Il Ballo Arcobaleno

di donny93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un inizio sorprendente ***
Capitolo 2: *** Avvertimento per le fan ***
Capitolo 3: *** Spiacevoli inconvenienti ***
Capitolo 4: *** Uscite notturne ***
Capitolo 5: *** Inseguimenti al chiaro di luna ***
Capitolo 6: *** Un piano per la salvezza ***
Capitolo 7: *** Un viaggio movimentato ***
Capitolo 8: *** L'inizio di una difficile convivenza ***
Capitolo 9: *** Anche gli Slytherin piangono ***
Capitolo 10: *** Gryffindor e Slytherin non sono fatti per stare insieme ***
Capitolo 11: *** Punti di vista ***
Capitolo 12: *** Feste e baci rubati ***



Capitolo 1
*** Un inizio sorprendente ***


Il Ballo Arcobaleno

"1. Un inizio sorprendente"

Londra. Quella mattina una pioggia leggera cadeva sui tetti della città.
Pochi erano i temerari che avevano deciso di sfidare il freddo mattutino delle strade abbandonando il tepore della propria casa, tanto che il silenzio regnava sovrano.
Solo un leggero vociferare rompeva la quiete.
Intorno alla zona della stazione infatti, gridolini e chiacchiere allegri riempivano la brezza mattutina: grandi imprenditori, pendolari, donne con valige e figli per mano, uomini in fila per i biglietti creavano un vero e proprio sciame ronzante.
Tante piccole teste, ognuna con i propri pensieri e le proprie preoccupazioni.
Se però anche solo una di queste si fosse fermata per un istante si sarebbe resa conto delle molte famiglie che, come ogni anno, approfittando del caos sparivano indisturbate a intervalli regolari al di là del muro situato tra la 9° e la 10° banchina.
Alcuni semplicemente sbarravano gli occhi sorpresi mentre passavano alla vista sui carrelli di strani volativi in gabbia o di enormi scope, ma presi com’erano, alcuni dai loro impegni, altri dal ritardo in cui si trovavano, tiravano avanti credendo solo di aver messo troppo zucchero nel caffè quella mattina e di aver immaginato tutto.
Proprio in quel momento apparve sulla banchina magica la figura di una ragazza.
Folti capelli ricci, un semplice paio di jeans e una camicetta bordò, a richiamo della casata cui apparteneva, cercava di spingere da sola un carrello forse troppo pesante per lei, facendosi disperatamente largo tra la folla.
A quanto pareva anche la precisissima Hermione Granger a volte poteva essere in ritardo.
- Scusate.. Scusi.. Permesso.. Mi scusi vado di fretta..
chiese quella, sempre più spazientita.
Mannaggia a me e agli stupidi aggeggi babbani! Abituata com’ero a Hogwarts a essere svegliata da Ginny ho dimenticato di mettere la sveglia! E per di più i miei sono in viaggio per lavoro, sono dovuta venire fin qui a piedi!
disse quella, continuando a spingere il carrello, ormai però al limite delle forze a causa della lunga corsa.
I suoi genitori, Elisabeth e Alexander Granger erano dottori, per la precisione dentisti e capitava non di rado che fossero chiamati a prendere parte a raduni di lavoro in tutto il mondo.
Quella settimana erano stati chiamati a Berlino.
Hermione ricordava ancora le raccomandazioni ricevute poco prima che partissero a stare attenta, a prendere tutto quanto, ma soprattutto a non fare tardi.
Doveva sbrigarsi, con che coraggio avrebbe detto ai suoi che aveva perso il treno e così l’anno scolastico?
L’avrebbe uccisa di sicuro!
Non erano maghi e non avevano poteri magici, ma erano pur sempre due genitori.
E due genitori arrabbiati possono essere molto più pericolosi di una Maledizione Senza Perdono.
Uffa! Giuro che se perdo il treno fatturo il primo che mi ritrovo davanti! E non scherzo!
si ritrovò a imprecare dentro di se, in preda all’ansia.
Il carrello si ritrovò a essere più volte sbalzato tra la folla, cosa che, a dire dai miagolii continui che si potevano udire giungere da una gabbietta tra le altre valige, non furono graditi all’animale al suo interno, un bel micio rosso dal naso schiacciato.
- Grattastinchi ora non ti ci mettere anche tu! Dobbiamo trovare Harry e gli altri e con tutta questa gente sarà quasi impossibile riuscirci! Non posso pensare a te ora, quindi buono.
Le undici meno dieci.
Doveva sbrigarsi se davvero non voleva perdere il treno, la partenza era prevista per le undici in punto, non un minuto oltre, lo sapeva bene ormai.
Iniziò quindi ad accelerare la corsa, fin quanto il carrello che portava con se glielo permettesse, finchè non lo vide: un grande e possente treno scarlatto, con a capo un’enorme locomotiva fiammante troneggiava sui binari, affiancato sulla banchina laterale da una folla incredibile di ragazzini di tutte l’età con le loro famiglie, chi visibilmente emozionato per il suo primo viaggio, chi invece già stressato al solo pensiero dei G.U.F.O. o dei M.A.G.O. che avrebbe dovuto sostenere a fine anno.
Avvicinatasi, iniziò a spostarsi lungo il fianco del veicolo alla ricerca di un’entrata e soprattutto di un vagone vuoto, ma presa com’era non vide una figura alta e muscolosa ferma davanti a se.
Lo scontro frontale tra i due carrelli fu inevitabile.
- Ehi ragazzina, levati di mezzo! Non lo sai che i Purosangue meritano un certo rispetto?
disse con disprezzo una voce che, al solo sentirla, fece ribollire il sangue nelle vene alla ragazza.
Non è possibile, non è possibile.. Ti prego..
Si ritrovò a pensare quella, disperata.
Anche se sapeva c’era poco da sperare, come confondere quella voce?
Solo.. di tutta la gente che c’era in stazione in quel momento, non..
- Ragazzi, guardate un pò chi abbiamo qui, Miss So Tutto Io. Quanto tempo oserei dire.
.. Lui.
Draco Malfoy era ritto in piedi davanti a lei, il solito ghigno stampato sul volto.
Indossava un paio di pantaloni neri da uomo, eleganti come sempre e una camicia bianca di seta, i cui primi bottoni erano stati lasciati appositamente aperti, per permettere così a chiunque di riuscire a intravedere il fisico, a detta della maggior parte, se non di tutte le ragazze di Hogwarts, mozzafiato.
La ormai solita sigaretta alla mano fumava tranquilla, alzando una leggera scia di fumo che si disperdeva nell’aria circostante.
Hermione si chiedeva come potesse guidare il carrello con la mano impegnata, lei stessa aveva fatto fatica con due, ma le bastò voltare di poco la testa per ottenere risposta.
Il biondino infatti, era affiancato come al solito dalla Parkinson, sempre avvinghiata al suo braccio come, il paragone le venne spontaneo, una serpe viscida e dai suoi due scagnozzi senza cervello, Tiger e Goyle, che si erano assunti l’incombenza – o forse posti sotto costrizione, molto più probabile – di portare il carrello del ragazzo fin sopra il treno.
Mentre Hermione tentava di rialzarsi da terra, raccogliendo alcuni libri caduti in seguito allo schianto, e di pulirsi i jeans leggermente impolverati, furiosa come non mai, alzò gli occhi nella direzione del ragazzo, quest’ultimo improvvisamente intento a guardarsi intorno con attenzione.
Si ritrovò a chiedersi il perché di tale atteggiamento e pochi secondi dopo lo capì da sola.
- Come mai sola? Non dirmi che San Potter e Lenticchia hanno finalmente deciso di piantarti in asso. La prima cosa buona delle loro inutili vite, devo dire.
disse a quel punto il biondino con il suo solito ghigno che Hermione odiava tanto.
Non fosse stato per il fatto che sarebbe stata non solo espulsa seduta stante dalla scuola, ma poi anche sbattuta ad Azkaban, l’avrebbe fatto fuori.
E in quel preciso istante.
- Malfoy, chi non muore si rivede purtroppo. Dove siano i miei amici non è affar tuo. Perché è questo quello che sono. Amici. Non una corte dei miracoli da portarsi dietro quando più ne ho voglia come hai sempre fatto tu. E come stai facendo anche ora, vedo.
disse lei, indicando con un cenno del capo i compagni del ragazzo.
– Li tieni ancora tutti con te? Non pensavo fossi così disperato.
Una risata acuta ruppe l’aria.
- Lui disperato? Ti ricordo che stiamo parlando di Draco Malfoy, carina. L’unica disperata che vedo qui in questo momento sei tu. Ma guardati, sei vestita peggio di mia nonna. Ti sei vista prima di uscire di casa? O forse avevi paura di arrivare tardi e rovinare così la tua reputazione da perfetta ragazza Grifondoro, tanto da vestirti senza accendere nemmeno la luce?
disse a quel punto fiera di se Pansy Parkinson.
Hermione rimane stupita.
Ma non tanto del fatto che prendesse le difese di Malfoy, ormai era un classico.
Rimase stupita del fatto che sapesse addirittura formulare una frase di senso compiuto tutta da sola.
- Sai Faccia da Carlino, non pensavo avessi un cervello tuo. Sono sorpresa, dico davvero. Da quando in qua sai usare la lingua per qualcosa che non riguardi la camera da letto?
- Ma come osi?! Brutta racchia ora ti faccio vedere io, impara a stare al tuo posto! – rispose, mentre prendeva la bacchetta.
Hermione stava per fare lo stesso, quando vennero fermate da Malfoy.
- Pansy buona, non vorrai finire nei guai per colpa di una Mezzosangue. Arriverà il suo momento, ora calmati.
le disse, tornando poi a rivolgersi a Hermione, mentre l’altra serpe riponeva l’arma e si faceva docile.
– E tu vedi di tenere a freno la lingua Granger. Siamo Serpeverde ricorda. E da brava secchiona quale sei, saprai bene anche che i Serpeverde non godono di un’ottima fama, soprattutto se fatti arrabbiare. Non irritarci. Potresti ritrovarti a piangere da sola in un angolino..
- Non mi fate paura, siete solo dei falliti esaltati. Chi credete di spaventare? Me non di certo.
Malfoy la fissò minaccioso negli occhi e un brivido percorse la schiena di lei.
Un brivido non di paura, non di emozione.
Un brivido di disgusto, puro e semplice disgusto.
- Ne sei così sicura?
- Non mi fai paura.
ripetè lei a testa alta, senza interrompere il contatto visivo.
Il mondo intorno a loro sembrò sparire, mentre i due continuavano a fissarsi per lungo tempo, lo sguardo pieno d’odio.
Il ghiaccio e il fuoco si fusero tra loro.
Due anime diverse, guidate da ideali diversi.
Un Serpeverde e una Grifondoro.
Niente li avrebbe mai potuti accomunare.
Erano destinati a odiarsi.
Un fischio della locomotiva richiamò alla realtà entrambi.
- Malfoy, il treno è in partenza e non vorrei perderlo, specialmente per colpa tua. Felice di non aver disturbato le tue vacanze. Ora se permetti tu non disturbare me, la tua, anzi, la vostra presenza inizia a darmi alquanto sui nervi. Ci si vede Malferret.
e detto ciò si allontanò rapidamente, portando con se il carrello con i bagagli.
Sentire ancora una volta la voce snervante di Malfoy era davvero l’ultima cosa che voleva.
Nemmeno era cominciato il nuovo anno che già avevano ripreso a litigare come sempre, non poteva davvero reggere la situazione.
Continuò imperterrita la sua ricerca di un vagone vuoto, anche se ancora un po’ irritata per il precedente incontro.
Ripromise però a se stessa di non pensarci più, non voleva rovinarsi la vita già da ora solo per colpa di un biondino pallone gonfiato.
Voleva un pò di pace, l’anno che le si presentava davanti era lungo, ci sarebbe stato tempo per fargliela pagare.
Trovato il vagone e dopo aver mostrato il biglietto, si fece aiutare da un controllore a portare sul treno tutti i bagagli che aveva con se, dirigendosi poi verso i posti liberi che aveva notato prima dalla banchina.
Mentre attraversava il corridoio del treno due urla improvvise, talmente intense da superare il normale vociare degli altri studenti e indurli a girarsi spaventati, riecheggiarono nell’ambiente.
- Hermione! Finalmente!
Due voci che avrebbe riconosciuto ovunque.
Due voci che sentiva ormai da ben sette anni sempre accanto a se.
Due voci che mai l’avevano e l’avrebbero abbandonata.
I pensieri tristi si interruppero di colpo e il sorriso riaffiorò sulle sue labbra rosee.
Harry Potter e Ron Weasley procedevano nella sua direzione a passi rapidi, ansiosi di riabbracciare l’amica dopo un’intera estate passata lontani gli uni dall’altra.
Hermione aveva infatti deciso di partire con i suoi genitori per un lungo viaggio in Europa, per poter trascorrere almeno un po’ di tempo insieme prima dei mesi di scuola, durante i quali sarebbe stata lontana da casa.
Era la prima volta che il Trio si divideva per l’estate, era ormai abitudine per loro da ben sette anni ritrovarsi infatti tutti insieme alla Tana.
- Ragazzi come sono contenta di vedervi! Quanto mi siete mancati!
disse quasi commossa, mentre rischiava il soffocamento per la stretta salda e contemporanea dei due, continuando poi a parlare subito dopo.
- E scusate se non vi ho raggiunti prima, non sono riuscita a trovarvi, la folla era davvero troppa.
- Non importa ‘Mione, non importa. Ti salutano tutti, soprattutto la mamma. Le sei mancata tanto quest’estate, sai?
le disse il rosso sorridendole.
- Siete mancati tantissimo anche a me, tutti quanti. E’ stata dura non potervi vedere per tutto questo tempo. Ormai è diventata quasi un’abitudine per me d’estate svegliarmi la mattina alla Tana con i raggi del sole che entrano caldi dalla finestra della camera mia e di Ginny. Però quest’anno volevo stare un po’ con i miei, ne avevamo proprio bisogno. Tra la scuola che impegna me e il lavoro che impegna loro non ci vedevamo quasi più ormai. E’ stato bello poter dedicare un po’ di tempo solo a noi tre.
- Immagino Herm, non ci devi nessuna spiegazione. E poi abbiamo tutti questi mesi davanti per rifarci del tempo perso! Sento che sarà un anno fantastico, pieno di emozioni per tutti quanti.
disse allora il Bambino Sopravvissuto.
- Come se ne avessimo vissute poche fino ad ora!
rispose la riccia ridendo, e trascinando nella risata gli altri due.
Se ci ripensava solo ora si rendeva davvero conto di quante esperienze avessero vissuto in quegli anni.
Erano dei semplici bambini quando tutto era iniziato, chi l’avrebbe mai detto sarebbero arrivati fino a quel punto?
Insieme erano cresciuti, erano diventati più forti.
Insieme avevano affrontato davvero di tutto, da cani a tre teste a basilischi, da schiere di Dissennatori a lupi mannari, da file di Mangiamorte a viaggi indietro nel tempo.
Per poi arrivare fino a lui, il mago oscuro peggiore che il mondo magico si sia mai trovato a dover affrontare.
Voldemort, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Se l’erano vista brutta in molti momenti per colpa sua e dei suoi seguaci, ma ce l’avevano sempre fatta.
Perchè si sa, la forza dell’amicizia e dell’amore vince su ogni cosa.
Anche sul male più oscuro e potente di tutti.
- Spero solo abbiate studiato entrambi almeno qualcosa anche in mia assenza. Perché avete studiato.. vero?
chiese a quel punto, speranzosa, la Grifondoro.
Il silenzio imbarazzato da parte dei due rispose per loro.
- Proprio di questo.. ehm.. volevamo parlarti..
iniziarono quelli, mentre Hermione, anche se aveva già capito dove volessero andare a parare, alzò un sopracciglio scettica, in attesa di spiegazioni.
- Sentiamo allora.
I due ragazzi, a giudicare dalla fronte che iniziava ad imperlarsi di sudore, dovevano essere parecchio in difficoltà.
A Hermione venne quasi da ridere a guardarli gesticolare senza senso.
- E’ che la tua assenza alla Tana si è sentita per tutto il tempo. Troppo. Nessuno che ci assillava dicendoci di studiare.. era davvero tutto troppo calmo.. e il tempo è volato..
- Il tempo è volato.. Mhmm.. Già, tre mesi sono davvero pochi, non capisco come i professori ci possano dare tutti questi compiti avendo così poco tempo per farli..
disse lei, stando al loro gioco.
- Esatto! Sapevo ci avresti capiti ‘Mione!
esordì Ron, il volto più rosso dei suoi capelli.
- Quindi.. questo vuol dire che possiamo copiare.. i tuoi?
terminò Harry.
Ron, dietro di lui, incrociava le dita disperato.
O la va o la spacca.
Ma la riccia decise di farli sudare ancora un pò.
- Mhmm, non lo so.. Quest’anno ci sono i M.A.G.O. dovete studiare, altrimenti come pensate di superarli? Non posso farvi copiare.
- Ma Herm, ti prego!
- No Harry, non insistere, lo dico per il vostro bene, davvero.
- Ma se non portiamo il tema sulle proprietà degli incantesimi di difesa a Piton domani quello ci fattura! Ci devi aiutare! Per favore.
Chiese il rosso di casa Weasley disperato.
Se Hermione non avesse acconsentito a fargli copiare, o almeno ad aiutarli nel fare i loro compiti, come avrebbero fatto?
Hermione ci pensò su, dovevano essere parecchio nei casini se arrivavano addirittura a implorare il suo aiuto.
Pensò, sorridendo tra se e se, che potesse bastare.
- E va bene. Ma la prossima volta li farete da soli, sia chiaro, questa è l’ultima! Dovete studiare, non stavo scherzando prima. Tra poco avremo gli esami da sostenere e..
nemmeno il tempo di finire la frase che si ritrovò complessata in un altro abbraccio stritolatore dei due ragazzi.
- Lo giuriamo Herm, questa è davvero l’ultima!
Le venne da ridere.
Quante volte aveva già sentito questa frase?

***

Il treno era partito già da qualche minuto.
Aveva abbandonato velocemente la banchina e i tre Grifondoro, dopo aver riposto i bagagli nel vagone apposito, avevano preso posto in un altro solo per loro.
Le delicate tendine appese al finestrino, le lampadine semplici e decorate con piccoli motivi floreali e la tappezzeria scelta sicuro da qualcuno con un grande senso del gusto, rendevano l’Hogwarts Express un treno stupefacente, in grado di emozionare ogni qualvolta lo si vedesse.
Hermione sedeva di fronte ai suoi due amici, intenti a parlare di Quidditch dal momento della partenza, e accarezzava lentamente Grattastinchi sulle sue ginocchia, quando un’ombra improvvisa calò sul suo volto.
- Che succede Herm? Sei strana. Ti stiamo annoiando con questi discorsi?
chiese a quel punto Harry, preoccupato per la sua amica.
- No ragazzi, non è per questo. Ho solo avuto a che ridire con il Furetto prima, le solite cose. Era troppo bello per una volta poter cominciare l’anno senza problemi. Ma ormai si sa, Malferret è Malferret e dobbiamo tenercelo così com’è. Purtroppo. Ma niente di grave, davvero.
- Mhmm, è da tanto che ci penso. Un bel Cruciatus e vedete come cambierebbe atteggiamento quel pallone gonfiato.
disse il rosso, mentre ora era intento, più che a leggere, a sfogliare svogliatamente la Gazzetta del Profeta alla ricerca di notizie interessanti.
- Non sei l’unico ad averci pensato Ron, ma ti ricordo che si tratta sempre di una delle Maledizioni Senza Perdono ed io sinceramente di essere sbattuto ad Azkaban per colpa sua non ci tengo minimamente, non so voi.
disse il Bambino Sopravvissuto.
- Indifferenza ragazzi, è la cosa migliore, a volte fa più male delle parole. Prima o poi si stancherà e capirà di essere solo un buffone. Davvero, lasciatelo perdere, non ci pensate. Siamo noi tre, di nuovo insieme. E un nuovo anno ci attende. Questo conta ora, no?
disse Hermione, con uno di quei sorrisi che solo lei sapeva fare.
Era davvero una grande amica e una grande ragazza, Harry e Ron se ne rendevano conto ogni giorno di più.
Era passato tanto tempo ormai dal primo anno e quella bambina impacciata e timida, ma a volte anche sicura di se, con la mano sempre alzata in classe e i capelli ricci e folti, era scomparsa.
Un piccolo anatroccolo che diventa cigno.
Ora infatti Hermione era cresciuta, era diventata una donna.
Il fisico da bambina aveva lasciato il posto a forme sinuose ed eleganti, che attiravano non pochi sguardi della fauna maschile di Hogwarts e i capelli, sempre raccolti e crespi, ora danzavano al ritmo dei suoi movimenti liberi sulle sue spalle, avvolti in leggeri e delicati boccoli.
Per non parlare degli occhi.
Dorati, del colore dell’oro fuso.
Dolci, ma fieri.
Languidi, ma tenaci.
Rassicuranti, ma altezzosi.
E in grado di sciogliere con il loro calore anche i ghiacci più freddi.
Un leggero bussare alla porta del loro vagone indusse i tre a destarsi dai loro discorsi e a voltarsi per vedere di chi si trattasse.
- Ragazzi, posso offrirvi qualcosa? Non avete fame? Il viaggio è ancora lungo.
disse molto amichevolmente la signora del carrello dei dolci.
Erano ormai sette anni che la vedevano, sempre lei e nonostante l’età che aveva era sempre stata carina con gli studenti, sempre con il sorriso sulle labbra.
Neanche a dirlo, alla vista degli enormi vassoi carichi di dolci e leccornie varie la mascella di Ron subì un tracollo, tanto che Hermione avrebbe giurato che tra poco si sarebbe staccata dal mento del ragazzo per cadere a terra, lasciando il solco nel pavimento.
- Ron, chiudi la bocca o prima o poi ci entreranno le mosche.
gli disse la riccia.
- Ragazzi scusatemi, ma ho troppa voglia di Gelatine Tutti i Gusti, non posso resistere.
- E quando mai tu non hai avuto voglia di qualcosa che fosse commestibile? Possibile pensi sempre a mangiare Ron? Davvero, ma non ti riempi mai?
- Che ci posso fare Herm, ho fame.
rispose il rosso, dirigendosi con occhi sognanti verso il carrello.
Hermione alzò gli occhi al cielo, divertita.
- Ragazzi, le Gelatine fanno un galeone.
Ron divenne improvvisamente rosso.
- Ehm.. Harry, non è che per caso.. sai com’è..
Harry capì al volo dove volesse andare a parare l’amico, lo conosceva bene.
- Dai ragazzi, mi sento generoso oggi, offro io.
disse quello, senza nemmeno dargli il tempo di finire la frase.
- Grande Harry! Lo sai che ti voglio bene, vero amico?
- Sei incredibile Ron..
disse la riccia, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa.
La signora con il carrello dei dolci andò via poco dopo, lasciando i tre intenti a rosicchiare, leccare o masticare le sostanze più strane e colorate, piene di zucchero e praline candite.
Sotto i loro piedi sentirono il treno prendere sempre più velocità, segno del fatto che ormai fossero già lontani dalla stazione e stessero attraversando le verdi e sconfinate colline inglesi.
Il sole intanto calava sempre più, offrendo al passaggio su di un ponte, la vista di un sole splendente riflesso sulla superficie limpida del lago sottostante.
Ancora non se ne rendeva conto davvero nessuno dei tre, ma era così.
Un nuovo anno a Hogwarts li attendeva ancora.

***

Il sole era ormai scomparso quasi del tutto, come a volersi tuffare nelle profonde acque del Lago Nero, quando la locomotiva fischiò e il treno, dopo una leggera scossa finale, si fermò del tutto.
Era il segnale, erano arrivati in stazione.
Il Trio scese così a prendere i bagagli e a cercare subito dopo una carrozza libera che li portasse al castello.
I brontolii allo stomaco non smettevano infatti di ricordare ai tre che l’ora di cena era vicina.
Raggiunsero allora una delle tante diligenze libere, come al solito sotto lo sguardo perplesso del rosso e della riccia che, sin dal primo anno, non erano mai riusciti a vedere i famosi Threstral, non avendo ancora assistito alla morte di un loro caro.
- Sinceramente non mi sono mai fidata molto di queste carrozze, siamo davvero convinti che siano così sicure? disse Hermione, guardandole una per una con occhio incerto.
- Per non parlare di questi Threstral poi. Anche quando siamo andati al Ministero, durante il quinto anno, non mi sono sentita così a mio agio devo dire. Questi animali non mi ispirano per niente sicurezza.
continuò subito dopo.
- L’avevamo intuito Herm.
disse Harry, ricordando la fatica che ci era voluta per convincerla a salire su uno di quegli animali.
Per non parlare degli strilli di paura durante tutto il tragitto fino a Londra, una cosa da uscirne pazzi.
Ma si sapeva, una delle peggiori paure della loro amica era proprio quella: il volo.
Al contrario di Ron e Harry, entrambi con una parte nella squadra dei Gryffindor e con l’amore per l’ebbrezza del vuoto, lei aveva sempre avuto paura del solo staccare i piedi da terra.
- Che ci posso fare ragazzi, sapete che l’altezza mi fa paura. Per me è stata una grande prova seguirvi fino a Londra. Poi fosse stato su delle scope.. era su dei cavalli alati! Che, a dirla tutta, nemmeno potevo vedere. Era come stare sospesi nel vuoto.
sentenziò a quel punto la ragazza.
- Nessuno ti hai mai chiesto di venire con noi, ti ricordo.
- Ron, ma che dici, lo sai bene che sono coinvolta ormai quanto tutti voi. Come sai benissimo che senza di me non sareste arrivati molto lontano.
- Forse. Ma almeno ci saremmo arrivati con ancora tutti e due i timpani sani.
- Piantatela voi due, non mi pare il caso di cominciare a litigare. Prendete le borse e andiamo, la carrozza non aspetta noi.
disse a quel punto il Bambino Sopravvissuto ai due, intenti a sbuffare sonoramente e a fare come gli era appena stato detto.
Arrivarono al castello poco dopo e ai ragazzi venne subito ordinato di lasciare accatastati all’entrata i bagagli, che sarebbero stati smistati in seguito dagli elfi domestici nelle varie stanze.
Ma di questo se ne curarono poco, ciò che premeva maggiormente gli studenti era raggiungere la Sala Grande, dove erano sicuri li attendesse un sontuoso banchetto di benvenuto.
Una volta aperta la porta principale lo spettacolo che apparve agli occhi degli studenti ancora una volta li lasciò senza parole.
Le quattro lunghe tavolate apparecchiate in modo impeccabile e ricolme di cibarie di ogni genere, i preziosi stendardi appesi ai muri, le candele sospese nell’aria a rendere il tutto ancora più magico di quanto già non fosse, ma soprattutto il soffitto, quella sera stellato e senza ombra di nuvole, incantarono Hermione che si ritrovò a fissare estasiata l’intera sala per tutta la sua lunghezza.
Ci volle poco però a rovinare l’atmosfera.
- Ehi Sfregiato, Lenticchia, allora ci siete anche voi. Pensavo aveste intenzione di fare anche quest’anno una vostra entrata trionfale in ritardo, proprio come al secondo. Magari però questa volta ci sarebbe davvero scappata l’espulsione, peccato.
disse un biondino di loro conoscenza, venutogli incontro spavaldamente dopo averli visti da lontano e seguito da quello che era conosciuto essere il suo migliore amico, Blaise Zabini.
Pelle scura quasi da gitano, capelli nero corvino, occhi blu cobalto e una discendenza italiana alle spalle, riuscivano ad attirare l’interesse di non poche studentesse di Hogwarts, che erano arrivate a considerare entrambi i Serpeverde come le prede maschili più ambite dell’intera scuola.
- Malferret come vedi siamo ancora qui. E l’anno è ancora lungo. Fossi in te inizierei a stare in guardia.
disse Harry, avvicinandosi pericolosamente al ragazzo e fissandolo negli occhi.
- Non vedo l’ora Potter.
Erano ormai vicinissimi, quando intorno a loro il silenzio iniziò a pesare sempre di più, segno del fatto che ormai la maggior parte delle persone avesse preso posto a tavola.
- Malferret, ancora tu. Perché non te ne torni dai tuoi amichetti Serpeverde? Ti staranno aspettando, non stressare noi.
disse la riccia, voltandosi poi subito dopo verso Harry.
- Noi invece andiamo e andiamo ora, Ginny ci starà aspettando. L’ho incontrata prima sul treno e ha detto che ci avrebbe preso i posti a tavola nel caso fosse arrivata prima di noi.
- Il Salvatore del Mondo Magico che si fa comandare a bacchetta da una Mezzosangue, come stiamo cadendo in basso.
- Malfoy io ti..
ma venne trascinato via dalla ragazza che, spazientita, lo spingeva con tutte le sue forze verso la tavola rosso oro.
- Lascia perdere, è una causa persa, lo sai.
gli disse, mentre guardava lo Slytherin andare via spavaldo per sedersi poi dopo vicino ai suoi compagni, accolto quasi fosse un re, un leader.
Si, il leader degli idioti, giusto quello, si ritrovò a pensare la ragazza.
- Ti giuro Herm, quando lo vedo fare così il pallone gonfiato avrei voglia di.. di..
- Lo so. Ma lascia perdere.
- Ragazzi! Volete sbrigarvi?
Una ragazza dalla chioma rossa e la voce cristallina, alzatasi apposta in piedi da tavola, richiamò i tre con la mano, ormai mancavano solo loro per cominciare.
- Si Ginny, arriviamo subito.
E detto ciò i tre si diressero velocemente ai posti assegnati apposta per loro dalla giovane, non volevano togliere altro tempo al Preside per il suo solito discorso.
I due ragazzi come loro solito dimenticarono tutto e iniziarono sin da subito ad ingozzarsi di cibo, rischiando quasi il soffocamento, mentre la rossa di casa Weasley chiacchierava tranquillamente con l’amica seduta accanto a lei.
- Ma cos’è successo prima? Vi ho visti parlare con Malfoy.
- Le solite cose Ginny, l’ennesima prova che Gryffindor e Slytherin non possano andare d’accordo. Piuttosto gelerebbe l’inferno.
disse Hermione, mandando giù una forchettata di purè caldo.
- Se ne sei così convinta. Dico solo Herm che le persone possono cambiare, le persone qualche volta possono stupirci. Anche quelle più impensabili. Alla fine tutti abbiamo un cuore. Anche Malfoy.
Hermione si voltò a guardarla sconvolta, come se avesse detto chissà quale atrocità.
- Ma che dici? E’ di Malfoy che parliamo! Lui non ha un cuore.
- Ripeto. Tutti possono stupirci. Che possa farlo anche lui un giorno?
e subito dopo si allungò a prendere una coscia di pollo fumante e qualche foglia di insalata.
Davvero le persone possono cambiare? Anche Malfoy? si ritrovò a pensare Hermione.
Intanto era ormai quasi finito lo smistamento dei nuovi studenti e all’urlo per un giovane del nome Serpeverde da parte del Cappello Parlante si voltò verso la casata verde argento ritrovandosi così a incrociare con lo sguardo l’oggetto dei suoi pensieri.
Tutt’intorno regnava il caos più totale, tutti emozionati per l’arrivo di nuove reclute e per il ritrovo di vecchi amici.
Tutti, ma non lui.
Se ne stava in silenzio, serio, tra i suoi compagni a pensare a chissà quali cose.
Si chiese quali problemi potesse avere un Malfoy.
Che avesse anche lui dei sentimenti?
Che avesse anche lui un cuore?
No, era impossibile.
Per quanto Malfoy potesse essere odioso ed egocentrico e per quanto si sperava un giorno potesse migliorare, lui era così e così dovevano tenerselo.
Era ora dopo sette anni di farsene una ragione.
Un leggero tintinnare di metallo su un bicchiere richiamò gli studenti di tutte e quattro le casate, compresa la stessa Hermione, all’attenzione.
Silente stava per fare il suo discorso.
- Buonasera ragazzi e benvenuti a un nuovo anno a Hogwarts. E sono felice di dare un ancora più caloroso benvenuto mio e di tutti i professori miei colleghi ai nuovi studenti che vengono a passare qui con noi il loro primo anno scolastico. Troverete tutte le spiegazioni riguardo le lezioni, le uscite e le attività extrascolastiche nelle bacheche delle rispettive sale comuni e in caso di necessità ricordate che potete sempre rivolgervi ai prefetti della vostra casa. In primo luogo voglio annunciare a voi tutti che, come ben saprete, il professor Horace Lumacorno è molto avanti con l’età e a causa di problemi di salute che persistono già da tempo non potrà più continuare l’insegnamento presso la cattedra di Pozioni. Annuncio quindi che tale ruolo, insieme contemporaneamente a quello di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, verrà attribuito al nostro professor Piton.
Tale affermazione suscitò un immediato e sommesso vociare in tutta la Sala Grande: questo voleva dire che tutti gli studenti avrebbero visto l’odiato professore, direttore dei Serpeverde, per il doppio delle ore!
- Cominciamo male. Molto male.
disse Ron, già esausto al solo pensiero delle continue ramanzine a cui i Gryffindor sarebbero stati sottoposti e di tutti i punti che vedeva sfumare davanti ai suoi occhi già da ora.
- Secondo poi volevo informarvi di un fatto che, immagino, vi farà molto piacere. La nostra scuola è stata scelta come sede per l’allestimento di un ballo che si ripete ormai, nella tradizione magica, ogni cinquecento anni in occasione di particolari fenomeni atmosferici. Si tratta del famoso “Ballo Arcobaleno”. Come immagino sappiate tutti quanti, l’arcobaleno è identificato come uno dei fenomeni naturali più particolari e straordinari che esistano al mondo, un esempio di come la natura, seppur senza la magia delle bacchette, riesca lo stesso a lasciare senza fiato l’occhio umano. - L’arcobaleno.. -
e detto ciò, con un colpo di bacchetta, Silente fece scomparire il precedente cielo stellato per sostituirlo con una nuova e lunga scia di colori fusi tra loro, che fece alzare immediatamente gli occhi agli studenti stupiti, incollandoli al soffitto.
Poi con un sorriso, riprese.
– Come dicevo, l’arcobaleno è composto da sette differenti colori: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto, tutti diversi tra loro, ma tutti indispensabili l’uno all’altro, la mancanza di anche uno solo di questi porterebbe alla distruzione della magia che lo caratterizza. Ed è proprio ciò che da decenni e decenni questo ballo vuole trasmettere: la concordia e l’unione reciproca. Rosso come Gryffindor, giallo come Hufflepuff, verde come Slytherin e indaco come Ravenclaw. Quattro ideali diversi, quattro fondatori diversi, quattro case diverse. Ma senza anche solo una di queste Hogwarts crollerebbe. Bisogna perciò fare tesoro delle diversità che ci caratterizzano, considerarle un punto di unione, di forza, non di distacco. Abbiamo tanto da imparare da chi non è come noi, così come tanto da far imparare loro. Tradizione vuole da sempre che sia il ministero a interessarsi dell’organizzazione di tale evento, ma io e tutti gli altri professori abbiamo deciso di apportare una piccola modifica a tale decreto, decidendo di affidare a voi studenti il tutto. Se è infatti la concordia che dobbiamo promuovere occorre farlo dalle basi e lasciare che siate voi a confrontarvi in ogni tipo di scelta, dagli addobbi agli inviti alla musica. Per la precisione saranno i due studenti migliori delle due casate rivali per antonomasia, Grifondoro e Serpeverde a occuparsi di tutto. Quindi, a questo punto non mi resta che presentarvi il nostro amato Ministro della Magia, Rufus Scrimgeour.
Un sonoro applauso si diffuse in tutta la Sala Grande, ma si spense ben presto alla vista di un ulteriore ospite inatteso, ormai dimenticato dal corso del quarto anno.
Il Calice di Fuoco.
- Buonasera Silente.
- Benvenuto Rufus, è un piacere averti con noi.
disse l’anziano preside, le mani strette in una salda e reciproca presa.
- Non sarei potuto di certo mancare, un evento così importante richiedeva la mia presenza.
- Ti ringrazio.
e poi tornò a rivolgersi agli studenti, dall’alto del suo scrittoio dorato.
- Come penso abbiate già visto, da quella che è stata la vostra precedente reazione, questo il Calice di Fuoco. Sarà proprio lui infatti a fare i due nomi tanto attesi, quelli delle due persone più adeguate a tale compito. Quelle persone che, oltre a occuparsi di tutto, verranno ricordate anche per essere il Re e la Regina del Ballo Arcobaleno.
Inizialmente la folla trattenne unanime il respiro sorpresa, ma poi subito dopo un chiacchierio si diffuse sempre più forte per la sala.
Tutti erano visibilmente emozionati per la notizia appena ricevuta, soprattutto le ragazze.
- Re e Regina del ballo? Ma vi immaginate! Sarebbe bellissimo poter essere eletta Reginetta!
- Si Ginny, ma ricordati che non si tratterà solo di bei vestiti, diademi e lustrini, si tratterà anche di fatica e sudore, organizzare un ballo non è una cosa da tutti i giorni.
- Sono pronta a tutto Herm, cosa vuoi che sia per me. Io e le feste andiamo d’accordo da sempre, chi meglio di una Ginny Weasley può interessarsi dell’organizzazione di un evento di tale portata?
Hermione scosse la testa.
Conosceva ormai troppo bene la sua amica e sapeva che qualsiasi cosa riguardasse lustrini o musica la attirasse come non mai, era sicura che se il Calice avesse scelto lei avrebbe saputo fare davvero un ottimo lavoro.
- Silenzio ragazzi, per favore. La prego Ministro di portare avanti il Calice.
disse a quel punto Silente.
Rufus, con l’aiuto del professor Piton, fece come gli era stato chiesto e in poco tempo l’enorme coppa venne posta al centro del rialzo adibito alla tavola degli insegnanti.
- Ragazzi chi l’avrebbe mai detto che avrebbero ritirato fuori quello strano aggeggio? E soprattutto chissà chi sceglierà.
disse Ron a quel punto, visibilmente emozionato.
- Spero solo non scelga te, se l’organizzazione del ballo dipendesse da te andremo allo sfacelo più totale, poco ma sicuro.
- Grazie per la fiducia Ginny, davvero.
le rispose il rosso, offeso.
- Davvero ragazzi, mi chiedo chi verrà scelto. Ma soprattutto c’è da ricordarsi che dovrà stare continuamente con una di quelle serpi. Cercare di far combaciare le decisioni di un Griffyndor con quelle di uno Slytherin è quasi impossibile, c’è da uscirne pazzi.
disse il Bambino Sopravvissuto, terrorizzato al solo pensiero di veder uscire dal Calice il suo nome.
Era già successo una volta, cosa gli assicurava che non lo avrebbe ritenuto degno anche ora?
Al solo pensiero gli vennero i brividi.
Silente si avvicinò alla coppa e con un colpo di bacchetta affievolì a catena tutte le luci della sala, facendo scomparire sia candele che arcobaleno, permettendo a un buio diffuso di calare nella stanza.
Il recipiente magico a quel punto iniziò a vibrare, emanando lingue di fuoco azzurro e sputando fuori all’improvviso un piccolo foglietto di pergamena, che dapprima volteggiò in aria per poi ricadere leggero in mano al preside.
Il momento era arrivato, l’ansia quasi la si poteva sentire addosso.
- Sono lieto di annunciare che il rappresentante per la casata dei Grifondoro.. è.. Hermione Jane Granger.
Un applauso generale, unito a grida di approvazione si diffusero nell’aria, la scelta a quanto pareva era stata approvata da tutti gli altri.
- Non ci credo.. ‘Mione!
- Sei stata scelta! Chi l’avrebbe mai detto, la nostra Herm!
- Brava Hermione, siamo sicuri farai un ottimo lavoro!
- Siamo con te, fai del tuo meglio!
Ma la diretta interessata nemmeno ascoltava i commenti tutti intorno a lei, era ancora scioccata per quanto era appena accaduto.
Avrebbe dovuto stare a stretto contatto con un Serpeverde, i loro nemici da sempre, avrebbero dovuto collaborare, e inoltre per chissà quanto tempo.
E nemmeno sapeva ancora chi fosse questo Serpeverde, sapeva solo che la cosa avrebbe richiesto, se lo sentiva, più pazienza di quanta avesse anche solo immaginato.
Silente intanto aveva appena preso in mano il secondo foglietto di pergamena.
- E il rappresentante invece..
Devo iniziare a organizzarmi da subito, ci sono talmente tante cose da fare: gli inviti, gli addobbi, la musica, gli abiti, le cibarie..
- della casata dei Serpeverde..
Chissà se posso chiedere a Silente di potermi far aiutare da Ginny, è così piena di idee, sicuramente saprà consigliarmi benissimo.
- E’..
Voglio riuscire a fare ancora una volta colpo sui professori, mostrare il mio talento, farò davvero fatto del mio meglio. Spero almeno di avere dalla mia parte una persona che mi renda il compito meno difficile, che si preoccupi anche solo minimamente di tale incarico.
Pensò per un attimo a chi potesse essere tale Serpeverde e immediatamente pregò che non fosse chi stesse pensando.
No, ma che vado a pensare. Il Calice non lo sceglierebbe mai. Ha parlato della persona più degna per svolgere tale compito, ha parlato di alleanza, di aiuto reciproco. No, non può proprio essere che il Serpeverde in questione sia..
- Draco Lucius Malfoy.
Il silenzio calò nella Sala Grande, nessuno credeva a quanto era appena stato annunciato dal preside, ma subito dopo un attimo di perplessità un leggero ed educato applauso si diffuse nell’aria.
Neanche a dirlo, la tavolata dei Serpeverde iniziò ad alzare cori di malcontento, non era possibile che gli eredi di Salazar e Godric collaborassero tra loro.
Per non parlare invece delle ragazzine che, al solo udire il nome di Malfoy, voltarono in parte le teste sbavanti in direzione del biondino, gli sguardi agonizzanti, in parte in direzione della Gryffindor che, senza rendersene conto si sarebbe ritrovata in quel momento, se solo fossero state legali, oggetto di parecchie Maledizioni senza Perdono.
- Cosa? Malfoy?! Ma stiamo scherzando?! Herm, non dici niente?
le chiese sconvolto il Bambino Sopravvissuto.
Ma Hermione, se prima non aveva udito nessuno dei commenti dei suoi compagni, paralizzata com’era dalla scelta del Calice, ora le uniche parole captate dal suo cervello furono: Draco Lucius Malfoy.
Con gli occhi sbarrati, si ritrovò senza volerlo a voltare il capo e a fissare il biondino in questione.
Lo vedeva agitarsi a tavola e a giudicare dal tono e dallo sguardo doveva essere parecchio sconvolto anche lui per la scelta appena fatta.
La Grifondoro lo udì da lontano infatti dire parole come “pazzo”, “vecchiaccio”, “cos’ha in mente di fare”, “Avada Kedavra”, “Purosangue e Mezzosangue” o “disonore”.
Saranno delle giornate lunghe. Molto lunghe. Che Merlino me la mandi buona, si ritrovò a pensare amaramente la ragazza.
- Dovrò farmene una ragione, la mia migliore amica sarà la Regina del Ballo Arcobaleno. Sono sicura che renderai onore all’importanza dell’evento. Pensa fosse capitata una Faccia da Carlino. Sicuro la festa sarebbe sfociata nel pacchiano più assurdo.
Hermione non riusciva a parlare, era come le si fosse impastata la lingua.
Doveva bere qualcosa.
- Mi darai una mano, vero?
fu l’unica cosa che riuscì a dire, mentre riempiva d’acqua il suo bicchiere.
- Ma non c’era nemmeno bisogno me lo chiedessi! Pensavo lo sapessi ormai, dove c’è una festa ci sono anche io. Sia che sia da organizzare da cima a fondo sia che ci sia solo da scatenarsi.
Hermione intanto, che aveva preso da bere apposta per calmarsi, si rese però presto conto che l’acqua gelata non le fece l’effetto sperato, soprattutto perché invece di godersela lentamente la mandò giù tutta in un solo sorso.
- Solo.. non dire che io non l’avevo detto eh.
Hermione si voltò a fissarla senza capire.
- Cosa?
- Io te l’avevo detto, e anche poco fa. Le persone possono cambiare. E che sia proprio questa l’occasione giusta per il nostro piccolo Furetto per riuscirci?
- Ma che dici Ginny. Stiamo parlando di Malfoy.
- Dai non dire così Herm. E poi starà sempre con te, ci penserai tu a metterlo in riga.
- Io non metto in riga proprio nessuno. Mettiamo in chiaro la situazione da ora, le cose sono due: o mi segue e collabora o lo fatturo, semplice. Lascio a lui la scelta.
- Chi lo sa, vedremo col tempo. Stiamo a vedere.
concluse furba la rossa, sotto lo sguardo carico di sdegno della riccia.
Hermione Jane Granger e Draco Lucius Malfoy.
Quei due nomi continuavano a rimbombarle nelle orecchie sin dal momento in cui il preside li aveva pronunciati.
Il Calice di Fuoco aveva scelto proprio loro, una Grifondoro e un Serpeverde.
Ancora non se ne rendeva conto.
Draco Lucius Malfoy e Hermione Jane Granger avrebbero collaborato per la prima volta nelle loro vite.
Draco Lucius Malfoy e Hermione Jane Granger sarebbero stati Re e Regina del Ballo Arcobaleno.

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Capitolo 2
*** Avvertimento per le fan ***


Care fan, ho deciso di scrivere questo capitolo/notifica per informarvi di una cosa molto importante.
Una ragazza, dopo aver letto la mia storia, mi ha fatto notare molto gentilmente in un commento che per molte cose assomiglia ad un'altra già scritta.
Sinceramente sono rimasta sorpresa dalla notizia perchè non l'avevo nemmeno mai vista, non ero proprio a conoscenza della sua esistenza.
Per questo stamattina sono andata a leggerla per informarmi meglio.
E' vero, ci sono alcune somiglianze, dato che tutte e due parliamo di un ballo nella nostra storia, ma ci tengo a informarvi che non ho copiato nessuno, ho semplicemente scritto quello che mi sentivo di scrivere in quel momento.
I balli e l'atmosfra che vi regna mi hanno sempre emozionata, i bei vestiti, i grandi castelli, gli addobbi.. e per di più sono una fan sfegatata (anzi, sfegatata è dire poco) della coppia Draco/Hermione.
Mi è venuto spontaneo pensare a quel punto: perchè non unire questi due fattori per creare una fanfiction?
Ci tenevo a precisarlo per il solo fatto che non vorrei magari essere inutilmente accusata di mettere poca serietà in questo incarico di scrivere che mi sono presa, quando invece ci tengo davvero molto, tanto che la scrittura della storia impegna molto del mio tempo.
Inoltre, avendo letto anche l'altra, posso assicurarvi che la storia che ho in mente io è completamente diversa, seguirà uno svolgimento dei fatti che non c'entra proprio niente.
Anche perchè le storie che scriviamo servono per sfogarci, per mettere per iscritto le nostre idee, i nostri pensieri e i nostri sentimenti.
Che senso avrebbe quindi copiare qualcun altro invece di essere semplicemente se stessi?
Mi sembra di aver detto tutto, vi rilascio alla lettura del capitolo :)
Approfitto dello spazio per ringraziare tantissimo tutte le persone che hanno letto e commentato la mia storia, sono davvero contenta che sia piaciuta così tanto.
Come ho già detto, è la mia prima fanfiction e saperlo mi rende tanto felice!
A presto e un bacione,

Donny.

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Capitolo 3
*** Spiacevoli inconvenienti ***


Il Ballo Arcobaleno

"2. Spiacevoli inconvenienti"

Era successo tutto così in fretta che ancora non se ne rendeva davvero conto.
Lei, Hermione Jane Granger, quella ragazza a volte un po’ saccente, ma anche tanto coraggiosa e amata da tutti, sarebbe stata la Regina del Ballo Arcobaleno.
E come ogni regina che si rispetti anche lei aveva il suo re.
Un re molto famoso a Hogwarts però più che per essere appunto un sovrano, per essere un principe.
Precisamente il Principe delle Serpi.
Draco Lucius Malfoy.
E, nonostante fossero già da più di un’ora seduti entrambi nello studio del preside e per di più in poltrone vicine, le riusciva ancora difficile credere che potesse essere tutto vero.
Il Calice di Fuoco infatti, poco prima in Sala Grande aveva fatto la sua scelta e sin da subito i due prescelti erano stati portati dal preside nel suo studio per ulteriori e approfondite spiegazioni della situazione che li attendeva.
Solo che dopo averli condotti lì se ne era andato, impegnato com’era a prendere gli ultimi accordi con il ministro, dicendo che sarebbe tornato poco dopo.
Un poco dopo però più lungo del previsto, a quanto pareva.
Malfoy, resosi quindi conto che le cose sarebbe andate ancora per le lunghe si alzò dalla sua poltrona e una volta arrivato alla finestra, si accese una sigaretta.
- Quando torna il vecchiaccio mi sentirà.
disse quello scocciato, aspirando avidamente il tabacco.
Hermione all’odore del fumo si voltò sdegnata, non poteva e non voleva credere a ciò che aveva appena visto.
- Malfoy, che cavolo fai! Non lo sai che non si può fumare nella scuola? E per di più siamo nello studio di Silente, un motivo in più per non farlo.
gli disse irritata.
E il fatto che non le ripose, continuando a darle le spalle, la fece irritare ancora di più.
Ma chi si credeva di essere?
- Ehi Malfoy, sto parlando con te. Chiederti di rispondermi sarebbe troppo?
- Mezzosangue, non rompere il cazzo, faccio quello che voglio.
Nemmeno si voltò a guardarla, ma il solo fatto che le rispose fu un passo avanti.
- Ma il fatto è che ci sono delle regole da seguire, non puoi fare come vuoi!
- Sono un Malfoy e un Malfoy fa quello che cazzo vuole. Non prende ordini da nessuno. Quindi ora smettila di rompermi Granger.
- Ma è contro le regole!
Parlare con un muro sarebbe stato più gratificante pensò, dato che nemmeno questa volta le rispose.
Ci rinunciò, cercare di ragionare con un come lui era solo che una perdita di tempo. Spostò quindi lo sguardo dal giovane alla parete accanto a lui, notando che era piena di oggetti particolari di cui molti addirittura lei stessa ignorava l’esistenza, dai colori, le forme e i materiali più strani.
Le pareti erano piene di trofei e di quadri, i cui soggetti, in continuo movimento dall’uno all’altro si intrattenevano tra loro con fitti discorsi su argomenti profondi e complessi, tanto che poco dopo Hermione si ritrovò annoiata a guardare oltre.
Notò tra due colonne di libri un piccolo armadietto da cui si intravedeva quello che lei identificò essere un bacile di pietra dall’alto piedistallo, con all’interno una strana sostanza, a metà tra il liquido e il gassoso.
Ricordava bene che Harry le avesse parlato al quarto anno di come funzionasse il Pensatoio: una strega o un mago può estrarre i suoi ricordi per depositarli poi all'interno di quest’ultimo, per liberare così la propria memoria quando diventa troppo piena di informazioni e dando la possibilità a chiunque, per mezzo di questo oggetto, di esaminare i ricordi e le memorie delle persone a piacimento.
Un strano ticchettio a quel punto però la destò dai suoi pensieri.
- Granger, si può sapere che diamine è questo coso? E’ mezz’ora che ticchetta alla finestra, non vuole andarsene.
Sentitasi chiamare, Hermione si alzò dalla poltrona e corse alla finestra per vedere a cosa si riferisse il Serpeverde.
- Fanny!
Il biondino la guardò perplesso, la fronte corrugata.
- Cosa? E che cazzo è Fanny ora?
- Fanny, la fenice di Silente. Non ci posso credere tu non l’abbia mai vista.
- Beh credici perché è così, ora lo sai. Qualche problema?
Hermione sbuffò, certo che non ci si poteva proprio parlare con lui.
- Che hai la coda di paglia per caso Malfoy? E comunque facciamola entrare, sarà stanca. Aprile la finestra.
- Ma non ci penso proprio, aprila tu sei vuoi. L’ho detto prima, non mi pare fosse così difficile come concetto da capire. Non prendo ordini, tantomeno da te.
La Grifondoro nemmeno gli rispose, ormai conosceva il tipo e così allungata una mano fece scattare lei stessa la chiusura della finestra.
L’animale una volta nella stanza andò a planare subito sul suo piedistallo dorato, accoccolandosi poi leggermente tra le sue stesse piume e tubando gioiosa.
- Se Fanny è rientrata vuol dire che tra poco arriverà anche Silente.
- Spero tu abbia ragione Mezzosangue. Prima arriva il vecchio, prima posso andarmene di qui.
- Sappi che la cosa è reciproca, la tua sola presenza mi urta il sistema nervoso.
La serratura scattò e la porta si aprì proprio in quel momento.
Silente fece il suo ingresso nella stanza e dopo uno sguardo amorevole ai due andò a sedersi alla sua scrivania, invitandoli a fare lo stesso sulle due comode poltrone messe nello studio apposta per loro.
Poco dopo arrivarono anche Piton e la McGranitt, a sostenere quelli che il Calice aveva ritenuto essere gli studenti migliori delle loro casate.
- Allora ragazzi, immagino ormai abbiate capito il perché di tale convocazione. Siete stati scelti dal Calice per essere, dopo cinquecento anni i nuovi Re e Regina del Ballo Arcobaleno. Spero siate fieri di voi stessi e che renderete giustizia a tale incarico.
- Certamente professore.
disse la Grifondoro, aspettando poi una risposta anche da parte del suo futuro compagno di squadra, risposta che però non arrivò.
- Le prometto che faremo del nostro meglio. Entrambi.
continuò allora subito dopo per coprire l’imbarazzante silenzio che si era appena andato a creare e rivolgendo poi uno sguardo a Malfoy che se solo avesse potuto l’avrebbe incenerito.
- Oh ne sono certo ragazzi, spero riusciate a stupirmi con qualche idea brillante. Voglio poter ricordare per sempre questo Ballo Arcobaleno.
- Non la deluderemo.
Silente le sorrise e continuò.
- Proprio come vi ho precedentemente spiegato in Sala Grande, la cerimonia avverrà in una particolare data a causa di particolari condizioni atmosferiche. Per la precisione si tratta del Solstizio di Primavera, il ventuno di marzo. Si dice infatti che, ogni cinquecento anni, in ricorrenza di quella data si abbatta sul nostro pianeta una giornata di piogge così intese, a saluto dell’inverno che ormai va via, tanto che il giorno successivo, il ventuno appunto, la luce del sole riflettendo sull’acqua caduta in abbondanza va a dare vita a questo strepitoso fenomeno atmosferico la cui potenza è unica.
Hermione seguiva entusiasta le parole del preside e, giratasi verso il ragazzo che sbuffava visibilmente annoiato, si chiese come potesse non emozionarsi anche lui davanti ad un simile racconto.
- Deve essere uno spettacolo davvero meraviglioso.
- Proprio così signorina Granger. Per questo in suo onore si organizza questo ballo, è un’antica tradizione che ci piace riportare in vita nonostante il tempo. E ora tocca a voi mantenerla viva. Avete ancora tempo, oggi è solamente il ventuno settembre.
- Professore, mi chiedevo..
- Mi dica signorina Granger.
- Dovremo fare tutto noi o abbiamo la possibilità di farci aiutare dai nostri compagni?
- So che è un compito impegnativo, ma gli organizzatori dell’evento sarete voi due, il Calice ha stabilito ciò. Questo non toglie però il fatto che avrete la possibilità di rivolgervi loro per utili consigli sull’allestimento del tutto. Ma gli organizzatori siete voi.
Un’ombra di sconforto calò sul volto della ragazza.
Sapeva bene già da ora che avrebbe dovuto fare tutto lei, conosceva Malfoy e sapeva che la parola “lavorare” non rientrava nel suo dizionario.
Non c’era mai rientrata per la precisione.
- La vedo parecchio sconfortata signorina Granger.
le disse il preside, mentre sistemava bene sul naso con l’indice e il pollice gli occhiali a mezzaluna.
- No, sono felicissima dell’incarico.. solo.. sarà dura.
- Lo so, proprio per questo vi sto dicendo che, nonostante abbiate tempo ancora, non dovete sperperarlo ma bensì essere parsimoniosi. Lavorate un po’ alla volta e vedrete che tutto sarà perfetto. Ma soprattutto lavorate insieme, datevi aiuto e sostegno reciproco.
I due ragazzi si voltarono sincronizzati, le sopracciglia corrugate e il volto perplesso.
Un Grifondoro e un Serpeverde che collaborano, se ne sarebbero viste delle belle.
Silente li fissò, ridendo sotto i baffi.
- Ho fiducia in voi. Ora potete andare, sarete stanchi, andate a dormire.
- Già, vi aspetto domani mattina a lezione. Malfoy, Granger mi avete capito? Vedete di non fare tardi, il fatto che siete gli organizzatori dell’evento non vi giustificherebbe lo stesso.
- Suvvia Severus, sono appena arrivati, non vorrai già dargli manforte.
disse la McGranitt.
- Era giusto per rammentare loro la situazione, niente di più Minerva.
- Potete andare ragazzi. Buonanotte.
- Finalmente è finita, non dovrò più vedere la tua faccia petulante fino a domani mattina.
disse sottovoce il Serpeverde.
- E io almeno potrò andare in camera e starmene un po’ più tranquilla, senza rischiare di essere schiacciata dal tuo ego che in questo momento occupava praticamente tutta la stanza da solo.
gli sussurrò invece lei.
I due si erano così avviati verso la porta, tanto che Hermione aveva già abbassato la maniglia ed erano usciti, quando vennero nuovamente fermati dalla voce del preside.
- Ah e come penso avrete già capito da soli sarete per questo arco di tempo sistemati in degli alloggi a parte apposta per voi.
La reazione dei due però, che si voltarono di colpo, gli occhi sbarrati e le bocche spalancate, gli fece capire che la cosa non fosse così scontata come pensava.
- Beh è per darvi la possibilità di avere più tempo per parlare ed organizzare il tutto, senza dovervi dare continui appuntamenti per la scuola. Le vostre camere sono già pronte e i vostri bagagli sono già stati portati lì dagli elfi domestici.
Il silenzio calò nella stanza, tutto questo non aveva senso!
- Ma professore! Sono sicura che riusciremo a vederci lo stesso, non c’è bisogno che lei si scomodi fino a questo punto per noi. Non è così Malfoy?
Ma il biondino, ancora non bene cosciente, non proferì parola.
- Non è vero Malfoy?
ripetè lei, questa volta accompagnando il tutto con una gomitata nelle costole del ragazzo, che così si riprese dallo shock.
- Vecchiaccio che cavolo ha in mente di fare? Io non ci vivo con quella palla al piede appresso. Me ne torno nel mio di alloggio.
Perfetto si disse Hermione, battendosi la mano sulla fronte, esasperata.
La situazione stava andando di male in peggio e lei ancora che riponeva una qualche fiducia in Malfoy, enorme sbaglio.
- Professore, gliel’ho già detto, davvero, non occorre tutto questo. La ringraziamo, ma non possiamo accettare.
disse, cercando disperatamente di tirare fuori entrambi da quella situazione impossibile.
- Ma infatti non dovete accettare proprio niente signorina Granger, è già tutto pronto. Prendetelo come un ordine di un vostro superiore.
disse il preside, sempre sorridendole.
- Ma..
- Le vostre nuove stanze si trovano nella torre accanto a quella di Astronomia, nella porte nord del castello. Spero siano di vostro gradimento.
- P-Professore..
- Buonanotte ragazzi.
E la porta davanti a loro si chiuse lasciandoli fuori dallo studio a fissare la parete di legno massiccio.
- Perfetto. Saranno i sette mesi più lunghi della mia vita.
- Parla per te, se solo gli altri venissero a sapere che divido l’alloggio con una Mezzosangue, anzi la Mezzosangue.. il vecchiaccio prima o poi me la pagherà per questo affronto.
- Sisi certo, ora però smettila di lagnarti perché, come vedi, anche io non sono così felice di stare da sola con te. Ma dobbiamo fare come ci hanno detto, non abbiamo altre possibilità. Senza contare il fatto che tutte le nostre cose sono nelle nuove stanze, che senso avrebbe tornare ognuno alla propria sala comune?
disse la Grifona ormai affranta, sapeva che non c’era altro da fare che obbedire.
- Già. E poi non lagnarti perchè a chi dice peggio qui sono io.
Hermione lo guardò senza capire.
- Se non te ne fossi accorto siamo tutti e due sulla stessa barca, non fare la vittima quindi.
- Ma che hai capito Granger, chi vuole fare la vittima. Dico solo che te ora avrai la possibilità di stare per sette lunghi mesi con lo studente più ambito della scuola e io..
- E cosa vorresti dire con quel “e io..” scusa?
gli chiese furiosa lei.
- Voglio solo dire che non mi pare equa come cosa.
- Se non ti sta bene puoi sempre dormire sul pianerottolo dell’alloggio, a te la scelta.
disse lei, mentre scendeva svelta le scale per avviarsi verso il corridoio.
- Mezzosangue, qui sono io il nobile, già dovresti ringraziarmi per il solo fatto che ti faccia dormire con me.
- Sisi certo, ora muoviti.
Eggià, ora lo sapeva con certezza, sarebbero stati sette mesi lunghi.
Ma molto lunghi.
Arrivarono dopo circa dieci minuti all’ingresso della torre e, dopo una lunga rampa di scale a chiocciola raggiunsero la porta del loro futuro alloggio.
- E’ chiusa, la serratura è bloccata. Hai tu la chiave Malfoy?
- Pensavo l’avessi te, sei tu la secchiona che si ricorda sempre di tutto.. e ti sei dimenticata di chiedere la chiave?
Hermione arrossì.
- Beh che c’entra! Anche tu eri lì con me, l’avresti potuta benissimo chiedere tu!
- Spostati, sono stanco e voglio andare a letto, non ce la faccio più a sentirti gridare.
- Malfoy, ma che diamine hai intenzione di..
Nemmeno il tempo di finire la frase che con un Alohomora ben assestato la serratura scattò e la porta si aprì, rivelando la stanza all’interno.
- Non ti facevo così furbo, allora non c’è solo segatura in quella testa.
- Potrei sorprenderti Granger, fidati.
le disse, mentre fiero riponeva in tasca ai pantaloni neri la bacchetta.
Entrarono e una volta accese le luci, la stanza che apparve ai loro occhi li lasciò senza fiato.
- Caspita!
- Che ti aspettavi Mezzosangue, il vecchio ha fatto le cose in grande. Siamo il re e la regina ora e ci meritiamo un alloggio del nostro calibro.
- Però, ti sei già calato bene nella parte, eh Malfoy.
- Diciamo che mi riesce molto facile.
le disse con un ghigno.
La porta d’ingresso li aveva condotti dentro un grande salottino con al centro due divani, messi uno di fronte all’altro e separati da un tavolino in legno nel mezzo; le finestre erano abbellite con grandi e preziosi tendaggi color oro e un caminetto riscaldava l’aria leggermente fresca della stanza.
- Bisognerà aprire le finestre per far cambiare un po’ l’aria.
disse la riccia, arricciando il naso al cattivo odore di chiuso diffuso nella camera.
Non ottenne risposta, ma ormai ci era abituata.
Ciò che la indusse a voltarsi più che altro fu un rumore di sportelli aperti e di vetro tintinnante.
All’angolino infatti un piccolo frigo bar aveva attirato da subito l’attenzione del biondino che immediatamente era andato a farsi un goccio di buon vino rosso.
- Il vecchio ha pensato proprio a tutto, e bravo.
- Certo che non ti smentisci mai tu eh.
- Un po’ di buon vino non fa mai male. Ma dopotutto, che ne può sapere una santarellina come te Granger.
le disse, mentre faceva ruotare molto lentamente e con gesti sinuosi il liquido rosso nel bicchiere. - Tsè, tieniti pure il tuo vino, io vado a farmi una doccia calda. Quella si che non fa mai male.
E detto questo si avviò verso le due porte che si trovavano in fondo al salottino.
Devono condurre sicuramente alle camere da letto. Ci andrò dopo pensò quella.
Tornò quindi sui suoi passi, quando notò una porticina più piccola ma sempre in legno, proprio all’angolino.
Quello deve essere il bagno. E detto ciò aprì la porta per poi richiuderla subito dopo a chiave.
C’era sia la doccia che la vasca da bagno, ma preferì utilizzare quest’ultima per godere davvero a pieno dei piaceri dell’acqua bollente.
Notò sul bordo tantissime piccole boccette colorate, ognuna con un profumo diverso; per il suo bagno scelse quello alla lavanda.
Fu così che, dopo aver immerso tutto il contenuto liquido nell’acqua, una schiuma violetta iniziò a riempire completamente la vasca ed Hermione, dopo aver riposto tutti i vestiti sporchi a lavare, vi entrò.
Un sospiro silenzioso di piacere le uscì senza volerlo dalla bocca.
Aveva proprio ragione, altro che vino, un bel bagno sarebbe rimasta sempre per lei la cosa migliore di tutte.
Prese un po’ di schiuma profumata tra le mani e vi soffiò sopra per farla volare, scoppiando poi a ridere da sola.
Le rivenne in mente quando, da piccola, faceva la stessa cosa in faccia alla mamma mentre era intenta ad insaponarla.
Quando uscì dall’acqua circa un’ora dopo, il vetro era completamente appannato e l’aria odorava di un delicato profumo di fiori di lavanda.
Si raccolse i capelli con un asciugamano e avvolse il suo corpo con un altro più grande e a quel punto si voltò per prendere i vestiti puliti e rivestirsi.
Ma, per sua grande sfortuna ciò che vide fu il pavimento, nient’altro.
- Oddio. E ora dove li ho messi? Quelli sporchi sono a lavare ma quelli puliti.. sono ancora nella valigia, dove li hai messi la sera prima della partenza. Brava Hermione, si proprio brava.
si batté la mano sulla fronte, la testa crollata in un gesto di sconforto.
- E ora che faccio? Non posso mica uscire dal bagno così con il Furetto dillà sul divano.. sempre che non se ne sia andato a dormire..
Guardò l’ora sull’orologio messo accanto al lavandino.
Mezzanotte e cinque.
- Sono rimasta parecchio in acqua, forse è crollato ed è andato a letto. Speriamo..
E detto ciò, fece scattare molto lentamente la serratura del bagno per potersi affacciarsi con la testa a vedere se ci fosse qualcuno nel salotto.
Vuoto, non c’era anima viva.
- Si! Forse questa è la mia serata fortunata! Posso anche uscire.
si disse, compiaciuta di se.
Prese così tutte le sue cose e a piedi scalzi, cercando di non fare neanche il minimo rumore si avviò verso le due porte.
Appunto, due porte.
Quale doveva prendere ora?
- Perfetto, era troppo bello stesse filando tutto liscio. Che faccio ora? Quale prendo?
Ripensò a sua nonna e le venne quasi da ridere.
- Si, usiamo il metodo della nonna va, tanto ormai.. ambarabaccicciccoccò..
e prese a indicare a ritmo alternato con il dito le due entrate, ma si fermò poco dopo.
- Ma che sto facendo! Ne va della mia dignità, andiamo! Non posso far decidere ad una conta!
Fece un respiro profondo.
- Ok, sono due le porte, ho il cinquanta e cinquanta di possibilità. Ce la posso fare. Al tre ne apro una.. Uno.. due.. e tre.
disse, mettendo la mano sulla maniglia della porta a sinistra.
La abbassò piano piano aprendo solamente uno spiraglio, ma era davvero troppo buio per poter vedere all’interno.
Entrò quindi completamente nella stanza strizzando gli occhi al massimo per cercare di capire se fosse quella corretta oppure no.
Notò però che le tende erano leggermente tirate e la finestra socchiusa.
Perché Silente avrebbe dovuto lasciare la finestra aperta e far raffreddare così la camera?
Ma soprattutto.. perché la stanza aveva tutti toni sul verde?
Nemmeno il tempo di porsi questa domanda che il suo cervello formulò da solo la risposta.
Per la precisione le sue orecchie.
Un respiro lento e regolare le pervase i timpani e quando si voltò ciò che vide le fece portare le mani alla bocca per la sorpresa.
Draco Malfoy, nonostante l’aria leggermente fresca, dormiva solo in boxer, un braccio piegato dietro la nuca e uno posto sulla fronte, evidenziando così entrambi fortemente i muscoli che aveva.
Il petto liscio e ben scolpito, in seguito a lunghi e duri anni di allenamento di Quidditch si sollevava a ritmo lento ed era coperto fino all’altezza dei fianchi dal candido lenzuolo.
Hermione sentì il viso andarle in fiamme, ma non riusciva a staccare lo sguardo da quel corpo così perfetto.
Fu il volto a lasciarla davvero senza parole.
Sembrava un angelo.
I capelli dorati in parte ricadevano scompigliati sul suo volto, in parte rimanevano leggermente schiacciati a causa del braccio posto sopra la fronte; le sopracciglia dello stesso colore anticipavano quelli che ormai Hermione conosceva bene per essere due laghi di ghiaccio senza fondo; le labbra, fine e rosee, leggermente dischiuse, emanavano lenti respiri.
Hermione rimase a fissarlo ancora per un po’, sembrava quasi un bambino innocuo, niente in quel momento faceva pensare che lui potesse essere il famoso Principe delle Serpi.
Improvvisamente però un ghigno apparve sul volto della serpe in questione e gli occhi plumbei si spalancarono.
- Ehi Mezzosangue, se continui a fissarmi così finirai per consumarmi.
le disse, lei il volto ancora più rosso di prima.
Era sveglio, e chissà da quanto tempo!
E lei non riusciva nemmeno in quel momento a pensare a una possibile scusa da rinfacciargli, un insulto qualsiasi, niente di niente.
- Scusa Malfoy, h-ho sbagliato stanza.
Nemmeno il tempo di finire la frase si era già fiondata fuori all’istante dalla porta, per aprire poi quella accanto.
Perfetto, ora so che quella giusta era questa. E quale modo migliore di scoprirlo se non finire sputtanata mezza nuda davanti al tuo più acerrimo nemico? si disse seccata, mentre una volta dentro con un colpo se la chiuse alle spalle e si buttò sull’enorme letto a baldacchino.
- Perché perché perché perché! Perché a me! Che ho fatto di male?
disse agitandosi tra le lenzuola senza sosta.
Si era già stancata di questo compito, non ne poteva già più, figurarsi resistere sette mesi.
Sarebbe finita prima del tempo nel reparto psichiatrico del San Mungo, ne era certa.
- E il solo fatto che Malfoy sia il mio compagno non migliora di certo le cose. Non potremmo mai andare d’accordo, perché il Calice ha scelto proprio noi due?
Non riusciva a trovare una risposta a nessuna delle sue domande.
Dopo essersi calmata, si alzò dal letto e dopo aver indossato una camicia da notte di seta azzurra corta fino al ginocchio e aver spazzolato i delicati boccoli, vi ritornò nuovamente, le coperte tirate fin sotto il naso.
Ancora le tornavano in mente le immagini di Malfoy addormentato mezzo nudo nella sua stanza.
Ora capisco le ragazze di Hogwarts che gli vanno dietro, è proprio vero quando dicono che ha un fisico mozzafiato.. Ma che stai dicendo Herm, piantala! E’ Malfoy! e si voltò sul lato opposto, coprendosi la testa con il piumone per la vergogna di quello che stava pensando.
Sarà pure bello, ma ha l’intelligenza di una noce. L’esempio più lampante del tipo tutto muscoli e niente cervello. E soprattutto io non sarò come tutte le altre che gli cadono ai piedi, calpestando la loro dignità non appena vedono un bel visino e due occhi fieri. Io non sono come le altre.
Uno sbadiglio improvviso la colse durante i suoi pensieri.
- Uhmm, speriamo solo che dormendo il Furetto si dia una schiarita ai pensieri e automaticamente anche una calmata, altrimenti domani giuro che lo schianto. Speriamo proprio che domani vada meglio..
e mentre diceva questo venne finalmente accolta nelle dolci ed invitanti braccia di Morfeo.

***

Quella mattina Hermione si era svegliata abbastanza di buon umore.
Verso le sette del mattino i raggi caldi del sole aveva attraversato le tende lasciate apposta leggermente aperte dal giorno prima e una volta sveglia, avendo già fatto la doccia la sera, passò direttamente a lavarsi i denti e a vestirsi.
Prese dal cassetto della biancheria un completo bianco e un paio di calzini dello stesso colore, per passare poi all’armadio da cui tirò fuori la solita divisa scolastica composta da gonna, camicetta e cravatta dei colori da lei più amati ormai, rosso e oro.
Si ritrovò a pensare, mentre si allacciava la camicetta che gli elfi domestici avessero fatto davvero un ottimo lavoro, riponendo prima del loro arrivo tutti gli abiti negli appositi armadi, non era mai successo prima.
Guardò l’ora, le sette e trenta.
Aveva ancora tempo, la colazione in Sala Grande cominciava ad essere servita dalle otto in punto.
C’era però da dire che quella notte aveva fatto un sogno davvero strano: c’era Silente che la nominava Regina di un certo ballo e che le diceva poi di dover andare ad abitare in un alloggio da sola con il Furetto per ben sette mesi.
Alloggio dove lui l’aveva anche vista per di più mezza nuda.
Un sogno che inizia da favola e finisce da incubo praticamente.
Ma non ci voleva pensare, era più preoccupata del fatto se Harry e Ron si fossero fatti trovare pronti per almeno una volta o se come al solito avrebbe dovuto aspettarli.
Aprì quindi la porta della sua stanza, decisa ad aspettarli di sotto in sala comune, ma ciò che vide, ovvero un piccolo salottino munito di divani e caminetto, non era di certo quello che si aspettava.
E in quel momento un lampo le passò per la mente.
Harry.
Ron.
La Sala Comune.
Il Calice di Fuoco.
La torre.
Il ballo.
Re e Regina.
Malfoy.
Non era un sogno!
E a ricordarglielo fu una voce, una voce che dire che lei odiava era dire poco.
- ‘Giorno Mezzosangue.
- Buongiorno Furetto.
I due si passarono accanto senza nemmeno guardarsi, il tempo di prendere lei gli ultimi libri e lui il pacchetto di sigarette e si avviarono verso l’uscita, quando Hermione si accorse che le mancava il tomo di Pozioni.
- Aspetta, comincia ad andare avanti, ho dimenticato una cosa.
- Non ti avrei aspettata comunque Granger, non ti fare strani film in testa solo perché ora dividiamo l’alloggio.
le rispose, mentre si avviava fuori dalla porta.
Ok, calmati, non c’è bisogno di ucciderlo. Sei solo costretta a vivere per sette mesi con.. lui, che vuoi che sia. Almeno era solo un sogno. Cioè, il fatto del bagno.. non ti ha mai vista davvero nuda in giro per la sua stanza. Almeno questo non ti rincuora un po’? si disse, cercando disperatamente di farsi forza da sola.
Nemmeno il tempo di finire di pensarlo che udì i passi del biondino in corridoio fermarsi all’improvviso e in un attimo riaffacciarsi dentro la stanza solo con la testa bionda.
- Ah e comunque non lo sai che è maleducazione entrare nelle camere altrui senza prima bussare? Non te l’ha insegnato la mammina Granger?
E detto questo se ne andò questa volta definitivamente con il solito ghigno che la sapeva lunga.
Hermione chinata com’era a cercare il libro che le mancava, fece in compenso cadere tutti gli altri che aveva in mano per la sorpresa.
Allora l’aveva vista davvero, non era nemmeno questa volta un sogno!
Ma c’era anche solo una cosa che le andasse nel verso giusto, per Merlino?!
Quella mattina i capelli erano uno schifo, non trovava il libro e per di più Malfoy si permetteva anche di prenderla per il culo.
Però.. oddio che figura!
Gliel’avrebbe rinfacciata per tutta la vita, ne era sicura, quella vita che le avrebbe reso un inferno, proprio come stava facendo già dalla sera prima.
- Tutta colpa del Calice di Fuoco! Giuro che se lo rivedo lo trasformo in una tazzina da tè!
disse infuriata, chiudendo la porta d’ingresso con uno scatto che sembrò quasi far crollare le pareti del corridoio.
Poco dopo arrivò in Sala Grande e, neanche a dirlo, una volta entrata tutti si voltarono a fissarla, facendola sentire leggermente in imbarazzo.
Il fatto del Ballo Arcobaleno le aveva attribuito una notorietà che non si sarebbe mai aspettata.
Rivolse molto velocemente e nel modo più discreto possibile allora un’occhiata verso il tavolo verde e argento muovendo lo sguardo finchè non lo vide.
Malfoy era seduto tra Zabini e la Parkinson e mescolava svogliatamente con un cucchiaino il caffè nella sua tazza, mentre leggeva la Gazzetta del Profeta, tenuta alzata con la mano rimasta libera.
La ragazza a quel punto andò a sedersi accanto a Ginny che trovò intenta ad addentare famelica un croissant alla crema.
Quando la vide quasi si strozzò.
- Herm, eccoti! Adesso mi dici cosa è successo ieri sera. E anche di corsa!
Hermione ancora in piedi e con lo sguardo rivolto verso lo Slitheryn non la sentì minimamente.
- Terra chiama Herm. Ci sei? Mi vuoi rispondere?
- Oh si Ginny, scusami. Dicevi?
La ragazza scosse la testa.
- Si può sapere che succede? E perché ieri sera non sei venuta a dormire? Voglio sapere dove sei stata.
Era arrivato il momento, doveva dirglielo.
- Se te lo dico non ci crederai mai.
- Tu inizia a dirmelo, poi si vedrà.
Hermione fece un respiro profondo, si sedette accanto a lei e iniziò.
- Silente ha detto che, essendo Re e Regina del Ballo Arcobaleno io e Malfoy dobbiamo dividere un alloggio apposta per noi, nella torre nord accanto a quella di Astronomia. Ero lì ieri sera.
Ginny inizialmente rimase immobile, Hermione temeva fosse morta per lo shock, ma poi quando la vide sempre di più spalancare la bocca per la sorpresa capì che era tutto apposto.
Più o meno.
- Che cosa? Un alloggio con Malfoy? E da soli? Ma Silente si è ammattito? Io l’ho sempre detto che l’età fa brutti scherzi, ma non pensavo fino a questo punto. Cioè.. tu e Malfoy.. da soli.. in un alloggio apposta per voi? Ho capito bene?
- Perfettamente.. purtroppo. E non farti strani film in testa, non succederà niente. Non è successo niente.
Ma si tradì da sola perché in quel momento le gote si colorarono di un rosso acceso e la stessa Grifoncina, dato il calore che le colpì in pieno il volto, se ne rese conto da sola tanto che cercò di dissimulare la cosa voltandosi a prendere un pezzo di crostata alla cioccolata.
Ma niente sfugge a Ginny Weasley, soprattutto se si tratta della sua migliore amica.
- E mi spieghi allora perché improvvisamente sei diventata tutta rossa? Sei peggio di una Gelatina al gusto pomodoro!
- Niente Ginny, davvero.
- Si certo e io sono una Malfoy.
- Non nominarmi quel nome, ti prego.
disse la riccia, in preda ad un attacco d’ira che le fece sbriciolare il pezzo di crostata appena preso in mano.
Ginny sgranò gli occhi sorpresa.
- Ok, ma tu spiegami che cavolo succede. Da quando in qua il nome Malfoy ti fa irritare così tanto?
Hermione si arrese, sbuffando per la sconfitta, mentre era intenta a raccogliere le briciole intorno a lei sul tavolo.
- D’accordo, basta che la smetti di assillarmi. Ma te l’ho detto, non è niente di che.. insomma, ieri sera stavo facendo una doccia e quando sono uscita ho sbagliato porta, sono andata a finire nella stanza di Malfoy, ma..
Un urlo acuto si diffuse per tutta la Sala Grande.
- Che cosa?! Tu dopo la doccia nella stanza di Malfoy? E me lo chiami pure niente!
- Zitta, ma che ti urli Ginny! Piantala!
le disse Hermione, cercando di tapparle la bocca con la mano e guardandosi intorno preoccupata.
Fortunatamente però nessuno sembrava aver sentito nulla.
- Scusa Herm, è che sono rimasta.. ehm.. parecchio sorpresa. E non solo da questo, da tutto quanto intendo.
- Anche io Ginny, anche io. Ancora non ci capisco niente.
- Silente ha detto quanto dovrai rimanerci?
- Fino alla fine del Ballo.
- Fino alla fine? Ma è tantissimo!
- Sette mesi per la precisione.
disse sconfortata alla rossa di casa Weasley.
- Ucciderò Silente per questo, giuro! Come farò io senza di te in stanza per sette mesi?
le disse l’amica abbracciandola forte.
Hermione quasi si commosse.
- Ma Ginny, ti pare, potrai venire a trovarmi quando vorrai. Solo, non spargere troppo in giro la voce, non credo si debba sapere dove alloggiamo io e Draco. E non so nemmeno che scusa abbia messo Silente per giustificare la nostra assenza dai dormitori.
- Puoi contare su di me Herm, nemmeno sotto Cruciatus rivelerò dove siete sistemati.
- Perfetto.
disse a quel punto sorridendo.
- Stanno arrivando Harry e Ron. Ragazzi qui, da questa parte!
disse loro Ginny, agitando la mano destra in aria.
- Però ti giuro, se ci ripenso mi prende un nervoso. E’ impossibile vivere con un Malfoy, non ce la posso proprio fare.
- Tu ora calmati, vedrai che col tempo si sistemerà tutto quanto. Dovete solo, come dire, farci l’abitudine. Siete passati da un giorno all’altro dall’odiarvi al convivere, ti pare poco?
- Si ma.. davvero, non so chi me la da tutta questa pazienza. Un Imperius, ecco cosa ci vorrebbe. Riuscirei almeno a farlo stare zitto a comando.
- Ehi Herm, eccoti! Harry, è qui!
disse poi il rosso in direzione del Bambino Sopravvissuto che, riconosciuta da lontano la sua amica si fiondò accanto a lei a tavola.
- Herm ma che fine hai fatto ieri sera? Ti abbiamo cercata tanto, anche Ginny. Eravamo preoccupati.
- Lo so, me l’ha detto. Mi dispiace ragazzi. Vi spiegherò tutto più tardi, ok?
disse loro sorridente, cercando di camuffare anche se malamente, il suo nervosismo.
- Che hai Herm, sei strana. Tutto apposto?
- Sisi Ron, tutto apposto.
gli rispose, intenta a stritolare un piccolo cucchiaino in acciaio.
Fosse stata solo poco più forte per tutta la rabbia che aveva dentro sicuramente l’avrebbe spezzato in due.
Il rosso le sorrise anche se poco convinto della risposta a causa del suo strano atteggiamento, ma decise di lasciar perdere e prese anche lui come la sorella un croissant.
- Ah che bello, non c’è cosa più rilassante di un bagno caldo la mattina appena svegli, non trovate?
disse, ripensando a quello che aveva appena fatto al dormitorio.
Ma un urlo rabbioso gli fece temere che la sua amica non fosse poi così d’accordo con lui.
- Awhh! Basta bagni!
E detto questo prese furiosa ad ingozzarsi di altra crostata al cioccolato.
- Ma che le prende? Che ho detto?
sussurrò spaventato il giovane alla sorella.
- Lascia stare Ron.
gli disse Ginny, scuotendo la testa rassegnata.
- Ma..
- Lascia stare.

Mi duole il cuore a dirlo, ma è proprio così.
Domani ricomincia scuola ragazze.. mi prende l'angoscia solo a pensarci ç______ç
Inoltre in questi giorni avrò un bel pò da studiare, ho un sacco di compiti in classe e interrogazioni, che purtroppo mi leveranno tempo per scrivere.
Per questo motivo ho deciso di sbrigarmi a finire questo capitolo per poterlo pubblicare direttamente oggi apposta per voi.
Anche se fatto un pò di corsa, spero sia comunque venuto bene!
Fatemelo sapere voi con tanti tanti tanti bei commenti, che quelli non sono mai troppi eheheh :)
Inoltre un grazie soprattutto a tutte quelle che seguono e commentano la mia storia, siete gentilissime!

LeLia_CuLLen_95
Grazie mille, sono contenta ti piaccia il modo in cui scrivo.
La prima cosa per me è arrivare al cuore di chi legge, spero proprio di riuscirci.
Bacioni :)

anna96
Grazie mille sei troppo gentile, spero continuerai a seguire la storia anche in futuro!
Baci baci!

seven
Ti ringrazio di tanta fiducia, sono contenta ti abbia colpito così tanto la storia!
Essì, mi faceva piacere ricordare il Calice di Fuoco che alla fine era si presente al Ballo del Ceppo, ma non gli è stata data la giusta importanza secondo me.
Allora ho pensato: perchè non dare vita ad un altro ballo in cui sia proprio lui invece a scegliere il re e la reginetta?
Contenta che l'idea ti sia piaciuta :)
Grazie ancora!

Red_93
Grazie sopratutto a te, sei stata gentilissima ad avvisarmi, non sospettavo proprio una cosa del genere!
Ti posso assicurare però che la storia che leggi è tutta farina del mio sacco XD
Mi piace tanto scrivere, non vedo perchè copiare dagli altri, ognuno ha le sue idee alla fine.
E alla tua domanda se continuerò a scriverla.. ti rispondo proprio con questo capitolo che spero ti piacerà!
Un bacione grande!

Seferdi
Grazie del commento, mi ha fatto davvero piacere sapere che la mia scrittura piaccia, non sei la prima a dirmelo e questo mi rende molto orgogliosa.
Spero proprio di riuscire a portare avanti una storia del genere, deludervi è l'ultima cosa che vorrei!
Mi ci impegno molto e la storia prende anche tanto del mio tempo.. sto dando davvero il massimo insomma :)
Grazie mille ancora, sei stata carinissima!
A presto!

Troue_xxx
Hai proprio ragione, mai giudicare un libro dalla copertina!
E poi ci sono talmente tante fanfiction che, proprio come diceva Seferdi, è praticamente impossibile trovare due che non si assomiglino in nulla.
Grazie comunque di tutti i complimenti, sono felicissima che la mia storia ti stia piacendo, continua a seguirmi!
Bacioni!

A questo punto non mi rimane che salutarvi e mandare un bacione a tutte quante!
A presto!

Donny.

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Capitolo 4
*** Uscite notturne ***


Salve a tutte ragazze!
Come avrete visto, alla fine sono riuscita a liberarmi e a scrivere il nuovo capitolo.
Non sono stata bene infatti, e stando a casa ho deciso di approfittarne e di non perdere tempo.
Spero vi piaccia :)
Buona lettura a tutte, un bacione!

Il Ballo Arcobaleno

"3. Uscite notturne"

Il tempo passava inesorabile a Hogwarts, era già trascorsa una settimana da quel fatidico ventuno settembre e i due giovani continuavano a vivere le loro vite nel modo più normale possibile, frequentando le lezioni, le uscite ad Hogsmeade e scherzando con gli amici per i corridoi e in Sala Grande.
Era tutto tranquillo.. se non fosse stato per il fatto che ogni sera si ritrovassero a dover vivere sotto lo stesso tetto.
E puntualmente ormai, data l’antica e forte rivalità presente tra le loro casate, era una continua lotta tra i due per qualsiasi cosa, anche la più stupida, dal passare per primi dalla porta d’ingresso come fossero due bambini, al farsi la doccia prima dell’altro al ritorno in camera.
- Malfoy levati, fammi passare!
disse la riccia dopo aver fatto girare la chiave nella serratura.
- Prima i Purosangue Granger, stai al tuo posto.
le rispose, cercando di spingerla di lato, lontana dall’entrata.
- Una volta era prima le signore Furetto. Dici di essere un nobile e mi cali su queste cose?
- Ma il fatto è che qui non vedo nessuna signora.
Hermione spalancò la bocca sdegnata, ma come osava?
- Beh se la metti così io non vedo neanche nessun nobile, ma solo un pallone gonfiato. Fammi passare!
gli disse, facendo uno scatto avanti che le permise di raggiungere per prima la porta.
Sembrava ce l’avesse quasi fatta quando si sentì prendere per il polso da una stretta solida e forte che la ritirò indietro e, mentre rischiava lo schianto di deretano sul pavimento, vide la figura del biondino scattare proprio davanti a lei ed entrare nella stanza, per poi girarsi a guardarla vittorioso, il solito ghigno a ornare le labbra rosee.
- Mai mettersi contro un Malfoy, ricordatelo Granger.
Ma preso com’era quello dal suo momento di auto glorificazione, Hermione decise di approfittarne per riacquistare terreno e una volta entrata in camera fiondarsi così verso la porta del bagno.
Si sarebbe presa la sua rivincita.
- Non sai che non bisogna mai abbassare la guardia Furetto, non te l’ha insegnato il tuo paparino?
gli disse spavalda, mentre come un bolide si dirigeva diretta verso la sua meta.
Il biondino resosi conto dell’errore cercò di riprenderla, mentre quella ormai si avvicinava sempre di più alla piccola porticina in legno.
Fu un attimo, spinse verso il basso la maniglia ed entrò, per poi richiudersi subito dopo la porta alle spalle con un giro di chiave.
- Mezzosangue apri la porta!
- Mai mettersi contro una Granger, ricordatelo Malfoy.
- Giuro che quando esci da quel buco ti schianto, fosse l’ultima cosa che faccio.
- Non vedo l’ora Furetto.
E detto questo potè godersi, fiera di se stessa, un lungo e rilassante bagno caldo al profumo di more e muschio.
Uscì, questa volta accuratamente vestita, dopo più di un’ora e quando raggiunse il salottino trovò il Serpeverde intento a leggere una copia della Gazzetta del Profeta seduto su uno dei due divanetti davanti al caminetto caldo.
Quando la vide alzò gli occhi dal giornale e le rivolse uno sguardo carico d’astio, evidentemente ancora offeso per la precedente “sconfitta”.
- Malfoy il bagno è libero.
- Finalmente Mezzosangue, pensavo fossi morta affogata dentro quella vasca. Non che mi dispiacesse la cosa, ovvio, ma poi avrei dovuto ripulire il tutto e la mia doccia sarebbe andata a farsi fottere.
- Sempre gentilissimo tu, un vero galantuomo. Tuo padre sarebbe fiero di te, saresti il suo orgoglio.
Ma pochi secondi dopo si pentì di ciò che aveva appena detto.
Il biondino infatti l’aveva raggiunta in poche falcate, lasciandola senza fiato per la sorpresa. Si erano ritrovati vicinissimi, poteva sentire il suo respiro caldo sul collo e la sua stretta forte intorno al suo fragile e piccolo polso. Odorava di tabacco e menta, evidentemente aveva appena finito di fumarsi una sigaretta. - Non parlare mai più di lui.
Secco e deciso, lo sguardo plumbeo fisso in quello dorato.
Lei non gli rispose, era troppo terrorizzata dalla piega che la situazione aveva appena preso.
Era partito tutto come un semplice battibecco, come sempre.. che stava succedendo?
Il biondino, non avendo ottenuto risposta, aumentò la presa sul polso della ragazza.
- Mi hai sentito Granger? Mai più.
- Lasciami Malfoy, mi stai facendo male.
Gli occhi quasi lucidi, sembrava una bimba impaurita, indifesa.
Lentamente il Serpeverde aprì la morsa letale sull’arto indolenzito che Hermione prese immediatamente tra le mani, per cercare così di lenire il dolore e il rossore con un massaggio.
“Che cavolo gli è preso così all’improvviso?” si chiese.
Lui la guardò per alcuni secondi, lo sguardo fisso, serio e poi le voltò le spalle per dirigersi verso la finestra, dove si accese una nuova cicca alla luce della luna piena già alta in cielo.
Hermione, ancora spaventata, il battito del cuore a mille, che sembrava quasi volesse schizzarle fuori dal petto, fissò la sagoma voltata per un po’ e poi, tra mille pensieri si diresse silenziosamente verso la sua stanza.
Non lo salutò nemmeno, neanche una parola, non voleva scatenare una nuova e incontrollabile ira nel ragazzo, per quella sera c’erano state emozioni a sufficienza.
Entrò nella stanza e richiuse lentamente la porta, senza fare troppo rumore.
In silenzio, la mente confusa, si dedicò alla sua solita toeletta e, prima di infilarsi tra le morbide lenzuola si mise una camicia da notte di seta blu scura, del colore del cielo quella sera.
Che cosa era successo prima?
Perché Malfoy aveva reagito a quel modo?
Erano ormai sette anni che bisticciavano tra loro, ma mai erano arrivati fino a questo punto, a queste minacce.
Un colpo proveniente dalla parete a destra del letto, che lei identificò come una porta che veniva chiusa, le fece capire che Malfoy si era finalmente deciso ad andare a letto.
“Tuo padre sarebbe fiero di te, saresti il suo orgoglio.”
Era questa la frase che lo aveva fatto scattare.
“Tuo padre.”
Lucius Malfoy.
Che cosa nascondeva Malfoy riguardo il conto del padre da farlo irritare così tanto al solo sentir pronunciare il suo nome?
Proprio non capiva.
E sicuramente non avrebbe capito ancora per molto tempo, doveva frenare questa sua sete di curiosità, non poteva di certo domani mattina uscire dalla stanza urlando un “Buongiorno Draco, che bella giornata non trovi? Che segreto nascondi sul conto di tuo padre?”
Non era proprio il caso, avrebbe scoperto tutto, sempre se l’avesse scoperto, a tempo debito.
Ora era stanca, la giornata era stata lunga e tra le lezioni e tutti i giri per il castello era stata impegnata al massimo delle sue possibilità sin dalla mattina.
Inoltre poi c’era il fatto di dover discutere con Malfoy dell’organizzazione del ballo.
Il tempo passava e loro ancora non avevano pensato a niente, dovevano sbrigarsi se non volevano rischiare di mandare a monte quanto.
Fu così che, con la decisione a rimandare il tutto al giorno dopo, si addormentò tra le morbide lenzuola del letto a baldacchino, il volto rilassato illuminato dalla luce della luna che filtrava attraverso la finestra lasciata apposta socchiusa.

***

Quella mattina Hermione si svegliò abbastanza tranquilla dato che era domenica e si era ripromessa di rilassarsi al massimo, per smaltire tutto lo stress accumulato durante la settimana.
Decise quindi di cominciare a prendersela comoda rimanendo a letto fino alle dieci, dove più che dormire aveva continuato a crogiolarsi oziosamente tra le morbide e profumate lenzuola per tutto il tempo.
Una volta alzatasi si diresse verso il bagno.
Rimase però sorpresa nel non udire alcun rumore e non vedere poi anima viva nel salottino, quando notò però dopo che la porta accanto alla sua era chiusa.
“Forse è ancora a letto, non si è svegliato.”
E detto ciò continuò a camminare fino a raggiungere la porticina che le interessava.
Tornata in camera si avviò verso l’armadio da cui prese un paio di jeans semplici, un maglioncino bianco scollato a v e un paio di ballerine beige.
La domenica infatti, non essendoci lezioni gli studenti avevano la possibilità di indossare ciò che preferivano.
Si sistemò i capelli acconciando come meglio poteva i delicati boccoli e poi dopo un’ultima occhiata allo specchio uscì dalla stanza, rimanendo stupita da ciò che vide.
Un enorme vassoio pieno di leccornie e prelibatezze varie, da croissant a ciambelle, da crostate a piatti di pasticcini colorati troneggiava sul tavolino, accompagnato da una teiera che, lei immaginò, contenesse del caffè e un piccolo vaso di fiori di campo a ornare il tutto.
Hermione si avvicinò entusiasta e notò che c’era accanto a tutto ciò un piccolo bigliettino.

Cari ragazzi miei,
volevo annunciarvi che da quest’anno abbiamo deciso noi professori, per far si che la domenica sia davvero in tutto e per tutto un giorno di festa per voi, di servire la colazione agli studenti nelle sale comuni dei rispettivi dormitori.
Per questo abbiamo mandato nel vostro alloggio tale vassoio insieme al più sincero “buon appetito” mio e degli altri docenti.
Spero davvero la colazione sia di vostro gradimento.

Silente
Ps. i fiori sono un gentile omaggio della nostra professoressa Sprite.

Certo che Hogwarts quell’anno non scherzava a novità eh!
Hermione ancora non ci credeva, il sorriso non le andava via dalle labbra.
Le rivenne in mente quando a casa la domenica mattina faceva sempre colazione con i suoi, da piccola anche seduta sulla gambe di papà Alexander.
E poi Silente aveva ragione, che domenica era se non c’era la colazione in camera?
Di corsa e ancora tutta sorridente si andò a sedere sul divano versandosi poi una tazzina di caffè a cui aggiunse un cucchiaino e mezzo di zucchero; prese poi un croissant che non durò però nemmeno il tempo di un sorso di caffè.
Leccandosi i baffi quindi allungò a quel punto una mano verso una delle ciambelle, quando sentì una porta aprirsi.
Si voltò così di scatto per lo spavento che per poco non le cadde addosso il caffè bollente.
Malfoy si era svegliato e con indosso come sempre un elegante paio di pantaloni neri e una camicia bianca di seta, si diresse verso la ragazza.
Alla vista del vassoio si fermò sorpreso.
- Buongiorno Malfoy.
gli disse lei timidamente, ancora impaurita potesse riscattare come aveva fatto la sera precedente.
Lui nemmeno le rispose e lei pensò bene quindi di lasciar perdere, meglio non insistere per il momento.
- Cavolo è Granger tutta questa roba sul tavolo?
le chiese all’improvviso e lei rimase parecchio sorpresa dal fatto che primo avesse preso l’iniziativa di rivolgerle parola.
- C’era un biglietto di Silente con tutto questo, ha detto che da adesso in poi la domenica si farà colazione nella sale comuni, dato che è festa e noi automaticamente siamo costretti a mangiare qui.
- Perfetto, tutta la mia sala comune è giù nei sotterranei a far festa e io sono qui con te. Davvero perfetto.
- Malfoy non credere che io la pensi diversamente, ma è così e non ci possiamo fare niente. Quindi ora siediti e mangia qualcosa.
concluse lei indicandogli il divano opposto al suo.
Si accomodò e subito prese un tazza di caffè anche lui, con la differenza però che non aggiunse nemmeno un granello di zucchero.
- Ma lo bevi così? Non è amaro?
gli chiese lei sorpresa.
Draco alzò gli occhi dalla tazzina.
- Mi piace così.
“Giusto, una persona come lui come potrebbe amare qualcosa di dolce? Andrebbe contro la sua natura” si ritrovò a pensare la ragazza fissandolo.
Mentre il ragazzo continuava a mangiare si diede poi un’occhiata intorno, quando lo sguardo le cadde su un calendario appeso poco lontano da dove si trovava ora.
Era il trenta settembre e loro ancora non avevano concluso niente.
Le rivenne in mente quello che aveva pensato la sera prima a letto e si disse che era il momento di parlarne con Malfoy.
E quale momento migliore per farlo di ora, in cui tutti e due erano calmi e rilassati davanti ad una calda tazza di caffè e ogni genere inimmaginabile di dolciumi?
Fu così che si decise.
- Malfoy, dobbiamo parlare.
Quello ne la guardò ne le rispose, ma lei capì che dovesse intendere quest’ultimo fatto come un cenno a proseguire il discorso.
- Riguarda il Ballo Arcobaleno. Penso che dovremmo iniziare a pensare a qualcosa se davvero non vogliamo fare una figuraccia e mandare a monte tutto. Ogni cosa dipende da noi e il preside si aspetta tanto.
- E quindi?
E quindi?
Beh, diciamo che non era il genere di risposta che si aspettava.
Che voleva dire con quel “e quindi”ora?
- E quindi cosa Malfoy?
Quello sbuffò spazientito.
- Cosa pensi di fare intendo. Hai già pensato a qualcosa?
Rimase felicemente sorpresa, non si era sporta tanto nel discorso temendo che il ragazzo fosse ancora arrabbiato come la sera prima, ma vide che fortunatamente non era così.
E decise quindi di approfittarne.
- Mhmm sinceramente no, ma almeno abbiamo un punto da cui partire, sappiamo che il tema sarà l’arcobaleno. Ci saranno poi tantissime cose da organizzare dagli addobbi alle cibarie, dalla musica ai balli e in più bisogna anche trovare il modo di pubblicizzare l’evento nel resto del mondo magico. A quanto ho capito Silente vorrebbe che venissero anche altri da fuori Hogwarts, che non fosse solo una cosa tra studenti, dopotutto si tratta di un ballo centenario. Stilerò io stessa una lista di invitati e la manderò poi a Silente che penserà a tutto il res..
- No. Gli inviti saranno la prima cosa da fare e ci penseremo noi.
disse improvvisamente il ragazzo, interrompendo la Grifondoro nel bel mezzo del suo discorso.
- Come scusa?
- Gli inviti devono essere fatti per prima cosa.
- Si, il concetto è chiaro Malferret. Ma potrei sapere il perché?
- Certo che di galateo non ne sai proprio niente Mezzosangue. Nel mondo delle grandi famiglie aristocratiche è buona abitudine che siano gli organizzatori stessi dell’evento in questione a mandare l’invito. E per di più anche con un certo tempo di anticipo, per evitare che prendano altri impegni nel frattempo. Non possiamo di certo essere scavallati, che cosa direbbe poi il nostro caro preside?
Hermione rimase sorpresa, non pensava che il burbero e scontroso Malfoy avesse una simile conoscenza in fatto di buona educazione.
- Però, non pensavo la parola “educazione” esistesse nel tuo vocabolario, sono sorpresa. Meglio non dire niente in giro, la tua carriera da burbero Serpeverde potrebbe crollarti di colpo davanti agli occhi.
- Molto spiritosa Granger. Alza il culo e vai a prendere una penna, conviene appuntare tutto quanto su un foglio.
Passarono così l’intera mattinata a parlare del ballo, a discutere su come dovessero essere gli addobbi e dove sistemarli, su che genere di musica mettere e soprattutto quale gruppo avrebbe suonato in Sala Grande quella sera, quanto cibo preparare e ogni altra cosa venisse loro in mente.
- Potremmo organizzare la sala in modo che le tavolate non siano divise tra loro e far si quindi che gli studenti possano stare con tutti gli altri compagni. Il ballo dopotutto serve proprio a questo, a promuovere l’aiuto reciproco e la concordia. Quindi perché tenere quattro casate divise quando possiamo unirle in una unica?
- E in fondo, al posto del tavolo dei professori potremmo mettere la band. Non ce li voglio quei vecchi alla festa, per una volta che possiamo toglierceli dai piedi.
- Malfoy ma che dici! Ovvio che ci saranno i professori, come potremmo non invitarli?
- Semplice. Basta dirglielo: non siete invitati.
- Ma tu ti senti mai quando parli o ti arriva solo un ronzio di sottofondo al cervello? Ma che cavolo dici!
gli disse la ragazza sempre più esasperata.
- Non avresti le palle di farlo Granger.
Lei, che stava prendendo appunti, si voltò lentamente per fissarlo con disappunto, sorpresa dalla precedente affermazione.
- Come scusa?
- Hai capito benissimo, non hai le palle. Sei troppo santarellina Mezzosangue.
- Semmai sono troppo intelligente! Non rischio la punizione per simili sciocchezze.
- Troppo santarellina.
ripetè lui più lentamente e accendendosi una sigaretta.
Hermione lo guardò e si ritrovò a pensare che di certo non si potesse dire lo stesso di lui.
Con quei capelli biondi scapigliati, senza la gelatina quella mattina, gli occhi di un grigio profondo e la sigaretta appena accesa alla mano, pareva quasi un angelo dannato.
- Piantala Malfoy e cerca di non rendermi tutto più difficile, ok?
- Per Salazar, peggio della McGranitt sei. Pensavo di stare in alloggio con una diciassettenne, non con una racchia che non fa altro che strillare, mi devono aver informato male.
le disse più tranquillo che mai, aspirando lentamente il fumo.
Hermione lo fissò, le mani chiuse a pugno così forte da farle male.
Aveva una voglia pazzesca di prenderlo a pizze e di farlo proprio in quel momento, ma sapeva che avrebbe solo incasinato ancora di più le cose.
Fece un respiro profondo, ma di quelli profondi profondi e poi stringendo ancora una volta i pugni riprese il discorso, cercando di mantenere la calma.
Calma che però ormai sembrava essere quasi andata a farsi fottere.
L’orologio a pendolo posto nel salottino poco dopo suonò l’una in punto.
- .. e quindi penso che alla fine convenga chiedere a Luna di poterci dare un piccolo spazio di pubblicità sul Cavillo, il giornale del padre, per far arrivare la notizia a tut.. Malfoy si può sapere che diamine stai facendo?
disse, quando dopo aver levato gli occhi dal foglio lo vide intento ad alzarsi con tutta l’intenzione di dirigersi verso la porta.
- E’ stato un piacere, si fa per dire. Io vado.
Certo che questo era tutto matto, che gli era preso adesso?
- Cosa? Come vai? Malfoy torna qui, dobbiamo finire di organizzare tutto!
gli urlò alzandosi di colpo dal divano con in mano tutti i fogli appena compilati.
- Mezzosangue è da stamattina che stiamo lavorando a quello stupido ballo, ne ho le palle piene.
- Ma.. dobbiamo finire il lavoro!
- Dobbiamo finire? Ma siamo solo a fine Settembre e il ballo è a Marzo, vedi di darti un attimo una calmata. Anzi prenditi proprio una pausa, ti farà sicuramente bene, sei fin troppo nevrotica.
le disse ghignando come solo lui sapeva fare.
E lei si sentì offesa, tanto.
- Fottiti Malfoy.
- Possibilmente non con te. Ci si vede Granger.
E detto questo, dopo aver raggiunto la porta ed essere uscito se la richiuse alle spalle, lasciando una Hermione da sola in salotto con tanti fogli e appunti come tanta era la sua rabbia.
- Basta! Giuro che prima o poi gli faccio rivivere l’ebbrezza di tornare ad essere un furetto se non se la pianta di fare sempre come cavolo gli pare!
E subito dopo aver posato tutti i fogli sul tavolino imitò il biondino uscendo fuori dalla stanza e dirigendosi a passo furioso, verso la Sala Grande per il pranzo.
Poco dopo come al solito, l’arrivo nel salone del Re e della Regina del futuro Ballo Arcobaleno arrivò alle orecchie e successivamente agli occhi di tutti, solo che al voltarsi gli studenti videro quello che, nemmeno non si sarebbero mai aspettati, bensì il contrario, quello che avevano sempre temuto.
I due avevano infatti fatto il loro ingresso in Sala Grande a passo di marcia e a debita distanza l’uno dall’altra, la tensione tra i due palpabile nell’aria, tanto che al loro passaggio tutti si voltarono nella loro direzione a fissarli curiosi.
Sapevano sarebbe successa prima o poi una scena simile, un Grifondoro e un Serpeverde alleati non si erano e non si sarebbero mai visti.
La situazione e tutti quegli sguardi fissi su di se iniziavano però a scocciare la ragazza, così come il suo compagno che giurò di aver sentito gridare ad un certo punto un “Cazzo hanno tutti da guardare?!” anche abbastanza infuriato.
- Ehi Herm.. tutto ok?
le chiese Ginny preoccupata, mentre si apprestava a sedersi di fronte a Harry, tra lei e Ron.
Uno sguardo improvviso e inceneritore in direzione della più piccola dei Weasley precedette quello che fu uno sfogo pazzesco della regina dei Gryffindor.
- Non lo sopporto! E’ un pallone gonfiato, idiota, esaltato, egocentrico, bastardo, narcisista, scansafatiche, stronzo!
- Direi di no.. è per Malfoy vero?
- Mhmm, quante altre persone conosciamo che corrispondano a questa descrizione oltre a lui, Ginny?
le disse Harry.
- Sono davvero esausta, non mi sta aiutando per niente! Finirà che mi ritroverò a dover fare tutto quanto da sola!
- Herm non dirlo neanche per scherzo! Ci sono io!
continuò ancora una volta lui.
- E io ‘Mione!
- Non mi pare nemmeno il caso di ripeterlo, ormai lo sai ma, nel caso te ne fossi dimenticata.. questo e altro per la mia migliore amica. Conta anche su di me!
Hermione fu quasi commossa, aveva degli amici davvero fantastici.
Come avrebbe fatto senza di loro?
- Grazie ragazzi, davvero.. ma è proprio questo il problema. Silente ha specificato che gli organizzatori dell’evento siamo noi due e per questo saremo sempre noi due a occuparci di tutto. Potete limitarvi a semplici idee o consigli. Entrambi ben accetti sia chiaro, tanto dalla testa del Furetto non ne è uscita nemmeno mezza di idea.
- Da soli? Non ce la farete mai! Organizzare un ballo.. in due? Non è proprio possibile, e parlo da esperta. Tutte le feste che ho organizzato hanno sempre richiesto l’aiuto di almeno e dico almeno una diecina di persone e..
- Alt alt alt. Quali feste Ginny? Potrei gentilmente sapere di cosa stai parlando?
Le chiese a quel punto il rosso, a metà tra il serio e l’infuriato.
Tutti ormai sapevano quanto fosse protettivo il ragazzo nei confronti della sorella minore, a volte anche troppo a detta di molti.
- Dai Ron piantala, non cominciare a fare come tuo solito la palla al piede eh! Erano feste, niente di che, cosa vuoi che ti dica.
- Cosa vuoi che ti dica? Voglio sapere tutto! Con chi eri, a quando risalgono, dov’erano, a che ora.. cosa hai fatto! gli disse Hermione colta di sorpresa.
- Che c’è! Sono il fratello e voglio sapere.. devo sapere!
- Ron ma la vuoi piantare, non sono più una bambina, sono cresciuta! E sono anche più matura di te, se proprio vogliamo dirla tutta.
- Tsè, più matura di me, ma che cavolo vai blaterando..
le disse lui, sbuffando beffardo.
- Oh davvero? Guarda oserei dire che sei talmente maturo da conservare e giocare ancora con la collezione di soldatini Auror della Prima Guerra Magica di quando avevi cinque anni.. proprio un uomo vissuto, un vero macho. Sono fiera di te.
disse lei, sotto lo sguardo sempre più sorpreso degli altri due amici, che alla fine non riuscirono a trattenersi scoppiando così in una sonora risata.
La faccia di Ron divenne più rossa dei suoi capelli.
- Oh volete piantarla voi due?! E tu.. ma come sei spiritosa Ginny, davvero divertente!
- Scusa Ron.. ma.. d-davvero non c-ce.. la faccio!
disse rossa in volto per lo sforzo la riccia, che cercava di insonorizzare la risata coprendosi la bocca con entrambe le mani.
- Non lo trovo per niente divertente!
- Beh, mi dispiace dirtelo Ron.. ma io troppo!
E le risate continuarono ancora a lungo, coprendo i disperati tentativi del rosso di casa Weasley di far tacere i suoi amici ormai in preda alle risa.
L’atmosfera si era alleggerita fortemente, Hermione nemmeno più pensava a ciò che era successo quella stessa mattina.
Stare con i suoi amici la faceva sentire bene, serena, la faceva essere se stessa.
Con loro non aveva paura di essere giudicata.
Ovvio, non che la Regina dei Gryffindor temesse il giudizio degli altri, era l’ultima cosa di cui si preoccupasse o si fosse mai preoccupata, ma era bello poter stare con qualcuno che ti apprezza per quello che sei davvero, che con te non finge mai, che ti vuole bene per davvero.
Quando finirono di pranzare la ragazza si rese però conto che non ce l’avrebbe davvero fatta a rivedere il Serpeverde senza tentare, per smaltire la rabbia repressa, di trasformarlo in un furetto, così per limitare questa sua furia omicida decise di rimanere con Ginny e gli altri.
Il pomeriggio trascorse veloce, dopo una lunga passeggiata lungo la riva del Lago Nero ed un giro per i giardini del castello.
L’inverno era ormai alle porte, ma ancora non faceva così freddo da costringere gli studenti a stare chiusi nel castello davanti al caminetto caldo, anzi, Hermione si ritrovò a pensare che quel vento fresco fosse addirittura piacevole.
Era quasi il tramonto ormai e loro erano seduti su un tronco sotto le fronde spoglie di una grande quercia, presto avrebbero fatto ritorno al castello.
- Herm è dall’altro giorno che volevo, anzi, volevamo chiedertelo..
iniziò il Bambino Sopravvissuto guardando poi subito dopo Ron in cerca di approvazione.
Lei si voltò a fissare primo l’uno poi l’altro visibilmente confusa.
- Si ‘Mione.. sai, Silente ci ha detto che ora te e Malfoy siete particolarmente impegnati per la questione del ballo e tutto il resto, ma non ci ha mai voluto davvero spiegare bene perché tu abbia dovuto lasciare il dormitorio..
- Volevamo saperlo da te ecco, volevamo capire.
terminò Harry.
Hermione in quel momento si voltò verso Ginny in cerca di appoggio e ad un cenno affermativo della testa della rossa, la ragazza si decise a parlare.
- L’ho già detto a Ginny prima di raccontarle tutto e..
- Aspetta.. quindi tu lo sapevi! Perché non ci hai detto niente?
disse Ron alla sorella, alzandosi di colpo in piedi dal tronco su cui si erano sistemati.
- Stupido, non ci arrivi da solo? Volevo fosse lei a dirvelo.
Il silenzio ricalò e Ron tornò seduto, dando la possibilità a Hermione di proseguire.
- Dicevo, l’ho già detto a Ginny e lo ridico anche a voi. Sicuro non ci crederete.
- Tu intanto dicci Herm.
Quella fece un respiro profondo, lento e poi parlò.
- Silente ha deciso che, fino alla fine del ballo io e Malfoy, essendo gli organizzatori dell’evento dovremo vivere in un alloggio a parte.. solo per noi..
I due ragazzi non dissero niente, non riuscirono a dire niente.
- T-tu e.. Malfoy? Stai scherzando Herm, spero.
- Credimi Harry, anche io avrei voluto tanto fosse stato uno scherzo quando Silente ce l’ha detto. Ma è così, non ci posso fare niente. Ho anche provato a rifiutare, ma il preside era irremovibile sulla questione.
- Hermione e.. Lui. Non ci credo.. e dove sarebbe questo alloggio?
le chiese Ron, ancora fortemente shockato.
- Nella torre nord accanto a quella di Astronomia. E l’ho sempre detto anche a Ginny, non spargete la voce, siete gli unici tre a sapere dove alloggio e in tre dovete rimanere. A meno che il Furetto non abbia informato anche qualcuna delle serpi. Ovvio invece che non debba nemmeno dirvi che le vostre visite sono più che gradite.
disse loro la riccia, con un mega sorriso.
- Ovvio Herm, appena possibile ti verremo a trovare, ci puoi giurare!
- Anche per dare una controllata alla situazione, sai com’è.
- Tranquillo Ron, non è successo niente di che, davvero.
Un colpo improvviso di tosse della rossa di casa Weasley fece girare, quando nessuno dei due guardava ovviamente, la regina dei Gryffindor che le lanciò uno sguardo inceneritore.
- Verremo lo stesso a controllare. E se solo ti fa qualcosa, chiamaci. Ci pensiamo noi a lui.
- Grazie Harry, anche se ti dirò.. fino ad ora sono sempre riuscita a tenergli testa. Anzi, ancora qualche giorno e sarà lui a dover temere me.
- Grande Herm, così si fa. Non ti far mettere i piedi in testa da un furetto!
- Neanche tra cent’anni, puoi contarci.
gli disse quella sorridendo.
- Ragazzi si sta facendo tardi conviene iniziare a tornare ai dormitori. Vorrei farmi una doccia prima di riscendere in Sala Grande per la cena.
- Hai proprio ragione Harry, una doccia calda non è per niente una cattiva idea.
aggiunse Ginny, che già si stava pregustando il calore del bagno che avrebbe fatto appena tornata in sala comune.
- Diciamo che il mio ritorno al dormitorio non sarà così rilassante come il vostro ragazzi. Purtroppo ho il signor Perché-io-sono-un-Purosangue-e-voi-non-siete-nessuno che mi aspetta.
- Silente deve essersi proprio ammattito. E tu sei troppo buona ‘Mione a non averlo ancora schiantato. Fossi stato al posto tuo Malfoy se la sarebbe già vista brutta parecchie volte.
le disse Ron, già immaginandosi la scena nella mente.
- C’ho pensato, eccome se ci ho pensato Ron, ma poi peggiorerei solo la situazione e un’espulsione per colpa sua proprio non ci vuole. Per non parlare del fatto che poi mi ritroverei a dover sistemare tutte le cose per il ballo da sola. Dovrò abituarmi a trovare la sua faccia petulante ogni volta che entro in quella camera.
disse, sbuffando rassegnata mentre sosteneva il mento con la mano, il braccio a sua volta tenuto su dal ginocchio.
- Guarda il lato positivo Herm, con la scusa del ballo avrai la possibilità di farlo sgobbare come mai abbia fatto prima.
- Ginny ha ragione, non vedo l’ora di vedere Malferret girare per la scuola comandato a bacchetta come un servetto.
Hermione scoppiò a ridere.
- Già, in effetti quella è l’unica cosa che mi rincuora. In questi mesi credo imparerà finalmente il significato del verbo “lavorare.”
- Sarà uno spettacolo impagabile, da non crederci.
terminò sempre ridendo il Bambino Sopravvissuto.
- Ora però conviene davvero iniziare ad avviarci verso il castello, sono quasi le sette e ricordate che per le otto e mezza dobbiamo essere tutti pronti per la cena giù in Sala Grande.
- Ron ha ragione, conviene andare.
esclamò la rossa.
E detto ciò si alzarono per dirigersi a passo lento verso il grande castello, accompagnati da uno spettacolare tramonto riflesso sulla superficie, increspata dalle piccole onde, del Lago Nero.

***

Il dormitorio dei Serpeverde quel pomeriggio era abbastanza tranquillo.
In molti infatti avevano deciso di approfittare della giornata di sole e vento tranquillo per uscire a fare una passeggiata nei giardini tutti intorno al castello.
Nella sala comune, completamente vuota, solo due teste dai colori completamente opposti, una bionda e una mora, si potevano vedere.
Draco e Blaise infatti erano seduti sui divani della stanza verde argento e parlavano a bassa voce di un argomento che, avrebbe potuto sembrare a chiunque sentisse dal di fuori del discorso, trattasse di una cosa abbastanza segreta.
- Allora Blaise? Sei riuscito a sapere qualcosa?
- Mettiti in testa mio caro amico che quando uno Zabini dice di fare una cosa, ci riesce sempre. Si incontreranno nella foresta dopo Hogsmeade, vicino la Stamberga Strillante. L’appuntamento è per le undici di stasera.
- Perfetto.
disse il biondino, un ghigno sul volto che sembrava dirla lunga.
- Che abbiamo intenzione di fare? Andremo?
- Ovviamente Blaise. Dobbiamo concludere la cosa, ora o mai più.
- Sei certo di quello che fai Draco?
Il biondino si alzò silenzioso e andò verso la finestra.
- Non c’è altra scelta. Devo farlo.
- Sicuro di non fartela sotto?
- Molto spiritoso. Ci vediamo alle dieci e mezza all’uscita del castello. E vedi di non farti ne vedere ne seguire da nessuno.
terminò serio Malfoy.
- Ehm, solo qualche domanda, giusto per capire.
Il Principe delle Serpi si girò scocciato, come se non ci fosse niente da spiegare. - E sentiamo, cosa vorresti sapere ora Blaise?
- La chiave. Come pensiamo di svignarcela senza la chiave che ci apre il cancello? La vedo parecchio dura.
- Problema risolto, ho già pensato a tutto io. L’ho fregata al professor Vitious l’altro giorno, durante Incantesimi. Quello gnomo era così preso dalla sua stupida lezione che nemmeno se n’è accorto.
gli rispose ghignando fiero di se stesso.
- E con la Granger? Come la metti? Non dovevate vedervi stasera?
- Troverò una scusa, cazzo ci frega ora di quella palla al piede. Mi farà uscire matto un giorno o l’altro, non fa altro che urlare e dare ordini.
- Però, non siete poi così diversi alla fine.
disse il moro con lo scopo di provocare il ragazzo.
Sapeva fin troppo bene quanto fosse permaloso il suo migliore amico e vederlo irritarsi era il massimo.
Malfoy infatti, proprio come aveva previsto, gli rivolse un’occhiata di fuoco.
- Io e la Granger non abbiamo niente in comune, sia chiaro. Alle dieci e mezza fuori dal castello.
- Ci sarò, amico.
terminò il moro ridendo, con un occhiolino.
- Perfetto.

***

Quella sera la cena in Sala Grande proseguì tranquilla come al solito, tra ricche portate e tante risate, mentre un cielo stellato e una luna piena splendente sovrastavano tutto e tutti.
Dopo aver terminato il dolce, quel giorno un budino al cioccolato, Hermione si alzò da tavola.
- Ragazzi comincio ad avviarmi, prima di cena io e Malfoy abbiamo deciso che stasera ci saremmo dedicati un altro po’ alla stesura del programma del Ballo Arcobaleno. Il tempo scorre e Silente si fida di noi, quindi intendo fare del mio meglio.
- Ok Herm, noi rimaniamo ancora un po’, aspettando che lui si decida a piantarla di rimpinzarsi di roba senza sosta.
disse Ginny, indicando con un dito il fratello, che proprio in quel momento aveva appena immerso il suo cucchiaino in un'altra coppetta di budino.
- Ok non vi preoccupate, tanto avremmo dovuto fare anche strade diverse per arrivare ai dormitori. Ci si vede ragazzi.
E detto questo si diresse verso la grande porta dorata per uscire dalla sala.
Mentre procedeva attraverso l’enorme passaggio, una volta arrivata in prossimità delle scale però un rumore leggero, quasi impercettibile, che lei identificò essere dei passi in corsa, si voltò per capire da dove venisse e soprattutto di chi fosse.
Quello che vide la lasciò parecchio sorpresa.
Draco Malfoy, che aveva visto uscire dalla Sala Grande un minuto prima di lei e che aveva quindi deciso di seguire per cominciare subito a lavorare in stanza come deciso, aveva deviato il percorso e preso così una strada diversa da quella che lo avrebbe condotto alla zona nord del castello.
Si stava dirigendo a passa svelto, ma attento verso, Hermione l’aveva capito subito, l’uscita del castello.
“Dove cavolo pensa di andare? Non lo sa che dopo le otto di sera è proibito dal regolamento uscire dalle mura?”
Ma come aveva ormai ben capito in queste settimane che gli era stata vicina, Malfoy aveva un regolamento tutto suo, a parte e che consisteva in una sola e precisa regola.
Non rispettarle.
Un Malfoy fa sempre e solo quello che vuole, ricordava le avesse detto una volta.
E anche adesso, mentre procedeva svelto intento ad andare chissà dove, non si era smentito.
“Problemi suoi, si facesse espellere” pensò inizialmente la ragazza.
Non poteva fargli da balia, se aveva deciso di comportarsi così se ne sarebbe preso tutte le responsabilità, con anche tutte le conseguenze che il suo comportamento comportava.
Non gliene importava niente di niente.
Stava così per salire le scale che l’avrebbero portata verso la torre quando però in lei qualcosa cambiò e la fece fermare a metà tra il corridoio e il primo gradino della scalinata.
Non tanto la voglia di salvarlo, vederlo sparire dalla scuola era il suo sogno più grande, piuttosto una fortissima curiosità la invase completamente da testa a piedi.
Voleva sapere dove stesse andando.
A porre il carico da dodici ci si misero poi anche i sentimenti di caparbietà e coraggio tipici dei Grifondoro che la fecero allontanare dalla scalinata sempre di più.
Si ritrovò così, quasi senza nemmeno rendersene conto, a seguire furtivamente il biondino per il castello.
Notò che ogni tanto si voltava indietro, come a vedere se qualcuno lo stesse seguendo, tanto che ogni qualvolta accadeva la ragazza si vedeva costretta, presa alla sprovvista, a buttarsi di corsa dietro ad un colonna, una statua, un’armatura o qualunque altra cosa nei paraggi che le permettesse di non essere vista dal giovane.
Una volta avendo preso male le misure e per la fretta di nascondersi, si ritrovò a sbattere la testa contro il braccio alzato di una statua di marmo, dietro la quale si era precedentemente accovacciata.
“Uffa! E tutto questo per colpa di quel Furetto e delle sue scappatelle! Non potrebbe comportarsi normalmente per una volta? Avevamo anche deciso di continuare ad organizzare le cose per il ballo.. dove vorrebbe andare ora invece?”
Proprio in quel momento il biondino varcò l’uscita del castello per avviarsi verso i giardini, quando la Grifondoro notò che c’era una persona ad aspettarlo, ferma davanti ad un cespuglio.
La pelle scura che sembrava quasi farlo mimetizzare nel buio della sera, al contrario di quella diafana di Malfoy che risplendeva invece alla luce della luna, e i capelli sempre scuri, le fece immediatamente capire che anche Blaise Zabini fosse coinvolto in quello strano raggiro.
“Eccoli, scemo e più scemo. Che pensano di fare?” disse la ragazza, fermandosi prima del portone e sporgendo la testa molto lentamente per vedere meglio fuori.
I due rimasero a parlare e poi dopo qualche minuto si avviarono verso il cancello che circondava tutto intorno le possenti e antiche mura.
Mentre usciva e più veloce della luce andava ad accovacciarsi dietro ad uno degli alti cespugli che riempivano il giardino, li vide far scattare la serratura e il secondo dopo dirigersi di corsa verso la foresta appena fuori.
Rimase parecchio perplessa e indecisa sul da farsi inizialmente.
“E’ una pazzia!” si disse, ma il corpo sembrava muoversi da solo, non sentendo i limiti che la mente invece le stava imponendo, la curiosità e la voglia di sapere erano troppo forti.
“Giuro che se vengo espulsa per colpa loro li cruccio prima che riescano a pronunciare la parola aiuto!”
E fu così che, appena la strada fu libera lei fece lo stesso, non sapendo nemmeno dove fosse diretta.
L’unica cosa che le importava in quel momento era capire cosa avessero in mente quei due Serpeverde.
E, in un modo o nell’altro, lei l’avrebbe scoperto.

La storia inizia a farsi misteriosa, che avranno da nascondere i nostri Scemo e Più Scemo, come li chiama Herm? xD
Ora però passiamo ai vostri commenti che questa volta sono stati tantissimi!
Grazie ancora a tutte quelle che leggono e recensiscono la storia :)
Ma soprattutto un grazie a:

Troue_xxx
Grazie mille per i complimenti!
E si, la nostra cara Herm è a dir poco un osso duro per riuscire a resistere al fisico mozzafiato di Malfoy, ma lo dice anche lei stessa di non voler "essere come tutte le altre".. ma chissà per quanto resisterà ancora xD
Un bacio!

Red_93
Sisi, la continuo la storia, non la mollo per nulla al mondo!
Per me un piacere e un divertimento scriverla :)
E per farti contenta, insieme a tutte le altre.. ecco il capitolo aggiornato il prima possibile, come volevate!
Bacioni!

Eleonora 62
Contenta che ti piaccia e grazie mille per i bei complimenti, mi rendono davvero felicissima!

Axel_Twilight_93
Felicissima che le mie idee ti siano piaciute, mi sta divertendo molto scrivere questa storia.. e il fatto della convivenza forzata mi da la possibilità di far succedere tante cose interessanti :)
Grazie ancora e un bacione!

anna96
Grazie per tutti i complimenti, sei davvero troppo gentile!
Eggià, sembrano proprio una coppia di sposini, ha ragione *-*
Ma soprattutto.. mi sto divertendo troppo a scrivere di loro!
P.s. comunque sono al settimo anno, all'ultimo.. nel primo capitolo si parla infatti sia dei G.U.F.O. che dei M.A.G.O. :)

_Jade_
All'inizio, non ci crederai ma avevo paura di non riuscire a portare avanti un simile compito, scrivere una storia non è una cosa semplicissima..
E invece, ti dirò, mi sto divertendo tanto, mi riesce davvero facile.. se non scrivo almeno un pò al giorno è come se mi mancasse qualcosa.
Spero continuerai quindi a seguire la storia, ci conto!

Alepsina TH
Il fatto che scrivo molto è proprio perchè mi piace tanto scrivere, quindi tendo sempre a non regolarmi :P
Sono felice però che, nonostante tutto, la lunghezza non sia un peso per voi e che tutti gli avvenimenti si capiscano bene, per me è un traguardo!
Baci baci!

silvj
Grazie, sono felicissima che la storia ti piaccia così tanto *-*
Per me è importante sapere di poter contare su voi fan, siete fantastiche!
Sei stata gentilissima, a presto!

Ora non mi resta che salutarvi e augurarmi di ritrovarvi anche al prossimo capitolo :)
A presto!

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Capitolo 5
*** Inseguimenti al chiaro di luna ***


Ragazze eccomi di nuovo, non sono deceduta eh xD
Chiedo perdono per aver postato così tardi, ma questo periodo tra la scuola e i compiti che mi stanno uccidendo fisicamente e psicologicamente e altri cavoli vari non ho avuto un solo secondo libero :S
Però finalmente, ecco a voi il 4° capitolo che spero vi piaccia.
Mi raccomando, commentate in tante come al solito, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate della storia :)
Un bacio e a presto!

Il Ballo Arcobaleno

"4. Inseguimenti al chiaro di luna"

Ancora non ci credeva l’avesse fatto.
Lei, la So-Tutto-Io di Hogwarts, la Regina dei Grifondoro, Hermione Jane Granger aveva appena violato, per la prima volta in vita sua, delle regole.
E non regole qualsiasi, di poco conto, da scontare con una semplice punizione di qualche giornata o settimana, no.
Aveva infatti abbandonato la scuola dopo l’ora di cena e per di più per avventurarsi nella foresta appena fuori l’edificio, entrambe le cose severamente proibite dal programma dell’istituto.
Ma se da una parte non riusciva a capacitarsi ancora di tutto ciò, l’unica cosa invece di cui si rendeva davvero conto e per cui non smetteva di maledirsi da sola dal momento in cui i suoi piedi avevano superato il cancello, era il motivo di tutta quella situazione.
“Guarda te se per seguire quei due idioti di Malfoy e Zabini io debba rischiare l’espulsione! Giuro che li schianto se perdo l’anno!”
Ovvio che nessuno le avesse ordinato di seguirli nella foresta, ma si sa, la curiosità è donna e lei non era riuscita a resistere, era stato più forte di lei.
“E poi era mio dovere seguirli, essendo una Caposcuola intendo. Già posso sentire il dolce sapore della vittoria se solo li colgo con le mani nel sacco! Sarebbe la giusta punizione per il Furetto e il suo caro amico. Chissà che non decidano una volta per tutte di mettere la testa apposto dopo stasera.”
Dicendo così proseguì il percorso ancora per lungo tempo, continuando sempre a nascondersi tra cespugli e arbusti che le permettessero infatti di non essere vista ogni qualvolta i due si voltavano indietro per essere certi di non essere seguiti da nessuno.
Doveva stare attenta, i due erano infatti pronti a scattare al più piccolo rumore e questo la indusse a pensare che fossero più all’erta di quanto avesse immaginato.
Non si accorse però poco dopo, immersa com’era nei suoi pensieri, di aver pestato un ramoscello, un ramoscello piccolo, leggero, quasi insignificante, ma non abbastanza per evitare facesse rumore, inducendo così i due Slytherin a girarsi immediatamente per vedere di chi si trattasse.
La Gryffindor, spaventata com’era e sicura che da un momento all’altro sarebbe stata scoperta decise lo stesso di tentare il tutto per tutto e di lanciarsi immediatamente con un veloce slancio, dietro una grande quercia lì accanto.
Il tronco era parecchio largo ed era abbastanza sicura, o almeno lo sperava, che l’avrebbe protetta da occhi indiscreti.
Il cuore le batteva a mille e il tremore alle mani sembrava essere ormai quasi incontrollabile.
Conosceva i Serpeverde e conosceva bene anche la loro rabbia nel caso qualcuno mettesse loro i bastoni tra le ruote durante i loro loschi affari.
Soprattutto se si trattava di un Gryffindor.
Soprattutto se si trattava della Regina dei Gryffindor, per di più Mezzosangue.
Soprattutto se si trattava di lei.
- Chi è là?
chiese a quel punto il biondino puntando la bacchetta verso il sentiero buio e, ora, vuoto.
- Che diavolo fai Malfoy? Non vedi, non c’è nessuno.
- Zitto Blaise.
- Ma che cavol..
ma venne di nuovo interrotto dall’amico.
- C’è qualcuno qui che si diverte a giocare a nascondino.
Blaise si guardò intorno sorpreso.
- Sei sicuro? Io non vedo nessuno. E poi.. dai, non vorrai dirmi che ci siamo fatti seguire!
- A quanto pare. Ha fatto il furbo fino ad ora, è stato bravo, quasi non me ne accorgevo. Ma ora il gioco è finito. Vieni fuori adesso e forse saremo buoni con te. Chiunque tu sia.
Hermione si accasciò molto lentamente lungo il fianco dell’albero, senza nemmeno respirare, timorosa che anche il più piccolo rumore facesse scoprire la sua posizione.
La mano scese, senza che nemmeno se ne rese conto alla bacchetta che aveva in tasca ai jeans: se avessero attaccato si sarebbe difesa, o almeno ci avrebbe provato.
Per quanto fosse brava infatti, era in netto svantaggio, lo riconosceva da sola sin da ora e non solo per il fatto che fossero in due, ma anche perché era a conoscenza della bravura di entrambi nel combattimento.
Le iniziarono a pizzicare leggermente gli occhi, le lacrime salivano inesorabili, ma non per paura, quella mai.
Per rabbia, frustrazione.
Come aveva potuto farsi scoprire, per una simile leggerezza poi?
Era stata davvero stupida, tutto quel viaggio, quelle corse.. per far finire la cosa in questo modo.
Non avrebbe mai scoperto perché quei due erano venuti fin lì quella notte e forse alla fine ci avrebbe anche rimesso, passando dalla parte del torto.
Non le riusciva difficile immaginare infatti che i due Serpeverde si sarebbero coalizzati davanti ai professori per darle la colpa della fuga, in due contro lei da sola.
Piangeva, ma non voleva piangere.
Non doveva piangere. Si sarebbe fatta coraggio come aveva sempre fatto.
Intanto, un rumore di passi che sembrava dirigersi verso la sua postazione cresceva sempre di più, segno che qualcuno si stesse avvicinando a lei.
- Facciamo i coraggiosi eh. Non vuoi rivelarti. O forse è solo perché hai paura.. ma ti do un consiglio, ti conviene uscire ora. Se mi andrai a genio potrei anche farti.. meno male. Non avere paura ora. Perché dopo ne avresti di più.
Quella strinse ancora più forte di prima la bacchetta.
- Draco dai, forse stiamo esagerando. Forse era solo un animale, magari non c’è nessuno davvero.
- Non credo Blaise, il passo di prima era troppo pesante per essere quello di un piccolo uccello o di un mammifero. Qualcuno ci ha seguiti. E sono proprio curioso di vedere in faccia questa persona.
- Dai Draco, stiamo anche perdendo tempo e sai bene che non possiamo permettercelo.. andiamo via ora e..
- E’ semplice la cosa, Blaise. La gente non si deve mai e dico mai immischiare negli affari di un Malfoy. E se lo fa non passa impunito, poco ma sicuro.
gli rispose il biondino.
Hermione da subito quella sera, nonostante la paura e l’insicurezza iniziali, aveva deciso di seguirli e al momento della fuga si sentì quasi elettrizzata dal tutto.
Ma quando li vide poi prendere la strada verso Hogsmeade e allontanarsi così sempre di più dal castello, iniziò a preoccuparsi e seriamente.
Ora la preoccupazione era diventata vera e propria paura.
Non sapeva dove si trovasse, era troppo buio per capirlo, ma soprattutto non sapeva cosa le sarebbe successo.
Sapeva solo che due Serpeverde armati di bacchetta e tanta rabbia si stavano dirigendo verso di lei.
Non si sporse nemmeno oltre il tronco per vedere dove fossero, non sapendo se le avrebbe fatto più paura essere vista o piuttosto vederli procedere minacciosi verso la sua figura.
Poteva però immaginare anche da lì il giovane moro seguire il Principe delle Serpi, quest’ultimo il solito ghigno di chi vede la vittoria ormai prossima, impresso sul volto.
Ormai erano vicinissimi, li poteva sentire in modo nitido, acuto, solo il grande tronco li separava.
- Il momento è giunto. Vediamo chi è che ha così voglia di giocare con noi. Vuole divertirsi? Divertiamoci tutti quanti allora.
Il respiro le si mozzò in gola, neanche Dio sapeva cosa le avrebbero fatto se l’avessero trovata lì.
Il rumore di foglie infrante dai passi ormai era vicinissimo, sempre più chiaro.
Poteva già vedere la punta dell’elegante scarpe nera laccata del biondo Serpeverde aggirare l’albero verso la sua direzione.
“E’ finita. Io e le mie stupide idee! Ma come mi è venuto in mente di seguirli? L’idea di coglierli nel sacco era allettante, ok, ma.. se mi beccano tanti cari saluti!”
Un altro rumore la distolse all’improvviso da queste sue considerazioni.
“Dai Herm, ormai è andata, almeno cerca di difenderti. Uno schiantesimo e dovrebbero stare buoni per almeno un’oretta. Posso farcela.”
Un altro passo.
“Forza, un respiro profondo.”
Uno ancora.
“Coraggio, ora o mai più.”
- Draco, dai andiamo. Non c’è nessuno e stiamo perdendo tempo. Se non ci sbrighiamo non arriveremo in tempo e se il piano salta siamo nella merda, penso tu lo sappia meglio di me. E per di più Hogsmeade è ancora lontana, dobbiamo sbrigarci.
Hermione sgranò gli occhi sorpresa.
Aveva sentito bene, che l’avesse appena scampata?
Si affacciò molto lentamente e il meno possibile, quanto bastasse per avere una piccola visuale su quanto stesse accadendo.
Vide il biondino riflettere e poi, cosa che le fece tirare un sospiro di sollievo, farsi indietro sempre di più.
- Forse hai ragione Blaise. E anche se così non fosse ho cose più importanti da fare che perdere tempo dietro a un ficcanaso qualunque. Dobbiamo andare ora.
Fu così che vide il moro incamminarsi velocemente verso il sentiero che si snodava davanti a loro nella foresta e come sempre, si preparava a seguirli ancora una volta, ma rimase sorpresa quando vide Draco rimanere fermo al suo posto, senza dare segno di volersi muovere.
Che aveva intenzione di fare?
Perché non andava anche lui?
- No Blaise, useremo un’altra via. Seguimi.
Hermione per un attimo non capì che cosa stesse succedendo, ma poco dopo ciò che vide le permise di comprendere.
Subito il moro fece dietrofront e, una volta accanto all’amico, i due Serpeverde nel giro di alcuni secondi sparirono improvvisamente davanti ai suoi occhi, come risucchiati da un vortice invisibile.
“Si sono smaterializzati! Scommetto che l’hanno fatto per evitare di essere seguiti. E ora che faccio? Non so nemmeno dove sono diretti. Il futuro da investigatrice di Hermione Jane Granger termina qui, perfetto.”
si disse affranta, sedendosi su un tronco caduto lì vicino.
Ma subito dopo un lampo di genio la colpì.
“O forse no..”
Hogsmeade.
Li aveva sentiti prima di Smaterializzarsi pronunciare il nome del piccolo paese.
Era quella la loro destinazione.
Solo, che cosa li aspettava a Hogsmeade di così importante da non potersi nemmeno permettere di arrivare in ritardo?
E per di più in piena notte, di soppiatto, abbandonando il castello senza alcun permesso?
“Impossibile che un professore abbia acconsentito a farli uscire così tardi. E per di più da soli. Ci deve essere qualcosa sotto sicuramente.”
Tutto questo voleva dire che la cosa dovesse rimanere segreta, nessuno doveva sapere niente.
E loro pensavano così fosse.
Ma forse non sapevano che quando la Regina dei Gryffindor si mette in testa una cosa, a costo di uccidersi, deve portarla a termine.
E, per loro sfortuna, questa volta la fonte della sua curiosità erano proprio loro.
“Hogsmeade. Almeno ora ho un posto dove dirigermi, è un inizio. Una volta arrivata proverò a cercarli. Ora è meglio andare.”
E detto ciò, dopo essersi alzata, con un leggero schiocco di dita scomparve all’improvviso, imitando come poco prima i due giovani.

***

Erano le dieci e quaranta.
La collina si affacciava sulla valle della Stamberga Strillante, quella sera più buia e oscura del solito e due giovani, erano in attesa trepidante di veder comparire qualcosa.
O qualcuno.
- Draco pensi davvero che qualcuno ci stesse seguendo prima?
Il biondino, immerso nei suoi pensieri, lo sguardo fisso sulla valle sconfinata davanti a sè, si voltò in direzione della voce dell’amico.
- Cazzo ne so Blaise, so solo quello che ho sentito. E io ho sentito un rumore di passi proprio dietro di noi. E non te ne riuscire che poteva essere un animale o che so io, perché non è così, i passi erano troppo pesanti.
gli disse, appena lo vide intento a controbattere.
- E ora? Che facciamo? Se davvero ci hanno seguiti c’è il rischio che tutto il piano vada a puttane.
Draco sembrò riflettere un attimo.
- No, per il momento è tutto ok. Con la smaterializzazione è impossibile scoprire dove si è diretti. Chiunque fosse non saprà mai dove siamo. Il suo piano finisce lì, mi dispiace per lui.
- Speriamo sia così.
- Ovvio che è così Blaise, non si può rintracciare una persona dopo che si è smaterializzata, neanche con la più potente delle magie. Voleva fare il furbo? Noi siamo stati più furbi di lui. E ora vedi di concentrarti cazzo, abbiamo altre cose a cui pensare. Vediamo di uscirne tutti interi da questa situazione.
Blaise rise, come per alleviare la situazione che si era fatta all’improvviso più tesa.
- Sei con uno Zabini ricorda, il meglio del meglio. Ovvio che ne usciamo.
- Vedi di fare poco lo spiritoso. Non avremo altre possibilità oltre a questa.
- Mamma mia come rompi Draco! Già sto agitato di mio, poi ti ci metti pure te! E ridi un attimo!
Ma Draco sembrava non sentirlo, già voltatosi a riguardare la Stamberga Strillante.
Lo sentiva, il momento era ormai vicino.

***

Più camminava e più Hermione si sentiva spossata, stanca, le veniva quasi da rimettere la cena forse non ancora ben digerita a causa della corsa, ma cercò il più possibile di non badare alla cosa, sapendo bene che la Smaterializzazione poteva far risentire di questi piccoli effetti alla fine della magia, soprattutto a chi non era molto allenato proprio come lei.
Era dopotutto una magia parecchio potente e richiedeva quindi tanta concentrazione quanto energia.
Chiuse un attimo gli occhi, giusto il tempo di inspirare ed espirare profondamente per cercare di calmare il terribile giramento di testa che la colpì in quel momento.
- La Smaterializzazione è stata più impegnativa di quanto pensassi, soprattutto perché il tragitto non era dei più corti. Ho consumato energia, troppa, ho un mal di testa del cavolo e mi sta venendo da vomitare tutta la cena.
disse quella, continuando a tenere gli occhi chiusi e portando immediatamente una mano davanti alla bocca per bloccare il conato che minacciava da un momento all’altro di uscire.
- Giuro che se li riprendo qualsiasi cosa stiano facendo, per quanto illegale, losca o pericolosa possa essere la situazione sarà niente in confronto a quello che gli combinerò! Fossi in loro comincerei a chiedere il trasferimento in un altro paese!
terminò lei, iniziando poi subito dopo a dirigersi fuori dal bosco in cui era apparsa.
Ora che ci faceva caso, era veramente buio, saranno state a colpo d’occhio poco dopo le dieci e mezza, si disse.
Si guardò per un attimo indietro e a malincuore fu costretta a dire a se stessa che lo spettacolo non era di certo dei migliori.
Tra il bosco con tutte le sue fronde oscure e ululanti al vento leggero, rese ancora più terrificanti dal buio della notte, la luna piena in cielo e piccoli rumori indefiniti qua e la che la facevano saltare continuamente per le loro comparse improvvise, si maledì per aver abbandonato il calduccio della sua accogliente Sala Comune, la sicurezza dell’imponente castello di Hogwarts.
Si chiese cosa stessero facendo i suoi amici in quel momento, mentre lei era dispersa da sola tra i boschi alla ricerca di due Serpeverde fuggitivi.
Si decise a proseguire e a farlo anche velocemente, da sola com’era in quel momento avrebbe potuto fare ben poco nel caso fosse uscito qualcosa, o peggio, qualcuno da quelle fronde.
Si guardò intorno, ma la cosa non migliorò, non riusciva proprio a capire dove si trovasse in quel momento.
Iniziò a prenderle l’affanno, le mani le sudavano.
- Vediamo di calmarci, eh Herm. Allora.. quella dovrebbe essere Londra, vedo le rotaie del treno in lontananza.. la direzione è quella..
disse, voltandosi a sinistra e indicando con il dito la zona che le si presentava davanti, per orientarsi meglio nel buio.
- E quindi questa di qua, dovrebbe essere Hogsmeade.. se non ricordo male sono in parallelo, proprio una di fronte all’altra..
continuò subito dopo, voltandosi questa volta verso destra, nella direzione opposta a quella prima.
Non molto convinta alzò un sopracciglio e guardò ancora una volta prima a destra e poi a sinistra e viceversa.
Non ne era più così sicura e la paura mista al buio non aiutavano di certo la sua situazione.
- Perfetto. Da sola. Di notte. Dispersa dove solo Dio sa dove. Anche se mi viene da pensare che a questo punto non lo sappia neanche più lui guarda. Tanto vale prendere una strada e tentare di arrivare da qualche parte. Alle brutte me ne torno a scuola con la Smaterializzazione e..
Nemmeno il tempo di finire la frase che un altro giramento di testa la fece vacillare pericolosamente, costringendola a sedersi su un piccolo tronco tagliato lì vicino.
- Ripensandoci niente Smaterializzazione. Vorrà dire che tornerò a pied.. perfetto neanche a piedi.
si disse, accasciandosi sotto il peso delle spalle sconfortata.
Ma perché tutte a lei?
- I cancelli del castello sono bloccati con la magia e per di più da Silente, l’unico modo per entrare e uscire è con la chiave. Chiave ora come ora in possesso di Scemo e Più Scemo. Perfetto, davvero perfetto.
Non vedendo altre soluzioni decise che la cosa migliore da fare fosse iniziare a incamminarsi verso quel piccolo paesino che lei aveva riconosciuto essere Hogsmeade, con la speranza che le sue supposizioni fossero esatte.
Cercando di accelerare il passo, per quanto l’oscurità lo permettesse, dato che doveva stare attenta a evitare ogni possibile tipo di ostacolo, si affrettò a discendere la collina su cui si trovava e continuò il suo tragitto finchè non lo vide.
Un piccolo cartello rettangolare, in un legno che pareva essere abbastanza antico e con un grande scritta nera centrale a caratteri semplici e lineari, tipico di ogni cittadina, dava il suo benvenuto.
Un “Benvenuti a Hogsmeade” però che, date le circostanze non riuscì a farla sentire meglio.
I lampioni con le luci tremolanti, i negozi chiusi data l’ora e un leggero vento ululante rendevano la ridente e colorata Hogsmeade molto diversa da come era solita conoscerla la ragazza.
- Guardiamo il lato positivo dai, almeno sono arrivata.
disse, sospirando leggermente, ma comunque all’erta.
- Ora si passa alla seconda fase, trovare quei due.
Ma intorno non sembrava esserci anima viva.
- Hanno detto di dover andare a Hogsmeade e a Hogsmeade devono essere. Prima o poi li troverò.
concluse, iniziando così la sua ricerca.
Era come giocare a mosca cieca e purtroppo questa volta a essere in totale svantaggio, nelle vesti della appunto piccola mosca accecata c’era proprio lei e non solo perchè non riusciva a vedere niente e nel vero senso della parola, ma anche perché non sapeva da che parte cominciare.
Per quanto Hogsmeade fosse un paesino piccolo e raccolto era pur sempre un paese, non si parlava di certo di un semplice castello come Hogwarts.
Sta di fatto che dopo mezz’ora era ancora dispersa e disperata, intenta a vagare senza aver concluso niente.
- Spero di fare presto. Per fortuna io e il Furetto siamo sistemati in alloggi separati, almeno non dovrò tentare di trovare un’assurda scusa che tenti di giustificare il fatto che io non sia tornata a dormire a scuola. Un problema in meno a cui pens..
Un giramento di testa la colpì di nuovo.
A quanto pare la Smaterializzazione l’aveva stancata più del previsto.
- Ora lo so. Mai usare la Smaterializzazione di sera. Mai.
disse, mentre si portava una mano alla fronte e con un sospiro tentava di dissimulare le fitte lancinanti alla testa.
- Non vedo l’ora che tutto questo finisca per tornare a scuola e farmi una bella e sana dormita, ne ho bisogno a quanto pare.
disse, barcollando ancora una volta.
- La cosa positiva però sarà vedere Malfoy spedito in punizione con il suo amichetto. Pur di vedere accadere una cosa del genere potrei rimanere fuori tutta la notte. E a quel punto nemmeno Piton potrà salvarlo come fa sempre. Preparati Furetto, una Granger non la freghi come tutti gli altri polli dei tuoi amichet..
Nemmeno il tempo di finire la frase che, poco prima di voltare l’angolo vide qualcosa che le fece apparire sul volto un ghigno di vittoria che avrebbe reso orgoglioso lo stesso Malfoy.
Era quasi un’ora ormai che aspettava questo momento e gioire le venne più che spontaneo.
Una chioma bionda serica aveva infatti appena voltato l’angolo davanti a lei.
A quanto pareva, senza nemmeno rendersene conto, li aveva ripresi.
Affrettò quindi il passo e dopo alcuni metri, poco prima dell’angolo rallentò la sua corsa per appostarsi poi accanto al muro in completo silenzio.
Si sporse poco poco, quanto bastasse per poter vedere cosa stesse succedendo.
La piazzetta della città, buia e desolata come il resto del paesino quella sera, era occupata nel centro da due figure ritte in piedi.
Nel buio intenso della notte, dove quasi nulla era distinguibile, vide questa chioma bionda su un fisico quasi scultoreo, a dire dai pantaloni neri attillati, rilucere in contrasto con il nero denso tutto intorno.
Malfoy, con accanto il fido Zabini era davanti a lei, era intento a parlare animatamente ma pur sempre discretamente e se solo si sporgeva un po’ dal muro dietro il quale si trovava, poteva vederli completamente.
Erano lì, una cinquantina di metri li dividevano, era la sua occasione per smascherarli e riportarli a scuola da colpevoli.
Le sarebbero bastati pochi secondi, il tempo di uscire dal suo nascondiglio e corrergli contro.. ma cosa avrebbe risolto in questo modo?
“Pensaci Herm, sono due e sono armati. Quanto pensi ci metteranno a Schiantarti e a darsi alla fuga? Nemmeno il tempo di provare a lanciare una misera richiesta d’aiuto.”
E poi se li avesse smascherati ora non avrebbe mai scoperto cosa stavano macchinando.
Se voleva davvero sapere cosa fossero venuti a fare nel pieno della notte a Hogsmeade doveva lasciarli liberi ancora un po’, tutto quello che doveva fare era continuare a seguirli in incognito.
Detto fatto, dato che i due ripresero immediatamente a camminare e lei come una molla scattò pronta a ripartire, non aveva intenzione di mollare proprio ora.
Non aveva la minima idea di dove fossero diretti, ma conoscendo i due sapeva bene che ciò che l’aspettava non poteva essere di certo niente di buono.
Sperava solo non fosse qualcosa di esagerato come stava immaginando.
Proseguirono ancora per un po’ e lei, molto faticosamente si ritrovò a dover avanzare usando come nascondiglio ogni qualsiasi cosa trovasse sul suo cammino, da muri a cartelli, da alberi a carrozze a blocchi di pietre posti ai lati della strada.
Si chiese quanto avrebbero camminato ancora, non conoscendo la destinazione non aveva nemmeno la possibilità di farsi un’idea di quanto mancasse all’arrivo e lei era veramente stremata.
Più volte si era vista costretta a fermarsi per riprendere fiato, ma questo invece di aiutarla non faceva che peggiorarle la situazione perché lentamente le faceva perdere terreno sui due Slytherin, ritrovandosi così a fare spesso e volentieri enormi e rapidi scatti che le permettessero di riacquistare il terreno perduto.
Sembrava ormai sul punto di mollare quando si rese conto che i due si erano appena fermati, vedendosi così costretta ad effettuare un’inchioda dell’ultimo secondo che le permise di non essere vista per poco.
Si sporse come al solito e li vide parlare, sicuramente decidevano il da farsi.
Si chiese quali fossero i loro piani, erano ai limiti ormai della città.
Dove erano diretti?
Quando si riprese vide che i due erano già ripartiti, pronti a discendere la collinetta su cui si trovavano in quel momento.
Hermione guardò davanti a sè e fu in quel momento che la vide e capì.
La Stamberga Strillante, era lì che erano diretti.
“Per Merlino, perché non ci ho pensato prima! Venire ad Hogsmeade di notte senza nessun permesso è una cosa abbastanza losca.. e esiste posto più losco della Stamberga?”
Intanto i due erano quasi arrivati, se non voleva perderli doveva andare e doveva farlo ora.
“Forza Herm, decidi. Adesso o mai più.”
Un respiro profondo, guardò prima la stradina che l’avrebbe ricondotta in paese e l’altra che invece l’avrebbe condotta verso.. verso cosa?
Non lo sapeva neanche lei, ma sentiva che voleva scoprirlo.
La sua coscienza non ebbe infatti nemmeno il tempo di essere chiamata in causa per tentare di riportarla sulla retta via che la Gryffindor aveva già preso la sua decisione.

***

La Stamberga Strillante si ergeva imponente e inquietante al centro della silenziosa pianura, quando i due Serpeverde arrivarono finalmente al suo cospetto e si fermarono poi a fissarla.
Sapevano cosa sarebbe successo una volta entrati, lo sapevano bene.
- Draco, sei davvero sicuro? Siamo ancora in tempo per tornare indietro, sappilo.
Il ragazzo fissò ancora per un attimo l’edificio e poi sentitosi chiamare, si voltò in direzione dell’amico.
- Blaise quante volte te lo devo dire. Si va avanti con il piano, su questo non si discute. Speriamo solo che Salazar ce la mandi buona.
Il moro ingoiò a vuoto per spezzare la paura che sentiva montargli dentro, non potevano lasciarsi sopraffare dal timore, non potevano fallire.
Si avvicinarono così insieme, quasi si fossero letti nel pensiero verso la porta in legno consunto.
Si potevano udire già da lì delle voci venire da dentro, voci oscure, rauche, malvagie.
Fu questione di secondi, il tempo di aprire la pesante porta e di oltrepassarla.
Quello che videro in quel momento avrebbe fatto gelare il sangue a qualunque degli sprovveduti cittadini di Hogsmeade, all’oscuro sicuramente della loro presenza.
Cinque teste nere e incappucciate si voltarono all’unisono non appena udirono l’uscio aprirsi e lo sguardo per nulla sorpreso di quelli avrebbe fatto capire a chiunque che non fosse stato un semplice caso il loro singolare incontro.
- Figlio mio. Blaise Zabini. Venite avanti, vi stavamo aspettando.
Lucius Malfoy sedeva ad un piccolo tavolo rettangolare in legno con altre quattro persone che, i due giovani Serpeverde riconobbero essere appena entrati, Antonin Dolohov, i due fratelli Lestrange e il Lupo Mannaro Fenrir Greyback.
- Allora, come procede il piano? Nessuna complicazione per il momento vero?
- No padre, nessuna.
- Meglio così. Sai bene che per noi sarebbe davvero impossibile mandarvi degli aiuti, nella situazione in cui siete, quindi conto sul fatto che come le cose vi vadano bene ora, rimangano tali anche in futuro. Conto su di voi ragazzi miei.
- Non la deluderemo signor Malfoy.
terminò Blaise, prendendo la parola per la prima volta.
Draco si sentì osservato, troppo e aveva avuto questa sensazione addosso sin dal momento in cui aveva messo piede in quella stanza.
- Chi ci dice che ci possiamo fidare? Sono due ragazzini in fin dei conti, il minimo errore e il piano va a puttane.
esordì il lupo mannaro improvvisamente, fissando intensamente Draco, gli occhi ridotti a due fessure e assolutamente immobili su di lui.
- Beh nessuno ti obbliga a fidarti di noi. Nel caso comunque quella è la porta.
disse il biondino indicando quella con un cenno laterale della testa.
- Come osi parlarmi così ragazzino! Vedi di stare al tuo posto!
disse quello, alzandosi di colpo dalla sedia che ricadde all’indietro a terra, rimbombando nel silenzio della stanza.
- Adesso basta, finiamola con questi giochetti. Greyback sei tu quello che deve stare al suo posto qui, non lui. Non azzardarti anche solo un’altra volta a dare ordini a mio figlio o rimpiangerai di essere venuto stasera. E garantisco io per i ragazzi. E’ mio figlio e sono certo farà del suo meglio. Possiamo fidarci.
disse serio, fissando negli occhi il ragazzo.
Draco a sua volta lo fissava senza proferire parola.
- Beh direi di festeggiare allora, dato che le cose stanno procedendo per il verso giusto.. non lo pensi anche tu Lucius?
disse a quel punto leggermente imbarazzato Antonin Dolohov, per cercare di coprire il silenzio sconveniente che si era appena andato a creare.
Quello non gli rispose, accennando un gesto lento e quasi impercettibile con la testa.
- Antonin ha ragione. Stanotte non sono neanche andato a caccia, ho bisogno di sfogarmi e non pensarci.
aggiunse Greyback in quel momento, ghignando malefico.
- Altro che piccole e succose bambine bello mio, un bel bicchiere di vino, è la cosa migliore di tutte fidati. Passa tutto così.
disse dopo aver fatto comparire sul tavolo sei bicchieri pieno fino all’orlo di vino rosso fresco, uno dei fratelli Lestrange.
Fu così che nel giro di qualche minuto, dopo aver invitato gli altri a brindare sonoramente tutti insieme, si ritrovarono a scherzare e ridere ognuno tenendo stretto in mano la propria fonte di gioia liquida.
- Tieniti pronto Blaise. E’ il momento. Al mio tre scagliamo uno schiantesimo massimo e finiamo il lavoro.
Disse quello sottovoce all’amico, seduto proprio accanto a lui.
- Finalmente amico, pensavo non me l’avresti più detto. Quando vuoi, non vedo l’ora.
Se solo i quattro uomini in nero avessero smesso anche solo un secondo di festeggiare tutti insieme, si sarebbero accorti del troppo silenzio dei due giovani, un silenzio strano, pesante, che consentì anche loro di non dare nell’occhio e non essere visti mentre allungavamo lentamente la mano lungo la coscia per impugnare le bacchette.
- Al tre Blaise. Uno.. due.. e..
All’improvviso però l’atmosfera andatasi a creare venne rotta da uno strano rumore che fece allarmare tutti quanti, come di un tonfo improvviso proveniente dalla stanza accanto.
Lucius Malfoy si alzò di colpo in piedi, facendo cadere la sedia per terra dietro di sé, visibilmente nero in volto.
- Rodolphus muoviti! Va a vedere cosa è stato! Immediatamente, prima che io prenda la bacchetta e ti costringa ad andare con la forza!
Mentre quello, intimorito per la precedente minaccia e per evitare di scatenare ancora di più la furia del signor Malfoy, si alzava da tavola molto velocemente, Greyback si guardava intorno allarmato, sapeva bene che se i presenti fossero stati trovati dagli Auror del Ministero sarebbe stato un bel problema per loro, uno scontro e quindi una maggiore notorietà erano le uniche cose che non occorressero loro ora.
- Non vi siete fatti seguire da nessuno vero?
disse a quel punto il lupo mannaro rivolto ai due giovani.
Blaise rimase zitto, non potendo fare a meno di ripensare ai rumori sentiti prima nel bosco.
- Ci prendi per idioti, cane peloso? Ovviamente no.
rispose quindi Draco al suo posto.
- E allora cosa ci fa lei qui?
disse Rodolphus Lestrange, ritornato proprio in quel momento nel salotto, tenendo stretta per il polso la sua piccola preda.
- Oh merda.
disse sottovoce il moro a Malfoy, alla vista di una Hermione Granger dimenante e prigioniera proprio davanti ai loro occhi.

***

Hermione era giunta all’entrata del vecchio edificio abbandonato, parecchio titubante e scossa, non sapeva davvero cosa l’avrebbe aspettata una volta aperta quella porta.
E il solo fatto che i due Slitheryn vi si fossero avventurati la faceva preoccupare ancora di più.
“Non penserai di tornare indietro proprio ora Herm, andiamo! Ci sei ormai, sei arrivata. Ce l’hai fatta. Forza e coraggio, apri quella porta.”
Posò quindi lentamente la mano sulla maniglia, ma notando che era stata chiusa a chiave dall’interno, immaginò per evitare che vi accedesse qualcuno, si vide costretta a fare ricorso alla magia.
Un Alohomora ben assestato e soprattutto non verbale, qualunque cosa ci fosse stata all’interno non voleva correre il rischio di finire scoperta e la porta si aprì con un movimento lieve e insonorizzato.
Un sospiro di sollievo le uscì spontaneo, non aveva pensato che la porta avrebbe potuto cigolare dato il legno antico, ma fortunatamente ciò non avvenne.
Un passo dopo l’altro, tremolanti a vista d’occhio, fu dentro.
Ciò che la colpì per prima cosa fu sicuramente il cattivo odore tipico di quelle case rimaste chiuse troppo a lungo, insieme poi a grandi ragnatele pendenti dal soffitto e qualche piccolo topolino qua e la nei fori del muro ormai visibilmente al termine dei suoi giorni.
Ma soprattutto ciò che notò fu il silenzio, un leggero e strano silenzio, forse troppo.
Non sapeva perché, ma sentiva che la situazione poteva risultare pericolosa e si disse di sbrigarsi, prima avrebbe trovato quei due e scoperto cosa avessero in mente di fare, prima sarebbe tornata a Hogwarts.
La casa si sviluppava su due differenti piani, ma notando il piano terra tranquillo e completamente vuoto, decise quindi seppur in ansia, di prendere le scale.
Cercò di essere il più leggiadra possibile, per evitare che le scale ormai vecchie cedessero sotto il suo peso o che scricchiolassero rivelando così la sua presenza.
Mentre era intenta però a non fare rumore, ne sentì uno all’improvviso, tanto che per un attimo si spaventò e temette di essere stata lei stessa a crearlo, quando invece alzando lo sguardo capì che proveniva dalla stanza proprio davanti a lei, appena terminata la rampa.
Fu come un rumore di sedie spostate, qualcuno che si alzava di scatto in piedi.
Questo voleva dire che c’era qualcuno.. che stava succedendo?
D’istinto prese in mano la bacchetta che aveva nella tasca destra dei jeans.
Proseguì quindi la sua avanzata, sempre in silenzio e molto lentamente per poi concluderla davanti all’entrata chiusa della stanza incriminata.
Ora che si era avvicinata poteva sentire chiaramente più rumori provenire dal dentro, come un bisbigliare continuo.
Quello che la lasciò sconvolta fu che potè riconoscere più di due voci.
Questo voleva dire che i due Slytherin non erano da soli, avevano un appuntamento con qualcuno.
Notò che la porta era leggermente socchiusa e fu così che inchiodò lo sguardo nella fessura il minimo indispensabile, giusto lo spazio per vedere quanto stesse accadendo all’interno.
Si sarebbe aspettata di tutto, qualunque cosa, ma a questo non era proprio preparata, tanto che le ghiacciò di colpo il sangue nelle vene.
Cinque figure nere incappucciate, che trasudavano malvagità dal solo respiro, stavano proprio lì davanti a lei, sedute ad un piccolo tavolino a discutere di chissà quale piano.
Ma ciò che la sconvolse ancora di più, continuando a far vagare lo sguardo per la stanza, fu la presenza di altre due figure più piccole, che in questo momento avrebbero dovuto essere da tutt’altra parte.
Draco Malfoy e Blaise Zabini infatti erano seduti lì in mezzo e sembrava per di più essere anche molto a loro agio, tanto che li vide più volte prendere loro stessi la parola.
Immediatamente, come si fosse scottata, fece un salto all’indietro e andò ad appoggiarsi al muro dietro di lei coprendosi la bocca, per trattenere il gemito di sorpresa che fu quasi sul punto di uscirle involontariamente.
Se l’avessero scoperta sarebbe stata la fine, lo sapeva bene.
E non che non volesse farsi trovare per paura, lei non aveva mai paura.
E nemmeno per codardia.
Semplicemente per intelligenza, erano armati ed in tre, lei da sola.
C’è poco da chiedersi su chi avrebbe avuto la meglio.
A passi molto ma molto lenti si fece sempre più indietro attaccandosi con la schiena il più possibile al muro, non dovevano vederla.
Che cosa ci facevano i Mangiamorte a Hogsmeade?
E peggio, cosa ci facevano Malfoy e Zabini seduti allegramente al tavolo con loro a strozzarsi di vino?
Poi le venne in mente una cosa.
E se avessero lasciato la scuola senza permesso nel pieno della notte apposta per non dover dare spiegazioni a nessuno sull’incontro che stavano per avere?
Si sporse leggermente nella fessura tra la porta e il muro, quanto bastava per potere vedere qualcosa.
Stavano parlando animatamente di qualcosa che doveva essere anche molto importante pensò, dal modo agitato di gesticolare, ma comunque con un tono di voce troppo basso per poter capire anche solo una parola.
E non poteva nemmeno riconoscere l’identità dei tre, i cui volti erano coperti dai soliti pesanti e scuri cappucci neri.
In quel momento, uno dei tre si voltò improvvisamente nella sua direzione facendole temere per un nanosecondo di essere stata scoperta e costringendola così a gettarsi di colpo all’indietro, rischiando quasi di cadere per terra di fondoschiena.
Ma capì di non essere stata vista quando quello, dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno si rigirò e invitò gli altri ad alzare i calici per un altro brindisi.
Ancora paralizzata per la paura si lasciò andare lungo il muro senza più forze, ne fisiche ne psicologiche.
Tra l’agitazione, l’ansia, lo spavento e il mal di testa che non voleva passare in seguito alla Smaterializzazione era davvero provata, la situazione stava degenerando.
Ora non solo doveva sbrigarsi a tornare indietro, ma doveva farlo anche cercando di arrivare sana e salva, perché il rischio che li incrociasse o che potesse essere scoperta in quel momento era più alto che mai.
Non avrebbe scoperto cosa ci facevano lì quei due, ma la cosa stava divenendo troppo pericolosa, per nessun motivo poteva rischiare di essere vista e catturata.
Così senza nemmeno pensarci troppo, si rialzò velocemente e con un respiro profondo si riavviò verso le scale cigolanti.
Camminava molto lentamente, come aveva fatto all’andata, il minimo rumore le sarebbe stato assolutamente fatale.
Era ormai in prossimità delle scale, poteva già da lassù vedere la porta di uscire, quella porta che l’avrebbe condotta alla salvezza concedendole una via di fuga, ma stanca si concesse un solo secondo di riposo appoggiandosi alla balaustra che dava sul piano superiore.
Nel preciso istante in cui toccò il legno, questo, come fosse di cartapesta si sgretolò e lei per un secondo rischiò di cadere di sotto.
Un veloce slancio di lato e ottimi riflessi nonostante il mal di testa martellante le permisero di evitare la disgrazia, o almeno solo in parte.
La balaustra infatti, una volta distrutta andò a creare un fragore immenso che, lei immaginò, fosse stato udito anche dai sei loschi uomini nella stanza proprio lì vicino.
Sapeva che non poteva essere catturata e così costrinse il suo corpo ad un ultimo sforzo, cercando di rialzarsi in piedi, in seguito alla precedente caduta che l’aveva spinta a terra, e di raggiungere la porta.
Era a metà rampa di scale, ce l’aveva quasi fatta, poteva già vedersi mettere la mano sulla maniglia e uscire alla luce della luna per poi fuggire via, quando si sentì afferrare per un polso da una stretta solida e ferrea.
Quando si voltò ciò che vide le fece ghiacciare il sangue nelle vene: Rodolphus Lestrange teneva il suo braccio stretto nella sua magra e secca mano, negli occhi odio puro verso lei che era allo stesso tempo spia, Grifondoro e Mezzosangue.
Ribellarsi fu inutile e lo stesso tentare di prendere la bacchetta nella tasca dei jeans, non solo perché era stanca, ma anche completamente immobilizzata.
Nel giro di pochi secondi si ritrovò catapultata nella stanza che fino a quel momento prima aveva tenuto d’occhio da fuori, al cospetto delle peggiori entità del mondo magico.
Dopo una breve rassegna dei volti davanti a lei, si voltò a fissare i suoi due compagni di scuola riservando anche a loro uno sguardo di pura cattiveria e delusione.
Non poteva nemmeno urlare, avendo una mano del mangia morte davanti la bocca.
- Ahi, mi ha morso la ragazzina!
urlò Rodolphus muovendo per il dolore la mano colpita leggermente sanguinante.
- Lasciala Rodolphus.
disse Lucius e, non appena fu libera prese a massaggiarsi l’arto dolorante e arrossato lentamente.
- Bene bene. Ma chi abbiamo qui, la signorina Granger immagino, o sbaglio?
Quella non rispose, limitandosi a fissare il padre del biondino con aria di sfida.
- Posso chiederti cosa ci fai a quest’ora di notte, da sola, sperduta nel bosco? E’ pericoloso sai, potrebbe capitarti qualcosa di brutto.. non ci hai pensato?
disse quello girandole lentamente intorno sotto lo sguardo divertito degli altri suoi tre compagni.
Lei non rispose, non ne aveva la minima intenzione.
Era più che altro in quel momento, concentrata a cercare di controllare il tremito di paura che aveva lungo tutto il corpo, nonostante ormai sembrasse essere quasi incontrollabile.
- Sai Draco mi ha parlato di te. Granger, la migliore di tutto il corso, Caposcuola per due anni consecutivi. Sarai l’orgoglio dei tuoi genitori. Ma immagino tu sappia che costituisci anche il disonore di tutto il nostro mondo. Tutti quelli come te lo sono.
La rabbia e lo sdegno la pervasero da capo a piedi.
- Oh, e immagino che invece voi siate l’orgoglio di tutta la comunità.
disse a quel punto, guardando con disprezzo le maschere e il vestito da Mangiamorte.
- Noi agiamo per rendere questo mondo migliore, per far si che sia popolato solo da coloro che lo meritano. E secondo ciò.. tu non dovresti essere qui.
- Non dovreste neanche voi. Se il Ministero sapesse che siete arrivati a Hogsmeade vi darebbe la caccia e per voi sarebbe la fine.
Un risolino generale si diffuse per la stanza e lei, non capendo cosa succedesse si voltò a fissarli uno per uno sbigottita.
- Che avete da ridere, si può sapere?
- Tu pensi davvero che un gruppetto di smidollati Auror possa spaventarci? Davvero, è questo che pensi?
- E’ quello che so. Altrimenti perché stareste rintanati qui in questo momento, sperduti tra i boschi a fare piano da quattro soldi per cercare magari di riuscire dove il vostro smidollato di un padrone ha fallito perché battuto da un semplice diciassettenne?
Gli occhi pieni d’ira, teso come non mai, Lucius le si avvicinò pericolosamente, la bacchetta puntata alla gola della ragazza.
- Come osi, lurida Mezzosangue, anche solo nominare il nostro signore e padrone?
Hermione aveva paura, troppa, ma non voleva ammetterlo, non doveva o sarebbe stata la sua fine.
Non bisogno mai dimostrarsi deboli agli occhi dei nemici, è ciò che si aspettano, di leggere il terrore per colpa loro nei nostri occhi.
- Non mi fate paura.
I due si fissarono a breve negli occhi, quando poi lo vide improvvisamente alzare la bacchetta e puntarla nella sua direzione, nessuna traccia di pietà nello sguardo.
- Lasciala a me Lucius, posso pensarci io a lei. Non sono andato a caccia lo sai, e la sua pelle è così candida.. e deliziosa.. profumata..
disse il lupo mannaro, iniziando a incedere lentamente nella direzione della giovane sempre più spaventata.
Lucius sembrò pensarci su.
- Essià. Ma vedi di concludere presto, dobbiamo andarcene.
- Hai la mia parola. Sarò velocissimo.
Terminò lui, voltandosi in direzione della Gryffindor e continuando ad avanzare lentamente leccandosi i baffi al solo pensiero di mettere i denti su quel collo morbido e caldo.
Un brivido inesorabilmente attraversò la schiena di Hermione.
- Non avere paura mia dolce signorina, te l’ho detto, sarò velocissimo. Non sentirai neanche un po’ di dolore..
disse, mentre quella indietreggiava spaventata, lentamente.
“E’ finita, chi pensava si sarebbe conclusa in questo modo? Mamma, papà, Harry, Ron, Ginny.. vi voglio bene..” pensò quella, serrando a quel punto gli occhi e sperando almeno di non soffrire troppo come gli era stato appena detto.
Un fragore improvviso, come di un incantesimo che viene lanciato e pensò di essere passata a miglior vita, ma non sentiva dolore, neanche il più leggero formicolio, e per di più era ancora in piedi.
Riaprì lentamente gli occhi e trovò davanti a se una scena parecchio insolita che le diede da pensare, ovvero Malfoy bacchetta alla mano, in piedi davanti al grosso lupo mannaro, quest’ultimo stordito a terra da quello che lei pensò essere stato uno schiantesimo ben assestato e Zabini invece cercare di tenere a bada gli altri.
Hermione era davvero confusa ora?
Che succedeva?
Cioè.. combattevano tra di loro?
Che senso aveva se erano tutti e sei dalla stessa parte?
Nemmeno il tempo di finire di pensare che venne presa nuovamente per il polso.
Il suo istinto fu quello di cercare di liberarsi iniziando a urlare e a divincolarsi, ma quando vide il volto che aveva davanti a se si calmò.
- Granger, cazzo fai, ti sto salvando la pellaccia e mi tiri calci contro?
- Tu vuoi salvarmi?
Draco sbuffò.
- No guarda, voglio giocare a campana con te. Aspetta che vado a prendere un sassolino. Pronto! Tu che dici?
- Draco dobbiamo andare! Ora, non c’è tempo!
disse urlando da fuori la stanza Zabini al biondino, che sentitosi chiamare partì correndo verso l’amico, la presa stretta sul polso della compagna.
Hermione ebbe giusto il tempo di voltarsi per vedere i quattro Mangiamorte storditi a terra intenti proprio in quel momento a rialzarsi, con tutto l’intento di raggiungerli.
- Vuoi muovermi Granger? Alza quelle chiappe e guarda avanti invece di perdere tempo, se ci rallenti giuro che ti lascio qua!
- Ah scusa tanto se nel giro di mezz’ora mi sono ritrovata in una setta di Mangiamorte, ho rischiato di morire e ora devo scappare con i miei due nemici giurati, inseguita da quattro tizi che se ci prendono neanche Dio sa che ci fanno!
- Chiudi quella bocca da racchia e risparmia il fiato, servirà per correre. E per non far scoppiare la testa a me.
- Tutti e due, la volete piantare si o no?! Non mi pare il momento più adeguato per un litigio, non so se mi spiego! Rimandate a dopo le vostre chiacchiere da novelli sposini e ora muovetevi!
Potevano sentire dietro di loro le urla incessanti dei quattro, subito dopo di loro, che li intimidavano a fermarsi e ad arrendersi.
Avevano raggiunto Hogsmeade, Hermione poteva vedere i piccoli tetti con i loro camini fumanti ormai poco lontano da loro.
Dovevano trovare al più presto un riparo, forse avevano qualche speranza di salvezza.
- Presto, entriamo qui dentro. E’ la Testa di Porco, conosco il proprietario, è un amico. Ci nasconderà lui.
urlò ai due compagni il biondino, mentre li incitava con un gesto frenetico della mano a seguirli.
Entrarono e dopo aver salutato il barista e chiesto velocemente una stanza, con il giuramento al silenzio, salirono al piano di sopra e si diressero alla stanza loro assegnata.
Solo dopo essere entrati tutti quanti e aver chiuso a chiave la porta con un incantesimo non verbale, i tre poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Hermione tremava leggermente, la stanchezza, unita ora anche alla paura si faceva sentire.
A passo lento si diresse verso il grande letto matrimoniale posto in fondo alla stanza e vi si lasciò cadere sopra, il braccio destro appoggiato sul volto.
- Pensi ci troveranno?
disse Blaise agitato, allontanandosi dalla finestra a cui si era precedentemente avvicinato per chiuderne le tende.
- No, non credo. Ormai li abbiamo seminati.
- E adesso? Che pensi succederà?
- Che pensi succederà? Sono io che chiedo che sta succedendo! Si può sapere che cosa ci facciamo chiusi in una camera alla Testa di Porco con alle calcagna quattro Mangiamorte inferociti?
disse infuriata e confusa a quel punto la regina dei Gryffindor, alzandosi di colpo dal letto.
I due neanche le risposero, continuando a parlare tra loro.
- Ho per caso due baccalà davanti? Vorrei delle risposte. E ora!
- Piantala di urlare Granger, non riesco a pensare.
- Piantala un cavolo! Per Merlino ma ti rendi conto di quello che abbiamo appena passato o quello che scappava insieme a me e Zabini era un tuo alter ego?
Quello non rispondeva, lo sguardo pensieroso, fisso nel vuoto.
- Vuoi rispondermi o no?
- Hermione, è una storia lunga..
- Abbiamo tutto il tempo Blaise. Prima si comincia, prima si finisce.
Un improvviso giramento di testa la colpì di nuovo, questo più forte degli altri tanto che le fu quasi impossibile trattenere un piccolo gemito di dolore.
- Granger che ti prende adesso?
- La smaterializzazione. Ha richiesto più energia di quanto pensassi. Non credo di sentirmi molto bene.
rispose lei massaggiandosi con movimenti lenti e circolari le tempie, a occhi chiusi.
- Vedi che puoi fare, non ho intenzione di incollarti sulla mia schiena per riportarti indietro.
- Non preoccuparti, non ce ne sarà bisogno, anche a costo di andare da sola a piedi da qui fino a scuola.
- Ma la volete piantare voi due, non mi sembra il caso di litigare proprio ora, abbiamo problemi ben più seri da sistemare. Hermione penso sia meglio tu ti metta a letto, continuando a urlare e a vagare per la stanza la tua situazione non migliorerà mai.
- E la scuola? Cosa diranno quando non ci troveranno?
- Ti facevo più sveglia Granger. Alloggi separati, non ti dice niente la cosa? Anche se non tornassimo a scuola per stanotte nessuno se ne accorgerebbe.
- Ma..
- No Hermione, Draco ha ragione, nessuno noterebbe la vostra assenza e per di più tu sei troppo debole per effettuare una smaterializzazione decente. Guardati, sembri un cadavere.
- Sempre gentilissimi voi Serpeverde eh.
disse lei a un Blaise ridacchiante, mentre si andava a mettere di nuovo seduta sul pizzo del letto.
- Blaise tu intanto torna a scuola e nel caso qualcuno notasse qualcosa cerca di inventare una balla per coprirci. Saremo di ritorno per domani in mattinata.
- Sarà fatto. A domani allora, fate i bravi, eh piccioncini.
Terminò quello ridendo con un ammiccamento, mentre spariva improvvisamente con uno schiocco di dita davanti ai loro occhi.
Gli insulti verso il moro da parte dei due ragazzi, ovviamente non si sprecarono.
- Perfetto.
- Si lo so, me lo dicono in molti.
disse il biondino improvvisamente con il suo solito ghigno.
- Aiuto credo che soffocherò, il tuo ego è troppo grande per stare una stanza così piccola, ci schiaccerà.
- Invece di lagnarti goditi la cosa Granger, non tutte hanno l’occasione di passare la notte insieme a me.
- A me pareva il contrario dato che, appunto, te le sei fatte praticamente tutte ormai dentro quella scuola.
- Che ci vuoi fare, è il prezzo dell’essere famoso e desiderato, sei sempre circondato da carne fresca.
- Ma ti prego, abbiamo un sex symbol ora. Devo inchinarmi per caso?
lo canzonò accennando ad una piccola riverenza, ma il gesto le provocò un’ulteriore fitta alle tempie.
- Ma che spiritosa Granger. L’unica cosa che devi fare è metterti a dormire, domani mattina dobbiamo tornare in tempo per le lezioni e non ho intenzione di portarti in spalla. Quindi vedi di riprenderti.
le disse quello, mentre si accendeva una sigaretta.
Hermione sbuffò e intanto si sistemò meglio sul grande letto coperto di soffici lenzuola azzurre, i cuscini morbidi che sembravano quasi chiamarla a raggiungere al più presto la dolcezza delle braccia di Morfeo.
- E, per la cronaca, ancora non mi avete spiegato niente di quello che sta succedendo.
disse la ragazza, mentre si metteva sotto le coperte.
- E non ho intenzione di farlo.
- Ma.. perché? Devo sapere cosa sta succ..
- No invece, non devi. Non siamo amici, non siamo compagni e il fatto che collaboriamo per l’allestimento del ballo o che ora siamo qui da soli non fa si che lo diventeremo. Non abbiamo niente a che fare noi due.
La ragazza, dopo un leggero sussulto, per la prima volta non rispose, ma semplicemente perché non sapeva che rispondere.
Semplicemente incassò le parole e rimase zitta.
Parole che la colpirono nel profondo e che, anche se stentava a crederci.. le fecero male.
Perché le fecero male?
Sperava forse di poter in qualche modo conoscere in quei lunghi mesi che li attendevano il tanto tenebroso quanto ambito Draco Lucius Malfoy?
“A volte le persone, anche quelle più impensabili, possono stupirci Hermione, possono cambiare” le aveva detto una volta Ginny e poteva anche essere così.
Ma ogni regola ha la sua eccezione e in questo caso l’eccezione ha un nome ben preciso: Draco Malfoy.
Lui non sarebbe mai cambiato, per nessuno.
Tantomeno stando con lei o per lei.
Si distese nel letto, allungando tutti i muscoli stanchi e, avvolta fin sotto il collo dalle calde coperte, lo guardò finirsi di fumare la sua sigaretta e poi far sparire il mozzicone ancora fumante con un incantesimo non verbale.
Chissà a che cosa pensava, chissà quali preoccupazioni potesse avere un ragazzo come lui, un Malfoy..
Senza nemmeno più chiedersi cosa sarebbe successo il giorno successivo o senza nemmeno avvertire Draco di non venire a dormire con lei, dato il solo grande letto matrimoniale nella stanza, le palpebre si abbassarono lentamente e finalmente le tenebre ristoratrici calarono davanti a lei.

La storia inizia a infittirsi, spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Mi perdonerete se non rispondo ai vostri commenti del precedente capitolo?
Sono davvero troppo stanca, mi sono connessa apposta per voi, per postare il nuovo capitolo e farvi questo regalo :D
Risponderò a tutte quante ovviamente nel prossimo che pubblicherò.
A presto!

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Capitolo 6
*** Un piano per la salvezza ***


Salve a tutte ragazze e ben ritrovate :)
Eccoci con un nuovo capitolo che spero vi piacerà.
Scusate se non aggiorno proprio rapidamente, è che tra uscite con gli amici e impegni vari non ho un attimo di tempo libero.
Per questo capitolo comunque, come al solito ovviamente, ho dato il massimo e mi piacerebbe che mi faceste sapere che ne pensate :)
Ora non mi resta che ringraziare ancora tutte quelle che continuano a commentare e a seguire la mia storia, siete fantastiche!
Un bacino a tutte,

Donny.

Il Ballo Arcobaleno

"5. Un piano per la salvezza"

Un piccolo e quasi impertinente raggio di sole quella mattina si intrufolò silenzioso nella fessura della tenda di una piccola camera al primo piano della Testa di Porco, dove, ancora per poco, una folta chioma riccia riposava tranquilla sul grande letto matrimoniale, il respiro lento e regolare e indosso gli abiti della sera prima.
E dato lo stato di quest’ultimi, ovvero dei jeans leggermente strappati lungo la coscia e una maglietta sporca di terra e polvere, non sarebbe stato difficile per nessuno capire che la giovane ne avesse viste delle belle.
Un raggio di luce, più scaltro degli altri, riuscì proprio in quel momento a raggiungere il viso rilassato e fu così che finalmente i due occhi fieri, color cioccolato, finalmente si aprirono.
Sembravano quasi essere dorati alla luce del sole, sarebbe stato impossibile per chiunque non amarli.
Hermione però, non aveva la minima intenzione di alzarsi dal letto e, prese saldamente con tutte e due le mani le coperte, le ritirò velocemente su fino al mento e vi si rigettò sotto, al caldo.
Un sospiro di piacere le uscì spontaneo.
- Uffa sono a pezzi, è già ora?
disse quella, una mano sugli occhi per coprirsi dal sole mattutino.
Si sporse per un attimo a guardare l’orologio che aveva poggiato accuratamente la sera prima sul comodino.
Le sei e mezza.
Sarebbe stato presto per chiunque altro, certo, ma non per loro che dovevano fare ritorno a Hogwarts il prima possibile, dato che lasciare sospetti erano l’ultima cosa che volevano in quel momento, i problemi erano già tanti.
Si mise quindi seduta, la schiena poggiata contro lo schienale del letto, si stiracchiò a lungo e alla fine, seppur controvoglia, tirò fuori dalle coperte gambe e busto, con l’intento di andarsi a vestire.
Un brivido le percorse la schiena, faceva fresco per essere solo Ottobre.
Fu in quel momento, messi i piedi a penzoloni dal grande letto matrimoniale, che si accorse di non avere le scarpe ai piedi, ma solo i suoi calzini bianchi di cotone.
Le vide poco dopo allineate precisamente lungo la parete di fronte a lei.
Era sicura di essere andata a dormire completamente vestita, stanca com’era ieri sera.. chi le aveva tolto le scarpe la sera precedente?
Aggrottò le sopracciglia confusa.
Scese quindi dal letto e assonnata iniziò a dirigersi verso il bagno, quando sentì un rumore provenire proprio dietro di lei, che la fece bloccare all’istante.
Più che un rumore era un respiro, lento, regolare, leggero.
Quasi ci fosse qualcuno addormentato nella stanza..
Quello che vide la lasciò praticamente senza fiato.
Malfoy dormiva a pancia in su sopra un piccolo divanetto messa lungo la stessa parete del letto, il braccio destro poggiato sul viso.
“Malfoy, è vero! Mi ero completamente dimenticata ci fosse anche lui qui!” si disse, ricordando piano piano tutto l’accaduto della sera precedente.
Si avvicinò quindi cauta per vedere se potesse in qualche modo svegliarlo, dopotutto dovevano tornare indietro, ma a metà strada si fermò, incerta sul da farsi.
“Dai Herm, ma che ti salta in mente! Non puoi svegliarlo così. Lascia che lo faccia da solo, evitiamo possibili malintesi o scene imbarazzanti, per favore!” si disse, ripensando all’errore con le porte delle camere nell’alloggio.
Ne erano successe fin troppe, una in più non serviva proprio.
Iniziò quindi, a passi lenti a tornare verso il bagno, quando però si fermò per voltarsi ancora una volta in direzione del giovane.
“Guardalo, sembra quasi un angioletto.. quando invece è l’incarnazione del diavolo quel ragazzo. Il famigerato Principe delle Serpi non farebbe paura nemmeno ad una mosca in questo momento, credo” si disse, un sorriso leggero sulle labbra.
- Ehi Mezzosangue, piantala di fissarmi e sarò costretto a pensare che il fascino degli Slytherin abbia colpito ancora una volta.
le disse il ragazzo, gli occhi ancora chiusi e il solito ghigno stampato in faccia.
Come diavolo faceva a sapere che lo stava fissando?
- Sai Malferret, di solito si dice che il buongiorno si veda dal mattino. Putroppo per me non è così. Vedere la tua faccia tronfia non è il massimo dell’aspirazione, credimi.
- Beh, se lo dici tu. Anche se, a giudicare dai pareri delle tue care compagne si direbbe il contrario.
Ghignò ancora.
- Ti giuro, penso di non aver mai visto o conosciuto una persona più irritante, pallone gonfiato, altezzosa di te in tutta la mia vi.. MALFOY, ti prego!
scoppiò a quel punto la ragazza, tutta rossa in volto.
Il biondo infatti si era appena alzato dal divano dove aveva passato la notte, apparendo così agli occhi della ragazza solo in boxer.
- Evidentemente la parola pudore non fa parte del tuo vocabolario, Malfoy.
- Si può dire il contrario di te invece, penso ne faccia parte eccome del tuo. Basta guardare la tua faccia, è più rossa di una gelatina al pomodoro.
le disse quello, stiracchiandosi e mettendo così ancora più in vista i muscoli tonici e vigorosi.
- Piantala Malferret! E poi ti verrà un malanno se non ti copri. Non capisco proprio come tu faccia a stare tutto spogliato in pieno Ottobre.
farfugliò lei, in evidente imbarazzo.
- Sono abituato a temperature molto più basse, Granger. D’inverno nei sotterranei della scuola fa un freddo boia, questo venticello è una bazzecola per me. E poi, pensavo ormai avessi capito che non dormo in pigiama.
aggiunse lui a quel punto, alludendo in modo più che evidente all’episodio delle camere della prima notte.
- Mi dispiace deluderti Malferret, ma stare a fissarti diciamo che non rientra nei miei passatempi preferiti.
- Non l’avrei detto, da come fissavi oggi. E non solo oggi.
Questo era troppo!
- Beh, ti sbagli. Saresti l’ultima persona su questo pianeta che sarei disposta a fissare anche per soli due secondi.
E detto questo avanzò a passo rapido verso il bagno, il volto rosso per la vergogna e una volta dentro chiuse la porta con un giro di chiave.
Malfoy intanto, rimasto in mezzo alla stanza in boxer, fissava la porta chiusa davanti a lui.
- Ah, Granger, Granger..
disse, scuotendo la testa e con un’alzata di spalle raggiunse la sedia della scrivania, su cui aveva posato gli indumenti e iniziò così anche lui a rivestirsi.

***

- Granger, vuoi muoverti. Non abbiamo tutta la giornata. E soprattutto non ho intenzione di stare ai tuoi comodi.
- Ho fatto Malfoy, ho fatto. Un attimo solo e arrivo.
disse lei, finendo di allacciarsi il più velocemente possibile le scarpe.
Un’ultima occhiata allo specchio del bagno.
Dopotutto, nel complesso la sua situazione non era così tragica: era riuscita a camuffare le occhiaie della sera prima con un particolare crema che aveva trovato su una mensolina del piccolo bagno e i capelli ricci, prima crespi per l’umidità della serata precedente, erano stati abbocco lati al meglio delle possibilità con un incantesimo non verbale insegnato alla streghetta dall’amica Ginny.
Erano le sette e mezza circa, quando i due erano finalmente pronti davanti alla porta della camera per avviarsi e tornare a scuola.
Lasciarono la chiave giù al bancone all’uomo burbero che li aveva accolti la sera prima e uscirono al vento autunnale.
Un brivido percorse la schiena di Hermione, nonostante lo stato degradante dell’albergo, le dispiaceva lo stesso abbandonare il caldo dell’edificio per affrontare il freddo, che proprio in quel momento infatti, la fece starnutire.
- Vedi di non attaccarmi i tuoi germi Mezzosangue, o te la vedrai con me.
- Oh, che paura che ho.
disse tirando su sonoramente il naso.
- Molto femminile, complimenti.
- Molto simpatico, complimenti.
- Facciamo le spiritose eh?
Hermione sbuffò stanca, non erano nemmeno partiti e già non ne poteva più.
- Malfoy non avevi fretta di andare? Muoviti allora.
E detto questo si avviarono verso l’uscita del piccolo paesino, con la speranza di arrivare in tempo per le lezioni del giorno.
Hermione pensò che, nonostante la strada fosse lunga, non erano ancora le otto e le lezioni iniziavano alle nove.
“Abbiamo un’ora, forse riesco anche a fare colazione. Ho una fame..” disse, mentre lo stomaco le si contorceva dentro per i languori.
Non avevano nemmeno pensato di fermarsi a mangiare in albergo per la paura di non rispettare i programmi; se fosse rimasto tempo avrebbe mangiato qualcosa velocemente a scuola.
Immersa com’era nei suoi pensieri, incentrati tutti per lo più intorno ad una tazza calda di thè e un bel croissant alla crema, non si accorse nemmeno che il suo compagno di viaggio si era appena fermato.
- Hai intenzione di fermarti Granger o devo tornare indietro da solo?
Hermione si voltò confusa in direzione della voce.
- Non capisco.. stiamo già tornando indietro..
- Se pensi che mi farò tutto il viaggio di ritorno a piedi ti sbagli di grosso. Torno con la Smaterializzazione. Tu poi fai quello che vuoi.
Smaterializzazione.
Le venne un brivido al solo pensiero.
Era stata malissimo la sera prima per colpa di questo incantesimo, ma che altro poteva fare?
Draco aveva ragione, la strada era ancora lunga, il tempo non molto e lei, anche se in generale si era ripresa, non se la sentiva di compiere un simile tragitto a piedi.
- Non so perché lo stia dicendo o che mi stia succedendo, e non penso nemmeno di volerlo sapere, ma verrò con te Malfoy. Sono ancora stanca da ieri sera. Senza contare il fatto che non posso attraversare tutto il bosco da sola.
- E allora sbrigati a venire.
Lei si avvicinò lentamente a lui, quando sgranò gli occhi per la sorpresa.
- Malfoy, ma che fai?
disse lei, alla vista di una mano del ragazzo tesa nella sua direzione.
- Come che sto facendo Mezzosangue? Mi deludi, allora le voci sul fatto che tu sia la studentessa più brillante di Hogwarts non sono poi così vere. Pensavo sapessi che per svolgere un incantesimo di Dislocazione, senza perdere lungo il tragitto uno dei compagni, occorre tenersi per mano, mantenere un contatto insomma.
E’ vero, non ci aveva pensato.
Era inevitabile.
- Lo so Malferret come funziona l’incantesimo, non c’è bisogno che tu mi faccia la predica. Non ci stavo pensando, tutto qui.
disse lei, colpita nel profondo.
Come si permetteva di mettere in dubbio la sua ottima preparazione scolastica?
- Si si certo, ora però sbrigati, prima che cambi idea e ti lasci qui. Non gioisco nemmeno io, ma l’incantesimo funziona così. Puoi sempre andare a piedi sennò.
- Ma che cortese. E comunque vedrò di adattarmi, dato che è inevitabile.
Si avvicinò così al biondo e, con appena tre passi lo raggiunse, intrecciando subito dopo le sue dita a quelle del ragazzo.
E rimase sorpresa.
Calore, ecco cosa sentì appena le loro pelli entrarono in contatto.
Tante volte si era chiesta se la pelle di quel ragazzo, così liscia alla vista e così pallida, potesse essere anche fredda.. come il suo cuore.
Ma rimase sorpresa.
Come tutti gli altri, anche il corpo di Malfoy mandava calore, un calore.. umano.
“Ma che sto dicendo! I termini Malfoy e Umano non possono rientrare nella stessa frase. Lui non ha niente di umano, per prima cosa il cuore. Però..”
- Si può sapere che ti prende Granger? Vuoi muoverti o no?
Hermione venne così riscossa dai suoi pensieri e tornò, ancora scombussolata dentro alla realtà, il viso leggermente arrossato sulle gote.
- S-si.. andiamo.
Malfoy le diede un ultimo sguardo e poi, ignaro di tutto, con un’alzata di spalle fece scomparire tutti e due, come fossero stati risucchiati da un improvviso vortice silenzioso.

***

Arrivarono a scuola per le otto e mezza e, dopo aver fatto un salto in camera a cambiarsi gli abiti con le divise scolastiche, decisero di fare velocemente un salto in Sala Grande per fare colazione col poco che fosse rimasto.
Li salvava il fatto che, non appena i vassoi si svuotavano, magicamente tornavano pieni e colorati come prima, con croissant, crepes o crostate mandate direttamente dagli elfi dalle cucine.
Ma quella mattina era davvero tardi ed Hermione, con lo stomaco che brontolava rumorosamente, si chiese se avrebbero davvero trovato qualcosa.
Una volta entrati i due, senza nemmeno rivolgersi uno sguardo che accennasse anche ad un semplice saluto, si divisero ognuno diretto verso il proprio tavolo di appartenenza.
Con grande gioia di Hermione, vide ancora seduti al tavolo intenti a mangiare avidamente i suoi due amici.
- Harry, Ron. Buongiorno ragazzi.
I due al suono della voce tenera della ragazza si voltarono verso di lei, lanciandole un grande sorriso in risposta.
- ‘Giorno Herm. Come mai così tardi stamattina?
Oddio, è vero! Non ci aveva proprio pensato!
E ora, che caspita doveva dirgli?
- Non dirmi che ancora ti ostini a usare quell’aggeggio babbano ‘Mione? Com’è che si chiama? Sfelia?
- Si dice sveglia, Ron.
disse la riccia, capendo subito a cosa si riferisse il suo amico.
- E si, la mia sveglia non è suonata e ho fatto tardi. E aggiungiamo il fatto che i miei capelli ricci crespi la mattina non mi aiutino molto nello sbrigarmi.
continuò subito dopo, tirando poi un piccolo sospiro di sollievo.
Per il momento era tutto apposto, era riuscita a coprire la sua fuga della sera prima.
Per un attimo si chiese perché però, perché stesse facendo tutto questo.
Insomma, Harry e Ron erano sempre stati dalla sua parte quando si trattava di incastrare Malfoy.
Ma questa volta sentiva che era qualcosa di più grosso, di più grave.. e voleva prima capire lei stessa di cosa si trattasse.
Non voleva soprattutto mettere in possibili pericoli i suoi amici, dopo che era anche stata vista dai Mangiamorte e quest’ultimi si erano subito dopo lanciati al loro inseguimento.
Sgranocchiò quindi una fetta di pane tostato con la marmellata di pesca, precedentemente spalmata in modo accurato e bevve quella tanto agoniata tazza di thè bollente che desiderava dalla sera prima.
- Ragazzi, ora però devo scappare, ho lezione tra poco e non voglio arrivare tardi.
disse, mentre prendeva un altro fetta di pane tostato da mangiare lungo il tragitto fino alla classe.
- Noi abbiamo un’altra ora libera invece Herm. Ci vediamo dopo allora.
- Ok ragazzi, a dopo.
concluse lei e allontanandosi subito dopo, non prima però di aver dato un bacio con un sonoro scrocchio sulla guancia a tutti e due.
Ora aveva lezioni di Rune Antiche, quella materia l’aveva sempre affascinata: tutti quei geroglifici, quelle scritture antiche, il fatto di codificare testi sconosciuti.
E non poteva, anzi, non voleva arrivare assolutamente in ritardo.
Arrivò con qualche minuto di anticipo e prese posto al suo solito banco, accanto ad una tranquilla e cortese ragazza Tassorosso e poco dopo la lezione iniziò.
Come al solito la penna di Hermione sembrava volare sul foglio, non faceva che prendere appunti su appunti, tanto che in poco tempo riempì già un’intera pagina.
Il professore si stava proprio in quel momento apprestando a mostrare alla classe il perché dell’associare al numero uno il corno dell’unicorno, quando si sentì un bussare leggero alla porta.
- Avanti.
disse la professoressa Babbling al misterioso ospite.
- Oh buongiorno professoressa Babbling, le chiedo perdono per averla disturbata nel pieno della sua lezione, ma le volevo chiedere se fosse così gentile da permettermi di requisirle per un po’ la signorina Granger.
La classe si sarebbe aspettata di vedere chiunque oltrepassare quella porta, ma mai nessuno avrebbe pensato allo stesso preside, Albus Silente.
Che ci faceva lì nel pieno della lezione?
E, soprattutto, perché voleva.. requisirla per un po’?
- Oh certo signor Silente, non si preoccupi. La signorina Granger è inoltre una delle migliori, anzi oserei dire la migliore dell’intero corso, non avrà di certo problemi a recuperare la lezione di oggi.
- Oh non lo metto in dubbio professoressa, ne sono certo anche io.
le disse, rivolgendole un grande e sincero sorriso.
Poi continuò.
- Vogliamo andare signorina Granger?
le chiese gentilmente, dato che la ragazza si era fermata in piedi proprio al centro della classe, confusa. Hermione uscì e, mentre la porta veniva richiusa da dentro, vide una cosa che non le piacque per niente.
O meglio.. una persona.
- Professore, non capisco. Che ci fa lui qui?
Draco Malfoy era in piedi appoggiato con la spalle al muro di fronte a lei e li osservava silenzioso.
- Oh giusto, immagino lei voglia sapere perché sia stata richiamata proprio nel bel mezzo di una lezione.
Hermione lo guardò e fece un leggero, quasi spontaneo cenno della testa per fargli capire che si stava chiedendo esattamente quello, perché.
Quello quindi continuò.
- Il fatto è, signorina Granger, che ho bisogno di parlarle a proposito di una cosa. Ma tutto a tempo debito, andiamo prima nel mio studio. E’ una così bella giornata, non trovate?
concluse e, a passo lento e misurato prese le scale che, Hermione ormai lo sapeva bene, c’era stata tante volte per ricevere elogi insieme ai suoi due compagni d’avventure, conducevano allo studio del preside.
La cosa iniziò a preoccuparla.
Impossibile fosse un encomio o un premio per lo studio, dopotutto l’anno era appena cominciato.
Qualcosa che riguardasse i prefetti nemmeno, altrimenti avrebbe chiamato anche tutti gli altri e non solo loro due, che per di più appartenevano a case diverse.
Qualcosa che riguardasse i Mangiamorte, Voldemort.. ma nemmeno quello, con lei avrebbe convocato anche Ron, ma soprattutto Harry.
Che senso aveva chiamare solo lei?
Voldemort, Mangiamorte.. Mangiamorte.
Perché Malfoy era lì con loro?
Che connessione c’era?
All’improvviso qualcosa sembrò guizzare nella mente di Hermione.
Malfoy, Mangiamorte, Hogsmeade, fuga, lettera a casa.
Espulsione.
Qualcosa si le balenò in testa, ma non le piacque per niente, proprio per niente.
Arrivarono dopo poco allo studio dell’anziano professore e, una volta detta la parola d’ordine al grande gargoyle di pietra a guarda dell’ingresso, presero a salire le scale a chiocciola, entrarono così poi nella piccola stanza.
Era proprio come Hermione la ricordava, non era cambiato nulla.
La piccola, ma graziosa stanzetta circolare infatti era ancora arricchita da moltissimi quadri, ognuno di questi con il ritratto di uno degli antichi presidi della scuola, insieme poi a enormi librerie in legno, amuleti o, quelli che lei presumeva essere oggetti magici di estremo valore e ignota provenienza, il Pensatoio, di cui Harry le aveva parlato durante il quarto anno e il trespolo di Fanny, la fenice di Silente, proprio sotto una delle grandi vetrate della stanza.
Per finire poi con la grande scrivania, sempre ordinata nonostante il gran numero di pratiche e fogli su di essa, alla quale per di più proprio in quel momento il preside si apprestava a sedersi.
- Ragazzi miei, accomodatevi pure anche voi, o altrimenti mi sembrerà impossibile non sentirmi decrepito e ancora più anziano di fronte a voi.
disse loro con un sorriso, facendo poi subito dopo comparire due soffici poltrone dietro di loro, ognuna delle due colorata con i colori della rispettiva casa dei giovani, una rossa e una verde.
- Grazie signor preside.
rispose la giovane, prendendo posto, mentre Malfoy si apprestava a fare lo stesso, in silenzio.
- Vi starete chiedendo perché vi ho convocati qui, immagino.
disse Silente, dopo un attimo di silenzio durante il quale si era sistemato meglio gli occhiali a mezzaluna sul naso aquilino.
- Proprio così signore. Ha cercato di pensare a qualche motivazione, ma devo dire che, date le circostanze non mi è venuto in mente nulla.
disse lei, voltando a metà discorso in direzione del ragazzo.
Era evidente a tutti che quel “date le circostanze” intendesse l’implicita domanda “cosa ci fa anche lui qui?”.
- Vede signorina Granger, lei conosce l’attuale situazione del Mondo Magico, vero?
- Certamente.
- E sa anche che ultimamente le cose non stanno andando molto bene.
- Purtroppo si, ho saputo da poco anche della fuga duplice fuga di Antonin Dolohov dal carcere di massima sicurezza di Azkaban.
rispose, un brivido lungo la schiena al ricordo di quanto quest’individuo le fosse stato vicino solo la sera prima.
Egli infatti, incarcerato due anni prima per l’uccisione di Gideon e Fabian Prewett , fratelli di Molly Weasley, riuscì a fuggire di nuovo poco tempo prima.
“Giusto in tempo per incontrarlo ieri sera” si disse agitata la riccia.
Poi Silente continuò il suo discorso.
- Vede, vi ho convocati qui per parlare di una cosa accaduta in questi giorni, per la precisione ieri. Ha vaga idea a cosa possa riferirmi, signorina Granger?
“Eccome se ne aveva, e una nemmeno tanto vaga!” si disse.
- Ehm, n-non saprei professore..
balbettò in preda all’ansia lei e rivolgendo subito dopo uno sguardo agitato al biondo seduto accanto a lei, che però nemmeno si prese la briga di ricambiare lo sguardo, continuando a fissare il preside. Quello sorrise dolcemente.
- Vedrò di renderle tutto più semplice, spiegandole io stesso quello che so signorina Granger, dato anche il suo evidente imbarazzo al momento.
E lei, rossa com’era in viso, non potè che annuire rimanendo in silenzio.
- Vedete, come le ho già detto il mondo magico ultimamente corre gravi pericoli. Penso lei ne conosca, insieme ai suoi due amici, meglio di chiunque altro il motivo.
- Lord Voldemort.
Il preside, divenuto serio improvvisamente, annuì.
- Esattamente. E il fatto che molti dei suoi collaboratori si siano liberati, riuscendo non so come a fuggire dal carcere di massima sicurezza, rende la situazione ancora più spinosa di quanto non fosse già. Vedete, credo stiano cercando di riformare un esercito, o qualcosa di simile, ma non possiamo saperlo con certezza. Occorre cautela, la massima cautela in situazioni come queste. La situazione potrebbe peggiorare improvvisamente, come magari migliorare.. anche se in quest’ultima cosa non credo più io stesso da molti e molti anni.
- E non potremmo iniziare a preparare anche noi un esercito di Auror, a difesa da possibili e imminenti attacchi? Almeno non saremmo scoperti nel caso ci ritrovassimo nel pieno di una battaglia, non crede?
Lo interruppe in quel momento Hermione che, resasi conto solo dopo di avergli tolto improvvisamente la parola, arrossì e rimase in silenzio, riprendendo silenziosamente quello che era il suo posto.
- E’ proprio quello che pensiamo di fare signorina Granger. Gli Auror raccolti per tale compito sono già abbastanza, ma potrebbe ancora aumentare. In questi casi, più si è, meglio è.
Hermione però era ancora confusa.
Ok, sapeva, anzi aveva sempre saputo delle condizioni in cui ormai da ben sette anni si trovava il suo mondo, ma.. cosa c’entrava lei?
Perché chiamare proprio lei?
Per un colpo del genere sarebbe stato più indicato convocare nello studio Harry, dato che la cosa lo riguardava ormai dalla nascita in prima persona.
E per di più.. a che scopo la presenza di Malfoy lì nello studio?
Per non parlare del fatto che avesse sempre dubitato della sua lealtà nei confronti del preside.
A che scopo convocare anche lui?
- Professore, solo.. non capisco. Che cosa c’entro io con tutto questo? Perché sta dicendo a me tutte queste cose? Penso sarebbe più utile per tutti parlasse con Harry e poi..
- Signorina Granger, capisco quello che vuole dire, ma le chiedo di aspettare e non trarre conclusioni affrettate. Le cose non sono ancora concluse. Quindi se vuole sentire il resto della storia, poi sarò lieto di rispondere ad ogni sua domanda. E’ d’accordo?
- D’accordo.
concluse lei, con un cenno affermativo del capo.
Anche se c’erano ancora molte cose che non riusciva a capire.
Sperava quindi che il preside sarebbe stato in grado di toglierle tutti quei dubbi, ne aveva bisogno.
- Perfetto. Dove ero rimasto? Ah si.. come le ho detto, temiamo che i Mangiamorte stiano tentando di ricostruire un esercito a nome di Voldemort in persona. E noi vogliamo evitare tutto questo. I Mangiamorte sono ormai sparsi per tutta la regione e si stanno preparando ad attaccare. Incontrarli non sarebbe quindi una cosa così improbabile, anzi, credo che le possibilità siano piuttosto elevate.. lei non crede?
le disse lui, con l’ombra di un sorriso di chi la sa lunga sulle labbra.
E ora?
Negare o sputare il rospo?
Che doveva fare?
Era nel panico più totale, ne andava della sua fedina penale scolastica!
- Ehm, io.. n-non saprei proprio professore..
Per Merlino, che qualcuno l’aiutasse o sarebbe morta di crepacuore!
- Smettila di blaterare come una cretina e parla Granger..
Ah, meno male, Malfoy aveva finalmente aperto bocca!
Certo, se era l’unica cosa che sapeva dire era meglio se la teneva chiusa, ma forse ora avrebbe preso lui la parola, riuscendo così a montare una qualche balla e sarebbero stati salvi e la sua condotta sarebbe stata salv..
- .. tanto sa già tutto, quindi.
Le ci volle più di un momento per assimilare il senso di ciò che Malfoy le aveva appena detto.
Come sapeva già tutto?! Era per caso impazzito!
Si voltò così furibonda e fuori di se verso il biondo, pronta a lanciargli contro una qualche maledizione,quando venne interrotta.
- Signorina Granger, si calmi la prego. So già tutto, è vero. Ma per il semplice fatto che sono stato io a mandarlo lì. Cioè, io a dargli il permesso di andare lì insieme al signor Zabini.
Anche questa volta le ci volle un po’ per riuscire a comprendere.
Silente aveva accettato.. di mandare Malfoy e Zabini in giro per la foresta.. da soli.. con il rischio di incontrare dei Mangiamorte?
Che stava capitando al mondo?!
- Scusi signor preside, ma davvero non capisco. Come può accettare di far correre il rischio a due suoi studenti, mentre sono in giro per la foresta, di imbattersi magari per caso in dei Mangiamor..
Ma più andava avanti, più le saliva un blocco alla gola, tanto che non riuscì a terminare la frase.
E se non fosse stato un caso?
Se, davvero.. era stato tutto programmato?
Hermione ci pensò su.
- .. non è stato un caso, vero professor Silente?
L’anziano in questione si sistemò gli occhiali da vista sul naso co l’indice, in pieno silenzio per poi alzare gli occhi a fissarla con il suo solito sorriso.
- E non è nemmeno un caso che lei venga considerata la miglior studentessa della scuola. E’ davvero perspicace.
Poi però si incupì e continuò serio.
- Il fatto è che, come le ho detto, è stato il signor Malfoy a chiedermi di essere mandato lì. E con una ragione precisa, per di più. Si tratta però di questioni strettamente personali, che le verranno dette, solo e se vorrà, dal nostro stesso Draco.
Lei si voltò all’istante confusa verso il ragazzo in questione, che però non ricambiò ancora lo sguardo.
Che stava succedendo?
Cosa c’era di così strettamente personale da non poterglielo raccontare il preside stesso?
Guardandolo, si chiese se avrebbe mai saputo di che si trattava, dato il modo in cui la sera prima, quando lei aveva tentato di capire qualcosa di più della sua misteriosa vita, lui l'avesse totalmente respinta, in modo anche piuttosto indelicato.
- Niente di personale signorina Granger, mi creda.
- Oh, ma certo capisco. Si figuri.
le rispose lei, tornata immediatamente alla realtà.
- Quindi, è tutto risolto ora? Cioè.. posso tornare in classe? Anche se ormai penso la lezione si finita..
Continuò subito dopo lei, iniziando ad alzarsi.
- Solo un attimo. Vorrei chiederle un’altra cosa signorina Granger, se non le spiace.
Quella, temendo il peggio, si risedette lentamente sulla poltrona.
- Cosa ci faceva in piena notte anche lei lì a Hogsmeade? Ho dato si, il permesso al signor Malfoy, ma non ricordo di averlo dato anche a lei.. potrei saperlo?
Il sangue le si gelò nelle vene.
Sapeva che prima o poi questa domanda sarebbe arrivata, ma vista la piega amichevole che stava prendendo la chiacchierata quasi non ci sperava più.
E ora?
- Ehm.. vede professore.. il fatto è che.. ehm, essendo un caposcuola, devo controllare gli allievi, assicurarmi che stiano bene e quindi..
Oddio, ma che stava dicendo!
Tanto valeva che dicesse “ho seguito Scemo e Più Scemo con l’unico scopo di coglierli nelle mani nel sacco e farli finire in punizione. Ma se fossero morti stecchiti tutti e due tanto di guadagnato”, c’avrebbe fatto più bella figura.
Stava blaterando senza senso!
Con un sorriso ed un leggero tic all’occhio per il nervoso continuò a parlare sperando che, andando avanti con il discorso le sarebbe venuti idee migliori di un ”sono un caposcuola, devo controllare gli alunni”.
- .. e quindi vedendo che si stavano avventurando nella foresta, cosa assolutamente da non fare, lo so benissimo anche io professore, li ho seguiti per.. ecco, per assicurarmi che non facessero niente di stupido.
Ecco, stupida.
La parola con cui si sarebbe definita proprio ora.
Che razza di balla era, ma non aveva un po’ di fantasia?!
Ma tanto ormai, quello che era fatto era fatto, doveva solo aspettare una risposta dal preside, il quale, giusto per renderla ancora più ansiosa, non smetteva di fissarla attentamente.
- Voleva assicurarsi.. che non facessero niente.. di stupido.
- Esattamente.
Ora che la risentiva la sua scusa le sembrava ancora più assurda, non le avrebbe creduto nemmeno sua cugina di quattro anni.
- Mhmm, coraggioso da parte sua signorina Granger, devo dire. Ma anche piuttosto, come direbbe lei.. ah si, stupido. Non le è venuto in mente dei rischi che poteva correre andando da sola per la foresta in piena notte? Fosse andata con loro almeno, era completamente sola. E’ un miracolo che sia ancora qui a parlarne.
E’ vero, era stata proprio.. stupida.
Strano quanto nel giro di dieci minuti avesse suonato bene questo aggettivo affianco al suo nome.
E non ne rimaneva nemmeno sorpresa.
Era stata sciocca, lo sapeva ed era pronta a prendersi tutte le punizioni del mondo.
Forse così avrebbe imparato la lezione.
- Mi dispiace professore, so di aver sbagliato. Ma non pensi che stia cercando scusanti, sono pronta ad accettare ogni sua decisione.
- Ogni mia decisione?
- Si, esattamente. Ho intenzione di prendere piena responsabilità delle conseguenze delle mie azioni. Ho sbagliato e per prima lo riconosco. Mi dica solo cosa devo fare.
Il preside la guardò dapprima perplesso, un attimo dopo però intenerito.
- Solo una cosa.
Hermione chiuse gli occhi, aspettando il giudizio dell’anziano.
- Deve solo dirmelo.
- Mi deve promettere che non farà mai più una cosa del genere. Lo dico per il suo bene.
Appena Silente terminò di parlare e calò il silenzio, lei aprì sorpresa gli occhi.
Quasi non credeva a quello che aveva appena sentito, tanto che alzò gli occhi a fissare il preside, ma lo sguardo tenero di lui le fece capire di non essersi sbagliata.
- Glielo prometto professore, grazie infinitamente!
disse lei, con le lacrime agli occhi.
- Insomma quanto tempo ha ancora intenzione di tenerci qui? Non ho voglia di passare un altro solo secondo ad assistere a queste smancerie e a questi piagnistei. Voglio andarmene.
Hermione si voltò sconvolta verso il suo compagno.
- Malfoy, porta rispetto! Come ti permetti di parlare così al preside?
- Come ti permetti tu di parlare a me così Granger. Dacci un taglio.
- Ma come osi! Giuro che..
- Ragazzi, buoni per piacere. Draco, abbiamo quasi finito, puoi starne certo. E lei signorina Granger, stia tranquilla, non importa.
Quella però non potè fare a meno di guardare ancora una volta il ragazzo con uno sguardo trasudante odio.
Come poteva una persona sola essere così arrogante, meschina, maleducata, irrispettosa e altezzosa?
- Quando ci siamo incontrati stamattina, al vostro ritorno, Draco mi ha detto che siete stati scoperti. E’ vero questo?
La riccia grattò il mento con l’indice, parecchio confusa.
- Non so bene cosa intenda lei per scoperti professore, ma da quello che ho capito io della situazione di ieri.. credo di si. Siamo stati inseguiti da quattro Mangiamorte, ma siamo riusciti a rifugiarsi nella taverna della “Testa di Porco”.
Silente annuì silenziosamente, pensando tra se e se, e poi rivolse lo sguardo verso Draco.
- Anche lei?
- Si, anche lei.
Anche lei.. cosa?
Hermione non ci capiva più niente, aveva la testa gonfia come un pallone.
- Scusate, potrei capire anche io? “Si, anche lei.. cosa?” Insomma, che sta succedendo?
L’anziano preside e il biondo si fissarono per un in attimo, in un evidente indecisione sul fatto di rivelarne o no tutta la situazione.
- Sei stata vista o no come me e Blaise anche tu, Granger? E non è buona come cosa.
continuò subito dopo lui, prima che la Gryffindor potesse riprendere la parola per controbattere.
- .. non è buona?
chiese quindi perplessa.
- No che non è buona. Adesso sei tra gli obiettivi anche tu, non l’hai ancora capito? Non eri la più perspicace studentessa della tua età?
Obiettivo.
Davvero era un obiettivo.. dei Mangiamorte?
No, non era possibile.
- No, non è possibile. Non è proprio possibile.
- Non è possibile? Oh, invece si che è possibile, mettitelo in quella testa.
- Ma..
Non sapeva che dire.. e ora che sarebbe successo?
- Niente ma Granger, è così. E non puoi che dare la colpa a te stessa. Dopotutto, nessuno ti ha chiesto di seguirci quella sera.
Le si era seccata la gola e in preda com’era all’ansia si voltò in direzione dell’anziano preside.
- C-che vuol dire che ora sono un.. obiettivo?
Quello non rispose e lentamente distolse lo sguardo.
Lei insisté.
- Me lo dica, per favore. Ho bisogno di saperlo.
- Signorina Granger, mi duole davvero dirlo, ma la situazione è peggiore di quanto potessi immaginare. Non avrei mai potuto credere che le cose potessero andare in questo modo. La sua presenza ieri sera ha reso, come dire, il tutto più complesso ora.
- E quindi, cosa succederà adesso?
Silente sembrò pensarci su un attimo e poi subito dopo rivolse uno sguardo a Draco, che annuì silenziosamente.
Hermione alternava confusa e impaurita lo sguardo dall’anziano al compagno e viceversa.
- Ne avevo parlato proprio stamattina con Draco. E lui è d’accordo con me. Dovete andare via. O almeno allontanarvi per un po’, finchè le acque non si saranno calmate, diciamo.
La giovane sgranò gli occhi, non riuscendo a capacitarsi di quanto aveva appena sentito.
- E dove dovremmo andare? Non possiamo andarcene!
- A questo ancora non abbiamo pensato. L’unica cosa certa è che non potete rimanere qui, sareste troppo facilmente rintracciabili e per voi, lei per prima, sarebbe la fine.
- E la scuola? Le lezioni? Che diremo agli altri per giustificare la nostra assenza?
C’erano troppe domande nella sua testa, troppe preoccupazioni.
E lei aveva avuto troppe poche risposte, la confusione nella sua mente non era stata saziata.
- Per la scuola non c’è da preoccuparsi, informerò gli altri professori del motivo della vostra assenza, sono sicuro non ci saranno problemi. E ai vostri compagni verrà detto che voi, signorina Granger avete vinto un importante premio che le consentirà di alloggiare e seguire i corsi nella prestigiosa scuola francese di Beauxbatons. Mentre il signor Malfoy farà ritorno a casa per importanti questioni familiari.
- E quando dovremmo partire?
chiese lei affranta.
Non voleva andarsene, ma a quanto pareva non avevano scelta.
- Il più presto possibile. Anche oggi stesso. Le valigie sono già pronte nei vostri alloggi, dovete solo andare a prenderle. Il treno vi aspetta in stazione.
- Pensavo che l’Hogwarts Express non potesse essere usato se non per venire e lasciare la scuola.
- Per questa volta, date le circostanze, ho chiesto io personalmente di fare un’eccezione, signorina Granger.
- Non ho capito una cosa però. Abbiamo o no trovato un caspita di alloggio dove sistemarci? Non possiamo girare senza un posto dove andare, vecchio.
- Malfoy! Ti prego!
Ma Silente sembrava non aver sentito o aver fatto finta di non sentire, come al solito, la fine della frase e aveva mantenuto il suo solito sguardo delicato.
- Mhmm, occorre un alloggio sicuro e non conosciuto, dove non possiate essere rintracciati. Ma proprio non saprei..
pensò ad alta voce il preside, massaggiandosi la lunga barba assorto.
Un alloggio sicuro, non conosciuto e dove non potessero essere rintracciati.
Un alloggio sicuro.. un alloggio..
- Casa mia.
I due si voltarono in direzione della ragazza, corrugando la fronte.
- Intendo casa mia, a Londra. Dove abito con i miei genitori babbani. So che non è il massimo, ma lì non ci troverebbero mai.
- Stai scherzando spero.
- No che non sto scherzando Malfoy. E’ l’unico posto sicuro disponibile, quindi vedi di non rompere.
- E pensi che io venga a passare il mio tempo in una casa di babbani? Ma per piacere, non mi abbasso a certe cose. Siamo in pericolo, ma rimango sempre un Malfoy.
- Senti tu, ma come ti permetti! Guarda che è solo per salvarti la pellaccia, fosse per me ti lascerei a mor..
- Calmatevi per favore. E, Draco, l’idea di Hermione è buona, senza contare che non abbiamo altra scelta. Nel mondo babbano sarete sicuramente più al sicuro che anche nella più sperduta taverna del mondo magico. E’ la cosa migliore da fare. Andate a prendere le valige, si parte tra poco.
Si parte, avrebbe salutato tutti, Harry, Ron, Ginny.
I suoi amici.. I suoi amici, è vero!
- Professor Silente, e gli altri? Harry, Ron, Ginny.. potrei salutarli?
- La Granger ha ragione. Io vorrei vedere Blaise prima di andare.
- Mi dispiace ragazzi, ma salutandoli non vorrei capissero qualcosa, non possiamo correre rischi. Mi duole davvero dirvelo, ma non possiamo. Senza contare che non c’è tempo.
- Ma, dato che siamo ricercati, non potremo nemmeno mandare delle lettere, nel caso venissimo scoperti. Per favore, dobbiamo vederli. Ho bisogno di vederli.
Silente sembrava sinceramente dispiaciuto.
- Vi prometto che farò avere loro costanti notizie della vostra posizione e delle vostre condizioni, ma di più non posso fare. Credetemi, è per il bene di tutti.
- Cazzo, io non parto senza aver visto Blaise, capito vecchio?!
- Perché scusa, Blaise non viene con noi? Dopotutto anche lui è stato visto. Non può rimanere qui a scuola, non sarebbe al sicuro.
- Blaise verrà mandato da una delle sue cugine fuori in campagna, starà bene, non si preoccupi. E’ sconsigliato mandarvi tutti insieme in blocco, è meglio dividervi.
Hermione si voltò schifata verso il ragazzo seduto accanto a lei.
- E perché io dovrei andare con lui allora?
- Beh, dati i vostri continui scontri e i numerosi litigi.. lo consideri un modo per migliorare il vostro rapporto. Come si dice, “meglio tardi che mai”.
- Oh, ma che bello. Non vedo l’ora di iniziare allora.
- Forse mi ringrazierà un giorno, ne sono quasi sicuro.
disse l’anziano a bassa voce, sorridendo.
Lei si voltò confusa.
- Cosa?
- Oh niente cara, fai finta che io non abbia detto niente.
Quello rise ancora sotto i baffi.
- Ora andate, si è fatto tardi. Credo di avervi detto tutto, nel caso ci fossero novità ve le farò sapere tramite Fanny. Mi raccomando, non prendete l’iniziativa di scrivere voi e soprattutto a qualcuno che non sono io. Aspettate le mie lettere e poi, tramite Fanny, mi invierete le vostre. Siamo intesi?
- D’accordo.
- Perfetto. Questi sono i vostri biglietti per Londra, ora andate.
- Professore, ma come faceva ad avere..
- Magia, signorina Granger. Presto o perderete il treno. E non dimenticate di pensare ad organizzare il Ballo. Lo so che, in un momento come questo è l’ultima cosa a cui vorreste pensare, ma vi chiedo di farlo anche per tutti gli altri che contano su di voi. Potrebbe anche essere un modo per svagarvi e non pensare troppo alla situazione che vi opprime.
- Ci proveremo, faremo del nostro meglio. Vero?
disse Hermione, con un sorriso tirato, sottolineando con un tono di voce più prolungato quel vero.
Ma non ottenne risposta.. o almeno non subito.
- D’accordo Granger, ma ora piantala, vuoi uccidermi per caso?
imprecò da alta voce il ragazzo, la mano posata sul fianco dolorante.
“Chi ha detto che una gomitata nelle costole non risolva tutto?” si disse lei, sorridendo soddisfatta.
I due così finalmente si alzarono e una volta direttisi alla porta gettarono un ultimo sguardo al professore.
- Siate prudenti ragazzi, evitate di fare sciocchezze. Ne va della vostra vita.
- Staremo attenti, si può fidare di noi.
Hermione sorrise e Silente ricambiò, chiudendo subito dopo la porta di legno proprio davanti a loro, facendo così nascere in lei un sentimento di paura e isolamento che il suo cuore non provava da tempo.
Ora era davvero sola, di fronte al destino che incombeva ormai prossimo e quantomeno minaccioso.

E ora invece passiamo ai commenti.
Siete sempre più numerose e questo mi rende molto orgogliosa, non immaginate nemmeno quanto :)
Innanzitutto ci tenevo a rispondere ai commenti del capitolo "Uscite Notturne", dato che nel precedente non ho avuto tempo di farlo.
Quindi un grazie particolare a:
Troue_xxx
Axel_Twilight_93
seven
Red_93
SenzaFiato
barbarak
Grazie a tutte di cuore, siete carinissime :)

E ora invece passiamo a quelli del capitolo precedente, "Inseguimenti al chiaro di luna".

giselle
Grazie per il tuo commento, quando l'ho finito di leggere non ho potuto evitare di sorridere.
Mi ha fatto davvero molto piacere :)
Grazie ancora e spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle tue aspettative.
Bacioni!

sam05
Grazie mille, sei gentilissima!
Meno male che l'idea dei capitoli lunghi piace, mi fa piacere.
Sai, quando comincio a scrivere non mi fermo più e temevo che questa cosa potesse rendere la lettura della fanfiction più stancante.
Sono contenta che non sia così :)
Grazie mille ancora!

Hoshi_chan
Felicissima che la mia storia ti piaccia.
Si è vero, in molti mi avevano detto che c'erano delle analogie con un'altra ff, ma sinceramente nemmeno ne ero a conoscenza, è stato un caso xD
Continua a seguire la storia, mi raccomando.
A presto!

barbarak
Finalmente ho aggiornato, visto? :P
Spero proprio che il capitolo ti sia piaciuto.. più in la troverai le risposte alle domande che hai in mente, un pò alla volta :)
Un bacione!

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Capitolo 7
*** Un viaggio movimentato ***


Il Ballo Arcobaleno

"7. Un viaggio movimentato"

Una folata di vento improvvisa investì di colpo la giovane Gryffindor, nel momento in cui aprì il grande portone d’ingresso del castello, per poter uscire nei giardini.
Le fredde raffiche sollevavano le delicate e rossastre foglie cadute a terra, portandole via con se e inducendole a intrecciarsi tra di loro con piccoli mulinelli.
Senza sosta si muovevano in aria, sempre più in alto, sempre più lontane.
Le invidiava molto: anche Hermione avrebbe voluto, ora come non mai, volare via lontana da tutti i problemi che l’aveva sommersa nell’ultimo giorno.
E invece l’unica cosa che poteva, e che doveva fare, era prendere l’Hogwarts Express e raggiungere la sua casa a Londra.
Fin qui nulla di strano, se togliamo il fatto che avrebbe perso le lezioni dell’intero anno e non avrebbe rivisto i suoi amici per un mucchio di tempo.
E se, cosa ancora peggiore, non consideriamo il fatto che non sarebbe stata da sola.
E ora come ora, sentiva che il proverbio “meglio soli che male accompagnati” avesse un significato più veritiero di quanto avesse mai potuto credere.
“Come fa a stare così calmo, per Merlino? Ci è stato comunicato giusto mezz’ora fa dal preside che siamo ricercati dall’intera schiera rimanente di seguaci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e l’unica cosa che riesce a fare ora è.. fumare?!”
Draco Malfoy, impassibile come sempre, proseguiva a passo cadenzato al suo fianco, la sigaretta tenuta ferma tra l’indice e il medio dell’affusolata mano destra.
Chiunque l’avesse visto in quel momento avrebbe potuto giurare che fosse ignaro di tutto, data la sua scarsa preoccupazione per tutto quello che non fosse l’evitare di far finire la cenere del tabacco sulle sue scarpe appena lucidate.
- Mezzosangue, si può sapere che hai da guardare?
disse il ragazzo alla vista di una Hermione con le sopracciglia alzate per il dissenso, intenta a fissare il suo profilo regale.
- Sei davvero incredibile..
- Non sei la prima che me lo dice.
rispose quello, un leggero ghigno sulle labbra intente ad aspirare avidamente il fumo grigiastro.
- No sul serio! Siamo in fuga, ricercati, a rischio di vita e tu tutto quello che riesci a fare è fumarti la tua bella sigaretta e non smetterla un secondo di blaterare!
- E cosa dovrei fare secondo te, sapientona, eh? - disse lo Slytherin, fermandosi e voltandosi poi verso di lei - dovrei mettermi ad urlare, a piangere per caso? Sai, è un ruolo questo che forse si addice di più a te, mia cara.
terminò il biondo, riprendendo poi a camminare e dandole di nuovo le spalle.
Hermione, ferma dov’era, rimase a fissarlo per un pò mentre si allontanava.
Era sempre così sicuro di se, così altezzoso.. mai una sola volta aveva mostrato quelli che erano i suoi sentimenti o i suoi pensieri.
Sempre così freddo, come il ghiaccio.
Si chiese cosa potesse pensare in quel momento, o addirittura cosa potesse provare.. il suo cuore.
- Malfoy.. non hai paura?
Quella che le arrivò alle orecchie fu una risatina di scherno.
- Tsè, noi Malfoy siamo stati addestrati sin da piccoli a non avere paura, tantomeno in situazioni come queste. Anzi, più la cosa è pericolosa, più mi diverte. Semplice.
rispose lui, continuando a camminare verso la stazione.
Hermione sussultò.
Davvero Malfoy pensava, e soprattutto provava, quelle cose?
Forse Hermione aveva ragione a pensare che persone come lui non avessero un cuore.
Solo una persona tanto fredda e malvagia dentro sarebbe rimasta così impassibile ad ogni tipo di emozione, dalla gioia alla paura stessa.
Il mozzicone di sigaretta, la camicia lasciata semi aperta sul davanti e gli aderenti pantaloni neri avrebbero permesso a chiunque di capire che genere di persona fosse.
Elegante, fiera, altezzosa. Ma soprattutto perennemente tesa, in allerta.
Come se non potesse, o non volesse, permettersi di correre il rischio di lasciarsi sopraffare dalle emozioni.
- Dai Malferret, non posso crederci che non ti sia mai capitato di avere paura di qualcosa. Siamo da soli, quella corte dei miracoli che tu chiami amici non saprebbe niente e tantomeno la tua reputazione di impavido uomo di ghiaccio crollerebbe.
disse lei, ormai curiosa.
- E tu pensi che, se anche ci fosse qualcosa, lo andrei a raccontare a te, Mezzosangue? Come minimo il giorno dopo tutto finirebbe schiaffato sulla copertina del giornalino della scuola. Pensi io sia così idiota?
- Sempre pensato.
- Non ti fidi eh? Beh, se non intendi parlare, allora ti racconterò una cosa io, Furetto.
continuò subito dopo lei, non vedendo alcuna risposta dal ragazzo che, in silenzio, continuava la sua camminata per il giardino.
Dato che avrebbe passato in sua compagnia molto del tempo futuro, tanto valeva cercare di reprimere l’odio e darsi da fare per non uccidersi a vicenda.
- Sai, quando ero bambina io e i miei genitori eravamo solito andare spesso fuori a trascorrere i weekend nella nostra piccola casa in campagna. Era un posto bellissimo, pieno di boschi e laghetti luccicanti. L’ho sempre amato. Finchè un giorno sfortuna volle che, uscita di casa, andassi a fare una passeggiata nel bosco e che una piccola buca fosse la mia rovina. Caddi malamente e mi ruppi la caviglia, non riuscivo a camminare. Rimasi seduta a terra, sperando che così il dolore sarebbe passato. Come potevo sapere invece che occorrevano le giuste cure mediche, dopotutto ero così piccola. E intanto si fece buio. Un’altra cosa di cui ho un po’ paura anche ora, per la precisione, ma non è questo il pun..
disse, ridendo al pensiero.
Sorriso che però svanì quasi subito dalle labbra.
- Ti prego Granger, dimmi che è uno scherzo e che non hai ancora paura del buio. Peggio di una poppante.
disse il biondino, con tono di scherno.
- E se anche fosse? E comunque ripeto, non è questo il punto e se la pianti di interrompermi arriviamo al dunque. E’ troppo chiederti di tapparti quella boccaccia solo per un altro po’ o la tua mania di protagonismo è così forte da impedirtelo?
- Farò del mio meglio. Sia la volta buona che scopro qualche altra notizia imbarazzante sulla So-Tutto-Io più famosa di Hogwarts.
- Siamo spiritosi, per avere il cervello di un Furetto, ma mi dispiace per te dato che non è niente di così eclatante. Semplicemente si stava facendo buio ed ero seriamente terrorizzata dalla possibilità che qualche animale notturno potesse attaccarmi. Intanto i miei genitori decisero di uscire a cercarmi. Proprio come chiunque altro, si dovevano essere preoccupati non vedendo tornare la loro bambina. Mi cercarono in lungo e in largo e alla fine mio padre riuscì a trovarmi accovacciata ai piedi di una grande quercia e a riportarmi a casa. Mi dissero che mi addormentai tra le sue forti braccia, stremata, ma finalmente al sicuro. Sai, da piccola ho sempre amato mio padre, era un po’ il mio principe azzurro. Ho dei ricordi bellissimi di noi due insieme. Sono fortunata, i miei genitori sono due persone fantastiche e sono sicura lo penserai anche tu una volta conosciuti. E poi..
- Perché mi racconti tutto questo?
chiese a quel punto il ragazzo, che nel frattempo si era fermato poco distante da lei e lentamente accennava a voltarsi, lo sguardo fisso oltre di lei.
Come perso in qualcosa a lei sconosciuto, lontano.
E’ vero, aveva ragione.
Perché gli stava raccontando tutte quelle cose?
Non se ne era nemmeno resa conto, forse si era semplicemente lasciata prendere la mano dalla foga dei ricordi.
Non lo sapeva nemmeno lei.
- Perché? Beh, per fare conversazione. Perché tu non dicevi niente e..
- Adesso basta con le stupidaggini, non voglio perdere altro tempo per starti a sentire.
e detto questo riprese a camminare verso la stazione, a un passo, notò Hermione, più veloce rispetto a prima, più deciso.
Ma forse si sbagliava semplicemente.
In quel momento l’unica cosa che riusciva a sentire e di cui era certa, era il gelo che percorse il sangue nelle sue vene.
Perché all’improvviso doveva fare così?
Che aveva detto di sbagliato?
Dopotutto, era una stupida storiella, non era una cosa poi tanto grave.
Perché doveva reagire a quel modo?
E poi quegli occhi.. non li aveva mai visti così.
Possibile che Draco Malfoy potesse provare.. tristezza?
Perché era quello che i suoi occhi le avevano trasmesso, la disperazione, la solitudine e la consapevolezza di aver perso qualcosa di importante.
Il Principe delle Serpi, i cui occhi colore del ghiaccio, avevano gettato ai suoi piedi quasi, se non tutta, l’intera fauna femminile di Hogwarts, ora sembravano essere lontani.
Quasi neri, neri come l’oblio in cui si erano smarriti.
“Io proprio non lo capisco, ora cosa avrei fatto di male? Prima fa il solitario, sempre zitto, taciturno e poi appena tento di creare un discorso, prima mi prende in giro e poi mi insulta anche, lasciandomi così su due piedi! E fa anche l’arrogante, marciando via neanche fosse un soldato di prima linea! Non lo capisco proprio.. e ho rinunciato a capirlo. L’unica cosa che so per certo è che è un Malfoy. E questo mi basta per capire che non ci sarà mai niente tra noi due, per prima cosa un dialogo.
E detto questo, furiosa ma confusa allo stesso tempo, proseguì anche lei nella direzione intrapresa poco prima dallo Slytherin, verso lo scarlatto treno, ormai sempre più vicino.
Così come sempre più vicino era il suo destino, che presto sarebbe cambiato.
Non sapeva come, dove, o quando, ma sentiva che sarebbe cambiato.
E che doveva stare pronta.

***

Arrivarono al treno poco dopo, spingendo ognuno il carrello con i propri bagagli, preparati questi in precedenza e con cura dagli elfi domestici di Hogwarts, come richiesto dal preside.
Su quello di Hermione c’era in più anche una gabbia con dentro un grosso gatto roscio, dal muso schiacciato, che stanco di stare in quel piccolo spazio, iniziava ad agitarsi.
- Per favore, dimmi che quel.. coso, è stato un regalo e non l’hai comprato di tua spontanea volontà.
le chiese d’un tratto il biondino, che dal il dialogo di prima fino a quel momento era rimasto in silenzio.
Hermione rimase così sorpresa nel sentire la voce del suo compagno di viaggio rompere il silenzio gelido calato, senza alcuna motivazione a detta sua, tra di loro.
- I-In realtà no. L’ho comprato al terzo anno. Perché me lo chiedi?
Malfoy si girò e la fissò con le sopracciglia inarcate per lo stupore.
- Come diavolo ti è passato in mente di comprarti un simile coso? Sembra abbia preso in pieno un muro con quel naso all’insù. Io non ci avrei speso nemmeno uno zellino.
“Se prima avevo qualche dubbio se stesse bene, mi ero quasi preoccupata, beh.. devo dire con mio grande piacere che sta benissimo. E’ tornato lo stronzo di sempre.” Come incoraggiata quindi dalla tornata parlantina del giovane, gli rispose.
- Questo perché sei senza cuore. Sappi che nella vita non conta solo l’aspetto fisi.. ma che parlo a fare.
disse la Grifoncina rassegnata, nel vedere il giovane Slytherin non degnarla più di uno sguardo, poiché troppo impegnato nel sistemarsi la candida camicia di seta che aveva indosso quel giorno.
- Sta anche troppo bene, per i miei gusti.
disse a quel punto tra se e se, sottovoce.
- Che hai detto Mezzosangue?
si girò a chiederle quello, avendo udita dire qualcosa, ma non avendo ben distinto cosa.
- Oh niente niente. Dicevo solo che è tutto come deve essere. Purtroppo.
lo liquidò a quel punto con un gesto della mano.
- Sei strana. E quel coso è un maiale con quel muso.
le rispose poco dopo il ragazzo, mentre ormai giunti in stazione, si apprestava a cercare il controllore che li avrebbe fatti salire.
- E tu sei un pallone gonfiato. Che ci vuoi fare, c’est la vie.
e gli rivolse così il più finto dei finti sorrisi, accelerando subito dopo e lasciandolo indietro.
Con sua gioia, poco dopo vide che il controllore era già lì ad attenderli.
“Perfetto, così non dovrò stare altro tempo da sola con lui. Salgo, mi rilasso e ci si rivede all’arrivo, tanto abbiamo tutto il treno libero, ognuno per se. L’unica cosa positiva del viaggio credo.”
- Biglietto per favore.
le chiese con garbo il controllore.
Hermione prese dalla sua tasca il biglietto che poche ore prima le aveva consegnato il preside nel suo ufficio e lo diede all’uomo in divisa.
- Hermione.. Jane.. Granger..
leggeva quello lentamente e ad alta voce, mentre trascriveva tutti i dati sul suo blocchetto.
Era un uomo sulla trentina, alto e con corti capelli del colore del cioccolato. Le rivolse un cortese sorriso e le restituì il foglio di carta quando finì.
- Bellissimo nome il suo. Prego signorina, e buon viaggio.
Hermione arrossì leggermente per il complimento inaspettato e sorrise di rimando.
- Grazie.
Mentre saliva però qualcosa la spinse a girarsi per guardare indietro, era più che altro una sensazione la sua.. come se qualcuno l'avesse fissata durante il breve scambio di battute con il giovane moro.
Aveva sentito il peso durante tutti i suoi spostamenti di uno sguardo sulla propria schiena, ma dopo essere salita ed essersi voltata potè vedere che oltre allo Slytherin, intento a mostrare il suo biglietto, non c'era nessun altro.
Mi sarò sicuramente sbagliata, si disse scutendo leggermente la testa.
Mentre tirava sul treno il suo bagaglio, si chiese poi il perché di tutti quei controlli.
Sicuramente - si disse - era perché l’Hogwarts Express veniva usato solo ed esclusivamente per andare e tornare dalla scuola, mai per viaggi così improvvisi e dunque per assicurarsi che tutto si svolgesse nella massima sicurezza mettevano controllori a registrare nomi e partenze.
Presa com’era dai suoi pensieri però, inciampò nel gradino e poco mancò che facesse cadere a terra la gabbia con dentro Grattastinchi, il quale non avendo gradito la mossa, iniziò ad agitarsi ancora più di prima.
- Buono Grattastinchi.. ti chiedo scusa, ma sta buono!
- Facile a dirsi, sta buono. Non sei tu quella che stava per finire spiaccicata a terra. Dammi qua, lo prendo io. Già è brutto di suo con quel muso strano, non vorrei tornasse con qualche altra menomazione.
disse il biondino, che nel frattempo l’aveva raggiunta e stava portando su contemporaneamente il suo bagaglio e la gabbia con dentro il piccolo passeggero.
Hermione rimase sorpresa.
Il bagaglio doveva pesare parecchio, data l’importanza che Malfoy dava al suo guardaroba e anche la gabbia con il micione non ci andava leggera.
Doveva ammettere di essere stata un po’ troppo clemente in fatto di cibo con Grattastinchi negli ultimi tempi, eppure il ragazzo tirò su tutte e due senza alcun segno di sforzo.
- Non so se dirti grazie per l’aiuto o mandarti a quel paese a nome di Grattastinchi. Rimango zitta e vado sul sicuro.
gli rispose la Gryffindor, la quale dopo essersi ripresa la gabbia contenente il suo amico peloso e la sua valigia, si girò per iniziare la ricerca di una cabina aperta dove sistemarsi.
- Il controllore ha detto che le cabine sono tutte chiuse a chiave, data la loro inutilità al momento. Ne hanno lasciata aperta solo una apposta per noi, quindi se vuoi seguirmi..
Non poteva crederci.
Prima l’organizzazione del ballo con lui, poi le camere separate e ora anche la cabina del treno andava condivisa?
Era convinta che se avesse passato anche solo un’altra mezz’ora in compagnia di quella viscida serpe avrebbe cominciato a dare anche lei del Mezzosangue alla gente.
Il suo sguardo allarmato e esasperato al contempo indusse il ragazzo a fermarsi.
- Si può sapere che hai? Sappi che nemmeno io sono contento di non poter stare un po’ in pace per conto mio, ma è così. La cabina è una e va condivisa. E se permetti sono stanco, vorrei andare a sedermi un attimo, è possibile?
- Non che non è possibile! - sbottò quella - ti dice niente la parola “intimità”? Beh, è quella che vorrei io adesso.
- Se vuoi un po’ di intimità puoi sempre stare in mezzo al corridoio. Guarda sei fortunata, c’è anche la moquette. Così la tua intimità non soffrirà di mal di culo.
Hermione non rispose, sapeva che il suo sguardo furibondo valeva più di mille parole.
- Senti, piantala di fare la ragazzina Granger. Pensi che a me vada bene così? Te lo dico io, no. Ma c’è poco da fare, quindi se permetti, io vado. Te fa un po’ come ti pare.
e detto questo si rigirò per poi sparire dentro una delle cabine qualche metro più avanti, appena in tempo al riparo dall’urlo di disperazione che si diffuse minaccioso per tutto il treno.

***

Era passata un’ora buona da quando il treno era partito e anche l’arrabbiatura di entrambi era diminuita.
Le cose ora andavano abbastanza bene.. certo, se per bene si intende ignorarsi per tutto il tempo e non rivolgersi parola.
Sta di fatto che almeno, non si urlavano o lanciavano più cose contro e per una Gryffindor e uno Slytherin costretti nella stessa stanza, come successo a loro, era un bel passo avanti.
Non sapendo cosa fare, poco dopo la partenza Hermione aveva tirato fuori dalla sua gabbia il povero Grattastinchi.
Povero perché, esasperata com’era, era su di lui che sfogava tutta la sua ira repressa, spazzolandolo con forza e bloccando i suoi continui tentativi di fuga.
Malfoy invece se ne stava tranquillo a leggere una copia della Gazzetta del Profeta, tirata poco prima fuori dalla valigia.
E, al contrario di Hermione, il suo volto era rilassato e non trasudava alcuna emozione.
La Gryffindor alzò senza farvi accorgere gli occhi in direzione del ragazzo e scrutò il suo volto attenta, per cercare di capire cosa gli passasse per la testa.
Era agitato come lei nel profondo, ma rimaneva tranquillo per non intaccare la sua immagine di Slytherin dal sangue freddo?
Oppure era così tranquillo perché sapeva già cosa fare?
Sta di fatto che Hermione voleva sapere, quel silenzio era snervante.
- E adesso?
Malfoy, nonostante l’avesse sentita, non alzò la faccia dal giornale e continuò a leggere.
- Cosa intendi Granger con “e adesso”?
- Intendo cosa facciamo, ovvio.
- Intanto arriviamo a Londra e ci sistemiamo a casa tua. Poi si vedrà.
- Come “poi si vedrà”? Questo vuol dire che non hai un piano?
Finalmente lo Slytherin alzò il viso e la guardò.
- Beh, direi di no.
- Bene, questo vuol dire che abbiamo alle calcagna cinque Mangiamorte, o forse di più, cosa ne possiamo sapere, e noi non abbiamo idea di cosa fare. Perfetto.
- Sei o no la studentessa più brillante della scuola? Avresti dovuto pensare tu a cosa fare. Dopotutto, non vorrai lasciare ogni cosa nelle mani di una viscida serpe come me..
la canzonò, con uno sguardo che sembrava particolarmente divertito dalla piega che aveva preso il discorso.
- Beh.. oh, ma che vuoi Malferret, sei tu quello immischiato! Tu ci hai condotti dai Mangiamorte, tu ci hai cacciati nei guai. Ora tu sistemi le cose.
Quello la guardò con uno sguardo sinceramente sorpreso.
- Cosa avrei fatto io? Granger, sei tu quella ha seguito me e Blaise di nascosto nel bosco. Nessuno ti ha condotto da nessuna parte - le disse, poi aggiunse - e non hai idea di cosa fare? Visto che insisti, te la do io una cosa da fare. Stare zitta, vorrei leggere. Contenta ora?
terminò quello.
- Va a farti fottere.
- Possibilmente non da te, Mezzosangue.
replicò il ragazzo prima di rimmergersi nella lettura del suo giornale, il solito ghigno stampato in faccia, quel ghigno che la faceva andare su tutte le furie.
“Stai calma, respira. Se gli spacchi la faccia contro il finestrino adesso peggiori solo le cose. Calma Hermione.”
E così fece.
Un respiro profondo per farsi forza e continuò.
- E’ una cosa seria Malfoy. So che ti è difficile, se non impossibile forse, ma potresti almeno per cinque minuti non sparare cavolate e farti venire qualcosa in mente? Te ne sarei grata.
- Cosa non ti è chiaro del concetto “non ho idea di cosa fare”? Intanto arriviamo e poi decideremo cosa fare. Ora come ora, persi tra le montagne su questo treno, non so proprio cosa potremmo fare.
Le doleva ammetterlo, ma in effetti aveva ragione.
Cosa potevano fare ora come ora, se non aspettare?
Così dopo che il silenzio fu ricaduto ancora una volta nella cabina, fece scendere dalle ginocchia Grattastinchi, il quale felice per la libertà appena ottenuta si stiracchiò i muscoli delle zampe e uscì con due lunghi balzi dalla porta scorrevole in quel momento semi aperta, e lei invece si avvicinò al finestrino, appoggiando il mento tra le mani e si mise così a fissare il paesaggio fuori dal finestrino.
Le montagne correvano veloci di fronte a lei, nemmeno un secondo e già si era passati alla montagna dopo e così via.
Tutto era in continuo cambiamento, così come la sua vita.
Un attimo prima era solo una studentessa abile più del normale in tutte le materie, con tanti amici, le prime cotte.. così come era giusto fosse per una normale ragazza di diciassette anni.
E un attimo dopo invece si era ritrovata ad essere uno dei bersagli dei Mangiamorte, costretta a mettersi in fuga, per di più con uno dei suoi nemici giurati.
Nemici ancora prima di nascere, una famiglia Babbana e una Purosangue. E ora il primogenito di quest’ultima andava a vivere a tempo indeterminato sotto il tetto della prima.
Al pensiero le venne da ridere, era tutto così strano.
Che tutto questo fosse solo un sogno assurdo?
- Cavolo ridi da sola come una scema Granger?
Hermione, richiamata così alla realtà, si girò verso la voce che l’aveva appena chiamata.
- Oh niente. Pensavo solo che sarà divertente vederti alle prese con telefoni, televisori, macchine..
- Alt alt, telenofo.. che?
Scoppiò a ridere ancora una volta.
- Te-le-fo-no. E’ un mezzo di comunicazione babbano. Grazie al telefono - e rise di nuovo, scandendo correttamente la parola, così come invece non era riuscito a fare Malfoy prima - puoi anche parlare con persone che stanno dall’altra parte del mondo. Senti la loro voce come se fossero lì accanto te. Bello no?
- Sarà bello quanto ti pare, ma non toccherò niente che sia stato fatto o usato da un lurido Babbano. Scordatelo Granger.
- Idiota! Giuro che se non la pianti con questa storia appena arriviamo.. t-ti chiudo.. dentro la lavatrice!
Quello la guardò, non molto convinto.
La minaccia, come poteva immaginare, non aveva avuto l’esito sperato.
- E sentiamo, cosa sarebbe ora questa fantomatica lavatrice?
Quella incrociò le braccia al petto e sollevò il mento, come a dare enfasi al suo discorso.
- E’ un aggeggio piccolo e buio, che si riempie d’acqua e inizia a girare su se stesso - disse mimando con l’indice della mano destra la rotazione e poi continuò - e spero tu sia bravo a trattenere il fiato Malfoy.. perché sono io che decido quando farla smettere con un pulsantino che sta fuori.
e terminò con un bel sorriso innocente la spiegazione.
Sapeva che non l’avrebbe mai fatto, dopotutto date le spalle larghe e l’alta statura nemmeno spinto a forza ci sarebbe entrato, ma fortunatamente ciò sembrò aver convinto il ragazzo, il quale ignorando cosa fosse una lavatrice e spaventato quindi dall’ignoto oggetto in questione, se ne stesse improvvisamente zitto e ritornò alla sua lettura sbuffando.
“1 a O per me Furetto” pensò Hermione, girandosi per ridere sotto i baffi.

***

- Che diavolo fai?
Malfoy, uscito circa dieci minuti prima per andare a chiedere informazioni su quanto distasse la stazione, era appena rientrato nella cabina ed aveva trovato una Hermione intenta a leggere il libro di testo di Rune Antiche.
- Non sappiamo per quanto tempo staremo via e non voglio rimanere indietro con il programma.
- I topi di biblioteca non si smentiscono mai, eh Granger?
La ragazza in questione sbuffò scocciata.
- Che cavolo vuoi Malferret? Quella è la porta, se sei venuto per rompere. Prima che ti rompa io qualcos’altro.
- Ma come siamo volgari. Mi ferisci così.
rispose quello, la mano sul cuore e un’espressione di finto rammarico sul volto. E ci sarebbe quasi cascata, se non fosse stato per il ghigno made-in-Malfoy appena affioratogli sulle labbra.
- Sai, la parte del buono non ti riesce bene. Quella dello stronzo invece ti calza a pennello.
- Anni e anni di allenamento Granger.
rise di rimando il biondino.
- Allora, si può sapere cosa vuoi Malferret?
- Il macchinista ha detto che manca una mezz’ora alla stazione, quindi ho pensato convenisse iniziare a cambiarci.
Quella lo guardò sorpresa, non aspettandosi tale risposta.
- Cambiarci?
- Sveglia Mezzosangue, non vorrai mica scendere dal treno con la divisa della scuola. Daremmo troppo nell’occhio.
Già, non ci aveva proprio pensato, dovevano cambiarsi.
Se c’era qualche Mangiamorte in giro per Londra sarebbero stati identificati troppo facilmente: il figlio di Lucius Malfoy, purtroppo per loro due, era ben famoso tra le schiere dei servi dell’Oscuro Signore, e con la divisa scolastica addosso ancora di più.
Dovevano fare tutto il possibile per arrivare a casa indisturbati e soprattutto non farsi seguire da nessuno.
Se i Mangiamorte avessero identificato il luogo dove si nascondevano, sarebbe stato pericoloso non solo per i due, ma anche per la famiglia della ragazza, che li ospitava ignara di tutto.
Non potevano permettersi errori di alcun tipo.
Abbandonati i suoi ragionamenti, si girò appena in tempo per vede il biondino aprire la valigia e tirarne fuori un completo nero e scarpe laccate.
- Non avrai intenzione di andare conciato così, vero?
Quello tranquillo come sempre, si voltò e la fissò.
- E come sennò? Illuminami Miss So-Tutto-Io.
- Beh, dico solo che non è tipico di tutti i giorni vedere ragazzi andare in giro per Londra in giacca e cravatta.
- Se quella gente non ha un briciolo di classe non è un mio problema. L’ho sempre detto che i Babbani sono un popolo di sciattoni.
rispose, lo sguardo fisso sui vestiti che la ragazza teneva tra le braccia.
Hermione arrossì leggermente.
- Scusami? E con questo che vorresti dire?
Si sentiva offesa nel profondo, i suoi vestiti non avevano niente che non andava.
Certo, il maglione era un po’ largo e non le evidenziava le forme da donna e i pantaloni erano semplici jeans, ma dire che fosse una sciattona, quello proprio no.
- Se levi il fatto che l’altro giorno abbia chiamato mia nonna che rivuole i suoi vestiti, niente.
Hermione spalancò la bocca, sorpresa per quell’affermazione.
- Beh scusami se non vado in giro mezza nuda come tutte le ochette che ti girano intorno sbavanti tutti i giorni a scuola o che io non possa deliziarti con profonde scollatur.. Malfoy! C-Che cavolo fai?!
Tutto era avvenuto così velocemente che non se ne rese nemmeno conto, motivo per cui non ebbe fatto in tempo a spostarsi.
E inevitabilmente rimase così prigioniera nella morsa della serpe.
Quella infatti aveva bloccato con la sua mano destra l’esile polso della ragazza, che si era così ritrovata praticamente schiacciata con la schiena al finestrino, a causa della forza impressa nel balzo dal ragazzo.
- Potresti sempre rimediare, non è mai troppo tardi.
le disse, scostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli che le era ricaduta ribelle sul viso.
I loro visi, sempre più vicini, o a detta di Hermione era quello del ragazzo che continuava inesorabile la sua avanzata verso di lei, sembrava stessero per fondersi tra loro.
A quella distanza così ravvicinata poteva sentire il loro respiro confondersi.
Poteva sentire il suo profumo, acqua di colonia alla lavanda mista all’odore del tabacco per una sigaretta sicuramente fumata poco prima.
Poteva vedere perfettamente le bionde ciglia del ragazzo, quasi trasparenti sotto la luce del sole che traspariva dal finestrino, il naso dritto e le labbra rosee, motivo di tentazione e fonte di peccato per tante sprovvedute studentesse.
Ma lei era tutt’altro che sprovveduta.
”Che diavolo stai facendo Herm, si prende gioco di te, non lo vedi? Fa qualcosa! Ora!”
Detto fatto.
Nemmeno un secondo dopo la mano della Gryffindor scattò in avanti, ma venne fermata in aria a pochi centimetri dal viso del ragazzo.
Con l’altra mano libera infatti lo Slytherin le aveva bloccato l’arto e adesso la guardava fissa in volto, sogghignando.
Il fuoco nel punto in cui lui l’aveva toccata, sembrava Hermione essersi scordata che anche la pelle diafana di Malfoy avesse quel tipico calore umano.
Che fosse la rabbia a crearle quel senso di calore addosso?
- Ci hai messo un po’ troppo tempo a svegliarti. Per un attimo avrei quasi giurato ti stesse piacendo.
- Ma come ti permetti!
gli urlò contro quella, tentando nonostante la mano fosse bloccata, di tirargli comunque un pugno in faccia.
Tentativo, purtroppo, miseramente fallito.
Adesso il ghigno era sparito dal suo volto e il ragazzo la guardava serio.
- Riprovaci Granger e sei nei guai.
- Lo stesso vale per te, Furetto.
La fissò per un altro secondo, poi la lasciò andare, ma mentre Hermione finalmente libera si massaggiava l’arto leggermente indolenzito per la stretta, lo sentì parlare ancora.
- Respira Granger, pensavi davvero che avessi voglia di andare oltre? Fammi un favore, tu tieniti i tuoi maglioni da vecchia e io le mie ochette, loro sono più divertenti. Dopotutto conosci un uomo che farebbe la scelta contraria? Io no, nessuno è così scemo. E ora se permetti, vado a cambiarmi, basta con i giochetti.
E detto questo aprì la porta per uscire dalla cabina e la richiuse alle sue spalle, lasciando un Hermione ancora ansimante appoggiata al finestrino.
Come un piccolo uccellino che fissa spaventato, ma rasserenato il suo predatore andar via.
Ma il piccolo uccellino sapeva che la guerra era appena iniziata.
E che le serpi non battono facilmente in ritirata.

***

Scesero dal treno poco dopo, sotto lo sguardo attonito di parecchi passanti, che rallentavano il passo esterrefatti nel vedere un ragazzo di diciassette anni andare in giro in giacca e pantaloni da cerimonia.
- Cavolo guardano questi, Granger?
- Te l’avevo detto io che avresti dato nell’occhio. Dai prendiamo le borse e andiamo a casa.
C’era veramente caos quel giorno in stazione e Hermione pensò che arrivare all’uscita sarebbe stato veramente difficile: la gente correva di qua e di là, spintonandoli con forza.
- Ehi fate attenzione, schifosi Babbani. Sono un Purosangue e non accetto un simile trattamento!
Ma tutto quello che riuscì ad ottenere furono occhiate preoccupate e gente che lo indicava come fosse un pazzo, cose che provocarono in Hermione ricche risate.
Il ragazzo la guardò come se fosse impazzita.
- E’ inutile, non ti capiscono. Qui Mezzosangue o Purosangue non vogliono dire niente, quindi vedi di piantarla.
- Ma io sono un Malfoy!
- Si, lo sappiamo. E io sono una Granger. E qui, nel mondo dei Babbani, tutti hanno la stessa importanza, non ci sono distinzioni di sangue come nel mondo magico.
- Uno come me.. al pari.. di una Mezzosangue? Che razza di mondo è questo?
- Benvenuto a Londra - allargò lei le mani con un sorriso – e sappi che le tue battute qui non funzionano, fattene una ragione. Quindi vedi di piantarla e andiamo, fuori prenderemo un taxi.
Il biondino non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che la Gryffindor, senza nemmeno rendersene conto, lo prese per mano e iniziò a camminare svelta tra i passanti sulla banchina, in attesa dei loro treni.
Al loro passaggio c’era chi si girava a guardarli stupita, chi gli sorrideva e chi li seguiva con lo sguardo per tutto il tempo.
Due ragazzi così diversi, così strani: una semplice, quasi la ragazza della porta accanto, l’altro invece elegante, superbo, di tutto punto.
Quasi a completarsi.
Stavano correndo ora e i due non se ne erano nemmeno resi conto.
Come sicuramente non si erano resi conto che agli occhi dei passanti potevano solo che sembrare una giovane e felice coppia di fidanzati.
Con una mano protesa in avanti, finalmente Hermione aprì un’anta della porta d’entrata della stazione e uscirono così in strada.
I raggi del sole le colpirono all’improvviso il volto e d’istinto provò a alzare la mano destra per coprirsi il viso, ma non ci riuscì.
Sorpresa, abbassò lo sguardo e quello che vide le fece sbarrare gli occhi per la sorpresa.
Non riusciva a muoverla perché la sua mano era intrecciata a quella del suo compagno di viaggio, strette palmo contro palmo in una morsa calda e delicata.
E per la seconda volta in poche decine di minuti potè accertarsi che la pelle di quel ragazzo, diafana come il ghiaccio, provocava in realtà un contatto a lei piacevole.
Immediatamente ritrasse la mano al petto, arrossendo leggermente per quanto accaduto.
Alzò poi lo sguardo verso il biondo lì accanto a lei e arrossì ancora di più quando si rese conto che la stava fissando.
Ma non con occhi cattivi, di inferiorità o disgusto, come aveva sempre fatto per tutti questi anni, o semplicemente come aveva fatto poco prima sul treno.
La guardava.. e basta.
Il volto completamente rilassato, gli occhi grigi ricoperti di bionde ciglia, rese ancora più chiare dalla luce del sole, immobili, fissi su di lei.
Si chiedeva come una persona potesse rimanere così impassibile, non lasciare trapelare nessuna emozione.
Dato che lo Slytherin non accennava ad abbassare lo sguardo, lei ancora rossa in volto, girò per prima la testa dall’altra parte.
“Perché cavolo mi fissa adesso? Oddio non è che ho qualcosa tra i capelli!..”
- Granger..
“Se non se la smette, giuro gli tiro una pizza in faccia! E stavolta lo prendo, per Merlino! Lui tanto nobile non lo sa che è maleducazione fissare le persone?”
- Granger! Secchiona e pure sorda adesso?!
- Ehm.. cosa?
Presa com’era a maledire Malferret mentalmente aveva smesso di ascoltarlo.
- E così quello sarebbe un taxi?
indicò il ragazzo con un cenno della testa in direzione di una macchina gialla che stava passando proprio in quel momento dietro di lei.
"Che scema che sono stata a pensare fissasse me. Guardava il taxi, ovvio.. ora si spiega tutto."
- Oh si, perfetto.. taxi!
lo chiamò Hermione ad alta voce, correndogli incontro con il braccio alzato, finchè quello non la vide e si fermò al lato della strada.
Si girò per tornare indietro a prendere la borsa che prima aveva posato a terra e vide il giovane Malfoy fissarla con le sopracciglia aggrottate.
- Beh? Che vuoi?
- E io dovrei salire dentro a quel coso con le ruote? Scordatelo. Te l’avevo detto che non avrei toccato niente fatto dai Babbani, quindi se non ti dispiace vado a smaterializzarmi dietro un angolo.
- Scordatelo proprio, se usassimo i nostri poteri, sottocontrollo come siamo, ci scoverebbero di sicuro e questa è l’ultima cosa che deve succedere, mi hai sentito?
- Preferisco andare a piedi, piuttosto che salire su quel, com’è si chiama?
- Taxi - ripetè per la millesima volta quella - e tu ci salirai, eccome se ci salirai.
E detto questo tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans un piccolo pacchetto.
- Granger, come cazzo.. ridammi le mie sigarette!
- Le ho prese prima mentre eravamo sul treno, ti erano cadute dalla tasca. Ora le cose sono due. Uno, tu sali e le riavrai all’istante. Due, tu non sali e faranno un bel viaggetto nelle fogne.
concluse a quel punto tenendole sospese sopra un tombino lì vicino.
- Va al diavolo.
- Lo prenderò per un “salgo”, perfetto.
terminò quella con un sorriso soddisfatto, mentre si dirigevano verso la macchina parcheggiata a pochi metri di distanza.
- Idioti i Babbani, ancora a correre dietro a questa specie di aggeggi che camminano. Con la smaterializzazione saremmo già arrivati da un pezzo e per di più mi sarei risparmiato questa figura di merda.
- Figura di merda?
- Diciamo che non sei il massimo della coordinazione Granger.
le rispose quello.
- A te ai neuroni del cervello manca la coordinazione. Oh ma che dico, non ci sono forme di vita lì dentro - rispose, indicando in risposta la fronte del ragazzo con l’indice - e adesso andiamo, il taxi non ci aspetterà per tutto il giorno.

***

Arrivarono a casa Granger dopo circa una ventina di minuti.
Si trovava in una via di piccoli villini a schiera, ognuno con il proprio giardino e posto macchina.
La casa era su due piani, dai colori chiari e con il tetto di mattoni grigio scuro, caratteristiche tipiche dell’architettura inglese-irlandese. “Numero 7, finalmente a casa” pensò la giovane Gryffindor.
Aprì con una lieve spinta il piccolo cancelletto nero ed entrarono così nel giardino, curatissimo e ornato di vasi e cespugli fioriti.
Seguirono il sentiero di mattoncini fino alla porta d’ingresso e una volta lì si fermarono.
- Pensavo peggio Granger, più ad una bettola stile Weasley e invece.. sono sorpreso, devo dire. Niente male per dei Babbani.
- A modo tuo, ma è pur sempre un complimento , per cui grazie mille.
gli rispose fiera e sorridente.
Ricordava bene come il padre tutti i pomeriggi liberi che aveva li dedicasse alla cura del giardino, spesso coinvolgendo anche lei, ancora piccolina, in attività semplici per la sua età come estirpare le erbacce o innaffiare i fiori.
L’avevano creato insieme quel giardino, era un po’ il suo paradiso.
- Chissà se ci aspettavano così presto o siamo in anticipo..
- Dai Granger, suona e basta così lo scopriremo subito.
Stava per suonare, quando a pochi centimetri dal campanello fermò il dito.
E se non li stessero aspettando?
E se non sapessero niente del loro arrivo?
Che cosa avrebbero detto nel veder arrivare la loro figlia a casa in pieno periodo scolastico e per di più con un ragazzo sconosciuto?
- Che hai Granger? Vuoi suonare? - Mi chiedevo.. dici che Silente ha detto loro del nostro arrivo?
- Spero ci abbia pensato il vecchiaccio, altrimenti che facciamo?
Dovevano trovare una scusa e in fretta.
- Mhm, possiamo dire che la scuola ha chiuso per qualche mese e da buoni amici quali siamo - e si beccò un’occhiataccia da parte del biondo per quest’affermazione - ti ho portato a casa per stare un po’ insieme.. no eh?
Si rispose quella da sola, vedendo la faccia schifata del ragazzo al sentire la sua scusa.
- Certo che te le balle non le sai proprio dire Granger eh. Primo: se la scuola chiude ti pare che non mandino lettere o qualcos’altro a casa? Secondo: non sappiamo per quanto staremo via da scuola, qualche mese o forse anche tutto l’anno, chi lo sa.. non possiamo quindi inventarci scuse con un tempo limitato, altrimenti se poi questo tempo scade dove andremmo? E terzo: ..un amico? Neanche mio nonno ci crederebbe. Ed io a passare per il tuo ragazzo non ci tengo minimamente, ho una reputazione.
- Reputazione di cosa. Ricordati che qui non sei nessuno.
- Allora mettiamola così, ho anch’io un orgoglio personale.
- Come se non si sapesse. E ok, ho capito, la mia scusa non va bene. Allora sentiamo, riesci a trovare tu qualcosa di meglio?
Quello sembrò pensarci un attimo, la fronte leggermente aggrottata per lo sforzo.
- Beh, potremmo dire che siamo venuti qui per fare ricerche sulla città di Londra. E dato che io sono un Purosangue e tu una Mezzosa.. cioè hai genitori senza poteri magici - si corresse, dopo aver ricevuto in piene costole una gomitata dalla ragazza, che mimò con le labbra “non mi pare il caso” – tu farai da guida a me. Tipo un progetto a coppie.
In effetti poteva andare come scusa.
E mia madre non avrebbe pensato che io fossi tornata così all’improvviso per cose del tipo “vorrei presentarvi il mio futuro marito” oppure “mamma, papà, sono incinta” o robe del genere.
- Mi devo ricredere, dentro quella testa di Furetto c’è qualcosa allora.
- Potrei sorprenderti, Granger.
E detto questo, dopo aver suonato, vennero accolti in casa da una coppia sulla quarantina, simpatica e cordiale.
- Mamma! Papà!
- Hermione, bambina!
I tre, felici per questa rimpatriata così anticipata, si strinsero in un lungo e profondo abbraccio.
- Mamma, papà, vorrei presentarvi un mio compagno di scuola, Draco Lucius Malfoy.
- Piacere.
disse quello, stringendo la mano a entrambi.
- Piacere nostro Draco.
gli disse poi la riccia signora Granger abbracciandolo calorosamente, cosa che lasciò il ragazzo totalmente esterrefatto, tanto che rimase infatti con le braccia distese lungo i fianchi.
Un Purosangue abbracciato da una signora Babbana in una casa dove viveva anche la loro figlia Mezzosangue.
Se solo Lucius Malfoy l’avesse visto in questo momento l’avrebbe fatturato con le sue stesse mani, pensò Hermione.
- Fallo respirare Elisabeth - disse ridendo Alexander alla moglie, che lasciò andare il ragazzo - fa come se fossi a casa tua, davvero. Non fare complimenti.
aggiunse dopo.
Era un uomo alto e magro, cortese e con un paio di occhiali da vista davanti a un paio di scuri occhi color dorato miele.
Come quelli della figlia.
- Grazie signore.
A Hermione venne quasi da ridere, nell’udire che il tono beffardo che Malfoy era solito usare con lei era improvvisamente sparito, sostituito da uno molto più rispettoso.
Rispettoso, ma pur sempre distaccato.
Dopotutto c’era da aspettarlo, era un Malfoy e loro dei Granger.. ma andava bene così.
Già che fosse entrato in casa senza far troppe storie era da apprezzare, conoscendolo.
Dopotutto con genitori come Narcissa e Lucius c’era da immaginarsi che l’educazione fosse al primo posto, data l’importanza nel mondo magico della loro famiglia a livello sociale, ma proprio perché erano Narcissa e Lucius ad essere i suoi genitori si era aspettata un simile atteggiamento.
- Potremmo solo sapere il perché di questa visita così inaspettata Herm?
le chiese a quel punto il padre, felice per il ritorno della figlia, ma anche curioso.
Dunque Silente non aveva fatto in tempo a dire loro niente.
Così la ragazza spiegò ai genitori la “motivazione” della loro venuta a Londra e del progetto, chiedendo se potessero rimanere per tutto il tempo che occorresse loro.
- Herm, ma certo! E’ casa tua anche, no? - poi guardandoli la signora Elisabeth aggiunse - sarete stanchi immagino. Cinque minuti e vado su a prepararvi le camere da letto, così poi potrete anche cambiarvi e darmi i panni sporchi del viaggio da mettere nella lavatrice.
Al suono di quella parola, visti i racconti precedenti sul treno, la giovane si girò immediatamente in direzione dello Slytherin, il quale anche lui, a giudicare dalla faccia improvvisamente sbiancata, doveva essersi ricordato di quanto detto.
Due secondi dopo era corso infatti fuori dalla porta di casa.
La signora Granger fissava ancora confusa l’ingresso spalancato, mentre con un dito si grattava la fronte non riuscendo a capire.
- Bambina.. ho detto qualcosa che non andava?
- Tranquilla mamma, è una lunga storia.. magari poi te la racconto.
la tranquillizzò, ridendo a crepapelle.

Spero anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Lo so, sono praticamente sparita, ma il fatto è che non ho avuto ne tempo ne ispirazione.
Cercherò di farmi perdonare, lo prometto.
Spero continuiate lo stesso a seguirmi, mi farebbe moltissimo piacere :)
E ora passiamo a ringraziare tutti quelli che hanno letto, ma soprattutto recensito il capitolo precedente, ovvero:

SenzaFiato
cupidina 4 ever
barbarak
Giselle Francine
elyluna98

Grazie ancora a tutte.. ho riletto proprio poco fa tutti i commenti di tutti i capitoli e non ho potuto fare a meno di sorridere pensando all'appoggio che mi avete dato sino a questo momento.
Siete fantastiche, davvero.
Bacini,

la vostra Donny.

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Capitolo 8
*** L'inizio di una difficile convivenza ***


Il Ballo Arcobaleno

"3. L’inizio di una difficile convivenza"

Hermione aveva lasciato i suoi genitori giù nel salotto per salire così le scale con lo Slytherin, diretti alle camere accuratamente preparate, immaginava, dalla signora Granger poco prima.
Giunta così nel piccolo corridoio al piano superiore la ragazza, dopo aver posato la sua borsa a terra, si fermò per permettere al biondino di raggiungerla.
- Questa sarà la tua stanza Malfoy.
gli disse a quel punto, aprendo con la mano destra la porta in questione.
La stanzetta era di forma leggermente rettangolare, piccola ma accogliente, con una scrivania, un grande armadio addossato alla parete destra e un letto a una piazza su quella opposta.
Il tutto completato da una grande finestra che, con le sue tende tirate, inondava la stanza con raggi caldi e piacevoli.
- La mia camera è proprio di fronte alla tua. Se ti serve qualcosa, chiamami.
continuò poi, mentre osservava il biondino guardarsi intorno con un’aria a metà tra lo scettico e il disgustato.
- Quel vecchiaccio me la pagherà per avermi spedito qui.
lo sentì dire.
- Se non ti piace posso sempre far comprare una cuccia per il cane da mettere in giardino. Sono sicura ti sentiresti molto più a tuo agio lì.
gli consigliò sorridendo amabilmente.
- Ma come siamo spiritose Granger.
- Già che sciocca, perché non ci ho pensato. Una gabbia per furetti andrebbe ancora meglio.
- Mi tengo la stanza solo per rimanerti più vicino, so che non resisteresti lontana da me.
- Il tuo ego rischia di soffocarmi, la stanza è troppo piccola per contenere tutti e tre. Quindi se permetti esco a respirare un po’.
e detto questo uscì con lunghi passi dalla stanza, richiudendosi la porta alle sue spalle.
Pochi secondi e fu invece nella sua, di stanza.
Con la schiena appoggiata alla porta e un grande sorriso sulle labbra, fece vagare felice il suo sguardo per tutta la stanza.
Era rimasto tutto come l’aveva lasciato.
Il letto ricoperto dalla leggera trapunta a fiori, la libreria - la sua amata libreria - e la scrivania lì vicino con tutte le sue cose: diari, libri, cartoline, foto.. ricordi di una vita e l’armadio, affiancato da un lungo specchio rettangolare.
“Finalmente sola” pensò con gioia, levandosi velocemente le scarpe e lanciandosi sul morbido letto, rimbalzando.
Chiuse gli occhi, stanca e appoggiò l’avambraccio destro sul viso per coprirsi dalla luce che entrava dalla finestra a causa delle tende leggermente tirate.
Si, era a casa.. ma adesso?
Al pensiero di tutto quello che le era successo il giorno prima, il sorriso le risparì immediatamente dalle labbra.
Non si trattava ne di una gita di piacere, ne di una pausa scolastica e neppure di un progetto così come avevano fatto credere i due all’ignara coppia al piano inferiore.
Si trattava di una fuga.
Ed Hermione non doveva dimenticarsene, perché anche il minimo errore sarebbe stato fatale non solo per lei o per lui.. ma anche per i suoi genitori o chissà chi altro.
Le rivenne in mente l’incontro alla Stamberga Strillante e quanto accaduto quella notte.
Davvero i Mangiamorte volevano ricreare un esercito a nome del Signore Oscuro?
Vendetta?
Pazzia?
Cos’era che li spingeva?
Sta di fatto che, qualunque cosa fosse, era un bel problema al momento.
E perché Malfoy, figlio di uno dei più spietati Mangiamorte, attivo membro nelle Forze Oscure - ormai era risaputa come cosa - e nemico giurato di Mezzosangue e in particolare di Harry Potter, si era deciso di sua spontanea volontà a mettere in piedi quel teatrino e fare il doppio gioco per Silente?
E Zabini ne sapeva sicuramente più di lei, altrimenti che cosa ci faceva lì con lui quella notte?
E se quei due non stessero facendo il doppio gioco per Silente, ma per i Mangiamorte?
Se fosse tutta una farsa veramente?
Non ci sarebbe cosa più facile da credere.
“Che dici Herm, Silente si fida di lui. E, seppur il tuo orgoglio ne soffra.. dovrai imparare a fidarti di lui anche tu.”
Era così strano, ancora faceva fatica a pensarlo, ma.. erano dalla stessa parte.
Abituati ad essere stati nemici per tutti quegli anni, le riusciva difficile pensare che adesso invece erano in lotta contro il nemico comune.
Era.. strano.
Si, l’unica parola che le veniva in mente per descrivere quella situazione.
E per descrivere lui.
Perché strana era stata anche la reazione del biondino in stazione, poco prima della partenza sul treno per Londra.
Perché risponderle in quel modo?
Certo, non erano mai stati buoni amici.. non erano mai stati proprio amici, sarebbe meglio dire, ma non riusciva a spiegarsi ancora quella frase detta con così cattiveria, con l’intenzione di voler troncare il discorso senza preoccuparsi di ferire l’altro.
E questo perché era forse troppo impegnato.. a cercare di non soffrire lui.
Hermione si tirò a sedere sul letto, le gambe incrociate e le mani appoggiate sul materasso oltre la schiena, per sorreggersi, e a quel punto si sforzò di ricordare: cosa aveva detto quel giorno?
In realtà non aveva detto niente di così scortese o importante, gli aveva semplicemente chiesto di cosa avesse paura.. e per giunta, non le aveva nemmeno risposto.
Proprio non riusciva a capire.
“E’ un Malfoy.. è l’unica cosa che c’è da capire”, si disse, per poi ricadere sconfortata di schiena sul letto.

***

Lo Slytherin aveva guardato la riccia uscire a passo svelto dalla sua stanza, richiudendosi la porta alle sue spalle.
Rimasto solo, trasse un respiro profondo per farsi forza e si avvicinò lentamente alla finestra, avvolto dal calore del sole che entrava gentile attraverso il vetro.
Appoggiò le mani sul davanzale e si perse a fissare la strada fuori proprio davanti a lui.
Guardava con occhio vigile ogni minimo particolare, ma più che guardare sembrava cercare qualcosa.. o qualcuno.
- Certo che la Granger ha combinato proprio un bel pasticcio. Braccati e bloccati qui. Mai una volta che non si immischi in faccende che non la riguardano.
disse tra se e se, a bassa voce.
I suoi pensieri vennero bloccati però all’improvviso quando si rese conto che qualcuno già da un po’ stava ribussando alla sua porta.
“Chi diavolo è adesso”, pensò.
Andò ad aprire e quello che si trovò davanti agli occhi fu una folta chioma riccia e due occhi dorati che lo fissavano.
- Peccato. Avevo quasi pensato tu fossi morto.
- Per tua fortuna Granger sono ancora qui.
le rispose, deliziandola con un breve inchino.
Quella lo guardò contrariata.
- Fortunata quasi quanto finire sotto un tir, guarda.
Lo Slytherin la guardò confuso.
- Un che?
- Lascia stare. Prendi la giacca, usciamo.
- E se posso sapere, dov’è che staremo andando?
- A comprarti qualcosa di adatto da mettere addosso.
- Non occorre, i miei vestiti vanno benissimo.
le rispose, ammirandosi nel suo completo nero.
- Si.. se fossimo ad un matrimonio. Ma siamo due ricercati a Londra, quindi andiamo.
- Non scherzare Granger, non mi vedrai indosso con.. quei cosi.
disse, indicando con un cenno del capo i pantaloni della ragazza.
Quella sbuffò.
- Primo, si chiamano jeans, non cosi. E secondo, dico solo.. adatto - e indicò i suoi pantaloni - non adatto - e indicò quelli del ragazzo - quante altre volte devo ripetertelo prima che tu capisca il concetto e porti finalmente il tuo regale didietro fuori da questa casa?
concluse, con tutta la calma che era riuscita a trovare.
Se pensava che avrebbe cambiato i suoi vestiti solo perché gliel’aveva detto lei, si sbagliava di grosso.
- Scordatelo Granger, nemmeno per tutto l’oro del mondo verrò con te, mi hai sentito?

***

- Con quella smorfia sei più brutto del solito. Cerca di sorridere un po’.
gli disse la riccia, dopo aver visto la smorfia di disapprovazione del biondino non appena erano arrivati davanti all’entrata del grande centro commerciale.
La disapprovazione del ragazzo si trasformò in pura ira e quello la fissò con uno sguardo che, se solo avesse potuto, l’avrebbe incenerita.
- Lascia stare. Era meglio prima. Su, entriamo.
e detto questo oltrepassarono le porte elettroniche scorrevoli per essere così catapultati all’interno del caos tipico di ogni centro commerciale nel pomeriggio.
- Il negozio di abbigliamento maschile dovrebbe stare giù in fondo.
- Perfetto. Muoviti Granger, prima finiamo, prima esco da questo inferno.
le disse, schivando appena in tempo una bambina che correva urlando inseguita da un suo coetaneo.
- Giuro che la prossima volta li fatturo tutti, maledetti Babbani.
- Piantala di rompere e vieni qui, il negozio è questo.
Una volta entrati fecero lentamente il giro di tutto il negozio, guardando e riguardando tutti i capi in esposizione.
C’erano numerosi stand sparsi qua e là, tutti divisi in settori: dai pantaloni alle camicie, dalle t shirt all’intimo.
- Che ne dici di questa?
disse la Gryffindor, mostrandogli una maglietta sui toni dell’azzurro.
- E secondo te io dovrei andare in giro con quello straccetto? Che sarebbe poi?
- E’ una t shirt, niente di più normale qui nel mondo dei Babbani. E poi credo ti stia bene l’azzurro, per via della carnagione chiara e i capelli biondi.
- Se è per questo Granger, è difficile trovare qualcosa che mi stia male. Impossibile direi.
le disse ghignandosela di gusto il ragazzo.
- Se dici ti stia bene tutto allora non vedo perché fare tutte queste storie, prendi lo straccetto e vallo a provare.. prima che prenda il tuo regale fondoschiena a calci.
- I camerini sono lì in fondo. Mettiti in fila e aspetta il tuo turno.
aggiunse subito dopo, avendo visto in quel momento il ragazzo fermarsi, sulla labbra l’implicita domanda “e dove diavolo dovrei provarla secondo te?”
“Sarà una lunga giornata”, pensò sospirando e si rimise poi subito dopo alla ricerca di qualche altro vestito da far vedere al biondino.
Era intenta a cercare quando una commessa le si affiancò.
- Posso aiutarla signorina?
- Oh, beh perché no.. avrei bisogno di qualche paio di jeans e qualche t shirt. E anche un giacchetto magari.
- Certo. Un secondo solo, torno subito.
- Grazie mille.
le disse, mentre la signorina si allontanava di corsa, per cercare quanto da lei richiesto.
Hermione la vide tornare poco dopo, tenendo stretto tra le braccia un mucchio di indumenti tutti aggrovigliati tra loro e quindi ancora non ben distinguibili.
Le fece segno con un sorriso e un cenno del capo di seguirla e arrivata ad un tavolino lì vicino sistemò davanti ai suoi occhi due paia di jeans, uno dai toni più chiari e l’altro più scuri, alcune t shirt colorate e un giacchetto color verde militare.
- Sono tutte cose veramente carine.
si espresse la riccia, prendendo in mano una delle magliette per osservarla meglio.
- Già, casual, ma comunque sempre con quel tocco in più. E’ la nuova collezione, è appena arrivata e già è praticamente finita tutta. Ah, per la taglia ho pensato ad una M.. tanto sono per il suo fidanzato, vero?
La Gryffindor aggrottò le sopracciglia confusa, scuotendo leggermente la testa.
Davvero non capiva.
- Il mio ragazzo? Scusi ma non credo di..
- Su signorina, non faccia finta di niente. Con un ragazzo così bello per di più!
“Ah, parla del pallone gonfiato”, pensò. “Ora capisco.”
Si girò un attimo in direzione dei camerini e vide con sua sorpresa che una testa bionda come il grano stava uscendo proprio in quel momento dal secondo camerino sulla destra.
Eggià, l’azzurro gli stava proprio bene.
“Che cavolo dici Herm, riprenditi e piantala di fare la scema imbambolata!”
- N-No si sbaglia! Lui non è il mio ragazzo! Siamo solo compagni di scuola, niente di più.
le disse, dopo essersi ripresa da quel momento un po’ così.
- Oh davvero? Mi scusi, è che vi ho visti laggiù e non ho potuto fare a meno di pensare che foste una bellissima coppia. Certo, ben assortita - le disse, sicuramente ripensando all’abbigliamento del biondino e guardando poi il suo – ma come si dice, gli opposti si attraggono.
Sicuramente doveva essere rimasta durante tutto il tempo ad una certa distanza.
Aveva giusto potuto vederli per poter dire una cosa del genere.
Se solo li avesse sentiti parlare avrebbe temuto si sarebbe uccisi a vicenda di lì a poco.
E poi, Hermione Jane Granger.. e Draco Lucius Malfoy.. una bellissima coppia?
In quale universo parallelo?
Si riscosse un attimo dai suoi pensieri per vedere che la commessa la stava fissando, sorridendo con l’aria di chi pensa di saperla lunga.
- Posso darle un consiglio da amica?
- M-Mi dica pure.
le rispose la riccia, presa in contropiede.
- Si sbrighi a farsi avanti. E’ così bello che se non si da una mossa qualcun’altra glielo porterà via.
La Gryffindor arrossì involontariamente e, resasene conto, voltò la testa e ne approfittò per fissarlo un attimo mentre si specchiava con indosso la sua maglietta nuova e poi quando il rossore si fu calmato, si rigirò verso la commessa.
- Mi dispiace, ma io non..
- Dia retta a me. Ora gli porti queste cose. E’ stato un piacere parlare con lei, signorina..?
- Hermione.
- Hermione.. beh, a presto Hermione.
- Grazie ancora.
terminò con un sorriso e allontanandosi nella direzione dei camerini.
Lei con quel pallone gonfiato, altezzoso, superbo, stronzo, idiota, razzista, figlio di papà di un Malfoy.
Ma scherzava!
Era pur sempre un Furetto, una viscida serpe velenosa.
E lei aveva pur sempre un orgoglio personale.
“Si vede che quella ragazza non ci conosceva, altrimenti non avrebbe mai detto una cosa del genere.. no? Dai, parliamo di un Malfoy, aspirerà di più che a una Mezzosangue amica di Potter e Weasley, per di più!”
Alzò gli occhi in direzione del ragazzo in questione, quello ignaro di tutto il trambusto mentale che la stava investendo in quel momento.
Si era piegato in avanti per riallacciarsi la scarpa e lei non potè fare a meno di notare lo sguardo di ghiaccio concentrato, i capelli biondi che gli ricadevano in ciocche davanti al viso, sfiorandolo delicate e i muscoli delle braccia tesi sia per il movimento sia per la posizione scomoda.
“Però forse aveva ragione, ad esser bello è bello.. O mio dio. Sto impazzendo. Cavolo dico, per Merlino?! Tutta colpa di quella commessa ficcanaso!”
Si sarebbe volentieri presa a sberle per quanto detto in quel momento.
E ancora di più quando si rese conto di quello che aveva appena fatto.
- Granger, accidenti, bastava chiedere.
le disse il biondino davanti a se, lo sguardo vagamente malizioso.
Sentendo il calore diffondersi per il suo corpo, immaginò di dover essere arrossita dai piedi fino alla punta dei capelli.
Presa com’era dalla furia dei suoi pensieri, non si rese del momento in cui aprì con non molta grazia la tenda del camerino del ragazzo che era appena rientrato e che avendola sentito spostarsi, si voltò per vedere in faccia l’intruso.
O per meglio dire, l’intrusa.
“Come hai potuto essere così idiota? Non ti è bastato l’episodio della camera da letto?”
Abbassò lo sguardo a terra, vedendo che la guardava curioso.. non prima però di aver ben fissato nella mente lo spettacolo che le si era parato davanti agli occhi.
Sebbene fosse già stata deliziata dalla bellezza scultorea di quel ragazzo alcune notti prima a Hogwarts - e il solo ripensarci le fece raggiungere un livello di rossore ancor più preoccupante - adesso, lì, alla luce e non nel buio della notte.. beh, potè capire un po’ di più perché mai quel biondino scontroso dagli occhi ipnotici godesse di una simile fama a scuola.
Soprattutto perché nel momento in cui aprì - “involontariamente, involontariamente!” continuava a ripetersi nella mente - il camerino, lo Slytherin era a petto nudo.
Le spalle larghe, la vita stretta e il petto muscoloso, ricoperto da una bionda peluria talmente fina da farlo sembrare quasi totalmente liscio, Draco Lucius Malfoy costituiva una preda ambita dalla maggior parte, se non da tutte, le ragazze di Hogwarts.
Ma lui non era la preda.
Era il predatore.
E quello sguardo altezzoso, misto al solito ghigno malizioso, glielo ricordavano continuamente.
Lui era il predatore.. e lei non sarebbe di certa stata la prossima vittima della sua ignobile sete di conquista.
- E con questa siamo a quota due Granger. Così mi costringi a pensare che tu ci stia prendendo gusto.
le disse lo Slytherin, che nel frattempo si era rivoltato tranquillo dopo aver riconosciuto l’intruso, e ora la fissava attraverso la specchio lì davanti a lui.
- Nemmeno se tu fossi l’ultimo uomo sulla terra.
- Che dire. L’odio è un sentimento forte.. è passione. Che un giorno tu possa cambiare idea e cadermi ai piedi? Non mi stupirebbe, sai. Succede sempre così con tutte.
- Beh, mi dispiace deluderti Malferret, ma io non sono tutte.
- E allora cos’era quell’espressione inebetita di prima? Eri a caccia di mosche per caso?
le disse, imitando la sua espressione di poco prima, la bocca leggermente socchiusa e gli occhi fissi nel vuoto.
- Tu vaneggi. Il tuo ego smisurato ti sta distruggendo anche quei pochi neuroni che ti sono rimasti.. sempre che ci fosse qualcosa da distruggere - e prima che quello potesse controbattere, aggiunse - e stiamo anche perdendo tempo con le tue stronzate, quindi prova queste altre cose, che poi andiamo.
Quello stava per rientrare quando si voltò nella sua direzione.
- Un momento Granger, se posso sapere.. cosa stavate dicendo tu e la commessa poco fa?
Quello sgranò leggermente gli occhi, sorpresa dalla domanda tutt’altro che opportuna.
- Ehm.. cose di donne, niente che ti debba interessare. Ora muoviti, per Merlino!
e detto questo lo liquidò ficcandogli tutto quello che era riuscita a racimolare con l’aiuto della commessa tra le braccia e poi tirò la tenda del camerino, felice di quella momentanea barriera tra lei e la sua continua fonte di preoccupazione.
“Se davvero il buongiorno si vede dal mattino, beh.. mi correggo, non sarà una lunga giornata. Ma una lunga convivenza”, pensò lasciandosi cadere stanca su un divanetto di velluto rosso poco distante.

***

Erano rientrati circa qualche oretta fa dal loro giro di shopping con due buste colme di t shirt, jeans e il giacchetto verde militare che sia alla commessa che alla riccia era tanto piaciuto.
Avevano posato i loro acquisti sul letto della camera del biondino e poi, dopo essersi lavati le mani, erano scesi giù nel salotto, dove la signora Granger aveva accuratamente apparecchiato per la cena.
- Finalmente siete tornati! Come procede il progetto ragazzi? Avete trovato qualcosa di interessante?
- Ehm..?
balbettò la ragazza che, presa in contropiede dalla domanda improvvisa, aveva evidentemente dimenticato la loro copertura.
- Tutto bene signora. Domani riusciremo per fare altre ricerche, ma per il momento tutto bene.
- Oh, sono felice vada tutto per il meglio. Hermione potrà farti bene da guida Draco, praticamente vive qui da quando è nata. Non è vero bambina?
- Ehm.. essì mamma..
rispose la riccia, non molto convincente.
Fortunatamente la madre non ci fece caso.
- Accomodatevi, sarete affamati. La cena sarà tra poco in tavola.
e detto questo, la simpatica signora sparì dietro l’angolo diretta in cucina dal marito.
- Cazzo fai Granger, per poco non facevi saltare la copertura!
- Lo so, ho sbagliato, mi dispiace. Ma non me l’aspettavo! Mi ha colta di sorpresa.
- Di sorpresa? Siamo stati fuori tutto il pomeriggio con la scusa di andare a visitare la città e tu dici che ti ha colta di sorpresa? Non hai pensato che quando saremmo tornati ci avrebbe sicuramente chiesto com’era andata la giornata?
In effetti era stata una sciocca.
Per fortuna Malfoy aveva preso in mano la situazione e con il suo sangue freddo e la sua non-calanche aveva reagito in maniera impeccabile.
“Sono questi i momenti in cui penso che l’impassibilità di Malferret sia un dono”, pensò la riccia.
- La prossima volta sta più attenta.. non credo ai tuoi farebbe piacere sapere la verità sulla situazione.
- Hai ragione, non voglio che si preoccupino per me. Davvero.. starò più attenta.
Quello, dopo un cenno di assenso del capo, si diresse con la compagna verso il tavolo per cenare.
Mangiarono fino a scoppiare, non avendo nemmeno pranzato quel pomeriggio a causa del viaggio in treno, e poi dopo aver salutato ed augurato la buonanotte, salirono al piano superiore diretti alle rispettive camere.
Erano quasi le dieci e mezza di sera e la stanchezza iniziava per entrambi a farsi sentire.
O forse più per la ragazza, che proprio in quel momento sbadigliò sonoramente, la mano davanti alla bocca per coprirla.
- Mio dio Granger, che cos’hai lì dentro? Un topo morto?
Quella richiuse immediatamente la bocca, interrompendo anche a metà lo sbadiglio.
- Scusami?!
- Altro che nascondersi, posso assicurarti che potresti facilmente stendere tutta da sola un’intera schiera di Mangiamorte in questo momento.
- Che cafone! E dove sarebbe finita la famosa galanteria della famiglia Malfoy?
- Al cesso.
- Con pure il cervello.
disse quella, girandosi e dirigendosi poi verso il bagno.
- Dove credi di andare Granger?
- Al cesso. A vedere se si può fare qualcosa per recuperare il tuo cervello.
- Ma non ci pensare proprio, il bagno serve a me.
- No, a me.
- Prima i Malfoy!
- Prima le signore!
gridò la Gryffindor, iniziando subito dopo a correre non appena vide la ribelle chioma bionda spostarsi con un passo più che rapido verso la porta della stanza tanto ambita.
Che a pensarci bene era anche per una sciocchezza che il bagno occorreva a entrambi: lavarsi i denti.
Sarebbe bastato concedere due minuti a ciascuno dei due, sarebbero stati più che necessari.
Ma non nel caso di quei due.
Ogni cosa, anche questa, diventava per loro uno scontro all’ultimo sangue, una prova di superiorità sull’altro.
“Lavarsi i denti per prima, qui ne va dell’orgoglio dei Gryffindor e non posso permettermi di arrivare dopo”, pensò la ragazza, mentre tirava proprio in quel momento una gomitata nelle costole al suo compagno di gara.
Quello la fulminò con lo sguardo.
- Mi dispiace Malferret, ma in guerra e in amore tutto è concesso!
C’era quasi, ormai era vicina, poteva già vedere da lì il suo spazzolino rosso risplendere accanto a quello verde della serpe - colori a caso, eh? -.. non fosse stato che quella le afferrò la maglia per tirarla indietro, riuscendo così a recuperare la distanza creatasi poco prima.. e arrivare entrambi nello stesso momento, finendo incastrati, per larghezza, tra gli stipiti della porta.
- Questo è un colpo basso Furetto! Levati, sono arrivata prima io!
- In guerra e in amore tutto è concesso Mezzosangue - le disse, il ghigno made-in-Malfoy così ben visibile sulle sue labbra a quella distanza ravvicinata - e poi.. arrivata per prima? Se tu fossi arrivata per prima ora non saremmo tutti e due fermi incastrati qui.
- Però sarei arrivata prima se tu non mi avessi tirato la maglietta!
gli disse, dimenandosi per cercare di oltrepassare la soglia prima di lui.
- Tu mi hai direttamente tirato un gomito tra le costole, cosa credi sia peggio?
- Tutto apposto lì sopra ragazzi?
La voce del signor Granger arrivò alle loro orecchie dal piano inferiore, sicuramente doveva aver sentito il baccano di poco fa.
- Si papà, tutto sotto controllo. Si è trattato solo di un piccolo.. diverbio, ora sistemiamo tutto.
- Va bene tesoro, ma fate piano.
- Senti, facciamo così. Entriamo insieme. Niente colpi bassi, ci stai?
e subito dopo Hermione protese la mano destra in avanti.
Il ragazzo la fissò per un secondo.
- Sarei arrivato per primo.
- Ci stai, si o no?
ripetè lei.
- Che altra scelta ho? Non voglio rimanere bloccato qui tutta la notte.. perché so ci rimarresti, pur di non darmela vinta.
le disse, stringendole controvoglia la mano.
Così dopo essersi liberati si diressero al lavandino, ognuno prendendo il proprio spazzolino.
Dopo aver spazzolato energicamente, Malfoy si piegò leggermente in avanti per sputare l’acqua nel lavandino.. nel momento esatto in cui lo fece anche la Grifoncina.
Il tonfo di due teste che sbattevano l’una contro l’altra risuonò per tutta la stanza.
- Ahia!
esplose quella, massaggiandosi con la mano libera la parte indolenzita.
- Ancora no Granger, stavolta non te lo concedo!
e sputò per primo una volta, due, tre.. quanto diamine ci metteva?
Lo stava facendo apposta, ne era sicura.
E la menta nella sua bocca le iniziava a far pizzicare la lingua.
- Malfeffet lefati, sevo sfutare!
- Cosa hai detto Granger, non capisco.. ahia!
- Qsesto infece lo cafisci, ifiota?
gli disse, dopo avergli assestato un bel calcio in un stinco.
Quello, nonostante il dolore ben visibile sul volto, continuò lo stesso a far finta di niente.
- Malfoy.. Malfoy! Defo sfut.. Ops!
disse, sorridendo fiera di se, una mano davanti alla bocca e lo sguardo divertito.
Non poteva invece vedere lo sguardo del ragazzo, il volto abbassato nel lavandino e un’ombra minacciosa sul viso, ma immaginò fosse tutt’altro che divertito.
- Beh.. buonanotte Malfoy.
Si asciugò velocemente la bocca e rimise a posto lo spazzolino, poi si voltò un attimo a fissarlo.
- Ah e per quanto riguarda il tuo cervello, ho visto prima. Mi dispiace, credo non ci sia altro da fare, è andato perduto. Ma penso non faccia tanta differenza, ormai sarai abituato agli spifferi lì dentro vero?
e poi a passo spedito filò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
“Beh, io gliel’avevo detto di spostarsi, sia con le buone che con le cattive. Che altro avrei potuto fare?”, si disse con un tono furbetto, come se questa sua dichiarazione bastasse a dichiararsi innocente.
Si era appena levata le scarpe e stava per dirigersi verso il letto per andare a prendere il pigiama, quando si fermò e dopo averci pensato qualche secondo fece dietrofront.
“Forse è meglio chiudere a chiave, era parecchio arrabbiato. Temo stasera potrebbe venire a soffocarmi con un cuscino.”
Fece così scattare la serratura e tornò poi nella direzione prima intrapresa.
E come darle torto.
Dopotutto, conoscete qualcuno che non sarebbe arrabbiato dopo che gli era stato sputato del dentifricio misto a saliva sul collo e che il suo cervello, sempre se fosse mai esistito, era finito nelle fogne?

***

Quella mattina i raggi entravano dalla finestra caldi e piacevoli finendo sul volto della giovane riccia addormentata nel letto di quella piccola camera, inducendola così alla fine a svegliarsi.
Seppur con la fatica tipica di chiunque al mattino, si tirò su a sedere a gambe incrociate e si stiracchiò per bene.
All’inizio era quasi rimasta sorpresa di trovarsi lì, era convinta fosse ancora nel mondo dei sogni - dopotutto erano appena a metà settembre in pieno anno scolastico e non poteva di certo trovarsi a casa sua - ma alla fine, quando ogni traccia del sonno svanì e potè iniziare a pensare lucidamente, tutto le ritornò alla mente.
Tutto quello che era accaduto in quei giorni, l’uscita al centro commerciale.. e lo “scontro” di ieri sera.
Deglutì sonoramente.
Si sporse oltre il letto e fissò la porta.
Era ancora chiusa, questo voleva dire che il biondino non era riuscito ad entrare.
Era già qualcosa.
Certo, poteva anche darsi che fosse lì fuori ad attenderla con un machete o con chissà quale altra arma, ma già che avesse riaperto gli occhi era una buona cosa.
Ieri sera aveva temuto che quelle sarebbero state le sue ultime ore di vita, a giudicare dallo sguardo del ragazzo. “Io l’avevo avvertito, è stata solo ed esclusivamente colpa sua. Se l’è cerca.. aaaaah!”
Urlò dopo aver sentito uno strano ticchettio, come un leggero bussare.
Solo, adesso a mente lucida, rimase sorpresa perché non veniva dalla porta, come aveva temuto.. ma dalla finestra.
- Che diamine.. Fanny!
La fenice del preside di Hogwarts, di un rosso ancora più intenso alla luce del sole, era appoggiata sul davanzale della sua finestra e con il becco bussava leggermente, chiedendo implicitamente di aprirle e farla entrare.
Hermione si mosse e scese giù dal letto, per arrivare di corsa un secondo dopo al vetro.
Fece scattare la serratura e l’elegante volatile si posò sul tappeto della sua camera, tubando allegro.
Evidentemente stanco, si era accoccolato tra le sue piume per riprendere un po’ le forze.
- Fanny ma cosa ci fai qui? Non mi dire che sei venuta da Hogwarts..
le chiese, nonostante sapesse non potesse risponderle.. finchè non capì.
E a conferma della sua idea c’era una piccola pergamena arrotolata e fermata con un nastro blu cobalto all’aggraziato collo della fenice.
- Il sigillo di Silente. Lo sapevo. Grazie Fanny.
Sorridendo curiosa, prese la lettera e dopo aver accarezzato la testolina piumata, la aprì.
Riconobbe subito la calligrafia piccola e ordinata del preside.

Miei cari ragazzi,
spero tutto proceda per il meglio lì a Londra e che questa convivenza forzata non risulti stressante per nessuno dei due. Sono lieto di informarvi che per il momento nessuno ha scoperto il vostro nascondiglio. Ciò non toglie però che dobbiate fare attenzione, sia quando uscite sia a non mandare lettere a nessuno. Per qualsiasi cosa rivolgetevi a me e solo tramite Fanny.
Spero inoltre non abbiate dimenticato il compito che vi è stato assegnato. Siete stati scelti come Re e Regina del Ballo Arcobaleno e spero, anzi so, che nonostante la situazione unirete le forze e le idee per regalare ai vostri compagni una festa più bella possibile.
So che non è certo il momento più adatto per pensare a lustrini e addobbi, ma sia io che i vostri compagni confidiamo in voi.

Ps. Si ricordi di ringraziare i suoi genitori da parte mia per la sistemazione da loro gentilmente offertavi.

S.

E’ vero! Il ballo, dannazione!
Data la situazione era l’ultima cosa a cui aveva pensato.
In realtà non ci aveva proprio pensato.
Bisognava iniziare a pensare a qualcosa, tirar fuori uno straccio di idea.
Dopo avrebbe portato la lettera al Furetto: seppur controvoglia, avrebbero dovuto lavorare insieme.
Tutti avevano fiducia in loro e loro non potevano deluderli.
Nel frattempo però corse alla scrivania, prese carta e penna e scrisse poche e semplici parole.
Nessun nome, nessuna indicazione, niente, proprio come nella lettera di Silente.
Scrisse solo quanto bastava per capire.

Non si preoccupi. Non vi deluderemo.

***

Erano da poco scesi a colazione e, dato che i genitori di Hermione erano usciti per andare a lavoro e la casa era vuota, poterono parlare tranquillamente senza paura che nessuno sentisse nulla.
- Beh stressante non è proprio il termine che userei io. Agonizzante penso renda meglio l’idea.
commentò il biondino, mentre leggeva la lettera che gli aveva mostrato appena scesa per colazione la riccia.
Addentò e strappò poi con forza un pezzo di pane tostato e marmellata alla pesca.
Era ancora visibilmente arrabbiato per la sera prima.
- Malfoy non è questo il punto. Il punto è che abbiamo un ballo da organizzare e, non so te, ma io non so da dove cominciare.
- Strano, tanto intelligente ma appena si tratta di abbandonare per un attimo i libri ti perdi in un bicchier d’acqua, eh So-Tutto-Io?
- Per favore Malfoy, è una cosa seria. Possiamo sotterrare per un po’ l’ascia di guerra?
- Un Purosangue che getta l’ascia di guerra con una Mezzosangue? Ti prego Granger, ma ti sei sentita?
Quella sbuffò stanca, non ne poteva davvero più con questa storia del sangue magico.
- Allora mettiamola così.. potrebbero Draco Malfoy e Hermione Granger gettare per un po’ l’ascia di guerra? Niente questioni di sangue, solo Draco e Hermione.
Draco.
Era la prima volta che pronunciava il suo nome e la cosa le fece uno strano effetto.
E a quanto potè vedere anche a lui, che rimase particolarmente sorpreso nell’udirglielo pronunciare, per di più senza alcuna ombra di disprezzo.
La fissò per un po’.
- Magari proprio come avevi detto di fare ieri sera e guarda com’è finita.
- Ma che vuoi, te la sei cercata!
- Bene, questo mi basta per decidere.
e detto questo finì con un ultimo sorso di bere il suo succo d’arancia e fece per alzarsi da tavola, ma venne bloccato per un braccio dalla Grifoncina.
- Perché dovrei aiutarti Granger?
- Perché te l’ha ordinato Silente.
- Ma ora il vecchiaccio non c’è. Potrei anche lasciarti qui e andarmene, non saprebbe niente. Quindi ritenta.
Provò con il secondo tentativo.
- Perché tu avrai sicuramente partecipato a tanti balli, dopotutto la tua famiglia è ben inserita in società. Sai come funzionano queste cose. Ci metteremo la metà del tempo.
- Beh, in effetti ho una certa esperienza riguardo eventi di gala e cose del genere. Però..
Quella lo guardò senza capire.
- Arriva al dunque. Però..
- Però non so se ho voglia di aiutarti.
-Che cosa? E adesso cosa vorresti dire con “non sai se hai voglia di aiutarmi”?
- Esattamente quello che ho detto.
- Non si tratta di cosa ha voglia o non ha voglia, Vostra Maestà. Si tratta del fatto che ci è stato dato un compito e che dobbiamo occuparcene.
- E chi lo dice?
- Silente! Ed io!
- Che paura, non vedi come tremo?
rise, prendendosi gioco di lei.
- Non puoi scegliere, devi occupartene anche tu. Non puoi lasciare a me tutto il lavoro.
- Dici?
e questa volta si alzò veramente da tavola, andò diretto dalla cucina in salotto, si lasciò cadere con un sospiro sul divano e accese la tv.
Gliela stava facendo pagare per la sera prima, era evidente.
“Merlino dammi la forza, altrimenti giuro che lo uccido.”
Hermione si alzò a sua volta e lo raggiunse nell’altra stanza.
Si appoggiò con la spalla allo stipite della porta, le braccia incrociate e lo sguardo d’ira fisso su di lui.
Aveva capito perfettamente dove voleva andare a parare.
Era un Malfoy, un Purosangue e pure Serpeverde.
“Tre in uno, che fortuna”, pensò.
E come tutti i Serpeverde era orgoglioso e desideroso di vendicarsi dei torti subiti.
“Forza, altrimenti davvero ti toccherà ucciderlo. E finire per il resto della vita ad Azkaban per colpa sua, dargli pure la soddisfazione di sapere che è per merito suo.. proprio no.”
Un sospiro profondo e a passi cadenzati, come se andasse incontro al patibolo, si avvicinò al biondino che al momento era totalmente rilassato con le braccia incrociate dietro la nuca.
- Si, Granger?
Si voltò stranamente e la guardò negli occhi, sorridendo con un barlume di sadismo negli occhi.
Alla fine neanche troppo stranamente.
Era la sua vendetta quella e voleva godersela fino in fondo, sapeva che il contatto visivo avrebbe reso tutto più difficile per lei.
- Malferr.. Ehm, Malfoy.. per favore - e mise una particolare enfasi in queste due parole - ti andrebbe di aiutarmi con il progetto per il ballo?
Non poteva crederci di averlo davvero detto.
Se non l’avesse sentito con le sue stesse orecchie non ci avrebbe mai creduto.
Era caduta davvero in basso.
Ripensandoci, avrebbe davvero preferito essere soffocata seduta stante con un cuscino, così come aveva temuto la sera prima.. non questo.
Almeno non avrebbe più dovuto guardarlo in faccia.
Con che coraggio l’avrebbe fatto dopo una cosa del genere?
Pregava solo per l’incolumità di quell’idiota che il gioco valesse la candela.
Avrebbe dovuto aiutarla ad organizzare un ballo bellissimo, altrimenti l’inferno sarebbe stato niente al suo confronto.
Quello però non accennava alcun movimento, nessuna reazione, continuava solo a fissarla, segnale implicito ad andare avanti.
Sbuffò ancora e continuò.
- Per favore. Da sola non potrei farcela, ho davvero bisogno del tuo aiuto. Mi è indispensabile.
- Così va meglio Granger. Fammi un sorriso.. guarda, sei quasi carina.
disse alla riccia, dopo che quella gli ebbe rivolto, scocciata, un sorriso tirato.
Stanca però, gli prese subito dopo di mano brusca il telecomando e spense la tv.
Aveva avuto il suo riscatto, ma adesso basta.
- Adesso possiamo andare?
- Che fine ha fatto la versione gentile, Granger? La preferivo.
- Al cesso - disse imitando la battuta e la voce di ieri sera del biondino lì davanti a lei - e ora andiamo.
- E dove?

***

Finalmente arrivarono davanti alla grande biblioteca del quartiere.
- Lo ammetto, l’azzurro ti sta proprio bene. Ti vesti sempre di nero, abbiamo trovato finalmente una variante.
gli disse, guardando fiera la t-shirt comprata il giorno prima su suo consiglio.
Ci aveva messo un po’ per convincerlo e lui non era stato per nulla di aiuto, non facendo altro che lamentarsi e ripetere parole come “classe”, “orgoglio personale”, “straccetto”, ma alla fine era riuscita a farlo uscire di casa in blue jeans e maglietta a maniche corte.
Con anche grande successo, a giudicare dagli sguardi famelici delle ragazzine che gli passavano accanto sul marciapiede.
”Poverine, se solo sapessero chi diavolo è.. anzi, proprio che diavolo che è.”
- Passiamo alle cose serie. Che ci siamo venuti a fare qui, Granger? Ancora non ti sei degnata di spiegarmelo.
- Qui sicuramente troveremo informazioni utili o comunque idee carine da unire alle tue esperienze. Potremmo trovare l’ispirazione giusta - poi aggiunse, girandosi decisa in direzione della biblioteca – ora forza, diamoci da fare.
- Non avrei mai voluto sentirti dire queste parole. Che Salazar me la mandi buona.
E detto questo entrarono nell’edificio tranquilli.. tranquilli, perchè ignari della nera figura che per tutto il tempo li aveva seguiti nell’ombra.

Ecco pronto, alla velocità della luce proprio, un altro capitolo.
Questo è per farmi perdonare per essere sparita così, per tutto questo tempo.
Come dice il titolo stesso, la convivenza è cominciata e come si poteva immaginare, per una Gryffindor e un Slytherin vivere sotto lo stesso tetto non è la cosa più semplice del mondo!
Spero vi sia piaciuto e che vi abbia strappato qualche sorriso (:
Ora vi lascio, al prossimo capitolo!

Donny.

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Capitolo 9
*** Anche gli Slytherin piangono ***


Il Ballo Arcobaleno

"9. Anche gli Slytherin piangono"

La grande biblioteca, una volta entrati, si presentò ai loro occhi completamente vuota.
- Bene, non c’è nessuno. Così possiamo lavorare in pace senza essere disturbati - disse la riccia, poi aggiunse - credo sia perché è domenica.
- Io credo sia perché nessuno è così scemo da alzarsi così presto la mattina, Granger.
- Smettila di frignare, se la biblioteca è vuota non può che essere a nostro vantaggio. Ora muoviamoci.
E detto questo, seguita dal biondino che sbadigliava ancora mezzo addormentato per la levataccia, si diresse al bancone all’ingresso, per andare a parlare con l’anziana signora Hallen, la custode, una donna sulla sessantina - o forse più, Hermione non era molto brava con le età - con corti e lisci capelli color argento e un paio di grossi occhiali da vista poggiati sul naso.
- Fate con comodo. Come potete vedere la biblioteca è ancora vuota, quindi potete sistemarvi dove preferite. Non fate però confusione. Il fatto che siate soli non implica il fatto che possiate fare come vi pare.
disse loro, guardando curiosa da dietro i suoi grandi occhiali prima lei, poi il ragazzo che le era accanto.
Poteva capirla, pensò la Grifoncina, in effetti era alquanto strano vedere due ragazzi della loro età venire la domenica mattina presto.. in biblioteca.
Forse stava pensando volessero fare qualche scherzo o qualche danno, come erano solite fare le normali bande di ragazzi, che giravano per la città.
- Stia tranquilla signora, siamo qui solo per fare delle ricerche. Tempo qualche ora e ce ne andremo, non si accorgerà nemmeno della nostra presenza.
si sentì in dovere la Grifoncina di rassicurarla, vista la piega che stava prendendo la situazione.
E così, dopo averle mostrato il miglior sorriso che era riuscita a tirare fuori, i due si avviarono.
Hermione era talmente emozionata, erano state davvero poche le volte in cui era entrata lì dentro, data la sua assenza per quasi tutto l’anno, causa Hogwarts.
Si guardava intorno per, disse a se stessa, non dimenticare nemmeno il più piccolo particolare di quel luogo per lei così incredibile.
I scaffali alti fino al soffitto e pieni zeppi di libri di ogni genere, l’odore di carta e pergamena che aleggiava nelle stanze che si accingevano ad attraversare.. tutto questo doveva essere, per una come lei, il Paradiso.
- Mezzosangue, vuoi piantarla di sorridere da sola come una scema? Non hai fatto altro da quando siamo qui dentro. Sei inquietante.
Quella sbuffò scocciata, interrotta nella sua contemplazione generale.
- Ma cosa ne puoi sapere tu? Sei un Furetto dopotutto, non mi stupirebbe che tu non sappia nemmeno leggere. Non lo senti l’odore della cultura?
disse estasiata la ragazza, chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni.
Quello storse la bocca schifato.
- L’unico odore che sento è la puzza di muffa. E la polvere da fastidio ai miei poveri occhi. Non posso far correre loro nessun rischio, cosa direbbero le tue compagne se queste due meraviglie andassero perse?
esordì, indicando vanesio le due chiazze color tempesta sul suo viso.
Che pallone gonfiato!
E per di più, proprio non riusciva a capirlo.
Non gli procurava tutto quello la stessa sensazione che procurava a lei, gli stessi brividini sulla schiena..?
- Ma guarda quanti libri ci sono! Non sei nemmeno un po’ eccitato Malfoy?
- Ci vuole ben altro per farmi eccitare, che due luridi pezzi di carta Granger. Ma sei una santarellina dopotutto, non mi stupirebbe che tu non capissi di cosa sto parlando.
le rispose con tono malizioso quello, così come lei aveva fatto prima con lui.
- Ma come osi! Solo perché non mi vesto come le mie, come le chiami tu, “compagne”.
- Fosse solo per quello Granger.
Dire che in quel momento fosse infuriata non si avvicinava nemmeno lontanamente alla gravità della situazione.
Dire che lo avrebbe crucciato seduta stante, forse iniziava di poco a rendere l’idea.
- Siediti, prima che ti prenda a schiaffi.
concluse quella lapidaria.
E dopo che si furono accomodati, la Griffyndor iniziò a tirare fuori dalla borsa pergamena e piuma, per appuntare ogni tipo di idea utilizzabile che fosse venuta loro in mente.
Per metà però era già stata scritta e questo perché già una volta avevano parlato del ballo, mentre erano a scuola.
La scuola.
Harry, Ron, Ginny.
Il suo pensiero non potè non andare subito a loro.
Chissà cosa stavano facendo.
Harry e Ron avranno finito in tempo quel tema di punizione per Piton, senza di lei a dargli una mano?
E Ginny, la sua migliore amica.. Ginny.. il suo solo pensiero le fece quasi venire da piangere.
Ma ora non poteva versare lacrime, sarebbe stato solo un’inutile spreco di forze.
Doveva lavorare sodo, così almeno quando sarebbe tornata avrebbe dato loro la più bella festa di sempre.
Questo pensiero bastò quindi a riportarla alla realtà.
- Innanzitutto credo dovremmo pensare alla musica. Dobbiamo scegliere un gruppo da chiamare e non vorrei che, aspettando troppo, rimanessimo senza band. Hai qualche idea Malfoy?
- Le Sorelle Stravagarie? Almeno con loro la serata siamo sicuri non sarà una noia mortale.
- In effetti anch’io avevo pensato a loro. Senza contare che andremmo sul sicuro. A quanto ne so è un gruppo apprezzato dalla stragrande maggioranza degli studenti. Solo, credi verranno?
- Beh, c’è un solo modo per saperlo Granger.. mandiamo loro una lettera e vediamo cosa dicono. Anche se credo di si. A quanto avevo capito il vecchiaccio non ha avuto troppi problemi nel convincerli in occasione del Ballo del Ceppo, per cui.
- Perfetto allora. Tieni.
terminò quella, passando al ragazzo un’altra pergamena con una piuma.
Il biondino la guardò senza dar segno di capire.
- E che dovrei farci scusa?
- Semplice, scrivi l’invito a suonare a Hogwarts da mandare alle Sorelle Stravagarie.
- E perché mai dovrei farlo io, sentiamo?
chiese quello, non dando il minimo segno di voler collaborare.
- Perché io sono la mente e tu il corpo. Perciò scrivi.
- Beh su questo non ci sono dubbi. La prima volta che siamo d’accordo su qualcosa Granger.
e prese poi carta e penna, cominciando a scrivere.
Idiota, pensò Hermione.
- Per gli inviti invece ne avevamo già discusso. Li scriveremo noi e li invieremo il prima possibile a tutti. Non possiamo correre il rischio di perdere invitati per aver mandato troppo tardi gli inviti.
pensò quella ad alta voce e ricevendo in risposta dal biondino nient’altro che un lieve consenso col capo, poiché quello troppo impegnato nel suo compito per darle pieno ascolto.
- Per quanto riguarda gli addobbi non saprei. Cosa possiamo inventarci? La Sala Grande è bella spaziosa, sarà dura riempirla tutta.
- Ci dovrà essere colore innanzitutto. Dopotutto è o no il Ballo dell’Arcobaleno?
propose a quel punto il ragazzo, dopo essersi fermato per un attimo e aver alzato il viso dal foglio.
- Già. E invece di tenere le solite quattro tavolate, potremmo levare quelle e mettere sette tavoli rotondi belli grandi, ognuno di questi addobbato e apparecchiato con uno dei sette colori dell’arcobaleno. E tanto vale levare a questo punto anche le candele magiche che fluttuano sul soffitto e far apparire un grande arcobaleno, che attraversi da una parte all’altra la sala.
- Senza scordarsi della band, altrimenti starei sforzando la mia nobile mano per nulla.
- Tranquillo, tu vedi di scrivere. Metteremo su un palco per la band in fondo alla Sala Grande e lo metteremo al posto del tavolo dei professori, così come avevamo già deciso prima. In questo modo la sala sarà divisa come in due parti: la prima, quella davanti all’entrata, con i tavoli dove si potrà mangiare e la seconda, quella in fondo, dove invece si potrà ballare.
- Si, direi che può andare Granger.
concluse il ragazzo, riabbassando il viso e riprendendo a scrivere.
Quella invece, continuando a leggere entusiasta gli appunti, si fermò improvvisamente poco dopo come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa di molto importante.
- E per quanto riguarda il mangiare e cose varie, non devo neanche dirtelo che gli alcolici non ci saranno, mi pare scontata come cosa, no?
Forse per lo shock, si disse la ragazza, la piuma che aveva appena ripreso a scrivere, si rifermò immediatamente, bucando la pergamena sull’ultima lettera a causa dell’eccessiva pressione.
- Stai scherzando spero.
Si aspettava una risposta del genere.
- No, affatto. Sono serissima. L’alcool è proibito nella scuola e tu lo sai bene.. così come le sigarette.
aggiunse poi subito dopo, vedendolo accendere il piccolo mozzicone e aspirare subito dopo una lunga boccata.
L’odore di fumo si sparse veloce intorno a loro.
- Che c’è Granger? Ora mica siamo a scuola, quindi non rompere.
- Ma non si può fumare lo stesso qui dentro, è vietato!
- Oh, davvero?
disse lo Slytherin, con un tono che purtroppo a lei apparve tutt’altro che dispiaciuto.
E questo le fu confermato anche dal fatto che non passò molto tempo che il ragazzo riavvicinò l’indice e il medio con cui teneva la sigaretta alle labbra per aspirare ancora, gli occhi chiusi a rendere meglio lo stato di estasi.
- Si, davvero. E non cambiare discorso. Niente alcolici, è pur sempre un ballo scolastico.
- Nemmeno la McGranitt incazzata è così snervante Granger. Dovresti farti un goccetto ogni tanto sai? Rilassa. Ragione in più per tenere il Whisky Incendiario a portata di mano.
Era al limite della sopportazione, stava per esplodere, ma dopo aver invocato Merlino più e più volte riuscì a ritrovare un briciolo della calma perduta.
- L’unica cosa di cui ho bisogno in questo momento è che tu spengessi quella sigaretta, la piantassi per almeno dieci minuti di fare il pallone gonfiato e mi dessi una man..
E gliela diede una mano.
Solo non nel modo in cui aveva sperato lei.
Perché la “mano” in questione finì pochi secondi dopo sulla sua bocca, impedendole di finire la frase.
Non rendendosi conto del perché di tutto questo, cercò di urlare, sebbene tutto quello che ne venisse fuori furono dei fievoli mugolii, e di dimenarsi come meglio poteva per liberarsi dalla morsa del serpente, ma quello aumentò improvvisamente la pressione sul suo viso e con l’altra mano le bloccò i polsi.
Era in trappola e non aveva la minima idea di cosa volesse fare.. o farle.
- Shhh.
le sussurrò in quel momento all’orecchio, provocandole per il calore del suo respiro, un brivido lungo la schiena.
Come shhh?
Lei voltò il capo verso di lui e non potendo parlare lo fissò confusa per molti secondi, sperando che lui capisse e si decidesse a dirle cosa diavolo aveva in quella mente di Furetto.
E in risposta quello, dopo averle liberato i polsi che teneva nella mano sinistra, ma sempre tenendole la bocca tappata, le indicò un punto lontano della biblioteca, quasi dalla parte apposta dal punto in cui in quel momento si trovavano loro due seduti.
Sebbene fosse mattina e il sole filtrasse tranquillamente dalle finestre della sala, quest’ultima era davvero troppo grande per poter essere illuminata tutta perfettamente e così si andava a creare una fitta alternanza di zone di luce e zone di ombra, queste soprattutto nei punti in cui si innalzavano gli alti scaffali.
Hermione ci mise un po’ a capire.
Strizzò gli occhi per poter vedere meglio e quando focalizzò il punto, quello che vide non le piacque per niente.
Un uomo vestito completamente di nero - Hermione non poteva dirlo con certezza, ma credeva fosse un mantello - e incappucciato aveva da poco fatto il suo ingresso nella grande sala vuota e non solo lei, assidua frequentatrice di biblioteche magiche e non, ma chiunque, avrebbe capito che quel tizio non era di certo venuto per leggere un bel libro.
Inoltre con il suo continuo voltare la testa da una parte e dall’altra, ignorando completamente gli scaffali, le diede l’impressione che più che cercare qualcosa da leggere.. stesse cercando qualcuno.
- E’ Antonin Dolohov - le disse piano la voce accanto al suo orecchio, che poi aggiunse - non so come cazzo abbiano fatto a trovarci, ma deve essere stato sicuramente mandato da mio padre e gli altri. Ora ti lascio andare, ma sta zitta, altrimenti saremo nei casini.
E infatti lei non disse niente, ma non tanto perché glielo chiese lui, più che altro per lo sbigottimento.
- Lo so che ci siete piccioncini, vi ho visti entrare. È inutile che vi nascondiate, tanto non avete scampo.
La Griffyndor fu scossa da un brivido.
Nonostante ora fosse libera, fissava ancora con gli occhi sbarrati la nera figura, che si avvicina velocemente e minacciava di vederli di lì a poco se non se ne fossero subito andati via di lì.
Era talmente vicina che, dal punto in cui si trovava, potè facilmente vederla uscire dalla manica di quello: una bacchetta.
Forse aveva ragione, non avevano scampo.
Una voce, che non aveva mai sentito tanto agitata prima d’ora, la richiamò in quel momento alla realtà.
La stava chiamando da più tempo, ma non se ne era resa minimamente conto.
- Granger cazzo. Secchiona, e ora pure sorda. Dobbiamo andare.
- Si, hai ragione. Ma come facciamo? C’è una sola uscita - disse indicando proprio il punto in cui si trovava ora Dolohov - e non possiamo passare lì senza essere visti.
- Beh, allora vorrà dire che dovremmo giocare d’astuzia. La sala si divide, a causa delle librerie, in due corsie, una di destra e una di sinistra, no? - e dopo il lieve cenno di assenso della riccia, continuò - lui ora è in quella di destra.. noi prenderemo l’altra. Solo non dobbiamo farci ne vedere ne sentire. Per cui lo aspettiamo qui e appena lui si avvicina a sufficienza noi scappiamo nella direzione opposta, verso l’uscita. Come vedi, dietro ogni libreria c’è un piccolo spazio - le disse, indicando il piccolo spazio tra il legno e il muro - non sono perfettamente attaccate alla parete: passeremo per di lì. Ma non possiamo sbagliare, è questione di secondi. Hai capito Granger?
- S-si, ho capito.
gli rispose lei, leggermente titubante.
- Allora andiamo.
E così, dopo aver recuperato le loro cose, si diressero con passo felpato alla libreria proprio davanti a loro, che piena zeppa com’era di libri offriva loro un bel riparo: dall’altro lato era davvero impossibile vederli.
- Da solo con una Mezzosangue Draco? Tuo padre è veramente deluso, ma mi ha detto di dirti che se ci consegnerai la ragazza ti risparmierà. Sai, pensa che lei possa fare la spia, ma di te.. nonostante tutto, del suo bambino si fida ancora.
La ragazza in questione deglutì per farsi coraggio.
-Tranquillo, puoi anche uscire. Non farai la fine di tua madre.
continuò poi Dolohov, ghignando maligno, senza però udire ancora una volta risposta.
Non farai la fine di tua madre?
Che diavolo voleva dire?
Hermione aggrottò le sopracciglia, senza capire.
Cosa c’entrava ora Narcissa Malfoy?
Guardò Draco, sperando di capirne di più, sperando che lui dicesse qualcosa.. ma niente.
In quel momento le dava le spalle, ma potè immaginare stesse fissando il vuoto, le braccia serrate lungo i fianchi, le mani chiuse a pugno e talmente strette da poter vedere le nocche completamente sbiancate.
- Consegnami la ragazza Draco e tutto sarà risolto.
Il cuore di Hermione batteva fortissimo, sembrava dovesse schizzarle fuori dal petto.
Cosa sarebbe successo ora?
Vide il biondino continuare a trattenere il fiato e lentamente voltarsi verso di lei.
La fissò con sguardo impassibile per svariati secondi.
Voleva davvero consegnarla?
Che stupidi erano stati, lei, Silente.. fidarsi di lui.
Dopotutto era pur sempre il figlio di Lucius Malfoy e, come si dice?
Ah si, tale padre tale figlio.
Il Mangiamorte intanto continuava, lento ma costante, la sua avanzata.
Ormai erano a poche librerie di distanza.
Hermione attendeva rassegnata la sua consegna nelle mani del nemico, quando all’improvviso però accadde qualcosa che la lasciò a dir poco sorpresa.
Come dimenticatosi improvvisamente del piano da lui stesso attentamente congegnato, Malfoy uscì allo scoperto, con sommo terrore della ragazza.
Seppur accadde tutto nel giro di pochi istanti, Hermione vide perfettamente il suo sguardo iniettato d’odio e la bacchetta nella mano destra, brandita con ferocia.
“Che diamine sta facendo? Si farà ammazzare, per Merlino!” urlò dentro di sé la riccia, gli occhi sgranati fissi sul ragazzo e una mano sulla bocca come a reprimere un urlo, che però non c’era stato, proprio per evitare di causare altri problemi facendo scoprire all’uomo il suo nascondiglio.
Nemmeno un secondo dopo essere uscito dal nascondiglio, alzò la bacchetta e con una potente rotazione del polso emanò un raggio di luce rossa, al grido di “Stupeficium!”.
Un colpo ben assestato e Antonin volò dall’altra parte della sala.
Calato il silenzio, Hermione prese coraggio e uscì da dietro gli alti scaffali per capire meglio la situazione.
Era svenuto.
Giaceva privo di sensi con la schiena appoggiata al muro, seduto per terra e la bacchetta, sempre sul pavimento come il suo padrone, poco lontana da lui.
La riccia, resasi conto quindi che non vi era più alcun pericolo - o almeno per il momento - si avvicinò a passo lento al biondino ancora fermo nello stesso punto, la bacchetta in mano e lo sguardo perso, fisso sulla nera sagoma, ormai inerme.
Si fermò a pochi passi da lui e, incerta, valutò il da farsi.
Doveva essere qualcosa di molto grave per averlo fatto reagire così, pensò.
Decisa a capirne di più, si avvicinò e allungò una mano verso la sua spalla.
- Ehi Mal..
ma la fermò a metà strada, quando udì il ragazzo parlare con tono glaciale.
- Non toccarmi. Non ho bisogno della tua compassione Granger.
- Ma io volevo solo..
- Andiamo. Prima che si risvegli.
liquidò quello il discorso, iniziando a camminare in direzione dell’uscita.
Hermione non potè fare altro che seguirlo in silenzio.
Si fermò poco dopo accanto a Malfoy e lo guardò pronunciare sottovoce l’incantesimo “Oblivion” e cancellare così la memoria alla sagoma a terra.
Almeno una volta svegliatosi non si sarebbe ricordato di averli incontrati e in questo modo avrebbero avuto un leggero vantaggio sul loro nemico.
Il biondino lo fissò ancora per qualche secondo e poi, con un cenno della testa a indicare l’uscita, si diressero verso la porta principale.
Attraversarono le varie sale per poi arrivare all’ingresso e accorgersi che la signora Hallen, l’anziana custode della biblioteca, non aveva sentito nulla dello scontro di poco prima perché giaceva addormentata, pensò Hermione, colpita dallo stesso Antonin.
Pochi minuti e uscirono alla luce del sole, sommersi dal rumore della strada e del traffico.
Un rumore che però, seppur assordante, non era nemmeno lontanamente sufficiente a spazzare via il silenzio che si era da prima creato nei cuori di entrambi.

***

Arrivarono poco dopo a casa, il silenzio ad incombere sempre su di loro.
Vennero accolti alla porta da un’allegra signora Granger che, non appena misero piede in salotto, annunciò loro che tra poco sarebbe stato pronto.
Si era infatti fatta ora di pranzo, ma non se ne erano resi minimamente conto.
Nessuno dei due pensava di poter mangiare.. dopo quello che era accaduto.
Così, con la scusa di aver già mangiato fuori e scusandosi di non aver avvertito, si diressero entrambi al piano di sopra, ognuno verso la propria camera, ognuno con i propri pensieri.
Hermione in particolare voleva chiarire, sapere se era tutto apposto.. ma poi ripensò alle altre volte in cui aveva tentato un dialogo - la prima volta nel loro alloggio privato ad Hogwarts, poi in stazione mentre erano in partenza per Londra - e si ricordò anche di come era andata a finire.
Non ci voleva molto per intuire come sarebbe andata anche quella volta.
Però non c’è due senza tre e lei davvero voleva sapere.
Quindi quando lo vide dirigersi, senza dare alcun segno di volersi fermare, verso la sua camera si decise a fermarlo.
- Ehi Malfoy.. v-va tutto bene?
Quello, già con la mano sulla maniglia, si fermò nel sentirla parlare.
Ma non si voltò.
- Io vado in camera, ho bisogno di dormire. Oggi mi hai fatto alzare all’alba per colpa di quello stupido progetto Granger. Per cui, ci si vede.
e detto questo, sempre senza voltarsi, entrò in camera e si richiuse in un lampo la porta alle spalle.
Calò di nuovo il silenzio, ma non le fece effetto più di tanto.
Ormai si era abituata.
Si sentiva strana, non sapeva come definire la sensazione che aleggiava in quel momento dentro di lei.
Era come se, per un attimo avesse sperato lui allontanasse la mano dalla porta, si girasse verso di lei e le venisse incontro dicendole che andava tutto bene.
“Beh, lo sapevi sarebbe andata così, no? Dopotutto non vi siete mai parlati - perché non si poteva definire parlare il loro continuo battibeccare - per tutti questi anni. Davvero ti aspettavi di sederti con calma accanto a lui a parlare della sua vita e magari anche a consolarlo?”
E così, dopo aver tirato un lungo sospiro - sicuramente per la stanchezza, non per altro, si disse - si voltò e spinta la porta si apprestò a entrare nella sua stanza, così come poco prima aveva fatto silenzioso lo Slytherin.

***

La stanza era completamente buia, non uno spiraglio di luce ad indicargli dove fosse.
Avanzava alla cieca, sperando che la fortuna lo portasse ad imbattersi nell’uscita, ma niente.
Brancolava nel buio.
Era un sogno?
Non capiva nemmeno quello, ma sperava soltanto di si.
Gli occhi gli facevano male a furia di sforzarli, nel vano tentativo di scorgere qualcosa che gli fosse familiare.
All’improvviso però si fermo, o meglio una voce lo indusse a fermarsi.
Finalmente la cosa familiare che cercava.
“Draco.. Draco..” continuava a ripetere la voce, senza sosta.
Non potè fare a meno di sbarrare gli occhi.
Non perché avesse visto qualcosa in particolare, ma per il tono della voce.
Non poteva non riconoscerlo.
Era inconfondibile.
Unico.
Come unica era la persona a cui apparteneva.
Narcissa Malfoy.
Sua madre.
“Draco.. aiutami, ti prego..”
Una supplica, la disperazione impressa in quelle parole era quasi palpabile.
“Madre! Dove siete?” urlava Draco di rimando, con la speranza di poterla raggiungere con le giuste indicazioni.
“Draco.. scappa..”
Ancora una volta, non era possibile.
Scappa.
Come tanti anni fa..
Ma no, questa volta no.
“Io non vi lascio! Continuate a parlare, di modo che io possa trovarvi!”
Perché doveva trovarla, a tutti i costi.
Doveva salvarla.
Non poteva perderla.. di nuovo.
Questa volta non sarebbe riuscito a sopportarlo.
“Madre, parlatemi!”
Ma tutto quello che udì poco dopo fu un urlo.
Ma non un urlo qualsiasi.
Un urlo di puro terrore, un urlo di chi sta per vedere la propria fine.. e lo sa.
E un lampo di luce verde.
Passò fulmineo davanti ai suoi occhi, appena il tempo di comparire e scomparire di nuovo.
Al biondino si accapponò la pelle per qualche istante.
“Accendete una luce del cazzo, Salazar! Perché è tutto così buio! Madre, dove siete!”
Ma questa volta non si udì risposta.
“Madre!” urlò ancora Draco, con tutto il fiato che aveva in gola.
Non sapeva nemmeno se la direzione in cui continuava a procedere fosse giusta.
Le luci non accennavano ad accendersi e non udendo più nemmeno la voce di Narcissa aveva completamente perso anche l’ultimo barlume di orientamento.
Non riusciva a respirare.
Voleva andare via di lì.
Aveva capito, ma il suo cuore si ostinava a non volerlo credere.
L’aveva persa.
Non era stato capace di salvarla nemmeno quella volta.
Le gambe non lo ressero più e cadde così a terra, atterrando sulle ginocchia.
Alzò le mani e le fissò, nonostante fosse buio e non potesse realmente vederle.
Poteva però sentirle tremare.
Quelle mani, macchiate ancora una volta del sangue di sua madre.
Un pensiero gli rimbombò nella testa senza sosta, “te l’ha portata via”.
Ancora.
Una piccola pallina luminosa cadde a terra, lasciando un’invisibile ma umida traccia sul pavimento buio e sul viso del ragazzo.
Draco Malfoy stava piangendo.
E lo stava facendo forse per l’unica persona che gli avesse mai veramente voluto bene in tutta la sua vita.
Per l’unica persona che era stata veramente disposta a sacrificare tutto.. pur di salvarlo.
“Madre!” urlò ancora.

Il biondino si svegliò di soprassalto, le coperte aggrovigliate intorno alle caviglie - forse si era mosso durante la corna del sogno - e il cuore che batteva veloce come un razzo.
Fissò per molto tempo il soffitto senza dare alcun segno di volersi muovere da quella posizione.
Solo dopo un pò si decise a tirarsi, con fatica, a sedere appoggiando la schiena alla testiera del letto.
Chiuse gli occhi e con un respiro lento e profondo cercò di far tornare il cuore ad un ritmo regolare.
E quando li riaprì, riprendendo piena coscienza della realtà, si sentì il viso umido.
Lo toccò e poi abbassò lo sguardo sul cuscino.
Tre chiazze trasparenti rendevano in tre piccolissimi punti l’azzurro della federa del cuscino di una tonalità più scura.
Lacrime, pensò Draco.
Al solo vederle non potè fare a meno di ripensare al sogno di poco prima.
Poteva ancora sentirlo nella testa, quell’urlo.
Agghiacciante.
Madre.., sussurrò sottovoce il ragazzo, perso nel vuoto.
Muovendosi leggermente nel letto poi sentì una cosa fine ed esile contro il piede destro.
Allungò il collo e vide la sua bacchetta.
Quel giorno pensandoci, troppe cose erano andate storte.
Il sogno in primis.
Ma anche la biblioteca.
Lì aveva veramente perso il controllo.
Lui, Draco Malfoy, conosciuto da tutti per la sua impassibilità e per il suo sangue freddo, si era lasciato andare alla rabbia.. e aveva perso il controllo.
Aveva mandato a monte tutto il piano e aveva rischiato di peggiorare, e di molto anche, la situazione.
Entrambi se la sarebbero potuta vedere veramente brutta, ma per fortuna era riuscito a mettere ko in un solo colpo il Mangiamorte.
Che poi perché cazzo era lì? Come hanno fatto a trovarci?, non potè fare a meno di chiedersi il ragazzo.
“Silente ci ha mandati qui nella più assoluta segretezza. Non capisco come sia stato possibile.”
E Blaise?
Chissà se da lui era tutto apposto o se era stato rintracciato come loro.
Non potè fare a meno di preoccuparsi.
Era il suo migliore amico dopotutto e forse anche l’unica persona al mondo per cui Draco Malfoy provasse un sincero sentimento d’affetto.
Erano praticamente cresciuti insieme e pensare che in quel momento forse stesse passando guai seri non faceva altro che rendergli la vita ancora più difficile.
“Giuro che quando torniamo a Hogwarts il vecchiaccio mi sente.”
Perché di rimanere lì non se ne parlava nemmeno.
I Mangiamorte erano ormai a conoscenza della zona in cui si nascondevano e poco sarebbe passato da un altro incontro ravvicinato col nemico.
Salazar, tutta colpa della Granger. Se per una volta si fosse fatta i cavoli suoi ora non saremmo in questa situazione di merda, si disse ripensando alla notte nella Stamberga Strillante.
Costretti a scappare, a nascondersi.
“Se solo non si fosse messa in mezzo, ora sarei in pace nella Sala Comune con Blaise a bere buon Whisky Incendiario. E invece sto qui con quella dannata Mezzosangue, in una casa di Babbani, costretto a rimanere rintanato come un topo! Come un codardo! Io, Draco Lucius Malfoy!”
Si avvicinò alla finestra e dopo aver aperto con forza la finestra, prese stressato una sigaretta dal pacchetto lì vicino e accese in fretta il mozzicone.
Un primo tiro e già si sentiva più rilassato.
“Senza contare che avrei già portato a termine il mio piano.”
Gli si era presentata l’occasione perfetta lì alla Stamberga Strillante e il destino, così come gliel’aveva offerta, gliel’aveva strappata via all’ultimo dalle mani.
L’aveva illuso.
Gli aveva fatto credere di poter finalmente, dopo tanto tempo, sistemare ciò che andava sistemato.
“Non mi sorprende che non sia venuto mio padre a cercarci. É sempre stato un codardo. Vorrà dire che mi divertirò con lui un’altra volta.”
Oggi però in biblioteca non era riuscito a controllarsi.
Non importava che non fosse stato solo, ma che ci fosse stata con lui anche la Mezzosangue.
Non importava che un solo secondo di svista e sarebbero stati messi ko tutti e due.
Non importava che era andato contro l’ammonimento di Silente a rimanere nascosti.
Importava solo la vendetta.
E, sebbene non avesse avuto la possibilità di agire contro chi avrebbe veramente voluto, aveva comunque voluto sfogarsi.
Tirò un ultima volta dalla cicca e poi la fece sparire con un incantesimo non verbale.
Tanto il momento giusto sarebbe arrivato.
E lui avrebbe avuto la sua vendetta.

***

Erano passate due ore da quando la riccia aveva visto lo Slytherin darle le spalle e entrare nella stanza da letto.
Due ore passate a non far nulla, a cercare di riempire come meglio potesse quel tempo e a non pensare al ragazzo che ora si trovava nella stanza di fronte alla sua.
Non sapeva nemmeno cosa stesse facendo.
Vagava per la stanza senza sosta, sempre lo stesso scenario: prendeva in mano un vecchio oggettino, lo fissava e poi lo rimetteva giù.
Che, a dir la verità, presa dai pensieri com’era nemmeno lo guardava veramente.
Era solo perché non riusciva a stare ferma.
Chissà se va tutto bene, pensò Hermione, con un piccolo soprammobile in mano e lo sguardo rivolto preoccupata verso la porta, come sperasse che i muri e le porte sparissero magicamente e lei potesse finalmente vedere come stava.
“Da quando in qua ti preoccupi così tanto per lui? Andiamo Hermione, è un Serpeverde, e per di più un Malfoy, vi siete sempre odiati. Hai già passato due ore in pena per lui, direi che, visti i vostri rapporti burrascosi, sono più che sufficienti.”
E detto questo, come aveva fatto tante altre volte per le precedenti due ore, riposò il soprammobile sullo scaffale.
È che qui non si tratta però di una stupida questione di sangue magico o di una sciocca divisione Serpeverde o Grifondoro, si tratta di qualcosa di più grave, si disse la riccia.
“Ci deve essere stato qualcosa che l’ha fatto scattare, altrimenti non avrebbe agito così. È come se improvvisamente si fosse dimenticato di tutto, del piano, della fuga, del dover rimanere nascosti. Come se fosse improvvisamente mutato in un’altra persona. Spaventosa, aggiungerei.”
Hermione aveva ancora impressi nella mente quegli occhi.
Paragonati da tutta la fauna femminile di Hogwarts al colore della tempesta, quella mattina aveva potuto vedere per la prima volta quel paragone avvicinarsi, più di quanto lei avesse mai potuto credere, alla realtà.
Perché davvero aveva visto la tempesta e la distruzione dentro quelle due pozze color dell’argento.
“Da solo con una Mezzosangue.. tuo padre è veramente deluso.. ci consegnerai la ragazza.. pensa che lei possa fare la spia..”
Che fosse scattato per difenderla?
Era piuttosto scettica al riguardo però: primo, non pensava avrebbe mai rischiato tanto per una come lei, per una Mezzosangue, per quanto gli fosse stato ordinato da Silente di difenderla; e secondo avevano un piano che, sebbene fosse stato fatto sul momento, poteva funzionare.
Quindi perché scattare a quel modo?
“Tranquillo.. non farai la fine di tua madre..”
Ricordò che questa frase lì sul momento, l’aveva lasciata parecchio sorpresa.
Cosa c’entrava la madre di Draco ora?
Narcissa Malfoy era stata trovata morta molti anni prima a causa di un incendio divampato nel grande Malfoy Manor, lo sapeva bene.
La notizia era apparsa su tutti i giornali del mondo magico.
Che cosa intendeva dire però Antonin Dolohov con quella frase?
Non riusciva a capire e quindi si lasciò cadere sconfortata sul letto, accendendo la tv.
Strano, ma quel silenzio per lei stava diventando assordante.
Le procurava troppi pensieri.
Troppe domande e troppe poche risposte.
Per fortuna un forte bussare alla porta la riscosse dai suoi pensieri e dalle sue preoccupazioni.
Felice quindi di aver trovato forse un modo per distrarsi - magari era la mamma che le chiedeva di darle una mano in casa, o il padre che voleva una mano in giardino - andò ad aprire per trovarsi però davanti l’unica delle tre persone a cui non aveva pensato, la fonte di tutte le sue preoccupazioni.
La giornata, dunque, sarebbe stata ancora lunga.
Sospirò.
- Che vuoi Malfoy?
- Saluta i tuoi Granger, perché si parte.
Quella lo guardò parecchio confusa.
- Come si parte? E dove dovremmo andare secondo te?
Il biondino a quel punto le sventolò davanti agli occhi un foglio di pergamena scritto con una calligrafia piccola ed elegante.
- Continuo a non capire. E piantala di sventolarmi davanti agli occhi quel coso. Non verrò da nessuna parte con te.
gli disse la riccia, scacciando con un colpo di mano dalla sua visuale il pezzo di carta.
- Va bene, allora dirò al professor Silente che hai voluto fare, come al solito, di testa tua e non hai voluto ascoltarlo. Sai, non credo questo influirà positivamente sul pensiero che il vecchiaccio ha di te.
La ragazza aggrottò le sopracciglia e scosse con vigore il capo.
- Come? E che c’entra ora Silente?
Guardò la lettera.
Proprio come aveva detto il ragazzo davanti a lei, era del preside: il sigillo rosso laccato di Hogwarts era facilmente riconoscibile.
La prese di corsa in mano, ma nemmeno il tempo di abbassare lo sguardo e iniziare a leggerla che il biondino la precedette.
- Dice che è troppo pericoloso qui. Gli ho mandato io una lettera prima - le disse, vedendo quella non capire come il Preside potesse essere venuto a conoscenza della loro disavventura, e aggiunse poi - lo so bene che non potevamo mandare lettere di nostra spontanea volontà Granger, non cominciare a rompere con i tuoi soliti rimproveri da maestrina. Ma se ricordi bene il preside aveva detto e sottolineato “tranne in caso di emergenza”. E non so te, ma a me questa è parsa un’emergenza.
- Quindi..
Sussurrò quella, che alzò gli occhi e lo fissò, iniziando pian piano a capire.
Sebbene non avesse finito la frase, a Malfoy bastò quel sussurro a dimostrazione che avesse capito.
Così si voltò e si diresse di nuovo con passo elegante verso la sua camera.
- Esatto. Comincia a preparare i bagagli Granger. Si torna a Hogwarts.
terminò, lasciando la Gryffindor imbambolata in mezzo al corridoio, il rumore della tv sempre più lontano e la lettera ancora aperta in mano.

Salve a tutte!
Come vedete, la storia continua ad evolversi, con sorprese sempre nuove.
Il mistero di Narcissa e dei Mangiamorte piano piano si infittirà sempre di più e il nostro Draco dovrà fare i conti con il passato.
Quindi se volete sapere cosa succederà, continuate a leggere la fanfiction.
E un grazie speciale a tutte quelle che seguono e recensiscono la storia, mi rende felicissima trovare i vostri commenti e i vostri pensieri su quello che scrivo!
Mi fa capire che tutto quello che faccio per voi è apprezzato :)
Non mi resta che mandarvi un bacio.
A presto,

Donny.

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Capitolo 10
*** Gryffindor e Slytherin non sono fatti per stare insieme ***


Il Ballo Arcobaleno

"10. Gryffindor e Slytherin non sono fatti per stare insieme"

Il treno rosso scarlatto sferragliava da ormai più di un’ora sulle rotaie metalliche, diretto verso Hogwarts.
Hermione ancora non poteva crederci, aveva temuto sarebbero rimasti lontani dalla scuola e dagli amici per settimane, forse interi mesi.
Invece eccoli lì, dopo appena una settimana erano già di ritorno.
E la riccia sinceramente non sapeva se essere triste o felice di questo improvviso cambio di programma.
Avrebbe rivisto i suoi amici e, sua preoccupazione ancora maggiore, non avrebbe perso altre preziosissime lezioni, però al tempo stesso si era vista costretta a dover salutare così presto i suoi genitori.
Separarsi da loro era stata dura.
Soprattutto le piaceva essere svegliata la mattina dal tocco dolce e delicato sulla sua testa riccioluta di sua madre, la quale con il suo sorriso e la sua colazione a letto - croissant e cappuccino, ricordò lei con un sorriso - riusciva sempre a farle iniziare la giornata al meglio.
Le faceva addirittura quasi dimenticare che da sette giorni era stata costretta contro la sua volontà a vivere sotto lo stesso tetto, a mangiare alla stessa tavola, a usare lo stesso bagno e a lavorare insieme ad un Serpeverde.
E fosse stato uno qualsiasi lo avrebbe anche accettato, forse.
Ma il suo compagno, e anche coinquilino per così dire, non era niente popò di meno che Draco Lucius Malfoy.
E questo, per una come lei, con lo spirito Gryffindor nel sangue, era una cosa che non si riusciva ad accettare tanto facilmente.
A quel punto Hermione alzò gli occhi dal libro di Incantesimi che aveva sulle ginocchia, tirato fuori con la speranza di studiare e di non rimanere indietro con il programma, e li posò sul ragazzo davanti a sè.
Il Furetto in questione in quel momento era immerso nella lettura di una copia della Gazzetta del Profeta, il volto completamente rilassato, il braccio destro appoggiato sul bracciolo di fianco al finestrino e i raggi del sole mattutino sui capelli, da farli sembrare così ancora più chiari di quanto già non fossero.
Come riusciva ad essere così tranquillo dopo tutto quello che era successo?
Che di ghiaccio non abbia solo gli occhi, ma anche il cuore, si ritrovò a pensare la Grifoncina.
Che in effetti, a pensarci bene, si chiese quando mai l’avesse visto fare o dire qualcosa con il cuore.
A scuola, fatta eccezione per la sua cerchia di amici - lei preferiva meglio definirla “Corte dei Miracoli” - non aveva mai veramente legato con nessun altro.
Ovvio, è un Serpeverde, un Malfoy e un Purosangue, non oserebbe mai mischiarsi con altri che non abbiano chiaramente espresso la loro fede al sangue puro o che non abbiano almeno alla Gringott un patrimonio pressoché milionario, continuò la Grifoncina con disprezzo.
Passava praticamente tutto il suo tempo a ubriacarsi di Whisky Incendiario con Theodore Nott, suo compagno di festini e scorribande, o a dare false speranze a quella povera cagna di Pansy Parkinson - perché sappiate che di cagnesco non aveva solo il viso - innamorata persa di lui sin da quando erano bambini.
A scuola non faceva altro che cercarlo, come sperasse che stargli appiccicata il più tempo possibile, sbavargli dietro come un cagnolino o farsi usare come una bambola di pezza potesse darle una qualche speranza col Principe delle Serpi.
Davvero squallido, pensò Hermione.
Poi c’era Blaise Zabini.
Già Blaise, l’amico inseparabile.
Perché si, strano ma vero anche Draco Malfoy aveva il suo amico con la A maiuscola.
Si erano trovati da piccoli - a quanto ne sapeva Hermione anche le loro mamme erano molto amiche - e da quel momento non si erano mai più persi.
Erano l’uno ancora di salvezza, il porto sicuro, dell’altro.
E forse anche l’unica persona sulla faccia della terra di cui Draco Malfoy si fosse mai fidato veramente.
Ammirati e amati da tutta la fauna femminile di Hogwarts, lasciavano dietro di sé, ovunque andassero, una scia infinita di bava e di cuori infranti.
Pelle scura e occhi blu cobalto uno.
Pelle diafana e occhi grigio tempesta l’altro.
Un mix che, dopo ben sette anni, continuava senza sosta a mietere vittime tra le povere e innocenti ragazzine della scuola.
Innocenti poi neanche troppo, si ritrovò a pensare Hermione.
Troppe volte le erano giunte alle orecchie storie di ragazze di tutte le casate, sedotte e abbandonate dal playboy biondo di Hogwarts, dopo essere state portate nella regale stanza da letto del Principino, ognuna felice e con la speranza, anzi a quel punto la certezza, di essere stata scelta.
Di essere stata l’unica ad aver finalmente fatto breccia nell’anima e nel cuore del loro idolo.
Ma perché, siamo sinceri, Draco Lucius Malfoy ha un’anima e un cuore?, si disse scettica.
Il cuore inscalfibile, più freddo e duro del ghiaccio.
L’anima venduta al diavolo.
Ecco chi era Draco Lucius Malfoy, ecco la verità.
Ma continuava a chiedersi perché nessuna se ne rendesse veramente conto, tranne lei.
Povere illuse, non potè non aggiungere a quel punto la riccia.
Ah e poi c’era lei, come aveva potuto dimenticarla, si disse Hermione.
Daphne Grengrass.
La dea della scuola.
Occhi dell’azzurro del cielo più limpido, lunghi capelli biondi e setosi, due gambe snelle e un fisico perfetto.
Era la classe e l’eleganza fatta persona.
Vagava per la scuola in perfetto stile Veela, aggirandosi per i corridoi con sguardo altero e superbo, snobbando chiunque e non dandosi nemmeno pena di guardare gli altri poveri mortali che le giravano intorno ogni giorno.
Senza contare che, grazie alla sua bellezza e al suo titolo nobile, si era assicurata, secondo molti, anche il titolo di possibile compagna prediletta delle notti del Principino.
Insieme ad una gran quantità di tentativi di maledizioni senza perdono e filtri avvelenati da parte di tutta la disperata fauna femminile di Hogwarts.
Certo, erano veramente poche le ragazze che si fossero salvate dalla furia maniaca del biondino - lei era tra queste, sospirò sollevata - ma in ogni caso con Daphne era diverso, non si trattava solo di semplici scopate, di puro divertimento.
Era anche qualcosa di più, una questione di apparenza, l'usarla perché si sapeva che così doveva essere.
Malfoy l'aveva presa apposta dentro la sua Corte dei Miracoli: lui voleva una figura che gli rendesse giustizia e lei, secondo la maggior parte degli studenti, voleva notorietà nella scuola, e quale miglior mezzo per ottenerla se non il Furetto?
Erano due regali, il sogno proibito della scuola e insieme costituivano la coppia impossibile, irraggiungibile per eleganza e bellezza.
La ragazza più ambita e il ragazzo più sognato e ardentemente desiderato.
Dopotutto era ovvio, uno come lui non poteva di certo puntare in basso, doveva rendere giustizia al suo nome.
Tutti e due biondi.
Tutti e due ricchi.
Tutti e due Serpeverde.
Tutti e due Purosangue.
E Daphne Grengrass era senza dubbio perfetta per quella pagliacciata, pensò Hermione.
Si poteva davvero cadere tanto in basso?
Improvvisamente si riscosse dai suoi pensieri, al rumore di una pagina che lentamente veniva voltata.
Il biondino aveva iniziato la lettura di un nuovo paragrafo e lei, dal suo divanetto di fronte a lui, poteva leggere chiaramente il titolo, che a grandi lettere occupava la parte superiore della prima pagina.
”Altri attacchi di Mangiamorte: un nuovo periodo di terrore è in arrivo?"
Strano che la Gazzetta del Profeta scrivesse qualcosa di vero al riguardo, si disse la ragazza sinceramente sorpresa, ripensando agli svariati casi di diffamazione degli anni precedenti nei confronti di Harry, durante il suo vano tentativo di avvertire il mondo magico del ritorno del Signore Oscuro.
Già, perché poi chi meglio di loro due poteva sapere quanto fossero veritiere quelle parole?
Un flash back della Stamberga Strillante e all’improvviso tutto riapparve nella mente di Hermione, ogni singolo particolare, ogni singola emozione, comprese le parole del preside dopo la loro fuga da Hogsmeade.
Ora erano dei bersagli.
Lei era un bersaglio.
E la cosa non le piaceva affatto.
Cioè, no che non fosse abituata o non sopportasse la situazione: essendo la migliore amica di Harry Potter aveva passato situazioni assai spiacevoli anche lei.
Ma il fatto era che era sempre stato Harry il vero obiettivo, lei e Ron si limitavano ad essere più che altro semplici aiutanti dell’eroe protagonista che deve salvare il mondo.
Invece improvvisamente ora tutto cambia e lei, la secchiona So-Tutto-Io dei Gryffindor, diventa l’astro intorno al quale gira tutta la situazione.
Sospirò angosciata.
- Che hai Mezzosangue? Che tu ti stia innamorando di me? In quel caso si spiegherebbero tutti quei sospiri.
le disse con tono malizioso, continuando però la sua lettura e senza alzare il viso in direzione della diretta interessata.
Quella potè scorgere però un ghigno sulle labbra del ragazzo.
- Nemmeno se tu fossi l’ultimo uomo sulla terra Malfoy - gli disse con molto poco garbo e pazienza, poi continuò - sospiro perché sono preoccupata, hai letto?
gli disse, indicando con l’indice la prima pagina del giornale che quello aveva tra le mani.
- Certo che ho letto Granger.
- Tutto qui? “Certo che ho letto”? E quindi?
- E quindi niente.
Hermione era seriamente perplessa.
- Come “e quindi niente”? Scusa ma l’altro giorno alla Stamberga Strillante e ieri in biblioteca, eri tu o era un tuo alter ego? Hai visto quello che o successo o no?
- Molto spiritosa Granger. In ogni caso cosa penseresti di fare? Vorresti sconfiggere l’esercito di Mangiamorte che ci ha attaccato l’altra sera? Diventare la nuova San Potter? Lascia stare.
Come poteva dirle di lasciar stare?
I Mangiamorte volevano ricreare un esercito a nome di Voldemort, come poteva dirle di stare zitta e buona dopo tutti gli anni passati a lottare contro il Lato Oscuro?
- Ma almeno potremmo tentare, potremmo.. non so..
Hermione sospirò ancora, stavolta di frustrazione.
- Non lo sai nemmeno tu Granger, quindi smetti di blaterare. Mettiti l’anima in pace, per il momento non si può fare niente. E piantala di sospirare, non concilia la mia regale lettura.
le disse ancora, continuando a tenere lo sguardo basso.
- Cos’è.. non sarà che hai paura Furetto? È dura da quanto stai con Silente eh? Passare così di colpo alla parte del giusto, delle lotte intraprese onestamente e con coraggio, e soprattutto senza più il tuo paparino a pararti il sedere.
Quella volta il biondo non le rispose.
Gli occhi però, che prima vagavano da un lato e dall’altro, intenti a leggere, ora si erano improvvisamente fermati in un punto a caso della pagina e la mano destra stringeva con un po’ più forza del dovuto la Gazzetta.
La ragazza, pensando di aver fatto centro, continuò in quella direzione.
Sicura di sè, e anche arrabbiata, si sporse verso il biondino, di cui non poteva vedere il volto nascosto dietro il giornale, e appoggiò i gomiti sulle ginocchia.
- Tuo padre era troppo impegnato a viziarti e a inculcarti in testa sciocche idee da Purosangue da non aver avuto il tempo di insegnarti che è maleducazione non guardare le persone in faccia quando si parla? Sei proprio un essere ignobile, come lui.
Tutto accadde in poco meno di un secondo.
La riccia vide il giornale cadere - o venire lanciato, ma poco cambia - per terra, vicino alla porta scorrevole della loro cabina e poi, più che vedere, sentì un dolore al polso e un bruciore alle ginocchia.
Abbassò lo sguardo e vide, da una strana angolazione per di più, che lo Slytherin davanti a lei le aveva afferrato con forza inaudita l’arto, facendole perdere l’equilibrio e cadere così sulla moquette del treno.
Era praticamente in ginocchio a pochi centimetri dal Serpeverde.
Ci mise alcuni secondi per rendersi conto che la mano sinistra era libera e che con quella avrebbe potuto provare a liberarsi, ma, le doleva ammetterlo, era paralizzata dalla paura.
Con gli occhi sgranati fissava il biondino davanti a sè, lo sguardo fisso su di lei, senza perderla nemmeno per un secondo, cosa che per di più la mise non poco in soggezione.
Non potè evitare di arrossire.
Ma nonostante tutto, non riusciva nemmeno a spostare lo sguardo, come temendo che anche solo la sua più piccola mossa avrebbe scatenato una reazione del biondino.
Erano immobili l’uno di fronte all’altro, l’oro fuso fisso nella grigia tempesta.
Cosa aveva in mente di fare?, si chiese.
Ma si accorse di non avere tutta questa voglia di scoprirlo, o almeno di non volergli dare il tempo per darle la possibilità di vederlo con i suoi occhi.
E fu così che, come ripresasi dallo shock, diede uno scossone con il polso imprigionato, non ottenendo però l’esito sperato.
Non solo infatti, non riuscì nel suo intento, ma allo stesso tempo con il suo muoversi la Gryffindor sembrò come aver svegliato dal suo stato di trance il ragazzo, che aumentò la stretta.
Erano vicinissimi, da lì poteva vedere perfettamente la liscia e diafana pelle del ragazzo e sentirla chiaramente profumare di lavanda e tabacco, le labbra fini e rosee, le ciglia bionde e lunghe, immobili in quello che le stava sembrando l’istante più lungo della sua vita.
Tante ragazze l’avrebbero invidiata nel saperla così vicina al tanto ambito Principe delle Serpi, molte si sarebbero protese verso quelle linee rosse che comparivano chiare e delicate sul suo viso, per rubargli il bacio tanto ardentemente sognato. E l’unica cosa che aveva voglia di fare era tirargli un calcio, liberarsi e fuggire via.
Chi si credeva di essere per trattarla così?
Se fino a quel momento aveva trovato solo ragazze disposte a tutto solo per lui, problemi suoi.
Lei non era di certo come le altre, lo sapeva bene Hermione, e non si sarebbe mai fatta trattare in quel modo.
Doveva lasciarla andare, e subito. Quello continuava a fissarla con odio, senza proferire parola.
La stretta aumentò ancora.
- Malfoy ti ho detto di lasciarmi, mi stai facendo male.
continuò lei.
Diede un altro scossone, ma questa volta fu ancora peggio.
Le imprigionò l’altro polso, che era ancora libero, con l’altra mano e con uno scatto fulmineo tirò contemporaneamente su sia lui stesso che lei, mandandola a sbattere contro il vetro della cabina.
Le mani, fermate ai lati del corpo da due mani che più che di un essere umano sembravano essere fatte di acciaio, per lei era ancora più impossibile di prima muoversi.
Se solo fosse riuscita ad arrivare alla bacchetta, nella tasca posteriore dei suoi jeans..
Ma lui le aveva tolto ogni via di fuga, di salvezza.
L’uccellino era in balia della serpe.
Però l’uccellino sapeva come farsi valere.
Si fece coraggio e alzò lo sguardo, incontrando quello della serpe che lo teneva prigioniero.
- Non mi fai paura. Lasciami.
gli disse, con tutto il coraggio che riuscì a raccogliere dentro di sè.
Quello la fissò ancora, gli occhi socchiusi per la rabbia.
- Dici che non hai paura, ma non mi hai mai visto veramente arrabbiato. Sappi che a scherzare col fuoco poi si finisce per bruciarsi Granger. Vuoi correre il rischio?
Quella non rispose.
Aveva gli occhi lucidi per il dolore al polso, la stretta le bloccava la circolazione.
- Il giochino della Mezzosangue e del Purosangue che ha messo in piedi il vecchiaccio sarà pure divertente, ma ora basta con i giochetti. Tu non sai niente della mia vita, non sai niente di me. Per cui sta zitta, altrimenti vedrai di cosa può essere capace un Malfoy veramente arrabbiato.
E detto questo, si voltò, con passo rapido e deciso aprì la porta scorrevole e uscì fuori dalla cabina, calpestando il giornale per colpa del quale tutto era cominciato.
E lasciando una Gryffindor che, scivolava con la schiena lungo la parete, ora era seduta sulle sue ginocchia e si massaggiava i polsi doloranti, con l’impressione di aver perso completamente la poca fiducia del suo compagno di lavoro che era riuscita a ottenere in quei giorni.

***

Era passata un’ora.
E Hermione aveva passato tutto quel tempo in quella cabina, da sola.
Dopo il loro diverbio infatti, il ragazzo se ne era andato.. senza tornare.
Da una parte ne era stata felice, era certa non sarebbe riuscita a sopportare la sua presenza, dopo quello che era successo.
Dopotutto si era preso gioco di lei, l’aveva umiliata e messa in condizione di non poter combattere alla pari, bloccata com’era.
Tipico di una serpe viscida come lui, si disse.
Ma allo stesso tempo però, non poteva non chiedersi se fosse tutto apposto e se il Malfoy stesse bene.
“ Dai Herm, piantala! Sicuramente sarà in un’altra cabina, a fumarsi le sue amate sigarette.. e a maledire il giorno in cui Merlino abbia mandato sulla terra le Mezzosangue come te. Tutto normale per cui.”
Prima infatti si era alzata ed era quasi stata tentata di uscire dalla cabina, la mano già sulla maniglia, per andare.. non sapeva nemmeno lei bene dove.
Così, sconfortata, si risedette e prese a fissare fuori dal finestrino.
Ma nonostante continuasse a ripetersi nella mente che era inutile preoccuparsi per uno come Malfoy, la curiosità dentro di lei la stava uccidendo.
“Diavolo ragazza, non hai più nemmeno un briciolo di dignità? Con che faccia vorresti presentarti lì? E per cosa poi, farti umiliare ancora una volta?”
le stava dicendo ancora una volta la testa.. mentre nello stesso momento le gambe sembravano muoversi di vita propria e spingerla verso l’uscita della cabina.
La curiosità era troppo forte, la voglia di sapere la attirava come un magnete.
Pochi secondi e fu fuori.
Ma quello che si trovò davanti non era di certo quello che si aspettava.
Non ebbe nemmeno il tempo di fare due passi, visto che il corridoio era occupato da un biondino che si dirigeva, con il bagaglio in mano, a passo lento nella sua direzione.
All’inizio sembrava non essersi ancora reso conto della sua presenza, ma quando la vide, lì a pochi passi da lui, la fissò, rimanendo inespressivo per qualche secondo.
- Siamo quasi arrivati Granger, per cui inizia a raccogliere la tua roba.
sussurrò con tono gelido.
E senza ne fermarsi, ne aggiungere altro, proseguì lungo il corridoio.
E lei rimase, per la seconda volta nel giro di poco più di un’ora, da sola.
Il biondino però aveva ragione.
Si affacciò di corsa a uno dei finestroni davanti a lei, lungo il corridoio: poteva vedere già da lì la stazione e in lontananza, ancora piccolissimo però, il castello.
Tornò in cabina, prese velocemente le sue cose e si affrettò lungo il percorso poco prima attraversato dal suo compagno.
All’arrivo scese con fatica dal treno, tirando con sè il suo bagaglio e la gabbia con dentro Grattastinchi, che in quel momento, nonostante il frastuono tipico della stazione e gli sballottamenti a cui era soggetto, dormiva beatamente.
Dopo tutte le corse che si era fatto su e giù per il treno, pensò Hermione, non si sarebbe stupita se il micione avesse dormito fino a sera.
Mise borsa e gabbia su uno dei carrelli lì vicino e dopo aver alzato lo sguardo davanti a se, vide - non sapeva più dire se con suo piacere o dispiacere - lo Slytherin già molti metri avanti a lei, diretto al castello.
Non l’aveva aspettata.
Beh, c’era da aspettarlo, dopo quello che era successo un’oretta prima.
Già tanto era che non si fossero fatturati a vicenda nel corridoio sul treno pochi istanti fa.
Forse davvero l’aveva persa la poca fiducia conquistata in quei giorni, si disse per la seconda volta in quel giorno.
E si diresse poi verso l’imponente struttura di Hogwarts, rasserenata, anche se solo in parte, almeno dal fatto che di lì a poco avrebbe rivisto i suoi amici di sempre.

***

Lo Slytherin aveva raggiunto con passo spedito il castello, senza mai voltarsi indietro.
In quel momento l’ultima cosa che voleva era aspettare quella sudicia Mezzosangue.
Non voleva passare un altro solo secondo in sua presenza lei.
Certo, sapeva benissimo che prima o poi sarebbe tornato a farci i conti e a sentire la sua voce saccente riecheggiargli nelle orecchie, dopotutto erano il Re e la Regina del Ballo Arcobaleno e dovevano pur lavorare insieme.
Ma finchè avesse potuto sarebbe rimasto nella sua Sala Comune alla larga dalla secchiona di Gryffindor, di questo ne era sicuro.
- Giuro che se me la ritrovo davanti la fatturo - si disse esausto, portando con una mano la borsa e massaggiandosi con l’altra la tempia sinistra, per rilassarsi - mi chiedo come facciano San Potter e Lenticchia a essere suoi amici e a non aver cercato nemmeno una volta in sette anni di ucciderla. A me la voglia è salita dopo neanche una settimana.
Nel frattempo aveva raggiunto l’enorme e pesante portone di legno, che si apprestò ad aprire con la mano libera.
Si fermò per un secondo nell’atrio e respirò a pieni polmoni.
Odore di magia, di incantesimi, di Quidditch.
Era a casa.
Certo, non che quella dei Granger fosse una bettola stile Weasley, pensò, però non avrebbe di certo nascosto il fatto che lasciare quelle luride strade babbane prima di quanto avesse immaginato, o sperato, lo rincuorava molto.
Ma il silenzio che lo aveva accolto alcuni minuti prima venne distrutto da una voce stridula, che Draco, o chiunque a Hogwarts, avrebbe tutt’altro che faticato a riconoscere.
- Draco, sei qui! Finalmente sei tornato!
e subito dopo due esili braccia gli avvolsero la cassa toracica, quasi rischiando di stritolarlo, e una bassa testolina mora gli si poggiò sul petto.
- Pansy che diavolo ci fai qui da sola a quest’ora?
- Non capisci, è stato il destino, ci siamo incontrati perché siamo destinati a stare insieme!
Ancora con quella stupida storia, non ne poteva più.
Ogni stupida cosa per Pansy era un segno del loro “amore” o del fatto che fossero “destinati a stare insieme”.
Fortuna che non ci fosse nessuno lì in quel momento, Pansy a volte sapeva essere davvero imbarazzante.
- Hai saltato di nuovo le lezioni, evita questa scenata plateale. E vuoi staccarti, per Salazar!
le disse, tentando, anche se inutilmente, di liberarsi da quella stretta che minacciava di farlo stramazzare al suolo morto soffocato di lì a pochi secondi.
- Ero così preoccupata per te! Oh Draco!
disse stridulamente la ragazza, che resasi conto del tentativo di fuga del ragazzo, aumentò la presa.
- E io invece ero così felice di non aver sentito per tutta una settimana la tua voce stridula. Peccato sia già finita.
- Draco, non essere sciocco! Lo sai benissimo, come lo so io, che ti sono mancata! Non può essere altrimenti quando due persone si amano così tanto, come ci amiamo noi!
gli disse, sbattendo le ciglia e guardandolo con i suoi piccoli occhietti neri.
Tutt’altro che sensuali, pensò Draco.
Era una continua scocciatura quella ragazza, sempre in mezzo ai piedi e a rompere sulla loro presunta storia d’amore.
Ma molto presunta, perché Draco Malfoy non aveva - e non voleva - storie d’amore.
Non aveva la minima intenzione di legarsi ad una ragazza, rischiando di diventare romantico e sdolcinato.
No, non faceva assolutamente per lui quel mondo fatto di “bacini e cuoricini”.
Non avrebbe di certo giovato alla sua carriera di playboy.
Senza contare il dispiacere che avrebbe dato a tutte le sue altre spasimanti.
Perché averne una soltanto, quando poteva averle tutte?, si disse ghignando malizioso.
Fu così che Pansy fraintese - da brava oca stupida lei fraintendeva sempre tutto - l’espressione del ragazzo, pensando fosse un cenno di assenso alla sua precedente affermazione, cosa che quindi la rese ancora più sicura di sè e la spinse a farsi avanti.
- Lo sapevo fossi d’accordo con me Draco! Io sono e sarà sempre soltanto tua, lo sai.
gli disse, strusciandosi lasciva contro di lui.
Sapeva bene dove volesse andare a parare Pansy, la conosceva come le sue tasche ormai.
E sapeva bene anche che, nonostante fosse appiccicosa peggio del miele e più rompiscatole di una McGranitt incazzata, il lato positivo di una ragazza come lei, che ti dice di essere “sempre soltanto tua” è che è davvero solo tua.. in tutti i sensi.
Lei era il suo passatempo, il suo giochino personale, messa lì apposta per lui, per quando ne avesse avuto più voglia.
Perché diciamocelo, Pansy non era di certo la più intelligente ragazza di Hogwarts e solo una come lei non era in grado di capire che, se per sette anni il tuo “presunto amore” ti tratta come un cagnolino, per poi mandarti a quel paese pochi minuti dopo.. beh, forse sarebbe meglio lasciar stare.
Non vedendolo risponderle, quella continuò.
- Che ne diresti di andare di corsa al dormitorio, posare la borsa.. e salutarci per bene.. mi sei mancato in questi giorni..
gli disse, continuando a strusciarsi addosso a lui, con fare sensuale.
C’era abituato, ero dopotutto quello il genere di ragazze che gli girava intorno.
- Pansy sono esausto, quindi vuoi sapere quello che farò ora? Allontanerò le tue luride mani dalle mie chiappe, andrò al dormitorio a posare il bagaglio e andrò a farmi una doccia bollente - e poi, vedendo quella pronta a ribattere, aggiunse con una particolare enfasi - e la farò da solo.
Un cigolio indusse i due, ancora avvinghiati a voltarsi in direzione del portone di legno, che proprio in quel momento veniva aperto piano.
Una folta testa riccioluta apparve poco dopo.
Ancora lei, è una persecuzione, si disse il biondino fissando la nuova arrivata.
Quella dapprima non resasi conto di nulla poiché troppo presa a portare dentro la scuola le sue cose, solo dopo lo vide.
Presa alla sprovvista - sicuramente pensava fossi già al dormitorio o comunque di trovarmi tutt’altro che in una situazione simile, si disse il ragazzo - subito era partita in direzione delle scale lì vicino, ma poi si fermò, la vide prendere un bel respiro e voltarsi a fissarlo.
Sicuramente non vuole essere la prima ad andarsene, non voleva scappare.
In quel momento infatti lo fissava, seppure leggermente imbarazzata, con un evidente barlume di coraggio negli occhi.
Tipico dei Gryffindor, si disse.
I due, lontani poco più di una trentina di metri, continuavano a fissarsi senza dire niente.
I loro sguardi parlavano per loro.
Oro e argento.
Nel primo la fierezza, nel secondo l’odio.
Erano stati stupidi a pensare che due come loro potessero andare d’accordo.
Tutto andava contro di loro, perfino il loro stesso nome.
Un Malfoy e una Granger.
- Hey Granger, che hai da guardare?
Quella, come riscossasi improvvisamente, spostò il suo sguardo da Malfoy alla ragazza accanto a lui, che l’aveva appena chiamata con tono dispregiativo.
- Pansy, quanto tempo. Ma vedo con mio dispiacere che non sei cambiata per niente. Sempre a scodinzolare dietro a Malfoy eh? Cos’è, l’unico modo che hai per piacere ai ragazzi è fare la cagna?
- Almeno io piaccio Granger! E l’unico essere con cui passo le notti in camera mia non si chiama “Magie e Incantesimi”!
- Beh, sai Pansy, almeno è interessante, dice cose intelligenti.. e non lo fa urlando come una cornacchia.
- Come ti permetti! Io non urlo come una cornacchia!
le rispose la Serpeverde, tutta rossa in volto, un po’ per l’imbarazzo un po’ per l’iperventilazione in cui era entrata già alcuni minuti prima.
- Ma io non l’ho mai detto. Cos’è faccia da carlino, abbiamo la coda di paglia?
- Lurida Mezzosangue, vedi di stare al tuo posto!
- Vedrò cosa posso fare. Vedo che invece tu al tuo già ci sei, con il solito poveraccio di turno tra le gambe.
disse, guardando furiosa Malfoy.
- Sei solo invidiosa. E poi, poveraccio chi? Sei cieca forse? É Draco Malfoy. La poveraccia sei tu Mezzosangue, che non sarai mai al mio posto.
le disse, strusciandosi maliziosa di nuovo contro il ragazzo in questione.
A quel punto Malfoy vide la riccia seria, voltare di nuovo lo sguardo verso di lui.
Lo fissò per alcuni secondi.
- Felicissima di essere una poveraccia allora. Con gente schifosa come voi non voglio averci niente a che fare.
concluse con decisione, prima che quello potesse prendere parola.
Riprese poi le sue cose, si voltò e si riavviò di corsa su per le scale, diretta alla Torre di Astronomia dove si trovavano i loro alloggi privati.
Era furioso, come aveva osato liquidarlo così?
Era un Malfoy, doveva avere sempre l’ultima parola.
Nessuno si era mai permesso di trattarlo in quel modo.
Gliel’avrebbe fatta pagare, si disse.
Ma ora non voleva pensarci troppo, altrimenti avrebbe fatturato ogni cosa gli fosse stata davanti nel raggio di un metro, Pansy compresa, e sarebbe corso su alla Torre ad ucciderla.
Così, voltandosi e trovando avvinghiata alle sue braccia la migliore fonte di distrazione del mondo, la prese con rabbia per il polso e la condusse verso i sotterranei, in direzione della stanza della ragazza, che in quel momento lo seguiva con un sorriso compiaciuto ed euforico.
Sta di fatto che il biondino non aveva nessuna intenzione di vedere la riccia per almeno le prossime ore, così come doveva assolutamente scacciarsi dalla testa la sua immagine rompiscatole, prima che lo portasse all’esaurimento nervoso.

***

La riccia aprì il baule e con un incantesimo non verbale sistemò con cura tutti i suoi vestiti nell’armadio.
- Allora Herm? Dai, non tenermi sulle spine! Com’è andata la settimana a Beab.. Herm tutto bene?
le chiese preoccupata Ginny, sul letto di fronte a quello della compagna.
La ragazza presa com’era dai suoi pensieri e dallo strizzare convulsamente la camicia che aveva tra le mani, sembrò non aver sentito nemmeno una parola di quello che aveva detto la rossa.
- Terra chiama Herm. Mi stai ascoltando?
Quella, come ripresasi all’improvviso, scosse la testa e si voltò a guardarla.
Le aveva detto qualcosa, ma non aveva la minima idea di cosa.
Si morse il labbro, trovando alla svelta qualcosa da dire.
E sperando, più che altro, che fosse la cosa giusta.
- Eh.. ah si, infatti..
Ginny aggrottò le sopracciglia e la guardò senza capire.
- Si infatti.. cosa Herm?
Perfetto, non ci aveva preso.
- Ehm.. quello che hai detto tu.
- Oh già, quello che ho detto io. Perché tu hai sentito quello che ho detto io, non è vero?
- Certo che l’ho sentito.
- E sentiamo allora, cosa avrei detto?
Hermione fu presa in contropiede, tant’è che non rispose.
- Mi spieghi che hai Herm?
Questa guardò prima la camicia, ormai inutilizzabile, e poi l’amica.
- Niente Ginny, è che sono molto stanca. Le lezioni lì sono faticose, mi hanno distrutta.
Non potè fare a meno di ripensare ai pomeriggi passati in giardino con suo padre o alle chiacchierate con la mamma sul divano.
Già molto faticoso il tutto.
Stava mentendo a Ginny, la sua migliore amica.
Si sentiva in colpa per questo, loro si dicevano sempre tutto, ma Silente aveva fatto giurare a lei a Draco che non avrebbero detto niente a nessuno.
Sperava solo che lei non lo scoprisse, o che in ogni caso, lei stessa gliene avrebbe potuto parlare un giorno.
- E dì un po’ Herm, le ragazze com’erano?
- Beh.. bionde, occhi grigi, eleganti.. ma senza un briciolo di cervello.
le disse, l’immagine del biondino ben stampata in mente, tanto da farle venire il sangue al cervello.
- Mmh, davvero?
La rossa rimase visibilmente sorpresa da quella risposta.
- Vanesie, arroganti e altezzose. Senza contare il fatto che non muoverebbero un dito nemmeno sotto tortura.
Ginny inarcò le sopracciglia per la sorpresa.
- Beh, diciamo che non era quello che mi aspettavo. Dopotutto anche Fleur è di Beauxbatons. però non mi pare così esagerata come dici tu.
- Oh fidati, io ho passato la settimana con il peggio del peggio.
Doveva controllarsi, si disse, o altrimenti Ginny avrebbe capito qualcosa, ma davvero non ci riusciva.
Le parole le uscivano fuori da sole, come un fiume in piena.
Dopotutto voleva solo sfogarsi e finchè non avesse fatto il nome del ragazzo sarebbe stato tutto apposto, no?
- Pensano che tutto il mondo cada ai loro piedi, ma chi si credono di essere? Sono delle persone orribili, morirei se fossi costretta a passare ancora del tempo in loro compagnia.
concluse la riccia, gettando a terra la camicia e incrociando le braccia furibonda.
- Pensavo sarebbe andata meglio la tua visita scolastica a Beauxbatons Almeno c’è stato qualcosa, anche solo una cosa, che ti è piaciuta?
Hermione ci pensò su.
- Il cibo. Si, quello era davvero ottimo.
le rispose, ripensando al pollo arrosto e alle lasagne della mamma.
Ginny era sempre più sconcertata.
- Il cibo? Mi aspettavo più una risposta del tipo, le lezioni, la biblioteca.. il cibo?
L’altra annuì, sorridendo.
- Sempre meglio di niente.
concluse la rossa sconfortata dalla mancanza di nuovi scoop, che subito indossò la divisa e si avviò verso la porta d’uscita dell'alloggio - dove si era recata per salutare l'amica - per andare così a lezione.
Stava per richiudersi la porta alle spalle, quando si fermò e rimise la testa dentro la stanza.
Guardava la riccia e rideva.
- Che ti prende ora Ginny?
- Niente, è che stavo pensando. Dalla tua descrizione, vanesie, bionde, arroganti.. sembra che tu abbia passato la settimana da sola con Malfoy. Non è divertente?
le disse, ridendo come una pazza.
Hermione perse un battito per la sorpresa.
- Già.
disse, accennando anche lei una risata.
Più che una risata sembrò un attacco di isteria, ma Ginny sembrò non farci caso.
- Ma questo è praticamente impossibile, non è così?
continuò, per poi uscire subito dopo, chiudendosi alle spalle la porticina di legno del dormitorio.
Non ti immagini nemmeno quanto tu ci abbia azzeccato Ginny, si disse, lasciandosi cadere sconfortata tra le morbide lenzuola del suo letto.

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Capitolo 11
*** Punti di vista ***


Il Ballo Arcobaleno

"Punti di vista"

Quel pomeriggio di fine settembre il cielo che sovrastava i tetti del castello di Hogwarts era coperto di nuvole dense e nere.
Come nero era l’umore del Principe delle Serpi, che in quel momento tentava inutilmente di rilassarsi seduto a terra, alla base di una grande quercia vicina alla riva del Lago Nero, la solita sigaretta stretta con classe tra l’indice e il medio della mano destra.
La avvicinò alla bocca, una lunga boccata ad occhi chiusi per assaporarne meglio il sapore, e poi espirò via una nuvola di fumo grigio che guardò disperdersi subito dopo nell’aria.
Si sentiva ancora stranamente arrabbiato.
E poteva scommettere tutto il suo patrimonio alla Gringott che quest’ira, anche se lottava pur di non ammetterlo a se stesso, aveva una massa di ricci incontrollabili e un caratteraccio che avrebbe fatto invidia alla più furiosa delle McGranitt.
Nemmeno Pansy e - a quanto poteva ora esasperatamente constatare - le sue amate sigarette erano sembrate in grado di fare qualcosa.
Più cercava di non pensarla e più i suoi occhi dorati infuriati gli vagavano per la mente.
Era davvero incredibile come la Mezzosangue riuscisse, con il suo temperamento e la sua cocciutaggine, a mandarlo continuamente su di giri.
Lui, l’impassibilità e la freddezza fatte persona.
Tante volte aveva avuto a che dire con qualcuno, soprattutto con ragazze infuriate abbandonate la mattina dopo, ma era famoso per come riuscisse a farsi scivolare ogni insulto addosso.
Ora però non ci riusciva proprio e questa sua mancanza di controllo lo mandava fuori di sé.
Era sempre in mezzo, pronta non solo a prendere in mano la situazione in nome della giustizia, con quella sua aria da perfettina So-Tutto-Io, ma anche a mettere bocca su ogni cosa, a impartire ordini e a sputare sentenze.
E, giusto per concludere in bellezza, era amica di Sfregiato e Weasel.
“Giuro che se me la ritrovo davanti la crucio, per Salazar!” si disse.
Tirò un’altra volta, con avidità, dalla sigaretta che teneva tra le dita.
“Come si è permessa di parlarmi in quel modo oggi sul treno? Sono un Malfoy e in quanto tale mi merito il rispetto dovuto. Se pensa di essere più forte di me, le dimostrerò che si sbaglia di grosso”, sentenziò il biondino.
Un tuono in lontananza, che prometteva tutt’altro che bel tempo, lo riscosse dalle sue imprecazioni mentali e così dopo aver fatto sparire la cicca con un Evanesco si apprestò a rientrare nel castello.
Con passo stanco si diresse giù nei sotterranei, si asciugò la camicia zuppa di pioggia con un incantesimo non verbale e una volta arrivato davanti alla grande porta di pietra pronunciò la parola d’ordine - Purosangue - ed entrò.
Il fuoco scoppiettava nel camino in fondo alla grande stanza dai toni verdi-argento e, a parte qualche studente dei primi anni che si apprestava a finire gli ultimi compiti, per il resto la sala comune era abbastanza tranquilla: dopotutto era l’ora di cena e Draco immaginò fossero quasi tutti già diretti in Sala Grande.
E ci sarebbe andato volentieri anche lui, dopo il pomeriggio passato ad “approfondire i rapporti” con Pansy, gli era venuto un languorino non indifferente, non fosse stato però che quella gli aveva detto di passare prima nei sotterranei.
Non sapendo chi o cosa aspettarsi, pensò innanzitutto di dover cercare la ragazza e per questo, non vedendola in giro, andò verso il dormitorio femminile.
Questo era stranamente silenzioso, se si pensa che di solito l’ambiente era dominato dalle urla e dalle risate idiote delle ochette di casa Slytherin.
Confuso, bussò comunque tre colpi sulla porta di legno, spinse la maniglia ed entrò tranquillo, come se il fatto che lui fosse un maschio e quello invece il dormitorio femminile non contasse minimamente.
- Ho capito che qui dalle ragazze ormai sei di casa, ma non ti sembra almeno il caso di aspettare una risposta, vecchio maniaco? Ci sono pur sempre delle signore qui dentro.
gli disse una voce familiare, che il solo sentirla non potè fare a meno di farlo sorridere.
- Dovresti saperlo ormai Blaise che, in quanto padrone di casa, posso andare dove voglio. Potrei anche fare una piccola incursione in camera tua stanotte, mi sembri geloso.
- Non credo mi troverai libero. Sai com’è, non sei l’unico ad essere desiderato dentro Hogwarts, anche io ho le mie belle ammiratrici. Mi dispiace deluderti.
E detto questo si abbracciarono, come solo due veri amici sanno fare.
Si guardò intorno e vide che erano tutti lì: Theo, che aspettava solo che Blaise si togliesse per abbracciare il biondino a sua volta, Pansy che saltellava euforica per il ritorno a scuola “del suo amato” e Daphne seduta sul bordo del letto, la solita aria distaccata, ma nonostante questo un accenno di sorriso al lato delle labbra.
L’agitazione di prima sembrò svanire leggermente.
- Quando sei tornato Blaise? E perché?
gli domandò il biondino.
- È una settimana che non ci vediamo, che non ti tengo compagnia con le mie battute e che non ti delizio la giornata con il mio incantevole viso e tu mi chiedi “perché sei tornato”?
- Solo una settimana e devo dire stavo già iniziando a farci l’abitudine.
- Spiritoso, farò finta di non aver sentito. Comunque stamattina, qualche ora prima che arrivassi tu. Silente aveva detto che non occorreva più rimanere.
Lasciò cadere la frase così e solo Draco ne intese il vero significato: dopotutto il fatto che anche Blaise fosse partito era non solo per protezione nei suoi confronti, ma allo stesso tempo anche come sorta di copertura per la partenza di Draco e Hermione.
Le famiglie dei due Slytherin erano da molti anni legate e il fatto che partissero entrambi per questioni che li riguardavano in prima persona sarebbe stato più facile da credere, piuttosto che far partire solo uno dei due nel bel mezzo dell’anno per motivi sconosciuti.
- A proposito, come sono andati gli affari a casa Malfoy e a casa Zabini? Quando Silente ci ha detto che eravate dovuti partire senza nemmeno poterci salutare abbiamo pensato fosse perché era successo qualcosa di grave.
chiese Daphne, guardando prima il moro, poi il biondino accanto a lui.
Il silenzio che calò subito dopo, pensarono entrambi, era sintomo del fatto che anche gli altri presenti fossero curiosi sulla risposta che avrebbero dato.
Al solo ripensare a quella settimana a Londra Malfoy non potè fare a meno di rimanere in silenzio, le braccia distese lungo i fianchi e stringere i pugni per la rabbia che piano piano tornava a montargli nuovamente dentro.
E di cui nessuno si rese realmente conto, tranne Blaise ovvio, che percepita la difficoltà del suo amico decise di dargli una mano.
- Oh non c’era veramente bisogno che vi preoccupaste, si trattava solo di vecchi affari di famiglia, piccole questioni da risolvere.. non è vero Draco?
gli si rivolse, con una gomitata leggera nelle costole che sembrò funzionare perché riscosse il ragazzo dai suoi pensieri.
- Esattamente.
- E quindi ora è tutto risolto, Dracuccio?
chiese Pansy, con il suo solito tono smielato.
E proprio mentre Blaise stava per rispondere nuovamente sicuro che il suo amico sarebbe rimasto nuovamente in silenzio, Draco invece fu più veloce e prese parola.
- Non proprio, è una questione un po’ complessa, tutto perché la gente non sa stare al proprio posto. Ma finirà bene e lo sapete perché? Perché i Malfoy ottengono sempre ciò che vogliono, ottengono sempre la loro vittoria.
Sguardi confusi e preoccupati affiorarono sui volti dei compagni del ragazzo, il quale invece del tutto tranquillo, non capiva il perché di tutte quelle occhiate.
- Che avete tutti da guardare? E poi potrei cortesemente sapere che succede? Pansy mi aveva detto di venire giù al dormitorio, ma sinceramente ancora non ho capito il perché.
- Sarai pure ricco, ma hai l’intelligenza di un troll di montagna eh - disse Blaise tra le risate generali - Pansy ha detto agli altri che eri tornato anche tu. Era per farci una sorpresa.
- E che sorpresa. Stasera si festeggia.
aggiunse Nott, indicando improvvisamente tre file di bottiglie di Whisky Incendiario a terra, che nessuno fino a quel momento aveva visto perché nascoste strategicamente tra il letto e l’armadio.
Vedendo gli sguardi esterrefatti dei presenti, che non si aspettavano una cosa del genere, continuò.
- Hogsmeade. Il passaggio segreto dietro la Strega Orba. Dai ammettetelo: dove trovereste un amico come me?
terminò a quel punto con un sorriso.
- Giuro, la faccia da cazzo non ti manca affatto. Quello che ti manca invece è un po’ di educazione: perché non offri al tuo caro vecchio amico Malfoy?
il quale Malfoy intanto si stava dirigendo, con sguardo bramoso, in direzione di quella fonte di felicità imbottigliata.
Ciò che ne ottenne fu però solamente uno schiaffo di rimprovero sulle mani.
- Niente da fare mi dispiace, bel biondino. Ora andremo a cena, ci riempiremo lo stomaco e poi torneremo qui a festeggiare il vostro ritorno. Non voglio vederti bere senza aver cenato e vomitare dopo cinque minuti diretto sul tappeto della mia camera. Ti voglio bene, ma non potrei sopportarlo.
gli rispose, spingendolo da dietro con le mani sulla schiena verso la porta del dormitorio, mentre la visione di tutto quel ben di Dio, spariva definitivamente dagli occhi del ragazzo nel momento in cui la porta veniva chiusa dietro di loro.

***

Hermione aveva appena finito di svuotare il suo baule e l’aveva fatto il più lentamente possibile, con la speranza quindi di tenere la mente occupata e di non pensare a cose che le avrebbero solamente peggiorato l’umore.
Guardò l’orologio e con suo disappunto però vide che erano solo le sei e mezza: questo voleva dire che mancava ancora un’ora e mezza all’ora di cena.
Fece vagare il suo sguardo per tutta la stanza, alla ricerca di qualcosa che la potesse distrarre, ma con sua sfortuna non trovò nulla.
Aveva già fatto i compiti di tutta la settimana, ricontrollato alla perfezione quelli dei successivi tre giorni e dato da mangiare a Grattastinchi.
“Potrei andare a fare una passeggiata nel parco..” si disse, ma non le occorse nemmeno affacciarsi alla finestra per sentire fuori lo scrosciare violento della pioggia.
Oggi non era proprio giornata.
Stava per perdere le speranze, quando alla fine le venne un’idea: sicuramente lei sapeva come farle passare il tempo.
E così uscì come un fulmine dalla torre di Astronomia e si diresse verso la sala comune dei Gryffindor.
Come aveva immaginato, Ginny era appena tornata dalla lezione e quando aprì la porta ed entrò nel dormitorio femminile la trovò da sola, seduta a gambe incrociate sul letto e impegnata a leggere una rivista.
- Da quando non dormo più qui ogni volta che ci entro mi fa sempre più strano - si disse ad alta voce la riccia, spostando lo sguardo in giro e richiudendosi la porta alle spalle, poi aggiunse sorridendo - si può?
- Herm! Stavo leggendo, non ti ho vista entrare! Che ci fai qui?
- Niente di particolare. È che non avevo nulla da fare e ho pensato di venire a farti un po’ di compagnia. Da quando Silente mi ha fatto cambiare alloggio insieme a quel furetto di Malfoy non riusciamo a vederci quasi mai.
- Già, hai ragione. Dai vieni.
e le fece segno di sederci accanto a lei, battendo la mano sul materasso.
- Com’è andata poi la lezione di Pozioni?
chiese alla rossa dopo essersi accomodata.
- Stiamo parlando di Piton Herm, come pensi possa essere andata? Continui elogi ai suoi amati Serpeverde. Ah, e cinquanta punti in meno per noi poveri Grifondoro.
Hermione rimase basita.
- Altri cinquanta punti? Perché questa volta?
- Perché Colin Canon è stato sorpreso a parlare durante la lezione. Ridicolo. Soprattutto se si pensa che l’intera classe di Serpeverde stava facendo altrettanto, ma ovviamente l’unica cosa di cui Piton si è accorto è di uno stupido Slytherin che ha risposto bene ad una domanda, non al fatto che nello stesso momento tutte le altre serpi si stessero facendo i beneamati cavoli propri.
- Tipico di Piton. Vorrei farti vedere Malfoy durante le sue lezioni: molte volte penso scambi quella classe per il salone di casa propria.
Il nervoso che le metteva addosso quel ragazzo era davvero incredibile.
- A proposito del tuo bel Malfoy, oggi quando uscivo dai sotterranei dopo la lezione di Pozioni l’ho visto venire in direzione opposta, sicuramente era diretto al dormitorio dai suoi amichetti. Mi duole ammetterlo, ma devo proprio dire che la camicia bianca bagnata di pioggia lo rendeva davvero sexy.
L’altra ci mise un po’ a recepire il messaggio.
- Dimmi che stai scherzando. È Malfoy quello di cui stiamo parlando.
- Malfoy o non Malfoy, questo non toglie che sia un figo da paura.
disse la giovane Weasley, facendo una linguaccia da furbetta e sfogliando distrattamente un’altra pagina della rivista.
Hermione sgranò gli occhi, non poteva aver sentito bene!
- Dai Herm non fare quella faccia. Secondo la classifica de “la Gazzetta di Hogwarts” è il ragazzo più desiderato della scuola.
disse la rossa, indicandole con l’indice un punto preciso della rivista che aveva davanti.
- Secondo me invece è soltanto una viscida e subdola serpe che manipola le menti delle ragazze. Ci si diverte e poi, quando non gli occorrono più, ovvero la mattina successiva, le getta via come fossero dei giocattoli - poi continuò seria - e “la Gazzetta di Hogwarts” non è altro che cartaccia, nata solo per saziare l’infantile curiosità e la voglia di ficcanasare nelle vite altrui delle insulse asine giulive che popolano la nostra povera scuola.
- Se ti sentissero Calì e Lavanda in questo momento ti ucciderebbero, lo sai. Passano interi pomeriggi qui in sala comune a leggere quel giornale e a lavorare sulle classifiche. Per non parlare di Colin, che è il direttore.
Era infatti ormai risaputo in tutta la scuola che le due Gryffindor, a nome del giovane fotografo, girassero alla ricerca di pareri femminili sulle più insulse questioni, dal tipo di capelli della settimana, a quanto si fossero accorciate, secondo la moda dell’istituto, le gonne della divisa, per finire con il peggio: le classifiche.
Quelle davvero mettevano a dura prova la pazienza della riccia, soprattutto quando ripensava al fatto che anche lei tante volte, proprio come il Furetto, aveva visto comparire il suo nome al primo posto: si andava da “la più racchia”, a “la più secchiona, per finire con “la sfigata del mese” o qualsiasi altra cosa riguardasse il fatto che sarebbe morta zitella circondata da gatti neri.
Sebbene non fosse grandissima amica di Calì e Lavanda pensava comunque ci fosse un minimo di rapporto, o un qualcosa insomma che le avrebbe dovute spingere a non pubblicare quella roba.
“Mi dispiace Herm, noi raccogliamo solo i pareri degli studenti. Il nostro compito, in quanto giornaliste, è di informare sulla verità i lettori” le avevano detto professionali.
Beh, se quello era giornalismo, lei era una Purosangue.
- Ginny ti prego, a chi può davvero interessare il colore di smalto del mese o peggio, che DracosonoilpiùfigoMalfoy si mantiene per l’ennesima volta al primo posto di un qualche stupido concorso? Tutto questo non farà altro che aumentare il suo ego già spropositato rispetto alla norma.
- Beh, se continua ad essere al primo posto da tutto questo tempo un motivo ci sarà. Piacerà insomma, ci deve pur essere qualcuno che lo vota, non pensi?
- Si, ma.. diamine, è Malfoy!
- E allora? Non si può di certo negare che sia un bel ragazzo.
Le rivenne all’improvviso in mente il commento positivo della commessa che aveva conosciuto in quel sabato di shopping a Londra con Malfoy, gli sguardi famelici che le ragazze inglesi mentre erano in giro per la città gli rivolgevano e – anche se cercò di scacciarla dalla testa con tutto l’impegno possibile - la vista del petto nudo e muscoloso del ragazzo quando per sbaglio aveva tirato la tenda del camerino con lui dentro.
- È un pallone gonfiato, e questo basta.
- Dai, non fare la rompiscatole Herm e sii sincera con te stessa. Sono sicura che se non facesse Malfoy di cognome piacerebbe anche a te. O hai il coraggio di negarlo forse? Dopotutto poi.. non sei tu quella che da quando è arrivata non fa che parlare di lui? Anzi sono quasi sicura che anche il motivo per cui sei venuta qui lo riguarda in pieno, ti si legge in faccia.
terminò l’amica, guardandola con uno sguardo che la sapeva lunga.
In effetti il fatto che le cose tra loro due non andassero poi così bene - ultimamente più del solito - e che il livello di odio nei confronti del biondino fosse giunto ad un punto di non ritorno, questo la portava ad averlo spesso per la mente.
La sua migliore amica la conosceva davvero bene.
Non potè fare a meno però di arrossire davanti all’evidenza.
- Che dici..
tentò comunque di negare, distogliendo lo sguardo.
- Ah no? Ultimamente è diventato il punto fisso dei tuoi discorsi.
continuò la piccola Weasley, fissando l’amica.
Le piaceva vederla in difficoltà, lei, sempre così sicura di sé e rigida.
- Ti sbagli - poi sentendosi in dovere di spiegarle vedendo che la fissava, aggiunse - è che le cose con Malferret non vanno per niente bene, mi rende la vita impossibile. Non che siano mai andate bene, ma ora è peggio del solito. Per non parlare dell’organizzazione del ballo, non mi sta per nulla aiutando. Di questo passo dovrò fare tutto da sola. Giuro che tempo qualche giorno e rientro di nuovo di notte in camera sua, ma stavolta non per sbaglio, bensì per soffocarlo con un cuscino. E, visto che insisti tanto, la risposta è no. Non mi piacerebbe affatto. Con quella finta faccia angelica. Si vede lontano un miglio che è il demonio fatto persona, altro che angelo. Uno sporco manipolatore, abituato a giocare con i sentimenti delle persone. E mi dispiace, ma io non sono e mai sarò il giocattolino di nessuno, tantomeno il suo.
terminò decisa, le braccia incrociate al petto.
- Se ne sei convinta Herm. Ma sappi che il fascino del proibito prima o poi colpisce tutti.
- Non me, puoi starne certa. E in ogni caso, visto che ti preoccupi, ti dico anche che non potrebbe mai succedere niente. Stiamo parlando di Malfoy, dai, un Purosangue fino al midollo. Non perderebbe mai tempo con una come me.
- E invece è proprio qui il punto Herm.
La riccia in questione guardò l’amica confusa.
- Cosa intendi dire?
- Intendo dire che fino ad ora ha sempre trovato ragazze che gli si sono praticamente buttate ai piedi, tutte oche senza cervello, disposte persino ad ammettere che il sole è fucsia solo perché magari l’ha detto lui. Senza contare che non ha mai dovuto lottare per ottenere nulla. Per questo penso che una tosta come te potrebbe solo che fargli bene.
- Si, ma lui invece non fa bene a me. O almeno al mio continuo mal di testa.
- Chi lo sa, anche tu potresti imparare qualcosa da lui, come il lasciarsi andare, l’essere più sciolta, meno perfezionista.
Hermione la fissò offesa.
- Io non sono una perfezionista.
La rossa la guardò di rimando.
- Beh, forse un pochino. Ma è solo perché voglio che tutto vada bene, voglio il massimo per me stessa. E per averlo devo avere tutto sotto controllo.
- Ed è questo il punto. A volte la cosa più importante invece è prendere le cose come vengono, pensare di meno. Chissà che Malfoy non possa insegnarti qualcosa durante questi mesi.
- Se pensa ancora un po’ di meno finiranno per spengersi anche quegli ultimi due neuroni che ha in testa - poi dopo aver guardato l’orologio e felice di aver trovato una via di fuga a questa situazione alquanto spinosa, spinse di corsa l’amica giù dal letto in direzione della porta, e aggiunse - e stiamo anche facendo tardi, la cena sta per iniziare e dobbiamo muoverci se non vogliamo che Ron in nostra assenza si mangi anche la nostra parte di tavolo.
E detto questo, senza nemmeno darle il tempo di aprire bocca, la riccia prese per mano l’amica, la tirò giù dal letto e insieme uscirono di corsa, chiudendosi la porta del dormitorio alle spalle.

***

La Sala Grande era quasi al completo quando Draco Malfoy con il suo seguito entrarono, diretti al tavolo all’estrema sinistra per la cena.
Non occorre nemmeno dirlo che non appena varcarono la soglia il biondino fiancheggiato dal suo amico moro, entrambi ad apertura del corteo, la maggior parte degli sguardi femminili, misti a sospiri e bisbiglii, si diressero verso di loro.
Con lo sguardo altero stava per andare a tavola, quando Malfoy vide comparire sulla soglia, poco dopo di lui Potter e Weasley, che chiacchieravano amabilmente tra di loro.
- Sfregiato, Weasel che fate? Volevate fare anche voi il vostro ingresso regale tanto da approfittare del mio ed entrare seguendo la mia scia di ammirazione?
- Piantala Malfoy, non sono in vena di scherzi. Andiamo a cena Harry.
e detto questo il roscio si diresse verso la tavola rossa-dorata.
- Già Sfregiato, fallo andare a cena. Poveraccio com’è a casa non avrà nemmeno i soldi per comprarsi da mangiare, gli conviene approfittare e rimpinzarsi ora con queste tavolate.
- Malfoy, giuro che ti..
- Lascia stare Ron, non vale proprio la pena finire in punizione per uno come lui. Faremmo solo il suo gioco.
gli disse Harry, trattenendolo, proprio nel momento in cui comparve la McGranitt sulla soglia della Sala Grande.
- Ci si vede, pezzenti.
e, data una particolare enfasi all’ultima parola, il biondino si voltò e si diresse verso i suoi compagni, che nel frattempo si erano accomodati e gli avevano tenuto il posto.
Dopo essersi seduto tra Blaise e Nott, lanciò un altro sguardo al tavolo dei Grifondoro e dopo aver intercettato le due teste, quella roscia e quella mora, si aspettò di trovarvene accanto anche una riccia, mentre invece l’unica cosa che vide fu una piccola testolina bionda, sicuramente di qualche studentessa del primo anno.
Dov’era allora la Mezzosangue?
La cena era cominciata proprio in quel momento, i quattro tavoli si erano appena riempiti di ogni possibile ed inimmaginabile pietanza e della saccente So-Tutto-Io non c’era ancora traccia.
Non che la cosa gli importasse minimamente, era solo strano: sempre in orario e appiccicata ai suoi due amichetti, ora doveva essere sicuramente da sola e perfino in ritardo.
Nemmeno il tempo di finire la frase che con la coda dell’occhio vide comparire nella sala due chiome in corsa, una liscia color pel di carota e una riccia castana.
Fissò la Mezzosangue avvicinarsi con l’amica al tavolo, riprendere fiato per la corsa e salutare gli amici che non l’avevano vista per tutta la settimana precedente, passata a Londra con lui.
“Ecco che saluta per primi quegli sfigati di Weasel e Sfregiato, come altrimenti poteva essere. Chissà che balle gli starà raccontando su Beauxbatons ” si disse Malfoy, guardando divertito la scena.
Hermione sorrideva ai suoi amici, era felice.
Non potè fare a meno di notare che i denti da castoro dei primi anni col crescere erano quasi del tutto spariti.
Era anche più alta di almeno una decina di centimetri della Weasley, altro punto a suo favore.
“Non fosse per quel caratteraccio che ti ritrovi Granger, potresti essere quasi carina”.
- Cos’è quello sguardo serio Dracuccio? Non sei d’accordo?
lo richiamò alla realtà la sua compagna.
- Uhm?
Non aveva sentito una emerita parola di quanto detto da Pansy.
- Stavamo parlando di stasera. È già tutto pronto, Whisky Incendiario e musica, di cui si occuperà Millicent Bulstrode. Ho sentito ci sappia veramente fare. E Draco, stanotte piscia la Mezzosangue e rimani con noi. Anche perché sono sicuro che il problema di dove dormirai non si pone per te, troverai senza dubbio ospitalità da una qualche gentil donzella, o sbaglio?
chiese Theo.
Draco lo fissò per qualche secondo e poi gli rispose con un ghigno che la diceva lunga su quello che sarebbe successo quella sera stessa.
- Lo sapevo saresti stato dei nostri.
- Stasera ci si diverte!
urlò entusiasta Faccia-da-Carlino.
E proprio in quel momento, come se il fiuto infallibile da Caposcuola della Granger avesse percepito da laggiù l’odore di guai e di illegale, alzò lo sguardo in direzione del tavolo dei Serpeverde.
Trovò Draco a fissarla dal suo posto e, per quanto avesse tentato di nasconderlo dietro un’occhiata di odio, quello non potè fare a meno di vedere nello sguardo della ragazza un misto di stupore e imbarazzo.
Solo un secondo, e poi il solito cipiglio impenetrabile tornò sul volto della Caposcuola.
Si fissarono per alcuni secondi in modo brusco e poi nello stesso istante, come a farlo apposta, si alzarono entrambi da tavola.
- Dove stai andando?
gli chiese Nott, dopo aver visto l’amico alzarsi improvvisamente.
- Ci vediamo giù nei sotterranei, vado a fumarmi una sigaretta.
E si allontanò verso l’uscita, sotto lo sguardo di Blaise che, senza che il biondino se ne fosse reso conto, lo stava fissando già da un po’.

***

“Ma che vuole quel Furetto, perché mi fissa?” si chiese Hermione, che in quel momento dal suo posto poteva benissimo vedere il biondo Serpeverde fissarla con aria arrabbiata.
“Ma chi si crede di essere, lui tanto nobile non lo sa che è maleducazione fissare le persone?”
A quel punto stanca, si alzò improvvisamente in piedi e dopo aver salutato gli amici con la scusa di non sentirsi molto bene, si avviò all’uscita.
Si voltò per lanciare un ultimo sguardo e vide che anche lo Slytherin aveva fatto lo stesso.
Decise di non dare peso alla cosa e continuò a camminare, finchè una volta giunta al grande portone se lo ritrovò davanti e i loro sguardi si incrociarono.
- Mezzosangue.
- Furetto.
Era la prima volta che si rivedevano e si riparlavano da quando erano tornati quel pomeriggio a Hogwarts.
In quel pomeriggio si era sentita leggermente in colpa per come gli si era rivolta in treno e, seppure il suo orgoglio di Gryffindor le diceva di non mostrare debolezze, si sentiva strana, come se le risultasse difficile quel giorno mostrarsi rigida come sempre.
Tentò comunque.
- Beh, che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua, serpe?
- Chiedi alla Parkinson se davvero la mia lingua abbia dei problemi o ci sia ancora. Dopotutto, chi meglio di lei potrebbe saperlo dopo questo pomeriggio? Penso tu possa immaginare il perché.
le ghignò in faccia.
- Schifoso maniaco! Giusto una come Pansy può dedicarti le sue attenzioni.
- Davvero? E perché, sentiamo.
- Perché meriti solo persone come te, che non hanno sentimenti e che sono disposte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. Anche trattare le persone come pupazzi.
Malfoy sembrò meditare su quello che la ragazza le aveva appena detto.
Calò un silenzio imbarazzante.
- Quindi mi stai dicendo che non potrei mai meritare un genere diverso di ragazza? Magari.. una come te?
Hermione rimase sinceramente sorpresa da quelle parole.
- Se vogliamo prendere ad esempio non un genere, ma una ragazza in particolare.. beh, si.. una come me.
terminò, fissandolo negli occhi color tempesta.
Lui la fissò di rimando.
- Ne sei così sicura? Perché qui non si tratta di meritare. Si tratta di prendersi ciò che si vuole. E io ottengo sempre ciò che voglio.
Nel frattempo, si rese conto Hermione, l’aveva spinta con le spalle contro il muro, privandola di ogni possibile via di fuga.
- Che cosa vuoi Malfoy? Vendetta per la questione del treno?
Lui sembrò pensarci un attimo su.
- E anche se fosse? Cosa pensi di farmi?
Ma la ragazza, sempre più schiacciata al muro, non disse nulla, lo sguardo spostato di lato a terra.
- Dai Granger, se non rispondi poi io non mi diverto.
Le era sempre più vicino, quando lei, che aveva atteso il momento propizio, lo colse di sorpresa e lo schiaffeggiò in pieno volto.
L’eco dell’impatto della sua mano destra con la pelle diafana del ragazzo risuonò per tutto il corridoio.
- Le persone non sono giocattoli, Malfoy, non esistono per il tuo divertimento personale. E tu non sei nessuno per far sentire qualcuno il tuo giocattolino. Non sei nessuno per far sentire me il tuo giocattolino. E ora lasciami andare.
E detto questo, Hermione sgusciò via dalla presa del ragazzo e fuggì in direzione della torre di Astronomia.

***

Blaise e gli altri entrarono nella sala comune dei Serpeverde una mezz’oretta dopo, trovandovi un Draco Malfoy seduto sul divano alla sua quinta sigaretta - a quanto potevano vedere dalle cicche presenti nel posacenere - .
- Gli altri studenti arriveranno a momenti, per cui iniziamo a preparare.
e dopo questa informazione generale pronunciata ad alta voce da Theodore all’intero gruppo, tutti si divisero, ognuno diretto alla sua mansione.
- Non doveva essere una festa di bentornato? Adesso devo mettermi a lavorare anch’io?
- Meno lagne e più lavoro. Vieni a darmi una mano con le luci dai. Più siamo, prima finiamo.
gli disse Blaise, tirandolo su dal divano a forza per un braccio e spengendogli la sigaretta.
- Si può sapere che cazzo ti passa per la testa?
- Dobbiamo sistemare e per farlo devi avere tutte e due le mani libere.
- Potevi aspettare finissi.
- Ma non ci penso proprio. Saresti capace di farla durare all’infinito pur di non sistemare, per cui muovi il culo. E adesso.
Poco dopo stavano finendo di installare l’impianto di illuminazione, sollevando svariati cavi con un Wingardium Leviosa, quando il moro scoppiò a ridere.
- Si può sapere che cazzo ti prende Blaise? Che hai da ridere?
- È fondotinta quello Drà? Cos’è, volevi farti bello per la festa e ti sei truccato?
disse, continuando a ridere.
- Fottiti Blaise. E non toccarmi, levati dalle palle.
Quello si era infatti avvicinato e, dopo aver passato un dito sulla guancia del ragazzo vide che il fondotinta era servito non tanto a truccarsi, come aveva detto prima, ma più che altro a coprire uno strato di pelle che altrimenti sarebbe apparso troppo rosso, rispetto al solito colore diafano del ragazzo.
- Che diamine..
- Ma farsi i cazzi propri mai, eh Blaise?
gli disse, levandogli le mani dalla propria faccia.
- Fammi indovinare. Una ragazza.
Draco non rispose.
- E forse so anche quale. È una Gryffindor. E pensa, anche una caposcuola come te. Dimmi se sbaglio.
- Proprio non ci riesci a farti questi beneamati cazzi tuoi eh?
- Lo prendo per un si. Lo sapevo.
terminò con un sorriso vittorioso il moro.
Conosceva ormai bene Draco, sin da quando erano bambini, e sapeva che quando c’era qualcosa che non andava si chiudeva e tendeva a tenersi tutto dentro, allontanando la gente a suon di parolacce, proprio come fanno i ricci con gli aculei.
- Devi averla fatta arrabbiare parecchio eh.
- Io non ho fatto proprio niente.
- Dovresti saperlo ormai che dire le bugie non è il tuo forte. Vi ho visti in Sala Grande a cena. Penso se gli sguardi potessero uccidere, ora sareste passati tutti e due a miglior vita.
- È una sputasentenze del cazzo. Mi fa salire il veleno al cervello, per Salazar.
- Diciamo forse che, più che sputasentenze, ha un cervello. E lo usa.
- Non leva il fatto che sia una rompicoglioni.
- Ti sei mai chiesto perché ti faccia questo effetto?
gli chiese improvvisamente Blaise, cosa che prese in contropiede l’amico.
- Cazzo dici, sei fuori strada se pensi che mi piaccia la Granger.
- Non intendo in quel senso. Intendo il perché tu ce l’abbia sempre in mente e, come dici tu, ti faccia salire il veleno al cervello. Perché ce l’hai sempre in mente, non è così?
Draco rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo.
Blaise lo conosceva e sapeva che quello sguardo avrebbe potuto significare benissimo un si.
- Con lei le tue avances non funzionano poi molto eh?
- Cosa non ti è chiaro del concetto: sei fuori strada se pensi che mi piaccia?
- Sarà pure così. Ma ammettiamolo, in cuor tuo sai anche tu che lei è l’unica in tutta la scuola che non cederebbe mai alle tue attenzioni. E questo non poterla controllare, soggiogare, come fai con tutte le altre ti scoccia.
- Tu vaneggi se pensi che perda tempo con la Mezzosangue. Ho l’intera scuola ai miei piedi, posso scegliere, cosa dovrei farmene di lei?
- Le altre lasciale perdere, tutte oche senza cervello. Le conquiste facili non hanno mai allettato nessuno, ma lei.. lei sarebbe una preda difficile. Una di cui andare fieri, una volta conquistata.
- È una Mezzosangue. Niente di cui andare fieri Blaise.
- L’ho osservata in questi giorni: a lezione, in giro per la scuola, in biblioteca. È una ragazza semplice, migliore di tante altre. Se la conoscessi non parleresti così di lei.
- Oh, perché tu invece la conosci.
- No. Ma non passo la mia vita a rispettare insulsi ideali di sangue e parlo delle persone in base a quello che sono.
Se non l’avesse sentito con le sue orecchie Draco non l’avrebbe mai creduto possibile.
- Nott aveva detto di non bere prima di cena. Se ti sei scolato qualche bottiglia da solo potevi almeno offrire al tuo amico.
- Idiota - disse al biondino, scoppiato a ridere in quel momento dopo aver ricevuto un pugno in pieno petto da Zabini – non ho bevuto nulla. Ma devi essere tu ubriaco per non riconoscere che la Granger dopotutto sia diventata una bella ragazza in questi ultimi anni.
Improvvisamente nella mente di Draco prese vita, senza volerlo, il ricordo delle risate della Mezzosangue durante la cena, il volto rilassato e felice.
- Non ti starai mica innamorando della Granger, eh Blaise? disse Malfoy, scoppiando a ridere.
- Non sono io quello che la fissa durante la cena.
- Piantala Blaise con queste stronzate. Dobbiamo finire di montare queste cavolo di luci, vedi di muovere il culo.
E detto questo si diresse a passo spedito verso i cavi dall’altra partenza della stanza, lasciandosi alle spalle un Blaise sghignazzante.

***

Ormai era quasi mezzanotte e del biondino non c’era traccia.
Hermione, nonostante fosse molto stanca, era rimasta in piedi pur vederlo rientrare e non perdersi la possibilità quindi di fargli una bella ramanzina sul fatto che gli studenti dovessero tornare alle dieci in punto nei propri dormitori.
Ma non aveva ancora avuto la possibilità di svolgere il suo dovere di Caposcuola, poiché il ragazzo ancora non accennava a tornare alla torre.
Per un momento le passò per la testa la possibilità che il ragazzo non sarebbe proprio tornato a dormire lì quella sera e quell’idea non fece che peggiorare la situazione, già precaria, del ragazzo.
“Deve tornare per forza! Il suo alloggio ora è questo. Senza contare il fatto che non rispettare gli orari è assolutamente contro il regolamento” si disse autoritaria la riccia.
Ma il tempo passava e del ragazzo nemmeno l’ombra.
Le rivenne in mente la scena di quel pomeriggio, del biondino avvinghiato alla Parkinson nell’atrio della scuola.
Che fosse rimasto a dormire da quella cagna?
Questo quindi voleva dire un maschio in un dormitorio femminile e per di più in piena notte.
“Se è davvero questo il motivo, spero per lui che si stia divertendo, perché appena torna mi sente! Il fatto che sia un Caposcuola non gli dà il diritto di fare quello che gli pare. Anzi, dovrebbe dare l’esempio! Il suo comportamento è assolutamente incorreggibile.”
E detto questo, furiosa come non mai, non solo per quell’ipotesi – che le pareva, con suo rammarico, sempre più plausibile – ma anche per il fatto che avesse sprecato ore di buon sonno ad attenderlo, si diresse a passo cadenzato verso la sua camera e, una volta entrata, si sbattè la porta alle spalle.

***

Giù nei sotterranei della scuola il silenzio regnava sovrano e tutto sembrava tranquillo.
Qualsiasi professore fosse passato proprio in quel momento non avrebbe mai sospettato che, poco distante da lì, nella sala comune dei Serpeverde si stesse svolgendo un festino illegale, motivo il ritorno del Principe delle Serpi e del suo amico d’infanzia a Hogwarts.
Grazie ad un semplice incantesimo – di cui si era reso sempre più abile, dati i molti anni di esperienza e di utilizzo in svariati festini - Nott aveva reso la sala insonorizzata, rendendo quindi impossibile alla violenta musica delle Sorelle Stravagarie di fuoriuscire da quella piccola ma affollata stanza.
Grazie invece all’intervento di Pansy e Daphne, tutto era stato sistemato in modo che si potesse ottenere più spazio per ballare, lasciando la parte centrale libera e spostando lungo le pareti tavolini e divani, dove ora erano sedute – o sdraiate completamente, poco cambia – diverse coppie intente a limonare spudoratamente.
In un angolo era stata posizionata un’elegante coppa piena di ghiaccio con dentro le molte bottiglie di Whisky Incendiario.
O meglio, molte prima che la festa cominciasse.
Ora infatti, dopo solo poche ore, la maggior parte di queste bottiglie giaceva o completamente vuota sul pavimento – tanto che uno dei compagni del biondino poco mancò, dato anche lo scarso equilibrio per l’alcool, ci cadesse sopra – oppure in mano a ragazzi altrettanto brilli e barcollanti.
Una cappa di fumo si era andata a creare all’interno della piccola saletta, rendendo quasi impossibile vedersi a più di un palmo di distanza.
Pansy e Daphne era entrambe impegnate in un sensuale balletto, che aveva incollato lo sguardo di non pochi Slytherin ai loro corpi sinuosi, mentre Draco, seduto tra Blaise e Nott, era impegnato in una partita di poker contro un suo coetaneo, le carte tenute abilmente con una mano e la sigaretta nell’altra.
Aveva quasi vinto: bastava una carta, quella vincente e anche la prossima mano – e tutti quei galeoni sul tavolo davanti a lui – sarebbero stati suoi.
- Drà giuro che se vinci tutti quei soldi ti offro un Whisky Incendiario la prossima volta che scendiamo a Hogsmeade. Anche due.
gli disse Blaise, più agitato di lui.
Nott teneva le mani giunte in preghiera.
L’ansia era palpabile come non mai mentre veniva girata quella che poteva essere la carta della vittoria.
- Tre di cuori.
urlò il mazziere.
Il silenzio.
E poi il ghigno di Malfoy nel voltare le carte e appoggiarle sul tavolo.
Aveva ancora una volta ottenuto ciò che voleva.
- Dio Drà, hai vinto!
urlarono in coro i due amici del biondino, abbracciandolo e dandogli sonore pacche sulla schiena.
- Questa si che è classe, dammi il cinque amico!
gli urlò felice come una pasqua Theo, che nel frattempo si era alzato e aveva cominciato a saltellare per la stanza.
Lo sguardo di rabbia era stampato a chiare lettere negli occhi dello sconfitto mentre Draco lo fissava, raccogliendo con soddisfazione il motivo della sua gioia – e dei suoi amici presenti -.
Poco dopo, quando la folla intorno al loro tavolino si disperse ormai conscia del verdetto finale della partita, Draco e i suoi due amici si erano alzati in direzione della coppa con le bottiglie, quando una ragazza del sesto anno si avvicinò con fare sensuale al biondino.
Iniziò a ballare in modo provocante a pochi centimetri da lui, ammiccando ogni tanto languida nella sua direzione.
- Amico mio, credo tu abbia trovato anche oggi la tua preda.
gli disse Blaise con un occhiolino.
- Andiamo a trovarci qualcuno anche noi, mio caro Theo. Penso proprio che il nostro amico per stasera abbia già risolto il problema di dove dormire.
terminò Theo, prendendo per l’avambraccio il moro e allontanandosi così dalla nuova coppia.
Draco iniziò ad avanzare nella direzione della ragazza, ghignando con fare misterioso.
Quando poi furono abbastanza vicini, Draco la intrappolò tra le sue braccia muscolose e mentre con una mano le prendeva con forza una natica, con l’altra invece le scostò i capelli ed iniziò a baciarla sul collo, inducendola a lasciarsi andare con sommessi gemiti di piacere.
Le prese in mano un ricciolo castano che le era ricaduto sul volto e iniziò intanto a giocherellarci.
“Quasi come quelli della Granger”, pensò guardandolo.
Ma che cazzo stava dicendo?
Perché ora gli era venuta in mente la Mezzosangue?
Agitò la testa lievemente, come per scacciare quella visione da davanti i suoi occhi.
- Tutto ok?
gli chiese la ragazza.
In risposta Draco la prese per i capelli della nuca e la attirò a sé, ricominciando a baciarle e a morderle il collo.
Poi lasciandosi condurre da lei, si diresse verso la camera della ragazza.
Doveva levarsi, e anche il più velocemente possibile, dalla testa l’immagine di quel sorriso che mai aveva visto rivolto nei suoi confronti e che tanti anni prima aveva disprezzato per quegli incisivi un po’ da castoro.
Al diavolo le teorie di Blaise e il suo tentativo di lavaggio del cervello.
La Mezzosangue poteva essere un preda difficile, di cui andare fieri e tutte quelle altre stronzate che gli parevano, ma ora aveva tra le mani una preda morbida e profumata.
Non se la sarebbe di certo fatta scappare e anzi, ne avrebbe ricavato il maggior piacere possibile.

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Capitolo 12
*** Feste e baci rubati ***


Quando quella mattina la giovane Gryffindor aprì le tende della sua camera le venne spontaneo alzare il braccio per coprirsi il viso, alla vista del sole che si stava alzando in cielo.
Guardò l’orologio: erano le sette e venti in punto e questo voleva dire che aveva ancora quaranta minuti prima di scendere per colazione.
Decise quindi di andare a farsi una doccia veloce.
Il contatto con l’acqua fresca ebbe l’esito sperato, eliminando infatti ogni traccia residua di sonno e aiutandola a svegliarsi definitivamente.
Quando ebbe finito, il profumo di lavanda che aveva pervaso interamente la stanza era riuscito a metterla di buonumore ed è così che, canticchiando, si avvolse in un morbido asciugamano e tornò in camera per indossare la divisa scolastica.
Senza contare che quel giorno c’era anche lezione di Rune Antiche, una delle sue materie preferite.
A quel punto, con un incantesimo si asciugò i folti capelli ricci, finì di allacciarsi la camicetta e poi si fissò nello specchio.
Decise allora di tornare verso il baule e iniziò a cercare.
- Sono sicura di averlo portato, deve essere qui da qualche parte..
disse, rovistando a lungo, finché dopo un po’, trionfante, ritirò la mano con dentro un piccolo fermaglio, di una leggera sfumatura tra il lilla e il turchese, a forma di farfalla.
Tornò allo specchio, lo sistemò delicatamente tra le chiome castane e alla fine fissò con un sorriso fiero il suo operato.
Non era da lei indossare simili fronzoletti, ma la giornata era cominciata bene, voleva rimanesse tale e pensava che dare un tocco di colore alla solita, monotona divisa fosse un modo semplice e carino di farlo.
Erano le otto meno dieci, giusto in tempo per scendere ed arrivare in orario in Sala Grande.
Così prese la bacchetta, il libro di Rune Antiche e quello di Storia della Magia e uscì dalla sua stanza.
Mentre stava per uscire dalla torre però, non poté fare a meno di passare davanti all’altra porta che si affacciava sulla saletta comune, quella accanto alla sua e che per tutta la notte era rimasta stranamente silenziosa.
O forse neanche troppo stranamente.
Volle però accertarsi e per questo a passo svelto, e scocciato, si avvicinò e bussò con fare deciso tre colpi. Nessuna risposta.
- Lo sapevo che non sarebbe tornato. Il suo comportamento è davvero imperdonabile, bisognerebbe fargli rapporto. Non può fare sempre come vuole, ci sono delle regole in questa scuola.
Detto questo, tornò sui suoi passi con la convinzione che il suo risveglio tanto benigno fosse ormai stato messo in secondo piano dal nervosismo che le iniziava a montare dentro.
Decise però di non dargli troppo peso, non voleva di certo farsi rovinare la giornata dal Furetto, quindi, sfoggiando il miglior sorriso che riuscì a tirare fuori, uscì dalla torre e si chiuse con un sospiro la porta alle spalle.

***

La prima, e forse anche l’unica, cosa di cui si rese conto il Principe delle Serpi quella mattina, nel momento stesso in cui si destò dal suo sonno pesante, fu la sensazione di dolore lancinante alle tempie.
Sembrava dovesse spaccarglisi il cranio da un momento all’altro.
Non aveva intenzione di muoversi, nemmeno per vedere che cavolo di ore fossero, perché convinto che il minimo movimento non avrebbe fatto altro che acuire la sua sofferenza.
Anzi, fosse stato per lui sarebbe immediatamente tornato volentieri a dormire.
- Forza, sveglia pigrone! È tardi e se non ci muoviamo non faremo in tempo a fare colazione.
disse una voce che identificò come femminile, senza riuscire però a riconoscere a chi appartenesse e che, in quelle condizioni, gli apparve come il suono più sgradevole del mondo.
- Vedi di non rompere e soprattutto di fare silenzio, la tua voce stridula mi sta uccidendo.
disse il ragazzo, portandosi le mani alle tempie, non troppo felice di quel brusco risveglio.
La bionda in questione, che stava accendendo proprio in quel momento la luce, si fermò e si voltò a guardarlo a bocca aperta.
- Fai sul serio Draco?
Ma quello non diede segni di voler continuare la conversazione, rimanendo steso e in silenzio, il braccio destro appoggiato sul viso per coprirlo dalla luce fastidiosa nella stanza.
- Ti ho anche ospitato in camera mia, sarebbe questo il ringraziamento?
- Ringraziamento? A quanto ricordo avevo almeno altre quindici camere, o giù di lì, dove passare la notte e ho scelto la tua. Quindi fino a prova contraria sei tu che dovresti ringraziare me per aver passato ore della mia preziosissima vita qui a tenerti compagnia.
rispose secco il biondino, senza muoversi dalla sua posizione e senza accennare ad aprire gli occhi e a guardarla.
- Ma.. ma io pensavo che ieri, dopo che..
- Che cosa? Che dopo che fossimo andati a letto insieme mi saresti piaciuta? Che avrei provato qualcosa per te? Se mi facessi piacere ogni ragazza che mi porto a letto ormai dovrei essere sposato con la maggior parte della fauna femminile scolastica. E ora fammi dormire, per Salazar. Ho la testa che mi esplode.
Quella rimase per qualche secondo a fissarlo e poi senza sapere che altro dire, prese i suoi libri e senza parlare uscì dalla stanza.
Lo Slytherin sapeva di essere stato più crudele del solito e soprattutto di aver perso per sempre, dopo quella sceneggiata, un ottimo bocconcino, ma era stato davvero più forte di lui: se solo l’avesse sentita parlare anche per altri soli cinque secondi l’avrebbe cruciata.
Silenzio, ecco quello che voleva.
Ma sapeva benissimo che, nonostante starsene lì fosse la cosa che voleva più di ogni altra al mondo, non poteva.
Per questo si crogiolò ancora tra le lenzuola per altri dieci minuti e poi, con tutta la lentezza del mondo, si mise a sedere sul letto.
La luce lasciata accesa dalla ragazza lo colpì questa volta in pieno viso e sembrò bruciargli le pupille.
- Ci mancava anche questa! Perché diavolo ha acceso la luce? Stupida ragazzina.
Si coprì come meglio poté gli occhi arrossati e poi mise il piede destro a terra.
Il contatto della pelle nuda con il marmo freddo lo fece rabbrividire e per un attimo gli balenò in mente l’idea di tornare a letto, ma ormai era lì a metà strada e non poteva tornare indietro.
Ma evidentemente non era così facile come pensava, perché messo anche il secondo piede a terra e staccato il fondoschiena dal materasso, il biondino barcollò in quella che fu una storta oscillazione che per poco gli fece temere di cadere rovinosamente a terra, se non ci fosse stato dietro il letto a sorreggerlo.
- Per Salazar, ma che diavolo..
Ieri sera doveva aver davvero esagerato con quel Whisky Incendiario.
Raccolte le forze - e i vestiti da terra – valutò quanto fosse distante dal letto la porta.
O meglio, le due porte che vedeva.
Due porte?
Si, doveva proprio aver esagerato.
Un passo dopo l’altro riuscì però a raggiungere l’uscita e a dirigersi verso il corridoio.
Si ricordò che la sveglia della ragazzina segnava le otto e mezza: questo voleva dire che aveva dormito due ore scarse.
Ma soprattutto che non poteva certo andare a fare colazione, e non solo perché a quella velocità sarebbe arrivato quando ormai gli elfi domestici avrebbero già portato via tutto, ma anche perché non era certo la migliore delle idee farsi vedere in quelle condizioni in giro per la scuola.
Tutto quello che voleva ora era riuscire ad uscire da quella stanza, e soprattutto farlo senza rompersi una gamba o spezzarsi l’osso del collo.

***

Quello che il giovane Zabini pensò non appena uscì dalla sua stanza fu che la sala comune degli Slytherin fosse stata bombardata.
Dei festoni che erano stati messi la sera prima non era rimasto che un grosso mucchio di carta straccia in parte appallottolata e gettata in un angolo, in parte crollata sulla consolle ormai spenta.
I divani erano pieni di bicchieri, pezzi di cibo e schifezze varie e sul pavimento c’erano, oltre che chiazze secche di strani liquidi – vomitò, pensò con suo disgusto Blaise - gente che dormiva scomposta su materassi fatti comparire evidentemente apposta per la notte.
- Ahia!
- Che diavolo succede? Blaise, sei tu?
Questo infatti, ancora ciondolante per il sonno - e per la sbronza della sera prima - non si era accorto di una delle tante bottiglie vuote che coprivano il pavimento davanti a lui e che, salendoci sopra con un piede, lo aveva fatto cadere dolorosamente a terra.
- Tutto apposto Theo.. o almeno credo. Si può sapere che diavolo è successo qui?
chiese confuso il moro, mentre con uno sforzo immane tentava di alzarsi da terra e di rimettersi saldamente in piedi.
Theo, dal canto suo, svegliatosi di soprassalto proprio in quel momento, era sdraiato su uno dei piccoli divanetti in pelle nera rimasti liberi.
Mentre teneva la gamba sinistra appoggiata sopra lo schienale e il braccio destro lasciato giù a penzoloni, in una posizione che sembrava tutt’altro che comoda, tentava di sporgere la testa oltre il divanetto per vedere cosa intendesse Blaise con quella frase.
- Per Salazar.. ce la siamo spassata per bene ieri, eh?
concluse con un fischio di approvazione.
- Se Piton vedesse questo casino stasera servirebbe a tutti un Distillato di Morte al posto del succo di zucca.
ripose il moro, seduto su un gradino lì vicino, avendo ormai capito di non essere in grado di stare in piedi da solo.
- Ho la testa che mi esplode, si può sapere che cazzo di ore sono?
- Le otto e mezza.
- Per le mutande di Merlino, quindi tra mezz’ora abbiamo lezione? Ho bisogno di un caffè!
- Beh, se sei in grado di alzarti e di arrivare fino in Sala Grande, prego fai pu.. a quanto pare no.
e scoppiò a ridere alla vista della caduta dell’amico.
Non fosse stato per il cuscino appoggiato sul pavimento e su cui era atterrato, ora Nott avrebbe molto probabilmente qualche dente in meno.
- Cazzo ridi Blaise.
gli disse irritato il compagno, la voce ovattata dal cuscino che aveva ancora schiacciato in faccia.
Evidentemente, constatò Blaise, non era l’unico a non avere forze quella mattina.
Era appena ricalato il silenzio, quando uno strascinato borbottio si alzò dal corridoio proprio dietro di loro.
- Maledizione, non riesco a fare un passo senza fare anche questi stupidi dondolii.
- Vedo con piacere che sei sopravvissuto alla nottata. Sei uno splendore Drà.
- Fottiti Blaise - gli rispose lapidario il biondino, perfettamente conscio degli occhi arrossati e delle profonde occhiaie che quella mattina segnavano il suo regale viso, e poi avvicinatosi agli altri e appoggiatosi a una colonna lì vicino, aggiunse – gli altri?
- Pansy e Daphne a circa due ore dall’inizio della festa sono sparite, e se non ricordo male erano anche in ottima compagnia. Millicent è stata tutta la serata incollata alla consolle, paccatina con uno del quinto anno a parte. Tiger e Goyle invece non ne ho idea..
- Ehi.. siamo qui.
Le tre teste si girarono in direzione della voce, per trovare così due grosse figure, di cui una mezza addormentata su quello che la sera prima era stato un tavolo da poker, l’altra invece aveva chiaramente scambiato una bottiglia di Whisky Incendiario per un cuscino.
- Se ogni volta che torni si festeggia così, vedi di partire più spesso Drà. È stata una figata!
ma nemmeno il tempo di agitare realizzato la bottiglia in aria, che Tiger tornò ad utilizzarla secondo la sua funzione primaria, russando forte.
- Beh, direi che ci siamo tutti. Chi più, chi meno, ma tutti.
concluse Blaise, sorridendo ancora per la scena.
- Dite che dovremmo pulire?
chiese Theo, che fissava con gli occhi sgranati la stanza incapace di pensare a quello che sarebbe potuto succedere se solo qualcuno avesse scoperto tutto quel casino.
- Puliremo dopo, come sempre. Ora però io me ne torno a dormire, vuoi fate come volete. Oggi la McGranitt sarà privata della visione della mia celestiale persona. Spero non ne rimanga ferita, ma ho una certa immagine da mantenere e un sonno di bellezza è quello che mi ci vuole.
- E io ti seguo Blaise. E tu Drà?
Quello, appoggiato a braccia conserte alla colonna e con gli occhi chiusi, ne aprì uno solo in direzione dell’amico.
- Io esco. Non so come, ma devo assolutamente uscire da questo schifo di sotterraneo e andare a prendere una boccata d’aria.
- Sicuro di farcela?
- Me la caverò. Mi troverò un bel posticino e mi fumerò una sigaretta in santa pace, non vi preoccupate.
E detto questo, barcollando, si avviò verso la porta, sotto lo sguardo visibilmente preoccupato dei suoi due amici.

***

Riuscire a seguire la lezione di Storia della Magia con il chiacchiericcio della piccola Weasley in sottofondo non era per niente cosa facile.
- Ginny, faccio già di mio fatica a tenere le fila del discorso di Ruf. Non rendere questa lezione sulla rivolta dei folletti ancora più difficile, ti prego.
disse esasperata la riccia, che da quando era cominciata la lezione non aveva nemmeno preso una pagina intera di appunti, cosa assai insolita per lei, abituata a chilometri di pergamene.
- Al diavolo i folletti Herm, non hai saputo?
disse euforica la rossa.
Ma la ragazza in questione non pareva poi troppo interessata alla conversazione, più preoccupata di segnare tutte le date e le informazioni utili per il compito della prossima settimana.
Conosceva ormai bene Ginny e sapeva che quel tono voleva dire solo due cose: o si stava tramando qualcosa di losco o si trattava di una festa.
Volle comunque darle un po’ di importanza, fingendosi, anche se minimamente, interessata alla cosa.
- Sicuramente mi pentirò di avertelo chiesto, ma.. sentiamo dai.
- Gli Slytherin hanno dato un festino ieri notte nel loro dormitorio!
Lo sapevo, si disse Hermione.
Ma dopotutto quando ci sono di mezzo gli Slytherin non poteva essere altrimenti.
Poi le venne in mente.
Ecco perché ieri sera Malfoy non era tornato alla torre.
Non rispettare gli orari e in più andare a spassarsela con qualche festino illegale..
- Ed è anche un prefetto, pensa te..
- Cosa hai detto Herm?
Quella, resasi conto di aver parlato ad alta voce, cercò di riprendere in mano il discorso.
- Uhm.. un festino, non sarebbe la prima volta.. purtroppo. Perché tutta questa emozione?
chiese la riccia, tornando poi subito dopo a guardare in direzione di Ruf e a prendere appunti.
- Come perché? Ma Herm, dobbiamo proprio spiegarti tutto?
le risposero all’unisono due voci sdegnate, provenienti dal banco esattamente dietro il suo.
Sentirsi dire che le era sfuggito qualcosa che invece quelle due oche giulive di Calì e Lavanda potevano spiegarle era davvero deprimente come cosa.
- Sono sicura sarà la rivelazione del secolo, illuminatemi.
disse, voltandosi dietro e volgendogli il più finto dei sorrisi.
- Si tratta di un festino privato fatto dai ragazzi più fighi della scuola, non posso credere che la cosa non ti interessi!
- Sinceramente no, non mi interessa. Ho cose più importanti da fare che sbavare dietro a quattro poveri idioti che non hanno altra aspirazione nella vita se non quella di divertirsi e fare bravate per il resto dei loro giorni.
Calì e Lavanda si guardarono perplesse, alzando il sopracciglio con aria scettica.
Ginny si portò la mano alla fronte, scuotendo la testa disperata.
- Dai Herm, goditi la vita. Se davvero la pensi così dobbiamo temere che la tua vita sociale sia messa peggio di quella di un troll di montagna.
- Mi pare di essere anche stata eletta Zitella del Mese per questo, o mi sbaglio?
Le due amiche arrossirono leggermente.
- Le votazioni le fanno gli studenti Herm, noi riportiamo solamente le notizie.. siamo giornaliste..
Si certo, giornaliste.
- Comunque..
- Comunque non è questo il discorso.. - si intromise Ginny a quel punto, poi aggiunse - il discorso è che è risaputo ormai quanto ci si diverta ai festini degli Slytherin e grazie a delle mie amiche Corvonero ho saputo che anche quest’ultimo non è stato da meno. Pensavamo semplicemente a quanto sarebbe figo riuscire ad infiltrarsi ad una di queste feste.
- Per non parlare dell’ottimo articolo che ne verrebbe fuori per la Gazzetta di Hogwarts. Noi verremmo in qualità di inviate speciali.
disse Lavanda, sorridendo all’amica accanto a lei.
- Non vorrei infrangere i vostri sogni di vita notturna sregolata, ma in quanto prefetto ho il dovere di ricordarvi che siamo a scuola e che questo comportamento è tutt’altro che accettabile.
Le altre la guardarono come se avesse appena dato un bacio ad uno Schiopodo Sparacoda.
Che cosa aveva detto di così strano?
Poi si guardò un attimo intorno e capì: Padma e Romilda, due banchi davanti a lei, avevano incantato una piccola boccetta di smalto, facendo si che magicamente il pennellino da solo facesse loro quella che la riccia riconobbe essere una manicure, Ron dormiva beatamente sul banco e Harry, accanto a lui, si divertiva a solleticarlo con la piuma sotto il naso, ridendo poi agli strani versi che il roscio faceva in risposta.
Era davvero l’unica in quell’aula – o forse in quella scuola? – interessata allo studio e alle lezioni?
- E noi Herm abbiamo il dovere di ricordarti che siamo giovani e che dobbiamo divertirci. Secondo noi ti farebbe solo che bene svagarti un pò. Sei sempre a studiare, chiusa in quella biblioteca polverosa..
la voce delle sue amiche la fece rigirare.
Rimase a fissarle, senza sapere bene cosa pensare o dire.
- E con questo abbiamo terminato la lezione di oggi. La prossima volta ci sarà il compito su tutto il capitolo 4. Vedete di non venire impreparati, non costringetemi a mettere tutte T.
Salvata in corner dalla voce di Ruf, Hermione si alzò dal banco e, tirando un lieve sospiro, prese pergamene e piuma.
- Ci vediamo a lezione di Rune Antiche, ora devo correre.
e si allontanò di corsa verso l’uscita dell’aula, lasciando indietro le altre a fissarla andare via.

***

”Madre, dove siete? Madre!”
“Draco, scappa.. nasconditi..”
“No, madre.. madre! Non posso perdervi di nuovo!”
Silenzio.
Stava brancolando nel buio, non sapeva dove andare, ma doveva continuare a cercarla.
Questa volta sarebbe andata diversamente.
“Non puoi più fare niente Draco, vieni fuori.”
disse una voce maschile profonda.
Ma lui continuò a camminare, a correre anche, finché non si sentì afferrare per un piede.
Si voltò indietro, ma anche se c’era solo oscurità intorno a lui sapeva benissimo chi fosse.
“Lasciatemi! Madre! Madreee!”

Tornò alla realtà di soprassalto.
Quando aprì gli occhi, Draco aveva la nuca sudata e il cuore batteva alla velocità della luce.
Ancora quel sogno.
Si stropicciò gli occhi con forza e fece un respiro profondo per riprendere coscienza.
Si era addormentato, senza nemmeno rendersene conto.
Senza dire niente, con un incantesimo non verbale fece apparire un’altra bottiglia di Whisky ed iniziò a bere.
I postumi della sera prima si facevano ancora sentire, ma non gli importava.
Rischiava di impazzire e lui non voleva più pensarci.

***

Era già da un po’ che Hermione vagava per la scuola.
Non è che avesse una meta precisa o un orario da rispettare, voleva semplicemente allontanarsi per un po’.
Appena terminata la lezione di Ruf aveva subito lasciato l’aula: era stanca di sentirsi dire quanto la sua vita sociale fosse piatta o quanto avesse bisogno di uno svago.
Secondo lei non era vero, non ne aveva poi così bisogno.
Dopotutto non sentiva che la sua vita fosse così vuota come invece le schiaffavano in faccia tutti gli altri ogni singolo giorno: aveva i suoi amici, i suoi interessi e soprattutto le sue aspirazioni.
Talvolta però lei stessa si rendeva conto di non capire fino in fondo i suoi compagni, e questo, anche se faceva fatica ad ammetterlo, un po’ le dispiaceva.
Perfino Ginny, la sua migliore amica.. a volte la sentiva così distante e diversa.
Sospirò tra sè e sè.
Si sentì meglio quando guardò l’orologio: sapeva tutto l’orario scolastico a memoria e quindi anche che aveva ancora un’ora libera prima che cominciasse la lezione successiva.
Decise quindi di andare a fare una passeggiata nel parco per rilassarsi e magari ripetere qualcosa.
Mentre camminava nel portico alla ricerca di un bel posticino tranquillo che la soddisfacesse, vide in lontananza nel prato un grande albero, vicino la riva del Lago Nero.
Sicuramente lì potrò passare la mia ora in santa pace, senza essere disturbata, si disse, mentre velocemente e con un sorriso spensierato si dirigeva verso il luogo prescelto.
- Ma guarda chi si vede, buongiorno Granger.
Come non detto.
- Malfoy, la tua capacità di essere sempre in mezzo ai piedi nei momenti peggiori è stupefacente, non so davvero come tu ci riesca.
- Forse sei tu che inconsciamente cerchi me.
le disse malizioso il biondino, con un tono però più affaticato rispetto al normale.
Aveva anche spesse occhiaie sotto gli occhi, ma non gli diede troppo peso.
Doveva semplicemente essersela davvero spassata ieri notte.
- Cercarti? Io? L’unico momento in cui ti ho cercato è stato ieri sera. E per sapere dove diavolo fossi finito.
- Affari che non ti riguardano.
- Che non riguardano me, ma tutto il resto della scuola a quanto pare si. Stamattina non si parlava d’altro che del festino dato da voi Slytherin in sala comune. E pensare che sei anche un prefetto, non meriti davvero questo ruolo.
- E chi è che lo merita? Tu forse?
- Sicuramente più di te.
gli rispose, lo sguardo fisso e fiero.
Il ragazzo intanto si avvicinava sempre di più, fino ad arrivare a trovarsi distante solamente pochi palmi dalla riccia.
Quella lo vide fissarla.
- Si può sapere che vuoi?
- Ti sta bene.
All’inizio lei sembrò non capire, finché lui non alzò – con evidente fatica - un braccio per andarle a toccare delicatamente la piccola farfallina adagiata tra i boccoli color cioccolato. A quel punto capì, e arrossì.
Se ne era quasi dimenticata, era stato il primo ad averla notata quel giorno.
Il ragazzo però sbandò di nuovo e lei sinceramente ancora non capiva tutta quella situazione.
Fino a quando non si voltò e non si trovò davanti agli occhi, in mezzo all’erba, una bottiglia ormai vuota e che probabilmente prima conteneva una buona dose di Whisky Incendiario.
- Malfoy, ma che diavolo..
Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, perché il ragazzo in questione, allo stremo delle forze, quasi le crollò addosso.
Fu solo grazie ai suoi riflessi pronti, e al tronco dietro di lei, che la ragazza non cadde a terra sotto il peso del biondino.
- Si può sapere che stai facendo? Vedi di levarti!
gli disse, cercando di spostarlo da sè, mentre scivolavano piano lungo il tronco dell’albero.
- No.. – rispose lo Slytherin, in quello che le sembrò però più un lamento sommesso che una vera e propria risposta – stai ferma, giuro che non ti faccio niente.
Un aroma di alcool e fumo raggiunse le narici di Hermione.
- Malfoy, sei ubriaco..
disse, in una smorfia di disgusto per l’odore forte.
- Non è vero..
- Si invece. E questa ne è la prova.
gli disse, mostrandogli – senza nemmeno la certezza che lui riuscisse a vederla, nelle condizioni in cui era – la bottiglia vuota che prima era a terra accanto a loro.
- Beh, forse.. scusa..
Malfoy che si scusava a Hermione Granger?
Che diavolo stava capitando al mondo?
Doveva proprio essere ubriaco fradicio per dire una cosa simile.
- Cosa? Ma chi se ne importa, non devi chiedere scusa a me, semmai a te stesso! Ti stai rovinando con questo comportamento, spero che tu lo capis.. e ora che fai?
disse preoccupata la ragazza, resasi conto in quel momento che il suo compagno si avvicinava sempre di più.
Ormai erano praticamente seduti sull’erba, la ragazza con la schiena attaccata al tronco e lui davanti a lei, ad impedirle, inconsciamente, con il suo peso ogni via di fuga.
- Malfoy..?
- .. Profumi di lavanda.
le sussurrò, appoggiandole delicatamente il naso alla base del collo.
Lo sentì inspirare.
Era paralizzata, che stava succedendo?
Poi dal collo lo sentì risalire piano verso il viso, facendole scorrere il naso lungo tutto il suo profilo.
- Hai un buon odore. Mi piace.
Non sapeva davvero né cosa fare, né cosa sarebbe successo di lì a poco.
Malfoy era completamente ubriaco e sembrava essere tutt’altro che in lui.
Era sempre più vicino, eppure qualcosa dentro di lei la immobilizzava.
Anche se la sua mente le diceva di alzarsi e fuggire, il suo corpo sembrava quasi deliziarsi del calore del ragazzo seduto davanti a lei.
Che cosa doveva fare?
Divertirsi.. svagarsi un po’.. siamo giovani..
Le parole di Ginny le rimbombavano nella testa.
Cosa avrebbe detto se solo l’avesse vista in quel momento?
Ormai era talmente vicino che poteva distinguere chiaramente tutte le bionde ciglia che ornavano quegli occhi tanto belli, ma anche tanto stanchi.
- No.. Malfoy..
sussurrò, senza essere in grado di dire nient’altro e chiudendo con forza gli occhi per l’agitazione.
Il cuore le batteva fortissimo e nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono sentì che di lì a pochi secondi le sarebbe scoppiato nel petto.
Le labbra di Malfoy erano calde e morbide, sapevano di alcool e fumo e il loro contatto le provocò una scossa per tutta la schiena, dal collo fino ai lombi.
Perché non si era ritratta?
Ma non ebbe nemmeno il tempo di starci a pensare perché il bacio, così com’era iniziato, finì in un soffio e nel momento in cui la riccia riaprì gli occhi ne capì anche il motivo: il biondino si era addormentato.
Lo sentiva respirare profondamente proprio lì accanto a lei, la testa adagiata sulla sua spalla.
Rimase immobile a fissare il vuoto per qualche tempo, con quel peso che le premeva sul costato.
Malfoy l’aveva baciata.
E anche se si era trattato di un bacio lieve, di pochi secondi, aveva scatenato in lei una scarica di piacere non poco indifferente.
Voltò lentamente la testa di lato, per non svegliarlo e si fermò a guardarlo.
Se solo qualcuno fosse passato di lì in quel momento molto probabilmente non avrebbe creduto ai suoi occhi.
Lei stessa non credeva a quanto stava accadendo.
Draco Malfoy dormiva tranquillamente appoggiato alla sua spalla, mentre la bocca leggermente dischiusa emetteva fievoli respiri.
Poi lo sentì: anch’esso fievolissimo, quasi un sussurro, tanto che era certa che, se in quel momento non fosse stata voltata a fissarlo e non avesse visto quelle labbra delicate muoversi, non se ne sarebbe nemmeno accorta.
- Madre..
E in quel momento sentì una stretta al cuore.
Sentì qualcosa che andava oltre tutte le controversie degli anni passati, i loro cognomi e il loro stesso sangue.
Le rivenne in mente quanto accaduto mentre erano a Londra e pensò che quella di Malfoy non doveva essere di certo la più serena delle famiglie.
Sin da quando l’aveva conosciuto era sempre stato un ragazzo difficile, dalla vita movimentata e sregolata, molto diverso da lei.
Un ragazzo cresciuto con un padre Mangiamorte e senza la figura materna accanto, morta prematuramente e abituato quindi alla violenza e alla repressione di ogni forma o espressione di amore e affetto verso gli altri.
Che la vita sregolata condotta da Malfoy fosse dovuta dal duro passato contro cui aveva dovuto lottare sin da piccolo?
Tante ragazze avrebbero voluto essere in quel momento al suo posto, accanto al ragazzo più bello e ambito della scuola, ma lei nemmeno ci faceva troppo caso.
Quello che, guardandolo, si chiedeva era più che altro se avesse accanto qualcuno a sostenerlo, qualcuno con cui confidarsi.
In fatto di amicizia era convinta avesse i suoi supporti, ma in fatto di ragazze?
Ci pensò su: non aveva mai visto Malfoy impegnato.
Molte avventure – notturne soprattutto – ma mai nessuna cosa seria.
Forse, pensò Hermione, nonostante fosse conteso da tutte le studentesse di Hogwarts, non aveva mai davvero trovato la ragazza giusta per lui, quella ragazza che andasse oltre il suo cognome, oltre il bel visino e gli occhi di ghiaccio per capire davvero le sue sofferenze e il suo passato.
Erano tutte fonti di divertimento, ma nessuna d’amore.
Forse anche la peggiore delle Serpi ha bisogno di un pò d’amore.
E forse fu anche per questo che decise di non alzarsi e andarsene.
Nonostante l’avesse sempre odiato, ora, così fragile e inerme, sentiva come un dovere di protezione nei suoi confronti.
Gli mise la mano destra sulla testa e gli accarezzò piano i capelli soffici.
Lui non se ne sarebbe nemmeno mai ricordato, e forse era meglio così.
Era meglio non peggiorare la situazione e quindi decise che non sarebbe rimasta lì fino a quando non si fosse svegliato, però in quel momento lì con lui c’era lei e non voleva davvero lasciarlo solo.
Per una volta decise di ascoltare quello che le diceva sempre Ginny: di fare quello che le dettava il cuore, di lasciarsi andare.
Il suo cuore in quel momento le diceva di rimanere lì ancora un pò.
E lei decise di ascoltarlo.

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