Noi due

di roby_lia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolce ricordo ***
Capitolo 2: *** Si ricomincia ***
Capitolo 3: *** Semplice verità ***
Capitolo 4: *** Gelosia, scherzetti e quant'altro ***



Capitolo 1
*** Dolce ricordo ***


Noi due
                                                         
Dolce ricordo
 
Come succede sempre, quando ci si sveglia c’è un momento, pochi secondi in verità, dove, semplicemente, non si ha idea di nulla, non si pensa a nulla e, soprattutto, non si ricorda nulla.
Per questo motivo, quando Thor si svegliò, si sentì particolarmente rilassato e in pace con se stesso. Per circa cinque secondi.
Poi, invece del soffitto marmoreo della sua stanza, davanti agli occhi gli si presentò lo sguardo verde, rassegnato e beffardo al contempo, di suo fratello che si lasciava cadere nelle profondità dello spazio.
Si alzò di scatto, cercando di scacciare quell’immagine che lo tormentava da diversi giorni e di reprimere il dolore che gli causava. Anche se il sole non era ancora sorto, si vestì velocemente per andare nell’arena degli allenamenti dove, almeno per un po’, riusciva a sfogare tutta la sua rabbia e il suo dolore.
Quando uscì dalla stanza involontariamente il suo sguardo si posò sulla porta davanti alla sua. Un semplice corridoio divideva le camere dei due principi.
Pochi passi, anche per la gigantesca casa di Odino.
Immediatamente il dolore lo riassalì. Distogliendo lo sguardo fece un paio di passi per allontanarsi, quando un rumore sordo lo richiamò. Si bloccò nel mezzo del corridoio, il corpo teso e il volto girato verso la porta.
Il rumore era venuto dalla camera di Loki.
Ma Loki non era semplicemente caduto. 
-Loki è morto -si costrinse a pensare il biondo.
Tenne lo sguardo fisso sulla porta per un paio di secondi prima di decidere di gettarsi dentro la camera del fratellino.
Gli sembrò di avere una spada incandescente infilzata nel diaframma. Non riusciva né a gridare né a piangere. C’era solo quel dolore più forte che mai.
Con le gambe tremanti attraversò la stanza finendo per appoggiarsi con forza contro la porta che dava al balcone, chiudendola con un colpo secco. Era stata quella porta, restata aperta per qualche motivo, a sbattere causando quel rumore. Una porta, niente di più.
Cosa si era aspettato? Di entrare e trovarlo lì,  tranquillamente disteso sul divanetto incassato nel muro, sotto la finestra, dove tanto amava rintanarsi a leggere?
-Effettivamente sarebbe stata una degna azione per il dio del Caos-
Con un gemito Thor arretrò in un angolo dove si lasciò scivolare fino a terra, ma si costrinse a tenere gli occhi spalancati.
Dopotutto era solo colpa sua se ora quella stanza sarebbe stata vuota. Era lui che non aveva salvato il fratello, era lui che non lo aveva capito ed era sempre lui ad averlo allontanato da sé.
Erano passati diversi anni dall’ultima volta che era entrato veramente in quella stanza. Certo, ci entrava quando cercava il fratello o quando il suddetto era in ritardo per una delle loro avventure.
Ma aveva sempre cercato di evitarla dall’ultima notte che aveva passato lì. Come se non entrando in quella stanza ciò che aveva capito si sarebbe estinto da se.
 
Disobbedendo agli ordini del padre Thor sgattaiolò furtivamente fuori dalla sua camera per precipitarsi in quello del fratello.
Entrò di soppiatto sperando di riuscire finalmente a cogliere di sorpresa l’altro e iniziare la vendetta per l’ultimo scherzo del moro, che li aveva condannati entrambi ad un giorno di reclusione nelle rispettive stanze.
Ma era difficile non fare rumore nella stanza di Loki. Le uniche cose al loro posto erano i vestiti, dei quali si occupavano i servi. Per il resto, bhe, soltanto Loki sapeva esattamente cosa aveva e dove cercare… forse.
C’erano libri e fogli sparsi un po’ dappertutto, matite mezze consumate, pergamene con strani ghirigori magici e un mucchio di altra roba che andava dai pugnali di Loki, una delle poche armi che usava, a strani marchingegni con rune magiche intagliate sopra, probabilmente l’attrezzatura per il suo prossimo scherzo.
Comunque Thor riuscì a raggiungere il letto dove il fratello dormiva ancora. Trattenendo a stento le risate, Thor appoggiò di colpo le mani sulle spalle dell’altro urlando “BHUU”.
Loki socchiuse gli occhi, fissò annoiato il fratello e si girò dall’altra parte per tornare a dormire.
Thor era estremamente abbacchiato per non aver ricevuto neppur una reazione da parte del fratello. Ok, forse il suo scherzo non era originale come quello che Loki gli aveva fatto appena un mese prima (gli aveva messo la mano nell’acqua mentre dormiva… i risultati erano stati veramente molto sgradevoli!!), però si aspettava qualcosa in più.
Guardandosi intorno in cerca di ispirazione, decise di render pan per focaccia al fratellino, afferrando la brocca dell’acqua che si trovava sul comodino. Stava per rovesciarla sull’altro quando una voce lo prese alle spalle.
“Provaci e giuro che ti do fuoco ai capelli…”gli intimò il vero Loki. Thor, che era riuscito a trattenere un urlo solo mordendosi la lingua, si rassegnò e rimise la brocca al suo posto mentre la copia di Loki lentamente si dissolveva.
“Diventi sempre più bravo con i tuoi scherzi… “disse imbronciato. L’altro si limitò ad alzare le spalle, mentre faceva vagare lo sguardo per la stanza fino a puntarlo su Thor.
“Non è poi così difficile se l’unico altro avversario si limita a fare BHUU…” si decise a rispondere.
Thor mise un broncio ancora più imbronciato scatenando un sogghigno su viso di Loki. Il biondo, a quel punto altamente offeso girò i tacchi e andò nel balcone della stanza, per cercare di riacquistare un certo contegno.
Sospirando appoggiò i gomiti sulla balaustra, lasciando che l’aria gli rinfrescasse le guance arrossate. L’altro lo seguì sempre sogghignando e, come suo solito, si sedette sulla balaustra del balcone, lasciando le gambe penzoloni nel vuoto, noncurante dell’altezza.
Fu Loki a rompere il silenzio. “Allora ? Che cos’hai?”
“Niente, solo che… non riuscivo a dormire” butto lì l’altro.
“Hai provato a contare i martelli?”
“Loki!!” gli urlò esasperato Thor: da quando era riuscito a sollevare il Mjöllnir quella era diventata una delle battute preferite dal moro e la usava ogni volta che era possibile.
Questo rise divertito, alzando le mani in segno di tregua.
“Ok, ok …ma tu ti decidi a dirmi la verità?” chiese sollevando eloquentemente le sopracciglia.
Il biondo appoggiò il viso sulle braccia, mugugnando qualcosa d’incomprensibile e rimproverandosi, mentalmente, per non aver tenuto conto dell’intuito del fratellino.
Loki, tanto per irritare ancora un po’ Thor, gli prese una delle ciocche bionde, iniziando a tirarla “Dai muso duro, sputa il rospo”. Thor, scacciando la mano dell’altro, si arrese alla sua richiesta.
“Domani c’è la prova, non ti ricordi ?” mugugnò in un linguaggio un po’ più comprensibile.
Loki lo guardò per un attimo interdetto, prima di liberare nuovamente la sua allegra risata.
“E dai Thor ! Si tratta solo di quattro vecchietti che a malapena si accorgeranno di noi!”
“Sono gli Anziani, Loki! Dovremmo dimostrare le nostre capacità davanti agli Anziani, non a 4 vecchietti qualunque !”
“E di che ti preoccupi ? Tu sei il loro preferito…”  Anche questo era vero: gli Anziani non sopportavano Loki e, in ogni caso, il sentimento era reciproco. Ma quel che faceva infuriare più di ogni altra cosa il dio degli inganni era il fatto di non poter rispondere alle loro provocazioni senza scatenare l’ira del padre.  
Ma c’era qualcos’altro che turbava Thor. Qualcosa di cui il moro, con tutta la sua intelligenza e con tutto il suo intuito, non si era accorto, ma che lasciava Thor estremamente confuso e insicuro.
Non era tanto l’affetto che provava verso il fratellino, un affetto superiore a quello che provava per chiunque altro, ma che riteneva essere estremamente giusto.
No, più che altro era l’irrefrenabile bisogno di stringersi Loki al petto ed urlare al mondo che quella era una sua proprietà. Sua e di nessun altro. Era questo che provava molto spesso.
Per l’esattezza ogni volta che qualcuno attaccava, anche solo verbalmente, Loki.
Oppure quando i suoi occhi verdi si perdevano, gelidi e incupiti, da qualche parte nell’orizzonte.  Quando si perdevano lontano da lui. Proprio come stava succedendo adesso.
Era quell’irrefrenabile gelosia che non riusciva a spiegarsi, quel bisogno di avere Loki solamente per se.
Scosse la testa riportando l’attenzione sull’altro, ancora perso tra i suoi cupi pensieri. Forse non aveva il coraggio di abbracciarlo come gli suggeriva il suo istinto, ma poteva tentare un’altra cosa… veloce come un fulmine, per evitare che l’altro capisse le sue intenzioni, Thor portò le labbra vicino all’orecchio del moro, soffiandoci dentro un gelido respiro.
Loki riportò, con un urlo di fastidio l’attenzione sul fratello, che si era allontanato ridendo a crepapelle.
“Si può sapere che diamine ti è saltato in mente?!?!” urlò arrabbiato, ma tutto ciò che ottenne furono altre risate da Thor. Incrociando le braccia su petto iniziò a fissare con sguardo truce e un’adorabile aria imbronciata  il biondo mentre tentava di riprendere fiato.
Appena tornò in possesso delle sue azioni Thor si limitò a fargli un sorriso a 32 denti e ad usare una delle battute storiche dell’alto “ Con una situazione del genere, come potevo non approfittarne ?”  
 “Lo sai vero, che ora puoi dichiararti ufficialmente defunto ?”
“Qualunque cosa progetterai ne sarà valsa la pena…”
 “Rimpiangerai di averlo detto !” Restarono a fissarsi in silenzio, entrambi con un ghigno divertito sul volto.
“È colpa tua, avevi detto di voler un avversario alla tua altezza e io ti ho accontentato Loki”
“Prima di tutto io non l’ho mai detto e in secondo luogo tu non sarai MAI alla mia altezza” rispose alzandosi in piedi sulla balaustra.   
Ridacchiando e un po’ preoccupato Thor lo rimproverò “Loki scendi immediatamente !”
L’interessato si limitò ad alzare il volto al cielo, respirando profondamente. Era più distratto del solito. Probabilmente la prova preoccupava anche lui, almeno un po’.  
Di nuovo Thor fu invaso da quella strana gelosia che lo spingeva a cercare di proteggere Loki anche dai suoi stessi pensieri. Per questo motivo ( e per il fatto che ormai il moro aveva già giurato vendetta quindi, scherzo più o scherzo meno, la sua situazione non sarebbe cambiata) Thor lo afferrò per una manica della maglia e lo tirò verso di sé.
Si ritrovarono stesi sul pavimento, Loki sopra Thor e quest’ultimo che stringeva ancora la maglia dell’altro. Si guardarono per un momento negli occhi prima di scoppiare a ridere.
“Sei tutto intero?” domandò il maggiore.
“Bhe, io sono caduto sul morbido!!” rispose Loki punzecchiandoli un fianco con il gomito ossuto.
Thor riuscì a malapena ad accennargli un sorriso, perso com’era nell’avvertire lo strano piacere che gli provocava avere Loki così vicino a sé. Questo ridacchiò divertito, mentre il biondo era ancora perso a guardargli i fini lineamenti del volto, molto vicino al suo. Troppo vicino al suo.
“Sai, tecnicamente ho appena abbattuto il possente Thor…” L’interessato dovette fare uno sforzo enorme, molto maggiore di quello che aveva fatto per sollevare il Mjöllnir, per ricollegare il cervello.
“Questo non dovevi dirlo…” rispose quando capì la battuta e, con un rapido colpo dei reni, rotolò alla sua destra in modo da invertire le posizioni.
“Ahia Thor! Mi fai male!” cercò di dire il moro, ma aveva il respiro corto, spezzato dalle risate e dal peso che gravava sul suo corpo.
“Te la sei cercata Loki” rispose Thor stendendosi ancora più placidamente sul fratellino, ma stando ben attento a scaricare buona parte del suo peso sul braccio destro, per evitare di fargli male sul serio. Ma Loki in quanto Loki, non si arrese facilmente e iniziò, con un sorriso perfido, a fare il solletico al fratello.
Così, come accadeva più spesso che quotidianamente, iniziarono ad azzuffarsi, finchè esausti non si arresero entrambi, accasciandosi l’uno su l’altro, semiseduti contro il muro.
Ripreso fiato Thor girò il viso verso l’altro, non sorprendendosi nel trovarlo rivolto verso il cielo, con lo sguardo perso.
Il biondo sospirò, maledicendosi mentalmente per non aver la sua stessa abilità nel capire le persone. Per non riuscire a farlo sentire talmente a suo agio da permettergli di raccontargli ciò che voleva, come Loki riusciva a fare con lui.
Thor lo colpì leggermente con la testa, attirando la sua attenzione
“Che succede Loki?” chiese improvvisamente serio. Il moro fece un sorriso mesto, riportando lo sguardo sulle stelle.
Dopo qualche minuto si decise a rispondere “Sogni mai di andartene Thor?”
Il biondo accennò un sorriso confuso “ Perché mai dovremmo voler andarcene Loki? Questa e la nostra casa. Qui ci sono i nostri genitori e i nostri amici…. Non ti bastano ?” ma era un’altra la domanda che Thor voleva porgli: non ti basto io, Loki?
Loki annuì lentamente, sempre senza incontrare gli occhi azzurri dell’altro, fissi sul suo volto.
“Ti voglio bene Loki” Un po’ perplesso da quella manifestazione d’affetto, il moro girò il viso verso il fratello, che appoggiò la fronte contro la sua e portò un bracco dietro il suo collo chiaro.
“Anch’io ti voglio bene…” a quelle parole il biondo si rasserenò, il cuore iniziò a battergli più forte e la presa sui capelli mori di Loki si fece più ferrea mentre stava per avvicinare ancora di più i loro volti. Almeno per una frazione di secondo “…fratello”.
Fratello. Bastò quell’unica parola per farlo risvegliare. Loro erano fratelli, che diamine pensava di fare?
Con un sorriso teso, finse uno sbadiglio, districandosi in tal modo dal semi abbraccio in cui aveva avvolto Loki.
Entrambi i principi si alzarono in piedi, mentre la stanchezza iniziava a farsi sentire.
“Meglio se andiamo a dormire…” Loki si limitò ad annuire, ma bastò quel gesto a provocare un’altra fitta di dispiacere nel cuore del dio del tuono.
Dopo essersi augurati la buonanotte, Thor uscì dalla stanza e, mentre stava chiudendo la porta, non riuscì a trattenersi dal fissare un’ultima volta la figura del fratellino, ancora nel balcone, con il viso rivolto verso il buio orizzonte.
 
Fu una dolce carezza a riportare Thor all’oscuro presente. Una carezza estremamente famigliare.
Fu allora che si accorse di star piangendo.
Fu allora che si accorse che c’era qualcun altro in quella stanza.
 
Thor che entra nella stanza di Loki. Era sempre stata una visione normale, almeno quando erano più piccoli. Succedeva spesso che, nel bel mezzo della notte, uno lasciasse la propria stanza per andare in quella dell’altro, a causa di incubi, noia o, semplicemente per stare insieme. E non era raro per Frigga, trovarli la mattina dopo addormentati nello stesso letto. Era sempre stato il loro piccolo segreto da nascondere ad Odino.
Ma ormai non aveva più senso. Loki non c’era più. L’amaro dolore si rimpossessò del cuore della dea.
Dopo qualche minuto di puro silenzio, Frigga si decise a seguire il figlio in quella stanza.
Come sempre era in disordine. Aveva tentato in tutti i modi di convincere Loki ad essere un po’ più ordinato, ma sempre senza successo. In fonda le piaceva quel caos. Le parlava di quel figlio che non era mai riuscita a capire e che ora aveva perduto.
Con un sospiro di dolore si avvicinò a Thor, accasciato in un angolo. Gli passò una mano sul volto, non sorprendendosi di trovarlo rigato di lacrime. Il biondo sussultò, mentre i suoi occhi tornavano improvvisamente alla realtà.
Era strano guardare quell’uomo grande e grosso chinare il capo, vergognoso come un bambino scoperto a fare una marachella.
La donna lo avvolse in un abbraccio, lasciando che il figlio sfogasse tutto il suo dolore.
 
Alla fine Thor era tornato in sé e con un triste sorriso aveva lasciato la madre da sola, in quella stanza ricolma di dolore. Frigga si guardò attorno un’ultima volta e, trattenendo a stento le lacrime, uscì dalla stanza.
Non senza aver prima chiuso la porta che dava sul balcone, per qualche motivo restata aperta.

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Capitolo 2
*** Si ricomincia ***


Si ricomincia
 
Non poteva essere. Semplicemente, non poteva essere lui. L’aveva visto cadere con i suoi stessi occhi, con una semplice lancia che li separava. Una semplice lancia che gli aveva impedito di salvarlo.
Ma invece no, a discapito di tutto lui era lì. Lui.
L’unico in grado di scatenare un casino del genere e starsene al contempo in mezzo alla folla urlante come se niente fosse, anzi, ridendo seraficamente.
L’unico in grado di farlo infuriare in meno di  cinque secondi.
L’unico in grado di calmarlo.
L’unico in grado di capirlo.
“Loki …” sussurrò. Un semplice sussurro eppure il moro si voltò, come se lo avesse urlato.
 
Con un sogghigno si avvicinò al biondo che teneva ancora lo sguardo impalato su di lui.
“Thor! Chi non muore si rivede, eh?”
“Tu… tu sei vivo…” disse tenendo i suoi occhi di ghiaccio fissi in quelli brillanti del moro.
“Complimenti, il tuo spirito d’osservazione è migliorato!” gli rispose ironico.
Lui e il suo stupido senso dell’umorismo: erano come un bicchier d’acqua dopo giorni passati nel deserto.
Eppure c’era qual cosa che non andava. Una nota amara nella sua intonazione.
Quasi come se fosse dispiaciuto.
Quasi come se avesse preferito morire.   
Il biondo non riuscì a trattenere un accenno di sorriso, mentre continuava a fissarlo.
“Ti sono cresciuti i capelli…” butto lì, solo per sentire di nuovo il suono della sua voce.
“Ha parlato Riccioli d’Oro…” gli rispose prontamente, con un sorriso di sfida sulle labbra. Restarono a fissarsi per qualche momento, entrambi sorridendo.
“Senti, sarei felicissimo di star qui a ricordare i bei tempi andati ma ho da fare. Sai com’è, un mondo non si conquista da solo” riprese il moro, distogliendo gli occhi dall’altro.
“Non voglio combattere Loki …”
“Bhe allora vattene. Io di certo non ti fermo” ribattè gelido
“…Ma non posso permetterti di farlo”
“Quindi la tua soluzione è stare qui a fissarci negli occhi? Non ti ricordavo così romantico Thor…”
Il biondo sentì l’improvvisa voglia di spaccargli la faccia. Di fargli capire tutto il dolore che aveva causato.
Ma esitava. Rivederlo di nuovo lì, davanti a sé, così incredibilmente… vivo. Gli sembrò di tornare nuovamente a respirare, come se dalla sua scomparsa l’aria si fosse rifiutata di entrargli nei polmoni.
Dopotutto non aveva mai voluto combatterlo. Aveva sempre e solo voluto continuare a vivere nel precario equilibrio d’odio e amore fraterno che erano riusciti a crearsi.
Sospirò pesantemente, cercando le parole giuste.
“C’è un’altra soluzione se questa non ti aggrada” rispose facendo ricomparire un accenno di sorriso.
Il moro assunse un’aria pensierosa per qualche secondo, poi si arrese scuotendo la testa.
“A meno che tu non stia parlando delle nostre solite, care e vecchie risse, non vedo una soluzione Thor…”
“Puoi tornare a casa Loki. Ti …ti perdoneremo tutto…Ritorna con me fratello”
-Ritorna da me- Loki implorò nella sua mente, odiandosi al contempo per il termine appena pronunciato.
Fratello. Quella parola l’aveva sempre fatto sentire a disagio quando si parlava dell’altro a causa di sentimenti contrastanti che provava per lui. Ma si era costretto a chiamarlo così, nella speranza che per Loki quel termine avesse un significato più sereno. A quanto pare non era così.
 “Dimentichi una cosa- la voce aspra del dio degli inganni richiamò la sua attenzione- io non ho niente da farmi perdonare, Thor
Loki aveva deciso e ormai non c’era più nulla che lui potesse fare per farlo tornare a casa. O almeno, niente che riguardasse la spontanea volontà del moro. Thor alzò di nuovo lo sguardo incontrando quello famigliare dell’altro.
Entrambi gli dei rafforzarono la presa sulle rispettive armi, pronti a ricominciare ciò che erano più abili a fare: combattersi.
 
Erano passati diversi mesi da quell’incontro. Diversi mesi da quando Thor si era alleato agli umani per riuscire a fermarlo. Diversi mesi da quando lui era riuscito nuovamente a fuggire.
La terra era di nuovo in pericolo, e non era passato neppure un anno. E, stranamente, sta volta lui non centrava assolutamente niente.
Eppure era lì, in cima a quel grattacielo a guardare la folla urlante che scappava da un nuovo mostro.
A guardare i famigerati Vendicatori cercare di salvare nuovamente il mondo.
A guardare quello che aveva considerato un fratello per la maggior parte della sua vita, mettere a rischio tutto per dei perfetti estranei di un altro mondo.
Poteva ignorarli, sfruttare la loro distrazione per entrare nella loro base e appropriarsi di qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo a portare un po’ di Caos in giro per l’universo.
Poteva, ma non riusciva a staccare la scena che si presentava sotto i suoi occhi. I Vendicatori le stavano prendendo di brutto da quel gigantesco mostro.
Doveva fregarsene, se fossero morti per lui sarebbe stata solo una liberazione.
Doveva, ma non ci riusciva. C’era una sua parte in quella battaglia e, per quanto avesse cercato di ignorarla, non riusciva mai a liberarsene davvero. Restava sempre lì, dentro di lui
Scosse la testa, allontanandosi dal bordo del grattacielo da dove osservava la scena. 
-Se la caveranno- si disse per autoconvincersi -Se sono riusciti a fermare me, che problemi può darli quella lucertola troppo cresciuta ? 
Un urlo furioso ed esasperato lo richiamò indietro. Conosceva fin troppo bene quell’urlo. I tre quarti delle volte ne era lui stesso la causa. Anche se di solito lui si limitava a fregare il dolce a Thor da sotto il naso e non lo afferrava per le gambe mettendolo a testa in giù.
Osservò, leggermente divertito, il dio del tuono che si liberava dalla presa di quello strano essere, per poi piombare a terra rotolando.
-Non posso lasciarlo- realizzò di colpo -Non posso lasciarlo perché, semplicemente, mi diverto troppo a rendergli la vita un inferno-
Si passò una mano tra i capelli e, dandosi del rammollito, si buttò giù dal palazzo.
 
Thor era ancora steso a terra, stordito per il colpo appena ricevuto. Quella strana creatura si avvicinava sempre di più. Il dio del tuono iniziò ad arretrare sui gomiti quando dal cielo sbucò fuori una macchina che andò a schiantarsi contro il mostro, distraendolo da Thor.
Improvvisamente lo spazio intorno a lui si riempì di persone. Strano visto che Hawkeye e la Vedova Nera stavano facendo evacuare la città.
Una voce infantile lo prese alle spalle
“Cosa credi di fare impalato lì per terra ? “ il biondo si girò, trovandosi davanti un bambino dai capelli rossi, ma con degli occhi verdi, inconfondibili. Alle sue spalle continuavano i suoni delle esplosioni. Il bambino scosse la testa con un’aria seccata che conosceva fin troppo bene.
“Io lo distraggo e tu colpiscilo alle spalle. Ha il collo tozzo perciò è costretto a girare tutto il busto per voltarsi e tu dovresti farcela a colpirlo…” il biondo continuò a fissarlo.
Il bambino gli agitò una mano davanti al viso
“Oh, ci sei ?”
“Che ci fai tu qui ?” riuscì solo ad articolare dio del tuono.
“Che domande! Mi stavo annoiando e mi sono detto dai, andiamo a salvare quell’imbecille del mio fratello adottivo e i suoi altrettanto imbecilli amici! E ora ti vuoi muovere? Hai idea di quanta energia sto sprecando per creare tutte queste copie diverse, solo per nascondere quell’armadio biondo che sei ?”
Thor si alzò con un leggero sorriso sul volto.
Gli sembrava di essere tornato ai vecchi tempi, quando sapeva che, qualunque casino avesse fatto, ci sarebbe stato Loki, con qualche brillante idea, pronto a sistemare le cose.
Il bambino fece un cenno d’approvazione col capo prima di voltarsi per andare a mischiarsi tra il resto della folla d’ombre.
“Loki !” Thor allungò la mano, che attraverso senza danni il corpo del bambino.
“Che vuoi ?” restarono a fissarsi negli occhi per un momento.
“Stai attento chiaro ?” lo ammonì il biondo. Il bambino sbuffò con quell’espressione fin troppo famigliare.
“ Certo mamma” lo prese in giro prima di sparire tra la folla.
Thor restò a fissare per qualche secondo il punto dov’era sparito il bambino, sorridendo. Improvvisamente aveva avuto la sensazione che tutto si sarebbe risolto bene. Doveva risolversi bene, semplicemente perché aveva di nuovo Loki al suo fianco.
Se non fosse stato per il moro, avrebbe già dovuto festeggiare il suo funerale diverse volte.
Anche se era altrettanto vero che avrebbe dovuto festeggiare il suo funerale diverse volte, se fosse stato per il moro.
Thor scosse la chioma bionda. Loki era fatto così ed era proprio quello che gli piaceva.
Probabilmente, finito quello scontro, Loki si sarebbe di nuovo volatilizzato.
Probabilmente, non gli sarebbe passato neanche per l’anticamera del cervello, credere di poter avere un’altra possibilità.
Probabilmente non gliene fregava assolutamente niente dell’ennesimo dolore che avrebbe creato.
Probabile, ma Thor si accontentava. Perché aveva visto qualcosa negli occhi del bambino.
Qualcosa del suo Loki. Quello con qui era cresciuto e che, bene o male, gli era sempre stato vicino.
Esattamente come ai vecchi tempi, Thor si fidò di suo fratello.
 
Era estremamente snervante sapere di essere in mezzo ad una folla di propri cloni e sentire, al contempo, lo sguardo presentante di quella…cosa su di sé. Ma Loki sapeva bene che era impossibile che riuscisse a scorgerlo, a riconoscerlo in mezzo a tutti gli altri. Semplicemente impossibile. E allora perché il mostro teneva gli occhi neri fissi su di lui?
Scosse la testa, riportando l’attenzione sui suoi attacchi. Doveva dare il tempo a Thor di girargli intorno e colpirlo. Ma quello sguardo era troppo snervante.
Con un rapido movimento il dio degli inganni sguainò un suo pugnale, lanciandolo con precisione contro un occhio del nemico.
Quello strano mostro alto più di 3 piani, lanciò un grido di dolore prima di allungare una “mano” e colpire Loki al petto, facendogli fare un volo di diversi metri che terminò con uno schianto contro un palazzo.
Il dio iniziò a tossire cercando di respirare e al contempo di allontanarsi dal mostro. A malapena si rese conto di aver fatto sparire le sue copie e che ora la strada era completamente vuota. Riusciva solamente a tenere gli occhi fissi su quella creatura che cercava di acchiapparlo. -Un bambino- si rese conto- si comporta come un bambino che vuole un giocattolo-  
Si alzò inespicando, mentre delle fitte di dolore gli si propagavano dalla schiena. Improvvisamente si sentì sollevare e si ritrovò stretto nel pugno di quel gigantesco essere.
Quel gigantesco bambino mostruoso strinse ancora di più il pugno, piantando gli artigli nel corpo del suo prigioniero.
Il dolore fece spalancare la bocca a Loki, ma non aveva aria per gridare. Anche il semplice pensare gli risultava impossibile.
Improvvisamente la creatura lanciò un grido di dolore, aprì di scatto la mano e si girò alla ricerca del nemico che l’aveva colpita alle spalle.
Loki si sentì cadere, com’era già successo tempo prima, quando si era lasciato cadere dal Bifrost.
 
Thor alzò il Mjöllnir al cielo, chiamando a sé i fulmini che comandava e colpì il mostro con un ultimo e devastante attacco. Il suo bersaglio iniziò a traballare sulle gambe e cadde a terra. Ce l’avevano fatta, erano riusciti a fermarlo. Si voltò in cerca dei suoi compagni d’armi che l’avevano raggiunto a metà dello scontro.
Ma all’improvviso tutto perse significato.
Oltre la bestia c’era un corpo, abbandonato in mezzo alla strada. Uno strozzato no gli uscì dalla gola. Gli si avvicinò velocemente e con un gesto delicato lo girò verso di sé.
“Loki…” sussurrò con voce implorante il dio.

Loki. Quel nome gli diceva qualcosa. Ah si, giusto, quello era il suo nome. Guardò il viso terrorizzato dell’uomo sopra di lui. –Thor- collegò improvvisamente- Si chiama Thor-. Lo odiava, ma non si ricordava il perché.
Il suo sguardo verde si spostò verso l’altra creatura riversa a terra, controllata da dei tizi vestiti in modo buffo. Un leggero sorriso gli si dipinse sul volto mentre, lentamente, tutti i tasselli tornavano al loro posto.
“Pensarci prima no, eh?” chiese con un filo di voce. Voleva far riferimento all’ultimo colpo che il dio del tuono aveva utilizzato. Se lo avesse fatto un po’ prima ora non si sarebbero trovati in quella situazione così…moribonda. Voleva fargli capire questo, ma non ne aveva la forza.
“Zitto, non parlare… andrà tutto bene…”iniziò a ripetere il biondo.
-No Thor, non va per niente bene. Sto per morire…ma prima c’è un’ultima cosa che devo fare-
“Fantastico, mi tocca passare gli ultimi istanti della mia vita a sentire un beota che ripete delle stupidissime frasi senza senso. Quel che si dice una morte atroce…” cercò di farsi vedere più forte di quello che era nella speranza di riuscire nel suo ultimo intento. Ma Thor non gli rendeva le cose facili.
“Non parlare, risparmia le forze Loki” disse passandogli delicatamente una mano sul braccio, tirandoselo dolcemente vicino.
La morte stava per sconfiggere Loki ma il dio degli inganni era troppo cocciuto per arrendersi così. Doveva riuscire nel suo ultimo desiderio, poi si sarebbe arreso volentieri. Fece appello alle sue ultime energie, spremendosi le meningi. E la risposta gli apparve lì, chiara e un po’ scontata. L’aveva già utilizzata ed aveva funzionato: perché non avrebbe dovuto funzionare anche sta volta?
“Non mi dirai che adesso ci baciamo, vero?” Il viso di Thor si rilasso dolcemente, aprendosi in un leggero sorriso.
Ce l’aveva fatta. Era riuscito a strappare a Thor un ultimo sorriso. Poteva ritenersi soddisfatto.
Loki chiuse gli occhi.
 
Thor non era riuscito a trattenere quel leggero sorriso. Dopotutto, se Loki aveva la forza di scherzare non poteva star così male, giusto?
Quella stupida battuta lo riportò a pochi minuti prima della sua quasi incoronazione ad Asgard. Quando aveva ancora un fratello. Quando, forse, avrebbe potuto impedire che tutto ciò che era successo, accadesse.
L’ultimo minuto che avevano passato insieme come fratelli, ridendo e scherzando. Loki aveva notato l’agitazione che provava Thor e l’aveva tranquillizzato, sapendo d’essere l’unico in grado di farlo. E alla fine, per sdrammatizzare com’era suo solito, era uscito fuori con quella battuta lì “Ora ci diamo un bacio?”
Thor aveva distolto di scatto i suoi occhi azzurri da quelli verdi dell’altro, nascondendo il turbamento che provava dietro le risate.
A volte gli sembrava che Loki avesse intuito i suoi sentimenti. A volte ci sperava. Eppure il moro non dava mai un segno certo e Thor aveva troppa paura per dirglielo esplicitamente.
Alla fine l’aveva mandato via, dicendogli che lui sarebbe arrivato da solo alla sala del trono. Aveva letto il disappunto nei begli occhi del moro. Disappunto e rabbia per come lo stava allontanando. Ma non lo aveva fermato, non gli aveva chiesto scusa. Sennò la tentazione di baciarlo sarebbe stata incontrollabile.
Chissà, forse, se si fosse comportato in un modo migliore, sarebbe stato ancora in tempo per evitare che Loki mettesse in atto il suo piano. Ma non ne aveva avuto la forza. Voleva semplicemente continuare la su vita, con l’altro al suo fianco. Lo preferiva, piuttosto che perderlo per uno stupido sentimento che non riusciva spiegarsi. 
 
Riportò lo sguardo su viso di Loki e il sorriso si congelò davanti al viso esangue dell’altro.
Le labbra con ancora un accenno di sorriso.
Gli occhi chiusi.
“No, Loki!” iniziò a scuoterlo in cerca di un minimo segno di vita.
Non poteva perderlo di nuovo. Non così.
Se fosse morto lì, fra le sue braccia, sarebbe stato troppo…definitivo.
Non ci sarebbe stata nessuna speranza di rivederlo, anche solo per combatterlo. Era di quella tenue speranza che si era nutrito dall’ultima fuga del moro. Della speranza che avrebbe rifatto qualcosa di stupido e lui avrebbe di nuovo dovuto porvi rimedio. Si accontentava anche solo di combatterlo. Almeno sapeva che era vivo. Ma ora…
Strinse quel corpo a sé con più forza.
Non poteva perderlo di nuovo.
Non voleva perderlo di nuovo.






Nota 

Per favore non linciatemi!  Sennò non saprete mai come andrà a finire (fingendo che interessi a qualcuno…)
Volevo solo dirvi che la scena prima dell’incoronazione fa parte delle scene tagliate del film e potete vederla qui http://www.youtube.com/watch?v=v-0zR0aKMd4
Purtroppo è in inglese ma mi sono sembrati semplicemente adorabili  XD !!!!
Bhe che altro devo dire se non un altro grazie a Loyrala e a Cristy_p che hanno recensito e a chiunque l’abbia letta. 
Chiunque vuole di lasciare un commento e sempre il benvenuto! 
 
Alla prossima (se ne avete il coraggio) !!! 
Ciao ciao

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Capitolo 3
*** Semplice verità ***


Semplice verità
 
Sentiva un brusio indistinto in sottofondo, ma non riusciva ad afferrarne le parole. Niente aveva più senso, solo quel corpo ancora caldo tra le sue braccia.
“…Thor lascialo…” improvvisamente le sue orecchie sembravano ricominciare a funzionare.
“… non vedi… è ancora…” il dio dei tuoni sbattè le palpebre, cercando di capire cosa gli stavano dicendo i suoi amici. Sembrava qual cosa d’importante.
Improvvisamente di trovò a fissare gli occhi azzurri di Capitan America, che lo stava scuotendo per una spalla.
“Thor lascialo! È ancora vivo ma ha bisogno di cure!” cercando di far ripartire il cervello, Thor abbassò lo sguardo su Loki: senza accorgersene aveva serrato ancora di più il suo corpo tra le proprie braccia. Lo osservò attentamente per un lungo istante. Poteva essere… aveva appena respirato?    
Spalancando gli occhi, allentò la presa e subito gli altri glielo sottrassero delicatamente.
Il dio si alzò, ancora incerto sulle gambe: quanto tempo era restato lì, fermo, mentre Loki si dissanguava tra le sue braccia?
Spostò lo sguardo intorno a sé, fino a fissarlo sul colpevole di tutto ciò che era successo: il mostro era ancora steso a terra, sotto lo sguardo vigile di Hawkeye.
Subito una gelida furia lo invase. Voleva vedere ridotta in cenere quella creatura che aveva osato ferire il suo Loki. Chiamò a sé il Mjolnir, andando ad ampi passi verso di lei.
Ma qualcosa non andava. Improvvisamente non riusciva più a sentire le gambe. E le braccia. E a respirare. Tutto divenne buio.
 
Sbattè le palpebre un paio di volte, cercando di capire dov’era.
“Ben tornato tra noi” Thor girò il capo, focalizzando lo sguardo su Steve, seduto vicino al letto. In un lampo gli tornò tutto in mente.
“Loki?” chiese alzandosi di scatto. Grande sbaglio. La stanza iniziò ad ondeggiare e fu costretto a ridistendersi. Riportò l’attenzione sul suo amico.
“Allora dov’è Loki?”
“Calmati. Loki sta…meglio- lo sguardo inquisitorio dell’altro lo costrinse a proseguire-…non è ancora fuori pericolo” Thor annuì un paio di volte, riordinando le idee.
“Che diavolo mi è successo?” chiese infine.
“A quanto pare la nostra cara lucertolona ha iniettato del veleno a Loki e quando tu l’hai abbracciato…bhe parte del veleno è arrivata anche a te. Per fortuna Bruce è riuscito a sintetizzare un antidoto. Lo ha somministrato anche a Loki, ma la quantità di veleno che lui a ricevuto è stata molto maggiore quindi… ” finì scuotendo la testa.  
Thor lasciò che lo sguardo vagasse per la camera, metabolizzando le informazioni.
Loki era vivo. Vivo. Vivo ma non ancora fuori pericolo.
“Devo vederlo” disse alzandosi più lentamente.
“Certo ma prima devi mangiare qualcosa e magari anche darti una ripulita” gli rispose l’amico con un sorriso.
Solo allora Thor si accorse di avere ancora addosso i vestiti con cui aveva combattuto. Erano ancora sporchi del sangue di Loki.
 
Thor non sapeva più da quanto era seduto in quella stanza. Sapeva soltanto che era estremamente snervante.
I continui beep in sottofondo lo innervosivano.
Vedere il liquido della flebo scendere, una gocciolina alla volta, fino all’ago infilato nella vena di Loki lo angosciava.
Dover stare lì, senza poter far nulla per aiutarlo, lo faceva sentire uno schifo.
Ma non poteva uscire. Non poteva lasciarlo solo.
Dopotutto c’era ancora speranza. L’aveva detto Bruce.
“Se supera la notte ci sono buone probabilità che ce la faccia”. Così aveva detto.
E Thor aveva deciso di passare la notte lì, a vegliarlo. Esattamente come facevano da bambini, quando uno aveva bisogno dell’altro.
Cercando di scacciare l’ansia iniziò a seguire con un dito le vene del braccio del dio degli inganni: il loro blu risaltava nettamente sulla pelle pallida.
Dall’incavo del gomito, lungo il braccio, fino al polso, per poi perdersi nella mano. Thor la strinse delicatamente, sperando che l’altro, anche nelle condizioni in cui si trovava, ricambiasse la stretta.
“Puoi parlargli se vuoi. Secondo alcuni fa bene ai pazienti in coma avere qualcosa che gli richiami alla realtà” la voce di Bruce lo colse di sorpresa ma, per la prima volta nella serata, Thor sorrise.
“Meglio di no. Loki mi riproverebbe di dire cose troppo scontate oppure che preferisce farsi una chiacchierata con la morte dato che lei ha almeno un po’ di senso dell’umorismo a differenza di me” Neanche Bruce riuscì a trattenere un sorriso.
“In effetti sembra proprio una risposta da lui…ma tu dovresti comunque riposare” Thor scosse la testa.
“Lui mi è stato sempre vicino quando aveva bisogno di lui. Ora è il mio turno”
Bruce spostò lo sguardo sul malato, cercando di far coincidere la figura dolce, premurosa e divertente del Loki di cui parlava Thor con quel pazzoide senza scrupoli che appena qualche mese prima aveva cercato di conquistare la terra.
In fondo per lui doveva essere più facile degli altri riuscire a capire Loki. Riuscire a capire qualcuno che, come lui, aveva in sé delle personalità così contrastanti eppure unite, perché una parte non era niente senza l’altra.
Lui aveva dovuto affrontare quella situazione quando era già adulto, quando aveva potuto capire cosa gli stava succedendo. Inoltre essere la quarta persona più intelligente del pianeta l’aveva avvantaggiato.
Loki invece, doveva esserci nato con quel contrasto in sé. E nessuno aveva fatto niente per aiutarlo. Nessuno avrebbe potuto.
La voce di Thor ruppe il silenzio. Sembrava persa nei ricordi.
“Sai quand’ero piccolo avevo paura del buio”
“è normale, capita a tutti i bambini” Il biondo scosse la testa.
“Non te lo puoi permettere se sei il figlio del re di Asgard. Non te lo puoi permettere quando pretendi di essere chiamato dio” Thor teneva gli occhi fissi sul volto pallido del giovane disteso.
“Succedeva che mi svegliavo nel cuore della notte e vedere tutto quel buio attorno a me mi terrorizzava. Volevo soltanto scappare a nascondermi tra le braccia di mio padre, ma non potevo permettermelo. Sarebbe stato un segno di debolezza. E allora, silenziosamente, Loki entrava nella mia stanza e con uno schiocco di dita la illuminava con la sua magia. Passava il resto della notte a farmi ridere o a raccontare storie finchè non ci addormentavamo. Lui è il minore. Doveva essere lui ad avere bisogno di me, non il contrario”
“Non ha mai avuto paura del buio? ”
“No” rispose atono Thor.
Loki non aveva mai avuto paura del buio. Lo sentiva come parte di sé stesso.
Soltanto un incubo riusciva a spaventarlo. Sempre lo stesso, ma Thor non era mai riuscito a farselo raccontare. Non era riuscito a far niente per aiutarlo.
Soltanto la sua mente riusciva a spaventarlo.
E contro quella Thor non poteva far nulla.
 
Alla fine la notte era, lentamente, passata. Insieme al giorno dopo. E a quello dopo ancora. E finalmente il dio degli inganni si decise ad aprire gli occhi.
“Buon giorno” lo salutò Thor, sospirando di sollievo. Il moro si guardò intorno, confuso.
“Dove sono?”
“è una delle basi dello S.H.I.E.L.D.” Un largo sorriso si fece spazio sul volto di Thor, quando vide l’altro sbuffare infastidito e affondare la testa nel cuscino. Loki girò il viso verso di lui.
“Hai una faccia da far spavento…”
“Sai com’è, sono due giorni che non dormo per star vicino a quel tonto di mio fratello che ha avuto la brillante idea di farsi avvelenare…”
“Certo che tuo fratello dev’essere proprio scemo se rischia la vita per uno come te”  Il biondo non riuscì a trattenere un sorriso carico di affetto, tenerezza e riconoscenza. Con un rapido scatto del capo, il moro interruppe il contatto tra i loro occhi, ma Thor avrebbe giurato di esser riuscito a farlo arrossire.
“Una base dello S.H.I.E.L.D. hai detto? Allora credo di dovermene andare...” riprese Loki, decidendo di alzarsi.
“Io non te lo consiglio” la voce di Bruce prese entrambi gli asgardiani di sorpresa. Loki sbuffò nuovamente e, ignorando il consiglio, tentò di alzarsi. Un intenso dolore alla schiena lo costrinse a fermarsi e, con una smorfia, si ridistese.
“Ti avevo avvisato…” Loki si dovette limitare a fulminare lo scienziato con lo sguardo, mentre i suoi polmoni cercavano ancora aria.
 
“Sai, ammetto di aver cercato di capire che cose diavolo ti è passato per la testa” Loki si appoggiò con una smorfia allo schienale della sedia.
“Non ti conviene. Io ci ho rinunciato già da un bel po’” Teneva gli occhi fissi su quello di Nick Fury.
“Allora quand’è che mi lasciate andare?” Erano passati solo due giorni da suo risveglio, ma non ce la faceva già più a stare in quello stupido posto.
L’uomo sogghignò “Non credo che sia possibile”
“Ma se vi ho anche aiutato! Ho rischiato di morire per salvare il vostro pianeta!”
“Certo, dopo che hai tentato di invaderlo! E poi hai solo tentato di fermare, senza riuscirci tra l’altro, un esperimento finito male, niente di più” Loki mise il broncio, facendo vagare lo sguardo sugli altri Vendicatori, lì riuniti per sapere cosa sarebbe successo al loro nemico numero 1.
“In ogni caso hai altre due possibilità. Puoi tornare ad Asgard dove-”
“Non se ne parla neanche! Io ad Asgard non ci ritorno!” lo interruppe il moro. Evitò accuratamente di guardare alla sua destra: poteva immaginare l’espressione afflitta e confusa di Thor, ma non voleva affrontare il dolore che vi avrebbe letto negli occhi.
“Bhe allora godrai ancora di questa vacanza gratuita qua, nella base, con tanto di servizio ci sorveglianza da parte dei Vendicatori. E visto che possiamo definirti il nostro ospite migliore ti faccio anche un altro regalo” Rapido come un fulmine Fury afferrò il polso destro del dio del Caos, infilandogli un semplice cerchio di metallo. Colto di sorpresa Loki lo fissò interdetto.
“Se fai regali di questo genere capisco perché sei ancora scapolo…”
“è un segnalatore. Anche se, per pura fortuna, riusciresti a scappare, sapremmo sempre dove sei. Inoltre…”
“Aah” Loki urlò, agitando la mano e scatenando un altro sogghigno sul volto di Fury.
“…ogni volta che tenti di usare la tua magia, ti darà una scossa”
“Ma è impossibile! Come diamine ci siete riusciti?” chiese continuando a massaggiarsi il polso.
“Oh non devi ringraziare me. È stato il signor Stark a crearlo” Loki spostò il suo sguardo infuriato su Tony che si limitò a sorridere.
“Non chiedermi come funziona. Un mago non svela mai i suoi trucchi, giusto?” il dio sbuffò.
“Mago? Al massimo puoi essere usato come lampadario se ti metti la tua stupida armatura” Nick interruppe la discussione.
“Comunque c’è anche una buona notizia” Il moro si voltò di nuovo verso di lui, alzando le sopracciglia: non gli piaceva il tono che usava, non preannunciava niente di buono.
“Anche Thor resterà qui, così potrete ricordare i bei tempi andati. Contento?”
Con un gemito di disperazione il moro incrociò le braccia sul tavolo e ci appoggiò la tesata sopra.
“Non credevo che mi odiassi così tanto…” disse imbronciandosi ancora di più. Nessuno riuscì a trattenere un sogghigno nel vedere Loki in quelle condizioni.
“Oh ma io non ti odio dopotutto, senza di te, sarei disoccupato” concluse scompigliando i capelli al dio e uscendo dalla stanza ridendo di gusto.
 
Erano già passate due settimane e Loki, tanto per occupare il tempo, aveva già iniziato a fare scherzi. Forse non aveva più la magia dalla sua parte, ma con un ingegno come il suo non era difficile trovare qualche tiro mancino da fare ai suoi carcerieri.
Tony lo trovò seduto ad osservare annoiato Thor e Steve che combattevano.
“Non ti unisci anche tu?” chiese l’uomo sedendosi al suo fianco.
“Meglio di no. La tentazione di ucciderli sarebbe troppo forte” rispose incrociando i suoi occhi verdi con quelli scuri dell’altro. Sulle labbra di entrambi comparve un ghigno divertito.
Intanto anche gli altri due Vendicatori si erano avvicinati per salutare il nuovo arrivato.
“Come mai da queste parti? È successo qualcosa?” domandò Steve incuriosito.
“Naa, semplicemente mi mancavano i miei due amici imbottiti di anabolizzanti” ribattè, colpendo il muscoloso braccio di Steve con una mano.
 Thor sorrise ma la sua attenzione fu catturata dall’altro dio: il moro era diventato improvvisamente serio e gli occhi gli si erano incupiti, ottenebrati da qualche temibile pensiero.
“Loki va tutto bene?” gli domandò il biondo, cercando di incontrare i suoi occhi. L’interessato si limitò ad alzarsi, fulminandolo con lo sguardo e uscì dalla stanza, seguendo Tony e Steve. Thor sospirò pesantemente. Da quando si era rimesso, Loki non gli aveva quasi più rivolto parola. Non cercava neanche di stuzzicarlo e anche gli scherzi che faceva erano sempre rivolti agli altri Vendicatori.
A Thor regalava soltanto l’indifferenza e questo gli faceva ancora più male.
 
Muovendosi nel buio del corridoio Loki non riuscì a trattenere un sorriso soddisfatto: nel giro di cinque minuti sarebbe stato fuori da lì e in un’altra mezz’oretta si sarebbe liberato da quello stupido bracciale.
Non sapeva perché non se ne fosse andato prima. O meglio, lo sapeva, ma se n’era accorto solo quel pomeriggio. Era successo parlando con Tony. Era bastata quella battuta. La tentazione di ucciderli sarebbe troppo forte. Appena l’aveva pronunciata si era reso conto che non era così. Non voleva ucciderli. Si stava…abituando a loro.
Si divertiva a fare scherzi a Steve: era ancora più ingenuo di Thor ma meno portato per la vendetta.
Parlando con Tony riusciva finalmente a trovare un degno avversario per i duelli verbali.
Dover cercare continuamente nuovi modi di snervare Bruce per fargli perdere il controllo lo esaltava.
E poi c’era Thor.
Da quando si era svegliato aveva cercato di evitarlo. Improvvisamente la sua presenza lo inquietava. Soprattutto non riusciva a capire perché, in punto di morte, il suo ultimo pensiero era stato farlo sorridere.
 Loki aveva sentito l’impellente bisogno di andarsene, di tornare alla normalità, dove i Vendicatori non sono altro che dei nemici da eliminare senza pensarci due volte.
Dove Thor è sempre il suo stupido fratello che tenta, inutilmente, di redimerlo.
Loki scosse la testa, riportando l’attenzione alla sua fuga: non aveva certo intenzione di fallire solo perché si era distratto!
Eccola lì, la porta che divideva la zona “residenziale” con le camere, la cucina e le aree di svago, dove lui era recluso dal cuore della base dove gli era vietato l’accesso. Dove c’era l’uscita. Strinse con più forza quella (come diavolo si chiamava? Ah si…) carta magnetica che era riuscito a rubare nel pomeriggio. Alzò il braccio per inserirla nella fenditura ma dal buio dietro di lui uscì fuori una mano che gli tappò la bocca, mentre un’altra mano si stringeva con forza intorno al suo polso, portandolo dietro la schiena per immobilizzarlo.
Il moro spalancò gli occhi, iniziando ad agitarsi per liberarsi da quella stretta, ma quella voce famigliare lo convinse a desistere.
“Stai fermo Loki” Se non avesse avuto la bocca tappata avrebbe lanciato un grido di esasperazione. Perché proprio non riusciva a capire come quello scemo di Thor riuscisse a fermarlo ogni singola volta.
Mantenendo la presa ferrea intorno al suo polso, il biondo lo ricondusse nella sua stanza.

“Che cazzo credevi di fare?”
“Si chiama fuga, hai presente? Anzi, sarebbe stata anche un’ottima fuga, se tu non fossi intervenuto…” rispose arrabbiato. Con uno scatto il biondo gli afferrò di nuovo il polso, mettendo a nudo il braccialetto
“Ottima fuga? Ti sono sfuggiti un paio di particolari del genere che appena saresti uscito da quella porta sarebbe scattato un allarme. E se non ti basta avremmo potuto alzare l’intensità delle scariche elettriche fino a farti svenire!” Il moro guardò interdetto quel cerchietto di metallo e con uno scatto del polso si liberò dalla stretta dell’altro.
 “Io voglio andarmene! Non ce la faccio più a stare qui”
“Sai che non è possibile Loki…” rispose sospirando
“Lasciami andare! Senza dubbio sai come togliermi quest’affare”
“Non posso” il biondo si stava irritando sempre di più.
“Non puoi o non vuoi ?” chiese ancora più infuriato il moro, avvicinandosi di un passo all’altro. Thor non riuscì a sostenere il suo sguardo verde.
“Io…io ho bisogno di te, Loki” si costrinse infine ad ammettere.
“Se vuoi un animale da compagnia tornatene ad Asgard! Scommetto che Sif e i Tre guerrieri saranno felicissimi di tornare a sbavare ai tuoi piedi”. Con uno scatto rabbioso Thor alzò il capo, tornando ad incontrare gli occhi dell’altro.
“Smettila Loki! Ti credi tanto furbo, ma in verità non hai mai capito niente!” continuavano a fissarsi, nessuno dei due riusciva staccare gli occhi da quelli dell’altro.
“Io sarei quello che non ha mai capito niente? Dimmi, e tu che cos’è che avresti capito?” non si erano accorti che, in preda alla furia, si erano avvicinati sempre di più.
“Una semplice cosa, ma che a te è sfuggita”
“Ti prego, illuminami” rispose ironico, alzando gli occhi al cielo.
In preda ad un raptus di rabbia, Thor lo afferrò per il collo della maglia, chiuse gli occhi e azzerò la distanza tra le loro labbra.
Continuò a baciarlo finchè il bisogno d’aria non lo costrinse a staccarsi. Mollò la presa intorno alla sua maglia per andare ad avvolgerli le spalle con le braccia, appoggiando la sua guancia contro quella liscia dell’altro.
“Allora, tu sei quello che aveva capito tutto eh?” chiese dopo un interminabile momento, tentando di allontanare i loro volti per cercare lo sguardo verde dell’altro, nella speranza di riuscire, almeno questa volta, a leggervi dentro una risposta.
Ma non riuscì. Perché solo allora si accorse delle mani di Loki, serrate a pugno intorno alla sua maglietta. Il moro lo trattenne vicino a sé.
“Resti comunque un idiota” gli mormorò nell’orecchio, prima di nascondere il viso nell’incavo del collo di Thor.







Nota
Ecco a voi la penultima (si, si avete letto bene, vi torturerò ancora con un capitolo...) parte di questa ff
Volevo ringraziare Cristy_p e Loyrala che hanno recensito: grazie mille e scusatemi se non ho risposto ma senza dubbio mi sarei fatta sfuggire qualcosa che vi avrebbe rovinato la sorpesa XD
Per finire ne approfitto per augurare buona Pasqua a tutti!

Ciao ciao XD
roby_lia

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Capitolo 4
*** Gelosia, scherzetti e quant'altro ***


Gelosia, scherzetti e quant’altro 
 
Appena Thor riemerse dal dolce abbraccio del sonno, non si accorse subito che c’era qualcosa non andava. Soltanto quando allungò una mano, sicuro di incontrare Loki, si accorse della sua assenza.
Con uno scatto alzò la testa, guardandosi intorno. I suoi occhi notarono subito il braccialetto, abbandonato sul comodino.
Gliel’aveva tolto la notte prima, appena il moro si era addormentata tra le sue braccia. Non gli era mai piaciuto quell’aggeggio e durante la notte aveva avuto l’improvvisa sensazione che non servisse più. La sensazione che Loki non lo avrebbe più abbandonato.
Non poteva essersene andato. Non dopo quello che era successo. Lui non ne avrebbe…approfittato. No, non l’avrebbe fatto mai.
-Chi cazzo voglio prendere in giro? Stiamo parlando del dio degli Inganni…-
L’avrebbe fatto eccome. Ne avrebbe approfittato subito, senza pensarci due volte.
-Quello che c’è stato tra loro vale davvero così poco per Loki? -Si chiese il dio rivestendosi velocemente.
 
Andò in cucina, sicuro che vi avrebbe trovato gli amici a far colazione. Ma la scena che gli si presentò davanti lo lasciò esterrefatto.
Steve sedeva sveglio e pimpante come sempre.
Bruce ancora addormentato, stava semi accasciato su un’altra sedia.
Tony si stava preparando un caffè, sorridendo spensieratamente.
E Loki appoggiato sul banco da lavoro, sgranocchiava biscotti al cioccolato.
“Giorno” lo salutò Bruce, non riuscendo a trattenere uno sbadiglio.
Thor ricambiò il saluto, non prima di aver lanciato un’occhiata furiosa all’altro dio, che nascose un sorriso nell’ennesimo biscotto.
Tony si voltò verso di lui, mescolando il caffè per farlo raffreddare. L’uomo lo fissò mentre si sedeva, socchiudendo gli occhi,.
“Sai, se hai così caldo da dormire senza maglia possiamo accendere il condizionatore…” Thor irrigidì le spalle, abbassando lentamente lo sguardo sulla propria maglietta. Nell’ansia di cercare Loki l’aveva messa al rovescio.
Cercò disperatamente qualcosa da dire, ma, per sua fortuna, intervenne il dio degli inganni.
“Io invece mi chiedo perché un genio, miliardario, playboy, filantropo, con svariati super attici solo per sé, passi la notte in una misera base di un’agenzia federale” Gli occhi scuri dell’uomo si girarono verso quelli brillanti del dio: nessuno dei due riuscì a trattenere un sogghigno.
“Dev’essere per la compagnia… e poi sai, un pazzoide mi ha usato come ariete per sfondare la finestra del mio attico preferito e non mi ha ancora pagato i danni…”
Thor afferrò una tazza riempiendola della prima bevanda che gli capitò tra le mani. Non gli piaceva il modo in cui quei due si stavano fissando.  
“Sul serio? Dev’essere un tipo simpatico, me lo presenti?”
Il fatto è che erano abbastanza simili: nessuno dei due aveva buoni rapporti con la famiglia, tutti e due avevano un ingegno da vendere ed entrambi avevano la battuta sempre pronta.
 “Bah, in verità non è sto granché…è piuttosto egocentrico…”
Ok, erano fin troppo simili per i suoi gusti. Rafforzò la presa sulla tazza cercando di ignorarli.
“…Disse l’uomo che se ne va in giro con un’armatura rossa ed oro tanto per passare inosservato”
I loro occhi non si erano mai separati, continuando a fissarsi intensamente.
Per Thor fu troppo. Con un gesto secco sbattè la tazza sul tavolo, riducendola a pezzettini. Il latte, ancora caldo, gli scottò la pelle ma almeno Tony e Loki avevano smesso di guardarsi.
In compenso sul volto di entrambi era apparso un sorrisino…soddisfatto.
Estremamente divertiti, i due si scambiarono un’occhiata veloce, mentre i rispettivi cervelli venivano attraversati dal medesimo pensiero: era gelosia quella?
Comunque fecero finta di nulla, guardando Thor sistemare il disastro che aveva combinato.
Tony si portò il caffè alle labbra, convinto che ormai fosse freddo. Ma così non era.
“Ahh!!! Scotta scotta scotta!!” iniziò ad agitarsi cercando di raffreddare la lingua. Quando riprese il controllo di sé puntò gli occhi infuriati su Loki.
“Tu! Hai scaldato il caffè con uno dei tuoi trucchetti da quattro soldi!” il dio si stiracchiò placidamente, appoggiando il pacchetto di biscotti.
“Uau, neanche le nove di mattina e sono già stato incolpato di qualcosa. Oserei dire di essere tornato in piena forma ” concluse uscendo dalla cucina.
Fu subito seguito dalla voce di Tony.
“Farabutto! Hai anche finito i biscotti!”
 
“Dopo due settimane credo di aver imparato ad orientarmi Thor” Il biondo sorrise, seguendolo dentro la sua camera.
“Perché ti sei alzato sta mattina?” Il moro si voltò, sospirando esasperato.
“Semplicemente avevo fame…” Ok, quello aveva senso.
“E perché hai riscaldato il caffè di Tony?” Continuò incuriosito.
 “Hey, chi ha detto che l’ho fatto?” il biondo lo guardò scettico ricevendo in cambio un sorriso malizioso.
“Ok, ok vedi, il fatto è che nessuno può insinuare qual cosa su di te. Nessuno che non sia io, chiaro?” Per un lungo istante i due dei restarono in silenzio, a fissarsi negli occhi.
“Comunque prima di partire con Clint per non so quale missione, Natasha ha lascito detto di farti sapere che puoi usare il suo balsamo a patto che tu non glielo finisci tutto…” Il biondo sbuffò, roteando gli occhi.
“Si, si questa battuta l’ha già usata. Soltanto perché ho tenuto i capelli più lunghi per un po’, continuano a perseguitarmi” Disse a mo’ di spiegazione.
“No, sul serio?” Thor si bloccò, osservando l’altro contorcersi nel tentativo di trattenere le risate.
“Stronzo” lo insultò dolcemente, socchiudendo gli occhi. Loki si lasciò sfuggire una risata divertita.
“Io non centro niente questa volta! È stato Tony a suggerirmi di dirtelo”
Sul volto di Thor riapparve la stessa, strana, espressione che gli era venuta durante la colazione.
La mente di Loki fu attraversata contemporaneamente da due pensieri: quella è senza dubbio gelosia e devo dirlo a Tony.
“Cos’hai da sorridere?” domandò il biondo imbronciato, squadrandolo con sospetto.
“Tu…tu sei geloso!” rispose sorridendo. Thor lo fissò interdetto per un attimo, poi gli si avvicinò lentamente.
“Si è vero: sono geloso, protettivo e veramente possessivo nei tuoi confronti. Quindi se non vuoi che spacchi la faccia ad ogni altra persona che ti rivolge parola, evita di essere espansivo come prima, chiaro?” Domandò alzando un sopracciglio.
“Non tentarmi, saprei girare il fatto a mio favore lo sai” rispose ridacchiando, ma Thor non lo ascoltava più: l’aveva tirato gelosamente a sé e aveva iniziato, dolcemente, a torturargli con le labbra, la morbida pelle del collo.
Non gli importava dei segni rossi che lasciava. Loki avrebbe potuto tranquillamente nasconderli con la sua magia.
Voleva soltanto farli capire la priorità che aveva su di lui.
Come aveva sempre desiderato fare.

Però, a discapito di ciò che sperava il dio dei fulmini, Loki e Tony si divertivano troppo a mettere alla prova la sua gelosia. E così i giorni che seguirono furono alcuni dei più snervanti nella vita del povero biondo. Ma ciò che non sapeva era che, appena lui usciva dalla stanza per evitare di picchiare l’amico e il fratello, erano i due interessati che riuscivano a evitare a stento di mettersi le mani addosso: erano troppo simili, non riuscivano a non stuzzicarsi con battutine e scherzetti. Anzi, in pratica avevano dato il via ad una vera e propria gara di scherzi, a discapito dei Vendicatori.
E fu per questa gara che un bel pomeriggio Tony invitò Jane Foster a trovarli.  
 
“…lei è Natasha e quello lì è Loki, il fratellino di Thor” Tony finì le presentazioni con il suo solito sorriso smagliante. I Vendicatori, al momento privi di Thor e Steve, si scambiarono occhiate confuse, mentre si costringevano a rivolgere sorrisi approssimativi alla loro ospite.
“Loki? Il dio degli inganni?” Il dio in questione stava cercando di decidere se uccidere prima Tony o quell’umana, che gli aveva dato sui nervi dopo i primi tre secondi che l’aveva vista.
“Ma che brava, hai fatto i compiti a casa” Si limitò a rispondere sarcastico. -No, bruciarla viva è meglio di no. L’odore di carne umana bruciata è troppo nauseante- rimuginò tra sé e sé.
La donna fece un sorrisino teso, prima di girarsi nuovamente verso Tony.
“Allora… Thor dov’è? Quando arriva?” Tony sorrise amabilmente spostando lo sguardo su un Loki colmo d’intenti omicidi.
“Loki?” Il dio, sentendosi chiamato in causa, corrugò la fronte, fulminando l’uomo con lo sguardo.
“Ti sembro forse un indovino?” L’uomo finse uno sbuffo seccato.
“Che mago da strapazzo che sei”
“Vai ad oliarti le giunture, nonnetto”
“Per tua informazione la mia armatura funziona benissimo e non ha bisogno di essere oliata”
Loki si limitò a rivolgerli sorriso che sottendeva una “lieve” minaccia: non ne ha bisogno per il momento. 
Incrociando le braccia sul petto il dio tornò a rivolgere l’attenzione ai suoi piani di vendetta.
Decise di non uccidere Tony: gli serviva per far ingelosire Thor.
Per quanto riguardava Jane, bhe, la morte sarebbe stata troppo facile.
Lentamente l’espressione seccata sul suo viso si sostituì ad un sorrisetto sadico, mentre un nuovo, malizioso piano gli nasceva nel cervello.
Tony si accorse immediatamente del cambio d’espressione nel volto di Loki. Non riuscì a trattenere un sorriso carico di soddisfazione: che cos’avrà mai organizzato il Burlone?
 
Dopo una mezz’oretta in qui i Vendicatori avevano tenuta impegnata la loro ospite ( e Loki si era trattenuto dal strozzarla, ripetendosi che il piano che aveva in mente era molto più soddisfacente) finalmente il possente dio del tuono rientrò alla base.
Appena entrò nella stanza Jane gli si gettò addosso urlando felicemente “Thor!!”.
“Jane!?!?” Il biondo restò impalato per un paio di secondi poi, con un sorrisino teso, cercò di allontanarla da sé. “Che… Che cosa fai qui?” chiese il più cortesemente possibile.
“Mi ha invitato il signor Stark. Mi ha anche raccontato che sei stato molto impegnato in questo periodo e perciò non sei potuto tornare…” Per sua fortuna evitò di dire quel da me che aveva sulla punta della lingua. Se l’avesse fatto il bel dio degli inganni avrebbe mandato a quel paese il suo malvagio piano e la ragazza si sarebbe ritrovata nel giro di mezzo secondo a far conoscenza con la morte in persona. 
L’umana continuò felicemente a sorridere come un ebete, mentre Thor, con un panico sempre maggiore, si costrinse a tenere sulle labbra quello stupido sorrisino di cortesia.
 
“… e poi è andato via, ma sapevo che sarebbe tornato. L’aveva promesso.” Jane rivolse un sorriso raggiante a Thor, che nascondeva la sua espressione tenendo appoggiato il mento su una mano.
Durante tutto il racconto della donna, il biondo aveva continuato ad insultarsi mentalmente. A quel tempo non aveva pensato alle conseguenze di ciò che faceva. Però era anche vero che non aveva mai sperato che le cose si… evolvessero com’era successo, con Loki. Non aveva pensato che un pomeriggio Loki e Jane sarebbero stati nella stessa stanza.
Rivolse uno sguardo ansioso al fratello: era tranquillo. Troppo tranquillo. Senza dubbio aveva in mente qual cosa.
Sentendo lo sguardo dell’altro su di sé, il moro si girò verso di lui, rivolgendoli un sorriso angelico. Fin troppo angelico. Aveva in mente qual cosa di veramente molto terribile.
“Ma che bella storia...Non trovi Loki?” La voce di Tony richiamò l’attenzione dei due dei.
“Uh? Si, si davvero…inaspettata- il moro osservò con la coda dell’occhio il fratello- Certo mancano un paio di dettagli come il mio malefico piano per la conquista di Asgard, ma cose del genere sono superflue in confronto ad una così inusuale storia d’amore di… due giorni, giusto?” Concluse con un sorriso smagliante. La brunetta assunse un’aria ferita, mentre nemmeno i Vendicatori riuscirono a trattenere delle risatine, che nascosero malamente dietro colpi di tosse.
Tony portò i suoi occhi scintillanti su Thor.
“Adesso cosa pensate di fare? Scommetto che Thor sarebbe un ottimo padre…” domandò malizioso. Thor si pietrificò, spostando lo sguardo implorante sul fratello: se c’era qualcuno che sapeva come fermare Tony, era per forza lui. Il moro si limitò a ghignare divertito ma era un ghigno teso, come se si stesse obbligando a farlo.
“Non saprei, come fratello maggiore ha fatto schifo…” Tony colse la palla al balzo.
“Meglio averlo come compagno per le scorribande notturne, vero?” chiese, sbattendo angelicamente le palpebre.
“Senza dubbio- rispose sogghignando -ma anche in quel caso ha dei difetti…”finì alzandosi sinuosamente.
“Difetti? E di che genere?” I Vendicatori si guardarono allarmati: a che gioco stavano giocando quei due?
“Bhe il fatto che russa rende tutto più fastidioso” rispose fermandosi, casualmente, vicino a Thor, ancora seduto.
“Io non russo!” protestò il biondo con uno sguardo leggermente confuso, visto che non era sicuro di aver capito ciò su cui quei due stavano scherzando.
 “Veramente ieri notte hai russato quindi vedi di non farlo anche sta notte, chiaro?” dopodiché si chinò sul volto del fratello, baciandolo lascivamente. Il biondo s’immobilizzò, arrossendo violentemente, ma ricambiò con la stessa passione quel bacio inaspettato.
Soddisfatto dello sguardo avvilito e costernato di Jane Foster, il dio del Caos uscì, seguito dalle urla e dai fischi d’approvazione dei Vendicatori.


Loki respirò a pieni polmoni l’aria fresca della sera guardandosi intorno. Dal tetto della base si godeva di un’ottima vista e, come sempre, l’altezza riusciva a darli una bella sensazione di libertà e lo aiutava a schiarirsi la mente.
L’aveva fatto per infrangere i rosei sogni di Jane e per mettere in imbarazzo Thor. Certo, era così. Senz’ombra di dubbio.
Non l’aveva mica baciato perché voleva farlo, perché gli piaceva veramente Thor e voleva far capire a tutti che lui era una sua esclusiva proprietà. No, certo che no. Non sarebbe stato da lui.
Il dio sospirò di nuovo, scompigliandosi i capelli con una mano. Perché non riusciva a mentire a sé stesso?
Perché non riusciva ad ammettere che lo aveva baciato perchè aveva voglia di farlo, per legarlo indissolubilmente a lui?
Perché aveva creato quel legame, quando, ora, l’unica cosa che voleva era annullarlo?
Perché era in cima a quel tetto, solo e senza sorveglianza, eppure non aveva il coraggio di andarsene?
Perché? Perché? Perché? 
“E adesso chi è il geloso?” la voce del fratello lo richiamò alla realtà. Il moro sorrise angelicamente.
“Geloso? Io? Ho solamente cercato di non illudere quella povera ragazza”
“In compenso l’hai traumatizzata!” Loki sbuffo.
“Che parolona: traumatizzata. Se non avesse mai più avuto bisogno del parrucchiere, allora sì che sarebbe stata traumatizzata…” Il biondo rise divertito.
“Allora avevo ragione a credere che stavi per incenerirla!”
“Questo è inesatto - il biondo lo fissò alzando le sopracciglia- … non mi sarei limitato solo a quello” concluse ghignando. Thor ricominciò a ridere e, dolcemente, lo afferrò per i fianchi tirandoselo vicino, in modo da avere la sua schiena appoggiata sul proprio petto.
“Ehi, mi hai scambiato per un cuscino?!”
“Certo che no… sei troppo ossuto” Il moro tentò di divincolarsi, ma il biondo rafforzò la sua stretta intorno alla vita esile del compagno.
“Grazie. -gli sussurrò alzando le labbra fino alla sua tempia, dove posò un delicato e affettuoso bacio- Non so proprio come avrei fatto a liberarmi di lei”
 “Si, si, certo, però adesso lasciami…dopotutto ti ho solo salvato dalle grinfie di quell’arpia” rispose agitandosi con più forza.
-E io sto solo cercando di salvarti dalla tua stessa mente- pensò il biondo, nascondendo il volto nei capelli scuri dell’altro poi, sospirando, allentò la stretta, permettendo al fratello di allontanarsi da lui.
Subito gli occhi brillanti del dio si persero nel nulla, esattamente come immaginava il biondo. Conosceva quell’espressione. Non l’avrebbe mai dimenticata. Non avrebbe mai potuto.
“Tu vuoi andartene” Era la stessa espressione che aveva quella notte. Quando l’aveva quasi…baciato.
Il moro riportò gli occhi sorpresi su di lui, mentre un leggero sorriso rassegnato gli compariva nel volto.
“Andiamo Thor, sai bene che questo… questo non sono io” disse con voce amara.
“Io invece ti riconosco dopo tanto tempo. Finalmente sei di nuovo tu. Sei tornato quello con cui sono cresciuto”  Loki portò gli occhi a fissare il pavimento.
“No. Io non sono più quella persona…non posso più esserlo”
 “Ma che diavolo stai dicendo Loki? Certo che sei tu e-“
“Smettila Thor! Io sono…sono un gigante di ghiaccio! Il bambino che tu hai conosciuto non sarebbe mai dovuto esiste! Io non dovrei esistere!” lo interruppe arrabbiato. Il biondo cercò di sfuggire a quelle parole scuotendo la testa.
“è diverso Loki, tu-“
“Io sono un gigante di ghiaccio! Una volta tu mi avresti ucciso senza esitazione, ammettilo!” La verità di quelle parole piombò su Thor.
Era vero. Era tutto vero. Se non fosse stato suo fratello non avrebbe esitato un secondo prima di ucciderlo. 
“Io…io sono cambiato” rispose convinto il biondo.
“E io no? Ho fatto cose terribili. Ho abbandonato Asgard. Ho viaggiato per l’universo. Credi che ciò non mi abbia cambiato?”
Si, in peggio. Thor aveva la risposta lì, pronta sulla punta della lingua. Ma si fermò in tempo: non era da Loki offrire un’ occasione del genere.
Improvvisamente capì le sue intenzioni: voleva litigare.
“Si ti ha cambiato, ma ciò che hai fatto è passato. Ora hai un’altra possibilità. Sfruttala”
“Perchè fai così? Perché devi sempre tentare di redimermi?”
Così se ne sarebbe potuto andare senza rimpianti. Così la colpa sarebbe stata di nuovo di Thor.
“Scusami tanto, se ti amo!” sbottò irritato.
Loki sussultò a quelle parole. No, non poteva averlo detto. Non potevano essere vere.
“…no…” scosse la testa, cercando di cancellarle dalla sua mente.
Thor sospirò, avvicinandosi all’altro.
“Smettila di fare il bambino, Loki. È ovvio che ti amo e non permetterò che mi manipoli facendomi dire cose che in verità non penso, solo perché non hai il coraggio di andartene…o di restare” Il moro alzò gli occhi sull’altro. Thor non l’aveva mai visto così. Sembrava spaventato. Spaventato del fatto che era riuscito a capirlo.
“Se vuoi andartene, vattene pure. Ormai sono abituato al dolore che provochi, anche se riesci sempre a farlo diventare più forte” Continuò, in attesa di una reazione da parte dell’altro. Loki sospirò, riportando lo sguardo a terra.
“Non posso”
“Non puoi o non vuoi?” Thor riuscì a trattenere a stento il sollievo che provava.
“Quand’è che la smetti di rubarmi le battute?” domandò fingendosi imbronciato, ma gli occhi di ghiaccio dell’altro lo fecero tornare serio.
“Non voglio. Io non voglio andarmene.” Ammise con poco più di un sussurro.
Finalmente Thor sorrise, passando un braccio attorno alle spalle dell’altro e tirandoselo vicino.
Le cose erano tornate com’erano sempre state. Come dovevano essere.
Erano di nuovo solo loro due. Jane, Tony, i Vendicatori, la terra, Asgard, l’universo. Niente aveva più importanza, a parte loro due. Un semplice momento perfetto.
Ma niente è più noioso della perfezione, almeno per Loki
“Non t’illudere – riprese ghignando- resto solo perché non posso darla vinta a Tony nella nostra gara, chiaro?”
Thor sospirò divertito: si, le cose erano tornate tutte al loro posto.

Fine 







Note
Ecco qua la fine di questo delirio. Come sempre i commenti sono graditi.
Una grazie mooolto speciale va a chiunque abbia avuto il coraggio di mettere questa ff tra le seguite/preferite ecc.
Ma un grazie ancora più speciale va a Cristy_p e a Loyrala che non hanno mai mancato un capitolo: senza di voi probabilmente questa storia sarebbe rimasta a marcire dentro il mio quaderno di latino(e qua si scopre improvvisamente come mai ho 6- - in quella materia…)
 
Ok, ora devo ritirarmi (anche perché ho scoperto ieri alle 11.30 di sera che devo leggere un libro di 150 pagine ehm ehm)
 
Ciao ciao !
roby_lia  

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