Da parte l'imbarazzo.

di MireaAzul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se ti dicessi che ti amo? ***
Capitolo 2: *** Che sia il momento...? ***
Capitolo 3: *** Ce la posso fare! ***
Capitolo 4: *** Aspettami, ti prego. ***



Capitolo 1
*** Se ti dicessi che ti amo? ***


Caspita. Non esistono parole per descrivere ciò che stavo provando in quel momento. L’emozione di rivedere mia moglie dopo quel mese di assenza. Certo, c’erano già state delle volte in cui ero stato lontano da casa anche per più tempo, ma quell’incontro era qualcosa di magico…
Perché, poi? Forse per il fatto che ero a piena consapevolezza che non l’avrei più rivista per molto tempo, forse addirittura per anni.
Era stato il desiderio di Gohan ad avermi portato lì.
“Drago Shenron, io desidero che mio padre ritorni sulla terra per un giorno, per rendere felice la mia mamma che senza di lui piange ogni giorno…” Ed eccomi lì.
Accettai di ritornare solo per quel giorno, ritrovandomi al palazzo del supremo, dove il mio adorato figlio mi abbracciò con tutte le forze che aveva, ed è tutto dire. Mi disse di andare da lei, da Chichi, dalla mia adorata moglie e dalla sua amata mamma, e di farla felice; non sopportava più vederla così mogia mogia. Così andai.
Me ne andai dal palazzo del supremo e mi diretti subito ai monti Peoz, trovando subito con lo sguardo la nostra bellissima casetta. Atterrai di fianco la finestra della cucina, e la vidi: seduta, con i gomiti appoggiati al tavolo e il volto tra le mani fradice di lacrime, i bellissimi capelli corvini raccolti nel solito chignon e la frangia sbarazzina che le copriva la fronte.
Non resistetti a quella scena che tanto mi faceva male al cuore, ed entrai, senza bussare ne niente. Volevo sorprenderla, renderla felice come mi aveva raccomandato Gohan.
- Chichi… -
Si voltò di scatto verso di me, gli occhi rossi e imperlati di lacrime si spalancarono nel vedermi, e il suo viso si fece ancora più pallido. La conoscevo bene, sapevo che nonostante il suo silenzio, la sua testa era tutta un’esplosione, mandata in caos alla mia apparizione così improvvisa. Sapevo che non riusciva a capacitarsi di ciò, sapeva che si stava facendo mille domande che lo stupore le proibiva di fare. Sapevo che se io non avessi proferito parola, lei sarebbe stata capace di rimanere in silenzio per ore.
- Sì Chichi, sono davvero io. – le dissi con un sorriso. Pensavo che facendo così avrei rotto quel silenzio, ma molto probabilmente mi sbagliavo, e con quella semplice frase il caos che aveva in testa si triplicò.
“Goku? Qui? Mica è morto? E’ ancora morto, vero?” avrei scommesso oro che erano queste le principali domande che si stava ponendo, fin quando notai una cosa: il suo sguardo si era posato sulla mia aureola, confondendola ancor di più, se possibile.
– E’ la mia aureola, tesoro. Sono ancora morto, anche se so perfettamente che vorresti il contrario… - aggiunsi tristemente. Ero stato mandato lì per renderla felice, e invece stavo ottenendo il risultato opposto. La vidi incupirsi ancor di più, i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime e le palpebre le si abbassarono. Non potevo resistere, no cacchio. Era la mia donna, e da dovere di marito dovevo renderla felice, anche se sapevo bene che in quei anni avevo fatto l’esatto opposto.
Ancora taciturna, tornò ai suoi tristi pensieri e smise di badare a me, me ne accorsi. Aveva smesso di guardarmi e fissava un punto indefinito nel vuoto dietro di me, come se volesse farmi sparire con la sua semplice indifferenza. Davvero le stavo procurando così tanto dolore da non volermi più…?
Basta, mi dissi, devo fare qualcosa e riconquistare il suo amore, so che posso farcela!
Mi avvicinai lentamente a lei, in un certo senso avevo paura di riscuoterla da quei suoi mille pensieri, come uno che ha paura a svegliare un sonnambulo. Ma non mi importava, ero lì apposta per toglierle definitivamente quei pensieri, ed ero sicuro che ce l’avrei fatta!
L’abbracciai calorosamente, un abbraccio dolce e pieno d’amore, che solo un marito innamorato può dare, e sentivo che la sua indifferenza se ne stava andando, sapevo che nonostante tutti i dispiaceri che nella vita le ho dato, lei avrebbe sempre voluto me, me, me e nessun altro uomo (o sayan) al mondo. Iniziai a cullarla, come un papà che culla la figlia appena svegliata da un brutto incubo.
– Sono qui amore mio, so che volevi solo questo. Non essere più triste, io ti amo e ti amerò sempre. – le dichiarai con tono dolce e timido. Per quanto io fossi forte fisicamente, in quel tipo di occasioni posso definirmi l’uomo più impacciato dell’universo. Mi trovo meno in difficoltà a combattere Freezer e Cell assieme che dimostrare il mio amore a Chichi. Il che è sempre stato uno sbaglio.
Quella frase probabilmente, fu la più bella che io abbia mai detto a mia moglie, perché la sentii sciogliersi definitivamente tra le mie braccia, quella donna così forte si ritrovò ad avere i sentimenti puri di una bambina con la sua prima cotta, quella cotta che Chichi si portava dietro dalla prima volta che mi vide. Finalmente, sentii le sue braccia avvolgermi e ricambiare quel mio dolce abbraccio, e la sua guancia appoggiarsi delicatamente suo mio petto.
– Oh Goku, sento il tuo cuore battere… E’ la melodia più bella di tutte… – sussurrò con voce spezzata e un nodo in gola che continuava a crescerle per la troppa emozione. Oh mia dolce Chichi, non sai quanto amore provai in quel momento per questo lato di te, che però hai sempre nascosto agli occhi di tutti.
– Chichi, io posso stare qui solo per oggi, poi non so quando tornerò. Non essere triste però, ok? –
Mi staccai dall’abbraccio e la presi per le spalle, guardandola dritta in quei suoi bellissimi occhi: neri come una notte senza stelle e espressivi più di qualunque altro. Ma li vedevo tristi, ANCORA. Cercai di mantenere sempre quel mio solito sorriso ingenuo che ama tanto e dissi:
– Ovunque io sia, morto o vivo, non importa, io amo te, amo SOLO te… – avvicinai il mio viso al suo, vedendola diventare rossa sulle gote. – Solo te mia piccola Chichina, sei la donna più bella, sai? Scusa se ho aspettato così tanti anni per dirtelo, scusa… –
E feci la cosa che in quel momento mi sembrava più giusta fa fare: la baciai.
Ora che ci penso, non mi sembra di averla baciata molte volte nei nostri anni di matrimoni. Forse perché è una cosa che poche volte mi veniva naturale, e il più delle volte era lei a cercare le mie labbra, e… ora che ci penso, sono un coglione. Già già.
Dicevo. La baciai, trovandola la cosa più naturale e semplice da fare. Le sue labbra erano la cosa più perfetta che abbia mai toccato o visto..! Rosee, carnose, morbide, fresche… perché mi stavo accorgendo di quelle cose meravigliose solo in quel momento? Mai in vita mia mi sono maledetto per qualcosa come in quell’istante.
– Goku… – le sue labbra si allontanarono d’improvviso, e per un attimo mi sentii perso. – Quindi… Non sai quando ritornerai, giusto? – mi chiese, e (stranamente) non col tono malinconico e basso di prima, ma con una nota decisa che, non so perché, mi piacque.
– Sì amore mio, mi dispiace… – non seppi rispondere altro, non sapevo in che modo consolare mia moglie, e mi sentivo tremendamente impotente…
Ma, fece qualcosa che mi sorprese: sorrise. Leggermente, mooolto leggermente, ma sorrise. Aaaah quella donna non finirà mai di sorprendermi! Sarà per questo che la amo così tanto?
– Per favore, Goku, viviamo al meglio questa giornata insieme, ti va? –
Si mise anche lei a guardarmi dritta negli occhi, senza far trasparire le sue vere intenzioni e rendendo quel suo sguardo deciso indecifrabile. Annuii, deciso e fare tutto ciò che lei mi avrebbe chiesto, deciso a renderla finalmente felice.
In quel momento, fui io quello con la testa piena di pensieri e caos, e forse tra i due era lei quella con le idee chiare. Aaaahh che donna la mia! Più ripenso a quel suo sguardo e più mi innamoro di lei… Ah ah.
Tornò a baciarmi, con più passione e convinzione del bacio precedente, facendo passare le sue mani delicate sui miei muscoli robusti sotto la maglietta, facendomi arrossire per la prima volta in dieci anni di matrimonio.
“Sto davvero… arrossendo??” mi venne spontaneo chiedermi. Sì cacchio, ero rosso dall’imbarazzo del momento perché sotto sotto avevo già capito le intenzioni di mia moglie, ma ancora non lo volevo ammettere. Non so che mi presi, allora, e mi tolsi la maglietta, restando a petto nudo di fronte a Chichi.
Lei, invece di baciare le mie labbra, iniziò a baciare il mio corpo, i miei pettorali, il mio petto. Erano baci dolci e delicati che si trasformarono in poco tempo in baci di tutt’altro tipo; sentivo la sua saliva sulla mia pelle nuda, la sua lingua che leccava in circolo un capezzolo per volta, e la cosa mi piaceva…
– C-Chichi, ma che fai?... –
Ok, ora che ci ripenso mi accorgo di avere l’erotismo di un comodino infestato di tarli, forse per questo che Chichi è sempre stata un po’ scontrosa… Mmh. In effetti, ora che mi rimetto a pensare a quel giorno mi vengono in mente mille cose a cui da vivo forse non ci sarei mai arrivato! Ah ah ah!
– Hai un corpo bellissimo amore mio… – fu la semplice risposta di lei, una risposta data con un tono strano, né malinconico né deciso… proprio non riuscivo a capire. Cioè, dai caspita! Sono sempre stato il solito imbranato, e anche se la gente è convinta che io non lo sappia, lo so perfettamente di essere anche un po’ stupido!
Ma il fatto che lei era lì, per me, il fatto che mi stava baciando il corpo, il fatto che ci rimaneva solo quel giorno… mi fece provare un’emozione che in vita mia avevo provato solo un’altra volta: quando avevamo concepito Gohan.
La mia fu una reazione velocissima ed improvvisa, come una specie di flash back: mi ricordai di quel concepimento, di tutto l’imbarazzo che c’era allora e che provavo anche in quel preciso momento, di tutte le insicurezze, della paura di far brutta figura col proprio corpo, me le ricordai tutte, una sequenza di immagini che mi attraversò l’anima e il cuore, e qualcosa dentro di me scattò.
Come col bacio di prima, feci la cosa che in quel momento mi parve più naturale: presi in braccio Chichi e la portai nella nostra camera da letto. La vista di quel letto mi rese un po’ triste, pensando che non ci dormivo da un mese e che non ci avrei dormito per altri anni… ma cercai di scacciare quel brutto pensiero, e tornai a guardare la mia bellissima moglie, che adagiai dolcemente sul letto, quasi con la paura di ferirla o di spaccare quella sua pelle talmente candida da sembrare di porcellana.
Lei in risposta mi guardava con sguardo interrogativo, chiedendomi con gli occhi il perché di quella mia mossa. In realtà, non lo sapevo bene nemmeno io! Mi misi a gattoni sopra di lei, iniziando a baciarle il collo e cercando di canalizzare tutto il mio amore per lei sulle mie labbra, quasi sperando di farglielo sentire così. Sentì la sua pelle riempirsi di brividi di piacere. Riusciva ad eccitarsi anche in una situazione del genere? Cioè, io la baciavo con amore e lei si eccitava?
Da bravo ingenuo che sono, invece di continuare mi fermai e inizia a fissarla,confuso, spaesato, finché lei non se ne accorse e mi guardò preoccupata.
– Che c’è amore? Qualcosa che non va? –
– No amore, va tutto benissimo, solo che… Non so cosa fare in una situazione del genere. – risposi chiaro e tondo. Beh, non ho mai avuto peli sulla lingua e ho sempre detto ciò che mi frulla nella testa, anche se Chichi è la persona che più di tutte prendeva a male questo mio lato… Sigh.
– N… Non sai che fare?!?! – chiese sbalordita da tanta… imbranatezza? Di tutta risposta, annuii imbarazzato, grattandomi la nuca.
– Oh Goku sei irrecuperabile..! – disse abbattuta, si alzò e uscì dalla stanza.
“Io… irrecuparebile?” mi chiese, ma non offeso, più che altro quella sua affermazioni mi aveva parecchio confuso più di quel che non ero già. Possibile che anche in quel giorno che ci rimaneva riuscivo a farla arrabbiare o a deluderla. Manco lo facessi apposta!
Mi alzai anche io e la seguii fino in cucina, dove si mise a prepararsi un the caldo. Quando mi vide arrivare, mi sorrise calorosamente.
– Tranquillo, non sono arrabbiata ne niente, so che non lo fai apposta. – Si sedette con una tazza di the che iniziò a bere a piccoli sorsi. – Passeremo in modo tranquillo questa giornata, forse ti chiedevo troppo…–
Chiedeva troppo? Ma in che senso? La mia testa era ancora più confusa di prima. Possibile che nonostante fossi l’uomo più forte dell’universo, capace di battere qualsiasi nemico che mi capitasse di fronte, non riuscivo a battere le mura della psicologia femminile? O ero solo io a essere troppo imbranato rispetto alla media?..
– Chichi… – sussurrai, deciso, prendendole una mano che teneva poggiata sul tavolino. – Io voglio farti mia, adesso. –
Smise d’improvviso di bere, lasciando la tazza a pochi centimetri dalle labbra. Vidi le sue guance ritornare rosse, gli occhi farsi brillanti per l’emozione e l’imbarazzo, e giuro che mai la vidi così bella come allora…

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Capitolo 2
*** Che sia il momento...? ***


– Chichi… – sussurrai, deciso, prendendole una mano che teneva poggiata sul tavolino. – Io voglio farti mia, adesso. – Smise d’improvviso di bere, lasciando la tazza a pochi centimetri dalle labbra. Vidi le sue guance ritornare rosse, gli occhi farsi brillanti per l’emozione e l’imbarazzo, e giuro che mai la vidi così bella come allora…
In quell’istante volevo solo fermare il tempo e guardarla, guardarla per ore e ore, così che sembrasse che l’avessi guardata solo per pochi istanti.
“Ce l’ho fatta” pensai “Con questa frase s’è finalmente sciolta!”
Ma era ancora troppo presto per cantar vittoria. Lei arrossì e rimase molto sorpresa, certo, ma superato il primo stupore, fece una cosa che normalmente avrebbe dovuto far arrabbiare, invece mi confuse ancor di più: scoppiò a ridere. Continuai a guardarla con sguardo perso, sentendo che l’atmosfera romantica che ero riuscito a creare (per una buona volta… sigh) era andata in frantumi.
– Ahahahah oh Goku, sei sempre il massimo ahahahah! –
“Ma è scema o ci fa? Che ha ora da ridere??”
E rideva.. rideva.. rideva.
- Chichi… Davvero, non riesco a capire cosa c’è di così divertente in quello che ti ho detto… Pensavo di renderti felice con una frase così… - E la smise di ridere. FINALMENTE!
Si asciugò gli occhi da quelle lacrime che le erano nate con tutte quelle risate, e mi guardò sorridente, ancora un po’ divertita. Il suo sguardo si stava a poco a poco trasformando: da quello divertito al massimo a uno più dolce, quasi intenerito dalla mia figura confusa e spaesata, alla ricerca di risposte chiare. Allungò una mano sulla mia guancia e iniziò ad accarezzarla; un tocco morbido, delicato, una carezza in cui vita mia mi era stata concessa rare volte. Una carezza che, uno abituato alla guerra come me, non era abituato a ricevere.
– Tranquillo amore, non sto ridendo di te, sul serio. Solo che.. davvero, non so che mi è preso! – si lasciò scappare un risolino – Sono abituata al solito Goku che rimane distaccato all’amore, che ama le persone ma non lo dà mai a vedere, e quello che mi hai detto prima era un qualcosa che MAI in vita mia mi sarei immaginata di sentirti dire! –
“Ok, capisco ciò che vuoi dire, ma c’era il bisogno di scoppiare a ridere?” sbattei le palpebre, le idee che si stavano piano piano schiarendo.
Lei in risposta, non la smetteva un attimo di accarezzarmi la guancia, con quel suo tocco che mai dimenticherò. Nonostante tutto il dolore, il dispiacere, le sofferenze che avevo inflitto a quella donna, lei era lì, pronta a rassicurarmi e a porgermi la mano.
“Mia piccola dolce Chichi, che belle le tue mani.. Così morbide e curate, nonostante i mille mestieri domestici che fai ogni giorno.”
Le presi dolcemente la mano, baciandogliela sul palmo con più delicatezza possibile, quasi avessi paura di rovinare tanta bellezza, e con il viso basso rivolto verso di essa, i miei occhi si alzarono verso i suoi, fissandosi su di essi e senza lasciarli mai.
– Allora, Chichi, vuoi essere mia? – cercai di essere il più romantico possibile, però mantenendo il mio tono da giocherellone, ho sempre saputo che è una delle cose di me che le piace di più. E infatti avevo ragione; appena finii di parlare, la vidi arrossire di nuovo.
Che bella che sei quando arrossisci, amore mio! A tutti mostri il tuo lato forte, mostri quella ragazza, quella DONNA che sembra fragile e indifesa ma che ha la forza di una vera leonessa! Ma nel profondo del tuo cuore.. io so che c’è molto di più. So che c’è la delicatezza di un cuore di cristallo, di un cuore innamorato, che nonostante il tuo carattere scontroso, fa così solo per ricevere più attenzioni. Attenzioni... forse quelle che in questi anni io non sono riuscito a darti?
– Oh Goku…! – cercò di nascondere quel rossore sempre più evidente con la mano che aveva libera, mentre i suoi occhi si socchiudevano e mi guardavano timidi, imbarazzati ma anche impazienti; finalmente il momento che desiderava da tempo era arrivato. – Certo che voglio essere tua ma.. – si nascose ancor di più, chiudendo del tutto gli occhi. Sentivo addirittura la sua mano arrossire, farsi sempre più sudata. – Non puoi chiedermelo così, di punto in bianco, il momento che vuoi tu va creato, con tanto affetto e baci, e poi dev’esserci l’atmosfera giusta, la voglia da entrambi, non che mi manchi, eh! Solo che, cavolo Goku io... –
E iniziò a parlare. E parlava. E parlava. E parlava…
Iniziavo seriamente a preoccuparmi che lei quel momento cercava di evitarlo. Lo sguardo romantico e deciso che ero riuscito a crearmi ritornò a quello confuso di prima.
“Cavolo Chichi, io ti amo e tutto, ma a volte sei peggio di me!” esclamai tra i miei pensieri, e a quell’affermazione sorrisi tra me e me, un pochetto divertito forse. Cosa che però, lei non si lasciò di certo sfuggire, ahimè.
– Cos’è, adesso non vuoi più che io sia tua? Ti diverte il fatto che a me la cosa scaturisca tutte queste emozioni? –
“Oh-ho, sta iniziando a scaldarsi!”
Con uno strattone, liberò la sua mano dalla mia dolce presa, si alzò e uscì di casa. Mi chiesi se me le andassi a cercare, queste situazioni, o se fosse solo Chichi a non venirmi incontro. Forse entrambe le cose…
Le corsi dietro, chiamandola più volte ad alta voce, ma lei era già al lago a 200 m da casa nostra. Con la mia velocità fuori dal normale fui da lei in men che non si dica, e nel vedermi già lì, sobbalzò sorpresa. Cercò ancora di correre via, ma non fu abbastanza svelta, perché le mie braccia erano già attorno a lei, ancora in quel caloroso abbraccio pieno d’amore, e ricominciai a cullarla per farla calmare.
– Chichi, per favore, ascoltami. Non fraintendere ciò che dico o che faccio, sai come sono fatto, non lo faccio apposta, davvero! Ti ho detto che voglio passare questo giorno al meglio, e stai sicura che è ciò che farò, fosse l’ultima cosa che faccio! –
Beh, forse l’ultima parte del discorso me la sarei potuta risparmiare, visto che quella sarebbe stata DAVVERO l’ultima cosa che avrei fatto. Ma per fortuna nessuno dei due ci fece caso in quel momento; un momento così magico, così speciale.
Mentre stringevo forte mia moglie a me, sentivo il mio cuore a mille, e sapevo che era così anche per lei. Dopo vari minuti restati lì abbracciati, Chichi alzò lo sguardo verso di me, le guance ancora arrossate e gli occhi luminosi. Notai solo in quel momento che aveva un leggero trucco sugli occhi e che le stava da Dio. Bella bella bella bella bella! Non riesco a pensare a un’altra parola che la descriva meglio!
Allungò il viso verso il mio, le sue labbra che si appoggiavano lentamente sulle mie, e le mie emozioni ESPLOSERO con quel semplice tocco! Era meravigliosa, un mix tra purezza e sensualità, anche con quel completino viola da casalinga che metteva su quasi tutti i giorni.
Le sue mani cercarono ancora il mio corpo, i miei muscoli, e le sentii, mi accarezzavano tutto, facendomi venire la pelle d’oca dal piacere. Mi staccai per un attimo dal suo bacio, mi sedetti sull’erba fresca e lei mi imitò, sedendosi di fianco a me e tornando a toccare il mio petto e i miei addominali. Non so che mi prese in quel momento, ma mi ritornarono nella testa quei specie di flash back che avevo avuto poco prima, quei flash back sul concepimento di Gohan: mi ricordo che eravamo più giovani di almeno dieci anni, e che Chichi in quegli anni teneva i capelli sempre raccolti in una coda bassa, ma che in quell’occasione glie la slegai dicendole che la trovavo molto più bella coi capelli sciolti, al naturale, facendola arrossire per il complimenti. E così feci anche allora.
Mentre lei era ancora impegnava a contemplare e accarezzare il mio corpo (bah!) mi concentrai sul suo chignon, e in un attimo glie lo slegai. I lunghissimi capelli corvini le svolazzarono tutti sulle spalle e alcuni le invasero persino il viso, facendola sembrare addirittura più giovane, più bella e.. WOOOOOW! Le donavano così tanto! Era così… UUUUUUUUURCA! Era così SEXY!
– Goku m-ma che fai?! – mi domandò imbarazzata, e colta impreparata si mise a cercare con le mani l’elastico per rifarsi l’acconciatura, elastico che però avevo ben nascosto tra l’erba. Le afferrai con decisione (ma mai con la mia vera forza, eh) i polsi e la bloccai.
– Ennò Chichina, tu resti così! Non sai quanto mi piaci coi capelli sciolti…! – ripetei la stessa identica frase che le dissi 10 anni prima, e come quella volta, arrossii violentemente e diventò impacciata. Ah ah, era bellissima addirittura da ‘imbranata’!
– D-davvero Goku?! P-perché non me l’hai mai detto? Li avrei tenuti sciolti molto più spesso s-se avrei saputo che ti piacciono così tanto..! – iniziava già a sudare freddo, forse per la situazione che si era riuscita a creare con tutti quegli scambi di guardi, quelle frasi, quelle affermazioni.. che uniti al fatto che ero a petto nudo, non aiutavano di certo!
Sapevo che mi desiderava, e lei sapeva perfettamente che io desideravo lei, ma ancora non riuscivo a dare nome a quell’emozione.. quell’emozione che per la seconda volta in vita mia mi ritrovavo ad affrontare..
Continuavo a tenerle i polsi deciso, e rifeci l’azione che avevo tentato prima in casa: mi misi a gattoni sopra di lei, tenendole le braccia spalancate e guardandola dritta negli occhi.
“Chichi, ora credo di aver capito cosa vuoi da me, e io cosa voglio da te…” inizia a scendere con lo sguardo, che andò dai suoi occhi al suo collo candido e liscio come porcellana, alle curve del suo seno sotto gli abiti (deglutii, iniziando ad essere in imbarazzo, ma non facendo a meno di notare che dopotutto Chichi aveva sempre avuto un bel seno), ai suoi fianchi snelli e ben bilanciati e infine alle sue gambe, una coperta dalla lunga gonna e una invece scoperta, da cui riuscivo addirittura a vederne l’internocoscia.
Se fino a quel momento ero riuscito ad essere solamente in imbarazzo, a quel punto ero paonazzo, nel più completo panico! Mi accorgevo sempre di più di conoscere poco il corpo di mia moglie, sapendo perfettamente che per lei invece era il contrario! Si era ritrovata più di una volta a dovermi medicare, magari anche in parti intime, ma il più delle volte non la vedevo minimamente a disagio, anzi.
Il mio sguardo tornò velocemente ai suoi occhi, che ora mi guardavano eccitati e con una chiara voglia di ME. Deglutii.
“E ORA CHE FACCIO?!?!”
Volevo chiederlo direttamente a lei, avevo un DISPERATO bisogno di chiederlo a lei, ma mi ricordai di come aveva reagito prima, e non volevo più che una cosa così accadesse. Presi un bel respiro e mi feci coraggio!
“Forza Goku, sei l’uomo più forte dell’universo! Ti sei forse tirato indietro quando Freezer ha ucciso Crilin? NO! Ti sei forse tirato indietro quando Cell minacciava di far saltare in aria la Terra? Certo che NO! E allora che aspetti? Coraggio!”
– Goku? Sei sicuro che… –
– Sì! Sono sicuro! – la interruppi subito, immaginando cosa volesse chiedermi, ma ormai ero determinato ad andare fino in fondo! (Che doppio senso, ora che ci penso… Uhm…)
Con mani sudate e quasi tremolanti, le tolsi dolcemente la tunica, poggiandola poi lì di fianco a noi, e finalmente la vidi…!
Pelle candida e morbida, nessuna smagliatura o imperfezione da nessunissima parte! Seno abbondante che a mala pena stava nel reggiseno, a cui riuscivo addirittura a intravedere il capezzolo sinistro. Gambe snelle e slanciate da far invidia a una ragazza di vent’anni, magre ma robuste allo stesso tempo, risultato dei suoi allenamenti nelle arti marziali. Fisico perfetto, magro, sexy, morbido, sexy, bellissimo, sexy…
“Ma a cosa sto pensando?!” mi riscossi da quei miei pensieri da allupato. Che mi prendeva tutt’ad un tratto? Manco sapessi bene cosa significasse la parola “sexy” e io continuavo a definire così il corpo di mia moglie! Che poi con quei capelli sciolti che le invadevano le spalle lo era ancora di più…
“MA. A. COSA. STO. PENSANDO?”
Forse però, era questo lo “spirito giusto”, mi dissi. Dopotutto, quello che volevo dare a mia moglie era qualcosa che andava al di là della mia portata, ma che nonostante tutto ero riuscito già a darle una volta. Perché non potevo dargliela anche in quel momento? Perché non potevo regalare ad entrambi un momento magico che ci sarebbe poi rimasto impresso nella mente per sempre?
La risposta fu semplice: non è che non puoi, è che semplicemente, puoi.
Chichi si accorse del mio silenzio e del fatto che ormai non la guardavo più negli occhi, ancora a gattoni sopra di lei, ma che il mio sguardo continuava a posarsi su parti differenti del suo corpo. All’improvviso, piegò le ginocchia verso sé stessa, e con i piedi fece una cosa che mi fece arrossire ed imbarazzare ancor di più: mi tolse i pantaloni della tuta. Mi sentii le gambe e il sedere scoperti e la brezza estiva che continuava ad accarezzarmi la pelle nuda. Chichi ridacchiò divertita e soddisfatta di sé, guardando quelle mie gambe muscolose quanto il resto del corpo, e si fece ancora più rossa in viso, adorando quei miei muscoli… (ancora BAH!)
Nello stesso preciso istante, i nostri sguardi si incrociarono. Imbarazzo, desiderio, vergogna, timidezza, NECESSITA’, e altre mille emozioni ognuno riusciva a leggere negli occhi dell’altro. Erano i nostri occhi a parlare, noi ce ne stavamo muti a fissarci. Ma non potevo starmene lì zitto e immobile per tutto il giorno, così mi decisi a muovermi: lentamente, mi chinai verso il piccolo corpo di Chichi, appoggiando il mio petto sul suo seno così sodo (imbarazzo…) e il mio bacino sul suo stesso bacino (ancora imbarazzo…). Nel momento in cui appoggiai quest’ultimo, il mio sguardo si distaccò per pochi secondi da quello di lei, per vedere se lo stavo appoggiando correttamente, per poi tornare sui suoi occhi, che ora mi guardavano spalancati e luminosissimi.
Era il momento. Io volevo lei. Lei voleva me.
Per troppo tempo avevo permesso che mia moglie urlasse contro di me, che facesse la scontrosa, che mi considerasse un pessimo marito.. ma quello era il mio turno. Era il mio momento di parlare, ma l’avrei fatto con il punto debole di Chichi: il mio corpo.
Cercai di trarre un po’ di spavalderia da quei miei discorsi (seghe) mentali, ma nonostante tutto non riuscivo proprio a mascherare il mio imbarazzo e la mia timidezza per quel momento così speciale.
Guardandola ancora per una volta dritta negli occhi, le feci la domanda più stupida di questo universo.
– Posso?... –
Lei sorrise dolcemente e quasi divertita; probabilmente avrà pensato qualcosa come un “Non cambierà mai!”
Silenziosamente, ma col respiro già affannoso, annuii alla mia domanda.
Era giunto il mio momento, non volevo farmi cogliere impreparato alla mia più grande e importante battaglia.

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Capitolo 3
*** Ce la posso fare! ***


Guardandola ancora per una volta dritta negli occhi, le feci la domanda più stupida di questo universo. – Posso?... –
Lei sorrise dolcemente e quasi divertita; probabilmente avrà pensato qualcosa come un “Non cambierà mai!” Silenziosamente, ma col respiro già affannoso, annuii alla mia domanda.
Era giunto il mio momento, non volevo farmi cogliere impreparato alla mia più grande e importante battaglia.
Cercai di mantenere la calma con tutte le energie che avevo in corpo, e col cuore che mi andava a mille (e mille è dire poco) allungai una mano verso il suo seno, sempre guardandola dritta negli occhi. Glie lo accarezzai dolcemente, affascinato da esso: era così morbido, di una pelle candida e liscia come una pesca, ma allo stesso tempo era sodo nonostante la sua prima gravidanza; era il seno perfetto!
Scostai il reggiseno con l’indice, e con il pollice iniziai a sfiorarle il capezzolo, che poco a poco si faceva sempre più duro, turgido, sensibile al tocco delle mie dita ruvidissime. Intanto la vedevo arrossire, con la mano sul suo petto le sentivo il cuore che andava veloce quasi quanto il mio, e le sue pupille si facevano sempre più dilatate. Che significava? Si stava sentendo male? Mmh.. In compenso, però, sentivo le mie guance farsi sempre più ardenti, il mio imbarazzo farsi sempre più grande, quel senso di disagio continuava a starmi addosso e io sapevo che non era una cosa buona..
Dovevo abbandonare i miei timori, dovevo essere sicuro di me per riuscire in quell’impresa (…) ed ero sicuro che ce l’avrei fatta!
Ormai la mia mano prendeva tutto il seno sinistro, massaggiandolo e schiacciandolo leggermente, mentre con due dita le strizzavo leggermente la punta del capezzolo, e vedendola arrossire ancor di più, la baciai. Ma era un bacio diverso da tutti gli altri, era un bacio profondo, molto profondo, le nostre lingue giocavano tra di loro mentre lei sentiva ancora il peso della mia mano sul seno, facendosi sfuggire un’ansimata ogni tanto.
Non so che le prese in quel momento, ma si tolse del tutto pure il reggiseno, e rimase senza nulla addosso, tranne che per le mutandine di pizzo. Oddio.. in quel momento la visione del suo corpo ancor più nudo mi fece venire un po’ di coraggio e ancora il battito veloce; il mio respiro iniziò a farsi pesante, schiacciato da quella “tensione” che si era creata, e per il fatto che mi accorsi di una cosa.. Il mio.. “aggeggio”, quello con cui gli uomini fanno pipì, ecco.. Iniziò a indurirsi, come quando mi sveglio alla mattina!
Sperai con tutto il cuore che Chichi non se ne accorgesse, ma invano. Il suo sguardo cadde proprio su di lui, che si faceva notare anche da sotto le mutande. Lei non disse nulla, si limitò ad aprire leggermente le gambe (forse per istinto..) e a ritornare a guardarmi dritta negli occhi. La mia mano non aveva smesso un attimo di tastarle il seno, ma ero convinto che avrei dovuto fare di più..
“Improvvisa, Goku! Vedi cosa riesci a fare improvvisando!” cercai di convincermi, e così feci; improvvisai.
Invece che baciarla di nuovo sulle labbra, la mia bocca si posò di nuovo sul suo collo, baciandolo, mordendolo, leccandolo, e la sentivo gemere, sentivo che si agitava piano e che la pelle d’oca le stava invadendo tutti i tessuti del corpo, facendole rizzare anche i capezzoli, e ancora sentii la sensazione di sentirmi duro..
Facendo passare la lingua sulla sua pelle, scesi dal collo fino al petto, toccando il seno anche con la lingua. Mi sentivo come un bambino che viene allattato dalla propria mamma, perché inizia a succhiarle la mammella proprio come fa un bambino.
Da dove stavo tirando fuori tutta sta spavalderia? Che finalmente ebbi trovato il coraggio e la grande volontà? Non so perché, ma qualcosa mi disse che in parte era anche grazie al mio “aggeggio”.. che poi, perché si faceva sempre più duro?
– G-Goku.. – con voce soffocata e affannosa mi chiamò, e i brividi invasero il mio corpo. – Io.. s-sono pronta, se vuoi... –
“Se voglio.. cosa?”
Ma non era momento di porle domande, sapevo come avrebbe reagito Chichi col bel caratterino tutto pepe che si ritrova, e mi limitai a guardarla intensamente negli occhi, come se volessi leggerle le vere intenzioni attraverso di quelli, come se oltre quelle sue iridi neri ci fossero nascosti i suoi desideri e i suoi sogni, e io volevo trovarli per poi realizzarli. Volevo solo renderla felice. Se lei è felice, lo sono anch’io.
Cercai ancora di seguire il mio “istinto”, e tolsi le mutande ad entrambi. Eccoci lì, sulla riva di un lago limpido, entrambi nudi e imbarazzati come se fosse la nostra prima volta. Beh, tanto diversa non era, visto che era semplicemente la nostra SECONDA volta.
Abbassai leggermente il bacino verso il suo, avvicinando le nostre intimità sempre di più.
Adesso non avevo più il coraggio di guardarla negli occhi, sapevo di essere rosso come un pomodoro e avevo paura che il mio cuore mi uscisse dal petto da quanto andava forte e veloce. Sentivo il sangue nel mio corpo andare veloce e spingere contro le pareti delle vene, farsi sempre più caldo, più rovente, sentivo di stare sudando tanto e mi maledii, visto che manco avevamo iniziato. Il mio sguardo stava basso, fissando l’intimità di mia moglie. Che stupido, né? Cercavo qualcosa per tranquillizzarmi, ma stare lì a fissare proprio QUELLA cosa non aiutava di certo!
Ero in palla, nel panico più completo, respiravo a fatica da quanto avevo caldo e mi sentivo il cuore battere persino sulle vene del collo.
– Goku. – mi chiamò ancora, quella volta con tono rassicurante e tranquillo, e mi poggiò una mano sulla spalla. Alzai di scatto lo sguardo verso il suo, nervoso.
– Ti prego, se ti mette così a disagio questa cosa, smettila. Non voglio costringerti a fare una cosa che non ti viene naturale, ok? Tranquillo amore mio.. – mi sorrise serena e mi accarezzò una guancia ardente e sudata, non facendoci nemmeno caso.
“No Chichi.. Sono qui apposta per rimediare ai miei errori.. Sono qui per renderti la donna più felice di questo mondo, la donna felice che avrei voluto renderti anni fa, ma che non ho mai reso. Stupidi allenamenti, stupida mia voglia di combattere, stupidi malvagi sempre pronti a far esplodere qualche stupido pianeta, stupido io che non ti ho mai degnato dell’amore di cui hai sempre necessitato! No, non puoi chiedermi di fermarmi adesso! Anche se dici che non fa niente, so benissimo che dentro di te non è così, so benissimo che se mi fermassi ci piangeresti la notte, quando tornerò nell’aldilà! Chichi.. ti farò mia, costi tutto l’imbarazzo del mondo, è proprio ciò che voglio da te, voglio farti mia e sentire che pure tu vuoi esserlo!”
Pensai a tutto questo nel giro di 3 secondi. Come può andare veloce la mente di un sayan, eh? A volte ne vado proprio fiero, eheh. Forse furono propri tutti quei pensieri a darmi la grinta per andare avanti, per togliere un po’ di mezzo quel disagio e di trasformarlo in qualcosa di unico.. unico, come cosa?
Ebbi un lampo di genio, una specie di illuminazione: finalmente trovai il nome di quell’emozione, quel nome che da tutto il giorno non mi veniva in mente, quell’emozione a cui non riuscivo a dare un nome.
– Chichi, non te l’ho mai detto, in verità in questi anni non ti ho mai detto tante cose, ma ora mi sembra il momento adatto per dirti questa.. – Mi chinai sul suo orecchio, le mie labbra a pochi millimetri di distanza da esso.
– Amore mio, non sai quanto ecciti il mio corpo.. – le sussurrai tutto d’un fiato, col tono più dolce ed erotico che riuscivo a tirar fuori.
No, al contrario di quello che darei a pensare, quando dissi quella frase non ero per niente imbarazzato o a disagio. Certo, il batticuore spacca petto c’era ancora, ma era confortato da una stupenda sensazione di sicurezza, felicità e.. ECCITAZIONE.
A quella mia affermazione, Chichi spalancò gli occhi e mi guardò con la coda dell’occhio, emozionata come non mai e lusingata per il “complimento” che le avevo appena fatto. Sentii il suo cuore accelerare ancor di più e le sue guance farsi ardenti quanto le mie.
Restai in quella posizione, strusciando la mia intimità sulla sua, sentendola stranamente umida. Il corpo femminile resterà sempre un mistero per me, per quanto io possa conoscere il corpo di mia moglie..
– Ricordati.. che me l’hai detto tu prima che posso.. – deglutii. Con quella frase espulsi definitivamente la mia ultima briciola di imbarazzo che mi era rimasta in corpo. (o almeno, così credevo..) Lei ridacchiò divertita ed intenerita, amando questo mio lato impacciato. Eheh!
Non aspettai oltre, nessuno dei due POTEVA aspettare oltre! Con la massimo gentilezza possibile, iniziai ad inserire lentamente il mio.. COSO (non riesco a chiamarlo in nessun modo, ne in quello volgare ne in quello “scientifico”, sigh.) dentro di lei: sentivo umidità attorno a lui, calore, strettezza, ma stranamente la cosa mi piaceva da impazzire.
Guardai Chichi con la coda dell’occhio, volevo vedere la sua reazione a ciò che le stavo facendo mentre, piano piano, appoggiai il mio petto nudo al suo seno scoperto: le sue gote si arrossarono violentemente, socchiuse gli occhi e si fecero brillanti come diamanti. Iniziò a respirare piano e ad alta voce, come se volesse farmi sentire quanto le stava piacendo tutto questo.
Era inutile, era più forte di me, anche controvoglia mi tornò quell’imbarazzo di prima! Forse era naturale, mi dissi, dopotutto in vita mia ho avuto pochissime volte l'onore di vedere e AVERE il corpo di mia moglie tutto per me, e ogni volta la trovavo bellissima.
Piccola mia, mi stavi per regalare l’esperienza più bella di tutta la mia vita, e tu manco te ne stavi accorgendo..

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Capitolo 4
*** Aspettami, ti prego. ***


Guardai Chichi con la coda dell’occhio, volevo vedere la sua reazione a ciò che le stavo facendo mentre, piano piano, appoggiai il mio petto nudo al suo seno scoperto: le sue gote si arrossarono violentemente, socchiuse gli occhi e si fecero brillanti come diamanti. Iniziò a respirare piano e ad alta voce, come se volesse farmi sentire quanto le stava piacendo tutto questo.
Era inutile, era più forte di me, anche controvoglia mi tornò quell’imbarazzo di prima! Forse era naturale, mi dissi, dopotutto in vita mia ho avuto pochissime volte l'onore di vedere e AVERE il corpo di mia moglie tutto per me, e ogni volta la trovavo bellissima.
Piccola mia, mi stavi per regalare l’esperienza più bella di tutta la mia vita, e tu manco te ne stavi accorgendo..
Mi ricordo che quello fu proprio uno dei momenti più felici della mia intera esistenza. Sentirmi un tutt’uno con lei, sentire le nostre emozioni fondersi in qualcosa di spettacolare: gioia, esuberanza, felicità, appartenenza. Mi muovevo freneticamente sopra di lei, il sangue che mi scorreva veloce come non mai dentro le mie vene, il cuore che mi batteva forte e sembrava voler uscire dal mio petto per poter urlare a tutti la sua immensa gioia. Eravamo entrambi sudati fradici, e in un momento diverso forse avremmo provato disgusto per questo, ma non in quell’istante: il nostro sudore era la prova che entrambi ci stavamo impegnando per rendere tutto ciò magico, era la prova che stavamo dando noi stessi a entrambi, io a lei e lei a me. Sentivo di appartenerle come mai lo sentii, e fu lo stesso per Chichi; mi abbracciava fortissima, graffiandomi la schiena con le sue unghie ben curate e addirittura affilate, ma la cosa non mi faceva affatto male, anzi, mi dava ancor più carica, chissà perché, poi. Tra i due però, era lei quella che aveva perso definitivamente la testa, e forse questo era dovuto al fatto che eravamo completamente soli, e fare l’amore all’aperto non è una cosa che una coppia si concede ogni giorno, men che meno noi due!
Oltre che per il sudore, sentivo qualcos’altro bagnarmi la pelle. Mi accorsi che all’interno di un corpo umano c’è ben altro oltre che al sangue; sentivo l’interno di mia moglie farsi sempre più umido, che mi infradiciava.. detto così potrebbe suonare schifoso, ma mi sentivo da Dio, avevo la netta sensazione che tutta quella umidità fosse una reazione più che positiva a tutto ciò che le stavo facendo.
Lei ormai urlava, mentre il mio bacino si faceva sempre più svelto e potente. Quelle urla avrei potuto ascoltarle all’infinito.. Vegeta mi ha sempre detto che un vero sayan deve provare piacere nel sentire le proprie vittime che urlano, disperate e che chiedono pietà, deve provare un immenso piacere a sentire le urla! Forse non aveva tutti i torti, ma le urla che mi accorsi di amare erano tutt’altre che dalle urla che intendeva lui..
“Oh Chichi, hai una voce bellissima sai? In ogni modo! Quando è arrabbiata e urla, quando è felice e ride, quando è triste e singhiozza.. in ogni modo, io la trovo la voce più bella di tutte, e mai nessuna voce mi rassicurerà come fa la tua, nessuna voce mi renderà felice come fa la tua, nessuna voce è BELLA come la tua..”
- G-Goku..! –
Sentirti parlare in mezzo a tutti quei urli mi scosse dai miei pensieri, e ti guardai negli occhi.
- I-io.. t-tra poco vengo Goku.. –
“Tra poco.. tu cosa?”
Certo, ammetto che stavo andando proprio bene (eheh) ma non ero esperto in quelle cose, e davvero non avevo la più pallida idea di cosa stava per fare Chichi. Stava per venire? Ma non era già lì, scusa?
Non volevo rovinare quel momento così perfetto che si era creato, così mi limitai ad annuire e continuai a muovermi, il piacere che cresceva a vista d’occhio dentro di me. Oltre al sangue che viaggiava velocissimo nelle mie vene, sentivo qualcos’altro farsi scorrere nel mio corpo, qualcosa scorrere nella parte inferiore di me..
Mi ricordai di aver già provato quell’emozione, sempre quella famosa volta in cui avevamo concepito Gohan. Feci spazio tra i mille flash back che mi si stavano creando in testa, e tentai di trovare quello giusto che avrebbe risposto alle mie domande. Che cosa stava succedendo? Sapevo benissimo che io e Chichi eravamo alle strette; stavamo godendo come matti, sì, ma eravamo lì da quasi un’oretta e di certo non sarebbe durato ancora tanto, ne ero sicuro.. Ma il mio dubbio più grande non era QUANDO sarebbe terminato, ma COME.
- Tu.. tra quanto v-vieni, Goku?.. – fu la sua debole domanda, un’altra domanda a cui non seppi rispondere.
- N-non lo so Chichi.. tra poco.. CREDO.. –
Improvvisai.
Passò neanche un minuto, e accadde una cosa strana: l’intimità di Chichi ebbe un fremito, una scossa, una vibrazione, e da essa nacque una quantità ancor più grande di umidità e liquidi. Il suo corpo vibrò tutto, lei lanciò un lungo urlo finale, mentre si faceva calda più che mai e si arrossò di colpo.
Accadde tutto velocemente: vederla in quello “stato” mi fece perdere letteralmente la testa, nella mia testa ci fu la nebbia più totale, nebbia causata dal mio forte eccitamento e seppi che ormai l’istinto si era impossessato completamente di me.
Seguendolo a pieni polmoni, diedi a Chichi un’ultima, veloce e potentissima spinta, avendo quasi paura di spaccarle l’utero così (sì, so cos’è un utero.) e scoprii che cos’era quella cosa che mi sentivo scorrere dentro me poco prima: dal mio COSO (…sigh) uscì qualcosa, un liquido strano, ma sentirlo uscire proprio da LI’ mi faceva impazzire, mentre sentivo le mie forze lasciarmi poco a poco e che poco a poco mi svuotavo di quella densità.
Finito di rilasciare quel liquido, mi tolsi da mia moglie, facendo uscire l’aggeggio piano piano; ormai non era più così duro, anzi, s’era pure accorciato e rammollito. Vidi che sulla punta aveva un qualcosa di biancastro, che fosse il liquido che mi sentivo uscire un attimo prima? Non le avevo fatto male inserendo nel corpo di Chichi quel liquido di cui io non sapevo nulla? Era salutare?
Entrambi eravamo sfiniti e sudati, e lentamente scivolai sdraiato al fianco della mia bellissima donna, che respirava affannosamente e ogni tanto si lasciava sfuggire una tremata.
Restammo lì a guardare il cielo azzurro per diversi minuti, lo sguardo perso su di esso, nessuno che proferiva parola e che respirava forte e rumorosamente, entrambi che ci sentivamo stanchi e svuotati dalle proprie energie, come se fare l’amore fosse la cosa più bella e allo stesso tempo faticosa di questo e altri mille pianeti. Quel silenzio, al contrario di molti, mi piaceva; dopo esserci fusi per quell’unione solenne, mi sentivo un tutt’uno con mia moglie anche dopo essere uscito dal suo corpo, sentivo nel profondo del mio cuore di aver fatto la cosa giusta per entrambi, sapevo (e speravo con tutto me stesso) di aver lasciato nella sua mente e nel suo cuore un ricordo indelebile, il ricordo migliore di me.
Anche se ancora un dubbio mi affliggeva..
- Chichi.. – girai il viso verso di lei, ora che avevo riacquistato il fiato per spiccare parola, e lei fece lo stesso, si girò verso di me e mi guardò dritta negli occhi.
- Ma cos’era quella cosa che è uscita dal mio.. ehm.. amico..? – Che imbarazzo, non riuscire nemmeno a dire il nome del proprio organi riproduttore alla propria moglie! Lei mi sorrise serena e rilassata, come se avesse appena avuto la cosa di cui aveva più bisogno.
- Era sperma, amore mio. Con quello si fanno i bambini. E’ con quello che abbiamo fatto il nostro Gohan! –
CON QUELLO SI FANNO COSAAAAA??!!
Spalancai gli occhi e la guardai disorientato, incredulo da ciò che mi aveva appena rivelato. Con quella sostanza biancastra venivano fuori le persone?? Ero così anch’io una volta?!
- I b-bambini, hai detto?! –
Lei annuì.
- M-ma quindi.. avremo u-un altro figlio?! –
Lei arrossì più di quel che non era già, e distolse i suoi occhi dai miei, guardando un punto indefinito nel cielo, come se fosse in imbarazzo e allo stesso tempo contenta.
- Beh sì, potremmo averne uno, se tutto va bene.. – ammise con un tono di voce che sembrava cercare di contenere tutta la gioia che in realtà provava il suo cuore e il suo animo da moglie. – Perché, a te dispiacerebbe, Goku? –
Mi fece quest’ultima domanda con una voce diversa dal solito, un tono di voce mai sentito prima.. sembrava quasi triste, impaurito forse da una mia eventuale risposta negativa.
Iniziai a pensare all’idea di avere un secondogenito. Mi ricordai che quando nacque Gohan mi sentii l’uomo più felice dell’universo, mi ricordai (e mi ricordo) tutto di quel giorno.. Mi ricordai di aver preso in braccio quel neonato non poi così esile rispetto agli altri che c’erano in ospedale, con quel ciuffo nero corvino spettinato come quello del papà e le tenere guanciotte della mamma. Mi ricordai che Chichi mi chiese come volevo chiamarlo e non esitai a risponderle: GOHAN, come l’uomo che mi accolse come sue figlio quando ero appena giunto sulla terra e che mi aveva insegnato i più grandi e saggi valori della vita. Mi ricordavo tutto di quel giorno, e nel ripensarci, una lacrima di gioia mi solcò la guancia, una singola lacrima leggera, che racchiudeva tutta la felicità di avere Gohan come figlio. Sono sempre stato orgogliosissimo di lui..!
Chichi non fece a meno di notare questa mia reazione, e il suo sguardo passò da spaventato a confuso. Sicuramente si sarà chiesta del perché di quella lacrima, e non le do torto.
- Tutto bene, Goku? –
- Sì Chichi, tutto bene.. – lasciai che quella lacrima finisse sull’erba del prato, spacciandosi per una goccia di rugiada, e guardai profondamente mia moglie, quasi cercassi di trasmetterle tutte le emozioni che stavo provando col mio semplice sguardo.
- Chichi.. – sussurrai, dolce e contento. – Sarei felicissimo di avere un altro bambino.. – le avvolsi le gracili spalle col mio braccio muscoloso, stringendola dolcemente a me e cullandola piano, teneramente e pieno d’amore per lei, mentre sentivo la mia pelle bagnarsi: anche a lei sfuggirono delle lacrime di gioia mentre si lasciava cullare da me.
- Ti amo, Goku.. – mi sussurrò piano. Sentivo che da quella semplice frasi traspariva tutto quel sentimento che in lei era cresciuto nel corso di quei anni, quel sentimento che era nato quando eravamo solo bambini e che, eccolo lì, era rimasto invariato dopo tutto quel tempo.
Sorrisi stupidamente tra me e me, un sorriso stupido e gioioso. Finalmente ero riuscito a renderla felice dopo tanto tempo, ero riuscito nell’impresa che mi aveva affidato Gohan e che io stesso mi ero ripromesso di giungere al termine. Mia moglie era felice, e finalmente lo ero anche io.
- Ti amo anche io, Chichi.. – mai glie lo dissi così, fu la prima e l’ultima volta che glie lo dissi con tutto quel sentimento di mezzo, dopo aver fatto l’amore e con l’alta probabilità di aver un altro figlio.
TI AMO CHICHI! TI AMO E MAI SMETTERO’ DI AMARTI!



***


- GOKU! GOKU DOVE TI SEI CACCIATO STAVOLTA? –
Goku sentii chiamarsi all’appello per l’ennesima volta. Ormai aveva finito, era inutile restare lì, così chiuse il suo quaderno, poggiò la biro sul tavolo e uscì dalla casa sull’albero.
A chiamarlo era stato niente mano che Re Kaioh, che in quel momento lo stava guardando furioso e coi pugni serrati.
- MA SI PUO’ SAPERE DOVE TI CACCI OGNI VOLTA?! DALL’ULTIMA VOLTA CHE BABA CI HA FATTO VISITA SEI DIVENTATO STRANO! SALTI QUASI TUTTI I GIORNI I TUOI ALLENAMENTI E SCOMPARI, COSI’, SENZA LASCIARE AVVISI NE NIENTE! –
Nel fare la predica al povero sayan, il quale aveva una goccia di fastidio sulla nuca, il re non fece a meno di notare che esso aveva in mano il solito quaderno arancione.
- Ah, stavi ancora scrivendo su quel quaderno? –
Goku lo strinse a sé più forte, quasi avesse paura di perderlo e di non trovarlo più, ed annuì al re, il quale sospirò arreso.
- Aaah, da quando hai imparato a scrivere ti sei dato sotto con l’esercizio, eh? E’ come quando impari una nuova tecnica e vuoi impararla al meglio, o sbaglio? –
Re Kaioh non aveva tutti i torti: la settimana prima Goku aveva deciso di prendere lezioni di scrittura, essendosi accorto di non sapere ne leggere ne scrivere, ed imparò in un batter d’occhio, soddisfatto di è stesso per i risultati ottenuti.
- Beh sì.. più che esercitarmi, ho provato a scrivere una descrizione di un mio ricordo importante.. da quando Baba mi ha dato il permesso di poter tornare sulla terra per il torneo mondiale di arti marziali, ho ripensato a tutti i miei cari e a quanto mi manchino, e la prima che mi è venuta in mente è stata.. –
Le guance del sayan si fecero improvvisamente rosse, e il suo sguardo si abbassò, imbarazzato. Re Kaioh capì al volo, e sorrise, quasi dispiaciuto di averlo sgridato così pesantemente qualche istante prima.
- Ripensavi all’ultima volta in cui sei stato sulla terra per un giorno, vero? –
Goku annuì, ancora imbarazzato.
- Chichi ha detto che ti somiglia molto, sai? –
Goku alzò lo sguardo di fretta, guardando il maestro con sguardo sorpreso e ricco di curiosità.
- D-DAVVERO? Mi somiglia?? E come l’ha chiamato? –
- L’ha chiamato Goten, e ha già un livello di combattimento superiore al tuo e a quello di Gohan quando avevate la sua età. – rispose contento re Kaioh. Sapeva che il suo allievo desiderava sapere queste notizie, e che dirle non avrebbe fatto altro che portare pace e serenità nel suo cuore.
Goku in tutta risposta sorrise stupidamente e si mise a piangere a dirotto, rimanendo a guardare il re negli occhi.
- Oh re Kaioh, ma è una notizia stupenda! Sono sicuro che quel giovanotto saprà trasformarsi in super sayan dopo neanche un anno di allenamento! Conoscendo quel pacifista di Gohan sono sicuro che non lo sta allenando seriamente, e non ha nemmeno tutti i torti visto che sulla terra ormai c’è periodo di pace.. Ma.. OH CHE GIOIA RE KAIOH! –
Il re trattenne a stento un risolino, combattuto se dire o no al giovanotto che suo figlio sapeva già trasformarsi nel leggendario super sayan.
Senza pudore, quello abbracciò calorosamente e con una forza per niente contenuta il suo superiore, facendogli mozzare il fiato e rischiando di spaccargli la colonna vertebrale.
- G-GOKU! PER DIO MI HAI GiA’ AMMAZZATO UNA VOLTA, VUOI FARLO DI NUOVO?! –
Goku si rese conto di ciò che stava facendo e lo lasciò andare, grattandosi la nuca per l’imbarazzo.
- Mi scusi re Kaioh, mi sono lasciato andare per un attimo.. eheheh –
Il re si ricompose e si sistemò l’abito nero, non facendo caso all’ultimo atto avvenuto.
- Tranquillo ragazzo mio, sono contento per te e comprendo che tu non riesca a contenere la tua gioia. – gli sorrise per un attimo, per poi tornare a essere il serio maestro di arti marziali che era sempre stato.
- Però mese prossimo tornerai sulla terra non per farti un altro erede, ma per il torneo di arti marziali, e io non voglio mandarci un guerriero impreparato, chiaro? –
Goku sorrise, si rizzò con la schiena e pronunciò un forte e sonoro “SISSIGNORE!”
Re Kaioh fu contento di vedere tanta grinta ed energia nel corpo del sayan, sempre più motivato ad allenarlo per renderlo il migliore!
- Perfetto, ed ora, ad allenarci! –
Stava per avviarsi insieme a Goku, quando quest’ultimo si fermò di colpo.
- Aspetti re Kaioh, porto il quaderno in casa e la raggiungo subito! –
- Ok Goku, ma fai in fretta. –
Il sayan annuì e corse dentro la casa sull’albero. Aprì il quaderno per un’ultima volta e lesse velocemente ciò che aveva scritto in quelle pagine, il suo racconto sull’ultima volta che era stato sulla terra, e nel rileggere quelle righe, il suo cuore si riempì di emozione, adrenalina e persino impazienza.
“Chichi, aspettami. Tra meno di un mese sarò di nuovo al tuo fianco e potrò finalmente vedere e abbracciare per la prima volta il frutto del nostro amore. Gohan, figlio mio, sono curioso di vedere come sei cresciuto, come sei cambiato, di sapere come sta andando la tua adolescenza senza una figura paterna.. Chichi, Gohan, Goten, aspettatemi vi prego. Sto per tornare, e giuro su me stesso che mai vi lascerò più soli..”
Poggiò il quaderno sul tavolo, di fianco alla penna che aveva lasciato lì prima.
Uscì dalla casa e corse velocemente al campo di addestramento dell’aldilà, dove si allenavano i defunti guerrieri più forti dell’intero universo.
Goku era impaziente di lasciare quel posto, di tornare sulla terra e di riabbracciare la sua adorata mogliettina Chichi.


Fine.




SPAZIO DELL’AUTRICE:
Ed eccoci alla fine ^^ non che sia stata una fan fiction lunga (solo quattro capitoli xD) ma son contenta di ciò che ne è uscito fuori u.u
Un grazie sincero a quelli che mi hanno seguita in questi giorni e che mi hanno dato consigli su come proseguire al meglio. Grazie mille, siete ciò che mi spinge a scrivere cose sempre più belle! :)
Spero di aver reso al meglio il carattere originale dei personaggi >.< E che il modo in cui ho raccontato la storia vi sia piaciuta :)
Beh.. in realtà ho poco da dire in questo “spazio dell’autrice”, quindi non vedo perché continuare @.@
Ancora grazie a chi mi ha seguita, a chi mi ha messa nei preferiti e a chi ha recensito la mia fan fiction! Siete a dir poco fantastici :D
Baci!
MireaAzul

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