Over The Hills And Far Away

di The Edge Of Darkness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: End Of All Hope ***
Capitolo 2: *** Nemo ***
Capitolo 3: *** He Swears He Will Return One Day ***
Capitolo 4: *** Away ***
Capitolo 5: *** Back In Her Arms Is Where He'll Be ***
Capitolo 6: *** Slaying The Dreamer ***
Capitolo 7: *** Your Smile Made My Sun Rise ***
Capitolo 8: *** This Loneliness I Need To Be Who I Am ***
Capitolo 9: *** I'm Alive ***
Capitolo 10: *** Ever Dream Of Me? ***
Capitolo 11: *** I'll Find You Somewhere ***
Capitolo 12: *** Family Snapshot ***
Capitolo 13: *** A Friend In Need ***
Capitolo 14: *** Leaving Through The Window ***
Capitolo 15: *** Distand Dream ***
Capitolo 16: *** Living A Lie Nowhere Fast ***
Capitolo 17: *** Work In Progress ***
Capitolo 18: *** Misery Loves Company ***
Capitolo 19: *** Exploring The External Worlds ***
Capitolo 20: *** Four Thousand Rainy Nights ***
Capitolo 21: *** Hold Your Breath And Count To Ten ***
Capitolo 22: *** Fall Apart And Start Again ***
Capitolo 23: *** Something More Than This ***
Capitolo 24: *** Aces High ***
Capitolo 25: *** A Fist Mark In Your Face ***
Capitolo 26: *** What It Means To Be Lonely ***
Capitolo 27: *** Riot In Everyone ***
Capitolo 28: *** Let The Revels Begin Let The Fire Be Started ***
Capitolo 29: *** Slowmotion Suicide ***
Capitolo 30: *** Far Too Human To Let Go ***
Capitolo 31: *** What It Means To Be Free ***
Capitolo 32: *** You Haven't Made Your Peace ***
Capitolo 33: *** A Picture Worth A Thousand Lies ***



Capitolo 1
*** Prologo: End Of All Hope ***


Piccola introduzione. Questa storia nasce nel lontano 2005, alla GMG di Colonia, come escamotage per togliermi dalla testa i disagi di dover passare una settimana in condizioni terrificanti. Nasce in inglese e viene pubblicata con stesso titolo su un altro sito. Ho scritto dieci capitoli fino al 2006 poi a causa di impegni contingenti ho dovuto lasciarla lì. Quest'estate ho deciso di riprenderla e la sto finendo sull'altro sito. Ieri ho postato il trentunesimo capitolo tanto per dire. Per curiosità ho voluto tradurla in italiano, darle una spolveratina (i capitoli più vecchi non sono il massimo) e pubblicarla anche qua. Spero che vi piaccia. Il titolo è tratto da una vecchia canzone di Gary Moore e il primo capitolo invece è intitolato secondo una canzone dei Nightwish. Ci sono innumerevoli riferimenti a canzoni e ai film originali, più avanti vedrete. Ho intenzione di lasciare i titoli originali in inglese e, se volete, potete cercarli su google e ascoltarvi la canzone da cui è estratto, potrebbe piacervi.


Capitolo 1 – End of All Hope

La guerra era finita, o almeno così pensavamo. Nelle ultime tre settimane non c'erano state battaglie, la Confederazione era crollata senza la guida di Dooku e finalmente potevamo ricominciare a costruire ciò che la guerra aveva distrutto.

Tutto era cambiato, in “meglio”, per la Galassia come per me, quando il Consiglio decise di conferirmi il grado di Maestro. Non ci credevo nemmeno io. È stato veramente un fulmine a ciel sereno, quella sera quando Obi-Wan mi chiamò a rapporto e il Maestro Yoda mi conferì quell'onore a cui ambivo da tanto tempo. Improvvisamente la mia fiducia nell'Ordine tornò più solida di prima e neanche le parole di Palpatine potevano più minarla. Era una sensazione bellissima. Finalmente si fidavano di me. E non potevo, né volevo, tradire la loro fiducia.

Quando tornai a “casa”, ovvero alla residenza ufficiale di Padmè e le annunciai la cosa, beh, non potete immaginare quanto eravamo felici entrambi. Avevamo tutti e due ciò che volevamo. Io il grado di Maestro, lei la fine della guerra e un figlio in arrivo.

Eh, le cose andavano bene. Troppo bene perchè fosse vero.

Ma giusto un giorno fa, le cose sono iniziate ad andare sempre peggio. I soldati, per ordine di Palpatine, o di Sidious sarebbe meglio dire, iniziarono una caccia al traditore, uccidendo chiunque non fosse gradito al Cancelliere. I livelli più bassi di Coruscant erano un enorme obitorio a cielo aperto, e non sembrava esserci fine. L'ordine era di lasciar fare ai cloni, e anche noi Jedi non sapevamo che fare. Non eravamo stati interpellati, e la legge ci imponeva di star zitti e muti finchè Palpatine non avesser richiesto il nostro aiuto.

È stato a quel punto che scoprii tutto. Tutto il piano per distruggere gli Jedi, l'identità di Palpatine, tutto quanto. Stavo assistendo ad una seduta del Senato quando mi tornò in mente quella sera all'Opera, quando Palpatine mi aveva raccontato la storia di Darth Plagueis. Era un civile, non poteva sapere quella storia. Probabilmente non la sapevano nemmeno gli Jedi, come diavolo...

Mi alzai di scatto dalla mia sedia, spaventando un po' Obi-Wan e senza dire nulla corsi nell'ufficio di Palpatine, approfittando della sua assenza. Un veloce trucchetto mentale alle due guardie fuori dall'ufficio e nessuno si accorse della mia presenza.

Sapevo della presenza di una lista di ordini segreti che solo i cloni e Palpatine conoscevano ed era ora di scoprire che cosa diceva quella lista.

C'era una lista di 150 comandi e relativi contro ordini o appendici, cose relativamente normali per i tempi di guerra ma fu l'ordine 66 e la sua appendice a troncarmi il fiato.

Ordine 66 – Operation Knightfall: Eliminare tutti gli Jedi.

Ordine 66.1 – Eliminare tutti gli Jedi eccetto il Maestro Anakin Skywalker.

Non ci potevo credere. Ad un tratto tutto aveva senso. I poteri speciali al Cancelliere, il suo andar contro ogni opinione del Consiglio, il suo ostruzionismo...Palpatine voleva il controllo della Galassia. E non solo, Palpatine voleva eliminare l'Ordine. E chi altri a parte i Sith poteva volere una cosa come questa?

Mi accasciai sulla poltrona del Cancelliere, disperato. Avevo scoperto la vera identità di Palpatine. Come stupidi avevamo passato quasi tredici anni alla ricerca di Darth Sidious, fin dalla morte del Maestro Qui-Gon Jinn, e non ci eravamo mai accorti di avercelo di fianco. Di servirlo per giunta!

Tutti noi Jedi siamo stati a dir poco ciechi, a tal punto da non riuscire a vedere al di là del velo che il Lato Oscuro aveva creato. Io stesso ero stato cieco, ben più degli altri, perchè per tredici anni ho considerato Palpatine un amico fedele e fidato. Che idiota.

Per tredici anni gli ho permesso di fare macchinazioni su macchinazioni, gli ho dato spazio abbastanza così che potesse instillare in me il dubbio nei confronti del Consiglio, e mentre lui continuava a dirmi che il mio potenziale era sprecato e che il Consiglio non si fidava di me, la guerra infuriava nella Galassia e i cadaveri si accumulavano.

Per non parlare del fatto che più di una volta sono stato tentato dal Lato Oscuro della Forza, tutto per colpa sua. Per poco non sono caduto nella sua trappola, una trappola che aveva iniziato a tessere quando ero un bambino e c'è mancato veramente poco perchè ci cadessi dentro con tutto me stesso.

Dovevo avvertire qualcuno. Ma soprattutto dovevo mettere in salvo Padmè, quella era la mia priorità. L'ordine 66.1 era una variante del precedente nel caso io non fossi caduto nella trappola di Sidious, considerando che era stato inserito dentro la lista lo stesso giorno in cui ero stato nominato Maestro. E non c'ero cascato. Questo voleva dire solo una cosa, che lei era in pericolo. Sapevo nel mio cuore che Sidious sapeva del nostro matrimonio anche se non l'avevo mai detto a Palpatine e mpm potevo permettere che qualcuno le facesse del male. Anche se da quando ero stato nominato Maestro non facevo più quell'incubo maledetto ogni notte, sapevo che se qualcosa fosse andato storto lei sarebbe stata la prima ad essere ricercata.

Mandai un messaggio ad Obi-Wan, scaricai i dati su un datapad e cancellai le mie tracce dal computer del Cancelliere, poi corsi verso la sala del Consiglio, dove avevo chiesto ad Obi-Wan di raggiugermi.

Rimasi lì per non so quanto tempo, da solo, seduto sulla mia poltrona, a pensare e rimuginare su quello che stava succedendo. Fuori, il sole stava calando sulla città, e nuvole cariche di pioggia si stavano ammassando dall'altro lato dell'orizzonte, quasi a rispecchiare il mio umore nero.

A mano a mano che il tempo passava, la luce calava sempre di più e prima che il mio Maestro arrivasse, la sala fu avvolta dalle tenebre. Non accesi l'illuminazione artificiale, stavo meglio così. Ero sconvolto, e le tenebre mi aiutavano a riflettere.

Dopo un tempo interminabile, sentii i passi di qualcuno fuori dalla porta e l'eco nella Forza di Obi-Wan che si avvicinava. Improvvisamente mi sentii un po' meglio, anche se il terrore di dovergli rivelare il mio segreto era tale che mi tremavano le gambe, sapevo che sospettava qualcosa, però rivelarglielo così, su due piedi, non era proprio la cosa più facile della Galassia. Mi alzai in piedi e diedi le spalle alla porta qualche secondo prima che entrasse.

“Qualcosa non va Anakin?” chiese, calmo come sempre, neanche un saluto o un convenevole.

Guardai giù, per le vie di Coruscant, e in mezzo a quel marasma di speeder e convogli militari trovai quasi uno schema contorto tanto quanto quello di Sidious.

“Sì Maestro. C'è qualcosa che non va.” gli lanciai il datapad senza neanche guardare. “Quando sono corso via dalla seduta del Senato sono andato nell'ufficio del Cancelliere, e nel suo computer ho trovato questo.”

“Cos'è?” chiese, nella sua voce una vena di spavento.

“Guarda l'Ordine 66 e il seguente.” dissi semplicemente. Non avevo il coraggio di dirglielo io stesso. Mi tremava la voce.

“Che diavolo...” ecco, aveva letto. “Che diavolo sta pensando di fare?”

“Maestro, Palpatine...è un Sith, e sono sicuro che è il Sith che stiamo cercando, Darth Sidious.”

“Ma perchè te? Perchè uccedere tutti tranne te?” non capivo se era più preoccupato per le sorti dell'Ordine o per me.

“Perchè per tredici anni non ha fatto altro che cercare di portarmi dalla sua parte. La sua amicizia era falsa, voleva usarmi come pedina, voleva portarmi al Lato Oscuro, e temo che non voglia mollare la presa, nonostante abbia un altro apprendista!” risposi. A ripensarci adesso, dopo tanti anni, mi meraviglio ancora della mia freddezza in quel frangente.

“Chi sarebbe?”

“Ti ricordi sei anni fa che nell'Orlo Esterno sparì il Padwan del Maestro Draghil?” gli chiesi.

“Sì...più o meno...non era tuo amico?”

“Beh, circa. Non è che fossimo così amici, Aster è sempre stato un tipo taciturno. In ogni modo, pare sia lui. Ho letto il suo nome in più di un file sul computer di Palpatine e dubito che il nome di un Padawan sparito nel nulla sia lì per caso.”

Lo sentii tirare un forte sospiro, preoccupato. La Forza era in subbuglio, qualcosa di grosso stava per succedere, ne eravamo certi entrambi.

“Bene, ora basta eliminare quel bastardo e rimettere le cose a posto!”

Sentirlo inveire contro qualcuno mi fece quasi ridere. Lo conoscevo da tredici anni e mai una volta che avesse tirato fuori una parola sgarbata nei confronti di qualcuo. Era proprio esasperato.

Calò uno strano silenzio nella sala, volevo dirgli tutto ma non avevo il coraggio. Dovette quasi tirarmi fuori le parole con le pinze per farmi aprire.

“C'è dell'altro vero?” domandò, di nuovo calmo.

Annuii, non fidandomi della mia voce. Ero stanco, non ne potevo più di quel tormento. A malapena stavo in piedi mentre mi passava per la mente il pensiero che Padmè potesse soffrire per colpa mia. Meglio, per le mire di una persona di cui entrambi ci eravamo fidati ad un certo punto della nostra vita. Sarebbe stato un colpo tremendo per lei scoprire la vera identità del suo ex Senatore di fiducia. Per poco le gambe non cedettero poi quando pensai al fatto che prima o poi quell'ordine maledetto sarebbe stato dato e che gli Jedi sparsi per la Galassia sarebbero stati ammazzati per un semplice gioco di potere.

Giochi di potere. Le nostre vite, mia e di Padmè, erano state perno di un piano atto a distruggerci. Non potevo permetterlo. Se uccidevano me, non me ne importava granchè, ma lei era tutto, non volevo altro che la sua felicità e quella del nostro bambino, nient'altro. Era ora di sputare il rospo.

“Che c'è Anakin?” mi incalzò.

“La Senatrice Amidala.” dissi, seccamente. Bene, l'avevo detto.

“C'è qualche problema con lei?” mi domandò, dal tono capii che stava facendo il finto tonto.

“Portala via, portala lontano da qua, nascondila in un modo o in un altro. Vai da mio fratello, su Tatooine, dubito che la cercheranno lì. Palpatine sicuramente scoprirà che sono stato nel suo ufficio e che so dell'Ordine 66, troverà un modo di screditarmi, e se lo fa tutto l'Ordine affonderà nel fango. Probilmente si inventerà che ho cercato di ucciderlo e mi arresterà, in modo da avermi sempre sotto controllo. Non voglio che Padmè sia coinvolta in qualche modo. Lei deve restarne fuori!” risposi. Stavo perdendo la calma. La consapevolezza di quel che stava per succedere mi dava il voltastomaco.

“Dimmi almeno perchè.”

La richiesta mi parve quasi troppo. Chiusi gli occhi, cercai di calmarmi, presi qualche profondo respiro prima di parlare di nuovo. “Perchè è mia moglie, Maestro. Perchè tre anni fa l'ho sposata, e perchè aspetta un bambino...e non voglio che le succeda niente. Ecco perchè!”

La loro vita dipendeva da me. Dovevo fare qualcosa. E se quel qualcosa era lasciarla nelle mani fidate di Obi-Wan mentre io assecondavo i piani di Palpatine, beh, l'avrei fatto. Non avevo paura di morire, se questo significava la salvezza di mia moglie e di mio figlio. “Portala via, ti prego.”

“No Anakin, non lo farò. È tua moglie, sei tu che devi prendertene cura.” quello che disse, e soprattutto la calma con cui lo disse, mi diede la conferma che sapeva benissimo della mia relazione con Padmè. Beh, un peso in meno da portarmi sulla coscienza. “Non posso permetterti di abbandonarla!”

“Non la sto abbandonando, le sto salvando la vita. Sta per succedere qualcosa di grosso, lo sento nella Forza, così come sento che Palpatine non mi ucciderà, almeno non subito. Però potrebbe usarla per tentarmi di nuovo, l'ha già fatto un'altra volta e per farlo le farebbe del male. Non posso permetterglielo. Tienila nascosta, fai in modo che stia bene. Se lo facessi io, saremmo perennemente inseguiti dalle truppe e dai cacciatori di taglie, voi due invece, soprattutto se riuscite ad inscenare la vostra morte in qualche modo, ce la potete fare. Prima o poi potrei veramente cedere al Lato Oscuro, e questo mi fa paura. Mi terrorizza perchè potrei farle del male quindi, per piacere. Vai, portala su Tatooine e da lì pensate a da farsi. Mio fratello vi aiuterà. Non preoccuparti per me, me la caverò in qualche modo e giuro che vi troverò. Non so quanto ci metterò, ma vi troverò.” mi voltai per guardarlo in faccia, almeno un ultima volta. “Per favore. Vai. VAI ORA!” gridai.

Se ne andò, senza dire una parola. Di corsa. Fu l'ultima volta che lo vidi per i seguenti otto anni.

Mi girai nuovamente verso la finestra e scaricai tutta la rabbia che avevo dentro scagliando un pugno alla finestra. Fortuna che usai la mano destra, o mo sarei fatto molto male. Arrivare a crepare il trasparacciaio richiede molta forza.

Finalmente più calmo, indossai nuovamente il mantello, tirai su il cappuccio e con calma mi feci strada verso l'ufficio di Palpatine.

L'avrei affrontato. In un modo o nell'altro.



Non assicuro che posterò i capitoli con regolarità, università, real life e pubblicazione della storia originale hanno la precedenza, ma cercherò di essere più veloce possibile. Divertitevi e che la Forza sia con voi.
 

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Capitolo 2
*** Nemo ***


Capitolo 2 – Nemo

Beh, poteva andarmi peggio.

Sebbene mi tenessero segregato in un carcere di massima sicurezza da sette anni, giorno più giorno meno, ancora mi ricordavo chi ero. Non avevo ancora dato di matto insomma, per dirla in parole povere.

Non sapevo su che pianeta mi trovassi. Probabilmente era una misura di sicurezza per evitare che riuscissi a scappare in un modo o nell'altro. Quando mi consegnai al Cancelliere, ora Imperatore, fui ammanettato, incappucciato e senza troppi complimenti caricato su un trasporto militare che mi portò direttamente alla prigione. Fu un viaggio piuttosto lungo, durante il quale sentii i cloni parlottare tra loro riguardo ai nuovi ordini. Certo, erano stati clonati per obbedire senza controbattere, ma avevano un cervello e alcuni di loro non capivano che cosa potessi aver fatto per essere portato lì, senza un processo. Alcuni di loro mi avevano visto camminare disarmato nell'ufficio del Cancelliere, e disarmato ero uscito.

Era vero. Potevo ucciderlo lì sul momento, ma nello stato mentale in cui ero, non avrei avuto speranze. Rimasi il più passivo possibile, mentre pronunciava la mia condanna al carcere a vita.

Vita...beh, circa.

Quando fui all'interno della struttura, finalmente mi tolsero il cappuccio dalla testa. Il posto era buio, scavato nella pietra probabilmente. Non c'erano segni che mi permettessero di riconoscere l'edificio in alcun modo. Mi spintonarono dentro una stanza e mi fecero sedere prima di legarmi le caviglie alle gambe della sedia e collegassero le manette ad una catena attaccata al pavimento. Proprio non volevano farmi andar via eh...

Fui interrogato da un ufficiale che non avevo mai visto, un uomo basso, tarchiato, tendenzialmente viscido con una voce acuta che faceva male ai timpani. Mi chiesero nome, cognome, occupazione, data di nascita e altre generalità varie. Mi scattarono un'istantanea per l'archivio e possibile foto segnaletica dopodichè mi assegnarono un numero. Da quel momento per sette anni io sono stato un numero di matricola, e i miei carcerieri si rivolgevano a me con quel codice. 100389. Per farla breve 389. Mi diedero la divisa di tessuto grezzo della prigione, inscatolarono i miei effetti personali – spada, tunica, cintura e contenuto delle relative tasche, stivali e mantello – e li catalogarono. Subito dopo, ogni mia presenza ufficiale in registri demografici, note militari e civili fu cancellata. Anakin Skywalker non esisteva più. Fantastico.

Due cloni mi scortarono lungo un corridoio su cui si aprivano sui due lati le porte delle celle. Prigionieri incuriositi mi guardarono, alcuni mi riconobbero e vidi lo stupore dipinto nei loro occhi mentre camminavo, ancora ammanettato, a testa alta. Non avevo perso il mio orgoglio, e non riuscirono a portarmelo via. Mai.

Mi tolsero le manette e mi spinsero dentro la cella, poi chiusero la porta.

Ventiquattro ore su ventiquattro chiuso nella mia cella, senza niente da fare. Arredamento a dir poco spartano, una lastra di pietra fungeva da letto, servizi igenici ridotti all'osso e una finestrella di neanche venti centimetri di lato per cambiare l'aria.

Non erano passate ventiquattro ore da quando la serratura elettronica si era chiusa dietro di me quando improvvisamente sentii come un grido, attraverso la Forza. Sentii un fortissimo dolore alla testa che prese a girare senza un motivo, poi un riecheggiare di spari, urla, rumori di spade laser che si spegnevano.

L'Ordine 66 era stato dato.

Quello era l'eco di migliaia di Jedi che morivano sotto il fuoco dei Cloni che fino a qualche minuto prima erano stati loro compagni d'armi. Fu un incubo ad occhi aperti. Era insopportabile. Ogni Jedi che moriva il dolore alla testa aumentava, senza contare la nausea per il giramento di testa.

Fu un momento terribile, veramente. Faccio ancora fatica a parlarne, dopo quasi venticinque anni.

In ogni modo, quello fu il mio primo dei tanti giorni di prigione. Qualche giorno dopo invece fu peggio, almeno dal mio personalissimo punto di vista.

Per qualche lunghissimo minuto entrai in connessione con Vader. Sembra assurdo, ma improvvisamente mi ritrovai ad essere attanagliato in una morsa di dolore, non c'era un muscolo, un organo del mio corpo che non fosse come stritolato. Sentivo la pelle ardere, le gambe e le braccia attraversate da continue scariche elettriche. Fu terrificante. Il suo dolore era il mio. Sentivo ciò che gli stavano facendo. Non so con che razza di sadismo lo stessero curando, ma gli stavano impiantando quattro arti artificiali...da sveglio! Fortunatamente, esattamente come quella sensazione era venuta, se ne andò.

Ma successe altre volte. Non con quella intensità, ma finchè rimasi chiuso in quel carcere di tanto in tanto riuscivo a percepire il suo stato d'animo, il dolore che provava alla giuntura tra la carne e gli arti meccanici, i fastidi dovuto al respiratore. Imparai a conviverci, anche se era veramente fastidioso.

Mi domandai che diavolo fosse successo e qualche ora dopo cominciò a girare la voce che uno Jedi avesse affrontato Vader su Mustafar e l'avese sconfitto, tagliandogli tutti e quattro gli arti e lasciandolo a bruciare su un crinale, a pochi centimetri dalla lava del pianeta minerario.

Obi-Wan. Ero sicuro che fosse stato lui. Non chiedetemi come, ma appena scoprii che cosa era successo, seppi che era Obi-Wan quel Jedi sconosciuto. Pregai che avesse messo Padmè in salvo o gliene avrei date di santa ragione una volta fuori di lì.

Ma non sapevo ancora che cosa c'era in serbo per me. O quanto meno lo scoprii qualche giorno dopo.

Iniziò il programma di Sidious per farmi passare al Lato Oscuro.

Con i trucchetti psicologici non aveva funzionato, beh, era l'ora del dolore fisico.

Dolore molto intenso, ve l'assicuro. Quattro o cinque volte al mese venivo trasportato in un'altra cella, legato e pestato a sangue per quel che bastava per farmi star male. Ho le cicatrici per provarlo. Probabilmente mi hanno rotto ogni osso che ho in corpo, lacerato tutti i legamenti e aperto tanti tagli da creare una bella carta geografica sulla mia schiena. Qualche volta dovette intervenire il medico per ricucirmi, ma erano occasioni rare. Avevo la Forza che mi aiutava. Non ero mai stato così bravo ad usare la Forza per guarirmi come molti miei compagni riuscivano a fare, però vi assicuro che la necessità aguzza l'ingegno, ed imparai. Almeno a risistemare le ossa rotte e legamenti stirati o strappati.

Andò avanti così per sette anni. E non era neanche la cosa più tremenda.

Il brutto era quando era Vader a subentrare ai miei carcerieri durante le sessioni di tortura. Non accadeva spesso per fortuna, ma quando succedeva, mi lasciavano in pace per un po'. Era un sadico. Non solo usava calci e pugni come facevano gli altri, ma la Forza, e soprattutto quella.

E quando mi trascinavano esanime nella cella beh, avevo un unico appiglio.

Mia moglie.

Il mio Angelo.

Era la mia ancora di salvezza. Probabilmente se non avessi avuto lei sarei impazzito dopo sei mesi, o mi sarei votato al Lato Oscuro. Mi ritrovavo a starmene sdraiato a terra per ora, a volte per giorni, ad ascoltare le ferite richiudersi e intanto pensavo a lei. Il solo pensiero annebbiava ogni dolore, era meglio di ogni tipo di anestetico.

Mi faceva addormentare sereno, mi dava una ragione per andare avanti, per tenermi in forze per quanto potessi e mi dava un motivo per tenere la testa lì dov'era, attaccata al collo.

Anche se era così lontano da me, beh, capitava che riuscissi a sentirla come se fosse di fianco a me. Anche con tutto quello che mi facevano, tenevo duro e mi aggrappavo all'idea che un giorno l'avrei stretta di nuovo tra le mie braccia e sarei riuscito a vederla nuovamente. Senza parlare di mio figlio.

Mi ricordo quando nacque. Sembra assurdo ma un mese circa, avevo ancora la cognizione del tempo in quel momento, riuscivo ancora a contare lo scorrere dei giorni, percepii un mutamento nella Forza, qualcosa di grosso, ma veramente. Un flusso di energia enorme che si sprigionò dal nulla. Beh, dal nulla no.

A quel punto capii che cosa era successo. Era nato mio figlio. O mia figlia.

Improvvisamente, anche se odiavo quel posto angusto, umido e buio, ero l'uomo più felice della Galassia. Ero padre per la miseria!

Ad ogni modo, avevo abbastanza ricordi di momenti passati assieme da potermi risollevare il morale quando ero giù. Praticamente tutto il tempo.

Però non era tutto facile. C'erano giorni in cui sentivo la paura attanagliarmi lo stomaco, e non c'era bel ricordo che tenesse. Sentivo la presenza incombente di Sidious e Vader ovunque, la Forza era perennemente in subbuglio, quasi fosse in lutto per la perdita di buona parte degli Jedi della Galassia. Oltretutto, nel corso degli anni le sessioni di pestaggio cominciarono a peggiorare. Cominciavo a temere che prima o poi mi avrebbero ammazzato, se non volutamente, perchè avevano esagerato coi calci.

Dovevo uscire da lì, in un modo o in un altro. Preferibilmente camminando sulle mie gambe.

Dovevo far qualcosa, per me stesso ma anche, e soprattutto per mia moglie e per mio figlio. 
 


Lo so, questo è pessimo. Era pessimo l'originale, traduzione e riscrittura non è che l'abbiano migliorato. In ogni modo, poi migliorano. Giuro. Chiedete a Colonnello, migliorano!
Ah, il titolo è preso da Nemo, dei Nightwish. 
I primi capitoli li ho scritti che ero un po', come dire, ossessionata da questa band. Poi cominciano a variare. Come storia, va presa molto alla larga, diventa bella dal decimo capitolo in avanti!

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Capitolo 3
*** He Swears He Will Return One Day ***


Capitolo 3 – He Swears He Will Return One Day

Quando non hai modo di far niente, il tempo passa lentamente, si sa, è una costante della vita di ognuno. Ma quando te ne stai sdraiato sul pavimento lurido di una cella di prigione, mentre ascolti il sangue che ti esce dalle ferite fresche che lentamente guariscono, il tempo passa ancor più lentamente. Ogni secondo diventa interminabile, perdi la cognizione dello scorrere dei mesi, non sai più quando è notte o quando è giorno, i ritmi circadiani si prendono una lunga vacanza e inizi anche a dormire poco. È un inferno. L'assoluto isolamento è veramente un inferno. Non lo augurerei al mio peggior nemico.

Ero stanco. No, meglio, ero esausto, eppure i miei carcerieri non davano segno di voler smettere di pestarmi. Neanche rallentarono nel momento in cui fui scosso da un accesso di tosse e sputai due boccate buone di sangue. Per un attimo temetti che mi avessero rotto qualcosa a livello dei polmoni, e v'assicuro che quel giorno ebbi veramente paura di morire. Tra il dolore e la paura, tremavo in continuazione.

Legato al centro della stanza, le catene mi tenevano le braccia alzate sopra la testa e mi impedivano di cadere nonostante le gambe non riuscissero più a reggermi. Avevo perso anche la sensibilità alla mano sana, considerando che i polsi dovevano reggere tutto il mio peso e le manette erano strette, ormai al braccio sinistro arrivava ben poco sangue. E ce n'era parecchio anche sul pavimento e sui muri. Ciondolavo come una bambola di pezza, a malapena mi reggevoso sulle ginocchia mentre le guardie facevano il loro lavoro. E lo facevano maledettamente bene. E non potevo neanche dar loro la colpa. Stavano eseguendo gli ordini ed erano stati cresciuti per questo, quindi lo facevano e basta. Del resto, ne andava anche della loro sopravvivenza, o l'obbedienza o la morte. E se gli ordini vengono da Vader, si obbedisce e non si fiata.

Anche un clone ci tiene alla propria vita in fondo.

Stavo cercando di autoconvincermi di questo quando mi arrivò l'ultima terribile ginocchiata al fianco destro. Quel clone chiudeva sempre così. Era finita. La mia sessione mensile di inferno era finita. Potevo ritornare in cella.

Una delle guardie sganciò le manette e caddi a terra con un tonfo. Non avevo la forza di lamentarmi, non cercai neanche di parare la caduta. Tanto ormai, un osso rotto in più non faceva differenza. Riuscii a girarmi sulla schiena appena prima che due guardie mi afferrassero le caviglie e mi trascinassero fuori dalla stanza per riportarmi in cella. Ero a malapena cosciente, ma riuscii a sentire i fischi e gli insulti che gli altri prigionieri lanciarono contro i nostri carcerieri. Era il loro unico modo per dimostrare un po' di solidarietà nei miei confronti, visto che ero quello che veniva trattato peggio. Loro aveveno almeno un'ora d'aria al giorno e la possibilità di chiacchierare, io ero perennemente in isolamento. Da quasi sette anni.

Mi lasciarono nella mia cella senza troppi riguardi e richiusero la porta dietro di loro, lasciandomi lì, mentre cercavo disperatamente di non perdere i sensi.

Rimasi lì non so quanto tempo. Forse un'ora, forse un giorno non ne ho idea, e sentivo che le mie ferite si chiudevano, le ossa rotte si rimettevano a posto quasi di loro spontanea volontà. Non era un processo piacevole. È stato un bene che dopo quei sette anni d'inferno abbia perso la capacità di guarirmi da solo usando la Forza. A volte è peggio che avere una ferita aperta. Non so come o perchè, ma nel momento in cui misi piede fuori di lì, dovetti tornare ai cari vecchi metodi (suture, ingessature e alla peggio lunghi bagni nel bacta) per guarire. Della serie, la Forza può donarti capacità straordinarie, ma esattamente come te le dona, se le può riprendere.

Riuscii anche a dormire un po', anche se quando mi svegliai ancora riverso in una pozza del mio sangue non ero al massimo della forma. Ero intontito, avevo mal di testa e il polso sinistro mi faceva un male del diavolo. Mi alzai da terra un po' traballante e mi trascinai verso il lavandino. Avevo bisogno quanto meno di lavarmi la faccia, considerando che stavano arrivando ospiti.

Un ospite a dir la verità. Un ospite che se veniva per pestarmi come i cloni poco prima, era un ospite che mia avrebbe ucciso sicuramente.

Sentivo la presenza di Vader avvicinarsi. Era talmente ingombrante che il suo eco nella Forza lo potevo sentire quando era ad un parsec da quel pianeta. Era nelle vicinanze, e sapevo che stava venendo per me. Non c'era nessun altro prigioniero oltre me che poteva valere la visita del braccio armato dell'Imperatore.

Non era una gran bella prospettiva quella che avevo davanti. E non ero certo in condizioni di affrontarlo, con o senza spada, perchè se era arrabbiato (e di solito quando veniva a trovarmi era molto arrabbiato), se la sarebbe presa con me. E la cosa mi terrorizzava.

Sembra strano, detto da una persona che ha passato oltre metà della sua vita in situazioni a dir poco mortali. Sembra strano davvero, però Vader era l'unica persona in grado di farmi accapponare la pelle. Sul serio!

Mi diedi una lavata alla buona, cercando di togliere quante più macchie di sangue potei prima di afferrare una delle uniformi del carcere pulite e indossarla. Almeno le uniformi ce le facevano cambiare quando volevamo.

Insomma, rimasi lì ad aspettarlo. Mi sedetti sulla lastra di pietra che fungeva da letto e aspettai. Non dovetti attendere molto. La pesante porta di metallo si aprì con un fischio dopo che qualcuno ebbe digitato il codice e passato la carta d'identificazione annessa. Alzai gli occhi verso l'apertura. Nella semi oscurità del corridoio, vidi l'ombra di Vader stagliarsi contro il muro, il rumore meccanico del suo respiratore coprì qualsiasi altro suono. Fece un passo dentro la stanzetta e la porta si richiuse dietro di lui, facendo precipitare la cella nella quasi totale oscurità. Doveva essere notte fonda, perchè durante il giorno invece ci sarebbe stata luce sufficiente quanto meno per guardarci in faccia.

Rimasi a fissare il mio miglior nemico per qualche secondo, e notai che stringeva continuamente i pugni, come se nervoso, più che arrabbiato. Non era un buon segno. Un Sith arrabbiato era la norma, un Sith nervoso, non l'avevo mai visto.

Cosa vuoi?” chiesi.

Non disse nulla, ma sapevo che dietro ai suoi visori ottici lui stava sostenendo il mio sguardo.

Avanti, sei qui ormai! Cosa vuoi?” chiesi di nuovo.

Stai zitto Skywalker!” tuonò. “Non sono proprio dell'umore!” si voltò verso la finestrella e fece qualche passo per distanziarci.

Sospirai. “Certo, perchè secondo te io sono felice di vederti! Mi sento come se un Rancor mi avesse usato come giocattolo e adesso ti ci metti anche tu! Avanti, chiedi quel che devi chiedere e facciamola finita. Sei venuto per uccidermi?” gli chiesi alzandomi in piedi.

Stai zitto. Stai zitto per un attimo dannazione!”

L'avevo fatto arrabbiare. E anche parecchio. Era il caso di stare un po' più attenti, di andarci cauti, perchè l'avevo già fatto arrabbiare una volta ed ero finito in infermeria con un trauma alla gola da strangolamento. Risultato: tre giorni di respiratore. Non avevo decisamente voglia di replicare.

Rimasi in silenzio quando si voltò verso di me e mi spinse contro il muro.

Un po' sorpreso, lo guardai un attimo e poi lo spinsi a mia volta, al muro opposto, cercando di mettere più distanza possibile tra noi due. Ero un po' stordito per il colpo alla testa, ma non troppo da perdere il controllo.

Ci guardammo, probabilmente in cagnesco, per qualche secondo prima di ingaggiare una piccola battaglia a colpi di Forza nella mia stessa cella. Tra spinte, trazioni e tutto quanto, entrambi finimmo a terra diverse volte, rialzandoci il più in fretta possibile per cercare di mitigare o controbattere le mosse dell'altro.

L'unico problema era che io ero stanco morto, mentre lui sembrava essere fresco come appena sveglio. Questo gli dava un certo vantaggio, tanto che riuscì ad atterrarmi in maniera piuttosto violenta, lasciandomi lì a terra, stordito e dolorante. Due o tre costole appena risistemate si ruppero di nuovo, e ci mancò poco che perdessi i sensi dal dolore. Senza contare che la botta in testa mi aveva disorientato parecchio, al punto che non riuscivo più a mettere a fuoco ciò che avevo attorno.

Alzai la testa, che girava come una navetta senza stabilizzatore, e lo fissai con rabbia. “Che diavolo vuoi?” gli domandai di nuovo. Volevo finirla lì, ci saremmo ammazzati a vicenda se fossimo andati avanti in quel modo.

Mi afferrò per il colletto dell'uniforme e mi rimise in piedi. “Il tuo aiuto.”

Cosa?” gridai, nonostante il dolore. “Ed è così che intendi convincermi ad aiutarti? Sapevo che eri un folle, ma non pensavo fino a questo punto!” all'ultima frase sorrisi per un attimo. Era una situazione paradossale. Prima mi attacca e poi mi chiede aiuto? Ma con che logica? Non l'avrei mai aiutato, anche solo per sistemargli l'attuatore rotto della sua mano destra. Diamine, lo sentivo da lì che era inceppato, faceva un rumore che si sarebbe sentito in un campo di battaglia.

Probabilmente lo sono, però tu sei l'unico che può darmi le informazioni che cerco. Anche se dopo così tanti anni, non so se potrai essermi d'aiuto!”

Per un attimo pensai di essere veramente impazzito dopo tanti anni in isolamento. Per un secondo, i suoi visori ottici divennero trasparenti e vidi i suoi occhi, anche nell'oscurità quasi totale di quella cella. Sembrava disperato. Quelli erano gli occhi di un uomo disperato. Non troppo diversi dai miei, ne ero certo.

Attraverso la Forza sentii qualcosa di strano in lui. Sentii la sua rabbia, il suo dolore continuo per le ferite e la tuta di supporto vitale che lo martoriavano, sentivo il Lato Oscuro che gli opprimeva la ragione, lo rendeva schiavo di Sidious come se fosse il suo animaletto da compagnia...era acciecato da esso, esattamente come tutti gli Jedi erano stati acciecati dal suo Maestro anni prima.

In quel momento realizzai che stavamo entrambi marcendo lentamente in due inferni separati. Io nell'isolamento totale, nel dolore continuo, nella lontananza dalle persone che amavo. Lui nel dolore, sia fisico che spirituale, che il Lato Oscuro gli portavano ogni giorno. Eravamo più simili di quanto potessi pensare.

In quell'attimo di silenzio che ci fu tra la sua ultima frase e la mia risposta, realizzai che lì dentro potevo esserci io. L'avevo già capito anni prima, sapevo che ero l'obiettivo primario di Sidious, ma avercelo lì davanti, in quelle condizioni beh, fa tutto un altro effetto. Avevo visto per un attimo le sue difese abbassarsi.

Va bene, dopo questo posso anche morire felice. Ho visto tutto quello che la Galassia potesse mostrarmi. Un Sith che chiede aiuto ad uno Jedi. Uno Jedi che tutti considerano morto. Sei pazzo!” alzai le braccia in segno di resa. Dopo quella, veramente, potevo morire contento. Le avevo viste tutte.

Non tirare troppo la corda Skywalker.” rispose lui. Anche con la sua voce resa monotona dal sintetizzatore vocale, sapevo che era al limite della sopportazione.

Beh, Aster, una volta mi chiamavi per nome.” ribattei arrabbiato. “Una volta potevamo dirci amici. Una volta! Prima che tutta quella gente perdesse la vita per mano tua. Una volta avrei fatto di tutto per te. Ora invece, hai perso la tua occasione. Non mi importa che cosa vuoi. Da me non lo avrai di certo.”

Però ti questo ti importa vero?” da una delle tasche della sua cintura tirò fuori un ciondolo. La mia fede nuziale, ancora legata al laccietto di cuoio a cui l'avevo legata anni prima per non perderla.

Dove diavolo...” non feci in tempo a finire la frase. Mi spinse di nuovo contro il muro, questa volta più lentamente.

Ho il grado e l'autorizzazione ad accedere ai tuoi effetti personali. E ho ancora qualche cartuccia da sparare, se mi passi il termine. Ho passato gli ultimi anni a cercare qualcosa, un appiglio, per corromperti in un modo o nell'altro. Credevo che il mio Maestro ci avesse già provato, e invece no. Oppure ci ha provato e non ci è riuscito. Strano. È un grosso punto di partenza per portarti dalla nostra parte!”

Mandai giù il groppo che mi si era formato in gola. Sidious sapeva del mio matrimonio. A dire la verità lo sapeva tutta la galassia. Visto che ufficialmente Padmè era morta, esattamente come lo ero io, qualcuno aveva fatto una soffiata ai giornali e la notizia era stata data in maniera capillare. Ero certo che fosse stato Sidious a farlo.

E adesso Vader piombava lì nella mia cella a tirar fuori vecchie argomentazioni che sì mi avevano fatto avvicinare al Lato Oscuro ma non erano riuscite a trascinarmi oltre la linea? Continuavo a non vederci una logica, di fatti rimasi in silenzio.

Ascoltami bene. Tua moglie è morta, e non posso dire che mi dispiaccia, ma penso che alla tua fede nuziale tu ci tenga particolarmente. In fondo è uno dei pochi ricordi che hai di lei, giusto?”

Annuii.

Bene. I casi sono due. O accetti di aiutarmi e io ti restituisco l'unico ricordo di tua moglie che puoi dare per certo, oppure lo lancierò da una finestra del palazzo del Senato. Che ne pensi?”

Benissimo, era riuscito a farmi incazzare. E pure per bene. Senza dar preavviso o nulla, lo scagliai contro la parete. Il colpo e la sorpresa gli fecero mollare la presa sul laccietto che teneva in mano ed ebbi la possibilità di tirarlo a me, usando la Forza. Mi atterrò in mano, e per una volta la sensazione del freddo metallo sulla pelle non mi fece accapponare la pelle.

Cosa vuoi?” gli chiesi, la voce ridotta quasi ad un sibilo.

Sidious vuole l'accesso al mainframe del Tempio. Mi servono i codici.”

Averceli, i Codici! Ero diventato Maestro da troppo poco tempo, non li avevo ancora imparati a memoria! Erano scritti su un chip di memoria che avevo prontamente nascosto prima di andare da Sidious, il giorno del mio arresto.

Abbassai gli occhi. “Non ce li ho.” fece per colpirmi ma alzai le braccia, sulla difensiva. “Aspetta però! Ho una spiegazione logica! Erano chiavi di crittografia a centoventi cifre, anche il Maestro Yoda avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo per impararle. Io quel tempo non ce l'ho avuto a disposizione. Non me li ricordo, mi dispiace!” come se, anche sapendole, gliele avrei fornite. Neanche se mi avesse buttato nel pozzo di Karkum, su Tatooine.

Rimase in silenzio lui questa volta. Spiazzato dalla risposta così...così...valida! Probabilmente si aspettava una bugia grossa come il Tempio. Una bugia l'avevo detta però. Le chiavi erano a 240 cifre, non 120. ancora più difficili da ricordare!

Non di meno però, quel silenzio era intriso di rabbia e risentimento. “Bene. Altra domanda. So che hai avvertito Kenobi prima che venisse dato l'Ordine. Dove gli hai detto che poteva nascondersi?”

Ha fatto tutto da solo. Io gli ho solo detto di nascondersi. E anche se ti dicessi dove l'avrei mandato, dopo sette anni dubito che lo troveresti ancora lì. Non è stupido!”

Giusto anche questo. Sei rimasto un po' fuori dal mondo eh?” disse, sarcastico.

Devo aver fatto una smorfia veramente idiota a quel punto. “Grazie Vader. Come se avessi bisogno del tuo fottuto sarcasmo ora come ora!”

Lo sai che mi piace torturarti Skywalker! È l'unica cosa che posso fare!” rimase muto per un attimo. “Però lasciati dare un consiglio. Tu puoi far finire tutto questo. Anche ora. Basta che ti arrendi. Non c'è bisogno di continuare così. Sei sprecato qua dentro! Con noi invece potresti diventare il dominatore della Galassia. Assieme, potremmo uccidere Sidious e prenderne il potere!”

Mi voltai verso la finestra. “Ed essere parte integrante di questo gioco al massacro che chiamate Impero? No grazie, preferisco marcire in galera piuttosto che unirmi a voi.” feci una smorfia divertita. “Aster, sei un idiota lo sai? Sidious ti sta usando. Ti ha sempre usato, sei la sua marionetta, ti tiene al guinzaglio come un cane, un guinzaglio anche molto corto oserei dire. Avresti potuto essere un grande Jedi, e invece guarda come sei ridotto. Non sei neanche più in grado di respirare da solo!”

Bene, l'avevo fatto incazzare sul serio. Con un suono strozzato che forse proveniva dai suoi polmoni martoriati piuttosto che dal suo sintetizzatore vocale, si scagliò contro di me con tutta la sua forza. Riuscì a farmi cadere a terra e non ebbi modo neanche di voltarmi per parare i colpi che iniziò a prendermi a calci. Ovviamente andò a colpire tutti i punti deboli. Era troppo sperare che mi centrasse in punto dove non fosse già intervenuto uno dei miei carcerieri eh?

Sembrava che mi stesse aprendo in due. Uno pensa di essere avvezzo al dolore dopo tredici anni di battaglie continue, ma in quelle circostanze, no, non c'è nessuna preparazione che ti permette di sopportare un attacco di quel tipo.

Mi stava colpendo per rabbia però, e chiunque combatte per rabbia prima o poi fa un errore. Essendo così alto, era facile da sbilanciare, e quando alzò nuovamente la gamba per colpire, riuscii a voltarmi e a calciare a mia volta la gamba che usava come appoggio. Cadde a terra lui stesso, il clangore delle parti metalliche che colpivano il pavimento fu quasi assordante.

Mi alzai in piedi appena un momento prima di lui e lo vidi alzare la mano destra e stringerla attorno al nulla, ma sentii la mia gola stringersi come se quelle dita stessero stringendo la mia trachea.

Senza pensare, feci lo stesso, però agii sul tubo che regolava l'ossigeno nel suo sistema interno. Ci stavamo strangolando a vicenda. Era questione di secondi prima che cadessimo entrambi a terra incoscienti per la mancanza di ossigeno. Già dopo qualche secondo sentii il disperato bisogno di aria, ma la sua morsa non fece che stringersi ancora di più.

Fermati...” disse... “O giuro che ti uccido, non mi importa di cosa dirà Sidious.”

La rabbia che provavo mi diceva di andare avanti, a costo della mia stessa vita, ma la parte razionale continuava a dirmi di lasciar perdere, che ci sarebbero state altre occasioni.

Vattene allora...” mormorai.

Mollai la presa e lui fece lo stesso. Caddi a terra in ginocchio e presi fiato. L'aria viziata della cella non mi era mai sembrata tanto profumata.

Stranamente mi obbedì. Si voltò verso la porta e bussò sonoramente. Mentre aspettava che gli aprissero la porta, si voltò però nuovamente verso di me. “Pensaci bene. Tutto questo potrebbe finire, dipende solo da te.”

Stavo ancora annaspando ma riuscii a dare un certo tono alla mia risposta. “Vattene. E dì al tuo Maestro che l'unico modo in cui mi avrà sarà da cadavere.”

La porta si aprì e lui uscì. Con un tonfo, la lastra di metallo tornò al suo posto.

Mi sedetti e chiusi gli occhi, nascondendo il volto tra le mani. Era troppo. Non ce la facevo più. Avevo fatto il bravo bambino per sette anni, era ora di fare qualcosa.

Era ora di uscire di lì.


Oh, questo è nettamente meglio dell'originale. Ha più senso logico, si incastra meglio...per una volta posso quasi dirmi soddisfatta! Bon, l'originale si avvia verso la fine, però ho in mente un seguito. In ogni modo, dovrei andare avanti di questo passo ovvero un capitolo nuovo nell'originale e una traduzione. Insomma, un capitolo ogni due settimane diciamo. Spero che vi piaccia e le recensioni sono sempre ben volute!

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Capitolo 4
*** Away ***


Per Gary, che ha scritto una canzone e l'ha pubblicata nel 1987, e ha creato uno dei motivi folk più conosciuti della storia dell'hard rock. Ci mancherai.

Le tue parole e la tua musica mi hanno ispirato innumerevoli volte. Eri uno dei migliori chitarristi, compositori e bluesman del mondo. L'hard rock e l'heavy metal ti devono tantissimo.

Che tu possa trovare la tua Wild Frontier, Over The Hills And Far Away...

Riposa in pace, Gary Moore


Capitolo 4 – Away

Mi ci vollero due mesi quasi per studiare il piano di fuga. Due mesi che passai in profonda meditazione quasi continua, cercando di creare una mappa mentale della struttura seguendo, ogni giorno, un clone diverso attraverso la Forza, seguendo il suo eco come un tracciante. Non fu un lavoro facile, perchè continuavo a deconcentrarmi e dovevo ricominciare daccapo, però alla fine avevo una bella mappa del carcere, incisa sulla parete con una pietra che ero riuscito a recuperare dal terreno giusto fuori la finestra, e sapevo esattamente che strada fare e come evitare le telecamere di sicurezza.

Mi serviva solo un po' di fortuna.

Sempre che la Forza possa essere definita tale.

Però avevo una strana sensazione, sentivo la pressione salire mano a mano che il giorno designato per la fuga si avvicinava. Non ero tranquillo. Per questo, l'ultima settimana, prima del giorno decisivo, per completare il mio schema, studiai attentamente le tempistiche dell'attività attorno a me. Quando c'era l'ora d'aria per gli altri prigionieri, quando venivano portati i pasti, quando veniva ordinato il silenzio per la notte. Tutte cose che non avevo mai notato prima, considerando che la mia mente era sempre altrove e mai lì dentro, nel disperato tentativo di mantenere un certo grado di sanità mentale.

Bloccato lì come un animale, avevo sempre relativamente poco appetito, ma mi costrinsi a mangiare il più possibile, in modo da avere energia sufficiente per un combattimento, nel caso servisse. Certo, il cibo della prigione non era il massimo, ma era pur sempre energia. Facevo fatica, lo ammetto, e lo dice uno che non ha mai fatto storie quando si trattava di cibo, però...

Il problema era che ero veramente molto agitato. Faticavo a dormire, o quando dormivo ero tormentato da incubi tremendi. Mi svegliavo urlando...non riposavo molto. Mi ritrovavo ad appigliarmi a qualunque cosa per calmarmi, dai vecchi esercizi di meditazione di quando ero bambino fino ai ricordi che avevo di mia madre, di Padmè (e non è che quei ricordi mi calmassero, anzi, avevano tutt'altro effetto di cui è il caso di parlare), del mio Maestro e di tutte le battaglie che avevamo combattuto assieme, del figlio che non avevo mai conosciuto...insomma, dopo un po' ce la facevo a riaddormentarmi, però era dura. Veramente molto dura.

Dovevo riappropriarmi della mia libertà. Ne avevo il bisogno fisico. L'ultimo incontro con Vader mi aveva sconvolto, dovevo assolutamente uscire di lì o sarei impazzito, questa volta per davvero. Niente Lato Oscuro o cosa, no, solo pura follia da claustrofobia. No, non potevo permetterglielo. Avrebbero vinto. Non potevo finire così. Non io. Non Anakin Skywalker.

Finalmente, nel tardo pomeriggio del giorno deciso, misi in atto il mio piano. L'ultima sessione di pestaggio risaliva a oltre una settimana prima, ero quasi in splendida forma. Potevo farcela.

Avevo pianificato tutto nei minimi dettagli. L'azione, il momento, tutto quanto.

Obi-Wan sarebbe stato fiero di me.

E a lui debbo praticamente tutto, dall'idea base, ai mezzi per metterla in atto. Un giorno me ne stavo seduto nell'angolo più buio della cella e mi stavo arrovellando per trovare l'idea per fare in modo che quella porta rimanesse aperta quanto bastava perchè potessi uscire di lì senza essere notato, quando mi ritrovai a pensare ai vecchi tempi quando Obi-Wan mi stava insegnando i rudimenti del combattimento con la spada laser. Ricordai il suo stile di combattimento, che più che la forza fisica e la velocità sfruttava la potenza dell'avversario per deviare i colpi e trovare un buco nella sua difesa. Era uno stile passivo, e da lì mi venne l'idea geniale.

Beh, non proprio geniale. È un trucco vecchio come una galassia. Dovevo solo stare buono per un po'. Sarebbero stati proprio loro a liberarmi. Gli sarei scivolato tra le dita come la sabbia di Tatooine. Ero riuscito a scappare dal Lato Oscuro una volta, ce l'avrei fatta una seconda. Solo che quella volta dovevo uscire da un luogo fisico più che da uno stato mentale.

L'ora si avvicinava. Il piano era pronto. O meglio, appeso.

Perchè quello era il trucco. Fingere un suicidio per impiccagione. Stoffa per fare la corda ne avevo, le tubature che portavano l'acqua al lavandino mi avevano retto per sette anni mentre facevo un po' di esercizio...avrebbero retto anche quella volta...beh, non è che dovessi impiccarmi sul serio, mi tenevo su con la Forza in modo da non soffocare, quel tanto che bastava per dare l'idea.

Quando il soldato incaricato di portarmi la cena entrò nella stanza e mi vide lì appeso, gli scappò un sussulto. Devo dire che non pensavo di essere così bravo come attore. Me la cavavo bene a fare il morto, tant'è che prima di chiamare aiuto, il soldato si avvicinò per controllare che fossi realmente morto. Troppo vicino.

Era terrorizzato, lo sentivo. Aveva paura tanta quanta ne avevo io. Se scopriva che ero vivo, ero finito. Il piano sarebbe andato bellamente fuori dalla finestra e avrei dovuto ricominciare da capo. Oppure potevo morire nell'arco di mezzo secondo. Lui era armato. Io no.

Quel momento era critico. Era quell'attimo che segnava il confine tra la libertà e la prigionia. L'attimo che segnava la differenza tra la vita e la morte. La mia vita e la mia morte.

Però la mia volontà di andarmene da lì era più forte di qualsiasi cosa. Quando fu abbastanza vicino da poterlo colpire, entrai in azione. Rannicchiai le gambe al petto e con forza e velocità che certamente non aveva mai visto e che non si sarebbe mai aspettato lo colpii con entrambi i piedi direttamente al torace, causandogli uno shock tale da mozzargli il respiro per una decina di secondi buoni.

Prima che potesse chiamare aiuto in qualsiasi modo o anche solo pensare di caricare il fucile, gli fui addosso. Una gomitata ben assestata alla gola e non era più in grado di parlare. Tanto per andare sul sicuro, gli spezzai entrambe le braccia con una torsione prima di afferrargli la testa, una mano al mento e l'altra dietro la nuca e spezzargli il collo come un ramoscello secco.

Rimasi qualche secondo a guardarlo mentre la vita lo abbandonava. Era una recluta, un ragazzino probabilmente agli occhi degli altri soldati più esperti. Mi dispiaceva, sotto sotto. Avevo condiviso molte battaglie e tanta gloria con i suoi fratelli, soprattutto quelli della 501° legione che mi sembrava di uccidere un amico. Negli occhi gli leggevo il terrore puro di chi guarda negli occhi il proprio assassino, sentii la vita che sfuggiva dal suo corpo come acqua tra le dita. Avvertii il freddo respiro della morte, quando il suo corpo si irrigidì per un attimo, poi cadde a terra come un sacco vuoto. Era la stessa sensazione che provavo io ogni giorno, quella sensazione di pericolo imminente, ogni volta che sentivo la porta aprirsi. Mi vennero i brividi.

Scacciai quel pensiero e partii con la seconda fase del piano. Spogliarlo e prendere il suo posto.

La corazza da stormtrooper mi andava un po' stretta, ma almeno funzionò. Aveva lasciato il casco fuori dalla porta. Lo afferrai e ritornai dentro. Gli misi la divisa da prigioniero e con un po' di sforzo gli spaccai la faccia a pugni. Dovevo renderlo il meno riconoscibile possibile, in modo che il piano funzionasse almeno abbastanza da permettermi di andare il più lontano possibile da lì prima che venisse dato l'allarme.

Quasi senza sforzo, gli infilai il cappio al collo e lo appesi dove pochi minuti prima c'ero io. Questa volta però il cadavere c'era. Fatto questo, infilai il casco ed uscii dalla cella, richiudendo la porta dietro di me.

Metà era fatta. Ora dovevo recuperare le mie cose, scoprire dove diavolo ero e andarmene da lì.

Percorsi il corridoio e voltai a destra. La prima porta era la guardiola del settore, subito dopo invece c'era il computer con tutte le informazioni che mi servivano. Dove avevano sistemato i miei oggetti personali, nello sgabuzzino lì a fianco, dove mi trovavo, che giorno era e soprattutto dov'era la città più vicina.

Il sistema computerizzato non era cambiato molto da quando era subentrato l'Impero, avevano solo cambiato i simboli e qualche nome. Controllai il numero di matricola sul retro dell'elmetto e digitai il codice. Il pannello di controllo si aprì sullo schermo. Inserii il mio numero di matricola e trovai tutte le informazioni su di me.

Nome: Anakin

Cognome: Skywalker

Numero Indetificativo: 100389

Pianeta di Nascita: Tatooine; Luogo: Sconosciuto

Data di Nascita: Sconosciuta

Età: 29

Data di Morte: ---

Stato Civile Corrente: Celibe

Occupazione: Maestro Jedi

Crimini: Tentato omicidio.

Pena Prevista: Ergastolo.

C'era tutto, mancava solo la data di morte. Controllai l'orologio del computer ed inserii la data odierna.

Se non avevo preso una cantonata pazzesca, era il giorno del compleanno di mio figlio. Bel tempismo eh?

Una volta confermata la morte, si aprì una finestra con l'ordine di disfarsi degli effetti personali e dove trovare la scatola. Diedi il comando di aprire la porta dello sgabuzzino e chiusi le finestre di navigazione del computer. La mia scatola era in basso, su uno scaffale di metallo piuttosto malandato. Controllai i numeri scritti sopra. Coincidevano col mio identificativo. Aprii la scatola di metallo e controllai che ci fosse tutto. Abiti, cintura, spada, stivali, mantello...c'era tutto ciò con cui ero arrivato, meno la fede nuziale che portavo appesa al collo.

Tornai un secondo al terminale e cercai qualche indizio su dove diavolo mi trovassi. Cercai una mappa stellare o qualcosa del genere, ma trovai solo la mappa del settore. Ero su Blenjeel! Il carcere repubblicano di massima sicurezza per criminali di guerra, ecco dove mi avevano mandato! In pratica, ero nel bel mezzo del nulla, su un pianeta poco abitato, la città più vicina era a quindici chilometri dal carcere verso nord e con molta probabiltà era uno spazio porto di dubbia reputazione, se non ricordavo male.

Scusate la volgarità, ma quel giorno l'unico pensiero che mi venne in mente in quel preciso momento fu un sono fanculo a tutto! Le cose si mettevano male. Quindici chilometri nel deserto? O trovavo uno speeder, o ero carne da macello.

In ogni modo, mi sarei arrangiato una volta fuori di lì.

Potevo andare. Anzi, dovevo andare. Quel cadavere nella mia cella non avrebbe retto per sempre, non ci avrebbero messo molto a scoprire il trucco e a dare l'allarme. E che allarme!

Infilai l'elmetto e procedetti verso l'uscita. Per fortuna non incontrai nessuno, fino alla porta d'ingresso. Lì mi chiesero di specificare il contenuto della scatola e perchè la stavo portando fuori.

Cercai di mascherare un po' la voce. “Un prigiorniero è deceduto poco fa. Ne è stata accertata la morte e i suoi effetti personali devono essere distrutti. Normale amministrazione.”

Il soldato dietro il vetro, controllò sul computer. “Ah sì. 389. Ho ricevuto la notifica adesso. Perfetto. Vai pure. Hai finito il turno?”

Annuii, sperando che la fortuna mi assistesse. “Sì. Pensavo di fare un salto in città stasera, a bere qualcosa. Posso prendere uno speeder?” domandai.

Certo. Le chiavi sono in deposito. Mezzo plotone è in licenza stasera e ci sarà la serata piena. Stai attento alle risse e divertiti!”

Lo farò. Grazie per l'avvertimento. A domani!”

La porta si aprì. Il sole stava tramondando. Ero appena in tempo per uscire prima che diventasse buio. E freddo.

A domani!”

A domani 'sto cazzo! Pensai uscendo da lì.

Ero libero. Mancava solo una cosa. Cambiarmi d'abito. Ma ero libero. Ero fuori! Ero fuori!

Mentre correvo verso il deposito automezzi, che sapevo essere a destra dell'uscita perchè ricordavo benissimo la strada che avevo fatto per entrare, nonostante fossi bendato, quello era l'unico pensiero che mi correva per la testa. Ero fuori! Ero libero! Il piano aveva funzionato!

Presi uno speeder e uscii a tutta velocità.

La prima cosa che feci fu liberarmi dell'elmetto. Quando fui abbastanza distante, fermai il mezzo e mi liberai della corazza, riprendendo i miei abiti. Si stava da favola. Finalmente qualcosa in più di una rigida e alquanto scomoda divisa e soprattutto era qualcosa in cui mi sentivo incredibilmente a mio agio. Fatto questo, ripresi il mio viaggio verso lo spazio porto.

Ora dovevo trovare un trasporto per Coruscant.


Cortino, lo so, però ho voluto tradurlo per fare un micro tributo a Gary Moore, che purtroppo è morto domenica notte per cause ancora da chiarire. La dedica in alto è la traduzione di quella che ho messo nel capitolo 35 dell'originale. Anche qua ho fatto qualche cambiamento, un paio di sforbiciate e due o tre aggiustamenti, giusto per far rientrare tutto o quasi con quello che poi ho scritto negli ultimi mesi.

Se notate errori di ortografia, fatemeli notare, per piacere, appena ho un attimo di tempo cercherò di correggerli. Sono veramente negata per l'ortografia, da quando sono bambina. Meno male che hanno inventato le penne cancellabili e il correttore, se no pensate ai miei esami all'università! (quello di russo poi credo di non averlo passato per colpa della calligrafia, che è pessima!)

In ogni modo, divertitevi...pian piano mi sto avviando alla parte interessante. Cioè, ci vuole un po', ma se credete a Colonnello che sa dove voglio andare a parare, poi verrà fuori qualcosa di carino.

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Capitolo 5
*** Back In Her Arms Is Where He'll Be ***


Momento riflessivo e decisamente sconclusionato. Non ricordavo di aver scritto una robaccia del genere anni fa. Vabbeh, ho cercato di aggiustarlo il più possibile. Non è granchè, lo so, devo dire che, meno male che questa l'ho finita praticamente ora, e non cinque anni fa, se no sarebbe diventata una boiata atomica...bah. C'è anche da dire che è tutto il pomeriggio che mi ascolto Souvenirs D'un Autre Monde di Alcèst, il che non aiuta...

Voli pindarici a gogo!

Ah, ho lasciato due o tre termini in inglese. Non sapevo come tradurle decentemente!


Capitolo 5 - Back In Her Arms Is Where He'll Be

Nel momento esatto in cui ripartii dopo essermi cambiato, sentii qualcosa, una strana sensazione, in fondo al cuore. Improvvisamente tutta l'ansia che avevo provato fino a quel momento, sparita. Ero libero, sia fisicamente perchè non avevo più quattro mura che mi tenevano prigioniero, sia mentalmente, perchè finalmente ero fuori dal giogo dell'Impero e dai loro modi barbari.

E la determinazione a ritrovare la mia famiglia era solida come non mai. Non me ne importava nulla se avevo sofferto come nessun altro nella galassia per tutti quegli anni. Le cicatrici che portavo addosso erano nulla. Ero un uomo libero. Non più solo un numero identificativo scritto su una porta di metallo, ero di nuovo Anakin Skywalker. Ero me stesso.

Potevo fare quello che volevo, potevo parlare come volevo...ero uno Jedi, e sebbene l'Impero avesse tentato di portarmi via anche quello, beh non c'era riuscito. Avevo ancora un po' d'orgoglio, ed era ora di tirarlo fuori. Gli Jedi non erano morti. Non so quanti di noi erano ancora là fuori a lottare per sopravvivere, ma io c'ero. E non avevo intenzione di lasciar perdere tutto quello che mi aveva fatto crescere. A costo di dover addestrare ogni singolo bambino che fosse un minimo ricettivo nei confronti della Forza.

L'Ordine sarebbe sopravvissuto. Non sapevo come, ma ce l'avrebbe fatta. S'era quasi estinto migliaia di anni prima, ma era bastata la determinazione di uno solo, per riportarlo in auge. Con un po' di sforzo forse, ci saremmo risollevati dalla polvere. I Sith non l'avrebbero avuta vinta. Vader e Sidious avrebbero trovato pane per i loro denti.

Lo giurai a me stesso mentre guidavo verso lo spazio porto.

Mentre sfrecciavo nella fredda atmosfera del tramonto, chiusi gli occhi un attimo e respirai a fondo l'aria pulita e quasi incontaminata del pianeta. Mi sentivo rinato. Mi sentivo come quel giorno, subito dopo la Battaglia di Coruscant, quando dopo cinque mesi di assedi nell'Orlo Esterno, ero sceso da quel trasporto militare giusto fuori il palazzo del Senato, e lei era lì ad aspettarmi.

Però c'erano tante differenze rispetto a quel giorno. Innanzitutto, lei non c'era. Ma mi ero già messo il cuore in pace. Sapevo che ne avrei dovuta fare di strada prima di ritrovarla. Ritrovarli, a dir la verità. Poi io ero una persona diversa. Non ero più quello scavezzacollo che ero sette anni prima. Ero cresciuto, maturato, avevo quasi trent'anni, e ve l'assicuro, sette anni di galera, in quelle condizioni, ti cambiano. Ti rivoltano da una parte all'altra. E sinceramente, speravo di esserne uscito come un uomo migliore.

A guardarmi indietro, nonostante avessi ventidue anni quando entrai in prigione, non ero altro che un ragazzino viziato e arrogante. Tutto questo gran parlare di me come il Prescelto mi aveva riempito la testa di belle speranze che ovviamente non vennero esaudite. Pensavo ancora di poter fare la bella vita, di essere osannato da tutti. Volevo diventare lo Jedi più potente della galassia, per non dire della storia. Qui-Gonn aveva visto qualcosa in me. Aveva visto veramente il desiderio di diventare un Cavaliere Jedi, il desiderio di aiutare la gente. Problema: mentre crescevo, quel desiderio di aiutare le persone si era trasformato in un fortissimo sentimento di riscatto per il fatto di essere stato uno schiavo. E il desiderio di essere grande e potente.

Che idiota.

No veramente, che idiota che ero! Fortuna volle che abbia aperto gli occhi prima di fare qualche cazzata.

No beh, di cazzate ne avevo fatte. E pure troppe. Però potevo tentare di rimediare. Dovevo espiare i miei peccati in un modo o nell'altro del resto!E ne avevo bisogno.

Avevo già iniziato il mio percorso di redenzione. L'avevo iniziato sette anni prima, il giorno in cui ho dovuto scegliere sia per me che per Padmè. Per non parlare di nostro figlio. Fu il giorno peggiore della mia vita.

Quel giorno ho veramente dovuto scegliere tra la via apparentemente facile e felice correre da lei, prenderla e scappare via il prima possibile, andare da qualche parte che non fosse Coruscant e iniziare una nuova vita e lasciare tutti gli altri a morire, oppure prendere la via rischiosa ma che poi si è rivelata la migliore. Avvertire Obi-Wan, dargli la possibilità di avvertire quanti più Jedi possibile e affidargli la vita di mia moglie. E consegnarmi a Sidious. Stare al suo gioco.

Conoscendomi, la seconda opzione era quella giusta. Forse avevo fatto la differenza, forse no, però avevo dato la possibilità agli altri di mettersi in salvo o di tentare di sistemare la situazione, in un modo o nell'altro.

Ho scelto lei. Le ho salvato la vita, e allo stesso tempo ho salvato me stesso. L'ho lasciata, questo è vero, ma non l'ho persa.

E quella fu una decisione che cambiò la mia vita. La nostra vita.

Improvvisamente mi tornò in mente una sensazione, un attimo in cui tutto per un secondo si fermò Sulla Invisible Hand, la nave ammiraglia della flotta Separatista, otto anni prima. Il giorno in cui avevo decapitato Dooku. Un brivido gelido che mi fece sussultare sul sedile dello speeder.

Ricordai ogni attimo di quella missione, da quando io e Obi-Wan fummo chiamati dall'Orlo Esterno con urgenza, le ore di tensione prima di arrivare a Coruscant, i momenti frenetici della battaglia sui caccia...tutto. Ogni passo fatto su quella nave riecheggiava nella mia testa come se stessi guardando un filmato olografico della mia vita. E quello che vedevo non mi piaceva.

Rividi gli occhi terrorizzati di Dooku, il panico che gli si leggeva in faccia quando, dopo avergli mozzato le mani, lo tenevo in scacco, indeciso sul da farsi. Ricordai la miriade di pensieri che mi passarono per la testa in quel momento, tra il desiderio di vendetta per il braccio che mi aveva lui stesso tagliato, quasi tre anni prima, alla pietà che improvvisamente provai per quel vecchio.

Soprattutto ricordai la voce fredda e insensibile di Palpatine, così diversa dal solito. Però gli diedi retta, nonostante quell'ordine mi sembrasse così strano. È stato in quel momento che mi è scattato qualcosa nel cervello, a livello inconscio.

Per tre anni avevo visto solo il peggio della Galassia. La guerra, la morte, la sofferenza di milioni di persone innocenti che lottavano per sopravvivere a causa di un gioco di potere tra due potenze troppo più grandi di loro perchè potessero comprendere. Ricordo ancora l'angoscia che provavo ogni volta che bussavo ad una porta per dare la notizia che avevamo trovato il corpo di un parente, di un amico, e lo comunicavamo a qualcuno. Era tremendo. Per quasi tre anni avevo vissuto così, avendo a che fare con la morte così spesso e con tale intensità che alla lunga mi ci ero abituato. Però quel giorno, lo stesso, qualcosa cambiò. Avevo già ucciso in passato. Tante volte anche. Ma nessuno aveva mai implorato pietà. Beh, non contate i Tusken. Non ero in me quella notte.

Pensavo che tutto fosse finito a quel punto. E invece torno a casa per sprofondare di nuovo in un baratro di terrore e sofferenza. I tre mesi peggiori della mia vita. Il rapimento di Palpatine aveva lasciato un buco enorme nell'orgoglio degli Jedi, il mio compreso. Il Cancelliere voleva che ci facessimo da parte e per la miseria aveva anche tutto il diritto di ordinarcelo, visto che era lui a tenere il coltello dalla parte del manico. Voleva avere tutto il tempo di portarmi dalla sua parte, ecco perchè ci teneva a distanza. Più io perdevo fiducia in loro, più facile era il suo lavoro.

Lottai con tutte le mie forze quei sogni che continuavano a minarmi il sonno. Ogni notte era la stessa storia, la stessa tortura. Stavo impazzendo, letteralmente. Non riuscivo a capire.

Poi finalmente la decisione del Consiglio arrivò come un fulmine a ciel sereno. Ero un Maestro. Finalmente ero ciò che volevo essere. Ero a posto con l'universo. E da quel momento i sogni sparirono. Quei sogni che mi tormentavano come una bestia feroce fa con la sua preda. Peccato che bastò un piccolo elemento esterno a farmi mettere il cuore in pace e a cambiare direzione. E, improvvisamente, il piano di Sidious era andato fuori dalla finestra, a fare un bel volo.

Meritava di morire. Sidious, e il suo maledetto apprendista, Vader. Tutti e due. Non è molto in stile Jedi augurare la morte di qualcuno ma, in quella situazione particolare, penso si possa fare un'eccezione.

Ero così perso nei miei pensieri che non mi accorsi che all'orizzonte si iniziavano a vedere le tipiche costruzioni dei pianeti deserti: case ed edifici bassi, di pietra o mattoni chiari, che per lo più costituivano gli ingressi di costruzioni scavate nel cemento. Ero arrivato.

Non era poi così differente da Mos Espa in fondo. I locali notturni erano tutti aperti e pieni di soldati che, appena finito il turno, si rifugiavano lontano dal posto di lavoro. Qualche sporadico viaggiatore, per lo più mercanti non proprio onesti, cacciatori di taglie e contrabbandieri, sedeva fuori a godersi l'aria fresca della sera, con una birra o qualche altro alcolico o peggio, spaccacervello, tra le dita. Qua e là ovviamente faceva capolino qualche donna di dubbia reputazione. Tutto normale del resto.

Lasciai lo speeder poco lontano dalle prime case e mi diressi a piedi verso il centro della cittadina. Non era enorme, ma del resto, bastava che avesse un'area di stoccaggio abbastanza grande e sarebbe andata bene a chiunque. Nessuno vuole restare su Blenjeel più del tempo necessariao di un pieno di propellente e al massimo un giretto per bar a bere qualcosa. E chi vuole stare lì, o lo fa per soldi, o per disperazione.

Era come essere di nuovo a casa, giusto con vent'anni di più e maggiore padronanza delle lingue. C'era di tutto lì in mezzo. Il pubblico del Boonta Eve era più noioso.

Affrettai il passo e seguii le indicazioni per il porto. Sapevo che lì avrei trovato qualcosa. Una navetta, un piccolo cargo...qualcosa c'era di sicuro. Ad aver fortuna, forse trovavo anche un cargo imperiale. Se erano come i vecchi cargo repubblicani, erano fatti per lunghi viaggi, per cui sarebbero stati equipaggiati con un bagno e una zona con cuccette per dormire. E ne avevo veramente bisogno. Sia di una doccia, che di un bel sonno.

Il problema era che avrei dovuto rubare una navetta imperiale, e per prima cosa dovevo raggiungere la zona riservata a loro, per poter vedere con che cosa avevo a che fare.

Finalmente lo trovai, a est del punto da cui ero entrato. Era una costruzione bassa, recintata, con poco personale di sicurezza. Entrare sarebbe stato un gioco da ragazzi.

La recinzione era vecchia e arrugginita. Trovai un buco preesistente e mi infilai dentro, senza essere visto.

Approfittando del buio e della scarsa illuminazione, scivolai verso gli uffici di amministrazione, ed entrai da una finestra aperta. A quell'ora tarda, le operazioni di carico e scarico erano già state fatte, in amministrazione non c'era nessuno e avevo libero accesso ai computer.

Utilizzai nuovamente il codice identificativo del clone che avevo ucciso meno di un'ora prima. Per fortuna era ancora valido. Evidentemente non mi avevano ancora scoperto.

Scorsi la lista delle navi attraccate e trovai quella che faceva per me. Hangar 17, docking station 5.

Era ora di lasciare quel postaccio dimenticato dall'universo.

Uscii dall'ufficio e percorsi il lungo corridoio che si apriva, su entrambi i lati, sui vari hangar e relative docking station fino al 17. Lì però mi fermai un attimo.

C'era qualcuno dentro, sentivo delle voci. Aprii la porta con cautela e scivolai dentro, aiutato dalla penombra.

Seduti ad un tavolino, c'erano quattro cloni, probabilmente le uniche guardie in servizio, che tra un giro e l'altro facevano quattro chiacchere davanti a qualcosa da bere e una partita di sabaak. Un'unica lampadina illuminava il tavolo, lasciando il resto dell'area in ombra. Il che mi permetteva di stare ad ascoltare quello che dicevano.

Stavano chiaccherando del più e del meno, più che altro degli ordini ricevuti, quando uno di loro, probabilmente il più alto in grado, ricevette un messaggio di testo sul comunicatore. Fece una strana smorfia mentre leggeva, un misto di stupore e fastidio, poi riattaccò il congegno alla cintura.

Questa è bella. Qualcuno si è suicidato, giù nel carcere!” esclamò, riprendendo in mano le carte.

Oh, bene, il piano era andato meglio del previsto a quanto pareva.

Chi?” domandò un altro, girato di spalle.

100389. Si è intrecciato una corda stracciando una delle divise di ricambio e si è impiccato alle tubature dell'acqua.” rispose, poi gettò una carta sul tavolo.

Stai scherzando vero?” mormorò un altro ancora. Questo lo potevo vedere, e aveva una faccia che era tutto un programma. Sembrava avesse visto un fantasma. “Hai letto bene il codice?”

Il capo annuì. “Certo che ho letto bene! Mi prendi per stupido?”

No Tenente...è solo che...io ho lavorato per un po' al carcere prima di essere trasferito qua e quel numero era assegnato ad Anakin Skywalker!”

Calò il silenzio più totale tra i quattro. “Anakin chi?” chiese il tizio girato.

Anakin Skywalker, uno dei più potenti Jedi che la storia ricordi. Sono stato anche a suo servizio, per qualche tempo, anni fa. Fa strano pensare che sia morto adesso!”

Ah, quello era un clone reduce della guerra. Non pensavo ce ne fossero ancora in giro. Continuai ad ascoltare.

Aspetta un secondo, Skywalker non era quello che ha tentato di uccidere l'Imperatore, qualche anno fa?”

Il clone che mi conosceva annuì. “Proprio lui. Ed era in carcere per questo! Gli avevano dato anche l'ergastolo. Ammetto che quando era stata data la notizia non ci credevo, poi quando sono state rese note le dinamiche del piano degli Jedi per uccidere l'Imperatore, ho capito molte cose.”

Del tipo?”

Del tipo che tutti gli Jedi sono spazzatura da eliminare. Siamo qui per colpa loro, abbiamo combattuto una guerra stupida per colpa loro e adesso dobbiamo anche dar loro la caccia a far loro da guardia. Io sinceramente, avrei preferito che l'idea di creare un esercito di cloni se la fossero messa dove dico io.” ribattè il Tenente. “Preferivo non nascere, tutto considerato. Se è morto, tanto peggio per lui. Anche se l'avessero fatto uscire, non sarebbe andato lontano. Anche con l'Ordine ancora in piedi!”

Perchè scusa?” domandò quello di spalle.

Perchè ha violato non dico tutte ma quasi le regole del suo ordine. Qualche tempo dopo la sua incarcerazione, qualcuno tirò fuori la notizia che era stato giustiziato. Da lì poi è partita tutta una trafila di scoop sulla sua vita che non vi dico. L'unica cosa che vi posso dire con certezza è che era sposato.”

Gli altri si guardarono con stupore. “Ma gli Jedi non potevano sposarsi!”

Lo so. Ma lui l'ha fatto lo stesso. Se lo avessero scoperto, sarebbe stato espulso dall'ordine. Oltretutto, anche sua moglie non era proprio una persona comune!”

Ah, sì, adesso mi ricordo! Non si era sposato con quella senatrice...accidenti, non mi ricordo il nome! È morta anche lei no?”

Il Tenente annuì. “Esattamente. Poco dopo la dichiarazione dell'Impero. Sembra che avesse un difetto congenito al cuore...cose che capitano. Bella donna però. Un po' lo capisco...aveva decisamente i suoi perchè...avercene di donne così da queste parti e sai quanti di noi sarebbero perennemente a chiedere licenze per uscire più spesso?”

Bella bugia che si erano inventati! Obi-Wan era un genio, c'era poco da fare! L'ultimo commento però non mi piacque. Per niente. Lo stesso però, continuai ad ascoltare.

Brutta storia. Poveretto. Direi che dopo la morte della moglie e tutti quegli anni in quella cella...almeno adesso ha trovato un po' di pace!” mormorò il reduce.

La prossima volta impara a stare più attento. Non si tenta di uccidere l'Imperatore per poi volerla fare franca così, come se nulla fosse. In ogni modo, ho come l'impressione che qualcosa non quadri.”

E ti pareva! Ovvio che qualcuno dovesse sospettare qualcosa! Nessun piano è mai perfetto. E quel clone mi stava dando un po' sui nervi. Afferrai l'elsa della spada e rimasi ad ascoltare ancora un po'.

Cosa intendi?”

Intendo che è uno Jedi. E gli Jedi sono capaci di tutto. Che ne so, potrebbe anche aver ucciso uno dei sorveglianti per spogliarlo e uscire, in un modo o nell'altro. Lì dentro nessuno sa che faccia hai, se l'ha conciato male abbastanza, potevano anche scambiare i due volti senza problemi.”

Era furbo, c'era poco da dire. “Inoltre, vi ricordate il nome di quel Jedi che abbiamo cercato ovunque? Quello che ha ridotto Vader a quel pezzo di carne abbrustolita?” gli altri annuirono. “Ecco, Skywalker era il suo allievo. Se quei due si mettono insieme a combinare qualcosa, per noi sono guai. Visto che tu li hai visti in azione, puoi confermare no?”

A quel punto mi alzai in piedi e accesi la spada. Era ora di andarsene, e quei quattro mi erano d'impiccio.

Il rumore della lama che prendeva vita li scosse dalla loro conversazione e li fece scattare in piedi. Avevano lasciato i blaster chissà dove, e fu veramente facile eliminarli. Non ebbero nemmeno il tempo di accorgersi che c'era qualcuno con loro. Quattro fendenti ben assestati, e crollarono a terra zenza fiatare, morti. Molto morti.

Uccisi da un morto. Strana la vita eh?

Non rimasi lì un secondo di più. Trovai il computer dell'hangar e aprii la copertura, poi mi avviai verso la docking station. Sì, era decisamente un cargo in stile repubblicano, esattamente quello che mi serviva. Con quello, e i codici sul suo computer di bordo, potevo andare quasi ovunque.

Salii di corsa la rampa e con forza spinsi il pulsante che la fece chiudere dietro di me. Fatto questo, trovai la cabina di pilotaggioe portai i sistemi in stand-by, aspettando che il tetto dell'hangar si fosse aperto del tutto. Sentii i circuiti del motore mettersi in movimento con un lamento che si trasformò ben presto nel solito rumore di sottofondo di qualunque astronave, un leggero mormorio che segnalava che era tutto a posto. Controllai il carburante. Abbastanza da fare andata e ritorno. Potevo andare su Coruscant e poi in qualunque punto della galassia senza dover fare rifornimento. Ottimo.

Quando la volta sopra di me fu aperta completamente, tirai la cloche e portai su la navetta. Nessuno venne a cercarmi. Stavo diventando bravo alle missioni sotto copertura!

Mi lasciai dietro Blenjeel dopo qualche minuto. Dall'orbita, potevo vedere i sistemi lì vicino, illuminati dal loro sole. Inserii le coordinate di volo e impostai il pilota automatico.

Avevo otto ore prima di arrivare a Coruscant.


Mamma mia che fatica! Questo l'ho praticamente dovuto riscrivere da capo a piede. Uff...per la miseria, il peggio del peggio che abbia mai scritto. Temo quando dovrò tradurre il sesto a questo punto! Non mi ricordavo di aver scritto 'sta robaccia, giuro! Ah, bello essere pimpanti sedicenni in terza superiore con ancora gli occhi foderati di porchetta e piadina! Meno male che mi sono svegliata e ho iniziato a scrivere meglio. Mooooooooooooooolto meglio! Uff. ci sto arrivando! Altri cinque capitoli, poi vedrete che scatto di qualità!

Ah, ragazzi, se lasciate una recensione, anche solo due paroline, mica me la prendo eh! Anzi, mi fa solo piacere. Critiche costruttive o anche solo insulti...fate pure! Il tasto è lì!


 

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Capitolo 6
*** Slaying The Dreamer ***


Capitolo 6 – Slaying The Dreamer

Il sibilo meccanico gli riempì le orecchie mentre cercava disperatamente di rimanere sveglio. Quel soldato era veramente bravo nel suo lavoro, lo aveva ridotto KO in poco meno di quindici minuti. Per giorni sarebbe stato incapace di muoversi, ma aveva dalla sua parte un'alleata potente. Già poteva sentire gli effetti della Forza che lo guariva più velocemente che poteva. E non avendo mai ricevuto nessun insegnamento riguardo ai poteri di guarigione della Forza, non era tantissimo, però almeno gli permetteva di cavarsela meglio del previsto.

Poi sentì dei passi avvicinarsi, fuori dalla porta. Passi pesanti, lenti e misurati, come se chi stesse camminando avesse problemi di equilibrio.

Lo vide entrare nella poca luce che filtrava da una finestrella. Sembrava un fantasma. Il fantasma dell'uomo che fino a pochi mesi prima era. Sapeva che il ghigno sul viso che gli scappò per un secondo non gli avrebbe fatto piacere e del resto non intendeva farlo sentire il benvenuto, ma ormai sapeva che bastava un niente per farlo arrabbiare e fargli scatenare tutta la ira su di lui. E in quel momento, non era il caso. Era già ridotto abbastanza male, non c'era bisogno di farlo arrabbiare.

`Bene, ricordati...non è più la persona che conoscevi. Non scordartelo!` pensò, prima di sentire la bocca riempirsi di sangue. Tossì e sputò per terra, tentando di darsi un contegno, per quanto la sua situazione glielo permettesse. Ammanettato, in ginocchio sul pavimento sudicio...non era proprio facile.

Skywalker...” esordì. La voce metallica riecheggiò nella stanza, creando un eco quasi spettrale.

Vader...” rispose senza entusiasmo. Parlare, meglio, sussurrare, perchè era tutto quello che riusciva a fare, gli provocava un dolore incredibile al fianco destro, segno che aveva almeno due costole rotte. Gli girava la testa, segno che gli arrivava poco ossigeno. Se non accadeva un miracolo in fretta, rischiava di nuovo il ricovero in infermeria. “Cosa vuoi?”

Lo guardò per la prima volta dopo che lo avevano rinchiuso in quel sistema di supporto vitale ambulante. Era peggio di quanto poteva immaginarsi. Faceva paura. Con quella maschera e quel respiratore, sembrava veramente un fantasma, o peggio, uno di quei demoni delle leggende che sentiva quando origliava i discorsi dei piloti, quando era ancora schiavo su Tatooine. Era terrificante.

Lo sai chi mi ha fatto questo, vero?” domandò secco. Quella voce gli faceva venire i brividi.

Prese un profondo respiro, cercando di sopportare il dolore al torace mentre lo faceva.

Credo. Ne sono quasi certo ma qua dentro non arrivano molte notizie.” mormorò. “Non so perchè però...”

Sperò che non avesse sentito l'ultima parte. Sapeva benissimo perchè l'aveva fatto. Sapeva chi, dove, come e quando. L'aveva sentito, attraverso la Forza, anzi, lo aveva provato sul suo stesso corpo, per poco, però l'aveva sentito. Aveva sentito il fuoco bruciargli la carne fino all'osso. L'aveva sentito, esattamente come tre giorni prima aveva sentito la sua felicità, quando aveva ucciso l'ennesimo Jedi che stava inseguendo da mesi.

Sapeva che era stato Obi-Wan.

Tu lo sai benissimo perchè! L'hai sentito, non è vero? Tu e tutti gli Jedi che...” gridò. A quel punto era logico che era venuto a finire il lavoro che avevano iniziato i soldati.

Sapeva di cosa parlava. Durante lo scontro su Mustafar, la Forza era in subbuglio, pareva una tempesta di fulmini e chiunque fosse anche solo un minimo ricettivo, anche senza un addestramento, aveva avvertito che qualcosa di grosso stava avvenendo o era appena avvenuto. Gli Jedi che erano sopravvissiuti sicuramente l'avevano avvertito, esattamente come lui.

Sai...è stato un piacere, sterminarli!” disse, questa volta un po' più calmo. “Non hai idea di quanto sia stato divertente e...liberatorio!” sembrava che stesse ridendo. Anakin chiuse gli occhi, cercando di allontanare l'immagine mentale che si era fatto di quella terribile notte. “Dopo tutti quegli anni a dover sempre sottostare ai loro ordini...finalmente potermi liberare della rabbia che avevo dentro!”

Anakin abbassò lo sguardo, cercando nuovamente di levarsi dalla testa quelle immagini.

Guardami!” gli afferrò il mento e gli tirò su il viso, guardandolo direttamente in faccia. “Voi maledetti Jedi...sei anni fa mi avete abbandonato a me stesso e ora...guarda cosa mi ha fatto il tuo Maestro!” gridò di nuovo. “Mi ha quasi ucciso, lo sai? Tutto per colpa tua!”

Era stanco, ma sentiva la rabbia che fluiva attraverso di lui. Non lo sopportava. Una volta potevano considerarsi amici, avevano più o meno la stessa età, erano entrambi dei promettenti Padawan finchè lui non era sparito e Anakin era andato per la sua strada.

Improvvisamente la vista gli si annebbiò per un attimo. Strinse gli occhi e li riaprì per ritrovarsi Vader a una ventina di centimetri dal viso. Non sapeva se era la paura, la rabbia o chissà che altro sentimento che gli diede la forza di reagire, di alzarasi in piedi e di sopportare il dolore atroce mentre gridava.

E che diavolo ci stai facendo qui? Uccidimi ora! Fallo, avanti! Sono disarmato, non ti ci vuole molto!”

Ricadde a terra con un tonfo tra il tintinnio delle catene che lo tenevano legato che si fondeva con l'eco della propria voce, stranamente alta considerando le ferite.

Vader si inginocchiò nuovamente davanti a lui e lo guardò per un attimo, quasi a ponderare la proposta. Dietro quei visori, Anakin sapeva che si nascondeva un sorriso malvagio.

Non voglio ucciderti Skywalker. O meglio, vorrei farlo, ma l'Imperatore ti vuole vivo finchè è convinto che tu possa servirgli, in un modo o nell'altro. È ancora convinto che sia possibile portarti dalla nostra parte!”

A quelle parole, la rabbia gli montò in petto, ma nonostante questo non riuscì a replicare l'urlo di prima.

Non mi unirò mai a voi!” disse, incredibilmente calmo. La sua voce era lo specchio della determinazione. “Mai. È lui la causa di quel che ti è successo! È lui che ci ha tradito! Tutti quanti! Ti sta sfruttando non l'hai ancora capito? Ti sta usando come una pedina! È lui la causa di tutto quanto!”

A quel punto percepì l'ira di Vader ancora più forte, come una tempesta che si stesse scatenando attorno a loro due. Per tutta risposta, Vader allungò il braccio come per afferrarlo ma le sue dita si strinserso sul nulla, mentre una morsa invisibile afferrò Anakin per la gola e lo strangolò.

Sei tu la causa di tutto! Di quello che mi hanno fatto, di tutto questo! È te che il mio Maestro vuole! Vuole te, non me.” gridò, per quanto il respiratore e il sintetizzatore vocale gli permettevano. “Mi ha fatto fare tutto questo perchè vuole te!”

Fu l'ultima cosa che ricordò, perchè dopo qualche secondo Anakin perse i sensi.

Mi ero addormentato.

Con l'adrenalina che era scesa, mi sentivo strano. Avevo sonno, era come se mi avessero iniettato un anestetico. Avevo anche un discreto mal di testa.

C'era da dire però che quel sogno mi svegliò di soprassalto, come una scossa elettrica.

Non era un bel modo per svegliarso. E non era neanche granchè come sogno visto che non era un incubo come tutti gli altri. Era un ricordo. La prima volta che avevo visto Vader faccia a faccia. Meglio, faccia a maschera.

Fu anche il primo ricovero in infermeria per me. Uno dei tanti.

No, decisamente, non era il miglior modo per svegliarsi. Per nulla. Soprattutto perchè quel tipo di incubo era talmente reale che sentivo anche il dolore che avevo provato quella volta.

Era uno degli incubi che mi tormentava più spesso. Solitamente mi lasciava talmente sconvolto che una volta sveglio non riuscivo più a riaddormentarmi. E succedeva relativamente spesso. Non solo quello, ma anche tanti altri ricordi orribili della mia vita. La notte al campo Tusken era uno dei peggiori ad esempio.

Mi asciugai la fronte sudata a presi un profondo respiro. Continuavo a sentirmi intontito. Odiavo i momenti dopo le scariche d'adrenalina. Ogni volta che mi succedeva mi sentivo così. Avrei potuto dormire per quarantotto ore di fila. Sarebbe bastato un soffio di vento per capovolgermi. Avevo bisogno di una dose massiccia di caffè. Sperando che ce ne fosse di là.

Mi alzai in piedi a mi stirai un po' i muscoli indolenziti. Dormire al posto di pilotaggio non era mai una buona cosa, considerando che avevo tutta una zona notte per me, con quattro letti a castello pronti per essere usati. Evidentemente ero veramente esausto.

Subito dopo aver inserito il pilota automatico e aver fatto il salto nell'iperspazio mi ero chiuso nel bagno. Probabilmente ero rimasto sotto la doccia per un'ora, o almeno finchè c'era acqua calda. Erano mesi che non mi facevo una doccia decente, dall'ultimo ricovero in infermeria per una lussazione della spalla sinistra. Potete immaginare quanto ne sentissi il bisogno.

Una volta finito, ebbi il coraggio di guardarmi allo specchio. Prima non avevo neanche pensato.

Non ero un gran bello spettacolo anche da lavato. Barba incolta di mesi, capelli lunghissimi e tutti aggrovigliati...ci voleva un intervento radicale. Cercai un paio di forbici e sistemai i capelli ad una lunghezza accettabile, poco più lunghi di quando ero entrato in carcere. E quello era fatto. Poi passai alla barba.

Lì però ci stetti un po' più attento. L'unica immagine che avevano di me risaliva a sette anni prima, sbarbato e tutto quanto. Sapevo, dopo tanti anni su e giù per la galassia che se ti vuoi nascondere e solitamente ti radi tutte le mattine, il metodo migliore era far crescere la barba. Perciò, decisi di lasciarla così, lunga, solo di darle una sistemata, accorciarla un po' e darle un senso, soprattutto sotto la gola perchè lì prudeva ogni tanto.

Insomma, dopo un'ora ero emerso come un uomo nuovo. Decisamente sistemato, sembravo me stesso di nuovo. Almeno quello...

A quel punto avevo dato un'occhiata al computer di bordo e probabilmente mi ero addormentato lì, per poi svegliarmi di soprassalto.

Nella zona soggiorno cercai qualcosa che somigliasse a caffè e macchina per farlo ma trovai solo del caffè istantaneo, di quello che mi davano per colazione in prigione. Beh, meglio di niente. Era pur sempre caffeina.

Con la tazza fumante, ritornai nella cabina di pilotaggio. Una spia del computer di bordo stava lampeggiando. Eravamo quasi a Coruscant. Tolsi il pilota automatico e uscii dall'iperspazio. Fu uno spettacolo. Il pianeta che avevo chiamato casa per tanti anni era lì davanti a me. Tutto esattamente come prima. Nulla sembrava essere cambiato, almeno da quella distanza.

Ricevetti un messaggio, piuttosto tempestivo, da parte dell'autorità di controllo aeroportuale del pianeta.

Qui Centro Controllo Aeroportuale. Identificarsi prego.” normale amministrazione in fondo, tant'è che veniva effettuata da droidi senza particolari processori di ragionamento. 3PO era molto più intelligente.

Cercai il numero identificativo della navetta da qualche parte e quando lo trovai, trasmisi tutto quanto.

Avete bisogno di rifornimento?” il messaggio apparì qualche secondo dopo sullo schermo del computer. Buon segno, voleva dire che non avevano ancora disattivato il codice dopo il furto.

Beh, già che c'eravamo... inviai la conferma.

Vi preghiamo di attendere, stiamo confermando i vostri dati.” riprese il droide sul pianeta.

A quel punto cominciai a sudare freddo. Avevo il terrore infondato che qualcosa andasse storto e che improvvisamente scoprissero il trucco e mi lanciassero contro non so quanti caccia stellari. Dovevo rimanere il più anonimo possibile se volevo salvare la pelle e se scoprivano che su quella navetta c'era un fuggitivo, erano guai seri. Dovevo raggiungere qualcuno dell'Alleanza Ribelle prima di potermi considerare in salvo. O quasi.

I vostri codici sono stati confermati. Prego identificare ciò che state trasportando.

Ripresi a respirare normalmente e mandai l'elenco degli oggetti presenti nella stiva di carico. Non molto a dir la verità.

Siete autorizzati ad attraccare al ponte 66, area d'attracco 101. Nel caso abbiate bisogno di assistenza potete rivolgervi agli addetti presenti in loco.---Fine trasmissione---

Benissimo, ero salvo. Mi inviarono i codici di autorizzazione aggiornati necessari per l'attracco e mi diressi verso l'area indicata. Non era neanche troppo lontano dal Tempio per fortuna.

Mentre mi dirigevo laggiù tornai a pensare a quel maledetto incubo. Non riuscivo a togliermelo dalla testa, ero ancora sottosopra. Dovevo calmarmi o qualcosa sarebbe andato sicuramente storto, conoscendomi.

Bastò però il leggero scossone della navetta quando entrò nell'atmosfera a tirarmi fuori dai miei pensieri bui e tempestosi.

Una volta attraccato, scesi in fretta dalla navetta e consegnai i codici agli addetti, che iniziarono immediatamente a fare rifornimento e a dare una controllata al motore. Procedure di ordinaria amministrazione in fondo.

Una volta fuori dallo spazioporto, mi guardai intorno e cercai di orientarmi. Poco più ad est della mia posizione c'era un trasporto pubblico che portava molto vicino al Tempio. Benissimo.

Con calma, mi incamminai nella fredda aria invernale.

Era ora di mettersi in marcia.


Bene, ecco qua il famoso sesto capitolo che temevo di tradurre. Avevo ragione. Ha avuto bisogno di qualche aggiustamento, adesso ha più senso logico. Meno male che il prossimo è meglio. Giuro, prima o poi smetterò di lamentarmi...

beh, smetto subito, è ora di andare a vedere i Sum 41!

Se stanotte sentite delle scosse telluriche, no vi preoccupate, è semplicemente il pubblico dell'Estragon che salta! 

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Capitolo 7
*** Your Smile Made My Sun Rise ***


Avviso ai naviganti: ho un discreto mal di testa e ieri sera sono andata a vedere Il Cigno Nero. Potrebbe essere un capitolo un po' sconclusionato. Il materiale base non è male, è uno dei più carini che ho scritto nel 2006, però sono ancora scombussolata.


Capitolo 7 – Your Smile Made My Sun Rise

La fortuna mi aiutò non poco. A quell'ora del sera la maggior parte dei lavoratori era già rientrato e c'era poca gente in giro. Oltretutto, dopo esser sceso dal trasporto, decisi di prendere la via lunga, sfruttando le vie trafficate dei livelli inferiori di Coruscant, cercando di mescolarmi il più possibile con la popolazione di quella città nella città.

I livelli bassi di Coruscant mi avevano sempre affascinato. Non c'ero mai andato spesso, tant'è che l'ultima volta che c'ero stato risaliva a dieci anni prima, durante l'inseguimento del cacciatore di taglie, però ammetto che quel piccolo universo mi affascinava. Non ero un grande fan del caos che vi regnava, soprattutto del crimine che era una sorta di costante lì sotto, però da osservatore non era male starsene lì e semplicemente guardare un po' di vita.

Ma in quel momento non avevo tempo di starci a pensare troppo. Camminavo spedito, schivando i passanti attorno a me, mentre cercavo di tenere a bada le emozioni. Ero in preda ad uno strano miscuglio di sentimenti, un misto tra rabbia e disperazione perchè sapevo che nel momento stesso in cui avessi messo piede dentro il Tempio mi sarei sentito male. Quel luogo era un cimitero, non era più casa mia.

Cercavo di autoconvincermi e intanto sentivo l'aria fredda di Coruscant che pian piano agiva con effetto calmante e lentamente iniziai a sentirmi un po' meglio.

In ogni modo, cercai di distrarmi e iniziai a guardarmi un po' meglio attorno. Non è che fosse cambiata la città, rispetto all'ultima volta che l'avevo vista. C'era lo stesso traffico da emicrania sia per quanto riguarda i pedoni che speeder e navicelle. C'era solo un po' più di ordine. Evidentemente l'Impero era riuscito dove la Repubblica aveva fallito: far rispettare il codice della strada.

Almeno una cosa decente...

Ma ben presto capii perchè: i soldati maneggiavano il traffico nello stesso modo in cui trattavano i prigionieri. Se sgarri, finisci male. Alla fine, era questione di sopravvivenza del resto.

In ogni modo, continuai per la mia strada.

Mi ci vollero quasi due ore per arrivare. Se avessi continuato per la strada breve, rischiavo veramente il collo. Avevo notato una cospicua presenza di cloni e droidi sentinella, rischiavo che qualcuno mi riconoscesse, e sinceramente, alla mia vita ci tenevo. Preferivo camminare un po' di più, sfruttare l'oscurità e approfittarne per calmarmi il più possibile, e prepararmi mentalmente a quello che stavo per vedere.

Ero teso come il tirante della copertura del teatro dell'opera. Sentivo il collo rigido come un tronco, il che era probabilmente dovuto alla posizione in cui avevo dormito, e avevo una brutta sensazione. Non ero proprio al top della forma poi...

In ogni modo, quando arrivai davanti al Tempio, sentii lo stomaco chiudersi. Se non fosse stato per il fatto che tutte le luci erano spente, mi sembrava che fosse tutto come sette anni prima. Mi fermai per qualche secondo davanti alla scalinata che portava all'entrata principale, e sentii la nausea rivoltarmi lo stomaco un paio di volte. Quante volte avevo percorso quella scalinata che da bambino mi sembrava interminabile mentre da adolescente era terreno di gare di velocità infinite coi miei compagni...provai a pensare quanti di loro potevano essere ancora vivi. Non molti, temevo.

Mi presi ancora qualche secondo prima di togliermi dal marciapiedi lurido e dirigermi velocemente verso il lato est del Tempio, dove c'era una delle entrate segrete al Tempio. Pochi sapevano che esistevano, ancor meno sapevano dove fossero e come trovarle. Erano chiuse talmente bene che ad un occhio non allenato potevano tranquillamente sembrare piastrelle come altre. Era quello il bello. Mi piace sperare che qualcuno sia riuscito a salvarsi grazie a quelle cinque o sei uscite di sicurezza, se vogliamo chiamarle così, quando il Tempio era stato attaccato. Riuscii a raggiungere la più vicina e feci scattare con la Forza la serratura. La maniglia era dall'altra parte. La botola si aprì senza rumore e scivolai dentro, richiudendo la porta dietro di me.

Non mi aspettavo sarebbe stata un'impresa facile. Invece fu un gioco da bambini. La porta non era stata chiusa in nessun modo, si aprì con una semplice spinta. Non c'erano guardie, videocamere di sorveglianza spente...niente! Io mi ero preparato a dover fare una carneficina di cloni e invece nulla.

Ero solo.

Ero tremendamente solo.

Però dovevo essere lì. Per quanto fosse doloroso, difficile, ripugnante, dovevo essere lì. E ci avrei messo tutto il tempo che mi serviva. Non avevo paura di nessuno in quel momento, se non do me stesso. Dovevo sapere quanti erano morti quel giorno, cosa era successo durante quei sette anni e dove diavolo poteva essere in quel momento la mia famiglia. E se questo voleva dire crackare il database anagrafico imperiale (come supponevo si chiamasse dopo la conversione da Repubblica a Impero), ed ero sicuro che sarebbe successo proprio questo, beh, l'avrei fatto! Non ero un genio dell'informatica, cioè...me la cavavo, però conoscevo ragazzi molto più bravi di me. Insomma, magari non ero un genio, ma sapevo come entrare nei database governativi. L'avevo fatto per anni!

Mi appoggiai al muro per un secondo. Presi un respiro profondo e mi preparai per quello che mi aspettavo ci fosse lì dentro. Mi resi conto improvvisamente di essere l'ombra di ciò che per millenni era stato insegnato lì dentro. Un'ombra neanche troppo rassomigliante, se ci pensate bene. Ero un fuggiasco, l'ombra di me stesso, un morto che camminava. Ero l'ombra dell'Ordine degli Jedi.

Ero...niente. Niente perchè non esistevo, ufficialmente. Per la Galassia, ero morto. Tutto ciò per cui avevo combattuto era andato perso. La mia famiglia non sapevo dove fosse...

Mi stavo perdendo di nuovo nei miei pensieri, come sulla navetta qualche ora prima. Anche dopo ore, quell'incubo mi dava ancora i brividi. Era uno dei lati negativi di essere così ricettivo nei confronti della Forza. Catturavo i ricordi, soprattutto quelli brutti, come dei filmati olografici ed erano ricordi tremendamente realistici che di tanto in tanto venivano fuori dal mio inconscio a darmi fastidio. Era odioso, e Obi-Wan aveva ragione. Dovevo imparare a fare qualcosa per arginare l'effetto che quei sogni avevano su di me. Alcuni mi lasciavano scombussolato per una o due ore, altri mi portavano a compiere azioni che sinceramente avrei voluto evitare. Il problema era che non sapevo come fare!

Sospirai e mi imposi di andare avanti. Avevo iniziato una cosa, dovevo portarla a termine.

Che la Forza sia con me...” mormorai prima di incamminarmi lungo il corridoio.

I miei passi risuonarono nello stretto corridoio che mi portò poi in una delle aree centrali del Tempio, e appena sbucai nell'androne fui investito in pieno da un odore che avevo sperato di non sentire mai più. L'odore della morte. Un misto di sangue, polvere e bruciato. Era tremendo ed era anche moltiplicato dall'eco che ancora pervadeva quell'edificio dopo tanti anni da quel massacro. Lo sentivo nella Forza, non potente come quel giorno, ma sicuramente non era una sensazione piacevole. Era come un ago piantato dietro gli occhi.

Sentivo la presenza della morte lì dentro, come se fosse una presenza fisica e non solo un costrutto della mia mente. Mi dava i brividi e la sentivo pesare sulle spalle mentre cercavo di concentrarmi e andare avanti. Dovevo raggiungere le scale che portavano alla sala del Consiglio. Da lì potevo riattivare il generatore d'emergenza se era stato disattivato e accedere ai mainframe dell'Ordine. Fatto quello, ero a metà strada.

Improvvisamente sentii come un'onda nella Forza, seguita da suoni di spari e il tipico mormorio delle spade laser. Era come assistere all'apparizione di un fantasma, o qualcosa di simile a quella visione che ebbi su Nelvaan. Insomma, qualcosa che non mi piace ricordare.

Radunai tutto il coraggio che avevo e corsi verso il corridoio che portava alla scalinata. Non mi guardai attorno, tanto non c'era molto da vedere. Macchie di sangue, segni di spari e punti in cui qualcosa era andato a fuoco. Non era un posto per deboli di cuore, c'è da dirlo. C'è mancato veramente poco che girassi i tacchi e me ne andassi. Quella sensazione di malessere era opprimente.

Insomma, finalmente riuscii ad andarmene da quella che sembrava essere l'area dove si era sostenuta la battaglia. Appena la porta fu chiusa dietro di me, sentii proprio cambiare tutto. L'aria era più respirabile, sebbene fossee tutto fermo esattamente come era stato lasciato, e fu un po' più semplice mantenere il controllo.

Quel massacro avrebbe perseguitato quel luogo per anni. Forse decenni.

Per un attimo, mi passò davanti agli occhi un flash di quasi ven'tanni prima. Avrò avuto, non so, dodici anni al massimo, e io e qualche amico stavamo correndo per il Tempio, subito dopo una sessione d'allenamento con la spada. Eravamo stanchi, ma era primavera, l'aria era tiepida e si stava bene, e i nostri Maestri ci avevano dato il permesso di andare su una delle terrazze a prendere un po' d'aria fresca prima di cena. Era stato un bel pomeriggio. E forse tutti quelli che erano con me su quella terrazza erano morti, a quell'ora.

Rimasi fermo un minuto o due, cercando di abituarmi a quella sensazione e quando ci riuscii, ripresi a muovermi. Era un po' più facile. Però tenevo lo stesso la mano destra stretta attorno all'elsa della spada. Non si sa mai. Ero completamente solo, ma la vita ti riserva sempre delle sorprese. Non volevo che ce ne fossero di brutte quella notte.

Però, prima di andare verso la sala del Consiglio, diedi una controllata alla biblioteca. Tanto era di strada. Almeno potevo controllare se i computer funzionavano o no.

Ovviamente, no. Si accendevano, il che significava che avevano lasciato il generatore d'energia intatto, ma non c'era acceso alla rete. Andai nella stanza centrale di controllo dei computer e scoprii che avevano malamente staccato i cavi. Niente di grave, dovevo solo ripristinare le connessioni manualmente, si trattava di inserire nell'alloggiamento giusto il filo giusto. Trenta volte. Mi ci vollero almeno venti minuti ma riuscii a trovare un posto ad ogni cavo, e i computer del Tempio erano nuovamente on-line. Avrei dovuto farci l'abitudine, nel giro di un mese, fare cablaggi di quel tipo sarebbe diventato il mio pane quotidiano!

C'era da dire però che alcuni cavi erano stati danneggiati, e quando cercai di accedere alla rete, non ebbi grande successo. Piano B: bypassare tutto quanto accedendo tramite il mainframe privato della sala del Consiglio. E se avevano per caso trovato il chip di memoria con i miei codici sarei dovuto entrare crackando il sistema. Hackerare nel mainframe del Consiglio. Facile no?

Per niente. Era il computer più sicuro dell'Impero. Pregai intensamente che la scheda di memoria fosse esattamente dove l'avevo lasciata.

Una volta rimesso online tutto quello che potei, corsi su nella sala del Consiglio. Lì forse avrei trovato pace.

Più o meno.

Sfidando tutto e tutti, radunai il coraggio ed entrai. Mi sembrava quasi di commettere un sacrilegio.

Ancora una volta, venni investito da un'altra eco di ciò che era successo in quella stanza. Vidi le impronte insanguinate sul pavimento. Impronte di un uomo adulto e...di non so quanti bambini.

Quel bastardo aveva ucciso anche i bambini, proprio nel luogo che loro ritenevano fosse il più sicuro. Era insopportabile. Sentii la rabbia fluire assieme al sangue dentro di me, infiltrarsi in ogni cellula, come una tempesta. Mi ritrovai a respirare pesantemente cercando di trattenere la rabbia e quando finalmente mi sentii quanto meno calmo abbastanza da sopportare l'idea di quello che era successo lì dentro, aprii nuovamente gli occhi e guardai fuori dalla finestra. Di fronte a me c'era ancora la crepa causata dal mio pugno, sette anni prima, quando avevo deciso il da farsi. Non era cambiato molto.

Non era cambiato nulla a dire la verità.

Raggiunsi quella che era stata la poltrona di Obi-Wan e quasi mi lanciai a terra e infilai la mano sotto il bordo, vicino all'angolo in basso a sinistra. Tastai qualche secondo e trovai quello che cercavo. Non l'avevano trovata. Tirai un sospiro di sollievo quando riuscii ad estrarre il chip. Non sembrava danneggiato né impolverato. Ancora meglio.

Mi sedetti e attivai il computer. Mi fu richiesta la sequenza numerica per accedere al mainframe e la inserii, copiandola dal file protetto salvato nella scheda.

Ero dentro.

Mi appoggiai per un attimo al bracciolo. Ero esausto. L'atmosfera pesante e la tensione della fuga si facevano sentire. Mi stavano succhiando l'energia fino all'ultimo, ma dovevo assolutamente andare avanti. Non potevo cedere alla stanchezza.

Strabuzzai gli occhi e per prima cosa, controllai se c'erano stati tentativi di hacking in precedenza.

Le tracce erano ben visibili. C'erano settori danneggiati, fortunatamente non erano quelli che mi occorrevano, e una lunga lista di tentativi di decrittare le sequenze di accesso ai mainframe. Nulla da fare. La crittografia a 240 cifre aveva i suoi vantaggi, questo è indubbio. Avevano tentato l'accesso all'holocron, qualcuno era riucito ad ottenere l'accesso ai miei dati e a quelli di Obi-Wan, e qui supposi fosse stato Vader, ma quelli erano dati del computer centrale, un po' meno protetto di questo.

La rete interna però era intatta. Il che mi permetteva di accedere alla rete Imperiale senza essere trovato e senza che potessero rintracciare la mia presenza. Non che mi dispiacesse, almeno non dovevo hackerare nulla. Certo, la connessione era un po' lenta, probabilmente era dovuto ad un firewall più potente, però non dovevo fare ricerche velocissime. Potevo farcela anche così.

Da quella posizione però, potevo fare anche dei danni. Potevo distruggere tutti i dati presenti e causare un'apocalisse informatica che avrebbe gettato tutta la burocrazia imperiale nel caos per mesi. Sorrisi all'idea. Poteva essere uno scherzo carino, ma decisi di lasciar perdere. Non ero un accidenti di anarchico che voleva la distruzione del potere. Io volevo la distruzione dei Sith, quello è vero, ma non così. E poi, chissà, l'Alleanza Ribelle di cui avevo così tanto sentito parlare in prigione poteva usare dei dati sensibili tra quelli, in un futuro. Lasciai tutto com'era e mi concentrai appunto sulla neonata Alleanza. Cercai notizie, dati, possibili prigionieri. Trovai poco o nulla, se non qualche resoconto di una o due schermaglie su qualche pianeta nell'Orlo Esterno che avevano causato qualche smacco all'Impero ma nessun danno troppo serio.

Fatto questo, cercai notizie sulla mia fuga. Ancora nulla. Almeno sull'holonet, però sulla rete interna imperiale c'era l'avviso di tenere gli occhi aperti e la descrizione di qualcuno che poteva somigliarmi, se non fosse che era basata sulla foto di sette anni prima e io avevo tutt'altro aspetto in quel momento.

Dopodichè effettuai l'accesso al database demografico. Da qualche parte dovevo pur cercare. Digitai il nome completo di Padmè e aspettai. Con mia grande sorpresa, sullo schermo scattò una finestra inaspettata. Una finestra programmata per apparire solo nel caso fosse stato cercato quel nome su un determinato computer. Quel computer. C'era un messaggio recante una data di sei anni prima.

Guarda sotto la mia sedia. Disconnettiti.” diceva.

Eseguii e spensi il computer, poi cercai di nuovo sotto la poltrona di Obi-Wan. A tentoni, cercavo qualcosa sotto la struttura in metallo finchè le mie dita si chiusero attorno a della carta. Due fogli di carta spessa, con due grafie diverse. Solo che da lì non vedevo praticamente nulla. Mi alzai e mi avvicinai alla finestra, sperando che la luce proveniente dall'esterno mi aiutasse a vedere un po' meglio.

Sentii il mio cuore accelerare. Mi appoggiai al vetro incrinato e lessi.

Anakin, se stai leggendo queste righe, vuol dire che sei fuori di prigione. Ti assicuro che se ne fossi a conoscenza, sarei veramente molto felice. Immagino tu capisca che non posso scrivere dove ci troviamo in questo momento. Il rischio che qualcuno trovi questi fogli è troppo alto. È già un rischio abbastanza alto lasciarti queste poche righe. In ogni modo, devi sapere che ho dato ascolto al tuo consiglio e per un po' siamo stati con tuo fratello e devi sapere che quello che è successo a Vader è colpa mia. Se ti hanno fatto del male per questo, mi dispiace. Spero che tu stia bene e ora passiamo alle cose importanti. Padmè sta bene, e stanno bene anche i bambini...”

Strabuzzai gli occhi di nuovo, leggendo l'ultima parola. Mi si fermò il cuore per un attimo o due poi lo sentii ricominciare a battere ancor più forte.

Prima che ti faccia prendere la panico, devi sapere che Padmè aspettava due gemelli, maschio e femmina. Ha deciso di chiamarli Luke e Leia. Non lo sapeva nemmeno lei, lo abbiamo scoperto poco prima che nascessero. Non te l'ha tenuto nascosto, stai tranquillo. Spera che i nomi ti piacciano, ma ho come la sensazione che non te ne importi più di tanto. Hanno un anno ora, e un giorno gli racconteremo tutta questas storia, anche se spero che ci sarai tu per farlo. E non preoccuparti, io sto facendo la parte dello zio. Non ho intenzione di mettermi in mezzo. Non so quando leggerai questo messaggio, ma se vuoi un punto di partenza per cercarci, prova con Naboo, o da tuo fratello.”

Almeno mi stava dando qualche indizio, pur non essendo preciso. Sapevo che intendeva di cercare la famiglia di Padmè o mio fratello su Tatooine. Respirai profondamente cercando di trattenere le lacrime e ripresi a leggere.

E, Anakin, so che sei arrabbiato e non posso biasimarti. Ti hanno portato via tutto quello a cui tenevi, ti hanno rubato ogni cosa, anche il nome e ciò che era legato ad esso. Per favore, non cedere. Stai attento, non cedere al ricatto del Lato Oscuro perchè se accadesse non avrei alcun rimorso nel doverti trattare esattamente come ho trattato Vader. E non andarlo a cercare! Sei un padre adesso, prima che uno Jedi. Pensa ai tuoi figli e a tua moglie prima che al dovere. Se lo affronteremo, lo faremo insieme. Che la Forza sia con te. Obi-Wan.”

Wow.

Scivolai lentamente a sedere sul pavimento. Le gambe non mi reggevano. Non ci credevo. Due gemelli? Ero...non so neanche descrivere la sensazione che ho provato! Era come quando Padmè mi aveva detto che era incinta, solo centuplicata! Lasciai cadere indietro la testa e sentii il vetro freddo dietro di me. Non ci potevo credere. Era...

Andiamo avanti che è meglio. Cercare parole per descrivere l'indescrivibile non serve mai a nulla. Vi dico solo che mentre uscivo, prima di abbandonare quella stanza, feci un paio di capriole dalla gioia.

Rilessi il messaggio poi passai al secondo foglio. Riconobbi istantaneamente la grafia. Quello era un messaggio direttamente da Padmè.

Anakin, so che questo non è il miglior modo per dirtelo ma credo che tu abbia già letto il messaggio di Obi-Wan. Aspettavo due gemelli e te l'assicuro, non lo sapevo. Non te l'ho tenuto nascosto di proposito, ti prego, credimi. È stato uno shock anche per me. Crescono velocemente, ormai hanno già un anno e ti giuro, Luke è il tuo clone. Almeno credo, ma se cresce così, biondo e occhi azzurri, ti somiglierà molto da grande. È anche un piccolo avventuriero! Sta imparando a camminare e non vuole mai che qualcuno lo aiuti, mentre Leia è un po' più ragionevole e si lascia aiutare. Mi manchi tanto amore mio...”

Anche tu mi manchi... pensai mentre leggevo.

Ti prego, fai attenzione. Non voglio perderti! Vai dalla mia famiglia, loro ti aiuteranno. Facciamo parte dell'Alleanza Ribelle e mio padre conosce chi può farti entrare. Ti prego, ascoltalo. Ti amo!”

Ti amo anche io...” mormorai alla fine tra le lacrime.

Per lunghissimi attimi, non riuscii a muovermi. Rimasi a fissare quel pezzo di carta per momenti eterni, piangendo come un bambino. Improvvisamente, tutto il tormento degli anni precedenti non significava più nulla.

Però dovevo andarmene. E pure in fretta.

Mi alzai in piedi e ripiegai quei due fogli per poi infilarli in tasca. Uscii il più velocemente possibile e mi avviai nuovamente verso lo spazioporto. Questa volta, col favore delle tenebre, feci la strada corta e ci misi molto meno. Non sapevo perchè, ma avevo la sensazione che se rimanevo su Coruscant ancora, sarebbe successo qualcosa di brutto. Ero in pericolo, ne ero certo.

Ripresi la navetta e decollai.

Naboo mi aspettava.


Forse non è venuto così male come mi aspettavo. L'aspirina fa miracoli. C'è da dire però che quel film m'ha scombussolato per davvero, ed era la terza volta che lo vedevo! La prima volta, beh, ho scritto un capitolo molto più sconclusionato! (vedrete, è il 29).

In ogni modo, accettate il consiglio: andate a vederlo. Nel bene o nel male, è un film che non lascia indifferenti. E scordatevi la cara Senatrice Amidala, è meglio!

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Capitolo 8
*** This Loneliness I Need To Be Who I Am ***


Capitolo 8 – This Loneliness I Need To Be Who I Am

Nel momento stesso in cui fui fuori dall'atmosfera del pianeta, feci il salto nell'iperspazio. Inserii il pilota automatico e mi accasciai sulla sedia del pilota, esausto. Avevo un disperato bisogno di riposarmi, e avevo almeno dodici ore per dormire.

Mi trascinai in una delle cuccette e crollai addormentato appena toccai il sottile materasso. Ero veramente esausto ed era parecchio che non mi sentivo così drenato di ogni energia. Beh, al di fuori del contesto del carcere ovviamente.

Fu stranamente un sonno senza sogni. Un lungo sonno di totale buio, cervello spento e tutto ciò che ne consegue. Quando mi svegliai, a parte l'intontimento solito delle dormite così lunghe e profonde, mi sentivo molto meglio. Avevo almeno recuperato energia, soprattutto mentale, per tirare avanti finchè non avessi raggiunto i Naberrie. Dovetti fare mente locale e cercare di ricordarmi dove abitavano. Mi ricordavo che era alla periferia sud di Theed, in una zona residenziale di quelle costose con case magnifiche contornate da giardini immensi. Ricordare come ci si arrivava però era tutto un altro conto.

Mi alzai dalla cuccetta e mi stiracchiai per bene prima di massaggiarmi il collo dolorante. La rigidità muscolare non era passata. Ci mancava solo il torcicollo poi era il colmo.

Avanti Anakin smettila di lamentarti!” mi dissi ad alta voce mentre andavo verso la cabina di pilotaggio per controllare il computer. Tutto nella norma. Non avevo ricevuto messaggi, il motore e l'iperguida funzionavano perfettamente. Tempo d'arrivo previsto: tre ore e venticinque minuti. Avevo dormito quasi nove ore filate, ci credevo che stavo meglio!

Nel compartimento per l'equipaggio trovai qualcosa da mangiare e feci una sorta di colazione, anche se non avevo la minima idea di che ora fosse. Probabilmente erano le due del pomeriggio a Coruscant, e se non ricordavo male Naboo era tre ore avanti. Facendo un rapido calcolo sarei arrivato su Naboo nel pomeriggio poi mi sarei dovuto muovere per trovare i Naberrie. Non si sa mai che brutti incontri si possano fare su un pianeta il cui governo è molto condiscendente nei contronti dell'Impero.

Tentai di rilassarmi un po', meditai un'ora scarsa ma con poco successo. Avevo la testa altrove e per quanto fossi migliorato in fatto di concentrazione quando ero in prigione, in quell'occasione ci fu poco da fare. Ero troppo agitato, non c'era verso.

Mi accontentai di fare un controllo completo alla navetta. In due ore dovevo far qualcosa, e anche se la navetta era nuova di zecca appena uscita dalla Incom riuscii a darci una sistematina. L'Iperguida aveva bisogno di qualche aggiustamento, ma era normale. Quel tipo di motore è talmente sensibile che necessita di aggiustasmenti anche appena assemblato!

Comunque, ero alle prese con un check up del computer quando lo stesso segnalò che eravamo a meno di un anno luce da Naboo. Lo lasciai calcolare la traiettoria più adatta e poi uscii dall'iperspazio. Un'uscita perfetta. Ero proprio di fronte al pianeta, perfettamente allineato.

Non avevo perso il tocco magico a quanto pareva.

Subito prima di entrare nell'atmosfera e iniziare la procedura di atterraggio, ricevetti un messaggio dalla capitaneria di porto. Mi informavano che per lavori in corso avrei dovuto atterrare in uno degli spazioporti minori a sud di Theed e lì avrei potuto prendere un trasporto per qualsiasi destinazione mi servisse.

Niente di meglio, visto che mentre armeggiavo con il motore mi era tornata alla memoria la strada per la casa dei Naberrie e se la memoria me la contava giusta, quello spazioporto era a pochi chilometri dalla mia destinazione. Riempii i moduli di autorizzazione all'attracco con nomi e dati che inventai sul momento (tanto l'importante era che il numero di navetta fosse quello, che importava se ufficialmente il nome del pilota era quello di uno Jedi morto dieci anni prima!).

Al momento dell'atterraggio feci fare al pilota automatico e mi godetti lo spettacolo seduto comodamente sulla poltrona. Lo ammetto, lasciar fare ai sistemi di navigazione non era male, soprattutto perchè stavo sfruttando una proprietà Imperiale. E ci provavo un certo gusto.

Lo spettacolo che avevo davanti era magnifico ogni volta. C'ero stato spesso su Naboo, ma a Theed giusto un paio di volte, e quella volta che ci andai da bambino ero un po' troppo occupato per stare a guardare il panorama. Per non parlare che quando c'ero stato dieci anni prima per accompagnare Padmè e cercare di proteggerla avevo ulteriori motivi per non guardare fuori dal finestrino. Per il resto, puntavo direttamente a sud, alla Regione dei Laghi. Dopo quella volta, a Theed non ci avevo più messo piede.

Era veramente una città magnifica. Tutto il contrario di Coruscant, totalmente agli antipodi di Mos Espa. Guardare fuori dal vetro era veramente spettacolare. Sorvolammo la parte sud della città e passammo a qualche chilometro dal palazzo reale costruito sul cucuzzolo di un'altura. Sembrava tutto come l'ultima volta che l'avevo visto, ma non c'era la regina Jamilla dentro ad aspettarci. Non c'erano battaglie che infuriavano giusto pochi parsec da lì. Non avevo incubi su mia madre e non c'era mia moglie con me.

Sospirai e attesi che il navicomputer mi portasse a terra. Non appena i supporti toccarono il suolo, aprii la rampa e scesi a terra. Lo spazioporto era incredibilmente affollato, il che era dovuto principalmente al traffico deviato. Tutta quella gente che andava e veniva mi dava un certo vantaggio. C'erano tanti tizi strambi e sicuramente molto più appariscenti di me lì dentro, e non penso che un trentenne vestito di scuro si notasse di più di uno Zabrak che fa a botte con un Rhodiano per questione di soldi.

E considerando il capannello di gente che si era formato attorno ai due contendenti e che andava ingrandendosi, avevo nettamente ragione io.

Fui raggiunto da un impiegato che mi chiese di dichiarare il carico e la durata della permanenza. Ovviamente dichiarai il falso, dicendo che sarei ripartito il giorno seguente. Mi informarono che bastava un'ora di ritardo sull'orario di partenza previsto perchè il velivolo venisse sequestrato. Per quel che mi importava, anzi, meglio così. Sarebbero andati a cercare il proprietario per scoprire che era morto e sepolto da una decina d'anni, che il pilota era scomparso lasciando un ulteriore nome falso e che non si sapeva dove fosse diretto.

A volte la burocrazia aiuta.

Una volta fuori dallo spazioporto mi incamminai per le vie e viuzze della città. Ero molto più vicino di quanto avessi preventivato. Iniziai a orientarmi, a riconoscere qualche nome, qualche strada. Se la memoria non mi giocava brutti scherzi, in un'ora sarei dovuto arrivare. Giusto in tempo perchè stava diventando buio e non avevo molta voglia di girare di notte. Già c'era il rischio che non mi riconoscessero (mi avevano visto una volta sola di persona e non ero in quelle condizioni) e temevo di doverci pure discutere, farlo di notte sarebbe stato controproducente.

Oltretutto notai con ben poco piacere che la città era piena di soldati. Almeno la zona attorno al porto. L'enorme via vai di rifugiati e migranti necessitava uno strettissimo controllo onde evitare che nascessero risse o rivolte. In fondo, la maggior parte di chi viaggiava per la galassia e non era un professionista lo faceva per questo: cercare un posto migliore in cui vivere. Avevo sentito chiacchere sui disastri umanitari in corso, sulle rivolte sui pianeti tassati oltre il limite del concepibile e sul grandissimo flusso di migranti che queste tassazioni causava. C'era chi si muoveva verso l'Orlo Esterno nel tentativo di trovare lavoro nelle miniere, chi si dava alla pirateria o chi per sopravvivere era costretto a mettersi al servizio degli Hutt. Non so cosa sia peggio, fare il pirata o il contrabbandiere per gli Hutt. Non ci voglio neanche pensare.

Era estate ma faceva fresco. Da nord veniva un vento piuttosto forte che portava pioggia, all'orizzonte si potevano vedere perfettamente le nubi ammassarsi e prepararsi a riversare acqua sulla città. Era proprio il caso di muoversi.

Mi piantai le mani in tasca e andai per la mia strada, cercando di evitare eventuali check point, nel caso ce ne fossero, e camminando il più speditamente possibile. Ero certo che i cloni non fossero proprio esempi di gran volontà o di menti particolarmente forti ma c'era sempre la possibilità che li avessero migliorati negli anni e che i trucchetti mentali non funzionassero. Non potevo permettermi errori in quel frangente. A Coruscant sì, conoscevo la città, potevo dileguarmi in poco tempo. A Theed invece no. Navigavo a vista e non avevo idea di come fare nel caso mi avessero scoperto, a parte aprirmi la strada a fendenti. E volevo evitare anche quello, perchè cosa attrae di più l'attenzione di un plotone di soldati fatto a fette?

Ero preoccupato, questo devo ammetterlo. Ero molto preoccupato non solo per me stesso, ma anche per i Naberrie. Sapevo che avevano una certa influenza ma l'Impero non guarda in faccia a nessuno. Una volta fuggito, se ci fossero stati disordini su Naboo a Vader non sarebbe servito molto per fare i conti e capire che ero io e ovviamente in quel modo a capire la mia destinazione.

Lo stesso però stringevo l'elsa della spada ben nascosta in tasca. Non si sa mai.

E puntuale come la ramanzina di Obi-Wan quando facevo qualcosa di male la sfortuna colpì in pieno. Ero a forse neanche un'ora dalla mia destinazione quando voltai l'angolo e in una piazzetta semi deserta incontrai un manipolo di soldati che facevano controlli a campione sui passanti.

Porca miseria...” mormorai in Huttese mentre camminavo, sperando che non mi prendessero.

Il problema a quel punto era grosso. Se mi sceglievano e mi controllavano, ero fregato. Non avevo documenti. Cioè, ne avevo. Erano i documenti di un pilota imperiale che avevo trovato sulla navetta e avevo intascato così, per precauzione. Erano documenti senza foto, ma a loro bastava digirare il codice identificativo per scoprire che era un documento rubato. Se mi perquisivano poi ero veramente fritto, come avrebbe detto qualche mio amico su Tatooine. Una spada laser, anche da spenta, è più di un'arma. È un simbolo. Ed è impossibile che un civile o uno che si spaccia per tale ne abbia una in tasca, neanche se l'ha trovata e la tiene come souvenir. Sono oggetti che tieni ben esposti in casa, senza batteria o in ogni modo rese inoffensive. Non te le porti dietro come porta fortuna. Sono anche ingombranti a pensarci.

Ovviamente, visto che in quella piazza c'ero solo io, cosa fecero? Il più alto in grado alzò mano e mi indicò di avvicinarsi. Istintivamente strinsi ancor più forte l'elsa dell'arma ma poi la lasciai andare e feci come mi veniva ordinato, cercando di mantenere la calma il più possibile.

Possiamo vedere i suoi documenti?” mi domandò, la voce filtrata dall'elmetto appariva metallica e inespressiva. Non era un clone di Fett, la voce era troppo acuta, anche attraverso il microfono. Avevano preso dell'altro materiale per creare i loro soldatini. Accidenti.

Subito.” presi la tessera dalla tasca sinistra e gliela allungai.

Il clone la osservò qualche secondo poi tornò a guardare me. “Posso sapere il motivo della visita?”

Scrollai le spalle, cercando di sembrare il più a mio agio possibile. “Motivi familiari. Mio fratello si è rotto una gamba e ha bisogno di un po' di aiuto in officina.” questa era grossa però era l'unica cosa che mi venne in mente.

In un quartiere del genere?” domandò un altro clone dietro il capo. Quello era un clone di Fett, riconobbi la voce cavernosa.

La strada più breve passa per di qui.” cercai di aggiustare il tiro ma temevo che mi avesse riconosciuto.

Ci sono problemi?” chiese il capo al suo sottoposto. “I documenti mi sembrano in regola.”

Capitano, le dispiace se faccio un controllo un po' più approfondito?”

Ma lascia perdere! È innnocuo dai!” trattenni il fiato e pregai qualsiasi cosa che non passaasse la tessera magnetica nel computer e scoprisse che non ero quello che dicevo di essere.

Ho una strana sensazione, come se lo avessi già visto da qualche parte.”

Ecco, fantastico, quello era uno dei cloni residui della guerra. A dirigere il traffico lo avevano messo? Incarico di tutto relax.

Ho una faccia comune tutto qui. Sono parecchi a dirlo che assomiglio a un sacco di gente.”

Il clone non sembrava convinto, lo sentivo nella Forza. Aveva ancora dei dubbi ma non aveva autorità. Abbassò il fucile e mi restituirono la tessera con l'augurio di una buona serata e tante grazie per la cortesia e disponibilità. Avrei voluto prenderli a pugni lì sul momento ma lasciai perdere.

Ripresi il cammino, certo di averla scampata.

Sbagliato.

Camminai una mezz'ora buona immerso nei miei pensieri tant'è che non notai che un centinaio di metri avanti a me c'era un altro check point. Quando lo notai era troppo tardi per cambiare strada e cercare di farlo sembrare un cambiamento di direzione dettato dalla necessità di prendere quella strada in particolare. Dovevo di nuovo affidarmi alla sorte. O alla Forza, preferirei dire.

Con le mani ben piantate in tasca della giacca leggera che avevo trovato sulla navetta, continuai per la mia strada come avevo cercato di fare col check point precedente. Se non avessi avuto un discreto autocontrollo, a quel punto probabilmente mi sarei messo a tremare. Camminavo abbastanza lentamente da poter sentire parte del loro discorso mentre mi avvicinavo, sperando che mi lasciassero passare. Erano in tre, più un altro alla guida del veicolo da ricognizione.

Pare sia sparito.”

Un prigioniero non può sparire e basta. Deve aver trovato un modo per uscire da lì!”

Ha finto un suicidio e poi è scappato indossando l'uniforme del soldato che gli ha portato il pasto. Ecco come ha fatto.”

Ecco, finalmente la notizia iniziava a circolare anche lontano da Blenjeel.

Dove credete che sia andato?”

Gli altri scrollarono le spalle. “Chi lo sa. A cercare i suoi amici che non siamo riusciti a trovare. Ce ne sono diversi ancora in giro. In ogni modo gli ordini sono chiari: ucciderlo subito. Fine della discussione” rispose quello che sembrava il capo.

Per tutti i rancor...con quello fuori, il nostro lavoro quadruplicherà!” finalmente mi notarono. “Signore, sta cercando di accedere ad una zona sotto stretto controllo, si fermi.”

Non vi dico la sequela di insulti e maledizioni che ho tirato mentalmente in quel momento. Però feci come mi aveva detto.

Possiamo vedere i suoi documenti?”

Ripetei la cantilena. Non passarono la scheda al computer, ma non ero ancora del tutto salvo. “In questa zona c'è il divieto assoluto per i civili di portare armi. Prima di procedere con la ricerca, ha qualche arma da dichiarare?”

Deglutii a fatica. “No signore.” mentii spudoratamente, cercando di essere il più convincente possibile.

Il clone annuì. “Tolga le mani dalle tasche. Non ci metteremo molto.”

Alzai le mani e le tenni sollevate mentre mi passavano uno scanner a qualche centimetro dal corpo nei punti strategici in cui di solito si nasconde un'arma. Sperai che non fosse abbastanza sensibile da captare le radiazioni della batteria della spada. Non era una cella potente, non serviva troppa energia per farla andare, ma era comunque una cella di energia e se avevo ragione, quello scanner cercava proprio quello. Infatti si mise a strillare proprio quando lo scanner passò sulla tasca destra. Era uno di quelli sensibili. Altra sequela di irripetibili bestemmie.

Signore, potrebbe mostrarmi che cosa contiene la tasca destra della giacca?”

Fregato. Avevo sperato di non dover fare del male a nessuno e invece divenne indispensabile.

Lentamente, molto lentamente, abbassai la mano destra e la infilai in tasca. Strinsi le dita attorno al metallo, contai fino a tre poi più velocemente di qualunque loro possibile estrassi l'arma e la lama prese vita con un sibilo di fronte ai loro elmetti che sapevo nascondevano un'espressione di stupore incredibile.

Prima che potessero reagire, feci un balzo in avanti, saltandoli tutti e quattro a piè pari e cercai di mettere un po' d distanza tra di noi. Potevo dover combattere, ma potevo limitare i danni e cercare di farlo sembrare uno scontro a fuoco normale.

Armarono i fucili e presero a spararmi addosso. Una pioggia di blaster rossi prese a sfrecciarmi attorno, alcuni finirono contro il muro dietro di me mentre altri erano più precisi e miravano a prendermi in pieno petto. Riuscii a deviarli tutti, alcuni molto alla buona che finirono sul muro dell'edificio dietro i quattro soldati mentre due di fila colpirono il capitano che crollò a terra senza un gemito, non so se morto o ferito. Non contava molto in quel momento.

Cercai di finirla nel più breve tempo possibile ma non riuscivo a far rimbalzare gli spari dove volevo io. La maggior parte finiva contro il trasporto non corazzato, e fu lì che iniziarono i guai.

Uno di loro cambiò modalità di fuoco e sparò un colpo più potene degli altri. Fui costretto a deviarlo alla buona invece che dirigerlo contro un muro in modo tale da renderlo inoffensivo e finì direttamente contro lo speeder, probabilmente centrando in pieno una cassa di armi, probabilmente esplosivo ad alto potenziale.

L'esplosione fu assordante. In meno di mezzo secondo mi ritrovai contro il muro dietro di me, la testa che girava e le orecchie che ronzavano, per non parlare della vista annebbiata tipica di chi ha sbattuto la testa più forte del normale.

Aprii gli occhi lentamente e vidi polvere e detriti ovunque, per non parlare dei quattro corpi sparsi nella strada. Per fortuna erano ancora tutti interi o sarebbe stato peggio. Ero mezzo seduto contro la parete che cercavo di riordinare le idee quando sentii qualcuno urlare. Probabilmente un abitante della zona che stava chiamando la polizia. Dovevo andarmene.

Mi alzai in piedi rigido come un tronco, feci per muovere un passo ma mi ritrovai a terra di nuovo, il fianco destro che sembrava in fiamme.

Mi rigirai sulla schiena e guardai in basso. Sanguinavo. E anche parecchio. Ero stato colpito da una scheggia di metallo che mi aveva centrato il fianco destro, probabilmente rompendo un paio di costole e chissà che altro. E faceva un male cane. Facevo fatica a respirare e se non mi muovevo potevo morire dissanguato.

Gemendo per il dolore mi rialzai in piedi e premendo la mano destra contro la ferita ripresi a camminare il più velocemente possibile. Ogni passo era un'agonia però dovevo muovermi, c'era troppo movimento lì intorno e non ero troppo distante dalla mia meta. Dovevo assolutamente andarmene da lì.

Appena fui abbastanza distante dalla scena “scena del crimine” mi fermai un attimo e ripresi fiato. Avevo i vestiti zuppi di sangue e per quanto funzionasse per non lasciare tracce prima o poi avrei iniziato a lasciare la scia dietro di me. Premetti più forte e quasi perdetti i sensi dal dolore ma tirai avanti. Richiamai ogni grammo di engergia che avevo in corpo, pregai che la Forza mi guarisse o almeno mi aiutasse a rimanere in piedi il più possibile. Non è che mi fidassi troppo a quel punto. Sentivo che c'era qualcosa di incastrato nella ferita che si muoveva e faceva ulteriori danni. Non ero messo bene. Per niente.

Finalmente svoltai nella strada giusta. Riconobbi il porticato di fronte alla casa e quei due o tre gradini che portavano alla porta di ingresso frontale. Una targa decorata vicino alla porta confermò che era la casa giusta. Fare le scale fu una tortura ma mi trascinai su e suonai il campanello, poi mi appoggiai allo stipite per rimanere su. Avevo il fiato corto e vedevo il campo visivo restringersi sempre di più. Ero sul punto di svenire.

Dall'altro lato della porta sentii dei passi veloci avvicinarsi alla porta e annunciare che avrebbe aperto lei. Era Sola, riconobbi la voce nonostante non avessimo parlato molto, l'unica volta che ero stato lì.

Sentii il sapore metallico del sangue in fondo alla gola. Le cose non si mettevano bene.

Chi è?”

Presi un profondo e doloroso respiro. “Sola, per favore, non ti arrabbiare. Possiamo parlarne dentro? Devo entrare!” dissi senza dire chi iero.

Chi sei?” la sua voce faceva trasparire un po' di spavento. Certo, per come mi ero presentato...

Per favore!” avevo la voce rotta dal dolore. “Ti prego, fammi entrare e poit i spiego. Ci siamo conosciuti dieci anni fa, ero con tua sorella. È per quello che sono qua, devo trovarla!”

Mia sorella è morta sette anni fa.”

Bene, anche lei faceva parte del piano. Ottimo.

Ti prego...ti imploro, fammi entrare e capirai. Non posso parlare da qua...per favore, devo trovarla! Si tratta dei suoi bambini e...” non riuscii a completare la frase. Sentii qualcosa muoversi nella ferita e mi scappò un gemito.

Fu a quel punto che la porta si aprì. Era invecchiata, non tantissimo ma si vedeva che era un po' più grande di Padmè, e dalla faccia sembrava terrorizzata.

Come sai dei bambini?” domandò seccamente.

Mi voltai verso di lei. Sapevo di non essere un granchè da vedere in quel momento ma a quel punto dovevo confessare o non mi avrebbe mai aperto.

Perchè sono il padre...”


Piccolo cliffhanger. No, a dirla tutta gran cliffhanger perchè per un po' l'operazione di traduzione si fermerà. Sto finendo l'originale e mi sono ripromessa di riscrivere i primi dieci capitoli sfruttando questa traduzione. Praticamente ritraduco la traduzione in italiano! Bel lavoretto eh? In modo da postare la storia completa quando posterò l'epilogo. Al momento sto scrivendo il trentasettesimo poi l'epilogo e poi è finita e mi butto sul seguito, quindi direi che fino ad almeno settimana prossima qua non va online nulla. Non vi preoccupate però eh...


 

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Capitolo 9
*** I'm Alive ***


Capitolo 9 – I'm Alive

Perchè sono il padre.”

Per alcuni, infiniti secondi, quelle parole rimasero in sospeso nell'aria mentre Sola incassava il colpo. Perchè quello che avevo detto era un colpo basso. Non avevo mai avuto tanta fretta di dire qualcosa e più che una confessione, quella frase così semplice era un grido d'aiuto. Mi stavo dissanguando e sapevo che non ero in grado di restare in piedi ancora per molto, forse un minuto. Le gambe stavano per cedere.

Mi guardò, vidi lo shock sul suo viso, ma soprattutto vedevo la rabbia per non essersi fidata fin dall'inizio ma sapevo che stava ancora cercando di riconoscermi. Ero cambiato tantissimo da quel giorno in cui ci eravamo visti, dieci anni prima. Se fossi stasto in lei, certamente non mi sarei fidato. Senza contare che avevo il viso contorto dal dolore, in quelle condizoni non avrebbe riconosciuto suo marito.

Anakin!” esclamò. “Sei..”

Dovetti appoggiarmi col braccio sinistro allo stipite dela porta o sarei caduto a terra miseramente. “Sola, per favore, credimi! Lasciami entrare!”

Non avevo pensato al sangue che avevo sulle mani e viti la paura raggelarle i lineamenti appena notò la mano insanguinata. “Che diavolo...” improvvisamente aprì la porta in modo che potessi entrare. “Avanti, entra, veloce.”

Avrei anche obbedito ma quando provai a fare un passo in avanti la gamba destra cedette completamente sotto il mio peso e caddi in ginocchio poco più avanti. “Dannazione!” sospirai mentre tenevo premuta la mano destra sulla ferita, cercando di rallentare la fuoriuscita di sangue. Per fortuna riuscii ad alzarmi e ad entrare, anche se a fatica.

Anakin, sei ferito?” chiese mentre chiudeva la porta. Stavo a mapalena in piedi stando appoggiato al muro. A quel punto potevo anche “rilassarmi” un po'. Circa. Scivolai giù a sedere e sospirai, poi annuii. Lei si inginocchiò accanto a me e diede un'occhiata veloce agli abiti macchiati di sangue. Scosse la testa. “Mamma! Papà! Darred!” chiamò a gran voce. “Venite qui, subito!”

Scusa per il disastro...” mormorai mentre mi aiutava a sdraiarmi sul pavimento.

Chi se ne frega adesso. Ci penseremo più tardi.” rispose, cercando di rassicurarmi. Avevo dimenticato quanto la sua voce assomigliasse a quella di Padmè. Nella confusione per un attimo pensavo che ci fosse mia moglie, e non sua sorella, lì di fianco a me.

Sola che succed...per tutti gli Dèi!” esclamò Jobal appena mise piede nel corridoio. Fu la prima ad arrivare. “Anakin che ti è successo?”

Non so come ma mi riconobbe all'istante. Istinto materno? Memoria fisiognomica? Non lo so. So solo che avere qualcuno che si fidasse ciecamente di me in quel momento fu una cosa fantastica. Si inginocchiò di fianco a me, dall'altro lato rispetto alla figlia e con tocco sapiente rimpiazzò la mia mano sulla ferita e premette, cercando di rallentare l'emorragia, applicando più pressione. Ero troppo debole per fare qualcosa di utile in quel momento. “Che ti è successo?”

Un'esplosione, non un miglio da qui.” riuscii a dire, con un filo di voce. Iniziavo a fare fatica a respirare, sentivo le costole rotte che sfregavano l'una contro l'altra ad ogni respiro e faceva un male del diavolo.

Riesci sempre a metterti nei guai vero?”

In quel momento arrivarono anche Ruwee e Darred. “Che succede qui?” scattò mio suocero. Aveva il respiro affannoso, come se avesse corso.

Tuo genero è riuscito ad uscire di prigione, ecco cosa succede.” rispose sua moglie, secca. “E ha bisogno del nostro aiuto. Vai a chiamare Janu, veloce.”

Aspetta un momento, vuoi dire che questo è Anakin?” domandò guardandomi bene in faccia. Era un po' sconvolto anche lui.

Annuii debolmente. “Sì signore.”

Mi guardo, poi guardò la moglie e poi la figlia, e senza un attimo di ripensamento ci scavalcò con una falcata, aprì la porta e uscì.

Non ti preoccupare Anakin, starai bene. Rilassati adesso.”

Ci sto provando ma fa male!” risposi, anche se fu più un gemito che una frase con capo e coda.

C'è qualcosa di incastrato nella ferita vero?” chiese Darred. Annuii e a quel punto, con un'intuizione geniale, mi afferrò la gamba destra e la tenne ferma, impedendomi di muoverla. Mi sentii un po' meglio istantaneamente ora che avevo smesso di muovere i muscoli danneggiati. In quel momento pensai che mio cognato era un genio.

Improvvisamente sentii una boccata di sangue venirmi su dalla gola. Voltai la testa e sputai tutto o rischiavo di mettermi a tossire e di perdere conoscenza. “Qui si mette male...” sospirai.

Anakin, smettila di pensare al peggio. Starai bene, cerca d tenere duro finchè non arriva Janu. È un chirurgo incredibile, saprà cosa fare con te.” mi disse Jobal, con voce rassicurante. “E poi, sei fortunato sai ad essere arrivato oggi! Domani avevamo deciso di andare a fare un giro alla Regione dei Laghi!”

Che fortuna. Decisamente. Però mi scocciava rovinargli i piani!

Mi dispiace se ho...” mi mise la mano sulla bocca, zittendomi.

Zitto. Non devi dispiacerti di niente. Sei parte della famiglia!”

Dopo un attimo di silenzio parlò Darred.

Non possiamo tenerlo qua.” disse. “Deve stare comodo e tranquillo e non penso che il corridoio sia il posto più adatto.

Dove lo possiamo spostare?” chiese Jobal, un po' preoccupata.

La camera di Padmè!” rispose Sola di scatto. “Abbiamo ancora quei lenzuoli impermeabili che usavamo quando i gemelli erano neonati per proteggere il materasso della culla, potremmo usarli per evitare di macchiare tutto il letto di sangue!”

La genialità è un tratto di famiglia, in quel momento ne ebbi la certezza assoluta.

Vai a prepararlo.” le disse il marito, sorridendo. “Fai in fretta!”

Consideralo fatto!” si alzò e corse su per le scale.

Quanto ci dovrebbe mettere Janu per arrivare qui?” chiese Darred.

Jobal scrollò le spalle. “Non lo so. Dieci minuti, forse un po' di più. Non è più un ragazzino, non può correre da casa sua a qua.”

Spero solo che sia bravo come mi avete sempre detto. La situazione non mi piace.” replicò lui. “Si sta dissanguando!”

Darred, è un chirurgo traumatologico, il fatto che abbia fatto nascere le tue figlie non fa di lui un medico peggiore o migliore. Era uno dei migliori durante le guerre dei Cloni!”

Così ho sentito dire...” mormorò. “Sola! Come sei messa?” urlò in direzione delle scale.

Portatelo su, ho finito qui.” arrivò la risposta dalla stanza.

Perfetto. Anakin, farà male. E parecchio. Cerca di tenere duro, proverò ad essere più veloce che posso.”

Sei sicuro che sia la cosa migliore? Voglio dire, e se perde conoscenza per il dolore?” domandò Jobal.

Non vi preoccupate.” sussurrai. “Posso reggere il dolore. Ho perso un braccio, questo non può essere peggio.”

Sei sicuro?” mi chiese, preoccupata. Annuii. Non riuscivo a peggio.

Perfetto.” Darred senza aspettare un attimo di più infilò un braccio sotto le mie spalle e le mie ginocchia poi si alzò.

Caz...” non riuscii a finire la parola. Il dolore era accecante, quasi insopportabile. Voglio dire, ero abituato al dolore fisico e tutto ma, per la miseria faceva male sul serio. Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi su qualsiasi altra cosa ma era difficile.

Ci siamo quasi Anakin, tieni duro!” sentii Jobal parlare mentre mi teneva ancora la ferita compressa.

Ci sto provando...”

Ecco, siamo arrivati.” disse Darred mentre mi stendeva sul letto. Nello stesso momento in cui sfilò le braccia da sotto di me mi sentii un po' meglio. Cercai di rilassarmi ma fallii miseramente. Dovevo concentrarmi su ogni respiro o mi sarei anche dimenticato di far quello!

Va meglio?” mi chiese.

Un po'...”

Bene. Io vado di sotto ad aspettare il medico. Tu stai qui con Sola e cerchi di sopravvivere.”

Va bene. Grazie per...”

Mi zittì di nuovo. “Di niente Anakin. Cerca solo di non morire mentre aspettiamo.”

Dopodichè corse giù per le scale. Rimase solo Sola con me ad aiutarmi. Aveva raccattato una quantità incredibile di asciugamani puliti su un tavolo vicino al letto e ne usò uno per tamponare la ferita. “Ehi, non provare a morire qua dentro! Padmè non me lo perdonerebbe mai!”

Non lasciarmi andare allora...” sospirari. “Non so quanto posso andare avanti.”

Avevo la vista annebbiata ma la vidi sorridere. “Nessuno ti lascerà andare. Non finchè sarai in questa casa. Non è il nostro stile.”

È un buon punto di partenza ma...” presi un profondo respiro. “Non so quanto posso resistere in queste condizioni.”

Abbastanza da vedere i tuoi figli averne a loro volta. Janu sta arrivando e ti giuro che è il miglior medico del pianeta. Non sarebbe stato a capo delle nostre truppe mediche durante la guerra se non lo fosse! È sempre stato il nostro medico di fiducia, da quando io e Padmè eravamo bambine.”

Dev'essere veramente bravo allora.”

Si sedette sul bordo del letto e sorrise di nuovo. “Il migliore. È un po' rude, ma è il tipo di chirurgo a cui affideresti la tua vita ad occhi chiusi.” disse. “C'era lui quando sono nati i gemelli. Ascolta, ti dispiace se anticipo un po' i tempi e ti tolgo almeno la camicia?”

Nessun problema.” era una situazione un po' imbarazzante ma non ero nella posizione per lamentarmi. E poi, prima o dopo, qualcuno mi avrebbe dovuto togliere almeno la camicia e la maglia che indossavo sotto. Continuando a premere sulla ferita, slacciò la cintura quel che bastava per sfilare camicia e maglietta dai pantaloni. “Sai, sei fortunato. Non ti devo togliere i pantaloni. La ferita è abbastanza in alto e non credo ci sarà bisogno di toglierteli.”

Meno male... “Se vogliamo chiamarla fortuna...”

Da un certo punto di vista lo è. Spogliare il marito di mia sorella non è proprio sulla mia lista delle cose da fare!” scherzò. “Neanche se è per un'operazione chirurgica d'emergenza!”

Non era neanche nei miei...”

Scommetto che il tuo piano si basava sul fatto che noi sapessimo dov'è Padmè. Purtroppo, no, non lo sappiamo.”

Qualcosa del genere.” chiusi gli occhi un attimo. C'era una cosa che dovevo dirle e non sapevo quanto tempo avevo per farlo. “Sola, potresti farmi un piacere?”

Lei annuì. “Certo, qualsiasi cosa.”

Se dovessi morire...” mi interruppe.

Non morirai Anakin, ricordatelo!”

Per favore! Ascoltami un attimo!” scattai, forse un po' più violentemente di quel che volevo in realtà. “Se dovessi morire, voglio che tu dia a Padmè la mia fede nuziale e la mia spada. Ti prego, puoi farlo?”

Certo che posso.” disse dolcemente. “Ma non lo farò, perchè tu non morirai. Capito? Non morirai! Pensavo che fossi un duro!”

Provai a rispondere ma la scheggia di metallo si mosse sotto le sue mani e mi fece annaspare dal dolore. Nello stesso momento sentii la porta al piano di sotto sbattere e la voce di mio suocero rimbombare per tutta la casa. “Ci siamo!”

Ehi, papà è tornato. Adesso starai bene, è questione di un minuto. Credimi!”

Un uomo alto e piuttosto magro apparve sulla porta. “È lui il paziente?” domandò con voce bassa e roca.

Proprio io.” risposi.

Bene ragazzino...” Spostò l'asciugamanto e diede un'occhiata alla ferita. Dalla sua faccia capii che non era come se l'aspettava. “Dannazione...Ruwee potevi dirmi che era così grave!”

Non sono un medico!”

Il chirurgo scosse la testa e rimise l'asciugamano zuppo sulla ferita. “Sola, per favore, fai un po' più di pressione ma non esagerare.” le diede istruzioni. “Non voglio che la scheggia lo ferisca ancor più di ora.” afferrò la sua borsa e tirò fuori una siringa nuova e una bottiglietta. “Non posso sedarti del tutto, il rischio che tu cada in coma è troppo alto, però questo dovrebbe rendere il dolore appena percettibile. Sarai cosciente, ma non dovresti sentire nulla mentre lavoro.” mi infilò l'ago in una vena del braccio sinistro. “Però non pensare che sarà tutto rose e fiori! Farà male comunque!”

Fa già male!”

Lo so. In ogni modo...quando senti che il dolore passa un po' dimmelo.”

Pensi che ce la farà?” chiese Jobal dalla porta.

È uno Jedi, può fare qualsiasi cosa.” a momenti scoppiai a ridere. Se avessimo potuto fare qualsiasi cosa, l'Impero non sarebbe esistito a quel punto! “Come va?”

Meglio.”

Bene, ora inizia la parte difficile. A parte tutto...come ti chiami?” mi chiese tirando fuori dalla sua borsa una scatola piena di attrezzi chirurgici. Pinzie, bisturi, solite cose.

Anakin...”

Skywalker? Wow! Ruwee s'era dimenticato di dirmelo. Quindi sei tu l'eroe della Repubblica!” tolse l'asciugamano e ne prese due puliti per pulire i bordi della ferita. “Sai, ho conosciuto parecchia gente che ha lavorato sotto di te. Per non parlare di tua moglie!”

Seh, Sola mi ha datto quaclsosa...”

Te l'ha detto che ero qua quando sono nati i tuoi figli?” mi chiese mentre iniziava a fare le sue magie. “Giornata dura...ma la ricompesa è stata incredibile. Diavolo, quasi sedici ore di travaglio. Padmè era esausta! È stata dura, è stato doloroso, ma è andato tutto bene, per fortuna. Neanche un minimo problemino. Meglio, il grosso problema ce l'hanno avuto Darred e tuo suocero! Quello Jedi...accidenti, non mi ricordo il suo nome!”

Obi-Wan.” intervenne Sola.

Ecco sì, lui. Mi ha detto che era il tuo Maestro! Comunque, era tremendamente agitato. Diavolo, sembrava che dovesse diventare lui padre!”

Per me è come un padre...” sussurrai. “E questo fa di lui una sorta di nonno per loro. Da un certo punto di vista.”

Ben detto ragazzino.” guardò verso di me. “Sei un po' pallido. E non mi piace. Credo che ti serva questo!” si chinò sulla sua borsa e tirò fuori una sacca di soluzione salina credo, alla quale aggiunse un altro medicinale con un'altra siringa prima di collegare la sacca ad un tubo. Dopodichè mi preperò il braccio per l'endovenosa e collegò l'ago al tubo. “Sola, per piacere, tienila in alto e stringi, così l'infusione va più veloce.” le passò la sacca e tornò al suo lavoro. “Hai un paio di costole rotte. Hai sputato sangue?”

Rispose Sola per me. “Un paio di volte.”

Non va bene...” mormorò più a sé stesso che agli altri.

Hey...se...” non riuscivo a parlare per bene. “Se sta cercando di dirmi che sto per morire...per favore, si fermi e me lo dica. Non c'è bisogno di...”

Ridacchiò per un attimo. “No bello, non morirai tanto presto. Ho già fermato l'emoraggia principale e devo solo...tirare...questo...fuori!

Tirò forte e la scheggia di metallo apparì tra le braccia delle pinze. Ma non mi aveva fatto male! Non me ne ero neanche accorto! Era tutta una tattica per distrarmi mentre lui lavorava! Quell'uomo sapeva fare il suo lavoro, c'è poco da dire.

Non morirai oggi, mio caro Paziente Jedi. Non finchè sei sul mio tavolo!” poggiò la scheggia sul comodino di fianco a me e tornò alla ferita. “Devo solo ricucirti. “

Mi rilassai contro il cuscino e aspettai. Mi sentivo strano. Il dolore era quasi scomparso ma...

Improvvisamente, il dolore tornò a tutta forza assieme al sapore metallico del sangue in fondo alla gola. Cercai di parlare ma il liquido mi riempì la bocca. Mi dovetti voltare e sputare via tutto o sarei soffocato.

Che diavolo...”

Janu guardò su. “Merda. Merda merda merda merda! Una costola ha perforato il polmone! Dannazione!” inveì. “Tieni duro Anakin! Tieni duro!”

Ci provai ma persi conoscenza un minuto dopo. Non mi ricordo neanche il mio ultimo pensiero coerente. So solo che ero quasi sicuro che sarei morto.


Olè! Finita l'originale, ora torno a tradurre. È stato un lavoraccio ma eccomi qua! Ora dovrei andare più spedita, tradurre è molto più veloce che riscrivere completamente un capitolo dalla prima all'ultima riga! Altro piccolo cliffanger ma non preoccupatevi. La storia va avanti per 38 capitoli, non c'è nulla da temere. Circa. Spero vi sia piaciuto e alla prossima!

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Capitolo 10
*** Ever Dream Of Me? ***


Capitolo 10 – Ever Dream Of Me?

Era mattina presto. Una normale, noiosa, mattina di Yavin IV. Il sole era appena sorto e un venticello tiepido agitava le fronde degli alberi fuori dalla finestra. Era tutto piatto e normale. Un raggio di sole non particolarmente gentile filtrava attraverso le pesanti tende e illuminava una porzione di una stanza. Un piccolo armadio, una scrivania a misura di bambino, una sedia delle stesse dimensioni e un letto. Sul letto si poteva chiaramente intravedere la figura di un bambino avvolto nella coperta sottile, con la testa nascosta sotto il cuscino mentre cercava di ritardare l'ora di alzarsi il più possibile.

Forza! Non fare il pigrone! Dobbiamo fare in fretta stamattina!” la voce bassa di un uomo gli arrivò un po' attutita da fuori della stanza, giusto all'inizio del corridoio. “Dobbiamo muovere gli ultimi approvvigionamenti se vogliamo andarcene domani!”

Il bambino non si mosse di un millimetro. Sembrava completamente ignaro della voce che lo chiamava, dei rumori della casa o altro. Era ben sveglio, da ore a dir la verità, ma non voleva lasciare quel bozzolo caldo che si era creato rigirandosi per buona parte della notte, in cui aveva trovato un piccolo rifugio dopo che si era svegliato ad un incubo terribile, che lo aveva lasciato terrorizzato e incapace di ricominciare a dormire. Se ne stava lì, immobile, ad aspettare.

L'uomo fece un passo oltre la soglia e diede un'occhiata alla stanza in penombra. “Fuori dal letto o giuro che tua madre lo farà per te!” cercò di fare la voce cattiva ma sotto il tono duro e autoritario si capiva che era preoccupato. Quel bambino non era mai stato una persona mattutina ma non si era mai lamentato troppo quando doveva alzarsi presto. Sicuramente non si lamentava quando si trattava di tornare su Alderaan il giorno dopo! C'era qualcosa che non andava.

Una bambina più o meno della stessa età uscì dal bagno. “Chiama tua madre, credo ci sia un problema con tuo padre.” le disse dolcemente. La piccola guardò silenziosamente alla figura indistinta del fratello e poi corse a cercare la madre.

Arrivò pochi secondi più tardi. “Di nuovo?” chiese, sapendo esattamente che cosa doveva affrontare quella mattina. Non era la prima volta che succedeva.

Di nuovo. Direi che abbiamo la certezza che ha ereditato la facoltà di vedere cose mentre sogna. E di scombinare le cose fin dal primo mattino!” sorrise per un secondo poi fece un passo indietro. “Avanti, andiamo a fare colazione noi due. Lasciamo fare a tua madre.” disse rivolto alla bambina. Lei annuì e lo seguì lungo il corridoio verso la piccola cucina.

Sospirando, la donna entrò nella stanza del figlio e aprì le tende quel tanto che bastava per far entrare un po' di luce, poi si sedette sul bordo del letto.

Luke...” lo chiamò. “Luke, sei sveglio?”

Questa volta il piccolo rispose ed emerse da sotto il cuscino. Aveva gli occhi arrossati e stanchi. Aveva pianto per un bel po'. Però non disse nulla.

Luke, avanti, dobbiamo sistemare le ultime cose prima di partire e non possiamo farlo senza di te!” gli disse mentre gli carezzava la schiena con un movimento circolare che fin da neonato lo aiutava a rilassarsi. “Non vuoi andare via?”

Lui annuì poi lasciò andare il cuscino e si sedette sulle ginocchia della madre, abbracciandola stretta. Da quel gesto capì che la situazione era seria e che qualcosa di brutto era successo per davvero. Aveva reagito allo stesso modo neanche troppe settimane prima, quando aveva sognato che qualcosa di brutto era successo a suo padre, anche se probabilmente c'era una galassia intera tra di loro.

Che è successo piccolo?” le chiese di nuovo, la voce ridotta ad un sussurro, mentre cercava di consolarlo, di coccolarlo in un qualche modo, anche se sentiva che era rigido, teso. Non stava bene. “Hai avuto un altro incubo?”

Annuì contro la sua spalla e tirò su col naso. “C'era papà...”

Ecco, si cominciava bene. Aveva sperato che fosse solo un incubo normale, di quelli che tutti i bambini di sette anni hanno ogni tanto, e invece...ecco perchè era così agitato. Un'altra visione di suo padre. Erano anni che Luke si addormentava col terrore di avere un altro incubo del genere, era un tormento come lo era per sua sorella Leia, anche se la Forza con lei era un po' più pietosa. Luke aveva sviluppato una fortissima connessione con suo padre dal momento in cui gli era stato detto il perchè non era con loro, almeno la parte che un bambino di tre anni poteva capire.

L'hai visto?”

Questa volta scosse la testa. “No, questa volta era strano. Era come se vedessi le cose dal suo punto di vista ma era tutto sfocato!” le raccontò, la voce ancora rotta dalla paura.

Cosa stava facendo?” lo incoraggiò con un bacio sulla fronte.

È ferito mamma!” gemette il piccolo. “E anche gravemente. Stava sanguinando tanto ma non era più nella sua cella. E nemmeno nell'infermeria della prigione. Era...non lo so non sono riuscito a riconoscere il posto! È tutta notte che tento di ricordare qualche dettaglio ma...”

Luke, non ti preoccupare. Hai già fatto tanto così. Che cosa ti ricordi oltre a questo?”

C'erano...” si concentrò per un attimo. “Cinque persone con lui. E NON erano” ci mise un bell'accento sulla parola non. “Agenti imperiali o guardie. Erano preoccupato per la sua salute. Uno di loro gli stava facendo qualcosa...credo che cercasse di curare la sua ferita!”

Ne hai riconosciuto qualcuno?”

Scosse di nuovo la testa, con più forza questa volta. “No. Non riuscivo a vedere chiaramente. Era tutto sfocato e anche le voci erano strane, non erano chiare. Qualcuno stava gridando ma non riesco a ricordare molto di più. Mi dispiace!”

Non ti preoccupare. Hai fatto del tuo meglio. Adesso, so che non è il migliore dei sogni ma sai cosa vuol dire?” lui scosse la testa e aspettò che sua madre finisse di parlare. “Significa che tuo padre è fuori dalla prigione. Che è libero! E credimi, se gli fosse successo qualcosa di brutto, qualcosa di peggio, tu e tua sorella lo sapreste. E non parliamo di Obi-Wan. Tuo padre sta bene, non ti preoccupare. Potrebbe essere successo mesi fa, non possiamo saperlo.”

Lo so mamma ma...e se...”

Ma niente. Per quel che ne sai potrebbe essere fuori dalla porta. Fidati di lui. Ha giurato che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per tornare da noi e lo farà. Non ho mai dubitato per un attimo che un giorno sarebbe tornato e non inizierò ora. Soprattutto non inizierò a dubitare che stia bene.” gli disse, cercando di suonare più sicura che pote, come ai vecchi tempi del Senato. “Tuo padre sta bene, e non penso che gli piacerebbe come ti stai comportando ora.”

Questa volta Luke abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole. “Lo so.”

Lo guardò per un secondo. Aveva compiuto sette anni giusto la settimana prima e ogni giorno che passava le ricordava suo padre, quando lo aveva conosciuto, ormai vent'anni prima. Era un bambino tosto, ma sentiva profondamente la mancanza del padre anche se lui e sua sorella lo conoscevano solo grazie ai racconti della madre e del loro Maestro Jedi. Però gli volevano molto bene lo stesso e sì, sentivano la sua assenza come un peso. Esattamente come lei sentiva la mancanza di suo marito. Tutti insieme tenevano duro e si aggrappavano alla speranza di vederlo apparire un giorno davanti alla porta di casa ma ogni volta che Luke o Leia avevano uno dei loro incubi quel loro mondo così fragile andava in pezzi e ci voleva del tempo prima che tutti e tre riuscissero a rimettere insieme i pezzi. Soprattutto perchè potevano passare mesi tra un sogno e l'altro, e durante quel lasso di tempo l'angoscia era sempre tanta. Speravano sempre che la prossima volta lo avrebbero visto meglio, che le sue condizioni di prigioniero migliorassero ma raramente le loro aspettative venivano rispettate. Lei stessa aveva il terrore di vedere i propri figli alzarsi al mattino con gli occhi arrossati e i segni della mancanza del sonno perchè istantaneamente sapeva che c'era qualcosa che non andava con Anakin.

Però continuava a sperare. Anche dopo sette anni distanti, alla mattina quando si svegliava sentiva la sua presenza di fianco a lei. Sapeva che era vivo e continuava imperterrita a sperare anche contro tutte le probabilità. Certo, c'erano giorni in cui sentiva che la sua speranza vacillava o la perdeva del tutto, poi guardava in faccia i due figli e la speranza ritornava. E per fortuna che c'era Obi-Wan che l'aiutava, perchè dal suo punto di vista distaccato, molto da Jedi, vedeva la situazione da un punto di vista un tantino più chiaramente, e le sue parole gentili riuscivano sempre a rincuorarla.

O almeno riuscivano a tenere lontani cattivi pensieri e a mantenerla funzionante. Doveva funzionare, sia per i figli che per la Ribellione.

Andiamo Luke, conosci tuo padre. È uno tosto, è una roccia! Ci vuole più di una ferita per metterlo a tappeto! È sempre tornato a casa, anche dopo le peggiori battaglie. Lo farà anche questa volta, ci vuole solo del tempo.”

Lo so mamma.”

Bene. Ora, Seppiolina (vedi nota), giù dalle brande e vai a fare colazione con tua sorella. Abbiamo una giornata lunga davanti. E se stanotte non riesci a dormire, ti do il permesso di venire da me!” propose. “Solo per questa volta però.”

Gli si illuminarono gli occhi e saltò giù dal letto. “ Ci conto mamma!” e corse fuori dalla camera verso la cucina.

Sospirò mentre lo sentiva correre giù per il corridoio. Quello sarebbe stato uno di quei giorni. Si passò le mani tra i capelli e sospirò di nuovo. Guardò verso la porta e vide Obi-Wan.

È fuori quindi.” iniziò.

Lei annuì. “Sì. Ma non voglio pensare al resto.”

Non è morto se è questo di cui ti preoccupi.”

Le scappò un breve sorriso. “Esatto. Avevo idea che tu lo sapessi.”

Beh, da questo punto di vista sei fortunata. Non per deprimerti ma Anakin è una vergenza nella Forza talmente potente che la sua morte riecheggerebbe per tutta la Galassia. Lo sentirebbe anche una roccia. Oltretutto Anakin ha giurato che ti avrebbe trovato. E non l'ho mai visto rompere una promessa in tredici anni che ce l'ho avuto sotto mano.” disse. “Ha promesso che ti avrebbe sposato, e alla fine l'ha fatto!”

Lei sorrise di nuovo. “Lo so...è solo che...”

Padmè. Quello che Luke ha visto potrebbe essere accaduto mesi fa. L'hai detto tu stesso! Non ti preoccupare più di tanto. Luke è solo un bambino, non può controllare la Forza. Non ancora per lo meno. E quel tipo di visione tende a trarre in inganno. So per certo che sta cercando di trovarci, non preoccuparti.”

Stava per rispondere quando sentirono un grido arrivare dalla cucina. “Mamma!” era Leia che urlava. “Luke lo sta facendo di nuovo!”

Padmè alzò gli occhi al soffitto. “Ecco che arriva Super-Mamma!” mormorò. “Arrivo Leia!”

Non so che cosa mi ha svegliato. E mi ci vollero diverse ore per raggiungere un certo livello di coscienza e riuscissi ad aprire gli occhi. Sembrava che avessero deciso di prendersi una vacanza. Non riuscivo a svegliarmi del tutto, così mi limitai ad ascoltare.

Concentrandomi un po' riuscii a distinguere almeno i suoni attorno a me. I suoni tipici di una casa di prima mattina. Giù di sotto qualcuno stava lavorando in cucina, dalla finestra aperta entravano i suoni e gli odori di un giardino in estate, con gli uccellini che cinguettavano e il rumore del vento che scuoteva le cime degli alberi.

Ero decisamente vivo. Debole, stanco, rincoglionito, ma vivo. Respirai profondamente e sentii la pelle del fianco destro tirare e prudere da morire. Mi chiesi quanto tempo avevo dormito.

Finalmente riuscii ad aprire gli occhi e a guardarmi intorno. Ero ancora nella stanza di Padmè ma avevano cambiato le lenzuola e non c'erano tracce di sangue. Cercai di muovere le braccia. Il destro era a posto, avevo ancora il guanto di cuoio che proteggeva la protesi addosso, mentre il sinistro era il caso di non muoverlo. Avevo ancora la flebo attaccata. Sopra la mia testa infatti c'era una sacca di soluzione salina e una di un medicinale sconosciuto. Era decisamente il caso di stare fermi.

Ero a torso nudo l'addome e la parte bassa del torace erano fasciati stretti. Alzai la coperta leggera e diedi un'occhiata. La fasciatura era pulita, non c'erano tracce di sangue. Meglio.

Non potevo fare altro che aspettare. E pensare a quel sogno. E che sogno! Finalmente qualcosa che non aveva lasciato sconvolto o emozionalmente drenato. Per la prima volta avevo visto i miei figli, anche se non erano proprio nella loro forma migliore, e avevo avuto al conferma che stavano bene e crescevano. Obi-Wan aveva mantenuto la sua promessa di proteggerli. Non che non mi fidassi, però...

l'unica cosa che mi dava fastidio era il fatto che le circostanze non fossero le migliori. Mi sentivo in colpa nei confronti di Luke per il dolore che quelle visioni gli causavano. E non solo a lui, ma anche a sua sorella e a Padmè. Non avevo mai pensato che quella mia innata capacità di vedere il futuro, più o meno, potesse passare ai miei figli. E, seriamente, era l'ultima cosa che avrei voluto passare loro col mio DNA. Era brutto abbastanza per me, figuriamoci per un bambino di sette anni. Poteva essere uno stress enorme!

Però allo stesso tempo quel sogno era stata una sorta di benedizione. Mi aveva dato la certezza che il mio sacrificio era servito a qualcosa. Che tutto quello che avevo subito in prigione era valso a qualcosa. Stavano bene, crescevano sani e forti e da un certo punto di vista avevano una famiglia solida, con una madre che li spronava e gli incoraggiava in ogni modo possibile e un Maestro che non aveva rivali. Non potevo sperare di meglio per loro. Dovevo solo trovarli, e sapevo che sarebbe stata una strada lunga, ma dovevo farlo.

Ad un certo punto mi addormentai di nuovo ma non a lungo perchè sentii la voce di Sola giusto fuori dalla mia stanza.

Qualcuno ha controllato Anakin stamattina?” domandò ad alta voce.

Nessuna risposta, o se ci fu non la sentii.

Un secondo più tardi la porta si aprì e Sola apparì sulla soglia. Non solo riuscii a svegliarmi ma riuscii anche a muovermi e a farle un cenno di saluto con una mano! Grande vittoria!

Per tutti...sei sveglio!” ci mancò poco che si mettesse ad urlare. Entrò e si sedette sul letto accanto a me. “Come ti senti?”

Provai a parlare ma mi uscì solo un gorgoglio senza senso. Avevo una sete tremenda, sentivo la gola secca e irritata, come se avessi fatto una corsa in uno speeder scoperto per il deserto di Jundland su Tatooine senza proteggere naso e bocca. Mi concentrai un attimo e riuscii a emettere un suono almeno udibile. “Ho sete...”

Lei annuì. “Aspetami qui.” sparì giù per le scale e tornò nemmeno trenta secondi più tardi con una caraffa d'acqua, un bicchiere e una cannuccia. Non ero proprio in grado di usare un bicchiere in quel momento. Tempo dieci secondi e anche Jobal entrò nella stanza, un sorriso smagliante che le illuminava il viso.

Per tutti gli Dei Anakin, è così bello vederti sveglio!” disse sedendosi dall'altro lato del letto.

Sua figlia versò un'abbondante bicchiere d'acqua e mi porse un capo della cannuccia. Probabilmente ne bevvi metà d'un fiato. “È bello essere svegli.” mormorai. Avevo la voce ancora rauca e bassa, ma almeno non mi sentivo più come se fossi su Tatooine!

Per un attimo abbiamo pensato che non ce l'avresti fatta. Alla fine ti sei rivelato molto più tosto di quanto tutti abbiano pensato.”

Che è successo?” le chiesi.

Si scambiarono uno sguardo strano. “Qual è l'ultima cosa che ricordi?” mi domandò Sola.

Janu che gridava come un pazzo e un sacco di sangue da non so dove.” risposi prima di riattaccarmi alla cannuccia. Avevo una sete incredibile, avrei potuto prosciugare un acquedotto!

Diciamo che è andata così. La scheggia di metallo non ha fatto molti danni, perdevi molto sangue ma non ha preso organi vitali o vasi sanguigni. Il problema è che ha rotto due costole e una di queste ha perforato il polmone destro, che è collassato. A quel punto hai perso i sensi. Janu ti ha ricucito per bene ma ti serviva una trasfusione di sangue, e qui sei stato veramente un miracolo perchè hai lo stesso gruppo sanguigno di Darred, Sola e Ruwee. Il problema grosso si è presentato il giorno dopo, quando hai sviluppato un'infezione molto aggressiva. Avevi la febbre molto alta, ti sei svegliato un paio di volte ma più che altro deliravi sia per la febbre che per la disidratazione. A quel punto Janu ha deciso di tenerti sedato finchè la febbre non fosse scesa. Ti sta tenendo sotto forti antibiotici e liquidi continui attraverso la flebo e ha sospeso i sedativi ieri notte, visto che erano ormai due giorni che non avevi la febbre.” spiegò con calma. “Starai benone, devi solo risposare.”

Pensate che vorrà lasciarmi la flebo?” domandai guardando verso la sacca sopra la mia testa. “Io odio gli aghi...”

Ha detto che passava prima di pranzo per controllarti. Aveva bisogno di tornare a casa e dormire un po', è rimasto qua quasi tutta la settimana nel caso peggiorassi.”

Ho dormito per una settimana?”

Jobal annuì. “Esatto. E direi che ti ha fatto bene. A giudicare da come ti presenti adesso, sembra impossibile che una settimana fa tu fossi ridotto a quel modo.” disse. “Però se decide che devi tenere la flebo, te la tieni e non fiati.” mi disse in tono quasi da madre. Era strano, a malapena mi conoscevano e mi avevano trattato come un figlio. Era incredibile.

Va bene! Seguirò le indicazioni del medico per una volta!” risposi arrendevole.

Ti serve qualcosa?” chiese Sola allora.

Sto morendo di fame!”


Piccola nota: il Seppiolina. In origine era Squid, appunto seppia, totano, calamaretto. Mi sono arrovellata per trovare una traduzione carina ma non c'è stato nulla da fare. Ho provato tutti gli animali possibili. Niente. Sarà che chiamo mia cugina Seppiolina da quando è nata? Non lo so. Tra carote (suo fratello) e seppie ho molti animali per cugini. Insomma, poi spiegherò il perchè di questo soprannome (nel seguito) quindi vi ci vorrà un po' per leggerlo, però ha un perchè.

Visto? Niente di trascendentale. Anakin sta bene, anzi, benone. Considerando tutto è veramente un miracolato. Ah, oltretutto, ho reinstallato open office: fine degli errori di battitura e di ortografia! Finalmente!

Alla prossima!

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Capitolo 11
*** I'll Find You Somewhere ***


Capitolo 11 – I'll Find You Somewhere

Credetemi quando dico di essere un paziente tremendo. Proprio non riesco a stare calmo a letto, è come se mi venisse l'orticaria. Ho sempre fatto così, anche da bambino. E ora che ero cresciuto e ero uscito di prigione proprio non riuscivo a sopportare l'idea del confinamento a letto, anche se era per la mia stessa sicurezza e salute.

Faccio schifo come paziente, veramente. Mi agito, sbuffo, mi lamento, mi faccio del male perchè sforzo le ferite che devono guarire...sì, sono un'idiota.

Nonostante la mia totale idiozia e assoluta insopportabilità Jobal, Ruwee, Sola e in minima parte anche Darred si presero cura di me come se fossi una parte integrante e ben rodata della famiglia. A parte il fatto che non avevo voglia di stare a letto e facevo i capricci come un bambino di dieci anni con l'influenza, ero servito e coccolato. Ogni volta che avevo bisogno di qualcosa, che fosse un aiuto per andare in bagno o un bicchiere d'acqua, qualcuno mi aiutava.

Senza contare che nel momento in cui Janu mi diede il via libera per il cibo solido, iniziarono a cucinare di tutto e di più. Ripresi peso in fretta, il problema è che di quel passo, se non mi mettevo a fare esercizio rischiavo l'obesità. Padmè doveva aver raccontato loro che tendo a mangiare molto.

In ogni modo, mi trattarono veramente come un figlio. Mi diedero un posto dove stare, mi vestirono, sistemarono e tempo e spazio per adattarmi di nuovo ad una vita “normale”. E credo che se l'avessi chiesto, mi avrebbero tenuto a vivere lì con loro a tempo indeterminato. E soprattutto, mi aiutarono a mettermi in pari con quel che era successo nella Galassia.

Dopo sei giorni di confinamento a letto, Janu mi disse che se me la sentivo potevo alzarmi e stare alzato finchè ce la facevo, a patto che ci fosse sempre qualcuno con me. E qui entrarono in gioco le mie nipoti. Gli adulti non potevano starmi sempre dietro, avevano da fare, chi col lavoro o la casa o altre cose, e loro erano a casa da scuola quindi mi facevano compagnia, mi davano una mano a muovermi, mi raccontavano cose. E avevo decisamente bisogno del loro aiuto. Date le circostanze dell'intervento chirurgico d'emergenza, Janu non aveva a disposizione tutti i trucchi tecnologici che rimettono in piedi il paziente dopo tre giorni. Io dovevo guarire naturalmente e avevo ancora il fisico provato dalle privazioni del carcere e mi ci volle molto tempo. Non ne ero contento, anzi, volevo rimettermi in piedi il prima possibile ma non era facile.

Considerate che per salire e scendere le scale, con l'aiuto di un adulto e qualche trucchetto, ci mettevo quasi cinque minuti. Riuscivo a fare sì e no un gradino al minuto. Camminare non era troppo problematico, trascinavo la gamba destra e ottenevo un discreto risultato ma salire e scendere i gradini? Era tutta un'altra cosa. I primi giorni era una tortura ma mi imponevo di farlo quanto meno perchè mi annoiavo lassù. Almeno al piano di sotto potevo stare in compagnia senza costringere nessuno a stare chiuso in camera con me, potevo stare un po' all'aria aperta in giardino, cose del genere.

Durante la mia convalescenza venni a conoscenza di tutto ciò che era accaduto in quei sette anni. Non era certo il tipo di racconto che una persona che ha lottato per oltre dieci anni per evitare tutto ciò vorrebbe sentire, però almeno mi diede l'idea di cosa mi ero perso. C'erano ancora sistemi che non si piegavano sotto il giogo dell'Impero, ma Palpatine usava la forza contro di loro e più di una rivolta era stata soppressa nel sangue. Doveva solo chiamare a rapporto lo Star Detroyer più vicino e dare l'ordine. O se proprio era grave, mandava il suo apprendista direttamente.

Oltre a sistemare le cose, fungeva da ottimo deterrente per tutti gli altri.

Lasciamo perdere, sono discorsi che mi fanno arrabbiare anche a tanti anni di distanza.

Una sera, poco dopo cena, me ne stavo da solo in giardino, a pensare. Non mi ricordo esattamente riguardo a cosa, però ero perso nei miei pensieri tanto che non mi accorsi di Jobal che usciva dalla porta sul retro e si sedeva di fianco a me. Mi spaventò abbastanza da farmi fare un movimento inconsulto che mi provocò una fitta al fianco. Devo aver fatto una smorfia di dolore perchè se ne accorse.

Ti senti bene?” mi chiese, calma, sedendosi accanto a me sulla panchina di pietra grezza. Mi porse una tazza fumante. Faceva fresco fuori, e durante la mia permanenza imparai ad apprezzare una buona tisana calda prima di dormire.

Sì, più o meno. Ho fatto un movimento brusco, niente di che.” risposi, cercando di sorridere. Non ottenni grandi risultati. Anche dopo quasi due settimane, la ferita continuava a darmi problemi, soprattutto le costole rotte.

Sei preoccupato per qualcosa vero?” mi chiese poggiandomi una mano sul braccio.

Sospirai e guardai in alto, verso il cielo buio costellato di stelle. “Potrebbero essere ovunque. E più resto qui, e più lontano andranno. Non riesco neanche a sopportare l'idea che potrebbero essere catturati o uccisi in questo momento!”

Stavo per piangere. Diventavo tremendamente emotivo quando pensavo a Padmè e ai bambini.

Mi sorrise, uno di quei sorrisi tipici da mamma che consola un figlio triste o ferito. “Non ti preoccupare Anakin. Non sono morti. Te ne saresti accorto in qualche modo, o no?” non dovevo neanche rispondere. La risposta era ovvia. “Stanno bene. In questo momento, so di per certo che stanno pensando a te. L'ultima volta che ho parlato con mia figlia ha detto che Luke e Leia chiedono di continuo di te, e che pian piano stava loro raccontando la storia, e quello che hai fatto in passato. Sanno che li stai cercando. Quel sogno che hai avuto la settimana scorsa te l'ha confermato!”

Annuii, pensieroso. “Vorrei solo vederli una volta. Anche solo per un momento. Poi potrei sparire di nuovo e lasciarli tranquilli e al sicuro con Obi-Wan.”

Padmè non te lo permetterebbe mai. Neanche se la sua vita dipendesse da questo. E a parte tutto, c'è un modo per vederli, oltre al tuo sogno. Non è granchè, ma abbiamo qualche holofoto dei bambini. È roba vecchia ma credo che ti basterà.”

Improvvisamente si accese una scintilla di speranza. “Pensavo non aveste nulla, nel caso l'Impero venisse a conoscenza del funerale falso!”

Scosse la testa. “No, abbiamo qualcosa, la più recente è di due anni fa, dell'ultima volta che sono stati qui, ma almeno c'è.” si alzò in piedi. “Avanti, te lo mostro, e prima che tu parta ne facciamo una copia così te lo puoi portare con te.”

Lentamente, molto molto lentamente, mi alzai dalla panca e con passi incerti la seguii dentro casa facendo smorfie di dolore ad ogni passo. Per arrivare allo studio di Ruwee ci mettemmo almeno due minuti, mentre in condizioni normali ci avremmo messo dieci secondi. Mi sentivo un rottame, sul serio. Ed era anche piuttosto frustrante.

Mentre io entravo nello studio, la vidi accelerare il passo e aprire un cassetto della scrivania. Ne estrasse un piccolo holoproiettore portatile, di quelli tipici per immagazzinare immagini e fotografie. Probabilmente era uno di quelli che usava Darred per immagazzinare i progetti del suo studio di architettura per mostrarli ai committenti.

Ecco, è l'unica copia esistente di queste foto. È tutto quello che abbiamo. Ce ne sono da quando sono nati fino a due anni fa. Non è molto ma credo che nella situazione sia più che abbastanza.” mi mise il piccolo proiettore in mano. “Avanti, è usalo!”

Mandai giù a fatica. Avevo un groppo in gola che mi impediva di parlare. Era un'azione semplice, accendere il pad e selezionare i file ma mi tremavano le mani. Sembrava che fossi su Hoth con gli abiti tipici di Tatooine! Era incredibilmente difficile per me, più che altro perchè c'era mia suocera di fianco a me ed ero certo che se avessi acceso il pad avrei iniziato a piangere come un bambino.

Presi un profondo respiro e spostai l'interruttore su ON. Come previsto, iniziai a piangere in quel momento esatto.

La prima foto era di Padmè e Sola sedute su una panca in giardino che guardavano i piccoli gattonare sul prato. Li si distingueva senza difficoltà. Luke aveva i capelli biondi e spazzola mentre Leia aveva i colori di sua madre.

Qui avevano circa sei mesi, prima che partissero per Alderaan. L'ha fatta Obi-Wan.” mi disse. Annuii, emozionalmente troppo sconvolto per rispondere a voce e passai alla foto successiva. “Ah, questa è bella! I primi tentativi coi cibi solidi!” sorrise lei stessa. “Erano momenti in cui non sapevi se ridere o disperarti. Vanno pazzi per la frutta, ma a quell'età tendevano più che altro a fare disastri. Padmè propendeva per la prima...” infatti si vedeva, nonostante i piccoletti fossero tutti ricoperti di quella che sembrava purea di mele, Padmè sorrideva. Passai alla seguente. Tutti momenti che mi ero perso. Avevo perso tutto, i primi passo, la prima parola...passato, andato, puff. Ciao. Avevo perso tutta la vita dei miei figli fino a quel momento. Era tutto così ingiusto!

Alla fine dei dieci ologrammi stavo veramente piangendo. E non un pianto dignitoso, no, singhiozzavo proprio! Come il giorno in cui mia madre morì. Solo che questa volta ero adulto e non riuscivo a pensare ad altro all'ingiustizia della mia vita. La schiavitù, i problemi con gli Jedi, la mancanza di fiducia del Consiglio...Padmè e il nostro matrimonio...l'Impero e tutto il resto. Per non parlare del fatto che ero ancora piuttosto incline ad arrabbiarmi facilmente e si sa, la rabbia facile è sintomo di inclinazione verso il Lato Oscuro della Forza.

Gli ultimi giorni mi avevano reso particolarmente emotivo e facile alla commozione. Jobal mi lasciò fare, mi lasciò piangere senza dire niente finchè non riuscii a raggiungere un certo equilibrio e a ricompormi. Più o meno.

Le restituii il proiettore.

Grazie.” era tutto quello che riuscii a dire senza ricominciare a piangere.

Le scappò un sorrisetto. “Di nulla. E non aver paura di piangere. Nessuno ti giudica.” mi mise un braccio sulle spalle e mi abbracciò. “Lo so che non è giusto. E credimi, quando Padmè ci ha raccontato tutta la storia, del matrimonio e del sacrificio che avevi fatto per permetterle di mettersi in salvo e di tutto quello che Palpatine aveva architettato, il mio primo pensiero è stato per te. Ti avevo visto una volta, eppure ero preoccupata per te. Noi abbiamo avuto la possibilità di vederli nascere e crescere, e qualche volta di vederli durante gli anni, ma tu? Rinchiuso in quella prigione Imperiale? Mi meraviglio ancora che tu abbia trovato il coraggio di sopravvivere!”

Mi sono aggrappato a lei. Ai ricordi che avevo di noi due insieme. Se non fossero così tanti, credo che sarei impazzito tanti anni fa.” riuscii a sorridere al pensiero. Il mio amore per Padmè era stata la leva che Palpatine aveva tentato di usare per portarmi dalla sua parte invece è stato proprio quello che mi ha salvato. La vita è strana a volte oltre che ingiusta.

Sei un uomo forte Anakin, l'ho capito dal momento in cui ti ho incontrato. Però hai il diritto di sentirti giù ogni tanto, perchè sei tu contro un trilione di cloni là fuori senza contare l'Imperatore e Vader. Non ti preoccupare. Ruwee ha già preso contatti con i nostri agganci nella Ribellione, per farti entrare. Dovrebbe arrivare qualcuno a giorni.”

Siete troppo gentili con me. Non me lo merito.”

Mi diede uno scappellotto simbolico. “Certo che te lo meriti Anakin! Probabilmente mia figlia ci prenderebbe a calci nel sedere se non ti avessimo aiutato! Adesso è ora che tu ti fidi di noi e ti riposi, finchè sei qui. Prenditi cura di te stesso, o quella ferita non guarirà mai. E ripeto, mia figlia ci prenderebbe veramente a male parole se non lasciassi Naboo in forma come sette anni fa. Chiaro?” mi mancava quel tono materno. Quel tono che le mamme usano per rimproverare i figli ma in modo costruttivo, senza spaventarli. Anche se hai ventinove anni e vai per i trenta. Lo stesso, identico, tono che usava Padmè per prendermi in giro quando le raccontavo delle cavolate che facevo nell'Orlo Esterno, durante la guerra.

Cristallino.”

Bene. Ora, caro il mio Eroe Senza Paura, è ora di tornare di sopra e metterti a letto. E guarda che ti controllo!” scherzò. “E domani, se ti fidi, manderò Sola a comprarti qualcosa da vestire. Sei troppo alto e massiccio per i vestiti di Darred, ti vanno stretti e i pantaloni troppo corti. Sembra che ci sia la casa allagata!”

Più tardi quella notte, mi stavo per addormentare quando sentii uno strano fenomeno attraverso la Forza. Come se fosse...non so...felice! Per cosa non lo so, però la Forza era in subbuglio.

Vi troverò, ovunque voi siate! Fu il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi.


Primo dei 28 capitoli che ho scritto da agosto 2010 in avanti. Lo stacco di qualità si vedrà anche in italiano, ne sono sicurissima! Piccolo capitolino di passaggio tanto per introdurre l'inizio dell'evoluzione di Anakin che passa, sì, lo so, sono sadica, per una sorta di Odissea stellare fatta di disastri continui. La sua à una catabasi, sul serio. Dieci capitoli in più e forse il parallelismo con l'Odissea ci stava anche meglio! In ogni modo, ora si va più spediti, tradurre è più veloce. Almeno finchè i capitoli sono lunghi tra le quattro e le otto pagine, quando inizio ad arrivare a quelli da 12/13 ugh, lì ci vorrà un po' di più! Divertitevi!

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Capitolo 12
*** Family Snapshot ***


Piccolo avviso ai naviganti: a mano a mano che andrò avanti a scrivere, noterete che tirerò in ballo personaggi e luoghi di cui probabilmente non avete nemmeno mai sentito parlare. Sono personaggi e luoghi dell'EU, ovvero dell'expanded universe che consiste in videogames (la mia droga), libri, fumetti...menate del genere. Un paio li ho inventati io, altri invece sono canon, solo inseriti in un contesto AU. Vi consiglierei, onde evitare di arrivare alla fine e chiedersi: ma chi è questo? In continuazione, di usare wookiepedia, ovvero la versione starwarsiana di Wikipedia. È la mia primaria fonte di informazioni sui vari personaggi, pianeti e cose del genere. Poi è ovvio, se avete dubbi, chiedete, sono qua. Però giusto per onor di cronaca, io vi avviso. E vi consiglio di darvi uno sguardo a Clone Wars, la serie animata. La mandano in onda (credo ancora la prima stagione) su Boing! La domenica mattina. La serie animata ad animazione classica è molto bella ed è la mia fonte delle tempistiche, quella invece in CGI che sta ancora andando in onda, è quella per citazioni balzane, battaglie strambe e personaggi. Cercatevi la biografia di Ahsoka Tano tanto per cominciare. Fine del piccolo consiglio ai naviganti


Capitolo 12 – Family Snapshot

Esattamente come aveva detto, Ruwee riuscì a mettersi in contatto con uno dei basisti della Ribellione su Naboo, l'unica organizzazione che per quanto ancora clandestinamente si opponeva apertamente all'Impero. Ovviamente, data la totale e assoluta segretezza riguardo all'Alleanza, mettersi in contatto con loro non era per niente facile, ma essendo il padre di uno dei membri fondatori, aveva qualche asso nella manica. Almeno così credevo.

Solo un paio di mesi dopo scoprii che aveva dovuto pagare una tangente al contatto su Naboo per potersi mettere in contatto con una delle persone che si occupava dei reclutamenti. A quanto pareva era una vecchia guardia Repubblicana che sarebbe dovuta arrivare su Naboo entro una decina di giorni, quindi non mi restava altro da fare che aspettare.

Nel frattempo Janu mi tenne sotto stretta osservazione, e circa tre settimane dopo il mio risveglio, mi diede il permesso per fare un po' di attività fisica leggera in modo da cercare di rimettermi in forma. Mi disse che avrei dovuto lavorarci parecchio perchè in prigione avevo perso tono muscolare e lì su Naboo avevo messo su massa grassa, ma il lavoro duro non mi spaventava. L'allenamento fisico non mi aveva mai pesato, e non pensavo fosse più difficile che cercare di mantenere la mia sanità mentale mentre ero in carcere. Il recupero fisico non faceva così paura come il Lato Oscuro.

Cambiai idea un paio di settimane dopo. Ve l'assicuro.

La ferita mi dava ancora problemi di mobilità e c'erano momenti che faceva un male cane, perciò spesi i primi giorni di “libertà” principalmente a meditare e a riprendere la mano con la levitazione degli oggetti. Non ero messo così male a dir la verità, pensavo di avere più problemi e invece da quel punto di vista me la cavavo ancora molto bene. Anzi, forse avevo anche più controllo rispetto ai tempi della guerra. Sarà che ero invecchiato?

Improvvisamente la mia routine da Jedi riprese possesso del mio cervello. Ero sempre il primo ad alzarmi, spesso prima dell'alba, e passavo le prime ore del mattino, prima di fare colazione, a meditare in giardino. Quel luogo aveva un non so che di magico. Sembrava una piccola isola felice in cui la Forza poteva scorrere come un torrente, senza tumulti o intoppi. Sembrava quasi che mi raccontasse una storia. Era una strana sensazione ma sembrava che la Forza volesse realmente raccontarmi cose.

Una mattina mi alzai, mi vestii e scesi in giardino. Tutti gli altri dormivano ancora e la città era più tranquilla a quell'ora. Mi sedetti e lasciai scorrere la Forza attorno a me, sperando che nulla potesse distruggere la calma di quella mattina.

Più facile a dirsi che a farsi.

Un paio di giorni prima avevo iniziato un po' di allenamento avanzato sulla levitazione degli oggetti e delle persone. Quella mattina volevo provare l'esercizio più difficile che consisteva nel mantenersi in equilibrio su due dita usando la Forza per stabilizzare il proprio peso ed evitare di cadere a terra. Era un esercizio che solitamente si iniziava a fare attorno ai quattordici anni e sotto stretto controllo del proprio Maestro e che non tutti riuscivano a portare a termine correttamente. Io avevo iniziato ad undici. Da solo. Vedevo i Padawan attorno a me che lo facevano e mi dissi “Perchè no!” e tentai. Le prime volte fu un vero disastro, ma dopo un paio di bernoccoli e dei seri lividi sulla schiena e le braccia riuscii a stare in equilibrio per qualche minuto. Poi una buona mezz'ora, e poi un'ora intera. A quindici riuscivo a stare in equilibrio per due ore intere senza sforzo recitando la prima parte del Codice Jedi e sostenendo gli altri Padawan! Era uno dei miei esercizi preferiti perchè teneva occupati mente e corpo, ma allo stesso tempo eri obbligato a concentrarti sulla Forza o rischiavi una bella caduta dolorosa.

Quella mattina scoprii che ero ancora in grado di stare su per un po', ma a mano a mano che il sole sorgeva e il giardino si svegliava, con tutti i suoi suoni e rumori, iniziai ad avere qualche difficoltà. Non ci eri più abituato e faticavo ad estraniarmi da essi.

No, siamo seri, niente scuse. Non era il cinguettio degli uccellini che mi dava fastidio, ma la strana sensazione di essere osservato. Mi rendeva instabile e traballante.

Come ci riesci?”

La voce di Ryoo mi distrasse, e spaventò, tant'è che caddi rovinosamente sul prato come un novellino. Vi risparmio la sequela di ingiurie e bestemmie che mi passarono per la testa mentre cadevo a terra. Mi alzai tenendomi il fianco.

Come lo faccio?” chiesi guardando mia nipote che se ne stava sulla soglia della porta della cucina. “Anni e anni di pratica. E un po' di aiuto dalla Forza.” le dissi sedendomi a terra.

Mi sono sempre chiesta che cosa sia questa Forza di cui tutti parlano!” disse lei mentre si avvicinava.

Beh...è...Senti, Ryoo, non è facile. Per niente. Spiegare cos'è la Forza è sempre un'impresa, però ti posso dire quello che il Maestro Qui Gonn disse a me tanti anni fa: la Forza è tutto. È un legame che ci unisce tutti. Persone, piante, pianeti, tutto quanto!” ci provai, ma è un concetto difficile da spiegare ad una ragazzina di undici anni. E non è nemmeno facile da capire.

Hai ragione, è un'impresa. Non capisco.” si sedette di fronte a me. Dritta al punto eh? Quella ragazzina aveva carattere, mi piaceva.

Ok, tentiamo l'altra strada. Dammi una mano.” lo fece e improvvisamente mi accorsi quanto sembrava piccola in confronto alle mie. “Ora, chiudi gli occhi e rilassati.” quando percepii che era veramente rilassata agii, mandandole una piccola scintilla di energia attraverso la pelle. Niente di che, non era che un centesimo della Forza necessaria per sollevare un oggetto di medie dimensioni, ma era abbastanza perchè lei sussultasse. Non era la classica spinta, era più una sensazione di solletico.

Wow! È questo che senti?” mi chiese sorridendo.

Beh, non sempre. Io ho voluto che sembrasse una cosa simile al solletico, ma posso spingerti...” e la spinsi leggermente all'indietro. “Posso sollevarti e muoverti, posso farti dormire...posso fare tante cose perchè mi è stato insegnato come farle. Sai, ci sono tantissime persone che vivono tutta la loro vita senza neanche realizzare che la Forza esiste, ma ti assicuro, è reale. Non è un concetto facile da capire visto che non si può vedere, ma lei agisce in ogni momento, in ogni luogo. E la puoi sentire!” la spiegazione pratica aveva funzionato meglio.

Anche io?”

Con un po' di esercizio sì. Il Maestro Yoda sosteneva che chiunque con il giusto addestramento può sentire la Forza. Il fatto che possa comandarla, quello è tutto un altro conto.” sollevai un sasso vicino a me e lo veci levitare tra di noi, poi glielo posai in mano.

Puoi insegnarmi?”

Ora?”

Scrollò le spalle. “Quando vuoi!”

Ho tempo fino a che non dovrò partire. Sai che sto aspettando il contatto di tuo nonno per entrare a far parte dell'Alleanza Ribelle. Il problema è che non ho mai insegnato a nessuno, almeno, non da zero! Avevo una Padawan anni fa, ma lei queste cose le sapeva già fare. Però c'è un segreto.”

Che segreto? E che cosa cavolo è un Padawaqualcosa?”

Mi fece sorridere. Quella parola causava sempre delle incomprensioni linguestiche. “Un Padawan è un giovane Jedi che sta ancora studiando. I bambini nei loro primi anni di vita vengono raccolti in grandi classi in modo che possano confrontarsi tra loro, oltre che apprendere le basi della vita sociale, e c'è un solo Maestro a insegnare loro i rudimenti della Forza e del combattimento con la spada laser. Quando crescono però, solitamente vengono affidati ad un Cavaliere Jedi già adulto in modo che possa apprendere direttamente da un unico Maestro. A quel punto diventa un Padawan. In pratica, è uno studente con un insegnante personale!”

Lei annuii, segno che aveva capito e io andai avanti. “Comunque, il segreto sta nel non provare. Se tu provi a muovere una roccia, quella rimarrà lì dove si trova. Se invece ti convinci di essere in grado di muoverla, a quel punto il più è fatto. Io non devo provare a camminare, semplicemente mi alzo e lo faccio. Con la Forza è più o meno la stessa cosa. Bisogna imparare, ma già la sola consapevolezza che la puoi sentire di rende in grado di sentirla. Con tempo ed esercizio, si diventa più consapevoli delle proprie capacità e si affina la tecnica, non è una cosa che si impara dall'oggi al domani, però si può imparare!”

Sembra difficile.”

Non dirlo, o non ce la farai mai. Chiudi gli occhi e rilassati. Ci sono io a guidarti. Ricordati, non provarci. Fallo e basta!”

Le ci volle qualche minuto per raggiungere la calma necessaria ma potevo sentire che per quanto non fosse addestrata, aveva una soglia di sensibilità piuttosto bassa. Probabilmente anni prima, se l'avessero notata, le avrebbero fatto fare il test di associazione di immagini. Non l'avrebbe superato con molta probabilità, però ero quasi certo che avesse almeno le capacità di sentire la Forza attorno a lei.

E avevo ragione. Sentii qualcosa cambiare. Era lei.

Aprì gli occhi di scatto e mi guardò quasi spaventata. “Che cos'era?”

Quello, Ryoo, era la Forza. Hai sentito qualcosa di diverso vero?”

Scosse la testa. “No, non proprio. Era più come se ci fosse del vento, ma non era nel giardino. Era nella mia testa!”

Ecco, avevo una nipote sensibile alla Forza e nessuno se ne era mai accorto. Fantastico!

Ero esterrefatto. Quel tipo di sensazione, così specifico, si ottiene solo con almeno qualche mese di addestramento.

Wow, complimenti! Ci vuole un po' per raggiungere quel livello di sensibilità! Sei sicura che Obi-Wan non ti abbia insegnato nulla?”

Che cosa vuol dire?”

Vuol dire che prima dell'Impero se qualcuno se ne fosse accorto, probabilmente avresti iniziato il tuo cammino per diventare un Cavaliere Jedi!” le dissi. “Sempre se tua madre ci avrebbe dato il permesso!”

Dubito che lo avrei fatto.” ci interruppe Sola mentre usciva in giardino.

Perchè mamma?”

Perchè non avrei sopportato l'idea che te ne andassi sul campo di battaglia. Già la decisione di tua zia di dedicarsi al Senato è stata abbastanza difficile da accettare.” rispose. “A proposito, Anakin, di là c'è il tuo contatto. Mamma e papà ci stanno parlando ora.”

Di già?”

Lei annuì. “Eh sì. E dalla spada laser che porta alla cintura, direi che è uno dei tuoi!”

Ok, vado. Io e te ne riparliamo però Ryoo. Devo dirti ancora un paio di cose prima di andarmene.”

Grazie zio!”

Quello “zio” mi colpì come un fulmine. Era la prima volta che mi chiamava così. Forse era la volta buona che mi avevano accettato del tutto come parte della famiglia? Prima le bambine mi avevano sempre chiamato per nome!

In ogni modo, mentre mi avvicinavo, ancora lentamente, al salotto, sentii uno strano subbuglio nella Forza, come un piccolo tornado. Appena entrai capii il perchè.

In piedi vicino ad uno dei divani del salotto, se ne stava un uomo di trentun anni con i capelli neri sparati in aria e la barba lunga. Una faccia che avrei riconosciuto tra un milione.

Ma guarda un po'!” esordì gioviale. “Sembra che il nostro testardissimo Skywalker sia ancora vivo!”

Darrick!”


Finale in sospeso. Abituatevi, è il mio marchio di fabbrica. Questo è il primo dei miei personaggi originali. Ne salteranno fuori altri, ma questo è il primo. Spero vi sia piaciuto e alla prossima!

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Capitolo 13
*** A Friend In Need ***


Capitolo 13 – A Friend In Need

Darrick!”

Darrick Kohr, assieme a sua sorella Aleha, era uno dei miei migliori amici sin dai tempi dell'apprendistato al Tempio. Erano entrambi già lì quando arrivai e piombai nella loro routine quotidiana come una bomba. Ero un intruso per alcuni. Per molti a dir la verità. Tutti loro conoscevano le basi della Forza e della sua manipolazione mentre io ero solo un bimbetto senza esperienza entrato per pura e semplice fortuna. Diciamocelo: mi odiavano a morte.

Ero un elemento di disturbo e venivo sempre tenuto in disparte, soprattutto quando con un po' di allenamento iniziai a dimostrare alcune caratteristiche molto peculiari che mi rendevano più efficiente di loro. Le cose non fecero che peggiorare. Il Maestro Yoda spesso rimproverava gli altri bambini e ricordava loro che uno Jedi non cede mai all'invidia e che dovevano prendermi come punto di riferimento e migliorare per cercare di battermi. Niente da fare, molti di loro continuarono ad odiarmi fino alla fine della guerra.

Non Darrick e sua sorella però. Ci siamo presi bene fin da subito ed eravamo compagni di allenamento quasi fissi. Ogni volta che eravamo tutti e tre, quattro se aggiungiamo Jax Pavan, l'altro compagno di sventure, al Tempio passavamo ore in palestra a fare sparring. Ne uscivamo sempre ridotti a stracci, però era così divertente!

In persona! È bello vederti ancora intero!” mi abbracciò forte e mi diede una sonora pacca sulla schiena.

Anche per me. Pensavo fossi morto! Eri al Tempio quando...beh...lo sai...”

A dirla tutta non c'ero. Dovevo esserci però. Stavo cercando di trovare la mia Padawan ma non ho avuto fortuna. I cloni sono arrivati prima di me.”

Mi dispiace Darrick...”

Scrollò le spalle come se nulla fosse ma si vedeva che era ancora piuttosto rattristato. “Beh, è stata dura ma mi è servito da lezione. Dopo quello che ho visto, mi sono nascosto, sono scappato da Coruscant direttamente verso l'Orlo Esterno. Lì mi sono messo in contatto con altri sopravvissuti e sono riuscito a mettere in salvo qualcun altro. Da lì è stato un attimo entrare in contatto con l'Alleanza.” raccontò mentre Ruwee ci faceva segno di accomodarci in salotto. “Ora faccio il reclutatore. Come se tu avessi bisogno di un controllo per entrare nell'Alleanza! Sei Anakin Skywalker! Non ti servirebbe neanche una referenza per entrare!”

Scossi la testa. “Darrick, da quel che so, la Ribellione necessita di rimanere in clandestinità il più possibile e per quello che ne sai io potrei essere un Sith in incognito!” mi sedetti e sentii la ferita tirare un po'.

Questa è la battuta del secolo. Tu? Un Sith? Dai, non prendermi in giro!” era di un'allegria insolita. Solitamente era un tantino più serio. Sua sorella era la furia del gruppo, sempre a fare battute e a scherzare.

Guarda che ho rischiato anni fa!”

Non ci provare! Non pensarci nemmeno! È già stato abbastanza traumatizzante scoprire chi è in realtà Darth Vader!”

Non dirlo a me!” esclamai. “In ogni modo, se i piani di Sidious avessero funzionato ci sarei io al posto suo. Quando ho scoperto il suo gioco, ti giuro, avrei voluto ammazzarlo con le mie mani.”

Saresti morto ora Anakin. Per fortuna non l'hai fatto...ti è costato molto però.”

Scrollai le spalle. “Sette anni in prigione...poteva andarmi peggio.”

Fece una strana smorfia, a metà tra lo stupito e il curioso. “Beh, torniamo alle cose serie ora. Abbiamo bisogno di uomini. Siamo già parecchi ma c'è bisogno di gente abile. Siamo un paio di migliaia e continuamo a ricevere parecchie segnalazioni da molte persone che vogliono unirsi a noi. Per ora le uniche azioni che abbiamo tentato sono state contrabbando e se eravamo in vena di follie qualche azione di pirateria contro i cargo Imperiali nell'Orlo Esterno, dove gli Hutt hanno più controllo rispetto all'Impero, ma niente di più. Per ora l'Impero ci ritiene un gruppo di rivoltosi che collasserà su sé stesso per fortuna e non ci da troppo filo da torcere. Ma le cose ai piani alti iniziano a muoversi e sembra stiano preparando qualcosa di grosso per il prossimo anno, perchè per ora non abbiamo molti uomini.”

Avete pensato ad infiltrarvi in quel che resta del Senato?” propose Ruwee, neanche mi avesse letto nel pensiero.

Lui annuì. “Abbiamo già più di un Senatore lì dentro. Anzi, si può dire che è il Senato stesso che ci finanzia in un qualche modo. Mon Mothma e Prestor Organa sono tra i membri fondatori, lo sapevi?”

Sì, mi hanno accennato qualcosa.” e indicai i Naberrie attorno a me.

Per un attimo sembrò molto stupito e un po' sospettoso. “E voi come lo sapete?”

Nostra figlia minore, Padmè, è tra i membri fondatori lei stessa.” rispose Jobal.

Si diede una gran manata in faccia, come a volersi dare dell'imbecille da solo. “Ecco, dimentico sempre le informazioni importanti. Mi avevano detto che era urgente e che c'entrava lei...che idiota...scusatemi, non si è mai troppo sicuri di chi si ha davanti.” si fermò un secondo e aprì la giacca della tuta da volo. Ne estrasse un datapad e me lo lanciò. “Ora, tra la tua reputazione e le tue referenze, direi che sei già dentro. Potresti anche arrivare ad un grado piuttosto alto in poco tempo.”

Non me ne frega nulla dei gradi, ero già un generale durante la guerra, ora voglio solo fare il soldato. Farò quello che mi verrà detto di fare. Basta che mi venga ordinato.”

Ascolta Anakin, per ora di azioni non se ne parla. Però con le tue capacità ingegneristiche ci faresti comodo su una luna di Onderon, nell'Orlo Interno. Stiamo raccattando più navette possibile per costruirci una flotta, principalmente per il trasporto ma lassù c'è intenzione di iniziare a lavorare ad un prototipo di caccia stellare nuovo, solo nostro, da poi far costruire alla Incom. Per ora non hanno abbastanza meccanici da farlo, ma tu vali per dieci, se vi mettete a lavorare insieme, qualcosa tirerete fuori! Non è tanto ma terrò d'occhio il senatore Organa, potrebbe esserci bisogno di qualcuno bravo in campo di addestramento.”

Non era molto, ma era abbastanza. Almeno potevo essere d'aiuto.

Però c'era altro. Avevo bisogno di sapere qualcosa di più su mia moglie.

Sai qualcosa della Senatrice Amidala?” domandai secco.

Cambiò improvvisamente espressione. “Cosa vuoi sapere?” sembrava non fosse al corrente del nostro matrimonio. Strano. Molto strano.

Dov'è?”

Scrollò le spalle. “Non ne ho idea. Non l'ho mai incontrata di persona. So che il Maestro Kenobi si sta prendendo cura di lei e dei suoi figli ma niente di più. È tenuta sotto stretta protezione, so che viaggiano molto ma nient'altro. Mi hanno detto che la tengono così protetta per via del suo rapporto conflittuale con l'Imperatore, anche se in realtà è stata lei a lanciarlo direttamente alla carica di Cancelliere.”

È stata ingannata, come tutti noi del resto, e quando si è resa conto dell'errore che aveva fatto ha cercato di mettere a posto le cose, per come poteva.” intervenne Ruwee. “Il Cancelliere Valorum era un debole, ma almeno non aveva mire Imperialistiche...quando ha capito il suo gioco, ha cercato di opporglisi fino alla fine.”

Logico. Scusa ma...perchè tanto interesse?”

Volevo dirgli la verità, visto che era evidentemente all'oscuro di tutto e mi domandai come mai non sapesse nulla.

Ma veramente non sai niente?”

Mi guardò storto. “Scusami, che cosa dovrei sapere?”

Mi appoggiai allo schienale del divano e sospirai. “Niente, lascia perdere. È che eravamo amici.”

Sì, va bene, tutte queste domande per un'amica. Non prendermi per i fondelli Anakin! Sputa il rospo avanti!” mi ero dimenticato che era bravo a fare i conti e soprattutto non gli sfuggiva nulla. E io non sono mai stato un gran bugiardo da premio alla recitazione...

Mi guardai attorno un attimo. C'erano cose che potevano venire fuori da quella conversazione che avrei preferito non giungessero alle orecchie dei familiari di Padmè. “Forse è il caso che ne parliamo in privato, magari un'altra volta.”

Ruwee scosse la testa. “Usate il mio studio e fate con comodo.” ci disse. “Non c'è fretta.”

Un po' traballante, mi alzai dal divano e condussi Darrick verso lo studio privato di mio suocero. Lo feci accomodare su una delle poltrone mentre io preferii rimanere in piedi. Dopo la caduta rovinosa di neanche mezz'ora prima, la ferita mi faceva un po' male, così mi limitai ad appoggiarmi alla scrivania.

Allora, Skywalker...” si accomodò e incrociò le braccia al petto. “Che diavolo mi stai nascondendo?”

Senti Darrick, io non ho idea di come diavolo tu non lo sappia, era su tutti i notiziari dopo il mio arresto!”

Scrollò le spalle. “Secondo te, dopo il tuo arresto, io avevo tempo di fermarmi e guardare l'holonet? Non ero mica in vacanza!”

Ecco, non avevo tenuto conto di questo. Aveva i suoi buoni motivi allora!

Presi il coraggio a quattro mani e iniziai a raccontare. “Ascolta...io e la Senatrice Amidala eravamo un po' più che buoni amici...”

Come se non me ne fossi accorto.” mi interruppe lui. “Ma quanto più che buoni amici eravate?”

Mi sembrava di avere un peso enorme sulle spalle, ed era stupido perchè Darrick era uno dei miei migliori amici e sapevo che non mi avrebbe mai giudicato per un dettagliuccio come quello! “Dieci anni fa ci siamo sposati.”

Per un attimo non disse nulla. “Ed immagino tu sia il padre dei bambini.” Lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo, aveva un tono quasi empatico, come se mi capisse. Mi ci sarebbero voluti altri mesi per capire perchè.

Annuii, non avendo il coraggio di parlare. Mi resi conto che per tutto il tempo avevo stretto la mano meccanica così forte che mi facevano male i muscoli all'attaccatura della protesi. Cercai di calmarmi un attimo, di riguadagnare quell'attimo di tranquillità che avevo raggiungo mentre raccontavo a Ryoo cos'era la Forza ma non ebbi molto successo. Ero un po' ansioso in ogni modo e quella sensazione mi faceva sentire quasi in imbarazzo.

Bene. Congratulazioni Anakin! E ti giuro, ti aiuterei ma non so dove sono, per davvero!”

Basta che mi dai qualcosa da fare. Dammi ordini, trovami un motore da sistemare e sarò contento, almeno per un po'. Qualunque cosa per essere una spina nel fianco per l'Imperatore, anche solo un prurito!”

Te l'ho detto, Dxun è il posto per te! Appena sei pronto e la smetterai di zoppicare come un vecchietto prendi il primo trasporto e parti! È una luna boscosa su cui i Mandaloriani hanno costruito una base, qualche secolo fa. Non è granchè ma è un posto dimenticato da tutti che nessuno andrà a cercare. La usiamo come area di stoccaggio e come laboratorio meccanico.” mi spiegò. “Guarda il datapad che ti ho dato prima. Lì c'è tutto, coordinate, indicazioni per arrivare e una mappa dell'insediamento. Quando vai, dì che ti mando io, e non dovrebbero esserci problemi. Più che altro, hai bisogno di documenti validi, e per quello ci posso pensare io. Trovati un altro nome e cognome e ti procurerò i documenti, dovrei riuscire a mandarteli per la prossima settimana.”

Va bene. A parte tutto, mi ci vorrà ancora un po' per smettere di zoppicare.”

Ma che diavolo ti è successo?”

Uno scontro con una squadra di stormtroopers. Qualcosa è esploso e io ci sono rimasto in mezzo, una scheggia mi ha centrato in pieno e mi hanno fatto un'operazione chirurgica d'emergenza al piano di sopra. Brutta storia.”

Eh, brutta storia sul serio. Sempre a fare il furbo...un giorno, se vai avanti così, ci rimarrai secco! E sarà una morte incredibilmente dolorosa! Mi dispiace non essere in grado di aiutarti ma sono solo un reclutatore, per ora. E lasciamelo dire, è un lavoraccio. Mia sorella sta facendo avanti e indietro per la galassia da sei anni cercando tutti i bambini un minimo ricettivi per ricostruire l'Ordine anche se stiamo pensando a qualche rivoluzione...” improvvisamente pensai a Ryoo e allo sguardo che aveva Sola quando aveva detto che non avrebbe mai lasciato andare sua figlia...per fortuna non l'aveva mai notata nessuno! “Siamo un'organizzazione poco organizzata con tutto da perdere e pochissimo da guadagnare. È una vita del cazzo, te lo dico chiaro e tondo, sei veramente sicuro di volerlo fare?”

Presi un profondo respiro. “Siete sicuri di potervi permettere di non avermi nei vostri ranghi?”

Scosse la testa. “Decisamente no. Abbiamo bisogno della tua spada. E della tua abilità in cabina di pilotaggio. E in officina. Diamine, ci servi, punto e basta! E tu hai bisogno di noi per fare qualsiasi cosa! Hai una bella taglia sulla testa sai?”

Direi che è fatta allora. Abbiamo reciproco bisogno di aiuto e io potrei fare di tutto per rimettere le cose a posto. Oltretutto, se riesco a rimanere nascosto abbastanza a lungo, dovrei riuscire a tenere un basso profilo ed evitare che ci rimanga secco qualcuno. Ne ho passate troppe per rischiare.”

L'importante è che te ne stai calmo e lasci fare il lavoro sporco a me. Ho qualche contatto, magari riesco a trovarli. Mi ci vorrà tempo, ma potrei farcela!”

Non ho la pretesa di trovarli domani. Lo so che ci vorrà del tempo!”

Bravo, così si fa.” Si alzò in piedi e guardò l'orologio. “Direi che è ora che me ne vada. Ho un altro paio di giri da fare e sono già un po' in ritardo. Appena scopro che c'è qualcosa di meglio da fare, farò in modo di farti trasferire, ma non prometto nulla.”

Direi che è più che abbastanza Darrick. Ti ringrazio, è molto più di quanto potessi sperare!”

Ringraziami quando sarai su Dxun, tutto d'un pezzo e macchiato d'olio per motori. Tanto lo so che ti divertivi come un bambino giù in officina!” mi abbracciò e mi diede una pacca sulla schiena. “Proverò a contattare Organa.”

Stai facendo anche troppo però! Non ho una gran reputazione ultimamente!”

E chi se ne frega!” sbottò lui. “Tutti noi abbiamo la nostra cattiva reputazione! C'è solo da ricordarsi che non è interamente colpa nostra, ma più che altro dell'Imperatore. Pensa che con tutto questo svolazzare su e giù per la galassia ho sempre il terrore che qualcuno mi riconosca, anche se non sono mai stato all'holonet come te! In ogni modo, creati una copertura a prova di blaster, mi raccomando!”

Ho già qualche idea. I documenti falli a nome di Atton Rosh comunque.”

Mi guardò un attimo storto. “Atton come il mercenario che aiutò l'Esule dopo le guerre mandaloriane?” le ore a studiare la storia dell'Ordine con lui avevano avuto un minimo di funzionalità. Sapeva tutta la storia, anche i tempi bui. Era un genio!

Proprio lui.”

Annuì. “Perfetto. Non ti sta neanche male Anakin! O meglio, Atton.”

Grazie Maestro Kohr. È stato un piacere incontrarvi di nuovo.” scherzai per un attimo mentre ci dirigevamo verso la porta d'ingresso.

Nessun problema Atton. Appena starai meglio, vai su Dxun e vedrai che la galassia ti ringrazierà.” ci salutammo, si congedò dai Naberrie e uscì di casa. L'avrei rivisto solo due mesi dopo.

Guardai un attimo al datapad che avevo in mano. Ero dentro. Ero dentro l'Alleanza Ribelle. Avevo appena fatto il primo passo sul lungo cammino che mi avrebbe portato finalmente dove volevo.

Dalla mia famiglia.


Oh, bene. Giusto in tempo per lanciarmi verso la palestra, se no il mio sensei mi lancia fuori dalla palestra! Corro se no sono guai! Spero vi sia piaciuto ecc ecc ecc.

Ah, consiglione: se avete voglia e soldi da spendere, andate a vedere “Amici Amanti e...” oltre ad essere un film molto carino e divertente (con una traduzione assurda però) verrà citato un paio di volte verso la fine della storia. Forse Colonnello e Jessica, se lo vanno a vedere, scopriranno la scena incriminata. Ah sì, altro film da aspettare sperando che arrivi in fretta...Your Highness. Fatevi un giro su youtube e guardatevi i trailer, a vedere il primo che uscì a ottobre io cascai dalla sedia dal ridere! 

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Capitolo 14
*** Leaving Through The Window ***


Visto che i capitoli avviso sono vietati, io faccio un capitolo avviso con tanto di contenuto. Tiè. Dunque, ho dei casini a casa. E casini moooooooooooooolto grossi. Casini che coinvolgono un genitore malato di cancro allo stadio terminale con poche possibilità di guarigione. Indi per cui, nei prossimi tempi potrei avere difficoltà ad aggiornare con regolarità. Sia questa che le originali su fanfiction.net. Purtroppo m'è capitata sta mazzata tra capo e collo ieri e sto ancora cercando di raccapezzarmi. Ho un po' di tempo ora quindi ne approfitto per tradurre un capitoletto cortino e rapido, ma col fatto che nel tempo i capitoli sono andati allungandosi, non so quanto tempo avrò per scrivere. In ogni modo, questa è la situazione, se avete la pazienza di aspettare, non è che mollo, semplicemente ci metterò un po' di più!


Capitolo 14 – Leaving Through The Window

Mi ci vollero altre due settimane per essere completamente funzionale. Non fu facile, ma alla fine di quel mese infernale, ero riuscito a fare abbastanza esercizio da essere considerato quanto meno uno Jedi. Avevo ripreso controllo della Forza e anche un po' di tono muscolare, per quanto fosse possibile.

Era quella la parte difficile.

Sette anni di prigione avevano fatto i loro danni e anche se ero psicologicamente un po' più forte, fisicamente, ogni giorno che passavo lì dentro mi indeboliva. In quella cella riuscivo a fare qualcosa ma non avevo libertà di movimento quindi a parte qualche flessione e cose del genere non riuscivo a fare molto. Dovevo recuperare, tutto qui. La ferita non è che aiutasse però. I primi giorni, anche l'esercizio più semplice mi faceva stare male. Cercavo di ignorare il dolore ma è più facile a dirsi che a farsi.

Un giorno, poco prima che partissi per Dxun, Janu passò da casa per vedere come stavo e per darmi un'ultima controllata prima di darmi il via libera per partire. Ne approfittai per chiedergli quanto tempo avrei dovuto ancora aspettare per tornare in forma.

Beh, non è che sei stato in vacanza in questi anni! Devi rallentare un attimo o rischi di farti male! Per queste cose ci vuole tempo!”

Come se non lo sapessi già.

Lo so, è solo che vorrei sapere quando potrò riprendere un regime di allenamento regolare!” stavo diventando impaziente e lui sicuramente non mi aiutava. Avevo aspettato anni per l'occasione giusta e adesso tutto si metteva sulla mia strada. Che diavolo!

Prenditi ancora qualche settimana. Riposati, usa questo tempo per fare qualche ricerca se vuoi. Il giorno che ti svegli e non senti più il taglio prudere, allora sei a posto, puoi tornare ad allenarti a pieno regime!” mi disse rimettendo a posto le sue cose.

Altre settimane. Che diavolo, ci stavo mettendo veramente troppo. Con la tecnologia del Dipartimento Medico del Tempio, ero abituato a rimettermi da ferite peggiori nell'arco di due giorni. Senza, ci stavo mettendo mesi! Era uno schifo. Mi sentivo inutile e arrabbiato. Molto arrabbiato.

Ma non era il momento migliore per essere arrabbiati. Tre giorni prima di quell'incontro, il pacco di Darrick era arrivato con i miei nuovi documenti di identità. Avevamo creato una storia per Atton Rosh che somigliava vagamente alla mia, a parte il Cavalierato e il carcere ovviamente. Avrebbe retto, o almeno così speravamo.

Atton Rosh era un ingegnere che lavorava per gli Jedi. Era un designer di caccia stellari e un ottimo meccanico. Durante la guerra aveva perso il braccio destro sul lavoro, a causa di un incidente su Coruscant, mentre in officina cercava di sistemare una macchina che non funzionava e questa gli era caduta addosso, letteralmente staccandogli l'avambraccio destro e lasciandogli la cicatrice di fianco all'occhio. Visto che lavorava per gli Jedi, fu curato da loro e gli fu impiantata una protesi tra le migliori disponibili in modo che potesse continuare il suo lavoro. E quello era spiegato. Ovviamente Darrick aveva creato anche un file all'interno dei database imperiali che corrispondeva al nome di Atton Rosh, nel caso qualche soldato decidesse di controllarmi. Aveva pensato a tutto!

La mia trasformazione in Atton Rosh però doveva ancora essere ultimata. Avevo lasciato crescere la barba, ma dovevo darle una sistemata. Più o meno un po' più corta di come la teneva Obi-Wan durante la guerra. Se la tenevo più lunga sembravo più vecchio di vent'anni! Avevo scoperto che tenere barba e capelli lunghi era uno dei metodi migliori per cambiare aspetto in poco tempo, nel caso fossi stato scoperto. Sarebbe bastata una rasatura e un taglio di capelli radicale e già sarei stato un po' meno riconoscibile. Anakin Skywalker era una faccia conosciuta per la galassia, per cui volevo che Atton fosse una persona comune. Il più comune possibile anche considerate le cicatrici che mi portavo addosso!

Ruwee era riuscito a trovare una vecchia navetta monoposto che potevo usare per andare direttamente su Dxun senza passare per Onderon. Era una vecchia carretta che necessitava di qualche lavoretto, l'iperguida perdeva e non superava proprio la velocità della luce...andava molto veloce, ma non così veloce. Ci lavorai per un paio di giorni ed era una bella sensazione, mentre me ne stavo lì con le mani macchiate di olio per motori e liquido refrigerante del radiatore...sì, mi sarei decisamente divertuto su Dxun. Era bello avere qualcosa da fare, soprattutto qualcosa che sapevo fare bene. Quello, combattere e arrabbiarmi. Soprattutto arrabbiarmi! E immagino sia stata la mia rabbia nei confronti di Palpatine che in un modo paradossale mi ha salvato dal Lato Oscuro, anche se il Maestro Yoda mi ha sempre detto che il Lato Oscuro si nutre proprio della rabbia. Ero ad un passo dall'oltrepassare la linea ma ero troppo arrabbiato col Cancelliere per il fatto che mi aveva usato e aveva tradito la mia fiducia per permettere ai suoi discorsi senza senso di farmi commettere qualche stupidaggine. Apparentemente, Aster non è stato così fortunato.

In ogni modo, dopo un paio di giorni di lavoro, la navetta era pronta e funzionante, con l'iperguida riparata e ricalibrata a dovere. Ero pronto per partire. Mi avvertirono di non fermarmi su Onderon. Il suo spazioporto più importante, Iziz, era un posto pieno di trafficanti e cacciatori di taglie, per un fuggiasco come me non era sicuramente il posto migliore per fermarsi a fare il pieno. L'Impero non si era mai preso la briga di controllare tutte le lune di tutti i pianeti, ma i pianeti che erano sotto il loro controllo venivano controllati più che bene! Oltretutto, Dxun non era decisamente il posto migliore per vivere. La giungla che la ricopriva era talmente fitta che raramente si trovava una radura o cosa, era piena di bestie non proprio simpatiche. Per fortuna avevano trovato una vecchia base Mandaloriana e la usavano come bastione. O almeno così aveva detto Darrick!

Però ero preoccupato lo stesso. Temevo che l'Impero scoprisse che ero stato io a causare i danni lì su Naboo e che ovviamente venissero a cercare i Naberrie. Li avrebbero giustiziati di sicuro. Avevano aiutato uno Jedi fuggiasco. Uno accusato di alto tradimento, tentato omicidio ed evaso di prigione! Mi avevano detto che c'era una grossa taglia sulla mia testa. Darred aveva parlato di circa cinquantamila crediti Imperiali, una vera fortuna, per una persona sola. Vivo o morto. Non ero nella migliore delle posizioni.

Ero così preso dai miei pensieri che non sentii Janu che parlava. “Ehi ragazzino, potrai anche essere uno Jedi, ma devi prenderti cura di te stesso! E iniziare a dare retta alle indicazioni mediche!” mi disse in un tono leggermente derisorio.

Cosa? Scusa non...stavo pensando.”

A cosa?” mi domandò sedendosi di fronte a me.

Scrollai le spalle. “Un sacco di cose. Devo lasciare Naboo il prima possibile, stavo pensando a Dxun.”

Che posto orribile. Umido, piove in continuazione, pieno di bestie che attaccano il primo malcapitato...e un sacco di vecchi magazzini nascosti pieni di trabocchetti che risalgono alla Grande Guerra Jedi. Stai attento quando arrivi.”

Come fai a sapere queste cose?” gli chiesi, domandandomi come potesse sapere così tanti dettagli di un posto che non sapevo nemmeno esistesse e fosse abitabile fino a due settimane prima.

Leggo molto. E mio padre era un geologo, viaggiava molto, e mia madre e i miei fratelli lo seguivamo. Anche su Dxun. Ecco perchè.” Disse con calma. “Ascolta una cosa, volevo parlarti del tuo braccio.”

Quale? Quello sano o quello meccanico?”

La protesi. Quando ti ho visitato qualche giorno dopo l'intervento ho notato che la pelle attorno l'interfaccia neurale era arrossata. E lo è ancora. Ti sei mai fatto visitare?”

Scossi la testa. “No. È così da quando sono entrato in prigione. Non è che si curassero molto di me, mi rimettevano in piedi e basta.”

E ti hanno lasciato delle brutte cicatrici. Non ho mai visto niente di simile alla tua schiena, sembra una mappa topografica! Comunque, posso dare un'occhiata? Non vorrei lasciarti andare con un'infezione non curata in atto.”

Certo, fai pure!”

I check up dell'interfaccia neurale di qualsiasi protesi sono una cosa orrenda. Bisogna rimuovere l'arto artificiale e connettere l'interfaccia neurale ad un computer per scaricare i dati sulle condizioni del moncone e della protesi stessa. Ossa, pelle, muscoli, legamenti e tendini, per non parlare dei nervi rimasti e dei vasi sanguigni...tutto era monitorato e tenuto sotto stretto controllo. Per quanto le protesi fossero estremamente funzionali e raramente si rompessero (e io ne ho rotte due) andavano comunque tenute sotto controllo. Fu una strana sensazione quella di togliersi la protesi dopo tanti anni. L'ultimo check up l'avevo fatto mesi prima di partire per gli Assedi dell'Orlo Esterno! Quasi otto anni prima.

Mhh...” lo sentii mormorare. “Non mi piace questa cosa.” sentenziò guardando lo schermo del piccolo computer dopo che i dati furono scaricati.

Cosa?”

Hai una conta dei globuli bianchi un po' altina. È un'infiammazione piuttosto importante, dovrai prendere qualche antibiotico mirato per curarla. Niente di grave, ma dovrai starci attento dopo che sarai partito.” prese una busta sigillata di garze sterili dalla borsa, la aprì e ripulì il moncone prima di rimettere il braccio al suo posto. “Ogni tanto, se hai tempo, toglilo e dai una pulita al moncherino, dovrebbe aiutare a curare l'infiammazione e a tenerla lontana. Ma che diavolo ti è successo?

Il Conde Dooku, all'inizio delle Guerre. Io e Padmè eravamo andati a cercare dei recuperare il mio Maestro, ci hanno presi e l'esercito di Cloni ci ha salvato all'ultimo secondo. La Prima Battaglia di Geonosis fu proprio la prima battaglia della guerra. Cound Dooku era uno Jedi, tra l'altro era il Maestro del Maestro di Obi-Wan, tanto per dire le coincidenze...che è passato al Lato Oscuro ed è diventato un signore dei Sith. L'apprendista dell'Imperatore. Ci siamo scontrati, ma non ero ancora pronto per uno scontro del genere e questo è il risultato. È la terza protesi che mi devono fare!”

Sei un coglione Anakin. Se vai avanti così...”

...Sarò morto prima dell'età della pensione. Lo so! La gente continua a dirmi che sono troppo sconsiderato da quando ero bambino, quando facevo le corse coi Pod (=sgusci).” sorrisi debolmente mentre mi applicava un bendaggio antibatterico sulla pelle infiammata. Non è che facesse male, non come quando mi avevano applicato l'interfaccia neurale subito dopo il mio ritorno da Geonosis, quando il mio organismo rigettava l'intrusione e passai una settimana terribile nell'area ospedaliera del Tempio a fare pratica con una protesi provvisoria. Una settimana infernale, ve l'assicuro.

Fece una smorfia. “Eccome se ti farai uccidere. Un giorno di questi...”

Meglio morto che Sith.”

Sith? Non farmi ridere! Sei l'eroe della Repubblica, non puoi passare al Lato Oscuro!”

Vorrei fosse così facile! Ero ad un passo da diventare Darth Vader sai? Se il piano di Palpatine avesse funzionato, ci sarei io dietro quella maschera.”

E invece chi c'è?” mi chiese mentre risistemava la protesi all'interfaccia neurale.

Aster Landman. Era uno Jedi anche lui, ha un paio di anni in più di me. Era un bravo pilota ma soprattutto era un combattente formidabile. Potevamo considerarci amici, almeno credo. Però era ossessionato dalla conoscenza, voleva conoscere tutto quello che si poteva. Voleva il potere assoluto sulla Forza. Direi che Palpatine ha usato questa sua ossessione come leva per portarlo dalla sua parte. Io avevo, anzi, ho ancora, problemi a distanziarmi dagli avvenimenti. Mia madre, Padmè...lui non riusciva a smettere di volere di più. Nessuno Jedi è al sicuro dal Lato Oscuro. Quelli che vedono tutto bianco spesso sono completamente annebbiati dalla sua presenza, come è successo al Consiglio con la vicinanza di Palpatine e le sue azioni, quelli che invece vedono solo nero, come me, sono bersagli facili! Quelli che invece riescono a vedere le scale di grigio che ci sono in mezzo sono quelli più stabili, riescono a sentirne la presenza ma non ne sono tentati.” gli spiegai. “Per la maggior parte della mia vita io ho visto solo nero. Sono un pessimista nato. Padmè mi ha aiutato, quando l'ho conosciuta ho imparato a vedere qualche macchiolina di bianco, qua e là. Quando Sidious ha tentato di portarmi dalla sua parte, è stata la sua presenza, la mia volontà di salvarla da tutto questo casino che mi ha permesso di capire che lui era la causa di tutto quello che stava succedendo. Ho scoperto l'Ordine 66, quello che sanciva la distruzione dell'Ordine, e il piano di Sidious per farmi passare al Lato Oscuro anche dopo il mio rifiuto. Ho lasciato che i soldati mi portassero via, mi chiudessero in quella cella per sette anni, tutto perchè volevo proteggerla. Sapevo che Palpatine voleva me, e solo me, e finchè ero controllabile in prigione, lei sarebbe stata salva. Finchè non ce l'ho più fatta e me ne sono andato. Ecco perchè sono qui. Ho iniziato a vedere il grigio in quella cella.”

Sei cresciuto in fretta Anakin. Non credo che molti uomini avrebbero resistito molto, con tutto quello che hai passato. Sei un uomo forte, ragazzo, ora metti quella forza e quella voglia di vivere in uso e agisci come uno Jedi!”

Quella è l'ultima cosa che devo fare. Agire come uno Jedi vorrebbe dire andare su Coruscant, tentare di uccidere l'Imperatore e venire ammazzati lì su due piedi. Nah, credo che dovrò attendere ancora un po' prima di fare lo Jedi a tempo pieno!”

Scrollò le spalle. “Come vuoi tu. Però ricordati, qui hai una famiglia che ti vuole bene. E là da qualche parte hai moglie e figli che ti aspettano. Stai attento a quello che fai mi raccomando. E valli a riprendere!”

Il che vuol dire che posso viaggiare sulla lunga distanza?” chiesi.

Certo! Finchè tieni d'occhio quel braccio, sei a posto!”

E così, potevo andare. Due giorni dopo preparai le valige. La valigia, anzi, la vecchia sacca da campeggio di Darred con qualche vestito, la mia vecchia tunica Jedi e il mantello, accuratamente rattoppati e lavati, una scorta di antibiotici per il braccio e un datapad con una copia delle holofoto dei bambini e di Padmè. Ero pronto per andare su Dxun.

Gli addii furono tremendi. Jobal e Sola piancero, Ryoo e Pooja ci andarono vicino. Ruwee cercò di convincermi a restare ancora un po' e Darred arrivò addirittura ad offrirmi un lavoro allo studio. Ero tentato di restare e aspettare che Padmè si facesse viva però. Ma vivere attaccati ad una speranza non è il meglio ma è più sicuro che viaggiare per lo spazio, aveva detto Jobal qualche giorno prima.

Però non potevo. Li avrei messi ancor più a rischio di essere scoperti di quanto non avessi già fatto. Non potevo permettere che anche loro finissero in mezzo a quel disastro che era la mia vita giusto perchè mi avevano aiutato. Dovevo sparire da Naboo il prima possibile. E Darrick me aveva dato un paio di mesi appena per arrivare su Dxun prima che lui stesso si presentasse. Dovevo andare. E avevo un viaggio piuttosto lungo davanti quindi mi dovevo anche muovere.

Giurai che avrei inviato loro un messaggio per avvertire che stavo bene appena arrivato, e loro mi giurarono che mi avrebbero chiamato non appena avessero avuto notizie da Padmè. Era più che abbastanza.

Dopo un ultimo abbraccio, saltai nella cabina di pilotaggio e decollai.

Ed ecco il secondo passo verso la mia famiglia e la caduta dell'Impero.

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Capitolo 15
*** Distand Dream ***


Piccolo aggiornamento: le cose vanno un po' meglio. Mia madre sta un po' meglio e tra qualche giorno dovrebbero iniziare la cura più aggressiva possibile. Piccole buone notizie, poca roba, ma meglio di niente.

Piccola precisazione: nel capitolo precedente ho scritto Prestor Organa, mentre solitamente viene chiamato Bail Organa. Mi è stato fatto notare e ne approfitto per dirlo a tutti: Bail è un titolo nobiliare su Alderaan e chi lo porta solitamente viene chiamato Bail+Cognome. Il nome di battesimo del Senatore Organa è Prestor. Perciò, il nome completo sarebbe Bail Prestor Organa, marito della secondogenita del sovrano di Alderaan. La sua pagina di wookiepedia spiega tutto!


Capitolo 15 – Distant Dream

Doveva uscire di lì. La tensione in quella stanza era troppa. Stavano succedendo troppe cose contemporaneamente in quei giorni, gli ultimi giorni della Repubblica. Si sentiva come se fosse in un compattatore di spazzatura e le pareti gli si stessero chiudendo attorno. Non aveva mai avuto una sensazione di claustrofobia così forte in tutta la sua vita.

L'aria calda di Tatooine lo colpì in faccia come un pugno. Era già piuttosto tardi, il secondo sole del pianeta era quasi completamente calato. Presto la notte sarebbe giunta e starsene lì fuori sarebbe diventato pericoloso. Però gli serviva quell'attimo da solo. Ne aveva fisicamente bisogno.

Un altro Jedi era morto poco prima per mano di quel bastardo malato. Un'altra vita era stata spazzata via per la follia di un singolo uomo. Era troppo. Non ce la faceva più.

Obi-Wan Kenobi per la prima volta in vita sua si sentiva inutile. Aveva fatto una promessa al suo miglior amico, una persona che considerava suo fratello, il suo Padawan...gli aveva promesso di proteggere sua moglie e suo figlio. Era riuscito a portarla su Tatooine che era uno dei posti più remoti della galassia ma non era sicuro che lei fosse ancora completamente al sicuro. Sidious poteva anche indovinare che l'avrebbe portata lì, se avesse scoperto che il funerale su Naboo era stata una farsa. Però in quel momento, Tatooine era sembrata l'alternativa migliore, almeno finchè Organa non trovava un altro posto, magari proprio su Alderaan. Era un bel pianeta, con un clima fantastico, con luoghi abbastanza nascosti, soprattutto sulle montagne a nord. Era un bel posto per crescere un bambino.

Però in quel momento, tutta la sua risolutezza sembrava sul punto di cadere in pezzi sotto il peso di migliaia di sistemi, come se glieli avessero letteralmente poggiati sulle spalle. Anche il Maestro Yoda si sarebbe sentito quanto meno spaesato in una situazione come quella.

Prese un profondo respiro cercando di calmarsi, e tentando di non pensare alla follia dei giorni appena trascorsi. Aveva una missione dal quel momento in avanti, e l'avrebbe portata a termine ad ogni costo. In qualunque circostanza. Anakin aveva sacrificato sé stesso per la sua famiglia e si era fidato di lui anche nel momento peggiore della sua vita. Non poteva tradire la sua fiducia. Aveva infranto il codice ma a chi importava a quel punto? L'Ordine era stato cancellato dalla Galassia. Anche Yoda aveva convenuto che Anakin aveva fatto la cosa giusta, seguendo il suo cuore. Dopo un attimo di pura incredulità, ovvio.

Per un attimo tutti i problemi sembrarono volare via mentre si concentrava sulla Forza vivente e il suo scorrere attorno a lui. Dentro di lui. Quella sensazione, quell'attimo di pura pace aveva sempre funzionato per calmarlo. Ma un secondo dopo, il peso che aveva sulle spalle minacciò di schiacciarlo di nuovo.

Che diavolo dovrei fare ora?” mormorò a sé stesso.

È la stessa cosa che mi domando io.”

La voce di Padmè veniva dalla soglia della casa dei Larss. Obi-Wans si girò e le sorrise debolmente.

Dovreste essere di sotto, a riposare!”

Maestro, per piacere! Sono incinta non moribonda!” scherzò per un attimo.

Scrollò le spalle. “Lo so. È che...non so realmente come comportarmi! Non ho mai dovuto prendermi cura di una donna incinta!”

Non ditelo a me. È la prima gravidanza dopo tutto!”

Quando dovrebbe nascere?” le chiese incrociando le braccia al petto.

Il mese prossimo se ho fatto i conti bene.” rispose lei. Inconsciamente, le sue mani andarono ad accarezzare il ventre rotondo. “Non vedo l'ora di averlo tra le braccia.”

È un maschio?” le chiese. Avevano viaggiato insieme per circa una settimana, ma non avevano mai realmente parlato del bambino.

Non lo so. Anakin è convinto che sia una bambina. Col fatto che il nostro matrimonio doveva rimanere segreto non sono mai stata dal medico quindi non lo so.” confessò.

Cosa?” scattò lui, non credendo alle parole che aveva appena sentito. “Siete quasi a termine e nessun medico vi ha mai visitato? Magari non ne so molto di gravidanze ma ci arrivo anche io a capire che è un comportamento assolutamente irresponsabile!”

Lo so. E i primi tempi non sono stata benissimo. Fortunatamente dopo il primo trimestre le cose sono andate sempre meglio. I vestiti mi hanno aiutato tantissimo a nasconderlo, ma i primi tempi sono stati tremendi. Continuavo a chiedermi che cosa sarebbe successo se il Consiglio lo avesse scoperto e che cosa avrebbero fatto ad Anakin se avessero scoperto tutto...è stato incredibilmente stressante. Se aggiungiamo la nausea poi...” si tolse una ciocca ribelle di capelli da davanti agli occhi. “Quando Anakin è tornato a casa sembrava tutto perfetto...poi sono arrivati i sogni!”

Mi dispiace Senatrice. Mi dispiace per davvero. Vorrei che tutto fosse andato diversamente ma...se solo...”

Lo interruppe con un gesto della mano. “Non parlate così. Siamo stati tutti ciechi dopo tutto. Tutti quanti. Gli Jedi, il Senato...Io!” sospirò. “Sono stata io la prima a fidarmi di lui. Avrei dovuto accorgermi delle sue intenzioni molto tempo fa.”

Beh, allora chiamiamolo un pareggio. Ci ha fregati tutti quanti. Tutta la galassia. Non c'è nessuno da incolpare.” cercò nuovamente di sorridere ma non gli riuscì troppo bene. “A parte Palpatine.”

Concordo. E credo che sia ora almeno per me di andare a riposare. Questo piccolo Jedi si sta muovendo un po' troppo per i miei gusti.”

Buonanotte Senatrice!” si inchinò rispettosamente mentre lei scendeva il primo gradino delle scale.

Per piacere, Maestro Kenobi, non sono più una Senatrice. Chiamatemi Padmè, per favore.”

Come volete. Allora, buona notte Padmè.” ripetè.

Buonanotte Maestro Kenobi”...

Mi ero addormentato. A volte lunghi viaggi in solitaria come quelli potevano far addormentare il pilota. E non era il massimo, dato quanto era scomodo il sedile! Ma se continuavo a fare sogni come quello...

Per tutto il mese precedente, dal momento in cui mi ero risvegliato dalla settimana di coma, sogni di quel tipo erano arrivati sempre più spesso. Piccoli momenti di quei sette anni che mi ero perso. Sembrava di guardare un film mentre dormivo. E avevano rimpiazzato gli incubi che mi svegliavano la notte mentre ero in carcere. È una cosa di cui non potrò mai ringraziare abbastanza la Forza. Quello era stato, assieme al sogno su Luke, uno dei momenti più lunghi che la Forza aveva deciso dovessi vedere. Non sarebbe stato solo un'ombra di un passato cui ero stato costretto a non assistere.

Quel tipo di visioni erano totalmente imprevedibili e le accoglievo come un dono. Il Maestro Yoda, tanti anni prima, mi aveva detto che la Forza dona ad ognuno di noi un'abilità speciale. La mia a quanto pareva era la capacità di vedere attimi del futuro. Improvvisamente però, mi ritrovai a pensare di essere in grado di usare il Flusso di Ricordi, una tecnica molto difficile che non viene quasi mai insegnata se non ai cavalieri più meritevoli e concentrati. Consiste nel percorrere, attraverso la Forza, il flusso degli eventi passati e farne parte come un agente esterno, e vedere che cosa è successo nel passato. Si parla anche di migliaia di anni.

Probabilmente era una cosa temporanea ma secondo voi me ne importava qualcosa? Voglio dire, avevo la possibilità di assistere ad avvenimenti che avevo perso, che credevo fossero andati per sempre. Era più che un dono. Era una benedizione. Almeno per me, in quel momento.

Chiusi gli occhi per un attimo e ripensai al sogno. Padmè era...beh, meravigliosa. Come al solito. Non riuscivo a pensare ad un altro aggettivo per descriverla. Che diavolo, è mia moglie non ce la faccio ad essere imparziale. Per me era meravigliosa anche dopo Geonosis! Sarà stato quel particolare attimo, il fatto che stavano parlando di mio figlio, anzi, dei miei figli...non lo so. Però è vero, ero convinto che sarebbe stata una bambina. Non avevo tutti i torti alla fine! Mi ricordo che il momento in cui avevo scoperto che in realtà erano due gemelli, maschio e femmina, sentii come un vortice di emozioni dentro di me che mi lasciò senza fiato. E in lacrime.

Un fischio ad alto volume dal computer di navigazione mi trascinò fuori dal mio stato di beatitudine. Ero a circa dieci parsec da Dxun, il che voleva dire che avevo davanti ancora dieci ore di viaggio davanti. Avevo dormito parecchio, almeno due ore, circa.

Improvvisamente mi sentii incredibilmente solo.

Da Naboo a Dxun era un bel viaggetto. Dopo dieci ore schiuso in quella navetta minuscola, da solo, non è che mi sentissi particolarmente bene.

Mi sentivo veramente molto solo. Ero abituato a viaggiare con Obi-Wan o R2, e per un relativamente breve periodo durante la guerra avevo viaggiato molto con Ahsoka, la mia Padawan, ed ero da solo in quel momento. Di nuovo.

Che diavolo, non lo sopportavo.

Tentai di meditare un po', visto che quella mattina avevo saltato gli esercizi, ma il rumore del motore combinato con l'ansia che provavo continuavano a disturbarmi. Non riuscivo a stare calmo abbastanza. E non è che la posizione forzata, il collo indolenzito e un sacco di altri fattori sogno compreso mi aiutassero.

Ero un tantino irritabile.

Molto irritabile.

Venti ore di viaggio in quelle condizioni e chiunque avrebbe perso il controllo dopo un po'! Era una navetta costruita per viaggi brevi e soprattutto per persone un po' più piccole di me. Dovevo adattarmi in un modo o nell'altro. E avevo qualche metodo per distrarmi.

Jobal aveva riempito la mia sacca con qualche genere di prima necessità, oltre che con abiti e il famoso datapad con le olofoto di Padmè e dei bambini. Cibo e acqua per il viaggio soprattutto, ma oltre a quello, un paio di libri. Non ero un grandissimo amante della lettura ma avevo del tempo da far passare, tanto valeva buttarsi.

Mi aveva detto che uno di quei libri mi sarebbe stato molto utile. Era un saggio sull'Impero, sulle nuove leggi e regole che erano state promulgate durante la mia prigionia. Nuove procedure, nuove leggi, tutto quanto. Utile per davvero, visto che a parte quel poco che mi avevano detto, io e l'Impero non eravamo mai stati in contatto. L'altro invece era molto molto più interessante. Ed ero certo che era stato Ruwee, o Darred, a infilarlo nella sacca. Era l'ultima pubblicazione sull'ingegneria dei motori ad iperguida, con tutte le nuove scoperte riguardo la miniaturizzazione dei componenti per permettere viaggi a velocità luce anche per i caccia spaziali. Più o meno quello che avevo fatto io con l'Azure Angel!

Scorrendo le pagine olografiche lessi di un paio di interessanti teorie riguardo i viaggi iperspaziali. Fu una lettura molto interessante, peccato che fosse un po' noiosa, perchè buona parte di quelle che lì erano descritte come teorie, io ero riuscito a metterle in pratica dieci anni prima sul mio Delta-7. Quel caccia era la cosa migliore che poteva accadere con la guerra. Il Delta-7 era fantastico. Un bravo ingegnere poteva giocarci in ogni aspetto e creare un caccia praticamente prefetto sotto ogni aspetto. Peccato che Ventress avesse fatto saltare in aria il mio anni prima!

Continuai a leggere per un paio d'ore e trovai qualche altra teoria che meritava di essere studiata nei mesi successivi ma devo ammettere che mi riaddormentai dopo la decima dimostrazione dell'utilità di un'unità energetica addizionale in caso di propulsione iperspaziale singola. Il che voleva semplicemente dire che se la navetta aveva un singolo propulsore, un po' di energia in più gli avrebbe fatto bene. Soprattutto se il propulsore era di nuova generazione. Mi scappò un grazie al... mentre leggevo.

Il resto del tempo lo passai a pensare al futuro. Non era un pensiero molto rilassante, considerando tutto quello che c'era in ballo a quel punto, ma mi aiutava a concentrarmi su qualcosa. Almeno non pensavo ai sette anni precedenti.

Il futuro. Ero sempre stato un uomo, o bambino, che tendeva a pensare più al passato che al futuro. Agli errori che avevo fatto. E continuavo a domandarmi che cosa sarebbe successo se mi fossi comportato in maniera diversa. Per un po' dopo che fui rinchiuso in carcere avevo cercato di capire che cosa sarebbe successo se non avessi fatto nulla, se non avessi avvertito Obi-Wan e mi fossi fidato di Palpatine. Sapevo che dopo di me qualche altro Jedi era andato da lui e aveva cercato di ucciderlo, e sapevo che Vader lo aveva “salvato” da morte certa ma più di questo...continuavo a pensare che probabilmente ci sarei corso io nel suo ufficio, al posto di Vader, se non avessi capito tutto prima.

Improvvisamente mi tornò alla mente l'eco nella Forza della battaglia su Mustafar. Ero a non so quanti parsec da lì ma avevo sentito tutto. Ogni volta che le loro lame si toccavano, la Forza riecheggiava potente. Era come guardare una partita di limmie all'holonet. Ma senza aver bisogno del proiettore! Come minimo tutti gli esseri sensibili alla Forza avevano almeno sentito che qualcosa non andava, da qualche parte, l'eco era troppo forte. Quando sentii che Vader era stato sconfitto da Obi-Wan, beh, saltai in piedi e cominciai a saltellare per la cella, gridando come un deficiente. E così mi guadagnai la prima sessione di tortura. Tutti gli altri prigionieri, contrabbandieri, assassini, tutti quanti, cominciarono a provare un po' di empatia per me da quel momento in avanti.

Il pensiero mi fece sorridere. Quei criminali. Alcuni erano ancora lì dentro. E alcuni di loro erano persone orribili, che avevano commesso i peggiori atti criminali pensabili, e non. In un modo o nell'altro potevo considerarli quasi amici. Per quanto io venissi trattato male, almeno ricevevo tre pasti caldi assicurati al giorno. Alcuni di loro venivano lasciati a morire di fame. Molti erano morti nel corso degli anni. Quando ero entrato, le celle attorno alla mia erano tutte piene. Quando ero uscito, erano quasi tutte vuote.

Il computer fischiò di nuovo. Ero arrivato.

Mandai un velocissimo messaggio di testo ai Naberrie e iniziai la procedura di atterraggio. Staccai l'iperguida e inserii le coordinate per l'atterraggio.

La vegetazione era veramente ricchissima e molto fitta. Si vedevano tracce di battaglie risalenti a secoli prima, vecchi scheletri di navi da battaglia e costruzioni...cose del genere.

Darrick mi aveva dato indicazioni di atterrare in una piccola radura in una valle non troppo distante dall'unica strada che poteva essere chiamata tale e che portava direttamente al campo Mandalore.

Una volta che ebbi assicurato la navetta a terra e dopo averla nascosta afferrai la sacca e saltai giù. Avevo le gambe addormentate e i muscoli intirizziti così prima di mettermi in marcia cercai di sciogliermi un po'. Una volta che la schiena tornò ad una situazione normale, ripresi la sacca e mi incamminai verso ovest.

Quel luogo era uno spettacolo. Per davvero. La vegetazione era incontaminata, si sentiva che l'aria era pulita, senza traccia di inquinamento. Era un luogo in cui la Forza era molto potente, pieno di animali di ogni genere. Janu aveva ragione, era un luogo pericoloso. Oltretutto c'erano delle grosse nubi che si accumulavano nel cielo, dovevo muovermi prima che iniziasse a piovere.

Stavo camminando tranquillo quando sentii qualcosa che mi guardava. Probabilmente avevano delle guardie, non era certamente un animale. Potevo sentire la presenza di un nutrito gruppo di esseri umani, lì nelle vicinanze. Ero un po' intimorito dalla situazione, ma mi stavo godendo la passeggiata lo stesso. Era bello starsene all'aria aperta. Anche su Naboo ci stavo spesso, in giardino. E in quel luogo, il venticello leggero che soffiava da sud portava una miriade di profumi che non avevo mai sentito. Mi sentivo bene.

Mi ci volle una mezz'ora per raggiungere i primi segni di civilizzazione. Ben nascosta nella vegetazione c'era una lastra di metallo a forma di freccia. Ne avevo già viste un paio ed ero sicuro che segnalassero la via a chi doveva raggiungere la base. Oltretutto vidi una vecchia nave repubblicana dei tempi della Grande Guerra Jedi. Quella meritava un po' di esplorazione aggiuntiva, ve l'assicuro!

Avevo appena oltrepassato un altro relitto quando sentii un blaster caricarsi. Mi fermai. “Chi c'è?” urlai.

Nessuno rispose. Beh, c'era da aspettarselo. “Vieni fuori ho sentito il blaster!”

Lentamente, una figura alta e magra emerse dalla vegetazione proprio di fronte a me. Un uomo piuttosto giovane mi stava puntando un'arma davanti. “Bene. Immagino che tu sia una guardia!”

Non sei in condizione di fare domande. Chi sei tu?” mi chiese.

An...” per un attimo stavo per dire il mio nome vero. “Atton Rosh. Sono il nuovo meccanico. Il Maestro Kohr mi ha mandato qua.”

Mostrami un documento.” disse mentre si avvicinava. Brutta idea. Avrebbe dovuto mantenere le distanze. O avrebbe dovuto se avesse saputo cosa potevo fare in realtà! In ogni modo, da come si muoveva, sembrava che avesse ricevuto anche solo un minimo di addestramento militare. Sapeva quello che faceva, forse era un veterano della guerra, ma data l'età direi di no. Forse un disertore dell'esercito.

Tenendo sopra la testa la mano sinistra, pescai da una tasca il tesserino identificativo con l'altra mano. Lo tenni in alto di fronte a lui così poteva leggere il nome e vedere la foto.

Osservò per un paio di secondi la tessera poi me, cercando qualche incoerenza nell'immagine. I suoi occhi verdi si illuminarono per un secondo quando un fulmine si scatenò poco dietro di noi. Si stava avvicinando una tempesta.

Giusto poco dopo il tuono, abbassò il fulminatore. “Vieni, qua l'aria si sta facendo troppo elettrica per i miei gusti.” disse senza troppi complimenti.

Lo seguii lungo un passaggio nella roccia molto stretto. Era ben nascosto, senza sapere dove fosse non ci si avrebbe nemmeno fatto caso. Sembrava più una frana che un passaggio!

Allora ti ha mandato Darrick?” mi chiese, forse cercando di intrattenere una sorta di conversazione.

Sì, mi ha contattato circa tre settimane fa.”

Perchè hai deciso di venire qui?”

Direi perchè odio l'Impero!” cercai di sorridere.

Come tutti del resto. Ma perchè qui? Questo è un posto per ingegneri e meccanici, la vera azione è da altre parti!”

Senza un buon caccia non c'è azione. Abbiamo bisogno di una flotta e quello è il mio lavoro, anche prima dell'Impero. Ecco perchè sono qui.”

In quel momento, il vero campo mi si parò davanti. Era enorme! Un'enorme struttura con hangar, costruzioni scavate nella montagna, grotte e quello che sembrava un campo di addestramento per soldati. Diavolo, quella era un'installazione militare anche se aveva circa 3000 anni.

Bene. Quelli come voi sono sempre utili. Ora, vai in quell'edificio là in fondo e cerca un uomo di nome Kett. È un tipo basso con una cicatrice sulla faccia. È il tuo capo da oggi in avanti. Ti assegnerà una cuccetta e ti mostrerà il luogo. È vecchio e cade a pezzi, ma reggerà per un paio di secoli. Questa maledetta luna è un postaccio. Ci siamo solo noi e basta. Una volta che sei dentro, non ne esci più. Piove la maggior parte del tempo, gli animali autoctoni sono un problema peggiore dei cortocircuiti in officina. Vai dentro e rimanici il più possibile. E prega che Darrick ti trovi un altro posto dove andare.”

Detto questo, si girò e tornò al suo posto. Non mi disse neanche come si chiamava. Mi guardai attorno un'altra volta poi mi avviai verso l'edificio che mi avevano indicato, giusto in tempo per sentire le prime gocce sopra la testa.

Nell'edificio trovai un uomo bassino con la schiena voltata verso la porta. Era appoggiato ad un tavolo e stava guardando attentamente un progetto di qualche tipo.

Kett?” chiamai.

Si girò abbastanza per vedermi. “Rosh?”

Sì signore. Il Maestro Kohr...”

Mi interruppe quasi subito. “Lo so. Porta qua il culo e dimmi che ne pensi. Ho bisogno di un altro paio di occhi per guardare questa cosa!”

Feci come ordinato e guardai sopra al tavolo. Era un progetto, vero, ma quello che c'era sulla carta mi lasciò assolutamente senza parole. Non avevo mai visto una cosa del genere.


Olè son tornata. Con calma sto facendo tutto. Diavolo, non sono neanche a metà. Mi viene male...vabbeh, tanto, chi mi mette fretta? La storia è già scritta, devo solo tradurla! Ah, tanto per essere pignoli, Dxun esiste e una buona parte di Knights Of The Old Republic 2 si svolge lì. Anche il campo Mandaloriano. C'è. Ed è anche piuttosto grandicello!

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Capitolo 16
*** Living A Lie Nowhere Fast ***


Capitolo 16 – Living A Lie Nowhere Fast

Che diavolo è quella cosa!”

Fu l'unica cosa sensata e senza bestemmie che mi venne in mente di dire.

Quelli erano i progetti di una nave enorme, una cosa che non avevo mai visto in vita mia. E di navi grandi ne avevo viste parecchie.

Sono i progetti per una nuova classe di navi, le chiamano Super Star Destroyer. Questa in particolare è lunga diciannove chilometri. Sembra che Vader stesso la chiami Executor!” rispose lui. La sua voce baritonale echeggiò nella stanza.

Ha un ego smisurato quell'uomo...” beh era vero alla fine! “Quanti ponti?” domandai.

Non ne ho idea!” rispose scuotendo la testa. “Diciannove chilometri. Quest'affare sarà difficile da buttare giù!”

Ogni nave ha il suo punto debole, un buon ingegnere può trovarlo, deve solo studiare i piani un po'.”

Tu sei bravo abbastanza?”

Feci cenno di no. “Non credo. Avrò anche una laurea, ma sono più bravo con saldatori e commutatori che con i software di progettazione. Sono più un meccanico che un ingegnere.” risposi. C'era un punto in particolare nel progetto che mi intrigava. Una sezione del motore a iperguida che non avevo mai visto in vita mia. Mi domandavo come diavolo potesse una nave di quella grandezza muoversi con un solo sistema a propulsione. Era un enigma che andava risolto in un modo o nell'altro.

Bene. Ora, Rosh, devo dirtelo subito: questo non è il paese dei balocchi. Non ci troverai avventure o qualsiasi altra cosa simile. Non è la guerra dei Cloni.”

Non c'è problema. La guerra aperta non è proprio per me!” c'era una vocina nella mia testa che mi gridava addosso, dicendomi che ero un bugiardo pessimo e che era ora di iniziare ad essere onesti. Brutta idea.

Perfetto.” prese un profondo respiro e guardò di nuovo verso l'oloproiettore. “Dovrò studiarmi quest'affare per bene perchè ho il timore che prima o poi dovremmo scontrarci con questi bestioni. Prima però ti faccio vedere il posto. Vieni con me, il dormitorio è di qua.”

Lo seguii lungo un corridoio basso e stretto scavato direttamente nella roccia che portava ad una stanza piuttosto grande. Dentro c'erano un lungo tavolo con delle panche piuttosto spartane tutt'attorno e in un angolo c'era uno spazio per cucinare, con fornelli, lavello e lavastoviglie. Lungo le pareti c'erano molti scaffali e armadietti e un frigorifero industriale.

Questa è la sala da pranzo. Non è granchè ma ci stiamo tutti. Ci sono quattro turni settimanali per la cucina e i turni giornalieri per la guardia alla base. Di notte lasciamo fare alle torrette di avvistamento ma di giorno preferiamo tenere qualcuno in giro. Lo scorso anno abbiamo passato mesi a ricostruire la base, ma abbiamo fatto un buon lavoro e vorremmo che le pareti reggessero ancora un po', quindi in caso di problemi strutturali, se vedi crepe o qualcosa, non preoccuparti neanche di venirmelo a dire, prendi stucco e martello e fai qualcosa, se sei capace. Ehm, prima che mi dimentichi, sai cucinare?”

Ehm, no, riesco a bruciare anche l'acqua. Sono bravo solo ad assaggiare se c'è abbastanza sale! Però non rompo neanche un piatto quando devo lavarli!”

Beh dai, è già qualcosa. Vieni, ti faccio vedere il resto.” mi trascinò per un altro corridoio verso quella che sembrava una sala comune con un apparecchio per l'holonet, una per le comunicazioni, tavoli, vecchi divani rattoppati, qualche libro... “Questa è la sala comune. Generalmente si gioca d'azzardo, sabaak e pazaak vanno per la maggiore, e si guarda lo sport all'holonet. Qua sono tutti ex giocatori amatoriali di limmie e non si perdono una partita. Io non ci capisco niente e lascio perdere. Comunque, questo invece è il dormitorio.” aprì una porta ed entrammo in una stanza più larga delle altre, le cui quattro parete erano piene di cuccette scavate nella roccia nuda. “Cuccette semplici con qualche coperta, un materasso sottile e un cuscino ancor peggio. Se soffri di torcicollo, non so che farci. È un vecchio campo Mandaloriano e loro erano piccoletti, forse tu ci starai stretto.”

Effettivamente...le cuccette erano almeno almeno cinque centimetri più corte di me! Sembra poco ma quando ci si deve dormire, cinque centimetri si sentono tutti.

Posso adattarmi, non sarà un problema.” cercai di rassicurarlo.

Bene. Questa è la tua.” mi indicò uno spazio già fornito di coperta e cuscino. C'erano due file di cuccette su ogni lato e la mia era nell'angolo a nord ovest, a circa un metro e mezzo, forse di più, dal suolo. “Qua c'è un armadietto per le tue cose. Come te la cavi con le armi da fuoco?” mi chiese con una strana espressione.

Non male. Non ho grossi problemi con pistole e blaster di piccolo calibro, ma con gli automatici non ho mai avuto a che fare. Non ho una gran mira però. “

Bugiardo. Bugiardo. Bugiardo. E pure pessimo!

Tirò un profondo sospiro. “Farò in modo che qualcuno ti insegni. Ora, metti a posto le tue cose e vai nell'hangar principale. Il Maestro Kohr ci ha mandato un carico di vecchi caccia repubblicani ancora in ottime condizioni e se ci sbrighiamo forse riusciamo a combinare qualcosa prima che torni.”

Grazie Kett. Ci metto un paio di minuti.” lasciai cadere a terra la sacca e gli strinsi la mano.

Fai con calma. È appena pomeriggio dai! Ehi, bella presa!”

Mi fece sorridere. Anche sotto al guanto di cuoio spesso, lo scheletro in duracciaio della mia mano destra si sentiva, e pure per bene! “Vecchio incidente sul lavoro. Capita, quando cerchi di tenere su con una mano sola un affare di due tonnellate! Questo è il rimpiazzo!”

E riesci ancora a lavorare sui motori?” sembrava piuttosto schockato. Era una diceria comune che gli arti artificiali non fossero in grado di replicare la sensibilità di quelli naturali.

Sì signore. È ingegneria Jedi questa! Lavoravo per loro, durante la guerra, e mi hanno curato loro.”

Ci pensò un attimo poi scosse la testa. “Va bene, mi fido. Se Darrick ti ha mandato vuol dire che qualcosa sai fare. Devo andare ora, benvenuto a bordo Rosh!”

Si voltò e se ne andò verso il suo tavolo, lasciandomi solo.

Beh, finalmente ero dentro. Per davvero. Afferrai la sacca e iniziai a riempire il mio armadietto. Tre paia di pantaloni, sei camice, un numero imprecisato di magliette a maniche corte di imprecisata qualità perfette per lavorare a contatto con grasso e olio dei motori, biancheria di ricambio e un paio di felpe pesanti per quando faceva freddo. E ovviamente la mia vecchia tunica macchiata di sangue. Non avevo molta roba, e non è che ne avessi bisogno. Ovviamente sul fondo c'era la spada ma quella finì direttamente sul fondo dell'armadietto nascosta nella camicia che portavo sotto la tunica Jedi. Chiusi l'armadietto e mi avviai verso l'hanger.

Era proprio lì davanti all'edificio da cui ero uscito.

Sembrava strano, ma mi sentivo bene, a ricevere ordini di nuovo. Da bambino e adolescente non ne volevo sapere di obbedire. Ma in quel momento mi sentivo a mio agio. Nessuna responsabilità e un lavoro che mi piaceva per davvero. Non mi era andata troppo male. Beh, ovviamente dovevo ancora trovare Padmè e i bambini, ma era un inizio! Avevo fatto un paio di passi in avanti, ma la strada era ancora lunga. Però ero un po' più vicino, e per il momento, bastava quello.

La porta dell'hangar era aperta. Dall'interno venivano i suoni e i rumori classici di un'officina che lavorava a pieno ritmo con le solite voci e anche un po' di musica. Qualcuno aveva portato lo stereo lì!

Entrai e mi soffermai un attimo a dare un'occhiata. Era un hangar enorme, per davvero. C'era spazio abbastanza per cinquanta caccia monoposto e sei ultra equipaggiate stazioni di lavoro. Praticamente erano dei lunghi tavoli pieni di cassetti che contenevano tutti gli oggetti necessari per lavorare sui vari pezzi, a volte anche per fare lavori di precisione, con lenti d'ingrandimento e cose del genere. Le grandi industrie come la Incom avevano i droidi, ma le piccole officine lavoravano ancora con gli occhi e le mani degli operai. Come piaceva a me. In un angolo poi c'era probabilmente una montagna di pezzi di ricambio. Peccato che fosse in totale disordine!

Oh beh, non è che me ne fregasse molto. Quello era il paradiso del meccanico!

C'era un ragazzo che lavorava sotto un caccia che improvvisamente scivolò da lì sotto e si mise a sedere.

Ehi ragazzi è arrivato quello nuovo!” gridò cercando di farsi sentire sopra il rumore.

Pian piano, tutti distolsero l'attenzione da quello che stavano facendo e guardarono verso di me. C'era gente di tutte le età. Tutti uomini. Quello più vicino a me era un ragazzo molto giovane, probabilmente aveva una ventina d'anni, e mi guardava un po' spaesato. Dopo un po' mollò l'attrezzo che aveva in mano e si avvicinò.

Benvenuto!” mi porse la mano e gliela strinsi. “Benvenuto su questa luna dimenticata dagli Dei!”

Anche gli altri si erano avvicinati. “Sono Haron,” continuò. “Il -caposquadra- se così si può dire. Questi sono Jagged, meglio conosciuto come Jag e basta, Keyry, Stak, Jongun detto Jon per fare prima, Novan e Ution sono quelli lì ricoperti di grasso per motori e Matt e Ike dovrebbero arrivare a momenti. Sono andati ad Iziz per comprare qualche provvista. Dakk, Loen e un altro paio di ragazzi di cui non ricordo il nome sono fuori di pattuglia! È un piacere conoscerti!”

Anche per me.” mi piantai le mani in tasca. “Sono Atton Rosh, ma credo che Kohr abbia già sparso la notizia del mio arrivo!”

Beh, doveva, o Kett ti avrebbe sparato a vista. Meccanico o ingegnere?” mi chiese.

Ho una laurea, ma l'ho presa proprio con il minimo dei voti. Sono un meccanico.” risposi. Beh, la laurea non l'avevo, però probabilmente avrei potuto prenderla. Dovevo solo studiarmi la teoria.

Bene. C'è sempre spazio per quelli come te. Quando sei arrivato?” mi chiese mentre si puliva le mani su uno straccio lurido che portava appeso alla cintura.

Non so, forse un'ora fa. Non ne ho sinceramente idea.”

Ci spostammo in un angolo dell'hangar dove c'era un tavolo. “Fatto buon viaggio?” mi chiese Jag. Era un omaccione di dieci centimetri più alto di me con due spalle larghe da farlo sembrare un armadio. Aveva probabilmente qualche anno più di me. E dopo averlo guardato meglio, Haron non era così giovane. Probabilmente aveva la mia età o giù di lì.

Beh, ventidue ore ti ammazzano, ma direi di sì. Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe però.” sembravano tutti ragazzi alla mano, a parte Stak, che sembrava un tantino cupo e poco incline alla conversazione. Ma è tipico degli Zabrak, poi una volta che li conosci cambiano faccia.

Il Maestro Kohr ti ha fatto atterrare in quella valle a sud di qui vero? Vicino al relitto di quella vecchia nave repubblicana?”

Esatto. Ne ho approfittato per camminare un po'. Se volete, posso portare qua la nave, magari può essere utile!” mi fecero accomodare e si sedettero a loro volta.

Beh, qua non è che le navette manchino ma, non si sa mai.” disse Jongun. “Magari può andar bene come parti di ricambio!”

Sorrisi. “Perchè no. Ne so qualcosa. Una volta ho dovuto letteralmente staccare il motivatore di un motore ad iperguida da una navetta semi esplosa nel mezzo di un campo di battaglia per ripararne un'altra. Adesso non ricordo esattamente dove però mi ricordo che le onde d'urto delle esplosioni facevano vibrare la struttura dove noi meccanici cercavamo di riparare le navette in fretta e furia!”

Improvvisamente davanti a me apparì una tazza fumante di caffè. “Bevi.” disse Keyry. “Dopo un viaggio così lungo, ti ci vuole!”

Grazie.” bevvi un sorso. Non era male, sicuramente meglio di quello a cui ero abituato in prigione. Tra l'altro non ci avevano messo dolcificante, come piaceva a me. “Allora, a cosa avete lavorato ultimamente?”

Haron scrollò le spalle. “Niente di particolare. Gli ultimi pezzi di ricambio che ci hanno mandato non erano granchè. Però abbiamo tre caccia repubblicani in buone condizioni, mancano alcune componenti, ma forse riusciremo a metterli in funzione.” spiegò. “Il problema è che tante volte i componenti che ci mandano vengono da altre industrie, che ne so, ci possono mandare un carico di propulsori corelliani che poi dobbiamo adattare a delle navi costruite su Coruscant, e non è semplice. Abbiamo poca gente che fa contrabbando e quel po' che riescono a fare a volte ci rende la vita difficile.”

Gli altri annuirono e Jon sospirò. “Ci provai qualche tempo fa a tirare dentro al giro un mio amico che fa il contrabbando di spezie per gli Hutt ma ha rifiutato subito. E tutti gli altri contatti che avevo o sono morti o in galera.”

Era il mio turno di essere un po' sconfortato. “Eh conosco la situazione. Se non fossi stato lontano da alcuni amici un po' particolari per così tanti anni avrei potuto tentare di chiedere aiuto ad un mio vecchio amico che ha un negozio di ricambi, non sempre legali, su Tatooine ma...eh, dopo dieci anni non so neanche se è ancora vivo!”

Che ti è successo?” mi chiese curioso.

Dopo la caduta della Repubblica sono stato ingaggiato da un tizio che aveva una grossa impresa di costruzioni nell'Orlo Esterno. Aveva bisogno di una squadra di meccanici per tenere in piedi la sua piccola flotta di navi da trasporto e per i macchinari da costruzione. Era un lavoro che mi occupava a tempo pieno a tutte le ore del giorno e della notte senza contare che era perfetto perchè spesso lavoravo su pianeti dove l'Impero non aveva grande influenza per colpa degli Hutt e contando la taglia che avevo sulla testa...ho vissuto ai margini della galassia per sette anni, tra una cosa e l'altra.”

Scusa, una taglia sulla testa di un meccanico?” chiese Jag. “Questa è strana forte!”

Lavoravo per gli Jedi. Ero uno dei loro meccanici migliori.”

Fece una strana smorfia. “Ecco, molte cose si spiegano. Perchè ti sei unito alla Ribellione?”

Perchè l'Impero è una cosa che non ha ragione di esistere. E perchè, sinceramente, mi piaceva la mia vita su Coruscant prima della guerra. Mi piaceva davvero! Immerso nell'olio per motori fino a sera. E poi perchè è fondato su delle menzogne e sul tradimento. Gli Jedi non hanno mai tentato di uccidere il Cancelliere, questo te lo posso assicurare! Palpatine era il signore dei Sith che cercavano di fermare!”

Mi ero scaldato un po' troppo e se ne erano accorti.

Ehi calma! Guarda che siamo tutti qui per lo stesso motivo. Ma, più che altro, hai sentito parlare di quello Jedi...Skywalker?”

Per un attimo pensai che mi fosse saltata la copertura. “Non di recente. Che cosa gli è successo?”

Era rinchiuso in un carcere di massima sicurezza ed è riuscito a scappare lo stesso, un mese fa circa. Ha ucciso una guardia sola e poi, fuori. Libero come l'aria. Bello smacco per l'Impero!” continuò Jag.

Eh sì, e senza contare che con lui libero, l'Impero ha un nemico molto potente da fronteggiare.” disse Stak. “Mi ricordo che quando facevo apprendistato in officina ogni volta che c'era l'ologiornale lo nominavano. Dicevano che era immortale!”

Era un ragazzino viziato, altrochè. Bravo finchè ti pare con quella maledetta spada, ma era una testa di cazzo, altrochè. Si lanciava in casini più grandi di lui come se fossero la vasca da bagno!” mi sembrava strano parlare di me stesso in quel tono denigratorio, ma in prigione avevo imparato a tenere a freno la mia impazienza e la tendenza a partire in quarta. “Anche quando pilotava il suo caccia personale...alla fine di ogni battaglia quell'affare era un colabrodo. Un inutile pezzo di ferraglia bucherellato con un motore e un droide attaccato. E regolarmente toccava a me sistemarlo, visto che l'ho costruito io!” ammetto che era divertente prendermi in giro in quel modo. “Ogni volta che metteva piede su Coruscant, noi meccanici ci mettevamo le mani nei capelli!”

Caspita! Lo conosci così bene?” domandò Haron.

Annuii. “Eh sì. Siamo arrivati a Coruscant nello stesso periodo. Lui faceva il suo bell'apprendistato Jedi. Io sono cresciuto in mezzo a navette e pezzi di ricambio, un loro impiegato mi ha notato e mi ha riscattato dalla schiavitù per portarmi al Tempio e darmi un lavoro come meccanico. Lui però scendeva in officina spesso. Molto spesso. E regolarmente lasciava un disastro attorno a lui. Mai una volta che mettesse gli attrezzi a posto. Dovevi cercarli col metal detector perchè regolarmente finivano chissà dove!” mi scappò da ridere. Era vero, ero tremendamente disordinato da ragazzino, poi pian piano mentre crescevo m'è passata un po'. “Diavolo, quando lavorava al suo caccia, ci stava due ore e poi mi diceva di andare avanti. Giuro che ho pianto quando mi ha detto che era stato distrutto! L'ho assemblato io quel capolavoro!”

Caspita, quel Delta 7 era perfetto.” scattò Jon. “I progetti iniziarono a girare e riuscii a darci un'occhiata. Assolutamente geniale. Se riuscissimo a fare la metà di quello che era quel motore e degli scudi, saremmo a cavallo!”

Ehi, abbiamo quello che l'ha costruito!” intervenne Stak dandomi una gran manata sulla schiena.

Io ho solo assemblato i componenti! Non l'ho progettato!”

Kett è un ottimo ingengere. E anche Novan, lui è bravissimo con i generatori di scudi. Possiamo trovare il modo di replicarlo e perchè no, di migliorarlo!” aveva gli occhi che brillavano. A quanto pareva, il mio arrivo e i miei racconti avevano acceso una luce di speranza in quei meccanici annoiati e frustrati. In un attimo erano passati dal lamentarsi della mancanza di qualità dei componenti che avevano per le mani al fantasticare di costruire un caccia tutto loro, come voleva Darrick. Beh dai, la prospettiva non era male.

Va bene, va bene! Ci sto! Però, per piacere, il Delta 7 era fantastico, ma aveva una forma idiota. Sembrava un accidente di puntatore. I cloni avevano le navi belle! L'ARC-170 era meraviglioso! Si guidava che era un piacere! Più che sul Delta 7 mi baserei su quello, se per voi non è un problema. Lo preferivo come caccia.”

Perchè sei un pilota?”

Facevo i giri di collaudo. Niente di che.” cercai di aggiustare un po' il tiro.

Bene.” intervenne Haron. “Pensate poi se togliessimo il posto del copilota e lo usassimo, che ne so, per un'unità di iperguida! O un deflettore più potente! Sarebbe perfetto!” sì, si erano decisamente agitati! Stavano lanciando fuori idee come un vulcano! Favoloso!

Quelle navette erano favolose. Un armamento a dir poco perfetto, si guidavano che erano una favola...peccato che non ho mai avuto modo di metterci le mani sopra, però le ho viste in battaglia ed erano...sì, decisamente meglio dei nostri Delta 7 che pur forma a parte erano fantastiche!

Forse potevamo farle ancora meglio. La tecnologia del resto non fa che progredire!

Esattamente...e se poi...”

Jon mi fermò. “Calma Rosh! Non abbiamo molto tempo, ma senza un progetto, col cavolo che andiamo avanti. Non credo che i piani alti dichiareranno guerra all'Impero nelle prossime ore. Per ora, vediamo di lavorare con quello che abbiamo. Nel frattempo, ne parliamo con Kett e magari lui riesce a venire fuori con un progetto decente da seguire. Ti va l'idea?”

Aveva ragione. I meccanici hanno la brutta tendenza di confabulare di motori e di aggiungere sempre nuove idee senza pensare a quelle precedenti, col risultato che alla fine non si combina niente perchè ci si è persi metà del discorso. Io non ero meglio di loro. Tendevo a perdere il filo molto in fretta! Con un progetto per le mani, sarebbe stato più semplice.

Va bene, andiamo con calma. Però, per piacere, chiamatemi Atton. Mi hanno chiamato Rosh per sette anni e non lo sopporto! Non amo troppo il mio cognome!”

Va bene Atton! Ora, avanti con gli affari. Sai riparare un motore ad iperguida?” mi chiese Jag. “Ce n'è uno lì sulla stazione di lavoro dietro di te che nessuno riesce a sistemare.”

Mi voltai e guardai un attimo l'unità ad iperguida semi smontata. “Ci posso provare, ma non prometto niente. Sono un po' poco aggiornato sulle nuove tecnologie!”

Non ti preoccupare, è un motore vecchio. Avrà almeno dieci anni. È tutto tuo. Se riesci a ripararlo, la prossima volta che sei di turno in cucina ti copro io!” disse Haron.

Per caso è una sfida?” domandai. “Perchè guarda che ci sto!”

Haron sorrise. “Esattamente. Fallo funzionare e poi riparliamo del tuo ARC-170 modificato. Ti va?”

Eccome se mi va!” con chi diavolo credeva di avere a che fare? Mi alzai e mi tolsi la giacca mentre lui mi porgeva una cassetta per gli attrezzi.

Bene, e ora, tutti al lavoro, non credo che Kett sarebbe contento di vederci qui a fare salotto!”

Puoi scommetterci Haron!” gridò Jag rimettendosi al lavoro immediatamente.

Velocemente ci mettemmo tutti al lavoro. Finalmente ero nel mio elemento!


Lo so sto andando a rilento. Però oh, la vita mi sta un po' tra i piedi e preferisco concentrarmi su quelle in inglese che hanno un po' di pubblico in più. E lo ammetto, rileggere le castronate linguistiche che ho preso per i primi capitoli mi fa mettere un po' le mani nei capelli e cerco di farlo il meno possibile. O di farlo molto velocemente perchè a volte è sconfortante vedere come ho completamente sbagliato la costruzione della frase infilandoci qualche accidente di costrutto russo. Argh, tremendo!

In ogni modo qua la situazione è un po' più normale. Stranamente ho più vita sociale ora che mia madre è in ospedale che quando era fuori. Forse perchè sono un po' più tranquilla che non la vedo zompettare per casa come uno zombie e so che è in buone mani? Non lo so...in ogni modo, martedì ce la mandano a casa e ha appena fatto il primo ciclo di chemio, quindi la situazione è un po' migliorata.

Alla prossima!


 

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Capitolo 17
*** Work In Progress ***


Capitolo 17 – Work In Progress

Stava funzionando. Nell'arco di una settimana, ero già integrato nella loro routine. Dakk, il ragazzo che avevo incontrato fuori di pattuglia e mi aveva mostrato l'entrata della base mi diede qualche lezione con le armi da fuoco. Non è che mi servissero, però almeno davo più l'idea di essere un meccanico e basta. In quel modo ero abile anche al pattugliamento. C'è di buono però che presi confidenza con le armi di ultima generazione. Si sa, armamenti e motori si sviluppano di mese in mese, figuratevi, erano sette anni che non toccavo niente di nuovo! Sulla base usavano un fucile mitragliatore E-11, l'evoluzione, in negativo, nell'E-7, quello utilizzato dai cloni durante la guerra. L'E-7 non era malaccio, ma l'E-11 aveva un problema di calibrazione dell'emettitore laser che era impossibile da sistemare, almeno per i design di produzione di massa a basso costo. Insomma, faceva schifo. Tre colpi su cinque finivano almeno sei metri a lato del bersaglio.

Finalmente capivo perchè i soldati non erano riusciti a fare granchè contro di me, nonostante fossi molto fuori allenamento! Oltretutto io non amo i blaster di ogni tipo, armi goffe... però, ovviamente, non tutti possono essere Jedi e impugnare spade laser, non potevo aspettarmi un gruppo di Maestri di spada! E con le risorse spese per la caccia dopo l'Ordine 66, beh, era tanto se gli Jedi rimasti in vita erano dieci. Quindici al massimo. Era deprimente.

Durante quella settimana di adattamento mi diedero principalmente mansioni facili, proprio per permettermi di adattarmi meglio. Lavorai principalmente nell'officina e feci un paio di turni di pattugliamento, e quando avevo un momento libero facevo qualche lavoretto ai progetti per il caccia stellare che avevamo in mente. Mi avevano assegnato telaio e propulsione, le cose che mi riuscivano meglio. Kett aveva qualche aggancio alla Incom, l'azienda più importante della Galassia nella costruzione di navi spaziali e caccia monoposto, anche la Repubblica si era appoggiata alla Incom per la costruzione dei propri mezzi per tanti anni, e avevano detto che se riuscivamo a presentare un prototipo funzionante, potevano prendere in considerazione la costruzione in serie del caccia. E uno sconto sugli acquisti per la Ribellione. Meglio di così...

Era una sfida, perchè nessuno a parte me aveva mai costruito qualcosa dal niente, però ce la potevamo fare.

Mi ci vollero un paio di giorni per abituarmi del tutto agli orari. Ci si alzava presto e si andava a letto tardi, soprattutto se nello stesso giorno ti toccava officina e pattuglia. Il posto era ben nascosto, per quanto l'estensione della base fosse considerevole, però oltre alla sorveglianza del computer, ci volevano sei uomini per pattugliarla per benino. E non per presenza umana, no, su Dxun non ci veniva nessuno dai tempi delle guerre Mandaloriane, ma per la presenza di fauna molto, e sottolineo molto, aggressiva.

La luna era abitata da bestie, e bestie grosse, che di tanto in tanto decidevano di fare qualche danno. Masticavano cavi, scavavano buchi nei tetti e nelle mura...per non parlare degli attacchi alle pattuglie!

Beh, poco male. Per ogni bestia che decideva di far danni, c'era una settimana di carne commestibile. Tanto schifo non ci faceva!

Insomma, in un paio di giorni riuscii a far funzionare quel motore a iperguida che mi avevano affibbiato, e Haron ne fu a dir poco scioccato. Mi ci volle un po' di lavoro ma alla fine era come nuovo. Anche Kett, che era il miglior ingegnere sulla base ed era stato un designer per la Repubblica e poi per l'Impero prima di unirsi alla Ribellone non ci credeva. Anzi, non riusciva nemmeno a capire dove fosse il problema.

Forse perchè il problema non sembrava un problema. Chi l'aveva riparato aveva finito i dadi giusti per chiudere un giunto e aveva avuto la bella idea di usare un chiodo e saldarlo, impedendo però il movimento giusto del pistone. Morale della favola: quel motore appena si accendeva funzionava benino, quando lo si faceva andare a pieno regime, si ingolfava e rischiava la fusione. Per un dettaglino così, si mandava in corto circuito tutta la centralina. Una volta tolti i residui di saldatura e sostituito il chiodo con un pezzo adatto, liscio come l'olio per motore.

Una mattina però mi svegliai con una rivelazione. Mancava qualcosa. Qualcosa di essenziale: droidi astromeccanici. E quei piccoli barilotti di metallo sono essenziali in qualunque officina!

Con questo non voglio dire che gli esseri umani non possano essere ottimi meccanici ma anche solo un droide valido un quarto di R2 avrebbe velocizzato il nostro lavoro almeno del 70% visto che per la maggior parte del tempo facevamo saldature e sostituzione di microparti come viti e bulloni.

Con l'idea che mi rigirava in testa, finita colazione mi misi a lavorare finchè Haron non arrivò dopo il suo giro di controllo delle centraline elettriche.

Haron!” gridai dal fondo dell'officina dove stavo lavorando al motore di un cargo. “Che mi dici di droidi astromeccanici?”

Si era appena infilato sotto un altra navetta montata sul montacarichi e non si scomodò ad uscirne. “Che sarebbe una figata averne uno ma non ce lo possiamo permettere. Quello che avevamo s'è rotto due mesi fa!”

Come si è rotto?” domandai.

Non so, una mattina non s'è più riacceso!”

E non siete stati in grado di ripararlo?”

A quel punto scivolò da sotto il montacarichi. “Ingegneria aerospaziale e ingegneria robotica sono due cose diverse, nessuno sapeva dove mettere le mani!”

Scossi la testa. “Se avete un motivatore di ricambio e un disco rigido abbastanza capiente forse posso fare qualcosa!”

Guarda in quel cumulo di pezzi di ricambio. Forse trovi qualcosa lì!” gridò Dakk.

Mi alzai in piedi e raggiunsi il cumulo più grosso dei pezzi sparsi per l'officina. In fin dei conti, a parte qualche appendice tecnica, il sistema di controllo è lo stesso di un droide protocollare o una sentinella, non cambiava molto. I pezzi erano intercambiabili! Oltretutto, avevo manipolato R2 abbastanza da sapere dove mettere le mani. O il saldatore.

Trovai in un angolo lo scheletro spoglio di una unità R5 ormai impolverata e immaginai fosse quello il droide di cui parlavano. Era pesantuccio ma con un po' d'aiuto con la Forza riuscii a tirarlo fuori dal suo angolino umido e buio.

Praticamente dovetti scavare molto a fondo per trovare le parti che mi servivano, però avevo quasi tutti i componenti che aveva R2 quando iniziai a metterci le mani anni prima. Jack di interfaccia per computer, connettore universale per la corrente elettrica, una batteria vecchia come l'impero Hutt e un saldatore, oltre che pinze di precisione, taglierino laser e calibro. Cavi ne avevo in abbondanza, una volta messa insieme la parte meccanica, potevo passare alle programmazione. Ero un po' carente ma ero certo che sarei riuscito a trovare qualcosa di pre-programmato nel computer della base. Era uno di quei computer specifici interfacciati per i lavori di questo tipo, conteneva un sacco di tooltip per qualsiasi cosa, da come disegnare un pezzo al programma che controllava il tornio per costruire materialmente il dato pezzo...insomma, qualcosa avrei fatto.

Anche perchè, con quell'affarino pigolante, avremmo velocizzato di parecchio il lavoro. Una giornata di lavoro mia “sprecata” si sarebbe ripagata in un paio di settimane. Ne ero certo.

Sei sicuro di quello che stai facendo?” mi chiese Jag dalla sua postazione. “Costruire droidi non è semplice!”

Ne ho costruito uno quando avevo nove anni.” gli dissi. “E sette anni fa funzionava ancora! Con un po' di fortuna, Trepio funziona ancora perfettamente! Il problema è che non so dove sia!”

Ma la serie 3PO è una serie di protocollari! Gli astromeccanici sono tutta un'altra cosa!”

Lo so, ma t'assicuro, ho avuto a che fare con un paio di questi barilotti durante gli anni e so come si riparano. Ne ho riparati un paio almeno una decina di volte. R4, il droide personale del Maestro Kenobi, ne prendeva sempre di tutti i colori. Non c'era battaglia da cui non tornasse fracassato!” improvvisamente provai una profonda nostalgia per R2. “Ne avevo anche uno personalizzato. Ci ho lavorato tanto a quell'affare che per me è come un fratello!”

Quel piccolo teppista...testardo eh, ma pur sempre uno degli amici più cari e fedeli che avessi mai avuto. Ha tenuto più segreti lui che gli archivi di stato della Repubblica. Ed ero sempre certo che non se ne sarebbe mai lasciato scappare uno. Trepio invece era un tantino più inaffidabile da quel punto di vista. Quando gli parte la parlantina sciolta è finita! Parla molto più di quanto intendessi quando lo programmai!

Un paio di cavi e il modulatore vocale era pronto e connesso al disco rigido primario, che aspettava di essere programmato. Gli attuatori di movimento erano già connessi al disco secondario e il servomotore sembrava reggere. Le parti primarie erano quasi tutte pronte, dovevo solo dare una saldata qui e lì e sistemare il circuito di messa a terra onde evitare esplosioni in caso di corto circuito.

Nell'arco di un paio d'ore ero pronto per la parte software della situazione.

E l'avrei pure fatto se qualcuno non fosse corso gridando nell'officina!

Ma che ca...” iniziò Dakk per poi essere interrotto da Jon che, trafelato e ansante, entrò in officina con una faccia che manco avesse visto l'Imperatore in cucina.

Vi prego ditemi che c'è qualcuno che ne sa di idraulica!”

Che è successo?” chiese Haron.

Stavo preparando il pranzo quando ho sentito degli strani rumori dalle tubature, quasi si stessero crepando. E improvvisamente il tubo dietro il lavandino è esploso rompendo il muro!”

Diamine è tremendo! Peccato che io non ne sappia granchè!”

Neanche io!” continuò Jon. “E avanti così, ci si allaga la cucina e anche il dormitorio! Kett e Ution forse lo sanno ma sono fuori di pattuglia!”

Improvvisamente, dieci paia di occhi puntarono su di me come se sapessero che ero in grado di fare anche l'idraulico. “Che c'è?”

Keyry si avvicinò a me e scrollò le spalle. “Atton, a quanto pare tu puoi riparare qualsiasi cosa. Perchè non ci dai un'occhiata?”

Ehi, non sono un idraulico!” risposi. “Cioè...” tutti, e dico tutti, sembravano pregarmi in ginocchio solo con lo sguardo. “E va bene! Ci do un'occhiata ma non prometto niente!”

Lasciai il mio droide lì al suo destino e corsi nell'edificio principale. Fuori pioveva. Di nuovo. Dopo un po' scoprii che la fitta vegetazione significava molte nubi e molta pioggia. Tutti i giorni. E fango fino alle ginocchia!

E se fuori pioveva, dentro non era da meno. Il tubo era veramente esploso. C'erano schegge e detriti ovunque e almeno un centimetro d'acqua per terra. In aumento. Costante.

Cazzo, è peggio di quel che pensassi...” mi dissi, ad alta voce. “Riesci a chiudere del tutto l'acqua dall'interruttore centrale?”

Certo!” Jon si trascinò verso il lato opposto della stanza dove c'era la centralina elettrica e l'interruttore dell'acqua. Una volta tirata la leva, la pioggia finì.

Bene. Vediamo che cosa devo fare!” mi chinai per dare un'occhiata al danno. Era un vecchio tubo arrugginito, probabilmente vecchio di secoli se non di più. Non volevo nemmeno pensarci. Era ferro semplice, nessuna lega a lunga durata...sì, era decisamente il tubo originale. Da mettersi le mani nei capelli. Senza contare che si erano dissolti in ruggine i dadi che tenevano chiuso uno snodo e si era allentato il giunto che collegava il tubo al rubinetto. Fantastico. C'era da lavorare per almeno sei ore lì!

Dunque, dobbiamo rimpiazzare tutto circa da qui...” e indicai la parte alta dello squarcio del muro. “...Fino a qui.” e indicai la base della crepa e il rubinetto. “Quindi direi che mi servono un metro e mezzo di tubo di duracciaio, un giunto idraulico da quattro centimetri, bulloni a volontà e...e speriamo che regga. Se tutto va bene, per oggi pomeriggio ho anche ricostruito il muro...” spiegai sempre osservando attentamente il disastro davanti ai miei occhi.

Tubi rotti ne avevo visti, ma così...mai.

Vado a prenderli. Che cosa ti serve?” disse Dakk, che mi aveva seguito senza che me ne accorgessi.

Direi pinze, chiavi di varie dimensioni, vernice anti ruggine e cera idraulica. Dovrebbe essere abbastanza!”

Pensavo non fossi in grado di riparare le tubature!” disse Jon dietro di me.

Ho detto che non sono un idraulico, non che non sono capace di fare qualche lavoretto! O meglio, credo di essere capace di fare questo, so riparare i sistemi idraulici delle navicelle, non credo sia molto diverso. È solo...un po' più grande!” risposi. “E poi, qualche lavoretto di fai-da-te nella mia vita l'ho dovuto fare in casa!”

Per prima cosa, mentre aspettavamo Dakk, io e Jon asciugammo alla meglio il pavimento. Almeno se mi dovevo sedere a terra, non mi sarei bagnato da capo a piedi. Dakk arrivò qualche minuto dopo con le braccia cariche di materiale e in equilibrio precario un barattolo di cera idraulica in cima al cumulo di roba. Quell'affare era una bomba, nel senso che senza, dubito che molte cose funzionerebbero nella Galassia. In origine serviva per rattoppare alla meglio i tubi delle navette quando si rompevano, soprattutto i tubi dei motori ad iperguida, poi si è passato a farci di tutto. È una pasta densa e bianca che finchè rimane umida è malleabile e facile da applicare, ma se si secca, diventa dura e solida come plastica. E soprattutto, impermeabile. Se applicata bene, può chiudere buchi ben più grandi di quelli per cui era nata. Puzza da far schifo, ma ve l'assicuro, l'ho usata in tutti i modi possibili e immaginabili nella mia vita. Anche R2 ha un paio di fori riparati con quella! E funziona ancora. E soprattutto, i rattoppi sono ancora lì, venticinque anni dopo che li ho applicati. Fate voi i vostri conti, erano fori causati dall'esplosione dell'Azure Angel quando Ventress me l'ha distrutto.

Lavorammo in silenzio per una mezzora buona, finchè Dakk non ruppe il silenzio. “Hai detto che hai già dovuto riparare dei tubi. Quando?”

Scrollai le spalle. “Una cosa del genere è successa dove vivevo quando ero ragazzino, vicino all'Industria Jedi per le risorse di viaggio galattico. Vicino a dove si costruivano le loro navette personali per farla breve. C'era un tubo intasato tra il dormitorio e le docce ed è esploso più o meno così. Solo che ero ancora troppo piccolo, avrò avuto dodici anni, non mi ci fecero avvicinare. Però osservai i tecnici che sistemavano. Qualcosa ho imparato lì. Poi diversi anni dopo, ci fu un problema all'appartamento del datore di lavoro di mia moglie, me era tardi e non sapevano chi chiamare, così ci andai io.”

Eri sposato?”

Sono sposato se permetti. Non la vedo da sette anni ma sì, sono sposato.” avevo creato una storia piuttosto funzionale per quell'aspetto della mia vita. Anzi, mi domandai come mai in una settimana nessuno avesse ancora notato la fede al dito!

Sette anni? Caspita, sei un uomo piuttosto paziente! Ti sei dovuto nascondere per i legame con gli Jedi vero?” continuò. Era un ragazzo curioso, faceva sempre domande. Forse perchè era uno dei ragazzi più giovani e inesperti, dopotutto aveva vent'anni scarsi, e guardava agli adulti con una sorta di ammirazione reverenziale. Oppure era così di carattere. Però almeno sapeva quando fermarsi.

Esatto, proprio per quello. Ma lei aveva i suoi bei problemi eh, non credere. Era l'assistente di uno di quei Senatori che si sono ribellati all'instaurazione dell'Impero in tutto e per tutto, e prima di quello lottò contro la formazione di un esercito della Repubblica. È dichiarata dissidente e assassinata pochi giorni dopo la dichiarazione dell'Impero. Poi arrivò la taglia su tutti quelli legati agli Jedi, anche solo gli impiegati del Tempio. Pensammo sarebbe stato più facile se ci fossimo separati, che saremmo stati più al sicuro...era solo un'assistente ma credetemi, quando ci si metteva, era un vero mastino per quanto riguardava la democrazia e la sua preservazione. Temevamo che l'Imperatore decidesse di eliminare anche lei e il resto dell'entourage. Il problema è che era incinta e, beh, quello messo peggio ero io, quindi sono corso nell'Orlo Esterno, da qualche amico d'infanzia e lei è tornata su Naboo dai genitori.” raccontai. Reggeva bene come storia dopotutto e non sospettarono neanche per un secondo che stessi mentendo. Stavo migliorando. Un passettino alla volta, ma miglioravo. “Per un po' siamo riusciti a rimanere in contatto, poi saltò fuori la notizia secondo cui l'Impero cercava i fuggitivi attraverso intercettazioni ambientali e di comunicazioni private e abbiamo deciso di tagliare i ponti. Non pensavamo andasse avanti fino a questo punto e alla fine io sono rimasto sette anni incastrato nell'Orlo Esterno a lavorare in nero per quel mercante. Bella storia. Fino a un mese e mezzo fa non sapevo neanche come si chiamasse mio figlio!” sì, funzionava decisamente bene. Non stavo neanche mentendo troppo. Stavo solo omettendo qualche dettaglino!

Mi dispiace Atton. È una storia triste!” si vedeva che era dispiaciuto. Non avevo neanche bisogno di percepire il torrente di emozioni che lo attraversava in quel momento per capirlo.

Misi l'ultimo pezzo di tubo al suo posto e diedi una stretta al bullone superiore. “Eh, lo so. Però, quando finalmente la taglia sulla mia testa è stata ritirata, qualche mese fa, sono riuscito a raggiungere la sua famiglia e avere qualche notizia. Prima di tutto, è stata una delle prime persone ad entrare nella Ribellione, e secondo ma molto più importante, aspettava due gemelli!”

Dai, non ci credo!” Scattò Jon dandomi una gran manata sulla schiena. “Congratulazioni!”

Grazie. Luke e Leia. Hanno compiuto sette anni un mese e mezzo fa.” Quello era vero. Almeno quello...

Bei nomi. Da quanto la conosci?”

Circa una ventina d'anni. L'ho incontrata che avevo nove anni. Dieci anni dopo, ci siamo sposati. Andava tutto bene, anzi, a meraviglia, finchè non è scoppiata la guerra tipo un mese dopo il matrimonio e hanno iniziato a mandarmi in giro per la Galassia neanche fossi un pacco postale. Insomma, uno dei motivi primari per cui mi sono unito alla Ribellione è trovarli. Il Maestro Kohr ha detto che tenterà di fare qualche ricerca, magari non riuscirà a trovarli, ma forse può dar loro notizia che sono ancora vivo. Basterebbe questo!”

Ci fu un altro momento di silenzio mentre tentavo di chiudere l'ultimo bullone. Era un piccolo bastardello, continuava a scivolarmi di mano la chiave. Avevo il guanto di cuoio zuppo, letteralmente. “Che diavolo quest'affare non ne vuole sapere...” mollai la chiave, mi tolsi il guanto e lo poggiai sul lavello di fianco a me.

E questo da dove salta fuori?” sbottò Dakk.

Finalmente riuscii a chiudere l'ultimo dado. “Risultato di un incidente dieci anni fa. Niente di che, ho avuto un buon rimpiazzo.” certo che da vedere così, nudo e crudo, non era il massimo. Però era funzionale e affidabile. “Oh, ecco, adesso è chiuso. In ogni modo, succede quando tenti di sostenere un macchinario da dieci tonnellate da solo. E per fortuna che è stato solo il braccio!”

Caspita...non ho mai visto una protesi di questo tipo. Dev'essere il meglio del meglio della tecnologia!” disse Jon osservando attentamente il mio braccio. “E te lo dice uno che per anni a lavorato in una fabbrica di protesi!”

Ammetto che ci ho lavorato sopra un po'. Ok, parecchio, perchè può produrre qualcosa come dieci volte la forza di un braccio normale. È utile in questi casi, quando devi stringere viti e cose del genere!”

E anche il mistero del mio braccio fu scoperto. In un qualche modo, sembrava più facile raccontare una storia così, inventata, che raccontare quella vera, su come il leggendario Anakin Skywalker si è fatto sconfiggere dal Conte Dooku. Un bel po' di volte. Non solo su Geonosis. Mi piaceva la mia vita da meccanico, era più facile che essere uno Jedi. Per un attimo, mi domandai come sarebbe stato se fossi stato davvero l'Atton Rosh che avevo creato, un semplice meccanico con una laurea in ingegneria presa col minimo dei voti. Forse tutto sarebbe stato più facile, Sidious avrebbe fatto più fatica ad attuare i suoi piani, magari io e Padmè non ci saremmo mai più incontrati oppure saremmo tranquillamente insieme, una cosa del genere. Potevamo essere una famiglia normale. Una noiosa famiglia normale. Mi fece sorridere il pensiero.

Il tuo lavoro doveva essere una gran figata!” scattò Dakk.

Nah, neanche tanto.” risposi mentre applicavo la cera idraulica sul tubo. “Ogni tanto mi mandavano qui o là e a quel punto era anche divertente ma, per la maggior parte del tempo era una gran noia. Motori su motori su motori da riparare. Lavoravo dietro le quinte, lasciavo la scena ad altri. E mi piaceva perchè portavo sempre a casa la pelle.”

Immagino. Alla fine però tu hai avuto la possibilità di vedere la Galassia. Io sono sempre stato bloccato su Corellia prima di finire qui!”

Dovevi arruolarti nell'Esercito Imperiale se volevi vedere la Galassia! Non è quello il loro metodo di reclutamento migliore?” ribattei scherzando.

L'Impero ha praticamente ucciso i miei genitori e mia sorella, non credo che mi adatterei bene lì dentro. È per quello che sono qui!” rispose lui abbastanza arrabbiato.

Ehi ragazzo calmati! Stavo scherzando non ti preoccupare! Siamo tutti qui per la stessa ragione!” tentai di calmarlo un po'.

Scusa Atton, è che...l'Impero ha causato la crisi economica su Corellia e questo ha costretto mio padre a lavorare a volte per 24 ore di fila. Stavano venendo a prendermi tutti insieme quando ha perso il controllo dello speeder e si è schiantato contro un'altro mezzo più grande e resistente. Sono morti tutti così. Non riesco a smettere di pensare che se l'Impero non ci fosse mai stato, questo non sarebbe successo!”

Potevo solo provare compassione per lui. Vent'anni appena e aveva già subito tutta la crudeltà di guerra e tirannia. Peccato non poterlo aiutare. Anche se avessi voluto, non c'era modo di aiutarlo. Non potevo restituirgli ciò che l'Impero gli aveva tolto.

Dai, su ragazzi, copriamo questo buco e finiamola.” dissi cambiando argomento. Mentre mi aiutavano con il muro, non potei far altro che pensare a quanto la mia vita fosse cambiata nel corso degli ultimi tempi, ma come, in un certo qual modo, fosse rimasta uguale a come me la ricordavo. La vita qualche volta ti prende a pugni in faccia, pugni che fanno male, ma c'è sempre gente pronta a rispondere altrettanto duramente, ed erano quelle le persone che riuscivano a risollevarsi dal fango e a cambiare il corso del proprio destino. È stato in quel momento che mi resi conto che la mia nomina a Maestro mi aveva salvato la vita. E che la decisione di non correre ad uccidere Palpatine subito appena scoperta la sua identità era stata una benedizione. Quel giorno avevo cambiato il corso del mio destino, completamente, fermandomi prima di cadere. Quel giorno, per la prima volta, ero riuscito a vincere la paura e a fidarmi completamente della Forza. Fu un'ora di agonia, sia fisica che emotiva, sentivo la rabbia montare in petto ma nonostante tutto riuscii a decidere per il meglio.

Il solo pensiero a cosa sarebbe potuto succedere se avessi agito in maniera diversa mi dava il voltastomaco, e cercai di pensare ad altro, concentrandomi sulla riparazione del muro di fronte a me. Sperando che il tutto reggesse ovviamente.

Più tardi, dopo il mio turno, finii di programmare la piccola unità R5 e successe qualcosa di strano. L'officina era completamente vuota, solo io e il piccolo droide ancora spento, e sentii una strana sensazione dietro la schiena, come se qualcuno mi stesse osservando, poi sentii una strana corrente d'aria dietro il collo, quasi fosse qualcuno che mi posava una mano sulla schiena. Mi voltai di scatto per vedere con la coda dell'occhio un'ombra che spariva nel nulla, un'ombra che somigliava incredibilmente al Maestro Qui-Gonn Jinn in ogni dettaglio. Non credo di aver bisogno di dire che ero spaventato a morte. Ero abituato a tutto, visioni provocate da strane sostanze, sogni a dir poco terrificanti ma ai fantasmi non c'ero ancora arrivato.

Quella visione mi lasciò scosso per parecchio tempo, almeno finchè non fui vinto dal sonno e mi preparai per andare a dormire. Mi arrampicai nella mia cuccetta e aspettai di addormentarmi e quando proprio ero quasi addormentato, sentii una voce, una voce che credevo di aver dimenticato. Ma non la sentii con le orecchie, era nella mia testa. Era una voce nella Forza.

Ben fatto Anakin...


Oh, bene, e questo è fatto. Sicuramente non uno dei migliori capitoli ma insomma...si tiene a testa alta dai. Non è malaccio. Pian piano stiamo arrivando alla parte seria. Se vogliamo, la parte figa della storia. Dopo il disastro totale del capitolo che ho scritto la settimana scorsa per il seguito almeno mi risollevo un tantino. Tra l'altro questo l'ho rimaneggiato un po', corretto un paio di incongruenze e via...

Bene signori, alla prossima!

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Capitolo 18
*** Misery Loves Company ***


Ho avuto dei problemi a tradurre questo qui, principalmente perchè ho voluto mantenere un paio di battute da una canzone che appunto si chiama Misery loves company che è il detto inglese per mal comune mezzo gaudio e che ha tutta una serie di implicazioni per la struttura del capitolo. Da qui in avanti sarà un bel grattacapo per tradurre visto che ho usato spessissimo questo espediente. In ogni modo, ho cercato di mantenere più possibile il senso delle due battute anche nella traduzione italiana. Suona male, ma funziona. In ogni modo, la canzone è Misery loves company di Emilie Autumn, dall'album Opheliac. Se volete darci un'ascoltatina, youtube aiuta...


Capitolo 18 – Misery Loves Company

Un leggero venticello attraversò il giardino, portando con sé il profumo della miriade di fiori che lo popolavano. Sotto l'accogliente ombra dell'albero più antico del giardino, una giovane donna sedeva su una vecchia panchina malridotta, mentre pazientemente controllava due bambini di un anno mentre cercavano di tirarsi in piedi e muovere i primi passi senza aiuto. Riuscivano già a fare qualche passettino incerto tenendosi stretti alla madre o ai mobili, ma stavano imparando in fretta e il prossimo passo era camminare senza aiuto di nessun genere. E sembrava che fossero concentrati solo su quello.

Per un secondo, la donna guardò in alto attraverso le fronde dell'albero verso il cielo terso di quel tardo pomeriggio d'estate di Naboo e una sensazione di malinconia la pervase, lasciando un'ombra che non era naturale negli occhi di una donna di quell'età. I suoi pensieri volarono dai figli al marito scomparso e per un secondo sentì l'amaro bruciore delle lacrime dietro le palpebre. Erano stati separati prima di allora, ma mai così a lungo e soprattutto quando succedeva lei aveva sempre modo di trovare qualche informazione su dove si trovasse e sul suo stato di salute, ma quella volta era tutta un'altra questione.

Ehi sorellina, stai bene?” la voce di un'altra donna la fece trasalire, sottraendola dai suoi pensieri.

Sto bene Sola, solo un momento di tristezza.”

Ti dispiace se mi siedo un attimo con te?” le chiese la sorella, preoccupata. Era una tortura vedere la propria sorella in quelle condizioni.

Fai come vuoi. Però non sono di gran compagnia ora!” la rassegnazione le incupiva la voce.

Sola si sedette di fianco a lei. “Non posso neanche pensare a quello che stai passando Padmè. Non so se riuscirei a mantenermi così salda se Darred fosse nelle condizioni di tuo marito. Dev'essere una tortura!”

Non sapere se Anakin è vivo o no? Sì, lo è. Ma Obi-Wan continua a dirmi che è vivo, che lo può sentire attraverso la Forza. Mi devo fidare di lui, è lo Jedi della situazione.”

Sola le cinse le spalle e la attirò a sé in un abbraccio molto stretto. “Mi dispiace. Non sai quanto. Da quant'è che è via?”

Intendi tenuto prigioniero dall'Impero? Un anno, un mese e sei giorni. In pratica, l'ultima volta che l'ho visto è stato un mese prima che nascessero i gemelli.” rispose poggiando la testa sulla spalla della sorella. Erano arrivati due giorni prima per una breve visita alla sua famiglia in occasione del compleanno dei gemelli e quella era la prima occasione che avevano per parlare un po' a quattro occhi, da sorella a sorella, senza la presenza di nessun altro attorno. Ovviamente, Luke e Leia non contavano, erano troppo piccoli per ricordare anche solo una parola di quella conversazione.

Hai contato i giorni non è vero?”

Padmè annuì, cercando di mascherare l'impellente bisogno di scoppiare a piangere. “Sì. E non posso farci niente. Si è sacrificato per salvarci. Gli è costato tutto e io...”

Calma sorellina, non preoccuparti. Starai bene e lui starà perfettamente.” tentò di consolarla. Improvvisamente le tornò alla memoria un momento molto simile molti anni prima. Non ricordava perchè Padmè fosse così sconvolta o cosa le avesse detto per calmarla, però il senso di deja vu la fece sorridere.

Il fatto è che...mi manca così tanto!” a quel punto le lacrime scorrevano senza restrizioni.

Lo so sorellina, lo so. Ricordati però che lui rimarrà sempre con te. Magari non fisicamente, ma sono certa che ogni momento lo passa pensando a te. Non lo conosco bene quanto te ma quel giorno che l'hai portato a casa prima che partiste per la regione dei laghi si vedeva lontano chilometri che ti amava. L'ho capito subito, quindi non scordartelo!” disse Sola con un tono piuttosto serio e convinto. “Tornerà. Sta solo aspettando l'occasione giusta! Se non è ancora qui vuol dire che non è ancora il momento adatto, che ha ancora paura per la tua vita. Ricordati quello che hai detto a me, si è sacrificato per salvarti. Te e i vostri figli. Quell'uomo è un santo, non solo uno Jedi.”

Vero. Era così felice quando gli ho detto che ero incinta, quel giorno su Coruscant...credevo che ne sarebbe stato sconvolto o addirittura arrabbiato e invece...ci mancava poco si mettesse ad urlare!”

Come ogni bravo marito sano di mente dovrebbe fare! Che razza di uomo sarebbe se quando gli hai detto che aspettavi un bambino si fosse arrabbiato? Non avrebbe senso, non è nel suo carattere!” Sola stava facendo del suo meglio per rallegrare la sorella un po', ma era una situazione incredibilmente difficile. Era difficile trovare le parole giuste per farla sentire un po' meglio.

Lo so. Però sai, considera anche in che razza di situazione eravamo! Ero ancora una personalità pubblica e lui era ancora uno Jedi. Beh, lo è ancora. E gli Jedi non possono sposarsi! Non dovrebbero nemmeno innamorarsi se è per questo!” Padmè distolse lo sguardo un attimo, verso un punto indefinito del giardino. “Abbiamo scelto la strada difficile e guarda dove siamo finiti!”

Beh, almeno hai questi due! Sono adorabili!” disse Sola guardando i due nipotini che giocavano ai piedi della panchina. L'ultima volta che li aveva visti avevano poco meno di sette mesi e avevano appena iniziato a gattonare, e in quel momento sembravano veramente ad un passo dal cominciare a camminare. Il tempo passava velocissimo! “E ricorda che finchè starai col Maestro Kenobi sarai al sicuro!”

Lo spero. Ma finchè Anakin sarà lontano da me sarò ben lontano dall'essere contenta.” Padmè si asciugò le lacrime con il dorso della mano e sospirò.

Tieniti su però, o questi due diventeranno due bambini viziati.” Sola guardò di nuovo verso i gemelli. Se ne stavano tranquilli sull'erba fresca e morbida, ogni tentativo di camminare dimenticato, distratti com'erano dall'apparizione di una farfalla colorata. Sembravano veramente contenti, sul viso avevano stampata un'espressione di totale beatitudine mentre guardavano il piccolo insetto volteggiare attorno a loro.

Per un momento, madre e zia osservarono Luke che cercava di afferrare l'insetto con una mano, allungandosi troppo così che cadde a terra con un leggero tonfo. L'incidente però non lo fermò, e con una convinzione che andava oltre la sua età, i piccoletto si alzò sulle ginocchia e apparentemente si fermò a pensare ad un modo per afferrare la farfalla. Sua madre sorrise attraverso le lacrime.

Sai...” cominciò. “Ogni tanto mi sveglio durante la notte e ho come la sensazione che lui sia lì, di fianco a me. Provo a toccarlo, e sento solo le lenzuola fredde. È come un'eco della sua presenza. In un modo o nell'altro, prima che mi ricordi che lui non è veramente lì, smetto di essere così triste e per un secondo, va tutto bene. È come se in quel momento ci sia una sorta di connessione tra noi due, non so perchè!”

Ne hai parlato col Maestro Kenobi?”

Padmè fece cenno di no. “Mai. Non ho mai pensato che fosse importante! Poi è una cosa tra me e Anakin, vorrei che rimanesse tale ancora per un po'!”

Come vuoi sorellina. Ma secondo me dovresti parlare con qualcuno. Non puoi restare ad aspettare di arrivare qui per sfogarti con me!” Padmè fece per replicare ma la sorella la fermò. “E non dirmi che non ne hai bisogno. È più di un anno che ti nascondi e sei una madre sola, concedimi il termine, con un marito tenuto prigioniero da un regime a cui ti sei opposta con tutta te stessa instaurato da uno degli uomini di cui ti sei fidata di più nel corso della tua vita. Tutto quello in cui credevi è caduto in pezzi. Per piacere, adesso non venimi a dire che tutto questo va bene e che non sei frustrata o che non hai bisogno di sfogarti con nessuno! Non ci crederebbe nessuno.”

Sola fu veramente risoluta riguardo a quel particolare argomento. Amava sua sorella con tutto il cuore e non sopportava vederla in quelle condizioni. Era ridotta a tirare avanti, ma neanche per sé stessa, più per Luke e Leia e non le stava riuscendo molto bene. Quando l'aveva vista per la prima volta dopo mesi, tre giorni prima, si era spaventata. Sembrava un contenitore vuoto. Vederla così la faceva soffrire sempre di più. E si sentiva anche peggio quando lei cercava di rassicurarla del fatto che stesse bene. Non stava bene per niente, ma teneva duro lo stesso.

Hai ragione. Inizi a parlare come mamma lo sai?” ribattè Padmè guardando sua sorella.

Lo so. È da qualche anno che Darred me lo dice.”

Beh sta di fatto che sì, sono frustrata. Il Senatore Organa cerca di tenerci protetti più che può, ci aiuta per quel che può fare senza compromettersi. Ci ha trovato un posto dove stare, ma è temporaneo. Ci tiene nascosti e protetti, ma io non posso prendere nessuna decisione a riguardo. Fa tutto Obi-Wan mentre io sono bloccata su Alderaan con i bambini. E Obi-Wan è di grande aiuto da questo punto di vista! Ci prova ma si sente a disagio a contatto coi bambini. Mi ha anche raccontato che si sentì sollevato dal fatto che Anakin fosse già abbastanza grandicello quando è diventato il suo Padawan.” raccontò. “Ogni volta che deve fare qualcosa con i gemelli, che sia anche solo aiutarmi a metterli a dormire, è sempre sulle spine!”

Dagli tempo. Questi due cresceranno nel frattempo e sarà più che contento di averli attorno!” si chinò un secondo e vide Leia aggrapparsi al tessuto della sua gonna e tirarsi in piedi. Sorridendo, si piegò verso la nipote e la prese in braccio, facendola sedere sulle ginocchia. “Sarà anche uno Jedi, ma è umano. Non può scappare da loro per sempre. Prima o poi inizierà a morire dal ridere quando inizieranno a litigare.”

Speriamo. Ora come ora, devo prendermi cura di loro completamente da sola. E per fortuna che hanno iniziato a mangiare cibo solido relativamente presto!”

Padmè sorrise quando vide la figura del Maestro Jedi uscire dalla porta della cucina. Come suo solito, si leggeva la preoccupazione sul viso tirato e stanco, mentre camminava verso di loro. Si stava tormentando un ciuffetto della barba, sotto il mento, una brutta abitudine che aveva sviluppato negli ultimi mesi. “Vostra madre voleva informarvi che la cena è quasi pronta.” disse educatamente. “E che vorrebbe parlare ad entrambe prima di servirla.”

Lo sai che puoi smettere di essere così formale qua, non è vero?” gli chiese Padmè, un po' divertita dal suo tono così formale e deferito.

Improvvisamente, il Maestro Jedi sospirò e lasciò cadere un po' le spalle, come se gli avessero tolto un sostegno. “Lo so. È solo che...non lo so! È una riunione di famiglia e io mi sento tremendamente fuori posto!”

Maestro Kenobi, per favore, non siate sciocco! Anche voi siete parte di questa famiglia!” ribattè Sola.

Beh...non ci sono abituato. L'unica famiglia che ho mai avuto è sempre stato l'Ordine e...”

Non c'è bisogno che vi giustifichiate, Maestro.” gli rispose Sola alzandosi in piedi con Leia in braccio. “Provate solo a rilassarvi un attimo e godervi la vita giorno per giorno. È diverso da ciò cui eravate abituato, ma in questo momento non vi fa bene stare a ribollire nel vostro brodo. Fa male al fegato. E credo che i vostri Maestri mi darebbero ragione in questo momento!”

Obi-Wan annuì. “Parlate molto saggiamente Sola. Cercherò di dare ascolto ai vostri suggerimenti.” rispose, mentre un sorriso stanco e tirato appariva sul suo viso.

Bene. Ora sarà meglio entrare, o mamma si arrabbierà!” e si diresse verso la casa.

Ma Obi-Wan non era uscito solo per avvisarle che era quasi pronta la cena. Aveva bisogno di parlare con Padmè da solo, e questo lei lo aveva già capito da un po'.

Che succede?” le chiese mentre Luke le afferrava una mano per tirarsi in piedi come la sorella poco prima.

Io...” si fermò un attimo mentre si sedeva di fianco alla ex-senatrice. “Io penso...non lo so! Sono confuso! La Forza è in tumulto. Sento qualcosa...una fonte di agitazione...quasi come quando è cominciata la guerra. Palpatine sta per fare qualcosa e ho il timore che sarà un grosso problema in futuro!” confessò.

Sembrava molto preoccupato e non era un buon segno. “Credi che ci sia pericolo per noi?” gli chiese.

Scosse la testa. “No. Non ora almeno, o così spero. Ora come ora, è difficile capire la Forza! Devo ammettere che qualche volta la spontaneità di Anakin mi manca. Magari agiva prima di pensare un po' troppo spesso per i miei gusti, e spesso si sbagliava ad essere così frettoloso, ma ha una fortissima connessione con la Forza. Spesso riesce a capire istintivamente cosa gli vuole dire!”

Per un attimo, Padmè sorrise. “Peccato che il suo istinto gli facesse prendere tante decisioni sbagliate!”

Obi-Wan ridacchiò sommessamente. “Non ricordarmelo! Ho avuto a che fare con le sue decisioni sbagliate per tredici anni!” prese un respiro profondo. “E ad essere sincero, vorrei tanto doverci avere a che fare da domani! Mi manca!”

Qualcosa che abbiamo in comune.” rispose lei.

Rimasero un secondo in silenzio, finchè lui non lo interruppe. “Che dici? Non sarà ora di entrare?”

Certo! Avanti Seppiolina! disse prendendo in braccio Luke. “Ora di cena!”

Mentre si alzava, si ritrovò a dover cercare di trattenere il bimbo che, preso da un improvviso scoppio di ilarità, si era messo ad agitarsi in braccio alla madre. Una volta che si fu calmato, gli diede un bacio sulla fronte e si incamminarono verso casa.

Sveglia Rosh! Il sole splende ed è una bella giornata! Alza il culo dal letto!” gridò Kett ad un certo punto, svegliandomi di soprassalto. Per poco non colpii il tetto della cuccetta con la testa, tanto mi alzai di scatto quando lo sentii urlare!

Sono sveglio!” gemetti ancora intontito. “Sono sveglio!” ripetei mentre mi rigiravo sulla schiena. Probabilmente avevo dormito in posizione prona con il braccio sinistro a penzoloni per un po' di tempo perchè era completamente addormentato. Non sentivo più le dita e riuscivo a malapena a muoverle. Fantastico, un braccio meccanico e l'altro addormentato. Perfetto. Per un paio di minuti dovetti lavorare con un braccio solo!

E allora in piedi pigrone! Abbiamo un ospite!” gridò ancora.

Saltai in piedi e mi vestii in fretta e furia. Presi una maglietta pulita dal mio cassetto e raccattai i pantaloni dal fondo della cuccetta dove li riponevo di solito per averli sempre pronti. Stavo sistemando le fibbie di uno stivale quando sentii il rumore di un motore avvicinarsi. Stava arrivando una navetta.

Si fermò davanti all'hangar principale, sul prato in mezzo all'officina e la struttura abitativa.

Seguii gli altri fuori, sbadigliando. Dovevo avere un sorriso da scemo stampato in faccia perchè Ution, uno dei miei colleghi, continuava a fissarmi come se fossi la cosa più strana della Galassia. “Stai sorridendo!”

Ho fatto un sogno piuttosto piacevole stanotte!” risposi mentre mi allacciavo l'ultima fibbia dello stivale.

Ah, beh...allora...immagino c'entrasse tua moglie!” rispose in tono malizioso.

Ridacchiai un attimo. “Sì ma non è come pensi tu!”

Sì, ok, come se ci credessi!”

Zitti voi due! Il Maestro Kohr è qui!” gorgogliò Kett in tono minatorio. Ovviamente, ci mettemmo in silenzio subito.

Un momento dopo, si aprì il portellone della navetta e Darrick ne saltò fuori come se il sedile fosse in fiamme. Aveva barba e capelli più corti rispetto a quando l'avevo visto e sembrava esausto, ma dopo un viaggio in quel tipo di navetta, c'era da aspettarselo. I monoposto non sono comodissimi, ne so qualcosa. Mantenere la stessa posizione per ore è stancante.

Indossò la giacca e si incamminò verso di noi. “Buon giorno ragazzi! Come sta la nostra migliore squadra di meccanici?”

Bene Maestro. Vi stavamo aspettando.” rispose Kett porgendogli la mano.

Bene. Spero di non aver svegliato nessuno, è abbastanza presto qua!”

Solo il nuovo arrivato, Rosh.” l'ingegnere mi indicò con un gesto della mano. “Sa essere pigro quando vuole, alla mattina.”

Darrick sorrise. “Credetemi, lo so. Lo conosco da un bel po'. È sempre stato uno dei nostri migliori meccanici ma è sempre stato un po' pigro.”

Oh grazie tante Maestro Kohr! Questo sì che fa bene alla mia reputazione!” risposi alla sua piccola provocazione. “Ma alla fine, non me ne importa niente della reputazione!”

Quant'è vero...ma, avanti, andiamo dentro. Sono un po' affamato e suppongo che anche voi non abbiate ancora fatto colazione. Mi piacerebbe parlarvi davanti a una tazza di caffè se non vi dispiace!”

Seguendo il suo suggerimento, rientrammo tutti e chi era di turno in cucina (anche io per sfortuna, anche se mi limitavo a lavare i piatti) si misero a lavorare in cucina. Il buco rattoppato qualche tempo prima si vedeva ancora parecchio, però almeno reggeva. Ero convinto che sarebbe scoppiato nell'arco di un paio di settimane e invece dopo più di un mese era ancora lì. Però la macchia bianca sul muro grigio si vedeva parecchio. Beh, non eravamo muratori!

Allora...” cominciò mentre si sedeva al tavolo. “Mi è stato detto che avete fatto passi da gigante da quando sono venuto l'ultima volta!”

Sì signore!” rispose prontamente Kett. Era a disagio da morire e non capivo perchè. Mi guardai attorno e vidi che tutti erano molto a disagio e improvvisamente mi ricordai che Darrick era comunque uno Jedi, facevamo ancora un po' paura alla gente. E quello era il risultato. Le cose dovevano cambiare in un modo o nell'altro. “Abbiamo un paio di idee per un nuovo caccia. L'ultimo arrivato...” e mi indicò. Certo che, per quanto falso avevo un nome accidenti! “...è un ottimo elemento. Siamo riusciti a tirar fuori idee nuove e progetti interessanti. Abbiamo un paio di cianografie...”

Gentilmente, Darrick lo fermò. “Kett, non preoccuparti. Lascio a voi il lato tecnico, non ci ho mai capito molto di motori, non c'è bisogno di provare a spiegarmeli. Non capirei niente di quello che mi dite.”

Ridacchiai un momento. “Non ricordarmelo...”

Oh...” Kett sembrava deluso e disorientato. “Beh, se non siete qui per il nostro lavoro, allora perchè?”

Darrick bevve un sorso di caffè prima di rispondere. “Beh, c'è un po' di disordine nell'Impero. Negli ultimi mesi hanno avuto dei seri problemi, a partire da alcune rivolte su alcuni pianeti nell'Orlo Esterno fino alle insurrezioni delle Gilde Mirerarie su Bakura un paio di giorni fa. Per non parlare del fatto che il loro criminale peggiore è scappato di prigione qualche tempo fa ed è scomparso come vapore nel vento!” spiegò, riferendosi ovviamente a me. “In pratica sono qui per accertarmi che stiate tutti bene, che abbiate quello che vi serve e se avete bisogno di niente. E per passare un po' di tempo con un vecchio amico!”

Il resto della giornata filò come al solito. Continuammo a lavorare e finalmente eravamo pronti per iniziare ad assemblare i primi componenti del prototipo. A quel punto decidemmo di iniziare subito. Darrick era entusiasta, anche se non ci capiva molto, ci osservava lavorare, faceva qualche domanda qua e là e cose del genere. Era contento di essere arrivato proprio quel giorno. In fin dei conti, aveva avuto modo di vedere la nascita di quello che poi sarebbe diventato uno de simboli della ribellione!

Dopo cena, Darrick mi fece capire che voleva scambiare due chiacchiere con me. Gli altri stavano o guardando l'holonet per il telegiornale della sera, talmente presi da una conversazione su quale sport fosse meglio, swoop bikes o podracing e se era legittimo considerarli un unico tipo di sport che non avrebbero notato la differenza o giocando d'azzardo. Io stavo per intervenire sul primo gruppo per dire la mia, ovvero che le swoop bikes erano più lente ma più facili mentre i pod erano più veloci e decisamente più impegnativi da guidare quando Darrick letteralmente mi tirò via dalla sala.

Trovai una scusa idiota per allontanarmi. “Ragazzi, ho avuto un'idea per lo scudo deflettore, vado a vedere se è fattibile prima che mi passi di mente!”

Vai pure, non c'è problema.” rispose Dakk senza alzare gli occhi dalle sue carte. “Non fare tardi però! Fai più rumore di un mitragliatore quando vai a letto!”

Ci proverò! Divertitevi!”

Uscii e Darrick mi seguì

L'officina era completamente muta e deserta. C'era solo il nostro piccolo astrodroide improvvisato, spento e in ricarica. La batteria che avevo trovato non durava più di dieci ore e ogni notte dovevamo ricaricarlo, se volevamo averlo pronto e funzionante. Le cianografie del prototipo erano ancora sul tavolo dove le avevamo lasciate. Non le avevo disegnate io. Non ero così bravo nel disegno tecnico ma dove io lavoravo a memoria e intuito, gli altri avevano bisogno di un progetto specifico per lavorare bene. Kett e Haron ci avevano lavorato per una settimana per ottenere qualcosa di chiaro e fattibile.

Cercai tra i fogli cercando il design del deflettore quando sentii Darrick chiudere la porta. Dopodiché si sedette di fronte a me.

Allora? Novità?” domandai.

Scosse la testa. “Se intendi novità su tua moglie, no, mi dispiace. La sua posizione rimane ignota.”

Dananzione!” sbottai dando un pugno al tavolo, arrabbiato.

Mi dispiace Anakin. Ci ho provato, ho perfino chiesto al Senatore Organa ma nessuno sa niente. A quanto ho capito, il Maestro Kenobi si occupa di tutto e nessun altro sa niente. Temono che se si scoprisse che è ancora viva e che il funerale era una finta, l'Imperatore inizierebbe una caccia a tappeto per trovarla.”

Annuii. “Quello che temo di più. Se scopre che è viva, sono guai grossi. Quadruplicherebbe gli sforzi per trovarci e annientarci, considerando che lei è uno dei fondatori della Ribellione e che quando era ancora Senatrice ha cercato in tutti i modi di opporsi ai suoi piani!”

Esattamente quello che pensavo io. Però io non mollo la presa, non preoccuparti. Tu stai qui e lavori a quell'affare, e conoscendoti, farai un lavoro incredibile, e io farò in modo di farti essere in prima linea in caso di azioni grosse. Ho un po' di autorità qui e là, e soprattutto i Senatori si fidano di me. Quasi più che i loro militari!”

Grazie, veramente. Non saprei cosa fare senza di te!” gli ero veramente grato, per tutto.

Ehi, questo ed altro per un amico! E non preoccuparti, li troverai!”

Sospirai. “Spero. Voglio dire, farò tutto quello che posso per trovarli, ma in questo momento ho l'impressione di non poter far tanto!”

Il suo sguardo si oscurò. “Non puoi far tanto con quella taglia enorme sulla testa. Qui sei al sicuro. Lascia fare a me il lavoro sporco. Ti abbiamo trovato un posto che ti va bene, adesso stai tranquillo, mantieni un profilo basso e fai il tuo lavoro. Un giorno neanche troppo lontano avremo tutti modo di combattere per la nostra libertà. Non so se te l'ha detto ma Aleha sta lavorando sodo per trovare tutti i bambini sensibili alla Forza della Galassia.”

Sì, mi hai accennato qualcosa quando eravamo su Naboo.”

Ha un compito importante, molto importante, ma le risorse che abbiamo sono poche e inadeguate. Dovremmo addestrarli un giorno o l'altro, sono 22 bambini per ora e il luogo che ha trovato, nella base Ribelle su Yavin, si sta rivelando un po' troppo stretto. È un posto temporaneo ma un giorno o l'altro dovremmo trasferirli!”

Tutto è temporaneo Darrick. L'ho imparato nel modo più duro!” ripiegai le cianografie e le riposi in uno dei cassetti lì vicino. “A parte tutto, come sta tua sorella?”

Scrollò le spalle. “Sta bene, credo. Lavora un sacco. L'ultima volta che l'ho vista era in un bar su Corellia che pestava a sangue un tizio che aveva cercato di rubarle il portafogli. È sempre la stessa tosta che conoscevi!” si passò una mano fra i capelli tagliati di fresco. Era un gesto che avevo imparato a riconoscere come di preoccupazione e tensione. Non dovetti attendere troppo perchè continuasse a parlare. “Sai, si è presa un bel peso sulle spalle, trovare e gestire tutti quei bambini...è pericoloso sai?” aveva le lacrime agli occhi, poverino. Ci teneva tanto a sua sorella...

Più pericoloso degli assedi dell'Orlo Esterno? Non credo. E lei è sopravvissuta agli Assedi. È una grande Jedi, Darrick. Lo sai meglio di me! Fidati di lei e tutto filerà liscio, sa che cosa sta facendo!” cercai di rassicurarlo. Aleha era forse un po' sbrigativa e impulsiva, come me, però era la migliore nel suo campo. Almeno tra i giovani. Proteggere persone e ricognizioni i territori ostili erano la sua specialità. Poteva avvertire l'avvicinarsi di un pericolo a miglia di distanza.

Lo so Anakin è solo che...non lo so...forse è perchè è mia sorella che sono così preoccupato!”

Annuii. “Direi di sì. L'attaccamento non è proprio il meglio nel nostro campo! Guarda dove siamo finiti!” l'amarezza di quella frase mi colpì come un pugno in faccia mentre la pronunciavo.

Per un secondo, lo vidi sorridere. “Lo so. Sfortunatamente lo so. Lo sappiamo, per meglio dire!”

Potevamo essere ancora relativamente giovani al tempo, io avevo appena compiuto trent'anni e lui andava per i ventinove, ma avevamo visto il peggio che la vita può riservare alla gente, tutto concentrato in una decina d'anni. La Galassia stava attraversando il suo momento più buio, ancor più buio delle grandi guerre Jedi di cinquemila anni prima, e anche le nostre vite dovevano attraversare quel momento buio. Sovrappensiero, incrociai le braccia al petto e sospirai. “Mal comune mezzo gaudio.”

Sì ma qui bisognerebbe essere almeno in dieci perchè sia sopportabile! Lo so Anakin. Siamo immersi nel fango fino al collo, e c'è chi è messo pure peggio. Ma dobbiamo essere pazienti, un giorno o l'altro capiremo cosa dobbiamo fare e le cose ritorneranno come prima, meglio di prima. Le tirannie non sono mai durate troppo tempo in questa Galassia, non so in altre...Finchè c'è un Cavaliere vivo, ci sarà sempre speranza, ci sarà sempre qualcuno pronto ad affrontare i Sith.” era così serio che nessuno avrebbe potuto dubitare del fatto che credesse in quel che stava dicendo. Sapevamo tutti e due che ogni Jedi sopravvissuto all'Ordine 66 aveva ancora la volontà e la forza di partecipare alla Ribellione. Come avevamo detto, mal comune mezzo gaudio, e tutti avevamo un male in comune!

Potrebbe volerci parecchio tempo.”

Ci vorrà il tempo che ci vorrà. Non possiamo semplicemente correre a Coruscant e assaltare il Palazzo Imperiale, non se vogliamo sopravvivere per vedere l'alba il giorno dopo.” replicò. “Dobbiamo riprenderci ancora dal brutto colpo che abbiamo preso, e non solo l'Ordine, ma tutta la Galassia.”

Aveva ragione. Aveva maledettamente ragione. Non c'era modo di non essere d'accordo con lui. Alla fine, avevo raggiunto la stessa convinzione anche io, anni prima. Eravamo obbligati ad aspettare l'evolversi degli eventi. Ma aspettare può essere snervante ad un certo punto.

Rimanemmo in silenzio qualche istante prima di sentire il rombo di un tuono in lontananza. Stava arrivando l'ennesima tempesta, come al solito a quell'ora. Come se per quel giorno non avesse piovuto abbastanza. Era impossibile vivere su quella luna, pioveva tutti i giorni senza contare i temporali notturni o estemporanei che si formavano nell'arco di cinque minuti. E quando succedeva, la pioggia era talmente battente che in officina non si riusciva neanche a parlare.

Avanti, andiamocene a dormire. È tardi e non voglio prendermi la pioggia!” disse Darrick alzandosi in piedi. Sapeva in che razza di situazione eravamo e come fosse difficile da gestire, anche se non era lì con noi tutti i giorni.

Mentre camminavamo nell'erba alta e umida verso l'edificio principale però, sentii qualcosa di strano attraverso la Forza. Mi fermai di scatto e rimasi fermo ad ascoltare. Con le orecchie sentivo solo le prime gocce di pioggia sull'erba ma attraverso la Forza potevo sentire chiara e cristallina una voce. La voce di una donna che parlava dolcemente ad un bambino.

Anakin, stai bene?” mi chiese Darrick, un paio di metri avanti a me.

Aspetta un secondo!” e continuai ad ascoltare. Sembrava quasi un'eco, distorto e attutito, ma la voce di Padmè era inconfondibile lo stesso. E sapevo che stava parlando a Luke. Gli stava dando la buona notte. Poi, esattamente come era iniziato, quel tremore nella Forza si placò, svanendo nel nulla. Ma invece di lasciare un buco, come succedeva spesso, quel tremore mi portò calma e pace. Sorridendo come un bambino, raggiunsi Darrick. “Sì, sto bene. Per una volta, è tutto perfetto...”


Due giorni per tradurre un capitolo non mi erano mai serviti. Mai! E voglio vedere cosa combino con quelli da 11/12 pagine! Una settimana mi ci vorrà! In ogni modo, io spero che la traduzione funzioni, dico soprattutto per quelli che hanno letto il capitolo in inglese perchè lì funziona tutto, qua mi sa che va un po' meno bene.

Spero vi sia piaciuto e alla prossima!

Ah, giusto per mettere le carte in tavola. Fino al capitolo...ehm...diciamo fino al 21 saranno capitoli un po' riflessivi, con poco o niente azione, a parte il prossimo che è metà e metà. Tutta l'azione è concentrata tra il 28 e il 32, ci vorrà un po' per arrivarci ma, su dai...siamo quasi a metà!

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Capitolo 19
*** Exploring The External Worlds ***


Capitolo 19 – Exploring The External Worlds

Darrick rimase con noi per una settimana. Abbiamo avuto la possibilità di parlare molto, mi raccontò altre cose dei sette anni che avevo perso. Mi confessò che ad un certo punto della sua vita, proprio dopo la fine della guerra, aveva considerato l'idea di mollare tutto, cessare di essere uno Jedi e nascondersi, ma sua sorella gli aveva fatto cambiare idea, convincendolo che la Galassia aveva bisogno di chi era ancora in grado di combattere. C'era da dire che Darrick aveva paura di Vader. Lo spaventava a morte, come metà della Galassia. A quanto pareva, dopo il duello su Mustafar era diventato ancora più crudele, se era possibile, per sfogare la frustrazione per le condizioni in cui era ridotto. E perchè era furioso per quello che Obi-Wan gli aveva fatto. Beh, non potevo neanche biasimarlo. Essere rinchiuso in una tuta per il supporto vitale senza possibilità di uscire, beh, sarei arrabbiato anche io.

E, se il piano di Sidious avesse funzionato, ci sarei stato io in quell'armatura. Meglio non pensarci.

Un giorno, subito dopo che la mia squadra aveva iniziato il secondo giro di pattuglia della giornata e Darrick aveva deciso di venire con noi, abbiamo avuto qualche problemino con qualche animaletto giusto fuori dalla base. C'erano branchi di queste bestie, i locali le chiamavano Boma, che erano particolarmente aggressive. Di solito giravano per i canyon attorno alla base ma ne stavano lontano, ma ogni tanto si spingevano più vicino, probabilmente in cerca di cibo ed erano coraggiose abbastanza da attaccare le guardie. In pratica, metà del lavoro consisteva nel tenere quelle bestiacce lontano da cavi dell'alta tensione che collegavano il generatore principale alla base, che era situato abbastanza distante dalle costruzioni, nel caso un corto circuito scatenasse un incendio, almeno non saremmo andati arrosto. E il rischio era piuttosto alto, perchè quegli animali amavano masticare i cavi e spesso ci finivano fritti. Il che voleva dire almeno un paio di giorni di carne assicurata per noi. Già cotta. Sì, mangiavamo la loro carne. Non era malaccio, tosta da masticare ma gustosa. Lo so che sembra disgustoso ma tirare avanti solo a razioni militari, beh, farebbe schifo anche a voi dopo un po'. Quella era un'ottima alternativa. Una bella bistecca nel piatto, ogni tanto, è quello che ci vuole.

Comunque, quell'occasione diede a Darrick l'opportunità di usare la sua spada dopo un po' di tempo che era rimasta inattiva. Era sempre stato un grande spadaccino e anni di inattività ed esercizio quasi nulla non avevano cambiato niente. Era terribilmente preciso, esattamente come mi ricordavo. Si fece strada attraverso il brando di animali con un paio di fendenti ben assestati, con una fluidità che non ero mai riuscito a raggiungere. Avrei voluto aiutarlo, e mi prudevano le mani tanto avevo voglia di fare la stessa cosa, ma mi sarebbe saltata la copertura. Non era decisamente il caso. Stetti a guardare mentre lui si divertiva.

Quell'episodio mi fece tornare alla mente una conversazione con Janu che ebbi poco prima di partire, quella sui depositi risalenti alle guerre Mandaloriane. Quella sera ne parlai con Darrick, mentre davo gli ultimi ritocchi al generatore degli scudi.

Credi che potremmo trovare qualcosa di utile?” mi chiese osservandomi attentamente mentre collegavo e saldavo i fili del generatore di energia a quello degli scudi.

Non lo so. Sei tu lo storico qui, io so solo che i guerrieri Mandaloriani erano pieni di risorse e anche se la tecnologia si è evoluta tantissimo dalla Grande Guerra Jedi, ci potrebbe sempre essere qualcosa di utile che valga la pena di essere razziato!” risposi alzandomi. “Mi dai una mano? Voglio vedere se ci sta sul telaio!”

Per fortuna ci stava. Avevamo montato un telaio provvisorio per l'ARC modificato e pian piano lo stavamo costruendo pezzo per pezzo. Il generatore del deflettore era pronto. Almeno quello.

Beh, possiamo sempre dare un'occhiata in giro. Quelle bestie non erano difficili da tener a bada, potremmo anche tirar via un po' di polvere dalle nostre spade!” rispose lui.

L'idea non era così allettante però. “Perchè no. Chiederò a Kett se domani possiamo andare. Aspetta un secondo, c'era una cosa che ti volevo chiedere...cosa sai del Flusso di Forza?” gli chiesi pulendomi le mani dal grasso che mi ricopriva le dita.

Ci pensò per un secondo. “Non tanto. So che c'è una tribù di umanoidi nell'Orlo Esterno che usa questa tecnica per la conoscenza del passato. Dicono che sia ancora più difficile della telepatia. Perchè me lo chiedi?”

Niente...è che da quando sono uscito di prigione ho questi sogni così vividi che...”

Riguardo cosa?” mi chiese incrociando le braccia al petto.

Riguardo la mia famiglia. Insomma, faccio sogni su...non lo so! È come se stessi guardando un film e vedo momenti della vita di Padmè e dei bambini. Momenti cui in teoria avrei dovuto partecipare!” gli raccontai mentre avvitavo il generatore ai supporti. “Un po' come...”

Come se la Forza stesse riempiendo un po' di vuoti. Come se ti stesse facendo vedere qualcosa che hai perso.” continuò lui la frase, poi si sedette e ci pensò su. Rimase in silenzio un paio di minuti mentre io finivo di lavorare. Una volta che ebbi avvitato l'ultimo supporto, controllai che reggesse, spinsi e tirai un paio di volte, mi appesi anche ad una delle maniglie. Reggeva il mio peso, era a posto.

Allora, che ne pensi?” gli chiesi, tirandolo via dai suoi pensieir.

Scrollò le spalle. “Non lo so. Ci stavo pensando. Il Flusso di Forza è una cosa un po' diversa, è un atto cosciente, non è qualcosa che fai mentre dormi. Richiede uno stato di concentrazione molto profonda e un sacco di applicazione. Credo che i tuoi sogni siano più che altro momenti in cui in teoria avresti dovuto essere da un'altra parte ma non hai potuto. Dovevano essere parte del tuo bagaglio di ricordi e ora lo sono. Da un certo punto di vista.”

Come al solito, le sue spiegazioni erano migliori delle mie. E aveva ragione, da quello che ci avevano insegnato, il Flusso era una tecnica completamente differente e chi la praticava, e pochi maestri lo facevano, erano poco inclini ad insegnarla. Era impossibile che lo potessi fare così, tutto d'un tratto. Anche se avrebbe potuto essere molto utile durante la guerra.

Sospirai e indossai di nuovo il guanto che ricopriva la protesi. “Hai ragione. Anche se sarebbe stato figo!” risposi. “Avanti, andiamo a vedere se Kett mi da la libera uscita per domani così posso unirmi a te!”

Ovviamente non era felice di lasciarci andare, più che altro perchè il giorno seguente ero nel turno di pattuglia e doveva trovare un sostituto, oltre al fatto che temeva potesse essere pericoloso. E temeva che essendo un principiante con le armi da fuoco potessi mettermi nei guai. Mentre si lamentava, io e Darrick ci scambiammo un'occhiata divertita e quasi scoppiammo a ridergli davanti, ma alla fine riuscimmo a convincerlo.

Il giorno successivo partimmo piuttosto presto, era appena l'alba e appena usciti dalle mura di cinta prendemmo il sentiero che si dirigeva verso nord est. L'erba alta della vallata era umida e soffice, non c'erano segni di animali nelle vicinanze e non c'era una nuvola in cielo. Quel giorno sembrava perfetto e finalmente avevo la mia spada laser appesa alla cintura. Era un gran bel giorno.

Improvvisamente mi sento come se fossi un Padawan di nuovo, quando questo tipo di compito era il mio pane quotidiano.” disse Darrick ad un certo punto mentre camminavamo.

Già, non ricordarmelo. Obi-Wan aveva la brutta abitudine di mandarmi in giro a fare i lavori noiosi e andare a bere qualcosa nel bar più vicino. Ho il timore che anche il suo Maestro, Qui Gon Jinn facesse la stessa cosa.”

Rise, cercando di soffocare il suono più che potè. “Ho come l'impressione che molti Maestri tendano a comportarsi esattamente come si sono comportati i propri insegnanti, come se si volessero vendicare del proprio addestramento. Io stesso ero parecchio duro con Kahane, lo ammetto.”

Kahane era la Padawan di Darrick prima che i cloni la uccidessero. Era una brava ragazza, giovane ma intelligente, furba anche. Ho avuto occasione di vederla in azione al Tempio, quando io stesso ero un Padawan ma molto più grande di lei, ed era molto brava a manipolare la Forza. Improvvisamente Ahsoka mi mancava, soprattutto il suo senso dell'umorismo nero!

Lo so. Ero duro anche io, ma Ahsoka se la cercava il più delle volte!”

Darrick mi guardò un po' stupito.

Stai parlando di Ahsoka Tano? Non dirmi che eri il suo maestro!”

Per qualche mese, sì. Dopo la Battaglia di Coruscant però non so cosa le sia successo. Ero un po' concentrato su altre cose.” risposi.

Guarda che è a capo dell'aeronautica della Ribellione! È quella che ha preparato l'addestramento per i nostri piloti! È stata una delle prime persone ad entrare a far parte dell'Alleanza assieme a me e mia sorella! È una delle nostre combattenti migliori, le hai insegnato veramente bene!”

Quasi quasi non ci credevo. Se non me lo avesse detto lui, non ci avrei creduto per davvero. Era riuscita a sopravvivere al massacro! Certo, il nostro rapporto non era idilliaco, era tutto un prendersi in giro a vicenda, ma le volevo bene, per davvero, e sapere che era sopravvissuta mi dava un'immensa gioia!”

Per fortuna è sopravvissuta. Quando abbiamo ricevuto la chiamata per Coruscant, lei dovette rimanere su un pianeta a mantenere una parvenza d'ordine e abbiamo perso completamente i contatti. È successo tutto così velocemente che sinceramente non ci pensavo neanche più a lei.”

In parte era vero. Gli ultimi mesi della Repubblica furono frenetici, dal momento in cui io e Obi-Wan riuscimmo a recuperare Palpatine dalle grinfie di Greivous. Talmente frenetici che non trovavo neanche un attimo per chiamarla e sentire come stava. Ne avevo abbastanza di quei maledettissimi sogni e di non sapere che cosa stava succedendo attorno a me. Non potevo prendermi cura di tutto!

Beh, aspetta che qualcuno ai piani alti decida di addestrare quei ragazzi alla base e le la ritroverai tra i piedi! A parte tutto, sta benone, ed è anche molto brava ad insegnare, mi domando dove l'abbia imparato.”

Sicuramente non da me. Ero un pessimo insegnante, veramente terribile.” risposi. “Senti, credi davvero che un giorno o l'altro riusciremo a ricreare un Ordine degli Jedi se mai riusciremo a ripulire la Galassia dalla presenza dell'Impero?” domandai.

Lo spero, ma credo anche che dovremmo fare qualche cambiamento per riformare l'Ordine. Non possiamo andare avanti così.” disse Darrick mentre voltammo verso una grande valle chiusa. “Il Codice e i regolamenti erano troppo stretti, e le punizioni troppo estremi. Voglio dire, gli Jedi in teoria dovevano provare compassione ma non potevano amare. E tutte quelle storie sull'attaccamento erano pura idiozia!”

Quella frase mi sorprese non poco. Darrick era sempre stato uno dei più ferventi seguaci dell'Ordine così com'era stabilito, seguiva il regolamento alla lettera e mi rimproverava sempre quando facevo qualcosa che vi andava contro. Solo che in quel momento stava dando voce ai miei pensieri come se mi stesse leggendo nella mente.

Ehi, questa è una frase che avrei potuto dire io, non tu! E non eravamo d'accordo che è stato l'attaccamento a portarci dove siamo ora?”

Annuì. “Lo so. È stato l'attaccamento, ma temo che fosse più l'attaccamento alla nostra posizione più che a qualcosa di tangibile. Anzi, penso fosse orgoglio. O peggio superbia. Eravamo troppo sicuri di noi stessi, troppo orgogliosi e questo ci ha accecato, al punto che abbiamo servito un Sith per tredici anni!”

Non dirmelo...io...”

Qualcosa mi fermò. Un suono, un click metallico quando e dove non ce ne sarebbero dovuti essere. “Aspetta un secondo...” lo fermai con un braccio, mentre l'altra mano andò istintivamente verso la cintura e la spada, ma non la accesi. Il click non si ripetè ma era un suono che non mi piaceva. Per niente. C'era qualcosa che non andava...

Ho una brutta sensazione...” lo sentii sospirare. Stavo per rispondere quando vedemmo un lampo accecante qualche metro da noi, seguito da una deflagrazione assordante. L'onda d'urto ci fece volare indietro e atterrammo sulla schiena nell'erba alta.

Come ci era stato insegnato, rimanemmo immobili per un minuto o due, aspettandoci altre esplosioni che non arrivarono mai. Per fortuna. Con tutta la cautela necessaria, ci alzammo in piedi e spianammo le armi.

La situazione non è delle migliori.” disse pacato.

Oh, questo è l'eufemismo della giornata e non sono neanche le nove del mattino!” ribattei un po' acido. “Non sapevo che esplosivi vecchi di secoli potessero ancora detonare.!” dissi cercando di “sentire” attraverso la Forza cosa stava succedendo attorno a noi.

La nostra discussione filosofica ci ha distratti. Però hai ancora un bell'udito!”

Temevo che tutte le botte in testa che ho preso in carcere me l'avessero fatto calare!”

Con calma, ci incamminammo verso il centro della vallata e aspettammo ascoltando attentamente al circondario. Nessun click, nessuna mina e nessuna carica ma non si sa mai.

C'è qualcosa nascosto qui da qualche parte. Lo sento.” disse Darrick rompendo il silenzio. “Ed è anche grande, una grotta o qualcosa di simile!”

Ci guardammo attorno cercando un'entrata a questa caverna che effettivamente potevo sentire anche io. Era qualcosa di spazioso, forse un nascondiglio per contrabbandieri o addirittura qualcosa di più vecchio. “Credi sia risalente alle guerre Mandaloriane?” gli chiesi. “Uno di quei posti di cui parlavamo ieri?”

Beh, se lo è, io e te siamo una coppia fottutamente fortunata!” rispose. Sempre muovendosi lentamente, si avviò verso il muro roccioso che circondava la valle, un confine naturale che aveva protetto quel luogo per millenni da intemperie, animali e ovviamente visitatori non voluti. “Stiamo cercando uno di quei posto giusto?”

Sì va bene, però io ho ancora una brutta sensazione.” ripetei. “Non è normale trovare cariche esplosive su una luna disabitata! In una foresta per giunta!” mentre lui cercava un'entrata io mi concentravo sul resto. Ne avevo abbastanza di una carica esplosiva, non ne volevo altre, visto che avevo un orecchio che fischiava fastidiosamente.

Ecco, trovata!” mi chiamò Darrick. “Una serratura digitale. Credi di poterla bypassare?”

Un'occhiata all'oggetto e capii che non potevo riuscirci. “Anche volendo, no. Non c'è energia, bisogna aprire la porta manualmente!”

E allora usiamo il tuo metodo!” disse guardando in basso. Sotto i piedi, nascosta sotto non so quanti anni di erba incolta, c'era una bella botola di acciaio un po' arrugginita. “Speravo di poterla chiudere...” disse mentre accendeva la spada laser e piantava la lama nel metallo. “Diavolo, è spessa! Trenta centimetri almeno!”

Si aprì un varco circolare grande abbastanza per far passare un uomo ben più grosso di noi, diede un colpo al metallo tagliato con un piede e questo cadde con un tonfo di sotto.

Questo posto mi da i brividi...” dissi più a me stesso che a lui mentre guardavo lo spazio che avevamo aperto con una torcia che avevo portato con me.

Qualunque costruzione abbandonata mette i brividi. Secondo te, com'era messa la base quando l'abbiamo riaperta?” mi chiese chinandosi di fianco a me. “Era un cimitero di roba rotta. C'era anche un'armatura Mandaloriana completa di scheletro dentro!”

Ecco, questo potevi non raccontarmelo...” risposi schifato. Riappesi la torcia alla cintura e mi calai di sotto. Quando i miei stivali toccarono il terreno roccioso, una nuvola di polvere si sollevò, annebbiando il campo visivo. Quando Darrick saltò giù, la nube si moltiplicò e mi causò uno starnuto. Aspettammo che la polvere si posasse nuovamente e iniziammo la nostra piccola esplorazione. Guardammo attentamente se c'erano sensori di movimento nei d'intorni, visto che non avevamo intenzione di saltare in aria così presto.

Della serie, volevamo riportare a casa il culo!

Sempre attenti a mine e cariche, cercammo un interruttore per la luce, sperando che solo la serratura fosse senza energia. E mentre cercavamo, incappammo in una stanza piena di scatole. Ne spinsi una e non si mosse. “Questa è piena!” e pure pesante!

Anche queste!” indicò Darrick dall'altro capo della stanza. “Hai trovato l'interruttore.”

Non ancora. Questo posto è enorme! Secondo te chi l'ha costruito?”

Probabilmente contrabbandieri. O i Mandaloriani, non lo so.” si fermò sui suoi passi. “Oh, credo di averlo trovato.”

Un attimo dopo, a stanza era completamente illuminata. E la luce era accecante. Mi ci volle un attimo per abituarmi. Spensi la torcia e mi guardai attorno. Era decisamente un magazzino di qualche tipo, con un sacco di scatole impilate, alcune piene e altre vuote. C'erano anche tre corridoi che portavano a tre diverse stanze. Mi domandai come diavolo avevano fatto a portare dentro quella roba, considerando che l'apertura dell'ingresso era troppo piccola per alcune delle scatole poi guardai in alto. Il soffitto era artificiale. Il che voleva dire che avevano creato un soffitto e poi lo avevano ricoperto con della terra presa da un altro luogo, creando l'illusione che fosse tutto naturale. Secoli, o millenni, di pioggia avevano livellato il terreno e fatto crescere piante e muschio, rafforzando questa illusione.

Credi che le scatole siano minate?” domandò Darrick.

E speriamo di no accidenti! Che hanno fatto, minato tutto?” sbottai esaminandone una. Il coperchio non sembrava connesso a niente ma non si è mai troppo prudenti. “Senti, nel caso salti per aria, quelle scatole ci possono proteggere. Te nasconditi lì, io ne apro una e salto!”

Darrick scosse la testa. “Dannazione Anakin, sempre a fare le cose di fretta!”

Hai un'idea migliore?” dissi cercando l'interruttore che apriva la scatola. “Io poi vorrei arrivare a casa per pranzo, se dobbiamo aver paura di una mina ad ogni passo, non torniamo alla base neanche tra tre giorni!”

Non particolarmente soddisfatto, Darrick si chinò dietro le scatole e io premetti il pulsante poi lo raggiunsi con un salto.

Non successe nulla. Sentimmo il coperchio slittare nelle guide ma nessuna esplosione. A quel punto osammo alzarci in piedi e avvicinarsi.

Curiosi come bambini, guardammo dentro il contenitore. Era una miniera d'oro. Veramente. Dentro c'erano circuiti stampati pronti per essere assemblati per qualsiasi cosa. Computer, droidi, sistemi di sicurezza, navette...tutto!

Ok, abbiamo davanti un tesoro!” dissi.

Davvero?”

Annuii. “Avranno anche qualche secolo, ma questi circuiti e componenti non sono cambiati tanto nel corso dei secoli. È il materiale grezzo per qualsiasi cosa di meccanico o elettronico, tutto! Se ce ne sono altre di casse come queste, potremmo risparmiare migliaia di crediti per le componenti del prototipo!”

Sei sicuro?” osservò per bene uno dei circuiti stampati. “Sembra roba vecchia!”

Ma non è cambiata durante i secoli. Voglio dire, guarda questo!” tirai fuori un circuito di movimento. “Quest'affare, uguale identico, è dentro il mio astrodroide, R2, non so se l'hai mai incrociato! E con questo ci ho riparato la sua saldatrice dopo che si è fritta per un corto circuito!”

Sembrò convinto così passammo ad aprire altre scatole. I contenuti erano simili, magari erano più per computer o navette piuttosto che per droidi o altro ma c'erano un sacco di cose utili. Ma veramente tante! Continuammo per qualche minuto finchè non sentimmo un rumore proveniente da una delle stanze adiacenti. Sembrava quasi ci fosse qualcuno in quella caverna, e che non fosse felice di vederci. Istintivamente, entrambi afferrammo le nostre armi e andammo a controllare da dove proveniva il rumore.

Te l'avevo detto che questo posto da i brividi!” sussurrai.

Ora sono io quello con un brutto presentimento!” rispose allo stesso volume. “Rumori così non dovrebbero esserci in posti come questi!”

Non dirlo a me!”

Finalmente raggiungemmo la stanza incriminata e nello stesso momento in cui ci mettemmo piede fummo bersagliati da una pioggia di blaster, che prontamente vennero deviati, nonostante lo shock iniziale.

Davanti a noi avevamo una piccola squadriglia di droidi assassini. Abbastanza agilmente riuscimmo a riflettere i loro colpi e a renderli inoffensivi letteralmente aprendoli a metà, finchè non venne un'idea.

Darrick, non spaccarli del tutto! Rendili inoffensivi, spegnili, ma non romperli!” gridai. “O almeno provaci!”

Perchè?”

Potrebbero essere utili! Se riesco a riparane un paio e a riprogrammarli, siamo a cavallo!”

Sei sicuro?” mi chiese mentre ne disarmava e rendeva inoffensivo uno usando la Forza.

Non sono sicuro di niente in questi giorni. Sto solo cercando di rendermi utile!” risposi spegnendo la spada, nel momento in cui tutti i droidi furono spenti o rotti.

Vorresti usarli al posto delle squadre di pattuglia?”

L'idea è quella.” dissi annuendo. “Devo solo ripararli e riprogrammarli, poi li mandiamo a fare il nostro lavoro. A quel punto noi dovremmo andare molto più veloce!” dissi sollevando uno dei droidi ancora integri, circa. Almeno poteva parlare. “Identificati.” gli ordinai.

Risposta: Sono HK-50, droide assassino.” rispose. Il suo modulatore di voce e programmazione della parola era quanto meno antica e rudimentale, ma andava bene lo stesso.

Quando sei stato programmato?” chiese Darrick.

Risposta: 3260.

Accidenti sei proprio vecchietto!” esclamai abbastanza colpito. “Che ci facevate qui?”

Affermazione: Dubito che abbiate i permessi per chiedere una cosa del genere.

Tosto il tipo! Darrick ed io ci scambiammo un'occhiata. “Ascolta HK, è passato un bel po' di tempo da quando sei stato programmato. Credo che il tuo proprietario sia morto da un po'. Che cosa ti ha attivato?” chiese poi.

Responce: Sensore di movimento all'ingresso.

Avevamo ragione allora. C'era qualcosa alla porta, un sistema di sicurezza di qualche tipo.

Ora, per favore, rispondi. Che cosa ci facevate qui?” chiesi di nuovo, questa volta con un po' più di forza.

Risposta: Siamo stati programmati per proteggere questo magazzino da intrusi finchè il nostro padrone Canderous Ordo non fosse tornato.”

Intendi Mandalore il Custode?” chiese Darrick mentre si tormentava un ciuffetto della barba tra le dita.

Risposta: Sì signore.” quella voce era terribile, non aveva intonazione. Terrificante.

Bene, allora sei veramente vecchio! Credi ancora che possano esserci utili?”

Scrollai le spalle. “Non lo so. Se riusciamo a riprogrammarli, eccome! Se no, possiamo sempre usare i loro componenti per fare altro.” Ed era la cosa più facile che potesse accadere. Dischi rigidi vecchi di duemila anni non potevano contenere il linguaggio di programmazione odierno. Era quello che emevo.

Mi domando cosa potrai tirare fuori da questo pezzo di rottami. è...voglio dire, è il droide più vecchio che io abbia mai visto! Che benefici può apportare?”

Per un attimo osservai la stanza piena di vecchi droidi distrutti. Ce n'erano venti rovesciati a terra, e mi ritrovai a pensare cosa potessi farmene. Erano vecchi, molto vecchi, ma avevo la sensazione che potevo farci qualcosa. Almeno speravo.


Oh, bene questo l'ho finito. Ci ho messo una vita, sto capitolo è un filller che ho scritto perchè qualcuno mi disse che c'era poca azione e stava diventando noiosa, così scrissi questa gran boiata basata su una mia disavventura giocando a Knights Of The Old Republic II, da cui ho bellamente rubato Dxun, Onderon e i droidi HK. Spero vi sia piaciuto. Ci risentiamo dopo il Metal Camp! SLAYER, ARRIVIAMO!!!!!

e due opzioni, l'editor di EFP.

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Capitolo 20
*** Four Thousand Rainy Nights ***


AN: Anche qua, se vi ascoltate la canzone omonima che da il titolo al capitolo, ci guadagnate parecchio. Oltre ad essere una gran bella power ballad della band finlandese Stratovarius, si intona parecchio. Enjoy!


Capitolo 20 – Four Thousand Rainy Nights

Alla tenue luce della lampada sul comodino, Padmè giaceva esausta sul letto, leggendo gli ultimi rapporti che aveva ricevuto dalle basi Ribelli sparse per la galassia. Era stata una giornata molto lunga, era stanca e stava per addormentarsi con il datapad in mano, ma quei rapporti dovevano essere letti al più presto. Il suo ruolo era troppo importante per perdere anche solo un singolo momento.

Fuori pioveva a dirotto, e il suono delle gocce che si abbattevano sui vetri delle finestre stavano agendo come una ninna nanna. Tentava di reggere e rimanere sveglia ma più il tempo passava e più era difficile. Ad un certo punto guardò l'orologio. Era tardissimo. Nell'arco di sei ore avrebbe dovuto alzarsi e decise di mettere i rapporti da parte e dormire un po'. Non era sicura di riuscire a rimanere sveglia ancora.

Spense il datapad e lo poggiò sul comodino. Come al solito, quando si preparava per dormire, ripensava ai bei vecchi tempi della Repubblica, a quei rari giorni passati con suo marito, ai suoi figli e alla sua situazione. Con un sospiro sconcertato, si voltò e allungò la mano verso l'interruttore della lampada. Fu a quel punto che notò due piccole figure sulla soglia della sua stanza. I due figli se ne stavano in silenzio sulla porta come se stessero aspettando qualcosa. “E voi due? Che ci fate lì?” chiese loro. “Dovreste essere a dormire!”

Luke fece un passo avanti. “Mamma, c'è qualcosa che Leia ed io volevamo chiederti.”

Padmè si sedette sul letto. “Certo Seppioline, venite qua.”

Contenti come una pasqua, i due gemelli saltarono sul letto della madre e si infilarono sotto le spesse coperte. Istintivamente si accoccolarono tra le sue braccia, uno per fianco, e per un attimo rimasero lì, in silenzio, a godersi un evento raro. Era veramente un avvenimento il fatto che Padmè permettesse loro di dormire con lei, o almeno di stare un po' con lei prima di dormire.

Dunque, cosa volevate chiedermi?”

Leia fece un profondo respiro prima di parlare. “Mamma, volevamo chiederti di parlarci di papà.”

Padmè temeva quella domanda più di ogni altra cosa. Aveva parlato loro di Anakin, ma sempre con le dovute attenzioni. Era ancora una ferita aperta, anche dopo tre anni che erano separati, e non voleva diventare emotiva tutto d'un tratto davanti ai figli. Però sapeva perfettamente che un giorno o l'altro le avrebbero chiesto di più. Erano bambini curiosi, e soprattutto avevano il diritto di conoscere il padre, anche se solo attraverso le parole della madre. Dopotutto, Anakin se lo meritava. “Cosa volete sapere?”

Non parli mai di lui.” continuò Luke. “Il Maestro Obi-Wan ce ne parla qualche volta. Sappiamo che era uno Jedi, come Obi-Wan ma...”

Va bene.” lo fermò. “Cosa volete sapere di papà?” chiese loro con voce tremante.

Perchè è dovuto andare in prigione?” domandò prontamente Luke.

Padmè fece un profondo respiro prima di parlare. “Perchè l'Imperatore voleva farci del male. Sapete, l'Imperatore è un uomo molto potente, ma è geloso di vostro padre. E sa che se papà volesse andare contro di lui, non avrebbe troppe difficoltà a sconfiggerlo. È per questo che ha tentato di portare papà dalla sua parte. Con qualcuno come vostro padre dalla sua parte come collaboratore sapeva che sarebbe stato quasi invincibile. Ha tentato ma ha fallito. Ma papà pensava che noi saremmo stati in pericolo se fossimo rimasti insieme e non voleva che ci succedesse niente. Decise che sarebbe stato meglio se io mi fossi nascosta con Obi-Wan, in modo che ci potesse proteggere tutti e tre, mentre lui si è consegnato all'Imperatore, che l'ha messo in prigione per un crimine che non ha commesso. Ed è ancora lì.” finì il racconto con l'angoscia che montava nel cuore, sentiva come se avesse un peso sul petto che rendeva il respiro difficile.

Quando vi siete conosciuti?” domandò Leia.

Beh, almeno quelli erano bei ricordi, anche se il periodo del loro incontro non fu decisamente il più felice della sua vita.

Sedici anni fa, circa, su Tatooine.”

A casa dello zio Owne?” chiese ancora la piccola.

Padmè scosse la testa. “No Leia, ho conosciuto tuo padre a Mos Espa, una piccola città molto lontano da dove abita lo zio Owen. Era ancora un bambino allora, ma è riuscito a salvarci la vita lo stesso.”

Come?” Luke era un bambino molto curioso, come sua sorella, ma quando si trattava di un po' di sana azione, era un ascoltatore ancora più attento.

Beh, è successo durante la Crisi di Naboo, come la chiamano adesso. Ero la regina eletta di Naboo ai tempi e la Federazione del Commercio aveva bloccato tutte le rotte commerciali da e per il pianeta. La gente stava morendo, così il Senato tentò di mandare due Jedi per aiutarci con dei negoziati. La Federazione però non aveva intenzione di far cadere il blocco, così gli Jedi mi aiutarono a scappare dal pianeta. Purtroppo durante la fuga la navetta fu danneggiata e siamo dovuti atterrare su Tatooine per ripararla. È stato lì che ho conosciuto papà, in un negozio di ricambi quando cercavamo una nuova iperguida.” respirò a fondo. “Era uno schiavo ai tempi e noi non avevamo abbastanza denaro per il motore, così il Maestro Qui Gonn, che è stato il maestro di Obi-Wan, fece una scommessa con il padrone di vostro padre e con non so quale trucco riuscì ad ottenere il suo riscatto ed il motore. Beh, a dire la verità, è stato Anakin che ha vinto la corse dei pod su cui avevano scommesso. Dopodiché siamo andati tutti su Coruscant per chiedere l'aiuto del Senato. Non servì a molto, tant'è che ci fu quella grande battaglia di cui vi ho raccontato tante volte. Con l'aiuto dei Gungan, di Qui Gonn e di Obi-Wan, e anche di vostro padre, siamo riusciti a liberare il pianeta.”

E dopo?” gli occhi assonnati di Leia stavano luccicando di gioia.

E dopo vostro padre è andato al Tempio per diventare uno Jedi e io tornai su Naboo. Ci siamo reincontrati dieci anni dopo, quando lui e Obi-Wan furono incaricati di proteggermi da alcuni cacciatori di taglie che stavano cercando di uccidermi.”

C'è sempre qualcuno che ti vuole uccidere mamma!” disse Luke un po' sconvolto. “Perchè hai tutti questi nemici?”

Non sapeva minimamente come rispondere, ma fece del suo meglio. “Non lo so. Credo che essere una senatrice importante abbia i suoi svantaggi!”

E dopo cos'è successo?” chiese Leia, la voce un po' ovattata dal sonno. Se era tardi per Padmè, per due bambini di quasi quattro anni era ancora peggio.

Lo sapete cosa è successo, ve l'ho già raccontata la storia! Ci siamo innamorati e dopo la Prima Battaglia di Geonosis ci siamo sposati. È tutto.”

Luke sollevò la testa e guardò sua sorella. “C'è di più. Però non ce lo vuole dire!”

E scommetto che è la parte più bella della storia.” continuò lei.

Padmè sospirò di nuovo. “Voi due siete troppo agitati stanotte.” li rimproverò “Avanti, è tardi, siete stanchi e lo sono anche io, perchè non chiudete gli occhietti e dormite un po'? Abbiamo un bel po' da fare domani prima di partire per Dantooine!”

Ma mamma! È la prima volta che decidi finalmente di parlarci di papà e ora vuoi che dormiamo? Lo so che fa male, che ti manca, posso sentirlo attraverso la Forza ma mamma, manca anche a noi e non lo abbiamo mai conosciuto!”

Luke aveva ragione. Padmè non parlava mai di Anakin. Almeno non volontariamente. Le faceva veramente troppo male. Era un miracolo che l'avessero convinta a parlarne. Era sempre Obi-Wan che raccontava loro delle avventure che avevano vissuto insieme. Erano arrivati ad adorarlo di riflesso, ma non conoscevano il punto di vista della madre. Obi-Wan parlava di battaglie, di che grande spadaccino fosse, delle sue abilità innate come pilota e di come la Forza fosse potente in lui. Ma loro volevano sapere dell'uomo, non del guerriero. Volevano conoscere il loro papà. Quella notte avevano deciso di chiedere di lui alla madre di sorpresa, senza aspettare la mattina, quando si sarebbero trasferiti su Dantooine. Padmè sarebbe stata fin troppo occupata per dar loro retta.

Lo so. Lo so che non lo faccio ma...”

Per piacere mamma!” chiesero insieme. “Almeno dicci com'è!” continuò Leia.

Beh, l'ultima volta che l'ho visto è stato quasi quattro anni fa, e potrebbe essere cambiato nel frattempo. Però è molto alto. Più alto di Obi-Wan e di almeno venticinque centimetri più alto di me. Ai tempi aveva i capelli lunghi, biondo scuro...più scuri dei tuoi Luke, ce li aveva così quando era bambino. Durante le guerre dei Cloni stava combattendo contro una Sith e lei gli ha lasciato una cicatrice molto sottile e rossiccia qui.” e tracciò una linea di fianco all'occhio destro di Luke “e i suoi occhi sono blu, come quelli di Luke.”

Obi-Wan dice che un Sith gli ha tagliato un braccio anni fa!” disse Luke.

Sì, durante la battaglia di Geonosis. Era ancora un Padawana i tempi, come voi. Gli ci è voluto un po' per abituarsi, ma alla fine era come se avesse ancora la sua mano. Se lo vedeste combattere, non pensereste che ha una protesi.”

Ma è veramente così bravo con la spada?” chiese Leia.

Decisamente. Uno dei migliori.”

Seguì un lungo momento di silenzio. Padmè vide i bambini sospirare. Sapeva benissimo che sentivano la mancanza del padre, ma c'era una sorta di connessione tra loro, qualcosa che non riusciva a comprendere del tutto. Sapeva che erano così alla ricerca di notizie del padre quando, circa sei mesi prima, entrambi si erano svegliati dallo stesso sogno in cui avevano visto un uomo sulla trentina che veniva portato via dal campo di battaglia si una lettiga, apparentemente con una gamba rotta e diverse altre ferite che gridava con tutta l'aria che aveva nei polmoni che li aveva trovati. Di fianco a lui c'era un uomo, uno Jedi dall'abbigliamento, almeno secondo Leia, che tentava di tenerlo giù steso sulla barella e lo chiamava Anakin. Prima di quel momento, non avevano mai chiesto niente del padre. Almeno non alla madre. Sembrava quasi che sentissero il suo dolore e sapessero che anche solo pensare a lui le faceva male.

Vorrei tanto fosse qui con noi...” mormorò Leia, più addormentata che sveglia.

Anche io Leia. Anche io.” allungò la mano verso l'interruttore e spense la luce.

Improvvisamente mi svegliai come se mi avessero dato la scossa. Il risultato fu una forte collisione della mia fronte contro il soffitto della mia cuccetta. Svegliarsi nel bel mezzo della notte in quel modo stava diventando un'abitudine.

Sapendo per certo che non sarei stato in grado di riprendere sonno, afferrai una maglia pulita, calzini e scarpe e più silenziosamente possibile mi trascinai fuori dal dormitorio nella sala comune. Almeno lì avrei potuto fare qualcosa senza disturbare quelli che invece potevano dormire.

Dall'ultima visita di Darrick, circa cinque mesi prima, i miei sogni e le mie visioni erano diventate più frequenti. E peggiori. Più passavano le notti, gli incubi presero il sopravvento sulle visioni un po' più piacevoli. Quello era il primo sogno decente che facevo dopo un mese di incubi continui. E dormivo sempre meno. Ero stanco. Non dormivo più di due o tre ore per notte, quando andava bene arrivavo a cinque e la cosa si faceva sentire. Ero distratto e così stanco che appena dopo pranzo rischiavo di addormentarmi si qualsiasi superficie orizzontale. Era imbarazzante.

Kett e gli altri erano preoccupati. Ero il primo a svegliarmi e l'ultimo ad addormentarmi. Qualche volta i miei incubi erano così terribili che dovevano svegliarmi perchè stavo gridando nel sonno. Provarono a convincermi a parlarne, ma non potevo.

Non potevo perchè Vader era il soggetto principale dei miei incubi. Praticamente sognai di ogni Jedi che aveva ucciso. Quegli omicidi che avevo sentito attraverso la Forza quando ero in carcere, beh, adesso erano parte dei miei ricordi visivi. Li avevo rivissuti, alcuni dei quali attraverso il suo punto di vista distorto. Per un momento condivisi il suo sguardo, i suoi occhi, i suoi sentimenti e le sue azioni. La sua spada era la mia, e la mano che colpiva con letalità impietosa era la mia. Quelli erano gli incubi peggiori di tutti. Quando mi svegliavo non riuscivo più a rilassarmi, almeno non abbastanza da riprendere sonno.

Dopo che mi fui vestito, mi sedetti su uno dei divani malandati e sospirai. Almeno quel sogno era uno di quelli buoni. Potevo respirare per un momento, dopo un mese passato a svegliarmi urlando. O soffocando. Succedeva di frequente, quando sognavo dei nostri incontri in carcere.

Cercai di rilassarmi e mi stiracchiai. Avevo il collo rigido come un tronco secco e mentre muovevo la testa sembrava quasi si dovesse spezzare da un momento all'altro. Mi sentivo come dopo la Battaglia di Coruscant, un rottame, come la nave che avevo fatto atterrare.

Mentre mi preparavo una tazza di caffè, controllai l'ora. Era a malapena un'ora umana per essere svegli, ma dovevo fare qualcosa. Di solito ne approfittavo per fare esercizio nel cortile, ma pioveva a dirotto, il che voleva dire niente allenamento quella mattina. Alla fine mi ero abituato alla pioggia. Mi piaceva anche. Quando pioveva, su Blenjeel, era una sorta di benedizione. L'aria era tremendamente calda e polverosa e di tanto in tanto la sabbia si infilava pure nelle celle, quando il vento soffiava da nord est. Quando pioveva, la temperatura calava di scatto e qualche volta un po' di pioggia volava dentro le celle, dando un po' di sollievo a quelli che erano forzati in isolamento, come me.

Finalmente il caffè fu pronto, presi la tazza e mi avvicinai alla finestra, a guardare il cielo scuro mentre pioveva a dirotto. Era uno spettacolo emozionante. Il vento soffiava forte e fiero, scuotendo le punte degli alberi che nascondevano il campo. Mi ricordava un po' le tempeste di sabbia su Tatooine, con l'unica differenza che se fossi andato fuori mi sarei semplicemente bagnato fino al midollo, mentre se fossi uscito di casa durante una tempesta di sabbia, beh, non sarei stato lì a pensare alle conseguenze.

Era rilassante. Per un momento, quegli incubi che mi perseguitavano furono dimenticati e potei concentrarmi sul sogno di quella notte. Beh, era bello sapere che anche se Padmè soffriva, almeno aveva parlato ai bambini di me. E che anche Obi-Wan lo faceva. Dal suo punto di vista ovviamente. Ma era qualcosa. Doveva essere accaduto anni prima, perchè i bambini sembravano avere a malapena tre o quattro anni. Ma anche a quell'età erano intelligenti. E crescevano davvero in fretta. Mi faceva stare male però il pensiero che a parlare di me, Padmè soffrisse in quel modo. Non era facile nemmeno per me, quello era vero. Ogni volta che mi tornava alla mente un qualche ricordo felice, ero sempre ad un passo dalle lacrime. Qualche volta piangevo, non per molto ma capitava, ma dovevo tenere duro. Ero scappato otto mesi prima, qualche volta ricevevo messaggi e lettere dai Naberrie e qualche novità da Darrick. Non tanto, niente di specifico, ma almeno sapevo che stavano bene e che erano protetti.

Sospirando di nuovo, mi resi conto che ero rimasto lì fermo come una colonna per un'ora o forse di più. La pioggia era calata e a quel punto potevo andare nell'hangar senza bagnarmi come un pulcino. Volevo sfruttare quegli attimi per fare qualcosa di utile e mettere qualcosa a posto col prototipo. Mettendo insieme tutte le nostre abilità eravamo arrivati ad una bella navetta. Il motore funzionava, il deflettore idem, qualcosa necessitava di essere sistemata, ma funzionava.

Mentre camminavo in officina, guardai per bene al nostro prototipo a scala 1:1. In sei mesi avevamo progettato e costruito tutto pezzo per pezzo. Qualcosa ce l'eravamo costruito da soli, usando pezzi di scarto di altri componenti vecchi. Quell'X-Wing, come l'avevamo chiamato per via della forma della ali quando erano in posizione di combattimento, era veramente un pezzo unico. Non c'era il lavoro di macchine su quell'affare, a parte qualche saldatura fatta dal nostro piccolo R5, come sul resto delle altre navi nella galassia. Era fatta a mano. E ne andavamo fieri.

Rimasi lì di fronte per un po'. Era una navetta a trasporto singolo, con lo spazio per un droide astromeccanico se il viaggio richiedeva l'iperguida. Gli armamenti erano rudimentali, ma funzionavano. Il deflettore era potente abbastanza da essere presentato alla Incom e sperare che producessero il modello.

“Ora, cosa faccio?” mi chiesi, come se mi aspettassi che qualcuno mi rispondesse. Beh, la notte prima avevo lasciato il computer di puntamento nel suo alloggiamento ma non lo avevo collegato, tanto valeva finire di connettere i fili. Mi arrampicai nella cabina e mi sedetti sul sedile. Era terribilmente scomodo e la consolle era ancora un disastro di fili fuori posto. Il computer di navigazione richiedeva una calibrazione più accurata, ci stavamo lavorando sopra. Il sistema di puntamento era dove l'avevo lasciato, un disastro totale completamente disconnesso dal sistema centrale. I collegamenti elettrici li aveva fatti Ution ed erano un disastro, esattamente come i miei. Mi piaceva, riuscivo perfettamente a capire la sua logica confusa di fili su e giù. Sapevo dove andava questo e quel cavo, anche senza avere esperienza. Dakk aveva tentato di installare un altro oggetto collegato da Ution ma non ci era riuscito, non trovava lo schema esatto. Avevamo rischiato un corto circuito quando avevamo cercato di collegare il generatore alle armi.

Stavo saldando i collegamenti quando Jon entrò nell'hangar, i suoi passi pesanti riecheggiarono nella stanza. “Che diavolo ci fai qui?” chiese incrociando le braccia al petto.

“Sto cercando di finire il lavoro che ho dovuto interrompere ieri.” risposi.

“Ma non sono neanche le quattro!” lentamente si avviò verso la navetta.

“Sono sveglio da più di un'ora. Dovevo fare qualcosa!” avevo finito con la saldatrice e avevo chiuso la consolle, il coperchio di plastacciaio si bloccò al suo posto con un sonoro tonfo.

“Un altro incubo?” chiese arrampicandosi su per la scala che portava alla cabina.

Scossi la testa. “No, questa volta è stato un bel sogno. Non stavo gridando. E poi, tu che ci fai qui? Dovresti essere a dormire!”

“Sijon sta russando di nuovo. Provaci tu a dormire nella cuccetta sopra di lui e capirai perchè non sto dormendo. Riesco a sentire la pietra che vibra ogni volta che respira, è devastante!” si passò le mani sul viso, cercando di svegliarsi. Aveva le occhiaie molto profonde, il segno della sua stanchezza. Eravamo tutti stressati a quel punto, ma Sijon aveva questo gran problema col russare. Non che io fossi meglio, ero un campione quando avevo il raffreddore, ma lui, era terribile. Per fortuna dormivo dall'altro lato del dormitorio. Però Jon doveva dormirci proprio sopra e per lui era tremendo. Il suo russare lo teneva sveglio tanto quanto i miei incubi tenevano sveglio me. E non riuscivamo a farci una bella notte di sonno, cosa di cui entrambi avevamo bisogno.

“Sai, qualche anno fa stavo in un dormitorio più o meno come il nostro, con l'unica differenza che il nostro stava su Coruscant e avevamo i letti a castello, non le cuccette scavate nella pietra. Uno dei miei compagni di stanza russava almeno tanto quanto Sijon, era terribile, aveva qualche anno più di me e russava veramente tanto.” stavo parlando di Obi-Wan tanto per essere chiari. “Per fortuna, una notte notammo che qualche volta smetteva di respirare anche per dieci secondi buoni, così decise di farsi curare. Si fece fare un piccolo intervento al naso, e mai più un problema. Ha sempre dormito come un bambino da quel giorno in poi. Lasciando dormire noi.”

“Per fortuna...ma, a parte tutto, la tua insonnia sta diventando sempre peggio Atton, hai provato a curarla?”

“Con cosa? Nah, dai, è solo stress. Lo stress non si cura con i medicinali.” beh era vero, quel tipo di stress non si cura con le medicine, neanche gli psicofarmaci più potenti.

“Ma non dormi in pratica! Ti ammazzerai se vai avanti così!” era veramente preoccupato, potevo sentirlo. “Che cosa ti renderebbe la vita più facile?”

“Avere mia moglie e i miei figli con me. Ecco cosa funzionerebbe. A quel punto dormirei come un neonato!”

“Hai tentato con una martellata dietro la testa?” scherzò prendendo la saldatrice così potevo scendere.

“Credo che quello mi metterebbe a dormire per sempre!”

Scoppiammo a ridere come pazzi, ma una bella iniezione di ilarità mi fece sentire meglio. Alla fine è vero, una bella risata fa stare meglio. Sempre.

Più tardi, quella settimana, potevamo considerare il prototipo come finito. In teoria funzionava perfettamente, ogni componente era stato controllato tre volte almeno, il generatore di energia andava benissimo e potevamo farlo volare da Dxun a Coruscant e ritorno con un unica ricarica, il che non era male per un caccia a corto raggio. Avevamo fatto un ottimo lavoro. Sulla carta. Era ora di vedere se funzionava anche in pratica.

Kett fu sorteggiato per il primo volo. Era spaventato, almeno quanto noi meccanici, ma tentava di non darlo a vedere. Era quasi buffo, la sua paura scuoteva la Forza attorno a lui come un piccolo vortice. Era difficile concentrarsi su qualcosa di diverso, come stavo cercando di fare, in caso qualcosa fosse andato male nella navetta, almeno potevo intervenire, ma con lui così spaventato, era difficile.

Trascinammo il caccia in cortile e facemmo partire il motore. Per ora, nessun problema. Andava tranquillo e fluido come olio. Nessun rumore strano, strani cigolii o rumore di roba che si spezza. Reggeva, per il momento. Volutamente lento, Kett salì sulla scaletta e dentro la cabina di pilotaggio. Mentre si allacciava le cinture, respirò profondamente come se stesse volando verso morte certa, mentre non sapevamo che cosa sarebbe successo. Avevamo il 50% di possibilità che andasse tutto bene! E io ci credevo davvero che sarebbe tornato sulla terra sano e salvo.

“Ragazzi, lavorare con voi è stato fantastico. Spero vivamente che troverete un altro posto dove stare dopo questo.” disse, rassegnato a morte certa.

“Non parlare così Kett, atterrerai senza danni, non preoccuparti!” gridò Haron mentre controllava il comlink nel casco che aveva in mano. Dopo averlo controllato due volte, lo porse a Kett che lo indossò. Dopodichè, Haron chiuse la cabina e saltò giù, riunendosi a noi spettatori sulla porta dell'hangar.

“Credi che reggerà?” chiese Dakk.

“Non lo so.” rispose Haron. “Non lo so per davvero. È probabilmente la prima navetta fatta a mano del millennio, non possiamo contare troppo sulle nostre abilità.”

“Andrà tutto bene.” mi intromisi. “Reggerà perfettamente.”

“Come lo sai?”

Scrollai le spalle. “Ho un presentimento. Reggerà.”

In silenzio guardammo Kett mentre faceva tutte le procedure di decollo e lentamente la navetta si mosse sul prato, mentre noi trattenemmo il respiro al primo ruggito del motore a propulsione e all'avvio del motore antigravitazionale. Sentivo ogni ticchettio, ogni rumorino. Anche il flusso del propellente nella camera di combustione ad alta temperatura. Era quasi una sinfonia. Un motore perfettamente funzionante. Era fantastico!

Furono momenti terribili. La tensione era così densa che la si respirava, e puzzava di un misto di grasso per motore, propellente ad alti ottani e erba umida. Uno strano mix, ma tutto sommato quasi piacevole. Aspettavamo mentre Kett raccoglieva il coraggio di tirare su quella dannata navetta. Tentai di non darlo a vedere, ma ero teso esattamente come loro, anche se sapevo che andava tutto bene. Strinsi convulsamente la mano sinistra nella tasca dei pantaloni attorno alla fede nuziale e ne sentii il metallo tiepido contro il palmo della mano. Quando lavoravo in officina la toglievo sempre, non volevo che si sporcasse, ma in quel momento non me ne importava se avevo le mani sporche. Dovevo aggrapparmi a qualcosa, anche se solo simbolico.

“Bene ragazzi, è ora!” sentimmo Kett dire attraverso il complink. Improvvisamente il caccia si inclinò verso l'altro e partì a razzo verso il cielo. Non ci furono esplosioni.

A terra aspettammo una decina di secondi prima di iniziare ad adocchiarci con sguardi speranzosi. Haron spostò il peso da una gamba all'altra, tormentandosi l'orlo della t-shirt sporca. Essendo l'unico ingegnere meccanico di professione, era il capo di un branco di ex apprendisti o meccanici senza qualifiche ed era incredibilmente sotto pressione. Doveva comandare appassionati di swoop bikes che si era riciclato meccanico imparando a modificare i propri mezzi eaveva la responsabilità del nostro lavoro. Certo, anche Atton era un meccanico di professione ma, beh, sapete la storia.

“Sono fuori dall'atmosfera. Per ora il caccia regge. Tutti i sistemi sono operativi e lo scudo regge. Ho provato le armi e funzionano. Devo provare l'iperguida però!”

“Troppo pericoloso! Non hai un droide, potresti inserire le coordinate sbagliate!” rispose Haron.

“Il navigatore dovrebbe bastare. E mi ricordo bene le coordinate per Taanab!” fu la risposta di Kett.

“Taanab? Che diavolo ci vai a fare lì?” chiese Sijon.

“Ci abitavo lì, non ti preoccupare. So cosa faccio. Sto per fare il salto nell'iperspazio e visto che non abbiamo installato l'amplificatore hypercomm, ci sentiamo tra un'oretta. A presto ragazzi!” poi più nulla. Era sicuro di sé stesso. Senza esplosioni iniziali, si sentiva più sicuro!

“Fai attenzione Kett!” mormorò Haron prima di sentire la comunicazione interrompersi.

Fu l'ora più lunga degli ultimi mesi. Per qualche minuto rimanemmo a fissare il cielo come se stessimo aspettando qualcosa, ma quando le nuvole coprirono l'area sopra di noi decidemmo di entrare. Ci riunimmo nella sala comune e aspettammo in silenzio. Ero abituato alle lunghe ore di silenzio e così mi sedetti di fianco alla finestra e guardai fuori per quasi tutto il tempo, osservando il cortile erboso, ma gli altri erano ragazzi rumorosi, amavano parlare, ma erano troppo preoccupati e le conversazioni non duravano mai molto. Pochi scambi di battute. Di solito quella stanza sembrava una bisca clandestina dove si discuteva di sport e scommesse, ma in quel momento sembrava più l'ufficio di un becchino. Silenzio di tomba.

“Dai ragazzi, su! Andrà tutto bene!” cercai di tirarli su. “Kett ci contatterà appena sarà fuori dall'iperspazio!”

“Se ci esce! Non ha un droide, potrebbe fare i calcoli sbagliati!” replicò Haron.

“Temo che il nostro piccolo astromeccanico avrebbe potuto essere meno preciso di lui.” rispose Dakk. “Quel droide quaggiù se la cava, ma non credo sia programmato per viaggi nell'iperspazio!”

“Sarei più calmo lo stesso se fosse lassù con Kett. Se qualcosa va male...”

“Niente andrà male, tranquillo. Starà bene.” lo interruppi.

“Come lo sai?” mi chiese di nuovo, come circa mezz'ora prima.

“Mi fido del nostro lavoro. Abbiamo fatto qualcosa di fantastico. Andrà tutto perfettamente!”

“Vorrei essere così fiducioso come te. Hai più esperienza di me sul campo!” si accasciò su una sedia e nascose il viso tra le mani. “Sei stato un meccanico tutta la vita, io ho iniziato solo perchè era un buon lavoro senza entrare nell'esercito! Avresti dovuto essere tu il coordinatore del team.”

“Hai fatto un lavoro fantastico Haron, sei perfetto per questo. Mai sottovalutare il tuo valore, perchè tu sei uno dei migliori meccanici che abbia mai incontrato.” cercai di tirarlo su di morale ma era dura.

“Ma mi manca la tua esperienza!” oh che diavolo, quel ragazzo era proprio a terra!

“Però tu hai studiato! Sei un ingegnere, non solo un meccanico! Io non sono nient'altro che un ragazzino con una grande passione per il podracing che un giorno ha aiutato uno Jedi ad uscire dai pasticci e lui ha deciso di aiutare me in cambio! Mi stai dando più credito di quanto meriti! Sono solo un ragazzo molto fortunato, e mi mancano un sacco delle tue abilità. Posso costruire droidi, riparare navi e altre cose, ma il mio lavoro è un disastro, un casino inumano, agisco d'istinto e chi deve mettere mano alle mie riparazioni dopo di me non ci capisce una emerita sega! E scusate la volgarità! La gente è diventata matta cercando di capire come ho connesso un accoppiatore di energia ad un motore usando una corda! E l'ho fatto, non trovavo abbastanza cavo d'acciaio! Il tuo lavoro è perfetto, a regola d'arte. Sei un meccanico migliore di me, non dimenticarlo!”

Sembrava aver funzionato. Un timido sorriso si fece strada sul suo volto, e improvvisamente tutta la tensione sparì. “Grazie Atton.”

“Nessun problema Haron, ti meriti un po' di gloria!”

Dopo quello scambio, la tensione pian piano andò scemando e ci ritrovammo a discutere di nuovo di swoop bikes e pod racing. Io ero un fan dei pod, non lo nascondo e suppongo voi sappiate perchè, ma ammetto che le swoop avevano i loro perchè. Erano divertenti, e molto meno pericolose dei pod perchè andavano meno veloce, il che le rendeva più appetibili per alcuni, come Jon e Sijon che erano terrorizzati dai pod. Solo che correndo solo in linea retta erano pallose da morire! Insomma, alla fine ci stavamo urlando in faccia, come al solito, e non sempre in maniera cordiale e amichevole!

Fu in uno dei rari momenti di silenzio che finalmente il comlink prese vita e iniziò a trillare come un ossesso. “Sono nell'atmosfera di Tanaab, faccio un salto da mio fratello, faccio rifornimento poi vado diretto alla Incom. Quest'affare funziona da favola, va giù che sembra birra! Mai stato più comodo su una navetta a pilota singolo!”

“L'iperguida?” chiese Haron. Era molto preoccupato.

“Perfetta. Non è potente come un'unità esterna, ma funziona bene. Ho tentato anche qualche acrobazia in posizione di combattimento ed è favoloso. Molto manovrabile. Probabilmente la Incom ci farà qualche cambiamento ma, per ora, direi che è un caccia molto veloce e comodo. Haron, manda i progetti a Bill Kvuriut, troverai l'indirizzo sulla mia scrivania. È il mio contatto alla Incom.” la sua voce era disturbata da scariche elettrostatiche ma si capiva che era felice. La tensione svanì nel nulla. Quelle erano delle gran belle notizie!

“Sarà fatto Kett. Buon viaggio!” rispose Haron, sorridendo come un bambino in un negozio di giocattoli.

“Grazie ragazzi. Dovrei tornare presto ma non so. Forse la settimana prossima il Maestro Kohr dovrebbe arrivare a caricare un po' delle altre navette che abbiamo sistemato. Non si sa mai, potrebbero servire!”

“Bene, aspetteremo!”

Ed ecco che avevamo avuto successo. Il caccia funzionava, in sei mesi avevamo fatto un piccolo miracolo. Se la Incom lo produceva, eravamo a posto, avremmo avuto una bella flotta per lanciare le prime offensive all'impero.

Per un giorno, sentii come se tutto dovesse andare per il verso giusto. Peccato non avessi la minima idea di quanto l'alcol potesse peggiorare la depressione. Beh, l'avrei scoperto prima di quanto avessi intenzione.


Bene, sono tornata, devo ancora riprendermi, mi sono ustionata i polpacci (non chiedetemi come ma è così, spalle, faccia e schiena a posto, mi sono bruciata i polpacci. Boh) però ripartirei domani. Oh sì, un'altra settimana di metal camp...goduria libidinosa! In ogni caso, questo è un piccolo capitolino di passaggio (piccolo? Otto pagine e lo chiami piccolo? Pazza!) che tra l'altro scrissi subito dopo una bella batosta universitaria perchè quella tr........ ehm lasciamo perdere...insomma ho cannato un esame che avevo già dato per passato. Settimana prossima provo a postare il 21. lì ci sarà da ridere...occhio all'ultima frase. È profetica.

PS: Slayer immensi, Blind Guardian spettacolari, Arkona da santificare, Powerwolf da innalzare agli altari del metallo (power metal con un tenore lirico? ma minkia mi piace!) Wintersun Immensi, Kreator sempre macchine da guerra macina ossa...sì, direi proprio che il prossimo anno si parte di nuovo. Per il quarto anno di fila....e ora aspettiamo il 23 agosto per i Panic! At The Disco a Cesena...non vedo l'ora!!!!!!!

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Capitolo 21
*** Hold Your Breath And Count To Ten ***


IMPORTANTE – DA LEGGERE PRIMA DEL CAPITOLO

Mettiamo le cose in chiaro. Questo è un capitolo un po' autobiografico perchè qualcosa di simile è successo a me, a qualche amico e anche al mio ragazzo. Questo non vuol dire che approvi il bere alcolici fino a che non si è completamente partiti per la tangente per il gusto di farlo. Una birra o due ogni tanto non fanno male, se non si deve guidare. Ubriacarsi troppo spesso vi potrebbe di sicuro uccidere. L'abuso di alcol, esattamente come le droghe, è pericoloso, per voi e per chi vi sta intorno. Ho visto mio nonno morire per la dipendenza da sigarette. Ho visto amici ubriacarsi al punto da andare in coma etilico e doverlo portare in ospedale di corsa rischiando anche di fare un incidente. A me è successo una volta sola ma non è stato un atto voluto (liberi di crederci o meno. Non avevo sicuramente intenzione di ubriacarmi in gita scolastica). Consiglio: in Repubblica Ceca, non accettate mai cicchetti color giallo scuro. È sicuramente assenzio fatto in casa ad altissima gradazione alcolica (molto più di quello che vendono qua in Italia). È con quello che mi sono ubriacata. Insomma, un drink o due non fanno male, ma mai ridursi ad una spugna. Fermatevi prima che arrivi la nausea. Non è una bella cosa. Ma passiamo alle cose serie, che mi sento vecchia a 22 anni a dare questo tipo di avvertimento. Il giorno dopo aver fatto la lista della spesa degli alcolici per il campeggio nelle Marche...vabbeh.


Capitolo 21 – Hold Your Breath And Count To Ten

Non passò molto tempo prima che Kett chiamasse e ci informasse che l'incontro alla Incom era stato incredibilmente fruttuoso e che avevano deciso di produrre l'X-Wing su scala galattica e venderlo all'Alleanza per un prezzo di favore. Ma soprattutto ci informò che avevano acquistato il brevetto per il sistema di combattimento, riempiendo le casse di buona parte del denaro che era stato speso per le prime operazioni della Ribellione, che a quanto pare erano costate parecchio in attrezzature, costruzioni e ovviamente uomini. Dovevano pur nutrire quelli che passavano alla clandestinità per la causa! Noi su Dxun eravamo quasi del tutto autosufficenti grazie anche alla fauna della luna e grazie al fatto che i prezzi dei cibi su Onderon erano calmierati dalle autorità locali per evitare ribellioni come vent'anni prima, quando i prezzi erano andati alle stelle al punto che erano inarrivabili ed era scoppiata una rivolta durante la quale la popolazione aveva distrutto il palazzo del governo e aveva preso in ostaggio il Governatore, minacciando di ucciderlo se non avesse fatto qualcosa. Aveva funzionato, ma il nuovo Governatore non voleva ripetere l'esperienza e per legge manteneva i prezzi bassi. Un po' troppo bassi, tutto considerato, ma finchè funzionava...

Stavamo facendo una pausa mentre preparavamo le navette per il trasporto quando Kett ci informò degli accordi e ci ordinò tassativamente di fare festa quella sera anche se lui non avrebbe potuto esserci. Fu un ordine che i più giovani di noi presero piuttosto seriamente e iniziarono immediatamente a pensare a ciò che sarebbe servito. In pratica, secondo loro, ci sarebbe voluta una cascata di alcolici. Qualcuno di loro, subito dopo pranzo, presero uno dei cargo più piccoli e scesero su Onderon per fare spese e al ritorno ci volle un po' per scaricare quello che avevano comprato.

Uno dei ragazzi più giovani, Matt, oltre ad essere un ottimo meccanico era un ottimo cuoco e si offrì volontario per cucinare qualcosa di speciale per quella sera e appena ebbe a disposizione gli ingredienti, iniziò a tagliare, sgusciare, spellare, bollire...insomma, non riuscivo a stargli dietro, era troppo veloce e stava facendo troppe cose contemporaneamente. Riuscì anche a cucinare un Gihaal, un piatto tipico Mandaloriano che di solito ha lo stesso odore del pesce in putrefazione, senza farlo puzzare di cadavere. E soprattutto era molto buono. Ero stato messo lì con lui in cucina a dargli una mano, e mi raccontò che il cattivo odore era solitamente dovuto alla pastella di frittura. Se le dosi erano sbagliate, l'odore era terribile. Se si era abbastanza attenti con gli ingredienti, non aveva un odore così pungente. Mi usò come cavia umana e devo ammettere che era molto, molto bravo. Tant'è che mi domandai perchè non l'avesse mai detto. Sorridendo timidamente, mi confidò che era certo che l'avremmo messo in cucina a vita se avessimo scoperto questo suo talento, mentre lui voleva essere utile in officina. E aveva ragione. L'avremmo letteralmente incatenato alla stufa, togliendogli tempo dal lavoro serio. E lui aveva programmato da solo i sistemi di navigazione dell'X-Wing. Il suo lavoro era stato essenziale, sarebbe stato uno spreco di tempo e risorse segregarlo in cucina.

Insomma, dopo un intero pomeriggio passato in cucina, era riuscito a preparare un banchetto enorme per trenta uomini affamati. Diavolo, non credo di aver mangiato tanto in vita mia, neanche mesi prima, quando Janu mi aveva dato il via libera per i cibi solidi. L'atmosfera era calma e tutti volevano divertirsi e vi assicuro, quando la birra iniziò a scorrere, ci siamo divertiti parecchio. Ma veramente tanto. Ad un certo punto Dakk era abbastanza alticcio da iniziare a fare le imitazioni dell'Imperatore. Aveva fatto poche apparizioni pubbliche nei sette anni precedenti, ma quelle che aveva fatto erano storiche. E Dakk era fantastico a imitare la sua voce gracchiante. Mi fece rabbrividire un paio di volte.

Ma anche se era poco piacevole sentirlo parlare come Palpatine, era incredibilmente divertente. Voglio dire, riuscì a farmi scoppiare a ridere più volte, una delle quali mentre stavo bevendo perciò inalai un po' di birra. Per un attimo fui io la fonte di ilarità, e non mi dispiaceva. Non fu piacevole, ma dopo che ebbi smesso di starnutire birra stavo annaspando dalle risate.

Atton, dovresti provare a respirare mentre ridi! Soffocherai se continui così!” disse Sijon ad un certo punto.

Ci sto provando...ma Dakk è fantastico. Non ho mai visto nessuno imitare Palpatine così! È semplicemente...voglio dire...è perfetto!” respirai profondamente e ripresi a ridacchiare come un isterico. Troppa birra, realizzai qualche ora dopo.

Ho provato a imitare Vader ma il respiratore è difficile!”

Per un attimo rabbrividii a sentire il nome di Vader. Poteva anche essere dall'altro lato della galassia ma il suo nome era collegato a troppi brutti ricordi e il solo pronunciare il suo nome mi faceva tremarep.

Merda, quell'uomo è terrificante! L'ho visto una volta, ero lontano abbastanza da non sentire la sua voce ma...ha come un'aura malvagia tutt'attorno a lui. Lo sentivo nell'aria.” Disse Jon prima di bere un sorso. “Mi fa venire i brividi ogni volta che ci ripenso.”

Non dirlo a me.” continuai. “Lo incontrai qualche anno fa. Quando era ancora umano. Dava i brividi anche allora.”

Che diavolo gli è successo?” chiese Sijon.

Scrollai le spalle. “Non lo so. Qualche anno fa incontrai uno Jedi sopravvissuto all'Ordine 66 che mi disse chi c'era dietro la maschera. L'ho incontrato un paio di volte prima che scomparisse tre anni prima della guerra. Aster Landman. Un ragazzo silenzioso, ogni tanto veniva giù in officina ma non diceva una parola. In pratica, seguiva l'ombra del suo Maestro e basta.”

Devi aver incontrato tutti gli eroi della guerra!”

Beh, circa. Più che altro i piloti. Per esempio non ho mai incontrato il Maestro Yoda.” che bugiardo... “Ma conoscevo abbastanza bene il Maestro Koon.”

La serata e le prime ore della notte passarono in quel modo. In chiacchiere. Guardammo il notiziario all'holonet poi ricominciammo da dove ci eravamo fermati. A mano a mano che passavano le ore, molti andarono a dormire, o perchè troppo stanchi, troppo satolli o troppo ubriachi, ma a mezzanotte io, Dakk, Jon, Haron, Jagged e Sijon eravamo ancora in sala comune. Sijon però sembrava più addormentato che sveglio. Le bottiglie e le lattine di birra vuote si accumulavano sul tavolo e ci stavamo avvicinando all'ubriachezza molesta. Io soprattutto. Non parlavo molto, stavo ad ascoltare, ma intanto bevevo. E nel bel mezzo di una conversazione sul modo in cui l'Impero stava gestendo le insurrezioni delle gilde minerarie nell'Orlo Esterno, realizzai che stavo bevendo per dimenticare. Per la prima volta nella mia vita stavo bevendo perchè ero depresso e non volevo più pensare. Almeno per una notte. Volevo dimenticare. Non era proprio una cosa che uno Jedi serio avrebbe fatto nel caso stesse passando un brutto periodo ma a quel punto non sapevo più dove trovare un po' di sollievo. E allora continuai ad ingollare alcol.

E quando Jag trovò sul fondo di uno scatolone una bottiglia di Arboite Twister, uno dei liquori più forti di tutta la Galassia, beh, credete che mi sia fermato? Assolutamente no! Il liquido amaro andava giù per la gola come fuoco liquido, ma era esattamente quello che mi serviva. Continuai a bere in silenzio finchè la testa non prese a girare come un proiettile e solo quando sentii tutti i miei sensi intorpidirsi e il dolore calare un po' mi fermai. Ma non durò molto. Anche se non riuscivo a concentrarmi su nient'altro che il muro bianco che avevo davanti agli occhi, se i ragazzi mi avessero offerto un altro giro, non lo avrei rifiutato di certo. Per fortuna nessuno lo fece o avrei perso quel po' di lucidità che mi rimaneva. Avrei potuto far saltare la mia copertura in un nanosecondo.

Ma, pensate, mi sentivo un po' meglio. La gente mi aveva sempre detto che l'ubriachezza peggiorava la depressione ma non essere in grado di concentrarmi su nient'altro che quello che avevo davanti mi faceva sentire meglio.

Ma non durò molto.

Fu quando Dakk si appoggiò al muro dietro di lui e tirò fuori un argomento piuttosto doloroso che andò tutto a puttane.

...l'unica cosa che rimpiango da quando sono entrato nell'Alleanza è il fatto che non ho più la possibilità di passare un po' di tempo con mio cugino Han. Adesso ha sedici anni, ma l'ultima volta che l'ho visto era poco più che un bambino. Era uno a posto. E mi manca!”

Eravamo più o meno tutti ubriachi a quel punto, qualcuno era pronto per dormire e altri erano più lucidi, come Dakk e Haron. Io ero nel primo gruppo. E dato che Dakk aveva portato a galla i suoi rimpianti, l'argomento agì come uno stimolo per quasi tutti a svegliarsi un po' e condividere i propri. Sapete cosa succede quando la mente non è lucida per colpa dell'alcol o di qualche altro tipo di sostanza, anche un forte antidolorifico può rendere la mente così confusa che inizi a dire le cose sbagliate al momento sbagliato. È quello che successe a me. Dopo sette mesi passati a tener duro, a creare storie per giustificare quei piccoli dettagli che mi scappavano detti, beh, a quel punto la diga si ruppe e parlai.

In pratica, il rimpianto più grande di Haron era di non aver fermato il padre quando questo gli aveva impedito di sposare una ragazza di cui era molto innamorato. Suo padre proibì il matrimonio e lui la scaricò e non la vide più. Dopo qualche tempo però ruppe i contatti con la famiglia, si trovò un lavoro per mantenersi all'università e divenne un ingegnere. Jag aveva sempre voluto diventare un pilota ma non aveva avuto il coraggio di chiedere alla famiglia di lasciarlo entrare nella flotta Repubblicana. Costruiva navette ma non sapeva come guidarle. Apparentemente, Jon sembrava in pace con sé stesso e il suo passato. Non aveva grossi rimpianti, a parte il fatto che non aveva mai visto Coruscant. Era un posto che lo affascinava, ma non aveva mai avuto modo di andare.

E tu Atton? Qual è il tuo rimpianto più grande?” chiese Haron con un sorriso ebete stampato in faccia. L'alcol fa anche quell'effetto.

Quando toccò a me, rimasi in silenzio per un po' e mi concentrai su un punto indefinito del muro, cercando le parole giuste. E cercando di non svenire lì per l'intossicazione da alcol.

Ci pensai parecchio a dirla tutta. Avevo molti rimpianti del mio passato, e alcuni sul mio presente, ma da dove dovevo cominciare? Rimpiangevo così tante cose che non riuscivo neanche a contarle, mi ci sarebbe voluto un giorno per elencarle tutte. Dalla morte di mia madre al tradimento di Palpatine, ero stato il protagonista di così tanti eventi importanti, eventi che avrei potuto cambiare se avessi fatto scelte diverse...negli anni avevo raccattato rimpianti e rimorsi qui e lì, fin dall'infanzia. Più che altro mi pentivo di aver posto la mia fiducia in Palpatine come se fosse un padre. Molto più che in Obi-Wan, che era veramente una figura paterna per me. Il padre che non avevo mai avuto. Rimpiangevo il fatto di non aver mai chiesto a mia madre chi fosse mio padre, e probabilmente non avrei mai scoperto chi fosse. Rimpiangevo di essere andato al teatro dell'Opera con il Cancelliere quella sera che aveva instillato i miei dubbi nel Consiglio...cosa che mi aveva quasi fatto passare al Lato Oscuro...rimpiangevo di aver lasciato andare Padmè invece che combattere per lei. Era stata una delle poche decisioni giuste che avevo preso nella mia vita, ma mi stava costando tantissimo in termini di salute mentale. Lasciar andare la donna che amavo più di quanto avessi bisogno di respirare era stata la cosa peggiore che mi potesse capitare, per davvero. Ma soprattutto, rimpiangevo di essermi fidato di Palpatine. Il solo pensare di essermi fidato di un Sith mi dava il voltastomaco. Il mio peggior nemico. La versione vivente dello storico nemico degli Jedi. Mi odiavo per quello.

Ho permesso a troppa gente di interferire con la mia vita. Sin da quando sono stato riscattato dalla schiavitù, vent'anni fa, ho lasciato che la gente decidesse per me. E mi hanno usato.”

Per non so quale ragione, cadde un silenzio tombale nella stanza. Tutti rimasero in silenzio, fissando la bottiglia o il bicchiere che avevano davanti come se tutto il mondo girasse attorno ad esso. Era vero. Ero stato usato. Ma non ero l'unico.

Siamo stati tutti usati.” rispose Jon. “Almeno una volta nella vita, tutti noi siamo stati usati per una ragione o un'altra.”

Scossi la testa. “No, non come me. Sono nato in schiavitù, ma quando mi sono guadagnato la mia libertà sono passato ad un altro e più crudele padrone.” afferrai un'altra birra, la aprii e ne bevvi una buona metà “E non sto scherzando.”

Era incredibile come la mia voce desse l'impressione che fossi perfettamente sobrio. Altri, come Jon, avevano la voce impastata e balbettavano, ma io parlavo come se fossi sobrio.

Sijon, che per un po' era parso addormentato con la testa poggiata sulle braccia incrociate sul tavolo, si alzò di colpo, dritto come un palo, un'espressione semi addormentata stampata in faccia. “Ma tu lavoravi per gli Jedi! È il sogno di ogni buon meccanico dopo un buon lavoro alla Incom!”

A quel punto persi il controllo sui miei pensieri. Non riuscivo a trattenermi più.

Non lavoravo per gli Jedi. Io sono uno...” improvvisamente sentii lo stomaco contrarsi dal nulla, la nausea mi assalì facendolo roteare come un pallone da limmie. Mi fermai a metà della frase e tentai di alzarmi ma le gambe non mi ressero. A malapena riuscii ad arrivare al tavolo e ad appoggiarmi ad una delle sedie. Mi sentivo male e disorientato, tutto di colpo, come se fossi stato avvelenato o qualcosa del genere. Smisi di pensare coerentemente ma tutti i miei sensi tornarono all'erta, portando via quella sensazione piacevole di torpore che aveva per un po' annientato il dolore fu spazzata via. Erano quelli gli effetti collaterali. Ero ubriaco, peggio, ero sbronzo marcio e tutto quanto mi stava tornando indietro come una palla che rimbalzava contro un muro. Con tutto raddoppiato. Se prima non ero ovviamente incline a tenere la bocca chiusa, in quel momento era peggio.

Ehi, che succede?” Jag saltellò di fianco a me e tentò di tenermi su quando le ginocchia si piegarono sotto il mio peso. Mi sembrava di pesare delle tonnellate. Avevo il collo piegato come un albero nell'occhio del ciclone, non riuscivo a tenere la testa dritta. Mi sentivo tremendamente male.

Non...non mi sento tanto bene...” balbettai, scivolando a terra in ginocchio mentre tentavo inutilmente di tenermi su con le braccia. Mi sentivo come una bambola di pezza. “Credo che sto per...”

Vomitare!” esclamò Dakk, che dei tanti era quello meno ubriaco, mentre saltava di fianco a me e afferrando un braccio mi tirò in piedi. “Non ci provare neanche. Aspetta finchè non arriviamo al bagno!”

L'ubriaco che da istruzioni allo sbronzo. Bella coppia. Una vista che valeva un migliaio di crediti. Lui e Jag mi trascinarono verso i bagni più vicini. Tentai di camminare, appoggiandomi a loro, ma erano troppo veloci. Chiusi gli occhi per un attimo quando un'altra ondata di nausea minacciò di farmi svuotare lo stomaco lì sul momento.

Ecco, da bravo...” gridò Dakk di nuovo, aprendo con un calcio la porta in plastica del bagno. In pratica mi mollarono di botto e mi spinsero la testa dentro alla tazza e con un po' di fortuna riuscii a vomitare solo a quel punto. Se prima stavo male, adesso era peggio. Odiavo vomitare. Mi era successo relativamente poco spesso nella mia vita, soprattutto quando ero bambino e mi ammalavo, ma lo odiavo. Ero abituato a bere un po', dopo tutto Obi-Wan era piuttosto incline a bere qualcosa dopo una missione portata a buon fine, ma non mi ero mai ubriacato. Non fino a quel punto almeno.

Credo sia un miracolo che abbia retto fino a qui!” rise Haron dietro di me.

Poggiai la fronte alla ceramica fredda per un attimo. “Grazie per la fiducia Haron. Veramente...sto male cazzo!” gorgoglia in risposta.

Cazzi tuoi. Dovevi fermarti qualche bicchiere fa!” rispose. “Voglio dire, stai bevendo da quando ci siamo seduti a tavola! Te lo sei meritato!”

Cercai di soffocare lo stimolo ma riuscii solo a rigettare di nuovo. Qualcuno mi teneva la testa giù mentre io continuavo a star sempre peggio. “Maledizione, adesso capisco come si sentiva mia moglie quando era incinta.”

L'improvviso pensiero di Padmè e i gemelli mi strinse lo stomaco in una morsa di ferro. Tentai di respirare profondamente ma servì solo a far girare la stanza attorno a me. Respirare stava diventando difficile, era come avere una tonnellata di duracciaio sul petto. Faceva quasi male, almeno tanto quanto mi faceva male quella sensazione di lontananza che mi assaliva ogni volta che pensavo alla mia famiglia. Era come un ago piantato dietro gli occhi. E in quel momento, tutto era amplificato al punto da essere insopportabile.

Non sarei mai dovuto diventare un Cavaliere Jedi.” mormorai poggiandomi alla parte in plastica del bagno. “Nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se avessi seguito il percorso che la Forza aveva designato per me.”

Scusa?” esclamò Haron. “Tu sei diventato cosa? Accidenti Atton, sei anche più ubriaco di quanto pensassi!” rise istericamente per un po', ma era l'unico che trovava la situazione divertente.

Non sono solo un meccanico.” respirai a fondo, sperando che mi schiarisse un po' le idee ma non ebbi fortuna. “Sono uno Jedi. Uno dei pochi sopravvissuti.” Cercai di alzarmi in piedi ma le gambe non reggevano e scivolai a terra di nuovo. Mi scappò un gemito, non perchè mi ero fatto male, ma perchè mi sentivo come i primi giorni in galera. Vuoto. L'involucro d me stesso. Era passato parecchio tempo da quando mi ero sentito in quel modo, ed era anche peggio in quel momento. È una sensazione terribile, non la augurerei al mio peggior nemico. Il vuoto è terrificante. Così terrificante che stavo piangendo. In quel momento realizzai che probabilmente stavo piangendo sin dal momento in cui Jag e Dakk mi avevano portato in bagno.

Non riesco a crederci...” disse Jag scuotendo la testa. “Non puoi essere uno Jedi! Ce ne saremmo accorti!”

Giuro che sono serio ragazzi!” cercai di non urlare ma parlai più forte di quel che volevo. “Se c'è qualcosa su cui non scherzerei mai è questo. Voglio dire, sono ubriaco ed è l'alcol che parla, ma non mentirei mai su una cosa del genere.”

E perchè non ce l'hai detto! Perchè diavolo ce l'hai tenuto nascosto?” chiese, la sua voce cambiava tono ad ogni sillaba e al mio orecchio reso così sensibile dall'intossicazione era fastidiosissimo.

Sentii un'altra ondata di nausea assalirmi, mi preparai a vomitare di nuovo ma per fortuna non successe. Mi poggiai di nuovo alla parete e lasciai andare la testa all'indietro. Ero esausto.

Perchè l'Imperatore mi vuole.” risposi. “Se tutto fosse andato come voleva io, beh, dietro la maschera di Vader ci sarei io.” tentai di essere il più convincente possibile. “Non ho passato sette anni in carcere solo per essere catturato di nuovo ed essere messo a morte. Non posso lasciare la mia famiglia da sola, non ora che sono così vicino a trovarli!”

Cadde uno strano silenzio imbarazzato, finchè Sijon non lo ruppe. “Ma ero convinto che gli Jedi non potessero avere una famiglia!” disse. eh...già. Ne sapevo qualcosa.

Annuii. “Non possiamo, ma quando ti innamori, non è una regolina scritta in un libro vecchio diecimila anni che ti ferma. Neanche se tua moglie è una Senatrice!”

Ecco perchè non parli mai di lei!” urlò Dakk. Il suo tono era talmente alto che mi faceva male la testa. Sentivo l'emicrania che si faceva strada e mi rendeva estremamente sensibile a luce e suoni. E avevo sonno. Se mi fossi sdraiato su una superficie orizzontale mi sarei addormentato di botto.

Esatto. Era la Senatrice del settore Chommel quando ci siamo sposati.”

Boom. Un altro rimpianto. Avevo praticamente buttato all'aria tutta la copertura. Senatrice del settore Chommel. Era praticamente la senatrice più famosa della galassia! Tutti sapevano chi era! Mi sembrava quasi di sentire Obi-Wan che mi rimproverava. Bravo Anakin! Ben fatto! Credi che ci metteranno molto a fare due più due e capire chi sei per davvero? Il tuo matrimonio era su tutti i giornali e notiziari dopo la tua incarcerazione! Istantaneamente abbassai la testa come se qualcuno mi stesse rimproverando per davvero.

Ma nessuno disse niente. Almeno, non subito. Dovetti aspettare un secondo o due perchè gli altri mettessero insieme i pezzi e arrivassero alla verità.

Fu Jag a mettere insieme i pezzi per primo.

La senatrice del settore Chommel?” scattò come una molla. Anche lui parlava con un tono talmente stridulo che mi riecheggiò in testa. Il dolore tra le tempie era quasi insopportabile. “Aspetta un secondo...Anakin Skywalker era suo marito...almeno è quello che ha detto l'holonet!” tutti mi guardarono dall'alto in basso. “Non starai mica dicendo che...”

Che io sono Anakin Skywalker? Eh sì, sono io!” finii la frase per lui.

Era finita. La mia copertura era saltata come una bolla di sapone. Potevo quasi sentire la voce di Obi-Wan che mi diceva che ero in ragazzino incosciente. Beh, lo ero in quel momento.

Era strano. In un qualche modo, mi sentivo meglio. Non dovevo più mentire, almeno con loro. Non dovevo più nascondermi dietro un nome falso.

Non riesco a crederci!” esclamò Dakk.

Non mi crederei neanche io se fossi in voi. Cazzo, mi sento uno schifo...”

Ma c'era qualcosa di ancora più strano. Non fecero domande. Sembrava mi credessero sulla parola. Non chiesero giochetti con la Forza, nessuna domanda. Solo la mattina seguente, anzi, il pomeriggio, mi resi conto che anche se erano ubriachi, preferivano fare domande quando eravamo tutti sobri e in grado di parlare con cognizione di causa.

Mi manca...” gemetti. Sembrava più il lamento di un cucciolo. Mi sentivo tutto men che un essere umano. Stavo sudando come se fossi su Tatooine, mi girava la testa ogni volta che cercavo di muovermi, almeno la nausea era sparita assieme a metà della cena, però avevo il timore di rigettare di nuovo. Per non parlare del fatto che la depressione era tornata, raddoppiata. “Lei è l'unica ragione per cui non sono impazzito in carcere...”

Qualcuno si sedette di fianco a me. Era Dakk, che cercò di sorridermi. Era uno di quelli che aveva perso tutto con l'Impero, sapeva come mi sentivo. “Non ti preoccupare. Li troverai. Sii paziente.” mi afferrò un braccio, si rialzò e mi trascinò su con lui. Il movimento improvviso mi fece girare nuovamente la testa come una swoop bike fuori controllo. “Dai, su, è ora di metterti a dormire. Hai avuto una nottataccia.”

Cercai di sorridere, ma sono certo che il risultato fosse più una smorfia di dolore. “Grazie ragazzi...” riuscii a dire dopo che mi ebbero trascinato nel dormitorio e mentre mi mettevano nella mia cuccetta.

Per cosa?” chiese qualcuno. Non ricordo chi.

Per tutto.”

Dakk mi mise una mano sulla spalla e la strinse gentilmente. “Non ti preoccupare Anakin. Tu avresti fatto lo stesso per noi.”

Era vero. Avrei fatto di tutto per loro. Per Dakk soprattutto. Durante quei mesi, era diventato una sorta di fratello minore per me. Sapevo che cosa aveva passato quando aveva perso la sua famiglia, riuscivo a rapportarmi meglio con lui rispetto agli altri. Perdere qualcuno che ami ti rende più empatico nei confronti di coloro che hanno subito la stessa tragedia.

Tentai di sorridere di nuovo, ma non ottenni grandi risultati. A quel punto, goffamente tirai su le coperte fino al mento e mi raggomitolai sotto di esse come un bambino. “'notte...”

Buona notte!”

A quel punto, black out. Sembrava un sonno senza sogni. Era quello che mi serviva. Una notte di sonno profondo e ininterrotto. E per un attimo pensai che quella fosse la notte giusta.

Ma mi sbagliavo.

Mi sbagliavo di grosso.


Ecco, appunto, bevete poco che poi sparate cavolate, ve lo dico per esperienza personale. Non è carino. Si possono dire tante boiate di cui vi pentirete alla mattina. O fate in modo di non far bere troppo i vostri amici. Potreste ritrovarvi a dover trascinare una persona delle dimensioni di Anakin (e non è piccolino!) in giro svenuto per il troppo alcol. Non che mi dispiacerebbe dover avere a che fare con Hayden Christiansen ubrianco (inserire idea malsana random qui). E mi è successo di dover avere a che fare con uno della sua stazza ubriaco. Non è stato carino.

Appena ho un attimo traduco il seguito. Ne succederanno di belle! Circa.


 


 

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Capitolo 22
*** Fall Apart And Start Again ***


A.N. Le parti in corsivo, almeno i dialoghi, sono presi quasi pari pari dalla sceneggiatura di Episodio III. Non tutto perchè mi ero rotta le balle di mettere indietro il film per tirarmi giù le battute. E poi non volevo infrangere nessun copyright. Idem farò ora, perchè non ho voglia di guardare a ripetizione quella scena di EpIII in italiano che mi fa altamente hahare tradotto! Dio, che adattamento schifido...vabbeh, traduco a manetta io. Già il dialogo originale non è granchè, tradotto poi... Divertitevi! Circa...


Capitolo 22 – Fall Apart And Start Again

L'aria del pianeta vulcanico era densa di zolfo. Era a malapena respirabile, ma il giovane se ne stava sul camminamento della struttura mineraria tranquillo, ammirando l'incredibile spettacolo della natura. I vulcani che circondavano la struttura eruttavano in continuazione, lanciando spruzzi di lava altissimi nel cielo rossastro denso di nubi. Aveva un sorriso soddisfatto stampato in faccia, anche se era più un ghigno, un ghigno spaventoso. Nessuno sapeva che giusto qualche ora prima aveva commesso gli atti più atroci che un uomo potesse fare. Gli Jedi erano quasi cancellati dalla faccia della Galassia, il Tempio su Coruscant era in fiamme quando lo aveva lasciato, i capi dei Separatisti giacevano morti in una stanza poco distante...tutto stava procedendo come il suo Maestro aveva previsto. Il potere del Lato Oscuro era incredibile. Non avrebbe mai immaginato il livello di conoscenza della Forza che il suo Maestro aveva raggiungo.

Il suo Maestro. Darth Sidious. Un uomo così astuto che era riuscito a prendere il potere in un modo assolutamente incredibile. Nessuna rivoluzione, niente sangue versato...ovvio che i traditori dovessero pagare, ma quello era il prezzo da pagare per l'inganno. Decisamente, il suo Maestro era il miglior politico che aveva mai visto nella sua per ora breve vita. Forse il migliore della sua generazione. No meglio, era il migliore della storia.

Darth Sidious era stato l'uomo che aveva salvato tutto. Aveva salvato la Repubblica da una rovinosa e pericolosa caduta nel nulla. Aveva salvato trilioni di vite dalla tirannide proposta dai Separatisti. Dooku era morto, Greivous pure. Nute Gunray e il suo entourage avevano esalato l'ultimo respiro poco prima per opera sua. Meglio, della sua spada.

Il suo Maestro ne sarebbe stato molto compiaciuto. Sì, si stava comportando bene e doveva solo aspettare ulteriori istruzioni. Mentre aspettava, Lord Vader, quello era il suo nuovo nome, si godeva lo spettacolo della natura impetuosa che aveva davanti. Peccato fosse da solo, sua moglie ne sarebbe rimasta entusiasta.

Respirò a fondo, ma l'aria carica di zolfo gli irritò i polmoni, facendolo tossire un paio di volte. Riprese la sua posa in qualche secondo. Si alzò di nuovo dritto, le mani dietro la schiena. Chiuse gli occhi per qualche secondo, ascoltando il potente flusso della Forza. Era diverso. Più forte, più profondo, anche più semplice. Era una bella sensazione. Lui stesso si sentiva meglio! Forte, sicuro di sé, un altro uomo. Anakin Skywalker era un debole, un ragazzino sciocco. Il Consiglio lo temeva. Temeva il suo potenziale! Ora invece, era un uomo. Il suo nuovo Maestro aveva afferrato l'uomo dentro di lui e l'aveva messo al posto del ragazzino ingenuo che costituiva la sua immagine precedente. Ora aveva finalmente l'aspetto di un uomo potente.

Non solo un uomo. Un Sith! Il più potente Sith di tutti i tempi. Ecco che cos'era! Un'arma vivente. Il forte braccio della nuova legge Imperiale. Ed era bellissimo!

Mentre ascoltava il flusso della Forza sentì qualcosa. Un tumulto. Come un eco, sentì la presenza di qualcuno che conosceva molto bene. La sua amata moglie stava arrivando. Non sapeva perchè, dato che le aveva ordinato di rimanere su Coruscant, dove sarebbe stata al sicuro, ma dopo una momentanea irritazione per il fatto che avesse disobbedito ai suoi ordini, era felice di sapere che era vicina. Doveva essere una testimone del suo potere. Del suo nuovo potere.

Guardò in alto e vide la scintillante cromatura della nave di Naboo che si avvicinava verso le piattaforme di atterraggio, qualche piano più sotto. Con un sorriso di felicità in viso, che aveva rimpiazzato il ghigno di prima, si avviò verso la piattaforma di atterraggio. Verso sua moglie.

Arrivò giusto in tempo per vedere la rampa di entrata della navetta aprirsi con uno sbuffo. Sua moglie, alquanto spaventata si poteva dire, era lì che aspettava che si aprisse del tutto, e quando lo fece, si lanciò di corsa, per quanto potesse correre, verso di lui.

Oh Anakin...” mormorò con la voce rotta dalle lacrime mentre lo abbracciava stretto.

Va tutto bene, sei salva adesso! Che cosa ci fai qui?” le chiese facendo un piccolo passo indietro per poterla guardare in faccia.

Io...” tirò leggermente su col naso, ma si riprese in fretta. “Ero così preoccupata per te! Obi-Wan mi ha detto delle cose terribili...”

Sentire nominare da lei il suo precedente insegnante era l'ultima cosa che voleva in quel momento. Il suo pugno destro si chiuse con un suono metallico al suo fianco. Respirò a fondo per calmarsi. “Che cosa?” le chiese, la sua voce apparentemente calma tradiva un certo fastidio.

Ha detto che sei passato al Lato Oscuro...” ormai le lacrime scorrevano senza sosta dai suoi occhi. “Che hai ucciso i bambini!”

Fece un passo indietro, mettendo più spazio tra loro. Si stava arrabbiando in fretta. “Sta cercando di metterti contro di me!” gridò.

Padmè non poteva credere ai propri occhi. Dov'era il suo amato marito? Quell'uomo non era lui, non era il suo Anankin. “A lui importa di noi!” cercò di calmarlo.

Noi?” ribatté a denti stretti, con la voce ridotta a poco più di un sibilo.

Lui...lo sa.” rivelò. “Ti vuole aiutare!”

E sarà lui a proteggerti?” non capiva. Tutto quello che aveva fatto, l'aveva fatto per lei! Per salvarle la vita dai suoi incubi! “Lui non può! Non è potente abbastanza!”

Anakin, ti prego...tutto quello che voglio è il tuo amore!”

L'amore non ti salverà, Padmè!” gridò di nuovo. “Solo i miei nuovi poteri possono!”

Lei sospirò. “A che costo Anakin? Sei un brav'uomo Anakin! Non puoi fare questo!”

Non posso perderti! E non ti perderò così come ho perso mia madre!” si voltò un attimo dall'altra parte. “Sono diventato più potente di qualunque altro Jedi abbia mai sognato, e l'ho fatto per te. Per proteggerti!”

Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Il suo Anakin non avrebbe mai detto una cosa del genere. Ma ancora cercava di convincerlo che non c'era bisogno di tutto ciò, negando l'evidenza.

Vieni con me. Aiutami a crescere nostro figlio. Lasciamoci tutto questo alle spalle finchè possiamo!” lo implorò.

Lui sorrise brevemente, il ghigno malvagio tornò per un attimo distorcendogli il viso. “Non vedi?” le chiese voltandosi di nuovo verso di lei. “Non dobbiamo più scappare! Sono più potente del Cancelliere, posso eliminarlo e insieme, tu ed io, domineremo la Galassia! Fare in modo che le cose vadano come vogliamo noi!”

Sembrava così convinto di quello che stava dicendo, così sicuro di sé stesso, che la spaventava. La spaventava a morte. Quella persona non era Anakin, non era l'uomo che aveva sposato. Non poteva essere. Anakin non avrebbe mai detto una cosa così terribile, così malvagia! Anakin era sempre stato un bravo ragazzo, non quel mostro avido che aveva davanti. Non era possibile. In una frazione di secondo, tutto il suo mondo crollò in pezzi davanti a lei, in modo tale che era certa non sarebbe mai riuscita a rimettere insieme. Anakin se ne era andato. Per sempre.

Non riesco a credere a quello che dici.” sussurrò, a malapena udibile con il caos delle eruzioni vulcaniche tutt'attorno. “Obi-Wan aveva ragione! Sei cambiato!”

A sentirle nuovamente pronunciare quel nome, si arrabbiò ancora di più. Non poteva...non era possibile! Non poteva tradirlo in quel modo. Era sua moglie, sua moglie non avrebbe mai...ma...

Non voglio più sentirlo nominare! Gli Jedi si sono ribellati contro di me! Non farlo mai più!”

Inconsciamente, Padmè fece un passo indietro. “Non ti riconosco più!” respirare stava diventando difficile, ma non sapeva se era per l'aria irrespirabile o se era solo la paura, ma sentiva che qualcosa le costringeva la gola. “Anakin, così mi spezzi il cuore. Non smetterò mai di amarti, ma hai preso una via in cui non posso seguirti.

Per colpa di Obi-Wan?” era ossessionato dal suo ex Maestro. Non riusciva a sopportare il pensiero che la sua stessa moglie stesse cospirando con lui per ferirlo in un qualche modo.

Per quello che hai fatto! Per quello che vuoi fare! Fermati! Fermati ora, prima che sia troppo tardi! Torna indietro! Io ti amo!”

Era troppo tardi. Lord Vader guardò dietro di lei e lo vide. Obi-Wan Kenobi. Allora era vero! Quei due stavano complottando contro di lui! Era troppo. La sua rabbia si fece sempre più forte finchè non divenne ira pura, che si rispecchiava nei suoi occhi. Dall'azzurro erano diventati di un tono rossiccio e giallastro che faceva paura. Un colore che avrebbe spaventato l'uomo più coraggioso della Galassia. Se voleva spaventarla ci era riuscito perfettamente.

Bugiarda!” gridò.

Si voltò, guardò nella direzione dello sguardo del marito e le si fermò il cuore per un attimo. Non riusciva a crederci. Obi-Wan Kenobi...l'aveva seguita di nascosto! Non poteva essere!

No...” fu tutto quello che riuscì a dire, con un sussurro soffocato.

Sei in combutta con lui! Mi hai tradito! L'hai portato qui per uccidermi!”

No Anakin te lo giuro io...” quelle furono le sue ultime parole. Vader allungò la mano di fronte a lui e strinse le dita attorno all'aria, ma usando la Forza, iniziò a strangolarla lentamente. Ed era terribilmente contendo nel farlo!

No Padmè...NO!”

Fu così che mi svegliai. In pratica, nel sogno cercai di afferrare il mio stesso braccio per fermarmi, ma lo feci per davvero: caddi a terra, lungo disteso sulla schiena, gridando come un Tusken ferito.

Il problema era che non è che mi fossi svegliato per davvero. Il brusco contatto con il pavimento mi lasciò senza fiato, ma la sensazione di panico che si era formata durante il sogno non se ne andò allo stesso modo in cui mi ero svegliato. Credo di non essermi svegliato neanche quando Matt, che dormiva nella cuccetta sotto la mia, saltò giù dal suo letto per controllare che stessi bene.

Per niente. Ma non riuscivo neanche a rispondere. Non ho la minima idea di come faccio a ricordarmi tutto così bene, considerando che ero veramente fuori di testa in quel momento...

In ogni caso, mi alzai di scatto mentre gli altri si svegliavano. Lentamente, cercai di riprendere fiato, ma sentivo solo l'eco dei miei respiri in testa che sovrastava tutti i suoni e i rumori attorno a me. Non so perchè, ma nella mia testa ero su Mustafar. Il sogno, meglio, l'incubo era stato talmente realistico che il senso di panico non mi voleva lasciare. Eppure la mia parte razionale (quel che ne rimaneva) mi diceva che non ero su Mustafar, che ero su Dxun, sano e salvo. E che quello che avevo visto non era mai accaduto.

Ma avrebbe potuto.

E quell'idea mi colpì come un pugno in faccia. E faceva male.

Ecco cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente, quasi otto anni prima. Sarei stato io a causare la sua morte.

Io.

Io stesso avrei dato forma ai miei incubi, quelle visioni che mi perseguitarono per mesi...

Mi sentii male. Tra il dopo sbornia e quello che avevo appena scoperto ero di nuovo sul punto di vomitare.

Mi appoggiai un attimo al muro cercando di respirare normalmente, di calmarmi ma la nausea e l'emicrania rendevano tutto troppo difficile.

Poi mi resi conto che c'era altro. Uno strano senso di claustrofobia che non avevo mai provato. Mi costringeva il petto, impedendomi di respirare correttamente.

Mi rendevo conto che gli altri ragazzi erano tutti attorno a me che mi chiedevano che cosa non andasse, visibilmente preoccupati, ma non riuscivo a parlare. Era tanto se riuscivo a respirare. E non ero sicuro di riuscire a continuare a farlo per molto. Conoscevo quella sensazione. Ci ero già passato, dieci anni prima, all'accampamento Tusken, quando l'ira si era impossessata di me e mi aveva quasi fatto collassare. Quella volta però era il panico. Cercai in tutti i modi di calmarmi, di pensare il più lucidamente possibile ma la mia testa si era apparentemente presa una mattinata di risposo e non ne voleva sapere di riprendere il controllo sul panico.

Devo uscire da qui...” fu la prima, ed unica, frase di senso compiuto che riuscii a dire per parecchio tempo, prima di correre fuori dal dormitorio.

Avevo veramente bisogno di andarmene. Un bisogno fisico. Per davvero! Avevo la terrificante sensazione come se i muri attorno a me. Avevo bisogno di un po' di aria fresca. E di un posto in cui poter vomitare nel caso la nausea fosse peggiorata.

Anakin aspetta!” gridò qualcuno dietro di me.

No, non potevo aspettare. Se rimanevo lì dentro trenta secondi in più probabilmente sarei collassato.

Andai anche a sbattere contro una parete mentre svoltavo l'angolo verso la porta d'ingresso. Quando finalmente riuscii ad aprirla, fu come un miracolo.

Ero fuori, all'aria aperta. E indovinate un po'? Pioveva. A volte la fortuna aiuta.

Anche se impacciato dal dopo sbornia e panico, riuscivo a correre più veloce degli altri e ci mancò poco che scivolassi sull'erba bagnata quando mi fermai di scatto. La sensazione della pioggia fredda su di me era incredibile. Il contrasto di temperatura così rapido mi fece uscire dalla nebbia di pensieri scoordinati che il panico aveva creato nella mia testa e l'aria fresca mi fece passare un po' la nausea. La nausea sparì, ma quella era niente, se considerate che nel momento stesso in cui mi si schiarì un po' la mente, arrivò la disperazione. Era un miracolo che fossi riuscito a reggere fin lì senza rigettare il resto della cena della sera precedente.

La decisione sbagliata al momento sbagliato e avrei ucciso mia moglie. Ecco cosa cercava di dirmi la Forza con quei sogni. Se fossi andati avanti per quella strada avrei rovinato la mia vita e quella di chi amavo.

A quel punto le gambe non ressero più il mio peso e caddi a terra in ginocchio, come un Hutt senza spina dorsale. Era troppo. Troppo da sopportare tutto in una volta. Non riuscivo più a controllarmi e scoppiai in pianto incontrollato, tant'è che credo di aver urlato a squarciagola, ma tra il rumore della pioggia battente attorno a me e i tuoni non riuscivo a sentirmi.

Non poteva essere vero. Quel sogno era tremendamente realistico...ero io! Io otto anni prima. Su Mustafar. Ero un Sith. Ero Darth Vader, mi sentivo come lui...i suoi...no, i miei pensieri come se fossi veramente un Sith! Sapevo che se avessi preso la strada sbagliata sarei finito così, ma non ero pronto a vederlo coi miei occhi. Ero...malvagio, contorto...un Sith. Non c'erano altre parole per descrivere cosa sarei diventato. Vedevo macchinazioni dove non ce n'erano. Le mie mani erano macchiate dal sangue dei bambini e degli altri Jedi al Tempio. Ero un assassino senza scrupoli, e stavo soffocando a morte mia moglie. La stavo uccidendo perchè voleva aiutarmi. Perchè voleva l'uomo che amava.

Non...non avevo mai pensato che sarei stato io stesso a far diventare realtà i miei incubi. Avevo sempre stato che sarebbe stato qualcun altro...e invece ero io. Non ce la facevo più. Troppo in troppo poco tempo. In silenzio, caddi a terra lungo di steso. Avevo appena la forza mentale di voltarmi sulla schiena.

Non so quanto tempo rimasi lì, a piangere e singhiozzare come un dodicenne, sperando che la pioggia lavasse via la vergogna e la disperazione. Sapevo che gli altri erano lì, sulla soglia, ad aspettare che dicessi qualcosa. Forse rimasi lì un minuto, forse un'ora. Non lo so. Mi vergognavo troppo di ciò che ero. Ero potenzialmente un mostro. Avevo tutte le carte per diventare Darth Vader. Ce le avevo otto anni prima e le avevo allora. Sidious stava solo aspettando che facessi un passo falso per trascinarmi al Lato Oscuro.

Non è possibile...” mormorai ad un certo punto. Ero bagnato fino al midollo, stavo tremando di freddo eppure rimasi lì. Parte di me voleva morire lì sul momento ed essere completamente dimenticato dalla galassia.

A quel punto, Dakk e Haron arrivarono in mio soccorso. Mi afferrarono un braccio ciascuno e mi tirarono in piedi, per poi trascinarmi dentro. Jag era già lì con un asciugamano in cui mi avvolsero prima di farmi sedere su una sedia presa dalla sala comune. Se la sera prima mi sentivo uno schifo, beh, in quel momento era peggio. Ero un catorcio depresso con il peggior dopo sbornia della storia che aveva appena avuto un attacco di panico. Fantastico. Di sicuro assomigliavo più ad un cadavere gocciolante che ad un uomo. Beh in quel momento non mi sentivo neanche un uomo. Almeno non un uomo di quasi trentun anni. Mi sentivo almeno vecchio quanto il Maestro Yoda. E depresso.

Rimasi lì, tremante, mentre gli altri cambiavano asciugamano dopo asciugamano a mano a mano che si inzuppavano, finchè non fui asciutto abbastanza da smettere di tremare. A quel punto sostituirono gli asciugamani con una coperta di lana calda, poi aspettarono dessi un segno di vita.

Fu Dakk a rompere il silenzio.

Hai avuto un altro incubo?”

Annuii. Non avevo voglia di parlarne.

Vuoi parlarne?”

Ecco, appunto. “No.”

Si scambiarono un'occhiataccia. “Lo sai che ti farebbe sentire meglio?”

Ne dubito. Andrei nel panico di nuovo.” non ero proprio in condizioni di fare pensieri molto profondi.

Sospirò, inginocchiandosi di fronte a me così poteva guardarmi in faccia anche se io continuavo a fissare il pavimento di cemento grezzo. “Anakin, non puoi andare avanti così! Pensa a ieri sera! Se continui a distruggerti così ti ucciderai prima o poi!”

Sarebbe meglio...”

Cosa? Sarebbe meglio se morissi? Ma non fare lo stupido Anakin! Non puoi pensarlo per davvero! Pensa ai tuoi figli!”

Toccò a me sospirare. “Se sapessi cosa ho visto stanotte, la penseresti allo stesso modo. Tutti voi. Credetemi.”

E allora diccelo. A quel punto giudicheremo. Non preoccuparti.”

Finalmente ebbi il coraggio di muovermi. Alzai la testa verso di loro, così da poterli vedere. “Sietei sicuri? Non so neanche da dove cominciare!”

Perchè non dall'inizio? Dai...” mi afferrò il polso e tirò finchè non fui in piedi, tremante ma in piedi, e ci avviamo tutti insieme in sala comune. “Mettiamo qualcosa di caldo nello stomaco.”

Così, tre tazze di caffè e due antidolorifici per il mio mal di testa dopo, conoscevano la storia. Non i dettagli, alcuni volevo tenerli per me, come quello che era successo dopo la morte di mia madre, i miei frequenti incontri con Vader mentre ero in prigione...roba del genere. E ovviamente alcuni momenti molto privati che non condividerei con nessuno a parte mia moglie. A parte quelli sapevano cosa era successo, abbastanza da capire il panico di poco prima e perchè nel corso dei mesi ero stato tormentato dagli incubi.

Non ero granchè bravo a raccontare storie, ma anche se tendevo a ripetermi spesso, sembravano divertirsi ad ascoltare le parti più interessanti, come se stessero guardando un film d'azione. Durante alcune parti, come la battaglia di Geonosis, quella di Coruscant e lo scontro con Dooku sulla Invisible Hand, potevo capire dalle loro espressioni che si stavano divertendo, o che erano un po' tesi, come se stessero vivendo quello che provai io in quel momento. Dakk era uno degli ascoltatori più attenti. Quel ragazzo poteva essere terribilmente ingenuo a volte ma ci tenevo a lui.

...quindi, quando iniziai a sognare mia moglie morire, mi pare anche logico che mi impanicassi! Il problema è stato che ho chiesto aiuto alla persona sbagliata! Per fortuna ho capito l'errore e ho cambiato direzione. E sono finito in carcere per sette anni.” ero quasi alla fine del racconto. “Da quel momento, quel sogno non s'è più presentato, fino a stanotte. È per quello che ho avuto un attacco di panico!”

Non dissero niente, non commentarono, non mi interruppero. Solo alla fine mi fissarono per un attimo, sbalorditi, mentre spiegavo che tipo di visione avevo avuto quella notte. A quel punto respirarono a fondo, come se avessero trattenuto il fiato. Fu Haron a parlare per primo.

Anakin io...non so veramente cosa dire. Se è davvero quel che è successo, non ho la minima idea di cosa avrei fatto io.” disse. “Sarei impazzito una settimana dopo essere stato chiuso in galera probabilmente!”

Mi sono aggrappato alla speranza di rivederla. Senza di lei, io sono niente! Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei.” respirai a fondo. Il fumo bollente della quarta tazza di caffè che avevo di fronte mi riempì i polmoni, riscaldandomi. Non ero mai stato un gran bevitore di caffè ma negli ultimi mesi avevo imparato ad apprezzarlo di più. Era un ottimo modo per svegliarsi con qualcosa di caldo. E forte. Il caffè di Ution era talmente forte che tirava fuori i morti dalla tomba. “È per quello che non sono impazzito. Sono troppo umano per mollare.”

Farei la stessa cosa se fossi al tuo posto.” Intervenen Dakk. “Voglio dire, non ho figli, ma se qualcuno mi impedisse di stare con la mia famiglia, lotterei con tutte le mie forze!”

Io...” tremai per un secondo, un effetto collaterale della doccia fredda. “Vorrei solo poter tornare indietro e cambiare tante cose. So che gli anni in prigione hanno dato una limata a certi aspetti del mio carattere, non mi arrabbio più così facilmente ma...mi sono perso tutti quei momenti cui un padre dovrebbe assistere. Non c'ero per aiutare Padmè quando ne avevo bisogno e so di per certo che il mio Maestro non è tanto a suo agio con i bambini piccoli!”

Allora tua moglie è con Kenobi?”

Annuii. “Esattamente. Gli ho chiesto di prendersi cura di loro prima di farmi arrestare. Promisi che sarei tornato il più presto possibile ma...con quella taglia sulla testa non è che posso andare in giro a passeggiare per la galassia facendo domande! Darrick sta facendo il lavoro sporco però...a quanto pare il Senatore Organa li sta tenendo nascosti e non ha intenzione di rivelare la loro posizione a nessuno!”

Quindi in pratica non li hai mai visti.” disse Haron.

Scossi la testa. “No. Ho un paio di holofoto, ma niente di che. E sono anche vecchie, la più recente è di due anni fa. Che diavolo, tra tre mesi compiranno otto anni! Il tempo sembra volare da quando sono fuori di prigione!”

Cadde di nuovo il silenzio. Era ancora presto, tutti gli altri se ne stavano a dormire pacifici e attorno a me c'era solo il solito gruppo più Matt, che non riusciva a credere alle sue orecchie quando iniziai a raccontare la mai storia. Rimase semiparalizzato la maggior parte del tempo, incredulo. Fece anche delle smorfie divertenti!

Cosa hai intenzione di fare?”

Non ne ho idea. Sono stanco di stare qua ad aspettare, ma non posso andare da nessuna parte senza supporto. E non posso chiedere a Darrick di spostarmi così improvvisamente. Che cazzo, mi sembra che mi stiano scivolando via lentamente, ogni momento che passa!”

Anakin io...” cominciò Haron. “Se c'è qualcosa che possiamo fare per aiutarti...”

Scossi la testa. “No Haron, grazie ma è una cosa che devo fare da solo.” risposi. “Potrà volerci molto tempo, ma devo farlo da solo.”

Stava per replicare quando sentimmo il cicalio del comlink riecheggiare per la stanza. Era Darrick. La sua immagine olografica apparve all'apparecchiatura. Non aveva il solito aspetto calmo e pacato. Continuava a guardarsi dietro le spalle, aveva una voce strana, quasi fosse molto agitato. C'era qualcosa che lo preoccupava.

Ragazzi fate i bagagli. Domani vi portiamo su Dantooine per l'addestramento!” disse velocemente.

Cosa?” quasi gridammo, tutti insieme.

Vi trasferiamo su Dantooine per l'addestramento per piloti. Sarà breve ma intenso. Le cose iniziamo a smuoversi e stanno pianificando qualcosa di serio contro l'Impero!” la comunicazione era un po' disturbata, c'erano scariche statiche qui e lì, come se avesse aggiungo una chiave di crittografia in fretta e furia. “Non abbiamo abbastanza piloti così chi è in grado di guidare un landspeeder verrà addestrato come pilota da guerra nei prossimi mesi. Siate pronti perchè arriviamo domani mattina!”

Dobbiamo informare Kett?” chiese Haron.

No, è già in volo per Dantooine. Non preoccupatevi. Fate le valige e aspettateci.” si guardò dietro la schiena un ultima volta. “Devo andare. Ci vediamo domani ragazzi!”

La sua immagine sparì e ci lasciò lì, muti, decisamente scioccati.

Che cosa dicevi prima? Che non puoi chiedergli di spostarti così all'improvviso?” mi prese in giro Jag.

Riuscì a farmi sorridere. “Hey, non controllo le decisioni che prendono i piani alti!”

Beh, sembra che avrai finalmente la possibilità di far domande in giro!”

Bevvi l'ultimo sorso di caffè e sospirai. “Vedremo...”

Improvvisamente sentii una strana ondata di ottimismo. Dantooine. Almeno era un pianeta. Piccolo, ma era un pianeta. E da quanto avevamo sentito, avevano costruito una bella base su Dantooine, una vera, con strutture adatte ad ospitare attrezzature di addestramento per piloti e soldati. Almeno quello era ciò che mi aveva detto Darrick l'ultima volta che ci eravamo visti. Il che voleva dire che probabilmente Ahsoka era lì, e che forse sapeva qualcosa.

Per la prima volta in mesi, forse anni, mi sembrò di scorgere una luce in fondo al tunnel.


Bon, catabasi fatta. Il capitolo era più bello in inglese, ma oh, si fa quel che si può. Siamo a metà dell'Odissea, discesa agli inferi e ritorno. Solo che il ritorno è lungo e periglioso. vedrete a mano a mano che vado avanti. Comunque, siamo a circa 3/5 di storia, tra un po' arriva la roba veramente figa. Scontri Maestro/Padawan, risse da bar, rivelazioni stile Beautiful, esplosioni, bombardamenti...puff...ci sarà da ridere! E prima che mi dimentichi...lunedì prossimo riparto. Una settimana di campeggio Brenso (se qualche lettore viene da Bologna e dintorni dovrebbe capire il significato della parola) con dei miei compagni di università e Judo. Tra parchi acquatici, mare, festival folkloristici marchigiani, credo che tornerò più disfatta di prima. Non vedo l'ora!!!!


 

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Capitolo 23
*** Something More Than This ***


Capitolo 23 – Something More Than This

Subito dopo la chiamata di Darrick, feci giurare agli altri di non rivelare la mia identità per nessun motivo e che mi avrebbero aiutato a mantenere la mia copertura. Non ero ancora pronto per usare il mio nome vero. Sarebbe stato troppo pericoloso. Ero troppo famoso perchè la gente si dimenticasse di me solo perchè l'Impero voleva così. Non potevano cancellare i ricordi della gente come avevano fatto con i loro registri, giornali e archivi dell'holonet. La gente ancora parlava di me, lo sapevo. Ogni volta che c'era una discussione su battaglie o navi da guerra delle Guerre dei Cloni, il mio nome saltava fuori. Ero usato come termine di paragone per qualsiasi cosa. Per fortuna non mi usavano come termine per il mio comportamento umano. Almeno quello. In ogni caso, anche se non comprendevano la mia richiesta, la accettarono senza fare troppe domande. Lo stesso però, quelli che avevano assistito al mio crollo, quella notte, mi guardavano con occhi diversi. Prima di quella notte ero un semplice meccanico, molto bravo ma un meccanico. Ma quella notte videro l'uomo che si nascondeva dietro il mito di cui continuavano a parlare dopo otto anni che era scomparso.

Videro un uomo distrutto. E, empaticamente, decisero di lasciarmi solo a risolvere i miei problemi. Dovevo sistemare quel casino da solo, e lo capivano.

Qualcuno mi disse che la vita può solo essere come un uomo può costruirla. E io mi ero costruito un inferno in terra, per davvero. E quell'inferno che stavo vivendo era il mio modo per pagare il prezzo dei miei errori. Tredici anni di errori, rabbia ed egoismo. Era il mio modo personale di fare ammenda con l'universo.

Strano, vero? L'ho capito solo anni dopo, ma quel viaggio era cominciato quando avevo deciso di consegnarmi all'Imperatore e mi avevano chiuso in carcere ed era finito circa un anno dopo la mia fuga. Era un viaggio che dovevo fare da solo e che aveva un po' smussato gli angoli del mio carattere. Per il meglio, fortunatamente. Non ero più il ragazzino arrabbiato che voleva sempre di più di quello che la vita gli offriva. Ero un uomo che voleva una cosa sola. Che sarebbe bastata per tutto il resto della sua vita.

Comunque, torniamo a noi. Non credo vi interessino tanto le mie riflessioni personali sulla mia vita. Le trovo noiose io stesso dopo un po'.

Subito dopo la ricezione di quella chiamata, svegliammo gli altri e ci sbrigammo a preparare le nostre cose. Sembravano un branco di ragazzine isteriche prima di una serata fuori. Avevamo a malapena ventiquattro ore prima che ci venissero a prendere e troppe cose da fare. Dovevamo decidere cosa portare e cosa lasciare. Haron tentò di prendere la situazione in mano e far stare gli altri calmi, ma non ebbe fortuna. Era un gran meccanico e caposquadra ma non aveva grandi doti da comando, soprattutto non aveva l'esperienza per far stare buoni una folla di uomini che non vedevano l'ora di andarsene da quel luogo dimenticato da Dio. Non poteva avercela. Sospirando, guardò verso di me mentre svuotavo il mio cassetto e riempivo la mia sacca. La sua espressione era una grande richiesta d'aiuto. Era tempo di farsi notare un po'.

Bene ragazzi adesso basta! Fermi dove siete per un minuto!” gridai sopra il vociare degli altri, come se stessi parlando alla 501esima. “So che volete andarvene ma se andiamo avanti in questo modo non andremo da nessuna parte. Ora, per favore, voglio che tutti voi, in modo ordinato, impacchettiate le vostre cose e portiate le vostre cose in sala comune. A quel punto, decideremo cosa fare, va bene?”

Per un secondo mi guardarono come se fossi pazzo, poi si rimisero al lavoro, questa volta più calmi e senza lanciare grida isteriche a destra e a manca.

Sospirando nuovamente, Haron mimò il labiale di un “grazie” grande come una casa, poi tornò al suo lavoro, e io feci lo stesso. Quando finimmo di prepararci, sistemammo qualche navetta che eravamo sicuri sarebbe stata utile fuori dall'hangar, nel caso avessero deciso di portarsi un po' del nostro lavoro dietro. Alla fine della giornata però, ricevemmo un'altra chiamata che ci avvisava che avrebbero preso solo noi, non le navette. Quelle le avrebbero recuperate in seguito, alla bisogna. Sarebbe stato carino saperlo prima, ma era inutile piangere sul latte blu versato, perciò rimettemmo tutto dentro e sigillammo l'hangar.

In pratica mi avevano appioppato il compito di organizzare il trasferimento visto che Haron non sapeva come comportarsi. Mi presi anche qualche complimento. Ad un certo punto, mentre stavo pensando ad un posto abbastanza nascosto ma al contempo ampio per far atterrare la fregata che ci avrebbe prelevato, Ution si avvicinò e mi disse qualcosa di simile a “Sei molto più di un meccanico Atton! Sei un leader nato!”. Se solo avessero saputo...

Ma se organizzare la partenza fu un compito semplicissimo, arrivare su Dantooine fu tutto un altro conto. Ci volle molto più di quanto avevamo previsto. Qualcuno sulla nave aveva sbagliato a inserire le coordinate e la fregata atterrò sei miglia più a sud di quanto preventivato, e ci toccò camminare. Beh, ci volle un sacco di tempo. Per non parlare del fatto che aveva piovuto quasi tutto il giorno e la notte precedente, perciò sei miglia ci fecero infangare fino alle ginocchia. I ragazzi dell'equipaggio non erano molto contenti delle pedate per tutti i pavimenti della nave!

Lasciammo il campo Mandaloriano così come l'avevamo trovato. Tutte le riparazioni e i cambiamenti sarebbero crollati sotto l'effetto della pioggia e degli attacchi degli animali, nel corso degli anni, così non eravamo particolarmente preoccupati che l'Impero lo trovasse. Poi, siamo seri, quel posto era un inferno, sicuro ma tremendo, troppo tremendo per viverci. Ecco perchè i Mandaloriani lo usavano come rifugio. Dubito fortemente che l'Impero ci abbia anche solo pensato a cercare una base Ribelle lì. Seriamente, dubito che sapessero che Dxun esisteva!

Ore dopo arrivammo su Dantooine per scoprire che la base era in realtà una fattoria che copriva l'accesso ad un labirinto di tunnel e aree sotterranee.

Ed era enorme.

Voglio dire, il campo Mandaloriano era grande. Più spazio di quanto ogni uomo possa chiedere, spazio abbastanza per crearci almeno altri tre hangar per lo stoccaggio di navicelle medio grandi e una giungla intera a tenere tutto nascosto. Un postaccio, ma non c'era l'Impero di mezzo.

Dantooine era almeno dieci volte più grande. Forse di più. E più scendevamo con l'enorme ascensore, più ci rendevamo di quanto fosse grande. Dieci livelli in totale, ognuno con una funzione specifica. Uno era addetto ai dormitori, con spazio per i single e le famiglie, sale comuni e altra roba che rende la vita del fuorilegge un po' più facile. Era il piano più basso. Ce n'era uno, enorme, che fungeva da palestra e zona di addestramento per soldati e piloti, poi c'era un'officina e anche un laboratorio dove venivano create armi e altra roba. Era come essere su Dxun però tutto moltiplicato. C'era anche un piano, un po' più piccolo, che fungeva da mensa comune per tutti. E annessa cucina.

Era enorme. Punto. A capo. Lettera maiuscola.

C'era gente che lavorava anche in superficie, producendo tutto quello di cui avevamo bisogno, dal cibo all'acqua e tutto il resto. Era quasi una città, e temo fosse più grande di Mos Espa. Fate voi i conti.

Qualcuno che viveva lì da più tempo ci guidò in un tour istruttivo nella base. Ci fece vedere rapidamente la zona addestramento piloti, la mensa e ci guidò al nostro dormitorio. Le stanzette erano da quattro, con letti a castello e un piccolo bagno per camera. I corridoi erano infiniti, con porte a distanza regolare su ambo le pareti, dall'ascensore fino al fondo del piano, dove c'erano gli appartamenti per le famiglie. Vuoti, perchè di famiglie non ce ne erano. Non ancora...

La nostra guida, un tizio di mezza età bassino di cui mi sono scordato il nome, aprì una delle porte e iniziò a fare l'appello. Quattro dei miei compagni si infilarono dentro, poi si passò alla porta successiva. E così via. Io ero stato assegnato all'ultima stanza a sinistra, con Dakk, Jag e Haron.

La stanza era piccolina, ma l'avremmo usata solo per la notte, quindi andava più che bene. Il la maggior parte della giornata saremmo stati impegnati a far altro. Questa volta, scelsi il letto in basso, visto la caduta di due notti prima. Jag prese quella sopra di me.

La nostra guida ci lasciò una mappa della base, orari dei pasti e delle varie attività e si raccomandò di essere puntuali la mattina dopo per la prima lezione di volo, poi ci lasciò a sistemare le nostre cose.

Credi ci vorrà molto per diventare piloti?” domandò Haron mentre sistemava i suoi vestiti.

Ovviamente, tutti guardarono me. “Hey, che ne so! Non ho mai preso una lezione in vita mia, non lo so! Ho solo iniziato con i pod quando ero bambino!” risposi sulla difensiva. Era vero. Non avevo mai fatto una lezione in vita mia. Era talento naturale.

Ma devi aver studiato almeno le basi per far volare una nave da guerra!” disse Dakk issandosi sul proprio letto. “Hai fatto atterrare l'Invisible Hand, dovevi almeno sapere che tasti pigiare!”

Mezza Invisible Hand.” lo corressi. “Sì ok qualcosa ho fatto ma niente di che! Conosco le basi, non sono un pilota addestrato. Qualche lezione farebbe comodo pure a me!”

Mentre sistemavo i miei vestiti, afferrai l'elsa della spada e la tirai fuori dalla sacca. Per un attimo, la mia memoria andò indietro ai tempi della guerra, quando quel apparentemente inoffensivo oggetto di metallo era la naturale estensione del mio braccio destro. Con un po' di fortuna, avrei avuto modo di allenarmi un po' nei mesi successivi.

Ehi Anakin, che cos'è?”

Dakk mi trascinò al presente, via dai miei ricordi. “Questa?” alzai la mano. “Questa è la mia spada laser!”

Si fermarono tutti. “Davvero?”

Esattamente. Quest'affare mi ha salvato la vita tante di quelle volte che non riesco neanche a contarle. Sembra strano ma un po' mi mancano i tempi in cui io e Darrick eravamo ancora apprendisti e spendevamo i pomeriggi al Tempio ad allenarci!”

Eh, avevo la sensazione che conoscessi il Maestro Kohr un po' di più di quello che tentavate di far vedere.” sorrise Haron. “Voi due sembravate troppo amici per essere solo Jedi e meccanico!”

Annuii e mi sedetti sul mio letto. Fissai la mia arma per un attimo, la sua superficie cromata scintillava sotto le luci artificiali. Quell'arma era la mia vita. Per davvero. E mi mancava. Ero stato un guerriero per così tanto tempo che la filosofia del combattere aveva messo le radici nella mia anima. E che ora la Galassia aveva ancor più bisogno di guerrieri, dovevamo starcene buoni e zitti. Dovevamo aspettare. Tutti gli Jedi sopravvissuti dovevano star calmi e aspettare. Non era giusto. Per niente.

Lo so. Non siamo attori alla fine!”

Che cosa facciamo ora?” chiese Jag.

Scrollai le spalle. “Non lo so. Aspettiamo e vediamo che ci dicono. Poi decideremo.”

Più tardi, quella sera dopo cena, avemmo l'occasione di girare un po' per la base. Ci volle quasi un'ora solo per vedere gli spazi ricreativi. C'era di tutto, anche una biblioteca enorme. Era favolosa.

Gli altri non erano granchè interessati ma io volevo assolutamente dare un'occhiata più approfondita al piano con le strutture di addestramento, così mi accompagnarono. In quel momento era vuota, così c'era tutto il tempo di guardarsi attorno per bene.

C'era un poligono di tiro, una zona per il combattimento corpo a corpo e relativo addestramento, macchinari vari e altre cose con cui non voglio annoiarvi. Diciamo solo che non era troppo dissimile dalle stanze del Tempio.

Woah! Non avevo mai visto niente del genere!” sbottò Dakk dopo un po'.

Scommetto che ci hanno messo le mani Aleha e Darrick. Sembra proprio il posto dove ci allenavamo quando eravamo Padawan!” risposi, guardandomi attorno.

Davvero?”

Annuii. “Già. Sai, anche se gli Jedi hanno la Forza come alleata, non possono combattere senza l'appropriato allenamento fisico. Ho passato anni a fare sollevamento pesi e altra roba giusto per usare la spada. L'arma in sé non pesa nulla, ma ci vuole un bel po' di forza fisica per usarla al meglio.” spiegai.

Ci scommetto. Non ho mai visto uno Jedi combattere dal vivo, ma ricordo i servizi all'holonews, tutti voi sembravate così bravi con quegli affari... non posso credere che la gente si possa muovere così velocemente!”

Non potevo crederci nemmeno io, quando la prima volta ho visto il Maestro Kenobi in missione. E il Maestro Yoda...contro Dooku, su Geonosis...non riuscivo a credere ai miei occhi. Non ho mai visto nessuno muoversi così velocemente. Credevo di avere le allucinazioni per via della ferita al braccio!” mi cacciai le mani in tasca e guardai al fondo del poligono. Avevo una gran voglia di scavalcare le barriere di sicurezza e chiedere agli altri di spararmi addosso, giusto per vedere se ero ancora capace di deflettere i colpi. Forse nei giorni successivi, ma non in quel momento. Stavamo solo esplorando il luogo.

Beh, dopo che realizzammo che non potevamo fare molto in quel momento, ci spostammo nell'area di addestramento piloti, al quarto piano. Io sapevo che aspettarmi, gli altri no invece. E rimasero stupefatti. Oltre all'area di lezioni di teoria, con un proiettore olografico per far vedere video o registrazioni di simulazioni andate male, c'erano dieci, e dico ben dieci simulatori allineati contro i muri. E dieci simulatori costano un sacco di soldi!

Accidenti, non riesco a credere che tra un po' diventeremo piloti!” sospirò Dakk appoggiandosi al muso.

Credici o meno, ma preparati perchè è una vita dura!” risposi guardando la lista di simulazioni disponibili sul computer. Era una lista lunga con qualche cosa di interessante. Ci sarebbe stato da ridere! “Essere un pilota significa molto più che sedersi in cabina e girare qualche leva.”

Non importa. È qualcosa che ho sempre sognato. Ogni bambino sogna di volare!”

Risi per un attimo. “Non dirlo a me. Ne so qualcosa!”

Più tardi ci ritrovammo a scambiare due chiacchiere in dormitorio, tutti pronti per andare a dormire ma ancora in piedi. Sembravamo ragazzini in gita scolastica, in pigiama che corrono da una stanza all'altra alla ricerca degli amici. Conoscemmo gente nuova, come quelli che dormivano di fianco alla stanza dove stavo io. Sembravano tutti bravi ragazzi, anche se molti di loro non avevano la minima idea di cosa aspettarsi dall'addestramento. Molti di loro non vedevano l'ora di iniziare, ed era il primo giorno per tutti. Me compreso.

Beh, probabilmente stavamo facendo troppo chiasso perchè ad un certo punto le porte dell'ascensore si aprirono e una figura avvolta in un mantello si incamminò lentamente verso di noi. Riconobbi la sua presenza nel momento stesso in cui mise piede sul piano. Aleha Kohr. Una delle ragazze più toste che la Galassia potesse avere. Un po' più bassa del fratello, sembrava quasi fragile, come un rametto secco. Ma se l'aveste vista in battaglia, beh, vi sareste resi conto che Aleha è tutto men che fragile. Concentrata, risoluta, agile. Era estremamente dotata nell'arte della spada, un avversario temibile, ve l'assicuro. Anche in quel momento, il suo aspetto era quasi reale. Era una Jedi orgogliosa, ma non come Obi-Wan e suo fratello. Lei non seguiva ciecamente le regole, come me. Qualche volta abbiamo dovuto entrambi piegarle fino a infrangerle per portare a casa il fondoschiena. E ve l'assicuro, considerando che era una delle migliori nel campo delle guardie del corpo, di regole ne aveva infrante parecchie. Spesso contro la sua volontà.

Allora, piloti, cos'è questo chiasso? Dovreste tutti essere a dormire adesso! Avete un lungo giorno davanti, lo sapete!” disse, terribilmente brusca. Poi si voltò verso di me. “Soprattutto tu Rosh, dovresti essere nel tuo letto a dormire, considerando quanto ti agiti quando hai delle navicelle per le mani!”

Ringraziai la Forza che Darrick si fosse ricordato di avvertirla. “Maestra Kohr, sempre corrosiva come sempre!” feci un veloce inchino in segno di rispetto. “Sono passati otto anni ma ancora non avete perso il vostro tocco magico!”

E non ho intenzione di farlo! Mio fratello si è ammorbidito abbastanza. Con venti bambini da addestrare, devo essere più che corrosiva per fare in moto che mi diano retta! Lo sai vero?”

Posso immaginarlo.” stavo per scoppiare a ridere come uno scemo di fronte a tutti e vedevo chiaramente, dallo sguardo nei suoi occhi, che anche Aleha era sul punto di scoppiare. Dovevamo tagliar corto quella scenetta o avremmo iniziato a raccontarci aneddoti del nostro apprendistato al Tempio.

E lo sapeva anche lei, così la piantammo in fretta. “Molto bene Rosh. Per piacere, non corrompere tutti questi poveri innocenti come hai fatto con Darrick. Vi voglio tutti nelle vostre stanze quando arriverò all'ascensore. Nessuna eccezione ovviamente. Cercate di dormire, domani il Capitano Antilles inizierà l'addestramento fisico. Ora, nei vostri letti, veloci!”

Ovviamente obbedimmo e corremmo tutti in stanza. Aleha girò sui tacchi e quando raggiunse l'ascensore eravamo tutti chiusi in camera. Continuammo a chiacchierare un po' ma poco dopo ci mettemmo tutti a dormire. Mi ci volle un po' per addormentarmi ma alla fine riuscii a dormire un po', per quanto male.

Il mattino seguente, quando ci svegliammo, dovemmo sopportare l'agitazione di Dakk per tutta la mattina. Durante la colazione non smise un attimo di parlare di quanto era eccitato, di quanto voleva provare un simulatore e roba del genere. Sfortunatamente per lui, la prima lezione fu meramente teorica, ci dissero cosa avremmo fatto nelle prossime settimane e che tipo di requisito erano necessari per diventare Piloti. Uno di questi era una forma fisica perfetta, che pochi di loro potevano o avevano intenzione di ottenere.

Dal mio punto di osservazione, nell'angolo della stanza, potevo vedere le facce degli altri di fronte a me che cambiarono radicalmente, come i loro sentimenti. E pensavano che essere pilota militare fosse una cosa semplice, che volesse dire solo sedersi in cabina e muovere il timone. Col cazzo! Scusate la volgarità. Era questione di lavoro pesante in palestra, un sacco di allenamento e roba del genere. E io glielo avevo detto che era una vitaccia!

Subito dopo questa rivelazione, Antilles ci mise subito sotto torchio. Ed era un allenamento duro abbastanza da far stancare un soldato. Molti dei ragazzi attorno a me crollarono sfiniti a metà della sessione, ma quelli che arrivarono alla fine si guadagnarono un po' di rispetto da coloro che ci allenavano. Non c'era solo Antilles, c'erano altri tre uomini e una donna che ci divisero in cinque gruppi e ci controllavano. E io ero nel gruppo peggiore, con Antilles. E mi piaceva!

Non avevo avuto modo di fare esercizio come volevo su Dxun, ma era quello che mi ci voleva per ritornare in forma. Almeno come volevo io. Fui uno dei pochi che riuscì a terminare la sessione, e non avevo neanche il fiato corto.

Ero l'unico che riusciva ancora a stare in piedi, mentre tutti gli altri erano sdraiati a terra cercando di riprendere fiato, assolutamente esausti.

Ben fatto!” gridò Antilles quando vide che ero l'ultimo uomo in piedi. “Sarai un ottimo pilota!” a quelle parole a momenti mi scappò detto un “grazie al cazzo...” grande come una cas a ma mi trattenni. “E tu saressti...?”

Atton Rosh signore.” risposi. “Grazie signore.”

Bene. È un piacere conoscerti. Hai mai fatto un allenamento così intensivo?” mi chiese.

Guardai un attimo Dakk dietro di me, che cercava ancora di riprendere fiato e respirare normalmente. Stava per scoppiare a ridere come un matto. “No signore. Ma credo che il mio lavoro di meccanico mi abbia fatto aumentare la resistenza!”

Sei uno di quelli di Dxun vero?” annuii. “Bene. Avete fatto un ottimo lavoro con l'X-Wing. La Incom dovrebbe consegnare i primi caccia nell'arco di un mese.”

Fantastico. Credo che ora sia tempo di un paio di lezioni di teoria!”

Esatto Rosh. È tempo per la teoria. Avrete un'ottima insegnante, ve l'assicuro.”

Aspettammo finchè tutti non furono in grado di respirare normalmente e ci spostammo di un piano per le lezioni di teoria. Camminando sempre in fondo al gruppo, riuscii a rimanere in fondo e a stare nascosto dietro agli altri sessanta uomini di fronte a me. Ma anche se ero così lontano e non avevo una vista chiara della “cattedra”, riuscivo a vedere chiaramente una faccia conosciuta. La mia ex-Padawan, ora cavaliere Jedi lei stessa, che parlava per un attimo con Antilles. Il suo viso era una maschera di tenacia, la stessa che traspariva quando era sotto la mia tutela. Ogni giorno.

Era cresciuta. Era a malapena un'adolescente quando la conobbi, quasi dieci anni prima, ma ora era una donna adulta per la sua razza. Sorrisi un attimo. Stava bene. Era bello sapere che ce l'aveva fatta dopo tutti quegli anni.

Dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare mentre continuavo a spingerla oltre i suoi limiti e la sua pazienza, si meritava il cavalierato. Anzi, si meritava molto più di essere solo una Jedi qualsiasi. Sebbene fosse molto giovane, era una donna tosta e poco prona ad arrendersi, qualcuno di cui ci si può fidare ciecamente, per ogni cosa. Avrei affidato la mia vita a lei in missione. Ero stato il suo insegnante, ma ora era lei ad essere la mia. I ruoli si erano capovolti.

Non si smette mai di imparare, qualcuno mi disse anni fa. Ora sarebbe stata lei ad insegnare, e io quello che doveva imparare. Ed ero sicuro che avrei imparato molto di più che essere solo un pilota migliore di quello che già ero.

Sì, avrei imparato molto più di questo.


Oooooooolè, tornata dal campeggio più bello della storia, nonostante le scottature solari, l'influenza dilagante (e non so come ho fatto a non prendere niente visto che dormivo di fianco alla ragazza che ha fatto da untrice) e altre piccole cose amene (tipo la carbonella per la grigliata che a momenti prendeva fuoco e incendiava tutto) posso assicurarvi che spegnere il cervello per sette giorni fa bene. Le Marche poi sono eccezionali. Ero nella zona di produzione del Verdicchio e tra buon vino, buon cibo e ottima compagnia, non potevo chiedere di meglio. Ora si torna a scrivere! Muahahahaha

PS: tra un mesetto mi arriva il cofano in Bluray della saga di Star Wars. Stanno iniziando adesso ad uscire i video in HD di youtube (molto inferiori all'hd bluray, ma tant'è) e sto già sbavando.

Poi ieri è uscito il trailer del nuovo film di Underworld. La bava cola. Dopo la mediocrità di Rise of the Lycans, questo sembra promettere bene. Muahahahahah non vedo l'ora che sia febbraio!!!! quasi quasi ritiro fuori la mia vecchia FF da 150 pagine scritte a mano stile amanuense e ci ridò un'occhio...potrebbe esser figo...

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Capitolo 24
*** Aces High ***


Allora, le parti in corsivo, in origine furono prese direttamente dalla sceneggiatura ufficiale di Episodio III. È disponibile su internet gratuitamente, come quelle di un sacco di altri film. Praticamente feci copia e incolla a novembre scorso quando scrissi questo capitolo. Ora, siccome Episodio III tradotto mi fa schifo (un po' come tutta la nuova trilogia) e non ho sinceramente voglia di mettermi a guardare il DVD per tirarmi giù quei dialoghi a dir poco tradotti col traduttore di google, traduco io! Se non è perfettamente aderente all'originale, per favore, compatitemi. La nuova trilogia è stata stuprata dall'adattamento italiano! A guardarlo in inglese, si apprezza di più pure Episodio I!


Capitolo 24 – Aces High

Il regime di allenamento andò avanti per tre settimane. Ogni giorno eravamo sottoposti a un intensissimo addestramento fisico dalla mattina presto fino ad ora di pranzo, mentre il pomeriggio era dedicato alle lezioni di teoria di volo.

Ahsoka era un'insegnante straordinaria. Sapeva come si faceva il suo lavoro. Già quando la conobbi, la sua abilità nel volo era impressionante, ma con gli anni non aveva fatto altro che migliorare. E soprattutto sapeva insegnare. Ero uno di quelli che si sedeva sempre in fondo alla classe, ascoltavo ma non ero mai sempre concentrato su ciò che diceva. Dopotutto, molte cose che diceva, le conoscevo già. Ma nonostante la mia scarsa applicazione, riuscii ad imparare un paio di cose, soprattutto sulla nuova tecnologia sviluppata mentre io ero stato tagliato fuori dall'universo.

Ahsoka era chiara e semplice, anche quelli che non avevano mai visto una cloche impararono velocemente le basi e poterono iniziare le simulazioni di volo più semplici e completarle con discreto successo. Qualcuno sapeva far volare navi civili e da carico, altri avevano a malapena la patente per gli speeder e avevano bisogno di più esercizio di altri. C'erano però due o tre persone che sapevano far volare un caccia monoposto, ma non sapevo se erano piloti reduci dalla guerra. Probabilmente gli unici abilitati in quella stanza eravamo io e Ahsoka. In ogni caso, le lezioni erano strutturate per i principianti. E non ho paura ad ammettere che la prima settimana mi annoiai a morte!

Dakk però era uno di quelli che imparava più velocemente. Potei vedere i suoi progressi nel simulatore di volo, con una certa soddisfazione oserei dire. In tre settimane era quasi pronto per le lezioni con i caccia veri. Stavamo solo aspettando che il primo carico arrivasse dalla Incom.

D'altra parte, se le lezioni di teoria andavano allegramente senza grossi problemi e la gente imparava in fretta, le sessioni di allenamento erano ancora, per molti, una spina nel fianco. Anche dopo due settimane di allenamento strenuo, ero l'unico che riusciva a stare in piedi alla fine. E dopo le lezioni di teoria, tornavo in palestra a lavorare un po' da solo. Ogni tanto Dakk e Haron venivano a farmi compagnia, e continuavano a domandarsi come diavolo facessi, dopo sei ore di pesi, corsa, flessioni e roba del genere a fare un'altra ora di corsa e mezz'ora di pugilato al sacco. Non riuscivo a dar loro una risposta.

Ma il fatto che riuscivo ad arrivare a fine giornata senza crollare a terra esausto mi stava causando qualche problema. C'erano dei ragazzi più giovani di me che mi invidiavano pesantemente. Voglio dire, io ero alla soglia dei trentun anni, mi mancavano giusto tre mesi per compierli, avevo un passato di cui non parlavo mai ma che mi aveva evidentemente lasciato dei segni fisici. Insomma, le cicatrici si vedevano, soprattutto si vedeva il braccio meccanico, eppure ero più in forma di persone che, prima di entrare nella Ribellione, stavano metà del loro tempo in palestra o facevano lavori molto più duri del mio. Avevo una resistenza che faceva impallidire i maratoneti. Pensavo di averla persa tutta in carcere, ma a quanto pare i pestaggi che avevo subito mi avevano aiutato in un modo o nell'altro. Riuscivo a reggere molto più di questi ragazzotti che tenevano alla propria forma fisica molto più di me e questa cosa li mandava in bestia. Erano più giovani e più allenati di me, almeno con più costanza, però alla fine erano sempre più esausti di me. Quell'invidia mi avrebbe causato dei problemi, nel futuro, devo ammetterlo, anche se non ero certo io a cercare una rissa!

Comunque, un giorno Ahsoka stava spiegando qualche manovra di emergenza e relative procedure di atterraggio improvvisato con una navetta danneggiata quando disse qualcosa che attirò la mia attenzione.

...e se sfortunatamente i vostri motori smettono di funzionare per via dei danni e non potete riaccenderli per il rischio di esplosione, o se c'è un problema al sistema energetico, dovrete stabilizzare la vostra navetta manualmente usando i comandi che vi ho spiegato la scorsa settimana.”

Uno dei tizi nelle file di fronte alla cattedra alzò la mano, chiedendo il permesso di parlare. Ahsoka glielo diede immediatamente.

Non possiamo semplicemente fermarci e aspettare aiuto?” domandò.

Non se siete nell'atmosfera di un pianeta, ma se siete nello spazio aperto è la cosa migliore da fare.” pensai. O almeno ero convinto di averlo pensato, in realtà l'avevo detto a voce abbastanza alta da farmi sentire anche dalle file più avanti. Ahsoka compresa.

Chi ha parlato?” domandò, scrutando la classe di fronte a lei.

Che cazz... Pensai. Mi alzai in piedi. “Sono stato io!”

E tu saresti?”

Atton Rosh.” Risposi con calma.

Hai esperienza con motori rotti?”

Che domanda del cazzo Padawan... Pensai di nuovo. “Di fatto sì. Ho avuto la mia buona dose di atterraggi di emergenza in passato.” ripresi, sempre calmo come una roccia.

Strinse gli occhi per un attimo, come se mi avesse riconosciuto. Per un attimo pensai che l'avesse fatto per davvero. Per fortuna no. Il fatto che portassi ancora la barba lunga (che aveva una bisogno di una bella sistemata, ma in quei giorni non avevo così tanto tempo da dedicarci) aiutava con il camuffamento. “Che tipo di atterraggi di emergenza?” mi chiese, con uno strano sguardo negli occhi.

Scrollai le spalle. “Niente di che. Piccole navicelle da trasporto con qualche problema ai motori. Qualche volta per sfortuna succede. Una volta ho dovuto far atterrare una fregata danneggiata da dei cannoni blaster.”

Improvvisamente il suo viso divenne una maschera che non riuscii a decifrare. Sembrava sia interessata che dubbiosa. “Cannoni blaster? Eri un pilota durante la guerra?”

No Maestra Tano, sono solo un meccanico. E comunque, se non mi sbaglio, la maggior parte dei caccia monoposto non hanno gli strumenti di cui parlavate prima. Le pinne stabilizzatrici e i flap aggiuntivi di emergenza sono montati solo sulle navi più grandi, roba molto costosa e molto grande, per trasporto persone, merci e nelle navi da guerra più grosse solitamente.” beh, il nostro prototipo di X-Wing non ce le aveva. Non avevamo né il tempo né le conoscenze ingegneristiche per realizzarle.

Vero, ma ci sono altre manovre e metodi per arrivare ad essere abbastanza stabili per atterrare sani e salvi anche con un caccia danneggiato.” rispose, quasi mi stesse prendendo in giro.

Mi fece sorridere. Voglio dire, i caccia monoposto, come quasi tutte le navi da guerra e i caccia di qualsiasi tipo, non erano fatti per atterrare anche con dei danni piuttosto gravi. Erano creati per essere mandati al massacro e basta. Cercare di atterrare con un caccia danneggiato sarebbe come cercare di navigare le rapide dei fiumi di Naboo con una barca di carta. Impossibile.

Che manovre? Voglio dire, so che ci sono dei modi per portare il culo a terra tutto d'un pezzo, ma con delle navi di classe C, e con i caccia monoposto sono impossibili, soprattutto senza motore!” ero assolutamente certo quello. Ero stato un pilota per metà della mia vita!

Che cosa te lo fa pensare?” mi pungolò ancora.

Ehi, sarà anche cresciuta, ma che diavolo! Era ancora testarda come me la ricordavo. Incrociai le braccia al petto, come facevo sempre quando discutevamo ai tempi della Guerra. “Esperienza. Come meccanico, so di per certo che un caccia danneggiato non riesce a sopportare la pressione di un atterraggio in atmosfera. Un incrociatore, forse. Non un X-Wing o niente di quella classe. Dubito che anche il miglior Asso Jedi potrebbe farlo!” dissi quasi stessi parlando di me!

Temetti di aver toccato un tasto scoperto. Fece una smorfia più che visibile, l'espressione da furbetta se ne andò velocemente, e i suoi occhi blu si volsero verso il pavimento. Ma fu solo un momento, riprese la sua espressione risoluta in un secondo. “Che cosa faresti allora?”

Beh, come al solito, avrei improvvisato. “Non lo so.” risposi. “Dipende dalle situazioni.”

Perchè non provi una delle nostre simulazioni?”

Perchè no! Sarebbe interessante!”

Annuì. “Bene. Il simulatore 2 è già pronto, e vedremo che cosa sai fare.”

Tutti gli altri iniziarono a mormorare e a sussurrare mentre mi incamminavo verso il simulatore. Sapevo che cosa stavano pensando. Pensavano che fossi pazzo a sfidare una Jedi così apertamente, cosa che avrebbe dovuto darmi qualche bello schiaffone. Mentre mi issavo nella cabina, lanciai uno sguardo ad Ahsoka che stava armeggiando con il computer. “;aestra Tano, caricate la simulazione più difficile che avete!” dissi. Ero in vena di farmi notare!

Guardò verso di me, distogliendo lo sguardo dalla tastiera. “La più difficile o quella impossibile?” mi chiese.

Qual è quella impossibile?”

L'atterraggio dell'Invisible Hand.” rispose secca.

Sorrisi, all'improvviso. “Quella vera o una replica?”

L'abbiamo programmata in base ai dati contenuti in un droide astromeccanico che era presente. Abbiamo anche la voce registrata dei piloti!” disse, premendo un paio di bottoni finchè il computer non emise un fischio, segnalando che il programma era pronto. “Sentirai e vedrai quello che è successo per davvero in quella cabina quel giorno.”

Fantastico. Ci vediamo tra un minuto!”

La simulazione dura dieci minuti, inizia dal momento in cui tutti i pod di salvataggio furono sganciati e termina con l'atterraggio della nave in una delle zone industriali di Coruscant.”

Sì, la so la storia! La nave si spezza in due quando gli stabilizzatori si rompono e Skywalker dovette farla planare a terra. Lo so, lo so!” ripetei mentre mi sedevo.

L'interno era fatto esattamente come un'anima cabina di pilotaggio. Gli scudi erano sulla destra, due cloche, una sulla destra per i comandi delle armi e una a sinistra per segnare la rotta. Invece che la copertura di vetro rinforzato c'erano tre schermi ad altissima definizione che proiettavano le immagini. Non avevo mai avuto l'occasione di usare un simulatore come quello, avevo imparato a volare sul campo, usando il mio passato di podracer come base. Quell'affare era un gioiellino per l'addestramento dei piloti e tutti i cloni erano stati addestrati con quelli. Era il mio turno!

Bene...” la sentii dire dagli altoparlanti per la comunicazione con l'esterno. “Visto che conosci la storia, direi che è ora di iniziare!”

Gli schermi si illuminarono e la vista di Coruscant dalla sua atmosfera si aprì di fronte a me, esattamente come me la ricordavo. Pezzi di metallo, navi danneggiate dai cannoni blaster e le torrette ioniche, fuochi e incendi sulla superficie, chiaramente visibili anche da quell'altitudine. E la sensazione che provai davanti a quella vista non fu diversa, anche dopo otto anni. La stessa terribile sensazione di morte imminente che mi circondava, più che altro perchè ricordai le parole di Sidious pochi minuti prima, quando avevo ucciso Dooku. E soprattutto il suo tradimento. E poi anche perchè quel giorno mi aveva cambiato la vita. Totalmente capovolta. Era stato l'inizio della fine. La fine della mia vita come la conoscevo. Lo stesso giorno in cui Padmè mi aveva detto che sarei diventato padre nell'arco di qualche mese, ma era stato l'inizio della caduta dell'Ordine e della Repubblica Galattica, senza contare il conto alla rovescia dei miei sette anni in carcere!

Il simulatore si mosse e vibrò come se stesse per rompersi.

Tutti i pod di salvataggio sono stati lanciati!” sentii la mia voce echeggiare nella cabina.

Greivous...” quello era Obi-Wan. “Puoi far volare un incrociatore di questo tipo?

Che diavolo, avevano scaricato proprio tutto dalla memoria di R2, tutto, anche le voci! Mi faceva uno strano effetto.

Vuoi dire, so far atterrare quello che resta di questo affare?” ripetei, coprendo la mia stessa voce dall'altoparlante mentre ricominciavo l'improvvisata sequenza di atterraggio che bene o male creai quel giorno.

Tutto bene lì dentro Rosh?” chiese Ahsoka da fuori.

Sì Maestra, tutto perfetto!” dissi quando trovai i comandi per far uscire le pinne stabilizzatrici! Dovevo attivarle al momento giusto.

Sentii il pigolio elettronico di R2 mormorare qualcosa sullo sfondo prima che Obi-Wan parlasse di nuovo.

Allora?”

Date le circostanze, credo che l'abilità del pilota sia del tutto irrilevante. Allacciate le cinture!” non sapevo che la mia voce potesse suonare così fastidiosa quando veniva da un oggetto elettronico. Suonava strana. Mi ero rivisto quella scena migliaia di volte in testa, potevo scrivere i dialoghi, ma riviverla a quel livello, per davvero, trasformata in una simulazione didattica marcata come nuovo limite dell'impossibile, beh, era tutta un'altra cosa.

Ora iniziava il lavoro vero. Sentii il rumore di qualcosa che si rompeva, gli stessi che avevo sentito quel giorno, e ammetto che mi si accapponò la pelle un paio di volte, anche se sapevo che quei rumori erano finti.

Fermi...posizione...diciotto gradi.” disse Obi-Wan, e R2 confermò. A quel punto gli stabilizzatori si ruppero e la nave iniziò a piegarsi un po'.

La pressione si sta alzando. Dobbiamo rallentare questo catorcio. Aprite tutti i portelli, estendi i flap e le pinne stabilizzatrici!” dissi, coprendo ancora la mia stessa voce dalla registrazione. Pigiai tre pulsanti corrispondenti alle tre funzioni come avevo ordinato quel giorno, e mi sentii come in un sogno. Meglio, un incubo. Era una delle poche situazioni in cui avevo realmente temuto per la mia vita.

Sei sicuro di essere a posto?” chiese ancora Ahsoka da fuori. Già prima sospettava qualcosa, ora potevo sentirlo chiaramente attraverso la Forza.

Sì Furbetta stai tranquilla, tutto sotto controllo!” dissi. “Uno, due, tre...”

Tirai una leva e la cabina sbandò un paio di volte, mimando il momento in cui la parte posteriore della nave si staccò da quella anteriore.

Abbiamo perso qualcosa!” questa volta non lo dissi, ma lasciai scorrere la registrazione.

Non ti preoccupare, ci rimane ancora mezza nave!” quella risposta così fuori luogo, sentita in un ambiente sicuro come quello, mi fece ridere, non poco. Il senso dell'umorismo di Obi-Wan era sempre stato piuttosto nero e in quel momento rischiavo veramente di piegarmi in due dal ridere!

Beh, è inutile dire che se ai tempi avevo agito d'istinto, quel giorno sapevo esattamente cosa fare e quando farlo. A mano a mano che il tempo passava e la simulazione andava avanti, ripetei tutti i movimenti e le procedure che avevo fatto quel giorno. Anzi, la stavo portando giù anche meglio di come l'avevo fatta atterrare otto anni prima. Sembrava più facile. Ad un certo punto una luce rossa iniziò a lampeggiare di fronte a me, giusto mentre la voce del mio Maestro annunciava che eravamo entrati nell'atmosfera.

Ora inizia la parte difficile!” disse Ahsoka.

LO SO!” gorgogliai tirando la leva del timone e facendo piegare la nave, meglio, la metà della nave verso l'alto, così che potesse rallentare ma allo stesso tempo costringendo gli scudi termici a lavorare doppio. Esattamente come mi ricordavo, non durò moltissimo. Stavamo arrivando verso la striscia di cemento che fungette da pista di atterraggio in una delle zone industriali di Coruscant abbastanza in fretta, e sinceramente non mi ricordavo che tutto fosse durato dieci minuti. Sembrò meno, quel giorno.

Un'altra luce rossa lampeggiò. La nave aveva raggiunto la temperatura critica. Stava arrivando rapidamente ai quindicimila gradi, la temperatura di scioglimento del duracciaio. Non andava bene.

Vigili del fuoco a destra e a sinistra!” disse Obi-Wan.

A quel punto tirai nuovamente il timone (o quel che ne restava) verso di me e la parte bassa della nave toccò terra con un sussulto e un rumore assordante di metallo che striscia contro il cemento. Faceva degli strani rumori. Alla mia sinistra vidi la torre di controllo che distruggemmo quel giorno avvicinarsi, ma non potevo fare nulla per evitarla. Mi tenni stretto mentre la nave simulata scivolava quella “pista” di atterraggio. La collisione, anche se era solo finta, era rifatta in maniera molto realistica dal simulatore e mi fece saltare un po' sul sedile.

Subito dopo la collisione con la torre, il relitto rallentò e si fermo, fortunatamente senza ulteriori danni a parte la nave completamente distrutta e una pista d'atterraggio massacrata. Non so neanche se l'abbiano mai riparata, sarebbe costata una fortuna!

Sullo schermo di fronte a me la vista di Coruscant fu sostituita da una scritta verde su fondo nero che diceva “Simulazione Completata Con Successo” e la porta del simulatore si aprì. Sbloccai la cintura di sicurezza e saltai fuori, circondato da un silenzio assolutamente irreale mentre la classe mi guardava come se fossi una nuova specie aliena. Tra di loro c'era anche un ometto basso, di una decina di anni più vecchio di me che scuoteva la testa. Non aveva uno sguardo amichevole stampato in faccia. Apparentemente nessuno poteva credere che ce l'avessi fatta. Come Ahsoka. Ero ancora lì, in piedi, con un piede nel simulatore quando scoppiò un applauso assordante.

Direi che allora si può far atterrare una nave senza motori e stabilizzatori Rosh.” disse alzando la voce per superare il rumore.

Quella è stata un finale fortunato per una situazione veramente difficile, Maestra Tano. Scommetto che anche Skywalker si considerò particolarmente fortunato quel giorno ad essere sopravvissuto.” risposi. “Sfortunatamente, dubito che chiunque, anche il miglior pilota della Galassia, possa sopravvivere ad un atterraggio del genere con una nave ridotta così, se poi è un caccia monoposto, opterei più per la disintegrazione in atmosfera!” e saltai giù. “Questa è stata una situazione molto particolare e difficile, con una nave del genere ce la si può fare, ma con classi minori, dubito che chiunque riuscirebbe a portar giù il fondoschiena sano e salvo.”

Ha ragione Maestra Tano!” disse uno in mezzo alla folla. “Ci vorrebbero degli scudi per il calore molto potenti, e le nostre navi non ce li hanno!”

La cosa migliore da fare è aspettare aiuto in orbita.” dissi. “O si può anche provare ad atterrare, ma i risultati sono molto molto imprevedibili! Si tratta di pregare a quel punto, o chiedere un aiutino alla Forza.”

Ci guardò per un attimo. L'esperienza batteva la speranza. Era un po' triste ma avevamo ragione. Quel giorno ero riuscito a portare giù l'Invisivle Hand giusto perchè avevo avuto fortuna, e perchè la nave aveva la giusta attrezzatura. Con qualcosa di più piccolo, anche il mio Delta 7, sarei diventato parte dell'atmosfera di Coruscant.

Bene, direi che la lezione è finita quindi. Ora andate a riposarvi un po'. Oggi siamo stati qui più del solito, è quasi ora di cena. State attenti che tra un po' si passa all'addestramento vero.”

Stavo per andarmene anche io, quando sentii qualcosa che mi fermava. Era Ahsoka che mi trascinava via dal gruppo usando la Forza. A quel punto mi voltai, incrociando nuovamente le braccia. “Posso fare qualcosa per voi Maestra Tano?” le chiesi.

Sì Rosh. Come mi hai chiamato prima?”

Strana domanda. “Cosa?”

Quando eri nel simulatore, mi hai chiamato Furbetta. Conosco solo una persona che mi chiamava così, ed è scomparsa anni fa. Ora voglio sapere perchè sai che qualcuno mi chiamava così.”

Fregato. E di brutto! Di nuovo mi ero fatto scappare una cosa che avrebbe rivelato la mia identità come se fosse acqua fresca. Che mi venisse un accidente, a me e alla mia lingua lunga. Merda!

Maestra Tano, posso spiegare tutto...” dissi prima che mi interrompesse.

Lo spero bene, e devi farlo in fretta, o giuro che ti taglio la testa qui e ora! Come diavolo conoscevi quel nome?”

La sua mano destra era pericolosamente vicina alla sua spada e sinceramente non ci tenevo a vederla in azione in quel momento. “Ahsoka, ascoltami. Per un secondo, metti giù la spada e ascoltami. Non ce n'è bisogno. Se ti ho chiamato Furbetta, cosa vuol dire secondo te?” le chiesi, con calma.

Che conoscevi il mio Maestor o che...” la sua voce si spense mentre realizzava chi aveva davanti.

O che sono io il tuo Maestro, Ahsoka! So che è difficile da capire, ma ti giuro, sono io!”

Veloce come sempre, fece un passo in avanti e mi girò il viso in modo da vedere la cicatrice vicino all'occhio destro, poi mi afferrò il braccio destro. Chiuse le dite attorno all'avambraccio e attraverso lo spesso guanto di cuoio sentì solo il duracciaio della struttura dello scheletro e la vibrazione dei motori e dei legamenti meccanici che muovevano il polso e le dita.

Non c'è carne sotto quel guanto Ahsoka.” le dissi, mentre lei continuava a tenere un occhio scettico su di me.

Chi l'ha tagliato?”

Il Conte Dooku, durante la prima battaglia di Geonosis, circa dieci anni e un mese fa.” risposi, più calmo di come mi sarei aspettato da me stesso. Era armata e io non lo ero, e dovevo essere credibile, o ero morto. “Furbetta, ti prego, credimi!”

I suoi occhi blu si fissarono su di me per dei secondi interminabili, mentre cercava di trovare nella Forza la prova che io stessi dicendo la verità, esaminando il mio eco all'interno di essa. Cercava qualcosa di riconoscibile. Purtroppo era un punto che non andava a mio favore perchè in un qualche modo la mia presenza nella Forza, la mia eco, era mutata ed era a malapena riconoscibile. Era rimasto poco del ragazzino di otto anni prima. Era il prezzo di crescere. Darrick me l'aveva detto, poco prima che io partissi da Naboo, che se non fosse stato per il mio aspetto fisico, perchè in quel momento non avevo ancora una barba incolta di tre mesi che mi nascondeva metà del viso come in quel momento, non mi avrebbe mai riconosciuto. Mi domandai come avesse fatto Aleha a riconoscermi la prima notte che passammo lì, quando venne giù nel dormitorio a mandarci a letto a calci nel sedere.

Il tempo sembrò allungarsi all'infinito finchè non mi lasciò il braccio. “Devi decisamente raderti, Maestro Skycoso, non ti sta così bene!”

E detto quello, mi abbracciò forte, come feci io.

È fantastico rivederti sana e salva Ahsoka!”

Anche per me Maestro. Mi sei mancato così tanto!”

Anche tu Furbetta!” mi scappò un po' da piangere. Non tanto, ma dovetti asciugarmi un paio di lacrime. “Non sai neanche quanto fossi preoccupato quando ti abbiamo dovuto lasciare su quel pianeta per tornare a Coruscant!”

Oh è stata la cosa migliore che potessi fare. Praticamente mi ha salvato da morte certa!” rispose facendo un passo indietro. “Ma guarda te...sembra che sette anni in carcere ti abbiano cambiato parecchio!”

Non sai quanto. E fortunatamente per il meglio! Scusa per prima, ma qualcuno doveva interromperti!”

Oh, era quello il vero motivo della lezione! Qualcuno doveva alzarsi e darmi torno, se no non avrebbe avuto senso!” disse trascinandomi verso l'ascensore.

Ammetto che l'idea non mi era neanche passata per la menta.” dissi cingendole le spalle. “Dai su, hai un sacco di cose da raccontarmi!”

Lei annuì. “Anche tu Maestro! Ma, senti, stasera io, Aleha e Darrick avevamo intenzione di andare a fare un giro alla città più vicina a bere qualcosa. Solo noi, una seratina tra amici. Ti va di venire, se non sei stanco?”

Ne sarei onorato Furbetta!” e lo ero per davvero. “Ma, per favore, smettila di chiamarmi Maestro. Sono Anakin adesso!”

E cos'è quella storia di Atton Rosh?” mi chiese pigiando il bottone del pian terreno.

Identità falsa. Sai, c'è una taglia piuttosto consistente sulla mia testa, non è che avessi tutta questa voglia di rispondere a domande su domande riguardo al mio nome. Col rischio di farmi beccare dagli Imperiali!”

Non è neanche male, ma prima dicevo sul serio. Devi decisamente raderti. O almeno dare un'accorciata alla barba, ti fa sembrare più vecchio di quello che sei!” disse mentre uscivamo. Era tardo pomeriggio, quasi ora di cena e il sole stava tramontando, tingendo il cielo di strisce rossastre.

Lo so, è che non ho tanto tempo. Tra l'addestramento e le lezioni di volo...”

Si incamminò verso un landspeeder rosso fiammante, nuovo di zecca e perfettamente lucidato, quasi venisse fuori dalla linea di produzione giusto un'ora prima. “Va bene, ti sopporterò finchè non avrai tempo di farlo, basta che prometti di farlo! Vuoi guidare?” disse alzando una mano in cui stringeva che chiavi.

Non era cambiata di una virgola. “Puoi scommetterci!”


Scusate, sto andando a rilento con le traduzioni, ma sto trattando una parte un po' spinosa del seguito e vorrei concentrarmi su quello. Poi ho un carico di lavoro assurdo dalla webzine nuova quindi questo passa in terzo piano. In ogni caso...spero vi sia piaciuto bla bla bla tra un po' arriva la parte interessante...e nel prossimo c'è pure una bella rissa da bar! Muahahaahha. Alla prossima, ci si sente dopo l'I-Day e le interviste ai Simple Plan e Taking Back Sunday!

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Capitolo 25
*** A Fist Mark In Your Face ***


Prima di cominciare a leggere, vorrei darvi un consiglio spassionato: se riuscite a reperirla (i mezzi sono a vostra discrezione) cercate di ascoltarvi “Le Vie Dei Colori” di Claudio Baglioni, possibilmente la versione live tratta da “Attori e Spettatori” del 1996. Poi ditemi se ascoltando la canzone questo capitolo non prende un altro significato! Però fatelo prima di leggerlo, mi raccomando!


Capitolo 25 – A Fist Mark In Your Face

Il viaggio alla cittadina più vicina non durò molto, e ammetto di aver premuto un po' troppo sull'acceleratore, ma era la prima volta in anni che avevo la possibilità di guidare uno speeder di quel tipo, ed era divertente. Era uno di quelli a cabina aperta, come piaceva a me, il motore era nuovo di zecca e si sentiva che aveva voglia di andare un po' più veloce della norma, lo sentivo. La reazione fu incredibile, neanche un lamento o un sibilo. Ahsoka aveva scelto veramente bene quando l'aveva acquistato.

Passammo metà del viaggio a parlare della lezione di poco prima. Ci stava spingendo a contraddirla, voleva che fossimo noi a trovare il difetto del suo discorso, almeno in quel modo era certa di mantenere un certo livello di attenzione e avremmo imparato più velocemente. O qualcosa del genere.

Sai Maestro, sono due anni che insegno ed è la prima volta che qualcuno mi contraddice apertamente in questo caso.” disse ad un certo punto.

Davvero?” non potevo crederci. “Ma è risaputo che certe navette non possono atterrare senza motori, dubito che ci siano ancora persone che ci credono!” arrivammo ad un incrocio. “Destra o sinistra?”

Sinistra. Lo so, non ci credevo neanche io. Sembra che i principianti tendano a prendere quello che dici come oro colato. È come se non facessero neanche attenzione!”

Beh, aspetta che abbiano un caccia vero sotto al sedere e vedrai come staranno attenti! Impareranno anche più in fretta.” dissi. La skyline della piccola città commerciale diventava sempre più alta a mano a mano che ci avvicinavamo. A quella velocità, dieci minuti e saremmo arrivati a destinazione. “Darrick e Aleha?”

Dovrebbero già essere lì. Hanno finito i loro turni prima della nostra lezione. Sai, lei sta addestrando i piccoli!”

Lo so, Darrick me l'ha detto. È stato lui a farmi entrare nella Ribellione, quando sono uscito di prigione.”

A proposito, quando sei uscito?”

Circa otto mesi fa, forse nove. Se non mi sbaglio, è stato il giorno del compleanno dei gemelli.”

Nove mesi allora, giorno più o meno.” rispose.

Ma che...”Come fai a saperlo?”

Ero alla loro festa di compleanno. Padmè ha voluto che ci fossi anche io. Sta tentando di far conoscere ai bambini tutti quelli che erano vicino al padre, così possono imparare qualcosa di più su di lui oltre che da lei e dal Maestro Kenobi.”

Improvvisamente spinsi con tutta la mia forza sul pedale del freno, inchiodando lo speeder. Stringevo così forte il volante che le nocche della mano sana erano bianche e quelle della mano meccanica scricchiolavano. Mi stavo arrabbiando.

Maestro, va tutto bene?” mi domandò, preoccupata.

Sì sto bene Furbetta, devo solo prendermi un momento per calmarmi, non ti preoccupare.” feci un profondo respiro e cercai di concentrarmi su qualche ricordo felice piuttosto che su quello che mi aveva appena detto. “Dammi un secondo e poi ripartiamo:”

Ho detto qualcosa che...”

No Ahsoka, no, non sono arrabbiato con te, anzi, ti sono grata per essere stata vicino alla mia famiglia, è solo che...” respirai a fondo di nuovo. “...è solo che mi mancano da morire!”

Lentamente premetti l'acceleratore e ci muovemmo di nuovo. Ci furono un minuto o due di silenzio rotto solo dal rombo del motore.

Scusami Maestro, non avrei dovuto...”

No Ahsoka, non ti scusare. Avevi tutti i diritti di dirmi tutto. E te l'ho detto, ti ringrazio per aver accettato di conoscerli. A parte tutto, sai per caso...”

Lei scosse la testa, anticipando la mia domanda. “No, non lo so. Il Maestro Kenobi si occupa di loro e li tiene al sicuro e nascosti, nessuno sa dove sono. Gira qui Skycoso...” disse indicando ad un vicoletto. “L'ultima volta che li ho sentiti è stato due mesi fa per il mio compleanno. Bene, puoi parcheggiare qui.”

Come stavano?” le chiesi mentre facevo manovra.

A posto direi. Manchi molto a Padmè, anche se non vuole farlo vedere. I gemelli sono in quella fase per cui sono praticamente dei geyser di energia, sono sempre in movimento come dei matti. Mi domando come facciano a metterli a letto la sera!”

Mia madre aveva lo stesso problema con me, quando avevo la loro età. Ero come una tempesta di sabbia nessuno riusciva a farmi star buono!” saltammo giù dallo speeder e mi guidò verso una porticina in uno degli edifici adiacenti.

Aprì la porta ed entrammo. Era un piccolo bar, con arredamento in legno e pavimenti in pietra grezza. Nella poca luce che illuminava la stanza, potei contare dieci separé e un lungo bancone con molti sgabelli tutt'attorno. Era quasi vuoto, a parte due persone al bancone e tre o quattro che occupavano un separè giocando a carte. Sul fondo del locale notai altre due persone. Riconobbi immediatamente Darrick. Quando ci videro arrivare, ci fecero cenno di raggiungerli.

Direi che la lezione di oggi è stata più remunerativa di quanto ci si potesse aspettare!” disse Aleha mentre io e Ahsoka ci sedevamo.

Direi che hai ragione cara!” rispose Ahsoka. “Ho appena avuto modo di conoscere questo tipo un po' meglio. È stato coraggioso abbastanza da tentare la simulazione dell'Invisible Hand, e pensate un po', l'ha completata!”

Roba facile Ahsoka. Sono stato in situazioni peggiori.” risposi ridacchiando.

Christophsis?” mi chiese Darrick.

No, Blenjeel!”

In quel momento giunse al tavolo una giovane Twi'lek per prendere gli ordini. “Che ti porto splendore?” disse, facendomi l'occhiolino.

Spiced Corellian Ale per me, grazie.” dissi, un po' a disagio.

Arborite Twister per me.” disse Ahsoka. “E fallo doppio!”

Arrivano!” e mi fece nuovamente l'occhiolino mentre camminava verso il bancone per preparare i nostri drink.

No ma, mi ha fatto l'occhiolino per davvero?” domandai, tremendamente imbarazzato. “Non me lo sono sognato?”

E certo che sì!” rispose Aleha. “Sei l'unico qui che non sembra essere già stato acciuffato. Che è una donna. E in ogni caso, ad quando in qua ci vai piano con l'alcol?”

Per un attimo scossi la testa e tirai fuori dalla tasca sinistra un sacchettino di pelle. “DA circa tre settimane, quando mi sono ubriacato abbastanza da rigettare anche il mio ultimo pasto su Tatooine.” ne estrassi la mia fede nuziale e la indossai. “La notte prima che Darrick chiamasse per farci venire qui. E anche te, Ahsoka, il Twister non è un po' troppo pesante per uno stomaco vuoto?”

Magari per un umano, ma non per me. Nessun problema!”

La barista arrivò e ci portò i drink. Immagino abbia notato la fede perchè non disse una parola e se ne andò diretta.

E che cosa stavi dicendo di Blenjeel?” chiese Aleha.

Sorseggiai la mia pinta. “Ci sono stato chiuso in carcere per sette anni. È lì che mi hanno mandato quando mi hanno arrestato, quando la Repubblica è diventata un Impero. In pratica, Sidious mi voleva come suo apprendista. Ha provato a trascinarmi verso il Lato Oscuro per anni, usando la mia paura di perdere Padmè come una leva...” mi aspettavo un qualche tipo di reazione negativa, ma evidentemente conoscevano tutti la storia. “In ogni caso, non so come ma sono riuscito a resistere e non sono passato. Ma non ha mollato la presa e quando mi sono consegnato ha dato l'avvio all'Ordine 66. aveva un apprendista di rimpiazzo, l'ha chiamato Vader. Immagino che per una volta nella mia vita ho preso la decisione giusta a dire tutto ad Obi-Wan e lasciare che mi portassero via. Credo di aver salvato qualche vita in più.”

Chi lo sa...” disse Darrick, pensieroso. “Hai anche solo una vaga idea di cosa sarebbe successo se ti fossi voltato al Lato Oscuro?”

Annuii. “Sarei diventato un assassino paranoico, poi avrei ammazzato mia moglie. E sarei stato nella tuta di Vader. Ecco cosa sarebbe successo.”

Come fai a saperlo.”

Beh, quando mi sono ubriacato, tre settimane fa, una volta che i miei compagni sono riusciti a mettermi nella mia cuccetta così che potessi dormire, ho fatto un sogno. O meglio, un incubo. Ho visto cosa sarebbe successo se mi fossi votato al Lato Oscuro quel giorno. Sarei stato io ad uccidere tutti al Tempio, sarei volato su Mustafar per far fuori i capi della Federazione. A quel punto, Padmè sarebbe arrivata su quel pianeta dimenticato da tutti, io sarei andato completamente fuori di testa per non so che cazzo di dettagli tipo Obi-Wan che sapeva della nostra storia e cose del genere. E indovinate un po'? L'avrei uccisa, solo perchè Obi-Wan si era infilato sulla sua navetta senza che lei se ne accorgesse. Bel testa di cazzo che sono!”

Lasciai cadere la testa sul tavolo, nascondendo il viso per un attimo, con la vergogna che si faceva strada e mi invadeva come una sorta di corpo estraneo con cui avevo imparato, quasi, a convivere. Ahsoka mi mise una mano su una spalla e la strinse gentilmente. “Maestro, non pensare a queste cose. Hai preso la decisione giusta e ora sai che la tua famiglia è sana e salva. Quella era una possibilità che non si è verificata!”

Mi sento come il Cavaliere Bianco e nero...” mormorai come risposta, raddrizzandomi.

Chiedo scusa?” domandò Aleha inarcando un sopracciglio.

Il Cavaliere Bianco e Nero. È una vecchia favola che mi raccontava mia madre quando ero un bambino. È la storia di tre cavalieri, ma gli Jedi non c'entrano nulla. Il Cavaliere Rosso, quello Giallo e quello Bianco E Nero. I primi due erano cavalieri valorosi, coraggiosi, affidabili e rispettati. Liberavano schiavi, mettevano a posto le cose che non andavano, volavano su creature mitologiche enormi ed erano molto amati dalla popolazione. Il Cavaliere Bianco E Nero invece viveva nella loro ombra, doveva sempre cercare di capire cosa fosse giusto o sbagliato o cosa fosse meglio fare, e spesso era vittima di attacchi di rabbia e prendeva le decisioni errate. Se gli altri avevano una fede molto forte in quello che era stato loro insegnato, lui l'aveva persa nel corso dei suoi viaggi, per non parlare del fatto che aveva abbracciato una sorta di eresia ed era stato allontanato da chi lo amava ecostretto a vivere da solo in una sorta di inferno vivente. È questo di cui sto parlando. La storia dice che per riguadagnare la fiducia del suo popolo dovrà attraversare un viaggio lunghissimo e in solitaria per tutta la Galassia, sempre sul filo del rasoio, rischiando sia la vita che l'anima.”

Rimasero un po' in silenzio a ripensare alle mie parole. Quella favola...era uno dei primi ricordi che avevo della mia infanzia. Mia madre, seduta a fianco del mio letto, me la raccontava spesso, e io immaginavo questi cavalieri con l'armatura scintillante, le spade e tutto quanto, che spazzavano via le cose sbagliate che incontravano. Ma lei non insisteva mai sulla parte felice, quella dei Cavalieri Rosso e Giallo. Mi diceva sempre che la parte importante della storia era quella triste, del Cavaliere Bianco E Nero, che doveva trovare il suo posto nella Galassia. Ecco perchè mi sentivo come lui.

Anakin, magari dovrai ancora trovare la tua strada, ma otto anni fa tu hai preso la strada giusta.” disse Aleha. “Questo ti mette su tutto un altro piano rispetto a qualsiasi altro Jedi che è passato al Lato Oscuro. Ricordati che la vita è fatta di scelte, questa volta, tu hai preso quella giusta!”

Annuii e bevvi un altro sorso di birra. Aleha aveva ragione. Parlava saggiamente, perchè lei era una di quelle persone che nascono sagge. Persone come Obi-Wan, Qui Gon Jinn, il Maestor Yoda e lei erano rare. Suo fratello era uno studioso, parlava attraverso la saggezza di anni e anni spesi a studiare negli Archivi del tempio, ma Aleha era una ragazza speciale. Aveva quella grande capacità di vedere entrambi i lati della medaglia. E poteva mantenere un bilanciamento che pochi Jedi raggiungevano, e sicuramente non a neanche 28 anni!

Sapete, quando ero in cella, qualche volta mi sono ritrovato a pensare che cosa sarebbe successo se il Maestro Jinn fosse sopravvissuto allo scontro con Darth Maul.” sorrisi un attimo, ripensando a quel giorno. “Credo che molte cose sarebbero state molto diverse!”

Non l'ho mai conosciuto, ma da quello che ho capito, credo anche io.” ribattà Ahsoka, giocherellando con il bordo del suo bicchiere.

Già. Probabilmente avrebbe visto la presenza dei Sith attorno a noi molto prima. Era un uomo particolare.” Continuò Darrick. “Vedeva tutte quelle sfumature di grigio che molti Jedi non sanno neanche esistano!”

Probabilmente l'Ordine sarebbe ancora al suo posto.” rispose Aleha.

Non so se sarebbe stata una buona cosa.” ribattei io.

Il bar si stava lentamente riempiendo di gente che veniva dalla base. Riuscii a scorgere parecchie facce conosciute.

Perchè no?” chiese Ahsoka.

Perchè l'Ordine come lo conosciamo noi era troppo passivo. Hanno aspettato troppo per fare qualsiasi cosa riguardo a troppe cose, mentre la Repubblica necessitava di un'azione tempestiva. Il fatto che gli Jedi siano protettori della Pace non vuol dire che debbano starsene seduti comodi ad aspettare il Senato per dir loro cosa fare!” cercai di spiegare il mio punto di vista al meglio.

E le regole erano troppo strette.” aggiunse Darrick. “Guardate Anakin. Non volevano neanche addestrarlo! E quando ha avuto quello scatto d'ira, per così dire, su Tatooine, ha chiesto aiuto ad Aleha e me, non al suo Maestro, perchè sapeva che lui l'avrebbe riportato al consiglio e nessuno sa che cosa sarebbe successo al quel punto. Le regole erano troppo rigide e la punizione per chi le infrangeva era troppo drastica. Poteva essere anche una regola minore, e la punizione era una sola: espulsione!”

Per non parlare del difetto più grande di tutta l'architettura dell'Ordine! Il consiglio era troppo attaccato al proprio posto!” Ahsoka sembrava pensare ad alta voce. “Il Codice proibiva esplicitamente ogni tipo di attaccamento, che sia una persona, un oggetto od un luogo, ma guardate il Consiglio! Erano così sicuri di loro stessi che se si tentava di mettere in discussione una loro decisione, ti mandavano fuori a calci nel sedere!”

Non dirlo a me...” sorrisi. “Che cosa credete che sarebbe successo se fosse saltato fuori che ero sposato? E anche quello, che diavolo, ogni volta che ero su Coruscant non ero mai nella mia stanza al Tempio, dove sarei dovuto essere. Praticamente spendevo tutto il mio tempo libero con una certa Senatrice e viaggiavo su Naboo più spesso di un cargo per il trasporto del plasma. Che diavolo, erano ciechi? Voglio dire, Obi-Wan aveva notato qualcosa, ma alla fine mi ha sempre coperto!”

Ehm, veramente anche io avevo notato qualcosa, Maestro. Ma sai, non sono mai stata una che segue le regole alla lettera...”

Grazie Furbetta, lo apprezz...”

Qualcuno mi afferrò per la spalla e mi tirò via dal separè. Alla tenue luce riuscii a riconoscerlo a malapena.

Vi ricordate quell'uomo tarchiato in mezzo alla folla quando ero uscito dal simulatore? Ecco, era lui, con tre amici con lui. Tre amici piuttosto grandicelli. Uno dei quali tra l'altro dormiva non troppo lontano dalla mia stanza. Quei quattro erano sempre assieme a combinare guai. Quella sera non sembrava diversa.

Ora mi dici come hai fatto nel simulatore!” ringhiò il capo.

Alzai gli occhi al cielo e sospirai. “Fortuna dire...”

Non sarai così stupido da pensare che me la beva! Hai barato, ne sono sicuro!”

A quel punto mi alzai in piedi e lo affrontai. Ero alto almeno trenta centimetri più di lui, lo sovrastavo in tutto e per tutto. “Ascolta, non ho voglia di star qui a discutere. Ho avuto fortuna, ma ho passato anni a studiarmi quell'atterraggio, tutto qui. Sei libero di non credermi, non me ne frega niente.”

Stavo per sedermi quando uno dei suoi amichetti mi tirò per un braccio. “Non ha ancora finito con te.”

Beh io ho finito con lui. Non sono qui per farvi divertire, e voi non dovreste star qui a far casino con me, vi avverto, è per la vostra sicurezza.”

E tu chi ti credi di essere?” quasi gridò quello basso. “Solo perchè te la fai con gli Jedi non ti rende speciale!”

Mi stavo arrabbiando. Era questo che intendevo quando dicevo che qualche volta essere meglio degli altri ti mette nei guai. Questo era l'esempio perfetto.

Ascoltate, prendete qualcosa da bere e lasciatemi in pace. Se credete che abbia barato, non me ne frega niente. Porta via i tuoi ragazzini lamentosi e divertitevi, per quel che mi frega...”

Ecco, quella sera imparai qualcosa: mai chiamare ragazzino lamentoso una montagna di muscoli alta due metri. Rischia solo di farti arrivare un montante dritto sulla mascella.

E fu quello che successe. Finii volando sul tavolo dietro di me. Per fortuna i tre Jedi seduti al tavolo furono abbastanza veloci da salvare i bicchieri. Almeno quello.

Serve una mano?” chiese Ahsoka mentre mi riprendevo dal colpo. Non era troppo forte, ma era bello preciso, diretto al mento, e mi lasciò stordito per qualche secondo. Mi ricordava un certo Clone che era particolarmente portato per il corpo a corpo e di solito mi riduceva ad un ammasso di carne sanguinante, quando ero in carcere.

No grazie Padawan, credo di potermela cavare da solo.”

Con un colpo di reni mi rimisi in piedi, poi afferrai il bavero della giacca del gigante e lo tirai verso di me. In contemporanea lo ripagai con la stessa moneta. Un colpo spacca ossa alla mascella, con il gomito destro, giusto dove l'osso si connetteva alla struttura di duracciao. Sentii e udii le ossa della mandibola andare in pezzi sotto il colpo massacrante. Lo mandai a terra incosciente.

I suoi compagni e il capo soprattutto erano esterrefatti. Avevo atterrato il più grosso con un colpo solo. Sentivo la paura che fluiva tra di loro, attraverso la Forza. Uno di loro fece un passo indietro, chiamandosi fuori. Era abbastanza furbo da non fare casino con uno come me.

I suoi compagni non lo erano. Peccato per loro. Il piccoletto, quello che si stava lamentando del fatto che forse avevo barato e tutto, tentò di trascinarmi a terra ma ero più veloce di lui. Lo schivai e con uno spintone lo mandai a terra. Cadde direttamente sulla faccia con un tonfo sordo, seguito da un lamento. Il naso gli sanguinava parecchio e quella volta non l'avevo neanche colpito.

Il rimanente compare fece un passo indietro, come l'altro poco prima.

Se fossi in voi, porterei i vostri amici fuori e non disturberei più nessuno!”

Ovviamente obbedirono. Trascinarono gli amici fuori dal bar e scomparirono. A quel punto notai che avevo attirato un bel po' di attenzione su di me. Mi guardai attorno e scrollai le spalle. “Se la sono cercata.”

Bastò quello perchè tutti gli avventori tornassero agli affari propri.

Finalmente mi sedetti, tenendomi la mascella. Che diavolo, faceva male. Mossi la mascella un paio di volte per vedere se c'era qualcosa di rotto ma era tutta d'un pezzo. Anche i denti erano tutti al loro posto. Ero sopravvissuto ad un'altra rissa.

Sempre quello diplomatico!” scherzò Ahsoka, nascondendo un sorriso ben più grande.

Scossi la testa. “Ci ho provato. Non hanno ascoltato. Non li avrei neanche colpiti se non mi avessero attaccati per primi!” cercai di difendermi.

Sai, Anakin, la diplomazia non è mai stata il tuo forte, ma ammetto che questa volta avevi ragione.” disse Darrick. “Forse adesso inizieranno a seguire le regole e la smetteranno di fare i bulli in giro!”

Il tizio più grosso, quello che ho colpito per primo, dorme non troppo lontano dalla mia stanza. È sempre in giro a fare casino.” risposi. “Forse la prossima volta non cercherà di mettersi a fare a pugni con me!”

Almeno smetteranno di prenderti in mezzo! In ogni caso, credo che adesso abbiamo abbastanza testimoni per prenderli e chiuderli da qualche parte e aspettare che arrivi qualche autorità per metterli sotto processo.” disse Aleha. “Peccato per loro, conosco qualche Senatore che non ama troppo il fatto che tra di noi ci sono degli ex galeotti!”

Ehi, sono un ex carcerato pure io!” scattai, sfregandomi il viso, dolorante. Che diavolo, Ahsoka aveva ragione, dovevo tagliarmi quella barba. Però almeno per un po' avrebbe nascosto i lividi abbastanza bene.

Non hai mai commesso un crimine!”

Per le leggi di Tatooine ho commesso omicidio plurimo quella notte al campo Tusken. E non scordarti la miriade di leggi Jedi che ho infranto!”

Empaticamente, Ahsoka mi diede una pacca sulla spalla. “Sei un caso disperato, Skycoso!”

Beh, a parte quel piccolo incidente con quella banda di cretini che il giorno dopo fu arrestata dalle autorità Ribelli e mandata a processo per aggressione, la serata fu perfetta. Fu una serata fuori tra amici, amici che mi mancavano da matti. Parlammo, ridemmo e piangemmo un po' quando ricordammo tutti i nostri compagni morti durante l'Ordine 66, Operation: Knightfall ed il massacro seguito subito dopo. Avevamo tutti amici lì in mezzo. Molti di loro erano morti, alcuni furono abbastanza fortunati da sopravvivere ma un trauma del genere lascia delle cicatrici, sia fisiche che mentali.

Ahsoka era stata la più fortunata di tutti noi. Era nell'Orlo Esterno quando era successo, su un pianeta di cui nessuno ricordava il nome, a seguire le tracce di un cacciatore di taglie che serviva un signore del crimine locale che sterminava contadini innocenti. La caccia era durata giorni e per quel periodo lei era completamente sola e irrintracciabile. La Repubblica non aveva una presenza forte lì, e neanche i Separatisti, il che voleva dire che era sola. Una volta trovato il cacciatore era tornata alla civiltà e i contadini la informarono di quello che era accaduto e le offrirono la loro ospitalità e protezione. Passò quei mesi, quasi un anno veramente, ad aiutarli e ad addestrarli in modo che potessero difendersi da soli. Quando si calmarono un po' le acque, volò da quel pianeta fino ad Alderaan e chiese aiuto ad Organa. Lui non potà rifiutarsi. Era una dei primi membri effettivi della ribellione.

Aleha non fu così fortunata. Era su Coruscanti, come Darrick, la notte di Operation: Knightfall. I cloni hanno inseguito lei e il suo giovane Padawan per tutta la notte finchè non riuscirono a sfuggirgli e a nascondersi in una delle zone peggiori del pianeta. Entrambi avevano perso il loro Padawan quella notte. Kahae, la studentessa di Darrick, era al tempio, ma Aleha dovette guardare il proprio apprendista appena quindicenne morire di fronte ai suoi occhi, quasi ad un passo dalla salvezza. Bydon, quello era il suo nome, era stato colpito ma cercava di nasconderlo e continuò a combattere come una bestia, anche se era poco più di un bambino con zero esperienza a parte quello che aveva imparato al Tempio.

Dopo che ci ebbe raccontato la storia, rimanemmo in silenzio per qualche minuto, a ripensare al nostro passato. Quella era la guerra. La guerra che molti avevano incoraggiato, finanziato e voluto. La guerra che mia moglie tentava di fermare ogni giorno. La stessa guerra in cui io avevo combattuto in prima linea. Così tanti innocenti avevano perso la propria vita in tre anni di follia, non c'era neanche un conto esatto dei morti. Diciamo che solo il conto dei morti della Battaglia di Coruscant era astronomico. Moltiplicate quel numero (e si parla di milioni di morti) per tutti i pianeti e gli scontri registrati, e fate la vostra stima. Non potevo neanche pensarci.

E noi eravamo lì ad un passo dall'iniziare una nuova guerra civile. Eravamo tutti veterani, tutto quello che volevamo era ritirarci da qualche parte e vivere la nostra vita in pace. Un sogno che non era destinato ad avverarsi per molti anni, almeno altri sedici. E anche dopo così tanto tempo, un'altra grande guerra civile avrebbe devastato la Galassia. Fratello contro fratello, padre contro figlio, questa guerra, iniziata così tanti anni prima, quando ero solo un bambino, richiamava altro sangue ogni giorno. Un po' di quel sangue era il mio stesso, e tutto sommato ero abbastanza fortunato ad aver perso solo un braccio, ma sarebbe stato il sangue di mio figlio e, più in là, dei miei nipoti.

E credetemi, in quel silenzio così denso che era caduto su di noi, interrotto solo dal solito rumore tipico di ogni bar, realizzammo che eravamo solo all'inizio di un altro bagno di sangue. E di nuovo avremmo contribuito.

La verità fa male, esattamente come faceva male il colpo che avevo ricevuto in faccia.


Olè, per la gioia di Colonnello e Alessandra, la famosa rissa da bar! Poteva essere meglio, ma poteva pure essere peggio. Beh, spero che vi piaccia. In ogni caso, domenica sono stata all'I-Day, a vedere gli Offspring. Ragazzi, non sapete cosa vi siete persi. Un concerto magnifico, anche con tutta la pioggia che è venuta giù! Sembrava di stare su Kamino! Favoloso! Anche i Simple Plan che ho avuto modo di intervistare erano contenti. Gran domenica! Wow!

E prossimo capitolo, rivelazioni in stile Beautiful! Have fun!

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Capitolo 26
*** What It Means To Be Lonely ***


Capitolo 26 – What It Means To Be Lonely

Sei settimane dopo quella notte, il corso di volo finì e il più della classe era stato promosso a pilota di terzo classe, alcuni a seconda classe e due, me incluso, a prima classe, che era il grado più alto. Voleva solo dire che sapevamo guidare qualsiasi tipo di velivolo, dal piccolo cargo a quelle fregate enormi da trasporto. Gli Star Destroyer, per farla breve. Ahsoka ebbe un ruolo fondamentale nella mia promozione, perchè a parte la simulazione dell'Invisible Hand e tutto quel fare il gradasso non avevo mai tentato di far vedere quanto ero bravo. C'erano piloti migliori di Atton Rosh, ma lo stesso mi nominò pilota di prima classe. Litigammo anche riguardo a questa cosa, ma era certa che prima o poi avrei avuto la possibilità di dimostrare che mi meritavo quella mostrina.

Non c'è da dire che fu inamovibile e non trovai nessuna maniera per farle cambiare idea. Il tenente Atton Rosh era un pilota di prima classe, e così sarebbe rimasto.

Ci divisero in quattro gruppi, Rosso, Oro, Blue e Verde. Mi diedero il nome in codice Rosso 5 e quando i primi cinquanta X-Wing furono consegnati, Ahsoka arrivò in stanza e mi disse: “lavoraci su!” e mi mise in mano una cassetta degli attrezzi. Mi diede pieno accesso al magazzino dei caccia e mi ordinò di renderlo pure migliori.

Mica facile, per me era praticamente perfetto!

Con il primo gruppo di caccia arrivarono anche i progetti e le planimetrie di un'altra navetta che la Incom stava progettando. L'avrebbero chiamato Y-Wing. Era una versione più pesante dell'X-Wing, un bombardiere, fatto per attacchi diretti rispetto al design più da mordi e fuggi dell'X-Wing. Armamenti e scudi erano più potenti, ma gli mancava la velocità e soprattutto l'agilità. Poteva pure essere un buon caccia, ma preferivo avere qualcosa di più agile sotto al fondoschiena. Sapete, qualche volta, una ritirata molto rapida è l'unico modo per riportare a casa la pelle.

Due gruppi di ingegneri e meccanici analizzarono le planimetrie per qualche ora prima di dare l'approvazione. L'Alleanza avrebbe acquistato anche quelli, una volta che fossero stati costruiti. Non ero un fan del design, e non lo sarei mai stato, ma sapete, non ero io che prendevo le decisioni. Ero un subordinato alla fine, anche se avevo un grado. Potevo dire la mia, ma non potevo prendere decisioni.

Sembrava di essere tornati ai tempi dell'Ordine.

E non mi piaceva molto.

Però, la vita andava avanti. Visto che il corso di volo era finito avevamo molte ore libere e ne spendevo metà a lavorare sul mio X-Wing e a pensare ad un soprannome, mentre le altre le passavo ad allenarmi un po' con Ahsoka e, se rimaneva tempo, e ne rimaneva sempre, davo una mano ad Aleha con i bambini.

Molti di loro avevano a malapena cinque anni, altri erano un po' più grandi, ma nessuno sopra gli otto. Praticamente l'età dei miei figli. Qualche volta, mentre li guardavo esercitarsi con i loro droidi d'addestramento, mi ritrovavo a domandarmi che cosa stessero facendo in quel momento, dove fossero e soprattutto se stessero bene. Aleha di solito mi tirava via dai miei pensieri, ma un giorno fu qualcun altro.

Ero seduto su una pila di scatole e sorvegliavo i piccoli mentre facevano i primi esercizi di deviazione dei blaster con i droidi un po' più potenti, e mi ritrovai a vagare con la mente qui e là, perso nei miei pensieri. Era uno di quei giorni in cui ero molto incline a distrarmi. Erano giorni sempre più frequenti, visto che non ero più occupato con le lezioni di volo. Darrick diceva che era un buon segno, voleva dire che avrei avuto tempo di pensare a cosa fare poi e forse riguadagnare un po' di confidenza in me stesso e superare quello stato di autodistruzione in cui ero piombato dopo l'incubo quando ero ubriaco.

Non ero d'accordo. Mi sentivo uno schifo. La consapevolezza di quello che avrei potuto fare pesava come una tonnellata di duracciaio sulle spalle. Qualche volta l'ansia mi toglieva il respiro, soprattutto di notte, quando cercavo di addormentarmi nel mio lettino. A volte mi sentivo meglio, soprattutto perchè qualcosa mi teneva occupata la mente, che fosse il lavoro manuale o l'aiutare Aleha con i bimbi o le sessioni di allenamento con Darrick e Ahsoka poco importava. In quei giorni mi sentivo meglio. Non avevo tempo di pensare a tutto quello che sarebbe potuto accadere se avessi ceduto al Lato Oscuro. Quello però non era uno di quei giorni.

Quella mattina mi ero svegliato male. Avevo fatto uno stranissimo sogno che ero giunto alla conclusione riguardava una Leia un po' cresciuta, un tizio di nome Han, un motore ad iperguida rotto e un campo di asteroidi. Per non parlare del fatto che quei due sembravano particolarmente...come dire...affiatati. Un po' troppo per i miei gusti. Credo che ogni padre alla fine sia geloso della propria figlia, ma di solito lo si diventa quando sono adolescenti, ma quel sogno mi fece capire di colpo che Leia non sarebbe rimasta una bambina per sempre, e che prima o poi si sarebbe messa con qualcuno. Per fortuna mi svegliai in tempo per non vedere niente di compromettente, o mi sarei arrabbiato ancora di più.

In ogni caso, ero in uno di quei momenti in cui rimuginavo in continuazione quando una delle bambine più piccole, di nome Hilean, spense la sua spada e si avvicinò a me. Mi poggiò la manina sulla gamba e attirò la mia attenzione.

Va tutto bene Maestro?” mi chiese.

Sì Hilean, tranquilla. Va tutto bene. Sono solo un po' triste.” cercai di rassicurarla, sorridendo.

La sua espressione cambiò radicalmente, da preoccupata a risoluta, e un po' goffamente si arrampicò sulle scatole su cui ero seduto e mi abbracciò più stretto che poté.

Quel gesto mi lasciò senza parole. Potevo solo abbracciarla a mia volta, nient'altro.

La mia mamma mi abbraccia sempre quando sono triste.” mormorò, spezzando il silenzio.

Annuii. “Lo faceva anche la mia, quando avevo la tua età.” risposi, cercando di ricacciare indietro le lacrime che mi bruciavano gli occhi.

Non ti abbraccia più?”

Sospirai. Parlare di mia madre ancora mi faceva male anche dopo più di dieci anni. “Credo che lo farebbe se ci fosse ancora.” risposi. Diventavo emotivo attorno ai bambini, non sapevo perchè.

Dov'è?”

Molto, molto lontano da qui.” primo compito da genitore della mia vita: cercare di spiegare ad una bimba di cinque anni che cosa fosse la morte. “Qualche anno fa se n'è andata e non l'ho più vista.” era il meglio che potevo fare in quelle condizioni, in dieci secondi o meno. Ma Hilean non era quel tipo di bambina, era molto intelligente e capiva subito dove stavano le bugie.

È morta?”

Dritta al punto! Annuii. “Sì”.

MI dispiace Maestro.” e mi abbracciò di nuovo, anche più stretta di prima. “Anche il mio papà è morto, non l'ho mai conosciuto.” mi rivelò, il tono innocente nella sua voce mi fece male. Aveva a malapena cinque anni, li aveva compiuti poche settimane prima, e già sapeva cosa fosse la morte. Era terribile.

Sai, io non ho mai conosciuto i miei figli. Qualcuno mi ha portato via prima che nascessero.” dissi, istintivamente. Mi scivolò via, così, come se nulla fosse.

Lei annuì. “Lo so.”

Stavo per chiederle come facesse a saperlo quando Aleha la chiamò. “Hilean, torna al lavoro, lascia il Maestro Rosh in pace!”

La piccola si divincolò e scivolò a terra. “Arrivo mamma!”

Tornò al suo allenamento, lasciandomi senza parole di nuovo. Mamma? Ma che cazzo stava succedendo?

Aleha, posso parlarti un attimo?”

Sospirando, lei fece cenno di sì. “Va bene bambini, spegnete le spade e sedetevi. È ora di meditare un po'. Ricordate quello che vi dico sempre. Lasciate che la Forza fluisca, non cercate di controllarla. Non potete fermare un fiume, ricordatevelo!”

Mentre i bambini si preparavano per la meditazione, si avvicinò a me, con le spalle un po' ricurve come se avesse un peso invisibile sopra. Attraverso la Forza percepii solo vergogna attorno a lei.

Tu e tuo fratello vi siete dimenticati di dirmi qualcosa vero?” quasi mi cacciavo a ridere mentre uscivamo dalla stanza.

Anakin, posso spiegare...” iniziò, ma la interruppi.

Non ce n'è bisogno. So come nascono i bambini, sai, ne ho due in fin dei conti!” dovevo nascondere un sorriso grande come una casa dietro una mano, perchè la sua espressione devastata era troppo divertente per rimanere seri.

Lo so è solo che...Hilean non dovrebbe chiamarmi così durante le lezioni.” mi disse. “Ho sempre il timore che questo renda gli altri bambini gelosi.”

Non ho percepito niente di strano nei bambini quando ti ha chiamato mamma.” risposi. “Probabilmente è la classe meglio bilanciata da quando mi buttarono dentro ad una di esse vent'anni fa!”

Lo so. Non so se è per il fatto che non dovranno crescere con i nostri limiti o solo fortuna ma sono fantastici.” guardò verso la classe e ai venti bambini che la componevano, mentre sedevano a gambe incrociate sul pavimento di pietra, a meditare. La Forza risuonava in quella stanza, come un'orchestra che risuonava dal nulla. Era una delle sensazioni più rassicuranti che uno Jedi potesse percepire.

Chi è il padre?” le chiesi, forse troppo diretto.

Mi guardò con occhi oscurati. “Jax.”

Il nome mi riecheggiò in testa. “Pavan?” chiesi conferma, lei annuì.

Jax Pavan era uno dei nostri migliori amici. Eravamo tutti parte di un gruppo di “sfigati” visto che tutti noi avevamo qualche problema con l'autorità.

Jax era un pensatore. Stava sempre a ponderare su qualcosa. Era un grande amico, ma se lo beccavi in uno dei suoi momenti, non c'era modo di distrarlo dai suoi pensieri.

Sorrisi per un secondo. “Non ci credo. È morto per davvero?”

Lei scosse la testa. “No. Almeno, non lo so. È scomparso un paio di settimane prima che scoprissi che ero incinta e non ho mai scoperto cosa gli è successo. È più semplice dire che è morto. È più facile anche per Hilean.” le scappò una lacrima e la asciugò velocissima con una manica. “Sai, un paio di anni fa ho avuto modo di conoscere la tua famiglia. E prima che tu me lo chieda, no, non so dove sono. Hilean ha fatto amicizia subito Luke e Leia, anche se hanno tre anni in più.” respirò profondamente per calmarsi un po'. “Sono fantastici Anakin. Sei un papà fortunato.”

Mi fece sorridere, per quanto brevemente. “Tutti continuano a dirmi quanto siano fantastici i miei figli. Ora è il mio turno. Hilean è meravigliosa, e tu e Jax dovete essere fieri di lei.”

Spero non ti abbia disturbato.”

Scossi la testa. “No, per niente. Anzi, mi ha dato quello che mi serviva in quel momento.”

Sorrise, per un attimo. “Cosa?”

Un abbraccio.” replicai. “E credo che sia esattamente quello che serve a te ora.”

Annuendo, fece un passo in avanti e mi abbracciò stretta, come io feci con lei. La sentii tirare su col naso e poi scoppiare a piangere. E non l'avevo mai vista piangere così.

Oh dai su Aleha! Sono io che divento emotivo riguardo ai bambini!” cercai di stemperare la tensione.

Lo so...è solo che...mi manca così tanto...” confessò, tirando su col naso ancora.

Oh, questo è veramente il giorno in cui i ruoli si capovolgono.” scherzai. “Dai, so come ci si sente. E non è che col tempo migliori, ma dopo un po' impari a conviverci.” era il mio turno di tirare fuori un po' di saggezza.

Lo so. È quello che Darrick continua a dirmi. È solo che mi sento sola per la maggior parte del tempo.”

Feci un passo indietro per poterla guardare negli occhi. “Ehi, lo so cosa vuol dire esser soli, non c'è bisogno che me lo dici. Ma devi tenere duro Aleha, hai una figlia meravigliosa di cui prenderti cura e quei bambini hanno bisogno di te. È di te che si fidano, perchè tu gli insegni e li aiuti a crescre. Jax tornerà prima o poi, e gli potrai dire che fantastica figlia ha. Devi solo tener duro.”

Mi abbracciò di nuovo, più forte però. Era terribilmente giù di morale, non avevo mai visto nessuno così depresso, oltre a me ovviamente. Avevamo condiviso gli stessi dubbi e le stesse preoccupazioni per anni, solo che io ero stato onesto a riguardo, mentre lei lo aveva nascosto. Forse solo Darrick sapeva che Hilean era sua figlia. In quel momento capii perchè riusciva a trovare sempre le parole giuste per farmi sentire un po' meglio.

Grazie Anakin.” mormorò.

E di cosa?”

Per esserci.”

Non c'è problema Aleha. Ne avevamo bisogno entrambi.”

Indietreggiò di un paio di passi e si asciugò le lacrime. “Decisamente. E...adesso che si fa?”

Aspettiamo. E vediamo che cosa ci ha preparato la Forza.” risposi. “E ho come il presentimento che non dovremo aspettare tanto.”

Stava per rispondere quando sentimmo dei passi pesanti lungo il corridoio. Un attimo dopo, apparve Darrick, con un'espressione talmente seria che raggelava l'aria. Indossava la divisa da Jedi, cosa che non faceva tutti i giorni, e aveva la spada appesa alla cintura. Brutto segno. Faccia preoccupata, abbigliamento Jedi, spada in bella vista. Qualcosa non andava.

Quando vide sua sorella in lacrime si fermò. “Che succede?”

Niente Darrick, avevo solo bisogno di una spalla su cui piangere.” rispose lei, improvvisamente calma.

Va tutto bene?” le chiese poggiandole le mani sulle spalle, preoccupato. Le voleva molto bene, quello era palese.

Sì, è solo che Hilean ha detto qualcosa che mi ha fatto rattristare.”

Hai dimenticato di dirmi che hai una nipotina quando ci siamo visti su Naboo.” scherzai, dandogli un pugno scherzoso sulla spalla.

Oh accidenti...” tirò un profondo sospiro. “Io...avrei voluto dirtelo ma mi ha fatto giurare di non dire nulla a nessuno. Mi dispiace Anakin...”

Non c'è problema Darrick, tranquillo. Ora è il tuo turno. C'è qualcosa che non va?”

Lui fece cenno di sì. “Veramente sì. Sembra che qualcosa si stia muovendo ai piani alti. Il Senatore Organa è qui!”

COSA?” chiedemmo in coro io e Aleha, forse un po' più forte di quanto intendevamo.

È qui. Ha chiesto di radunare tutti gli ufficiali di alto grado della base così sono venuto a cercarvi!”

Aleha annuì. “Bene, dammi un secondo e arrivo.” respirò profondamente per calmarsi un attimo poi si avviò verso la classe.

Ci resto io coi bambini.” le dissi. Non potevano stare da soli e io non ero un ufficiale di alto grado. Potevo starci io.

Ma col cazzo che resti!” scattò Darrick. “Potrebbe sapere dove sta tua moglie e tu resti qui? Ma neanche per idea! Tu vieni con noi!”

Ma i bambini non possono stare da soli!”

Chiamerò qualcuno per tenerli d'occhio.” disse Aleha estraendo il comlink da una tasca. “Darrick ha ragione, tu vieni con noi, e basta.”

Va bene va bene! Vengo!”

Il più velocemente possibile raggiungemmo l'ascensore ed entrammo non appena si fermò. Già dentro c'erano parecchie persone, compreso il Colonnello Antilles.

Che ci fai tu qui?” mi chiese.

Sta con noi Reymus!” rispose Aleha per me.

Ma non è un ufficiale di alto grado!” era scettico sulla mia presenza.

È uno Jedi Reymus, lui viene.” scattò un po' forzatamente Darrick. Non credo che stesse usando nessun tipo di trucco mentale ma sentii un tremito nella Forza, mentre parlava. Caricò le sue parole involontariamente, credo, ma abbastanza per far sobbalzare Antilles e farlo mettere da parte in silenzio. Sembrava abbastanza convinto.

Avevo idea che anche se Antilles era uno degli ufficiali più rispettati della Ribellione, quella coppia di Jedi lo erano ancora di più, e visti come autorità superiori. Diciamo pure che, dopo l'Ordine 66, gli Jedi sopravvissuti che decisero di unirsi alla ribellione venivano subito messi sopra chiunque altro, a volte direttamente a Generale o Ammiraglio. E credo che sia Aleha che Darrick lo superassero di grado.

Arrivammo al primo piano e le porte si aprirono, mostrando una piccola folla di ufficiali che parlavano ad alta voce, il che creava un eco che rendeva impossibile udire qualsiasi cosa a parte il continuo ronzio nella stanza. Nel bel mezzo potevo vedere Ahsoka parlare con un paio di persone che non riconoscevo e sembrava che stesse cercando qualcuno.

Attirai Darrick verso di me per potergli parlare senza urlare. “Credo sia meglio che io rimanga qua dietro. Quando il Senatore avrà finito di fare il suo discorso, cerca di trattenerlo, poi vi trovo io.”

Come sai che farà un discorso?” chiese Aleha ad alta voce.

Perchè è un politico, è quello che fanno dalla mattina alla sera. Sta arrivando qualcosa di grosso, lo sento. Preparatevi!”

Annuirono e io mi sistemai sul fondo della sala. C'era un bel punto non troppo lontano dall'angolo che mi permise di guardarmi intorno e osservare tutta la stanza senza essere notato. Mi poggiai al muro, incrociai le braccia al petto e aspettai. Non ci volle molto perchè Organa apparisse. Chiese un p' di silenzio e quando la folla si fece calma iniziò a parlare.

Buon pomeriggio signori e signore. Sono il Senatore Organa, di Alderaan. Nel caso non lo sappiate, e spero non sia questo il caso, sono uno di quelli che finanzia l'Alleanza. Io e altri Senatori. Sono uno dei membri fondatori della Ribellione, ero nel gruppo dei Lealisti alla Repubblica ben prima della Guerra. Otto anni fa decidemmo di creare questo organo clandestino e devo dire che oggi vi sono incredibilmente grato per quello che state facendo qui. Qui e in tutte le altre basi Ribelli che ci sono sparse per la Galassia.” i gesti calmi dimostravano perfettamente quanti anni di pratica avesse fatto in senato, il che lo rendevano un ottimo parlatore e un ancor miglior politico. Stava usando tutti i trucchi che si imparano per attirare l'attenzione della folla davanti a lui.

Per otto anni, da quando io e altri Senatori, una delle quali è tristemente deceduta poco dopo, abbiamo fondato l'Alleanza, e abbiamo aspettato. Molti di noi hanno tentato di ostacolare l'Imperatore per quelle decisioni che ritenevamo incostituzionali o semplicemente non giuste, per quanto riguardava l'economia, la giustizia, tutto quanto. Ma abbiamo fallito miseramente. Beh, ora è tempo di colpire. Ci siamo preparati per mesi, e in tre giorni lanceremo la nostra prima offensiva. È ora di riprenderci quel che è nostro. Quello che quell'uomo ci ha rubato dalle nostre stesse mani con trucchi e tradimenti. Ci ha traditi, tutti quanti, e noi che ci fidavamo di lui siamo stati ancor più fregati dalle sue moine e i suoi modi gentili. È ora di riprenderci tutto.” le ultime due frasi furono pronunciate con una tale enfasi che non era possibile non essere spossi dal discorso. E, come era prevedibile, la folla si entusiasmò e iniziò ad applaudire.

Con un gesto di una mano, richiamò il silenzio. Poi ricominciò a parlare.

Vi ho chiamato qui per informarvi che il nostro obiettivo è un Sito di Costruzione Imperiale fuori dall'atmosfera di Daltarra, nell'Orlo Interno. L'Impero sta costruendo sei nuovi Super Star Destroyer, le loro armi più potenti. Se riusciamo a fermarli, o a rallentarli, facendo abbastanza danni da minare le strutture così per riprendere la costruzione dovranno prima riparare il cantiere, sarà un grandissimo successo. Il vostro compito ora è di informare i vostri subordinati e prepararli. Riceverete le mappe e le strategie al più presto. Allo stesso tempo attaccheremo una base Imperiale sul pianeta.” aggiunse, causando l'alzata di scatto di più di una testa. “Perciò, ci sarà un enorme dispiegamento di forza, sia i Corpi di Volo che le squadre di Fanteria. Ora, tornate alle vostro occupazioni e preparate i vostri uomini.”

Detto questo, fece un passo indietro. Il discorso era finito. Non era stato male, ma ne avevo sentiti di migliori. E certo, anche di peggiori. Era ancora un politico estremamente capace. Avevo assistito a parecchie sessioni del senato ed era uno de migliori nel suo campo.

Dal mio punto di osservazione notai che i visi di buona parte di quelli che uscivano erano elettrizzati. Poveretti. Riuscivo però a riconoscere i veterani di guerra, quelli che sapevano cosa avremmo affrontato. Quelli felici erano le reclute, ma chi non lo era, quelli erano veterani.

Beh, potevo benissimo capire il loro stato d'animo. Dopo tutto, sapevo che cosa sarebbe successo, e forse solo la metà di loro sarebbe tornato a casa. Non era una gran bella prospettiva, ma in guerra la morte è sempre una possibilità.

In ogni caso, quando la folla si fu quasi del tutto dissipata, mi mossi dal mio posto e mi avvicinai a Darrick, Ahsoka, Aleha e il Senatore Organa. Stavano tutti guardando un ologramma da un piccolo proiettore nelle sue mani.

Educatamente, rimasi qualche passo indietro rispetto a loro, aspettando che finissero di parlare. Non ci volle molto. Ahsoka mi vide dietro la spalla di Darrick e mi chiamò.

Senatore Organa, mi scusi, ma vorrei farle conoscere il tenente...”

Il senatore la fermò. “Non c'è bisogno di presentarmi l'Eroe Senza Paura, Maestra Tano.”

Lo guardammo tutti, decisamente stupefatti. Devo aver fatto una di quelle espressioni idiote che mi vengono tanto bene, perchè ci mancava poco che si mettesse a ridere a crepapelle. Riuscì a trattenersi in una risata controllata.

Credevi che la copertura sarebbe andata avanti così a lungo?” mi chiese sorridendo. “Quando Ahsoka mi ha fatto avere il rapporto delle lezioni di volo in cui era scritto che un certo Atton Rosh aveva completato la simulazione della Invisible Hand, ho capito che c'era qualcosa di speciale in questo tizio!”

Io...” non sapevo che cosa dire. “Pensavo che...”

Anakin, per piacere. Ti ho incontrato troppo spesso per dimenticarmi la tua faccia, anche se mascheri il tuo aspetto e sei un po' più magro di otto anni fa. È la cicatrice che ti tradisce!”

Inconsciamente andai a toccare quel segno che avevo di fianco l'occhio destro. Non ci avevo pensato. Quella cicatrice era l'ultimo dei miei pensieri, fin dal momento in cui era guarita. Non mi dava fastidio, non pensavo potesse essere un segno di riconoscimento così palese.

Comunque, è bello vederti vivo e in buona salute. Ho cercato di trovarti per tirarti fuori ma non sapevo dove ti tenevano e non riuscivo a scoprirlo.” disse avviandosi verso un tavolo con un oloproiettore un po' più grande.

In quella prigione ti cancellano il nome. Eravamo identificati con dei numeri. Ma apprezzo lo sforzo, davvero.”

Ci fece sedere e cercò un olodisco in tasca, poi lo infilò nella macchina e nel proiettore apparve una proiezione del sistema che avremmo attaccato. Non avevo mai sentito parlare del pianeta ma conoscevo il quadrante.

Sai, quando ho scoperto che eri riuscito a scappare, ero sicuro che un giorno ti avrei visto in una situazione simile. Suppongo che ti sia unito alla Ribellione anche per trovare tua moglie.

Annuii. “Sì signore.” ammisi.

Ho tentato di aiutarlo signore.” si intromise Darrick. “Con quella taglia sulla testa, ho pensato che sarebbe stato meglio se fosse rimasto nascosto e se io avessi fatto il lavoro sporco. Ho anche chiesto a voi, qualche mese fa, se sapevate dov'erano, ma a quanto pare non lo sa nessuno.” disse, fissando l'ologramma davanti a noi.

Mi ricordo. Ma, come mesi fa, non so dove siano. Solo il Maestro Kenobi lo sai, e lui è irrintracciabile. Ci contatta quando hanno bisogno di qualcosa, ma non dicono mai dove sono.” ci raccontò. “L'ultima volta che ho parlato con loro, è stato sei giorni fa. Padmè ha confermato che comanderà le truppe di terra.”

A momenti facevo un salto di due metri. “Siete sicuro?”

Lui annuì. “Me l'ha detto lei stessa. E conoscendo sia Padmè che il Maestro Kenobi, e negli anni ho avuto modo di conoscerlo molto bene, so per certo che non si perderebbero quest'occasione neanche per tutti i crediti della Galassia. Si stanno nascondendo da troppo tempo, è ora che anche loro si prendano il posto che si meritano.”

Ma se Obi-Wan teme che ci siano dei pericoli, per quanto minimi, non lo permetterà mai.” disse Ahsoka. “Da qual che so, mantiene un profilo bassissimo. Ha anche cambiato nome, più che altro per la taglia.”

Per ora ha fatto un lavoro egregio. Ha preso il suo ruolo molto seriamente.” Disse Darrick. “Non so se qualcun altro avrebbe potuto fare di meglio.”

Lo so. Gliel'ho chiesto io di proteggerli. Prima che lasciassi che mi arrestassero, gli ho chiesto di proteggerli al posto mio. E ovviamente ha fatto un lavoro ottimo. Non pensavo sarebbe stato così arduo localizzarli.”

Organa sorrise. “Credo che la tua ricerca terminerà a breve. Volevo aiutarti otto anni fa, e giuro che questa volta lo farò per davvero.”

Grazie Senatore, io...” stavo quasi per piangere. “Non so come ringraziarvi per tutto.”

Fai del tuo meglio con l'X-Wing. È tutto quello che ti chiedo. Sono stanco dell'Impero e tutto ciò che ne consegue.”

Mi alzai e inchinai rispettosamente. “Lo farò signore. Ora, se volete scusarmi, vi lascio a far strategie, io ho delle cose da fare.”

Si alzò anche lui. “Vai Anakin. È stato un piacere vederti.”

Sorrisi. “Il piacere è stato tutto mio. Ci vediamo ragazzi!” e li lasciai a discutere. Avrei tanto voluto partecipare ma non riuscivo a concentrarmi a dovere su nulla a parte il fatto che ce l'avevo quasi fatta.

Ero così vicino che riuscivo a sentirlo.

Non c'è bisogno di dire, credo, che appena le porte dell'ascensore si chiusero, iniziai a piangere come un bimbetto. E saltare e a far capriole dalla felicità.

Nell'arco di tre giorni sarebbe finito tutto.

O almeno così pensavo.


Wooof ce l'ho fatta. È stata dura, ma ce l'ho fatta. Ora comincia la parte veramente figa della storia. IL SESTO RULLO! (scusate, gergo cinematografico) sarà una bella botta d'azione tra caccia spaziali, azioni alla Metal Gear Solid, bombe, distruzione, devastazione e V...no, sto zitta. È meglio. Ah, piaciuta la rivelazione in stile Beautiful? Ci credete che mi è uscita dalle dita così, senza che io la controllassi? Boh, mi piaceva come cosa...poi ha preso piede...boh, vedrete in Red Rain.

Have fun!


 

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Capitolo 27
*** Riot In Everyone ***



Capitolo 27 – Riot In Everyone

Come potete ben immaginare, i due giorni seguenti furono frenetici.

Quando la notizia dell'attacco si diffuse, l'attività nella base divenne febbrile. Tutti avevano fretta di completare i propri compiti prima di partire. Io stesso ero un po' preoccupato a controllare ogni caccia su cui riuscivo a mettere le mani, giusto nel caso riuscissi a notare un problema o un difetto che era sfuggito.

Passai molte ore a lavorare sul mio, aggiungendo qualche tocco personale e sistemando l'efficienza sia del motore che degli armamenti. Aggiunsi una cella di potenza agli scudi e spostai il flusso di energia usato per il sistema di puntamento computerizzato ai blaster. Preferivo il puntamento manuale, perciò era inutile sprecare energia per quello.

Dopodiché chiusi il comparto del motore e lo fissai per un paio di minuti. Com'era in quel momento, ovvero una lunga massa di duracciaio grigia e spenta, non mi piaceva. Ci voleva un tocco personale e un nome.

Ma prima di tutto, un po' di colore. E mi venne un'idea. Raccattai più secchi di vernice colorata che trovai, un sacco di pennelli e chiamai Aleha, dicendole di portare giù i bambini. Era ora di essere bimbi per un po' di tempo, non solo piccoli Jedi in addestramento.

La ricerca dei pennelli richiese un bel po' di tempo ma riuscii a trovarne una trentina. C'erano più aerografi che pennelli normali, e mi domandai il motivo, ma non trovando una risposta lasciai perdere e mi adattai con quelli che trovai. Non potevo fare miracoli in fondo!

Finita la ricerca dei pennelli, montai un'impalcatura sicura abbastanza da farci salire sopra dei bambini di meno di dieci anni. Ne trovai una, aggiunsi un paio di sbarre che si adattassero alla loro altezza, un po' di rete metallica, una saldatura qui e lì, ed era pronta. Se qualcuno riusciva a cadere o a scivolare a terra, doveva proprio andare a cercarsela. Il caccia non era altissimo, ma col carrello per l'atterraggio aperto, si arrivava tranquillamente a tre metri di altezza, e non volevo incidenti. Volevo troppo bene a quei bambini.

Quando arrivarono, cercai di nascondere i secchi di vernice e mi sedetti su un tavolo da lavoro di fronte a loro. Sembravano intimiditi dall'ambiente, non ci erano mai stati e con tutta quell'attività, i rumori e gli odori nuovi, erano decisamente spaventati.

Eccoci qua Maestro Rosh!” disse Aleha allegra, mentre faceva sedere i bambini.

Benissimo. Come state piccoli?”

Bene Maestro.” risposero in coro.

Benissimo, perchè vi voglio tutti felici e sorridenti oggi. Oggi vi voglio far fare un bell'esercizio divertente.” vidi i loro visi accendersi di curiosità. “Questo...” indicai il caccia dietro di me. “è il mio X-Wing. Dentro è perfetto, ma fuori non mi piace per niente. È piatto, grigio... ecco, mi mette tristezza.”

E cosa volete farci?” saltò su Hilean.

Io non ci faccio niente. Tocca a voi nanerottoli oggi!” pescai uno dei secchi di vernice rossa da sotto al tavolo su cui ero seduto e un pennello dalla scatola dietro di me. “Pennelli, vernice e tutta la vostra fantasia. Oggi tocca a voi, le ali sono tutte vostre!”

Improvvisamente iniziarono a saltellare dalla contentezza. Potevano essere bambini di nuovo, ed era quello che serviva loro. Saltai di fianco alla cabina di pilotaggio e aprii le ali in formazione di attacco, poi aiutai Aleha ad aprire i secchi di vernice. Poi insieme sistemammo i secchi e i pennelli sull'impalcatura e la fissammo al fianco della navetta. A quel punto, lasciammo loro fare quello che volevano. Il piccolo artista che c'è in ogni bambino venne fuori da ognuno di loro come una fontana e ridendo come pazzi iniziarono ad organizzarsi per dipingere le ali in maniera simmetrica. Era pur sempre una nave da guerra, doveva avere un aspetto quanto meno sobrio.

Hai avuto un'idea meravigliosa Anakin!” disse Aleha mentre mi sedevo di fianco a lei. “Ne avevano bisogno. Tutta la tensione degli ultimi tempi li stava rendendo irrequieti, avevano bisogno di una valvola di sfogo.”

Per fortuna mi ricordo ancora come ci si sente ad essere bambini. E comunque è vero. Così, l'X-Wing non mi piace per nulla. È piatto, e sono stanco di colori piatti nella mia avita. Da quando ero bambino, era tutto grigio, o peggio, nero...roba del genere.” afferrai un attrezzo di fianco a me e iniziai a giocherellarci, facendolo levitare davanti a me. “Questa è la mia personale rivolta! Voglio quell'affare il più colorato possibile!”

Lei iniziò ad applicare una certa presa attraverso la Forza sull'attrezzo, cercando di toglierlo dal mio controllo, quasi a sfidarmi in un duello tra amici, come quando eravamo bambini. Tirava e spingeva più forte che poteva e stava diventando difficile mantenere il controllo sulla pinza davanti a noi. Tremava e si rigirava a mezz'aria sotto l'influenza della Forza mentre lottavamo per il controllo, ridendo come i bambini che si erano arrampicati sul mio caccia.

Alla fine Aleha, dall'alto della sua furbizia, praticamente si gettò addosso a me, con il gomito piantato nelle mie costole, spostando la mia attenzione dalla pinza in modo da poterla afferrare.

Dopo un attimo di sconcerto, entrambi iniziammo a ridere come dei deficienti. Stavo ridendo così forte che stavo letteralmente rotolando sul tavolo su cui eravamo seduti. Ci mancava solo che cadessi! “Sei una maledettissima traditrice!” annaspai ad un certo punto. “Non è giusto!”

Lei stava piangendo addirittura, dal troppo ridere. “Sei tu che non riesci a sentire il pericolo! È colpa tua!”

Col cazzo che è colpa mia! Mi sei saltata addosso!”

Lo sai che è sempre stata una delle mie mosse migliori. Forse se avessi tentato di distrarre Dooku saresti ancora tutto d'un pezzo!” mi prese in giro.

Se qualcuno mi avesse detto una cosa del genere otto anni prima, beh, si sarebbe ritrovato a terra reggendosi il naso sanguinante e gridando di dolore. Ma dopo tutto quello che avevo passato, una presa in giro di quel tipo era niente. Mi fece solo ridere più forte e a quel punto riuscii a riprendermi la pinza.

Stavamo ancora ridendo quando, un minuto più tardi, sentimmo uno dei bambini urlare di dolore. Guardammo verso il caccia e vedemmo uno dei bambini più piccoli che si teneva il braccio, su cui apparentemente era caduto.

Saltai giù dal tavolo e un secondo dopo ero al suo fianco. Stava cercando di ricacciare indietro le lacrime ma potevo sentire il suo dolore attraverso la Forza. Immaginai che fosse scivolato e fosse cascato diretto sul gomito, ma si vedeva che non era rotto. Ed era fortunato, da quell'altezza poteva rompersi un osso o due.

Hey Kol, va tutto bene?” gli chiesi, anche se sapevo già la risposta. “Cosa ti fa male?”

Il braccio...” bofonchiò. “Ci sono caduto sopra!”

Mi guardai attorno e vidi gli altri bambini preoccupati. Dovevo far qualcosa. “Dai, fammi vedere.”

Stese il braccino verso di me e gli arrotolai la manica il più delicatamente possibile. Si stava formando un livido, ma non c'erano ossa rotte. Nessun danno, niente di permanente almeno. Il suo orgoglio era pesantemente intaccato, quello era certo.

Non c'è niente di rotto Kol, andrà tutto bene. Dai, alzati su un secondo.” obbedì. “Vedi, stai in piedi, non può essere così male. Ora muovi il braccio molto lentamente.”

Fece come gli avevo ordinato. Si lamentò un paio di volte ma dopo un paio di volte che fece il movimento era tutto tornato alla normalità.

Fantastico!” esagerai un sorriso. “Visto? Niente di rotto. Dai, vuoi tornare a dipingere?”

Lui annuì, determinato. “Sì signore!” rispose. “Ma, posso chiedervi una cosa?”

Certo Kol! Tutto quello che vuoi!”

Beh, non era proprio una domanda, era una richiesta del permesso per fare una cosa. Praticamente, fece un passo in avanti e mi abbracciò forte. Molto forte. “Grazie.” mormorò.

Per cosa?” gli chiesi abbracciandolo a mia volta.

Per averci salvato.”

Feci un respiro piuttosto profondo prima che un altro bimbo si unisse a Kol. Poi un altro. Quel piccolo incidente era diventato l'occasione per un abbraccio di gruppo che diede conforto a tutti i bimbi, ad Aleha e a me. Non un brutto finale per un in inizio non proprio al top!

Il giorno dopo fu pure peggio. Avevamo finito di fare il check up alle navi e avevamo preparato i rimpiazzi, e non c'era più nulla da fare se non aspettare. Ma nessuno voleva starsene seduto a far niente, così uno dei ragazzi delle truppe di terra propose un torneo di limmie. Fanteria, piloti e operai. C'era un campo aperto molto ampio dietro la base che era perfetto per una partita o due. Ce ne stavamo seduti in sala comune a cazzeggiare quando questo qui è saltato su con una palla in mano e ha suggerito il torneo come distrazione. La giornata era perfetta: cielo limpido, aria tiepida e una leggera brezza. Perfetto per un po' di sport.

Alcuni ufficiali non erano molto d'accordo, temevano che qualcuno potesse notare un grosso assembramento di persone tutte insieme ma lo stesso riuscimmo a organizzare un piccolo torneo. Anche se alcuni non conoscevano le regole, soprattutto quelli che venivano dalle parti centrali della Galassia, ce la cavammo bene. Dovevamo rilassarci un po' prima della battaglia del giorno dopo in fondo. Era la nostra piccola rivolta contro la tensione. E funzionò!

Il primo incontro fu piloti contro operai. E come quando ero bambino, finii istantaneamente in attacco, correndo come un pazzo su e giù per il campo con Haron che mi passava la palla alla prima occasione. Se non sapete le regole, sono molto semplici. Due squadre si affrontano, lo scopo è infilare la palla controllandola solo con i piedi in uno spazio delimitato, difeso da un portiere. Non si può toccare la palla con braccia e mani. Testa, gambe quelle sì, ma non le mani. I contrasti duri per rubare la palla ad un avversario sono proibiti e sanzionati. Fine, semplice e veloce. Era un gioco molto comune nell'Orlo Esterno, molto meno nei mondi più vicini a Coruscant. Nell'Orlo esterno tutti i bambini ci sapevano giocare, anche perchè era facile e richiedeva poche attrezzature. I Mandaloriani erano probabilmente i migliori giocatori, praticamente lo adoravano come sport. Io stesso ci giocavo spessissimo con gli altri bimbi a Mos Espa.

In ogni caso, la squadra avversaria era piena di giocatori più che validi. Molti di loro ci giocavano da quando erano piccoli, come me. Ammetto che fu difficile non usare trucchetti Jedi per vincere ma riuscii a resistere alla tentazione e a controllarmi. Dovevo, Aleha era tra gli arbitri, mi avrebbe beccato subito!

Insomma, correre sul campo erboso fu liberatorio. Dopo settimane di depressione, il vento sulla faccia mi diede una tale sensazione di libertà che non sapevo di poter provare. Fu incredibile. Ero uno di quelli più veloci, per ovvi motivi di allenamento, e tiravo palle praticamente perfette da mettere in porta. Per non parlare di quei due tiri diretti che riuscirono a fregare il portiere! Mi sentivo tremendamente bene! Soprattutto quando riuscii a deviare un colpo di Dakk andato male con la testa e a mandare la palla in porta.

Era una giornata calda e alla fine tutti i giocatori, soprattutto quelli che correvano di più, erano bagnati fradici. Ad un certo punto divenne difficile riconoscere avversario da compagno, usavamo le uniformi da lavoro ma erano troppo pesanti e molti se le erano tolte per resistere al caldo. Dovevamo inventarci qualcosa. Uno dei bambini suggerì di dipingerci una striscia colorata sulle spalle per distinguere i vari giocatori. L'idea era fantastica e funzionò perfettamente. Io ero uno di quelli che non sopportava la sensazione di una maglietta bagnata di sudore addosso, mi si appiccicava alla pelle già dopo la prima metà della prima partita mi ero tolto la maglietta. Qualcuno mi chiese riguardo le cicatrici che avevo addosso, ma la maggior parte non ci fece neanche caso. Non ero il tipo più strano di tutta la base. C'era di peggio.

Quando il sole tramontò decidemmo che era ora di smettere. Non ci si vedeva abbastanza bene e ci ritirammo di sotto per una doccia e la cena. Che diavolo, l'ascensore puzzava peggio di uno spogliatoio sporco, era terribile. Aleha cercava di non respirare per resistere, e appena fuori dall'ascensore respirò a fondo l'aria pulita. “Cazzarola, non pensavo che gli uomini potessero puzzare tanto!” disse, disgustata.

Non ti ricordi l'odore degli spogliatoi della palestra al Tempio?” le chiese suo fratello, che aveva giocato nella squadra di fanteria, quella che poi aveva vinto il torneo.

Ero in quello delle ragazze, non ho mai messo piede in quello dei ragazzi. E sono felice così.”

Ritornammo tutti in camera e ci preparammo per la cena. Avevamo dei turni per la doccia e quel giorno io ero l'ultimo, così presi l'asciugamano e almeno mi asciugai il sudore di dosso. Non volevo prendere anche il torcicollo. “Diavolo, giocare sull'erba è più facile che giocare nella sabbia!” dissi togliendomi le scarpe. Vi lascio immaginare l'aria che tirava quella sera in dormitorio. Non si respirava! Per fortuna il sistema di areazione funzionò al meglio.

Quel colpo di testa è stato fantastico!” gridò Dakk dal bagno. “Non ho mai visto nessuno usare la testa cos Anakin!”

Graazie Dakk, ma il tuo passaggio è stato fondamentale!” risposi. “Uff, mi serve una doccia, decisamente!”

Aspetta il tuo turno!” scattò Haron dalla cuccetta sopra la mia.

Aspetto aspetto! Non ti preoccupare! La cena è tra un'ora, ho tutto il tempo!”

Dopo cena, che fu abbondante, tanto per cambiare, ci radunammo e ci mostrarono la strategia. Dovevamo volare fino ad un punto di incontro vicino a Kalkovak dove avremmo incontrato il resto della flotta e ci avrebbero spostati a Daltarra. Quella mossa ci avrebbe reso invisibili ai sensori Imperiali visto che i caccia avrebbero volato all'interno dei ponti delle navi più grosse, anche per salvare il liquido propellente. Ci avrebbe anche permesso una discreta copertura, nel caso ci avessero individuati a Kalkovak. Le navette più piccole non lasciano tracce abbastanza grosse da poter essere rintracciate per così tanti anni luce. Tattica furba, non c'è che dire.

Quando l'incontro terminò, gli altri tornarono alle loro stanze, io rimasi invece ancora per un po', guardando un po' le mappe stellari e gli ologrammi che simulavano l'attacco. Era un attacco a tattica stretta, ovvero mordi e fuggi, fai danni, scappa via, ricomincia d'accapo. Almeno per quanto riguardava i corpi di caccia leggeri, come il mio. Gli altri erano invece più diretti. Cento navi sarebbero state coinvolte, senza parlare della fanteria sul pianeta!

Sarebbe stato un enorme dispiegamento di forze. Non troppo difficile dalle guerre dei cloni. Avevamo solo una possibilità, dovevamo prenderla al volo e distruggere il cantiere. E avrei fatto di tutto per trasformare quella base in un rottame galattico.

Solo quando il Capitano Antilles giunse di sotto e mi ordinò di tornare in camera lasciai l'oloproiettore.

Che ci fai qui, a proposito?” mi chiese mentre camminavamo verso l'ascensore.

Controllavo un paio di cose, tutto qui. Mi piace memorizzare i piani prima che questi vadano allegramente a fanculo e mi tocchi improvvisare.”

Mi guardò con uno sguardo curioso. “Darrick ha detto che sei uno Jedi. Perchè non c'è nel tuo file?”

Perchè ho una taglia sulla testa astronomica. Ecco perchè. E non voglio che venga aggiunta. Va bene così.”

Dallo sguardo sul suo viso, non era convinto. Per niente. In ogni caso, rimanemmo in silenzio finchè io non saltai giù al dormitorio e mi avviai verso la mia stanza. Tutte le porte erano chiuse, ma Haron e Jag erano svegli. Dakk era addormentato, con le coperte tirate su fino al mento, mentre gli altri erano occupati a parlare degli eventi del giorno seguente.

Va tutto bene?” mi chiesero mentre mi sedevo sul mio letto.

Sì, tutto OK. Volevo solo controllare per bene i piani.” risposi. Mi distesi e fissai il letto sopra al mio. “Sapete che domani si tratterà principalmente di essere veloci vero?”

Loro annuirono. “Sì. È quello che Ahsoka ci ha detto.”

Bene. Ora, non pretendo di essere il miglior pilota della Galassia perchè sono sicuro che ci sia qualcuno migliore di me...” un improvviso scoppio di umiltà! Quello era strano! “...ma domani tutte le strategia, i piani che vi hanno fatto vedere e avete memorizzato andranno tutti allegramente a puttane. Tutto quello che avete imparato sarà inutile a parte come far andare i caccia. Domani sarà un disastro e non ci sarà nessuno a salvarvi il culo. Si tratta di essere veloci o essere morti. Ecco come sarà domani. State molto attenti perchè se non lo siete, farete parte della spazzatura che entrerà in orbita domani!”

Non volevo sembrare troppo catastrofico ma dovevano sapere. Non c'era assicurazione del fatto che sarebbero tornati a casa domani, chiunque sarebbe potuto morire, me compreso. Non c'era bisogno di mentire su quello. Dovevano sapere. Anche se questo li avrebbe spaventati a morte. Ma se c'era qualcosa che avevo imparato sull'essere un pilota è che la paura ti rende più veloce, ma solo se la accetti. Se lasci che la paura ti guidi, esplodi. Se riesci a metabolizzarla, ad abituarti alla sensazione, ad usarla quasi come un'arma, e ti concentri abbastanza sul tornare a casa tutto intero, hai più possibilità di sopravvivere.

Ci fu un attimo di silenzio.

Hai paura?” mi chiese Haron.

Sospirai. “Certo. Ho sempre una paura boia prima di una battaglia. Anche durante. So che la gente mi chiamava l'Eroe Senza Paura ma è la più grande bugia dell'universo. Io ero sempre spaventato a morte, soprattutto dopo che mi sono sposato. È quello che mi portava a casa.”

Come ci si sente?” chiese ancora. “Voglio dire, come ci si sente lassù, con i laser che ti volano tutt'attorno?”

Ci si sente come se volessi vomitare tutto quello che hai mangiato nella tua vita.” gli dissi. “Ma lo proverete voi domani mattina. Ora è ora di dormire. Ne avete bisogno!”

Strano ma vero, quella notte riuscii a dormire bene. Un lunghissimo sonno senza sogni di cui sentivo la necessità da mesi, e che si presentava proprio prima di un giorno così importante. Per la prima volta in settimane, fu Jag a svegliarmi, e non un sogno o ancor peggio, l'insonnia. Mi sentivo da favola quella mattina.

Anakin, sveglia. Dobbiamo essere di sotto tra due ore e dobbiamo ancora fare colazione. Svelto dai, abbiamo promesso agli altri di andarci con loro.” disse, meglio, urlò, tirandomi via le coperte. Aprii un occhio e li vidi tutti in piedi, Dakk era già pronto ad andare.

Va bene, sono sveglia...datemi un attimo.” mi alzai in piedi un po' confuso e mi trascinai verso il bagno.

Quello che vidi nello specchio mi spaventò a morte. Di solito non presto troppa attenzione al mio aspetto esteriore, ma quella mattina lo feci. Sembravo vent'anni più vecchio di quel che ero in realtà. “Merda guarda lì!” urlai, saltando indietro contro al muro.

Guarda cosa?” chiese Jag.

Io! Guarda lì che roba! Sembra che abbia cinquanta anni, non trenta, quasi trentuno!” ero scioccato. Forse il sonno ristoratore mi aveva messo in condizione di prestare più attenzione al mio aspetto.

Hey, sei tu che hai deciso di lasciar crescere la barba, non noi!” rispose.

Accidenti...Haron, mi presti il tuo rasoio?”

Dieci minuti dopo ero sbarbato e mi stavo vestendo, quando cercando vestiti puliti nel mio cassetto afferrai la parte superiore della mia divisa da Jedi. Un flusso di ricordi mi attraversò la mente e capii che quel giorno era ora di essere me stesso. Avevo già deciso di presentarmi a faccia pulita, come otto anni prima, e capii che a quel punto era inutile nascondere il fatto che Atton Rosh era in realtà uno Jedi. Molti lo sapevano già, tanto valeva andarci vestito come tale.

Il problema era che la camicia era macchiata di sangue, anche se mia suocera ci aveva messo tutto l'impegno per lavar via la macchia. Aveva anche ricucito i danni in maniera perfetta, ma la camicia che indossavo sotto la tunica era ancora macchiata di sangue. C'era una macchia rossastra su tutto il lato destro, in corrispondenza della ferita, ed era piuttosto visibile. Beh, ero fortunato che la tunica era marrone scuro, e anche se era macchiata non si notava.

Era strano vestirmi come uno Jedi di nuovo. Era passato un anno da quando mi ero messo la tunica. Era più pesante dei vestiti da civile che mi ero abituato ad usare, ma allo stesso tempo sentivo che era la cosa giusta da fare. Trattenni il respiro quando agganciai la spada alla cintura. Era una strana sensazione, essere uno Jedi di nuovo, dopo tanti anni.

E si stava dannatamente bene. Adoravo quella sensazione.

Quando uscii dalla stanza assieme agli altri, per incontrare Sijon e gli altri, attirai un sacco di sguardi fissi su di me, alcuni scioccati altri ammiranti. Qualcuno forse mi riconobbe, non lo so di per certo, ma nessuno disse niente. Anche durante la colazione e la breve riunione prima della partenza, nessuno disse nulla riguardo al mio cambiamento. Solo Ahsoka sorrise quando vide la mia “nuova” faccia.

Stavo per saltare nel mio caccia quando arrivò e mi fermò prima che chiudessi la cabina. “Aspetta un secondo Maestro.”

Sospirai. “Oh diavolo, te l'ho detto, chiamami Anakin!”

Quello che ti pare. Anakin, per piacere, potresti fare tu il discorso prima di partire per Daltarra?”

Mi sfregai il viso con una mano. “Perchè io?” non ero troppo felice della richiesta. “Non potrebbe farlo Organa?”

Sta su Coruscant, non ci sarà oggi. Lo chiederei al Maestro Kenobi ma non riesco a contattarlo. Ti sei sempre stato un ottimo motivatore, almeno con me e i cloni!”

Non lo so Ahsoka, sono solo un meccanico per la maggior parte di loro!”

Ma chi se ne importa! Dai, sei l'unico qui che lo può far andare al massimo!” praticamente mi stava pregando.

Scossi la testa, sconfitto. “Va bene. Ma mi devi un favore bello grosso!”

Sì Maestro, non preoccuparti!”

Chiuse la cabina e segnalò che ero pronto per partire. Una volta che ebbi ricevuto il segnale, feci partire i motori e volai fuori dall'hangar e su, fuori dall'atmosfera. Una volta lì, pigiai il tasto dell'autopilota e lasciai che la navetta si guidasse da sola alle coordinate del punto di ritrovo. Era un volo di un'ora circa. Mentalmente, mi riguardai tutte le battaglie a cui avevo preso parte, in modo da trovare qualcosa che potesse venire comodo una volta che fossimo arrivati all'attacco vero e proprio. L'unica battaglia con qualche similitudine era quella di Coruscant, ma dubitavo che qualcosa potesse tornarmi utile. Fu una battaglia così caotica...

In ogni caso, quando uscii dall'iperspazio, vidi un sacco di navette fare lo stesso, e sei fregate davanti a noi. Avevamo tutti ricevuto l'ordine di atterrare nell'hangar della nave più grande, una vecchia nave Repubblicana per il trasporto a lunga distanza. Conoscevo quella classe di navi, l'Impero basava la sua flotta su di loro del resto per basare nuovi progetti. Come i Super Star Destroyer che volevamo distruggere. Erano il modo più veloce e sicuro per viaggiare nello spazio aperto. Come la Invisible Hand.

Atterrammo nell'hangar principale e alcuni delle squadre di terra si occuparono dei caccia immediatamente, controllando carburante e roba del genere. Quando tutti i piloti atterrarono, un ufficiale fece l'appello, per vedere se c'eravamo tutti e ci guidò ad una stanza adiacente. Molti degli ufficiali erano già lì, più un sacco di piloti che non avevo mai visto, gente da un'altra base probabilmente.

Potevo sentire un mix di sentimenti molto differenti, dalla paura all'eccitazione. Era quasi intossicante, dovevo concentrarmi molto per rimanere calmo e controllato, visto che Ahsoka mi aveva chiesto di fare il discorso motivatore. Una cosa che odiavo fare, almeno davanti ad una folla del genere. Farlo con lei, o con un mucchio di cloni, era più semplice. Farlo con una folla di piloti inesperti prima di una battaglia così epocale? Tutta un'altra cosa. Ma gliel'avevo promesso, non potevo tirarmi indietro per la paura del palcoscenico.

Vidi Ahsoka in mezzo alla folla e la raggiunsi. “Ehi Padawan!” la chiamai. “Siamo pronti?”

Sì Maestro, ci siamo quasi. Ci siamo tutti e stiamo per fare il salto nell'iperspazio. Ora, ma domanda è questa: tu sei pronto?” mi chiese incrociando le braccia al petto.

Scrollai le spalle. “Finchè ho questa...” e indicai la spada. “Sono sempre pronto. Allora, quando devo fare questo discorso improvvisato?”

Tra un minuto. Poi ho una sorpresa per te.”

Che tipo di sorpresa?”

Bassa, bianca e blu. Fischietta invece di parlare. Era di proprietà di una certa senatrice per una decina d'anni...” disse salendo e scale verso una passerella che sovrastava la folla.

Hai trovato R2?” le chiesi, stupito.

Lui ha trovato me. Credo che qualcuno gli abbia detto che avresti partecipato e abbia chiesto di poter essere presente. È giù nell'hangar che mette le mani sul tuo caccia.”

La abbracciai forte. “Grazia Padawan!”

Oh, non è niente. Dai, è ora di far salire l'adrenalina in questa stanza.”

Si voltò verso la folla mentre io rimasi qualche passo indietro.

Bene signori e signore, l'ora è giunta. Stiamo per far cominciare una guerra. È una bella responsabilità da prendere e stiamo per fare un passo da cui non si torna indietro. Siamo ad un passo da un punto di non ritorno. Molti di voi sono stati miei studenti, e ritengo che metteranno i miei insegnamenti in pratica al meglio delle loro possibilità. Ma oggi ho qualcosa di speciale per voi.” disse guardando verso di me per un secondo, sorridendo. “Qualche tempo fa ho trovato qualcuno. Un uomo che pensavo avessi perso. Un uomo che mi ha insegnato tutto quello che io ho insegnato a voi. Io affiderei la mia vita a quest'uomo, e anni fa lo feci, come lui fece la stessa cosa con me. Ci siamo salvati la vita a vicenda innumerevoli volte. E soprattutto, abbiamo imparato molto, l'uno dall'altra. Oggi ho l'onore e il piacere di presentarvi il Maestro Anakin Skywalker!”

Un rombo improvviso si levò dalla dalla folla sotto di noi. Il mio nome era impresso nella leggenda dopo tutto. Le lanciai un'occhiataccia. Non sapevo e neanche volevo che usasse il mio nome vero!

Feci un passo in avanti e mi appoggiai al corrimano. Raccattai i miei pensieri e cercai di levarmi di torno la paura da palcoscenico. Ho sempre odiato quel lato del mio carattere. Rimarrò sempre un bambino da quel punto di vista.

Presi un profondo respiro e cominciai.

Otto anno fa ho partecipato alla Battaglia di Coruscant. Quel giorno sono successe molte cose, e probabilmente è colpa mia se ciò che è accaduto dopo è...beh, successo. Eravamo tutti accecati da qualcosa. Non abbiamo visto la tempesta in arrivo, ventuno anni fa, non l'abbiamo vista finchè non è stato troppo tardi.” stavo improvvisando, non avevo preparato niente. Dovevo concentrarmi sulla battaglia, non potevo permettermi distrazioni. “Oggi, stiamo per fare il primo passo su un sentiero che cambierà le cose. Otto anni fa abbiamo permesso ad un uomo di prendere il controllo della Galassia, la Nostra Galassia, senza neanche alzare la voce. I suoi metodi sono stati la paura, la repressione, i bagni di sangue, da allora. E fino ad ora ha funzionato. Ci ha tenuti buoni, ma oggi, proprio oggi, comincerà una rivolta. E non può far nulla per fermarci. Siamo stati buoni per troppo tempo. Pensano che ci possono tenere tranquilli per sempre, ma è ora di distruggere l'Impero!”

Un altro rombo si levò da sotto di me, anche più forte di prima. Si alzò dalla folla ed echeggiò nella stanza. Stavano rispondendo meglio di quello che avevo pronosticato.

Ci dicono che dovremmo vivere come ci viene ordinato. Ci hanno trasformato in marionette in uno spettacolo macabro, e sinceramente io sono stanco. Sono stato tenuto in carcere per sette anni e credetemi, non ne posso più delle loro stronzate. Li annienteremo, faremo più casino di quanto loro possano credere mentre li facciamo a pezzi! Non sarà facile. Ci vorranno anni probabilmente, anni di guerra civile. Siamo clandestini, e non sarà semplice. Ci saranno lunghissimi mesi di inattività, di lavoro sotto copertura e roba del genere, ma noi saremo sempre pronti per combattere. Come ora. Oggi, siamo noi a decidere del nostro destino. Stiamo per rompere le catene che loro usano per legarci e io non mi fermerò finchè l'Imperatore non sarà morto e non ci sarà un governo democratico nuovamente piazzato al palazzo del Senato!”

Ce li avevo in pugno. Sotto di me vedevo gente annuire, pugni alzati e gente che tremava dall'agitazione. Afferrai il corrimano più forte e continuai.

Dal primo all'ultimo, dal soldato al pilota al più giovane simpatizzante della Ribellione, siamo qui per cambiare il corso della storia. Ci stiamo incamminando verso tempi duri, e voglio che tutti voi sappiate che non sarà semplice. Questo è il momento di combattere, e io combatterò fino alla morte, fino ai confini della Galassia, ovunque la guerra ci porterà, noi ci saremo. Sono stanco di alzarmi la mattina e sentire di un altro bagno di sangue da qualche parte su un pianeta. Non voglio che i miei figli crescano in una Galassai così. C'è una rivolta in ognuno di noi ed è questo il momento di tirarla fuori. Siete con me?” stavo urlando a quel punto, mi stavo facendo trascinare dalle mie stesse parole.

Ed erano con me. Stavano dando di matto. Era quella la squadra che volevo vedere. Piloti pronti a tuffarsi in mezzo alla battaglia, soldati che corrono nel mezzo di una sparatoria. Era quello di cui la Galassia aveva bisogno.

Oggi, davanti a voi, sono pronto a fare un giuramento. Qui, ora, giuro su ciò che ritengo più sacro di dedicare la mia vita ad una nuova Repubblica. La stessa Repubblica che ho giurato di proteggere nove anni fa quando sono stato nominato Cavaliere Jedi. E i miei compagni, quelli che sono sopravvissuti all'Ordine 66, faranno lo stesso. Ora, tornate alle vostre posizioni e preparatevi a prendere a calci qualche scintillante culo Imperiale!”

Mentre la folla gioiva, io feci un passo indietro e respirai a fondo. Ammetto che stavo usando la Forza per caricare il mio discorso. Era un trucco praticamente svuotato di ogni intenzione cattiva, ma funzionò. Erano pieni di adrenalina fino al collo. E sarebbero rimasti carichi per un bel po'.

Ben fatto Maestro. Era quello di cui avevano bisogno!” mi disse Ahsoka.

Respirai a fondo di nuovo. “Credo di averne avuto bisogno anche io. Diavolo, il miglior discorso che abbia mai fatto.”

Poco ma sicuro. Dai, andiamo nell'hangar, è ora di prepararsi.”

Ci incamminando e iniziammo a prepararci per la battaglia. Un ultimo controllo ai sistemi di armamento ed eravamo pronti. E indovinate un po'? Un piccolo droide astromeccanico dalla forma di un barilotto stava facendo qualcosa alla mia navetta. Non potei non sorridere. In otto anni, non era cambiato di un bit.

Come sta andando R2?” gli chiesi mentre mi inginocchiavo al suo fianco, osservando come il suo braccio meccanico faceva i suoi miracoli sui circuiti degli armamenti.

Lui fischiettò qualcosa, come se fossi stato con lui per tutto quel tempo.

Bene. Pronto per un'altra battaglia?” gli chiesi dandogli una pacca amichevole sulla sua copertura cromata. Un altro fischiettio allegro. “Stessa cosa per me. Ti dispiace se ti chiedo come sta Padmè?”

Beh, traducendo in pratica mi disse che non la vedeva da due giorni perchè aveva chiesto di essere mandato immediatamente qui, ma sapeva che sarebbe stata sul pianeta a comandare le truppe di terra. Mi disse anche che Obi-Wan era stato assegnato alla Squadra Oro, e ne era il capo. Per non parlare della memoria cancellata di 3PO perchè non riusciva a tenere la bocca chiusa.

Grazie R2. Ora, che ne pensi?” indicai il caccia, incapace di trattenere un sorriso quando mi disse che Padmè era su una nave nei dintorni pronta al trasporto sul pianeta. Era la distanza più corta che c'era stata tra di noi per otto anni. E parlavamo di chilometri.

Gli piaceva. Gli piaceva soprattutto il posto per i droidi, gli dava spazio per manovrare tutte le sue cose e gli piaceva, almeno al suo occhio elettronico. Stava facendo i suoi disastri con gli armamenti perchè secondo lui la modalità di fuoco rapido non era veloce abbastanza. Beh, almeno era lui a lavorarci e non qualcun altro.

Ad un certo punto ritirò il suo braccio meccanico e chiuse il compartimento, fischiettando che aveva finito ed era pronto per essere messo al suo posto.

Va bene R2, un attimo che prendo l'argano.” quel piccoletto non ha mai smesso di stupirmi.

Mezz'ora dopo una voce annunciò che eravamo quasi pronti per saltare fuori dall'iperspazio e che dovevamo entrare nei nostri caccia.

Con R2 saldamente ancorato al suo posto, saltai nel mio, allacciai le cinture di sicurezza e indossai il comlink. Era uno di quelli vecchio stile, cuffia e microfono, semplice. Probabilmente io e Ahsoka eravamo gli unici a non usare il casco. Non mi piaceva per nulla. Era ingombrante, limitava il mio campo visivo e mi mandava i capelli in tutte le direzioni ogni volta che lo toglievo per colpa dell'elettricità statica. Non faceva per me. Il caro vecchio set funzionava perfettamente per me. Ci avevo fatto tutta la Guerra dopotutto.

Feci partire il motore e aspettai istruzioni. Mi stiracchiai un po', scrocchiai le dita della mano sinistra un paio di volte e cercai una posizione il più comoda possibile per avere tutto sotto controllo. Dopodichè, chiusi gli occhi un momento e mi concentrai. Potevo sentire tutti i componenti del motore funzionare perfettamente. Tutto stava andando come pianificato. Afferrai la leva di controllo e controllai il timone. Nessun problema. Era solo questione di aspettare.

Ero agitato. Beh, quello era il meno. Ero spaventato, quello sì, ma l'agitazione superava la paura. Ero concentrato sul mio compito, che era coprire i bombardieri durante l'attacco, e avrei fatto di tutto per evitare che venissero distrutti.

Dopo un paio di minuti, vennero rilasciati gli ordini di partenza. Prima la squadra Blu, dal capo al 30. rosso, da capo a 30, verde, da capo a 41, oro, da capo a 20.

Ci fu un rapidissimo appello. Eravamo tutti pronti e a sentire nuovamente la voce di Obi-Wan, anche se attraverso il comunicatore, mi diede ancor più la carica.

Capo Oro è un piacere sentire la tua voce di nuovo!” dissi dopo l'appello.

Anche per me Rosso 5!” rispose allegro. “Pronto per un altro giro?”

Come sempre Maestro. Spero che ti sia passata la paura di volare!” scherzai.

Ma neanche per idea! Comunque, bel discorso. Li hai caricati per bene!”

Grazie Maestro.”

La fregata su cui eravamo ormeggiati si fermò di colpo mentre usciva dall'iperspazio e immediatamente le porte dell'hangar vennero aperte. Ordinatamente ma veloci, uscimmo tutti e prendemmo posto in formazione. Più di cento navi erano pronti per fare un po' di casino, senza contare le truppe di terra che stavano già andando verso il pianeta.

Il cantiere era giusto di fronte a noi. Era quello il nostro obiettivo. Proprio come la partita a limmie il giorno prima, era ora di giocare un po'. E avremmo fatto di tutto per segnare un goal all'Impero.

Rimaneva solo una cosa da dire a quel punto.

Che la Forza sia con tutti noi.”


Fuoco a volontà! Olè, inizia la parte figa. Se non mi ricordo era dicembre quando scrivevo questo pezzo e se c'è qualche fan dei Thirty Seconds To Mars potrà notare come ci siano un po' di citazioni da This Is War qui e lì. Stavo ascoltando parecchio quel CD in quel periodo, e ci ho infilato dentro anche Riot In Everyone dei Crashdiet, una delle band più importanti della new wave of swedish glam metal. Per quello lo chiamo il capitolo Glam XD così a ridere. A proposito, il limmie, se non si è capito, è la versione starwarsiana del Calcio. Ed esiste per davvero, c'è pure la pagina su wookiepedia!

Divertitevi e spero di riuscire a tradurre il prossimo in tempi brevi, ma settimana prossima inizio a lavorare quindi il tempo sarà un po' più razionato! Ciau!

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Capitolo 28
*** Let The Revels Begin Let The Fire Be Started ***


Capitolo 28 – Let The Revels Begin Let The Fire Be Started

Che la Forza sia con tutti voi.

Un lungo, denso silenzio echeggiò nei nostri comlink finchè Capo Rosso, Ahsoka, chiamò la formazione.

Squadra Rossa dividetevi in due e prendete posizione di protezione. Ci stiamo avvicinando e i primi momenti sono cruciali.Disse con un tono di comando che non avevo mai sentito nella sua voce. Aveva un comportamento piuttosto autoritario in classe, ma non comandava mai. Ora, in quella situazione, era tutto quello che un comandante doveva essere. Aveva imparato la lezione alla fine.

Una lunga serie di “Sì signore” mi riecheggiò nelle orecchie.

Il cantiere era di fronte a noi, si avvicinava sempre di più, ma le linee difensive ancora non si vedevano.

C'era qualcosa di strano, avrebbero dovuto vederci un bel po' di tempo prima ma a non c'erano tracce e i miei sensori non davano segno di qualsiasi attività. Nessuna navetta partita, nessuna torretta che sparava. C'era qualcosa di molto sbagliato. Avevo un brutto presentimento.

C'è qualcosa che non va qui! Dove sono le linee di difesa?chiesi.

Non so. Ma hai ragione Rosso Cinque, teniamo gli occhi aperti va bene?rispose Obi-Wan.

Dalla mia posizione potevo vedere il suo X-Wing, forse cinquanta piedi sopra di me. Lui comandava la squadra di attacco principale, mentre io ero in difesa. Praticamente lui si divertiva, io ero bloccato a proteggere i bombardieri. Certa gente si becca tutte le fortune!

Mi ci volle un attimo e tutta la mia concentrazione per trovare uno stato d'animo adatto alla situazione. Se non fossi stato certo del contrario, avrei giurato che le mie mani stessero sudando, ma considerando che la destra era meccanica e la sinistra era avvolta in un guanto specifico per piloti che assorbe il sudore per evitare le il timone ti scappi di mano, era a dir poco impossibile. Scacciai il pensiero come se fosse un prodotto di un'immaginazione troppo fervida. Feci diversi respiri molto profondi e raggiunsi lo stato di concentrazione che volevo. C'era ancora quella strana sensazione che non voleva abbandonarmi ma cercai di rimanere più positivo che potei.

In ogni caso, non c'erano ancora segni di difesa. Avevamo già passato il punto di non ritorno, quella linea che dimostra quanto un attaccante è determinato e che assicura a chi viene attaccato che è una cosa vera, non uno scherzo, ma niente. Stavo cominciando a pensare che non avessero misure di sicurezza.

Calmi ora, i sensori a lungo raggio stanno captando qualcosa!disse Capo Verde dal suo bombardiere.

Detto quello non dovemmo attendere molto. Mentre ci avvicinavamo, ancora in formazione serrata, vedemmo una ventina di TIE-Fighter, il top della flotta navale a corto raggio, che ci venivano incontro. In buona sostanza era la versione Imperiale dell'X-Wing. Fecero un paio di giri attorno a noi poi ci spararono addosso a tutto spiano.

Da Rosso Due a Quindici, con me. Ci pensiamo noi a loro.disse Ahsoka, uscendo immediatamente dallo schieramento e inseguendoli.

Uscimmo tutti quanti e seguimmo ognuno un TIE, sparando loro di rimando.

Avanti Squadra Oro, è ora di spostarci e iniziare a far danni!disse Obi-Wan con calma.

Mentre io seguivo un TIE, vidi le manovre delle altre squadre, sempre cercando di mandar giù quella strana sensazione di insicurezza che mi faceva quasi il solletico giù per la colonna vertebrale. Era una presenza pesante e oscura, mi faceva venire i brividi. Non potevo identificarla chiaramente, ma sapevo che c'era. Non era una gran bella sensazione.

Sotto di noi. Daltarra scintillava della luce tipica blu dei pianeti acquosi. Da qualche parte là sotto c'era mia moglie. Cercai ti trattenere un lamento di frustrazione mentre l'ultimo dei venti TIE esplodeva ma non ottenni grandi risultati.

Sul computer apparì un messaggio preoccupato di R2. “Sto bene R2, tranquillo. Sono solo preoccupato. Sai quando è tutto troppo tranquillo per essere vero?”

Avesse potuto, avrebbe annuito. Un fischio ad alte frequenze espresse il suo assenso.

C'è qualcosa che non va. Lo sento!”

Calmati Rosso Cinque, andrà tutto perfettamente!” rispose Obi-Wan dalla sua navetta.

Respirai a fondo, cercando di calmarmi, per la centesima volta. “Non so, c'è qualcosa...” sussurrai riprendendo il mio posto nella formazione.

Cercai di concentrarmi di più, sentii la forza vorticare forte e vigorosa attorno a me, scorrendo come un fiume. Quella sensazione strana fu rapidamente soppiantata dalla calma, più che altro portata dal fatto di avere nuovamente il mio Maestro accanto e che stavamo combattendo fianco a fianco come dieci anni prima.

Niente, come non detto, avanti col piano!” cercai di scacciare il pensiero.

Bombardieri, siete in zona di lancio!” disse Antilles dalla fregata da cui supervisionava l'attacco. “Potete iniziare a sparare!”

Che la festa abbia inizio!” gridò Ahsoka mentre aprivamo tutti una pioggia di fuoco sulle strutture e sui TIE che uscivano giusto in quel momento.

Fuoco a volontà!” le andai dietro io.

Da quel momento in poi, passai alla modalità battaglia spaziale per non so quanto tempo. I caccia più pesanti fecero partire la loro pioggia di blaster e missili e finalmente l'Impero decise che era ora di liberare i cani. Probabilmente una cinquantina di TIE uscì dagli hangar tutti insieme e le torrette di difesa iniziarono a sparare. Avevano aspettato un'eternità rispetto a quanto avevamo sparato il primo colpo. Volevano vedere se eravamo realmente intenzionati a far dei danni.

Eccome se lo eravamo!

Ero concentrato sul mio compito, ovvero proteggere il lato sinistro dello schema di attacco, e cercavo di chiudere l'inseguimento di un TIE il più velocemente possibile per lanciarmi in un altro subito dopo. Più navette nemiche riuscivamo a distruggere, più ne uscivano dai loro hangar. I nostri caccia stavano facendo il loro lavoro in maniera egregia e nell'arco di quindici minuti dall'inizio dell'attacco già due delle sette sezioni del cantiere navale erano distrutte, e altre due erano sulla buona strada. I rottami di due Super Star Detroyer in via di completamento erano sparsi per tutta l'area.

Stavo inseguendo l'enensimo TIE quando R2 fischiettò una frase piuttosto sarcastica. “Se tutti gli Imperiali pilotano in quel modo, non dovrebbe essere troppo difficile toglierceli di torno.”

Sorrisi divertito, benchè cercassi di mantenermi concentrato sull'inseguimento. Quel pilota in particolare era bravo, abbastanza da darmi problemi nel farlo saltare in aria. “Non aggrappiamoci a questa speranza però R2.”

Mi arrivò un altro fischio acuto. “Sarò anche solo un droide ma questa situazione non mi piace. Preferivo quando la Repubblica era in pace.”

Eh, lo dici a me?” virai di scatto per sorpassare il cumulo di detriti fluttuanti del TIE appena fatto saltare.

In ogni caso, andava tutto abbastanza bene. Non si aspettavano un attacco su così vasta scala, e inseguendo una delle navette più pesanti, i B-Wing, mentre bombardava la superficie di una delle zone del cantiere notai che un missile a protoni centrò uno dei tubi che portano l'energia dal reattore alle varie aree, in modo tale da scatenare una reazione a catena che praticamente sbudellò (scusate la metafora non proprio carina) il lato sinistro della struttura.

Quello era un gran colpo! Anche se era solo fortuna. Ma mi diede un'idea.

R2, pari un canale privato con i capi Rosso e Verde.” gli chiesi.

Un secondo dopo sentii un paio di scariche di statica e la voce non proprio felice di Capo Verde, al comando della squadra dei B-Wing. “Che vuoi Rosso Cinque? Sono impegnato!”

E lascialo parlare!” scattà Ahsoka, abbastanza indispetita.

Dica alla vostra squadra di mirare ai tubi d'energia! Faranno più danni senza sprecare energia e missili!” gli dissi mentre rollavo a sinistra, intercettando un TIE che inseguiva un X-Wing. Sparai alla struttura che teneva su le ali del TIE e la feci saltare, mandando in avaria tutto il sistema di navigazione. Un colpo niente male, considerando che stavo parlando!

Tubi? Ma di che stai parlando?”

Uno dei bombardiere ha colpito uno dei nodi di scambio di energia elettrica e ha fatto esplodere metà del lato sinistro della struttura. Praticamente il lato sinistro del cantiere è saltato per aria! Anche le torrette sono ferme!” gli spiegai.

E come li riconosciamo?”

Sullo schermo di comunicazione con R2 apparì un messaggio. “Gli astrodroidi sono perfettamente capaci di riconoscere i nodi di scambio d'energia. È offensivo che non ci abbia pensato. Molto offensivo!”

A momenti scoppiai a ridere a leggere il suo commento. Cominciavo ad avere la certezza che quel barilotto capisse meglio gli umani di Trepio, che pur era programmato per farlo!

Lasciate che siano i droidi a farlo. Voi semplicemente pilotate e sparate!” dissi, una volta che mi fui calmato.

Grazie Rosso Cinque, hai un buon occhio!”

Troppe battaglie durante la Guerra temo!”

Capo Verde chiuse la comunicazione ma Ahsoka rimase ancora per un po'. “Non sei cambiato di una virgola Maestro.”

Ci provo. Fare il pilota è la cosa che mi è sempre riuscita meglio nella vita. Il resto sono riuscito a mandarlo allegramente a puttane anni fa!”

Ma non hai mandato a puttane niente! Dai, diamo a questi sfigati una bella sfida!”

Al che chiusi il canale privato e tornai al mio lavoro. A quel punto della battaglia, la line up iniziale era cambiata e molti dei B-Wing erano sparpagliati lì attorno, seguiti a ruota da uno o due X-Wing che li proteggeva, mentre gli altri seguivano i TIE rimanenti. Troppo facile.

Troppo facile perchè era impossibile che un cantiere del genere non fosse protetto e difeso meglio. Esistevano scudi deflettori potenti abbastanza da spingerci indietro dopo tre minuti e non li avevano montati? Oltre tutto potevano usare più torrette, ma metà erano spente, e non parlo di quelle che avevamo fatto saltare noi. Il mio suggerimento aveva funzionato, ma c'era sempre qualcosa che non andava.

Quella sensazione di pericolo imminente non voleva andarsene, lo sentivo fin dall'inizio dell'attacco, c'era qualcosa nello spazio senz'aria attorno a me che non riuscivo a capire. Ero insicuro su ciò che sarebbe successo in seguito. Però continuai a combattere con tutta la mia abilità e concentrazione, facendo un sacco di morti e danni, secondo R2. Teneva il conto di tutto ciò che colpivo. Più tardi, quel giorno, quando fu tutto finito, scoprii che teneva il conto dei centri e che quel giorno ero molto vicino al 100% anche senza il sistema di puntamento computerizzato. Visto cosa può fare quel barilotto? Non sapevo che tenesse il conto di ogni battaglia a cui avevamo partecipato!

Comunque, feci una capriola con il caccia per inseguire in TIE che apparentemente stava scappando dopo aver subito dei danni quando sentii ancora quella presenza oscura che mi fece venire i brividi. Cercai di ignorarla ma si stava facendo sempre più pesante nella mia mente, sconvolgeva il flusso della Forza attorno a me ed era incredibilmente difficile rimanere concentrati e controllare l'X-Wing.

Poi, qualcosa scattò. Attraverso la Forza sentii qualcosa di simile ad un grido di rabbia, anche se attutito da un oggetto meccanico. Riecheggiò nella mia mente, ma lo sentii come se fosse vero, come se chi lo avesse emesso stesse dietro di me nel caccia. Una presenza che conoscevo troppo bene, che mi dava il tormento da otto anni.

...Vader...” mormorai, sperando che nessuno mi sentisse.

Cosa?” domandò qualcuno che non riuscii ad identificare.

Vader era vicino. Più vicino di quanto avessi mai potuto immaginare. Che diavolo, avrebbe reso le cose molto più complicate. Se c'era qualcosa che Aster sapeva fare, era pilotare. Non andava bene.

Capo Oro abbiamo un problema!” quasi gridai, con un tono abbastanza spaventato. Anche R2 lo notò e una lunga fila di punti interrogativi apparve sullo schermo del traduttore.

Lo sento anche io Rosso Cinque.” replicò veloce. Alla mia sinistra, vidi la sua navetta virare rapidamente verso destra per evitare un TIE che esplodeva in quel momento. “Stai calmo e vediamo che succede. Non sappiamo se prenderà il volo!”

Di che state parlando?” chiese Capo Verde.

Respirai a fondo prima di dire quel nome. “Darth Vader.”

Cosa?” gridarono tutti in coro, almeno quelli ancora vivi. Era un attacco semplice, ma anche noi avemmo delle perdite. Non eravamo perfetti o immortali dopo tutto.

Amici miei, ora, state calmi e concentratevi su quello che avete davanti, poi staremo a vedere. “disse Obi-Wan calmo e posato. La sua sola presenza era abbastanza a farmi stare meglio. Otto anni fa, beh, mi avrebbe solo fatto incazzare di più. Era incredibile!

E fu allora che uno stormo di TIE uscì dall'ultimo hangar che era rimasto nel porto. Ed era enorme. Almeno 150 navette. E quella volta attaccarono per bene. Avevamo perso abbastanza caccia e un paio di bombardieri, la nostra linea difensiva era mutilata comparata alla forza del nemico. Le cose non si misero meglio quando riuscirono a sistemare sei torrette difensive. Senza avvertimento, ci spararono addosso a piena potenza e uno dei nostri esplose sopra di me. Era una scena terrificante. Così tante navi che arrivavano e le torrette nuovamente in funzione. E Vader. Le cose non si mettevano bene per noi.

Con una manovra veloce staccai la mia nave dal sistema di puntamento di uno dei TIE, frenai di colpo e quando fu di fronte a me gli feci saltare il reattore. Andò in mille pezzi in una piccola nuvoletta di ossigeno compresso e propellente. La forza dell'esplosione fece vibrare la mia nave per un paio di secondi, cosa che permise ad un altro TIE di agganciarmi e spararmi addosso.

Da dove cazzo saltano fuori?” mi chiesi. Attorno a me c'erano navette che saltavano per aria, nostre e loro. Quello che all'inizio sembrava una cosa semplicissima si stava rivelando un inferno bello e buono.

Una situazione quanto meno complessa, ma che mi stava divertendo da matti! Ero preoccupato, dovevo distrarmi, così mi lanciai nel mio caro vecchio stile da sbruffone che mi contraddistinse durante la guerra. Strinsi il timone e virai verso una piccola folla di una ventina di TIE, in apparente rotta di collisione.

Che diavolo fai Rosso Cinque?” gridò Capo Blu.

Quello che so fare meglio!” replicai duramente mentre aprivo il fuoco. Stavo attraversando il nugulo proprio nel mezzo, con i blaster impostati sul fuoco rapido. R2 aveva fatto un lavorone con gli armamenti. Erano potenti come gli originali ma più veloci.

Prima che virassi e li sorpassassi, sei erano danneggiati e due erano esplosi, mandando detriti in giro che fecero ulteriori danni.

Gran mossa Anakin!” disse Obi-Wan. “Ora togliti di mezzo, è il mio turno!”

Virai verso l'alto e guardai, girato sotto sopra, il mio Maestro fare la stessa cosa e decimarli. Magari non gli piaceva volare, ma era bravo lo stesso. Molto, molto bravo.

I nostri attacchi combinati li fecero scappare via, rompendo la linea compatta che tenevano prima così che Rosso Dieci, Blu Quattro e Sei riuscirono a volare in mezzo a loro e lanciando due razzi ciascuno, a distruggere sei navette e a danneggiare il resto, che furono poi spazzate via da un altro paio di ragazzi della Squadra Blu.

Poco dopo, io e Obi-Wan, quasi leggendoci nel pensiero, volammo fianco a fianco verso un raggruppamento di TIE che seguivano due dei nostri bombardieri e combinando un attacco a spirale stretta dal mio lato per confonderli e sparpagliarli con uno più diretto e preciso di Obi-Wan, riuscimmo a farli desistere dall'intento. Al che passammo a farli fuori uno a uno.

Attento Maestro, dietro di te!” gridai vedendo un TIE che lo inseguiva, troppo vicino per i miei gusti.

Sto cercando di lasciarmelo indietro ma è cocciuto da matti!”

Cerca di evitarlo, arrivo!”

Con precisione millimetrica passai in mezzo ai due contendenti, costringendo il TIE a frenare per non schiantarsi. Fece una manovra verso l'alto e si tolse dalla linea di tiro, cosa che feci anche io e iniziai a sparargli contro. Centrai la cabina di pilotaggio un paio di volte, poi la giuntura delle ali. Era il loro punto debole, che le mandava in tilt abbastanza facilmente.

Tutto a posto Maestro!” sorrisi mentre ne inseguivo un altro che era dietro di me.

Come ai vecchi tempi vero?” rispose allegramente. “Dai, vieni con me, ho un'idea.”

Solo un attimo per piacere!” risposi mentre tiravo il timone e scappavo da un'esplosione nella quale rischiavo di finire. “Eccomi, dimmi tutto!”

Ahsoka, vieni anche tu, possiamo fare la differenza qui!” disse.

Arrivo!” sentii la sua voce piena di allegria mentre sistemava la sua navetta di fianco alla mia.

Ora, io faccio l'esca, voi procedete con l'attacco incrociato, quello che vi ha insegnato il Maestro Koon, va bene?” spiegò frettolosamente mentre volavamo un po' fuori dal campo di battaglia.

Sì Maestro.” risposi obbediente.

Bene, allora torniamo in rissa!”

Per minuti infiniti, lavorammo in quel modo. Un numero abnorme di nemici finirono nella trappola con entrambi gli stivali. Era troppo facile! Quella manovra era prerogativa degli Jedi, non dei cloni. Non conoscevano i nostri trucchi, per fortuna.

Facemmo saltare almeno sessanta navette, per non parlare di quanto ci divertimmo.

Ero così concentrato sull'attacco che a malapena notai l'enorme esplosione che segnalava che il nostro lavoro era finito. Il cantiere era distrutto, così come i Super Star Destroyer che stavano costruendo. Attraverso il comlink mi arrivarono le grida assordanti dei piloti di tutte le squadre, mentre volavamo attorno alla stazione ridotta a rottame.

Diavolo, era una gran sensazione. Per un momento, la gioia per la vittoria riportata rimpiazzò l'amaro sapore di quella sensazione che ancora mi tormentava. Era elettrizzante. Sentii un brivido corrermi giù per la schiena mentre mandavo il caccia in rotta a spirale mentre sparavo all'ultimo TIE.

Ma quella sensazione di gioia non durò molto, fu ben presto rimpiazzata da qualcos'altro, quando una voce conosciuta mi riempì le orecchie. Era il Capitano Antilles.

Capo Oro, Rosso Cinque, tornate alla nave principale, abbiamo un problema.” disse, piatto.

Il brivido di gioia fu rimpiazzato da una sensazione di freddo non naturale. “Che succede?” chiese Obi-Wan prima che io riuscissi ad elaborare un pensiero.

Abbiamo un problema con le truppe di terra, abbiamo bisogno di voi!”

Cosa?” gridai, quella sensazione di gelo mi pervase del tutto.

Tornate qui e vi diremo tutto!”

Apparve una richiesta di comunicazione privata sullo schermo. La accettai, pigiando un bottone, con più forza del necessario. Era Obi-Wan.

Calmati Anakin, vediamo cosa succede prima di farci prendere dal panico.” disse, calmo come sempre.

Trattenni il respiro per un attimo prima di parlare. “Sì Maestro.” risposi. “Ci proverò.”

Non ti preoccupare Anakin.” vidi il suo caccia di fianco al mio. “Andrà tutto bene.”

Annuii, sicuro che potesse vedermi. Poi, con calma e in silenzio, e con un groppo alla gola che minacciava di soffocarmi, tornammo alla nave principale come ordinatoci. Mi girava la testa. A malapena mi ricordavo come si faceva a respirare e l'attesa mi stava uccidendo.

Lasciammo gli altri a finire il lavoro, c'erano ancora dei flash di esplosioni che si riflettevano sulla superficie argentata della nave, e volammo il più velocemente possibile indietro. Ci diedero il permesso di rientrare e atterrammo nell'hangar principale, e subito dopo si richiuse dietro di noi la pesante porta a pressurizzazione. Aprii il portello della cabina, sganciai la cintura di sicurezza e saltai giù. R2 mi seguì in fretta, atterrò con un gran baccano sul pavimento di metallo. Cercai di sistemarmi i vestiti mentre Obi-Wan mi raggiungeva. Fu bello rivederlo dopo tanto tempo.

Ti hanno detto altro?” gli chiesi mentre ci avviavamo verso l'ascensore.

Scosse la testa. “No, solo che Darrick è arrivato dieci minuti fa con brutte notizie. Non so cosa esattamente!”

Passai le dita tra i capelli, tirandomeli via da gli occhi. “E se le fosse successo qualcosa?”

Ora, non pensiamo subito al peggio. Non sappiamo che cosa è successo!” entrammo nella cabina e lui pigiù il bottone del ponte di comando.

Ho avvertito la presenza di Vader. Se non era nell'hangar era di sotto, sul pianeta.”

Non lo sappiamo Anakin!” mi mise le mani sulle spalle e fece in modo che lo guardassi in faccia. “Stai calmo e respira. Non farti prendere dal panico. Se c'è qualcosa di cui non abbiamo bisogno è di te in preda al panico va bene?”

Annuii, cercando di calmarmi un po'. “Hai ragione Maestro.” sussurrai, ancora insicuro. “Hai ragione.”

Sorrise, un po' divertito. “Sei cresciuto Anakin! Sei un uomo adesso.”

Annuii nuovamente, cercando di mascherare le lacrime. Ero un po' commosso. “Mi sei mancato Maestro.”

Mi trascinò vicino a lui e mi abbracciò come un fratello. “Mi sei mancato anche tu. Sei mancato a tutti!”

Grazie. Per tutto quello che hai fatto per loro.”

Mi diede una pacca sulla spalla. “Dovevo. Ho giurato che li avrei protetti, e così ho fatto. Strano a dirsi, ma è stato più semplice di quel che avevo immaginato. Si sono comportati tutti bene.”

Anche i gemelli?” chiesi mentre si aprivano le porte.

Soprattutto loro! A parte quando erano molto piccoli ed eravamo ancora ospiti del senatore Organa, lì Leia ha avuto la bella idea di usare la Forza inconsciamente e fare un po' di disastri. Tutto qui. Sono bravi bambini.”

Me lo dicono tutti. Almeno tutti quelli che li hanno incontrati.”

Mentre entravamo nella sala di controllo principale, tutti si voltarono verso di noi, e Darrick si incamminò nella nostra direzione. Dalla faccia si vedeva che non erano buone notizie.

Quello che ancora non sapevo era che quelle notizie mi avrebbero fatto quasi crollare il mondo addosso in mezzo secondo. Le sue parole, per quanto poche, furono come una lama dritta al cuore, come se il destino avesse deliberatamente deciso di colpirmi con tutte le sue armi.

L'hanno presa.”


Ed eccomi nuovamente in tutta la mia bastardisia, scusate s ci ho messo più di un mese ad aggiornare ma la precedenza la do al seguito in inglese. Mea culpa! Oltretutto è ricominciato Castle e il mio animo di shipper mi costringe a fare altro oltre a Star Wars. In ogni caso, divertitevi! Mi ricordo che era quasi periodo di natale quando postai questo capitolo e mi ero ripromessa di scrivere il clou proprio per il giorno stesso, poi son successe varie cose e ho aggiunto un capitolino veloce veloce. Sarà il prossimo, e sarà alquanto scombinato. Vabbeh, divertitevi e alla prossima signori!

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Capitolo 29
*** Slowmotion Suicide ***


Capitolo 29 – Slowmotion Suicide

Per pura fortuna non mi venne un infarto in quell'esatto momento. Improvvisamente non riuscivo più a respirare, mi sentivo come se qualcuno mi stesse stringendo la gola, come una mano invisibile che mi strangolava e mi togliesse tutta l'aria dai polmoni. Feci un passo indietro e mi poggia al muro. “Non può essere...”

Anakin, per favore non...cominciò Obi-Wan prima che lo interrompessi.

Non dirmi che non devo farmi prendere dal panico perchè adesso ho tutto il diritto di farlo!la mia voce sembrava strana alle mie stesse orecchie, ero sull'orlo di un pianto disperato e non c'era modo di fermarlo. Riuscivo a malapena a respirare, mi sentivo come se avessi un peso che mi schiacciava il torace.

Va bene, questa volta puoi impanicarti ma...” Disse Obi-Wan mentre scivolavo a terra lungo il muro finchè non mi fui seduto a terra col viso nascosto tra le mani singhiozzando senza ritegno. Si chinò di fianco a me. Sapevo che voleva dire qualcosa ma rimase in silenzio, lasciandomi tempo di sfogare la frustrazione.

Ero così vicino...” mormorai dopo un tempo interminabile.

Ci sei ancora. È laggiù e dobbiamo solo andarla a riprendere.” disse con calma.

E se le succede qualcosa?”

Mi fece muovere la testa finchè non potè guararmi in faccia. “Dai retta alla Forza Anakin, sai che non le hanno fatto nulla.”

Cercai di concentrarmi, ma il stato mentale in cui ero precipitato lo rendeva quasi impossibile, ma aveva ragione. Non c'era nulla nel flusso della Forza che dicesse che le avevano fatto del male. Stava benem per il momento. Probabilmente, e per fortuna, gli Imperiali non conoscevano la sua vera identità, altrimenti l'avrebbero probabilmente messa a morte immediatamente. Potevano sempre scoprirlo, e il pensiero mi faceva stare male.

È solo che...otto anni fa ho sacrificato tutto per non far accadere questo e adesso...”

Scosse la testa. “Avanti Anakin, la battaglia non è ancora persa. Rimettiti in sesto e agisci da Jedi.” mi ordinò. E dal tono di voce era tremendamente serio. “Vuoi startene qui e lasciare che te la portino via di nuovo? In piedi, questo non è l'Anakin Skywalker che ho cresciuto!”

Aveva ragione, però quella sensazione di pericolo imminente che avevo avvertito poco prima mi teneva stretto lo stomaco, facevo ancora fatica a respirare normalmente. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata come se fossi appena uscito dall'arena di Geonosis. “Ci sto provando Maestro.”

Lasciatelo respirare un momento Maestro Kenobi. Ne ha passate tante, questo è un colpo molto forte!” intervenne Darrick. “Ha solo bisogno di un attimo per rimettersi in sesto. Dategli un minuto e sarà come nuovo.”

Un po' traballante mi alzai lentamente, respirando più a fondo che potei per calmarmi un po'. “Dove sono i bagni più vicini?” domandai.

Giri a destra poi secondo corridoio sulla sinistra.” disse uno degli ufficiali mentre una piccola squadra tattica stava osservando attentamente un ologramma del campo di battaglia che avevano appena lasciato.

Sempre lentamente, seguii le istruzioni con sia Darrick che Obi-Wan alle calcagna ma appena fui fuori campo visivo iniziai a correre verso i bagni e ripetei il disastro della notte su Dxun di ubriachezza molesta. Solo che quella volta era nausea da tensione e stress. Era cresciuta velocemente dal momento in cui Darrick mi aveva dato la notizia ed era diventata insopportabile. Rigettai un paio di volte finchè non mi sentii un po' meglio, con lo stomaco completamente svuotato, e potei alzarmi in piedi e star dritto.

Uscii dal cubicolo e vidi Darrick e Obi-Wan in piedi sulla soglia del bagno che mi aspettavano, con stampata in faccia un'espressione molto preoccupata. In silenzio, aprii un rubinetto e mi sciacquai bocca e viso, nel tentativo di cacciar via il saporaccio di bile.

Quando mi sentii pronto, chiusi il flusso e mi asciugai con la manica.

Sembra che quella Senatrice abbia bisogno di essere salvata di nuovo!” dissi, sorridendo per un secondo.

La frase un po' ironica fece sorridere il mio Maestro. “Ecco questo è il mio Padawan! Avanti, torniamo alla sala di controllo e vediamo che cosa possiamo fare.”

Con me in testa, tornammo al centro di comando appena in tempo per vedere Ahsoka e Aleha uscire dall'ascensore. Sembravano entrambe molto preoccupate ma a vedermi in piedi e tutto d'un pezzo (circa) cambiarono improvvisamente atteggiamento. E per fortuna che si erano perse la mia crisi isterica.

Ho le registrazioni della battaglia!” disse Aleha. Era uno dei comandanti di fanteria, e immaginai fosse appena rientrata dalla base. Diciamo che gli abiti macchiati di terra, cenere ed erba, per non parlare dei capelli fradici di sudore appiccicati al viso erano un chiarissimo indicatore del fatto che si era fatta il culo là sotto.

Qualcuno può lasciare libero un oloproiettore? Abbiamo un lavoro da fare!” esclamò Darrick in un tono talmente autoritario che a malapena riconobbi il mio amico, così calmo e riservato.

Appena tre ufficiali navali si allontanarono da un proiettore, ci radunammo lì attorno e osservammo Aleha tirar fuori da una tasca un olodisco e inserirlo nell'apposito comparto. Poco dopo, un ologramma della battaglia partì di fronte ai nostri occhi.

Ora, è andato tutto bene finchè una squadra di saltatori ha fatto esplodere la nostra copertura qui.” indicò una delle protezioni vicino alla base di controllo principale. “E sono riusciti ad entrare e arrestare chi c'era dentro. Sono tornati alla base e hanno mandato un messaggio in cui annunciavano di avere degli ostaggi e che li avrebbero uccisi se non avessimo fermato l'attacco.” alzò lo sguardo verso di me. “Padmè inclusa. A quel punto abbiamo fermato tutte le azioni offensive ma li stiamo tenendo sotto stretto controllo. Poi io e Darrick siamo saliti per informarti.”

Per fortuna i gemelli non erano con lei...” mormorò Obi-Wan.

Dove sono di preciso?” chiesi, preoccupato.

Su Naboo, al sicuro coi nonni. Li abbiamo portati lì un paio di giorni fa.” rispose, sempre osservando attentamente l'ologramma di fronte a noi.

Bene, lasciamo lì per ora e non diciamo loro nulla.” aggiunsi. “Non c'è bisogno che si preoccupino per la madre. Dove li tengono prigionieri?” chiesi.

Aleha e Darrick puntarono ad una costruzione all'estremità dell'ologramma. “Qui. Sono riusciti a mantenere il controllo di questa parte della base, che è quella più grossa, con le celle e le armerie e quel che serve loro per sopravvivere fino all'arrivo dei rinforzi. Non abbiamo molto tempo.”

Più o meno due ore prima che arrivino gli aiuti.” disse Ahsoka. “Non verranno se il cantiere, o quel che ne resta, non è sicuro. È la procedura. Possiamo tenere l'area occupata con qualche incursione senza preavviso per le prossime due ore ma non di più.”

E abbiamo bisogno di un piano molto solido prima di procedere, hanno raddoppiato la protezione e anche se ce li abbiamo sotto assedio da non so quanto tempo non credo che molleranno la presa facilmente.”

Sapevo che non sarebbe stato facile, ma non così tanto!

Da quello che vedevo dai piani della base, era un vecchio edificio repubblicano riconvertito a base militare. Forse serviva come supporto al cantiere spaziale, forse come magazzino per materiali e dormitori per gli operai. Era costituito da tre costruzioni, tutte connesse tramite un labirinto di corridoi, alcuni sotto terra e altri sopra. Tutti avevano le loro misure di sicurezza, come muri perimetrali, camere a circuito chiuso e torrette difensive. Ogni edificio aveva il suo generatore energetico, cibo e acqua e fognature indipendenti, cosa che rendeva l'assedio più complesso. Due degli edifici erano già controllati dall'Alleanza, ma il terzo era ancora sotto gli Imperiali. Non ci si poteva muovere da quello stallo.

Era una situazione spinosa ma il tempo correva e dovevamo fare qualcosa. Dovevamo sbrigarci a trovare un piano che funzionasse o le mie speranze di riavere la mia famiglia sarebbero finite in cenere. E forse Palpatine avrebbe tentato nuovamente di portarmi al Lato Oscuro, riuscendoci. Non potevo permettermelo.

Studiammo l'ologramma in silenzio per minuti, cercando di uscire da quella situazione di incertezza il più velocemente possibile. Una missione di recupero standard però sarebbe stata inutile e pericolosissima. Poteva diventare un disastro.

Dovevamo entrare silenziosamente, senza attacchi frontali a tutta potenza con fanteria e carri. Avrebbero solo rovinato tutto.

C'era solo un modo per risolvere quel casino.

Un solo uomo.

E se mi preparavo abbastanza velocemente, potevo trovare tutti, portarli fuori e forse andare anche a cercare Vader.

Mi stavo immaginando i vari scenari nella mente, ipotizzando ogni tipo di situazione a me nota, e mi convinsi sempre di più di avere ragione. Era l'unica soluzione. Qualcuno poteva descriverlo come un suicidio a rallentatore, perchè avevo poche possibilità di farcela e molte di morire, ma dovevo almeno tentare.

Mi ero sacrificato una volta, potevo farlo un'altra.

Maestro, ho un'idea.” dissi, quando fui completamente certo di cosa fare.

Tutti mi guardarono come se fossi una strana forma di alieno. “Cosa?” mi chiese lui.

Vado da solo. Nessun supporto, nessun aiuto. io. Scivolo dentro e mi faccio strada verso le celle. Quando avrò i prigionieri sani e salvi, chiamerò Ahsoka per far bombardare la base.” dissi. “Mi ci vorrà un po', ma è la sola via per entrare.”

Rimasero muti per un momento, con gli occhi fissi su di me. Dallo sguardo che avevano, tutti quanti, sapevo che stavano pensando che io stessi cercando di fare l'eroe della situazione, che ero solo un coglione che voleva farsi notare e che sarei morto di sicuro ancor prima di raggiungere il muro perimetrale. Beh, dall'esterno sicuramente avevo quell'aspetto, ma per davvero, sapevo cosa facevo.

Sei sicuro?” chiese Ahsoka. “Questo è un bel rischio da prendersi. Si parla di rischi altissimi!”

Stiamo parlando di mia moglie Ahsoka.” replicai secco, chiedendomi dove diavolo avevo trovato la concentrazione per elaborare un piano così complesso. “Non posso deluderli. Non posso deludere i miei figli. Devo salvarla.”

Lo sai che è un suicidio vero?” chiese Darrick di fronte a me.

Annuii. “Lo so. Ma so che è l'unica via dentro o fuori. Hanno detto che se facciamo un attacco in massa li uccidono tutti. Io sono grosso ma non così tanto. Posso entrare senza farmi notare.”

Come?”

Stesso modo con cui sono uscito di prigione. Mi inventerò qualcosa.” risposi. “Mi servono un paio di comlink però.”

Il piano era semplice ed elementare. Andando con calma, mi sarei avvicinato alla base, lasciando l'X-Wing e R2 lontano abbastanza da non essere captato dai sensori ma abbastanza vicino nel caso qualcosa andasse male. Poi mi sarei fatto strada dentro. In teoria, avrebbe funzionato perfettamente, avevo solo bisogno di un po' di aiuto dalla Forza per concentrarmi abbastanza.

Non era un compito facile ma lentamente stavo visualizzando un piano. Avevo memorizzato il layout della base così avrei fatto anche prima a trovare la strada. Mi diedero un localizzatore per controllare i miei movimenti in ogni momento e sistemarono qualcosa di simile alla navetta e ad R2. Eravamo tutti in contatto tramite un sistema protetto senza fili, una rete privata in pratica, quindi sarebbe stato impossibile per gli Imperiali tracciare il mio segnale.

Se riuscivo a silenziare più soldati possibile e farlo in fretta, avevo la quasi certezza di arrivare al blocco delle celle senza farmi notare.

Mi stavo preparando per partire, seduto nel mio X-Wing decorato, quando Obi-Wan saltò sulla scaletta di accesso per un'ultima chiacchierata prima di partire.

Sei sicuro di voler andare da solo? L'ultima volta che sei andato in missione in solitaria sei tornato con un braccio amputato e sposato.” disse sorridendo.

Sorrisi alla battuta. “Lo so. E sì, sono sicuro. Non è che non ti voglio in giro. È solo che so che sarà più facile se vado da solo.”

Scrollò le spalle. “Stiamo parlando della tua vita Anakin.”

No, stiamo parlando di mia moglie. So che è un sinonimo, ma per piacere, non farmi la paternale. Non posso lasciarla laggiù.” dissi. “Non ora che sono così vicino. Che so che è quasi al sicuro.”

Mi diede una pacca sulla spalla. “Bene. Chiama se hai bisogno. E cerca di non metterti troppo in mostra.”

Non lo farò Maestro.”

Annuì. “Bene. Che la Forza sia con te allora. Riportala a casa.” chiuse il portellone e saltò giù, dandomi spazio di manovra per uscire dall'hangar.

Lo farò Maestro. Lo farò.”

Respirai a fondo e cercai di calmarmi il più possibile. Con calma, mi diressi verso il portellone e lì attesi il permesso di partire.

Non si tornava indietro. L'avrei ritrovata ad ogni costo. E avrei rischiato la mia vita per salvare la sua, esattamente come otto anni prima.


Ok, capitolo schizzato. L'ho scritto il 23 dicembre 2010 in poco meno di un'ora dopo aver visto Il Cigno Nero (non avevo voglia di aspettare l'uscita Italiana, visto che, a quanto pareva, l'avrebbero fatto uscire SOLO il 25 Marzo tipo quattro mesi dopo l'uscita negli USA e ben un mese dopo gli Oscar. Odiose tempistiche del piffero) ed ero un po' scombussolata. Un po' parecchio. Diciamocelo, quel film è un mind fuck atomico per tutti. Nel bene e nel male...l'ho rivisto al cinema tipo tre volte.

Anyway...ve l'avevo detto che si entrava pian piano nel vivo dell'azione. Ora, non aspettatevi chissà che cosa dal prossimo, perchè pure quello l'ho scritto in due tornate la notte di Natale e l'ho finito tipo alle tre del mattino dopo aver fatto una pausa di due ore per la Messa (lo ammetto, non sono credente ma mio padre ci teneva...) e un buon mezzo litro di vin brulè caldo...ma aspettate di arrivare al 32 (miiiiii 12 pagine da tradurre...me vien male) e lì si parla di roba bella.

In ogni caso, mi scuso per il ritardo che ci impiego a tradurmi, ma ci sono anche impegni contingenti (SpazioRock, vita privata, gattini in arrivo, amiche che ti tengono sveglia fino alle quattro di notte ciarlando delle relative fanfiction, Castle che mi sta facendo diventare una fangirl del piffero, l'ultimo disco di Kate Bush che mi fa piangere tanto è bello...belle cose insomma) che mi tengono ferma (per non parlare di Red Rain!) quindi se proprio vi rompete di aspettare...messaggiate, addatemi a facebook, massacratemi di messaggi personali su twitter o tumblr (a vostro rischio e pericolo, rebloggo un sacco di roba del suddetto Castle)...fate vobis, ma spronatemi, che se no mi dimentico di scrivere.

Ciau belli!

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Capitolo 30
*** Far Too Human To Let Go ***


Capitolo 30 – Far Too Human To Let Go

Sorvolai un paio di volte lo spazio sopra la base. Si trovava in una fitta foresta, formata da piante sconosciute ad alto fusto e proprio accanto a un fiume piuttosto impetuoso. Chi aveva progettato e costruito la base era stato molto saggio scegliere quel luogo, dato che strategicamente parlando era il posto migliore nella zona. Facile da difendere, con molta acqua e una fitta foresta tutto attorno per per nascondersi.

Trovai un buon punto per atterrare e lentamente iniziai la mia discesa, mentre R2 teneva il suo occhio elettronico fisso alla ricerca di ogni presenza imperiale attorno il il punto di atterraggio. A quanto pareva, erano tutti chiusi nella base per proteggerla. Il che era una un'ottima cosa. Non appena il mio X-Wing toccò terra, lasciai il presto delle procedure a R2 e dopo aver slacciato le cinture di sicurezza aprii la cabina e saltai giù. Mi guardai intorno mentre indossavo il mantello.

"R2, per favore, prenditi cura della navetta. Se qualcuno si avvicina, portala lontano da qui. Io non voglio che lo trovino, capito?" Con un fischio basso e lungo mi disse che era d'accordo.

Aveva appena messo piede, o meglio, ruota, sul terreno erboso, ed stava già verificando i motori e gli scudi. Quel piccolo barilotto di latta era instancabile, non c'era modo di distrarlo dai circuiti e le macchine non appena aveva un momento libero.

"E, fammi un favore, mi puoi mostrare di nuovo i piani della base?" Girò è cupola verso di me e puntò il oloproiettore a terra, un attimo dopo la stessa holo che Aleha ci aveva mostrato mi apparve davanti. Avevo due possibilità per entrare. Uno di questi era un piccolo ingresso posteriore a sud-ovest della base. Era una porticina che sicuramente non veniva aperta quasi mai ma con un buon taglio di spada laser poteva essere aperto in un attimo.

L'altro era una una sorta di tubo dell'acqua, un canale artificiale che portava l'acqua dal fiume al serbatoio di stoccaggio di base. Quella era la mia seconda opzione. Altrimenti, se nessuno dei due metodi avesse funzionato, potevo sempre saltare da uno degli alberi sulle mura di cinta. Non era un metodo elegante, ma almeno era efficace. Plateale, ma efficace.

Nel frattempo dovetti trovare una via d'uscita per tutti i prigionieri. Da quello che ho potevo vedere dal blocco delle celle c'era un solo modo sicuro per uscire e avrei dovuto assicurarmi che fosse completamente sgombro nel momento in cui dovevo far passare i prigionieri. C'era un corridoio, tre piani più su, che correva perpendicolarmente al corridoio principale dell'area di detenzione e che portava dritto in una stanza probabilmente utilizzata come sgabuzzino o roba del genere, ma che soprattutto costituiva la connessione tra le due sezioni della base, tramite un condotto di sicurezza che condiceva parte della base che era nelle mani della Ribellione.

Quella era la mia via d'uscita. Era lontano dalle celle, ma era il modo più sicuro per portarli fuori tutti d'un pezzo. Dovevo fare in modo che non ci fosse nessun soldatino a rompere le scatole però.

"Bene. Tieni d'occhio il ComLink, se ho bisogno di aiuto ti chiamo. D'accordo?"

Non credo sia opportuno tradurre letteralmente quello che disse, diciamo solo che se avesse avuto le gambe mi avrebbe mandato a calci in culo verso la base.

"Va bene vado non ti preoccupare, vado!" Tirai il cappuccio sopra la testa e mi diressi verso la base. C'era circa un miglio tra dove avevo “parcheggiato” la navetta ed il perimetro della base, non era una distanza enorme, ma i cespugli erano piuttosto fitti ed era un po' difficile aggirarli. Gli alberi erano alti e spessi abbastanza da darmi una buona copertura in caso ci fossero telecamere di sicurezza o altre cose del genere. Camminando molto lentamente mi avvicinai alla base e, non appena avvistai il muro perimetrale rallentai ancora di più. Non volevo essere visto. Temevo avessero dei rilevatori di movimento sparsi per la foresta, ma fortunatamente non era quello il caso.

Raggiunto il limitare del bosco, mi inginocchiai dietro uno degli alberi più grandi che trovai intorno a me e sbirciai verso il muro. Vidi almeno sei soldati e due torrette nello spazio di qualcosa di più di un centinaio di metri. Quel posto era pesantemente sorvegliato. Che cazzo, avrei dovuto passare dall'altra parte.

Il che significava passare attraverso il tunnel che portava acqua pulita dal fiume vicino al deposito dell'acqua principale. Avrei dovuto fare un giro più lungo, ma almeno avrei avuto la possibilità di sgattaiolare dietro di loro senza essere notato. E la furtività era la chiave per il successo dell'operazione.

Dovevo essere veloce, perché davanti a me c'era una lunga nuotata. E il tempo passava. Ahsoka mi aveva dato due ore da quando lasciavo la nave ammiraglia della flotta. Erano già passati quaranta minuti. Camminai rimanendo ad un paio di metri dai margini della foresta e raggiunsi il fiume. L'ingresso del tunnel artificiale che entrava nella base era a sud della mia posizione, contro corrente. Non sarebbe stato facile ma con un piccolo aiuto da parte della Forza, era più che fattibile. Avevo nuotato in posti peggiori, dopotutto. Mon Calamari...

Aprii una delle tasche più grandi della mia cintura e afferrai il respiratore aquata. Speravo che funzionasse ancora dopo tanti anni. Una volta che l'ebbi messo in bocca, respirai a fondo e constatai che quanto meno l'aria passava ancora, dopodichè mi immersi fiume e nuotai contro corrente. Era un po' più difficile di quello che avevo preventivato, soprattutto perché i vestiti si inzupparono in fretta e divennero incredibilmente pesanti. Almeno il respiratore funzionava bene e potei respirare normalmente pur stando almeno un metro sotto la superficie dell'acqua, anche se mi ci volle un attimo per adattarmi.

Improvvisamente tutto quello che avevo fatto al corso di volo e durante l'annesso allenamento mi tornò utile. Raggiunsi l'ingresso del tunnel prima di quanto avessi pensato. Quando trovai l'imboccatura, diedi una rapida occhiata fuori dall'acqua, solo per vedere se ci fosse qualcuno di guardia che l'ingresso posteriore. Per fortuna, non c'era nessuno su quel lato del muro di cinta. Un po' di fortuna ogni tanto...

Mi tolsi i capelli dagli occhi e mi guardai intorno. Il tunnel era proprio davanti a me, mezzo pieno d'acqua. Il tunnel era appena largo abbastanza per strisciarci dentro, e non è che avessi molto spazio per muovermi visto che non sono propriamente piccolino. Una trentina di metri passati a strisciare nel tunnel fangoso, raggiunsi una griglia di protezione.

Con attenzione, la tolsi di mezzo con un taglio rapido e preciso e lentamente ripresi a strisciare in avanti. Il tunnel da quel punto era largo abbastanza per starci in piedi, anche se dovetti piegarmi per non sbattere la testa contro il soffitto. Ero immerso in acqua fino ai fianchi, ma almeno ero in piedi. Avevo fango ovunque e dava un fastidio immane, ma l'asciutto era a portata di mano. Lì sotto però era terribilmente buio e per vederci dovetti usare una torcia elettrica.

Da quello che riuscivo a malapena a vedere, la galleria continuava per una lunghezza indefinibile, così continuai a camminare e basta. Mi ricordava quel giorno, sulla Invisible Hand, quando io e Obi-Wan per poter scappare da Grievous e il suo manipolo di droidi avevamo tagliato una delle pareti del serbatoio del carburante della nave. Bella idea. Almeno questa volta è stato solo acqua. Acqua incredibilmente fredda mescolata a fango e muschio, ma solo acqua.

Quel tunnel sembrava senza fine, ma dopo un tempo che mi sembrò una vita intera trovai un'apertura alla mia sinistra. Non era nemmeno chiusa, neanche una grata o un cancellino, niente. Salii i tre pioli della scaletta arrugginita ed entrai in quella che sembrava il deposito principale della base.

C'erano scatole di varie dimensioni e botti di duracciaio sparsi ovunque, ammucchiati intorno alle mura uno sull'altro. Era ovviamente un deposito di qualche tipo. Aprii una delle scatole plastacciaio per ritrovarmi davanti un compartimento pieno di mine di prossimità.

Che branco di imbecilli. Mai, mai, lasciare materiale esplosivo, così tanto soprattutto, in una parte così debole della base. Chiunque con una fiamma ossidrica può passare attraverso una griglia di protezione!

Mi venne in mente un'idea. Presi due pacchetti di mine e mi avvicinai alla porta del magazzino. Aspettai un paio di secondi, concentrandomi così da poter capire se ci fosse qualcuno dall'altra parte. Potevo sentire i passi intorno a me, ma niente di vicino alla porta. C'erano molti soldati ai piani superiori, ma nessuno al mio stesso livello. In quel modo potei proseguire certo del fatto che almeno finchè restavo lì non avrei incontrato nessuno.

Aprii la porta e uscii.

Cercai di dare una sistemata i vestiti zuppi e mi tirai indietro i capelli che continuavano a finirmi davanti agli occhi, ma non ottenni granchè. Erano troppo bagnati e infangati. Strizzai il mantello, e lasciai una pozza piuttosto consistente ai miei piedi, ma almeno aveva smesso di gocciolare. Quando finalmente fu almeno decente abbastanza da essere indossato, anche se reso pesante ed esteticamente osceno dall'acqua e dal fango me lo misi sulle spalle, tirando su il cappuccio fino sopra il viso. Era il momento di entrare in azione.

Ma le cose vanno mai come ci si aspetta. Mai. Se trovare l'ingresso giusto era un po' difficile, farmi strada strada verso la base lo fu ancora di più. Era un labirinto impazzito pieno di attività, con gente che si muoveva su e giù per i corridioi di ogni piano e non fu facile trovare la direzione giusta trovare la giusta direzione, considerando che ogni volta che sentivo parlare o mi accorgevo che qualcuno si stava avvicinando doveo o cambiare direzione o nascondermi da qualche parte, e non era sempre facile trovare una stanza vuota in cui infilarsi.

A dire la verità, un paio di volte fui costretto ad agire per evitare di essere scoperto. Dovetti spezzare più di un collo pur di rimanere nell'anonimato, per non parlare di più di un trucco mentale. Ero stato fortunato, perchè non sempre funzionava. Alcuni cloni erano più deboli di altri, e con quei cloni specifici, ho dovetti usare la forza. Non la Forza, voglio dire che a volte ho dovuto abbatterli, ho dovuto usare la forza bruta.

Una volta riuscii a distrarre un soldato in modo da muovermi senza essere notato, ma che fu solo fortuna. Un paio di volte ho dovuto rompere qualche collo e nascondere i corpi, cose del genere. Cercai di rimanere nascosto che che potevo, ma a volte non riuscii a passare così inosservato come avrei voluto. Inzuppato com'ero, facevo un rumore infernale.

Tutto intorno a me sentivo i movimenti febbrili dei soldati e degli impiegati della base, e più mi muovevo lì dentro e più mi convincevo che Vader era vicino.

Troppo vicino per i miei gusti. La sua eco nella Forza era quasi insopportabile. Potevo sentire quella eco maligna che stritolava la Forza intorno a me, oscurando tutto, molto più di quel che potessi immaginare. E voglio dire, ho visto quello che il Lato Oscuro può fare, ho vissuto i suoi effetti collaterali sulla mia pelle più di una volta, conoscevo più bene quello che sentivo intorno a me.

Mi concentrai sul mio lavoro ma la sensazione di oscurità non se ne andò. Dovetti spingermi a superarei i miei limiti a sopportare quella eco, ma riuscii a resistere. Dannazione, l'ultima volta che ci eravamo visti, ci eravamo quasi uccisi a vicenda, ma non era arrabbiato in quel momento. Proprio in quel momento, in quel frangente lì su Daltarra, potevo sentire la sua ira.

Palpatine doveva averlo mandato lì a vegliare sulla sua base, ma noi lo avevamo preso alla sprovvista in qualche modo. Era veramente incazzato, lo sentivo chiaro e tondo. Ma io avevo qualcuno per cui combattere, ed ero troppo umano di lasciarsi andare. Non potevo. Avevo giurato sulla Forza stessa che avrei fatto tutto il possibile e anche di più per proteggerla, e non potevo lasciarla andare solo perché mi trovavo nello stesso edificio della mia nemesi. Non potevo. Mi fermai per un attimo, feci un respiro profondo e cercai di smettere di pensare a Vader, sostituendo quel pensiero con la fortissima, indistruttibile determinazione di riportarla a casa sana e salva.

Per riaverla con me. Quel pensiero mi tenne insieme e mi aiutò a concentrarmi anche se la Forza intorno a me si muoveva così rapidamente che a volte mi faceva girare la testa. In ogni caso trovai la rampa di scale che portava al piano superiore e le imboccai. Lì c'era molta più attività. Dovetti fare molta, molta attenzione.

Improvvisamente sentii che qualcuno si avvicina e mi nascosi in una stanza alla mia sinistra. Troppo tardi. Avvertii la presenzadi qualcuno che si avvicinava e mi concentrai su di esso.

"Dannazione ..." mormorai. Afferrai l'elsa della spada e aspettai. Il soldato aprì la porta e sbirciò dentro, la canna del blaster puntato lontano da me. Non potevo permettermi di aspettare troppo, così mi mossi più in fretta che potevo e utilizzando la Forza gli strappai il blaster dalle mani.

"Che cazz. .." Non potè finire la sua imprecazione. Feci un passo verso di lui e accesi la lama. Gli passai la lama proprio attraverso il cuore, uccidendolo all'istante. Cadde a terra ma fui abbastanza veloce a supportare il suo cadavere prima che cadesse a terra facendo più rumore di un motore a iperguida rotto. Lo trascinai lontano dalla porta posai il più delicatamente che potevo sul pavimento, poi frugai nelle tasche della sua cintura porta attrezzi. Non aveva le chiavi di cui avevo bisogno, ma aveva un olodisco programmato con una mappa olografica della base. Quello poteva essere utile. Aveva un'altra cosa utile. Un comunicatore imperiale. Presi il casco e tolsi la cuffia. Non avevo bisogno del microfono, ma il ricevitore sarebbe piuttosto utile. In quel modo potevo ascoltare le loro conversazione e scoprire se ero stato avvistato o no. Mi infilai l'auricolare e poi uscii. Il corridoio era vuoto. Fantastico! Ero libero di muovermi come volevo, almeno per un po'.

Studiai un attimo la mappa per un attimo poi andai verso sud. C'era un'altra scala che portava dritto all'area di detenzione. Facendo sempre molta attenzione, mi diressi verso le scale, ma questa volta andai un po' più veloce.

Era una di quelle situazioni in cui l'unica regola è "essere veloce o essere morti". Tutte le operazioni in assetto one-man-army sono una questione di fretta. Aprii la porta della scala e praticamente corsi di sopra, di due piani. Ancora nessuna attività Imperiale lì.

Ed era strano. Certo, avevano bisogno di controllare i prigionieri e i ribelli fuori... ma solo uno scontro diretto con un soldato soldato da quando ho fatto un passo nella base? Quel giorno stava diventando sempre più strano ogni minuto che passava.

Stavo per aprire un'altra porta quando sentii una strana eco attraverso la Forza, qualcosa di strano, un misto di paura e determinazione, mescolato con qualcosa di nuovo, qualcosa che non sentivo da anni. Qualcosa che provavo ogni volta che ero con Padmé. Rra vicino, ed era spaventata. Dovevo muovermi!

Praticamente feci saltare la porta entre la aprivo solo per ritrovarmi davanti ad una piccola squadra di stromtrooper e un paio di ufficiali.

"Oh, merda ..." Mormorai mentre accendevo la spada laser nel momento stesso in cui davano l'ordine di sparare su di me

"Abbattetelo!" gridò uno degli ufficiali.

Abbastanza facilmente, riflessi i loro colpi, facendoli rimbalzare verso il mittente, ammazzando o mutilando a morte molti di loro mentre camminavo attraverso il gruppo. Ogni passo che facevo, uno o più soldati caddero a terra, morti. Lasciai i due ufficiali per ultimi. Uno di loro estrasse la pistola dalla fondina, ma gli taglia l'avambraccio appena fece il movimento, per poi mozzargli la testa con un unico movimento della spada, facendolo cadere a terra con un tonfo sordo.

L'altro ufficiale, terrorizzato, corse verso l'altra porta cercando di fuggire, ma con una spinta veloce attraverso la Forza lo mandai a terra con gli altri, anche se vivo e ancora in un unico pezzo. Camminai verso di lui, spostando con un calcio l'ufficiale decapitato. Appena fui al suo fianco mi inginocchiai accanto a lui. Lo guardai mentre cercava di fuggire via da me, ma lo fermai, afferrando l'orlo della sua uniforme.

"Tu sei?" gli chiesi, stranito dalla mia stessa calma.

"Tenente Piet". balbettò.

"Piacere di conoscerti tenente. Ora, io so che non è il modo migliore per conoscerso ma ho fretta di raggiungere un certo luogo. Per favore, puoi indicarmi la strada per l'area di detenzione?"

Tentai il trucco mentale su di lui, e dal cambiamento di espressione sul suo volto, funzionò perfettamente.

"Terza porta sulla destra, prendi l'ascensore e vai al secondo piano sotterraneo. avrai bisogno di una chiave speciale per arrivare a quel piano." rispose, docile come un cucciolo bantha.

"Hai quella chiave?" gli chiesi-

"Sì". Si frugò nella tasca sinistra e afferrò una tessera magnetica.

"Eccola" presi la tessera.

"Grazie tenente. Apprezzo molto il tuo aiuto. Ora, se qualcuno ti fa domande su questo casino, dì loro che è stato Anakin Skywalker a farlo. Sapranno chi stai parlando."

"Sì, signore. Lo farò signore."

"Bene. Ora, perché non dormi un po'? Sembri stanco."

Fu così facile! E lo ammetto, mi divertii un sacco a fottergli la mente. Quando l'ho lasciato, stava dormendo come un bambino. Mi diressi verso l'ascensore come mi aveva detto e intanto ascoltai attentamente le comunicazioni interne alla base.

Qualcuno stava cercando di entrare in contatto con i soldati di quel piano, perché i rumori della sparatoria si erano sentiti praticamente in tutta la base. Era i problema principale dei blaster. Erano rumorosi come l'inferno.

Quando presi l'ascensore, inserii la chiave magnetica al suo posto e spinsi il pulsante del piano. E ci volle un po' per arrivare al piano giusto ma non appena feci un passo fuori dall'ascensore mi ritrovai davanti ad un corridoio pieno di soldati.

Eddai, che palle! Un uomo non può neanche cercare di entrare di nascosto da qualche parte e passare inosservato?" Brontolai mentre rifacevo la scena di prima, accendendo la spada mentre mi sparavano addosso con tutto quello che avevano. E i colpi che potevano risultare pericolosi per me, venivano rapidamente rispediti al mittente con un paio di movimenti.

Caddero sul pavimento come un manipolo di soldatini giocattolo. Questi nuovi cloni erano seriamente disfunzionali, erano veramente pessimi. Mi mancavano i cari vecchi cloni di Fett. Quelli erano veri guerrieri, come loro fonte. MI feci strada attraverso la piccola folla di fronte a me lasciando una scia di cadaveri e arti mozzati dietro di me.

Questo è il lato peggiore di scontri ravvicinati. Il disastro che ci si lascia alle spalle. Controllai che non ci fossero sopravvissuti, ma non ce n'erano. Ne avevo spinto uno contro il muro così frote che il casco era incrinato in un paio di punti. E quelli erano considerati quasi indistruttibili. Beh, avevano anche iniziato a risparmiare sulle forniture militari.

Non potevo liberarli in quel momento però. Ma molti di loro stavano battendo contro i muri e le porte chiedendo cosa stava succedendo. E dovevo dire loro qualcosa!

"Aspettate qui, sono qui per salvarvi. Datemi solo un momento!" gridai.

Bene, ora era solo una questione di pulire le via d'uscita, e fino a quel momento, sarebbe stata la cosa più facile da fare. Il modo ce l'avevo già in testa. Avendo già ucciso tutti i soldati dell'area di detenzione, nessuno aveva chiamato rinfornzi, quindi la via era libera fino al punto che mi interessava. Ringraziai la Forza per i piccoli favori.

Il famoso corridoio e la porta erano tre piani sopra, e c'era un solo modo per raggiungere quel livello. L'ascensore. Una sola via d'uscita. Sembrava una sorta di legge, una frase che ricorreva in continuazione quel giorno!

Ricordate il mine di prossimità? Beh, ne avevo sei e le posizionai in punti strategici per tutto il tragitto dall'uscita dell'ascensore fino alla stanza con il corridoio di collegamento alla parte di base in mano ai Ribelli. Una misura di sicurezza più che un vero e proprio modo per far del male ai soldati. Quelle bombe fanno un rumore infernale quando esplodono, e potevo sentirle anche da tre piani più in basso.

Ero sempre più impaziente, attraverso il ComLink sentivo cose che non mi piacevano, roba tipo "Invia più truppe all'area di detenzione." o "Abbiamo un intruso. Trovatelo e uccidetelo!" Non mi lasciavano molto tempo. Avevo una squadra intera di bombardieri in attesa del segnale per poter volare sul pianeta e radere al suolo la base, avevo poco meno di un'ora per portarli in salvo.

Appena misi 'ultima mina, mi precipitai di nuovo verso l'ascensore e poi giù verso le celle.

"Ahsoka, mi ricevi?" La chiamai attraverso uno dei comlink

"Qui Ahsoka." rispose lei. "Come stai?"

"Zuppo fino al midollo e con un striscia di cadaveri troppo lunga dietroi". risposi.

"Ti hanno scoperto?"

"No, almeno non sanno chi è l'intruso. Ascolta, chiama le truppe sul lato della base conquistata, sto per aprire le celle."

"Bene. Chiamateci quando siete fuori".

"Senz'altro. Ci si vede!"

Utilizzando la stessa chiave che Piet mi ha dato, aprii la prima cella. L'uomo all'interno saltò come una molla quando vide la porta scorrevole aprirsi. Beh, credo che la vista di uno Jedi bagnato, coperto di fango fino ai capelli con la spada laser accesa non sia il massimo per uno già spaventato come potevano essere i prigionieri.

"Sono Atton Rosh, sono qui per portarvi in salvo!" dissi in tono di comando. Non so perché usai il mio nome falso. Semplicemente mi uscì così, come se nulla fosse.

"Chi?" chiese, ancora impaurito. Era pallido come un lenzuolo pulito di fresco.

Feci spallucce. "Non abbiamo tempo. Basta che ti di me, sono uno Jedi, esci di qui e prendi uno di quei blaster, potremmo averne bisogno dopo.” risposi. "Vai verso l'ascensore e aspettami. Ho un piano."

"Come hai fatto ad entrare qui?" chiese mentre prendeva uno dei blaster.

Aprii una delle porte. Ancora nessuna traccia di lei. "Ho strisciato attraverso un canale dell'acqua, dai usciamo di qui!" per esperienza personale, le persone che sono sotto shock, spaventate o preoccupate tendono a rispondere meglio ad un tono di comando, anche se può sembrare maleducato o indifferente.

Stessa scena ripetuta sei volte e per sei volte dovetti ripetere le istruzioni fino a quando aprii l'ultima porta.

"Sono Atton Rosh e..."

Mi bloccai a metà frase, assolutamente ammutolito.

Lei era lì. Sana e salva. Proprio come la ricordavo. Bella come sempre, mozzafiato anche in quella situazione terribile.

Improvvisamente, mi si seccò la gola e giuro sulla Forza che sentii il cuore saltare un battito o due.

"Anakin!"


Ohilà, buon Nasale a tutti! (cit)

Allora, forse non tutti sanno che questo capitolo, almeno la sua versione in inglese, è andato online esattamente un anno fa. Avrei potuto tradurlo e postarlo già un paio di settimane fa ma ho deciso di aspettare e di metterlo online la notte di Natale anche in questo caso. Perchè? Perchè è una sorta di regalo che vi faccio, finalmente i due si ritrovano, anche se c'è la mia solita interruzione strategica. Il prossimo è quasi peggio, ma cercherò di metterlo online il prima possibile. Divertitevi e ancora Buon Natale a tutti!!!!

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Capitolo 31
*** What It Means To Be Free ***


 

 

Capitolo 31 – What It Means To Be Free

Anakin!"

Il
mio nome riecheggiò nella stretta cella per quello che rembrò un'eternità mentre ce ne stavamo fermi, uno di fronte all'altro. Mi sembrava di essere stato fulminato. Non potevo muovermi, parlare o respirare, ero completamente ammutolito. Accidenti, l'avevo trovata. Finalmente, dopo così tanto tempo...

Non
riuscivo a crederci. Era come essere in un sogno. Sapevo che era in quella base, ma dopo tanti anni devo ammettere che avevo quasi perso quello che era rimasto della mia speranza di trovarla. Dopo tanto tempo separarti, ero venuto a patti con il fatto che la galassia era troppo ampia e c'era sempre una possibilità che non li avrei mai potuti trovare e quell'idea era ancora radicata nella mia testa, una cosa che rese quel momento surreale. Ma lei era lì, viva e vegeta, proprio davanti a me, così vicino che eravamo a un passo l'uno dall'altro. Ed io ero piantato lì. Non potevo muovermi, come se qualcuno mi avesse inchiodato gli stivali al pavimento. E non solo ero bloccato ad un passo dalla soglia, ma sono sicuro di aver avuto stampata in faccia l'espressione più idiota della mia vita. I capelli bagnati non aiutarono.

"Che
la Forza sia con me..." Sussurrai, con la voce così bassa che dubito mi abbia sentito.

"Anakin
" ripeté, sul punto di piangere. Fece un passo verso di me e mi atterrò tra le braccia, abbracciandomi più stretto che poteva. "Non ci credo..."

Seriamente,
avevo quasi dimenticato quanto fosse meraviglioso esserle così vicino.

"Credici
o no..." Quasi scoppiai a ridere mentre la stringevo tra le mie braccia. Diavolo, era più piccola di come me la ricordavo. "Ti ho trovato!"

"Mi
sei mancato così tanto ..." sussurrò. Sapevo che stava piangendo, e presto l'avrei seguita. "Io non..."

"Calma
Angelo mio, sono qui adess. E non vado da nessuna parte!"

Sentii
le sue dita stringere forte il tessuto zuppo del mantello sulla mia schiena come se la sua vita dipendesse da quanto forte era la sua presa su di me. Fu forse l'abbraccio più bello della mia vita. Tutto in una volta,. Per attimi interminabili, rimanemmo lì, stretti l'uno all'altra, così... non lo so. Mi stavo ri-sintonizzando e riabituando alla sua presenza rassicurante, e lei... beh, non potrò mai ammetterlo, ma stavo come un bambino.

E
anche se era un momento terribile, fermi al piano di detenzione di una base militare imperiale con altri cinque ribelli di scortare in sicurezza, beh, assaporammo quell'attimo a fondo come se fossimo da soli. La sensazione era magica. Improvvisamente, la presenza di Darth Vader in qualche modo fu smorzata dalla sua vicinanza, mi sentivo in pace per la prima volta dopo anni, probabilmente da quando ho lasciato Tatooine 21 anni prima. Fu stato davvero la sensazione più potente che avessi mai provato, averla così vicina di nuovo. Ed era sempre meglio, ogni secondo che passava, come se fossi un serbatoio vuoto che si riempiva di carburante. Sembrava veramente che mi stessi ricaricando. E credetemi, se fossimo stati in una situazione completamente diversa, se fossimo stati sicuri e lontano dall'Impero e non per salvare altri sei ufficiali di alto grado della ribellione, avremmo fatto qualcosa di completamente diverso...

Ma
anche se avevamo trovato il nostro piccolo momento di puro paradiso, sapevo che il tempo correva e dovevamo muoverci. Non potevamo permetterci di perdere secondi preziosi, considerando quello che stavo sentendo attraverso il ComLink imperiale.

"Lo
so che non è il momento migliore per dirlo, ma Padmé, dobbiamo andare. Non abbiamo molto tempo!"

Fece
un passo indietro, tirando su col naso pesantemente, e annuì. "Lo so. È solo..."

Sorrisi
per la prima volta dopo mesi, con tutto il cuore. "Non c'è bisogno di dirmelo. So come ti senti!"

Lei
sorrise di nuovo, finalmente alzando il viso e guardando dritto negli occhi. Dannazione, era ancora più bella dell'ultima volta l'avevo vista. Non potevo davvero credere ai miei occhi.

"Ti
amo..." sussurrò.

"Ti
amo anche io Angelo. Non sai quanto." Risposi, abbracciandola di nuovo per un attimo troppo breve ma incredibilmente forte. "Ora dobbiamo davvero di andare. Prima usciamo e poi parliamo, che ne dici?"

"Sembra
ragionevole. Troppo ragionevole per te..." fece un sorrisetto storto, e sentii un pizzico di ironia nella sua voce.

"Ehi,
la gente cambia sai!" La spinsi gentilmente in modo che facesse un passo indietro, così da poterla guardare in faccia. "Adesso proviamo ad uscire da questo posto. Non ci vorrà molto prima che gli Imperiali notino che siete tutti fuori e vagabondate nella base".

Non
disse una parola, accettò, senza fare storie. Potevo immaginare che ne aveva abbastanza di quella cella, era sempre stata uno spirito libero, gli spazi angusti non le si addicevano, almeno non per troppo tempo. Entrambi uscimmo da quella cella. I Ribelli erano già armati con i fucili dei soldati morti e stavano cercando di capire dove si trovavano.

Usando
la Forza, tirai verso di me uno dei blaster rimasti e controllai in che condizioni era. Aveva ancora la sua cella di energia completamente carica, visto che il soldato non aveva nemmeno avuto il tempo di sparare un singolo colpo. "Ecco". Dissi mentre lo consegnavo a Padmé. "Sai come si usa?" chiesi.

Lei
mi guardò come se avessi appena insinuato che non era in grado di fare il più semplice lavoro di routine. "Certo, che domande. È un blaster, niente di più."
 

È un fucile di ultima generazione, piuttosto diverso da quelli con cui sei stata addestrata!" il che era la mia preoccupazione principale. Essendosi nascosta per così tanto tempo ero convinta che avesse perso i contatti con le più recenti tecnologie. Io stesso avevo dovuto studiare quella cosa per un po' quando Dakk mi aveva spiegato come usarlo. Non avevo voglia di spararmi ad un piede.

Scuotendo
la testa prese il blaster dalla mia mano e rilasciato il pulsante di sicurezza, caricò il fucile con 300 colpi. Poi, senza mai staccare lo sguardo, tirò la leva per la modalità di fuoco pesante. Il fucile emise un sibilo basso, segnalando che era pronto a sparare. Mi lanciò uno di quegli sguardi ho sempre odiato, quello sguardo che significa "con chi ti credi di essere tu che fare" in un tono sarcastico che pungeva come un ago.

"Va
bene, sai come usarlo." Sospirai, sconfitto su tutta la linea. "E voi?" Chiesi agli altri.

"Anche
noi, Maestro Rosh". rispose uno di loro.

"Bene.
Ora ascoltate!" Dissi mentre mi dirigevo verso la porta, di fronte a loro. "Ho preparato alcune trappole sulla via di fuga. Ci sono delle mine di prossimità, sei, appiccicate ai muri vicino all'ascensore e fino alla porta di accesso che collega questa parte della base e la parte che l'Alleanza è riuscita a prendere sotto il suo controllo. Voglio che tutti voi stiate molto attenti, sarà molto probabile incontrare dei soldati, visto che siamo nel bel mezzo del territorio nemico. Vado in testa al gruppo e cercherò di difendervi al meglio. Ci siamo capiti? "

Annuirono
tutti. "Io resto in coda al gruppo". disse uno di loro, una piuttosto grande, un Mon Calamari, se non ricordo male si chiamava Colonnello Ackbar. "E controllo nel caso arrivino da dietro."

"Improbabile,
considerando il percorso che ho deciso, ma comunque va benissimo. Siete pronti?" 

"Sì,
Maestro". 

"Bene.
Andiamo allora, e che la Forza sia con noi!" Dissi mentre premevo il pulsante dell'ascensore.

Quando
la porta si aprì, salirono sulla piattaforma di carico e mi aspettarono. Stavo per fare la stessa cosa quando ebbi un'idea. Mentre stavo aprendo le porte avevo visto un contenitore di armi appeso nel muro. Forse, se mettevo in scena un incidente con le armi all'interno del blocco celle...

"Tenete
aperto l'ascensore, ho un'idea". Mi diressi verso l'armadio correndo e lo aprii.

"Che
cosa stai facendo?" chiese Padmè, un po' preoccupata.

"Un
diversivo. Se insceno un malfunzionamento di una di queste armi e riesco a creare un'esplosione abbastanza grossa, forse possiamo muoverci inosservati. Non voglio perdere nessuno di voi!" risposi.

All'interno
dell'armadio trovai un comparto pieno di celle di potenza e batterie, ma non esplosivi. Dovetti manomettere un paio di batterie per ottenere il tipo di esplosione che volevo. E dovetti fare in fretta. Afferrai una delle batterie e la aprii, rivelando il circuito stampato e un paio di fili. Beh, almeno le batterie Imperiali erano di quelle vecchio stile, con fili e tutto. Feci lo stesso con un altra poi tagliai i quattro fili e collegai le due batterie per chiudere il circuito. L'alimentazione è pronta. Mi mancava solo qualcosa da far esplodere. E la cella di potenza per blaster avrebbe dovuto funzionare.

"Maestro,
dobbiamo fare in fretta!" mi fece pressione uno dei ribelli in ascensore. Guardai verso di loro e vidi cinque volti preoccupati e in mezzo a loro, Padmé che sorrideva mentre lavoravo. Sapeva quello che stavo facendo.

"Aspetta
un attimo!" Risposi mentre strappavo i fili della cellula di alimentazione e li collegavo, in un modo piuttosto barbaro, ai fili scoperti delle due batterie avevo attaccato. Poi misi la granata rudimentale vicino ad altre celle ad alto potere infiammabile, dopodichè strappai il filo di sicurezza, così le due batterie iniziarono a sovraccaricare la cella. Fatto questo, mi misi a correre come se avessi gli inferni dei Sith proprio dietro al fondoschiena. La piccola folla in ascensore si separò e mi lasciò abbastanza spazio per fermarmi impattando contro la parete un secondo prima che Padmé premesse il pulsante e la porta si chiudesse.

Subito
dopo, sentimmo un botto piuttosto forte dal lato opposto. Non è stato un'esplosione molto forte, ma era sufficiente per essere sentita attraverso la pesante porta di duracciaio. Lasciai passare un secondo, aspettando che le orecchie smettessero di fischiare, e inserii la chiave che il tenente Piet mi aveva dato "dato" nel suo alloggiamento e premetti il pulsante del piano desiderato.

"Tutto
bene?" mi chiese Padmè mentre facevo un respiro profondo per calmarmi un po'.

Feci cenn di sì. "Sì,
sto bene. È solo che non amo troppo bombe ed esplosioni, tutto qui". Risposi stringendo la mano attorno l'elsa della mia spada e avvicinandomi alla porta. Avevo la sensazione che avremmo incontrato gente non proprio amichevole nel momento stesso in cui le porte scorrevoli si sarebbero aperte.

"Non
piacciono nemmeno a me..."sussurrò qualcuno dietro di me.

"Nessuno
ama le esplosioni, ad eccezione di cacciatori di taglie e specialisti degli effetti speciali dei film!"rispose un'altra voce sconosciuta.

Questo
breve scambio mi fece pensare a come me, Darrick e Jax amavamo piazzare piccole trappole qua e nelle stanze dormitorio dei Padawan. Piccoli petardi, niente di serio, ma la reazione degli altri bambini è sempre stata incredibilmente divertente. Una volta riuscimmo a spaventare il Maestro Windu. Era venuto nelle stanze del dormitorio per controllare un Padawan ferito e attivò accidentalmente uno dei nostri trabocchetti e la piccola esplosione (niente più che un botto un po' rumoroso con delfumo, nulla di pericoloso, eravamo piccoli, non totalmente senza cervello) lo fece sussultare un po' e fermare sui suoi passi. Peccato che fummo abbastanza stupidi da ridere così tanto che fummo presto scoperti e puniti. Dovemmo pulire l'intero sistema di ventilazione del Tempio come punizione. Ci sono volute sei settimane per finire e non avete idea di quello che ci abbiamo trovato là dentro. C'erano dei piccoli tesori in quei condotti, fu incredibile.

In
ogni caso l'ascensore si fermò e le porte si aprirono. Non è che mi aspettassi di trovare un corridoio vuoto, ci mancherebbe, ma avevo sperato in un po' di fortuna! Ovviamente tale fortuna non si degnò di farsi vedere. Come ero riuscito a entrare di nascosto, senza fare troppo rumore, l'uscita si stava prospettando una cosa totalmente diversa. Che diavolo, quel corridoio era pieno di soldati che aspettavano l'ascensore per accedere al blocco di detenzione!

Fummo
accolti dalle canne dei fucili di sei stromtrooper e due ufficiali.

"Siete
in arresto!" gridò uno di loro.

Li
guardai, la mia presa sull'elsa della spada si fece più stretta mentre sentivo nella Forza la paura degli uomini e la donna dietro di me, e di quelli davanti a me. Era come essere intrappolato tra due pareti.

"Gettate
le armi, adesso!" ripetuto il clone, probabilmente quello in carica. "Siete tutti in arresto!"

"Seh, come no!!" Risposi accendendo la lama e
mozzando le sei canne dei fucili, rendendoli inutilizzabili.

"Oh,
merda ..." ansimò uno di loro mentre quelli dietro di me fecero cadere una pioggia di colpi su di loro, facendoli secchi in meno di un batter d'occhio.

Appena
caddero sul pavimento, molto, molto probabilmente morti, azzardai a mettere il naso fuori dall'ascensore e mi guardai intorno. Nessun clone in vista, ma sentivo, sia con le orecchie che con la Forza, un'attività frenetica in tutta la base, attorno a noi. Non avremmo dovuto attendere a lungo prima di incontrare altri soldati che andavano verso il blocco di detenzioneDovevamo fare in fretta.

A dire la verità,
appena guardai verso sinistra, vidi un'altra squadra in avvicinamento. Non era una bella cosa.

"Cazzo, stanno arrivando! Aventi, tutto fuori di lì. Dobbiamo muoverci!" esclamai, facendo cenno loro di uscire. "Da questa parte!"

Mentre
deviato i colpi di fucile in arrivo, dietro di me partivano colpi a raffica, alcuni con scarsi risultati, altri invece erano di una precisione assurda, e centravano i bersagli uccidendoli quasi istantaneamente. Come al solito, Padmé era in prima linea, e credo che la maggior parte dei colpi che andarono a segno contro il bersaglio fossero suoi. Era sempre stata bravissima a sparare, questo è certo.

"Va
bene, andiamo via di qui adesso!" gridò Ackbar da dietro.

Non
potevo essere più d'accordo. Stavo camminando davanti al gruppo e controllavo che non ci fosse nessuno sulla via che avevo preparato per uscire da lì. Dovevamo muoverci veloci, ora che sapevano che i prigionieri erano fuggiti e che c'era uno Jedi nella base. Uno ricercato per alto tradimento, tentato omicidio e una sfilza di capi di imputazione lunga come la rotta di Kessel.

Mentre
correvamo verso quella maledetta porta, contattai Ahsoka tramite il ComLink.

"Ahsoka,
mi ricevi?"

"Sì,
Maestro. Li hai presi?"

"Sì,
ce li ho. Siamo tutti qui, chiama dall'altra parte e avvertiliche stiamo arrivando!" gridai attraverso il microfono mentre deviavo un'altra pioggia di laser. "Fallo subito Padawan! Stiamo arrivando!"

Vidi un'altra squadra di soldati tre o quattro metri da una delle mine di prossimità che avevo sistemato. Usando la Forza, la feci volare in mezzo a loro e la innescai.

"Tutti a terra!" 
gridai poco prima che esplodesse, uccidendo le truppe e stordendo me. Non fui abbastanza veloce da lanciarmi sul pavimento con gli altri e l'onda d'urto mi colpì in pieno. Il bagliore mi accecò per un attimo e una pioggia di detriti mi cadde addosso. Un pezzo di quello che sembrava essere un parte di armatura di un soldato volò come una freccia e mi si infilò nel bicipite destro, sopra l'attacco della protesi.

"Merda!" esclamai
a voce più alta di quel che intendessi.

"Maestro,
stai bene?" chiese Ahsoka dall'altra parte.

Estrassi
la scheggia dal braccio. Non è stato conficcato in profondità, ma il taglio sanguinava parecchio. Quella missione diventava sempre peggio ogni secondo che passava.

"Sì,
sto bene. Ci stiamo avvicinando,loro di prepararsi!" poi chiusi la chiamata.

"Anakin
va tutto bene?" questa volta è stato Padmé. Mi afferrò per il braccio e ispezionò la ferita.

"Sì,
sto bene. Perché tutti continuano a chiedermelo? ?" Gemetti un po' quando Padmè tamponò il taglio con un pezzo di stoffa, forse un fazzoletto pulito.

"Perché
sono stai moglie e sono preoccupata!" rispose secca. "Ecco perché te lo chiedo!"

Stavo
per rispondere quando sentii dei passi avvicinarsi. "Attenzione, truppe in arrivo!" gridai riaccendendo la spada.

Prendendoli
di sorpresa li abbattemmo in pochi secondi. Non sapevano che eravamo armati, almeno questa era una buona cosa. Potevamo sfruttare il fattore sorpresa.

"Questa
si sta trasformando nella Battaglia di Theed!" disse lei appoggiandosi al muro mentre io guardavo oltre un angolo che avremmo dovuto girare, nel caso ci fosse qualcuno pronto a spararci.

"Davvero?" Domandai io mentre facevo loro cenno che era sicuro e che potevamo andare
. Eravamo sempre più vicini alla sicurezza e non vedevo l'ora di aprire quella maledetta porta.

"Sì.
L'unica differenza è che i corridoi erano enormi e c'erano droidi invece dei cloni". rispose lei. "Non ti ricordi?"

"Padmé,
è stato 21 anni fa, avevo nove anni ed ero nella cabina di pilotaggio di un caccia non avevo mai visto, e ho giusto fatto saltare in aria la nave che controllava droidi. No, davvero, non mi ricordo quella parte della battaglia!" Mi misi a ridere, prendendola un po' in giro.

Sospirò. "Va
bene, mi dispiace, avevo dimenticato che eravamo sui fronti opposti della battaglia, quella volta!"

Finalmente svoltammo
un altro angolo e finalmente riuscimmo ad arrivare alla tanto agognata porta. O meglio, botola. "Ci siamo. Andiamo, dobbiamo uscire di qui!"

Raccolsi
tutti e aspettammo che la porta si aprisse. Ci volle più tempo di quanto avrei voluto. Ero molto, molto impaziente. "Dai, aprire questa accidenti di porta!" Stavo diventando sempre più volgare a mano a mano che il tempo passava e non andava bene. Continuavo a tenere d'occhio il corridodio nel caso arrivasse qualcuno.

"Che
cosa stanno aspettando?" chiese Ackbar.

 

Non lo so. Li ho chiamati e ho detto che dovevano aprire, che eravamo quasi arrivati " replicai secco. 

Questo ritardo non era un buon segno. Più ci toccava aspettare, meno tempo avremmo avuto per trasferire tutti. La porta era più simile a un passaggio di servizio di qualche tipo, non era sufficientemente largo per essere attraversato in piedi, si doveva strisciare attraverso e ci voleva del tempo.

Dannazione. Ci misero
davvero troppo tempo. Passai la spada nell'altra mano e diedi un pugno molto, molto forte alla porta, con la mano artificiale. Il suono del metallo contro il metallo riecheggiò nell'aria, zittendo tutti . "Ehi là, dall'altra parte, cosa state aspettando? Una chiamata dal Maestro Yoda?" Gridai, piuttosto arrabbiato.

"In
ogni caso è ancora vivo?" chiesi a Padmé.

Lei
annuì. "Sì. È su Dagobah. Tiene d'occhio l'Imperatore da lì."

"Bene.
Ora vorrei poter aprire questa maledetta porta!"

Chiedete
e vi sarà dato. Beh, non sempre, ma quella volta, funzionò piuttosto bene. La porta si aprì e una faccia sudaticcia e sporca di non so che sbirciò attraverso la soglia. "Ehi, come va?" domandò. Era un saltatore, uno di quei soldati specializzati in queste cose: strisciare e distruggere.

"
Sarebbe stato meglio se aveste aperto un po' prima, ma in questo momento stiamo bene. Possiamo avviare il trasferimento, adesso?" 

"Certo.
La condotta è lunga una quarantina di metri, la abbiamo allargata un po' così ci possono passare anche due persone alla volta. Riesci a gestire il passaggio da qua?"

"Ci riesco, tranquillo.
Forza dai, portiamo questa gente al sicuro!"

Incredibilmente
lentamente, due dei prigionieri cominciarono a strisciare fuori di quel ripostiglio. Quelli rimasti aspettarono il loro turno all'ingresso, mentre io e Padmè facevamo la guardia.

Stavo
controllando il corridoio quando qualcuno mi toccò la spalla. Era Padmé, che sorrideva mentre aspettava il suo turno per mettersi in salvo. Come al solito, aveva scelto di lasciare che gli altri andassero prima di lei, così altruista com'era era. Avrei dovuto prevederlo, dopo tutto.

"Stai
bene?"

Annuii. "Sì.
La ferita da un po' fastidio ma è sopportabile. Voglio solo che tutti voi siate al sicuro, ecco tutto."

Lei
sorrise di nuovo. Mi si scaldò il cuore a vederla sana e salva. Beh, quasi. "In ogni caso, perché sei inzuppato e coperto di fango?"

Ridacchiai
per un momento. "Ho dovuto strisciare attraverso un canale di servizio. Era un po' fangoso e decisamente bagnato." risposi tranquillamente. "Ecco perché io non ti ho baciato prima, perché non sono in condizioni di farlo!"

"Oh,
andiamo a chi importa di un po' di fango!" disse, afferrando il lembo della mia tunica e tirandomi giù per baciarla.

Dovetti
trovare un supporto ad una parete in modo da tenermi in piedi e non cadere sul pavimento. Era... perfetto! Voglio dire, dopo otto anni potevo baciare mia moglie. Sembrava un sogno. Un sogno fantastico, uno di quei sogni da cui nessuno vorrebbe mai svegliarsi. Con tutto quello che stava succedendo intorno a noi, quello fu un momento di perfetta beatitudine. Peccato che finì in fretta.

Quando
lei fece un passo indietro interruppe il bacio, avevo addosso probabilmente l'espressione più idiota del mondo perché improvvisamente scoppiò a ridere fragorosamente. "Dai, chiudi la bocca. Sembri un pesce spiaggiato!"

Obbedii. "Mi
dispiace. È solo che dopo tanto tempo sembrava un sogno!"

"Lo
so. Ne parleremo poi, ora dobbiamo andare!"

"Ehm, io avevo
altri piani per dopo, sai cosa intendo ..." la pungolai un po'.

Sospirò. "Sì,
so molto bene cosa vuoi dire, ma prima preferirei di uscire di qui!"

L'ultimo
dei ribelli aveva attraversato il tunnel di servizio, si inginocchiò accanto all'ingresso gridò che il passaggio era libero. A quel punto aiutai Padmè ad entrare nella condotta e feci per seguirla.

Aveva forse fatto un metro dalla soglia quando sentimmo un forte sibilo e il suono di un'esplosione sopra di noi. Qualcosa non andava. Qualcosa stava andando molto storto.

Agii per istinto
istinto, le afferrai la caviglia e la tirai fuori dl tunnel un momento prima che una carica esplosiva saltasse, mandando fiammata alle estremità del tunnel. Ebbi appena il tempo di trascinarla fuori dalla linea del fuoco e sentii le pareti di roccia crollare per l'effetto dell'onda d'urto che spazzò il tunnel. Per poco non ci rimanemmo entrambi carbonizzati. Per proteggerla la spinsi lontano dall'imboccatura e le feci scudo col mio corpo. Sentii il calore delle fiamme contro la schiena, ma ero riuscito a lanciarci abbastanza lontano in modo tale che i miei vestiti non prendessero fuoco.

Prima di lasciarla andare, aspettai e feci una smorfia quando sentii il rumore del tunnel che si sgretolava progressivamente finchè non crollò anche l'imboccatura dietro di me.

Ci scambiammo
uno sguardo in preda al panico.

"Ho
un brutto presentimento!"


Sono cattiva. Sono molto, molto cattiva. Lo so, è la mia natura, non so che farci, mi piacciono i cliffhanger, vado nei matti nei telefilm quando ci sono gli episodi divisi in due, sto aspettando come una pirla il 15 della quarta stagione di Castle perchè a quanto pare ce n'è uno bello peso...insomma, ormai credo che sia il mio marchio di fabbrica l'interruzione di questo tipo!
Oh bene, anche questa pratica è stata archiviata. Ora mi viene male solo a pensare che il prossimo è lungo 12 pagine. Quello dopo 14. L'ulltimo prima dell'epilogo 13. Ahia. 
Ah sì, poi ho da tradurre anche le outtakes... dolore atroce!
Vabbeh, ci si vede alla prossima! Ciau belli!

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Capitolo 32
*** You Haven't Made Your Peace ***


Capitolo 32You Haven't Made Your Peace

"Ho un brutto presentimento..."

Ecco cosa dissi mentre il tuono dell'esplosione si spegneva. I detriti riempivano l'aria intorno a noi e la polvere ci offuscava la vista, ma era chiaro che qualcuno ci ave e la polvere offuscato l'aria intorno a noi, ma era chiaro che qualcuno aveva preparato una trappola o qualcosa del genere. E noi due eravamo sigillati dal lato sbagliato della base. Che cazzo! Da solo sarei riuscito ad uscire piuttosto facilmente, avrei potuto usare la stessa via che avevo usato per entrare ma con Padmè? Era completamente fuori discussione, troppo pericoloso.

Non sta andando propriamente come avevo previsto.mi lamentai mentre mi alzavo in piedi, scuotendomi la polvere di dosso.

"Nulla va mai come previsto, Anakin..." rispose alzando la blaster davanti a sè.

"Lo so. Ed è una cosa che odio!" Afferrai il comlink e chiamai Ahsoka, sperando, sperando che le comunicazioni non fossero bloccate. "Ahsoka, mi senti?"

"Sì, Maestro. C'è stata un'esplosione, state bene?"

Perché tutti continuano a chiedermi se stiamo bene? È ovvio che non stiamo bene! pensai. "Sì, stiamo bene. Ma siamo bloccati sul lato sbagliato del tunnel. Dobbiamo uscire di qui!"

Padmé stava controllando che nessuno arrivasse mentre parlavo.

"Siete al terzo pianto interrato non è vero?" chiese. Le diedi conferma. "Va bene, raggiungete il primo ascensore che trovate e andate al sesto piano sopraelevato. C'è una passerella che conduce al muro esterno. Dirigetevi verso est e ci dovrebbe essere una scala nascosta che vi porterà direttamente alla foresta. Questo è il modo più sicuro e più veloce per uscire. "

"Tempo necessario stimato?" Chiesi indicando a Padmè la strada.H

"Dieci minuti, forse meno." rispose lei.

"Bene, preparatevi per il bombardamento, stiamo uscendo!" Chiusi la chiamata e premetti il pulsante dell'ascensore più vicino che trovammo. Non era così lontano da quello che avevamo usato per arrivare a quel livello e non aveva bisogno di una chiave di identificazione per essere utilizzato.

"Avete intenzione a bombardare la base?" mi chiese mentre stavamo aspettando.

Annuii. "Sì, è l'unico modo per farla finita. Non vogliamo che diventi un assedio!"

"Hai ragione, ma per quanto riguarda la parte della base di cui abbiamo il controllo?"

Alzai le spalle. "Ahsoka dovrebbe aver già lanciato l'ordine di evacuazione poco dopo la mia partenza. Considera che da quando sono partito dalla nave d'appoggio a quando ho aperto le celle è passata più di un'ora."

La porta scorrevole dell'ascensore si aprì, rivelando che era già occupato da un paio di ufficiali che Padmé fucilò nell'arco di due secondi. Mentre trascinavo i due cadaveri fuori dall'ascensore, la sentii sospirare. "Odio le armi!"

"Ma se spari meglio di loro! Questa è bella!"

Entrammo e pigiai il pulsante del sesto piano sopraelevato. "Ho dovuto imparare. Era una questione di sopravvivenza." rispose lei.

"Mi ricordo fin troppo bene. E ad essere onesto, speravo che le esperienze passate ti avessero insegnato a stare fuori dai guai!"

Ridacchiò, sorridendo un po'. "Allora non avrei avuto il mio cavaliere Jedi proprio personale che mi venisse a salvare! Sei il sogno di ogni bambina sai?"

Fu il mio turno di sorridere. Il sogno di ogni bambina. Sì, come se il sogno di ogni bambina fosse uno Jedi che sta continuamente sul filo del rasoio. A volte mi domandavo come ero riuscito a farla innamorare di me. "Io? Il sogno di ogni bambina? Oh, andiamo! Hai scelto la persona sbagliata!"

"No non è vero, ti conosco da vent'anni e non mi mai deluso. Mai!"

"Sono 21 e che diavolo, ti ho praticamente abbandonato! Pensavo mi avresti ucciso nel momento in cui mi avessi visto!"

Non era vero, sapevo che non pensava che avessi abbandonato lei e i gemelli. Era troppo intelligente per pensare qualcosa di simile, ma prenderci in giro l'un l'altro era l'unico modo per sopravvivere a quella situazione. Ero ad un passo dall'andare fuori di testa e lei, beh, in superficie, sembrava calma come un blocco di ghiaccio, ma sotto, sapevo che era terrorizzata. Lo sentivo nella Forzae la sua espressione, anche se cercava di nasconderlo dietro un sorriso stoico, mostrava segni di frustrazione e più di tutto, paura.

Eravamo entrambi spaventato a morte. Non avrebbe senso negarlo, eravamo spaventati a morte. Entrambi avevamo immaginato un esito del tutto diverso, andava tutto bene poi l'esplosione. Ancora non so se sia stato un incidente o la carica era scoppiata perché è stato previsto che lo facesse, ma in ogni caso tutto il mio piano era bellamente andato a fanculo. E le nostre possibilità di sopravvivenza erano nettamente ridotte.

"Come stanno i bambini?" chiesi un attimo prima l'ascensore si fermasse e le porte si aprissero.

"Bene, credo. Quando li abbiamo portati su Naboo sono diventati appiccicosi tutto d'un tratto, non volevano lasciarmi andare. Hanno detto che sentivano che qualcosa sarebbe storto! Che avevano una brutta sensazione." rispose lei.

Uscimmo guardandoci attorno con attenzione. Quel livello sembrava meno affollato di quello che avevamo appena lasciato. Tuttavia, tenni la mia spada laser alzata e accesa, per ogni evenienza. Alcune missioni mi avevano insegnato a non sottovalutare il silenzio e l'assenza di truppe o soldati. Qualsiasi distrazione avrebbe potuto trasformarsi in una pessima situazione.

"Avresti dovuto ascoltarli. Ormai dovresti sapere che gli Skywalkers sono piuttosto precisi quando si parla di brutte sensazioni."

"Lo so. Ma, Anakin... dovevo. Sono una di quelli che hanno costituito la Ribellione, non potevo stare a casa e limitarmi ad osservare la gente che moriva per qualcosa che io avevo creato." disse alzando il fucile di fronte a sè appena girato l'angolo. Si muoveva come un soldato, era incredibile, dato il fatto che, ufficialmente, era semplicemente una senatrice. "Dovevo esserci, almeno quello!"

Sospirai. Aveva ragione. Doveva esserci. Tanto quanto me. Entrambi dovevamo esserci. Era come un dovere morale.

"Va bene, mi dispiace. Capisco le tue ragioni. Volevo solo che tu fossi sicuro. Tutto qui." Feci un passo avanti a lei controllai una stanza vicina. Eravamo ancora lontani dalla porta che conduceva fuori sulle mura esterne e volevo proteggerla come meglio potevo. Chiunque poteva saltare fuori da una stanza che non avevo controllato. Lo zelo non era mai troppo in quel tipo di situazioni.

"Quando hai imparato a essere così ragionevole?" chiese, un po' divertita.

"Beh, sai, sette anni di carcere tendono a far crescere una persona, mi sono dovuto adattare se volevo sopravvivere.

Si fermò e abbassò la pistola. "Cosa ti è successo?"

Respirai a fondo, mentre la memoria tornava a quegli anni terrificanti. Ad un giorno particolare in realtà. Ero lì dentro da quattro anni e mi ero già abituato alla routine, ed ero diventato abbastanza bravo a manipolare la Forza al fine di guarire più velocemente, ma quel giorno, beh, fu molto molto difficile. Pder ordine Vader, hanno raddoppiato gli sforzi per rompere ogni osso del mio scheletro. Colpo dopo colpo, sentii probabilmente tutte le mie costole rompersi sotto la raffica di bastonate provenienti dal nulla. Non riuscivo a vedere in realtà, perché entrambi i miei occhi erano gonfi e lividi. Ebbi la fortuna non ricevere nessun colpo troppo forte alla mascella, almeno non ho mai perso un dente. Comunque, dovetti rimanere lì, incatenato al soffitto in modo che potessi solo stare in ginocchio, appena in grado di rimanere dritto con i polsi doloranti per tutto il tempo che avevano dovuto sorreggere il mio peso, con i soldati che continuavano a colpire come se fossi era un sacco da boxe, di quelli che si trovano in ogni palestra. Erano stati istruiti a infliggere dolore per quanto potevano e fermarsi solo quando avessi perso coscienza. Alla fine della sessione ero diventato un mucchio di carne sanguinante e le ossa rotte. Probabilmente Sidious era diventato impaziente e voleva costringermi al suo fianco.

Cosa mi ha impedito di rinunciare? Non lo so. Avevo imparato a distaccarmi da ciò che stava accadendo intorno a me ed a me, ma quel giorno fu impossibile. Ricordo che continuavo a pensare che dovevo resistere così un giorno avrei visto la luce del sole ancora una volta, che se avessi rinunciato non avrei mai visto mia moglie e mio figlio (ero ancora convinto che fosse solo uno), che Sidious avrebbe rovinato la vita, che avrei deluso troppe persone che amavo e cose del genere. Non era un pensiero coerente ma una sorta di sequenza di flash che continuava a cambiare. Che mi fece capire cosa avrei perso nel caso in cui avessi lasciato vincere Sidious: non solo avrei perso la mia famiglia, ma la mia dignità.

Non avevo voglia di parlarne, a dire la verità. Almeno non in quel momento. Dolore e angoscia avevano macchiato il nostro amore per troppo tempo, non volevo farle sapere che cosa realmente era successo. Sarebbe stato troppo doloroso, non potevo farla soffrire per qualcosa che era accaduto a me e ora faceva parte del mio passato, non il suo.

"Niente. È solo che... beh, niente, sono cresciuto e basta." risposi, cercando di evitare l'argomento, ma il ricordo di quel giorno ancora mi dava i brividi.

"Anakin, per favore, non mentirmi. Sappiamo tutti cosa è successo. Obi-Wan lo sentiva dall'altra parte della Galassia. Luke e Leia avevano incubi per quello che ti succedeva. Voglio sapere cosa è successo a mio marito, e dico sul serio!"

Ancora una volta, aveva ragione. Glielo avrei dovuto dire, prima o poi. Ma quella non era l'occasione giusta. Anche se io non volevo metterle questo peso sulle spalle, sapevo che dovevo dirglielo in un qualche modo. In quegli anni, ero cambiato e lei doveva sapere perché non ero l'uomo che conosceva.

"Senti, Padme, è una storia lunga. Lungo e credimi, orrende. Ho visto cose terribili e lo ammetto, sono cambiato molto. Potrei non essere l'uomo che ti sei innamorata, ma sappi che i miei sentimenti non sono cambiati. E ti giuro che appena saremo al sicuro fuori da questa base ti racconterò tutto." Le dissi sottovoce, come se temessi che qualcuno potesse sentirci. "Non ora. Puoi aspettare ancora un po'?"

Lei annuì. "Sì. Ho aspettato otto anni, posso aspettare ancora. Dai, andiamo via di qui".

Riprendemmo a camminare senza emettere un fiato e nel silenzio quasi assoluto di quel lungo corridoio potemmo sentire una persona che si avvicinava. Cercai di concentrarmi e di capire chi fosse attraverso la Forza, ma era difficile concentrarsi con l'ingombrante presenza di Vader che mi metteva i bastoni tra le ruote. La sua aura distorceva tutto quanto attorno a noi e più lontano di qualche metro non riuscivo a percepire niente di chiaro. Dire che era frustrante era poco.

E probabilmente fu a causa di quella tensione che io non riuscii a sentire la squadra che si avvicinava da dietro l'angolo da dietro prima che fosse troppo tardi e che cominciassero a spararci addosso.

"Dannazione!" imprecai alzando la spada e deviando i loro colpi mentre Padmé li abbatteva uno a uno.

"Mi sa che ti sei un po' arrugginito Anakin..." gridò al di sopra del frastuono. "Dieci anni fa che li avresto individuati a mezzo miglio di distanza."

"Grazie per il sostegno!" ribattei sarcastico. "C'è qualcosa... la Forza è in subbuglio. Non riesco a concentrarmi abbastanza!"

L'ultimo soldato andò a terra e questa volta sentimmo entrambi i passi provenienti dalla direzione in cui ci stavamo dirigendo. Ci voltammo e ci preparammo ad un altro scontro. Sei soldati si fermarono proprio dietro l'angolo e ci spararono addosso. Rispondemmo al nostro meglio. Magari le mie percezioni erano arrugginite, ma andavo ancora forte con la spada. E Padmè non sbagliava mai un colpo. Le nostre abilità combinate erano letali, fin da Geonosis.

Appena stesi i sei soldatini, ci muovemmo di nuovo. Non mancava molto all'arrivo di Ahsoka e i suoi bombardieri, appena quindici minuti. Non potevamo star lì ad aspettarli.

"Sai, ho una strana sensazione di deja vù". Gorgogliai mentre tagliavo a metà l'ennesimo soldato che mi si era parato davanti.

"Geonosis?" chiese, prendendo una cella di riserva da uno dei cloni caduti.

Riusciva ancora a leggermi la mente come un libro aperto. Era la donna più incredibile nella galassia, senza dubbio. "Proprio quello. Ce la siamo cavata decisamente bene laggiù!"

"Beh, tranne il tuo braccio, tre cicatrici sulla mia schiena e l'inizio della guerra, sì, siamo andati alla grande!" sorrise, sollevando di nuovo il mitragliatore.

"Siamo bravi sul campo di battaglia." risposi.

"Lo siamo ancora di più a qualcos'altro." mi prese un po' in giro, con uno strano sorriso sul volto.

Se fossimo state in un'altra situazione, completamente diversa e senza il rischio di rimanerci secchi dietro ogni porta, beh, sarei scoppiato a ridere come un imbecille, rotolando per terra dalle risate, ma non era proprio il caso. Mi limitai ad una risatina soffocata. “Oh beh, hai decisamente ragione. Siamo molto più bravo a far certe cose!”

Ci fermammo per un attimo e scoppiammo entrambi a ridere così folle. Mi sembrava così strano parlare della nostra vita sessuale così, in una base imperiale con tutti i soldati rimasti alle calcagna. Ancora in preda alle risate, guardai verso di lei e mi chiesi dove sarei stato in quel momento se non la avessi incontrata. Anche adesso, dopo essere stato incarcerata, dopo essere stato in non mi ricordo quante sparatorie, era semplicemente stupenda. Otto anni a distanza, e lei non era cambiata neanche un po'. Beh, sì, era cambiata. Era un po'..., come dire... più piena di quello che mi ricordavo, ma la maggior parte delle donne cambiano un po' dopo una gravidanza, c'era da aspettarselo, e appena sotto l'orecchio destro vidi una ciocca di capelli che non era più di quel castano scuro solito. E in ogni caso, era più bella che mai. Almeno ai miei occhi.

"Ti amo Padmé..." Sussurrai allora, dandole un colpettino col gomito.

"Ti amo anche io Anakin. Non riesco ancora a credere che tu sia davvero qui!"

Feci un passo avanti e mi avvicinai a lei, abbracciandola stretta. "Sono qui e giuro non me ne vado. Ho lottato troppo a lungo per trovarvi e adesso che sono qui, qualunque cosa succeda, non mi muovo più. Non vado da nessuna parte."

Sentivo che tremava mentre mi abbracciava più stretto, con la guancia poggiata alla mia tunica bagnata. Fece un respiro profondo e sospiro, apparentemente felice. “Finalmente...” disse poi, prima di fare un passo indietro e darmi un bacio velocissimo. Un brivido mi corse giù per la schiena non appena le nostre labbra si sfiorarono. “Dobbiamo andarcene prima di poter dire che tutta questa storia è finita.” l

Annuii e in silenzio ricominciammo a camminare.

Ben presto mi resi conto che, dopo quel piccolo momento di ilarità mi ero calmato un po'. Abbastanza da potermi concentrare meglio sulla Forza. C'era qualcosa, o qualcuno, nelle vicinanze. Era qualcosa che non mi piaceva, che mi bloccava, ma almeno adesso la sentivo chiaramente. Benchè mi sentissi intorpidito, mentalmente parlando, potevo avvertire almeno qualche stralcio di eco della Forza. Non proprio come in circostanze normali, ma insomma, si fa quel che si può.

Frustrato e decisamente preoccupato per la sicurezza di Padmè, cambiai tattica. Invece che cercare di percepire quello che succedeva lontano da noi, mi concentrai su quello che avevo davanti. In quel modo, potevo almeno anticipare di qualche secondo chi potesse pararsi davanti a noi, oltre che avere uno schema abbastanza preciso dell'area attorno a noi. Non era molto, ma almeno avrei capito se ci fosse stata qualche truppa in arrivo.

Il cambiamento di atteggiamento portò gli effetti desiderati. Meno di un minuto dopo, ero in grado di percepire una persona non troppo lontano da noi, proprio dietro l'angolo in realtà. Spinsi Padmè contro il muro e le feci cenno di tacere. Con cautela, sbirciai dietro l'angolo e notai solo un ufficiale che stava lavorando su un computer.

Mi chinai verso di lei. "C'è un ufficiale che armeggia con un computer. Temo stia chiamando rinforzi. Non credo sia saggio fulminarlo così, su due piedi, mentre sta parlando con qualcuno. Potremmo attirare attenzione su di noi ed è l'ultima cosa che voglio in questo momento."

"Cosa vuoi fare?"

"Tu rimani qui, farò finta di arrendermi e tenterò la via del trucco mentale. Se non funziona, cercherò di spaventarlo abbastanza in modo che non chiami nessuno, se non l'ha già fatto. Pensi che funzionerà?" le chiesi.

Alzò le spalle. "Non lo so. Beh, tentare non nuoce. Se non dovesse funzionare?"

"Allora mi abbasso e tu lo stendi. Ti va come idea?"

Sospirò. "Non mi piace uccidere la gente, ma se proprio devo..."

"Purtroppo è l'ora della guerra, Padmé, mi dispiace." Trassi un respiro profondo e tornai a guardare l'ufficiale. Sembrava piuttosto disperato di fronte allo schermo del computer. "Va bene, vediamo come va."

Sentii la sua mano scivolarmi sul collo e un momento dopo mi tirò verso di lei per darmi per un bacio. "Buona fortuna Anakin."

Prendendo un respiro profondo, stabilizzai un po' le mie emozioni, e svoltai l'angolo. Appena entrai nel suo campo visivo, vidi la sua mano scattare alla fondina. "Fermo dove sei!" ordinò.

Mi fermai come ordinato.Mani in alto" Ubbidii. "Chi sei?"

"Cavaliere Jedi Atton Rosh". risposi, freddamente.

"Sei tu il responsabile di tutto questo casino?" mi domandò. Era spaventato a morte. Lo sentivo nella Forza.

"Sì".

"Dove sono i prigionieri che hai fatto scappare?"

"Morti. C'è stata un'esplosione e sono morti sotto le macerie". Feci un lento passo verso di lui. "E oraai tuoi colleghi che l'emergenza è finita e che tutti gli intrusi sono morti".

Sembrò disorientato per un momento o due, poi la sua espressione tornò al misto di paura e determinazione che aveva in precedenza. "Che diavolo stai dicendo?"

"Adesso chiami i tuoi amici e gli dici che l'emergenza è finita. Ora.Ripetei. Non era malleabile come Piet, questo aveva una mente un po' più forte.

No, non funzionò affatto. "Va bene, facciamo in fretta". Usando la Forza, lo sollevai da terra e gettai lontano la sua pistola. "Dal momento che la Forza non funziona su di te... ora li chiami e blocchi i rinforzi, ora!"

Aveva paura, lo sapevo, ma era troppo determinato. Era un fervente seguace dell'Imperatore, uno di quelli che si erano arruolati nell'esercito perché credeva davvero che il governo era seriamente intenzionato proteggere la Galassia. Non l'avrebbe mai fatto, neanche se minacciato di morte.

"No, non lo farò, Jedi". disse, sprezzante.

"Davvero? Vuoi davvero morire così?" Tentai di convincerlo a collaborare, in un modo o nell'altro. "Dai, aiutami e ti lascio vivere".

"Non aiuterò mai uno come te, feccia Jedi!" disse, incazzato nero. Sentivo l'odio ribollire nelle sue parole.

"Beh, se questo è il caso!" Mollai la presa che lo teneva sollevato da terra e mi inginocchiai in modo che Padmé avesse spazio libero per sparare.

Aveva a disposizione un secondo solo per mirare, e con incredibile perizia gli infilò un colpo in mezzo agli occhi, uccidendolo all'istante. Cadde sul pavimento come un sacco vuoto.

Fu una cosa incredibile. Il fucile E-11 era un'arma piuttosto imprecisa ed lo stesso riuscì a piazzare un colpo perfetto. Mi alzai in piedi, mi girai verso di lei e sorrisi. "Quello era un colpo da maestro!"

Sbuffò e vece volare una ciocca ribelle via dal viso. "Solo fortuna. Questa cosa è incredibilmente imprecisa!"

"I problemi del design low cost. Vieni, andiamo fuori".

Ma quando finalmente mi ero illuso che eravamo in salvo, la nera figura di Vader si parò davanti a noi.

Era vicino allora. Obi-Wan aveva cercato di rassicurarmi, che la mia brutta sensazione era solo una brutta sensazione, che la mia mente mi stava giocando degli scherzi orrendi ma in quel momento, beh, avevo la prova non-vivente che avevo ragione io, e che lui si era sbagliato. Vader era lì, ed era la sua presenza che rimestava la Forza in quel modo incontrollato. Sentivo la rabbia montarmi in petto, ma riuscii a controllarmi.,

Istintivamente accesi la mia spada laser e spinsi Padmé dietro di me nel disperato tentativo di proteggerla.

"Vader..." gemetti, al limite del panico.

"Bene bene bene. Finalmente ci incontriamo di nuovo, Skywalker." la sua voce elettronica mi dava ancora i brividi, per non parlare della maschera e degli abiti. Che diavolo, non sono certo uno basso io, ma lui era davvero un gigante. "E la celeberrima senatrice Amidala con lui! Sono lusingato!"

"Cosa vuoi?" chiesi, tenendo la lama alzata tra noi, sulla difensiva.

"La domanda giusta è chi voglio, Skywalker. E la risposta sei tu. Devo, e voglio, riprenderti, e ti voglio morto su un tavolo da obitorio."

"Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi la possibilità Vader." ribattei. "L'ultima volta che ci siamo incontrati era l'occasione perfetta."

"Non sarebbe stato giusto, o divertente. Ora voglio davvero capire perché il mio Maestro è ossessionato da te." gracchiò.

"Davvero?" domanda retorica. "Allora attacca. Io sono qui!"

"Voglio una lotta giusta però. Tua moglie deve farsi da parte."

Mi voltai, lanciandole uno sguardo veloce, poi tornai a concentrarmi su di lui. Aveva ragione. Era una questione tra noi. Doveva restarne fuori, per la sua sicurezza. Soprattutto per la sua sicurezza.

"Questo non sarà un problema. Padmé ..." la chiamai senza voltarmi. Non volevo distogliere lo sguardo da Vader, nel caso decidesse di giocare sporco. “Stai indietro e non fare nulla. Me lo gestisco io.”

"Va bene, Anakin..." la sua voce esitò, ma sentii che scaricava il fucile che aveva in mano, puntando poi la canna verso il pavimento.

"Ora, Skywalker, penso che possiamo iniziare!"

"Facciamo in fretta, abbiamo un trasporto che ci aspetta."

"Se proprio insisti..."

Accese la lama rossa e praticamente mi saltà addosso.. Era più veloce di quanto potessi pensare, considerando la sua armatura. I suoi colpi e i fendenti erano precisi e ben calibrati, e ci metteva molta potenza in ognuno. Riuscii a parare o deviare tutti i suoi tentativi di colpirmi, ma nel corridoio angusto era difficile muovermi come mi piaceva. Ero abituato a fare movimenti ampi, e mi sentivo impacciato in quel posto. Dovevo fare qualcosa per rovesciare la situazione.

Cercavo di mantenere un atteggiamento di difensiva mentre pensavo a cosa fare. Avevo bisogno di di spazio, in modo da combattere come pareva a me, ma non c'erano stanze nei dintorni, e il corridoio procedeva stretto per tutta la sua lunghezza. Lo spinsi all'indietro, costringendolo a voltare un angolo. Ancora nulla di utile. Quella base era un labirinto, stavo perdendo l'orientamento.

Con tutto quel pensare a cosa fare mi distrassi e lui riuscì a prendermi alla sprovvista. Mi spinse contro il muro, forte. Finii per battere la testa contro la parete, tanto duramente che mi si appannò la vista per qualche secondo. Feci un passo indietro, cercando di evitare lo scontro diretto finchè non avessi ricominciato a vedere decentemente, e sentii qualcosa di caldo e appiccicoso scivolarmi sul viso. Sangue.

Giuro sulla Forza che so che stava sorridendo, contento dei danni che mi aveva inflitto. Gorgogliando, bloccai un altro fendente e mi lanciai contro di lui, cercando di contrattaccare il più velocemente che potevo. Non ero abbastanza veloce. Riusciva a deviare ogni contrattacco e ad attaccare di conseguenza.

Svoltammo un altro angolo. Dietro di lui c'era una porta. Probabilmente, la stessa porta che stavamo cercando. Schivai il suo ultimo affondo e usando la Forza lo spinsi all'indietro, quel tanto che bastava per fargli perdere l'equilibrio e perchè fermasse il suo assalto per rimettersi in piedi stabilmente. Approfittai dei pochi secondi di calma per letteralmente scivolargli in mezzo alle gambe e rialzarmi dietro di lui.

Con questo cambiamento potevo condurre la lotta dove volevo. Camminando all'indietro, paravo e colpivo come se niente fosse cambiato, ma almeno potevo andare dove mi pare. E così andava molto, molto meglio. Ero più rilassato, potevo concentrarmi meglio. Notai che era bravo sì, ma metteva troppa forza fisica nei colpi. Avevo fatto sparring contro di lui anni prima e sapevo che era bravo, ma a causa delle ferite riportate su Mustafar aveva cambiato stile di combattimento. Era veloce, quello era sicuro, ma aveva un punto debole. I suoi movimenti erano impacciati dagli arti meccanici. Erano limitati e attraverso la Forza potevo sentire il dolore che stava provando. I suoi arti non sono stati progettati per essere come quelli normali, proprio come il mio braccio che non mi ha mai dato un problema (eccezion fatta per quanto, per idiozia mia, è esploso, ma quella è un'altra storia), sembravano essere progettati più per essere ingombranti e terribilmente dolorosi. Voleva porre fine alla lotta più velocemente che poteva, e potevo capirlo molto bene.

Durante una breve pausa nella lotta, diedi un pugno al pannello di controllo accanto a me e aprii la porta che mi stava dietro. Era proprio quella che stavamo cercando. Saltai indietro ed ero sul muro di cinta, ad un passo dalla libertà e dalla salvezza. E sapevo che Ahsoka non era lontano, stava arrivando con i suoi bombardieri, lo sentivo.

"Che sta succedendo Skywalker?" chiese, beffardo. "Si diceva che fossi secondo solo al Maestro Yoda in combattimento con la spada!"

Ridacchiai, appena scalfitto dalla sua presa in giro. "Vediamo come me la cavo qui!" poi feci un balzo verso di lui e mi scagliai in una fitta offesa, fatta di colpi ampi e più lenti o stretti e tremendamente veloci, da sinistra a destra, spesso cambiando stile e forza. L'improvviso cambiamento di aggressività lo prese alla sprovvista e vacillò all'indietro. Approfittai della sua esitazione e lo spinsi nuovamente indietro. Speravo che fosse abbastanza forte da farlo cadere ma riuscì a rimanere in piedi e mi spinse via a sua volta. Riuscì a farmi volare all'indietro, ma atterrai in piedi. Almeno quello.

"Finalmente una bella sfida. Sai, sono passati anni da quando avuto a che fare con un vero avversario piuttosto che uno Jedi spaventato che avevo braccato neanche fossi un rapace!"

Due caccia TIE volavano sopra di noi.

"Da Mustafar credo!" Gridai di sopra del rumore assordante.

Il commento lo fece arrabbiare. Lo sentii, come un'onda che mi venne addosso, attraverso la Forza. Risultato? Venne verso di me a grandi passi, con la lama tenuta bassa al punto che incise una lunga linea incandescente sul pavimento di pietra, finchè, a pochi passi da me, non la alzò neanche fosse un'accetta e prese a colpire alla cieca, in un turbinio disorganizzato, e intanto io paravo. Stavo aspettando l'occasione giusta per colpirlo, ma il suo attacco era implacabile, non riuscivo a trovare una breccia nella sua difesa.

Fino a quando non fece un passo falso. Stava diventando prevedibile, si era stancato troppo. E potevo approfittarne. Colpii tre volte sulla sinistra, poi cambiai posizione e colpii due volte sulla mia destra. Quando cambiò posizione di guardia, al fine di parare i miei attacchi, aprì le braccia in modo che io potessi girarmi e colpire la piastra pettorale col gomito, forte. La plastica ed i componenti elettronici che gli permettevano di respirare e controllare le sue funzioni vitali si creparono per via dell'impatto e si ruppero in mille pezzi. Lasciò cadere la spada laser quasi istantaneamente. Inciampò all'indietro, tenendosi il petto con le mani guantate.

Il suo respiro sibilante cambiò e divenne esitante e poco profondo. Cercò di respirare regolarmente per conto proprio, ma fallì miseramente. Dopo otto anni in quella tuta, probabilmente non ricordava nemmeno come fare. Con i polmoni ridotti in quel modo non poteva più respirare da solo, e considerando il risultato, ero riuscito causare almeno un'alterazione nel suo sistema di supporto vitale.

Sentivo i suoi occhi bruciare su di me, attraverso le sue lenti nere, mentre lui mi fissava per un lungo istante.

Per un istante interminabile, ci guardammo l'un l'altro, entrambi ansimando pesantemente. Sentivo il turbine della Forza intorno a noi e più lontano potevamo udire i caccia in arrivo. Sembrava quel momento durasse per sempre, ed era quasi doloroso stare a fissare il suo viso mascherato. Ansimava, il suo respiro era ormai una serie di ansimi poco profondi, e dal suono pareva che ci fosse dell'acqua nei suoi polmoni. Non disse nulla. Mi fissava e basta. Potevo sentire il suo odio. Uno Jedi lo aveva sconfitto per la seconda volta. Quella era la punizione più crudele per lui. La vergogna. Come Obi-Wan otto anni prima, lo avevo sconfitto, e lo avevo fatto con un trucco. Se già mi odiava prima, dopo quell'incontro, che per sedici anni sarebbe stata l'ultima volta in cui ci scontrammo faccia a faccia, beh, ero certo che mi detestasse con tutta la sua anima.

Sentii un colpo di fucile. Vader cadde in ginocchio, poi sul fianco, senza emettere un suono.

Padmé stava lì, dietro di me, col fucile sollevato e uno sguardo incredibilmente intenso nei suoi occhi. Abbassò l'arma e lo fissò, apparentemente tranquilla, ma sapevo che in fondo voleva ucciderlo tanto quanto me.

Guardammo Vader strisciare fino alla ringhiera del muro dicinta e tirarsi su in ginocchio. Stava aggrappato alla vita, potevo avvertire un flusso di Forza resa oscura dalla sua presenza tutto intorno a lui mentre stringeva la barra di duracciaio più forte che poteva. Si voltò e mi guardò di nuovo. Un'ultima volta. Respirò a fondo prima di parlare.

"Ci incontreremo di nuovo Skywalker. E finiremo tutto questo, per sempre."

Poi si lasciò cadere oltre il muro. Era un salto enorme, e nelle sue condizioni, sia io che Padmé dubitavamo che potesse sopravvivere, considerando la caduta e il sistema di supporto danneggiato.

Aster era sempre stato un uomo fiero e quello era l'unico modo per uscire da quella situazione con ancora un po' di onore. Era strano, però, guardare qualcuno che conoscevo, andarsene in quel modo.

Comunque, dopo un momento di confusione, spensi la spada e la appesi alla cintura, poi mi precipitai verso Padmé. "Vieni, dobbiamo andare. Ahsoka sta arrivando."

"È morto?" chiese, i suoi occhi si mossero di un millimetro dal punto in cui Vader stava in piedi un attimo prima.

Chiusi gli occhi e mi concentrai. Potevo ancora sentirlo. Era debole, appena sveglio, ma era vivo.

"No, è vivo. Ma il bombardamento sicuramente lo ucciderà. E ucciderà tutti e due se restiamo qui. Dobbiamo andarcene da qui!"

Sobbalzò appena le toccai una spalla. Era sconvolta, era innegabile. "Sì. Dobbiamo andare". alzò gli occhi verso di me, era sul punto di scoppiare a piangere, ma non c'era tempo da perdere. Mi afferrò per un braccio e cominciò a correre verso la scala di emergenza, un centinaio di metri più avanti.

Tirai la leva con la Forza e praticamente la spinsi giù per le scale scivolose. "Veloce Padmé, li sento".

Si muoveva più veloce che poteva e presto la seguii. Appena messi i piedi sul terreno erboso, mi guardai intorno per un attimo, cercando di trovare un punto di riferimento e orientarmi. Mi ci volle qualche secondo per rendersi conto che eravamo un miglio di distanza dalla mia navetta.

Il rombo dei bombardieri stava diventando assordante, mentre volavano avvicinandosi sempre di più. Dovevamo sbrigarci.

"Quanto tempo?" chiese lei, guardando il cielo ancora pulito.

"Trenta secondi, forse meno. Corri, ora!"

E iniziammo a correre, più veloci che potevamo. Riuscimmo a raggiungere il margine della foresta una frazione di secondo prima che la prima bomba fosse sganciata.

L'esplosione fu assordante. continuammo a correre, ma l'onda d'urto ci colpì in pieno. Beh, mi ha colpito. sentii che stava arrivando ed riuscii a spingere Padmé dietro un albero in modo che non ne fosse travolta.

Ma io ci finii proprio in mezzo, e fu peggio di qualsiasi spinta mi fossi mai ritrovato a subire. E mi fece letteralmente volare. Prima che potessi riprendere un minimo di controllo su di me per atterrare in sicurezza, andai a schiantarmi contro un albero, colpendolo con la schiena, per poi cadere a terra quattro metri più in basso, con tutto il peso sulla gamba sinistra.

Non mi ricordo nemmeno il dolore. Mi ricordo Padmé urlare il mio nome, oltre le esplosioni tuonanti intorno a noi. La vista si annebbiò e per qualche secondo fui completamente insensibile al dolore. Non potevo sentire chiaramente, la botta alla testa mi aveva assordato. Fu solo quando vidi Padmé in ginocchio accanto a me, il suo viso preoccupato pochi centimetri sopra di me, che capii che non riuscivo a respirare.

Provai a parlare, ma l'unico suono che mi uscii dalla gola fu un gorgoglio strozzato, assieme al sapore ferroso del sangue. E il dolore che mi schiacciava il petto. Mi sentivo come se tutte le costole fossero state ridotte in pezzi che comprimevano i polmoni. Non potevo respirare.

"Anakin ... Anakin per favore, respira! Anakin per favore!" la sentivo urlare.

Tentai, e sembrò funzionare, ma a quanto pare i miei polmoni non volevano collaborare. Shock respiratorio. Ecco cos'era. È una condizione piuttosto comune per chi subisce subito un trauma toracico, come me in quel momento. Il ritmo va a fanculo e il cervello non riusce a controllare i muscoli in modo corretto.

Ma io sapevo il trucco.

"Anakin, per favore .. Non morire adesso!" alla fine era scoppiata in lacrime, allora le afferrai una mano e me la poggiai sul petto, sopra il diaframma.

"Respira per me". Sussurrai con quel po' di aria che riuscii a inspirare, e le spinsi la mano contro il diaframma, per poi lasciarla andare, simulando un ritmo normale di respirazione.

Capì in fretta il concetto, e continuò a farlo finchè, ben presto, tornai a respirare quasi normalmente. Non smettemmo di guardarci dritti negli occhi neanche per un attimo, e anche con l'inferno che si stava scatenando probabilmente non un centinaio di metri da noi, trovammo un momento di pace mentre lei respirava davvero per me.

Un minuto, forse due più tardi, fui in grado di inspirare ed espirare normalmente. Circa. Faceva un male incredibile. Presi una profonda, dolorosa boccata d'aria e chiusi gli occhi per un istante. Eravamo fuori, abbiamo solo bisogno di trovare R2 e...

Provai a stare seduto e il torace protestò a gran voce. Tossii un paio di volte, sputando sangue che andò a riversarsi sulla tunica. "Dannazione..."

"Anakin, sei ..."

"No, non sto bene. Ma devo tenere duro." Sussurrai. Potevo respirare quasi normalmente, ma non potevo parlare più forte di così. "Dobbiamo trovare la mia navetta."

"Riesci a camminare?" chiese, dando uno sguardo fugace ai miei arti inferiori.

La gamba sinistra era rotta, ma lo stivale era molto stretto e la teneva insieme. Faceva male da morire, ma potevo sopportarlo.

"Sì. Ce la faccio. Aiutami per favore."

Mi aiutò a rimettermi in piedi, poggiandomi pesantemente a lei, le indicai la direzione. Iniziammo a camminare, meglio, a zoppicare verso la navetta. Neanche il braccio amputato mi faceva così male.

"Ti sei fatta male?" le chiesi dopo un paio di minuti.

Lei scosse la testa. "No, sto bene. Grazie a te".

Sospirai. "Bene. Almeno sono ancora bravo a fare la guardia del corpo!" gemetti.

Dieci minuti più tardi trovammo una radura. Non riuscivo più a camminare, però, stavo troppo male a quel punto

"Padmé, non riesco a camminare..." Mi afflosciai contro un albero. Frugai in tasca e le diedi un comlink. "Ecco, chiama R2, dirgli di portare la nave qui".

Prese il comlink dalla mia mano e fece come le avevo detto, mentre strisciavo a terra. Gemetti ancora, quando sentii le costole rotte scontrarsi una contro l'altra. Tossii un altro po', sputando sangue su una manica. Non volevo che si accorgesse che sanguinavo così tanto. Non volevo si preoccupasse più del dovuto.

Una volta terminata la chiamata, si voltò verso di me e fece un rapido esame. Non era un medico, ma non ce n'era bisogno per sapere che se non ho ricevevo un adeguato trattamento medico al più presto sarei morto laggiù.

"Non sembri troppo in forma" disse.

"Tu invece sei meravigliosa” risposi, sorridendo debolmente.

Sorrise anche lei, brevemente. "Sono stata meglio. Hai bisogno di aiuto, lo sai?"

Annuii. "Sì. Questa volta è brutta."

Un attimo dopo, Artoo arrivò con il mio X-Wing. Lo parcheggiò una decina di metri da noi ed saltò fuori dal suo posto. Da un vano della nave, recuperò un piccolo kit di pronto soccorso e lo gettò Padmé.

Lo afferrò e lo aprì. Una siringa e una bottiglietta apparvero nelle sue mani.

"Odio gli aghi."

"Lo so. Ma questa volta, ne hai bisogno." Lo piantò nel bicipite sinistro e spinse. "E ti farà sentire meglio."

Dopodiché, mi applicò una garza sterile sulla fronte. "Mi dispiace". Sussurrai.

"Per che cosa?"

"Per averti abbandonato, otto anni fa."

Lei scosse la testa. "Non mi hai mai abbandonato. Mai. Ricordatelo."

Improvvisamente un rombo echeggiò sopra di noi. Era un motore. Un motore di una grande nave. Appena la nave da trasporto atterrò nella radura, vedemmo il portellone laterale aprirsi. Darrick e Obi-Wan uscirono in tutta fretta. Dietro di loro, il chirurgo che mi aveva salvato la vita un anno prima. Janu, il medico Ribelle che mi aveva ricucito su Naboo. Scese dal trasporto trascinando una barella assieme ad Aleha e ad altri due volti sconosciuti. Aleha corse verso Padmè e la trascinò via, lasciando spazio al chirurgo per inginocchiarmi di fianco a me.

"Ti ho detto questo comportamento ti avrebbe fatto male un giorno." disse mentre mi controllava le costole, tastando qui e lì.

"Lo so. Ma li ho trovati."

Sì, finalmente lo potevo dire. Li avevo trovati. Otto anni, ma alla fine, li avevo trovati.

Mentre mi caricavano sulla barella per il trasporto urlai più forte che potevo. Era impossibile per uno nella mia condizione gridare, ma giuro ho urlato, e anche forte.

"Ti ho trovato!" gridai guardando Padmé. Era lì, tutta sorridente, mentre Aleha controllava che stesse bene. "Ti ho trovato! Ti ho trovato!"

"Anakin, stai calmo per favore. Non sei in condizione di gridare in quel modo!" mi disse Obi-Wan, mettendomi una mano sulla spalla. Mi caricarono sulla navicella.

Tirai su col naso e senti le lacrime che bruciavano dietro le palpebre. Era finita. Era davvero tutto finito, finalmente.

Allungai una mano e cercai quella di Padmè. La trovai accanto a me.

"Sono qui Anakin, non vado da nessuna parte!" disse, con le lacrime che le rigavano il viso. Lacrime di gioia.

Janu mi mise una maschera d'ossigeno sulla bocca e naso e lo sentii piantarmi un altro ago nel braccio. "Dai ragazzo, dormi adesso. Dobbiamo risistemarti."

Voltai lo sguardo verso di lui. "No per favore, non mettermi fuori combattimento! Non ora!" lo implorai.

Non poteva. Non adesso almeno. Avevo appena trovato mia moglie e volevano farmi dormire?

"Anakin, stai male, molto male. Hai sei costole rotte, una contusione polmonare con conseguente pneumotorace, una commozione cerebrale e forse un trauma cranico, mi meraviglia il fatto che sei ancora sveglio. Per non parlare della gamba. Avrai bisogno di intervento chirurgico ricostruttivo piuttosto invasivo e un lungo bagno nel Bacta. Il sonno è ciò di cui hai bisogno ora" piegò il medico. "Per adesso è l'adrenalina che ti fa andare avanti, nient'altro. Sei un relitto, e se non ci lasci fare il nostro lavoro, ci resti secco su questa barella!"

"No ti prego... ti prego..."

Poi sentii la mano di Padmè sul viso. Mi fece voltare e mi prese il viso tra le mani. Appoggiò la fronte sulla mia e mi baciò sulla guancia. "Anakin, fatti curare. Abbiamo tempo. Rilassarsi e dormi, sto andando a prendere i bambini e quando ti sveglierai, saranno accanto a te, per conoscere il loro papà. OK?"

La sua voce fu sufficiente a farmi rilassare. Tirai su col naso nuovo. "Ti amo Padmé..."

L'ultima cosa che vidi fu il suo viso in lacrime, ma sorridente. Dopo di che, è tutto buio.

Santo cielo, è stato un parto. Ci ho messo una vita a tradurre quest'affare, e la cosa che mi spaventa è che adesso la lunghezza è più o meno sempre questa a parte 35 ed epilogo. Santo piripillo, porca putrella e beata paletta... chi me l'ha fatto fare? Sto entrando pure nella parte centrale di Red Rain... che sega...

Vabbeh, perdonatemi, è la vita che mi costringe a dare delle priorità. Questa non è in cima. In ogni caso, sto pianificando una collaborazione con una mia amica, Blankette_Girl, che secondo me è una delle migliori autrici del fandom di Harry Potter a livello mondiale! Irish Rain è veramente una FF splendida, e mi sento orgogliosa del fatto che l'ho letteralmente costretta a iscriversi a EFP per pubblicare quella che, all'inizio, sembrava una piccola perla Snevans e sta diventando una mastodonticamente bella. Giuro. Io me la cavo, lei è fenomenale. In ogni caso, sarà una cosa scritta su Harry Potter, nata da una mia idea folle. Quando poi verrà pubblicata, ve lo farò sapere. Have fun!

(Ps: se volete vedermi cimentare con un altro fandom, c'è una one-shot su Batman da leggere. Ciau!)

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Capitolo 33
*** A Picture Worth A Thousand Lies ***


Capitolo 33 – A Picture Worth A Thousand Lies

Ho un ricordo molto vago delle ore che seguirono. I farmaci che mi avevano dato prima non erano così potente. Mi ricordo sprazzi di quello che successe intorno a me. È tutto sfocato e attutito, come se fossi sott'acqua. Sentivo alcuni suoni, ma erano poco chiari e sempre attutiti. Gran parte delle procedure a cui mi sottoposero non le ricordo. Ricordo parte del trasporto, alcuni sprazzi del soffitto della sala operatoria subito prima che iniziassero ad operarmi poi mi diedero la dose di anestetico che mi mandò KO per ore. Ricordo volti e voci diverse, e mi ricordo sicuramente il bagno nel bacta.

Odiavo i bagni bacta, anche se avevo fatti parecchi durante la mia vita. Mi svegliai per un minuto o due mentre ero immerso. Riuscii ad aprire gli occhi quel tanto che bastava a dare un'occhiata intorno a me. Anche se avevo la vista sfocata e definitivamente compromessa dal liquido bluastro e denso, vidi Obi-Wan che mi aspettava, seduto su una sedia e leggere qualcosa su un datapad. Mi ricordo che tirai un respiro profondo dalla mascherina, e anche se mi faceva ancora male, e sentii le costole muoversi ancora un po' mentre guarivano. Riuscii persino a guardare in basso e vidi il tutore ortopedico che mi teneva stretta la gamba rotta, bloccandola nella posizione giusta per la guarigione.

Il tentativo di muovere la gamba è l'ultima cosa che ricordo. Probabilmente il computer rilevò che ero sveglio e mi iniettò altro anestetico, cosa che mi rimandò nel mondo dei sogni per qualche ora in più.

Quando ripresi conoscenza la volta seguente mi sentivo incredibilmente stanco, come se avessi un peso enorme che mi bloccava contro il letto d'ospedale. La testa rimbombava come un tamburo da guerra, e le forti luci sopra di me mi accecarono quando riuscii ad aprire gli occhi. Mi sentivo un po' nauseato, ma era un effetto collaterale della commozione cerebrale, per non parlare dell'enorme dose di antidolorifici che mi avevano dato.

"Ugh..." fu l'unico suono che riuscii ad emettere quando mi guardai intorno.

"Salve! Benvenuto al mondo dei vivi!" sentii Obi-Wan, non lontano dal letto.

"Grazie..." Gemetti. Avevo il collo più rigido di una pietra, a mala pena riuscivo a muovermi. "Quanto tempo ho dormito?"

"Sedici ore. Beh, in realtà quindici ore e venticinque minuti. Sei stato sveglio delirando per un po', alcuni minuti prima di venir lanciato nella vasca da bagno."

Ero troppo stanco per rispondere, mi limitai a mormorare qualcosa e sul cuscino. "Non mi ricordo niente..."

"Oh, non ti sei rovinato la reputazione. Almeno quelli che erano nella stanza apprezzato il tuo senso dell'umorismo... " sorrise scherzosamente. Cercai di concentrarsi sul suo volto, non ci vedevo ancora chiaramente. In realtà, tutto era avvolto nella nebbia. Mi guardai attorno per un attimo e mi resi conto che ero in una stanza d'ospedale, probabilmente su una delle navi di comando dell'Alleanza. Era una stanza piuttosto piccola, adatta per una persona sola, con una finestra che si apriva sul corridoio. Il letto su cui mi avevano sistemato era collegato ad un computer che registrava i miei segni vitali. Avevo una flebo collegata al braccio sinistro ed ero a torso nudo, anche se la parte bassa del torace era fasciata stretta, in corrispondenza delle costole danneggiate.

"Che cosa ho detto?" domandai, anche se le parole mi uscivano confuse.  Dovevo star davvero male perchè anche dopo l'intervento per l'impianto del braccio artificiale non ero così stordito. Ero rincoglionito forte, ma non fino a quel punto. Era come essere ubriaco senza aver toccato alcol.

"Beh, niente di straordinario. Ma almeno mi hai avvertito di star lontano dalla tua stanza stanotte!" sorrise, mentre parlava.

"Oh dannazione!" Mormorai. "Mi dispiace Maestro, io..." tentai di chiedere scusa, ma lui mi fermò con un gesto della mano.

"Non ti preoccupare Anakin. Hai tutto il diritto. È tua moglie dopo tutto." sorrise di nuovo. "Ma dimmi, come ti senti?"

"Come se fossi stato colpito da Sebulba col suo pod."

Rise di nuovo. "Almeno non era un trasporto Imperiale. Sarebbe molto peggio."

"Credo di sì. Dov'è Padmè?"

"Sta tornado da Naboo. Le ci è voluto un po' per partire perchè Janu voleva visitarla prima di lasciarla andare. Dovrebbe arrivare a momenti, se non ci sono stati problemi lungo la strada"

"L'hai lasciata andare da sola?"

Lui scosse la testa. "No, Aleha è andata con lei. E Hilean, anche. Giuro, l'ho lasciata in buone mani."

Ho preso un respiro profondo e sospirai. "Meno male. Si è fatta male?"

"Un paio di lividi e un piccolo taglio sulla parte posteriore della mano. Non aveva realmente bisogno di essere visitata, ma sai, la prudenza non è mia troppa in questi casi.0" disse trascinando la sedia più vicino al mio letto. "Tu però eri veramente messo male. Cosa diavolo è successo? Non ha avuto molto tempo per dirmi che è successo."

"C'era Vader laggiù. Non so come, ma sapeva che lo avrei incontrato. Dopo che ho salvato i prigionieri ne siamo riusciti a far passare cinque attraverso il tunnel di servizio ma prima che Padmè potesse attraversarlo, qualcosa è esploso e il tunnel si è sbriciolato. Stavamo cercando di raggiungere una delle scale di servizio sulle pareti esterne quando Vader ci si è parato davanti. Abbiamo lottato e... "

L'espressione di lui cambiò e divenne improvvisamente cupa. Il nome di Vader ossessionava ogni Jedi, dopo tutto. "E?”

"E sono riuscito a batterlo. Con un po' di aiuto però. Si è lasciato cadere dal muro prima del bombardamento. Non so se lui è vivo, ma considerando che aveva il sistema di ventilazione danneggiato, la caduta e il bombardamento, dubito che sia sopravvissuto."

Chiuse gli occhi per un attimo, poi mise la mano sulla mia spalla e la strinse. "Sei stato grande Anakin."

"Grazie. Accidenti, mi sento come un sacco da pugilato appena preso a pugni."

Ridacchiò ancora una volta. "Beh, è normale. Dopo tutto, avevi sei costole rotte e altre tre incrinate. Aggiungi una contusione polmonare e la milza che sanguinava. Per non parlare del trauma cranico, la commozione e la gamba rotta. Non ti ho mai visto ridotto così male!"

Nel tentativo di svegliarmi un po' mi sfregai la faccia con le mani. Mi aspettavo il freddo duracciaio della protesi sulla pelle, invece sentii solo la pelle calda. Feci un movimento inconsulto sul letto, e guardai il braccio, piuttosto scosso. Era... normale! "Ma che diavolo..."

"Finalmente l'hai notato! Sulla nave ospedale c'era un chirurgo ortopedico molto esperto. Ha sviluppato una nuova tecnica per adattare la carne sintetica e la pelle alla struttura delle protesi come la tua.Già che stava lavorando sulla tua gamba mi ha chiesto se poteva metterti a posto il braccio e visto che eri già in sala operatorio, ho pensato ti avrebbe fatto piacere!"

Non potevo crederci. Non sapevo veramente che fare... Era un miracolo. Almeno per me. Sembrava esattamente uguale alla mano sinistra, come se mi avessero riattaccato il braccio che Dooku mi aveva amputato ormai undici anni prima. Non si sentivano più i suoni dei servomotori, nessun scricchiolio... “Ma... è un miracolo!” ripetei, questa volta ad alta voce.

"No, è solo scienza. Dopo tutto che ha passato, mi sono sentito costretto a fare qualcosa per te. Mi hanno chiesto se potevano procedere e ho detto di sì. Spero solo di non averti fatto un torto."

"Un torto?" Domandai mentre ancora muovevo il braccio su e giù, così, per provarlo, per quanto potevo dato che ero ancora stordito dai farmaci. "Non avrebbe senso! Questo è... è fantastico! Sono di nuovo umano!"

"Sei sempre stato umano. Questo è solo il tocco finale. E a proposito, se ti stai preoccupando della reazione di Luke e Leia, stai tranquillo, sanno la storia. Non li avrebbe spaventati."

Sospirai di nuovo, anche se le costole mi facevano ancora un po' male. "Se solo potessi tornare indietro...Ho perso così tanto."

"Non ti preoccupare, ti racconteranno tutto. Adorano parlare, soprattutto Leia. È come Padmè, non le piace molto violenza, preferisce parlare deo problemi invece di usare la spada laser".

"Sì, decisamente. Luke?" Stavo cominciando a sentirmi un po' meglio. La nausea era sparita e il male alla testa era calato, ora era sopportabile. Il torace mi faceva ancora un po' male, ma niente di impossibile. La gamba mi dava dei problemi in più, ma non era grave. Ci avrei pensato poi.

"Beh, Luke è molto simile a te quando eri più piccolo, ma è un po' più tranquillo. In realtà obbedisce a me e sua madre. Quando gli diciamo di fare o non fare qualcosa, lui obbedisce. Magari si lamenta, ma obbedisce. È anche molto bravo con la spada, ma gli manca ancora il controllo della Forza. Ha solo otto anni poverino, è normale. Ma una cosa te la posso dire: sarà uno Jedi molto potente, come suo padre."

Quello era sicuro. Quando Padmè mi disse che era incinta, quel giorno al Senato, lo avevo sentito. Potevo sentire che il nostro bambino era estremamente potente nella Forza, ma non mi passò mai per la testa che in realtà fossero due bimbi. Beh, ecco che si spiegavano tante cose.

"E Padmè? Come ha reagito al fatto che l'ho abbandonata con i piccoli?" chiesi, temendo non poco la risposta.

"Prima di tutto, hai abbandonato nessuno." sentenziò, perentorio. "E smetti di pensare una cosa del genere. In secondo luogo, era triste, il che mi pare ovvio, ma ha reagito molto, molto meglio di quel che avevo pensato. Lei aveva i suoi momenti di umore pessimo, tutti nella sua situazione avrebbero perso il controllo un certo punto ma se l'è cavata molto bene in realtà." mi disse, sporgendosi in avanti e poggiando i gomiti sulle ginocchia. "Anche se guardando indietro, ho paura di non essere stato così utile, soprattutto quando i gemelli dove solo pochi mesi."

Toccò a me sorridere, e ci riuscii per bene, anche se ero stanco. "Ho sentito che eri un po' a disagio intorno a loro."

Mi guardò, accigliato. "Come fai a saperlo?"

"Sembra come la Forza abbia deciso che dovevo sapere qualcosa sulla mia famiglia. L'anno scorso ho cominciato a fare dei sogni, sogni molto vividi riguardo Padmè e i gemelli. In uno di questi ho visto Padmè raccontare a sua sorella che eri a disagio con i bambini". Risposi, cercando di essere il più chiaro possibile, dato che ero ancora un po ' stordito.

"Sogni uh? Buoni o cattivi"

"Alcuni buoni, altri cattivi. Qualcuno eccezionale!" Risposi. "Vai avanti, dai."

"Beh, non c'è così tanto da dire. Nel momento in cui mi hai ordinato di portarla via, l'ho fatto, poi abbiamo chiesto aiuto ad Organa. Ci ha dato una navicella, ci ha detto di nasconderci in un posto sicuro e di contattarlo non appena i gemelli fossero nati, e al momento eravamo ancora convinti fosse solo un bambino. Siamo andati direttamente su Tatooine da tuo fratello e io sono partito per Mustafar, dove ho sconfitto Vader. Sono stato su Kashyykk per un rapidissimo incontro con Yoda, ma non è che avessimo molto tempo. Appena ritornato su Tatooine, ci siamo resi conto che dovevamo fare qualcosa. Siamo rimasti lì circa una settimana, quel tanto che bastava per organizzare il tutto. È stata tua cognata ad avere l'idea del finto funerale, così abbiamo contattato l'entourage di Padmè e abbiamo messo in moto la macchina che ha organizzato tutto. Ci siamo inventati una causa naturale per la sua morte, un difetto congenito al cuore mai rilevato, una cosa del genere. La cosa buona è che nessuno si è mai chiesto nulla e nessuno ha mai saputo niente della gravidanza! È stata bravissima a tenere tutto nascosto."

"Voi siete stati bravi a nascondervi, altrochè! Mi ci è voluto un anno per trovarvi! Dove avete vissuto?"

"Yavin, Alderaan, Tatooine... ci spostavamo frequentemente. Due o tre volte all'anno tornavamo su Naboo, ma non negli ultimi due anni."

"Sì, Jobal me lo ha detto. Ci credi se ti dico che ho pianto come una ragazzina quando mi hanno fatto vedere le holofoto dei bambini?"

Ridacchiò ancora una volta, e un ampio sorriso gli illuminò il volto. "Ci credo eccome. Non credo che qualcun altro nella tua situazione avrebbe reagito in maniera diversa. Nemmeno uno Jedi. "

Sì, uno Jedi. "Maestro io... Mi dispiace." Dissi a quel punto.

"Per cosa?"

"Per aver mentito. Ho passato quasi tre anni di mentirti. A tutti in realtà. Io..." mi fermai per un attimo e raccolsi i pensieri che mi passavano per la testa in quel momento. "Io... ho permesso a Sidious di farmi dubitare dell'Ordine. E anche se ti consideravo come un padre, non ti ho mia detto niente. Immagino che Padmè ti abbia parlato di quella notte al campo dei Tusken..."

Lui annuì. "Sì, l'ha fatto.Mi ha anche rivelato che è stata la prima e unica volta che ha dubitato di te. Era molto spaventata quella mattina, quando sei tornato, lo sai?"

Voltai lo sguardo verso l'alto e osservai il soffitto. "Sì, lo so. Quello che è successo quella notte mi spaventa ancora. Eppure, ho mentito. E ogni volta che che lo facevo, era un passo avanti verso il Lato Oscuro. Sinceramente, non sono proprio la persona più affidabile della galassia."

Pensò un attimo a quel che dire, prima di parlare. "Anakin, credo tu stia sottovalutando te stesso e tutto quello che hai passato negli anni. Sì, è vero, eri molto vicino al Lato Oscuro, e va bene, ma guarda che cosa hai fatto oggi. Ti ho tenuto d'occhio mentre eri su Daltarra e ti giuro che non ho mai sentito l'influenza del Lato Oscuro. Anche quando ti sei scontrato con Vader." mi disse. "Oggi eri calmo, concentrato... ovviamente hai avuto i tuoi momenti in cui eri in preda alle emozioni ma è completamente comprensibile data la particolarità della situazione, ma oggi per la prima volta ti sei comportato come un vero Jedi. A quanto pare hai guadagnato qualcosa da questi anni dopo tutto".

La sua spiegazione fu abbastanza semplice ma efficace. E aveva ragione. Per la prima volta avevo veramente agito come uno Jedi.

Stavo per rispondere quando la porta si aprì e sulla soglia apparì Jano, seguito da una donna che immaginai essere il chirurgo che mi aveva sistemato la gamba. Vedendomi sveglio, sorrisero immediatamente, forse perchè si aspettavano di vedermi in condizioni ben peggiori.

"Eccoti qua Ragazzino! Come ti senti?" chiese Janu mentre osservava un datapad collegato a sistemi di monitoraggio che raccoglieva i dati sui miei segni vitali.

"Appena sveglio mi sentivo da schifo, ma adesso va meglio." risposi.

"Come va il torace?" domandò mentre toccava le costole una per una, per saggiare il grado di guarigione.

"Meglio. Almeno riesco a respirare. Fa ancora male, non tanto però." spinse un po' di più, premendo la carne tra due costole a sinistra, e lanciai un gridolino strozzato. Era proprio il punto a cui mi riferivo.

"Va bene... è il punto in cui la costola ha danneggiato il polmone. Sanguinavi parecchio sai? Temo che avrai bisogno di un altro bagno nel bacta nelle prossime ore." decretò a quel punto, annotando le sue osservazioni su un datapad.

Guardai disperato Obi-Wan. "Ne ho veramente bisogno?"

"Ho sentito che hai dei piani per stasera. E per metterli in atto, avrai bisogno di tutta la tua capacità polmonare. Quindi, sì, ne hai veramente bisogno. Dovrebbe farti bene anche per la gamba".

Sospirai. “Maledizione! Odio i bagni nel bacta!"

Premette nuovamente sulla costola dolorante, facendomi sussultare. "Smettila di lamentarti come un bambino! Tuo figlio è stato molto più collaborativo quando si è rotto il braccio tre anni fa!"

"Anakin è sempre stato un paziente pessimo. Quando arrivava al reparto medico del Tempio, i medici andavano nel panico." raccontò Obi-Wan.

"Lo so. Gli ho salvato la vita qualche tempo fa. Mi è dispiaciuto lasciargli quella cicatrice sul fianco ma senza bacta... "

Alzai le mani, sconfitto. "Va bene, va bene. Facciamo questo bagno e smettiamola con questi discorsi. Possiamo aspettare solo che arrivi Padmè coi bambini? Riuscirò a sopravvivere fino a quel momento?"

Janu si scambiò uno sguardo con la collega chirurgo, poi annuì. "Sì, direi che è un compromesso accettabile. Basta che stai attento. Che ore sono a proposito?"

"Manca poco alle nove di mattina." rispose l'altra.

"Va bene. Ti verremo a prendere a mezzogiorno e rimarrai nella vasca per un'ora dovrebbe bastare.Dunque, questa gentile signorina è la dottoressa Koros, è quella che ti ha rimesso in sesto la gamba e il braccio. Ti darà un'occhiata e spiegherà un paio di cose.” detto questo, si fece da parte e le lasciò lo spazio necessario.

"Buon giorno Maestro Skywalker. Come vi sentite?"chiese educatamente. Era una donna minuta, il camice bianco pareva inghiottirla.

"Mi chiami Anakin e non sto troppo male, tutto sommato". 

"Ti dispiace se do un'occhiata alla gamba?" chiese.

"Faccia pure, è lei il medico."

Tirò il lenzuolo e scoprì la gamba sinistra, incastrata nel tutore ortopedico. In quel momento mi domandai se ero vestito o meno. E la cosa mi imbarazzò non poco. Già un anno prima su Naboo avevo avuto bisogno di molti aiuti per vestirmi, non avevo voglia di farmi vedere in giro come mamma mi aveva fatto da troppa gente, anche se erano medici. Mentre manovrava la gamba, notai che mi avevano infilato un paio di quei pantaloni da ospedale, perchè dovette tirarlo su oltre il ginocchio per scoprire tutta la parte cartonata. Trassi un sospiro di sollievo.

Sbloccò le chisure a velcro e afferrò tutto l'armamentario, sollevandolo un po'. All'improvviso cominciò a farmi male da morire, come se mi piantassero un centinaio di chiodi da paratia tutti nello stesso punto della caviglia. “Oh cazzo, fa male...”

Lei annuì e mosse ancora un po' la caviglia, per saggiarne la mobilità. Non vi dico il dolore atroce. "Ci credo. Non so come, ma sei riuscito a romperti la tibia e il perone e parti della caviglia. Ho dovuto ricostruire parte della tibia e dell'articolazione. Muovi le dita dei piedi per favore."

Cercando di sopportare il dolore obbedii. "Va bene. Temo di dover essere d'accordo con Janu. Un altro bagno bacta ti farà solo bene e dopo dovrai portare la stecca per almeno una settimana e mantenere la gamba fasciata strettamente al fine di mantenere le ossa al loro posto." strinse nuovamente le stringhe, abbasso il pantalone e il lenzuolo.

Annuii. Improvvisamente mi mancò lo zelo dei guaritori Jedi, con tutte le loro macchine e rigeneratori di tessuti. Non erano a buon mercato, però, e capivo che aveva preferito acquistare i serbatoi di bacta invece dei rigeneratori, anche se ciò significava che la mia gamba non poteva essere rammendata quasi istantaneamente. Beh, meglio una stecca removibile che il gesso fisso. Si guadagnava in termini di comfort, soprattutto quando ci si doveva fare la doccia.

"Sì dottoressa."

"Perfetto. Ora, parliamo del tuo braccio. Da quello che vedo avete lavorato su di esso da soli.", disse, sedendosi accanto a me. "Tutti i lavoretti e le modifiche che ci hai fatto mi hanno reso difficile il lavoro, ma direi che il risultato è piuttosto impressionante, non trovi?"

"Decisamente! Io non potevo crederci!" 

"Beh, è una tecnologia sperimentale, ma è abbastanza efficace. Basta stare attenti ad un paio di cose. Non richiede troppa cura, la pelle e i muscoli sintetici funzionano esattamente come la controparte naturale e offrono le stesse sensazioni tattili della pelle normale, dolore compreso, su tutta la superficie, non come prima, quando avevi i recettori tattili solo sui polpastrelli. E la sensazione al tatto è realistica, non è freddo come il duracciaio, cosa che, almeno secondo me, per una persona con dei figli è fantastica. È impermeabile e può essere utilizzato come un normale braccio. Ma deve essere controllato ti tanto in tanto. E non guarisce da solo, hai bisogno di un nuovo impianto, se si danneggia la pelle. Credi di riuscire a seguire queste semplicissime regole?"

Annuii. "Sì, credo che posso. Ho bisogno di chiamarla se ho bisogno di un check up?" domandai muovendo le dita.

"Solo se hai bisogno di un nuovo impianto di pelle. Qualsiasi medico generico può eseguire un check up. Non è difficile. "afferrò il braccio appena sistemato e controllò la connessione dell'impianto al moncone. Non si vedeva neanche una linea dove la pelle finta incontrava quella vera. "Beh, è perfetto. Ora hai bisogno di riposo Anakin. Non stancarti troppo. E non camminare senza stampelle, almeno fino a che la gamba ti farà male quando cerchi di muoverla."

"VA bene..."

"... Ora ragazzo" disse Janu. "Stai attento. Torno tra qualche ora per darti una controllata e portarti a fare il tuo bagnetto. Se dopo il torace non ti farà più male, ti manderò a casa. Ti va bene?"

Annuii. "Direi proprio di sì."

"Ottimo. Dunque, io so Padmè sta per arrivare, lei dovrebbe essere qui a momentaii, ma per favore, non esagerare. Ci conto. Non sei ancora in condizione di strafare come al solito."

"Ci proverò.”

"E ricordati che ti tengo d'occhio!" disse Obi-Wan. "Seguirai le sue istruzioni, che lo voglia o no, a costo di legarti al letto!"

Circondato, non potevo dissentire. Avrei preso. Dopo tutto, anche Padmè mi avrebbe tenuto sotto controllo molto stretto. Dovetti dar retta ai medici, per una volta nella vita. "Va bene, starò attento. Me la prendo comoda e non esagero per qualche giorno."

"Perfetto. Adesso riposati, hai due piccoli vulcani, non due bambini che stanno per arrivare. Ci vediamo tra un po'!"

Con questo, i medici uscirono e ci lasciarono soli. "Di che cosa stavamo parlando?" chiesi.

"Riguardo il mentire. Stavo per dire che alcuni dei tuoi dubbi circa l'Ordine erano fondati."

"Cosa?" quella era grossa!

"Dopo Mustafar, ho parlato col Maestro Yoda, a lungo. E mi ha rivelato cose che non avrei neanche mai osato immaginare. C'erano effettivamente degli esponenti del Consiglio che non si fidavano di te. Al punto che volevano espellerti dopo la battaglia di Geonosis. Il Maestro Rancisis aveva fatto molte pressioni perchè ti allontanassero dall'Ordine, ma Yoda e il Maestro Windu sono riusciti a farlo desistere. Avevi anche ragione riguardo al fatto che ti nascondevano decisioni importanti. E ovviamente le tenevano nascoste anche a me!Esattamente come facevi tu del resto. Non che non avessi capito che il rapporto tra te e Padmè era molto più stretto di quello che sostenevi, non sono cieco, ma non ho mai detto niente. E nel Consiglio c'erano alcuni personaggi che ti temevano, per un motivo o per un altro e...” si fermò per un attimo, a raccogliere i pensieri. “Solo quando abbiamo deciso di conferirti il titolo di Maestro ci siamo resi conto di aver preso la decisione migliore. Il tuo futuro fino a quel momento era stato nebuloso e poco chiaro, ma da quel momento in avanti era chiaro e limpido." mi disse..

Alla fine, quella sensazione di inadeguatezza che mi aveva ossessionato per anni non era così sbagliata.

"Che cosa vuol dire?" domandai.

"Significa che avevi ragione. Il Consiglio ti teneva bloccato, anche se contro la mia volontà e parere. Sapevo, come del resto lo sapeva Yoda, che tuo potenziale avrebbe potuto scatenare solo se ti avessimo lasciato seguire il tuo istinto. Ma il resto del Consiglio non ne voleva sapere e ha sempre tenuto una stretta piuttosto forte su di te."

Mi presi un attimo per pensare prima di rispondere. Avevo appena avuto la conferma che alcuni dei dubbi che mi avevano attanagliato per anni erano fondati. "Allora perché mi avete nominato Maestro?"

"Perché sapevamo che era la cosa giusta da fare. Eri sempre frustrato e arrabbiato, dovevamo fare qualcosa o la Repubblica avrebbe perso la più grande arma e il suo miglior servitore. E davvero non avevo voglia di vederti passare al Lato Oscuro, Anakin." disse. "E avevamo ragione".

"Wow... direi che questa è una bella bomba da sganciare!" cercai di sdrammatizzare un po' la situazione.

"Enorme in effetti. Per non parlare che io sapevo che stavi ci stavo cercando." aggiunse.

"Ma che cazz..." Scattai, ma mi ammutolì con un gesto prima che potessi iniziare ad inveire contro di lui.

"Aspetta un attimo! Ho saputo che ci stavi cercando circa due mesi fa, quando ho contattato Organa riguardo l'organizzazione dell'attacco. Mi ha chiesto ancora dove eravamo perchè Darrick ci stava cercando con una certa insistenza, ed è stato da lì che ho capito che eri tu in realtà a cercarci. Ho solo pensato che un po' di tempo in più di avrebbe fatto bene... ma, Anakin, mi stai ascoltando?”

No, per niente. Stavo guardando fuori dalla finestra della stanza, dove c'era Padmè, che mi guardava. E vicino a lei, i visi sorridenti di Luke e Leia. Non avevo idea di quanto tempo avessero passato lì fuori, ma erano lì, e io li stavo fissando, come ipnotizzato. Ero ad un passo dalle lacrime.

"Maestro, a proposito di bugie, quello che ho davanti agli occhi ne vale mille."

Obi-Wan si voltò verso la finestra e sorrise appena li vide, poi fece cenno loro di entrare.

I gemelli scomparvero dalla finestra e la porta si aprì. Una frazione di secondo dopo, corsero nella stanza gridando. Ahsoka aveva ragione, erano due piccoli vulcani di energia

"Papà!" urlarono entrambi mentre saltavano sul letto. Feci appena in tempo ad aprire le braccia e a prepararmi per il loro atterraggio. Erano velocissimi.

"Ouch, la gamba!" mormorai mentre li abbracciavo, uno per lato, più stretto che potevo senza farmi male.

"State attenti Seppioline!" disse Padmè, in piedi sulla soglia "Papà non è proprio al massimo della forma!"

Sentii le lacrime bruciare dietro le palpebre. "Non mi interessa ora!" sospirai. "Mi possono anche rompere tutte le costole di nuovo, non mi importa!"

"Ma papà non lo faremmo mai!", scattò Leia, alzando lo sguardo verso di me.

"Oh lo so che non lo fareste Leia. Lo so..." Mi chinai quel tanto che bastava per darle un bacio sulla fronte, poi feci lo stesso con Luke. "Lo so..."

"Ci sei mancato papà..." mormorò. Potevo sentire le loro lacrime che mi scivolavano sulle spalle. In quel momento cominciai a piangere come un bambino. Non ce la facevo più a trattenermi!

"Mi siete mancati anche voi, Luke. Tutti e due. E la mamma." Sorrisi quando Leia si tirò su e mi stampò un bacio sulla guancia. "Come è andato il viaggio?" Domandai a Padmè che nel frattempo aveva preso una sedia e si era seduta di fianco al letto.

"Hanno fatto un baccano infernale tanto erano agitati. Ma credo sia del tutto comprensibile." disse, tranquilla. "Probabilmente è stato il viaggio spaziale più incasinato cui abbia mai preso parte. Anche Aleha non poteva credere che potessero fare così tanto rumore."

"Erano agitati..." ribattè Obi-Wan. "Sapevano che avrebbero incontrato il loro papà ed erano agitati, direi che non li si può rimproverare!"

"Nessuno sta rimproverando nessuno." Dissi, stringendo ancora più forte i bambini, anche se mi facevano un po' male i muscoli. “Ma almeno potevate stare un po' più calmi e non far impazzire la mamma! Ero qua, non è che sia proprio in condizione di partire e andarmene di nuovo!"

"Ma papà!" scattò Luke. Accidenti, era veramente come guardarmi allo specchio, quando avevo la sua età. Era un mio piccolo clone! 

"Niente scuse Luke! Sarà anche la prima volta che vi vedo, ma dopo tutto sono vostro padre e non ho intenzione di iniziare a viziarvi solo perchè sono l'ultimo arrivato!" Dissi, facendomi improvvisamente serio. "Non c'era bisogno di comportarsi così!"

Vidi Padmè e Obi-Wan scambiarsi uno sguardo divertito. "Beh, dopo tutto, sembra sembra che sappia cosa fare!"

"Lui sa sempre cosa fare. Il problema è che a volte prende la strada lunga e tortuosa!"disse stringendomi una mano.

"Non ascoltate la mamma. Non sono così incasinato!" sussurrai a Luke e Leia. Iniziarono a ridacchiare e a muoversi per tutto il letto, e per me non fu piacevole. "Ahi... per favore, Leia, non ti muovere così tanto, mi fa ancora un po' male."

Entrambi si fermarono e non si mossero più. "Scusa papà." mormorò.

"Nessun problema Seppiolina. Non ti preoccupare." Mi appoggiai al cuscino dietro di me e sospirai. Mi resi conto che stavo ancora piangendo e che non riuscivo a fermarmi. E per la prima volta dopo anni, erano lacrime di gioia e non di dolore o tristezza. Meglio così.

"Quando ti lasceranno andare?" chiese Leia.

"Non lo so. Il medico ha detto che ho ancora bisogno di un bagno nel bacta, poi deciderà. Ma sicuramente oggi. Odio gli ospedali e credetemi, anche se mi toccherà camminare con le stampelle per una settimana, oggi vengo a casa con voi, non mi importa se i medici non sono d'accordo." risposi.

"A proposito, come ti senti?" chiese a Padmè, un po' preoccupata.

"Non male. Ho ancora qualche dolorino qui e lì, ma è tutto sopportabile. E finché io non devo muovere la gamba, sto benone. Sono stato peggio."

"No Anakin, non sei stato peggio. Non che mi ricordi!" disse Obi-Wan.

"C'è una parte della storia che ancora non vi ho raccontato". risposi. "E io non voglio parlarne ora."

Era un momento a dir poco perfetto. Avevo i miei figli vicino per la prima volta, e li potevo abbracciare, potevo parlare con loro, conoscerli... erano felici, stavano crescendo sani e forti, per non parlare che erano semplicemente meravigliosi! Avevo mia moglie vicino dopo tanti anni e il mio migliore amico che mi sosteneva, finalmente. Quell'avventura era finita. Da quel momento in avanti tutto sarebbe stato diverso. Avrei dovuto imparare a fare il padre e il marito oltre che uno Jedi, ma non facevo altro che ripetermi che con il loro aiuto potevo fare qualsiasi cosa. Sarebbe stato tutto più facile.

Finalmente.

Ero talmente assorto nei miei pensieri che a malapena notai il sibilo della porta scorrevole che si apriva. Guardai in quella direzione e vidi Dakk, Haron e Jag sulla soglia. “Possiamo entrare?” chiesero in coro.

Sì, quel casino che era stata la mia vita fino a quel punto si stava rimettendo a posto. E non potevo essere più felice.


Olè, anche questa è andata. Siamo ufficialmente entrati nella parte fluffosa della storia. E per fluffosa intendo molto, molto fluff, a limite del glucosico, quindi se soffrite di allergia alle scene dolciotte e pucciose potete tranquillamente smettere di leggere. Anche se ammetto che alcune delle migliori trovate le ho avute scrivendo questi ultimi cinque capitoli. Ci si vede cari miei! Ah, un'ultimissima nota: se volete la colonna sonora adatta al capitolo, cercate su youtube Bury My Lovely degli October Project.

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