Oh shit, I'm pregnant

di ShadowMoonLady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di malattie, draghi-cicogne e principi gravidi ***
Capitolo 2: *** Di frittelle, nomi e gelosie per rappresentanti telefonici ***
Capitolo 3: *** Di scampagnate, principi che vanno a fuoco e verità rivelate ***



Capitolo 1
*** Di malattie, draghi-cicogne e principi gravidi ***


Oh shit, I’ m pregnant
 
 
“Vuoi che faccia qualcosa per te?” domandò Goku, non avendo idea di che fare, appoggiato sullo stipite della porta ad osservare la scena sentendosi un po’ inutile. “Crepa” bofonchiò Vegeta, tra un conato e l’altro. Il più giovane si grattò la nuca, perplesso. “E se muoio come faccio ad aiutarti?” chiese, ingenuamente. L’altro ringhiò, cercando di alzare la testa dalla tavolozza del water per tirargli un pugno, ma una nuova ondata di vomito sopraggiunse. Goku gli si avvicinò, accovacciandosi accanto a lui, e scrutandolo. “Non hai proprio una bella cera. Assomigli un po’ a Junior” constatò ridacchiando, notando la pelle verdognola. L’altro strinse i pugni, e finalmente riuscì ad alzarsi, digrignando i denti. “Brutto idiota decerebrato, non sai dire altro che cose stupide! Sei inutile” abbaiò, mettendosi in piedi, la testa che girava un po’. Fece per tirargli un pugno, ma sentì nuovamente i rimasugli di colazione tornare a galla, facendolo piegare in due. “Ho un’idea!” esordì trionfante Goku, dopo alcuni minuti che lo guardava preoccupato. “Vado a prendere Bulma! Lei ci dirà cosa fare! Torno subito, tu non muoverti da lì!” e così dicendo gli diede un bacetto sulla guancia. Mettendosi due dita sulla fronte, si smaterializzò. Se non stesse vomitando l’anima, Vegeta lo avrebbe preso a pugni così forte da disintegrarlo. Perché era andato a vivere con un tale idiota? Ancora se lo chiedeva, e se lo sarebbe sempre chiesto.
 
Alla Capsule Corporation era tutto tranquillo. La signora Brief annaffiava i suoi tulipani, canticchiando allegramente un motivetto che aveva sentito alla radio. Bulma e il signor Brief erano nel laboratorio, ognuno impegnato in un progetto. La giovane donna, in particolare, era intenta in uno che si portava dietro da tempo e che aveva intenzione di finire entro il giorno stesso. Trunks era andato per la giornata da Goten e Yamcha era stato spedito ad allenarsi sull’isola del Genio, così la turchina non aveva più scuse per rimandare ancora. Finchè la suddetta scusa non le si presentò davanti agli occhi. “Ciao Bulma! Buongiorno signor Brief!” esordì allegramente Goku, facendo sobbalzare i due scienziati. “Giovanotto, che ci fai qui?” chiese cordialmente il signor Brief, staccando per un attimo gli occhi dallo schermo del computer. “Mi serve l’aiuto di Bulma!” disse il sayan, cercandola per lo studio e trovandola china sulla sua scrivania, la testa che scorreva i dati sul monitor e che scattava simultaneamente a un blocco di appunti che aveva in mano. “Ciao Goku” disse, senza ascoltarlo minimamente, troppo presa dal suo lavoro. “Bulma mi devi aiutare!” disse il giovane, avvicinandosi. “Scusa, ma sono troppo impegnata. Potresti tornare questa sera?” lo liquidò, scrivendo qualcosa al bordo del foglio. “Per favooooore” piagnucolò Goku “Vegeta sta male!” spiegò, e questo attirò la sua attenzione. Bulma alzò finalmente gli occhi, corrugando le sopracciglia sottili. “Sta male? Ma voi sayan non avete una salute di ferro? Anche Trunks non si è mai preso un raffreddore!” disse, con quella stessa curiosità che aveva di fronte a un nuovo fenomeno scientifico. “Ehm… infatti…” disse con aria… colpevole? Azzardò Bulma, che poteva dire di conoscerlo bene. Colpevole di cosa? “Comunque ultimamente ha sempre qualcosa che non va! Oggi abbiamo fatto colazione e poi ha cominciato a vomitare! Non potresti fare qualcosa?” spiegò, disperato. La turchina sospirò, togliendosi il camice e appoggiandolo alla sedia. “Forza, andiamo” si rassegnò al fatto che neanche quel giorno sarebbe riuscita a finire. Goku sorrise, prendendola per il polso. “Grazie! Sei la migliore!”
 
Rimase un secondo immobile, attendendo un’altra scossa che lo avrebbe fatto rigettare. Con sollievo, appurò che non arrivava. Si mise cautamente seduto, appurando che il mal di testa era leggermente diminuito, per poi alzarsi. Andò al lavandino, lavandosi la faccia. Vedendosi allo specchio notò che Kakaroth non aveva propriamente torto, aveva un pessimo aspetto. Dannato idiota. Gli aveva sicuramente avvelenato il cibo. Da quel momento in poi avrebbe cucinato lui. E lo avrebbe fatto sicuramente mille volte meglio. Non poteva rischiare un’altra intossicazione del genere. Improvvisamente, due sagome si materializzarono nel bagno. “Ehi Vegeta! Stai meglio?” domandò Goku, felice di vederlo in piedi. Lui gli lanciò un’occhiataccia. “Bè Bulma, se vuoi ora puoi tornare a lavoro, sta bene” disse il giovane sayan, rimettendosi due dita sulla fronte. La donna però si staccò dalla presa. “Ormai sono qui… sono curiosa di sapere cosa c’è di tanto potente da far ammalare voi scimmioni” disse, guardando come una cavia da laboratorio Vegeta. “Che hai da guardare donna?” sbraitò lui, che non stava sopportando più niente. Non gli era mai successo niente di più fastidioso. Stupide malattie terrestri. “I sintomi?” chiese lei, continuando ad ispezionarlo. “Non ho tempo per queste sciocchezze. Idiota, andiamo ad allenarci” borbottò, uscendo dal bagno e andando al balcone della camera da letto per spiccare il volo. “Dai Vegeta rimani un attimo. Magari Bulma sa dirti come non stare più male!” cercò di farlo ragionare. Lui sbuffò, lanciandogli un’altra occhiataccia. “Umpf…” borbottò “Mal di testa, ai pettorali, nausea e stanchezza” lo disse come se ogni parola fosse difficile da tirare fuori dalla sua bocca.. Bulma ci pensò un attimo, poi scoppiò a ridere. “Che cosa ridi donna?!” sbottò Vegeta, che se già non sopportava dichiarare di avere delle debolezze così a cuor leggero, sentirsi preso in giro per esse era davvero troppo. “Sta calmo! Magari gli è tornata in mente una barzelletta divertente” disse con genuinità Goku, intuendo che cosa fosse passato per la testa dell’altro con uno sguardo. Ormai, era così. O almeno, data l’alquanto limitata varietà di vocaboli che usava il principe, capirsi con poco era questione di sopravvivenza. “Oh, scusa Vegeta. È che questi sembrano i sintomi di una gravidanza. Non è che sei diventato donna e non ce l’hai detto, eh? Goku, l’hai messa incinta” e scoppiò di nuovo a ridere. La suddetta donna gravida digrignò pericolosamente i denti, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. “COME OSI FARE QUESTE INSINUAZIONI, INUTILE TERRESTRE! SONO UN UOMO IN TUTTO E PER TUTTO, IO!” L’altro sbiancò paurosamente, indietreggiando di un passo. Bulma notò subito quell’atteggiamento insolito, attenuando il suo scoppio d’ilarità. “Ma dai Goku! Stavo scherzando! Anche tu, Vegeta, calmati. È impossibile che un uomo rimanga incinta, servono necessariamente un apparato maschile e uno femminile” spiegò professionalmente. Goku sbiancò ancora di più “E-eh g-già gra-grazie dell’aiuto B-Bulma” balbettò. “Che cosa stai nascondendo inutile scarto di terza classe?” domandò sospettoso Vegeta, con un brutto presentimento. “I-io? Nulla d’i-import…” “CHE COSA HAI FATTO??” ringhiò l’altro sayan, interrompendolo. Il più giovane sembrò farsi minuscolo. “N-niente” pigolò. “Goku, se hai fatto qualcosa di grave, devi dirlo” cercò di persuaderlo a parlare la turchina, con tono materno. “HO CHIESTO AL DRAGO SHENRON DI FAR IN MODO CHE VEGETA RIMANESSE INCINTA, VA BENE?!” sbottò, togliendosi un peso. Ci furono lunghi attimi di silenzio. Bulma era troppo shockata per dire qualsiasi cosa, Goku era in preda ai sensi di colpa, e Vegeta… bè, Vegeta scoppiò istericamente a ridere. “Stai scherzando, vero idiota?” domandò, tornando serio e con uno sguardo leggermente folle. Lui scosse lentamente la testa. Il tempo s’immobilizzò. Vegeta guardava fisso davanti a sé, mentre l’agghiacciante verità s’insinuava nella sua mente, e la dura consapevolezza lo travolgeva. Le aveva superate tutte, lui. Fame, freddo, intemperie, guerre, dolore. Maledizione, aveva battuto anche la morte. E ora… quello. Non poteva essere. Era solo un orribile, fin troppo realistico, sogno. Era un incubo, il peggiore degli incubi. Peggiore di quelli che lo tormentavano nel suo periodo più nero, quando non riusciva a diventare super sayan. Lui, il principe dei sayan, incinta di quell’ameba priva d’intelletto di Kakaroth. Impossibile. “Kakaroth, colpiscimi” proferì, atono. “Che cosa? Perché?” domandò questi, confuso. “Tu colpiscimi e basta. Forte” continuò, sempre guardando nel vuoto. Goku fece come gli era stato detto, dandogli un cazzotto in faccia. “Dimmi, Bulma, sono incinta?” domandò, sempre con lo sguardo fisso. Lei annuì. “IDIOTA! MENTECATTO! RIFIUTO DELLA SOCIETA’! ESSERE IMMONDO! TU! EMERITO CRETINO! SCARTO DI TERZA CLASSE!” ringhiando, Vegeta si trasformò in super sayan, saltandogli addosso e tirandogli pesanti pugni e calci in ogni centimetro libero che trovava. “Fermo! Distruggi la casa!” gridò Bulma, non preoccupandosi certo per Goku, che per una volta se le meritava davvero. “Ragiona! Razionalizziamo la cosa! Potremmo trovare anche un modo di farti abortire!” gridò di nuovo la donna, mentre il tetto iniziava a tremare. Il principe si fermò, dando modo a Goku di alzarsi. “Goku, dannazione, che cosa ti è saltato in mente?” chiese la turchina, allucinata. “ESIGO UNA SPIEGAZIONE” abbaiò l’altro sayan, tornando normale per non far esplodere la casa. “Allora, ecco… ehm… è che stavamo così bene…” iniziò il più giovane, grattandosi la nuca “… Majin Bu è stato sconfitto, ho divorziato da Chichi, ci siamo trasferiti in questa casa… e allora ho pensato: che cosa poteva rendere tutto migliore?” venne interrotto “Tsk, figurarsi. QUANDO PENSI FAI SOLO DANNO” ringhiò il principe dei sayan, aumentando la sua aura esponenzialmente. “e allora mi sono risposto: un bambino! Mio e di Vegeta! Solo che la cicogna non arrivava…” “Ecco perché mi hai chiesto come si facevano i bambini!” lo sguardo di Bulma s’illuminò di comprensione, alla scoperta della natura di quella strana domanda, che era sembrata tanto campata in aria. “… e allora ho trovato le sfere e ho chiesto che tu rimanessi incinta! Ma non l’ho fatto con cattiveria! Pensavo potessi essere contento anche tu” spiegò, con un’espressione da cucciolo bastonato. “Contento? CONTENTO? DI ESSERE INCINTA?? DI TE, POI! IO SONO UN SAYAN, SONO IL PRINCIPE DEI SAYAN! NON SONO QUELLA RACCHIA DI TUA MOGLIE!” “…ex moglie” “NON INTERROMPERMI! SE VOLEVI UN BAMBINO, RIMANEVI CON LEI, STUPIDO IDIOTA!” la vena sulla sua fronte pulsava così tanto che per un attimo Goku temette che scoppiasse. “Non ti agitare così, fai male al bambino” disse con una vocetta sottile, ridacchiando e grattandosi la nuca, capendo di averla fatta grossa. Con un ringhio animalesco, Vegeta fece per saltargli alla gola, ma l’urlo di Bulma in qualche modo lo dissuase. “Fermo! Pensiamo a cose più importanti! Come fare per invertire questo… processo!” “Io ti uccido. Stavolta ti uccido sul serio” disse con un tono estremamente serio il sayan più vecchio, per poi girarsi verso la scienziata. “Sono disposto a farmi tagliare la pancia in due, se necessario. Ma tirami fuori questo coso” sibilò, deciso più che mai a far finire quella buffonata. Dopodiché avrebbe ucciso Kakaroth, lentamente e dolorosamente. Per il disturbo. Perché sarebbe stato solo un minuscolo insignificante e irrilevante dettaglio, quell’avvenimento, nulla di più, nulla di meno. Si girò nuovamente verso Goku, che era rimasto immobile e con un’espressione triste. “Tu. Fai qualcosa di buono nella tua vita. Teletrasportaci alla Capsule Corporation, subito” ordinò, usando tutta l’imperiosità che il suo titolo di principe gli concedeva. L’altro annuì, abbattuto.
 
Bulma si destreggiava abilmente tra un computer e l’altro, passando da una scrivania ad un monitor sul muro, preparando ogni dettaglio. Era uno dei suoi vecchi macchinari, quello. Lo aveva usato quando era gravida di Trunks, e ora lo avrebbe leggermente modificato per… Vegeta. Incredibile da dire, impossibile da immaginare quasi. Ma ormai né aveva viste così tante nella sua vita, che una in più una in meno non era un così clamoroso evento. Per sopravvivere le bastava il suo amato laboratorio e una sigaretta, le uniche cosa concrete e con un senso perfettamente logico nella sua vita. Per il resto… il resto andava come voleva andare. Aspirò un’altra boccata del suo pass par tout per la sanità mentale, cercando di riacquistare un po’ di calma. “Va bene, è tutto pronto. Puoi distenderti” proclamò, facendo cenno al lettino in mezzo alla stanza. Vegeta si staccò dal suo angolo del muro, da cui aveva fissato per tutto il tempo trucemente Goku, dall’altro lato della stanza, per distendersi su quella specie di poltrona reclinabile. “Devi toglierti la maglietta, la pancia è il punto più importante” spiegò, per poi cospargere il ventre di gel. Con una specie di telecomando lo spalmò in tutta la superficie. Su un monitor, comparve la netta immagine a colori dell’interno del ventre di Vegeta e… sì, ecco la conferma. In un punto, minuscolo, quasi invisibile, c’era un piccolo agglomerato di cellule. Era inconfondibilmente un embrione. “Affascinante…” mormorò Bulma, completamente presa. Era come se l’interno del sayan fosse stato scambiato con quello di una donna, perfettamente sana e pronta ad avere bambini. Non era un’esperta in fatto di corpo umano, il suo campo era tutt’altro, ma era sempre stata curiosa e poteva dirne di saperne abbastanza. E ne sapeva abbastanza di cose strane per capire che non era reversibile quella gravidanza. L’embrione sembrava avvolto da una specie di… alone protettivo. Anche quando avvicinava il telecomando al punto dove si trovava il futuro bambino, era come essere respinta da un campo magnetico. Shenron aveva fatto le cose per bene, non c’era che dire. “Allora? Forza, toglimi quella cosa dalla pancia!” sbottò spazientito il principe. “Non posso fare niente” disse, scuotendo la testa. “Goku” lo chiamò, girandosi verso il sayan che fino a quel momento era rimasto zitto e imbronciato in un angolo dello studio. “Di preciso, che desiderio hai espresso?” domandò. “Vorrei avere un figlio da Vegeta, puoi farlo rimanere incinta?” recitò, sempre con il labbro che sporgeva in un broncio infantile. “Come pensavo…” mormorò, rivolta a se stessa. Prese un blocco di fogli e cominciò ad appuntare frettolosamente qualcosa. “Goku ha espresso un desiderio preciso: avere un figlio da te. Di conseguenza il drago ha fatto in modo che niente ostacolasse la tua gestazione. Dovrai  portare a termine la gravidanza” concluse, lapidaria, buttando la cicca della sigarette nel cestino. Vegeta si alzò di scatto, rimettendosi la maglietta e puntando un dito accusatorio nei confronti dell’altro sayan. “Tu! È tutta colpa tua! Tua e della tua smania di avere dei mocciosi tra i piedi! Ora io dovrò PARTORIRE come una qualsiasi DONNA! E, maledizione, non so se qualcuno se lo ricorda, io sono il PRINCIPE dei sayan! NON LA PRINCIPESSA!” gli urlò in faccia, per poi schizzare su per le scale e spiccare il volo. “Non preoccuparti. Gli passerà. Ha sempre avuto il senso pratico abbastanza sviluppato, credo si arrenderà all’evidenza anche in questa situazione così… inusuale” disse Bulma, accendendosi un’altra sigaretta. “Ma… tanto per sapere. Come ti è venuto in mente di avere un figlio da lui? Insomma… andiamo Goku. Non sapete prendervi cura neanche di voi stessi, e avete già due figli tu, e uno lui. Come pensi di tirare avanti con un altro piccolo sayan?” chiese, sinceramente curiosa di sapere che cos’era passato in mente all’amico di sempre. L’altro alzò le spalle. “Ehm… non lo so. Sai, in una coppia, quando due persone si amano tanto nasce un bambino, no? Quindi, visto che io amo tanto Vegeta e lui forse mi ama –non ne sono tanto sicuro ancora- ho pensato che… fosse giusto avere anche noi un bimbo” cercò di spiegare, facendo tante smorfie buffe nel tentativo di dire qualcosa di senso compiuto. La scienziata sorrise. “Sono davvero contenta che vi prendiate cura a vicenda. Fra tutti gli essere di questo universo, siete gli unici che potrebbero davvero essere la coppia perfetta. Con i vostri alti e i vostri bassi, ma sempre uniti e pronti a dare la vita per l’altro. Per quanto io stia bene con Yamcha, non credo saremo mai così. Sono sicura che supererete anche questa” si diresse su per le scale. “Ah, e un’ultima cosa… auguri” gli sorrise, facendogli l’occhiolino.
 
“Che cosa stai guardando?” domandò, affiancandolo. Vegeta chiuse gli occhi. Lo doveva sapere che avrebbe avuto a disposizione unicamente dieci minuti. Invece ogni volta s’illudeva che non lo cercasse più, e lo lasciasse solo. Mera illusione. Eppure, non poteva far altro che sentire il cuore scaldarsi al suono della sua voce. Stupido cuore. “Niente che ti possa interessare” borbottò, continuando a guardare ostentatamente la distesa verde che si estendeva sotto il dirupo su cui era seduto. “E chi ti dice che non mi possa interessare?” ribattè Goku, gonfiando le guance. “Lo dico io, e di conseguenza ho ragione” disse il sayan, guardando l’altro con la coda dell’occhio mentre si sedeva accanto a lui. “E perché hai ragione se lo dici tu?” “Perché io sono il principe dei sayan e ho sempre ragione” cercò di concludere, innervosito. Goku sembrò rifletterci un attimo. “Principessa dei sayan, vorrai dire” Vegeta si alzò simultaneamente, ma l’altro gli prese il polso. “No aspetta, aspetta! Giuro che non dico più niente di stupido!” si risedette borbottando qualcosa come “Tu dici sempre cose stupide”. Rimasero in silenzio per alcuni minuti. “A me piacciono i bambini. Sono carini, dolci e divertenti. E poi impari tanto da loro” ruppe il silenzio il più giovane. “E poi, pensa che bello! Non saremo più gli unici sayan di sangue puro! Ci sarà un altro sayan da allenare! E scommetto sarà fortissimo” proseguì, animato dal fatto di non essere stato ancora preso a pugni. “Saremo tanto felici, ne sono sicuro! E sarà protetto, perché noi staremo attenti a lui. Magari saremo dei padri migliori che con Goten, Trunks e Gohan, ora che c’è la pace. Anzi, sicuramente! E poi lui avrà due genitori che stanno sempre insieme e che si amano…” “Se non ti uccido prima” lo interruppe l’altro, imbarazzato dalla piega sentimentale che stava prendendo il discorso. “Ah, si, giusto” ridacchiò Goku, grattandosi la nuca. Silenzio. “Però la notte dovrai alzarti tu” disse Vegeta. L’altro sorrise apertamente, quella era una specie di accettazione. Un modo per dirgli che alla fine lo aveva perdonato, che avrebbero superato anche quella stranezza della vita insieme, e ne sarebbero usciti anche vittoriosi, come sempre. “E ora ti do un bacio” concluse Goku, come degna fine della discussione. “NO” ruggì l’altro. Troppo tardi.
 
 
 
 
 
 




 
 
 
IL MIO ANGOLINO
*si nasconde dietro alla muraglia cinese* Va bene, vi posso spiegare! Prima voglio ringraziare chi è arrivato fin a questo punto, vuol dire o che è molto curioso, o che è masochista, o che è pazzo quanto me quanto me ne dubito, ma diciamo abbastanza pazzo. Ora vi dico tutto, voi non uccidetemi nel frattempo. Ok, questa idea mi è venuta in una conversazione con helly, un’idea malsana, ma… non potevo ignorarla! Insomma, andiamo. Chi di voi non ha mai pensato, neanche una volta, a quei due bei maschioni che procreavano meraviglie della natura? Se sono l’unica (o se siamo le uniche, non dimentichiamoci helly) vi prego di segnalarmi un manicomio, che m’iscrivo seduta stante.  Allora… se questo capitolo va bene, credo sarà una cosa di circa due/tre/quattro capitoli, se non va… bè, è andata male stavolta, e la cancello. Voi ditemi tutto quello che pensate, commenti negativi e positivi! Per chi segue Destiny, chiedo immensa venia, ma dovevo scrivere codesta roba.
Bacioni <3
Shadow

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Capitolo 2
*** Di frittelle, nomi e gelosie per rappresentanti telefonici ***


Di frittelle, nomi e gelosia per rappresentati di linee telefoniche
 

“Kakaroth, ho voglia di frittelle. Preparale, subito” ordinò perentoriamente Vegeta, mettendosi a sedere sul letto. Goku mugolò, girandosi dalla sua parte. “Adesso? Ma sono le tre di notte! E io sono così stanco…” biascicò, sbadigliando. Le palpebre si fecero troppo pesanti e i suoi occhi si richiusero, facendolo tornare nel mondo dei sogni. Tempo due secondi e il suo allegro russare si propagò per la stanza. Improvvisamente, Goku si ritrovò a terra. “Che co…? Ahia!” balbettò, alzandosi in piedi, e mettendo il broncio. Vegeta ghignò, incrociando le braccia. “Frittelle. Adesso. Non vorrai che il moccioso nasca con qualche strana macchia sulla faccia?” disse, mentre il suo ghigno si allargava ancora di più nel vedere il compagno sbiancare all’improvviso. “M-macchie? No no, sarà un bimbo sanissimo! Arrivano!” gracchiò, con la voce ancora impastata dal sonno. Barcollante, si diresse in cucina. Aprì il frigorifero, e notò che erano finite sia le uova, che il latte. Terrorizzato, iniziò a frugare ovunque, nella dispensa, nel forno, dietro al frigorifero, dietro le tende. Niente. Non c’era traccia di quei due ingredienti basilari. “KAKAROTH! DOVE SONO LE MIE FRITTELLE??” un grido così forte da lacerare i timpani lo raggiunse, e Goku rabbrividì. Non voleva pensare alla sua sorte se non fosse riuscito a prepararle. Giusto pochi giorni prima, Vegeta gli aveva chiesto d’urgenza delle fragole. A metà ottobre. Era sempre stato un po’ tonto, ma per quanto riguardava i cibi di stagione, non c’era nessuno che lo batteva. Così, aveva provato a spiegargli con molta calma che non era possibile avere quello che voleva. Non l’avesse mai detto. Il risultato? Con tre costole fratturate e molto probabilmente un emorragia cerebrale si era dovuto smaterializzare nei quattro angoli del mondo per trovare il cibo tanto desiderato dal principe. Ovviamente, le fragole non andavano più bene. “Stupido idiota! Sono acerbe! Tsk, non sai neanche trovare uno stupidissimo frutto terrestre! Ora ho voglia di sushi. Trovamelo!” aveva gentilmente gridato nelle sue povere orecchie. Pronto ad accettare la sua triste sorte, si diresse in camera da letto. Con tutte le volte che sbagliava, non voleva pensare come sarebbe nato il loro povero figliolo! “Ehm… non ci sono né latte né uova” azzardò, preparandosi a parare il colpo. Vegeta assottiglio lo sguardo, perforandolo. “E allora vai a comprarli. A che cosa servono quei pezzi di carta verde, se no?” disse, riferendosi, dedusse Goku, ai soldi. “Sono le tre! A quest’ora tutti stanno dormendo! Per favore… non è che ti viene qualche altro desiderio in particolare? Non voglio che Gogeta nasca con una voglia enorme in faccia!” piagnucolò, disperato. Il principe, pronto a ribattere, si fermò. “Come ai chiamato il moccioso?” domandò, con un tono che non lasciava presagire nulla di buono. Goku si animò tutto ad un tratto,  perdendo completamente il sonno. “Gogeta! Non lo trovi un nome fantastico? È l’insieme di Goku e…” “L’avevo capito” lo interruppe, spicciolo “Ora, la mia domanda è la seguente: chi ti ha dato il permesso di mettere prima il tuo nome? E, cosa più importante, chi ti dice che deciderai tu il nome del bambino che dovrò partorire io?” chiese, assumendo un’aria minacciosa, nonostante fosse in un letto sommerso da cuscini colorati, con i capelli che avevano preso una piega più strana del solito e una maglietta slabbrata come pigiama. L’altro gonfiò le guance “Bè… mi sembrava carino che avesse il nome di tutti e due! In parità! Se questo non ti piace, ho trovato tante altre combinazioni carine” si sedette sul bordo del letto, ignorando il pericolo imminente “Vegeth, Vegeku, Kageta, Gove…” cominciò a contare i nomi sulle dita, scandagliando la sua memoria. Un bel pugno sulla spalla sopraggiunse, puntuale come la morte. “Non ho intenzione di dare al moccioso questi nomi orrendi!” sbraitò, risedendosi appoggiato alla parete. “Ho già trovato un nome perfetto” ghignò, con tono saccente. “E quale sarebbe?” domandò, curioso, Goku. “Vegeta: regale, sayan, deciso. Semplicemente perfetto. Puoi anche smetterla di arrovellarti il cervello per cercare nuove combinazioni e rovinare il mio nome con il tuo” disse, dando ad intendere che il discorso dei nomi era definitivamente chiuso. L’altro ci pensò un po’, poi sembrò illuminarsi. “Urca! Hai ragione, è perfetto! Così anche se è una femmina abbiamo già trovato il nome!” esclamò, accomodandosi di nuovo nella sua metà del letto, contento di essere giunti alla fine di quel dibattito e poter tornare finalmente tra le braccia di Morfeo. Appena poggiò la testa sul cuscino, gli mancò il materasso da sotto il corpo, trovandosi nuovamente a terra. “E ora che cosa ho fatto?” domandò, leggermente esasperato. “IL MIO NOME NON E’ UN NOME DA DONNA, HAI CAPITO?? E’ UN NOME DA UOMO! DA PRINCIPE! E NON PROVARE MAI PIU’ A INFANGARLO!” gridò, in maniera un tantino isterica. Goku si alzò da terra, fissandolo, e corrugando le sopracciglia. E quella reazione? Un altro effetto collaterale dell’aspettare un figlio? Doveva chiedere a Bulma di scriverglieli tutti. Dopo un attimo di ponderazione, tra le varie opzioni che gli scorrevano in testa optò per quella che gli sembrò più intelligente, o da persona comprensiva in tutto e per tutto, come gli aveva spiegato la sua amica in una delle loro lezioni. “Oh, non ti preoccupare! Anche se hai un nome da donna e sei incinta per me resterai sempre molto macho!” ridacchiò, grattandosi la nuca e credendo sul serio di aver detto una cosa giusta. La vena sulla fronte dell’ormai principessa dei sayan si gonfiò tutto d’un colpo, pulsando in maniera inquietante. “IO TI AMMAZZO!” ringhiò, e con un balzo gli fu addosso. “Non fare così! Se mi ammazzi dovrai crescere il bimbo da solo!” cercò di farlo ragionare, tentando di non pensare a quanto fosse sexy Vegeta arrabbiato e a cavalcioni su di lui, in boxer e con una maglietta che lasciava intravedere una buona parte dei pettorali, e tentando sempre di trovare qualcosa da dire per placarlo. Inutile spreco di energia. Con un colpo di reni, ribaltò la posizione, trovandolo sotto di lui. “Brutto depravato! Non solo osi affermare che sono una donna, ma vuoi anche approfittarti di me! Te lo scordi!” ringhiò, buttandolo nuovamente giù dal letto, e mettendosi a sedere, le braccia incrociate al petto e la testa girata di lato. “Ouch! Che cosa c’è di male se ci divertiamo un po’? Bulma mi ha detto che possiamo… ehm… capito? Fino al secondo mese, altrimenti poi diventa troppo pericoloso!” tartagliò, massaggiandosi la testa dolorante. “Tsk. Sei un pervertito.” borbottò Vegeta, guardandolo male e arrossendo leggermente al pensiero di quell’idiota che raccontava i loro fatti privati a quella donna. Dovevano essersi fatti tante risate alle sue spalle, pensò surriscaldandosi. Se li immaginava, seduti sul divano a confabulare. “Vai a dormire sul divano!” gridò, tutto d’un tratto. “Ma che cos…?” “Ho detto, vai a dormire sul divano! Subito, non ammetto obbiezioni. Così imparate a prendervi gioco di me, tu e quella stupida terrestre” sbraitò, indicando ossessivamente la porta. Goku piegò la testa di lato, interrogativo. “Fai sempre quello che ti dice. Non importa quanto possa essere irragionevole la richiesta, tu fallo e basta” le parole di Bulma erano state chiare, ma forse avrebbe dovuto farsi dare qualche ripetizione. Improvvisamente, venne illuminato dalla risposta alle sue domande. “Va bene! Ho capito, vuoi stare più largo perché già non entri più nel letto! Urca, me lo dovevi dire che il bimbo cresceva così velocemente. Vuoi dire che entro domani nascerà già?” domandò, innocentemente. “Kakaroth! Ma non gli hai già avuti, due figli? Si devono aspettare nove mesi. E IO SONO ALLA META’ DEL SECONDO, LA PANCIA NON SI VEDE NEMMENO!! NON SONO GRASSO! E ORA SPARISCI!” detto questo, gli tirò un poderoso calcio nel didietro, che lo spedì sulla soglia. “Ahia! Il cusci..” una massa piumosa lo raggiunse in faccia alla velocità della luce. “Buonanotte Vegeta!” gridò, uscendo dalla camera, e chiudendo la porta dietro di sé. Il principe sospirò, frustrato, buttandosi sul letto. Stupida ameba di terza classe. Lui non era grasso. O almeno, non ancora. Stupido idiota. Per colpa sua sarebbe diventato una palla di lardo. E i suoi stupendi addominali si sarebbero andati a farsi benedire. Un pensiero lo fulminò. E se fosse diventato come Majin Bu, e Kakaroth avesse deciso di tradirlo con qualcuno più in forma di lui? Non se ne parlava. Lui era il principe dei sayan, e quel cretino era di sua proprietà. Un’immagine gli si creò davanti agli occhi. Una bella ragazza bionda, occhi azzurri e con un corpo da modella che si avvinghiava a Kakaroth. Scattò a sedere, sbattendo la porta sul muro. “KAKAROTH!” un urlo beduino si propagò per tutta la casa. Goku, che era appena ripiombato nel mondo dei sogni, si drizzò di scatto. “Cosa? Che cosa? Tutto bene?” domandò, guardandosi intorno, intontito. Una figura gli si scagliò addosso, facendoli cadere sul divano. “PROVA A TRADIRMI CON QUALCHE OCHETTA BIONDA E NON CI SARA’ PIU’ NESSUN IDIOTA E NESSUNA OCHETTA BIONDA!” ringhiò, schiumante di rabbia. Goku lo guardò ancora più perplesso. “Ehm… ok, ma che cosa ci dovrei fare con un’oca bionda? Almeno, è buona da mangiare?” domandò, grattandosi la nuca. “Promettilo” ringhiò ancora, assottigliando lo sguardo. “Ricorda che è tutta colpa tua se diventerò come Majin Bu” continuò. Il giovane sayan continuava a pensare che quella fosse solo un’allucinazione notturna, anche perché quello che diceva non aveva senso. “uhm.. promesso! Non ti tradirò con nessun’anatra, neanche se diventassi un enorme ammasso di gomma rosa, va bene?” poi sembrò capire “Vegeta…” lo chiamò, gonfiando le guance. “Non sarai mica geloso?” chiese, impertinente. “Io? Geloso? Il sonno ti sta dando alla testa” borbottò, deviando lo sguardo. “Vieni qui!” lo attirò al suo petto, mentre si dimenava. “Lasciami stare, brutto rincitrullito!” Goku ridacchiò. “Ti amo anch’io. Buonanotte” disse, baciandolo sulla testa e ignorando le sue innumerevoli bestemmie, chiudendo gli occhi. Dopo poco, sentì i movimenti dell’altro farsi sempre più lenti, fino a placarsi.   
 
*
 
“Ciao mamma!” salutò Trunks, dandole un bacio sulla guancia. “Ciao Yamcha!” fece cenno con la mano, per poi volare via. “Ora che siamo tutti soli… come vorrebbe occupare il suo tempo, signora Brief?” domandò maliziosamente Yamcha, avvicinandosi alla compagna. “Devo iniziare un progetto importante che mi hanno commissionato l’altro giorno, e devo finirlo entro martedì. Non posso proprio rimandare” si scansò Bulma, prendendo un'altra fetta di pane imburrato dal tavolo e scivolando verso il suo laboratorio. “Uffa… non mi dai neanche un bacetto?” chiese l’uomo, mettendo il broncio. La scienziata tornò indietro, gli occhi luccicanti. “Si, un bacetto te lo posso concedere, ma nulla di più” mentre si sporgeva per far cozzare le labbra, si sentì mancare la terra da sotto i piedi. “Yamcha!” si ritrovò a terra, tra le braccia dell’uomo. “In guerra e in amore, tutto è lecito” fece lui, ridendo e rubandole un bacio. In quel momento, un notissimo sayan si smaterializzò davanti a loro. “Ciao Bulma! Ciao Yamcha! Stavate giocando?” chiese, allegro. Bulma si alzò, le guance leggermente imporporate. “No, noi… io stavo andando in laboratorio. Hai bisogno di qualcosa?” chiese, schiarendosi la voce. “Si! Riguarda Vegeta…” “Ah, io non ne voglio avere niente a che fare! Io vado tesoro! Ciao Goku!” si congedò Yamcha, andando fuori dall’abitazione. “Ehm… Bulma, mi servirebbe un’altra lezione sulle donne incinta… Insomma, Vegeta è più strano del solito! Cambia umore in un battito di ciglia, è iper suscettibile, dice cose senza senso...” “E che cosa ci sarebbe di diverso dal solito?” chiese ironicamente la turchina. “Uhm… è… più strano della norma, ecco! E non so come fare la cosa giusta! Perché se prima se dicevo qualcosa di sbagliato al massimo ricevevo un cazzotto in pancia, oggi mi ritrovo un tavolo sulla testa, e va a finire che è colpa mia se il tavolo si è rotto! E così mi tira anche una sedia, e poi non mi parla perché dice che è arrabbiato con me, un secondo dopo ci stiamo baciando e dopo se ne va via stizzito! Non l’ho mai visto così lunatico” spiegò. Poi si fermò un attimo. “Ora che ci penso, non è che avresti un tavolo da prestarmi? E magari un po’ di ghiaccio, mi sta crescendo un bernoccolo” ridacchiò, indicando un enorme ponfo viola sulla testa. “Oh si, arriva subito. Per quanto riguarda Vegeta… non c’è cura. Ed è unicamente al secondo mese. Non è ancora arrivato il meglio. Più si andrà avanti, più peggiorerà. Devi ricordarti di fare sempre tutto ciò desidera e di assecondarlo, in qualsiasi cosa. Mi raccomando, niente commenti sul fisico. Di nessun tipo. Una donna incinta ti spaccherebbe la faccia, Vegeta ti strapperebbe la spina dorsale e ci giocherebbe a golf, conoscendolo” lo informò la donna, poggiandogli una borsa fredda in testa. “Non me lo potevi dire prima?” borbottò, ringraziando Dende per essere ancora vivo, e raccontandogli della sera prima. La scienziata scoppiò a ridere, sedendosi sul divano. Poi si fermò. “Un attimo. Dov’è adesso?” gli domandò, sgranando gli occhi. “A casa, credo. Si è chiuso in camera, e io ne ho approfittato per venire da te. Perché?” chiese Goku, confuso. “Gli hai detto dove andavi?” domandò, spaventata. “Non sa neanche che sono uscito. Mi vuoi spiegare che succede?” la turchina si girò verso di lui. “Te l’ho mai detto che le donne incinta, chi prima e chi dopo, hanno il costante dubbio che il compagno le tradisca? Secondo te, cosa può pensare quello scimmione non vedendoti dopo aver “litigato”? O meglio, in che stato può aver ridotto la casa?”. Passarono diversi minuti, in cui il cervello di Goku lavorò febbrilmente per trovare un collegamento. Quando evidentemente il topolino che portava avanti tutta la sua attività cerebrale sembrò essere arrivato a una soluzione, anche il sayan sgranò gli occhi. “Oh mamma”, mormorò, smaterializzandosi.
 
“Vegeta! Sono a casa!” lo chiamò, quando mise piede sulla soglia. Nessun rumore, sembrava tutto tranquillo. “Sono andato da Bulma! Ehi, ci sei?” chiese, apparentemente al vuoto. In quel preciso istante, si sentì un tonfo. Un altro. E infine qualcosa di molto grosso e pensante lo mancò per un pelo. Un armadio. “INFIMO SAYAN! DOVE SEI STATO??” un grido selvaggio gli perforò i timpani. “Sono stato da Bulma, dovevo chiedergli delle cose!” cercò di farlo ragionare il sayan più giovane, girandosi verso il principe, trasformato, per la sua gioia, in super sayan. “NON E’ VERO! LO SO IO DOVE SEI STATO! SEI STATO DA QUELLA SGUALDRINELLA CHE TI HA DATO QUEL PEZZO DI CARTA!” ringhiò, fumante di rabbia. Goku ci rifletté un attimo, non ricordando nessuna che corrispondesse a quella descrizione. “Ma era una rappresentante di una linea telefonica!” ricordò quando la settimana prima lo aveva trascinato al centro commerciale, e una signorina gli aveva trattenuti per dieci minuti per cercare di convincerli a passare a una compagnia. “NON MI INTERESSANO LE TUE SCUSE! AMMETTILO!” ringhiò ancora. “Che cosa dici! Ti prego Vegeta, calmati e ascoltami” tentò di rabbonirlo, ma una sedia, spuntata da chissà dove, lo prese in pieno petto, frantumandosi. “VOGLIO NOME, COGNOME E INDIRIZZO, SUBITO! DEVO STRANGOLARLA CON LE MIE MANI!” la sua rabbia si era ora spostata sulla ragazza, che evidentemente secondo lui assomigliava molto al muro, che aveva cominciato a scrutare in maniera terrificante. “Ma non c’è nessuna ragazza! Ti stai inventando tutto! Sono andato da Bulma per chiacchierare!”. Vegeta sembrò calmarsi, infatti tornò normale. “E di cosa avete parlato di tanto importante?” chiese, fissandolo. Lì Goku si trovò un po’ in difficoltà, infatti non era preparato a una domanda del genere. Non poteva mica dirgli che faceva lezioni per imparare a gestirlo. Il topino cercò febbrilmente tra l’enorme archivio che era la sua testa, con tanto di sudore sulla fronte. O almeno, questo si figurava il sayan, fino a trovare la risposta. “Parlavamo del nome del bambino! Eh già, del nome del bambino!” disse, grattandosi la nuca e lasciando il respiro quando vide Vegeta abbassare il comodino che aveva già preso. “Tsk, quella donna in fatto di nomi è miserabile. Ha chiamato mio figlio Trunks. Trunks! Nome da ridicolo terrestre… Decido io che nome dargli. Punto” e, come se nulla fosse, si diresse in cucina, passandogli accanto. “Urca, me la sono vista brutta…” sospirò il giovane sayan, cercando di disincastrare l’armadio dal pavimento. “KAKAROTH!” si sentì nuovamente gridare, e Goku gemette, sconsolato, pronto per la prossima sfuriata. “Dimmi Vegeta” lo raggiunse in cucina. “Io ho ancora voglia di frittelle” borbottò, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio. L’altro scoppiò a ridere, sull’orlo di una crisi isterica. Sarebbe stata una lunga, lunghissima gravidanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IL MIO ANGOLINO
 
Salve a tutti! Ecco a voi il secondo, lunghissimo capitolo di questa pazza storia, che vi annuncio sarà più di tre quattro capitoli! Per vostra disgrazia u.u
Ringrazio tantissimo chi ha commentato lo scorso, dandomi la voglia e la spinta per andare avanti. Ovviamente ringrazio anche chi ha solo letto o messo la storia tra le preferite/seguite. Spero vi sia piaciuto e vi abbia fatto sorridere anche questo! Credo che andrò avanti con un capitolo al mese, suppongo. Il primo era per il primo mese, questo del secondo… e via dicendo. Umpf, che angolino inutile.
Bè, ditemi che ne pensate!!
Bacioni <3

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Capitolo 3
*** Di scampagnate, principi che vanno a fuoco e verità rivelate ***


Di scampagnate, principi che vanno a fuoco e verità rivelate
 

Chichi quella mattina era serena, stranamente. Canticchiava allegramente mentre lavava i piatti, nessun segno di un imminente crisi di pianto o dell’ancora più temuta crisi isterica, e Goten era seriamente preoccupato. La scrutava con fare circospetto, mentre beveva il suo succo d’arancia, attendendo l’arrivo di Trunks. Da quando il suo papà si era trasferito in quell’altra casa insieme a Vegeta, per un motivo che lui non aveva ancora pienamente compreso, la sua mamma era stata particolarmente suscettibile e lunatica. Un po’ triste, anche. A Goten dispiaceva vederla così, ma alla fine ci aveva fatto l’abitudine. Ora però vederla così allegra lo lasciava molto perplesso. La donna finì di sistemare i piatti nella credenza, per poi andare in salotto per rassettare un po’ i cuscini del divano. Per seguirla con lo sguardo, il bambino fece rovesciare un po’ di succo per terra. Chichi alzò lo sguardo, quasi avesse avuto un radar. Oh no, pensava terrorizzato, sua madre aveva appena pulito il pavimento. Quella quiete era durata troppo a lungo, si disse il bambino, alzandosi in piedi, pronto a ricevere la sgridata. Che non arrivò.
“Piccolo mio, ti è caduto il succo di frutta! Prendine dell’altro, sta in frigorifero. Attento a non scivolare, a quello per terra ci penso io” disse bonariamente la donna, prendendo uno strofinaccio e pulendo le piastrelle.
Il piccolo Son cominciava seriamente a preoccuparsi. Prendendo un po’ di coraggio, decise di farle la domanda che gli ronzava nella testa da un po’.
“Mamma… perché sei così felice?” domandò, sinceramente curioso.
Chichi sorrise apertamente, cosa che inquietò ancora di più il mezzo sayan.
“Perché finalmente tuo padre e Vegeta si sono presi le loro responsabilità, e oggi tu e Trunks starete con loro! Io andrò con Bulma per dedicarci una giornata in completo relax nel centro benessere più costoso di Satan City!” spiegò con occhi sognanti, dandogli un leggero buffetto in testa, per poi tornare a rassettare i cuscini in salotto.
In quel momento, si sentì suonare.
“Oh guarda, è arrivato Trunks!” esclamò gaia Chichi, in una maniera che, pensò Goten, la fece assomigliare molto a Bunny.
“Buongiorno!” si sentì esordire educatamente dalla porta il piccolo Brief.
“Goten?”
Al sentire l’amico, l’altro bambino saltò giù dalla sedia, saltellando verso di lui.
“Ciao! Eccomi!” trillò felicemente, dando un bacio sulla guancia della madre e trascinandolo fuori per una manica.
“Mamma noi andiamo! A stasera!” salutò, spiccando il volo.
 
“TU CHE COSA??” stramazzò Vegeta, sputacchiando tutta la sua colazione.
Goku mise il broncio, sporgendo il labbro inferiore.
“Ecco perché non te l’ho detto prima. Sapevo che ti saresti arrabbiato. Tu ti arrabbi sempre” mugugnò, forse in un vano tentativo di ribaltare la situazione.
Fin dal momento in cui, in una delle sue visite costanti da Goten e nella sua vecchia casa tra i monti Paoz, aveva proposto a Chichi di farlo stare una giornata a casa loro, magari anche con Trunks, sapeva che il principino non l’avrebbe presa bene. O almeno, non se n’era reso conto proprio in quel preciso istante. Giusto un giorno dopo, quando aveva sentito sbraitare l’altro su quanto fosse ingrassato e sul fatto che non si sarebbe mai più fatto vedere in giro, con annesse maledizioni sul suo conto e invocazioni al padre che si stava rivoltando nella tomba. Non aveva avuto il coraggio di dirglielo, quindi, fino a una settimana dopo, il giorno prestabilito per l’incontro.
“E’ LOGICO CHE MI ARRABBIO, IDIOTA PRIVO D’INTELLETTO! NON POTRESTI CONTINUARE A FARE IL CATTIVO PADRE COME TUO SOLITO, PER UNA VOLTA?” ringhiò Vegeta, sbattendo un pugno sul tavolo.
Se si concentrava, poteva già sentire l’aura di suo figlio e di quello di Kakaroth che si avvicinavano a una velocità esorbitante. Non c’era tempo neanche per volare via, e lo scarto di tutti i sayan non lo avrebbe certamente teletrasportato. Era un vicolo cieco. Goku fece finta di non ascoltarlo, anzi, non lo ascoltò proprio.
“Che cosa c’è di male? Non vedi Trunks da due mesi, non dirmi che non ti manca!” incalzò lui, ingurgitando in un secondo tutto quello che rimaneva nel suo piatto.
“MI SPIEGHI COME ANDRO’ A SPIEGARE A MIO FIGLIO QUESTO, MENTECATTO DI PRIMA CATEGORIA?” ringhiò ancora, indicando il ventre già rigonfio, sentendo in bocca il sapore amaro dell’umiliazione.
L’altro si concentrò, pensandoci sopra e grattandosi la nuca.
“Trovato! Diciamo loro che hai mangiato tanto e sei ingrassato!” disse, schioccando le dita, come se fosse la soluzione a tutti i loro problemi.
Si concentrò sul cibo che ancora rimaneva nel piatto di Vegeta, ed eccolo che arrivò. Un potente pugno sul naso, e un altrettanto forte “Crack!” di ossa che si spezzavano.
“Ahiahiahiahia” piagnucolò, raddrizzandosi il naso, con un altro “Crack!” allarmante.
“Così impari a non consultarmi prima di agire IN UN QUALSIASI MODO” sbraitò Vegeta, alzandosi in piedi con fare molto offeso, neanche fosse stato lui quello preso a pugni in faccia e sanguinante, dirigendosi su per le scale, molto probabilmente in camera loro.
“Vegeta! Non fare lo scorbutico!” gridò da sotto Goku, asciugandosi il naso con un tovagliolo.
Ci pensò un attimo.
“Non essere più scorbutico del solito!” si corresse, seguendolo.
“Ci divertiremo! Sono sicuro che non se ne accorgeranno neanche! Saranno troppo impegnati a giocare o ad allenarsi con me!” proseguì, appoggiandosi alla porta della loro camera, ovviamente chiusa.
Vegeta, che sedeva in maniera forse un po’ troppo rigida e composta sul bordo del letto, le braccia incrociate e la sua solita espressione, se già stava digrignando i denti, al ricordarsi che non poteva allenarsi come si doveva si alterò ancora di più.
 
“Che situazione. Tutta colpa tua, cretino di terza classe” borbottò il principe dei sayan, alzandosi dal lettino su cui si era dovuto distendere per fare l’ecografia.
“Non dire così! Infondo non cambierà nulla! Avrai solo qualche chilo in più!” esordì gioioso il prode eroe dell’universo.
“E tra…” si fermò, cercando di ricordare “… un po’ di mesi ci sarà un nuovo bimbo!” continuò, come se nulla fosse.
Vegeta stava fumando di rabbia, ma l’altro non ci pensò.
“Allenamento. Ora” sbraitò il sayan più vecchio, ma venne interrotto simultaneamente da Bulma.
“Fermi, fermi, fermi. Niente allenamenti drastici per te, futura mammina” lo informò, scuotendo la testa.
“Che cosa?! Non prendo ordini da nessuno, specialmente da te, inutile terrestre!” ringhiò lui, in sua direzione, ignorando momentaneamente lo sdegnoso nomignolo affibbiatogli.
“E’ per il tuo bene e quello del bambino. Le donne normali se sottoposte a un millesimo degli sforzi a cui ti sottoponi perdono il figlio. Il vostro sembra imbattibile, ma suppongo ci rimettereste in salute, tu e lui” spiegò, sbarrandogli combattivamente la strada.
“Tranquilla Bulma! Nessun combattimento! Glielo impedisco io!” si impegnò Goku.
Vegeta non sapeva che dire. Si limitò a tirargli un pugno nell’addome.
“TUTTA. COLPA. TUA”.
 
“Non si accorgeranno di nulla! Lo prometto! Dai apri la porta!” lo pregava ancora il più giovane, dimenticandosi di potersi smaterializzare all’interno o anche semplicemente sfondare la porta.
In quel momento, l’illuminazione divina sembrò arrivare, e Goku fece per portarsi due dita alla fronte, quando la porta si aprì.
“A patto che tu non dica niente. Neanche una sola parola. Qualsiasi cosa ti lascerai sfuggire, sarà un mese di silenzio da parte mia. E mi devi comunque una cena decente, non le solite schifezze” sibilò Vegeta, assottigliando lo sguardo.
L’altro sorrise, solare.
“Perfetto! Mi serro la bocca e getto via la chiave!” fece, mimando il gesto in un’interpretazione degna di suo figlio.
Vegeta fece una smorfia disgustata, ma non aggiunse altro, poiché si sentì bussare alla porta.
“Papà! Apri!” arrivò l’urlo ovattato di quello che sembrava il piccolo Goten.
Goku volò letteralmente per le scale, seguito dal passo lento e ponderato dell’altro, che checché ne dicesse, aveva sentito la mancanza del suo moccioso.
Non l’avrebbe mai ammesso, come molte cose d’altronde, ma la verità era quella. Si era rammollito, pensava indignato dalle sue stesse reazioni. No, lui era sempre il principe dei sayan. Poi guardò Kakaroth, che saltellava come un minorato mentale nell’accogliere i due mezzi sayan, e il suo ventre rigonfio, e sì, si rendeva conto di essersi davvero, davvero rammollito.
“Ciao papà” lo salutò allegramente Trunks, parandoglisi davanti.
Lui ricambiò con un cenno, notando con una punta d’orgoglio che la sua aura era sempre più forte di quella del figlio di Kakaroth. Il figlio lo scrutava, percependo qualcosa che non andava. C’era qualcosa… sembrava diverso. Non riusciva a cogliere i particolari, ma ne era certo. Quando, ecco, arrivò la risposta.
“Papà, che cosa ti è successo alla pancia?” domandò con perplessità il bambino, strizzando gli occhi per accertarsi di non aver preso un abbaglio. Nella stanza, scese improvvisamente il silenzio. Vegeta s’irrigidì, Goku smise di parlare con suo figlio e di conseguenza anche quest’ultimo si zittì, un po’ confuso dall’improvviso congelamento d’atmosfera.
“C-che stai dicendo Trunks? Tuo padre non è affatto ingrassato. C-come potrebbe, fa sempre movimento… mi picchia sempre” disse il sayan, ridacchiando nervosamente e grattandosi la nuca in maniera un po’ ossessiva.
Goten, incuriosito, osservò minuziosamente Vegeta, grattandosi la nuca ed assomigliando inquietantemente al padre.
“No no, è proprio ingrassato. Gli hai preparato le torte, papà? Voglio anch’io la torta!” pigolò il bambino, aggrappandosi alla tuta di Goku e tirandolo in direzione della cucina.
Trunks continuava a scrutare il padre, che era rimasto come ghiacciato sul posto.
“Vuoi smetterla di fissarmi, moccioso?! Andiamo in questo stupido posto. Ho fame” borbottò, dandogli le spalle ma sentendo ancora il suo sguardo indagatore sulla schiena.
“Ehm… vado a prendere le cose da mangiare” disse Goku, trascinandosi dietro Goten, che non ne voleva sapere di staccarsi da lui.
Sarebbe stato difficile non farsi scoprire, pensò Goku, preparandosi al silenzio ostinato del compagno per molto, molto tempo.
 
Preso tutto l’occorrente per passare una piacevole giornata in campagna, che equivaleva ad almeno tre cestini stracolmi fino all’orlo di cibo e un’altra borsa frigo altrettanto strabordante di bevande ghiacciate e gelati vari ed eventuali, i sayan presero il volo.
Il luogo che dovevano raggiungere era lontano mezz’ora di volo, che era pacificamente passata senza alcun intoppo, se non una gara tra Goten e Trunks finita con una piccola baruffa.
Arrivati nella campagna, si erano sistemati sotto un albero che faceva un po’ d’ombra, stendendo grossolanamente il telo e mettendoci sopra le pietanze.
“Andiamo ad allenarci e poi mangiamo!” era stata la gioiosa proposta di Goku.
Ovviamente, dopo aver sbavato abbondantemente su ogni singola pietanza tirata fuori dalle sacche, l’idea di andare ad allenarsi era passata in secondo piano.
Finito dopo poco –quattro minuti e quarantasei secondi, secondo il preciso orologio di Trunks, che aveva preso come esperimento scientifico quanto tempo ci mettessero a mangiare i sayan una determinata quantità di cibo, spiegando anche un qualcosa sulle proporzionalità che né Goku né Goten né tantomeno Vegeta avevano avuto voglia di sentire o di fingere di capire-, Goku, ormai sicuro che non sarebbe potuto succedere niente di male e che poteva rilassarsi, propose di non rimandare ancora l’allenamento.
“Per me va bene! E’ da tanto che non mi esercito con qualcuno forte quanto me!” disse elettrizzato Trunks, con il non tanto implicito intento di pungolare il suo amico.
Goten non capì istantaneamente la provocazione, troppo intento a saltellare felice per il campo per degnare veramente di attenzioni le parole dell’amico.
Dopo un altro paio di balzi, però, sembrò scattare qualcosa nella sua testa.
“Ehi!” si fermò “Io sono forte quanto e più di te!” esclamò, puntandogli accusatorio un dito contro.
Trunks non sembrava aspettare altro. Incrociò le braccia, ghignando –o forse trattenendo a stento le risate- e “Ah si? Dimostramelo!”
Quello che seguì dopo, furono due puntini colorati nel cielo che si scontravano a ripetizione, un sorriso divertito da parte di Goku, che guardava la scena grattandosi la nuca, e uno sbuffo irritato da parte di Vegeta, che aveva seguito tutta la scena seduto con la schiena contro l’albero.
“Tsk. Questi mocciosi sono dei perditempo. Non diventeranno mai più forti se continuano questi scontri così…” guardò disgustato il cielo, come se non esistessero parole per esprimere tutto il suo sdegno.
Quando Goten fece uno sgambetto a Trunks, che fece diverse capriole nel cielo, provocando l’ilarità dell’altro, Vegeta abbassò lo sguardo, non volendo più profanare i propri regali occhi con quello scempio.
“Ma dai! Non essere così melodrammatico! Lasciali divertire!” ridacchio Goku, dando un’ultima occhiata al cielo per poi distendersi accanto al compagno, le mani a tenergli la base nella nuca.
Vegeta lo fissò un attimo, chiedendosi chi diamine gli avesse dato il permesso di andargli così vicino. Fece per dargli un calcio intimandogli di spostarsi, ma poi rinunciò, preferendo stranamente godersi il leggero venticello che scuoteva le fronde degli alberi e la bolla di pacifica serenità che si era venuta a creare.
Chiuse gli occhi, rilassato come non lo era da tempo. Si era anche quasi dimenticato del pancione incombente. Quasi, perché quel peso cominciava a sentirsi sempre di più. E anche quello che ci abitava dentro, cominciava a farsi sentire. Vegeta poteva giurare di averlo sentito muovere più di una volta. Specialmente quando prendeva a pugni il mentecatto. Iniziava a sospettare fosse un incitamento a picchiare più forte. Se così fosse stato, quel moccioso poteva anche aver avuto la grandissima fortuna di aver ereditato un cervello.
Di questi strani ragionamenti, nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza, ovviamente. Il fatto che lui iniziasse a considerare quella cosa un qualcuno era decisamente umiliante. Sarebbe stato come arrendersi. E lui non si arrendeva mai. Neanche all’evidenza.
A un certo punto, però, successe qualcosa di strano. L’ombra sembrò non bastargli. Il vento gli pareva insopportabile, la pelle si tese e rabbrividì, di un freddo che non aveva. Anzi, aveva caldo. Molto caldo. Troppo caldo. Aprì gli occhi di scatto, che si andarono distrattamente a posare su Goku, e potè sentire il suo allegro russare. Quello stupido si era già addormentato. Strinse i denti, mentre il calore lo avvolgeva, pressante.
“Ma che diavolo…?” si ritrovò a borbottare, rimanendo immobile.
Che diamine gli stava succedendo? Si guardò le mani, appurando che no, non era andato a fuoco. Si toccò la fronte, e ritirò la mano di scatto. Si era bruciato.
Sfoderando il sangue freddo che tirava fuori in battaglia, si risiedette, attendendo un miglioramento.
Dopo alcuni minuti, però, il caldo soffocante sembrava solo peggiorare. Ondate di calore si propagavano per tutto il suo corpo, e credeva davvero di stare per scoppiare.
Goku, in un movimento involontario, gli sfiorò la gamba.
Saltò in aria.
“Ahia! Che cosa…?”
Si guardò intorno, alla ricerca della possibile fornace. Solo Vegeta.
“Vegeta, hai per caso un fornello acceso in tasca?” ridacchiò.
Lui lo guardò malissimo, ringhiando.
“Risparmiami le tue scemenze Kakaroth” tentò di dire, ma aveva il fiatone.
Goku si avvicinò nuovamente, toccandogli la fronte. Sobbalzò, staccando la mano.
“Stai andando a fuoco!” gridò il sayan, e prima che l’altro potesse in qualche modo fermarlo, aveva già preso una bottiglia d’acqua, svuotandogliela addosso.
Acqua che evaporò.
“STAI ANDANDO A FUOCO!” stavolta Goku era leggermente nel panico.
Goten e Trunks, che si stavano rotolando giocosamente pochi metri più in là, si avvicinarono.
“Che cosa sta succedendo?!” chiese allarmato e perplesso Trunks, vedendo il padre rosso più di un pomodoro, più dalla rabbia e vergogna che per il calore, e Goku che gli svuotava in testa una vaschetta di ghiaccio.
Improvvisamente, Vegeta smise di avere caldo.
Così com’erano arrivato, passò.
Appena appurò che il respiro era tornato normale, si alzò. E prima che Goku gli svuotasse in testa l’ennesima bottiglia, gli tirò un pugno in faccia così forte da farlo volare diverse centinaia di metri lontano, con tanto di un bel cratere dove era delicatamente atterrato.
“Papà, stai bene?” chiese allarmato il piccolo Goten, volando verso di lui.
Goku si alzò subito, massaggiandosi la testa e con un broncio che poteva fare concorrenza a suo figlio minore, a cui rivolse un sorriso e uno “Sto bene, tranquillo”, prima di dedicarsi al bisbetico compagno.
“Mi hai fatto male!” si lamentò in direzione di Vegeta, che nel frattempo si era asciugato aumentando semplicemente l’aura.
“Ti stavo salvando la vita!” continuò, andandogli incontro.
“Brutto idiota! Che diamine ti è saltato in testa quando hai deciso di buttarmi addosso tutte le bevande possibili e inimmaginabili!? Me la stavo cavando benissimo da solo!” mentì il sayan, che non aveva idea di come fare per debellare quello strano calore.
“Non è vero! Tu staresti stato lì a farti incenerire! Non pensi al pi…”
Un’occhiata più omicida delle altre fece zittire Goku, che si ricordò al momento che Trunks e Goten che li stavano guardando. Il primo sospettosamente, alzando un sopracciglio –quanto assomigliava a suo padre, pensò Goku- e il secondo perplessamente, con capendo che cosa stesse succedendo.
“A chi dovrebbe pensare mio padre, scusate?” s’intromise il maggiore, che non ci vedeva giusto da quella mattina.
“Ehm… io… tuo padre…” Goku si grattò dietro la nuca, non sapendo come uscirne.
Gettò una rapida occhiata a Vegeta, in cerca di aiuto –non era forse lui quello che si dichiarava più intelligente?-, che però si era pietrificato sul posto.
Poi, gli venne l’illuminazione.
“Tuo… tuo padre doveva… ehm… pensare a te! Io… io l’ho salvato! Mentre l-lui sarebbe rimasto lì ad arrostire, non pensando al tuo bene! Già! Proprio così!” il tutto lo disse ridacchiando nervosamente, con lunghe pause tra una parola e l’altra, ma alla fine il discorso –se quello da convincere fosse stato un bambino di tre anni con seri problemi mentali- poteva essere convincente.
Vegeta ebbe la tentazione di sbattersi una mano sulla fronte, per poi far esplodere l’altro con un Lampo Finale. Doveva però mantenere il segreto, necessariamente. Anche se c’erano ben poche speranze.
Trunks continuava a guardarlo assottigliando lo sguardo, per niente convinto. Dopo un po’ scrollò le spalle, decidendo che avrebbe continuato dopo il suo interrogatorio. Anzi, aveva già in mente un piano.
Senza battere ciglio, prese Goten per una spalla e lo trascinò in aria.
Nel frattempo, Goku rilasciò un sospiro di sollievo, quasi lasciandosi cadere per terra.
“Urca che paura! Certo che tuo figlio non si lascia convincere tanto facilmente, eh?” disse a Vegeta, che continuava a fissarlo glaciale.
“Se ti fai scoprire, se mio figlio, o chiunque altro,scopre in che situazione tu mi hai messo, sappi che non solo non ti rivolgerò più la parola, ma non avrai più nemmeno la forza di articolarne tu, per quanto sarai messo male” sibilò.
L’altro ridacchiò, nervoso.
“Non ti preoccupare Vegeta! Non lo saprà nessuno che sei incinta! Il piccolo Gogeta rimarrà un segreto fino alla fine! Non sono così…”
“Cosa?! Sei incinta papà?!”
Una voce shockata raggiunse loro da sopra le teste.
I due bambini erano tornati all’attacco, con un piano messo appunto per estorcere la verità ai genitori, fermandosi poi ad ascoltarli parlare.
Vegeta si diede mentalmente dell’idiota per non aver sentito le loro aure.
I sayan si pietrificarono, non sapendo come reagire.
“Sei incinta papà?! Ma come… cosa…?” Trunks era decisamente confuso.
Non aveva mai creduto alla storia della cicogna o del cavolo, e il prima possibile si era fatto spiegare come nascevano i bambini da sua madre, ricevendo una spiegazione scientifica e soddisfacente, per quanto imbarazzante. Alcuni dettagli erano dubbi, certo, ma un concetto chiaro c’era: un bambino, per essere creato, necessitava di un uomo e di una donna.
“Un bambino? Vuoi dire che presto arriverà la cicogna papà?” trillò allegro Goten, per nulla turbato dalla notizia, che alzando il nasino al cielo la cercava di già.
Il principe dei sayan era in difficoltà. Veramente, veramente in difficoltà. Come affrontare la soluzione? Sinceramente, credeva che sarebbe morto prima di autocombustione. E quelle specie di vampate di calore non c’entravano adesso.
Il primo a riprendere parola fu Goku, che sospettava avrebbe fatto presto una visita da re Kaioh.
“Forse dobbiamo spiegare un po’ di cose…? Giuro che dopo ti diciamo le cose come stanno! Ora, se vuoi scusarmi…” ridacchiò esasperato, grattandosi la nuca, mentre Vegeta sibilava un “Comincia a correre” che non prometteva nulla di buono.
 
Quella stessa sera, Chichi, più riposata che mai, aveva trovato il figlio che guardava ostentatamente fuori dalla finestra, sporgendosi appena.
“Goten, tesoro, che stai facendo?”
Il piccolo si girò appena, le mani sempre a reggere, notò perplessa Chichi, un foglio colorato.
“Sto dando indicazioni mamma” pigolò lui, più serio che mai.
“Puoi farmi vedere un attimo il tuo disegno?” disse la donna con un mezzo sorriso, leggermente perplessa.
Per poco Chichi non cadde a terra.
Su di esso, c’era quello che assomigliava vagamente a Goku, che dava un bacio a un Vegeta –visibilmente arrabbiato, date i chiari tratti gialli che partivano da tutto il suo corpo- e… con sotto una scritta.
 
“Cara cicogna
Sono da quella parte --->
Forse si stanno picchiando, o si stanno dando bacini.
Portagli un bel fratellino per me!”

 
“Goten, piccolo mio, la cicogna non può portare fratellini a Goku e Vegeta” disse Chichi, pronta a fare una bella sfuriata a quei due per aver fatto certe cose davanti al suo bambino.
Il mezzo sayan sorrise, con l’aria di chi la sa lunga.
“Invece papà ha chiesto a Shenron di fare arrivare una cicogna per loro! Sta già arrivando”
BUM!
“Mamma? Mamma?!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IL MIO ANGOLINO
Salve a tutti!
Lo so che sono in terribile TERRIBILE ritardo, ma ho una scusante più che plausibile.
Non avevo tempo. Per nulla.
E neanche ispirazione. Lo studio mi aveva portato via tutto quello di più caro che avessi. Ma ora, che sono in vacanza e non faccio niente dalla mattina alla sera, mi sono messa d’impegno et voilà! Sperando che sia di vostro gradimento, di non essere caduta nell’OOC e di avervi strappato un sorriso. Ringrazio per i 23 commenti totali ai precedenti capitoli. GRAZIE, davvero. Non mi sarei mai aspettata sarebbe piaciuta tanto!
Bon, vi lascio sperando che il 4 mese non arrivi tra due mesi.
Ditemi che ne pensate, se vi va!
Bacioni <3

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