La Scommessa

di Kysa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27° ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28° ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29° ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30° ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31° ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32° ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33° ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34° ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35° ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36° ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37° ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38° ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39° ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40° ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41° ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42° ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43° ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44° ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45° ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46° ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47° ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48° ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49° ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50° - FINE - ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° ***


 

Salve a tutti. Ho scritto questa fan fiction ormai la bellezza di due anni fa. E' terminata e sto già scrivendo quello che è il terzo seguito di quella che considero una sorta di saga di famiglia. Ho deciso di postare anche in questo sito, perciò sappiate che andrò molto in fretta con l'aggiornamento. Essendo una fic tanto "datata" noterete che ci saranno molte incongruenze: a quel tempo ero arrivata a leggere solo il quarto o quinto libro della Rowling, non ricordo bene, e ho sopperito alle informazioni mancanti con la fantasia perciò non stupitevi se troverete imperfezioni o particolari palesemente inventati. Spero che la storia piaccia anche qui e ringrazio la Webmistress per gli aiuti che mi ha dato.

 

La Scommessa

 

 

Harry James Potter quella mattina di settembre piuttosto nuvolosa non prestava attenzione a nessuno. Non degnava di un'occhiata i professori, tanto meno i compagni delle altre case.
Con una certa fatica voltò l'angolo e si trovò di fronte all'aula di Trasfigurazione. Fissò la porta con aria alquanto bellicosa e si chiese per quale motivo non potesse fingersi malato.
Quel giorno, come al solito, ci sarebbe stata lezione del settimo anno con Serpeverde e Grifondoro e lui ormai ne aveva davvero piene le tasche di quella faccenda. Da quando ero tornato a Hogwarts, poche settimane, ne erano già successe di tutti i colori. Insulti continui, incantesimi pietrificatori lanciati "per sbaglio", frecciate velenose, unghiate fra le ragazze e botte fra i ragazzi. E i professori erano arrivati al limite.
Quando lui e ...il maledetto biondastro, come lo chiamava Ron, erano finiti in infermeria con un polso slogato a testa e un occhio nero, Piton aveva cominciato a inveire e naturalmente la colpa era solo dei Grifondoro che erano TROPPO VIOLENTI mentre il suo adorato pupillo, Re di tutte le serpi, di certo aveva solo scherzato quando una mattina aveva appeso Neville per le caviglie dalla torre di astronomia per passare il tempo.
E quel giorno lo aspettava un'altra noiosa tirata della Mcgranitt sul comportarsi decorosamente.
Dopo il discorso solitamente c'erano cori in sottofondo dei Serpeverde e pernacchie dei suoi compagni. In effetti doveva ammettere che dal quinto anno erano arrivati davvero ai ferri corti con l'altra casa e anche che la colpa era soprattutto sua e di Malfoy. Non poteva negare che ora erano cresciuti e avrebbero anche potuto riempirsi di pugni fra loro due, senza mettere in mezzo gli altri, ma quando vedeva Malferret entrare in un'aula attorniato dalla sua scorta, con un codazzo di cretine gli sbavavano dietro e si permetteva d'insultare chiunque passasse con la sua aria da puro sangue...gli veniva il prurito alle mani. E l'ultima volta, quando si erano gonfiati di cazzotti, era successo tutto perché aveva insultato nuovamente Hermione.
Era strano come la Grifoncina, ormai quasi donna, bellissima, studiosissima e dolcissima, in quegli anni fosse diventata così saggia e lui e Malfoy due teppisti. Comunque tre giorni prima, all'ultima lezione, Draco l'aveva fissata mentre parlava con Zabini e di punto in bianco aveva sparato le sue sui mezzosangue, facendo ridere tutto il suo codazzo. Ma mentre la Granger l'aveva ignorato palesemente, Harry si era sentito in dovere di difenderla. Lui e Ron non riuscivano a concepire che venisse continuamente insultata in quel modo e anche le risate sguaiate della Parkinson di certo non erano servite ad appianare gli animi. Da lì alla rissa era stato facile.
Così, con spirito pesante, entrò in aula e vide subito la spaccatura del Mar Rosso. Serpi da una parte e grifoni dall'altra.
Intercettò Seamus e lo raggiunse, spiegandogli che Ron si era attardato a fare colazione.
- Che aria tira?- chiese Potter fissando il nemico con la coda dell'occhio.
- Come sempre.- rise Finnigan con aria beffarda - Se oggi cercano rogne comunque siamo pronti.-
- Lo sai che la Mcgranitt ci ucciderebbe.-
- Ma non lo sai?- disse Neville - Oggi non c'è. Il Ministero l'ha chiamata ieri sera a Londra. Calì dice che ha sentito in giro delle voci su degli esami di metà semestre.-
- Esami di metà semestre?- allibì Harry - Ma è un suicidio! E perché?-
- Per punizione no?-
I grifoni si girarono verso i Serpeverde e Nott stava davanti a loro, con la sua aria dura.
- Con il vostro ultimo giochetto a Gazza avete fatto incazzare tutti i professori!- sibilò rabbioso.
- Noi?- replicò Ron entrando con una ciambella in bocca - E Neville ci si è appeso da solo al cornicione delle torre, vero?-
- Ehi, ehi...gente è arrivato testa rossa!- sghignazzò Draco Malfoy dalla sua postazione privilegiata, seduto di tre quarti su un banco - Ehi Weasley che fai? Le scorte per quanto alla tua famiglia arriveranno i tempi duri?-
- Con te in giro invece nella tua famiglia i tempi sono sempre duri.- replicò il Grifondoro e scatenò come voleva un'accesa discussione. Malfoy gli si parò davanti con i suoi occhi argentati ridotti a specchi e prima ancora che potesse rispondere si era già creata un'arena. Ben presto però il leader dei Serpeverde si ritrovò, felicissimo anche, davanti al suo vero nemico. - Vuoi fare ancora a botte Sfregiato?- sibilò a un dito dalla faccia di Harry ma quello di rimando schioccò la lingua, fissandolo con sprezzo - Evapora.-
- Dov'è finito il tuo coraggio Potter? L'hai seppellito nel letto della Granger per caso?-
- E con questo cosa vorresti dire?-
Calò un secondo di silenzio e Ron capì che stavolta sul serio Harry l'avrebbe ammazzato.
- Allora?- continuò il moro incalzando il nemico - Che intendevi dire di Hermione?-
- Harry...dai, lascia perdere...- si mise in mezzo il rossino ma l'amico non l'ascoltò anzi...stava già per caricare un pugno, per stendere lungo per terra quell'idiota di Malfoy ma finalmente qualcuno mise fine alla lite, piazzandosi in mezzo ai due. Hermione apparve davanti a Draco e fermò Harry appena in tempo.
- Non mi sembra il caso di continuare.- disse, mollando i libri su un banco vicino - Lo sai bene che la Mcgranitt potrebbe farti saltare tutte le partire del campionato. Harry non essere stupido, battetevi sul campo e falla finita!-
- Oh, lo sapevo che mi adoravi!- Draco rise perfidamente e le passò le braccia al collo, stringendosela addosso - Vedi Potter? Mi difende anche. Sei rimasto senza ragazza!- ma in risposta stavolta la Grifoncina gli pestò un piede, mollandogli poi una gomitata. E fu la fine. In un nano secondo la Parkinson le puntò addosso la bacchetta e le scagliò contro un Expelliarmus, peccato che la Granger si abbassò e venne investito Neville. Da lì una reazione a catena portò al massacro. Si fermarono solo quando arrivò Silente e....la punizione questa volta fu inevitabile.

Nell'ufficio del preside stava per essere deciso il loro destino.
Harry Potter, Hermione Granger, Draco Malfoy e Blaise Zabini stavano seduti in poltrona, davanti alla scrivania di Albus Silente. Col preside c'erano anche Piton e Gazza che aveva scoperto la rissa e poi avvisato i professori.
- Ho scelto voi, per fare da portavoci ai vostri compagni.- iniziò Silente andando su e giù per la particolare stanza - Dopo attenta riflessione e dopo gli avvenimenti accaduti a solo un mese dall'inizio di quest'ultimo anno, io e il consiglio siamo giunti a una soluzione.-
- Per me era meglio appenderli per i pollici nelle segrete.- sibilò Gazza a bassa voce.
- Una soluzione drastica...- continuò Silente.
- E spiacevole...- grugnì Piton.
- Ma necessaria. Non m'interessa per quale motivo questa volta siate arrivati a usare mani e magia ma se volete alla fine dell'anno accedere al M.A.G.O allora dovrete fare ciò che vi diremo oggi. E non saranno più tollerate altre interferenze.-
- Arrivi al sodo.- sbuffò Draco svaccandosi sulla poltrona - Niente quidditch fino alla fine dell'anno?-
- No.- rise Silente risedendosi - Esami a metà semestre.-
I tre ragazzi sbiancarono mentre Hermione non parve scomporsi. Credeva di peggio.
- Ma signore!- Harry balzò in piedi esasperato - In questo modo ci ritroveremo con un carico doppio!-
- Dovevi pensarci prima di fare il bullo Potter!- ringhiò Piton zittendolo - Seduto!-
E il moro si risedette, non prima però di avere un travaso di bile alla stoccata finale.
- Esami di metà semestre a coppie miste fra Serpeverde e Grifondoro.-
- COOOOSSSSAAA???- tutti e quattro i ragazzi balzarono in piedi come molle, fissando il preside con gli occhi fuori dalle orbite - E IO DOVREI FARE UN ESAME CON UNO DI QUESTI?- sbraitarono in sincrono additando gli altri - E' FUORI DISCUSSIONE!-
- Spiacente ma è già stato deciso.- concluse il preside appoggiandosi allo schienale della poltrona con aria beata - Adesso potete andare. Tornate alle vostre lezioni e riferite agli altri della nostra nuova didattica. Domani mattina, in via del tutto informale, dovrete riunirvi nella sala grande e formare delle coppie. Noi terremo alla larga Corvonero e Tassorosso e non c'importa come sceglierete le coppie, basta che per domani sera io abbia la lista. Adesso potete andare...e buona fortuna.-

Inutile dire come presero entrambe le case la faccenda. Pare che la notte precedente alla scelta delle coppie fosse stato tentato un suicidio di massa. Alcuni più diplomaticamente provarono a fare le valigie per poi usarle per accoppare i nemici dell'altra casa... Harry e Draco invece cercarono di ammazzarsi a vicenda, sfidandosi sotto il platano picchiatore ma alla fine la mattina dopo tutti quanti si ritrovarono nella sala grande, dopo colazione, per quella farsa.
Le loro espressioni feroci la dicevano lunga, ma alla fine dopo essersi minacciati di morte per due orette buone, Hermione tirò fuori la proposta più sensata.
- Scriviamo i nomi su un pezzetto di carta, li mettiamo in un cappello ed estraiamo.- disse, sfibrata da quella storia.
- Almeno non potrete barare.- sibilò Nott accanto a Tiger e Goyle.
- Infatti facciamo tutti la fila per stare con te.- lo assicurò Ron acidamente.
- Avanti, scriviamo questi nomi.- disse Pansy Parkinson con vocetta affettata, attaccandosi al braccio di Malfoy - Se non altro le probabilità di stare con la mezzosangue sono basse.-
Harry scosse il capo e si sedette accanto all'amica.
- Sono tutti dei deficienti.- sentenziò, scribacchiando il suo nome - Ma ce la siamo voluta stavolta.-
- Già...- disse lei ridendo - Pensa a finire con Goyle...un idiota. Non passeresti mai nessun esame.-
- Con Malfoy invece avrei assicurato pozioni.- bofonchiò Ron dall'altro fianco della Grifoncina.
- Si e anche un mal di testa giornaliero.- frecciò Potter che tornò a parlare con la sua migliore amica - Comunque tu sta attenta. Se quello con cui finisci ti rompe le scatole non esitare a metterlo a posto.-
- Perché parti dal presupposto che potrebbe non piacerle?- ghignò Draco, finendo di piegare il suo biglietto - Che c'è Potter? Geloso delle ex per caso?-
- Pensa ai fatti tuoi.- sibilò il moro senza filarselo di striscio.
- O è la Granger che è ancora persa per te?-
- Io sono qua presente,- chiarì Hermione rabbiosa - se hai delle domande falle direttamente a me, Malferret.-
- Ah, dovrei proprio addomesticarti mezzosangue.- disse, fissandola ironico con i suoi occhi argentei.
- Addomesticarmi?- ribatté sdegnata - Sai cosa sei? Uno schifoso scarafaggio sessista. Ma non sperare troppo, non riusciresti mai a farmi diventare come quella scimmia che ti porti appesa al braccio!- e la Parkinson prese fuoco ma il biondo, stranamente, si parò in mezzo, fissando la Grifondoro con aria di sfida.
- Ah no? Sono convinto che se passassi sotto le mie grinfie...- e ammiccò malizioso al suo fisico - non riusciresti più a staccarti, cara la mia mezzosangue.-
Hermione rise di rimando. Dio, che presuntuoso!
E tutto quel ghignare fece infuriare ancora maggiormente Malfoy. Erano secoli che voleva toglierle dalla faccia quella sua aria di superiorità e se solo avesse avuto un'occasione l'avrebbe sfruttata!
- Allora?- si mise in mezzo Nott - E' una sfida o no?-
- No, calma...- continuò a ridere Hermione - Tu mi stai dicendo che sapresti farmi cadere ai tuoi piedi e trasformarmi in una delle oche che ti porti dietro? Questa è davvero bella...- e tacque un attimo, posando le mani sui fianchi.
- Non mi aspettavo accettassi.- Lui alzò le spalle, tornando a sedersi ma sgranò appena gli occhi quando la sentì pronunciare le ultime parole.
- Ok, ci sto.- scandì lapidaria, zittendo i compagni di entrambe le case. Poi si volse a Calì, che teneva il cappello - Togli pure il nome mio e di Malfoy. Io e lui staremo insieme per tutta la durata della punizione.-
- Cosa?!- Harry ora la credeva pazza sul serio. Si voltò verso Ron per cercare aiuto ma Weasley era talmente sconvolto che credeva di essere finito in una dimensione parallela.
- E così accetti...- Draco scese dalla sedia e le si fece a un passo - Se vinco che mi dai?-
Hermione fece una smorfia, osservando la sua aria libidinosa - Se vinci ammetterò davanti a tutti, pubblicamente al ballo di fine anno, che Draco Malfoy è il mago purosangue migliore di Hogwarts ma se vinco io...-
- Se vinci tu?- la incalzò.
- Se vinco io dovrai chiedere scusa per la tua imperdonabile testa di cazzo, per la tua arroganza e la tua supponenza. E dovrai smetterla di chiamarmi mezzosangue.-
- Affare fatto mezzosangue.- disse e le allungò la mano destra. La Granger attese un secondo, poi la strinse.
- Colossale stronzata...- ridacchiò Blaise Zabini seduto sulla tavola, lontano dalla mandria.
- E perché?- Draco tornò accanto a lui, fissandolo interrogativo.
- Quella ti frega.-
- Quella? Ma va!- sbottò divertito - Non nego che abbia delle armi per farmi cedere...- e le guardò le gambe, passandosi la lingua sulle labbra morbidamente - ma non sarò io a crollare. Sarà lei a cadermi nel letto.-
- Ma bene...finalmente l'ammetti.-
- Che cosa Blaise?- chiese irritato.
- Che ti piace Hermione.-
- E tu da quando la chiami per nome?-
- E' gentile. E intelligente. E poi sa ascoltare.- Zabini gli sorrise, illuminando gli occhi blu - Sta attento, è pericolosa.-
- Io anche.- finì il biondo con un ghigno diabolico e poi iniziò il pescaggio, quindi non ebbero più tempo di parlare.
Bisogna dire che andò anche peggio di quanto avevano immaginato, tranne che per Harry che solitamente era il più sfigato di tutti. Ron finì addirittura con la Parkinson, la Brown con Nott, Seamus con Tiger e Neville con Goyle.
Invece quando toccò a Harry parve che la fortuna per una volta gli arridesse.
Capitò con Blaise Zabini e il Serpeverde non parve particolarmente nemico. Anzi, gli sorrise e gli disse che sarebbe venuto agli allenamenti di quidditch del pomeriggio dopo per parlare della questione: Grifondoro e Serpeverde facevano le selezioni per dei nuovi membri, quindi avrebbero avuto tempo per decidere sul da farsi.
Finito il massacro del cappello, le due case di separarono.
- Tu devi essere davvero matta!- sbottò Ron una volta nei dormitori del Grifondoro.
- Andare a metterti con Malfoy è un'idea pessima.- le disse Lavanda Brown seduta accanto al fuoco acceso - Ti rendi conto che adesso la Parkinson e le sue amiche non ti daranno tregua?-
- Non parlarmi di quella!- frignò Weasley - Se ci penso vomito.-
- Meglio lei che Goyle.- disse Neville sconsolato.
- Avveleniamoli.- propose Harry sdraiato sul divano.
- No, ci metterei troppo a fare un veleno.- disse Hermione con un mezzo sorriso, invece di sgridarlo - Ma Blaise è un bravo ragazzo ed è espertissimo in trasfigurazione e in erbologia. Ti troverai bene.-
- E allora che bisogno c'era di fare questa scommessa del cavolo col biondastro?- replicò Potter - Se volevi sistemarlo una volta per tutte bastava chiuderlo nella casa di Hagrid e aspettare che calasse il sole.-
- Si ma così non la smetterà mai con la sua boria!- s'impuntò lei - Se invece gli dimostro che sono brava, anche meglio di lui, la finirà di fare lo stronzo e la smetterà di chiamarmi mezzosangue!-
- Non è importante Herm...- la consolò Ron ma lei scosse il capo - Per me si, invece.-
- Ma che t'importa di quello che pensa lui?- sbuffò la Brown - Sarà carino ma è odioso. Oh...non dirmi che ti sei innamorata di lui! Io credevo che ti piacesse ancora Harry!-
- Ti piace Malfoy?- saltò su anche Calì e allora la povera Granger scoppiò. Mandò al diavolo le solite amiche pettegole dopo aver salutato Ron ed Harry con un bacio della buona notte, si chiuse in camera sua, a pensare.
Carezzò Grattastinchi prima di buttarsi a letto e si chiese se aveva fatto bene a sfidare così apertamente Malfoy.
Stava rischiando molto in effetti. Troppo...
La luna fece capolino dalla finestra e sospirò. Doveva dimostrare a quel maledetto di essere brava quando una purosangue. E non lo faceva solo per far tacere il furetto. No...lo faceva per se stessa.
Chissà come sarebbero stati quei mesi. Stare tanto tempo con Malfoy...un incubo, pensò scuotendo il capo.
Nei sotterranei di Hogwarts invece c'era qualcuno che non riusciva davvero a dormire, per il chiasso ma anche per l'eccitazione. I suoi compagni stavano ancora sbraitando contro la sorte, tranne Blaise ovviamente che era superiore a quelle cose, ma Draco se ne stava a letto, con le mani dietro alla testa...e fissava il soffitto, sogghignando.
Ormai era fatta. Ce l'aveva fra le grinfie la mezzosangue. L'avrebbe fatta diventare una bella bambolina tutta per lui.
E finalmente l'avrebbe smessa di guardarlo come se neanche esistesse.
Chissà se anche lei stava pensando a come agire?
Magari stava già rimpiangendo di aver accettato la sfida...doveva ammetterlo comunque. Era rimasto davvero spiazzato quando la Granger aveva accettato la sua sfida ma lui non aveva piani in mente, per il momento. Innanzi tutto avrebbe dovuto studiare un po' le sue abitudini, poi come un grande predatore avrebbe dato la zampata.
Non sarebbe stato così male portarsela a letto...pensò ridacchiando. Magari si sarebbero anche divertiti.
- Perché sghignazzi?-
Draco si girò per vedere la figura di Blaise sulla sua porta, illuminato dal fuoco del camino della sala comune ai Serpeverde. Continuò a ghignare, chiudendo gli occhi.
- So cos'è che ti eccita tanto.- borbottò Zabini incrociando le braccia.
- Portarmi a letto una Grifondoro?-
- No...cercare di portarti a letto una degna avversaria.- rispose Blaise sorridendo dolcemente - Ma sta attento Dracuccio...- e fece il verso di Pansy, mandando il biondo in bestia - Hermione non è come quelle che ti girano attorno. Può darsi che sarai tu alla fine dell'anno a dover ammettere pubblicamente al ballo di essere lo stronzo che sei.-
- Grazie amico, sei davvero incoraggiante.- Malfoy si appoggiò sul gomito e lo guardò con un sopracciglio alzato - Elencami quattro buone ragioni per cui non potrei vincere.-
- Ah semplice. La prima è che Hermione ha un cervello.-
- E allora?-
- Qualsiasi donna con un minimo di cervello ci penserebbe su due volte prima di andare a letto con uno che si è sbattuto tutta la fauna femminile di Hogwarts.-
- Ok...- Draco gliela passò senza replicare - Due?-
- Sa della scommessa, quindi alla fine dell'anno potrebbero venire fuori casini. Se per caso s'innamorasse sul serio di te, cosa improbabile, comincerebbe a fingere. Se t'innamorassi tu...- e Blaise ignorò la sua ghignata acida - lei non ci crederebbe mai. Terzo c'è la questione molto complicata che si chiama "Harry".-
- Che c'entra San Potter?-
- Tu non reggi il suo confronto.- scandì lapidario il suo amico.
E Draco stavolta s'incazzò sul serio. - Io sarei da meno di quello?-
- Quello almeno ha avuto le palle per dirle che l'amava. Sono stati insieme per due anni e a quanto ne so c'è ancora qualcosa fra loro. Lui è il suo migliore amico mentre tu non fai altro che trattarla male e insultarla perché i suoi genitori sono babbani anche se sai benissimo che ha più forza nel suo mignolo che quei cretini dei nostri compagni là fuori.-
- Calma Blaise...chiariamoci...innamorarsi? Ma sei scemo adesso? Quella è una Grifondoro! E poi io voglio solo portarmela a letto e scaricarla, così finalmente la pianterà di guardarmi dall'alto in basso. Non me ne frega niente della Granger, dai! Sai che figura ci farei ad andare in giro a dire che è la mia ragazza?-
- Migliore di quella che fai facendoti sbaciucchiare da Pansy.- frecciò Zabini tornando alla porta - Comunque ripeto: stacci attento con Hermione. Alla fine dell'anno potresti avere brutte sorprese. Questa scommessa l'hai voluta tu. Potresti desiderare di non averla mai sfidata.-
- E con questo che vorresti dire?-
- Niente, niente. Ora me ne vado a letto. Notte Draco.-
- Aspetta! E la quarta ragione?-
Blaise si fermò e sogghignò con aria sibillina.
- Falle del male e ti spacco la faccia. E' una mia amica. Notte di nuovo!- e se andò in allegria, lasciando Malfoy a chiedersi da quando il suo migliore amico aveva perso il cervello. Ok, aveva notato negli anni passati che Blaise e la mezzosangue si fermavano spesso a chiacchierare e a ridere come deficienti. Non aveva mai voluti indagare, tanto meno aveva mai pensato che fossero stati a letto insieme, ma ora davvero si esagerava!
La mania di Blaise di essere sempre al di sopra delle righe stava cominciando a fargli venire i nervi. E infatti dormì poco e male, sognando continuamente le ultime parole della Granger, che avevano sancito la sfida.

C'era di nuovo un tempo infame quel giorno, nuvoloso da fare schifo. A quanto pareva numerose tempeste si sarebbero scatenate fino ad Halloween e ora che erano appena all'inizio di ottobre tutta quell'umidità era deleteria alle serpi.
Comunque come primo giorno di accoppiaggio non sarebbe potuto iniziare peggio.
La lezione di Piton sarebbe iniziata presto e quando il trio inossidabile del Grifondoro fece ingresso nella sala emise quasi un gemito in sincrono. A quanto pareva le coppie avrebbero dovuto dividere anche i banchi...
- Che sbuffi tu?- ringhiò Ron verso Potter con aria disgustata - Zabini è sopportabile!-
- Dovresti considerarti fortunato a stare con me,- sibilò Pansy Parkinson passandogli a fianco con la sua roba - almeno non avrai più problemi in pozioni Weasley.-
- L'unica mia fortuna è quella di non dover dividere il dormitorio con te.- concluse sedendosi accanto a lei.
- Avete fatto scorte di analgesici?- chiese Potter ai compagni della sua casa.
- Qua ci starebbe meglio un goccetto!- rise Zabini apparendogli alle spalle.
- Ciao Blaise!- gli sorrise Hermione - Com'è che sei così allegro?-
- Ho dormito benissimo...- insinuò lui con un ghigno angelico - A differenza di qualcun altro.-
- Chiudi il becco che è meglio!- disse Draco Malfoy, entrando in quel momento nell'aula con la sua falcata sprezzante - Avanti mezzosangue, seduta e poche storie.-
- Seduta e poche storie?- allibì lei sdegnata - Ma con chi credi di parlare idiota!?-
- Oh, hai ragione scusa...- sibilò frettoloso - Tu stai in piedi, mi siedo solo io.-
- Buone maniere, buone maniere...- canticchiò Zabini sedendosi nel banco alla loro sinistra con Harry che si chiedeva ancora se fosse un incubo spaventoso. Il biondo però non fece in tempo a ringhiargli di pensare ai fatti suoi che entrò Piton, sbattendo le porte coi suoi soliti modi bruschi. Chiuse finestre e fece buio, poi si portò davanti alla cattedra.
- Sappiate che questa storia mi disgusta...- iniziò, cogliendo assensi nei visi di chiunque in quella stanza - E trovo inaccettabile questo mescolio fra le vostre case. Ma il preside è stato irremovibile...quindi sono qui avvisarvi che d'ora in avanti i punti che conquisterete verranno divisi a metà col vostro compagno.- e fissò ferocemente i Grifondoro pensando che non avrebbe più potuto levare loro punti senza infierire anche su quelli della sua casa - Inoltre d'ora in avanti dovrete sedervi sempre col compagno che avete scelto. Se le regole verranno infrante e provocherete nuovi scompigli voi del settimo non solo mancherete al M.A.G.O ma d'ora in avanti le lezioni le seguirete da dietro le sbarre delle celle dei sotterranei...sono stato abbastanza chiaro?-
Un leggero assenso gli giunse poco dopo, così dette una rapida occhiata alle coppie.
Ci sarebbe stato da ridere, pensò acidamente.
Comunque non perse tempo e iniziò subito una lunga tirata di due ore sulle proprietà della Spina Bianca, erba mistica che aveva in sè oltre che un miracoloso potere curativo anche un potentissimo veleno, dato dalle sue spine arcuate.
Fu soprattutto una lezione teorica e in pochi parevano dell'umore di seguirla, specialmente Draco Malfoy che cominciò di soppiatto a guardarsi attorno, verso la mezzosangue. In effetti non pareva neanche vederlo, prendeva solo i suoi appunti con attenzione. Cominciò a notare un po' di cose di lei: intanto la sua scrittura tondeggiante...e i suoi scarabocchi a fondo pagina quando si annoiava.
Verso la fine delle due ore scoccò una rapida occhiata direttamente a lei e per una volta dovette dare ragione a Blaise.
Ok, era bella, molto bella...aveva un bel profilo e due occhi dorati che erano la fine del mondo. Anche un fisico da mordere e quel pensiero di certo non lo fece stare più fermo. Rovesciò penna e pergamena, facendo borbottare Piton per il chiasso ma lo ignorò. Rimase solo sorpreso quando la Granger gli consegnò la piuma d'oca che era scivolata dalla sua parte. La prese senza di nulla e da quel momento cominciò a gufare nel suo posto, mentre Hermione cominciò a sua volta a chiedersi che accidenti gli fosse successo. Non le era sfuggito quel fissarla continuo, quell'osservarla e studiarla ma non riusciva a capire perché si comportasse così. Almeno non l'aveva insultata, per una volta.
Si risvegliò di colpo quando sentì i compiti di Piton.
- Fra due settimane voglio un'accurata ricerca di dieci fogli di pergamena sulla Spina Bianca sul mio tavolo con particolare attenzione sulle sue potenzialità velenose. E dieci fogli a testa...non in due. Per quel giorno pretendo anche una pozione, quella in coppia...pozione signor Paciock,- sibilò amaro verso Neville - non zuppa. Intesi?-
Altro leggero bestemmiare in sottofondo, poi ebbero il permesso di andarsene.
- Come va il mal di testa?- chiese Harry, vedendo Ron allungarsi sulla panca di pietra in giardino.
- Non me ne parlare. Quella mi farà diventare matto!-
- Almeno Pansy ti solleverà il voto in pozioni.- lo consolò il bel moretto - Con Blaise invece credo che me la caverò bene. È simpatico. Ci vediamo oggi al campo per le selezioni. Vuoi venire a farti un giro sulla Fireblot?-
- Lo fai per compassione?- si lagnò Weasley.
- Anche...- ridacchiò Harry - Viene anche Herm. Deve ammorbidirmi Dalton come ogni anno.-
- Corvonero della malora.- rise Finnigan raggiungendoli - Com'è che Hermione non ha fatto storie questa volta?-
- A forza di uscire con Dalton ogni anno si sarà adattata. Ma dov'è a proposito?-
- L'ho vista uscire con Malfoy...- borbottò Ron mettendosi a sedere stranito - Non è che...-
- Che cosa?- chiese Neville.
- Ah, aspetta...è là!- lo bloccò Dean Thomas indicando la loro compagnia con Calì e Lavanda.
- Non è così idiota da farle qualcosa, tranquilli.- sibilò Harry prendendo i suoi libri - Potrebbe avere una punizione ancora peggiore e ormai Silente sta per perdere la pazienza. Io vado a cambiarmi, ci vediamo al campo Ron.-
- Ok...ci vediamo lì...-

Quel pomeriggio il vento si sollevò parecchio ma le selezioni per le nuove reclute andarono avanti coraggiosamente.
Harry stava seduto in panchina con Elettra Baley, quarto anno, ragazza alquanto particolare con qualche problemino al cervello, cacciatrice che prendeva appunti sugli incredibili esseri che si erano presentati nel giro di sola mezz'ora. Fu divertente per Ron, Seamus e Dean vedere le facce di quei due.
Erano agghiacciate. Oppure viaggiavano verso l'autocommiserazione.
Quando Harry chiese una pausa, Weasley sorridendo dette una pacca sulla spalla dell'amico.
- Oh, andiamo...non può essere così grave!-
- Non troverò mai due battitori per sostituire i tuoi George e Fred!- disse il bambino sopravvissuto poggiandosi contro la parete col capo - Qua si va di male in peggio! Sono troppo piccoli...e ...-
- E non hanno lo stesso spirito di sopravvivenza dei tuoi fratelli, Ronald.- spiegò la bella Elettra, sorridendo al rossino con aria un po' più ottimista - Fred e George mi facevano sentire sicura mentre attaccavo! Con questi finirei stesa da un bolide in pochi minuti.-
- E parlando di finire stesi...- sibilò Dean sarcastico, vedendo la cricca dei Serpeverde dirigersi verso di loro.
- Salve perdenti.- sibilò Malfoy con il suo manico di scopa in spalla - Ehi Sfregiato, perché quella faccia? Solo mezze tacche dai Grifondoro?-
- La mia faccia prende automaticamente questa espressione ogni volta che ti avvicini tu.- spiegò Harry serafico.
- Divertente Potter. Allora? Niente di nuovo? E tu bambolina come stai?- chiese, rivolto alla Baley.
Elettra alzò le spalle, sorridendo appena - Trovato qualcuno d'interessante Malfoy?-
- Un portiere decente magari?- frecciò Finnigan scatenando l'ilarità fra i grifoni.
- Ridete.- ghignò la Parkinson sempre appiccicata alla vita di Draco - Se non altro noi abbiamo dei battitori.-
- A questo si può sempre rimediare. Metterò delle mazze in mano a delle scimmie e otterrò la stessa cosa.-
- Carino Potter, sai...direi quasi che sai cose che noi non sappiamo.- continuò la moretta.
- Appunto...dove sta Hermione?- celiò Dean cercandola in giro.
- Ancora con Dalton.- borbottò Harry girandosi i pollici - Stavolta mi costerà ben più di qualche libro.-
- Che ci fa la Granger con Dalton?- chiese Draco levando un sopracciglio sospettoso.
- Diciamo che il capo dei Corvonero ha una specie di cotta per lei...- ridacchiò Ron - Ed Harry ogni anno la manda da lui per farlo parlare. Non credereste mai cosa non dice quello quando ha Hermione davanti.-
- Bel ruffiano.- sibilò Draco con aria dura verso Harry - E dire che fai tanto il santo, sfregiato.-
Potter scosse il capo, pulendosi gli occhiali con la casacca del quidditch. - Capisci solo quello che pare a te, eh?-
- Capisco che hai mandato la tua sacra ex ad allisciare quel bavoso.-
- E a te che importa? Da quando ti piacciono i mezzosangue?- replicò Ron sul piede di guerra.
Fregato da solo. Draco serrò le mascelle ma prima che potesse andare a impegolarsi in una rissa sempre a causa della Granger, arrivò Blaise a salvare la situazione. In un attimo distrasse Harry con la pozione per Piton e gli appunti di Babbanologia ma anche lì ci fu da ridire naturalmente.
- Che materie inutile,- pigolò la Parkinson - non capisco perché ci sia tutto questo interesse per i babbani.-
- Forse perché non devi farti riconoscere da loro.- le ingiunse Ron schifato.
- O forse per tenere buoni i mezzosangue della scuola.- frecciò Malfoy con sprezzo.
- Senti ma perché non te ne vai affanculo una buona volta?- cinguettò Harry con un sorriso dolce tutto per Draco e un tono velenoso come pochi - Mi hai rotto le palle, lo sai?-
Detto fatto erano davvero pronti a sfidarsi con la magia quando la felicità della Baley smontò l'aggressività dei due nemici. Osservando il suo scoppio di gioia Draco quasi non capì che accidenti stava succedendo ma tutto fu chiaro poco dopo. Infatti la bionda cacciatrice del quarto anno corse a precipitarsi verso la scaletta degli spalti, dove stava scendendo Hermione imbacuccata in una lunga sciarpa color rubino. Prima che la Grifoncina potesse dire qualcosa Elettra gli era già saltata addosso, facendo gelare mezzo gruppo.
- Non lo sapevo che fosse lesbica...- mormorò Blaise allibito.
- Ma va, le piace solo la Granger!- gli disse Pansy - Non le vedi mai in sala comune? Quella le salta sempre addosso.-
- E dire che sembrava così normale...- mugugnò Harry andando a salvare la sua migliore amica.
Una volta sotto le grinfie di Hermione però non fu più così contento. Lo trascinò di nuovo allo spogliatoio del Grifondoro con Elettra attaccata alla gamba, quando finalmente dette sfogo alla sua rabbia.
- Ottimo portiere, è una montagna del secondo anno, appena trasferito. Dalton era fuori di sé dalla gioia.- disse acidamente - E ha sostituito un cacciatore. E' l'ex della Meredit, quella coi capelli a spazzola di un metro e novanta quasi! E qua gli appunti di attacco che ho preso dal loro spogliatoio.- li lasciò alla Baley, poi continuò a fare fuoco e fiamme verso Harry.
- Che ti ha chiesto stavolta?- la incoraggiò Ron ridendo.
- Un'intera giornata a Hogsmade!- sibilò furente, terrorizzando giusto un pochino alcuni del Serpeverde - Harry Potter questa volta ne ho davvero basta! Prega di passare il M.A.G.O perché l'anno prossimo io non ci sarò più e per allora spero che tu e quell'imbecille di Dalton siate passati a miglior vita!-
- Ha tentato ancora di baciarti?- chiese Elettra angelicamente, abbracciandola stretta - Gliel'avevo detto che eri solo mia, sai? Ma non mi ascolta. Non riesce a capire quanto ti voglio Herm!-
Hermione si massaggiò la testa. E dire che sembrava così intelligente...e invece quella maledetta viveva nel mondo della favole! Altro che bacio!
- Grazie comunque,- sorrise Potter quando riprese fiato - riceverai una sorpresa a giorni!-
- La morte di Malfoy?- frecciò sarcastica.
- Ehi!- borbottò il biondo incazzoso.
- Meglio...ma è una sorpresa. Grazie mille...e divertiti con Dalton sabato!- ridacchiò Harry correndo via con Elettra per tornare alle selezioni. Lasciò così la Grifoncina a imprecare con Ron e i suoi compagni.
- Come stai a contraccezioni?- chiese Ron tanto per informarsi.
- Al diavolo che tu, Ronald!- abbaiò furibonda - E come se non bastasse quello vuole anche i biscotti!-
- Biscotti?- riecheggiò Ron allibito.
- Si, biscotti!- tuonò l'amica con il viso congestionato dal nervoso - E adesso torno ai dormitori, devo cercare di sistemare questa faccenda e trovare un cuscino abbastanza grosso per soffocare Harry questa notte. Ciao a tutti!- e se ne andò con passo imbufalito, lasciando più di una persona con qualche dubbio sulla sua sanità mentale.
Ma il bello per lei doveva ancora venire.
Si era chiusa in biblioteca per cercare qualche informazione su quella maledetta Spina Bianca di Piton quando qualcuno in vena di darle fastidio più del solito si sedette al suo tavolo, proprio davanti a lei e quel qualcuno portava un anello d'argento con serpe annodata su se stessa al medio della mano destra.
Non sollevò neanche il viso dal libro - Che vuoi Malfoy?-
- Sai che piuttosto che parlare con Dalton preferirei farmi San Potter?-
- E' un tuo modo carino per dirmi che Dalton ti sta antipatico?- frecciò lei continuando a leggere.
- Ci vai a letto?-
A quella domanda stavolta sollevò gli occhi sul biondo. Tacque solo un secondo però.
- Passami il tuo libro.- gli disse. Draco lo fece senza fare domande ma quando se lo ritrovò sul cranio e si fece anche male scattò a molla, furibondo - Come ti permetti dannata mezzosangue?!- sibilò massaggiandosi il capo ma Hermione lo fissò altrettanto furibonda - Vai a quel paese, stupido zotico! Io non vado a letto con nessuno, sia ben chiaro! Tanto meno per delle stupide informazioni sui vostri giochetti con le palline colorate! Intesi?-
- E c'era bisogno di spaccarmi Divinazione sulla testa per dirmelo?- replicò di rimando, con tono brusco - Fatti curare!-
- Fatti curare tu! Arrivi qui e fai domande assurde da maschio oltraggiato e pretendi anche di aver ragione!-
- Io non sono oltraggiato per niente mezzosangue!- borbottò riprendendo i suoi tomi con aria seccata - Comunque se vuoi vincere la scommessa ti conviene cominciare a comportarti da donna e...-
- E saltarti addosso con occhioni da cerbiatta?- l'anticipò freddamente - Scordatelo!-
- Oh, hai ragione...mi ero scordato che tu sei irresistibile! Ti basta schioccare le dita per farmi cadere ai tuoi piedi!-
- No, ma mi basta usare la mia bacchetta per pietrificarti la lingua se non chiudi il becco.-
- E sa anche fare del sarcasmo la mezzosangue...-
- VATTENE SUBITO MALFOY O GIURO CHE...-
Non finì purtroppo perché Draco decise di passare all'azione in quel momento. Mollò i libri sulla tavola con un tonfo e l'afferrò per i fianchi, stringendosela contro. Non mosse un dito per fare altro, ma la guardò dall'alto in basso con gli occhi argentati contratti, come se aspettasse qualcosa. Uno schiaffo forse, una spinta.
Ma lei non si mosse. Rimase contro di lui, sentendo le sue mani sulla sua vita.
Era come un abbraccio, pensò lui continuando a restare in quella posizione. Solo che...non era come quelli a cui era abituato. E lei era incredibilmente calda. E diversa...da tutte le altre.
L'improvviso borbottio fra gli scaffali spezzò di colpo ciò che era accaduto e Draco la lasciò andare, sempre però con gli occhi fissi in quella della Grifoncina. Prese la sua roba e senza salutare se ne andò, lasciando Hermione a guardarlo mentre si allontanava. Ma sul viso della ragazza non apparvero espressioni di sorta.
Solo quando si risedette sul suo viso apparve una profonda preoccupazione...che non mancò di torturarla per tutta la notte.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***



La Mcgranitt stava facendo lezione da circa mezz'ora nel più incessante dei mezzi baccani.
Per quell'idea balzana di mescolare una trentina di diciassettenni delle case più rissose di Hogwarts era una vera follia, specialmente perché non riuscivano a stare fermi nei loro banchi senza darsi fastidio l'un l'altro.
Paciock aveva già rovesciato mille volte i suoi libri, Goyle invadeva il suo spazio...per non parlare poi dei problemi sorti quando gli studenti avevano dovuto trasformare i loro animali in qualche altro animale di una diversa specie.
Rospi erano diventati maiali, innocenti ratti si erano trasformati in vipere...e caso strano la civetta di Potter aveva accidentalmente cercato, sotto forma di unicorno, di incornare Malfoy e tutto nel giro di trenta minuti.
Quando falchi avevano cominciato a girare per l'aula nel tentativo di cavare gli occhi ai rispettivi avversari aveva detto basta e dopo una sfuriata al limite della follia aveva assegnato a tutta la classe una decina di compiti per il giorno dopo che li avrebbe tenuti svegli tutta la notte, per finirli.
Una volta fuori i due gruppi si guardarono con odio molto poco malcelato.
- Complimenti davvero San Potter!- ringhiò Malfoy aspettandolo nel giardino - Complimenti per quell'unicorno ma hai sbagliato a dirigere la sua bella sporgenza sai?-
- Se non altro io non ho fatto incazzare la Mcgranitt facendole notare che cinque compiti erano già troppi! Ti fossi tappato la bocca ora avremmo la metà del lavoro da fare...ma tu il cervello non lo usi vero Malferret?!-
- Invece di stare qua a fare gli idioti sotto gli occhi di tutti perché non risolviamo la cosa entro la mezzanotte?- propose Hermione - E se vi faceste furbi vi accorgereste anche che abbiamo davvero la metà del lavoro da fare. Basta dividerci i compiti no?-
- Hermione ha ragione.- la seguì Blaise tirando via Draco prima che lui e Harry si spaccassero la faccia - Possiamo fare a metà del carico e poi copiare il resto dal compagno, cambiando alcune cose per fare in modo che la prof non se ne accorga.-
- Copiare da un Grifondoro?- si schifò la Parkinson - Meglio morire!-
- Ecco, schiatta e facci questo favore!- sibilò la Brown annoiata.
- Come ti permetti?!- sibilò quella iraconda - Credi che mi abbasserei mai a chiedere aiuto a voi?-
- Bhè, io aiuto lo accetto volentieri.- cincischiò Zabini - Harry, vuoi una mano da un Serpeverde?-
- Per dormire qualche ora stanotte direi di si.- borbottò Potter - Andiamo in biblioteca.- e altri si unirono a loro, specialmente Grifondoro. Alcuni Serpeverde invece preferirono imboscarsi nei loro sotterranei ma quando Draco colse lo sguardo di Hermione su di sé rimase impalato in mezzo al giardino.
- Devo farmi i compiti da sola o mi dai una mano?-
- Vuoi una mano da me Granger?-
- In due si fa prima.- spiegò lei altera - Ma se preferisci la Parkinson allora vado da Harry e Blaise.-
Quello era un affronto. Preferiva Potter a lui...serrò le mascelle e facendo un notevole sforzo decise che poteva anche sprecare un pomeriggio con la mezzosangue sui libri, soprattutto perché così avrebbe avuto ancora moda di stare con lei e affilare gli artigli - D'accordo mezzosangue. Ma te lo scordi che mi tappo nella sala comune in bella vista con te.-
Fu come se le avesse rifilato uno schiaffo. Ingoiò amaro, ferita e umiliata per l'ennesima volta, ma non lo dette a vedere e con tono piatto gli disse che sarebbero potuto stare comodi nell'aula di Divinazione, tanto la Cooman era partita per un viaggio spirituale e quel semestre non avrebbe tenuto lezioni.
Fra piatti e tazzine saltarono la cena, continuando a lavorare come pazzi per terminare a un'ora decente ma verso le undici Draco gettò la penna sul tavolino, massaggiandosi le spalle.
- Ehi Granger...ho male alla schiena.-
- Mi dispiace.- disse lei, senza guardarlo.
Malfoy schioccò la lingua seccato, appoggiandosi su un gomito a guardarla - Che hai?-
- Niente.-
- Hai qualcosa invece.- replicò stizzito, prendendole la penna di mano e costringendola a prestargli attenzione.
- Senti, mi spieghi che t'importa di che cos'ho?- sbottò rabbiosa - Lasciami in pace! Finiamo questi maledetti compiti, così potrai tornartene nel tuo bello scantinato fra i tuoi amici dove non dovrai farti vedere con me.-
- Oh oh...- rise maligno - E' questo il problema? I tuoi amici invece non direbbero niente a vederti con me?-
- Quando mai qualcuno dei Grifondoro si è permesso di camminare sulla faccia di una persona solo perché non proviene da una famiglia di purosangue eh?- urlò alzandosi in piedi, lasciandolo abbastanza stupefatto per quello scatto di rabbia - Non tutti hanno la fortuna di crescere in una famiglia purosangue come la tua dove sei servito e riverito principino! Eppure qui ci sono maghi che si danno da fare anche se sono nati in famiglie miste e che probabilmente un giorno saranno anche migliori di te a usare la magia, indipendentemente dal sangue!-
- E immagino che sarai fra questi.- sibilò, incrociando le braccia - Va avanti, m'interessa questa cosa Granger.-
- Non c'è niente da dire.- ringhiò tornando a finire i suoi compiti, ma senza sbollire la collera - Tu non capisci.-
- Spiegamelo.-
- Cosa ti devo spiegare?- strillò ancora - La cortesia per caso? La gentilezza? Tu consideri insulti entrambe le cose! E non sai guardare oltre a ciò che vedi con gli occhi!-
- Questa mi piace davvero.- disse all'improvviso Draco con voce anche troppo calma per essere vera - Io non vedrò oltre il mio naso ma tu non sei da meno...è bastato sentire come pronunci la parola purosangue.-
- Ehi, non sono stata io a cominciare!- replicò la Grifoncina sulla difensiva.
- Ma io finisco dolcezza e ti posso dire che non sei da meno in quanto a superficialità. Io se non altro dico le cose come le penso. Tu invece fai tanto la santarellina quando la verità è che ti senti inferiore a me a causa dei tuoi genitori!-
Ricevette uno schiaffo in risposta e rimase col capo girato verso destra, mentre Hermione sentiva ancora la mano vibrare violentemente. La ritrasse ma non smise di pensare a ciò che aveva fatto. Ora si sentiva anche peggio.
Senza una parola corse via, lasciando tutta la sua roba sul tavolo...mentre Draco sospirò, guardando fuori dalla finestra. Aveva una bella mano pesante la mezzosangue, pensò massaggiandosi la guancia appena rosata dal colpo. Meglio ricordarsene per il futuro.

La mattina dopo Harry guardava Hermione seduta nel banco dietro di lui, con gli occhi persi nel vuoto e le occhiaie.
- Non stai bene Herm...torna a letto, spiego io tutto alla Mcgranitt.-
- No.- disse lei senza particolare intonazione - Ho solo dormito poco. Sto bene.-
- Ma sei sicura?- chiese Ron appoggiato accanto a lei - Hai un aspetto orribile.-
- Grazie, sei un amico...- borbottò sospirando. In quel momento avvertì i passi della Mcgranitt lungo il corridoio e si preparò a spiegarle di non avere finito i compiti, che per altro aveva lasciato in aula di Divinazione ma prima che entrasse lei, Draco apparve in aula con un carico di libri e pergamene più corposo del solito. Si sedette appena in tempo, prima che arrivasse la professoressa e senza dire nulla le mise davanti al naso la sua roba.
Ed Hermione sgranò lo sguardo. Le aveva finito i compiti! Con un incantesimo aveva imitato la sua calligrafia e aveva terminato da solo il lavoro di trasfigurazione. C'era poco da essere allegri, visto che Malfoy aveva sempre odiato cordialmente quella materia, ma presto dovettero consegnare tutto quanto e la Grifoncina non ebbe modo di controllare.
- Grazie.- sussurrò a bassa voce, senza guardarlo.
Come immaginava non ricevette risposta e neanche se la sarebbe aspettata, comunque pensò a come si sarebbe gongolato coi suoi amici, a dire in giro che lei l'aveva ringraziato. Invece durante tutta la lezione non volò una mosca e anche fuori, una volta a pranzo, non giunsero particolari ghignate dal tavolo dei Serpeverde che di solito di divertiva con cori da stadio e lancio di Cruciatus.
Erano le due di pomeriggio circa quando, fra un compito e l'altro, libri e pozioni esplosive, Hermione capì di essere troppo stanca per tenere ancora gli occhi aperti. Inoltre, anche volendo non avrebbe potuto studiare con quel casino e il perché era semplice: le coppie delle due case avevano deciso di non unirsi allo stesso tavolo.
- Piuttosto l'inferno!- avevano scandito Grifondoro e Serpeverde alla proposta dei professori col risultato che ora si urlavano informazioni di coppia da un tavolo all'altro, magari farcite di qualche imprecazione contro il partner ma restava il fatto che urlarsi dettagli a distanza era deleterio per lo studio e quando la bella Granger aveva deciso che il suo mal di testa era eccessivo, prese le sue cose e filò via, sotto lo sguardo attento di qualcuno.
In mezzo ai corridoi però s'imbatté però nella pazza che la tormentava da quattro anni ormai.
- HERMIONE!!!-
Elettra Baley le piombò addosso come un avvoltoio e la stritolò in un abbraccio focoso, felicissima di vederla, cosa che non poteva dire la Grifoncina ormai con le ossa a pezzi. Elettra si staccò poco dopo per raccontarle in dettaglio tutta la sua giornata, agitando i lunghi capelli biondi e sorridendo tanto da illuminare tutti quelli che passavano.
Si erano conosciute agli allenamenti di Harry a dire il vero. La Granger per quanto cortese non aveva mai dato eccessiva confidenza a quelli più piccoli, troppo impegnata col terzetto e con gli studi ma fin da quando Elettra era entrata in squadra e aveva preso a stare con Potter la maggior parte del tempo, specialmente a Hogsmade, erano finite per diventare amiche...anche se la più piccola aveva un carattere davvero troppo affettuoso e dei gusti alquanto strani visto che una notte, di punto in bianco, le aveva rivelato che lei era l'unica ragazza che avrebbe mai amato e rispettato.
Una dichiarazione in piena regola che aveva fatto temere alla Granger un bel po' di assalti a sfondo sessuale ma ormai ci si era anche abituata.
- Dove stavi andando?- chiese la biondina sorridente.
- Ai dormitori. Sono stanca...ho dormito male stanotte.-
- Vuoi che venga a rimboccarti le coperte?- saltò subito quella a molla - A Harry non spiacerà!-
- Bhè...ne sono sicura ma sto bene. Vado da sola.-
- Ti serve qualcosa? Vuoi che ti faccia del the alla cannella? Che venga ad accarezzarti la testa?-
Stava sclerando! La faceva diventare matta a volte, comunque accadde di nuovo...lui apparve e la salvò a un passo dal manicomio. Elettra bloccò il suo sproloquio per guardare alle spalle di Hermione.
- Ciao Malfoy!- cinguettò sempre allegra - Bella giornata eh?-
Bella giornata? Diluviava! Quella aveva davvero qualche tara al cervello, si disse il biondo arrivando dalle due Grifondoro con passo sinistro. Come faceva ad essere sempre così felice la Baley però se lo chiese. E poi era l'unica delle tante Grifondoro che non abbassava mai gli occhi quando passava. Gli sorrideva anche, era sempre gentile... e non lo temeva. Era strana davvero!
- Si, bellissimo tempo.- borbottò serafico - Granger avrei bisogno di parlarti.-
- Ok...- mormorò Hermione sfinita.
- Andiamo.- disse lui, prendendola per un braccio - Scusa Baley.-
- Figurati! Ciao Herm, ci vediamo stasera! Vengo a darti il bacio della buona notte!-
Una volta nell'altro principale, davanti alle scale che conducevano al dormitorio del Grifondoro, Draco non riuscì più a tacere quando si ritrovò di fronte al quadro della Donna Cannone, come chiamavano la Signora Grassa giù nei sotterranei - Bacio della buona notte? Dì, non è che sei lesbica anche tu e hai accettato la sfida per fregarmi?-
- Ma certo, come no.- mugugnò la ragazza scuotendo il capo - Che idea assurda.-
- Ah già, tu e Potter...- sibilò Malfoy salendo gli ultimi gradini e appoggiandosi alla ringhiera di pietra.
- Di cosa volevi parlarmi?- chiese la Grifoncina, lasciandosi andare invece contro la parete.
- Niente.-
- Come niente?-
- Niente.- ridisse lui piccato - Adesso me ne torno di là. Non vorrei mai che ti vedessero con un purosangue.- e la frecciata sarebbe finita lì se naturalmente Draco avesse capito prima che le donne avevano sempre l'ultima parola nelle discussioni. Lei infatti lo afferrò per il mantello, rischiando di strozzarlo e con uno strattone se lo riportò sotto al naso, fissandolo bellicosa - Se vuoi farmi arrabbiare sarà bene che ti avverta! Posso renderti la vita impossibile Malferret! Volevi addomesticarmi? Non sai quanto può diventare soffocante una ragazza allora! Potrei mettermi a seguirti ovunque, a sbavare, a fare scenate con la Parkinson!-
- Così vincerei io.- le ricordò con tono pigro.
- Già...ma ti assicuro che anche io mi prenderei la soddisfazione di mandarti la manicomio alla fine dell'anno.- replicò con aria alquanto pericolosa - Dovessimo discutere tutti i giorni da qui all'estate!-
- Mi sa di minaccia.-
- Sei sveglio quando vuoi, lo è!- scandì lapidaria - E adesso scusa ma devo andare a letto.-
- Strani orari hai, mezzosangue. Te lo do io il bacio della buona notte?- insinuò quindi, avvicinandosi a lei con occhi sfavillanti per il desiderio che di colpo lo aveva invaso.
- Meglio quello di Elettra.-
- Così mi ferisci.- disse con vocetta stucchevole, posandosi le mani sul cuore.
- Ma davvero? Hai qualcosa che batte lì dentro?- frecciò, fissando il suo torace - Non si direbbe.-
- Ti stupiresti di sentire come batte...- le mormorò all'orecchio all'improvviso, facendola sobbalzare - se facessi mai una certa cosa.-
Hermione stavolta arrossì e con rabbia si staccò da lui ma rimase incastrata contro la parete e mentre Draco si avvicinava rimase immobile a pensare cosa fare, specialmente a chiedersi perché lui avesse deciso di attaccarla così frontalmente. Oppure la stava sfidando di nuovo a scostarlo, a non lasciarsi andare?
Comunque accadde nuovamente una cosa strana. Draco rimase chino su di lei, tanto da schiacciarla al muro con suo corpo, fronte contro fronte, ma non fece altro. La fissava solo negli occhi, con un mezzo ghigno sulla bella bocca morbida, in attesa.
- E allora?- sussurrò Hermione quando il cuore riprese un battito decente - Hai intenzione di tenermi incollata qua a lungo?-
- Se questo è l'unico modo per farti chiudere quella boccaccia velenosa allora...- Draco si scostò dalla sua fronte e passò a parlare con le labbra contro la sua gota. Facendolo sentì il suo profumo e per l'ennesima volta dovette censurare ogni pensiero, altrimenti niente l'avrebbe fermato dal baciarla davvero...e non solo quello. Con le mani cominciò a carezzarle leggermente i fianchi, la schiena. Curiosava sul suo corpo stupito nel sentirla così gracile e sottile, senza che lei però lo allontanasse. Quando rialzò lo sguardo la Grifoncina aveva ancora le mani serrate sulle sue braccia e lo stringeva molto forte, con le sue dita sottili. Quel suo aggrapparsi a lui gli fece capire che decisamente le faceva un certo effetto e sorrise. Fu quello il suo errore. Hermione se ne accorse e lo piantò in asso dopo avergli augurato, piuttosto gelidamente, una buona giornata.
- Ben ti sta!- cinguettò la Signora Grassa, una volta che la il quadro si fu richiuso.
Malfoy trattenne un ringhio felino in fondo alla gola ma decise di ritirarsi. Aveva commesso un errore e l'aveva pagato. Decisamente ce ne sarebbe stato di tempo fino al ballo di fine anno e se voleva davvero farla cedere avrebbe dovuto andare con molta più calma. Come gli aveva detto Blaise quella non era stupida.
Era fin troppo sveglia, capì più tardi scendendo le scale...e se ne accorse quando sentì il battito cardiaco più veloce del solito. No, scosse il capo. Non poteva essere stata lei a fargli quell'effetto!
Arrivato nella sala comune venne letteralmente investito dalla Parkinson.
- Dracuccio, amore...che ne dici se andiamo a farci due passi da soli?- chiese mielosa, passandogli le labbra sul collo.
- Ah, guarda...oggi non mi gira proprio.- grugnì gettando i libri sul tavolo. Lei però non si lasciò scoraggiare e cominciò a massaggiargli le spalle e di nuovo, allibendolo, quel contatto gli dette un fastidio pazzesco. Fosse stata...
A quel pensiero s'infuriò sul serio. Ci mancava solo che quella maledetta mezzosangue con il suo continuo mandarlo in bianco finisse con lo stregarlo!
Harry e Blaise invece quel pomeriggio finirono prima del previsto e Potter vide tornare Zabini dal suo fido compagno di disastri ma si accorse, con suo sommo piacere, che Malfoy non pareva del suo malefico umore come al solito.
- Che aveva sua maestà oggi?- chiese affiancandosi a Ron per il corridoio.
Quello alzò le spalle, ridacchiando - La Parkinson deve avergli fatto qualche avance di troppo.-
- Oh Hermione gli dà picche!- ghignò il moretto dagli occhi verdissimi.
- Quando vogliamo parlarne di questa faccenda Harry?- Weasley rallentò un poco il passo ed entrambi si fermarono in un angolo, sotto le statue di Hogwarts - Dai, guardiamo in faccia la realtà. Alla fine dell'anno Herm sarà ridotta a uno straccio, senza contare che quello che l'ha sfidata non ha mai brillato per lealtà. Sarebbe anche capace di farle un incantesimo o farle bere una Pozione d'Amore.-
Potter sbuffò, incrociando le braccia con aria imbronciata - In effetti ogni tanto ho anche paura che le salti addosso.-
- Gli rompo la faccia se ci prova!- ringhiò Ron ficcando in spalla la sacca - Comunque su attacchi magici non corre pericoli. Hermione sente puzza di magia anche in un covo di babbani, ma a parte questo c'è anche da considerare il codazzo della Parkinson. Non possono farle del male con la magia perché Hermione è mille volte loro ma sai...prenderla in bagno da sola non sarebbe poi così difficile.-
- Ok, ok...- Harry levò le mani in segno di resa e tornarono ai dormitori - D'ora in avanti dovremo tenerla d'occhio per bene. Domani si va a Hogsmade e abbiamo tutta la giornata libera. Lei deve stare con Dalton ma vedrò di portarmi dietro il mantello di papà. Soddisfatto?-
- Meglio di niente.-  Aprirono il quadro, dicendo la parola d'ordine e una volta dentro la sala comune dei Grifondoro sentirono entrambi un ottimo profumino di biscotti. Neville passò da loro con un piatto ed entrambi si servirono della meravigliosa cucina di Hermione ma quando arrivò la ragazza il moretto dalla cicatrice fece presto a prendere il volo, onde subire un massacro in piena regola come ogni anno. Dopo cena comunque chiese il permesso a quelle degli alloggi femminili per andare a trovarla e la pescò a letto, sotto le coperte, con un libro in mano.
Le carezzò la testa e quello indicò alla Grifoncina che veniva in pace.
- Che leggi?-
- Storia della casa dei Serpeverde.- rispose.
Harry sollevò un sopracciglio - E perché?-
Lei ebbe un attimo di tentennamento, poi fece spallucce - Bhè, tu sei un Grifondoro per scelta ma un Serpeverde per smistamento, così ho pensato che sarebbe stata una buona idea sapere qualcosa di più su di loro. E poi quest'anno ancora non è accaduto niente di losco, per ora, ma sai che sono sempre allerta. Almeno io fra noi tre...- frecciò ridendo - Ma come mai sei venuto qui? Devi parlare con Elettra?-
- Credevo dormisse ma è chiusa in bagno con Ginny a fare prove di trucco...- e si guardò attorno, sempre abbastanza costernato - Ma qua prima c'erano altri letti. Che fine hanno fatto? Hai una camera per te adesso?-
- Harry, ti posso chiedere una cosa?- sibilò esasperata - Tutte le sere che abbiamo dormito insieme, tutte le volte che ti fermavi da me...hai mai visto letti qua?-
- E' vero...com'è sta storia?-
- Non so come ma Elettra e Lavanda hanno spedito via tutte le altre. E adesso dormo praticamente sola.-
- Però. Buono a sapersi.- aggiunse malizioso, prendendosi una cuscinata - No, dai...senti, volevo solo avvisarti che domani a Hogsmade sarai coperta. Ho nascosto il mantello di mio padre nella sacca. Quando ne hai bisogno me lo dici e te lo faccio avere a colazione, ok? Dalton poi lo sistema Elettra, me l'ha promesso solennemente due secondi fa.-
- Allora sono a posto!- enfatizzò sbuffando.
- Senti, me la dici una cosa? Ma...davvero non ti è mai saltata addosso?-
- Bhè...in effetti ogni volta che mi abbraccia tuffa la faccia nella mia scollatura...- e tirò un altro cuscino a Harry, vendendolo ridere come un pazzo - Ma è sempre stata al suo posto. E' un po' eccentrica come ragazza ma è anche molto brava e dolce. Vive un po' sulle nuvole però...-
- Ma in campo è il mio asso nella manica!- rispose lui andando alla porta - Quindi trattamela bene.-
- Oh, anche lei adesso? Non ti bastava Dalton? Ti avverto che è l'ultima volta!- ringhiò arrabbiata.
- Lo spero, quest'anno voglio vincere di nuovo per finire in bellezza! Adesso vado, ci vediamo domani mattina a colazione. Notte Hermione.-
- Notte...- e quando se ne fu andato lasciò cadere il libro sul pavimento, troppo stanca anche solo per tenerlo ancora fra le mani. Aveva mentito. Aveva mentito al suo migliore amico per quello stupido tomo di storia. Ma in fondo Harry non avrebbe capito. I suoi genitori non erano stati babbani, quando erano vissuti.
E lei invece lottava con quel sangue misto. Era una strega a tutti gli effetti ma...ma non purosangue. E dire che non le era mai importato, almeno fino a quando qualcosa era scattato in lei, anni prima.
E tutto a causa di due occhi argentati che le avevano scagliato contro una maledizione.
Sospirò , rigirandosi nel piumino pesante. Al solo pensiero di Malfoy tutto il corpo le tremava. Al solo pensiero di ciò che era successo in biblioteca, poi quel pomeriggio...e quell'abbraccio in cui l'aveva stretta. Aveva sentito il suo respiro freddo sul collo, il suo profumo appena accennato. Ma aveva giocato bene le sue carte, questo doveva concederglielo. Non aveva fatto mosse azzardate, aveva solo tessuto bene la sua tela e se non le avesse riso in faccia l'avrebbe anche baciato finalmente, appagando un desiderio che da anni la bruciava da dentro.
Tutto di lui la eccitava. Tutto le provocava i brividi. I suoi occhi, i suoi capelli...quelle sue mani che sapevano fare meraviglie. Le sembrava anche di desiderare quell'espressione così fredda e distante, tipica di lui.
Decisamente la sfida l'aveva già persa, pensò ridendo da sola.
Ma non gliel'avrebbe data vinta. No. Questo mai. D'ora in avanti l'avrebbe tenuto a distanza, compiti e studio insieme, ma niente di più. Avrebbe fatto in modo di non trovarsi mai più sola con lui e sarebbe stata con Harry e Ron, di nuovo come sempre. E con quei pensieri chiuse gli occhi, sognando però di fare tutt'altro.

- Che due palle, si va o no?- bofonchiò Blaise, alzando il collo del bomber che portava.
- Belle espressioni .- sibilò Pansy fissandolo di traverso - Potter ti sta facendo un brutto effetto.-
- Dici?- fece lui con orecchie da mercante - Non direi. Come mai non ci muoviamo? Chi manca?-
- Tassorosso come al solito.- ringhiò Nott raggiungendoli con il resto della truppa - Queste giornate fuori dalla scuola sono il solo momento in cui non abbiamo le palle al piede tra le scatole e quelli ci fanno anche perdere tempo.-
- Pensi a qualcosa di divertente?- chiese la Parkinson - Che ne dici di qualche bella imboscata vicino alla Stamberga Strillante eh? Me li vedo, quei codardi!-
- Si e io mi vedo seguire le lezioni dalle celle sul serio.- Blaise scosse il capo, lucidandosi gli occhiali dalle lenti blu come i suoi occhi - Fatevi furbi oggi e vediamo di non scatenare risse ok?-
- Certo papà, c'è altro che vuoi dirmi?- chiese Draco, scendendo gli scalini con passo felpato mentre si abbottonava il cappotto nero - Facciamoci tutti druidi già che ci siamo, che dici?-
- Dico che sento odore di biscotti...- mormorò Zabini annusando l'aria - Oh, eccola! Hermione!- urlò, disgustando tutti i Serpeverde ma infischiandosene corse dalla Grifoncina, bellissima quel giorno, avvolta in un cappotto di maglia bianca che fece boccheggiare numerosi ragazzi e non solo. Draco per un attimo rimase impalato, senza sentire più che stavano borbottando Nott e Goyle, a fissarla. I bei capelli ricci le erano sciolti sulle spalle come una criniera e sorrideva a tutti quanti, anche a Tassorosso e Corvonero, inoltre si muoveva con un incedere aggraziato che stregava.
Elettra Baley però le era già appiccicata al braccio e le portava la borsa con dentro il pacchetto dei biscotti ma accanto a loro arrivò presto l'essere più snervante di tutti, anche più di Potter per lui.
Edward Dalton apparve accanto alle due con quel suo sorriso da idiota conquistatore che fece girare a Malfoy i classici cinque minuti. Lo vide posare una mano sulla spalla della mezzosangue con aria protettiva, quando invece era solo possessiva e questo lo irritò ancora di più. Guardò Dalton e si chiese che diavolo avesse di così speciale.
In effetti veniva da una famiglia ricca: suo padre era uno dei sostenitori economici della loro scuola e stavano nel Corvonero da secoli...ma a parte quello sembrava avere attitudini solo  nel quidditch. Inoltre il suo fascino lo usava per fasi tutte le matricole possibili, quelle che Draco solitamente scartava a priori perché erano delle lagne piagnucolose che cercavano di suicidarsi appena le piantava ma non era per "caccia" che il biondo lo detestava. Era perché ai campionati aveva barato più volte, truccando bolidi e mazze.
Comunque non perse occasione per farsi due risate.
Si diresse dal gruppetto e si piazzò alle spalle di Hermione, fissando Dalton con sorriso stranamente angelico.
- Ciao Malfoy.- rise Edward - Come te la passi? Mi hanno detto che le selezioni ti sono andate bene.- nel frattempo anche la Grifoncina si voltò, ritrovandosi sovrastata dal Serpeverde - Allora? Trovato dei cacciatori?-
- Si, abbiamo qualche riserva.- disse amabilmente - Ma che buon odore di biscotti...- cinguettò poi sarcastico, fregandone uno dal sacchetto della grifondoro prima che lei gli desse una sberla sulla mano. Lo assaggiò e rimase meravigliato, adorava la cioccolata! - Però Granger, mi stupisci anche in cucina...- l'allusione la fece arrossire ma Draco tornò subito al suo reale bersaglio - Dì Dalton, come intendi passare la giornata?-
- Oh...- quel beota rise a trentadue denti, disgustandolo e posando il braccio attorno alle spalle di Hermione che per poco non si ficcava due dita in gola - Herm finalmente mi ha concesso un appuntamento.-
- Già, che brava Herm...- replicò con sprezzo, scimmiottando la sua voce e l'appellativo con cui aveva chiamato la mezzosangue - Bhè, allora vi auguro una romantica giornata.- finì velenoso e Dalton riuscì quindi a dirottare via la Grifoncina, lasciando Malfoy a bollire come una teiera con mezzo biscotto in bocca ed Elettra imbronciata al suo fianco.
- Ciao Ele!- Ron ed Harry giunsero poco dopo alle spalle dei due biondini - Tutto ok? Come mai sei sola?-
- Dalton s'è portato via la mia Hermione!- pigolò arrabbiata - Io l'aveva detto anche a Ginny che doveva avvelenarlo quando ne aveva avuto l'occasione ma non m'ha dato retta!-
- Che c'entra Ginny?- si allarmò Weasley ma mentre quei due discutevano di vecchie storie che avrebbero lasciato il rossino con un travaso di bile, Harry scoccò un'occhiata al biscotto che Draco teneva ancora in mano. La serpe se ne avvide e sogghignò perfidamente. - Mi ha dato un biscotto, datti pace San Potter!- ma il moretto non se la prese assolutamente, anzi. Gli dette un'insolita passa sulle spalle e avvicinandosi gli sibilò - Oh, non mi lamento. A me ha dato tutta la torta Malferret!- e lo piantò lì con una crisi isterica e il solito ruggito felino a fondo gola.
Per Draco quella sarebbe stata una pesantissima giornata, se lo sentiva anche nelle ossa...

Sostanzialmente non avvenne, a differenza dei trascorsi, nessuna particolare rissa.
La mattinata fu piuttosto tranquilla. I ragazzi si seppellirono da Zonco per tutto il tempo ma dopo pranzo cominciò a levarsi un vento davvero impossibile. Sbatacchiava imposte e panni, aveva fatto volare via cappelli e già parecchi Tassorosso si erano presi un colossale raffreddore ma c'era chi resisteva audacemente.
Hermione ormai era arrivata al limite della sopportazione. Non ne poteva più e se non fosse stato per Harry avrebbe già preso quell'idiota a pugni. Dalton ormai era diventato insopportabile. Se ne stava seduta nel pub di Madama Rosmerta da quando avevano finito di pranzare e quello stupido Corvonero non aveva fatto altro che parlare di sé, del suo quidditch, della sua casa, dei suoi amici del club esclusivo e anche del suo LUNGO manico di scopa. Quando aveva sentito l'ultima battuta aveva pregato di pietrificarsi all'istante. Non avrebbe retto ancora a lungo.
Mandò giù un altro sorso di burrobirra che però non serviva a farla ubriacare e si appoggiò sul gomito, guardando l'orologio che portava al polso ogni cinque secondi. Non sapeva però che qualcuno la stava osservando...niente meno con un cannocchiale.
Harry scuoteva il capo, appoggiato allo scaffale della Libreria Stregata di Mr. Jonas, il vecchio venditore di libri di magia oscura. Assolutamente non vero, era solo un vecchio un po' pazzo fissato con il vedere agguati ovunque e che vendeva vecchi manuali per nulla pericolosi. Potter lo conosceva da un pezzo ma non si sarebbe mai aspettato di trovare Elettra, Calì e Lavanda Brown alla finestra del negozio con un cannocchiale, per spiare Hermione e Dalton.
- Adesso esagerate davvero!- borbottò Ron, arrivando con una gomma babbana in bocca.
- Tu ci scherzi ma guarda che quello mi soffierà Hermione prima o poi!- disse Elettra seriamente - Io la devo proteggere! Si può affidare solo a me ed Harry ormai!-
- E voi invece siete solo due pettegole.- concluse Potter fissando le ragazze del suo anno.
- La gente deve tenersi informata no?- lo zittì Calì seccata.
- E se quello cerca di farle qualcosa?- saltò su la Brown - Harry, dovresti intervenire! Ce l'hai spedita tu in questo guaio e ora dovresti sistemare! Se sei un uomo vai là e ...- e andarono avanti a discutere fino a quando il vecchio signor Jonas non li cacciò fuori a calci, compreso il cannocchiale di quella svitata di Elettra ma come spesso accade, quando andare a cercare la Grifoncina lei era già sparita dal pub, insieme a Dalton.
Davanti al pericoloso sentiero della Stamberga Strillante invece c'era qualcuno che ormai aveva mandato al diavolo l'intera giornata. Draco Malfoy aveva imprecato dietro a Nott e Tiger, aveva quasi strozzato Goyle, mangiato a pranzo quelli del sesto anno e subito gli assalti di Pansy. Alle quattro lei l'aveva trascinato via, proprio dove Harry Potter anni prima aveva rivelato ai suoi amici di aver scoperto che Sirius Black era suo padrino, e praticamente gli aveva detto chiaro e tondo che aveva voglia di farlo. Lui l'aveva assecondata per qualche minuto ma poi tutto aveva perso gusto.
L'aveva respinta e lei se n'era andata, abbastanza irritata anche ma senza fare storie stavolta. Anche se doveva ammettere che l'aveva fissato, dopo il suo rifiuto, come se fosse stato un marziano.
E se avesse sospettato qualcosa?, pensò amaro. Forse non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire un'occasione così facile. Forse tornare alle buone abitudini gli avrebbe fatto smettere di pensare a quella maledetta scommessa. Forse, forse...
Si lasciò andare contro un masso e ci si sdraiò sopra, cominciando a guardare il cielo dove grandi nuvole nere si muovevano veloci, a causa del vento impazzito. Cercò le sigarette in tasca ed estrasse il pacchetto, afferrandone una con i denti. Stava per accendersela quando sentì una voce fin troppo conosciuta...
- Edward...perché mi hai portato qui?- chiese Hermione con un diavolo per capello - Vuoi visitare la Stamberga?-
- No, volevo solo stare un po' con te...- le disse, viscido come pochi, ma sempre convinto di essere un gran conquistatore. Le passò le braccia alla vita, mentre la Grifoncina malediva mentalmente una certa persona e cercava di scollarselo di dosso. Ci riuscì una prima volta e fece qualche passo indietro, cambiando discorso.
- Allora, che mi dici? Cosa farai dopo il M.A.G.O?-
- Oh, mio padre vuole che mi sposi.- disse con noncuranza - Nella mia famiglia tutti si sposano presto.-
- Fra purosangue è normale immagino.- replicò la ragazza con un mezzo sorriso, un po' triste - Hai qualche idea?-
- Mi hanno scelto una ragazza. In estate ci saranno molti matrimoni sai? È la tradizione.-
- Lo immagino.- mormorò, all'improvviso col volto tirato.
- Che ti prende?- bofonchiò Dalton prendendole la mano e attirandola di nuovo a sé - Come mai sei così triste?-
- No, cosa dici...- rise, cercando di non pensarci - Senti, sono un po' stanca...possiamo andare via?-
- Tutto qua?- disse morbidamente, posandole un bacio sul collo cogliendola impreparata - Dai Herm, non siamo venuti qua per niente no?- e la strinse di più, quasi facendole male alla vita - Sai che mi piaci dal primo anno. E abbiamo così poco tempo ormai. Non possiamo accelerare?-
La Grifoncina emise un gemito divertito, scostando il collo . Dopo ciò che aveva sentito non era più in vena neanche dio stare a dieci miglia da lui. Con forza si staccò, sentendo una fitta al polso dove lui l'aveva afferrata.
- Non voglio. Io vado via.-
- Ehi aspetta dai!- le ripiombò davanti e le sbarrò la strada - Che ti è preso?-
- Mi è preso che ne ho basta!- sibilò - E adesso lasciami passare!-
- Dai, non fare la preziosa!- e dicendo quello se la schiacciò nuovamente addosso, decisamente con più forza fisica della ragazza. Cercò di baciarla e lei fece in tempo a scostare la bocca. Quando ci riprovò stava per tirargli un calcio ben assestato sul suo LUNGO manico di scopa ma qualcuno che ormai stava prendendo l'abitudine di salvarla da situazioni imbarazzanti riapparve.
Draco lo afferrò per la giacca e lo strattonò un po', facendo in modo che Hermione si liberasse.
- Malfoy!- allibì seccato il Corvonero - Che accidenti c'è? Non vedi che sono con...- ma non finì perché il Serpeverde lo fece tacere con un'occhiata imperiosa - C'è il prefetto della tua casa che ti cercava. E anche la tua ex ti stava cercando. L'ho vista venendo qua. Fossi in te scapperei, Miria sembrava arrabbiata. Qualcuno le ha detto che eri con la Granger.-
Al nome della sua ex Dalton stavolta sbiancò. Erano conosciute le sfuriate che lei gli faceva ovunque e piuttosto che sopportarla decise che era meglio sparire e lo fece senza più guardare in faccia nessuno. Da perfetto dongiovanni codardo prese il volo e non lo videro più.
Draco ghignò, rimettendosi la sigaretta accesa in bocca.
- Dovresti stare più attenta a chi frequenti.- mormorò poco dopo, senza guardarla.
Hermione ridacchiò sarcasticamente, mentre raccoglieva la sua borsa da terra - Allora sono a posto.-
- Che intendi?- chiese, soffiando fuori il fumo.
- Che sono finita dalla padella nella brace. Quello èun imbecille...e tu...per quanto lo sia a tuo modo...-
- Grazie.-
- Prego. Per quanto tu abbia il cervello vuoto, a tuo modo sei insidioso.-
- Sento aria di paternale.- Draco scosse il capo con espressione irritata - Hai una bella faccia tosta mezzosangue. Ti pesco qua a civettare con quel pervertito a cui piace deflorare matricole e hai anche il coraggio di dirmi che il pericolo sono io...roba da matti. Quello voleva saltarti addosso, lo sai?-
- Comunque che ci facevi qua da solo?- chiese Hermione ignorando la domanda e lasciando cadere il discorso per accorgersi di essere nuovamente sola con lui - Ti credevo chiuso al pub a fumare con Nott e Blaise.-
- Il tuo amico Zabini si è chiuso a cercare polverosi libri di babbanologia da qualche parte. Io invece stavo facendo due passi per i fatti miei. So che pensi il contrario ma io sono capace di andare in giro senza scorta, ragazzina.-
- Mi hai tolto le parole di bocca.- cinguettò ironica e in quel momento il vento tornò a investirli. Draco perse la sigaretta e imprecò con stizza, mentre la Grifoncina sollevò il cappuccio bianco del suo cappotto. - Sta per piovere.-
- Andiamo via, comincia a fare freddo.- disse lui accendendosi un'altra sigaretta.
- Devo camminare dietro di te?- chiese lei.
- Come?- Draco la fissava costernato.
- Si...hai detto che non vuoi farti vedere con me.- continuò pacata, godendo segretamente nell'alimentare le loro discussioni all'inverosimile.
- Senti mezzosangue, non mi sembra il caso di dire cavolate propria ora che sta per venire giù il diluvio! Muoviti!- l'afferrò per la mano e se la tirò dietro, almeno fino a quando non imboccarono la strada per tornare dritti a Hogsmade. Una volta al villaggio la lasciò subito peccato che la Parkinson che stava facendo incetta di vestiti con le sue compagne li vide dalla vetrina del negozio. Rimase senza parole ma non disse nulla a nessuno, specialmente a Draco, quando tornò dal gruppo dei Serpeverde. Il viaggio di ritorno fu breve ma quando arrivarono alla scuola era già buio e il vento soffiava fra le torri di Hogwarts provocando un fischio sinistro. I ragazzi del settimo anno corsero dentro all'entrata principale, dopo che avevano costretto quelli del sesto a portare dentro le loro cose, da bravi schiavisti.
- Che tempo orribile!- si lagnò Elettra togliendosi la fascia dai capelli biondi.
- E se penso alle estrazioni per il quidditch mi viene male!- borbottò Hermione di rimando, scrollando la sua criniera lucente dalle prima gocce di pioggia - Ma ci dobbiamo andare per forza.-
- Già, tu mi porti sempre fortuna!- cinguettò la biondina abbracciandola di slancio - E poi ti vogliamo con noi!-
- Se, se...- disse la Grifoncina esausta ma un attimo dopo, continuando ad asciugarsi il cappotto di maglia, sentì una presenza nemica vicino. Alzò gli occhi e vide Pansy Parkinson con due sue compagne davanti a lei.
La mora aveva un'espressione ben poco civile ed Hermione mandò Elettra dagli altri, per evitare che sentisse.
- Ti sei divertita oggi sporca mezzosangue?- chiese la Serpeverde - Ti ho vista con Draco.-
- Ci siamo trovati per caso.- disse Hermione con pazienza - Non è successo niente. Sai bene che perderei la scommessa se accadesse qualcosa. Mi credi una stupida?-
- Io ti credo solo una troppo facile anche per Paciock!- replicò Pansy con voce stridula, avvicinandosi con rabbia e occhi incendiati - E adesso ascoltami bene! Sarà meglio per te stargli lontano! Lui è un purosangue e tu invece solo una sporca figlia di babbani. A lui non importa niente di te!-
La Grifondoro deglutì e tacque, continuando a sentire quelle parole.
- Cosa credi? Che sia davvero interessato a te? Sbagli! Magari vorrà portarti a letto, è una novità per lui andare con quelle di seconda classe...- e aggiunse velenosa - ma vuole solo vincere la scommessa e ridicolizzarti davanti a tutti. Quindi non farti troppe illusioni, intesi? Sono stata chiara?-
- Cristallina.- mormorò Hermione senza mai staccare i suoi occhi da quelli di Pansy - Puoi stare tranquilla. Adesso scusa ma devo andare.- e se ne andò prima che Draco e Blaise entrassero dalla porta principale, provocando il solito baccano e pescandole in quella posizione scomoda. Raggiunse le scale per tornare al suo dormitorio e vi entrò a testa bassa, non salutando nessuno...ma quando Harry la vide infilare la sua stanza, capì che era successo qualcosa dai suoi begli occhi ora lucidi di lacrime.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° ***



Passò rapidamente una settimana da quella visita a Hogsmade e a causa della pessime condizioni atmosferiche più volte il campionato venne rinviato, fino a quando le quattro Case non chiesero espressamente al preside di poter iniziare, altrimenti i gironi alla fine dell'anno non sarebbero stati sufficienti a decretare un vincitore. Ora però, davanti a quel tempo infame, nessuno pareva più così contento. Il campo quella domenica era gremito.
Il cielo continuava a non mostrare ai maghi un misero spiraglio di sole e il vento ostinato soffiava a da nord, portava via cappelli e qualche ombrello aperto per evitare una fastidiosa pioggerella che infestava l'aria.
Harry stava sotto il tendone del Grifondoro e attendava che dagli spalti principali arrivasse il verdetto.
- Bella giornata di merda per giocare.- borbottò a bassa voce.
- Mi hai tolto le parole di bocca.- disse Lucas West, suo portiere da quando Baston si era diplomato.
- Gente siete carichi?- chiese il moro, quando vide il messaggero di Silente correre da loro, sotto la pioggia.
- Certo!- cinguettò Elettra già pimpante anche con quel tempo orribile - Li facciamo a pezzi!-
- Se dobbiamo giocare con questa pioggia, meglio contro i Tassorosso.- sentenziò Marcus Chilton e tutti annuirono parecchio annoiati, tranne la loro bella cacciatrice bionda che era sempre pronta a fare punti anche con fulmini che cadevano sul campo ma quando il messaggero lesse la lista di campionato Harry tirò un sospiro di sollievo.
- Oggi la partita sarà disputata fra Corvonero e Serpeverde.- disse l'uomo con un lungo foglio di pergamena in mano, tutto gocciolante e con l'aria malaticcia - La prossima settimana invece toccherà a Tassorosso e Grifondoro. E quivi vi allego il calendario stipulato dalla commissione per il resto dell'anno. Il preside Silente invita il Grifondoro a restare qua a fare il tifo per i compagni Serpeverde, è tutto.-
- Come prego?!- saltò su Harry sconvolto, con gli occhi verdi sgranati - Dovrei stare qui a vedermi la partita sotto il diluvio universale solo perché una punizione mi obbliga a fare degli esami con uno dei Serpeverde? Ma siamo matti?!-
L'uomo borbottò qualcosa d'incomprensibile e se ne andò, lasciando Potter a sbraitare come un ossesso.
- Che me ne frega a me di vedere di vedere quel cretino di Malfoy correre dietro al boccino!- ringhiò levandosi la casacca della squadra - Io me la batto! Tanto con questo tempo non potranno mettere in atto chissà che tecniche!-
- Mi spiace contraddirti Potter ma starai qui.-
Era la Mcgranitt. Era entrata a sorpresa e stava fissando il bambino sopravvissuto con eloquenza, sfidandolo a squagliarsela come aveva minacciato. Lo avvertì che lo avrebbe cercato fra gli spalti e se ne andò con una bella minaccia di compiti raddoppiati per tutto l'anno.
Alla fine Potter scagliò un guanto contro la lavagna, imprecando fra i denti.
- Bel disastro eh?- disse Ron, entrando col permesso della squadra - Guarda te se con quel tempo infame io devo starmene a vedere quei maledetti giocare a quidditch! Non hai dietro il mantello per caso?-
- Ce l'ha ancora Hermione.- mugugnò il moro con rabbia - Sai cosa mi secca? Che devo stare qua per forza come se la vittoria di Malfoy dipendesse da me! Già che c'era la Mcgranitt poteva darmi dei pon-pon! Mi sarei messo sugli spalti di quei serpenti e avrei sculettato un po'...magari sarebbero stati contenti!-
- Piton di certo no!- rise Lucas cambiandosi a sua volta - Comunque dov'è Hermione? Elettra comincia a dare i numeri. Se non la vede entro due minuti credo che potrebbe venirle una mezza crisi d'astinenza!-
- Già dov'è?- chiese Marcus Chilton che da tempo aveva una cotta per lei in segreto.
- Non so...- Ron guardò Harry con una faccia che solo il moro poteva capire, conoscendolo così bene - Stamattina non si è presentata a colazione e...non l'ho vista tanto allegra con Lavanda e Calì poco fa. Ma è da quando siamo tornati da Hogsmade l'altra settimana che è strana. Non è che è arrabbiata per la faccenda Dalton?-
Il moro scosse il capo - No, almeno...non credo. Mi avrebbe mandato al diavolo se davvero le avesse dato fastidio farmi questo lavoro comunque...- prese il rossino per un gomito e lo trascinò in un angolo, mentre gli altri si preparavano - Quando siamo tornati una settimana fa l'ho vista con gli occhi lucidi. Ha parlato con qualcuno, che tu sappia, dopo che siamo tornati a scuola?-
- Non credo. Era con Elettra...forse possiamo chiedere a lei. Ma è meglio parlare direttamente con Hermione.-
- Si certo...sai che preferirebbe lanciarsi dalla torre di astronomia che mettere in piazza le sue debolezze.-
- Bhè è umana no?- scandì Weasley - E noi i suoi migliori amici. Quindi poche palle. Dai, adesso andiamo. Raccatta Elettra e torniamo agli spalti. Speriamo solo che Silente non ci abbia messo in quelli di Serpeverde.-
Fortunatamente il loro strambo ed eccentrico preside non fu così sadico da sbatterli sugli spalti verdi e argentati ma la gara fra corvi e serpenti iniziò pochi minuti dopo, dando inizio al nuovo anno scolastico nel migliore dei modi, con un diluvio e qualche osso rotto.
- Come siamo messi ragazzi?- Era Hagrid, venuto a vedere il punteggio.
- Per ora è in vantaggio Malfoy.- disse il moretto salutandolo con un bel sorriso - Ma anche Dalton sembra agguerrito. Quel battitore è una cosa impressionante, spedisce i bolidi verso gli avversari con una forza mai vista.-
- Già.- disse Elettra da sotto l'impermeabile, con fedele cannocchiale in mano - Si chiama Frederich Muzzap.-
- E ha un'ampiezza di spalle simile a King Kong.- concluse Harry seccato.
- E chi è King Kong?- chiese Neville.
- Lasciamo perdere.- Harry si accostò a Elettra, per dare un'occhiata alla situazione ma una volta visto che i Serpeverde se la stavano cavando anche senza il suo tifo e pon-pon, si mise tranquillo e lo fu fino a quando non vide la faccia di Hermione. Se ne stava accanto a loro ma era come se non ci fosse...e come se non sentisse la pioggia. Era fradicia come un pulcino ma teneva lo sguardo fisso sul campo.
Ron dette una gomitata al compagno e fra la folla urlante riuscirono a metterlesi a fianco.
- Tutto ok?- chiese Weasley - Stai bene Herm?-
Lei annuì, piuttosto pallida - Si. Sembrano in vantaggio i Serpeverde.-
Harry allora le si fece più vicino - Tesoro...sei fradicia.-
- Cosa?-
- Sei tutta bagnata!- urlò, per farsi sentire, buttandole sul capo l'impermeabile - Mi spieghi che cos'hai? E' da una settimana che sei strana. Non hai niente da dirmi?-
Ma lei non rispose. Sgranò gli occhi all'improvviso e i ragazzi seguirono in linea d'aria il suo sguardo, incontrando un esempio di slealtà che stavolta non arrivava dai Serpeverde. Anzi, per una volta la vittima fu il capo della squadra, il primo a compiere falli e a sganasciarsi nel vedere avversari rompersi le ossa dopo una caduta.
Draco Malfoy stava sotto vento, cavalcandolo, sotto la pioggia battente. Seguiva il boccino d'oro a velocità molto elevata, tampinato dal cercatore di Dalton quando, arrivato in pennata sullo spalto del Grifondoro, perse di vista la sua preda ma accadde qualcos'altro che gli fece capire quanto in realtà il Corvonero quell'anno fosse motivato.
Muzzap gli lanciò addosso un bolide che evitò per un pelo, abbassandosi repentinamente ma quando si rimise alla ricerca della piccola sfera d'oro, sentì un fischio arrivare dalla sua destra. L'altro battitore del Corvonero aveva rispedito il bolide verso di lui, come se lui e Muzzap si fossero rilanciati la palla.
Un'ottima tecnica di rilancio ma anche parecchio sleale, pensò Draco prima che il bolide gli centrasse in pieno il braccio. Sentì un dolore atroce ma digrignò i denti, accorgendosi, cadendo dalla sua scopa, che quella faina di Dalton gli era stato dietro impedendogli la fuga, bloccandolo con la sua cavalcatura.
Si risvegliò in infermeria un'ora dopo, circondato da gente e specialmente da una Madama Chips parecchio incazzata.
- Oh, ero ora signor Malfoy! Ecco tieni e manda giù!- e gli mollò la solita Ossofast per riparare le ossa - Ogni volta la stessa cosa. Voi del quidditch dovreste darvi una bella calmata!-
- Che accidenti è successo?- bofonchiò, trangugiando quella schifezza.
Blaise si sedette sulla sponda del suo letto - Dalton ha messo a punto una tecnica per sistemare il cercatore di ogni squadra. I battitori si passano il bolide sul cercatore avversario mentre un altro lo tiene fermo, cercando di non farsi vedere. E' per questo che non sei riuscito a muoverti. Il bolide ti ha preso il braccio sinistro e te l'ha rotto.-
- Quindi abbiamo perso.- concluse rabbioso.
- Già.-
- Oh amore!- cinguettò Pansy stringendolo forte, quasi strozzandolo - Meno male che stai bene!-
- Eh mollami, mi fai male!- sbottò levandosela di dosso - Quello stronzo di Dalton dove diavolo eh?-
- E che gli vuoi fare dai!?- bofonchiò Nott scuotendo il capo - Noi facciamo di peggio in campo.-
- Usa la faccenda come credito per rompergli l'osso del collo la prossima volta, no?- disse Blaise angelicamente.
- Me ne sbatto intesi?- ringhiò fuori di sé - Io non permetto a nessuno di trattarmi così!-
- E invece lo farai perché devi startene buono qui, signor Malfoy, per due giorni! Hai battuto la testa e devo tenerti sotto osservazione per quarantotto ore. E niente storie.- sibilò la Chips - E ora voi tutti fuori, le visite sono finite.-
I Serpeverde lasciarono l'infortunato a macerarsi dalla rabbia e Draco si annoiò tremendamente per tutto il tempo. L'unica cosa che un po' lo faceva stare meglio era saltare le lezioni del lunedì mattina, anche se così non avrebbe visto... appena finito di pensarlo si prese a pugni di solo, con la conseguenza di farsi venire un'emicrania ancora maggiore. Comunque la sua caduta doveva essere stata più grave del previsto perché si addormentò subito, sotto una bella dose di sedativo per il braccio.
E fece un sogno, un sogno strano, ovattato. C'era qualcuno a fianco del suo letto.
Se ne stava in piedi, illuminata dalla debole luce delle candele. E lo guarda...con aria triste e indifesa.
Non l'aveva mai vista così. Mai.
Hermione Granger gli era a fianco e lentamente sollevò la mano. Poi gli carezzò la testa, dolcemente.
Ma non durò a lungo. Come se qualcosa l'avesse scottata il braccio scattò indietro e lui si sentì come perso. Poi la vide andarsene...e si svegliò che era l'alba, con un senso di vuoto dentro.

Piton stava facendo avanti e indietro per l'aula da almeno un'ora, parlando a vanvera di intrugli immondi
Harry come al solito aveva la testa persa da un'altra parte. Guardava Hermione e si chiedeva cos'avesse. Il perché di tante occhiaie, il perché del sguardo triste...e della perdita del suo bel sorriso.
- Ma naturalmente Potter saprà dirmi esattamente cosa si ottiene dopo tre ore dal riposo della pozione, vero?-
Il moro si svegliò immediatamente, restando impalato davanti alla faccia incazzosa di Piton.
- Merda...- bisbigliò a bassa voce, peccato che Blaise lo sentì e non riuscì a non scoppiare a ridere in faccia al professore che fuori di sé dalla collera decretò la morte immediata dei due per massacro della classe.
- Visto che voi due vi divertite così tanto vorrà dire che la ricerca sulla Spina Bianca me la consegnerete domani mattina e non mercoledì. Di certo l'avrete già terminata, vero?- sibilò, facendo sbiancare tutti. Si voltò verso la classe e vide lo sconforto generale...e quello lo fece godere anche di più. - Perfetto, allora per domani voglio ricerche di tutti. La pozione può attendere quando il signor Malfoy si degnerà di tornare fra i vivi. E adesso riprendiamo la lezione. Ah, un'altra cosa. Domani in via del tutto speciale sarà con noi il professor Spengler, studioso di erbe assuefattive e velenose in via di estinzione andato in pensione un anno fa. Terrà una conferenza nella sala grande per tutte le case da quinto anno in poi. Siete pregati di parteciparvi tutti perché poi chiederò una ricerca con lato pratico. Quindi sappiatevi regolare...-
Una volta fuori...
Harry e Blaise scapparono alla velocità della luce, investiti da ortaggi, libri, Cruciatus, cazziatoni, bestemmie, mozziconi di sigarette accesi e altro ancora, più inseguiti da una mandria inferocita di gente, Ron compreso.
Per terminare la ricerca quella notte ne accaddero davvero di tutti i colori.
I due mentecatti operatori del disastro si chiusero in casa di Hagrid tutto il giorno, per evitare retate ma qualcuno li scovò lo stesso. Hermione apparve sulla soglia con aria alquanto bellicosa e dopo aver rifilato uno dei boccali di legno del custode delle chiavi in testa ad entrambi e averli mandati a quel paese, lasciò perdere per partito preso. Almeno quella volta non era colpa di una casa sola.
- Come siete messi?- chiese, versando loro del the.
- Come siamo messi?- Potter le sventolò sotto il naso quattro fogli ancora vuoti - Alla grande, non vedi?-
- E devo anche trovare il modo di avvisare Draco io.- sbuffò Zabini massaggiandosi le tempie indolenzite - Ma non so come farà. La Chips mi ha detto che è ancora sotto le sue cure e sai che quella non ci va leggera. Sta messo male davvero, a quanto dice lei ma Piton lo scortica vivo stavolta! E poi Draco ammazzerà me, se di lui rimarrà qualcosa...-
- Oh...- Hermione si animò leggermente - La Chips ha ragione, stava male sul serio...-
- E tu che ne sai?- allibì Harry alzando gli occhi dai libri, scrutandola costernato.
- Bhè...- la Grifoncina parve arrossire un secondo, distogliendo lo sguardo - Ho sentito la Parkinson urlare ai quattro venti contro i Corvonero, quindi ho dedotto che stesse ancora male. Comunque...so che ha finito la ricerca da un pezzo. La settimana scorsa era alle ultime due pagine...-
- Ah si?- Blaise parve scettico - Bastardo, mica me l'ha fatta copiare lo stronzo! Se lo merita quel braccio rotto!-
- Si e anche l'atlante magari. - frecciò Harry sarcastico.
- Vabbè, allora lo lascio riposare fino a domani, tanto se ha già finito...- insinuò Zabini con uno sguardo strano - E tu Herm? A che punto sei? Immagino sarai avanti, vero?-
- Si, devo solo revisionare qualcosa...allora vi lascio adesso, torno ai dormitori. Non so se ci vedremo a cena...-
- E chi esce da qua...- bofonchiò il Grifondoro pensando a ciò che l'aspettava fuori da quella casa.
- E non dire dove siamo!- le urlò dietro Zabini per ultimo - Ci aspetta la flagellazione, lo sai vero?- disse quindi a Harry ma l'altro non parve del tutto preoccupato. Grazie al cielo lui poteva sparire quando la situazione lo necessitava.
Quella notte molte luci rimasero accese. Come sempre, da qualche tempo a quella parte, qualcuno tentò il suicidio. Vennero appesi parecchi cappi...ma se poi dovevano far penzolare chi li aveva messi lì o altri, non lo sapremo mai anche se Zabini dormì per prudenza sul tappeto a fianco del letto di Harry, trattati entrambi come appestati da tutti i Grifondoro che emettevano ringhi sommessi anche durante il sonno.

La mattina dopo erano tutti zombie. C'erano Grifondoro che s'addormentavano e camminavano per inerzia, Serpeverde che si prendevano a ceffoni per stare in piedi e quando Harry e Blaise misero timidamente il naso nella classe vennero accolti da un vento gelido, seguito da un barrito collettivo che fece chiaramente capire ai due che aria tirava.
Si sedettero cercando oggetti contundenti sulla sedia, o magari coltelli che galleggiavano per aria...ma a quanto pareva c'era ancora parecchia gente intenta a finire la ricerca, quindi non ebbero tempo di venire fustigati a dovere.
Draco stava invece arrivando tranquillo e riposato, con il braccio destro ancora legato al collo ma a parte quello aveva già messo in atto una bella vendetta a Dalton, chiacchierando un po' con Miria Meredit a colazione. Le aveva detto giusto due cosette su ciò che combinava quel porco del suo ex ma si stupì quando entrò in aula di vedere tanti cadaveri.
Che era successo?
Sembravano passati tutti sotto una carica di troll.
Stava ancora sulla porta quando arrivò Pansy di corsa. - Tesoro!- pigolò abbracciandolo tanto da stritolarlo di nuovo, facendolo imprecare per il male - Meno male che stai bene! Allora, sei pronto per la ricerca?-
- Ricerca?- chiese, alzando un sopracciglio.
- Si, quella sulla Spina Bianca.- disse frettolosa, senza accorgersi di averlo fatto diventare ancora più pallido di quanto già non fosse - Se qualcuno manca con quei maledetti fogli Piton lo farà espellere questa volta!- e corse al suo banco, a fianco di Ron quasi pestandolo, per finire il suo lavoro.
Ma Draco...era ancora lì sulla soglia, con un presentimento orribile. La ricerca...la ricerca...per un qualche motivo Piton aveva anticipato la scadenza...era morto, si era morto...
Si lasciò andare al suo posto, cominciando a picchiare ripetitivamente la fronte contro il banco e dette un colpo più forte, tanto nessuno lo notava, quando Piton entrò facendo sobbalzare tutti, sbandierando al vento la sua autorità.
- Giù le penne e le pergamene, subito!- tuonò, picchiando il pugno sulla cattedra.
Ecco, era fatta! Draco stava per ammettere la sua colpa, anche se di certo qualcuno sarebbe bruciato nel camino della sala comune per non averlo avvisato, quando la mezzosangue si fiondò nell'aula, tutta spettinata e con la faccia tiratissima, di una che non ha dormito.
- Signorina Granger non hai visto l'ora?- sibilò Piton rabbioso - Avanti, la tua ricerca, subito!-
- Si, mi scusi...- mormorò. Lasciò tutto sul banco e lentamente, senza farsi vedere, fece scivolare una decina di fogli fra le mani di Malfoy, lasciandolo a bocca aperta. Aveva imitato la sua scrittura con la magia...come aveva fatto lui!
Gli aveva fatto la ricerca da capo! Alzò il viso per chiederle spiegazioni ma lo stronzissimo professore strappò ad entrambi di mano la ricerca, zittendo tutti ricominciando a spiegare.
Prima che Malfoy riuscisse a capirci qualcosa, sentì un tonfo strano.
La Granger si era appoggiata al banco col gomito e si era addormentata di botto.
Mai l'aveva vista fare una cosa del genere! Rimase spiazzato...e ancora più sconcertato quando capì che aveva perso tutta la notte per lui, per fargli la ricerca da capo, modificandola con la magia...per non compromettere il suo braccio.
Tutto quel casino per lui!
Le dondolava un po' la testa ed era anche buffa...ma la sua aria era davvero stanca e tirata.
Erano quasi alla fine della lezione il biondo Serpeverde si accorse che Piton l'aveva vista dormire. La scosse subito, non troppo rudemente, e lei scattò a molla, quasi emettendo un gemito che avrebbe attirato tutta la classe se lui non le avesse stretto la mano, per calmarla. Si guardò attorno senza capire, fino a quando il professore con la sua sadica faccia da sberle fece la classica domanda. - Mi dica signorina Granger...cosa si ottiene mescolando il veleno della Spina Bianca con un estratto di Mandragora?-
Hermione cadde dalle nuvole ma a un certo punto sentì qualcosa di appuntito passarle sul palmo della mano.
Draco gliela posò subito dopo in grembo e lei, stando attenta che Piton non se ne accorgesse, sbirciò di volata.
- Allora signorina Granger? Questa volta non sai la risposta perché facevi un sonnellino?- sibilò acido.
- Si ottiene la pozione Mandraspina. Si usa per gli incantesimi del sonno esclusivamente su esseri umani.-
Piton allora digrignò i denti, assumendo un'espressione a dir poco diabolica, cosa che fece tremare parecchio tutta la classe ma come immaginava Draco lo schifido essere le pose un'altra domanda. Le riafferrò la mano in tempo per scrivere la risposta, affinché non la incalzasse eccessivamente e all'ennesima dimostrazione che era stata attenta, Piton si decise a lasciarla in pace. Continuò a spiegare ed Hermione tirò un sospiro, passandosi una mano fra i capelli.
- Grazie.- disse, con voce debole.
E la risposta venne di nuovo. E ancora scritta. Ritrasse il palmo e vi lesse "di niente".
Rise appena. Sapeva che Malfoy non si sarebbe mai abbassato a dirle grazie per ciò che aveva fatto ma lei non l'aveva fatto per sentirsi ringraziare da un Serpeverde. No. Non per quello.
Erano le undici quando si diressero nella sala grande dove il professor Spengler, uno strambo e tracagnotto ometto, cominciò a menarla a tutti con le sue erbette da sniffare. Qualcuno però prese appunti anche con attenzione, tipo Blaise.
Comunque i banchi erano stati posti su una gradinata di legno, dall'alto al basso e fortunatamente non si vedevano un accidenti di ciò che combinavano gli altri, per questo Hermione poté concedersi di chiudere gli occhi senza essere vista. Ma il banco era di una scomodità allucinante, che non fece altro che stancarla di più.
Draco la sentì procurare scricchiolii e rigirarsi per mezz'ora, poi ne ebbe abbastanza.
Sollevò il braccio sinistro, con aria seccata. - Avanti.- sibilò.
La Grifoncina non capì immediatamente ma poi ci arrivò. Le stava offrendo di dormire sul suo torace o sbagliava?
- Muoviti prima che cambi idea mezzosangue.- continuò irritato.
- Ma...- la ragazza si guardò attorno. Nessuno li guardava...forse poteva anche farlo...che ci sarebbe stato di male?
Lentamente gli si avvicinò, un po' trepidante, in un modo che gliela fece apparire tenerissima e questo lo scocciò di più ma quando Hermione poggiò il capo sulla spalla e si accoccolò contro di lui, facendogli sentire il profumo dei suoi capelli, Draco non capì più una parola della conferenza. Da qualche parte aveva sentito dire che solitamente le persone si addormentano facilmente con qualcuno che dà loro sicurezza...e la mezzosangue aveva subito chiuso gli occhi.
Le passò il braccio contro la vita e la strinse di più, per stare comodo a sua volta...e sperò vivamente che dormisse con un sonno di piombo perché la maledetta gli aveva combinato di nuovo il battito del cuore come un tamburo.
E poi...ogni tanto la guardava riposare tranquilla, passandole la mano fra i capelli, ben attento a non farsi vedere da nessuno. E si chiedeva continuamente perché l'avesse fatto. Perché l'aveva salvato da Piton con quella ricerca?
Era tardi quando terminò la lezione e Draco era riuscito a scribacchiare qualche appunto, giusto lo stretto necessario. Fece fluire via la massa, abbassandosi un po' affinché nessuno lo vedesse ancora seduto...e una volta soli cominciò a chiedersi che diavolo doveva fare. Quella se la dormiva della grossa...
Abbassò lo sguardo sulla Grifoncina, cominciando a carezzarle i capelli, lentamente.
L'ultima cosa che voleva era che si svegliasse e che facesse domande sul suo comportamento...quindi avrebbe dovuto aspettare che nessuno girasse per la scuola e poi l'avrebbe riportata alla torre del Grifondoro.
Per passare un'altra oretta solo guardandola, carezzandole i lineamenti e la pelle levigata, chiedendosi in continuazione perché non cogliesse al volo l'occasione al volo.
Fosse stata un'altra l'avrebbe baciata senza tante storie, senza chiedere il permesso. Ma lei...no, lei era una sfida continua. Non un premio...ma qualcosa che meritava di essere conquistato.
Però quella bocca...
Più la guardava e più ci usciva pazzo, quindi decise che era meglio levare le tende. Si tolse la fasciatura e con delicatezza se la prese in braccio, sentendo solo un piccola fitta al polso malandato ma nulla di insopportabile. Hermione istintivamente gli cinse il collo e posò il capo sulla sua spalla, rendendogli le cose più facili.
Attraversò di soppiatto tutta la scuola, imprecando quando doveva nascondersi e pregando che non passasse la Mcgranitt a porgli imbarazzanti domande sul perché la Granger gli dormiva in braccio ma il peggio fu davanti a quella stupida donna cannone, alla porta del Grifondoro.
- Parola d'ordine?- chiese la cicciona sarcasticamente.
- Che fai, la spiritosa mongolfiera?- sibilò il biondo - Non lo vedi che è una della tua casa? Dai che devo portarla dentro!- ma quella lo squadrò dall'alto in basso, ignorando il tono. - Parola d'ordine!- ribatté seria.
- Dì un po' balena, dove l'hai lasciato Pinocchio?- replicò Malfoy che non era in vena e quella, sdegnata, gli dette le spalle per non filarselo più. Fu così che ne uscì un'interessante schermaglia a senso unico e andò avanti fino a quando Draco non si mise a tirare calci al quadro, per richiamare l'attenzione di quegli stupidi grifoni.
Ci volle mezz'ora ma alla fine Ron aprì la porta con aria alquanto scocciata.
- Da che manicomio sei scappato eh?- chiese stralunato, senza notare Hermione - Fatti un giro Malfoy!-
- Si, come no...ehi, lenticchia non noti niente?-
- La tua testa di cazzo è sempre uguale.- sibilò il rossino, fino a quando non apparve Harry che sgranò gli occhi, vedendo la ragazza fra le braccia del suo nemico. - Hermione!- urlò quasi, uscendo dalla porta - Ma che diavolo le hai fatto?- sibilò rabbioso - Giuro che stavolta...-
- Calma, si è solo addormentata alla conferenza sulle canne improprie!- rispose il biondo serafico.
- Herm...tesoro...- sussurrò Harry carezzandole la testa e facendo leggermente incazzare Draco per tutte quelle paroline troppo intime per i suo gusti. La Grifoncina comunque aprì gli occhi e quando vide Harry sorrise appena. Staccò le braccia dal collo di Draco, senza neanche vederlo, e si lasciò andare in quelle di Potter, richiudendo immediatamente le palpebre, per addormentarsi di nuovo sul colpo.
- Perfetto, via la zavorra.- frecciò il Serpeverde velenoso - Ci si vede perdente!-
- Quella Spina Bianca prima o poi gliela pianto in un punto preciso.- borbottò Ron richiudendo la porta per seguire il suo amico - Comunque è stato...come dire...gentile a riportarcela no?-
- Si ma ricordiamoci di farle fare un test di gravidanza appena si sveglia.- disse Harry scetticamente.
- Esagerato!-
- Forse...- sospirò il moro - Bhè, chiama Elettra che mettiamo Herm a letto.-

Martedì mattina, verso le undici, ebbe inizio uno di quei corsi che Draco Malfoy detestava oltre ogni limite.
Non capiva perché per farsi le pozioni LUI dovesse andare a zappare la terra e quella zappa, tra l'altro, l'avrebbe volentieri piantata nel cranio a Blaise che invece a erbologia, chissà come mai, si divertiva sempre come un matto.
Lui davvero non capiva che ci trovasse nel trapiantare erbette (e che erbette!) urlanti, fiori assassini e semi con facce oscene! Comunque non era l'unico incazzato nero quella mattina.
Fra Grifondoro e Serpeverde, tutti avrebbero ancora voluto segare le ginocchia sia a Potter che a Zabini eppure Malfoy stavolta se ne era lavato le mani. Gli giravano parecchio le palle per non essere stato avvisato e quando l'aveva detto a Blaise aveva avuto l'ennesima conferma che tutto era stato macchinato dalla Granger. Chissà che le era passato per la testa a quella pazza...mah, essendo di Grifondoro non era una che amava avere debiti con un Serpeverde, visto che lui le aveva finito i compiti di Trasfigurazione. Lì nella serra però non l'aveva ancora vista. In effetti parecchi Grifondoro erano in ritardo quella mattina. A quando aveva sentito quei dementi avevano fatto festa fino a tardi per il compleanno di uno di loro e pensandoci cominciò a chiedersi quando fosse nata la mezzosangue.
Arrivò la Sprite e la serra si riempì presto.
- Bene, il professor Piton mi ha fatto sapere che avete bisogno di alcuni ingredienti per termine la vostra pozione di coppia sulla Spina Bianca. Sul tavolo c'è tutto ciò che vi occorre, quindi mettetevi all'opera. Prima di tutto indossate i guanti e fate molta attenzione...- disse seria - Date un'occhiata alla pianta che avete davanti.-
Harry e Blaise stavano praticamente in fronte a Malfoy ed Hermione tanto che potevano benissimo vedere la faccia schifata del biondo Serpeverde quando dovette ficcarsi i guanti rinforzati per toccare quella pianta. A dire il vero pareva un semplice rampicante, peccato che avesse delle spine bianche, ricurve come uncini, che si muovevano per i fatti loro.
- Non temete. Ho anestetizzato il loro veleno e se vi graffiano accidentalmente non vi accadrà nulla, se non un leggero mal di testa. La mia pozione scade fra mezz'ora, quindi vedete di stillare il veleno entro quell'ora...e conoscendovi credo che dovrei ricordavi di non servirlo nel bicchiere del compagno, vero?-
- Mi ha letto nel pensiero.- sibilò la Parkinson sdolcinatamente.
- La tua presenza mi avvelena già abbastanza, non temere.- replicò Ron mettendosi all'opera con forbici e tronchesi - Dai, tirala fuori dalla terra che io taglio!-
- Certo, la parte più pericolosa a me!- sentenziò seccata.
- Se speri che ti darò in mano delle tronchesi ti sbagli di grosso!- celiò Weasley sarcastico mentre Harry, da parte sua, osservava abbastanza costernato Blaise che solleticava la pianta, per rabbonirla. E funzionò anche. Riuscirono a tagliarle alcune spine senza che diventasse eccessivamente violenta com'era capitato a Neville, che si era quasi fatto tagliuzzare la faccia, o a Malfoy...che stava per mozzarle direttamente la testa.
- Falle un paio di carezze!- rise Zabini dall'altra parte del tavolo - Dai Draco...pensa che sia una donna!-
- E questa cosa ti sembra una donna?- sibilò mentre Hermione gli prendeva dalle mani una mannaia, presa chissà dove, per continuare da sola - Che lezione inutile! Per non parlare di Babbanologia oggi pomeriggio!-
- Guarda che è anche divertente.- borbottò il moro della sua casa con gli occhioni blu tutti scintillanti - Se avessi seguito l'anno scorso forse a quest'ora saresti un po' meno ottuso su certe persone.-
- Spero che Potter ti avveleni, sai?- replicò Malfoy ironico.
- Tranquillo, siete tutti sulla mia lista.- frecciò Harry sistemando la terra nel vaso rimesso a nuovo.
- Spiritoso...molto spiritoso Sfregiato...allora Granger, mi ridai la mia mannaia si o no??-
- Per uccidere questa povera pianta? Mai.-
- No, per ammazzare te!- sbottò - Certo per ammazzare la pianta! Chissene frega, a noi servono solo le spine e fra cinque minuti il veleno tornerà attivo. Io avrei voglia di vivere fino alla maggiore età legale sai?-
- Che palle, sta zitto un secondo...- la Grifoncina stava tagliando le ultime due spine, con estrema difficoltà tra l'altro visto che il vegetale continuava a dimenarsi - Piuttosto...Harry questo sabato è Halloween, ricordi?-
- Certo che ricorda!- si mise in mezzo Seamus Finnigan - Ha promesso niente scherzi quest'anno!-
- Non v'è piaciuta Hermione sgozzata l'anno scorso?- celiò il moretto con aria sadica - Io e lei ci siamo divertiti da matti invece. Ho ancora la foto delle vostre espressione nell'album di famiglia.-
- Si ma scherza con qualcos'altro, non con Hermione morta!- sbottò Ron tutto sporco di terra - Se quest'anno vuoi di nuovo prendere una ventina di cazzotti almeno fammi ridere sul serio e dai fuoco al dormitorio di queste serpi.-
Mentre i Serpeverde lo fissarono furibondi, Blaise parve piuttosto incuriosito.
- Come mai questi scherzi?-
- Ricorrenze babbane dure a morire.- spiegò Harry divertito, levandosi il grembiule e i guanti - E' dal primo anno che faccio scherzi ad Halloween e i ragazzi ancora non ci si abituano, tranne Hermione ma lei vive in uno dei quartieri più divertenti di Londra, quindi è abituata a peggio.-
- Già, l'anno scorso Harry mi ha chiesto di fare il cadavere. Dovevi vedere le facce dei ragazzi Blaise...-
- Tutti contenti immagino.- sibilò Draco, prendendo un calcio dalla ragazza che continuò, ignorandolo - Al quinto anno abbiamo convinto Ron a fregare di nuovo la macchina a suo padre e siamo andati in una discarica a rubare uno di quei vecchi frigoriferi. L'abbiamo riempito di palline da tennis e buttato giù dalla torre di astronomia, peccato che abbiamo preso in pieno i dormitori del Tassorosso...- disse a bassa voce - Non si sono neanche lamentati troppo.-
- Bei tempi quelli...- rise Harry, senza notare lo sguardo mezzo sconvolto di certa gente.
- E dire che sembri tanto la paladina del rigare dritto!- mugugnò Malfoy una volta fuori dalla serra, seguendo la Granger lungo i corridoi per andare a cercare un buco dove preparare la pozione.
- Ti sorprenderesti di cosa può essere una persona se non ti fermassi solo all'apparenza.- gli disse serafica, aprendo una porta con il bacino, visto che non poteva usare le mani.
- Non ho voglia di ricominciare adesso, fammi il santo favore.- sbuffò buttando i libri dentro un lavandino - E comunque potrei dirti esattamente la stessa cosa, mezzosangue perché tu anche non...- ma non finì la frase che si accorse di essere dentro ai bagni femminili abbandonati. La guardò, sollevando le sopracciglia con aria stranita.
- Non potevamo cercare un posto più igienico?-
- Non temere, non ti salterò addosso qui dentro.- lo rassicurò sarcastica sedendosi a terra e cominciando a trafficare - E poi qui è comodo e tranquillo, non c'è baccano e nessuna ragazza ci entra da tempo.-
- E come mai?- chiese, levandosi mantello e maglione.
- Per colpa sua!- disse Hermione indicando alle sue spalle.
Draco non gridò per un pelo. Scattò indietro nel vedere Mirtilla Malcontenta che lo fissava con la sua faccia scura, tremebonda e allucinata.
- Mirtilla, lui è Draco Malfoy.- disse Hermione, ignorando la questione e leggendo come fare la pozione.
- Ho sentito di lui...- cinguettò il fantasma con quella sua voce orrendamente stridula - Tutte le ragazze che vengono qua di notte parlando di lui...-
- Mi sarei stupita del contrario.- rise la Grifoncina.
- Ma chi è questa?- alitò il biondo seccato.
- Una vittima del tuo amico basilisco.- spiegò la sua compagna di punizione - La Camera stava qua sotto, partendo da quei lavandini. Lei era qui cinquant'anni fa e quando il basilisco ne è uscito l'ha uccisa con un'occhiata. Da allora è rimasta in questo bagno a piagnucolare...-
- Io non piagnucolo!- disse Mirtilla fiondandosi su Hermione come un'ossessa - E poi dov'è Harry?-
- In biblioteca.-
- E che ci fai con lui?-
- Da quando sei così curiosa?- borbottò la ragazza viva, cominciando ad annoiarsi.
- Ne ho sentite tante di chiacchiere sul suo conto...- mormorò morbidamente il fantasma, piazzandosi di nuovo di fronte al biondo - E' vero che sei stato tu a farlo sulla cattedra di Piton?-
A quell'uscita Hermione e Draco si scambiarono un'occhiata che non aveva un'espressione chiara ma ormai il Serpeverde aveva perso la sua misera pazienza. Assunse la sua classica aria sprezzante e ...fece un disastro.
- Sparisci scorfano!- sibilò.
Fu il panico. Mirtilla cacciò un grido che spaccò i timpani ad entrambi e si tuffò dentro alla tazza di uno dei water, lasciando Malfoy in preda a un sacco di domande. Da quando la punizione era cominciata aveva visto troppe cose strane. Forse doveva darsi vedere da qualcuno...
- C'era bisogno di maltrattarla così?- sbuffò la Grifoncina, mettendosi le mani sui fianchi.
- I morti dovrebbero stare sotto terra, sai?- replicò lui arrotolandosi le maniche della camicia - E poi è una cozza ugualmente e pure vecchia di cinquant'anni. Qualcuno doveva pur dirglielo no?-
- Ma perché mi spreco a parlare con te?-
- Ecco, passiamo ai fatti.- sibilò soave.
- Toccami e uso quella mannaia sul serio.- disse ignorandolo - Forza, vediamo di sistemare questa maledetta pozione.- ed entrambi si misero attorno al pentolone adagiato a terra, con libri alla mano ed ingredienti pronti.
- Allora...- Hermione passò col dito lungo gli ingredienti scritti, per controllarli tutti, poi cominciò a vedere le dosi di Piton - Il prof. ha detto di buttare le spine in mezzo litro d'acqua di fonte, sette foglie d'aspidistra gialla e una coda di lucertola.- e Draco ci buttò tutto dentro, con la sua conosciuta perizia nel preparare pozioni.
- C'è tutto...mancano due cucchiai di polvere di frassino magico...- ma dicendolo vide Malfoy buttarcene dentro solo uno - Ho detto due.- gli ricordò ma il biondastro si svaccò per terra e si accese una sigaretta, scuotendo il capo - Ecco perché con Piton non arrivi alla O. Con lui devi sempre dimezzare le dosi. Sono sette anni che fai pozioni Dio...come hai fatto a non far saltare tutto quanto eh?-
- E io che ne sapevo?- replicò scocciata - Mica sono tutti dei geni nel fare intrugli come te.-
Stettero zitti per un po', aspettando che la pozione bollisse e facesse una specie di sbuffo colorato arancione, intanto Malfoy continuò a fumarsi la sua sigaretta tranquillo, seduto contro la parete ed Hermione accanto a lui, non troppo vicina ma neanche troppo lontana. Per ingannare il tempo leggeva ma doveva ammettere che pensava a tutt'altro.
Tipo la pelle di Draco sotto quella camicia bianca, da tre bottoni aperti...e quel suo dannato modo di aspirare il fumo. Al diavolo, avrebbe dovuto spaccargli il calderone in testa, altro che farsi prendere dagli estrogeni.
- Potter te l'ha detto che è successo ieri?- mormorò lui di punto in bianco, facendola sobbalzare.
- Di cosa parli?-
- Di come ti sei addormentata alla conferenza di Spengler.-
- Ah si...- disse a mezza voce, non sapendo dove lui volesse andare a parare - Grazie per...non avermi lasciato lì.-
Draco se l'aspettava e fece un ghigno sarcastico - Non ci riesci a trattenerti vero?-
- Sei sempre tu il primo che comincia, vedi di ricordatelo Malfoy.- scandì Hermione serrando le mascelle - E ti posso assicurare che adesso non ho voglia di parlare di questioni di sangue, quindi per favore cambiamo argomento.-
- Ok...- disse, spegnando la cicca a terra - Ci vai ancora a letto con San Potter?-
- Si, tutte le mattine...così mi sveglio per bene.-
- Questa tua mania di mettere sempre in mezzo il sesso mi puzza sai?- disse pieno di sottintesi e lei a quel punto sollevò il viso dal libro, guardandolo con occhio clinico. - Mi hai chiesto tu cose strettamente personali Malfoy. Quando mai io sono venuta a chiederti se hai dato una lucidata alla cattedra di Piton!-
- Ma t'interessa.- replicò sagace.
- No invece.- sibilò irritata.
- Invece si. Comunque è vero. L'anno scorso con una Corvonero che stava al settimo anno.-
- La Frazier, me la ricordo...capelli rossi e occhi verdi.-
- E quarta nel maglione.-
- E cervello zero per venire a letto con te.- concluse sarcastica.
- Ripeto,- celiò Draco con sarcasmo ancora maggiore - prima o poi mi finirai fra le grinfie Granger e allora prega che ti rimanga ancora un po' di voce "dopo" per guardarti allo specchio e chiederti come hai potuto perderti le mie prestazioni per sette anni.-
- Frase complessa, più di cinque parole...complimenti Malfoy. Hai altre perle da affibbiarmi?-
Lui sogghignò e di punto in bianco, facendole cadere il libro, l'afferrò per la vita e se la portò sulle gambe, senza mai staccare lo sguardo dagli incredibili occhi di quella maledetta grifondoro che gli faceva venire desideri incredibili e sapeva eccitarlo con il semplice timbro della sua voce. La vide agitata per quell'attacco così diretto ma quando si fu ripresa dall'improvvisata, rimase seduta su di lui come curiosa di vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
Quel metterlo alla prova di certo non faceva che invogliarlo ma lei era ancora troppo padrona della situazione. Baciarla sarebbe stato azzardato. Eppure...continuava ad accadere. Di nuovo, ancora e ancora, il tenerla fra le braccia gli bastava. Averla vicina, schiacciata contro di lui...pareva mettergli uno strano terrore nelle vene.
Come...di perdere...di poter perdere quei momenti.
Rimase immobile però quando Hermione sollevò la mano e gli carezzò i lineamenti del viso. Trattenne il fiato...
Quel tocco...era uguale a quello avuto nel suo sogno. Possibile che fosse venuta da lui sul serio, quella notte?
Lentamente intrecciò le dita con quelle della sua maledetta nemica...e quando tornò a sollevare il viso, capì che era tardi per pensare alla scommessa.
Le sfiorò appena le labbra, come per assaggiarla...un tocco morbido e veloce che purtroppo entrambi non poterono approfondire perché Hermione, svegliandosi dalla magia, si accorse di un rumore sinistro. Il borbottio che fa una pozione che sta per esplodere...e infatti la dannata sotto il fuoco era stata a bollire così tanto che esplose in una zuppa fetida, facendo saltare anche il calderone ma fortunatamente nessuno dei due ne venne investito...
Il disastro fece girare i cinque minuti ad entrambi che dovettero rimettersi al lavoro, saltarono il pranzo e si accapigliarono su chi doveva andare a riprendere la Spina Bianca e quando Hermione vide Malfoy pronto con la mannaia decise che era il caso di andare lei stessa. Tornò in bagno che il biondastro stava nuovamente insultando Mirtilla...e quando finirono per la seconda volta era ora di correre a Babbanologia.
Naturalmente non accennarono a quel leggerissimo bacio che si erano scambiati in bagno e le cose andarono avanti anche peggio di prima. A lezione di teoria e oggettistica babbana, il professor Raimond cominciò a illustrare l'intera vita, separata dal mondo dei maghi, dei babbani. Harry e Hermione, gli unici che avevano casa fissa a Londra, naturalmente si girarono i pollici per tutto il tempo ma non poterono fare a meno di ridere sommessamente fra loro due quando venne mostrata alla classe una serie di diapositive tutte su...papere di gomma per la vasca e telefoni a fili.
- A che serve quella roba che squilla quando hai un gufo?- mugugnò Ron - Quando ho provato a chiamare Harry ci ho impiegato degli anni a capire come usarlo.-
- Non ci va una laurea Ron,- chiarì la Granger - basta digitare il numero di chi devi chiamare e parlare dopo il pronto.-
- E quell'affare sarebbe meglio di un gufo?- sibilò la Parkinson - Ridicolo!-
- E' un mezzo più veloce.- sentenziò Harry - Però costa più di un gufo.-
- E sta a vedere che devo anche pagarlo...- mugugnò Blaise seccato ma Draco lo fece subito tacere, scuotendo la testa con aria schifata - Sta zitto, quelli della tua famiglia evadono le tasse da una vita.-
Finite le diapositive, la classe ebbe il permesso di uscire qualche minuto prima ma il professore che sembrava tanto buonino, rifilò la bastonata dell'ultimo momento: tema su differenze sociali fra babbani e maghi.
Draco uscì con un diavolo per capello.
- Che ridere...differenze fra maghi e babbani!- ringhiò accartocciando il foglio - Glielo spiego in due parole a quel demente dove sta la differenza.-
- E sarebbe amore?- cinguettò Pansy adorante.
- Utile e inutile. Babbano inutile, mago utile. Ecco risolto il mistero di questo corso.-
Harry scosse il capo, decidendo per una volta di non andare a impegolarsi in discorsi inutili.
- Chi non ci vive non potrà mai capire il mondo babbano.- sospirò Hermione quando il moro andò a prenderla ancora seduta al suo banco - Non lo trovi ingiusto?-
- Cosa?- chiese, sorridendole dolcemente - Che ci siano queste distinzioni? No, non è ingiusto.-
- A volte vorrei...- ammise a mezze parole - essere come tutti gli altri.-
- Tu non sarai mai come tutti gli altri.- Potter le prese la mano e la fece alzare, per poi abbracciarla stretta - Tu sei migliore degli altri. Non importa se sei nata fuori dal mondo dei maghi. Tu resti quello che sei.-
- E cosa sarei?- chiese mesta - Una mezzosangue Harry...-
- No...una strega eccezionale. E questo non lo puoi cambiare.-

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4° ***


 

Halloween era arrivato e qualcuno sogghignava al cielo notturno, sfregandosi le mani al battere della mezzanotte.
Sulla torre di astronomia due Grifondoro onoravano una sacra tradizione.
Harry tolse i tappi dalle bottiglie di birra babbana coi denti e sputò via entrambi, dandone una a Hermione seduta accanto a lui.
- Allora...è mezzanotte ed è Halloween. Hai tutta una giornata libera per divertirti alle spalle altrui...- ridacchiò la Grifoncina - Hai qualche idea?-
- Già fatto,- rise quel sadico di Potter mandando giù un lungo sorso e accendendosi una sigaretta (regalo di Blaise quindi non osava immaginare cosa ci fosse dentro) subito dopo - se va tutto bene fra circa un minuto sentirai un grido pazzesco provenire da Grifondoro. Ron stavolta mi ammazza però...- aggiunse, sogghignando.
- Che gli hai fatto?-
- Gli ho messo un ragno di peluche nel letto, è grande quanto il porcellino di Elettra.- ammise con aria innocente, con tanto di ali e aureola, facendola scoppiare a ridere come una pazza. Subito dopo fecero cincin con la birra e si avvolsero nella stessa coperta, aspettando che arrivasse anche l'ora di compiere il primo vero scherzo ai danni di tutta Hogwarts.
- E' già passato un anno.- mormorò Hermione a un certo punto.
Harry rise appena, capendo subito di che parlava. - Siamo stati bene insieme.-
- Già. A volte mi manca...poter sempre venire da te, trovarti nel letto al mio fianco.-
- Tu puoi venire quando vuoi, lo sai?- le disse, prendendole il mento fra le dita - Herm, lo sai che con me puoi parlare ma non si tratta di noi, che non stiamo più insieme. Sei tu...questa faccenda della scommessa finirà per portarti un sacco di guai. Le vedo le amiche della Parkinson. Guarda che stai rischiando.-
- Lo so,- mormorò a bassa voce la ragazza - ma voglio andare fino in fondo.-
- Tanto quello è un deficiente.- continuò Harry con sprezzo nella voce - Andrà avanti ad essere un idiota borioso fino alla fine dei suoi giorni. Ci morirà con la sua arroganza e finirà per farti qualche scherzo, ne sono sicuro.- si portò la bottiglia alla bocca, scuotendo il capo - Malfoy è solo una piaga per tutta Hogwarts.-
Un attimo solo. Le bastò solo un secondo di silenzio, per trovare la voce e dire la verità. Si alzò il vento...
- Forse lo amo.-
Harry sputò tutta la birra, cominciando a tossire come un forsennato. Hermione gli dette pacatamente un paio di manate sulla schiena, poi tornò a fissare il cielo stellato, indice che a giorno fatto forse si sarebbe mostrato un timido sole. Ma il moretto dalla cicatrice lasciò andare la bottiglia e la sigaretta, per deglutire e scrutarla sconvolto.
- Se è uno scherzo ti giuro che ci sei riuscita davvero bene.-
- Stavamo quasi per baciarci...-
- Così mi stai uccidendo...-
-...ma la pozione è scoppiata e non è successo niente. E mi piace...cioè...ogni volta che mi tocca...-
Potter si portò la mano al cuore, imponendosi sangue freddo...ma non ce la fece. Non ce la faceva neanche ad ascoltarla. Si devastò i capelli sempre messi per i fatti loro e si lasciò andare sdraiato all'indietro, mugolando disperato. - Ma perché lui??- ringhiò al limite di una crisi di nervi - Tu devi essere masochista Herm! Si è sbattuto tutta Hogwarts! E ti ha sfidato davanti a tutti! Vuole solo portarti a letto, lo capisci o no? E poi ti pianterà come ha fatto con tutte le altre! Se è solo per il sesso la questione possiamo risolverla fra noi due.- arrivò anche a quel punto, supplicandola con gli occhi verdi e piagnucolando teatralmente - Andiamo a letto un paio di volte ed elimini la fame, così non te ne fregherà più niente neanche di Malferret! Avanti...non puoi piantarmi proprio al settimo anno! Eri il mio pilastro, la mia donna modello!-
- Tesoro...non è solo sesso...-
Ecco, l'aveva ammazzato definitivamente. Harry si coprì la faccia con la coperta, pregando di riuscire a soffocarsi ma Hermione con noncuranza gliela strappò dal grugno e si appoggiò al suo torace, come facevano tanto tempo prima.
- Hai detto forse però...- sospirò lui alla fine, con un piccolo barlume di speranza.
- Si, non ne sono sicura...- ammise a bassa voce, arrossendo appena. Distolse lo sguardo dai suoi occhi indagatori e continuò a parlare, con tono sempre più flebile, quasi timido - Ma quando lo vedo...mi vengono i brividi. La mattina faccio di tutto per incontrare il suo sguardo. E quando stava per baciarmi...ho desiderato non aver mai accettato quella scommessa, almeno sarei stata libera di fare l'amore con lui, senza dover rendere conto a nessuno, se non a me stessa. Tanto lo so...- aggiunse poi, ridendo amaramente - io sono solo una mezzosangue, lui non mi amerà mai.-
Harry sospirò pesantemente, vedendo i suoi occhi diventare lucidi.
La sua Hermione stava piangendo niente meno che per quel bastardo senza cuore...avrebbe dovuto spaccargli la faccia.
Si mise seduto e le baciò teneramente le guance, lasciando che lei gli passasse le braccia al collo e lo stringesse forte, singhiozzando in silenzio. La cullò a lungo, ma non le disse mai nulla.
Non avrebbe potuto mentirle. Malfoy era pericoloso e le avrebbe fatto del male, in un modo o nell'altro.
Era quasi mezzanotte e mezza quando la Grifoncina riprese il suo contegno orgoglioso, pulendosi il viso bagnato di lacrime. Sorrise al moro, dandogli un leggero bacio a fior di labbra.
- Grazie Harry.-
- Di niente.- rispose, accostando la fronte alla sua - Lo sai che ci sono sempre per te. Sempre.-
- Ti voglio bene...- sussurrò ma scoppiarono a ridere sommessamente e diabolicamente quando dalla torre del Grifondoro arrivò un grido stratosferico che svegliò mezza scuola. Naturalmente era Ron che subito dopo aver gridato come un ossesso per il terrore, fece seguire una colossale parolaccia verso l'amico Potter che in quel momento se la stava ghignando come un pazzo, in piedi sul cornicione. E sul bordo vi galleggiavano una bella fila di vecchi water che a un tocco dei due Grifondoro si sarebbero schiantati nel giardino, proprio davanti all'aula pozioni. E così accadde. Il boato fu così grosso che lo sentirono anche i Serpeverde nel sotterraneo.
Draco Malfoy si rigirò nel letto e aprì gli occhi, infastidito.
- Ma che cazzo succede?- ringhiò infilando una maglietta sui pantaloni per dirigersi nella sala comune della sua casa.
Quando vi entrò vide che parecchi erano già riuniti. Si avvide anche dell'ora e bestemmiò mentalmente.
- Quello stronzo di Potter!- sibilò furibondo mentre Nott e gli altri già urlavano come pochi - Giuro che lo uccido! Domani neanche c'è lezione e deve rompere i coglioni per non lasciar dormire le persone!-
- Eddai, è Halloween!- rise Blaise apparendogli alle spalle, tutto spettinato ma allegro - Lui ed Herm si staranno divertendo un sacco a quest'ora!-
Battuta sbagliata. Zabini se ne accorse appena uno scatto strano colse le spalle del suo migliore amico. Draco si girò con gli occhi argentati sgranati per la rabbia, quando il biondino capì che non c'era malizia in quella risposta. Se ne accorse tardi e tornò in camera sua di volata, capendo di aver fatto intendere a Blaise molto di più di ciò che avrebbe dovuto sapere. Ma quando aveva sentito quella frase, subito un'immagine ben precisa di Potter e la SUA mezzosangue gli era sfrecciata nella testa, provocandogli una fitta che gli aveva fatto un male atroce.
Si sedette, continuando a sentire da fuori rumori di oggetti che cadevano, boati e fracassi.
Ma lui avvertiva solo un dolore strano dentro di sé. Da qualche tempo non gli dava pace. Era un senso di vuoto, un senso di incompletezza che spariva quando Hermione gli era a fianco. Era lei che gli faceva battere il cuore.
Da quando poi aveva cominciato a pensare a lei come "sua"? Quando aveva stabilito di volerla per sé?
Era come...una droga. Di lei non ne avrebbe mai avuto basta. Era un pensiero che lo terrorizzava da quando l'aveva vista in sogno, o per davvero, nell'infermeria.
Non chiuse più occhi ma si addormentò all'alba e rimase a sonnecchiare fino a pomeriggio inoltrato, dopo aver cacciato via di malo modo dal suo letto sia la Parkinson che due Serpeverdi del sesto, venute a portargli la colazione, come dicevano loro.
Si stava mettendo il tradizionale costume dei Serpeverde per altro di cattivissimo umore quando Pansy entrò di nuovo in camera sua, senza bussare. Si appoggiò alla parete, dopo aver chiuso la porta a chiave e sorrise a piene labbra.
- Ti piace il mio vestito Draco?- mormorò languidamente.
Lui sospirò e finì di allacciarsi la cintura sui pantaloni, solo allora sollevò lo sguardo.
- Si, bello.- borbottò, girovagando per la stanza alla ricerca della camicia.
Pansy si fece avanti e lo abbracciò di spalle, affondando il viso nella sua schiena nuda. Aderì col vestito nero al corpo del biondo e lo morse appena sopra una scapola - Sai, i Grifondoro si stanno proprio divertendo. Hanno fatto festa tutto il giorno e adesso sono già nella sala grande. La Granger se n'è stata tutto il tempo incollata a Potter...- e sentendolo irrigidirsi, continuò a baciarlo lievemente - Lavinia mi ha detto che li ha visti baciarsi. Forse crede di potersi salvare dalla scommessa se torna a scodinzolare attorno a lui.-
Draco non rispose ma neanche si mosse da quella posizione. Rimase impalato in mezzo alla stanza, serrando la camicia nel palmo destro. Non seppe perché...ma una rabbia feroce lo invase. Era solo un pensiero. Solo il pensiero di lei fra le braccia di un altro lo faceva diventare folle di collera.
Un attimo dopo sentì un fruscio e vide l'abito corto e nero di Pansy cadere a terra. Si girò del tutto e si trovò con la bocca incollata a quella della compagna di casa...e poi dimenticò tutto, anche la rabbia.
Ma non il volto di Hermione.

- Tu sei la più grande testa di cazzo in circolazione dopo Malfoy, te lo posso assicurare!- ringhiò Ron Weasley seguendo Harry Potter per tutto il salone - Solo un bastardo come te poteva ficcarmi quello stupido peluche nel letto. Ma questa me la paghi, ricordatelo bene!-
- Se, se...me lo dici tutti gli anni e come vedi il migliore sono sempre io.- celiò il moretto, andando a servirsi da bere. Una volta bevuto il cocktail analcolico pensò che era meglio tornare al Grifondoro e farsi una scorta dai trenta gradi in su ma non fece in tempo a pensarlo che arrivò Blaise e gli lanciò una bottiglietta scura, senza etichette.
- Che roba è?- chiese Harry dando un'annusata - Non è che hai aspettato il momento buono per avvelenarmi eh?-
- Figurati, io non uso questi mezzi.- lo assicurò Blaise con la sua aria pericolosa ma leale - Io ti sfiderei a duello.-
- Buono a sapersi.- frecciò Ron sarcastico - Dì Zabini...se ti pago me lo ammazzi?-
- Altri scherzi eh?- chiese il Serpeverde divertito - Questa notte e questo pomeriggio ne ho sentite di tutti i colori. Ma è vero che ha rotto tutti i cessi vecchi e li hai lanciati davanti all'aula di pozioni?-
- Già.- annuì Potter tranquillo.
- E che hai riempito il bagno dei Tassorosso con la carta igienica?-
- Esattamente.- Harry fece ancora un cenno affermativo - Mi ha dato una mano Elettra però. Da solo non ce l'avrei fatta. Mi serviva un palo ma Ron è ancora arrabbiato per una certa faccenda notturna.-
- Ti sarai mica infilato nel suo letto?- allibì allora il moretto dagli occhi blu e il bambino sopravvissuto lo fissò, illuminandosi di colpo. Cazzo che idea! Weasley capì che era meglio sloggiare, prima che quel sadico ne inventasse un'altra e così lasciò i due pazzi scatenati alle prese con le loro bombe alcoliche.
- Ti vedo strano.- mormorò Blaise osservando i compagni ballare.
- Non ho niente.- replicò Harry con lo stesso tono - Ho solo iniziato male la giornata.-
- Anche io. Ho detto una cosa che non avrei dovuto dire.- disse il Serpeverde, finendo la sua bottiglia e infilandola in un cestino - Ma non era mia intenzione fare allusioni. Te la posso fare una domanda personale però?-
- Dipende.-
Harry assunse un'espressione strana e Zabini se ne accorse, ma non abbassò lo sguardo e Potter tanto meno se lo sarebbe aspettato da uno come lui. Si appoggiò con la schiena a una colonna e senza giri di parole chiese ciò che gl'interessava veramente.
- Tu ed Hermione...non state più insieme da un pezzo. Ma vorrei sapere se fra voi c'è ancora qualcosa.-
- Parla chiaro Blaise.- rise Harry amaramente, sapendo dove voleva andare a parare - Vuoi sapere se andiamo ancora a letto insieme?-
- Voglio sapere se vi amate ancora.- replicò l'altro lapidario.
Lo sentì ghignare sommessamente, poi anche il bimbo sopravvissuto finì la sua bomba alcolica e gli dette le spalle, per andarsene, ma non prima di aver messo in chiaro le cose.
- Non andiamo più a letto insieme. Ma se mi stai chiedendo se tengo a lei...si. Come migliore amica. Come sorella. Cosa che fra voi Serpeverde non capite, a quanto pare. Ma visto che hai fatto tu la domanda allora posso permettermi di parlare schiettamente, fino in fondo. Se mai ti capiterà di arrivare sul discorso col tuo amico fagli bene presente una cosa. Se la fa soffrire giuro che lo ammazzo, mi hai capito?- Harry levò lo sguardo sopra la spalla, per fissarlo bene negli occhi bluastri - State attenti tutti Zabini. Se le fa del male, se osa solo guardarla in un modo che non mi piace ti giuro che non vivrà a lungo per gioirne. Mi sono spiegato?-
- Lui prova qualcosa.- disse Blaise in un soffio.
Harry fece di nuovo una risata fredda e cinica, facendo sentire il compagno minuscolo.
- Quello prova qualcosa solo coi pantaloni abbassati.- replicò per ultimo il Grifondoro - L'idea di questa sfida non mi è mai piaciuta ma ti prego di credermi sulla parola se ti dico che ormai, nel bene e nel male, io Draco Malfoy lo conosco bene. Non gliene frega niente delle persone perché a monte non gliene frega nulla di se stesso. Se considerasse di avere un futuro credi che starebbe ancora in quella casa?-
- Se stai parlando di suo padre...-
- Parlo di tutto.- lo interruppe Harry con una maschera dura sulla faccia - Te lo ripeto per l'ultima volta. Se ne hai l'occasione, fagli capire che sta scherzando col fuoco. Hermione è migliore di lui. Mille volte. Quindi che stia bene attento a quello che fa...o non basterà Silente a trattenermi questa volta. Ci vediamo dopo.- e se ne andò sul serio, piantando Blaise in una sala affollata che lui in realtà non vedeva. Appoggiò il capo alla colonna e chiuse gli occhi, serrandoli quasi con impotenza.
Intanto nell'anticamera della sala grande arrivò qualcuno che fece girare un bel po' di maschietti.
La prima a scendere allegramente dalle scale fu Elettra Baley, fasciata in un vestitino rosa che metteva in risalto la sua figura snella e dietro a lei una Grifoncina che si chiedeva come avesse potuto farsi convincere a indossare quel vestito.
Non era troppo appariscente ma...la foggia era alquanto strana. Era di seta lucente, regalo di compleanno dell'anno precedente delle sue amiche del dormitorio per il suo anniversario con Harry, grigio perla e le lasciava le spalle scoperte, con uno spacco non troppo profondo sulla coscia sinistra. Lavanda e Calì le avevano sistemato i boccoli, che ricadevano selvaggi sulle spalle.
Quando tutta la scuola si girò ebbe voglia di tornare su a cambiarsi ma la cacciatrice del Grifondoro non le dette modo di farlo e scavalcando elegantemente tutti i maschi bavosi e femmine invidiose che componevano la fauna del posto, la trascinò dentro la sala grande e...bhè, tutti quanti si girarono nuovamente in sincrono.
Le facce allupate e ammirate si sprecarono ma Elettra la condusse presto dal loro gruppo, prendendo a calci coi tacchi un bel po' di dementi, Dalton compreso che voleva tornare alla carica quella sera, ma non fece in tempo.
- Ehi straniera, me lo concedi un ballo?-
Hermione scoppiò a ridere, dando volentieri il permesso a Ron di trascinarla a ballare.
- Allora, immagino che lo scherzetto l'abbia ideato anche tu...- sibilò a quel punto il rossino, fissandola di traverso - L'ho detto a Harry che questa me la pagate e se questo vestito è un modo per farmelo dimenticare...bhè ci stai riuscendo!- sottolineò sagace e lei rise di più, scuotendo il capo però - Non, non preoccuparti. L'ho fatto solo per fare un favore alle ragazze. L'ho messo solo una volta l'anno scorso e mi spiaceva lasciarlo nell'armadio. In fondo mi va ancora bene.-
- Un po' stretto in certi punti...- abbozzò Weasley dando un'occhiata veloce ma lei lo pescò subito e gli mollò un pizzicotto sulla mano - Pensa ai passi Ronald. Sei migliorato comunque sai? Chi ti ha dato lezioni? Non è che vi mettete a fare balletto in camera voi ragazzi eh?-
- Si, mi ha insegnato Harry. L'altro giorno s'è anche messo una rosa in bocca per insegnarmi il tango.- sibilò Ron al pensiero di poter tagliare la gola a quell'infingardo - Piuttosto, lo vedi in giro? Sai il colpo che gli prende quando ti vede con questo cosa da porto d'armi?-
- Il coso da porto d'armi le sta da favola.- Hermione sorrise e riconobbe la voce ancora prima che Harry le portasse le braccia al collo, stringendola forte - E poi io lo conosco meglio di tutti, anche se l'ultima volta l'ha tenuto poco addosso, devo dire.-
- Ah ecco...quando ricominciate a fare gli sdolcinati io non vi reggo, sapete?- Weasley lasciò le mani dell'amico, facendo finta di essere arrabbiato - Bene, io torno ad ubriacarmi, voi vedete solo di non dare spettacolo ok?-
- Tranquillo!- risero i due insieme e subito tornarono a ballare abbracciati, scatenando la gelosia di mezza scuola ma anche la loro ammirazione. Harry quella sera aveva già mietuto un bel di vittime ma non era dell'umore adatto per cercare compagnia, specialmente perché quella maledetta della sua ex aveva giocato una carta slealissima. Quel vestito...gli aveva fatto tornare in mente una certa serata bellissima che avevano passato davanti a un camino.
Glielo sussurrò all'orecchio ed Hermione lasciò andare indietro la testa, ridendo felice ed emozionata al ricordo. In effetti per quanto un giorno avesse potuto trovare un altro amore, nulla avrebbe mai potuto farle dimenticare il primo. E specialmente quella notte, passata con Harry Potter...a scoprire un mondo unico e nuovo.
Si lasciò baciare la spalla elegantemente dal suo migliore amico e alla fine la musica cessò.
Si staccarono quando Elettra corse a chiedere un ballo al suo capitano e la Grifoncina li lasciò volentieri ma quando si voltò per tornare al buffet per prendere da bere, colse su di sé un'occhiata che le lasciò i brividi a pelle.
Sapeva da chi proveniva quello sguardo. Freddo e caldo, gelido e rovente al tempo stesso.
Sapeva che era seduto sul suo divano, come un principe, stretto a Pansy.
Sapeva che la guardava. Ma lei si costrinse a tirare dritto anche se non desiderava altro che incontrare i suoi occhi d'argento. Ma se l'avesse fatto avrebbe visto comunque qualcosa che l'avrebbe ferita. Lui la guardava solo perché voleva batterla, per vincerla una volta per tutte. Per dimostrare di essere il più forte. E lei...bhè, lei voleva ben altro.
Sorrise mestamente, andando a prendersi qualcosa da bere. Scelse un analcolico anche se avrebbe preferito ubriacarsi seriamente e non capire più nulla fino alla sera dopo ma non sarebbe stata la soluzione.
Rimase a fissare il liquido rosato nel suo bicchiere, mentre un dolore forte la colpiva al petto.
Non c'era niente da fare, si disse. Doveva smetterla. Harry aveva ragione.
Una risatina acida le fece capire che però il destino era contro di lei.
La Parkinson le apparve a fianco e cominciò a versarsi da bere, osservandola con aria serafica.
- Salve Granger...ti diverti?-
- Si, fino a due secondi fa.- replicò la Grifoncina ironica.
- Mi hai sempre fatto ridere, devo ammetterlo.- disse la brunetta con scherno - Ma è vero che sei tornata con Potter?-
- Se te lo dico te ne vai?-
- Si.-
- No, non sono tornata con Harry.-
- Non ci credo.-
Hermione trattenne un'imprecazione - E allora credi quello che vuoi. Io me ne vado.-
- Aspetta!- Pansy l'afferrò per il gomito con insolita gentilezza che fece puzzare la cosa alla Grifoncina ma l'altra continuò molto affabilmente - Senti, vorrei parlarti in privato. Vicino all'orologio del pendolo. Ti aspetto lì fra un quanto d'ora.- e vedendo l'espressione sospettosa di Hermione agitò la mano - No, no...nessuna imboscata. Lavinia e le altre sono impegnate sui divani.-
Una volta sola la Granger cominciò a chiedersi che diavolo stava succedendo quella sera. Magari era Harry che aveva pagato la Parkinson per essere gentile e umile. Mah, non credeva proprio. Comunque tornò al divano dei Grifondoro, passando fra una ressa di persone incollate o intente a chiederle un ballo. Prese dalla borsa la bacchetta e la nascose fra le pieghe dello spacco ma una volta fatto, credendo di avere qualche minuto a disposizione per cercare un certo biondo e ammirarlo di nascosto, Elettra la investì in pieno con la sua allegra irruenza.
Si strusciò a lei come un'ossessa e allora Hermione capì perfettamente che era stato quel maledetto di Harry ma fortunatamente riuscì a scollarsela di dosso in tempo per decidere di andare a sentire che voleva la Parkinson. In fondo farle del male con la magia non poteva...e non era così stupida da rischiare un'altra punizione.
Infilò il buio dei corridoi, con la sola compagnia del suono dei suoi tacchi ma una volta arrivata all'angolo del pendolo si fermò, ghiacciando. Sentiva dei gemiti...e la voce di Pansy che sussurrava paroline melense.
- Dai, lasciami...-
- Ti prego amore...che male c'è a farlo ancora? Ti è sempre piaciuto prima...-
C'era qualcuno con lei, ovviamente, ma temeva di vedere chi fosse. Ma non poté neanche impedirselo.
Si sporse di poco e contro la luce della luna il cuore le si spaccò letteralmente.
La Parkinson stava col viso verso di lei, appoggiata alla spalla nuda di un Serpeverde che conosceva troppo bene.
Ma lui dovette sentire la sua presenza inconsciamente perché quando Pansy sogghignò, Draco si voltò impietrito e vide Hermione contro le ombre della parete lontana.
Bastò un secondo, per guardarsi negli occhi, che la Grifoncina sparì nell'altro corridoio e lui si sentì cedere il terreno da sotto i piedi. Bruscamente scostò la sua compagna di casa e senza abbottonarsi la camicia le corse dietro, quasi a rotta di collo. La sentiva per il ticchettio costante delle sue scarpe ma correva che sembrava una furia.
La ritrovò sotto le arcate in giardino e riuscì finalmente ad afferrarla per mano, bloccando la sua corsa.
- Granger...- sussurrò riprendendo fiato ma lei dette un forte strattone, senza guardarlo in viso, tentando di liberarsi con rabbia di una preda in trappola - Lasciami! Lasciami andare subito Malfoy!- ringhiò con voce spezzata.
- Perché diavolo sei scappata?- replicò lui duro, senza mollare la presa - Avanti rispondimi!-
- Ti ho detto di lasciarmi andare!- urlò lei con gli occhi lucidi, smorzandogli il battito del cuore - E' stata la tua amichetta a chiedermi di venire. Di certo non potevo immaginare che steste ingannando l'attesa in questo modo!-
- Senti quello che hai visto non significava niente...- Draco si stufò di farsi tirare e l'afferrò per le braccia, sbattendola contro una colonna fredda del giardino - Mi stai a sentire o no?-
- Non me ne importa niente di quello che fai, intesi?- gridò furibonda - Fatti chi ti pare ma lasciami!-
- E allora perché sei arrabbiata?- urlò lui altrettanto esasperato.
- Io non sono arrabbiata!-
- Si che lo sei...e stai anche piangendo...- Il Serpeverde tacque finalmente, mentre Hermione si passò veloce una mano sugli occhi, senza per altro rovinarsi il trucco. Le vide scuotere il capo, come se cercasse di convincersi di qualcosa e quando lo rialzò, fu il turno della Grifoncina di fissarlo interrogativa.
- Non mi devi spiegazioni.-
- Lo so.- disse freddo.
- E allora perché non mi lasci adesso?-
Draco Malfoy serrò la mascella. Se la lasciava era sicuro che tutto sarebbe andato in pezzi...e vederla in lacrime per ciò che quella strega di Pansy aveva architettato gli fece montare il sangue alla testa. Si era fatto usare come un burattino. Che idiota...prima nel dormitorio quando aveva dato il peggio di sé e poi prima, lasciandosi usare come una bambola. Ma ciò che gli rovesciò dell'acido nelle vene era il capire che soffriva...nel far soffrire lei.
Ma cosa gli stava facendo quella dannata mezzosangue? Cosa?
D'improvviso però accadde qualcosa che la fece tremare. La vide stringersi nelle spalle e guardarsi attorno.
- Cos'è?- chiese Hermione, sbiancando.
- Cos'hai?- replicò lui fissandola stranito.
- Non lo senti?- mormorò ancora lei, avvicinandosi al Serpeverde impercettibilmente come per cercare protezione. E anche Draco, di colpo, avvertì qualcosa. Il vento...il vento si era alzato all'improvviso. Freddo. Troppo freddo.
Gelido in un modo angosciante. E passò loro accanto, fra le arcate, come se qualcosa d'invisibile avesse sfrecciato al loro fianco. I due si fecero indietro quando sentirono anche un gemito arrochito dall'ombra.
- Chi è?- urlò Draco ma Hermione estrasse subito la bacchetta.
- Harry se sei tu col mantello non fa ridere per niente!- disse, mentre la sua voce rimbombava nel corridoio aperto sul giardino - Harry mi hai sentito? Non fa ridere!-
- Non è Potter...- Draco le prese la mano e se la mise alle spalle, continuando a osservare in giro.
- Lo so...- annuì la Grifoncina - Ma cosa può essere? Mi sento come se...come quando abbiamo combattuto con...- e tacque, sentendosi improvvisamente male sul serio. Il ghiaccio le cristallizzò il sangue e fissò Draco con gli occhi sbarrati. Voldemort...
- Non può essere lui.- sussurrò la ragazza a se stessa, più che al biondo Serpeverde - Non può essere lui.-
- Andiamo via.- Draco non perse tempo. Stare lì a controllare non rientrava nei suoi programmi ma era fuori discussione che qualcosa era entrato a Hogwarts. Se la strinse di più addosso e lentamente fecero dei passi indietro ma quella sensazione che qualcosa di malvagio fosse sulle loro teste non passò. E quando dal giardino giunse uno screpitio sobbalzarono come molle, fino a vedere contro la luce della luna e il bagliore della fontana qualcuno avvolto in un mantello nero. Rimasero immobili, pietrificati.
L'essere si fece avanti lentamente, con un incedere da fantasma, come se stesse solo levitando.
Quando non fu più contro la luce della luna ma davanti a loro, entrambi videro qualcosa di stupefacente.
Non era Voldemort. Non era lui...ma qualcuno con la sua stessa magia. Con il suo stesso sentore infernale.
Qualcuno con due grandi occhi azzurro chiaro, tanto da sembrare ciechi.
Da sotto il cappuccio del mantello scivolò una lunga ciocca di capelli bruni, mossi.
Era una donna. Una ragazza a dire il vero. Non dimostrava tanti anni più di loro. Tre al massimo.
Impalati a fissare la sua algida bellezza, né Hermione né Draco riuscirono a staccare lo sguardo da quegli occhi così chiari e tenebrosi al tempo stesso. Eppure ciò che invece la Grifoncina colse fu un'altra cosa.
Il mantello della giovane era aperto dal collo in giù e vide, sconvolgendosi, che sopra il seno sinistro la ragazza portava il tatuaggio di un giglio bianco. Ma non fu quello a farla tremare. No.
Fu la cicatrice a forma di fulmine che frammentava il disegno a riempirle di brividi la schiena.
La ragazza invece non parve mostrare espressioni di sorta. Si limitava a fissarli, a scrutarli attenta.
- Non dovreste stare fuori...la luna è malvagia questa notte.- sussurrò poco dopo, specialmente a Draco.
- Chi sei?- chiese lui, cercando di riprendere un minimo di voce.
Ma qualcun altro rispose per lei.
- Lucilla!-
Hermione e Draco si girarono di scatto, trovandosi il preside alle spalle.
Silente si mise al loro fianco, come per difenderli ma la ragazza non disse nulla. Si limitò a fare un cenno leggero.
- Vieni nel mio studio.- disse il preside a bassa voce - Vai, sai la parola d'ordine. Io arrivo subito.-
La ragazza fece come aveva detto ma sbalordendo i due giovani maghi per l'ennesima volta si Smaterializzò sotto il loro sguardo, sparendo rapidamente e senza lasciare traccia.
- Voi due tornate alla festa.-
Silente mise una mano spalla di Hermione e sorrise a mezze labbra.
- Come ha detto quella ragazza, stasera c'è una luna sinistra. Tornate a divertirvi e signorina Granger, ti prego... non fare ancora parola col signor Potter di ciò che hai visto. Anche tu signor Malfoy.-
- Ma chi era quella ragazza?- sussurrò Hermione ancora scossa - Mi è sembrato di sentire in lei la forza di...-
- Voldemort. Lo so.- annuì Silente grevemente - Ma dammi retta. Cose terribili accadrebbero se la sua presenza in questa scuola fosse resa pubblica quindi vi invito entrambi al silenzio. Col signor Potter mi sistemerò io quanto prima ma se per caso la presenza e soprattutto la vita di quella ragazza divenissero di dominio pubblico bhè...temo che il signor Potter sarebbe di nuovo in pericolo. Sarò io presto a spiegare ogni cosa. Ora andate.-
E li lasciò entrambi, per tornare nel suo studio...dove qualcosa di insidioso si agitava, nel silenzio e nelle risa di Hogwarts.

Tornati nella sala grande ancora per mano, mezzi sconvolti per il terrore che quella ragazza aveva portato con sé, vennero investiti dal fracasso allucinante della festa, ormai nel vivo.
- Quella non era normale.- mormorò Draco trascinandola dietro a una colonna.
- No...- ammise Hermione, cominciando sul serio a temere per Harry. Ma chi era? Chi era quella ragazza? Aveva la stessa cicatrice del suo migliore amico sul petto! La stessa! Era come se fosse stata scagliata dalla stessa maledizione, dallo stesso mago! Era forse stata anche lei una nemica di Voldemort? Ma allora perché...sembrava che fosse stata...quasi fatta allo stesso modo del mago malvagio? Si massaggiò le tempie doloranti, folle per la preoccupazione.
- Se Silente la fa stare qua significa che non è una strega pericolosa.- mormorò per convincersi - Non credi?-
Draco aveva un'espressione fredda sul viso e mentre l'ascoltava cercava segni strani, in mezzo alla festa. Ma in quella sala non c'era odore di pericolo. Non c'era quel vento freddo e malvagio che lo aveva fatti tremare per il terrore.
- Pensi che voglia fare del male a San Potter?-
- Non lo so...ma l'hai sentita anche tu...sembrava malvagia.-
- Ma ha la stessa cicatrice di Potter.- replicò Malfoy chiudendo la mano nella sua - Forse ti stai agitando troppo.-
- E come faccio a non agitarmi?- saltò su la Grifoncina - Voldemort è sconfitto ma ha quasi ammazzato Harry e adesso si presenta questa che sembra fatta con lo stampino! Non dirmi di stare calma!- e accortasi di averlo trattato male per niente abbassò il capo, avvilita - Scusami, tu non centri niente.-
- Sempre preoccupata per lui eh?- sibilò velenoso - L'hai messo per lui quel vestito?-
- Sai, questo tuo comportamento da fidanzato tradito non mi aiuta adesso!- replicò Hermione fissandolo esasperata - C'eri anche tu no? Non puoi darmi qualche idea?-
- E io che ne so? Ficcati in biblioteca e cerca magari che significa quel giglio bianco che aveva tatuato!- borbottò fuori di sé ma si accorse tardi di averle dato in consiglio sbagliato perché quella certamente l'avrebbe fatto. Comunque parve tranquillizzarsi e gli sorrise, a mezze labbra, come per ringraziarlo.
- Speriamo bene...- disse mesta, poi Draco la vide di nuovo sgranare lo sguardo, come terrorizzata. Si girò pronto a qualsiasi cosa ma vide solo Potter, quel demente, salire sopra un tavolo con bacchetta alla mano.
- Ma che fa?- chiese serafico.
- Oh no!- ringhiò la Grifoncina cominciando a tirarlo per il gomito - Lo sapevo che lo faceva! Avanti, seguimi subito!- e dicendo quello lo trascinò vicino alla tavola del buffet ormai vuoto - Vai sotto!- gli ordinò seria.
- Cosa?- allibì lui - Ma sei sbronza mezzosangue?-
- Sta zitto, fa come ti dico e fila sotto la tavola!- e ce lo spinse dentro quasi a calci proprio quando Harry fece l'ultima bastardata della giornata, visto che ormai quasi mezzanotte. Dette un ultimo augurio a tutti, ghignando come un pazzo e questo terrorizzò i suoi compagni...peccato che nessuno di loro capì che voleva fare. Lo videro sollevare la bacchetta in aria, aprirsi un ombrello sulla testa e urlare: - BUON HALLWEEN HOGWARTS!- e usando la magia creò una fiammata eccezionale che come prevedeva lui fece subito scattare l'incantesimo antincendio della scuola. Poco dopo, mentre lui stava riparato sotto l'ombrello da maledetto sadico qual era, gli studenti vennero investiti da una valanga d'acqua che l'infradiciò tutti totalmente, lasciandoli con le bocche spalancate.
Nelle palle degli occhi dei Serpeverde viaggiava una scritta luminosa che faceva pressappoco così: LINCIAGGIO.
Ma lui fu naturalmente più furbo. Sotto il mantello di Godric Grifondoro aveva anche la sua Fireblot, ci montò a cavallo e filò via ridacchiando della loro stupidità, mentre un fiume s'insulti dei suoi compagni invadeva tutta la sala.
Quando Hermione e Draco uscirono dal loro nascondiglio si ritrovarono circondati da gente sul piede di guerra.
- Lui e i suoi scherzi dementi!- ringhiò Ron dall'altra parte della sala, strizzandosi i vestiti - Giuro che questa notte gli faccio una di quelle retate che non se le scorda più quel maledetto! Hermione!- strillò quindi, allargando tutti gli studenti che automaticamente fissarono stravolti anche lei - Dov'è andato???-
- E io che ne so...- provò a dire lei timidamente, ma quelli tanto erano già partiti in quarta armati di scope e picchetti.
- Proprio non capiscono le spirito di Halloween e degli scherzi.- borbottò la Grifoncina, sollevando l'abito affinché non si bagnasse ancora di più - Comunque questa volta l'ha fatta grossa.-
- Se v'incendio il dormitorio non venire a lamentarti!- ringhiò Malfoy in risposta - Dove stanno gli altri?-
- Oh, là c'è Blaise...- disse Hermione, vedendo il povero Zabini scrollarsi i capelli come un cucciolo.
- Perfetto. Allora vado...- si girò appena, fissando i suoi occhi per capire se era ancora spaventata. E infatti vi vide ancora dell'angoscia. Sbuffò, alzando il viso al cielo - Senti, Silente...quel gran rompi coglioni, per quanto mi sia sempre stato sulle palle è davvero un ottimo mago. Il tuo Potter è al sicuro qui e quella strega non riuscirà a fargli niente, ammesso che sia davvero nemica. Quindi adesso rilassati e andiamo a letto ok?-
Hermione lo ringraziò mentalmente per quello sforzo, tra l'altro anche troppo accentuato, di aiutarla ma quando sentì l'ultima frase provò il desiderio favoloso di piantargli un tacco in mezzo agli occhi.
- Sbattiti di nuovo la Parkinson se ci tieni!- replicò fredda - Buona notte Malfoy!-
- Buona notte anche te mezzosangue...- sussurrò lui, vedendola correre via nel suo bellissimo vestito.

Il giorno di Ognissanti a Hogwarts passò nel silenzio e nella calma totale. Harry, Hermione e Ron ebbero il permesso da Silente per potersi recare al cimitero e salutare le tombe simboliche dei genitori del bambino sopravvissuto, a Blast Graveyards, il cimitero dei maghi. Vi passarono qualche ora e sia Weasley che la Granger furono anche troppo felici di vedere il loro migliore amico sorridere, finalmente. Ma non ci furono fiori per Sirius Black. Harry si rifiutò di portarli a quella tomba fittizia. Per lui il suo padrino era ancora vivo. Da qualche parte, lui era ancora vivo, a vegliarlo.
Tornarono a Hogwarts che era calato il sole da qualche minuto. Scesero dalla carrozza della scuola ed entrarono nell'atrio per trovare però una discreta folla davanti alla bacheca degli annunci.
- Ragazzi, siete arrivati in tempo!- li chiamò Seamus - Beaumont prende congedo fino alla fine dell'anno!-
Il professor Beaumont era il suicida che al settimo anno aveva preso la loro classe, per partito preso e con una bacchetta alla tempia probabilmente, riguardo la cattedra moltooo discussa di Difesa contro le arti Oscure. Comunque non aveva retto neanche un mese e mezzo, visto che se ne andava.
- Come mai se ne va?- chiese Ron stranito - Non è ancora successo niente quest'anno!-
- Già, ma è la classica quiete che precede la tempesta.- sfuggì a Hermione che subito, visto le facce dei compagni, cambiò argomento - Non ha dato un motivo per il congedo?-
- Nell'annuncio si dice solo che ci lascia.- disse Calì - Ma ho sentito che l'altra notte è stato colto da un attacco di panico. E non è stato l'unico sapete? L'infermeria oggi è piena!-
- Perché? Che hanno visto?- s'intromise Dean Thomas.
- Stronzate, ecco che hanno visto!- ringhiò Draco Malfoy scendendo le scale con la sua corte - Dicono tutti che c'è un fantasma nero che si aggira per il castello. Un fantasma che non è morto davvero.- e fissò la Grifoncina di striscio, come per scoccarle un muto messaggio - Tutte cazzate. Gli scherzi di Potter hanno solo spaventato i codardi.-
- E allora come mai non siete tutti in infermeria voi serpi?- insinuò Finnigan.
C'era il pretesto per attaccare rissa quando arrivò Gazza e sibilò con i suoi soliti modi a Hermione e Draco di raggiungere il preside nel suo studio. I due ebbero un brutto presentimento ma seguirono ugualmente quell'antipatico fino all'entrata del Grifondoro. Salirono le scale e si trovarono nello studio incasinato di Silente, per trovare il vecchio e saggio mago intento ad accarezza Funny.
- Prego ragazzi, sedetevi.- disse indicando le poltrone - Ho un messaggio per la vostra classe.-
- Riguarda il professor Beaumont?- chiese la Grifoncina preoccupata - Sta bene vero?-
- Si, certo. Non c'è nulla da temere per lui. Vedete, era già molto sotto pressione quando ha accettato l'incarico ma ora, con lo stato delle cose, abbiamo deciso insieme che poteva concedersi la sua meritata pensione in anticipo.-
- E gli studenti in infermeria che stanotte hanno visto un fantasma nero?- sibilò Draco meno amichevolmente - Non è che ha lasciato a briglie sciolte quella...quella strega in giro per la scuola?-
- Oh, non è stata lei. Te lo posso assicurare signor Malfoy.- Silente si sedette davanti a loro e incrociò le mani sulla tavola, fissandoli serio per una volta - Per questa settimana salterete le ore di Difesa ma sappiate che abbiamo già trovato un sostituto. Il migliore che potessi mai sperare, devo dire. E per quanto riguarda la cosa che entrambi sapete... vi dico subito che Lucilla non farebbe mai nulla del genere.-
- Lucilla?- Hermione voleva sapere di più - Chi è signor preside? Non può dircelo?-
- Per ora ancora no. Ma non è una nemica, ve lo dico ancora. Anzi...è una salvezza a questo punto, signorina Granger. Ora potete andare. Dite ai vostri compagni che entro una settimana avrete un nuovo professore. E buona giornata.-
E li lasciò, sorridendo brevemente.
Si, forse per Harry Potter e Lucilla. F. A. L. dei Lancaster quell'anno sarebbe stato davvero quello finale.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5° ***



Hermione Granger era sugli spalti del Grifondoro e leggeva attenta un libro di Difesa mentre Harry Potter terminava i suoi allenamenti. A dire il vero aveva finito da dieci minuti ma come sempre lui ci perdeva la vita negli spogliatoi e la ragazza preferiva non sapere cosa facesse, tanto lei quel giorno aveva tempo da scialacquare a sufficienza.
Dopo le lezioni della mattina passate a cercare di ficcare nella testa a Malfoy che doveva impegnarsi a Babbanologia o li avrebbero segati entrambi, era andata nei dormitori e aveva schiacciato un lungo pisolino, visto quello che aveva in mente di fare quella sera. Recarsi in biblioteca, nella sezione proibita.
Era passata una settimana dalla festa di Halloween e il giorno dopo sarebbe giunto a Hogwarts il sostituto del professor Beaumont, per Difesa contro le arti Oscure ma lei non aveva dimenticato quella ragazza dagli occhi azzurri. Non aveva dimenticato la sua aria di ghiaccio. E la sua magia maligna.
E aveva passato ogni giorno cercando informazioni sulle maledizioni, sugli sfregi a forma di saetta, come quello di Harry e anche qualcosa sul tatuaggio a forma di giglio di quella strega ma non aveva cavato un ragno dal buco.
Chiuse il libro giusto in tempo per venire coperta da un’ombra. Alzò gli occhi e vide Malfoy svolazzare su di lei, sulla sua maledetta scopa – Che fai qua, mezzosangue?- le chiese gentile come suo solito.
- Aspetto Harry, Malferret. Tocca a voi Serpeverde adesso?-
- Si ma guarda che San Potter è laggiù al campo.-
Lei si sporse e lo vide davvero sul prato a bestemmiare dietro al cacciatore di Draco, non si sapeva bene perché.
Sbuffò seccata ma il biondastro che continuava a galleggiarle sulla testa aveva dato una rapida occhiata al suo libro. Scosse il capo, pensando a quanto fosse testarda.
- Non ti arrendi eh? Se Silente ha detto che non è una minaccia perché non gli credi?-
- Che male c’è a voler sapere da dove arriva?- replicò lei – E poi m’interessa anche per Harry.-
- Ci avrei scommesso le palle che era così.- sibilò freddo – Ma come speri di ottenere informazioni da quei libri? Solo nella sezione proibita si parla d’incantesimi così potenti e immortali.-
- Infatti ci vado stasera.- disse lei, cominciando a raccogliere la sua roba.
- Ci vai stasera?- Draco levò un sopracciglio e rise in maniera strana – Mi prendi per il culo.-
Hermione si accorse della gaffe e annuì, pensando a guai che potevano accadere se Malfoy fosse mai venuto a sapere della mappa e del mantello. Per non parlare della sua giratempo!
- Vieni, ti porto giù!- le fece poi, quando la vide andare a imboccare le scale e la Grifoncina rimase stranita dalla proposta. Lui voleva portare una mezzosangue sulla sua sacra scopa?
- Vuoi buttarmi di sotto mentre siamo per aria vero?- chiese velenosa, tanto che lui scoppiò a ridere sguaiatamente.
- No, volevo solo portarti fino alla torre di astronomia e sfinirti di sesso.- disse con aria libidinosa.
Hermione lo guardò ancora con sospetto. In fondo c’era davvero poco da fidarsi…quello ero capacissimo a farla schiantare a terra o a farle lo scherzo della torre!
- Guarda che non posso farti avance mentre volo.- le ricordò annoiato – Piantala, Granger, di fare la principessa sul pisello! E’ un onore salire sulla mia scopa.-
- Ah si? Bhè devo darti una notizia Malferret…non ce l’hai d’argento sai?- abbaiò iraconda.
- Questo è ancora da stabilire.- replicò sagace – E adesso sali, non posso aspettarti tutto il giorno!-
E in effetti il maledetto biondastro fu di parola. La fece sedere davanti a lui ma non tentò di metterle le mani addosso, né cercò di accopparla buttandola giù dal manico. Si limitò a farla strillare un paio di volte, visto che lei non amava particolarmente volare, ma la condusse sul campo dove Harry aveva già sistemato il Serpeverde con due parole, che non ripeterei in questa sede…
Quando la vide scendere dalla scopa di Malfoy non la prese bene ma fece finta di nulla, tanto c’era sempre Elettra a salvare la situazione che rimessa a posto dopo l’allenamento si catapultò addosso alla Grifoncina, uccidendo anche Draco che rimase travolto dalla carica di quella bionda senza cervello.
Rischiò di nuovo il braccio ma riuscì a farsi l’allenamento in santa pace, almeno fino a quando, a cena, non gli venne di colpo un’idea. Non sapeva bene perché ma la mezzosangue era stata piuttosto evasiva quel giorno sulla faccenda della ricerca sulla cicatrice dello sfregiato e se l’aveva inquadrata in quei mesi doveva anche aspettarsi che quella demente andasse davvero in piena notte nella sezione proibita per mettersi a sfogliare quei libri da folli.
Ma in fondo a lui che fregava? Ok, quella tizia vestita di nero lo aveva terrorizzato e incuriosito al tempo stesso ma non era un buon motivo per andare a infilarsi in uno dei disastri di San Potter. Tutto gli anni ne veniva fuori uno e il terzetto ne usciva sempre a pezzi. Chi era lui per farsi i fatti altrui, quello di Potter specialmente, di cui non glien’era mai importato un emerito accidenti? Nessuno…
Ma chissà perché all’una passata di notte si ritrovò, bestemmiando contro la sua idiozia, davanti alla biblioteca.
Si era ben guardato da mettersi il mantello nero con una bella Serpeverde ricamata, ma in compenso un cappuccio gli avevano dato un minimo di sicurezza. Se Gazza l’avesse beccato si sarebbe almeno salvato la faccia per poi mettersi a correre. Fece più piano che poteva e dopo aver superato le varie sezioni si avvicinò a quella proibita…fino a quando non vide una luce, oltre uno scaffale. Chi diavolo poteva essere?, si chiese guardingo.
Se era quella ragazza che Silente chiamava Lucilla di certo sperava in un incontro più piacevole ma cacciò una bestemmia fra i denti quando vide la mezzosangue, in piedi su una scala, rovistare fra i vari libri.
- Ma si può sapere che diavolo ci fai qui?- ringhiò a bassa voce, raggiungendola con passo elefantesco – E se non fossi stato io razza di oca? Se ti beccava Gazza?-
Hermione lo ignorò del tutto, continuando la sua ricerca – Tanto lo sapevo che eri tu.-
- E come facevi a saperlo eh?- continuò imperterrito – Da quando sei una precognitiva?-
- Piantala di rompere Malfoy e già che sei qui dammi una mano!- borbottò scendendo dalla scaletta con un grosso tomo incatenato fra le mani. Faceva fatica a tenerlo e si lasciò andare su un tavolino lì a fianco.
- Ho cercato per circa un’ora su tutti i manuali dannati simboli maligni ma non sono riuscita a cavare un ragno dal buco.- spiegò armeggiando con la bacchetta per lavare il lucchetto – Quando ho pensato al giglio in generale. Un giglio bianco significa purezza e allora mi sono spostata sulla simbologia in generale, nelle sezioni per gli studenti. E sai cos’ho scoperto?-
- Che sei una pazza a darti tante preoccupazioni per Potter?- frecciò Draco velenoso.
- No, che il giglio bianco oltre ad simbolo di purezza veniva usato per marchiare per l’eternità le streghe che si macchiavano di una grave colpa, per riportarle sulla retta via, si può dire. Ma c’è anche un’altra cosa. Il giglio bianco rivolto all’insù è lo stemma di una casata di maghi purosangue dal grandissimo potere.- e gli mollò sotto il naso il tomo, non proibito, dove si diceva il nome della famiglia – I Lancaster.-
Dalla faccia di Draco, Hermione capì che ne sapeva qualcosa.
- Li conosci?-
- Una famiglia potente i Lancaster.- disse vago – Ma non ne so molto. Mi ricordo che quando ero piccolo sono stato al loro castello, qualche volta. Sono ricchi sfondati…ma a quanto ne so il signor Lancaster circa otto anni fa è sparito. Era a capo degli Auror al Ministero della Magia e da allora il suo maniero è andato in rovina.-
- Tu li conoscevi quella della famiglia?- chiese la Granger – Ho trovato il loro albero genealogico!-
- Guarda che sarebbe illegale andare a frugare nei fatti e nelle parentele altrui, mezzosangue…- borbottò serafico ma lei non gli dette minimamente ascolto. Fece aprire il libro e una mano offenda uscì dalle pagine, afferrandola per la gola. Fortunatamente Malfoy fu abbastanza veloce dal liberarla ma per riaprirlo dovettero fare i salti mortali.
Fecero un incantesimo per insonnolire gli spirito maligni e finalmente poterono mettersi alla ricerca della casata degli giglio bianco. Con carta e penna per prendere appunti si misero sotto una debole luce di una candela.
Sfogliarono per un po’ quando Hermione trovò quello che cercava.
- Ecco, casata dei Lancaster. Il giglio è perfettamente uguale a quello del tatuaggio della ragazza…- girò pagina e trovò l’albero genealogico. Draco però lo lesse meglio e più in fretta.
- Questo è quello di cui ti parlavo. Maximilian dei Lancaster. Lui lavorava al Ministero…e questa è sua moglie.- indicò il nome di una donna ma a fianco Hermione vi trovò anche un simbolo strano.
- Che cos’è?-
- Ah, significa contaminazione!- sbuffò Draco con aria di sprezzo – Significa che ha sposato una mezzosangue.-
- Non c’è bisogno di usare sempre quel tono sai?- ringhiò la Grifoncina ma Draco non replicò. Rimase a fissare quel simbolo, simile a un tridente. – E’ strano…- sussurrò.
- Cosa è strano? Che un purosangue decisa di sposare una mezzosangue?- sibilò fredda ma il biondo Serpeverde ignorò la sua ironia – Questo simbolo significa contaminazione ma non è…normale. Nel senso…quando c’è contaminazione babbana il tridente ha due soli artigli. Questo ne ha tre, hai notato?-
- Si, in effetti è strano. Non te la ricordi la moglie di Lancaster?-
- E chi se la scorda…- disse con voce roca – La donna più bella che abbia mai visto. E guarda…hanno trascritto il suo nome, Degona, ma non il cognome che aveva da non sposata. Non era babbana.-
- E allora se non era babbana né una mezzosangue cosa poteva essere?-
- Cosa vuoi che ne sappia?- Draco cominciò a spazientirsi ma notò anche un’altra cosa – Guarda, hanno avuto due figlie. Non lo sapevo…una è morta però…e il suo nome è bruciato.- disse grevemente, notando il buco nel foglio. Cercò l’altro nome, dell’altra sorella e vi trovò una sigla.
L. F.A.L. dei LANCASTER.
- Ma che significa?- sussurrò Malfoy esasperato.
- Non lo so…ma lei è ancora viva. Ed è anche sposata…- la Grifoncina fece per girare pagina ma quando vide quel nome il libro le cadde di mano. E subito prese fuoco, colto da un raptus crudele. Draco si affrettò a chiuderlo e a coprirlo con il suo mantello, per eliminare qualsiasi rischio e fortunatamente il tomo si salvò. Lo rimise subito a posto, maledicendo le loro idee idiote, quando capì però, dallo sguardo terreo della mezzosangue, che qualcosa non andava.
Era pallidissima e le mani che avevano lasciato cadere il libro tremavano vistosamente.
- Che hai visto?- chiese scuro in volto – Con chi era sposata?-
E lei sollevò gli occhi dorati su quelli di Draco, deglutendo a fatica. No, doveva essersi sbagliata.
Non poteva essere la stessa persona. Era follia.
- Allora??- sibilò Malfoy afferrandola per le spalle – Con chi era sposata? Avanti, rispondimi accidenti a te!-
- Mi devo essere sbagliata. Quel libro mi avrà fatto uno scherzo…- disse a mezza voce.
- Lascia perdere e dimmi con chi era sposata! Avanti Granger!-
- Tom Riddle....Voldemort…-
La lasciò andare all’istante, facendo un passo indietro, con gli occhi sgranata.
- Questo non è possibile…- sibilò fra i denti, fissandola come se gli avesse rifilato uno schiaffo – E’ assurdo! Lancaster ha sempre lavorato con gli Auror! Lui stesso lo era! Quel libro deve essere maledetto, lascia perdere!-
- Si, devo essermi sbagliata…- ammise ridendo sommessamente – Questa storia mi sta facendo vedere cose non vere. Mi sono fissata con Voldemort e adesso vedo il suo nome ovunque.- e dicendo questo raccolse tutte le sue carte, la mappa del Malandrino e il mantello di James Potter. Ora voleva tornare al Grifondoro. Voleva andare via da quel posto. Assolutamente. E dimenticare tutto.
Ma non andò nei suoi dormitori. Si ritrovò senza sapere perché, seduta sul cornicione della torre di astronomia, accanto a un tizio che tempo prima avrebbe buttato giù da lì con immenso piacere. Draco stava fumando in silenzio, col cappuccio ancora tirato sulla testa e fissava nulla in particolare. Oppure tutto quanto…tutto quanto il cielo.
- Se non la smetti di pensare a questa faccenda diventerai ancora più paranoica.- le disse, sentendosi fissato.
- Non…non pensavo a quello…- ammise, tornando ad appoggiare il mente sulle ginocchia.
- Sarà meglio. Anche perché l’ultima cosa che voglio è andare a cacciarmi in una delle vostre beghe proprio al settimo anno. Speravo di passarmelo in santa pace per una volta ma a quanto pare sono perseguitato dalla iella.-
- Sfiga.- lo corresse.
- Tieniteli per te questi termini babbani, mezzosangue.- borbottò scocciato.
- Sai una cosa Malfoy?- ringhiò la Grifoncina di rimando – Se stessi zitto non saresti così male!-
- Anche se stessimo a letto, in questo momento, ti giuro che non sarei male.- replicò malizioso.
- Non sono in vena.- disse Hermione sospirando.
- Oh che stress!- Draco gettò il mozzicone per accendersene un’altra e passargliela subito – Adesso fuma e dammi retta, ma è l’ultima volta che m’immischio in questa storia, ricordatelo. Che ha detto Silente, l’essere venerato da te, San Potter e la Donnola? Che non c’è niente da temere per il tuo ex. Ha mai fatto qualcosa per ficcare lo sfregiato nei guai? No. Quella strega tatuata è venuta a strangolarlo nel sonno? No…e allora non angosciarmi, cazzo!-
- Si ma quella ragazza è della famiglia dei Lancaster! E se fosse…se fosse…-
- Finiamola con quel demente-che-non-deve-essere-nominato! Ne ho basta di sentirlo sempre anche qua!- gli sfuggì e se ne pentì immediatamente, osservando lo sguardo sgranato della Granger. Aveva parlato troppo ma ignorò la sua aria preoccupata. Che andassero al diavolo tutti. Suo padre e il suo oscuro signore che tanto era passato a miglior vita da un anno! Che bruciassero tutti i Mangiamorte e lo lasciassero in pace.
- Malfoy…- iniziò Hermione ma il biondo levò la mano, per bloccarla subito. Si mise in piedi e senza tanti giri di parole le disse che se ne tornava al suo dormitorio, stanco di quella manfrina. Lo vide sparire nel buio della torre e lei rimase lì ancora qualche minuto, a osservare la luna semi nascosta dalle ombre.
Chissà cos’era accaduto ai suoi seguaci, una volta che Voldemort era stato ucciso veramente?
Tramavano ancora? E perché Malfoy sentiva ancora parlare di lui a casa sua?

La mattina dopo tutto pareva calmo e allegro come sempre, lì a Hogwarts.
La lezione di Trasfigurazione stava per terminare. Quel giorno niente unicorni in giro per l’aula ma solo una bella lezione teorica che ridusse Draco praticamente con la testa poggiata sulle ginocchia di Hermione.
La Mcgranitt era alla lavagna, intenta a indicare per l’ultima volta la formula magica insegnata quel giorno quando Silente entrò nell’aula senza fare baccano, seguito da un ragazzo sui ventiquattro anni, coi capelli biondo cenere e gli occhi verdi, decisamente affascinante e con un sorriso scaltro che fece subito infiammare le ragazze del settimo.
I ragazzi invece tacquero ammirati quando videro il simbolo degli Auror sulla sua casacca bluastra.
Il preside fece cenno alla Mcgranitt di procedere tranquilla ma quando ebbe finito lasciò che Silente dicesse due parole alla classe, già abbastanza provata tra l’altro.
- Ragazzi, vi voglio presentare il nuovo insegnate di Difesa contro le Arti Oscure.- e indicò il mago che era rimasto al fondo della sala, dietro ai bachi delle due case. – E’ stato allievo di Hogwarts proprio come voi e adesso è un Auror del Ministero della Magia, in più è uno dei quattro Cacciatori di Mostri migliori di cui possiamo vantarci. Vi presento Tristan Nathan Mckay, ex Serpeverde.-
Harry per poco non si strozzò con la bottiglietta dell’acqua. Un Auror Serpeverde?
Le sorprese non finivano davvero mai!
- Il signor Mckay, nonostante la sua giovane età, ha dimostrato di avere tutti i requisiti necessari all’insegnamento ed essendo stato un allievo di Hogwarts confido che non ci saranno eccessivi problemi. Inoltre l’ho avvisato che a causa della punizione inflitta alle vostre case dovrà fare esami di coppia come tutti gli altri suoi colleghi. E questo è quanto. Ora vi lascio nelle sue mani ma abbiamo deciso di trasferirvi sul palco dei duelli.-
- Se vuole seguirci anche lei professor Silente…- intervenne il nuovo venuto con aria affabile – Vorrei dire due parole su come si svolgeranno queste lezioni e vorrei che anche lei e la professoressa Mcgranitt ne foste a conoscenza. E se il professor Piton è sempre il capo della casa Serpeverde come credo…dovrebbe unirsi a noi anche lui.-
Di seguito alla sua voce moderata e al suo faccino attraente metà della classe se ne uscì in gridolini sommessi ma alla fine riuscirono a trovare quel viscidone di Piton che si ricordava perfettamente del suo ex allievo.
- Mckay…- sibilò vedendolo – Ma che sorpresa averti qua...-
- Anche io scoppio di gioia a rivederla.- rispose il biondo con aria tranquilla ma con una vena d’ironia, una volta che furono davanti al palco dei duelli – Faremo una rimpatriata all’ora di pranzo, se non le dispiace, ma adesso vorrei spiegare come intendo portare avanti queste lezioni. Come ho già detto al preside Silente questo posto non è cambiato da quando sono andato via.- e si rivolse anche ai ragazzi – Forse non lo sapete ma nell’anno in cui ho preso io il M.A.G.O sono accaduti numerosi fatti oscuri di cui tuttora il Ministero ignora la causa. Molti studenti si ritirarono, Colui Che Non Deve Essere Nominato stava riprendendo forza…- parlava pacatamente, senza paura, dimostrando un coraggio e una sicurezza di sé eccezionali che fecero sorridere Silente più volte -…e molti altri studenti vennero feriti. E questo perché i professori di Difesa c’insegnavano a combattere esseri maligni di minima forza.-
- Mollicci, marciotti e lupimannari per te…cioè per lei sono minima forza?- abbozzò Lavanda Brown sconvolta.
- In confronto a ciò che c’è fuori da qui sono solo formiche.- ribatté Tristan con tono serio – E quanto mi è stato detto molti di voi eccellono in questa materia, esattamente come me quando uscii da qui…e poi finii all’ospedale steso da un semplice troll.-
- Critichi i metodi d’insegnamento per caso, Mckay?- sentenziò Piton interessato per una volta.
- Critico il mondo rosa e fiori che mostrate, se mi permettete di parlare chiaro. Il professor Silente mi ha chiesto di fare di tutto per aiutare questi ragazzi ed è quello che voglio fare. Io sono diventato un Auror per scelta e ora sono anche Cacciatore. Lo divenni quando compii vent’anni e da allora sono finito con un piede nella fossa più volte di quanto possiate immaginare.- cominciò a fare su e giù, mostrando per la prima volta la spada dall’impugnatura argentata che portava alla cinta – Sappiate che intendo farvi più lezioni pratiche che teoriche. La teoria ve la farò imparare sul campo e vi metterò davanti a troll, demoni impuri e vampiri. I tempi dei folletti per voi sono finiti.-
- Saresti in grado di trattenere un troll davanti a questi ragazzi?- chiese la Mcgranitt con aria apprensiva.
- Alla fine dell’anno questi ragazzi sapranno affrontare un demone, professoressa.- replicò lui scatenando un putiferio fra la classe – E le assicuro che saprei difenderli da qualunque cosa. Al Ministero lo possono confermare. Inoltre ho chiesto ai miei tre compagni Cacciatori di venire un giorno qui per una prova su strada contro un Ceracon.-
- Un Ceracon qui dentro?- allibì Piton sconvolto – Mckay pensaci bene!-
- Quel Ceracon l’ho catturato coi Quattro un mese fa. Stia tranquillo.-
- Io mi fido Severus…- celiò Silente divertito – E i ragazzi sono in ottime mani. In fondo il signor Mckay è stato un allievo della tua casa. È innegabile che sia stato il migliore a suo tempo.-
- Si, dopo una certa persona…- sibilò Piton facendo sgranare lo sgranare gli occhi sia alla Mcgranitt che a Tristan e infatti fu al giovane che si rivolse – Mi chiedo solo se ora tu sia venuto qui per vendicare la sua memoria.-
- Sono qui perché non accadano di nuovo cose simili.- sibilò Tristan scendendo dal palco – Se Hogwarts allora fosse stato un luogo sicuro forse la tragedia non sarebbe successa.-
- Non mi pare il caso di parlarne ora.- si mise in mezzo la Mcgranitt, poi lasciò uno dei suoi rari sorrisi al giovane – Prego, Mckay. Ora ti lasciamo con la classe. Ci rivediamo all’ora di pranzo e spero che tutti gli studenti saranno interi.-
- Ci conti!- ridacchiò e rimasto solo con quella marmaglia di Grifondoro e Serpeverde, mocciosetti di diciassette anni com’era stato lui, gli mise un po’ di nostalgia ma sorrise amichevolmente, trovando anche qualche faccia conosciuta.
– Ciao Draco, come va?-
- Bene fino a quando non t’ho visto sulla porta Mc.- sibilò il biondo Serpeverde – Ma che idea t’è venuta?-
- Me l’ha chiesto Silente se è per questo!- rise il loro giovane insegnante – Ok, adesso calmatevi e non fate quelle facce. Per oggi non intendo ammazzare nessuno. Voglio solo conoscervi e farmi un’idea del livello a cui siete, anche se immagino che dovrò iniziare tutto da zero. Comunque è bene che sappiate che ero un Serpeverde quindi i primi a morire saranno i Grifondoro…- e fece un sorrisino sadico che fece deglutire più di una persona.
Si guardò attorno e cuccò subito Harry con la sua cicatrice.
- Tu devi essere Harry Potter immagino.- concluse sogghignando – Remus Lupin mi ha parlato molto di te.-
- Ha parlato davvero col professor Lupin?- si meravigliò il bambino sopravvissuto e Tristan annuì, sedendosi sul palco – Si, ma ha detto del vostro livello e del bel mondo di favole in cui ancora vivete.-
- Mondo di favole?- mormorò Ron.
- Esatto, mondo di favole.- scandì Tristan dondolando una gamba – Intanto non avete la benché minima idea di cosa possa esserci al di fuori dei vostri libri. Io ero come voi. Inoltre vorrei sapere quanti di voi sono stati nella Foresta.-
Lo guardarono straniti ma alla fine i solite tre alzarono la mano, abbastanza reticenti.
- Oh, ecco…- rise Mckay soddisfatto – Immaginavo bene allora. Quindi voi due dovete essere Weasley… e tu Hermione Granger…il trio magico. Perfetto, oltre a loro nessuno c’è mai stato? Draco? Blaise?-
- E che ci vado a fare?- sibilò annoiato Malfoy – A cercare erbette magiche?-
- Non m’è mai passato per la testa.- disse Zabini composto – Anche se all’erbetta c’ho pensato, lo ammetto…-
- Già, perché spostare il vostro composto fondoschiena dal sotterraneo eh?- frecciò Tristan – Altro problema che intendo farvi superare. Non è con le sole formule magiche imparate a scuola che si vince un avversario. Quanti di voi si sanno Smaterializzare?-
Di nuovo silenzio.
- Avanti, non vengo qui da parte del Ministero per segnarvi sul loro libro nero!-
Draco stavolta sollevò la mano da solo, catalizzando tutta l’attenzione della classe.
- Di male in peggio…- sussurrò fra sé l’Auror – E nessuno di voi ha mai visto un troll fuori da un libro?-
- Noi ne abbiamo steso uno al primo anno…- mugugnò Harry – Ma sarà stata fortuna credo…-
- Quando si parla di te non credere alla fortuna.- rispose Tristan ridendo – Bene, l’idea generale è che siamo a livello dei maghetti di cinque anni. Il professor Lupin vi aveva iniziato ma siete ancora dei dilettanti veri e propri. Quindi, d’ora in avanti non dovrete portare i libri. Solo bacchetta e istinto di sopravvivenza. Ultima cosa…qualcuno di voi per caso ha mai preso lezioni di scherma?-
Stavolta Seamus, Nott, Blaise e sempre Draco sollevarono la mano, chiedendosi che centrasse.
- Fantastico.- mugugnò l’Auror cacciandosi le mani in tasca – Va bene, non mi aspettavo di certo di trovarvi più preparati. Abbiate pazienza se mi ci vorrà un secolo per ricordarvi i vostri nomi, per quanto riguarda me datemi del tu come fate con Hagrid, in fondo ho solo sette anni più di voi.-
Annuirono tutti, specialmente le ragazze…affascinatissime dal nuovo professore che nel frattempo si fece dare una lista delle coppie. Per quell’oretta parlarono solo di incantesimi che conoscevano ed essere che avevano incontrato e che avevano battuto. Una volta a tavola, per pranzo, i Grifondoro espressero i loro pareri sul nuovo prof.
Le ragazze erano escluse perché erano già partite per la tangente ma Harry sembrava sprizzare energia da tutti i pori.
- Mi sembri parecchio contento..- mugugnò Ron – Davvero ti piace quel tipo?-
- Si, tantissimo. Hai sentito? Ha soli ventiquattro anni fa parte degli Auror del Ministero! Ed è uno dei Cacciatori. Non potevo desiderare di meglio per imparare a difendermi.-
- Da demoni e vampiri? Ceracon?- alitò Neville – Non ti sembra di esagerare?-
- No, neanche un po’…- disse Potter facendosi serio – Secondo me è la cosa migliore che poteva capitarci.-
- Tu che dici Hermione?- bofonchiò Seamus – Non sarai partita anche tu vero?-
Lei si scosse dai suoi pensieri e scosse anche il capo.
- No, a dire il vero mi piace questa idea, anche se sono un po’ preoccupata. Avete sentito che ha detto Piton? Ha detto che Mckay lo fa per vendicare la morte di qualcuno…-
- E poi sembra che sia amico di Malfoy.- rognò Dean – Sempre il solito raccomandato.-
- Ma va? Non lo sapete?- rise Elettra fiondandosi sulla Grifoncina – E’ figlio di Tanatos Mckay! Fanno parte della società magica che più conta, anche se non fanno parte di quelli dediti al servizio del Ministero. E sono purosangue, ricchi e Grifondoro da secoli. Solo lui è passato a Serpeverde ed è per questo che conosce Malfoy.-
- Dite quello che vi pare ma io sono contento.- disse Harry finendo di mangiare – Sul serio. Sento che sarà un corso fantastico.- e dicendo quello fece per alzarsi, per andare a prepararsi per gli allenamenti di quidditch quando una fitta terribile alla testa gli piegò le gambe. Impallidì ma Ron se ne accorse e lo sostenne prontamente, facendolo risedere. Provocarono un bel po’ di fracasso e Silente con la Mcgranitt fu il primo ad intervenire.
- Cosa succede Harry?- chiese il preside.
- Non lo so…mi fa male la testa…- sussurrò il moretto e un attimo dopo la Grifoncina, seduta accanto a lui, notò immediatamente cosa aveva causato la sua fitta. Del sangue…un rivolo di sangue scivolò dalla sua cicatrice, rigandogli la guancia. Immediatamente venne trasportato fino in infermeria e il responso della Chips fu che nulla poteva aver riaperto quella cicatrice chiusa, se non un forte shock.
- Stupidaggini!- sibilò Hermione allontanandosi dal letto – Quella cicatrice è maledetta!-
- E quindi? Cosa vorresti dire?- alitò Ron – Non hai visto? Non ha preso colpi, non c’è stato nessun trauma!-
- Appunto, vuol dire che è successo qualcosa!-
- E cosa, signorina Granger?- Silente apparve alle loro spalle, facendoli crepare di paura.
- Preside…- sussurrò la ragazza, col cuore in tumulto – E’ Harry l’unico a …sanguinare?-
Il vecchio mago tacque per un attimo, scoccando un’occhiata di striscio anche a Tristan Mckay, accostato alla parete.
- No, non è l’unico…ma tu sai signorina Granger cosa devi fare.- mormorò Silente con un sorriso – Come dirà madama Chips non c’è nulla da temere. Starà bene. E come lui…anche i fiori bianchi.-
Hermione deglutì, soffrendo nel non capire quando Tristan si fece avanti.
- Quello è un segno preside.- disse serio – Non vuole che faccia delle indagini per il castello?-
- Segno di cosa, caro Tristan?- chiese Silente a bassa voce – So cosa stai pensando…ma ti prego di non giungere a conclusioni affrettate. Come sai il signor Potter l’anno scorso ha sconfitto Lord Voldemort definitivamente.-
- Si, ma i suoi seguaci sono ancora vivi.- replicò il biondo freddo come il ghiaccio, abbandonando la sua aria socievole – Voglio ricordarle che anche se non hanno più un capo possono creare problemi ugualmente.-
- Oh, questo è appurato.- rise Silente dandogli una pacca sulla spalla – E il tuo compito ora è insegnare a questi ragazzi come difendersi, non uccidere mostri. Non è questo che ti chiedo. Voglio che tu…li segua. Uno in particolare…che ha più bisogno di aiuto di quanto immaginiamo. E tu sai di chi parlo…-
Mckay annuì debolmente, sospirando. – Mi scusi…non mi farò più guidare dai miei desideri di rivalsa.-
- Non ti scusare.- disse il preside andandosene – Anche io, allora, avrei voluto fare esattamente ciò che feci tu.-
Lasciò gli studenti del Grifondoro in infermeria e tornò nel suo studio, salendo lentamente le scale.
Quando vi giunse un debole freddo gli s’insinuò nelle ossa ma Silente sorrise, pensando che era meglio sentirlo così perfido nell’aria…che non sentirlo affatto. La trovò accoccolata su un divano, intenta a carezzare con la sua bella mano dalle lucide unghie nere le penne di Funny.
Notò che si teneva un panno macchiato di un liquido nero, vicino al cuore.
- Passerà mia cara.-
Lei non replicò, continuando a fissare il vuoto e carezzare la fenice.
- Harry Potter è nelle tue stesse condizioni, Lucilla.-
Stavolta lei sogghignò, trattenendo un gemito divertito in gola.
- Il bambino sopravvissuto…un appellativo migliore di quello che davano a me.-
- Non credere a come le parole degli altri descrivono gli esseri umani, Lucilla. Non credere neanche agli specchi.-
- Tanto non posso più specchiarmi, Silente…- sussurrò ridendo cinica. Gli occhi azzurri divennero di ghiaccio e la sua bellezza divenne una maschera di perfidia – E sai bene che non m’interessa cosa pensano maghi che potrei schiacciare con un dito. Il più forte di loro in confronto a me è un ridicolo scarafaggio.-
- Lo so…- Silente le si sedette accanto, osservando come la strega lisciava le penne alla fenice.
- Lo senti questo profumo?- mormorò lei poco dopo – Il profumo che ho addosso?-
- Si. Lo conosco…è quello del tempo immobile. E delle fiamme che bruciano. È lì che Voldemort ti ha rinchiusa?-
Ci fu un lungo silenzio tanto che il preside pensò che lei non l’avesse sentito, fino a quando Lucilla non richiuse gli occhi, adagiando il capo contro lo schienale del pregiato divano.
- Si…dopo anni ce l’ha fatta. Mi ha battuta…ho infranto la mia promessa.-
- Tu sei la migliore, Lucilla dei Lancaster.- rispose il vecchio mago – E nessuno è mai sopravvissuto a quel luogo. Tu invece ce l’hai fatta. E vegliando su Harry Potter da laggiù tu hai sconfitto Voldemort con lui.-
La sentì ridere ancora, sempre più amara.
- E cosa ne ho guadagnato? Non ho vendicato mia sorella. Né mia madre…né mio padre. E che dire di me stessa? La grande mezzosangue…mezza strega e mezza feccia.- si voltò a fissare Silente, sfidandolo a contraddirla – Che dicevano di me, eh preside? La mezzosangue sopravvissuta, la traditrice. Quella che ha tradito la sua famiglia, che ha ammazzato la sua stessa sorella…la mezzosangue che ha sposato Lord Voldemort…- ridacchiò di più, mentre Funny le si appollaiava sul braccio sollevato – E adesso sono tornata fra i vivi. Che ne è della mia vita, Silente? Niente. Polvere, nient’altro che questo. Ho giocato una partita con Voldemort e per quanto alla fine io abbia protetto Harry Potter, per quanto io abbia sconfitto il mio stesso marito dall’aldilà…io resterò maledetta. La mia cicatrice non si rimarginerà mai. E niente potrà cambiare il mio sangue.-
- Il sangue di tua madre Degona ti ha resa quella che sei. Sii fiera di te, Lucilla. Se tu non avessi lottato, ora Hogwarts e decine di studenti sarebbero solo un ricordo. Quando sei scomparsa tu hai vegliato. Non ci hai abbandonato.-
- E cosa ne ho ricavato? La salvezza? Io non me ne faccio niente!- sibilò mettendosi in piedi, frusciando in un lungo abito di seta nera – Ormai non me ne faccio più niente della pietà, della comprensione altrui. Se volessi potrei schiacciare quella lurida massa di puritani con una sola occhiata!-
- Ma non lo farai.- disse pacato il preside, sorridendo con aria più che mai serena – Lucilla, credimi se ti dico che il tuo tempo verrà. Hai lottato e hai vinto. Il sangue che hai versato è stato ripagato.-
- E per mia sorella chi ripagherà eh? Chi?!- tuonò furibonda, appena rossa sulle gote – Agli occhi degli altri io sarò sempre quella che ha distrutto il mondo insieme a Voldemort!-
- Perché eri l’unica in grado di tenergli testa. Tu sola, Lucilla. Tu sola…e non rimpiangere le scelte che hai fatto. Tua sorella ha fatto le sue. È stata Lumia a decidere di tradire i vostri ideali, non dire di no…non continuare a crederla incorrotta, senza macchia. È stata lei a tradire…non tu. Il male alla fine l’ha corrotta. Lei si è fatta corrompere.-
- Piuttosto che vederla così…-
- Hai dovuto ucciderla, lo so. Altrimenti lei avrebbe ucciso te. E non avresti potuto vendicare la tua famiglia. Tu sei stata l’unica strega al mondo in grado di battere Voldemort. Tu sei ben più della mezzosangue sopravvissuta…- sussurrò Silente, posandole le mani sulle spalle nude – Lucilla dei Lancaster, tu sei stata la salvezza per tutti noi. E non importa se nessuno lo saprà mai. Nel tuo cuore tu dovrai sempre esserne convinta.- le carezzò debolmente la testa, vedendola abbassare il capo.
- Non so se lo sai ma da oggi una tua vecchia conoscenza insegnerà qui.- continuò Silente andando a versarle del the – Immagino che ti ricorderai del giovane mago che non aveva occhi che per te, quando avevi sedici anni.-
Lucilla sgranò gli occhi solo per un secondo, per poi tornare al suo stato catatonico.
- Tristan sarebbe felice di rivederti.-
Silente la osservò ghignare, esattamente come Voldemort.
- Non farmi ridere. Se tu sapessi quali sono state le sue ultime parole per me di certo non diresti questo.-
- Era innamorato di te. Il tuo progetto a quel tempo devi essergli sembrato folle.-
- Che diritto aveva di parlarmi così?- sibilò rabbiosa e di colpo il freddo nella stanza aumentò, facendo rabbrividire leggermente il vecchio mago che però restò calmo mentre lei continuava, quasi ferocemente – Sarò anche una mezzosangue ma con questo non era implicito che fossi stata io la traditrice! Implicitamente solo una mezzosangue avrebbe potuto buttarsi nel letto di Voldemort, vero?- ringhiò facendo scoppiare all’improvviso uno specchio – Sai cosa ti dico Silente? Tienimelo lontano o giuro che mostrerò a tutti cosa veramente è in grado di fare la moglie di Voldemort! E ti posso anche giurare che il suo tocco, l’anno scorso, sembrerà a tutti voi una carezza in confronto a ciò che scatenerò io. Mi sono spiegata bene?-
- D’accordo. Terrò Tristan all’oscuro della tua presenza qui. Ma lui ti crede morta…-
- Mi ha augurato questo, prima che me ne andassi!-
- E tu come gli hai spiegato la tua decisione?-
- Io non dovevo spiegargli niente!- replicò glaciale – Tanto cosa credi che sarebbe successo? Lui è uno del sacro clan Mckay, figurarsi! Me le vedo ancora le occhiate di sua madre!-
- Lucilla, per amor del cielo…il fatto di essere la maga migliore in circolazione non ha potuto fare nulla contro la tua folle idea di sangue misto. Sai perfettamente che a nessuno è mai importato, qui dentro, di che stirpe fossero i tuoi genitori.-
- Già, parli bene tu! Ma era meglio che mia madre fosse stata babbana a questo punto! Streghe e maghi con genitori babbani qui dentro non hanno mai avuto distinzioni da quei maledetti purosangue! Risento ancora le parole di Lucius Malfoy! E suo figlio…sono identici…-
- No, questo non è vero. Draco Malfoy assomiglia in maniera impressionante a sua madre e sta cercando di sfuggire al suo destino di Mangiamorte con tutte le sue forze.-
- Bhè, a parlare sono capaci tutti!- sibilò andando alla finestra – Ma quanti hanno il coraggio di rompere le catene? Non pretendo che s’immoli alla causa ma ti avviso adesso…ho una mia lista e Lucius è al primo posto. Se non vuoi che suo figlio venga coinvolto tienitelo stretto. I Malfoy purosangue finiscono con Draco.-
- Incolpi tuo padre per essersi innamorato di tua madre Lucilla? Perché non riesci a capire? Non vi sono distinzioni fra maghi e tu dovresti essere la prima ad avvallare questa tesi. Il sangue di tua madre ti ha dato la capacità di sopravvivere a Voldemort, ti ha dato il tuo potere, il tuo desiderio di mostrare le tue capacità…-
- Un bel sangue nero come le ali dei corvi…andiamo, non prendiamoci in giro. Non sono io a fare storie, caro preside. Tempo fa sono stati i tuoi stessi allievi, i tuoi stessi professori. Nessuno vuole insegnare a una mezzo…a una come me!- ringhiò fissandolo duramente, non riuscendo più nemmeno a terminare quel vocabolo che un tempo l’aveva marchiata come una ladra – E adesso scusami ma sono davvero stanca di questa storia. Vedrò di non aggirarmi per il castello ora che c’è Mckay ma devo prendere un po’ d’aria. Voglio respirare di nuovo.-
- Ne sono più che felice. E mi piacerebbe passeggiare con te per il giardino della scuola…ma è ancora troppo presto. Rimettiti in forze e se devi uscire trasfigurati, è l’unica cosa che ti chiedo. La signorina Granger e Draco Malfoy ti hanno vista appena sei arrivata qua e lei è molto preoccupata per Harry Potter. Quando sarai pronta vi farò incontrare ma finché non sapremo chi sta dietro ai nuovi segni che ci sono giunti tramite le vostre cicatrici ti consiglio di riprendere le forze. Al Ministero di te non sanno nulla, né che sei un Animagus, né della tua capacità di Smaterializzarti anche qui dentro.-
- E i controllori dei demoni?- chiese pacata – Se mi sentissero?-
- Oh, non si azzarderanno a cercarti, ci posso scommettere.- celiò il vecchio ridendo – E non credo che manderanno nemmeno dei Dissennatori. Qua non sono più i benvenuti, a differenza tua mia cara.-
- Che vuoi che mi prendano i Dissennatori?- replicò sorridendo malinconica – Quella cosa che voi sbandierate tanto io non ce l’ha mai avuta.-
- Storie.- celiò Silente – Tutti ce l’hanno. Tu per prima.- e salì le scale per andare nelle sue stanze quando la ragazza sollevò il capo, bloccandolo con una sola parola.
- Grazie…-
- Grazie a te Lucilla…grazie per essere tornata a casa.- disse il vecchio mago.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6° ***


 

- Che c'è da capire???- urlò Hermione Granger saltando per aria come un petardo, con tutti i capelli dritti per la rabbia e al limite di una crisi di nervi - Com'è possibile che tu mi sappia fare pozioni a livello di Silente e invece non riesca a fissarti in testa che col verde si passa e col rosso si sta fermi??? Che c'è di così ostico???-
Draco Malfoy rimase prettamente calmo, appoggiato su un gomito al tavolo e con una sigaretta in bocca. Assistette allo sfogo della Grifoncina e poi le soffiò anche in faccia il fumo, beatamente.
- Non strillare con me mezzosangue.- sibilò ciccando per terra, tanto non puliva lui - Te l'ho detto che di Babbanologia a me non me ne frega un emerito cazzo, per essere chiari per l'ennesima volta. E se non la pianti con questa menata vedrai che troverò un modo più divertente per farti gridare...-
Lei però non era divertita per niente, specialmente perché si era presa il primo Troll della sua intera carriera scolastica ad Hogwarts e tutto perché quel deficiente che aveva davanti aveva avuto la bella idea di scrivere nel tema per il prof. Raimond che i babbani erano solo dei parassiti che vivevano rovinando il pianeta. Inoltre, nell'esame di metà semestre aveva sparato con massimo candore che le macchine passavano col rosso, che si poteva mettere le dita nella presa per farsi i capelli, che il phon serviva per far bollire l'acqua in pentola ma la perla vera era stata quella finale.
La cosa più inutile che i babbani hanno mai fatto... mitica risposta di Draco Malfoy: allevare i loro figli.
Voto finale all'esame: Inclassificabile.
Hermione aveva preso E solo perché aveva fatto notare con garbo a Raimond, che era un po' suscettibile verso le sue conoscenze sui babbani, che la gente babbana ricorreva al medico non solo per gli eritemi ma anche per normali problemi di salute. Comunque, tradotto,  9 + 1 a casa sua faceva 10 e diviso due...un fantastico Troll che le aveva ghiacciato il sangue nelle vene e ingrandito il desiderio di ammazzare quell'idiota che se ne sbatteva altamente.
- E adesso che intendi fare?- tuonò fuori di sé.
- Come che intendo fare?- replicò serafico - Un cazzo di niente! Che s'impicchino tutti i babbani e i loro sematori!-
- SEMAFORI!!!!!!!!!!!!!- urlò lei di rimando, spettinandolo con la forza dell'ugola - E SE CREDI CHE IO MI TENGA QUESTO TROLL E ME NE STIA ZITTA TI SBAGLI DI GROSSO! DOVESSI METTERMI A PRENDERE INCLASSIFICABILE DI POZIONI E FREGARTI LA MEDIA!-
- Già e così l'anno prossimo saremo ancora qua io e te...divertente. Forse per allora me la darai...-
Hermione aveva corna e coda, stava per trafiggerlo con un tridente e poi bruciarlo con una fiammata che probabilmente le sarebbe uscita dalla bocca, poi capì che tanto sarebbe stata solo un'ottima mano di botte sprecata. Si lasciò andare contro il tavolo, cominciando a picchiare la testa ripetutamente.
- Oh, che noia...- mugugnò il biondo Serpeverde rollandosi un'altra sigaretta con erbette coccolate con tanto amore dal suo amico Blaise - Avanti mezzosangue, che c'è di male? Cosa pretendono da me? Quell'idiota di Raimond non riesce a capire che tanto a me non servirà mai sapere tutte quelle menate inutili.-
- Inutili? Inutili??- ringhiò fra i denti, fissandolo omicida - Se un giorno ti troverai mai per sbaglio in una città babbana dovrai sapere cosa fare per non farti riconoscere! Hai voglia di farti sbattere in un manicomio in futuro? I babbani su queste cose non scherzano Malferret! Usa quella dannata testa per una volta!-
- Non puoi tirarlo su tu il voto?- chiese sprezzante, esasperato pure lui - Mi stai quasi rompendo!-
- Io posso anche fare i salti mortali ma se tu prendi voti inesistenti e insulti il prof non posso farci niente! È come se io andassi da Piton e gli dicessi che le sue provette servono solo per tirare su deficienti del tuo livello!-
- Sai che ti dico?- bofonchiò Draco alzandosi - Ne ho basta mezzosangue. Vado ad allenarmi a quidditch! Ci si vede.- e la piantò in asso, filandosela con il suo passo arrogante e imperioso, lasciandola col dente avvelenato e un'emicrania pazzesca. Stava ancora picchiando la testa come un tamburello, maledicendo il giorno in cui aveva accettato di stare in coppia con lui, maledicendo se stessa e il suo inimitabile orgoglio...quando stranamente le venne un'idea.
Aveva ragione Draco forse...si, forse...era una testarda di prima categoria ma se non lo fosse stata sarebbe già morta, comunque si alzò in piedi di volata e filò nel dormitorio del Grifondoro, infilando quello dei ragazzi.
Pescò Dean e Neville in mutande ma non ci fece caso. Saltò sul letto di Harry e si mise alla ricerca del suo asso nella manica. Trovò la mappa del Malandrino nel doppiofondo del baule di Potter e l'aprì subito. La sua ricerca sarebbe stata lunga, comunque sapeva il nome di chi cercare almeno. Lucilla...
Non se l'era scordata. No! Silente poteva dire quello che gli pareva ma quella ragazza era strana e lei voleva andare fino in fondo! Si mise comoda: levò mantello e scarpe, smontò tutto il letto del bambino sopravvissuto per stare meglio e fece apparire dei salini. La ricerca però fu un fiasco totale. Nessuna Lucilla del casato dei Lancaster a spasso per il castello. Né nello studio del preside, né nelle aule, né nei buchi dei Serpeverde...insomma, dove diavolo poteva essere quella strega? La mappa mostrava tutti! Tutti tranne...i fantasmi! Ma quella non era un fantasma!
- Che palle...- bofonchiò seccata.
- Ma tu guarda chi si rivede sul mio letto...- cinguettò la voce del proprietario dalla porta - Hai intenzione di accettare la mia offerta di Halloween Hermione?- rise Harry mollando scopa e borsone a terra - Ma si può sapere che hai fatto? Tu guarda che casino...sembra che ci sia passato un tornado!-
- Oh, ne ha viste di peggio questo letto.- celiò lei chiudendo la mappa di scatto - Com'è andata agli allenamenti?-
- Bene...- il moro fissò di striscio la mappa del Malandrino - Chi cercavi?-
- Oh...Malferret!- replicò pronta, disgustando Harry al cubo - Mi ha fatto prendere cinque di babbanologia e devo dargli delle lezioni di supporto. Gli serviranno almeno centocinquanta ore per capire che per Londra i babbani non volano su scope, né su tappeti.-
- L'unica cosa che deve capire è di andare affanculo.- frecciò Harry scuotendo il capo, levandosi la felpa e la maglietta, restando a torso nudo per cercare un cambio nel casino che la Grifoncina aveva ammassato un po' ovunque - Comunque è al campo di quidditch. Sta allenando quello stronzo del suo cacciatore a rompere i coglioni come già fanno gli altri due.- e mentre diceva quello il porcellino di Elettra entrò sparato nella camera, infilandosi sotto il letto di Ron. Due secondi dopo entrò nella stanza tutto un corteo di Grifondoro alla ricerca disperata del maiale, compresa la Baley armata di retino, intanto quei due però continuavano a ciarlare per i fatti loro, con gente che passava nel loro campo visivo in allegria, ululando "PRENDETE QUEL MAIALE!!!!" come se fossero stati in un mattatoio.
- Ti ha fatto prendere un Troll all'esame e si rifiuta di recuperare?- bofonchiò Harry senza notare il porcellino che gli zompettava fra le caviglie - Fossi in te gli ficcherei un altro ceffone. Hai un gancio eccezionale.-
- Facendo a botte con quello non si risolve niente!- sibilò seccata, quando Neville nel tentativo di afferrare il cosetto rosa le franò addosso - L'unica maniera è calargliela...-
- Oh, ma certo! Se vuoi sono disponibile pure io!- sibilò sarcastico - Continuiamo a tenerlo nella bambagia. Andiamo a vendere il culo tutti per far stare comodo il suo! E si può sapere che diavolo fate con quel maiale???- urlò, bloccando il via vai - Non vedete che stiamo parlando?-
- E capirai!- sbottò Ron afferrando Pinky, il porcellino di Elettra, prima che andasse a fissarsi nei loro armadi - Stavate pontificando di prostituzione o sbaglio?-
- Si, sto per mettere su un giro qua a scuola! È sempre stato il mio sogno fare il magnaccia!- continuò Harry ironicamente - Comunque,- e tornò a fissare Hermione - fossi in te gli farei capire chiaro a e tondo che non ti può sputtanare la media per le sue fisime da snob. Alla prima lezione di Difesa lo spingo fra le fauci del Ceracon di Tristan!-
Tutti quei bestemmiamenti fecero fischiare le orecchie a Draco Malfoy per gran parte del pomeriggio. Gli sembrava di avere un'intera orchestra nei timpani ma passò presto, specialmente quando a cena si ritrovò seduto alla tavola dei Serpeverde con Tristan a fianco.
- Ah, che nostalgia...- bofonchiò l'Auror che doveva anche essere un professore - Di nuovo in mezzo ai Serpeverde! Ai miei tempi però dopo cena solitamente tagliavamo la gola a un Grifondoro...-
Draco sogghignò freddo, brandendo le posate come badili.
- Adesso me la devi spiegare sul serio. Come hanno fatto al Ministero a convincerti a tornare qua? Andiamo, ci conosciamo da una vita e so che piuttosto che tornare dietro ai banchi e lasciare i tuoi scuartamenti avresti preferito farti diseredare Mc.-
- Mamma e papà ormai ci hanno fatto il callo. Sai che sono Serpeverde per scelta.- replicò il biondo Auror ridendo tranquillo - Comunque Silente paga bene e avevo bisogno di prendere un po' aria. Io e i Cacciatori, dalla morte del Lord Oscuro, abbiamo lavorato come pazzi e ucciso ogni sorta di essere maligno . Ho pensato che tornare a Hogwarts mi avrebbe fatto bene, che insegnare a voi mocciosi a difendervi mi avrebbe tolto un bel po' di lavoro in futuro e poi...Caramell ha ricevuto dei segni dagli indovini.- aggiunse sarcastico.
- Che segni?- chiese Blaise, che non si era perso una parola.
- Segreto marmocchi!- cincischiò Tristan sagace, facendoli incazzare come delle belve - Ve ne parlerò al momento opportuno se ne capiterà l'occasione. Comunque come sono andati gli esami di babbanologia?-
- Io ed Harry abbiamo preso E!- cinguettò Zabini da perfetto bastardo, scoccando un'occhiata eloquente a Draco che fumava come una teiera e il biondo, per indicare il suo voto alzò un dito con un duplice significato...
- Nemmeno io ho mai preso un Troll di Babbanologia!- rise Tristan scuotendo il capo - Roba da matti Malfoy! E guarda che ci ho messo del tempo per capire quell'ON e quell'OFF su tutte le loro macchinette a scatti. Ma uno è davvero il limite. Per non parlare che hai una compagna che vive a Londra...fossi in te sfrutterei.-
- Saprei io come sfruttare.- sibilò il biondo serafico - Ma quella maledetta mezzosangue non molla!-
Blaise e Draco si aspettavano una risposta ma l'Auror rimase con il calice a mezz'aria, vicino alle labbra.
Lo sguardo fisso nel vuoto, dopo quella frase, indicò ai due Serpeverde che qualcosa non andava ma quasi subito Tristan riprese a mangiare, incurante di ciò che gli stava succedendo dentro. Quella frase...quella parola...quante volte lui l'aveva pronunciata? Quante volte gliel'aveva detta? Quante volte lei l'aveva fissato con rabbia, con i suoi grandi occhi azzurri pieni di sdegno?
Sorrise improvvisamente, sull'onda dei ricordi. E dire che tutto era iniziato per lei...
E ora lei...la sua mezzosangue non c'era più...
- Tristan? Tristan??- Blaise gli passò la mano davanti agli occhi per almeno dieci volte, prima che si riprendesse contatto con la realtà - Allora? Che si fa domani?? Vampiri?-
- No, vampiri solo nelle lezioni notturne.- borbottò l'Auror scandalizzandoli - Non fare quella faccia! Vi sottrarrò un paio d'ore di sonno e ve ne farò guadagnare un altro po' la mattina, così posso poltrire a letto pure io. Ma se fossi in te Draco mi metterei sotto con Babbanologia. Raimond mi sa di uno che se vuole ti sega le palle fino alla tomba e Piton non può continuare a pararti il tuo regale fondoschiena sai?-
- Senti chi parla!- replicò iroso il biondastro - Ti hanno soprannominato "Il Flagello" quando eri qua.-
- Si, per le donne.- sogghignò Mckay.
- Ah, al diavolo tutto!- bofonchiò Draco alla fine della cena - Io me ne vado a letto. Gli allenamenti mi hanno sfinito. Ci si vede domani mattina nella sala duelli.- e mollò Blaise nelle mani infide di Pansy e Lavinia, pronte a spolparsi il bel moretto, mentre Tristan finì la sua cena e decise di andare a farsi due passi...o meglio, di andare un po' a caccia...

Harry Potter quella sera era malinconico. Almeno...non era triste, ma sentiva qualcosa dentro che gl'impediva di essere sereno di quella calma così inconsueta per lui. Inconsciamente forse non credeva ancora che fosse finalmente finita, una volta per tutte...o forse era lui che non voleva finirla. Forse i suoi ricordi e i suoi sentimenti che l'avevano tenuto a galla in tutti quegli anni, ora cercavano di trascinarlo a fondo.
Voldemort era morto...ma allora perché continuava a sentirselo dentro? Come un veleno sottile, come una ferita che non si rimargina, il Lord oscuro gli era rimasto nella testa e nel cuore. Ma qualcosa l'aveva fatto pensare in quei giorni. La sua cicatrice all'improvviso si era aperta. E quello non poteva essere un buon segno. Non lo era per niente.
Per quei pensieri girovagava nel giardino a quell'ora di notte, col mantello di James cacciato sotto il giaccone.
Si era seduto su una panchina di roccia, a osservare il cielo, quando un rumore lo aveva attirato e da un cespuglio era uscito niente meno che un lupo dal pelo insolitamente chiaro, quasi dorato. Era scattato in piedi, in tensione, ma il lupo si era rivelato presto un Animagus alquanto talentuoso.
- Che fai in giro a quest'ora Harry Potter?- rise Tristan Mckay, riprendendo la sua forma umana.
- Oh, sei tu!- il moretto sospirò - Mi hai fatto prendere un colpo...-
- Non mi aspettavo di vedere il bambino sopravvissuto ancora preoccupato per qualcosa.- celiò il biondo Auror, sedendosi accanto a lui e imbacuccandosi nel mantello scuro - Non vuoi dirmi che hai, Harry Potter?-
- Sto a pezzi.- rise semplicemente il Grifondoro - Non riesco a superare il fatto di aver vinto Voldemort.-
- Come mai?- chiese Tristan interessato.
- Non lo so...- Harry sollevò le spalle, senza riuscire a darsi una risposta - L'idea di avere un nemico, qualcuno che aveva ucciso i miei genitori, qualcuno malvagio da sconfiggere...in tutti questi anni mi ha dato forza. E ora che non c'è più, ora che ho vinto...-
-...ora che hai vinto ti senti vuoto.- finì Mckay per lui, sorridendo in modo strano - Si, so cosa vuol dire. Sai...io dall'anno scorso, da quando Voldemort è morto, non ho fatto altro che sbattere ad Azkaban tutti i suoi seguaci, demoni al suo servizio, mostri e troll. In poche parole ho raccolto i resti che hai lasciato tu. E adesso...mi annoio da matti!- ammise strappandogli una risata - Ed è una cosa tremenda da dire, se penso a tutti quelli che in questi anni hanno sofferto, sono morti...o sono finiti per soccombere. E ti dirò di peggio...ora che la tua cicatrice si è rimessa a fare capricci...c'è un'energia nell'aria che avevo scordato. La senti vero?-
Harry annuì dopo un attimo, abbassando lo sguardo.
- Mi sento in colpa.-
- A volte non basta vincere per mettersi il cuore in pace.- sussurrò il Cacciatore fissando il vuoto a sua volta - A volte...hai perso così tanto che per quanto tu possa diventare forte, abbattere nemici e conquistare il mondo niente può riportarti a essere quello che eri prima. Devi accettarlo...e scegliere di diventare qualcos'altro.-
- Anche tu hai perso qualcuno? Sei diventato Auror per colpa di Voldemort?-
Tristan ghignò appena, come un vero Serpeverde.
- Voldemort non mi ha portato via niente.- replicò amaramente - Lei non è mai stata mia.-
- Lei?- mormorò Harry.
- Sai perché sono diventato Serpeverde?-
Lo Sfregiato scosse il capo e il suo nuovo professore continuò a bassa voce, raccontando qualcosa che aveva dell'incredibile. Tirò fuori la spada e si vi specchiò sulla lama, memore di tanti anni prima.
- Avevo undici anni quando varcai la soglia di Hogwarts, come tutti del resto. Sai, i Mckay sono nella casa del Grifondoro da tanto tempo e mio padre mi aveva fatto promettere di comportarmi bene. Non so se hai già sentito storia su di me ma si può dire che in un certo modo ci assomigliamo...facevo solo disastri e quando ho preso il M.A.G.O tutta la scuola ha fatto festa. Comunque, quel giorno quando c'è stato lo smistamento, è accaduto qualcosa che mi ha cambiato la vita. E' da allora che la mia strada ha preso una piega diversa. Ti potrà sembrare stupido ma tutto è successo per una mocciosetta che aveva undici anni allora...ma quando l'ho vista...- sorrise ed Harry si stupì perché non aveva mai notato una tale sguardo innamorato, se non nella foto dei suoi genitori -..bhè, mi ha steso. Tutti i miei guai sono cominciati con quella donna. Aveva gli occhi azzurri e lunghi capelli scuri...e aveva anche una gemella, che si chiamava Lumia. Lumia finì nei Serpeverde, anche se venni dopo a sapere che la loro famiglia era sempre stata dei Grifondoro e anche la mia mocciosa alla fine venne smistata nei Serpeverde dopo che il cappello parlante impiegò circa quindici minuti a decidere. E quando la vide al tavolo dei Serpeverde...qualcosa mi disse che dovevo andarci anche io. Ho così chiesto al cappello di mettermi con loro e...bhè, il resto è vago. Quando fummo al sesto anno, accadde un grave incidente qua a Hogwarts. Si diceva che Voldemort era nei paraggi, che stava per risvegliarsi e che cercava eletti in grado di seguirlo. Una notte Lumia sparì...e di lei non se ne ebbe più traccia. Subito dopo...la ragazza di cui ero sempre innamorato cominciò a comportarsi in modo strano. I suoi poteri crebbero a dismisura, come potenziati da qualcuno di molto potente...divenne violenta e dopo aver spedito all'ospedale circa trenta alunni in una sola notte capimmo che le era accaduto qualcosa di grave, dopo la scomparsa della sua gemella. Un giorno la presi da parte...e senza mezzi termini mi disse che a lei interessava solo Voldemort. Subito dopo sparì anche lei...e nessuno ne ebbe più notizie.-
- E tu?-
- Io passai il settimo anno ad allenarmi come un forsennato e Silente, vedendo i miei sforzi, mi mandò subito al ministero dopo il diploma. Divenni un Auror, anche se ero stato un Serpeverde e dimostrando di essere all'altezza diventai anche un Cacciatore di mostri e demoni. Ho promesso a me stesso che avrei aspettato fino a quando Harry Potter non avrebbe sistemato il Lord oscuro. E adesso tocca a me...sistemare la questione con i suoi adepti. E so che fra loro deve esserci anche lei.-
- Non sarà quella di prima.- sussurrò Harry amaramente - Ne ho visti come loro. Sono fantasmi senza il loro padrone.-
- Oh, ma lei non divenne una sua schiava. Lei era ben altro...- disse Tristan con una strana espressione sulla faccia, quasi febbrile - Lei fu ben più per Voldemort. Lei era potente. Lei era a un altro livello.-
- Come si chiamava?-
- Lucilla Lancaster...-

La mattina dopo c'era un freddo fastidioso nell'aria che costrinse gli studenti a tenersi un maglione pesante sopra quello della divisa e sotto il mantello. L'aula di pozioni era tanto fredda che Piton, anima buona lui, acconsentì ad accendere il camino e permise anche di mettersi a ferro di cavallo coi banchi attorno al fuoco...col rischio però che Neville incendiasse tutto. Sostanzialmente fu una lezione tranquilla, anche se battevano i denti tutti quanti e le loro mani tremavano quando dovevano dosare le polverine nei calderoni.
Finita la sua lezione il capo della casa Serpeverde si diresse in sala professori, furibondo.
- Si può sapere che succede?- borbottò seccato accostandosi alla Mcgranitt - Questo freddo non è normale. Abbiamo già acceso tutti i camini della scuola! Presto i ragazzi cominceranno a fare dei falò con i loro libri!-
- Brillante soluzione prof.- cinguettò Tristan entrando in quel momento, in abbigliamento babbano.
- Non è mai accaduta una cosa del genere.- replicò Raimond passando con le sue cartine di Londra e alcune foto del mondo dei non maghi - Gli incantesimi fatti stamattina dal professor Vitius non sono serviti a molto vedo. Se mi deste ascolto andremmo a ordinare delle stufe babbane...-
- Sciocchezze!- sbottò Piton sempre più scocciato - Sarà il caso di alimentare più spesso il fuoco e di rifare gli incantesimi Caldofini ogni due ore o i ragazzi dovranno tornare nei loro dormitori.-
- Non credo che i Serpeverde apprezzeranno...- replicò Mckay andando a scaldarsi le mani davanti al camino - Con l'umidità che c'è nei sotterranei il loro letto diventerà una bara ghiacciata. Se volete la mia opinione non è normale una cosa simile. Questa scuola è sempre stata protetta dai venti gelidi di qualunque inverno...-
- Non ti sembra vero di poter ipotizzare la presenza di mostri, vero Mckay?- bofonchiò Severus - Avanti, sentiamo...cosa potrebbe essere questa volta? Spiritelli dei fiocchi di neve?- frecciò sarcastico - Se vuoi portare i ragazzi a farsi una scampagnata fuori dalla scuola basta chiedere.-
- Oh...e io che volevo farli scappare di nascosto.- rispose il giovane Auror ironico.
- Andiamo, per l'amor del cielo!- disse la Mcgranitt ficcandosi in mezzo a quei due - Non è il caso di perdersi in queste piccolezze ore. Fa un freddo incredibile, quindi faccio tornare i ragazzi nei loro dormitori fino a quando non avremo capito che succede. Adesso vado ad avvisare il professor Silente, voi altri avvisate i caposcuola e i prefetti.-
- Agli ordini prof!- disse Tristan strizzandole l'occhio e sparendo subito.
- Non è cambiato di una virgola!- rognò Piton.
- Potrebbe dire la stessa cosa di noi.- replicò la strega - Avanti Severus.-
- Si, vado.- replicò già alla porta - Per i sotterranei dei Serpeverde m'inventerò qualcosa.-
Ma in verità il caro professore di pozioni non s'inventò un emerito cazzo, come fece notare Draco quando arrivò in camera sua e a momenti trovò delle stalattiti di ghiaccio appese al soffitto. E lui che non reggeva l'umidità! Figurarsi quel freddo bestiale! E avevano un bel dire a mettersi in settanta davanti al camino della saletta comune o a farsi su come involtini dentro alle coperte!
- Ridicolo!- ringhiò Pansy furente, battendo i denti tutta infreddolita ma sempre saldamente incollata a lui - Qua dentro si muore! E fuori c'è solo una semplice tempesta che abbiamo visto già altri anni. Questa scuola casca a pezzi!-
- Secondo me non è una semplice tempesta di neve...- mormorò Blaise, infagottato in una felpa, nel suo bomber e anche dentro un piumino - Questo freddo è troppo pungente, non è normale. Sembra magico.-
Draco, accostato al camino perché era il più bello di tutti, scosse il capo scettico anche se sapeva che qualcosa non funzionava davvero. - Non dire sciocchezze, per favore. Questo freddo non ha niente di magico.-
- E' da qualche giorno che lo sento.- replicò il moretto mentre il riverbero delle fiamme segnava i suoi occhi bluastri - Non ti capita di notte di sentire un respiro sul collo? È tremendo. Ma non sono solo io...ho chiesto in giro. È capitato a tutti.- e vedendo la faccia dei compagni, scettici come loro solito, levò le mani in segno di resa.
- Ok, fate come vi pare. Ma qua non abbiamo abbastanza coperte. Vado a Grifondoro a chiedere se ce ne danno altre.-
- DOVE VAI???- urlò Nott furente - Non voglio niente da quelli!-
- Infatti andavo a chiederla per me.- cinguettò Blaise sarcastico - E se qualcuno venisse a darmi una mano vado a prendere anche altra legna perché presto il vostro regale culo di serpi sarà surgelato. Draco, muoviti!-
- E io che centro?- replicò il biondo - Non ci vado alla torre di quelli!-
- Neanche per vedere...- ma Blaise non finì perché Malfoy si era già precipitato a tappargli la bocca, possibilmente per soffocarlo. Fuori dal loro dormitorio gliene disse di tutti i colori che Zabini non si sbagliò ad ascoltare di striscio neanche salendo le scale per Grifondoro. Salutò cortesemente la signora grassa che sorrise a lui e fece una smorfia orrenda a Draco, poi picchiò un paio di volte contro la parete, pregando che sentissero.
- Non senti uno strano baccano?- chiese Blaise dopo un po', visti gli schiamazzi che provenivano da dentro - Signora, mi sa dire cosa stanno facendo lì dentro?-
- Si scaldano.- replicò lei con vocetta acuta e fastidiosa - Ma non so bene come.-
Blaise picchiò ancora ripetutamente quando il quadro si spalancò di scatto e Dean Thomas gli franò quasi addosso, ridacchiando come un ebete. Si rimise in piedi, ondeggiando come un boa, con sguardo un po' vacuo ma sempre ridendo come un deficiente. - Oh...ragazzi...- cinguettò completamente ubriaco alle sei di pomeriggio - Guarda chi si vede...due Serpeverde! Blaise amico...- e gli dette una pacca sulla spalla, alitandogli in faccia mezzo quintale di burrobirra - Vieni dentro fratello che brindiamo tutti insieme!-
- Alla faccia dello scaldarsi...- mugugnò Draco dietro a Zabini, semi disgustato. Ma quelli sul serio non facevano altro che bere e fare festini. Anche da loro in effetti...ma erano anche più composti, a Grifondoro invece erano sbronzi un giorno si e l'altro anche! Thomas però si avvide anche di lui e dopo aver strabuzzato gli occhi, si accorse che era Malfoy. Alzò la faccia, con espressione saputa e poi: - Ma si...più siamo e meglio è! Entrate!- e prima che i due potessero dire che volevano solo delle coperte vennero tirati per il collo della maglia, quasi strozzati e catapultati dentro a un ambiante caldissimo. Forse perché erano in tanti, forse perché c'era un macello, forse perché il loro camino era enorme, i Grifondoro erano tutti in maniche corte, certi anche a torso nudo.
- Brutti bastardi...- sibilò Draco che per la prima volta entrava nel covo nemico - Senti che caldo qua dentro!-
- Senti che musica!- cinguettò invece il suo migliore amico divertito - Mi sembra babbana!-
- Oh, ma per favore!- replicò il biondo irritato - Prendiamo quello che dobbiamo e andiamo via!- ma appena pronunciata la frase un porcellino rosa gli sfrecciò in mezzo alla gambe, quasi sbarellandolo. Di seguito venne investito dal tornato Elettra che una volta ripreso Pinky fu anche tanto gentile e accorta da andare a rimetterlo in piedi.
- Che bello avervi qua!- tubò tutta contenta, sorridente e con quel maiale in braccio - Se cercate Harry è nel dormitorio dei ragazzi, da dove arriva la musica a tutto volume. Lui, Ron e la mia Hermione stanno ballando su...un quadrato, ha detto lei, ma non ho capito che voleva dire...- e se ne andò con la testa fra le nuvole, lasciando i due Serpeverde abbastanza perplessi. Erano tutti amichevoli lì dentro perché erano sbronzi o solo deficienti?
Comunque Zabini si stava divertendo, visto come chiacchierava con tutti. Malfoy da parte sua si era solamente preparato a dovergli spaccare le gambe una volta usciti da quel covo di ubriaconi ma il moro non pareva essere del suo stesso avviso. Come aveva detto Elettra si diresse sulle scale a sinistra, verso le stanze dei ragazzi per cercare Potter che era sempre l'anima delle feste.
- Non vorrai fermarti qui dentro spero!- tuonò Draco afferrandolo a metà scala - Io me ne voglio andare!- ma disse queste parole prima di restare paralizzato, davanti alla visione più bella che avesse mai visto. La musica che quasi spaccava i vetri lui non la sentiva più. Vedeva solo il riverbero del fuoco che si stagliava su di lei, bellissima...che ballava ridendo, dimenando i lunghi capelli per aria...lentamente, con dolcezza...e foga al tempo stesso.
Hermione Granger stava ballando su un cubo improvvisato, in mezzo a Ron Weasley ed Harry Potter.
Erano un terzetto affiatato e quando scendeva uno, gli altri due invitavano i loro compagni a seguire quel ritmo babbano che aveva incantato tutto il dormitorio. Potter però vide Blaise e sorridendo scese dal "trono", per andare a salutarlo.
Una volta vicino però corrucciò la fronte.
- L'hai drogato quello, per farlo entrare qua?- sibilò, rivolto a Draco.
- Sempre più spiritoso Sfregiato.- replicò il biondo con una smorfia - E' così che passi il tempo?-
- Si, anche se pensavo di venire a scaldare un po' il vostro di dormitorio.- frecciò il moretto pulendosi gli occhiali con aria serafica - Avevo giusto voglia di dare fuoco a qualcosa.-
- Ragazzi, che ne dite di fare festa e spaccarsi le ossa dopo eh?- cercò di placarli Blaise che si era già preso un alcolico bello potente - In fondo già che siamo qua Draco potremmo...-
- Io qui non ci resto. Mi ci hai trascinato per prendere delle coperte!- sibilò Malfoy rabbioso ma qualcosa disturbò di nuovo la sua visuale. Accidenti, si era impalato come un idiota per l'ennesima volta. La Granger aveva la maglietta annodata sopra l'ombelico e ballava da mangiarsela, muovendosi in quei jeans che la fasciavano da matti.
Harry si accorse che la fissava come un assetato nel deserto e così senza tante storie si mise in linea d'aria fra lui e la sua migliore amica, mollandogli in mano coperte e piumini che erano state abbandonate sulle poltrone e l'avrebbe spedito fuori da lì con un missile alle calcagna se Elettra non fosse di nuovo arrivata a far danni. Si era precipitata addosso a Blaise e l'aveva invitato sul cubo con lei ed Hermione che quando vide il suo amico rise ancora di più.
Draco si accorse che teneva in mano una bottiglietta scura. Evidentemente era un po' brilla.
La vide ballare, muovendo il bacino con una grazia fuori dal limite dell'umana resistenza...basta, non poteva più guardare. Si girò sul suo fianco sinistro, restando praticamente con il viso verso Harry che lo fissava di striscio, scuotendo il capo.
- Che era quell'espressione sarcastica?- sibilò Malfoy furente - Che diavolo vuoi?-
- Da te assolutamente niente, anzi...forse solo una cosa.- replicò Potter mandando giù un ultimo sorso di birra - Mi piacerebbe che sparissi dalla faccia di questa scuola e la finissi finalmente di farla star male ma a quanto pare non è possibile!- e lo piantò in asso, tornando da Seamus e Lavanda che stavano facendo pericolosi mescolamenti di gin e altri alcolici e lasciando il Serpeverde da solo, ancora con quella strana frase per la testa.
"... e la finissi finalmente di farla star male ma a quanto pare non è possibile!"
Ma cosa voleva dire Potter con quella frase?
Si lasciò andare contro la parete senza accorgersene e tornò a guardarla ridere e scherzare coi suoi compagni.
Quella situazione gli stava creando più guai di quanti ne avesse mai voluti...lui in fondo voleva solo...voleva...lei.
La voleva tutta. Ogni centimetro di pelle. Ormai ogni notte sognava di averla...sognava anche i suoi gemiti, mentre facevano l'amore. Sognava di vederla sorridere, sdraiata accanto a lui. Sognava la luce della luna sulla sua pelle morbida. Si massaggiò gli occhi, decidendo di andarsene. Stare lì era una tortura inutile.
All'improvviso partì una musica sgangherata che gli fece scoppiare un'emicrania ancora peggiore, quindi prese le coperte e senza tante balle prese il volo per le scale, almeno fino a quando qualcuno non l'afferrò per la cintura, strattonandolo. Un secondo dopo si ritrovò con Hermione incollata addosso, che lo teneva stretto per i passanti dei pantaloni.
La fissò stralunato - Bhè? Che vuoi mezzosangue?-
- Oh, ma vai già via?- chiese lei, non molto stabile sulle gambe - Dai, vieni a ballare! Ci divertiamo!-
- Io non ballo roba babbana e secondo non voglio stare qua!- disse lapidario - E adesso me ne torno nel mio dormitorio! Dì a Blaise che l'aspettiamo più tardi.-
- Ok, allora ti accompagno fuori.- disse Hermione prendendolo per mano e trascinandoselo dietro.
Si, effettivamente doveva essere leggermente ubriaca perché se fosse stata un minimo sobria lo avrebbe spedito fuori dalla torre a calci in culo e bestemmie e di certo accompagnandolo personalmente. E poi s'incazzò come una iena quando si accorse che gli piaceva tenerla per mano. Ma quanti anni aveva?? Dieci?
Fosse andato avanti così sarebbe diventato il suo orsetto e la scopata della vittoria se la sarebbe vista solo nei sogni.
Per uscire da Grifondoro ci misero meno del previsto, anche se venne di nuovo investito dal maialino della Baley che avrebbe trasformato in un prosciutto se fosse stato armato. Fuori dal quadro però l'aria gelida lo fece rabbrividire.
Starsene dentro al dormitorio nemico sarebbe stata una soluzione più comoda...ma avvertì quasi una scossa quando Hermione, rimasta alle sue spalle, gli passò le braccia attorno alla vita e gli si schiacciò contro.
- Non voglio che vai via...- disse con voce capricciosa che non le apparteneva.
Draco si voltò un poco e capì che non connetteva. Era proprio persa.
- Dai mezzosangue...mollami che fa freddo. Tu sei anche svestita! Torna dentro.-
La Grifoncina non lo sentì neppure e continuò a tenerlo stretto, dondolando un poco sulle gambe.
Forse non sarebbe stato valido, visto com'era conciata ma...quando mai la sfida era stata definita leale?, si chiese sogghignando. Mollò le coperte e girandosi totalmente se la ritrovò ancora più incollata addosso, passandole le braccia attorno alla vita sottile. Era caldissima e lentamente alzò gli occhi dorati nei suoi, come per chiedere qualcosa.
- Vuoi che resti?- chiese Draco, passandole delicatamente una mano sulla schiena - Davvero lo vuoi?-
Hermione annuì, emettendo qualche mugolio soddisfatto per le carezze che le stava facendo e il Serpeverde pensò di nuovo a come sarebbe stato bello carezzarla a letto, sdraiati...e magari sentirla fare le fusa.
Ma lei fece qualcosa di assai peggio, altro che sleale. Gli mollò un colpo basso in piena regola.
- Ehi...ehi che fai?- bofonchiò il biondo ma la strega lentamente lo spinse contro la parete, senza che Malfoy capisse cosa volesse fargli. Hermione però non gli dette tempo di fare qualcosa per fermarla perché un attimo dopo aveva la bocca incollata al collo candido di Draco, intenta a fargli il succhiotto migliore che avesse mai ricevuto. Durò parecchi minuti e lui rimase paralizzato, senza riuscire a muovere un muscolo se non il cuore che gli stava scoppiando letteralmente nel petto e tremò. Se ne vergognò come un ragazzino quando una violenta scossa di brividi alla fine provò la sua reale eccitazione.
Appena la Grifoncina decise che per quella sera gliene aveva già fatte passare troppe, gli depositò un leggero bacio a fior di labbra poi sparì dentro al quadro...e la mattina dopo, sveglia per andare a lezione, non ricordava più nulla. Come souvenir della serata aveva solo un'emicrania bestiale che le martellava la testa...
- Postumi della sbornia?- le chiese Blaise mentre giravano fuori dalle mura della scuola in cerca delle erbe che aveva chiesto la professoressa Sprite al loro corso - Hai una faccia Herm!-
- Ah, lascia perdere..- disse lei, china fra la brina e le piante quasi morte a causa dell'inverno - Non ricordo niente di ieri sera ma ho bevuto troppo, decisamente. Per non parlare del sogno indecente che ho fatto...un sogno assurdo, non era possibile che fosse vero. Ho fatto il record però. Dodici bottiglie da mezzo litro!-
- Chissà che fegato!- borbottò Ron alle loro spalle, intendo a sradicare - Comunque quando ti ubriachi uno potrebbe farti qualsiasi cosa sai? Sai dove si è svegliata stamattina Zabini? Nel letto di Elettra!-
- Meglio nel suo che in quello di altri.- sibilò Harry accanto al rossino. Malfoy, che stava un po' in disparte ma aveva sentito benissimo gli scoccò un'occhiataccia, annodandosi meglio la sciarpa al collo. Ci mancava solo che la Granger vedesse che bel lavoro aveva fatto...così tornò a farsi i fatti propri visto che per lui zappare per sradicare proprio non esisteva. Si limitò ad attendere che avessero tutti finito ma mentre rientravano accadde nuovamente qualcosa di strano. E non era solo il freddo.
- Guardate!- Lavanda Brown bloccò tutta la classe, con la sua voce stupita - Lì nella fontana!-
Grifondoro e Serpeverde rimasero spiazzati, anche i secondi questa volta, nel vedere un fenomeno stranissimo. Nel giardino della fontana tutto era coperto da brina e le altre piante erano morte ma...dei gigli bianchi stavano crescendo un po' ovunque, anche dentro all'acqua ghiacciata.
Hermione sgranò gli occhi e si voltò verso Malfoy ma il biondo rimase con la sua espressione dura in viso, specialmente quando si accorse che Silente li guardava dal suo studio. Rimase per poco alla finestra, poi tirò nuovamente la tenda ma Draco quella situazione piaceva sempre meno. In quel momento uscì anche Tristan, avvolto nel suo lungo mantello bluastro. Osservò il fenomeno, come intento a pensare a qualcosa, ma quando si voltò verso la classe pareva perfettamente tranquillo. Sorrise e li invitò a seguirlo nell'aula duelli.
Grifondoro e Serpeverde quando entrarono nella grande sala di pietra videro che il palco era stato spostato di lato e che a terra era stato disegnato un pentacolo bianco, per difesa contro eventuali incantesimi.
- Allora gente...- celiò Mckay levandosi il mantello e mettendo via la bacchetta - Come vi avevo detto intendo cominciare subito con la pratica. La teoria la facciamo sul campo.- e indicò qualcosa di alto quasi due metri sotto un telo scuro, quasi davanti a loro - Cominceremo coi troll. Chi sa dirmi qual è la specie più pericolosa? E vi prego parlare subito senza alzare le mani perché mi sento veramente male dall'altra parte della barricata a fare il prof.- aggiunse con una smorfia schifata che fece ridere Harry, così Hermione snocciolò subito ciò che sapeva dei troll di montagna.
- Perfetto...- disse Tristan - Ottimo Hermione. Ma visto che sei così zelante, che sei una Grifondoro e ne hai già affrontato uno facendo da esca al primo anno che ne dici di affrontarne un altro adesso?- peccato che la strega non fu molto allettata dalla proposta. Gli altri automaticamente fecero un passo indietro e lei, presa per mano dall'Auror col suo sorriso affascinante e ammaliatore, fu costretta a mettersi nel pentacolo, davanti al coso coperto dal mantello che si rivelò infatti essere un troll armato di mazza. Era sotto l'Immobilus del suo giovanissimo professore che le si mise alle spalle, come per proteggerla. - E' fermo per adesso, quindi rilassati. Bacchetta alla mano.- le disse tranquillo e lei lo fece subito - Dunque, cosa mi sai dire...così di primo acchito, a guardarlo?-
- In che senso?- chiese lei stralunata.
- Oltre a farti schifo e ad essere giallo,- rise Tristan al suo orecchio - a prima vista e se hai un buon occhio puoi già dirmi come intendi attaccare o difenderti. Cosa ti viene in mente a guardarlo? E pensa che in realtà si muove. Non sta fermo a farsi uccidere, ok? Se qualcuno ha delle idee le dica pure.-
- Bhè...ha il corpo sproporzionato.- disse Harry - Una grande forza nelle braccia ma è goffo e pesante.-
- Ottimo.- celiò Tristan, vedendo che le loro facce terrorizzate si stavano un po' distendendo - Avanti, non abbiate paura. Dite quello che vi passa per la testa, tanto lo tengo ancora fermo.-
- Direi che la sua unica arma, oltre alla forza nelle braccia, è quella clava.- aggiunse Blaise - Quindi bisognerebbe disarmarlo.-
- Si ma una volta disarmato può ancora prendervi fra le grinfie e schiacciarvi come una noce.- fece notare il professore, andando su e giù divertito dalla sua lezione - Non notate altro? Cosa attacchereste? E prima ancora...attacchereste o scappereste?- e sentendoli tacere, sogghignò - Ok, scappereste ma scappare è un'arte ragazzi. Ve la insegnerò domani notte quando vi farò vedere un vampiro ma se si scappa bisogna farlo a colpo sicuro. Smaterializzarsi è l'arma migliore, perciò vi esorto a fare prove quando uscite dalla scuola.-
- Non è mica così facile.- disse Seamus - E' difficile senza insegnante.-
- Basta la concentrazione per quello.- spiegò Tristan - O una paura folle al momento giusto. A meno che il signor Malfoy non sia così gentile da dare lezioni private anche ai Grifondoro, vero?- e alla faccia di Draco, l'Auror scoppiò definitivamente a ridere. - Va bene, torniamo al troll. Dunque, abbiamo deciso che non scappiamo per il momento, Hermione. Ma tu cosa faresti? Attacchi e ti sfinisci o...sfinisci lui?-
- Evito i suoi attacchi per qualche minuto, si stanca facilmente.- mormorò la Grifoncina, saltando a molla sentendo il troppo emettere ringhi sinistri - E poi, quando è stanco, lo disarmo e lo attacco a mia volta.-
- Ti ricordo che la sua forza è solo fisica.- scandì Mckay - Saresti abbastanza forte per stenderlo con un incantesimo?- le chiese pacato - Credi di farcela?-
Hermione Granger tacque, fissando sia il suo professore che il suo nemico. La testa...pensò di colpo. La testa del troll!
- Si, ce la faccio.- disse lapidaria - Fammi provare!-
- Da sola?- richiese Tristan - Non vuoi un compagno?-
- No, faccio da sola.- disse di nuovo, maledicendosi per non volere l'aiuto di nessuno. Quella volta sarebbe finita in infermeria sul serio con il collo a pezzettini. Osservò le facce impaurite delle sue amiche, quelle sadiche della Parkinson e delle oche al suo seguito, più le arie disperate di Ron ed Harry. Lei e la sua testa dura!
- Dimmi quando vuoi che lo liberi.- disse Tristan sempre alle sue spalle, facendo allontanare tutti gli altri fino agli angoli del salone, compreso Draco che non credeva per niente che fosse una buona idea lasciarla sola contro quel troll.
Lei però sospirò un paio di volte, inspirò e alla fine...annuì verso l'Auror che dopo un attimo, con un gesto della testa, liberò il nemico dall'incantesimo. Al troll bastò un secondo. Capito di essere libero se ne uscì con un barrito dalla bocca, facendo subito indietreggiare Hermione.
- Non farti incantare dai suoi versi!- le disse Tristan pacato, con le braccia incrociate, di lato al pentacolo - Lo fa solo per spaventare l'avversario. Tu stai calma e cerca di evitare i suoi colpi. Fagli sprecare energie.- e appena detto quello il troll alzò subito la mappa per aria, per colpire la Grifoncina. Fra le strilla dei compagni, Hermione riuscì a scattare di lato, evitandola prontamente. Si avvide che stava per colpirla ancora e memore del primo anno cominciò a sfuggirgli per tutta la sala. Scappando prontamente e sempre all'ultimo momento la tensione crebbe e dopo qualche minuto il mostro era già stanco. Così, anche se col cuore in gola per la tensione e il panico, Hermione mostrò ancora un lucido uso dell'astuzia anche sotto pressione. Gli passò in mezzo alle gambe, proprio quando stava per alzare di nuovo la clava e quando gli fu alle spalle urlò - RICTO SEMPRA!- facendolo franare per terra. La mazza rotolò via e col Virgadium Leviosa, come a suo tempo aveva fatto Ron, la sollevò per aria...e lentamente, prima che il troll si rialzasse, gliela fece franare sulla minuscola testa...stendendolo del tutto.
Le tremavano le mani e le gambe quando uno scroscio di applausi dal Grifondoro le si riversarono addosso.
Tristan la raggiunse insieme ai compagni della sua casa e la fissò totalmente soddisfatto.
- Come sono andata?- chiese, sempre stravolta dell'emozione e l'Auror le fece quasi un inchino rispettoso - Mai visto una strega dotata di una simile prontezza di riflessi, Hermione. Il colpo migliore è stato però quello alla testa. Hai capito che era il punto debole e l'hai sfruttato.- e si voltò verso tutti gli altri - E così che si combatte, quando ancora non potete affidarvi solo alle vostre forze. Bisogna studiare l'avversario e centrare il suo punto debole. Quando avrete acquistato più esperienza potrete anche combattere andando alla sbaraglio...ma come prima volta, devo dire signorina Granger che lei ha davvero la stoffa della Cacciatrice. Cinquanta punti a Grifondoro!- e le fece di nuovo un altro applauso, insieme a metà della classe che sommerse l'amica di abbracci.
- Perfetto, direi che per oggi abbiamo finito.- disse l'Auror guardando l'ora - Ci vediamo questa notte verso le undici e mezzo alla torre di astronomia. Ho chiesto a Silente il permesso per farvi vedere un vampiro.-
- C'è un vampiro a Hogwarts?- allibì Pansy - E' assurdo!-
- No, vado a prenderlo io fra un'oretta, così ci alleniamo con i Non-Morti.- replicò Mckay - Adesso portate Hermione a mangiare qualcosa, prima che svenga!- suggerì ad Harry e Ron - Stasera tutti puntuali, come al solito niente libri e cercate di non vestirvi di nero o potreste colpire la persona sbagliata. E niente paletti, aglio e roba simile. Se avete dei pendagli a forma di croce metteteveli al collo, potranno essere utili. A stanotte!- e sparì lasciando le ragazze a sognare e a sbavare, tutte tranne una che era ancora su di giri.
- E del troll?- chiese all'improvviso Neville sbiancando - Lo lasciamo qua?-
- Sarà meglio avvisare Gazza.- alitò Calì dopo che Blaise l'ebbe fermato a terra con dei rampicanti e poi se ne andarono tutti, stupefatti nel pensare che presto avrebbero potuto davvero combattere ogni sorta di essere pericoloso. E tutti sapevano bene che a Hogwarts non tutto era tranquillo come sembrava.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7° ***


 

Harry Potter e Draco Malfoy furono gli unici ragazzi a pensare a quanto era affascinante quella donna, prima di seguire l'istinto di fuggire a gambe levate. Come due beota rimasero impalati in mezzo alla stanza buia mentre tutti gli altri scapparono fin contro le pareti, terrorizzati a morte e quasi più pallidi della bella donna che stava loro di fronte, accanto a Tristan.
Erano nella torre di astronomia da qualche minuto ed era appena cominciata la lezione notturna di Difesa contro le Arti Oscure. Dalla faccia, Mckay doveva divertirsi come un pazzo a terrorizzarli a morte, insieme alla sua amica che aveva dei canini da fare invidia al conte Dracula. Quando erano entrati nella torre niente era apparso diverso dal solito, erano solo state accese parecchie candele e quando l'Auror aveva decretato l'inizio della lezione, all'improvviso era apparsa da dietro una tenda di velluto una donna nascosta da un mantello.
Portava i lunghi capelli rossi acconciati in maniera elegante, con una spilla preziosa a trattenerle i boccoli, la pelle bianca, la bocca rossa e gli occhi incredibilmente giallo topazio avevano dato alla classe le prime avvisaglie su chi potesse essere, anzi, su cosa potesse essere la loro ospite ma i due nemici dal primo anno si erano ben guardati dal spegnere l'interruttore del testosterone che li aveva lasciati alla mercé di quella che era, evidentemente, una vampira.
- Bene, ragazzi questa è la mia amica Priscilla.- cinguettò Tristan offrendole una sedia - Mi doveva un favore così le ho chiesto se poteva venire qua a farvi tremare un po' le vene nei polsi. Priscilla, loro sono la settima classe. Serpeverde e Grifondoro.-
Quella fece un ghigno leggero, mentendo in mostra la dentatura e allora anche Harry e Draco fecero qualche passo indietro ma Tristan, il maledetto, li bloccò subito e li riportò in prima fila per il collo della maglia.
- Allora...ragazzi, ditemi perché se Priscilla fosse stata affamata ora questi due sarebbero morti dissanguati.-
Hermione si buttò sull'ironia. - Perché sono rimasti abbagliati da lei?-
- Centro, complimenti di nuovo.- replicò l'Auror annuendo - E' bene sapere che i vampiri hanno solitamente bell'aspetto e una verve invidiabile. Sarebbero capaci di sedurvi a parole e convincervi a cedere al loro morso facilmente, se siete inesperti e non sapete riconoscerli. In questo caso Priscilla ammaglia con la sua bellezza. In altri i vampiri hanno un profumo particolare, quello dei Non-Morti. E' simile a un'essenza di fiori e portano con sé un freddo sottile che s'infila nelle ossa. Questo vale per tutti gli esseri senz'anima. Mi sono spiegato? Bene.- e si mise alle spalle dei due ragazzi, ridacchiando - Voi due...si, Draco vai da lei per favore.-
- Cosa?- allibì sconvolto - Ma vacci tu!-
- Dai Draco vacci.- sibilò il bambino sopravvissuto sarcasticamente - E metti bene in vista la giugulare!-
- Fottiti Harry...-
- Vi spaccate la faccia più tardi. Adesso Draco vai da lei tranquillo. Ha già mangiato, te l'assicuro!- e così Malfoy, con sommo piacere di quasi tutto Grifondoro, si mosse lentamente verso la vampira. Quella Priscilla era sventola, niente da dire ma...era poi sazia davvero? Se lo chiese anche quando si ritrovò spiaccicato con la schiena contro di lei, mentre la rossa gli stava lentamente sciogliendo la sciarpa dal collo. Il lampo del succhiotto gli venne, doveva ammetterlo, ma sentirsi i denti della tizia sul collo non fu altrettanto piacevole come sentire la bocca della mezzosangue.
- Ok, ci siamo.- Tristan si girò verso la classe - Allora...siete in coppia qui dentro e all'improvviso vi attacca un vampiro. Mettiamo che in questo caso Priscilla abbia sedotto Draco a parole e adesso ce l'abbia nelle grinfie. Che può fare un mago per liberarsi di un vampiro se non è giorno?-
- Aglio?- abbozzò Seamus.
- Frottole.- replicò Tristan - E le croci servono solo a infastidirli per qualche secondo.-
- Acqua santa?- disse Pansy.
- Draco ora non ce l'ha.- disse l'Auror - E per un vampiro è necessario togliere un solo litro a un essere umano per tenerlo fermo e togliergli le forze. Altre idee?-
- Se ha la bacchetta può ricreare la luce del sole con il Lumos.- disse Harry - O lo faccio io che sono qua davanti.-
- Si, perfetto.- asserì il giovane andando dalla vampira e da Draco - Ma se lui fosse qui solo e senza bacchetta, cosa potrebbe fare? Pensate che i vampiri hanno una forza straordinaria e un'agilità eccezionale, senza contare che possono diventare pipistrelli quando la situazione lo richiede.-
- La spada...- disse Malfoy all'improvviso - E' per questo che hai chiesto della scherma vero?-
- Bingo!- Tristan fece segno a Priscilla di lasciarlo e un attimo dopo il biondo Serpeverde teneva in mano il fioretto dell'insegnante - Trafiggere un vampiro al cuore è sempre il modo migliore per ucciderlo. Ricapitolando: i vampiri hanno bell'aspetto e ammagliano a parole. Occhi topazio è il segno di riconoscimento, insieme a una pelle molto chiara e all'odore di fiori che hanno addosso. Niente anima. Niente aglio, croci e acqua santa vanno bene per sviarli un po' e sono agilissimi. Se andrete mai a caccia di vampiri prendete con voi una spada o qualcosa di appuntito per trafiggerli, basta che questa cosa abbia una punta d'argento. Con un paletto di legno camperete ben poco. Ok?-
- E se non sappiamo maneggiare una spada?- chiese Dean Thomas - Come facciamo?-
- Schiatti Grifondoro!- ghignò Nott gelido, facendo scoppiare a ridere i compagni.
- Non necessariamente.- disse Tristan - Voi siete maghi e non babbani. Contro un vampiro avete maggiori possibilità perché potete usare anche la magia. Lumos per accecare e se siete già a un buon livello anche per incenerirli ma se imparate a difendervi anche con oggetti magici acuminati sarebbe meglio.-
Finita la lezione, alquanto interessanti per tutti per una volta, scesero le scale della torre tutti eccitati.
- Sarebbe stato un vero peccato ucciderla, non credi?- rise Ron - Mai vista una vampira così bella!-
- Ma se non avevi mai visto un vampiro prima!- disse Finnigan alle sue spalle - Comunque hai ragione...-
- Che fortuna farsi mordere, devo ammettere che avrei fatto il volontario al posto di Malfoy volentieri.- replicò invece Dean - Per non parlare del bel succhiotto che il nostro signor rubacuori e spaccacazzo aveva già sul collo.-
- Ah, l'avesse dissanguato sarebbe stato davvero una favola questa lezione.- borbottò Harry ridendo e nel contempo guardando Hermione per vedere come aveva preso la faccenda del succhiotto ma sembrava stranamente assorta nei pensieri. Non guardava dove andava e quasi si spaccò la faccia, scivolando sull'ultimo gradino.
Mentre tornava al dormitorio però, decise che era il caso di chiarire una cosa. Così disse a Calì che andava a riprendere una cosa lasciata alla torre e invece corse dietro ai Serpeverde e trovato quello che le interessava lo afferrò in silenzio per il braccio e lo trascinò in bagno, dove Mirtilla stava piagnucolando alla luce della luna.
- Ma che ti prende razza di squinternata??- abbaiò Draco - Lo sai che razza di ore sono??-
- Si, ma ti devo chiedere una cosa!- replicò un po' imbarazzata - Senti, non so bene da dove iniziare...e mi prenderai in giro per tutto il resto dell'anno ma devi dirmi una cosa.-
- Qua dentro non faccio sesso. È poco igienico, te l'ho detto l'altra volta...- e si prese naturalmente un cartone da trenta chili in risposta, mentre la Grifoncina decise di parlare chiaro, anche se titubante - Quel ...quel...-
- Quel quel cosa??- borbottò Malfoy seccato - Che c'è?-
- Quel succhiotto te l'ho fatto io?- disse Hermione in un fiato.
E stavolta lui tacque, cominciando a nicchiare. Dalla sua reazione non sicura e secca come al solito, la strega capì che era stata davvero lei e si mise le mani nei capelli. - Oh no! Te l'ho fatto ieri sera vero? Mentre ero ubriaca!-
- Si. Non te lo ricordi?-
- No...e che altro ti ho fatto?- chiese, arrossendo da capo a piedi - Non avremo...-
- Cosa?- Draco, quel cretino, capì che poteva almeno vendicarsi facendosi due ghignate - Fatto sesso selvaggio nel letto della Baley fino a quando non hai urlato il mio nome?- e si fece avanti, schiacciandola alla parete - L'abbiamo fatto così tante volte e in tante posizioni diverse che ormai ho realizzato tutte le mie fantasie, mezzosangue...-
Dopo un attimo, sentendo l'alito soffice del biondo sulla guancia, Hermione si lasciò andare rilassata.
- Non abbiamo fatto niente.-
- Niente di niente.-
- Ti ho fatto un succhiotto e basta? Non te ne sei approfittato davvero?-
- No, ti voglio sveglia per il regalo finale.- replicò ironico - Quando vuoi sono pronto.-
- Oh, meno male...- sospirò la Grifoncina, riprendendo un battito normale - Dal sogno che ho fatto credevo di averne combinate di tutti i colori.-
- Perché?- Draco sogghignò cogliendo la palla al balzo - Mi hai sognato mezzosangue?-
- No, non era un sogno...era un incubo!- borbottò lei di rimando arrabbiata - Magari sarai il giocattolino erotico ricorrente di tutte le cretine di Hogwarts ma non il mio!-
- Perché?- soffiò Malfoy al suo orecchio - Vorresti forse dirmi che non ti vengono i brividi quando ti sono vicino? A me succede in continuazione ormai...- ammise con occhi lucidi per il desiderio - e quando non riesco a toccarti mi sento come se tutto andasse in malora.- le sfiorò il viso con le dita, ghignando in maniera strana - Ma prima di andartene via, ieri sera, mi hai anche baciato.-
- Baciato?- chiese, delusa nell'esserselo scordato.
- Non uno vero...robetta da bambini.- disse schioccando la lingua - Se vuoi possiamo riprovare.-
E in tutta risposta Hermione si fece più avanti, fino ad arrivargli a un dito dalla bocca. Mossa sbagliata.
- Vai a farti una doccia fredda Malferret.- rise perfida, sgusciando dalle sue braccia e dalla parete - Buona notte!- e lo piantò lì, con un diavolo per capello e la maledetta Mirtilla che attaccò a ridere come una forsennata.

Per qualche tempo tutto filò liscio come l'olio. Nessuno si fece eccessivamente male nelle ore di Difesa, se non Tristan che si slogava le mandibole perché si sganasciava dall'inizio della lezione fino alla fine. Per quanto fossero ore molto pericolose, in cui ci si poteva fare male come niente, tutti quanti avevano notato l'estrema preparazione dell'Auror. In effetti era difficile credere che così giovane fosse anche tanto esperto ma Mckay aveva dimostrato più volte le sue capacità, il suo fiuto nel scovare guai e punti deboli e anche una grande umanità nell'insegnare...specialmente quando aveva sguinzagliato nell'aula duelli un paio di troll per insegnare ai ragazzi a fuggire.
Naturalmente li aveva derubati delle bacchette e poi si era messo a galleggiare per aria mentre un branco di diciassettenni si erano ritrovati nella merda fino al collo e l'unico di loro che sapeva Smaterializzarsi neanche poteva farlo, visto che erano all'interno della scuola. Alla fine delle due ore erano ancora tutti interi, senza neanche un graffio tra l'altro, solo con qualche livido e la voglia comprensibile di ammazzare il prof.
La Mcgranitt, per quanto trovasse discutibili certi metodi, fu sollevata nel vedere i Grifondoro e i Serpeverde troppo stanchi per farsi la guerra, poi osservò specialmente Tristan Mckay, dallo spiraglio della porta. Scosse il capo ma sorrise con aria materna e continuò a farlo anche davanti ad Albus Silente che l'aspettava nel suo studio.
- Allora Minerva? Come andiamo? Dalla tua espressione direi che i nostri ragazzi migliorano...-
- Oh, certo Albus.- ammise la strega, prendendo posto nella poltrona davanti alla sua scrivania. Accettò del the al limone che il saggio mago le offrì e continuò a sorridere - Inoltre pare che Mckay stia meglio. Dal sesto anno non l'avevo più sentito ridere. Stare con la classe gli farà bene.-
- Già.- tubò il vecchio bonariamente - Ma dimmi...per caso ha sentito qualche strana presenza di recente?-
- Se parli dei seguaci di Tu-Sai-Chi non direi. Comunque presto ci sarà la giornata con tutti i genitori e Lucius Malfoy sarà il primo a varcare quella soglia. Credo che dovremmo prendere dei provvedimenti per quel giorno.-
- Lo credo anche io. Ma non parlavo di seguaci di Voldemort. Intendevo...demoni, creature maligne in generale.-
La strega sollevò il viso dalla tazza, scrutandolo attenta - No, non me ne ha fatto cenno. Cosa dovrebbe sentire esattamente Albus?-
Silente si mise in piedi, sospirando, ed andò alla finestra. Non guardò fuori, lo fece solo per prendere tempo.
- Cosa c'è che non va?- chiese la Mcgranitt - Puoi parlarmene?-
- Si tratta di qualcosa che ha dell'incredibile.- cominciò il preside - Immagino che ti sarà parsa strano la crescita dei gigli bianchi nel ghiaccio. Come anche il freddo che ha colpito la scuola settimane fa.-
- Si, eravamo tutti preoccupati ma ora è passato. Qualunque cosa fosse se n'è andato.-
- E invece è ancora qui. Lei...è qui, è viva.- sussurrò Silente voltandosi sopra la spalla - E com'era stato predetto da sua madre, i bambini sopravvissuti ora sono insieme.-
La Mcgranitt dovette mettere la tazza sulla scrivania, prima di lasciarla andare per terra. Fissò a occhi sgranati l'amico professore e grandissimo mago con una muta domanda nella gola. Non la fece, non fu necessario.
- Sta bene, Lucilla sta bene.- l'assicurò subito il preside - Ma in questi giorni, com'è accaduto a Harry Potter, la maledizione è giunta a tormentarla. E' guarita dalla prigionia e guarirà anche dalla maledizione, per lei niente è eterno, a differenza nostra. So che ti ho dato un colpo Minerva...ma vorrei il tuo aiuto.-
- Cosa vuoi che faccia?- chiese la strega, a bassa voce e per nulla tranquilla.
- Vai a Londra, al Ministero...e raccogli quante più informazioni puoi. È probabile che prima o poi la sua presenza venga captata. I Dissennatori lei non li teme, non le possono portare via nulla ma...i Cacciatori sono in pericolo. Lei dovrebbe difendersi se mai l'attaccassero e non ho dubbi su chi vincerebbe, in una lotta.-
- Sei sicuro che ...stia bene?- La Mcgranitt gli andò a fianco - Bene nel senso...in tutto!- finì esasperata - Quando se n'è andata aveva solo sedici anni e Lumia l'aveva tradita così in profondità che credevo non si sarebbe mai più rialzata da un simile colpo. Ma dopo che Lucilla l'ha uccisa...ho capito che Voldemort ormai aveva vinto anche lei.-
- Eppure non è stato così.- sussurrò Silente - Lucilla l'ha battuto, insieme ad Harry Potter.-
- Cosa vuoi fare ora?-
- Tenerla al sicuro fino a quando tutto non sarà tranquillo. Per tornare fra i vivi ha dovuto passare un portale che è sotto gli occhi del Ministero ma anche delle forze oscure, tutto ciò che ha lasciato Voldemort. Hanno ancora dei nemici ed è compito nostro salvare Lucilla, ora più che mai. Non abbiamo potuto fare niente allora, facciamo in modo che ora non debba più temere nulla.-
- Se il Ministero e i genitori verranno a sapere della sua natura scoppierà un altro guaio.- sussurrò la Mcgranitt andando alla porta - Parto ora, Albus, ma ricordati cos'è successo otto anni fa. Purosangue e mezzosangue babbani possono convivere ma lei...lei è diversa. È speciale. E per Tristan? Glielo dirai?-
- Farò il possibile per tenerla lontana da tutti, per il momento e lei stessa mi ha chiesto di non vederlo, quindi rispetterò la sua decisione. Torna presto, Minerva. Mi servono notizie.- e la lasciò andare, per tornare a guardare fuori in giardino dove gli studenti scorrazzavano fra la neve. Le cose per il momento erano ancora sotto controllo, grazie al cielo...

- Vuoi finirla con questa maledetta neve???- sibilò Hermione al limite della pazienza verso una persona del suo gruppo che si divertiva a farla impazzire - Finitela di fare i bambini tutti quanti, non avete mica cinque anni! Basta!- e si abbassò per evitare un'altra pallonata gelata - Siete degli idioti!-
- Eddai, tanto per ridere!- celiò Ron facendone un'altra - Sai che bello trovarti la neve sulla schiena?-
- E sai che bello prenderti uno Schiantesimo?- urlò la Grifoncina furibonda - Smettila imbecille!-
- Viva la finezza mezzosangue!-
- Ecco un altro deficiente!- sbraitò mangiandosi Draco Malfoy che passava da quelle parti del giardino con Blaise, Tiger, Nott e Goyle - Meglio che non parli proprio tu di finezza, caro il mio snob, visto che all'ultima lezione hai insultato il professor Raimond dandogli del ciarlatano!-
- E allora? È vero!- replicò sagace.
- Si ma ci ha rifilato un altro Troll!- strillò pronta a prenderlo per il collo.
- Se vuoi gli faccio un cartellone, per farglielo capire meglio!- sibilò il biondo - E' un ciarlatano! La sua materia è inutile come una bella donna che si fa monaca, intesi?-
- Le tue metafore porno lasciale per i tuoi amici senza cervello, senza offesa Blaise!- replicò Hermione affrontandolo a testa alta - Sai adesso che ci farà quello? Ci farà fare un compito di recupero con il doppio del materiale che ci ha dato per quello dell'altra settimana! Ma ti diverti a studiare come un mulo?-
- No, ma a farti incazzare si...- disse, sogghignando perfidamente - E comunque non farti saltare i bottoni. Tra un po' ci chiama per dirci che dobbiamo fare come recupero. Vedrai che ci sarà solo da sfogliare degli stupidi giornali su "Come diventare stupido come un babbano in dieci giorni o meno!" o roba del genere.-
- Tu sei senza cervello!- gli disse furibonda - Vedrai che ti combino con Piton!-
- Tu fallo e ti tapperò la bocca a modo mio.- le sussurrò all'orecchio - Anche in mezzo alla classe.-
- E tu fallo e poi ti castro!- replicò piantandolo in asso - Io vado da Raimond, tu fa come ti pare!-
- Di recente è proprio nervosetta!- rise Seamus vendendo andare via come una locomotiva.
- Nervosetta?- enfatizzò Ron - Lei vive a Londra, in mezzo ai babbani! Sai che palle deve farsi venire ogni volta che deve rifare un compito per il prof per colpa di questo biondo senza cervello?-
- Senti lenticchia, fatti un giro che è meglio! E il tuo compare dov'è andato? Ha perso un braccio al quidditch?-
- Non sapevo che ti mancassi tanto, Malferret.- sibilò Harry arrivando in quel momento con Elettra ed Edvige sulla spalla, più Pinky al guinzaglio con un maglioncino fatto a uncinetto addosso - Che c'è? Sei triste senza di me?-
- Compagnia migliore di quel maiale non potevi trovarla.- sibilò il Serpeverde ma Potter sollevò le spalle, ridendo di più - No? E dire che con te sto così bene!-
- Ragazzi, che ne dite di andare a pranzo eh?- si mise in mezzo Blaise, che non aveva voglia di macchiarsi i vestiti di sangue - Così decidiamo che fare durante l'ora della Mcgranitt.-
- Voi andate,- disse Draco davanti alla sala grande - io vado da Raimond con la mezzosangue per sapere che futuro mi aspetta. Ci vediamo dopo.- ma davanti allo studio di quel dannato professore verso cui stava cominciando a organizzare retate notturne, trovò la Granger pallida come un cencio, con una lunga pergamena fra le mani.
- Bhè?- le chiese stranito - Che ti piglia?-
Hermione in risposta si lasciò andare seduta per terra, dopo avergli dato la pergamena.
E quando lui la lesse...mancò poco che distruggesse tutta Hogwarts.
- CHE COOOOOSSAAAAAAAAAAAAAAAAA??????-
Draco si era fatto spuntare corna e coda. Assomigliava vagamente a suo padre, in forma infernale...
- NON FARÒ MAI UNA COSA DEL GENERE!- urlò agitando la pergamena al vento, come un eroe da melodramma - QUELLO PUÒ ANCHE ANDARSENE AFFANCULO, SE VUOLE PUÒ SEGARMI MA IO NON METTERÒ MAI PIEDE A LONDRA! PIUTTOSTO L'INFERNO!-
- Se non lo facciamo ci segherà tutti e due.- sussurrò Hermione, sconvolta.
- ME NE SBATTOOOOOO!!!- ringhiò assordandola - RAIMOND E' MORTO! LO AMMAZZO!-
- Prima di urlare finisci di leggere...- gli disse, sempre con voce bassa.
E Malfoy lo fece, per sgranare gli occhi argentei fino al limite.
- Dovrei venire a casa tua?- sussurrò leggendo riga per riga -"Visti i risultati ottenuti negli esami di metà semestre, il professor Raimond invita il signor Malfoy a seguire la signorina Granger in una settimana studio a Londra. Visto e considerata la disponibilità della signorina a offrire alloggio, ho informato il preside Silente di questa mia proposta. Si è pronunciato a favore della mia idea e vi invita a fare i bagagli stasera stessa. Naturalmente gli altri studenti ne saranno messi a parte dopo il vostro ritorno. Una carrozza vi aspetta fuori dalla scuola e vi porterà alla stazione. Prenderete l'espresso diretto per Londra e vi resterete per una settimana dove il signor Malfoy dovrà apprendere alcuni punti fondamentali della vita babbana che elencherò qui sotto. Confido che accetterete questa possibilità come l'ultima che vi do. In caso contrario, dovrete ripetere l'anno. Buona permanenza a Londra, portatemi dei souvenir! Arrivederci. Professor D. Raimond."-
- Ci ha incastrato quello stronzo...- disse Malfoy furibondo - Ci ha fregato! E adesso che facciamo?-
- Fai la valigia.- Hermione si mise in piedi - Avanti.-
- COOOSSSSAAA????- strillò di nuovo seguendola - IO DOVREI ANDARE A LONDRA??? IN QUEL POSTO PIENO DI BABBANI?? Mai!- ma la Grifoncina stavolta si girò, furibonda come lui, e lo inchiodò con un'occhiata imperiosa - Vuoi ripetere l'anno?-
- No ma...-
- E allora muoviti!- sibilò - Io corro in camera mia e faccio le valigie a mia volta. Dalla stazione fino a Londra ci vorranno tre ore buone, se mi sbrigo faccio in tempo ad avvisare mia madre di questo improvviso arrivo.- si passò le mani fra i capelli, sospirando - Speriamo che papà non sia a casa...-
- No, ferma!- l'afferrò per il polso, fissandola stralunato - Vuoi davvero portarmi a casa tua?-
- No, ti mollo in un canile e io vado a casa mia! Ma certo che ti devo portare lì! Come faccio a lasciarti in giro da solo quando non sai neanche distinguere un semaforo da un carro funebre accidenti a te! Ora non saremmo in questa situazione se non fossi così pigro! Non hai mai voglia di fare niente!-
Lui deglutì, sempre più pallido - Parli come se fossi mia moglie!- e dopo quella sparata la Grifoncina ne lasciò carne bruciata sul serio, pestandolo tanto da farlo diventare irriconoscibile.
Quella sera, prima di cena, Elettra andò a bussare alla porta di Hermione per invitarla a muoversi ma quando non sentì rumori all'interno decise di entrare e vi trovò un bel bigliettino. In quattro parole c'erano scritto che se ne andava a trovare sua madre per problemi di famiglia non gravi. Una settimana e sarebbe tornata, dopo il Natale.

Erano le undici di sera quando Hermione uscì dal passaggio invisibile del binario 9 e tre quarti, tirandosi dietro un essere che era più teso di una corda di violino e più incazzato di un aspide.
- Ok, adesso seguimi e non perderti.- gli disse la Grifoncina mettendosi la sacca in spalla.
Draco Malfoy si guardò attorno circospetto. C'era un casino bestiale in quella stazione e un via vai di persone che non facevano altro che sbraitare, salutarsi dai finestrini, piagnucolare e correre da una parte all'altra.
Naturalmente si perse un paio di volte e quando Hermione ne ebbe basta decise di prenderlo per mano, altrimenti era più che probabile che non l'avrebbe visto più.
- Adesso ascoltami.- gli disse, davanti all'uscita della stazione - Dobbiamo prendere un taxi e mentre ne chiamo uno vedi di non fare disastri. Non parlare con nessuno, se ti spingono non prenderli a pugni, non far cadere le vecchiette...anzi, mettiti questo!- gli mise al collo una targhetta con su scritto "SONO SORDO MUTO" e lo lasciò per andare a chiamare il taxi da una cabina. Draco si appoggiò accanto a lei, osservando disgustato la targhetta a cui fece fare un volo nel cestino dopo cinque secondi. Poi tornò a scrutare i babbani.
Non era mai stato vicino a nessuno senza poteri magici...che gente inutile, pensò ancora.
- Che idea idiota!- le sibilò quando ebbe riattaccato il telefono.
- Inutile che ti ripeta perché siamo stati costretti a venire, vero?- gli ridisse seccata, tirandolo all'uscita. Una volta per strada Malfoy ebbe un colpo. Il fracasso dei clacson, le luci e lo schiamazzo della grande città lo fecero sobbalzare. Osservò le auto e non capì perché non volavano, ma limitò la cosa alla deficienza babbana.
Poco dopo arrivò il taxi e la Grifoncina fu costretta quasi a spingercelo dentro a calci.
- Dove vi porto ragazzi?- chiese l'autista.
- Al 9 di Ludo Avenue.- disse Hermione sistemandosi accanto al biondastro. Quando riuscì a rilassarsi tirò fuori dalla borsa a tracolla il cellulare e giocandoci fece un bel po' di rumore che attirò il Serpeverde. La fissò disgustato ma le chiese comunque che diavolo fosse quel coso colorato e che stesse facendo.
- A casa mia non risponde nessuno.- sbuffò la strega - Mamma sarà fuori a cena.-
- E come gliela spieghiamo la mia presenza?- ribatté Draco sempre più imbufalito.
- Oh, mia madre non si mai fatta problemi. E comunque casa mia è sempre vuota...-
A quella risposta Malfoy corrucciò al fronte. Una settimana quasi da soli? Cos'era, un invito a nozze?
Si limitò a guardare fuori da finestrino fino a quando l'autista non fece una brusca sferzata e due passeggeri quasi si spaccarono la faccia contro i sedili anteriori.
- Cosa succede?- borbottò Hermione infastidita.
- Il solito!- disse l'autista arrabbiato - In questo quartiere c'è sempre festa! Mi spiace signorina ma devo lasciarla qua all'entrata della strada. I pub sono pieni e non riesco a passare, parcheggiano tutti in seconda fila!-
- Non fa nulla.- assicurò Hermione - Dai Malferret, scendi! Prendiamo le nostre cose!-
- E come faccio a scendere, di grazia?-
- La maniglia! La maniglia! Neanche questo ti ricordi?-
Bestemmiando e imprecando, la Grifoncina riuscì a trascinarlo fuori dal taxi giallo e lo portò sul marciapiede.
- Prima lezione pratica. Non camminare mai in mezzo alla strada vicino a casa mia o ti stendono! Puoi anche passare sulle strisce ma se ne fregano!-
- E quali strisce?- replicò lui furente. Lei però non gli rispose, limitandosi a trascinarselo dietro. Fu però contenta di essere tornata a casa, in quel quartiere di pub e discoteche dove era cresciuta. Passando davanti ai luoghi che frequentava ebbe un po' di nostalgia ma rise sotto i baffi quando, passando davanti alle entrate, Draco faceva delle facce sconvolte al casino che vi proveniva da dentro.
Erano quasi arrivati in fondo al quartiere quando, da un pub che all'interno era fatto quasi tutto di legno, nella vera tradizione irlandese, ne uscì una ragazza che fissò la strega sbalordita.
- Hermione!- urlò, correndo da lei e abbracciandola - Quanto mi sei mancata! Sei tornata per le vacanze?-
- Lizzy!- celiò la Grifoncina, un po' imbarazzata - Si...per le vacanze. Eri da Alan a festeggiare?-
- Già, io e i ragazzi siamo riuniti per festeggiare la fine della scuola. Ma dimmi di te, è da quest'estate che non ti vedo! Come va alla scuola per geni eh?- e girandosi vide che teneva per mano Draco. Sbavò un pochino, prima di riprendersi - E lui è il tuo ragazzo?-
- Cosa??- scattò subito Malfoy ma Hermione gli tappò la bocca, pestandogli un piede elegantemente - No, lui è solo un amico. L'ho portato a casa per fargli vedere un po' Londra. Lei è la mia amica Lizzy...- disse la strega con aria omicida e dolce al tempo stesso - Lizzy, lui è Draco.-
La babbana gli porse la mano, evidentemente abbagliata da lui...e Malferret dovette stringergliela per forza o la mezzosangue gli avrebbe distrutto anche l'altro piede con i suoi tacchi micidiali.
- Perché non ci vediamo domani sera?- le chiese allegra - Devi fargli vedere la città, tanto vale cominciare dai pub no?-
- Ecco...io non so se...-
- Oh, avanti! Avrete bisogno di divertirvi no?- continuò la ragazza, sbattendo gli occhioni nocciola e i capelli vaporosi - Non c'è il solo studio nella vita! Allora, ci conto? Avviso Alan che sei tornata?-
- Ok...- cedette la Grifoncina - Domani sera per le undici arriviamo.-
- Maledetti babbani!- sibilò il biondo velenoso non appena Lizzy ebbe preso il volo - Scuola per geni?? Che razza di storia è???-
- Lascia perdere!- abbaiò lei già di pessimo umore dopo quella visita imprevista - Andiamo a casa che ne ho basta!- e se lo trascinò via, imprecando a tutto andare - Non potevo certo dire ai miei amici che ero una strega no?-
- Bell'esemplare quella lì!- replicò il Serpeverde annoiato - Ma è davvero amica tua?-
- Non proprio.-
- Mi ha spogliato con gli occhi. Non è che devo temere qualcosa?-
- Da quando hai paura delle avance di una donna?- gli disse sarcastica, fermandosi alla fine di Ludo Avenue davanti a un cancello di ferro, sottile e attorniato da un muretto coperto da edera. Hermione notò che era tutto spento.
- Fantastico,- disse esasperata - non c'è davvero nessuno! Ma dove sarà andata quella donna?-
Draco si fermò, osservando a sua volta la...villa. Però, strana costruzione per lui abituato al suo maniero tetro comunque era una villetta bianca, attorniata da pini e abbastanza grande, con grandi finestre.
- Che hai detto che fanno i tuoi vecchi babbani?- le chiese.
- Mio padre viaggia per lavoro, produce drammi teatrali. Mia madre invece è una dentista.-
- Dentista?-
- Mette a posto i denti delle persone e si diverte a farli strillare sotto i ferri.-
- Un guaritore allora.-
- No, un dentista!- replicò lei attaccandosi al muretto - E dammi una mano, per favore!-
- Ma che stai facendo?- allibì sconvolto - Sei fuori di testa?-
- Non ho le chiavi del cancello!- replicò appesa come una scimmia al cornicione - Avanti, aiutami a scavalcare o dovremo restare qui ad aspettare mia madre al freddo!-
- Non puoi volare mezzosangue?-
- Già, davanti a tutti i babbani! Lezione numero 2: niente magie davanti agli altri Malferret!-
- Ok, ok!- sbottò incazzoso. Così dicendo l'aiutò con suo sommo piacere ad aggrapparsi meglio, palpando cose che non avrebbe potuto palpare se si fosse trattato di un caso meno urgente. Una volta che la Grifoncina fu a cavalcioni sul muretto, scese dall'altra parte e toccò il pulsante di apertura. Scattò la serratura e lo fece passare, richiudendo il tutto. Davanti alla porta di casa si mise a trafficare sotto i vasi di fiori, trovando la chiave della porta principale.
Entrò che era tutto buio, buttò la borsa a terra e fece scattare gl'interruttori. In un attimo in tutto il salone si diffuse una tenue luce che rivelò uno scalone che raggiungeva il primo piano.
- Vieni.- gli disse massaggiandosi le spalle indolenzite. Draco la seguì a destra, verso una cucina babbana che lo lasciò spiazzato. Era pieno di marchingegni astrusi ovunque che facevano ticchettii strani, con lucine colorate.
Altro che lezione di Raimond! Aveva già mal di testa.
- Siediti un attimo, adesso provo a richiamare mia madre.- e si diresse a un telefono appeso al muro, mentre lui si sedette a una lunga tavola bianca, con delle sedie alte e rotonde. Facendolo mollò il borsone e l'occhio gli cadde su una cornice argentata su una mensola. Fissò la foto, sconvolgendosi. Prese la cornice e cominciò ad agitarla.
- Perché non si muovono le persone?- bofonchiò.
Hermione roteò gli occhi, attendendo in linea. Il cellulare di sua madre era nuovamente irraggiungibile.
- Oh, al diavolo!- sibilò buttando la cornetta sulla forcella - Ma dove s'è cacciata? E tu vuoi lasciare andare quella foto? Le foto babbane restano immobili. Le persone non se ne vanno, rimangono lì.-
- E perché se ne stanno lì ferme?- replicò saccente.
- Perché non c'è magia nelle foto, cazzo!- urlò zittendolo - Non c'è magia nel mondo babbano, non la conoscono e alcuni la temono. Stop!-
- Per questo hai detto che vai a una scuola per geni?- ridacchiò con scherno - Non sanno capire?-
- Neanche tu che sei mago capisci gli altri, o sbaglio?- rinfacciò a sua volta - Non farmi la predica!-
- Che c'è? Perché sei girata male?-
- Perché ho te a spasso per casa mia! No, dico...TE A CASA MIA!-
- Non faccio i salti di gioia nemmeno io mezzosangue!- ribatté furente - Sono stato costretto a seguirti in questa dannata città babbana, in casa di babbani, attorniato da babbani, con una mezzosangue dannata che non me la vuole dare e un'emicrania pazzesca! E non ho avvisato i miei...- finì, a bassa voce.
- Vuoi mandare un gufo a casa tua?-
- Ma figurati. Ci manca solo che avvisi mio padre! E mia madre non si accorgerà neanche che manco da scuola.-
- Ok, va bene. Sotterriamo l'ascia di guerra che per stasera ne ho davvero basta. Vieni, ti porto a fare un giro.- e il Serpeverde la seguì per tutta la villetta, soffermandosi sempre a vedere se i personaggi delle foto non si muovessero quando i babbani non vedevano. Alla fine lo sbolognò nella camera degli ospiti, al primo piano.
- E tu dove dormi mezzosangue?- le chiese, lasciandosi andare sul letto a due piazze.
Lo vide sogghignare interessato ma in casa sua si sentiva sicura.
- Camera mia è l'ultima del corridoio.- gli disse, incrociando le braccia - Fossi in te userei un letto solo.-
- Ma qua ci stiamo in due!- replicò libidinoso.
- Abbraccia il cuscino.- borbottò con vocetta stucchevole - A meno che tu non voglia un altro succhiotto.-
Draco ghignò almeno fino a quando non gli giunse un rumore dal piano di sotto. Balzò in piedi come una molla ed Hermione quasi sorrise, vedendolo così nel panico. Mise il naso fuori dalla porta, poi oltre la ringhiera delle scale. Ma sospirando vide che non era sua madre.
Un uomo in giacca e cravatta si stava guardando attorno, chiedendosi perché fosse tutto acceso.
- Jane!- disse ad alta voce - Sei in casa?-
- No, papà...- disse Hermione, sorridendo a mezze labbra - Sono io!-
Scott Granger allargò la bocca, stupito...poi si lasciò andare la ventiquattro ore e abbracciò stretta la figlia.
- Tesoro, che sorpresa! Mi sei mancata...ma come mai sei qua? Credevo che non venissi per le vacanze di Natale. Mi avevi detto che l'ultimo anno volevi passarlo alla tua scuola...-
- Già, ma c'è stato un piccolo cambiamento di programma.- e prendendo suo padre per mano gl'indicò con un'occhiata Draco, sulle scale - Il preside mi ha mandato a casa per una specie di vacanza studio qua a Londra, per un corso che stiamo facendo. E lui è venuto con me. Ti presento Draco Malfoy, un mio...compagno.- disse, per non dire altro di sgradevole. Suo padre però rimase interdetto - Malfoy?- sussurrò.
Hermione corrugò la fronte. - Si, te l'ho detto. Viene a scuola con me.-
- Ah, quindi...è come te...-
Prima ancora che rispondesse, Draco rimase stupito da quell'affermazione. Ma che intendeva quel babbano?
- Si,- disse Hermione mestamente - è come me. È un mago. Draco Malfoy, lui mio padre. Scott Granger.-
- Piacere.- borbottò l'uomo - Bhè, benvenuto in casa nostra.-
- Grazie.- si sforzò il biondo Serpeverde con freddezza.
- Gli ha già fatto vedere la camera degli ospiti?-
- Si, è tutto a posto. Tu resterai qua?- chiese la Grifoncina.
- Purtroppo no, riparto domani mattina alle sette. Voi sicuramente dormirete quindi vi saluto adesso perché sono davvero stanco. Ho un volo domani per Liverpool.- ma quando lo disse la porta di casa venne nuovamente sbattuta con più forza del solito e Draco vide una bella donna con una testa piena di ricci e due immensi occhi dorati fissare il loro gruppetto con un sorriso solare sul viso.
- Mamma!- rise la sua mezzosangue, correndo dalla donna e abbracciandola.
- Tesoro che bello rivederti!- disse Jane Granger, stritolando la figlia in un abbraccio e ignorando palesemente le borsa e il cellulare che aveva lasciato andare per aria senza interesse - Meno male che Harry mi ha avvertito! Mi è appena arrivato un suo messaggio che mi avvisava del tuo ritorno! Ho fatto più presto che potevo! Ma ha detto che ti sei portata un maiale appresso. Che intendeva?-
Ci fu un attimo di silenzio in cui la streghetta s sforzò di non ridere ma la ghignata ce l'aveva in gola. Sua madre però alzò lo sguardo e incontrò Draco, restando per un attimo immobile.
Malfoy rimase impassibile all'esame ma quella donna lo guardava come se...lo conoscesse.
- Tua figlia ha portato un suo...compagno. Si chiama Draco Malfoy, Jane.- disse Scott Granger, con tono piatto.
Jane però parve per nulla sorpresa, anzi...sorrise al Serpeverde in maniera che lo scombussolò parecchio.
- Nessun problema, tanto questa casa è così grande e sempre vuota che sarà bello avere compagnia. È un piacere Draco, il mio nome è Jane.- gli disse - Sarete stanchi però, perché non andate a dormire? Parleremo con calma domani mattina. Tanto domani è il mio giorno libero.-
- Bene, allora io vado a letto.- disse subito il padre della Grifoncina - Tesoro è stato bello rivederti ma come ti ho detto parto presto domani. Vi manderò gli auguri per Natale. Draco, è stato un piacere.- e senza tante storie infilò le scale, per sparire al piano superiore. Malfoy, inutile dirlo, rimase un po' stupito ma a quanto pareva la complicità fra madre e figlia superava anche l'indifferenza di quel tizio strambo.
Venne tirato nuovamente in cucina, sbattuto su una sedia e reso partecipe di un discorso allucinante.
- E così Silente vi ha spedito a casa perché avete problemi con i semafori?- rise la donna, facendo incazzare a morte la figlia - Questa è veramente buffa, mia cara. Perché te la prendi tanto per un Troll?-
- Perché io vivo a Londra!- replicò la Grifoncina seccata, mescolando la cioccolata che sua madre le aveva fatto - Non posso tenermi un Troll e poi il professore è stato chiaro. O rimediamo o ci sega!- e fissò Draco, intento a scrutare la sua tazza con aria sospetta - Non morde Malferret, non è come la zuppa di piselli.-
- Ma sei sicura?-
- Qua il cibo non morde, manda giù e sta zitto!- sibilò acida.
- Tesoro, santo cielo!- la prese in giro Jane - E' così che tratti un bel ragazzo?-
- E' così che tratto una serpe che mi fa prendere un Troll!-
- Draco perdona mia figlia.- rise la donna continuando a fare cioccolata - E' sempre stata scortese con tutti.-
- Quando mai sono stata scortese?- sibilò la strega allibita.
- Da quando sei nata, probabilmente. Perché continui a tormentarlo?- continuò del tutto indifferente alla rabbia della figlia - In fondo non possono certo pretendere che tutti i maghi di Hogwarts s'interessino alla vita delle persone che non hanno poteri magici. Sono due mondi totalmente diversi, non credi?-
La stava amando! Draco aveva le stelline negli occhi e avrebbe dato un bacio in fronte a quella donna se Hermione poi non gli avesse cavato le orbite! Che tipa strana la madre della Granger! Parlava con loro perfettamente a suo agio ma non pretendeva neanche che maghi e babbani convivessero come invece a scuola sbandieravano ai quattro venti.
Decisamente non se l'era aspettata così...
- Ah, domani viene Rose!- disse Jane sedendosi a tavola con loro - Evitate di farle venire un colpo, per favore, anche se devo ammettere che mi piacerebbe sentirla strillare per il corridoio.- e si rivolse al biondino, visto che Hermione scuoteva il capo disperata - Rose è la nostra domestica. Viene praticamente tutti i giorni quando mia figlia è a scuola visto che la casa è vuota, mentre io sono al lavoro.-
- Se ti aspetti che le faccia degli scherzi ti sbagli di grosso!- replicò la Grifoncina.
- Ma la licenza ce l'abbiamo...- borbottò Draco all'improvviso e Jane Granger rizzò subito le orecchie - Vi hanno dato una licenza per fare magie?-
- Senti mamma....aspetta...-
- Oh dai Hermione, non fare la guasta feste!- disse la donna, zittendola subito - Che male c'è a fare un po' di magia anche qua a casa? In fondo a marzo compirai diciotto anni anche tu no?-
- Si ma non posso fare magie per spaventare le persone!-
- A no?- bofonchiò Draco decidendosi ad assaggiare la cioccolata, per altro buonissima di cui lui era troppo goloso - Vogliamo parlare di Halloween?-
- Perfetto, allora domani mattina mi farete vedere che imparate a scuola!- decretò la padrona di casa facendo venire un calo di pressione alla Grifoncina che si lasciò andare con la fronte sulla tavola - E a proposito...Draco per i pasti hai qualche preferenza particolare?-
- Del cianuro diluito.- sibilò Hermione rabbiosa.
- Ecco, come dicevo prima...sei sempre scortese!- rise Jane.
- Io non sono scortese per niente! E invece di cambiare discorso parlando di cibo che NON MORDE, mi spieghi dove diavolo sei stata fino a quest'ora?-
- In studio fino alle otto, a cena fino alle dieci con dei colleghi e poi la signora Hingelmann ha accusato dei forti dolori alle undici, cosa potevo fare scusa? Lasciarle un analgesico e basta?-
- Una badilata sulla testa a quella strega farebbe solo bene e prima che ti agiti ho detto strega come insulto!- mugugnò rivolta a Malfoy che fece una smorfia in risposta - Senti, staremo qui per una settimana. Deve arrivare gente? Cioè...papà darà una festa per Natale con i suoi soci, gli zii e ...i nonni?- mormorò, stupendo Draco per quel cambiamento di tono - Perché se è così non voglio disturbare. Ce ne andiamo.-
- Non scherzare piccola.- disse Jane prendendo le tazze e posandole nel lavandino - Non ho ancora idea di cosa voglia fare tuo madre per il giorno di Natale decideremo tutti insieme. Harry e Ron si fermano a scuola?-
- Harry per forza, Ron non saprei.-
- Perché non li chiami?- chiese la madre sorridendo - Sarebbe bello riavervi tutti in casa.-
- Si come no!- cinguettò la streghetta sarcastica - Harry sarà il primo a varcare quella soglia e a bruciarla non appena vedrà chi è seduto a tavola a bersi della cioccolata.-
- Se non lo uccido prima io.- chiarì il biondo Serpeverde con un ghigno.
Chiacchierarono ancora per qualche minuto, poi Jane li convinse ad andare a letto, dopo la dura giornata passata su e giù in un treno, in una carrozza e specialmente per il povero Draco, il maledetto secondo Hermione, che non era abituato a un simile sballottamento.
La Grifoncina si risentiva ancora quelle parole nella testa, mentre si cambiava per la notte.
- Eh già, povera stella lui...sballottato come fanno i babbani tutti i giorni. Ha la pelle delicata!- e si levò la camicia colorata, restando in jeans e maledicendo sua madre che lo trattava gentilmente come se avesse avuto davanti Harry o Ron. Certo che anche lei viveva davvero sulle nuvole! Possibile che fosse sempre così svagata e allegra? Sempre così...serena? Ma come faceva?, si chiese dolcemente invidiosa. Perché non aveva ereditato un po' della sua calma?
Stava per infilarsi la maglia del pigiama quando sentì un trillo dietro alla sua porta e prima che potesse dire qualcosa Draco entrò come un tornado, tenendo fra le mani una sveglia impazzita come se fosse stata una bomba.
- Ma che diavolo fai qui dentro?- urlò Hermione furibonda - Non ti hanno insegnato a bussare??-
- Spegni quest'affare mezzosangue!- replicò lui senza nemmeno sentirla - Fa smettere con questo fracasso!- e la strega prima di tirargliela in testa gliela spense sotto il naso, indicandogli un semplice tasto.
- Che diavolo è quella roba?- tuonò, notando più che altro che lei era in reggiseno di pizzo colorato che gli piaceva anche - S'è messa a gracchiare come un'ossessa non appena l'ho toccata!-
- E' una comunissima sveglia idiota!- La ragazza aveva i nervi a fior di pelle - Basta toccare un tasto perché lei ti svegli al momento giusto. È la seconda lezione che ci ha fatto Raimond! Possibile che non ricordi?-
- Vorrei ricordare come distruggerla, ecco come!- disse Draco con gli occhi iniettati di sangue - Mi so svegliare da solo, non temere!- e tacque, ormai a corto di parole perché lei mezza nuda era decisamente l'unica cosa al mondo in grado di seccargli la lingua. Sentendosi presa sotto esame Hermione incrociò le braccia al petto, troppo incazzata per essere imbarazzata - Fuori Malferret! Fila in camera e dormi!-
- Mi serve un'altra doccia fredda...altro che dormire.- sibilò lui andandosene.
E la Grifoncina pensò la stessa cosa. Anche per lei non sarebbe stata di certo una cattiva idea...visto che Draco era entrato nella sua stanza solo in pantaloni. Il maledetto...

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Capitolo 8
*** Capitolo 8° ***


 

Hermione aprì gli occhi di scatto, gli occhi trafitti da un raggio di sole che filtrava dalla tenda.
Che bello dormire nel suo lettone, pensò stiracchiandosi. Era a casa sua...
All'improvviso balzò a sedere nel piumone, fissando il suo orologio da polso. Le undici di mattina!
Si lanciò giù dalla sponda e corse per il corridoio come una pazza, trovandosi davanti alla porta aperta della camera degli ospiti! Dov'era finito Malferret? Si mise le mani nei capelli tutti arruffati per il sonno, chiedendosi dove poteva essere finito quell'imbecille. Ma dove poteva essersi cacciato in una casa che non conosceva? Filò sulle scale, quasi sfracellandosi quando avvertì qualcosa che in sette anni non aveva mai sentito. Era una risata...Draco stava...ridendo.
Ma ridendo normalmente, non ghignando! Stava solo ...ridendo.
Si mise all'angolo della parete della cucina e rimase ad ascoltare e a sbirciare...col cuore in gola
Draco era seduto alla tavola bianca, la televisione era accesa e sua madre era davanti ai fornelli, per una volta vestita non come una donna in carriera, ma sempre allegra e spensierata. Da ciò che capì gli stava raccontando di come estraeva i denti.
-...poi prendi la pinza e tiri forte!- finì Jane - Solitamente i pazienti non si agitano troppo.-
Draco, dopo l'iniziale risata, fissava sua madre con occhi un po' allargati.
- Ma...scusi...lei stacca i denti così...con le tenaglie e basta?-
- Certo.- disse Jane angelicamente - Ho anche delle cinghie per tenerli fermi sulla poltrona. Di solito urlano un po', ma poi si calmano...con una botta in testa tutto si risolve, sai?-
Hermione si coprì la bocca con la mano, per non scoppiare a ridere. Sua madre era davvero eccezionale!
Tornò così di sopra. Si sistemò le occhiaie date dalla stanchezza e si vestì in fretta, per tornare a salvare quel Serpeverde sfortunato dalla moglie di Stephen King e quando mise piede in cucina era ben decisa a non ridergli in faccia. Tanto non avrebbe potuto farlo ugualmente, visti i post-it rosa e verdi sparsi su ogni elettrodomestico.
- Ma che succede qua dentro?- chiese sconvolta - Che roba è?-
- Oh, tesoro! Ben svegliata.- sorrise sua madre, porgendole una tazza di latte caldo - E' l'unico espediente che ho trovato per impedire a Draco di farsi male. Mezz'ora fa ha messo le dita nel frullatore...-
- Che idiota.- mormorò la Grifoncina sedendosi accanto a Malfoy che leggeva poco interessato un giornale babbano dove le scritte e le immagini stavano ferme - Roba da non credere.-
- Strozzatici con quel latte.- le sibilò lui di rimando.
- Che progetti avete?-
A quella domanda entrambi sollevarono il viso dalle loro cose, mezzi angosciati perché sottintesero alla grande.
- Come prego?- chiese Hermione a bassa voce.
- Si...- disse Jane stranita - Che volete fare oggi?-
- Ahhh,- sorrise la strega - Bhè, venendo qui ieri sera ho trovato Lizzy. Ci ha invitato da Alan.-
- Lizzy?- Jane alzò un sopracciglio - Ma quella si mangerà vivo Draco...- e sentendo quella frase Malfoy sentì un brivido perfido sulla schiena. Allora non aveva avuto le allucinazioni! Quella l'aveva spolpato con gli occhi!
- Sai che perdita!- disse comunque Hermione, addentando una ciambella.
- Sei di nuovo scortese...- cinguettò sua madre, servendole anche delle frittelle - E' davvero bello riaverti a casa per un po' tesoro. Di recente ho fatto colazione troppo spesso da sola.-
- Rose quando arriva?-
- Fra qualche minuto credo.- disse la donna fissando l'orologio appeso alla parete - Niente scherzi allora?-
- Non fare capricci, mi rifiuto di darti retta! E tu vedi di fare altrettanto!- disse perentoria al Serpeverde - Se dobbiamo fare magie meglio farle quando siamo soli in casa.-
- Oh, ma io voglio vedere.- disse sua madre con vocetta lamentosa - Dai, è da quando hai fatto saltare per aria il camino che qui dentro non succede più nulla di eccitante!-
- Hai dimenticato quando ho mandato in pezzi il servizio buono di papà.-
- Vero...ma il camino è stato meglio.-
In quel momento trillò il campanello e Draco saltò su a molla, come sempre. Lui li detestava tutti quei suoni maledetti, non riusciva mai a capire da che diavolo di macchinario arrivasse il borbottio!
- E' il campanello Malferret.- disse Hermione tranquilla - Lascia mamma, vado io.-
Quando aprì la porta venne investita da un brivido di freddo. La notte trascorsa era stata carica di neve ma non si sarebbe mai aspettata di venire stritolata e strangolata fra le braccia della fida Rose, una donnina bassa come un tappo, con un cuore enorme, capelli corti neri, esile come un giunco e le braccia simili a una pressa da macchine da rottamare.
- Oh la mia bambina!!- urlò la domestica, strizzandola come uno straccio - Come sei cresciuta Hermione, tesoro!- e le stampò due grossi bacioni sulle guance, quasi facendole mancare anche l'aria - Ma come mai sei già a casa? Non dovresti essere a scuola? Come va con Harry e come sta Ron? Mamma mia, ma ti danno da mangiare in quel postaccio? Sei più magra dell'ultima volta che ti ho visto! Signora, le dica qualcosa!- sbraitò caparbia, mettendo piede in cucina con ancora la testa di Hermione fra le braccia. Ma si bloccò, trovando Draco a tavola.
Lo scrutò sospettosa. - E questo qua chi è?-
- Un barbone raccolto per strada.- sibilò la streghetta, cercando di liberarsi.
Jane rise, scuotendo il capo - No, Rose...è un amico di Hermione, starà per un po' di tempo con noi. Draco, lei è Rose nostra amica e domestica da quando Hermione era piccola.-
La donna continuò a fissarlo acutamente e a lui la cosa piacque poco ma si morse la lingua.
- Sarà per caso un...-
- Un mago come Hermione.- disse Jane solare - Come hai fatto a capirlo?-
- Il cucchiaino...- disse Rose serafica - Sta girando da solo nella spremuta.- e tutti quanti puntarono gli occhi sull'oggetto che girava sul serio dentro al bicchiere con la spremuta, animato dalla telecinesi del biondino. Lo fermò subito, sbuffando ma Jane scoppiò a ridere - Ti prego, continua pure! In questa casa si è visto di peggio. Ah Rose, i ragazzi resteranno qua per una settimana, sono qui per studiare i babbani.-
- E che c'è da studiare?- chiese lei di rimando - Io non ci vedo nulla d'interessante.-
- Meno male che ne sono consapevoli.- sbuffò Draco a bassa voce, prendendosi un cartone da Hermione che tornò a sedersi al suo fianco. Riprese a rigirare lo zucchero nella spremuta a mano mentre in quella cucina si stava scatenando il caos. Quella tizia stramba e seccante metteva le mani ovunque e rompeva le palle alla madre della mezzosangue in maniera impressionante però la signora Granger non ci faceva il minimo caso. La lasciava parlare e le rispondeva con un'ironia che Malfoy però aveva riscontrato spesso nella Grifoncina.
Mentre le due donne preparavano il pranzo, Hermione tirò fuori la lista delle cose da fare, elencate da Raimond.
- Dunque...imparare On e Off.- borbottò furibonda - Lì non ci va tanto. C'è anche scritto su ogni elettrodomestico. Poi...saper distinguere un boiler da una caldaia. Ma che idiozia! Non posso certo mettermi a farti lezione di meccanica adesso! Che gli è preso a Raimond?-
- Si sarà arrabbiato perché gli ho detto che pensavo di lui.- ghignò Malfoy - Che altro?-
- Capire l'esatto utilizzo di cd musicali.- Hermione stavolta parve meno furente.
- Bhè, questa mi pare già una lezione più divertente.- disse Jane addentando un grissino appena sfornato da Rose - Perché oggi pomeriggio non porti Draco al negozio all'angolo? È sempre pieno di ragazzi della vostra età.-
- Si, come mettere un serpente davanti a una mangusta.- frecciò la Grifoncina - Raimond vuole anche che gl'insegni l'esatta segnaletica dei semafori. Rosso e verde. E giallo...-
- E' veramente una scuola per geni,- sibilò Rose con occhio critico - niente da dire piccola mia!-
- E' uno spreco di tempo.- sbuffò Malfoy scocciato - A me non frega un accidenti di niente.-
- E a me non frega niente se a te non importa di restare segato alla fine dell'anno!- Hermione quasi lo prendeva per il collo - Oggi ti porto in giro e ti faccio attraversare la strada finché non avrai capito che ce l'hai fatta veramente quando le macchine non ti stirano Malferret e non provare a replicare. Per l'ennesima volta, se siamo in questa situazione è colpa tua, quindi zitto!-
- Che menata...-
- Ecco, parli già da babbano!- ringhiò la Grifoncina - Vai che sei sulla buona strada! Le ultime cose riguardano oggettistica. Devi imparare ad accendere le luci con gl'interruttori.-
Rose stavolta non poté non parlare.
- Ma siamo sicuri che questi maghi abbiano un minimo di cervello per capire cose così...difficili?- chiese sarcastica e stavolta Draco saltò su come un aspide a cui è stata pestata la coda: aveva la bocca spalancata per gettare una colata di lava quando la strega gli chiuse la bocca ficcandoci dentro una mela rossa, che a lui piacevano tanto visto che le mangiava sempre fra una lezione e l'altra. Poi se lo trascinò via, in camera sua e lì dette sfogo a tutta la sua residua pazienza. Erano lì per un motivo, quindi tanto valeva che si mettesse l'anima in pace e facesse quello che doveva!
Lo minacciò anche con la bacchetta, tanto da sbatterlo seduto sul letto e lasciarlo muto per qualche secondo. Impresa che aveva dello storico, decisamente.
- Capito?- sibilò alla fine - Ne ho basta di te! Fa ciò che ti dico e poche storie!-
- Maledetta di una mezzosangue!- replicò lui di riflesso poi l'ignorò completamente, per guardarsi attorno. E così quello era l'habitat naturale della sua disgrazia preferita. Si era immaginato la sua camera più rosa in effetti...invece era caotica, con tanti oggetti strani che lui non conosceva, colorata e piena di foto...alcune anche magiche.
Queste ultime rappresentavano Hogwarts. Lei con la lenticchia, sua sorella e quei dementi dei gemelli. Lei con le sue amiche pettegole. E quella che lo fece più imbestialire.
Lei abbracciata a Potter, sotto il tempietto di Hogsmade.
- Allora? Mi stai ad ascoltare o no?-
- No.-
- Divertente Malferret! Guarda che io di questa storia ne ho già abbastanza, quindi adesso ti vai a ficcare un maglione e scendiamo in strada. Prima lezione su come attraversarla.-
- Ma non esiste!- disse ridendo sprezzante - Io sto comodo qua a letto...-
- Se pensi che sia dell'umore adatto per giocare ti sbagli.- sussurrò Hermione pericolosamente, abbassandosi sul suo volto irritante ma sempre dannatamente sexy - Fa come ho detto. O finirai sul lettino del dentista!- e fu il ricatto giusto perché lo vide impallidire parecchio.
- Non oseresti!- sibilò.
- Oh, si che lo farei!- Hermione lo fissò eloquente - Cappotto e filare!-
Un minuto dopo il biondino era sul marciapiede davanti alla villetta. C'erano delle persone in giro ma niente in confronto al casino di persone che Draco aveva visto la sera prima, arrivando col taxi. Vide anche qualcuno di quei semafori, in lontananza, proprio come quelli che Raimond aveva fatto vedere in classe con le diapositive.
Si legò meglio la sciarpa al collo e in fondo alla gola aveva il suo bel ringhio feroce e sparì quando un botolino, un cagnetto nero e marrone tutto peloso di appena un mese, gli s'infilò fra le gambe.
- Ehi e questo coso da dove arriva?- borbottò, vedendo la Granger correre da loro con un guinzaglio e una pallina colorata i mano - Oh, è il cane di Rose. Mi ha chiesto di portarlo a fare due passi, intanto che faccio un giro.-
Malfoy lo scrutò un poco. A dire il vero non aveva mai amato molto gli animali, a casa sua ne giravano pochi e solo rettili o rapaci, ma quel cucciolo era particolarmente carino. Ciccione e morbido.
Gli dette una rapida carezza, mentre Hermione gli metteva collare e guinzaglio.
- Ok, ci siamo.- disse la strega - Dai Malfoy, adesso stammi vicino e non perderti come in stazione.-
- Vicino come?- sibilò sarcastico.
- A distanza sufficiente affinché non ti strozzi.-
Girovagarono per circa un'oretta. Hermione gli fece vedere parecchie vetrine, spiegandogli brevemente cosa vendevano ma non ci fu verso di farlo interessare a qualcosa e in effetti poteva anche capirlo. Anche lei avrebbe preferito farsi un giro a Diagon Alley...e quel pensiero la fece sorridere. Decisamente non era più tempo, per lei, di stare bene a Londra.
Voleva tornare a Hogwarts...
- Che hai mezzosangue?-
Abbassò gli occhi su Malfoy, che stava liberando il cucciolo di Rose da una montagnola di neve in cui si era buttato dentro. - Allora?- continuò sagace - Hai una faccia strana.-
- Non ho niente.- sussurrò Hermione. Lasciò passare qualche secondo, per riprendere un minimo di contatto con la realtà anche se dubitava fortemente che quel pensiero, appena passatole davanti agli occhi come una verità fin troppo reale, se ne sarebbe andato rapido così com'era arrivato. Si sforzò di concentrarsi su ciò che dovevano fare e dopo aver preso in braccio il cagnolino, trascinò Malferret nel negozio di musica più grande di Ludo Avenue.
Quando entrarono vennero investiti da un delizioso tepore e per dieci minuti la Grifoncina dovette spiegargli che i cd riproducevano musica di tutti i tipi...Draco non espresse giudizi di sorta ma cominciò a girovagare fra gli scaffali pieni di "scatolette quadrate" mentre Hermione si mise a chiacchierare con i due giovani proprietari del negozio, gente che conosceva da una vita e che aveva ampliato i saloni in maniera impressionante.
Si accorse che era quasi l'una, dopo aver parlato di scuola e divertimenti per un bel po' di tempo, quando andò a riprendere il Serpeverde e scoprì una cosa davvero interessante. Pescò il biondino con le cuffie nelle orecchie e l'anima ormai consacrata al punk e al rock.
- Tutto pensavo tranne che fossi un amante del punk.- rise Hermione, uscendo dalla porta scorrevole - Dai, adesso torniamo a casa. Pranziamo e poi ci rimettiamo al lavoro in mezzo alla strada.-
Draco annuì appena, seguendola e tenendo al guinzaglio il botolo che s'impigliava sempre nello loro gambe.
A tavola il tempo passò veloce, imparò anche a cambiare canale col telecomando mentre la scopa, chiamava così Rose fra sé, borbottava in sottofondo perché la saliera galleggiava a mezz'aria. La signora Jane invece non ci faceva caso per niente né alla loro magie, né ai rimbrotti della figlia. L'atmosfera era tranquilla e spensierata...e lui per la prima volta, dopo tanto tempo...troppo tempo forse, si rilassò. A quella tavola, sentiva di non essere in pericolo...ed era la sensazione più strana che avesse mai provato. Lì non doveva difendersi. Non doveva nascondersi.
Poteva ...vivere.
- Come fai a sapere che è un Serpeverde?-
Si risvegliò di colpo, sentendo la Grifoncina porre quella domanda a Jane.
La donna alzò le spalle, glissando abilmente - Ho visto il suo anello, tutto qua. Se Draco fosse stato un Grifondoro ne avrei sentito parlare prima, non credi?-
- Io non so come faccia a stare così tranquilla!- soffiò Rose con espressione accusatoria verso il biondo - Prima quel Potter, poi quel Weasley! Non è normale portare a casa tanti ragazzi!-
Hermione quasi si strozzò con la zuppa - Ehi calma! Solo Harry era...-
- E allora porta a casa delle ragazze signorina!- replicò Rose saccente - Non dei serpenti!-
- Su questo siamo d'accordo.- frecciò la Grifoncina. Draco rispose con una smorfia e stava per replicare a tono quando Jane si alzò dalla tavola, passandogli dolcemente una mano sul capo - Lasciale perdere. Hanno lo stesso insopportabile carattere.-
- Se non altro, signora, potrebbe proporle ragazzi normali!- sentenziò ancora Rose poggiando le mani sui fianchi.
- E perché?- Jane sbatté gli occhioni scuri, stranita - Hermione è una strega.-
- Vogliamo finirla di parlare come se non ci fossi?- sbuffò la Grifoncina ma sua madre come sempre la fece tacere rifilandole altro cibo nel piatto mentre la domestica s'infervorava tutta.
- Dico solo che non è più una bambina. Quest'anno finirà la scuola e non avrà più modo di...-
- E chi ha detto che tornerà a vivere qua?- rispose la signora Granger, stupendo anche la figlia per quella risposta.
- Non mi rivuoi a casa?- allibì Hermione - Ma cosa dici?-
- A dire il vero vorrei solo che non ti annoiassi fra i non maghi.- spiegò Jane con un bel sorriso, poggiandole una mano sulla spalla - Ma se vuoi tornare a casa dopo l'estate per me non c'è problema. Sarei felice di riaverti qui. Ma come la mettiamo con il problemino magia?-
- Bhè...hai ragione.- ammise la streghetta, sospirando - Dopo l'estate deciderò.-
- Non mi dirai che andrai ancora in vacanza con quei due svitati!?- sbottò Rose sconvolta.
- Io ed Harry volevamo fare un giro in Europa...- disse, temendo di scatenare la terza guerra mondiale - E Ron verrà con noi. Siamo riusciti a convincerlo. Perché? Volevamo andare in Italia.-
- Magnifica idea!- cinguettò sua madre.
- Pessima idea!- replicò Rose con aria burbera - E mi stupisco di lei signora!-
- Si, ogni tanto che io mi stupisco di me stessa...- ironizzò Jane - Comunque possiamo parlare di cose un po' più pressanti? Per esempio della festa di Natale.-
- Ti fermi con noi, vero Rose?- chiese Hermione, benedicendo il cambio di discorso.
- Viene la vecchia carampana?- chiese quella sospettosa.
- Non so ancora...- Jane cominciò a sparecchiare, mettendo alcuni piatti in lavastoviglie - Ma deciderò non appena Scott avrà finito con la produzione a Liverpool. Ha telefonato stamattina presto e mi ha detto che per Natale sarà a casa...porterà suo fratello e la sua famiglia, più i suoi soci. Draco tu non dovresti avvisare tuo padre e tua madre?-
Malfoy cercò di non mostrarsi troppo freddo nella risposta, cosa che sconvolse abbastanza Hermione. Allora le buone maniere gliele avevano insegnate davvero! Com'è che era tutto gentile con sua madre?
- I miei saranno impegnati in questi giorni. Manderò loro un gufo il prima possibile.-
- Come vuoi.- disse Jane sorridendogli - Ma Hermione...non dovresti andare a fare i regali per i ragazzi?-
- Sono a corto di idee e poi sai che dobbiamo studiare.-
- Se continui così finirai per diventare una vecchia strega su quei libri!- sibilò Rose.
- Meno male che qualcuno oltre a me te lo dice.- frecciò Draco verso la Grifoncina, che quasi gli piantò una forchetta nella mano in risposta - E poi i regali per Harry e Ron li ho già fatti. Mi manca solo quello per Elettra.-
- A quella lì piacerebbe solo una cosa.- continuò il Serpeverde sogghignando e non contento rischiò anche un dito visto che la Grifoncina cercò di tranciarglielo con il coltello del dolce. Finita l'ottima torta al cioccolato di cui Draco e Jane si servirono due volte, si trasferirono nel grande salone. Malfoy si guardò attorno e notò per la prima volta il pianoforte e la grandissima libreria a fondo della stanza, arredata perfettamente.
Guardò svogliatamente i titoli babbani, poi andò alla finestra. Dava sul retro della villa e c'era un bel giardino, completamente innevato. Per il resto, la giornata fu totalmente una menata fatta di prove pratiche ma anche abbastanza divertente sui vari interruttori della luce, di On e Off, su come infilare un cd nel lettore e farlo partire, i vari simboli presenti sulle manovelle della lavatrice ecc.
Alle sei era già tutto buio e Draco gettò la spugna. Decisamente ne aveva basta.
Quell'endovena di porcate babbane lo aveva steso ma quella sadica di una grifondoro non era paga per nulla. Infatti gli fece rinfilare il cappotto e la sciarpa e lo trascinò a prendere un tram di linea, per andare in centro.
- E adesso che siamo qua che facciamo?- rognò esasperato - Ne ho basta di babbani per oggi.-
- Io anche se devo essere sincera.- le sfuggì davanti a una vetrina di oggetti da regalo - Ma a te serve la pratica e non la teoria. Hai imparato a usare gli interruttori e anche il mio lettore cd, quindi possiamo ritenerci soddisfatti visto che alla prima lezione a scuola hai fatto esplodere quello di Raimond. Domani attraverserai la strada e staremo sotto ai semafori per i pedoni ma ti ricordi cosa dobbiamo fare stasera?-
- Si, devo andare a farmi sbattere al muro dalla babbana.- sibilò velenoso, sedendosi su una panchina e tirando fuori il pacchetto di sigarette - Mi spieghi perché vuoi uscirci se non ti piace?-
- Chi ti ha detto che non mi piace?- allibì Hermione.
- Tua madre stamattina.- disse, dando un tiro - Prima che mi parlasse del suo lavoro.-
L'ammazzava! Si, Jane Granger sarebbe presto uscita sui giornali, strangolata dalla figlioletta adorata!
- Dicevano che sei strana?-
Hermione sollevò le spalle, tornando a fissare la vetrina per non doverlo guardare in faccia.
- Maghi e babbani sono più simili di quanto credono.- mormorò lei, stringendo i pugni.
Draco tacque, sogghignando. Ciccò a terra e la raggiunse, guardando il suo riflesso nello specchio.
- Un mago è più forte di un babbano.-
- E che dovrei fare Malferret? Spaccare il mondo e far vedere a tutti quelli che mi prendono in giro che sono migliore di loro? Spiacente, così risolvete le cose voi Serpeverde ma io no!-
- Adesso mi fai ridere...- sibilò lui, facendola girare e abbassandosi su di lei - Non è per dimostrare di essere più forte che hai accettato quella scommessa, quasi quattro mesi fa?-
Stavolta lei rimase in silenzio, tenendo però ostinatamente lo sguardo fisso in lui. Oh, quella soddisfazione non gliel'avrebbe mai data. Stare a casa sua, insieme a lui, significava mettersi già abbastanza a nudo...troppo e le faceva male, se n'era accorta quel giorno a tavola ma non avrebbe mai accettato di sbattergli in faccia il suo cuore come nulla fosse. E Draco sorrise, vedendola così ostinata. Dio, non si smentiva davvero mai.
Sarebbe morta pur di non farsi vedere debole. O bisognosa di aiuto...di conforto. Era come lui.
E di nuovo erano anche troppo vicini.
Hermione si scostò appena ma qualcosa attirò l'attenzione di Malfoy. Da un pezzo si chiedeva cosa tenesse appeso a quella catena dorata che portava al collo...e gliela estrasse dal maglione a collo alto per restare perplesso.
- E questa dove l'hai presa?- chiese, fissandola di sottecchi - Una Giratempo...niente meno.-
- Ce l'ho dal terzo anno.- spiegò lei, rinfilandosela sotto la giacca bordata di pelo - Ma la uso per le lezioni.-
- Devo crederci?- ghignò lui.
- Sono una Grifondoro. Non una Serpeverde.- replicò Hermione ironica, poi lo afferrò per la mano e lo trascinò per qualche via secondaria, illuminatissima, fino a quando non trovò quello che cercava.
- Ecco ci siamo!- disse allegra - Così potremo uscire senza dare troppo nell'occhio!-
- Ah te lo scordi!- ringhiò lui - Io non mi concio come un coglione babbano!- ma fu inutile perché in un attimo venne catapultato nel negozio di abbigliamento e ne uscirono che era ormai l'ora di chiusura.

Erano le undici quando Draco Malfoy cominciò sul serio a maledire la stirpe babbana dai loro sfigati progenitori.
Bastava solo sentire il baccano che proveniva da quel posto e il fastidio che quei jeans dannatamente babbani gli procuravano al suo delicato e regale culo che la voglia di prendere la bacchetta e fare un massacro alla Peter Minus in mezzo alla strada si faceva sempre più strada in lui.
- Ok, adesso ascoltami bene!- Hermione gli stava davanti e lui più che sentire quello che diceva fissava la sua bocca che aveva voglia di mordere e baciare fino a farle mancare il fiato - Niente magia, niente telecinesi, niente bacchetta, niente insulti, niente "sta zitto deficiente di un babbano!" e specialmente non scatenare risse! Intesi Malferret?-
- Mi hai preso un animale o cos'altro?- mugugnò lui, guardando più che altro nella scollatura della sua maglia nera, sotto il cappotto - So stare fra gli altri, non è il caso che ti fai saltare i bottoni...adesso. Magari stasera in camera.-
Lei in risposta emise un ringhio e afferrandolo per mano lo trascinò dentro al bar, dove vennero investiti da un casino bestiale di urla per le finali di basket, birra chiara e una nube di fumo.
Lui si guardò attorno, non molto interessato ma proprio in quel momento una mandria di ragazzine si avventarono sulla sua mezzosangue, abbracciandola e baciandola. Si avvicinarono poi anche due o tre ragazzi babbani che l'abbracciarono a loro volta, scrutando poi lui con aria interrogativa. Bhè? Cazzo avevano da guardare.
- Ciao Draco!- quella era Lizzy che lo afferrò per mano e lo sospinse vicino a Hermione - E' un amico di Herm! Viene anche lui dalla sua scuola. Ragazzi lui è Draco.-
Chissà perché non poteva farli saltare tutti per aria quei cretini che continuavano ad allungargli le mani.
Colse un bel po' di occhiate assatanate e conscio che non avrebbe retto uno stupro da parte di una babbana decise di starsene ben incollato alla mezzosangue. Li trascinarono a un tavolo in fondo al pub quasi pieno e attaccarono a parlare così tanto che lui riuscì perfino a ingoiare quella roba che la mezzosangue chiamava birra.
Non gli spiaceva particolarmente e per occupare il tempo, mentre quella Lizzy lo rincoglioniva e si spingeva addosso a lui con il reggiseno praticamente fuori dalla camicetta color sanguinaccio, fumava anche come un turco tanto là dentro a quanto pareva la legge antifumo non vigeva manco di striscio.
- Draco ma tu ce l'hai la ragazza?-
Ok, quello era un attacco bello e buono! Ne aveva sentite e viste di tutti i colori in un'ora e stare lì a farsi irretire da quella proprio non ci pensava. Così si abbassò su di lei e con aria da cospiratore le disse: - Devo dirti una cosa...-
- Dimmi tutto!- sussurrò lei soave, avvicinandosi ancora di più.
- Vedi...io sono gay..- cinguettò e poi la piantò lì per andare a prendere qualcosa al banco mentre la cara Lizzy aveva immediatamente capito che uno del genere era tutto tranne che gay.
Malfoy si sedette al bancone e cominciò a guardare lo strano gioco che stavano dando nella televisione piatta sopra la sua testa. Dei dementi correvano e infilavano una grossa palla in una rete. Un po' come il quidditch.
- Ciao, che ti porto?- gli chiese qualcuno.
Lui neanche si sprecò a vedere chi fosse - Una vanga per sotterrarmi.-
Sentì una risata divertita e poi gli venne messo un boccale di birra davanti al naso. Finalmente vide che era il barista, un tizio sui ventisette anni, con rasta e piercing al sopracciglio - Tu sei l'amico di Herm vero?-
- Si.- borbottò portandosi il boccale alla bocca.
- Io sono Alan, il padrone del locale.- gli disse, portandogli anche un posacenere - Sbaglio o sei appena scappato dal tavolo dei ragazzi? Lizzy ha subito attaccato con la caccia?-
- Già.- bofonchiò accendendosi l'ennesima sigaretta - Conosci la Granger da tanto?-
- Hermione?- rise Alan - Si, da quando era piccola. Sua madre è la mia dentista e io abitando qua sopra la vedo sempre in giro. E' una brava ragazza. Ma se vai a scuola con lei lo saprai immagino.-
Draco tacque, bevendo ancora. Quella roba scivolava giù che era una meraviglia. Quant'è che ne aveva bevute?
- Attento, Lizzy non molla mai l'osso fratello.- gli disse ancora il barista - Hai provato a cercare delle scappatoie?-
- Le ho detto che sono gay.-
- E lo sei?-
- No.-
- Bhè, Lizzy è una di quelle che pensano che gli unici gay sono quelli che ancora non l'hanno incontrata.-
- Fantastico.-
- Che ti fumi?- bofonchiò Alan dopo un attimo, in un momento di spot della partita.
- Roba di un mio amico.- disse Draco svagatamente ma poi di colpo si ricordò qualcosa che aveva detto la mezzosangue, riguardo a erbe fatte in casa. Erano illegali lì o sbagliava? Alzò gli occhi su Alan con aria angelica ma quello invece di denunciarlo gli chiese se poteva fare un tiro. E si sballò nel giro di due minuti. Forse i babbani non erano abituati...a quella roba che nemmeno lui sapeva cosa fosse, visto che Blaise manteneva il segreto di stato su certe cose, ma quell'Alan dopo una sola sigaretta aveva preso il volo per lo spazio.
E fra lui mezzo fatto e Draco sull'orlo della sbronza, viste le birre a cui non era abituato, ne uscirono numeri alquanto divertenti. All'una l'irriducibile Malfoy aveva capito tutte le regole del basket anche da pieno fino all'orlo e faceva un tifo da stadio insieme a tutti gli hoollingans del pub. Caso voleva che una delle squadre fosse quella di casa della Scozia e quando vinsero gli scozzesi venne fuori un vero putiferio. Draco vide una decina di tizi con una toga scozzese, gonnellino, capelli lunghi e faccia colorata di blu salire su un tavolo...e attaccare a fare un discorso sulla libertà che lui non capì molto ma a parte le stranezze babbane divenne, come ogni buon brillo, un vero amicone per Alan.
Erano le circa le due quando la povera Hermione riuscì a scollarsi di dosso un vecchi spasimante decisamente troppo focoso. Disgraziatamente lo aveva innaffiato con la birra senza volerlo e aveva trovato la scusa per correre da Draco, al bancone. Quando lo raggiunse lo guardò decisamente stranita. Lo tirò per la manica e lo vide urlare come un pazzo alla televisione, insieme a tutti gli altri commensali.
Quando lui la vide invece l'abbracciò forte, rischiando di cadere dall'alto sgabello.
- Ehi Herm, Draco è un grande!- cinguettò Alan con una sigaretta fatta in casa da Malferret dietro all'orecchio.
- Si, su questo non c'erano dubbi...- replicò lei, aiutando il biondo a stare seduto decentemente - Ma cosa state facendo?- chiese e poi si dette dell'idiota, guardando la decina di boccali di birra vicini al Serpeverde. Decisamente però preferiva Malfoy quando beveva. Sorrideva e rideva di più.
Così chiese ad Alan un caffè, ammesso che fosse stato in grado di farlo, e poi si sedette accanto a lui ma Draco fu più veloce e se la prese in braccio, continuando a guardare la televisione e a rollare sigarette. Fu decisamente una serata divertente. Hermione ebbe modo di vedere il suo velenoso nemico privo di maschera di classe, con una bella dose d'alcool nelle vene e un sorriso vago e sereno sulla bocca sensuale.
Fosse stata come lui se ne sarebbe approfittata...ma poi pensò che in fondo...non ne valeva la pena farlo quando lui non se ne sarebbe poi ricordato. Sarebbe stato inutile. Alle tre e mezza, quando fu un po' meno sbronzo, decise che era meglio riportarlo a casa, dall'altra parte della strada. Pagò il conto e salutò Alan e portò via il suo adorabile compagno prima che Lizzy riuscisse a bloccarlo contro il muro e fargli un'ispezione orale.
Hermione Granger credeva ormai di averle viste tutte ma quando arrivarono a casa Draco Malfoy fece il numero peggiore della sua vita, anzi...quello di quella sera a casa della sua mezzosangue finì al numero due, perché al primo posto salì una cappella che avrebbe fatto solo alla festa del diploma. Comunque entrarono in cucina con tutte le luci spente. La Grifoncina lo lasciò seduto a tavola per andare a mettere i cappotti nell'anticamera ma quando tornò udì qualcosa che aveva dell'extraterrestre.
Draco, ancora un pelino fuori di testa, si era non si sa per quale motivo attaccato al cellulare di Hermione e tastando qua e là a casaccio ero riuscito a telefonare all'ultima chiamata registrata. Harry Potter.
E il Grifondoro stava dormendo, dopo una giornata allucinante passata in punizione a causa di Piton, ma si svegliò di soprassalto quando il suo cellulare che a scuola non prendeva mai, si mise a squillare.
Strizzò gli occhi più volte, poi senza neanche ficcare gli occhiali afferrò l'aggeggio nascosto sotto il materasso di piuma e rispose. Per un attimo non sentì nulla così ridisse pronto alquanto seccato...
- Ma guarda...funziona davvero...-
Harry sentì quella voce lontana e guardò il numero sul display. Hermione?
- Hermione?- chiese - Ma sai che ore sono?-
- Ma come faccio a sentirti?- bofonchiò di nuovo la voce svagata e impastata - Sei vicino?-
Stavolta Harry ebbe un'illuminazione. Quella voce la conosceva...
- Malfoy?- sussurrò stralunato.
- Oh Potter...- Draco deglutì, ancora intontito - Devo dirti una cosa...-
Il Grifondoro si mise seduto, fissando il cellulare come se fosse stato un oggetto malefico. Stava parlando con Malfoy al telefono! No, stava sognando di sicuro! Chiuse la comunicazione e rimise a dormire ma un attimo dopo il cellulare squillò di nuovo - Pronto!- sbottò bellicoso.
- POTTER...POTTER....-
- Non è il caso che urli idiota! Ti sento!- ringhiò Harry lasciandosi andare sul cuscino e chiedendosi se stava parlando con un Malfoy di una realtà parallela - Cioè...mi spieghi che cazzo stai facendo? Che vuoi da me?-
Draco si lasciò andare contro la tavola, facendo una smorfia strana.
- Ti devo parlare ho detto...-
- Ma sei ubriaco?- sibilò Harry - Come hai fatto a usare un telefono? E dove sei?-
- A Londra.-
- A Londra? Si e io a Puffolandia.-
- Cos'è Puffolandia?-
- Malfoy vaffanculo.- disse il moretto - Sto per sbatterti giù. Ti avviso.-
- Sbattermi giù cosa?-
Harry si mangiò le nocche. Ma che cazzo stava a parlare con quello??
- Come va Potter?-
- Benone, mi hai solo svegliato alle quattro di mattina perché sei pieno come una nave.- ironizzò senza capire perché andava avanti a parlare con quello psicotico - E tu come stai?-
- Hm...- Draco fece una smorfia - Io e te non abbiamo mai parlato...però ti devo dire una cosa.-
- Ecco, dimmela che poi torno a dormire.-
- Non ti sopporto proprio Sfregiato.- cominciò il Serpeverde - Non ti posso vedere.-
- Anche io.-
- Bene, siamo d'accordo...sono contento.-
- Sono felice che tu sia felice Malfoy...adesso posso spegnere?-
- Non ho finito.- Draco assunse una strana espressione, quasi vuota ed Hermione che stava sulla porta se ne accorse benissimo. Qualcosa non andava, specialmente quando sentì ciò che disse.
- Non ti ho mai detto grazie...- sussurrò il biondo, fissando il suo anello d'argento col serpente annodato su se stesso - Mi hai salvato la vita per qualche tempo e non ti ho mai ringraziato.-
- Salvato da cosa?- Harry tornò a mettersi seduto, corrucciando la fronte - Ma di che parli?-
Il moretto e la Grifoncina lo sentirono ridere sommessamente, come se stesse ridendo di se stesso.
- Dai, non lo sai?- continuò Draco ghignando - Per qualche tempo sono stato al sicuro grazie a te.-
- Stai parlando di Voldemort?- mormorò Harry a bassa voce.
- Parlo di tutto...-
- Tuo padre?-
Stavolta il biondo serrò il cellulare nel palmo, come per spezzarlo.
- Malfoy?- chiamò il Grifondoro - ..Draco?-
- Notte Harry.- disse lapidario.
- No...aspetta! Draco aspetta!- ma l'altro aveva già chiuso la chiamata, restando con lo sguardo fisso verso la debole luce della cucina. Quando notò Hermione sulla porta non disse nulla. Si limitò a lasciar andare il cellulare sul tavolo, poi le allungò la mano che stranamente la Grifoncina prese subito. L'attirò a sé e l'abbracciò stretta, passandole le braccia attorno alla vita e stringendo quasi da farle male ma non fece altro.
Rimase col viso premuto contro il collo di Hermione per molto tempo, fino a quando lui stesso non la lasciò andare. Tornarono al pieno di sopra per mano e lo lasciò davanti alla sua stanza. Rimase a vederlo sparirvi dentro, quindi lei tornò in camera sua...e si mise alla porta finestra, avvolta in una coperta.

A Hogwarts invece Harry Potter aveva perso il sonno.
Si ritrovò a girare per i corridoi della scuola, col capo basso, la testa fra le nuvole.
Non era stata solo quella strana telefonata ricevuta in piena notte da Draco Malfoy a togliergli le forze anche per dormire. Quella era una parte delle sue preoccupazioni. Una parte chiamata Lucius Malfoy.
L'altra parte che amplificava la sua paura era il non sapere esattamente contro chi o cosa doveva combattere quella volta. Da giorni si sentiva osservato, quasi braccato. Da quando Hermione era andata via, era accaduto che si sentisse spesso seguito da qualcuno. A volte sentiva o vedeva qualcosa...delle ombre solitamente.
Ombre che seguivano la sua, sui muri...contro la luce. Anche nei suoi sogni.
E i gigli...sentiva il loro profumo vacuo ovunque. Sentiva un soffio gelido sulla pelle, nel cuore.
- Harry, torna a letto!-
Si voltò spaventato e vide Ron con la mappa del Malandrino.
- Dio, m'hai fatto quasi morire!- sbuffò il moretto - Ma che t'è saltato in testa?-
- Rivincita per Halloween.- sbadigliò Weasley affiancandolo - Ma lo sai che ore sono? Ti ho sentito borbottare prima e così mi sono svegliato anche io. Ti sono venuto dietro con la mappa, nel caso quello spaccacazzo di Piton si faccia una passeggiata a queste ore.-
- Grazie.- disse lo sfregiato - Senti...dai, vieni dentro!- e lo spinse in aula vuota - Devo parlarti un attimo.-
- E' tardi per dirmi che sei gay e innamorato di me. Halloween è passato.- sibilò Ron annoiato - Dai Harry, è tardi davvero! Vabbè che domani mattina possiamo dormire fino a mezzogiorno ma se a Tristan salta di fare lezione con un altro troll vorrei essere in grado di intendere e di volere.-
Potter andò alla finestra aperta, poi incrociò le braccia al petto e si voltò verso il suo migliore amico.
- Tu i Malfoy li conosci...- iniziò.
- Si tratta di Hermione?-
- No, no...- Harry scosse la mano - Tu mi hai sempre detto che Lucius Malfoy è stato il primo a ritirarsi quando ho sistemato Voldemort quando ero piccolo, giusto?-
- Si, è vero.-
- Ma in tutti questi anni che ha fatto? Pensaci, prima Ginny e la Camera, poi i Mangiamorte all'Ufficio Misteri...e adesso la cicatrice mi fa male da impazzire. Senza contare che stanotte ho ricevuto una telefonata strana.-
- Da chi?-
Harry fissò negli occhi verdi di Ron, poi scosse il capo.
- Lucius Malfoy potrebbe arrivare a spedire un Mangiamorte fra noi?-
Ron stavolta tacque, cominciando a capire. Scese dal banco e gli andò accanto, alla finestra. Guardò fuori, nel giardino ghiacciato e coperto di neve e gigli, poi sospirò. - Pensi che arriverebbe ad ammazzare suo figlio?-
- Penso che se la cicatrice si è riaperta allo sta accadendo qualcosa. Un seguace di Voldemort molto potente può aver fatto una cosa simile. Non scordiamoci che oltre a Voldemort anche molti suoi adepti erano molto potenti.-
- E Malfoy è uno di questi.- Ron annuì - Ok, teniamo gli occhi aperti Harry.-
E detto quello uscirono dall'aula. Il corridoio era illuminato dalla luce della luna piena e le loro ombre correvano veloci.
A un certo punto però accadde qualcosa. Harry sentì una fitta terribile alla testa e crollò in ginocchio. Ron gli fu subito accanto ma all'improvviso entrambi tremarono. Freddo...tanto freddo...e il potere di Voldemort.
Alzarono lo sguardo, nello stesso momento...e davanti a loro c'era qualcuno piegato e ferito come Harry.
Con una mano sul cuore, una ragazza bellissima dagli occhi azzurri li fissava con espressione stravolta.
Ma sparì, Smaterializzandosi...prima che uno di loro due potesse capire la tremenda realtà che aleggiava sulle loro teste.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9° ***


 

Hermione Granger stava appoggiata al cancello di casa sua, con lo sguardo volto alla strada.
La neve cadeva leggera e le s'incastrava nei capelli mentre le luci di Natale illuminavano la via festante.
Era il Vigilia di Natale e lei stava aspettando Edvige. Quella poveretta doveva essere stata caricata di pacchi e anche lei in effetti aveva un bel po' di roba da mandare a Hogwarts mentre un certo mago di sua conoscenza affinava la sua tecnica ad attraversare la strada, da sotto il semaforo per i pedoni.
Draco Malfoy arrivò da lei dopo qualche minuto, con una sigaretta fra le labbra.
- Allora? Contenta adesso?-
- Devo ricordarti che disastro hai fatto ieri?- sibilò la Grifoncina - Grazie a Dio non si è fatto male nessuno!- ringhiò, ripensando a quando il Serpeverde il giorno prima era rimasto imbambolato in mezzo alla strada per riprendere il cucciolo di Rose che era scappato e una macchina era sbucata all'improvviso. Hermione stava sul marciapiede ed era quasi morta per lo spavento ma i riflessi del biondo si erano dimostrati incredibili. Si era Smaterializzato subito ed era riapparso in casa, accanto alla signora Jane, che era scoppiata a ridere, e alla domestica che aveva quasi rovesciato l'arrosto. A parte quel piccolo incidente e le decine di sberle che si era preso dalla mezzosangue, Draco non aveva più neanche messo le dita nel frullatore, aveva imparato a fare scherzi al telefono e a non mettere i cd nel tostapane.
Mentre pensava quello vide finalmente qualcosa muoversi nel cielo. Le piume bianche di Edvige furono le ultime a vedersi mentre quelle del gufo di Ron le apparvero più nitide.
Entrambi i volatili planarono e si appollaiarono sul davanzale della finestra della cucina.
- E' arrivata posta?- chiese Jane sorridendo - Se hai scritto a Harry e Ron fai loro gli auguri da parte mia.-
Hermione annuì e liberò Edvige dal suo peso, per poi caricarla di un altro. Lo stesso col gufo di Ron che le aveva portato anche il regalo di Elettra. Prese le lettere e le sostituì con le sue ma prima di fare ripartire le civette le fece rifocillare un poco. Una volta finito si mise a tavola, scartando le lettere dei ragazzi. Principalmente erano di auguri, molto affettuosi da parte della Baley tra l'altro ma la Grifoncina trovò anche una lettera piuttosto informale.
Vedendo la sua faccia, Draco capì che c'era qualcosa che non andava.
- Notizie da scuola?-
Hermione si scosse - I ragazzi...l'altra notte hanno visto il fantasma nero.-
- Caso strano era una sventola dagli occhi azzurri?- chiese lui sarcastico.
- Già.- la strega si passò le mani fra i capelli - Dicono che l'hanno trovata per caso, in mezzo a un corridoio mentre Harry ha sentito di nuovo dolore alla cicatrice. Stava male anche lei, a quanto racconta Ron.-
Malfoy sbuffò, mettendosi alle sue spalle e leggendo a sua volta. In effetti dalla lettera non trasparivano segni di reale tensione. Quei erano solo abbastanza eccitati nell'aver visto quella ragazza e anche se il problema dello Sfregiato persisteva, forse quella Lucilla non era poi così pericolosa come avevano pensato.
In fondo da quanto Draco ricordava, era pallida come uno straccio e probabilmente, da come diceva anche la lenticchia, non si sentiva bene. Una che non si sentiva bene però non poteva certo Smaterializzarsi a Hogwarts...
- Quand'è che abbiamo il treno?- chiese Hermione all'improvviso.
- Il ventisette pomeriggio.-
- Quella fa in tempo ad ammazzare Harry.-
- Quella non farà un bel niente perché magari è solo una disgraziata finita sulla tua strada per sbaglio!- sibilò Draco addentando un biscotto al cioccolato - Vuoi finirla di vedere minacce ovunque? Sei anni contro quel demente ti hanno davvero fatto diventare una psicotica.-
Lei lo fissò truce - Ti andasse di traverso.-
- E' la verità mezzosangue. Finiscila di vedere pericoli ovunque e vivrai meglio.-
- Non si vive facendo lo struzzo!- replicò seccata ma dalla faccia di Malfoy capì che non aveva colto la metafora e lasciò perdere. In fondo non sarebbe stato corrette rivangare ciò che era accaduto dopo la serata al pub. Così prese i suoi regali e li portò in camera sua, sapendo bene che erano magici e quando tornò sotto trovò un bel po' di casino.
Sua madre stava al telefono e fra lei e Draco stavano facendo fuori tutti i biscotti.
- Si...si, ok...vi aspettiamo.- disse Jane con aria annoiata e tono dolciastro - Certo, sarà un piacere rivedervi...- e dicendo quello si passò orizzontalmente una mano sulla giugulare - Ok, perfetto. A stasera.-
- Era lo zio Richard?- chiese Hermione ridendo.
- Sai che non lo sopporto.- disse la donna sedendosi a tavola - Stasera viene alla festa con sua moglie e i suoi tre odiosi figli. Senza offesa ma non ho mai sopportato la famiglia di tuo padre.-
- Loro cosa fanno?- le chiese Draco mentre Hermione ormai non si stupiva più delle domande che faceva a sua madre.
- Oh, Richard è il fratello di mio marito Scott e lui e sua moglie sono attori...-
- Da tragedia.- specificò la strega.
- Già, ogni volta vorrei tagliarmi le vene.- ironizzò Jane.
- Mamma!-
- E' la verità.- finì lei raccogliendo le briciole sul fondo del piatto che lei e Malfoy avevano spazzolato - Comunque hanno questi tre figli maschi, uno più fuori di testa dell'altro. Uno ha la vostra età, uno di un anno più grande e l'ultimo ha quindici anni. Sono tre drogati secondo Rose.-
Draco nascose una risata ma Jane fece una smorfia - E poi non mi piacciono come trattano la mia bambina.- disse abbracciando Hermione che scosse il capo di rimando - Quando era piccola non la lasciavano mai in pace. Ma adesso hai la tua bella licenza e sono sicura che ci divertiremo!-
- Mamma, non voglio fare magie per queste cose dai!-
- Legittima difesa.- asserì Jane - Se no lo chiedo a Draco.- e vedendo la faccia diabolica di Malfoy, la Grifoncina capì che era meglio lasciar perdere. A dire anche lei preferiva non vedere quella gente che l'aveva sempre vista come un'aliena anche da piccola, quando faceva accadere strane cose ma col tempo aveva capito che non tutti sanno guardare oltre ciò che appare. Lei invece aveva imparato presto a non fidarsi mai delle apparenze.
- Chi altro viene?- chiese Hermione poco dopo, quando fu sola con sua madre.
- Tua nonna non mi ha detto ancora nulla.- disse sua madre, osservando l'arrosto dentro al forno - Avvisa sempre all'ultimo momento, lo sai. Ma appena telefona l'avviserò che naturalmente sei tornata a casa e che solo si azzarda a guardarti in un modo che non mi piace potrebbe ritrovarsi senza denti né dentiera.-
- Mamma...-
- Mamma un corno.- replicò Jane indifferente - Questa è casa tua. Adesso però vai a prepararti e fatti un bagno rilassante. Ti servirà una buona dose di pazienza questa sera. Esattamente come a me.-
La Grifoncina annuì così filò in camera sua. Per un attimo rimase a osservare il vestito che aveva scelto, poi lasciò perdere pensando che tanto Draco non avrebbe fatto caso a che indossava ma solo a ciò che c'era sotto (quel maniaco) e andò in bagno, decisa a calmarsi i nervi prima di vedere i suoi parenti.
Stava a mollo nella vasca da quasi cinque minuti quando si accorse, rabbrividendo che non aveva chiuso a chiave e fu ancora più chiaro quando Draco spalancò la porta e si accostò allo stipite con la schiena, come terrorizzato.
Si accorse di lei e rimasero a fissarsi nelle palle degli occhi giusto un secondo. Quando capì che era immersa nella schiuma fino al collo fece una smorfia, poi prese la bacchetta e si chiuse dentro con lei.
Stranamente Hermione si sentì invasa dalla calma. In fondo un sacco di gente commetteva omicidi con un perfetto sangue freddo no? Lì nella vasca proprio alla Psyco poi!
- Un secondo e me ne vado!- disse lui, vedendo gli oggetti sulla specchiera traballare pericolosamente - Ma c'è quella maledetta scopa che vuole convincermi ad accendere le palline elettriche dell'albero di Natale!-
- E allora?- sibilò Hermione fissandolo sconcertata - Ti pare il caso di scappare?-
- Qualsiasi cosa di elettrico che ho toccato finora ha cercato di troncarmi le dita della mano!-
- Ma sei deficiente? Ti pare che le palline colorate abbiano delle cesoie rotanti? E ora vattene!-
- Oh che palle.- sbottò Draco scocciato - Tanto non vedo mica niente.-
- E allora? Io mi sto facendo un bagno.-
- Non c'è posto lì per me?- sibilò perfido.
E lei stavolta arrossì parecchio. - No, qua non ci stai.-
- Davvero? Eppure è grande la vasca...-
- Malfoy fuori o ti...- ma non finì perché s era già piegato su di lei, al limite della sopportazione. Con una mano le reggeva la nuca, con l'altra le carezzava la guancia mentre con maestria cominciò a mordicchiarle il lobo dell'orecchio. Ormai aveva resistito anche troppo, si disse. Quattro mesi con lei senza sfiorarla...
Ancora un po' e si sarebbe fatto prete.
- Malfoy...-
- Questa è la mia vendetta per il succhiotto.- le sussurrò sofficemente - Colpa tua se sei nella vasca.-
Non seppe dire nemmeno lei cosa li fermò. Passò un tempo che alla strega parve infinito, col collo coperto di baci e leggeri morsi da quel maledetto Serpeverde che le faceva battere il cuore...poi un rumore improvviso aveva rotto l'incanto e prima che qualcuno si accorgesse della loro assenza, Draco decise che era ora di levare le tende. Ma lo fece quasi facendo del male a se stesso. Non avrebbe più voluto staccarsi...mai più. Ma sparì, Smaterializzandosi, lasciandola finalmente sola.

All'ora di cena Draco Malfoy poté dire di non aver mai visto tanto babbani in vita sua.
E uno più deficiente dell'altro, come gli aveva detto Jane all'orecchio.
Era inutile negarlo, per lui quelli venivano da un altro pianeta. Muovendo le bacchette non producevano alcun effetto, mangiavano da pazzi ed evitavano la magia come la peste. Ma la cosa che più gli pareva assurda era come trattassero la mezzosangue. Suo padre gli era parso già un po' bizzarro ma Draco aveva sempre creduto che lei vivesse super coccolata da tutti...invece quella sera scoprì tutto il contrario. A tavola specialmente, e ringraziava Jane che gli stava sempre vicina temendo che lo mangiassero al posto del delizioso arrosto, ne sentì di tutti i colori. Battute cretine su Hogwarts, sottintesi sulla magia e altre frecciate per lui degne di avvelenamento e tutte rivolte a Hermione.
Doveva anche ammettere che la cosa lo infastidiva parecchio ma per una volta Scott Granger aveva dimostrato cosa pensasse davvero. Infatti, per quanto il Serpeverde lo avesse trovato poco a suo agio a parlare di sua figlia e delle sue "stranezze" secondo i babbani, l'aveva difesa a spada tratta da quel deficiente di suo fratello e di sua moglie. A un certo punto erano arrivati anche i suoi collegi o soci, cosa indistinguibile per il biondino, e non c'era stato più verso di cenare in santa pace. Lui le conosceva a memoria quelle cene. A casa sua erano all'ordine del giorno...
Quando vennero a sapere che anche lui era un mago poi...
Grazie al cielo Jane Granger era una specie di angelo incarnato e lo salvava da ogni domanda demente ma quei tre figli di suo cognato...cazzo, tre drogati davvero come diceva Rose!
A metà serata li avrebbe già pietrificati, peccato che la mezzosangue gli avesse confiscato la bacchetta.
Erano circa le dieci e fra una portata e l'altra il fratello di Scott Granger parlava di teatro. Naturalmente c'era un gran fervore a tavola e anche la Grifoncina partecipava interessata...naturalmente gli unici a parlare per i cazzi loro erano lui e Jane anche se, il piccoletto di quindici anni, cugino della mezzosangue, ogni tanto cercava di chiedere se potevano fare qualche magia ma i maggiori lo zittivano sempre, come se si fosse trattato di un numero da stregoni da strada.
E lì lui s'incazzava come un aspide ma i ripetuti calci di Rose da sotto la tavola lo convinsero che era ora di sloggiare. Jane si accorse che doveva tirare un po' il fiato e spedì lui ed Hermione in cucina, a smistare un po' di roba.
Appena entrarono la Grifoncina tirò un sospiro di sollievo.
Draco sogghignò, fiondandosi a vedere se c'era del dolce al cioccolato.
- Simpatici mezzosangue...posso ammazzarli tutti?-
- Solo se me ne lasci la metà.- le sfuggì.
Malfoy ghignò in risposta, sedendosi sulla tavola della cucina e la sua occhiata espressiva non piacque per niente a Hermione, che chiuse la porta per non farsi sentire - Avranno tanti lati negativi ma...-
- L'unica in cui non vedo lati negativi è tua madre.- sibilò lui.
- Solo perché ti riempie di biscotti maledetto...- e fissò il suo fisico incazzatissima - Ma come ti odio! Mangi tanta cioccolata da scoppiare e non ingrassi di un etto!-
- Adesso non rigirare la bistecca come al solito...-
- La FRITTATA!- lo corresse lei furibonda - E non ti voglio sentire.-
- E invece mi stai a sentire!- sbottò lui afferrandola per i polsi - Quelli sono solo dei babbani!-
- Senti chi parla!- ringhiò lei strattonando per liberarsi - Tu che dall'alto del suo sanguepuro ti permetti di pestare chiunque sia nato fra i babbani! Non immischiarti nei miei affari Malfoy! Come io non sono mai venuta a chiederti che diavolo succede nella tua famiglia, tu non ficcare il naso nella mia!-
Draco indietreggiò, serrando la mascella. Ma si, a lui che importava? Che andasse all'inferno!
In quel momento però si spalancò la porta ed entrò una donna coi capelli grigi, raccolti in uno chignon elegante.
Rimase sulla soglia e i suoi occhi si fecero improvvisamente duri.
- Sei qui...- sibilò verso Hermione.
Malfoy vide la sua mezzosangue indietreggiare, quasi a farsi con la schiena contro di lui.
- Ciao nonna.- sussurrò un po' imbarazzata.
- Tua madre non mi aveva detto che eri qua. Altrimenti mi sarei ben guardata dal venire.-
Draco allargò gli occhi. Calma, doveva stare calmo...
- Madeline, che succede?- a dirlo era stato un uomo, anche lui abbastanza anziano che si fermò sulla soglia insieme a sua moglie. La sua espressione quasi di disgusto dette la stoccata finale.
All'improvviso tutti i calici della cucina cominciarono a traballare, come se fossero mossi...dalla vergogna. Draco se ne accorse e serrò con forza la mano alla Grifoncina, onde evitare che facesse qualche disastro ma quei due che dovevano essere i suoi nonni non ci fecero minimamente caso.
- E' questo che t'insegnano in quella scuola per disadattati?- sibilò l'anziana donna.
- Andiamo Madeline, lascia perdere...è fiato sprecato.- disse suo nonno ma quella lo fermò per il polso, il viso sempre piegato in una maschera di sdegno - Scott avrebbe dovuto dircelo che era in casa.-
- Sono tornata senza avvisare...- sussurrò Hermione, deglutendo.
- E immagino che quello sia un amico tuo.- continuò la vecchia con voce acida, rivolta a Malfoy.
- Sono sconcertato, dovrò parlare con Scott.- sibilò il vecchio, tornando in salone.
- Voglio solo avvisarti di una cosa.- concluse sua nonna, rigida come una lastra di marmo - Non tollererò altri giochetti da parte tua, mi sono spiegata bene? Questo tuo ridicolo atteggiamento non poterà ad altro che guai e se fossi stata furba te ne saresti rimasta in quel covo di squilibrati della tua razza, ragazzina. Tu sei solo una vergogna, ecco cosa sei.-
Più di un calice a quell'ultima frase si spaccò in mille pezzi ma non fu solo Hermione, che si ritrovò con gli occhi vitrei. Era anche il Serpeverde che le stringeva la mano a far tremare tutto quanto...ma fu qualcuno senza poteri magici a rimettere a posto quella strega. Jane entrò nella stanza, fissando sua suocera con occhi incendiati.
Fissò sua figlia, poi con espressione di pietra scandì ogni sua minima parola.
- Vattene Madeline.- sibilò a bassa voce - Vattene e non rimettere piede in casa mia.-
- Cosa?- ringhiò la vecchia - Tua figlia è una disgrazia! Una strega!-
- Hermione è speciale.- replicò Jane Granger con una calma estrema, che penetrò nelle ossa di Draco Malfoy fino a stordirlo - Hermione è diversa da te e me e se vuoi saperlo sono felice di quello che è. Se avesse dovuto rispondere a tono alle tue ridicole accuse ora non saresti più neanche qui ma visto che questa è casa sua e mia, ti chiedo di andartene. Immediatamente anche. E non ti azzardare mai più a guardare mia figlia negli occhi. Sono stata chiara?-
Tutto ciò che accadde dopo fu una serie confusa di voci e scene.
La cena era finita da un pezzo quando Draco si decise ad andare verso la camera di Hermione. Sull'ultimo gradino della grande scala di marmo però trovò la signora Granger, seduta e con aria pensierosa. Lei appena lo vide gli sorrise, facendogli spazio. - Scusa per la scenataccia.- gli disse.
Draco ghignò - A casa mia quando discutiamo volano incantesimi.-
- A volte una parola può fare più male...- sussurrò Jane, carezzandogli la spalla - Perché non hai avvisato i tuoi genitori?-
Lui scosse il capo, incurante - Meglio che mio padre non sappia dove sono.-
- E Narcissa?- chiese Jane.
- Mia madre non sa neanche se respiro, signora.-
- Non ci credo.-
Draco decise di non pensare più a quei due. - Lei come sta?- chiese invece.
- Hermione è forte. Si riprenderà. Sono stata io una sciocca...a fare entrare quella gente a casa nostra.-
- Io credevo che foste tutti contenti che lei è una strega.-
Jane scosse il capo, stringendosi nelle spalle - Nessuno qua sa vederla per com'è.-
Speciale. Già, l'aveva già detto. E in effetti era vero. Era davvero speciale quella mezzosangue.
Forte, testarda e incredibilmente arrogante a volte. In sette anni non si era mai fatta mettere i piedi in testa da un purosangue come lui e adesso veniva a sapere che anche i babbani la bistrattavano, senza comprendere quanto in realtà fosse eccezionale. Se la sua opinione sui babbani in quei giorni non era certo migliorata, ora vedeva in un altro modo anche tante altre cose. Troppe cose...troppe cose sbagliate.
- Adesso vado a letto.- disse Jane alzandosi - Notte Draco.- e gli passò una mano sulla testa, dolcemente. E si stupì nel ricordarsi che un tempo anche sua madre lo faceva. Che strano...gli sembrava così strano credere che anche sua madre avesse potuto lasciarsi andare a un gesto d'affetto. Poi di colpo corrugò la fronte.
Come faceva a sapere la madre della mezzosangue che sua madre si chiamava Narcissa?

Quando si Smaterializzò nella stanza venne accolto da un vacuo buio ma fortunatamente la porta finestra era aperta e la luce della luna irradiava la stanza e specialmente il letto, dove la Grifoncina stava raggomitolata in posizione fetale.
La guardò per un attimo, con circospezione, poi capì che era sveglia.
- Che vuoi?- la sentì sussurrare debolmente.
Farla agitare, farla arrabbiare, farla sfogare.
- Che c'è mezzosangue?- sibilò con voce roca - Lasci che t'insultino così?-
- Vattene Malfoy.-
- Ok che sei una debole mezzosangue ma farti insultare da babbani mi pare esagerato anche per una come te.-
- Smettila...ti ho detto di andartene.-
- Ma in fondo cosa mi posso aspettare da una della tua risma?- continuò girandole attorno come un predatore - Che t'è preso mezzosangue? Non sai più rispondere a tono? E dire che fai tanto la dura a scuola. Che hanno questi di così diverso? Sono anche senza poteri.-
Hermione si mise di colpo a sedere, afferrando la sveglia e lanciandogliela contro ma il biondino la evitò per un pelo, abbassandosi repentinamente - Tutto qua?- ghignò, tornando in piedi - Dai mezzosangue, puoi fare di meglio!-
- Se non te ne vai subito...-
- Cosa?- la interruppe lui rabbioso - M'insulterai come hanno fatto quei deficienti là sotto? Possono anche essere la tua famiglia ma tua madre ha ragione. Tu hai delle capacità diverse dalle loro. Tu sei diversa da loro.-
- Già, sono diversa signor Malfoy.- rise acidamente - E come tu mi fai sempre notare sono anche una mezzosangue!-
Lui alzò le spalle, incurante - Accetta quello che sei e convivici.-
Ora lo picchiava sul serio. Hermione sentiva le mani pruderle per la rabbia e nel contempo le parole di sua nonna le fecero venire le lacrime agli occhi di nuovo. Che andassero tutti all'inferno! Ma che volevano da lei?
Era solo una strega con genitori babbani! Non poteva spezzarsi in due!
- Esci!- ringhiò afferrando la bacchetta sulla scrivania - Esci subito!-
- No.- replicò lui - Finché non ti ficcherai in testa che ciò che hai sentito erano solo stronzate!-
- TI HO DETTO DI NON IMPICCIARTI DEGLI AFFARI MIEI!- urlò scendendo dal letto come una furia - Proprio tu mi fai la predica! Proprio tu che fai del tuo sangue l'orgoglio della tua vita! Vattene al diavolo Malfoy, i tuoi spassionati consigli io non li voglio, specialmente da uno che mi guarda dall'alto in basso solo perché i miei non sono maghi!-
- Si, brava...continua a ridirtelo, magari finirai col crederci. Te l'ho già detto e mi hai preso a ceffoni ma questa volta dovrai rispondermi! Non sono gli altri ad avere problemi ma tu! Sei tu che ti vergogni di essere metà e metà!-
- VATTENE VIA!- e gli lanciò addosso oltre che una seconda sveglia anche un animaletto di cristallo, tutti e due evitati - Non mi vergogno delle mi origini perché sono migliore sia di un babbano che di uno stupido mago purosangue come te! Io sarò sempre in grado di fare qualsiasi cosa indifferentemente dal mio sangue!- gli gridò mentre lui taceva, sorridendo fra sé - Sono fiera di essere una strega, ficcatelo in testa! E se vivere a Londra e aveva genitori babbani per voi idioti purosangue è un problema allora andate tutti all'inferno! A me non importa! Mi hai capito bene??-
- Alla perfezione.- rispose Malfoy, poggiandosi con la schiena alla porta - Quello che volevo sentire.-
Hermione rimase ansante, davanti a lui, con cuore e una rabbia sorda in gola. Ma quest'ultima a mano a mano sbollì, fino a lasciarla esausta. Si rimise a letto, rannicchiata su un fianco, solo dopo avergli lanciato un pacchetto.
Draco corrucciò la fronte ma spalancò gli occhi quando vide un cd. Era quello che aveva sentito al negozio.
Alzò il volto verso di lei. La Granger gli aveva fatto un regalo...da non crederci.
- Non ti agitare troppo.- bofonchiò lei, chiudendo le palpebre.
- E chi si agita.- mentì stranito, avvicinandosi al letto - Non vorrai qualcosa in cambio però...-
- Ma figurati.- sospirò la Grifoncina - E' troppo chiederti di fare il bravo fino alla fine dell'anno vero?-
- Ma certo, vuoi anche la mia pelle già che ci sei?-
Hermione rise appena, restando in attesa quando lo sentì sedersi sulla sponda. Poco dopo tremò, sentendo le labbra del biondo Serpeverde sulla tempia, poi sulla gota.
E infine sparì, lasciandola sola. Ma con un regalo di Natale più prezioso del solito.

A Hogwarts nel frattempo era stata celebrata la famosa cena di Natale col preside. Harry era rimasto a scuola come sempre ma si era fatto due ghignate con Tristan e qualcuno degli studenti rimasti, tra cui Blaise che aveva abilmente evitato la riunione con la sua famiglia per i suoi motivi del tutto fuori dell'umana concezione.
Eticamente non sarebbe stato corretto ma alla fine il professore di Difesa si era sbronzato con i suoi studenti, insieme alla cara Priscilla che guardando il "banchetto" si era schifata perché nelle vene avevano troppo alcool e a un tizio con la faccia simile a un quadro di Picasso. Il festino si era protratto fino a tardi e la mattina dopo quando dovettero anche pranzare quasi tutti ebbero problemi a mandare giù un solo boccone.
Ma a parte quegli stralci d'indecenza, il clima stava nuovamente per surriscaldarsi. Per i ragazzi quello sarebbe stato il loro ultimo Capodanno ad Hogwarts e già il giorno dopo tornarono dalle vacanze i primi festaioli, tra cui Ron già pronto a festeggiare a torre Grifondoro con delle casse di Burrobirra fregate ai gemelli.
Stavano a discutere a spasso per il giardino di un po' di tutto, sempre immersi nei gigli bianchi fino alle ginocchia, quando videro qualcosa di nero muoversi in lontananza. Si bloccarono, fissando quell'ombra vaga...
- Cazzo.- sussurrò Ron - Harry...dai, filiamocela.-
Ma il moretto come sempre, consolidando la tradizione, non l'ascoltò neanche di striscio. Si fece più avanti, nascondendosi sotto gli archetti della fontana ghiacciata. Era di nuovo quella sensazione...di nuovo il potere di Voldemort. Oh, lui l'avrebbe riconosciuto fra mille. Ma se era quella ragazza...chi poteva essere? E perché aveva lo stesso potere del suo defunto nemico? Era una sua adepta forse?
Ma dopo qualche minuto il freddo e la paura cessarono. L'ombra fra gli alberi sparì e niente accadde.
- Dici che era lei?- Weasley fissava ancora la foresta proibita - Dici che era là dentro?-
- Lei chi?- chiese una voce alle loro spalle, facendoli sobbalzare. Si girarono e trovarono Tristan Mckay che li osservava incuriosito - Bhè? Avete visto un fantasma?-
- Forse si.- disse Potter serio - Quello nero che vedono tutti di recente.-
- Ed era una lei?- ribatté il biondo serafico - Era bella almeno?-
- Che fai, prendi in giro?- si risentì il bambino sopravvissuto.
- Una gnocca da paura.- disse invece Ron estasiato.
- RON!-
- Oh, è la verità...-
- Insomma avete visto una figa vestita di nero a spasso per il castello.- concluse l'Auror sbuffando - Magari era Priscilla. Siete sicuri che non siano i postumi delle vacanze?-
- Ti dico di no!- sbottò Harry - Noi l'abbiamo vista davvero! E quando me la sono trovata davanti la cicatrice ha cominciato a farmi male di nuovo! Anche lei non stava bene...si teneva una mano sul cuore e aveva una smorfia sulla faccia. Ma faceva freddo...e sentivo l'aura di Voldemort.-
Tristan tacque stavolta, restando a scrutare i due Grifondoro con una domanda nella testa. E un'altra nel petto.
- Com'era questa ragazza?-
- Bella, te l'ho detto.- disse Ron - Ma era buio. I capelli erano sicuramente scuri e aveva la pelle bianca.-
- Vi ha fatto paura?-
- Tanto...- ammise il rossino - E quando le siamo stati vicini faceva un freddo tremendo.-
- E...aveva un profumo di gigli.- s'illuminò Harry - Potrebbe essere lei a farli crescere, non credi?-
- Probabile.- sussurrò Mckay - Non sapete dirmi altro? Gli occhi?-
- Non me lo ricordo...ma credo chiari. Magari era una vampira.- disse Weasley - Ma c'è qualcosa che non quadra.-
- Già, non quadra che avesse lo stesso potere di Voldemort!- Harry Potter assunse un'espressione dura e amara nello stesso tempo - Potrebbe essere una sua adepta no? Magari è qua per vendicarsi!-
- Non c'è nulla da temere Harry.- Tristan alzò le spalle, senza guardarlo - Non dovresti temere uno spirito di una donna che fa crescere gigli. Magari sarà stata una schiava di Tu-Sai-Chi ma ormai lui è morto e lei sarà debole. Stasera comunque mi metto di ronda. Mi ha stancato questa tizia...adesso voglio vederla in faccia anche io.-
- Non vuoi una mano?- chiese il moretto.
- No, sarà solo uno spiritello, vedrai.- scandì l'Auror - Adesso torno nel mio studio. Ci si vede ragazzi. E state lontani dai guai, fatemi questo favore. E se rivedete la sventola urlate con tutto il fiato che avete in gola. Ancora non sappiamo quale sia la sua vera natura, quindi occhio. Vi saluto.-
Una volta di nuovo soli però quei due cominciarono a sentire puzza di bruciato.
Tutti quanti di recente si comportavano davvero come dei pazzi. Prima Hermione, poi Malfoy, poi quel tempo freddo e quelle tempeste assurde, i gigli...e la sventola per il castello...insomma, Harry coglieva tanti segni ma niente lo aiutava a collegare un puzzle all'altro. L'unico filo conduttore era quella ragazza.

I toast saltarono fuori dal tostapane di colpo e Draco quasi s'incendiò i palmi per riuscire a portarseli alla bocca.
- Possibile che ancora non capisci di usare i guanti?- borbottò Rose saccente.
- Ed possibile che lei, maledetta babbana, non mi lascia in pace?- frecciò lui di rimando.
- Vogliamo finirla o no?- sbottò Hermione seduta a tavola con loro - Guardate il lato positivo della cosa, vuoi due comari sposate... stasera riprendiamo il treno per tornare a scuola.-
- Deo gratias!- sibilò la domestica - Piccola hai già finito le valige?-
- Certo, devo solo sistemare i biglietti.-
- E tu slavato, le hai fatte?-
Draco assottigliò pericolosamente gli occhi - Si, le ho fatte.-
- Perché non lo butti sui binari Hermione?-
- E per lei non si cuce la bocca? Dannata babbana!-
- Insomma, basta finitela!- tuonò la Grifoncina ficcando un cartone in testa al Serpeverde - Siamo riusciti a sopravvivere civilmente per una settimana, resistiamo ancora qualche ora ok?-
- Per niente!- sibilò Malfoy - La mia licenza la voglio usare!-
- Usala per farti crescere il cervello, ragazzino.-
Come sempre finirono a litigare per i fatti loro, così la povera Grifoncina dovette leggersi il giornale in santa pace in soggiorno. Sua madre era uscita e come sempre non aveva lasciato detto dove andava mentre suo padre era ripartito subito con quei suoi soci svitati. L'unica cosa che un po' la intristiva quel giorno era lasciare sua madre e Rose ma...tornare a Hogwarts la riempiva di gioia. Troppa gioia. Finalmente a casa, pensava dolcemente malinconica.
- Che sorridi mezzosangue?-
- Quando penso a te di solito mi sbellico sempre dalle risate.-
- Divertente,- sibilò Draco decidendo di prendersi la rivalsa - ma non ghignavi tanto nella vasca, l'altra sera.-
Quello era un colpo basso e lei lo fissò trucemente. Se aveva voglia di giocare doveva solo aspettare che Rose uscisse per tornarsene a casa sua, finite le pulizie. Fece finta d'incassare e finalmente la domestica se ne andò, promettendo di tornare a salutarli prima che partissero.
Malfoy quasi poté cronometrare l'attesa ma come sempre lei non deluse. Tempo due secondi e...
- Se vuoi che mi metta a fare battute sulle tue prestazioni hai solo da chiedere!- sibilò velenosa.
- Ma che prestazioni? Mezzosangue, sai qual è il tuo problema?-
- Tu.-
- No, il fatto che da troppo tempo fai tutto...e dico tutto, da sola.- frecciò allusivo ma Hermione fece finta di niente, decisa a non dargliela vinta - In effetti si, ma sai...trovare qualcuno che sia ben piazzato come Harry ormai mi riesce difficile.- e fu una stoccata pesante ma il meglio doveva ancora venire - Dopo essere state col migliore non mi accontento di niente di meno.-
Eh no, lui quelle cose non le accettava. Lui e Potter messi sullo stesso livello no...proprio no!
- Che ne sai se non provi?- replicò cominciando ad alterarsi mentre lei segnava un punto a suo favore - Mezzosangue, vediamo di capirci...abbiamo fatto quella scommessa del cazzo e almeno cerchiamo di trarvi dei benefici no?-
- Del tipo?- ribatté lei con aria angelica, sapendo fin troppo bene dove voleva andare a parare.
- Sesso.- soffiò lui morbidamente.
- Te l'ho già detto come la penso. Che poi non pratichi da qualche mese sono fatti miei Malferret.-
- In poche parole stai mettendo in dubbio le mie capacità a letto.- continuò Draco avvicinandosi a lei sul divano, fissandola saccente - Mezzosangue, per una volta in vita tua...dai retta a quello che dicono le pettegole intorno a te.-
- Ah, ricordo adesso...testuali parole della Frazier l'anno scorso: "Un così bravo amante non l'avevo mai trovato. Mi ha fatto dire BASTA! BASTA!"-
- Visto?-
- Peccato che l'hai scaricata prima ancora che arrivasse all'orgasmo.- replicò dura.
- E allora?- disse ridendo - Che vorresti fare? Mettermi il cappio al collo per caso?-
- Mettiti quel cappio in un altro posto, dammi retta.-
- Dovresti essere più cortese, dai retta a tua madre Granger.- e sogghignando le lasciò andare indifferentemente la mano sulla coscia, coperta dai jeans - Ma devo anche avvisarti che quando inizi con me poi divento la tua droga.-
- Hai un'alta considerazione di te anche a letto, vedo.- disse, ignorando la sua mano e continuando a leggere il giornale, nonostante non stesse seguendo una parola e sentendo solo le carezze del Serpeverde in quel mentre portò il braccio sullo schienale del divano, avvicinandosi al suo orecchio col viso.
- Allora?- chiese nuovamente, soffiandole sul collo.
- Allora cosa?- s'incazzò la Grifoncina - E' così che fai? "Chiedi e ti sarà dato"?-
- A dire il vero adoro i preliminari.- cinguettò con fare pigro - E con te è sempre tutto un preliminare.-
Quella fu decisamente troppo. Hermione ormai aveva capito che avevano superato la linea di confine. Si girò appena in tempo per sentire di nuovo la bocca di Draco sul collo, ma prima ancora la colpì lo sguardo profondo che le aveva scoccato. I suoi occhi argentei si erano come fatti di metallo colato.
Un braccio le passò dietro la schiena, l'altro attorno alle spalle e se la schiacciò addosso. Continuava a baciarla, a morderle la pelle e a succhiarla senza sosta, tanto che dovette mordersi le labbra per non gemere come l'altra sera. Passò sulla guancia e gliela morse, trovandola più dolce di una pesca ma una volta vicino alla sua bocca accadde qualcosa che non aveva previsto. Si ritrovò la bacchetta della Grifoncina puntata la naso, fra loro due.
- E' un no?- chiese sarcastico, fissandola con un desiderio folle nello sguardo.
- E un "Attento a quello che fai."- replicò lei alzandosi - Non sottovalutarmi Malferret.-
- Come vuoi, mezzosangue...come vuoi tu. Ma tanto già lo sapevo...-

Arrivarono in stazione alle sei di pomeriggio e aveva smesso di nevicare solo da qualche minuto.
Draco scese dalla macchina ridendo fra sé. Jane Granger guidava davvero come lui sulla scopa, ovvero come un pazzo suicida, comunque lui era stato l'unico ad apprezzare il giro perché Rose e la mezzosangue scesero dalle portiere con tutti i capelli fuori posto e il dente avvelenato. Ma il caro Malfoy aveva anche un altro motivo per sogghignare fra sé: in fondo quella vacanza o strazio dai babbani non era stato poi così improficuo. No, per niente visto che Alan quel pomeriggio di era presentato da Hermione e per salutarli entrambi aveva distribuito pani e pesci, ovvero confezione di sei di birra che Draco aveva imboscato subito in valigia e un narghilè che però si era tenuta la Grifoncina.
Quell'essere era davvero un mito, anche se non sapeva fare magie!
Rose si fermò davanti all'entrata, ben decisa a non seguirli dentro a quel binario per pazzi, come diceva lei.
Poi all'improvviso fece venire un colpo al caro Serpeverde perché mollò la sua aria da dura e a sorpresa afferrò sia lui che la Grifoncina per il collo, stringendoseli addosso tanto da soffocarli. Si spaccarono quasi la testa fra loro due e quando riuscirono a riprendere fiato Jane riuscì a portarli via da quella pressa di donna.
Ci fu un ultimo saluto, poi s'immisero nel casino della stazione centrale.
Per convincere Draco a non fare a pugni con una vecchietta che gli aveva pestato il piede ci volle circa mezz'ora ma alla fine ce la fecero ugualmente. Attraversarono il muro e furono subito davanti all'espresso, che stava per partire. Hermione corse dal capostazione gli mollò tutte le loro borse e valige, ringraziando che sui treni non controllassero il contenuto mentre Jane si mise a ridere, vedendola scapicollarsi sulla scaletta del vagone.
Poi si girò verso Draco, sempre sorridendo.
- E' stato un piacere averti a casa.- gli disse e lui, meraviglia delle meraviglie, un po' arrossì.
- Grazie, è stato un piacere conoscerla.-
- Dai, non essere così formale adesso.- rise, carezzandogli ancora la testa come lui aveva cominciato ad apprezzare - Davvero, sono contenta di averti conosciuto. Puoi tornare quando vuoi, intesi ragazzino?- disse, mimando la voce acuta di Rose e lui annuì. Dopo un secondo si lasciò anche abbracciare, provando di nuovo quella strana sensazione.
Ogni madre era uguale. Tutte buone, tutte sempre preoccupate. Ma la sua...
Jane gli fece un buffetto, carezzandogli uno zigomo - E quando torni avvisa tua madre.-
- Ok.- sussurrò - Però me la spiega una cosa? Come conosce il nome di...- ma in quel momento il capostazione fischiò col suo dannato fischietto e lo spinse dentro alla porta, richiudendola. Corse nel corridoio e trovata la Grifoncina si mise accanto a lei, dal finestrino. Stava salutando sua madre e le stringeva le mani. Ma ora sorrideva...ora stava bene.
- Ciao ragazzi!- urlò Jane facendosi indietro, salutandoli con la mano - Statemi bene!-
- Ciao mamma!- gridò la sua mezzosangue, di rimando, quasi con le lacrime gli occhi - E bacia papà!-
- Contaci!- fu l'ultima cosa che Jane le disse, prima che il treno cominciasse lentamente ad avanzare. Poi, lentamente, a poco a poco, sparì nella galleria...lasciando solo il suono strascicato della vaporetta.
Stava per andarsene quando squillò il suo cellulare. La fissò stranita. Lì non c'era campo...
Rispose, riconoscendo subito la voce dall'altra parte.
- Si, sono partiti adesso.- disse sorridendo lentamente - Tranquilla, stava benissimo.-
Tacque, sentendo altre parole, poi annuì ancora.
- Vuoi calmarti? Te l'ho detto. Stava benissimo. Non l'ho lasciato alla fame...è goloso quanto te Narsy!- e ridacchiando divertita infilò di nuovo il portale invisibile, tornando a casa sua...fra i babbani.
Invece il treno per Hogwarts procedeva sereno, però sempre in mezzo a una tormenta di neve.
- Ma che palle...la smetterà mai?- bofonchiò Hermione. Naturalmente non si aspettava una risposta perché Malfoy era comodamente svaccato sul divanetto visto che avevano tutto lo scomparto per loro.
- Lascia perdere il tempo mezzosangue, pensiamo a divertirci.- bofonchiò sagace.
- In un treno...- sibilò ironica - Però, qua ancora non l'avevo mai fatto!-
- E per una volta che non parlavo di sesso!- si lagnò, tornando il re delle serpi - Apriamo le birre piuttosto.-
- Già, per un magico rientro a scuola, eh? Ma ce l'hai il cervello? O pensi solo con il serpente?- fece sarcastica - E un'altra cosa. Harry e Ron sanno di questa faccenda ma fra loro rimane, te lo posso assicurare.-
- E io come faccio a saperlo?- chiese scettico.
- Da loro non scappa niente. Se mai verrà fuori qualcosa da Grifondoro però potrai ritenermi responsabile.-
- Da me lo sa solo Blaise...ma se davvero esce qualcosa da voi posso chiedere a te un risarcimento?-
- Si, a suon di mazzate.-
- Senti Granger, me lo spieghi perché fai tanto la difficile?- e stavolta Hermione lo guardò sconvolta - No, fammi capire...io faccio la difficile? Dovrei buttarmi nel tuo letto e stare zitta?-
- Bhè, anche se urli a me va bene. Anzi, è meglio.-
- Ma perché parlo con te?- chiese, più a se stessa che a Malfoy - Perché mi spreco a cercare di dialogare?-
Malferret in risposta attaccò a sghignazzare, tornando a svaccarsi sul divanetto. In effetti non c'era motivo per parlare con lei ma...era divertente. Era troppo divertente.
E ormai a stare con lei ci era abituato. Finalmente tornavano a casa.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10° ***


 

Il Capodanno era passato con un bel casino. L'ultimo Capodanno che il Signor Potter avrebbe passato ad Hogwarts come studente, quindi lo aveva segnato in bellezza. Alla grande. E con tutte le sue 4S.
Scherzo ai Serpeverde, sbronza e sesso...anche se non ricordava bene con chi...
E quel primo di gennaio anche un altro idiota della sua pasta era conciato da fare schifo, semplicemente perché alla mezzanotte aveva festeggiato i diciotto anni. Draco Malfoy si aggirava per la scuola come un lombrico, con la faccia da vampiro sull'orlo del collasso e un'emicrania da incubo.
Ogni persona che si rivolgeva a lui veniva sbranata perché praticamente gli urlava gli auguri, o nel caso dei Grifondoro degli insulti. Roba da matti, specialmente perché si ostinava a cercare di tenersi in piedi.
Harry a differenza sua aveva dichiarato forfait fin dalla mattina anche se aveva fatto recapitare un bel "VAFFANCULO" a Draco, che nel loro linguaggio particolare stava a significare "Auguri coglione."
Il resto della settimana la trascorsero praticamente sempre a Hogsmade.
I ragazzi, dopo essersi ripresi dai bagordi, cominciarono a rimettersi un attimo in quadro. L'alcool non navigava più nelle loro vene e scattarono delle vere e proprie stragi a pallonate di neve, peccato che fossero farcite di magia e qualcuno come al solito finì dalla Chips. Due nomi a caso: Potter e Malfoy.
- Vedo che avete iniziato bene l'anno.- cinguettò Tristan entrando in infermeria.
I due avversari erano coi letti di fronte e praticamente si lanciavano addosso, oltre che occhiatacce e bestemmie, anche pezzi di mobilia. Quando arrivò l'Auror però smisero per magia.
Chips disse al professore di Difesa che si erano lanciati in faccia una palla di neve con dentro un ripieno di ghiaccio solido spesso almeno tre pollici. Due idioti con tanto di garanzia.
- Oh e io che speravo si fossero almeno rotti un osso.- sbuffò capricciosamente il biondo ex Serpeverde.
- Non c'è niente da ridere Mckay!- sbottò la strega arcignamente - Spero solo tu insegnerai a questi ragazzi come evitare di arrivare qui tutti i giorni, in memoria dei tuoi tempi andati.-
- Oh, ma se ero il suo paziente preferito.- celiò con fare seducente.
- E quando hai finito di baccagliarti la vecchia magari potresti dirci che sei venuto a fare qua.- sibilò Draco ironico.
- Vecchia a chi?- tuonò la Chips furibonda - Malfoy modera il tono!-
- Se, se...- sbuffò il biondo - Allora Mc?-
- Sono venuta qua senza dire niente a Piton e alla Mcgranitt.- disse l'Auror con fare scazzato - Se voi due bori foste stati un minimo più furbi, com'ero io alla vostra età, vi sareste andati a spaccare la faccia altrove.-
- Scusa ma quando me lo trovo davanti devo mettergli per forza le mani addosso.- Harry si svaccò meglio sul lettino, sogghignando - Comunque grazie per non aver detto niente a Piton. Sai, non avevo voglia di vederlo qui a curare le ferite a Malfoy...povera la sua stellina.-
- Senti Potter ma lo sai che mi hai rotto le palle!?-
- Ma vattene al diavolo, razza di bagarino del cazzo!-
- Ah e credi che non sappia cos'è un bagarino vero?- saltò su il biondo, orgoglioso come pochi di sapere cosa fosse visto che Alan era proprio un bagarino e gli aveva raccontato che faceva per filo e per segno - E invece lo so e sai che faccio stasera? Mi scolerò anche le sue birre alla tua faccia!-
In effetti l'espressione di Potter era sbalordita...mentre Tristan stava cominciando a chiedersi se quei due non si erano bevuti del tutto il cervello. Comunque sembravano marito e moglie.
- Tu sei totalmente fumato.- sibilò il moretto - Scoppia Malferret.-
- Si, magari nel letto di una certa persona.- ribatté Draco e stavolta si prese davvero una lampada sulla testa, imprecando a tutto andare. Per tenerli buoni Mckay dovette minacciarli di morte e di chiuderli in un nido di troll. Invano.
Appena se ne andò attaccarono di nuovo a insultarsi e quando il loro occhio si fu rimesso a posto se le dettero anche in mezzo al corridoio e solo quando arrivò Hermione a riprendersi il suo migliore amico si fermarono.
- Oh Granger, era ora!- sibilò Draco furente - Portati via questo demente!-
- Ma si può sapere che avete fatto?- ringhiò la Grifoncina - Ma siete totalmente usciti di testa? Vi lanciate le palle di neve ghiacciata come i bambini? Harry anche tu ma sei scemo?!-
- Ha cominciato lui!- urlarono in coro, additandosi, tanto che ricevettero un altro cartone a testa.
- Silenzio imbecilli!- e afferrò Potter per l'orecchio - Adesso basta, andiamocene! E tu Malferret fila al tuo dormitorio.-
- E io non darmi ordini mezzosangue!-
- MUOVITI! HO DETTO FILA!-
Quando Malfoy ristrisciò a Serpeverde aveva un diavolo per capello. Maledetta lei che pensava solo a Potter!
Harry di qua, Harry di là...sempre tutto quel toccarsi...ma che bisogno c'era??
- Bella faccia.- lo prese in giro Blaise, svaccato sul suo letto - Che c'è Draco? Ti ha dato il due di nuovo?-
- E' inutile che continui a parlarmi con queste frasi da babbano del cazzo...ormai le capisco! No, non mi ha dato il due visto che ancora non sono riuscito a combinare un emerito accidente!- ringhiò, ficcando un calcio a uno scaffale, facendo franare a terra dei libri - Che frustrazione!-
Zabini per un attimo sollevò gli occhi blu dal suo tomo di erbologia, incrociando quelli argentei del suo migliore amico.
- No, calma...mi stai dicendo che...non sei mai riuscito a ...-
- Mai!- urlò imbestialito - Mai!-
- TU non sei mai riuscito a ...-
- CAZZO BLAISE VAFFANCULO!- Draco perse letteralmente il cervello, quasi prendendolo per il collo - Ti sto dicendo che quella non molla di un centimetro e tu stai qua a fare il bastardo!-
- Io te l'avevo detto che Hermione ha un cervello.-
- Oh, ma impiccati tu e i tuoi consigli! Sono nelle alghe fino al collo ok? È già tanto se quando stiamo vicini nel banco non le salto addosso! Un giorno o l'altro la chiudo in bagno e ce la tengo per una settimana!-
- Quindi...non è per la scommessa...- insinuò Zabini, esultando dentro di sé - Ti piace proprio.-
- Ma gliel'hai visto il fisico?- Malfoy si piantò davanti a lui, finendo di fare su e giù - E poi quella maledetta mezzosangue mi ha fatto un...un fottuto succhiotto che mi sogno ancora adesso!-
- Hermione ti ha fatto un succhiotto?- ridacchiò il moro, praticamente sganasciandosi come un pazzo - Grande, grandissima! Ti sta fregando bello mio! Erano anni che aspettavo questo momento...-
- Quale momento?-
- Quello in cui una donna di avrebbe dimostrato di essere molto più di due gambe aperte.-
La frase non fu azzeccata perché per un attimo il biondo Serpeverde rimase imbambolato a immaginare la scena.
Dio...infilò la porta di camera sua di volata, prima di fare disastri davanti a Blaise che tornò a leggere il suo libro, accendendosi una sigaretta. Bhè, lui amava troppo gettare benzina sul fuoco.
Brutto vizio certe volte...ma provvidenziale in altre.
In un'altra parte del dormitorio di Serpeverde però c'era qualcuno che, oltre ad aver sentito parte della loro discussione, era anche venuto a sapere della settimana passata a Londra da Malfoy.
Pansy Parkinson serrò gli occhi in maniera pericolosa e quando tornò nella parte femminile del sotterraneo mise piede nella sua ala, sorridendo sinistramente.
- Allora Lavinia?- chiese, sedendosi sul suo letto e fissando la sua compagna, inginocchiata in mezzo a un pentacolo nero - Come andiamo? Ci siamo quasi?-
- Certo, con chi credi di parlare?- replicò Lavinia Leptis, scostandosi dalla fronte una sciocca di capelli scuri - Vedrai che entro questa notte farà effetto e domani mattina la nostra cara Grifondoro darà il meglio di sé.-
- Secondo me è azzardato Pansy.- disse la Bulstrode appoggiata contro la finestra - Adesso è una santarellina ma se ribalti la medaglia e a Draco piacesse ancora di più?-
- Figurati.- rise Lavinia, gettando una rosa rossa dentro al pentacolo e uscendone - Draco non ne è minimamente attirato. Gl'interessa solo la novità. Ma se va anche come penso io, la cara Granger tornerà a farsi Potter e Draco dovrà gettare la spugna. E se non la capisce con questi metodi...- rise, fissando Pansy.
- Passerò alle cattive.- concluse la Parkinson ghignando e di colpo la rosa divenne nera per poi sbriciolarsi...

Erano le dieci del sette gennaio quando le lezioni ripresero alla scuola di Hogwarts.
Gli studenti erano nella Sala Grande ad abbuffarsi o a ripassare la lezione, specialmente a Grifondoro e Serpeverde che avevano in arretrato alcuni compiti di Piton che si era dato da fare ad affibbiare loro ogni sorta di cazzata pur di rovinare le vacanze agli studenti. Ron gettò la penna sul tavolo, massaggiandosi la testa.
- Dio, io ne ho basta!- sbuffò - Non è possibile avere così tanta roba! Copierò da Hermione appena arriva.-
- Facile per te la vita!- sibilò Dean Thomas - Un giorno o l'altro ti manderà a quel paese, credimi.-
- Ma va! A lei non è mai fregato niente di queste cose...dice che alla fine dell'anno sono cavoli miei!-
- Bella storia.- mugugnò Seamus assonnato - E tu Harry? Come sei messo?-
- Mi manca una pagina della ricerca sull'aspidistra.- ma in quel momento il casino della sala grande si fece più basso, all'improvviso. Non sentendo più quel brusio qualcuno sollevò lo sguardo...e sgranò gli occhi.
Al tavolo del Grifondoro regnò per un attimo una sorta di paralisi.
Hermione Granger stava sulla porta della sala grande e si guardava attorno con un sorriso angelico e spavaldo al tempo stesso sulla bella bocca. La divisa era messa in modo un po' selvaggio, la camicia slacciata, gonna più corta e stivali di lucida pelle nera. Percorse lo spazio fra i banchi ancheggiando lievemente, sorridendo a tutti, strizzando l'occhio a Dalton, poi mollò di malagrazia la borsa sul tavolo. - Salve gente...- disse languida - Come va stamattina?-
Ron ed Harry la fissarono da capo a piedi.
- Bene.- sussurrò il rossino - E tu come stai?-
- Benone.- disse sedendosi quasi in braccio a lui - Allora? Cosa mi raccontate?-
- Ecco...- Seamus la guardò sempre più sconvolto - Herm, ci daresti i compiti di Piton?-
Lei corrucciò la fronte per un attimo - Compiti di Piton? Ah...le ricerche...si. Spiacente, non ho voglia.-
- Cosa?- Ron la scrutò stralunato - Herm, devo copiare i compiti o quello mi uccide.-
- Chissene importa.- disse lei tranquilla - Non sono affari miei quello che ti succede Weasley.- e si alzò, per andare a gettarsi, ridacchiando, in braccio a Harry.
- Hermione ma che cos'hai?- alitò Neville con lo sguardo perso.
- Niente, che cosa vuoi che abbia? Se non siete in grado di farvi i compiti allora è meglio che lasciate la scuola. Questo non è posto per mezze tacche...vero Harry?- e gli passò le mani fra i capelli, fissando solo lui nei suoi occhi verdi.
Potter rimase immobile. Ma cos'aveva? Che voce...e che tono...
- Hermione...-
- Oh, non mi chiami più amore?- chiese, sdolcinata - Dai Harry, molliamo questi idioti e andiamo via.- e non gli dette tempo di rispondere perché un attimo dopo incollò la bocca alla sua, cogliendolo di sorpresa e zittendo definitivamente tutta la scuola. Qualcuno ai tavolo dei Serpeverde esultò silenzioso, osservando la scena, ma il bimbino sopravvissuto sentì che qualcosa non andava. Serrò le labbra e si staccò da lei, mettendosi in piedi.
- Ma che ti prende?- ringhiò a bassa voce - Che hai?-
- Oh, che noia!- disse seccata - Ok, me ne vado. Qua nessuno ha voglia di divertirsi a quanto pare. Ci si vede...- sussurrò a Harry, carezzandogli la coscia - Amore...- e se ne andò, piantando in asso tutti i compagni. E se non era tempesta in arrivo quella, non sapevano cos'altro avrebbe potuto essere.
Alle undici meno cinque l'aula di pozioni cominciò a riempirsi.
Draco era già al suo posto, sfogliando un libro sull'aspidistra che aveva scavallato in biblioteca il giorno prima, quando qualcuno glielo sfilò di mano e lo lanciò via. Non capì neanche che era successo perché un secondo dopo la sua mezzosangue gli si mise a cavalcioni, passandogli le braccia al collo e serrandogli la vita con le gambe.
Il suo ghigno lo lasciò per un secondo perplesso.
- Ciao Draco.- gli sussurrò suadente.
Draco? E da quando lo chiamava per nome?
- Ciao...- disse lui, fissandola per cercare eventuali segni di stupefacenti in giro.
- Andiamo via?-
- Cosa?- stavolta sgranò gli occhi - Che hai detto?-
- Dai, andiamo via.- gli disse capricciosa - Non ho voglia di sentire quel coglione di Piton.- e mosse delicatamente il bacino, per sentire meglio tutto quanto Malfoy avesse da offrirle - E poi...è ora di stare un po' soli, non credi?-
Ok. Era strafatta. Il narghilè di Alan le aveva segato il cervello.
E lo capì meglio quando gli morse il collo, ondeggiando di più contro di lui e premendogli addosso il seno.
- Senti...- cominciò, afferrandole i polsi per levarsela di dosso - Non so che hai oggi ma fossi in te starei attenta a quello che fai.-
- Perché?- chiese allusiva - Non volevi portarmi a letto?-
Malfoy si chiese se stesse bene sul serio. Non era lei...non era normale.
- Siediti al tuo posto, arriva il prof.- le disse e la scansò anche abbastanza rudemente, così la Grifoncina fu obbligata a mettersi brava nel suo posto. Si cacciò della gomma da masticare in bocca e cominciò a fare palloni, proprio quando entrò Piton. Andò subito alla cattedra ma dopo l'appello girò fra i banchi a chiedere le ricerche e i compiti.
E fu davanti al loro banco che accadde il putiferio.
- Allora?- chiese freddo - Signorina Granger? I compiti?-
Hermione sollevò annoiata gli occhi dal giornale di moda e fece scoppiare il pallone davanti al naso del prof.
- Non li ho.- disse lapidaria e per un attimo la classe si zittì. Si creò un silenzio di tomba mentre Piton credeva di aver capito male.
- Signorina non sono in vena di scherzi.- sibilò duro.
- Le sembra che stia scherzando?- replicò lei sorridente e sprezzante - Non avevo voglia di fare i suoi noiosi compiti. Mi annoiano e anche lei mi annoia.- e a quella sparata Ron si lasciò andare con la testa sul banco, provocando un tonfo che rimbombò per tutta la classe. Harry e Draco invece, per la prima volta in vita loro, si guardarono per scambiarsi una muta domanda.
Piton invece era livido.
- Come hai detto?-
- Cos'è anche sordo oltre che stupido?- rise lei con fare arrogante - Le ho detto che trovo i suoi compiti ridicoli quasi quanto lei. E le dico di più...- si alzò in piedi e afferrò il compito in classe con un voto appena accettabile che le aveva ridato appena entrata - Lei è solo un arrogante pallone gonfiato e quelli della sua casa sono tutti raccomandati, per questo eccellono nella sua ridicola materia.- e fece il compito a pezzettini, buttandoglieli in faccia. Poi ghignando se ne uscì dall'aula, spalancando le porte di scatto e sbattendole tanto da farle traballare sui cardini.
Ciò che accadde poi fu un massacro. Cento punti in meno a Grifondoro, una nota di classe compresa ai Serpeverde e un voto in meno a tutti, anche senza contare chi non aveva portato le ricerche che venne pubblicamente messo alla gogna da un Piton ridotto a tremare per la rabbia e il desiderio di vendetta.
A lezione finita poi avvenne l'apocalisse.
- Avvisate la signorina Granger appena la vedete che verrà sospesa!- tuonò il professore uscendo dalla classe di corsa - E adesso andrò anche dal preside, per avvisarlo di questo comportamento irrispettoso!-
Sentirono più solo i suoi passi furibondi per il corridoio, poi qualcuno in classe attaccò a ridere.
I Grifondoro fissarono rabbiosi la Parkinson che uscì a sua volta, sganasciandosi con le sue amiche.
- Ma che cazzo l'è preso?- ringhiò Seamus - E' diventata matta?-
- Non è da lei comportarsi così!- sussurrò Cali sconvolta - Ma che cosa le può essere successo?-
- Per me era drogata.- ghignò Nott - Ma anche estremamente divertente! Cazzo lasciatela così!-
- Fottiti Nott.- sibilò Harry passandosi una mano fra i capelli...Dio, ma che le era successo? Cosa poteva aver scatenato in lei una simile reazione? Non era nel suo carattere essere tanto tagliente e cattiva...si, era stata perfida...
In quello stesso momento venne avvisato Silente ma prima ancora di lui, sulla strada di Hermione finì proprio chi aveva scatenato la sua parte oscura. La Parkinson sogghignò, entrando nel bagno di Mirtilla. Trovò la Grifondoro allo specchio, intenta a sistemarsi la matita nera sugli occhi.
Dietro di lei apparve anche Lavinia Leptis che era venuta ad ammirare il suo lavoro.
Hermione le vide nello specchio ma le ignorò.
- Complimenti Granger!- disse Pansy battendo le mani con sprezzo - Bravissima.-
- Che ti serve Parkinson, falla breve.- sbuffò la Grifoncina , mettendosi del lucidalabbra col dito - La tua voce è più irritante dei postumi di una sbronza.-
Pansy serrò appena gli occhi mentre Lavinia non soffocò una risatina fredda, complimentandosi con se stessa.
- Ero solo venuta a vedere come stavi.- sibilò Pansy mettendosi accanto a lei, appoggiata coi fianchi snelli al lavandino - Ma vedo che stai benissimo...dì un po' Granger...perché non torni a sbatterti Potter adesso?-
- Magari più tardi.- rispose Hermione fissandola con la coda dell'occhio - O magari no...meglio Malfoy.- e come prevedeva la Serpeverde serrò anche le mascelle, rabbiosa, così la Grifondoro scoppiò a ridere sguaiatamente, sistemandosi anche i capelli - Dio, Parkinson...sei più trasparente di Harry quasi. Comunque sul fatto che entro stasera riuscirò a farmi Malfoy puoi anche scommetterci, a me piace provare tutto...-
- Questa se le cerca davvero.- ridacchiò la Leptis verso la compagna.
- Già,- disse Pansy minacciosa, sollevando una mano ma non fece in tempo a provocare un danno al viso di Hermione che Elettra aprì la porta e le trovò così. Sbatté gli occhi azzurri per un secondo, specialmente guardando la sua compagna di casa. - Tutto ok Herm?- chiese, indifferente. Lei era fin troppo abituata a trattare coi Serpeverde.
- Sparisci mocciosa.- le disse la Lavinia trucemente.
La Baley però continuò a scrutare solo Hermione che levò le spalle.
- Non mi serve niente.- disse, sorridendo in modo strano - Ci vediamo dopo Ele.-
Un attimo dopo erano nuovamente sole e Pansy non ci pensò due volte. L'afferrò per il capelli e cercò di sbatterla contro la porta di uno dei bagni ma Hermione, colta da un impeto che le era sempre stato nascosto fino ad allora, la violenza, si liberò dandole una gomitata nello stomaco, velocissima, che mozzò il fiato alla moretta. Subito dopo Lavinia le fu addosso ma la Grifoncina estrasse la bacchetta e la spedì contro la parete, facendole sbattere la testa.
La Leptis rimase così a terra e Pansy cercò di rialzarsi ma aveva innescato qualcosa che non avrebbe saputo controllare.
Ricevette un calcio sulla schiena, sulla testa, in ogni punto dove i lividi non sarebbero stati visibili. Andò avanti a incassare per cinque minuti, poi crollò e finalmente non sentì più nulla.
Quando Blaise e Nott entrarono nel bagno per vedere cos'erano quei rumori trovarono solo le loro compagne ancora stese a terra, semi coscienti e senza un livido in viso. Sbiancarono quando sentirono ciò che era successo da Lavinia, già piagnucolante mentre Pansy le strillava di tacere, con l'orgoglio in polvere. In un attimo gli altri vennero avvisati e i Grifondoro parvero non credere alle loro orecchie.
Una volta riuniti alla torre, prima di cena, anche Elettra parve triste.
- In effetti in quel bagno mi è parsa strana. Mi ha chiamata Ele...lei non lo fa mai.-
- E' andata fuori di testa, ecco cosa!- sussurrò Lavanda Brown - L'ho presa per i corridoi per chiederle cos'avesse, se volesse parlarne con me...- per un attimo la videro tremare, con gli occhi lucidi - Mi ha detto delle cose tremende...e ha cercato di spegnermi una sigaretta sul braccio.-
Harry e Ron sentendo quello rimase senza fiato. Mai...Hermione non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
- Non è lei.- sussurrò il bambino sopravvissuto - Non è da lei. Hermione non lo farebbe mai.-
- Oggi ha saltato le altre lezioni.- continuò Ginny - Non so neanche dove sia.-
- E' meglio che per un po' se ne stia lontano dai Serpeverde.- disse Dean entrando - Ho parlato con Blaise ragazzi. Pansy Parkinson ha la schiena dello stesso colore dei suoi ombretti violacei mentre la Leptis ha quasi un trauma cranico. Hermione l'ha sbattuta al muro così forte che credevano di doverla portare in un ospedale.-
- Oddio...- Harry si passò le mani sul viso - E che hanno detto alla Chips?-
- Niente.- lo assicurò il compagno - Pare che Blaise le abbia convinte a stare zitte, non so neanche io come. Credo che abbia capito che se Hermione finisce nei guai per una lite coi Serpeverde anche loro finiranno nella merda fino al collo. Comunque Piton continua a chiedere la sua sospensione.-
- Che stronzo!- ringhiò Weasley sedendosi - A certa gente gli altri anni ha lasciato passare di peggio! Uno di settima l'anno scorso l'ha quasi preso per il bavero e lui se la prende con Hermione solo perché è del Grifondoro!-
- Ron, per amor del cielo, l'ha insultato!- sbottò Calì.
- L'avesse insultato Malfoy a quest'ora starebbe a fare ammenda.- frecciò testardo il rossino.
- Sentite, non siamo qua per parlare di Piton ma per cercare di capire che ha Hermione!- Harry cominciò a scavare il solco, facendo su e giù per la sala comune della torre - Dobbiamo parlarle, capire che l'è successo.-
- Prova a parlare di meno...- disse una voce sulla porta - E ad agire di più.-
Si voltarono tutti quanti e la videro contro il fuoco del caminetto, con una sigaretta penzolante dalle labbra. Buttò la giacca sul divano, poi si levò anche la cravatta. - Bhè? Avete visto il fantasma nero?-
- Hermione dobbiamo parlare.- saltò su Ron - Mi spieghi che diavolo ti è preso? Piton ti farà sospendere dopo il bel casino che hai fatto oggi! E a noi non pensi? Finiremo tutti nei guai!-
- Ti dico una bella novità Weasley...- gettò la sigaretta nel caminetto, andandogli davanti e soffiandogli l'ultima boccata sul viso - Di voi incapaci a me non importa un accidenti di niente.-
- Herm tu non stai bene.- si mise in mezzo Calì afferrandola per il braccio ma un attimo dopo si ritrovò spalmata al muro, con un bernoccolo sulla fronte.
- Non t'azzardare mai più a toccarmi.- sibilò la Granger, fissandola con la coda dell'occhio - E adesso scusate ma ho da fare...- ma appena entrata in camera sapeva che l'avrebbero seguita. Infatti il primo a varcare la soglia fu Potter, dietro di lui Ron che rimase però con la schiena al muro.
- Che vuoi?- gli chiese la strega - Non ti hanno insegnato a bussare i tuoi genitori Harry Potter?- e vedendo la sua faccia scoppiò a ridere malignamente, iniziando a slacciarsi la camicia - Oh, già...scusami, mi scordo sempre che i tuoi sono saltati in aria come un petardo, signor bambino sopravvissuto.-
Harry divenne pallido ma non mosse un passo indietro. No ...non era la stessa persona che conosceva. La ragazza che aveva amato non avrebbe mai usato quel tono. Né quelle parole.
- Hermione devi farti vedere da qualcuno. Ti devono aver fatto qualcosa.- sussurrò a bassa voce.
- Nessuno mi ha fatto un bel niente.- replicò sarcastica - Ma già che siamo qui devo dire una a cosa a voi due...- e gettò a terra una cornice, con una loro foto - Mi avete stufato. Non vi sopporto più...né tu e i tuoi continui piagnistei sui tuoi poveri genitori morti, Potter...né te, Weasley, cara la mia palla al piede. E adesso andatevene...- ringhiò estraendo la bacchetta - ...prima che debbano venire qui a raccogliervi con la spugna.-
Harry raccolse la cornice, osservando per un attimo infinito i pezzi di vetro...sparsi al suolo.
Qualcosa di più importante era andato in pezzi. Qualcosa di cui purtroppo lui non poteva fare a meno, come di quella foto. No...quel qualcosa per lui era troppo importante.
Uscì dopo Ron, fermandosi per un attimo a guardarla. Di schiena...contro la luce delle candele...vide una strana chiazza nera. Ed Hermione non aveva tatuaggi. No...era una rosa nera, un'ombra tetra...

La mattina dopo Hermione non varcò la soglia dell'aula di Trasfigurazione.
La Mcgranitt era stata informata degli avvenimenti del giorno prima e ne era rimasta oltre ogni modo sconvolta. Il preside Silente ne era stato messo subito a conoscenza da parte di Piton ma non aveva espresso giudizi. Aveva chiesto un colloquio con la signorina Granger ma nessuno era riuscito a fargli sapere dove fosse finita. Era comunque a scuola perché ogni uscita era stata bloccata...ma c'era un problema molto più grave.
- La Giratempo.- sussurrò Harry alla fine delle lezione, quando la Mcgranitt gli chiese notizie.
- Si, è un bel problema.- replicò lei - Se la usasse in queste condizioni potrebbe creare dei disastri immani. Qualunque cosa le sia successa è evidente che non può essere solo uno sbalzo d'umore, Potter...potrebbe esserci dietro la mano di qualcuno molto esperto in malefici.-
- Malefici?- chiese il moretto - Qui alcuni ne sanno qualcosa...-
- Di recente ha avuto screzi con...- si morse la lingua ma indicò comunque chi intendeva con lo sguardo. Serpeverde e in particolare la Parkinson e le sue amiche. Ed Harry stavolta annuì. Si, in effetti quelle e specialmente la Leptis erano famose per le loro conoscenze sul malocchio, su incantesimi d'amore e malefici.
- Indagherò.-
- Attento Potter.- l'avvertì la Mcgranitt - Se è sotto incantesimo non sai come potrebbe reagire in futuro. Devi stare attento perché basterebbe una sola mossa farla per perderla sul serio. In questo momento, se è davvero stata colpita da un incantesimo, è in una fase di rigetto di se stessa e di tutti i suoi sentimenti. Ci servirà l'aiuto di qualcuno di molto esperto per levarle questo maleficio.-
- E lei...conosce qualcuno che si occupa di...magia nera?- chiese Harry levando un sopracciglio.
La Mcgranitt sospirò. Si...forse lei conosceva qualcuno in grado di fare qualcosa.
Peccato che il tempo stava per scadere. E le lancette correvano veloci.
Draco, nascosto dietro alla porta, udì tutto e prima che uscisse il suo rivale se n'era già andato.
Oh, lui lo sapeva fin troppo bene chi era stato a fare quel casino. Scosse il capo, fuori di sé dalla rabbia ma prima di ammazzare quelle due stronze avrebbe dovuto mettere il catenaccio alla mezzosangue, prima che davvero commettesse qualcosa d'irreparabile. Vagò per tutta la scuola e girò come un dannato quando vide Ron Weasley dirigersi dritto verso il giardino, sotto le arcate del pendolo.
Ma lui fece prima a reagire anche se per un attimo credette di ricevere un pugno in pieno petto.
Prima ancora di mettere a fuoco quell'incubo, un gemito gli aveva fatto accapponare la pelle...e poi l'aveva vista, lì contro la colonna, con la mano di quel verme sotto la gonna, il capo girato indietro...e un ghigno sulla faccia, quasi perverso, quasi troppo malvagio.
Weasley e Malfoy quasi in sincrono si avventarono sulla coppia appartata e mentre Ron tirò indietro bruscamente la Grifoncina, Draco con un pugno ben piazzato e pieno di rabbia spedì Edward Dalton a terra, strappandogli un grido soffocato. Rimase ansante, a fissare quel verme che si rialzava, furibondo per essere stato interrotto.
- Alzati e giuro che continuo.- gli sibilò il Serpeverde.
- Ma perché non pensate mai ai cazzi vostri eh?- sbuffò Hermione annoiata, con la camicia del tutto aperta e giocando con i suoi boccoli - Che c'è Malferret? Volevi passare per primo?-
- Al diavolo Hermione sta zitta!- tuonò Ron con viso congestionato dalla rabbia - Che cazzo volevi fare?-
- Ehi, guarda che me l'ha chiesto lei!- abbaiò Dalton mettendosi in piedi e toccandosi la mascella colpita - Che volete voi due?! Vi manda Potter? Deve capirlo che ormai non è più roba sua!-
- Se è per questo neanche tua...- rise la Granger, schioccando la lingua.
- Ma...- il Corvonero tacque all'improvviso, ritrovandosi la bacchetta di Weasley e Malfoy alla gola.
- Sparisci.- ribatté Draco - O giuro che ti ammazzo Dalton!- e quella volta non scherzava. Ma non fece in tempo a girarsi che Hermione era di nuovo scappata via, fra le fronde del giardino. Il biondino cacciò una bestemmia colossale quando fece in tempo almeno a comparire Harry, per altro con aria ben più pericolosa della sua ma scoccò un'occhiata d'intesa con Weasley che si defilò per tornare a cercare la loro amica. Il moro, rimasto solo coi rivali, fremeva da dentro. Quella rabbia non la provava da quando aveva ammazzato Voldemort...si sentiva bruciare!
Vide Dalton con quel livido in faccia e sogghignò...capendo benissimo cos'era successo.
Non gli ci volle molto per pensarci. Caricò un altro pugno e il Corvonero franò di nuovo a terra, sputando un dente.
- Brutto schifoso bastardo...- sibilò Harry devastato dall'ira e dalla frustrazione - Ringrazia che siano arrivati perché ti giuro che se solo ti fossi spinto un po' più avanti a quest'ora saresti già sotto terra!-
- Non sprecare il fiato, Potter.- gli disse Draco a bassa voce - L'ho già avvisato io.-
- Due avvisi sono meglio di uno.- replicò il moretto - Sta attento Edward.-
- Al diavolo!- ringhiò Dalton, rialzandosi di nuovo, fissandoli con gli occhi incendiati dalla rabbia - Che cos'è di vostra comune proprietà forse? Vi scambiate le donne come le palle di quidditch voi? Complimenti e dire non sembravate così fratelli!-
Furono le sue ultime parole perché Harry, dopo quanto accaduto in quei giorni e le parole della sua migliore amica la sera prima, perse il lume della ragione. Si avventò contro l'avversario con i pugni chiusi, calci e testate.
Lo ridusse a pezzi anche con Malfoy che, dopo qualche minuto di quel massacro, capì che doveva fermarlo. Alla fine riuscì a prenderlo saldamente per le spalle, faticando parecchio, e a sbatterlo contro la parete. Gli ordinò di stare fermò e non seppe nemmeno dire perché Potter gli ubbidì, ma tornò a chinarsi su Dalton...
Lo prese per i capelli e lo fissò disgustato, con quel viso ridotto a un ammasso di lividi.
Non poté dire di essere dispiaciuto, quello no...perché dopo che aveva trovato la sua mezzosangue con quello avrebbe voluto davvero ridurlo in polvere.
- Adesso stammi bene a sentire...- disse con tono troppo calmo per essere vero - L'ho fermato solo perché mi sta su i coglioni che lo Sfregiato si picchi con qualcuno che non sono io...- e ghignò malefico, premendogli anche la mano sulla giugulare - Ma se vengo di nuovo a sapere che ti azzardi anche solo a guardare nella direzione della Granger giuro che ti massacro. E poi ricomincerò con Potter. Un'ultima cosa...prova a dire che è stato lui a ridurti in questo stato e ti faremo pentire di essere nato.- si rialzò, afferrò il Grifondoro per un braccio e riuscì a scollarlo da quel posto schifoso fino a quando, incazzato come mai nella sua vita, lo spinse in mezzo al salone vuoto, sull'orlo di una crisi di nervi.
Harry gli puntò un dito addosso, sfidandolo ad aprire la bocca. - Non t'azzardare...- gli disse, passandosi le mani fra i capelli - Non dovevi neanche metterti in mezzo Malfoy! Dovevi lasciare che gli spaccassi la faccia!-
- Già! Così poi ti avrebbero sbattuto fuori e saremmo finiti tutti quanti nella merda!- urlò il biondo di rimando - Bella stronzata San Potter! Gli hai quasi rotto una mandibola! Quei lividi sono di botte! Si vede lontano un miglio!-
- Me ne strasbatto i coglioni se vuoi saperlo.- replicò Harry andandogli a un dito dalla faccia - E se fossi in te mi guarderei bene dal pensare ai cazzi nostri! Resta fuori da questo casino!-
- Non prendo ordini da te.-
Potter in risposta l'afferrò per il bavero, sbattendolo al muro - Adesso sono io che avverto te...e vedi bene di aprire le orecchie: quelle stronze della tua casa sono famose per i loro giochetti del sabato sera con i malefici. Se te le fossi sbattute come hai sempre fatto invece di giocare con le nuove carte forse non avrebbero fatto niente a Hermione!-
- Di loro me ne occupo io!- sibilò Draco afferrandogli i polsi - Ma tu vedi di stare calmo! Che cazzo credi di fare, razza di deficiente, andando in giro a spaccare la faccia a tutti quelli che centrano in questa storia!?-
- Oh, cosa credo di fare?- sibilò Harry con gli occhi verdi spiritati - Vai al diavolo, ma con chi credi di parlare? Hai una vaga idea di quello che le hanno fatto? Ce l'hai una fottuta idea Malfoy? No, certo che no...in quel covo non sapete fare altro che camminarvi sulla faccia a prima vista, tu per primo. Che cazzo ne puoi capire tu...-
- Senti Potter...-
- SENTI UN EMERITO CAZZO!- urlò Harry ormai arrivato al limite - E' LA MIA MIGLIORE AMICA QUELLA STA PER AUTODISTRUGGERSI! IO AMAVO HERMIONE E TUTTORA LEI E' UNA DELLE PERSONE PIÙ IMPORTANTI DELLA MIA! E SE CREDI CHE ME NE STARÒ A GUARDARE MENTRE VOI BASTARDI LA ROVINATE TI SBAGLI DI GROSSO!-
- VAFFANCULO POTTER ANCHE IO...- ma tacque di colpo, fissandolo a occhi sgranati, esattamente come il Grifondoro. Scosse il capo, continuando a scrutarlo. - Cosa? Tu cosa?-
Draco però infilò al porta un attimo dopo, senza più rispondergli.
Sapeva solo che dentro di sé era mutato qualcosa...che non poteva tornare come prima.
Per questo quando entrò come un tornado nel suo dormitorio tutti i suoi compagni lo fissarono allibiti. Doveva avere gli occhi sbarrati ma l'unico ad andargli appresso fu Blaise, seguendolo lungo il corridoio delle ragazze.
Draco Malfoy entrò sbattendo le parte, facendo sobbalzare tutte quante le compagne Serpeverde.
Alcune lo fissarono impaurite dalla sua espressione, altre se la filarono in buon ordine, vedendo i due andare dritti verso le camere di Pansy e della Leptis. Ma né Draco né Blaise si sarebbero mai aspettati una cosa simile, quando misero piede in quelle stanze...buie, con uno strano odore nell'aria...e zeppe di fiori secchi, morti, sbriciolati...segni neri sulle pareti, candele, boccette dai contenuti indescrivibili. Lavinia stava sdraiata a leggere e Pansy stava leggendo. Scattarono immediatamente ma fu la Parkinson a fare la disinvolta.
- Ciao amore...sei venuto a vedere come sto?-
Domanda sbagliata, pensò Zabini vedendo Draco correre a metterle una mano al collo, schiacciarla contro la parete e fissarla con pure fiamme di collera negli occhi argentei - Dimmi che le hai fatto!- le ringhiò a un dito dalla bocca - Dimmelo subito o giuro che troverò un modo per ripagarti con la stessa moneta!-
La ragazza non aveva fiato per rispondere e tremava. La Leptis invece si teneva le mani alla bocca, come per non urlare.
- Allora?- urlò di nuovo il biondo - CHE CAZZO AVETE FATTO???-
- Draco calmati.- Blaise lo afferrò risoluto per una spalla, tirandolo indietro - Così non parleranno mai.-
- Allora le faccio strillare la fottuta cosa che m'interessa!- replicò con un ringhio pericoloso - Allora Pansy?- continuò a distanza ravvicinata - Dimmi che hai fatto...ti do due minuti. Poi spacco tutto.-
La mora aveva il cuore nel petto e l'odio riversato nelle vene come un veleno.
Gettò a terra il libro che aveva in mano, fissandolo con sfida - Che c'è, la Granger ha esagerato per caso?-
Malfoy tacque, limitandosi a estrarre la bacchetta. - Stupeficium!- urlò e come aveva promesso cominciò a fare a pezzi tutto quanto, con Blaise immobile alle sue spalle. Colse un'occhiata supplichevole di Lavinia, così si decise a fermarlo ma appena ebbe finito Draco, incalzò lui la Leptis.
- Parla.- le disse con tono pacato - So che sei stata tu. Che hai fatto?-
- Mi...ha convinto lei!- piagnucolò additando Pansy che la scrutava furibonda - Mi ha chiesto...di fare un maleficio alla Granger. Noi non pensavamo che sarebbe accaduta una cosa del genere...volevamo solo farla espellere!-
- Già e invece adesso sarete voi a finire fuori...- ringhiò Draco continuando a ucciderle con lo sguardo - Ma fuori dalla finestra della torre di astronomia e poi voglio vedere quale incantesimo vi salverà!-
- Dai, va avanti!- si mise in mezzo Zabini irritato - Voglio che mi dici che hai usato e di che maleficio si tratta! E naturalmente dovrai subito levarglielo Lavinia.-
Quella impallidì...
- Io...io non so farlo...- ammise e Draco quasi non credette alle sue orecchie.
- Cosa??- gridò di nuovo trattenuto a stento dal suo migliore amico - Le hai scagliato una fattura senza poterla annullare? Ma che cazzo avete nelle testa?! Siete delle maledette deficienti, ecco cosa!-
- Oh smettila!- strillò Pansy istericamente - Prima che ti fossi messo in testa di sbatterti quella mezzosangue le avresti fatto anche di peggio! Dico bene Draco? Io le ho solo fatto un piccolo scherzo, sei tu che sei cambiato! Sei tu che adesso sei tutto preso dal fascino di quella sporca mezzosangue!-
- Tu azzardati ancora a parlare di lei in mia presenza e giuro che Blaise non riuscirà più a tenermi.- le disse, facendole fremere le vene nei polsi - E adesso ditemi che avete fatto, i due minuti stanno per scadere.-
E la Leptis disse tutto...poco per volta, mostrò tutto ciò che aveva usato. Pozione e formula in latino, poi tirò fuori un cofanetto di legno da sotto il suo letto e lo lasciò a Blaise. Quello aprì e vi trovò dentro una rosa nera.
Ma sbiancò con Draco quando si accorse che lentamente si stava sbriciolando.
Il biondo alzò gli occhi...e corse fuori, senza più la minima idea di cosa fare...sapeva solo che doveva trovarla.
Blaise invece rimase nella stanza. I suoi occhi bluastri osservarono le due compagne per qualche tempo, poi scosse il capo, portandosi via il cofanetto, lasciandole sole con le loro colpe.
Draco invece infilò tutte le scorciatoie per arrivare prima a Grifondoro. Attraversando i corridoi terrorizzava praticamente tutti gli studenti più giovani e qualcuno già ipotizzava che la sua rabbia fosse data da Potter e che stessa andando da lui per attaccare di nuovo rissa. In parecchi si misero a seguirlo, nascondendosi dietro gli angoli ma la loro corsa di fermò prima della torre dei grifoni.
Malfoy si accorse dello scompiglio proveniente della fontana in giardino: vide parecchie matricole del Grifondoro e senza pensarci si diresse verso il gruppetto di mocciose che parevano agitate.
- Che succede?- sibilò freddo e le ragazzine, sui tredici, quattordici e quindici anni, lo fissarono fra l'intimorito e l'eccitato. Fu una coi capelli neri a rispondergli - Eravamo qua a ripassare quando Hermione...la Granger...- disse, ricordandosi che la ragazza stava appunto con Malfoy negli esami -...è arrivata e si è diretta fuori dalla scuola. La nostra compagna Elettra pensava che volesse uscire e infrangere il regolamento, così l'ha seguita...e sono andate verso la casa di Hagrid.-
- Poi sono arrivati anche alcuni del settimo.- gli disse un'altra con la coda di cavallo - E da allora non si sono più visti.-
Senza neanche finire di ascoltarle corse giù dalla collinetta, passando sui gradini rocciosi fino ad arrivare davanti alla casa del custode delle chiavi. Si guardò attorno ma non vide nulla e nessuno. Nel frattempo giunse anche Blaise, strattonando la Parkinson per un braccio che scalciava come un cavallo.
- Che te la sei portata dietro a fare?- ringhiò Malfoy che non voleva più neanche vederla.
- La porto ad ammirare il suo bel lavoro.- disse Zabini totalmente calmo, senza lasciarla muovere di un passo, poi indicò al compagno dei segni di magia di lotta, sui tronchi degli alberi. Dovevano essere volati dei Cruciatus. S'infilarono così nella foreste proibita che però di pomeriggio non era poi così tremenda e finalmente li trovarono.
- Che ci fate qua?- chiese Ron, seduto su un tronco spezzato.
- Ti ho portato qualcuno che vuole raccontarti qualcosa.- disse Blaise spingendo Pansy sul campo di battaglia, mentre Draco si guardava attorno con occhi increduli: rami tranciati, fumo, foglie in fiamme, tronchi graffiati...Potter poi stava in mezzo alla radura con in braccio la Baley, che era ferita a una gamba mentre la Granger se ne stava seduta su un tronco morto, come Weasley. Appena lo vide gli rise in faccia, continuando a giocare con la sua bacchetta.
- Non è bello imbucarsi alle feste Pansy...- disse la Grifoncina alla moretta, con noia.
- Allora?- chiese Harry con voce sibilante, tenendosi stretta Elettra che tratteneva le lacrime per il dolore con orgoglio - E' stata lei?-
Il silenzio fu meglio di ogni parola. Pansy Parkinson tenne ostinatamente la testa alta, del tutto indifferente a ciò che aveva provocata, quando Hermione si mise a ridere di più, passandosi una mano fra i capelli.
- Oddio...- ghignò, scuotendo il capo - Che pena mi fai, Parkinson!-
- Cosa?- tuonò la Serpeverde - Come ti permetti sporca mezzosangue?-
- Se fossi in te starei zitto, Parkinson!- ruggì Ron andando da Harry per controllare le condizioni di Elettra. La levò dalla braccia dell'amico, per dargli la possibilità di stare con la Grifoncina ma la Granger continuò senza aver neanche sentito l'insulto che un tempo l'aveva fatta tremare molto volte. Anzi...ora che la medaglia era stata ribaltata, fu lei a reggere il gioco. Fissò con gli occhi dorati la nemica, godendo come non mai quando la vide sbiancare, alle sue parole.
- Davvero incredibile cosa farebbe una senza padre per un po' d'attenzioni eh Pansy? I tuoi non hanno divorziato?- cinguettò accendendosi una sigaretta, vedendo la mora indietreggiare un poco mentre gli altri la fissavano sconvolti da tanta cattiveria - Se volevi scoparti Malfoy per me non ci sono problemi ma se vuoi attenzioni forse avresti dovuto pensarci prima di far divorziare i tuoi...scommetto che tuo padre non ti sopportava più...-
- Adesso basta! Sta zitta!- le urlò la Parkinson con gli occhi vitrei - Tu sei solo una mezzosangue! Non capisci niente!- ma Blaise l'afferrò per il braccio, prima di scatenare un altro disastro.
- Contenta adesso?- ringhiò Draco a bassa voce - Avete creato davvero un bel mostro tu e Lavinia.-
- La Leptis?- rise Hermione - Ma va? Non credevo...è così stupida che potrebbe fare a gara con Paciock!-
- Ok, adesso è ora di finirla.- Harry andò dalla Parkinson e la fissò truce ma anche più tranquillo - Voglio che adesso tu e quella cretina la riportiate com'era prima. Adesso!-
- Non possono, non lo sanno fare.- lo bloccò Draco - Bisogna dirlo ai prof.-
- Già, senza dire niente però di chi ha fatto il maleficio...- rise Ron amaro - Per parare il culo a tutti gli altri, vero?-
- Finiremo tutti nella merda, non temere Weasley!- celiò Hermione alzandosi in piedi e cominciando a mettersi il mantello sul maglione - Se il qua presente signor Malfoy avesse adempito ai suoi sbattimenti serali forse ora non saremmo in questa situazione, vero Pansy?-
- Vai al diavolo Granger.- sibilò la Parkinson.
- Resta il fatto che adesso bisogna andare da Silente e rimettere a posto questo fottuto macello.- continuò Draco furibondo - La questione la sistemiamo poi fra noi, Potter.-
- Certo, facendo a botte fra voi due come al solito?- ironizzò Ron acido.
- Se non altro non andiamo a rompere i coglioni agli altri.- disse Harry pacato - Dai, muoviamoci. Hermione cammina.- ma lei, come prevedevano, non si mosse in un passo. Rimase a fissarli come se fossero state della formiche.
- Io sto benissimo così.- scandì lapidaria.
- No, tu sei da manicomio in questo stato!- ringhiò Malfoy afferrandola per il polso - Muoviti!-
- Pensa ai fatti tuoi purosangue!- sibilò la Grifoncina, liberandosi all'improvviso dalla sua presa. Di colpo anche i suoi occhi si fecero colmi d'odio tanto che Draco dovette per forza allontanarsi da lei. Gli pareva quasi di essere investito da una vera e propria ondata di livore, com'era accaduto a Harry la sera prima.
- Vai dal paparino e chiedi a lui di sistemare i tuoi casini, Malfoy!- continuò lei con acredine - Non è così che risolvi sempre i problemi caro il mio biondino? Non fare tutto a Lucius? O il fatto di essere la prossima vittima sacrificale ti ha fatto muovere un po' quel cervellino vuoto che ti ritrovi eh?- gli rise in faccia, vedendogli serrare la mascella - Che c'è, t'è venuta paura di morire tutto di colpo? Dopo sette anni ti svegli...complimenti, veramente complimenti! Ma in fondo che cazzo sto a parlare con uno che se n'è sbattuto di morire per tanto tempo...- e senza aggiungere altro lo sorpassò con sdegno, per risalire alla scuola con tutti gli altri...
Ma aveva ragione, pensò Draco amaramente.
Alzò lo sguardo al cielo e rise di se stesso.
La sua mezzosangue aveva ragione. Gli aveva solo detto ciò che pensava. La dura realtà.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11° ***




Per quanto potesse sembrare strano, quando rimisero piede a Grifondoro si occuparono in fretta di Elettra e quando tornarono in camera di Hermione la trovarono vuota, con la finestra aperta. Harry aveva sospirato, chiudendo le palpebre. La sua migliore amica non aveva mai volato volentieri e per scappare aveva usato la scopa.
Incredibile...
Naturalmente l'avevano tenuta d'occhio tutta la notte con la mappa del Malandrino mentre Blaise, da solo perché Draco si era chiuso nella sua stanza, aveva cercato di carpire altre informazioni dalla Leptis senza però riuscire in niente.
Il giorno dopo andarono tutti a colazione e non la trovarono. Decisero di andare ad avvisare Silente prima di pranzo, visto che Piton li aveva chiusi in aula pozioni senza accettare nessun "ma"...inoltre erano sempre più preoccupati.
Era parso che man mano che passava il tempo la Grifoncina peggiorasse a vista d'occhio. Prima si era trattato di piccolezze, poi di trasgressioni più grandi, poi era arrivata alla perfidia.

Prima con la Parkinson e il divorzio dei suoi genitori e infine la stoccata a Malfoy.

Harry, seduto nel suo banco con Blaise, scoccò una breve occhiata alle sue spalle dove il biondo Serpeverde occupava il banco mezzo vuoto.
Qualcun altro invece, quella mattina, ricevette un risveglio piuttosto diverso dal solito.
Tristan si rigirò nel letto, strizzando un poco gli occhi. Un lievissimo rumore lo aveva destato dal suo sonno pieno di incubi. Si era messo a sedere con fare circospetto, afferrando il pugnale incantato da sotto il cuscino quando sbarrò lo sguardo, trovando qualcuno nella sua stanza che non avrebbe mai pensato di vedere.
- Hermione?- sussurrò.
La Grifoncina non parve dargli subito corda, continuando a girare fra le sue cose, i suoi libri, le sue armi...
Era tornata al dormitorio quando si era aspettata di non trovarci nessuno. Si era fatta un bagno e levata la divisa, per infilare un paio di jeans e una felpa. Poi si era diretta verso lo studio del prof. di difesa con tutta l'intenzione di fare un paio di chiacchiere. Si soffermò sulle ultime foto sulla sua scrivania, mentre l'Auror s'infilava una maglia babbana e rapidamente un paio di pantaloni.
C'erano foto di lui con gli altri tre Cacciatori, lui anni prima a Hogwarts con i suoi compagni, i suoi genitori e suo fratello maggiore.
La strega però si fermò quando in un angolo degli scaffali una vecchia foto dai bordi bruciati attirò la sua attenzione. Era dentro a una cornice d'argento e...una ragazza dai capelli bruni e lunghi, la pelle bianca e liscia, con lo sguardo perso, stava seduta su un muretto scalcinato, con le braccia strette attorno le ginocchia.
Ghignò di colpo, riconoscendola.
- Ciao Tri...come stai? Ti vedo bene oggi.- disse quindi, girandosi verso il suo prof.
Lui era ormai vestito e la fissò inclinando il capo. In aula professori il giorno prima aveva sentito di strane storie, cose che a lui erano parse assurde, conoscendo bene la Grifoncina, ma ora cominciava a chiedersi se era tutto falso.
- Buon giorno anche a te.- disse, fissandola negli occhi - Non dovresti stare qua sai?-
- Oh, prof... hai paura che ti accusino di aver irretito un'allieva per caso?- ridacchiò lei continuando a gironzolare - In effetti devo ammettere che anche a me l'idea è passata per la testa ma sono qua per un altro motivo.-
- E sarebbe?- le chiese, sedendosi sul letto sfatto.
- Lezioni private.- spiegò la strega adagiandosi contro la scrivania coi fianchi.
- Lezioni private?- replicò l'Auror levando un sopracciglio - Perché? Sei già bravissima.-
- Non voglio essere brava.- Hermione tacque un attimo, solo per spiegarsi meglio - Voglio essere la migliore.-
E stavolta Tristan non represse un gemito fra l'esasperato e il divertito. Dio, pensò amaro.
Sette anni prima quelle parole le aveva già sentite. E ricordava anche com'era finita.
- Ci penserò.- mentì andandole vicino - Sai, non mi stupisco che tu me l'abbia chiesto.-
- Già...- rise Hermione, rigirandosi la foto fra le mani. Tristan vide la cornice e serrò le mascelle, tanto che lei se ne accorse subito. - Bella...- soffiò morbidamente - Mi pare che abbia un viso famigliare, sai?-
- Non credo. E' morta.- disse l'Auror prendendogliela dalle mani e rimettendola a suo posto ma la strega gli andò alle spalle, cominciando a carezzargli la schiena con tocco suadente.
- Di un po' prof...ma tu la ragazza ce l'hai?-
E Mckay, dopo un attimo e sentendo quell'energia sulle sue mani, capì qual era il problema.
Si girò lentamente, capendo che doveva giocare d'astuzia.
- No...- bofonchiò pigramente, sostenendo il suo sguardo - Tu hai qualcosa propormi?-
- Oh, un sacco di cose.- disse Hermione, passandogli le braccia al collo - Devi solo fare come dico.-
- Ok...- Tristan rise, ma improvvisamente si abbassò quando fu a un passo dal baciarla. Le passò un braccio dietro alle gambe e anche se urlante se la caricò in spalla, ridendo divertito da come l'aveva fregata subito. Spalancò le porte dello studio e uscì in allegria, dando spettacolo per tutta la scuola.
Passò fortunatamente anche davanti all'aula pozioni e tutta la classe lo vide, per questo lo seguì cercando di capire cosa fosse successo, insieme a Piton che già meditava vendetta. I ragazzi gli corsero dietro chiedendogli che diavolo gli passasse per la testa ma ottennero solo una trafila di bestemmie da parte della Granger che urlava come se la stessero scorticando viva. Salirono fino nello studio di Silente dove l'Auror sbatté Hermione seduta sul divano, fissando poi sia il preside che la Mcgranitt che stava in poltrona a parlare con lui e che aveva osservato la scena sconvolta, più Piton che già si stava per sfregare soddisfatto le mani.
- Professor Silente c'è un problema.- scandì Mckay.
- Il professor Piton me lo stava giusto accennando l'altro giorno.- ironizzò il vecchio mago visto che quel demente l'aveva rincoglionito per ore e ore - Allora, che succede signorina Granger?-
- Assolutamente niente.- disse lei sagace, accendendosi una sigaretta sotto gli occhi dei compagni e dei prof.
- Ecco signor preside!- tuonò Piton furente - Ecco qual è il problema! Va sospesa subito!-
- Ma perché non va al diavolo?- ghignò Hermione fissandolo con sfida - E già che c'è si porti via i suoi alunni leccaculo. Farebbe un favore a tutta la scuola.-
Quello se possibile divenne ancora più paonazzo quando si mise in mezzo Harry.
- Signore, non si è mai comportata in questo modo. Ci deve essere qualcosa che non va.-
La Mcgranitt sospirò, fissando una delle sue alunne modello con aria critica. In effetti emanava qualcosa di strano e inquietante. Inoltre non aveva lo stesso sguardo dolce che aveva sempre avuto. Sembrava...diversa.
- Si tratta di una fattura.- disse Tristan sedendosi in poltrona tranquillo - L'ho sentito quando mi ha toccato.-
- Ti ha toccato?- sibilò Draco a quel punto, giunto con tutti gli altri.
- Non sono ancora riuscita a fargli niente...- borbottò Hermione capricciosa - Il nostro prof pare innamorato.-
Tristan incassò e tacque, continuando a fissare Silente che a sua volta scrutava
la Grifoncina.
- Si
può fare qualcosa?-
- Ditemi ragazzi, di che fattura parliamo?- chiese il preside, alzandosi in piedi - Sapete qualcosa di questa storia?-
A quella domanda le due case risposero con un silenzio teso e forzato. Ormai tutti infatti erano venuti a sapere di cosa avevano fatto la Leptis e la Parkinson.
- Pensate che si tratti di...- la Mcgranitt lasciò intendere l'ultimo pezzo della frase - Ne parlavamo anche l'altro giorno io e il professor Silente. In fondo anche se è stato sconfitto alcuni dei suoi seguaci sono ancora vivi, Potter.-
- Avete visto qualcosa di strano di recente?- continuò la professoressa di Trasfigurazione.
- Bhè...di strano ci sarebbe solo una cosa...- iniziò Ron timidamente - Ci sarebbe la ragazza vestita di nero...-
- La chi?- chiese Piton acido - Cosa dici Weasley??-
- La verità.- rispose Harry lapidario - L'abbiamo vista una notte. C'è una ragazza in giro per la scuola vestita di nero. Non stava bene però. L'ho vista quando la mia cicatrice ha ricominciato a far male.-
- Quindi stai dicendo che è colpa di questo fantasma in nero? Pensi che sia un seguace del potente?- replicò Piton con scherno - Non farmi ridere Potter! Se li è sempre scelti meglio gli schiavi.-
- Si e hanno fatto tutti la loro fine.- sibilò lo sfregiato con occhi assottigliati, come per avvisarlo di qualcosa.
Infatti Severus tacque, mordendosi la lingua contro quell'insolente.
- Allora?- disse quindi la Mcgranitt spazientita - Nessuno sa niente? Neanche le compagne del dormitorio?-
Lavanda Brown si decise, anche se un poco titubante. Tirò fuori il cofanetto della Leptis a cui erano state tolte le iniziali da Blaise e lo lasciò sulla scrivania del preside.
- Abbiamo trovato quella rosa nascosta nell'ala femminile. Era dentro a un pentacolo.-
Silente la osservò e all'improvviso il suo viso si fece preoccupato. La rosa si era tinta di nero...e presto sarebbe morta, sgretolandosi. Non la prese in mano, per evitare di spaccarla ma Tristan fu più veloce.
- La fattura della medaglia probabilmente.- disse l'Auror con voce sicura - Non ne ho mai visto uno prima, ma un tempo un mago me ne ha fatto vedere gli effetti. La Medaglia è una metafora, viene usata la rosa per simbolo vitale. C'è stato un ribaltamento della personalità.-
- Cambio di personalità?- chiese la Brown stranita - Nel senso che i suoi sentimenti sono stati invertiti?-
- Esatto.- continuò l'ex Serpeverde - E' per questo che si comporta in maniera così violenta.-
- Sono un cumulo di cazzate preside.- disse la Grifoncina allungando le gambe sul divano - Io sto benissimo.-
- No, non stai bene per niente!- intervenne Harry serio.
- Oh, ma perché non t'impicchi Potter? Forse in questi anni un po' meno persone sarebbero morte senza di te, sai?- e a quella stoccata davvero lui non poté replicare, ricordandosi di Cedric. Deglutì, sentendo la mano di Silente sulla spalla. Il preside lo scrutò con aria affettuosa, come per consolarlo.
- Non te la prendere Harry.- gli disse anche Tristan con dolcezza insolita - Chiunque le abbia scagliato la maledizione ha fatto in modo di ribaltare tutto ciò che prova. L'affetto che nutriva prima per gli amici è diventato rancore. L'amore odio...il rispetto per gli insegnanti è diventato disprezzo.-
- Incredibile, un Serpeverde che azzecca una teoria.- frecciò Hermione a bassa voce, finendo la sigaretta.
- Ok, adesso abbiamo capito cos'ha...- disse Ron accorato - Come la liberiamo dal malocchio?-
Silente parve pensieroso e tornò a sedersi in poltrona, carezzando il collo di Funny.
- In effetti è un bel problema Albus.- la Mcgranitt parve più allarmata di lui - Non possiamo far venire un esperto di malefici a Hogwarts senza mettere in allarme tutto il Ministero della Magia. Caramell vorrà sapere tutto di questa storia...e di conseguenza si penserà che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è ancora vivo.-
- Bhè...io conosco della gente...- abbozzò Tristan con aria colpevole - Ma sarebbe un pericolo farli entrare qua.-
- No, figurarsi.- sbottò Piton - Ci manca solo che facciano rientrare dei demoni a scuola! Ti sei scordato l'editto di sette anni fa Mckay? E dire che parevi contento.-
L'Auror represse un insulto di mandarlo a quel paese e si voltò verso il preside.
- L'unico che potrebbe levare un pasticcio simile in effetti è un demone...o un mezzo demone.- concluse Silente con uno strano tono - Ma sette anni fa il Ministero ha impedito ai figli mezzosangue di demoni di entrare più in questa scuola. Sono stati considerati pericolosi.-
- Qua non si tratta di prendere un allievo mezzo demone!- sbottò Tristan - Ma di salvare Hermione.-
- Ma non possiamo neanche fare entrare un gagia qua dentro!- sibilò Piton rabbioso.
- Un gagia?- chiese Harry.
- Un esperto di arti oscure.- spiegò la Mcgranitt - Vedi Potter, non tutti i maghi che hanno studiato le arti oscure l'hanno fatto per diventare malvagi e seguire Tu-Sai-Chi. Indipendentemente dalle loro scelte magiche, tutt'oggi ci sono nove grandi gagia al mondo e tutti loro sono persone di cui ci si può fidare.-
- Facciamo dieci.- borbottò Silente - D'accordo Tristan. Vista la rapidità con cui il maleficio sulla signorina Granger avanza richiedo un intervento esterno. Me ne occuperò io stesso.-
- Io di quei gagia della malora non mi fido.- sbottò l'Auror - Un conto è studiare, un conto è esserci nato con poteri oscuri, professore! Vuole correre rischi?-
- Qua un mezzo demone non ci deve entrare, sei sordo Mckay?- rognò Piton - Sai cos'accadrebbe se al Ministero venissero a sapere che c'è un demone in giro per Hogwarts? A parte che ci chiuderebbero tutti ad Azkaban per aver messo in pericolo la vita degli studenti ma ci ritroveremo anche sommersi di Dissennatori e cacciatori di demoni. Per non parlare della tua bella licenza di Auror ritirata.-
- E allora che vuole fare?- sbottò Harry incollerito - Lasciamo che Hermione muoia??-
- Silenzio Potter!- tuonò il professore di pozioni ma stavolta si mise in mezzo qualcuno che Piton non si sarebbe mai aspettato. Draco Malfoy si fece largo fra i compagni e si piazzò direttamente a fianco del suo eterno rivale.
- Non mi sembra neanche una bella immagine per la scuola lasciare che uno studente venga distrutto senza muovere un muscolo, professore, se mi permette.- disse con tono assolutamente piatto, facendo allargare gli occhi a tutti i suoi compagni di Serpeverde - E comunque tengo a ricordarle che poteva capitare a chiunque.-
- E quindi cosa proponi Draco?- fece Piton annoiato.
- Trovate un gagia entro stanotte. Oppure il professor Mckay troverà un demone.-
- A me sembra ragionevole.- concluse Silente sorridendo e mandando in bestia Piton - Perfetto, allora adesso bisognerà avvisare Madama Chips di attrezzare l'infermeria.-
- Non sarà mica una cosa dolorosa...- sussurrò Calì
.
- Non
so.- borbottò Tristan - Non ho mai visto niente di simile.-
- A qui nessuno interessa la mia opinione?- cinguettò a quel punto la Granger, mettendosi in piedi davanti alla scrivania - Signore preside...ho forse fatto male a qualcuno? No. Non mi pare.-
- Hai insultato un professore.- sibilò Piton e la streghetta ghignò - Lei non dovrebbe nemmeno essere inteso come professore!-
- Ecco, lo vede?- urlò Severus - Andrebbe chiusa nei sotterranei!-
- Meglio là sotto che con lei in classe.- continuò
la Grifoncina.
- Insomma
Herm sta zitta!- le ordinò Harry perentorio, facendola da parte - Preside, adesso la portiamo in infermeria. Se per stasera il gagia sarà qua allora la lasceremo nelle sue mani.-
- Altrimenti faremo a modo mio.- disse Tristan - Ok. Adesso...oh cazzo!- alitò e nel giro di un secondo tutto quanto andò all'aria. Il piano intero finì in fumo, esattamente come Hermione che si fece pallida come un cadavere e crollò all'indietro, come se l'energia le fosse stata sottratta insieme al fiato.
Draco fece in tempo a prenderla, insieme all'Auror. Scoppiarono gli strilli delle Grifondoro che temevano che fosse morta, il caos totale di preoccupazione e terrore di ciò che sarebbe potuto accadere.
Le si fecero attorno mentre Harry e Malfoy stavano quasi impazzendo, per sentire se respirava ancora.
Era diventata fredda come il ghiaccio, rigida e nel contempo senza vita come una bambola di porcellana con gli occhi ancora aperti, ma vuoti.
E Silente guardò la rosa nera...che lentamente perdeva tutti i suoi petali. Fino a morire.

In infermeria si accesero le prime luci.
Elettra Baley entrò di corsa, ignorando i ringhi degli infermieri e della Chips. Corse da Harry e si fece abbracciare forte, stringendolo a sua volta con le lacrime agli occhi.
- Cos'hanno detto?- sussurrò - Cos'ha Hermione?-
- Hanno detto...- Potter sentì la gola chiudersi, come stretta in una morsa ma cercò ugualmente di ritrovare il fiato. Fu inutile, si sedette su una branda libera e fu Calì a rispondere alla sua cacciatrice. Lei e Lavanda avevano appena finito di piangere e aveva gli occhi rossi e gonfi. - Chi le ha fatto la fattura ha usato una rosa. Solitamente si usano bambole di stoffa, affinché l'oggetto non possa degradarsi. Stavolta invece la rosa ha iniziato ad appassire...- e le sfuggì un singhiozzo, tornando ad appoggiarsi a Seamus che cercò di consolarla, per altro più a pezzi di lei.
Elettra si voltò a guardare Harry e Ron. Deglutì, fissandoli con occhi sgranati.
- State dicendo che...-
- Sono arrivati i gagia.- l'assicurò Weasley con tono più finto di un sorriso di Nott - Ce ne sono quattro affidabili e Mckay è già andato a cercare dei suoi amici. Non le accadrà niente vedrai...- ma evitò di guardarla in faccia, fissando oltre il paravento bianco dove c'era Hermione, fra le grinfie di quei maghi neri - Herm...starà bene. Lei vivrà.-
A quelle parole tutti i Grifondoro presenti sollevarono lo sguardo verso di lui. Come se sentire ciò che si ripetevano nella testa ad alta voce avesse rotto l'incantesimo.
Un via vai continuo di infermiere, uomini in nero che non avevano mai visto, odori strani, la Mcgranitt che da dietro il paravento discuteva animatamente con Silente e Piton. Mckay invece ancora non si vedeva.
Harry non resistette più. Si mise in piedi di scatto e volò fuori dall'infermeria, infilando il giardino. Rimase sotto le arcate e cominciò a prendere a pugni una colonna, più volte, senza sentire il dolore alle nocche.
- Comprati un sacco da box Harry.- disse una voce alle sue spalle.
Harry rise, dando un ultimo colpo violentissimo. Ritirò indietro il braccio, fissando il sangue colare sulle sue lunghe dita poi si ritrovò davanti a Zabini che scosse il capo, vedendo che si era fatto.
- Che dicono? Sono uscito quando sono entrati i gagia.- disse il Serpeverde.
- Non dicono niente Blaise...- ridacchiò lo sfregiato quasi con aria febbrile - Non dicono niente di niente. Sono... sono dentro a quella stanza...e io non faccio altro che sentirla respirare...respira, ansima...e quei maledetti le girano attorno senza fare niente. Borbottano fra loro e non vengono a capo di niente!- aggiunse, cominciando ad alzare la voce - Intanto...penso a quelle due maledette!- urlò serrando le mascelle - E penso a come fare per ripagarle e farla franca!-
Gli occhi blu di Blaise nella notte si fecero più neri e il ragazzo si appoggiò contro la colonna, come per impedirgli di farsi ancora del male. Pensò malinconicamente che quelle parole le aveva sentite poco prima.
Pensò a quanto in realtà fossero uguali. Pensò a quanto entrambi l'amassero...
- Draco sta dando i numeri al dormitorio.- disse all'improvviso, senza guardare il Grifondoro - Si sente colpevole.-
Harry si lasciò andare seduto, passandosi una mano sulla faccia.
- Non sai che voglia ho dargli la colpa di tutto.- sussurrò il bambino sopravvissuto - Non sai che voglia ho di picchiarlo. Di gridargli in faccia che tutto questo casino è colpa sua e della sua scommessa fottuta. Ma non è vero.-
- Sta là sotto a spaccare tutto quanto.- continuò Blaise sedendosi a sua volta - Ha preso a botte Nott e Tiger. Se non gli toglievo la Parkinson dalle mani l'avrebbe uccisa. E dico davvero.-
- Tu pensa...devo anche ringraziarlo.- ironizzò il Grifondoro amaramente.
- Non vuole venire a vederla però.-
- Gli costerebbe troppo.- Harry stavolta intercettò lo sguardo di Blaise, sorridendo appena - E' troppo orgoglioso per ammettere di sentirsi in colpa, tanto più di venire a trovarla. E' come ammettere l'evidenza davanti a tutti.-
- Quindi ora ci credi...-
- Che ci creda o meno non fa differenza. Non devo capirlo io.-
Harry Potter si rimise in piedi, cominciando a sentire l'aria fredda della sera. Alzò gli occhi alla luna e con tutto quello a cui aveva da pensare non si stupì troppo, vedendola quasi rossa e sanguinosa ma si accorse immediatamente invece di quando Tristan varcò la soglia della scuola. Passò dall'entrata del pendolo, spalancando con forza le porte.
Aveva il mantello addosso, al suo fianco un essere che portava un cappuccio. Niente di lui era visibile.
Era interamente coperto da un lungo mantello di pelliccia scura ma una cosa era nitida: Tristan impugnava la spada, come se la persona che scortasse fosse stata pericolosa.
Si fermarono davanti a loro.
- Come andiamo?- chiese, continuando a tenere d'occhio il suo compagno.
Harry prima di parlare gli rivolse una medesima occhiata...
- I gagia dicono che l'incantesimo è stato fatto da qualcuno abile...ma anche inesperto. Un mago di grandi conoscenze che però ha commesso l'errore di usare la rosa.-
- Quindi nessuno mandato da Voldemort. Lui avrebbe continuato a usare Hermione come pedina.- chiarì Zabini - E...tu invece...vedo che ce l'hai fatta...- aggiunse, osservando il tizio.
Mckay schioccò la lingua, con disappunto. - Si, alla grande...ho trovato chi cercavo.-
Una voce sibilante, quasi d'oltretomba, fece fremere i due allievi. Specialmente il Grifondoro.
L'oscuro venuto era volto verso di lui...quando all'improvviso nel buio del suo mantello colse due occhi rossi bramosi.
- Harry Potter....- sibilò malefico.
L'Auror però non perse tempo. Gli puntò la spada alla schiena e lo spinse via, giusto in tempo per tornare tutti nell'infermeria. Quando entrarono il profumo di fiori era tanto intenso da dare la nausea.
La Mcgranitt corse verso il suo ex allievo, stando però bene a distanza dal suo prigioniero.
- Professore...cosa dicono?- chiese di nuovo Potter, facendosi avanti con tutti i compagni.
- Si salverà vero?- piagnucolò Lavanda Brown.
- Hermione guarirà! Possono toglierle il maleficio!-
La strega non parve neanche sentirli. Aveva il viso tirato dall'ansia e decise di essere il più chiara possibile.
E proprio in quel momento anche Draco apparve sulla porta.
- Le condizioni della signorina Granger sono critiche. Il maleficio non può essere annullato perché i gagia non sono in grado di rimediare all'errore di chi l'ha stregata. La rosa si sta sgretolando e a niente servono pozioni di ricrescita, incantesimi per il blocco del tempo...-
- No, si fermi!- urlò Ron sconvolto - Sta dicendo che...che Hermione morirà?- e a quelle parole tutti la fissarono sgomenti, senza forze. Tanto che la strega per una volta abbassò il capo.
- Proverà lui.- disse Tristan spingendo avanti il suo prigioniero incappucciato.
- Mckay...ormai non abbiamo più speranze.- sussurrò la Mcgranitt, spezzando così le loro ultime forze - Chiunque sia stato ha commesso un errore, usando un fiore. Si sta deperendo, entro la notte marcirà e appassirà. E la signorina Granger ...morirà con lui.-
- Cosa?- Draco s'infilò in mezzo al gruppo, tuonando fuori di senno - Non ci posso credere che questo è tutto quanto possiate fare! Questa è la migliore scuola di magia del mondo! I migliori sono usciti da questo posto e mi sta dicendo che ora un'allieva morirà per un ridicolo maleficio andato male???- avevo lo sguardo sgranato e la disperazione nella voce - Ci dev'essere qualcos'altro! Voi dovete fare qualcosa!-
- LA GIRATEMPO!- gridò Harry di colpo, mettendosi col biondo - USIAMOLA!-
- Non si può! Non possiamo cambiare il passato Potter!- disse lei accorata.
- E allora cosa dovremmo fare?- Ron non riusciva più a calmarsi - LA LASCIAMO MORIRE???-
- No...-
All'improvviso tutti quanti si girarono verso Silente che era uscito dal paravento, portandosi dietro i gagia.
A differenze dello sguardo addolorato di tutti, sul suo vi si leggeva ancora qualcosa. Una debole speranza.
- Non la lasceremo morire. I gagia e quel demone, Tristan, non potranno fare nulla. E' tardi per loro. Ma...- prese un po' di fiato, pregando che tutto andasse bene - ...ma c'è ancora una persona al mondo, in grado di aiutarci. Solo lei ormai può fare qualcosa. Non volevo chiederle questo ma date le circostanze...non c'è più nulla da fare.-
- Albus...- la Mcgranitt sgranò gli occhi - Sei sicuro?-
- Si, accetterà.- disse il vecchio mago - Ma ora uscite tutti. Presto, abbiamo poco tempo.-
- Ma cosa vuole fare preside?- chiese l'Auror allibito - Chi vuole chiamare? Non farà mai in tempo comunque!-
- Non temere ma ora porta fuori i ragazzi!- disse Silente frettoloso - Forza, uscite tutti...e abbiate fede.- passò la mano sulla spalla di Harry, sorridendo debolmente - Ricorda cos'hai imparato. Abbi sempre fede negli amici.-

Passò una mezz'ora e la luna si era fatta purpurea.
Per una volta in vita loro le case di Grifondoro e Serpeverde si ritrovarono riunite e in silenzio, senza litigare.
Rimasero sotto il vento della notte, con le orecchie tese verso quella porta chiusa, verso quell'allieva che stava per morire...e tutto per colpa di un incantesimo erroneo.
Draco andava su e giù, fumando a più non posso, senza che né Piton né la Mcgranitt osassero dirgli qualcosa.
Harry invece stava seduto fra Tristan e Ron, senza vedere altro che Hermione, stesa in quel letto. Ora anche la rabbia era sparita. L'impotenza, la frustrazione...tutto quanto era svanito come fumo.
Ricominciò a fare freddo, verso mezzanotte circa. Il gelo penetrò nelle loro ossa, insieme al profumo dei gigli, portato dalla brezza notturna. Una sensazione strana, conosciuta...e Tristan sollevò gli occhi verdi di colpo, facendoli diventare sottili come lame. Si mise in piedi, facendo spaventare tutti.
Lo sguardo sbarrato, continuò a fissare la porta.
- Professoressa...- sussurrò tremando - Chi c'è là dentro?-
- Cosa?- la Mcgranitt parve allarmarsi - Cosa dici Mckay?-
L'Auror la scrutò improvvisamente rabbioso - Chi sta curando Hermione??- sibilò aggressivo.
- Tristan ma che ti prende?- alitò la strega, cercando di difendere le apparenze - Il professor Silente conosce qualcuno che può aiutare la signorina Granger, quindi adesso rimettiti seduto. Non puoi entrare!-
- Là dentro c'è un demone!- ringhiò additando la porta - Mi crede sordo?-
- Cosa c'è là dentro?- saltò su Ron - Ma non te l'eri portato via quel tizio?-
- No, non è il demone di prima.- spiegò la Mcgranitt - E' un altro. Ma che problema c'è adesso si può sapere? Mi sei sembrato favorevole all'utilizzo di un demone, molto più che dei gagia.-
- E' vero Mc...che ti prende adesso?- borbottò Piton.
- Mi prende...che...- l'Auror fissò ancora la porta, deglutendo...oh, lui quell'aura la conosceva bene. Troppo bene.
L'aveva amata quella forza, ancora la notte la sognava. La sentiva a pelle, lo carezzava col suo soffio gelido.
Ed Harry, com'era accaduto in passato, provò un'acuta fitta alla testa. Stavolta gridò per il dolore e da dentro l'infermeria provenne un suono di cocci rotti.
I Grifondoro si allarmarono e corsero tutti dal giovane Potter mentre Tristan rimase immobile, con lo sguardo perso.
Era lei, era lei...continuava a ripetergli il cuore. La mente gli urlava invece di scappare.
Ma qualcosa, questa volta, glielo impedì. Come capì che qualcosa stava andando storto, tutto precipitò.
Le porte di tutta Hogwarts sbatterono contemporaneamente, come spalancate del vento gelido. Il pavimento si ghiacciò, il loro fiato divenne visibile, sul soffitto si cristallizzarono delle stalattiti. I fantasmi cominciarono a gridare.
- Ma cosa succede?- strillò Piton furibondo. Gli studenti cominciarono subito a tremare e specialmente Harry, che sentì un sibilo conosciuto. Si voltò in tempo per vedere in cielo...le ombre dei Dissennatori.
- Che diavolo ci fanno qua?- urlò Potter , tirando fuori la bacchetta.
- Insomma si può sapere che succede?- Malfoy si girò verso l'interno del corridoio. Le porta stavano ancora sbattendo, sembravano impazzite...e in fantasmi volevano via, nascondendosi.
Si fecero tutti quanti vicini, un'accozzaglia di Serpeverde e Grifondoro uniti con bacchetta sguainate ma Tristan fu l'unico a restare calmo. Ignorando la Mcgranitt si fece avanti, in mezzo al giardino. I Dissennatori planarono verso di lui ma si trasformò immediatamente in un lupo e li evitò abilmente. Questi non riuscirono a captare i suoi sentimenti e lo sorpassarono, senza vederlo...ma fu qualcos'altro a catturare l'attenzione dell'Auror.
C'erano dei tizi incappucciati fuori dalle mura del giardino...lui li vedeva e li sentiva grazie al suo udito.
Erano in una ventina e solo tre di loro respiravano.
Una di loro era una donna.
Non fece in tempo a vedere altro perché sentì delle grida.
Scattò all'indietro e tornò dal gruppo, giusto in tempo per vedere l'incredibile. Ridivenne umano, per fissare stravolta la mandria di esseri mostruosi che avevano davanti.
- Dimmi che sono amici tuoi...- gli sibilò Draco che gli stava a fianco.
- Fai conto di avere la licenza di uccidere.- rise l'Animagus.
- Divertente Mckay!- ringhiò Piton fuori di sé per la collera - E adesso che facciamo?-
- Colpite qualsiasi cosa si muove!- replicò l'ex Serpeverde, dando un'occhiata ai nemici. Bene, c'erano tre troll di montagna, due croen neri, una decina di Dissennatori dannati e ...niente meno che cinque lupimannari.
- Cosa sono quei...quei cosi neri?- alitò Ron mentre si avvicinavano pericolosamente.
- Prendetela come una lezione di difesa ragazzi!- rise diabolicamente Tristan, sguainando la spada - Sono croen, più comunemente chiamati i Laceratori. Hanno l'aspetto di felini e la loro coda è una parte a sé: è formata da un altro mostro. Sulla punta c'è una bocca che blocca la vittima a terra e la uccide, mordendole la gola.-
- Oh, che carini...- sibilò Harry tenendosi la mano sulla fronte - E mi spieghi come cazzo facciamo adesso?-
- E' ora di fare della pratica seria no?- disse Mckay - Avanti, voi occupatevi dei troll. Tutti insieme potete farcela!-
- E tu cosa farai?- urlò la Mcgranitt per farsi sentire, viste le grida degli studenti.
- Mi occupo dei croen! Harry li sai sistemare i Dissennatori?-
Quello rise, con fare sicuro - Fai conto di non averceli più attorno.-
E l'attacco scattò. I cinque lupimannari sbatterono contro una barriera creata della Mcgranitt, i ragazzi del club che avevano seguito Potter corsero fuori e fronteggiarono anche egregiamente i Dissennatori mentre i troll cominciarono a distruggere tutto. Fecero a pezzi mura e colonne, presero di mira poi gli alunni e cercarono di schiacciarli ma questi riuscirono sempre ad evitarli. I Grifondoro riuscirono anche a giocare in squadra e ne rovesciarono uno a terra, poi sollevarono un blocco di roccia e glielo ruppero in testa e finalmente uno fu messo fuori gioco.
Diversa la storia per i croen.
Tristan ne aveva già affrontati in passato ma con Draco e Blaise al suo fianco doveva anche fare attenzione a quei due. Inutile dire che con un Cruciatus a testa ottennero solo di far incazzare ancora di più quei mostri già abbastanza suscettibili per i fatti loro. Con un colpo di coda ben messo vennero spalmati a terra, fortunatamente senza ferite gravi.
L'Auror li rimise in piedi e tutti e tre insieme riuscirono a immobilizzarne uno, usando fili invisibili che bloccarono a terra il primo croen. Il secondo invece, ruggendo stridulmente, gli s'avventò addosso evitando la lama della sua spada e facendogli rotolare via anche la bacchetta. Tristan si ritrovò così ad allontanare quelle fauci affilate solo con la forza delle braccia. Cominciò a bestemmiare, visto che da secoli non faceva un corpo a corpo e decise di lottare almeno da armi pari. Si trasformò di nuovo in lupo e cominciò a correre per tutto il giardino, tirandosi dietro il croen: fortunatamente per lui, Tristan aveva un'idea precisa. Come aveva detto ai ragazzi, per combattere contro un nemico era meglio saperne il punto debole e visto che lui non poteva permettersi di affidarsi al destino quel giorno, aveva deciso di tornare a fare la matricola anche lui. L'acqua. Era quello il punto debole del croen.
Evitò i suoi attacchi un paio di volte, ferendosi lievemente alla schiena quando il mostro utilizzò la coda, ma l'Animagus fu più veloce. Corse fino alla fontana, coperta di gigli, e si lanciò dentro, spaccando lo strato di ghiaccio col suo peso. Il croen lo seguì, senza accorgersi della trappola. Affondò nell'acqua e non venne più a galla, mentre l'Auror riapparve, in forma umana...e anche sull'orlo dell'ipotermia.
- Expecto Patronum!-
Harry cacciò via gli ultimi Dissennatori e tornò sotto le arcate, per dare una mano agli altri.
I lupimannari erano sempre sotto il potere della Mcgranitt ma da sola non ce l'avrebbe fatta ancora a lungo. In quel momento tornò anche Mckay, fradicio e tremante per il freddo. Vide che nessuno si era fatto male, tranne Neville che si era fatto rompere un braccio da un troll, così tornò ad affiancarsi ai ragazzi.
Piton grazie a Dio si era dato da fare e con della polverina aveva fatto addormentare gli ultimi due troll. Ora restavano solo i mannari. Quelli purtroppo o per fortuna non potevano essere uccisi, vista la loro natura umana e tenerli a bada fu davvero difficile. Specialmente quando Harry si accorse, sentendo un'altra fitta alla testa, che c'era un altro pericolo.
Tirò Tristan per il mantello e gl'indicò il demone che aveva portato prima dentro alle mura. Era rientrato...e i suoi occhi rossi sferzavano scintille e rabbia e in maniera che Potter trovò alquanto buffa aveva in mano una falce.
Il maledetto stava approfittando della situazione per massacrare un bel po' di gente...
- Particolari indicazioni contro un demone?- chiese il moretto allarmato.
Tristan digrignò i denti. Cazzo stava morendo congelato. Gli tremava la mano e aveva le labbra quasi viola.
Decisamente non avrebbe fatto molto contro quel vecchio amico.
- Rots...- gli ringhiò rabbioso - Sei stato tu a farli entrare?-
- Silenzio Mc...- disse quello con la sua voce sibilante, roteando la falce - Non sprecare il fiato, usalo per vivere ancora gli ultimi attimi che ti restano. Siamo qua da parte di un vecchio amico del signor Potter.-
Harry serrò la mano sulla bacchetta. Voldemort...
- Ormai è morto!- urlò, fissandolo a testa alta - Non avete più un capo!-
- Oh, ce l'abbiamo invece...e comunque siamo venuti qui per sistemare te e la sua adorata mogliettina.- la falce scattò alta e i due ragazzi fecero in tempo a spostarsi per un pelo, prima di venire tagliati in due. Harry finì contro la colonna e poi riattaccato mentre uno dei lupimannari, l'unico rimasto sveglio, si avventò sull'Auror rompendo la barriera della Mcgranitt. Tristan si ritrovò a terra per l'ennesima volta, però con sempre meno forze. Il freddo gli aveva intorpidito i sensi. Se il lupo l'avesse morso sarebbe stato un vero disastro...
- CAVIAT!-
Silente apparve sulla porta dell'infermiera e con una mano creò una gigantesca onda d'urto che allontanò il mannaro dall'Auror. Questo fece fatica a rimettersi in piedi ma la sua avanzata per aiutare Harry contro Rots, demone ombra, fu vana. I Dissennatori erano tornati, ora che Potter era in pericolo, e lentamente cominciarono ad attaccare tutti gli studenti. I primi caddero a terra, privi di forza. Draco, Ron e Blaise si ritrovarono schiena contro schiena, praticamente attorniati. Quei maledetti si erano come moltiplicati e comparivano praticamente ovunque...
Certamente sarebbero finiti a terra anche loro se qualcuno ora salvo non li avesse aiutati.
La sua voce per quei tre fu come un miracolo.
- EXPECTO PATRONUM!-
Hermione apparve a fianco di Silente, inondando di luce bianca l'intero corridoio di pietra e il giardino. Fra i capelli aveva una rosa completamente bianca, sul volto un sorriso sicuro.
Fuori, nel frattempo, Harry finì in mezzo ai gigli, per evitare la terribile arma di quell'essere. Per lui fu incredibile. Non aveva mai affrontato né visto un vero demone ma sembrava immune da qualsiasi attacco magico. Evitava Cruciatus e Schiantesimi solo col tocco delle mani. Li deviava...o li assorbiva, per rimandarglieli triplicati.
E quel dolore atroce alla testa non cessava.
Si toccò la fronte, bagnata di sangue e anche la vista cominciò ad offuscarsi.
Specialmente quando una luce bianca e sfavillante gli parve davanti, a scudo. Qualcuno...qualcuno apparve in sue difesa. E tutti gli studenti, Silente, Piton, la Mcgranitt e specialmente Tristan rimasero bloccati sotto le arcate.
L'Auror impallidì. Aveva ragione...aveva avuto ragione.

Era lei.
Harry si riprese quando il dolore si fece un po' meno acuto...e anche quando si accorse di avere davanti, fra lui e Rots, la ragazza in nero che aveva visto quella notte di dicembre.
Il suo avversario per un attimo si fece indietro, abbassando l'arma. Poi rise, serrandola meglio in pugno.
- E pensare che un tempo m'inchinavo davanti a te, milady.- le sibilò sarcastico.
- E pensare che un tempo eri fatto di cenere.- replicò Lucilla del casato dei Lancaster senza scomporsi, restando indifferente - Che sei venuto a fare qua? Ad attaccare il bambino sopravvissuto sotto gli occhi di tutti?- sogghignò, facendolo fremere di rabbia - Dai, Rots...non fare l'idiota com'è tua abitudine. Se mi dici chi ti manda giuro che ti ammazzo velocemente.-
- Levati di mezzo Lancaster!- urlò il demone, facendo tappare le orecchie a tutti per lo stridio. Alzò la falce e fece per colpirla ma la punta dell'arma si scontrò contro una barriera invisibile.
Harry fece per muoversi ma lei parò il braccio davanti a lui. Gli scoccò un'occhiata veloce e gl'intimò immobilità.
- Allora Rots? Vuoi parlare e dirmi chi ti manda o devo farti urlare?- richiese.
- Che ci fai qua?- urlò nuovamente il demone, con gli occhi incendiati dall'ira - Tu dovresti essere morta!-
- E invece sono viva e vegeta.- gli disse cominciando a spazientirsi - Come avete fatto a entrare?-
- In molti hanno ingresso libero qui. Non dirmi che non lo sapevi...-
Lucilla tacque e fece in tempo ad accorgersi che stava solo prendendo tempo. Il suo vero obiettivo infatti era solo Harry Potter. Rots fece ciò che doveva e lo fece la mossa più sleale ma anche più consueta per uno di quelli della loro razza.
Si Smaterializzò e apparve alle loro spalle, con l'arma alta sulla testa del moretto.
Ma non fu lui che colpì. Harry si ritrovò di nuovo spinto di lato, con gli occhi verdi sgranati...mentre quella lama gigantesca trapassava la ragazza da parte a parte. Crollò a terra poco dopo, con i capelli sparsi sul viso.
Rots purtroppo per lui non fece in tempo a gioirne.
La sua missione fallì quando Tristan gli volò addosso e gli mozzò la testa con la spada, uccidendolo all'istante.
Rimase senza fiato, a fissare quel maledetto traditore...quando la voce di Harry lo richiamò alla realtà. Alla dura realtà.
- Tristan! Professor Silente! Aiuto!- urlò lo sfregiato che teneva fra le braccia il corpo freddo della Lancaster - Datemi una mano presto! L'ha passata da parte a parte!-
I primi ad accorrere furono Hermione e la Mcgranitt, poi arrivò anche Silente con aria pensierosa.
- Avanti dovete aiutarmi!- urlò Harry sconvolto - Così morirà!-
Tristan, reprimendo con violenza ciò che davvero provava, s'inginocchiò accanto a loro e passò delicatamente una mano dietro alla schiena della ragazza. Guardò lo strappo nell'abito, più o meno all'altezza del cuore.
- Quando si sveglierà non sarà di buon umore.- disse, con voce atona.
- Decisamente.- bofonchiò il preside - Anzi sarà di umore pessimo. A quanto mi ha sempre detto una spada nel cuore è una cosa parecchio fastidiosa.-
Harry li fissò come se fossero stati dei pazzi, scappati dal manicomio. Ma sbiancò di più quando la sentì muoversi.
- Ma che razza di maleficio è?- alitò Piton, spezzando quella parentesi di stallo - Preside ma questa...- additò la ragazza, come se avesse visto il diavolo in persona -...La Lancaster è...è...viva!-
- Così pare.- disse tranquillo Silente.
- Ma...ma...-
- Oh andiamo!- la Mcgranitt prese in mano la situazione velocemente - Basta con le chiacchiere. Discuteremo di questo disastro più tardi! La signorina Lancaster ha bisogno di riposo e anche tu signorina Granger!- disse lapidaria, afferrando Hermione che non ci capiva più niente per la tunica.
- Sentito?- cinguettò Silente allegro - Visto, è andato tutto bene Harry...-
- Ma...chi è? E come fa ad essere viva dopo quel colpo?- alitò il moro.
- Questa è la tizia vestita di nero che abbiamo visto ad Halloween!- sbottò Draco.
- Ne parliamo dopo, ora levatevi di mezzo.- sibilò Tristan prendendo in braccio Lucilla. Sorpassò gli altri professori con passo malfermo e l'anima in tumulto. Oh, pensava furibondo, decisamente ci sarebbe stato parecchio di cui discutere.
E lui che la credeva morta...che le aveva augurato la morte...
Serrò i denti, pensando che in fondo il destino con Lucilla dei Lancaster era sempre stato imprevedibile.

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12° ***


 

L’alba arrivò alle finestre di Hogwarts scalando col suo raggio il viso di Hermione.
Non aprì gli occhi, preferendo restare nel suo mondo dove nessuno poteva entrare.
Harry Potter sorrise, carezzandole la guancia…e poi posò gli occhi sulla rosa bianca messa in un vaso trasparente e affusolato, sul comodino a fianco del letto. La guardava e si chiedeva come avesse potuto rinascere in quel modo…perché era morta e poi…rinata. Che tipo di strega poteva fare una cosa del genere?, si chiese, guardando oltre il paravento alla sua sinistra.
Vide la sua salvatrice stesa a letto, con i capelli bruni sparsi come un ventaglio.
Incontrò la stessa occhiata interrogativa in molti suoi compagni. Ron stava seduto dall’altra sponda del letto della Grifoncina ma non riusciva a nascondere un certo interesse verso quella ragazza.
Inoltre la sua apparizione aveva portato un certo scompiglio: Harry si era accorto che tutti nutrivano una certa reticenza ad avvicinarsi al suo capezzale. La Mcgranitt non si era certo dilungata in spiegazioni, anzi…gli aveva semplicemente detto che era una vecchia allieva e in questo poteva anche crederle visto che Tristan l’aveva sbattuta malamente a letto e poi se n’era andato, la notte prima, con gli occhi brucianti di collera. E da allora non si era più fatto vedere.
Di lei invece sapevano solo che si chiama Lucilla, del casato dei Lancaster.
- Secondo voi è pericolosa?- sussurrò Lavanda Brown, sporgendosi un poco dalla sua sedia.
- E perché dovrebbe esserlo?- bofonchiò Blaise, uno dei pochi Serpeverde presenti – Ha salvato Harry.-
- Si ma…- Ron guardò il suo migliore amico, poi decise di parlare - …vedi…ha la stessa aura di…-
- Tu-Sai-Chi?- l’anticipò Zabini stranito – Ma dai, è impossibile!-
- Perché no?- replicò Weasley – Te lo può dire anche Hermione quando si sveglia. È agghiacciante!-
- Eppure…- la Brown testardamente si sporse ancora, per vederla di nuovo – E' così bella! Non sembra cattiva.-
- Dimentichi che s’è presa una falce nel cuore!- borbottò Finnigan sconvolto – E ancora è viva!-
- Già, di che sarà fatta?-
- Di che vuoi che sia fatta? Non è mica un cyborg!-
- E se si sveglia e cerca di farci del male?-
- Già e se ci uccide tutti?-
- E se si sveglia e attacca a cantare?- frecciò Potter sarcastico – Dai, gente…un attimo di fiducia. Se avesse voluto uccidermi l’avrebbe fatto ieri sera, evitando fra l’altro di prendersi una falce nel petto.-
- Si ma…ha un tatuaggio hai visto?- chiese Calì.
- E allora? Ce l’ho anche io.- sbottò Blaise ironico.
- Ma va?- Ron lo guardava interessato – E dove l’hai fatto fare?-
- La finiamo di dire stronzate?- se ne uscì Harry mettendosi in piedi – Insomma, ma dove sono tutti?-
- Silente e Piton sono fuori che parlano con gli altri professori.- disse Neville alla porta – Pare che nessuno si sia fatto male questa notte, siamo stati attaccati solo noi.-
- E come hanno fatto a entrare allora?- sibilò Draco Malfoy, apparendogli alle spalle ed entrando con fare irritato – Avanti idioti, mettete in moto il cervello! Nessuno entra ad Hogwarts se ha cattive intenzioni e senza invito.-
- Forse questi l’invito l'hanno preso da quel Rots.- gli disse Blaise, mentre entravano anche Nott e Goyle e altre Serpeverde un po’ meno cretine della Leptis e della Parkinson.
- Figurati, un conto è essere soli…ma un altro è far passare una mandria di mostri dall’entrata principale!- ringhiò Draco furente e dolorante alle costole, visto i colpi che si era preso. Scoccò un’occhiata rapida alla sua mezzosangue e si fece violenza nel non sospirare per il sollievo.
- Qualche idea allora?- lo incoraggiò Harry con voce pacata.
- Le ipotesi sono due, Sfregiato.- ribatté il biondo – O sono passati sotto il naso di Gazza e Hagrid… o sono passati dalla Foresta Proibita.- e a quella risposta cadde il silenzio. I maghi fissarono praticamente solo Potter che stanco e massacrato dalla lotta e dalla notte passata in bianco non riusciva più neanche a tenere gli occhi aperti.
Verso le sette alcuni uscirono per prendere una boccata d’aria, altri semplicemente erano troppo agitati per dormire e andarono a farsi un giro, tanto quel giorno e dopo quel disastro non ci sarebbe stata lezione per loro.
Harry e Ron erano andati a prendersi un caffè dalla Chips che curava il mal d’orecchi a una matricola Corvonero quando sentirono un tonfo strano. Tornarono dove c’erano i letti di Hermione e della ragazza in nero e rimasero straniti nel vedere Malfoy più pallido del solito, in piedi, accanto al letto di Lucilla. La fissava e tremava.
- Che c’è Malferret?- gli chiese Harry sospettoso.
Draco lo guardò…e deglutì.
- Non…non respira.- mormorò.
- Cosa??- Harry e Ron scattarono di corsa, allucinati. Arrivarono alle sponde e videro in effetti che il petto della ragazza né si alzava, né si abbassava. Draco inoltre posò l’orecchio vicino al suo cuore…e non sentì niente.
- Merda!- urlò Weasley – Madama Chips!- e corse al paravento – Per favore venga! La ragazza…Lucilla non respira!-
La strega mise seccata il naso fuori dal suoi affari, poi fece un gesto annoiato con la mano.
- Oh, ma favore…non disturbarmi signor Weasley!-
- Ma ha sentito???- gridarono Harry e Draco a loro volta – Non respira più!-
- E capirai.- borbottò di nuovo la Chips, stavolta ignorandoli del tutto. E lì furono presi dal panico.
- Maledetta vecchia!- ringhiò Malfoy – Nessuno di voi due dementi può fare qualcosa?-
- E che vuoi che faccia, che agiti la bacchetta e la faccia respirare di nuovo?- replicò il moro Grifondoro passandosi nervosamente le mani nei capelli. Ma che poteva fare lui? Lì a scuola mica facevano corsi di pronto soccorso…
- Ecco, la respirazione artificiale!- s’illuminò. Saltarono sul letto e cominciarono a fare un disastro dietro l’altro. Se quella ne avesse avuto davvero bisogno a quell’ora avrebbe anche potuto fare testamento ma fortunatamente il goffo massaggio cardiaco che provarono a farle servì almeno a ridestarla dai suoi incubi.
Lucilla Lancaster riaprì gli occhi senza neanche sbattere le palpebre. Si ritrovò la bocca di Harry incollata come una ventosa e già di pessimo umore non la prese bene per niente. In un attimo i tre vennero sollevati da una fortissima onda telecinetica e sbattuti lontano, sul letto di Hermione, gridando come dei forsennati.
Lucilla si mise a sedere, passandosi la mano sulla bocca.
- Ma che diavolo…- ringhiò rabbiosa – Che accidenti stavi facendo idiota??-
Harry cercò di rimettersi in piedi, mezzo intontito…e la fissò sconvolto.
- Non…non respiravi e…-
- Io non ho bisogno di respirare!- sibilò cercando di capire dove fosse.
- Cosa?- Ron sgranò gli occhi – Ma…non ti batteva neanche il cuore!-
- Il cosa?- ribatté lei con aria scocciata – Ma di che parli?-
- Stanno parlando del cuore, Lucilla…mia cara. Quell’organo di cui ti ho detto anni fa.- rise Silente, entrando dalla porta principale. Andò al suo letto, continuando a sorridere bonario – Ebbene, vedo che ti sei svegliata. Ti senti bene?-
- A parte lo squarcio che ho nel petto…si, benissimo. Devo dire che ho avuto un risveglio coi fiocchi.- replicò sarcastica – Perché mi hai lasciato qua si può sapere? Non potevi portarmi nel tuo studio?-
Vennero interrotti perché Harry stavolta voleva assolutamente capirci qualcosa, insieme a Ron e Malfoy che si era quasi rotto una spalla. Si fecero avanti, per vederla meglio…e capire di che fosse fatta davvero, visto che non respirava!
- Lucilla dovrei presentarti qualcuno.- disse Silente indicandoli – Anche se immagino li conosci già.-
- Dopo sette anni direi anche di sì.- sibilò iraconda.
- Perfetto, ma loro non ti conoscono invece…Harry Potter, Ron Weasley e Draco Malfoy…vi presento Lucilla F.A.L. del casato dei Lancaster. È stata un’allieva di questa scuola come voi, ex Serpeverde e compagna del vostro professore di Difesa contro le arti Oscure, se devo dirla tutta…anche se so che sembra più giovane.-
I tre annuirono, senza sapere bene che dire, specialmente Potter.
- Domande ragazzi?- chiese il preside, schizzato come suo solito.
- Bhè…è stata lei a salvare Hermione?- abbozzò timidamente il rossino.
- Oh, certo!- rise il vecchio mago – Vedete, Lucilla ha delle capacità eccezionali che…-
- Fa pure che dire che sono una mezzosangue Silente.- sbottò lei assottigliando gli occhi – E già che ci sei vedi di spiegare a Potter la situazione in quattro parole.-
- La situazione?- Harry la fissò stranito – Che situazione?-
E Lucilla ghignò, gelando i tre giovani maghi, scostandosi un lembo della camicia ospedaliera dal petto, proprio dove sopra il seno portava il tatuaggio col giglio e la sua stessa cicatrice a forma di fulmine.
- Questa situazione.-
- Oddio…- alitò Ron – Ma quella…-
- Quella…è come la mia…- sussurrò Harry con gli occhi verdi sbarrati – Me l’ha fatta…-
- Voldemort. Si.- disse Silente a bassa voce – Vale lo stesso per lei. Vedi lei…ha combattuto contro il tuo nemico.-
- Tu hai combattuto contro Voldemort?-
Lucilla rise sommessamente, vedendo quella sua espressione così sconcertata. Oh, se lei aveva combattuto.
- Harry, forse dovresti sederti un attimo…- Silente vide la sua faccia e decise che era meglio farlo accomodare. Lo stesso fecero Ron e Draco. Il primo si sedette sulla sponda del letto di Hermione, Malfoy rimase in piedi, sempre accanto al letto della sua mezzosangue.
- C’è ancora qualcosa che non so a quanto pare.- borbottò il Grifondoro e il vecchio mago annuì.
- Vedi…nei sei anni che hai combattuto contro Voldemort ti è capitato spesso…di salvarti, senza spiegartene il motivo vero? Cose strane, avvertimenti, richiami nella notte, fatti fortuiti che ti salvavano all’improvviso…-
- Si, è vero.- Harry lo ammise anche con se stesso – Ma dopo che Voldemort è morto non ci ho più pensato.-
- Bhè…a salvarti è sempre stata lei.- Silente indicò Lucilla che sembrava altrove con la testa.
- Lei?- Potter la fissò stralunato – Eri tu a proteggermi? Perché?-
- Perché lo volevo morto.- sibilò con gli occhi più freddi del solito.
- E come facevi a sapere quando ero in pericolo? Sei stata qua tutto questo tempo?-
Stavolta Lucilla rise, sempre amara, scuotendo il capo. – No, da più di otto anni io non metto piede a Hogwarts. Me ne andai al sesto anni, quando ero ancora un’allieva.-
- E da allora ha combattuto Colui-che-non-deve-essere-nominato con tutte le sue forze. Poi, quando sei arrivato tu qui Harry, si è messa a tua protezione, mandandoti segnali quando era necessario.- finì il vecchio preside.
- E…com’è che non ce ne siamo mai accorti?- Ron pareva un po’ impaurito – Cioè, lei ci è sempre stata vicino tutto questo tempo e non si è mai fatta vedere. Perché?-
Silente tacque, volgendo il capo verso la ragazza…che stranamente rimase in silenzio, a sua volta.
- Diciamo che dopo che aiuto a fuggire Sirius Black da Azkaban niente per lei è stato più facile.- disse, stupendo sempre di più i tre giovani maghi – Comunque come vedete ora siamo tutti salvi.-
- Tu hai aiutato Sirius a fuggire? E perché non me l’ha detto di te?- chiese Harry.
- Perché non si fidava me.- rispose Lucilla con pacatezza.
- E perché no? In fondo…mi hai sempre aiutato. Lavori per il Ministero?-
La vide ghignare ancora, poi guardare fuori dalla finestra. – No, non lavoro per il Ministero, anzi…se sapessero che sono viva, cosa di cui verranno informati molto presto, manderebbero subito qualcuno a uccidermi.-
- Non temere cara.- disse Silente ottimista – Per quel momento starai bene e potrei rimandare i cacciatori di demoni indietro al proprietario con i nostri migliori ringraziamenti.-
- Cacciatori di demoni?- Draco ora la scrutava con sospetto.
- Che c’è signor Malfoy, non ne hai mai visto uno a casa tua?- replicò lei sarcastica – Peccato che da te non vengano per cacciare mostri, ma solo per il goccetto della staffa con tuo padre.-
- Ehi, ehi…-
Lucilla tacque, scrutando rabbiosa Silente che le aveva intimato con un’occhiata di starsene buona.
Harry alla fine aveva un casino bestiale in testa.
- Quindi…tu mi hai sempre aiutato contro Voldemort, giusto? E lui ti ha causato la mia stessa cicatrice.-
- Esatto.-
- E …cioè…-
- Quando, dove, come e perché l’ho combattuto?- l’anticipò.
- Bhè…si.-
- Il quando risale l’ultima volta a quattro anni fa, quando da Azkaban fuggì Sirius Black. Voldemort sapeva che ero stata io e non la prese bene. Il dove era a casa nostra, il come dovresti saperlo e il perché…ripeto, l’ho fatto arrabbiare.-
- Ehi no…calma…- ora il bambino sopravvissuto credeva di aver sentito male – come …a casa vostra?-
- Vivevi con lui…- Draco anticipò i pensieri di Potter, ora col sangue a cubetti nelle vene. Ricordava ciò che aveva letto Hermione su quel libro proibito. Lucilla F.A.L Lancaster….era sposata con…
- Tu sei la moglie di Voldemort…-
A sentire quelle parole Harry sentì qualcosa rompersi nella testa. Come un suono di vetri rotti. Si rigirò verso Lucilla, con la sensazione che qualcuno gli stesse conficcando degli spilli nelle pelle…e vedendola ridere, si sentì quasi svenire. Si mise in piedi, rovesciando la sedia.
- Harry calma!- Silente si era alzato a sua volta, per fermare qualsiasi reazione - Non è come credi..-
- Non è come credo?- sillabò stentando a credere alle sue orecchie – Non è come credo? Fino ad adesso mi sono fatto una bella chiacchierata con la vedova del bastardo che ha ammazzato i miei genitori e lei viene a dirmi di calmarmi?-
- Se è per questo Voldemort ha ucciso anche i suoi genitori.- sibilò Silente per una volta con occhiata dura – Lucilla ha perso sua madre e suo padre per colpa di quel mago, Harry, e tu non sei nessuno per giudicare i suoi metodi.-
- Oh, questa è veramente bella!-
Tristan Mckay apparve sulla soglia con un sorriso ben lungi dall’essere di benvenuto.
Si fece avanti con passo sprezzante, fermandosi fra Harry e Draco, davanti al letto.
- Tu lo sapevi?- alitò il moretto fissandolo duro – Tu la conoscevi!-
- Si, lo sapevo.- disse l’Auror pacato, senza staccare gli occhi da Lucilla – Sapevo che Voldemort avesse una moglie e che questa fosse la mia vecchia compagna di casa ma credevo anche che fosse morta nella Dimensione Senza Tempo.-
- Dimensione Senza Tempo?-
- E’ lì che l’ha cacciata Voldemort, dopo che Lucilla ha liberato Black.- continuò Tristan con freddezza – Quando Voldemort ha capito che la sua adorata mogliettina in realtà voleva solo vendetta e fargli l’ha festa, s’è mosso…prima che lei diventasse troppo potente. C’è riuscito per un pelo…ancora poco e Lucilla ti avrebbe tolto il lavoro Harry.-
- Quindi…- Ron stentava a trovare le parole giuste – Non…è cattiva…-
- Ho detto che ha sposato Voldemort per vendicare sua madre e suo padre.- sbuffò Silente.
- E che razza di scusa sarebbe?- sibilò Harry.
- Non avevo amici a proteggermi, bambino sopravvissuto.- disse lei all’improvviso – Quando la mia famiglia è stata sterminata io ero sola. E l’unico modo che avevo era allearmi a lui…e farmi insegnare tutti i suoi incantesimi, diventare alla sua altezza…e poi ucciderlo, quando ne fossi stata in grado.-
- Per questo tu hai la sua stessa magia…-
- Si.-
- E non solo per quello…- sibilò Tristan velenoso.
Lucilla di rimando attaccò a ridere con sprezzo, tanto da mandarlo in bestia.
- Dai purosangue…- lo prese in giro – Perché non lo dici? E dire che una volta ti divertiva molto…-
- Dire cosa?- alitò Harry, preoccupato che le sorprese non fossero ancora finite.
- Che sei una maledetta questo lo impareranno presto, non temere Lancaster!- le ringhiò l’Auror furente, serrando la mano sulla spada – Ma se dovessi spiegare ai ragazzi i motivi per cui sei viva allora è semplice.-
- La smetterete mai con questa storia?- borbottò il preside, versandosi apaticamente una tazza di the – Vi rivedete dopo otto anni e l’unica cosa che sapete fare è insultarvi…-
- Che ci posso fare Silente…il sacro sangue dei Mckay corre ancora rischio di contaminazione.- sibilò la ragazza sarcastica, tanto che lui alzò gli occhi al cielo, al limite dell’esasperazione – Ha parlato la mezzosangue che non s’è mai fatta toccare con un dito! Sai tesoro, fossi meno arrogante scenderesti dal tuo fottuto piedistallo e ammetteresti il tuo bel fallimento.-
- Quale fallimento? Ucciderti? No, sono sempre in tempo per quello!- replicò gelida.
- Intendevo che hai fallito dove invece è riuscito un ragazzino di 16 anni, cara la mia mezzo demone intoccabile!-
- Senti chi parla…il signor Serpeverde per vocazione, vero? Dì un po’ Mc…te l’ha comprata il paparino lo stemma degli Auror oppure hai rotto così tanto le palle a quegli idioti del Ministero che alla fine hanno pensato bene di prenderti per poi mandarti suicida in tutte le missioni contro i croen?!-
- ADESSO BASTA!-
I due si voltarono contemporaneamente verso Harry, fissandolo rabbiosi per averli interrotti. Il Grifondoro invece ignorò Tristan e fissò Lucilla semi sconvolto. – Tu sei…come sarebbe che sei…mezza demone?-
- Mai visto un demone prima di ieri ragazzino?- chiese ironica.
- Bhè…no…- ammise, arrossendo un poco.
- Oh, fantastico…Dio, ma come hai fatto a sopravvivere…-
- Sai, a differenza tua lui chiede aiuto quando ha bisogno!- frecciò Mckay.
- E a differenza sua io uccido quando mi passa per la testa…- replicò bellicosa.
- Su questo non c’erano dubbi.- finì perfido e lei stavolta sgranò gli occhi azzurri. Per un attimo parve addolorata, poi riassunse la sua aria di pietra, ignorandolo.
- Ok…quindi…non mi vuoi morto.- disse Potter, sperando in bene.
Lei lo scrutò un attimo…poi levò le spalle – Ho perso sette anni nel cercare di proteggerti, bambino sopravvissuto. Ucciderti ora non mi farebbe venire niente in tasca.-
- E già, tu non fai mai niente per niente.- frecciò l’Auror, senza riuscire a tacere ma naturalmente la mora non gli dette la soddisfazione di una risposta, limitandosi a chiudersi in un silenzio ostinato.
- Bhè allora…grazie per quello che hai fatto per me.- le disse Harry, sempre imbarazzato e di nuovo lei non gli rispose.
- Lascia perdere…i mezzosangue non amano i ringraziamenti.- Mc gli dette una pacca sulla spalla.
- E neanche i purosangue che parlano troppo.-
- Ma dire che ancora non ti ho dato il bentornata…- rise il biondo ex Serpeverde, diventando improvvisamente troppo amichevole. E infatti non lo fu per niente. In un attimo di calma portò velocemente la mano alla spada e con uno scattò fulmineo gliela lanciò addosso. La lama andò a piantarsi saldamente nella parete, ma Lucilla rimase immobile, con lo sguardo fisso verso di lui. Non si mosse neppure quando Silente fece sgomberare il campo ai ragazzi che si chiusero dietro al paravento di Hermione visto che il loro preside, otto anni prima, di quelle scene ne aveva viste parecchie.
Tristan assottigliò gli occhi, guardandola a lungo. Poi le puntò il dito addosso, furibondo.
- Hai idea…razza di maledetta…di ciò che ho passato?- e visto che taceva perfettamente calma, perse ancora di più le staffe – Otto anni e ti ripresenti davanti a me come se nulla fosse! Dopo che hai preso e te ne sei andata senza neanche avvisare nessuno! E dopo vengo anche a sapere che ti sei sposata con quel…- non riusciva neanche a pensarci e ghignò amaramente.
- Che t’aspettavi?- rispose lei – Quando parlo io non lo faccio a vanvera. Ti avevo avvisato. E comunque non ti dovevo dire niente, lo sai perfettamente. Te l’avevo detto anche otto anni fa.-
- Ehi, queste sono stronzate Lucilla, d’accordo? Sono un cumulo di stronzate! Sei tornata nel mondo normale, non hai davanti quel fottuto bastardo con cui ti sarai divertita per tutto questo tempo ok? Hai davanti me!-
- La differenza è visibile, tranquillo.- disse sarcastica e stavolta l’Auror non resistette. Le volò addosso e l’afferrò per la gola, stringendo forte ma com’era già accaduto in passato non sortì effetto. Comunque non si fece indietro, restò a fissarla con gli occhi verdi incendiati dall’ira violenta che gli si era rovesciata nelle vene. Che solo provasse a paragonarlo di nuovo a quel verme e…
- Levami le mani di dosso.- sibilò lei.
- Perché? Se non lo faccio che fai?-
Invece di mettere in atto le sue minacce Lucilla fece di meglio. La sua pelle divenne rovente all’improvviso e Tristan dovette scattare indietro con la mano, come se avesse toccato un tizzone ardente. Imprecò ad alta voce, tenendosi il palmo. Andò a immergerlo in un catino colmo d’acqua e cubetti di ghiaccio, desiderando sparire…e farla sparire.
- Ti odio.- ringhiò.
Lucilla voltò in risposta il viso altrove, ancora fuori dalla finestra semi aperta. Non le stava dicendo niente di nuovo.
Otto anni prima le aveva detto chiaramente quello che pensava di lei. Le aveva anche augurato di morire.
Ma non se n’era mai stupita. Dopo che Lumia era scomparsa, era rimasta solo lei e Mckay l’aveva sempre odiata. L’aveva sempre odiata perché era la gemma di Lumia, perché erano diverse come il giorno e la notte.
- Perché l’hai uccisa?-
Se l’aspettava quella domanda ma anche in questo modo non fu pronta. Perché?
Ricordava solo tante fiamme, gli occhi blu di sua sorella che l’aveva osservata ghignando, mentre stava bruciando in esse. Aveva goduto nel sentirla urlare. E quando la rabbia l’aveva invasa, più niente l’aveva fermata. L’amore per la sua gemella era sparito, era stata Lumia stessa a farlo a pezzi quando aveva lasciato Hogwarts, per seguire Voldemort.
E quando aveva cercato di ucciderla, dopo che anche sua madre e suo padre erano stati trucidati, Lucilla non aveva potuto fare altro che difendersi. E giurare vendetta.
- Perché l’hai uccisa?- ribatté Tristan serrando le mani nel ghiaccio – Dimmelo!-
- Cosa vuoi? La verità o ciò che vorresti sentire?- gli chiese a sua volta, poggiando il capo contro il cuscino.
- Quando mai ho voluto menzogne da te?- sibilò con voce incrinata – E quando mai me ne hai dette? Sembrava che ti divertissi a sbattermi in faccia la realtà per farmi del male!-
- Ma vai al diavolo Mc…- sussurrò ridendo, chiudendo gli occhi – Non hai mai capito niente.-
- E allora dimmi la verità. Ora!- urlò raggiungendola – Voglio sentirla adesso!-
Lucilla riaprì gli occhi, fissandolo.
- Come vuoi. Lumia quando sparì da scuola disse a Voldemort come uccidere mio padre. Costrinse mia madre, che era una demone di stirpe come ben sai, con un incantesimo ad ucciderlo con le sue mani. Mio padre è morto trucidato dalla sua stessa moglie. Poi toccò a me. Voldemort ci fece combattere e io l’ho uccisa. Poi sono diventata sua moglie. È semplice, come puoi vedere.-
Tristan deglutì, serrando le mascelle. Dio, era da tempo che non sentiva quella sensazione d’impotenza. Da otto anni.
- Tu fai tutto semplice…- sussurrò sedendosi in poltrona – Tutto per te è dannatamente semplice, mezzosangue.-
- Che ci vuoi fare…come hai detto tu sono una demone.-
- Non è per quello.-
- E’ sempre stato per quello.- replicò fredda – Lasciami in pace adesso, Mc. Volevi sapere che è successo alla tua adorata Lumia e adesso lo sai. La mia sorellina ha ammazzato tutta la sua famiglia e mi ha quasi fatto bruciare dentro al Rogo dei Dannati, quindi mi scuserai se non sono debitamente addolorata per il suo trapasso.-
- Di tua sorella lo sapevo!- sibilò di nuovo furente, afferrando la sua spada e rimettendola nella fodera – E non mi sono mai preoccupato per lei, razza di maledetto essere senza cuore!-
- Oddio, così mi ferisci.- mugugnò dandogli le spalle – Vattene Mc. Vattene e lasciami in pace.-
- Tranquilla, non ci penso neanche a venire di nuovo da te.- ringhiò andandosene – Ben tornata fra i vivi, Lucilla dei Lancaster. Spero che la tua permanenza qui sia peggiore di quella passata nella Dimensione Senza Tempo!- e sbatté con violenza la porta, facendo tremare i cardini e facendosi anche urlare dietro dalla Chips.


Erano le nove di sera ormai quando Hermione cominciò a dare segni di imminente risveglio.
Harry Potter sorrise, felice come non mai. Guardò ancora la rosa bianca nel vaso e poi, riconoscente, verso Lucilla.
La mezzo demone lo guardò con la sua solita aria un po’ scontrosa.
- Volevo solo ringraziarti.- borbottò Harry, arrossendo davanti a quella bellezza levigata – E’ la mia migliore amica.-
- Lo so.- disse lei a bassa voce – Vi osservo da tanti anni.-
Il Grifondoro cominciò a chiedersi che razza di vita quella ragazza potesse aver condotto per otto lunghi anni. Più la guardava e più nel suo sguardo coglieva segni di una tristezza profonda, di cui però nemmeno lei si accorgeva. Sembrava che dentro di sé tenesse qualcosa, nascosto sotto cumuli di catene. Desiderava tanto conoscerla meglio ma aveva anche il timore che non avrebbe apprezzato intromissioni. Però lei era stata sempre pronta a salvarlo, anche se per i suoi scopi che in fondo al cuore il moretto pensava di doverle molto di più di un semplice grazie.
Per Hermione anche. Per averle salvato la vita.
- Starà bene adesso vero?-
Lucilla annuì – Si, non c’è pericolo. Chiunque sia stato sapeva quello che faceva fino a un certo punto. Per errori simili si corre sempre un rischio molto alto. Fossi in te farei una chiacchierata con la Serpeverde che l’ha fatto.-
- E tu come lo sai?- allibì lui.
- Voi siete del Grifondoro.- replicò lei con naturalezza – Credete di essere i primi a cui capita una cosa simile?-
- Dimenticavo che sei stata un’allieva con Tristan.- ma si accorse di aver detto il nome sbagliato non appena la vide artigliare le mani sul braccio. Stette per qualche minuto saggiamente zitto, per farla sbollire, quando fu lei a rompere il silenzio. – Quel tuo compagno biondo…Malfoy…-
- Malferret? Si dimmi pure.-
Lucilla non disse nulla sul nomignolo – Da che parte sta?-
Harry stavolta capì perfettamente, limitandosi a scrutare con tenerezza Hermione.
- Io e lui ci detestiamo cordialmente dal primo anno. Ma se mi stai chiedendo se è come suo padre…questo non te lo so dire con precisione. Però lo conosco e...anche se non ti posso assicurare nulla al cento per cento, posso ben immaginare, nonostante le sue idee da nazista, che Voldemort ha rovinato la vita anche a lui.-
La vide ghignare e cominciò a chiedersi se avrebbe mai spesso di impaurirsi un giorno, vedendola ridere.
- D’accordo, vorrà dire che dovrò andare a cercare la lista nera.- gli disse facendo per andarsene – Ci vediamo Harry Potter.- e si Smaterializzò davanti ai suoi occhi, lasciandolo per l’ennesima volta incredulo e senza fiato.
Quando si riprese fu solo grazie a Ron. Il rossino infatti gli stava passando velocemente la mano davanti allo sguardo. A poco a poco arrivò tutta Grifondoro, più l’inimitabile Blaise naturalmente e furono tutti presenti quando la Grifoncina si svegliò. Non ricordava nulla, assolutamente niente di ciò che era accaduto in quei due giorni e le lacrime della Brown e perfino di Elettra la terrorizzarono a morte. Quando venne a sapere ciò che aveva fatto e detto per poco non scoppiò a piangere a sua volta. Chiese scusa mille volte, anche a chi in fondo non si era preso nessuna bestemmia dietro.
Quando andarono a cena, rimase sola con Ron, Blaise ed Harry e finalmente venne a sapere tutta la verità.
- La Leptis e la Parkinson…- sospirò alla fine, sconvolta – Dio, avrei dovuto stare più attenta.-
- No, dovrebbero essere loro meno cretine.- ringhiò Ron sconvolto – Dico ma sei scema Herm? Quelle a momenti ti fanno crepare, facendo crepare anche noi di paura, e tu dici che è colpa tua?-
- Forse avrei potuto…- abbozzò ancora ma Zabini la fece tacere, scoccandole un’occhiata severa e dolce al tempo stesso – Herm, credimi. Non stare a preoccuparti per quelle due stronze, sono solo gelose. Per quello che poi puoi aver detto è un altro conto ma se le sono tirate addosso. Quindi che vadano al diavolo.-
- Come avete fatto a farle parlare?- chiese la strega.
E stavolta il Serpeverde rimase un momento interdetto. Poi decise di buttarla vera, ma leggera.
- Bhè, diciamo che Draco non ha apprezzato di essere usato come terreno di gioco…- borbottò, vedendo Hermione guardarlo stranita – Così è entrato nella loro camera e ha cominciato a spaccare tutto, fino a quando non hanno sputato il rospo. Il suo orgoglio maschile deve aver risentito oltre che delle tue parole, anche del fatto di essere usato come bambolina da Pansy.-
- Parole?- la Grifoncina sbiancò – Che gli ho detto? Blaise che gli ho detto?-
- Ma che t’importa…- mugugnò Ron ma lei non pareva tranquilla per nulla. Un conto era essere sotto maleficio, un altro era essere stata meschina e perfida con tutti i suoi amici. Malferret compreso.
Blaise alla fine gliela girò fino ad arrivare a dirle le cose pari come le aveva sibilate lei e …Hermione si passò, esasperata, le mani sul viso. Dio, ma come aveva potuto?
Continuò a chiederselo per tutta la notte, quando rimase sveglia a pensare a come riparare ai disastri che aveva fatto.
Era stato indegno ciò che aveva detto a Harry, sui suoi genitori, su Cedric…la foto e tutto il resto.
Indegno ciò che aveva detto a Draco, sul suo disinteresse per la vita…
Si sentiva un mostro.
Aveva chiesto a Blaise se poteva farla entrare nei loro dormitori, per permetterle di scusarsi anche con Malfoy ma lui l’aveva vivamente sconsigliata dal farlo. Per esperienza sia lui che Harry sapevano bene quanto Draco fosse intrattabile e duro quando era arrabbiato. E quella volta era davvero furibondo, sia con se stesso che con la Parkinson.
Così la Grifoncina aveva lasciato perdere, a malincuore. Tanto sapeva bene che sarebbe stato difficile recuperare un minimo di dialogo col suo compagno. Sarebbe stato difficilissimo. Era andata a centrare a colpo sicuro l’unico suo punto debole. L’unica sua paura, forse. E questo Draco Malfoy non gliel’avrebbe perdonato.

Blaise mise piede nel sotterraneo vuoto. Tutti erano andati a cena, tutti…tranne uno.
Prima di mettere piede nella sua ala si guardò attorno. C’era un caos infernale, oggetti fatti a pezzi, libri bruciati e ridotti male, scaffali gettati a terra. Sembrava che fosse passato un tornado.
Un tornado biondo che continuava a spaccare ogni cosa, anche in camera sua.
Zabini si accostò alla porta spalancata dal cui interno proveniva un fracasso altissimo. Ciò che vide per un attimo lo lasciò spiazzato. Aveva già visto, in passato, Draco al limite della rabbia ma mai in quello stato. Come Harry la sera prima, anche lui doveva aver colpito qualcosa coi pugni perché aveva le nocche viola ed escoriate.
Lo vide buttare a terra l’ennesimo scaffale, ringhiando quasi, poi rimase in mezzo alla stanza, coi palmi e le mascelle serrate per la collera che ancora stentava a sbollire.
Afferrò un’ultima ampolla ancora intera e la scagliò contro la parete di pietra, mandandola in mille pezzi.
- DANNAZIONE!- gridò, voltandosi verso il moro.
Zabini rimase dov’era, fissandolo coi suoi grandi e comprensivi occhi blu.
- Vuoi romperti le mani?- gli chiese, a bassa voce – Non risolvi la situazione così.-
- E COME CAZZO LA RISOLVO BLAISE???- tuonò col viso contratto in una maschera d’ira – DIMMELO! PORCA PUTTANA TI RENDI CONTO DI COSA E’ SUCCESSO?? TE NE RENDI CONTO O NO???-
- Perfettamente.-
- Dio…stava per morire…- Draco all’improvviso mollò la rabbia, per aggrapparsi alla disperazione. Si passò le mani sul volto tirato e stanco, da troppo non dormiva, e serrò le palpebre doloranti, sentendosi un verme. Era colpa sua… la sua mezzosangue aveva rischiato la vita per colpa sua. Se fosse stato più attento, se avesse prestato più attenzione ai comportamenti di Pansy, forse si sarebbe accorto che stava macchinando qualcosa.
Avrebbe dovuto capirlo che quelle stronze della sua casa le avrebbero fatto un tiro mancino…ma non immaginava tanto. Questo però non lo scusava. Lui non aveva scuse.
- Stava per morire…- ridisse, credendo di sentirsi male sul serio.
La rivide in quel letto, pallida, con gli occhi dorati sbarrati come se fosse stata una statua grottesca.
E pensare che sarebbe morta se Lucilla non l’avesse riportata fra i vivi gli aveva fatto perdere il sonno e il fiato.
Niente più avrebbe avuto senso.
- Draco…ora sta bene. Voleva venire a parlarti ma…-
- NO! Non voglio!- gridò e Zabini infatti cercò di calmarlo, avvicinandosi prudentemente.
- Tranquillo, le ho detto che eri impegnato.-
- Io non voglio vederla…- sussurrò il biondo, deglutendo – No, non deve più venirmi vicino.-
- Adesso non esagerare…-
- ESAGERARE?- urlò di nuovo – Cazzo Blaise stava per morire per colpa mia!-
- E’ stata Lavinia. E prima ancora quella deficiente di Pansy, ficcatelo in testa. Cosa dovresti fare Draco? Andare a letto con tutte le tue ex che improvvisamente perdono il cervello quando ti vedono preso seriamente per una Grifondoro? Non sparare queste cazzate davanti a me per favore.-
- Resta il fatto che dovevo stare più attento.-
Blaise ghignò – Proprio quello che ha detto lei. Dio, siete proprio uguali.-
- Non fa ridere, cazzo. Blaise se non ci fosse stata quella ragazza ora la mezzosangue sarebbe morta! E tutto perché ho mandato in bianco Pansy. Avrei dovuto capirlo che stava macchinando qualcosa e invece me ne sono stato tranquillo e zitto mentre le facevano quella fottuta fattura! Ho lasciato che la rovinassero e sono stato zitto!-
Blaise sospirò, chiudendo la porta e andando a prenderlo per le spalle. Lo costrinse a guardarlo in faccia.
- Draco…ascoltami…non puoi pretendere di poter leggere nel pensiero a Pansy, ammesso che quella stronza pensi, ma non puoi neanche farti trattare come un trofeo da quelle! Credi di essere un giocattolino per caso? No, non lo sei e questo Hermione lo sa benissimo. Ora devi solo mettere in chiaro le cosa con Pansy!-
- Per fare cosa?- replicò Malfoy con un ringhio – Per andare finalmente a letto tranquillo con la Granger e poi magari farla lapidare di nascosto dalla Leptis? No, mai! D’ora in avanti la terrò lontano, non me ne frega un cazzo della scommessa. Dovessi salire su quel palco a fine anno e dire a tutta Hogwarts quello che le ho promesso!-
- Così vuoi mollare?- Zabini si staccò, fissandolo sconvolto – Molli perché queste stronze delle nostre compagne hanno avanzato repliche? No, dico…ma ci sei ancora o no? Cazzo Draco ascoltati quando parli! Lei è speciale!-
- Lo so benissimo.- Malfoy si fece indietro, lasciandosi andare sul letto sfatto.
Oh, lo sapeva fin troppo bene ormai. Sapeva, sentiva…aveva anche capito. Hermione…era tutto.
All’improvviso cominciò a vedere offuscato e Blaise assunse un’aria malinconica, guardando il suo migliore amico.
- Sai,- Draco lasciò che una minuscola lacrima gli solcasse il viso, senza neanche accorgersene -…quando sono stato a casa sua…sua madre…-
- La madre di Hermione?-
- Si, Jane…- continuò vacuo – Mi…lasciava sempre i biscotti la mattina. E la sera…ogni tanto passava a controllare se mi serviva qualcosa o solo per parlare. E poi…il giorno che siamo andati via…- stavolta serrò le mani già insanguinate, sentendo un dolore atroce però nel petto – mi ha abbracciato. Mi ha abbracciato Blaise…- alzò il volto ora bagnato e afferrò con rabbia un libro, scagliandolo dall’altra parte della stanza – Jane mi ha abbracciato quando invece quella maledetta di mia madre se ne frega se io sto per morire o meno! LA ODIO!- gridò, coprendosi la testa con le braccia – NON GLIENA FREGA NIENTE DI ME!-
Blaise stavolta la smise si stare immobile e di ascoltarlo lamentarsi. Si sedette accanto a lui e ignorando le sue proteste gli prese la testa sotto il braccio e lo strinse forte contro la sua spalla, lasciandolo urlare.
Gli carezzò i capelli, triste per lui.
- Perché non sei mai venuto via?- gli chiese.
- E dove posso andare?- sussurrò Draco amaramente.
- Lo sai che puoi venire da me.- replicò il moretto ma Malfoy scosse il capo, tirando su col naso – No, ti metterei nei guai ed è l’ultima cosa che voglio. Mio padre smuoverebbe mari e monti per farmela pagare.-
- Perché non mi hai detto prima che di recente è diventato così pressante?-
- Tanto non puoi fare niente.-
- No, non è vero. Tutti quanti possiamo darti una mano.-
- Tutti quanti cosa?- Draco scosse il capo, amareggiato – Potter mi ha salvato il culo per un po’ ma mio padre non mollerà mai. Penso quasi che ci sia lui dietro gli attacchi di ieri. Forse sperava che quel demone mi uccidesse per poi farmi diventare uno dei suoi fottuti Mangiamorte. In casa ormai non riesco più a vivere. Lui e Bellatrix finiranno per farmi la pelle davvero…- rise, quasi disgustato di se stesso – La mezzosangue ha sempre avuto ragione. Solo un perfetto deficiente come me se ne sarebbe infischiato fino ad oggi.-
- Hermione forse ti ha fatto capire che la tua vita vale ancora la pena di essere vissuta.-
Draco tacque, poi fissò Blaise…e infine annuì.
- Si, la mia vita vale ancora qualcosa…- disse, pacato – come quella della Granger. E non voglio che le capiti di nuovo qualcosa. Quindi d’ora in avanti non correrà più nessun rischio, lo giuro.-
- Anche se così rischi di perderla?-
Il biondo lo guardò con gli occhi argentei ancora lucidi, poi sorrise…sorrise davvero.
- Sai che avevi ragione?-
- Io ho sempre ragione.- ridacchiò Zabini con aria teatrale – Dovresti darmi retta più spesso.-
- Ma non questa volta,- continuò Malfoy sospirando – questa volta devo tenere al sicuro qualcuno per davvero. Non ce la faccio per me stesso, forse con lei saprò fare di meglio.-
Blaise sorrise a sua volta, quasi orgoglioso. Gli carezzò il capo, poi scese dal letto e si avviò alla porta.
- Vado a prenderti la cena, principe.- gli disse – Quando torno parliamo ancora.-
- Tanto non mi farai cambiare idea.-
- Vedremo.- sogghignò il moretto con gli occhi blu illuminati da una strana consapevolezza – E poi mi devi raccontare di questa Jane. Se t’ha preso per la gola col cioccolato allora è davvero mitica. Fai il bravo che torno subito.- e lo lasciò solo, nel silenzio più completo.
Draco però dopo un attimo perse la sua aria serena, appena ritrovata. Ritornò a fissare il vuoto, consapevole di stare per mettere la parola fine all’unico sentimento che l’avesse mai reso felice, protetto. Al sicuro.
Come voleva che al sicuro stesse anche lei. E l’unico modo era lasciarla andare.
Non era solo Pansy…era lui, il suo ambiente, le cattiverie di cui lei era già circondata.
No, non poteva più farne parte. Doveva uscire dalla sua vita.
Quella sera stessa le disse addio, col pensiero e col cuore, ormai deciso a salvare almeno una vita a cui davvero tenesse.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13° ***


 

Passarono due giorni ed Hermione finalmente poté uscire dall'infermeria. Quella mattina avrebbe avuto lezione con Piton e la Grifoncina dovette armarsi di tutta la pazienza che possedeva per prepararsi alla dura giornata di musi e lunghe scuse che l'aspettava.
Ascoltò le ultime raccomandazioni della Chips, poi uscì e decise che poteva permettersi di saltare la colazione per fare una lunga passeggiata in giardino. Non aveva voglia, né era dell'umore di seguire le lezioni, cosa strana.
Dopo quanto accaduto si sentiva ancora sul filo del rasoio, perché anche se non ricordava nulla di ciò che aveva detto o fatto e dentro di sé sentiva una strana inquietudine. Sapeva di aver fatto del male ai suoi amici e una parte di lei in quei momenti era rimasta impotente, vedendo il suo grande amore e affetto per gli amici trasformarsi in odio puro.
Era stata una sensazione orribile.
Eppure non riusciva neanche ad odiare Pansy. Hermione sentiva che dentro di sé quei sentimenti negativi erano nati da qualcosa, che non erano stati solo impiantiti dal maleficio. Forse il maleficio li aveva portati a galla...ma c'erano sempre stati. Tutta quella rabbia era stata nascosta da qualche parte...come quando aveva picchiato Pansy nel bagno.
Si, da qualche parte c'era ancora in lei del rancore che però non aveva saputo sfogare.
Aveva paura di se stessa.
Si fermò davanti alla fontana, carezzando dolcemente uno di quei magnifici fiori che sbocciavano liberi.
Erano bellissimi. Delicati ma tanto forti da crescere anche nel ghiaccio...
Fu grazie ai gigli che ricordò di dovere un grazie a qualcuno e non più solo scuse.
Peccato che non sapesse davvero come trovarla. Era ormai chiaro che non appariva sulla mappa del Malandrino e andare da Silente, rischiando di trovarci Piton, non se ne parlava. Forse poteva chiedere a Tristan...ma arrossì, pensando a ciò che le aveva raccontato quell'oca della Patil, ovvero che ci aveva provato spudoratamente.
Di umore sempre più tetro si avviò verso la casa di Hagrid, pensando che almeno a lui non aveva combinato niente. Magari Hagrid sarebbe stato l'unico a non guardarla come se fosse stata una maniaca con istinti assassini.
Lo trovò intento a scolarsi la sua colazione fumante nel boccale e quando la vide la stritolò, lacrime agli occhi, il cuore enorme e un abbraccio caldissimo. Si sedette con lui sulla porta di casa, insieme a Thor.
Mangiò un cornetto gigante inzuppato nel caffè, sentendosi un po' meglio.
- Andiamo piccola.- le disse, dando da mangiare a una lumaca gigante ficcata in un cesto per il pane - Vedrai che tutto si sistemerà. Non eri in te. La gente dice quello che pensa in malo modo tutti i santi giorni, perché adesso prendersela con te se per una volta hai detto la verità?-
- Con Harry e Ron...e anche con Malfoy sono stata cattiva, Hagrid...- sussurrò triste - Veramente cattiva. Nessuno dovrebbe avere diritto di dire cose del genere.-
- Harry e Ron sanno quanto gli vuoi bene, Hermione.- disse il custode, sorridendo bonario - Non pensare a quanto è successo perché non è dipeso da te. I ragazzi ti adorano ed erano seriamente preoccupati, come saranno preoccupati adesso nel non vederti a colazione. Loro sanno bene come sei.-
- E come sono?- borbottò - Una bisbetica che dice cattiverie nel momento meno opportuno.-
- Anche, credo che però Harry direbbe più che altro che se la sua migliore amica...e che ti vorrà sempre bene perché sa quanto tu tenga a lui, indipendentemente dal malocchio.-
- Hn...- Hermione fece una smorfia, poi si sforzò di ridere - Grazie Hagrid.-
- Ma figurati.- disse lui - E adesso corri a lezione o farai tardi.-
- Certo.- la Grifoncina fece per incamminarsi, poi però si bloccò.
- Senti Hagrid...tu la conoscevi una ragazza che studiava qui otto anni fa...è difficile, con tutte quelle che avrai visto ma lei era...speciale!- disse, cominciando a descriverla - Bruna, capelli lunghi fino a metà schiena con tanti boccoli, occhi azzurri, ha la pelle molto chiara. Era dei Serpeverde e amica di Tristan.-
Il custode aveva in mano un innaffiatoio e rimase con l'attrezzo a mezz'aria su una pianta carnivora.
- Parli di Lumia?- chiese con voce incerta.
- Lumia? No...lei si chiama Lucilla.-
- Oh, Lucilla...- Hagrid parve farsi più sereno - Certo che la conosco, viene tutte le sere a trovarmi. È tornata a scuola da qualche mese.-
- E' della famiglia dei Lancaster vero?-
- Certo ma non può tornare a casa sua...e un giorno ti spiegherò perché ma ora vai.-
- Tutte le sere viene a trovarti hai detto? Posso venire a parlarle? Dici che si arrabbia?-
- Ma no...- Hagrid scosse il capo, sempre più pensieroso - Tranquilla, vieni quando vuoi ma adesso si è fatto tardi davvero. Fila o Piton non te la farà passare liscia!-
E la vide correre sul pendio roccioso, per tornare all'interno della mura. Poi si massaggiò il mento ispido di barba, chiedendosi come sarebbe finita quella storia...

Quando entrò in aula sentì una miriade di occhi puntati su di lei.
Fra Grifondoro e Serpeverde la guardavano come se di lì a poco le sarebbero spuntate due antenne da marziano.
Gli unici che se la derisero furono Harry e Ron, specialmente il rossino che a scanso di equivoci per una volta in tutti quei sette anni le aveva fatto tutti i compiti, senza copiarli da nessuno. Hermione li trovò sul banco e quasi si commosse.
Gli lanciò un debole bacio poi però un clima gelido l'avvolse, una volta seduta. L'occhiata astiosa della Parkinson non era nulla in confronto a ciò che sentì nel suo doppio banco.
Draco Malfoy se ne stava seduto al limite del suo angolo, sfogliando un libro del tutto preso dalla biblioteca e quando abbozzò un timido saluto lui le rispose con un grugnito, come se neanche l'avesse vista.
Il clima nato in quei mesi era totalmente sparito. Draco aveva cominciato a invaderle il posto, le fregava penne e le scarabocchiava sui libri e lei faceva lo stesso...ora però era tutto finito. E non poteva essere solo che il biondino fosse di cattivo umore. No. Questa volta aveva fatto lei un passo falso.
Entrò Piton e attaccò subito a far lezione, senza fare appello né chiedere compiti e questo per un attimo sconvolse il gruppo, specialmente la Grifoncina che pensava a un attacco diretto. Comunque le due ore con l'antipatico furono le più strane del loro sette anni. Piton pareva con la testa altrove, ogni tanto faceva cascare qualcosa dalla cattedra, a momenti aveva mandato a fuoco il proiettore, non aveva fatto domandine bastarde ai ragazzi e tantomeno aveva levato punti al Grifondoro.
Si era anche ben guardato dal lanciare occhiate traverse nella direzione dell'ultimo banco.
Mentre prendevano appunti, Hermione cominciò davvero a sentirsi da cani.
Draco non aveva tentato approcci, neanche l'aveva presa in giro per qualcosa. Niente. Gelo totale.
Da lui non se lo sarebbe mai aspettato e ora poteva anche ammettere che di recente le lezioni per lei si erano fatte divertenti anche grazie alla presenza caotica di Malfoy nel banco...però lo sentiva distante, quasi ostile.
E come avrebbe potuto essere altrimenti? Dopo ciò che gli aveva detto avrebbe dovuto mandarla al diavolo.
Le due ore finirono e lo vide raccogliere in fretta la sua roba, come se volesse scappare e non riuscì più a trattenersi. Raccolse un po' di coraggio e gli si fece vicino.
- Malfoy...ti devo parlare.-
- Scusa Granger ma adesso non ho proprio tempo.- le disse rapidamente, rovesciando a terra anche le penne. Naturalmente non sollevò lo sguardo su di lei e filò fuori dalla stanza di volata, sotto lo sguardo triste di Hermione e quello severo di Blaise che cominciò a tamburellare le dita sul banco, incazzoso.
- Ma tu guarda che stronzo...-
- Non insultare il mio migliore amico davanti a me, Zabini.- cinguettò Harry teatralmente.
- Non c'è una mazza da ridere.- sbuffò il Serpeverde - In tanti anni che lo conosco ne ho viste e sentite di vaccate... ma quella degli ultimi giorni le supera tutte.-
- Vuole farsi donna?-
- No.-
- Vuole farsi un trapianto di cervello? Perché se è così non mi sembra una cattiva idea.-
Blaise lo fissò truce mentre quel sadico di Potter attaccò a ridere sommessamente, comunque non era così bastardo da non lasciare che un amico si sfogasse, per quanto lui nei problemi quasi sentimentali di Draco Malfoy e della sua migliore amica lui non ci volesse proprio entrare. E grazie al cielo Blaise non era tipo da strombazzare al vento le confidenze altrui, altrimenti ne avrebbero avuto per tutto il pomeriggio.
Stessa cosa accadde a Trasfigurazione.
Hermione si era fermata per porgere le sue scuse a Piton ed era arrivata insieme con la Mcgranitt. Si era scusata anche con lei, non ricordandosi bene se l'avesse offesa, poi di nuovo seduta accanto al rinnovato frizer Malfoy.
Niente. Né parole né borbottii. Prendeva i suoi appunti quasi dandole le spalle, tanto era messo di tre quarti e quando non capiva qualcosa lasciava lo spazio bianco, quando invece prima le rompeva le palle tre ore per farsi spiegare.
La Grifoncina era sempre più triste, specialmente quando alzò il viso e vide il ghigno vittorioso della Parkinson e della Leptis. Dovevano ritenersi soddisfatte, pensò amaramente.
All'ora di pranzo, vedendolo di nuovo fuggire a gambe levate decise di lasciar perdere.
Lo fissò allontanarsi con la sua corte, con la sensazione che stesse sparendo in un buco nero.
Sorrise, dandosi della stupida. In fondo non si sarebbero mai rivolti la parola se non si fosse trattato di quella scommessa, quindi perché stare a preoccuparsi? Lui la vedeva solo come una mezzosangue. Niente di più.
Forse un giorno sarebbe riuscita a scusarsi ma non era ancora ora.
Così se ne andò a pranzo coi ragazzi ma non fece altro che sbocconcellare qualcosa, giocando col cibo nel piatto.
Ogni tanto scoccava occhiate al tavolo dei Serpeverde...e all'improvviso si accorse che anche Draco la guardava. Tremò, vedendo i suoi argentei incendiarsi ma lui deviò subito lo sguardo altrove, tornando a parlare con i suoi compagni. Anche lei tornò così al dialogo con le sue amiche, sentendosi però ogni tanto i suoi occhi addosso, eppure ogni volta che credeva di pescarlo lo vedeva sempre fare altro.
Ron a sua volta scoccò un'occhiata veloce a Harry. I due ormai erano al limite della sopportazione.
- Herm mangia qualcosa.- le disse il rossino - Dai, non dirmi che preferivi le razioni della Chips!-
- No, no...- si sforzò di ridere e di interessarsi ai loro discorsi. Stavano parlando della rapidità di Dalton visto che i suoi lividi erano già quasi spariti, della sfuriata che gli aveva fatto la sua ex quando una certa persona, per sfogare il nervoso e vendicarsi, l'aveva messa a parte della storia con Hermione e delle prossime partite del campionato. Quella domenica sarebbe toccato ai Grifondoro contro i Corvonero e la sleale mossa di questi ultimi che aveva già rotto un braccio a Malfoy.
Ne stavano ancora parlando quando entrarono nella sala duelli e...capirono che si prospettava una lunga giornata.
Tristan andava su e giù con l'aria di chi sta per rompere tutto, le braccia incrociate con le dita quasi ridotte ad artigli, il viso di uno che ha dormito poco e di certo l'aria meno pacifica del pianeta.
Quando vide che erano tutti presenti e che lo fissavano come se stesse per eruttare capì che doveva rimettersi in quadro ma...non ne aveva la minima voglia così, tanto per fare qualcosa di diverso, mollò una mano in spada a tutti quanti e sbolognò la cosa dicendo di esercitarsi contro i ceppi troncati, messi lì come bersagli, senza considerare che una spada affilata nelle mani infide di Harry Potter e Draco Malfoy potevano trasformare una pessima giornata in un'altra decisamente più merdosa.
Mentre i ragazzi ci davano dentro e le ragazze emettevano gridolini scemi ogni volta che centravano il bersaglio, l'Auror continuò imperterrito a fare il solco sul palco, cominciando però a rimuginare fra sé. E infine l'illuminazione.
Perché non fare un fantastico ciclo di lezioni sui demoni?
La sua mente diabolica da ex Serpeverde gli aveva fatto assumere un ghigno perfido che bloccò più di una persona dal suo esercizio, Blaise specialmente che cominciò a chiedersi se era il caso di lasciarlo partire per la tangente in quel modo, facendogli poi fare quei numeri mentali che non facevano neanche bene alla salute.
- Ma secondo te sta bene?- bofonchiò Ron a sua volta.
Pansy che gli stava a fianco scoccò un'occhiata interrogativa al prof...poi tornò a farsi i cazzi suoi con la spada, pensando di piantarla nella schiena della Granger. E avrebbe scatenato un altro bell'incidente, fregandosene di ciò che pensava la classe se Draco, questa volta, non si fosse piazzato categoricamente vicino alla Grifoncina. Naturalmente non le rivolse la parola ma neanche si staccò da lei, come se fosse lì a sua difesa.
- Forse dovremmo fare qualcosa.- disse Seamus all'orecchio di Harry - Tristan sta davvero partendo.-
- Hai sentito che si dice in giro?- ridacchiò Calì - Ho saputo da fonte autorevole che il prof e la ragazza che ha salvato Harry una volta erano compagni a Serpeverde!-
- No!- Lavanda Brown parve eccitatissima - E' così bella! Sarebbero una coppia da favola!-
- E' bella e levigata solo perché è una demone!- sibilò la Leptis gelosa.
- Mezza demone.- la corresse Potter irritato, difendendo Lucilla a spada tratta.
- E' stupenda e basta!- borbottò perfino Neville di rimando - Comunque come fai sempre a sapere tutto eh?-
Calì levò le spalle - Basta sapere a chi chiedere!-
- O con chi andare a letto...- frecciò Harry, prendendosi dietro un pugno dalla compagna.
- Comunque hanno litigato in infermeria!- continuò la Brown - Secondo te si rimettono insieme adesso?-
- No, non lo sopporterei!- cinguettò l'altra - Tristan è adorabile!-
- E se vi sente vi scortica vive.- le avvertì Finnigan - Dateci un taglio, oche.-
- Parli tu che ancora sbavi dietro a quella!-
- Ci sbaverebbe anche un gay.- bisbigliò Harry a bassa voce, tanto che solo Zabini e Weasley lo sentirono ma attaccarono a ridere lo stesso. Smisero però quando Mckay scese dal palco e si piazzò davanti a loro, con ghigno che andava da un orecchio all'altro. Draco aveva anche l'impressione che stesse per sfregarsi le mani.
- Ragazzi, visto che tutti quanti l'altra notte avete potuto notare come un demone sia praticamente l'essere più potente delle forze oscure, ho pensato che d'ora in avanti potremo impostare le lezioni sullo studio dei demoni.-
Ci fu un attimo di panico...
- Naturalmente non vado a prenderne uno ostile.- spiegò sempre sorridendo angelico.
- E dove lo prendi uno non ostile?- mormorò Ron sconvolto.
Aveva paura a sentire la risposta e infatti ci fu da tagliarsi le vene.
- Ne abbiamo uno qua a scuola no?- e stavolta le grinfie se le sfregò davvero - La signorina Lancaster di certo farà i salti di gioia ad aiutarci. Ha sempre adorato il contatto con le persone e certamente non rifiuterà di darci una mano...e poi non abbiate paura. È stata allieva qua a scuola. Di certo non può ammazzarvi tutti no?-
- Uno o due magari...- sibilò Draco poco tranquillo.
- Tanto ci sono io.- rise Mckay facendo un gesto annoiato con la mano - Prima però bisogna fare della teoria su di loro. Immagino non ne sappiate quasi niente. Quindi la prossima lezione la dedichiamo a studio in generale e poi nel particolare, poi ci metteremo davanti alla Lancaster che se ne starà buona e tranquilla. Fidatevi.-
- Tristan...ma sei sicuro?- borbottò ancora Harry.
- Tranquilli, fidatevi di me. Non avrà problemi.-

- Te lo puoi scordare.-
Mckay non parve neanche sentirla, rimase impalato davanti a Lucilla Lancaster e le fece pure volare via il libro che stava leggendo, tra l'altro proibito e rubato dalla biblioteca.
- Non potresti avere un minimo di senso del rispetto?- le chiese gelidamente - Dopo tutto quello che Silente fa per te potresti sbatterti un minimo a ricambiarlo no? Te ne stai qua svaccata da mesi, leggi i suoi libri proibiti, mangi alla sua tavola, dormi nella sua torre e neanche tenti di ringraziarlo?-
- Prima di tutto sai benissimo che non mangio, idiota.- iniziò la ragazza con fare annoiato, continuando a ignorarlo beatamente e facendosi apparire fra le mani un altro libro di pelle nera, rifinito con rune argentate - Secondo, sai altrettanto bene che dormo solo per occupare il tempo, visto che non ne ho bisogno. E terzo questi libri proibiti li so a memoria da quando avevo sei anni, viste le amene letture di mia madre e poi metà dei libri che ci sono qua in biblioteca li ho scritti io. Per quanto riguarda il senso del ...del cosa? Che hai detto?-
Stavano nella Torre Oscura. Dove un tempo c'erano state le prigioni di Hogwarts, ora c'era una deliziosa camera da letto con vista su tutta la scuola e probabilmente uno dei due sarebbe anche volato fuori dalla finestra dopo quella discussione. E di certo non sarebbe stata la Lancaster.
- Stavo parlando di senso del dovere, sentimenti...emozioni e...wow, aspetta un passo indietro. Le emozioni sono quelle cose che un essere umano prova quando...- fece sarcastico ma lei lo bloccò con un'occhiataccia, chiudendo il libro di botto.
- So benissimo cosa sono. In questo momento sono preda a quello che si definisce NOIA.-
- Allora qualcosa di noi umili mortali ti è rimasto in testa mezzosangue!- frecciò rabbioso poi senza poter più resistere sbottò - E si può sapere che diavolo fai mezza svestita?-
Lucilla volse il capo altrove. Ricordava bene in tempi passati e di nuovo una strana sensazione di...quasi pericolo arrivò a tormentarla, specialmente quando lui la guardava in quel modo.
- Aspetto qualcuno.- replicò e vedendolo sgranare gli occhi ancora più incollerito decise di lasciar perdere.
- Non posso muovermi da scuola per qualche tempo e non ho più vestiti. Dalla dimensione senza tempo purtroppo sono uscita senza fare i bagagli, sai com'è...-
- Ti porto qualcosa stasera.-
- Qualcosa cosa?- allibì fissandolo stralunata.
- Vestiti miei, roba da donna non l'ho mai messa!- sibilò furente per essersi eccitato al pensiero di Lucilla con i suoi vestiti addosso - E adesso finiamola con questa storia una volta per tutte! Senti, sappiamo entrambi che stare qua a recriminare tempi che tanto non torneranno indietro è uno spreco di energie, perciò cerchiamo di sotterra l'ascia di guerra e vediamo di collaborare. Se mi dai una mano poi cercherò di portarti ad Hogsmade, ok?-
- Al tempietto con te non ci vengo più.-
- Non intendo saltarti addosso!- ringhiò, assordandola.
- Questa si che è una novità.-
- Ti sembrerà strano ma non sei l'unica mezzo demone della terra sai?-
Lucilla tacque. Lo fissò un lungo secondo coi suoi occhi azzurri, poi riaprì il libro.
- Va bene, grazie. Quando ti servo per le lezioni devi solo dirmelo.-
Tristan ora la squadrò sospetto.
- Sei arrabbiata.-
- No.-
- Si invece.-
- Ti ho detto di no.-
- Invece sei arrabbiata.-
- Ok, hai ragione ma vattene.-
- Perché sei arrabbiata adesso?- sibilò il biondo - Sei seccante sai?-
- IO sarei seccante?- sillabò Lucilla con gli occhi azzurri diventati tempesta - Ti rendi conto che entri in camera mia senza permesso come otto anni fa, mi urli addosso e m'insulti come niente fosse e poi pretendi anche che faccia la brava, sbattendo le ciglia per te? Per chi mi hai preso Mc?-
- Tranquilla, la differenza fra te e un'altra è fin troppo palpabile!-
- E allora vai a sbatterti le altre e non farti più vedere!-
- Ma parli tu che ti sei sbattuta niente meno che Voldemort!?- le gridò a quel punto, saltando miserabilmente per aria - Proprio tu parli?! Al diavolo Lucilla, non farmi la predica!-
Lei serrò gli occhi, alzandosi in piedi e arrivando fin sotto il suo naso. Cavolo se era cresciuto...
- Di quello che facevo con mio marito niente ti deve riguardare.- sibilò con acredine, rosa dall'umiliazione anche se mai nessuno avrebbe potuto pensarlo, vista il suo portamento sempre fiero - Non hai diritto di venire ora a farmi la paternale anche se otto anni fa ti sei già espresso chiaramente e credo che tu possa ritenerti soddisfatto...si, nella dimensione senza tempo ho patito le pene dell'inferno...questo ti fa stare meglio?-
Tristan si fece indietro, a sua volta umiliato. I ricordi di quanto era stato meschino ora gli stavano polverizzando l'orgoglio.
- Sapere che ho strillato per cinque anni fra le fiamme senza tempo ti fa godere? Eh Tristan? Ti senti meglio ora che sei che ho sofferto come un cane? Ho fatto la mia scelta e l'ho pagata amaramente! Voldemort mi ha reso la vita un inferno, me le ha fatte pagare tutte, mi ha usata e ha giocato con me come il gatto col topo! Ogni notte mi sveglio ancora sentendo le sue mani addosso! Bene, avevi ragione! È questo che volevi sentirti dire?-
Lui continuò a fissarla. La luce nei suoi occhi vibrava...col cuore in pezzi.
Sollevò un braccio, per stringersela contro ma lei si fece indietro, con occhi come sgranati per la paura.
- Non t'azzardare a toccarmi.-
L'Auror ritrasse la mano, facendosi a debita distanza.
- Vai via.-
Non lo vide muoversi e lo fissò con rabbia.
- Sei sordo?! Ti ho detto di andartene! Sparisci o ti rimando da Silente in pezzi!-
- No.-
- Cosa diavolo vuoi ancora?- replicò, ormai esasperata - Dimmelo e poi vattene.-
- Stai ferma. Stai solo ferma.-
Si avvicinò a lei e Lucilla di nuovo sgranò gli occhi - Che vuoi fare?-
Non fece in tempo a finire che si ritrovò contro di lui, con le braccia di Tristan che la stringevano forte per la vita, il suo viso contro il collo. A sentire il profumo dei suoi capelli...oh, quel profumo...non l'aveva dimenticato.
- Mi sei mancata mezzosangue.-
Rimase immobile, fremendo, col volto affondato nel suo torace. Chiuse gli occhi, pensando che ormai per lei il paradiso aveva chiuso le porte. Quella era solo un'illusione. Una crudele illusione...

Il giorno dopo Draco Malfoy saltò la lezione di babbanologia.
Entrò di corsa nei sotterranei e gettò la borsa su un divano, ignorando le matricole e le oche che gli scorrazzavano attorno, prodigandosi in mille porcherie che lui stava davvero cominciando a detestare.
Le mandò tutte al diavolo, molto sottilmente però, e dopo averne fatta piangere qualcuna borbottò anche delle scuse, risentendo in testa la voce di Hermione che gli strillava di trattare meglio la gente.
Al suo pensiero tutto svanì come una bolla di sapone.
Non ce la faceva. Non ce la faceva proprio. Starle così vicino senza toccarla, senza parlarle...
Era un incubo. Un incubo vero e proprio.
Era talmente abituato a dividere con lei il banco che quasi di faceva del male a starsene nell'angolo, senza neanche guardarla. E la Granger continuava a cercare di parlargli ma lui la evitava sempre. I suoi toni duri dopo un poco l'avevano smontata e non aveva più cercato il dialogo anche se ogni tanto sentiva i suoi occhi accarezzarlo.
A tavola poi...la guardava, desiderando che tutto sparisse per lasciarlo solo con lei.
Gli mancava non poterla sfiorare, non poter più baciare quella sua pelle meravigliosa.
Entrò in camera e si lasciò andare di peso sul letto, chiudendo gli occhi.
Dormì solo per mezz'oretta perché i ragazzi tornarono prima del previsto: a lezione con Raimond, Paciock aveva fatto saltare per aria una radio d'epoca ed era scoppiato un putiferio...o almeno così gli disse Goyle quando andò a chiamarlo per vedere se aveva voglia di prendere aria.
Disse di no, massaggiandosi il viso tirato.
Avrebbe voluto dormire ancora, peccato che in quel momento sentì un'esplosione far traballare ogni cosa. Si attaccò al baldacchino del letto, credendo in un nuovo attacco ma...era ben altro stavolta.
La porta d'accesso dei Serpeverde saltò per aria e fra il fumo Lucilla dei Lancaster scese la scalinata, guardandosi attorno senza notare l'aria terrorizzata degli alunni della casa. Blaise che stava leggendo davanti al camino la squadrò guardingo: aveva addosso un paio di jeans maschili che le stavano a vita parecchio bassa anche con due cinture, sopra una camicia blu da uomo annodata sotto il seno. Lei non notò nessuno in particolare. Sembrava cercare qualcosa...
Parve ricordarsi e infilò il corridoio dell'ala dei ragazzi. Entrò in un paio di camere e non fece caso alla gente che pescò in mutande, tantomeno alla faccia sconvolta di Draco quando se la ritrovò davanti.
Perché a dire il vero Lucilla non se lo filò di striscio. Anzi...coi dei tacchi micidiali cominciò a battere ripetutamente su tutte le mattonelle di pietra del pavimento, come se...stesse alla ricerca di un oggetto nascosto.
Malfoy si mise a sedere, un pelino perplesso.
- Ciao...- borbottò.
- Ciao.- replicò lei, senza staccare gli occhi dal pavimento.
- Hn...cerchi qualcuno?- le chiese, tanto per capire se era matta o meno.
- Si, un piccolo omino sotto le piastrelle.- sibilò sarcastica.
Draco stava per sbottare come suo solito quando arrivò anche Tristan, piuttosto stranito a sua volta. Si appoggiò allo stipite, a braccia incrociate - Mi è giunta voce che un essere non meglio identificato ha appena sfondato la porta d'entrata del dormitorio con un'occhiata. Tu ne sai qualcosa Lucilla?-
- Erano anni che volevo farla pagare a quella stupida parete.- gli disse tranquilla, continuando a pestare coi tacchi.
- E immagino che sia normale per te far saltare tutto per aria, vero?- replicò l'Auror.
- Oh, per l'amor di Dio...- si lagnò la ragazza - Ha parlato il Serpeverde che ha fatto esplodere Grifondoro e Corvonero nella stessa notte con un'innocente pozione alla Clizia rossa.-
Malfoy lo guardò schifato, poi decise che poteva anche fare le dovute domande.
- Si può sapere che cercate?-
- Già, che cerchi?- ribatté Tristan - Con quei tacchi poi!-
- Hai da ridire sui miei stivali Mckay?-
- Figurati mezzosangue.- disse levando le mani in segno di resa - Ma mi spieghi che fai o no?-
- Cerco la Lista.- gli disse pacata, sentendo un rumore strano da sotto una mattonella. S'inginocchiò e la sollevò con un gesto della mano mentre Draco le diceva chiaro e tondo che lì dentro c'era tutto tranne che la sua Lista...e infatti c'era nascosto un bel sacchettino dei semini di Blaise.
- Malfoy!- sbottò il prof di Difesa teatralmente - Ti rendi conto che è illegale?-
- Ma sparati. Ti sei fatto le canne con me fino all'altra sera.- sibilò Draco scocciato - Non so che tu voglia Lancaster,- disse quindi a Lucilla che rimetteva tutto a suo posto, poco interessata - ma qua ci dormo io da sette anni e non c'è buco che non conosca. Qui di Liste non ce ne sono.-
- Qua un tempo c'era il dormitorio femminile e ci dormiva Lumia.- Lucilla si rimise in piedi, guardandosi ancora attorno - Ma la Lista non c'è davvero. Dove diavolo può averla nascosta?-
- Perché avrebbe dovuto lasciarla qua?- chiese Mckay rabbuiandosi.
- Perché se n'è sempre fregata dei deboli.- sibilò Lucilla fissandolo - Ecco perché.-
- Scusate...- Draco si mise in mezzo irritato - Prima che voi due squinternati arrivaste qua a dare i numeri io stavo cercando di dormire! Andate a cercare la lista della spesa da un'altra parte, fatemi il piacere.- e dette ad entrambi le spalle, deciso a restare finalmente solo ma quando sentì sbattere la porta in quella camera c'era ancora qualcuno.
Lucilla stava ancora lì e lo scrutava con quei suoi occhi dannatamente chiari.
- Cosa vuoi?- le chiese, con toni bruschi.
La mezzosangue ghignò, terrorizzandolo a morte, ma fece comparire una poltrona e vi ci sprofondò dentro.
- Io conoscevo tuo padre.- gli disse e stranamente non si sarebbe mai aspettata una simile reazione perché vide il bel pulcino di Lucius Malfoy correre alla porta, spalancargliela e fissarla quasi con odio.
- FUORI!- le ringhiò furibondo - VATTENE DA QUA! ANDATE TUTTI AL DIAVOLO! TU, MIO PADRE E QUEL BASTARDO DI VOLDEMORT! DELLE VOSTRE STRONZATE IO NON NE VOGLIO PIÙ SAPERE NIENTE, MI SONO SPIEGATO?-
Lo guardò. E vide solo una cosa. Com'era diverso da suo padre.
Era...era spaventato.
- Credevo che l'erede dei Malfoy abbracciasse la causa.- Lucilla continuò a studiarlo, vedendolo quasi vibrare come una corda di violino. Infatti...era spaventato, terrorizzato. Dio, come le ricordava lei, tanti anni prima.
- Io non abbraccio un bel niente!- sibilò il biondino, sentendo ogni parte del suo corpo dolere - In questa fottuta guerra io non ci ho mai voluto entrare! Non me ne frega niente di mio padre, né di Voldemort! Io non sono Harry Potter! Io non centro niente! QUESTA NON È LA MIA GUERRA!- gridò, stringendo tanto le mani da piantarsi le unghie nel palmo - Io non sono mio padre! Io non venero Voldemort! Io non...- ma perse il fiato, lasciando perdere.
Rise di se stesso, per quello sfogo. In fondo a lei cosa importava?
Si dette dell'idiota. Che ridere...si era lasciato andare dopo quasi sette anni. Da sbellicarsi e da piangere fino a morire.
- Tra un po' ci saranno le vacanze di primavera.- la sentì bisbigliare di colpo - Dove vuoi andare?-
Ora la fissò come se fosse impazzita.
- Cosa?- chiese stralunato.
- Non vuoi tornare a casa tua. Vero?-
Draco deglutì. Oh, non avrebbe mai più voluto rimetterci piede in quella prigione. Non rispose perché era anche troppo chiaro e per la prima volta la vide sorridere tanto che arrossì. Diavolo se era ammaliatrice.
Era troppo bella.
- Se torni a casa tua rischi tanto, lo sappiamo tutti e due.- andò avanti la Lancaster con voce seria - Se vuoi sfuggire fino alla fine dell'anno alle grinfie di Lucius posso aiutarti.-
- E come?- chiese, poi aggiunse - E perché, soprattutto.-
- Tuo padre fa parte della cerchia del mio ex maritino da sempre, lo sappiamo entrambi. Lui e tutta la sua cloaca sono all'opera e tu sai bene che ciò che è accaduto pochi giorni fa è stato solo un avvertimento. Non tutte le famiglie dei Serpeverde sono coinvolte ma a quanto mi dici tu non sei al sicuro...te lo leggo in faccia.-
- E allora? Arriva al sodo!-
- Te lo dico chiaro e tondo. Tuo padre è stato uno di quelli che mi hanno torturato quattro anni fa, prima che venissi rinchiusa nella dimensione senza tempo. Ora voglio che tutti i vecchi adepti di Voldemort marciscano ad Azkaban, per tutte le persone che hanno ucciso. Questo ti causa dei problemi?-
Draco rimase impassibile. Suo padre ad Azkaban...per lui significava solo una cosa. Salvezza.
- Dove mi puoi portare?- le chiese, ora col cuore che batteva forte.
Lei gli regalò un altro sorriso, facendolo per incanto sentire benissimo. Era quella la magia di una mezza demone?
- Al mio castello tu ci sei stato da bambino.- gli disse alzandosi in piedi per andarsene - Credi che potresti starci per le prossime vacanze? Anche Mckay verrà, quindi non sarai solo.-
- Perché vuoi proteggermi?-
- Te l'ho detto. So che tuo padre vuole usarti da sempre, non ne ha mai fatto mistero.-
- Vuoi ucciderlo?- Draco ora la guardava senza espressione in viso. Era calmo, glaciale.
- Dicessi di no sarei una bugiarda...ma Azkaban è ciò che merita.- replicò con voce roca - Tu pensaci, va bene? Fammi sapere se vuoi il mio aiuto. Adesso vado via.-
- Aspetta, non c'è bisogno di pensarci.- la bloccò, afferrandola per il polso - Si, voglio andare a casa tua.-
Lucilla annuì, sospirando - Bene, non farne parola con nessuno.-
- Potter...glielo dirai?-
- Non ti considera un nemico.-
- E tu che ne sai?-
- Gliel'ho chiesto. Dice che sei "quasi" a posto.-
Malfoy, una volta solo, fece un ghigno strano. - Dannato Sfregiato...- e si ributtò a letto, stavolta sorridendo.
Altro che demone...quella era un vero e proprio angelo.

Passarono diversi giorni e mentre tutto sembrava tornato alla normalità, c'era chi ancora non riusciva a capacitarsi di quell'intrusione a Hogwarts da parte di tanti mostri.
Qualcuno lo aveva fatti entrare, non c'era altra via. E la Foresta Proibita era sotto gli occhi di Hagrid!
Non era possibile che qualcuno gli fosse scivolato sotto il naso.
Harry sbuffò, guardando fuori dalla finestra della biblioteca. Decisamente la giornata era fin troppo fiacca... decise così di tornarsene ai dormitori, ma in giro per i corridoi fece il solito fantastico incontro.
Davanti al bagno di Mirtilla trovò Draco Malfoy chino a terra, a smadonnare, perché aveva rovesciato il libri per terra.
Potter stava per pestarglieli ma fece in tempo a non farlo, onde evitare una rissa.
Il biondo lo guardò truce, dal basso - E allora? Che hai da guardare altezza?-
- Se sei girato male vai a farti dare una canna da Blaise.- replicò il moretto scocciato e fece per scavalcarlo sdegnato quando un rumore che da quasi cinque anni non sentiva gli arrivò all'orecchio, facendolo sbiancare. Quel rumore...era...guardò Malfoy e anche Draco pareva essere impallidito. Entrambi puntarono gli occhi verso la porta del bagno femminile.
La Camera...qualcuno la stava aprendo...
Harry fece per mettere la mano sulla porta quando Ron ed Hermione gli apparvero a fianco, terrorizzando i due nemici per la pelle a morte. Sobbalzarono come molle, stupendo a loro volta i due grifoni.
- Che succede?- gli chiese la Grifoncina - Harry...tutto ok?-
Il moretto fece ad entrambi il segno di tacere, poi li spinse nel bagno...e una volta dentro videro il lavandino totalmente aperto. L'intera costruzione si era spaccata, liberando la porta ottagonale della Camera dei Segreti.
- E adesso chi diavolo c'è entrato?- sussurrò Draco.
- Qualcuno che parla il Serpentese.-
Hermione aveva detto la verità. Weasley emise un gemito disperato, già vedendo il fido Potter "Cerca Guai" andare vicino alla porta. Guardò dentro poi...fissò gli altri tre.
- Te lo scordi!- chiarì il rossino - Mai!-
- Avanti!- sbuffò Potter - Non possiamo stare qua senza far niente!-
- Cosa? Ma vaffanculo che ci entro!- sibilò Malfoy schifato - Magari c'è un altro fottuto basilisco!-
- Certo che ne sai davvero parecchio della Camera!- frecciò Ron acido.
Draco lo fissò trucemente peccato che la discussione venne sedata immediatamente dalla Grifoncina che seguì Potter di volata, curiosa di vedere finalmente quel buco fetido e figurarsi se Weasley e Malfoy rimasero indietro, una volta davanti al fatto che una donna andava dove loro non osavano.
Scesero nel tunnel, poi si guardarono attorno. Tutto era pulito, niente cadaveri di animali in giro, tantomeno di esseri umani, grazie al cielo. L'umidità però era sempre la stessa e i grifoni, non essendosi abituati, cominciarono a provare un certo fastidio.
- E così sarebbe questa...- borbottò Hermione - Però...-
- Una discarica.- borbottò Ron levandosi una ragnatela dalla faccia - Se vedete della pelle lunga venti metri ditelo che me ne vado all'istante.-
- Bella questa.- ringhiò Draco - Ti vorrei davvero vedere!-
- State zitti.- ordinò Potter furente, indicando davanti a loro. Il bocchettone con le serpi era mezzo aperto.
Quando ci misero il naso dentro videro la Camera, poco illuminata, la grande statua di Salazar Serpeverde...
E poi Lucilla dei Lancaster guardarsi attorno, con le mani sui fianchi. Ma li aveva sentiti arrivare ancora prima che mettessero il naso dentro - Finitela di spiare voi quattro.-
- Beccati...- Potter si fece avanti per primo, tirandosi dietro Hermione per mano che si guardava attorno sempre più curiosa - Lucilla...cosa fai qua?-
- Una rimpatriata.- disse - E poi stavo cercando una cosa.-
- Quindi...sei rettilofona anche tu?-
La mora lo guardò eloquentemente, poi si accorse della Granger che la guardava come se fosse stata una specie di manna del cielo. Scambiarono due parole dove la Grifoncina ringraziò mille volte la sua salvatrice, poi Ron cominciò a farsi delle serie domande su quella mezzo demone, fugate da Tristan che per l'ennesima volta aveva sentito puzza di guai. Entrò sparato nella Camera, con aria incazzosa verso la sua vecchia compagna.
- Ciao Mc...- gli disse lei angelicamente - Niente festino, mi spiace.-
- Ogni volta ti pesco a far disastri cazzo!- abbaiò furibondo - Prima a Serpeverde, adesso di nuovo qua dentro! Da quando ce ne siamo andati questo posto non lo usano più, ficcatelo in quella testa di cemento armato!-
- Non è il caso che urli, ti sento...qua c'è anche l'eco. Ma la Lista non è neanche qua.-
- Che Lista?- chiese Harry allucinato - E davvero voi venivate qua?-
- Si, una volta al mese ci organizzavo una festa.- rognò l'Auror scocciato - Hai guardato dappertutto?-
- Ho guardato ovunque!- sbottò Lucilla - C'ho trovato perfino un vecchio di sigarette contraffatte con le tue iniziali ma di quel maledetto libro neanche a parlarne!-
- Insomma ci spiegate o no?- sbottò Ron - Cosa diavolo cercavate qua dentro? Che Lista?-
- E' un libro.- sbuffò Tristan guardando il loro antico ritrovo, con tanti ricordi divertenti - Si tratta di una raccolta scritta da...un'adepta di Lord Voldemort, lì ci sono segnati tutti i suoi seguaci.-
- Cosa???- Harry strabuzzò gli occhi verdissimi - Sarebbe grandioso avercela in mano!-
- E sarebbe anche grandioso che io me ne andassi!- sibilò Draco all'improvviso, avviandosi con aria stizzita - Ci si vede in classe Mc. Io me ne vado! Non me ne frega niente di questa storia!-
- Ehi, non sei per niente carino sai?- piagnucolò capricciosamente Tristan, prendendolo in giro - Ormai sei del gruppo!-
- Ma che si fotta il gruppo! Io non faccio parte di nessun gregge, quindi arrangiatevi per i cazzi vostri. Spiacente, "ognuno per sé e canne per tutti!" ecco come la penso io! Ci si vede!- e sbatté la porta alle sue spalle, con un diavolo per capello, lasciando i cinque a guardarsi nelle palle degli occhi.
Decisamente per trovare quel libro ci avrebbero messo più tempo del previsto...e questo non andava a loro favore.

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14° ***



Negli spogliatoi c’era un fracasso bestiale.
Harry James Potter si levò la maglia, guardando Lucas e Marcus corrersi dietro con degli asciugamani arrotolati, ridendo contenti. Avevano appena vinto contro Tassorosso e a Grifondoro li aspettava il solito indecente festino per quella sera. La partita si era svolta in via del tutto speciale di mattina, in mezzo alla settimana, e ora dovevano tornare alle loro lezioni.
Fuori c’era un timido sole e una leggera brezza. Giornata ideale per andare da Hagrid.
Fece in tempo a ficcarsi i pantaloni della divisa, quando entrò Elettra sparata, ignorando le nudità dei compagni.
- Harry! Harry è un disastro!- gridò, correndo da lui con la Gazzetta dei Deficienti in mano, come ormai la chiamava Hermione – Guarda cos’hanno pubblicato!-
Il moretto si armò di santa pazienza, anche se già sapeva che erano cattive notizie. Anzi…furono pessime!

"Dieci persone morte Bigsdale Ville, nei pressi della grande scuola di magia di Hogwarts. Le autorità si sono recate immediatamente sul posto ma nessuno pare abbia visto nulla. Le vittime sono state bruciate vive e quindi non ancora identificate ma ognuna portava sul corpo, precisamente in mezzo agli occhi, un marchio impresso a fuoco.
I dieci maghi e streghe erano tutti rappresentati della gloriosa Setta del Nibbio."

Harry sollevò gli occhi sulla sua cacciatrice che ricambiò l’occhiata allarmata, poi tornò alla lettura.

"A quanto hanno portato fino ad ora le ricerche, è stato scoperto che il marchio usato è quello dei servi del defunto Lord Oscuro. Il Ministero della Magia per ora non ha ancora risposto alle accuse lanciate dalla popolazione che vive nella paura di un ritorno ma a questo proposito sono stati mandati i primi Dissennatori da Azkaban a perlustrare il territorio, seguiti dai famosi Cacciatori un tempo sotto l’ordinanza di Maximilian del casato dei Lancaster. Tutt’oggi uno dei Cacciatori insegna Difesa contro le arti Oscure ad Hogwarts, al settimo anno, Tristan Mckay e questo potrà in un futuro facilitare le indagini. Gli altri tre Cacciatori del Ministero della Magia sono oggi in viaggio verso la famosa scuola.
Le ultime fonti hanno inoltre indicato, tramite gli occhi dei veggenti del Responsabile Groober, Responsabile dei Rapporti con gli Esseri d’Ombra, che le forze oscure sono in movimento.
Tutto questo è stato certificato dai ritrovamenti di ieri notte: due famiglie di maghi mezzosangue sono state trovate uccise nelle loro case, a Londra. Sulle loro fronti lo stesso marchio degli abitanti di Bigsdale."

- Cazzo…- sussurrò Harry, passandosi una mano sul viso – Non è possibile.-
- Stanno dando di nuovo la caccia ai mezzosangue.- mormorò Elettra tristemente – Ho paura.-
Lui alzò lo sguardo, poi le passò un braccio attorno al collo e la strinse forte.
- Tranquilla. Hermione non la toccherà più nessuno.-
La sua cacciatrice annuì. Si sedette al suo fianco, continuando a stargli abbracciata.
- E’ ancora…Tu-Sai-Chi?-
- No, gl’idioti che gli andavano appresso.- le spiegò serio – Sono tantini ma deboli, non preoccuparti.-
- Però…sono sempre tanti. E tu, Hermione e Ron solo tre.-
Harry sospirò. Elettra aveva ragione. Aveva fin troppo ragione. Ora al posto di un grande nemico ne aveva tanti più piccoli, ma insidiosi e senza nome, senza un volto. Non sapeva chi fossero, almeno finché Lucilla non avesse ritrovato il libro che tanto cercava e non sapeva nemmeno quando o come avrebbero attaccato. Non conosceva le forze in campo questa volta. Potevano essere ovunque…e stavano già mietendo vittime.
Stavano colpendo i mezzosangue. Tutte le famiglie dei mezzosangue.
Quando uscì dagli spogliatoi accompagnò Elettra alla sua classe e intanto continuarono a parlare. La loro preoccupazione era tutta per i precedenti incidenti accaduti alla scuola e per quelle morti fin troppo limpide. Quello era un attacco preciso. Lo stavano provocando. Stavano sterminando tutte le famiglie babbane, per di più firmando i loro crimini con una V incisa a fuoco. Se non era una dichiarazione di guerra quella…
Infilò la Sala Grande e in un nano secondo tutti gli occhi di Hogwarts gli furono puntati addosso.
Da secoli ci era abituato, quindi assunse la tipica aria del signor Draco Malfoy e snobbando allegramente i presenti si diresse dai suoi amici. Ron neanche sollevò lo sguardo dai suoi libri.
- Solita giornata eh?- gli disse.
- Spiaccicata tante altre. Hai letto il giornale?-
- Calì me l’ha sbattuto sotto il naso appena sveglio.- Weasley sollevò appena gli occhi dall’espressione a metà fra l’allarmato e il rassegnato – Sembra impossibile stare tranquilli almeno l’ultimo anno, a quanto pare.-
- Già…- Harry gli sorrise mesto, guardandosi in giro – Hermione?-
Ron stavolta serrò la mascella e anche la mano sul tomo di Divinazione.
- Diciamo…che i Serpeverde con questa storia delle morti dei mezzosangue hanno avuto terreno fertile per ricominciare a dire stronzate. Harry, ti avviso adesso…- il suo tono era terribilmente serio – Io me ne frego della punizione. Vogliono segarmi? Che lo facciano. Ma se sento ancora che la prendono in giro dicendole che sta rischiando la pelle io li ammazzo tutti quanti. Se devo ficcare un ceffone alla Leptis ti giuro che neanche tu riuscirai a fermarmi.-
- Calma, calma…- il moretto sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Dio…dovevano muoversi il più in fretta possibile. Stavolta in pericolo non era solo lui. Ma tutti i mezzosangue.
In quel momento sentì delle ghignate svenevoli dal tavolo delle serpi e per trattenere più di un suo compagno dovette davvero impegnarsi molto. Pranzarono, poi filarono dalla Sprite nelle serre per l’usuale raccolta delle bacche rosse primaverili. Era presto, febbraio ancora non era finito ma quell’anno erano cresciute prima. La Cooman naturalmente ci aveva visto un segno del diavolo ma a quel punto nessuno l’ascoltava più.
Quel giorno la serra n° 4 era invasa anche da matricole.
Quelli del settimo naturalmente si divertirono a fare i padroni mentre i poveri nanerottoli del primo anno dovettero subirne di tutti i colori, anche se finalmente videro il famoso Harry Potter non più solo in foto o di sfuggita. Le ragazzine si erano rifatte gli occhi, sbattendoli a più non posso verso il Grifondoro che però in testa aveva decisamente altro. Si mise a raccogliere bacche urlanti insieme a Blaise che a sua volta era parecchio taciturno.
Almeno fino a quando non ruppe il ghiaccio.
- Come va?-
Harry alzò le spalle – Come vuoi che vada? E tu?-
Zabini rise malinconico, andando al sodo – Lei è una brava persona.-
- Come quelle che sono morte ieri notte.-
- Già…- ora gli occhi blu di Blaise erano velati di tristezza. Continuò a usare le tronchesi come un automa tanto che Harry si dispiacque davvero. Blaise era un ragazzo in gamba, sensibile e intelligente. Di certo non doveva essere facile vivere nella sua casa, in un momento come quello.
E come volevasi dimostrare sentì una ghignata perfida alle loro spalle.
- Già! Sono morti in otto! Ridicolo…- era la Parkinson che si sganasciava acidamente con le sue colleghe – Incredibile, mi chiedo come dei maghi, anche se mezzosangue, possano morire così facilmente! Dovevano essere davvero deboli!-
Stavolta Ron non lo trattenne davvero nessuno.
- E allora?- ringhiò rabbioso – Ammesso e non concesso che fossero deboli per te meritavano di morire?-
Pansy lo fissò sdegnosa. – Non dico questo…dico solo che i mezzosangue hanno più probabilità di morire, data la situazione. E se fossero dei degni maghi, come i purosangue Weasley, non farebbero fini tanto ingloriose.-
- Già, hai ragione.- ghignò Nott con perfidia – In fondo in mezzosangue hanno una marcia in meno.-
- L’unica cosa che hanno in meno dei purosangue come voi è un cervello grande quanto una noce!- ringhiò il rossino andando ad affrontare Nott sotto il suo naso. Peccato che fosse già attorniato da Goyle e Tiger e gli rise ancora in faccia.
- Ah…Weasley, sento puzza di bruciato…oh, sbagliavo…hai paura che facciano un bello stampino in fronte a qualcuno?- e con la coda dell’occhio fissò eloquentemente Hermione, in disparte – Pensa che carina…con una bella bruciatura in mezzo agli occhi…-
Non fece in tempo a finire che il Grifondoro l’afferrò per la camicia, scatenando un putiferio ma Harry arrivò immediatamente a bloccare il suo migliore amico per le spalle, spingendolo lontano e anche Nott stavolta venne spinto violentemente indietro. I Serpeverde fissarono Draco Malfoy con gli occhi sgranati, vedendo la sua espressione imbestialita. Era arrivato in ritardo alla lezione e aveva assistito solo all’ultima parte della lite.
- Che cazzo stavi facendo?- sibilò a Nott.
- Che cazzo fai tu Draco!- replicò quello allibito – Stavo solo parlando con Weasley…- e alzò la Gazzetta del Profeta, ridacchiando – In fondo gli ho solo detto la verità!-
- Vaffanculo Nott!- ringhiò Ron – Sai che ti dico? Spero di vedere te morto per terra!-
Mentre i Grifondoro cercavano di calmare il rossino, Draco incontrò lo sguardo terreo di una persona…e si sentì male.
Afferrò la Gazzetta e la ruppe in mille pezzi, buttandoli addosso a Nott e a Pansy.
- Prima di dire altre stronzate ragionate!- disse ancora, con voce roca e pericolosa – Se Potter non avesse trattenuto il suo compare ora probabilmente vi ritrovereste entrambi dalla Chips! E non intendo passare di nuovo altri mesi nella merda per voi due, mi sono spiegato bene?-
Tutti tacquero, Grifondoro compresi.
- Non ho sentito la risposta!-
- Si…- sussurrarono, a testa bassa.
- Perfetto.- Draco infilò i guanti – E adesso tornate a fare quello che facevate prima!- così si diresse da Hermione che nel frattempo era tornata a staccare le bacche dai ramoscelli. Una volta accanto a lei si mise al lavoro, senza rivolgerle la parola, esattamente come fece la Grifoncina anche se senza farsi vedere continuò a osservarla di sottecchi. La sua espressione addolorata gli rovesciò la vergogna nelle vene. Per quanto le sue credenze sui mezzosangue lo avessero portato più volte a comportarsi come un vero bastardo…negli ultimi tempi qualcosa aveva iniziato a cambiare in lui. Lentamente quel sentimento era cresciuto…era nato in un terreno arido ma continuava a crescere, a mettere radici. E ora quelle radici stavano sgretolando ogni sua convinzione. Sospirò, maledicendosi…
Quando la Sprite entrò nella serra rimase abbagliata nel sentire un tale silenzio. Nessuno parlava, nessuno che s’insultava. Una cosa mai accaduta.
E lo stesso accadde da Hagrid, nei pressi della Foresta.
Un bel sole caldo filtrava dai rami, addolcendo l’atmosfera.
Quel giorno stavano osservando e descrivendo dettagliatamente la nascita di un Pietroghiro da un uovo con un guscio spesso almeno dieci pollici. Non era un animaletto particolarmente grazioso, questo lo avevano ammesso tutti quanti, perfino Hagrid, ma quando si mise a fare versi…le ragazze andarono in delirio. Emetteva suoni così dolci che il suo aspetto passò in secondo piano. Stavano tutti svaccati contro il muretto del recinto e per quella ricerca c’impiegarono due ore esatte, peccato che già dopo un po’ qualcuno prese a girarsi i pollici.
Hermione stava col capo contro la pietra, gli occhi chiusi…e riposare.
Draco era al suo fianco e da quando si era appisolata la guardava, senza vedere nient’altro.
E se…avessero colpito anche lei? Di nuovo?
No…
All’improvviso una farfalla minuscola, bianca e nera, si posò sul naso della Grifoncina che aprì gli occhi lentamente. La sua espressione buffa lo fece sorridere a mezze labbra, il massimo che aveva mai fatto, e lei subito volse lo sguardo.
La farfalla volò via mentre si guardavano. Fu solo un breve istante perché Malfoy si affrettò a cambiare espressione.
Hermione deglutì…abbassando lo sguardo sui suoi appunti.
- Adesso possiamo parlare?- chiese.
Ma Draco si mise velocemente in piedi, raccogliendo tutta la sua roba. Stava scappando di nuovo ma lei stavolta non aveva intenzione di demordere. Se ne accorse quando cominciò ad incamminarsi come un forsennato e lei lo seguì quasi di corsa. Quando furono abbastanza lontani lo afferrò anche per il mantello, rischiando di strozzarlo. Gli caddero di mano tutti i libri e cacciò un’imprecazione.
- Si può sapere che diavolo vuoi?- tuonò, furente con se stesso per la sua vigliaccheria.
- Dobbiamo parlare!- sbottò la Grifoncina – Sono giorni che fai finta che non esisto!-
- Bhè, una volta me l’hai pure chiesto no? Dovresti essere contenta!-
Hermione scosse il capo, cercando di trovare le parole adatte…
- Senti…- iniziò, stringendosi le mani per il nervoso – Per me non è facile…non ricordo niente ma…-
- Sentimi tu Granger!- esplose, deciso a non voler neanche iniziare quel discorso – Tu e io non ci dobbiamo niente! Abbiamo stabilito fin dall’inizio che ad entrambi non piace avere debiti con l’altro. Li abbiamo pagati e rispettati tutti mi pare, quindi lasciami in pace!-
- Malfoy mi dispiace…-
Il biondino riprese tutte le sue cose e tornò a incamminarsi, furibondo. Non voleva sentire niente…niente!
- Mi spiace per quello che ti ho detto… sul fatto che non pensi alla tua vita…ai tuoi genitori…-
Ma Hermione stavolta si fece indietro, bloccandosi, perché quando Draco si voltò verso di lei fulmineamente aveva gli occhi argentei tanto contratti da farle temere che l’avrebbe picchiata.
- Non t’azzardare…- le sibilò puntandole il dito addosso – Non t’azzardare mai a ficcarti nella mia vita, Granger! Non provarci mai più! SONO STRAMALEDETTI FATTI MIEI SE FINO AD OGGI HO RISCHIATO DI MORIRE! Non sono affari tuoi!-
Ora Hermione tremava, con gli occhi ludici – Io volevo solo scusarmi…-
- Non me ne frega un cazzo delle tue scuse!- gridò il Serpeverde fuori di sé – Come non me ne frega niente di quello che ti passava per la testa quando me l’hai detto! Non ficcarti mai più nelle questioni della mia famiglia, sono stato chiaro? Mai più! Ciò che succede fra me, mio padre e mia madre sono stramaledetti fatti miei!- si passò una mano fra i capelli, ghignando perfidamente – Ma che cazzo ne parlo con te…-
- Malfoy…per favore…-
- No!- la fissò quasi disperato, amareggiato e deluso – Non saprai mai…tu non puoi capire! Se solo una mezzosangue, non sai che cazzo sto passando! Non dovremmo neanche parlarne!-
Lei stavolta tacque, restando impalata davanti a lui. Il sole quasi l’accecava…ma annuì, sorridendo in modo strano.
- Già, cosa posso capire io…di una persona che potrebbe morire…- disse, a bassa voce.
E Draco si rese conto del suo grave errore in quel momento.
- Granger io…- allungò il braccio per toccarla ma Hermione gli scostò la mano di scatto, come se si fosse scottata. Poi gli voltò le spalle per non fargli vedere che piangeva e tornò dal gruppo, lasciandolo definitivamente solo.
Solo, a chiedere a se stesso quale rabbia si agitasse mai in lui, per permettergli di mandare all’aria la cosa a cui più tenesse. L’odio per suo padre lo stava lentamente massacrando. Si stava distruggendo da solo…
E aveva fatto a pezzi anche lei.
Al tramonto e al fine delle lezioni, Hermione non andò in biblioteca, non tornò a Grifondoro.
Si chiuse nel bagno di Mirtilla e col viso rigato di lacrime e gli occhi rossi e pesti rimase a guardarsi, davanti a uno specchio. Con tutto il peso contro il bordo del lavandino, si lasciò andare all’evidenza.
Aveva sempre avuto ragione Harry. Sempre…
Lui non l’avrebbe mai, mai, mai amata…
" Non saprai mai…tu non puoi capire! Se solo una mezzosangue, non sai che cazzo sto passando!"
Draco gliel’aveva dovuto urlare. Gliel’aveva dovuto sbattere in faccia altrimenti lei avrebbe continuato a sperare. E ora anche la speranza era finita. Un’altra lacrima le rigò la gota arrossata e la sfregò con forza, continuando a piangere disperatamente. Non c’era scampo, purtroppo…
Aveva sempre saputo che era rischioso ma era andata avanti. Si era innamorata, aveva lasciato il suo cuore in pasto ai lupi e le era stato fatto a pezzi. Non poteva biasimare che se stessa. Era stata una sciocca a pensare di potergli stare vicino. Una stupida…
- Bene, a quanto pare ancora non capisci Granger…-
Hermione rise, senza neanche doverla vedere nel riflesso dello specchio.
Alzò lo sguardo, pulendosi il viso come poteva.
- Mi sembrava che l’avvertimento fosse stato chiaro.-
Pansy Parkinson si fece avanti circondata dalla Leptis, la Bulstrode e quell’orrendo essere di Emmaline Stoks.
Si lavò il viso con l’acqua, poi si volse verso di loro, ben sapendo cosa volevano.
Se l’era aspettata quella visita. E anche cercata in un certo senso…
Pansy si fece a un passo da lei. Gli occhi neri duri come pezzi di ghiaccio e l’espressione feroce di chi difende ciò che è suo. L’aveva vista correre dietro a Draco quel pomeriggio…e folle di rabbia si era anche accorta che il suo ex da qualche tempo aveva modificato il suo carattere, alcune parti di sé che l’avevano fatto il principe dei Serpeverde. Era cambiato…e tutto per colpa di quella maledetta Grifondoro.
- Che ti sei messa in testa?- rise Lavinia, appoggiata alla porta per non far entrare nessuno – Dì Granger, non li leggi i giornali? Fra un po’ verranno a farti la festa e continui a fare l’oca con Draco…e pensare che credevo di essere stata abbastanza chiara col mio incantesimo.-
- Siete state chiarissime.- replicò Hermione a bassa voce, senza neanche guardarle.
Millicent Bulstrode rise con vocetta stridula mentre a sua volta la Stock guardava Pansy come se attendesse solo di vedere che aveva in mente. Ma fu subito chiaro quando Hermione subì una violenta spinta contro il lavandino. Picchiò il fianco destro, sentendo un dolore fortissimo. Si piegò con la mano sull'anca dolorante ma fu solo l’inizio.
…Dopo, quando tutto fu finito, Hermione cercò di alzarsi da terra ma riuscì solo a farsi del male…
E ricominciò a piangere, ma stavolta di rabbia…

Nello studio di Silente c’era una piccola riunione. Alcune brave persone, fra cui Piton, si erano riunite per discutere dell’increscioso avvenimento di alcune notti prima, quando la scuola era stata invasa.
La Mcgranitt e Mckay se ne stavano seduti da una parte, la Cooman nel mezzo, Vitius con tre cuscini sotto il fondoschiena, Raimond stava in piedi e Piton andava su e giù per lo studio mentre Lucilla si sorbiva il the seduta sul divano con Funny appollaiata sul bracciolo.
Il preside di sollazzava col the al limone a sua volta, più i biscotti.
- Insomma, cosa vogliamo fare a questo punto?- sbottò la Cooman – Non si può andare avanti così!-
- Infatti, ma dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro stavolta.- replicò Piton velenoso come suo solito – Anni fa sapevamo qual era il problema ma adesso cosa suggerisci? La palla di vetro non serve!-
- La mia sfera non ha mai sbagliato!- replicò quella indignata ma anche la Mcgranitt stavolta fu d’accordo col capo della casa avversaria, da non credersi.
- Sono d’accordo col professor Piton, Albus.- disse la strega – Con gli avvenimenti a scuola e gli incidenti della notte scorsa, Caramell manderà di nuovo i Dissennatori. Tendo a ricordare che solo metà degli studenti di Hogwarts è purosangue. Gli altri sono tutti in pericolo…- prese fiato, poi guardò Lucilla – Senza contare che presto tutti i servi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sapranno della tua presenza qua.-
- E come?- borbottò Raimond.
- Oh, per l’amor del cielo!- replicò la Mcgranitt scocciata – Praticamente tutto il dormitorio dei Serpeverde è una cloaca dei servi di Tu-Sai-Chi! Ma Caramell si rifiuta di ascoltare!-
- Quindi lo sapranno già!- allibì la Cooman – Dobbiamo farla fuggire subito!-
- Veramente non lo sanno…nessuno dei genitori dei Serpeverde sa della sua presenza…- borbottò Tristan all’improvviso, con aria da cucciolo – Ecco…da quando Lucilla si è fatta vedere ho pensato che gli studenti coinvolti avrebbero potuto avvisare casa. Così…ho bloccato la posta…-
Ora tutti, Silente compreso, lo guardavano con gli occhi a palla.
Si agitò un attimo sulla sedia, intimidito da quegli sguardi – Non ho mica ammazzato i gufi…-
- Tristan io mi chiedo dove hai la testa…- sospirò la Mcgranitt scuotendo il capo – Comunque ha ritardato le notizie, questo è vero. Ma non possiamo andare avanti così ancora per molto.-
- Infatti, visto che c’era gente l’altra notte.- L’Auror guardò il preside con serietà – Me ne sono accorto quando sono uscito dalla fontana. C’erano una ventina di persone fuori dalla porta del pendolo, solo tre di esse respiravano. Una era una donna…-
Piton si lasciò andare sul divano, accanto a Lucilla.
- Fantastico.- si lasciò sfuggire.
- Oh, andiamo…- la Cooman deglutì, un po’ allarmata – Forse dovremmo rimandare la signorina a casa sua.-
- E come vivrebbe?- borbottò Piton che a suo tempo aveva avuto in Lucilla Lancaster la sua pupilla adorata – Non ha finito la scuola. Non ha terminato il M.A.G.O! Non ha un titolo se non il suo cognome!-
- Che poi è più una condanna…- disse Tristan, prendendosi dietro un cuscino dalla mora.
- Sul serio, non si può mandarla via.- continuò Severus verso gli altri insegnanti – Siamo realistici, senza titolo di studio non potrebbe neanche prendere delle false sembianze. Senza M.A.G.O non…- ma stavolta la mezzo demone lo interruppe, sogghignando amara – Ho fatto il VOLDEMORT. Dice che non va bene?-
- Per amor del cielo Lucilla!- sbottò la Mcgranitt – Non è il momento di scherzare! Ci serve la Lista di tua sorella o non andremo da nessuna parte in questo modo!-
- Dove hai guardato Lucilla?- le chiese Silente tranquillo.
- A Serpeverde, nella Camera …- iniziò.
- Sei entrata nella Camera dei Segreti?- alitò Piton.
La mora tacque un secondo, per lasciare che digerissero la notizia visto che non poteva certo aggiungere che uno dei professori a suo tempo ci aveva fatto la festa di compleanno dei diciassette con birra babbana, travestiti e orge, poi proseguì – Ho guardato in ogni cunicolo di Hogwarts, sotto la fontana, a casa di Hagrid, nella Foresta…niente.-
- Stavo pensando di portarla a Hogsmade.- se ne uscì Tristan – Lì ci passavamo tanto tempo da studenti.-
- Si, è possibile.- annuì Silente – Voi continuate pure le ricerche, io e i professori nel frattempo ci occuperemo della fuga di notizie, ragazzi.-
- Come la mettiamo con la morte delle famiglie mezzosangue?- chiese Lucilla, improvvisamente con voce gelida – Questo posto non era sicuro quando ero studentessa io, figurarsi adesso con Potter, senza offesa Silente.-
- No, hai ragione…per questo Tristan si sta dando da fare. Sono rimasto stupito quando giorni fa i ragazzi tutti insieme hanno affrontato quei mostri. Hanno dimostrato un eccezionale senso di difesa e anche la pratica non è stata male. Stai facendo miracoli…- rise e l’Auror sorrise a sua volta – Ma devono ancora imparare tanto e i Cacciatori stanno venendo qua. Li avremo sul collo…dovrò faticare non poco per convincerli che Lucilla è innocua…- poi capendo di aver usato il termine sbagliato si versò da bere il the che detestava, per glissare – E poi…c’è anche un altro problema.-
- E sarebbe?- chiese Raimond.
- Bhè…i Dissennatori non la sentono.- disse pacato – E non posso non possono farle nulla, questo è evidente ma…c’è sempre da aspettarsi qualcosa dagli indovini di Caramell. Se quello viene a sapere che in questa scuola gira una mezzo demone che era sposata con l’essere che ci ha quasi rovinati tutti verrà fuori il casino del secolo.-
- Pur non apprezzando la terminologia…il succo è chiaro.- sibilò Piton – La Lancaster si è dimostrata all’altezza di ogni situazione, signor preside, ma non dobbiamo scordarci che i cacciatori di demoni potrebbero avvertire la sua presenza con l’aiuto degli indovini. I Dissennatori arriveranno presto, insieme a ogni Cacciatore di mostri e demoni, Auror o Mangiamorte…e tutti per ucciderla.-
- Insieme a Harry Potter.- sussurrò Lucilla.
- Già.- Silente si alzò, per andarle davanti. Le prese le mani, sorridendole dolcemente.
- Mia cara…tu hai già fatto tanto, sei debole e stanca dalla lunga prigionia. So che non vorrai stare a guardare ma ti chiedo solo di fare attenzione. In questi anni abbiamo già perso molti buoni amici.-
- Non vogliamo che ti succeda qualcosa.- andò avanti la Mcgranitt – Otto anni fa hai dimostrato di poter fare da sola ed eri ancora una bambina. Ora sei cresciuta ma hai noi. Lascia che ti aiutiamo.-
- E’ inutile sprecare il fiato.- rise Tristan, appoggiandosi pigramente al bracciolo della poltrona – Non vi chiederà mai aiuto ma ignoratela e dateglielo lo stesso. Con il vostro permesso direi di fare una riunione una volta ogni tre giorni, per aggiornarci. La signorina Lancaster la seguo io.-
- E chi te l’ha chiesto?- replicò lei bellicosa.
- Nessuno ma sono l’unico che può starti dietro.-
- Su questo non ci sono mai stati dubbi.- borbottò Piton, ironico – Perfetto. Io torno alle mie occupazione e se trovate nella posta qualcosa di sospetto vorrei esserne informato, Mckay. E vedi di non fare disastri coi gufi.-
- Certo prof.-
- Bene.- poi si voltò verso Lucilla – Se ti serve qualcosa vieni a chiamarmi.-
- La ringrazio.- replicò lei – Buona serata.-
A poco a poco uscirono tutti e cane e gatto si ritrovarono in corridoio, a pensare come agire.
- Si torna ad Hogsmade.- bofonchiò l’Auror sorridendo, incamminandosi.
- Già…sembrano passati secoli…- mormorò Lucilla, alle sue spalle.
Lui si voltò, guardandola a lungo.
- Che c’è?-
- Dopo cena vieni in camera mia.-
Stavolta l’espressione della mezzo demone si fece un tantino stralunata – Prego?-
- Per parlare. Ti racconto dell’ultimo anno.-
Alla sua faccia ancora scettica, Mckay levò le mani in segno di resa.
- Non ci provo. Lo giuro.-
- La tua parola vale quanto la mia.-
- Si ma sei sempre stata brava a trattenermi no? Dai…- la supplicò dolcemente – Ho tante foto! Lo so che ti farebbe piacere e ho anche l’asso nella manica: Jake Marshall in mutande alla consegna del M.A.G.O!-
- Questo è un colpo basso.-
- Esatto dolcezza. Comunque non puoi neanche restare nella torre.- andò avanti Tristan con un sospiro – Quello è il primo posto dove i Cacciatori andranno a guardare.-
- Quindi?-
- Ti ricordi la prima regola della fuga?-
- "Nascondersi sotto gli occhi di tutti."-
- Bingo, perciò fai le valige e vieni a dormire in camera mia.-
- Certo. Contaci. Sono già là.-
- Non sto scherzando.- sbuffò il biondo sagace – Non puoi restare lì né farti vedere troppo in giro dagli studenti. Posso fermare i gufi di quelli del settimo anno ma non di tutta la casa di Salazar.-
- Basterà giocare un po’ al tiro a segno, capirai…-
- No, vieni in camera mia. Punto e basta. Ordine del professore.-
- Non c’è niente che tu possa insegnarmi.- sibilò fissandolo coi suoi occhioni azzurri ironici ma Tristan non ne era sicuro. Si abbassò sulla sua bocca, quel tanto da farla ritrarre.
- Cosa vedo…la mia mezzosangue che scappa. E dire che sembri un’esperta anche di questo...-
Lucilla lasciò perdere, scavalcandolo già di nuovo di pessimo umore, specialmente quando sentì quel maledetto sbellicarsi dalle risate e correrle dietro, proprio come tanto tempo prima.

Era passata l’ora di cena quando la Chips finì di guarire il sopracciglio di Hermione.
La Grifoncina non aveva detto una parola durante tutte le due ore che era stata lì…
Quando la strega le aveva chiesto cosa le fosse accaduto lei aveva semplicemente detto che era caduta dalle scale ma la Chips naturalmente non l’aveva bevuta. Il polso contuso, la caviglia escoriata, il labbro spaccato, il sopracciglio e quei tre graffi sulla guancia destra non potevano certo essere stati provocati da una caduta dalle scale. Specialmente quei graffi…
- Non vuoi dirmi cosa è successo?- continuò la strega, fissandolo severa – Signorina Granger, è la seconda volta che finisci qui e tutto nel giro di una settimana e mezza!-
- Ho detto che sono caduta dalle scale.- replicò la Grifoncina freddamente, quasi sgarbata.
Scese dal lettino e appoggiò il peso del suo corpo su una gamba sola, rinfilandosi la camicia della divisa. La sua schiena aveva qualche livido ma niente di eccessivo. E poi a lei non importava il dolore.
Sentiva solo una grande rabbia dentro. Contro tutti…contro se stessa. Per essere stata debole.
All’improvviso quel rancore sordo esplose, nuovamente. Come se fosse stata di nuovo sotto maleficio.
Stavolta però era lei stessa. Quella rabbia covata in tanti anni rivenne a galla.
Hermione ricordò di colpo quando Pansy l’aveva graffiata….sibilandole che era una sporca mezzosangue. Poi le aveva strappato la catena dal collo, portandosi via la sua Giratempo.
E purtroppo per Harry non fece in tempo ad incrociarla nel corridoio, avvisato in ritardo da una matricola che l’aveva vista in infermeria, altrimenti avrebbe potuto fermarla…fare qualcosa.
Invece la Grifoncina si limitò a trascinarsi fino all’ala ovest di Hogwarts, dove stavano i dormitori dei Serpeverde. Trovò la porta d’entrata ancora piuttosto malandata, grazie a Lucilla, e con facilità riuscì a farla saltare nuovamente con un Bombarda, cosa mai successa in mille anni di vita in quella scuola. Dopo di che scese le scale, avvolta dalla polvere, per ritrovarsi davanti alle facce stravolte degli studenti.
I più giovani la guardarono sconvolti mentre Blaise, seduto sul divano, sgranò gli occhi. La vide in quello stato e corse da lei, preoccupato.
- Herm!- le si parò davanti – Dio, ma cosa ti è successo?-
Lei non gli rispose ma gli puntò addosso la bacchetta, indicandogli di farsi da parte.
- Cosa vuoi fare? Che ti succede?- ripeté il moro fissandola senza capire.
- Si può sapere che diavolo è tutto questo baccano?- era Nott, apparso dalla sua camerata che scrutò la scena con fare divertito. Scoppiò a ridere, ghignando perfidamente. Le batté anche le mani.
- Complimenti Granger…- fece sarcastico – Potevi dirlo che volevi entrare, comunque.-
- Che storia è?- chiese Tiger con la sua aria svagata.
- Chiamate Pansy.- sibilò la Grifoncina, continuando a tenere la bacchetta verso di loro – Subito.-
- Pansy?- Blaise sgranò gli occhi blu – Hermione…che vuoi farle?-
- Ho detto di chiamarmi la Parkinson!- sibilò ancora, più feroce – Ora!-
- E se non lo faccio?- ghignò Nott – Che mi fai?-
- Stupeficium!-
L’intero lampadario scoppiò in mille pezzi. Cadde anche davanti ai piedi dei Serpeverde e Nott capì che non era venuta lì per scherzare. Guardò Zabini di striscio, poi mandò un ragazzino smilzo del secondo anno a chiamare la sua compagna. Quando scese, come una regina, rise immediatamente dello stato della Grifoncina.
- Mezzosangue…mamma mia, sono già arrivati a farti la pelle?- e scoppiò a ridere, facendo ridere a sua volta metà dormitorio – Che t’è successo? Hanno cercato di rovinarti il tuo bel faccino?-
Hermione non disse nulla, anche quando Blaise si voltò a guardarla con espressione dura visto che aveva capito benissimo come mai dei suoi lividi. Cadde un pesante silenzio, poi la Granger tornò a puntare la bacchetta sulla sua nemica.
- Voglio quello che mi hai preso.-
- Cosa vuoi?- la Parkinson sbatté le ciglia con fare da oca – Io non ti ho preso niente.-
- La mia Giratempo.- continuò Hermione velenosa – Dammela. La rivoglio subito.-
Pansy sbuffò capricciosa, levandosela dal collo. Se la dondolò un po’ davanti al naso, poi gliela gettò a terra, con fare disgustato – Ma si…perché indossare qualcosa di una sporca mezzosangue.- le rise in faccia, dandole le spalle – E adesso che ti sei ripresa la tua ridicola clessidra, sparisci…qua mi dai la nausea.-
Stava risalendo le scale per tornare alla sua stanza con Millicent e Lavinia quando impallidì di colpo.
Guardava sulle scale d’entrata e vide l’ultima persona che avrebbe dovuto sapere di quella storia.
Anche Blaise si preparò a un disastro, vista l’espressione del suo migliore amico.
Draco Malfoy scese le scale con un po’ troppa calma. Lasciò la sua scopa in un angolo…e con un’occhiata fece sparire praticamente tutti quanti da quell’entrata, Nott compreso che capì che tirava aria cattiva.
Anche Pansy e Lavinia si precipitarono su per le scale e quando il biondo cercò di guardare la sua mezzosangue lei l’aveva già sorpassato, quasi correndo. Le corse dietro, urlandole dietro di fermarsi ma Hermione riuscì a trascinarsi su una sola gamba fin fuori la loro porta distrutta. Una volta lì però Draco riuscì ad afferrarla per la vita e non la mollò più.
- Granger!- urlò mentre lei si dimenava – Dannazione si può sapere che diavolo t’è successo?- la prese per i polsi, visto che gli stava tempestando faccia e torace di pugni – BASTA! Allora? Che t’è successo? Che hai fatto alla faccia? E alla gamba?-
- Sono caduta dalle scale e adesso lasciami!- gli strillò furibonda ma Draco non aveva nessuna intenzione di lasciarla. Non era stupido, anche se lei lo pensava e quei graffi che aveva sulle faccia erano stati fatti da una persona che probabilmente non avrebbe visto sorgere il sole!
- Malfoy lasciami!- gridò ancora, furibonda – Mi fai male!- e stavolta la lasciò sul serio, venendo il suo polso bendato. La sentì anche gemere per il dolore e serrò i pugni. Cazzo, era stata picchiata stavolta! Per colpa sua!
- E’ stata Pansy?- le sibilò furibondo.
- Ti ho detto che sono caduta dalla scale.- replicò lei, velenosa – E ora fammi passare!- ma lui non si mosse. Rimase impalato davanti a lei, sfidandola a oltrepassarlo. La prese per le spalle, costringendola a guardarlo.
- Credi che sia così scemo da crederci? Perché sei così orgogliosa accidenti a te?!- gridò ma la Grifoncina a quel punto lo guardò quasi con odio. I suoi occhi dorati s’incendiarono mentre lo spingeva lontano.
- Ti ho detto che sono caduta dalle scale. Le tue amiche non centrano niente. Sono stata abbastanza chiara Malfoy?-
- Non prendermi in giro…- replicò a sua volta, con voce gelida – Non insultare la mia intelligenza!-
- Sei tu che non capisci.- continuò rabbiosa – Fra le righe ti ho appena detto di pensare ai fatti tuoi.-
- Questi sono fatti miei!- gridò, afferrandola di nuovo per non lasciarla scappare – Tu sei affare mio!-
- IO NON SONO BEL NIENTE PER TE!-
Hermione aveva sentito le sue parole e la rabbia, unita a un dolore lancinante, le era scoppiata dentro, inondandola come un fiume in piena. Ora però piangeva sul serio…le lacrime tornarono a scorrere così violentemente che Draco dovette sorreggerla. Se la strinse contro, anche se lei continuava a lottare.
La strinse tanto forte da farle male, da farsi male…
Ma averla fra le braccia era quello che voleva. Lui era così…prendeva ciò che voleva, l’avrebbe usata…
L’avrebbe avuta fino a farle male. L’avrebbe posseduta fin nell’anima.
Si sarebbero azzannati a vicenda, alla fine di quella storia.
La voleva. Non poteva resistere. Era solo sua. Solo sua…
- Dimmelo…- le sussurrò all’orecchio.
Aspettava solo un si. Un piccolo assenso e poi l’avrebbe baciata. Avrebbe voluto possederla anche lì. Farla sua. Fondersi in una notte, averla fin nell’anima. Ma lei tacque, senza mollare.
Lottava, lottava disperatamente. Con tutte le sue forze. Era come un’agonia.
Hermione sentiva di doverlo fare. O per lei presto non ci sarebbe stata più speranza di salvarsi dalla trappola di quell’angelo maledetto che le aveva rubato il cuore e il senno.
Anche in quel momento il suo orgoglio le impediva di cedere.
Con la vista ancora annebbiata cercò di scostarsi, ma lui era ancora troppo forte.
Stare nella sua trappola la faceva in un certo modo sentire…a casa. Era tutto ciò che desiderava cedere, tutto ciò a cui anelava ma non poteva. Non poteva permetterselo. Per quanto avesse bramato quella gabbia dorata… sarebbe sempre stata senza libertà, dietro a quelle sbarre.
Finché il destino non venne a salvarla.
Draco non fece in tempo neanche a vederlo, concentrato com’era nel calmare la Grifoncina ma ricevette un pugno sullo zigomo che lo spedì contro il muro. Per un attimo non vide niente, accecato dal colpo e dal dolore acuto.
Quando riaprì gli occhi Harry Potter gli stava davanti e la mezzosangue era fra le sue braccia.
Ringraziò il cielo che il suo eterno rivale non gli avesse sibilato nulla…perché mai come in quel momento lo sguardo verde di Harry lo fece sentire così male. Un verme. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì minuscolo davanti a lui. Si era sempre sentito pari a lui, altrettanto potente e preparato. Ma ora…
Ora, vedendolo con in braccio la donna che amava, capì quanto in realtà non avrebbe mai potuto eguagliarlo.
Nel cuore della mezzosangue lui e Potter sarebbero sempre stati a due livelli completamente diversi.
Rimase così contro la parete, a guardarlo andare via. Avrebbe preferito prendere altri pugni, farsi pestare a sangue. Tutto, tranne sostenere il suo sguardo…
E la guardava, lì a piangere contro la sua spalla…
Per loro due sarebbe sempre stato così. Lei sarebbe sempre stata infelice.
Era pronto ad averla comunque…anche fra le lacrime?
Harry invece rimase a guardarlo il necessario per fargli capire che quella era stata la sua ultima possibilità. Strinse maggiormente Hermione al petto, poi gli dette le spalle…e non si voltò più indietro.
Basta, ne aveva davvero basta.
Aveva giocato troppo, Malfoy. Non gli avrebbe più permesso di farle una cosa del genere. Mai più.
Una volta nel dormitorio non risparmiò parole feroci. Davanti a Hermione, stesa a letto con lo sguardo perso e Ron sconvolto da quell’ultimo incidente, dette il peggio di sé, dato dalla preoccupazione. Quella notte fu lunghissima…ma niente cambiò. Harry Potter lo capì guardando la sua migliore amica negli occhi.
Lei in quella gabbia ci si era chiusa dentro volontariamente.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15° ***



Era venerdì mattina quando Hagrid, guardando verso l’entrata di Hogwarts, capì che tirava aria cattiva. Decisamente quella sarebbe stata una pessima giornata, visto chi stava varcando la soglia della scuola…
Lo stesso presentimento lo ebbe Lucilla, quando aprì gli occhi dal suo limbo.
Si mise a sedere nel letto di Tristan, alzò la mano destra e guardò nelle sue lucide unghie nere.
Nel riflesso di queste vide chi stava arrivando col suo passo sprezzante, il suo miserabile orgoglio e il sadico piacere nel sentire i nemici gridare pietà.
All’improvviso un ghigno demoniaco le segnò il viso bellissimo.
Tristan apparve sulla porta del bagno e per un attimo rimase a osservarla. Sentì un brivido a pelle ma c’era talmente abituato che vederla sogghignare per lui fu quasi un sollievo. Infilò di volata una camicia e le andò a fianco. Guardò attraverso le sue unghie lucidissime ma l’Auror non sorrise. Si limitò a sospirare, lasciandosi andare contro i cuscini.
- Noooo…- piagnucolò coprendosi il viso con un guanciale – Non oggi…non lui…-
- Ha proprio voglia di morire.- sibilò Lucilla, trattenendosi a stento dallo sfregarsi le mani.
- Ti prego!- la supplicò guardandola esasperato – Ti prego non fare disastri! Non oggi!-
- Perché no?- chiese capricciosa.
- Per Piton oggi è la gran giornata. Sai…il Sacro Giorno.-
- Non mi dire che vuole far fare alla classe…- lasciò in sospeso la frase e il bel biondo annuì.
- Già. La fatidica prova del nove. I ragazzi sono nella merda. In quella classe, fra le due case, ti posso assicurare che giusto in tre sono veramente abili con le pozioni.-
- Harry non è fra questi, temo.-
Mckay rise, ricordando le facce disperate dei Grifondoro.
- Draco non avrà problemi. È un vero genio. Anche Hermione se la sa cavare. L’altro è Blaise Zabini.-
- L’amico di Malfoy?-
- Si. Comunque sono le undici. Alle due dovrebbero avere la fatidica prova. Sai che Piton ci tiene da matti ma secondo me scoppierà solo un gran casino. Quella pozione è sempre stata un pericolo.-
- Specialmente visto che qualche idiota continua a ostinarsi a far fare lezione insieme a Grifondoro e Serpeverde.- borbottò Lucilla, ributtandosi sotto le lenzuola – Tu invece non devi andare a tormentare qualcuno?-
- Non ho lezione oggi.- disse morbidamente, mettendosi di traverso su di lei – Che ne dici di ingannare il tempo?-
- Sono certa che troverai molto più difficile flirtare con una spada in gola, Mckay.-
Tristan fece una smorfia.
- Mi hai fatto dormire sul pavimento, tendo a ricordatelo.-
- Sei tu che mi hai offerto il letto.- celiò lei sadicamente.
- Si, da dividere in due.-
- Non sei capace di tenerti fermo quando parliamo, figurarsi stesi in un letto.- replicò la Lancaster scocciata – Senti ma ti sembro così stupida? Non sono nata ieri. Potrai andare avanti a dire che non alzerai un dito fino alla fine dei tuoi giorni ma la verità Mc è che sei un porco.-
- Porco a me?- sbottò inferocito – Tesoro, so che nella vostra specie di esseri ghiaccioli senza cuore i sentimenti hanno poca importanza ma c’è una cosa che si chiama attrazione sessuale ed è comune anche a voi.-
- T’è mai passato per la testa che io non ti voglia?- frecciò ironica.
- No.- fu la lapidaria risposta.
Lucilla lasciò perdere, sospirando per calmarsi.
- Dove si sta dirigendo?- chiese, tornando al discorso iniziale.
- Dove vuoi che vada quell'essere molesto?- rise Tristan afferrando un libro – Andrà a segarle al preside presumo.-
- Mi chiedo come il Ministero possa permettere certe cose…- sussurrò Lucilla a un certo punto, stringendo il pugno sulle lenzuola – Quando c’era mio padre…nessun servo di Voldemort avrebbe osato camminare sotto gli occhi di tutti.-
Sentendo il suo tono, l’Auror tornò a stendersi al suo fianco…poi lentamente alzò una mano, per carezzarle la testa.
- Ti mancano vero?-
Lucilla non rispose, chiudendo gli occhi addolorata. Non serviva a niente rivangare. Solo a farla stare peggio.
E il tocco gentile di Tristan non faceva che aumentare il suo dolore. Rappresentava tutto ciò che non poteva più avere. Fece per allontanargli la mano ma lui gliel’afferrò, baciandole il palmo freddo.
Poi, senza dire nulla, fece una mossa azzardata.
Le passò lentamente le braccia attorno alla vita e rimase così, stretto alla sua schiena.
Non lo respinse…e ringraziò il cielo. Era tutto ciò che chiedeva. Voleva solo farle sentire che le era vicino.

Quel giorno per Grifondoro e Serpeverde non sarebbe finito mai probabilmente.
I ragazzi avevano uno sguardo terreo quando si ritrovarono fuori dall’aula degli esperimenti di Piton, nei sotterranei.
Quella stanza era sempre stata off limist per tutti, Gazza compreso. Alcuni, gli anni scorsi, avevano detto che dentro Piton ci squartasse la gente o ci tenesse le mogli avvelenate, cose dei fratelli Weasley naturalmente.
Comunque era tradizione che Piton, a metà anno, verso primavera, facesse una sorta di esame ai suoi allievi del settimo. Una specie di prova del fuoco che in pochi avevano superato in quei decenni d’insegnamento.
La prova era la pozione più pericolosa che mente umana avesse mai potuto concepire…almeno la più pericolosa in mano a diciottenni appena fatti con un odio reciproco non indifferente.
Chi c’era passato l’aveva chiamata la Prova del Fuoco di Piton. Chi veniva segato solitamente si sarebbe tenuto fino al M.A.G.O un fantastico 3 in pagella ma a parte quello nessuno delle due case sembrava particolarmente ansioso di iniziare anche perché sarebbero stati in coppia e gli unici all’altezza, ovvero Draco Malfoy ed Hermione Granger se ne stavano già insieme. Zabini invece avrebbe aiutato Harry anche se Potter non ci scommetteva molto. Piton di certo ci sarebbe andato a nozze con quella storia e figurarsi se si lasciava perdere l’occasione di rifilargli un tre certo fino alla fine del suo ultimo anno.
Se ci pensava gli veniva da piangere. Inoltre, dando un’occhiata dentro alla stanza, gli venne anche da vomitare.
Ron a sua volta, di stomaco delicato, ebbe brutti ricordi.
C’erano una decina di banchi lunghi e scuri, messi in mezzo alla classe, attorniati a ferro di cavallo da grandi scaffali colmi di animali sotto vetro, fra cui lumache e lucertole.
- Non possiamo trovare una scusa?- alitò Neville, già terrorizzato ancora prima che il prof arrivasse.
- Si, così poi ci sbatte un bello zero a tutti.- mugugnò Lavanda amareggiata – Meglio un tre che uno zero, non credi?-
- Dicono che questa pozione sia pericolosissima…- si mise in mezzo Seamus – Voi ne sapete qualcosa?-
Ron annuì vagamente, continuando a fare su e giù.
- Si…mi hanno detto che si chiama…aspetta…la pozione Bomba qualcosa…-
I Serpeverde e Draco in particolare lo fissarono con gli occhi sgranati.
Malfoy aveva ancora lo zigomo viola in ricordo del pugno di Harry ma quella mattina aveva per la testa tutt’altro.
- OblioBomba per caso?- sibilò, fissando Weasley attentamente.
- Ecco bravo Malferret, quella roba lì…- concluse Ron continuando a fare il solco.
- E tu che ne sai eh?- ringhiò Nott sospettoso – Non è che la Mcgranitt vi passa informazioni?-
- Magari.- ironizzò Seamus – L’avrà saputo da Fred e George…vero Ron?-
- Comunque di che si tratta?- chiese a quel punto Calì curiosa – Voi Serpeverde lo sapete?-
- E certo che lo sappiamo.- disse acidamente la Bulstrode – Non siamo incapaci come voi a pozioni.-
- Taglia corto!- la zittì Blaise già girato male per i fatti suoi, quella mattina – Se è questa la Prova del Fuoco allora siamo davvero nella merda. È una pozione complicatissima, molto più della Polisucco. Ci sono una ventina d’ingredienti da mescolare con una precisione al millisecondo, secondo un grado di bollitura preciso. È un suicidio.-
- Per non parlare del fatto che se sbagli di un attimo esplode…e quella spazza via tutto il sotterraneo.- sibilò Draco mollando a terra i libri con rabbia – Ma che cazzo gli salta in testa a Piton, accidenti!-
- Con tutti i casini degli ultimi giorni poteva anche risparmiarsela.- borbottò Dean – E poi…cazzo, in pochi qui siamo in grado di fare una cosa del genere. Neville ci ammazza tutti.-
- Grazie…- Paciock era già avvilito quando i compagni gli dettero una pacca sulla spalla. Ma servì decisamente a poco, specialmente quando gli inservienti di Gazza cominciarono a portare verso di loro pacchi colmi di provette, casse con dentro piante particolari e libri da consultare.
Aveva tutta l’aria di un vero martirio.
Quando arrivarono le nuove bilance acquistate dalla scuola, Pansy Parkinson si fece stranamente in quattro per aiutare Gazza e i suoi collaboratori, tanto gli altri erano talmente occupati a dare i numeri che nessuno se ne accorse.
Stavano per scoccare le due ed Harry stava anche per diventare psicotico, contando le ragnatele, quando Piton apparve nel corridoio umido con il suo solito andamento da boia.
E quel giorno pareva proprio voler vedere i pavimenti macchiati del loro sangue…
Li fece sistemare ai tavoli, poi attese che Gazza e i gli inservienti avessero finito di trasportare tutti… poi si piazzò davanti alla cattedra…e godendo come solo lui sapeva fare, prese quasi due minuti di silenzio.
"Bastardo figlio d’un cane…" pensò Harry, pronto alla gogna.
"Bastardo figlio d’un cane…" pensò Draco, pronto a fargli il culo con la sua pozione.
Il resto della classe invece pensava una serie d’insulti troppo lunghi da ripetere comunque quando Severus Piton, il diavolo incarnato, decise di iniziare, lo fece con la sua voce più amichevole.
- Bene, questo è un giorno particolare per ogni studente del settimo. Come avrete sentito dire da parenti o da amici degli anni precedenti, io sottopongo questa prova a tutti gli studenti del settimo anno. Si tratta di una prova importantissima che deciderà il vostro andamento durante il resto dell’anno, fino all’esame finale.- cominciò a girellare fra i tavoli, con le braccia dietro le schiena, l’aria rigida come un pezzo di marmo – Come Silente mi ha chiesto anche quest’oggi lavorerete come di consuetudine in coppie, le stesse pattuite da voi.-
Si fermò davanti a Harry, decisamente disgustato di sapere che avrebbe abbassato la media a Blaise, poi passò oltre e per poco non fece inchino a Draco che ne aveva già basta ancora prima di cominciare.
Tornò alla cattedra e fissò la classe. La condanna era stata scelta.
- Avete due ore esatte per produrre la pozione OblioBomba. In classe non ne abbiamo mai parlato ed è per questo che l’ho scelta. Al vostro livello è la pozione più complicata che possiate mai trovarvi davanti e anche la più pericolosa ma l’ho scelta per questo motivo. Voglio mettere alla prova non solo la vostra preparazione ma anche la vostra concentrazione. Merlino solo sa se non ne avete bisogno in momenti come questi…- lasciò cadere il discorso, fissando di sfuggita il terzetto dei miracoli, poi continuò indicando gli oggetti sulle loto tavolate.
- Dunque, la pozione OblioBomba è stata inventata cent’anni fa dalla strega Asteria. Lei se ne servì per gettare in un sonno profondo un’intera cittadina di babbani. Questi dormirono per un secolo intero, in un limbo scuro e penetrante da cui neanche un mago riuscirebbe mai uscirne. È bene che sappiate che a questa pozione non c’è antidoto.- e perforò Neville con uno sguardo accusatorio – Ma io starò qui tutto il tempo, quindi non temete per le vostre vite…-
- Come no…- sussurrò Ron, amareggiato.
Harry gli stava alle spalle con Blaise ed entrambi trattennero un gemito per puro spirito sportivo.
Davanti alla lista però anche Draco ed Hermione stavolta ebbero qualche ripensamento.
- Porca troia.- ringhiò Malfoy astioso.
La Grifoncina guardò con lui, osservando sconvolta la più grande quantità di elementi mai visti.
Aspidistra, mandragola, alcuni veleni neanche tanto legali nelle scuole, polverine che non avevano mai visto e magari anche dell’antrace. Si sentirono andare la pressione sotto i tacchi.
Dopo che ebbe spiegato come mescolare i venti ingredienti, assunse un’espressione un po’ truce.
- E adesso ascoltatemi bene tutti quanti. È necessario che dosiate gli ingredienti alla perfezione. Le misure devono essere spaccate quelle scritte sul foglio che vi ho dato, insieme al grado di bollitura. Se solo sbagliate qualcosa… salteremo tutti quanti per aria. Questa pozione è altamente esplosiva ma il punto critico, quello sottolineato in rosso tre volte, è il momento dell’aggiunta dell’infuso di artemisia, a metà pozione. L’artemisia è particolare. Dovete categoricamente aggiungerla prima di mischiarla con le ortiche tritate e deve bollire con gli altri ingredienti per cinque minuti. Cinque. Sono stato chiaro? Se aggiungete l’ortica prima di quel momento la pozione esploderebbe, esattamente come se la lasciaste bollire a fuoco troppo alto per meno di cinque minuti. Finiremmo tutti in infermeria dentro uno scopino per la polvere.-
Qualcuno, sentendosi decisamente uno straccio.
- Ma per evitare l’esplosione ho deciso di agevolarvi.-
Harry si scambiò un’occhiata con Blaise. Che avesse un cuore quell’essere dispotico?
- Nel caso mai la pozione dovesse avere qualcosa che non va, la fiamma dei vostri fornelli è stata stregata.- disse Piton indicando una fiamma accesa – Il fuoco da giallo diventerà blu, poi viola. Quando è blu avete un minuto di tempo per fare le dovuto modifiche o gettare via tutta. Quando è viola scoppia. Credo di essere stato chiaro.-
- A sufficienza.- sibilò Nott irritato, senza farsi sentire.
- Ultima cosa. Visti i problemi avuti con le bilance gli ultimi anni, io e il preside Silente abbiamo concordato di far avere quella della scuola direttamente a voi, senza farvi usare le vostre. Ce ne sono otto, vedete di farvele passare durante la lavorazione e di non perdere tempo, per non farlo perdere neanche ai compagni.- poi Piton guardò le loro facce pallide, deciso a dare l’inizio alle danze. Si erano abbastanza terrorizzati, così batté le mani – Da questo momento avete due ore per finire. Le pozioni incomplete verranno subito catalogate con un cinque. E adesso potete iniziare.-
Scoppiò il caos, altro che inizio.
Gli studenti per dieci minuti dovettero leggersi le istruzioni per capire che diavolo fare, poi attaccarono a tagliuzzare, sfogliare sui libri in caso di trappole del sadico prof e a bestemmiare, quando passava fra le tavolate come un avvoltoio.
Si fermò davanti a Draco, come sempre soddisfatto di quello che faceva anche se sapeva bene che Malferret detestava essere interrotto quando faceva i suoi intrugli, poi però osservò Hermione che col polso malandato faceva fatica a rompere i denti di serpente.
- Signorina Granger che ti è successo?- sibilò altero.
- Sono caduta dalle scale.- disse Hermione gelida, continuando nel suo lavoro.
- Così rischi di far prendere a tutti e due un brutto voto.- replicò Severus ma Malfoy, affabile solo quando voleva, alzò gli occhi dalla sua parte e quasi sorrise – Non si preoccupi, le do una mano io.-
- Eccellente.- rognò Piton, poi levò le tende lasciando soli i due. Draco però fece presto a mantenere la promessa. Le prese di mano i denti e cominciò a pestarli mentre lo fissava furibonda – Non ce n’era bisogno.-
- Ti fa male il polso.- Draco non la guardò, troppo imbarazzato – Tu mi servi al fuoco.-
- E chi l’ha stabilito che comandi tu?-
- Se non fossi caduta dalle scale…- sibilò allora, fissandola rabbioso ed eloquente – e mi avessi avvertito o magari urlato quando stavi "cadendo" magari ora potremmo stare a discutere come nostro solito, dolcezza, ma visto che ti fa male il polso ti conviene metterti al lavoro da un’altra parte. Intesi?-
- Certo, come no...- Hermione assottigliò gli occhi dorati, furibonda, ma fece comunque come diceva.
Per una volta Malferret aveva ragione. E se non altro si erano rivolti la parola…
La prima mezz’ora passò velocemente. I ragazzi si scambiavano ingredienti, si passavano le bilance e lentamente il panico si trasformò in una tensione un po’ meno isterica anche se il colore della fiamma sotto i calderoni era diventata un vero tormento, specialmente per Neville e Goyle che ce l’avevano blu ogni due minuti.
Harry se la stava cavando bene. Lavorare con Blaise era molto rilassante e a poco a poco stava anche cominciando ad apprezzare certe cose che in sette anni aveva sempre detestato, compresa la faccia scocciata di Piton che continuava a controllare la situazione, apparendogli alle spalle per fargli saltare le coronarie.
Draco ed Hermione invece stavano facendo scivolare dentro a un mescolatore, con pazienza da certosino, una dose spaccata di 10 mm di polvere di denti di serpente, unita un liquido nero e denso che sugli appunti di Piton e sulla provetta era contrassegnata con S.D di cui i due non volevano neanche saperne la natura.
- Vai…vai…- Hermione gli stava dicendo quanto aggiungere ancora, vedendo le tacche della provetta – Ok, basta. Adesso tocca all’artemisia.- ma il biondo spaccò disgraziatamente il contagocce e si girò verso Blaise, per farsi prestare il suo. In quel momento accadde l’imprevisto.
- Granger…-
Hermione si voltò verso Pansy Parkinson, ignorando la sua voce stucchevole e senza degnare di una risposta il suo ghigno perverso prese la bilancia magica, sbattendola rudemente sulla tavolata. Poi dosò l’aspidistra e l’artemisia con cura maniacale, come quella del suo eccezionale compagno mentre il Serpeverde prese a lagnarsi di quello stupido contagocce che si era sciolto accanto al fuoco.
- Quanto manca?-
La Grifoncina guardò l’orologio da polso. Perfetto, potevano buttare l’artemisia, intanto l’ortica era già pronta. Dovevano aspettare cinque minuti….poi andare avanti.
- Adesso sediamoci e aspettiamo.- sbuffò Draco ma appena tranquillizzatosi un attimo impallidì vistosamente. Aveva lo sguardo verso la porta e lo sgranò fino al limite. Naturalmente anche la streghetta lo seguì in linea d’aria e allora capì tutto. Piton venne chiamato fuori ed era seccato dal dover lasciare tutto ma subito anche Draco e Harry dovettero seguirlo, richiesti a loro volta. E quando Potter fu fuori non poté impedirsi di ghignare fra sé.
Eccolo che arrivava a sondare il terreno. Quello sporco bastardo…
Lucius Malfoy stava davanti a loro, arrogante nella sua persona e nel suo portamento.
Sorrise con alterigia – Piton, è un piacere rivederti.- disse sagace.
Severus però non parve eccessivamente felice nel trovarselo di fronte per una volta.
Salutò brevemente, spiegandogli che prova stavano svolgendo i ragazzi poi lo pregò di fare presto, tornando così a guardare dalla porta ciò che combinavano i ragazzi.
Lucius si rivolse così a suo figlio. – Ti trovo bene.-
Draco non rispose e quasi scostò il viso quando suo padre, con la mano rigorosamente guantata, gli toccò lo zigomo livido. – Che t’è successo?- bofonchiò sarcastico – Hai fatto a botte?-
- No.- Draco rise con altrettanta arroganza – Io questo lo chiamo parlare. Cosa fai qua?-
Lucius lasciò perdere, fissando quindi lo sguardo sul Grifondoro.
- Ero venuto per assicurarmi che gli studenti stessero bene. Sai…dopo gli attacchi degli ultimi giorni…-
- Stiamo benissimo.- fece Harry ironico – Spero che sia lo stesso per lei.-
- Oh, ci puoi scommettere, signor Potter.- replicò l’uomo – Mi dicono che avete anche un nuovo insegnante di Difesa.-
- Si, Mc si è rivelato illuminante.- sibilò Draco cominciando a spazientirsi – Allora? Ci hai chiamato fuori per un motivo o no? Se non è così torno dentro, devo finire l’esame.-
- Vedo…mi hanno detto della punizione. Ora state in coppie.- Lucius rise in uno strano modo mentre Piton cominciava a picchiare il piede a terra ritmicamente, ansioso di poter tornare dentro. Non avere la situazione sotto controllo in un frangente così poco sicuro gli faceva venire i nervi. E anche a Harry che continuò ad ascoltare lo sproloquio di Lucius Malfoy sempre più rabbioso. Oh, desiderava solo mettergli le mani al collo ma non poteva!
Era quello che gli rodeva… non poteva spaccargli le ossa! Non ancora!
Eppure, quando sia lui che Draco si accorsero che stava prendendo tempo fu tardi…
Troppo tardi. Draco lo capì nella coincidenza di un secondo…un debole secondo…
Voltò il capo verso la porta e cercò immediatamente la sua mezzosangue. Fu strano però… fu come se tutto si fosse svolto al rallentatore. Fece un passo avanti e accadde…Hermione si era voltata a passare a Blaise una provetta che le aveva chiesto quando… una bacchetta di cui Draco non vide il proprietario entrò nel suo campo visivo. L’artemisia stava ancora bollendo, da soli tre minuti fra l’altro, quando di colpo…il fuoco sotto il loro calderone da normale che era, perfettamente a posto, divenne viola.
Non passò il blu. Divenne subito viola…e allora attaccò a correre.
Non seppe dire esattamente cosa fece ma urlò a tutti quanti di buttarsi a terra…poi si avventò su Hermione, facendole da scudo, e franarono sul pavimento insieme nello stesso momento in cui un’esplosione colossale investì tutta la classe, partendo dalla loro tavolata. Un boato enorme, seguito da una gigantesca onda d’urto, poi le fiamme e lo spostamento d’aria…tutto questo sotto un mare di detriti, di grida…e poi il silenzio. Il buio.

Il casino che si scatenò più tardi a Hogwarts non fu pari neanche a quando Harry Potter era tornato nel giardino della scuola col cadavere di Cedric Diggory, tre anni prima.
L’intera settima classe di Grifondoro e Serpeverde finì in infermeria e la Chips fu costretta a richiedere degli aiuti dagli ospedali vicini. Nel rapido giro di un’ora Hogwarts fu invasa da infermieri e dottori, tutti per curare i trenta ragazzi feriti nell’esplosione del sotterraneo. Alcuni, miracolosamente, se l’erano cavata con qualche graffio…altri ne erano usciti davvero male.
E nello studio del preside Silente gli animi erano davvero caldissimi.
Hermione stava seduta in poltrona, con un altri tagli sulla fronte, la camicia bianca strappata e insanguinata, una gamba graffiata e le mani fasciate. Il suo sguardo era vuoto, fissava il niente…mentre attorno a lei Caramell e Lucius Malfoy urlavano furibondi. Tutti quanti gridavano…sentiva le loro grida in maniera ovattata ma la parola espulsione era già stata nominata più volte. Rimase immobile anche quando Piton, con una benda sulla testa visto che era stato sbalzato indietro contro il muro anche dalla porta, entrò con l’aria più rigida che avesse mai mostrato. Tirava Harry per un braccio e lo buttò a sedere accanto a Hermione, a cui prese la mano di volata come per proteggerla.
Non capiva il motivo per cui non l’avessero lasciata in infermeria e guardò Silente supplichevole. Il vecchio mago gli fece cenno di calmarsi, poi placò gli altri che stavano strillando come forsennati.
- Adesso basta!- tuonò Caramell quando il pollaio si zittì – Io ne ho abbastanza! Ne sono già successe di tutti i colori, Piton, con questa tua dannata prova e quest’anno siamo arrivati all’apoteosi! Io sono stufo!-
- Ha perfettamente ragione, non avrei dovuto allontanarmi dalla classe…- disse Severus, per una volta rammaricato quando Silente scosse il capo, fregandosene del ministro – No, non è colpa tua.-
- Infatti!- sibilò Lucius Malfoy, fissando Hermione con palese astio – A certa gente non dovrebbe essere permesso di usare simili poteri, Silente! Credevo che ormai fosse entrato in testa anche a lei!-
- Non è colpa di Hermione!- sbottò Potter furibondo, balzando in piedi come una molla – Se lei non fosse venuto a disturbare durante l’orario delle lezioni forse il professor Piton non si sarebbe dovuto allontanare e avrebbe fatto il suo dovere! L’orario di visita dovrebbe valere per tutti!-
- Su, Potter…- cercò di placarlo Caramell ma Malfoy era decisamente sul piede di guerra visto che l’esplosione gli aveva scompigliato i capelli e che nessuno era morto, com’era nei suoi desideri. Puntò lo sguardo duro sul Grifondoro, serrando la mascella – Bada signor Potter…se la signorina Granger avesse fatto il suo dovere forse ora tutti i vostri compagni non sarebbero in infermeria quasi a pezzettini!-
- Malfoy…-
Lucius si girò verso Silente, sentendo la sua voce. Era come arrochita.
- Basta.- sibilò il vecchio preside, inforcando gli occhiali. Posò così lo sguardo su Hermione che tremava come una foglia – E adesso dimmi, cara…cos’è successo?-
La streghetta cominciò balbettando quasi, rivivendo ogni attimo. Risentiva quel boato enorme, tutte le grida terrorizzate… e poi ricordava Malfoy, che si era buttato su di lei ed erano finiti stesi per terra, con lui che la proteggeva dai detriti con la sua schiena. Ricordava quando li avevano tirati fuori…e come Draco l’aveva tenuta fra le braccia, guardando col cuore in gola se si era fatta male…e poi come l’aveva abbracciata, ansante…terrorizzato che le fosse potuto succedere qualcosa. Aveva scalciato quando li avevano dovuti dividere.
- Avevamo aggiunto l’artemisia da soli tre minuti…- sussurrò quindi con gli occhi lucidi, guardando anche Piton come per supplicarlo di crederle – Ve lo giuro! Draco…Draco era appena uscito quando l’abbiamo versata… io non so cos’è successo… so solo che l’ho sentito urlare, poi siamo caduti… e…-
- E hai quasi ammazzato tutti, ecco cosa!- sibilò Lucius con freddezza – Complimenti!-
- Insomma, qua bisogna prendere dei provvedimenti!- se ne uscì anche Caramelle facendo su e giù nello studio – Silente, i genitori ormai ne hanno abbastanza!-
- Abbastanza di cosa?- Harry fissò i due nemici con aria alquanto cattiva – La metà dei loro figli ha causato tutti i guai di questa scuola e loro ne hanno abbastanza? Che si facciano un esame di coscienza!-
- Harry, - Hermione gli afferrò la mano – ti prego lascia perdere. Non ti mettere nei guai.-
- E tu ci sei nei guai, signorina!- l’assicurò Caramell ma proprio in quel momento la porta venne sbattuta con forza. Traballarono i cardini e quasi Funny volò via, mezza spaventata quando Draco Malfoy, coi sui bei capelli biondi schizzati di sangue per colpa del taglio che aveva in testa si fece avanti, perforando con un’occhiata colma d’odio suo padre.
- E tu che ci fai qua maledizione?!- urlò Lucius – Dovresti essere in infermeria a farti vedere quella spalla!- infatti una scheggia lunga cinque pollici gli si era conficcata nella schiena ma il biondo Serpeverde questa volta ignorò tutti, se non Silente.
- L’esplosione non è stata colpa nostra.- sibilò con le mascelle serrate – Tanto meno della Granger!-
- C’era lei davanti al fuoco! Avrebbe dovuto stare attenta!- sentenziò Caramell ma prima che lui e Harry lo mandassero affanculo, Draco continuò con rabbia nella voce – Preside, le dosi le abbiamo fatte insieme. Io e lei… IO non sbaglio mai!- disse lapidario – Potete accusarmi di negligenza in qualsiasi altra materia ma io in pozioni non sbaglio mai! Piton potrebbe affidarmi la classe! Lo chieda a lui!-
Severus sospirò, stanco e depresso.
- Si…- ammise – In effetti trovo strano che i miei due migliori allievi abbiano potuto creare questa situazione.- ammise – Il signor Malfoy e la signorina Granger in questi mesi hanno raggiunto un livello eccellente e non avrebbero mai messo a repentaglio il voto in una prova come questa. La signorina aveva dolori al polso però…-
- Le dosi… lo ripeto…le ho fatte io!- ringhiò Draco per l’ennesima volta, fiacco per la perdita di sangue – E comunque, come avrà già detto lei, avevamo appena messo a bollire l’artemisia! Il fuoco era a temperatura corretta e non avevamo aggiunto l’ortica!- tuonò allora, infischiandosene di sembrare impazzito – Non è stata lei come non sono stato io! Quando mi sono girato verso la porta ho visto che qualcuno usava la bacchetta per aumentare la temperatura! Mi sono messo a urlare, preside, quando ho visto la fiamma farsi improvvisamente viola! Nel giro di pochi secondi!-
Caramell ora parve sbigottito – Signor Malfoy stai dicendo che qualcuno ha cercato di ammazzarvi?- sbiancò – Oh no… no! No!- disse esasperato – Io ne ho abbastanza di questa classe! Prima Potter e ora questo!-
- Potter cosa? Che ho fatto stavolta?- replicò il moro – Io non ho fatto niente!-
- Draco ha visto una bacchetta…- sentenziò Lucius acidamente – Forse sei stato tu ad ordinarlo a qualcuno dei tuoi…-
- Dei miei…- sibilò Harry all’improvviso con fare pericoloso -…nessuno oserebbe mai rischiare la vita delle altre persone per vendette personali, signor Malfoy. E fra i suoi amici invece?-
Lucius serrò le mascelle, colpito in pieno, quando Silente placò di nuovo tutti. Offrì una sedia a Draco che perdeva sangue infischiandosene e si rifece spiegare tutta la storia.
Dall’artemisia che aveva bollito troppo poco per esplodere, alla bacchetta che si era messa in mezzo e aveva aumentato i gradi, facendo diventare immediatamente la fiamma violacea.
- Ok, quindi…fatemi capire bene…- Lucius rise con scherno, anche rivolto a suo figlio – Mi stai dicendo che qualcuno ha attentato alla vostra vita dell’interno della classe. E chi sarebbe? Un Grifondoro?-
- Senza offesa per i Serpeverde, ma un Grifondoro si guarderebbe bene da far del male alla propria casa.- disse il preside con la sua aria serena – E poi non credo che sia il caso di fare ipotesi tanto azzardate.-
- Azzardate?- Caramell si versò da bere del brandy, ormai al limite della crisi di nervi – Per l’amor del cielo! In infermeria ci sono ragazzi che hanno delle ossa rotte, escoriazioni su tutto il corpo e ustioni! I genitori vorranno delle spiegazioni e tu dici di non fare ipotesi?-
- Ritengo che sia più importante la salute dei ragazzi.- sbuffò allora Silente, fissandolo sul piede di guerra – E la posso assicurare ministro che la professoressa Mcgranitt sta già interrogando i feriti meno gravi. Se il signor Malfoy ritiene che qualcuno abbia di proposito fatto saltare per aria la sua pozione…non vedo perché non dovremmo credergli. Senza contare che anche il professor Piton stava guardando verso la classe…e anche lui ha visto la fiamma della signorina Granger diventare viola in pochi secondi. Io questo non lo chiamerei incidente.-
- Infatti, io lo chiamo disastro.- sibilò Lucius – Che intende fare ora?-
- Troveremo il colpevole. Non c’è da preoccuparsi. Gazza sta già controllando gli ingredienti usati dai ragazzi, ogni provetta e contagocce. Prima o poi verrà fuori chi è stato.-
- Lo spero davvero.- continuò il padre di Draco, con stizza – Il consiglio vorrà la testa di qualcuno.-
- Bhè non è la nostra!- ringhiò Malferret a quel punto, afferrando Hermione per la mano e alzandosi, come già stava facendo Harry – Che si cerchino qualche altro burattino ma noi non abbiamo fatto niente! Trovate chi ha portato il fuoco a ebollizione troppo alta e poi fatecelo sapere! Ora torniamo in infermeria, preside.-
- Certo.- Silente posò lo sguardo su Harry – Signor Potter ti affido i feriti.-
- Non si preoccupi.- il moretto aprì la porta e fece passare Hermione mentre Lucius richiamava suo figlio e rimasero a discutere fuori dalla porta mentre Silente e Caramell continuavano in quella tragedia greca. Peccato che il caro nemico numero 1° ora di Harry fosse arrivato al limite della pazienza. Appena il Grifondoro ebbe girato l’angolo con Hermione, Draco si ritrovò attaccato al muro, con suo padre che gli serrava la gola tanto da fargli mancare il fiato.
- Che diavolo hai in mente, si può sapere?- sibilò l’uomo astioso – Che vuoi fare?-
Il ragazzo rise. Se l’era aspettato.
- Non potrai scappare ancora a lungo, figlio mio….- Lucius serrò meglio la presa, infischiandosene se il ragazzo stava con la camicia imbrattata di sangue fresco – Devi scegliere! Mi rifiuto di avere ancora un codardo del genere in giro per casa mia! Devi fare ciò che ti dico! Non importa che tu abbia diciotto anni ormai.-
- Lasciami. Ti comporti da pazzo.-
Draco strinse i denti per il dolore e per la rabbia – Ti ho detto di lasciarmi. Non me ne frega niente di te. Te l’ho già detto! Non m’interessa la tua ridicola causa!-
- Ridicola causa?- Lucius gli rise a un dito dal naso – Sei patetico, ragazzino…ma è tempo di diventare uomo!-
- No, per me è tempo di morire!- continuò Draco, ridendo più amaramente di suo padre – Credi che sia stupido? Eh? Avrò fatto finta di niente per tanto tempo ma ora ne ho basta…lasciami o mi metto a urlare.-
Lucius lo fissò negli occhi argentei, stentando a credere a ciò che sentiva.
Lo mollò appena, sempre però impedendogli di fuggire.
- Cosa vedo…- sibilò, ghignando pericolosamente – Non mi dirai che Potter ti ha garantito la salvezza.-
- Potter non mi ha mai garantito niente, neanche l’anno scorso quando il serpente per cui tuttora strisci è passato a miglior vita!-
- E allora cos’è?- l’uomo si fece indietro, continuando a scrutarlo. Dio…come somigliava a sua madre. Quella dannata testarda. Quella maledetta sentimentale – Cos’hai di diverso?…Sei cambiato…-
- Non sono cambiato. Sono sempre lo stesso…lo stesso essere orrendo che hai generato.-
- Sei innamorato.-
Draco stava per dargli le spalle ma rimase immobile. Ecco la cosa più pericolosa di tutte…eccola.
Ghignò apertamente, da vero attore.
- Ma di che parli?- ridacchiò ancora, scuotendo il capo – Papà…torna dai tuoi amici, è meglio. Ti posso assicurare che la tua patetica educazione è almeno servita nel pararmi il culo da simili oscenità. Al diavolo l’amore.-
Lucius tacque proprio quando Harry tornò indietro. Si mise fra i due senza neanche filarsi il padre. Si limitò ad afferrare Draco per il gomito sano e a trascinarlo via, senza voler sentire altro. Dall’angolo aveva già capito che i tempi futuri per tutti sarebbero stati parecchio bui.

La Chips aprì di colpo la tenda, buttando un panno insanguinato dentro al cestino.
Hermione dovette distogliere lo sguardo, deglutendo fino allo spasimo.
Stava seduta sull’unico letto libero, fra Draco e Harry.
Malfoy stava a torso nudo, coi denti serrati per il dolore fortissimo che il disinfettante e i punti gli stavano procurando alla spalla. L’infermiere non ci stava andando di certo leggero con ago e filo…e lo squarcio che aveva nella schiena era più grande di quanto pensava, visto che anche Potter, anima pia, ogni volta che guardava la sua ferita impallidiva.
Grazie a Dio lui non riusciva a vederla…
Poco dopo la Chips buttò via i ferri e andò in bagno. Si stava lavando le mani. Forse aveva finito…
Harry si mise in piedi, lasciando Hermione nelle mani di Malferret che più la guardava più capiva che stavolta non si sarebbe ripresa facilmente.
- Senti Granger…- sussurrò, per richiamarla ma lei non lo sentì nemmeno, specialmente quando Harry tornò da loro con lo sguardo terreo. Rimase in piedi, in silenzio per qualche secondo…
- Allora?-
Il Grifondoro sospirò, passandosi una mano fra i capelli e dalla sua faccia, dagli occhi dolorosamente chiusi, Hermione capì che qualcosa non era andato come doveva.
- Ti prego…parlami…- l’implorò la streghetta – Harry, per favore…-
- Staranno tutti bene.-
Il moro alzò il viso, riaprendo le palpebre. Fissò entrambi.
- Ora stanno tutti bene. I più gravi sono…quelli che erano vicino al vostro tavolo.-
Stavolta fu Draco a impallidire.
- Blaise?- balbettò angosciato – Potter…cos’ha Blaise?-
Harry prese uno sgabello e ci sprofondò, facendo segno ad entrambi si rimettersi seduti. Quando lo fecero iniziò a spiegare tutta la situazione. – Blaise era il più vicino in quel momento…con Ron. Quando hai urlato non devono aver fatto in tempo a capire cosa stava succedendo…-
- Harry dannazione dimmi cos’hanno!- gridò quasi Hermione e allora il suo ex le prese la mano, stringendola forte.
- L’esplosione li ha investiti in pieno. Hanno sbattuto violentemente la testa entrambi, cadendo. Hanno un trauma cranico, più delle vertebre incrinate. Finché non si svegliano non possiamo sapere che danni hanno subito alla testa…-
Stavolta non risposero. Entrambi rimasero costernati. Alzarono gli occhi e li videro stesi nel loro letti, poco più in là.
La Chips e i medici avevano guarito ogni ustione ma…la loro espressione sofferente anche nel sonno li uccise.
- Gli altri?- deglutì Hermione, sull’orlo di una crisi.
Harry cercò di sorridere – Gli altri hanno braccia rotte…graffi leggeri e delle schegge nella schiena. Niente che non si possa guarire in una notte. Dean che era il più lontano è riuscito anche a creare una barriera per proteggersi. Anche la Parkinson ce l’ha fatta…- e sentito quello, Draco cambiò all’improvviso espressione.
Pansy?
- La Parkinson è in coppia con Weasley…- disse, con uno strano tono.
Ed Harry capì immediatamente, anzi…aveva sempre saputo. Come aveva fatto a castare in tempo una barriera se era stata così vicino a Ron? Come aveva potuto avere una tale prontezza?
Nessuno dei due disse una sola parola fino a quando, col calare della notte, il consiglio dei professori non tornò da loro. Tutta la classe era presente, specialmente i Grifondoro che erano raccolti intorno a Hermione e Ron.
I Serpeverde invece stavano in silenzio mentre Draco non si decideva a staccarsi dalla sponda del letto di Zabini. Era stato a guardarlo per tutto il tempo…a tenergli quella mano sempre così calda e amica ora tanto immobile e appena tiepida. Rimase a fissarlo angosciato anche quando entrò Silente, con Caramell.
Quando però la loro professoressa di Trasfigurazione mostrò loro una cosa allora dovette per forza prestare attenzione.
E bruciò nuovamente di rabbia.
La Mcgranitt si fece avanti con passo rigido, l’espressione quasi di pietra.
Sollevò una bilancia, andata quasi liquefatta nell’esplosione.
- La riconoscete questa?- chiese, con tono che lasciava presagire tempesta.
- E’…una di quelle che abbiamo usato oggi.- gli disse Lavanda Brown, continuando a passare il ghiaccio su una scottatura di Seamus.
- Esatto.- continuò la strega duramente – Signorina Granger…signor Malfoy…voi l’avete usata vero?-
Hermione annuì appena – Si, abbiamo usato proprio quella. Cosa significa?-
La Mcgranitt stavolta tacque per un attimo, poi proseguì con voce gelida – E’ fuori asse.-
- Cosa?- Hermione sgranò gli occhi – Non è possibile...-
- Ho detto che è fuori asse.- continuò la Mcgranitt – Qualcuno l’ha manomessa. Ha fatto in modo che la bilancia andasse fuori di ben tre milligrammi in eccesso. Per questo la pozione è scoppiata dopo tre minuti, unita a un eccessivo calore dell’acqua. Non avete sbagliato dosi intenzionalmente…ma qualcuno ha fatto in modo che fossero errate e poi ha surriscaldato la vostra pozione per farla esplodere. Caso voleva che il signor Malfoy fosse fuori…- insinuò quindi, facendo ben capire ai Grifondoro che la vittima doveva essere solo Hermione.
Questi fissarono i Serpeverde con espressione muta, ma fin troppo chiara, quando Silente si fece avanti.
- Ho bisogno di sapere una cosa, da voi due…- disse quindi, quasi a bassa voce – visto che la vostra pozione è stata l’unica a esplodere con questo metodo, è probabile che chi ha messo fuori asse la bilancia l’abbia fatto prima che fosse consegnata a voi. Perciò dovete dirmi chi ve l’ha passata.-
A quella frase una persona tremò. Si sentì il sangue fermarsi nelle vene.
Ma mentre lei tremava dal terrore, Draco portò lo sguardo su Hermione.
- Io…io mi sono girato per parlare con Zabini. Avevo rotto il contagocce…e quando sono tornato alla tavola la bilancia era già lì.- così guardò la sua mezzosangue per chiederle finalmente la verità ma la Grifoncina…dopo un secondo eterno in cui non guardò nessuno se non il pavimento, rialzò il viso tirato e graffiato, fissando la Mcgranitt.
- Mi perdoni…ma non ci ho fatto caso. Non ricordo chi me l’abbia data.-
Scoppiò un putiferio. Fra Grifondoro e Serpeverde quasi si scatenò una guerra mentre Malfoy, con gli occhi sgranati per la collera, si alzò in piedi e corse ad afferrarla per le spalle, tanto nessuno se ne accorse.
Come immaginava le lesse in faccia la verità ma non ci fu verso di fargliela dire. A niente valsero le sue parole.
Neanche quando i professori se ne andarono, minacciando un’apocalisse.
Rimasti soli, i ragazzi si guardarono come nemici.
- Possibile che non ti ricordi?- ringhiò all’improvviso Nott, dando voce a tutti i Serpeverde – Dove ce l’avevi la testa?-
Ma Hermione si sedette di nuovo sulla branda, ignorando il suo tono.
- Come tutti gli altri avevo in testa la pozione…e non chi mi passava la bilancia!-
- Oh, complimenti!- sibilò con voce stridente la Bulstrode – Adesso si che siamo a posto!-
- Millicent falla finita!- ringhiò la Leptis dal suo letto, dove se ne stava con entrambe le gambe rotte – Non è questo il momento per queste stronzate! Abbiamo appena rischiato di morire perché qualcuno di voi deficienti ha avuto la bella idea di fare uno scherzo ai Grifondoro!-
- Ehi, adesso calma…- si mise in mezzo di nuovo Nott ma la compagna era ormai sul nevrotico – Calma un accidente Theodor!- piagnucolò – Sono sempre stata la prima a fare la stupida ma questa volta, chiunque sia stato, ha esagerato! Potevamo morire tutti quanti!-
- Si?- rispose Seamus rabbioso, tenendosi il ghiaccio anche sull’occhio – Bhè, sai che ti dico? Che ci lasceremo molto più che la pelle se il coglione che ha fatto questa bella puttanata non salta fuori! Chi l’ha fatto si prenda la responsabilità della cosa!-
- Ma che cazzo parli a fare…- lo blandì Dean ma Finnigan continuò più feroce – Parlo che se non salta fuori il colpevole finiremo tutti quanti nella merda! Hermione non ha fatto niente e finirà per prendersi la colpa, lo capisci o no?! Adesso una di quelle teste di cazzo deve dire la verità, punto e basta!-
- Attento a come parli stronzo!- saltò in piedi Goyle.
- Parlo come cazzo mi pare!- ringhiò Seamus e per fortuna Dean e Harry riuscirono a fermarlo o niente li avrebbe fermati dal fare a cazzotti. Quando si furono calmati, Potter che era il più sano di tutti, anche se fremeva di collera nel vedere il suo migliore amico steso in quel letto e senza conoscenza, decise di fare da moderatore. Riprese lo sgabello e a forza li fece sedere tutti. Cercò di analizzare la situazione.
Ma la verità era una.
- Ci sbattono fuori tutti.- sbuffò, amareggiato – Da non credersi…-
- Già, sette anni di stronzate e finiranno per sbatterci fuori adesso Potter.- sibilò Draco con rabbia, osservando i suoi compagni di casa – Adesso ascoltatemi bene tutti quanti. Non so chi di voi sia stato…e sinceramente non me ne frega un cazzo. Ma stavolta avete esagerato. Potevate fare quello che volevate, ve l’ho sempre detto…- e finì fissando Blaise, pallido come un morto. Cazzo se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.
Si voltò verso Hermione, sulla branda a fianco.
- Chi ti ha dato la bilancia mezzosangue?- chiese, col tono più calmo possibile.
- Non me lo ricordo.- ridisse come un automa e stavolta Malfoy non resse più. Afferrò il catino colmo d’acqua ghiacciata che aveva a fianco e glielo rovesciò completamente addosso, svegliandola dal suo sonno catatonico. Ignorando i ringhi dei suoi compagni Grifondoro le riformulò la domanda.
Lei però era furibonda. – Come diavolo ti permetti idiota??- gli gridò – Ti ho detto che non me lo ricordo!-
- Sono tutte stronzate!- replicò il biondo gettando per terra la tinozza – Voglio la verità adesso!-
- Vai al diavolo Malferret!-
- Tu ti ricordi anche degli insulti che ti ho lanciato tre mesi fa e non ti ricordi chi t’ha dato la bilancia!? Sono vaccate belle e buone queste, ok? Fatti furba e dimmi subito chi è stato!-
- Chi credi di essere per darmi ordini?!- abbaiò lei di rimando, strizzandosi i capelli al limite della pazienza.
- Oh me lo dici con le buone o te lo tiro fuori con le cattive!-
- Insomma basta!- Harry si mise fra i due, zittendoli – Stare qua a litigare non serve a niente! Ma Herm…- stavolta fu il bambino sopravvissuto quasi a supplicarla con gli occhi – Se non dici cos’è successo…finirai espulsa.-
- No, non mi butteranno fuori.- sibilò lei, guardando altrove – Qualcuno ha sballato la bilancia e non sono stata io.-
- E dicessi chi te l’ha passata saremmo tutti a posto!- rognò Nott.
- Senti vedi di stare zitto!- gl’ingiunse Draco – Da voi non voglio più sentire una parola!-
- Io invece una domanda ce l’ho!- sbottò la Bulstrode all’improvviso – Dì un po’ Pansy…- e la moretta sobbalzò, sentendosi fissata da tutti – Tu stavi con Weasley…com’è che lui ora è privo di conoscenza e tu invece sei stata tanto veloce da fare una barriera eh?-
- Ho solo sentito Draco che urlava.- sibilò sulla difensiva.
- E hai tirato fuori la bacchetta dalla sacca tanto velocemente da salvarti?- insinuò Calì con astio – Piton non ci fa mai tenere le bacchette a portata di mano nella sua lezione! Perché mai te la sei tenuta nel mantello?-
- Già, avevi già in mente di divertirti per caso?- continuò Millicent pedante.
- Queste sono solo sciocchezze!- abbaiò Pansy rossa in viso.
- Lo vedremo…- sibilò Draco all’improvviso, gelandola con la sua voce di monito – Lo vedremo.-
A un certo punto sentirono dei mugugni…poi qualcuno ridacchiò.
- Senti come si agitano Ron…-
- Già Blaise…e dire che hanno solo qualche graffio loro…-
In un lampo i due ultimi feriti vennero circondati e abbracciati fino alle lacrime. Ron specialmente che venne stritolato dalla Hermione più dolce e preoccupata che avesse mai visto mentre Blaise sorrise appena, sentendo la presa forte di Draco nella sua mano.
- Come stai?- gli sussurrò il biondino – Dio, che stronzo…mi hai fatto morire di paura.-
- Così impari.- ridacchiò Zabini, socchiudendo le palpebre.
Lo stesso stava accadendo ad Harry. Strinse forte in un abbraccio il suo compagno di scorribande, ringraziando chiunque li avesse protetti di averglielo rimandato indietro, poi per qualche tempo riuscirono a starsene buoni. Almeno fino a quando Silente, la Mcgranitt, Piton e Caramell non ritornarono, all’alba delle undici di sera.
- A voi è tornata la memoria?- chiese nuovamente la direttrice della casa dei Grifondoro.
Tutti tacquero e lo stesso fece Hermione che da perfetta attrice scosse il capo, quasi depressa.
La Mcgranitt però non parve sorprendersi. Anzi…
- Bene, il preside Silente e il ministro Caramell insieme al collegio del professori sono giunti a una conclusione.- continuò al strega, ora stranamente calma – Visti gli avvenimenti in questi anni avvenuti fra le case, i problemi che avete causato, le risse, gli incidenti più o meno gravi…abbiamo deciso…- e tutti trattennero il fiato -…di non fare assolutamente nulla.-
Qualcuno strabuzzò giusto un po’ gli occhi, specialmente Harry che in vita sua non aveva mai visto la professoressa di Trasfigurazione così tranquilla e pacata mentre assegnava una punizione.
- Come scusi?- sussurrò Ron stranito – Non…volete fare niente?- richiese, allibito.
- Esatto signor Weasley.- spiegò incrociando le dita con soddisfazione – Dopo quest’increscioso incidente tutto il consiglio ha solo chiesto una settimana di sospensione per tutta la classe. A partire da domani mattina. Per sette giorni ve ne starete confinati nei vostri dormitori, sotto il controllo dei direttori della vostra casa. Io e il professor Piton siamo autorizzati a venire a fare dei controlli quando più ci aggrada per tutta la sospensione. E questo è quanto.-
- Ehi, un attimo!- tuonò Draco con i capelli scombinati per il nervoso – Qua due ci hanno rischiato la vita!-
- Non sappiamo cosa farci, signor Malfoy.- borbottò Piton apatico – Nessuno vuole confessare, la signorina Granger non ricorda…insomma, questo a me pare soltanto un altro esempio di quanto la vostra classe sia un ammasso di teste di legno votate al martirio. Comunque, se può farla sentire meglio, è stata presa una precauzione su richiesta del consiglio. Visto che appunto come ha fatto notare lei, qualcuno ha rischiato la pelle… abbiamo deciso che d’ora in avanti, al prossimo incidente…piccolo o grande che sia…il colpevole verrà immediatamente sbattuto fuori da Hogwarts.-
Stavolta i ragazzi rimasero a bocca aperta.
- Avete capito bene.- la Mcgranitt parve soddisfatta del loro ammutolimento – Visto che non ci sono colpevoli, verrete solamente sospesi da domani mattina. Domenica prossima, a punizione scaduta, potrete anche andare a Hogsmade col professor Mckay che per la cronaca si è astenuto dal venire con noi per non far parlare il colpevole coi suoi personali metodi… ma a parte questo, d’ora in avanti al più piccolo incidente, zuffa…- e fissò sia Harry che Draco – caduta dalle scale…- e scrutò Hermione – malocchio, incendio o esplosione… gli studenti coinvolti che siano innocenti o meno verranno espulsi immediatamente. Spero di essermi spiegata.-
- Avete la notte per pensarci…- disse Silente, prima di andarsene con gli altri professori – Spero sul serio che questa sarà l’ultima volta che fra Grifondoro e Serpeverde accade una cosa simile. Buona notte ragazzi.- e se ne andò, chiudendo la porta su delle facce che si era ritrovate ormai davanti a un bivio.
Ovvero: fine dei giochi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16° ***



Dopo che i professori se ne furono andati e i loro passi furono abbastanza lontani dall’infermeria, tutta la classe poté smetterla di trattenere il fiato. Il verdetto era stato chiaro…tanto chiaro e agghiacciante che quando un tuono ovattato borbottò in cielo, nessuno ci fece caso.
Il lampo illuminò tutti gli anfratti di Hogwarts in un gioco di ombre e luci veramente sinistro…
Le due case erano mute, ferme a guardarsi senza sapere cosa dire.
I Grifondoro erano chiusi attorno a Hermione e Ron, tutti a chiedersi come avrebbero potuto andare avanti fino alla fine della scuola, dove sarebbero finite le risate e la fiducia che i professori avevano in loro.
Diversa la situazione a Serpeverde dove i compagni si scrutavano, cercando il colpevole. E quando Theodor Nott emise un sospiro pesante e seccato, accese la miccia della rabbia.
- Complimenti, veramente complimenti!- sibilò Millicent Bulstrode acida – Chiunque sia stato è davvero un grande!-
- Oh, ma perché non taci?- ringhiò Seamus, levandosi il ghiaccio dall’occhio – Non hai sentito cos’hanno detto i prof? Questo è solo il modo per farci svegliare e costringerci a far saltare fuori il colpevole!-
- E certo! Me la devo inventare adesso la verità?- replicò Nott esasperato – Sta zitto Finnigan!-
- Oh, ma per favore!- continuò il grifone furente – E’ dall’inizio dell’anno che meditate di farci qualcosa…bene, stavolta sono d’accordo con la Bulstrode! Complimenti! Siete dei geni!-
- E secondo te saltare in aria tutti quanti sarebbe stata la nostra idea?-
Nott e Finnigan stavano di fronte pronti a spaccarsi la faccia e solo l’intervento dei compagni riuscì a separarli, anche se Seamus aveva perfettamente ragione. Quella dell’espulsione immediata era solo un pretesto dei professori per trovare il colpevole. Un eccellente pretesto…
- Se sua altezza si ricordasse di chi le ha passato la bilancia ora non saremmo qua!- sibilò la Leptis dal suo letto.
- Lascia in pace Hermione!- le disse Lavanda con astio – Tu sei l’ultima a dover parlare!-
- Non ha neanche tutti i torti.- sibilò Emmaline Stock – Se i professori avessero voluto a quest’ora Lavinia saresti a casa tua, espulsa per uso improprio di magia nera! Quindi taci e fa questo favore all’umanità!-
- Tacete tutti quanti, adesso basta!-
Harry James Potter si mise in piedi, cominciando sul serio a spazientirsi. Fra i Serpeverde, le condizioni di Ron che non facevano altro che fargli desiderare di mettere le mani al collo a una certa persona e Hermione che si ostinava a stare nel suo orgoglioso silenzio, la sua emicrania aumentava.
Marciò fino alla porta dell’infermeria e la chiuse, bloccandola col Colloportus, poi tornò dal suo gruppo.
- E allora?- sbottò verso i compagni – Deve venire fuori chi è stato. Entro stanotte.-
- Tu sogni…- sibilò Draco Malfoy, sogghignando seduto accanto a Blaise Zabini, ancora sofferente e dolorante – Se credi che il colpevole parli di sua volontà, Sfregiato, sei davvero pazzo.-
- Bhè, non ci va una laurea Malferret!- replicò il moretto facendosi due calcoli – Basta pensare come ci siamo passati le bilance stamattina. Chi ha passato la bilancia a te a e Hermione stava vicino a voi.-
- Ce le passavamo per fila…- borbottò il biondino, cominciando a ingranare – Si, ce le passavamo per fila.-
- Che intendi?- chiese Tiger.
- Tu e Thomas eravate in culo alla cattedra e non vi ho mai passato niente fin là.- sbottò Malfoy scocciato – Quindi…bhè, a tavole eravamo messi…dunque Blaise e Potter alla nostra sinistra, davanti c’erano Theodor e la Brown…e alla destra Weasley e Pansy.- e con un’occhiata al veleno corse fino alla Parkinson che ora parve perdere colorito in viso.
- Quindi?- saltò su Calì Patil – Andiamo, Ron non può essersi fatto del male da solo! E neanche Zabini!-
- Fin qui non fa una piega…- ironizzarono in coro i due moribondi.
- Per non parlare del fatto che chi ha fatto aumentare il calore della pozione ha scelto il momento in cui Malferret era fuori dalla classe.- insinuò Harry amaramente – Perciò deve essere un Serpeverde.-
- Oh, se Merlino vuole ci siamo arrivati!- disse Seamus acidamente, continuando a tamponarsi l’occhio gonfio e rosso – Rimangono Nott e la Parkinson! Devo ancora chiedere chi è stato?-
- Già, Pansy…chi è stato?- Millicent e tutte le serpi ora scrutavano astiose la loro compagna di casa che sempre più ansiosa si era messa in piedi, sdegnata da quegli sguardi inquisitori.
- Vi ho già detto che non centro niente! Anche Potter era fuori dall’aula! Può essere stato lui con un incantesimo!-
- Si, per ammazzare Hermione farei questo ed altro!- Harry scosse il capo, disgustato.
Ora cadde il silenzio e la moretta era agitata veramente.
- Non sono stata io! Quante volte ve lo devo ripetere!? Non potete dare la colpa a me! Io non avrei mai fatto del male a Draco!- ma la Lavinia Leptis la interruppe, attaccando a ridere sguaiatamente – Si, peccato che Draco si sia lanciato nella stanza prima! Ti ho visto quando lo raccoglievano dalle macerie! Eri pallida come un lenzuolo.-
- Perché ero preoccupata per lui, cretina!-
- Si, abbiamo Santa Pansy qua…- La Brown la fissava pronta anche a graffiarle tutta la faccia – Volevi solo fare del male a Hermione, ti è andata male che Malfoy si sia precipitato dentro a salvarla, ecco cosa!-
- Per favore, Lavanda…- si mise mezzo la Grifoncina che non aveva apprezzato l’ultima frase ma a quanto pareva tutte le sue amiche si erano innalzate a sue guardiane. Anche Calì era scattata a molla, ricordando la faccenda del maleficio per l’ennesima volta e se non fossero intervenuti i ragazzi probabilmente la Parkinson e la Leptis si sarebbero ritrovate senza capelli nel giro di pochi minuti. Quando furono ben lontane le une dalle altre, era chiaro che se il colpevole non parlava tutto rimaneva nelle mani di Hermione che però si rifiutava di uscire dal suo silenzio.
Non faceva altro che medicare continuamente le bruciature delle mani di Ron che insieme a Harry non faceva che fissarla e chiederle silenziosamente perché. Perché non diceva la verità?
Orgoglio? Testardaggine? Vergogna? Dolore?
Perché non parlava? Perché lei sapeva chi era stato a passarle quella bilancia, a cercare di farle del male.
Lei lo sapeva, tutti lo sapevano…
- Rifaccio la domanda per l’ultima volta.-
Era Draco che levatosi dal letto di Blaise ora stava sul serio perdendo la pazienza.
- Mezzosangue…- fissò Hermione stavolta senza rabbia, ma con una certa tensione nella voce – Per favore…- e già quel tono gentile fece ammutolire tutti quanti – guardami in faccia e dimmi chi ti ha passato quella maledetta bilancia.-
Ma naturalmente, come immaginava Harry, non cavò un ragno dal buco.
Hermione si limitò a sostenere il suo sguardo, senza mai abbassare il viso.
- Non me lo ricordo. È inutile.-
- Non raccontarmi storie.- sibilò Draco gelido.
- Non me lo ricordo Malfoy.-
- Herm…anche se farai espellere il colpevole guarda che nessuno penserà male!- le disse Neville timidamente.
- Infatti, se lo merita!- frecciò Dean Thomas.
- Non è questo…- rispose tranquilla ma Draco naturalmente non le credette. Lasciò perdere, sapendo bene quanto fosse impossibile parlare visto che si era impuntata, così volse il capo verso la Parkinson. E Pansy tremò.
- Non sono stata io Draco!- piagnucolò melodrammatica – Te lo giuro!-
- Belle promesse da marinaio.- sibilò Harry rabbioso – Come quando non hai fatto un maleficio a Hermione vero?-
- O come quando è caduta dalle scale!- continuò Ron, peccato che stavolta la Grifoncina li zittì aspramente, ricordando ai due che non erano affari loro, peccato che Malfoy ne avesse fin sopra i capelli di quella storia. Era stanco e i punti gli tiravano, quindi non era il massimo delle buone maniere, se mai lo era stato.
Si avvicinò a Pansy e le rifece la domanda.
- Sei stata tu?-
La moretta deglutì e riuscì a guardarlo in quegli occhi argentei solo per un secondo.
- …No. Non sono stata io.-
Le due case scoppiarono in una colossale bestemmia.
- Com’è possibile dannazione?!- strillò la Bulstrode – E’ evidente che sei stata tu! Non finiremo tutti quanti nei guai solo perché questa volta hai esagerato intesi? Hai quasi ammazzato Blaise, razza di deficiente!-
- Non potete darmi la colpa senza prove!- urlò Pansy con voce stridula – Se quella sporca mezzosangue fosse solo in grado di fare pozioni ora non…- ma sfortunatamente per lei non finì la frase.
Le uscì un suono strozzato quando Draco, ormai sul serio al limite, le strinse di colpo la mano alla gola. Finirono contro il muro ma anche fra le grida di tutte e due le case il biondo non la mollò di un centimetro. Arrivò a un dito dalla sua faccia, vedendola rossa per la mancanza d’aria.
Ora sembrava davvero volerla uccidere. E Pansy se ne reso conto, cominciando a sentire i brividi lungo la schiena.
- Mi sembrava di averti avvisato…- le sibilò mentre i Serpeverde cercavano di separarlo dalla Parkinson - …ti avevo detto di moderare i termini quando c’ero io presente! Ti sei spinta troppo avanti! Giuro che questa volta un modo lo trovo per fartela pagare!-
- Basta! Draco…Draco basta…-
Fu Hermione ad afferrarlo per il braccio. Lo strinse forte, riuscendo a farsi vedere. Malfoy la guardò negli occhi, vide la sua immagine riflessa nell’oro delle sue iridi…e quando aveva sentito il suo nome pronunciato dalla bocca della sua mezzosangue tutto di colpo si era fatto strano. Diverso. Lentamente, mollò la presa alla gola di Pansy che quando fu libera si lasciò andare in un gemito quasi disperato. Aveva gli occhi lucidi ma ancora la forza per odiare.
Fissò la Grifoncina con ogni sentimento malvagio nel suo animo poi andò alla porta e se la sbatté alle spalle, uscendo dall’infermeria.
- E’ stata lei.- proruppe Calì – Ma la nostra parola non vale un Vermicolo appena nato!-
- Trenta contro una?- disse scettica la Brown.
- Se non lo dice Hermione la cosa verrà insabbiata.- Blaise alzò le spalle, quasi rassegnato – Il padre di Pansy non permetterà che venga sbattuta fuori senza delle prove in mano. E le nostre voci valgono a poco.-
- Perfetto, allora teniamoci l’espulsione sul collo fino al M.A.G.O!- ringhiò Nott sbattendosi in branda – Fanculo…-
- Oh, ce la siamo voluta.- mugugnò Neville.
- Voluta una fantastica sega!- sibilò Draco, sedendosi sul letto e toccandosi il taglio sulla testa – Adesso ci tocca stare qua fino a domani mattina. Poi Piton e la McSCASSACAZZO verranno per riportarci ai dormitori.-
- Una settimana di cazzeggio…- borbottò Harry – Mica male.-
- Guardiamo sempre il lato positivo eh?- rise Blaise a mezze labbra.
Riuscirono a calmarsi almeno un poco. La giornata era stata pesantissima e quando i più stanchi misero la testa sul cuscino finirono subito per addormentarsi, Serpeverde nella fila a sinistra e Grifondoro rigorosamente a destra anche se verso mezzanotte Draco, infastidito dal dolore alla testa e da un certo borbottio concitato, aprì le palpebre.
Sentì delle voci, poi lo sbattere di una porta…
Si mise a sedere, capendo di aver visto Potter uscire dall’infermeria.
- Non dormi?-
Volse il capo alla sua sinistra, trovando Hermione seduta fra la sponda del suo letto e quello di Weasley.
- Dov’è andato San Potter?-
- A sbollire da qualche parte.- rispose la Granger osservandolo – Ti si sono aperti i punti.-
Malfoy imprecò leggermente. Toccò appena sopra la tempia sinistra e ritrasse la mano bagnata di sangue.
- Sta fermo…-
Hermione poco dopo gli stava seduta accanto, con un panno bagnato premuto contro la ferita. Faceva attenzione a non fargli male ma il viso di Malfoy, come il suo del resto, era coperto da taglietti di schegge.
Attese d’inzuppare di nuovo il panno nell’acqua per parlare di nuovo, facendo in modo di non guardarlo.
- La Chips ha detto che sono stata fortunata…se l’esplosione mi avesse colpito da in piedi…sarei morta ora.-
Il Serpeverde purtroppo capì solo che aveva di nuovo rischiato di perderla. Serrò le mascelle.
- Ti sto ringraziando...- continuò Hermione, passandogli il panno fresco ancora su un graffio sulla guancia. Un lampo illuminò la stanza e Draco stavolta le afferrò dolcemente la mano. Inchiodò gli occhi argentei in quelli della Grifoncina ed entrambi ricordarono all’improvviso quella sensazione atroce, provata quando erano stati separati, appena ritrovati da sotto le macerie dell’esplosione. L’abbraccio, il loro cercarsi…tutto quanto era ritornato a galla.
Improvvisamente cominciò a piovere. Le prime gocce di pioggia caddero lente, come l’alito caldo di quel Serpeverde che Hermione sentiva a pochi centimetri dalla sua faccia. Socchiuse gli occhi un secondo, quando lui le prese dolcemente il viso fra le mani. Abbassò il capo e quando lo rialzò le loro fronti si accostarono.
Il cuore, da dolcemente eccitato, cominciò a battere all’impazzata…come la pioggia che ora infuriava contro Hogwarts.
All’improvviso qualcosa cominciò a divorare anche lui.
E non solo il suo cuore capriccioso che per la prima volta gli faceva temere di restare senza fiato…era tutt’altro.
Era puro desiderio. Pura brama…unita però a qualcos’altro.
Doveva averla, doveva averla a tutti i costi. Voleva stare con lei, tutte le notti, ogni momento…ogni istante.
Che cos’era che lo stava bruciando in quel modo?
Era lì a un passo dal baciarla, dall’averla per sé…e qualcosa ora lo terrorizzava…
Bastò quella sua piccola indecisione a far rinsavire Hermione che, presero per il polso, si staccò un poco.
Non resse i suoi occhi indagatori e incendiati di passione, così abbassò il volto.
- Per quanto ancora intendi fuggirmi?- le chiese roco.
- Fino a salvarmi.- sussurrò Hermione e dicendo quello gli dette velocemente le spalle, correndo alla porta. Ma non fu abbastanza veloce da nascondergli le sue lacrime. Oh no, non stavolta…pensò, mettendosi velocemente in piedi.
Afferrò la camicia e a fatica se la infilò, lasciandola aperta.
Basta, basta continuare a giocare!
Uscì dall’infermeria di volata e si guardò attorno. La pioggia e il vento imperversavano…ma lui non le sentiva. La vide subito, sotto le arcate del giardino, alla sua destra. Era ferma, immobile, a guardare le gocce cadere ritmicamente.
Poi guardò verso di lui…e Draco si mosse immediatamente.
Più si avvicinava e più le chiedeva mentalmente scusa. Si, era un bastardo. Un maledetto che prendeva quello che voleva. Anche con lei avrebbe fatto così…e l’adorava, se n’era accorto quando l’aveva salvata da quell’esplosione. Se n’era accorto quando gliel’avevano strappata dalle braccia. Ma l’avrebbe fatta soffrire comunque.
Lo sentiva. Perché lui la voleva interamente, fino allo spasimo, fino a farla gridare e piangere.
La voleva fino a farle e farsi del male. Era un sogno…un sogno da cui pregava di non svegliarsi.
Lei piangeva ancora quando le arrivò a pochi passi.
Ma non indietreggiò.
- Hermione…- sussurrò il suo nome, come se dicendolo avesse potuto esorcizzare ciò che provava ma non servì a niente. Fu come accendere una luce nel buio. Non si fermò davanti a niente. Né coscienza, né rimorsi.
Le volò addosso e nello stesso istante in cui le passava le braccia alla vita, sollevandola alla sua altezza, Hermione gli cinse le esili braccia al collo. Lasciò che Draco affondasse la bocca nella sua e niente le importò più. Né la pioggia che l’inzuppava, né i tuoni che sovrastavano su di loro…
Il desiderio di tanto tempo venne finalmente esaudito. Lo baciò, lottando con la sua lingua esigente e passionale, fino a quando ebbe fiato. Si lasciò mordere le labbra morbide, assaggiò il gusto di Draco…del suo maledetto Serpeverde.
Al diavolo l’orgoglio. Al diavolo tutto…
S’inarcò contro il suo corpo, schiacciandoglisi addosso. Voleva sentire ogni cosa…fra le sue braccia tutto era un mondo nuovo, magnifico. Tetro e sinistro…
Quando si staccarono appena, Draco accostò la fronte alla sua, passandogli una mano dietro alla nuca.
La baciò ancora, col sangue che gli galoppava nelle vene. Si staccò nuovamente, godendo delle carezze di lei fra i suoi capelli. Bastò uno sguardo…uno sguardo soltanto. Poi il tragitto a Grifondoro…
Come in un vortice torbido, ogni pensiero razionale si perse. Gli unici sensi che rimasero intensamente accesi furono il tatto e il gusto, il tocco di mani impazzite e smaniose.
A Grifondoro vuoto e silenzioso, le candele nella notte si consumarono.
Su quel corpo bagnato di pioggia, lento e sensuale, umido e ipnotico, Draco capì che niente altro al mondo sarebbe valso tanto. Il batticuore che aveva avuto nell’entrare nella sua camera l’aveva quasi messo in ginocchio.
Quando l’aveva spogliata…l’eccitazione era stata tanta che avrebbe voluto fermare il tempo. L’aveva fissata in quegli occhi dorati per tutto il tempo mentre le slacciava i bottoni della camicia della divisa…poi i baci sul collo, i morsi leggeri alla gola, i gemiti simili a sibili nell’ombra…
Contro i bagliori del temporale il corpo di Hermione poi era nascosto e messo in luce solo ad attimi, a respiri…
Fu passione pura, lussuria e appagamento dei sensi. Un prendere e un dare che durò più a lungo di quanto si sarebbero mai aspettati. Quando si lasciarono andare a letto non c’era più niente che li avesse potuti fermare.
I loro corpi insieme, l’uno sull’altro, parvero incastrarsi alla perfezione, esattamente come le loro dita intrecciate che si univano e si lasciavano quando il desiderio di tornare a lambirsi di nuovo la pelle si faceva impossibile.
Hermione annegò più volte il viso nella sua spalla, zittendo le grida che lottavano per uscirle dalla gola. Appagò il desiderio provato a lungo di affondargli le mani in quei capelli biondissimi.
Non dimenticò mai la sua espressione, quasi dolcemente addolorata, a ogni palpito di piacere. Il peso di Draco su di lei non fu mai così agognato. E quando entrò in lei, come se non avesse mai desiderato altro nella vita, fu come perdersi. Non rimase più niente. Se non lei. Rimasero in due. E niente altro.
Impararono a conoscere i gemiti dell’altro, a memorizzare le sensazioni di un tocco, di un alito caldo sulla pelle…
E lo strano calore di un cuore che batte impazzito, abbracciato a un altro.
Il pendolo batteva le tre quando Draco riaprì gli occhi, svegliato da un lampo gigantesco.
La finestra si era spalancata e afferrò la bacchetta, per richiuderla. Una volta fatto richiuse gli occhi e allungò la mano sul letto, per cercarla…ma non la trovò. Riaprì le palpebre e si mise a sedere ma vide che lo spazio era vuoto.
Poi però sentì dei rumori dal bagno…non accese neanche la luce. Si avvolse nel lenzuolo e si accostò alla porta, in silenzio. La trovò seduta a terra, in un angolo.
Era avvolta in un accappatoio bianco, morbido, rannicchiata su se stessa, si teneva strette le ginocchia graffiate al petto. Le piccole spalle erano scosse dai brividi e…anche da qualcos’altro.
Se ne accorse quando Hermione sollevò lo sguardo…bagnato di lacrime.
Quando lo vide tornò ad abbassare il volto, cercando di pulirsi come meglio poteva ma continuò a singhiozzare.
Cosa poteva dire ormai? Cosa potevano avere da spartire ancora? Avrebbe preso la porta e se ne sarebbe andato…
Invece se lo ritrovò seduto a fianco, con notevole difficoltà visto il dolore causato dalle contusioni.
Dopo un attimo, in cui il Serpeverde rimase immobile a fissare il vuoto, si ritrovò stretta a lui, col capo nascosto nel suo torace liscio. Non l’abbracciò a sua volta, tanto non sarebbe servito a niente…
Rimase sconvolta però, quando sentì le sue parole, appena sussurrate.
- Vedrai che staranno bene…non è colpa tua…-
Oh, non piangeva solo per quello. Non piangeva per gli altri…ma anche per quello che avevano appena fatto.
Ormai aveva fatto un disastro. Non avrebbe mai dovuto andare a letto con lui…mai…e ora non faceva che ripensare a quante volte aveva dovuto mordersi la lingua, per non dirgli ciò che davvero provava.
Ed ora era tutto finito…
Continuò a ripeterselo anche quando le baciò le guance, carezzandole il viso lentamente, come per calmarla.
Continuò anche quando Draco la prese in braccio, costringendola a stringersi a lui. Fu incredibile come la cullò…come cercò, in maniera alquanto goffa e timida, di consolarla, di farla smettere di piangere.
Ma Hermione, come naturalmente sapeva anche Malfoy, non era mai stata tipo da piangere troppo a lungo, specialmente non era tipo da mostrare proprio al suo peggior nemico le sue debolezze.
Per questo decise che tanto, perso per perso, avrebbe goduto di quella notte fino in fondo.
Scostò il capo dalla sua spalle, accostando di nuovo la bocca a quella di Draco e lo baciò fino a sfinirsi, ricordando ogni meraviglioso momento dannatamente importante di ciò che avevano appena passato.
Gli morse dolcemente le labbra, gliele succhiò, le carezzò, le percorse con la lingua…e bastò poco, perché lui non disse di no. Anzi. Quasi la spinse per tornare a letto, l’unico posto in cui, per il momento, sarebbero potuti stare comodi date le loro condizioni. Una volta di nuovo sul morbido materasso la riprese nuovamente in braccio, godendo nell’avere il suo seno piccolo e perfetto a portata delle sue labbra. Le scostò l’accappatoio e fu un sesso più assonnato, meno rovente di quello che li aveva accomunati la prima volta. Non li divorò, non li bruciò…ma quando giunsero di nuovo all’orgasmo, abbracciati come due naufraghi, entrambi avevano capito fin troppo bene che nulla sarebbe più stato uguale. Crollarono sul materasso e Draco attese che i battiti del cuore tornassero calmi, carezzandole i capelli e tenendosela contro, senza volerla lasciar andare.
Hermione però dopo poi si staccò da lui, portandosi al suo fianco, appoggiò il capo al cuscino e cercò di chiudere gli occhi. Cos’era quella brama?, si chiese. Cos’era quella foga che non la lasciava neanche ora, dopo averlo avuto di nuovo? Cos’era quel desiderio incontenibile di baciarlo, toccarlo…averlo sempre dentro di lei?
Si addormentarono vicini, col capo chino verso l’altro e quando il pendolo batté lei sei di mattina, la Grifondoro si risvegliò di colpo ma non si mosse, conscia della presenza che la schiacciava teneramente al letto.
Draco di certo non era uno che a letto sapeva stare fermo, pensò fissando il suo viso tranquillo, almeno nel sonno.
Aveva un braccio lungo su di lei, come se avesse voluto proteggerla da qualcosa…
Hermione sorrise solo per un attimo, poi sospirò. Guardò di nuovo l’ora e si accorse che presto i professori sarebbero tornati per scortarli nei dormitori. Dovevano ritrovarsi tutti in infermeria o avrebbero passato altri guai!
- Accidenti!- sibilò, scuotendo il Serpeverde – Draco! Draco svegliati!-
Lui bofonchiò qualcosa, limitandosi a tapparle la bocca con un altro bacio ma la Grifoncina stavolta non si fece abbindolare. Erano nei guai fino al collo! Lo scosse di più e quasi lo scaraventò giù dal letto. Quando Malfoy cercò di bestemmiarle dietro, lei gli mise il pendolo sotto il naso e quasi ebbe un infarto.
Rotolarono giù dalle sponde e cominciarono a tirarsi dietro pezzi delle rispettive divise sparse per tutto il pavimento. Quando furono mezzi vestiti Hermione si accorse di avere addosso la camicia di Draco e di nuovo tutto un casino per svestirsi. Alla fine riuscì a infilarsi la gonna mentre Malfoy si uccideva per mettersi il maglione.
- Quanto manca?- chiese, imprecando per il male alla spalla.
- Poco…- Hermione guardò l’orologio al polso, rifacendogli il nodo alla cravatta di volata.
- Sono presentabile?- gli chiese quindi, cercando di ravvivarsi uniforme e camicetta.
- In che senso?- replicò, sapendo dove voleva andare a parare.
- Lo sai benissimo…-
Malfoy fece una smorfia – Non lascio succhiotti sul collo, a differenza tua.-
- Grazie a Dio il resto è tutto coperto.- ironizzò lei – I capelli?-
- Ecco…-
- Che hanno i miei capelli?- alitò nervosa, correndo allo specchio – Che gli hai fatto?-
- Non tutto quello che avrei voluto.- sentenziò sarcastico, passandole la spazzola. Dopo di che afferrarono i mantelli e in punta di piedi ripassarono in mezzo all’ala femminile. Stavano passando davanti al bagno quando improvvisamente la porta di spalancò ed Elettra ne uscì stropicciandosi gli occhi ma li allargò a palla quando si ritrovò davanti a Draco.
La Baley rimase zitta, fissando la scena…e intanto sia Hermione che Malferret sbiancavano, peccato che la biondina cacciatrice di Harry non fece altro che sorridere, dare loro il buon giorno muovendo le labbra senza emettere suoni e se ne tornò in camera sua, facendo ciao-ciao con la mano, seguita in allegria da Pinky.
Ci furono alcuni secondi di sconforto, poi i due uscirono da Grifondoro e si richiusero il quadro alle spalle.
Era ancora un po’ buio e la pioggia continuava a cadere leggera, come poche ore prima…
Mancavano ancora alcuni minuti alle sei e mezza e passando sotto le colonne, Draco non riuscì a trattenersi.
Hermione gli camminava davanti e senza preavviso la prese per mano bendata. La trascinò dietro un angolo, la spinse contro la parete e le divorò la bocca, senza riuscire a farne a meno e quando avvertì le mani di Hermione sul viso pensò che mai nessuna gli aveva fatto un simile affetto, solo sfiorandogli la faccia …quando lei lo accarezzava lo faceva sentire bene. Lo faceva sentire…amato…
A quel pensiero staccò le labbra da quelle di Hermione e rimase a guardarla, a farsi coccolare.
La Grifoncina rise fra sè. Aveva scoperto che a Malfoy piacevano le coccole…roba da non credersi.
- Sarà meglio andare.- disse a bassa voce, indicando l’infermeria – Vado per prima.-
Già, non potevano entrare insieme…
Draco le lasciò la mano ma per qualche secondo nessuno dei due si mosse. Una volta varcata la soglia del regno della Chips non si sarebbero più rivisti per una settimana. E quello insinuava in entrambi uno strano gelo.
Comunque la fece passare, attese qualche minuto e poi a sua volta entrò nell’infermeria dove tutti erano già svegli e velenosi. Pansy stava in un angolo e quando lo vide parve quasi farsi avanti per parlargli ma Malfoy la ignorò per restare impalato davanti al letto di Blaise, con aria alquanto incazzata, esattamente come Harry che fissava con occhiata laser Zabini e Weasley che si facevano un pokerino.
- Deficienti…- sibilò il biondo, rabbioso.
Blaise gli dette il buon giorno, ancora un po’ dolorante – Ciao Draco…- e lo scrutò incuriosito – Che faccia felice…-
Stavolta accadde qualcosa che nemmeno Harry aveva mai visto. Vide Malferret arrossire.
- Dove sei stato stanotte?- chiese Zabini.
- A letto.- sbottò Draco bruscamente – E tu che cazzo stai facendo si può sapere?-
- Oh, mi hai piantato da solo…dovevo pur far qualcosa no?-
- Già, dovevamo impegnare le ore visto che ve ne se siete andati tutti quanti.- borbottò Ron levando lo sguardo incazzoso su Hermione ed Harry – E voi due invece dove siete stati eh? Non ditemi che…-
- Si, ci siamo rotolati negli spogliatoi fino ad adesso...- frecciò Potter sarcastico e senza saperlo rischiò la vita perché Draco, se non fosse stato fermato da un’occhiata imperiosa di Hermione, gli avrebbe rifilato la pariglia per quel pugno che si era preso davanti al dormitorio dei Serpeverde. Grazie al cielo riuscì a rimettersi calmo giusto in tempo per esplodere di nuovo.
- Novità Granger?- sbottò Nott, sperando ancora di salvare se stesso e la classe dalla futura tortura.
Ma Hermione, dopo aver sentito su di se lo sguardo di Pansy, ridisse sempre la stessa cosa, come un disco rotto.
- No, non me lo ricordo più.-
Stavolta nessuno disse più nulla e si guardarono bene tutti dal chiedere qualcosa alla Parkinson.
Proprio in quel momento entrarono Piton, la Mcgranitt e Silente. Caramell entrò per ultimo e rimase sulla porta, impettito, incazzoso e assonnato.
- Bene.- disse il professore di pozioni – Se nessuno di voi ha più niente da dire…e presumo di no dalle vostre facce, la sospensione comincia ora. Entrambe le case sono sospese dalle lezioni per una settimana. Domenica mattina sarete liberi di andare ad Hogsmade col professor Mckay.-
- Adesso vi ricondurremo ai dormitori e da qui a domenica io e il professor Piton siamo autorizzati a venirvi a cercare in qualunque momento. Se qualcuno di voi non si fa trovare ai dormitori verrà espulso…- sibilò la Mcgranitt acidamente, specialmente verso il terzetto di Grifondoro – E perché i più intimi lo sappiano, la signorina Lancaster è già stata messa sotto chiave, per trasporti veloci dell’ultimo minuto.- e a sapere quello Harry perse il buon umore ma la tirata doveva ancora entrare nel vivo – Sappiate che sono profondamente delusa da tutti voi, specialmente nello scoprire che fra diciottenni ci sia qualcuno tanto stupido, immaturo e meschino da rischiare la vita dei propri compagni.-
I ragazzi tacquero poi senza una parola ognuno si mosse, chi con stampelle e chi saltellando, verso il proprio direttore di casa. Fu fatto un veloce appello e un ultimo veloce controllo alle condizioni di Ron e Blaise mentre la Chips stava ancora a sbraitare che avrebbero dovuto starsene tutti quanti a letto fino a domenica, cosa assurda che nessuno si sarebbe neanche sognato.
Una volta in corridoio si separarono ma prima di girare l’angolo Hermione volse leggermente il capo, per cercarlo.
Draco le dava le spalle, aiutando Blaise a camminare.
Lavanda e Calì la richiamarono, così tornò da loro e quando lo fece, Malfoy si girò a sua volta per vederla di schiena, continuare a camminare verso la torre.
- Tutto ok?-
Il biondo annuì verso Zabini che lo scrutava attento.
- Hai un’aria strana stamattina.- continuò il moro, con una sensazione strana che faceva brillare i suoi grandi occhi blu – Draco, non mi devi dire niente?-
- No…- sussurrò Malfoy un attimo dopo, con un mezzo sorriso – Per adesso no.- e scesero nei sotterranei da cui categoricamente nessuno osò più uscire se non scortato dai professori.

Tristan uscì dalle fronde della Foresta Proibita a cavallo di un purosangue della scuola dal manto ambrato.
Lucilla lo seguì poco dopo su un cavallo che però non era …come dire, normale. Aveva gli occhi rossi, il manto interamente nero ed emanava un’aura un pelino inquietante che messa a confronto con quella della foresta faceva scappare via tutti gli animali, cattivelli e non.
- Di nuovo tutto a vuoto.- sbuffò Mckay, passandosi nuovamente la sciarpa al collo.
- L’unica è Hogsmade.- disse la mezzo demone, affiancandosi a lui senza però sentire alcun freddo – Bisognerà ribaltare tutto quell’orrendo villaggio e ci perderemo la giornata.-
- Perché, avevi in mente di meglio?- frecciò dirigendo il cavallo verso la casa di Hagrid.
- Si, certo…con tutto quello che ho da fare secondo te perdo tempo anche gingillandomi a letto?- sbuffò irritata – Insomma, se non vuoi aiutarmi dimmelo se no finiamola!-
- Senti amore…guarda che ho ventiquattro anni come te, ho degli istinti io. Cazzo mi dormi nel letto, mi vivi sotto il naso, per di più quelle come te hanno un fisico da favola e ti permetti di venirmi a dire di non disturbarti?-
- Certo che anche tu hai delle belle pretese! Se è solo perché ti piace pensare di schiattare mentre scopi puoi sempre andare a sbatterti una vampira!-
- E il pensiero che vorrei venire a letto con te non ti passa per la testa vero?-
Lucilla stavolta si calò il cappuccio sul capo, per nascondere gli occhi. Quel maledetto sapeva sempre metterla a disagio. Così lo ignorò e Tristan sorrise, sapendo bene quanto fosse facile farla chiudere a riccio.
Comunque ci provò per l’ultima volta.
- Luci…-
- Cosa?- ringhiò lei, odiando essere chiamata in quel modo deficiente.
- Davvero non…-
Stavolta la vide avvampare, anche se nascosta sotto l’ombra dal cappuccio.
- Ma perché t’imbarazza, me lo spieghi?- ridacchiò l’Auror.
- Non sono imbarazzata!- sbottò.
- Ok. Vedo solo tredici gradazioni di rosso…mi rispondi o no?-
- Che vuoi accidenti? Che vuoi sapere?-
- Se non vieni a letto con me perché non ti piaccio o per orgoglio.-
- Te l’ho già detto che non ti sopporto!- sibilò la mora.
- Se è per questo nemmeno io non sopporto il tuo carattere ma devo ammettere che l’idea di averti fra le grinfie mi fa perdere il poco sonno che ho da quando dormi in camera mia.- Tristan stavolta le bloccò la strada, mettendo il cavallo davanti al suo – Allora? Voglio solo sentire una cosa. Sai che posso renderti la vita impossibile.-
Lucilla lo fissò truce. Se c’era una cosa che odiava era la gente testarda…
- Se vengo a letto con te poi la smetti?-
Mckay trattenne un ghigno. La stava davvero facendo sclerare per farla parlare così…
- Una volta non credo mi basti…- mugugnò capricciosamente.
- E allora vai al diavolo!- replicò lei – E levati di mezzo o di te non lascerò neanche la cenere, sei avvisato.-
Tristan, infischiandosene, si sporse un poco dalla sella fino a chinarsi su di lei. Naturalmente la mezzo demone si fece un poco indietro, fissandolo fra l’allarmato e l’infuriato – Che vuoi?-
Tristan avvicinò ancora di più la bocca – Un bacio.-
Gli occhi azzurri di Lucilla s’incendiarono, come le sue guance.
- Arrogante presuntuoso purosangue.- sibilò acida.
- Arrogante, presuntuosa e bellissima mezzosangue…- replicò lui sogghignando perso del tutto – Ma se non ti sposti subito ti avverto che il bacio me lo prendo da solo. E conoscendoti sei talmente vigliacca da scappare ancora…oppure…- e lui sperava in questo - …starai ferma, ti lascerai baciare perché sei troppo orgogliosa anche se in verità tremi come un coniglietto. Anche se non capisco perché…-
L’Auror sospirò, col viso tanto accostato a quello della Lancaster.
- Perché ti faccio così paura?- sussurrò a bassa voce, con la bocca ormai vicinissima, i nasi che si sfioravano – Ogni volta che ti sono vicino fai che Smaterializzarti pur di scappare da me. Che ho che ti spaventa tanto?-
Lucilla tacque, restando immobile. Deglutì, poi dopo un secondo si scostò, abbassando il capo.
- E’ il tuo volubile desiderio a infastidirmi.- disse ma Tristan stavolta serrò la mascella, cambiando completamente umore. Raddrizzò il cavallo e riprese la sua strada – Ci conosciamo da tredici anni e da tredici anni non faccio altro che pensare a te e tu hai il coraggio di definirmi "volubile"? Inventatene un’altra.-
- Volevi la verità.- rispose Lucilla, riprendendo il suo contegno gelido e regale.
- Questa non è la verità. È una banale scusa. Il tocco di tuo marito ti faceva meno paura?- frecciò e se ne pentì, quando la vide tremare leggermente. Si morse la lingua, maledicendosi – Perdonami, non dovevo.-
Lucilla levò le spalle – Come hai detto tu ci conosciamo da tredici anni…se non ci parliamo chiaro fra noi due…-
- Avevo deciso di lasciare Voldemort fuori dalla nostra nuova vita,- ammise l’Auror fissando Hogwarts in lontananza – ma non sempre ci riesco. Penso a lui ha avuto tanti anni con te…e a cosa ti ha fatto.-
- Ti posso assicurare che ho saputo difendermi.- replicò quasi tranquilla.
Dopo un attimo Tristan tornò a fermarsi, per guardarla in faccia.
- Io…- non trovò le parole, serrando le mascelle – Io…voglio sapere se…io…insomma, io gli somiglio?-
La mezzo demone si bloccò a sua volta, fissandolo senza capire.
- Cosa? Ma sei impazzito?-
- Nel senso…quando ci provo…- borbottò, stavolta lui in imbarazzo.
E Lucilla, sorridendo appena, scosse il capo.
- No…- mormorò - …ma sai che mi dà fastidio la gente appiccicosa.-
- Io non sono appiccicoso.- sbuffò, seguendola.
- Ma neanche te ne stai al tuo posto.-
- Vabbè…quindi quando ci provo non te lo ricordo. Meno male…-
- Questo non ti autorizza a provarci di continuo.-
- Scherzi? Fai conto che stasera ti voglio accondiscendente sotto le lenzuola.-
- Senti ma da quant’è che non batti chiodo eh? Sembri un assetato nel deserto cazzo!- se ne uscì la Lancaster, abbandonando le sue maniere rigorose.
- Spiacente amore mio. Io ho una media bella alta, sei tu che stimoli ogni sorta di pensiero indecente.-
- Solo perché sono l’unica della tua età che non ti faccia arrestare per abusi su minore. E non chiamarmi amore.-
- Perché? È vero.-
Stavolta Lucilla vagliò davvero di estrarre la spada ed evirarlo. Ma perché doveva dirle quelle cose dannazione?
- Mamma mia, Luci…ma non ti si può dire niente!- la prese in giro, mandando il cavallo al trotto – Se di sesso e smancerie non possiamo parlare allora mi togli tutti gli argomenti divertenti.-
- Fatti curare.-
Arrivarono da Hagrid e mentre Mckay lasciava la sua cavalcatura al fido custode, il cavallo nero di Lucilla sparì in uno schiocco di dita della ragazza che dopo sollevò gli occhi al cielo. Continuava a piovigginare ma si sentiva un primo alito caldo di primavera, poi scorse il profilo della scuola e cercò di tranquillizzarsi. La venuta di Lucius Malfoy stava a indicare che presto Hogwarts non sarebbe più stato un luogo sicuro per nessuno e per lei meno che mai.
Doveva sparire di nuovo…
Ma Harry non poteva restare in quel posto. Non poteva essere lasciato solo.
- Dobbiamo trovare la Lista.- sibilò, seguendo l’Auror all’interno del giardino – O sarà tutto inutile.-
- Manca solo Hogsmade, poi per le vacanze andremo a casa tua. Per i sosia ho già preparato tutto ma le pozioni è meglio che le fai tu…- disse, ricordando i suoi bei votacci con Piton – I miei fratelli non sanno che vengo da te. Con loro inventerò una palla.-
- Oh, chissà che faccia farebbe la tua santa madre purosangue se sapesse che mi gironzoli ancora attorno…- frecciò velenosa e il biondo la guardò di sottecchi – Senti tu…e tua madre invece?-
- T’ha mai detto qualcosa? Non mi pare!-
- No ma mi guardava come per dire … "Un misero insetto umano per la mia dolcissima diavoletta! Mai… piuttosto me lo mangio a cena!" A proposito…ma tu mandre mangiava carne umana?-
- Era demone di stirpe, imbecille! Non un demone impuro qualunque!-
- E allora? I gusti sono gusti!-
E parlando di piatti ameni tornarono nello studio di Silente per il resoconto della situazione anche se ormai era chiaro che i nemici erano in movimento e che niente stavolta li avrebbe fermati se non i bambini sopravvissuti, uniti per la prima volta.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17° ***



Edvige tornò col giornale a Grifondoro, lo stesso giornale che anche Leo e tutti gli altri gufi recapitarono a Hogwarts quel sabato mattina d’inizio marzo.
Silente e Lucilla stavano facendo colazione insieme, seduti sulla scrivania stracolma di cartacce a far macello con le briciole, anche se la maggior parte le faceva il vecchio mago visto che la mezzo demone beveva solo the al limone, quando il preside, sfogliando a caso la Gzzetta del Profeta, trovò altri guai.
Altre morti, altri Marchi Neri.
- Mi stanno sfidando.- sussurrò Lucilla con gelido contegno, leggendo attraverso gli occhi del mago.
- Ti avranno visto quella sera quando Tristan ha ucciso Rots. Ha detto di aver visto una ventina di persone fuori dalle porte della scuola, una donna e altri due uomini. Gli altri esseri non respiravano.-
- Demoni impuri. Insetti.- disse calma, portandosi la tazza alla bocca – Non sono loro a preoccuparmi.-
- Cos’è che ti preoccupa?- chiese allora Silente, fissandola attento – Sei abbastanza potente da spazzare via chiunque, mia cara…forse anche me.- e la Lancaster levò lo sguardo azzurro, sorridendo a mezze labbra – Silente, sai bene che non sempre gli allievi eguagliano i maestri. Io ho avuto un ottimo maestro. Che ha fatto grandi e orribili cose. Non partire dal presupposto che io voglia fare ugualmente grandi cose.-
Il vecchio sorrise bonariamente a sua volta, versandole altro the – Mia cara, con te ho imparato che niente è impossibile. Hai saputo sfruttare abilmente i tuoi poteri neri, ma anche la tua parte umana. Sei una strega eccezionale.-
- Che passerà alla storia come la strega tatuata che ha sposato Voldemort e ucciso sua sorella.- Lucilla fece un gesto annoiato con la mano – Lo so, lo so…devo piantarla di pensarci ma perdonami. Sono uscita dalla dimensione senza tempo nella speranza che Harry Potter avesse eliminato ogni nemico, invece scopro che il più pericoloso è ancora vivo e sta cercando di uccidere suo figlio, per farlo diventare un Mangiamorte.-
- Lo porterai con te, vero?-
- Si.- Lucilla guardò fuori dalla finestra da cui filtrava un po’ di sole – Stanotte preparerò i sosia. Quei dannati cosi d’argilla hanno bisogno di una settimana di Alito di Vita o non si muovono neanche se frustati. Oltre che Harry e Draco però vorrei chiederti il permesso di poter portare via anche Ron e Hermione.-
- Certo, immaginavo me l’avresti chiesto.- Silente frugò nel cestino dei biscotti cercando quelli alla cannella – E ti prometto che parlerò personalmente coi genitori di Ron Weasley. Sanno dei guai di Harry da una vita.-
- E per i genitori della ragazza? So che sono babbani…-
- No, è una storia un po’ diversa quella…tempo fa si è presentato il problema ma vedi…Scott Granger, il padre di Hermione, è babbano. Sua madre…è ...stata ripudiata.-
Lucilla alzò un sopracciglio – Non capisco…-
- Ah, tu non lo puoi sapere.- Il preside si lasciò andare contro lo schienale con aria non molto allegra – Prima della tua nascita, c’era ancora la pratica diffusa fra i maghi purosangue di abbandonare i figli illegittimi. La madre di Hermione Granger ha subito questa fine. E’ la figlia illegittima di una grande mago, forse avrai sentito parlare di lui, si chiama Liam Hargrave.-
- Si, so chi è…- allibì la bella mora – Lo conoscevo. È stato un amico di mio padre…e mi sembra impossibile. È sempre stato l’essere più ligio alla forma che abbia mai conosciuto! Era insopportabile con me e mia sorella per il nostro sangue misto ma con papà era un’ottima persona. Mi sembra incredibile che abbia avuto una figlia fuori dal matrimonio…e…che poi l’abbia abbandonata.-
- Ma non è tutto. La pratica era di levare i poteri ai neonati e di abbandonarli nel mondo babbano. Oggi se ne occupa il Ministero di questi casi ma la madre di Hermione Granger fu privata dei suoi poteri e poi adottata dai babbani. Naturalmente non ha mai saputo la verità ma una parte della sua essenza di strega è passata a sua figlia, come vedi. È impossibile che la magia nasca da entrambi genitori babbani.-
- Da non credersi.- rise Lucilla amaramente – Così il nobile casato degli Hargrave ha un’erede.-
- Adesso Liam si starà mangiando le mani temo.-
- E nessuno ha mai pensato di avvisare quella donna…-
- No, è felice e ha la sua vita.- disse Silente tranquillo – E sua figlia non deve sapere nulla. E’ già abbastanza difficile essere mezzosangue in questa scuola, ma anche essere nipoti illegittimi di Hargrave sarebbe l’apoteosi.-
- Non lo dire a me.- frecciò la ragazza con un ghigno.
- Il nome Lancaster è ancora così pesante?- rise il vecchio mago – Andiamo mia cara, tempo fa quando eri un’allieva eri la ragazza più invidiata della scuola.-
- Mi stai confondendo con Lumia. Era lei la reginetta di questo posto.-
- Ah già…marinavi sempre le feste. Non ho mai avuto il piacere di vederti in abito da sera…spero che alla festa di primavera, sabato prossimo prima dell’inizio delle vacanze, mi concederai un ballo.-
- Piuttosto l’inferno.- disse lapidaria, centellinando il the.
- Oh andiamo…Tristan non te l’ha ancora chiesto?-
- Chiesto cosa?- sibilò allargando gli occhi – Non mi dirai che…-
- Bhè, potrebbe chiederti di accompagnarlo. Che male ci sarebbe?- bofonchiò Silente, continuando a ingozzarsi ma la mora ormai era arrivata al panico. Ballare? Festa? Orrore!
Svanì all’istante appena sentì dei passi dietro alla porta dello studio, tanto che il preside continuò a borbottare di festa anche davanti alla faccia stranita di Piton che quando lo richiamò all’ordine gli chiese se si sentiva bene.
Intanto Lucilla riapparve in camera dell’Auror che se l’era squagliata a lezione con quelli del sesto anno.
Cominciò a fare il solco nel pavimento coi suoi tacchi altissimi e improvvisamente gli cascò l’occhio su una cosa strana…per lei, specialmente. Le camicie di Tristan erano sparse sul letto insieme ai suoi pochi vestiti, come di due persone che regolarmente dividevano quel letto…
Posò lo sguardo sulla scrivania e vide i loro libri scombinati insieme. E nel bagno le loro cose buttate per aria, sempre mescolate. Cominciò a sentirsi male…sembrano…sembravano…
Emise un gemito schifato, mentre le veniva la pelle d’oca.
- Ciao Luci…-
Cacciò un grido, voltandosi con una bella palla di fuoco in mano pronta ad incenerirlo, peccato che Tristan riuscì a calmarla, sollevando le mani arrendevolmente e ignorando il fuoco vicino al nasino.
- Bella giornata vero?- le fece giulivo – Fa un caldo…-
Lucilla fece sparire le fiamme, uscendosene con un ringhio – Idiota, potevo ucciderti.-
- Com’è che ti sei spaventata?-
- Pensavo.-
- A cosa?-
- A come evitare domande come queste!- sbuffò – Bhè? Hai già finito le tue lezioni?-
- Non mi vuoi proprio attorno eh?- rise l’Auror, sbattendosi a letto – Hai fatto colazione con Silente? Te l’ha detto che c’è la prossima settimana immagino.-
Eccolo che iniziava… Lucilla si appollaiò in poltrona, afferrando un tomo enorme per sfogliarlo nervosamente. – Si.-
- E ce l’hai il vestito?-
- Sai perfettamente bene che odio le feste.-
- Infatti per sei anni mi hai costretto ad andarci con Lumia.- fece Tristan serafico.
- Ma se saltavi di gioia.-
- Certo, perché vagamente ti assomigliava…-
- …e a fine serata te la calava anche, dillo pure.- finì ironica.
- Che hai mangiato, del veleno?- Tristan si mise a sedere davanti a lei, fissandola curioso e insistente – E allora? Dai, quest’anno puoi anche farti vedere per due miseri minuti sai? Non ti consumiamo guardandoti, tranquilla! E poi sai che ci conosciamo da una vita e non abbiamo mai ballato insieme?-
- Senti me lo spieghi perché per te cose così ridicole sono tanto importanti?- sbottò rabbiosa, chiudendo il libro seccamente – E’ un’angoscia continua! Lucilla fai la brava, Lucilla sii gentile, Lucilla balla e sorridi… cosa credete che sia, una bambola? Spiacente, non ero dell’umore anni e fa e tantomeno adesso!-
- Ok.-
Tristan prese quel lapidario NO piuttosto placidamente, tanto che la mezzo demone lo fissò sbattendo gli occhioni.
- Come prego?-
- Ok.-
Stavolta levò un sopracciglio.
- Hai in mente qualcosa.-
- Oh, questo è assicurato!- rise Mckay passandosi una mano fra i capelli biondi e filando in bagno, lasciando la porta aperta per farsi sentire – Non ti scervellare troppo, amore. Comunque le cose che per te sono ridicole per me restano importanti, esattamente come io continuo a trovare orrenda la tua bella bevanda serale!-
La Lancaster sogghignò perfidamente. Chissà perché ma per tenerselo lontano l’unico modo era ingurgitare ogni notte, prima di andare a letto, un bel calice di sangue sotto lo sguardo schifato del prof.
Se non altro non cercava di baciarla…e poi quel calice era l’unica cosa che la faceva sentire bene e che la rimetteva in forze, alla fine della giornata. E proprio in quel momento un violento capogiro la fece aggrappare ai braccioli della poltrona, prima di cadere a terra. Le solite fitte acuminate le spaccarono la pelle e quando sollevò il braccio scoperto rivide i mille tagli frammentarle crudelmente la pelle.
Digrignò i denti, respingendo il dolore, poi vi passò sopra la mano e i tagli si richiusero.
Quando Tristan uscì dal bagno lei era sparita ma stavolta lui si accorse di una macchia nera, sull’imbottitura dello schienale. La toccò…era fresca.

La mattina dopo finalmente le due case incriminate, di cui tutta la scuola naturalmente chiacchierava, poterono mettere il loro perfido nasino fuori dai rispettivi dormitori.
C’era un tiepido sole e una passeggiata per Hogsmade quel giorno, dopo tanti di castigata prigionia, sembrava il massimo.
Quando Draco Malfoy mise piede nei corridoi di Hogwarts insieme alla sua corte tutti si voltarono a guardarlo, continuando a chiacchierare, oppure abbassavano lo sguardo, capendo bene di quanto nessuno dei Serpeverde fosse dell’umore adatto per farsi sputtanare. Lo stesso accadde a Harry Potter e Ron Weasley che capeggiavano il codazzo da Grifondoro. Le due case s’incontrarono a metà strada e stranamente quando Harry e Draco si ritrovarono naso contro naso non accadde nulla…anzi, per la prima volta in sette anni si dissero anche un blando "Buongiorno!", borbottato tanto per spezzare il ghiaccio che per cortesia.
In giardino c’erano Vitius che accompagnava il sesto anno di Corvonero e Tristan che se ne stava tranquillo e beato a parlare con una ragazzina della scuola, però che nessuno aveva mai visto. Aveva i capelli rossi, raccolti in una coda, snella e sottile, piccoletta e col viso spruzzato di efelidi. Quando Harry se la trovò davanti però capito subito chi fosse, grazie ai suoi bellissimi occhi azzurro ghiaccio.
- Ciao Lucilla.- fece, sorridendo – Come mai così?-
- Non credo che la cittadina sia pronta a rivederla in carne e ossa.- disse Mckay pacato – Ma parliamo di voi signori…complimenti, veramente. Come ve lo siete passato lo svacco ai dormitori eh?-
- Bene per i primi giorni, poi una palla senza fine.- spiegò Blaise con la testa ancora bendata – Non ti dico cosa sono arrivato a rollarmi ieri sera.-
- Sarà meglio.- bofonchiò Tristan – Per il resto state bene o devo riportare a scuola qualcuno a pezzettini?-
- Tutte le ossa sono guarite.- l’assicurò Seamus, con l’occhio ora a posto.
- Bene, niente casini. Mi sono spiegato? E dove sta Hermione?-
Esattamente ciò che in segreto si stava chiedendo qualcuno che si guardava intorno quasi disperatamente, senza però farsi notare. Draco sentì di striscio che la mezzosangue era stata fermata dalla Mcgranitt e che sarebbe arrivata subito dopo. Così cominciarono a salire sulle carrozze, anche se Malfoy cercò fino all’ultimo di salire dopo gli altri, aspettando inconsciamente di rivederla dopo una settimana.
Cazzo, dopo sette giorni c’era uscito pazzo a non poterla rivedere e anche se si era imposto di non dare troppo peso alla cosa, doveva ammettere almeno con se stesso che quella notte a Grifondoro era stato qualcosa che aveva travalicato ogni sua precedente esperienza. Al dormitorio aveva ricordato ogni dettaglio, sognando solo di riaverla.
Droga…era una dannata droga, si disse quando la vide scendere di corsa dalla scalina in felpa, smanicato e jeans.
Le dette vigliaccamente le spalle prima di incontrare il suo sguardo e salì di corsa in carrozza e per il resto del tragitto parlò solo con Blaise, restandogli quasi morbosamente appiccicato. Zabini naturalmente si era accorto di cosa gli stesse accadendo ma non ne aveva fatto parola, aspettando solo confidenze spontanee.
Sulla carrozza con Tristan invece c’erano il terzetto e Lucilla, ben seduta nell’angolo, intenta a guardare il paesaggio che da tanto tempo non vedeva. Ascoltava a sprazzi i racconti degli altri, intenta soprattutto a ricordare…
L’ultima volta che erano stati a Hogsmade lei aveva appena sedici anni.
- Così alla fine della fiera è stata la Parkinson.-
Tristan scosse il capo, sbuffando – Ma che salta in testa a certe ragazzine…-
- Abbiamo deciso di lasciar perdere.- borbottò Harry accanto al finestrino – Hermione ci tiene.-
- E perché?- chiese l’Auror – Quella ha rischiato di ammazzarti davvero Hermy.-
- Bhè, adesso non ci proverà più te l’assicuro.- disse la Grifoncina con la testa completamente altrove – Sa benissimo che se solo si azzarda a guardarmi in un modo che non mi piace la faccio espellere, quindi mi starà alla larga come non ha mai fatto gli anni scorsi. La tranquillità è la sola cosa che m’interessa.-
- Se lo dici tu…- frecciò Ron roteando gli occhi – Per me è un suicidio.-
- Sicuramente per te lo è stato.- ridacchiò il bambino sopravvissuto – E’ andato avanti tutta la settimana a lamentarsi della sua gamba e della sua testa, facendosi coccolare da tutto il dormitorio!-
- Fino a quando Elettra non mi ha affidato Pinky e la pacchia è finita!- continuò Weasley – Al diavolo Harry, tu ed Ele dovreste smetterla con quel maledetto maiale!-
- Maiale?- allibirono Tristan e Lucilla straniti.
- Si, la mia cacciatrice ha un porcellino!- celiò Potter sagace – Non l’hai mai vista alle partite? E’ quella che mi salva sempre coi punti! Non ci fosse lei sarei fregato! E’ bravissima…ma ha un porcellino di nome Pinky che fa un mucchio di disastri per il dormitorio. E poi Elettra è un po’ strana…-
- E’ lesbica.- spiegò meglio Ron.
- Non è lesbica!- sbottò Hermione – Infatti le piace un ragazzo.-
- Cosa? E chi è??- saltarono su i due grifoni.
- Non lo so. Ha detto solo che è innamorata.-
- Un porcellino…- bofonchiò intanto il loro prof di Difesa – L’animale più strano che vidi da studente era il procione di Marshall.- e Lucilla fece un mezzo sogghigno – Già, peccato non sia vissuto a lungo.-
Il viaggio di andata fu molto tranquillo e il sole si riscaldò notevolmente quando arrivarono a Hogsmade.
In giro però non c’era la solita aria tranquilla. I morti ritrovati avevano gettato sulla cittadina un velo di paura e tristezza che non si attenuò neanche con l’arrivo di Harry. Anzi, quando apparve dalla carrozza tutti lo guardarono con sospetto.
- E’ facile per la gente criticare.- disse Ron, dandogli una pacca sulla spalla.
- La gente non sa niente.- disse invece Lucilla, scostando i capelli rossi dal viso – Non sanno e non vogliono vedere. Fanno così solo perché sono dei vigliacchi e come a mio tempo hanno veduto in me il capro espiatorio, ora lo vedono in te. Abituatici bambino sopravvissuto…sarai additato per tutta la vita.-
Il moretto sospirò, annuendo. Si, in effetti l’aveva capito da anni ma…sentirlo era un’altra cosa.
Con gli altri attese che Tristan e Vitius facessero l’appello, poi ebbero tutti quanti modo di andarsene per i fatti loro.
Prima di andarsene con Lucilla però, Mckay si fermò con il terzetto.
- Io e Luci andiamo a spasso, a cercare la Lista. Voi non ficcatevi nei guai.-
- Non possiamo darvi una mano?- chiese Harry ansioso – Io vorrei aiutarvi!-
- Si ma non ti sai ancora Smaterializzare. Lucilla ha fretta e io anche, impiegheremo meno tempo da soli, non temere. Anzi, godetevi questa giornata. Mi sa che ne avrete tutti bisogno.- e li lasciò con gli altri, per Smaterializzarsi insieme alla Lancaster, ora nascosta con il suo vero viso sotto un lungo mantello.
- Speriamo che trovino quella roba sul serio.- bofonchiò il rossino, cacciandosi le mani in tasca – Ci sarebbe utile.-
- Sai che roba, basta che prendi l’elenco dei Serpeverde e spunti due soli nomi, poi sei a cavallo.- ironizzò Harry incamminandosi per la via principale – Oltre a Blaise e a Terry Turner sono tutti servi di Voldemort!-
- Si ma…- Ron lo guardò di striscio, fissando principalmente l’espressione mutevole di Hermione – E per Malferret?-
La Grifoncina infatti parve trasalire ma fissò ostinatamente le vetrine, come se neanche li avesse ascoltati.
- Ha detto che se ne occupa Lucilla.- Potter levò le spalle, fermandosi davanti a Zonco – Vedremo.- peccato che davanti al negozio c’era già una bella folla raccolta. I ragazzi del sesto anno erano rimasti impalati a fissare i giornali distribuiti e Colin Canon corse dal suo mito di sempre, Harry appunto, per fargli vedere l’articolo, stavolta del Cavillo.
Altri maghi uccisi, ben venti nella stessa notte, con quello sfregio in fronte che rappresentava un V.
Anche i Serpeverde sopraggiunsero e quando Blaise prese il giornale cominciò sul serio a preoccuparsi.
Harry digrignò i denti e appallottolò la pagina con forza, gettandola in un cestino.
- Al diavolo…- sibilò rabbioso – Perché se la prendono con chi non centra niente??-
Ron tacque e anche Blaise ma Draco, dopo aver guardato le immagini sulle copie in mano a Millicent, decise di andarsene. Facendolo incontrò lo sguardo senza sentimento di Hermione. Lo resse per un poco, poi infilò una sigaretta in bocca e si dileguò nel primo negozio che gli arrivò a tiro.
Harry invece prese la strada della radura, sempre più furente e rimase a discutere con Ron per più di un’ora senza arrivare a capo di niente. Come anche la Grifoncina, che più si scervellava su quel problema, più non capiva cos’avrebbero potuto fare concretamente per difendersi e difendere gli altri da quegli attacchi.
Stava con Lavanda e Calì in sartoria. Osservava i vari vestiti per la festa di primavera senza veramente guardarli, si lasciava trascinare dall’allegria delle compagne e intanto pensava a ciò che stava succedendo intorno a lei.
A quei morti, ai mezzosangue in pericolo….e a Draco.
Uscì dalla sartoria prima delle altre, dicendo che voleva andare a cercarsi qualcosa da Mr. Jonas e quando si ritrovò in strada rimase impalata fra le persone, vedendo Malfoy uscire in quel momento dall’erboristeria di fronte.
Anche il Serpeverde rimase impalato per qualche secondo, poi decise che era ora di piantarla. Comportarsi da vigliacco era servito per una settimana quando aveva avuto una scusa per non vederla ma ora, oltre a essere steso per il desiderio di baciarla, voleva anche…stare un po’ con lei.
Non seppe dire nemmeno lui come si ritrovarono a fare due passi lungo il sentiero della radura.
Lei gli stava chiedendo della schiena e della spalla.
- Guariscono.- mugugnò, accedendosi l’ennesima sigaretta per il nervoso – Le tue mani?-
Hermione le sollevò davanti al viso, fissando i graffi arrossati – Andrà meglio fra qualche giorno. Erano piene di bruciature.-
Il biondo tacque, ciccando a terra svogliatamente.
Dio, ora più che mai gli mancavano le loro schermaglie…com’era facile parlarle, fingendo di prenderla in giro…
- Hai preso il vestito per la festa?- le chiese, notando di colpo la borsa della pregiata sartoria.
Herm alzò le spalle, sorridendo appena – Le ragazze ci tenevano tanto, ma non sono dell’umore per festeggiare.-
- Già…- disse, pensando all’esplosione. Non sembrava passata una settimana! Ma solo pochi secondi…
Avrebbe voluto chiederle se sarebbe andata con Potter ma non ce la fece, così continuarono a camminare in silenzio quasi perfetto, incuranti della loro mancanza di parole. Stavano nei pressi del tempietto e della Stamberga, un po’ meno paurosa con quel bel sole, quando gettando uno sguardo a caso la Grifoncina vide una luce nella casa stregata.
Scattò a molla, subito in allerta. Afferrò Draco per la manica del maglione e gl’indicò la luce che vide anche lui, poco dopo.
Ecco, pensò la streghetta. Ecco l’unico posto dove il nemico avrebbe potuto nascondersi…sotto gli occhi di tutti!
- Non vorrai…- iniziò il biondo ma come spesso accade la sfiga nei confronti di Malferret vedeva benissimo. In quel mentre arrivarono Potter e Weasley che colpiti dalla stessa luce si erano precipitati all’entrata.
La Stamberga Strillante stava davanti a loro.
- Harry…no!- sbottò Ron che si era fatto tirare come un sacco fin lì – NO!-
- Come no?!- se ne uscì anche Hermione – Dobbiamo andare a vedere!-
- E meno male che doveva essere una giornata tranquilla...- sibilò Draco fra sé, mentre scendeva dentro a quella fottuta Stamberga e dopo che Weasley aveva detto le ultime parole famose, ovvero "Per farmi entrare là dentro dovrai farlo con la forza…" e infatti li avevano cacciati in quel buco a calci in culo.
- Ma perché dovete sempre brontolare?- sbuffò Hermione sarcastica – In fondo era solo una luce!-
- Si e l’ultima volta era solo un Gramo!- ironizzò Ron sarcastico – Poi il cane è diventato un uomo e pure il mio topo!-
- E io che cazzo centro, è questo che interessa a me!- continuò il Serpeverde incazzoso – Ehi Potter, arrangiati da solo!-
- Fa silenzio Malferret.- ordinò il moretto – Sento qualcosa…-
Tutti e quattro rizzarono le orecchie mentre Hermione perse quasi un battito quando Draco, quasi senza accorgersene, le prese la mano e la strinse, come per proteggerla. I rumori comunque provenivano dai piani superiori. Qualcuno stava colpendo sul pavimento con qualcosa…
Salirono le scale, girarono in un po’ di stanze…e poi sentirono delle voci…
Fino a trovasi di fronte a un parquet completamente distrutto.
E i responsabili erano solo due. Tristan svaccato su un letto malmesso e Lucilla che continuava a sollevare le assi del pavimento coi suoi poteri, guardando ovunque. Quando l’Auror li vide per poco non se ne uscì a trasformarli in scarafaggi. – E meno male che vi avevo detto di stare buoni! Mi farete invecchiare prima del tempo voi quattro!-
- Ma che ci fate qua?- allibì Harry stranito.
- Altro luogo di festini?- frecciò Draco verso Mckay che annuì sadicamente – Esatto, questo posto per noi è sempre stato una specie di albergo a ore.-
- Non per me…- chiarì Lucilla annoiata, pulendosi i capelli dalla polvere – Ma qua è l’unico posto dove mia sorella può aver lasciato la Lista.-
- Tua sorella?- Ron cascò dalle nuvole – Tua sorella era serva di Tu-Sai-Chi?-
- Già.- disse la Lancaster con tranquillità – Peccato sia stata stupida e incosciente.-
- Meritava di morire,- sbottò Tristan rabbioso – adesso torniamo a lavoro. Voi quattro invece tornate al villaggio a farvi le canne e statevene buoni, per l’amor del cielo!-
- Tranquillo prof, chi ci mette più piede qua!- mugugnò Malfoy andandosene prima ancora degli altri tre.
Rimasti soli i due maggiori andarono avanti imprecando, non trovando un tubo e dopo due ore buone il caro Mckay si risbatté a letto, incrociando le braccia dietro alla testa. – Non ne usciremo mai…-
Lucilla imprecò sottovoce, galleggiando sul parquet deturpato. Continuò a guardarsi attorno, cominciando a perdere la speranza. Eppure Lumia ci aveva passato tanto tempo lì dentro, specialmente in quella stanza…e in quel letto…
Il letto…il letto!
Scese a terra e si fiondò addosso a Tristan. Visto che era a una piazza e mezza non perse tempo a buttarlo giù di malagrazia: gli si mise a cavalcioni, facendolo sperare in un vero a proprio assalto sessuale, ma quando la vide toccare la testata del baldacchino emise un gemito di delusione.
- Che credevi?- sibilò lei acida, toccando il legno fra le increspature – Deve essere qua. Mi ricordo che una volta mi disse di aver nascosto il mappamondo magico fregato a un prof qua dentro…-
L’Auror rimase lì sotto, tanto stava da Dio, ma cominciò a tastare a sua volta, per aiutarla e quando arrivarono a toccare un particolare punto dell’intarsio, una sporgenza rotonda, sentirono uno scatto.
Lucilla ghignò, vedendo un’antina invisibile aprirsi appena. E trovò un libretto nero, un po’ logoro, ma sempre uguale.
- Ah Lumia…- sospirò, afferrandolo.
Cominciò a sfogliarlo sotto il naso dell’amico e intanto se la rideva, scuotendo il capo.
- Roba da non credersi…come ha potuto essere tanto ingenua da lasciare questo libro in giro?-
- Gente che conosci?- chiese Mckay, guardando a sua volta.
- Demoni impuri, mannari, Mangiamorte…e un gagia!- allibì stravolta – Ma che bastardo!-
- C’era d’aspettarselo. Avvertirò il Ministero. Altro?-
- Hogwarts è la tana delle serpi.- disse, amara – Metà di questa gente è uscita da Serpeverde.-
- E l’altra metà ci sta ancora dentro…-
Rimase seduta, continuando a sfogliare quella lista scritta dalle svolazzante calligrafia di sua sorella. Non lesse per molto però. Poteva anche sentire il profumo di Lumia fra quelle pagine e il dolore le smorzò le forze, così chiuse il libretto, sospirando.
- Stai comoda?-
Lucilla riaprì gli occhi, sbuffando. Fece una smorfia rabbiosa, cercando di scostarsi ma Tristan l’afferrò per i fianchi e se la tenne in braccio, sorridendo beato.
- Sono all’altezza giusta per cavarti gli occhi Mc.- l’avvertì gelida.
- Non siamo mai stati così vicini signorina Lancaster…- soffiò facendo gli occhioni dolci.
- E non lo saremo mai più se non mi togli le mani di dosso.-
- Baciami e ti lascio andare.-
- Baciami e di te non lascerò neanche le ossa.-
- Va bene. Ammazzami ma lascia che ti baci…- e stavolta la mezzo demone tacque, continuando a guardare Tristan in quei dannati occhi verdi. Ma perché?, si chiedeva da qualche tempo.
Erano passati tanti anni e ancora quando lui, un dannato purosangue, la guardava riusciva a farla sentire indifesa quando avrebbe potuto schiacciarlo con un dito. Che potere si annidava in quel dannato Auror? Quale potere poteva piegare proprio lei…lei in quel modo?
Si risvegliò da quei pensieri quando fu tardi. Tristan le baciò leggero la spalla e il collo, come un battito d’ali, sfiorandola velocemente. Lo rifece, dopo averla guardata negli occhi e senza fretta le passò le mani sulla schiena…e quando lo fece Lucilla capì tardi i suoi intenti. Mckay strinse appena coi polpastrelli sulla sua pelle e gli occhi azzurri della mezzo demone si colmarono di dolore. Serrò i denti e lui se ne accorse.
Nel giro di un secondo ribaltò le posizioni, schiacciandola sotto di lui ma non fece caso alla sua smorfia sofferente.
Ora era seriamente infuriato e anche lei se ne accorse, preferì non vedere.
- Quanto cazzo aspettavi a dirmelo?- sibilò stringendole i polsi.
- Mi fai male.- disse lei a bassa voce.
- Quanto cazzo aspettavi a dirmelo?- ribatté ignorandola.
La Lancaster rimase ostinatamente in silenzio.
- Ti ho spiata in questi giorni. Credi che sia stupido Lucilla? So che quella pozione ti serve per rigenerarti, so anche che come mezzo demone puoi modificare l’epidermide a tuo piacimento ma quando comincio a vedere gocce di sangue nero per la mia camera…bhè, allora qualche domanda me la faccio e me le sono fatte anche ieri sera, spiando dalla porta quando ti vedo ridotta con la schiena, le spalle e le braccia a brandelli. Il resto era coperto…ma se adesso non mi dici che diavolo sta succedendo ti giuro che ti svesto e controllerò da solo. Potrai anche metterti a urlare ma ti giuro che strappo i vestiti e poi sistemerò la questione! Allora?-
Lucilla piegò sinistramente un angolo della bocca ma eliminò la possibilità di usare i suoi poteri per levarselo di dosso. Si arrese alla sua presa ma non accennò ad aprire bocca. Dovette farlo però quando Tristan le afferrò il lembo della maglietta nera attillata e cercò di sollevarla.
- Va bene! Va bene!- gridò quasi, rosa dalla rabbia e dall’umiliazione – Prima di finire nella dimensione senza tempo i seguaci di Voldemort mi hanno torturato e non sono ancora riuscita a guarire! Ti va bene così?-
Tristan aveva la linea della mascella indurita e continuava a fissarla negli occhi. Il solo pensiero delle condizioni in cui poteva essere stata lo fece stare male…così lentamente le lasciò il polso, per carezzarle la guancia.
Pensò che si scostasse ma invece rimase immobile.
Continuò a carezzarle il viso dolcemente, poi sospirò. – Girati…-
E stranamente lei lo fece, anche se non parve molto eccitata all’idea. Comunque si girò sotto di lui, appoggiando il volto al cuscino e quando l’Auror le sollevò la maglia represse un’imprecazione.
- Chi è stato?- sibilò.
- Che t’importa ormai…-
- Dimmi chi è stato!- tuonò Tristan e Lucilla sospirò ancora, chiudendo gli occhi.
- Erano in tanti…e sono passati cinque anni. Non me lo ricordo più…ho preferito dimenticare.-
- Da stasera ti curo io le ferite. Da sola non ce la puoi fare in breve tempo…-
- D’accordo.- sussurrò cercando di alzarsi – Adesso mi lasci per favore?-
Un po’ a malincuore Tristan si sedette da parte, lasciandola libera. Ce ne sarebbe stata di strada da fare…pensò.
Davvero parecchia…

Le carrozze tornarono a Hogwarts che era ormai sera fatta.
I ragazzi scesero in una marmaglia di schiamazzi, specialmente fra le ragazze che avevano intasato le sartorie per quel famoso ballo di primavera. Tutte chiacchieravano, tutte ciarlavano su chi sarebbe stata la più bella e da chi sarebbero state invitate. Discorsi che facevano stare male i rappresentanti del sesso maschile che si sentivano un pelo braccati. Da qualche anno quel ballo di primavera era diventato una sorta di massacro a chi era la più bella, la più magra e…
- La più cretina!- sibilò Hermione scuotendo il capo.
- Cosa?- allibì Calì – Ma dai ! Bisogna essere magre per stare bene in certi vestiti da sera!-
- Si ma è ridicolo dimagrire per un ragazzo che tanto poi si dimenticherà di te il giorno dopo.- ironizzò sarcastica.
- Parli perché sei già snella!- andò avanti la Patil – E poi hai deciso con chi andare? Ron o Harry?-
La Grifoncina stavolta cadde dalle nuvole. Non ci aveva pensato…e sinceramente neanche gliene importava perché tanto l’unica persona con cui avrebbe voluto ballare almeno una volta di certo non avrebbe mai neanche guardato nella sua direzione. Sorrise triste, pensando al vestito che aveva preso…
- E’ semplicemente ridicolo!- sbottò dietro di lei Ron, abbastanza nervoso – Guarda te se bisogna fare tante cerimonie per questo stupido ballo! Ogni anno è una serie infinita di prova vestiti e menate che non finiscono più.-
- Già, l’unica è una bella sbornia.- rise Harry e poi urlò verso il gruppo dei Serpeverde – Ehi Blaise, ce l’hai pronta la roba per la festa di sabato?-
- Tutto a posto, tranquillo!- rise Zabini.
- Ehi San Potter! I travestiti che volevi te li ho trovati!- aggiunse Malfoy ironico, sempre ad alta voce.
- Grazie, i tuoi amici del giro sono sempre i migliori!-
- E del tuo giro invece che mi dici eh?- andò avanti Malferret.
- Baciamelo Malfoy!-
- Volete finirla voi due?- sbraitò Tristan scendendo dalla carrozza – E che cazzo, vi si sente fino alla torre!-
- Se è per questo ti sento anche io Mckay.- sibilò la Mcgranitt comparendo al portone – Avanti, tutti dentro!-
Una volta in Sala Grande a cena, il casino aumentò a livelli indecenti. Fra stoffe, acconciature e accessori i maschi non ebbero vita facile. Naturalmente tutta la scuola si chiedeva con chi si sarebbero fatti vedere i due divi, ovvero Harry e Draco e se le matricole strisciavano ai piedi di Calì per sapere tutto di loro, quelle un po’ più grandi ogni tanto durante la cena azzardarono a chiedere direttamente agli interessati. Se il primo sorrideva, dicendo che ancora non ci aveva pensato, il biondo Serpeverde era di pessimo umore. A lui non fregava un emerito cazzo, era chiaro a tutti e specialmente a Blaise che doveva sorbirsi i suoi rimbrotti, ma Draco era di umore nero anche per altro…
E la cosa prese forma la mattina dopo, a lezione.
Come sempre stavano a potare e a raccogliere piante amene, nella sera n°5. Mentre quel bastardo di Blaise si divertiva come un matto a parlare con la prof. di fertilizzanti, Draco stava tagliando a pezzi la vegetazione con mano poco delicata.
Si accorse che Hermione lo guardava un po’ allarmata e fece finta di niente.
- Ti senti bene?- azzardò lei poco dopo.
- Da favola mezzosangue.- mugugnò serafico, mettendo la sua mannaia preferita sul tavolo.
- Forse è meglio che me la dai…- gli disse ancora lei ma il biondo la guardò bellicoso.
- Giù le mani da Daisy!- sibilò.
- Oddio…le hai dato anche un nome.- si schifò la Grifoncina – Tu non sei normale!-
- Sarai normale tu.- si seccò sedendosi e buttando tutte le foglie della pianta dentro al sacchetto. Si rimisero a trafficare per un altro po’ e la Sprite notò ancora che il gruppo pareva insolitamente tranquillo. Bastò poco però perché le due case ritrovassero il loro equilibrio di bestemmie e maledizioni, se ne accorse alla fine della lezione quando Dean Thomas e Tiger si attaccarono per chi doveva usare per primo il fertilizzante.
Insomma, il solito macello anche quando toccò la lezione di Pozioni. Piton parve insolitamente tranquillo. Dette loro la pozione da fare per quel giorno, rigorosamente una cosa innocua e poi si sbatté in cattedra a firmare i suoi registri.
Col settimo anno stavolta c’era anche il sesto, causa un'allergia che si era beccato Vitius.
Blaise, Harry, Hermione e Draco sfortunatamente si ritrovarono nello stesso tavolo ma grazie al cielo cane e gatto parvero stare tranquilli, ignorandosi anche se ogni tanto scappavano delle frecciate bestiali.
- Allora Herm? Com’è il tuo vestito?- celiò Zabini bollendo l’acqua.
- Se lo dici a lui e non a me non ti parlo più.- l’avvertì Harry trafficando per i fatti suoi.
- Ecco, non parlare più a nessuno che ci fai un favore.- se ne uscì il biondo ma Hermione ignorò i galletti, sorridendo.
- Diverso da quello dell’anno scorso.- disse solo, strizzando l’occhio a Blaise – Quest’anno vedremo delle cose davvero pittoresche temo. Quando ero dalla sarta ho visto quelle settimo con vestiti simili a meringhe. Credo di andare a sposarsi forse…mamma mia. Hai deciso chi accompagnare Blaise?-
- Calista Caige.- disse sorridente – Serpeverde sesto anno. A dire il vero è stata lei a invitarmi.-
- Ma non è la cacciatrice della squadra?- mugugnò Harry.
- Già, vedi di non mettermela incinta.- disse Malfoy col suo solito tono, mannaia a portata di mano – Mi serve.-
- E che sarà mai…non hai messo incinta tu nessuno in questi anni, non lo farò neanche io.- frecciò amabilmente il suo migliore amico e Draco quasi lo uccise con un’occhiata ma Hermione, fortuna sua, era girata a parlare con Lavanda, così non sentì.
- E tu Harry?-
- A dire il vero stavo pensando di chiederlo a Elettra.-
Hermione sollevò un sopracciglio, poi sorrise contenta.
- Sai che fareste una bella coppia? Insomma, è svitata ma è anche carina da morire.-
- Questo è vero.- ammise Blaise – La Baley è davvero bella, un po’ sulle nuvole ma bella.-
- E poi con lei starò tranquillo per una sera.- sorrise lo sfregiato a sua volta – Mi fa sempre divertire.-
- E’ una nuova moda quella portarsi a letto le cacciatrici adesso?- rognò il biondino.
- Che c’è, non te ne sei mai fatta una?- continuò Blaise, deciso a farlo sclerare.
- NO!- sbottò subito Malfoy, fissando la Granger di striscio. Da lì si rimise a lavorare come un pazzo con fialette e articoli vari dell'orrore ma il povero Principe di Serpeverde scoppiò del tutto quando accadde il patatrac.
Stavano seduti a veder bollire il loro intruglio quando quelli del sesto si presero una pausa e in meno di un attimo Lucas West e Marcus Chilton arrivarono da Potter a menarla con la partita del giorno dopo.
Draco intanto pensava a come sistemare Dalton, nel caso fosse venuto a chiedere alla ormai SUA mezzosangue di andare al ballo con lui che non si accorse che il pericolo arrivava dal basso.
Hermione stava sfogliando un libro nell’attesa quando Lucas, il bel portiere di Harry, le andò vicino.
- Hermione…scusa, hai un minuto?-
La Grifoncina chiuse il libro, sorridendogli – Certo, dimmi pure.-
- Ecco io…- Lucas si passò nervosamente una mano fra i capelli castani, mentre gli occhi chiari erano in tensione – Ecco…cioè io…- Hermione lo guardò stupita, invitandolo a continuare.
- Bhè, Harry mi ha detto che non andrai al ballo con lui.-
Draco rizzò immediatamente le orecchie. Cazzo…
- Si, Harry ci va con Elettra.-
- E ho chiesto a Weasley anche…-
- Oh, Ron non m’invita mai. Sarebbe uno spreco secondo lui.- scherzò ridendo.
- Già…bhè, visto che non vai con loro…a parte i centomila che ti avranno invitata hai deciso con chi andare? Perché volevo chiederti…di venire con me.-
Merda…merda, merda! Draco cominciò a serrare la mano sulla mannaia nascosta in tasca, senza accorgersene.
Chissà perché Potter non pensava ai fatti suoi!
- Venire al ballo con te?- chiese Hermione, stranita. Ci pensò poco, sorrise ancora e annuì - Si, sarebbe un piacere.- disse cortese e Draco sentì il classico ringhio a fondo gola che però non poteva esprimere.
- Davvero? Fantastico!- esultò il bel portiere – Harry mi ha suggerito di chiedertelo, ha avuto ragione!-
- Già, non si fa mai gli affari suoi..- sentenziò la Grifoncina verso lo sfregiato, dall’altra parte del tavolo.
- Proprio vero…- sibilò invece Malferret, incenerendolo con un’occhiata – Potter non si fa mai i cazzi suoi!- e da lì cominciò a far tanto di quel baccano con provette, contenitori e mannaia che anche Lucas iniziò a chiedersi se Malfoy stesse bene. Se lo chiesero un po’ tutti, specialmente quando lui e Harry attaccarono briga, tirandosi contagocce e imprecandosi dietro silenziosamente, visto l’occhio vigile di Piton.
Una volta fuori dall’aula però Draco mollò la tracolla a terra, furibondo.
- Lo sai che potrebbe essere un maniaco?- se ne uscì quando Hermione gli chiese ancora cos’avesse.
- Un maniaco?- chiese allibita – Ma se è così dolce…-
- Dolce come Dalton!- continuò fuori di testa, levandosi anche il maglione per il caldo e spettinandosi tutto – Insomma mezzosangue, usa un po’ la testa quando esci con un uomo!-
- Questo consiglio arriva tardi.- frecciò sarcastica.
- Io sono io!- disse, punto sul vivo – Io so come sei e tu sai come sono io.-
- Motivo in più per darmi dell’incosciente.- ridisse, sorridendo ironica – Comunque che ti prende? Non potrà mica saltarmi addosso in mezzo a tutta la sala no?-
- Potevi anche dirgli di no!-
- Bhè…è un ballo, ci vanno tutti.- disse un po’ imbarazzata – Insomma, perché sei arrabbiato adesso? Malferret sembri geloso, datti una calmata.-
- Io non sono…- stava per finire ma serrò le mascelle, furente.
Hermione sorrise e stavolta quasi triste.
- Altri me l’hanno chiesto ma non mi vanno. Lucas invece lo conosco ed è un bravo ragazzo. In fondo anche tu avrai una ragazza che ti accompagna no?- sussurrò, a voce più bassa – Sbaglio?-
- No, non sbagli.- ammise.
- …Bene,- continuò la Grifoncina – non potevo fare altro.-
Fece per andarsene, quando lui la fermò. Le posò la mano sulla spalla, facendola voltare.
- Vado agli allenamenti adesso.- disse roco – Finisco per le quattro. Tu vai al solito posto?-
Col cuore in gola, lei annuì.
- Ok…- Draco si mise la sacca in spalla – Ci vediamo…dopo. Ciao.-

Alle quattro Hermione stava in biblioteca, girando fra gli scaffali come una tigre in gabbia.
Non era riuscita a concentrarsi su niente, a fare un compito. Insomma, aveva buttato la giornata.
Si risedette per l’ennesima volta, pensando che tanto Malfoy doveva essersi dimenticato. In fondo…cosa si era ripromessa? Di non aspettarsi più niente da lui. Erano stati a letto, probabilmente non gl’importava più niente ormai.
Stava raccogliendo tutta la sua roba, col cuore a pezzi, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Un piccolo uccellino di carta volò magicamente fino a lei. Lo prese fra le dita, si guardò attorno circospetta, poi lo aprì con le mani che fremevano. Draco l’aspettava alla Torre di Astronomia.
Sospirò, chiudendo gli occhi. Fino a dove voleva spingersi?
Se lo chiese anche quando salì le scale, anche quando varcò la soglia e la porta le si richiuse alle spalle.
Si girò appena in tempo per ritrovarsi fra le braccia di Malfoy che da troppo tempo aspettava di averla ancora per sé.
Finirono contro il muro, a baciarsi selvaggiamente dopo che una settimana prima avevano entrambi scoperto un paradiso. O almeno il luogo che raggiungevano solo insieme, quando facevano l’amore.
La lingua di Draco s’intrufolò nella sua bocca vorace. Un bacio che spezzò le energie di entrambi e ne creò di nuove.
La spinse poco dopo contro un tavolino, rapidamente gli levò la camicia e affondò la bocca nella sua spalla in via di guarigione. Lo strinse forte mentre Draco le lambiva la pelle del collo, dietro l’orecchio, le punte indurite dei seni attraverso la stoffa morbida del reggiseno e represse un grido, il suo nome, quando entrò in lei con forza senza poter più aspettare, sollevandole la gonna.
E fu di nuovo la stessa magia. La stessa profonda, torbida e sorprendente magia.
Quasi non credeva a quello che sapeva fare, quando stava con lei.
Cioè…niente che non avesse già fatto ma…nel contempo era come se tutto fosse nuovo.
Quando si riprese l’aiutò a scendere dal tavolino e si adagiò a terra con lei, continuando a tenerla stretta.
Abbracciarla dopo l’orgasmo era un modo per sentirla vicino…perché ogni tanto aveva come l’impressione di perderla. Poi la ritrovava…ma ogni tanto credeva di perderla.
Sentirla respirare lo calmava, sentirla gemere lo faceva sentire vivo…
Si sentì baciare la fronte, le gote e a Draco sfuggì qualche verso pigro che la fece sorridere un poco.
Maledetto gatto dagli occhi argentati…
Decisamente entrambi avevano trovato un pezzo di paradiso…e fino a quando sarebbe durato, per tacito accordo, entrambi avrebbero fatto in modo di tenerlo in vita.
E desiderosi di ritornarci, ricominciarono a rotolarsi, ridendo gioiosi del desiderio dell’altro.

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18° ***




- Ma come puoi dirlo…- si lagnò Hermione raccogliendo i libri con aria disgustata.
- Oh, è la verità! A livello di suono sono i migliori!- se ne uscì Harry convinto.
- Certo, i Red Hot Chili Peppers secondo te sono i migliori…del pop forse.-
- Del pop????- Potter sgranò gli occhi verdi, sdegnato – Sempre meglio degli Offspring!-
- Che hai da dire contro gli Offspring!?- saltò su la Granger mettendosi la borsa in spalla – A livello acustico sono tutta un’altra cosa ma non puoi venirmi a dire che i Red Hot sono i re del rock, fammi il piacere. Come mettere i Pistols e gli Slayers sullo stesso piano.-
Era venerdì pomeriggio a Hogwarts, il sacro venerdì pomeriggio e gli studenti del settimo anno uscirono dall’aula di Vitius, continuando a battibeccare di musica quando si fermarono insieme a tutti gli altri davanti alla bacheca.
C’era un casino bestiale e i due non capirono che stesse succedendo.
Harry cercò di vedere qualcosa ma c’erano così tante teste che era impossibile leggere una lettera.
- Oh, ragazzi!-
I due si voltarono e videro il loro gruppo poco lontano. Lo raggiunsero e già solo vedendo Blaise sbellicarsi capirono che il comitato studentesco, anche chiamato il Gruppo degli Appestati, ne aveva combinata un’altra.
- Che ha fatto Kristine questa volta?- chiese la Grifoncina, stordita dal chiasso.
- L’ennesima cazzata.- sibilò Draco Malfoy, appoggiato a una colonna poco più in là.
- Cioè?-
Kristine Mayers era una dei Capo Scuola di Tassorosso e anche il vice capo del comitato studentesco, associazione che da sette anni il terzetto di Grifondoro evitava come la peste: per Harry infatti quelli erano solo un branco di ritardati pettegoli e Ron aveva dovuto ricredersi su di loro dopo una penosa serata con la Mayers a parlare di saponette per i bagni.
Comunque questa volta ne avevano inventata un’altra.
- Asta del vestito migliore. I ragazzi potranno fare delle offerte e prenotarsi la ragazza per un quarto d’ora. Alla fine della serata lei dovrà consegnare il vestito.- celiò Blaise con la mano sulla bocca.
Ci fu un attimo di sconforto in cui Harry credette di essere finito in un universo parallelo e Draco, a modo suo, era anche partecipe a quell’esasperazione generale se non fosse stato troppo impegnato a guardare le gambe di Hermione che da parte sua si stava incazzando parecchio. Ci mancava solo regalare il suo vestito al primo venuto dopo che l’aveva pagato un occhio di drago!
- Stronzate…- borbottò Ron guardando verso il picchetto d’iscrizione – Eppure dovreste vedere quanti nomi. Ci sono passato davanti e ho visto una lista di sette pagine!-
- Hogwarts è frequentato da deficienti.- ringhiò Nott poco più in là – Che cazzo me ne farei di un vestito da donna?-
- Già, ci programmassero la scopata sarebbe meglio.- ironizzò a bassa voce Finnigan, prendendosi un calcio dalla Grifoncina che però sbiancò quando il destino le fece capire che razza di dementi di amiche frequentava.
Calì e Lavanda le arrivarono addosso in quel momento, tutte sorridenti.
- Oddio…- pensò senza accorgersene.
- Hermy…- cinguettò Calì con un sorriso dall’orecchio all’altro – Sai, noi ci siamo iscritte.-
- Buon per voi.- disse fra i denti, sentendo puzza di bruciato.
- Si ma sai…per non stare sole…- incominciò Lavanda, - abbiamo iscritto anche te!-
Blaise ed Harry che le stavano dietro fecero in tempo a tenerla su con una piccola spintarella, esattamente quando Malfoy cominciò a sentirsi male. Lui sfortunatamente aveva dietro solo Dean che lo lasciò andare per terra senza fare una piega. Nel minuti che seguirono più che altro dovettero stare attenti che la Granger non uccidesse a suon di Schiantesimi la Patil e la Brown e all’ora di Raimond aveva ancora un diavolo per capello, specialmente perché la mezz’ora passata con la Mayers a chiederle di toglierla dalla lista era stato inutile.
- Cazzo ma allungale dei soldi.- borbottò Draco trafficando con la radio d’epoca che Raimond aveva dato loro come esercizio – Già ci vai con quel porco, adesso devi pure mollare il vestito al primo che capita…-
- Non mi sembra il caso di distribuire bustarelle adesso.-
- Quella potrebbe fare il magnaccia, dammi retta!- borbottò Ron alle loro spalle, facendo un disastro dietro l’altro col volume – Comunque ci mettiamo d’accordo e ti compriamo noi.-
- Dipende!- frecciò Zabini divertito – Herm, se ti compro io t’arrabbi?-
- E se comprassi un fucile e ti sparassi in mezzo agli occhi ti arrabbieresti?- replicò Draco velenoso.
- Oh, insomma vedremo di arrangiarci.- l’assicurò Potter tranquillo – Non so quanto mi verrai a costare ma domani sera non ti lascio nelle mani di nessuno, tranquilla.-
- Sarà meglio perché dopo tutti i favori che ti ho fatto puoi almeno salvare me e il mio vestito!-
- Oh, dai…- la blandì Lavanda – Herm sarà divertente!-
- Si, una favola!- ironizzò la Granger – Stare sul palco in vendita come un uovo di pasqua!-
E per il resto della mattinata continuò ad essere di pessimo umore, sia con i compagni Grifondoro che con i Serpeverde che se la ghignavano. Maltrattò perfino Mirtilla quando lei e Draco andarono in bagno a fare la pozione.
Dopo che il fantasma si fu tuffato nella tazza come suo solito, Malfoy azzardò a sedersi accanto a lei.
La sue espressione incazzosa lo fece desistere dal parlare, così tirò fuori il pacchetto di sigarette.
Se ne accese una…poi la guardò e le passò quella già accesa.
La Granger l’osservò per un secondo, pronta con le sue tiritere sulla salute ma poi la prese senza fare storie.
Dette un paio di tiri, fissando stizzita la loro pozione bollire nel pentolone…e dopo un attimo abbassò il capo, sospirando. – E’ chiedere troppo passare una serata tranquilla…a divertirsi?-
- In questo posto direi di si.- le disse, ciccando a terra.
- Io volevo solo ballare un po’…- ammise, malinconica.
- West sa ballare?- frecciò sarcastico.
- Si, credo di si…- Hermione si girò a guardarlo – E tu sai ballare?-
Il biondo si lasciò scappare un gemito divertito – Ci mancherebbe altro.-
- E la tua ragazza sa farlo?-
- Non è la mia ragazza.-
- Chi è che ti accompagna?-
- Potter e Blaise hanno dato il via alla tradizione della cacciatrice. La Caige l’ha chiesto a Blaise una settimana fa, così tre giorni fa agli allenamenti me l’ha chiesto anche la Adamason.-
- E’ del quinto anno? Quella coi capelli neri mossi?-
- Si, quella.-
Hermione tacque, tornando a fissare il vuoto. Fece per portarsi di nuovo alla bocca la sigaretta ma Draco le bloccò la mano a mezz’aria, poi si piegò su di lei, sfiorandole velocemente le labbra. Bastò quel leggero contatto per mandare all’aria l’intero pomeriggio per l’ennesima volta. La pozione bollì troppo e divenne una zuppa pastosa inutile mentre quei due trascorsero le ore a baciarsi, seduti a terra, occhi negli occhi.
Si accorsero di aver perso la lezione di babbanologia ma nessuno dei due se ne dispiacque eccessivamente.
Per Draco sentire Hermione fare quasi le fusa bastava. Più baciava quelle meravigliose labbra, poi ne voleva e se ne accorgeva quando sentiva prepotente il desiderio di toccarla.
Poteva dire di conoscere la sua pelle serica e liscia, la curva del seno, dei fianchi…
Le mise la mano dietro alla nuca, giocando con la sua lingua come in una lotta al più testardo.
A un certo punto Hermione però si staccò.
- Che c’è?- bofonchiò pigro, cercando di riacciuffarla ma lei lo tenne un attimo a distanza, ridacchiando. Si levò la catena con la Giratempo dal collo ma Draco vide un’altra cosa appesa. Il suo anello d’argento col serpente attorcigliato.
- Ce l’avevi tu?- allibì – Credevo di averlo perso.-
- L’ho trovato sul tappeto. Perché te lo eri tolto?-
Malfoy si strinse nelle spalle, fissando quell’anello d’argento…gliel’aveva regalato sua madre.
- Se ti piace tienitelo.- le disse indifferente.
Hermione un sopracciglio – Cosa? Perché non lo vuoi più? E’ così bello…-
- Te lo regalo.- ridisse – Io non lo voglio.-
La Grifoncina stavolta rimase in silenzio. Scrutò appena il profilo un po’ indurito del biondino, così decise di lasciar perdere e si rimise la catena dentro la camicia sbottonata. In fondo le piaceva avere qualcosa di lui.
All’ora di cena decisero che potevano anche separarsi per prendere aria.
Hermione si rinfilò la maglioncino sotto al mantello mentre Malferret osservava scuotendo il capo quella benedetta pozione. La gettò via mentre Mirtilla tornava a piagnucolare, spaccando i timpani a entrambi.
Dirigendosi insieme alla Sala Grande capirono però che c’era un problema.
Dovevano imparare a gestire meglio il loro tempo…o a coppia non sarebbero più andati avanti molto, specialmente a compiti e ricerche. Era un bel casino!
Si accorsero tardi che stavano entrando affiancati ma anche lì il macello era già fatto.
Qualcuno dei primi banchi li fissò stranito, matricole specialmente, ma Draco fece presto a farli tornare a mangiare. Semplice occhiata al veleno e tutti i nanerottoli tornarono a farsi i fatti loro…
Si diressero alle loro tavolate e la cena fu piuttosto tranquilla…
La classica quiete prima della tempesta…
Stavano a finirsi il dolce quando un leggero colpo del cucchiaio da parte della Mcgranitt sul calice richiamò l’attenzione di tutti. A quante pare voleva dire qualcosa…almeno, non la prof ma quella deficiente di Kristine Mayers.
Mezza scuola trattenne dal lanciarle addosso oggetti contundenti ma la sua vocetta odiosa era rimasta uguale da quando aveva solo undici anni. Mise piede davanti al tavolo dei professori con alcuni appunti in mano.
- Salve a tutti studenti e compagni!- cinguettò, assordando qualcuno. Mosse i lunghi capelli rossicci e la sua faccia un tonda parve una luna piena sotto la luce delle finestre – Come sapete sono Capo Scuola della casa Tassorosso e vice presidente del comitato studentesco. Vista l’incapacità attuale di Robert Carlton di adempiere ai suoi doveri, mi ha nominata sua portavoce. Come sapete domani c’è la festa di primavera e sotto richiesta del consiglio è stata organizzata l’asta dei vestiti migliori. Come sapete avrete a disposizione con la ragazza in questione un quarto d’ora per un ballo lento ma è stata portata alla mia attenzione un’altra richiesta.-
Dal fondo della sala qualcuno di Corvonero, disse, neanche tanto a voce bassa, che probabilmente le avevano chiesto di andare a schiantarsi contro il pPlatano Picchiatore ma Kristine si limitò ad arrossire, furibonda. Fece finta di nulla, anche delle risate che partivano da Serpeverde, così continuò.
- Visto che mi è stato fatto notare che alcune delle partecipanti…sarebbero…come dire, subissate di richieste all’asta, oggi pomeriggio in via del tutto speciale è stato fatto un sondaggio e tre ragazze sono state messe al podio. La prima classificata ha messo in palio un suo bacio.-
- Ma chi è quest’idiota?- sibilò Hermione cominciando ad averne basta.
- Di certo una demente.- rognò Harry al suo fianco – Farsi baciare in cambio di pochi soldi…-
Kristine infatti stava dicendo che era per una buona causa. Il bacio sarebbe stato pagato dai concorrenti dell’asta a favore degli elfi domestici. In effetti la causa non era malvagia ma…
- Comunque al podio ci sono tre ragazze!- continuò la Mayers sempre più sclerata – Il consiglio mi ha chiesto di rendere pubblico il trio, per dare in modo a voi di fare le vostre offerte.-
- Sta cominciando a crescermi la barba…- sibilò Blaise seccato.
- Quella si che potrebbe venire uccisa…- frecciò Nott – Ehi Lavinia, fallo a lei il maleficio.-
- Finiscila Theodor, non fa ridere!- sbottò la Leptis seduta davanti a lui.
- Dunque! Terza classificata….Corvonero, settimo anno…-
Improvvisamente chissà perché il tavolo di Salazar cominciò a tremare…Corvonero…i classici raccomandati!
- Miria Meredit!-
E infatti. Quella cretina della ex di Dalton saltò sulla panca, improvvisando quasi uno strip.
- Mioddiooo…- si schifò Draco, lasciandosi andare con la testa sul tavolo.
- Seconda classificata… Grifondoro, quarto anno… Elettra Baley!-
La povera biondina si stava bevendo il suo caffè corretto e sputò tutto fuori. Ginny dovette darle un paio di pacche sulle spalle mentre tutta la tavola la fissava sconvolta. Ma la più sconvolta fu la cacciatrice che non si era mai sognata d’iscriversi! Le furono fatti un sacco di applausi e anche Harry, che si era unito contento per abbracciarla, fu stupitissimo nel vederla arrossire! Elettra che arrossiva? Proprio lei?
Ma al primo posto…salì un vulcano in eruzione.
- Bene,- Kristine pareva eccitatissima – abbiamo la prima classificata. La ragazza per cui tutti pagherebbero per avere un suo bacio. È stata così gentile da offrirsi per la gara dell’abito ma noi abbiamo pensato di "sfruttare" la sua preziosa presenza solo per l’asta. Hogwarts, settimo anno…Grifondoro!-
E a quella frase qualcuno, sinceramente, cominciò davvero a sentirsi male…
- HERMIONE GRANGER!-
Panico.
La Grifoncina fu assaltata da urla, ovazioni e applausi mentre il sangue probabilmente le defluiva dal viso. Ma lei non aveva mai accettato di fare una cosa simile! E lo strillò in faccia a quella deficiente della Mayers in mezzo al corridoio quando la cena fu finita, ma quella fece orecchie da mercante, sbattendole sotto il naso le regole della gara dell’abito.
C’era scritto… "Si concede la propria presenza per qualsiasi altra iniziativa" in minuscolo e quasi invisibile a fondo pagina. Prima che Hermione la facesse del tutto a pezzettini, Harry e Blaise la portarono via. Fu Ron a pregare Kristine, su cui aveva un certo ascendente, fino alle undici ma non riuscì a convincerla. Fu irremovibile.
Stavano in giardino a far fumare qualcosa di Zabini a Hermione, tanto per calmarla, quando arrivò anche Draco.
Aveva un diavolo per capello, si notava benissimo.
Fissò Lucas che stava con loro con palese astio e pure Potter si prese le sue ma Harry lo ignorò, sapendo fin troppo bene che ora l’orgoglio di Malfoy si stava riprendendo da una batosta.
- Insomma, possibile che non si possa fare una sega?- abbaiò Seamus – Certo che voi due siete davvero sceme!- disse alla Brown e a Calì – Come si fa a iscrivere Hermione a cose del genere mi piacerebbe saperlo!-
- Senti, l’hanno scelta i ragazzi, mica io!- disse Lavanda arrabbiata – E poi è per una buona causa!-
Accanto alla Granger c’era seduta anche Elettra. Di pessimo umore anche la biondina, ringhiava sommessamente vendetta per le sue stesse stupide compagne che l’avevano fregata.
- Voglio vendetta.- soffiò Hermione quando le levarono dagli artigli il narghilè.
- Facciamo una bella retata alla Mayers.- propose Harry.
- Si, così ci espellono tutti!- borbottò Ron.
- Ma proprio voi parlate?- Malferret ora fissava il trio con aria sarcastica – Voi tre che sapete scappare da qua anche con Silente che vi spia con la palla di vetro? Avanti, non ditemi che non sapreste ideare qualcosa!-
- Non è quello..- disse Harry dando un tiro a una sigaretta. In effetti era un bel problema…però, cazzo se faceva ridere!
E quando attaccò lui, gli altri gli andarono dietro. Prima furono solo risatina a fondo gola, poi furono vere e proprie ghignate da osteria. Perfino Tristan che passava di lì per andare a fare la ronda attaccò a ghignare sguaiatamente, tanto che la Grifoncina lo mandò a quel paese ma quando anche Draco nascose la faccia per ridere almeno un pochino, non resistette più. Li piantò tutti in asso e se ne andò imbestialita, seguita da Elettra.
Peccato che quei dementi continuassero a ridere, da perfetti bastardi…
E il giorno dopo ancora si sentiva qualche singulto.

A sera fatta tutta Hogwarts era una festa di colori. La Sprite aveva dato il suo tocco personale con numerosissime ghirlande di fiori e i fantasmi parevano di ottimo umore. Tranne Pix che continuava a importunare tutti.
Silente e la Mcgranitt furono i primi ad arrivare nella grande sala addobbata dal comitato degli studenti dove Kristine stava correndo da una parte all’altra, vestita davvero come una meringa verdognola, insieme a tutta la sua truppa.
Poco a poco la grandissima sala iniziò a riempirsi.
- Festa riuscita direi.- bofonchiò Raimond arrivando a controllare.
- Si, se Potter non inizia coi suoi scherzi…- sibilò Piton arrivando alle sue spalle.
- Oh, non temere Severus.- rise Silente – Sono sicuro che questa sera il signor Potter abbia altro a cui pensare.-
Nello stesso istante arrivò anche Tristan e la sua espressione non era delle migliori. Arrivò solo, quindi la Mcgranitt ne dedusse che non fosse riuscito a staccare Lucilla dalla sua stanza.
- Quella ragazza dovrebbe prendere un po’ d’aria.- disse, rivolta al preside.
- Oh, Lucilla sa quello che fa...- la blandì il vecchio – e sono sicuro che ci stupirà anche stasera.-
La festa entrò nel vivo verso le nove. Corvonero e Tassorosso erano arrivati da poco quando anche Serpeverde si fece vedere con la sua solita supponenza, come se la casa facesse un favore a tutti farsi vedere.
Blaise e Calista facevano una gran bella coppia, esattamente come Sarah Adamason, abbigliata in un provocante vestitino color vinaccia, abbracciata a Draco Malfoy che si era presentato solo per un motivo.
Spaccare la faccia a chi avrebbe provato a baciare la Granger. E se ne sbatteva le palle se quello non rientrava nella scommessa o nel loro incasina rapporto. Lei era sua per il momento, punto.
Finché andava a letto con lui non doveva andarci con nessun altro.
Neanche un bacio. Niente.
Si svaccò subito sul suo divano personale e vide arrivare i primi da Grifondoro.
E quando San Potter fece il suo ingresso a braccetto con una bellezza bionda dovette ammettere la verità.
Elettra Baley quella sera era davvero una favola.
Anche se aveva quattordici anni soltanto era incantevole. Coi capelli biondo grano per una volta lasciati sciolti sulle spalle, un vestito senza spalline sui toni dell’azzurro come i suoi occhi e un sorriso un po’ timido sulla bocca a cuore.
- Sti’ cazzi…- fischiò Nott – Figa la cacciatrice di Potter!-
- E’ minorenne.- sibilò Draco ingollando un bicchiere di analcolico alla frutta che lo schifò oltre ogni dire.
- E allora? Fosse in palio il suo di bacio ci penserei…-
Ma Theodor tacque all’improvvisamente e Draco seguì il suo sguardo in linea d’aria, per morire a sua volta…sul corpo che desiderava ogni secondo di più, fasciato in un abito dorato dalla scollatura a larga, lungo fino ai piedi.
Hermione Granger entrò nella sala sotto l’applauso di tutti, accompagnata da un ammiratissimo Lucas West.
Perfino Blaise per una volta si mise a sbavare e questo la diceva tutta…
- Vacca miseria…- sussurrò Zabini, dando una pacca sulla spalla del biondo – Chiudi la bocca, sembri un pesce.-
Malfoy lo mandò al diavolo, riattaccandosi subito agli analcolici peccato che non servisse a niente.
Non faceva altro che vederla ballare, ridere con tutti e seguiva la linea della catena della Giratempo nella sua scollatura, immaginandoci dentro anche il suo anello. Ormai era al limite della pazienza.
Si fece così stordire dalle chiacchiere delle sue cacciatrici e del suo portiere.
Intanto Harry ridacchiava in compagnia di Ron e company, tenendosi ben stretta Elettra che aveva ripreso il suo consueto buon umore. Era carina da mangiarsela e quando ballava poi era leggerissima.
Com’era fatta per volare e stare sulla scopa, era bravissima anche a ballare le danze più difficili.
- Dì ma chi ti ha insegnato?- le chiese, riprendendo fiato quando raggiunsero il gruppo.
La biondina, un po’ rossa per lo sforzo, sorrise a alzò le spalle.
- Mia sorella maggiore Isabella. Lei ha dodici anni più di me.-
- Ma va? Hai una sorella maggiore?- celiò Ron – Non lo sapevo…e vivi con lei?-
- Si, da quando mia madre è morta tre anni fa, papà si è risposato e la sua nuova moglie non ci vuole a casa.-
Era strabiliante come fosse tranquilla, pensò il bambino sopravvissuto. Era una cosa incredibile: era sempre allegra, sembrava sempre felice. La ricondusse a ballare ma ogni tanto insieme buttavano un’occhiata a Hermione e Lucas.
- Com’è nervoso…- disse Elettra, appoggiata alla spalla di Harry.
- Si, in effetti pare che lei lo metta in imbarazzo.-
- No, dev’essere la faccenda del bacio a innervosirlo.-
Un altro nervoso come un cane affamato era Tristan che vagava come un tigre in gabbia.
- Ma che hai?- gli chiese Draco, fermandolo mentre girovagava.
- Sono girato male.-
- Quello si vede Mc. Perché?-
- E Lucilla?- chiese Blaise angelicamente – Volevo tanto vederla in vestito da sera!-
Domanda sbagliata. Il loro prof emise un ringhio corposo, cominciando a maledire tutto e tutti. Si svaccò accanto a Malferret e cominciò a imprecare dietro al mondo e a quella testarda di mezzo demone che piuttosto che accompagnarlo e smetterla di fare l’asociale si era Smaterializzata e piantato in asso nel bel mezzo di una discussione vivacissima.
Era di marmo, inutile parlare con lei.
Rimase a bollire coi suoi Serpeverde fino a quando non batterono le dieci e mezza.
Fu allora che Silente, andato fuori a prendersi una boccata d’aria e a fumarsi la pipa in santa pace, vide qualcosa che non si vedeva tutti i giorni. Ancora prima venne attirato da un leggero ticchettio e rimase basito, di fronte a quella visione. Poi sorrise, facendo un galante inchino.
- Lucilla, mia cara…che intenzioni hai verso questo povero vecchio?-
La Lancaster si lasciò sfuggire un ghigno leggero, abbassando il capo in saluto.
Si sentiva ridicola ma in fondo…perché non accontentare qualcuno e poi farlo tacere per sempre?
Si avvicinò a Silente, frusciando nell’abito bianco che nessuno aveva mai visto. Di seta, con un profondo scollo in mezzo al seno, le si allacciava al collo. I capelli sciolti, gli occhi appena truccati.
Silente si fece prendere sotto braccio, conducendola verso la sala.
- Allora, cosa ti ha fatto cambiare idea?-
- L’idea che Mckay possa tenermi il muso per un mese, ecco cosa.- rispose – E poi stasera dobbiamo partire per Lancaster Manor. Non ho voglia di passare le vacanze a litigare con lui. Meglio dargli un contentino.-
Quando varcarono la soglia ci fu un attimo di sbalordimento generale. Si può dire che per un attimo, ed Hermione avrebbe baciato Lucilla in fronte, la faccenda dell’asta fu dimenticata perché tutti, maschi e femmine, erano rimasti a guardare a occhi sgranati la bellezza della mezzo demone.
Inutile dire quando la parte maschile rimase a guardarla. Una vita intera.
Tristan e Draco in particolar modo. Mckay poi sembrava non avesse mai visto una bella donna in vita sua.
Assetato nel deserto. Era l’espressione giusta.
Si mise in piedi, spinto da Blaise e Malfoy, così tornò verso il tavolo dei professori dove si era diretta anche la Lancaster mentre la festa a stento andò avanti.
Harry andò a servirsi da bere e colse l’occasione per dare meglio un’occhiata a Lucilla. Ok, aveva sette anni più di loro ma ne dimostrava venti e poi…cazzo, non la si poteva mettere a confronto con una strega normale.
- Che fai, sbavi Sfregiato?- sibilò Draco apparendogli a fianco.
- Già, anche tu vedo Malferret.- frecciò il moretto, fissandolo di striscio.
Il biondo tacque, mettendosi al suo fianco per osservare in platea a sua volta.
Diavolo…d’ammazzarsi di sesso con una così.
- Secondo te a letto è pericolosa?-
Harry strabuzzò gli occhi – Ma no, almeno…non credo!- tornò a guardarla, annegando nei suoi occhi azzurri.
- Sarà meglio che vada.- borbottò il bambino sopravvissuto – Ci si vede dopo.-
- Contaci Potter.- replicò Draco andando per la sua strada, ovvero a ballare con Sarah che gli stava tenendo il muso perché aveva respinto le sue avance. Che andasse al diavolo, bella situazione in cui ficcarsi! Se faceva casini con la sua cacciatrice anche la squadra sarebbe andata in malora…
E in malora ci stava andando anche il buon senso di Tristan che se ne stava a distanza, sbavava, la spogliava con gli occhi e volendo anche con le mani, se avesse potuto, e beveva per dimenticare.
Chiederle di ballare era fuori discussione. Lo avrebbe ucciso all’istante.
Chiederle di bere anche. Avrebbe pensato che voleva farla ubriacare per poi portarsela a letto.
In effetti non c’era essere al mondo più difficile e sospettoso di Lucilla Lancaster ma ebbe una bella sorpresa quando la vide almeno concedere un ballo a Silente. Aggraziatissima, volteggiò col preside stupendolo non poco.
Non sapeva perché ma credeva che non sapesse ballare…
Tornati al tavolo dei prof, i vecchiardi si misero a parlare della festa riuscita mentre Piton e Lucilla parvero avere qualcosa da confabulare fra loro per qualche minuto, visto che non si staccarono manco per prendere fiato.
Quando smisero di bisbigliare Lucilla si alzò dalla poltrona e si diresse verso l’antro dei Serpeverde. La vide appoggiarsi al divano di Draco e richiamare la sua attenzione. Pareva che il biondino l’avesse presa come un angelo dal cielo. Li seguì per un poco, vedendoli sparire dietro una colonna.
- Hai capito tutto?-
Malfoy annuì – Si, ho tutto pronto, non ti preoccupare.-
- Se i tuoi chiedono dì che sei da Zabini. Mandiamo a casa con lui il sosia di argilla ed è fatta.-
- E Tristan?-
- Ci raggiunge domani sera. Finita la festa passo a prenderti.-
- Ok, grazie.- Draco fece un piccolo sforzo a dirlo, ma poi si sentì meglio. Riuscirono fuori dal nascondiglio e le chiese di restare un po’ fra ex Serpeverde, specialmente perché Blaise era interessatissimo a quella faccenda. Rapidamente gli spiegarono le ultime cose, poi Lucilla si svaccò tranquilla, facendosi comparire il suo bel calice fra le mani.
Inutile dire che Malferret, curioso come un gatto, dopo un attimo di disgusto…dovette ammettere che avrebbe assaggiato. – Ma …è sangue umano?-
- Figurati, non mi farebbe stare meglio.-
- E allora che sangue è?- richiese, osservando quel liquido rosso e denso.
- Meglio che tu non lo sappia.- rise, osservando gli altri ballare e sentendo la presenza di Tristan che si avvicinava anche a metri di distanza. Le si piantò davanti, a braccia incrociate.
- Così non volevi venire eh?- sbuffò.
- Fra ballare mezza nuda per qualche ora e te che mi tieni il muso per mese preferisco ballare.- replicò ironica, portandosi il calice alla labbra – Ti diverti Mc?-
- Abbastanza. Ti ho visto dondolare con Silente.-
- Dondolare?- borbottò Draco seduto accanto alla mezzo demone – Questa mi mancava.-
- Ehi, Malfoy….fammi il favore, vai a farti un giro all’asta che è meglio.-
- Io non mi compro la compagnia, prof.- chiarì il biondino – A me basta schioccare le dita!-
Blaise dietro di loro fece una lunga ghignata – S’è visto da settembre ad adesso come ti basta schioccare le dita! Ma Mc forse non lo sa… lui ed Hermione hanno scommesso…non si sa bene cosa, ma alla fine di giugno chi cede per primo deve andare sul palco, al ballo di fine anno, e sputtanarsi da solo.-
Tristan sbatté gli occhioni, scuotendo il capo – Le donne vanno trattate bene, Draco.-
- Ha parlato.- sibilò Lucilla, fissandolo di striscio – Il Flagello… colui che tutte si sbatteva…-
- Tutte tranne una.- replicò l’Auror velenoso, peccato che la mora l’avesse mandato al diavolo con un’occhiataccia.
- Eccola che arriva…- avvisò Nott, battendo una mano sulla spalla a Malferret – Gente, la Mayers!-
Tutta la scuola ebbe modo di mugugnare quando Kristine salì a parlare dal pulpito del preside, come una gigantesca meringa verde. Cominciò a rincoglionire tutti, tanto che dopo una tirata di mezz’ora qualcuno riuscì a buttarla giù dalla postazione e fu Susan Bones a far partire l’asta. Vennero messe in palio un fracco di matricole, alcune amiche di Ginny che facevano il sesto anno, ragazzine in vestiti sconcissimi, altre vestite da suore e anche qualche gay…
Quando fu il turno della Meredit, nel suo vestito blu scuro, Dalton dovette comprarsela per forza o quella gli avrebbe fatto una scenataccia davanti a tutta Hogwarts.
- Io non ci salgo…- mormorò Elettra tutta tesa.
- Oh, ma dai!- rise Marcus con la sua ragazza – Sei così bella stasera! Vero Lucas?-
- Elettra è sempre bella.- disse il portiere, gentile come suo solito.
- Ragazzi, dai…- si lagnò la cacciatrice, arrossendo, fino a quando Harry non le passò un braccio attorno alle spalle, sorridendole di cuore – Oh, non preoccuparti…ti posso assicurare che non dovrai dare a nessuno il vestito!-
- Ma non volevi comprare Hermione?- allibì la biondina – Harry, sul serio…non è necessario…-
- Figurati, ormai sono votata al martirio.- sbottò la Grifoncina seccata – E poi ne hai più bisogno tu, tesoro. Stasera ti mangiano tutti con gli occhi.-
- Già, non possiamo permettere che trattino male la nostra piccoletta!- cinguettò tutta la squadra di quidditch di Grifondoro, coccolandosi la loro stupenda cacciatrice. Quando fu il suo turno comunque la Baley fu costretta a salire. Si vedeva che davvero desiderava sparire sotto terra ma era anche dolce e carina da morire.
Comunque alla fine se la ricomprò Harry sul serio, insieme al diritto di ballare il lento con lei.
A momenti se lo baciò quando scese dal palco, salva per un pelo…quando però toccò a Hermione.
Salì sul palco con la pistola alla testa, imbestialita e di pessimo umore. Non si sforzò neanche di sorridere.
Si limitò a girarsi i pollici ma quando sentì la cifra finale raccolta si sentì morire.
Perfino Mckay e Lucilla strabuzzarono gli occhi. La cifra era spropositata! Pari al valore della Fireblot di Harry!
Alla Granger, quando chiese spiegazioni, le venne solo consegnato il biglietto di chi aveva fatto l’offerta abominevole. Non c’era scritto il nome…ma solo un disegnino minuscolo. Un serpente arrotolato su se stesso.
Sorrise appena, alzando lo sguardo su una persona che stava in fondo alla sala…e ghignava, coi suoi splendidi occhi argentati. Scese, senza dover rendere così il bacio appassionato a nessuno, visto che nessuno si presentava a richiederlo, ma lei non parve delusa nemmeno quando da Serpeverde attaccarono a prenderla in giro.
La festa andò così avanti, fra lenti e gente che si baciava per onorare chissà che patti.
Draco stava su una balaustra, a osservare il giardino e il cielo stellato quando sentì dei passi alle sue spalle.
- Mi piacerebbe sapere chi è quel cafone che paga e non si presenta!- disse Hermione con aria teatrale, arrivandogli dietro alla schiena – Vorrà dire che non avrà il mio bacio!-
- Oh, io voglio più…- ridacchiò perfidamente Malfoy, afferrandola per la vita e schiacciandosela addosso. La baciò di volata, infilandole le dita fra i capelli – Dove sta West?-
- Balla con una sua compagna di classe.- rispose la Grifoncina – Allora? Questo bacio?-
L’accontentò immediatamente, dopo una risata leggera.
Purtroppo però la strega non gli permise di approfondire troppo quel contatto. Si staccò, fissandolo.
- Sai che ci aspetta una settimana intera in una casa da favola?- sussurrò lei.
Draco la guardò stranito – Vieni anche tu da Lucilla?-
Hermione annuì.
- Anche…Potter e Weasley?- si lagnò.
- Ahah.-
- Li avveleno, lo giuro.-
- Se ti lascio uscire dalla camera.- minacciò la Grifoncina dolcemente.
E a Malfoy scoppiò il cuore. Cazzo, era pazzo di lei. Le affondò il viso fra i capelli, abbracciandola stretta per quella vita sottilissima. Altro che uscire…si sarebbe chiuse dentro e l’avrebbe tenuta inchiodata al letto per tutto il tempo.
Staccarsi poi stava diventando una tortura.
- Infiliamoci da qualche parte…- le propose sul collo, con voce capricciosa.
- Ma non si può…- replicò la strega, con tono falsamente severo.
- Chissene frega degli altri.- andò avanti, mordendole un lobo – Dai, non dirmi che non vuoi…-
Tenerlo fermo stava diventando difficile…sempre più difficile ma dovettero farlo per forza quando sentirono delle voci poco lontane. Si separarono di volata e fecero in tempo a svoltare l’angolo per beccarsi Miria che sbraitava al vento contro Dalton. Ci sarebbe stato da ridere se…Malfoy non avesse iniziato di nuovo ad allungare i tentacoli.
Chi allungava in tentacoli insieme a Draco, era Tristan.
I suoi tentacoli però, poveretti, potevano arraffare solo analcolici visto che Lucilla si era appollaiata sul divano e da lì non si scollava. Gli stava a fianco e continuava a sorseggiare sangue, facendo venire i brividi a tutti.
- Stai meglio?- le chiese Mckay, verso mezzanotte quando riuscì a portarla a fare due passi in giardino.
- Sopravvivo.-
L’Auror si accese una sigaretta, passandogliela, poi se ne accese un’altra.
- A casa tua hai qualcosa che possa aiutarti a guarire?-
- Si, riposo e nessun seccatore.- replicò, soffiandogli in faccia il fumo. Lo fece sorridere leggermente e si appoggiò al suo fianco, lungo la scalinata. Stettero un poco in silenzio, alla brezza della sera.
Le venne spontaneo chiederle se aveva freddo, ma si fermò vedendo che tanto stava benissimo. La sua bellissima pelle diafana era di seta come il suo vestito. Era la prima volta che la vedeva vestita di bianco.
- Allora?- la sentì dire, dopo aver finito la sigaretta – Mc…mi hai qua, in vestito da sera, ho ballato… e non mi dici neanche sono stata brava?-
- Vuoi che ti dia una medaglia perché ti sei comportata da persona normale? Spiacente amore.-
- Ok, ok…allora, io porto i ragazzi a casa mia. Ti aspetto per domani sera.-
- Perfetto…spero che il tuo vecchio letto sia abbastanza grande per tutti e due.-
La Lancaster sogghignò pericolosamente – Molto spiritoso, davvero…comunque una richiesta adesso ce l’ho io.-
- E sarebbe?-
- Bhè…- Lucilla indicò il suo vestito – Mi hai fatta mettere in ghingheri, quindi ora puoi anche farmi ballare no?-
Tristan le sorrise, abbassando il capo. Dio…
Un attimo dopo aveva la mano tiepida di Lucilla nella sua, l’altra sul suo fianco sottile e il viso della mora sulla sua spalla. Era una strana sensazione ballare con lei…le sembrava di stringere qualcosa che presto sarebbe scomparso. E questo lo faceva stare male ma averli lì accanto, dopo tutto il tempo passato a desiderarlo, lo fece sentire felice come da tanto tempo non era. La strinse più forte, abbassando la bocca sul suo collo.
Lucilla non disse nulla. Si limitò a sollevare lo sguardo su di lui, dopo che l’ebbe baciata dolcemente.
Avrebbe mentito a se stessa se non avesse ammesso di aver provato un brivido ma quando i suoi occhi azzurri fissarono Tristan niente di questo venne trapelato. Come ormai impediva anche al suo cuore di ammettere il suo desiderio.
Aveva imparato a sue spese che la brama è qualcosa di più malvagio di quanto il cuore umano pensi.
Voldemort l’aveva bramata e l’aveva avuta, anche con la forza.
Il desiderio era ciò di quanto più incontenibile lei avesse mai conosciuto sulla sua pelle. Cercava di scacciarlo, cercava di non dargli ascolto. Cercava di dormire, dimenticare. Ma quando lui era vicino la fiamma divampava e la bruciava. E lei non voleva più ferirsi. Una volta le era bastata.
All’improvviso si fece rigida. L’incanto del ballo era finito.
Tristan lo capì ma non la lasciò immediatamente.
Continuò a guardarla e oltre al suo desiderio venne a galla anche qualcos’altro.
- A volte mi osservo come se da un momento all’altro ti aspettassi da me un attacco.- le disse, tenendole stretta la mano.
- E’ così infatti.- rispose fredda.
- Hai paura di me?-
- Di quello che potrei e potresti farmi.- Lucilla si fece indietro, la luce della notte la illuminò leggermente – Ho già permesso al fuoco di consumarmi una volta. Non permetterò anche a te di farmi a pezzi.-
L’Auror serrò le mascelle – Dimmi di tutto, insultami, picchiami…ma non paragonarmi a lui!- sibilò ferito.
- Non è questione di paragone. E’ questione di fatti.-
- Quali fatti?- sbottò esasperato – Che ti voglio? Si, è vero! Ma sai benissimo che non ti farei mai…-
Lei lo bloccò, levando una mano con stizza – Non m’interessa cosa pensi! Forse ora non vuoi ma se torni indietro con la memoria mi hai già augurato di morire una volta! Mi hai odiata e probabilmente mi odi ancora! Io ne ho abbastanza! Non voglio più essere fatta a pezzi dal desiderio di un uomo. Che sia tu o Voldemort non fa la differenza! Ho vissuto all’inferno abbastanza da sapere di non volere il paradiso, ma non voglio più neanche rimettere piede fra le fiamme e tu sai di cosa parlo!- poi si calmò, scuotendo il capo, quasi addolorata.
Per la prima volta Tristan la fissò negli occhi e vi vide del rammarico.
- Mi spiace…- Lucilla deglutì – Mi spiace davvero. Forse tu sei…l’unico. L’unico per me. Ma io non ti voglio più. Non voglio più niente.-
- E quello che provo io per te non conta?- replicò lui, addolorato.
- Tu sei mortale, io mezza demone. Forse non avrò mai fine.- La Lancaster sorrise e lui poté giurare di aver visto un bagliore simile alle lacrime nascoste sotto le palpebre semi chiuse – Tu sei un purosangue, io mezzosangue. Tu hai un’anima, io sono vuota…-
- No, questo non è vero! Ora non staresti soffrendo se non avessi un’anima!-
- E’ solo un’illusione Mc!- gridò esasperata – Non lo capisci? La bambina che ti ha spinto a seguirla a Serpeverde è morta! E’ morta quando Voldemort l’ha fatta a pezzi, quando ha visto sua madre ammazzare suo padre perché l’amava troppo per ucciderla! È morta quando sua sorella l’ha fatta impazzire! Io non respiro! Il mio cuore non batte e dannazione devi smetterla di vedere in me solo quello che vuoi tu!- una lacrima le rigò la guancia appena rosea, finì lungo il collo e scivolò a terra. Lucilla fece un altro passo per allontanarsi…sollevò un lembo dell’abito, pulendosi il viso col dorso della mano e gli dette le spalle, decisa ad andarsene.
- Io ti amo.- Tristan rimase fermo, del tutto incurante delle sue parole – Ti amo e puoi dirmi quello che ti pare. Sono tutte bugie. Tu sei mezza demone, l’anima ce l’hai altrimenti ora non staresti piangendo, lo vedo da come ti tremano le spalle…- sorrise appena, malinconico – Ti conosco Luci…ti conosco troppo bene. E so un’altra cosa. Anche tu mi ami.-
Lei si girò con gli occhi sgranati ma non riuscì a ribattere.
- Giuro che un giorno ti avrò.- le sussurrò avvicinandosi – Dovessi aspettare altri otto, venti, cent’anni.-
Quindi si chinò e unì le loro labbra in un unico bacio, agognato da troppo tempo.

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19° ***




La porta si era aperta leggermente, la luce era filtrata per un misero secondo poi si era di nuovo spenta, come la candela che da tempo Lucilla fissava nel buio della sua stanza, a Dark Hell Manor.
L’aveva sentito svestirsi lentamente, con pazienza quasi predatrice…
La camicia era scivolata leggera a terra, seguita dai pantaloni neri.
Due mani l’avevano afferrata, possessive. Una bocca feroce si era posata sulla sue labbra fredde, divorandogliele.
Il suo corpo era stato percorso da quelle mani dannate mentre due grandi iridi color della notte l’avevano sferzata, godendo nel vederla tremare, godendo nel farle del male.
Tom Riddle…
"…Sarai sempre e solo mia…mia e di nessun altro…"
Tom…Tom…


Lucilla attraversò il corridoio immenso del sotterraneo quando il pendolo batté le quattro e mezza di mattina.
Stava nascosta sotto un lungo mantello, al suo fianco qualcuno col volto coperto.
Davanti a Serpeverde, Draco Malfoy la stava aspettando da qualche minuto. Quando la vide arrivare si affrettò a raggiungerla ma dovette ammettere che il suo sosia fatto d’argilla sembrava lui in tutto e per tutto.
Aveva la sua stessa espressione altera, il mento e il capo eretto…e solo gli occhi erano un po’ più vuoti dell'originale ma il biondo sosia non perse tempo. Consegnò il suo mantello al vero Draco, fece un profondo inchino alla Lancaster ed entrò nel dormitorio, senza più uscirne.
- Adesso andiamo. Gli altri sono già alla carrozza.- sussurrò la mora, facendogli cenno di seguirla.
- Perché devono venire anche loro?- le chiese, un po’ scocciato.
- Perché i leccapiedi di Voldemort hanno capito finalmente che Harry Potter è la grande punta dell’iceberg ma sotto ci sono Weasley e la sua famiglia, più l’abilità di Hermione. E anche loro sono nel mirino.-
- Se lo dici tu. Sicura che non ci vedranno?-
Giunsero al giardino e passarono sulla lunga scala fatta di lastre di pietra bianca fino davanti alla casetta di Hagrid e lì Draco vide una carrozza d'ebano a cui però non erano attaccati i cavalli. Fece per chiederle spiegazioni ma poi lasciò perdere, quando vide lo Sfregiato e Ron uscire dalla casa del custode delle chiavi con dei viveri per il viaggio.
- Si prospettano delle vacanze davvero rilassanti.- frecciò il rossino, passandogli davanti.
- Non temere Donnola, basta che mi stai alla larga!- insinuò il biondino, buttando la sua grossa borsa sul retro della carrozza – Idem per te!- aggiunse verso Harry ma il bambino sopravvissuto si limitò a osservarlo storto, come ad avvertirlo che un fiato e sarebbe rimasto secco di notte e guarda caso tutti l'avrebbero fatta franca.
Forse, pensò Malfoy, con quello sguardo da padre-padrone lo stava avvertendo di tenersi alla larga dalla Granger ma lui aveva tutt’altri programmi.
Sesso, sesso e ancora sesso per quindici giorni…
E la mezzosangue sempre nel letto. L’ultima prima di dormire, la prima al risveglio…
Salì in carrozza dopo Lucilla e si sbatté davanti alla bella Granger che sonnecchiava, stanca da tutto quel ballare. In effetti avevano mollato il ballo praticamente solo da quindici minuti e tutti si erano accasciati a letto, sbronzi ed esausti mentre Tristan, dopo essersi assicurato che nessuno fosse nei paraggi, aveva preso baracca e burattini ed era tornato a casa sua, giusto per prendere due cosette. Sarebbe arrivato a Lancaster Manor la sera dopo.
- Siamo pronti?- chiese Hagrid, davanti alla porta della carrozza.
- Si, ti ringrazio.- Lucilla annuì, guardando il cielo – Meglio partire ora, quando il sole sarà alto voglio essere al di sopra delle nuvole, così nessuno potrà scorgerci.-
- E se qualcuno si accorge che ora a casa tua c’è qualcuno?- bofonchiò Harry – Non passerai dei guai?-
- Dopo le vacanze la scuola sarà invasa di Dissennatori e Cacciatori. Prima o poi mi troveranno.- rispose lei pacata – Ma ne parliamo a casa mia, dopo qualche ora di sonno. Ok, Hagrid noi andiamo.-
- Mi raccomando! Attenti ragazzi!- disse accorato il custode, facendosi indietro.
Un secondo dopo Lucilla schioccò le dita e quattro grossi cavalli neri apparvero dal nulla, attaccati al cocchio. Peccato che non fossero comuni cavalli e i quattro se ne accorsero quando la carrozza prese il volo nel buio della notte.
I cavalli avevano grosse ali…ed Hermione si era quasi ammazzata, sporgendosi dallo sportello, per vederli.
Harry l’aveva tirata dentro in tempo ma da quel momento non aveva più dormito. Anzi…
- Secondo me saresti un’ottima insegnante.- scandì la streghetta e Lucilla per poco non si sbrodolò il contenuto del calice addosso. Il solo pensiero di trovarsi a fare come Mc la faceva star male.
- Dico sul serio!- continuò la Grifoncina.
- I genitori non hanno apprezzato un lupo mannaro, Herm.- le fece presento Ron.
- Già, perché dovrebbero cambiare idea con una come me?- rise la mora, indifferente alla questione.
- Sei solo mezza demone.-
- Non cambia la sostanza.- Lucilla alzò le spalle – E poi non credo che per gli studenti sia saggio avere a fianco qualcuno che conosca tanto bene la magia oscura.-
- Ma la Mcgranitt ha detto che tu hai imparato anche la magia dei druidi, quella benigna.- Potter ora era davvero curioso – Come mai l’hai fatto?-
- Per abbattere il nemico ho dovuto imparare tutte le sue armi.- rispose lei, con gli occhi azzurri limpidi come acqua – Ma il problema era che lui non conosceva la magia benigna. Voldemort aveva più di un punto debole, Harry e tu te ne sarai accorto immagino.-
- Forse se gli studenti potessero avere a che fare di più con la magia oscura saprebbero come contrastarla.- disse blandamente lo Ron, anche se non ne era minimamente convinto. Il suo tono era tale che Malfoy, silenzioso vista la compagnia, rise amaro, scuotendo il capo – Stronzate . Mettere la magia oscura a contatto di gente impreparata è un suicidio. Mai sentito parlare del fascino del male?-
- E tu ne sai qualcosa immagino.- frecciò Ron.
- Ehi…- li bloccò Hermione ma Weasley amava mettere le cose in chiaro – Scusate ma qua sono l’unico che ci penso? Io non voglio dire ma stiamo qui a chiacchierare con il figlio di Satana.-
- Visto che sono ancora respirante non vedo perché dovresti temere.- sibilò Draco maligno.
- Solo perché non sei un Mangiamorte non significa che non potresti complottare qualcosa.-
- Anche questo è vero.- si mise in mezzo Harry – Ma non dimentichiamo che ha avuto tempo tutto l’anno scorso, quando ero più debole e non ha fatto niente. Indipendentemente da ciò che penso io di lui, secondo me non abbiamo niente da temere da quel punto di vista.-
- Ti fidi sempre troppo Potter.- Draco sogghignò, perfido – Ma in questo hai quasi ragione.-
- Perfetto, ora che siete tutti d’accordo potete anche mettere la testolina sui cuscini e stare buoni per due minuti.- li pregò la Lancaster – Volete tranquillizzarvi? Avete quindici giorni per prepararvi.-
- Prepararci a cosa?- Hermione ora pareva un po’ allarmata.
- Ad aspettarvi di tutto dai leccapiedi, vero?- la prevenne Draco con aria cupa – Pensi che attaccheranno?-
- Tristan ha parlato di venti persone fuori da Hogwarts che quella notte aspettavano di vedere Rots in azione. Tre respiravano e una di questi tre era una donna.-
- Bellatrix.- ringhiò Harry furente.
- Probabile.-
- Gli altri erano probabilmente Lucius Malfoy e …un altro capo.- disse Lucilla.
- Si, senz’altro.-
Stettero zitti per un po’ fino a quando si ritrovarono sopra al manto delle nuvole. E lassù lo spettacolo fu stupendo.
L’alba sorgeva, illuminando all’interno della carrozza con la sua luce calda e dorata.
Stavano volando su colline verdi, frastagliate da piccoli fiumiciattoli, boschi bellissimi…
E poi delle strane rovine, rovine di un castello…
- Che posto è?- chiese Harry affascinato.
- Le rovine della proprietà di Samuel Lebonne.- gli spiegò Ron, sbadigliando.
- Il vecchio magnate che ha speso milioni nella ricerca degli homina nocturna?- allibì Hermione.
- Già. Un vero esperto…- ironizzò Draco sarcastico.
- Perché dici così?- chiese ancora lei.
- Perché Lucilla abita qua a fianco.- continuò il biondino – E con tutte le volte che era invitato a Lancaster Manor non ha mai capito che sua madre era una demone di stirpe fatta e finita.-
- Già, un vero imbecille.- scandì la Lancaster.
- Ma è un esperto di fama mondiale!- se ne uscì la Grifoncina sconvolta.
- Se, magari un giorno possiamo anche andare a trovarlo…- ghignò la mezza demone – Dopo gli ultimi anni è andato un po’ in depressione. Sua moglie l’ha piantato e sua figlia è diventata una cubista a Londra, quindi sai…-
- Cubista? Ma se era orrenda!- si lagnò Malfoy.
- Com’è che si chiama?- rise Harry a sua volta – Magari la conosco!-
- Su questo non c’erano dubbi!- disse il Serpeverde e andarono avanti a insultarsi per parecchio tempo, poi alla fine cedettero a un debole sonno, tutti tranne Lucilla che continuò a scrutare il cielo attorno a loro.
Alcuni uccelli grigi cominciarono a volare attorno a loro e dalla sua postazione la mezza demone cominciò a vedere qualcosa. Lontano, oltre la vecchia foresta in cui tante volte si era nascosta a parlare con gli spiriti, vide un agglomerato di nubi scure, frastagliate da lampi e fulmini arancioni e rossastri.
Casa sua era laggiù…
Socchiuse gli occhi, passandosi una mano sul viso.
Dio, erano più di otto anni che non tornava in quel castello. A casa sua…
L’ultima volta era stata atroce. L’ultima volta era stato come morire.
La sua bella madre…e suo padre, intenti a combattersi nel salone.
E poi la lama, nel cuore di suo padre. Le lacrime negli occhi di Degona, che non aveva mai versato lacrime nel suo millennio di esistenza immortale. Si era suicidata subito dopo, fra le risate isteriche di Lumia che aveva costretto Lucilla ad assistere a tutto quanto, imprigionata fra le braccia di Lucius Malfoy...
Serrò i denti. Per quanto aveva pensato di vendicarsi, per quanto?
Aveva pensato di uccidere Lucius, sua moglie, che nel bene e nel male lui amava più della sua ignobile vita…ma Narcissa Malfoy era sempre stata l’unica a lottare contro la follia di suo marito, scatenando una guerra fredda e silenziosa che durava ancora. Era stata lei in tutti quegli anni a proteggere suo figlio, con le unghie e coi denti, ben celata sotto una patina di Mangiamorte convinta e devota che era riuscita a ingannare tutti, perfino Draco. Sempre e solo lei. Ucciderla non avrebbe avuto senso.
Come non avrebbe avuto senso toccare Draco.
Lo vide dormire placidamente e si chiese se in fondo le loro vite erano state poi così diverse.
Anche lui aveva vissuto nella paura. Anche lui, per diciotto anni, aveva vissuto nel gelo.
Si strinse nel mantello, appoggiando il capo allo schienale.
Ora come ora desiderava tanto avere a fianco Tristan.
Si sentì debole a quel pensiero ma capì anche che purtroppo avrebbe dovuto entrare da sola in quella che una volta era stata casa sua…quando invece avrebbe preferito farlo con lui accanto.
Lo rivoleva indietro. Avevano vissuto a fianco per mesi, dormito nello stesso letto. Si era abituata alla sua presenza come aveva dovuto dolorosamente abituarsi tempo prima a non vederlo più. E adesso stava male.
Il bacio che si erano scambiati per un attimo l’aveva fatta sprofondare di nuovo nel buio…ma c’era sempre stato lui a trattenerla. A riportarla fra le sue braccia. Lì aveva visto la luce. Debole e fioca…ma la luce…oh, se era bella e calda…
La carrozza attraversò una piccola e innocua tempesta verso le sette di mattina.
Si stavano addentrando sempre di più nella residenza dei Lancaster, abbandonata da anni e a cui più nessuno si era avvicinato ma la mezza demone riconobbe subito l’aria di casa.
Harry si svegliò in quel momento, grazie anche al debole rombo di un tuono.
Si accorse del cielo come piombo ma si sporse ugualmente per godere di uno spettacolo fantastico.
Un bosco di sempreverdi attorniava a ferro di cavallo un grande castello, arroccato sulla sponda di un lago.
- Siamo arrivati.- gli disse Lucilla.
La carrozza atterrò dolcemente fra le fronde del bosco e percorse un piccolo tratto a terra, per evitare di incontrare direttamente qualcuno, nel caso di curiosi nei paraggi. Quando l’istinto dei cavalli della Lancaster disse loro che erano al sicuro, questi si mossero…e al trotto raggiunsero il grande maniero, circondato da alte e gloriose mura.
Si fermarono senza scossoni e scesero in un ampio spiazzale di roccia grigia. Hermione, una volta al vento del mattino, rimase immobile con Harry, Draco e Ron a guardare l’imponente Lancaster Manor.
Mai sentito un tale silenzio…pensò, osservando il piccolo diavoletto seduto su un pinnacolo di una fontana, nell’entrata. Li guardava e…ghignava.
Metteva i brividi. Come il resto della casa che aveva un’aria molto tetra.
- Mi sento quasi a casa.- ironizzò Malfoy, andando a prendere le sue valigie.
- Come mai non mi stupisco...- frecciò Ron.
- Finitela voi due.- si lagnò la Grifoncina seccata e stanca – Non potete litigare dopo una dormita?-
Harry invece rimase davanti al cancello. Scrutò le roselline bianche che infestavano le mura della casa insieme all’edera, gli strani bisbigli del vento…e si sentiva come osservato…
Si strinse meglio la felpa e la sciarpa al collo, fino a trovarsi Lucilla a fianco.
Anche lei guardava casa sua…e non diceva niente.
- Sei pronta a tornare indietro?- le chiese a bassa voce.
- Prima o poi ognuno deve affrontare i propri demoni.- rise lei – Anche se questa frase fa ridere detta da me.-
- No, non credo.- disse il Grifondoro fissandola intensamente – Forse nessuno merita tanto quanto te di tornare a casa.-
Lucilla abbasso lo sguardo, sempre sorridendo – T’invidio Harry Potter.-
- Perché?-
- Tu hai avuto degli amici che ti hanno protetto e difeso.-
- Anche tu li avevi.-
- Si, ma non ho accettato il loro aiuto. E poi allora Voldemort era troppo potente. Non volevo che Tristan si facesse male in un’impresa che a quel tempo credevo mi sarebbe costata la vita.- tacque un attimo, poi sollevò lo sguardo sulle grandi finestre del maniero. Tutte chiuse, con le pesanti tende di velluto serrate.
Prese un respiro, poi si fece avanti. Sfiorò il cancello e questo si aprì immediatamente, riconoscendo il tocco della sua padrona.
- Aspettiamo un attimo.- disse Hermione – Lasciamole cinque minuti.-
- Io le lascerei anche tutta la casa.- Ron si guardava attorno circospetto – Dicevano che era un posto bellissimo…e in effetti lo è davvero ma pensare che dentro ci abitasse un demone di stirpe vero e proprio mi mette l’angoscia.-
- Hn…- Draco si accese una sigaretta, fissandolo con scherno – Non diresti così se avessi visto sua madre, Donnola.-
- La conoscevi?- chiese Hermione.
- Di sfuggita. Lucilla le assomiglia in maniera impressionante ma…bhè, Degona Lancaster era un’altra cosa. Se Lucilla vi sembra poco umana allora resterete a bocca aperta davanti a un’immagine di sua madre. Lei si vedeva benissimo che fosse in tutto e per tutto un demone. Non sembrava di questo mondo...e in effetti non lo era.-
- Lucilla non è così…- Potter sospirò guardandola aggirarsi per l’entrata con aria malinconica – In lei si vede bene che una parte è mortale, come noi.-
Rimasero ad aspettare, sedendosi tutti e quattro per la stanchezza per terra, in mezzo allo spiazzale.
C’era chi continuò a fumare, chi si attaccò al lettore cd, chi sonnecchiò sulla gamba di Hermione facendo incazzare Malfoy ma non attesero a lungo. Lucilla apparve davanti a loro e si vedeva bene che si sforzava di sorridere.
Quando entrarono dentro al giardino si stupirono di come tutto fosse rimasto uguale.
- Ma qualcuno viene a fare dei lavori ogni tanto?- chiese Harry.
- No, erano le piante di mia madre queste. Sono magiche.- rispose Lucilla conducendoli davanti al portone di legno scuro e lì sopra videro tutti quanti lo stemma di famiglia. Un giglio bianco.
La mezzo demone appoggiò, dopo un attimo di esitazione, la mano sul battente. Questo, come il cancello, si aprì subito e rivelò un’entrata buia che non faceva scorgere nulla se non un sibilo freddo provenire da qualche parte, all’interno.
La Lancaster fece segno ai ragazzi di restare fermi dov’erano ed entrò per prima.
Il tempo di vederla sparire nell’ombra e un ruggito allucinante fece tremare i cardini dell’entrata.
Il quartetto si precipitò dentro con le bacchette spiegate anche se quando furono alle spalle di Lucilla si misero a tremare. La ragazza teneva a mezz’aria, con la forza della telecinesi e senza muovere un muscolo, un essere orripilante che non faceva che ringhiare, agitando i numerosi tentacoli e artigli che possedeva.
- Che orrore…- si schifò Harry. A Ron invece ricordava da matti un ragno e si fece alle spalle dell’amico, disgustato e terrorizzato. Quell’essere continuava ad agitarsi. Evidentemente era stato messo lì a guardia, per uccidere gl’intrusi.
- Ma che roba è?- rognò Draco, tenendo la bacchetta ben alta.
- Un ibrido.- borbottò Lucilla seccata da quegli strilli raschianti – Un incrocio fra un ragno gigante e una lucertola con gli artigli. Solo gli alchimisti possono creare cose del genere! Ah, al diavolo!- sbuffò e sollevata la mano la chiuse a pugno. Un attimo dopo l’essere crollò a terra, accartocciato e privo di vita.
Il quartetto fissò la scena sconvolto…se non altro ora erano al sicuro. Dalle grinfie di un ibrido e quelle di una mezza demone. Lucilla comunque non parve assolutamente sconvolta dall’incidente. Si limitò a far sparire il cadavere del ragno gigante con un gesto e poi fece qualche passo avanti, fino a ritrovarsi su un tappetto soffice.
Da lì si guardò attorno…e poi fece luce. Sollevò le mani e gli stoppini di ogni candela presente nel salone si accesero. Tutto ora divenne nitido, tutto venne messo in luce.
I ragazzi capirono di trovarsi in un grande salone d’entrata, con una scalinata di marmo che portava ai pieni superiori. Il maniero era in stile gotico, sfarzoso ma non troppo.
Le lunghe tende di velluto rimasero tirate. Niente si mosse, come se l’incantesimo della Bella Addormentata fosse caduto su quella casa. E l’unica proprietaria rimase a guardare la sua vecchia dimora. L’unico luogo che avesse mai amato.
Anche prima di Hogwarts.
Sospirò, posando lo sguardo su ogni angolo conosciuto, su ogni oggetto amato.
- Draco, ricordi dov’è la biblioteca?- chiese, a bassa voce.
Malfoy si scosse un attimo, poi annuì anche se un po’ incerto.
- Portali là, per favore. Faccio un giro, nel caso ci sia qualche altro ospite indesiderato.-
- E se ne troviamo un altro per la strada?!- alitò Ron piagnucolante.
- Smaterializzatevi.-
- Non siamo capaci.- fu la risposta di Harry.
- Voi tre…- chiarì Draco bastardamente.
- Urlare almeno sapete farlo?- frecciò Lucilla sarcastica – Ecco, allora fatelo se vedete qualcos’altro. Arrivo subito.- e lei sparì sul serio, mollandololi da soli con un candelabro in mano per fare luce. Malferret sollevò gli occhi per aria, nel caso avessero ancora qualche ragno a spasso sulle loro zucche, poi afferrò la borsa come Potter e cominciò a fare strada. Se la memoria non lo ingannava la biblioteca era al piano terra, nell'ala est.
Infilarono circospetti il corridoio, sobbalzando a ogni cigolio e a ogni statua non proprio amena. Erano strani gli accostamenti, pensò Hermione. C’erano angeli e demoni in ogni posizione. Che si combattevano, che si uccidevano, abbracciati, amanti…
Stava facendo luce con la bacchetta quando una voce le fece sfuggire un gridolino.
- Ehi voi! Abbassate quella luce! Chi diavolo siete!?-
Harry e Draco si misero in sue difesa ma Potter notò che era stato un quadro a parlare.
Un ritratto di una donna sulla cinquantina. Li fissava arcigna.
- Buon giorno…- balbettò il bambino sopravvissuto.
- Se non altro conoscete le buone maniere!- sibilò sospettosa – Chi siete? E come avete fatto a entrare?-
- Con la padrona di casa.- spiegò Harry ma quella sgranò gli occhi, furibonda – Di che parli, bugiardo! Tutti sono morti! Mio figlio, sua moglie e anche le mie nipoti!-
- Lei… lei è la nonna di Lucilla?- allibì Hermione.
- Conoscevate mia nipote?- continuò la donna stupita.
- Siamo entrati con lei. È viva.- spiegò Harry.
- Stupidaggini, mia nipote è morta otto anni fa!-
- Le dico che è viva.-
- Silenzio, ho ragione io! Teppistelli…-
Draco cominciava a spazientirsi – Senta, siamo entrati con Lucilla. Se le diciamo che è viva è viva, quindi non rompa e torni a dormire che sono solo le sette di mattina!-
Non l’avesse mai fatto…quella attaccò con un concerto di bestemmie che li fece scappare di corsa. Peccato che tutti gli altri quadri incantati si svegliarono a loro volta e non ne uscirono più fino a quando, dopo essersi persi un paio di volte, Malfoy riuscì finalmente a infilare la strada giusta per la biblioteca.
Weasley chiuse la porta alle loro spalle e vi mise contro anche una sedia, lasciandosi poi andare seduto.
Erano stanchi e a pezzi ma riuscirono ugualmente a trascinarsi fino ai grandi divani pregiati senza un filo di polvere. Solo dopo qualche minuto Hermione, riaprendo gli occhi e col respiro di nuovo regolare, si accorse della cosa più bella che avesse mai visto. L’emozione di quel giorno non la scordò più. Mai, per tutta la vita.
Si mise lentamente in piedi, con gli occhi sgranati, le mani quasi tremanti.
Afferrò Harry per la manica, tirandola leggermente. Lui sospirò, cercando di capire che avesse…e rimase senza parole. Fece qualche passo avanti con lei e davanti la biblioteca più grande che mente umana avesse mai potuto concepire: si trovava a un livello più basso del pavimento, separata dall'ingresso da una decina di gradini. Era a forma circolare, quasi labirintica. Riuscivano a vederla abbastanza bene solo perché erano in posizione rialzata.
- Ma quanti sono?- chiese Ron sconvolto – Saranno milioni…-
- E tutti di magia oscura.- bofonchiò Draco ancora seduto, non particolarmente interessato – Erano di sua madre.-
- Cazzo ma qua dentro c’è tutto il sapere oscuro..- Hermione lo fissò sconvolta – Perché non hanno mai provato a entrare qui? Questo potrebbe essere il quartiere generale dei seguaci di Voldemort.-
- Sarà quello che ti pare ma qua ci abitava il capo degli Auror di tutto il Ministero della Magia.- le ricordò il biondino scocciato, del tutto indifferente alle loro ridicole lotte – Maximilian dei Lancaster era potente. Tanto potente che nessuno, anche dopo la sua morte, riesce a espugnare casa sua. Per qualche tempo i suoi Auror hanno controllato questa tenuta, poi hanno lasciato perdere tanto i libri di Degona sono scritti in maniera incomprensibile per chi non conosce e il Serpentese e la lingua degli homina nocturna, quindi…-
Poco dopo arrivò Lucilla. Naturalmente li terrorizzò a morte perché apparve all’improvviso, come suo solito, ma portava buone notizie. Aveva fatto secchi tutti gli ibridi sparsi per casa e adesso potevano anche andarsene a nanna.
I quattro raccolsero quella notizia come la beatitudine.
S’infilarono al primo piano che era ancora più grande e buio del piano terra ma le loro stanze erano una favola.
Gigantesche e tutte comunicanti.
- Dormite tranquilli, ora non c’è più pericolo.- disse la Lancaster alla porta – Comunque io non dormo, quindi se c’è qualche problema lo sistemo io.-
- Un problema ci sarebbe.- borbottò Hermione sorridendo – Il cibo.-
Lucilla fece una smorfia – Già che voi dovete mangiare…che stress. Dirò a Mckay di fare la spesa. Fate la nanna.- e se ne andò, piantandoli lì a guardarsi nelle palle degli occhi.
E chi aveva più sonno?
I tre Grifondoro tirarono fuori la Play Station dai borsoni, fecero apparire una televisione e attaccarono a giocare sotto lo sguardo schifato di Malferret che preferì andare a farsi una doccia e poi il suo meritato riposo.
Salutò Potter e Weasley con un insulto, la Grifoncina con un’occhiata più eloquente di mille parole e si chiuse in camera sua, pregando che quei tre facessero poco baccano. Speranze vane, naturalmente…
Alla fine i grifoni s’impiombarono che erano le dieci e mezza di mattina coi joistick in mano, facce spiritate, posacenere pieni di mozziconi e la televisione accesa. Fu Hermione a spegnerla sul pomeriggio tardi, verso le sei e mezza.
Si ritrovò con Ron addormentato sulla sua pancia ed Harry al suo fianco con gli occhiali di traverso ma ormai non ci faceva più caso. Si mise a sedere e dopo essersi ricordata dov’era, sorrise.
Felice e ancora molto stanca decise di andare a farsi un bagno. Quella era la stanza di Harry e faceva da comunicante con tutte le altre. Infilò la sua, spaziosa e un po’ cupa con le tende tirate ma continuò ad essere allegra.
Si guardò un po’ attorno, con quell'eccitazione che non la lasciava dalla vista della biblioteca. Accese alcune candele con la bacchetta e poi passò tutti i libri presenti negli scaffali. Alcuni erano antichissimi, dall’inestimabile valore. E poi c’erano moltissimi oggetti strani di cui lei assolutamente non conosceva l’uso, tanto che se ne indispettì un po' ma pensandoci bene evitò di toccarli, nel caso staccassero le dita.
Il bagno era anche meglio. Vasto come una piazza d'armi, arredato con buon gusto. Al lume di decine e decine di candele lunghissime che creavano una luce soffusa eccezionale si godette la vasca grande e spaziosa, tutta bianca, di quelle con le vecchie zampe di leone che c'erano anche nei dormitori femminili di Hogwarts.
Si crogiolò nella schiuma fino a far diventare l’acqua tiepida e anche fino a quando qualcuno non le passò una mano sul collo. La Grifoncina represse un grido ma si rifece tirando dietro a Draco, che se la ghignava da perfetto sadico, il flacone dello shampoo.
- Al diavolo Malfoy!- tuonò rossa per la paura – Vuoi farmi venire un infarto?!-
- Mamma mia, Granger…hai la coda di paglia?- rise, cominciando a levarsi il maglione – Dovresti calmarti un po’.-
- Di certo sarei più calma se un idiota non mi soffiasse sul collo in una casa come questa!- ribatté.
- Ero a letto da solo e mi sono svegliato.- le spiegò serafico, slacciandosi anche la cintura – Mica posso stare a poltrire per tutto il giorno, no? Eddai mezzosangue, fammi spazio.-
- Cosa?- Hermione sollevò un sopracciglio, passando avidamente lo sguardo sul torace del biondino – Perché dovrei fare il bagno con un Serpeverde?-
- Perché il Serpeverde in questione sono io.- la blandì pigramente Malferret, fissandola con gli occhi argenti incendiati dal desiderio. Anche jeans e boxer volarono via, oltre il séparé di damasco, e solo allora la streghetta sorrise debolmente, decisa a non perdere neanche un secondo di quella vacanza.
Poco dopo Draco era alle sue spalle, appoggiato con la schiena al bordo della vasca e le sciacquava indolentemente la schiuma dalla nuca. Certamente con quelle mani ci sapeva davvero fare, pensò deliziata.
Era come se ogni tocco fosse un massaggio e quelle lunghe dita a volte sfioravano appena, altre premevano con evidente esperienza. Si lasciò baciare dietro l’orecchio, poi poggiò il capo contro la sua spalla.
- Fra quanto arriva Tristan?- bofonchiò lui, accendendosi una sigaretta.
Hermione guardò distrattamente l’orologio poggiato su una sedia, ormai abituata al fumo penetrante delle sue sigarette.
- Fra qualche ora sarà qua. Spero con del cibo anche…- mormorò, chiudendo gli occhi e intrecciando le dita in quelle della mano libera di Malfoy che dopo un secondo la strinse a sua volta. Aspirò una boccata di fumo, adagiandosi meglio alla vasca…tutto per sentire meglio il corpo della Grifoncina contro il suo che ormai l’aveva stregato letteralmente.
La sua pelle liscia lo mandava in estasi. Fare quel bagno insieme era stata un’ottima idea. Gli dava una sensazione di pace e d’intimità che certamente aveva sperimentato poche volte.
Si rimise la cicca fra le labbra, cominciando a passarle le dita fra i capelli.
- Sembri ancora stanca.- le disse.
Lei rispose tenendo sempre le palpebre chiuse – Ci siamo addormentati davanti alla Play.-
- Tutti e tre?-
- Si.-
- E tu dove hai dormito?-
- Nel letto no?-
- Con chi?-
Hermione aprì gli occhi e si voltò un poco, giusto per ritrovarsi il mento di Draco sulla fronte.
- Con tutti e due.-
Ride quasi, vedendo la sua mascella indurirsi. Gli passò il palmo umido sul viso, tornando a mettersi comoda.
- Avrei voluto dormire con qualcun altro ma l’antipatico in questione ha preferito mandarmi in bianco.-
- Ah si?- Malfoy cominciò a baciarle leggermente il collo, a morderle il lobo dell’orecchio – Allora fino alla fine della vacanze non ti staccherai più dal mio letto, mezzosangue. Intesi?-
- Altra sfida?- chiese, interessata.
- Direi di si.-
Fece per baciarla su quelle meravigliose labbra turgide quando un lieve bussare alla porta fece sobbalzare entrambi.
- Herm, sono io.-
Harry! La Grifoncina che conosceva bene le loro abitudini cadde nel panico e nel giro di un secondo fece una cosa che aveva del folle. Afferrò la sigaretta, la fece sparire dentro un vaso lì accanto, afferrò poi la testa a Malfoy e lo cacciò sotto la schiuma, senza dargli il tempo di emettere anche un solo lamento.
Potter infilò subito la testa fra lo stipite e la porta, bello come il sole e con la faccia fresca di sonno.
- Ciao bellissima! Tutto bene?-
Hermione affondò nell’acqua fino alle spalle, sentendo le mani di Draco artigliarle la vita per ricordarle che aveva bisogno di respirare. Annuì, cercando di non apparire nervosa.
- Tutto bene. Adesso esco e poi arrivo di là. Malfoy dov’è?-
Harry alzò le spalle – Sarà morto spero. Senti…posso prendere il tuo cellulare? Devo chiamare una persona.-
- Si, fa pure…- e gl’indicò la porta, invitandolo silenziosamente a uscire cosa che Harry fece subito, dopo averle strizzato l’occhio. Appena la porta fu sbattuta, Draco spuntò fuori dall’acqua, riprendendo una lunga boccata d’aria.
- Tu devi essere pazza!- le sibilò, levandosi la schiuma dalla faccia.
La Grifoncina però non lo ascoltava. Harry Potter che non le faceva battute oscene dentro alla vasca…
E la sua espressione…in effetti anche durante il viaggio e tutto il ballo le era parso un po’ sulle nuvole.
- Sarà meglio parlarne con Ron.- borbottò fra sé.
- Eh? Ma che mugugni?-
- Niente, lascia stare…dov’eravamo?-
- Eravamo a "Affoghiamo Malfoy perché San Potter entra ancora tranquillo nel tuo bagno!"-
Hermione sogghignò, passandogli le braccia al collo – Non fare il geloso, Malferret.-
- Non sono geloso mezzosangue.- ringhiò a bassa voce – Ma non sono abituato a dividere il bottino.-
- Nemmeno io se è per questo.- spiegò lei tranquilla – Ricordatelo bene.-
Nel frattempo fuori da quel bagno Ron stava cercando di sistemare la sua faccia cadaverica passandosi dei cubetti di ghiaccio sulle occhiaie, al contempo disgustato quando si ricordò che era Ginny a fare così dopo le sue nottate brave, quando vide Harry fare su e giù per l’anticamera col cellulare di Hermione all’orecchio.
Lo fissò un po’ stralunato, visto la sua faccia inebetita. E parlava anche a bassa voce...
- Con chi parlavi?- gli chiese, quando tornò dentro.
Potter evitò i suoi occhi, alzando le spalle – Seamus. Voleva chiederci se io ed Herm eravamo a Londra per il week end ma ho dovuto dirgli una balla.-
Weasley sollevò un sopracciglio. Harry era diventato gay? No, perché a quel telefono aveva fatto delle espressioni da piccione innamorato che il rossino non vedeva da quando i suoi migliori amici si erano lasciati. Comunque lasciò perdere, le inclinazioni sessuali del bambino sopravvissuto non erano cosa importante in quel momento.
Il fatto era che stavano morendo di fame.
La fortuna però a quanto pareva era dalla loro parte almeno in quel frangente.
Erano le sette ormai e qualche timida stella si stava affacciando in cielo quando Lucilla, seduta sul balcone della sua stanza, alzò gli occhi dal libro che leggeva per notare una luce più luminosa delle altre nel firmamento.
Chiuse il tomo, sorridendo appena. Si Smaterializzò per riapparire nel grande giardino e contemporaneamente una grande moto volante si fece più vicina, nel massimo del silenzio. Atterrò con leggerezza e si fermò davanti alla mezzo demone. Ne scese Mckay che dopo un attimo si levò gli occhiali dalle lenti blu, facendo un fischio.
- Così finì il tempo in cui i miei vestiti erano addosso a una bella donna.- si lagnò, osservando ammirato Lucilla di nuovo in abiti femminili, gonna corta, stivali e camicia da donna con una cravatta nera un po’ molle.
Una favola. Spense la moto, tirò via le chiavi e staccò le borse dai fianchi della sella.
- Fatto buon viaggio?- gli chiese la ragazza.
Tristan annuì, guardandosi attorno.
- Le pesti dove sono?- chiese.
- In casa. Perché?-
- Perché il loro prof sta per baciare la sua mezzosangue e non vorrei si scandalizzassero.-
- Ehi, no…- Lucilla si ritrovò fra le sue braccia, un poco imbarazzata – Tristan…-
Lui però non l’ascoltò neppure. Le passò le braccia alla vita e posò le labbra sulle sue, risalendo con la mano alla nuca della mora, deciso a non lasciarla andare. Sembrò non finire mai ma alla fine l’Auror si staccò lievemente, cercando aria. Sorrise tenero, sfregando il naso contro quello di Lucilla, quindi rialzò gli occhi.
- Sembra passato un secolo dall’ultima volta che sono venuto qui.- disse, tornando a guardarla premuroso – Tu come stai? Hai dormito un po’?-
Lei scosse il capo, addolorata.
- Ok…- le carezzò le spalle, cercando di farle coraggio – Adesso sfamiamo le pesti, poi io e te parleremo su come affrontare questa cosa. Ora che sono qua puoi stare tranquilla.-
- Veramente è il contrario, ma non importa.- frecciò, sollevando le borse con un gesto – Dai, andiamo dentro Mc.-
Una volta nel salone i ragazzi quasi gli saltarono addosso con la bava alla bocca per la fame.
In cucina poi, dove mangiarono su un grande tavolo piuttosto moderno dove un tempo la cuoca di casa aveva preparato deliziosi manicaretti praticamente solo per il signor Lancaster, Harry e Draco quasi si ammazzarono per ali di pollo e insalata.
Vedendoli così affamati Mckay quasi si sentì male per loro.
- Forse dovevo venire prima…-
- Che hai detto ai tuoi?- gli chiese Lucilla, versandogli due dita di Whisky Incendiario.
- Oh, non c’erano. Il vecchio è spasso con mia madre per l’Europa e come sempre Sofia era troppo presa dal mentecatto di turno per dirmi dove cavolo potevano essere finiti.-
- Hai una sorella?- si stupì Harry – E quanti anni ha?-
- Ventidue. Ma ho anche un fratello maggiore. È un cacciatore come me.-
- Già, come sta Jess?- cinguettò Draco velenoso.
- Che s’impicchi.- sibilò Lucilla a bassa voce, mandando giù il liquore.
- Ti rompe ancora?- Malferret non se ne stupì – E’ sempre fissato sui Mangiamorte.-
- Sapesse che sono viva cercherebbe d’impagliarmi credo.- rispose la mora con un’alzata di spalle – Anche se credo che alla fine di un combattimento non sarò io a finire sotto tre metri di terra.-
- Stattene buona.- la blandì Mckay – Pensa solo che fra due settimane dovremo sorbirci lui e gli altri due della mia squadra. Non li hai mai conosciuto ma credo che Milo ti piacerà.-
- Per non parlare dei Dissennatori.- insinuò Ron.
- E con questo io me ne vado a fumare da qualche parte.- disse Draco rapidamente, cacciandosi una sigaretta in bocca – Scusate ma a me non interessa. Ci si vede più tardi Mc.-
- Ok, ciao…-
Una volta soli i ragazzi si scambiarono un’occhiata strana ma sia Tristan che Lucilla sapevano bene che non potevano fargliene una colpa. In fondo era normale desiderare solo essere lasciato in pace. Più che normale.
Se Draco non voleva avere niente a che fare con quella storia allora l’avrebbero accontentato.
Ma loro avevano da lavorare.
E la portata della situazione era parecchio grave. Se ne accorsero verso le undici e mezza quando Tristan finì di scrivere su una lavagna bianca la rete di seguaci del Lord Oscuro che ancora esistevano.
Una ventina di famiglie di maghi, sette, mannari, un gagia, Dissennatori…
- Mamma mia…- si lasciò andare Ron, deciso a cominciare a fumare quella sera stessa.
- Sono troppi.- alitò Harry – Non ce la faremo mai a incastrarli tutti.-
- Per me è meglio eliminare alla radice.- ghignò Lucilla perfidamente – Ma non credo che siate d’accordo vero?-
- Tesoro, dopo questa storia forse potresti tornare a una vita quasi normale.- Tristan scosse il capo – Se ti metti ad ammazzare tutti non credo che il Ministero ti permetterà di andare a spasso tranquilla.-
- Come fa coi seguaci di Voldemort?- rimbeccò – Intendi questo?-
- Neanche ha tutti i torti.- sibilò Hermione amara – Loro sono tranquilli sotto il naso di tutti e lei chiusa qua dentro.-
- La verità verrà fuori.- li assicurò Tristan con una sicurezza che in un certo modo riuscì a risollevare anche l’inquieta anima della mezzo demone – Dobbiamo solo armarci di pazienza e lavorare tutti insieme. Dopo le vacanze intensificheremo le lezioni di Difesa e Lucilla ci darà una mano. Inoltre ho chiesto a Silente il permesso di riaprire il Circolo dei Duellanti per gli studenti del settimo anno. A quanto ho capito il preside intende organizzare dei turni seri di duelli e gare. È l’unico modo che abbiamo trovato per farvi combattere senza destare sospetti nelle famiglie di Serpeverde coinvolte e poi non possiamo continuare a bloccare la posta all’infinito.-
- Posso uccidere Nott allora…- ridacchiò Weasley – Buona come idea. Così facciamo pratica.-
- Ce ne sarà di pratica da fare.- disse Lucilla andando a prendere altro liquore – Di magia d’attacco siete a livelli vergognosi anche se con Tristan devo ammettere che fate passi da gigante.-
- Che fai, ci spii?- rise l’Auror.
- Che altro vuoi che faccia tutto il giorno?- rispose annoiata.
- Ma davvero ti annoi? Vuoi giocare con la Play insieme a noi per caso?- le chiese Harry giulivo.
- Vi siete portati dietro la Play Station?- Tristan ora pareva interessato sul serio.
- Ho anche il narghilè e della roba che m’ha dato Blaise.- continuò il Grifondoro con un sorriso da un orecchio all’altro – Tanto per sfruttare bene questi giorni…-
E vedendoli ridere Lucilla pensò che in fondo quelle vacanze non avrebbero potuto iniziare davvero in maniera migliore.

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20° ***



Stava sorgendo il sole quando Lucilla riaprì gli occhi, dolorante.
- Per favore…- sussurrò – Tristan mi stai facendo impazzire.-
L’Auror si sollevò su un gomito, restandole a fianco dopo averla vegliata tutta la notte.
- Poche storie, manca ancora mezzora. Devi tenerle sulla schiena per sei ore o i cataplasmi non faranno effetto. Possibile che ti diano così fastidio? Sono solo ragnatele imbevute nella pozione Remake.-
- Appunto, un rimedio che farebbe schifo anche a un troll.- si lagnò, con la schiena nuda e ferita coperta di ragnatele umide – Avanti Mc…sono viscide e mi fanno senso. E poi mi bruciano.-
- Mezzora e te le tolgo.- scandì lapidario.
- Levamele adesso e faccio quello che vuoi.-
Lui sogghignò sadicamente, sfregandosi le mani – Ma guarda, a quanto pare la situazione si è ribaltata Lancaster.-
- Al diavolo, mi fanno male!- sbottò orgogliosa.
- Sei coperta di segni di frustate, cosa pretendi?- borbottò incupendosi – Stai buona ancora un poco!-
Lucilla in risposta emise un sibilo in Serpentese, poi tornò ad appoggiare il capo al cuscino, avvolgendosi meglio nel lenzuolo di seta. Tristan, per non essere troppo sfacciato anche in quell’occasione, tornò a vagare con lo sguardo per la camera da letto della mezzo demone. Lui era entrato molte volte in quella di Lumia ma mai in quella di Lucilla e non si stupì troppo nel vedere che le due camere erano diverse.
Sorrise dolcemente però, allungandosi sul pregiato comodino d’acero scuro a fianco del baldacchino.
Prese la cornice d’argento fra le mani, passando le dita sulla foto.
Lui a sedici anni che l’abbracciava di slancio, poi Lumia che correva da loro che li abbracciava forte a sua volta.
- Come ha fatto a cambiare?- sussurrò – Come ha fatto a odiare te e i tuoi?-
Lucilla sorrise con una tristezza infinita negli occhi azzurri – Forse ci ha sempre odiati. Forse lei odiava essere mezza demone ancora più di me. Avrà pensato che Voldemort era l’unica via d’uscita…e per un certo periodo di tempo l’ho pensato anche io. Ma non avrei mai ucciso mia madre e mio padre.-
L’Auror si voltò verso di lei e delicatamente le carezzò la guancia, chinandosi poi a baciargliela.
- Ti manca?- le chiese ma la mora scosse il capo, fissando la foto.
- Mia sorella non è mai stata quella che credevo.- rispose – Anche io sono diversa da ciò che pensavo allora. Ho fatto cose che non credevo di poter fare. Ne ho sopportate altre che non credevo di poter sopportare. Siamo diversi da quello che pensiamo Tristan. Ce ne accorgiamo quando uno meno se lo aspetta.-
- Già…- rimise a posto la cornice, sospirando.
Si sentì stringere le mano e le sorrise, carezzandole i capelli ormai felice.
In cucina invece Ron stava seduto a tavola e fissava disgustato e angosciato una scena, a suo giudizio, indecente.
- No, senti…chiariamoci, io non vengo da nessuna parte a piedi!- stava rognando Malfoy attaccato a Hermione con la caraffa del caffè in mano. Lei se lo filava giusto per sbaglio e intanto gli passò la tazza che lui riempì, senza smettere di borbottare – Sai quanta cazzo di strada c’è da fare fino al primo fottuto villaggio abitato?-
- Che palle, tanto per vedere qualcosa!- disse lei, passandogli i biscotti.
Lui li prese, sbattendoli sul tavolo e prendendo altre tazze che riempì con aria poco pacifica.
- Ma che vuoi vedere? Siamo nel bel mezzo del Linkonshire! È campagna aperta! Ci sono solo colline e boschi! Dove me li hai messi i biscotti al cioccolato?-
- Te li sei mangiati! Andiamo a vedere i boschi allora…-
- Ma che mangiati e mangiati!- Draco afferrò tutti i pacchi sclerato, per trovare i suoi biscotti – Oh, cazzo ma dove sono? Ah, eccoli…mi spieghi che vuoi vedere per i boschi? Nanetti? Non possiamo farci vedere accidenti a te!-
- Usiamo il mantello, tranquillo…il miele dove l’hai messo?-
- Sullo scaffale a destra. Di che mantello parli?-
In quel momento entrò anche Harry, sempre attaccato al telefono e per un attimo fissò la scena allibito.
- Dio, come siete sposati voi due…- si schifò, andando a sedersi.
Hermione lo guardò storto mentre Malfoy gli fece solo un chiaro gesto col dito.
- Guarda che la prossima scheda me la paghi tu, Harry! Il cellulare costa!-
- Ma si può sapere con chi parli?- se ne uscì Ron – Ancora con Seamus?-
Il moro fece un gesto seccato e si allontanò un poco, per stare tranquillo tanto che il rossino e la Grifoncina si scambiarono un’occhiata stranita.
- Ma che ha? È dal ballo che è strano.- disse la streghetta, portando le caraffe in tavola.
- Non lo so…ma parla con una ragazza, ne sono sicuro.- disse Weasley prendendo le zollette di zucchero – Herm vuoi una mano per le uova?-
- No, faccio da sola.- rispose lei, tornando a trafficare con le padelle – E che ragazza sarebbe? Una del ballo?-
- Ma se è stato tutto il tempo con Elettra.-
- Magari parla con la Baley, no?- frecciò Draco indifferente, continuando a mandare giù biscotti e a quel punto i due Grifondoro spalancarono gli occhi. Con Elettra? Bhè…
- Ma no!- disse Ron stranito – Lo sai che Harry è un porco, se le farebbe tutte ma non Elettra! L’adora.-
- E poi lei è innamorata di un altro.- borbottò Hermione friggendo il bacon – Dai, è assurdo.-
- Tanto assurdo che l’altra sera sono spariti.- se ne uscì ancora Malfoy, sfogliando il giornale.
E a quella di nuovo i due lo fissarono sconvolti.
- E tu che ne sai?- gli chiese Ron.
- Mi stavo giusto lustrando gli occhi sulle gambe della Baley quando è sparita con Potter dietro a una colonna.- rise, beccandosi una forchettata dalla Grifoncina nella schiena – Bhè? È di vetro la vostra cacciatrice? Non l’avrà mangiata.-
- Ma…ha 14 anni…- cominciò la Granger.
- E allora? A che età l’hai fatto la prima volta?-
- …15…-
- Appunto,- Draco levò le spalle – e poi stavo solo scherzando. Ma che vi prende a voi due?- e dicendo quello infilò la dispensa nell’altra porta della cucina, scuotendo il capo alla deficienza di quella gente anche se non sapeva che ormai il diabolico cervello di Ron e della sua mezzosangue aveva iniziato ad andare per i fatti suoi.
Quando iniziarono a fare colazione Harry chiacchierò tranquillo, come nulla fosse ma a un certo punto cominciò ad accorgersi che i suoi due migliori amici lo squadravano come se fosse stato un animale raro.
- Che c’è?- chiese, timoroso di scoprire la verità.
- Perché? È tutto a posto!- rise Hermione, eccessivamente giuliva – Tu stai bene? Sembri allegro oggi.-
- Non lo sono sempre?-
- Sempre è una parola grossa.- frecciò Draco.
- Strozzatici con quel bacon Malfoy.-
- Già litigate di prima mattina?- cinguettò Tristan entrando in cucina – Dio, Hermione…sei da sposare! A casa mia l’unica che cucina è la cuoca e se mi lamento che ho ancora fame mi fa andare a caccia.-
- Che c’è, non sei capace a sbatterti un uovo Mc?- ringhiò Lucilla seguendolo con la schiena tutta un bruciore e un umore più nero del suo vestito.
- Perché? Tu sai cucinare?- allibì, sconvolto.
- Avessi appetito credo che la troverei una cosa utile.- sibilò sedendosi a tavola.
- Dormito male?- le chiese Ron – Non vuoi del caffè? Almeno bevi, spero…-
- Si, grazie…- disse, allungando una tazza – Non ho chiuso occhio, ecco tutto.-
- Allora? Che si fa oggi?- Hermione arrivò con alte frittelle, facendo di Mckay un uomo felice.
- Fatevi due passi, allenatevi. Fatevi le canne…- Tristan fece un gesto vago con la mano, litigando con Malfoy per il cibo – Prendetevi una pausa, in fondo è sempre vacanza.-
- E con quelli della Lista?-
- Ne parliamo dopo cena.- disse Lucilla sorseggiando il suo caffè – Se volete potete fare un giro qua attorno, fossi in voi però starei attenta a non scorrazzare troppo per i boschi, sono pericolosi. C’è un villaggio abbastanza grosso a poche miglia da qua. Con la scopa lo raggiungereste in un’oretta. Si chiama Wizville.-
Il discorso si chiuse lì e dopo che Lucilla dette forfait alle loro iniziative, andando a tapparsi in camera sua e chiudendo fuori Tristan, i ragazzi decisero di organizzarsi per i fatti loro.
Mckay venne coinvolto in una gara infinita alla Play Station che si protrasse fino a sera fra una canna e l’altra.
Draco osservò quel casino elettronico solo di striscio anche perché a lui di quei giochi fregava proprio poco e finì con lo smaterializzarsi per andare alla ricerca di "qualcuno" di più allettante anche se non si accorse di come Harry l’aveva osservato sparire. Potter tornò a giocare ma per tutto il giorno un’idea strana continuò a ronzargli nella testa.
Quando riapparve Draco lo fece in cucina e trovò Hermione appoggiata coi fianchi alla tavola, intenta a fissare la lavagna bianca dove Tristan aveva elencato i nomi della Lista.
Malfoy non guardò di striscio l’elenco ma le si fece a fianco, scrutandola.
La Grifoncina aveva occhi solo per quella lavagna. Il suo sguardo era tanto fisso che le passò una mano davanti al viso.
- Ti ho visto.- disse.
- Che fai?- le chiese, cominciando a baciarle sensualmente il collo.
- Pensavo.- mormorò sospirando – Pensavo che sono davvero tanti. E noi troppo pochi.-
Draco allora si staccò irritato, cacciandosi le mani in tasca. Continuò a ignorare la lavagna, fissando lei più severamente – Ma a te che importa mezzosangue? Non è la tua guerra.-
- Non sarà la mia guerra ma Harry è il mio migliore amico. Per Blaise tu lo faresti.-
L’espressione del Serpeverde si ammorbidì di poco. Abbassò il volto, con una rabbia rovente nelle vene.
Non sapeva che risponderle. Non sapeva davvero che dire…neanche a se stesso.
- M’insegni a smaterializzarmi?-
Rimase colpito da quella domanda, tanto che sgranò gli occhi.
- Cosa? Vuoi che t’insegni a smaterializzarti?-
- Si, ma non adesso.- disse Hermione scostandosi da lui – Ora ho un altro progetto. È da un pezzo che ci penso e forse sto per portarlo a termine. In queste due settimane dovrei farcela e quando avrò finito vorrei che m’insegnassi.-
- Perché io?- bofonchiò, seguendola.
- Tristan e Lucilla hanno i loro problemi da risolvere.- spiegò dirigendosi verso la porta d’entrata – E poi è un modo come un altro per non destare sospetti agli occhi dei ragazzi.-
- Sempre meglio che annegarmi nella vasca, eh?- frecciò una volta fuori al sole del pomeriggio.
Si svaccarono fra le piante in giardino, sotto un grande albero che stava cominciando a fiorire.
Le gemme erano di un debole rosa ed emanavano un profumo sottile e delicato.
Ma Draco continuò a notare quanto la mezzosangue fosse con la testa fra le nuvole. Osservava qualsiasi cosa si muovesse, scrutava gli uccelli in cielo, gli insetti fra i rami…
Era come se cercasse qualcosa.
- Granger, qual è il problema?- si stufò, accendendosi una sigaretta.
- Sono preoccupata, ecco tutto.- gli disse, anche sapendo che tanto non avrebbe capito o avrebbe fatto finta di non farlo – La Lista è lunga e sinceramente credevo che fossero meno numerosi. E poi…-
- Poi cosa?- richiese stizzoso – Insomma, parla chiaro e spiegati!-
Hermione lo fissò truce, con gli occhi dorati incendiati per la collera – E poi ero preoccupata anche per un idiota che non conosci, ecco tutto.-
- E chi sarebbe?-
- Ti assicuro che lo odieresti.- sibilò ironica – Ha un pessimo carattere e fa l’indifferente quando sa benissimo che sono preoccupata anche per lui.- rise, vedendolo irritarsi di più e così la strega scosse il capo, sospirando – Niente, lascia stare Malferret. Mi ricordo cosa mi hai detto tempo fa. Devo farmi proprio gli affari miei. Adesso scusa,- si alzò di volata, levandosi l’erba dai jeans – ma torno in camera mia. Ho delle cose da sbrigare.-
Lo piantò in asso e passò un bel pezzo prima che il biondo principe delle Serpi si accorgesse che stare in quella casa e con quel clima rappresentava per il suo rapporto con la Granger un vero campo minato.
Era vero, non voleva che lei entrasse in quel frangente odioso e pericoloso che era la sua famiglia…
Tantomeno voleva parlare di quello che aveva passato in diciotto anni.
Si limitò a passeggiare per i fatti suoi nell’immenso giardino, senza alzare lo sguardo da terra.
Almeno fino a quando un suono che conosceva bene lo fece rallegrare un poco: era Ghismo, il gufo di Blaise.
Meno male che almeno Zabini, quel drogato, si ricordava di lui.
Il bel gufo grigio piombo si posò sul suo braccio proteso. Portava una lettera piuttosto spessa e un pacchettino.
Tornò al maniero e andò dritto nel salone, dove quei tre spostati continuavano a giocare alla Play.
- Posta?- chiese Tristan.
- Di Blaise.- borbottò il biondo. Si svaccò sul divano e scartò prima il pacchetto. Dentro c’erano non si sa bene quanti grammi di erbetta verdognola che fecero la gioia di tutta la casa, poi Malferret s’immerse nella lettura della lettera. Quel bastardo di Zabini si divertiva a legnarlo dicendogli che il sosia era più simpatico e utile di lui visto che si diluiva nelle serrature e gli apriva un sacco di porte chiuse a chiave ma a parte il lato da delinquente, Blaise gli raccontò in due parole come se la passava, chi era rimasto a Hogwarts per le vacanze, i casini fra le famiglie di Serpeverde che si chiedevano perché i loro gufi non tornassero mai a casa e altre storie. Poi chiese come se la cavavano loro e lo lasciò augurandogli di non fare troppe cazzate con una certa persona.
Gli sfuggì un mezzo ringhio e per poco non accartocciò la lettera, furibondo. Borbottò una mezza bestemmia in Serpentese che fece voltare Harry verso di lui, al limite dello sconvolto. Non sapeva che anche lui fosse rettilofono!
- Tutti bravi ragazzi voi, eh?- rise Tristan mollando il joistick a Ron – Che c’è Draco? Casini da Blaise?-
- No.- rognò accendendosi una sigaretta – Niente di niente.-
- So di per certo che quando vi mettete a imprecare in Serpentese c’è qualcosa.-
- Parli per esperienza diretta quando la Lancaster ti molla un due di picche?- frecciò sarcastico.
- Oh, il serpentello è arrabbiato!- celiò l’Auror – Non è che il due l’hai preso tu?-
- Pensa ai fattacci tuoi, seccatore!-
- Insomma la finite? Io sto giocando!- si lagnò Ron.
- Ma vai al diavolo Weasley!- ringhiò Malfoy sempre più fuori di testa e tra l’altro senza capirne il motivo. Era incazzato per la discussione con la mezzosangue, incazzato perché era rettilofono come suo padre, incazzato perché era Draco Malfoy e basta! In poche parole era la classica giornata di merda.
Passarono velocemente due giorni di pioggia e i ragazzi ebbero modo di girare soprattutto attorno alla tenuta, ben attenti a non trovare in giro nessun curioso, col mantello dell’invisibilità calato sulla zucca.
Giovedì invece sorse un sole piuttosto forte e mentre Lucilla che lo evitava come la peste rimase in camera sua, Tristan fece fare ai ragazzi un giro in moto tanto rompergliela non potevano…anche se più volte Draco ed Harry cercarono d’investirsi a vicenda. Quando tornò dentro si diresse nella camera della ragazza.
- Mamma mia!- borbottò esausto, levandosi la maglia e buttandola su una poltrona – Quei due sono intrattabili!-
Lucilla stava alla finestra e rimase immobile quando la raggiunse alle spalle e l’abbracciò per la vita.
- Tutto bene?- le chiese.
- Sopravvivo al caldo.- disse, poi gl’indicò una cosa. Hermione…che stava seduta su un vecchio muretto di cinta distrutto. Da quella posizione sembrava che stesse osservando i ragazzi con la moto dell’Auror ma invece faceva tutt’altro. Osservava il cielo, stava in ascolto.
- Sta cercando l’immagine…- rise Tristan – E’ bravissima, dovresti vederla Luci. Alla prima lezione ha steso un troll tutta da sola. Era agitata ma ce l’ha fatta con una furbizia e un sangue freddo eccezionali.-
- E adesso sta anche cercando un’immagine speculare. Non è facile trovarla da soli.-
- Bhè, è giovane. Parecchio giovane. Io ho imparato a vent’anni sotto il Ministero ma è talmente intelligente che penso possa farcela da sola. Non so bene come facciano ma se lei e Harry usano il mantello dell’invisibilità anche a Hogwarts allora è entrata nell’ala proibita della biblioteca e ha letto i libri giusti.-
La mezzo demone annuì – In effetti lo sento anche io. Ha una notevole forza in lei. E poi ama la magia, è quello che distingue uno bravo mago da uno eccezionale.-
- Lo fa per aiutarci.- Mc sospirò, baciandole la fronte – Vuole dare una mano.-
- Se ci riuscirà devo ammettere che sarà un aiuto gradito.- rispose la Lancaster – Che fai adesso?-
- Volevo due coccole.- mugugnò con aria da cucciolo, peccato che Lucilla non fosse la classica ragazza mielosa e tutta zucchero. Gli scoccò un’occhiata velenosa e andò a ributtarsi sul letto.
- Senti, tanto per parlare…- Tristan si appoggiò di peso al baldacchino, fissandola divertito.
- Già, tu parli solo per far prendere aria alla lingua, vero?-
- Che palle, sta zitta un minuto!- ridacchiò sedendosi all’altro capo del letto – Dicevo, tanto per parlare…se stanotte mi trasferissi di qui, invece che fare su e giù da camera mia a qua…-
- Per controllarmi la schiena immagino.- ironizzò sarcastica – Senti ma pensi davvero che sia scema!-
- Diciamo che ci speravo.- disse angelico – Dai, mi hai fatto dormire per terra, stanotte ho fatto l’infermiere…-
- Quindi adesso vuoi la ricompensa.- finì lei – Te la sei già presa l’altra sera.-
- Devo ammettere che passerei la giornata a baciarti, peccato che mi ritroverei senza occhi, vero?-
- E anche senza lingua.-
- Ottimo. Quindi posso dormire qua?-
- Sei esasperante.-
- Lo so. Ma prendi questa cosa come una garanzia anche a letto. Non smetto finché il lavoro non è finito.-
A quel punto Lucilla bestemmiò di nuovo in Serpentese, facendolo scoppiare a ridere.
La cena fu un fracasso d’insulti fra Potter e Malfoy ma anche Lucilla ci dette dentro, visto che Tristan voleva costringerla a mangiare qualcosa. A tutto questo si sommava la follia di Hermione che aveva la testa sulla luna probabilmente. Ron fu avvantaggiato perché poté mangiare tranquillo, visti i tentati omicidi da parte degli altri.
Si stavano scolando il bicchierino della staffa quando la televisione che avevano fatto apparire attirò l’attenzione di Weasley. Indicò il telegiornale locale a Hermione e quella zittì tutti, alzando il volume.
"Altri morti fra la Setta dei Menagrami…" stava dicendo la cronista "A quanto pare anche questi potenti maghi sono stati trucidati durante la notte da una potente maledizione. Tutte e quante le vittime, sette uomini e due donne, sono stati marchiati a fuoco prima di morire. Il simbolo è sempre lo stesso, una V incandescente e un grande teschio, con un serpente che esce dalla sua bocca spalancata. Gli esperti pensano ai seguaci del Lord Oscuro."
- Ma che ingegno.- sibilò Tristan.
"Dopo una notte insonne, il Ministero ha deciso di mandare alla Scuola di Magia di Hogwarts i Dissennatori di Azkaban e una squadra dei Cacciatori del Quartier Generale degli Auror. Presenti tutte le autorità del settore. Ci sono giunte ora voci non confermate che attorno alla cittadina di Wizville.." e a quel nome i ragazzi rizzarono le orecchie "…siano accaduti fatti misteriosi nelle ultime notti. I cittadini sono stati terrorizzati dalla morte di cinque famiglie babbane e due di mezzosangue. Le autorità stanno indagando."
- Ok, domani si va di ronda.- borbottò Lucilla.
- Già.- mormorò Harry – Posso venire?-
- Si, ma qualcuno deve restare qua.-
- Non preoccuparti, resto io.- le disse Hermione avviandosi verso la biblioteca – Adesso scusate ma sono stanca. Vado un po’ a leggere, Lucilla. Se non ti spiace…-
- Ma figurati.-
Una volta che se ne fu andata Harry e Ron si scambiarono un’occhiata complice ma decisero che per il momento era meglio lasciarla sola. Mentre mettevano giù il piano d’attacco se ne andò anche Malfoy. Salì lo scalone per andare in camera sua ma una volta che si fu chiuso la porta alle spalle si Smaterializzò, finendo in biblioteca.
La trovò subito, seduta in mezzo a un pentacolo fatto col gesso bianco.
Strabuzzò gli occhi, memore di brutti ricordi con Lavinia.
- Che diavolo fai?- le chiese prima ancora che lei lo notasse.
- Yoga.- ironizzò Hermione, continuando a tenere gli occhi chiusi e a concentrarsi – Che c’è Malferret?-
- C’è che mi devi spiegare che cazzo fai!- ringhiò – Allora?-
- Mi sto concentrando, niente di che.- disse, aprendo un occhio – Ti serve qualcosa?-
- Senti ma ci sei o ti fai?!-
Sbuffando la Grifoncina dovette lasciar perdere. E dire che si sentiva vicina!
Ora che era fuori da quel pentacolo Draco si calmò e andò a buttarsi sul divano. Lei rimase dietro lo schienale, in piedi e sempre corrucciata. Lo ascoltò un po’ a singhiozzo.
- Insomma mezzosangue mi spieghi che ti passa per la testa? Sono giorni che stai per aria più del solito.-
- Ma non è vero…- disse blandamente.
- Si che è vero! E non insultare la mia intelligenza, stai macchinando qualcosa. Prima mi chiedi di insegnarti a Smaterializzarti, poi te ne esci che hai un progetto in testa e spero per te che non sia un progetto di matrimonio perché non invidio per niente il poveretto che dovrebbe prendere la tua mano in questo stato…anche se a letto è un’altra cosa. Comunque…mi dici che facevi o no?- e senza aspettare una risposta andò avanti a imprecare, tanto che la Granger riprese presto a focalizzare un’immagine. La stessa immagine che da un pezzo sognava, solo che non capiva cos’era. L’aveva già vista ma non poteva e non riusciva ancora a metterla a fuoco.
Draco non la guardava, svaccato com’era sul divano, quando accadde qualcosa in lei.
Emise una specie di singhiozzo e Malfoy sentì anche una sorta di spostamento d’aria. Si voltò dove prima era stata la Grifoncina e vide il vuoto. La chiamò – Oh…dove sei? Granger?-
Niente.
Si mise in piedi, guardando in giro – Non fa ridere, maledetta Grifondoro!- abbaiò – Io ti stavo anche parlando! Allora? Dove sei?-
Fece il giro del divano e guardò il pentacolo vuoto.
- Guarda che me ne vado! Hermione!- gridò stizzito poi qualcosa lo fece sobbalzare. Un verso strano…
Una specie di gracchiata. Un verso di uccello.
Abbassò il viso e trovò spalmato per terra un volatile nero di taglia piccola.
- Un corvo?- bofonchiò inginocchiandosi – Ma che cazzo ci fa qua? Ehi tu…coso…- dette un colpetto all’animale che traballò sulle zampette e franò sulla coda, ribaltandosi. Riattaccò a gracchiare, infastidendo il Serpeverde.
- Ci mancava solo il corvo sbronzo adesso… dai, fila!- disse, agitando le braccia – Fila fuori!-
Ma quello continuò a non volare, non ci provava nemmeno. Anzi, pareva volerlo seguire.
- Senti, scavallati dalle palle, ok?- Draco ora si metteva anche a parlare con gli animali, tanto era in quadro – Come cacchio hai fatto a entrare qua dentro? Ehi Granger!- urlò quindi – E’ tuo questo coso?-
Visto che ci fu il silenzio totale e solo il corvo gli gracchiava dietro, Malferret mandò tutto al diavolo.
- Accidenti a te, mezzosangue!- borbottò prendendo il corvo sulla mano – Ascolta solo quando le pare…- fece una carezza sulle piume lucidissime dell’uccello piuttosto bello anche se un po’ tetro, poi decise di portarlo fuori.
Trovò una piccola finestrella, un lucernario aperto, sopra uno scaffale e pensò che da lì avrebbe potuto buttare fuori il corvo. Non l’avesse mai pensato!
Appena tentò di scaricarlo fuori dalla finestrella l’uccello nero fece un fracasso infernale, agitò istericamente le ali e quasi beccò un occhio argentato del Serpeverde…almeno fino a quando i versi del corvo non vennero sostituiti da voce umana. Draco se ne accorse tardi, quando il leggero corpo dell’anima ridivenne quello che era stato in precedenza e la sua mezzosangue gli franò addosso, facendoli cadere a terra una addosso all’altro.
Ci fu un po’ di casino, poi Malferret si rimise a sedere…
Un attimo e…
- MA CHE CAZZO T’È SALTATO IN TESTA?!- tuonò, richiamando tutto il maniero ed scuotendola come una bambola – MA SEI IMPAZZITA! ADESSO SEI DIVENTATA UN ANIMAGUS!-
Peccato che la Trasfigurazione molecolare della Grifoncina fosse stata troppo per le sue forze. Si accasciò contro di lui, boccheggiando prima di ogni residua energia e quando arrivarono Tristan e i ragazzi fu difficile da spiegare.
E poi era ridotta così male, mezza rimbambita, che faceva fatica anche a spiegarsi.
- Cosa??- Harry e Ron avevano le bocche a palla – E’ diventata un Animagus??-
- E come hai fatto?- alitò Weasley.
- E che animale era?- chiese invece Potter tutto curioso.
- Un corvo.- mugugnò Draco scocciato.
- Un corvo?- Tristan fece una mezza smorfia – Ma che cosa sinistra…-
- Ma che stronzate!- disse Lucilla bloccando quei monologhi assurdi – Se ci è riuscita da sola a 17 anni è davvero eccezionale. Anche se avrebbe dovuto stare più attenta. Le molecole fisiche quando prendono altre sembianze subiscono un bel colpo. Si sentirà a pezzi per qualche giorno.-
- Che bello...- biascicò la Grifoncina con la mano alla testa dolorante.
- Ma non potevi avvisare che stavi provando a fare una cosa del genere?- ringhiò Malfoy.
- Già, così avremmo fatto la prova tutti insieme!- disse Harry con aria da bambino capriccioso – Ora ci voglio provare anche io!-
- Ecco, diventa un verme e striscia via!- sibilò il Serpeverde.
- Tu invece vipera già ci sei!-
- Insomma zitti!- abbaiò Lucilla facendoli ammutolire subito. Si rivolse così alla Grifoncina pallida e debole stesa sul divano. Le passò una mano sulla fronte, scuotendo il capo.
- Senti, da quanto facevi esercizi?-
- Da Natale…- biascicò.
Tristan sputò tutto il whisky che stava bevendo mentre a Lucilla schizzarono quasi gli occhi fuori dalle orbite.
- Due mesi? Hai fatto esercizi per due mesi?- si sconvolse l’Auror.
- E’ troppo?- chiese Hermione tristemente.
- Ma che troppo! Nessuno ci riesce in due mesi! È impossibile!-
- Bhè io ho cominciato a Natale, appena tornata a Hogwarts…non sapevo bene come fare ma tempo fa mi è capitato di parlarne con Sirius…- spiegò a bassa voce, mentre il viso di Harry s'irrigidiva per il dolore – e lui mi ha dato qualche idea, così solo per fare esercizi di focalizzazione e concentrazione. Poi non so cos’è successo stasera…quando mi sono trasformata capivo che ero diventata qualcos’altro ma anche se provavo a sbattere le ali non riuscivo a volare…-
- E io che ti ho rovesciato sulla coda…- mugugnò Draco.
- Oh…voglio provare anche io!- continuò Harry – Come si fa?-
- Si fa con un minimo di testa!- sbuffò Tristan – Non è una cosa che si fa a schiocco! È come Smaterializzarsi. O lo s’impara da piccoli o ci va pazienza e fatica.-
- Cosa di cui non abbondo.- mugugnò Potter.
- E con Herm adesso come la mettiamo?- chiese Ron.
- Oh, dormirà due giorni interi!- disse Lucilla con un gesto annoiato.
- COOOSSSAAAA????-
Quello era Draco. Gli si erano rizzati i capelli in testa – DUE GIORNI?-
- Perché? A te che frega?- sibilò Harry rognoso.
Gli fregava che doveva andare in bianco per due giorni, ecco cosa!
Verso mezzanotte se ne andava ancora su e giù per la sua stanza, incazzato come un aspide, aspettando che San Potter e la Donnola si scollassero dalla camera della Granger ma a quanto pareva non ne avevano la minima intenzione.
Infatti i due grifoni erano tutti su di giri ora che la loro amica era diventata un Animagus.
Ci fu festino a manetta anche se Hermione era praticamente ridotta in stato comatoso. A quanto pareva però quella mossa della Grifoncina era servita a smuovere le acque.
- Cosa?- allibì fissandoli dopo la loro spettacolosa rivelazione – Davvero?-
- Già. Abbiamo chiesto a Tristan d’insegnarci a Smaterializzarci.- sorrise Ron – Io un po’ ho fratto pratica con Fred e George e sono avvantaggiato, mentre Harry dovrà cominciare coi primi rudimenti ma abbiamo deciso di provare. Tu ti stai impegnando tanto, quindi tanto vale seguirti per una volta, no?-
- Ottima idea.- sorrise debolmente, sprofondando nel cuscino – Poi imparerò anche io.-
- E noi cercheremo di diventare Animagi una volta finito l’addestramento a Smaterializzarci.- cinguettò ancora Potter, carezzandole la testa – Vedrai, tempo qualche mese e saremo una squadra perfetta.-
- Noi siamo già fortissimi…- sussurrò, cominciando a socchiudere gli occhi.
Si addormentò quasi subito e se ne tornarono in camera di Harry, dove i due rimasero a guardare fuori dalla finestra da cui avevano appena scostato la tenda. Il bambino sopravvissuto sospirò, posando la mano sul vetro.
- Che hai?- gli chiese Ron pacato – Sei strano da qualche giorno. Non dirmi di no.-
- Vedi…-
- Io sono qui, lo sai. Se vuoi parlare ci sono sempre.-
Il moro sorrise, dandogli una pacca sulle spalle – Grazie, lo so che ci sei sempre. Solo che…è una cosa che non so spiegare bene neanche a me stesso. Sto cercando di chiarirmela. Ma te la dirò, tranquillo.-
- Centra una ragazza?-
Harry rise, abbassando lo sguardo – Non è quello che mi fa stare male, tranquillo.-
- Però c’è una ragazza.-
Il moro rise ancora, dolcemente – Si, c’è…mi ha fatto perdere la testa.-
- La conosco?-
Lo Sfregiato fece un mezzo ghigno. Quello era un segreto che voleva custodire gelosamente ancora per un po’.
Un segreto tutto per sé.

La mattina dopo la carrozza era pronta per portarli a Wizville.
- Secondo me quella gentaglia potrebbe essere ancora a spasso per il villaggio!- stava dicendo Ron con la testa infilata nel frigo – Se ti vedessero Harry sarebbe un bel guaio, non credi? Anche se vedessero me comunque…-
- Tanto ormai!- disse il moro, mescolando lo zucchero nel suo caffè – Che vuoi che facciano? Stanno ammazzando una persona dietro l’altra e si firmano in allegria! Ha ragione Lucilla, stanno sfidando sia lei che me.-
- Non è un buon motivo per andare allo sbaraglio.- lo blandì Tristan svaccato al suo posto, col naso dentro alla tazza del suo caffè rigorosamente nero, o non stava in piedi neanche sotto tortura – Per oggi diamo solo un’occhiata in giro. Voi due per primi ve ne andrete a spasso sotto il mantello dell’invisibilità.-
- E Lucilla?-
- Travestita come al solito.-
- Siamo sicuri di poter lasciare Hermione a casa…- iniziò Ron guardando Malfoy di soppiatto - …nelle sue condizioni e da sola con quello lì?-
- Quello lì a un nome più importante del tuo Weasley!- frecciò Draco già incazzato per i fatti suoi.
- Tanto importante anche per quella povera gente morta eh?- disse Ron altrettanto velenoso.
- Li ho ammazzati io?- sibilò il biondo sollevando sul rossino uno sguardo gelido – Rispondimi! Sono stato io?-
- No..-
- E allora vedi di lasciarmi fuori!- abbaiò furibondo, prima che Tristan si mettesse fra i due per tenerli buoni.
- Adesso finitela, non è il momento di fare i bambini. Mi spiace ma per una volta ha ragione Draco.-
- Come sarebbe per una volta?- si seccò il Serpeverde.
- Zitto, adesso ascoltatemi. I nemici sono quelli su quella dannata lavagna ok?- Ron annuì non molto convinto, così l’Auror tornò a fare colazione – E adesso vedete di calmarvi tutti quanti. Abbiamo già abbastanza lavoro contro i seguaci di Voldemort senza che andiamo a recriminare fra noi, anche perché Malferret non centra davvero niente, quindi lasciamolo in pace.-
- Se parlasse potrebbe aiutarci però!- continuò Weasley.
- Io non so niente!- saltò ancora su il Serpeverde – Lo volete capire o no che a me di questa storia non me n’è mai fregato un cazzo?! Vai al diavolo Weasley, se vuoi fare l’eroe rischia la tua di vita! Io non questa guerra fottuta non voglio entrarci! Vedetela fra di voi!-
Stavano ancora discutendo animatamente quando Lucilla entrò in cucina coi giornali.
- E’ successo qualcos’altro?- le chiese Tristan afferrando la Gazzetta al volo.
- No, ma guardate!- disse la mezzo demone buttando sotto i loro nasi una cartina – Ci pensavo questa notte…- e indicò ai ragazzi i villaggi dove i seguaci di Voldemort avevano compiuto le stragi. Li cerchiò con un pennarello – Dunque, il primo è stato Bigsdale Ville, un mese fa. Tre settimane fa a Londra, quattordici giorni fa a Little Hangleton, ieri a Wizville. Sono quattro punti…- e lì unì sempre col pennarello.
- Sembrano…- Hermione era ancora mezza rimbambita ma sempre col cervello ben collegato – le punte di un pentacolo. E se conosciamo bene quella gente non dev’essere un pentacolo di magia benigna.-
- No, infatti…- disse Draco, scrutando il raggio dell’ultima punta mancante – La prossima volta compiranno intorno alle parti del cimitero dei maghi.-
- Chi possono giustiziare da quelle parti?- allibì Harry sollevando un sopracciglio – E’ assurdo.-
- Bhè, non proprio…- Tristan scoccò uno sguardo cupo alla Lancaster – I Mistici?-
- Si, vogliono massacrarli tutti.- sussurrò la mora, poi si rivolse agli altri con voce non proprio allegra – Non credo abbiate mai sentito parlare dei Mistici. Sono una branca dell’ordine di Merlino separata da parecchi secoli.-
- Bhè, se sono dell’ordine di Merlino devono essere forti, no?- chiese timidamente Ron.
- In teoria si ma…- Lucilla fece una smorfia – Diventando i Mistici hanno ceduto il privilegio di poter usare la magia per attaccare o…difendersi.-
- Una comunità di hippy…- chiarì Harry in due parole.
- Fate l’amore, non fate la guerra.- ironizzò Malferret – Farebbero la felicità di Blaise.-
- Più o meno.- disse Tristan malinconico – In effetti usano la loro magia per guarire le persone, per far crescere le piante, per salvare i raccolti. Sono un ordine chiuso e vivono nei sotterranei del vecchio cimitero dei Maghi. Nelle fondamenta c’è una sorta di loro corte segretissima.-
- Nemmeno al Ministero sanno dove si riuniscono.- disse Lucilla.
- E voi due com’è che lo sapete?- borbottò Hermione scettica.
- Bhè…- Mckay alzò le spalle – Insomma, è una lunga storia e non è il caso di menarla adesso. Comunque se guardiamo i tempi vagamente c’è una differenza di quindici, venti giorni da un attacco all’altro. Con questo potremmo presumere che stiano creando un pentacolo enorme per…-
- …la maledizione più grande da quasi due secoli.- sibilò Lucilla con livore, fissando la cartina – E in centro al pentacolo c’è seduta proprio Hogwarts.-
Il suo dito puntato fu più chiaro di mille parole. Avevano ragione. Erano seduti in mezzo al pericolo.
- Cazzo…- ringhiò Harry rabbioso – Hanno deciso che visto che non riesco a prendermi solo è meglio farci morire tutti insieme? È questo che vogliono fare?-
- Ma ci sono i loro figli dentro alla scuola!- alitò la Grifoncina terrificata. Purtroppo si pentì di quell’uscita quando sentì Draco sogghignare sommessamente. Fece per alzarsi dalla sedia, ficcandosi una sigaretta in bocca.
- Quando mai questo li ha fermati?- disse, senza guardare nessuno – Fossi in voi mi muoverei. Quelli non si fermano neanche davanti alle loro famiglie…sono capaci a passarti sulla faccia a prima vista, quindi se non volete avere altre vite sulla coscienza credo che dovreste cominciare a mandare i preziosi Auror del Ministero in ricognizione al cimitero.- e detto quello se la filò in biblioteca, mollando i ragazzi ai loro preparativi.
Erano le dieci quando Hermione li salutò alla porta di casa mentre il quartetto saliva in carrozza.
- Ho tirato tutte le tende di casa e non accendete nessuna luce.- le disse Lucilla trasformata nella solita ragazzina dai capelli rossi – Non dovrebbe girare nessuno qua attorno ma non fatevi vedere. E tu stai a letto.-
La Grifoncina annuì, docile.
- E se Malferret ti fa qualcosa cavagli un occhio trasformandoti in un corvo!- cinguettò Harry abbracciandola.
Li lasciò partire per quella che secondo lei sarebbe stata una sfacchinata bella pesante, poi chiuse la porta e tornò a brancolare nel buio di Lancaster Manor. Vide però una luce in salotto e trovò Malfoy intento a bestemmiare contro il telecomando che non prendeva il canale sportivo.
- Non c’è l’antenna qua.- gli disse, facendogli venire un colpo.
- La cosa?- le chiese stralunato.
- Quella cosa sferica, incavata…che Alan teneva abusivamente sul tetto del pub.-
- Ah, ho capito…come si fa a farne apparire una?-
- Dovrei chiamare un tecnico.- gli disse sbadigliando, un po’ in imbarazzo in quel pigiama con la stampa a pecore.
- Torni a letto?- Draco ora la fissava con un’aria che ormai Hermione cominciava a riconoscere.
- Sono inutilizzabile in questo stato.- bofonchiò arrossendo – E dire che dovevo dormire due giorni…-
- Meglio per me!- soffiò all’orecchio Smaterializzandolesi alle spalle.
– Allora? Me lo fai un po’ di posto nel letto?- le chiese ancora, prendendola in braccio. Lei gli passò le braccia al collo dopo un attimo, del tutto persa in quegli occhi dannatamente argentati e dannatamente perversi.
Si mosse per prima e posò le labbra sulle sue. Ottenne immediatamente una risposta e senza che se ne accorgesse si ritrovò schiacciata contro un materasso soffice, con Draco sopra di lei. Aveva Smaterializzato entrambi, li aveva portati in camera sua e tornarono di nuovo in quel posto solo loro, uniti in un abbraccio che sembrava non saziarli mai.
Dopo Hermione si addormentò immediatamente, col capo sul suo torace e Draco non riuscì a spostarsi, troppo deliziato di quel corpo meraviglioso contro il suo. L’abbracciò stretta, continuando a baciarla anche nel sonno e quando lei sorrise a mezze labbra pensò che stesse facendo un bel sogno.
Un sogno troppo bello per essere vero…

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21° ***


 

Draco scese dal letto quando il pendolo batté le due di pomeriggio.
Cercò i boxer neri sul tappeto, poi infilò i jeans e decise di scendere per trovare qualcosa da mettere sotto i denti ma prima di andare alla porta si piegò su Hermione, addormentata in posizione fetale fra le lenzuola.
Vide la Giratempo e il suo anello, appesi alla catena sparsa sul cuscino insieme ai suoi lunghi capelli.
Si chinò a baciarle una spalla, poi il collo e lo zigomo.
Dio se era bella…pensò fra sé, scendendo la lunga scalinata di Lancaster Manor.
Andò in cucina e cominciò a trafficare con tramezzini. Non che fosse chissà che ai fornelli ma da tempo aveva capito che se voleva sopravvivere doveva imparare anche a cucinarsi qualcosa e non solo ad evitare suo padre. Ne fece un paio in più, nel caso la mezzosangue si svegliasse, cosa improbabile…quando un trillo conosciuto invase la grande sala.
Si girò verso la tavola, scocciato, e vide il cellulare colorato della Granger squillare come un forsennato.
Lo afferrò senza pensarci e rispose beato, pensando di poter mandare al diavolo Potter. Ma si sbagliava.
- Pronto?- bofonchiò, dando un morso al panino.
-….Draco? Tesoro sei tu?-
Al biondino quasi andò di traverso il boccone, poi però stirò un sorriso.
- Jane! Si, sono io.-
- Tesoro che bello sentirti, come stai?-
La voce squillante della madre di Hermione lo metteva di buon umore - Oh, io bene…e lei?-
- Benissimo, io e Scott siamo in vacanza in Costa Azzurra. Ma quella piccola peste di mia figlia non mi ha detto che andavi in campeggio con lei, Harry e Ron!-
Campeggio eh?, pensò ironico osservando il lusso in cui erano profondati.
- Si…ci divertiamo.- disse, ora un po’ in imbarazzo visto che neanche poche ore prima lui e la piccola peste, come diceva la signora Granger, si erano rotolati nel letto come pazzi ammazzandosi del miglior sesso della loro vita.
- Senti un po’…- iniziò Jane, sadica e intelligentissima donna – Com’è il bosco di Hogsmeade in questo periodo?-
- Ecco…piove un po’ ma stiamo bene.- borbottò il biondo con nonchalance.
Jane, dall’altra parte del filo, sogghignò perfidamente.
- Ah ah…strano, Hermione mi ha detto che andavate vicino a West Gold Lake.-
Draco stavolta tacque. Cazzo…
- Oh, adesso scusa ma devo andare!- cinguettò Jane ridacchiando – Dobbiamo tornare in spiaggia, mi raccomando saluta mia figlia e i ragazzi da parte mia e divertitevi al lago.- insinuò, facendolo sentire un disgraziato – Ciao tesoro, ci sentiamo presto!-
- Sono stato contento di sentirla…- borbottò poi, sinceramente contento.
- Anche io, stammi bene!- e Jane il Diavolo riattaccò il telefono, scuotendo il capo divertita.
Malfoy fece che spegnere l’infernale aggeggio, tanto per essere sicuri poi attaccò a ridere sommessamente, in fondo in fondo divertito da quel portento di donna. Era stato bello parlare con lei, dopo tanto tempo.
Era sempre così gentile Jane…anche con lui…
Si rimise a mangiucchiare il suo tramezzino, si scolò una birra alla faccia di quei quattro che si erano andati a cacciare in quel covo di dementi che era Wizville mentre lui si era sollazzato nel letto per un bel pezzo. E aveva ancora una voglia indecente ma a quanto pareva lo stato comatoso della Granger era davvero irreversibile.
Quando tornò al piano superiore la trovò nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata così andò dritto nella camera della mezzosangue e trafficando nel suo armadio le trovò un paio di vestiti, nel caso avesse dovuto rivestirsi in fretta. Mentre cercava però guardò tutto beato un bel po’ di magliette e gonne provocanti della Grifondoro. E mai che le mettesse, almeno, da quando la conosceva l'aveva sempre vista vestita in maniera sobria anche se alla moda. Sentendosi un mezzo un maniaco prese ciò che gli serviva, poi per passare il tempo afferrò un libro della ragazza che stava sul tappetto e tornò al loro nido.
Si buttò sotto le lenzuola dopo essersi levato i pantaloni, deciso a leggere un po’…ma Hermione, nel sonno, si avvicinò a lui per cercare calore e questo per una buona mezz’ora gli fece perdere di vista il prezioso tomo.
Erano le tre quando riprese in mano la sua lettura…e scosse il capo.
"Animagus, dal ‘500 a oggi"
Un bel libro proibito di certo fregato dalla biblioteca di Lucilla.
Cominciò anche lui a sfogliarlo quando scivolarono fuori dalle pagine alcuni appunti scritti da Hermione. Ormai Draco conosceva la sua calligrafia a memoria e non gli fu difficile capire che quelli erano veri e propri punti su come trasformarsi in un Animagus e…ora che li leggeva qualcosa gli scattò nella testa.
Qualcosa che gli fece scuotere il capo, subito dopo…ma non smise di pensarci e poche ore più tardi anche lui aveva preso la sua decisione.
Hermione aprì gli occhi verso le sette di sera. Si sentiva a pezzi e faticò immensamente anche solo per tenere le palpebre aperte anche se la cosa che vide era quanto di meglio la natura avesse prodotto, pensò maliziosa.
Draco le stava accanto, sdraiato sulla pancia e leggeva distrattamente una rivista di quidditch.
Allungò la mano e riuscì a sfiorargli una spalla. Si voltò subito ma lui si accorse che non riusciva neanche a mettersi a sedere.
– Non parlare se ti stanca…- le disse, abbassandosi su di lei. Pensò che forse avrebbe dovuto contenersi, invece come un perfetto cretino l’aveva anche portata a letto. Se n’era accorto effettivamente perché prima lei era sempre stata molto attiva, invece in quell’occasione era stata quasi inerte.
Si stramaledisse ancora, poi cominciò a carezzarle i capelli, baciandola sul viso.
- Ho visto il libro che hai fregato.- iniziò con aria severa – La prossima volta che ti metti in testa queste cose almeno avvisa qualcuno. Potevo buttarti davvero giù da quel lucernario e tu neanche hai imparato a volare. Hai capito?- si abbassò di più, fissandola in quei fantastici occhi dorati – Ma perché ti fai coinvolgere così tanto? Che t’importa di quella gente? Sono solo dei maledetti che marciranno ad Azkaban per il resto della loro vita…e non lo fai solo per Potter. Forse la causa più importante è lui ma…-
- Io ci credo…- sussurrò Hermione a fatica – Credo in quelli come Tristan.-
- Gli Auror?-
Annuì, deglutendo e cercando altro fiato – Credo in chi ancora non ha buttato al vento la speranza.-
- La speranza se n’è già andata da Hogwarts.- Draco si mise a sedere, accendendosi una sigaretta. Dette un tiro ma la sua mascella rimase serrata per la rabbia – Non puoi correggere errori di altri.-
- Perché non vuoi lasciare che gli altri ti salvino?-
Malfoy stavolta quasi sbriciolò la sigaretta, tanto la sua mano divenne una morsa.
Scese di volata dal letto, infilandosi i jeans.
- Non ricominciamo!- ringhiò, dando un calcio alla lattina vuota sul pavimento – Ti ho detto che non mi va di parlarne!-
- Tu non vuoi vedere, è diverso.- mormorò la Grifoncina in un soffio, cercando di alzarsi per andarsene in camera sua – E’ questa la differenza Draco. Te ne freghi di quello che fa tuo padre, te ne freghi di quello che fa tua madre, te ne freghi di quello che ti capita attorno. Ti limiti a sopravvivere. Il problema è che non vuoi vivere.-
- Stai dicendo un mucchio di stronzate!- sibilò furente, fissandola sempre più in collera – Te l’ho detto mille volte! Cosa succede fra me e mio padre sono stramaledetti problemi miei! Ma qua sembra che non facciate altro che credere che io sia pronto a immolarmi alla fottuta causa che voi combattete! A me dei mezzosangue, dei babbani, di chiunque non frega niente! Per diciotto anni non ho fatto altro che vivere rischiando la vita per la vostra maledetta guerra! Andate al diavolo!-
La vide mettere un piede giù dalla sponda, poi l’altro…e riuscì anche a stare in piedi di fronte a lui.
- Così non va.- Lo scrutò a lungo, fino a fargli abbassare gli occhi per la prima volta – Draco, così non va e lo sai bene.-
- Tanto con me non andrà mai!- ironizzò amaro, scuotendo il capo – Con me non andrà mai.-
- Non è detto…-
- DANNAZIONE HERMIONE!- urlò con gli occhi lucidi – E’ inutile! Unitile lo capisci?! A quel maledetto di me non importa niente, ecco perché non andrà mai! A mio padre di me non importa niente, per questo sarebbe capace di ammazzarmi! E io sarò in bilico sull’abisso fino a quando o io o lui saremo morti! Ecco la verità! O muoio io e muore lui! Non c’è possibilità di scampo da questo…- la sua voce si affievolì, fino a spegnersi.
Rimase muto, passandosi le mani sul viso ora tanto stanco ma quando la sentì vicino non la cacciò.
La strinse forte, mandando tutto al diavolo. Non voleva sentire, né pensare.
Non voleva più fare niente. Voleva solo far sparire tutto.
- Ti voglio…-
Sgranò leggermente gli occhi quando Hermione glielo sussurrò all’orecchio.
Si staccò appena, per guardarla bene. Si stava sbottonando lentamente i bottoncini della camicia del pigiama, l'unica cosa che aveva addosso, sempre senza lasciare mai i suoi occhi.
Doveva fermarla…pensò per qualche secondo. Non era in forze...
- Ti voglio come non ho mai voluto nessuno…- gli disse ancora sulle labbra, prima di baciarlo e intrufolare la lingua nella sua bocca. Fu lungo e breve, un bacio feroce che lo infiammò fino a fargli perdere il senno, come ogni volta che era a pochi centimetri da lei. Riuscì a scostarle un lembo della camicia del pigiama mentre ancora la baciava, andando a leccarle la pelle serica del collo, fino a scendere nell’incavo del seno.
La sentì gemere sofficemente e la prese in braccio, facendo scivolare entrambi a letto.
Entrò in lei con più violenza del solito, colpito dall’intensità reale del suo desiderio.
Dio, si chiedeva spingendo freneticamente per arrivare più profondamente in lei. Dio…ma che cosa gli faceva?
La baciò per soffocare un grido di appagamento puro, quando l’orgasmo li colpì nello stesso istante.
Quando si perdeva in lei era come morire e rinascere. Era come…se solo lei fosse rimasta a tenerlo ancorato al mondo. Ed era bellissimo. La guardava, mentre le stava sopra, e non la riconosceva.
La creatura viziosa e sorridente che prendeva e si donava a lui con tutta se stessa era diversa dalla Hermione che conosceva. O forse non era vero…forse era la stessa. Un angelo mascherato da diavolo…o il contrario.
Si accasciò su di lei, veramente al limite delle forze ma la Grifondoro non lo lasciò staccarsi. Rimase dentro di lei mentre gli carezzava quei meravigliosi capelli biondi sottili e lisci…
Si risvegliò di soprassalto quando sentì delle voci per le scale. Guardò l’ora sull’orologio di Hermione, lasciato sul comodino e si sentì male. Cazzo, mezzanotte! Si erano addormentati!
Si girò verso la mezzosangue che stavolta niente avrebbe svegliato e velocemente si Smaterializzò con lei, per mollarla nel suo letto. La rivestì di volata e le rimboccò le coperte velocemente. Sparì quando entrò Harry.
Il moro si fece vicino alla sponda e sorrise, carezzandole la guancia…ma a un certo punto si bloccò.
Aveva una strana sensazione…su Hermione. Era come se…
No, pensò scuotendo il capo. Non era possibile…
Gliel’avrebbe detto se le cose con Malfoy si fossero evolute.
Ma quando uscì dalla sua camera aveva ancora l’impressione che Hermione fosse stata a letto con qualcuno. La conosceva bene, avevano avuto un’intimità folle per due anni…e ora gli pareva quasi di aver colto nella Grifoncina qualcosa di simile al passato. Non sapeva spiegarlo neanche a se stesso…
La cosa però divenne più palpabile quando trovò Malfoy in bagno, intento a lavarsi i denti.
Si bofonchiarono qualcosa a vicenda visto che non ritenevano di doversi filare neanche in uno spazio così ristretto ma quando lo Sfregiato gli passò a fianco per prendere il dentifricio e sentì il profumo di Hermione incollato a quel Serpeverde come un acaro su un materasso…allora perse un pelino il controllo.
In un nano secondo afferrò Draco per il collo della maglietta e lo sbatté al muro.
- Ma che cazzo fai?- abbaiò Malferret furibondo – Ti sei fatto una canna in più oggi, San Potter?-
- Sei tu che sei fatto qualcuno in più…- sibilò Harry con gli occhi verdi che brillavano per l’irritazione – O mi sbaglio Malfoy?-
- Ma di che cazzo parli?- chiese di nuovo il biondo.
- Parlo del profumo di Hermione sulla tua viscida pelle, ecco di cosa parlo.- gli chiarì il bambino sopravvissuto.
Ma stavolta il Serpeverde s’imbestialì a sua volta. Gli afferrò il polso con forza, ricambiando l’occhiata al veleno.
- E anche se fosse? Sai cosa da fastidio invece a me Potter? Il fatto che la consideri ancora proprietà tua.-
- Tua non lo è di certo.-
- E tu che ne sai?- sibilò il biondo velenoso – Fammi il santo favore di finirla di girarle attorno.-
- La stessa cosa che volevo dire a te.- frecciò Harry a quel punto, dandogli le spalle – Stai attento Malfoy.-
Una volta solo Draco scagliò lo spazzolino contro il muro con un diavolo per capello e non gli riuscì di chiudere occhio per il nervoso. Dannazione a Potter e alle sue manie con la Granger!

Lucilla in camera sua stava imprecando al vento.
- Come si fa a lavorare in questo stato mi piacerebbe saperlo!- sbottò rabbiosa, tenendosi i capelli sulla spalla sinistra mentre sempre con la schiena nuda doveva tenersi sulla pelle le ragnatele umide immerse in una pozione rigeneratrice – Mckay guarda che sto parlando con te!-
- E dire che dici di essere intelligente!- ridacchiò il biondo davanti a uno scaffale – Non hai ancora capito che io ti metto quelle cose schifose addosso solo per il piacere di svestirti?- e gli arrivò un libro addosso. Lo schivò per un pelo, raggiungendola con un globo di marmo rosato fra le grinfie. Glielo posò accanto, sistemandosi alle sue spalle.
Sull’ampia scrivania una cartina di tutta la Gran Bretagna con le cinque punte segnate in nero.
Quel giorno a Wizville avevano fatto un buco nell’acqua. Non avevano notato niente di anormale, nemmeno il fiuto della Lancaster li aveva portati a qualcosa, quindi i seguaci di Voldemort si erano dileguati fino alla prossima tappa.
- Dove cazzo possono essere?- bofonchiò Tristan scorrendo lo sguardo sulla carta – Ormai si saranno riuniti quasi tutti, devono per forza essere tutti quanti insieme. Non ti viene in mente nessun posto?-
- Oltre a Malfoy House?- ghignò pericolosamente Lucilla – Si, un posto lo conosco.-
- E allora?-
- La mia vecchia casa.-
Tristan levò un sopracciglio. Le prese il mente fra le dita, obbligandola a guardarlo.
- Dove vivevi con lui?-
- Dark Hell Manor.- sibilò Lucilla con uno sguardo pericoloso – In quella fortezza ci possono stare anche duemila fra maghi e demoni. Lì nessuno li scoprirebbe perché una barriera che io stessa ho creato impedisce agli occhi dei veggenti di scorgere il palazzo.-
L’Auror sospirò, andando a sedersi davanti a lei.
- Senti, abbiamo tutta la notte…-
- A letto con te non vengo con queste porcherie sulla schiena.-
- …per parlare di quello che è successo in questi anni.- ringhiò, finendo la frase fissandola storto – Possibile che pensi sempre che ti voglia saltarti addosso? …Aspetta…hai detto con quelle porcherie sulla schiena?-
- Mc va avanti!- sibilò bellicosa – Che vuoi sapere?-
- Innanzi tutto puoi dirmi che hai intenzione di fare finita questa storia.-
La mora rise amara, poggiandosi su un gomito – Carina, bella domanda. Se mai rimarrò viva credo che finirò ad Azkaban a girarmi i pollici dentro una cella dove i Dissennatori cercano di mangiarmi il senno. Se muoio finirò all’inferno. Vedi altre possibilità?-
Tristan si poggiò a sua volta sul gomito, guardandola fissa – La verità potrebbe venire fuori, risulterai innocente… e potresti tornare a vivere qui come una persona normale. Il Ministero ristabilirà il tuo nome.-
- Isolata in questo palazzo per l’eternità.- sibilò, abbassando gli occhi sulla cartina – Allettante, Mc.-
- Io potrei venire qua.- aggiunse, con voce falsamente indifferente e infatti Lucilla emise un ringhiò sottomesso, buttando tutto all’aria – Possibile che devi sempre dire qualcosa di troppo che sappia ribaltarmi la nottata?!- si mise in piedi, pronta a cavargli gli occhi – Accidenti a te, dannato purosangue! Impara a tapparti quella maledetta bocca, è un consiglio da amica!- e gli dette le spalle, strappandosi rabbiosamente le ragnatele dalla schiena. Sparì in bagno un attimo e tornò con un una maglietta addosso, dopo avergli lanciato dietro una spazzola.
- Cacchio, era una proposta…- si lagnò il biondo.
- Le tue non sono mai proposte!- disse lei con gli occhi azzurri incendiati – Le tue sono affermazioni! Le tue parole sono sempre seguite da fatti, Mckay! Volevi parlare chiaro? Avanti, parliamo pure! Mettiamo per ipotesi che io sopravviva, che il mio nome venga riscattato, che voi Auror e Cacciatori riusciate a ficcarvi in testa che a me del potere oscuro non frega niente, anche se ce l’ho tutto in mano io ormai… che faresti? Prenderesti armi e bagagli e verresti qua? Solo per il gusto perverso di tormentarmi l’esistenza…-
- Più o meno…- borbottò, angelico come un bambino – Perché? Non ti andrebbe?-
Lucilla restò in silenzio e anche impalata a fissarlo. Ma perché era circondata da deficienti?
- Mi stai dicendo che vuoi venire a vivere con me?- sussurrò a quel punto, scrutando Tristan pericolosamente.
E infatti Mckay che aveva sempre brillato nel stupire le persone, le scoccò un sorriso dolcissimo, facendole venire i brividi. Si fece un po’ avanti, passandole la braccia alla vita sottile.
- Perché? Non mi vuoi?-
Lo uccideva. Oh, avrebbe avuto vita corta…
- Dimentichi alcuni particolari.- sibilò Lucilla gelida.
- E sarebbero?-
- Si chiamano Tanatos, Rose, Jess e Sofia.-
Tristan alzò le spalle – Se non gli va bene che s’arrangino. Non ci perdo io a mollare quella casa di pazzi.-
- Non dire cazzate per favore!- gl’ingiunse la Lancaster con rabbia nella voce – Hai una famiglia, fai di tutto per tenertela stretta, per quanto insopportabili siano.-
- Ed ecco la paternale della serata!- rise lui cinicamente, andando a svaccarsi sul letto della ragazza – Andiamo, tu per prima sai com’è il giro. Viva i purosangue e manteniamo alto il nome di famiglia!- scimmiottò, con voce melensa – Guardami bene in faccia Luci…a me non è mai importato di queste idiozie e lo sai benissimo. Sotto ci sono gli esempi viventi di quanto questa ipocrisia possa rovinare le vite ai maghi mentre tu stessa sei un inno all’intelligenza e alla sensibilità di tuo padre, un mago eccezionale che ha mandato tutto a puttane per amore della sua donna. Per poter avere la famiglia che ha messo in piedi lui darei qualsiasi cosa, a partire dal mollare i miei parenti e venire qua con te.-
- Chi t’ha detto che ti voglio?- insinuò esasperata.
- Ormai non funziona più.- le rispose ironico – Visto come mi rispondi quando ti bacio.-
- O forse è troppo tempo che vado in bianco.-
- Ah, così mi ferisci…-
- All’inferno, non sono cose di cui si può discutere su due piedi!- abbaiò irritata – Non puoi decidere di venire a casa mia in pianta stabile quando sai benissimo che appena Jess apparirà a Hogwarts con la sua schifosa presenza andrà tutto a rotoli, per non dire a puttane che chiarirebbe meglio la situazione!-
- Jess può dire quello che gli pare!- Tristan alzò le spalle, sedendosi sul letto e levandosi la camicia – Ma io me ne sbatto esattamente come otto anni fa. Il suo unico problema era che aveva una cotta per Lumia e lei gli ha dato picche mentre se la prendeva con te perché al quidditch gli sei passata davanti come Cercatrice. Ha un cervello bacato tutto suo…- aggiunse annoiato, massaggiandosi le spalle dolenti – Lascialo perdere.-
- Lascialo perdere? Lascialo perdere?- enfatizzò la padrona di casa piazzandoglisi davanti con le mani sui fianchi – Quello è capacissimo di lanciarmi addosso tutti gli Auror del Ministero e poi di mettersi a pestare i piedi come un marmocchio perché li ho sgozzati tutti! Andiamo Tristan, non vivere sulle nuvole come al solito… non puoi neanche scaraventarmi addosso una bomba del genere e pretendere che io faccia i salti di gioia.-
- Conoscendoti è poco probabile,- frecciò iniziando a infilarsi sotto le lenzuola – comunque pensaci.-
Lucilla tacque ancora, poi gli scoccò un’occhiata strana.
- Cosa stai facendo?-
- Dormo.-
- Nel mio letto?-
- Visto che ti devi abituare alla mia presenza…-
Ok, lo uccideva… ora o mai più…
Invece si limitò a buttarlo fuori a calci nel culo, mettendo una bella barriera e facendo in modo che non si Smaterializzasse di nuovo dentro. Lo sentì frignare per un po’, lo sentì anche ululare sotto forma Animagus ma poi Tristan la smise quando Harry, Ron e Draco, usciti come locomotive dalle loro camera, lo presero ripetutamente a bastonate, lo arrotolarono dentro a un materasso e lo buttarono giù dallo scalone, zittendolo una volta per tutte.
La mattina dopo tutti invece erano fin troppo calmo.
Lucilla si svegliava sempre tardi e quando arrivò in cucina trovò Hermione, con un aspetto non proprio decente visto il suo viso pallido, intenta a bere caffè in pigiama e anche a scrutare dentro una Occhiosfera.
- Buongiorno…- disse la mezzo demone – O buon pomeriggio…- fece, notando che era quasi mezzo giorno.
- Ciao!- le sorrise Hermione, indicandole il caffè ancora caldo.
- Cosa guardi?-
- Tristan, Ron e Harry in giardino.- le spiegò la Grifoncina con una vocina flebile – Stanno facendo esercizio per Smaterializzarsi. Sono stupita…Ron è più avanti di quanto ci ha detto.-
- Meglio.- disse la padrona di casa – Se ognuno di voi comincia a migliore, a imparare qualcosa di nuovo, è più probabile che saprete cavarvela egregiamente senza coinvolgere altri.-
- Già, hai ragione…-
Lucilla sollevò gli occhi azzurri dalla tazza, scrutandola in maniera strana.
- Cos’hai?-
Hermione sorrise mesta, scuotendo il capo – Mi spiace non poter dare una mano a chi davvero vorrei aiutare. Forse però sto dicendo solo sciocchezze…- ma Lucilla rise a sua volta, dimostrandosi più comprensiva di quanto la streghetta avesse mai pensato.
- Non puoi dare il tuo aiuto a chi non è ancora pronto per riceverlo.- mormorò la mezzo demone, fissando un punto imprecisato alle spalle di Hermione – Ho cercato di spiegarlo anche a Tristan ma con…il tizio a cui tu ti rivolgi in particolar modo bisogna aver pazienza. E poi c’è anche chi non cambia mai.-
- Tu sei cambiata.- sussurrò la Grifoncina – Tu sei diversa da otto anni fa.-
- Sono cambiata fuori forse.- rispose Lucilla, alzandosi da tavola e senza più guardarla in viso – Ma dentro sono sempre uguale. Le persone non cambiano mai davvero. Noi siamo fatti così.-
Hermione ripensò più volte, in seguito, alle parole della Lancaster e si stupì a credere in ciò che aveva detto.
In fondo Lucilla aveva ragione. Dentro di sé, ogni essere umano è sempre uguale.
Passarono ancora dei giorni di relativa calma, fatti di esercizi, nuove lezioni divertenti, Malfoy che teneva il muso al mondo e a Harry, Potter che lo mandava al diavolo ogni volta che lo vedeva e Ron che aveva compiuto la sua prima smaterializzazione una sera che Tristan, lo sfinimento, l’aveva chiuso a chiave nel bagno.
Harry andava più a rilento ma nel complesso i due Grifondoro se la cavavano bene.
E tutto sarebbe stato davvero una favola per Harry, per una volta tranquillo in compagnia di amici e serpenti, se non fosse stato per una telefonata al cellulare di Hermione, un martedì mattina.
Rispose la Grifoncina che stava facendo friggere il bacon e appena detto pronto una voce arcigna le ingiunse di passarle il bambino sopravvissuto. Il moretto era a tavola e quando vide la faccia dell’amica capì che c’erano guai in vista.
- Tuo zio…- gli sussurrò la streghetta.
- Merda…- bofonchiò Ron quando Harry si fu allontanato. Lo videro gesticolare da lontano, evidentemente quel rompi palle gliela stava menando con qualcosa anche se era strano perché durante l’anno quelli non si facevano mai sentire.
- Con chi parla?- chiese Tristan arrivando insieme a Draco.
- Babbani.- rispose il rossino – Suo zio.-
- Ehi mezzosangue…- Malfoy ghignò appena, osservando i movimenti di Potter – Guarda che sta per distruggerti il cellulare. Fossi in te stare attenta…- e infatti Hermione dovette correre a strappargli l’aggeggio dalle mani. Quando Harry tornò a tavola aveva il volto visibilmente contratto dalla rabbia…e continuò a bestemmiare anche dentro al cerchio magico per teletrasporto, mezz’ora dopo.
- In poche parole stanno cercando di portarti via una proprietà dei tuoi? E neanche te l'avevano mai detto?- allibì Ron sconvolto – Certo che sono proprio dei bastardi, roba da matti! Comunque se non altro ti hanno avvisato che tra cinque minuti hanno l’incontro con l’avvocato.-
- Si, perché pensano che non possa arrivare in tempo.- frecciò il moro rabbioso – Adesso li sistemo io! Devono solo provare a mettere le grinfie su qualcosa di mamma e papà e li gonfio sul serio come mongolfiere!-
- Harry piantala, non è divertente!- abbaiò Hermione, seguendo bene ogni passo di Lucilla nel costruire il cerchio magico – Prendi quello che devi, metti una firma e poi vattene. Sai come sono i tuoi zii…-
- Babbani come tutti gli altri.- sibilò Draco rognoso.
- Per una volta sono d’accordo.- replicò Harry con sguardo tetro.
- Ok, ci siamo.- Lucilla si fece indietro, guardando il suo lavoro – Spero che funzioni.- gli disse con una strana espressione – Non ne faccio uno da quando avevo 11 anni.-
- Apprezzo lo sforzo.- ironizzò il Grifondoro – Cosa devo fare?-
- Pensa intensamente a casa dei tuoi zii e poi batti due volte le mani.-
- Tutto qua?-
- Se vuoi puoi farmi due passi di tip tap, sarebbe divertente.- celiò la mora sarcastica.
- Va bene, va bene…- Potter sospirò, guardando i compagni come per rassicurarli – Ci vediamo stasera. Se non torno… chiamate i pompieri, la polizia, anche l’FBI …ciao!- e detto quello, batté due volte le mani sparendo in una nuvola di fumo. Gli altri tossicchiarono un po’, poi trovato per terra un bel cratere bruciato.
Stavano quasi per mangiarsi viva Lucilla quando Harry fece uno squillo a Hermione da una cabina telefonica di Londra quindi si tranquillizzarono e riuscirono a tornare alle loro occupazioni.
Alle otto in punto però Ron cominciò ad agitarsi.
- Lenticchia la vuoi smettere?- abbaiò Draco furibondo, sentendolo andare avanti e indietro davanti al camino.
- E come faccio a calmarmi?- replicò Weasley incollerito – Herm! È tardi!-
- Lo so.- rispose la Grifoncina alzando gli occhi dal libro. Stava seduta accanto a Malfoy ma anche lei da circa mezz’ora aveva iniziato a preoccuparsi. Guardò per l’ennesima volta il pendolo, poi si attaccò al cellulare.
Chiamò a casa degli zii di Harry ma Petunia le sbatté giù la cornetta.
- Quelli sono capaci di averlo chiuso di nuovo in camera e di avergli messo le sbarre alla finestra!- sibilò Ron accorato – Eddai Herm, dobbiamo fare qualcosa!-
- E come facciamo, siamo senza macchina.- ironizzò lei, viste le vecchie scorribande con la macchina volante ma il rossino non si lasciò scoraggiare – Ci Smaterializziamo e andiamo a Londra!-
- Sei già capace di andare fin lì?- allibì lei.
- Posso provare.-
- Io preferirei avere qualcuno un po’ più esperto…-
- Lucilla e Tristan sono a caccia, hanno detto.- le chiarì Ron e a quel punto, non si sa bene perché, ma Draco cominciò a sentirsi insistentemente osservato. Sollevò il viso dallo schermo e li guardò con gli occhi assottigliati.
- Ve lo scordate.- scandì rabbioso.
- Dai Malferret!- lo supplicò Hermione con due occhi da cerbiatta – Devi solo portarci lì!-
- Mi hai preso per un gufo?- abbaiò lui di rimando – Arrangiatevi da soli!-
- Ok, che vuoi in cambio?-
- Che vi tappate la bocca e mi lasciate stare.-
- Sul serio.-
- Ho detto che non vi porto, non ci torno in quel posto pieno di babbani.-
- D’accordo.- Hermione si alzò tranquilla, cominciando a infilarsi la felpa nera sui jeans – Se non vuoi non possiamo mica obbligarti. In fondo hai ragione…quando uno non ha voglia non ha voglia.-
Bel messaggio in codice, pensò Malfoy furibondo pochi minuti più tardi, appiccicato a quella maledetta Grifondoro. Dopo una ventina di soste perché Ron non riusciva a spostarsi ancora per lunghe distanze, arrivarono a Londra, più precisamente all’inizio di Privet Drive. Si staccarono visto che il biondo aveva un’espressione decisamente poco civile, poi apparve anche Weasley…un pelino più stanco del previsto.
- Tutto ok?- gli chiese Hermione – Ron sei un po’ pallido…-
- Che ci vuoi fare, è un principiante!- sentenziò Malferret gentile come sempre.
- Bhè, dal Linkolnshire a qua devo ammettere che sei stato bravissimo.- cinguettò la Grifoncina, ficcando un calcio a quel biondastro velenoso – Tristan ha fatto un buon lavoro! Perfetto, adesso però dobbiamo andare…-
- Non sarebbe meglio se qualcuno facesse il palo?- Ron cominciò a guardare i numeri delle case.
Arrivati davanti alla villetta videro che c’erano le luci accese e dall’interno proveniva un gran casino.
Quell’idiota di Dudley forse stava facendo una festa.
- E adesso che si fa?- bofonchiò Ron esausto, nascosto dietro al tronco dell’albero sotto la camera di Harry. Guardò in alto e vide che la camera era nel buio ma che c’erano comunque delle inferiate stavolta non d’alluminio – Come facciamo ad andare fin là sopra? Se esce qualcuno e ci vede?-
- Tanto saranno tutti strafatti.- sussurrò Hermione sotto voce, quando dalla casa uscì un gruppetto di ragazzi babbani della loro età, tutti intenti a scolarsi birre a fumare sigarette. Si accamparono per qualche minuto lì fuori, poi tornarono dentro quando alcune ragazze arrivarono dal vialetto e si fiondarono in casa, strillando come oche.
- Che gente del cazzo…- sibilò Draco, disgustato, poi gli venne l’idea – Già che siamo qua non possiamo passare da Alan?- ma la Grifoncina lo zittì, alzando lo sguardo sull’albero. Senza dire nulla cominciò ad arrampicarsi sotto gli occhi stralunati dei due maghi purosangue.
- Cosa c’è, non vi siete mai arrampicati su un albero voi due?- chiese dall’alto.
- I maghi giocano ad altro, tesoro.- le fece presente Ron – Guarda che cadi…-
- Non che non cado…mamma mia, voi maghi purosangue che schizzinosi siete…a che giocavate da piccoli eh?-
- A "Centra la Granger sull’albero!"- sibilò Draco un po’ in allarme per quella sua posizione pericolosa – Mezzosangue scendi da lì! Vuoi romperti l’osso del collo?!-
Ma Hermione era già arrivata abbastanza in alto per dare un’occhiata dalla finestra di Harry…e vide la sua borsa a tracolla lasciata sul letto, perciò era in quella casa per forza.
Così la streghetta scese, con ormai un bel piano d’attacco in testa.
Un attimo dopo erano attaccati al campanello.
Fu Dudley ad aprire, con la faccia di uno che è tutto tranne che sobrio.
- Oh, entrate…- ridacchiò, alitando in faccia ai tre un mezzo gallone di birra – Da bere è di là!- indicò un tavolo in soggiorno poi s’infilò di nuovo nella mischia e grazie al cielo sparì.
- Ok, la camera di Harry è al piano superiore!- disse Ron, - Cerchiamo di arrivarci tutti interi.-
- Non mordono Ronald!- sbuffò la Grifoncina.
A momenti si presero tutti e tre per mano per non perdersi e risalendo le scale dovettero quasi fare lo slalom fra un cumulo di coppiette appiccicate, intente a sbaciucchiarsi e anche a fare di più.
Arrivati al primo piano fu il panico. Non si passava davvero e come se non bastasse tutti ballavano come degli scalmanati. Ron cominciò a infilarsi in una camera ma era solo lo sgabuzzino, intanto Draco dovette difendere la SUA mezzosangue con le unghie e coi denti dalle avance di un deficiente con troppo gel in testa. Lo chiuse in bagno, furibondo, quando un altro cretino gli si avvicinò.
- Ehi fratello, hai un preservativo?-
Hermione era lì accanto e stava chiedendo a una ragazza se avevano visto in giro, durante la serata, il cugino di Dudley.
Quella s’illuminò tutta, dicendo che l’aveva visto di sfuggita ed era un vero gnocco ma anche da quella cretina non cavò un ragno dal buco. Tornata da Draco rimase un attimo sconvolta.
Si rigirava in mano la confezione quadrata di un preservativo.
- Ma che ci fai con quel coso?- gli chiese, sconvolta.
- Ma che ne so…è passato un tizio chiedendomi se avevo un preservo qualcosa e poi m’ha dato questo, dicendomi di usare sempre la testa quando scopo con la mia ragazza. Ma che voleva dire?- chiese stranito ma per completare il quadro arrivò anche Ron con la stessa espressione abbastanza basita.
- Herm, un tizio in bagno mi ha regalato un palloncino strano…-
- Ok, lasciamo perdere!- sibilò esasperata, tirandoseli dietro. Alla fine, dopo aver scavalcato l’orgia dilagante trovarono le camere da letto. Aprirono quella dei Dursley e pescarono due nudi intenti a darci dentro, aprirono un altro bagno e ci trovarono la stessa cosa. Pescarono due gay in camera di Dudley e alla fine davanti alla porta chiusa della camera di Harry arrivarono a tana. Lo sentirono picchiare dall’altra parte dello stipite e attenti che nessuno li guardasse, Ron si smaterializzò dentro. Da fuori sentirono il giubilo del Grifondoro…
- La finisci di girarti fra le mani quella roba?- borbottò Hermione quando Malfoy tornò a scrutare curioso il preservativo – Insomma, contieniti.-
- Me lo spieghi che c’è che non va con questo coso?- disse serafico – Serve a letto per caso?-
- Si, a non mettere incinta la tua ragazza.-
Draco stavolta levò un sopracciglio – Ah…e come funziona?-
La Grifoncina arrossì vagamente, spostandola dalla mandria di femmine che lo mangiavano con gli occhi – Si mette sul…sul…- e gl’indicò la parte in questione con un’occhiata. Malfoy, grande genio, capì al volo.
- Però, intelligenti i babbani.- frecciò sarcastico, iniziando a schiacciarla un po’ alla parete – Dovremmo provare.-
- Già fatto.- disse lei, guardando altrove – E’ utile ma spezza l’atmosfera.-
- Se lo dici tu…- bofonchiò. In quel momento sentirono dei colpi alla porta, così poterono tornare di sotto e uscirono dalla casa in tutta tranquillità, trovando Ron e Harry fuori in giardino.
Potter stava bestemmiando come un turco e stavolta anche Malfoy dovette saltargli addosso, per impedirgli di radere al suolo tutta la casa dei Dursley visto che i suoi zii l’avevano chiuso in camera e gli avevano fregato la bacchetta dopo che era arrivato in tempo per firmare tutti i documenti con l’avvocato.
Una volta datagli una sigaretta si decise a calmarsi e andarono a sedersi al parco giochi, dove il moretto si sedette su una panca, per sbollire.
- Allora? Che ti hanno lasciato i tuoi?-
- Lascia stare guarda…- sibilò, dando un tiro – L’avvocato mi ha contattato adesso perché sa che tra un po’ compirò diciotto anni. A quanto pare mamma e papà avevano una casa su a West Gold Lake. Se n’erano scordati tutti, come no, e solo ora l’avvocato è venuto a dirmi che avrei un altro posto dove andare.-
- Però, West Gold Lake…- Hermione sorrise – Non sei contento? Magari là c’è ancora qualcosa dei tuoi.-
- E magari io sto perdendo la pazienza!- abbaiò Draco che scalpitava per andarsene – Ci muoviamo o no? Farete salotto a Lancaster Manor lontano da questi disgustosi babbani!-
- Stavolta lo seguo.- borbottò Harry stanco morto – Non voglio vedere questo posto mai più!- poi, senza farlo apposta, l’occhio gli cadde sul preservativo che Ron si teneva nella tasca del giubbotto di jeans. Strabuzzò lo sguardo ma la Granger ebbe bontà di spiegargli la situazione, ovvero che per la casa dei suoi zii si spacciava tutto tranne che la droga. Un bell’affare in fondo.
- Affogherei quasi la giornata nell’alcool.- mugugnò Potter schifato da suo cugino.
- Ecco, andiamo da Alan!- continuò Malfoy imperterrito.
- Ma sei fissato!- abbaiò la Grifoncina – Ci sono le finali di basket poi, sai che macello?-
- E dici che ci sono ancora quelli col kilt?- chiese serafico.
- Quelli col kilt?- gli fece eco Ron sconvolto.
- Hai visto della gente in kilt?- rincarò Harry verso il biondo – In un pub? E che facevano?-
- Ballavano sui tavoli e hanno fatto uno strano discorso sulla libertà…-
- Ah, ho capito… facevano Braveheart.-
- Facevano cosa?- Weasley non ci capiva una mazza.
- E avevano la faccia colorata di blu?-
- Si, qualcuno si…- borbottò Malferret.
- Che cos’è Braveheart?-
- Un film sugli scozzesi.- Harry se la rideva – Se andiamo al pub magari li troviamo.-
- Si, se andiamo da Alan magari potrei svegliarmi domani mattina nel letto di un giamaicano, con un figlio già in arrivo e un tatuaggio sul fondo schiena!- sibilò Hermione esasperata da quei deficienti.
- Oh, dai…ci divertiamo! L’ha detto Tristan che siamo in vacanza!- cinguettò Potter suadente – Dai Herm!-
- Se lo dice Mckay allora siamo a posto!- replicò snervata – Vi ricordo che sapete Smaterializzarvi solo voi tre! Tu Harry più o meno, Ron è già stanco e Malferret manda giù la birra come se fosse acqua!-
- Senti chi parla!- frecciò il biondo – Quando sei sbronza tu sei capace di fare qualsiasi cosa!-
- Come se ti fossi lamentato!-
- Per favore queste cose non voglio neanche sentirle!- disse Harry coi brividi al solo pensiero – Allora la si mette ai voti.- e naturalmente non ci fu bisogno di alzare le mani perché quei tre bastardi si erano affiancati come mai in vita loro, tanto per cambiare su una questione importante come andare a sbronzarsi.
- Tre a uno, la gentile fanciulla è stata messa in minoranza!- la canzonò il suo ex ragazzo dando inizio alla carica verso Ludo Avenue – Dai Herm, tesoro…un po’ di vita. Ho passato una giornata di merda, questa concedimela!-
- Ringrazia Dio che i miei siano fuori casa!- gli rispose rabbiosa, aggrappandosi a Draco.
- Oh, che bello…facciamo un festino a casa tua!- disse Ron bastardamente.
- Scordatelo! MAI! M-A-I!-
- Ok, ok…sei stata chiara!-
E quel MAI fu giusto relegato alla questione festino perché appena rimisero piede al pub decretarono la loro morte per come etilico. Per le finali c’era il solito casino d’inferno ma giocavano Francia e Gran Bretagna, quindi niente kilt, comunque Alan più che contento di ritrovarli…e si premurò in prima persona di farli stramazzare sul bancone, dopo una dura nottata di bagordi.

 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22° ***




E’ bello notare come gente di diciotto anni sappia che sbronzarsi fa stare male da cani…ma a prescindere da questo bevano come spugne sul bancone di legno di un pub in puro stile irlandese per poi tornare a casa alle sei di mattina con le facce da vampiri sull’orlo del collasso, ormai alla frutta.
Entrarono a Lancaster Manor che era ancora buio e appena misero piede nel castello quasi si lasciarono andare sul pavimento, tranne Hermione che era rimasta sobria. Almeno una su quattro visto che Draco e Harry per la prima volta in vita loro avevano diviso qualcosa, ovvero si erano messi a cantare in mezzo a Ludo Avenue le canzoni di Natale.
Era stata una scena pietosa che anche Ron, sbronzo più di loro, aveva catalogato come invedibile.
E adesso doveva anche star lì a fare caffè a quei tre ibridi umani.
Se ne stavano tutti svaccati sul divano, quasi sdraiati l’uno sull’altro ed emettevano i classici mugugni da maschio che sta male, perché si sa che quando un uomo è ammalato lui sta sempre peggio di una donna…
Fino alle dieci di mattina fu un continuo trangugiare caffè e cambiare le borse del ghiaccio su quelle zucche vuote, poi la streghetta si ruppe allegramente le palle e lì piantò per andarsene a dormire.
Per le scale incontrò Tristan e l’Auror la squadrò un pelo stranito.
- Serata di bagordi eh?- rise, sentendo i lamenti dal salone che sembravano più barriti di un elefante morente.
- Lascia perdere!- disse la Grifoncina – Io vado a dormire…se rompono rispediscili nelle loro camere a calci. Stanno facendo solo scena per farsi coccolare.-
- E tu che li sopporti da sette anni.- Tristan scosse il capo, continuando a ridere – Dormi bene, adesso li sistemo io!-
E il metodo Mckay, fatto in casa alla Jess, era un goccio di ciò che si erano scolati la sera prima insieme a del succo d’arancia…e poi un volo in una vasca da bagno gelata. Si svegliarono subito i tre barboni e attaccarono a bestemmiare come dei matti, peccato che il loro prof di Difesa se ne sbatté altamente e li lasciò in bagno, continuando a sganasciarsi sguaiatamente come un perfetto sadico.
Lucilla gli arrivò alle spalle e ghignò appena, incrociando le braccia.
- Sai, quando ridi in modo così perverso riesci quasi a farmi pensare che non sei così visceralmente Auror fino al midollo Mc.-
- Oh, mi vestissi di pelle nera e catene andrei meglio?-
- Non è l’involucro che m’interessa.- borbottò lei, dirigendosi in cucina per fare colazione.
- Insomma, fossi un maniaco omicida ti piacerei di più.-
- Non mettermi in bocca cose non ho mai detto.- sibilò lei, alzando gli occhi dal caffè che bolliva – Anche perché qua ogni volta che parliamo vengono fuori cose che non stanno né in cielo né in terra. Perché le pesti urlavano?-
- Sono stati a Londra a riprendere Harry e poi hanno fatto festa.-
- Sbornia eh?-
- Già. Che programmi hai oggi?-
- Vado a trovare un vecchio amico.- disse Lucilla, portandosi la tazza alla bocca.
Tristan posò il giornale e cominciò a scrutarla attentamente. – Da chi vai?-
- Non lo conosci.-
- E’ un demone?-
- Non vivo solo in mezzo ai maghi Mc.- rispose pacata, guardandolo negli occhi versi a sua volta – Hai paura che possano farmi il lavaggio del cervello?- rise amara, scuotendo i crini bruni – Ho avuto tutto il tempo per diventare la nuova Lady Oscura ma la verità è che il potere di Voldemort non m’interessa. Non me ne faccio niente ma non puoi condannarmi solo perché sono potente quanto lui.-
- Forse anche di più.- scandì l’Auror – Vorrei solo che capissi che sono preoccupato per te.-
- Lo so. Ma vado solo a fare un saluto a questo vecchio amico.-
- Va bene. Torna presto.- le disse, mettendosi in piedi – Appena i ragazzi si svegliano li rimetto ad esercitarsi.- e se ne andò, lasciandola sola a pensare. A pensare come dirgli una cosa importante…
Sospirò, passandosi le mani sul viso. Era stanca…tanto stanca.
Se il suo cuore fosse stato vivo forse in quel momento avrebbe battuto all’impazzata.
Tornò in camera sua e prese un lungo cappotto nero, dal largo cappuccio a punta. Lo indossò e uscì dal maniero, per voltarsi un secondo solo indietro. Quella casa rappresentava un passato che forse non sarebbe più tornato indietro.
Tristan…
Chiuse gli occhi, vedendo la sua immagine.
E un’altra, poco dopo, le riportò alla mente con un flash lontano a chi era ancora indissolubilmente legata.
Sparì in quell’istante, con la morte nel cuore.

Era il tramonto quando ebbe il coraggio, finalmente, di dirigersi verso un luogo dove la terra era sconsacrata. Così si chiamava...Lost Graveyard, il Cimitero dei Maghi Perduti.
Portava un giglio bianco fra le mani e il suo sguardo vagava fra quelle tombe in rovina.
Il sole pareva essersi dimenticato di Lost Graveyard, baratro di coloro che avevano sbagliato. Il cimitero dei traditori. Anche lui giaceva lì…da un anno. Misere ossa e qualche grammo di polvere.
Lui che aveva avuto il mondo in mano.
- Ciao Tom…- sussurrò grevemente, fissando la scritta sulla lapide. Qualche parola scritta con sprezzo, un marchio per un uomo che aveva ammazzato troppe persone in nome di un ideale.
Il vento sottile e gelido s’insinuò in quel luogo ma lei non lo sentì.
I suoi occhi azzurri, nascosti sotto l’ampio cappuccio, erano privi di vita.
Ricordava tutti gli anni passati, i dolori, le sofferenze…
Gli occhi dannati del mago, un semplice mago e non un demone, che l’avevano condannata all’inferno.
Avrebbe dovuto odiarlo. Avrebbe dovuto sputare su quella tomba. Ma ora…non provava più niente.
E questo la fece stare peggio. Le ricordava che era mezza demone, che non aveva anima per soffrire.
Risentiva la risata di suo marito, risentiva le sue mani che le serravano la gola di notte, il modo atroce di guardarla come se avesse voluto divorarla. E ricordava quando prendeva l’aspetto di Tom Riddle…per tormentarla, per godere nel sentirla gridare il suo nome.
Lucilla lasciò andare il giglio poi fece un passo indietro.
Cosa poteva fare? Cosa poteva fare per togliersi dalla mente quegli otto anni?
Niente, era quella la verità. Niente poteva ridarle quel tempo perduto. Neanche odiare Voldemort.
Neanche vivere nel rancore.
- Addio Tom.-
Dette le spalle alla lapide e tornò indietro, anche se il vento le soffiava contro.

Tornata a casa sua aprì la porta e trovò la lunga tavola del salone apparecchiata. Volavano un po’ di piatti perché Harry e Draco stavano di nuovo litigando ma Ron ed Hermione la salutarono allegramente. Ricambiò, andando in cucina. Trovò Tristan ai fornelli, intento a guardare i surgelati scuocersi. La sentì e si voltò verso di lei.
- Ciao.- mormorò Lucilla.
- Ciao.- disse lui, tornando a darle le spalle – Sei stata bene col tuo amico?-
La Lancaster malinconicamente sorrise fra sé, avvicinandosi. Gli passò le braccia alla vita, chiudendo gli occhi e schiacciandosi contro la sua schiena. L’Auror di rimando sospirò, carezzandole le mani.
- Vuoi qualcosa.- insinuò alzando lo sguardo.
- Non voglio niente.- disse lei.
Tristan ghignò e tirandola dolcemente per il polso se la tirò davanti al viso – Vorrei sapere con chi sei stata ma non ti posso costringere. Basta che tu stia bene.-
- Ora sto bene.-
Le sorrise dopo qualche istante, chinandosi a baciarle la fronte.
- Dai, andiamo che è pronta la cena.-
A tavola l’emicrania dei tre furbastri era talmente alta che dovevano parlare sottovoce.
- Il bello è stato quando Harry s’è messo a cantare Hotel California in mezzo al pub.- borbottò Hermione memore di quella scena ma il moretto fece una sfaccia scocciata – Se non altro non mi sono venuti dietro tutti quanti.-
- Si, un intero pub di dementi!- sibilò la Grifoncina.
- Ron mi teneva anche il tempo picchiandosi sulla pancia.- frecciò Potter.
- Non me lo ricordare…- disse Weasley schifato.
- E tu che hai serpentello, hai cantato?- ridacchiò Tristan verso Malfoy…e se c’era una cosa fondamentale da sapere su Malferret era che dopo la sbronza era davvero intrattabile. Emise un grugnito sottomesso, continuando a mangiare svogliatamente e col mal di testa che raggiungeva livelli davvero pericolosi anche perché pure lui la sera prima aveva dato spettacolo, sparandosi dei numeri insieme a Harry che era bene restassero fra loro due.
Visto che avevano dormito tutto il pomeriggio passarono di nuovo buona parte della nottata a ciondolare per casa ma la mattina dopo gli esercizi di Smaterializzazione continuarono a ritmi serrati.
I progressi di Weasley, dopo la sfacchinata fino a Londra, furono davvero portentosi.
- Pare che tu abbia un talento naturale nello sparire Ron.- rise Mckay svaccato sotto un albero, a pochi metri dai due.
- O nella fuga.- celiò Harry.
- Divertente, davvero divertente!- sibilò il rossino – Tu vedi di darti una mossa o ti lascio indietro!-
- Che palle che fai venire.- si lagnò Potter – Faccio quello che posso!-
- Harry, il concetto sta qua.- l’Auror si picchiettò l’indice sulla tempia – Il concetto è nel pensiero. È come volare su una scopa.-
- Perdonami ma non vedo la somiglianza fra le due cose.- frecciò il Grifondoro.
- Una volta che impari non dimentichi.- rise Tristan – Devi pensare di poterlo fare. Devi pensare che puoi andare da un luogo all’altro senza sforzo. È come un desiderio. Desidera e ci arriverai. Usa la testa. Desidera di farlo e lo farai ma devi concentrarti. Devi pensare intensamente al luogo dove vuoi apparire.-
- Facile a dirsi…- mugugnò Harry, richiudendo gli occhi – Specialmente quando Malfoy ghigna come un bastardo da dentro alla casa e mi prende per il culo! FALLA FINITA DEFICIENTE!- urlò, girandosi indietro.
- PERDENTE, è quasi una settimana che ci provi!- ridacchiò il biondo da lontano, dall’entrata del maniero– Mia nonna, che è morta, sapeva fare di meglio anche a novant’anni!-
- Già, chissà perché è morta!- sibilò Potter rabbioso.
- Perché parlava troppo Potty! Come te!-
- Mamma, sto tremando!-
- Mi avete quasi rotto i coglioni, scusate il linguaggio.- borbottò Tristan – Mi spiegate per quale maledetto motivo vi odiate? No perché qua è da panico. Allora? Perché non vi sopportate?-
- Bhò, risale dal primo anno.- disse Harry tranquillo.
- Si, ma perché?-
- Un primo incontro irritante per entrambi.- disse Ron – E da quel momento si sputano in faccia ogni volta.-
- Cioè…fammi capire, vi siete parlati neutralmente una volta sola nella vita e da quella prima parola avete capito di essere innamorati alla follia l’uno dell’altro, è così?- allibì l’Auror – Ma siete da mandare al manicomio nella stessa stanza, cazzo…-
- Ma sai che Tristan ha ragione?- cinguettò Ron in vena di prese in giro – Se foste gay secondo me fareste una coppia da favola.-
- Weasley, amore…perché non vai affanculo?- sibilò Harry incazzoso – E adesso scusate ma ho una telefonata da fare.-
- Ancora?- Ron e Tristan fecero un fischio in coro – Ma allora hai davvero la fidanzata! O un fidanzato?-
- Tutti e due.- disse Potter allontanandosi con un diavolo per capello – Sono un bisessuale incallito!-
Davanti alla porta d’ingresso lui e Draco si scambiarono il loro solito simpatico gesto d’affetto reciproco, un bel ditino medio alzato, poi Potter come ogni giorno alle due di pomeriggio si attaccò al cellulare di Hermione e per ben mezzora andò avanti per il salone come un sonnambulo, ridendo come un invasato e arrossendo ogni tanto.
Lucilla ed Hermione, che lo spiavano dal corridoio, cominciarono a schifarsi.
- Ma che smancerie…- mugugnò la mezzo demone – Sentilo!-
- Ma con chi diavolo parla?- si chiese invece la Grifoncina – Sul display non viene fuori il numero del destinatario!-
- Magari non è una di Hogwarts.- ipotizzò la Lancaster.
- No, dev’essere per forza una di scuola.- replicò la streghetta – Harry praticamente considera il suo mondo recintato dalle mura della scuola. Mi sa che stavolta…è davvero una di quelle che gli girano attorno.-
- Dieci a uno che è la Baley!- sibilò Draco, apparendo alle loro spalle e facendole morire di paura.
- Ma sei scemo!?- ringhiò Hermione – E finiscila con questa storia di Elettra!-
- Ti dico che è lei!- insistette il biondo – Credi che San Potter non abbia gli occhi?-
- Adora Elettra ma non la toccherebbe con un dito!- rincarò la Grifoncina mentre Lucilla se ne andava, annoiata da quella questione ridicola – E poi Elettra è già innamorata.-
- E di chi?-
- Non me l’ha detto…però…-
- Però quanto ci scommetti che ho ragione io?- Draco s’impuntò da matti – Quanto ci fai andare?-
Hermione lo fissò per un attimo…
- Per una settimana ti faccio da schiava.-
- Senza lamentarti ai miei ordini?- chiese, con gli occhi argentati perfidamente eccitati.
- Non esageriamo. Farò quello che vuoi…se Elettra è davvero la ragazza con cui parla al telefono. Se non è lei invece da schiavo me lo fai tu. E non voglio rotture di palle. Affare fatto?- allungò la mano che Malfoy strinse dopo un attimo, assolutamente certo di aver la vittoria in pugno. In quel momento arrivò Ron e li pescò ancora con le mani strette.
- Che succede?- chiese sospettoso.
- Oh, arrivi giusto in tempo Weasley.- sibilò il Serpeverde – Taglia per favore.-
Il rossino alzò le spalle, tagliò le mani e guardò la sua amica.
- Scommessa su cosa?-
- Su Harry e la ragazza segreta.- rise la Grifoncina.
- Buona idea…ma invece di star qua a pensare alla sua vita sessuale forse dovremmo chiedergli che accidenti gli passa per la testa.- mugugnò Ron tirandosela via mentre Malferret prendeva il volo per andare a farsi una pennichella pomeridiana, lontano da loro e dai loro casini – Herm, la notte lo sento andare su e giù per la sua camera. Non so che gli piglia e non so neanche che fare per aiutarlo. Quando gli chiedo che ha mi dice solo che qualcosa lo rende triste ma non sa spiegarmi bene cosa sia.-
- Allora aspettiamo che se lo chiarisca.- gli suggerì la Grifoncina ma lo sguardo preoccupato dell’amico la fece sospirare – Ron, andiamo…lo conosciamo bene. Sai com’è fatto quel disgraziato. Quando si sentirà di aprirsi lo farà.-
- Già e intanto io penso al peggio!-
In realtà Harry Potter in quel momento era molto felice.
Il cuore gli andava un po’ come voleva e non riusciva a stare fermo.
- Quando tornate?- gli chiese la misteriosa ragazza, con la voce un po’ flebile per l’emozione.
- Qualche giorno e rientriamo.- le disse – Non vedo l’ora di essere a scuola…-
- Anche io…- ammise lei, quasi impercettibilmente – Ti diverti?-
- Si ma…mi manchi un po’…- ok, si era sbilanciato ma ora lei gli mancava davvero! Harry se ne stupiva, dopo tanti anni che si conoscevano, eppure ora quasi non vedeva l’ora di rivederla! Non l’aveva mai neanche sfiorata e adesso…Dio, come voleva abbracciarla!
- Tu deve sei?- le chiese.
- Da mia sorella. Torno a scuola fra tre giorni, così io e i ragazzi facciamo due giorni di allenamento in più.-
- Appena torno ne parliamo.- Harry sorrise, addolcendosi – Adesso devo andare. Mc mi richiama.-
- Va bene…allora ciao…-
- Ciao, ti chiamo stasera…promesso!- e riattaccò a malincuore, fissando il cellulare come se fosse stato la manna dal cielo. Era totalmente andato ormai. Era cotto a puntino da far vergogna.
- Per l’amor di Dio…- si schifò Malfoy passando di lì per andare fuori a fumarsi una sigaretta – Sai Potter? Credevo di essermi preso il diabete anni fa, quando ti vedevo andare in giro con la Granger. Ma a quanto pare non c’è limite al peggio…-
- No, infatti…visto che se non ti tappi la bocca ti caccio questo coso in gola.- minacciò Harry scazzato – Comunque di diabete moriremo entrambi a quanto pare, Malferret, visto che pure tu non scherzi.-
- Che cazzo vuoi dire?-
- Lo sai fin troppo bene. La mattina esci troppo sorridente da camera tua…e dire che dormi da solo…o no?-
Draco schioccò la lingua e si misero uno di fronte all’altro. Due galletti in un unico pollaio.
- Sai una cosa? Visto che adesso hai un’altra scema che ti corre dietro perché non lasci in pace la ex?-
- Lasciarla in pace o a te?- ironizzò il Grifondoro – Con te non sarà mai in pace.-
- E nella tua suprema arroganza San Potter puoi anche dirmi perché.-
- Oh, certo che posso…- Harry scosse il capo, dandogli le spalle per tornare ad allenarsi -…e lo sai bene anche tu, Malfoy. C’è una cosa che pende sulle vostre teste che entrambi avete accettato parecchi mesi fa. E quella cosa che ad entrambi salva l’orgoglio. La vostra scommessa finirà però per distruggere tutto.-
- Lei lo sa che abbiamo i giorni contati.- Draco parlò tremando dentro e senza rendersene conto.
- Allora se lo sapete entrambi finitela di fare i deficienti.- il moro si fermò alla porta, volgendosi sopra la spalla per guardarlo in faccia – Non ho niente contro di te, per quanto non ti regga minimamente, ma sai perfettamente bene che se la cosa non può continuare allora è inutile andare avanti. Ti posso fare una domanda? Giugno si avvicina e anche il ballo…cosa farete? Eh? Dimmelo. Che farete allora?-
- Non sono affari tuoi.- sibilò il biondo serrando le mascelle per la rabbia – Stai alla larga da questa storia Potter.-
- Questo consiglio dovresti rivolgerlo a te stesso.- sussurrò il Grifondoro prima di andarsene, tanto che il Serpeverde una volta solo dette un calcio a una sedia, al colmo dell’esasperazione.
Si lasciò andare a sedere, consapevole di aver aperto un vaso di Pandora che avrebbe preferito non scoperchiare mai.
Harry invece, dopo aver capito che Ron ormai poteva anche fare pratica da solo, chiese a Tristan il pomeriggio libero e lo passò girovagando per la grande proprietà dei Lancaster. Attraversò l’immenso giardino, il piccolo boschetto e senza incontrare creature bellicose giunse fino al lago su cui si arroccava il lato nord del maniero.
Era un lago piccolo, ma limpido e cristallino. Si specchiò ma quando lo fece delle ombre vaghe gli apparvero alle spalle. Si girò di scatto ma non vide nulla…così tornò a specchiarsi e sul pelo dell’acqua apparvero di nuovo delle figure un po’ vacue. Cercò di metterle a fuoco…e vide… il Ministero della Magia!
Lo vedeva distintamente! Poi scrutò ancora e vide Tristan che lo salutava da lontano, insieme a tre uomini con lo stemma degli Auror. Si vedeva come se fosse stato in quel luogo…
Fece per girarsi e incredibilmente a fianco aveva Malfoy che sembrava lo ascoltasse parlare, sgranocchiando una mela.
Qualcuno passò accanto a loro e li salutò impettito.
La scena cambiò ed Harry vide una grande villa, al centro di Londra.
Lui era a tavola…con Ron…un Ron molto cresciuto. E Malfoy, sempre insieme a loro. I due stavano discutendo di qualcosa ma non sembravano litigare animatamente come al solito. Si girò e a tavola vide di nuovo Tristan che in braccio teneva una bambina piccola, con la testa colma di boccoli scuri.
La fissò…e la bambina gli sorrise in modo un po’ strano.
- Torna a casa.- gli disse con la sua vocina infantile.
Harry strabuzzò gli occhi e ritornò alla realtà, quasi boccheggiando. Era senza fiato e dovette lasciarsi andare sui ciottoli. Faticosamente si sedette su un sasso più grande degli altri, levigato e scaldato dal sole.
Il cuore gli batteva fortissimo.
Ma che cosa aveva visto?
Quando ebbe ritrovato il coraggio cercò di specchiarsi ancora ma stavolta non vide più nulla. Un normalissimo riverbero che rifletteva la sua immagine e nulla di più.
Stette a lungo sulla sponda del lago e il tempo passò più in fretta di quanto si sarebbe mai immaginato. Lo capì quando Lucilla apparve alle sue spalle. Naturalmente gli fece venire un colpo ma quella rise, assottigliando gli occhi in quel modo sensuale con cui le si perdonava tutto.
- Scusa, non sapevo fosse così tardi.- disse Harry.
Lei scosse la mano, con indifferenza – Figurati, Hermione sta facendo la cena e fra Ron e Tristan stanno solo incasinando l’operazione, quindi mi sono defilata. Cosa fai qua?-
- Volevo pensare un po’…senti…- la guardò, felice finalmente di essere da solo con lei – E’ da un po’ che volevo parlare a quattrocchi con te. Me lo concedi qualche minuto?-
- Oh, anche di più.- disse lei pacata, raggiungendolo sulla roccia. Si levò gli stivali dal tacco troppo alto e si accomodò accanto a lui – Allora, parla. Come mai volevi stare solo?-
- Per tutto…tutto quanto.- Potter fissò il sole tramontare, osservò i corvi librarsi in cielo – Vedi…è dall’anno scorso che qualcosa in me non va più come deve andare.-
- Sei fortunato.- ironizzò la ragazza, accendendosi una delle sue rare sigarette e passandogliene una – C’è gente che non è mai stata in quadro in vita sua. Comunque ti ho osservo da sempre, quindi so di cosa mi vuoi parlare.-
- Davvero?-
Lucilla annuì, dando un tiro profondo.
- E’ da quando è morto Tom che sei strano.-
Stavolta il Grifondoro sgranò gli occhi – Non ho mai sentito nessuno chiamarlo così…-
La mezza demone stavolta tacque, abbassando lo sguardo. Rise, invitandolo a proseguire.
- Bhè…l’ho già detto a Tristan mesi fa. Da quando lui…lui è morto, io mi sento come se… non avessi più niente per cui andare avanti. Insomma, io sono stato invisibile fino a undici anni, poi sono stato solo Harry Potter, il grande Harry Potter, colui che ha sconfitto Voldemort. E adesso che lui non c’è più…cosa sono?- il bambino sopravvissuto sorrise malinconicamente, sentendosi a pezzi – Cosa sono? Non so più cosa fare…non so più chi sono.-
- So cosa intendi.- Lucilla sospirò, alzando lo sguardo verso il sole morente – Sei stato catalogato come una certa cosa per tutta la tua vita e adesso che sei libero dalla gabbia…il cielo ti sembra troppo grande e hai paura, quindi preferisci restare dietro alle sbarre…ma al sicuro.- e vedendolo annuire, scosse il capo, sorridendo benevola – Harry, ogni essere vivente verrà sempre catalogato con l’etichetta. Tristan in passato è stato la pecora nera della famiglia, Draco Malfoy è "solo" l’erede di Lucius Malfoy ma nessuno si è mai premurato di andare a vedere cosa ci fosse dietro al suo cognome. Certo, lui non si è preoccupato di farsi vedere per com’è davvero ma la gente non fa un passo in più per andare oltre all’apparenza quindi non ti aspettare che ora siano clementi con te, bambino sopravvissuto. Tu sei e sarai sempre quello che ha sconfitto Voldemort, come io sarò quella che l’ha sposato e ha ucciso la propria sorella gemella.-
- Se non ci fossi stata tu io non sarei qui.- le disse accorato, afferrandole il polso – Noi faremo di tutto per aiutarti.-
- Harry…ho smesso di credere nella gente. A me l’etichetta di mezza demone non interessa più. Me ne sono accorta in questi giorni. Da piccola ne ero ossessionata…ma ora ho abbastanza potere per fregarmene degli scarafaggi che puntano il dito verso di me. Sta a te scegliere se restare il bambino sopravvissuto per sempre.- lo fissò, con gli occhi azzurri che brillavano incredibilmente – La vita ci fa capire che possediamo risorse che non sappiano neanche di avere. Puoi diventare ciò che vuoi. Puoi essere ciò che vuoi.-
Harry Potter ascoltò quelle parole col cuore in gola. Appoggiò il mento sulle ginocchia, annuendo.
Si sentiva un po’ meglio…ma c’era ancora una cosa.
- Ho paura di perderli.- sussurrò, quasi vergognandosene.
- Gli amici?- chiese Lucilla delicatamente – No, quelli non ti lasciano mai. Guarda Tristan…- rise divertita ma anche emozionata – Ci siamo lasciati dicendocene di tutti i colori, mi ha odiata con tutte le sue forze, l’ho mandato all’inferno prima di andarmene…ho sposato Tom…e adesso è con me. Avrebbe voluto uccidermi quel giorno che sono tornata ma non l’ha fatto. E adesso mi sta aiutando.-
- Si ma…tu hai avuto il coraggio di sobbarcarti tutto da sola. L’hai voluto difendere otto anni fa.-
- O l’ho voluto escludere?- ridisse lei, fissandolo dritto nell’anima – Non scambiare l’affetto sincero con l’egoismo. Harry…i ragazzi ti vogliono bene. Avete vissuto in simbiosi per sette anni. Avete vissuto tutto quanto sempre insieme. Siete cresciuti insieme…- lo vide sgranare gli occhioni verdi, dimentico di quanto quelle parole fossero vere.
- Stai per compiere diciotto anni.- proseguì la Lancaster – Ormai Hogwarts ha fatto il suo dovere. Presto farai il M.A.G.O…e dovrai scegliere della tua vita. Ma se hai paura che se ne vadano, che li perderai…bhè, non dare retta alla paura. Non farlo mai. Tu in passato hai temuto la paura stessa. Non hai tremato davanti a Voldemort, non farlo davanti alla vita. Non lasciarli andare ma non imprigionarli…loro saranno sempre con te.-
Il vento si alzò leggero, portando un tenue profumo di fiori.
Ormai stava facendo buio. Harry guardò il riverbero del lago, cominciando lentamente a sorridere.
Strana ragazza Lucilla. Non gli aveva dato risposte, né consigli. Ma solo la sua opinione. Un altro e prezioso punto di vista. Si girò verso di lei e l’abbracciò di slancio fino a quando una voce seccata non l’interruppe.
- Ehi ragazzino, giù le mani!- cinguettò Mckay arrivando dal bosco – Eccovi! Vi stavo cercando…-
- Tranquillo prof, non te la tocco con un dito!- rispose il Grifondoro, ringraziando la mezzo demone con uno sguardo carico d’affetto – Allora, è pronta la cena?-
- Si, muovetevi.- borbottò l’Auror – Ma che ci siete venuti a fare qua? Lo odio quel lago!-
- Ah!- Harry si ricordò all’improvviso – Ragazzi, mi sono specchiato e ho visto delle cose stranissime!-
- Ma si, è il lago Vedo Prevedo e Porto Iella.- frecciò ancora Tristan, con vocetta melensa – E’ una disgrazia quel coso! Nessuno più ci viene perché fa vedere il futuro!-
- Il futuro?- Potter sgranò lo sguardo – Fa vedere davvero il futuro?-
- Una specie.- mugugnò Lucilla alzando le spalle – Un tempo era molto frequentato, poi è arrivata mia madre e hanno cominciato a credere che portasse male, sai…le solite storie. Queste acque vengono usate anche dai veggenti del Ministero e solitamente fa vedere una parte di verità e una parte di desideri del nostro inconscio.-
- Quindi ho visto un po’ di verità…-
- Già…roba brutta?- gli chiese Tristan apprensivo.
- Io e Malferret a spasso insieme.- disse Harry.
- Ah, è solo follia allora…- disse sarcastica la Lancaster – Altro?-
Il moretto levò le spalle – Io a cena con Ron, Tristan e sempre Malfoy. Più una bambina.-
A quell’ultima parola Lucilla ebbe un fremito. Parve stranita, poi confusa…infine levò gli occhi su Tristan che però non pareva aver colto e così decise di lasciar perdere.
- Gente…- disse, rinfilandosi gli stivali – Voi cenate pure, io faccio un salto a Wizville.-
- A far che?-
- A comprarmi una cintura di castità!- sibilò, svanendo.
Una volta soli i due si guardarono, abbastanza perplessi.
- Cazzo ma qua non ce n’è uno sano!- disse Mc quando tornarono al maniero – Anche lei adesso comincia a darmi i numeri, siamo davvero a posto.-
- Mi sa che sei tu che gliela batti un po’ troppo.- sbuffò il Grifondoro, ora sereno come mai si era sentito.
- Senti tu…- il suo prof fece una smorfia – Non so che cavolo abbiate combinato tutto il pomeriggio ma…-
- E’ troppo grande per me anche se un pensierino l’ho fatto.- disse Harry angelico.
- Non intendevo quello, altrimenti a quest’ora non saresti qui.- l’assicurò Tristan prontamente, mettendogli giusto addosso un pelino di angoscia – Ma se hai problemi siamo tutti qua, ricordalo sempre.-
Lo lasciò andare in cucina da cui provenivano suoni alquanto abominevoli…ma il bambino sopravvissuto ora stava bene. Adesso stava bene sul serio. Mise piede in quella stanza sorridendo con gli occhi più brillanti che sia Hermione che Ron gli avessero mai visto. E non fecero domande…si limitarono a scambiare il suo sguardo, troppo felici per sprecare quel sentimento assoluto con le parole.
Fu dopo cena che anche Malfoy, suo malgrado, venne coinvolto in quella strana situazione.
Se ne stava alla tavola del salone a rollarsi la prima vera canna della giornata mentre Tristan giocava alla Play, Hermione leggeva sul divano e Lucilla sorseggiava del liquore con aria alquanto nevrotica, quando avvertì un’imminente grana.
Alzò il capo in tempo per vedere Potter sbattergli sotto il naso un foglio bianco, carboncino e tre lettere.
H H R
- Blaise mi ha detto che sai disegnare bene.-
- A me ha detto che non me lo sogno neanche di ascoltarti.- replicò Draco con un sorriso velenoso.
- Dai Malferret, mi serve che mi fai queste tre lettere in gotico e che le mescoli in una composizione abbastanza buona per un tatuaggio.-
Ora il Serpeverde lo guardava come se fosse un marziano.
- Chi sei tu e dove hai messo San Potter?-
- Se fai il bravo ti prometto che d’ora in avanti non aprirò più bocca sulla questione "scommessa ed ex ragazza."-
Draco tacque solo per pochi secondi. Un Grifondoro manteneva sempre la sua pallosa parola d'onore.
- Dammi quel carboncino!- e nel giro di una nottata la questione era risolta.
Harry stava sfidando Ron alla Play in una gara di velocità su macchine mentre la Grifoncina continuava a leggersi libri su Animagus quando Draco buttò in faccia al moretto il lavoro finito e Harry, per una volta in vita sua, ammise la dura realtà. Cazzo, Malfoy era davvero bravo! Le tre iniziali dei loro nomi erano state messi ai punti di un immaginario triangolo, riprodotte in un eccezionale stile gotico e ognuna di loro personalizzata. Ne rimase abbastanza stupito ma Draco doveva averci pensato bene prima di disegnarle definitivamente. La sua H era stata corredata dalle leggerissime ali di un boccino d’oro che riprendevano anche il suo amore per il volo; la R di Ron aveva un minuscolo gufo dagli occhi rossi come i capelli dell’amico nell’incavo panciuto della lettera stessa. L’H di Hermione era stupenda: forse un po’ si vedeva il coinvolgimento di Draco perché era stata disegnata con più delicatezza di mano, abbracciata da una lunga piuma nera di corvo. Nel mezzo del triangolo il fulmine della maledizione…ma anche della loro amicizia.
- Cazzo…è perfetto!- alitò guardando Malfoy ma quello, il solito rognoso e burbero, alzò le spalle.
- Ricordati che mi hai promesso.-
- Che ti ho promesso scusa?-
- Vaffanculo Potter!-
- Ok, ok… mamma mia se sei nervoso…-
- Mi stavo facendo una canna infatti, prima che arrivassi tu a rompermi le palle!- e tornò ad appollaiarsi sulla tavola, bollendo come una teiera. Il bello fu l’entusiasmo di Ron e anche della bella Granger che rimasero incantati dal disegno.
- Dio, ma davvero l’hai fatto tu?- se ne uscì Weasley.
- No, il nano invisibile che ho sulla spalla.- sibilò il biondo, rollandosi la sigaretta di pessimo umore.
- Che amore che sei Harry!- mormorò Hermione, facendo imbestialire il Serpeverde ancora di più – E’ un pensiero bellissimo ma non è giusto che te lo faccia solo tu.-
- Come sarebbe scusa?- allibì il moro – Mi hai sempre detto che i tatuaggi sono per gli spostati.-
- Non m’ispirano i tatuaggi fatti a caso!- lo corresse la Grifoncina – Ma non è giusto che questo pegno te lo porti da solo.-
- Infatti, se te lo fai ti seguo anche io!- chiarì Ron - Anche tu vero Herm?-
- Già. Domani andiamo a Wizville e ce lo facciamo tutti quanti. Ehi Malferret…vieni con noi?-
- Si, mi faccio tatuare in fronte "NON ROMPETEMI LE PALLE!" già che ci sono.-
- E’ un no?- replicò Hermione facendo finta di niente.
- Ma figurati mezzosangue…- replicò quello sarcastico – Ma certo che vengo, devo solo trovare le scarpe giuste!-
- Se vuoi te le presto io.- andò avanti lei imperterrita.
- Si, quelle nere col tacco mi sono sempre piaciute.-
- Quelle rosa con la punta tonda no?-
- Oh, ma che sbadato!- Draco levò gli occhi al cielo, cominciando a bestemmiare in serpentese – Come ho potuto dimenticarmi di quelle adorabili scarpe rosa! Le prime che mi hai tirato in testa l’anno scorso!-
- Vabbè, vieni o no?-
- No, se ancora non l’avessi capito.-
- Oh ma perché?-
- Ma cazzo dammi fiato! Se ho detto no è no! Sei sorda per caso?-
- Che fai qua da solo tutto il giorno?-
- L’hai detto mezzosangue, sto da solo una buona volta!-
- Ma dai Draco…-
- Ma dai Draco una fantastica sega, ok Hermione?-
- E da quando si chiamano per nome?- bofonchiò Ron mentre i due litigavano.
- Lascia perdere, è meglio non porsi mai troppe domande su questa storia.- Harry rise, guardando ancora il tatuaggio – Senti ma sei sicuro? Io voglio farmelo per un motivo mio.-
- Che immagino sarà uguale al mio.- Weasley rise, guardando apparentemente il gioco nella tv – Non credere che viva sulla luna. So che ti passava per la testa…e devo ammettere che è passato anche nell’anticamera del mio cervello e posso assicurarti che, anche se un po’ fuori dal seminato, quella del tatuaggio è un’idea che mi sarà molto meglio.-
- Dici?- Potter si rimise a giocare, scassando quasi il joistick – Perché non me ne hai parlato?-
- Tu hai già tanti pensieri per la testa in questi giorni e non volevo fare la lagna, ecco tutto…ma…come ci pensi tu a queste cose ci pensiamo anche io ed Herm, non credere. Per questo domani veniamo ancora una volta con te.- poi il rossino si girò e gli porse il pugno chiuso che Harry colpì leggermente con le nocche, sogghignando.
- Perfetto…- Ron attaccò a ridere istericamente – Se mia madre lo vede prima che compia gli anni mi massacra!-
- Fallo dove non si vede.-
- Ma non ha senso! Voglio che si veda!-
- Sulla spalla?- propose Potter.
- Sul culo?- propose Draco andando in cucina – Tanto fra faccia e culo a voi cambia poco!-
- Divertente, sempre gentile razza di maledetta serpe!- abbaiò Hermione seguendolo e dalla cucina quei due continuarono a sbraitarsi dietro di tutto mentre la serata degenerava irrimediabilmente al punto che perfino Lucilla che non dormiva mai scese dal primo piano per leggere alle quattro pesti due righe di vita.

Ma il meglio fu naturalmente la mattina dopo.
Tristan aveva deciso di fare ancora un giro di ricognizione a Wizville e visto che Lucilla era sparita di nuovo dicendo qualcosa di vago sulla sua destinazione, Mckay non aveva trovato niente di meglio da fare che tenere il muso tutto il giorno, trascinandosi dietro anche Malfoy.
Una volta al villaggio si separarono, l’Auror prese forma di lupo e cominciò ad andarsene a spasso come un randagio.
- Ma tu guarda che due palle…- sibilò Draco rabbioso.
- Ti tocca venire, spiacente!- celiò Hermione – Eddai, almeno sentirai Harry strillare sotto l’ago no?-
- Vuoi vedere quell’ago dove glielo pianto?- replicò sempre più sclerato.
Trovarono un negozio specializzato in un vicolo un po’ imboscato, pieno di gente un po’ strana.
Li accolse un simpatico ragazzo sui ventotto anni dai tratti orientali all’interno di una stanzetta piccola e accogliente, affastellata di tessuti pregiati e quadri colmi di fotografie di tatuaggi.
- Chi comincia?- chiese, rivolto ai quattro.
- Non guardare me.- sibilò Draco, andando a sbattersi su una comoda poltroncina arancione.
- Ok, inizio io!- borbottò Harry dando all’orientale il foglio col tatuaggio.
- Oh, molto bello…- rise l’uomo e gl’indicò un lettino – Dove vorresti farlo?-
- Qua…- Potter gl’indicò la scapola sinistra dopo essersi levato la felpa e la maglietta dalle maniche lunghe. E fin lì sarebbe andato tutto bene…almeno fino a quando i quattro non sentirono il suono maledetto della pistola a inchiostro. Il solo vedere l’ago andare avanti e indietro a velocità impressionante fece sbiancare persino Malfoy.
- Cazzo…- alitò Ron. Hermione invece si sedette vicina al biondo Serpeverde, stringendosi un poco a lui.
A testa il tatuaggio durò ben tre ore…quindi ci persero tutta la giornata dentro a quel negozio. Harry, visto il poco grasso presente sulla scapola, vide le stelline svaccato a pancia in sotto sul lettino antisettico e neanche Draco riuscì a goderci perché quella pistola sembrava un trapano elettrico.
Quando videro il lavoro finale però…oh, capirono che ne era valsa la pena. Il moretto venne spalmato di vaselina e quindi toccò a Ron che forse meno masochista scelse di farselo sulla spalla sinistra. A Weasley scappò qualche grido in più e mentre aspettavano, Hermione andò a comprare ai ragazzi qualcosa per pranzo.
Si stavano scolando il caffè quando l’orientale passò da loro con una strana pipetta lunga e affusolata.
- Oh, questo si che capisce tutto…- bofonchiò Draco dando un bel tiro.
- Di che sa?- chiese Harry.
- A metà fra un copertone della moto di Tristan e il the alla fragola.-
- Finito!-
Ron scappò dal carnefice, bendato su tutta la spalla e su tutto il braccio, così Hermione si mise in piedi…
Se lo fece fare in mezzo alla schiena e che si fosse messa mezza nuda sul lettino già a Draco faceva girare parecchio le palle ma gli strilli della streghetta furono anche peggio visto che la spina dorsale è forse il posto più delicato da andare a toccare.
Il suo tatuaggio fu in perfetta simmetria fra le due scapole, un capolavoro come gli altri due sue fratelli.
Erano entrati alle dieci in quel negozio e ne uscirono che era sera fatta, tutti pieni di doloretti e di vaselina in regalo ma Harry Potter ne uscì anche con un meraviglioso sorriso sul volto.
Forse non avrebbe significato molto per gli altri…ma per lui quel tatuaggio voleva dire davvero molto.
Ora più che mai.

 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23° ***




Hogwarts riaprì le porte lunedì mattina di una bellissima giornata d'aprile.
I fiori erano tutti in boccio e il platano picchiatore aveva fatto secchi solo dieci uccellini, per il momento...
Gli studenti erano tornati tutti di buon umore che però era andato in calando quando si erano accorti dei Dissennatori che dopo tanto tempo si erano rimessi a pattugliare la bella valle di Hogwarts. Ma le sorprese non erano finite.
Quella sera stessa, a cena, Silente salì al pulpito e si vedeva bene quanto gli girassero le palle, visto il suo odio per i Dissennatori e gli scassa calderoni in generale.
- Ben tornati, ben tornati.- disse, l'espressione vagamente irritata - Naturalmente potrei stare qua a dirvi quanto sono contento che abbiate passato bene le vacanze se non fosse che il Ministero, presi in considerazione gli ultimi avvenimenti accaduti ai danni della popolazione babbana e dei maghi, ha deciso di mandare qua nuovamente i Dissennatori di Azkaban, per assicurare alla scuola tutta la protezione necessaria.- e finì quella frase in un calando ironico che fece sorridere più di un professore - Inoltre,- proseguì indicando il fondo della grande sala e tutti i ragazzi si voltarono - per rendere questa scuola un luogo ancora più pericoloso per eventuali nemici, il Ministero della Magia ci ha inviato i Cacciatori di Demoni. Date loro un caloroso benvenuto!-
Una decina di uomini dai trent'anni in su fece un rispettoso inchino. Avevano tutti un'aria spartana ma nonostante questo i sorrisi di alcuni di loro erano molto incoraggianti.
Silente sorrise benevolo a sua volta - Come ben sapete i Cacciatori fanno parte dei reparti speciali degli Auror del Ministero nei rapporti con gli homina nocturna e come altrettanto è stato già specificato dal comitato studentesco nell'ultima riunione del mese scorso, chi di voi avesse lontane o vicini contatti con gli esseri d'ombra non ha nulla da temere. I Cacciatori staranno discretamente alle vostre spalle, quasi non li vedrete per tutta la vostra giornata e le nostre quotidiane lezioni non subiranno alcun disagio. Ora...cedo la parola al professor Mckay, Auror di quinto livello che di certo saprà tranquillizzarvi e rispondere a ogni vostra domanda.-
Seguì un applauso e Tristan, un po' in imbarazzo, salì al posto del vecchio mago.
- Bhè...- disse - Dunque ragazzi, visti gli anni precedenti credo che sappiate come comportarvi coi Dissennatori a meno che non vogliate un bacio appassionato da quei re della passerella...-
Gli studenti ridacchiarono e l'Auror proseguì - Per quanto riguarda i Cacciatori...- ghignò, riconoscendoli tutti come suoi vecchi amici -...non sono particolarmente amichevoli ma non hanno l'abitudine di sbaciucchiare gli ignari dietro l'angolo, quindi potrete stare tranquilli. Loro sono qua solo per evitare altri attacchi esterni, non per dare fastidio agli studenti, questo ricordatelo sempre. Come il preside Silente ha fatto notare, gli avvenimenti degli ultimi mesi ci hanno portato a credere che...nuovamente Hogwarts possa essere bersaglio di oscure mire. Ora...- alzò lo sguardo, specialmente su Harry - Io voglio essere estremamente franco con voi. Sono stato scelto per parlare visto che sono il più giovane fra i vostri professori e quello che da meno tempo ha lasciato quei banchi dove ora state seduti voi e...posso assicurarvi che faremo tutto il possibile perché non accadano mai più gl'incidenti degli anni passati che tra l'altro sono stati affrontati da una manciata di alcuni di voi con un coraggio e una forza eccezionali. A nome di tutto il consiglio dei professori posso dire senza incertezza alcuna che siamo fieri di voi...- Tristan sentì gli allievi trattenere il fiato - Di tutti voi. Un encomio speciale abbiamo deciso di renderlo però alle classi del settimo anno. Quando voi siete entrati in questo luogo...sette anni fa, forse non credevate che avreste affrontato simili situazioni...ma l'avete fatto...e nel bene e nel male siete ancora tutti qui. Siatene fieri ragazzi.-
Dopo un attimo di religioso silenzio dal tavolo del Grifondoro partì un applauso scrosciante che fece tremare anche il pavimento. A poco a poco tutti quanti li copiarono, perfino a Serpeverde.
Quando, dopo molto tempo, ritornò un po' di calma, Tristan riprese la parola.
- In accordo con gli altri professori ho ritenuto opportuno riaprire il Circolo dei Duellanti solo ed esclusivamente per le case del settimo anno. Io ne sarò il Direttore ma come ha chiesto il presidente del Comitato Studentesco affiderò a un membro interno di una delle vostre case il ruolo di Capo Club. Ogni giorno dovrete presentarvi lì per almeno due ore. So che vi chiediamo molto... ma ne va della vostra sicurezza. Ci saranno gare e duelli e come il consiglio del professori mi ha chiesto, ricordo la massima serietà. Mi è anche stato chiesto di non fare nomi...- ma Tristan se ne infischiò - Ok, facciamo solo cognomi: il signor Potter e il signor Malfoy sono gentilmente pregati di non utilizzare queste ore di lezione per staccarsi gli arti, cavarsi gli occhi, massacrare e o uccidere involontariamente altri compagni, con o senza il supporto della magia. Spero di essere stato sufficiente chiaro.-
I due in questione fecero finta di nulla, ma si fissarono con un ghigno perfido sulla faccia mentre tutta Hogwarts scoppiava in un boato di risate divertite a cui si unì anche qualche professore, più bonariamente.
- Per finire ho le ultime notizie dei miei compagni Auror.- aggiunse, un pelo scocciato - I tre Cacciatori rimasti della mia squadra che sono stati fino ad oggi al Ministero ad aspettare ordini, ci raggiungeranno domani in tarda serata e speriamo in questo modo che la sicurezza alla scuola sarà del tutto assicurata. Ora... come il Ministro Caramell mi ha chiesto tramite lettera, devo avvisarvi mio malgrado che uno dei Cacciatori è estremamente pericoloso. Jess Mckay ha l'abitudine di mangiare bambini, quindi stategli lontano...- e mentre i professori lo linciavano con gli occhi, Tristan dette via alle domande dei ragazzi. La prima fu naturalmente la Mayers, Capo Scuola di Tassorosso.
- Dimmi Kristine.-
- Ecco io volevo sapere...- disse, mettendosi in piedi -..quale sarà il programma al Circolo dei Duellanti.-
- Un programma intensivo di quello che io ho proposto a voi classi del settimo anno.- spiegò tranquillo l'Auror - Naturalmente non potrò mettervi davanti a demoni e vampiri per i primi tempi ma con l'allenamento fra voi si vedrà.-
- Grazie!- cinguettò, riprendendo posto.
- Qualcun altro?-
Si mise in piedi Dalton, che di solito era uno che si faceva gli affari suoi, a differenza di Terry Steeval, Michael Corner e quell'altro squilibrato di Anthony Goldstein e fece forse la domanda più schietta e chiara di tutto quel colloquio
- Vorrei sapere chi credete ci sia dietro gli attacchi dei mesi scorsi.-
- Già, tutti vorremmo saperlo!- urlò qualcuno da Tassorosso, seguendolo con coraggio.
Tristan sospirò. Voltò lo sguardo verso Silente, che annuì appena, poi tornò dai ragazzi.
- Voldemort.- disse, lapidario.
Naturalmente accadde. Di scatenò il putiferio.
- Cosa?? Ma è assurdo! Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è morto!-
- E' ridicolo! Non è possibile!-
- Come fate ad esserne sicuri??- urlavano le matricole terrorizzate
- E' per i segni?- saltò su la Mayers - O si tratta di Harry Potter?-
- Ragazzi, ragazzi!- Tristan riuscì faticosamente a zittirli. Ora lo guardavano davvero sconvolti e intimoriti - Ragazzi, calmatevi e lasciatemi il tempo di spiegare. Come ben sapete qua è sempre stato tabù...ma per alcuni di voi so che non lo è. Alcuni di voi, e tutti ne siete consapevoli, gli anni passati sono stati coinvolti in ogni sorta di fatto strano e sinistro accaduto a scuola. E grazie a questa manciata di persone gli altri sono rimasti al sicuro. Io non voglio entrare nel merito ma queste persone tutt'oggi si stanno occupando della questione.-
- E voi professori lo trovate giusto?- chiese Miria Meredit.
- Personalmente?- Tristan ghignò - Personalmente ritengo immorale e deprecabile aver lasciato questi ragazzi in pericolo per ben sette anni ma il Ministero preferisce chiudere gli occhi davanti a chi va a battere alla sua porta, sventolando il portafoglio e il buon nome di famiglia, Miria.- il suo sguardo si posò sulla tavola dei Serpeverde - Voglio che sappiate che d'ora in avanti la musica cambia. Il settimo anno ha tre mesi davanti, fino al M.A.G.O... e si farà di tutto affinché ci arrivi con tutti presenti, non sono ammessi altri svicoli e quelli che hanno combattuto il nemico in questi anni non saranno più soli. Per quanto riguarda questo nemico...come dall'anno scorso sapete il signor Potter, il signor Weasley, la signorina Granger e l'intera classe del Grifondoro loro affiliata ha contribuito interamente alla distruzione del Lord Oscuro. Ma anche da morto c'è chi ancora lo segue.-
- Quindi da chi ci dobbiamo guardare?- richiese Kristine istericamente.
- Stavolta non farò né nomi, né cognomi.- rispose l'Auror con un'espressione diabolica tanto da far sentire un verme chiunque alla tavola di Salazar - E con questa presa di posizione del consiglio dei professori non vogliamo creare nessuna frattura fra le case ma è necessario che sappiate da chi guardarvi.-
- E che ci dici della tua amica eh?- saltò su Nott - Non che non le sia grato per averci salvato quella notte ma tu stesso hai detto che era la moglie di Tu-Sai-Chi!-
- Già, chi è davvero?- urlò Zacharias Smith da Tassorosso.
- E' pericolosa?- gridarono da Corvonero.
Ma stavolta fu Silente a rispondere. Si era messo di nuovo a fianco dell'Auror e zittì gli animi.
Prese fiato, poi intrecciò le dita con calma pacata.
- E' giunta l'ora di dare alcune spiegazioni. La signorina Lancaster, come ben sapete, è giunta da noi dopo Natale. E' stata un'allieva di questa scuola fra i Serpeverde otto anni fa insieme al professor Mckay. Dopo gli editti del Ministero sull'esclusione della scuola di mezzosangue figli di demoni, nessun ragazzo appartenente a queste categorie ha più potuto mettere piede in questa scuola. E' bene che sappiate che questo editto è stato emanato dal Ministero dopo alcuni fatti accaduti appunto otto anni fa quando la signorina Lucilla del casato dei Lancaster ha lasciato la scuola per unirsi in matrimonio col Lord Oscuro. È vero...- ammise, vedendo tutta la scolaresca impallidire - La signorina Lancaster è stata sposata con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato per motivi che travalicano le brame di potere. L'ha fatto per vendicare la morte dei genitori. Ecco spiegato il mistero.-
- Ma... è mezza demone...- borbottò timidamente qualche studente.
- E allora?- sibilò Tristan - Io sono purosangue, alcuni di voi mezzosangue con genitori babbani. Dove sta la differenza? Essere purosangue mi rende migliore di voi?- sfidò qualcuno a parlare pubblicamente ma sentì solo un serpeggiare in sottofondo. Rise amaro, scuotendo il capo.
- Non c'è nessuno che ribatta?- chiese ancora - Essere per metà demoni implica una cattiveria innata? Vi dico una cosa...avete presente la bacheca del quidditch? Come ben sapete trent'anni fa è stata consegnata la coppa d'onore a Anthony Murdok, cercatore del Tassorosso perché riuscì a prendere il boccino d'oro solo dieci secondi dopo l'inizio della partita. Un mito del quidditch, vinse i mondiali...ma qualcuno di voi forse non sa che i suoi nonni materni erano entrambi dei gagia rinnegati, che suo padre era un mezzo demone e che suo fratello è finito ad Azkaban per aver ammazzato una trentina di persone attraverso l'uso improprio delle arti oscure. E' stato additato per tutta la vita come esempio per gli altri maghi, nonostante le sue origini. Fra di voi ci sono mezzosangue che hanno più potere nel loro mignolo di tanti maghi purosangue...- sorrise appena, anche per se stesso, capendo finalmente di essere cresciuto - Hogwarts non è un centro di ammirazione per purosangue. Non siete qua per essere etichettati in base alle vostre radici. Siete qua per crescere, per usare il vostro cervello e non quello della società. La signorina Lancaster è mezza demone e ha tanto potere che chiunque si sentirebbe una formica in confronto a lei, io per primo. Come tempo fa il professor Silente ha detto a qualcuno di voi...non verremo giudicati in base alle nostre capacità ma in base alle nostre scelte e la Lancaster ha deciso di combattere il Lord Oscuro dall'interno, proteggendo le persone che le stavano accanto...e ve lo giuro in quest'istante. La Lancaster non presenta un pericolo per questa scuola. Ma una salvezza.-
Nessuno più disse nulla. Gli studenti erano rimasti alle ultime parole del loro professore di difesa e anche se i loro cuori erano terrorizzati da quella presa di posizione di un nemico che voleva far loro del male, per un attimo la paura passò in secondo piano.
- Se non avete altre domande vi lascio tornare alla cena.- borbottò l'Auror ma quando scese dal pulpito accadde qualcosa. Harry si era alzato e insieme a lui anche Ron e Hermione. Lentamente tutto il Grifondoro li imitò...e con un solo cenno del capo, tutti insieme, dissero grazie. Un grazie silenzio...ma più forte di mille grida.
E tornati alla torre tutta la casa era ormai unita. Più forte che mai.

Due ora dopo rano nella camerata e c'era una bella bolgia.
- Mai sentito un discorso più tosto.- stava dicendo Seamus, osservando il tatuaggio di Ron - Comunque Tristan è davvero un genio. Se voleva mettere strizza ai Serpeverde c'è riuscito davvero.-
- Già,- mugugnò Harry cercando di spalmarsi la vaselina sulla spalla - anche se temo che domani una settantina di genitori inferociti arriveranno qua a chiedere la sua testa.-
- Potrebbero essere anche in mille.- rise Lavanda, che si era imbucata come sempre - Ma lui è un Mckay. Nemmeno il padre di Malfoy potrebbe fare qualcosa per mandarlo via. E poi avete sentito come difendeva Lucilla? Mamma, sono troppo belli insieme!-
- Oddio, ancora con sta storia?- si lagnò Ron - Ma sei fissata!-
- Già, ma dov'è a proposito?- chiese Calì - Ed è vero che domani verrà a far lezione con noi?-
- Davvero??- urlò mezzo dormitorio - Lucilla domani viene a farci lezione?? Fantastico!-
- Cos'è, vi siete innamorati tutti?- sibilò la Patil - Ma tu guarda...-
E l'eccitazione era tanta che andarono a dormire dopo l'una. La mattina dopo fortunatamente Raimond arrivò un pelo in ritardo considerato un casino imprevisto in sala professori e la lezione fu piuttosto leggera...visto che la passò a menarla ai ragazzi di stare attenti al nuovo circolo dei duellanti.
Andava su e giù e mentre Draco ed Hermione, per ingannare il tempo, facevano il gioco delle sette colonne, altri più assonnati dovettero seguirlo con lo sguardo da destra a sinistra, con relativa emicrania.
Una volta fuori dalla classe si presero un quarto d'ora di pausa, prima di andare alla torre di astronomia.
- Per me sarà divertente.- mugugnò Blaise rimettendo i libri nella sacca a tracolla.
- Se c'è Dalton senz'altro..- sibilò Harry massaggiandosi la scapola dove il tatuaggio prudeva leggermente.
- Per una volta sono d'accordo.- disse Draco, ficcandosi Divinazione sotto il braccio - A quanto pare ci sarà una specie di torneo fino a giugno e lui è notoriamente un esperto di scherma. Poi decreteranno il vincitore a fine anno. Vedi di arrivare in finale Potter.-
- Oh, non avere dubbi.- replicò il moretto sarcastico - Piuttosto, Herm...- e la vide alle spalle di Malfoy, intenta a sistemarsi meglio le garze sotto la camicetta, alla meno peggio - Dopo Difesa ho gli allenamenti.-
La ragazza cadde dalle nuvole ma oltre allo sguardo di Harry sentì addosso anche quello di Draco.
- Ecco...mi sa che sarò stanca dopo la lezione di Tristan. Penso tornerò ai dormitori.-
- Ok, perfetto.- Potter pareva stranamente sollevato - Adesso andiamo a Divinazione. Tu tagli?-
- Si, vado a prendere aria da Hagrid. Ha bisogno di aiuto con il Pietroghiro. Sta mettendo i dentini e piange.-
- Va bene...ci vediamo a pranzo!- e il gruppo si divise.
Sostanzialmente il preside aveva avuto ragione, pensò Harry passando per i corridoi.
Quei Cacciatori erano vigili e attenti, scrutavano discretamente gli studenti ma non erano mai inopportuni.
Se ne stavano agli angoli, girovagavano con Gazza, parlavano fra loro...
La Cooman alla torre invece fece una di quelle lezioni che riuscivano a stendere anche Lavanda Brown.
In quelle palle di vetro vide di tutto, anche la morte della Mcgranitt che chissà come mai metteva sempre in mezzo e la dipartita di tutti i loro animaletti. Mancò poco che le tirassero dietro tutte le tazze e la lezione finì prima del previsto.
Pranzarono allegri, tutti quanti piuttosto eccitati per la loro prossima lezione con Tristan in aula duelli, quando Calì col suo occhio vigile, la sua lingua biforcuta e le sue orecchie ricettive, decise di rendere partecipi i ragazzi di una cosa.
- Concorso della coppia più bella?-
Fu come morire. Grifondoro la fissò schifata, sentendosi decisamente male.
- Non guardate me. È stato il comitato studentesco ad approvare l'idea.-
- Fammi indovinare da chi è uscita...- sibilò Hermione - Miria Meredit, Kristine e te!- abbaiò, fissando la Brown.
- Oh, dai!- cinguettò Lavanda - Herm, purtroppo Miria l'ha proposto e io come rappresentate di casa ho dovuto accettare. Lei ha approvato l'accorciamento delle gonne!-
- Ma chissene frega!- ringhiò l'altra sconvolta - Ma voi ragionate a gonne e balli?-
- Tesoro, calmati ti prego!-
Era la Mayers che si fece avanti, alla loro tavola, con la sua personalità troppo ingombrante.
- Vedrai che sarà fantastico! Al ballo di fine anno verrà eletta la coppia più bella e in questi mesi i ragazzi della Gazzetta di Hogwarts lavoreranno con interviste e Colin Canon per realizzare sette coppie perfette. Verrete intervistati a sorpresa e dovrete essere del tutto sinceri.- tubò la Tassorosso.
- Ehi un attimo...verremo anche fotografati a sorpresa?!- sibilò Harry - Ma ti pare giusto?-
- Io non mi sentirei più libero di fare niente.- mugugnò Ron più tardi, dopo che alcune ragazze di Corvonero ebbero fatto capire alla Mayers come si stava al mondo.
- Tu ci scherzi ma io mi sento pedinata!- esplose Ginny - Fra Cacciatori, Dissennatori e quella c'è da star male!-
- Tutta colpa del Tassorosso.- bofonchiò Dean accanto a lei.
- Mica tanto!- se ne uscì Finnigan - Guarda che facce hanno anche loro...-
- Quella dovrebbe essere soppressa!-
Quello commento un po' inopportuno ma vero era stato sparato, ovviamente, da Draco Malfoy che era anche il più pragmatico di tutti in quelle situazioni. Draco emanò il verdetto neanche tanto a bassa voce, nonostante tutte le classi del settimo che si erano riunite fuori in giardino. I Tassorosso facevano capannello fuori dalle arcate, davanti all'aula del Circolo dei Duellanti e alla porta c'erano i Corvonero con Miria Meredit.
 Stranamente Grifondoro e Serpeverde, forse per abitudine, se ne stavano più vicini sotto le colonne.
- Harry hai sentito del concorso?- cinguettò Miria arrivandogli alle spalle - Tu ci provi?-
- Veramente non saprei...- disse, un po' in trappola da quella rossa effervescente.
- Come non lo sai? Herm non fa coppia con te?- andò avanti imperterrita, senza accorgersi di quanto la Grifoncina quel giorno fosse di pessimo umore. Fortunatamente c'era Blaise a calmarle i nervi perché altrimenti quell'oca della Meredit si sarebbe ritrovata senza capelli. Potter riuscì a sbolognarla in quattro parole, così la Corvonero si buttò su Malfoy - Draco, bellezza, tu partecipi??-
- Non ci penso neanche.- sibilò incazzoso. Bellezza? Al diavolo!
- Come no? Senza te e Harry non sarà divertente! Senti ma...è vero che tu ed Hermione passate tanto tempo insieme?-
- Si, specialmente al mattatoio. Ci piace vivisezionare la gente.- replicò lugubre. Quella non capì un emerito cazzo e andò avanti a far prendere aria alla lingua fino a quando non arrivarono Tristan e Lucilla.
Quando l'Auror aprì l'aula i ragazzi rimasero a bocca aperta. Erano stati fatti dei lavori fantastici e ora c'erano cinque palchi per la lotta, tre cerchi magici fatti su piattaforme di legno d'acero rialzate, scaffali colmi di ogni sorta d'oggetto magico per la difesa, spade e altre armi appese ai muri insieme alle torce.
- Ragazzi benvenuti!- ironizzò Tristan perfidamente, salendo sul palco - Bene, come vi ho detto ieri sera d'ora in avanti faremo delle lezioni di supporto nel caso qualcuno riesca a entrare a scuola col preciso intento di staccarvi la testa e nei paraggi non ci sia nessuno ad aiutarvi. Io faccio lezioni con voi da parecchio e ...- osservò quella sessantina di ragazzi con occhio critico - ...non tutti sono allo stesso livello, questo è innegabile. Ma con tutti sono arrivato allo stesso punto del programma. Mi rinfrescate la memoria per favore? L'ultima volta di che abbiamo parlato?-
- Quale vino si accompagna meglio all'arrosto pasquale.- sibilò Draco a bassa voce.
- I croen!- cinguettò Kristine.
- Grazie, è vero...sfortunatamente non mi hanno dato il permesso di portarvene un altro da vedere o contro cui combattere ma devo ammettere che abbiamo terminato quasi tutti i mostri e le bestie notturne. Abbiamo visto i loro diversi strati, i demoni impuri...quelli di forma umana, ovvero i vampiri e gli Spiriti...perciò adesso...- e passò alle spalle di Lucilla - facciamo un salto avanti. All'ultimo gradino della scala e il primo della catena alimentare. I demoni puri o demoni di stirpe. Grazie al cielo la signorina Lancaster ha accettato da farci da cavia...per qualche oretta eviterà di mordere, tranquilli.-
Si avvicinò alla lavagna dove era già stata disegnata una sagoma umana.
- Dunque, cosa sapete dirmi dei demoni di stirpe?-
- Homina Nocturna di forma interamente umana.- attaccò subito Hermione, accanto a Draco e Harry - Non hanno subito la contaminazione di sangue esterno e hanno una forza eccezionale che si spiega nella loro immortalità. Non hanno punti deboli evidenti, conoscono alla perfezione la magia oscura e la padroneggiano a un livello superiore del fattucchiere più elevato. Molti di loro fecero nascere l'Ordine di Merlino ma vivono al di fuori della società civilizzata.-
- Perfetto Hermione, grazie...qualcun altro?-
- Hanno un aspetto che ammaglia.- se ne uscì Nott, bavoso.
- Cosa abbastanza palese.- rispose Tristan schioccando la lingua - Che mi sapete dire dei loro punti vitali?-
- Punti vitali?- chiese Harry.
- Si...in fondo non sono diversi da noi.- estrasse la spada e si piazzò davanti a Lucilla - Mettiamo che io voglia ucciderla. Cosa faccio?-
- Probabilmente stai sognando.- ironizzò Blaise, facendo ridere tutti gli altri.
- Vedi, hanno già capito tutto.- frecciò la mezzo demone sarcastica.
- Si, si...ok...- Tristan scese dal palco e vi appoggiò i fianchi - Ho capito che della loro struttura non sapete nulla.- dette una mano alla Lancaster e quella scese a sua volta - Dunque, è bene sapere che i demoni non necessitano di respirazione. Non hanno battito cardiaco, né bisogni energetici o alimentari. Ma...- Tristan levò un dito e posò la mano aperta quasi in mezzo alla schiena di Lucilla -...fisicamente non siamo diversi. I demoni hanno come centro di energia il cuore che guarda che strano...sta nello stesso posto dove sta il nostro. Che poi quello di Lucilla sia grande come una noce è un altro discorso...- si prese un tacco nella caviglia, reprimendo un'imprecazione - eppure non è infrequente che ogni tanto questo cuore batta. Per questo i demoni sono immortali. Nessuno è mai riuscito a ucciderli perché l'unico modo per farlo è trafiggere il loro cuore quando questo batte.-
- E come si fa a farglielo battere?- allibì Ron.
- Oh, nessuno lo sa.- Mc alzò le mani con aria persa - Nessuno l'ha mai scoperto. Solo i demoni lo sanno e si guardano bene dal diffondere una simile notizia, cosa che certamente non ci dirà nemmeno Lucilla ma il punto non è questo. Oltre all'improbabile battito cardiaco, alcuni demoni e specialmente gl'impuri hanno dei centri di energia sparsi per tutto il corpo. Per trovarli dovrete ricorrere agli esercizi di focalizzazione che vi ha insegnato Vitius al sesto anno. Date una rispolverata a quei libri ok?-
- Va bene... mettiamo che ci troviamo di fronte un demone...- iniziò Kristine.
- Perfetto ma prega che non sia lei.- rise Tristan, indicando la Lancaster.
- Si... ecco, se mi trovo di fronte a un demone come posso attaccare?-
- Se non sei sicura fila via. Smaterializzarsi è un concetto troppo importante per essere tralasciato. So che qua non si può far pratica ed è un vero peccato ma la fuga, quando si è inesperti, non sarà gloriosa ma ti salva la vita. Se invece vuoi provare...la magia è il rimedio migliore. Spade e oggetti contundenti non servono a nulla.-
- Ma i demoni sono fortissimi. Conoscono qualsiasi tipo d'incantesimo!- se ne uscì Hermione.
- Allora diventa più potente di un demone.- rispose stavolta la Lancaster - E' l'unico consiglio che posso darti.-
- Ragazzi...- Tristan stavolta parlò decisamente anche troppo chiaro - Io vi ho portato qua Lucilla per un unico motivo. E sarebbe...se siete furbi...non incrociate mai le armi con un demone di stirpe. Ve lo dico sinceramente.-
- Ma ci sono dei maghi grandissimi che saprebbero batterli.- abbozzò Dalton.
- Calma...questi maghi bravissimi sono considerati i migliori perché i demoni di stirpe hanno, fortunatamente per noi, un concetto piuttosto appartato di esistenza. Non si è mai visto un demone di stirpe che si sia sbattuto a battersi contro un mago per avere un po' di potere. Capiamoci...hanno la forza in pugno e ne sono consapevoli. Che poi i demoni minori siano assetati di distruzione è un altro conto ma a un demone di stirpe di queste cose non importa un emerito accidente, tanto per essere cristallini.-
- Ok, in poche parole ci stai dicendo di evitarli se vogliamo vivere.- sibilò Draco.
- Una bambolina al signor Malfoy.- ironizzò Tristan - Perfetto...tanto per provare...qualcuno vuole farsi due ghignate e battersi con Lucilla?-
- Ma schiatta tu!- abbaiò Malferret dando voce al pensiero di tutti.
- Il combattimento serio lo vedrete più tardi. Voglio solo farvi vedere come sarebbe la situazione...dai! Ok, un volontario da Grifondoro.-
- Ma perché da Grifondoro?- ringhiarono i ragazzi.
- Perché io e Lucilla eravamo Serpeverde!- spiegò chiaramente Tristan - Avanti...Ron o Harry?-
- Com'è che il campo s'è già ristretto a noi due?- sibilò Weasley.
- Perché mi mangiavate le frittelle di Hermione la mattina. Ok, vediamo...Harry sali tu.-
- Ma perché io?- saltò su il moretto - Perché non Ron?-
- Poche storie...dai!- e lo spinse sul palco, davanti a Lucilla che però non aveva la bacchetta. La faccenda divertente era che per anni, in quella scuola, la Lancaster era stata costretta ad usarne una speciale di vetro per fare gli esercizi con gli altri. Si salutarono, poi dodici passi...e infine in posizione di difesa.
- Lucilla non attaccare per prima.- borbottò Tristan da sotto i gradini.
- Ecco, non ammazzarmi subito.- replicò Harry - Mc dacci il via!-
E il via venne dato tre secondi più tardi. Potter fece il primo di un sacco di gesti disperati. Lo Schiantesimo partì con una potenza elevata che stupì un bel po' di gente...il moretto era davvero migliorato, peccato che Lucilla fermò l'onda magica con un dito, posandolo delicatamente davanti a sé, a barriera.
Poi la luce della magia svanì, lasciando nell'aula il silenzio totale.
- Attaccala ancora.- proseguì Tristan - Continua, cerca di capire cosa la infastidisce.-
- Non ci va tanto...te che parli!- sibilò Lucilla sarcastica mentre Harry le scagliava addosso tutti gl'incantesimi d'attacco che conosceva. Inutile. Dieci minuti dopo la guardò depresso ed esausto.
- Cioè...ammazzami e facciamola finita!- disse, levando la bacchetta.
- Ma cavolo...non le ha fatto niente davvero!- alitò Calì - E' assurdo! Ha deviato e bloccato ogni magia!-
- Ma come fa?- si chiedevano tutti.
Tristan rise, dando a Harry il permesso di scendere dal palco. Salì al suo posto.
- Impressioni ragazzi?-
- Abbiamo capito, fuga davanti ai demoni di stirpe.- mugugnò Nott.
- E adesso guardate me.- Tristan gettò la bacchetta a Draco, che l'afferrò di volata.
- Fondamentale per i demoni e dovrebbe esserlo anche per i maghi, è l'uso della telecinesi.- spiegò pacato - Lucilla come mezza demone ha in dote le naturali capacità dei maghi ma potenziate all'infinito dal sangue demoniaco. Lei usa la magia in modo diverso dal nostro...innanzi tutto lei sente l'attacco ancora prima che arrivi. Percepisce la sua intensità e crea una barriera invisibile con la forza del pensiero, data dalle telecinesi. Chi usa la telecinesi ha tre livelli. Voi siete al terzo...la usate con le formule magiche. Al secondo c'è chi usa i gesti, parti del corpo come le mani o gli occhi... lei è al primo livello. Usa il pensiero. È questo è un notevole punto a suo favore. Se la magia sta qua...- e si picchiettò il dito sulla tempia -...allora non avete rivali.-
- Poche ciance.- sibilò lei con un ghigno - Dai purosangue, fa vedere quello che sai fare.-
Naturalmente Tristan ghignò a sua volta, sfregandosi le mani. - Spade consentite?-
- Perfetto.- rispose lei.
- Ragazzi lontani, mi raccomando.- li avvisò Tristan. Poi scattò l'inizio del duello e a Hogwarts non se n'era mai visto uno simile da tempi immemorabili. Harry Potter, specialmente, mise se stesso a confronto dei due maghi eccezionali che aveva davanti...e lui, tutti quanti gli studenti, non erano nulla...
Una violenta bordata di fuoco si levò dalle mani di Tristan e per la prima volta videro Lucilla usare entrambe le braccia per difendersi. Pareva stesse facendo un piccolo sforzo e indietreggiò persino...ma fu un attimo perché triplicò quell'attacco, facendo diventare le fiamme quasi nere. L'Auror levò una barriera e deviò quella bordata incandescente verso il muro della sala che andò irrimediabilmente in mille pezzi. Ci fecero praticamente un buco bello grosso per vedere le matricole in giardino che si allenavano con la scopa.
- Porca vacca...- alitò Ron.
- Ehi tesoro!- Mc invece se la ghignava - Vacci più piano! Ci stiamo solo scaldando!-
- Misterium ignis!- urlò lei in risposta.
Andarono avanti a combattere con fiamme, magia d'attacco e telecinesi per una buona mezzora e il bello era che più della metà degli incantesimi pronunciati dal loro professore ai ragazzi erano del tutto oscuri. Li fissavano praticamente ammaliati dai loro movimenti, quando presero anche a usare le spade. Lucilla era avvantaggiata perché spariva a sua piacere...inoltre la signorina Lancaster a quanto pareva non disprezzava l'attacco alle spalle, cosa che faceva ridere Tristan ogni volta che la sorprendeva. Parò un suo fendente e si fece indietro, sul palco coperto di detriti.
- Ti stai trattenendo o sbaglio?- le chiese.
- Non vorrei che i ragazzi si ritrovassero senza prof...- frecciò sarcastica.
Lui in risposta la fissò un po' storto mentre i poveri ragazzi cominciavano davvero a sentirsi male. Si stava anche trattenendo? Cazzo, avevano distrutto tutta la sala!
Ma all'improvviso accadde qualcosa. Una sorta di vento leggero si levò alle loro spalle. Harry ed Hermione non fecero in tempo a capire cosa stava succedendo perché qualcosa di potente, di invisibile e insidioso, viaggiò sulle loro teste e di abbatté addosso a Lucilla che prese alla sprovvista e intenta a parlare Tristan ne venne investita in pieno.
Volò giù dal palchetto, ritrovandosi seduta per terra con un fastidioso doloretto al fondo schiena. Se lo massaggiò con una smorfia, incurante dell'idiota che l'aveva attaccata a sorpresa.
Tristan invece non fu altrettanto incurante della situazione. Fissò Lucilla preoccupato poi, vedendo che non si era fatta niente, volse lo sguardo rabbioso verso il nuovo venuto apparso alla porta. Harry vide che portava lo stemma degli Auror e che somigliava al loro prof in maniera impressionante! Il tizio dimostrava circa venticinque anni e la sua espressione, specialmente negli occhi verdi, era a dir poco bellicosa.
- Ma non dovevi arrivare stasera?- sibilò Tristan senza rinfoderare la spada.
- Si, così sparivi all'ora buona come tuo solito... fratellino.- disse il giovane con una smorfia sarcastica facendosi largo con la sua presenza infuocata fra la folla degli studenti. Di certo non pareva amichevole...
- Come sempre scoppio di gioia nel vederti. Ragazzi, vi presento l'uomo che mangia i bambini...Jess Mckay.-
- Non divagare.- Il biondo Auror gli si parò avanti, le mascelle quasi digrignate - Che diavolo ci fa QUELLA qui?-
- Oh, andiamo...non attaccare a urlare Jess!- sbuffò qualcuno alle loro spalle - Ciao Tri, come te la passi?-
Arrivarono altri due tizi con la faccia decisamente più amichevole di quella di Jess Mckay.
Quello che aveva parlato era più o meno della stessa età di Tristan, sorridente e con lo sguardo un pochetto perso ma al contempo quasi regale tanto era bello e levigato.
Aveva i capelli neri e gli occhi di un inquietante giallo topazio, come i gatti.
- Ciao Milo!- Tristan gli fece ciao-ciao con la mano, poi si rivolse all'ultimo gigante di quasi due metri che si guardava attorno, specialmente i buchi nei muri. Aveva lo sguardo severo ma non teso.
Fece un cenno al loro professore e i suoi occhi scuri si animarono di simpatia.
Milos Morrigan fece un altro bel sorriso, con gli occhi topazio illuminati di curiosità - Tristan, lascia perdere tuo fratello...non ha fatto colazione. Cavolo, era da un sacco che vedevo Hogwarts e devo ammettere che non è cambiato tanto...che dici Sphin?-
Il tizio alto quasi due metri alzò le spalle - Ci sono più prese d'aria di una volta.- ironizzò fissando i buchi.
- Sentite, non cominciate a rompere le palle voi due che davvero non è il momento!- tuonò Jess furibondo - Tristan sto parlando con te! Che diavolo ci fa LEI qua a scuola?! Che storia è?-
- Non mi avevi detto di avere la ragazza Tristan!- si lagnò Milo col broncio.
- Te l'ha tenuta lontana perché sa che tipo sei.- frecciò Sphin Eastpur sagace, mettendo a terra uno spadone gigante e osservando i marmocchietti di diciotto anni che li squadravano sconvolti.
- Se voi tre ve ne steste zitti un attimo forse riuscirei a spiegarmi.- ringhiò Tristan a bassa voce, dando una mano a Lucilla rimettersi in piedi - Milo, Sphin... lei è Lucilla del casato dei Lancaster.-
I due per un attimo tacquero, a occhi sgranati.
- E' la figlia di Max?!- saltò su Morrigan - Ma non erano tutti morti?-
- Già e chissà perché sono tutti morti!- sibilò Jess Mckay parandosi davanti alla mezzo demone con palese astio negli occhi - Questa qua ha ammazzato sua sorella gemella e ha sposato Voldemort, ecco cosa! E non ci saranno ma che tengano stavolta... tu adesso vieni con me dritta ad Azkaban!-
- Vai al diavolo Mckay...- sibilò lei in risposta, gli occhi azzurri pericolosamente contratti.
Stavano già per arrivare alle bacchette e alle spade con Milo che non capiva niente, Sphin che se ne fregava abituato agli attacchi isterici di Jess, Tristan che imprecava come un dannato e Jess stesso che a momenti lo prendeva a botte quando il degrado fu completato da un tornado biondo, mezzo cinguettante, che si fiondò su Tristan e lo buttò per terra.
- FRATELLONEEE!!!-
- SOFIA!!!- urlarono insieme i due fratelli maggiori - Che diavolo ci fai qua??-
Una biondina sui ventidue anni, tanto carina e coi tipici tratti dei Mckay rimase incollata a Tristan, felice e sorridente.
Indossava un costoso vestito di velluto di una marca famosa, perfettamente truccata e dalla voce alquanto squillante. Si rimise in piedi, sempre aggrappata al braccio di Tristan ma quando si accorse di Lucilla sgranò a sua volta gli occhi, quasi sdegnata - E QUESTA CHE CI FA QUA?!-
- Che diavolo ci fai tu qui!- abbaiarono Tristan e Jess ora praticamente uguali anche nel tono.
- Ma che bella riunione di famiglia...- bofonchiò Milo sarcastico - Scusate, si può fumare qua dentro?-
- No!- sibilò Tristan, tornando dalla sorella minore - Insomma, che sei venuta a fare Sofia?!-
- Naturalmente sono qua per chiedere soldi.- disse lei allegra, con un'innocenza indecente - Sono al verde e Jess non mi ha voluto prestare niente!- fece la lingua al maggiore - Sei odioso!-
- Hai ventidue anni, è ora che t'arrangi!- sibilò quello, irritato.
- Spiacente, non avrai un galeone!- disse Tristan, incrociando le braccia al torace - Anche perché il mio ultimo stipendio è finito nei ricambi della moto, quindi dovrai arrangiarti! Ormai sei grande!-
- Ma parli tu che non arrivi a fine mese con uno stipendio come quello di un Auror! Dove lo scialacqui eh?-
- Nelle case chiuse.- fece ironico - E adesso fuori! Non puoi stare qua!-
- Ci credo, con quella direi anche...- disse velenosa, osservando ancora Lucilla con astio ma la mora invece si limitava a guardarla come se fosse stata un insetto, idem Jess.
- Quando avete finito di parlare di soldi che ne dite di spiegarmi che succede?- chiese Sphin pacato - Jess, perché vuoi portare ad Azkaban la figlia del vecchio Max?-
- Perché ha sposato Voldemort!-
- Per vendicarsi!- ribatté invece Tristan - L'ha fatto per vendicare la sua famiglia!-
- Oh e l'avrebbe fatto uccidendo sua sorella?- insinuò Jess collerico - Sai qual è il tuo problema fratellino? Quando c'è di mezzo questa maledetta mezzosangue tu non ragioni più col cervello! Proprio come otto anni fa!-
- Senti chi parla! Io con Lucilla ci faccio quello che mi pare!-
Stavolta la Lancaster si sentì un pelo tirata in causa - Ehi, no...un attimo Mc! Con me ci fai quello che ti pare, un bel corno! E se devi stare qua a discutere con questi due idioti io me ne vado!-
- Come ti permetti d'insultarmi?!- Sofia la fissò sempre più iroso - Razza di maledetta mezzosangue!-
- L'unico posto dove dovresti stare è dietro alle sbarre di Azkaban!- continuò Jess.
- E voi sotto vetro!- replicò la Lancaster in risposta e questa volta non scherzava. Aveva perso la pazienza. I suoi occhi azzurri divennero di ghiaccio e nel giro di pochi secondi sia Jess che Sofia divennero grandi quando due scarafaggi, gridando disperati, per poi finire sotto una cupoletta di cristallo creata sul momento dalla mora.
Calò un attimo di panico fra gli studenti ma gli Auror non fecero una piega.
- Ah...che forte!- Era Milo tutto sorridente, inginocchiato a terra - Guarda com'è piccolo Jess!-
Sphin e Tristan a momenti lo strozzarono mentre Lucilla si limitò a scavalcare la piccola prigione di vetro con un ghigno superiore e se ne andò, dopo aver dato il ben servito al grande clan dei Mckay.
Andò a finire che dovette arrivare Silente per dire basta a quella follia collettiva e quando i due disgraziati vennero riportati a statura normale, con notevole fatica perfino del preside, i quattro Cacciatori e Sofia Mckay si ritrovarono a dover fare i conti con la verità della bocca del grande Albus Silente.
E per Jess Mckay fu dura da mandare giù, specialmente considerati i suoi trascorsi. Rimase appollaiato in poltrona con un diavolo per capello ma dalle parole di Silente non si scappava.
- Visto? T'è andata male!- gli disse Tristan alla fine del colloquio.
- Senti tu vedi di andartene all'inferno perché non è la giornata buona!- replicò Jess ed era impressionante quanto si assomigliassero quando si arrabbiavano - Tu ragioni solo con quella nel letto, ecco cosa!-
- E tu insultala un'altra volta e giuro che ti spacco la faccia!- l'avvertì suo fratello con voce irosa.
- Se voi due la finiste forse sarebbe bello far notare che abbiamo un vero asso per battere il nemico.- bofonchiò Sphin con la sua solita calma - Jess, calmati un attimo e ragiona. Si può fare a meno di lei, ora come ora?- lo sfidò a ribattere - Siamo circondati da nemici, tutti gli Auror sono impregnati a battere le strade ma non se ne esce in niente. Guardiamo in faccia la realtà...avere qualcuno a fianco che li può battere con un dito non è male.-
- Io di quella non mi fido.- abbaiò il biondo rognoso.
- Quella ha un nome.- replicò Tristan con voce roca - E ti conviene cominciare a usarlo se non vuoi che ti renda la permanenza in questa scuola un vero inferno fratello.- si mise in piedi, salutando Silente e chiedendo il permesso di andarsene ma prima di varcare la soglia si girò verso i compagni - Riunione stasera dopo cena, aula pozioni.- e da come sbatté la porta, facendo traballare i cardini, doveva aver considerato chiuso l'argomento...

Hermione aveva la testa per aria ed era ancora un pelo preoccupata quando entrò nel campo di quidditch.
E dire che tutte le famiglie avevano i loro problemi, pensò un po' rinfrancata. Anche Tristan aveva la sua croce.
Suo fratello maggiore Jess gli somigliava davvero tanto ma dall'impressione che si era fatta le pareva una persona molta...ehm, combattiva. Un po' ruvido al tocco...ma se era fratello di una persona fantastica come il suo prof forse qualcosa di buono ce l'aveva. E la sorella...carina, ma anche lei del tutto fuori di testa!
Perse di vista le sue riflessioni sul clan Mckay quando si diresse negli spogliatoi del Corvonero, ormai vuoti.
Tirò ancora fuori il biglietto di Draco e sorrise. Era abbastanza in ritardo e come minimo le avrebbe messo il broncio ma quel pomeriggio lei aveva avuto da fare con un'Elettra un po' più svagata del solito. Prima di andare agli allenamenti l'aveva raggiunta, per chiederle delle vacanze e la biondina era stata gentile come sempre... ma pareva quasi che fosse con la testa altrove. Avevano parlato parecchio, poi l'aveva lasciata andare via con Harry e gli altri quando infine era arrivato l'uccellino di Malfoy che la richiamava all'ordine.
Sogghignò maggiormente entrando nella parte interna dello spogliatoio. Come facesse Malfoy ad avere le chiavi degli spogliatoi altrui lei non lo sapeva, ma in fondo era meglio non farsi mai certe domande. Fra i vari armadietti trovò dei vestiti buttati su una panca e una bella divisa verde e argentea. Draco era nelle docce.
Le venne in mente di fargli prendere un colpo...
Raccolse i capelli in una pinza e cominciò a svestirti velocemente, con un bel ghigno sul faccino.
Malfoy se ne stava tranquillo sotto la doccia, anche se piuttosto irritato perché la Granger ancora non si era fatta viva quando sentì delle braccia stringerlo alla vita e per poco non cacciò una bestemmia. Sentendola ridere a crepapelle quasi se la mangiò viva - Divertente, molto spiritosa mezzosangue!- abbaiò - Dove cavolo eri?-
- Non sono la tua schiava, non arrivo a comando!- gli disse spingendolo sotto il getto dell'acqua che gli bagnò nuovamente quei capelli troppo belli tanto erano biondi e chiari - Comunque adesso sono qua no?-
Draco si chinò a baciarla, per eliminare ogni altro motivo di dialogo e cominciò a passarle le mani colme di schiuma sulla spalle e sulla curva del seno. Facendolo le strappò un gemito e afferratala per la vita la mise a sua volta sotto il getto. Gli cinse il collo, incurante dei capelli che le s'incollavano addosso e diventavano serpentelli nelle mani esperte del Serpeverde che non le dava un attimo di pace, scorrendo la sua lingua deliziosamente curiosa ovunque.
Quando, parecchio dopo con l'acqua ormai fredda e appagati, uscirono da quella doccia, Draco l'aiutò ad asciugarsi.
Era stranamente premuroso e questa cosa la stupì ma non disse nulla, lasciandosi coccolare un po'.
- Il tatuaggio è venuto bene.- le disse, buttandosi un altro asciugamano sulla testa.
Hermione sorrise - Bhè, hai fatto un buon lavoro non credi?-
Lui alzò le spalle, prendendo a frizionarsi la testa ma si vedeva che gli piaceva e questo le mise allegria. Avevano finito di rivestirsi, quando alla porta Draco si fermò e rimase di ghiaccio. Sentiva delle voci avvicinarsi.
- Merda!- sibilò afferrandola per la mano - Arrivano i Corvonero, se ci pescano qui finiamo nei guai!-
- E dove vuoi andare?!- alitò Hermione sconvolta - Non possiamo uscire dalla porta e non ci sono altre uscite!-
- Andiamo nel bagno!-
- E che facciamo, infiliamo la testa nel water?- ironizzò la Grifoncina sarcastica.
- E va bene!- replicò esasperato, mentre i passi si avvicinavano. La trascinò all'armadietto di Dalton e dopo averglielo scardinato con la bacchetta ce la ficcò dentro e poi ebbe la bella pretesa di cercare di starci a sua volta.
- Che fai, non ci stiamo!- ringhiò Hermione mezza schiacciata alla parete sinistra.
- Zitta e fammi posto!- riuscì a tapparsi dentro proprio quando si aprì la porta ma dentro a quella scatoletta di tolla erano talmente incollati l'uno all'altro che Draco per un attimo perse di vista gl'intrusi e si concentrò solo su tutto quello che sentiva del corpo della sua mezzosangue, spalmata addosso a lui come marmellata.
- Non t'azzardare a ridere.- l'avvisò a bassa voce.
- E chi fa niente...- disse malizioso, alzando però lo sguardo dagli spiragli dell'armadietto per vedere chi li aveva interrotti. E quando lo fece per poco non mandò tutto all'aria.
Non erano i Corvonero!
Hermione si accorse della sua faccia e a sua volta, lentamente e senza far rumore, cercò di mettere a fuoco i due studenti che erano entrati. Sia lei che Malfoy a quel punto si sentirono davvero dei voyeur.
E fu anche alquanto imbarazzante.
- Cazzo...- Draco fece una smorfia disgustata perché l'ultima cosa che avrebbe mai immaginato di vedere gli stava davanti agli occhi.
- No, no...- e pure Hermione era al limite dello sconvolto perché, fra quelle fessure, vide Harry entrare abbracciato a una ragazza e baciarla appassionatamente. E quella ragazza era Elettra.
Da quell'armadietto uscì un mugugno al limite dell'umana esasperazione che purtroppo Harry Potter non sentì, preso com'era dal baciare quelle deliziose, fantastiche, morbide e dolcissime labbra che sapevano di fragola e vento. Si teneva Elettra stretta addosso come se avesse temuto di vederla fuggire, ma nel frattempo era così gracile che aveva paura di farle del male. Sapeva che probabilmente era il primo bacio per la sua meravigliosa cacciatrice e si era ripromesso di andare con calma...e se lo ridisse anche quando scivolarono sulla panca, uno addosso all'altra.
- No, no, no...- Draco aveva i brividi - Andiamo via da qua...non voglio vedere altro!-
- E come facciamo?- sibilò Hermione con la pelle d'oca - Se ci vedono? Che gli dico?-
- Che abbiamo fatto quello che loro stanno per...oh, no! Io non ci sto qua dentro con te a vederlo scopare, ok?-
E in effetti Malfoy aveva anche ragione...perciò provarono l'ultimo disperato tentativo. Harry ed Elettra erano così presi che neanche si accorsero che Draco, lentamente, aveva aperto lo sportello senza farlo cigolare. Hermione lo seguì in punta di piedi e praticamente senza respirare arrivarono alla porta, l'aprirono e se la richiusero alle spalle...
Una volta fuori tornarono a scuola a tutta velocità sulla scopa di Malfoy che giunto in giardino ficcò la testa ancora umida nella fontana, come per lavare via quell'esperienza. Ma la bella Grifoncina di certo non stava meglio di lui.
Faceva il solco nella piazzetta per capire che cavolo fosse passato per la testa di quel demente di Harry per saltare addirittura addosso alla sua preziosissima cacciatrice che trattava come una porcellana...e non trovò risposta.
Allora era davvero Elettra la ragazza misteriosa?
Si lasciò andare a sedere a terra e tirò Draco per la felpa, per fargli tirare fuori la testa dall'acqua prima che s'affogasse da solo. Mezzora dopo erano ancora lì, pallidi e stravolti dell'esperienza dei voyeur.
Un incubo...e quando Draco le offrì una sigaretta non disse di no.
- Signore...- mugugnò, posando la fronte sulla ginocchia - E adesso come glielo dico?-
- Dirgli cosa? Che stavi chiusa con me nell'armadietto di Dalton e ci siamo visti in prima fila i suoi preliminari?-
- Se ne accorgerà che sono in imbarazzo...-
- Come se non aveste diviso una certa intimità.- frecciò il biondino sempre più disgustato - Ma cazzo...cioè, ma io che centravo? Ma perché poi? Perché ho dovuto vederlo?! E poi...oh oh,- attaccò a ridere e almeno quella consapevolezza lo fece stare meglio perché le puntò un dito contro il naso -...che ti avevo detto? Chi si stava facendo? La sua sacra cacciatrice! Ma no...Potter è un santo, mica la tocca la sua biondina che sfonda tutte le mie difese e mi riempie di canestri. No! Eccolo il tuo Potty, mezzosangue...si stava facendo la Baley!-
Lo strozzava. A momenti lo uccideva.
- Allora tesoro?- fece Draco con quella sua arroganza viscerale, arrivandole a un dito dalla faccia - Chi ha vinto?-
- Una settimana. Non un giorno in più!- sibilò la Grifoncina mettendosi in piedi - Avanti, che vuoi?-
- La borsa è pesante!- si lagnò con un'angelica faccia da ragazzino viziato - E non riesco a portarla fino al dormitorio!-
- Dovrei entrare a Serpeverde?- abbaiò furibonda e sconvolta.
- Bhè, che problema c'è?- fece sarcastico - Preferisci entrare facendo saltare per aria la porta come l'ultima volta?- ma la streghetta ignorò il suo fare da lord inglese e afferrata la borsa cominciò a bollire per poterlo sbolognare davanti ai suoi umidissimi sotterranei. Ma non fu subito possibile. Le fece scarrozzare la borsa per tutta la scuola con una serie di scuse discutibili, rintronandola di parole e alla fine, all'alba delle sette di sera riuscirono ad arrivare a Serpeverde.
La fece entrare con un finto sorriso galante e quando fu dentro avrebbe quasi voluto sprofondare. Le matricole la guardavano stranite, le oche che andavano appresso a Draco la fulminarono con gli occhi mentre quelli del settimo a momenti credettero di avere le traveggole.
Salutò tutti con un lieve borbottio, poi il suo biondastro stramaledetto la condusse attraverso un corridoio buio.
- Certo che fa freddo qua sotto...- mugugnò seguendolo - Sarà arredato alla grande ma d'inverno come fate?-
- Veniamo a Grifondoro a farci fare succhiotti!-
- Per quanto ancora intendi rinfacciarmelo?- disse seccata. Giunsero in un'anticamera aperta su altri quattro corridoi, ornata di specchi e arazzi quindi Malfoy infilò la sua camera, l'ultima in fondo a sinistra.
Naturalmente Hermione sapeva che aveva in mente altro ma in due secondi gli scaricò la borsa su un piede e con espressione altrettanto dolciastra gli dette un bacio e riprese la sua strada, dopo avergli augurato un buon proseguimento di serata.
Serata alquanto inutile senza di lei, pensò Draco mettendosi a letto con un sorriso sulle labbra.

 

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24° ***




Harry si abbassò di volata, evitando un bolide in piena faccia e poi imprecò, accorgendosi di aver perso il boccino.
- Ehi Potter, dov’è andato?-
- E che cazzo ne so!- ringhiò rivolto a Malfoy, che si era appena fermato accanto a lui spaparanzato sulla scopa.
- Com’è possibile che te lo sei perso?- replicò il biondo seccato – Non servi a niente, accidenti a te!-
- Senti ma mettiti gli occhiali se sei cieco! Possibile che a ogni partita dobbiamo metterci qua a fare salotto?-
Draco fece un gesto annoiato con la mano come per scacciare una mosca noiosa e tornò a scrutare il cielo quando l’ennesimo fischio della Bumb fece ritrovare l’attenzione dei due cercatori ma solo quello abbigliato di rosso e oro esultò. Elettra Baley aveva segnato ancora! Fece un fischio fortissimo insieme a tutta la platea del Grifondoro mentre dal palco dei prof la Mcgranitt quasi era volata giù, tanto la sua gioia per quel portento di cacciatrice.
La giornata era meravigliosa.
C’era un sole fantastico e poche nuvole in cielo, degne di un fantastico venerdì pomeriggio d’inizio aprile e fortunatamente i Dissennatori erano a spasso altrove.
Accanto a Silente c’erano anche Tristan, Jess, Milos Morrigan e Sphin Eastpur. Sofia Mckay stava accanto alla Mcgranitt e faceva un tifo davvero sfegatato e per questo motivo era stato impossibile trascinarci pure Lucilla, anche se Tristan sapeva bene che era lì attorno… non sapeva dove ma la sentiva nell’aria.
- Quello è Harry Potter?-
Tristan annuì orgoglioso alla domanda di suo fratello.
- Vola incredibilmente bene.- disse Jess con occhio esperto – Il Grifondoro ha una buona squadra, devo ammetterlo.-
- Meglio di quando c’eravamo noi eh?- ironizzò suo fratello minore – Che dici?-
- E quell’altro invece…quello biondo è il figlio del vecchio Lucius, vero?- ironizzò Sphin – Dì Tristan… hai avuto modo di conoscerlo?-
- Si, perfettamente. E non è un pericolo. Te lo può dire anche Jess.-
- Già, è suo padre che vuole rovinarlo.- sibilò il maggiore dei Mckay col viso tirato – Ma finché resta qua abbiamo qualche speranza di salvarlo. Se Lucius ci mette le mani sopra lo ucciderà per farlo diventare un Mangiamorte.-
- Che bello l’affetto paterno.- osservò Milo con uno sguardo fra il divertito e il malinconico tanto che Tristan gli passò una mano sulla spalla, scoccandogli uno sguardo complice. Poi tornarono a guardare la partita quando Serpeverde fece un fallo.
In tre si erano buttati addosso a Lucas in porta e quasi gli avevano spezzato l’osso del collo, comunque stava bene e continuò a giocare tranquillo, anche se col dente parecchio avvelenato tanto che Marcus Chilton, battitore, per rendere la pariglia menò la mazza addosso al cacciatore di Malfoy, Philip Fawcett, con apparente casualità. Non gli venne dato fallo e Serpeverde attaccò in un boato incazzatissimo a cui Grifondoro rispose con un coro d’insulti che non finiva più e agli ennesimi dieci punti che Elettra infilò nei cerchi con una velocità e una destrezza impressionanti, Draco cominciò a incazzarsi. Stava masticandosi lentamente il suo portiere, pensando a cosa fare con quella dannatissima ragazzina quando qualcosa di brillante vicino alla platea dove stavano Piton e la Cooman attirò l’attenzione sua e di Harry.
Scattarono velocemente alla cattura del boccino che sfrecciò via nello stesso istante in cui se li ritrovò addosso. La caccia stavolta fu davvero dura. O il boccino era in vena di scherzi o loro due stavano diventando deficienti perché ci volle più di mezzora perché riuscissero ad avvicinarsi decentemente.
Il boccino si buttò in picchiata e in impennata una ventina di volte, infilò le fondamenta di legno dove al secondo anno gli stessi due cercatori si erano quasi ammazzati, risalì il palco dei professori e quasi strapparono via i cappelli a tutti ma l’astuzia di quella maledetta pallina, mentre Draco e Harry si ficcavano le dita negli occhi per allontanare l’avversario, fu quella d’infilarsi nel cappuccio di Elettra che, non stando ferma un attimo e non essendosi accorta di niente, si fece rincorrere da Potter e Malfoy per altri trenta minuti col risultato che, oltre a infilare dieci punti, a momenti i due le arrivarono addosso e quasi s’incastrarono dentro al cerchio come tre polli.
- Ma insomma che succede?- urlò la biondina, per farsi sentire, scampando agli anelli.
- Hai il boccino nel cappuccio!- le disse Harry lottando per tenere lontano Malfoy che a sua volta per prendere quella sfera dorata gli avrebbe svestito anche la cacciatrice ma il boccino fortunatamente dopo un po’ si staccò dalla casacca della Baley e riprese la sua fuga. Inutile dire lo stato dei tifosi.
Oltre ad essere sfibrati da più di due ore di tifo, cominciavano ad averne pieni i calderoni…
La situazione grazie al cielo parve avere un termine quando il boccino, planando sul campo erboso, si fece meno rapido e i capitani delle due squadre avversarie ce l’ebbero finalmente a portata di mano. Troppo a portata visto che lo presero praticamente nello stesso momento e volarono per terra, nell’erba soffice, manina per manina.
Quando si rimisero in piedi Draco e Harry si fissarono sconvolti, nel silenzio di tutto il campo e di entrambe le case.
Si tenevano il pugno chiuso l’un l’altro intorno al boccino, ormai prigioniero ma…
- Molla Malferret.- disse Harry, dando uno strattone.
- Come sarebbe molla, coglione!?- ringhiò la Finezza in persona, riprendendosi la scopa e menandola sulla gamba a Potter – Molla tu!- e gliene menò un’altra sulla spalla appena tatuata, strappando la stessa reazione allo Sfregiato che nel rapido giro di un attimo prese la Firebolt e trasformò l’incontro di quidditch in una rissa a fondo campo.
La Bumb riuscì a fermarli quando si picchiarono in sincrono i manici sulla testa, stordendosi a vicenda.
Il boccino scappò e i due crollarono a terra con un’emicrania pazzesca.
A quel punto Silente, onde evitare suicidi, decretò un pareggio e non ne volle più sapere assolutamente niente per quel giorno anche se la Chips dovette rimettere a posto oltre che gli occhiali di Harry, anche i bernoccoli sulla zucca bionda di Malfoy. E Blaise se la rideva come un pazzo, vedendoli in quelle condizioni…
- Se non la finisci ti pianto la bacchetta in mezzo agli occhi!- abbaiò Malferret verso il suo migliore amico mentre l’infermeria si riempiva delle squadre nemiche.
- Certo che potevate evitare di dare spettacolo.- sbuffò Hermione seduta sul letto di Harry.
- Non ho iniziato io!- ringhiò Potter furibondo – E’ stato quel demente lì a darmi la scopa sulla spalla! Lo sa benissimo dove mi fa male e allora mi sono difeso!-
- Oh, ma vaffanculo!- urlò Draco di rimando, tenendosi il ghiaccio sull’occhio – Io almeno non ti ho accecato, Sfregiato! E che cazzo volevi fare poi? Uscire dal campo mano per mano?-
- Colin v’ha fatto delle foto a proposito.- se ne uscì Ron con un ghigno sadico, facendo sbiancare i due galletti.
- COOOSSSAAAA????-
- Io quel maledetto lo massacro!- sibilò Draco quando si fu ripreso – Già ieri l’ho pescato a far foto vicino ai nostri dormitori, ma che cazzo sta cercando si può sapere?-
- Te che zompi dietro l’angolo forse!- sibilò Harry rabbioso.
- Meglio dietro l’angolo che su una panca…- si lasciò sfuggire Malfoy e prima che avesse finito di parlare si prese anche una bacinella in faccia da Hermione che alla fine tanto disse e tanto fece da portare fuori l’intera squadra di Grifondoro mentre il biondo schiattava sul colpo, con sulla faccia l’impronta dell’utensile.
Quando, prima di cena, la ritrovò in giardino a fare su e giù persa in chissà quali pensieri per poco non se la mangiò viva. – Tu hai qualche problema al cervello vero!?- tuonò raggiungendola e spaventando tutte le matricole nel raggio di tre miglia – Perché nessuna persona sana si sognerebbe di andare in giro fra la gente con i tuoi squilibri psichici mezzosangue! Lo vedi qua?- e le indicò un segno violaceo sulla fronte – Questo è il fondo della bacinella! Non era di plastica, tanto per la cronaca! Era una di quelle vecchie di porcellana!-
- Senti, sei ancora vivo no?- sbuffò scocciata – Ma ti devi tappare la boccaccia con Harry! Se viene a sapere che l’abbiamo visto comincerà a farmi un sacco di domande e allora ne verrà fuori un disastro ancora maggiore!-
- E in cambio che ottengo? Sai che non faccio niente per niente!-
Hermione sbuffò – Sbaglio o la settimana non è ancora finita?- mugugnò, pensando ai giorni d’inferno ma anche eccitanti che aveva vissuto, viste le parecchie e fantasiose richieste di Draco anche a letto. Una cosa però era certa. Non avevano più rimesso piede negli spogliatoi del quidditch.
- E poi non farà storie!- sbuffò Malfoy sedendosi sotto le arcate ricoperte di glicine, accendendosi una sigaretta – Credo che abbia una sospetto, vago…ma ce l’ha. Non è mica deficiente come sembra in fondo.-
- Ma tu guarda…ha detto la stessa cosa di te qualche giorno fa.- ironizzò Hermione sedendosi fra le sue gambe, abbracciandolo con fare innocente mentre lui ringhiava contro la sua nemesi secolare.
- Che leggevi?- bofonchiò, prendendole il libro dalla borsa e di nuovo s’incazzò – Fai ancora esercizi vero?-
- Certo, ormai sono diventata Animagus…e voglio imparare a domare la mia forma.- spiegò, visto il libro di Focalizzazione Mistica che aveva preso nella biblioteca di Lucilla – E’ utile,- gli spiegò sorridente – i libri proibiti sono sempre più chiari di quanto si pensi.-
- Ecco perché sono proibiti.- frecciò il Serpeverde velenoso.
- Senti…cambiando argomento..- la Grifoncina si guardò attorno, un po’ preoccupata – Davvero hai visto Colin verso Serpeverde con la macchina fotografica?-
- Si e la prossima volta che lo pesco ti giuro che gliela caccio in gola!-
- Non ci pensare neanche! No perché…qua Kristine e quelle del comitato mi stanno facendo un sacco di domande. Ginny è riuscita ad avere una lista non ufficiale delle sette coppie migliori, provandoci col presidente del Comitato…il tuo nome naturalmente è dentro come quello di Harry.-
- E naturalmente ci sei anche tu…- disse, cominciando a fiutare puzza di guai – Dove sta il problema?-
- Kristine voleva mettermi con Harry ma lui ha rifiutato da parte di entrambi stamattina quindi… è probabile che fra qualche giorno ti piombino addosso per chiederti che…che c’è fra noi due.-
Tacquero, fissandosi per un attimo poi Draco dette un ultimo tiro e gettò la sigaretta.
- Ok, decidiamo adesso come rispondere.- bofonchiò un poco gelidamente – Che vuoi dire?-
- Io non voglio neanche partecipare.- replicò lei irritata.
- Ehi Granger…odio puntualizzare l’ovvio ma sei la possibile reginetta mezzosangue di quest’anno quindi per forza di tireranno in mezzo, me compreso. Ora…posso rispondere a muzzo e vendicarmi delle foto dove sono con Potter mano per mano o devo fare il bravo?-
Non sapeva che dirgli. Tanto avrebbe fatto il deficiente comunque, non era stupida.
- Fa come ti pare.- gli disse, alzando le spalle.
- Forte…- lo vide ghignare sadicamente, quasi pentita – Adesso lo sistemo io il Comitato dei Pezzenti.-
La streghetta preferì non indagare sui suoi metodi di persuasione con quelli del Comitato Studentesco, Kristine Mayers specialmente e poi la cosa ai suoi occhi perse d’interesse quando in un attimo di calma ripresero a baciarsi, per una volta tranquilli, senza fretta e senza doversi nascondere. Quel concorso di fine anno avrebbe potuto gettare un muro fra di loro ma in quel momento decisero d’ignorare ancora il problema. E lei si ricordava sempre fin troppo bene quale fosse la loro più grande difficoltà. La scommessa. La loro scommessa.
Quella che avrebbe finito per distruggere tutto. A volte quel pensiero la faceva sentire tremendamente sola, anche fra le sue braccia. E Draco se ne accorse.
Si staccò, sentendola lontana.
- Che c’è?- le chiese, prendendole il volto fra le mani.
Hermione deglutì un attimo, fissandolo in quegli occhi argentati che aveva imparato ad amare…ma mentì, di nuovo, sorridendogli nel più caloroso dei modi. Scosse il capo, per rassicurarlo e si alzò per baciarlo ancora.
A cena c’era il solito casino, chi commentava la partita e chi brindava a quei due perdenti che si erano tenuti per mano alla faccia di tutti ma il preside, stranamente, non si era presentato a tavola.
A Grifondoro se ne accorsero subito anche perché la Mcgranitt pareva parecchio agitata.
- Chissà cos’è successo…- sussurrò Ginny guardando verso la tavola dei prof – Non c’è il professor Mckay.-
- Già, né gli altri Auror!- disse Ron – Secondo voi è successo qualcosa?-
- Con Lucilla qua?- Harry rise, sereno – No, non credo. Ci sarà qualche magagna con Caramell.-
- Nessuno ne sa niente?- chiese Seamus verso Corvonero, i più informati.
Stranamente pure Kristine a Tassorosso brancolava nel buio, seguita da Calì e dal clan delle pettegole e sbattersi a chiedere a Serpeverde sarebbe stato inutile, visto che quelli continuavano a mangiare per i cazzi loro. Comunque Lavanda, come Capoclasse del settimo anno a Grifondoro, prese coraggio e andò dalla Mcgranitt per chiedere se il preside stesse bene visto che non aveva mai mancato una cena. Parlarono per alcuni minuti, poi la Brown si diresse dalla Mayers con cui dialogò piuttosto brevemente. Nel giro di mezzora la notizia che il consiglio dei professori richiedeva un incontro col Comitato Studentesco e ogni Capo Scuola e Prefetto si erano mossi in tal senso.
Entrarono tutti nell’aula riunioni coi docenti alle nove e mezza.
Nei corridoi, sorvegliati dai Cacciatori e dagli Auror, gli studenti erano molto curiosi ma nessuno si sarebbe mai aspettato il responso dei loro rappresentanti, circa un’ora più tardi.
Non erano presenti professori quando Kristine salì al pulpito di Silente e con gli occhi umidi disse che, per l’ennesima volta, il Ministero aveva richiesto le dimissioni del loro amato preside.
Scoppiò il caos naturalmente.
- Cosa??!- tuonò tutta Grifondoro balzando quasi in piedi sulla panca – MA NON POSSONO FARLO! NON HA FATTO NIENTE DI MALE! PERCHÉ VOGLIONO MANDARLO VIA?!-
- Calma, calma…- salì anche Lavanda che aveva sempre dimostrato i nervi piuttosto saldi, anche a parlare in pubblico visto che le piaceva tanto ascoltarsi – Ecco…a quanto ci ha detto la Mcgranitt, il Ministero ha richiesto le dimissioni del professor Silente a causa degli attacchi di mesi fa, avvenuti a scuola. I genitori ne sono stati informati in ritardo e temono che il preside abbia perso il suo pugno di ferro.- tacque un secondo, cercando le parole adatte – Alcuni genitori hanno fatto poi notare la continua mescolanza fra…- tacque ancora, assumendo una smorfia delusa e triste – …fra maghi purosangue e mezzosangue.-
Stavolta non si sollevò il finimondo ma un silenzio frustrato, risatine isteriche…
E fu fin troppo chiaro il messaggio di Harry quando, di punto in bianco, spezzò quell’assenza di sensazioni e parole gettando a terra il suo bicchiere. Si fece in pezzi ma Potter fissò i Capi Scuola, rabbioso.
- Che avete detto voi?- chiese, con voce roca – Avete detto qualcosa?-
- La decisione è già stata presa.- mormorò la Mayers.
- Quindi la decisione presa è che purosangue stiano da una parte e mezzosangue dall’altra?- urlò di colpo, facendo tremare i più deboli psicologicamente – E’ questo che mi state dicendo? Perché se la decisione è questa allora va benissimo…- si piazzò in mezzo alla sala, ridendo istericamente – Forza allora!- urlò forte, rivolgendosi a tutta la scuola - …Avanti, ormai non siamo più divisi in case! Tutti gli sporchi mezzosangue e figli di babbani si caccino in quell’angolo! Al muro!-
- Harry non credo che…- iniziò Seamus ma il moro era fuori di sé – COSA NON CREDI?! Cazzo ma svegliatevi! Stanno mandando via Silente! Ci vogliono dividere per nascita! Vogliono mandare all’inferno tutto il lavoro che Silente ha cercato di fare in questi anni! Lui ci ha sempre insegnato che non centra da dove veniamo o che sangue abbiano i nostri genitori! Ci ha sempre detto che siamo speciali perché ognuno di noi è diverso dagli altri! Porca puttana, lo diceva anche ai Serpeverde e adesso…basta, finito? Solo perché qualche testa di cazzo è venuto a sapere che i loro figli non possono più passare informazioni? Perché Tristan blocca i gufi? Perché Lucilla ci difende?! ALL’INFERNO!-
- Cosa proponi allora?-
Potter si girò trovandosi Justin Bigs, capitano della squadra di quidditch del Tassorosso e mezzosangue, davanti a lui.
- Dimmi cosa vuoi fare per il preside…e io ti do una mano!- scandì.
Il Grifondoro parve spiazzato. Bigs era sempre stato timido e taciturno e il rossore sulle sue guance indicava il suo sforzo ma anche un coraggio da leone. I suoi occhi chiari brillavano.
In poco tempo tutta Tassorosso si era messa in piedi, dietro al suo capitano.
Da Corvonero anche si svolse una strana scena. Steeval e Goldstein si sarebbero già schierati quando Edward Dalton, sogghignando e restando seduto a tavola, batté le mani senza scherno.
Harry era allibito.
- Potter, qualsiasi cosa tu abbia in mente ci sto.- e stupì tutti, perché era sempre stato fiero di essere purosangue ma ancora di più stupì per le sue parole, veramente sincere – Silente è l’unico che ha saputo rimettere in piedi questa scuola. Senza di lui i mezzosangue sarebbero davvero al muro… hai ragione, per lui siamo tutti speciali. Indipendentemente dalla nostra famiglia. Corvonero è d’accordo.-
Harry si sentiva il cuore scoppiare nel petto. Guardò Hermione e Ron e trovò di nuovo la forza.
Si toccò la spalla, riprendendo fiato. Poi fece l’ultima cosa che tutti si sarebbero mai aspettati.
Si girò verso Serpeverde.
- Allora?- chiese, a bassa voce. Non sperava. Non ci sperava ma...doveva almeno provare, no?
Draco tacque, restando in attesa ma già sapeva cos’avrebbe fatto Blaise. Zabini fu il primo ad alzarsi e ad andare al fianco del bambino sopravvissuto. E dal suo fianco guardò gli altri, quasi implorandoli.
- Che hai in mente?- bofonchiò allora Malfoy, fissando gli occhi verdi di Harry intensamente.
- Occupazione.-
- Cosa?!- Serpeverde quasi scatenò una tempesta – Sei impazzito?-
Nott si mise in piedi, parlando al nome del settimo anno – Potter ti sei scordato che noi siamo in bilico sul filo del rasoio? Dopo l’OblioBomba ci tengono d’occhio! Ci cacceranno fuori per questo!-
- Si, buttano fuori tutta la scuola?- sibilò Dalton suo posto – Fatemi il favore, voi serpentelli è ora che vi prendete le vostre responsabilità. No, lasciami finire!- ringhiò, prima che scoppiassero a insultarlo – Qui Potter sta semplicemente chiedendo chi vuole dare una mano al preside affiinchè il Ministero non ficchi più il naso negli affari della scuola come due anni fa, quando c'era la dittatura di quella cretina. Non vi ha costretto nessuno. Quindi dite si o no e poi andatevene al diavolo!-
- Ma parli tu che sputi in faccia a ogni mezzosangue che passa!- strillò Oliver Preston, sesto anno Serpeverde.
- E allora? C’è una bella differenza da prendere per il culo qualcuno e metterlo alla gogna!- continuò Edward stupendo nuovamente tutta la scuola – Ve lo ripeto! Qua nessuno vi sta puntando un fucile alla tempia.-
- Tanto lo sappiamo tutti da che parte stanno…- insinuò Ron con acredine – Dai, organizziamoci gente.-
- No, aspettate un attimo!-
Harry si ritrovò di fronte a Draco. Di nuovo ad affrontarsi…
- Credi che una semplice occupazione possa bastare?- sibilò il biondo rabbioso, anche verso Dalton – Mi fate ridere tutti quanti! Il Ministero se ne sbatte se Silente ha sempre difeso i vostri mezzosangue, se ne sbatte se Lucilla è innocente, come se n’è sbattuto di tutti quelli che in questi anni hanno rischiato la pelle qua dentro…- la sua voce si assottigliò, fino a farsi davvero pericolosa – Se volete fare occupazione per l’unico preside che si batte per i mezzosangue a me non importa, fate ciò che vi pare ma questo atto avrà delle conseguenze, su tutti quanti.-
- La verità è che te ne freghi perché te ne stai comodo col tuo culo da purosangue sulla poltrona.- gli disse Dalton mettendosi al fianco di Potter con aria bellicosa.
- E già, tu invece che cazzo hai fatto fino a ieri?- replicò il biondo a tono – Se non altro io non sono un ipocrita che cambia idea da un momento all’altro. Non è un mistero che io disprezzi i mezzosangue, questo lo sa tutta la scuola… ma qui si tratta degli stessi genitori che ci hanno messi seduti su quelle cazzo di sedie! Non risolveremo niente se facciamo solo occupazione!-
- Senti, tuo padre è il primo che viene qua a menarla per Lucilla!- abbaiò Ron furibondo – Perché non ci parli eh?-
- Si, ottima idea…- sibilò Harry amaro verso il suo migliore amico – Così non torna più indietro…-
- Che cazzo gli parlo a fare Weasley…- ghignò Draco acidamente – Finché ci saranno genitori che credono che gli attacchi dei mesi passati siano colpa dello scarso polso di Silente non ne verrete mai a capo!-
- E allora che vuoi fare?- Blaise lo fissava speranzoso – Cosa credi che possiamo fare in più?-
- Cazzo abbiamo un fottuto Comitato Studentesco!- urlò allora Malfoy – E’ ora di usarlo per qualcosa che non sia una stronzata di ballo o di gara! Se volete fare occupazione avrete Serpeverde…ma non vi mando la mia casa al macello senza neanche tentare un dialogo con quei dementi che verranno a battere alla porta della scuola neanche fra un’ora! Caramell sarà qua al massimo all’ultimo rintocco delle dieci!-
- E chi mandiamo a parlare eh?- sibilò Dalton sarcastico – Voglio vedere chi mandiamo davanti a un centinaio di genitori inferociti che credono di doverci dividere col marchio! Non è così che si fa a Serpeverde?-
- Oh, Dalton mi hai quasi rotto!- l’avvisò Nott bellicoso.
- Mandiamo qualcuno che sappia parlare..- disse Kristine mentre Corvonero s’infiammava -…anche a chi non stima. Qualcuno che abbia dimostrato di essere bravo quanto e più di un purosangue.-
- Hermione perché non vai tu?- le chiese timidamente Miria, accanto ad Edward.
- Cosa?- allibì la Grifoncina.
- Ma si…tu sei mezzosangue!- proseguì Kristine – E sei la studentessa migliore della scuola! Sei bravissima anche nelle materie che non richiedono il puro studio! Tristan è entusiasta di te!-
- E che vuol dire? Io non ci vado a parlare con quella gente!- sibilò con acredine.
- Che c’è, ti schifano i purosangue?- insinuò la Bulstrode.
- Porca miseria ma la vogliamo finire?- urlò Harry con la mascelle serrate – Stare qua a dire stronzate non serve a niente. Adesso chi vuole fare occupazione vada nei suoi dormitori e prenda tutto ciò che gli serve per la notte. La passiamo nel giardino , in piazza della fontana. Una volta lì sceglieremo chi dovrà andare a parlare con Caramell. Chi non se la sente di andare fino in fondo non venga. Ci vediamo più tardi.- e tirò dritto per la sua strada, seguito ormai da una massa immensa di gente. Blaise rimase per qualche secondo a guardare Draco.
I suoi grandi occhi blu erano tristi…e delusi.
E Malfoy si sentì bruciare, vedendolo andar via con gli altri.
Non rimase più nessuno. Perfino le matricole di Serpeverde si erano unite alla fiumana degli studenti…

- E così n’è arrivata un’altra…-
Lucilla rise dalla sua confortevole poltrona, vedendo Silente sbuffare.
- Già, mia cara…ormai me ne arriva una all’anno di queste lettere per la richiesta delle mie dimissioni. Sto cominciando a trovarle un po’ noiose…sempre il solito tono pomposo, le stesse mazzette…-
- Sostanziose o da morti di fame?- chiese Jess, strappando al vecchio un sorriso stanco.
- Da morti di fame!- chiarì il preside – L’unica cosa che mi consola è che ho ancora un quarto d’ora di respiro prima che Caramell e probabilmente Lucius Malfoy arrivino qua a farmi le solite storie sui miei doveri.-
- Parla uno che non ha mai lavorato in vita sua.- ironizzò Tristan carezzando Funny – Malfoy vive di rendita.-
- Perché, noi?- chiese Jess con un ghigno – Comunque…tanto per la cronaca, avete notato cosa stanno facendo i ragazzi in giardino? Non avevate messo il coprifuoco dopo l’ora di cena?-
Silente, la Mcgranitt e anche Piton si spinsero alla finestra e rimasero giusto un pelo sconvolti da quanto videro.
- Ma cosa stanno facendo?- alitò la direttrice di Grifondoro, senza parole.
- Occupazione.-
Si girarono verso la porta e trovarono Harry Potter, in abiti normali.
- Potter! Che diavolo succede là sotto?- rognò Severus – Sei impazzito?-
- No, per niente. Abbiamo sentito che la vogliono licenziare preside,- disse al vecchio e tanto amato mago - così abbiamo deciso di occupare la scuola fino a quando Caramell non la smetterà con questa folle idea. Ci siamo tutti quanti. Anche Serpeverde.- disse, con una punta di fierezza che non sfuggì al buon Silente – Quando arriva Caramell potreste mandarlo alla fontana per favore? Vorremmo parlargli.- e se ne andò, lasciando tutti quanti ammutoliti.
- Non riesco a credere che Serpeverde sia là sotto…- mugugnò Jess stralunato – Sono sempre stati i primi ad appoggiare i genitori rompi coglioni e scusate il linguaggio.-
- Sapranno accendere le fiaccole?- mugugnò Milo mettendo il naso nello studio – Ce ne sono tante ma sono ancora tutte spente. Dio, ma che gl’insegnate a sti’ ragazzi?-
- Deprecabili differenze di nascita a quanto pare.- sussurrò Silente con aria abbacchiata.
- Ma anche a lottare al freddo, dentro a un sacco a pelo a quanto pare.- rispose Lucilla serena, scendendo le scale – Non vi preoccupate. Vado alla fontana e accendo un po’ di fuochi, nel caso si congelino.-
- Quanto andrà avanti signor preside?- bofonchiò Piton.
- Fino a quando lo vorranno loro.- disse Silente tornando alla sua scrivania.

Lentamente a Hogwarts quella notte vennero accese molte luci. Fiaccole, candele e lumini.
E ci furono anche tante voci, per la prima volta tutte insieme. Pochi mancavano…e in tanti ora stavano uniti.
Blaise Zabini stava pizzicando malinconicamente le corde della sua vecchia chitarra. Era vecchia e malandata ma era stata il primo regalo che gli aveva fatto Draco, tanti anni prima, per i suo dodicesimo compleanno.
Si sentiva triste e svuotato, nonostante le sollecitazioni e il vero calore che Ron e tutti i suoi amici gl’infondevano.
Dopo le riunioni dei Capi Scuola e Prefetti, gli altri si erano ritrovati in picchetti, ignorando Gazza, trovandosi in gruppi, stendendo coperte e sacchi a pelo, cuscini e cibarie.
Alcuni cantavano, altri tenevano accese tante candele.
Blaise stava per posare la chitarra, nonostante le accorate richieste dei ragazzi, quando qualcuno gli buttò sulle spalle il suo bomber nero. Alzò lo sguardo sgranato e trovò gli occhi argentati di Malfoy.
- Draco…- mormorò.
Il biondo fece finta di nulla, buttando a terra un po’ di roba sotto le espressioni strabiliate di Ron e company.
- Cazzo ci ho messo degli anni per trovare qualcosa di caldo nel tuo armadio.- disse burbero – La prossima volta la valigia te la fai da solo, intesi?- e buttò a terra anche altre coperte, poi cercò Potter fra la folla. Chiese abbastanza gentilmente a Ron dove fosse, usando un paio di parolacce tanto per essere eleganti, quindi pensò di raggiungerlo ma poi cambiò idea e si buttò a sedere accanto a Blaise.
- Preferenze?- chiese Zabini, ora di nuovo col suo magnifico sorriso sulle labbra.
- Satisfaction del Rolling Stones!- cinguettò Seamus passando birre e bevande calde.
- Ci sta alla grande!- rise Calì portando cucini e legna per i piccoli falò che avevano acceso.
Alla ritmica e leggera melodia della canzone, presto tutte le voci dei mezzosangue si unirono perfettamente. Tutti quelli che la conoscevano si misero a cantarla e per un attimo tutto parve una festa.
Quando Harry tornò insieme a Dalton, il grifone quasi non ci credeva…ma evitò di dirlo, anche solo di dimostrarlo con lo sguardo. Si limitò a fregare a Malfoy una sigaretta, strappandogli un’imprecazione, quindi si sedette fra Ron ed Elettra.
Involontariamente le passò un braccio attorno alle spalle e prese a sfregargliele. Il sorriso dolce che si scambiarono attirò in un nano secondo tutto il picchetto.
E fu tardi quando se ne accorsero.
Blaise intonò perfino la quinta sinfonia di Beethoven come sfondo alla scena.
- Allora?- mugugnò Weasley malizioso – Che storia è?-
- Perché? Che storia è?- gli fece eco lo Sfregiato mentre Elettra un po’ arrossiva.
- Oh ma dai…- Calì, Ginny e Lavanda non stavano più nella pelle – Harry come mai tutte queste effusioni?-
- Io sono sempre coccolone.- ironizzò sarcastico.
- Si, come me…- sibilò Draco a bassa voce, passando volontariamente e provocatoriamente un braccio attorno alle spalle di Hermione, arrivata da poco e ancora basita dalla presenza dei Serpeverde.
- Allora? Dai! Elettra diccelo tu! Che succede?-
- Oh, che due palle…- mugugnò il bambino sopravvissuto. Si voltò un attimo verso la biondina, guardandola dolcemente, poi sbuffò passandosi imbarazzato una mano fra i capelli – Io ed Elettra…ci siamo messi insieme.-
Scoppiò un grido colossale da tutto il gruppetto e andò a finire che quasi tutto il Grifondoro arrivò a fare congratulazioni al capitano di quidditch e alla sua grande cacciatrice che non era mai stata così rossa e in imbarazzo in vita sua. Ci furono sparate maliziose e commenti a non finire e quando Harry ne ebbe basta mandò tutti bonariamente affanculo, tirandosi via Elettra verso il picchetto dei Corvonero.
Ron si rimise a sedere con gli altri ridacchiando e sistemando i ciocchi del falò.
- Ecco perché era così nervoso. Cazzo Herm, ma hai visto che faccia? L’ha steso!-
- Innamorato perso.- sorrise felicissima la Grifoncina, alzando il viso dal libro che leggeva fra le braccia di Malfoy – Non vedevi com’era eccitato? Stecche tutta la notte… ma povera Elettra però, devo avvisarla a quello che va incontro.-
- Oh ma dai siete dei sadici!- ghignò Blaise passando fumini e sigarette improprie a Seamus e Neville – Era lì beato e gli andate a rompere le uova nel paniere…e poi non avete visto la vostra amica? Datele fiato.-
- Ok, mezzora e poi ricomincio.- concesse Weasley levando il tappo a una Burrobirra per scolarsela allegramente.
- Ehi ragazzi!
Qualcuno li stava chiamando e quando si voltarono videro i quattro Auror raggiungerli con altre cibarie e specialmente alcolici da falò. Li accolsero con grandi feste, Tristan particolarmente e quel Milo che era davvero un sacco simpatico. Stettero un po’ tutti in compagnia, bruciacchiando gli spiedini sulla fiamma.
- Fai occupazione con noi Mc?- chiese Kristine arrivando con Justin Bigs, Susan Bones e Anna Habbott.
- Mi piacerebbe ma devo fare la guardia al giardino. I Dissennatori potrebbero trovare il modo per entrare.-
- Abbiamo avvisato anche la Chips.- disse Jess più formale, avvolgendosi nel caldo mantello – Se qualcuno di voi si fa male andate da lei, non farà storie.-
- Abbiamo anche le chiavi delle cucine!- cinguettò Tristan lanciando la chiave a Hermione – Se avete fame andate a rompere a quei poveri elfi…-
- Ecco e parlando di fame e sete…- Milo si mise improvvisamente in piedi – Io vado a cercarmi qualcosa da bere.-
Sphin ghignò ironico – Attenti alla giugulare, ragazzini.-
- Figurati se oserai mai rifinirmi i miei dentini su delle prede così giovani e …inesperte…- Milo attaccò a ridere, seguito da Tristan e dallo stesso Sphin – Jess scherzo cazzo! Stai buono… o un bel morsetto lo vuoi tu?-
- L’unica cosa che voglio è che mi giri allargo.- replicò il biondo sarcastico.
- Magari puoi chiedere a Lucilla.- disse Tristan poco dopo quando si misero di ronda – Lei beve sempre del sangue la sera. La fa stare meglio ma non è sangue umano…non so se ti piace. Da quanto non ti nutri?-
- Qualche mese.- disse Morrigan vago, alzando le spalle con un debole sorriso – Ma sto bene.-
- Invece sei più pallido del solito.- Mckay lo guardò tristemente – Milo dovresti smetterla con questa storia. Una bevuta non potrebbe farti che bene e non puoi permetterti di perdere le forze, ora come ora.-
- Si, lo so…allora chiedo a Lucilla se la vedo in giro. Grazie Tri…- fecero per dividersi quando cominciarono a sentire freddo. Raggiunsero Gazza e Hagrid all’ingresso della scuola e videro della brina sparsa ovunque. I Dissennatori stavano cercando di entrare…ma non ci riuscivano. Stavano cozzando contro una barriera invisibile, probabilmente creata da Silente per tenere al sicuro gli studenti.
Ai picchetti invece andava tutto bene…almeno fino a quando non arrivò Caramell con tutto il suo corteo del Ministero. Rimase sbalordito, lui e i suoi collaboratori, a vedere tutta la scolaresca fuori a quell’ora e attaccò subito a dare i numeri. Con lui c’erano alcuni genitori ma non fecero commenti. Austeramente tirarono dritto verso i professori che li avevano aspettati per andare nell’ufficio di Silente.
- Chi erano?- chiese Justin Bigs, del Tassorosso.
- Caramell e genitori di alcune matricole.- mugugnò Harry tornando dai suoi amici.
- Matricole.- rise Draco maligno – Ci avrei scommesso. Questi ancora non hanno capito come girano le cose a Hogwarts…già me li sento urlare perché i loro figli si sono tagliati un dito nell’ora di pozioni.-
- E dire che mia madre non dice più nulla quando mi trova al San Mungo con le ossa rotte.- disse Ron con aria fintamente triste, scatenando l’ilarità di tutti quanti – Sul serio…quando l’avvisano che sono ricoverato da qualche parte ormai dice solo di richiamarla quando starò meglio per venirmi a prendere.-
- O sotto terra!- frecciò Finnigan ridacchiando.
- Perché non sai che ha risposto mia madre alla segretaria di Caramell quando hanno chiamato casa mia l’anno scorso per dirle che ero coinvolta nella morte di Voldemort!- sbuffò Hermione facendo nuovamente sghignazzare Harry e Ron come pazzi – Ha detto, testuali parole "Non mi racconta niente di nuovo, signora. Mi saluti mia figlia!" e le ha sbattuto giù il telefono che quella cretina neanche sapeva usare decentemente!-
- Grande Jane!- celiò Harry dando un tiro alla canna che Blaise passava ogni due secondi.
- E’ sempre la migliore.- Ron si voltò di nuovo verso le arcate – Secondo voi dovremmo mandare davvero qualcuno a parlare? Adesso come adesso Caramell sbranerebbe anche Lucilla secondo me.-
- Se, nei sogni magari lenticchia.- sibilò Draco svaccandosi meglio contro il cuscino – Basta mandare i Capi Scuola per richiedere un’assemblea domani mattina. E se non vuole sentire si attacca al cazzo. Di certo questo disgustoso campeggio sarà da proletari ma almeno gli faremo venire i cinque minuti.-
- Infatti…- Hermione alzò gli occhi al cielo stellato – Non si sta neanche male e poi domani sarà sereno.-
- Ma se fossi in te Potter stasera non mi farei vedere...a meno che tu non voglia farmi felice, facendoti sbattere fuori.- continuò il Serpeverde, coprendo anche la Grifoncina.
- Già, Caramell non ti sopporta.- mugugnò Lavanda dando ogni tanto delle strane occhiate a Draco ed Hermione, come per sollecitare una qualche dichiarazione ma i due continuarono a farsi i cazzi loro, specialmente la streghetta che si rimise a leggere i suoi libri di Focalizzazione Percettiva.
Erano le undici quando il trio del Grifondoro decise di rispolverare i suoi vecchi artifici da delinquenti.
Harry si era portato appresso la Mappa del Malandrino e anche il suo inseparabile Mantello, così tanto per precauzione… e non riuscì a non usarli. Fece cenno a Ron ed Hermione di seguirlo quando tutti erano impegnati a cantare a squarciagola Anarchy in UK.
Infilarono i corridoi in tutta calma e si misero sotto il mantello ma trovarono una specie di mini riunione proprio in aula di Trasfigurazione, quella vecchia al secondo piano, e il casino che vi regnava era tanto alto che per un attimo non riuscirono a capire le tante voci che si sovrapponevano. La Mcgranitt strillava contro Caramell un sacco d’insulti ed era tanto incazzata che Potter e Weasley avrebbero voluto scappare mentre Hermione rimase indignata dai discorsi di quei genitori che accusavano Silente di non essere abbastanza "protettivo" con gli studenti. Come se fossero stati dei bambini! Ma il meglio assoluto fu quando Piton, perdendo le staffe, mandò all’inferno il segretario di Caramell che li aveva accusati tutti di negligenza.
- Qua si mettono le mani addosso…- alitò Ron, - è meglio andare.-
- Si, filiamo.- sussurrò Harry e scapparono fuori da quella bolgia di volata, s’infilarono persino fra i cespugli e quando uscirono di nuovo in giardino, davanti a tutta la scuola, avevano la vaga impressione che quella volta la faccenda non si sarebbe risolta con un bacio in fronte, un Cruciatus o un calcio in culo. No…
- Dove siete stati?- chiese Blaise, mentre si sistemava nel sacco a pelo per suonare al caldo e copriva Malfoy che si era appisolato, in barba a tutti quelli che scorrazzavano allegri anche a quell’ora di notte e con quel freddo. Weasley spiegò velocemente a Zabini la situazione, senza scendere nei particolari, intanto Harry fermò la Grifoncina in un angolo.
- Qualsiasi cosa tu abbia in mente non farla.- le disse serio.
- Cosa ti fa credere che potrei fare sciocchezze?- replicò sarcastica.
- Il fatto che tu ora possa mettere le ali.- Potter la guardò con aria eloquente, poi cercò con gli occhi verdi di colpo brillanti qualcuno fra la folla. E la trovò a parlare poco più in là insieme alla squadra di quidditch di Dalton, accanto a un falò dei Corvonero.
Il riverbero del fuoco le arrossava le guance di pesca, la bocca umida era diventata lucente…tutta da baciare.
Dio, gli faceva davvero andare il cuore in gola. Ogni volta che sorrideva per lui…gli venivano i brividi…
A un certo punto la bella Granger lo spinse leggermente e allora si accorse che non l’ascoltava più…ma la sua migliore amica lo stava dirigendo da Elettra. Si chinò a baciarle la guancia, abbracciandola forte…e poi andò a raggiungere quella biondina che gli aveva rapito i pensieri. Le arrivò alle spalle e l’abbracciò di schiena, cogliendola di sorpresa…e da lontano Hermione si sentì felice. Le voci ovattate, i fuochi…quello sguardo che da tanto tempo non vedeva sulla bocca di Harry e il tenero ma forte abbraccio di Elettra alla sua vita. Dalton e Justin Bigs che facevano le congratulazioni a entrambi, la bella squadra del Grifondoro unita nel festeggiarli…
- Qua c’è decisamente troppa gente che non si fa i fatti suoi…- mugugnò Harry, abbassandosi sull’orecchio della biondina – Ho voglia di scappare.-
Elettra sorrise appena, limitandosi a stringersi di più a lui.
- Mi spiace per il casino di prima.- continuò il Grifondoro – Ma quelli sono peggio dei mastini quando ci si mettono.-
- Prima o poi l’avrebbero scoperto.- disse lei, pacata.
- Si ma…ti volevo tutta per me ancora per un po’ di tempo.- Harry le sfiorò velocemente le labbra, facendola tremare come una foglia per l’emozione. Quando la sentiva così fragile avrebbe dovuto trattenersi, invece avrebbe voluto diventare una belva. Elettra riusciva a farlo diventare matto con uno sguardo, con quei suoi occhioni blu stupendi…con le sue manine piccole e veloci…stava cominciando letteralmente ad adorarla…e a desiderarla come nulla al mondo.
Ma sapeva anche che doveva andarci piano…lei era…troppo importante. Eppure per tanto tempo l'aveva considerata un'amica, una sorellina. E nulla di più. Non sapeva dire cosa fosse cambiato e cosa gliel'avesse fatta vedere in modo diverso.
Non capiva come, perché…eppure al ballo di primavera era stato diverso... forse quando avevano ballato. Forse quando l’aveva tenuta fra le braccia, scoprendo un corpo gracile ma sinuoso, un’Elettra che prima non avrebbe immaginato. O forse era sempre stato attratto da lei, solo che essendo più piccola di lui e anche la sua preziosa cacciatrice non aveva potuto sviluppare per lei quel sentimento che ora cresceva prepotente.
Lo stesso sentimento che nello spogliatoio del Corvonero gli aveva fatto quasi commettere un passo falso.
Accecato dal desiderio aveva esagerato e se n’era pentito ma Elettra non aveva fatto caso all’incidente.
Pareva quasi che se ne fosse dimenticata…
- Perché mi guardi così?- le chiese, carezzandole le gote.
Ricevette in risposta solo un breve sorriso, prima di un bacio mozzafiato che gli fece toccare il cielo con un dito.
Hermione, sempre da lontano, sogghignò ma poi all’improvviso abbassò il volto, avvertendo una strana malinconia.
E anche Draco, che le apparve a fianco sbadigliando e mezzo assonnato, si fermò a guardare quella scena.
- Quella poveretta mi fa quasi pena.- bofonchiò.
La Grifoncina tacque, girandosi a guardarlo intensamente. Uno sguardo sotto cui Malfoy si sentì quasi nudo.
Senza capire perché capì di doversene sottrarre e tornò a guardare di nuovo Potter…quando nel suo cuore avvertì nascere un desiderio strano. Ricordò gli occhi dorati della streghetta e vi lesse della tristezza.
Ora era triste anche lui…e sapeva il perché.
Per questo motivo si girò e le prese le mani, intrecciando le dita con le sue…quasi senza pensarci.
E lei si mosse per scostarsi.
- Cosa fai?- chiese, sentendo gli sguardi di tutti puntati su di loro – Che ti prende?- ma il biondo Serpeverde era già chino sulla sua fronte e con un rapido movimento se la schiacciò addosso, passandole un braccio attorno alla vita.
- Ma dai…- Hermione non sapeva più che fare – Draco ci guardano tutti…-
- Hanno gli occhi per guardare…che guardino…- rispose, fissandola fino a trapassarla.
E allora anche Hermione capì. Era solo una breve fiamma. Un breve desiderio che si sarebbe spento. Ma non lo rifiutò. E lasciando tutta Hogwarts nel silenzio più assoluto gli gettò le braccia al collo e si lasciò baciare, mentre tutto…di colpo…spariva.
Tutto e tutti. Nessuno più che si stupiva di loro due insieme. Loro due insieme non erano più impossibili…
Almeno per quella notte.

 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25° ***



 

Scusate gente, non ho ben capito perchè il carattere cambia a metà dei capitoli. So che non è bello a livello visivo ma passateci sopra finché non capirò che succede.

 

 

 

 


Era quasi l’alba quando Harry aprì gli occhi, sentendo di avere in bocca del veleno.
Aveva bevuto troppo la sera prima…
Si mise faticosamente a sedere nel sacco a pelo, avvertendo un dolore atroce alla testa. Se la massaggiò svogliatamente, dandosi un’occhiata attorno. Ron e Blaise accantonati in un angolo con Seamus Finnigan sbattuto di traverso su di loro, Grifondoro accozzati in gruppi, Corvonero accatastati furbescamente contro un falò ancora acceso alimentato da una specie di sentinella, Tassorosso moribondi per il freddo nonostante le molte coperte…e …Malfoy svaccato addosso a Hermione, con quella maledettissima bocca sul collo della sua migliore amica.
Stava per ammazzarlo nel sonno, soffocandolo nel cuscino, quando avvertì qualcosa di più prepotente dell’istinto omicida. Ovvero il corpo caldo di Elettra contro il suo. Abbassò lo sguardo su di lei. Ancora lo teneva abbracciato e il viso era delicato, riposato…e dolcemente roseo. Era un angelo…anche spettinata, con quei capelli biondi d’angelo e quelle ciglia soffici che le sfioravano le gote.
Si chinò a baciarle le tempie ed Elettra mugugnò qualcosa, stringendolo di più.
Così si ridistese, poggiandosi su un gomito a contemplarla. Cominciò a carezzarle le spalle con fare dolce, la testolina sempre fra le nuvole…e quando non resistette più la baciò, finendo con lo svegliarla. Quando la cacciatrice aprì gli occhi per poco non cacciò un grido ma Harry le tappò di nuovo la bocca, sigillandola con un altro bacio.
Doveva averla spaventata. Non si era ricordata dov’erano…e dopo l’iniziale spavento si lasciò andare, arrendevole e felice. – Ben svegliata…- le disse, a fior di labbra.
- Buon giorno anche a te…- Elettra si staccò solo per stiracchiarsi e sbadigliare – Che ore sono?-
- E’ troppo presto.- la zittì, portandosi su di lei, baciandola ancora e ancora.
- Ehi…-
Harry si fermò all’improvviso, sentendosi fissato…e infatti si voltarono entrambi alla loro sinistra per trovarsi Malfoy ed Hermione che li guardavano, per l’ennesima volta, in postazione di prima fila.
- Ma prendetevi una stanza!- si lagnò la Grifoncina, coprendosi fin sopra gli occhi.
- E tu prenditi una cintura di castità.- ironizzò Potter sarcastico verso l’amica.
- Io se non altro non violento la gente di prima mattina.- replicò Draco, sentendosi tirato in causa.
- Cazzo ma tornatene a dormire!- gli sibilò Harry già snervato.
- E chi ci riesce più Sfregiato…- il Serpeverde si alzò a sedere nel sacco a pelo che aveva utilizzato abusivamente visto che Hermione non gli aveva mai dato il permesso per infilarcisi. Aveva la bocca tutta impastata. Era fin troppo chiaro che un Malfoy non era adatto per le scampagnate notturne anche perché Draco, la mattina, non si suicidava giusto se rigorosamente gli veniva servito un caffè nero senza zucchero, più lo spazzolino col dentifricio rigorosamente alla menta…altrimenti per lui la giornata non iniziava neanche. Si mise in piedi e mugugnò qualcosa sul fatto che se ne andava nei bagni a rimettersi in quadro e poi nelle cucine ma prima che riuscisse a scavalcare tutta la scolaresca riunita ci andò parecchio. Quasi ammazzò Blaise pestandolo e rotolò in mezzo a un branco di ragazzine di Tassorosso che quasi se lo spolparono…naturalmente con questo svegliò definitivamente tutti. Ed erano solo sette…
Dalton attaccò a bestemmiare come un turco visto che odiava i risvegli bruschi mentre Justin Bigs continuò tranquillo a sonnecchiare, intanto che la Mayers un pelo spettinata ma meno imbalsamata cominciò a girare fra i duecento e passa studenti per chiedere la lista dei generi di prima necessità.
- Ho il torcicollo…- mugugnò Ron con lo spazzolino in bocca, poco più tardi, davanti allo specchio.
- Io ho la schiena praticamente sbriciolata.- disse Harry, lavandosi la faccia.
- E così fate sciopero!- sentenziò Mirtilla Malcontenta acuta, aleggiando alle loro spalle. Naturalmente erano di nuovo nel bagno delle ragazze e chi non l’aveva mai vista era anche un pelino angosciato da quella sua faccia da…cadavere. Draco fortunatamente era ancora più in coma di lei, così non litigarono…e Blaise era sempre cortese anche a quelle ore indecenti, quindi si rifecero il trucco come le donne e poi uscirono per i corridoi, ignorando le imprecazioni di Gazza che li richiamava all’ordine. Andarono in cucina a trafficare con incantesimi magici degli elfi visto che non ci pensavano neanche a farsi da mangiare alla buona vecchia maniera ma a quanto pareva, oltre a Malfoy che tracannava solo caffè con l’aria più pacifica che gli avessero mai visto in faccia, gli altri erano nel panico.
Justin Bigs e Blaise si rigiravano fra le mani un libro di cucina, invocando a gran voce gli elfi che sembravano essere spariti, mentre Dalton girovagava fra le lunghissime tavole, ghiacciando davanti a mannaie di vario genere e lunghezza. C’erano poi tante pentole per eliminare la fame nel mondo…
- Oh ma come cazzo si usano?- rognò Ron seccatissimo, buttando via altri ricettari. Fece un po’ di casino con scodelle e caraffe quando accadde qualcosa…di moltooo strano – Ho così fame che mi mangerei un bue intero!- abbaiò e in quel momento, come invocato con un incantesimo, sentirono uno strano…muggito.
I ragazzi si girarono alle loro spalle, prima di tutti Malfoy che sbatté le palpebre e poi rimasero in silenzio.
C’era un bue in cucina, davanti a loro…e li guardava coi suoi occhioni lucidi e tondi, ruminando.
Tempo un secondo per riprendersi e Dalton si avvicinò stranito all’animale. Azzardò a toccarlo…era vero…
- Ci vuoi anche le patatine?- ironizzò Blaise verso Ron.
- Che diavolo incantesimo è?- allibì il Corvonero ma il rossino tirato in causa era il più sconvolto di tutti. Lui non aveva mai fatto nessun incantesimo! Il suo era stato solo un modo di dire! Aveva solo fame…
Stavano per fargli altre domande quando uno strillo acutissimo fece sputare a Draco quasi tutto il caffè. Si sbrodolò tutto, bestemmiando allegramente e quando Hermione si precipitò nella cucina con la faccia di chi sta per collassare, sventolando un calendario, non le fecero neanche troppo caso, visto il bue.
- Ragazzi!!!- urlò, dopo essere sbiancata davanti all’animale – Dio, è un disastro! Una catastrofe!!-
- Che cosa, il bue?- frecciò Harry – No, ci ricaviamo qualche braciola per stasera...-
- IMBECILLI NON CAPITE?!- gridò la Grifoncina afferrandolo per il collo – SIAMO NEI GUAI!-
- Ci spieghi che succede?- la calmò Zabini – Herm perché hai un calendario?-
- Guardate che giorno è oggi!- strillò, indicando il 10 di aprile.
- Oh…- Harry e Ron si picchiarono un palmo aperto sulla fronte – Cavolo, tra dieci giorni è il tuo compleanno!-
- Ma va?- Justin le sorrise – Ti faremo una festa allora, Granger.-
- Davvero Herm! Che vuoi per regalo?- gli fece eco Blaise e Draco pensava già a come "festeggiare" quando lei li prese a ceffoni uno per uno, Malfoy compreso che non aveva fiatato e Dalton che ancora cercava di capire se quel bue era magia o no e non aveva fatto commenti osceni.
- Manica di deficienti!- stava per mangiarseli, visto quanto era agitata – Oggi è il dieci aprile! Siamo in un anno bisestile ed esattamente cinquecento anni fa la strega Naie gettò una maledizione su questo giorno!- e vedendo che ancora non capivano fu chiara – Oggi è il giorno delle Frasi Fatte! Qualsiasi frase fatta diremo questa diventerà realtà!-
- Ohhh…- fecero in coro, tutti rispettosi.
- Ecco il perché del bue allora!- ci arrivò Ron.
- Si, ecco il perché del bue!- ringhiò la Granger snervata – Dobbiamo avvisare tutti quanti! È pericoloso!-
- Guarda che ci sono frasi fatte molto carine.- le fece presente Weasley divertito.
- No, non se comportano la presenza di questo bue!- replicò collerica.
E infatti…
Entrò Seamus, stiracchiandosi e sbadigliando – Ciao gente! Che facce avete…sembrate delle mummie!-
In un attimo quelli nel suo campo visivo, ovvero Ron, Justin e Harry si ritrovarono avvolti in dieci chili di bende e spalmanti per terra. Dovettero srotolarli per una buona mezzora, dopo aver massacrato Finnigan di botte…e allora, tanto per aggiungere altra sfiga, arrivò Neville a dare l’ultima mazzata.
- Ragazzi, avete visto il cielo? Mi sa che oggi ci sarà un tempo da cani!-
A mezzogiorno erano ancora sommersi di cuccioli, cani di razza, di razza mista, di taglie piccole e grandi…tutti quanti belli contenti di essere a Hogwarts, dopo essere piovuti dalle nuvole. Grazie al cielo era passato Jess che dopo essere stato informato della cosa li aveva fatti sparire tutti con un semplice contro incantesimo ma la Mayers era subito stava informata della cosa e si stava velocemente allestendo un palco piuttosto rudimentale per avvisare tutti gli studenti della situazione. Non fecero in tempo, sfortunatamente, per sistemare i primi piccoli danni: per esempio qualcuno aveva trovato Miria Meredit e le sue amiche insopportabili e si era preso la briga di dire loro di smetterla di starnazzare come oche…tempo due minuti e andava in giro facendo versi ameni, sbattendo le braccia e camminando in maniera alquanto bizzarra. Draco che se la vide passare vicino quasi si sentì male…
- La sfiga ce l’ha con noi.- sibilò Nott tornando dalle cucine con caffè e ciambelle.
- Neanche hai tutti i torti.- disse il biondo, seguendolo verso il loro accampamento.
- E’ follia questa storia.- Lavinia Leptis scuoteva il capo, imbacuccata nella sua giacca costosa – E’ impossibile stare a centellinare le parole. Adesso poi mi vengono in mente solo frasi fatte, accidenti!-
- Secondo me non funziona con tutte.- replicò la Bulstrode acida come sempre.
- E come facciamo a sapere quali sono innocue?- saltò su l’altra – E’ pericoloso.-
- Ecco, tappatevi la bocca e basta.- disse Harry che era appena stato ricoperto da mezza tonnellata di paglia dopo che Kristine aveva avuto la bella pensata di sbraitare che "trovare tutti gli studenti mancanti per avvisarli del pericolo era come cercare un ago in un pagliaio." Se avesse potuto l’avrebbe ammazzata e le palle gli giravano a livelli indicibili.
- Ehi San Potter…- Draco lo richiamò seccato – Come siamo messi col palco?-
- Una quarantina di persone mancano all’appello.- gli disse irritato – Ho mandato West a cercarli.-
- Tristan l’avete avvisato?-
Nessuno seppe nulla degli Auror almeno fino a quando non videro arrivare Jess Mckay insieme ad Hagrid.
Il fratello maggiore di Tristan pareva di umore un po’ meno teso e si fermò a chiacchierare col guardiacaccia per qualche minuto, poi tornò da loro. Lo salutarono, quando rimasero un po’ stupiti di vederlo agitarsi leggermente.
- Tutto ok?- gli chiese Draco, che lo conosceva meglio di tutti.
- No Malfoy…- mugugnò il biondo scocciato – Dai Milo, sta fermo!- ringhiò, voltando il capo sopra alla spalla. E capitarono il motivo del suo fastidio quando videro un pipistrello arrampicarsi allegro sulla sua schiena. Alla fine Mckay riuscì a tenerlo appeso sotto il braccio, nascosto all’ombra del mantello stesso.
- E’ Milo quello?- chiese Blaise – Allora siete tutti Animagi.-
- Noi si…- disse Jess ironico – Milo mica tanto…-
- Tappati la boccaccia!- borbottò il topo volante con vocetta roca e melliflua, riprendendo le sue sembianze umane e ficcandosi il cappuccio sulla testa – Un giorno o l’altro ti mordo Mc!-
- Provaci…- lo sfidò Jess con un ghigno diabolico – E ficcati gli occhiali o finisci incenerito…non ho voglia di raccoglierti con la scopa e la paletta come al solito!-
- Già, sai che lavoraccio ricomporti poi?- ridacchiò Sphin raggiungendoli.
Accorgendosi delle occhiate stranite di tutti stavano per spiegare, Morrigan specialmente visto che odiava i misteri quando Hermione, con una semplice occhiata, stupì tutti quanti.
- Sei un Diurno?- chiese pacata.
Jess e Sphin erano strabiliati – E tu come lo sai?-
- Ha gli occhi color topazio, è pallido…non è un Animagus e si sa trasformare in un pipistrello. E poi da come ne parlate sembra che il sole gli dia fastidio. Sei uno dei Diurni vero?-
- Un Diurno?-
Grifoni e Serpi non sapevano neanche cosa fosse.
Ora Milo si sentiva un po’ osservato ma Tristan arrivò a salvarlo come sempre, tutto sorridente. Passò un braccio attorno alle spalle di Hermione e fece un ghigno sadico – Ragazzi ecco la mia allieva preferita! Complimenti Herm, ottimo occhio. È davvero un Diurno…o mezzo vampiro.- spiegò agli altri che non capivano una mazza.
- Mezzo vampiro?- Harry era diventato il ritratto della curiosità – Io credevo che i vampiri fossero solo di stirpe. Gli altri non possono avere figli!-
- No ma se un vampiro morde una donna in dolce attesa…- fece Tristan.
I ragazzi si rattristarono di colpo ma Milo si affrettò subito a rettificare.
- Calma gente, è tutto ok…-
- Ma davvero ti puoi incenerire?- chiesero Ron e Harry in coro.
- Si ma poi mi ricompongo.- spiegò giulivo.
- E hai tutti i poteri dei vampiri! Ma puoi stare al sole! Figata!- celiò Seamus.
- E Jess l’hai mai morso?- cinguettò Tristan, mimando la voce di una ragazzina.
- Fanculo.- mugugnò l’altro, scocciato – Dai ragazzi, diamoci una mossa. Avvisiamo tutti quanti prima che si scateni un putiferio e chiunque andrà a parlare con Caramell…per favore…nessun casino!-
- In compenso l’arrivo di Sofia potrebbe essere provvidenziale per una volta.- disse il prof di Difesa.
- Bhè, in effetti è vero.- Jess la cercò con lo sguardo fra la folla degli studenti – La sua abilità nei Contro Incantesimi potrebbe esserci molto utile.-
Passarono parecchi minuti prima che tutto fosse pronto sul palco e già si vedevano i primi disastri. Una matricola di Corvonero venne sommersa di ratti ballerini quando disse "Spiacente per Caramell ma oggi i topi non ballano"; uno del sesto anno di Serpeverde si ritrovò col corpo smembrato, ma ancora vivo, quando disse "Sto a pezzi…" per la nottata passata fuori…ma il meglio fu una compagna di Elettra, una specie di eremita, che mugugnò a bassa voce di sentirsi "come un pesciolino for d’acqua" in quella situazione. Dovettero tuffarla nella fontana, onde evitare di farla morire ma grazie al cielo Sofia Mckay fin da bambina aveva sempre avuto il pregio di saper rimediare ai vari guai che combinava ed era espertissima in contro incantesimi e annullamenti che svolgeva con un semplice schiocco di dita. Una qualità rara e preziosa se solo la ragazza fosse stata più volenterosa verso i guai altrui…
Jess osserva sua sorella…e si chiedeva che diavolo combinasse…
Non che Sofia Mckay fosse mai stata molto presente in famiglia, tanto meno a cene e riunioni e né lui né Tristan sapevano come si mantenesse. In poche parole Sofia li aveva estromessi dalla sua vita anche se ogni volta che si erano visti lei era sempre stata molto dolce, sempre la stessa Sofia un po’ frivola e tanto leggera in tutte le cose della vita.
La stava ancora guardando rimettere a posto il pesciolino rosso quando avvertì una presenza fortissima e inquietante alle spalle. Si girò e vide Lucilla che parlava con suo fratello Tristan. Portava una specie di contenitore termico fra le mani, quello usato per il caffè ma quel particolare passò in secondo piano quando li vide baciarsi.
Serrò la mascella e quando Tristan corse da Milo con quel contenitore non distolse lo sguardo, lasciando che s’incontrasse con gli occhi azzurri della Lancaster. Lei non salutò, si limitò a fissarlo.
Non poté impedirsi di avvicinarla. Rimasero l’uno di fronte all’altra per parecchio tempo…e Lucilla si stupì nel vedere quanto poco Jess Mckay fosse invecchiato. Era sempre lo stesso…con quegli occhi verdi così fieri.
A volte anche freddi però. E duri, rigidi. Fin da bambina l’aveva sempre ritenuto troppo…troppo orgoglioso.
- Da quanto sei tornata?- le chiese all’improvviso.
- Da prima di Natale. Ad Halloween.-
- Come hai fatto a uscire dalla dimensione senza tempo?-
Lucilla rispondeva pacata e calma – Ho accumulato energie per tre anni laggiù. Sono bastate per liberarmi.-
- Tristan mi ha detto che ti stai ancora riprendendo…-
Stavolta la vide ridere a mezze labbra – Vuoi dirmi che t’importa Mckay?-
Jess tacque, posando lo sguardo altrove – M’importa di mio fratello.-
Lucilla capì subito e stavolta rise davvero, anche abbastanza amaramente – Tranquillo Jess. Non mi farò mettere incinta per incastrare lui…né la vostra famiglia.- e vedendolo fremere sogghignò sarcastica – Perché è questo che t’interessa vero? A te non importa che stia bene, come ho fatto a uscire dalla dimensione senza tempo…no, a te importa solo che non abbia messo le mie ignobili grinfie da mezzosangue sul tuo ingenuo fratellino. Tranquillo,- disse allora gelida – il sangue dei Mckay non verrà macchiato. E nemmeno quello dei Lancaster. Te lo posso assicurare.-
E guardandolo con disprezzo sparì, prima di permettergli di replicare a quelle accuse.

Era ora di pranzo quando i ragazzi si diressero alla cucina con il morale sotto i tacchi.
Caramell era stato inflessibile, li aveva praticamente mandati al diavolo dopo che Harry gli aveva detto chiaro e tondo che avrebbero fatto occupazione fino a quando non l’avrebbero smessa con quell’assurda storia che Silente doveva licenziarsi. Il Ministro si era incazzato come una iena, aveva urlato insieme ai genitori, aveva minacciato…e alla fine aveva capito che non ci sarebbe stato nulla da fare anche perché i ragazzi, furbi più di lui, avrebbero seguito ugualmente le lezioni delle loro giornata, senza dargli il benché minimo pretesto per rompere ulteriormente le palle.
E dopo un pasto veloce il settimo si era diretto in sala duelli, decisi ad allenarsi come non mai.
I cinque palchi erano occupati, altri facevano lezione di scherma con Sphin, Milo si divertiva a vedere i Tassorosso alle prese con qualche mostriciattolo non proprio innocuo ma nel complesso tutto era tranquillo.
Nella piattaforma scolpita col cerchio bianco di difesa, Serpeverde e Grifondoro vennero messi davanti al famoso armadio dei professori. Si agitava ma stavolta dentro non c’era un Molliccio.
- Ragazzi, prestate attenzione.- Tristan stava davanti a loro, giù dalla piattaforma Jess e Lucilla – Come potete immaginare abbiamo di fronte una creatura mostruosa. Il professor Lupin mi ha detto che vi ha messo davanti un molliccio quattro anni fa. Bene, ora vi mostro qualcosa di meno pericoloso di un demone di stirpe…ma altrettanto insidioso. Si tratta di un Ibrido, un essere creato da un mago. Il Reparto sullo Studio delle Nuove Specie Magiche lo chiama Illusio. È un Molliccio potenziato. L’Illusio non si limita a spaventarvi, a farvi prendere i sensi… un Illusio sa attaccare con la stessa forza della reale paura che voi avete in corpo. Non ha forma ben definita ma solitamente è una sostanza trasparente che si aggira nella notte. Se ne contano pochi per il momento ma alcuni Gagia si stanno specializzando. Dunque…l’Illusio non si combatte col Riddiculus, chiaro. Va combattuto come se fosse un qualsiasi altro mostro…quindi dovrete combattere contro la vostra paura vera e propria. So che non è facile.- guardò i ragazzi spaventati – E’ una prova molto pesante. Ma …qualcuno di voi vuole tentare?-
Ci fu un lungo silenzio, gente che si guardava timorosa, altri che si rimpicciolivano…
- Nessuno di voi ha paura di un misero topolino, vero?- chiese ancora Tristan cercando di spezzare la tensione.
- Bhè…non è mica tanto facile…un conto era avere il Riddiculus…ma così allo sbaraglio…- fece Potter.
- Tu di che hai paura Harry?- gli chiese l’Auror sedendosi sui gradini della piattaforma.
- Ancora dei Dissennatori.- rispose il grifone pacato – Anche se so usare il Patronum mi fanno sempre paura.-
- Perché?- andò avanti Tristan.
- Mi fanno…sentire la voce di mia madre mentre muore.- spiegò il Grifondoro con tono piatto.
- E hai imparato a combattere la paura, però…- disse il Mckay rimettendosi in piedi, rivolgendosi ora a tutta la classe – Vedete, è fondamentale riconoscere prima di tutto la propria paura. Molti di noi ritengono di avere leggere fobie…ma poi ci accorgiamo di avere un terrore folle per tutt’altro. L’Illusio serve anche a questo. Non volete dirmi di che avete paura?- chiese a tutti gli altri – Harry l’ha fatto…avanti…-
Ron fece una smorfia – I ragni…giganti.-
- Ah si, lo so…- Tristan lo guardò comprensivo – La prima volta che ne ho ucciso uno mi sono sentito meglio.-
- L’acqua.- mugugnò Blaise dopo qualche secondo – So nuotare, anche bene…ma ho paura di affogare.-
- Ottimo Blaise, vedrò cosa fare per te. Bene, avanti…qualcun altro Draco?-
Il biondo alzò le spalle, rifiutandosi di guardarlo in faccia – Le altezze.- buttò lì, mentendo.
Jess alzò un sopracciglio in contemporanea col fratello minore e anche Lucilla non disse nulla mentre gli studenti andavano avanti. Fu un po’ un lavoro da psicologi ma alla fine Hermione si stufò. Lei non sapeva di cosa aveva paura… si, aveva la fobia di non essere preparata agli esami ma…quelle erano solo sciocchezze!
Così quando chiese a Tristan di poter provare l’Auror non le disse di no.
- Sempre la solita.- sibilò Draco quando lei prese la bacchetta dalla borsa.
- Se non altro saprò di che cosa ho paura davvero.- rispose, salendo sui gradini. Si mise nel cerchio magico e attese, fissando un po’ preoccupata l’armadio che traballava. Prese un bel respiro, come faceva sempre quando Tristan la metteva davanti a un qualche mostro e si concentrò. Il suo prof le si mise alle spalle, con un gesto liberò la serratura e un’anta si aprì lentamente. Trattennero il fiato…ed Hermione, Tristan, Lucilla…Harry, Draco e tutti quanti sgranarono gli occhi fino al limite quando dall’armadio uscì un’altra Hermione, armata di bacchetta.
Camminò dritta e fiera fino davanti alla vera Grifoncina…ghignò, poi prima che la Lancaster potesse urlare a Tristan di scappare via, questa alzò la bacchetta e con una potente magia d’attacco da poco imparata scaraventò Hermione a terra, facendole mancare il fiato anche per la sorpresa.
Tutti erano sconvolti, nessuno capiva.
- Ha paura di se stessa…- mormorò Lucilla a bassa voce facendo voltare anche Jess.
Tristan per primo cercò di capirci qualcosa…la paura più grande di Hermione era…lei stessa!
La Grifoncina fece appena in tempo per rimettersi in piedi, assolutamente sconvolta. Guardava se stessa, la sua avversaria…e cominciò a tremare, senza rendersene conto. La vide cercare di colpirla ancora ed evitò la magia, gridando e piegandosi a terra ma l’Illusio non le dava pace. Continuò e continuò ad attaccare fino a quando non finì per colpire i suoi compagni. A quel punto intervenne Tristan e bloccò la finta Hermione con l’Immobilus.
Quando tutto fu finito Hermione ancora tremava. Venne subito soccorsa da Harry e Ron…ma era davvero provata.
Era pallida e terrea.
Scappò fuori di volata non appena le dettero un attimo di pace, lasciando Tristan a chiedersi come poter risolvere una situazione del genere. Non si era mai trovato di fronte a una cosa di tale portata…e non sapeva come aiutarla. Quello in fondo era il suo dovere eppure stavolta non sapeva davvero dove sbattere la testa.
Poco più tardi stava davanti alla porta del bagno di Mirtilla insieme a Harry, Ron e mezza scuola, pregandola di uscire o di farli entrare ma con un incantesimo aveva bloccato la serratura.
- Sai cos’è?- cominciò a ringhiare Potter – E’ tutta colpa di quel fottuto maleficio che le ha fatto la Leptis! Con quel ribaltamento di personalità ha cominciato a dare i numeri e adesso ha paura di dire o fare ancora qualcosa che secondo lei non è "consono" alla vera Hermione. Merlino…- sibilò, dando un calcio al muro.
- In effetti potrebbe essere quello il problema.- mugugnò Mckay seduto a terra – Ma resta il fatto che se ha paura di se stessa qua il casino è davvero grosso. Io non sono uno psicologo, non so spiegarle cosa di preciso tema di se stessa. Potrebbe essere anche che ha paura di scoprire fino in fondo i suoi poteri. A Lucilla è accaduto spesso.-
- Se vai a chiedere a quella siamo a posto.- mugugnò Sofia arrivando dall’altra parte del corridoio. Si piantò davanti a suo fratello maggiore e scosse il capo – Non è così che una donna risolve la situazione sai? Lasciale il tempo per pensare, noi a differenza di voi maschi prima pensiamo e poi agiamo.-
- Questa frase fa abbastanza ridere in bocca a te, sorellina.- rispose il prof di Difesa ironicamente – Comunque…si, hai ragione. Quando Hermione vorrà uscire e vorrà parlare con noi sarà perché lo vorrà davvero. Costringerla ora come ora non ha senso.-
- Si ma…- Ron guardò ancora la porta chiusa – E’ lì da sola…-
- Con Mirtilla...- aggiunse Lavanda Brown disgustata – Poveretta. Mi spiace tanto…-
Alla fine Mckay riuscì a trascinare via tutti quanti, Sofia compresa…ma nell’aula vuota dei duelli c’era qualcuno che guardava l’armadio dell’Illusio con una tale bramosia negli occhi che nessuno avrebbe considerato umana.
Quello sguardo gelido non poteva essere vero…non conteneva sentimenti. Ma solo brama, desiderio.
Un desiderio malato, pensò Lucilla sentendo le lacrime salirle agli occhi.
Era malata, pensò ancora quando aprì l’anta con un gesto. Ma lei…lei voleva solo rivederlo.
Anche se le avrebbe fatto del male. Anche se avrebbe tentato ancora di ferirla. Voleva rivederlo…
Chiuse le palpebre, rinnegando ogni pensiero…perché un odio immenso e un amore malato in lei si stavano mescolando in un sentimento unico, che la faceva tremare, che la faceva star male…
E quando sentì una mano fredda sul viso si lasciò sfuggire un gemito.
- Quanto mi sei mancata…-
No, era solo un’illusione. L’Illusio le leggeva nella testa.
Non era lui. Quello che aveva davanti non era Tom.
Si sentì abbracciare…si sentì morire contro la sua spalla. E tremò di più quando Voldemort le portò una mano sul tatuaggio del giglio e sulla cicatrice…per poi stringere forte. Un grido le mozzò il fiato, la fiamma si spense.
Ritornò a lottare contro quella follia ma era tardi. Cadde a terra e lui sopra di lei, guardandola coi suoi occhi ora rossi.
Alzò una mano verso di lei e quando Lucilla pensò che quella mano era stata la stessa a uccidere tutto il suo mondo… tutto ebbe finalmente un senso. Un altro…un altro prezioso senso.

Stavano cenando tutti accampati in giardino, sotto un cielo mezzo stellato e mezzo coperto…
La giornata in fondo poteva dirsi conclusa ed Hermione continuava a non staccare lo sguardo dal soffitto del bagno. Non aveva pianto, non aveva gridato…era rimasta lì tutto il giorno, a guardare per aria. A chiedersi perché.
Aveva paura di se stessa…incredibile. Si, l’aveva sempre saputo di covare qualcosa dentro, da quella volta in cui un maleficio aveva portato a galla la parte più buia di sé. Ma arrivare ad avere il terrore di se stessi era davvero grave, pensò amara, accendendo l’ennesima sigaretta, dopo il mucchietto di quelle spente a terra.
Aspirò una boccata, guardando i rivoli di fumo azzurrognolo che s’inanellavano verso l’alto.
- Ridicolo…- bofonchiò ironica, a bassa voce.
Passò solo qualche secondo quando un rumore la scosse. Qualcuno stava scardinando la porta del bagno…e sapeva anche chi era. Draco Malfoy dette uno strattone alla porta, facendo traballare i cardini e poi le si piazzò davanti. Hermione notò che era un po’ alterato. Giusto un pelino.
- Hai intenzione di metterci le radici qua dentro?- le sibilò furente.
La Grifoncina non era dell’umore, ma gli rise ugualmente in faccia – Spiacente ma oggi non sono disponibile, Draco. Dovrai trovarti qualcun’altra o chiuderti nel bagno da solo.-
Il Serpeverde ebbe uno scatto di stizza ma non lo sfogò, limitandosi a fissarla quasi con odio.
- Non era di questo che parlavo.-
- A no? E allora cosa vuoi?-
- Che torni davanti a quell’Illusio.-
Hermione sollevò gli occhi dorati dalla sigaretta, ora pallida in viso – No.- disse lapidaria.
- La paura va affrontata! La tua poi viene prima di tutte!- replicò afferrandola per il polso e tirandola in piedi a forza. La trascinò faticosamente alla porta, mentre la streghetta scalciava e si divincolava. Alla fine se la caricò in spalla stufo di tutte quelle storie, fregandosene delle sue grida…peccato che una volta arrivati in aula duelli trovarono che mancava un cerchio magico. Al suo posto c’era un cratere…e l’armadio era finito a pezzi.
Hermione stava ancora caricata sulle spalle di Malfoy come un sacco, ma rimase senza parole.
- C’è passato un tornado per caso?-
- O qualcuno che ne aveva basta di essere terrorizzato da qualcuno.- disse Draco scazzato. Comunque non si perse d’animo. Riprese i corridoi e si diresse in aula di Difesa, salì le scale fino allo studio di Tristan e dopo aver scaraventato Hermione sul divano si mise a cercare fra scaffali e armi.
- Dev’essere qua!- borbottava trafficando.
- Insomma, uomo delle caverne…- sibilò la Grifoncina – Mi spieghi che cerchi?-
- Il Molliccio di Lupin!- le disse brusco – Partiamo dalle cose semplici!-
- No, senti…quando dico NO io intendo davvero NO!- abbaiò tirandolo via e portandoselo davanti alla faccia – Sono forse venuta a romperti le scatole quando hai detto che hai paura delle altezze, tra l’altro balla colossale visto che passi più tempo nella Torre di Astronomia che nei tuoi dormitori? No, non mi pare! Quindi non seccarmi!-
- Tu hai paura dei tuoi poteri!- replicò il biondo alzando la voce – Ti sembra normale?-
- Non usare quel tono con me!-
- Parlo come cavolo voglio! Se hai paura dei tuoi poteri allora comincia a sconfiggere un Molliccio e poi fatti un esame di coscienza e chiediti se questa tua voglia di essere sempre la prima è normale o no!-
Hermione tacque, ferita come se le avesse appena rifilato uno schiaffo sulla faccia.
Sbiancò di più e Draco si pentì di essere stato tanto duro. Si passò una mano sulla faccia… deciso a fare una cosa che nemmeno a Blaise aveva mai mostrato. Fece levitare il pesante baule dov’era contenuto il molliccio, poi la prese per mano e le fece cenno di seguirlo. Mollò il contenitore di legno in mezzo all’aula, spostando qualche banco…poi le disse di farsi indietro, mettendosi davanti a lei.
- Ma che vuoi fare?- sussurrò la bella Granger, allibita.
Draco non rispose, limitandosi a far aprire il baule con un gesto della mano…e un attimo dopo, silenziosamente, ne uscì qualcosa di piccolo. Piccolo e nero.
Hermione capì che era un minuscolo serpente proprio quando Draco si fece indietro, tremando.
Lo vide fremere, le spalle scosse…era quella la sua paura? Un misero serpente?
- Sai cos’è?- sussurrò lui, deglutendo.
Lei scosse il capo.
- E’ un Serpente dell’Oblio.- Draco si voltò a guardarlo – Uccide le persone con un veleno particolare. Chi viene morso, muore nel giro di una notte…e all’alba del giorno dopo…è un Mangiamorte.-
Cadde un lungo silenzio dopo che Hermione ebbe usato lìEvanesco sul Serpente dell’Oblio. Ora capiva tante cose, pensò tornando con la memoria a tutte le sue letture sui Mangiamorte. Si diceva che quel serpentello nero fosse usato nelle cerimonie per uccidere i prescelti che non s’immolavano spontaneamente.
Si sentì male per lui. Al solo pensiero che Draco potesse morire…
Gli occhi le si riempirono di lacrime e il biondo la guardò stranito.
- Perché frigni adesso?- le chiese.
- Non sto frignando!- sbottò, pulendosi il viso bagnato.
- Si invece…stai piagnucolando per quel serpente? E io che dovrei fare allora?-
- Andare via da quella casa…- disse singhiozzando – Vai via da lì!-
- Si e dove vado?- frecciò Malfoy, portandola via da quella classe. Chiuse la porta alle loro spalle e s’incamminò con lei verso le arcate del giardino – Se scappo quel brav’uomo prima o poi mi ritrova. Senza contare che non saprei come potrebbe reagire neanche con mia madre.-
Hermione si fermò, fissandolo a lungo.
- Non puoi chiedere aiuto a lei?-
Draco scosse il capo, apparentemente incurante della questione – Mia madre vive solo per dare feste a casa nostra. Da quando sono bambino non ho mai cenato solo con lei e mio padre. Le interessa solo invitare gente in casa e far vedere a tutti quanti è ricca, quanto suo marito sia famoso e quanto suo figlio sia bravo a scuola e a quidditch. Narcissa Malfoy vive in un mondo dove io non sono contemplato, mezzosangue, perciò lasciala fuori anche dalla mia vita.-
- E dopo il M.A.G.O?- Hermione gli afferrò il braccio, costringendolo a fermarsi – Che farai?-
Lui sbuffò, tartassato dalle troppe domande – Stiamo correndo troppo o sbaglio? Ho tre mesi per pensarci.-
- Già…- la Grifoncina lo mollò all’istante, ricordando i loro giorni contati – Hai ragione, adesso andiamo. Ho fame.- e proseguì senza aspettarlo, lasciando Malferret a chiedersi se quei suoi continui sbalzi di umore fossero del tutto nella norma ma la seguì lo stesso, come un’ombra…dimenticandosi che presto avrebbe dovuto separarsi da lei.
A cena ci fu un via vai continuo di gente che non si faceva i cazzi suoi verso la povera Granger che, esasperata, dava anche risposte abbastanza seccate. Quando capirono l’antifona a Hermione era ormai passata la fame.
- Herm dai…- Ron la guardava preoccupato seduto accanto al falò – Se non mangi ti sentirai male.-
- Neanche un po’ di braciole?- chiese Harry – Sono quelle del bue di Ron!-
- Noooo! L’avete ammazzato davvero?- urlarono Calì e Lavanda, riuscendo finalmente a far ridere la Grifoncina.
Il Grifondoro spazzolò via tutto quanto e Potter non disse mai da dove arrivasse tutto quel ben di Dio ma verso le dieci, quando Blaise e altri della banda si riunirono per strimpellare un po’, accadde qualcosa di bizzarro.
Zabini cercava il peltro quando un debole baccano anche se piuttosto persistente dai piani altri di Hogwarts attirò l’attenzione dei più curiosi. Una luce dalla sala professori indicava che erano tutti riuniti…e quando cominciarono a volare oggetti qualcuno si preoccupò anche. Le grida poi…sembrava una lite fra sposini.
- Sarà il caso che vada a sentire, che dici?- mugugnò Jess scocciato, verso gli altri e specialmente verso Tristan.
- Si, vengo anche io.- rise Milo tutto elettrizzato – Chissà se Caramell cambierà idea dopo questo bel casino.-
E sotto forma animale volarono entrambi via, mentre Mc e Sphin li guardavano un po’ preoccupati.
- Ti trovassi un falco e un pipistrello sul davanzale tu che penseresti?- gli chiese il gigante e il biondo scosse il capo, alzando le spalle – Che in questa scuola ci sono troppi ficcanaso, ecco cosa.-
Peccato che insieme alla particolare coppia di un pipistrello e un falco dalle piume dorati, si unì a loro poco dopo un altro animaletto un po’ sinistro che però aveva dei seri problemi a volare.
Era stato inutile scongiurare Hermione a non riprovarci. Era stata irremovibile. Aveva ripreso per la seconda volta il suo aspetto di corvo e dopo una serie di tentativi andati a vuoto in cui perfino Draco era stato assoldato per prenderla al volo mentre si schiantava, la Grifoncina era riuscita ad atterrare goffamente sull’unico davanzale con la finestra aperta. Milo e Jess la guardarono di sottecchi ma lei fece finta di nulla, tutta presa a cercare di stare in piedi su due zampette un po’ traballanti e a sentire ciò che accadeva. Ovvero l’ennesimo disastro.
Caramell era stato informato niente meno che da Lucilla del pericolo che correvano i Mistici.
Inutile descrivere la faccia del Ministro quando se l’era vista davanti. Era sbiancato, credendo di morire, poi quando aveva capito che era stata sotto la protezione di Silente era nuovamente scoppiato in escandescenze, peccato che la Lancaster l’avesse interrotto, mozzandogli le corde vocali con un gesto, e poi gli avesse spiegato tutto sull’anatema che stava per colpire Hogwarts se i Mistici fossero stati uccisi e marchiati.
A quanto capirono un’altra squadra di Auror sarebbe stata spedita al cimitero dei maghi…e Caramell sottolineò quell’affermazione rabbiosa lanciando il suo portapenne contro la finestra. I tre spioni furono costretti a volare via, peccato che Hermione, colta alla sprovvista, si ritrovò nei guai e solo l’intervento di Jess la salvò dallo spaccarsi il faccino a terra. Le si mise sotto e praticamente la portò al sicuro, dove Hermione riprese forma umana fra le braccia dell’Auror. Jess Mckay la guardava un po’ diffidente.
- Complimenti…17 anni e così brava…-
Si fece mettere a terra ma prima che le chiedesse se si era già fatta schedare al Ministero arrivò a salvarla Tristan, più tutti i suoi amici – Oh grazie fratellino…- Tristan aveva una faccia d’angelo da fare invidia – Le dico sempre di fare esercizio fuori ma mai che mi dia ascolto!-
- Fatti furbo, lupetto!- sbottò Jess – Da quando a Hogwarts danno lezioni per Animagi eh? Da quanto è arrivata quella catastrofe ambulante con gli occhi azzurri direi! O sbaglio?-
- Che rottura di palle, ogni volta è la stessa storia!- abbaiò suo fratello minore – Tutte quelle che trovo non ti vanno mai bene! A monte ci sta Lucilla e anche se abbiamo appurato che non è pericolosa devi rompermi i coglioni ugualmente. E tanto per la cronaca Hermione ha imparato da sola! Non è stata Lucilla a insegnarle…-
- Anche perché a quest’ora saprei volare…- sibilò la Grifoncina sarcastica.
- Non fa ridere! Al Ministero l’hanno schedata?-
- Perché tu ti sei schedato subito Jess?- frecciò Sphin divertito – Andiamo, non vedere tutto nero!-
- Che palle, io ho ancora fame.- se ne uscì Milo stanco di ascoltarli – Non c’è qualche studente già malato fra la folla? Così gli accorcio le sofferenze…-
- MILO!-
- E che cazzo, scherzavo…comunque andrebbe bene anche uno con febbre…-
- Senti, fammi un favore Morrigan!- ringhiò Tristan esausto verso il Diurno – Mordi quello lì,- e indicò suo fratello – così fai un favore alla comunità e a me per primo.-
- Per non parlare della mia emicrania.- disse Lucilla, ammazzando tutti per lo spavento, apparendo alle loro spalle. La mora però ignorò le loro facce e fissò Hermione di striscio – Mai visto un corvo così sgraziato…-
- Non è facile volare…non so perché ma mi è difficile sbattere le ali così tanto!- si scusò la Grifoncina.
- Ecco, brava Lancaster!- ringhiò Jess – Diamo anche consigli adesso!-
- Se non altro io non divento un pollo!- sibilò Lucilla in risposta.
- No, solo una lucertola preistorica!- replicò il biondo piccato.
- Lucertola?- allibì Harry sempre attento – Lucilla diventa una lucertola davvero?-
- Ma va? Che brutto… tipo un geco?- fece Ron.
- O una salamandra?- chiese Blaise mentre Draco si accendeva una sigaretta, incurante della questione.
- Deficienti, divento un drago.- disse lapidaria, sbalordendoli.
- UNA DRAGO?!?- urlarono prima che Tristan li zittisse a suon di calci.
- Si, un drago!- continuò Jess sarcastico – Una lucertola enorme sputa fuoco! Sai una cosa? L’unico aspetto positivo è che catturandoti frutteresti un sacco di soldi in Romania!-
- Un Mckay sotto terra invece frutta solo un sacco di risate!-
- Ok, ok…- Tristan si mise in mezzo ai due, prima che si prendessero per i capelli – Buoni, deponiamo l’ascia di guerra per qualche ora e vediamo di calmarci ok? Ci sono Auror in giro per tutta Hogwarts, quindi possiamo stare tranquilli coi ragazzi…senza morderli,- disse rivolto a Milo – senza litigare,- sibilò rivolto a Jess e Lucilla – e soprattutto senza rompere le palle al sottoscritto che stamattina s’è svegliato alle cinque, chiaro?-
- Chiaro.- dissero i ragazzi.
- Chiarissimo.- mugugnò Milo imbronciato.
- Cristallino.- sibilò Jess fissando bellicoso Lucilla e promesso quello al vento si misero tutti attorno al fuoco, pregando in una serata tranquilla…ma quella notte purtroppo qualcuno si muoveva.

Dark Hell Manor si svuotava. E neanche tutti gli Auror del Ministero ce l’avrebbero fatta quella volta, a fermarli.
L’attacco stava per scattare, i Mistici sarebbero morti tutti e l’ultima punta del pentacolo sarebbe stata pronta. Dopo di che per Hogwarts sarebbe stata la fine. Almeno questo pensava Lucius Malfoy, affiancato da Bellatrix Lestrange e dai suoi compagni Mangiamorte…nel momento in cui il loro nuovo capo riapriva gli occhi dal lungo sonno della morte.
Lei aprì le palpebre…e il suo cuore strappato via otto anni prima tornò a pulsare per qualche istante.
- Ben tornata Lumia.- sussurrò Lucius Malfoy, vedendola sollevarsi a sedere dalla tomba di pietra, coperta da una lastra di cristallo andata in frantumi – C’è qualcosa che possiamo fare per te?-
La mezzo demone si guardò attorno senza vedere nulla e nessuno.
Poi la sua immagine riflessa in un pezzo di cristallo rotto la riportò a galla. Alla vita.
- Si, c’è qualcosa che potete fare per me…- sibilò, facendo tremare perfino una donna come Bellatrix Lestrange. Si girò verso di loro e le candele si spensero, colpite da un vento gelido – Voglio sentire le grida di mia sorella. Voglio la Lady Oscura qua davanti a me…e voglio sentire strillare mentre muore, mentre le strappo il cuore…lo stesso che lei ha strappato a me. Voglio vedere Lucilla bruciare fra tutti i demoni dell’inferno!-
E tutti quanti fecero un profondo inchino, nessuno escluso…in un rombo di grida alle loro spalle che s’infranse contro le grandi colonne che sorreggevano quella tomba, cupa dimora di un essere tornato in vita
- Così sarà fatto.- l’assicurò Malfoy…e una folgore dorata dardeggiò sul quel cielo, come in avvertimento.
Un fosco e pericoloso monito…perché ora Lumia era tornata in vita. E reclamava vendetta.

 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26° ***


 

Lucilla dei Lancaster si mise a sedere di scatto nel letto, spalancando gli occhi…
Un incubo…un incubo troppo reale per essere solo un avvertimento.
Si portò le mano al cuore e quando la ritrasse la sentì umida. La cicatrice aveva ricominciato a sanguinare.
- Cosa c’è?-
Tristan si mosse al suo fianco, mettendosi a sedere a sua volta. Stropicciò le palpebre, erano solo le tre di notte e tutto ancora taceva. A Hogwarts tutto era silenzioso. Si fece più vicino e aguzzando la vista nel buio vide la sua mano sporca di sangue nero. Sospirò e con poche parole accese alcuni luci che illuminarono debolmente la stanza, dietro alle tende del loro baldacchino. Poco dopo Lucilla stava ridistesa contro i cuscini, con Tristan che le medicava la ferita con tocchi delicati…ma la sua espressione però era tesa, come quella della mezzo demone.
- Ti ho sentita urlare.- le disse mentre tamponava l’emorragia.
- Ho il sonno agitato…- replicò lei, mentendo.
- Mi sembrava avessi avuto un incubo.-
La Lancaster scosse il capo – Non sogno più da tanto tempo ormai.-
Mckay gettò il panno in una bacinella d’acqua, prendendone uno pulito e continuò a detergere la ferita dell’anatema.
Se pensava che per quell’anatema di morte…quasi stava male. Ma lei era viva.
La sua bellissima mezzosangue. Pensando quello si sporse leggermente, cercandole la bocca.
Quando si staccarono, Lucilla lo guardò attenta.
- Per cos’era questo?- sussurrò con un mezzo sorriso.
- Per essere forte.- rispose lui tranquillo, anche se ancora col cuore in tumulto – Per essere viva.-
Quando si rimisero a dormire lo fecero da abbracciati, per la prima volta… ma qualcosa continuò ad agitare i pensieri della mezzo demone. Qualcosa d’infido e serpeggiante…esatto, come un serpente che strisciava nella notte, pronta ad avvolgerla nelle sue spire…e ad ucciderla.

La mattina dopo c’era un tempo un po’ nuvoloso.
Hermione guardava fuori dalle finestre stranamente aperte dell’aula di pozioni mentre Piton stava interrogando il povero Neville e Goyle in coppia, con quei maledetti esami che sfortunatamente erano caduti proprio nei giorni di occupazione. Era la terza notte che dormivano fuori ma nessuno sembrava voler mollare. Né Caramell, sempre più nevrotico ogni volta che arrivava ad urlare come un forsennato, né il Comitato Studentesco a cui ora faceva capo al povero Harry. Naturalmente Potter non si era neanche sognato di ergersi a comandante supremo della lotta ma quando i tentacoli di Kristine Mayers agguantavano…non mollavano più.
La seconda ora furono interrogati Ron e la Parkinson dopo che il povero Neville si era faticosamente guadagnato uno striminzito Acettabile ma Piton quel giorno sembrava magnanimo.
- Di recente fa sempre meno domande bastarde…hai notato?- bofonchiò a bassa voce.
Draco al suo fianco alzò le spalle. Quando erano andati loro due per l’esame li aveva tartassati prima di scrivere una fottuta O. E ci avevano sputato sangue entrambi per quel voto!
Incurante dell’interrogazione, lei si rimise a sfogliare gli appunti del libro sugli Animagi mentre Malfoy le prese l’agenda e cominciò a scarabocchiarci sopra ma grazie al cielo per una volta non ci disegnò immagini oscene.
Quando suonò la campanella emisero un sospiro di sollievo. Avevano il pomeriggio libero visto che Tristan aveva chiesto un permesso per mettersi di pattuglia nella Foresta Proibita con Milo, Jess e Sphin.
A quanto ne sapevano però l’attacco ai Mistici era per la notte successiva e tutta la scuola era in trepidazione.
- Com’è andata?- chiese Hermione quando Ron tornò al banco mentre tutti si preparavano ad andarsene.
- Accettabile. S’è sprecato per non abbassare il voto alla Parkinson.- sbuffò il rossino esausto.
- T’è andata ancora bene.- disse Harry passando di lì – A me tocca la settimana prossima…e già me lo sento…-
- Allora ragazzi?- chiese Seamus, sbattendosene dello studio – Abbiamo la giornata libera, che facciamo?-
- Con questo tempo che vuoi fare?- Dean scosse il capo – Sarebbe bello tornare a Grifondoro al caldo.-
- Se molli adesso Silente ha poche speranze!- disse Ron amaro – Comunque qualcosa da fare lo troviamo, tranquilli. Harry che ne dici di andare giù da Hagrid e mettere su una partitella a quidditch?-
- Un’amichevole?- rise Blaise.
- Perché no?- annuì Potter – Squadra miste? Allora voglio Elettra!-
- Ecco bravo, è la volta buona che me la mangio quella lì!- sibilò Malfoy ficcandosi la borsa in spalla, mentre Hermione se n’era già uscita annoiata da tutto quel parlare. E fu lì fuori che capì quanto il Comitato Studentesco fosse veramente fuori di testa. Stava in piedi in mezzo al corridoio, intenta a rileggersi le ultime note su come riprendere forma umana coscientemente quando qualcuno si piantò davanti a lei.
La Grifoncina era così presa che quando Colin Canon, Zara Daves (Corvonero quinto anno) che era la redattrice e principale giornalista della Gazzetta di Hogwarts e Rafe Cohen (Serpeverde sesto anno) lo scrittore di satire più acuto e velenoso del giornale, le chiesero se potevano farle qualche domanda lei disse di sì, incurante, senza alzare il viso.
Zara parve felicissima – Ok, allora… cosa puoi dirci di Draco Malfoy?-
Hermione non fece caso alla domanda – Che è alto e biondo.- mugugnò, finendo le ultime righe.
- Ah, simpaticissima!- rise Rafe con quella sua ghignata fredda che preludeva gran casini – Dimmi, Granger…fonti del settimo anno ci hanno fatto sapere che tu e Malfoy state insieme dall’inizio dell’anno anche a causa di una sorta di scommessa fra le case. È vero questo?- non le dette tempo di rispondere, ora che finalmente aveva capito chi era e cosa volevano, che continuò a tartassarla – Insomma, ti sei lasciata da poco con Harry Potter no? E come ha reagito sapendo che adesso stai col suo avversario di sempre? È noto che i due non vanno molto d’accordo. Tu da che parte stai?-
Li fissava stralunata. Ecco le domande che diceva la Mayers…
E poi quel Cohen…era famoso per aver messo in giro un sacco di calunnie!
Stava per mandarli al diavolo quando Elettra Baley si fece largo fra la folla e si precipitò da lei.
- Herm!- disse, raggiungendola col fiato e la scopa in spalla – Meno male che ti ho trovato! Potresti darmi una mano oggi? Lo so che è tardi ma ho un sacco di problemi con quel maledetto incantesimo di Appello e…- Elettra all’improvviso si fermò, vedendo Colin che la osservava con gli occhi piedi di stelline.
- Mettetele vicine, mettetele vicine!- urlò quasi e subito scattò alle due una foto mentre, allibite, cercavano di sottrarsi ma Zara e Rafe non dettero loro fiato e riattaccarono con le domande – Ed ecco la nuova fidanzata di Potter! Elettra Baley, cacciatrice del Grifondoro dal primo anno! Lo stesso avvenimento accaduto con Harry Potter, incredibile! Dicci Elettra…come ti senti ad essere la fidanzata del famoso capitano del Grifondoro?-
La biondina si fece indietro, sgomenta, quando Rafe disse la frase che non smentì il suo fare odioso. Le puntò addosso la penna e fece, sarcastico – Piuttosto, come ti senti a dover reggere il confronto con la ex ragazza di Potter, Hermione Granger? C’è chi sostiene che tu l’abbia fatto per comodità!-
Adesso esageravano!, pensò la Grifoncina furente ma visto che era più furba di quelli si limitò a sgranare gli occhi e ad additare alle loro spalle – Oddio! GUARDATE! DISSENNATORI!-
Si scatenò un putiferio di grida e strilli isterici ma quando quelli della Gazzetta e tutta la scuola capirono che non c’era nessun pericolo, Hermione ed Elettra erano già sparite. Si…in cielo!
- Mi sa che stavolta hai esagerato…- fece la Baley alla guida della sua comoda scopa mentre la Grifoncina le stava stretta dietro, non molto contenta si essere all’altezza della Torre Est. Almeno lì erano al sicuro.
- Che seccatori!- sibilò Hermione rabbiosa, stringendo meglio la vita della biondina – Hai sentito che maleducati? Ma come si permettono di fare certe insinuazioni!?-
- Non per fare la guasta feste ma forse dovremmo andarcene.- rise Elettra guardando le loro divise – Non ho mai volato in gonna con una giornata di vento e…-
- SIGNORINE!-
Entrambe le Grifondoro cacciarono un grido quando la finestra accanto a loro si spalancò e si ritrovarono la Mcgranitt a distanza di un dito dal naso, specialmente perché per lo spavento la cacciatrice di Harry aveva quasi perso il controllo e in più una folata di vento aveva sollevato le gonne delle loro divise in maniera quasi indecente.
Alla fine la professoressa le fece entrare direttamente dalla finestra, furibonda e seccata.
- Insomma, anche voi due adesso?- sibilò quando anche Elettra mise piede nel suo studio.
- Ci scusi ma stavamo scappando da quelli della Gazzetta…- mugugnò la Granger in scuse.
- Ecco, parliamo pure di questo con voi due!- la Mcgranitt le fece sedere davanti alla scrivania e sventolò davanti al loro faccino un po’ sconvolto una pagina del quotidiano del giorno precedente. Foto notturne!
Hermione e Draco prima che si baciassero ed Elettra che se ne stava abbracciata ad Harry vicino al fuoco.
- Oh, a me non interessa niente di quello che combinate fuori da scuola, anche perché siete abbastanza grandi per avere giudizio…- disse la Mcgranitt con aria leggermente più materna – Ma tu, signorina Granger…insomma…con…-
- Con Malfoy?- concluse la Grifoncina – Si, so che è strano.-
- M’interessa solo che questo concorso delle coppie…- e vide le smorfie delle due streghette -…non porti via gli studenti dall’interesse principale di questi ultimi mesi.-
- Restare vivi.- disse Elettra.
- Esatto. E adesso andate pure…per le scale!- aggiunse, vedendo la cacciatrice pronta con la scopa.
Per le grandi scale a chiocciola, Hermione quasi non riusciva a credere a quelle foto! Diavolo, lei non aveva una foto con Draco e li alla Gazzetta ne avevano abbastanza per farle un album da matrimonio!
- Io li uccido tutti!- sibilò accartocciando la pagina e gettandola via.
- Mi sembra una soluzione un po’ drastica…- la blandì Elettra – Senti, perché non vieni con me? I ragazzi stanno organizzando una partita vicino a casa di Hagrid. Potresti giocare se…- ma l’occhiata della Grifoncina fu chiara perché la Baley lasciò perdere, ridendo – Ok, vieni a fare il tifo però…vero?-
E figurarsi se non andava a fare il tifo, seduta al freddo sui gradini della casa di Hagrid insieme al Pietroghiro che frignava, il vento che ululava, Draco ed Harry che se le davano per aria insultandosi a più non posso e tutto il resto.
Ora però provava un certo fastidio. Quella foto con Draco…
Le aveva fatto piacere. In fondo…prima o poi si sarebbero lasciati ma un foto come ricordo…si, forse le sarebbe piaciuta averla. Ma dubitava che Malfoy avrebbe accettato un cosa del genere, figurarsi!
Poi giunse al limite della sopportazione quando Elettra stava per segnare ancora. Visto che Justin giocava con Harry, Dalton era stato spedito con Malferret…e peccato che fosse un maniaco perché per fermarla le si era buttato addosso, scatenando le ire di Potter. Alla fine, si erano gettati tutti addosso gli uni agli altri, tipo allenamento di football americano e il boccino era andato a riposarsi fra le mani di Hermione, tanto i cercatori erano troppo intenti a spaccarsi la faccia a vicenda, ricordando a tutti i presenti quanto è bello lo spirito sportivo.
- Ti va giusto bene che hai la piccoletta!- sibilò Draco verso Harry tornando a prendere la sua roba– Senza la Baley saresti fregato bello mio!-
- Non chiamarla piccoletta deficiente…- replicò il moro scocciato, bevendo un po’ d’acqua dalla fiaschetta finta di Hagrid – Siete tu e Dalton che avete dei problemi a fermare un cacciatore, quindi sta zitto e tarella!-
- Ecco, bravo…zitto e cammina!- replicò il biondo facendogli il segno di sloggiare. Poi si chinò sadicamente su Hermione per baciarla davanti al suo nemico ma quando lei si accorse cosa stava per fare scattò in un grido che assordò entrambe le squadre. Malfoy la guardò sconvolto, specialmente mentre la Grifoncina si guardava attorno come se fosse stato appena ucciso qualcuno.
- Ma ti senti bene?- le chiese Ron scendendo dalla scopa.
- Ecco…c’è un problemino.- disse allora anche Elettra – Siamo spiati da quelli della Gazzetta…-
- Canon!- ringhiò Draco rabbioso facendole drizzare i capelli – Cazzo ora lo massacro!-
- Anche Zara Daves…e Rafe Cohen…- continuò la biondina – Ci hanno prese due ore fa in corridoio…e la notte fanno foto, anche mentre dormiamo. Non avete visto il giornale?-
Passarono alcuni minuti e dalla faccia di Harry e Ron dopo la lettura della pagina incriminata…Hermione capì che quella notte ci sarebbe stata una bella escursione nelle sale di Hogwarts adibite alla Gazzetta.
Il bambino sopravvissuto si stava sfregando le mani, pregustando vendetta quando Malfoy accartocciò a sua volta quell’articolo, rabbioso, e lo fissò dritto in faccia. Non si sa bene cosa accadde fra i due ma i loro occhi dovevano aver parlato per loro perché dopo cena un folto gruppo di deficienti si diresse quattamente dentro a Hogwarts, illudendo la sorveglianza di Gazza.
- Come ci dividiamo?- bofonchiò Dean Thomas.
- In due è meglio.- borbottò Ron – Ok, Dean vai con Seamus dall’entrata nord, bloccatela dopo esserci entrati. Justin e Dalton sono già passati dalla scala est, io e Blaise andiamo a quella ovest ok?-
- E mi molli con lui?- ringhiò Harry verso Draco.
- Ehi, ve la siete inventata voi questa cosa…- frecciò Weasley sghignazzando e sparendo con Zabini.
I due si fissarono in cagnesco per un attimo, poi Potter sospirò e cominciarono ad incamminarsi per il tragitto più lungo. Visto che Elettra aveva dato forfait ed Hermione era sparita con Lucilla, avevano deciso di diversi in gruppi per bloccare ogni uscita di quelle sale della Gazzetta, così che nessuno avesse potuto beccarli…ma andare a far danni con Malfoy era l’ultima cosa che gli sarebbe mai venuta in mente.
Comunque quando Potter faceva casino…lo faceva per bene, quindi…ormai tanto valeva andare fino in fondo.
Tirò fuori la mappa del Malandrino e l’aprì sotto lo sguardo un po’ stupefatto del Serpeverde.
- Giuro solennemente di non avere buone intenzioni…- e apparve tutta Hogwarts. Vide i ragazzi che andavano per la loro strada, poi trovò lui e Draco…e vide Piton venire nella loro direzione – Che palle!- ringhiò mollandogli la mappa.
- Ehi…ma che cazzo fai!?- abbaiò Malfoy quando gli buttò sulla testa il Mantello dell’Invisibilità. Si mise sotto anche il Grifondoro e gli fece segno di tacere: un attimo dopo Piton passò davanti a loro, poi uscì in giardino.
- Ma tu guarda..- ringhiava il Serpeverde qualche minuto più tardi mentre strisciavano dentro lo Sgabuzzino delle Ragnatele, il passaggio super segreto degli scrittori della Gazzetta – Ecco come fai sempre a sparire!-
- E tutto immaginavo tranne che andare a far macello con te…- replicò Harry sarcastico – quindi zitto!-
- Sta zitto tu, beota.- ringhiò Draco levandosi una ragnatela schifosa dai capelli.
Evitarono di spaccarsi la faccia almeno fino a quando non trovarono uno spiraglio nel muro. Proveniva una debole luce da lì dentro e sentirono le voci di Dalton e Justin. Quei due pazzi stavano toccando divertiti tutta l’attrezzatura e quando Harry si spinse vicino allo spiraglio per chiamarli, il buco all’improvviso si allargò…e lui e Malferret precipitarono malamente nella stanza, facendo venire al Corvonero e al Tassorosso un colpo apoplettico.
Ben presto arrivano anche Seamus e Dean, per ultimo Blaise e Ron che si erano persi.
E a quel punto dalle sacche tirarono fuori dieci rotoli di carta igienica ciascuno.
Draco, l’unico a non averlo fatto, li guardava schifato ma lasciò perdere quando Zabini gli mise in mano metà dei rotoli e cominciarono il loro bel lavoro di vandalismo.
Il biondo Serpeverde ci stava prendendo anche gusto visto che lui il vandalo lo faceva solo con pozioni esplosive, quando l’occhio gli cadde, quasi per caso, nell’acquaio dove Colin Canon faceva sviluppare le foto. Ce n’erano davvero tante ma la prima che lo colpì fu davvero esilarante. Attaccò a ridere così tanto e in modo così diverso dal solito, meno velenoso, che Harry e Ron quasi si chiesero se stava bene. Quando tutti si avvicinarono a vedere che aveva e che guardava, attaccarono a ridere sguaiatamente a loro volta.
- Noooo…- Weasley aveva quasi le lacrime agli occhi – Non ci credo! Cazzo non è possibile!-
- Dio…- Harry poi stava quasi per cadere per terra, a forza di sganasciarsi – Ma sai se quelle due la vedono?-
La foto incriminata era stata scattata quel pomeriggio, quando Hermione ed Elettra svolazzavano accanto alla torre e… una bella folata di vento aveva alzato le loro gonne. Dalla foto si vedeva tutto!
- Carine!- cinguettò Dalton – Ehi, vi offendete se faccio una coppia?-
- Provaci e ti cavo gli occhi.- sibilarono Harry e Draco insieme. Così, sempre ridendo sommessamente, si rimisero a lanciarsi carta igienica da un tavolo all’altro, facendo disastri ovunque ma ormai Malferret a quelle foto era davvero interessato, specialmente se cercava in quelle non messe sull’articolo. E negli archivi ne trovò una che lo bloccò, come piacevolmente impietrito. Trovò un intero fascicolo suo e…di Hermione.
C’erano così tante foto con loro due che non sapeva da dove iniziare: lei alla partita di quidditch che esultava quando lui e San Potter prendevano il boccino insieme, loro due che litigavano in mezzo ad una strada di Hogsmade, insieme a parlare fuori da un’aula, abbracciati seduti accanto al fuoco dei falò…lei che lo guardava sorridente…il loro bacio sotto le stelle…
Ma l’ultima era la migliore. Era di una settimana prima, quando si erano seduti sotto il glicine, abbracciati.
Il vento le stava scompigliando i capelli, ogni tanto sorrideva e poi si alzava a baciarlo.
E anche lui, per una volta, le sorrideva…
Quando Blaise lo richiamò, si cacciò velocemente la foto in tasca e lo raggiunse.
Poco dopo gli otto dementi si fecero indietro, ammirando il loro lavoro a capo inclinato.
- Direi quasi perfetto.- rise Ron – Mancano solo un po’ di Caccabombe.-
- Una mano di vernice no?- chiese Justin che era mezzosangue e viveva a Londra.
- Bombolette spray?- lo seguì allora Harry – Ci mettiamo una bella scritta del tipo "Non c’è trippa per gatti!"-
- Oppure "il prossimo che mi fotografa la ragazza lo uccido!"- frecciò Blaise scatenando l’ilarità di tutti – Forza, andiamo via da qua prima che ci becchino e ci buttino fuori! Muoversi!-
Si divisero di nuovo e risero come dei deficienti per tutto il tragitto, tranne Harry che aveva un diavolo per capello per quella foto delle gonne e Draco che pensava a Hermione, che gli sorrideva da sotto il glicine.
- Canon ha le ore contate.- disse comunque, sentendo Potter sbuffare.
- Oh, tranquillo…hanno tutti le ore contate quelli della Gazzetta! Rita Skeeter avrebbe dovuto essere da esempio ma a quanto pare da un anno all’altro qua ci si dimentica di tutto… Hermione l’ha tenuta sotto vetro per tutta l’estate! Ma adesso gliela rinfresco io la memoria a quelli.-
Quando uscirono il giardino era colmo di gente che ancora banchettava. A quanto pareva le cucine e gli elfi domestici erano così tristi, cuoca umana compresa, che avevano preferito ingozzarli ancora un po’ con spiedini caldi e saporitissimi. Di tutti i tipi, carne, verdura e anche di frutta.
Elettra stava facendo assaggiare dei pezzetti di mela canterina a Pinky, il suo porcellino, quando li vide tornare.
Scosse il capo, sorridendo brevemente mentre Hermione non alzò gli occhi dal suo libro. Era appena tornata da un lungo tragitto di prove di volo con Jess Mckay e non era stato per niente facile. Il fratello maggiore di Tristan era stato inflessibile ma nel contempo disposto ad ascoltare i problemi che gli esponeva, pratico e un po’ ruvido…ma ora la piccola Granger poteva dire di saper decollare da terra, planare con una certa grazia e anche se ancora non sapeva volare benissimo, poteva dire di essere soddisfatta.
- Allora?- chiese a Ron – Com’è andata a voi marines?-
- Da favola.- rise il rossino – Abbiamo visto delle cose…- fece malizioso.
- Già, delle cose…- ripeté Blaise sempre più insinuante – Cosa non accade se alzi gli occhi al cielo!-
Elettra li guardava stranita – Ma siete ubriachi?-
- No tesoro ma guarda qua…- disse Harry, dandole la foto incriminata e sia la moretta che la biondina emisero quasi un grido, un misto di rabbia e sconvolto, balzando in piedi come molle.
- COME CAVOLO SI SONO PERMESSI????- strillò Hermione spaventando tutta Hogwarts.
Riuscirono a farla tacere per miracolo e dopo un’ora erano quasi riusciti a calmarla…più o meno.
- Branco di stronzi!- sibilava mangiando spiedini di fragole e more – Io do fuoco all’ufficio, lo giuro!-
- Ci abbiamo già pensato…- la blandì Ron ma lei era troppo arrabbiata – Sai che roba! Per un po’ di carta igienica!-
- Senti, il tuo onore vado a difenderlo domani mattina con Kristine ok?- fece Harry versandosi della cioccolata per scaldarsi – Le chiederò di avvisare quelli della Gazzetta della scuola. Con quella macchina fotografica prima o poi Colin fa una brutta fine ma anche Cohen e la Daves cominciano a dar fastidio. Lavanda mi ha detto che li ha pescati oggi pomeriggio nel bagno di Mirtilla…- e lì Draco sbiancò insieme alla Grifoncina – Le stavano chiedendo se delle coppie ci vanno mai per scopare sui water! Roba da pazzi…-
- Sempre fine eh?- ghignò Seamus.
- Perché, andare a chiedere a un fantasma se ha mai visto due scopare in un bagno ti pare fine?- replicò Harry seccato.
E meno male che andarono avanti a bestemmiare contro i giornalisti del giornale scolastico perché Draco ed Hermione erano davvero nel panico. Lì dentro solitamente si baciano, per ingannare il tempo quando bolliva una pozione ma…
- Che disastro!- mugugnò la Grifoncina quando si trovarono soli per fare due passi – L’avevo detto io che questa stupida gara avrebbe portato solo un sacco di guai…e quella foto sulla scopa poi…-
- Solo tu e la piccoletta siete così sceme da andare in giro in scopa con la gonna in pieno monsone!- sibilò scocciato – E meno male che Potter ha sgrafignato anche i negativi, porco cane…pensa che bella figura!-
- E già, pensa che bella figura che IO finivo in mutande sulla prima pagina!- replicò piccata – Mica hanno detto niente a te, neanche dopo quella dove ci hanno fotografato abbracciati ma a me la Mcgranitt stamattina ha quasi fatto il terzo grado. A momenti mi chiedeva che precauzioni prendo!-
…Draco tacque, poi la fissò con gli occhi sgranati – Perché le prendi vero?!-
Quell’uscita le dette parecchio fastidio. Figurarsi se il grande purosangue Draco Malfoy, anche in futuro, si sarebbe mai mescolato con una mezzosangue! Gli dette le spalle, decisa a mandarlo al diavolo sul serio una buona volta quando lui la bloccò in mezzo alla scalinata di pietra che portava da Hagrid, scrutandola scocciato.
- Cazzo Hermione, è il caso di arrabbiarsi?!- le sibilò rabbioso.
- Datti pace, sei in una cassaforte!- replicò sullo stesso tono, spiacendosi solo che non fosse più la Giornata delle Frasi Fatte – Non diventerai papà per un bel po’, tranquillo…tanto meno di un mezzosangue! E adesso mollami!-
- E vedi che come al solito t’immagini tutto?- Draco le si piazzò davanti, impedendole di mollarlo lì – Dio santo, ma pensaci! Vuoi ritrovarti a fare la madre a diciotto anni? Io pensavo solo a quello, porco cane…-
- Certo e mia madre è una strega!- disse irosa, evitando i suoi occhi.
- Tua madre sta benissimo com’è…se non altro dà un minimo di stima alle persone!- e detto quello fu lui a piantarla lì, mollandola di notte in mezzo alla boscaglia con l’irritazione a pelle e l’idea sempre più chiara che ormai quei discorsi non avrebbero fatto altro che uccidere la loro relazione. O qualunque cosa ci fosse fra loro.
Si mise seduta su un gradino di pietra, poggiando il mente alle ginocchia.
Com’era triste ora. Era stata una giornata normale…già normale. Aveva fatto il tifo, Draco ed Harry si erano picchiati, Blaise aveva prodotto abbastanza canne per sballare tutta la scuola, Ron e Seamus avevano fatto i soliti disastri. Insomma, era stata una bella giornata perché Draco…era stato con lei…
Sentì all’improvviso una strana presenza attorno a lei. Un vento freddo la colpì alle spalle e vide una persona risalire sulla scalinata poco lontana. Aguzzò meglio la vista…era Lucilla.
- Lucilla!- urlò raggiungendola – Lucilla!-
La vide voltarsi…ma Hermione a quel punto si fermò.
La Lancaster la osservava con un’aria vaga…e col capo inclinato. La Grifoncina la guardò interamente.
Sembrava o Lucilla aveva perso qualche centimetro in altezza? Anche i capelli sembravano leggermente più corti. E i suoi occhi…erano più scuri. Ma forse era solo perché erano al buio.
Lucilla le rivolse un sorriso che la stupì, solitamente non sorrideva a nessuno se non a Harry e Silente.
- Ciao!- le disse, con voce assurdamente allegra.
- Ciao…- fece la Grifoncina – Eri nella Foresta con Tristan e Milo?-
La mezzo demone tacque, continuando a fissarla attenta ma stavolta la sua espressione parve modificarsi. Qualcosa, qualcosa che Hermione non capiva, la fece tremare. Ma la mora sorrise di nuovo, dopo un lungo istante.
- Si, ero con loro. Stanno facendo un po’ di ronda.-
- Ah…- Hermione le si avvicinò, decisa a lasciar perdere quelle idee balzane – Allora, cos’hanno scoperto sui Mistici?-
L’altra sorrise ancora, osservando Hogwarts – I Mistici…si…- alzò le spalle, tranquilla – Vedrai, gli Auror…- e rise cinicamente, mettendo la streghetta a disagio – sapranno affrontare qualsiasi cosa…- sogghignò dopo un altro attimo di silenzio, mettendo in risalto la fila di denti bianchissimi – Non dovete temere.-
Arrivarono in giardino e la Lancaster continuò a guardarsi attorno, come se cercasse qualcuno.
- Ora devo andare.- disse a Hermione – Ci vediamo piccola!- e strizzandole sinistramente l’occhio sparì, Smaterializzandosi, e lasciando la Granger con uno sguardo piuttosto preoccupato. Quando tornò al falò la sua discussione con Draco era solo un ricordo.
– Ragazzi…- mugugnò verso tutti gli altri – Lucilla era davvero strana! L’ho trovato per il pendio e mi ha sorriso…mi ha chiamata "piccola"…-
- Si vede che era di buon umore…- fece Harry tranquillo.
- Ma…aveva anche un aspetto strano!- continuò la Grifoncina fino a quando gli Auror non tornarono dai cancelli e si diressero da loro, pieni di graffi sulla faccia. Un gufo demente aveva pensato bene di riempirli di graffiate.
- Ciao gente!- disse Mckay – Novità? Avete visto Lucilla piuttosto? E’ tutto il giorno che non si fa vedere!-
- Cosa?- Hermione ora lo guardava a occhi sbarrati – Ma mi ha detto di essere stata con te tutto il tempo!-
- Eccola che ricomincia!- sibilò Tristan furente – E’ andata di nuovo da quel suo amico demone!-
- Cos’avrei fatto io?- borbottò la ragazza, apparendogli alle spalle – Io non sono andata da nessuno oggi.-
- La cattiva abitudine di apparire alle spalle non la perdi mai vero?- sibilò Jess seccato.
- Dicevate?- ribatté la mora ignorandolo – Dove sarei stata io?-
- Hai detto ad Hermione di essere stata con noi tutto il tempo quando non ti sei mai fatta viva.- s’impuntò Tristan scocciato – Se vai da quel tuo amico potresti anche dirmelo!-
- Come no…sei così geloso…- frecciò Sphin sagace.
- Cosa avrei detto io?- Lucilla zittì gli Auror scocciata – Hermione la vedo adesso dopo stamattina a colazione!-
La Grifoncina ora non capiva più nulla – Ma Lucilla…mi hai accompagnato qua…-
La mezzo demone alzò le sopracciglia, confusa – Io ero da Silente. Herm ma sei sicura di star bene?-
- A questo punto me lo chiedo anche io…- replicò la streghetta.
- Non è che hai il raffreddore?- borbottò Jess a quel punto verso la Lancaster – O il singhiozzo?-
Quella arrossì appena – Ho smesso di sdoppiarmi quando avevo dodici anni, per chi mi prendi?-
- Quando hai il singhiozzo ti sdoppi?- rise Harry divertito – Ma davvero?-
- Col raffreddore sputava anche farfalline rosa e azzurre!- frecciò Tristan parando un calcio nella caviglia – Vabbè, magari ti sei sdoppiata davvero senza accorgertene. Non stai ancora benissimo e forse oggi, con Silente, ti sei scolata un po’ troppo the. O whisky, a seconda di che cosa stavate discutendo.-
- Ti ho detto di no!- replicò lapidaria – Io non mi sdoppio più senza accorgermene, capito?-
- E allora con chi sono venuta fin qua?- disse timidamente Hermione – Lucilla, davvero…sembravi tu. Però…almeno, mi hai sorriso e avevi gli occhi più scuri…i capelli più corti…-
- Una copia mal venuta?- abbozzò ancora Ron.
- O un dannato Mutaforma in giro per il palazzo.- sibilò Jess Mckay con ira nella voce – Diavolo, un’altra bella nottata in bianco!- s’infilò il mantello e la spada alla cinta – Sphin, prendi l’ala destra. Milo fai un giro in volo delle mura. Io cerco all’interno…-
- Io avviso i Cacciatori e controllo i ragazzi, Harry e Lucilla specialmente.- disse Tristan.
- Come ti pare.- rognò suo fratello – Comunque quella provoca solo guai!-
- E se non stai zitto ti rimetto sotto vetro.- l’avvisò la mezza demone con aria diabolica, svaccandosi accanto al fuoco.
Ora teneva il muso, era imbronciata e rispondeva a monosillabi a tutte le domande preoccupate che le facevano, comunque non accadde nulla. Harry, Ron ed Hermione controllarono più volte sulla mappa del Malandrino ma non videro nessuno di sospetto. Anzi, l’unica sospetta era Lucilla che non appariva.
- Chi non ha anima non appare sulla mappa.- spiegò la ragazza insofferente.
- E se fosse un demone?-
- No, quelli impuri appaiono lo stesso. Non sono forti abbastanza per illudere la magia di un mago.- spiegò, giocando con le lingue di fuoco senza scottarsi – E poi solo un pazzo entrerebbe qui con questo spiegamento di forze. Magari era solo un Mutaforma in vena di controllare la situazione ma adesso se n’è andato. Altrimenti lo avvertirei.-
- Se penso che ci ho parlato mi viene male.- mugugnò la Grifoncina.
- In effetti avrebbe potuto farle del male...- Tristan era abbastanza perplesso – Far fuori un membro del terzetto che rompe le palle ai Mangiamorte da sette anni è un bel colpo.-
- Te l’ho detto…doveva essere solo un Mutaforma.- borbottò Lucilla fissando il fuoco – Stasera tutte le forze saranno incentrate al Cimitero dei Maghi ma forse speravano che me ne fossi andata anche io.-
- Già speravano…- Tristan si zittì quando vide la mezzo demone contrarre la mascella e una grande chiazza nera si allargava sulla sua camicetta bianca. Lo stesso accadde a Harry che gridò, avvertendo un dolore atroce alla testa. Quella volta fu più grave perché dovettero portarli entrambi in infermeria. Per calmare Potter servì addirittura un sedativo…mentre Lucilla si rimise in piedi dopo la medicazione ma non riuscirono a fermarla perché scappò fuori, come colta da un richiamo. Corse e corse, inseguita da Tristan e dai ragazzi…e quando si fermò in giardino tutta Hogwarts all’improvviso sollevò gli occhi al cielo.
Un grande fascio verde, immerso e vorticante, si librò nel firmamento con un grande e pericoloso tornado.
Una tromba d’aria…lontana. Ma era formata da energia.
- Oh no…là c’è il cimitero!- urlò Jess correndo da loro.
- Che diavolo è?- chiese Milo atterrando e riprendendo forma umana – Sembra un vortice magico!-
- E’ l’Incanto Sercto.-
Si voltarono e trovarono Silente sotto le arcate, seguito da tutti i professori…tutti a occhi sgranati, sbarrati.
Terrorizzati.
- L’Incanto Sercto.- sussurrò Lucilla guardando il preside – Serve per chiudere un pentacolo.-
- Allora…- Hermione deglutì – Ce l’hanno fatta! I Mistici…-
- Sono morti tutti.- sibilò Tristan guardando quel cielo. I Mangiamorte avevano portato a termine il loro piano e ora erano nel bel mezzo di una maledizione…la più grande mai portata a termine negli ultimi duecento anni.

Lucius Malfoy si versò da bere, sprofondato nella sua bella poltrona a Malfoy House.
Il liquido sanguigno brillò nella sagoma panciuta del vetro, alla luce di una debole candela. Riempì il fine calice anche a Bellatrix Lestrange che sorrise amabilmente, osservando il vino scivolare lento giù dal collo della bottiglia.
Alla tavola altri otto uomini attesero di avere le coppe piene. Parlavano fra loro, a bassa voce…attendendo.
- E’ stato più facile del previsto, non credi?- sussurrò Bellatrix portandosi il calice alla bocca – Risvegliarla dico. Il burattino senz’anima più potente che abbia mai visto.-
- Sono d’accordo.- Marshall Preston (padre di Oliver Preston del sesto anno) ghignò appena, annuendo – Lo schieramento degli Auror era talmente alto che questa volta sarebbe stata una vera e propria carneficina per noi. Fortunatamente la fanciulla è una macchina da guerra assetata di sangue.-
- Una grezza macchina da guerra, vorrai dire.- sibilò Lucius con palese disgusto – Tu non hai mai visto Lucilla… è lei la vera Lady Oscura.-
- Una rinnegata.- replicò Bellatrix rabbiosa – Ci ha traditi.-
- Ma ha tanto potere da spazzare via Hogwarts e Silente. E anche Lumia.- Lucius scosse il capo, guardando fuori dalla finestra cupa – Lumia è rimasta la bambina di sedici anni che ha cercato di ottenere un potere che non meritava. Lucilla invece…oh, voi non l’avete mai vista…- gli occhi del padrone di casa s’incendiarono di una passione simile a quella per un grande leader – Lucilla dei Lancaster ha il potere in sé. Lo stesso potere del nostro Signore.-
- Ridicolo.- Preston si versò altro vino – Amico mio…guarda quanta distruzione abbiamo ottenuto in una sola notte! Guarda cos’ha fatto Lumia! Ha massacrato i Mistici e ora il pentacolo è coperto! È integro! Hogwarts è spacciata e alla prossima riunione dei genitori con gl’insegnanti per il M.A.G.O. daremo la zampata!-
Il fuoco nel camino si alzò, come innescato dagli animi dei Mangiamorte.
Tutti i presenti ridevano, soddisfatti…e sulla tavola la testa recisa del capo dei Mistici faceva bella mostra del loro operato. Sulla sua fronte il marchio di Voldemort.
- Sono lieta che siate soddisfatti, miei signori…-
Tutti tacquero quando dall’ombra di una tenda la sagoma di un corpo umano divenne corporea. Assunse forme femminili, infine due grandi occhi blu si misero a scrutare i presenti.
Lumia dei Lancaster sogghignò, succhiandosi le dita una ad una…ancora sporche di sangue vermiglio.
Indossava un lungo abito violetto che le scopriva le spalle e il seno, i capelli bruni a metà schiena, più corti di quelli di Lucilla, le ciglia lunghe e soffici, la pelle bianca ma un taglio trasversale che le attraversava le sopracciglia dalla fronte finendo sulla guancia opposta. Dimostrava diciotto anni ma era morta a sedici.
Andò a sedersi, ancheggiando, a fianco di Lucius Malfoy.
- Grazie per il dono.- disse Malfoy indicando la testa – Devo dire che l’abbiamo apprezzato.-
- Figurati. Grazie a te per avermi ridato il cuore..- disse con voce suadente, toccandosi la cicatrice sul petto – Mia sorella s’è divertita a strapparmelo sapendo che era l’unico modo per uccidermi anche se non è riuscita a farmelo battere…- rise, divertita – Vorrei restituirle la cortesia.-
- Oh, tranquilla…presto potrai farlo.- l’assicurò Mcnair che le sedava a fianco – Non immagini quanto tempo abbiamo impiegato e quante risorse sono servite per resuscitarti. Ridare Alito di Vita a una mezzo demone è quanto di più difficile esista. Fortunatamente il nostro Lord Oscuro nei suoi scritti ha lasciato delle indicazioni in questo caso.-
- Si, nel caso la su adorata moglie fosse deceduta.- sibilò Lumia gelidamente.
– Parliamo d’altro.- si mise in mezzo il padre di Goyle seduto a fianco di Lucius – Cosa ci dici degli Auror?-
- Vediamo…- Lumia ghignò, facendo mente locale – Diciamo che su una quarantina di loro, dieci sono morti subito, altri dieci torneranno a casa senza un arto. Di incolumi ce n’erano un paio davvero divertenti. I Mistici invece sono stati una vera noia.- borbottò acidamente, versandosi del vino e bevendolo tutto d’un fiato – La nostra simpatica testa mi ha anche detto che mi perdonava.-
Risero tutti quanti, poi la mezzo demone si rivolse a Malfoy.
- Dimmi…ho incontrato una ragazzina a Hogwarts, prima di andare al Cimitero. Mi ha scambiato per mia sorella.-
- Probabilmente sarà stata quella maledetta della Granger.- ringhiò Bellatrix – Lei è l’amica di Harry Potter. Devi sapere tutto del bambino sopravvissuto prima di attaccare la scuola. Noi ti forniremo tutto ciò di cui hai bisogno.- poi fissò suo cognato freddamente – Vero Lucius?-
Il biondo assunse un’espressione rabbiosa – Tranquilla. Sistemerò Draco il prima possibile.-
- Draco?- chiese Lumia interessata – Quel tuo bel bambino biondo?- sorrise, bevendo ancora – Oh, andiamo…sarebbe così buono da mangiare e tu vuoi trasformarlo in un Mangiamorte?-
- E’ questa la sua strada.- sibilò Lucius, fissando il fuoco nel caminetto.
- Il Serpente dell’Oblio è pronto?- chiese qualcuno a fondo tavola, Avery e sua moglie – Lo sai che vanno preparati con cura, amico mio.-
- Tranquilli, non ci sarà possibilità di fallimento.- Bellatrix ghignò perfida, passandosi una mano fra i lunghi capelli – Mio nipote sa bene cosa l’aspetta se disonora la famiglia.-
- Che ridere…- fece Nott sarcastico – In fondo parliamo di un ragazzo che ha sempre fatto i suoi comodi, o sbaglio?-
- Che ci va a infilargli un serpente nel letto?- replicò sempre Bellatrix, sorridendo in modo strano.
- E con Zabini come la mettiamo?- mugugnò Mcnair scocciato – Andrew sta diventando un’anguilla!-
- Oh, troveremo un modo per sistemarlo, non temere.- disse Lucius con un gesto annoiato della mano – Basta toccargli la moglie e il figlio e diventa un agnellino. Qualche giorno in ceppi e vedrai come obbedirà.-
Continuarono a parlare per tutta la notte. Erano troppo presi dai loro discorsi di vendetta e rivalsa, Lumia compresa, per accorgersi che qualcuno li stava ascoltando.
Due grandi occhi azzurri sparirono dalla fessura fra lo stipite e la porta semi aperta ma man mano che si allontanavano nel buio di quella casa erano sempre più tristi, sempre più vuoti ma anche più determinati.
Narcissa Black Malfoy andò dritta verso il secondo piano del maniero, spense tutte le luci al suo passaggio e si chiuse in una camera, appoggiandosi alla porta. Posò lo sguardo sulla stanza di suo figlio…così fredda e silenziosa.
Poi si tolse un medaglione dal collo, l’aprì e nella parte destra vide l’unica foto che ancora le dava speranza.
Lei, da giovane. Con Draco in braccio che aveva appena quattro anni.
Lo richiuse di scatto, stringendolo nel pugno.
Alla riunione dei genitori. Era quella la scadenza.
Si lasciò andare seduta, avvolta nel suo lungo e costoso abito scuro.
Ora l’avrebbe fatto a brandelli. Come si sarebbe fatta a brandelli quella faccia che non era sua.
Stette seduta sul tappeto pregiato a lungo, chiedendosi come avesse potuto vivere suo figlio in quella camera, nelle sue lunghe notti di paura…magari tremando in quel letto cupo e gelido, con le orecchie tese…nel terrore di sentire un sibilo fra le lenzuola. Un sibilo che gli avrebbe portato via la vita, per trasformarlo in un Mangiamorte.
Si sentì male e gli occhi le si velarono di lacrime, come mai da tanto tempo…eppure, a come si era dolorosamente abituata da anni, le ricacciò indietro facendo finta che nulla fosse accaduto.
Si mise in piedi e cominciò a pensare. Un piano. Ora doveva fare qualcosa di più per quel bambino che aveva perso.
Ora doveva fare qualcosa di più per quell’adolescente che la guardava con odio, con disprezzo.
Suo figlio la odiava, questo non le era mistero…e lei non aveva fatto nulla per fargli cambiare idea. Adesso non sperava più di potersi far perdonare. Voleva solo salvarlo. Voleva solo quello.
Anche se così facendo avrebbe ammazzato l’unico uomo che avesse mai amato.
Nel bene o nel male l’amava ancora. Amava Lucius Malfoy. E si chiedeva come poteva amare un uomo che arrivava a uccidere il proprio figlio ma non poteva farne a meno.
Andò a sedersi sul letto e si lasciò andare un poco. Vagò con lo sguardo sulla scrivania e si concesse un sorriso, vedendo una foto di Draco e Blaise Zabini. Il migliore amico di suo figlio.
L’unico che gli aveva dato un affetto smisurato. Narcissa sorrise appena, prendendo in mano la foto.
Amici. Ecco, forse ora sapeva cosa fare. E soprattutto come agire.
Sperava solo che non fosse troppo tardi.

 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27° ***


 

Tristan tamburellava ripetutamente le dita sul tavolo di mogano scuro ormai dal molto tempo.
Guardava il pendolo in continuazione, contava minuti e secondi…e nulla accadeva.
Jess stava alla finestra e se era nervoso non lo dava a notare; Milo era seduto accanto al fuoco e Sphin leggeva accanto al Diurno, tutti riuniti nello studio di Silente. Col vecchio preside c’erano anche la Mcgranitt, Piton e Caramell.
Lucilla era seduta accanto a lui e attendeva nel più totale silenzio visto che era anche l’unica a non respirare…cosa che non si poteva dire di Harry Potter, l’unico a fare su e giù per la stanza come un forsennato.
Non riusciva a darsi pace perché sapeva che ormai la maledizione era stata iniziata… ma insieme a lui anche qualcun altro non riusciva a credere di essere rimasta lì con le mani in mano.
- Dovevo andare…- sibilò, fissando il vuoto – Non sarei dovuta fermarmi.-
- Era quello che volevano loro.- sibilò Jess arcigno – Se fossi andata avrebbero fatto in modo di catturarti.-
- E come di grazia?- rise lei amara – Se fossi andata laggiù ora tutti quei poveretti non sarebbero morti!-
- Se li hanno fatti fuori qualcuno di loro doveva essere molto potente…- mugugnò Sphin.
- O qualcuno che non si difendesse solo a parole.- ringhiò Jess a quel punto – Dio, come non sopporto quella gente!-
Silente versò del the a tutti, con la sua pacata e serena pazienza anche se questa volta l’ombra di tutte quelle morti aveva gettato sul suo viso un velo di cupa tristezza.
- Andiamo miei cari.- sussurrò debolmente – Non fasciamoci la testa di prima di essercela rotta. Una maledizione può essere fatta e quindi anche annullata. Specialmente se tanto grande e fatta da Mangiamorte inesperti. Si possono contare sulle dita di una mano gli esperti fra di loro in castazione di magie tanto oscure e impenetrabili.-
- Vogliamo parlare della Lestrange allora?- sibilò Jess furibondo – Per una volta sono d’accordo con la Lancaster! Quella andava lasciata nella mani dei Dissennatori e sottoposta al bacio! E me ne frego se i maghi non si devono arrogare diritti di vita o di morte…-
- …Visto come ragionano i Mangiamorte.- concluse Harry.
- Appunto.- ringhiò Tristan – Preside, io aspetto solo l’arrivo dei messaggeri di Caramell, poi con o senza il suo consenso io vado a bussare a casa Malfoy e me ne frego! Ok? Se vogliono togliermi la licenza hanno solo da provarci.-
- Così mettiamo in pericolo la vita di Draco.- disse Lucilla a bassa voce.
Gli Auror si bloccarono di colpo, fissandola…poi dovettero darle ragione.
- Dannazione!- imprecarono i due Mckay contemporaneamente.
- Sentite…- Milo si mise in piedi – E se qualcuno di noi andasse almeno a dare un’occhiata in giro? A quanto a detto Lucilla, Dark Hell Manor si sta svuotando, quindi saremo presto invasi da ogni sorta di mostro e demone impuro presente e respirante da qui fino al Mar del Nord. E per forza quei maledetti devono essersi rintanati a Malfoy House.-
- E che vuoi fare?- Sphin lo fissò storto – Vuoi andarci tu? E se ti prendono? Non per offenderti, lo sappiamo tutti che prendere te è come afferrare il fumo, ma se nel caso disgraziato e assurdo ti catturassero avrebbero un Diurno fra le loro file e non è affatto uno scherzo divertente.-
- Con la tua mole d’orso vuoi andare ad aggirarti tu per il giardino di Lucius?- frecciò Morrigan un po’ scocciato.
- Non c’è bisogno di andare a spiare.- disse Lucilla mettendosi in piedi – Io adesso vado lì e pongo fine a tutto.- ma Tristan le si era piantato davanti, per impedirle di muoversi, la spinse indietro e la guardò duro – Come? Uccidendolo? No, non te lo lascio fare!-
- Hai idea di quanta gente è morta stanotte? Di quanti Auror sono stati massacrati?- sibilò lei fredda, vedendolo fremere – Fatti da parte, non ho intenzione di lasciarlo vivere ancora a lungo!-
- Lucilla, Tristan ha ragione…- Silente si era messo in piedi a sua volta e la guardava accorato – Mia cara, non ho intenzione di tenerti rinchiusa qui al castello per tutta la tua vita né voglio dare a Caramell un appiglio per poter avere e fare ancora accuse contro di te. Voglio che il tuo nome venga ristabilito e…-
- IL MIO NOME NON SARÀ MAI RISTABILITO!- urlò esasperata – Silente sono una mezzo demone! Ho sposato Voldemort! Che diavolo c’è da ristabilire?! Al diavolo, alla gente non importa le ragioni di una persona, alla gente interessa solo la facciata!-
- Bhè, quella facciata stai per rinsaldarla se vai a massacrare tutti.- le disse Jess – Sta buona e seduta!-
- Si e intanto quelli banchettano sulle teste di tutti quei morti!- La mora li guardò quasi disgustata – E voi state qua ad aspettare che il Ministero dica un solo dannato si… bhè, sapete che vi dico?- afferrò il mantello e se lo mise addosso – Voi maghi mi avete stufato. Harry Potter è sano e salvo, Tom è morto. Quello che volevo l’ho ottenuto. Tanti saluti!- e sparì in mille luci pallide prima che Tristan riuscisse ad afferrarla.
Quando i ragazzi vennero a sapere che Lucilla se n’era andata rimasero senza parole.
Terrore e paura era ciò che si leggeva sui loro volti.
Ron sgranò gli occhi un paio di volte prima di riprendersi.
- Ma perché?- chiese solo.
- Era…stanca.- mugugnò Harry
- Come sarebbe era stanca?- allibì Blaise mollando la chitarra di botto.
- E adesso come facciamo…senza di lei?-
- Ma dov’è andata?-
- E quando tornerà?-
Furono quelle le domande a cui dovette rispondere anche Tristan. E più le sentiva più sul suo viso si dipingeva qualcosa, un’espressione e un sentimento che i ragazzi non gli avevano mai visto. Non era delusione.
Era…un senso di perdita e di vuoto che si allargò a tutti gli studenti, quando seppero della morte di tanti maghi.
Il giorno dopo la Gazzetta del Profeta era colma di scritte impazzite.
Più di quaranta morti fra i Mistici, tutti marchiati, il simbolo di Voldemort sul cimitero avvolto in una nube verde, dieci Auror uccisi. E nessuno che era riuscito a contrastare quella follia.
Caramell nell’ufficio di Silente sembrava impazzito e nessuno dei professori era riuscito a calmarlo.
Se ne stava lì, marciava come un soldato e faceva il solco…quando Milo ne ebbe abbastanza fu vicino al morderlo, per liberare tutti da quella tortura ma finalmente le notizie che tanto aspettavano giunsero. Tristan si sollevò a sedere e andò ad aprire la porta mentre un corvo nero si posava sulla finestra, lasciata aperta da Silente.
Entrarono due uomini, Auror dagli stemmi che portavano, accompagnati da Sofia Mckay e da Arthur Weasley.
- Signori, loro sono Philip Leblanc e Clayton Harcourt.- disse Jess presentando i due giovani. Il primo era certamente di origini francesi. Poteva avere una trentina d’anni, castano, occhi scuri e una cicatrice verticale sulla guancia sinistra. Sorrise cortesemente a tutti. L’altro era più fresco in età. Clay poteva avere l’età di Jess: aveva i capelli neri e gli occhi violetti e si poteva dire anche che fosse per Tristan Mckay ciò che Draco Malfoy era per Harry Potter.
I due si scambiarono un’occhiataccia, poi si sedettero.
- Arrivo subito al dunque.- disse Leblanc con un marcato accento francese, dopo che anche il padre di Ron si fu accomodato sul divano – La scorsa notte è stata un massacro.-
I presenti tacquero anche se Caramell gelò, cominciando a stropicciarsi il vestito nervosamente.
- Quanti erano?- chiese Silente.
Leblanc si massaggiò la ferita fresca ma appena guarita sulla guancia – Fuori dal cimitero erano raccolti circa una sessantina di Mangiamorte e prima che possa chiederlo, Ministro… abbiamo riconosciuto la Lestrange. Stava a capo fila con Mcnair e un altro che non abbiamo riconosciuto ma che tutti sappiamo chi sia.-
- Insomma, non ricominciate!- abbaiò Caramell – Malfoy è un rispettabile…-
- … maledetto bastardo.- finì Clay aggiudicandosi subito i favori di tutti i professori e di Silente. Si mise comodo e guardò quello che in fondo era il Capo di tutti gli Auror con aria severa – Ci avete detto una balla, tutti quanti.-
- Di che parli Harcourt?-
L’Auror fissò anche i quattro Cacciatori – Non ci avete detto che avevano quella…quella donna.-
- Ma quale donna? Bellatrix?- Sphin fece una smorfia – Non mi dirai che in dieci sono morti per causa sua!-
- Non farmi ridere Eastpur!- ringhiò Leblanc con acredine – Quella non vale il nostro dito mignolo! Io sto parlando di quella maledetta ragazzina dagli occhi azzurri! Quella con un dito ha sgozzato tutti i Mistici!-
A quel punto tutti quanti rimase in silenzio, completamente agghiacciati.
Tristan dovette sedersi e dopo un attimo alzò gli occhi su Silente…e tremava.
- Di chi parlate?- chiese il preside molto lentamente – Quale fanciulla ha fatto tutto questo?-
- Aveva lunghi capelli…- Clay era furibondo per la morte di tanti compagni – Occhi tanto azzurri che non li avevo mai visti. Era certamente una mezzosangue. La pelle troppo bianca per essere umana. Ma non era una Diurna. Ogni incantesimo su di lei non ha avuto effetto.-
Adesso Tristan non era più il solo a tremare. Jess si fece avanti piano…poi raccolse tutto il fiato che aveva: - Questa ragazza…avete notato se sul petto aveva un tatuaggio? Un ciglio bianco?-
- E tu come diavolo lo sai?- ringhiò Leblanc alzando la voce.
Cadde un altro pesante silenzio…e poi Caramell si mise le mani sulla faccia – Oddio…siamo morti, tutti quanti…-
- Cornelius calmati…- lo blandì Silente ma quello scoppiò come un petardo – CALMARMI? TU HAI PORTATO QUI QUELLA MALEDETTA MEZZO DEMONE! TU L’HAI PORTATA QUA FRA GLI ALLIEVI! ECCO! ECCO PERCHÉ E’ RIMASTA QUI! PER UCCIDERCI TUTTI!-
- Adesso basta, la signorina Lancaster è stata qui tutta la notte!- si mise in mezzo la Mcgranitt – Se si fosse sdoppiata ce ne saremmo accorti, senza contare che quando è stato compiuto il massacro lei era in infermeria!-
- Ehi no…- Clay si mise in piedi e guardava sia Jess che Tristan con occhi allargati – Lancaster? Ha detto Lancaster? La figlia di Maximilian? È stata lei? Ma io…credevo fossero tutti morti!-
- Lumia è morta… Lucilla è sempre stata viva.- spiegò Silente sempre più calmo – Ha sposato Voldemort in segreto per vendicare la morte di suo padre e sua madre. Ha vegliato su Harry Potter e poi tornata da noi. Ecco svelato il mistero. Comunque quella di ieri notte non poteva essere Lucilla. Se si fosse sdoppiata vi posso assicurare che me ne sarei accorto. Io non mi sono allevato nessuno serpe in seno, caro Cornelius, senza contare che i tuoi Auror sono qua da un mese, Mckay dall’inizio dell’anno e non hanno mai avuto nulla contro la signorina.-
- E allora chi era quella di ieri sera?- ululò il Ministro.
- Ecco…- mugugnò Jess – Credo che Lucilla stavolta ci dovrà delle spiegazioni.-
- Già, se c’è qualcuno che può risolvere il mistero…è lei.- disse Milo e tutto quanti si diressero alla porta, pronti per andare a cercarla. Ovunque si fosse cacciata.
Intanto il corvo nero volò via…per tornare al sicuro sul braccio di Harry Potter.

Fuori dalla scuola si era alzata una timida il brezza. Il cielo del mattino era rosso e il lontananza di un tetro blu scuro.
Nessuno da Hogwarts aveva mai visto un cielo simile. Nessuno. Eppure gli studenti non dicevano nulla.
Più nessuno parlava. Ma se Harry Potter era in pericolo, ora senza Lucilla…c’era chi lo era di più.
Draco Malfoy risalì i gradini del pendio che portava a casa di Hagrid e si accese l’ennesima sigaretta dopo il caffè mattutino. Fra sé rideva, fra sé piangeva.
Come si stava assottigliando quel rasoio, pensava. Non riusciva più a camminarci sopra facilmente.
Era diventato tutto così difficile. Tutto quanto. Lui che per sette anni era vissuto aspettando quel momento mentre Potter e i suoi amici giocavano a fare gli eroi. E se Potter sopravviveva, male per lui…un gradino in più verso l’Inferno.
Aspirò il fumo, scuotendo il capo. Ma da quanto cominciava a provare pena anche per Potter?
Da quando era diventato un po’ umano? Rise ancora. Si, tutta colpa sua…Hermione Granger, maledetta mezzosangue che come un dannato tornado gli aveva scombinato la vita. Aveva letteralmente mandato a puttane tutti i suoi punti fermi, compresa quella morte imminente che come una spada di damocle gli pensava inesorabile sulla testa.
La nera signora con la falce lo stava aspettando. Se la sentiva addosso. Gli tendeva la mano ogni notte…
E lui era stanco di aspettare. Era stanco di tutto quanto. Voleva solo che tutto finisse…
Si fermò prima di entrare nella piazza della fontana. Da lì poteva vedere i Dissennatori che cercavano di entrare.
Senz’altro il terrore dei Dissennatori era una paura più sensata della sua visto che quel maledetto Serpente dell’Oblio avrebbe potuto far finire la sua tortura una volta per sempre.
Quando ricominciò a tremare, pensando a quell’essere nero e tanto piccolo, si sentì ancora più stupido.
Lui, Draco Malfoy…oh, lui che non aveva mai avuto paura delle morte… lui che ogni notte dormiva solo per grazia divina o per i sonniferi troppo potenti che si faceva da solo, con le orecchie tese a sentire ogni singolo sibilo.
Ma cosa stava a fare al mondo?, si chiedeva sempre più spesso.
Perché aspettava? Avrebbe voluto mandare al diavolo suo padre…ma qualcosa lo bloccava sempre.
Alzò il bavero della giacca quando un folata di vento gelida lo prese in pieno. Si girò e vide Hermione fra la folla, proprio davanti a lui. Quanto incrociò il suo sguardo sentì il motivo del suo blocco. Eccola.
Era lei. La sua mezzosangue a bloccare ogni particella del suo essere.
La vide fargli un cenno di attesa. Gli stava dicendo di aspettarla…
Gli dette le spalle per parlare con la lenticchia e Draco tornò a pensare, con un’espressione malinconica sul bel viso un po’ stanco e tirato. Sarebbe stato bello essere quello che lei voleva. Essere come una persona normale.
A volte desiderava ardentemente essere qualcun altro. Lontano da suo padre, dall’indifferenza che si era creato attorno.
E fu allora che accadde. Improvvisamente vide tutto buio…e quando riaprì gli occhi ebbe una strana sensazione.
Era…caduto! Era steso lungo per terra! Cercò di rimettersi in piedi ma non ce la fece…le sue braccia! Le sue gambe!
Non fece in tempo a urlare che un grido acutissimo lo fece sobbalzare.
Hermione era sopra di lui e lo fissava orripilata. Continuava a strillare e ben presto furono circondati da studenti.
Draco cercava di parlare ma dalla sua bocca uscivano strani sibili…e continuava ad agitarsi per raggiungere Hermione ma lei scappava, gridando il suo nome e cercandolo in giro. Arrivarono anche Weasley e perfino Blaise lo guardò a occhi sgranati. Possibile che non lo riconoscessero?
Malfoy stava per farsi prendere dal panico e continuava a gridare che era lui, che era Draco ma nessuno sembrava sentirlo! E quando tutti i ragazzi estrassero le bacchette dovette per forza fuggire. Era tanto sconvolto che scappò in mezzo alla piazzetta e tutte le matricole strillarono come impazzite. Non riusciva a crederci! Doveva essere un incubo o qualcuno gli aveva scagliato addosso uno strano incantesimo, una maledizione…insomma qualcosa dovevano avergli fatto perché se nessuno, neanche Blaise lo riconosceva, doveva essere diventato un essere irriconoscibile.
Si spaventò tantissimo quando cominciarono a piovergli addosso dei Cruciatus e quando uno lo prese sentì un dolore atroce ma stette immobile, dolorante e stordito, per poco. Infilò l’entrata principale inseguito da una mandria inferocita, evitò Gazza vicino al bagno dei prefetti che tra l’altro era armato di spadone per farlo a fette e finalmente si ritrovò solo, in mezzo allo scalone che portava a Grifondoro.
Si fermò, stanco e col cuore in gola…si sentiva malissimo perché avevano appena cercato di ammazzarlo e nessuno si era accorto che era lui tanto che gli venne voglia di specchiarsi. Ma cosa poteva essere diventato?
Qualcosa senza braccia e gambe…perché finalmente si accorse di aver strisciato!
Un brutto presentimento si fece largo nella sua testa…e dondolando un po’ riuscì ad alzare il capo ma la percezione visiva era po’ vacua. Non vedeva granché…in compenso quando si muoveva sentiva con una percezione fantastica di ogni persona, cosa, vibrazione, granello di polvere che aveva attorno. Anche il suo naso funzionava bene.
Ma la bocca…si sentì un idiota ma fece una linguaccia, tanto per darsi un’occhiata alla lingua e maledicendosi in tutte le trentasei lingue che non conosceva vide che era biforcuta.
Cazzo…
Altro che maledizione! Era stato lui! Percezione e Focalizzazione, diceva la Granger. Sti cazzi! Era diventato un Animagus! E per di più qualcosa che strisciava e che aveva la lingua biforcuta! Un rettile…e sperava non fosse una qualche razza dentata di verme. Stava ancora imprecando fra sé, anche se da fuori si sentiva un sibilare continuo, quando vide Potter uscire dal suo dormitorio. Emise un’imprecazione filò via…ma Harry aveva già sentito e specialmente l’aveva visto. Strabuzzò gli occhi, vedendo un serpente tutto bianco, lungo quasi due metri, imbucarsi per il corridoio interno. Il bello era che non aveva mai sentito un serpente dire "Porca puttana ci mancava anche lo Sfregiato!"
Quindi i casi erano due… o stava dando i numeri, o il serpente che aveva visto era un Animagus.
Cautamente lo seguì da poco lontano ma Draco lo sentì e si girò, allarmatissimo.
"Cazzo!"
Harry stavolta l’aveva sentito bene. Il serpente aveva detto cazzo!
Draco fece per scappare di nuovo quando Potter gli corse dietro e cominciò a parlargli in Serpentese tanto che Malfoy lo capì benissimo e lo guardò come se fosse stata la manna dal cielo! Lo Sfregiato forse non avrebbe cercato di ammazzarlo! Lo Sfregiato lo capiva. Infatti, quando gli disse chi era, Harry quasi lo mandò al diavolo.
"Ma che fai in giro così?" fece Potter rognoso, usando le sue doti da rettilofono "E altra cosa…potevi anche dirlo che cercavi di diventare un Animagus sai?"
"Deficiente non so cosa sia successo!" sibilò Malferret rabbioso "Me ne stavo in giardino e mi sono ritrovato spalmato per terra, circondato da dementi inferociti e Blaise compreso ha cercato di farmi la pelle! Devono aver creduto che mi sia successo qualcosa perché hanno cercato di ammazzarmi, urlando a tutti che ero sparito!" poi, sempre più agitato "E adesso come faccio a tornare normale?"
"Sarebbe meglio se ti calmassi…" ma il Grifondoro non finì di dirlo che un gruppetto di pazzi gli arrivò addosso. Ron, Blaise e Seamus Finnigan avevano chiamato mezzo istituto alla caccia del serpente assassino, tanto che anche Dalton e Justin Bigs si erano uniti, armati di forconi e spade fregate in sala duelli.
Hermione poi pareva sconvolta – Harry! Quello…è quello il serpente che ha fatto del male a Draco!-
- Cosa?- Potter la guardò allibita mentre, tanto per mettere le cose in chiaro, prendeva Malfoy in braccio sotto gli occhi sbarrati di tutti – Veramente questo è…un amico di Lucilla.-
- Cosa?- ribatté Neville allucinato.
- Si…sai…il serpente di Lucilla!- disse Harry con tono eloquente, fissando principalmente Hermione, Ron e Blaise.
"Ma che stai dicendo cretino?" sibilò invece Draco che cercava di arrotolarsi sulla testa di Harry.
"Zitto idiota!" sibilò Harry in Serpentese "Vuoi che sappiano tutti che sei un Animagus?"
- Ma che stai dicendo?- ululò la Granger – Ci parli anche?-
- Ve l’ho detto…tranquilli. È…bravo. È di Lucilla. Adesso glielo riporto in camera. Tornate pure a cercare Malfoy, sono sicuro che sarà da qualche parte a mangiare matricole. Blaise, Ron...Herm, mi accompagnate?-
I tre furono costretti ad annuire visto lo sguardo assassino del bambino sopravvissuto e lo seguirono docili mentre il moretto cercava disperatamente di tenere Draco in braccio, visto com’era lungo. Il biondo Serpeverde comunque riuscì ad attorcigliarsi comodo attorno a Potter solo quando si chiusero nella classe di Trasfigurazione.
E davanti allo specchio dell’entrata Draco si vide finalmente.
"Lo sapevo…ma come ho fatto a diventare un serpente eh?" si schifò.
"Animale più adatto per te non c’era!" sentenziò Harry beato.
"Fottiti. E perché sono tutto bianco?"
- Non sei bianco, sei albino e adesso taci!- abbaiò, facendo sobbalzare i ragazzi come molle.
- Con questa mania dei serpenti cominci a preoccuparmi davvero.- gli disse Ron – Allora? Che storia è? Lucilla non ha mai avuto serpenti. Da dove arriva quel coso orrendo?-
"Sarai bello tu, lenticchia!" se ne uscì il biondo dondolando.
Harry roteò gli occhi mentre Draco a momenti lo strozzava per non cadere – Non è un serpente vero. È un Animagus.-
- Ah si?- Blaise lo guardava scettico – E chi sarebbe? Una della mia casa per caso?-
- Non proprio…è Malferret.-
Ci fu un attimo di panico, lo stesso di quando Hermione si era trasformata la prima volta.
Ma Zabini attaccò a ridere – Complimenti, divertente Harry!-
- Guarda che è vero!-
- Come no…-
"Digli che l’ha fatto per la prima volta con mia cugina! In camera mia, il porco…" sibilò Draco.
Quando Potter ripeté la cosa, Blaise ghiacciò mentre Ron ed Hermione si voltarono verso di lui. Sconvolti.
- Cacchio…ma…è Draco davvero?-
- Da come rompe direi di si!- mugugnò Harry seccato.
"Fanculo Sfregiato."
"Se non la smetti di sbatto a terra."
"E io ti mordo!"
- Insomma volete finirla con questi sibili?- gracchiò Hermione snervata. Tacque un secondo, poi lentamente si avvicinò ad Harry. Il serpente bianco alzò il muso dalla spalla di Potter e lei lo guardò…un po’ intimorita. Non aveva mai amato particolarmente i rettili ma…quel coso bianco aveva gli stessi occhi argentati di Malferret.
"Chiedile come faccio a tornare normale!" sibilò allora Draco vedendo il suo viso preoccupato e in effetti stava cominciando anche lui ad agitarsi parecchio. Harry capì che era spaventato, era stato rincorso per tutto il palazzo ed era in una forma molto ambigua, quindi chiese a Hermione cosa potevano fare. La Grifoncina cominciò dicendo che avrebbe dovuto calmarsi ma Malfoy era ben lungi dal farlo…così, ancora un po’ timorosa, cominciò a fargli qualche carezza sotto il mento. Draco però, dopo l’iniziale contentezza, reagì tornando da Potter.
"Voglio tornare normale, non mi servono le coccole intesi?" sibilò irritato.
Il moretto stava per mandarlo a quel paese ma lasciarlo lì in quelle condizioni un po’ gli spiaceva, e si dispiacque ancora di più quando realizzò la sua pena per Malfoy, così si misero tutti e quattro d’impegno per calmarlo un po’ anche se tutti quegli sguardi allucinati stavano dando al biondino un bel fastidio. Ci volle una buona mezz’ora di chiacchiere futili, carezze fugaci e rottura di palle in spreco della giornata ma alla fine Draco, quasi senza accorgersene, scoppiò in una nuvoletta di fumo e si ritrovò seduto in cattedra nella sua bella forma umana. Peccato che un attimo dopo si teneva la testa, come stretta in una morsa, gli usciva il sangue dal naso e non si sentiva un arto sano.
Hermione gli stava facendo aria quando Blaise gli dette il ben tornato.
- Qua però voglio provare anche io!- se ne uscirono Ron ed Harry insieme, lontani dalla cattedra.
In fondo Tristan gli aveva prenotato l’esame per la Smaterializzazione ed Hermione faceva i suoi esercizi, quindi anche loro ormai dovevano tassativamente provare. E se lo giurarono anche a cena, mentre Malfoy stava male come un cane e Zabini lo riempiva di prediche per essere stato tanto sconsiderato.
- Mi piacerebbe diventare un cervo come papà!- disse Harry servendosi di patate e pancetta.
- Un cervo?- Ron fece una smorfia pensierosa – Io credo che sarebbe meglio qualcosa con le ali.-
- E io credo che fareste meglio a stare zitti!- ringhiò Malfoy seccato.
- In effetti a vedere come sei conciato mi viene voglia di ripensarci.- disse Weasley amaro.
- Lasciamo perdere.- disse Harry a un certo punto – Vi ricordate che sono arrivati gli Auror dal cimitero? Bene… io ho mandato Hermione a sentire che dicevano.-
- E?- lo incalzò Zabini – Non hai sentito se Lucilla aveva intenzione di tornare?-
- No…- la Grifoncina scosse il capo, desolata – E volete sapere il peggio? I Mangiamorte stanno usando un Mutaforma per far ricadere tutta la colpa su Lucilla. Gli Auror che sono venuti hanno dato una sua descrizione.-
- Ma che bastardi!- sibilò Blaise disgustato, poi però tacque, deciso a lasciar cadere quel discorso…almeno davanti a Draco che se ne stava ancora sdraiato nel sacco di Hermione, col capo rivolto al cielo. Non sapeva se li ascoltava ma il fatto che Lucilla fosse stata tirata in mezzo faceva davvero male a tutti quanti.
A notte fonda decise di rintracciarla. Le scrissero una lettera e poi mandarono Edvige in cerca della mezzo demone, sperando tornasse presto e dopo averle spedito la pergamena si misero a dormire, leggermente più tranquilli anche dai nuovi arrivi di Auror dopo la venuta di Leblanc e Harcourt.
Ma Clayton Harcourt quella notte non aveva intenzione di dormire. Ancora non ci riusciva…non dopo aver puntato la spada addosso a quella ragazzina. Quella che aveva ucciso tutta quella gente.
Andò un po’ in giro per la sua vecchia scuola, fino a ritrovarsi sulla Torre Nord.
Vide i Cacciatori di guardia, poi aguzzando meglio la vista vide anche una chioma bionda alla luce delle fiaccole.
Se fosse stato Jess non si sarebbe avvicinato, visto l’irritabilità che l’aveva reso famoso al Ministero ma essendo il suo vecchio nemico Tristan poteva anche andare a rompergli le palle.
Si accese una sigaretta, arrivandogli alle spalle.
- Così era per questo che non ti si vedeva in giro…stavi qua a fare il prof…-
Mc lo guardò appena sopra la spalla, poi tornò a fissare il vuoto.
- Perché sei andato dai Mistici?- gli chiese invece – Credevo che come mio fratello gli odiassi…-
Clay alzò le spalle, andandogli a fianco per guardare il firmamento coperto di nubi – A dire il vero non credevo in quest’impresa ma una volta arrivato lì mi sono accorto che i Mangiamorte questa volta avevano scelto prede troppo facili. Sai che odio i vigliacchi.-
Tristan ghignò amaro – Già…Harcourt, il Sensimago Cuor Gentile.- sibilò freddo – Non farmi ridere. A te non è mai interessata la fama ma neanche stare nell’ombra. Ci conosciamo da troppo Clay, non prendermi in giro.-
- Vuoi che ti dica la verità?- fece l’altro, con gli occhio violetti pieni di collera – La verità è che tutti davanti a quella donna sono rimasti di pietra. I suoi poteri…tu non l’immagini neanche! O forse si…- si staccò un poco, osservandolo attento – E’ vero che è la tua donna?-
- Lucilla non è…- iniziò Tristan ma poi tacque, per riprendere con voce roca – Stanno usando un Mutaforma per far ricadere la colpa su di lei. Lucilla ha sposato Voldemort per vendicare Maximilian, quasi otto anni fa. Aveva sedici anni quando ha lasciato la scuola, dopo che sua sorella aveva fatto uccidere Max e sua moglie.-
- E tu le credi?- chiese Clay pacato, dando un tiro alla sigaretta.
- Lucilla dei Lancaster non sa mentire.- rispose Mc fissandolo negli occhi.
Stavolta Harcourt lasciò perdere. Parve disinteressarsi alla cosa, almeno fino a quando non sentirono delle voci dalle scale che riportavano ai piani sottostanti. Sphin stava litigando con qualcuno e dato l’accento doveva essere Leblanc.
- Perché è venuto anche quello?- ringhiò il biondo – E’ un imbecille…quasi peggio di te…-
Clay rise, mandandolo in bestia – Oh, lo odierai di più quando verrai a sapere che hanno in mente di fare lui, Caramell e l’intera congregazione francese in stanza al Ministero. E guarda un po’ Morrigan c’è di mezzo come sempre.-
Tristan sbuffò seccato, indurendo le mascelle – Non mi dire che hanno ricominciato con quelle stronzate!-
- Di meglio…- Harcourt gettò il mozzicone – Vogliono marchiarlo.-
- Cosa??-
Il grido di Mckay fu così forte che gli Auror li guardarono allarmati ma i due neanche li videro.
Tristan era talmente congestionato dalla rabbia che pareva stesse per scoppiare.
- Non posso farlo!- sibilò avvicinandosi pericolosamente a Clay, che rimase assolutamente impassibile – Non è un vampiro! E anche se lo fosse quella dannata legge è ingiusta!-
- Sua madre è diventata una vampira, il suo vecchio non l’ha riconosciuto…che vuoi da me?- disse indifferente l’altro – Se Morrigan e voi tre che gli state appresso apriste un po’ le orecchie ogni tanto forse capireste che Caramell ne ha fin sopra i capelli di voi quattro. Avete fatto più casino voi da quando siete insieme che Harry Potter in sette anni.-
- Ma vaffanculo! Harcourt non dirmi che gli credi anche tu! Milo non può venire marchiato come un animale! Per tutti questi anni ha servito il Ministero e adesso se ne sbattono tutti di colpo? Bhè, che vadano al diavolo! Non arriveranno neanche a un metro da lui! E poi che storia è questa? Hai idea di quanti Diurni girino per tutta la Gran Bretagna?-
- Parecchi…- sibilò Jess arrivando da loro, avvolto nel mantello – E tutti, fratellino, stanno per passare al Lato Oscuro. Sono pericolosi…per questo Caramell teme che Milo posso voltargli le spalle.-
- Bhè allora dovrà stare attento anche il nostro caro Ministro.- sibilò Tristan furibondo, andando alle scale – Perché appena sarà lui a darmi la schiena gli arriverà un coltello in mezzo alle scapole così velocemente che non farà in tempo neanche a dire "Dimissioni."-
Una volta rimasti soli, Jess lo guardò di sottecchi.
- Che c’è?- chiese Clay ironico – Credi che abbia un tizzone nascosto sotto al mantello? Non me ne frega niente dei Diurni, Mckay. Per me Milos Morrigan può anche farsi chierico.-
- Non è questo.- disse Jess – Mi chiedevo solo perché Leblanc ha deciso di restare qua…- lo guardò ancora, ridendo insinuante – Forse per tenerci tutti d’occhio. Te compreso, Clayton.- e senza aggiungere altro prese la sua forma di falco e volò via, lasciando Harcourt a guardarlo…consapevole che nessuno di quei quattro si sarebbe fatto fregare facilmente.
Meno male che lui in quella storia davvero non centrava nulla, pensò andandosene…
Eppure mentre lui spariva, qualcuno riapparve sulla torre.
Un debole raggio di luna filtrato fra le nubi le illuminò gli occhi blu, mentre lei si guardava attorno.
Gli Auror che la conoscevano la salutarono con brevi cenni che lei ricambiò, poi scese le scale e tornò ad aggirarsi per Hogwarts. Attraversò buona parte del palazzo senza incontrare nessuno almeno fino a quando non incappò in Piton.
Si bloccò davanti a lei, sospirando per il sollievo.
- Merlino, credevo non saresti più tornata davvero!- mugugnò rilassandosi – Dove sei stata Lucilla?-
Lei tacque un secondo, poi alzò le spalle con un mezzo sorriso – Mi perdoni, non volevo mettere in allarme tutti quanti ma…ero davvero stanca. Adesso sono tornata comunque.-
- Bene, quando vuoi venire a parlare con Silente…-
- Certo, verrò subito…ma sa dirmi dove sono Tristan e gli altri?-
Piton le indicò la sala riunioni dei prof, così s’incamminò tranquilla mentre al suo passaggio tutti i quadri ammutolivano, per poi fissarla corrucciati di spalle.
La mora mise piede nella sala. Trovò Milo, Sphin e Jess. I primi due l’accorsero felici e Eastpur corse subito ad avvisare tutti quanti, mentre Mckay la guardò di sottecchi.
- Potevi avvisare.- le disse irritato – Almeno dirci dove andavi…ma è chiedere troppo, vero?-
La mezzo demone si fece avanti, continuando a guardarlo.
Jess sostenne il suo sguardo ma dopo un attimo lo distolse, ignorandola. Che strano…pensò per un attimo.
- Ho buttato un occhio in giro.- disse lei, sedendosi – Sono tutti raccolti da quell’idiota di Mcnair.-
- Credevo fossi sicura che fossero tutti a Malfoy House.- replicò il biondo restando alla finestra.
- Bhè, sbagliavo.- replicò con tono leggero, appoggiandosi allo schienale della sedia e cominciando a mangiucchiare della frutta, messa in una ciotola d’oro in mezzo alla grande tavola – Che ti prende, non mi credi?-
Calò un breve silenzio e quando Jess tornò a guardarla…rimase immobile, con gli occhi verdi come contratti.
Lucilla…stava mangiando una fragola…ma lo faceva in un modo che non era suo.
Sentendosi osservata lei rialzò gli occhi, mandando giù un ultimo pezzetto…e un brivido caldo attraversò la schiena dell’Auror, anche se non lo dette a vedere.
Si rimise in piedi, stiracchiandosi – Vado da Silente ragazzi, ci vedremo lì.- e si Smaterializzò, lasciando i due soli.
Jess si portò una mano alla gola, cominciando a sentirsi scottare. Che strano…quel modo di mangiare le fragole…
Gli riportava alla testa un vecchio ricordo.
- Interessante…-
Si voltò verso Milo che guardava ancora il punto dove la mezzo demone era sparita.
- Cosa?- chiese Mckay.
- Un odore.- rispose Morrigan, puntando gli occhi gialli sul compagno – Odore di morto.-
- Ma sei pazzo?- alitò Jess – Che stai dicendo?-
- Quello che ho detto. Sai che il mio naso non sbaglia. Qui dentro c’è puzza di cadavere…lo sento.-
Intanto la Lancaster scendeva le scale del giardino, ben lontane dall’ufficio di Silente. Fu lì che lo vide. Incontrò gli occhi di Tristan e gli volò fra le braccia. Si lasciò baciare e con una passione esagerata ricambiò, restando contro il suo corpo caldo. Rise leggermente quando le sussurrò all’orecchio di non lasciarlo più senza motivo.
- Dove sei stata?- le chiese, baciandola ancora e ancora.
- A spasso…- disse vaga – Avevo…bisogno di raccogliere le idee.- gli prese il viso, mordendogli leggermente le labbra con fare sensuale – Piuttosto, che hai fatto in mia assenza?-
Mckay sospirò, stringendola forte – Accidenti a te, Luci…sono arrivati gli Auror che erano dai Mistici la scorsa notte. Hanno detto che ti hanno vista fare un massacro. Stanno usando un Mutaforma…-
- Si, si… lo so.- disse alzando lo sguardo al cielo – Non hanno niente di meglio da fare che rompermi le scatole, lo sai. Comunque anche io ho i miei assi, non temere.- si alzò sulle punte, ripassandogli le braccia al collo – Piuttosto…sai che potremmo morire questa volta?-
Tristan rimase spiazzato, sbalordito – Ma cosa dici?-
- Non voglio perderti ancora…- la sentì sussurrare – Senza averti avuto…-
Gli cercò la bocca, lasciandolo senza fiato ma l’Auror si staccò…colpito da uno strano gelo.
- Ne parliamo dopo.- le disse, col cuore in gola – Ho una riunione coi ragazzi…resta nei paraggi.- e se ne andò, dopo un altro bacio mozzafiato. Quando fu sparito nell’entrata della scuola, la Lancaster ghignò dolcemente, poi spostò la sua attenzione sugli studenti, accampati attorno alla fontana.
- Bene, bene…- si aggirò fra loro, cercando, scrutando…e alla fine trovando chi cercava.
Si chinò su Harry, sorridendo appena. Vide la cicatrice e sospirò scuotendo il capo. Nel più totale silenzio passò su di lui una mano, facendolo cadere in un posto privo di suoni. Niente avrebbe potuto svegliarlo.
Lo stesso fece quando si avvicinò a Draco. L’osservò per qualche minuto, ricordando il bambino che era stato…poi gli fece lo stesso incantesimo del sonno già riservato al Grifondoro, quindi schioccò le dita…e in un attimo sparirono entrambi ma lei dubitava che il loro sarebbe stato un buon risveglio.
Rise sommessamente, sfregandosi le mani.
- Che le danze comincino…-

Quando Harry riaprì gli occhi, intontito, non vide nulla…non aveva gli occhiali sul naso ed era tutto buio.
Sapeva solo che…era in piedi, senza maglia, a torso nudo…ammanettato per i polsi al soffitto.
Cominciò a strattonare, urlando, tirando con forza finendo solo col ferirsi i polsi.
- Aiuto!- urlò in preda al panico – Qualcuno mi sente? AIUTO!! C’E’ QUALCUNO??-
Quando sentì un tintinnio metallico si bloccò, cercando in quella stanza buia. Ma dov’era? Perché era in quel posto?
Un gemito gli disse che c’era qualcuno con lui…attaccato come lui al soffitto con le catene.
- Chi è?- chiese guardingo.
- Potter…-
- Malfoy…- fece Harry sospirando.
- Dove cazzo siamo? Ma che succede?-
- A me lo chiedi?- rispose il moretto esasperato – Non ti vedo neanche…-
- Ti sono davanti…è buio, ma dovresti vedermi…ah, sei senza occhiali…-
- Che posto è?-
Draco si guardò attorno, sentendo freddo. Era a torso nudo come Harry e gocce d’acqua penetravano da soffitto.
Sembrava una stanzetta angusta, dalle parete di mattoni ammuffiti, senza finestre.
Da fuori si sentiva un vento impossibile.
- Non so dove siamo…né perché siamo ammanettati. Non riesci a liberarti?-
- No…e le bacchette? Le vedi qui in giro?-
Malfoy aguzzò ancora la vista e le trovò buttate a terra, in un angolo insieme ai loro vestiti.
- Ma perché siamo qua?-
- Oh, ve lo dico subito ragazzini…-
Una voce femminile si allargò a macchia d’olio sulle loro teste, veniva dappertutto e da nessuna parte.
In quel momento una parta si spalancò ma non lasciò filtrare molta luce. Sullo stupite apparvero due sagome prima che il debole bagliore sparisse. E Draco che vedeva meglio ebbe un sussulto.
- Lucilla?- mormorò, sgranando gli occhi argentati.
La vide ridere di gusto, accompagnata da un essere con gli occhi gialli.
- Ragazzi, spero stiate comodi..- disse tranquillamente, facendo un buffetto sulla guancia a Harry che ancora non riusciva a credere a quella situazione – Andiamo, non fate quelle facce. Avreste dovuto capirlo subito…una mezza demone è una mezza demone, specialmente una che ha sposato Voldemort, no?-
- Quindi tu…per tutto questo tempo…- sussurrò Potter, sconvolto e amareggiato– No, non è vero…-
La mora ghignò, ciondolando fra i due, ridendo e fissandoli con scherno.
- Come sei ingenuo bambino sopravvissuto…- gli sibilò a un dito dalla bocca, afferrandogli i capelli con forza e strappandogli un grido strozzato – Tu, il grande Harry Potter…morirai qui. E di una fine tanto ingloriosa che tutti i tuoi nemici ci rideranno sopra per anni e anni. Ti lascio nelle mani di un tuo amico Mangiamorte…- e appena finito di dirlo il Grifondoro avvertì un grido lacerante. Se avesse avuto gli occhiali avrebbe visto Draco contorcersi e agitarsi mentre un serpente nero, piccolo e lucido, veniva tolto da un vaso, posato fra loro dentro a un cerchio rosso fatto col sangue…e attendere, attendere il rintocco di una goccia d’acqua dal vaso in cui era stato deposto.
- Lucilla… Lucilla NO!- gridò Potter tirando le catene con forza – Perché lo fai?? Perché??-
Videro i suoi occhi brillare d’ironia. Alzò le spalle, noncurante come…se la loro morte fosse stata niente.
Una goccia nel mare.
- Buon sonno eterno Harry Potter. Draco, una volta che sarai morto e ti risveglierai dì la parola "Inferia" e potrai uscire. Non provateci prima, funziona solo sulla bocca di un morto. Arrivederci a mai più…- e dicendo "Inferia" la porta si aprì, per poi richiudersi alle sue spalle. Rimase quel tizio, dai capelli lunghi e attorcigliati come serpi in un cesto e lo sguardo malvagio…ma mai come quello che Lucilla aveva rivolto loro.
Sguainò un coltellino sottile dalla foggia preziosa, un teschio e un serpente sull’elsa, poi con una rapidità impressionante fece due tagli orizzontali sul petto di Draco, a livello dello sterno. Gli leccò avidamente il sangue, era un vampiro, ma poi andò avanti in rito preparatorio del Mangiamorte. Fece altri sfregi su tutta la schiena del biondino, strappandogli grida spezzate. Intanto il serpente dell’oblio attendava…mentre il sangue colava.
Quando ebbe finito col Serpeverde, il vampiro si diresse da Harry…e inclinandogli il capo, affondò con forza i denti nel suo collo. E in tutto quel caos Draco Lucius Malfoy, il cui sangue defluiva lentamente sotto le iridi dardeggianti di quel serpente, pensava solo a una cosa…
Che forse, dopo anni, era arrivata la fine…

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28° ***


 

Ron fece per l’ennesima volta il giro di tutta la Mappa del Malandrino ma non trovò Harry in nessun posto.
In un impeto di rabbia gettò la pergamena a terra, imprecando.
- Dio…- sibilò rabbioso, mettendosi in piedi, cominciando a fare il solco in mezzo alla piazzetta della fontana per poi tornare rapidamente indietro per raccogliere con cura la Mappa a cui Harry teneva così tanto - Dove cazzo è andato? Dove cazzo SONO andati?- ringhiò, guardando anche Blaise.
Zabini tacque, continuando a stare seduto e guardare il sacco a pelo vuoto dove Draco si era addormentato.
Non era da lui sparire senza dirgli nulla. Non era da lui, né da Harry andarsene senza una parola. Specialmente se pensavano che se n’erano andati insieme. Era mattina ormai. E loro non c’erano.
Jess planò in quel momento su di loro, riprese la sua forma e dalla sua faccia capirono che non c’erano buone notizie.
- Cazzo…- Ron dette un calcio a un coccio di legno, levando una nuvola di cenere – Vi giuro che se fra un attimo ricompaiono pieni di lividi è la volta buona che li mando io all’ospedale!-
- Calmiamoci, in fondo nessuno può entrare nelle barriere del castello.- cercò di placarlo Hermione più terrorizzata che mai, anche se non lo dava a vedere – I ragazzi devono essere qua, è impossibile che gli sia successo qualcosa…-
- E se fossero incappati nei Dissennatori?- sussurrò Elettra, pallida e allarmata.
- Harry si sa difendere…ma non è questo il punto!- ribatté la Grifoncina – Non li abbiamo sentiti andare via…-
- E perché poi se ne sarebbero andati prima di colazione?- ringhiò Weasley iroso – Andiamo Herm! I casi sono due: o sono in giro a prendersi a botte o sono nei guai e conoscendo Harry ci metterei la mano sul fuoco!-
Tacquero quando giunse il preside, Piton e la Mcgranitt.
- Novità?- chiese Silente a Jess.
Mckay scosse il capo e arrivarono in quel momento anche Milo, Clayton e Sphin.
- Ho fatto un giro nella Foresta.- disse Eastpur roco – Ma non li ho trovati.-
- Io ho chiacchierato con un Dissennatore.- disse Morrigan tranquillo, come se parlare con uno di quegli esseri fosse una cosa normale – E non hanno messo le grinfie su nessuno stanotte. Né stamattina presto. Se fosse uscito qualcuno se ne sarebbero accorti.-
- Neanche con le scope?- chiese Ron – Perché è appurato che nel castello non ci sono!-
- E allora se non sono qua, né nella Foresta…- Blaise guardò il preside – Insomma, sono usciti per forza ma se i Dissennatori e gli Auror non se ne sono accorti come hanno fatto?-
- Dov’è quel maledetto Mantello?- sibilò Piton incazzoso.
Hermione glielo mostrò. Ce l’aveva lei nello zaino.
- Quindi? Si sono Smaterializzati?- se ne uscì a quel punto Seamus Finnigan – Qua non si può!-
- Bhè…qui però…c’è qualcuno che può Smaterializzarsi…- iniziò Sofia Mckay, raggiungendo il gruppo. Fissò Silente con aria eloquente – Preside, non per essere la solita ma se sono spariti c’è solo una persona che avrebbe potuto dal loro una mano. Non voglio farla infuriare, so quanto crede nella Lancaster, ma forse ci sta nascondendo qualcosa. Gli Auror del Ministero l’hanno vista massacrare i Mistici, poi sparisce e riappare a suo piacimento. Non è normale…-
Jess l’ascoltò a vuoto, perso nei suoi pensieri.
Quelle fragole…quelle maledette fragole…
"Sai una cosa? Odio mangiare, veramente…ma queste fragole sono una tentazione troppo grande!"
Ricordò una risata…e un sorriso tanto bello quanto insidioso.
E ora quello stesso ghigno aleggiava sulla bocca della mezza demone sdraiata a fianco di Tristan.
Passò la mano sul torace del giovane Auror, felice della sua vendetta.
Si mise a sedere lentamente, avvolgendo il corpo liscio e perfetto nelle lenzuola…poi si piegò su di lui.
- Allora…purosangue…- sussurrò baciandolo - sono stata all’altezza delle tue fantasie?-
Tristan aprì gli occhi, perso dopo una notte d’amore che gli aveva portato via tanta amarezza dal cuore ma anche una gioia immensa. La guardò dolcemente, le passò una mano fra i capelli e si lasciò baciare, ancora e ancora.
Non si era mai sentito così…mai. Avere Lucilla fra le braccia era stato come spazzare via anni di buio.
Che strano, pensava…tante volte aveva immaginato di averla…e ora…
Un’odiosa sensazione gli penetrò nelle viscere ma la scacciò via mentre la mano gelida di Lucilla si sfiorava la gola, il collo e il torace. Era stata eccezionale e gli aveva dimostrato una sensualità che non avrebbe mai immaginato…specialmente quando aveva preso lei l’iniziativa, la sera prima.
C’era una sola cosa che ora Tristan doveva capire. Una sola cosa, pensò scostandosi da lei.
Cercò i vestiti e cominciò a prepararsi per uscire mentre la mora si ributtava a letto, in una posa che serviva solo ad attirare l’attenzione, studiata a regola d’arte.
- Non mi dirai che vai via…- disse, sorridendo.
- Non è da te fare i capricci…Lucilla..- replicò il biondo, alzando gli occhi verdi su di lei.
La ragazza non si scompose ma assunse un’espressione fredda, tipica della Lancaster – Sono anni che aspettavamo di fare sesso e adesso te ne vai? Che s’impicchino quelli del Ministero, possono fare a meno di te per qualche ora.-
- Io volevo tanto catturare il Mutaforma che prende le tue sembianze.- replicò infilandosi la camicia e cominciando ad abbottonarla – In fondo non possiamo permettere che qualcuno vada in giro macchiando il tuo nome impunemente… o sbaglio?- infilò la spada alla cinta, sempre fissandola dritta negli occhi – Non credi?-
- Ma certo…- La Lancaster fece un gesto seccato con la mano – Il dovere prima di tutto.-
- Non parlavi così stanotte.- rise divertito.
- Oh, nemmeno tu ti sei lamentato.- rispose, avvicinandosi alla sponda e afferrandolo saldamente ma lentamente per i fianchi, strappandogli un altro bacio – In fondo lo aspettavamo da sempre…-
- Cos’è che ti ha fatto cambiare idea?- Tristan le prese i polsi con delicatezza, posandole le labbra sul collo.
- Te l’ho detto…potremmo morire e poi ne avevo basta di aspettare.- disse leggera, inclinando il capo per lasciare più pelle alla portata della bocca di Mckay e contemporaneamente lasciando andare il lenzuolo – In questi anni sono stata fin troppo stupida, anche quando eravamo studenti. Ti ho lasciato a mia sorella per troppo tempo…-
Tristan levò gli occhi smeraldini per un secondo, mentre continuava a lambirle il collo. Dopo di che si staccò. La salutò con un bacio all’angolo della bocca che lei avrebbe voluto approfondire, poi infilò le scale per andare da Silente…
E una volta da lui la decisione fu presa.

Un giorno intero passò e quando ricadde la notte Harry Potter aprì le palpebre pesanti come macigni.
Un dolore atroce al collo e una debolezza surreale si erano impadroniti di lui ma l’ultima cosa che ricordava erano le urla di Draco. Per questo quando lo sentì ancora vivo, gemente e con quel serpentello nero ancora chiuso nel cerchio tirò un sospiro di sollievo.
- Ben svegliato San Potter…- sussurrò il biondo Serpeverde, più pallido che mai, cosparso di tagli.
- Che è successo?-
- Ti ha morso quel vampiro…e non so se stai per diventarlo anche tu o stiamo per morire entrambi, visto il colore che abbiamo.- deglutì, sentendo una sete fortissima – Non ho capito che stanno cercando di dissanguarmi ma… quel serpente maledetto se n’è stato lì per tutto il giorno. Non ha ancora cercato di… di mordermi…-
Harry strabuzzò gli occhi, vedendo un movimento a terra. Dannazione…non vedeva un accidenti!
- Dobbiamo liberarci…- mormorò roco, la gola che gli faceva male come i polsi escoriati.
- E come? Alla prima mossa quello ti ammazza e ti fa diventare un Mangiamorte.-
- Che hai Malferret, ti arrendi di già?- ironizzò il moretto stanchissimo.
- No…ma finalmente vedi com’è il mio mondo, Potter…ti piace?-
Gli occhi argentati di Draco lo fissavano intensamente, tanto che Harry sorrise appena.
- Bhè, ognuno di noi due ha la sua croce a quanto pare...-
- Già, traditi entrambi…- dette un colpo alle catene, rabbioso – Dannata Lancaster!-
Lucilla…Lucilla li aveva sempre presi in giro!, pensò Harry furente. Si era fatto fregare come uno stupido!
Si era fatto fregare da quei suoi occhi troppo chiari e troppo sinceri!
Maledetta, maledetta!
- Iniziamo a liberarci dalle catene…- disse, digrignando i denti.
- E come facciamo senza bacchette? La mia telecinesi va a puttane ora come ora…-
- Ho un’idea migliore.- rispose il Grifondoro, scrutandolo serio – Diventa un serpente.-
Draco allibì – Cosa? Ma sei pazzo?-
- No, se diventi un Animagus ti liberi dalle catene e se non sbaglio quel Serpente dell’Oblio o come cazzo si chiama reagisce solo a una fonte umana. Aggira il cerchio e raggiungi le bacchette. Poi mi liberi e vediamo di inventarci qualcos’altro.-
- E come? Solo un morto può uscire da qua!- Draco, dopo aver detto quella frase, si bloccò. Fissò la porta, sconvolto – Senti ma… ok, il vampiro è morto ed è potuto uscire…ma Lucilla?-
- Che intendi?-
- Cioè…Lucilla non è morta…come ha fatto a uscire?-
Harry tacque, di colpo conscio di quella strana realtà. No. Lucilla, anche se mezza demone e senz’anima era viva.
- Lasciamo perdere per ora!- ringhiò Malfoy debolmente, socchiudendo le palpebre – Vedrò di salvarti la vita Sfregiato, spero solo che poi ti venga in mente qualcosa per parare il culo a me!-
- Tu muoviti, io intanto intrattengo il tuo amico squamato.-
- Divertente.-
Viste le condizioni del Serpeverde ci volle parecchio prima che riuscisse a riprendere la sua forma serpentina. Era provato dalle ferite e dalla perdita di sangue, inoltre si era trasformato una volta sola, per sbaglio. Mentre si concentrava Harry cercò di parlare col Serpente dell’Oblio ma il moretto rimase sconvolto quando si accorse che il rettile era muto.
L’unica cosa che faceva era sguazzare nel sangue di Malfoy, aspettando che fosse abbastanza debole per iniettargli quel veleno dannato. Purtroppo per lui e per i Mangiamorte che volevano la sua testa, Draco riuscì a trasformarsi in tempo, prima di perdere i sensi. Le sue braccia sparirono e da Animagus cadde a terra con un tonfo, in tutta la sua lunghezza e bellezza. Il serpentello nero sibilò confuso, non sentendo più la sua preda che ormai era libera.
Il biondino riuscì a strisciare attorno al cerchio, ne uscì e riprese forma umana…cadendo seduto a terra, con il corpo interamente intorpidito. Ansimava, devastato nel fisico ma cercò comunque di tirarsi in piedi, aggrappandosi alla parete. Afferrò la sua bacchetta e liberò Harry ma dopo quello sforzo non riuscì a stare più in piedi.
Il Grifondoro lo raggiunse e gli dette una rapida occhiata.
- Hai una faccia orribile…- mugugnò.
- Sarà bella la tua…- rispose Draco, cercando di toglierselo di dosso ma Potter non glielo permise. Gli prese un braccio e se lo mise sulle spalle, dopo essersi ripreso a sua volta la bacchetta.
- E adesso che vuoi fare genio?- sibilò Malferret furibondo per doversi fare aiutare proprio da lui.
- Sai, anche io non faccio i salti di gioia a starti così incollato quindi anche se la pianti per due secondi non farebbe male a nessuno dei due!-
- Ah, tanto se siamo finiti qua di certo la colpa non è solo mia!-
- No, se consideriamo che vogliono farti diventare un Mangiamorte!- ringhiò Harry di rimando.
- E io se non altro non faccio da bandiera per tutti quegli idioti che ti porti dietro!-
- Io non faccio da bandiera a nessuno!- urlò l’altro di rimando – Voldemort ha ucciso i miei genitori! Che cazzo pretendevi che facessi in questi sette anni? Che me ne stessi buono? Eh? Dovrei fare come te?-
- Ma vai all’inferno…- Draco deglutì, pallidissimo – Tu non sai niente di me…-
- E nemmeno tu di me.- Harry lo fissò dritto negli occhi – E’ sempre stato questo il problema fra noi.-
- Allora lascia quel problema dove sta.- il biondo distolse lo sguardo, osservando la porta che stava davanti a loro – Come facciamo ad andarcene adesso? Nessuno di noi due sfortunatamente ha tirato le cuoia.-
- Ci Smaterializziamo. Loro pensano che non lo sappiamo fare.-
- Te lo scordi…non ho fiato per respirare…-
- Lo faccio io.- mormorò Harry cercando di tenerlo meglio – Ma devi darmi lo stesso una mano.-
- Finiremo a pezzetti…- si lagnò il biondino – Ci staccheremo al livello dell’ombelico.-
- Se non proviamo di noi due non rimarrà neanche la polvere…- Harry lo guardò di striscio – Allora? Mi aiuti o no? Io riesco a Smaterializzarmi a malapena da solo, con te a palla al piede sarà ancora più difficile.-
- Scusa tanto se ho perso tre litri di sangue!-
- Cazzo vogliamo finirla per due miseri minuti?- Potter quasi esplose – Sono qua con un buco nella giugulare, tu sei mezzo morto e hai ancora la voglia di rompermi i coglioni!? Zitto e vedi di concentrarti!-
- E su che cosa?- urlò Draco a voce ancora più alta – Credi che sia facile per me?!-
- Non è facile neanche per me, Cristo!- sbottò Harry al limite – Mi sento un idiota in questa situazione, sono salvo grazie a te di cui mi sono sempre fidato poco, sono solo in mezzo al nulla, non so dove siamo, se gli altri stanno bene… ok? Sono terrorizzato a morte! Ti va bene così?!-
Cadde un lungo silenzio in cui il Grifondoro si sentì fissato, come un marziano.
Poi, dopo un attimo, una leggera risatina dilagò nell’aria…
- Ti diverti eh?- sibilò il moro velenosamente – Ti faccio ridere?-
Ma Draco Malfoy scosse il capo, ridendo veramente di cuore – Oh no…ti giuro, ora come ora niente in te mi fa ridere.-
- Stai andando fuori di testa…-
- No, forse tutto il contrario.- ammise il biondino, chiudendo gli occhi – Dai, adesso concentrati Sfregiato...-
- Il generale comanda…- frecciò Harry sarcastico – Senti, non so dove cavolo siamo…comunque pensa a un posto sicuro. Credo che finiremo nel posto più sicuro che verrà in mente a entrambi, il più vicino a questo…-
- Grazie per la lezione, San Potter.-
- Una volta finita questa storia giuro che ti ammazzo io.- rognò il bambino sopravvissuto, chiudendo gli occhi a sua volta. E forse fu per la congiunzione di due poteri tanto diversi, di due livelli diseguali e di due magie tanto forti e ribelli che li portò a finire nel posto in cui nessuno li avrebbe mai potuti trovare.
Un posto che entrambi ritenevano un porto sicuro e sereno.
Perché sparirono senza intoppi e quando i Mangiamorte andarono a controllare trovarono solo il loro sangue sparso a terra. Lumia Lancaster entrò nella stanza e fissò rabbiosa il Serpente dell’Oblio.
- Come ti dicevo…i bambini sopravvissuti sono più forti di quello che pensi.- disse Bellatrix alle sue spalle.
- Hn…- la mezza demone ghignò appena, dandole le spalle – Non farmi ridere. Mi sono sfuggiti una volta quei due ma ti posso assicurare che non ce ne sarà una seconda. Adesso torno a Hogwarts, voi andate a Lancaster Manor nel caso la mia adorata sorellina si sia chiusa laggiù.-
- Come vuoi. Se è la cosa dobbiamo fare?-
- Avvisatemi. Devo a Lucilla un posto in prima fila…stavolta l’uomo gliel’ho rubato io.- e sparì ridacchiando mentre la Lestrange cominciava a chiedersi se suo cognato non avesse ragione. Forse quella ragazzina non ragionava come avrebbe dovuto. Comunque fece come le aveva chiesto e mandò alcuni corvi a controllare la situazione mentre informava Lucius e gli altri che Harry Potter e suo nipote erano ancora vivi.
Nessuno seppe come avevano fatto a fuggire e tantomeno avrebbero potuto immaginare dove fossero spariti.

Fu un forte rumore ovattato che fece sobbalzare Jane Granger nel sonno.
Si mise a sedere nel letto vuoto, prendendo la sveglia fra le mani. Le tre di notte…
Credette di aver solo sognato, quando avvertì altri deboli suoni dal piano terra. Forse Scott era tornato dal suo viaggio in anticipo. Accese la luce e si avvolse nella vestaglia di seta. Scese le scale a piedi nudi ma le luci erano tutte spente.
Quando arrivò nel salone accese gl’interruttori, cominciando ad impaurirsi perchè dei gemiti la raggiunsero da ogni parte della casa. Quasi cacciò un grido quando vide chi era steso a terra, dietro a uno dei divani.
- Harry!- si precipitò dal moretto che cercava di rialzarsi. Lo guardò stupefatta, vedendolo coperto di sangue ma sbiancò, restando senza fiato, quando trovò Draco poco più a destra, svenuto…coperto di tagli.
- Mioddio ma cos’è successo?- chiese angosciata, cercando di svegliare il biondino che non accennava a riprendersi.
- Jane…- sussurrò Harry ancora spaesato – Non ….non so perché…siamo qua…-
- Ok, sta calmo adesso…- la donna si tolse la vestaglia e gliela premette sul collo, per tamponargli l’emorragia – Adesso sta qua buono intesi? Draco sta male, devo chiamare un medico.- e si alzò in piedi di corsa, raggiungendo il telefono.
Squillò a vuoto numerose volte ma alla fine riuscì a trovare l’unica persona fidata che non le avrebbe fatto domande.
- Herik…sono io!…Si, si lo so che ore sono! Senti, per favore…ho un’emergenza! Devi venire subito a casa mia… no, no! Io sto benissimo ma ho un problema! Per favore corri qui! Subito!...Ti aspetto!- riattaccò immediatamente e dopo aver chiamato anche Rose, mettendole la tachicardia, afferrò dei panni puliti e tornò in soggiorno dove riuscì a trascinare Harry in poltrona e a stendere a fatica Malfoy sul divano.
Erano passati appena dieci minuti quando un uomo sulla quarantina si attaccò al campanello di casa.
Era un medico e aveva con un una cassetta del pronto soccorso, quintali di bende e l’aria di uno buttato giù dal letto dopo un’ora di sonno. Da quel momento in poi i ricordi di Harry si fecero vaghi.
Lasciò che quell’uomo gli fasciasse il collo e gli disinfettasse ogni piccolo taglio. Gli somministrò certamente un sedativo perché perse conoscenza, cadendo in un sonno cupo e senza sogni.
Alle quattro e mezza, Jane e il medico uscirono dalla camera degli ospiti dove avevano sistemato i due maghi e scesero in cucina dove la donna preparò un caffè nero per entrambi.
L’uomo si sedette, ignorando la tazza e fissando lei.
- Allora?- le chiese serio – Che storia è?-
Jane non alzò gli occhi dal suo caffè, apparentemente indifferente – Niente di particolare. Sono amici di Hermione.-
- Amici di Hermione…certo, sembrano solo passati dentro un tritacarne.-
- Herik, senti…-
- No, Jane senti tu… sono venuto qua senza fare domande e non te ne farò adesso, lo sai che mi fido di te.- tacque, osservandola preoccupato – Ma se quei due sono di un giro pericoloso dovresti stare attenta.-
Lei sospirò – Ma quale giro, dai…-
- Non scherzare. Quello biondo aveva dei tagli di coltello su tutta la schiena…-
Stavolta Jane stette zitta, girando il cucchiaio nella sua tazza.
Vedendola così chiusa a riccio il medico decise di lasciar perdere. – Ok, so che non mi avresti chiamato se per te non fossero importanti, quindi non dirò niente a nessuno.-
- Ti ringrazio.-
- Non direi niente lo stesso.- borbottò afferrando la sua roba – Magari sono pericolosi.-
- Finiscila, non fanno parte di nessuna banda.- mugugnò la donna, seguendolo alla porta.
- Come credi… allora, cambia la fasciatura al moro quando si sveglia, disinfettala e prega che non si sia preso la rabbia. Ammesso che l’abbia morso un cane, cosa improbabile.-
- E per Draco?-
- Bel nome…- frecciò sarcastico mentre lei lo guardava storto – I tagli sono superficiali ma ha perso molto sangue, perciò deve stare a letto e dormire il più possibile. Cambiagli i cerotti e le bende una volta al giorno. Non si reggeranno in piedi per quasi una settimana, comunque fai mangiare a quei due cibi ricchi di proteine e vitamine.-
- Tutto chiaro.-
- Si…- disse andandosene – Vorrei che le cose fossero chiare anche me!-
- Grazie Herik…- Jane rise, salutandolo – Grazie ancora e scusa il disturbo!-
Chiuse la porta in silenzio, le luci di tutta la strada ancora spente mentre i pub si svuotavano.
Tornò di sopra in punta di piedi e quando rientrò in quella camera pareva che non si fossero mossi. Raggiunse la sponda destra e rimboccò le coperte a Draco, carezzandogli la testa con un sorriso triste sul vivo: l’espressione tirata del ragazzo la fece sospirare quando Harry riaprì gli occhi, dall’altro capo del letto.
- Jane…- sussurrò.
- Ciao…- gioì di cuore, raggiungendolo e prendendogli la mano – Tesoro, come stai? Va un po’ meglio?-
Il moro deglutì, la gola secca e arsa ma riuscì comunque a parlare – Scusa…se …se siamo piombati qua…-
- Tranquillo adesso.- Jane gli strinse di più il palmo, carezzandogli la fronte con dolcezza – Non ti devi preoccupare di quello che è successo. Qua siete al sicuro entrambi. Quando vi sentirete meglio se vorrete mi direte cosa è successo.-
- Scusa…davvero…-
- Sciocco, non c’è niente di cui scusarsi…- si chinò a baciargli la tempia, strappandogli un sorriso a mezze labbra – Ora però devi riposare. Quando vi sveglierete parleremo ma adesso dormi, ok? Riposa…-
Rimase con loro fino a quando anche il Grifondoro non s’addormentò. Erano le cinque e mezza passate quando li lasciò soli per tornare a farsi l’ennesima tazza di caffè, riposarsi per qualche minuto e mettere in ordine le idee ma accadde qualcosa che le mandò all’aria la giornata definitivamente. Qualcosa che non accadeva da molti anni ormai.
Mancava appena un quarto alle sei quando qualcuno batté alla porta di casa.
Jane pensò che fosse Rose che aveva dimenticato le chiavi ma davanti a sé apparve un uomo avvolto in mantello nero, alla luce di un cielo ancora buio. Lucius Malfoy si levò il cappuccio dal volto e la guardò attentamente.
- Chiedo scusa per il disturbo.- sibilò sarcastico con la sua pigra aria insolente – Dovrei…- si zittì di colpo perchè Jane, indifferente alla sua presenza, gli sbatté la porta in faccia e più precisamente sul naso. Si diresse in cucina mentre Malfoy Senior riapriva la porta, tenendosi il naso dolorante – Mi hai fatto male…- ringhiò a bassa voce, seguendola.
- Oh, mi piange il cuore.- replicò la padrona di casa a tono, andando a sedersi al tavola. Si versò il caffè senza guardarlo, mentre il mago si aggirava per casa sua con passo felino e scrutava ogni cosa, con occhio attento.
- Bella villa…dovresti vedere Hargrave Manor però, sai?-
La signora Granger ghignò, portandosi la tazza alla bocca – Per l’amor del cielo, Lucius. Compari dopo diciotto anni e dici sempre le solite cose. Hargrave di qua, Hargrave di là…cambia disco.-
- D’accordo, per il momento posso anche farlo.- mugugnò levandosi mantello e giacca – Non m’inviti a sedermi?-
- T’inviterei ad andartene.- gli rispose amabilmente.
Lui la ignorò sorridendo velenoso – Com’è che non mi sembri sorpresa di vedermi?-
Jane ingoiò una lunga sorsata di caffè, prima di rispondere – Diciamo che in questo quartiere solo due categorie di persone possono suonare il campanello a casa altrui un quarto alle sei di un sabato mattina: un ubriaco o un idiota.-
Lucius ghignò di più, sedendosi davanti a lei – Non mi chiedi perché sono venuto a trovarti?-
- Narsy ti ha finalmente buttato fuori di casa e ti serve un letto per dormire?-
- No, a dire il vero non riesco a scambiare una parola con lei da molti giorni.-
- Chissà come mai.- frecciò Jane gelida, cambiando completamente atteggiamento – Bellatrix è sempre a piede libero?-
- Sai perfettamente bene che Narcissa è l’unica per me.- l’uomo la fissò dritta negli occhi – Lo sai bene.-
- Si,- lei si mise in piedi, posando la tazza nel lavello – lo so. Allora, avanti parla…a cosa devo questa visita?-
- Mio figlio.-
Jane restò di spalle, cominciando a lavare posate e tazzine con aria tranquilla – Tuo figlio? Ah già, dovrebbe andare a scuola con Hermione. Mi pare mi abbia parlato di lui qualche volta.-
- Già…- anche Malfoy si alzò, andandole alle spalle – Lo sto cercando.- e le posò una mano sulla spalla, per farla voltare – Diciamo che abbiamo avuto qualche divergenza di opinioni e potrebbe essere venuto a Londra.-
La sua espressione dura, invece di spaventarla, la face ridere. Jane rise con un tono che lo fece sentire piccolo e specialmente lo sguardo che gli lanciò dopo, riuscì a centrare il bersaglio.
- Divergenza di opinioni…- ribatté ironica, gelandolo con un’occhiataccia – Però, mi pare un blando eufemismo da usare se queste opinioni sono le stesse che hanno diviso noi due, o sbaglio?-
Lucius schioccò la lingua, cominciando ad irritarsi – Andiamo Jane, non ricominciamo con questa storia.-
- Io non ricomincio niente. Tu ti presenti a casa mia dopo più di diciotto anni e hai la bella pretesa che io mi schieri dalla tua parte in questa lotta assurda…-
- Non è assurda!- sibilò iracondo – E tu sei una strega! Sei una Hargrave!-
- Io non sono un accidenti.- replicò lei, scuotendo il capo con pazienza disarmante – Te l’ho detto tanti anni fa e non intendo tornare indietro. Sono felice di quello che sono, di dove vivo…-
- Dell’uomo che hai sposato?- le prese in giro acidamente – Anche di quell’uomo ridicolo che non sa vedere a un palmo dal suo naso? Hn, che ridere…non conosce nemmeno realmente la donna che ha sposato e che dice di amare.-
- Lascia in pace Scott, in questo discorso lui non centra nulla.-
- Se le tue origini ti sembrano un discorso folle allora siamo a cavallo mia cara.- fece digrignando i denti – Non mi sembrava di averti chiesto la luna anni fa! Io ti avrei ridato la tua vita! Quella vera! Quella che ti spetta!-
- Si, solo perché colui che mi ha metà dei miei geni ha un nome importante fra voi maghi.- Jane rise seriamente divertita. Più lo guardava e più non capiva – Lucius, te l’ho detto diciotto anni orsono e ora te lo ripeto un’altra volta.- lo fissò a lungo, senza vacillare mai – Le mie origini potranno anche essere quelli di una purosangue ma i miei genitori biologici mi hanno abbandonata, privandomi dei miei poteri. Ora sono una babbana come tante e non intendo accettare il tuo dubbio aiuto nel riprendere i miei poteri come non m’interessa minimamente conoscere Liam Hargrave. Doveva pensarci tempo fa.-
- Capisco che tu sia amareggiata…- sbuffò cinico.
- No, non è questo!- disse lei cercando di fargli capire la realtà – Io non sono amareggiata. Io sto bene, lo capisci o no? Ho la mia vita, sono felice di quello che sono, di dove vivo e delle persone che mi circondano! Non m’interessa un’assurda lotta di divisione fra maghi! Amo mia figlia e non farei mai niente che potesse metterla in pericolo! Essere figlia di babbani non sarà peggio che essere la nipote illegittima di Hargrave, questo è certo.-
- E tua figlia è fiera di una madre vigliacca?- sibilò il biondo furente – Non ti riconosco più Jane.-
- Neanche io se per questo riconosco te.- disse, fissandolo malinconica – Non sei più il mago che conoscevo. Da quando è morto tuo padre, della persona che conoscevo io non ne è rimasta traccia.-
Cadde un profondo silenzio, interrotto solo dal ticchettio dell’orologio in cucina.
- Tu non capisci.- sibilò Malfoy riprendendo giacca e mantello – Non capisci…-
- Capisco che stai ricommettendo errori che hanno rovinato la vita a te.- sussurrò, addolorata per lui.
Lucius si fermò sulla porta, voltandosi a guardarla. Per un attimo restarono immobili a fissarsi, a scrutarsi.
- Ci rivedremo a giugno.- le disse, a bassa voce – Alla riunione col preside prima del M.A.G.O.-
Jane restò in silenzio. Sostenne i suoi occhi per un po’, poi abbassò il viso.
- Salutami Narcissa.-
- Certo.-
- Ci vediamo Jane. Stammi bene…-
- Si, ciao…- e prima che avesse potuto finire lui si era già Smaterializzato, senza lasciare traccia.

Erano le otto di mattina ormai e a Hogwarts si stava levando un vento fortissimo. Spazzò il cielo, rendendolo luminoso e brillante ma quelle folate parevano portare un brutto presagio.
Arthur Weasley era seduto nella Sala Grande di Hogwarts insieme agli insegnanti, Hermione, Ron, Blaise, gli Auror e il preside Silente. Lucilla se n’era andata dopo aver saputo della sparizione di Harry e Draco. Aveva detto che sarebbe andata a cercarli e che da sola avrebbe fatto prima ma non dava sue notizie da ore e gli animi erano sempre più preoccupati.
- Che strano che il padre di Draco non sia ancora venuto a chiedere spiegazioni di questa assenza.- insinuò Milo a bassa voce, appoggiato al caminetto. Sphin gli gettò un’occhiataccia ma era ciò che pensavano tutti. Perfino Caramell davanti alla blanda lettera di preoccupazione arrivata in risposta da Narcissa Malfoy aveva dovuto tacere, quasi mortificato. Era fin troppo chiaro che ai due studenti era accaduto qualcosa ma nessuno era ancora riuscito a spiegarsi come avevano potuto sparire nel nulla in quel modo e quel prolungato silenzio faceva pensare al peggio.
Per Harry i Weasley avevano creato un bel polverone e i professori non sapevano più dove sbattere la testa.
- Preside…forse dovremmo prendere in considerazione il fatto che qualcuno si sia davvero infiltrato a scuola.- disse Piton dopo l’ennesima camomilla bevuta – E’ assurdo che nessuno se ne sia accorto ma non vedo altra soluzione.-
- Una soluzione ce l’avrei io.- sibilò Cornelius Caramell acido – E’ stata la Lancaster!-
- Si, salva Potter per sette anni e poi lo fa uccidere in un raptus di follia.- frecciò Clayton Harcourt messo a parte di tutta la storia – Senza offesa Ministro ma lo trovo troppo contorto anche per una mezzo demone.-
- Senza contare che suo padre era Capo degli Auror.- continuò Milo con aria fredda – Quella ragazza ha fatto di tutto per vendicare i genitori e ora non vedo perché debba passare al lato oscuro.-
- Forse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato alla fine l’ha convinta.- andò avanti testardo.
- Senta ma perché bisogna prendere sempre il capro espiatorio più facile eh?- sbottò Tristan furibondo, alzandosi dalla poltrona – A me sembra follia pura combattere un nemico per tanti anni e poi uccidere Harry Potter per sfizio!-
- Forse l’ha fatto per il potere…-
- Ma che potere?- ringhiò, trattenuto appena da Jess – Lei è già abbastanza potente da distruggere tutto il Ministero!-
- Complimenti, tu si che ragioni col cervello.- ironizzò Clay sarcastico.
- Insomma Mckay!- sbuffò la Mcgranitt servendosi un’altra tazza di the – Mettersi a urlare non serve a cambiare i fatti. Stanno usando un Mutaforma per incastrare Lucilla, questo ti fa arrabbiare e l’abbiamo capito ma ora non possiamo permetterci di occuparci anche della sua reputazione. Noi tutti sappiamo cos’ha fatto Lucilla e questo prima o poi verrà fuori ma ora il problema è un altro. Quei due ragazzi sono dispersi!-
- E non sappiamo dove siano, né come trovarli.- sospirò Arthur Weasley – Preside, non le viene in mente niente?-
Silente se ne stava tranquillo in poltrona, carezzandosi la barba con aria pensosa quando un trillo fece sobbalzare tutta la congrega. Hermione a sua volta parve stupirsi nel vedere il suo cellulare con un po’ di campo.
Si alzò dal tavolo chiedendo scusa e rispose, vedendo sul display il numero di casa sua.
- Ciao tesoro, sono io…-
- Mamma!- Hermione si sentì meglio avvertendo la sua voce – Ciao! Come mai mi hai chiamato?-
Jane, seduta sul divano stava giocherellando col filo della cornetta – Ecco…vedi, avrei bisogno di parlarti di una cera cosa. Ti ricordi…di quel diavoletto biondo che hai portato a casa a Natale?-
La Grifoncina cadde dalle nuvole. Ma di che parlava sua madre?
- Diavoletto?-
- Si…sai,- Jane roteò gli occhi, guardandosi attorno circospetta, come se avesse temuto che in casa ci fossero orecchie poco gradite – quello biondo, con i biscotti al cioccolato in mano…-
La streghetta scoccò un’occhiata a Ron che la raggiunse, guardandola stranito.
- Mamma ma…parli di Dr…-
- Si, di quello. Quella statuetta, proprio quella. Ce n’è un’altra qua a casa nostra. Un diavoletto coi capelli neri…sai, ha un graffietto sulla fronte. Sono messi un po’ male. Me li hanno portati ieri sera e devo dargli una restaurata…-
A quel punto la signora Granger pregò che sua figlia fosse abbastanza veloce nel ricollegare e infatti Hermione tacque, davvero sconvolta. Sperava solo di non aver capito male.
- E…sono messe così male queste…statuette?-
Jane sospirò sollevata – Bhè…diciamo che hanno parecchi graffietti. Oh, niente di grave…ho fatto venire un...falegname, perché gli desse una controllata. Ma ho pensato di avvertirti. Direi che una settimana e saranno pronte.-
- E...me li mandi tu?-
- Si, certo. Se ci sono problemi ti chiamo, ok?-
- Si!- Hermione sorrise di cuore, stringendo forte il cellulare – Mamma ti ringrazio tanto!-
- Ma figurati. Adesso devo andare, ci sentiamo tesoro. Un bacione.-
- Ti voglio bene mamma.-
La Grifoncina chiuse la comunicazione e tornò dentro alla sala, sollevata e felice.
- Sono a casa mia.- scandì, sbalordendo tutti – Mia madre se ne sta occupando. Da quello che ho capito sono feriti e non messi molto bene. Un dottore li ha visitati ma sopravvivranno.-
Arthur tirò un sospirò, insieme a tutti gli altri.
- E come hanno fatto a finire lì?- chiese Jess scetticamente.
- Non me l’ha detto.-
La Mcgranitt guardò Silente – E adesso cosa facciamo Albus?-
- Bhè, io direi di far passare qualche giorno e poi di andare a controllare la situazione a Londra.- il vecchio mago si mise in piedi, sorridendo bonariamente – Signorina Granger, se tua madre ha detto che staranno bene mi fido di lei ma credo che andare a Londra tutti in massa sarebbe un passo falso. Ignoro le cause per cui siano finiti laggiù feriti…anche se le posso immaginare.- tacque un secondo, sentendo il silenzio di Caramell – Comunque, ritengo che possiamo prendere fiato…per il momento.-
- Aspettiamo qualche giorno e poi andremo a controllare.- l’assicurò Jess – Vuole venire anche lei?-
- Si, in effetti vorrei andare a prenderli io stesso.- disse il preside – Ma andrò da solo, voi dovete proteggere gli studenti che resteranno a scuola. Non voglio che accada nulla che possa aggravare di più questa condizione.-
- E una volta tornati quei due ci faremo dire che è successo.- sibilò Piton scocciato.
- Già, sarà interessante.- mugugnò Tristan sbollendo.
- Nel frattempo che facciamo?- rognò Sphin – Aspettiamo che quel Mutaforma faccia altri danni?-
- Se preferite potete andare a caccia.- disse Silente sorridendo – Ma credo che aprire gli occhi…qui nel castello – e guardò specialmente Tristan – sarebbe la cosa migliore per voi. Ora se volete scusarmi io e Arthur avremmo una questione di cui parlare.-
Il signor Weasley e Silente se ne andarono nel suo ufficio mentre tutta la sala si svuotava.
Quando Hermione e i ragazzi tornarono all’accampamento, tutti quanti accolsero la notizia con gioia, Elettra specialmente e anche Hagrid che pianse un sacco, stritolando Ron e Blaise in un abbraccio focoso per la troppa felicità ma c’era anche chi non era per nulla felice.
Due grandi occhi blu scrutarono quella gioia, disgustati.
- Forse è arrivato il momento di giocare pesante.- disse la testa di Bellatrix comparsa nel fuoco del camino della stanza in cui la Lancaster si trovava, appena arrivata da una lunga notte di ricerche – Sono sfuggiti ma tu hai trovato tua sorella. Cosa intendi fare ora?-
La mora ghignò, posando lo sguardo sul tavolo. Una vasta serie di boccette e intrugli le stava davanti, pronte e essere usate. – Oh, tranquilla. Tempo fa, prima di morire, avevo studiato un piano per rendere Lucilla innocua per un po’ di tempo. Sfortunatamente non vissi a lungo per mettere a punto la pozione ma se tutto va in porto…- rise, osservando l’aria curiosa della donna nel fuoco – …Se tutto va in porto, col mio sangue potrei bloccare i poteri demoniaci e magici di mia sorella con un procedimento inverso per la durata di una particolare clessidra. Riuscirei a renderla…-
- Babbana…- sussurrò Bellatrix con voce arrochita al solo pensiero.
- Esatto.- ghignò al ragazza – Babbana a tempo indeterminato…se faccio un sortilegio a una clessidra. Avrò tutto il tempo che mi serve per farle patire ogni genere di sofferenza!- scoppiò a ridere sadicamente, iniziando a trafficare – Adesso lasciami sola. Presto manderò un dispaccio anonimo al Ministero dove avvertirò che una strana fanciulla è stata vista nei pressi di Lancaster Manor. Lucilla è laggiù e quando arriveranno gli Auror sarà debole come un agnellino. Crederanno che è il Mutaforma che tutti cercano e la porteranno qui…dove Tristan si divertirà a farla parlare, io a vederla soffrire…e poi…morire!-
Bellatrix si lasciò sfuggire un gemito fin troppo esaltato.
- Complimenti Lumia. Davvero complimenti…ora ti lascio. Informerò tutti, non temere.-
- Bene, preparatevi perché la Lady Oscura sta per cedere la corona.-

Lucilla dormiva a mala pena da giorni.
Non riusciva a chiudere occhio da quando se n’era andata a da Hogwarts. Soffriva e non sapeva perché.
Anzi, lo sapeva…sapeva perché stava male. Stava così perché Tristan non era con lei.
Se ne stava raggomitolata sul divano, avvolta in un vecchio vestito di suo madre, bellissimo e freddo, mistico e misterioso com’era stata Degona. Sentiva ancora il profumo di sua madre…le sembrava di farsi abbracciare da lei.
E più ci pensava, più la vedeva ancora brandire quella spada…e ammazzare suo padre.
Lei imprigionata, con Lumia che rideva sguaiatamente nel vedere i suoi genitori ammazzarsi a vicenda…
Serrò le palpebre, avvertendo gli occhi inumidirsi.
- Dannazione..- sibilò mettendosi a sedere. Stava diventando una frignona. Tutta colpa di Tristan!
L’aveva fatta diventare una strega quasi normale col suo lavaggio del cervello alla Mckay.
Tristan…Tristan…
Non faceva che pensare a lui, accidenti. C’era sempre e solo lui nei suoi sogni.
Ora più che mai lo voleva a fianco, avrebbe tanto voluto abbracciarlo e fare finalmente ciò che desideravano entrambi, ora che aveva eliminato anche il fantasma di Tom. Ma se n’era andata.
Si mise in piedi, cercando di concentrarsi sui suoi studi quando una violenta ondata di nausea la colpì al petto.
Sentì quasi il cuore frantumarsi, il sangue…scorrere al contrario.
Cadde a terra, contorcendosi e gemendo. Non riusciva a capire cosa stesse accadendo ma ci arrivò presto quando una voce nella sua testa cominciò a ridere, a ridere diabolicamente.
"Ciao sorellina…è da tanto che non ci parliamo…"
Lumia…
Lucilla cacciò in grido, tenendosi la testa chiusa in una morsa ma si sentì morire davvero, quasi come quando era stata gettata nel Rogo dei Dannati e le fiamme l’avevano consumata, ghermendola con le loro lingue roventi. Ma quello era un incantesimo. Un dannato incantesimo. Non riusciva a contrastarlo perché il dolore la incatenava in un pentacolo scuro e quando la cicatrice sanguinò…non grondò sangue nero ma…sangue rosso. Sangue di essere umano.
Non fece in tempo a maledire sua sorella, né se stessa per essere stata tanto ingenua.
Cadde in un sonno profondo, privata dei poteri e della sua natura…e quando gli Auror arrivarono videro un essere che aveva l’aspetto della Lancaster…ma sangue umano.
E per questo non ci fu scampo.

 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29° ***


 


Jess Mckay stava appoggiato alla finestra, osservava il cielo nuvoloso, i fulmini che dardeggiavano in cielo...
E più si guardava dentro, più credeva di aver ragione.
- Che cos'hai fratellino?-
Sorrise gentilmente, sentendo la sorella abbracciarlo di schiena. Per una volta Sofia sembrava interessata.
- Sono un po' preoccupato...- mormorò fissando il vuoto - Per Tristan.-
La bionda sorrise amara, alzando le spalle - Lucilla non è cambiata. Sono più che sicura che tanto non avranno futuro. Lei non è stupida. Non ha alzato un dito su di lui allora e non lo farà adesso.- abbracciò più stretto l'Auror, scrutandolo pensierosa - A volte mi chiedo se lo ami davvero...-
Ma Jess non rispose. Lui pensava a tutt'altro. Che si amassero era palese. Anche negli occhi di ghiaccio della mezzo demone. Ma ora in quegli occhi c'era qualcosa di diverso. Di troppo diverso.
Eppure, anche se aveva capito cos'era...non riusciva a crederci. Era follia.
- Lo vedo felice sai?- Sofia socchiuse le palpebre, stringendolo forte - Da tanto tempo non sorrideva più.-
- Già...- suo fratello abbassò lo sguardo, ricordando i tanti anni passati a cercare di riportare suo fratello minore il ragazzo spensierato che era stato, prima di perdere qualcuno di molto importante. E ora che lei era tornata, ora che lei gli aveva riportato la gioia...nessuno dei due osava anche solo pensare, nonostante il loro brusco comportamento, di poter fare qualcosa per separarlo da Lucilla.
- Che mi dici di te?- Jess cambiò discorso, girandosi a guardarla - Allora Sofia? Cosa combini? Me lo vuoi dire?-
La strega sogghignò, alzando le spalle con aria sbarazzina - Niente che approveresti!-
- Non sarà illegale...-
- Oh, già...sono circondata da Auror e genitori votati alla causa di Silente.- sbuffò annoiata - Non vi passa mai per la testa, vero, che a me non possa importare nulla di difendere il prossimo...-
- Andiamo, non è così.-
- Si, invece!- replicò seccata, cambiando completamente espressione - Mi considerate un'egoista solo perché non sono diventata un Auror, perché non me ne frega niente delle beghe al Ministero e perché voglio vivere la mia vita tranquilla! Guarda che li sento i vostri discorsi! Bhè, sai che ti dico? A me non importa della pace mondiale, vorrei solo che i miei famigliari restassero vivi, attorno a me!- gli dette le spalle, furibonda - Qua a quanto pare preferite tutti morire per una causa che passare il poco tempo che abbiamo fra le persone amate. Bene, accomodatevi!-
- Aspetta Sofia!- la richiamò sconvolto - Aspetta un attimo!-
- No, non aspetto niente!- sibilò sulla porta - Ero solo venuta a salutare Tristan prima di partire! Esatto, parto! Io e Mike, il mio fidanzato, andiamo in Francia per qualche tempo. Quando tutto sarà finito torneremo...- Sofia lo guardò addolorata - Ammesso che abbia ancora qualcuno da cui tornare. Buona fortuna Jess!- e scese di corsa le scale, senza dargli il tempo di correrle dietro. Rimase lì alla finestra, senza parole. Di ghiaccio.
Si sentiva un imbecille. E stava ancora con lo sguardo perso quando Milo gli arrivò accanto.
- Jess...tutto ok?-
Guardò il Diurno e deglutì - No, non va bene per niente. Mia sorella è convinta che in famiglia ce ne freghiamo di lei, di morire e degli affetti. Tristan se andrà da Lucilla, mia madre e mio padre fanno i ragazzini e io ...- cercò le parole adatte, sentendosi anche peggio di un pazzo - Io comincio a vedere cose che non ci sono.-
Morrigan corrucciò quella sua espressione dolce, guardandolo curioso.
- Cioè?-
- Dai, non voglio darti fastidio...-
- Cazzate, i problemi di famiglia sono la mia specialità.-
- Scusa Milo, dovrei proprio tacere.-
- Eddai piantala, che musi che avete tutti...- lo fece sedere, sogghignando - Tristan è di pessimo umore oggi, deve aver litigato con Lucilla perché la sta evitando e non fa che bestemmiare dietro a Harcourt.-
- Lui e Clay hanno sempre gareggiato in tutto.- spiegò il biondo scocciato - A vent'anni sono finiti al San Mungo dopo un rissa. A ventuno si sono sfidati a duello, a ventidue Tristan gli ha fregato la ragazza e l'anno scorso Clay gli ha distrutto la moto. Da quando si sono conosciuti non hanno procurato altro che guai.-
- Traccheggi.- sbuffò il Diurno - Allora? Dici che vedi cose che non ci sono...-
- Le fragole.- sbottò Jess a quel punto, esasperato.
- Fragole?- Milo alzò un sopracciglio - Sarebbe? Vedi fragole in giro? Vedi della frutta che non c'è?-
- No, idiota.- lo guardò male - E'...è stata Lucilla... ha mangiato delle fragole e...-
- Cazzo ma è la ragazza di tuo fratello, sei un porco infame.-
- Porca vacca ma mi lasci spiegare? Ti sei offerto tu di ascoltare questa dannata storia!-
- Va bene, va bene...va avanti...-
- Vedi...pensavo...-
- Ah, perché tu pensi...-
- FOTTITI MORRIGAN!- Jess era uno che andava fuori di testa facilmente mentre il Diurno se la rideva.
- Scusa ma mi tiri fuori queste cose con la pinza!- ghignò Milo - Dai, adesso sto zitto sul serio.-
- Sarà meglio. E' stata davvero strana... quel modo di mangiare le fragole mi ha fatto ricordare un'altra persona.-
- Chi?-
Jess tacque, inspirando forte. Poi si decise a parlare.
- Sua sorella Lumia.-
Morrigan stavolta non rispose, limitandosi a spostare lo sguardo sul fuoco.
- Ti ricordi...- disse un attimo dopo - quando ti ho detto che sentivo odore di cadavere?-
- Si...-
- Lo sento ancora. È ovunque. Aleggia sulle nostre teste e non sparisce...- portò gli occhi dorati sul compagno Auror, serrando le mascelle - Questo vuol dire solo una cosa.-
- C'è un morto che cammina, qua a Hogwarts.- annuì Jess alzandosi - Si, lo so.-
- Allora? Che facciamo?-
- Va bene...- Mckay andò alla porta - Avvisiamo gli altri e diamo il via alla caccia.-

Erano le due di pomeriggio quando Harry aprì gli occhi. Ricordò cos'era accaduto non appena sentì il forte dolore al collo e si accorse che la sua vista era appannata.
Pensò a malincuore ai suoi occhiali, poi cercò di mettersi a sedere nel letto.
Facendolo urtò Malfoy con la mano ma il biondino non ne risentì minimamente, visto che continuò a dormire a pancia in sotto, per non premere sulle ferite alla schiena.
Potter pensò che se era pallido quanto lui allora dovevano sembrare due cadaveri.
Un violento mal di testa gli fece vedere tutto nero non appena mise piede a terra.
Doveva avere la pressione sotto i tacchi...
Fortunatamente Jane era vigile e appena sentiti i rumori dei movimenti del Grifondoro salì a controllare la situazione. Lo aiutò a uscire dalla stanza dove trovò Rose, già tutta piangente. Quasi stritolò Harry in abbraccio fin troppo forte ma il moretto riuscì comunque a raggiungere la cucina dove le due donne lo fecero accoccolare sul divano a fondo stanza.
Con una tazza di the ingurgitò due pastiglie di vitamine, poi un paio di biscotti e ammise che in effetti aveva un certo languorino, nonostante la brutta sensazione che quel morso al collo continuava a procurargli.
- Prude?- chiese Rose curiosa.
- Tantissimo.- ammise malconcio.
- Vuol dire che guarisce.- sorrise Jane sedendosi accanto a lui. Quando lo fece Harry la guardò sconsolato, cercando le parole adatte per spiegarle la situazione. Si sentiva in colpa ad esserle piombato in casa in quel modo, specialmente nelle loro condizioni. - Scusa Jane, davvero...- le disse con gli occhioni verdi tristi e languidi - Non avrei mai voluto farti preoccupare in questo modo.-
- Ti sei già scusato un sacco di volte da stamattina e a me delle tue scuse non importa niente, visto che ero preoccupata da morire per come mi siete piombati in casa, tesoro.- fece con aria falsamente severa - Adesso tu mi spieghi che accidenti ti è successo al collo, perché Draco è ridotto in quelle condizioni, perché eravate insieme e come mai siete arrivati qua, intesi? Ho preso una settimana di ferie apposta.-
- Mi spiace, non volevo disturbarti...-
- Dì ancora che ti dispiace e ti caverò la verità di bocca a modo mio.- lo minacciò sarcastica.
Il moretto allora annuì, sospirando. Era un po' difficile da spiegare.
- Ecco...ti ricordi di...Voldemort?-
- Il mago che tu, Ron e Hermione avete eliminato l'anno scorso?- Jane annuì.
- Si, lui...bhè, vedi...ci sono dei suoi seguaci che hanno sempre in testa di farmi la pelle. E di recente stanno tornando alla carica. Mi hanno preso e...hanno cercato di uccidermi.-
- E lo slavato che centra?- chiese Rose versando del the anche per la padrona di casa.
- Malferret?- Harry sentì lo sguardo di Jane farsi più intenso e anche...stranamente furente - Lui...l'hanno catturato insieme a me e...diciamo che i suoi genitori fanno parte di quelli che vorrebbero vedermi morto. Ma...- deglutì a vuoto, quando Jane si alzò di scatto, sempre più evidentemente in collera - Quella gente vuole farlo diventare un Mangiamorte, credo che Hermione vi abbia detto cosa sono. E l'unico modo per diventarlo è morire...-
- Quindi...- Jane si bloccò in mezzo alla cucina - Mi stai dicendo che i genitori di Draco lo vogliono uccidere?-
Il Grifondoro si accigliò.
- Per quel che ne so io...è suo padre a volerlo dalla sua parte. Sua madre l'ho vista solo un paio di volte e non credo le importi molto di lui.-
Un intervento di Rose lasciò in sospeso quel discorso ma dall'espressione della madre della sua ex, Harry capì che c'era qualcosa che non andava. Non aveva mai visto Jane Granger furente e ora quel suo sguardo gli metteva un pelino di angoscia. Comunque riuscì a sbollire in fretta perché tornò di buon umore, quando lo consolò da quella brutta avventura. Passò il pomeriggio in maniera serena e leggera e Rose era appena tornata da un negozio di abbigliamento maschile per comprare qualcosa ai due ammalati quando suonò il telefono.
Fu la domestica a rispondere intanto che Harry divorava una buona razione di latte e cereali al cioccolato per merenda ma a quanto vedeva da lontano l'interlocutore alla cornetta doveva essere particolarmente insistente perché quando Rose entrò in cucina era molto seccata.
- Signora...- disse alla padrona di casa - C'è una donna che la vuole. È molto agitata e non vuole dirmi chi è.-
Jane alzò gli occhi dal giornale, stava controllando nel caso qualche fatto strano fosse avvenuto quella notte, e la sua espressione serena mutò. Prese saldamente la cornetta e si diresse in soggiorno, come per non farsi sentire e come se avesse già capito chi la voleva. Harry alzò le sopracciglia ma continuò a mangiare, per rimettersi in forze.
Jane invece non riusciva a controllare la sua rabbia, tantomeno il suo tono.
- Come sta?- sibilò quando fu lontana - Come credi che stia?- ringhiò uscendo definitivamente di casa, per poter urlare in santa pace - Questa fa veramente ridere, lo sai? Hai una vaga idea di quello che abbia provato quando me li sono visti stesi nel salone coperti di sangue!?-
- Non m'interessa!- urlò la donna all'altro capo del filo, sempre più allarmata - Dannazione dimmi come sta!-
- Sta come uno che ha una decina di ferite di coltello sulla schiena, ecco come!-
Ci fu un attimo di silenzio angosciato, poi Jane sentì un gemito spezzato. Poi un singhiozzo...
- Dio...- Jane scosse il capo, troppo amareggiata per comprenderla - Narcissa ma cosa credevi di fare? Ho appena saputo che tutto questo fa parte di un ignobile rituale per diventare un membro effettivo di quella dannata setta! Hai quasi lasciato che ammazzassero tuo figlio!-
- MA IO NON LO SAPEVO!- esplose Narcissa Black Malfoy, con la voce rotta da un pianto represso - Io credevo fosse a Hogwarts! Non avrei mai immaginato che riuscissero a portarlo via da scuola! Credevo che laggiù fosse al sicuro!-
- E infatti Lucius è passato stamattina a cercarlo proprio da me!-
- Io non gli ho detto niente di Natale!- replicò la strega rabbiosamente - Come puoi pensare che sia così crudele?? E' mio figlio! Per me Draco viene prima di tutto! Morirei per lui e lo sai benissimo!-
Jane deglutì, passandosi una mano sugli occhi.
- Scusami, non volevo urlare...-
- Lascia stare.- Jane si sedette sui gradini, avvolgendosi nel maglione leggero.
- Starà bene vero?-
- Si...staranno bene tutti e due. Sono stati bravi a scappare.-
- Anni di addestramento.- rise amara Narcissa, nascosta in una cabina telefonica babbana molto lontana dal suo bel maniero - Vorrei solo...vorrei solo che sapesse che non ne sapevo nulla! Sapevo che Lucius e Bellatrix stavano combinando qualcosa ma non credevo che l'avrebbero rapito sotto gli occhi di Silente...- le sfuggì un altro singhiozzo e strinse forte la cornetta, quasi piegata in due per il dolore - Jane ti prego...aiutami...- si portò la mano alla bocca, sentendosi quasi morire - Jane...devi aiutarmi...io non riesco più a proteggerlo! Ci ho provato...ci ho provato in tutti questi anni...ma non è stato abbastanza!-
- Narsy...Narsy calmati adesso...-
- No...lo vogliono uccidere...- pianse a occhi chiusi, in ginocchio nella cabina - Vogliono uccidere il mio bambino...-
- Narsy, ti prego...- Jane si mise in piedi, senza sapere più cosa fare - Io ti posso stare vicino ma non ti posso aiutare. Quelli sono maghi...devi andare da Silente e dirgli tutto quello che sai! Forse siamo in tempo per salvare anche Lucius...-
- Ma lui non vuole!- scoppiò la strega picchiando un pugno contro l'anta della cabina - Non vuole, non vorrà mai! Per lui questa dannata causa viene prima di tutto! Anche di Draco... Dio...lo odio...lo odio!-
- Narsy...-
- Jane aiutami...-
- Vai da Silente! Ti prego Narcissa! Devi andare da lui e dirgli tutto!-
- Ho bisogno di te...-
Jane tacque, serrando la mano sulla cornetta - Riesci ad andartene via da casa per qualche tempo?-
- Per quanto? E dove dovrei andare?-
- Ti ricordo dell'hotel di mia cugina in Costa Azzurra?-
- Vuoi mandarmi lì?- Narcissa sgranò gli occhi umidi.
- Sta fuori di casa per qualche tempo, qualche settimana. Dì a Lucius che hai bisogno di una vacanza, non ti dirà di no e non verrà con te perché a quanto mi dice Harry stanno programmando qualcosa. Tu devi solo startene fuori lo stretto necessario perché pensino ai loro guai e non possano cadere ritorsioni su di te. Intanto Silente verrà a prendere Draco e Harry e li riporterà a scuola. Ti posso assicurare che dopo questo caos non accadrà una seconda volta. Harry ha già mandato un gufo a scuola nel pomeriggio, non ti devi preoccupare.-
La strega sospirò, pensando a quella soluzione.
- Si.- sussurrò infine - Farò come dici tu.-
- Brava, avviso io mia cugina. Tu devi solo fare i bagagli e startene lì buona per qualche settimana. Senza di te nessuno penserà che Draco è ancora protetto da qualcuno, quindi per forza dovranno attaccare Silente sotto il suo naso e non sarà facile. D'accordo?-
- Si, Jane... d'accordo.- Narcissa si rimise in piedi, pulendosi gli occhi gonfi di lacrime - Grazie per quello che fai.-
- Le amiche servono a questo no?-
- Abbraccia...Draco da parte mia.-
- Contaci.- sorrise Jane malinconica - Adesso va a casa, mi raccomando. E attenta.-
- Si, anche tu. Ciao Jane...-
- Ciao Narsy.- e chiuse la comunicazione, più depressa che mai. Non si era mai sentita così impotente in vita sua.
Certo, disse una vocina odiosa nella sua testa, se fosse stata una strega come doveva essere forse avrebbe potuto essere di ben più aiuto. Continuò a chiederselo mentre saliva le scale, entrando nella stanza degli ospiti.
Si sedette sulla sponda, guardando il sonno cupo e buio di Draco.
Gli carezzò i capelli biondi e questo lo svegliò leggermente ma Jane non si sarebbe mai aspettata che saltasse a sedere in quel modo, con gli occhi sbarrati, terrorizzato a morte, pallido e tremante, come se fosse stato il diavolo in persona a toccarlo. Si schiacciò contro la testata del letto...e solo quando la vide riuscì a riprendere a respirare.
- Tesoro, calmati...- Lei gli prese la mano, vedendo che la riconosceva - Sono io...-
- Jane...- mormorò, assumendo un'espressione distrutta.
- Si, sono io...sei a casa adesso.- gli disse dolcemente - E' tutto a posto. Harry sta bene e anche tu.-
- Perché siamo...-
- Non lo so...ma siete al sicuro qua.- gli passò il palmo sul viso con tenerezza, per tranquillizzarlo visto che continuava a fremere come un coniglio nella gabbia - Sei al sicuro qui. È tutto finito...- e appena conclusa la frase capì cos'era veramente successo. Perché Draco si piegò su se stesso, chiudendosi le mani sugli occhi.
Le sue spalle vennero scosse da lunghi fremiti che non si placarono fino a quando non lo abbracciò stretto, attenta a non fargli male. - Shh...- gli disse con tono dolce, carezzandogli i capelli e cullandolo - E' tutto a posto. È tutto a posto... qua sei al sicuro...-
Draco la strinse forte, affondando il viso nella sua spalla. Ecco ciò che aveva sempre voluto sentire.
Forse non da Jane...ma da un'altra donna...
Eppure faceva così bene sentirselo dire, pensò annaspando. Era come un balsamo su una ferita aperta.
Un abbraccio che sapeva di mamma. Un abbraccio che da troppo non provava.

Tristan lesse rapidamente il messaggio di Harry e la passò a Piton.
- E così quel Mutaforma ha rapito il signor Potter e il signor Malfoy con le sembianze di Lucilla.- bofonchiò Severus scocciato - Anche se è da appurare come abbia fatto, visto che i Mutaforma non hanno capacità di Smaterializzarsi.-
- Non ha idea di quanti Ibridi siano stati creati negli ultimi anni.- bofonchiò Clayton, seduto in poltrona.
- Un Ibrido parecchio incapace visto che sono ancora vivi.- sentenziò la Lancaster, semi sdraiata sul divano con aria annoiata - Ma sono stati decisamente fortunati.-
- Già, quei due sono baciati dalla fortuna Lucilla.- rispose Tristan senza guardarla - Allora professore? Adesso cosa facciamo?-
- Bhè,- la Mcgranitt versò a tutti una tazza di the con l'uso della magia - visto che il professor Silente è dovuto tornare a Londra sotto richiesta di quell'idiot...- si zittì di colpo, facendo sogghignare tutti i giovani Auror - volevo dire... con il Ministro Caramell, credo che dovremo aspettare che il preside sistemi la questione con i funzionari. Gli ci vorranno parecchi giorni e poi ha detto che andrà subito a casa della signorina Granger.-
- Va bene.- Jess sbuffò, stanco dopo la notte insonne - Allora riportiamo tutti i ragazzi nei loro dormitori. Li avvisiamo che Silente è andato a Londra per discutere di questa situazione, quindi se vogliono conservare la pelle è meglio tornino dentro.-
- Cristallino come sempre Mckay.- mugugnò Piton - In mancanza del preside vediamo di limitare le visite. Cancelliamo il convegno sull'Uso delle Scope negli Spostamenti in Città Babbane di domani e facciamo scortare i ragazzi nei dormitori da Capo Scuola e Auror.-
- Ottimo, noi invece potremmo occuparci del Mutaforma.- scandì Leblanc col suo accento fastidioso. Si girò verso la Lancaster e la guadò storto - Complimenti, signorina. Mi piacerebbe sapere come ha fatto a scovarlo.-
La mora alzò le spalle, ignorandolo - Con un semplice incantesimo di focalizzazione che voi maghi di certo non sapete fare, senza offesa.-
- Dove possiamo portarlo per interrogarlo?- chiese Clay, fregandosene di quei due.
- Nella torre Oscura.- disse la Mcgranitt - E' il posto più sicuro. Prima la occupava Lucilla.-
- Già,- disse la mezzo demone - e sapendolo l'ho già preparata ad accogliere il nostro ospite.-
- Quando arriverà?- chiese Jess, alla finestra.
- Oh, entro stanotte saranno qui. Mi preoccuperò di persona di controllare chi entrerà a Hogwarts col Mutaforma.-
- Io non credo che parlerà.- disse Milo, fissandola con aria dura.
I suoi occhi azzurri divennero freddi, osservandolo con durezza a sua volta.
- Non saprei Morrigan, io so come far parlare i prigionieri. E tu?-
- Oh, tranquilla.- replicò il Diurno - Dipende cosa uno vuol sentirsi dire.-
L'aria divenne di colpo pesante. Sembrava che potesse essere tagliata col coltello e gli altri si accorsero benissimo che Milo aveva qualcosa che non andava perché dopo aver ghignato acidamente verso la mezzo demone se ne andò, dicendo ai compagni che se ne lavava le mani.
- Ma che ha?- mugugnò Leblanc scocciato.
- Sente un odore fastidioso, ecco tutto.- replicò Jess vago.
- Maledetto vampiro...-
- Ehi Leblanc!- sibilò Tristan di colpo - Fammi un favore, vai a farti un giro ok?-
- Che c'è Mckay...hai dei problemi con quel vampiro?- continuò il francese.
- No,- si mise in mezzo Jess parandosi di fronte a suo fratello - qua nessuno di noi ha problemi con quello che tu chiami vampiro, Philip. Io meno che mai...- fece, insinuante - e visto che la mia squadra la dirigo io, non penso che questi siano fatti tuoi, d'accordo?-
- E un'altra cosa.- disse Sphin con voce roca, rigirando la spada fra le mani - Non è un vampiro.-
- No, solo un mezzo vampiro!- sibilò ironico Leblanc andando alla porta - Sai che differenza!-
Quando furono soli sentirono la risatina sarcastica della Lancaster. Lei si mise in piedi, scuotendo la chioma scura.
- Sentito gente? È sempre mezzo...che differenza volete che faccia?- e sparì ridacchiando, lasciando gli Auror parecchio nervosi, in attesa di sistemare la questione prima che Milo e Tristan avessero avuto una delle loro brillanti idee di come rendere la vita un inferno al loro nemico.
E quando calò la notte una carrozza senza cavalli, nera, senza uno spiraglio da cui far passare un filo di luce o un fiotto d'ossigeno venne fatta passare attraverso i cancelli di Hogwarts.
Lumia sorrise dalla Torre Oscura, carezzandolo con la mano la clessidra incantata che sgranava sabbia bianca.
Lentamente, quasi con insofferenza, i granelli cadevano...uno per volta, ancora e ancora. Lenti, leziosi...
Incantati e rallentati. Quella clessidra sarebbe potuto durare per giorni e giorni.
La mezzo demone riapparve sullo spiazzale della scuola dove gli Auror erano già schierati. Disposti a ferro di cavallo fecero passare le carrozza, i Cacciatori si ritirarono e alla fine con un gesto della mano di Clayton Harcourt la porta della carrozza si aprì. Ne tirarono giù qualcosa avvolto in un telo nero, si dibatteva ma non accennarono a cedere. Sphin prese in spalla il fagotto che continuava a scalciare e gridare.
Dalla torre del Grifondoro i ragazzi guardavano la scena...pregando che finalmente chi cercava di infangare il nome di Lucilla fosse stato catturato. Ma come si sbagliavano.
Raggiunta la torre oscura, Clay e Tristan aprirono la porta, fecero passare Sphin, Jess e la Lancaster poi richiusero i battenti con un incantesimo...e lasciarono andare il fagotto a terra.
Lucilla rotolò fuori dal telo, tossendo e ansando, pallida ma con le gote arrossate come mai le aveva avute.
Prima ancora di guardare gli altri si gettò come un falco su una brocca d'acqua lasciata in disparte e bevve fino a sfinirsi, fino a dissetarsi provando per la prima volta quella sensazione nuova, quando lei mai aveva avuto bisogni di quel genere. Lasciò andare la brocca poco dopo, girandosi lentamente verso gli Auror e... sua sorella.
Non assunse espressione, come non lo fece Lumia. Aveva preso le sue sembianze...
E in fondo...erano gemelle.
- Così sarebbe questo il Mutaforma...- chiese sua sorella con voce pacata.
Lucilla sogghignò, fissandola con gli occhi azzurri contratti. Un misto di rabbia, dolore, angoscia e disperazione la invase. Lei. Lei! Era stata lei! Lumia! Era colpa di quell'essere se aveva perso tutto quanto! Se la sua vita era stata rovinata!
- Come sei brava sorellina...una splendida attrice...- sibilò a bassa voce.
Tutti tacquero, sconvolti e senza parole...ma Lumia fu ancora più brava. Da perfetta ammaliatrice quale era fece per indietreggiare, come colpita da uno schiaffo. Faceva anche finta di essere ferita...
Lucilla serrò le mani, piantandosi le unghie nel palmo. Avrebbe dovuto aspettarselo.
- Come hai fatto a tornare in vita?- sussurrò rancorosa - Come diavolo hai fatto??-
- Perfetto Mutaforma.- fece Clay divertito - Dio, non ne avevo mai visto uno del genere.-
- I Mangiamorte addestrano bene le loro esche.- sentenziò Sphin - Tutto bene Lucilla?-
Lumia serrò le palpebre con aria dolente, avvicinandosi a Tristan e quando lo fece Lucilla quasi si sentì male.
Di colpo qualcosa negli occhi della gemella che aveva creduto morta le disse qualcosa...qualcosa che non avrebbe mai voluto sentire. Né vedere.
- Ci lasciate sole un attimo?- chiese Lumia con aria di pietra.
- Sei sicura?- le chiese Tristan premuroso, piantando un coltello nel petto di Lucilla.
- Si, male non può farmi...e poi la farò parlare io. Tranquillo.-
- Ok...- annuì, sforzandosi di stare calmo - Se hai bisogno siamo fuori.-
- Va bene, va bene...- Jess la scavalcò senza guardarla e raggiunse Lucilla che lo guardava allarmata - Io però l'ammanetto alla parete. Non si sa mai.- e chiuse dei bracciali magici attorno ai polsi della mora, poi seguì gli altri alla porta, voltandosi un'ultima volta - Ah, Lucilla...-
- Si?- chiese Lumia beata.
- Vedi di non uccidere...il Mutaforma.- fece il biondo - Non ancora.-
- Come vuoi.-
Quando il battente venne richiuso con la magia, Clay andò a farsi un giro e anche Sphin, che andò a controllare la situazione ma Jess si accorse che Tristan non aveva il solito sguardo.
Vide le sue mani serrarsi sullo scorri mano della scala a chioccola...e strinse così tanto da farsi venire le nocche bianche. Non gli vedeva gli occhi ma immaginava quanto fossero febbrili.
- La farà strillare Tristan...- gli disse suo fratello maggiore - E' meglio che vai via.-
Ma lui non si mosse, deglutendo a vuoto, col cuore in gola.
- Dio...- lo sentì sussurrare Jess, tremando come una foglia - Dio...ma come ho fatto...-
- Tristan non potevi saperlo. Come potevi riconoscerla?-
- Avrei dovuto capirlo prima di...prima di...-
- Andarci a letto?- Jess scosse il capo - In questo modo la stiamo salvando. Le farà del male ma se entri adesso Lumia ucciderà tutti quanti. Forse con Milo potremmo anche metterla in difficoltà ma rischiamo la vita di Lucilla. Non so cosa le ha fatto per renderla umana...e dobbiamo scoprirlo. Ora dobbiamo concentrarci su come salvarle la vita.-
- Si e intanto io sono andato a letto con quella maledetta di Lumia!- sibilò, mordendosi un labbro a sangue - E Lucilla invece è la dentro!- e proprio in quel momento un grido lacerò il silenzio nell'aria, costringendolo a tapparsi le orecchie mentre perfino Jess doveva costringersi a stare calmo.
Doveva farlo per forza. O sarebbe entrato e avrebbe distrutto quella traditrice una volta per tutte, con le sue stesse mani.
Ma dentro alla torre Lucilla non riusciva più a distinguere fra presente e passato.
Sotto i Cruciatus stava di nuovo patendo le pene dell'inferno, urlando con tutto il fiato che aveva in gola, dimenandosi, contorcendosi...sotto lo sguardo perverso di Lumia che usava la bacchetta con leggerezza, come se tutto fosse stato un gioco. Le girava attorno, dandole tempo per sentire dolore fra un colpo e l'altro, fra un attacco e l'altro, acuendole la tortura. A un certo punto s'inginocchiò accanto a lei, sorridendo con aria gentile.
Le carezzò la testa, sfiorandola appena.
- Come mi sei mancata sorellina...-
Lucilla sputò sangue dalla bocca, girata a faccia in giù - Vall'inferno...- sibilò in risposta.
- Crucio...- sussurrò Lumia e la gemella riprese a gridare, serrando le mani e i denti, quasi rischiandosi di spezzarseli.
- Attenta a come parli, tesoro...- rise Lumia, abbassandosi sulla bocca della sorella - Ti ho levato tutti i poteri. Allora?- chiese amara, afferrandole la nuca con forza - Come ci si sente ad essere come tutti gli altri? Com'è essere senza poteri, nel corpo di un essere indifeso?- ghignò, mentre Lucilla testardamente non sviava il suo sguardo - E' una sensazione fantastica, non credi? Il dolore poi...- poggiò l'altra mano sulla ferita a fulmine, rendendola incandescente, facendola strillare ancora - Il dolore è una sensazione inebriante...ti fa sentire vivo...vero mia cara? Viva...ti senti viva...come io non sono più!-
La ributtò a terra, facendole picchiare il capo e le mattonelle cominciarono a macchiarsi di rosso mentre Lumia si rimise in piedi, furibonda - Sei stata brava Lady Oscura, veramente brava! Mi hai aperto in due, mi hai strappato il cuore!-
Lucilla per un attimo tacque...ma lentamente si mise a sedere, incurante dell'atroce sensazione che stava provando al petto. Le rise in faccia, con le labbra sporche di sangue - Io ti avrei strappato il cuore?- un lampo di dolore le attraversò gli occhi azzurri - Ma come sei melodrammatica...chiunque ti abbia riportato in vita ha fatto solo una gran fatica...- di colpo la sua espressione si fece diabolica - tu prova solo a darmi le spalle...sorellina... prova solo a darmi il benché minimo appiglio e ti giuro che ammazzerò così lentamente che morirai sbadigliando dalla noia!-
L'altra retrocedette mentre Lucilla balzò in piedi, facendo tintinnare le catene che le ferivano i polsi.
- Come osi presentarti ancora davanti a me...- sibilò con gli occhi dardeggianti di collera - Come hai potuto uccidere la mamma?!- gridò fuori di sé - E nostro padre! Li hai lasciati massacrarsi! E per cosa?? Per il potere? Eh? Per Tom?- le sputò ai piedi, disgustata - E' questo il tuo problema sorellina! Lo è sempre stato...-
- Ma di cosa parli?- chiese Lumia ironica, tremando dentro.
- Di questo...- Lucilla le arrivò a un passo, per quanto le permettessero le catene e rise ancora, quasi istericamente - Tu... sei tu il problema! Sei un cadavere! Un cadavere che cammina! Sarai anche forte, si sei mezzo demone... ma sai bene che se solo mi riprendessi i miei poteri sarei in grado di schiacciarti con un dito!-
Fece in tempo a terminare la minaccia che la frustrazione di sua sorella esplose. Le volò addosso e la rischiacciò a terra. Le mise le mani alla gola e cominciò a stringere, mozzando il fiato a Lucilla che dibattendosi non riusciva però a togliersela di dosso.
- Tu...- ansimava Lumia furibonda - Tu maledetta... sei sempre tu...è sempre stata colpa tua!-
Nella lotta Lucilla riuscì a graffiarle il viso ma servì a poco: Lumia continuò a stringerle la gola fino a quando non le uscirono suoni strozzati dalla bocca e poi, sorridendo, si chinò al suo orecchio.
- Se non altro questa perdita di tempo mi ha fatto divertire...sai?- ghignò di più quando l'altra sgranò gli occhi, ormai pallida per la mancanza d'aria - Spero che Voldemort ti abbia fatto gridare...come Tristan ha soddisfatto me l'altra notte!- e con quell'ultima perfidia si alzò da lei, spedendola contro il muro con un gesto della bacchetta.
Lì Lucilla si rannicchiò, per non vederla più...per non ascoltarla più...
- Verrò di nuovo a trovarti, tranquilla sorellina.- le disse, prima di aprire la porta - E non preoccuparti di Tristan. Di lui mi occupo io! Ci vediamo!-
E quando il battente fu richiuso, un grosso singhiozzo riempì l'aria...mentre una lacrima solitaria le scendeva dagli occhi azzurri, le rigò la guancia per scenderle fino al collo.
Ora il suo cuore batteva forte, pensò Lucilla chiudendo le palpebre umide. Batteva all'impazzata. Batteva e batteva, era pesante come un martello, più forte di un rombo.
E pianse, pianse tutta la notte...accorgendosi che sua sorella le aveva portato via anche Tristan ormai.

- Senti idiota ma sei capace a usare le tue posate?-
- Vogliamo parlare del pezzo di bistecca che mi hai appena fregato dal piatto stupido Grifondoro?-
- Vogliamo parlare di quanto sei stronzo, stupido Serpeverde?-
Jane finì la sua insalata, scoccando un'occhiata di traverso a Rose.
- Oh e io che volevo dei figli maschi.- ironizzò sorridente mentre Draco e Harry di mangiavano una specie di fiorentina spessa sette centimetri che sarebbe servita a rimetterli in forze. In effetti stavano già meglio a quanto pareva...visto come s'insultavano e come si mettevano le dita negli occhi. Avevano mangiato dapprima piuttosto fiacchi, poi dovevano averci preso gusto perché si stavano contendendo anche gli avanzi, brandendo le posate come badili.
- Guardate che c'è ancora da mangiare, non è il caso che vi uccidete.- fece presente Rose, levandosi il grembiule e dando loro altro contorno. Quando ebbe finito di viziare quei due idioti mise il dolce in tavola e guardò l'ora. Le dieci e mezza - Signora, adesso è davvero ora che vada.-
- Sarebbe anche una bella cosa.- frecciò Draco.
- Zitto tu!- borbottò la domestica facendogli tuffare il naso nel budino, poi tornò a rivolgersi alla signora Granger - E' sicura che non vuole che resti qua? In fondo è a casa da sola e potrebbe aver bisogno di aiuto, nel caso succeda qualcosa.-
- Oh, con due maghi in casa cosa vuoi che capiti?- rise Jane mentre divideva con Draco i biscotti al cioccolato - E poi li metto a letto a dormiranno come angioletti. Non credo si sveglieranno neanche con le cannonate.-
- E se chiama suo marito?-
Jane fece un gesto vago - Gli dirò una balla...-
- Ma signora!-
- Ragazzi qualcuno vuole del gelato?-
Harry e Malferret la guardarono con gli occhioni pieni di stelline e come se non si fossero abbuffati abbastanza si buttarono anche su una confezione di panna e cioccolata da due chili. Il bello era che la perdita di tanto sangue e la stanchezza li aveva resi due cuccioli, almeno con la madre di Hermione, perché fra loro due avevano sempre la classica linguaccia dalla sferzata velenosa. In compenso, vestiti uguali con jeans e maglione, sembravano uno scherzo per le risate di tutta Hogwarts. Mentre Jane andava a chiudere la porta d'ingresso e il cancello, il Grifondoro si mise a trafficare col telecomando. Stava cercando il telegiornale e lo ascoltò attento, esattamente come Jane quando tornò in casa. Si sedette in mezzo fra i due moribondi, prendendo il cucchiaino che le porgeva il Serpeverde e attese le notizie importanti ma rimasero fortunatamente delusi. Nessun fatto sinistro, niente di strano...
- Bhè, la chiamerei la classica quiete prima della tempesta...- sbuffò la donna, tuffando il cucchiaio nel gelato al cioccolato a cui Draco stava già dando fondo, lasciando a Harry solo la panna.
- Decisamente.- rispose il moretto massaggiandosi la fronte che scottava anche a causa di una leggera febbre - Questa sera il signor Weasley dovrebbe mandarci un gufo. Silente verrà a Londra e fra qualche giorno viene a prenderci.-
- Verrà...qui?- chiese Jane, di colpo un po' tentennante - Ma sei sicuro tesoro?-
- Si...- Harry la guardò stranito - Perché, c'è qualche problema? Oh, lo so che potrebbe far venire un colpo ai vicini ma verrà di sera e vedremo di imbacuccarlo in qualche modo. Oppure getterà un incantesimo e...-
- Ehi San Potter, chiudi un po' la bocca eh?- mugugnò Malfoy roteando gli occhi.
- Sta zitto tu, imbecille.-
- Ehi, stop! Calma voi due...- Jane ridacchiò, cercando un film buono da vedere svogliatamente - Tranquilli, non era questo il problema. Solo che fra qualche giorno dovrò rimettermi a lavoro. Il mio socio mi ha maledetto per queste ferie improvvise e probabilmente non ci sarò quando arriverà.-
Le spiaceva mentire, pensò amara, ma non era ancora pronta a vedere Silente. Decisamente no.
- Te l'avevo detto che ti stavamo creando un sacco di guai.- disse Harry desolato.
- E io ti ho detto che non c'è nessun problema, anzi...mi sono presa un po' di ferie a scrocco e poi non posso certo lasciarvi qua da soli. Vi ammazzereste fra voi.- e sogghignò, vedendo l'occhiataccia che si lanciavano così spesso. Mentre guardavano un film su Guerre Stellari che parve sconvolgere un po' Malfoy, Harry ebbe modo di raccontare a Jane tutti gli ultimi avvenimenti a Hogwarts. Le raccontò degli ultimi esami, del ballo di giugno, della preparazione al M.A.G.O. e anche di quello stupido concorso per la coppia più bella.
- Coppia più bella?- chiese Jane - E in base a cosa scelgono scusa?-
- Al livello d'idiozia.- bofonchiò Draco con gli occhi fissi al televisore.
- Anche.- Harry invece non vedeva un tubo e si limitava a chiacchierare - Hanno scelto sette coppie e stanno girando per la scuola a farti domande a trabocchetto. A Hermione l'hanno già fatto e non è stato divertente.-
- E che mi dici della piccoletta?- insinuò Malferret sarcastico.
- Chi è la piccoletta?- mugugnò la donna stranita.
Harry scosse il capo, deciso a strangolarlo - La mia cacciatrice a quidditch. La odia perché frega sempre il suo portiere.-
- Discuto solo i suoi gusti in fatto di uomini.- continuò il biondo velenoso.
- Io potrei mettermi a discutere quelli di un'altra ragazza...- disse Harry, facendolo sbiancare davanti a Jane e la donna, sorridendo, decise di fare una pausa. Fece abbassare la armi e andò a prendere le loro vitamine.
- Senti, cazzone..- ringhiò il biondo - Ma te la tappi quella maledetta fogna?-
- Te la tappo io con un cuscino, tranquillo!- disse Potter beato.
- Spiacente ma uno di voi due filerà dritto in camera di Hermione stanotte.- celiò Jane tornando con due bicchieri colmi d'acqua e una decina di pastigliette colorate - Fate come vi pare ma non vi lascio in quel letto a soffocarvi col cuscino anche perché poi dovrei risponderne a Silente.-
Mandarono giù due integratori e tornarono a riposarsi, più tranquilli...anche se Harry cominciava davvero a chiedersi se Jane non fosse una santa. Era rimasto molto stupito, inutile dirlo, dal comportamento che il signor Draco Malfoy, detto l'anti-babbano, verso niente meno che la madre di Hermione. Voleva quasi fargli una foto mentre se ne stava lì con quella testa vuota appoggiata alla spalla di Jane, a farsi accarezzare la testa come un micio.
Innegabile che Jane sapesse sciogliere anche un cubetto di ghiaccio ma...insomma, sembrava sotto incantesimo!
Ma stavolta non fece battute di sorta. Si limitò a sorridere di quella strana scena, senza farsi notare ovviamente, e tornò a rilassarsi visto che non poteva vedere il film...ma appena lo fece ricordò Lucilla...che veniva usata per mascherare le tracce dei Mangiamorte. In effetti Draco aveva ragione. Nessuno, se non un morto, avrebbe potuto passare dalla porta del luogo della loro prigionia e Lucilla non era morta.
Harry Potter però non sapeva cosa stava realmente accadendo. Forse se fosse stato a Hogwarts quella notte per Lucilla dei Lancaster sarebbe stata meno lunga. E lo stesso per Tristan...
Passò la notte a disperarsi, a pensarla in quella torre...e a meditare finalmente vendetta.
Una vendetta che non avrebbe tardato ad arrivare.

 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30° ***


 

Passarono lentamente alcuni giorni ma per Tristan furono eterni. Dannatamente eterni.
Vagava per Hogwarts come un’anima in pena, braccato da Lumia con cui doveva continuare una commedia perfetta, con la freddezza di un automa. Un automa che aveva perso in cuore nella torre oscura, dove Lucilla languiva sotto le torture, in quel corpo umano, con quel sangue rosso…senza poteri, senza forze.
E lei, fuori a prendere il suo posto.
Lumia andava e veniva da Hogwarts a Malfoy House come nulla e quando spariva dava la possibilità a Milo di entrare nella torre oscura, per controllare le condizioni di Lucilla. Era l’unico a poter entrare dopo lo strano e sinistro incantesimo che Lumia aveva fatto alla porta che, maledetta, faceva passare solo chi aveva in sé sangue misto.
Fortunatamente non era l’unica mezza demone a scuola e il Diurno poteva entrare a suo piacimento, peccato non fosse un Medimago, né tanto meno un esperto in magia taumaturgica perché le condizioni della vera Lucilla si aggravavano ogni giorno che passava. Si stava lasciando andare, sfioriva a poco a poco…con gli occhi fissi, senza vita.
E un solo pensiero nella testa.
Quel pensiero era Tristan…e l’Auror non aveva ancora trovato pace. Non dormiva, non mangiava.
Viveva in simbiosi con l’essere che più amava, chiuso in quella torre.

A Londra invece la situazione era più calma.
Harry Potter e Draco Malfoy passavano i giorni cercando di riprendersi dalla brutta avventura di quella notte di fulmini, ancora fiacchi ma veloci a guarire. Come avevano sperato il morso di quel vampiro non aveva reso Harry un vampiro a sua volta e la ferita al collo si rigenerava lentamente. Sarebbe rimasta comunque una cicatrice.
- Un bello sfregio.- mugugnò il biondo Serpeverde alle sue spalle, mentre il moretto si guardava il collo allo specchio – E’ già tanto che non ti abbia morso sulla gola. Ringrazia San Potter.-
- L’unica cosa che ringrazio è di non essermi incenerito alla prima luce del sole.- mugugnò il Grifondoro, ficcandosi lo spazzolino da denti in bocca, poi lo guardò un attimo, facendo uno smorfia – Tu invece hai sempre la solita faccia da cadavere Malferret.-
Draco si limitò a fargli un gesto carino con un dito e si ficcò lo spazzolino fra le gengive a sua volta.
Cadde un lungo silenzio, in cui limitarono a farsi i fatti loro, pensando ai cazzi loro…ma Harry a quel punto ebbe una strana sensazione di dejà vu. Come se…in futuro avrebbe rifatto quei gesti con quel biondo demente a fianco.
A momenti si sbrodolò col collutorio ma Malfoy non ci fece eccessivamente caso. Pensava si stesse solo strozzando.
- Allora cazzone?- gli chiese quando uscirono dal bagno – Quanto manca?-
- Silente arriva domani.- mugugnò il moretto, sempre senza occhiali. Si era fatto una ventina di lividi contro spigoli e porte da quando l'avevano privato di quel gran mezzo di sopravvivenza che erano gli occhiali e anche se aveva cercato un rimedio nei libri di Hermione non c’era stato verso di vedere a un palmo dal naso. Delle lenti a contatto poi non se ne parlava. Odiava cacciarsi le dita negli occhi.
Ma la colpa, quando si faceva male spaccandosi le ossa contro qualche protuberanza, era anche di quel deficiente di Draco. Infatti quel dannato cretino dalla testa bionda si guardava bene d’avvisarlo! Ma Harry si era fatto sveglio e la mattina prima, schiantandosi dalle scale, si era portato appresso anche Draco a cui si era aggrappato, per rendergli la pariglia...giusto per fargli capire che ormai si condivideva tutto. Dalle donne alle ossa rotte.
Scesero in salotto ed essendo da soli, visto che Jane era andata al mercato dell’antiquariato, si misero a guardare la televisione. Harry si sintonizzò subito sul telegiornale mentre il Serpeverde andava a prendere i fidi biscotti al cioccolato – Ma che palle!- sbottò, tornando con un piatto pieno – Tanto la maledizione del pentacolo è completata ormai. Non hanno più bisogno di uccidere nessuno, lo capisci o no? Se non noi…-
- Credi che ammazzino per dovere quelli?- sibilò Harry fissandolo con gli occhi verdi serissimi. Ma Draco non abbassò di certo lo sguardo. Si limitò ad alzare le spalle, a sbattersi sul divano.
- Mi spieghi che cazzo accendi la telescatola che tanto non vedi niente?-
- Televisione, idiota.- sbuffò il moro – E poi m’interessa solo sentire.-
- Ti ripeto che non sono così scemi da ammazzare altra gente.- continuò Draco masticando lentamente i suoi calorici biscotti fatti in casa – Con Silente a Londra non si azzarderebbero a farsi pescare col coltello in mano.-
- Ogni volta che entro in questa casa sento parlare di scuartamenti!- Jane apparve sulla porta, carica di borse e tutta sorridente. Draco si alzò per andarla ad aiutare, dopo aver ricevuto un bacio sulla fronte.
- Allora ragazzi?- chiese, levandosi la giacca leggera – Tutto bene?-
- Ancora non l’ho ucciso.- frecciò Harry sarcastico, baciandola a sua volta sulla guancia. Le guardò le borse e vide solo vestiti – Ma non eri andata al mercato dell’antiquariato?- rise.
- Si infatti…è tutta roba che costa come se fosse d’antiquariato!- celiò, andandosene in cucina – Draco! Ce li hai tu i biscotti?-
- Si, te ne ho lasciati un po’…- le disse, ad alta voce – Bhè…tre o quattro…-
- Ha ragione Hermione, fai schifo per quanto mangi.- sentenziò Potter schifato.
- La mezzosangue ha ragione su un sacco di cose.- sibilò Draco guardandolo di striscio.
Harry fece finta di non aver sentito giusto perché Jane arrivò a prendere un biscotto ma quando la donna se ne andò di sopra per cambiarsi scatenò subito un’accesa rissa. Fra pugni e sprangate morbide coi cuscini, Jane fece in tempo a tornare in cucina, a preparare il pranzo e a pregarli di trovare una posizione meno indecente anche per due gay con aria assolutamente tranquilla.
- Sai che mi spiace andarmene?- borbottò Harry a tavola poco più tardi, davanti al caffè. Sorrise a Jane che ricambiò subito – Qua ci sei tu che mi coccoli… là tua figlia che mi prende a scarpate se sgarro…-
- Andiamo tesoro, un po’ di coccole non fanno mai male.- rispose la padrona di casa divertita – E in fondo io e Molly possiamo permetterci di viziarti un po’.-
- Senza contare che nessuno ha più tentato di farci la pelle da una settimana.- continuò il moretto.
- Se vi tralasciate reciprocamente.- ghignò Jane indicando Draco con un’occhiata – Come mai non andate d’accordo?-
Ci un attimo di silenzio…e per la prima volta fu solo un silenzio imbarazzato. Poco ostile.
I due si guardarono di sottecchi ma a quanto pareva nessuno dei due azzardò un’ipotesi e Jane dovette lasciar perdere quando squillò il telefono. Andò a rispondere e dalla faccia che aveva dovevano essere grane.
Stava picchiando la testa contro il muro e i due maghi cominciarono a preoccuparsi…quando mise giù la cornetta e le scappò un’imprecazione ben poco fine, eppure lo fece in un modo tale che fece ridacchiare entrambi.
- Tutto ok?- chiese Harry, ancora scosso dalle risa.
- Un corno!- sbottò Jane, ricordando incredibilmente Hermione – Ho un’emergenza. La signora Hingelmann ha di nuovo avuto una crisi ai suoi stramaledetti ponti. È la volta buona che la uccido.-
Corse in salotto, furibonda e prese la giacca, infilandosela velocemente.
- Ragazzi mi ci vorrà un po’.- disse, tornando in cucina mentre si sistemava quella massa di ricci incolti e bellissimi – Mi prenderà tutto il pomeriggio perché come minimo mi farà controllare anche i denti dei suoi figli. Spero di tornare per cena. Se non vi trovo allora penserò che è passato Silente ok?-
- Cosa?- Harry e Draco balzarono in piedi, seguendola come cuccioli – Jane, aspetta un secondo!-
La signora Granger però sembrava come presa dalla fretta, come se non avesse aspettato altro che squagliarsela di casa. Si chinò a baciare entrambi e salutando allegra uscì di corsa dalla porta, sbattendosela alle spalle…sui nasi di quei due che dopo un attimo di sconforto si guardarono allibiti.
- Ma che l’è preso?- sussurrò il moro sconvolto – Ogni volta che si parla di Silente…- si bloccò, pensando che forse…Jane aveva dei problemi a trattare coi maghi ma non era assolutamente vero visto quanto era diventata amica di Molly e Arthur Weasley. E poi…insomma, non era il tipo di persona che badava alle apparenze.
- Magari non vuole vedere il vecchio.- Malfoy alzò le spalle, tornando in cucina.
- Ma perché? Hermione gliene parla sempre benissimo.-
- La mezzosangue parla bene anche della Mayers, forse.-
Harry lo lasciò perdere e dopo aver lavato le ultime tazze, che il signor Draco Malfoy evitava come la peste perché le credeva stacca-dita, si massaggiò le tempie. Stare senza occhiali era un bello sforzo e cominciava a fargli un male terribile la testa, senza contare il prurito dannato di quel morso.
- Fossi in te mi farei dare una controllata ai denti da Jane…- frecciò il biondino quando lo vide grattarsi come un disperato – Nel caso i tuoi bei dentini stiano un po’ crescendo…-
- Sai una cosa? Hai ragione, ma prima li controllo sulla tua giugulare Malfoy.- sbuffò, afferrando un giornale babbano e mettendosi a sfogliarlo. Si ruppe presto le palle e iniziò a girare per la casa come un forsennato. Draco non disse nulla, aspettando che esplodesse e quando il moro lo fece era preparato. Infatti non se lo filò di striscio.
- Voglio prendere aria!- abbaiò esasperato – Sono quasi sette giorni che sto chiuso qui!-
- Apri una finestra.-
- Voglio uscire!-
Draco stavolta lo guardò come se fosse stato deficiente, cosa in cui credeva con tutte le sue forze – Ma ti sei fottuto il cervello Sfregiato?- chiese acidamente – Guarda che per Londra girano una manica di Mangiamorte molto alta.-
- Queste cose sarebbero utili agli Auror sai?- frecciò il Grifondoro saccente.
- Che vuoi che faccia? La spia? Di cose di cui non me ne frega…-
- …un benamato cazzo, si, lo so…- lo anticipò Harry bruscamente – Questo continuo sbattertene degli eventi prima o poi si ritorcerà contro di te, Malferret.-
- Cioè che verrò sbattuto da qualcuno?- ironizzò sarcastico – In fondo sono un po’ bisex.-
Gli giunse un ringhio ma da quel momento evitarono accuratamente di dialogare se non per lanciarsi insulti. Ma non poterono più ignorarsi quando una forte vibrazione fece traballare appena impercettibilmente gli oggetti più leggeri e fragili. Draco se ne accorse, sentendo tintinnare i calici di cristallo nella credenza del salone mentre Harry vide le boccette delle pozioni in camera di Hermione avvicinarsi, toccandosi…
- Che cacchio è?- sbottò scendendo le scale – Un terremoto?-
- In Gran Bretagna?- frecciò Malfoy lanciandogli la bacchetta – No, dev’essere l’incantesimo Cattura Onde Magiche della mezzosangue. L’ha messo sulla casa, nel caso peschi incantesimi o nemici vacanti.-
- Allora mi sa che stiamo per avere compagnia.- e Potter guardò subito verso il camino, accanto alla libreria. Si misero dietro l’angolo, col cuore in gola.
- Potrebbe essere un’onda magica qualunque.- mugugnò il bambino sopravvissuto – Ma è meglio controllare.-
- E se non viene dal camino?- frecciò il biondo Serpeverde.
- Allora ci prenderà alle spalle.- replicò il Grifondoro scocciato – Pensa positivo per una volta.-
- Ma se parli tu che da quando avevi un anno sei una specie di porta iella come le code a palletta dei conigli!-
- Quelle portano fortuna…-
- Oh vaffanculo, hai capito che volevo dire!-
Grazie al cielo non poterono andare avanti troppo a lungo a bestemmiarsi dietro perché due suoni che quei due conoscevano bene, una specie di crac di Materializzazione, risuonò nell’aria e mezzi sbalorditi videro Silente in sul tavolo del salone. Probabilmente doveva aver battuto una craniata non indifferente, visto che il cappello gli era volato a terra e si teneva la testa dolente, bofonchiando improperi. Però non era solo…
- Remus!- urlò Harry, scoppiando di gioia. Senza nemmeno pensarci due volte si precipitò fra le braccia della persona che era il suo unico legame col passato, con sua madre, suo padre…e Sirius. E l’abbraccio di Remus Lupin non fu meno caloroso. L’ultima volta che si erano visti era stata l’occasione del primo anniversario della morte di Sirius, dopo la morte di Lord Voldemort. Da quel momento Lupin era tornato all’Ordine, insieme a tutti gli altri ma non mancava mai di farsi sentire per lettera, anche se Harry avrebbe preferito averlo presente. E ora, riabbracciandosi, Harry Potter ritrovò un po’ di speranza, come se abbracciando Remus avrebbe stretto anche James, Lily e Sirius.
Remus lo scostò poco dopo, guardandolo attentamente.
- Che brutto aspetto…- rise, prendendolo in giro.
- La mia faccia per una volta è messa peggio della tua.- frecciò il moretto, poi guardò Silente – Preside…-
- Salve ragazzi.- disse il vecchio mago, rimettendosi il cappello in testa – Devo ammettere che non pensavo di comparire su un tavolo ma l’incantesimo di Blocco della signorina Granger ha sballato un po’ il punto d’arrivo mio e del professor Lupin.-
- Vedo che Hermione è ancora la migliore.- sogghignò Remus.
- Signor Malfoy.- disse quindi Silente guardando attentamente Draco – Vedo che state…- non poteva dire bene, visto le loro facce da vampiri sull’orlo del collasso, così ci andò più leggero -…lentamente riprendendovi.-
- Abbiamo visto tempi migliori.- rispose Harry, visto che Malfoy stava ostinatamente zitto.
- Questo morso?- chiese Remus, toccandogli il collo – Un vampiro?-
- Si ma non è successo niente.- rispose il Grifondoro.
- Sarà meglio controllare come si deve una volta a scuola.- sentenziò il lupo mannaro con aria pacata – Avete altre ferite?-
- No, solo ferite di coltello. Un coltello per cerimoniali di Salazar Serpeverde in persona.- sibilò Draco a quel punto, catalizzando l’attenzione su di sé. Il preside lo guardò per un lungo momento, come per studiarlo.
- Hai intenzione di tornare a Hogwarts?- gli chiese, senza l’ombra di un’esitazione. Harry e il biondino invece apparvero allibiti.
- Come prego? - chiese il Serpeverde, sconvolto - Cos’ha detto?-
- Dopo quanto è successo potresti anche non voler tornare a scuola, signor Malfoy.- disse il preside con calma incrollabile – Inoltre, come tu spesso hai fatto notare al professor Mckay, questa non è la tua guerra. Io posso accettare che lo sia per Harry Potter…ma non per Draco Malfoy.- e a quell’uscita, Draco deglutì, abbassando gli occhi argentati.
- Se lo desideri, l’Ordine della Fenice può occuparsi di te fino alla fine di questa storia.- disse Lupin.
Nel silenzio di quel bivio che gli avevano proposto, Draco vide la strada che aveva davanti. Andava a morire. O a morire sarebbe stato suo padre, non importava. Lui avrebbe perso comunque.
Poi pensò a quella che gli veniva proposta. L’alternativa. Una fuga.
Ancora, gli venne spontaneo dirsi, amaramente. Ancora…stava scappando ancora.
Per diciotto lunghi anni non aveva fatto altro che sfuggire alla morte, nascondendosi nell’ombra, scappando.
Attendendo. Lacerandosi nell’insicurezza. Ma quello non era vivere.
Lui, che aveva sempre disprezzato Harry per la sua ostinazione nel contrastare gli eventi…ora lo guardava negli occhi…e lo capiva. Era un essere umano in fondo. Era sciocco, ma sperava. Cercava di cambiare ciò che gli aveva rovinato la vita. Aveva perso i suoi genitori e per loro aveva combattuto, vendicandosi.
Lui invece?, rise di se stesso. Lui era scappato. E derideva chi tentava di liberarsi dalla gabbia.
- Voglio tornare a scuola.- disse, appena percettibilmente.
- Sei sicuro?- Silente ora aveva abbandonato la sua aria calma, ora i suoi occhi azzurri volevano metterlo in allerta – Sai cosa significa per te tornare laggiù.-
- Si, ma non vedo perché io debba filarmela quando gli altri invece sono costretti a restare.- rispose Draco a tono.
- Perché ti vogliono uccidere.- gli fece presente Harry.
- Perché a te no?-
- Io…- il moro parve confuso – Io sono diverso..-
- In cosa? Voldemort voleva la tua pelle l’anno scorso, ora vogliono la mia.-
Stavolta Potter tacque, cominciando a chiedersi se quell’idiota non stesse dando i numeri. Era una vita che gli rompeva le palle, dicendo che non era la sua guerra, che non gliene fregava niente delle loro beghe…e adesso voleva restare.
Lo guardò come se fosse pazzo, ma non disse nulla anche perché ne aveva abbastanza di discutere con lui.
- Quindi…avete deciso di tornare?- chiese Remus a quel punto.
- Si.- dissero in coro.
- D’accordo.- Silente nascose un sorriso nella folta barba, poi si guardò attorno – Jane Granger non c’è?- chiese quindi – Avrei piacere di parlare con lei.-
- Spiacente, s’è data alla fuga.- ironizzò Harry – E’ qualcosa d’importante? Possiamo aspettare.-
- Oh, no…- mugugnò il preside, ancora sotto l’occhiata sarcastica di Lupin che sapeva tutto quanto – Credo che io e la signora Granger avremo modo di parlare a quattr’occhi alla riunione prima del M.A.G.O.-
- Se mai ci arriveremo.- frecciò Draco velenoso.
Ci vollero almeno dieci minuti prima che fossero di nuovo pronti ad andarsene. Harry e Draco scrissero un lungo e affettuoso biglietto a Jane, anche perché il Serpeverde si era ritrovato un pacco di biscotti al cioccolato in cucina con sopra scritto il suo nome, facendo così in modo che la venerasse a vita. Presero i loro vestiti, ridettero una parvenza di normalità alla casa, poi si dissero pronti. Fortunatamente Remus si era portato appresso una bella Passaporta. Una bombetta tutta spelacchiata, residuo bellico della Prima Guerra Mondiale forse.
- Dovremo fare un salto al Ministero prima.- disse il preside, dopo aver lasciato un suo biglietto personale a Jane insieme a quello dei due maghetti – Caramell è ansioso di avere vostre notizie.-
- Vuol dire appigli per far sbattere Lucilla ad Azkaban.- sbottò Harry rabbioso.
- Decisamente non vedo l’ora di conoscerla.- sorrise il lupo mannaro dandogli una pacca sulla spalla – Da come il professor Silente me ne ha parlato si è presa cura di te molto bene. E anche di Sirius.-
- Si…- Harry annuì tristemente, prima che la bombetta li risucchiasse via – Di tutti quanti.-


Lumia sogghignò, sorseggiando un calice di vino rosso, seduta su una poltrona di chintz nella torre oscura.
Fece oscillare il calice nel palmo levigato, gli occhi blu scuro illuminati da una debole candela mentre fuori dalla piccola finestrella aperta, fulmini e folgori dardeggiavano il cielo color piombo.
Ai suoi piedi, sua sorella si contorceva fra le spire di Nagini, risorta.
Lucilla sputò sangue, per l’ennesima volta in tanti giorni. Il vestito era a brandelli, ogni singolo centimetro di pelle coperto di tagli, ferite più o meno gravi, bruciature. Un polso era slogato, era colma di lividi.
- Sai una cosa sorellina?- mormorò Lumia svogliatamente, appoggiandosi con entrambe le braccia a un bracciolo della bella poltrona color tramonto – Mi sembra di aver già vissuto tutto questo.- la fissò a lungo, mentre Nagini spariva a uno schiocco delle sue dita – Mi sembra che la morte non sia mai venuta per me. Mi sembra che sia stato tutto un sogno…un lungo sogno. La mamma…papà…se volessimo…potremmo farli tornare.-
Sentì un risata amara e fredda quanto quella di Voldemort, per cui si era battuta.
Lucilla rimase al suolo, rannicchiata in posizione fetale ma continuò a ridere. A ridere senza smettere.
- Continui a sognare, Lumia.- sussurrò, con gli occhi azzurri resi quasi febbrili dalla tortura – La morte…non è un sogno, sorellina. Tu sei morta. Sei morta, sei solo cenere e polvere.-
- Che cosa credi sia la morte, Lucilla?- Lumia la guardò ancora, senza muovere un dito – E’ un viaggio. Un viaggio senza ritorno. Ma non è la fine. È l’inizio. È come cadere da una torre. È una lunga caduta, senza fine. Ti toglie il fiato, ti ruba l’anima. Non c’è paradiso per quelli come noi.-
- Chi lo vuole il paradiso…- Lucilla scosse leggermente il capo, quasi con sprezzo.
Lumia stavolta serrò le mascelle e si alzò in piedi, con mano alla bacchetta – Mi credi debole?- ringhiò, afferrandola per la gola – Mi credi debole eh? Tu invece…oh, la grande Lucilla, Fiamma dei Lancaster. La più brava con la magia, quella che più assomigliava a Degona, la più bella e la più intelligente. Quella che sposò Voldemort!-
- A me di Tom non è mai importato nulla!- sibilò l’altra furibonda.
- Si…come no!- Lumia strinse la morsa alla sua gola – Il tuo caro Tom…-
- Vai al diavolo.- Lucilla la fissò con gli occhi quasi socchiusi – Il potere costa Lumia. E tu, come lui… non siete riusciti a capire che per ottenerlo bisogna sacrificare qualcosa. Non avete avuto il fegato di mollare…per ottenere ciò che volevate.- e intanto dentro di sé, sorrise. Sorrise, vedendola venire più vicina. Come una falena vicino alla fiamma, sua sorella le si fece sempre più vicina. Sempre di più…
- Che cos’hai perso Lucilla?- le chiese, sarcastica – Una madre? Un padre? Eh?- Lumia rise più freddamente – Una sorella? O il tuo buon nome? L’immacolata Lucilla, la Fiamma dei Lancaster che sposa il signore oscuro. Non mi dirai che hai perso la tua purezza… o la tua moralità. Sei mezza demone, hai il sangue sporco…sarai marchiata per il resto della tua vita ma hai il coraggio di dire a me, a cui hai strappato il cuore, che non ho avuto il coraggio di cedere la mia anima per avere il potere. Ho fatto massacrare la mia famiglia, sorellina.-
- Si…e sono sicura che tremi al solo ricordo.- sibilò Lucilla, le iridi più limpide che mai – Te l’ho già detto. Sei debole. Sei una debole Lumia! Lo sei sempre stata! E adesso vieni qua a scaricare su di me la tua debolezza. Hai fatto una scelta, abbi la decenza di portarla a termine!-
- Basta, sta zitta!- le unghie affilate della sua nemica le graffiarono la gola e Lumia serrò i denti, fuori di sé – Portare a termine? Portare a termine? Non farmi ridere! Tu è una vita che scappi! Sei scappata sempre da Tristan come hai sempre preferito fuggire anche da Voldemort! Il tuo Tom lo sogni ancora vero? Eh? Perché non ammetti la verità? Ti odi perché sei riuscita ad amarlo! Ti odi perché hai dovuto ucciderlo! Ma non sei riuscita a staccarti da Tristan! Oh no… il purosangue per te è intoccabile, vero? Tu non vedi altro che lui, te lo leggo negli occhi! Il tuo più grande terrore è vederlo riverso al suolo col petto squarciato come me!-
Schiacciate a terra, le due sorelle aspettavano solo un lieve cenno.
Ma ormai per Lucilla era quasi fatta. Fu veloce, quasi un gesto disperato. Ma sapeva che la collera rendeva indifesa Lumia, l’aveva sempre saputo. E infatti sua sorella non capì il suo gesto fino a quando non si ritrovò accecata. Cacciò un grido mentre Lucilla ritirava la mano sporca di sangue e gettandola al suo fianco riuscì a mettersi faticosamente in ginocchio. La clessidra…la clessidra.
Le grida di Lumia però attirarono ben presto tutti gli Auror, per le scale, nei corridoi.
E Milo, dal giardino, capì che era arrivato il momento. Jess, Clay e Sphin gli furono a fianco…
- Maledetta!-
Lumia si mise in piedi, gli occhi totalmente grondanti di sangue nero. Con la bacchetta cominciò a scagliare magie ovunque, facendo esplodere qualsiasi cosa i suoi incantesimi toccasse…ma Lucilla fu più furba. Si rannicchiò ai suoi piedi, senza che la sorella riuscisse a sentire la sua presenza visto che era senza poteri. Aspettava solo che la rabbia di quella sciocca la tradisse…e infatti Lumia, dopo poco, colpì in pieno la clessidra che aveva imprigionato i poteri della sorella per tanto tempo. E quando il vetro scoppiò in pezzi lucenti e la sabbia scivolò fuori…accadde ciò che più era stato temuto. Gli studenti e gl’insegnanti corsero fuori dalle classi, sentendo un’esplosione colossale.
La Torre Oscura andava a pezzi…e un violento fumo nero la stava invadendo, mentre pezzi di roccia, mattoni e calcinacci si rovesciavano nel giardino e nello spiazzale centrale di Hogwarts…ma ben presto sfrecciò da quel fumo una scia lucente. Lumia scappò via, galleggiando fino alla muraglia nord e lì vi rimase mentre dal nulla apparve un enorme essere dalle scaglie nere e argentate. Spalancò le ali enormi e cuoiose e ruggì tanto da far scoppiare tutti le finestre della scuola. Un drago di immani proporzioni si ritrovò abbarbicato sul resti della torre.
Il muso era lungo e sottile, gli occhi tanto chiari da sembrare ciechi.
- Lucilla…- sussurrò Hermione, tenuta per mano da Ron.
- Ma allora…- Blaise e gli altri fissarono sconvolti Lumia sul cornicione.
- Ragazzi al riparo, svelti!- urlò Tristan spingendoli verso le arcate – Dietro alle colonne, presto!-
- Mckay ma che succede??- gridò la Mcgranitt spingendo tutti quelli del quarto al sicuro.
Sfortunatamente non riuscì a rispondere. Una cascata di rocce e detriti arrivò loro addosso con la forza di una carica di animali. L’Auror riuscì a spingere via gli studenti e a salvarsi appena in tempo, anche se un quasi ci lasciò il braccio. Rotolò via, frastornato dal colpo e dai ruggiti terrificanti di Lucilla, che ormai aveva ripreso i suoi poteri.
In un attimo fece scattare il suo attacco. Una violentissima bordata di fiamme rosse come il sangue proruppe fuori dalla bocca del drago e si scagliò contro il cornicione, su cui Lumia stava cercando di riprendersi. Gli occhi ancora sanguinanti, creò una barriera con la bacchetta e resistette molto bene anche se la tenacia di sua sorella era ancora maggiore. Si librò in cielo con un solo colpo delle sue enormi ali, sollevando un polverone immane, e senza attendere un secondo di più cominciò ad attaccare Lumia su tutti i fronti, riducendo l’entrata del castello di Hogwarts a un cumulo di macerie che, grazie agli Incantesimi Riparatori di Silente, si ricostruiva da solo come se fosse stato vivo. Per ogni pezzo che cadeva, un altro si rimetteva in piedi.
Quando Lumia non riuscì più a difendersi da quel fuoco, sparì dal cornicione e riapparve in giardino. Fissando la sorella dal basso, puntò direttamente la bacchetta verso gli studenti…e sogghignò.
- Non costringermi a far del male a queste formiche, sorellina.- sibilò a bassa voce, ma il drago la sentì comunque.
Lumia continuò tranquillamente ad osservarla, anche se cominciava a sentirsi troppo allo scoperto. Decine e decine di Cacciatori l’avevano circondata, per non parlare di Leblanc, Clay, Jess e Sphin davanti a lei, Milo Morrigan seduto sulla torretta più bassa dell’entrata della scuola e Tristan accanto alla fontana.
Gli sorrise appena, mandandolo in bestia.
- Grazie mille Mc.- disse maliziosa – Decisamente ho passato un piacevole intermezzo con te.-
Tristan non replicò, limitandosi a serrare le mascelle. Ma le puntò il dito addosso…
- Che fai? Minacci?- ironizzò lei mentre il suo aspetto tornava normale, ovvero con capelli più corti e occhi blu e non più azzurro chiaro – Lucilla avrà anche ripreso i suoi poteri ma è conciata male. Le ci vorrà un po’ per riprendersi. Nel frattempo io…- e sollevò la bacchetta - …posso divertirmi a giocare con voi.-
- Non ti accorgi che sei sola ormai?- sibilò Leblanc acuto – Chi sei? Avanti parla!-
- Chi sono loro lo sanno, Auror.- ridacchiò, deridendolo – Ma se ci tieni a saperlo sono figlia dell’uomo che tanti anni fa vi comandava e che voi veneravate come un dio. Mio padre era Maximilian, del nobile casato dei Lancaster. Io sono sua figlia Lumia.-
- Ma tu…- allibì il francese.
- Si, ero morta.- rise – Ma mi hanno riportato in vita. Non credo debba dirti chi. E adesso finiamola.- fissò il gruppo, tornando a sogghignare perfidamente – Avanti, chi vuole farsi sotto per primo?-
- Scherzi col fuoco.- l’avvertì Jess.
- Davvero? La stessa frase che ti ho detto anni fa.- gli rispose la mezza demone volgendo lo sguardo su di lui – Te lo ricordi cosa ti ho detto? Certo che te lo ricordi…- sorrise quasi, scuotendo il capo – Non sei cambiato Jess.-
- Nemmeno tu.- replicò il biondo, evitando di fissarla troppo negli occhi – Dicci cosa vuoi.-
E stavolta Lumia tacque. Rimase in silenzio, per poi alzare il viso. Il drago stava per planare di nuovo sulla torre.
- Voglio uccidere l’essere che odio più di qualsiasi altro al mondo.-
Non staccò mai lo sguardo dal drago, neanche quando sparì, riprendendo forma umana.
- Perché la odi tanto?-
Lumia guardò Tristan senza realmente calcolarlo.
- Tu non puoi capire,- gli disse con tono di sussiego.
- Cosa non posso capire?- ringhiò iracondo – Solo perché sei mezza demone credi che non ti possa capire?-
La sentì ridacchiare, sempre con più scherno.
- Si, per questo non puoi capire Tristan Mckay.- e lo fissò negli occhi tanto che dovette retrocedere. Si sentì quasi una formica, anche se non c’era nulla di minaccioso in quello sguardo in quel momento. Ma solo una grandezza pietosa.
- Non sai cosa vuol dire sentirsi spaccati in due.- soffiò Lumia velenosamente – Tu e tutti gli altri non saprete mai cosa significa essere giudicati in base a un nome, in base al sangue, alle proprie origini. Per gente come te è facile, Tristan. Tu sei purosangue. E per quanto anche io sia figlia di maghi, mai madre era una demone. Un essere tanto forte che non si sentiva in dovere neanche di prendere in considerazione voi maghi. Ma io…ma Lucilla…no, noi siamo solo mezze demoni. Metà in un modo, metà nell’altro. Io e lei non abbiamo forma, sia lacerate in due. E tu te ne stai lì a puntare il dito contro di me e nella tua arroganza pretendi di giudicare i miei atti solo perché la malignità di una parte del mio sangue è stata catalogata come identificativa per un demone.- batté le mani a loro tutti, fissando poi gli studenti e i professori sotto le arcate – Hogwarts non è cambiata. Fino a quando si verrà giudicati in base al sangue niente cambierà. E sai una cosa?- tornò a fissare Tristan – A me non importa più nulla da tanto tempo. Ho scelto la mia strada quando decisi di seguire Voldemort. Non che abbia mai condiviso la sua idea di sangue puro, intendiamoci, ma lui voleva ripulire questo mondo dai deboli. E in questo mi trovò perfettamente d’accordo.-
- Ma perché uccidere Max?- sibilò Clay a quel punto – Perché far ammazzare tutta la tua famiglia?-
- Erano un ostacolo. Mio padre era un idealista.- sorrise quasi con fare dolce, giocherellando coi capelli – L’unico punto debole di mio padre era l’amore che nutriva per mia madre. E credevo che fosse lei il vero problema. È stato duro controllarla. Io e Voldemort abbiamo dovuto unire i nostri poteri per soggiogarla ma alla fine l’abbiamo vinta. Come abbiamo vinto mio padre.-
- Peccato che il vero problema stava per arrivarti alle spalle.- sibilò Milo a quel punto.
- Già,- Lumia alzò gli occhi al cielo – sapevo che Lucilla sarebbe stata dura da piegare ma non potevo prevedere che la mia innocente sorella alla fine si sarebbe mostrata capace di alzare un dito contro di me. Sbagliavo…visto che mi ha strappato il cuore e uccisa, dopo le mille torture s’intende.-
- Non ti basta quello che le hai fatto?- ringhiò Tristan che non riusciva più a calmarsi – Non ti basta??-
- Che ridere, Mc.- Lumia alzò un sopracciglio con aria stranita – Chi credi sia la vittima? Lucilla? Solo perché Voldemort ne ha fatto il suo giocattolo a letto? Perché i Mangiamorte l’hanno torturata? Perché la feci strillare un po’ nel Rogo dei Dannati?- un ghigno le piegò le labbra scure – Sei cieco. Siete tutti ciechi…a occhio esterno posso dirvi miei cari Auror che la vittima in tutta questa storia è solo Voldemort…e mi fa quasi pena. La sua adorata mogliettina è stata così brava da circuirlo anche nella dimensione senza tempo. Ti stupiresti Tristan…se solo sapessi quando potere aveva Lucilla sul Lord Oscuro, sul suo adorato Tom.- lo vide sussultare e continuò, spietata – Non sai quanto la desiderava. Quanto la bramava. Credeva di averla in pugno ma lei gli sfuggiva sempre. È come un serpente…Lucilla l’ha avvolto fra le spire, facendo finta di agonizzare, poi l’ha strangolato. Oh, no…io lo compatisco.- ridacchiò, facendosi comparire in mano con una magia di appello una strana freccia affusolata mentre dei passi risuonavano per la scala interna della scuola – Compatisco il grande mago del male che s’è fatto sconfiggere dall’amore per una donna. Come te del resto.-
Si passò la punta della freccia acuminata sulla mano e questa si macchiò del suo sangue nero.
- Mi spiace davvero per te, Tristan…- sussurrò, tornando a guardarlo in faccia – Ma lei ha un unico punto debole. Lo stesso per cui tu sei ancora vivo. Lei vive per te…esattamente come otto anni fa.- le apparve una balestra nella mano libera, proprio quando i passi divennero una corsa – Addio.-
Infine lo scoccare della freccia…l’innaturale e malefica velocità che prese fu tale da impedirgli di difendersi e di permettere agli altri Auror di bloccare l’avanzata della minaccia.
Lei apparve nello spiazzale quando Tristan crollò in ginocchio, la freccia piantata poco sopra il cuore.
Ma non fu l’unica ad apparire in quel momento, fra le tante grida.
Anche Silente, Harry, Draco e Lupin che erano accorsi dal grande portone videro il giovane Auror subire il contraccolpo dell’attacco, sentirono le risate di Lumia…e poi il suono strozzato della sua gola, il suo sguardo sgranato per il terrore…quando si accorse che qualcosa negli occhi di Lucilla, arrivata in quell’istante, era cambiato.
Le sue iridi…da azzurre…diventarono rosse…
Come quelle di Voldemort.
Nessuno fece in tempo a capire cosa accadde. Lumia venne investita in pieno da qualcosa di molto simile a una gigantesca folgore. Cacciò un grido e finì contro il muro di cinta che ricominciò a sbriciolarsi, seppellendola.
Si levò una nube di fumo, altre urla, altri gemiti, richiami accorati.
Jess colse quell’attimo di sconvolto generale e si precipitò dal fratello, insieme a tutti gli altri.
Silente accorse subito dopo e serrò le mascelle per la preoccupazione.
Tristan era cosciente, dolorante e coi denti che stavano per spezzarsi per il dolore.
- La punta della freccia era sporca di sangue di Lumia!- sibilò Jess mentre spezzava la freccia e la faceva uscire dalla ferita – Il sangue di demone è un veleno micidiale per gli esseri umani!-
- Stai dicendo che morirà?- urlò Harry sconvolto.
- Serve Fanny!- saltò su Sphin – Preside corro nel suo studio!-
- Cazzo sta perdendo i sensi!- disse Jess che cercava di tenerlo sveglio, facendogli sentire più dolore possibile, premendogli sulla ferita anche per tamponare l’emorragia – Dannazione muovetevi!-
- Non…- Tristan emise un gemito raschiato – non…serve…-
- Dio, chiudi quella bocca e risparmia le energie idiota!- imprecò Clay strappandosi il mantello e usandolo come tampone – Insomma muovetevi! Ha si e no due minuti di vita! Fra un attimo quel fottuto veleno entrerà in circolo!-
- Tristan!- Hermione, Ron e i ragazzi accorsero incuranti dei richiami dei professori. Si affollarono tutti attorno al loro professore di Difesa, alcuni già in lacrime vedendo come stava sbiancando rapidamente, quando l’aria si fece di colpo gelida. Un freddo che molti di loro conoscevano bene.
Il potere di Voldemort…
Harry Potter si mise lentamente in piedi, lasciando la mano di Tristan…solo per vedere di nuovo quegli occhi rossi che nei suoi sogni ancora non gli davano pace. Lucilla…i begli occhi azzurri di Lucilla erano diventati completamente vermigli. Deglutì, vedendo che…non era più lei. Lo sguardo si era fatto vuoto. Le braccia lunghe contro i fianchi pendevano senza vita. I capelli alzati a ventaglio parevano avere una loro vita.
Ma quelle iridi…
Lumia nel frattempo era riapparsa sul portone di noce di Hogwarts.
Aveva un taglio sulla fronte, lo sfregio trasversale in mezzo al viso era riapparso e sogghignava, leccandosi le labbra insanguinate. Ma nel contempo tremava. Si vedeva bene. Era terrorizzata a morte.
- Basta che ti tocchino quel purosangue e vai fuori di testa sorellina…- mormorò, deglutendo.
Lucilla tacque. Non la vedeva. Vedeva solo Tristan, colpito a morte.
- Bhè, spiacente.- Lumia si fece indietro, evidentemente intenzionata ad andarsene prima di morire sul serio, ora che aveva risvegliato qualcosa che avrebbe dovuto stare nascosto per sempre – L’uomo che ami sta per morire. Sai perfettamente bene che il sangue di demone funziona solo sugli esseri umani. Non avete modo di guarirlo.-
- E tu non avrai modo di veder tramontare il sole.-
La Lady Oscura assottigliò le palpebre e le labbra ma le bastò levare una mano. Un dito…e Lumia sapeva che sarebbe stata spazzata via, ma qualcosa bloccò entrambe. Un ululato. Un ululato disperato.
Lucilla si voltò lentamente, sentendo che qualcosa la tirava per il lungo vestito.
Tristan…Tristan sotto forma di lupo la stava trattenendo. Per impedirle di fare del male a sua sorella.
Il suo pelo dorato era sporco di sangue ma la guardava. La fissava, continuando a tirare…
Lucilla non sentì le grida, non sentì la risata di sua sorella.
La lasciò andarsene senza battere ciglio.
S’inginocchiò, non vedendo altro al mondo, se non il lupo che si lasciò andare fra le sue braccia dolcemente.
Lo carezzò, chinò la fronte sulla sua testa…
E ad Hogwarts per quel giorno tornò la pace.


Lucius Malfoy scostò appena il capo, evitando un calice di cristallo che andò in frantumi contro il muro.
Tornò a guardare con evidente calma Lumia che furibonda faceva su e giù davanti al suo camino, nel suo salone e in casa sua. Se la sua espressione era di calma, quella della Lancaster era di una collera tale da far tremare chiunque dentro quella stanza. Tutti tranne lui. Lui gioiva, dentro di sé, per ben altri motivi.
- Quel maledetto…- sibilò Lumia piantandosi le unghie nei palmi – Quel maledetto Mckay!- afferrò un altro calice e lo scagliò nel caminetto – Sapeva che il mio sangue è fatale per gli uomini e così ha preso forma animale! Maledetto!-
- Perdonami se oso cavillare…- disse il padrone di casa serafico – Ma questo ora è l’ultimo dei tuoi problemi.-
- Ma davvero?- urlò fuori di sé, quasi assordandolo.
- Esatto.- riprese il mago biondo, versandosi del vino – Posso farti notare cos’è accaduto a tua sorella?-
- Non farmi ridere Malfoy!- abbaiò la mezzo demone – Probabilmente è solo un caso!-
- Un caso?- alitò Bellatrix seduta a capo tavola con suo marito Rodolphus, gli Avery e i Mcnair – Lo chiami un caso il fatto che sia riuscita a liberarsi prima che la uccidessi?-
- Che noia…- Lumia fece un gesto seccato con la mano.
- E ti pare un caso come si siano trasformati i suoi occhi?- proseguì Preston talmente preoccupato da fumare due sigari insieme da un doppio bocchino – Siamo pratici mia cara…l’hai fatta arrabbiare sul serio.-
- Complimenti per l’acume.- frecciò Nott sarcastico.
- Arrabbiata a me sembra un blando eufemismo.- continuò Lucius pacato.
- Mettetela come vi pare.- La Lancaster sprofondò il poltrona, esasperata – Non che non apprezzi i vostri preziosi consigli, miei cari Mangiamorte, ma vi posso far notare anche io un paio di dettagli. Il primo è che abbiamo toccato l’unico nervo scoperto di mia sorella e quindi il suo punto debole. Punto due: a Hogwarts verranno spediti quasi tutti gli Auror della Gran Bretagna e questo permetterà a voi di farvi i vostri comodi coi giganti, coi goblin e con tutte le porcherie uscite da Dark Hell Manor.-
- Si ma ora sanno che sei viva!- sbraitò Bellatrix sclerata – Come la mettiamo?-
- Che vuoi che facciano?- rise l’altra sarcastica – Che mi uccidano?-
- Non per rompere a tutti le uova nel paniere ma…- Preston spense i sigari, fissando Lucius con evidente preoccupazione – Qua abbiamo rischiato la vita del figlio di Tanatos Mckay. Non voglio passare per il vigliacco della situazione ma fino a quando non avremo bene in pugno l’intera scuola, sarà meglio andarci con più calma.-
- Preston ha ragione.- sibilò Mcnair scocciato – Mckay è una dannata spina nel fianco. Potrebbe rovesciarci addosso ben più di qualche Auror. Quello ha abbastanza prove in mano da sputtanare Caramell fino alla fine dei suoi giorni, buttarlo giù dalla sua fottuta sedia e prendere il suo posto!-
- E che vogliamo fare?- chiese Goyle con voce impastata – Sistemiamolo una volta per tutte.-
- E come?- replicò Bellatrix con sprezzo – Lui e quella dannata di sua moglie sono spariti!-
- Sentite, vediamo di calmarci.- sentenziò la mezzo demone, rimettendosi in piedi – Il primo attacco è andato, poco importa che ora sappiano che sono viva. Ora Lucilla sa cosa l’aspetta e visto che sappiamo quale sarà la sua seconda mossa sarà meglio prepararci.- e fissò Lucius sorridendo perfidamente – Dico bene?-
- Perfettamente.- annuì Malfoy mettendosi in piedi – Ora se volete scusarmi ho una faccenda che richiede la mia attenzione.-
- Non preoccuparti.- Bellatrix e suo marito si scambiarono un’occhiata sinistra – Ci penseremo noi al resto.-
- Perfetto.- il mago andò alla porta, facendo un inchino rispettoso alla mezzo demone – Vi auguro buona notte, signori. Ci rivediamo fra un mese esatto, notte di luna piena a Hogsmade.-
- Saremo pronti, non temere.- l’assicurò Mcnair prima di sparire.
- Lo spero.- rispose Lucius prima di chiudersi la porta alle spalle – Il pentacolo si sta facendo assetato.-
- E noi lo disseteremo, tranquillo.- ghignò Lumia.
Una volta sola alzò lo sguardo oltre la finestra. Il sole calava…e qualche debole raggio filtrava oltre le nubi nere come la pece. La maledizione iniziava a progredire.
Poi però ricordò quegli occhi rossi…li sentiva sulla pelle, alle sue spalle.
Pronti a colpire. Pronti a ucciderla.
E nel buio tremò. La paura fu sua compagna per quella notte e quelle avvenire, ben sapendo che da qualche parte quegli occhi la cercavano senza sosta per compiere una vendetta che da troppo tempo era stata lasciata in sospeso.

 

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31° ***




Le candele languirono leggermente, le fiamme danzarono sinuose ma non si spensero.
Fuori la notte era nera e cupa, il cielo brontolava e le folgori continuavano a frastagliare le nubi che si muovevano trasportate da un vento che non pareva primaverile.
Il corridoio del terzo piano di Hogwarts era ingombro da maghi e infermieri, Madama Chips correva su e giù con bacinelle colme d’acqua, panni sporchi di sangue, garze e disinfettanti.
E una folla numerosa di studenti di tutti gli anni e di tutte le case era accorsa a chiedere spiegazioni sugli incidenti del pomeriggio ma soprattutto ad assicurarsi delle condizioni di Tristan Mckay che era stato portato con urgenza in camera sua dopo la sparizione di Lumia.
Harry Potter, dalla sua postazione sul divanetto nell’anticamera della stanza da letto, vide che Piton e la Mcgranitt stavano dando rapide coordinate ai Prefetti e ai Capi Scuola e man mano la folla cominciò a dileguarsi.
Il Grifondoro alzò poi gli occhi su Silente. Il vecchio preside stava alla finestra, ammirava il cielo e carezzava le piume di Fanny, appoggiata a un ceppo di fortuna accanto a lui. Il giovane mago si chiese se anche un uomo come Silente poteva avere mai dei rimorsi. Di colpo ricordò gli avvenimenti che avevano portato alla sparizione di Sirius dietro al velo, alle parole del preside dopo quei giorni duri. Alla sua rabbia…
Chissà se ora Silente si sentiva in colpa per essersene dovuto andare, quando Lucilla era in pericolo.
Harry aveva sempre pensato di essere l’unico a portare un grande peso sulle spalle…ma all’improvviso capì di non essere solo. Il pericolo corso in quegli anni l’aveva reso sempre più menefreghista nei confronti degli altri.
Lui correva i rischi, quindi solo lui era in diritto di essere coccolato.
Ma cosa dire di tutti gli altri? Di Ron, il suo migliore amico che viveva nella sua ombra e gli proteggeva le spalle come neanche tutto l’Ordine della Fenice sapeva fare? Cosa di Hermione…che da sette anni sapeva trovare la soluzione in ogni istante letale, salvando se stessa e tutti gli altri? In tanti in quegli anni avevano rischiato, anche se non in prima persona come lui. Cedric…Silente, gli Auror…
Pensando a loro osservò le espressioni cupe di Milo e degli altri.
Jess era entrato con la Chips, rifiutandosi categoricamente di starsene fuori…ma si chiese che cos’avrebbe provato se qualcuno avesse fatto del male a Ron o Hermione.
Non era l’unico a stare male. Non era l’unico a combattere.
E pensando questo subito gli venne in mente Draco Malfoy. Lo vide sul divano davanti al suo, semi sdraiato, attento a quella porta che si apriva e si chiudeva senza che fossero date loro rassicurazioni sulla salute di Tristan.
Chissà com’era stata la battaglia di Draco, si chiese Harry.
Chiuso in quella casa enorme, senza affetto, con due genitori invisibili.
Senza amici, se non Blaise.
Si passò una mano fra i capelli, cominciando a sentirsi davvero male.
Sentì qualcosa che gli carezzava la spalla e alzando gli occhi vide Ron che gli aveva portato gli occhiali di riserva.
- Tutto bene?- gli chiese – Come vai il collo?-
- Il professor Lupin ha detto che non c’è niente di cui preoccuparsi.- l’assicurò Elettra che stava seduta accanto a lui tenendogli la mano, visto che il moro non sembrava avere più voce per parlare – Sta tranquillo Ron.-
Weasley sorrise appena e si sedette dall’altro fianco del suo migliore amico, incrociando le braccia dietro alla testa.
Scambiò un’occhiata d’intesa con Hermione, accoccolata fra Blaise e Malfoy.
Passò del tempo e nessuno parlò. Gente che non conoscevano continuava a percorrere l’atrio e il corridoio, gli Auror cominciavano a scaldarsi e quando dall’interno si sentì un rumore di cocci rotti, Clayton Harcourt si alzò in piedi.
- Quello sta da Dio.- bofonchiò scocciato.
- E come fa a dirlo?- gli chiese Hermione sconvolta.
- Ehi, bellezza ho sette anni più di te, non è il caso che mi dai del lei.- mugugnò l’Auror accendendosi una sigaretta.
- Buoni gente, calmiamoci eh?- Sphin si decise a fare da paciere, si volse verso gli studenti e sorrise vagamente divertito – Tristan ha il terrore dei guaritori e ogni volta che si fa male succede sempre un casino.-
- Come hanno curato la sua ferita?- chiese Blaise – Starà bene?-
- Oh, come no…- Silente sorrise bonario, andando ad accomodarsi in una poltrona apparsa per magia, una specie di puff colorato che il preside faceva comparire spesso – Il vostro professore di Difesa, come ha detto Clayton, starà sicuramente a meraviglia se contiamo che il professor Piton ha prontamente prodotto la miglior pozione che a mio parere mente di mago abbia mai creato. Ha mischiato le lacrime di Fanny con altre lacrime molto rare e questa introvabile pozione ha salvato la vita a Tristan.-
- Le lacrime di chi?- allibì Harry.
- Lacrime di demone puro.- sibilò Piton arrivandogli alle spalle – Capito Potter? Lacrime di demone puro.-
I ragazzi lo guardarono come se fosse pazzo.
- E…un demone ha mai pianto?- Ron quasi non ci credeva.
- Dal ridere senz’altro!- cinguettò Silente – Non sai quanti computi immortali negli ultimi anni si sono sbellicati fino a piangere davanti alla Gazzetta del Profeta.-
- Ah…e quindi lacrime di fenice e di demone l’hanno salvato…- Harry sospirò di sollievo, stanco morto ma anche sollevato – Bhè, è un’ottima notizia.-
- Come voi due che siete tornati vagamente interi a casa sani e salvi.- gli disse Hermione con un sorriso dolce.
- Chiedo scusa, non vorrei sembrare insensibile ma qua abbiamo altri problemi abbastanza gravi.- sibilò Milo indicando al preside il cielo dardeggiante di fulmini fuori dalla finestra – Non so se ve ne siete accorti ma qualcuno sta giocando al tiro al bersaglio coi Dissennatori fuori dal castello.-
Tutti tacquero all’improvviso, gli studenti in particolar modo che ricordavano come Lucilla era sparita dopo che Tristan era stato condotto in camera sua. Dalla sua espressione si era capito benissimo che non desiderava compagnia ma… quel cielo e quei tuoni potevano essere solo opera sua.
- Andrò a parlare con lei.- disse Silente infilandosi il capello in testa.
- Preside è sicuro di…non volere una mano?- gli chiese Piton un po’ allarmato – Non so…uno squadrone di duecento giganti che le facciano da scudo e che le diano almeno il tempo di dirle due parole.-
- Severus non ha tutti i torti.- intervenne la Mcgranitt – Albus, forse è meglio aspettare che si calmi da sola…-
- Ma glieli ha visti gli occhi?- sbottò Leblanc furente, arrivando in quel momento dal corridoio – E’ più di un’ora che la controllo e quella maledetta ha già sterminato la maggior parte dei Dissennatori con un solo dito! Usa i fulmini dal cielo come se fossero spade e li trapassa da parte a parte, poi li fa esplodere!-
- Non so te francesino, ma se io venissi torturato per una settimana dalla persona che ha ucciso la mia famiglia sarei abbastanza incazzato.- frecciò Milo ironico.
- Oh ci mancavi solo tu! Sta zitto Morrigan che è meglio!-
- Senti fatti un giro ok?- Sphin quasi lo prese per il bavero – Tornatene dov’eri oppure fai a fare da bersaglio per Lucilla. Fa quello che ti pare ma vattene!-
- Farò rapporto a Caramell!- minacciò alla porta – Vi avviso!-
- Non ci aveva neanche sfiorato un’ipotesi diversa.- soffiò la Mcgranitt dopo che se ne fu andato – Albus, pare che il Ministro si stia divertendo a mandare qua chiunque possa dar adito a calunnie sulla signorina Lancaster.-
- Potremmo sempre sbarrare le porte come aveva proposto Tristan tre mesi fa.- sibilò Harry velenosamente.
- Oh, andiamo signor Potter!-
- Ci penserò Harry, non temere.- l’assicurò Silente facendo sollevare gli occhi al soffitto a più di un professore – E adesso se volete scusarmi credo che andrò a vedere come sta la nostra cara Lucilla. Severus, potresti accompagnare il professor Lupin nelle sue stanze? Te ne sarei grato.-
- Certo.- bofonchiò Piton evidentemente scocciato mentre Remus se la rideva pacifico come sempre. Stavolta però non fecero in tempo a muovere un passo che Hagrid comparve sulla soglia. Il faccione un po’ aggrottato, aveva la balestra in spalla – Buona sera a tutti.- fece distrattamente – Oh Harry! Tutto bene spero!-
- Certo, benissimo!-
- Eri venuto a dire qualcosa Hagrid?- gli chiese gentilmente il vecchio mago.
- Oh ma certo!- il custode indicò col pollice alle sue spalle, poi si chinò sull’orecchio del preside e bisbigliò qualcosa mentre i presenti guardavano stralunati le due persone alle sue spalle, poco lontani.
- Cazzo…- alitò Milo a quel punto, diventando ancora più pallido.
- Merda.- disse invece Clay, senza sforzarsi di abbassare la voce.
- Che c’è?- chiese Ron stupito – Li conoscete?-
A un certo punto sentirono Draco ridacchiare, Blaise compreso che si stava portando la mano alla bocca, intento a soffocare più elegantemente la sua ilarità. Il biondo Serpeverde si mise in piedi, massaggiandosi le spalle.
- Io me la filo.- disse ficcandosi il giubbotto.
- Perché?- richiese Weasley – Chi sono?-
- Lo sapresti se tuo padre mettesse il naso fuori dal suo ufficio.- frecciò Draco.
- Smettila di fare il divo, chi sono?- borbottò Hermione – Ce lo dici o no?-
Fu Elettra a rispondere, dopo aver guardato meglio i due personaggi.
- Oh…è il signor Mckay!- cinguettò sorridente – E’ il papà di Tristan. E quella bella signora è sua moglie Rose.-
- Cosa?- i ragazzi ancora non li mettevano bene a fuoco nel buio – Sono i genitori di Tristan e Jess?!-
- Già.- annuì la Baley pacata – Mio padre e il signor Mckay sono soci in un progetto. Lo conosco di vista.-
- E che tipo di persona è?- disse Harry curioso.
- Bhè…ecco…- la sua cacciatrice parve un po’ reticente – Direi che l’aggettivo adatto è "energico".-
- Tra le righe uno che fa quello che vuole, quando vuole e senza dar retta a nessuno.- sentenziò Draco.
- E’ stato un grande Grifondoro.- li avvisò Sphin – E un grande Auror. Uno di quelli con le palle, che faceva sputare la verità ai Mangiamorte anche con le cattive. Poi dopo un incidente si è dovuto ritirare ma vi posso assicurare che è davvero un pesce cane. Attenti a non guardarlo troppo negli occhi, se vi fa delle domande guardate in basso e assolutamente non mettetevi a discutere di politica con lui o non ne uscirete vivi, intesi?-
- Ma dai, non può essere così cattivo!- se ne uscì la Grifoncina – Tristan è così dolce!-
- E Jess di chi credi sia figlio dolcezza? Del vicino?- sentenziò Clay finendo la sua ennesima sigaretta.
- E sua moglie?- gli chiesero vagamente intimoriti.
- Oh, la signora Rose è una persona più quadrata.- li assicurò Elettra sbadigliando – Va a primo acchito. Se di prima occhiata le piaci sei a posto. Altrimenti…bhè, meglio lasciar perdere.-
- Fantastico.- se ne uscì Potter.
- Sentite, voi comunque dovreste filare a nanna.- disse Sphin per calmarli – E’ tardi.-
- Io voglio sapere come sta Tristan!- dissero i maghetti in coro – Vogliamo vederlo!-
- Non sarà di buon umore.- li avvisò Milo – Quando è stato portato in ospedale perché un troll gli aveva morso il braccio ha quasi tirato una lampada di quattro chili in testa al medico che gli voleva mettere i punti.-
Alla fine tanto dissero e tanto fecero che li convinsero ad andarsene, con la promessa strappata a Milo che sarebbe entrato dalle loro finestre per avvisarli di qualunque cambiamento. Per andarsene dovettero passare sotto gli occhi di Silente e dei genitori di Jess e Tristan, in modo che finalmente fossero ben visibili.
Il terzetto, senza farlo vedere, fece a quei due una bella radiografia.
Una donna coi capelli biondo grano, occhi verde acqua grandi e lucenti. Poteva avere dai quarantacinque ai cinquantacinque anni, era avvolta in un costoso vestito da viaggio, color verde petrolio ma, notò Harry, portava un ciondolo a forma di leone tutto d’oro appeso al collo.
Teneva la mano a un uomo che aveva un aspetto decisamente nobile, pensò il moretto.
Capelli biondo scuro, occhi seri, mascella squadrata, baffetti e barba e una cicatrice sulla guancia destra, molto vecchia e sottile. In mano teneva un bastone, esattamente come Lucius Malfoy.
Harry sperava solo che non fosse un tipo come il padre di Malferret…

Quella notte passò in un modo abbastanza particolare, ad essere sinceri.
Chiusero occhio tutti quanti dopo la mezzanotte, anche se dei fulmini di quel genere a Grifondoro non si erano mai visti. Harry, Ron, Seamus e Dean giocarono a poker fino a un’ora abbastanza tarda. Neville invece si addormentò subito e si chiesero come avesse fatto visto il casino che Lucilla faceva con i suoi fulmini.
Stava per mettersi a letto quando Ron si bloccò, fissando Harry. Anche il moretto alzò lo sguardo, sospirando.
- Glieli hai visto gli occhi vero?- chiese Weasley con voce bassa – Io me li ricordo quegli occhi.-
- Si, anche io.- rispose Potter distogliendo lo sguardo.
- E che vuoi fare?-
- Come cosa voglio fare?- stavolta il moretto parve stupefatto – Dio Ron! È Lucilla!-
- No, è diventata peggio di Voldemort!-
- No, non è vero!- sbottò Harry svegliando Neville di colpo – Lucilla non lo farebbe mai!-
- Potete discutere domani di quello che Lucilla farà o non farà?- borbottò Seamus mettendo il naso fuori dalle tende del baldacchino – Tendo a ricordarvi che Lucilla è stata per una settimana nella torre e il fatto che Tristan si sia preso una freccia, come diceva Milo, non ha migliorato la situazione. Tu non saresti arrabbiato Ron?-
- E lascia perdere la faccenda di quegli occhi!- se ne uscì anche Dean Thomas – Lucilla era la moglie di Voldemort e poi anche Harry ha assorbito un po’ dei suoi poteri. Se gli venissero gli occhi rossi, un giorno o l’altro, gli faresti lo scalpo Ronnino?-
- Bhè…io…io… oh ma che ne so!- sbottò Weasley iracondo – Ma qua siamo nelle grane tutti quanti!-
- Come tutti gli anni.- disse Finnigan facendo un gesto seccato con la mano che riuscì a far ridere Harry di gusto – Ne parliamo domani a colazione, così Harry può anche raccontarci che è successo mentre non c’era.-
- Insieme a Malfoy…- insinuò sempre Ron.
In risposta gli arrivò una cuscinata…e da lì alla guerra fu davvero un passo breve.
Invece nei sotterranei i fulmini si sentivano ugualmente, ma più ovattati.
Blaise giocava con un antistress di gomma che gli aveva regalato Harry perché Zabini gli aveva fatto una testa così a lezione per averne uno, mentre Draco stava sdraiato a pancia in sotto sul letto, sotto le cure stranamente silenziose di Pansy Parkinson. Quando si era offerta di cambiargli la fasciatura non aveva fatto i salti di gioia ma vista l’incapacità di Blaise di fare il nodo anche a un pacco postale o alle sue scarpe, Malferret aveva dovuto accettare.
Comunque la brunetta non aveva detto una sola parola. Si limitava a passargli la pozione disinfettante sui tagli.
- Ma quanto andrà avanti?- chiese Nott, infilando la testa nella porta – Che palle questi fulmini!-
- Pensa a Grifondoro e a Corvonero come li sentono.- ironizzò Malferret.
- Domani vieni a lezione?- gli chiese Blaise – Hai il permesso della Chips?-
- Che si spari, io non sto in camera.- sbuffò il biondino.
- Allora dovresti portarti dietro un cuscino.- gli disse Pansy finendo il suo lavoro con voce piatta – Stando contro il banco potrebbero riaprirsi i tagli.-
Draco la guardò di sottecchi – Grazie.-
- Bene, io vado. Buona notte a tutti.-
Comunque, a parte fulmini e stranezze in dormitorio Serpeverde, la nottata passò sotto lo scroscio della pioggia che cominciò a ticchettare irrequieta. Continuò fino all’alba, come se il cielo stesse piangendo…ma alla fine sorse il sole e le nuvole si tinsero di rosa perla, regalando uno scenario fantastico anche all’ora di colazione.
- Dormito bene?- bofonchiò Hermione seduta a tavola con Lavanda Brown.
- Benissimo.- rispose Ron con le occhiaie fino al mento – Tu?-
- Una favola. Elettra mi ha prestato i tappi per dormire.- rispose la Grifoncina mentre Harry si chinava a baciare la sua biondina preferita che la mattina dormiva sempre con la testa quasi nella tazza di caffè – Comunque la Mcgranitt stamattina non fa lezione, abbiamo due ore libere per andare a vedere come sta Tristan.-
- E noi veniamo con voi!- disse Justin Bigs insieme a Kristine, alla loro sinistra nel banco dei Tassorosso.
- Ehi, se ne sa qualcosa di che è successo?- chiese Dalton passando si lì con Miria attaccata al braccio.
- Perché lo chiedi a noi?- fece Harry un po’ seccato. Oh, ogni volta che capitava qualcosa automaticamente era lui!
- Perché il Terzetto Miracoli sa sempre tutto.- sentenziò Kristine Mayers, sempre girata verso di loro.
- Terzetto Miracoli?- riecheggiò Ron con la bocca piena di uova strapazzate - E da dove esce questa?-
- Da Rafe Cohen, Serpeverde.- li avvisò Justin – Fossi in voi darei un’occhiata al giornale della scuola. Credo che lui e Zara Daves abbiano passato tutta la notte a scrivere del casino di ieri.-
- Qualcuno ha la Gazzetta di Hogwarts sotto mano?- chiese Hermione lungo il loro tavolo.
- Non c’è bisogno mezzosangue!-
Si voltò verso Serpeverde e prese al volo il giornale che Draco le lanciò. Dalla sua faccia non tirava aria buona.
Ma appena l'aprì quasi Harry scattò in piedi, furibondo. Tre titoli erano più che sufficienti per far capire il succo.
"Harry Potter e Draco Malfoy spariscono prima di un attacco. Che ne fossero a conoscenza?"
"Chi è realmente Lucilla dei Lancaster? Salvatrice o traditrice? Tutti i dettagli di Zara Daves."
E infine il tocco personale di Rafe Cohen:
"Cos’ha in forno quest’anno il Terzetto Miracoli? Salveranno o distruggeranno Hogwarts?"
Harry non permise a Hermione di leggere neanche poche righe. Afferrò la bacchetta, il giornale e un attimo dopo gli dette fuoco sotto lo sguardo di tutta la scuola, sbalordendo matricole e scatenando un casino di bisbigli che non finì neanche quando il giornale fu arso del tutto.
- Se non ti andava di leggere potevi dirlo.- sibilò la Grifoncina seccata.
- Sono un mucchio di stronzate!- urlò quasi il moretto – Sai una cosa? Io ne ho davvero basta! Sono sette anni che sento stronzate una dietro all’altra! Se la gente ha davvero voglia di sapere cosa vuol dire sfidare la morte perché non s’infila nei combattimenti degli Auror eh? Perché non si mette al mio posto? O perché magari non va a casa di Malfoy!?-
- Harry, buono…- Ron cercò di calmarlo ma ormai aveva perso la testa. Dette uno strattone al suo migliore amico e dopo aver scoccato un’occhiata di fuoco praticamente a tutta la scuola se ne andò, sbattendosi i battenti della sala grande alle spalle. Appena se ne fu andato il chiacchiericcio ricominciò…ma rifinì quando Malfoy, tanto per fare casino anche lui col suo compare preferito, buttò bruscamente la tazza sul tavolo e se ne andò ghignando per ritrovare mezz’ora dopo Harry al campo di quidditch.
Non che avesse intenzione di andare a parlarci ma quando lo vide colpire con la mazza dei battitori alcune palline che dovevano essere babbane alzò un sopracciglio. Aveva l’aria parecchio incazzata e in effetti poteva anche capirlo.
- Perché ti fai venire il dente avvelenato per quelli?- bofonchiò, svaccandosi in panchina – Sono dei perdenti.-
- Considerando che…- il Grifondoro lanciò la palla in aria e la colpì forte, spedendola quasi vicino all’anello più basso -…tu da sette anni non fai altro che menarmela con battute, cori da campo, risse, frecciate…- si girò a guardarlo un attimo, disgustato -…sei anche l’ultimo a dover parlare. Non che me ne freghi, sia chiaro.-
Draco ghignò, accedendosi una sigaretta – Ammettilo Potter. Io sono l’unico che in certi momenti ti può capire.-
- Peccato che nelle altre ventitré ore e tre quarti della giornata tu mi rompa i coglioni!- mugugnò Harry, spedendo in aria l’ennesima palla da baseball.
- Te l’ho già detto. Sono tutti curiosi di sapere se la leggenda di Harry Potter è vera o meno. Nessuno sa ma tutti vogliono dire la loro. Non hai mai parlato con Lucilla?-
- Si, ma lei può permettersi di fare l’eremita, di non aver bisogno né delle persone, né di mangiare e neanche di dormire. Può anche permettersi di schiacciare chi le pare coi tacchi, ma io no.-
- Ah Potty…- Draco si piegò coi gomiti sulle ginocchia, aspirando lentamente – A Serpeverde non avresti mai parlato così. E dire che dovresti essere un mio compagno.-
- Ma ho detto no.- il moro si mise la mazza in spalla, fissandolo in modo strano – E tu?-
- Io cosa?-
- Non hai mai pensato di cambiare casa?-
Gli occhi del principe delle serpi divennero duri. Volse la sua attenzione altrove, si mise in piedi e scosse il capo.
- Quel quarto d’ora è finito, a quanto pare.- fece Harry ironico.
- Già.- Draco schiacciò il mozzicone con lo stivale – Ci vediamo in classe Sfregiato.-
- Contaci Malferret.-
Più tardi e dopo tante palline lanciate oltre gli anelli, tornò all’interno della scuola e tirò dritto per la sua strada ma si sentiva gli occhi di tutti sempre più fissi su di lui. Bisbigli e occhiate stavano per farlo incazzare ma dovette trattenersi, specialmente perché non poteva continuare a far sottrarre punti alla sua casa o Lavanda, Capo Scuola, gli avrebbe reso la vita un inferno. Stava per svoltare l’angolo, per andare in sala duelli, quando vide Rafe Cohen e Zara Daves che stavano chiudendo contro una colonna una persona. Quella che ora più gli stava a cuore.
Elettra aveva la faccia di una che sta per scoppiare ma stava lì attaccata alla parete a subire quella persecuzione piuttosto pacificamente e quando lo vide oltre le teste dei due persecutori per poco non gli gettò le braccia al collo ma Potter, di pessimo umore davvero, prese a spintoni i due giornalisti, infischiandosene delle foto che venivano loro scattate, si prese in spalla Elettra e se ne andò.
Naturalmente né la Daves né Cohen li mollarono e quando si ritrovò davanti alla sala, i Serpeverde e i Tassorosso osservarono la scena un pelino sconvolti.
- Ma che succede?- brontolò Blaise alzando gli occhi dal giornale di botanica.
Harry fece segno a quelli del settimo di fargli largo. Lasciò Elettra dentro alla stanza e quando tornò fuori era seriamente intenzionato a prendere la bacchetta a farli saltare tutti quanti per aria.
- Guarda che le stavamo solo parlando, Potter.- gli disse Zara un po’ seccata.
- Parlare si fa a un tavolo.- sibilò il Grifondoro imbestialito – E non tre contro una.-
- Diavolo, mica te l’ho mangiata…- mugugnò Cohen con voce pigra.
- Insomma che cazzo succede?-
Il gruppo si voltò e ne uscì Draco con un fioretto in spalla. Fissò Rafe che era della sua casa con cupo cipiglio.
- Non avrai ricominciato.- sbuffò.
L’altro alzò le spalle – Stavo solo parlando con la Baley per chiederle se per caso sapeva dove siete stati tu e Potter per una settimana. Magari lei mi rispondeva. Ma è vero che sapevi dell’attacco?-
- Perché non lo chiedi a tuo padre dell’attacco Cohen?- ringhiò Harry a quel punto, tenuto a malapena da Blaise.
La frecciata andò a segno perché il ragazzo tacque, mordendosi la lingua.
- Insomma non ci volete dire dove siete stati?!- borbottò Zara corrucciata.
- No e ti consiglio di girare allargo anche dalla Granger.- le ingiunse Draco al limite della pazienza – Non me ne frega un emerito cazzo se dovete fare domande idiote per quello stupido concorso ma se non volete finire a pezzettini dentro una scatoletta di plastica ed essere poi spediti alla Gazzetta per dare uno bello scoop ai vostri compagni sarà meglio che ascoltiate bene ciò che vi sto dicendo fra le righe, Daves.-
- Stai per caso facendo minacce Malfoy?- chiese sarcastica.
- No, siamo in due a minacciare.- concluse Harry prendendo i battenti per le maniglie – E adesso smammate se non volete finire accidentalmente su uno dei palchi ed essere coinvolti in un allenamento. Ci si vede!- e sbatté con forma la porta sulla faccia a tutti quanti, lasciando i presenti sul palchi e nei cerchi a guardarlo un attimino preoccupati.
- Ma non è che gli sta venendo un esaurimento nervoso?- bofonchiò Dalton con un lecca-lecca in bocca.
- Senti anche tu, per favore…- si schifò Ron – Harry tutto bene?-
L’altro non gli rispose, andando ad appollaiarsi nella poltrona che era di Tristan.
- Ci mancava anche sua maestà coi coglioni girati.- ironizzò Malfoy tornando sul palco ad allenarsi col fioretto insieme a quella schiappa di Michael Corner. Lo liquidò in pochi minuti, poi Dalton dopo aver eliminato i suoi avversari arrivò finalmente a scontrarsi col biondo. In effetti erano molto bravi, osservarono gli altri ma come aveva fatto notare Lavanda era normale che in famiglie come le loro si praticasse ancora la nobilissima e noiosissima arte della scherma.
Peccato che dopo l’ennesima ringhiata di Harry, fatta a parecchi decibel, Draco già abbastanza snervato per i fatti suoi prese la spada e la lanciò via e mentre Edward Dalton guardava la scena con la faccia di uno che ormai non si stupisce più di niente, Malfoy si piantò sul palco con le mani sui fianchi e gli occhi incendiati.
- Senti Sfregiato…la finisci si o no di rompere i coglioni?- sbraitò.
- Ma tu che cazzo vuoi?- replicò Potter incazzoso – Torna a giocare con gli spiedini e sta zitto Malferret.-
- Ok, io è meglio che me ne vado…- disse Dalton a bassa voce, riprendendosi mantello, maglione e cravatta.
- Non so cosa siano gli spiedini e non me ne frega un emerito cazzo ma con le tue stronzate stai facendo venire la nevrosi a tutti! Va a farti un giro e liberaci della tua fottuta presenza!-
- Io faccio venire la nevrosi?- urlò Harry di rimando, quasi sdegnato – Ha parlato uno che con la sua sola presenza fa andare al manicomio! I quindici minuti sono passati bello!-
- Quali quindici minuti?- sussurrò Blaise a Ron.
- Avranno esagerato con le canne, non farci caso.- bofonchiò il rossino.
- Senti, perché non prendi una bella spada e non porti il tuo regale culo qua?- lo sfidò Malfoy a quel punto.
- Ti piacerebbe, non so tenerla in mano!- ribatté Potter ironico – Ti piacciono le cose facili eh biondastro?-
- INSOMMA LA FINIAMO???-
Quello strillo improvviso li fece sobbalzare tutti quanti, anche quelli che non centrano niente ed Hermione Granger scese dal suo cerchio magico, fissandoli decisamente al limite della pazienza. I capelli erano scomposti a causa della difficoltà che aveva avuto nel concentrarsi fra i loro grugniti e adesso ne aveva davvero piene le tasche.
- Abbiamo capito che girano le palle ad entrambi per quello stupido articolo, abbiamo capito che vi considerate due imbecilli, che vi cambiereste i connotati e che vi sputereste in faccia a vicenda, cose trite e ritrite da anni ma siamo tutti qua per allenarci, quindi se ora la finiste di fare i bambini e tornaste al lavoro forse potreste insegnare a tutti cose davvero importanti perché, per quanto mi spiaccia ammetterlo, sarete anche due cretini della peggior specie ma anche bravissimi in tecniche di sopravvivenza! Sono stata abbastanza chiara?-
- Hai un’altra considerazione dei due ragazzi con cui sei andata a letto, lo sai?- sibilò Harry a bassa voce.
- Chiudi quella boccaccia!- abbaiò, assordandolo.
- Ok, ok…calma.- mugugnò lamentoso – Che devo fare?-
- Lezioni di Patronum per quelli che ancora non lo sanno fare! Muoviti!- così si rivolse a Draco – E tu maledetto di un Serpeverde dà lezioni di scherma a chi ne ha realmente bisogno, come sta facendo Dalton!-
- Senti ma io che centro?- replicò Draco esasperato – Al massimo infilzo Potter ma non faccio da maestro, sia chiaro!-
- Allora insegna alle ragazze, magari ti viene meglio Malferret!-
- Ma non ci penso neanche!- si schifò viste tutte le cretine che lo squadravano ammirate – Tu sei un conto ma…-
- Ecco, allora insegna a me!- sbuffò la Grifoncina andando all’armeria e scegliendo la spada più leggera.
- Cosa? Vuoi imparare?-
- Bhè, che c’è di strano?- replicò fissandolo altezzosa.
- Ma, non saprei…- Draco ghignò apertamente – Non ti ci vedo con una spada in mano, sai?-
- Disse il biondastro sgozzato dalla Grifondoro.- sentenziò Ron con Neville e Dean passando lì sotto.
- Ehi Donnola, i cazzi tuoi mai vero?- ringhiò Malfoy dall’alto.
- Senti chi parla!- replicò Weasley raggiungendo Blaise nel cerchio magico più a destra.
- Ma che hanno tutti oggi?- si lagnò rivolto alla Granger – Cazzo ma state a pezzi…-
- Fanno apposta gli indifferenti, non sono ancora da ricoverare.- spiegò Hermione muovendo il polso e ruotando il fioretto d’argento fra i palmi per prenderci la mano.
- Indifferenti a cosa?- chiese il biondo poco interessato.
- Al fatto che mi stanno organizzando una festa in segreto come ogni anno.- sbuffò la Grifoncina dando qualche fendente per aria – Harry e Ron stanno facendo finta ma tanto lo so che la stanno programmando.-
- Ah…- Draco di colpo ricordò che giorno era. Il 18 di aprile. Quel sabato sarebbe stato il compleanno della mezzosangue. Compiva diciotto anni. Se non altro le aveva comprato il regalo da un pezzo…anche se non sapeva ancora se gliel’avrebbe dato o meno. Si sentiva parecchio un deficiente anche perché non aveva mai fatto un regalo a una ragazza in vita sua e poi farlo a lei aveva tutto un significato moltooo pericoloso.
Alla fine cominciò a insegnarle le faccende di base e due ore passarono abbondanti anche se nessuno in realtà se ne accorse. Era strano vedere studenti tanto presi e fu ancora più strano che nessuno di loro si accorgesse della buffa caccia al lupo che si era scatenata da qualche minuto per Hogwarts.
Dalton si stava asciugando il sudore con un asciugamano quando la porta sul retro dell’enorme sala si spalancò di scatto e ne venne fuori un lupo dorato, evidentemente Tristan, che prima di passargli fra le gambe ebbe la bella idea buttare giù le vecchie armature al suolo, per bloccare il passaggio. Dopo quello sfrecciò in mezzo al salone, facendo lo slalom fra gli studenti ma quando Sphin, Clay e Jess apparvero imbestialiti, armati di rete e corde, tutto ebbe un senso.
- TRISTANNNN!!!- ringhiò Jess facendo crepare di paura tutti i ragazzi – TORNA QUA IDIOTA!-
Il lupo ululò in risposta e continuò a trottare fra i giovani maghi ma quando capì che l’altra porta era chiusa si mise a ringhiare. Si voltò verso i presenti e rizzò coda e orecchie, evidentemente arrabbiato.
- Dici che si è preso la rabbia?- bofonchiò Blaise .
- Gli vedi la bava bianca alla bocca?- disse Draco sarcastico, aiutando Hermione a scendere dal palco – Ma che ha?-
Alla fine Jess estrasse la bacchetta esasperato e mille fune lucenti arrivarono a bloccare suo fratello, trattenendolo a terra con forza. Gli Auror lo accerchiarono mentre si dimenava come un pazzo, ululando e ringhiando a spron battuto.
- Ma tu guarda che deficiente…- sentenziò Clay con la sigaretta in bocca e l’aria disgustata.
- Ehi, perché lui può fumare davanti agli studenti e io no?- mugugnò Milo scocciato.
- Perché sono più bello di te, canini a punta.- replicò Harcourt.
- Non t’allargare.- Milo scosse il capo, ridendo, anche perché bisognava ammettere che Morrigan come mezzo vampiro aveva quell’aura fragile e fredda molto simile a Lucilla che lo rendevano davvero attraente. Alla fine a Tristan, dopo che ebbe morso suo fratello maggiore alla gamba e Clay nella caviglia, vennero messe museruola e delle bende a tutte le zampe, per fare in modo che non graffiasse visto e considerato che Jess e Sphin furono quasi costretti a prenderlo in braccio, peccato che Eastpur si prese una codata sulla faccia che quasi gli spaccò il naso e quindi Mckay dovette lottare un bel po’ per riuscire a tenersi quel dannato lupo in braccio da solo senza rompersi qualcosa.
- Non avete del sedativo?- urlò Jess dopo un attimo, imprecando come un forsennato.
- Mi spiace, l’ho finito un secondo fa.- sibilò Draco sarcastico.
- Jess…- chiese timidamente Ron – Ti serve una mano?-
- Noooo…- riecheggiò il biondo ironico – Ma ti pare che mi serve una mano CON QUESTO DEMENTE?! PORCA VACCA TRISTAN SMETTILA! DEVI STARE FERMO O SI RIAPRE LA FERITA!- poi fissò Milo al limite della pazienza – Mordilo! Ti do io l’autorizzazione!-
- Io mordo solo umani.- chiarì il Diurno sdegnoso – E’ tutto peloso, dai…-
- Mamma mia, quanto cazzo sei schizzinoso!-
- Insomma cos’è questo caos?!-
La Mcgranitt apparve sulla porta, mani sui fianchi e aria arcigna. Per una volta non pareva incazzata con gli studenti ma fissò Jess e Tristan con evidente disapprovazione – Ebbene Mckay?-
- Perché ce l’ha sempre con me?- replicò Jess con tono lamentoso.
- Perché hai passato metà dei tuoi setti anni qua nel mio ufficio in punizione, ecco perché!-
- Oh oh…- Milo e Clay ridacchiarono insieme – Così il sacro Grifondoro stava in punizione…-
- Zitti idioti!- sbraitò il biondo furente mentre Tristan stava quasi per scappargli – Mi volete aiutare o no?-
Una voce esterna fece sobbalzare gli studenti ma anche il gruppetto degli Auror.
- Lascia stare, adesso ci penso io.-
Harry e Ron, i primi accanto a Jess, videro avanzare un uomo con una falcata che rassomigliava terribilmente quella di Lucius Malfoy ma…i suoi occhi erano totalmente diversi.
Quando Harry lo vide bene pensò subito a una cosa: "E’ stato un Grifondoro."
E in effetti nessuno dopo Silente poteva avere quell’espressione negli occhi se non era stato un vero Grifondoro.
Tanatos Peter Mckay si fece avanti, un mantello rossastro sulle spalle, il fisico asciutto ma possente, una spada alla cinta che doveva costare quanto la Firebolt di Potter. Baffetti e barba curati, occhi verdi come le foglie degli alberi.
Si piazzò davanti ai suoi figli, appoggiato al bastone.
Non disse nulla…ma qualcuno sobbalzò, specialmente le ragazze, quando menò una colossale bastonata sulla testa di Tristan che la smise subito di agitarsi fra le braccia di Jess e crollò per terra, dove riprese forma umana. Si portò le mani alle tempie, come se avesse avuto un coro di campane nei timpani.
- Merlino e Morgana…- Jesse fece una smorfia – Papà mi bastava del sedativo...-
- O del veleno.- frecciò l’uomo guardando suo figlio minore – Allora ragazzino? Hai finito?!-
Tristan cacciò una piccola bestemmia sommessa, rotolando su un fianco.
- Tri…tutto ok?- chiese Milo pacato.
- E tu chi saresti?- bofonchiò Tanatos fissandolo di striscio.
- Papà, è Milo…- Jess scosse il capo – Ha cenato a casa nostra a Natale.-
- Dov’era seduto?- richiese l’uomo.
- Davanti a te. Non hai scuse.-
- Tesoro, lascia perdere.- Rose Lana Mckay si piazzò accanto alla Mcgranitt, sorridendo appena – Tuo padre a malapena si ricorda del nome dei domestici che abbiamo da quando ci siamo sposati.- si levò il mantello e dopo un attimo in cui scrutò Milo, gli fece un cenno pacato – Io invece mi ricordo perfettamente di lui. Come sta signor Morrigan?-
- Morrigan?- ribatté Tanatos sbattendo le palpebre.
- Bene, la ringrazio signora.- rispose il Diurno – La trovo in ottima forma.-
- Grazie,- disse Rose gentilmente poi abbassò a sua volta lo sguardo mentre Tristan cercava di rimettersi in piedi arrancando con le mani sui pantaloni di Jess – Tristan, caro…ti serve qualcosa?-
- Si che divorzi!- sibilò, massaggiandosi la testa dolente.
- Zitto moccioso.- sbuffò suo padre scocciato – Allora, che diavolo pensavi di fare andando in giro per la scuola come un babbano drogato eh? Dovresti stare a letto e pensare a riprenderti per tornare a combattere il prima possibile!-
- E già, figurati.- ironizzò suo figlio con evidente acidità – Grazie mille per i consigli ma è chiedere troppo sapere che ci siete venuti a fare qua? Sofia se n’è andata da un pezzo e io mi sono ferito un sacco di altre volte ma non vi siete mai degnati di precipitarvi in questo modo…- si voltò verso Jess e lo guardò seccato – E tu pensassi ai fattacci tuoi!-
- Io centro niente.- replicò Jess con un’alzata di spalle – Li ha avvisati Silente.-
- COSA?- urlò Tristan allibito, assordandolo – Ma perché?-
- Ci ha solo detto che ti eri fatto male, niente di che ma tuo padre ha pensato bene di cogliere l’occasione al volo per venire a vedere il lavoro che stai svolgendo come insegnante.- disse sua madre con un candore e un’indifferenza che gli fece abbassare di parecchio la pressione – E poi sono curiosa anche io, devo ammetterlo!-
- E io li ho portati qua a far vedere ai tuoi la sala duelli.- concluse la Mcgranitt sadicissima.
- Fantastico.- bofonchiò Tristan di rimando mentre la ferita nel torace cominciava a pizzicargli – E adesso che avete visto potete anche…- ma non finì perché suo padre aveva già puntato gli occhi su Harry. La sua cicatrice era in vista a causa dei suoi capelli spettinati e Potter, anche se abituato ad essere fissato in quel modo, deglutì un po’ confuso davanti a quello sguardo così fiero e, come diceva Elettra, energico.
- Lo sapevo…- sentenziò Tanatos – Lo sapevo! Un Grifondoro LUI…-
Tristan levò gli occhi al cielo – E IO invece Serpeverde. Ti ho detto che comincio a perdere la pelle come i serpenti?-
- Non scherzare, è una cosa seria!- sbraitò l’uomo mentre Rose se ne fregava altamente, chiacchierando con la Mcgranitt e le curiose studentesse di Grifondoro che volevano conoscere la madre del loro professore preferito.
- Tutta una famiglia di Grifondoro e tu…TU!- continuò Tanatos battendo a terra col bastone – DISONORE!-
- Possiamo parlare d’altro adesso?- Tristan ne aveva già basta – Non eri venuto qua per vedere che facevo?-
- Insegni a Grifondoro, chiaro…- suo padre fece una specie di ghigno – Ma qua c’è anche una faccia nota.- posò gli occhi verdi su Draco che aveva la mascella serrata per l’irritazione – Il rampollo dei Malfoy.-
- Senta…- cominciò il Serpeverde già incazzoso ma stavolta qualcosa smontò la sua rabbia. Fu la madre di Tristan e Jess a stupirlo. Di solito tutti gli dicevano che era sputato suo padre…invece la strega gli disse che aveva la stessa espressione di sua madre. Draco pensò che essere paragonato a Narcissa Black Malfoy era decisamente meglio e quindi si limitò a tacere, ingrugnito, e dopo che la coppia Mckay ebbe fatto anche due chiacchiere con Ron ed Elettra, sempre per le conoscenze coi loro genitori, si soffermarono su Hermione che stava al loro fianco.
La ragazza stava già per squagliarsela, prima di farsi dare della mezzosangue da perfetti estranei, ma l’espressione curiosa della madre del suo professore di Difesa la fece stare immobile, col fioretto in mano.
Rimase a sostenere il suo sguardo, sentendosi quasi…interessata alle sue parole.
Anche Tanatos Mckay la guardò stranamente puntiglioso, poi inclinò il capo e prima che la Mcgranitt, allarmata, capisse cosa stava succedendo, quello parlò – Come ti chiami ragazza?-
- Hermione Granger.- rispose lei.
L’uomo si scambiò un’occhiata con la moglie.
- E’ uguale a Selena da giovane!- disse Rose – Cara, i tuoi genitori sono maghi?-
- No, nessuno dei due.-
- Eppure…ha anche gli occhi di Liam, non trovi?- continuò la donna verso il marito.
- E’ vero…è sputata Hargrave. Quegli occhi dorati li possiedono solo loro fra i maghi.-
Hermione sollevò un sopracciglio – Mi spiace…ma non so di cosa stiate parlando.-
Fortunatamente la Mcgranitt riuscì a impedire il disastro. Con una scusa s’infilò nel discorso e riuscì a condurre via la coppia e la Grifoncina rimase lì a fissarli, stranita da quel buffo approccio.
Tornò indietro mentre gli allenamenti riprendevano. – Draco…- lo trovò seduto su una panca, a bere un po’ d’acqua dopo un duello contro Seamus Finnigan. Si sedette con lui, l’espressione un po’ confusa – Draco, senti…tu sai chi è un certo Hargrave?-
Malfoy si voltò a fissarla e…per un lungo momento, esattamente come i Mckay, la guardò allibito.
- Bhè? Che c’è da guardare?- gli chiese.
- Niente…- il biondo scosse il capo, dandosi dell’idiota – Che dicevi del vecchiaccio mezzosangue?-
- Vecchiaccio?-
- Hargrave. Liam Hargrave, il grande magnate. Anni fa era un grande amico di Caramell, poi dopo la faccenda di Voldemort l’ha mollato perché credeva in Silente e da quel momento conduce vita privata nella sua villa in campagna nello Yorkshire. È ricco sfondato e ha sempre avuto una schiera di amanti incredibile ma sua moglie è morta prima che gli desse un erede. Perché me lo chiedi?-
- E conosci una certa Selena?-
Draco parve pensarci su – Si, aveva un’amante che si chiamava così. Era molto giovane. Le amiche di mia madre quando ero piccolo ne avranno parlato fino a seccarsi la lingua. Le classiche malelingue dicevano che questa Selena fosse stata una Veggente, che lui l’avesse portata a letto e poi messa incinta. Aveva solo sedici anni. C’è chi pensa che avessero avuto un figlio e poi l’avessero abbandonato. Stronzate a parer mio...-
Hermione stavolta tacque, rielaborando la cosa ma poi la lasciò perdere visto che per lei non aveva la minima importanza.
- Perché me l’hai chiesto?- Draco le fece quella domanda più tardi, quando uscirono dalla sala per andare a cena.
- Oh, i genitori di Tristan mi hanno detto che ho gli occhi dorati degli Hargrave ma non sapevano che sono mezzosangue.- e si aspettò una risposta ma quando volse lo sguardo su Malfoy quello era di nuovo pensieroso.
Non si preoccupò di chiedergli perché, tantomeno ci pensò più una volta nella Sala Grande dove venne coinvolta in un’estenuante discussione su cosa stesse facendo Lucilla e sul perché non fosse ancora tornata da loro.
Eppure una strana sensazione cominciò a invaderla…specialmente perché non ci fu minuto in cui non si sentì osservata. E non solo dai Mckay…ma anche dalla Mcgranitt, da Piton e perfino da Silente.
Fece finta di nulla e per i giorni seguenti ignorò la cosa…almeno fino a quando, mesi dopo, la verità non le venne sbattuta sotto il naso.

 

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32° ***


 

Venerdì mattina, il 19 aprile, le lezioni vennero sospese dal preside a causa dell’arrivo di Caramell e di una vecchia conoscenza dei ragazzi degli anni più avanzati.
Harry stava facendo colazione da solo perché gli altri erano già fuori a far festa quando, attraverso la navata centrale fra il tavolo di Grifondoro e Serpeverde, passò qualcuno che tempo prima aveva odiato fino alla sfinimento. E rivederla gli fece gonfiare il cuore di collera. L’ultima volta che l’aveva vista erano passati pochi giorni dalla morte di Sirius.
Dolores Umbridge varcò la soglia apparentemente tranquilla, come se a malapena ricordasse l’anno passato a Hogwarts e la coda fra le gambe con cui se n’era andata. Passò davanti a tutti gli studenti, accodata dietro a Caramell, due Auror e tre Cacciatori di Homina Nocturna ma sorpassando Potter gli scoccò comunque un’occhiata coi suoi occhi tondi da rospo che in un attimo gli rovinarono la giornata. Lui non la degnò di un saluto, perse subito l’appetito e si alzò dal tavolo, ignorando anche il Ministro che con un’occhiataccia obliqua pareva aspettare solo che creasse qualche guaio.
Andandosene con gli occhi verdi già infiammati, deciso a correre dalla Mcgranitt a chiedere che diavolo stesse succedendo, filò dritto nel corridoio ma con la sua andatura troppo irruente finì per dare una spallata a qualcuno e si fece un male terribile, visto che era finito addosso niente meno che a Tanatos Mckay.
- Oh…- Harry ingoiò l’imprecazione e fece un cenno di scuse – Mi spiace, non l’avevo vista signore.-
- Per la barba di Merlino, Potter!- bofonchiò l’uomo, soffiandogli in faccia il fumo della sua lunga pipa a forma di drago – Che succede? Come mai quell’aria bellicosa?-
Il moretto ponderò l’idea di sputtanare tutta la scuola con quel tizio che a dirla tutta gli piaceva un sacco. Ondeggiò col peso da una gamba all’altra, poi prima che aprisse bocca Tanatos pensò bene di sbirciare dentro alla Sala Grande per vedere coi suoi occhi. Quando ritrasse il collo posò lo sguardo fiero su Harry…e di colpo il Grifondoro si sentì come capito anche se il padre di Tristan non aveva detto una sola parola. Comunque l’uomo si guardò ancora attorno, vide che non c’era nessuno e strizzandogli l’occhio gli fece cenno di seguirlo.
Una volta in giardino sotto le arcate, Tanatos Mckay dette una bella tirata alla sua tostissima pipa.
- E’ la rospaccia il problema?-
- Rospaccia?- alitò Harry, facendo di tutto per non scoppiare a ridere.
- Ma si, la vecchia befana!- Il signor Mckay fece un gesto secco con la mano – Io venivo qua a Hogwarts quando c’era lei. Stava due anni davanti a me e ti posso assicurare che in molti le hanno fatto passare dei brutti quarti d’ora e solo un pazzo le avrebbe dato il potere d’Inquisitore Supremo…e infatti Caramell è un perfetto imbecille.-
Cazzo ora lo baciava, pensò Harry con un folle desiderio di abbracciare quell’uomo.
- Senta…mi scusi…- abbozzò un po’ reticente – Come mai…si è fermato qua? Per Tristan e Jess?-
- Figurati, loro se la cavano benissimo da soli. No…diciamo che sono qua…in ricerca di asilo temporaneo.- borbottò Tanatos sfuggendo il suo sguardo interrogativo – Oh, niente di illegale…cioè…bhè, come dire…- stentava a trovare le parole – Diciamo che nell’Ordine della Fenice i tuoi amici mi accoglierebbero a braccia aperte e sono dovuto correre qua perché al Ministero della Magia ho allungato le mani su una cosa che Caramell avrebbe voluto insabbiare.-
Ecco…pensò Harry. Altri guai.
- Ma tu non ci badare ragazzo!- Il mago riattaccò con voce brusca e il Grifondoro sobbalzò anche se ormai si stava abituando a quei toni un po’ altalenanti – E adesso raccontami cosa farai dopo il M.A.G.O.-
- Bhè…io…io vorrei fare l’Auror…-
- Eccellente!- sbraitò di nuovo Tanatos, facendo spaventare gli uccellini che volavano cantando nel giardino – Tu hai la stoffa mio caro! Antenati rispettosi, nonni eccellenti, un padre eccezionale, una madre intelligente e astuta e un padrino che sapeva il fatto suo. Tu non potresti fare di meglio per il Ministero. Là hanno bisogno di gente come te.-
- Dice?- Harry sorrise un po’ mogio – Sa, con la mia fama…-
- Storie.- disse Mckay con un sorriso molto più incoraggiante ma di così sinceri che Harry non ne aveva mai visti – Il cuore di un Auror non è dato solo dai suoi voti agli esami finali, tantomeno dalla sua fama coi colleghi. Per essere Auror ci vuole ben altro.- sogghignò, dandogli una pacca sulla spalla – In effetti di te ne ho sentite di cotte e di crude ma sai come si dice… "Se non uccide, fortifica."-
- Già.- stranamente l’umore del Grifondoro scoppiò in una leggera serenità – Ha ragione.-
- Perfetto…e adesso andiamo da quello scansafatiche di mio figlio!- e se lo trascinò dietro per il cappuccio del mantello mentre altrove c’era chi stava per perdere la pazienza.
Minerva Mcgranitt era trattenuta a stento da un Piton altrettanto seccato di vedere quella gente demente lì nell’ufficio del preside. Vitius poi faticava a trattenere il suo disgusto. Tutti quanti erano stati convocati, anche Tristan che aveva dovuto lasciare la sala duelli nelle mani dei Capi Scuola e anche se si fidava assai poco (visto che Harry e Draco avrebbero saputo scatenare una rissa anche per un fiammifero) aveva dovuto andare da Silente per forza, specie dopo il richiamo formale di Caramell.
Quando era entrato aveva subito sentito che l’aria si tagliava col coltello ma non si sarebbe mai aspettato di vedere la Mcgranitt così furente, tantomeno Silente di così evidente malumore.
Dopo poche frasi capì subito di che si trattava. E anche lui provò un profondo disprezzo per quella gente...esattamente come tutti i presidi nei quadri del grande studio che cominciarono a bofonchiare seccati e irrispettosi.
- Vi ho fatto chiamare tutti per un motivo preciso.- iniziò Cornelius Caramell con tono lento, calibrato – Come ben sapete tutti quanti qui dentro…io non ho mai apprezzato che la scuola di Hogwarts fosse in stretto contatto con pericoli mortali ma in questi sette ultimi anni, a quanto pare, voi del consiglio degli insegnanti avete voluto fare di testa vostra…e solo uno studente è morto in fondo…-
- Sta forse insinuando che la morte di Diggory sia colpa nostra o degli studenti?- sibilò la Mcgranitt velenosa.
- Minerva, ti prego…- Silente congiunse le lunghe dita, cercando di calmarla – Prego Cornelius, continua pure.-
- Bene. Ho sempre cercato di farvi capire quanto fosse necessario per il benessere degli studenti il tenere lontano anche soggetti ad alto rischio…e gli avvenimenti di tre giorni fa non hanno fatto altro che confermare i miei timori.-
- Le ricordo che i soggetti ad alto rischio di cui parla si sono dimostrati vittime della situazione.- rognò a quel punto Piton, difendendo a spada tratta Lucilla più che Harry.
- Professor Piton…- la Umbridge aveva riacquistato la sua aria dolciastra e sorrise con evidente ironia – Mi dica, cosa può dirmi della signorina Lancaster quando era studentessa?-
Severus parve leggermente contrito nel rispondere.
- Un’ottima studentessa. Prese tutte "O" in ogni suo G.U.F.O.-
- E infatti, si è dimostrata molto capace quando si è trasformata illegalmente in un drago e ha tentato di uccidere gli studenti.- replicò quella altezzosa.
- Gli studenti?- si mise in mezzo a quel punto Tristan – Mi perdoni ma la signorina stava cercando di colpire un bersaglio ben più insidioso di ragazzini di diciassette anni.-
- Lei sarebbe?- chiese la Umbridge tranquilla, squadrandolo da capo a piedi.
- Tristan Nathan Mckay.- rispose l’Auror.
- Oh, Mckay…niente meno.- disse la strega, gli occhi tondi che luccicavano – Il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Mio caro ragazzo, se non conoscessi i suoi genitori mi stupirei della sua natura umana.-
La frecciata era chiarissima ma né Tristan né gli altri stavolta se la presero.
- Mi dica, quanti anni ha mio caro?-
La Mcgranitt per poco non prese in mano la bacchetta – Da quando è ancora Inquisitore, Dolores?-
- Veramente era solo un’innocente domanda.- disse la Umbridge con una smorfia – Se il professore non ha nulla da nascondere…-
- Si figuri.- disse Mckay sedendosi in poltrona davanti a quella demente – Ho ventiquattro anni compiuti. Sono Auror da quando avevo vent’anni e se desidera avere la mia fedina penale può chiedere al Ministro Caramell. È lunga come la lista della spesa, spero non le faranno male gli occhi più tardi.- e sorrise con aria angelica mentre quella diventava paonazza per tanta impudenza. Tristan si girò quindi verso il Ministro, osservandolo quasi esasperato – Senta, mio fratello le ha già fatto rapporto, Silente le ha fatto rapporto, anche i professori. Adesso glielo ripeto per l’ultima volta e per favore mi ascolti senza interrompermi, poi potrà farmi tutte le domande che vuole.-
Prese un lungo sospiro mentre la Umbridge tirava fuori la sua tavoletta.
- La signorina è scappata da Hogwarts all’età di sedici anni per vendicare la sua famiglia. Come ben sa, sua sorella Lumia fu la prima a fuggire per seguire il Lord Oscuro e Lucilla è stata costretta ad assistere al massacro di suo padre e sua madre. Alla fine ha pensato che l’unico modo per vendicarsi fosse quello di essere vicino a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato tanto da ottenere la sua totale fiducia. Dopo aver ucciso sua sorella, Lucilla l’ha sposato. Quando Harry Potter arrivò al terzo anno, Lucilla aiutò Sirius Black a fuggire da Azkaban ma Voldemort lo venne a sapere e riuscì, attraverso i Mangiamorte, a bloccare la Lancaster dopo un lungo combattimento che quasi lo uccise veramente. Lucilla è stata per cinque anni nella dimensione senza tempo, quando ne è uscita è tornata subito qua. Da Halloween si sta occupando di Potter e della salvezza degli studenti con me e gli Auror. Potete chiedere a chi volete, nessuno potrà dire che ha mai attaccato qualcuno qua dentro.-
La Umbridge rise stucchevole – Nemmeno lei?-
Tristan levò un sopracciglio – Si, appena tornata abbiamo avuto una piccola disputa ma io e lei abbiamo frequentato insieme e ci conosciamo da tredici anni. Ci siamo lasciati male e abbiamo risolto la questione più tardi.-
- Avete una relazione?-
A quella domanda la Mcgranitt emise un gemito talmente ad alta voce che anche Piton faticò a far finta di nulla.
- Non vedo cosa possa interessare questo.- disse Silente pacato.
- Centra eccome.- rispose la Umbridge – Sospetto che…l’ibrido stia soggiogando il professor Mckay.-
Tristan a quel punto tacque e quel suo silenzio purtroppo fece presagire una specie di catastrofe. E infatti il suo tono fu così tagliente e freddo che la faccia tonda della Umbridge divenne una maschera pietrificata.
- Non osi più insultarla.- le sibilò a bassa voce, gli occhi verdi incendiati – Se le interessa saperlo la signorina su di me potrebbe avere tutto il potere che vuole ma le posso in altro modo assicurare che ha una particolare avversione per i purosangue e con questo considero chiuso l’argomento. Se verranno fatte altre insinuazioni su Lucilla Lancaster, il mio distintivo d’Auror finirà sul tavolo al Ministero e risolveremo la questione in privato signora.-
Appena ebbe finito di dire quella frase Caramell si mise le mani in faccia mentre la Umbridge parve così sconvolta che per una volta in vita sua non riuscì a trovare nulla su cui ribattere. La minaccia rimase nell’aria tanto che per un lungo istante qualcuno si guardò bene dal parlare.
Poi Silente decise che ne aveva già basta di quella gente e tornò a fissare Caramell.
- Dimmi ora, Cornelius. Cosa ti porta qua…oltre al tuo interesse per il benessere degli studenti?-
Il Ministro cadde dalle nuvole e guardò il preside un po’ sconcertato, poi ritrovò il filo del suo discorso.
- Oh si…ecco, a parte che desidero avere un colloquio con la signorina Lancaster per parlare del suo futuro…-
- Futuro?- sbottò Piton allibito – Ma di che parla?-
- Di cosa le accadrà dopo questa storia naturalmente.-
- Ma davvero?- una voce sulla porta fece sbiancare i visitatori – Sono tutta orecchi.-
Caramell si voltò già tremando mentre la Umbridge aguzzò i terribili occhi, arricciò il naso e squadrò da capo a piedi la stupenda figura di Lucilla, apparsa sulla soglia avvolta in un lungo abito di seta lilla. I capelli mossi erano parzialmente raccolti in cima al capo ma i suoi occhi erano ancora totalmente rossi, le pupille verticali, come quelle dei gatti.
Il vestito aveva lunghe maniche e nessuno spacco, per coprire le recenti ferite di Lumia.
- Lucilla, prego. Accomodati.- Silente le fece apparire una poltrona e lei si sedette accanto a Tristan, senza però guardarlo. Fissò a malapena il preside, poi attese nel più totale disinteresse.
Caramell invece sembrava diventato una statua. Si sentiva il sangue ghiacciato e solo l’incoscienza stolta della Umbridge la mosse a parlare per prima, con la sua lavagnetta pronta e la voce sdegnosa.
- Bene mia cara. Io sono Dolores Umbridge, Membro Anziano del Consiglio del Ministero. Sono qua per giudicarla in base alla Legge dei Maghi, sotto l'Amministrazione del Wizengamot, riguardo gli ultimi anni che ha condotto accanto a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.-
Visto che Lucilla non la guardò neppure, la rospa continuò apparentemente tranquilla.
- Ho raccolto dei dati su di lei. So che è un Ibrido.-
- Dolores…- Caramell parve sbiancare.
- So che sua madre era della stirpe maledetta.- continuò quella con finta dolcezza mentre la Mcgranitt incrociava solo le dita nella speranza che Lucilla la bruciasse viva – E so che lei ha frequentato Hogwarts senza conseguire il M.A.G.O.-
- Tutto questo ha un fine?- bofonchiò Piton scocciato.
- Certamente.- gracchiò la Umbridge – Mi dica cara…lei è stata registrata?-
- No.-
La voce di Lucilla uscì flebile ma talmente gelida che i presidi nei quadri parvero fremere.
- Non intendevo come Animagus ma come Ibrido.- le chiarì la Umbridge.
- No.-
- Dolores…- gemette di nuovo Caramell, quasi sull’orlo di una crisi di nervi.
- Certo, quando era nata non era ancora una pratica diffusa.- rise scioccamente la strega – Ma che credo che ora… con la sua reputazione, forse sarebbe saggio per lei farlo. Se non vuole incorrere in diffide giudiziarie.- e avvertendo altro silenzio, continuò sempre più lanciata – Inoltre, parlo da parte di tutto il Ministero, sono qui per chiederle in buoni rapporti di cambiare nazione, una volta terminato questo colloquio.-
- Sta parlando di esilio?- strillò a quel punto la Mcgranitt – E’ in disuso da secoli, per l’amor del cielo!!-
- Non vedo il problema Minerva. La signorina…ormai vedova, come potete notare prova un certo disagio in questa situazione e i suoi metodi, come la sua istruzione magica, cozza violentemente contro le riforme scolastiche varate negli ultimi anni. E poi siamo sinceri, non vedo come possa essere ristabilito il suo nome…-
- Ci sposiamo.-
Piton, che stava versando del the alla Mcgranitt per calmarla quasi le rovesciò la teiera intera sulla testa mentre Silente, che già aveva la tazza alla bocca, quasi sputò tutto in faccia a Caramell che dovette sedersi, prima di svenire.
Le parole di Tristan crearono una specie di buco nero in mezzo a quella sede per almeno sessanta secondi netti.
E le facce degli insegnanti non erano nulla in confronto agli occhi sgranati di Lucilla…ma fu in quel momento che accadde il miracolo. Le sue iridi, che osservavano Tristan e tremavano leggermente per l’emozione di quella frase tanto complicata, tornarono lentamente azzurre…e quella crudeltà intrinseca sparì…lasciando il posto a qualcos’altro.
In un lampo la ragazza lo afferrò per il bavero della camicia e quasi lo alzò di peso dalla sedia, strozzandolo e una volta appiccicato al muro, fuori dall’ufficio di Silente ai piani bassi, Mckay ebbe quasi l’impressione che avrebbe voluto ucciderlo. E certamente l’avrebbe fatto…ma forse era troppo allibita per alzare un dito.
- Che diavolo t’è passato per la testa?- gli sibilò quando si fu ripresa – Sei impazzito?-
- Io…-
- Diavolo ma pensa prima di parlare stupido purosangue! Non puoi uscirtene con assurdità del genere solo per far star zitta quel ridicolo essere!-
- Veramente ci ho pensato…-
- Non ho bisogno di essere difesa, me la cavavo benissimo da sola! Non c’è bisogno di inventare sciocchezze!-
- Non sono sciocchezze…- ma prima che lo interrompesse ancora, le tappò la bocca con la mano, fissandola intensamente – Non era studiata, lo ammetto…mi è uscita così ma…io…-
- Io che cosa?- sibilò Lucilla ancora sconcertata – Te l’ho detto mille volte, non sono cose su cui scherzare! E di che diavolo stiamo parlando adesso, idiota?! Come va la ferita?-
Capiva che stava sviando il discorso ma l’Auror quella volta non aveva intenzione di cedere. Era già abbastanza stupito di se stesso, specialmente quando capiva che quello che aveva detto non aveva intenzione di rimangiarselo.
Per nulla al mondo l’avrebbe fatto.
- Luci, senti…no, lasciami parlare.- le prese la mano, la strinse forte e …col cuore in gola risollevò lo sguardo ma quando fu sul punto di dire la cosa più importante della sua vita, le persone alle spalle della sua mezzosangue lo bloccarono. Vedendo la sua espressione, Lucilla si voltò e si ritrovò davanti ai Mckay.
Rose la fissava con occhi assai duri e non da meno era Tanatos che teneva il bastone fra le mani con eccessiva forza.
- Interrompiamo qualcosa?- chiese la madre di Tristan.
- Si, in effetti si.- rispose lui, cercando di trovare la forza per far venire un attacco di cuore ai suoi e liberarsi di quella tortura una volta per tutte. Dietro l’angolo vide le quattro teste di Jess, Milo, Clay e Sphin che origliavano ed specialmente il Diurno incrociò le dita per lui, augurandogli buona fortuna.
- Signorina Lancaster.- borbottò Tanatos allentando la presa sul bastone – E’ un piacere rivederti.-
Lucilla alzò un sopracciglio ma l’uomo se l’era aspettato.
- Non ti ho mai augurato nessun male, mia cara.- fece, accendendosi la pipa – Ero amico di tuo padre, lo sai.-
- Ma questo non toglie che io non le sia mai piaciuta.- replicò la mora, senza rancore nella voce.
- Da dove ti viene questa idea?- si mise in mezzo Rose Mckay, un po’ bruscamente.
- Dal modo in cui mi ha sempre guardata forse.- ironizzò Lucilla, senza sorridere – Non è il caso di fingere. Ormai sono grande signora.-
- Figurarsi.- la donna sollevò le spalle, evidentemente scocciata – Vedo benissimo che sei cresciuta, assomigli a tua madre ogni giorno di più.-
- Ed è mia madre il problema vero?- Lucilla sentì il desiderio di stringere ancora la mano in quella di Tristan ma non lo fece, specialmente davanti ai suoi – E’ Degona il guaio. Ma come ho già detto anche a Jess potete stare tranquilli.-
- In che senso?- Tanatos parve curioso, arricciò le labbra in un sorriso furbetto – Lucilla, mia moglie odia profondamente qualsiasi ragazza i suoi due figli potranno mai condurre a casa nostra, è una madre…- disse, sentendo addosso l’occhiataccia di Rose – Ma non credo che il problema sia tua madre. Almeno, non lo è mai stato per me. Non è che sei tu a non voler vedere la verità?-
- E sarebbe?- sibilò Lucilla cominciando a irritarsi.
- Papà…- Tristan avrebbe voluto sgozzarlo ma quel grande di suo padre andò avanti come un treno – Non m’interessa con quale strega, troll, gigantessa, goblin o demone mio figlio si fidanzi. Ma pretendo che la persona che starà con lui lo ami e che fra loro due non ci siano segreti. Tu sei in grado di farlo?-
Lucilla tacque…e solo allora sorrise, abbassando lo sguardo.
- In effetti dubito di essere in grado di amare.- rispose pacata.
- Stronzate.- la interruppe Tristan brusco, parlando chiaramente – Sappiamo entrambi come sono messe le cose e io ti devo ancora un mare di scuse per la questione di tua sorella…-
- Non voglio sentire!- ringhiò la mezzo demone.
- Pazienza, dovrai farlo stasera ma non è quello che m’interessa ora. Voi due,- sibilò ai genitori – dovete finirla di rompermi le scatole ogni volta che c’è di mezzo Lucilla. Conoscevate Max e Degona, erano vostri amici e tu mamma devi finirla con quella faccenda di purosangue o giuro che prendo e me ne vado e di me non avrete più notizie, sia ben chiaro. Per quanto riguarda i segreti fra me e Lucilla vedremo di risolverli ma sono vaccinato e dotato di un minimo di cervello per scegliermi la donna che più mi garba…e non dire che ti andrebbe bene anche una gigantessa perché è una stronzata bella e buona, papà!- sbottò, iracondo.
- Che noia…- mugugnò Milo in sottofondo – Ma si sbriga quell’idiota?-
- Se non si sbriga ci penso io a chiederle la mano.- frecciò Clay con aria libidinosa.
- Oh, ma che succede qua?-
I quattro si voltarono per trovarsi di fronte a Ron e Harry e naturalmente pochi minuti dopo erano in sei a origliare da fare schifo. Fu un miracolo che Lucilla avesse altro da pensare e non li polverizzasse tutti, specialmente quando Tristan se ne uscì che sarebbe andato a vivere con lei. Quasi gli cavò gli occhi, visto che aveva di nuovo parlato a sproposito e senza averne discusso prima con lei ma madre e figlio erano talmente intenti a dirsene di tutti i colori che alla fine dovette rinunciare. Si fece da parte, visto che in quel clan di pazzi lei non ci voleva entrare ma sempre con Tanatos a fissarla cominciava a sentirsi davvero a disagio.
- Non puoi fare l’eremita per sempre.- le disse, dopo un attimo.
La Lancaster sapeva che aveva ragione. Lo sapeva bene e non voleva neanche costringere Tristan a seppellirsi con lei a Lancaster Manor ma…per Lucilla tornare a vivere fra i maghi non sarebbe mai stato facile.
- Lo ami?-
Alzò lo sguardo sul patriarca dei Mckay e la voce le morì in gola. Gli occhi di Tanatos erano come quelli di Tristan.
Non gli disse che in otto anni di lontananza non aveva fatto altro che sognare suo figlio. Non gli disse che aveva pianto per lui giorni interi. Non gli disse del dolore che provava ogni volta che non lo vedeva.
Si limitò ad annuire debolmente…anche se non riusciva a dare ancora un senso a quella sensazione.
Alla fine intervenne Jess a sedare i bollori di sua madre e Tristan colse l’occasione al volo per battersela con la sua mezzosangue anche se la bella mora aveva qualche reticenza sul seguirlo visto che temeva domande imbarazzanti che richiedevano una semplice risposta. O si o no.
Gli altri invece, Harry e Ron, tornarono in sala duelli il tempo necessario per trovarci Silente.
Confabulava con la Mcgranitt riguardo al fatto che sarebbe sparito per qualche oretta al Ministero ma non capirono come mai se ne andava, comunque loro avevano di meglio da fare. A quanto avevano capito…Tristan aveva rischiato la vita chiedendo a Lucilla qualcosa che travalicava i più profondi e atroci terrori della ragazza.
- Secondo te davvero le vuole chiedere di sposarlo?- sussurrò Ron mentre rientravano fra i loro compagni.
- Chi non lo farebbe?- rise Potter tutto contento – Secondo me è meglio che si sbrigano o qua non ce la faranno mai a darsi una mossa. Forse sono un po’ giovani ma chissene frega in fondo?-
- Oh ma dov’eravate finiti?- li apostrofò Seamus appena li vide arrivare sotto il palco – Vi siete persi una cosa spettacolare! Hermione ha steso Bigs, Dalton e anche Blaise lunghi per terra con pochi colpi!-
- Con la magia?- allibì Weasley guardando la Grifoncina sul palco che ora si batteva con la Bulstrode.
- No, con una trombetta.- frecciò Lavanda che ci godeva come una matta a vedere quelle cretine di Serpeverde rotolare a destra e manca – Pensa che nessuno è ancora riuscito a rompere il suo scudo! E sai che ha fatto prima di pranzo mentre voi due eravate in giro a uccidere la Mayers?-
- Sentiamo.- bofonchiò Harry.
- Ha fatto un Patronum completo!- cinguettò Calì allegra – Tutto formato! Era bellissimo!-
Harry e Ron erano strabiliati. Ma che aveva mangiato Hermione a colazione?
Quando saltellò giù dal palco la videro al settimo cielo, specialmente quando raccontò a Potter, felicissima, che il suo Patronum era un leopardo argentato davvero perfetto.
- Roba da matti.- fece Blaise più tardi, con una borsa del ghiaccio su un bernoccolo – Non so come ha fatto ma scaglia degli incantesimi che ti segano le ginocchia! In più quel Patronum ha fatto scappare quel molliccio nell’armadio e non c’è più stato verso di farlo uscire! Paciock e Bigs l’hanno dovuto pregare quasi…-
- Ottimo, l’importante è che stia ancora un po’ impegnata.- Harry la guardò allenarsi con Calì e Lavanda nei cerchi magici – Le ragazze la terranno occupate anche dopo cena. Dean e Ginny sono a andati a preparare la stanza. Abbiamo anche chiesto il permesso alla Mcgranitt, renditi conto.-
Zabini allibì – E ha detto si?- chiese sconvolto – Ma con tutti gli alcolici che…-
Ron fece un gesto nervoso con la mano – Si vede che la Umbridge le ha già rotto i coglioni abbastanza, l’importante è che non s’imbuchino troppi rompi palle…anche se sappiamo già che diventerà un macello.-
- D’accordo.- il Serpeverde presa la sua borsa e se la ficcò in spalla – Per che ora dico di venire?-
- Iniziamo a mezzanotte spaccata e andiamo avanti tutto il week end se ci gira!- disse Seamus passando di lì con un Tassorosso rimasto secco da un suo attacco – Io e Justin arriviamo con una decina dei suoi amici per aiutarvi a mettere a posto tutto ragazzi, così diamo il cambio a Dean e Ginny che vorranno cambiarsi.-
- Dalton viene?- mugugnò Potter non proprio contento.
- Miria di certo s’imbuca, lo sai.- lo consolò Blaise – Lo sai che quella s’infila ovunque.-
- E voi?- Ron gl’indicò i Serpeverde – Devo prendere dei sedativi per bloccare Harry?-
- Bravo, io ne prendo altri per Draco.- aggiunse il moretto, con gli occhi blu che ridevano allegri – Allora ci vediamo a cena così vengo a darvi una mano anche io. Ci si vede ragazzi!- e se la squagliò in gran carriera, trascinando via un bel po’ di feriti anche se il suo amico Malferret se n’era già andato da un pezzo.
Ma bisogna dire dov’era andato…con Elettra a spiare i deficienti della Gazzetta di Hogwarts.
Se ne stavano nascosti dietro l’angolo del loro ufficio al terzo piano da circa un’ora e in quel lasso di tempo avevano succhiato mentine, caramelle per la gola, lecca-lecca, Draco si era fumato una canna alla faccia dei Prefetti del quinto anno ed Elettra si era limata le unghie. Tutto questo per venire a sapere che quei bastardi aveva ricevuto la soffiata della festa. Naturalmente Malfoy non era tipo che andasse a spiare i deficienti ma negli ultimi giorni era stato bombardato di foto, con e senza Hermione accanto, e ne aveva basta di quella rottura, quindi aveva pensato che sapere del loro arrivo era una buona occasione per cominciare a prevenire.
Per Potter quel prevenire era convincerlo a fare una pozione esplosiva per far saltare tutto per aria ma il biondino sapeva anche che lui sarebbe stato il primo a finire nei casini visto che era l’unico, dopo Piton, a saper creare intrugli di un certo livello e di finire nelle grane ancora non ne aveva proprio voglia.
- Che palle…- bofonchiò allo scoccare delle diciannove – Ehi, piccoletta è ora che andiamo a cena tanto qua non ne caviamo niente. Cohen sarà riuscito a far cantare qualcuno e ora lo sapranno tutti.-
- Si ma se ne stanno tutti chiusi lì…- Elettra corrucciò la fronte – Un modo ci sarebbe per tenerceli lontano però.-
Draco la guardò dall’alto al basso, vedendo sul suo viso la stessa espressione bastarda di Potter.
Aveva paura di chiederle che aveva in mente ma quando la vide marciare dritta verso la porta dell’ufficio, insonorizzarla e chiuderla con uno lucchetto magico, apparso dalla sua bacchetta, quasi provò un istinto di apprezzamento per una Grifondoro che non fosse la Granger.
La Baley provò più volte a forzarlo, poi soddisfatta di se stessa si voltò verso Malfoy.
- Non riesco a scardinarlo ma io sono solo al quarto anno. Puoi provare anche tu per favore?-
Abbastanza scettico provò a sua volta e con sorpresa si accorse che probabilmente quei poveracci sarebbe rimasti chiusi lì dentro fino al ritorno di Silente. Provò quasi un moto di pena, poi se ne fregò altamente nel giro di un secondo e se ne andarono paciosi e leggeri alla sala grande dove Elettra lo salutò tutta contenta e se ne andò al suo tavolo mentre lui rimase a chiedersi come mai piaceva tanto a quella nanetta incredibilmente dotata.
E dire che, aspetto fisico a parte, tutte le Grifondoro lo consideravano solo il figlio del Mangiamorte, la Baley invece era sempre gentile…e anche tanto svagata, doveva ammetterlo. Tornò al suo tavolo, provando però il sadico piacere di vedere Potter guardarlo male perché era arrivato con la sua ragazza e svaccandosi con Blaise si mise a cenare.
Ascoltò i vari pettegolezzi della giornata, si sbrodolò con l’acqua quando vide la Umbridge attraversare la navata centrale con Caramell e grazie al cielo se ne andarono prima che tutta la cena gli andasse per traverso.
- Perché era qua?- sibilò disgustato.
- Voleva parlare con Lucilla, dicono…- lo aggiornò Lavinia Leptis.
- Voleva suicidarsi per caso?-
- Magari.- Blaise gli passò altro arrosto – Pare che vogliano registrarla, le solite cazzate.-
- Anche perché quella registrerà un bell’Avada Kedavra sulla fronte di tutto il Ministero se non la lasciano in pace.- rognò Nott buttando le posate nel piatto, sazio – Cambiando discorso…dicono che ci sia un privè stasera, è vero?-
- Si, del Grifondoro.- rispose Goyle abbuffandosi ancora di patate al forno – Ne discutevano oggi.-
- Compleanno.- disse Tiger con voce impastata dal sonno.
- Di chi?-
- Della Granger.-
Serpeverde rizzò le orecchie ma sia Draco che Blaise fecero naturalmente finta di nulla. Il primo perché aveva sempre la sua reputazione da mantenere e non poteva certo mandarla a puttane, il secondo perché si stava chiedendo e se il suo migliore amico si sarebbe presentato e come fare per non far imbucare troppi serpentelli.
Al caffè videro con la coda dell’occhio che la Granger era trascinata fuori dalla Sala Grande da tutte le sue amiche di Grifondoro e dalla sua faccia doveva sapere tutto perfettamente.
- Allora?- chiese Blaise quando furono fuori dalla sala e lontano da orecchie indiscrete.
- Allora cosa?- fece Draco con apparente indifferenza, continuando a camminare.
Blaise lo guardò con aria eloquente. – Finiscila di fare l’idiota. Vieni?-
- Non ho voglia.- rispose il biondo, ignorando il suo sguardo di rimprovero.
- Ah si? E se non avevi voglia di festeggiare perché sei andato con Elettra Baley all’ufficio della Daves e di Cohen?- Zabini sogghignò sadico – E perché non fai altro che guardare l’orologio nella speranza che arrivi presto mezzanotte? E perché le hai comprato un regalo già dalla bellezza di un mese?-
- E perché maledetto non ti tappi quel becco?!- abbaiò Draco cominciando a sclerare.
- Eddai Dray…-
Ecco, quando cominciava a chiamarlo Dray voleva dire che o l’aveva già fatta o stava per fargliela.
- Insomma, dai…Ci saranno un fracco d’imbucati, Tassorosso e Corvonero, Dalton…e Harry sarà troppo occupato con Elettra ed Hermione per mettersi a discutere con te.-
- Appunto, senza San Potter io che vengo a fare?- frecciò il biondo sarcastico – E comunque…che cazzo vieni sempre a ficcare il naso in camera mia, miseria schifa? Sei una cosa indecente, Dio…peggio di una fidanzata!-
- Senti, chissene frega di dove metto le mani in camera tua!- si lagnò il moretto, passandosi una mano fra i capelli spettinati dalla brezza notturna – Draco, guardami in faccia…- lo bloccò per il braccio, costringendolo a fermarsi – Se non la smetti di fare il coglione manderai tutto a puttane! Guarda che la festa di fine anno si avvicina.-
- Bhè, prima o poi tutti si lasciano.- rispose Malfoy con voce roca e Blaise, di rimando, sgranò gli occhi blu.
Sconvolto, lo lasciò andare e come ogni volta Draco ebbe la netta impressione di averlo deluso.
Quando voleva Blaise sapeva davvero farlo sentire un vero serpente.
- Io vado alla festa.- gli disse, senza più degnarlo di uno sguardo – Tu fa come ti pare.- e se ne andò, piantandolo in mezzo al corridoio del primo piano nel più sfibrante dei silenzio.
Frustrato e demoralizzato, Draco andò a sedersi su una panca di pietra del giardino. Matricole e studenti del secondo anno gli gravitavano attorno, ridevano e scherzavano…ma lui non li sentiva.
Rimase a lungo a fissare il cielo, pensando a tutto e a niente. Almeno fino a quando un grande gufo argenteo non gli volò a fianco. Planò sulla panca, mostrandogli una piccola busta legata alla zampa.
Malfoy non l’aveva mai visto e si chiese chi potesse avergli scritto visto che suo padre quando doveva parlargli veniva a Hogwarts beato fregandosene dell’orario ricevimento e sua madre…mah, sua madre…e in effetti rimase per un attimo sconvolto quando vide appunto la calligrafia elegante di Narcissa Black Malfoy.
La lettera arrivava dalla Francia. Costa Azzurra.
Lesse rapido e rimase talmente spiazzato dal tono che rimase a fissare quel foglietto per almeno mezz’ora.

"Caro Draco,
Ho preso una piccola vacanza e starò per qualche settimana in Francia a causa di una brutta allergia.
Nel caso tu abbia bisogno di contattarmi manda indietro questo gufo.
Ci vedremo presto,
Tua madre Narcissa
."

Era poche righe ma…era più di quanto si sarebbe mai aspettato. Perché mandargli quel biglietto poi? Che motivo c’era? Per fargli sapere dov’era? Non glien’era mai fregato niente a sua madre! E poi…allergia? Stava forse male?
Sua madre era sempre stata sana come un pesce! Da che aveva memoria non si era mai ammalata e ricordava perfettamente che da piccolo aveva giocato spesso con lei, durante le nevicate invernali.
Colpito da quel ricordo, pensò a sua madre che faceva un pupazzo di neve…e lui, a quattro anni, che la guardava ammirato mentre con la bacchetta creava piccoli cumuli, decorava il viso del pupazzo…
Come aveva fatto a dimenticarsene?, si chiese. All’improvviso ricordò anche l’abile mano di sua madre con gli origami. Da lei aveva imparata prestissimo a creare uccellini volanti con la carta. Una volta, quando aveva circa sei anni, gli aveva riempito la stanza con mille uccelli colorati. Ricordò la sua gioia…e le loro risate.
Ma dove aveva sepolto quei ricordi? Perché li aveva dimenticati?
Sospirò e si accese una sigaretta, incurante delle occhiate allarmate che gli lanciavano le matricole ma ben presto si stufò del loro schiamazzare e andò a farsi un giro per la piazzola della fontana. La trovò meno affollata del previsto: probabilmente erano tutti attenti a cercare il festino privato dei Grifondoro ed essendo stato organizzato dalla ristretta cerchia di Potter tutta la scuola era in eccitazione. Parteciparvi era una specie di salto di qualità.
Per lui invece sarebbe stata solo l’ennesima prova di quanto fosse un illuso.
Immerso in quei pensieri si sentì toccare una spalla, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi scuri di Sarah Adamason, una delle sue cacciatrici nella squadra di quidditch. Il suo viso affilato e il sorriso un po’ provocante erano belli alla luce della mezza luna. Bella…ma non era paragonabile a Hermione, si disse.
- Cosa fai qua fuori?- le chiese.
Sarah alzò le spalle ma gli prese la sigaretta e dette un tiro – Non vai alla festa?-
Draco tornò a guardare il cielo – Non so se mi va.-
- Vuoi compagnia?-
Tornò a guardarla, quasi diffidente – Per cosa?-
La sentì ridere, una risata molto simile a quella della vecchia Pansy – Oh per tante cose, capitano. Ma per stasera direi che se vuoi compagnia per la festa nella Camera della Necessità ti posso fare io da dama.-
Lui ce l’aveva già una ragazza, pensò amaro. Ma si vergognava di mostrarlo a tutti. Che idiota…
- Allora Draco?- Sarah si piegò su di lui, fissandolo intensamente – Mi accompagni?-
Rimase ancora a guardarla, chiedendosi se non fosse un segno del cielo. Era strano come quando uno si trova a chiedersi cosa fare, arriva qualcuno e ti sballa ogni piano. Così aveva già fatto Hermione. Era entrata nella sua vita quasi di forza, senza venerarlo né ammirarlo. Per tanto tempo si erano odiati, tenuti a distanza e disprezzati.
Poi lentamente avevano cominciato a capirsi anche se non sempre potevano e riuscivano a parlare.
Ma lei…lei era tutta diversa. Hermione Granger l’aveva stregato. Con le sue mani, la sua voce, il suo cuore e la sua anima era riuscita a fare di lui una marionetta. O forse l’aveva solo reso umano.
Una dote che lui non aveva mai preso in considerazione.
E sapeva bene che niente in vita sua avrebbe mai più eguagliato il sentimento e il desiderio che provava per lei. Forse ci sarebbe state altre ragazze, altre donne. Ma era più che sicuro, come l’alba che segue la notte, che Hermione Granger gli sarebbe rimasta nelle vene fino al suo ultimo respiro.
Questo pensava quando scostò la bocca di lato, mentre Sarah si era abbassata sulle sue labbra per baciarlo.
La sentì sorridere a contatto con la sua guancia, come se se lo fosse aspettato.
- Sei strano Draco.- gli disse tornando a rimettersi dritta, finendo la sigaretta e buttandola via.
- E’ tua abitudine baciare il primo che passa?- le chiese velenoso.
- No, questo no. Solo chi mi piace.- rispose semplicemente, ondeggiando i lunghi capelli neri – Tu invece?-
- Io cosa?- sibilò, accendendosi un’altra sigaretta.
- Tu chi baci capitano?-
Draco sollevò gli occhi grigi, fissandola obliquamente.
- Sono affari miei questi.-
- Non quando baci la ragazza in questione in mezzo a tutta la scuola.-
- E io ti ripeto che sono affari miei Sarah.-
La ragazza sorrise ancora ma in un modo che cominciava a infastidirlo. Pareva quasi che gli leggesse dentro.
Il primo desiderio fu quello di piantarla lì, poi capì che sarebbe stato solo un errore ma sapeva anche se tutta Serpeverde si stava chiedendo cosa diavolo combinasse con la sua mezzosangue. Indietro non si tornava e neanche l’avrebbe fatto ad essere sincero, non avrebbe cambiato un secondo del tempo passato con Hermione ma l’attenzione di Grifondoro e dei suoi compagni su di loro si stava facendo sempre più soffocante.
Doveva deviare quell’attenzione…doveva almeno smontarla un po’.
- Non volevi andare alla festa?- disse alzandosi – Che aspettiamo?-
- Allora mi accompagni?- Sarah alzò un sopracciglio – Perfetto. Ma dobbiamo andare a cambiarci.-
- Come ti pare.- e la seguì dritta nei sotterranei dove si levò la divisa e il mantello per mettersi addosso gli indumenti che Jane gli aveva comprato quando era stato a Londra da lei, con Potter. Anche se erano babbani se ne fregò altamente e ignorò lo sguardo stranito di Nott quando gli passò davanti in jeans sbiaditi e maglia nera con una ben nota marca scritta in vermiglio. Si fermò solo per sapere se andavano anche loro e Theodor annuì, dicendogli che Lavinia, Pansy e la Bulstrode erano già andate con Blaise.
- E’ nella Camera delle Necessità?- fece Theodor seguendolo fino alla sala comune – Siamo sicuri?-
- Si, Zabini non racconta balle.- disse Sarah arrivandogli alle spalle.
- Vieni anche tu?- Nott parve stranito dalla sua presenza.
- Già.- e la ragazza prese Draco a braccetto – Hn, carino capitano! Ti stanno bene i vestiti babbani.-
- Tornando a noi…- disse Theodor, infischiandosene della cacciatrice – Se ci pescano i Prefetti?-
- Potter ha sistemato la questione.- disse Malfoy con tono annoiato mentre anche Preston e due suoi amici cominciavano ad incamminarsi fuori dal dormitorio – E a quanto pare tutta la scuola farà la gara per entrare.-
- Speriamo solo non abbiamo messo un incantesimo di controllo sulla porta.- sbuffò Sarah uscendo per prima del dormitorio. Attraversarono tranquilli il primo piano ma salendo cominciarono a vedere un bel po’ di matricole curiose di Corvonero che venivano pescate dai prefetti e rispedite alla loro torre ma loro vennero lasciati passare senza un fiato, anche perché l’Adamason era a sua volta prefetto del quinto anno di Serpeverde.
Al terzo piano il casino era triplicato. Mentre salivano al quarto trovarono Dean Thomas, Justin Bigs e Michael Corner che trasportavano a fatica su per i gradini grandi casse di birra con Pix che impediva loro il passaggio lanciando gavettoni gelati ma Ginny Weasley riuscì a spedirlo via in tempo, prima che si sfracellassero a terra tutti quanti.
- Malfoy…- Dean non fece commenti sulla sua presenza, limitandosi a indicargli la via – Ultima stanza a destra.-
Anche se Draco si chiese come mai non aveva fatto storie, non disse nulla e seguì le indicazioni mentre Ginny aiutava quei tre poveretti con un po’ di sana magia ma appena svoltato l’angolo i tre Serpeverde ebbero quasi un mancamento. La musica sparata a palla da grandi casse era dilagata per tutto il corridoio, svegliando i quadri e i fantasmi, tutto questo perché la porta era stata aperta e ne era uscito qualcuno che si era precipitato in bagno, probabilmente a smaltire la sbornia. E dire che erano solo le undici e mezza…
Una volta dentro si guardò attorno e restò sconvolto dal numero di persone che si agitavano in quella grande sala in preda alle convulsioni della musica più metal che avesse mai sentito.
Fece un passo e Sarah si aggrappò ancora a lui, più vicino…e Draco pensò che sarebbe stata una lunga, lunghissima nottata.

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33° ***





Hermione sospirò con aria birichina, scartando il fiacco rosso del pacco che aveva sulle ginocchia.
Il primo che aveva scartato l’aveva morsa ma arrivava da George e Fred che le avevano mandato una scorta intera di Tiri Vispi e che tutta Grifondoro aveva già sequestrato per usarne almeno una metà, tanto quella sera Silente era a Londra e la Mcgranitt era troppo arrabbiata per impedire ai ragazzi di divertirsi.
La Camera delle Necessità era gremita. In penombra con tante luci colorate al neon, musica babbana in sottofondo, tanti divani e poltrone comode sparse un po’ ovunque, gente che ballava e si dimenava, per non parlare poi dei tavoli e dei piccoli frigoriferi babbani che grazie alle amicizie di Potter e Zabini erano stracolmi di alcolici.
Decisamente era la festa privata dell’anno, dissero tutti.
C’erano quasi tutte le case ma solo dal quinto anno in su, tranne Elettra Baley naturalmente. In minoranza erano i Serpeverde ma la festeggiata ebbe modo di vederne sfrecciare tre o quattro ogni tanto davanti alla sua visuale, ma il più simpatico e adorabile ce l’aveva davanti. Blaise attendeva che aprisse il secondo regalo dopo quello dei gemelli.
- Ma quanto è grosso…- disse cercando di tenere con cura la carta – Blaise non dovevi, lo sai…-
- Figurati.- il moretto sorrise, strizzandole l’occhio – Ho pensato che a una come te sarebbe stato utile!- e detto fatto, dalla carta e da un contenitore di legno, pesante e finemente intagliato, uscì un Pensatoio esattamente come quelli di Piton e Silente. Hermione rimase tanto a bocca aperta che quando gettò le braccia al collo di Blaise, il Serpeverde si prese anche un bel bacione sulle labbra, felice di vederla tanto contenta.
- Dio, non sai da quanto ne volevo uno!- alitò mentre Ron e Harry già ridacchiavano al pensiero di spiare tutte le sue faccende – Ma ti sarà costato un capitale!-
Blaise scosse la mano, incurante – Un mio lontano parente li intaglia e li strega, quindi non mi è costato poi tanto. Sono solo contento che ti sia piaciuto Herm.-
- Piaciuto?- riecheggiò baciandolo ancora – E’ fantastico, è incredibile…grazie, grazie mille!-
Si rimise seduta nel privè, dietro a un fine paravento di seta, e dopo aver appoggiato con cura il Pensatoio sul divano accanto alla cassa di Fred e George, Lavanda e Calì le passarono il loro regalo.
Trovò un fantastico vestito primaverile di chiffon rosa intenso che scatenò subito la libidine di tutti i ragazzi che attaccarono a fischiare come matti, poi ricevette un pensiero bellissimo da Justin sotto forma di libri si Legilimanzia che la mandarono in visibilio in un modo che nessuno a Grifondoro capì, poi un pacco di dolci dalla signora Weasley, un libro di Storia degli elfi domestici da Neville, un paio di stivali da rimorchio da parte di Ginny, mentre Seamus e Dean le regalarono una pianta carnivora che dopo aver inghiottito brandelli di carne ruttava e fioriva in ringraziamento.
Dopo che la pianta cercò di staccarle un dito chiese una pausa e Blaise portò il delizioso rampicante sul balcone, senza avvertire nessuno di non andargli vicino (tanto non erano cazzi suoi no?) e intanto Hermione riuscì a godersi la sua prima Burrobirra. Sorridendo guardò tutti quei regali e quasi le vennero le lacrime agli occhi per la gioia.
- Che fai, frigni?- rise Ron sedendosi accanto a lei e passandole un braccio attorno alle spalle.
- Un po’…- disse, passandosi la manica della maglietta attillata sugli occhi.
- Ancora triste per Grattastinchi?- le chiese il rossino – Dai, tua madre se ne occuperà benissimo.- la rincuorò – Era solo una brutta allergia agli incantesimi. Agli animali capita sai? Ti ricordi cos’è successo al rospo di Neville per tutto il secondo anno? Ha dovuto esercitarsi sul gufo di Seamus per nove mesi ma poi Oscar si è ripreso.-
- Si,- la Grifoncina sorrise ancora un po’ mogia – dovrò solo trovarmi un altro animaletto…anche se non sarà come Grattastinchi.-
- No di certo, quel gatto ha fiuto vero per i topi.- ironizzò Harry passando dietro al divano con una birra babbana in mano e una canna appena fatta da Blaise dietro all’orecchio – Comunque non credo dovrai darti troppa pena a cercare.-
- Perché?-
- Ecco il perché!- Elettra riapparì tutta spettinata dopo aver ballato con Ginny e Luna Lovegood che in testa aveva un cappello con un grifone ruggente. In mano teneva un cestino coperto, con un fiocco rosa sul manico. La bella Granger pregò solo che non fosse qualcosa di troppo carnivoro, di qualsiasi cosa si trattasse, ma quando dal cestino uscì un gattino bianco e pelosissimo quasi scoppiò in lacrime sul serio. Se lo prese e non se ne staccò più, troppo intenta ad accarezzare quel fiocco di neve stupendo che miagolava con vocetta acuta ma per nulla spaventato.
- Dio ma dove l’hai preso Elettra?- chiese, tenendoselo stretto – E’ un amore!-
- Oggi sono uscita con il permesso speciale della Mcgranitt. Dovevo essere accompagnata da un Capo Scuola così io e Lavanda siamo andate a Hogsmade al negozio di animali visto che Grattastinchi s’è preso l’allergia. È una femmina! Ti piace? Appena l’ho vista mi è sembrata adatta!- e in risposta anche la biondina ricevette un bacione e un abbraccio che quasi le mozzarono il fiato. Se fossero andati avanti così probabilmente qualcuno non ne sarebbe uscito proprio con tutte le costole intere…
- Come la vuoi chiamare?- bofonchiò Harry appoggiato allo schienale, sopra la festeggiata.
- Non so…- Hermione corrucciò la fronte mentre la gattina le leccava le mani – Non ho fantasia coi nomi.-
- Che ne dici di Palletta?- propose Seamus – O Seghetta…-
- Perché tutto che finisce in etta?- allibì Ron ridacchiando.
- Per me le starebbe bene un nome da maschio.- cinguettò la Grifoncina di colpo, poi sorrise, come colpita dall’illuminazione – Dray! Si, voglio chiamarla Dray!-
Inutile dire che mentre tutti si complimentavano per il nome trovato, Harry quasi si cacciò due dita in gola, avendo sentito Blaise chiamare mille volte Malfoy con quel nomignolo deficiente. Riacciuffata Elettra andò con lei a uno dei tanti frigoriferi che spuntavano qua e là come funghi. Si mise a rovistare fra gin, vodka, brandy alle ciliegie e olivette – Festa riuscita eh?- chiese, tirando fuori anche del ghiaccio – Ti diverti?-
La sua biondina gli sorrise, annuendo con forza – Mi piace questa musica!- urlò, per farsi sentire.
- E’ babbana.- il moro si rimise in piedi e le aprì un bottiglietta di un alcolico a bassa gradazione, alla frutta.
Si era ripromesso di non fare cazzate, continuava a ripeterselo, quindi doveva anche piantarla di guardare nella scollatura della camicia di Elettra e immaginarsi di infilarci le mani dentro. Doveva finirla!
Si stava trasformando in un porco affamato come uno che non scopava da secoli ma il problema era che lui con Hermione aveva avuto l’attività sessuale di un coniglio e ora che stava con la Baley si autocensurava e non toccava…andando avanti così lo aspettava il manicomio. La vedeva così tenera, fragile e innocente, cosa non vera in quel frangente visto che Elettra aveva più volte dimostrato una forza di carattere davvero eccezionale ma non riusciva davvero a sbloccarsi i nervi. E poi la differenza di età, solo tre anni, un po’ lo frenava.
Stavano insieme da neanche un mese e lui già voleva tenerla a letto per una settimana intera!
Tra l’altro, neanche trovava il coraggio di parlargliene.
- Harry, tutto ok?-
Si riscosse quando lei gli passò la mano davanti al naso. Le sorrise e si chinò a baciarla, per un attimo infrangendo le sue severe regole. In fondo un bacio…era un bacio.
Un cazzo, pensò più tardi. Un bacio di Elettra era come fare un sesso più leggero…ma anche più ambiguo.
Le sue labbra sapevano dell’alcolico alla frutta che stava bevendo, gli occhi azzurri splendevano per l’eccitazione della festa ed era più bella che mai. Aveva la pelle setosa, profumata…come gli sarebbe piaciuto spo…
Si staccò un po’ bruscamente, pensando di andare in bagno e farsi una doccia fredda completamente vestito quando trovò di meglio. In mezzo alla folla pescò il suo amicone Malfoy appiccicato alla sua cacciatrice.
Forse un cartone da Malferret l’avrebbe rimesso in sesto…doveva provare…ma non fece in tempo ad andare a pizzicarlo per farsi prendere a cazzotti che finalmente Ron fece ai due un fischio e li richiamò all’ordine.
Erano arrivati a fare gli spioni anche Milo e Clay che si erano sbaciucchiati Hermione tanto per far qualcosa anche se il primo aveva pure tentato di morderla ma a parte la parentesi vampiresca, Morrigan aveva assicurato che Tristan stava bene e da quando era sparito quel pomeriggio non si era più fatto sentire ma essendoci Lucilla con lui non avevano da temere. I sottintesi poi li avevano capiti tutti quanti, anche Neville.
- Oh là!- fece Potter sedendosi sul fianco destro di Hermione e prendendosi in braccio Elettra – Dio ma quanti regali t’hanno fatto? Pensavo che non saresti più riuscita a scartare i nostri!-
- In effetti avete esagerato.- rise la Grifoncina, ringraziando tutti quanti – Ok, quello tuo e di Ron sono gli ultimi vero?-
- Già!- il rossino le passò il primo dei tre che restavano – Te ne abbiamo fatto uno individuale e uno tutti e due insieme con l’aiuto di Hagrid e…- lui e Harry si scambiarono un’occhiata divertita - …quelli della gazzetta!-
- Gazzetta?-
- Si ma adesso apri dai!- la sollecitò Ron tutto gasato – Quello lì è il mio! L’altro col fiocco blu è di Harry.-
- Ma li avete fatti voi due questi pacchi perfetti?- chiese scettica la streghetta.
- Figurati, sono stata io!- cinguettò Elettra visto che quei due non erano capaci di usare una forbice e del nastro neanche sotto tortura. Comunque dal pacco di Ron uscì lo stesso prezioso orologio che i Weasley tenevano a casa loro, quello con le freccette che non segnavano l’ora esatta ma il luogo dove chi stava nelle foto doveva trovarsi.
Ron aveva già messo le foto di Harry, la sua, quella di Hermione, Elettra e i loro compagni a Grifondoro, così anche dopo le vacanze e il M.A.G.O. avrebbe saputo dove trovarli. Naturalmente anche lui si prese un bacio ma più lungo degli altri perché la sua idea aveva deliziato la Grifoncina che si ripromise di non rovinarlo mai.
L’avrebbe tenuto fin da vecchia.
Dal pacchetto più piccolo di Harry uscì invece un frammento di specchio incantato che Hermione riconobbe subito. Senza dire nulla abbracciò stretto il bambino sopravvissuto che la strinse a sua volta e quello scambio di effusioni scatenò un altro coro di fischi che ben presto attirò anche l’attenzione di Draco, intento ad ascoltare annoiato Michael Corner che parlava del campionato di quidditch. Li vide avvinghiati e serrò un po’ la mano attorno al bicchiere, poi con nonchalance riuscì ad avvicinarsi e a vedere che succedeva.
Stavano per consegnarle l’ultimo regalo ma Hermione, stupendolo, stava già cercando di contenere le lacrime di commozione. Con gli occhi lucidi aprì l’ultimo pacco e ne uscì un librone dalla copertina di pelle molto spessa e dalle pagine color seppia. E quando lo aprì trattenne a stento un gemito.
- Allora, qua ci sono le foto del primo anno!- disse Ron indicando a lei a tutti quelli che le stavano dietro alle spalle, appoggiati alla spalliera del divano – Questa è la prima partita di Harry…quando ha preso il boccino. Più avanti ce ne sono un paio di noi due nelle vacanze di Natale e ce n’è una che ho ritrovato in fondo a un baule, poco dopo la faccenda della pietra filosofale.- girò un po’ di pagine e passò al secondo anno. Poi al terzo, al quarto…
Loro sempre insieme, tanti visi che sorridevano. Week end a Hogsmade, alcune foto con Sirius e Lupin a Natale, nella casa dei Black. Hermione e Harry nella prima foto da fidanzati, Hagrid che curava gli Schiopodi, Cedric che salutava seduto sulla sua scopa, Silente che si fumava la pipa al tramonto, Pix e Nick che litigavano, foto del giardino, unicorni chiusi nei recenti. Qualsiasi foto raccolta in quegli anni era lì…
Arrivati al settimo anno Hermione aveva il viso tutto bagnato e continuava a pulirsi la faccia con le maniche mentre foto scattate pochi mesi prima le passarono sul naso. In quelle compariva Blaise nel banco con Harry, la festa di Halloween, Milo e Jess che litigavano, Lucilla e Tristan seduti vicini a guardare il cielo da sotto un faggio…
- Grazie ragazzi…- mugugnò alla fine, mentre si soffiava il naso – Grazie…- e abbracciò stretti Harry e Ron facendo scatenare l’ennesimo coro di applausi e grida felici, anche se al pensiero che quello fosse il loro ultimo anno la fece star male. Soffiò simbolicamente sulle candeline, mangiarono la torta e finalmente brindarono col dolcetto, come si doveva.
Dopo la tradizione…scoppiò il degrado. Da quel momento ognuno faceva per sé e la festa entrò nel vivo tanto che dopo appena un’ora dalla mezzanotte, c’era una cortina di fumo che faceva sballare tutti anche senza fumare le canne che tra l’altro Blaise stava producendo in quantità industriali.
Il bello era che stava anche insegnando a Milo come rollarle bene visto che il Diurno aveva metodi tutti suoi per sballarsi e fumare non gli era mai passato di mente. Se la stavano ridendo come pazzi quando Draco li raggiunse. Insieme a lui c’era Sarah e quando Zabini vide che lo teneva per il braccio, tornò a rollarsi le sue canne tranquillo.
- Hai intenzione d’ignorarmi per tutta la sera?- gli sibilò il biondo.
- Magari si, se mi gira…- fece il moretto – Ti trovo bene Sarah,- disse quindi ironico – come mai sei venuta?-
- Ho trovato il capitano da solo in giardino e ho pensato di farlo distrare.- replicò sorridendo velenosa.
- Già, Dray ha davvero bisogno di distrarsi. Allora divertitevi…- fece, pregandoli gentilmente di andarsene con un’occhiata eloquente ma mentre la Adamason cercava appunto di tirarselo via, Malfoy rimase impiantato con gli occhi tempestosi in quelli blu del suo migliore amico. Si stavano dichiarando guerra e Draco sapeva benissimo che quel demente era più che capace a tenergli il muso per settimane, anche fino a giugno. E poi la sua espressione quando l’aveva visto incollata a Sarah era stata così eloquente che per una volta il biondino si era vergognato di avere tanto successo con le ragazze. Sbuffando come una teiera cominciò a seguire la sua cacciatrice fra la gente ma dopo un quarto d’ora che parlava a vanvera con Miria, decise di darsi a uccel di bosco e sparì dietro a un piccolo frigo, cercandosi qualcosa per dissetargli la gola secca ma purtroppo per lui neanche quello funzionò molto.
Buttò giù la birra babbana che aveva imparato a faris piacere e brevi sorsate, osservando gli altri scatenarsi in mezzo alla sala, chi seduto sui divani, chi si baciava negli angoli. Decisamente non era dell’umore adatto per festeggiare…specialmente se non poteva stare con lei.
Alzò lo sguardo per cercarla e la trovò seduta nel divano più appartato.
Stava accarezzando la gattina che le aveva regalato la Baley e intanto parlava con Milo e Clayton.
Rimase a fissarla a lungo, con Grifondoro che gl’impedivano a volte la visuale ma non si spostò mai, neanche quando Hermione, sentendosi osservata con tanta insistenza, alzò gli occhi dorati per incontrare i suoi…e tutto esplose.
Draco sentì nettamente il desiderio incendiargli il sangue nelle vene e il cuore battergli più forte.
Ma purtroppo per lui non poté fare un passo perché Sarah arrivò in quel momento, buttandogli le braccia al collo.
Prima che riuscisse a capire cosa l’aveva disturbato, la sua cacciatrice l’aveva stretto a sé a aveva rise forte, con la sua ghignata argentina che le aveva fatto guadagnare molti fan anche fra le altre case. Quando tornò, disperato, a cercare il viso tanto desiderato della sua mezzosangue, lei aveva distolto la sua attenzione da lui ma Draco aveva visto quel lampo nei suoi occhi. Dolore.
Si, lo sentiva. Ci era rimasta male…
Tempo prima avrebbe goduto nel farla ingelosire…ma ora voleva solo raggiungerla.
- Senti, non è stata una buona idea.- sibilò di colpo mentre la Adamason lo scrutava attenta.
- Cosa non è stata una buona idea Draco?- chiese, anche se sapeva benissimo cosa intendeva.
Lui la guardò scuotendo il capo, lasciando perdere. Non era sua intenzione deludere più nessuno…
- Spero che ne valga la pena sai?- gli disse con tono seccato e l’aria sdegnosa – In fondo mi stupisci davvero. Ho sempre pensato che non ti piacesse sguazzare nel fango.-
Il Serpeverde rimase immobile…ma dopo un attimo, un lungo attimo in cui avrebbe voluto colpirla, le dette le spalle sogghignando – E’ per questo me ne vado Sarah. Io sono già abbastanza sporco senza che vada appresso ancora a voi altri. Ci si vede agli allenamenti.-
Da lontano qualcuno finalmente poté permettersi di tirare un piccolo sospiro di sollievo. Blaise tornò a rilassarsi, ripromettendosi di andare a baciare in fronte il suo migliore amico quando avrebbero deposto le asce di guerra ma per il momento aveva altro da fare, ovvero un bel giro di roulette con Justin, Edward Dalton, Seamus, Dean, Ginny e perfino Nott che a una canna non diceva mai di no. Ron se l’era filata poco prima sul balcone per vedere che combinavano Harry ed Hermione.
I due ex fidanzati se ne stavano seduti sulla ringhiera di pietra, dondolando con le gambe per aria mentre i fuochi d’artificio dei gemelli Weasley rallegravano la bellissima serata colma di stelle.
Ma Potter, povero cucciolo, aveva i suoi problemi sentimentali e…pratici.
- Se continui così finirai al manicomio.- gli stava dicendo la Grifoncina con pena – Dovresti smetterla di pensare anche per Elettra e parlarne con lei. In fondo se starete insieme a lungo, come spero io, prima o poi finirete per fare sesso.-
- Lo so…e lo spero anche io, che credi?- si lagnò lo sfregiato con voce lamentosa, accendendosi una sigaretta – Ma qua io sto dando i numeri sul serio. Ogni volta che cerco di iniziare il discorso la guardo e mi sento un porco! In fondo la conosco da quattro anni ma faccio ancora fatica…cioè…- alzò gli occhi al cielo, dandosi dell’imbecille – Chiariamoci, sta mettendo su un corpo da stupro ogni giorno che passa e io sto facendo abbastanza docce fredde da farmele bastare fino alla fine dei miei giorni ma non posso neanche arrampicarmi sui muri! Il solo baciarla mi fa partire il testosterone ma quando sono lì per alzare un dito in più, mi blocco…la guardo e mi sento un maniaco! E non riesco a pensare di poter mettere il discorso in tavola con lei!-
- Senti…- Hermione lo guardò storto – Ma com’è che con me mi sei subito saltato addosso? Parlare era l’ultimo dei tuoi pensieri, o sbaglio?-
- Si ma…tu eri tu!- sbottò dando un tiro isterico – E poi guardiamoci nelle palle degli occhi…anche tu non stavi mica ferma! Bastava una piccola miccia e davamo fuoco al letto, per favore! Ma lei…lei è un’altra cosa.-
- Magari se le parlassi, scopriresti che anche lei ha voglia di…andare più avanti.- la Grifoncina alzò le spalle – Guarda che Elettra non è mica una bambina. Sa decidere con la sua testa e anche dirti di no, se esageri. Ma almeno dalle questa opportunità no?-
- Non so…- Harry sbuffò, facendo un cenno a Ron che arrivò da loro tutto allegro.
- Il tuo problema è che ti fai troppe seghe.- sentenziò Hermione di rimando, accorgendosi dopo dell’arrivo di Weasley che a quella sparata sbatté le palpebre più volte, fissando poi il suo migliore amico con malizia.
- Ecco il perché di tutte quelle docce…- ridacchiò, evitando una scarpata.
- Intendevo seghe mentali.- chiarì Hermione.
- Ci mancavi anche tu!- s’incazzò Potter verso il rossino – Ho solo problemi di dialogo, ecco tutto.-
- Strano, la lingua la usi sempre bene.- Ron sogghignò – Avevi intenzione di farle la pulizia del cavo orale prima? L’hai incollata al muro e tenuta lì per quindici minuti. Io e Blaise abbiamo cronometrato.-
- Trovatevi una ragazza, datemi retta.- Harry gettò via il mozzicone, scendendo dalla ringhiera. Borbottò qualcosa sul fatto che se ne andava a farsi un giro di canna con Zabini e così anche il rossino prese il volo per andare a cercarsi davvero una preda per una possibile avventura, lasciando sola la Grifoncina che scuotendo il capo per quei due poveretti si rimise a osservare il firmamento.
Si strinse nella giacca e sporgendosi un po’ afferrò la sua micina che giocava nel suo cestino con una pallina incantata.
La prese delicatamente in braccio e si mise a miagolare, a fare le fusa…
- Ma quanto sei carina…- Hermione se la portò davanti al naso, ricevendo una leccata – Sei troppo bella Dray!-
- Potrei anche incavolarmi lo sai?-
Si girò, riconoscendo la voce alla sue spalle e trovò Draco fermo sulla porta che dava nella Stanza, appoggiato con la spalla al muro – Di un po’ ma ti pare un nome da dare a una gatta?-
La vide ridere appena, per tornare a giocare con la gattina – E’ il primo nome che m’è venuto in mente.-
- Hn…- Malfoy si mise al suo fianco, accendendosi una sigaretta – C’è un po’ troppa gente mezzosangue, lo sai?-
- Lo so ma il fumo ha sballato la porta magica e sta facendo entrare tutti anche senza parola d’ordine.- lo guardò di striscio – Tu come hai fatto a entrare?-
- Thomas. L’ho pescato per la strada con la sorella della Lenticchia.-
- Potevi dirmelo che venivi…- Hermione posò Dray nel cestino, finalmente guardandolo in faccia.
- Non sapevo decidermi.- disse, decidendo di dire la verità – Ma poi mi hanno trascinato.-
- Si, ho visto.-
Nel suo tono Draco avvertì un lieve punta di amarezza. Serrò la mascella, capendo che l’aveva visto fin troppo bene incollato a Sarah ma se le avesse dato spiegazioni si sarebbe scoperto troppo…ma se non avesse detto nulla a stare male non sarebbe più stata solo lei. Si sentiva in dovere di difendersi. Voleva spiegarle…
- Non…- iniziò arrossendo vagamente – Non…non volevo venire con…-
Hermione lo fissava come se fosse un alieno. Ok, dare spiegazioni non era da lui ma insomma…
Almeno gli rese le cose più facili perché non lo interruppe, tantomeno fece più quella faccia sconvolta.
- Non volevo venire con la Adamason, ecco…- sbuffò, dando un tiro nervoso alla sigaretta – Mi ha preso lei in giro per i corridoi e non sapendo decidermi alla fine mi ha convinto. Ma…nel senso…non volevo venire con lei…-
- Ho capito.- lo bloccò e lui si sentì enormemente sollevato, anche perché stava cominciando a sentirsi un idiota. Idiota perché si stava scusando, idiota perché si era fatto abbracciare da Sarah sotto i suoi occhi. Insomma, uno schifo su tutta la linea. Se non altro riprese un minimo di controllo.
- Vai a Hogsmade domani?- le chiese.
- Dipende.- rispose lei con un mezzo sorriso.
- Da cosa?- richiese, poggiandosi col fianco alla ringhiera, più vicino a lei.
- Vuoi proprio fartelo dire?- scherzò divertita.
- Lo sai che sono vanesio.-
- Allora, che avevi in mente?- Hermione glissò con eleganza – Vuoi restare qua?-
- Si e più precisamente in camera mia.- disse, cominciando ad avvicinarsi di più, poggiandole le labbra sul collo.
- Ti avverto che sarei di ben poca compagnia.- l’avviso inclinando il capo, sorridendo deliziata – Sono stanca morta.-
- Passi troppo in sala duelli.- mugugnò, portandole le mani dietro alla nuca e continuando a baciarle il collo.
- E tu al campo di quidditch.- la streghetta mugolò appena, afferrandogli la mano e poi baciandogli le labbra – Qua abbiamo un serio problema di priorità caro il mio Serpeverde.-
Ormai, stanco di parlare, colse l’occasione al volo e le catturò la bocca, passandole le braccia attorno alla vita. Con una lieve pressione la tirò giù dalla ringhiera ed Hermione si aggrappò alla schiena, sollevandosi sulle punte per non costringerlo sempre ad abbassarsi, visti i centimetri che li separavano.
Draco, che era riuscito a calmare i nervi che gli avevano rovinato la serata, si attardò su quelle labbra meravigliose che conosceva alla perfezione ma che comunque sapevano sempre stupirlo. Gliele morse dolcemente, le succhiò, lottò con quella lingua testarda mentre le sue mani le percorrevano il corpo, dicendole tutto del suo desiderio.
- Allora?- ansimò, staccandosi un poco – Vieni da me stanotte?-
Con la fronte accostata alla sua, si scoprì troppo felice quando la Grifoncina annuì debolmente ma un ghigno furbetto in viso. – Che hai in mente, spostata?- le chiese, tornando a baciarle gli angoli della bocca.
- Dovrai aspettare temo…- insinuò sogghignando.
- Ma io voglio andare adesso.- si lamentò seccato.
- Spiacente, è la mia festa e non posso piantare tutti quanti.- rispose irremovibile – Ma quando potrò sganciarmi sarai il primo che seguirò.-
- Perché ce ne sono altri che fanno la fila?- sibilò con occhi pericolosi.
Hermione ridacchiò ancora specialmente quando la piccola Dray si rimise a miagolare. La prese in braccio e la passò a Draco che se la tenne fra le mani, tanto era piccola, giusto perché doveva. Lui i gatti non li aveva mai amati troppo, specialmente per colpa di quella loro linguetta ruvida che trovava insopportabile…ma se non altro avere la micina in mano poteva dargli un buon motivo per non guardarla in faccia mentre le lanciava un pacchetto scuro.
La bella Granger lo prese al volo, stupitissima. Le aveva fatto un regalo…Malfoy! A lei!
Naturalmente si accorse che faceva di tutto per non incontrare il suo viso, continuando ostinato a giocare con Dray, così lasciò perdere anche perché era troppo felice per quel semplice gesto.
Il pacchetto era quadrato, grande quando un palmo di una mano e sul fondo portava una firma dorata di quello che Hermione conosceva di fama come un famoso mago artigiano. Non volle pensare a quanto quel biondastro avesse speso, così con le dita un po’ tremanti scartò il tutto e trovò un piccolo cofanetto di velluto. Quando l’aprì rimase in silenzio religioso, osservando il ciondolo a forma di corvo, tutto d’argento, con le ali spiegate che si congiungevano a cerchio e reggevano una perla nera davvero bellissima. Le mancò il fiato, inutile negarlo.
E non sapeva neanche cosa dire, specialmente perché la situazione per entrambi sarebbe stata troppo imbarazzante.
Così fece l’unica cosa possibile per fargli capire che le piaceva da morire.
Sollevò il cordino di raso nero a cui era legato il ciondolo, che non era leggerissimo, e gli chiese di legarglielo al collo.
Draco lo fece senza dire una parola, notando comunque che la Grifoncina portava ancora la Giratempo e anche il suo anello con la serpe d’argento. Quando si girò per farsi vedere, notò che gli occhi dorati le luccicavano.
- Grazie.- gli disse, a bassa voce.
Malfoy alzò le spalle, intenzionato a far finta di nulla ma di certo non poté fare l’indifferente anche quando Hermione gli gettò le braccia al collo in un impeto appassionato e gli dette il miglior bacio che avesse mai ricevuto.
Da lì a decidere che potevano anche passare tutta la domenica insieme fra le lenzuola fu davvero facile.
La nottata trascorse fra i bagordi più sfrenati, specialmente perché Blaise tornato allegro come sempre sfornò più di un quintale di materia per il narghilè; la musica sempre sparata a palla era fantastica e anche gli anti-babbani per una volta non trovarono nulla con cui insultare i Grifondoro.
All’alba delle sei e col rapido schiarirsi del cielo, gli studenti decisero di tornare nei loro letti cercando di fare il meno casino possibile. Alcuni strisciarono fino ai dormitori, i Corvonero si sarebbero uccisi piuttosto che fare altre scale ma tanto ce n’erano alcuni talmente ubriachi che neanche si accorsero di essersi addormentati in mezzo al passaggio dei quadri. Gli ultimi ad andare furono naturalmente i grifoni e anche se non fecero lo sforzo di far sparire il casino che avevano provocato, rimasero a complimentarsi per la riuscita della festa.
- Qualcuno di voi si sogna di andare a Hogsmade?- bofonchiò Ron con le occhiaie fino alle ginocchia.
- Blaise ha detto che ci andava.- disse Hermione sbadigliando – E anche Justin. Avevano delle compere da fare.-
- Io me la filo a letto,- cinguettò Harry che aveva in spalla un’Elettra già addormentata da circa un’ora – ma penso che ci andrò nel pomeriggio tardi…magari con la scopa, se Lavanda mi tiene il gioco.- e guardò la compagna con aria angelica ma la Brown dopo essersi sbronzata aveva detto di sì a tutto, anche se ballare in bilico sul balcone, quindi poteva anche lasciar perdere. Alla fine si raccolsero in gruppo e s’incamminarono verso Grifondoro facendo galleggiare in aria i regali di Hermione, almeno fino a quando la Grifoncina non si bloccò, prima di svoltare l’angolo verso le scale.
- Io…non vengo.- disse, arrossendo un po’.
Harry e Ron, gli unici che si erano fermati, la guardarono senza capire…poi Potter emise un ringhio cavernoso e tornò a incamminarsi mentre Weasley sorrise a mezze labbra, dandole un bacio sulla fronte.
- Ci vediamo a cena…spero…-
- Ci proverò!- assicurò sogghignando, poi attese che se ne fossero andati tutti e di corsa giù fino al primo piano, dove prima della Sala Grande trovò qualcuno ad aspettarla. Draco si stava guardando attorno, nel caso passasse Gazza ma una volta che fu arrivata non ci pensò più. Quando la vide sprovvista di mantello dell’invisibilità però apparve corrucciarsi – Scusa ma come pretendi di entrare?- le chiese. Si dette dell’idiota visto che c’era d’aspettarsi di tutto dalla mezzosangue. Infatti quando varcò il suo dormitorio aveva in spalla un aggraziato e composto corvo nero e nessuno, dei pochi che ancora giravano o che già si erano svegliati, gli fece domande.

Nella sala professori qualcuno era stato piuttosto mattiniero.
Peccato che i due che stavano discutendo non fosse affatto professori.
- Mckay, ti stai spingendo troppo oltre!- abbaiò Caramell per l’ultima volta, viola per la rabbia e in piena crisi isterica – Non riesco a capire come tu abbia potuto permetterti di fare una cosa del genere! Ma non mi stupisco…basta vedere l’errore che sta commettendo tuo figlio con la Lancaster!-
Tanatos non si degnò di spaccargli la faccia come avrebbe già dovuto fare da un pezzo, limitandosi a guardarlo con puro disprezzo – Sai qual è il tuo problema Cornelius?- sibilò con voce roca – Non hai mai saputo quando tacere, quando smetterla di sputare diffamazioni e tanto meno hai mai saputo riconoscere il pericolo! Se lo sapessi fiutare a quest’ora capiresti che stai per rischiare che ti spacchi il naso!-
L’altro, tremebondo per lo sdegno, serrò le mani sul bastone – Come osi minacciare? Tanto lo so perché sei venuto qua! Sei venuto qui per consegnare quella pergamena alla Lancaster! Alla Lady Oscura!-
- Non è la Lady Oscura e adesso finiscila con questa storia!- sbottò esasperato l’ex Auror – Mi stai facendo diventare matto con questa sciocchezza e anche Silente! Sono sette anni che cerca d’inculcarti un minimo d’intelligenza in quel cervello bacato che ti ritrovi ma tu, razza di vigliacco, preferisci startene tranquillo sulla tua poltrona! Sei solo un vile! Hai sputato un sacco di menzogne in questi anni, sia su Potter che su Lucilla ma ora finalmente sono riuscito a mettere le mani sulla verità. Con Maximilian tutto questo non sarebbe mai accaduto! Il tuo posto sarebbe toccato a lui.-
- E qui ti volevo!- urlò isterico il Ministro – Lo fai per vendicarti!-
- Se volessi vendicarmi dovrei uccidere Malfoy!- sibilò Tanatos con ira – E tutti i Mangiamorte! Dovrei uccidere il maledetto che spifferò come ammazzare Maximilian e Degona! Ma ora mi basta solo spedirti fuori dai piedi! Per tutti gli Auror tu sei solo un impiccio! Quei ragazzi stanno disperatamente cercando di fare il loro dovere e tu non fai altro che mandarli al massacro! Oppure li blocchi! E intanto gente che non centra nulla viene uccisa!-
- Gente che non centra nulla viene uccisa da esseri come la Lancaster!-
- Quella ragazza ha rischiato la vita per salvare tutti noi!-
- Si, come no…- Caramell rise amaro – E’ tuo figlio che ti convince di queste cose?-
Appena finito di dirlo si ritrovò davvero col pugno in faccia che Tanatos gli aveva promesso e quando si ritrovò per terra a piagnucolare, l’altro si accese la pipa, scuotendo il capo con sdegno.
- E adesso veda di aprire bene le orecchie, vostra boriosità!- gli disse Mckay con tono incolore – La mia non è una minaccia ma solo un solo un consiglio. Qualunque cosa farai io consegnerò la pergamena a Lucilla, qualunque cosa tu dirai io consegnerò le mie prove su tutti i tuoi casi insabbiati al Ministero e d’ora in avanti tu prova ancora ad alitare sul collo ai miei figli e giuro che te la faccio pagare di persona. Sono stato chiaro Cornelius?-
Al Ministro sfuggì un gemito piagnucolante e Tanatos fece conto che fosse un si, così quando la Mcgranitt entrò per prendere dei registri e vide il Ministro a terra si limitò a fissare il padre di Jess e Tristan con aria interrogativa.
- Ha un fazzoletto per caso professoressa?- chiese Mckay tranquillo – Al Ministro esce sangue dal naso.-
- Ho notato. Mi spiace…comunque no, non ce l’ho.- sbottò la strega e con sua somma soddisfazione mollò quell’idiota a terra e se ne andò con l’ex Auror che sghignazzò con lei mentre la Umbridge squittiva sconvolta, entrando nella sala professori e urlando che sarebbero finiti tutti a giudizio.

Hermione fissava le fiamme nel camino, le guardava guizzare…tinte di blu…davano una sensazione di freddo, anche se erano calde come quelle di Grifondoro. Si raggomitolò meglio nelle lenzuola, sentendo un brivido lungo la schiena nuda che Draco carezzava pigramente, passandole delicatamente le dita dall’alto al basso, percorrendo la sua spina dorsale, disegnando cerchi e scrivendo qualcosa sulla sua pelle.
Socchiuse gli occhi, deliziata da tutte quelle attenzioni anche se cominciava a chiedersi davvero come i Serpeverde potessero vivere in quel luogo tanto umido e pieno di spifferi gelidi.
Malfoy la sentì tremare e la strinse forte, anche se con la bacchetta fece spalancare il grosso armadio di mogano, da cui ne uscì un elegante piumino di seta cotta che si posò lieve su di loro, coprendoli fino al collo.
Abbracciati nudi sotto quel calduccio, entrambi provarono l’acuto desiderio di non separarsi più…
Draco non era mai stato così bene in vita sua…mai…
Affondò il viso nel collo di Hermione, si sdraiò sull’addome e le posò un braccio attorno al corpo, come a proteggerla e questo la fece sorridere vagamente. Cominciò a carezzargli la testa, i serici capelli biondi…sentendosi felice.
Ma ogni volta che ci pensava sentiva anche i granelli della clessidra che cadevano inesorabili.
Era un’agonia. Una lunga, lenta, atroce agonia…
- Hai fame?-
La Grifoncina cadde dalle nuvole, poi annuì. Lo vide mettersi in piedi, sbadigliare, incurante della sua perfetta, arrogante e sfacciata nudità, poi mettersi addosso un paio di pantaloni e correre fuori dalla porta della camera. Quando tornò si era messa seduta, visto che non capiva che diavolo avesse in mente ma il cesto di frutta che teneva fra le mani fu più che sufficiente per farle venire un certo languorino.
- Dove le hai prese queste fragole?- gli chiese più tardi, mangiucchiando more e frutti rossi sdraiata comodamente contro i cuscini.
Draco sogghignò brevemente – Da Blaise. Sua madre ha la serra più grande di tutto lo Yorkshire e gli manda un fracco di roba ogni mese. Specialmente le fragole più buone che abbia mai assaggiato…e semi di cui sinceramente non voglio neanche immaginare l’origine. Le piace mescolare specie e innesti.-
- In poche parole è una mezza botanica.-
Draco alzò le spalle, chinandosi su di lei e prendendole dalla bocca l’ultimo pezzetto di fragola.
- Hai voglia di giocare Malfoy?- gli sussurrò fissandolo intensamente.
Lui le passò le dita sulle gote, poi si chinò a morderle la gola – Ancora mezzosangue? Ma non sei stanca?-
- Non sei più il Serpeverde di tempo fa.- lo stuzzicò ridacchiando.
- Non ti avesse fatto urlare fino a mezz’ora fa potrei anche prendermela.- insinuò di rimando, continuando a mordicchiarle la pelle, lasciandole piccoli segni rossi e umidi sulle spalle e il seno.
- Ogni volta ripieghi sempre sul tuo orgasmo eh?- Hermione assunse un’aria alquanto pericolosa – Io però ti devo dire una cosa riguardo a…si, all’orgasmo.-
Merda, pensò Draco. Adesso gli diceva che non era mai riuscito a farla godere, che faceva solo finta…
- Hai presente quando lo facciamo?-
- Si…- disse, già bestemmiandosi dietro.
- Ecco…io faccio finta di non averlo.-
A quell’uscita strabuzzò gli occhi grigi, sconvolto – Cosa?-
- Si, così tu ti dai da fare il doppio e ne ho subito un altro…- e non finì di dirlo perché Malfoy, incazzatissimo mentre lei se la rideva a crepapelle, cominciò a menarle cuscinate e imprecazioni che svegliò i pochi rimasti nei sotterranei.
- Ma sei deficiente?!- le sbraitò sclerato, rosso come un pomodoro e schiacciandola al materasso col suo corpo – Cazzo, volevi farmi venire un colpo? Maledetta tutta Grifondoro!-
- Mamma mia, capirai!- ridacchiò la streghetta maliziosa – Come se fossi un vecchietto…ti ho solo fatto lavorare un po’ di più. E neanche ti sei mai lamentato, mi pare.-
- Non ho mai conosciuto una come te!- sibilò ancora sclerato e sconvolto da tanta mancanza di vergogna – Non si è mai vista un’ingorda del genere! Ma adesso mi arrangio io!-
- Ah, ti dai al fai da te?-
- NO!- sbraitò facendola ridere ancora di più – Adesso saprò come regolarmi, ecco tutto!-
- Si, certo…come no.- fece allegra, sapendo benissimo che tanto Malfoy, a differenza che nel suo comportamento pubblico, era capace sia di ricevere ma anche di dare – Comunque io e te dobbiamo parlare anche di un’altra cosa.- si piegò di lato e raggiunse il bordo del letto. Dal lato della testata, nascosta sotto il materasso, tirò fuori una lunga benda di seta e la sventolò sotto il naso del biondo che non fece una piega.
- Non sai cosa sono?- le chiese sarcastico.
- Da quando sono qui?- replicò lei.
- Parecchio.-
- E le usavi?-
- Si, di notte quando dal mio corpo escono una ventina di nanetti mi aggrappò a quelle, così mi concentro meglio.-
- Divertente, davvero spiritoso Malferret.- sbuffò imbronciata.
- Non mi dirai che vuoi provarle?- fece con un sopracciglio alzato.
- No, in effetti non mi piacerebbe.-
- Ci vuole un bel po’ di coraggio.- Draco agguantò le sigarette gettate sul tappeto.
- Non solo…anche fiducia in chi ti lega.- frecciò, strappandogli una smorfia poi Hermione si appoggiò alla sua spalla con entrambe le braccia, guardandolo attenta – Hai avuto tante ragazze?-
- E adesso che centra?- bofonchiò, dando un tiro e fissandola di striscio non molto convinto.
- Non ti sto facendo l’inquisizione, sono solo curiosa.-
- Ok,- il Serpeverde fece mente locale anche se ancora non si fidava molto – si, ne ho avute parecchie. Ne ho legate e piantate un sacco. Le ho anche vampirizzate.-
Ricevette una lieve sberla mentre la Grifoncina se la rideva appena, appoggiandosi meglio a lui – Tu invece sei stata solo con Potter…o sbaglio?- di colpo il biondo si ricordò di una cosa – Non è che sei stata anche con Krum?-
- Ci siamo solo baciati. O meglio…mi ha baciata lui.-
Avvertì una fitta strana allo stomaco ma Draco fece finta di nulla, ciccando nel posacenere che teneva a fianco.
- Perché ti sei messa con lo Sfregiato?-
La vide sorridere, sorridere in un modo che gli piaceva poco.
- Perché gli volevo bene. Perché per un po’ di tempo sono stata davvero innamorata di lui.-
- Chiamali un po’ di tempo due anni…- sentenziò acido – Mi piacerebbe sapere come hai fatto a stare con lui e poi… venire con me.- scosse il capo, dando un altro tiro un po’ nervoso – Sei davvero incomprensibile mezzosangue.-
Hermione tacque per un lungo momento, fissandolo…e pensando. Pensava a Harry, pensava al tempo trascorso con lui. Poi pensò a Draco, al suo viso, ai suoi occhi…al modo in cui tutto spariva quando stavano insieme.
Sogghignò poco dopo, nascondendo quel ghigno abbassandosi sul suo braccio.
Come poteva dirgli che erano più simili di quanto credevano? Il loro spirito…era fuoco e ghiaccio.
- Bhè?- le chiese – Che hai?-
Lei scosse il capo e senza preavviso gli gettò le braccia al collo, accoccolandosi contro di lui, poi chiuse gli occhi e tacitamente gli fece capire che aveva sonno perché respinse qualsiasi altro tentativo di conversazione, così Malfoy dovette starsene lì a parlare al vento, sentendosi un cretino…anche se ringraziò dell’ennesima opportunità che gli veniva data, vedendola dormire.
Da diavolo a angelo in pochi secondi.
Si poggiò su un gomito, mettendosi su un fianco e rimase a guardarla.
Si era già assopita e in effetti doveva essere molto stanca. Fra festeggiamento pubblico e quello loro privato avevano fatto andare via parecchie ore di sonno. Poteva lasciarla dormire sei ore, poi avrebbe dovuto riportarla a cena, specialmente prima che Potter andasse a battere alla porta del dormitorio, cosa che aveva già fatto tre giorni prima con relativa figura di merda visto che aveva dovuto dargli la Granger trasformata in corvo, come se loro due avessero qualcosa da spartire. A porte botte e insulti in effetti non si erano mai scambiati altro che occhiatacce.
Adesso invece scambiavano anche volatili, era stato il bell’articolo di Zara Daves del giorno dopo.
Sbuffando si ributtò contro i cuscini, deciso a dormire un po’ anche lui. In fondo il giorno dopo li aspettava una sfiaccante giornata di quattro ore con la Mcgranitt, vista la lezione persa del giovedì…e lui non sopportava Trasfigurazione anche se però gli sarebbe piaciuto andare sotto il naso di quella vecchia megera e trasformarsi in un serpente, lei e le sue stirate sufficienze!

Quella notte invece tornò Silente. Andare al Ministero non era mai un piacere per lui, se non per trovare vecchi amici Auror ma quella volta non attraversò il cancello di Hogwarts da solo.
Con lui c’era qualcuno, avvolto in un lungo mantello. Sul metro e ottanta, mantello e divisa della scuola, stemma dei Serpeverde. Lo seguiva senza fare storie ma del suo viso non si vedeva assolutamente niente.
Aveva il passo strascicato, come se facesse fatica ad arrancare dietro al vecchio preside che però tirava dritto, senza evidentemente preoccuparsi di lui.
- Quando posso vederla?- chiese l’incappucciato, guardandosi freneticamente attorno.
- Quando mi avrai detto ciò che m’interessa…e quando lei lo vorrà.- rispose pacato Silente, voltandosi appena mentre quello si bloccava, come colto da un attacco d’ira. Qualsiasi cosa fosse stato comunque scemò in fretta.
Abbassò la testa, parve inspirare a lungo…poi tornò a seguire il preside all’interno della scuola, mentre dalla finestra del primo piano, Clayton e Milo osservavano la scena.
- E questo adesso chi è?- bofonchiò Harcourt accendendosi una sigaretta.
- E’ arrivata gente?- chiese Sphin seduto in poltrona davanti al camino spento.
- Si, è tornato Silente con un tizio senza poteri.- disse Clay alzando un sopracciglio – Aura piatta.-
- Per essere un Sensimago puoi fare di meglio.- frecciò Milo ridacchiando – il tizio che è arrivato era un involucro vuoto. Non sento scorrere sangue in lui.-
- Quindi è morto?- Sphin sbuffò ormai snervato – Non dirmi solo che devo chiamare Jess! E’ a cena con suo padre!-
- No, non c’è da temere. Era…solo un’evanescenza, una trasposizione astrale di ciò che l’anima era in vita.-
Clay a quel punto allargò gli occhi violetti – Mi stai dicendo che quel tizio è uscito dal Velo?-
- Che qualcuno l’ha fatto uscire.- lo corresse il Diurno con un ghigno, poi tornò a guardare dalle finestra, mentre grandi nuvole cominciavano a vagare nel cielo notturno – Adesso dobbiamo solo aspettare e capire chi è il nostro ospite.-
- Ma specialmente dobbiamo chiederci se il nostro ospite cerca guai…- concluse Sphin.
E da quel momento si misero in attesa. In fondo quella notte avrebbe potuto portare numerose buone notizie.

 

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34° ***




Quando Draco accompagnò Hermione a cena, camminandole dietro a parecchi metri di distanza, notò con una certa apprensione che la Daves e mezza scuola la stava fissando avidamente. Naturalmente tutti si chiedendo come mai non erano andati a Hogsmade. Certo, si poteva addurre a una scusa di stanchezza per la festa della sera prima ma il fatto che anche lui non fosse andato era davvero equivoco.
Molto equivoco. Fortunatamente la sua mezzosangue aveva avuto l’ottima e provvidenziale idea di Trasfigurarsi in corvo ancora dentro alla stanza di Draco perché appena messo il naso fuori dalla porta si era ritrovato la macchina fotografica di Rafe Cohen davanti al naso. Il Serpeverde del sesto anno forse sperava di coglierlo in flagrante… peccato che poi Draco, con le sue buone maniere, l’aveva appiccicato al muro e minacciato di morte lenta e dolorosa se non lo lasciava in pace. Parole al vento, naturalmente, e questo il biondo lo sapeva bene…peccato che quella sera stessa Cohen si sarebbe anche ritrovato a chiacchierare con quei due dementi di Tiger e Goyle.
E quei due sapevano incuterne di strizza, anche se non avevano un briciolo di materia grigia.
Comunque, arrivati davanti alla Sala Grande la cena era già iniziata anche se da lontano sia la Granger che Malfoy notarono un discreto capannello di persone attorno a Milo e Jess.
I due Auror sembrava che stessero calmando la folla…e quando Hermione arrivò a sentire, capì che Tristan e Lucilla ancora non si erano visti dalla sera prima.
- Ma sei sicuro che quella…quella stronza di Lumia non abbia fatto loro del male?- alitò la Brown mezza sconvolta verso il Diurno – In fondo già una volta è riuscita a fregarci tutti!-
- Bhè, errare è umano ma perseverare è divino.- disse Milo con una smorfia – Tristan non è mica così scemo.-
- E Lucilla allora? Non stava ancora bene!- s’intestardì Neville – E se le succede qualcosa?-
- Ragazzi, vi devo davvero spiegare perché se ne sono andati?- sbuffò Jess a quel punto.
- Lucilla mica ha detto di si ancora…- obiettò Ron malizioso ma solo lui e Harry sapevano della proposta di matrimonio, così gli altri lo guardarono incuriositi anche se il rossino non disse nulla neanche all’aria stranita della bella Granger che venne a sapere tutta la storia fra una portata e l’altra di purè e arrosto.
- COOOSSSAAA?-
Urlò tanto che perfino a quei menefreghisti di Serpeverde andò quasi di traverso il boccone e tutta la scuola la fissò semi sconvolta, pensando che forse la Grifoncina era ancora in preda ai postumi dei suoi diciotto anni. Alla fine Harry la ritirò a sedere e con voce bassa le rispiegò tutta la faccenda mentre la faccia strabiliata di Hermione cominciava a scadere in quella un pelo preoccupata. Sinceramente credeva che Lucilla a quella domanda avrebbe posto fine alle sofferenze di Tristan riducendolo in polvere
- Io la trovo una cosa romantica.- disse Elettra verso il caffè, seduta davanti a lei e a fianco di Potter.
- Si, se Lucilla apprezza questo genere di cose sarebbe davvero romantica.- frecciò Ron divertito.
- In fondo quei due sono la rappresentazione dell’amore senza frontiere no?- si mise in mezzo Calì Patil, quasi investendo Seamus al fianco di Weasley – Dopo otto anni ancora si amano! È bellissimo!-
- Qua mi sembra di essere in manicomio senza frontiere, altro che amore…- mugugnò Harry scuotendo il capo. Lui, a dire il vero, non la trovava poi una fiaba così rosea. Si, quei due si amavano ma quante ne avevano dovute passare? Lucilla soffrendo, accanto a quel bastardo assassino di Voldemort, Tristan solo nel suo ricordo…
Per lui era solo molto triste.
- Ehi Herm! Che meraviglia!-
Si risvegliò quando sentì tutte le ragazze di Grifondoro ululare come delle pazze davanti alla collana della Grifoncina.
Vide il corvo argentato e quella perla nera che doveva essere costata una vera fortuna e anche l’arrossire lieve della sua ex ragazza. Chissà se gliel’aveva regalato chi pensava lui…
- E’ stupendo Herm!- cinguettò Lavanda – Dio ma chi te l’ha regalato? Dev’essere costato una cifra!-
- Ecco…è un regalo di Victor!- se ne uscì spavalda, col naso più lungo di pinocchio.
- Victor Krum? E ti fa dei regali del genere? Mamma se sei fortunata con gli uomini!- disse anche Miria che se ne stava andando ai dormitori, ma col suo occhio lungo per i gioielli e qualsiasi cosa luccicasse si era unito al gruppetto di oche giulive per studiare la sua collana.
Una volta usciti dalla Sala Grande si formarono i vari gruppetti della domenica sera e Kristine Mayers girovagava fra la gente per avvisare tutti che entro quella settimana sarebbero uscite le sette coppie più belle da votare entro il ballo di fine anno e tutto il regolamento per accedervi.
Il morale, come si può immaginare, era piuttosto altalenante. Le matricole, che non potevano partecipare, erano incazzate come aspidi ma anche tutti eccitati e il livello dei pettegoli era lievitato al massimo mentre quelli che speravano di essere parte le coppie prescelte o erano depressi come mai in vita loro per quella pagliacciata o erano super gasati per la possibilità di finire in bellezza l’anno.
Il Comitato Studentesco comunque come tutti gli anni avrebbe consegnato i vari titoli ai ragazzi del settimo, compresi premi e nominativi astrusi e assurdi che facevano sempre tanto vergognare i vincitori.
Perfino il presidente del Comitato, Robert Carlton, era stato tirato nuovamente in mezzo dalla sua vice Kristine che da secoli ambiva a fregargli il posto…che lui fra l’altro le avrebbe ceduto su un piatto d’argento perché, essendo un Corvonero, aveva un minimo di dignità da mantenere e in queste manifestazioni la sua dignità finiva in pezzettini.
A parte quello, i vari capannelli delle case si sciolsero presto, ancora prima delle dieci e nel giro di mezz’oretta non ronzò più una mosca, tanto che Gazza la ricordò come la notte più tranquilla della sua vita.

In compenso gli Auror avevano gli occhi bene aperti.
Milo pattugliava il cielo dalla torre oscura di Hogwarts. I suoi occhi color topazio scrutavano le nubi, le poche stelle che brillavano e la luna quasi piena, che filtrava a fiotti.
- Cosa senti?- chiese a bassa voce, alzando il capo appena sopra la spalla, verso Clay, seduto poco distante sul cornicione. Harcourt sogghignò appena, passandosi la mano fra i capelli.
- La trasposizione astrale che abbiamo visto prima di cena con Silente ora è nel suo studio.-
- E’ davvero innocuo?-
- Come un bambino.- assicurò Clay pacato, accendendosi una sigaretta – Ma continuo a non capire come Silente abbia potuto far uscire quel tizio dal Velo, chiunque sia. Com’è quella storia?- fece una smorfia corrucciata – Una volta ogni cento anni qualcuno può uscire dal Velo senza più poterci tornare dentro?-
- Credevo fosse una balla.- bofonchiò Morrigan sconvolto – Quindi ci dobbiamo cuccare quell’essere senza una goccia di sangue nelle vene in giro per la scuola? Ma che ce ne facciamo?-
- Possibile che ragioni solo con i fluidi nel cervello?- Clay scosse il capo – Comunque si, un’uscita dal Velo corrisponde a uno spirito fuori che non può più entrare. Poco per volta però tornerà umano, non temere. Se è per la tua dieta non ti preoccupare…il suo corpo si riformerà come nuovo.-
- Ma bene…sparisco per qualche ora e ne capitano di tutti i colori!-
I due Auror si girarono per vedere Jess salire le scale della torre. – Allora? Novità?-
- Una futura preda su cui rifarmi i canini.- cinguettò il Diurno allegro – Hai mangiato bene col papi?-
- Da favola, basta vedergli la faccia.- ironizzò Harcourt – Dì un po’ Mc…quel beota di tuo fratello dov’è?-
- A strisciare ai piedi di Lucilla probabilmente.- sentenziò il biondo sarcastico e mentre si faceva raccontare per filo e per segno la faccenda del nuovo seccatore nello studio di Silente, i pochi professori che sapevano chi fosse erano mortalmente atterriti. Piton aveva pregato e scongiurato il preside di non farlo uscire dal Velo ma il vecchio mago per una volta non aveva dato retta ai consigli di nessuno. Se c’era qualcuno che poteva dire loro come uccidere Lumia era quell’essere che stava seduto in poltrona, davanti alla sua scrivania.
Silente aveva gli occhi azzurri fissi nei suoi, come in attesa.
Il ragazzo invece era rimasto col cappuccio calato sui capelli neri, sugli occhi scuri come la notte.
Il simbolo di Serpeverde pareva impallidito su quell’antico mantello.
- Avanti, ti ascolto.- sussurrò il preside – Dimmi come possiamo uccidere un demone.-
- Tu lo sai bene.- sibilò il ragazzo, evidentemente inquieto – Sai come si uccide un demone. E sai anche come si fa a battere il loro cuore.-
- Non ti sto parlando di un demone qualunque. Io parlo di Lumia.-
- Quando mi hai detto che l’avevano riportata in vita quasi non ci ho creduto.- sogghignò appena, nascosto dall’ombra del cappuccio – Ma tu mi hai fatto uscire imprudentemente, caro Silente. Cosa ti fa pensare che parlerò? In fondo ora c’è Lumia a guidare i miei Mangiamorte…perché dovrei cambiare fazione?- parlava con sprezzo, tanto sprezzo…e rabbia – Perché dovrei aiutare voi sporchi mezzosangue? Perché dovrei aiutare babbani? Perché? Perché mi hai fatto rivivere per qualche ora? Ti credevo più furbo Silente… ma se speri che io mi abbassi a sporcarmi le mani con maghi rinnegati per salvare Harry Potter ti sbagli di grosso.-
Nonostante il suo tono freddo e colmo di disprezzo, Silente non parve prendersela minimamente.
Sorrise dopo un attimo, mandandolo in bestia.
- Tom…- sussurrò divertito e quando disse quel nome tutti i presidi nei quadri in ascolto sbiancarono visibilmente – Tom, ancora credi che io abbia dei dubbi su di te? Hai sempre considerato la morte la maggior deturpazione per un essere vivente ma ora che sei morto davvero…ucciso da un ragazzo…- lo vide contrarre la mascella – Dimmi, credi ancora che morire sia la cosa peggiore?-
- Dov’è lei?- sibilò Voldemort a quel punto, balzando in piedi – Dimmi dov’è mia moglie! Voglio vederla subito!-
- Lucilla ora non è qui.-
- Dimmi subito dov’è!- urlò Tom Riddle, facendo cadere il mantello in uno scatto di collera – Voglio vedere Lucilla immediatamente!-
- Poi mi dirai ciò che m’interessa?-
Stavolta cadde il silenzio. L’essere che era stato un assassino di centinaia di maghi e streghe, di babbani e innocenti, l’uomo che era stato il Lord Oscuro non trovò il fiato.
- Ti pongo un semplice quesito Tom.- continuò Silente, versandosi del the – Ti chiedo di dirmi come uccidere Lumia dei Lancaster che guida i tuoi Mangiamorte contro la donna che anche dopo la morte non riesci a dimenticare. È semplice. La vita di Lucilla in cambio della morte della tua causa.-
- Ti sembra poco?- sibilò Voldemort astioso – Ma con chi credi di parlare?-
- Con un essere umano.- ringhiò a quel punto il preside, incollerito – E non con un demone impuro qualunque!-
- Ma che cosa ne sai tu di me e Lucilla eh?- saltò su il giovane Tom fuori di sé dalla rabbia – Che cosa ne sai tu di cosa ci ha unito?-
- Io ho visto solo le catene che hanno lasciato le cicatrici sulla sua pelle.-
Voldemort tacque, col veleno in gola e il cuore quasi fermo, mentre pensava a lei…l’ultima volta che l’aveva vista.
Piuttosto che inginocchiarsi davanti a lui, sua moglie avrebbe preferito morire. E lui non lo capiva. Lui aveva sempre considerato la morte come la peggiore delle opzioni. Lucilla invece non aveva mai avuto paura di niente, neanche di lui o di morire per mano sua. Gli aveva sputato in faccia il suo odio, godendo nell’avergli fatto a pezzi il cuore dopo averlo tradito. Lo aveva tradito…lo aveva tradito!
- Sai cosa trovo buffo?- disse il preside a quel punto – La tua forma Tom. Quella che hai adesso intendo… Sei sempre stato un uomo adulto fino a quando Harry non ti sconfitto da bambino. Eppure scommetto che prendevi sempre quella forma con Lucilla. Di quando eri studente.-
- Come tu mi dicesti tempo fa… la forma può variare ma la sostanza è sempre la stessa.-
- Infatti.- il vecchio centellinò il suo the, poi posò la tazza lentamente – Tu hai vissuto tre anni con Lucilla. Tre lunghi anni in cui non hai fatto altro che rovinarle la vita e intanto credevi ai suoi sorrisi...-
- STA ZITTO!-
Tom Riddle gridò con quanto fiato aveva in gola, impotente e senza magia ma con necessaria forza per piantarsi le unghie nei palmi delle mani – TI HO DETTO DI TACERE! Tu non sai quanto accadde!-
- E io ti ripeto che mi è bastato vedere l’espressione dei suoi occhi.- rispose Silente con voce roca, congiungendo le lunghe dita – Te li ricordi i suoi occhi vero Tom? Quegli occhi…nessuno li può scordare.-
Oh, certo che li ricordava…
Voldemort deglutì appena, ricordando quelle pozze di acqua cristallizzata. Quelle iridi magnifiche, che sembravano incorrotte dal tempo. Lei si che sarebbe vissuta per sempre. Lei ce l’avrebbe fatta. Lei aveva il potere.
Ma quella maledetta l’aveva tradito, aveva buttato tutto al vento! Ricordava le loro notti…la sua voce…
Quella demone l’aveva stregato. Quella dannata mezzosangue…
Fanny in quel momento gracchiò debolmente dal piolo accanto alla finestra.
Era arrivata, pensò Silente amaro. Si chiese come avrebbe reagito, vedendolo. Si chiese se era giusto mostrarglielo dopo tutto quello che le aveva fatto. Troppe domande. E lui non aveva le risposte.
- E’ arrivata.- sussurrò a quel punto, vedendolo scattare a molla sulla sedia – Ma adesso ascoltami Tom.-
- Non voglio sentire niente da te!-
- Come io non ho mai voluto sentire le tue assurdità!- sibilò il preside incupendosi di nuovo – Piuttosto che farti uscire da quel Velo ricordati che avrei preferito morire ma lo faccio solo per Lucilla! E adesso ascoltami. Fa quello che devi ma fossi in te non tirerei troppo la corda. Sei ancora spirito, una proiezioni astrale. Falla infuriare e distruggerà anche l’ombra che sei rimasto e di te non rimarrebbe nulla stavolta. Mi sono spiegato?-
- Non sarebbe in grado…- tremò quello, con gli occhi sgranati.
- Non sai cos’è in grado di fare.- replicò Silente brusco, mettendosi in piedi – E per quanto io e tutti i maghi del mondo non vogliamo che vederti sparire una volta per tutte, ti consiglio di dosare le parole. E non solo con lei.-
- Come sarebbe? Che vuoi dire?-
- Lo vedrai.- e andò alla porta dello studio. Appena messa la mano sulla maniglia si trovò con Tristan davanti al naso.
- Oh preside, scusi!- disse con un sorriso bellissimo che non gli si vedeva da molto tempo – Io e Lucilla dobbiamo aver fatto baccano salendo ma…- si bloccò quando vide Tom Riddle precipitarsi giù dalle scale. Lui non l’aveva mai visto e non si scompose – Scusi, vedo che ha da fare…se vuole passiamo più tardi.-
- Dov’è Lucilla!?- sbottò Voldemort infischiandosene dell’occhiata imperiosa del vecchio mago – Dov’è?-
Mckay alzò un sopracciglio – E questo chi è?-
- E’ una lunga storia Tristan…è meglio che ti siedi…-
- TRISTAN?-
A quel nome Voldemort tremò sul serio. Tristan…così era lui. ERA LUI!
Era lui il mago che Lucilla sognava la notte! Un Auror! Soltanto un insetto…un misero insetto!
Lo guardò bellicoso, maledicendosi per non poter fare magie ma anche quando cercò di fargli del male fisicamente non si riuscì. Perché la vide…fuori dalla porta. Alle spalle dell’Auror.
Sua moglie…la sua bellissima demone.
Dio, non era mai stata tanto meravigliosa. Era cresciuta…non era più la bambina di un tempo.
I suoi occhi, per quanto tempo dietro al velo aveva sognato di poterla toccare di nuovo?
Anche solo i suoi capelli…e quel suo profumo di gigli che tanto inebriava i sensi?
Eppure Voldemort quella volta fece un tragico errore. Accecato, come già lo era stato in passato, dal desiderio e da un amore che purtroppo non avrebbe mai potuto godere fino in fondo, non si accorse della spada che Tristan fece velocemente vibrare fuori dalla guaina. In un attimo lo trapassò da parte a parte, lo spinse fino alla parete e li ve lo incastrò mentre il corpo ancora in generazione di quello che era stato il Lord Oscuro avvertì un dolore atroce.
Cacciò un ringhio sottomesso e le sue iridi in un attimo si fecero rosse, fiammeggianti.
Cercò di muoversi ma più lo faceva e più il dolore diventava intenso. Come la sua collera verso quell’Auror.
- Tristan…- sussurrò Silente – Vacci piano, ho bisogno di sapere una cosa da lui…-
- Lo chieda alla palla di vetro.- sibilò a bassa voce Mckay che nel corpo non aveva più una cellula che non fosse stata infettata dall’ira e dall’odio più grandi che avesse mai potuto provare in vita sua.
- Non posso. Solo lui sa come uccidere Lumia.-
L’Auror si fermò davanti a Voldemort e stranamente fece un breve ghigno.
- Cosa ridi, ridicolo insetto?- ringhiò Tom furente, ancora contorto dal dolore.
- Non stiamo a disquisire di bassezze, Lord Oscuro…- soffiò Tristan con tono leggero, di sprezzo – In fondo hai sguazzato tanto nel fango che sinceramente ho schifo a riprendermi la spada.-
- Ma come osi?!-
- Basta, finiamola.-
A quella voce Voldemort smise di agitarsi. Alzò lo sguardo oltre Tristan, sentendo il cuore battere più forte.
Lucilla stava in piedi accanto a Silente, sembrava molto calma e sul suo viso non c’era l’ombra di un sentimento.
- Vedo con piacere che stai bene Tom.- disse, pacata.
Lui alzò un angolo della bocca, facendo fremere Tristan per come ancora parlavano l’uno all’altra.
- Mia cara… il piacere è tutto mio.- disse, a fatica – Silente è strisciato da me per chiedermi di salvarti la vita.-
- Qui l’unico che striscia mi sa che sei tu Tom.- frecciò il vecchio mago sagace, alzando le spalle.
- Cos’è questa storia?- sibilò Tristan a quel punto, incollerito – Preside è vero?-
- Si, l’ho tirato fuori dal velo per sapere esattamente in che modo uccidere Lumia.-
- Ma entrambi sappiamo come farle battere il cuore.- Lucilla posò lo sguardo limpido e malinconico su Silente – Non è troppo rischioso.-
La risata improvvisa di Voldemort li fece voltare verso di lui. Stanco e provato dal dolore, stava accasciato al muro ma il suo ghigno era ancora umanamente inconcepibile. Come la sua risata sguaiata. Per questo Tristan afferrò l’elsa della sua spada e quasi la rigirò con forza, godendo nel sentirlo urlare.
- Fa male vero?- gli ringhiò addosso – Ecco cosa si prova quando non ci si può difendere!-
- Oh, mi deludi nobile Auror!- ironizzò l’altro sarcastico – E’ questo che v’insegnano adesso?-
- Sta zitto, non meriti neanche di esistere!-
- Insomma basta, tacete!- sbottò Lucilla infastidita – Tom, perché ridevi?-
- Perché mia cara?- e quando lo disse Tristan mosse di nuovo l’elsa, strappandogli un altro gemito di dolore – Che diavolo vuoi maledetto Auror?- sibilò Voldemort al colmo della rabbia – Con mia moglie parlo come mi pare!-
- Non è tua moglie! Non lo è mai stata!-
- I fatti dicono altro…- insinuò velenoso e a quel punto solo la Lancaster poté fermare davvero il biondo dall’uccidere la sua preda perché Tom era riuscito a toccare il punto più dolente di tutti. Li separò a forza, spinse Tristan ancora ansante dietro alla scrivania del preside, come se fosse stata una barriera, poi liberò Tom dalla spada e quello si accasciò subito a terra, tenendosi la ferita che sanguinava copiosa ma per un corpo come il suo non ancora letale.
Lì in ginocchio di fronte a lei sentì il peso degli anni, del rancore, del disprezzo…
- Voglio parlare da solo con lei.- bofonchiò, a mezze parole.
- Scordatelo!- urlò Tristan pronto a farlo a pezzi.
- Silente me l’hai giurato!- strillò di rimando Tom, rimettendosi faticosamente in piedi – Voglio stare solo con lei!-
- Dovrai passare sul mio cadavere per farlo!- e prima che riuscisse a prenderlo davvero e a spezzargli il collo, Lucilla si mise di nuovo fra i due e riuscì a bloccare il biondo Auror che, amareggiato, la guardò incredulo.
- Non puoi…- le disse a bassa voce, prendendole il viso fra le mani – Lucilla è una follia…-
- Non mi può più fare niente.- l’assicurò con tono insolitamente dolce – Se sgarra lo uccido.-
Tristan tacque mentre le dita di Lucilla s’intrecciavano con le sue. Una sensazione che nei giorni passati aveva conosciuto e cominciato ad amare al di là della propria vita.
- Quando quello sporco Auror ha finito…-
- Parla ancora e ti ammazzo sul serio!- l’avvertì Mckay esasperato.
- Sto tremando di paura!-
- Tom frena la lingua.- La Lancaster lo fissò di striscio – Ti concedo cinque minuti.-
Fra il ghigno soddisfatto di Voldemort e la rabbia di Tristan, nessuno fu veramente contento anche perché appena quei due rimasero soli, Tom Riddle quasi esplose. Serrò i pugni e la guardò con gli occhi fiammeggianti.
- Così era lui… un purosangue!-
Lucilla alzò le sopracciglia, senza capire realmente – Mi stai facendo la predica per caso? Tu che volevi sposare Lumia perché era mezza demone e quindi più potente del tuo ridicolo e penoso battaglione di Mangiamorte?-
- Non me ne frega niente, potrebbe anche essere un Magonò…lo renderebbe solo più schifoso di quanto già non sia. Sai una cosa però mia adorata?- fece acido – A quanto pare non hai perso l’abitudine di voler vedere gli uomini strisciare ai tuoi piedi, o sbaglio?-
- Te l’ha già detto Silente. Chi striscia qua non siamo di certo noi, Tom.-
La fissò per un attimo, folle di rabbia e di frustrazione. Non aveva mai desiderato i suoi poteri tanto come in quel momento, nemmeno per uccidere Harry Potter quella volte di tre anni fa, al cimitero.
- Lo ami?- sibilò a quel punto.
- Non sono affari tuoi.-
- Non guardarmi come se non fossi altro che un impiccio!- gridò, tirando un pugno alla scrivania di Silente – Quello non ti conoscerà mai come ti conosco io! Come minimo sarà uno di quelli che additano le razze d’ombra!-
Lei si lasciò andare a sedere sul divano imbottito, quasi esausta – Tom…-
- Come può piacerti?- gridò ancora fuori di sé – E’ solo un Auror! Un ridicolo mago qualunque!-
- Tom…-
- Non ci sarai andata a letto spero!-
- Insomma adesso sta zitto!- sbraitò a quel punto Lucilla e in attimo le fiamme nel caminetto invasero tutta la stanza. Voldemort fu costretto ad abbassarsi per non venire ghermito e quando tornò a guardarla vide che era davvero esasperata. – Perché Silente ti ha fatto uscire?- gli chiese cercando di calmare i nervi – Sappiamo come uccidere mia sorella e non sarebbe troppo pericoloso per me, in fondo sono sopravvissuta a ben altro.-
- A me intendi?- frecciò amaro.
- Anche.-
- Io ti avrei donato il mondo.-
- E io ti ripeto che del potere non me ne faccio nulla. Come ho già detto a Lumia c’è qualcosa di molto più importante che m’interessa. Non è conquistando qualcosa che si dimostra di essere i migliori Tom, e neanche sfuggendo alla morte. Quella arriva per tutti. La nera signora è mia compagna da tanto tempo…ma stranamente non mi porge mai la mano. Non mi chiede mai di seguirla.-
Lui schioccò la lingua, scuotendo il capo con sprezzo – Tu eri l’unica a essere degna di me.-
- Sbagliato.- rispose la mezzo demone, sogghignando – Sei tu che non lo eri per me.-
- Guardami negli occhi e dimmi che per un solo istanti in quegli otto anni non mi hai amato.- sussurrò allora, fissandola fin nel profondo – Dimmi che non hai mai provato amore per me.-
Lucilla rimase comodamente seduta. Ricordò la tomba su cui aveva deposto un giglio, gli anni passati, le notti trascorse nella speranza che tutto finisse con un semplice sorriso di Tristan. Ricordò i brevi e fugaci momenti di gioia accanto a quell’uomo…ma ormai non c’era più niente. C’era solo Tristan.
- Se ti ho amato deve essermene scordata quando hai tentato di uccidermi.- rispose tranquilla.
- Non capisci perché ti cacciai in quella dimensione senza tempo?- sibilò accorato – Speravo che sopravvivessi!-
- Certo, facendomi bruciare in eterno.- disse ironica, gli occhi azzurri che brillavano di un insano divertimento – Devo ammettere che è stato un modo alquanto divertente di passare cinque anni, complimenti Tom.-
- E tu invece?- ringhiò serrando i pugni e avvicinandosi – Tu che mi hai strisciato a fianco solo per difendere quell’odioso ragazzino? Che fai difendi i mezzosangue adesso, Lucilla dei Lancaster? Hai ammazzato Lumia per sposarmi e alla fine pugnalarmi alle spalle!- finita la frase però dovette fare un passo indietro, come intimorito anche sul suo viso non apparve nulla. Lucilla era scattata in piedi, l’aria alquanto minacciosa.
- Io ti avrei tradito?- sibilò roca – Tu hai ucciso la mia famiglia!-
- Dovevano morire…-
- TU HAI FATTO IN MODO CHE MIA MADRE AMMAZZASSE MIO PADRE!- gridò schiacciandolo al muro con la telecinesi – TU MI HAI RESO LA VITA UN INFERNO! Mi hai rovinato Lord Oscuro!- alzò la voce, il corpo percorso da brividi che non riusciva a controllare – E adesso sono imprigionata per sempre nella spirale in cui mi hai rinchiuso, maledetto bastardo! E hai il coraggio di chiedermi se ti amo?! Tu sei solo un vile! Un vile che ha dato la colpa a suo padre per essere mezzosangue! Hai avuto perfino vergogna del tuo nome e l’hai rinnegato! Hai avuto così tanta paura della morte che per esorcizzarla hai cominciato a mietere vittime come lei! Tu mi fai pena!-
Quando pochi secondi dopo Silente e Tristan tornarono dentro, preoccupati da quel baccano, nessuno dei due parlò più. Erano rimasti in silenzio dopo lo sfogo della Lancaster ma una volta seduti, Riddle non parlò per niente.
- Adesso l’hai vista.- borbottò Silente sagace – Ora vuoi dirmi come possiamo uccidere Lumia senza nuocere a Lucilla?-
- Non rischio niente.- l’assicurò la ragazza – Ho superato ben altro.-
- Si ma noi non siamo abituati a correre rischi.- le chiarì il preside – Ormai sei in una squadra mia cara.-
- Si, d’idioti…-
- Adesso lo uccido.- ringhiò Tristan velenoso.
- Peccato tu non ne abbia mai avuto l’occasione Auror.- sentenziò Voldemort iroso.
- Basta, smettila Tom.- Lucilla scoccò un’occhiataccia anche a Mckay – Silente non ci serve il suo aiuto.-
- Qualcuno mi spiega di cosa parlate?- interferì il biondo.
- Per uccidere mia sorella bisogna farle battere il cuore, come ben sai.- disse la mora con calma infinita – Solo che Silente è preoccupato. Per far battere il cuore di un demone bisogna procurargli un sentimento di amore o di odio che supera l’immaginario umano e stento a credere che riusciremo in un simile intento. Comunque…so come farla stare veramente male…e con un po’ di fortuna questa volta il suo cuore batterà.-
- Come?- chiese l’Auror.
Lucilla si schiarì la voce, un pelo imbarazzata – Jess.-
- Prego?- Tristan sbatté gli occhioni – Mio fratello?-
- Si. Lumia…era infatuata di lui.-
- Tara di famiglia eh?- sibilò Riddle acido.
- Pensa ai cazzi tuoi tu!- abbaiò Tristan per tornare a fissare sconvolto Lucilla – Mi stai dicendo che quella spostata è interessata a Jess? Mi ricordo che c’era qualcosa fra loro ma…ma è assurdo!- sbottò allucinato – Luci, è impossibile.-
- Ti dico di sì, l’ho sentito.-
- State facendo una sciocchezza.- rognò a quel punto Tom, iracondo.
- Tu comunque eri qua per darci una mano.- sentenziò la mezzo demone – Perché starei sbagliando?-
Lui la guardò per un attimo, poi distolse gli occhi – Rischi la vita, uccidendola.-
- L’ho già ammazzata una volta.-
- E secondo te perché ho conservato il suo cuore eh?- scattò nervoso – Siete gemelle mezzosangue, per l’amor del cielo! Usa un po’ il cervello, Lucilla! Condividete buona parte dei vostri poteri, rischi di polverizzarti insieme a lei!-
- Dio, che animo nobile…- ironizzò Tristan amaro.
- Senti tu mi hai quasi stufato!-
- Ma sentite la formica…- Mckay ghignò per niente divertito – Fa anche la voce grossa.-
- Schifosissimo Auror!- fece per mettersi in piedi ma la Lancaster lo spinse di nuovo a sedere, seriamente sull’orlo di una crisi di nervi. Li minacciò di ritorsioni serie se non la smettevano di fare gli idioti ma a quanto pareva Silente aveva ragione. Se uccideva sua sorella una volta per tutte, anche lei avrebbe potuto morirne.
Era un bel problema. Che potevano fare? Chiuderla nella dimensione senza tempo? Prima o poi avrebbe potuto uscirne anche lei. Cercare di spingerla dietro al velo? Non era così stupida…
- Dannazione.- mugugnò seccata, sedendosi in poltrona.
- Spiacente, devi lasciarla vivere.- sentenziò Riddle sagace.
- Perché la tua causa continui?- bofonchiò Silente accendendosi la pipa – Mai. Abbiamo sempre trovato delle soluzioni e anche stavolta riusciremo ad aggirare l’ostacolo.-
- In fondo anche i grandi muoiono.- Tristan rise appena – Anche per mano dei bambini a volte.-
- Vorrà dire che la chiuderemo nell’angolo.- disse Lucilla pacata, rimettendosi in piedi, fissando Voldemort – Bene, adesso possiamo anche tornare al Ministero.-
- Sei smemorata moglie mia.- soffiò Tom morbidamente – Ora non posso più tornare indietro.-
- Sei tu che non sai leggere fra le righe, mio adorato.- rispose lei con voce fintamente dolce – Credi che Silente sia un avventato? La profezia del Velo dice che a un’uscita corrisponde un corpo che torna a vivere. Ma non specifica che sia il corpo della prima anima che esce. Il tuo corpo non è ancora stato rigenerato del tutto, quindi posso fare tutte le entrate che voglio dietro a quella tendina, visto che a differenza tua io sono mezza demone. Chiaro il concetto?-
- Vengo con te.- disse Tristan ma lei scosse il capo – No, ci vado solo io. Faccio prima e poi non voglio che quelli del Ministero ti vedano in giro. Hai già abbastanza fiato sul collo. Avanti Tom, in piedi…- e lui lo fece, anche se la notizia lo aveva scioccato. Ci aveva sperato. Ci aveva ingenuamente sperato. Ma ora non si stupiva più di tanto. In fondo al suo cuore aveva sempre saputo che ormai Lord Voldemort non faceva più parte dei vivi.
Col mantello di nuovo sul viso, si volse a guardare Silente…ma non proferì parola. Poi fissò Tristan.
Scosse il capo ma continuò a non dire nulla, quindi prese la mano di quella che era stata sua moglie…e finalmente la presenza di Lord Voldemort sparì per sempre da Hogwarts. Proprio com’era arrivata.

La mattina seguente un timido sole si alzò in cielo.
Ben presto la giornata si rivelò davvero molto calda, tanto che i ragazzi dovettero uscire per forza dai loro dormitori senza maglione e mantello. Ed era solo fine aprile.
Hagrid stapasseggiava sulla sponda del lago, con Lupin a fianco.
Il custode stava velocemente ricapitolando gli ultimi avvenimenti al suo ex professore di Difesa preferito e Remus parve anche piuttosto preoccupato. Decisamente, come lui ben sapeva, avere una mezzo demone contro, non era una premessa allettante. Tantomeno il numero così esiguo rimasto di Auror che credevano ancora nella presenza di Mangiamorte.
Si era fatto anche raccontare di Lucilla e doveva ammettere che era ansioso di conoscerla ma fu accontentato quando una carrozza trainata da Thestral arrivò davanti ai cancelli della scuola.
Lui che aveva visto morire suo padre li vide bene, tanto che quando Hagrid andò ad aiutare la Lancaster a fermarli lo seguì. Lei scese per prima, in abiti babbani e con l’aria di una che aveva fatto un viaggio davvero faticoso.
- Lucilla, tutto bene?- chiese Hagrid dandole la mano.
- Si, anche se ho avuto dei seccatori alle costole fino a Hogsmade.- poi guardò Lupin che le sorrise gentile.
- Tu devi essere Lucilla dei Lancaster. Silente mi ha parlato molto di te.-
- E lei è il professor Lupin.- gli fece un cenno rispettoso col capo – Sa, non speravo di avere tanta fortuna. Cercavo proprio lei. Mi hanno detto che era l’unico a potersi occupare di una faccenda delicata come questa.-
- Quale faccenda?- chiese il licantropo stranito.
- Questa.- disse la ragazza e un attimo dopo un grosso cane nero scese dalla carrozza. Scodinzolando si mise seduto e fissò l’ex professore in viso…tanto che bastò un attimo per riconoscersi. Un attimo e nessuno stupore.
- Ciao Paddy.- disse Remus con un sorriso meraviglioso, al colmo della gioia – Devo dire che non ci speravo più.- e si abbassò subito, abbracciando forte il cane che però gli sfuggì. Era fatto come d’aria.
- Ci vorranno almeno due mesi prima che possa tornare com’era prima.- spiegò la Lancaster mentre Hagrid nascondeva il viso da cui scendevano due grossi lacrimoni – Quando era in forma umana mi ha detto che poteva fidarsi solo di lei.-
- Oh, su questo non ci sono dubbi.- rise ancora Lupin, felice come non lo era da anni – Ci sono rischi?-
- Si, gliene ho già parlato io.- disse la ragazza, esausta – Purtroppo uscire dal velo significa rischiare molto ma lui ha detto che avrebbe accettato qualsiasi condizione. Le anime dietro al velo non sempre riescono a trovare la forza per ricomporre la loro vita. Rischiano di dissolversi. In pochi, in mille anni, ce l’hanno fatta.- guardò Sirius Black, colui che aveva aiutato anni prima a fuggire da Azkaban nel silenzio e nell’ombra, osservarla quasi riconoscente – Non si tratta solo di forza magica. Ma anche di forza interiore. Deve capire di essere tornato fra i vivi, deve riprendere i contatti con le persone che amava ma…c’è il problema di Harry. Se gli diciamo che è qua e poi lui non regge e si dissolve come fumo…sarebbe troppo per lui.-
- Si, ci avevo pensato anche io.- sussurrò Remus abbassandosi ancora, per vedere bene il cane muso a viso – Dimmi Sirius, ti va di tornare per qualche tempo a Grimmauld Place? Là ci sono ancora tutti. Dobbiamo farti tornare come prima…poi, quando starai bene di nuovo, potrai vedere Harry. Te la senti?-
Il grosso cane abbaiò dopo un attimo, saltando ripetutamente, come per esternare meglio il suo assenso.
Quando la carrozza riprese il sentiero che portava lontana da Hogwarts, Lucilla sorrise brevemente.
Come suo padre le aveva detto una volta, dopo una morte c’è una vita che rifiorisce.
Forse suo padre avrebbe anche saputo darle dei preziosi consigli, ma lui non era caduto dietro al velo, quindi non aveva potuto parlargli. Non avrebbe mai più potuto parlargli. Lui era morto…e se c’era un paradiso Max era di sicuro laggiù.

Il buon umore comunque veleggiò alto quel giorno. Solitamente il lunedì mattina il corpo studentesco era praticamente in stato comatoso ma la bella giornata doveva aver rallegrato un po’ gli animi…che tornarono di pessimo umore quando alle bacheche di ogni casa trovarono i vari volantini per l’imminente festa di giugno.
Scendendo verso la casa di Hagrid, Seamus leggeva ad alta voce per tutti i compagni del Grifondoro.
- Si richiede l’abito da cerimonia per gli studenti, mentre le studentesse secondo il Comitato potranno vestirsi come meglio credono, senza andare contro le più basilari regole del buon gusto…- Finnigan alzò il viso, semi sconvolto, poi continuò – Agli studenti dal primo al terzo anno compreso, il coprifuoco scade a mezzanotte. La cerimonia di premiazione delle case comincerà alle dieci in punto, dopo il banchetto che avrà luogo alle sette e mezza. Kristine Mayers, come vice presidente, ricorda la gara della coppia più bella che avrà luogo durante la serata. Il Comitato Studentesco allega la lista delle coppie scelte dagli stessi studenti duranti i sondaggi dell’ultimo mese.-
Ron a sua volta sollevò il volantino, come fece Blaise per i Serpeverde.
Peccato che tutti già sapessero chi erano i poveretti tirati in causa: Harry ed Elettra erano fra i primi.
Le altre sei coppie erano l’inossidabile Miria/Dalton che andava avanti quasi dal secondo anno fra alti e bassi e anche corna, due ragazzi di Tassorosso del quarto anno che se ne stavano sempre a sbaciucchiarsi ovunque, Ginny e la sua ex fiamma Michael Corner anche se la rossa aveva sbraitato dietro a tutti che fra loro non c’era più nulla, Marcus Chilton battitore di Grifondoro e la sua ragazza Vanessa, secondo anno Corvonero, e poi Calista Caige e Blaise che dopo la festa di primavera ogni tanto scambiavano due parole in corridoio senza la minima malizia.
- E io come ci sono finito di mezzo?- allibì Zabini sdegnato.
- Perché l’ultima coppia come ti sembra?- ironizzò Harry sarcastico.
- Tappati la bocca, Potter!- ringhiò Draco arrivando per ultimo, di pessimo umore. Motivo?
Lui ed Hermione erano stati messi in lizza alla grande e avevano già un buon totale di voti.
Era incazzato a sufficienza, si vedeva bene, ma la tranquillità della Grifoncina alla fine parve calmarlo un po’.
Fortunatamente Hagrid capì quanto erano accaldati e fece loro una bella sorpresa. Aveva misurato la temperatura del lago e aveva scoperto che era tiepida abbastanza per mettere i ragazzi a mollo, a caccia di Fuggini, quei fantastici pesciolini argentei con le pinne simili a tulle che nuotavano anche nell’aria oppure dentro a bolle di cristallo.
Silente ne aveva qualcuno nel suo studio ma erano difficili da catturare perché erano i pescetti a scegliere quando farsi prendere. Alla fine comunque, sbuffando e anche facendo i deficienti, acconsentirono volentieri a inzupparsi fino alle ginocchia nell’acqua fresca con retini e bacchetta alla mano.
- E’ la temperatura giusta per fare il bagno.- cominciò a mugugnare Ron poco più tardi, seguendo un Fuggino attentamente – Ce la squagliamo a farci il bagno stanotte?-
- Nudi?- propose Dean malizioso.
- Come potete pensare di uscire?- chiese Blaise – Se vi pescano vi massacrano.-
- Parli coi re dell’invisibilità.- frecciò Draco accanto a Hermione – Loro possono fare tutto, non lo sapevi?-
- Nervosetto eh?- insinuò Weasley.
- Ne avrai un’idea quando ti avrò affogato Lenticchia.-
- Tornando a prima,- disse Hermione bloccando quel battibecco – volete davvero farlo? Non sappiamo se ci siano dei nemici in giro, potrebbe essere pericoloso.-
- Dai Herm!- disse anche Seamus – Per una volta che vuoi che sia?-
- Tu puoi anche filartela quando vuoi!- disse Harry tranquillo – E poi ti ho già vista nuda, che problema hai? EHI!- sbottò quando ricevette uno schizzo d’acqua in pieno viso. Grondante caricò la gamba per vendicarsi della sua ex ma questa si scostò appena in tempo, affinché venisse lavato Malfoy. Da quello a una rissa vera e propria in acqua, condita con lavetto del resto dei compagni, fu molto facile.
Una volta usciti con un Fuggino ciascuno, Draco aveva un diavolo per capello.
- Non vorrai mica fare il bagno nuda con quelli vero?- sbraitò vedendola strizzarsi i ricci.
- Perché no?- fece angelica – Non c’è niente da temere visto che vieni anche tu.-
Tacque, guardandola come se fosse una marziana.
- Te lo scordi.-
- Allora non potrai controllarmi, mi spiace.-
Donne, pensò più tardi incazzatissimo, seduto al tavolo di pozioni con lei che cinguettava allegra con quella deficiente della Patil alle loro spalle. L’avrebbe strozzata.
Se non altro una bella pozioncina lo rimise di umore almeno decente, anche quando Piton cominciò a menarla con le varie conferenze che dovevano sorbirsi quella settimana. Poi aggiornò i ragazzi su quella cosa che tutti attendevano e repellevano contemporaneamente. Incontro collettivo genitori insegnanti: un'accozzaglia di babbani, mezzosangue e purosangue tutti insieme a parlare dei loro figli, a vederli a lezioni, a discutere coi professori del M.A.G.O.
Un delirio a suo modesto parere. Anche perché non aveva nessuna voglia di trovarsi in mezzo a San Potter e tutta la congrega di Mangiamorte della Gran Bretagna. Se lo sentiva nelle ossa che sarebbe successo qualcosa.
Qualcosa di grave anche.
E quella sensazione non se ne andò neanche nei giorni seguenti. Anzi…
Cominciò a peggiorare.

 

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35° ***


 

 Un mese passò veloce. E maggio stava già volgendo al termine.
Harry guardava il cielo stellato fuori dalla finestra nella sua stanza a Grifondoro mentre un fracasso micidiale invadeva tutta la torre. L’ennesimo festino isterico e nevrotico prima del M.A.G.O. stava ormai rasentando la follia.
Una marmaglia di diciottenni in preda al panico e al troppo fumo illecito. Una miscela davvero disastrosa.
Lui però ormai non aveva più voglia di festeggiare.
Qualcuno lo abbracciò di spalle e lui sospirò, abbassando gli occhi verdi e malinconici.
- Perché non mi dici cos’hai?-
Harry scosse debolmente la testa, sentendosi stupido…così le strinse le mani piccole e bianche, cercando di sorridere.
- La festa mi pare riuscita.- disse, sedendosi sulla finestra e guardando Elettra dolcemente.
- Non traccheggiare.- sogghignò col bel visino comprensivo – Sono giorni che sei triste ma non mi vuoi mai dire che cosa c’è che non va.- gli fece una carezza sulla gota, mentre lui ci chinava a baciarle il palmo – Ma forse so cosa c’è che non va…almeno, posso immaginarlo.-
- Davvero?- chiese, mentre si sedeva al suo fianco.
- E’ per la fine del settimo anno vero?-
La guardò, ammorbidendosi appena – Ero un po’ depresso anche a febbraio, solo che Lucilla mi ha fatto rinsavire. A quanto però ho ancora qualche problema. E’ che…questa è la mia casa.-
- Hai un posto dove andare dopo, vero?- gli chiese – Mi hai detto della casa che hai su a West Gold Lake.-
- Si, era di mamma e papà.- annuì, prendendole la mano – Solo che…là sarò da solo dopo le vacanze con Hermione e Ron in Italia e …non so se riuscirò a cavarmela decentemente. Sono abituato ad avere gente intorno che mi soffia sul collo, preoccupandosi continuamente che resti lontano dai guai. Diciamo che sono un po’ viziato…-
- Scusami ma sinceramente…se penso alla tua vita posso dire che è tutto, tranne che di uno viziato.- Elettra l’osservò con gli occhi azzurri colmi di affetto. Lo abbracciò forte, mentre lui si lasciava stringere senza dire una parola.
Dopo un lungo silenzio la sentì parlare a bassa voce, quasi a se stessa.
- Mia sorella…deve andarsene per lavoro in Francia.-
Sollevò gli occhi, sgranandoli – Cosa?- alitò sconvolto – Vai via?-
Elettra scosse il capo, cercando di sembrare tranquilla – No, no. Abbiamo deciso che resterò qui per finire la scuola e fino a quando sarò maggiorenne sarà lei a mantenermi. Era addolorata per doversene andare ma lei studia le Veela e i mostri che nei secoli hanno sviluppato una bellezza ambigua e qui in Gran Bretagna stanno estinguendosi. Comunque parte all’inizio dell’estate col suo fidanzato, Joe. Vendono la casa… e dovrò trovarmi un posto dove stare per le estati avvenire. Mio padre non vuole litigare con la mia matrigna e lei ha detto categoricamente che per nessuna ragione al mondo mi vorrebbe in casa, ora che è incinta.-
Il bambino sopravvissuto sospirò, dandole un bacio leggero sulla fronte.
- Potessi ti porterei a casa dei miei.- sogghignò, sentendola ridacchiare – Ma non credo possa diventare tuo tutore.-
- Non preoccuparti. Troverò un posto dove vivere per qualche mese l'anno…-
- Sai cosa mi mancherà oltre la scuola e i ragazzi?- si chinò fino a sfiorarle il naso – Tu.- e la baciò a fior di labbra, stringendosela addosso. Approfondì il contatto ma non fece altro per spingere di più la situazione, così quando lei si staccò, rimase stupito della sua aria corrucciata.
- Che c’è?- chiese.
- Mi credi di vetro Harry?-
- Cosa?-
- Hai capito benissimo.- disse Elettra sfidandolo con uno sguardo limpido e deciso – Possiamo almeno parlarne?-
- Ehm…di cosa esattamente?-
- Del fatto che stiamo insieme da quasi tre mesi e ancora non abbiamo parlato della cosa che ti frulla della testa da quando ci siamo baciati la prima volta. E non che tu sia il solo…sia chiaro…-
Ora il Grifondoro pareva un pelo in ansia. Eccola di nuovo quella sensazione bastarda al fondo dello stomaco.
Dio, ma perché era così difficile con lei?
- Harry…sei ancora qui?-
Elettra gli passò la mano davanti agli occhi, poi lo scrollò quando capì che comunque non c’era nulla da fare e per il momento lasciò perdere. In fondo lui aveva altro per la testa, si sentiva abbandonato, sull’orlo di un dirupo.
Si mise in piedi, stiracchiandosi – Allora, vieni a ballare con me?-
Alla fine le sorrise, un po’ rinfrancato. Con una mano sulla spalla tatuata scese le scale e tornò nella sala comune del Grifondoro dove ormai regnava il delirio: gente sbronza che cantava a squarciagola, altri che fumavano come turchi, ridacchiavano e ballavano su cubi improvvisati, magie che facevano galleggiare bottiglie di burrobirra...
Harry dovette fare attenzione a non uccidersi, rovesciandosi a terra come un cretino.
Alla fine riuscì a controllare il suo umore fino all’ora di andare a letto ma la mattina dopo era ancora molto teso.
A Pozioni rovesciò polveri e botticine una dietro l’altra e anche Piton rimase piuttosto stranito quando ai suoi ringhi, Potter rispose con qualche rispettosa scusa.
- Sicuro di star bene?- gli chiese, con voce brusca.
Harry cercò di non sembrare troppo stupito, così annuì e assicurando che non avrebbe dato più fastidio tornò a lavoro.
- Harry, davvero non hai niente?- gli chiese Blaise mentre la loro pozione bolliva – Non ti va di parlarne? Sono giorni che sei strano…hai sempre un’espressione un po’ persa da qualche settimana.-
- Scusa, sto facendo preoccupare tutti.- ammise.
- Ron ed Herm cosa dicono?-
- Ron mi lascia cuocere nel mio brodo. Mi parla solo quando sono cotto a puntino.- ironizzò, poi cambiò velocemente discorso, stanco di far preoccupare sempre tutti per le sue paturnie – Domani è mercoledì, il primo giugno. La riunione con tutti i genitori è giovedì vero?-
- Già, dura due giorni. A quanto ho sentito vogliono farli dormire qua, nella Torre Est.-
- Ma è chiusa da anni!- mugugnò Harry con una smorfia – Certa gente con la puzza sotto il naso potrebbe…- poi tacque, fissando Zabini imbarazzato che però non parve capire che aveva – Bhè? Che c’è?- poi capì di colpo, arrivandoci e scoppiando a ridere come un forsennato – Ah, capito! Tranquillo, i miei sono un po’ svitati ma anche se fanno vita di società, mamma e papà fanno di tutto per tenersi lontano da…Mangiamorte dichiarati.-
- E…hanno vita facile?-
- Non tanto.- Blaise alzò le spalle, sorridendo – Ma sono in gamba.-
- Tua mamma ha una serra enorme vero?- chiese Hermione passando di lì con le bottigliette per tutti.
- Si, crea un sacco di specie strane…- mugugnò Blaise non molto convinto – E’ un po’ pericolosa.-
- Neville tua nonna viene?- ciarlò invece Ron.
- Si,- disse Paciock un po’ avvilito – vuole vedere come me la cavo in sala duelli.-
- Già penso alla faccia che farà mia madre quando ci vedrà maneggiare delle armi.- mugugnò Weasley verso la fine dell’ora – Credo di dover avvisare Tristan…se lo trovo…-
- Ormai lo peschi solo lezione.- disse Lavanda Brown che come tutte le allieve aveva perso l’amore della sua vita, ovvero l’adorato professore di Difesa contro le Arti Oscure – Lui e Lucilla non si fanno mai vedere neanche a cena.-
- In effetti credo che stiano programmando come salvarci il culo.- sentenziò Harry sagace.
Andarono avanti a discutere degli attacchi che non si presentavano più da quando Lumia era sparita un mese e mezzo prima anche a pranzo e il preoccuparsi della sua sopravvivenza riportò Potter a vecchi ricordi.
Tutte le volte che lui e i ragazzi si erano salvati in un modo o nell’altro lo misero di un perverso buon umore che si vide perfettamente anche in tutto il pomeriggio in sala duelli. Le lezioni private di Jess e Tristan gli avevano conferito una buona mano con la spada ed era perfino riuscito a tenere testa a uno come Dalton che praticava la scherma da quando aveva cinque anni. A metà maggio aveva anche sostenuto l’esame di Materializzazione e c’era riuscito perfettamente anche se Ron era stato decisamente più sicuro, un vero maestro.
Ora quei due stavano facendo esercizi per diventare Animagus mentre la Grifoncina era quasi riuscita a Smaterializzarsi a Hogsmade…grazie all’aiuto di Malfoy che la seguiva come un maniaco persecutore quando Tristan era di ronda coi suoi compagni e Lucilla spariva, chissà per andare dove. Potter e Weasley però avevano scoperto che diventare Animagi era assai più arduo. Dovevano ancora scegliere l’immagine in cui trasformarsi e poi l’emicrania! L’Occlumanzia era niente in confronto!
In compenso i loro molti progressi li stavano rendendo davvero orgogliosi di loro stessi.
Specialmente quando si cimentavano sui palchi e riuscivano a sconfiggere i propri avversari.
A metà pomeriggio la sala era ancora molto piena: alcuni di Corvonero e Serpeverde facevano esercizi con le tende tirate, candele accese e Priscilla che cercava di addestrarli anche al buio. L’unico che fino a quel momento era riuscito a tenersela lontano oltre a Edward Dalton era stato Malfoy che, a quanto diceva Hermione, aveva sviluppato appieno la sua capacità di Animagus, tanto che a volte Harry sentiva la sua voce maledetta e strascicata anche a Grifondoro…chissà come mai.
Ad andare avanti non erano solo i rapporti interpersonali. Andava avanti anche quella demente di Kristine Mayers a proporre cavolate per il miracoloso ballo di fine anno che Harry non voleva perdersi. Era molto eccitato all’idea, anche perché lui ed Elettra erano sempre in primo piano: Colin continuava a scattare caterve di fotografie in ogni momento meno opportuno, s’intrufolava perfino negli spogliatoi e dava il tormento anche a Hermione che però aveva cominciato a prendere il volo ogni qual volta lo vedeva nei paraggi. Malfoy invece era stato molto più chiaro al riguardo. All’ennesima foto che aveva ripreso lui e la Grifoncina a baciarsi prima di andarsene a letto, aveva pescato Canon nel bagno dei maschi e l’aveva ficcato con la testa nel water. Una roba alla gemelli Weasley.
In compenso anche Malferret era un pelino nervoso. Lui sapeva perfettamente cosa significava "colloquio coi genitori e gl’insegnanti". Significava catastrofe. Mangiamorte ed Harry Potter. E Lucilla dei Lancaster.
A casa sua, in codice, voleva dire APOCALISSE.
Per di più sua madre era tornata dalla sua vacanza, suo padre presto sarebbe arrivato con tutti i suoi compagni e lui si sentiva la ghigliottina sul collo. Era una sensazione molto esaltante.
Per di più quel venerdì mattina, coi genitori in giro, ci sarebbe stata anche una bella partita Grifondoro vs Serpeverde.
- Draco, mi servono gli appunti sulla pozione OblioBomba. Devo metterla nello schedario per il M.A.G.O.-
Hermione non attese una risposta, frugò nella sua tracolla e gli prese il plico di Pozioni visto che il biondo pareva da tutt’altra parte con la testa. Anche lei in effetti era un po’ preoccupata per l’imminente arrivo dei suoi, il giorno dopo.
Erano babbani e…sapeva che non godevano di molta simpatia fra certa gente.
Poi suo padre…Scott Granger non era mai stato felicissimo di mescolarsi coi maghi.
Stavano sotto un faggio per prendere un po’ d’aria ma l’afa ormai si era fatta insopportabile da un mese.
Giugno era appena iniziato e sembrava di essere in pieno luglio. L’unico modo per evitare quel caldo era diventato il bagno di mezzanotte che Grifondoro faceva regolarmente una volta a settimana nel lago della scuola.
Ma l’esame finale era imminente e tutti erano scleratissimi. Calì era già scoppiata in una crisi isterica con la Cooman, Neville aveva dato i numeri con Piton e perfino Harry viaggiava sulle nuvolette della nevrosi.
Erano al limite. L’unico modo in cui ormai si sfogavano erano le lezioni pratiche di Difesa.
- Non è la giornata adatta.- bofonchiò il biondo alzandosi di malavoglia dal tavolo, seguendola.
- Fare Patronus per te non è mai la giornata adatta.- sentenziò tirandolo per la mano in mezzo al giardino – Avanti, concentrati e vediamo cosa riesci a fare.-
- Possiamo parlare d’altro?- chiese, infischiandosene della faccenda, arrotolandosi le maniche per l’afa e buttandosi i capelli indietro scocciato – Dai mezzosangue, dobbiamo programmare per sabato.-
- Non faremo niente sabato se non mi fai adesso un Incanto Patronus, chiaro?-
La fissò con gli occhi argenti assottigliati – Devo prenotare, che cosa credi?-
- Te l’ho detto…non mi va.-
- Guarda che non è mica un locale di orge!- sbottò un po’ infastidito – Ma per una sera vorrei starmene lontano da qui, da Canon, dalla Daves e da Cohen! Voglio baciarti in mezzo alla strada e sbatterti a un muro se mi va! Ma qui io mi sento braccato!-
- Oh, perché io no?- replicò sbuffando – Ma questa faccenda mi piace poco. Affittare una camera non mi piace…-
- Perché, infilarsi in quella delle Necessità fa una differenza così grande?-
Hermione lo guardò storto e sparò una battuta velenosa sulla sua attitudine a programmare seratine simili in hotel a ore e naturalmente andò a finire che la faccenda degenerò presto: dopo un quintale d’insulti Draco la prese in spalla con la precisa idea di buttarla nel lago ma alla fine lei con qualche parola dolce riuscì a fermarlo, strusciandosi come una gatta. Malfoy dovette lasciar perdere, se non voleva passarsi il week end in bianco, anche se non la mise giù fino a quando non gli promise che sarebbe andata con lui a Hogsmade e avrebbero pensato a una soluzione.
- Non mi va di affittare una camera, ok? Mi sa di squallido…- borbottò quasi la mise giù per la vita.
– E credi che io faccia i salti di gioia?- frecciò sarcastico - Neanche a me va con una come …te…- e si sentì di nuovo incenerire dal suo sguardo infuocato – Ma guardiamo in faccia la realtà! Non si può andare avanti così. Prima o poi andrà a finire che scopriranno che siamo Animagi, la Mcgranitt ci butterà fuori per non averla avvisata e anche le nostre belle serate a letto che tra l’altro sono l’unica parte buona della giornata, potrebbero venire scoperte.-
- Quanto sei tenero...- la Grifoncina sorrise ironica, dandogli un bacio veloce – Adesso torniamo a lavoro.-
- Tanto prima o poi ti convinco…- ghignò perfido, credendo di aver vinto la guerra.
Lei e Draco in quei giorni, oltre che al loro fantastico rapporto di bestemmie e imprecazioni, portavano avanti un intenso programma di preparazione all’esame finale. Malfoy aveva finalmente trovato un pensiero abbastanza felice, verso sera, per far venir fuori dalla punta della bacchetta una specie di furetto che l’aveva fatta morire dal ridere.
Incazzatissimo, l’aveva quasi mandata al diavolo mentre il bellissimo leopardo argentato della Grifoncina scorrazzava beato fra le loro gambe…fino quando sentirono una debole risata alle loro spalle.
Si girarono e videro un uomo sulla settantina, appoggiato ad un bastone, vestito con abiti eleganti e costosi.
Aveva un’aria molto distinta e guardava il leopardo con occhi dorati come se fosse stato un gioiello raro.
Hermione notò qualcosa di vagamente famigliare in lui ma dopo essere stata fissata a sua volta con un interesse estremo cominciò a sentirsi in imbarazzo. Perché la scrutava in quel modo?
- Hargrave.- disse Draco stupito – Cosa fa qua?-
- Draco Malfoy.- disse Liam Hargrave, facendosi avanti con passo felpato – Dimmi, chi è questa affascinante strega?-
La Grifoncina si affiancò al Serpeverde mentre il vecchio mago, il grande magnate di cui aveva sentito parlare dai coniugi Mckay, continuava a studiarla. I suoi occhi dorati erano intensi e…quasi insidiosi.
- Liam Hargrave, Hermione Granger.- li presentò Malferret – Adesso mi dice cosa fa qua?-
- Tanatos Mckay mi ha chiamato per una rimpatriata con Silente.- rispose il vecchio, sorridendo appena, poi si rivolse alla Grifondoro, alquanto colpito dal suo Patronum – Mia cara, di rado ho visto Patronum tanto perfetti. Specialmente leopardi. Sai che è alquanto raro che prendano quella forma?-
- Non lo sapevo.- disse la streghetta.
- Solo nella nostra famiglia i maghi producono leopardi. Ed è diventato il nostro stemma.- la informò, indicandole lo stemma argentato sulla sua giacca leggera – Ma a quanto pare non abbiamo più il primato.- la fece sorridere, poi le prese la mano e gliela baciò, facendola anche arrossire – Mia cara è stato un piacere. Spero di rivedervi. Tutti e due.- poi si accomiatò verso l’entrata principale, lasciandoli a chiedersi che accidente stesse succedendo.
- Quel vecchio maniaco non perde occasione per baccagliare.- sbuffò Malfoy scocciato.
- E’ lui quello delle amanti?- allibì la Grifoncina – In effetti anche se vecchio è un bell’uomo.-
- Ecco un’altra scema!- disse, infilandosi la tracolla in spalla – Adesso scusa mezzosangue ma ho gli allenamenti. Se non vado sono capaci di mangiarmi vivo e ancora non è la mia ora. Devo aspettare domani mattina!- si chinò a baciarla, ma non prima di aver controllato che Canon fosse in giro, poi se la squagliò al campo di quidditch mentre lei restava immobile, ancora un po’ confusa da quello strano incontro.
Quell’uomo l’aveva guardata come se in lei avesse riconosciuto qualcosa. Come se…l’avesse cercata a lungo.
Sentiva che c’era qualcosa che non quadrava. Qualcosa si stava agitando…e lei non era preparata.

Nella sala riunioni invece Silente pareva alquanto infastidito verso Tanatos che però aveva poca colpa…quella volta.
- Insomma, potevi dirmelo che era sua nipote dannazione!- sbuffò Mckay con le mani alte in segno di resa verso il preside – Mi sarei ben guardato dal parlare a quella ragazzina se avessi saputo che era la nipote di Liam, per chi mi hai preso Albus?-
- Per un produttore di disastri, ecco cosa!- sentenziò quello, fissando storto anche Hargrave che sedeva pacato in poltrona – E adesso mi chiedo anche per quale assurdo motivo tu sia venuto Liam! Mi sembrava di averti detto di stare lontano sia da Hermione che da Jane Granger!-
- Mia nipote e mia figlia intendi.- rispose Hargrave un po’ ruvidamente.
- Strano, quarant'anni fa quella figlia non mi sembrava fosse tale, o sbaglio?- frecciò Tanatos a quel punto – Non per mettermi in mezzo amico, ma ho fatto un guaio e me ne dispiace sul serio. Quando ho visto la ragazzina credevo di vedere Selena quando era giovane. E adesso tu ti precipiti qua per stravolgere la vita di tua figlia che guarda caso deve presentarsi a scuola domani.-
- Ho una faccenda in sospeso con lei.- disse Liam pacato, versandosi da bere – E non vedo cosa posso interessare a voi.-
- Ho promesso a sua madre che Hermione non sarebbe mai venuta a sapere la verità.- sibilò Silente – E tu non puoi venire qui e pretendere di scavalcare le decisioni di tua figlia! Già una volta hai scavalcato i suoi diritti.-
- E adesso voglio ridarglieli!- ringhiò Hargrave con gli occhi dorati fiammeggianti – Non farmi la predica Albus, ci conosciamo da abbastanza tempo per non pestarci i piedi a vicenda! Intendo restituire a Cassandra…-
- A Jane.- rognò Silente, scorbutico.
- A Cassandra i suoi poteri.- andò avanti l’altro imperterrito – Voglio che sia mia erede!-
- Adesso ti serve un erede!- sbuffò Tanatos sottovoce.
- Senti, tu non hai un matrimonio da organizzare?- ringhiò seccato Liam.
- Figurati se Lucilla è così stupida da farsi incastrare in un matrimonio con Tristan.- bofonchiò l’ex Auror.
- Vogliamo lasciar perdere queste fesserie per un misero minuto?- Silente li guardava come se fossero due da manicomio – Stavamo parlando del fatto che a Jane Granger non deve essere rovinata la vita proprio ora! Tantomeno Hermione! Liam ti avverto…non infrangerò la mia promessa.-
- Non è il caso di scaldarsi. Voglio solo parlare civilmente con Cassandra.-
- Bhè, spero che ti cavi gli occhi.- insinuò il preside sarcastico, lasciandosi andare a sedere.
- Insomma mi vuoi dare un minimo di fiducia Albus?- sbottò il vecchio Hargrave col cipiglio tipico della sua famiglia dedita agli affari – Voglio che Cassandra erediti la mia fortuna, voglio che venga a vivere fra i maghi. Le darò l’opportunità che le ho negato quando ero giovane e stupido. Voglio riconoscerla, ridarle la magia e il suo nome.-
- Sai cosa se ne fa adesso...- disse Tanatos, poi sbalordì quando rielaborò la frase – Magia? Sei andato fino all’Ufficio Magie Perdute a riprenderti quell’ampolla?!?- sbraitò mentre Silente si metteva le mani in faccia – Tu devi essere matto! Lo sai che succede se ti scoprono?-
- Perché tu non hai rubato il testamento di Degona Lancaster due mesi fa dal Reparto A.D?- frecciò Hargrave.
- Chi è che ha cantato?- mugugnò Mckay imbronciato ma per nulla preoccupato.
- Affari miei. Come tu aggiri la legge da anni posso farlo anche io, quindi non seccarmi e lasciami risolvere le mie faccende famigliari per conto mio. Piuttosto, è vero che i tuoi figli vanno in giro con un Diurno?-
- Oddio…- Silente scuoteva il capo, disperato. Quella era una vera catastrofe. Una tragedia greca.
- Senti Liam…- disse a quel punto, cercando di calmarsi i nervi e di mettere un po’ d’ordine in quella situazione – Se mi prometti che parlerai a Jane con calma senza coinvolgere Hermione dopo venerdì ti permetterò di stare qui. Altrimenti ti assicuro che ti renderò la vita un inferno, sono stato abbastanza chiaro?-
Liam sogghignò appena, ben sapendo che il suo vecchio amico Albus poteva davvero farlo. Così promise di starsene buono e in silenzio, senza fare nulla di avventato e Tanatos, visto che aveva fatto il disastro e da un mese se ne stava lì a Hogwarts a fare niente, avrebbe dovuto tampinarlo come un’ombra.
Ma anche l’umore di Silente da quel pomeriggio andò un pelo a ramengo e se ne andò avanti a imprecare nel suo ufficio al vento, con Fanny e i presidi che lo guardavano come se ormai anche lui fosse da spedire al San Mungo.

La sera, a cena, quelli del settimo furono molto chiassosi e anche la Mcgranitt, coi suoi continui richiami, non riuscì a zittirli. Le classi maggiori di tutte le case erano tutte in defribrillazione, anche perché i loro genitori erano stati invitati non solo a parlare coi professori ma anche a seguire le loro lezioni.
Quindi ce li avrebbero avuti attorno anche in classe…
L’unico a starsene tranquillo era Harry. Dubitava che i Dursley si sarebbero mai sognati di andare a trovarlo e…Sirius non c’era più. Nessuno sarebbe venuto per lui. Da una parte questo lo rendeva ancora più triste, dall’altra lo tranquillizzava. Non doveva temere di deludere nessuno.
All’ora del caffè ricevette una lettera di Lupin che lo rasserenò leggermente e pose fine a quel problema. Remus gli diceva che sarebbe venuto a trovarlo per venerdì mattina, alla partita di quidditch, e che se avesse vinto gli avrebbe portato un regalo.
Chissà che regalo aveva in mente, pensava Potter uscendo dalla Sala Grande ma si fermò quando andò a sbattere davanti a un bel picchetto di ragazzi del suo anno. Justin Bigs stava litigando con Oliver Preston, sesto anno. A quanto gli raccontò Dalton che faceva da spettatore godendosi una specie di mini pestaggio, Preston aveva insultato i genitori babbani del Tassorosso.
Scosse il capo, deciso ad andarsene, quando la voce fastidiosa di Nott gli arrivò all’orecchio.
- Se non altro alcuni hanno avuto il buon gusto di morire prima no?-
Si voltò immediatamente, furibondo.
- Che hai detto?- ringhiò con odio feroce nelle vene.
- Oh, Potter!- Nott ghignò ancora, insieme a tutta la sua ciurma mentre Draco era in fondo a parlare con le sue cacciatrici – Dai, non te la prendere! Se non altro i tuoi erano maghi, no? Invece domani ci ritroveremo pieni di babbani e mezzosangue! Vero Granger?-
Hermione fece per portare via Harry prima che scoppiasse la rissa ma non fece in tempo. Il moretto attaccò Theodor al muro, dopo aver scostato a spallate sia Goyle che Tiger. Gli serrò il collo rabbioso ma venne spinto indietro e allora attaccò una lotta furibonda che venne sedata da Zabini e Ron che riuscirono a mettersi in mezzo prima che fossero visti da qualcuno. – Che cazzo succede?- chiese Blaise – Che diavolo c’è?-
- Niente, quel coglione come al solito insulta le persone sbagliate!- rise Harry acido – Quando invece dovrebbe solo vergognarsi di quel verme di suo padre che ancora striscia nel fango!-
- Come osi?!- gridò il Serpeverde. Per fortuna arrivò anche Draco e mise fine alla cosa una volta per tutte. Non disse nulla sulle questioni del dibattito, ignorò completamente i Grifondoro se non Ron a cui quasi ordinò di potere via Harry prima che si rovinassero con le loro mani, poi trascinò via la sua corte e non ne volle più sapere nulla anche se, quando andò in giardino per prendere aria e per incontrarsi con Hermione, la trovò con Potter e Lucilla.
Si vedeva perfettamente che stavano discutendo e così lanciò una sguardo alla Grifoncina. Tacitamente le disse che si sarebbero visti il giorno dopo, così li lasciò in pace…mentre anche da lontano sentiva bene la sua nemesi urlare come un forsennato. Pensò a come dovesse sentirsi. Trovarsi contro i nemici che continuava a sconfiggere e che tornavano sempre, con l’approvazione della loro reputazione.
Lui ci sarebbe uscito pazzo, pensò ghignando amaro, tornandosene definitivamente a letto.

La mattina dopo l’attesa era nell’aria.
E anche l’incazzatura facile.
Draco, come Blaise aveva previsto, era quasi intrattabile e quando si era svegliato non gli aveva detto neanche "Buon giorno!" ma subito "Vaffanculo Blaise!" senza un motivo preciso…ma Zabini non ci aveva fatto caso neanche di striscio visto che aveva riservato epiteti peggiori a tutte le matricole e anche a Tiger e Nott e poi il moretto era tutto contento, suo malgrado, nel rivedere sua madre e suo padre. Sapeva che non avevano vita facile, non potevano starsene sempre in casa e non erano mai stati Mangiamorte…perciò avrebbero avuto qualche problema di dialogo con gli altri genitori di Serpeverde, se non con la madre e il padre di Terry Turner, altro emarginato che però, a detta di tutti i Grifondoro, anche se strano e un po’ musone, era davvero un ragazzo più in quadro di tanti altri.
Ma Blaise non era il solo ad essere un po’ preoccupato.
Ron aspettava che Harry si vestisse, guardando fuori dalla finestra. Stavano già arrivando le prime carrozze.
I suoi erano ben visti fra i Grifondoro, fra Tassorosso e anche Corvonero ma chissà che battute sarebbero uscite fra quei dannati che dormivano nei sotterranei. Poi si dette dello stupido e anche del viziato.
Doveva smetterla. Lui quel giorno avrebbe avuto accanto la sua famiglia…guardò Harry che intanto ridacchiava con Seamus per la nonna tostissima di Neville.
Harry non aveva nessuno quel giorno vicino, pensò Weasley…anche se Molly di certo si sarebbe adoperata in tutti i modi per non fargli pesare quella situazione.
E la stessa cosa la pensava Potter, scendendo allegro le scale. In fondo…si, era solo. I suoi erano morti ma aveva tante persone che cercavano di dargli una mano senza volere nulla in cambio. I signori Weasley lo avevano sempre amato come un figlio. Remus presto sarebbe tornato a scuola, per stare un po’ con lui il giorno dopo e anche Jane di certo gli avrebbe dato tutti il suo appoggio. Ma la sorpresa più bella era stata Lucilla.
Gli aveva detto che se voleva qualcuno a fianco ai colloqui coi professori lei lo avrebbe accompagnato volentieri.
In fondo anche lei aveva sempre vegliato vigile su di lui.
Quel pensiero lo fece sorridere dolcemente, parlando disinvolto a colazione con tutti gli altri.
Se solo ci fosse stato anche Sirius…tutto sarebbe stato perfetto…
Draco Malfoy invece non aveva fatto colazione. Era rimasto in giardino, lontano dalla mandria che gli faceva dare i numeri con le loro stronzate di famiglia. Cominciò a chiedersi come avesse potuto sentire quei discorsi per tanti anni. Prima era sempre riuscito e a farseli scivolare addosso e a condividerli.
Ma ora non ci riusciva più. Non riusciva più a sentire Nott e Preston ridere dei babbanofili, dei mezzosangue. Non riusciva più a sentire parlare di massacri senza chiedersi il perché di tanta rabbia che gli nasceva da dentro.
E non poteva più vivere così. Ne era consapevole.
Stava seduto su una panca di pietra sotto le arcate del giardino quando l’intera sua corte arrivò a chiamarlo.
- Ehi, Draco non vieni?- gli chiese Nott – Sono arrivati i Corvonero giusto cinque minuti fa. Erano gli ultimi.-
- I nostri genitori dovrebbero già essere riuniti in Sala Grande.- l’avvisò Lavinia – Andiamo?-
- Io adesso non ho voglia.- mugugnò seccato, accendendosi una sigaretta.
- Dai, vieni che ci facciamo due ghignate!- ridacchiò anche Preston che era solo del sesto anno, scatenando l’ilarità di tutti i serpenti che risero sguaiati – Non vedo l’ora di beccarmi Potter davanti a tuo padre!-
- Stavolta il signorino ha i minuti contati…- disse stupidamente anche Goyle, ottuso come pochi.
Draco ringraziò Merlino, Morgana, Voldemort e pure Dio dell’arrivo di Blaise altrimenti era sicuro che avrebbe preso qualcuno di quegli idioti per il collo tanto era nervoso, comunque il suo migliore amico si limitò a staccarlo un po’ dalla mandria. Fecero qualche passo verso la piazzola della fontana, ma sempre ben in vista dai compagni che chissà come mai stavano guardando fisso proprio il moro, peccato che Blaise avesse già riabbracciato suo padre…quindi si sentiva molto sereno.
Peccato che il suo biondo amico fosse invece così teso. Vide Draco dare un ultimo tiro alla sigaretta, fissare verso l’entrata di Hogwarts come se fosse stato il patibolo…poi però qualcosa attirò di più la sua attenzione.
Gli occhi di Malfoy si sgranarono, colmandosi di un sentimento che Blaise di rado aveva visto.
- Jane…- lo sentì dire, prima di buttare a terra la cicca e correre giù per il sentiero di roccia che portava a casa di Hagrid. Corse come un forsennato, vedendo la madre di Hermione che osservava rapita il paesaggio e il lago che risplendeva del riverbero del sole. Era avvolta in un tailleur estivo sottile e i capelli ricci al vento gli ricordavano tantissimo sua figlia. Quando fu abbastanza vicino anche lei lo riconobbe subito, stringendolo in un abbraccio forte e affettuoso che decisamente gli raddrizzò la giornata.
- Tesoro come sono contenta di vederti!- gli disse la donna, sorridendo felice e prendendogli il viso fra le mani, per guardarlo bene – E finalmente ti rivedo anche con una faccia sana e non cadaverica come ti ho lasciato l’ultima volta!- gli scoccò un grosso bacio dopo di che Draco l’abbracciò ancora di slancio, ridendo allegro.
- Sono contento che sei venuta.- le disse, pochi minuti dopo mentre facevano due passi nei giardini esterni a braccetto, accanto alla Foresta Proibita – Ma come mai sei qua fuori da sola?-
- Ecco, ero con tutti i genitori di Grifondoro…- disse facendo una smorfia buffa – Ma poi Arthur e Molly Weasley hanno interrogato mio marito su tutti gli usi scenici dei flash nei teatri e annoiandomi ho tenuto la testa fra le nuvole…fino a quando mi sono persa.- ridacchiò, divertita della sua lieve goffaggine – Poi sono scesa a chiedere indicazioni a quel simpatico signore con la barba e ho scoperto finalmente che lui è il famoso Hagrid di cui Harry ed Hermione mi parlavano sempre. È stato molto gentile.- poi guardò lui di sottecchi, con l’espressione furbetta che il biondo stava cominciando a conoscere bene – E tu che ci facevi fuori? Fuga?-
- Sarebbe la soluzione migliore oggi.- decretò brusco e stanco.
- Ok, lasciamo perdere…- Jane fece finta di nulla, alzando gli occhi al cielo – E con Hermione come va?-
- Oh, benissimo…- gli sfuggì, senza pensarci, ma quando capì che aveva detto arrossì vistosamente.
- Jane Granger sei il diavolo.- le sibilò mentre la donna rideva a crepapelle.
- Andiamo, è solo una domanda innocente.- cinguettò beata, facendogli un buffetto – E poi mi piace farti arrabbiare, diventi adorabile.- e scuotendo il capo, esasperato da quella donna così simile alla Grifondoro che lo faceva impazzire da tempo, risalirono la gradinata quando finalmente si ritrovarono all’entrata principale.
L’incantesimo per rendere Hogwarts invisibile ai babbani era stato temporaneamente tolto per i genitori presenti e il Serpeverde poté notare anche da lontano molte persone che avevano i nasi all’insù per vedere meglio le torri.
Babbani, pensò rognoso.
- Oh, finalmente sei tornato!-
Blaise apparve alle sue spalle, facendogli quasi venire un colpo – Ma dove cavolo eri?- poi vedendo anche Jane fece un mezzo sorriso, dandole il buon giorno fino a quando non furono fatte le presentazioni e Zabini capì perfettamente perché Draco pareva così contento ora. Aveva ritrovato il suo mito.
- Hermione mi ha parlato molto di te.- gli disse la signora Granger quando Zabini la salutò allegro.
- Oh, è un piacere per me conoscerla. Anche Draco mi ha parlato di lei.- rispose il moretto gentilmente.
- Tranquillo, non è tutto vero.- ironizzò la donna prima di venire interrotta da due ragazzi che la chiamavano a gran voce. Eppure, prima che potesse capire chi fossero, Harry e Ron la investirono in pieno saltandole al collo e facendole un sacco di feste che Jane comunque parve gradire molto.
I due Grifoni arrivarono con tutto il corteo Weasley e Molly fu contenta di non aver perso Jane che era sparita di punto in bianco senza dire niente a nessuno. Scott e Arthur invece parevano ancora immersi nel loro fitto discorso di flash…
- Cavolo come siete cresciuti…- fece Jane quando riuscì a riprendere fiato – Ron…ma quanto sei alto?-
- Quasi uno e ottanta!- disse il rossino orgoglioso.
- Bhè, complimenti.- disse ammirata, scompigliandogli la zazzera color mogano – E tu Harry, pronto per la festa?-
- Quella della fine della scuola si…ma per quella di oggi non molto.- mugugnò imbronciato.
- Dov’è che le ho già sentite queste parole?- fece Jane allusiva mentre Draco faceva presto a guardare altrove.
Colse l’occasione per salutare i genitori di Blaise che se ne stavano un po’ isolati comunque quando videro Potter, Blaise li portò a conoscerlo e anche Ron, Arthur e Molly Weasley dovettero riconoscere che a primo acchito sembravano persone per bene. Andrew Zabini aveva un sorriso aperto, gli occhi azzurri e la stretta di mano salda e sicura. La madre di Blaise, Clarissa Zabini, era una donna sulla quarantina abbastanza alta ma molto sottile. Dall’aspetto sembrava fragile ma anche lei aveva una bella stretta di mano. Anche lei bruna, gli occhi azzurro intenso e anche se il suo sorriso era più raro aveva una spiccata dote: faceva commenti al limite del sarcastico che facevano morir dal ridere sia Jane che i Weasley.
- Draco i tuoi ancora non ci sono?- gli chiese la signora Zabini poco dopo.
Il biondo alzò le spalle, incurante – Saranno con gli altri, Clarissa. Non mancherebbero mai, si figuri…-
- Piuttosto, Hermione dov’è?- chiese Blaise stranito – Non l’ho vista in giro.-
- Mia figlia ha la spiccata capacità di sparire nei momenti più opportuni.- bofonchiò Jane tranquilla, ancora a braccetto con Harry che sembrava finalmente sereno – Comunque tesoro,- e si rivolse proprio al bambino sopravvissuto – visto che mia figlia non dà soddisfazioni in materie scolastiche per un genitore, ho deciso d’accordo con Molly che quest’anno vengo io darti il tormento e a parlare coi tuoi professori. Ti vado bene?-
Potter s’illuminò come una lampadina – Dici davvero? Jane…ma sei sicura che non è un disturbo?-
- Per te niente è un disturbo.- gli disse dolcemente, carezzandogli i capelli – E poi in sette anni non ho mai sentito una lamentala verso Hermione. Spero con te di divertirmi un po’ di più.-
- Jane, cara…- pigolò Molly, sempre indulgente con le sue stranezze.
- Oh, con lui ne sentirai di certo!- ridacchiò Ron – Con tutte le risse che provoca!-
- E già, sono solo io a farle vero?- replicò Harry scocciato – E l’altra parte in causa?-
- L’altra parte in causa è sempre una vittima innocente.- fece Blaise con un sorrisetto – Vero Dray?-
Altrove invece Hermione stava aiutando, tirata quasi a forza, Lavanda Brown a smistare un po’ di gente.
Visto che la Capo Scuola non poteva fare tutto da sola e Neville se l’era squagliata prima di finire fra le grinfie di sua nonna, aveva dovuto aiutarla la Grifoncina. Stavano smistando i primi gruppi di Tassorosso verso l’entrata principale. A quanto avevano visto, Silente e i professori avevano liberato la Sala Grande per i due giorni d’occasione.
I tavoli erano stati tolti e la grande sale era divisa per angoli, con divanetti e poltrone di vari colori che indicavano le case, quindi presto tutti i genitori avrebbero potuto riposarsi dal lungo viaggio. Certamente per alcuni era stato decisamente più comodo che per altri e le due ragazze videro parecchi signori e signore, evidentemente babbani, guardarsi attorno circospetti ma anche molto interessati. Erano molto numerose anche le coppie miste, notò la bella Granger.
I purosangue invece parevano tutti molto sulle loro…tranne alcuni che si divertivano da matti a fare da ciceroni.
Non erano gli unici a divertirsi. I Poltergeist e i fantasmi, non potendo essere visti dai babbani, potevano però farsi sentire almeno con la voce e fra i tanti Pix aveva già fatto gridare ben più di un non mago.
I genitori Magonò potevano vederli ed erano decisamente più tranquilli anche perchè non strillavano a ogni spostamento d’aria, a ogni scricchiolio sinistro…ma Pix era sempre pieno di risorse.
Pochi minuti più tardi le due vennero a sapere che Pix aveva già preso a gavettoni un bel gruppetto di Tassorosso fino a quando George Dalton, il padre di Edward, non lo aveva sistemato.
Stavano passando i Corvonero quando Lavanda capì che il peggio era passato.
- Adesso puoi andare a salutare i tuoi!- cinguettò all’amica, dandole una leggera spinta – E’ da un po’ che non li vedi no? Harry e Ron saranno già dal gruppo. Ora vai, fra un secondo arrivo anche io! Devo smistare i Serpeverde.-
- Ok.- Hermione si passò una mano fra i capelli, già stanca e anche accaldata da quell’afa impossibile – Allora ci vediamo di là. Se vedo i tuoi li avviso che sei qui.- e dopo averla salutata si avviò per i corridoi, in mezzo a curiose matricole che avrebbero dovuto essere in classe, a genitori isterici, ad altri intenti in focose discussioni…e stava così attenta a non farsi schiacciare, visto che sembrava invisibile, che andò tanto per cambiare andò dritta addosso a qualcuno.
Gazza era passato come un treno, sbraitando contro Pix, e l’aveva spedita dritta contro una donna che era appena arrivata. Quasi caddero a terra ma Hermione si aggrappò al muro e anche la strega.
- Dio, mi spiace!- la Grifoncina era mortificata – Non l’ho proprio fatto app…- ma tacque di colpo, gelando.
Narcissa Black Malfoy le stava di fronte, bellissima in un lungo abito color perla. I capelli biondi lisci le ricadevano dolcemente sulle spalle e i suoi occhi azzurri la scrutavano attenti.
Hermione si sentì di colpo minuscola. Quella donna incarnava ben più di una sua paura, di ogni sua insicurezza.
- Mi scusi.- disse ancora, cercando di ritrovare la voce però accadde una cosa che la lasciò stupita.
La madre di Draco le scoccò uno sguardo intenso, specialmente le guardò il collo dove la Giratempo stava bene in vista…insieme all’anello col serpente che aveva regalato a suo figlio quindi, apparentemente incurante, le fece un leggero cenno del capo – Non è successo niente.- mormorò.
La streghetta pensò che era la prima volta che la sentiva parlare. Aveva una bella voce. Molto intensa.
- Sapresti dirmi dov’è il gruppo di Serpeverde?- le chiese quindi, abbozzando qualcosa che somigliava vagamente un sorriso gelido. Sempre più stupita dal fatto che le rivolgesse la parola senza un insulto, la Grifoncina le indicò il gruppo degli snobbosi genitori di Nott, della Parkinson, della Leptis e compagni quando vennero di nuovo interrotte.
- Narcissa, dove ti eri cacciata?-
Entrambe si girarono e videro Lucius Malfoy farsi strada fra gli altri genitori tampinato dal padre di Goyle.
Si fermò e vide Hermione, piegando subito le labbra in un sogghigno.
- Signorina Granger. Hai trovato mia moglie vedo…-
- Allora non mi ero sbagliata.- sussurrò Narcissa tornando a voltarsi verso di lei.
- Già, è la figlia di Jane.- continuò Lucius col tuo maledetto tono pigro – Sono molto simili. Tutto bene signorina?-
- Si, benissimo.- rispose asciutta – Conosce mia madre signor Malfoy?-
- Oh…- Il biondo mago rise divertito – Mia cara, ti sono state nascoste un bel po’ di cose…-
- Come prego?- sibilò Hermione assottigliando gli occhi dorati. Mia cara ? Era ubriaco?
- Lucius sono stanca.- l’interruppe Narcissa con fare sbrigativo – Andiamocene.- e senza lasciarlo parlare ancora lo afferrò saldamente per un braccio e lo trascinò via, accennando a uno sbrigativo saluto verso la streghetta che ribolliva come una teiera. Che diavolo aveva voluto dire quel maledetto?, si chiese scendendo velocemente in giardino dove i Grifondoro stavano ancora aspettando.
Vide una marasma di gente a parlare, a ridere e a fare discorsi un po’ delicati ma lei se ne fregò di tutti, andando dritta alla fonte. Pescò sua madre intenta a sbattersene altamente di quello che diceva la Mcgranitt a Molly Weasley e naturalmente stava anche mangiando biscotti, per ingannare l’attesa, insieme a quell’idiota di Draco.
- Oh eccoti!- Scott Granger l’abbracciò, evidentemente teso – Ciao piccola, tutto bene?-
- Si, da favola.- sibilò appena, fissando storto i due incriminati – Ciao mamma. Malferret…-
- ‘Ao..- bofonchiò appena Jane, la mano davanti alla bocca piena, idem Draco che fece una specie di grugnito.
- Ciao Herm!- Ron le strizzò l’occhio – Tutto bene dentro? Le serpi?-
- Le serpi se ne vanno!- disse Draco deglutendo l’ultimo biscotto – Ci si vede dentro, perdenti.-
- Non vedo l’ora Malferret.- frecciò Harry e quando rimasero soli si accorse perfettamente che la sua amica aveva qualcosa che non andava. Fece per chiederglielo ma vennero chiamati dentro…e non ci fu più verso di scambiare due parole. Una volta nella Sala Grande il livello acustico di tante voci insieme era talmente alto che anche i fantasmi se n’erano andati e quando Silente salì sul piccolo pulpito, spalleggiato dai professori…la riunione genitori insegnanti del settimo anno ebbe inizio.
E quell’anno sarebbe stata una vera bomba, pensò Lucius Malfoy con un ghigno perverso sulle labbra.

 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36° ***




Silente non aveva mai assistito a una riunione genitori insegnanti tanto disastrosa.
E tanto potenzialmente mortale, fra l’altro. Vagamente pensava a quello quando salì sul suo pulpito personale, attorniato dai suoi professori. Più guardava quella folla di gente e più il presentimento che presto sarebbe accaduto qualcosa si faceva strada in lui. Inoltre, per chi ne era consapevole, il sentore dell’astio era nell’aria.
I purosangue di Serpeverde, e quindi quasi tutti i Mangiamorte a parte qualche sporadico discepolo a Corvonero, fissavano con palese ostilità ogni genere di adulto babbano o mezzosangue che si aggirasse accanto a loro. Ridevano sguaiati, come se loro stessi tempo prima non fossero finiti almeno una volta ad Azkaban. Gli altri invece, se sentivano che qualcosa non andava, lo attribuivano a quella nuova situazione del tutto inusuale per loro.
Molti di quei genitori conoscevano la magia solo attraverso i loro figli e tanti, come Scott Granger, erano visibilmente tesi ma non per questo non si stavano sforzando di partecipare all’avvenimento con entusiasmo.
- Com’è?-
Scott alzò la bocca dal calice di whisky incendiario, sogghignando brevemente – Manda anche a me a scuola qua.-
Jane, seduta in poltrona, lo guardò dal basso in alto scuotendo il capo – Arthur, smettila di fargli bere certe cose o non vorrà più andarsene!- disse al padre di Ron che ridacchiando intavolò un altro fantastico discorso sui vini babbani che si protrasse per un bel pezzo, prima che il preside iniziasse il suo discorso.
- Il diavolo ha sempre il solito aspetto.- mugugnò poco dopo il signor Granger, sedendosi accanto a sua moglie.
- Di chi parli?- chiese la madre di Hermione, continuando a osservare divertita una tremenda partita a scacchi dei maghi fra Ron e Harry dove un alfiere del rossino stava pestando a morte un povero pedone di Potter.
- Di chi vuoi che parli?- replicò Scott levando un sopracciglio – E’ difficile non notarlo.-
- Lui o sua moglie?- rise Jane, facendo ancora finta di nulla.
- Ci hai già parlato?-
- Perché dovrei?-
- Per infilargli due dita negli occhi per esempio.- frecciò l’uomo, finendo il whisky – E’ borioso come sempre.-
- E tu continui a essere ingiustificabilmente arrabbiato con lui, anche se non ne so il motivo. Dio, avrete scambiato due parole in croce, per di più diciotto anni fa. Perché non ti calmi, tesoro, e non ti prendi un altro bicchiere eh?-
- Hermione, tua madre mi spinge all’alcolismo.- si lagnò Scott Granger ad alta voce.
- Non saresti l’unico.- sibilòla Grifoncina in risposta, seduta accanto alla madre.
- Che spiritosa. Tua figlia ha acquisito il senso dell’humour in questa preziosa scuola, caro. Devi ricordarmi di ringraziare personalmente Silente.-
- Ronald Weasley! Ti ho detto di non giocare troppo spesso con quegli scacchi! Stai cominciando a diventare un barbaro!- squittì Molly in quel momento verso il suo figlio maschio minore – E tu Harry caro, cerca di tenercelo lontano! Piuttosto, cambiamo discorso…ditemi, la partita è domani vero?-
- La partita di quidditch?- chiese Scott speranzoso, già annoiato a morte.
- Si, domani mattina alle dieci e mezza in punto, dopo un’ora di Erbologia.- rispose Ron schifato – Se non altro ce ne saranno delle belle! Non vedo l’ora di vedere Harry prendere il boccino!-
- Speriamo solo non vi facciate troppo male.- alitò Molly preoccupata.
- Ma è così pericoloso?- chiese Jane stranita – Io credevo che Hermione scherzasse…-
- No che non scherzavo.- disse la Grifoncina piccata – Harry e quell’altro serpente che ti piace così tanto praticano davvero uno sport in cui se ne stanno seduti su una scopa in attesa di essere spediti all’ospedale con un bolide incastrato in mezzo alla testa o fra le scapole!-
- I cacciatori poi devono fare centro. Come il basket.- finì Potter allegro, ignorandola – Vi piacerà, ne sono sicuro.-
- Pensa che ci giocano anche le ragazze…- disse Molly sempre più ansiosa, rivolta a Jane.
- La nostra cacciatrice è una bomba!- cinguettò Ron orgoglioso – Elettra non sbaglia mai una volta! Pensa che ha perfezionato un sacco di tecniche a livello dei professionisti e fa solo il quarto anno! In tutto l’anno scorso ha totalizzato almeno venti centri a partita! Quest’anno sta arrivando a trenta!-
- E questo portento dov’è?- chiese Arthur divertito – Non fate che parlare di lei da una vita!-
- E’ a lezione, ve la presento stasera a cena.- promise Harry ma si fermò quando Lavanda passò da loro, avvisandoli che si stava per iniziare. Al loro gruppetto si unì presto anche la portentosa nonna di Neville, la signora Paciock, che risultò subito simpatica a Jane, poi la madre e il padre di Seamus e i genitori babbani di Dean Thomas.
Il loro essere così uniti invece disgustava un altro gruppo, altrettanto visceralmente esclusivo.
- Merlino, come siamo caduti in basso…- sibilò Julian Leptis, bevendo lentamente il suo drink.
- Sarebbero bello farli stridere come maiali terrorizzati.- ghignò Frederich Nott, il padre di Theodor con un ghigno perfido in viso. Con lui rise anche la sua anoressica moglie e la madre di Lavinia mentre i coniugi Parkinson erano tanto disgustati che a malapena riuscivano a parlare.
I loro altezzosi nasi scrutavano fra la folla, indicando le persone giuste e ricche, tipo il signor Dalton.
- Sai cosa mi fa ridere?-
Draco si voltò appena sopra la spalla, sentendo il signor Nott ridere di gusto.
- Presto tutti questi sporchi babbani e mezzosangue finiranno all’inferno…e non se ne accorgeranno neanche!-
Serrò la mascella, tornando ad ascoltare i discorsi dei suoi compagni ma non ci riusciva più. Le parole di Goyle e Tiger gli scivolavano addosso come olio, la voce squillante di Lavinia lo infastidiva.
E le risate di suo padre e dei suoi amici lo stavano facendo stare male…
Si alzò di scatto dalla poltrona, andando al buffet a prendersi qualcosa da bere…e lì con mano tremante e il viso pallido si versò della semplice acqua con ghiaccio. La mandò giù di fretta, lasciando solo i cubetti sul fondo del calice.
- Stai poco bene?-
Si trovò davanti sua madre e scosse il capo, dopo un secondo di silenzio. Era la più bella sua madre. Faceva impallidire tutte le altre streghe presenti e tutti gli uomini si voltavano a guardarla, al suo passaggio. Un tempo, da bambino, ne era stato tremendamente geloso.
- Sei pallido.- continuò lei.
- Sto bene…ho solo un leggero mal di testa.- rispose, poi la fissò per un secondo – E la tua allergia?-
- Passata.- replicò Narcissa Malfoy versandosi da bere a sua volta – Credo di aver capito cosa me l’ha provocata.-
- Cosa?-
- La sporcizia che aleggia a casa nostra.- fu la semplice risposta.
E Draco credette di aver capito male. Malfoy House era tirata a specchio dalla mattina alla sera. Sua madre stava forse dando i numeri o…si girò, guardando ciò che guardava lei. Il gruppo dei Mangiamorte.
Era sconvolto. Cosa gli stava dicendo fra le righe?
- Mamma…- la chiamò, a bassa voce – Perché…mi hai scritto dalla Francia?-
- Per farti sapere dov’ero nel caso ti fosse servito aiuto.- disse pacata, senza staccare gli occhi azzurri da suo marito.
- E perché papà non è venuto?-
Stavolta la vide sorridere amara, quasi con pena – Tuo padre aveva altro da fare, come ben sai. Ma adesso basta parlare di queste cose senza senso.- gli passò la mano sotto il braccio e lo ricondusse al gruppo ma non prima di avergli chiesto qualcosa su come stava andando la scuola in quel momento. Gli chiese del M.A.G.O. e di come si stava preparando. Anche di come si trovava a lavorare in coppia coi Grifondoro.
La conversazione più lunga e sensata che avessero mai avuto da anni, pensò più tardi il biondino…
Il discorso del preside riuscì a zittire anche i più riluttanti. Studenti e genitori rizzarono perfettamente le loro delicate orecchie mentre Silente, con la sua voce tonante ma modulata, illustrava ai genitori come si sarebbero svolte quelle due preziose giornate che avevano loro concesso. Prima ci furono i ringraziamenti di benvenuto, la presentazione dei professori, spiegazioni per chi non aveva mai messo piede a Hogwarts e anche avvisi per i babbani, avvisi di non cacciarsi in su per le scale che cambiavano sempre posizione e di non andare in giro da soli a meno che i genitori non fossero stati studenti alla stessa Hogwarts, a loro tempo.
Sarebbe stata fatta una visita alla scuola mentre i loro bagagli venivano trasportati nelle torri: genitori di Corvonero e Grifondoro nella Torre Est, gli altri nei sotterrai, vicini al dormitorio di Serpeverde.
Dopo pranzo avrebbero subito cominciato a seguire le lezioni coi loro figli, naturalmente in disparte per lasciar proseguire le operazioni con calma e dalle sei in poi i professori avrebbero ricevuto ogni studente con un tutore. Quando Silente scese dal pulpito sfortunatamente salì Kristine Mayers e dal gemito dei ragazzi, perfino i genitori capirono che tirava cattiva aria, comunque la Tassorosso si limitò a cinguettare che erano tutti benvenuti, che avrebbero dovuto considerarsi a casa loro e che presto ci sarebbe stato un rinfresco.
Quando venne spedita via a calci ogni professore disse qualcosa su come i genitori dovevano muoversi durante la lezione dimostrativa e quando salì Tristan, arrivato anche in ritardo fra l’altro, si limitò a dire velocemente che si sarebbero visti tutti i sala duelli…ma poi – Ecco…ultima cosa…- bofonchiò, lievemente in imbarazzo. Dette un paio di colpi di tosse, poi riprese – La signora senza bacchetta ha trovato una soluzione per bloccare i fuochi d’artificio.-
Parlava in codice di Lucilla, vero?, parve chiedere Neville sconvolto gettando un’occhiata i suoi compagni.
- Fulmine, Corvetta e Fuga sono pregati di starsene buoni fino a nuovo ordine, grazie.- e con la benedizione di Silente se ne tornò al suo lavoro, ovvero quello di bloccare Lucilla prima che entrasse dentro alla Sala Grande e facesse una strage anche se il terzetto miracoli era un po’ stranito: Fulmine poteva essere solo Harry. Corvetta era Hermione…e Fuga Ron! Da quando era diventato bravissimo nello Smaterializzarsi Tristan lo chiamava sempre così!
Il rinfresco fu servito verso le dieci e Kristine girava come una psicopatica a conoscere tutti i genitori dei suoi compagni mentre altri si dileguarono in fretta, decisi a farsi da soli il giro turistico.
Jane invece era appena uscita dal bagno delle ragazze e Molly le aveva detto che l’aspettavano in giardino visto che il signor Weasley aveva portato Scott al campo di quidditch con Ron, quando avvertì un brivido.
Si voltò di scatto, credendo di avere qualcuno alle spalle…che le avesse parlato all’orecchio.
Ma non c’era nessuno…
Stranita, decise di andarsene in fretta visto che nel corridoio era sola ma appena fatto un passo sentì di nuovo quel sibilo. Qualcuno le stava parlando…le stava dicendo qualcosa…ma non distingueva bene le parole…
Affrettò il passo, avvertendo fitte continue alle tempie. Strizzò gli occhi dorati, tenendosi la testa dolente.
“Svegliati…”
Si fermò. Aveva la vertigini.
“Svegliati…apri gli occhi…e vedi…vedi…”
- Jane?-
Draco, che stava tentando di fuggire a suo padre, stava andando dritto nel bagno ragazze e fortunatamente la trovò prima che cadesse. L’aiutò a riprendersi, chiedendole cos’avesse ma nemmeno lei sapeva dirlo.
- Solo un capogiro.- gli disse, senza più sentire voci assurde – Dev’essere stato il viaggio, mi stanno venendo le traveggole, ecco tutto. Forse devo prendere solo un po’ d’aria.-
- Già, è meglio. Vuoi che ti accompagni?- le chiese, premuroso.
- Ma no, tranquillo.- gli sorrise, rimettendosi la borsa in spalla – Ci vediamo a pranzo, ok?-
- Si, sta attenta…-
- Ah, una cosa!- Jane era quasi all’angolo quando lo bloccò – Il fantasma che c’è in bagno si è lamentato del baccano. Si è tuffata nella tazza e ha detto che si trasferiva al pian terreno. Non disturbarla se è ancora lì!-
- Maledetta Mirtilla!- sbuffò Draco – Grazie!- e sogghignando se ne tornò sui suoi passi…per poi fermarmi di botto.
Calma. Jane vedeva i fantasmi? Come faceva?, pensò sgranando gli occhi grigi.
Fuori in giardino c’era decisamente più chiacchiericcio e questo impedì alla donna di pensare troppo al suo mal di testa anche se dovette comunque sedersi su una panca, sotto al faggio preferito di Hermione.
Decisamente quello che mancava alla sua vita era un’altra buona dose di stranezze, pensò amara. Continuò a massaggiarsi le tempie fino a quando non decise di tirare fuori un analgesico dalla borsa. Anche frugando però si accorse benissimo dell’ombra che le si era posata davanti.
- Potevi anche salutarmi sai?-
Jane ghignò, mettendo in bocca una piccola pillola bianca – Figurati, avrei dato adito a pettegolezzi no?-
Narcissa Malfoy sorrise appena e anche con gli occhi che dopo tanto tempo parevano quasi brillare.
- Ti trovo bene,- disse la madre della Grifoncina squadrandola con affetto malcelato – l’aria della Francia ti ha tolto quel colorito cadaverico che hai di solito.-
L’altra non parve farci caso, limitandosi a sospirare – Tu si che hai un aspetto meraviglioso.-
- Come no…il viaggio mi ha fatto a pezzi e adesso sento anche le voci.-
- Voci?-
- Si, voci in mezzo al corridoio…e mi sono anche messa a parlare con un fantasma. Quella del bagno…-
- Ah, Mirtilla Malcontenta. È lì da cinquant’anni.- Narcissa le si sedette accanto, fissandola un po’ storto – Per la cronaca però…sappi che i babbani non possono vedere i fantasmi.-
Mancò poco che Jane cacciasse un grido.
- Cavolo..- alitò sbiancando.
- L’hai detto a qualcuno che l’hai vista?-
L’altra tacque, tanto il danno ormai era fatto. Poi però le venne sul serio un colpo.
- A tuo figlio. Come diavolo ho fatto a vederla scusa?-
La bionda sollevò le spalle, evidentemente indifferente alla cosa – Si vede che hai ereditato una sensibilità innata. Se si può dire questo dei tuoi genitori.-
- Non ricominciare anche tu, per favore.- sbuffò Jane scocciata – Il tuo bel maritino ancora non mi ha presa da sola in un angolo altrimenti riattaccherebbe col lavaggio del cervello e oggi sinceramente proprio non sono dell’umore adatto.-
- Quando hai tempo di parlare?- le chiese la bionda strega, fissando il vuoto.
- Quando Lucius non è in giro.- rispose Jane con disinvoltura, come se stessero discutendo d’altro – Ha fiutato che stai cercando di fermarlo?-
- Può fare quello che vuole.- rispose l’altra pacata, con gli occhi vuoti e tristi – Ma mio figlio non lo deve toccare.- prese un lungo sospiro, poi riportò la conversazione su binari tranquilli, più sul quotidiano e anche se si accorsero che erano fissate come due marziane sia da Grifondoro che da Serpeverde, non ci fecero eccessivo caso.
Avevano anni da raccontarsi, anni che le avevano divise.
- Ho visto tua figlia.- disse Narcissa più tardi – E’ molto bella. Ti assomiglia veramente tanto.-
- Anche Draco ti assomiglia. Ha gli occhi di Lucius però. E la tua gola per i dolci.-
- Senti chi parla!- borbottò la strega imbronciata e finalmente libera di essere se stessa con una persona che la conosceva davvero per com’era veramente – Piuttosto, non mi hai portato dei biscotti?-
- Li abbiamo finiti io e Draco…-
- Vi detesto voi due.-
- Volto un attimo gli occhi e vi trovo insieme come ai vecchi tempi.-
Le due donne si girarono solo per vedere Lucius Malfoy uscire dalle arcate con la sua falcata sprezzante e altera.
Sulle labbra aveva un debole ghigno. Sembrava divertito dalla situazione.
Salutò la moglie con un bacio e Jane con un baciamano che lei avrebbe volentieri ricambiato con un pugno.
- Ti piace Hogwarts Jane?- le chiese arrogante e beato, come se fosse normale parlare con lei dopo tutto il casino che stava per combinare – Sarebbe stato bello studiarci da ragazza, non trovi?-
- Ti ricordi che ti ho detto l’ultima volta che ci siamo visti?- replicò Jane con tono stucchevole.
- Di andare al diavolo?- fece Malfoy serafico.
- Anche, ma comincia a non morderti la lingua da solo o potresti morire avvelenato.-
- Ah, quanto mi sei mancata.- ironizzò, sinceramente divertito da quella schermaglia – Sai, io e Narcissa questa sera avremmo piacere di fare due chiacchiere con te dopo cena. Ci concedi la tua presenza?-
- Piuttosto l’inferno.- Jane scosse il capo, sbuffando – Non demordi mai vero?-
- Mai.- scandì orgoglioso.
- Qualità apprezzabile se non fosse diretta nella direzione sbagliata, non credi?-
Gli occhi del biondo scintillarono al limite dell’irritazione – Dipende come la s’imbocca questa direzione.-
Da poco lontano i Weasley e Harry guardavano la scena mezzi sconvolti. Pareva che Jane conoscesse i coniugi Malfoy… Lucius le aveva addirittura baciato la mano! Le aveva perfino sorriso!
- Dici che Malfoy è ubriaco? O Drogato? E non è che a Jane serve aiuto?- bofonchiò Ron con Neville che spiava dalla sua spalla – Possiamo intervenire…-
- Già, chiamiamo i marines!- propose Potter scocciato – Con quello ci va solo una bella cella a vita, ecco cosa ma se Hermione li pesca mi sa che fa una scenata... piuttosto, chiamiamo Malferret! Che vada lui a riprenderseli col guinzaglio.-
- Ma di che parli Sfregiato?-
Ron e Neville saltarono come molle mentre Harry se ne fregò altamente del suo arrivare sempre alle spalle.
Si limitò ad indicargli col dito la scena e quando li vide Draco allargò gli occhi grigi, come davanti a una presa in giro ma lui, a differenza dei Grifoni, non perse tempo a pensare e a tentennare.
Marciando a passo di carica li raggiunse, preoccupato per Jane.
- E’ tutto a posto?- chiese brusco, piazzandosi fra suo padre e la madre della Granger.
- Draco, eccoti!- Lucius gli passò un braccio attorno al collo, sempre ghignando – Jane, hai già conosciuto mio figlio?-
Lei, incredibile attrice, fece un sorriso pacato e sparò la balla più grande del mondo – No, non ci hanno mai presentato.-
Il biondino dovette anche stringerle la mano facendo finta di nulla e con sua madre che invece sembrava leggergli la verità a caratteri cubitali sulla fronte. – Come mai vi conoscete?- mugugnò cercando di apparire il solito Draco Malfoy.
- Ci conosciamo da prima della tua nascita.- spiegò suo padre con tono deliberatamente leggero – Jane e tua madre erano ottime amiche e nonostante qualche divergenza di opinione posso dire che Jane Hargr…- fece per finire il cognome quando la donna gli lanciò un’occhiata di fuoco tale da zittirlo sul serio. Draco rimase allibito da quel cambiamento ma non fece commenti anche perché, se da un lato aveva voglia di strozzare Jane per non avergli detto nulla…dall’altro capiva anche che c’era qualcosa che non andava. Cos’era quella storia?
- Tua figlia invece dov’è?- continuò Lucius, sbuffando irritato – Sai che è la compagna di Draco in tutte le attività scolastiche?-
- Si, mi deve aver accennato qualcosa ma Hermione sa quando evitare i disastri…-
Manco a dirlo! – Mamma, tutto ok?-
- E quando cercare i guai…- finì Jane con un sorriso esausto, abbracciando la figlia e tentando contemporaneamente di farle capire di filare alla svelta – Stavamo giusto parlando di te.-
- Ma che meraviglia.- sibilò la Grifoncina continuando a fissare storto Malfoy senior.
- Mi aspetto cose mirabolanti da voi due.- bofonchiò Lucius sempre più perfido – Stavamo giusto raccontando a Draco la vecchia amicizia che lega me e mia moglie Narcissa a tua madre, signorina Granger.-
Era uno scherzo vero?, chiese a Draco con un’occhiata ma dal biondo arrivavano solo messaggi di fumo che stavano a significare di levare le tende appena possibile anche perché ora la situazione era davvero pericolosa. Da panico!
- Lo trovi strano?- richiese Lucius, godendo nel vederla trasalire.
- Oh, strano non è il termine adatto.- replicò la Grifoncina senza peli sulla lingua. Dicendolo strappò un debole sorrisino a Narcissa che però si affrettò a nascondere, poi proseguì ignorando i serpenti – Mamma, c’era papà che ti cercava.-
- Scott come sta?- chiese Narcissa a quel punto – Spero bene…-
- Si, anche io.- frecciò Lucius ironico.
- Bene, credo proprio che fra un po’ arriveranno i Capo Scuola per portarvi alle torri,- intervenne di nuovo Hermione con tono che non ammetteva repliche – ora se volete scusarci dobbiamo andare.- e senza tante storie afferrò sua madre per il braccio e la strascinò via dopo aver mugugnato un blando saluto a Malferret che a sua volta agguantò i suoi per riportarli dal gruppo Tassorosso con cui avrebbero diviso i sotterranei.
Scendendo le lugubre scalinate verso le stanze degli ospiti, Draco cominciava a chiedersi se era conoscenza di tutto ciò che davvero riguardava i suoi genitori. Di loro sapeva così poco…non aveva mai chiesto niente sulla loro infanzia: aveva conosciuto suo nonno paterno, un uomo arido e freddo e per quel motivo aveva pensato che Lucius fosse cresciuto in quel modo. Ma sua madre? Lei aveva avuto una sorella maggiore ambiziosa, disturbata, mentalmente instabile, aggressiva che con lui era stata peggio di un'aguzzina ma aveva anche un’altra zia…Andromeda. In fondo di lei sapeva davvero poco o niente.
E adesso scopriva che sua madre e Jane erano state amiche da giovani.
Ridicolo, pensò ghignando. Non che sua madre avesse mai espresso un suo parere a proposito, ma quando Lucius Malfoy si metteva a sbraitare al vento che i babbani dovevano morire lei non aveva mai detto una parola!
Anche suo padre poi! Non l’aveva mai visto essere tanto gentile e rispettoso con una donna che non fosse sua madre!
Perfino con Bellatrix era al limite della cortesia! Con Jane invece era stato stranamente amichevole.
Una babbana. Una persona senza poteri magici.
- Draco…-
Alzò gli occhi su suo padre. Lucius aveva un’aria un po’ inquisitoria.
- Davvero non conoscevi Jane Granger?-
- Perché dovrei conoscere una babbana scusa?- replicò acido ma stupendosi di nuovo, suo padre scoppiò a ridere seriamente divertito – Ah, figlio mio...- cincischiò il biondo mago, passandogli una mano sulla testa come si fa con un cane – Ci sono così tante cose che non sai.-
- Che intendi, si può sapere?-
- Lucius, lascialo tornare dai suoi compagni.- Narcissa era già entrata nella loro lussuosa camera e lo richiamò a gran voce – E poi devi disfare la valigia!-
- Tua madre ha intenzione di farmi uscire di senno.- mugugnò l’altro rognoso, facendo a Draco un gesto che poteva significare “Vai con Dio!” o “Che palle questa mosca che svolazza!” e poi infilò la porta e gliela richiuse sulla faccia, lasciando Malferret con un diavolo per capello. Ma che cazzo stava succedendo?
Quando Blaise tornò ai dormitori degli studenti e andò in camera sua, lo trovò acciambellato sul suo cuscino, tutto arrotolato su se stesso e in forma animale. Zabini non ci fece eccessivamente caso e cominciò a raccontargli dei primi pettegolezzi venuti fuori nei corridoi, con Draco che gli rispondeva a sibili.
Alla fine si rimisero le divise e dopo mezz’oretta raggiunsero la Sala Grande verso mezzogiorno e mezza.
Era stato stabilito da quasi un secolo che durante le riunioni genitori insegnanti gli studenti degli altri anni avrebbero mangiato o fuori a spasso per il giardino o a far festa nei loro dormitori, per dare il modo a quelli del settimo di integrare i loro genitori con insegnanti e pure coi fantasmi.
I lunghi tavoli erano stati rimessi a posto mentre le poltrone e i divani erano stati sistemati sotto le arcate.
A parte quello si dimostrò un pranzo piuttosto piacevole, specialmente a Grifondoro.
I Weasley raccontarono al terzetto miracoli e ai Granger dei loro anni trascorsi a Hogwarts e Harry ebbe la sensazione che in fondo, anche se presto se ne sarebbe dovuto andare, niente sarebbe poi realmente cambiato dentro di lui.
Era circondato da persone che gli volevano bene, questo leggeva negli occhi di tutti.
- Jane, cara…sei sicura di stare bene?-
Molly Weasley fissò la donna con aria preoccupata – Quel mal di testa è davvero insistente.-
- Forse Madama Chips…- iniziò Ron.
- No, non c’è da temere.- rispose la donna tranquilla – Passerà. Ho preso una pillola che prima o poi farà effetto.-
- Piuttosto, mi dici finalmente come mai conosci i Malfoy?- sbottò Hermione con un tatto veramente esemplare.
Sia sua madre che Scott Granger si scambiarono una breve occhiata.
- Io e Narcissa eravamo amiche, ecco tutto.- rispose Jane con calma, finendo il succo di zucca.
- Amiche?- riecheggiò sua figlia, incredula come davanti a un asino volante - Mi pare che anche Lucius Malfoy fosse molto contento di vederti.- insistette la Grifoncina – Guarda che non è una bella persona.-
Jane ghignò appena, posando il calice sulla tavola – Lo conosco da più tempo di te, tesoro. So bene com’è fatto e ti posso assicurare che c’è un motivo perché non abbiamo più parlato.-
- Perché sei senza poteri magici.- sibilò Hermione acida – Lui odia i babbani!-
- Tua figlia ha ragione, Jane.- disse Arthur Weasley con aria severa – Saprai di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato vero? Hermione te ne avrà parlato…bhè, Lucius Malfoy è tuttora un suo strenuo difensore. Harry ha rischiato la vita a causa sua.-
- Non solo io.- volle sottolineare il moretto, sorridendo di striscio a Ron ed Hermione.
- Vi ho già detto di stare tranquilli, lo conosco bene.- ridisse Jane con pazienza infinita – E comunque come mi avete fatto notare spesso, quelli come lui danno interesse soli a chi ha grandi poteri…quindi…- a un certo punto fece una smorfia, vedendo Sir. Nicolas staccarsi la testa per lanciarla nel piatto della madre di Calì Patil.
Harry, che aveva gli occhi puntati sul fantasma, se ne accorse ma pensò che Jane doveva essere stata disgustata da qualcos’altro perché sapeva bene che i babbani non potevano vederli: più volte i genitori di Dean Thomas non avevano battuto ciglio a Pix che erano andato loro un passo dal naso e aveva fatto gesti e smorfie di ogni genere.
- Allora, che lezione avete dopo?- chiese Molly solare, cercando di deviare da quei discorsi che già anni prima avevano fatto tanto rischiare la vita ai suoi ragazzi, Harry e Hermione compresi.
- Oggi abbiamo un’ora con Ruf! Una palla senza fine! Poi Vitius, Piton e se abbiamo tempo noi andiamo sempre anche da Tristan.- disse Ron – Per fortuna hanno deciso di fare solo lezioni da un’ora, altrimenti non ne usciamo più.-
- Tristan Mckay?- sorrise Arthur – Ah, Kingsley me ne ha parlato davvero molto bene sapete? Ogni tanto al Ministero vedevo lui e la sua squadra comandata da suo fratello maggiore, ma stavano poco a Londra. Sono sempre in viaggio per tutta la Gran Bretagna! Loro si che sono veri Auror! Voglio proprio vedere come ve la cavate!-
- Non fa ridere caro!- sbottò Molly angustiata – Quell’Auror fa usare a dei ragazzini spade e armi!-
- Hermione ha anche combattuto contro un troll!- sfuggì a Harry che se ne stava soprappensiero. Maledicendosi capì di aver innescato una bomba a orologeria e prima che potesse scoppiare davvero un casino fece che dire che andava a trovare Elettra e la squadra per approntare gli ultimi schemi, così trascinò via anche il rossino e
la Grifoncina.
Appen
a alla porta si prese le sue ma anche una buona dose di occhiate omicide da Serpeverde.
- Com’è che mi aspetto qualche attacco alle spalle?- borbottò, incamminandosi per il corridoio.
- Non credo che faranno qualcosa proprio sotto gli occhi di tutti.- disse Ron un pelino ansioso.
- No?- fece Hermione già abbastanza incavolata per i fatti suoi – Perché credi che siano venuti tutti eh? Andiamo, metà di quelle madri ha visto suo figlio l’ultima volta nella culla probabilmente e adesso sono qua tutte bramose di vederci per terra, morti, una volta per tutte!- sbottò sempre più iraconda – Sentite, voi due andate pure avanti ma io non sono tranquilla.-
- Se è per tua madre…- abbozzò Potter ma lei scosse il capo, decisa.
- Mamma sa difendersi meglio di quanto credi. Voglio andare da Lucilla.-
- Da Lucilla?- Ron alzò un sopracciglio – Perdonami ma non credo sarà di buon umore.-
- Tristan ha detto che ha trovato un modo per bloccare i fuochi d’artificio. Io voglio sapere tutto e adesso andate pure. Posso cavarmela da sola. Ci vediamo fra quindici minuti da Ruf. Ciao!- e dopo aver sbolognato la sacca a Harry, la streghetta prese la sua bella forma di corvo, senza essere vista da nessuno, per salire fino alla Torre Oscura.
Atterrò con grazia, riprendendo subito le sue sembianze umane.
- Ma tu guarda che sorpresa.- disse Clayton svaccato su una panca fuori dalla porta – Ciao dolcezza.-
- Clay hai visto Lucilla?- gli chiese avvicinandosi – Devo parlarle.-
- Se intendi prima che cavasse quasi gli occhi a Tristan…si, l’ho vista agitarsi sulle scale fino a un’ora fa. Poi è sparita di nuovo. Da un mese a questa parte lei e Mckay si danno alla pazza gioia.- ghignò appena, sadicissimo – Poveretta, ha una pelle così delicata…e quello è così privo di tatto…-
- Harcourt, dammi retta!- Hermione rise di gusto quando la Lancaster gli apparve alle spalle, facendogli venire quasi un colpo – Chiudi quel piccolo becco velenoso se non vuoi che strappi la tua bella lingua da Auror ok?-
- Che c’è amore, Tristan ha fatto cilecca?-
Mentre Clay volava giù per le scale e Sphin lo raccoglieva sui gradini finali, la Grifoncina espose senza troppe storie le sue preoccupazioni alla mezza demone che ormai poteva dirsi totalmente guarita, sia dai duri colpi di sua sorella che dalle ferite che le erano state inflitte nella dimensione senza tempo. Inoltre la presenza ancora più vicina di Tristan aveva funto da balsamo anche al suo spirito tanto forzato e ora era più bella che mai.
Chiese a Hermione come si stava svolgendo la riunione, che combinavano i Mangiamorte e specialmente Lucius Malfoy. Quando ebbe chiara la scena, Lucilla le chiese se dopo cena potevano radunarsi tutti nella stanza di Tristan, quella più vicina all’aula di Difesa.
- Ti farai vedere in Sala Duelli?- le chiese, prima di andarsene giù per le scale.
La mora però scosse il capo – Potrei non controllarmi. Tutti lì insieme sono una tentazione troppo grande.-
Hermione sorrise, ora un po’ più serena – Entro domani accadrà qualcosa vero?- sussurrò poi – Sono venuti tutti qui per farci del male…e il loro pentacolo è quasi pronto. La maledizione potrebbe far accadere qualsiasi cosa in questi giorni.-
- Non temere per quella.- Lucilla le posò una mano sulla spalla – Loro sono molti ma anche noi ormai siamo in tanti. I genitori di Tristan sono rimasti per darci una mano. Tu, Harry e Ron siete sempre stati uniti e ve la siete sempre cavata. Stavolta ci sono anche gli Auror…e io mi occuperò di mia sorella.- le sorrise, per rincuorarla – Adesso vai a lezione, non fasciamoci la testa prima di rompercela ma stai in allerta. E cerca di goderti la giornata, ok?-
- Ok…ci vediamo stasera!- e la streghetta corse giù per la tromba delle scale, salutando i vari Auror che salivano a fare la guardia, salutando Jess e Milo che si bestemmiavano dietro per qualcosa e anche Tristan che pareva essere appena tornato da una battuta di caccia. Quando entrò in classe, Ruf stava parlando col suo tono barboso e palloso con la madre di Lavanda Brown. Guardandosi attorno vide che ai lati della classe erano state messe grandi e comode panche imbottite. Quelle a destra di damasco dorato, quelle a sinistra tinta di verde.
Andò a sedersi accanto a Draco, dopo aver salutato i suoi genitori con la mano, mentre Harry le passava la borsa dal banco davanti – Allora?- le chiese a bassa voce – Che ha detto Lucilla?-
- Stasera, ore dieci.- rispose piccata, cominciando a tirare fuori i libri e a passare gli appunti a Malfoy che, davanti ai suoi, manteneva un contegno gelido e altero – In camera di Tristan.-
- Un Serpeverde lo accettate nel gruppo?- soffiò Blaise con aria tranquilla – Vorrei dare una mano.-
- Benvenuto nel club.- mugugnò Potter svaccandosi meglio sulla sedia – Ma quando comincia?-
- Perché Sfregiato, non vedi l’ora di andare da Piton per caso?- frecciò Draco velenoso.
- Si, come te di andare dalla Mcgranitt Malferret.-
- Vedete di non iniziare voi due perché non ho davvero voglia!- sibilò la Grifoncina – Oggi non è la giornata adatta.-
La lezione cominciò con qualche minuto di ritardo ma per tutti fu decisamente soporifera. I genitori babbani e Magonò poi non vedevano nessuno, sentivano solo la voce spettrale del fantasma del professor Ruf che ciarlava su folletti assassini che nel cinquecento avevano ucciso un gigante nella Foresta Nera, in Germania, grazie all'incantesimo del professor Silente, giusto per permettere a tutti di sentire quella sepolcrale lezione. Presto qualcuno attaccò a giocare col cellulare, a mandare messaggi e Arthur Weasley (che sembrava felice come un bambino davanti a un cellulare) iniziò anche a giocare col telefono di Scott Granger a tetris, tanto che alla fine l’ora passò più veloce del previsto.
Da Vitius fu decisamente più divertente: i genitori risero più volte come dei disperati quando i loro figli iniziarono a fare incantesimi uno dietro all’altro. L’idea di Vitius era solo quella di dare una dimostrazione e quindi lasciò fare ai ragazzi quasi tutto quello che volevano, dal far levitare i compagni a pochi centimetri da terra, a incantesimi di Appello, a Incanto Proteus e altro ancora. Hermione come sempre fu la prima a distinguersi ma non faceva più tanto caso agli altri genitori che la guardavano ammirati. Lei, a differenza del povero Neville che veniva sempre tirato per le orecchie da sua nonna, faceva incantesimi e basta, le veniva naturale ma con la testa era proprio altrove.
Pensava solo a quello che stava organizzando Lucilla.
Finita la lezione avevano mezz’oretta di pausa, intanto i genitori si divertivano a parlare col loro spassoso professore.
Hermione prese la bottiglietta d’acqua che Draco le passò, non visto da nessuno, e bevve una lunga sorsata.
- Mi sento una specie di animale sotto vetro.- gli confidò sospirando.
- Siamo animali sotto vetro per loro.- le rispose, senza guardarla ma appoggiandosi al suo fianco.
Lei tacque per un attimo, poi prese coraggio – Credo che tua madre abbia visto il tuo anello.- ma lui non parve dare in escandescenze. Alzò le spalle, riprendendosi la tracolla – Se uno di quei due viene a dirti qualcosa digli di venire a parlare con me. La questione la sistemo io. Se perseverano mandali al diavolo.-
- Ma Draco…-
- No, sono affari miei…nostri.- sbottò irritato – Non hanno diritto neanche di rivolgermi la parola per chi frequento. Come se non bastasse presto leggeranno quella cavolata sulla Gazzetta ma se sperano di riuscire a farmi saltare i nervi si sbagliano di grosso.- la prese per un braccio, tirandola lontano da occhi indiscreti – Che succede stasera?-
- …Bhè, Lucilla ci vuole riunire da Tristan.- lo guardò attenta – Vuoi venire anche tu?-
Gli occhi grigi di Malfoy parvero farsi vacui. Lucilla era l’unica in grado di difenderlo. – Vedo se riesco…- mormorò a bassa voce – Che facciamo, andiamo?-
Nell’aula di Pozioni, alle quattro di pomeriggio, l’umore dei genitori divenne piuttosto altalenante. I deboli di stomaco fecero un’allegrissima fuga ma Piton, strano a dirsi, fu veramente cortese con tutti, purosangue e mezzosangue.
I ragazzi come al solito erano stati divisi in grandi tavoli e i genitori potevano sedersi con loro, se interessati.
Jane infatti guardava il calderone e le operazioni di Draco e Hermione con un singolare interesse.
Stava seduta su un alto sgabello accanto a Lucius Malfoy. Scott era uno di quelli che se l’era filata.
- Fammi capire…- bofonchiò poco dopo, vedendo Hermione buttare delle lumache del pentolone – Tu praticamente da sette anni uccidi quasi tutti i giorni delle povere lumachine indifese? Voi ammazzate lumache tutti i giorni?-
Draco quasi si era fermato, un po’ corrucciato dalla situazione.
- Assassini di poveri animaletti…-
- Mamma, per favore!- la Grifoncina gli scoccò un’occhiataccia – Servono per la pozione!-
- E’ questo che vi dite quando la sera andate a dormire con tutte quelle lumache sulla coscienza?- e a quel punto non riuscì più a contenersi. Scoppiò a ridere sommessamente della faccia tramortita di Draco, poi tornò ad appoggiarsi al banco col gomito, piuttosto divertita – A cosa serve?-
- Pozione Polisucco.- le disse Hermione passando i Formicaleoni a Malfoy – Serve per assumere sembianze diverse.-
- Ma non l’avevi già usata una volta?- Jane parve ricordare qualcosa – Non ti ha fatto diventare una gatta?-
- Gatta?- allibì Malferret – Questa mi mancava.- e rovesciò una polvere azzurra nel calderone.
- Da quanto va avanti la punizione?- chiese invece Lucius Malfoy, con la sua voce strascicata.
- Da fine settembre.- rispose suo figlio, ignorandolo.
- Bhè, vedo che i tuoi voti in Incantesimi e Trasfigurazione sono molto migliorati…- continuò il biondo mago, sogghignando – A quanto pare la figlia di Jane ha avuto una buona influenza.-
- Peccato che io non abbia avuto la stessa fortuna.- insinuò la signora Granger, ironica.
- Jane…hai raccontato a tua figlia il motivo dei nostri litigi?-
- No, non gliel’ho raccontato.- rispose Jane, fissandolo omicida mentre Draco e Hermione sli guardavano allibiti – E comunque restano questioni vecchie di anni. Non hanno più senso.- e lo scandì con passione, tanto che Lucius lasciò di nuovo perdere con la faccia del gatto che sta per acciuffare il topo.
In quel mentre passò Piton, l’espressione non molto allegra di trovarsi con Malfoy ma a quanto videro gli studenti il sorriso di Jane riuscì a scioglierlo un poco. La salutò e le strinse la mano, abbozzando dei veri e propri apprezzamenti per il lavoro di Hermione.
- Dimmi Severus, come se la cavano i nostri ragazzi?- chiese Lucius, faccia di bronzo come sempre.
- Alla perfezione.- scandì Piton pacato, osservando espressamente Jane – Da principio hanno avuto qualche problema, hanno caratteri molto autoritari e tendono a primeggiare entrambi ma in un mese hanno acquistato abbastanza intesa per lavorare insieme anche a occhi bendati.-
- Oh, sono davvero stupito.- Lucius guardò Draco con un ghigno – Mio figlio non è di buon carattere.-
- Chissà da chi avrà preso.- frecciò Jane a bassa voce.
- Mi dica signora, che ne pensa fino ad ora dei corsi?- fece Severus, cercando di ignorare Malfoy.
Jane sorrise, ancora un po’ spaesata – Devo ammettere che mia figlia mi ha sempre fatto dei resoconti molto dettagliati ma non immaginavo fosse proprio così. Le altre lezioni comunque sono state molto interessanti. Il professor Ruf è stato un po’…come dire…-
- Soporifero?- sibilò Malferret, alzando il fuoco con la bacchetta.
- Anche, il suo fare su e giù mi ha fatto peggiorare il mal di testa.- borbottò Jane indifferente poi si morse la lingua, vista la strana faccia che aveva fatto Piton, così cambiò discorso – Cosa mi può dire di Harry Potter invece?-
- Potter?- il professore di Pozioni alzò un sopracciglio – Lo accompagnerà lei al colloquio più tardi?-
- Si, Molly Weasley quest’anno mi ha ceduto il posto.-
- Temo che sarà un lungo colloquio signora Granger.- borbottò Piton schioccando la lingua.
- Oh, non vedo l’ora…- l’assicurò Jane divertita – La ringrazio molto.-
In quel mentre tornò Narcissa che salutò Piton con un rispettoso cenno del capo.
- Che mi sono persa?- chiese, sedendosi accanto a Draco.
- Tuo marito che continua a darmi il tormento.- frecciò Jane, continuando a massaggiarsi le tempie.
- Mamma ancora non ti passa il mal di testa?- chiese Hermione preoccupata – Perché non vieni con me dalla Chips? Magari ti può dare qualcosa.-
- Te l’ho detto, è stato il viaggio.- le disse sua madre con aria tranquilla – Non è il caso di preoccuparsi, davvero.-
- Sarà ma fossi in te mi farei vedere da qualcuno.- la esortò Narcissa.
- Tipo uno strizzacervelli.- borbottò Lucius guardandosi attorno annoiato, poi di colpo si fece stranito ma la sua mascella serrata indicava una lieve tensione – Ma tu guarda…questa si che è una coincidenza, Jane.-
- Cosa?- Lei si girò, incontrando sulla porta della classe due grandi occhi dorati.
Liam Hargrave la fissava. Non poté dire nulla, tantomeno mostrare qualcosa perché Hermione era davanti a lei.
Ma lo riconobbe subito. Erano molto simili. Molti dei loro lineamenti erano uguali.
Suo padre…il nonno di Hermione.
Il cuore prese a batterle forte e distolse immediatamente lo sguardo. Cosa ci faceva lì?
Perché era venuto? Che cosa voleva da lei? Cosa voleva da loro?
- Ancora quell’uomo.-
Alzò il viso, esterrefatta.
- Conosci quell’uomo?- chiese sconvolta a sua figlia, terrorizzata a morte.
Hermione annuì, stupita del suo pallore – Mamma, tu stai davvero male!-
- Quando hai visto quell’uomo?- le richiese, con voce dura.
- Bhè, ieri.- mormorò la Grifoncina – Me l’ha presentato Draco…so solo che si chiama Hargrave.-
Ma che bellezza, pensò Jane furibonda. Se era venuto per renderle e cose più difficili c’era riuscito.
Mancava solo che tutti quanti venissero a saperlo e allora sarebbe stato davvero perfetto!
Cercò di rilassarsi ma da quel momento in poi la paura e la rabbia cominciarono ad attanagliarle l’anima. E questo lo notarono quasi tutti quelli che le stavano intorno, ma per Lucius Malfoy fu anche peggio.
Gli occhi della Veggente non dovevano essere svegliati…
Per nessun motivo.

 

 

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37° ***



 

- Mia madre ha qualcosa che non quadra.-
Ron alzò il viso dai suoi appunti sui mostri di taglia grande, fissando la sua migliore amica con un sopracciglio alzato.
- Cioè,- continuò la Grifoncina vedendo la sua aria scettica – lei ha sempre avuto qualche rotella fuori posto ma…-
- Tua madre è una grande, Herm.- replicò Weasley scuotendo il capo – Perché non ti tranquillizzi? Ok, conoscerà i Malfoy ma in fondo un difetto doveva pur avercelo anche Jane no?- rise, facendo ridacchiare anche Harry e Blaise letteralmente appoggiati alla porta della Sala Duelli.
Tutte le case del settimo anno stavano lì fuori, ad aspettare che arrivasse qualche anima buona ad aprire visto che Tristan, come minimo, era stato invischiato con gli altri Auror in un’altra estenuante discussione su come salvare tutta Hogwarts.
- Non vi pare strano?- sbottò ancora la streghetta – Lucius Malfoy calpesta i maghi purosangue che parlano coi babbani, tipo la famiglia di Ron, e poi si abbassa a parlare con una come mia madre.-
- Senza offesa ma avrà solo buon gusto no?- frecciò Seamus alle sue spalle – Tua madre è una bella donna.-
- Oh, grazie…adesso si che va molto meglio!-
- Dai Herm!- Harry, sospirando, cercò di calmarla – Anche io sono preoccupato e hai ragione tu. In effetti è molto strano che Malfoy dia confidenza a persone senza poteri magici, per non dire paradossale… e se non si conoscessero da prima della tua nascita potrei pensare che lo sta facendo per metterci i bastoni fra le ruote e procurarti dei guai ma siamo pratici…- la guardò eloquente – Sono amici da tanto e Jane non pareva comunque troppo felice nel rivederlo no? Tua madre sa tutta la storia e non è una stupida. In più siamo circondati da Auror e Cacciatori, se capitasse qualcosa un Mangiamorte non farebbe in tempo a dire "Patatine fritte" che Lucilla lo arrostirebbe con un’occhiata.-
- Ci mancava anche Lucilla oggi!-
- Vogliamo cambiare discorso?- chiese Blaise allegro – Allora? Com’è andato il colloquio con Piton?-
- A mia madre ha detto che sono negato.- sibilò Ron rabbioso – Sempre il solito quello…-
- Con me non è andato giù pesante,- disse Finnigan – e neanche con Lavanda e Calì, stranamente.-
- Ma sono l’unico disgraziato?- sbuffò Neville mogio – Quello mi odia…-
- E a te Harry?- cinguettò Ron bastardamente – Com’è andata?-
Stranamente Potter, che dopo ogni test, colloquio e discorso con Piton usciva sempre messo peggio, questa volta sogghignò strizzando l’occhio agli amici – Diciamo che la presenza di Jane l’ha ammorbidito parecchio. Certo, s’è lamentato che io e Malferret ci tiriamo appresso le pozioni per l’aula, che gli rispondo e lo guardo male…ma per il resto ha detto che, nonostante tutto, ho delle potenzialità.-
- Preparate gli ombrelli che stasera grandina.- fischiò Draco poco più indietro, continuando a leggersi gli appunti.
- Potrebbe anche piovere di peggio…- si lagnò Ron, pensando a tutti i Mangiamorte che giravano loro attorno.
In quel mentre arrivò Gazza ad aprire la stanza e subito gli studenti si riversarono dentro alla grandissima sala. I genitori rimasero molto stupiti di com’era stata sistemata: visto che i ragazzi dovevano passarci tanto tempo, specialmente quelli del settimo anno, avevano avuto il permesso da Tristan, che di certe cose se ne fregava altamente, di organizzare degli angoli privati ai punti cardinali della sala, coi colori delle loro case. Quindi anche lì c’erano divani e poltroncine colorate e piccoli oggetti che arrivavano dai dormitori che potevano rendere quelle quasi tre ore di duelli e allenamenti molto piacevoli.
Peccato che Molly Weasley si sentiva già male, vedendo tutte quelle armi. Stava per richiamarli indietro, Harry ed Hermione compresi, ma loro erano già partiti ad allenarsi sui palchetti e nei cerchi magici.
- Devo rendere omaggio alla caparbietà di Mckay.- soffiò Lucius Malfoy morbidamente, a braccetto con Narcissa che come tante altre madri, in effetti, faceva un po’ fatica a non mostrare la propria apprensione.
Un minuto e Tristan entrò con il suo gruppo di Auror e allora furono momenti di silenzio per tutti.
Auror e Mangiamorte di fronte…Harry prevedeva fuochi d’artificio. Comunque con una nonchalance straordinaria, i ragazzi si diressero subito a controllare i gruppi mentre Tristan andava dai genitori, tutto sorridente e con in faccia stampata una specie di maschera facciale che gli frenava anche la lingua e gl’impediva di dire quello che gli passava per la testa sul serio. Strinse la mano a un sacco di persone, quasi avrebbe voluto strangolare Malfoy, fu contento di conoscere finalmente anche la signora Weasley e conobbe Jane a cui fece subito una buona impressione.
Ogni tanto si sentiva qualche strillo provenire dalla folla delle mamme quando i loro figli, esercitandosi con le spade, paravano tutti orgogliosi un colpo dell’avversario, ma nel complesso riuscì a gestire la cosa con relativa calma… prima della tempesta, s’intende.
- Mi scusi professore!- Era la madre di Kristine Mayers, una donnetta corpulenta e saccente quasi come la figlia – Non crede che delle spade in mano a dei ragazzini possano essere troppo pericolose?-
Tristan sbatté le ciglia – Veramente non credo che a 18 anni possano più essere considerati ragazzini, signora…-
- Ma che scopo ha tutto questo?- cinguettò ancora, compita.
- A difendersi Melinda?- fece sarcastico George Dalton, appostato ben lontano da Serpeverde, contro una colonna della Sala – Io approvo in pieno il corso del professor Mckay se devo essere sincero. Trovo che finalmente a Hogwarts si sia fatto un salto in avanti.-
- Bhè, George…mi stupisce che tu dica questo.- frecciò Julian Leptis feroce – Tu eri uno dei primi a dire che un salto in avanti verso una strada ma dieci indietro verso un’altra…- e fissò i babbani con astio – Dico bene?-
- Già e tu nei sai qualcosa di salti indietro ne sanno qualcosa vero, Leptis?- replicò Dalton, strappando delle risatine fra i Grifondoro e i Tassorossi. Quello arrossì di rabbia, così Tristan cercò di riprendere in mano la situazione.
- Signori, calmatevi. Sul serio, non c’è nulla da temere. Io e il preside Silente abbiamo studiato questo piano di studi per i ragazzi del settimo anno al fine di prepararli meglio alla vita fuori dalla scuola e parlo per mia esperienza diretta. Anche se non diventeranno Auror, ho dovuto insegnare ai ragazzi alcuni fondamenti basilari.-
- Del tipo lottare contro i troll?- chiese Molly Weasley un po’ seccata.
- Del tipo saper cosa fare contro un vampiro ostile.- replicò Tristan pacato.
- In effetti, mia cara,- fece Arthur Weasley – molte case in Gran Bretagna subiscono questi attacchi di notte.-
- Non che siano tutti malvagi e affamati, s’intende…- continuò il biondo sorridendo.
- Infatti, mi dico che hai un Diurno nelle tue file.- sentenziò Lucius Malfoy, sogghignando e allora Tristan perse la pazienza. Con un ghigno ancora stampata in faccia, sibilò ironico – Signor Malfoy, chiunque gliel’abbia riferito, ha visto Milo molto da vicino…sbaglio?-
Il biondo mago tacque, continuando a ridere pigramente.
- Perfetto. Ci sono altre domande?-
- Io ne avrei una. Anzi…è una richiesta…- cinguettò Frederich Nott con la sua arroganza malcelata – Visto che i ragazzi hanno raggiunto un così alto livello, professore…cosa ne dice di farci vedere una dimostrazione?-
- Una dimostrazione?- allibì la madre della Mayers – Intende un duello in piena regola?-
- Ti pare il momento Frederich?- sibilò Andrew Zabini bellicoso.
- Bhè, non dubito che sarebbe interessante.- fece George Dalton con un’occhiata poco fiduciosa verso i Serpeverde – Se il professor Mckay è d’accordo…-
Tristan nascose un ghigno e una bestemmia a fondo gola. Così abbassò lo sguardo sugli studenti che avevano sentito della richiesta specifica del padre di Theodor. – Allora ragazzi?- chiese, quasi divertito da tanta sfrontataggine – I vostri genitori vorrebbero vedervi all’opera. Servirebbero due coppie. Due ragazzi e due ragazze. Qualcuno di voi vuole fare da volontario?-
Si diffuse un brusio soffuso, sia fra i genitori che fra gli studenti ma alla fine due mani di levarono.
Harry e Hermione. E fra l’altro ben decisi a mettere in chiaro le cose.
- Hermione, cara!- squittì Molly – Merlino! Jane fermala!-
- Tesoro ma sei sicura?- scattò anche Scott Granger.
- Lo faccio tutti i giorni, tranquilli.- replicò la Grifoncina pacata, fissando Harry di striscio. Si erano ritrovati d’accordo in un nano secondo. Un’occhiata e avevano deciso. Era stato un colpo di testa ma ora non lo rimpiangevano per niente.
Rimasero in cravatta e camicia entrambi mentre nessun altro alzava la mano, almeno fino a quando Lucius non ghignò brevemente – Il signor Potter…coraggioso come sempre.- così posò una mano sulla spalla di Draco, mentre tutti gli altri genitori di Serpeverde fissavano il biondino come se per lui dovesse essere naturale.
- Avanti Draco…- gli disse suo padre, tranquillo.
Lui corrucciò la fronte.
No, pensò amaro. No, pensò ancora. Per la prima volta non voleva… non era un giocattolo!
- Avanti caro,- disse beata la madre di Pansy – fagli vedere chi siamo.-
- No.-
Improvvisamente tutta Serpeverde e anche Grifondoro ammutolì.
Draco Malfoy aveva detto no. Si stava rifiutando.
- Cosa scusa?- fece Lucius stranito, come se non ci credesse.
- Ho detto di no.- rispose Draco, senza più guardarli – Ho male al polso.-
- Ma come…- Frederich Nott era rosso di rabbia, quasi come gli altri eppure non riuscì a dire una parola, neanche una minima frecciata perché Narcissa Malfoy apparve alle spalle di suo figlio e afferrandolo per il cappuccio, sbalordendolo, lo tirò indietro, davanti a lei – Non hai sentito Frederich?- gli disse lapidaria – Mio figlio ha male al polso. Se ci tieni tanto mandaci il tuo…anzi, meglio…vacci tu sul palco. Questo si che sarebbe interessante.-
Clarissa Zabini non fece niente per attutire la sua risatina, tantomeno Lucius che in un impeto di umano divertimento fece un sorriso alla faccia sdegnata di Nott, sua e di tutta la sua famiglia.
- Mamma…- Draco cercò di dire qualcosa ma Narcissa scosse il capo, facendogli segno di tacere. Così fece, anche se molto confuso dal comportamento tanto protettivo della madre, poi tornò a guardare gli aspiranti al duello. Perché se di Potter poco gli fregava, che la sua mezzosangue finisse in infermeria certamente non gli avrebbe fatto piacere.
- Allora?- chiese ancora Tristan ad alta voce – Qualcun altro si offre?-
- Vengo io.- Justin si stava levando il mantello e quando si accorsero che nessuna delle ragazze voleva andare a farsi pestare le ossa dalla Grifoncina, salì Edward Dalton con fare molto sportivo che evidentemente aveva ereditato dal padre, rimasto vedovo da cinque anni.
- Ok…bene, i ragazzi che non partecipano al duello possono tornare da Jess e dagli altri.- Mc divise poi gli sfidanti mentre i genitori lo seguivano come un’ombra – Harry, tu e Justin sul palco n°3. Hermione ed Edward sul quarto. Ma prima andiamo un attimo ai cerchi magici. I genitori hanno chiesto di vedere alcune magie avanzate che solitamente s’imparano solo nei corsi per Auror…ma che ora sapete fare anche voi.-
Nelle due ore seguenti Tristan poté dire di non aver mai sentito strillare tante donne tutte per volta.
Anche Scott Granger ogni tanto si metteva le mani in testa per sua figlia mentre Jane se ne stava attenta a ogni minimo avvisaglio di pericolo ma non per questo urlava come un’ossessa ogni volta che Hermione parava un fendente con una spada che quasi era più grande di lei. In compenso poté finalmente vedere la verità negli occhi della sua bambina prodigio. Vide la gioia pura… a ogni singolo incantesimo, a ogni perla di magia.
Batté le mani con tutti gli altri quando i Patronus dei ragazzi si misero a scorrazzare allegri nella sala, quando Harry batté Justin con la spada, quando il povero Neville riuscì a bloccare una pianta gigante con le sue conoscenze di erbologia, rendendo fiera sua nonna. Rise di cuore quando Hermione disarmò il suo avversario e quando Edward, galante, le fece un inchino ironico che strappò le simpatie di tutta la cloaca femminile presente. Anche nei duelli a coppie ci fu da trattenere il fiato.
Hermione e Draco si ritrovarono legati per i polsi, attenti a tenere a bada Miria Meredit e Anthony Goldstein, armati solo della loro telecinesi ancora latente. Parare i colpi con gli scudi che aveva insegnato loro Lucilla era davvero difficilissimo: abbassarsi e sfuggire divenne troppo stancante e le loro onde mentali s’indebolirono con la loro stanchezza, fino a ritrovarsi spiaccicati per terra sul tappetino sotto il palchetto.
- Dio, che disastro…- imprecò Hermione, mettendosi seduta in braccio a Malfoy.
- Ci andranno secoli per imparare decent…- Draco si bloccò quando lo scatto di un flash l’illuminò entrambi.
- CANON!!!!- ringhiarono in coro, gli occhi iniettati di sangue. Non persero tempo a prendere le bacchette. Unirono le mani e gli spiaccicarono il battente sul naso con la telecinesi che "non sapevano gestire", tanto che Colin non tentò più di fare foto dagli spiragli delle porte troppo grosse e pesanti. Ginny, che passava di lì con un suo compagno di classe di Corvonero, lo prese per la gamba e lo portò via sotto ordine della Grifoncina che stava per sclerare, poi tornarono ai loro allenamenti.
- Dannazione!- sbuffò la streghetta incazzatissima, mentre cercava di sciogliere il nodo magico dei lacci di seta con cui Tristan l’aveva legata a Malfoy – Non lo sopporto più quello! Sta diventando ossessionante!-
Draco bevve avidamente dalla bottiglietta, alzando le spalle – Pensa che io c’ho Cohen…-
- Ehi, ragazzi…- Jane arrivò con Scott – Complimenti, bella caduta morbida.-
- Non sono ancora brava con la telecinesi.- bofonchiò la Grifoncina .
- Probabilmente non usavi il mezzo giusto.- Draco la guardò di sottecchi – Tu usi sempre le mani, ma secondo me dovresti provare con la mente. Con quella ti riesce sempre tutto…di solito.-
- Di solito?- sibilò la streghetta – Vogliamo parlare dei tuoi occhi Malferret?-
- Non mi dici sempre che sono belli?- frecciò ironico.
- Si, pensa allora quando te li avrò cavati!-
- E’ meglio che vi lasci voi due piccioni…fate con calma, eh?- fece Jane, così tornò da Molly che stava sbraitando perché Ron se la vedeva contro un Molliccio, ma a Hermione non era sfuggito quel "due piccioni" e a quanto vedeva dall’espressione del biondo Serpeverde, lui doveva saperne qualcosa.
- Che storia è?- gli chiese, fremendo pronta a esplodere.
- Bhè, ecco mezzosangue…- Draco si passò una mano fra i capelli, non sapendo bene da che parte iniziare.
- Ecco mezzosangue cosa?- lo incalzò ancora la Grifoncina, avvicinandosi a lui pericolosamente.
- Lo sa.-
Lapidario e secco. Hermione quasi si sentì svenire.
- Sa che io e te…-
- Non che andiamo a letto…- le chiarì subito – Ma che…stiamo insieme…-
Hermione deglutì, semi sconvolta. Cazzo, avrebbe voluto parlargliene per prima. Non credeva che si vedesse così tanto che fra loro c’era più di bestemmie e litigi. Insomma…a parte le foto della gazzetta!
- Porca vacca…- alitò.
Lui la fissò storta – Non fare troppi salti di gioia, sai?-
- Ma non è quello!- replicò con tono un po’ sfocato – Solo che…mia madre e la tua sembrano amiche…-
- E?- la incalzò scocciato – Te l’ho già detto. Con chi vado a letto sono affari miei! Non hanno il diritto di farmi prediche di alcun genere sui miei gusti.-
- E se capitasse qualcosa a mia madre?!- sbottò Hermione rabbiosa – A questo non ci pensi?-
- Mia madre non…-
- Tua madre no, forse!- lo interruppe la streghetta – Ma tuo padre?- e a quel punto Draco tacque, serrando la mascella con forza. Serrò anche i pugni e lei capì di aver valicato la linea che si erano prefissi, così sospirò, cercando di ricomporsi. – Scusa…- mormorò, tenendo gli occhi bassi – Non volevo.-
Malfoy non disse nulla. Si limitò a darle le spalle e a raggiungere Blaise sotto il palco n°1 dove la Brown e la Bulstrode stavano combattendo insieme per strappare a Milo la bacchetta, cosa impossibile quanto particolarmente divertente.
Più tardi i genitori ebbero modo di scambiare quattro parole con Tristan sul poter seguire la lezione anche il giorno dopo, per disquisire poi sulle carriere dei loro figli. Mckay si dimostrò d'accordo e per lui fu molto instruttivo. Parlando con alcuni Corvonero e specialmente col signor Dalton, capì i motivi per cui suo figlio Edward dal secondo anno in poi fosse diventato una specie di teppista e seppe dei problemi famigliari di Terry Steeval. Da Tassorosso e Grifondoro uguale. Problemi famigliari, a volte anche di ideologie politiche ed esistenziali, visto che la maggior parte dei genitori giallo oro erano mescolati più che nelle altre case. Ignorò invece i Serpeverde, che per primi se n'erano andati fuori da quel nido di Auror con aria assassina, e infine dovette godersi gl'infuocatissimi Grifondoro.
Per Mckay fu un piacere parlare del trio miracoli.
- Bhè, visto che siamo lontano da orecchie indiscrete e tutti dalla stessa parte…- fece sorridere Arthur Weasley, dicendolo – posso dirvi senza ombra di dubbio che i vostri figli potrebbero svolgere la carriera di Auror meglio di tanti che conosco. È appurato che per gli Auror lavorare in gruppo è la cosa migliore, solitamente al Ministero ci scelgono in base all’affiatamento raggiunto negli allenamenti o alle necessità delle squadre dei veterani ed è incredibile che i vostri figli in sette anni abbiano raggiunto tutto questo senza sforzi. Sono arrivati a livelli di abilità impressionanti, Harry e Ron l’hanno dimostrato allenandosi da soli per l’esame di Smaterializzazione. Ron, signori Weasley, ha una dote eccezionale: negli spostamenti ha una velocità d’azione conosciuta a pochi e se fossi in voi lo farei studiare ancora, per sviluppare al meglio questa capacità che può portare a diversi sbocchi. Non solo Smaterializzarsi in luoghi diversi ma potrebbe anche imparare a passare attraverso barriere solide. Di qualsiasi tipo. Anche barriere magiche molto potenti. Questo genere di branca della Smaterializzazione si chiama Smolecolarizzazione.-
- Il mestiere dell’Auror però…è così…pericoloso…- alitò Molly.
- Non più di quanto vivere qui dentro.- sorrise il professore, indulgente. Poi passò a Harry, sogghignando benevolo.
- Harry Potter …tu sei Auror per nascita, forse. Hai dimostrato di sapertela cavare in ogni situazione. La tua naturale predisposizione per Difesa contro le Arti Oscure ti sarà di aiuto anche in futuro, se deciderai di diventare Auror. Per quanto riguarda i tuoi colpi di testa…bhè, ci sarà da lavorare di più…ma questa è una tua scelta.- sorrise ancora, vedendo gli occhi verdi di Potter illuminarsi – Sono sicuro che saprai decidere, quando sarà ora.-
Passando alla Grifoncina, sospirò con aria teatrale.
- Signori Granger…posso solo dirvi che vostra figlia saprebbe rendere minuscolo anche il migliore dei maghi. La sua abilità nella magia e la sua lucidità nelle situazioni di pericolo l’hanno resa la migliore del corso insieme a Harry e ad alcuni Serpeverde. Hermione conosce ogni genere d’incantesimo e con relativa poca pratica può diventare la migliore in ogni campo. So che può sembrare un mestiere difficile, quello dell’Auror…- aggiunse, vedendo gli occhi preoccupati di Scott Granger – Specialmente per una ragazza, ma come avete visto vostra figlia si sa difendere in ogni situazione. Potrei levarle la bacchetta, lasciarle uno stuzzicadenti in mano e metterla davanti a un troll e lei saprebbe uscirne vittoriosa comunque. Esattamente come Harry e Ron. Non ho mai visto un trio più affiatato di questo.-
- Quindi…lei crede che la cosa migliore sia non buttare al vento queste loro doti, giusto?- ricapitolò Jane.
- Esatto.- disse sorridente – Ma le scelte vanno fatte in famiglia. Comunque…se passata l’estate sarete dell’idea di andare al Ministero per preparare la domanda per i corsi…chiederei espressamente di farli subito lavorare in squadra.-
- Grazie Mc…- sussurrò Harry, mentre se ne andavano – Grazie davvero.-
- Ma di cosa?- rise il biondo, andandosene da Jess – Ho detto la verità. Ci si vede stasera.-
E con la gioia nel cuore il Grifondoro tornò dagli altri, conscio che per una volta il suo destino non sembrava poi così scuro e incerto. Tristan gli aveva acceso una piccola ma luminosissima luce alla fine del tunnel…

Tanatos Mckay invece stava giocando a scacchi tranquillo nella sala professori. Lo faceva spesso di quei tempi, specialmente dopo cena, l’unico momento in cui Lucilla si faceva vedere. Non che riuscisse a farla parlare più del dovuto ma era l’unico modo per stare un po’ con quella che sperava davvero fosse la sua futura nuora. Che però lo batteva sempre.
- Dannazione donna, ma chi ti ha insegnato a giocare così?- sbottò, dopo l’ennesimo scacco matto.
- Papà.- rispose pacata Lucilla, fissando il pendolo che segnava le nove e mezza – Un’altra?-
- Se hai tempo…-
La mora allora levò gli occhi azzurri – Mi spiega perché ci tiene tanto a trattenermi?-
- Mai sentito parlare di dialogo Lucilla?- frecciò Liam Hargrave seduto davanti al camino spento, a leggere.
- Ecco la voce della verità.- replicò ironica, rimettendo a posto le pedine con un gesto della mano – Non l’ho ancora sentita sbraitare contro il preside per aver tenuto Hagrid a scuola, né per Lupin o addirittura per Fiorenzo. Che le prende Liam? Ha perso la sua lingua?-
- Mia cara, anche io invecchio.-
- Certo, anche Lucius Malfoy è diventato un uomo ma non per questo trattiene la sua lingua velenosa e razzista.-
- Nemmeno tu, noto.- Liam la guardò storto – Mi stai mettendo sullo stesso piano di quello per caso?-
- Com’è che mi chiamava da piccola? Ah, si…la progenie di Lucifero…-
- Carino Liam.- ridacchiò Tanatos avanzando con un pedone – Com’è che sei ancora vivo?-
- Credi che da mocciosa sarebbe stata capace di farmi uscire il sangue dal naso?- borbottò l’altro ruvidamente, gli occhi dorati dardeggianti – Me la ricordo ancora la peste! Non raggiungeva neanche il metro e già scalpitava per usare quei suoi dannati poteri da mezzo demone! Bhà, dove andremo a finire…- bofonchiò rognoso mentre a Lucilla non faceva né caldo né freddo – Prima mezzo demoni, adesso anche Diurni qua dentro!-
- Si e perbenisti ipocriti, aggiungerei.- concluse Tanatos con un ghigno.
- Ti ho già detto di lasciare fuori Cassandra da questa storia!-
- E allora non insultare le persone.- replicò Mckay pacato.
- Al diavolo…- Liam Hargrave fece un gesto seccato, tornando a leggersi il giornale, poi come colpito da una rivelazione tornò a fissare Lucilla – Chi concederà la tua mano?-
Quella rovesciò quasi tutte le sue pedine, gelando – Come ha detto prego?-
- Ti sposi no?-
Lucilla volse lo sguardo altrove – Ha fatto tutto Tristan.-
- E che vuol dire? Non sai dire si o no ragazzina?- continuò Hargrave.
- Senta ma a lei che importa?- sbuffò – E non mi chiami ragazzina, ho ventiquattro anni ormai.-
- Importa che ero amico di tuo padre e potrei anche vegliare su di te.-
- Credo che sia meglio aprire un po’ le finestre…- frecciò Tanatos ghignando – Liam, se non vuoi finire arrostito prima di compiere i tuoi intenti ti conviene misurare le parole. La ragazza è molto irritabile su questo argomento.-
- La ragazza non sopporta gl’impiccioni, ecco tutto.- replicò la Lancaster sempre più nervosa.
- Ma Tristan Mckay è innamorato di te no?-
- A quanto dice lui.- rise Tanatos.
- E tu sei innamorata?- richiese Hargrave.
- Se non la smette vedrà il fondo del Lago Nero molto da vicino, l’avverto.- Lucilla gli scoccò un’occhiata omicida – Il rapporto fra me e il purosangue è strettamente privato. Inoltre non ho bisogno della protezione di nessuno, tantomeno si deve preoccupare di concedere la mia mano.-
- Certo,- replicò Liam sagace – visto che sei mezza demone e pure vedova la cerimonia non può essere svolta in chiesa…-
- La vuole smettere?-
- Liam, dai…- Tanatos ghignò allegro, conscio che stavano tirando la corda – Mio figlio e Lucilla troveranno una soluzione, ammesso che prima o poi si sposeranno. Tu invece…non hai nulla da consegnare a nessuno?-
Hargrave si accese una pipa, ignorandolo – E tu non hai nulla da consegnare a Lucilla?-
- Già fatto.- rispose la mezzo demone, avanzando con la torre – Il testamento di mia madre ora ce l’ho io.-
- E l’hai letto?-
- No.-
- Perché no?-
- Perché no.-
- Non è una risposta, mia cara.-
- Neanche trasformarla in uno scarafaggio sarebbe sensato ma lo farei lo stesso.- l’avvisò bellicosa.
- Oh, per l’amor del cielo!- sbuffò il vecchio mago – Io davvero non ti capisco! Hai vissuto per otto anni in esilio e ora che hai la possibilità di rimettere ordine nella tua vita, fai come se nulla fosse!-
- E io le ho già detto che è una questione che riguarda solo me e Tristan.- sibilò la Lancaster con tono piatto, decisa a non pensare più a quella proposta – Comunque a quanto pare non sono l’unica ad avere qualcosa in sospeso. Fossi in lei, Liam, darei un’occhiata fuori dalla porta.- e in quel preciso istante la Mcgranitt arrivò sulla soglia, l’aria più incazzosa e severa del solito, tanto che piantò i suoi occhi inquisitori su Hargrave.
- Si?- le chiese, galante e sarcastico.
- C’è una persona che ti cerca.- sentenziò la professoressa - Risparmiati quell'aria da dandy per le nuove generazioni, Liam. Loro ne saranno entusiaste.- e si scostò appena, per lasciar intravedere il corpo di Jane che si stagliava alla luce della candele. Quando la vide, Liam Hargrave sgranò appena gli occhi, lasciò il giornale e sentì il cuore battere più forte.
Anche Mckay, la Mcgranitt e Lucilla tacquero, in attesa di vedere cosa sarebbe successo…ma il vecchio mago, alzatosi in piedi, raggiunse sua figlia, oltrepassò la porta e se la richiuse alle spalle.
Voltandosi lentamente verso la luce del giardino, verso il cielo limpido, Liam Hargrave ricordò gli anni trascorsi della sua vita. Una moglie amata ma morta in giovane età, a soli 24 anni. L’unica donna che aveva amato davvero era morta durante un banale incidente, per un incantesimo riuscito male. D’allora non aveva quasi più vissuto.
La sua secolare famiglia, sempre vissuta nell’agiatezza, era ridotta a pochi membri disseminati per la Gran Bretagna. I suoi due fratelli maschi vivevano vite separate, attenti al loro denaro, al loro potere, al loro buon nome.
E anche lui, per lungo tempo, aveva tenuto solo a quel nome. All’onore degli Hargrave. Semplimente, si era inaridito.
Per questo quando all’età di ventotto anni aveva messo incinta una giovane Veggente, la sua dolce Selena, non si era fatto scrupolo di disconoscere il bambino. Non si era fatto scrupolo di convincere quella giovane studentessa che tutto il loro amore era stato un errore, un’avventura qualunque.
La sua bella Selena aveva pianto. Strillato. Poi aveva ceduto. Abbandonata dai suoi genitori, nessuno l’avrebbe aiutata e aveva pensato che lasciando quel figlio in mani migliori, forse un giorno avrebbero potuto ricongiungersi.
E non si era sbagliata. I suoi occhi veggenti non si erano sbagliati.
Aveva visto. Lei aveva visto che un giorno quel bambino avrebbe avuto una famiglia.
Cassandra Selena Hargrave era nata un piovoso giorno di giugno. Subito dopo era stata privata dei suoi poteri, quindi questi erano stati Sigillati in un’ampolla magica, poi seppellita nel Reparto delle Magie Perdute, nell’ufficio Misteri.
Come seppellito era stato anche il ricordo di quella figlia appena nata e già persa. Per quarant'anni aveva ignorato la sua esistenza, poi di colpo qualcosa in lui era riemerso. Con la coscienza d’invecchiare, Liam Hargrave aveva compreso finalmente che il suo buon nome era niente, era sempre stato niente in confronto a quella sensazione, provata tanto tempo prima: la sensazione di quella figlia fra le braccia, quella vita che lui aveva allontanato.
Ora quella figlia gli stava davanti. Una donna matura, una donna che aveva saputo vivere ed essere felice anche senza di lui. Aveva i suoi occhi…e il viso di Selena.
Jane si accorse del suo esame ma non abbassò lo sguardo. Anzi, lo sostenne.
Fino a quando non trovò il fiato per parlare.
- Sono qua per parlare di Hermione.- scandì, senza preamboli.
Liam alzò le bianche sopracciglia – Hermione?-
- Lei non sa niente.- continuò Jane, ignorandolo – Lei non sa che sono una ripudiata, non sa che sono una strega a cui sono stati tolti i poteri. Crede che io sia una donna normale e voglio che continui a crederlo.-
- Aspetta, un attimo…- il mago la fissò stralunato – Per favore, sediamoci un momento e…-
- No, non voglio sedermi.- Jane era rigida come un pezzo di marmo – Sono venuta qua solo per mia figlia, che questo le sia ben chiaro. Non voglio che sconvolga la sua vita. Se mai le parlerò voglio essere io a farlo ma per ora non ho la minima intenzione di rivelarle il mio passato. Spero di essere stata chiara.- e fece per darle le spalle ma lui, quasi impaurito nel perderla di nuovo, l’afferrò per un gomito – Ti prego, aspetta…-
- Non c’è niente che possa dirmi che m’interessi.- gli sibilò gelida.
- Ti prego.- Liam Hargrave sentì una morsa nel petto, la stessa che aveva provato alla morte di sua moglie, la stessa alla morte della sua dolce Selena – Ti prego, voglio solo spiegarti…-
- Spiegarmi cosa?- Jane ora era del tutto indifferente – Non ho bisogno di spiegazioni ora. Sono adulta ormai, ho una famiglia e anche se mi sono stati tolti i poteri vivo benissimo. Vivrei ancora meglio se sapessi che lei non gira attorno a mia figlia come un avvoltoio…-
- Bhè, è mia nipote…- abbozzò Liam.
- Che sia sua nipote è vero.- Jane serrò i palmi, divincolandosi dalla sua presa – Ma se ha un minimo di buon senso le consiglio di non presentarsi davanti a lei e sconvolgerle la vita, mi ha capito bene? Hermione non deve sapere di questa storia, almeno fino a quando non sarò io a parlargliene.- lo fissò furibonda, gli occhi dorati tanto simili a quello di suo padre che lampeggiavano per la rabbia – L’avverto…se fa del male a mia figlia me la pagherà cara.-
Rimasero impalati uno davanti all’altra, a sfidarsi come nemici, quando Hargrave, ormai stanco, decise di darle il tempo che voleva. Infilò una mano sotto il mantello e trasse fuori dall’interno della giacca una piccola ampolla rosata, dal collo lungo. Allungò la mano verso Jane e lei fissò l’oggetto, come se fosse pericoloso.
- Cos’è?- chiese, diffidente.
- Una cosa che tua madre vorrebbe che tu riavessi.- le disse, mentendo un poco visto che anche lui desiderava con tutto se stesso che quell’ampolla tornasse a sua figlia. Nominare Selena parve essere la mossa giusta perché Jane la prese con tocco leggero, evitando accuratamente di sfiorarlo, poi dopo avergli scoccato uno sguardo duro gli voltò definitivamente le spalle e sparì nell’ombra dei corridoi, lasciando il vecchio magnate ad aspettare.
In fondo, ormai, era solo questione di ore.

Harry Potter uscì dalla torre del Grifondoro, imprecando contro Ron che l’aveva lasciato perdere tempo sotto la doccia quando l’appuntamento con Lucilla era alle dieci e mezza! Perché doveva sempre essere in ritardo?
Come minimo Hermione l’avrebbe preso a scarpate per quel quarto d’ora di ritardo.
S’incamminò fischiettando verso le scale che sembravano leggermente impazzite. Continuavano a muoversi, non seguivano più il filo logico e orario che Harry in sette anni aveva iniziato a capire. La camera di Tristan era al quarto piano ma non c’era verso di salirci…sembrava che lo facessero apposta a portarlo lontano.
Imprecando, finì verso nell’ala della Torre di Astronomia. Da lì c’era un’altra congiunzione e sperava che quelle scale fossero meno impazzite di quelle sotto Grifondoro, ma sognava porcellini con le ali.
- Ma che cazzo succede?- bofonchiò rabbioso, dando un calcio a un gradino.
- Harry!-
Si girò di scatto verso la tromba delle scale che saliva fino alla torre. Qualcuno lo stava chiamando.
- Harry! Vieni siamo qui!-
Era la voce di Ron. Potter, stranito, salì velocemente i gradini poi entrò nella classe della Cooman.
Quella rompiscatole doveva essere a cena con Silente e gli altri. Meno male, pensò aggirandosi fra tavolini e tende di perline. – Ragazzi?- urlò ad alta voce – Siete qua?-
Dalla stanza non giunse rumore ma dalla terrazza della torre su cui era proibito andarci senza professore giunsero dei suoni. Dei passi. Istintivamente mise mano alla bacchetta ma poi lasciò perdere. Forse Ron e Blaise avevano deciso di andare a fare l’ultima cavolata dell’anno. Così salì la scaletta di pietra che portava in terrazza, uscendo dalla botola e arrivando all’aperto.
Il cielo stellato illuminava il cornicione, alcune fiaccole languivano sui parapetti di pietra.
Qualcosa lo spinse ad avvicinarsi. Guardò in giù, senza sentire vertigini…poi dei passi alle sue spalle lo fecero voltare.
- E tu che diavolo ci fai qua?- sibilò Draco Malfoy, fissandolo storto.
Il biondino si levò il mantello scuro dalla testa. Si era aspettato di trovare Hermione, per parlare di quello che era accaduto quel giorno e di come avevano litigato e invece ci trovava lo Sfregiato.
- Che ci faccio io? Che ci fai tu!- replicò il Grifondoro, sospirando per il sollievo e notando un pezzo di carta che il biondo teneva in mano - E non girare col mantello, potrei scambiarti per tuo padre! Che cavolo ci fai qua, si può sapere?-
Il Serpeverde incrociò le braccia al petto, altezzoso – Devo vedere la mezzosangue. Mi ha chiamato lei.-
- Hermione è con Lucilla adesso.- replicò Harry ruvidamente.
- Mi ha mandato questa.- e gliela fece vedere in modo poco amichevole. Potter notò la calligrafia della sua migliore amica, quindi forse era il caso che levasse le tende se non voleva assistere ai loro promiscui incontri.
Una folata di vento gelido però li prese entrambi in pieno. Sgranarono gli occhi, ricordando bene quella sensazione…
Dal buio, una sagoma di donna uscì sinuosa dalle tende di perline, arrivando fino a loro.
I suoi occhi blu risero di loro, chiusi in trappola.
Lumia Lancaster batté le mani, sogghignando con le sue belle labbra violette – Ecco i miei cuccioli fuggiti..- sussurrò. Dicendolo si passò velocemente la mano sulla gola, facendo in modo che dalle loro bocche non potesse uscire neanche un suono. Infatti, quando cercarono di gridare dalle loro labbra non uscì un fiato, almeno fino al momento in cui Lumia non fece calare una sorta di cupola trasparente sulle loro teste, isolandoli dal resto di Hogwarts.
Le loro corde vocali bruciarono ma poterono parlare ancora.
- Cosa fai qua?- sibilò Harry rauco, alzando veloce la bacchetta.
- Cosa vuoi che faccia, bambino sopravvissuto?- sorrise diabolicamente la mezzo demone, scostandosi i capelli dalle spalle – Sono qua per finire quello che ho cominciato. Nessuno mi sfugge, ricordatevelo. Non c’è riuscita mia sorella, non ce la farete voi. Ora, signor Malfoy…- fissò Draco passandosi la lingua sulle labbra – Ti offro la stessa unica possibilità che offrirò a Harry Potter. Come lui questa sera morirà…tu ora dovrai seguirmi.-
Draco e Harry si fecero indietro, le bacchette sempre più alte, le mani tremanti, la convinzione di essere sul serio nei guai. Chi poteva sentirli sotto quella cupola? Lucilla si sarebbe accorta di suo sorella?
Lumia ghignò ancora, vedendoli così tentennanti e spaventati.
- Draco, non farti rovinare quel bel faccino. Vieni con me…-
- No…- rispose, con voce tremula.
- Ragazzino…ti do un consiglio…impara a seguire gli ordini di chi è più potente di te. Accio bacchette!- sibilò e con forza incredibile le bacchette vennero loro strappate di mano. Un mago non avrebbe saputo fare tanto, pensò Harry sempre più ansante. Avevano un bel dire, di combattere contro quella demone.
Era forte. Troppo. Al di là della loro misera portata.
Le bacchette rotolarono fuori dalla barriera, all’interno della classe di Divinazione, poi Lumia tornò a osservarli.
- Siete imprudenti, mocciosi.- disse pacata – Se rischiassi la vita non andrei in giro da sola.-
- Aspetta che ti prenda Lucilla fra le mani!- ringhiò Harry furibondo – Ti sei cacciata da sola nella fossa dei leoni!-
- Spiacente Potter.- replicò tranquilla, giocando frivolamente coi capelli mossi – Ma non è ancora scoccata la mezzanotte. Solo allora inizieranno i giochi.-
- Ma di che parli?- Draco non capiva.
- La maledizione. Il pentacolo.- Lumia scosse il capo, quasi con compatimento – Dio, ragazzini…sapete qual è il vostro problema? Non sapete prevedere gli attacchi. Solo perché ho aspettato tranquilla per più di un mese e mezzo credevate che avessi ceduto? Sbagliato. Ho atteso e vi strapperò le ali quando più sarete deboli. Fra poche ore tutto avrà inizio ma non ve ne accorgerete. Nessuno vede subito gli effetti…se non un Veggente.-
- Tu hai perso il senno…- sussurrò il Serpeverde.
- No, siete voi che non l’avete mai avuto.- rispose la Lancaster girandosi fra le dita affusolate la sua lunga bacchetta – Comunque avremo presto tutto l’aiuto che ci serve. Cattureremo la Veggente e presto voi ragazzini sarete solo un ricordo. Gli Auror non vi salveranno ancora a lungo, Tristan specialmente. Ma ora basta parlare…- schioccò le dita e i due maghi si sentirono quasi sollevare da terra per il collo. Scalciando a mezz’aria, la videro arrivare sempre più vicina, fino a pochi passi. Godeva nel vederli così indifesi. Era una sensazione che provava già da troppo tempo, pensò Harry in un ultimo sprazzo di lucidità. Per da quel momento in poi tutto fu molto vacuo…
Ricordò la mano di Lumia al collo di Draco. Sentì il suo gemito strozzato…e poi il grido rabbioso della mezzo demone quando Malfoy prese forma di serpente e la morse fra il pollice e l’indice. Il dolore per quei denti acuminati nella carne dovette farle perdere il lume della ragione perché la sua telecinesi parve impazzire.
Harry, ancora sollevato da terra, venne scaraventato con forza giù dal cornicione…e Draco, ancora sotto forma serpentina, volò giù insieme a lui. Coi loro corpi spaccarono la barriera luminosa di Lumia.
Questa si ruppe in mille frammenti brillanti. Harry, cadendo, non riuscì più a distinguerli con le stelle.
Stava cadendo, ragionò. Stava cadendo e non poteva fare più niente.
Sentiva l’aria sulla pelle, sul viso, gli occhiali erano caduti sulla torre mentre Malfoy cadeva attorcigliato addosso a lui. Di certo non se la sarebbero cavata quella volta.
Eppure qualcosa si dibatteva dentro di lui. Sentiva come se dentro avesse …una forza che lottava per uscire.
Come una bolla d’aria. Sembrava avere dentro mille bollicine che friggevano. Stavano per esplodere…
Doveva fare qualcosa, sentiva di dover liberare quella forza dalle catene.
E fu stupendo.
Quella bolla di luce si allargò fino ad esplodere e scoppiò non in bolle di magia…ma con un battito d’ali.
Un’aquila di un color marrone dorato intenso scese nel giardino della scuola di Hogwarts planando dolcemente, con un lungo serpente bianco fra gli artigli. A due metri dal filo dell’erba i due ripresero forma umana con uno strambo PUF, in una specie di nuvola colorata e caddero al suolo con un tonfo, storditi e devastati.
Il silenzio dei deficienti aleggiò sulle loro testoline semi distrutte, lasciando fra i due maghi una sensazione di dejà vu che ormai sembravano conoscere molto bene.
- Cazzo…- Draco rimase steso sulla schiena, non sentendosi più le vertebre.
- Oddio…- Harry invece aveva il sangue al naso e si portò le mani alla testa che sembrava si stesse spaccando in mille pezzi – Dio…- mugugnò ancora – Bella stronzata…-
- Ma che accidenti hai fatto?- alitò Malfoy, ancora spalmato a terra.
- Ti ho salvato il culo…-
- Fa male la testa eh?- sibilò Draco a quel punto – Bella cosa essere un Animagus, Sfregiato.-
- Cazzo, mi sembra di sbriciolarmi…- Potter si buttò a faccia in giù, strisciando come un verme. Si pulì il sangue del naso con la manica della felpa e avrebbe usato anche il mantello di Malfoy se solo fosse riuscito ad allungare il braccio. Appoggiò il capo sull’erba umida di rugiada notturna, letteralmente distrutto.
– Non mi sono mai sentito così male in vita mia… Cosa sono diventato?!?- chiese poi, di colpo cosciente della sua trasformazione. Cavolo, ce l’aveva fatta davvero quella volta! Era diventato un Animagus finalmente!
- Un’aquila.- bofonchiò Draco in risposta. Anche lui quasi non ci credeva. A parte la relativa incazzatura perché Potter gli aveva salvato davvero le chiappe, era furibondo con se stesso per essere stato tanto idiota da cascare in una trappola così semplice. Hermione non avrebbe mai avuto motivo di mandargli una lettera. Lei lo prendeva in disparte e basta e se mai fosse venuta a sapere che lui e lo Sfregiato erano stati tanto deficienti da restare in quel luogo isolato da soli con la scuola piena di Mangiamorte…bhè, di certo li avrebbe uccisi a suon di Cruciatus. Come avevano potuto essere così stupiti? Lui poi! Si stava servendo a quei Mangiamorte su un piatto d’argento!
- Cazzo…- imprecò iracondo, dannandosi l’anima e cercando di mettersi seduto – Che facciamo Potter?-
- Trova una carriola e riportami dentro…- alitò il moribondo, ancora immerso con la faccia nell’erba soffice.
- Non dire stronzate, che cazzo facciamo adesso?- gli ringhiò il biondo esasperato.
- Adesso siete in un bel guaio, voi due.-
Si voltarono entrambi di scatto, timorosi che Lumia fosse tornata per finire le loro misere e stupide vite ma la sfiga era davanti a loro, in forma ben più pericolosa: Piton e la Mcgranitt li avevano visti schiantarsi dall’alto e le loro facce interrogative erano molto chiare. O spiegazioni, meglio se convincenti, o tanti di quei casini da far passare la voglia!
Si, erano davvero nella merda fino al collo quella volta, pensarono ributtandosi a terra con un gemito.

 

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38° ***



 

Il tamburellare delle unghie della Mcgranitt sulla preziosa scrivania di mogano non fece altro che peggiorare la terribile emicrania di Harry Potter.
Quella notte d’inizio giugno dei suoi diciotto anni non se la sarebbe mai scordata.
Come diceva sempre Hermione, nessuno scordava la prima volta in cui si diventava Animagus. E lui, Harry Potter, aveva finalmente trovato la sua forma. L’aveva trovata cadendo dai trentacinque metri della Torre di Astronomia insieme a un serpente bianco lungo quasi due metri che altri non era che Malfoy. Draco Malfoy.
Un nome, un perché.
Era diventato un’aquila a quanto diceva Malferret. Un’aquila perfetta che a differenza di Hermione non si era spiaccicata alla sua prima uscita in volo. Comunque ne era andata della loro vita e se l’erano salvata anche quella volta, lui volando e Malfoy a suon di morsi. Quasi non riusciva a credere di essere vivo! Non riusciva a credere di essere volato giù dalla torre e di essere sfuggito dalle mani di Lumia dei Lancaster per poi finire nelle grinfie infide della Mcgranitt e di Piton.
Anche il professore di Pozioni, si vedeva bene, era particolarmente incazzato.
Ma Harry era troppo esausto e dolorante per pensare a difendersi e alle conseguenze.
Si tenne la borsa del ghiaccio sulla testa, senza trarne il minimo beneficio.
Draco, al suo fianco, si limitava a stare in silenzio. Odiava entrare in quell'ufficio, anche se in sette anni era accaduto solo una manciata di volte. Non poteva sopportare di stare lì, di fronte alla Regina Frustatrice del Grifondoro, come se anche lui fosse stato un deficiente che faceva parte dell'esclusivo Club Harry-Spacco-Il-Mondo-Potter. Stava totalmente svaccato in poltrona, con quell’aria verso la Mcgranitt che nessuno osava esprimere. Come se non avesse paura di lei…e in effetti neanche avrebbe voluto starla a sentire, ma Piton era stato irremovibile per una volta. Dannato.
Alla fine la professoressa si mise in piedi, il viso indurito dalla collera.
- Io…io…- sibilò con le mani sui fianchi – Io sono senza parole!-
- A chi lo dice…- borbottò Malfoy a bassa voce.
- Non fare lo spiritoso signor Malfoy!- lo rimbeccò secca – Siete nei guai seri tutti e due questa volta! E sembrate non capirlo! Vi abbiamo dato un milione di possibilità: siamo passati sulle vostre risse, sui vostri litigi, sui mille disastri che voi due insieme avete provocato in sette anni solo per il vostro non andare d’accordo ma credevamo aveste capito con la minaccia della sospensione… oh no! Questa volta avete passato il segno!-
- Senta, guardi che non è colpa nostra…- iniziò il biondo ma la strega lo zittì, sempre più rabbiosa – Non ho finito! Vi abbiamo visti precipitare dal cielo! Ma vi rendete conto che dal primo piano avreste potuto rompervi l’osso del collo?!- strillò a quel punto, con Piton che non faceva niente per fermarla – Avreste potuto morire! Siete due sciocchi! Due sciocchi ragazzini senza cervello!-
A quel punto Draco sbottò con voce altrettanto alta – Non eravamo al primo piano!-
- A no?- la Mcgranitt fece un mezzo ghigno ironico – E dov’eravate di grazia? Al settimo?-
Il Serpeverde tacque, fissando Harry di striscio…il silenzio si protrasse a lungo, coi due professori che li fissavano incalzanti quando Potter decise di dire la verità per una volta nella sua vita. Si tolse la borsa del ghiaccio dalla fronte, cercando le parole adatte – Eravamo…ecco, eravamo in cima alla torre. Quando è arrivata Lumia…-
I due adulti sbiancarono, allargarono gli occhi e la Mcgranitt dovette risedersi – Lumia…Lumia era qui?-
- Si.- Harry annuì lentamente – Ci ha attirati lì con una trappola. Poi ci ha tolto le bacchette, devono essere ancora nella classe della Cooman se vuole controllare…poi ha cercato di uccidere me e portarsi via Malfoy.-
Piton socchiuse le palpebre, contando fino a dieci…
- E…siete sopravvissuti a Lumia…-
- Si.- Draco fece una smorfia – L’ho morsa…e ci ha buttati giù…-
La Mcgranitt credette di aver capito male – Come prego? Che ha detto signor Malfoy?-
- Ci ha buttati giù dalla Torre di Astronomia.- ridisse Harry, guardandola in cerca di comprensione.
A quel punto i due insegnanti tacquero ancora.
- Vi ha buttati giù dalla torre ed eravate senza bacchette…- alitò la strega, ricordando di come li aveva visti cadere sull’erba a peso morto poco prima – Ma come…come avete fatto?-
Ci fu un altro lungo silenzio. La Mcgranitt continuava a fissarli senza capire, del tutto sgomenta e anche Piton faticava a dare un senso alla situazione visto che avrebbero dovuto spalmarsi sul prato esterno come marmellata quando Harry, con una mano sulla bocca, mugugnò la verità – …agus…-
- Cos’hai detto Potter?- sibilò Severus - Alza la voce, non fare il moccioso.-
- Animagus…- borbottò a voce più alta, aspettando la bomba. E infatti quella venne e anche parecchio forte.
- Hai detto Animagus?- la Mcgranitt era pallida come un cencio – Voi due… voi due siete… Animagi?-
- …Si…- dissero in coro, un po’ reticenti.
- E da quanto?- chiese a quel punto Piton, sconvolto e strabiliato visto che la sua collega che non aveva più voce.
- Io da circa un mese…- abbozzò Malfoy.
- Io da neanche mezz’ora.- buttò lì Potter, facendo un mini sorriso angelico.
Come previsto, a quel punto scoppiò il vulcano Mcgranitt. E si mise a urlare come un’ossessa. Forse la peggiore sgridata della sua carriera scolastica, tanto che il grifone e il serpente quasi si strinsero le mani, un pelino terrorizzati che prendesse un bastone e li pestasse a sangue. Sbraitò tanto che i fantasmi della scuola si misero tutti a origliare alla porta e quando la finì di urlare, Silente ebbe il coraggio di mettere il naso nello studio della strega, preoccupato per la sua stessa vita.
- ALBUS!- strillò, vedendolo sulla soglia.
- Minerva, mia cara…- disse il vecchio preside, un po’ timoroso – Tutto bene?-
- Non c’è niente che va bene!- ululò additando i due giovani maghi – La sai la novità? Abbiamo due Animagi fra noi! E si sono guardati bene dal dire che stavano facendo esperimenti del genere! Per non parlare del fatto che sono caduti circa mezz’ora fa da un’altezza di trentacinque metri e fortunatamente non si sono fatti niente! Ma tu guarda che strano… parli di guai e saltano sempre fuori i soliti due nomi!-
Silente aveva capito solo Animagi perché della visita di Lumia era già a conoscenza.
- Così abbiamo due Animagi.- bofonchiò, andando a sedersi in poltrona – Sono davvero curioso ragazzi. Abbiamo tutta la notte per parlare di questo avvenimento e anche per raccontarmi di cos’è accaduto con la deliziosa sorella di Lucilla. Prego, sono tutt’orecchi ragazzi miei.-
- Ecco, signor preside…- Harry si teneva la testa, rotta da tutti quegli strilli abominevoli – Non è stata colpa nostra…-
- Cioè non volevi esercitarti a diventare un Animagus Potter?- sibilò Piton rognoso.
- No, cioè si… nel senso che Lumia ci ha attirato in una trappola ma poi siamo finiti giù dal cornicione. Per salvarci l’unico modo era quello di usare le nostre capacità e…-
- Dimmi in che cosa ti trasformi, avanti!- lo esortò la Mcgranitt.
- Malfoy, che ha visto, dice un’aquila.- rispose Harry pacato.
- E tu Draco?- gli chiese Severus con aria quasi orgogliosa.
- Un serpente.- rispose il biondino non molto allegro.
- Così…fatemi capire bene…- disse Silente dopo mezz’ora, alla fine di una lunga spiegazione – Il signor Malfoy ha morso Lumia alla mano mentre vi faceva galleggiare in aria. Facendolo, ha perso il controllo della telecinesi e vi siete ritrovati a cedere a peso morto dalla torre. Così Harry si è trasformato in un’aquila per la prima volta dopo tanti esercizi e poi vi siete spiaccicati come prugne in giardino, è corretto?-
- Si.- annuì Potter esausto.
- Bhè, allora direi che per la prima volta questi ragazzi hanno fatto gioco di squadra no?-
- Albus non fa ridere!- se ne uscì la Mcgranitt esasperata – Sai perfettamente bene che è illegale a Trasfigurazione Animale senza l’autorizzazione e la schedatura al Ministero! Se qualcuno venisse a saperlo passerebbero un bel po’ di guai. Potrebbe pregiudicare il loro futuro! Non sono come Lucilla che può permettersi di calpestare la faccia di Caramell!- così fissò arcigna i due maghetti – Voi due, finita la riunione con i genitori, verrete a Londra con me per farvi registrare, sono stata abbastanza chiara? Vi accompagnerò personalmente! Non voglio sentire storie e non fare quella faccia, Potter!-
- Minerva, io avrei un’altra domanda…- si mise in mezzo Piton, sarcastico – Non per sminuire i ragazzi ma per quel che ne so io, nessuno dei due ha una certa predisposizione per la Trasfigurazione, o sbaglio?-
- No, in effetti sono molto stupita.- replicò acida mentre Draco faceva una smorfia sarcastica nella sua direzione – Ma credo di sapere chi può averci messo lo zampino. Una persona che questi due conoscono molto bene.-
- Guardi che se parla di Lucilla…- iniziò Harry.
- No, non parlo di lei. Lucilla non ha la pazienza necessaria.- frecciò la strega, fissandoli eloquente – Parlo, signor Potter, dell’unica persona con un po’ di buon senso che tu ascolti da quando hai 11 anni. E parlo, signor Malfoy, della persona che è riuscita a metterti in testa che la Trasfigurazione è una materia essenziale per un mago. Parlo di Hermione Granger. E ora vi sarei grata se mi diceste in che cosa si trasforma la signorina. Grazie.-
- Ma…Hermione non farebbe mai niente di nascosto…- abbozzò il moretto blandamente.
- Già…- disse anche Draco, molto poco convinto.
- Avanti, non sono stupida!- sbottò la Mcgranitt – Hermione Granger è l’unica che può avervi dato le coordinate adatte per svolgere esercizi di questo tipo! Deve aver imparato molto prima di voi. Fuori l’immagine!-
- …Un corvo…- bofonchiarono imbronciati.
- Un corvo?- Silente alzò un sopracciglio con aria pensierosa – Che animale sinistro per una come la signorina…-
- Albus non mi pare il momento adatto.- continuò la Mcgranitt imbestialita – Adesso faccio venire sia la signorina che i vostri genitori e poi…- ma si bloccò di colpo, alla faccia dei due ragazzi. Harry le stava chiedendo silenziosamente chi volesse chiamare e Draco la stessa cosa visto che probabilmente suo padre era stato il primo a mandare Lumia.
La strega sbuffò, rimettendosi seduta.
- Prendete due biscotti.- disse brusca, facendo galleggiare la scatola verso di loro.
- Cosa?- allibì Malferret, credendo di aver capito male.
- Non fare domande, è meglio.- gli sussurrò Harry, prendendo uno Zenzerotto di mala voglia.
Attesero in silenzio, sbocconcellando dolci, fino a quando Gazza non ricomparve sulla soglia aperta non solo con la Grifoncina ma anche con Lucilla, la cricca di Tristan, qualche Cacciatore, Ron, Blaise, Neville ma anche Jane Granger e Narcissa Malfoy.
Mentre Piton spiegava qualcosa alle due donne, Hermione entrò nello studio con passo incerto.
- Siediti signorina Granger.- le disse la Mcgranitt, con tono molto più gentile. Rapidamente, dopo una breve scusa per averla prelevata dalla camera di Tristan e dalla riunione di cui tutti sembravano essere a conoscenza, la professoressa le spiegò la situazione.
E quando la Grifoncina capì che si erano schiantati da un’altezza di trentacinque metri, quasi sbiancò.
Si volse verso i due, senza crederci.
- Si sono salvati Trasfigurandosi.- l’aiutò la professoressa – Il signor Potter è finalmente riuscito a trovare l’immagine, signorina Granger. Mi dicono che anche tu ne hai trovata una da un pezzo.-
Hermione, dopo un breve sospiro e le facce di scusa dei due disgraziati, annuì con aria colpevole.
- Ho iniziato a studiare il metodo da sola dopo la morte di Sirius.- ammise, strabiliando anche Harry e Draco – Ho cercato fra i libri che conoscevo ma come ben si può immaginare non ho trovato tracce. Sirius aveva parlato con me di come fare ma come avevano fatto lui e il padre di Harry a loro tempo, dovevo fare anch’io.-
- Provare da sola intendi.- l’aiutò Silente interessato.
- Si,- rispose con tono di sussiego – così in questi anni ho cominciato a leggere nei momenti liberi dei libri di Focalizzazione, per la ricerca interiore di immagini che potevano aiutarmi nella trasformazione ma ho cominciato a fare esercizi seri solo dopo Natale di quest’anno. Poi Lucilla mi ha dato alcuni suoi libri proibiti…- vide la Mcgranitt arricciare un po’ la bocca con aria omicida – Sono…sono molto più chiari in queste cose, sapete. A casa sua sono diventata Animagus a tutti gli effetti. Sono un corvo, se vi può interessare…-
Da quel momento tacque, aspettando una sonora sfuriata.
Attese che il preside e la loro coordinatrice decidessero della punizione, quando la Mcgranitt parlò ancora – Voi tre verrete con me, a farvi registrare al Ministero, dopo che tutto questo sarà finito. Non voglio che questa vostra capacità arrivi a orecchie indiscrete prima del tempo.- si versò del the, mentre Silente guardava i ragazzi con uno strano sorriso – Prima che usciate,- continuò la strega – vorrei che faceste una cosa per me. Ora che siamo fra noi.-
- Sarebbe?- chiese la Granger, un po’ timorosa visto che non aveva dato punizioni ma soprattutto sospensioni.
- Mi fareste vedere?-
I tre sbatterono gli occhioni. La vecchia torturatrice stava dando i numeri per caso?
- Avanti, non vi ho chiesto la luna!- borbottò la Mcgranitt – Voglio solo vedervi all’opera.-
Draco fece una strana smorfia, cercando solidarietà coi due Grifondoro ma alla fine fece come voleva la megera. Non sapeva che razza di soddisfazione fosse per lui mostrare finalmente alla befana che era un Animagus!
Con un ghigno di perversa goduria prese la sua forma serpentina, arrotolandosi sulla poltrona e sibilando gioioso.
La Mcgranitt non fece commenti ma quando lui tornò normale si vedeva che l’aveva stupita…e che era anche orgogliosa di lui. Draco pensò che in fondo non era una brutta sensazione.
Anche Harry ci riprovò per non essere da meno di Malferret, ma restò in forma di rapace per pochi secondi. Quando tornò umano il suo mal di testa era diventato una specie di buco nero. Alla fine toccò a Hermione che con un’eleganza che pochi potevano permettersi, strappò alla sua professoressa di Trasfigurazione un vero e proprio sorriso di apprezzamento. Quando rientrò Piton, i tre videro sulla soglia anche Jess, Tristan e Lucilla.
- Non possono dormire nei loro dormitori.- scandì la mezzo demone seria, senza tanti preamboli.
- E dove vuoi mandarci scusa?- chiese Potter, levandosi la borsa dagli occhi verdi – E poi credi davvero che tornerà?-
- Come hai potuto vedere anche tu, noi Lancaster non lasciamo mai le cose a metà.- sentenziò Lucilla con un ghigno amaro – Preside, ho sistemato la guardia per la notte e avvisato chi dovevo ma questi quattro non possono stare nei loro dormitori stanotte, specialmente Draco. Nei sotterranei c’è un covo di serpi e hanno già rischiato l’osso del collo una volta stanotte.-
- Questo è vero.- scandì Silente tranquillo – D’accordo mia cara, ti lascio carta bianca. Occupati pure dei ragazzi fino a domattina ma per favore, non farti vedere in giro. E non scatenare prima del tempo qualcosa che non si potrebbe riparare.-
In quel momento, a Harry tornarono in mente le parole sconnesse di Lumia. Il rintocco del pendolo…
- Cazzo…- alitò, di colpo lucido – Ragazzi, quando Lumia ha cercato di ammazzarci ha detto che era presto per dare inizio alla guerra. Ha parlato di mezzanotte…e che non ce ne saremmo accorti…Sembrava pazza ma sono sicura che a mezzanotte, fra mezz’ora, la maledizione potrebbe prendere potere!-
- Che diavolo aspettavate a dircelo?- sbuffò Clay scocciato – E adesso che si fa? In mezz’ora poi!-
- Hai detto che vaneggiava di qualcosa di cui non ci saremmo accorti…- disse Lucilla pensierosa, continuando a guardare il bambino sopravvissuto – Forse l’Incanto Sercto che hanno usato su questo pentacolo era tanto grande che la maledizione prenderà forza lentamente. In effetti potrebbe scattare al rintocco della mezzanotte ma i suoi effetti potrebbero anche non vedersi per giorni.-
- Lucilla ha ragione.- Piton tirò fuori dagli scaffali della Mcgranitt una vecchia pianta del perimetro di Hogwarts – La scuola è molto grande, per non parlare della concentrazione magica di energia positiva che tutti noi maghi portiamo con la nostra sola presenza. La nostra magia dovrebbe rallentare notevolmente il processo, unita alla stazza del castello.-
- Bhè, quanti siamo qua dentro?- Milo si faceva i suoi calcoli – Più di quattrocento persone direi.-
- Si, siamo in molti ad avere energie positive e la maledizione è in netto svantaggio…- disse Sphin ma Harcourt non era affatto tranquillo. Essendo un Sensimago per nascita, percepiva ogni singola onda magica in un raggio piuttosto vasto di terra, anche su piani diversi…e lui quel maleficio lo sentiva nell’aria. Stava cadendo sulle loro teste come una tenda di nebbia. – Siamo quattrocento qua dentro…e se la maledizione si compie potrebbe essere una strage.-
- Non può compiersi tanto in fretta.- insinuò Tristan.
- No Mc?- frecciò Clay ironico – Fatti due conti. Ci saranno una trentina di coppie di Mangiamorte da cui un pentacolo nero può trarre magia oscura. Per non parlare di tutte le creature che nel loro organismo uniscono luce e tenebre.-
- Io e Milo per esempio.- sibilò Lucilla cupamente – In me c’è abbastanza forza per radere al suolo questo posto.-
- Sciocchezze.- Silente si mise in piedi, andando alla finestra dello studio con la sua aria tranquilla – Ragazzi, capisco che siate molto provati da questa rivelazione e che qui a scuola in questo momento siano molte le persone da salvare ma non dimenticate che questo pentacolo è stato costruito sulle vite di persone innocenti.-
- Non capisco dove vuole arrivare…- disse Tristan corrucciato.
- L’Incanto Surgis…- sussurrò Lucilla sgranando gli occhi azzurri – Me n’ero scordata!-
- L’Incanto Surgis?- alitò Hermione, evidentemente allarmata – Ma è un suicidio! Tutti i maghi che in questi secoli ci hanno provato sono morti!-
- Io non sono tutti i maghi, Hermione.- rispose la Lancaster con un ghigno di sfida – Grazie, Silente. Mi era totalmente passato di mente, non so perché! Ora posso sistemare Lumia e anche cercare di salvare la scuola…almeno, possiamo provare perché non so se le anime risponderanno…-
- In che cosa consiste questa magia, scusate?- chiese Ron, appoggiato alla poltrona di Harry con Blaise.
- Si tratta di una magia proibita,- disse Hermione col suo tono professionale – ma non perché sia magia oscura. Si tratta invece di una delle magie più antiche del mondo. In passato si usava per comunicare coi morti, ma secoli fa è stata bandita come pratica perché il mago che la invocava ne restava tanto debilitato che moriva in pochi giorni. È una magia potentissima, da suicidio. Ma se funziona…cioè, se Lucilla come penso la farà funzionare, potremmo richiamare dalle cinque punte del pentacolo tutti gli innocenti che sono morti e con la loro forza positiva potremmo spaccare la stella nera. In questo modo il maleficio si scioglierebbe.-
- Si ma…- Harry guardò il gruppo un po’ preoccupato – Se Lucilla fa questa magia…chi si occuperà di Lumia?-
- Io.- rispose Jess dopo un momento di silenzio – La terrò occupata il tempo necessario per dare a Lucilla il tempo di riprendersi, non temere.-
- Ma Tristan l’altra volta è quasi morto!- saltò su Blaise – Jess sei impazzito?!-
- Non vedo altra soluzione,- replicò il biondo con tono piatto – e poi sono l’unico a potermi confrontare con lei in questa determinata situazione. Mentre Lucilla, Milo e Clay richiameranno i morti degli ultimi mesi, Tristan, Sphin e i Cacciatori staranno con voi per proteggervi.-
- Io preparo delle pozioni per rimettervi in forze, ne avrete bisogno.- sentenziò Piton verso gli Auror.
- Ragazzi…- Tristan sospirò, guardandoli serio – Spero vi rendiate conto che questa volta ci sarà da combattere sul serio. Dovrete impugnare tutti quanti la bacchetta per difendervi. O verrete uccisi sul serio.-
I Grifondoro, che già avevano combattuto in passato, annuirono lentamente ma in piena coscienza.
Blaise e Draco invece non dissero una parola. Si limitarono a guardarsi di striscio, per poi tornare a volgere lo sguardo su Tristan. Il loro professore sospirò, passando loro una mano sulle teste – So che non è facile per voi…specialmente per te, Dray.- disse con tono dolce, osservando la collera e il gelo negli occhi grigi del biondino – Ma siamo arrivati fin qua e bene o male sei con noi. So che non ti va, so che non vuoi altro che essere lasciato in pace ma sai anche che Lucilla è l’unica in grado di poterti dare una speranza. Quindi, per favore…resta sempre con gli altri. Stai vicino a Hermione e Harry e questa notte fa come ti dicono i ragazzi. Io andrò di ronda ma voi seguite le indicazioni del preside e di Jess, va bene?- gli prese il viso fra le mani, costringendolo a guardarlo in faccia – Draco, va bene?-
Malfoy pensò a quanto fosse divertente quella situazione.
Da un lato, chi aveva odiato per anni lo voleva salvare. Dall’altro, chi si era proclamato la sua famiglia lo voleva morto.
- Ok.- sussurrò malinconico, senza più una parola.
- Va bene…- Tristan lo lasciò andare, passandogli una mano sulla spalla – Stanotte andrete a dormire in camera mia. Abbiamo fatto comparire quattro letti, ci starete tutti. Milo resterà all’interno a controllare mentre nei letti di Draco e Blaise mettiamo dei sosia incantati. I vostri genitori invece li ho già avvisati prima.- disse quindi, rivolto al trio miracoli – Hermione, tu dormirai con Lucilla nella Torre Oscura.-
- D’accordo.- annuì la Grifoncina.
- Domani mattina alla partita di quidditch comportatevi come al solito.- disse Silente tornando a sedersi in poltrona con una nuova calma – Fate quello che fate sempre alle partite.-
- Del tipo?- chiese Harry.
- Del tipo prendervi a bastonate con le scope.- sibilò Piton sagace – O scatenate una rissa in campo già che ci siete.-
- Ma…signore è sicuro?- allibì Draco a quel punto.
- Si, deve sembrare tutto normale.- annuì anche Lucilla – Prendetevi a pugni se può servire a far credere a tutta Serpeverde che fra voi due non è cambiato niente.-
- Infatti non è cambiato niente!- ringhiò Malfoy rabbioso.
- Già.- disse Potter con altrettanta acredine.
- Oddio, non cambierete mai!- sbuffò la Mcgranitt – Forza, prendete un ultimo biscotto e andate a letto. Domani avete la partita. Capito Potter?-
- Si, domani abbiamo la partita…- fece stralunato, poi capì e sorrise – Certo, dobbiamo vincere.-
- Stessa cosa, Draco.- disse anche Piton, come se la loro vicina dipartita non fosse nulla di grave – Niente chiacchieratine sulle scope e niente salotto come fate di solito tu e il signor Potter, intesi?-
- Si,- bofonchiarono annoiati – è tutto?-
- Potete andare tutti quanti.- disse Silente con un sorriso indulgente – Forza, andate a letto e non preoccupatevi di nulla. Ma tenete le orecchie aperte e siate pronti al pericolo. Sogni d’oro, ragazzi.-

Sogni d’oro diceva Silente…
Cazzate in libertà!, pensavano Harry e Draco dormendo nella stessa stanza.
Si rigirarono nel letto fino a tardi, facendo capire benissimo all’altro che erano molto tesi ma infischiandosene, tornarono a pensare a quello che li aspettava.
Il Grifondoro notò che ormai il pericolo su di lui non scatenava più una paura incontrollabile. Ormai sapeva gestirla. Sapeva essere prudente, coi nervi all’erta. Come Hermione, aveva imparato a restare lucido.
Rischiava la vita? …forse…ma per l’ultima volta.
Lo sperava tanto. Sperava con tutto il cuore che finalmente quella sarebbe stata l’ultima volta.
E in un angolo recondito del suo cuore, anche Draco Malfoy pregava con tutta l’anima che finalmente giungesse il giorno fatidico. Per capire se il suo destino era fra i morti…o i vivi.
C’era solo una cosa poco chiara in tutta quella situazione. Sua madre.
Sua madre che era rimasta fuori dallo studio della Mcgranitt, sua madre che aveva visto per la prima volta veramente interessata a lui. Gli occhi di Narcissa Malfoy, lucidi di lacrime.
Ma che diavolo stava succedendo?, si chiese angosciato. Possibile che sua madre fosse sempre stata interessata a lui?
Possibile che quel tenerlo lontano, fare come se fosse stato invisibile, avesse avuto un motivo più fondato che il suo disinteresse come madre? Voleva andare in fondo a quella storia ma temeva che anche Narcissa fosse coinvolta.
Non avrebbe sopportato di farsi consegnare al patibolo proprio da sua madre.
Per lui sarebbe stato troppo.

Alle cinque di mattina, Lucilla aprì gli occhi senza sbattere minimamente le palpebre, come se non avesse dormito per nulla. Lo fece quando sentì le labbra morbide di Tristan sulla tempia che la svegliavano dal suo limbo tetro per riportarla nel mondo di luce. Si mise a sedere lentamente nel grande letto, osservando Hermione che ancora sonnecchiava, raggomitolata sul fianco sinistro.
Sorrise appena, alzandosi e seguendo l’Auror sulla terrazza della torre.
Il sole stava per sorgere da piccole e soffici nuvole rosa e arancioni. Uno spettacolo bellissimo.
Ma segnava l’inizio di una giornata che probabilmente, davanti a una clessidra, non avrebbe avuto fine. Anche lei, come Clay, sentiva sulle loro teste quella spada di Damocle. La maledizione era lì, con loro.
E attendeva lenta, si sgranellava come un melograno maturo, chicco per chicco. Paziente.
Guardò attenta l’aspetto di Mckay. Tristan aveva qualche graffio leggero sulle guance ma nel complesso stava bene.
- Sono stato a Londra.- disse a bassa voce, per non svegliare la Grifoncina – Ne ho pescati un paio ma erano Mangiamorte molto poco potenti. Malfoy e Lumia non devono neanche averli presi in considerazione ma nessuno ha cantato. Tutti quelli che ho bloccato hanno ingoiato una capsula di cianuro.-
Lucilla sogghignò – Meglio morire che la vendetta di mia sorella.-
L’Auror scosse il capo – Mentre ero di ronda sono stato a Grimmauld Place.- sorrise, prendendo la mano della mezzo demone – Verranno. Per stasera saranno tutti qua. Tonks arriverà con Lupin stamattina, sotto copertura.-
- E così il vecchio Ordine riprende vita.- sussurrò la ragazza con voce sollevata.
- Già.- Mckay l’abbracciò stretta, con rinnovata speranza – Forse ce la faremo davvero.-
- Da quando non credi più ai miracoli?- gli chiese, cingendogli il collo.
- Io ci credo sempre.- rispose, scostando il capo per arrivare a pochi centimetri dalla sua bocca – Ma anche i miracoli ogni tanto hanno bisogno di una mano.- e senza più indugi la baciò, ritrovandosi subito ricambiato.
Ora Tristan poteva dire di conoscere il paradiso. Un solo bacio di Lucilla poteva farglielo intravedere.
Aveva imparato a conoscere le sue labbra morbide, esigenti, appassionate e a volte fredde.
Aveva scoperto il fuoco. Il fuoco che Lucilla aveva temuto per tanto tempo ma quella volta erano bruciati insieme.
Insieme avevano scoperto che loro due avevano il potere di far scomparire il mondo, se solo lo volevano.
Lui aveva trovato la gioia. La felicità pura, intensa. Quella che prende il cuore e la mente, che non ti lascia dormire. Quella che aveva il viso e il corpo di Lucilla. Quel corpo fantastico che considerava suo, quel corpo che considerava casa. Amava averla, amava sentirla nuda contro di lui. Adorava svegliarsi e trovarla ancora fra le sue braccia.
Impazziva avere i suoi capelli sparsi sul torace. Amava sentire le sue unghie piantarglisi nella schiena.
Avrebbe distrutto il mondo per non dimenticare mai quella sua espressione bellissima quando facevano l’amore.
Come non avrebbe mai dimenticato la sensazione di essersi perso e poi di averla ritrovata, la prima volta che l’avevano fatto. I maghi non sapevano nulla. Non sapevano come poteva essere amare un demone.
Non era la perdizione, la perversione. Non era solo lussuria.
Non era solo quello. Era di più. Era il desiderio puro di possedere qualcosa di così potente che niente sulla terra lo equivaleva. Era il desiderio di possedere un essere tanto bello e candido che ti strappava il respiro.
Amare Lucilla e stare con lei significava vivere in un altro mondo.
Si staccò da lei, prima di perdere di nuovo il controllo come ormai gli accadeva spesso.
La Lancaster se ne accorse e gli scoccò un mezzo sorriso.
- Mc…Mc…- sussurrò maliziosa – Ti si legge tutto in faccia. Non giocare mai a poker, dammi retta.-
- Lucilla, Lucilla…- fece lui, altrettanto insinuante – Non vedo l’ora che questa storia finisca per andarmene via, prendermi le mie sudate ferie e non farti uscire dalla camera da letto per una settimana intera.-
E ridacchiando la lasciò andare a vestirsi, mentre aspettavano l'ora di accompagnare Hermione a colazione. Fu Tristan stesso a farlo, adocchiando ovunque nel caso si vedessero i primi segni del maleficio. Ma anche la Grifoncina non notò nulla di particolare. Pix era molesto come sempre, gli altri fantasmi se ne stavano tranquilli e nessuno sembrava essersi accorto di nulla. Anche i genitori maghi degli altri studenti.
Tutti sembravano tranquilli, come se non fosse accaduto nulla la sera prima.
Davanti alle uova strapazzate e al bacon dovette comunque sentirsi una noiosa sgridata di Molly Weasley e anche suo padre non ci andò giù leggero, per quanto non avesse saputo niente del perché era stata chiamata nello studio della Mcgranitt la sera prima. Dopo le prediche che tutti quanti ascoltarono con un orecchio solo, attaccò la solita anima buona di Arthur Weasley che iniziò a parlare della partita e da quel momento fino alle nove poterono chiacchierare in santa pace, anche se i Weasley erano perfettamente al corrente, grazie alla professoressa di Trasfigurazione, che stava per accadere qualcosa di brutto e infatti Molly si era battuta molto, la sera prima, per depennare la partita dai loro appuntamenti ma i professori si erano rifiutati, visto che avrebbero destato sospetti.
A Erbologia tutto fu relativamente calmo. Almeno all’inizio…
Blaise e sua madre Clarissa si divertirono un sacco, Draco un po’ meno e sempre armato con la sua fedele mannaia si mise a decapitare come un indemoniato qualsiasi vegetale fosse reticente a farsi togliere i semi.
- Ti prego, cerca di avere un’aria più normale.- lo pregò Hermione a bassa voce.
- In quest’ora sono sempre così.- sibilò, senza farsi vedere da suo padre e sua madre, buttando Daisy sul tavolo – Dai, stacca le foglie a questa porcheria e poi mettiamole sotto vetro che ne ho già basta!-
Si misero seduti e un po’ meno sclerato, Malfoy concesse alla Grifoncina il suo aiuto per tritare un po’ di foglie di Ficus Agnus, una verità di pianta che diventava rosa al calar della notte quando le fate andavano a depositarci le uova.
- Sei preoccupato per la partita?- gli chiese, mentre tagliuzzavano.
- Che mi possano uccidere?- fece acido – Come no!-
Hermione lo guardò storto, quasi rabbiosa – Non è colpa mia, non te la rifare con me! Sono mesi che ti scongiuro di farti dare una mano almeno dagli Auror quindi adesso non t’azzardare a fare il sostenuto!-
Lo zittì subito, tanto che il biondino sospirò, sentendosi un idiota. L’aveva fatta proprio arrabbiare per colpe che non erano sue, fra l’altro. Ma perché si scaricava sempre su di lei? Perchè lei era tutto quello che lui non era, forse.
- Mi spiace.- bofonchiò, con evidente sforzo – Sono nervoso e basta.-
- Bhè, io non ci posso fare niente. Ma potresti almeno sforzarti di capire che Tristan e gli altri lo fanno per aiutarti.-
- Guarda che lo so.-
- Harry poi non centra niente!- sussurrò ancora la Grifoncina testarda.
- Oh, San Potter centra sempre!- abbaiò lui di rimando e non si accorse di averlo fatto ad alta voce perché Harry alzò il viso dai suoi lavori e, stupito da quello scoppio, rimase un attimo spiazzato. Poi, con nonchalance da maestro anche davanti a tanti Mangiamorte che aspettavano una sua reazione, prese una paletta piena di terriccio e gliela buttò addosso.
Draco naturalmente fece in tempo a scansarsi ma rispose al fuoco quasi subito e dovette arrivare la Sprite a fermarli, spedendoli fuori dalla serra a rinfrescarsi le idee.
- Bella mossa, Sfregiato.- ringhiò il Serpeverde furibondo.
- Hai cominciato tu, Malferret.- gli ricordò Potter tranquillo – Quanto manca alla partita?-
- Un’ora. Fra mezz’ora dobbiamo andare a prepararci.- sbuffò il biondino, accendendosi una sigaretta.
E quei trenta minuti volarono piuttosto in fretta. La Sprite, che era a conoscenza del pericolo che correvano, li lasciò fuori dalla serra n°3, lontano da occhi indiscreti, sperando che questo riuscisse a calmarmi. Purtroppo il Grifondoro e il Serpeverde erano famosi per il fatto di non poter stare nello stesso posto neanche per dieci secondi, quindi quando quelli delle squadre in partita ebbero il permesso anticipato di filarsela agli spogliatoi, quei due erano sempre più nevrotici. Se ne accorsero tutti i componenti della squadra, specialmente a Serpeverde quando Calista Caige dovette prestare le sue sigarette al capitano perché in mezz’ora aveva fatto andare tutte le ultime del suo pacchetto.
A Grifondoro invece Harry si preparava col cervello notevolmente sulle nuvole.
Non ascoltava la spiegazione della tecnica a rivolta dei Serpeverde che il suo cacciatore stava illustrando e anche Elettra era molto preoccupata per lui. La Mcgranitt, prima di entrare negli spogliatoi, l’aveva bloccata per i corridoi e l’aveva avvisata che probabilmente Harry non avrebbe dato il massimo, specialmente a causa degli avvenimenti della sera prima. La biondina sapeva anche che la loro direttrice di casa puntava molto su di lei e questo, oltre che renderla orgogliosa, la rendeva anche inquieta. La ragazza aveva il vago presentimento che quella partita non sarebbe stata per nulla come le altre che avevano affrontato in precedenza.
Gli altri invece, in quel momento, stavano prendendo posto sugli spalti.
I genitori erano molto eccitati, specialmente di Grifondoro e Serpeverde anche se i grifoni sapevano fin troppo bene che prima o poi sarebbe scattata qualche scorrettezza in quella partita.
- …e volando, devono fare centro passando la pluffa nei cerchi!- stava dicendo Arthur Weasley ai Granger – E’ uno sport molto duro ma se la cavano sempre tutti. Fred e George sono stati i battitori della squadra per molto tempo!-
- E se un bolide li prende in testa?- chiese Scott un pelo angosciato.
- Oh, la Chips rimette a posto tutto!- l’assicurò il mago dai capelli rossi, tranquillo e pacioso.
- Meno male che odi volare.- sentenziò il babbano, mentre Hermione scrutava cielo e terra con occhio vigile.
Come lei stava facendo tutta la classe del settimo anno di Grifondoro, ma anche Tristan e tutti gli Auror e i Cacciatori appostati ovunque, Lucilla in tribuna col preside, fregandosene delle occhiate di sottecchi dei Mangiamorte ma specialmente Silente, al cui occhio non sfuggiva nulla.
Alle dieci e trentacinque, Dean Thomas andò alla sua postazione per fare da cronista alla partita.
- Siamo giunti all’evento di giugno, Hogwarts!- gridò allegro, seguito da un coro di urla e fischi di tutti gli studenti abbigliati coi colori delle due fazioni – Grifondoro contro Serpeverde! Vi ricordo che le due squadre sono alla pari e contemporaneamente in testa alla classifica! Corvonero è primo con 340 punti e Tassorosso è quarto con solo una dozzina di punti in meno!- altre grida e altri cori da stadio babbano, poi Dean passò a chiamare i giocatori sapendo di apparire comunque di parte – Avanti, che entrino le squadre! PER SERPERVERDE! Portiere Terry Turner! I cacciatori Philip Fawcett, Calista Caige, Sarah Adamason! Battitori Oliver Preston e Charlie Singer! Capitano e Cercatore Draco Malfoy!-
Ai nomi urlati, seguì la sfilata verde e argentata della squadra sulle scope. Poi Dean, moltooo orgoglioso e con un ghigno da vampiro sazio, passò con un crescendo di ovazioni alla squadra della sua casa.
- Per GRIFONDORO! Portiere Lucas West!- e tutte le sue ammiratrici scoppiarono in strilli da isterismo di massa – I Battitori Marcus Chilton e Patrick Jones! I cacciatori…- e quando disse questi, sorrise, sentendo già i ragazzi della sua casa urlare come pazzi un nome in particolare -…Albert Miles, Jonathan Green ed Elettra Baley!-
I genitori di Grifondoro che non la conoscevano quasi rimasero sordi quando dagli spalti, tutti i ragazzi colorati con rosso e oro si misero a gridare come forsennati, fischiando e agitando bandiere e sciarpe come se fossero stati a un concerto. La stessa cosa quando il bambino sopravvissuto fu chiamato fuori.
- Capitano e Cercatore Harry Potter!-
La loro sfilata fu altrettanto acclamata, poi finalmente presero le loro posizioni.
Dean continuò a commentare mentre Madama Bumb scendeva in mezzo al cerchio dei ragazzi che già si guardavano molto combattivi mentre Harry e Draco scendevano in terra. Scope in mano, arrivarono davanti alla linea dove avrebbero dovuto stringersi la mano.
- Ecco i capitani!- disse Thomas in attesa che la Bumb liberasse pluffa, bolidi e boccini – Draco Malfoy e Harry Potter hanno una loro tradizione, signori genitori che non avete mai assistito a una loro partita. Hanno l’abitudine di non stringersi mai la mano…solitamente si sputano anche in faccia cosa che…-
- THOMAS!- gracchiò la Mcgranitt arcigna – Attieniti a quello che fanno!-
- Mi scusi professoressa…eccoli, pare che…ok, non si sono stretti la mano. Incroceranno le scope? Non mi pare…-
I due infatti si limitarono a scambiarsi un’occhiata di sbieco, poi rimontarono in scopa augurandosi reciprocamente che fosse l’ultima volta che si vedevano in un campo. Saliti in postazione di combattumento, la Bumb mise il fischietto in bocca e il fischio lacerò l'aria, in un salendo di adrenalina.
- PARTITI!- urlò Dean e subito scattò il primo attacco mentre i bolidi schizzavano in aria, insieme al boccino s’oro. Calista Caige e l’Adamason si erano buttate veloci sulla pluffa ma un fulmine dai capelli biondi era passata loro davanti senza che neanche la vedessero. Elettra aveva subito afferrato l’andamento del gioco e partì di volata raso il filo dell’erba, con Albert Miles del sesto anno che le veleggiava attorno, ridacchiando della loro nuova tecnica dell’ultimo minuto ed erano molto famosi per le fantasiose trovate che s’inventavano cinque minuti prima che iniziasse la partita. Neanche dieci secondi dopo, passandosi la pluffa a un’altezza così bassa dove i Serpeverde erano molto più impacciati, riuscirono ad arrivare alla base del primo anello. Risalirono in fretta e in spirale, evitando ogni genere di bolide parato alla perfezione di Marcus, che proteggeva principalmente Elettra, poi la biondina fece una cosa che Harry non capì bene. Ripassò la pluffa ad Albert, davanti al portiere avversario, e schizzò via, alle spalle del Serpeverde.
Quando Potter si accorse che Miles stava solo facendo finta e che la pluffa l’aveva ancora la sua ragazza, per Grifondoro c’erano già dieci punti in arrivo.
- SIIII!- urlò Dean saltando in piedi sulla sedia insieme alla Mcgranitt e a tutti i grifoni – GRANDE ELETTRA! DITEMI SE QUESTA RAGAZZA NON MERITA DI ANDARE A GIOCARE PER LA COPPA DEL QUIDDITCH! E poi, diciamocelo…è proprio carinaaaa! Scusami tanto Harry!-
- Insomma Thomas!- strillò ancora la professoressa di Trasfigurazione – Non distrarla!-
La partita riprese fra il caos generale. Grifondoro era super gasata e ogni volta che la Baley sfrecciava verso le tribune si sentivano vere e proprie ovazioni. Anche i genitori babbani si stavano divertendo molto, peccato che quando i bolidi rischiavano di colpire Harry o quelli della sua squadra, Molly Weasley si metteva a squittire come un’ossessa.
Anche Jane e Scott si stavano divertendo, ma la donna aveva altro per la testa. Specialmente quando aveva visto Liam Hargrave in tribuna accanto a Silente e Lucilla.
Si scosse quando un grido strozzato di Molly la fece sobbalzare ancora.
Un bolide, sparato da Oliver Preston, aveva rischiato di colpire sia Albert che Elettra ma si erano scansati appena in tempo, evitando di finire con qualche osso rotto. Comunque non fu l’ultima volta che accadde in quella partita.
Marcus, per vendicare i compagni, quasi menò sulla faccia a Preston la sua mazza mentre Singer veniva quasi buttato giù dalla scopa da una spallata di Patrick Jones, quinto anno e migliore amico di Lucas, il portiere, che doveva difendersi da quelle due iene della Caige e della Adamason. Erano molto brave ma raramente riuscivano a tenere la pluffa a lungo tempo, mentre il loro collega Fawcett, cacciatore alto quasi due metri, non faceva altro che litigare con Jonathan Green, sesto anno, su chi avrebbe fatto per primo un altro punto. Inutile pensarlo visto che Elettra aveva segnato di nuovo.
- Mamma mia, ragazzi!- urlò Dean dando voce ai pensieri dei tifosi di Grifondoro – Non so che cos’abbia mangiato oggi Elettra Baley ma non c’è verso di contrastarla. Sta attaccando da tutte le parti! È inarrestabile! Continua così! Piuttosto…a che punto sono i Cercatori? Pare che ancora non abbiano avvistato il boccino!-
Harry e Draco infatti stavano ripetutamente guardandosi attorno ma senza vedere niente di niente. E ad essere sinceri, non erano particolarmente inclini a cercare quella dannata palla psicotica. Se ne stavano a qualche metro di distanza, sempre alla stessa altezza però. Ma invece di cercare il boccino, si guardavano attorno nel caso qualcosa avesse avuto la precisa idea di staccare ad entrambi il collo.
- Non ci stai con la testa, eh?- ghignò Draco dopo un po’, facendosi sentire solo da Potter. E infatti il moro, dopo un lungo silenzio, annuì con rabbia – Al diavolo, non riesco a concentrarmi così!-
In effetti non dovettero cercare un attacco nemico troppo a lungo.
Non si fece certo aspettare. Pareva che i Mangiamorte stessero giocando…ma cominciavano a giocare pesante, pensò Hermione mettendosi di colpo in piedi quando una sensazione strana, provata sette anni prima, le riportò alla mente qualcosa. Avvertì un brivido a pelle…poi un fischio leggero si propagò in aria proprio quando all’improvviso un bagliore lampeggiò alle spalle dei due Cercatori. Ed era tanto vicino alla loro schiena che anche le grida sconvolte di Dean Thomas non fecero in tempo a metterli in guardia.
Fu come se lo scoppio di una folgore li avesse colpiti nello stesso momento. Poi una violenta e fosca nube fosforescente avvolse i due corpi che sparirono per un lungo istante…e nello stesso attimo anche i bolidi schizzarono impazziti.
Dal palco del preside, Lucilla alzò lo sguardo azzurro su quello di Serpeverde.
Lucius Malfoy stava a guardare, senza la minima espressione in volto. Gli altri ghignavano.
Bene, avevano finalmente proclamato guerra…

 

 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39° ***


 

Dalle vostre domande nelle recensioni, meglio che mi spieghi più decentemente di come a quanto pare non ho fatto nell'incipit. Vado così veloce ad aggiornare perchè la storia è FINITA da due anni. Così come due seguiti e un quarto capitolo, di quella che considero una saga, che sto scrivendo ora su manga.it

Ecco svelato il mistero! Buona lettura a tutte.

 

 

 

 

Le urla disperate e ansiose che aleggiavano sugli spalti giungevano lontane alle orecchie di Harry Potter e Draco Malfoy, dentro a quella nube magica che li aveva acciecati.
E mentre scoppiava il caos fra gli spettatori, i giocatori delle squadre si dimenticarono della partita.
Elettra fu la prima ad accorrere, sconvolta dalla paura, temendo di non riuscire ad arrivare in tempo ma un fischio terribile e che lei aveva imparato a riconoscere la colse alle spalle.
I due bolidi marciavano di volata, dritti come missili, verso di lei. Si abbassò per un soffio, rischiando di cadere a peso morto ma riuscì a rimettersi sul manico appena in tempo perché un grido strozzato la colpisse.
Calista Caige era arrivata al suo fianco e indicava a tutta la squadra, strillando come impazzita, la nube luminescente.
Si stava diradando…e i bolidi stavano per colpirla.
- Merda!- ringhiò Ron dalle tribune – Ci risiamo!- e afferrò di volata il binocolo che Ginny gli porgeva, cominciando a cercare fra la folla anche se quella volta dubitava che fosse opera di qualche elfo domestico. Cercò e cercò ancora, aiutato da Hermione, dalla sua famiglia e dai Granger ma a un certo punto le scope dei due Cercatori schizzarono fuori dalla nebbia fosforescente: Harry e Malfoy sembravano in salute e tutti tirarono un sospiro di sollievo.
- Falso allarme?- chiese Ginny, mentre tutti si risedevano sollevati.
- Non si sprecano magie per niente…- sussurrò Hermione ancora in allerta. E tornò a scrutare Serpeverde.
Anche Blaise che stava fra i suoi stessi compagni, continuava a chiedersi il perché di tanti sorrisi ironici. Draco e Harry stavano ancora volando…senza un graffio, da quanto poteva vedere. E seppur inseguiti dai bolidi, non sarebbe stato difficile per la Bumb o perfino Hermione bloccarli. Ma allora perché sembravano soddisfatti?
Cos’era stata quella luce abbagliante che li aveva presi in pieno?
Harry e Draco invece lo sapevano bene cos’era stato…lo sapevano molto bene.
- Cazzo!- Potter guardò alle loro spalle, urlando come un forsennato. Quei maledetti bolidi!
- Ci stanno venendo addosso!- gridò ancora mentre il Serpeverde a sua volta guardava allarmato oltre la sua schiena. Quei bolidi sembravano impazziti e li seguivano a una velocità molto più elevata del normale.
- Che cazzo facciamo?- urlò verso il moretto.
- A destra!- Harry tirò la catena…la catena magica che univa i loro polsi, apparsa con l’esplosione della nube evanescente. Virarono di colpo e i bolidi andarono a schiantarsi contro la tribuna di Tassorosso. Da quel momento fu chiaro per entrambi che se volevano salvarsi la pelle era meglio se volavano affiancati senza litigare. Lo fecero una volta l’errore di mandarsi al diavolo e di decidere ognuno per sè e quasi si staccarono un braccio, rischiando di precipitare entrambi dalle loro scope.
Così continuarono a sfrecciare per tutto il campo di quidditch, esattamente come cinque anni prima.
I bolidi attaccavano da tutti i lati, cercavano di colpirli sia alla testa che alla schiena, a volte puntavano dritti alle scope ma fortunatamente con due paia d’occhi attenti riuscivano ad avvertirsi per tempo.
Intanto sugli spalti maghi e babbani cercavano di capire che diavolo stesse accadendo.
- Dannazione ma che diavolo fanno?- sibilò Hermione, cercando di capire che accidenti stava succedendo.
Li seguiva col binocolo ma la catena era invisibile a occhio esterno, solo Harry e Draco la vedevano e la sentivano e questo rendeva qualsiasi intervento magico impossibile. Tutta Grifondoro cacciò un grido quando li vide entrambi quasi schiantarsi contro i cerchi, rischiando di ammazzare anche Lucas West. I giocatori in campo credevano che stessero correndo dietro al boccino e contemporaneamente fuggendo ai bolidi impazziti, per questo continuarono a giocare ma Elettra ormai non ci credeva più. Rimase immobile quando li vide sparire entrambi nelle fondamenta di legno.
Il rumore delle bordate dei bolidi divenne sempre più forte e acuto…e alla fine non resistette.
Come una scheggia attraversò tutto il campo, ignorando Sarah Adamason che la fissava battagliera e s’infilò fra le fondamenta, seguendo più veloce che poteva i due Cercatori.
Uno dei bolidi rimbalzò su un paletto di mezzo, perforando la parete esterna e l’altro li sorpassò quando si abbassarono all’improvviso schivandolo per un pelo. Allora finalmente riuscì ad affiancarsi.
- Harry!- gridò, per farsi sentire.
- Elettra! Che fai qua!? Scappa, presto!- urlò il moro di rimando, guardandosi freneticamente attorno nel caso i bolidi fossero ricomparsi per fare del male anche a lei.
- Che diavolo succede?- la Baley non l’ascoltò minimamente, tenendo tranquilla la loro velocissima andatura.
- Siamo legati!- strillò il Grifondoro.
- Cosa??- riecheggiò lei senza capire.
- Un incantesimo ci ha incatenati!- sbraitò a quel punto Draco, dando uno strattone e quasi Harry cadde dalla scopa, volandogli addosso – Qualche bastardo ci ha gettato addosso una catena invisibile! Non riusciamo a staccarci!-
- Devi avvisare la Bumb!- gridò Potter – Stanno cercando di ammazzarci!-
Eh, ma va?, pensava Elettra impennandosi verso l’alto. Altro che avvisare la Bumb…
Le conosceva le regole. Il gioco non si fermava fino a quando c’erano giocatori ancora vivi e respiranti. Quindi, anche se la scuola fosse stata minacciata da missili terra aria e il campo si fosse trasformato in un cratere, la partita doveva continuare. Quindi per la biondina c’era una sola cosa da fare, per risolvere la situazione.
Andare a chiedere consiglio a chi in quegli anni aveva praticamente salvato il culo al signor Harry-mi-caccio-nei-guai-e-non-so-uscirne-Potter.
- CHE COSSAAA???- ringhiò Hermione sconvolta quando Elettra si fermò sulla loro tribuna a spiegarle tutto quanto.
- E adesso che si fa?- alitò Ron mentre Molly Weasley si metteva le mani in testa per la disperazione.
- Ero venuta qua per chiederlo a voi.- rispose la biondina mentre tutta Grifondoro l’applaudiva, incurante del resto – Il problema è che quella catena non si vede, quindi non ci sarebbe motivo d’interrompere la partita.-
- Ma io me ne sbatto!- sbraitò Ron sconvolto – Adesso vado da Silente!- e in quel preciso istante uno dei due bolidi sfrecciò a un dito dalle loro teste, spaccando in mille pezzi l’ultima pedana del palco. Quando si riebbero, sia Arthur Weasley che suo figlio corsero alla tribuna del preside e del commentatore: Dean infatti stava già tirando qualche conclusione, ovvero che realmente qualcosa non andava come doveva. La preoccupazione cominciò a dilagare, insieme alla scia impazzita dei due bolidi che avevano già preso in pieno Fawcett e l’avevano scaraventato nella platea dei Corvonero e fatto la barba ad Albert Miles. Marcus e Patrick ormai non sapevano più che fare. Avevano già distrutto le loro mazze e si erano fatto fatti seriamente male al polso quando accadde qualcos’altro.
Un grido spaventato si sollevò unanime, tranne da Serpeverde naturalmente…perché un bolide si era avvicinato ormai così tanto che stava per raggiungere i Cercatori. L’altro era sparito ma ricomparve quando meno se lo sarebbero aspettato. E guarda caso, rischiò di prendere sulla testa Draco che si abbassò non tanto velocemente da non ritrovarsi disarcionato dalla sua scopa, con un taglio sull’occhio. Cadendo trascinò Harry pesantemente con sé, colpito a sua volta dall’ultimo bolide che lo ferì di striscio alla spalla ma Potter riuscì a tenersi a cavallo della scopa, nonostante il suo braccio risentisse fortemente del peso di Malfoy. E così se ne stavano sospesi a venti metri sul campo, con Draco che penzolava come un verme all’amo, tenendosi come poteva a quella catena invisibile.
- Avanti, risali!- gridò il Grifondoro, dolorante. Sapeva che non sarebbe riuscito a tenerlo a lungo…
Purtroppo anche Draco sentiva di non potercela fare. Il colpo all’occhio l’aveva intontito, la testa gli scoppiava…
E mentre tutti si chiedevano come facesse il rampollo di Lucius Malfoy a stare in aria senza cadere, gli unici che potevano vedere quella dannata catena stavano pensando a cosa fare, senza dare troppo nell’occhio.
- Clay quanto è forte l’incantesimo?- chiese Jess, sul palco accanto a Silente.
Harcourt, che sentiva meglio di tanti altri, socchiuse gli occhi violetti e Focalizzò nella mente la catena magica…ma quando li riaprì non pareva soddisfatto – La magia ora è collegata a loro due. Falla saltare e perderanno un braccio!-
- Cosa!?- ringhiò Sphin – E che cazzo facciamo allora?-
- Basta fermare chi ha lanciato l’incantesimo.- rispose Lucilla intanto che le operazioni di soccorso Grifondoro stavano già cominciando sotto le facce sconvolte di Piton e della Mcgranitt – Clay, dimmi chi è…-
L’Auror si concentrò ancora…ma la sua mente volò fuori dallo stadio.
- Non è qui attorno. È lontano…- nella sua mente Focalizzò qualcos’altro – E’ un Mangiamorte. Una donna.-
- La Lestrange.- disse Tristan furibondo e seccato – Dio, che rottura di palle quella!-
- Dov’è precisamente?- chiese Milo, nascosto dal sole dal suo mantello.
- Nella Foresta Proibita.- rispose Clay serrando le mascelle – Comunque c’è un modo per bloccare la magia. Basta fermare i bolidi e poi sistemeremo la questione con calma. Un contro incantesimo andrà bene.-
- Ok, allora sistemiamo i bolidi!- Jess si voltò verso i Cercatori che ancora stavano nei casini, quando sbiancò vistosamente – Ma che cazzo hanno in mente di fare?-
Tristan e gli altri ammutolirono, Lucilla invece rise, quando vide Elettra Baley partire a tutta velocità verso Harry con Hermione saldamente aggrappata alla sua vita. A parte i suoi acutissimi strilli dati dalla sua paura di volare, la Grifoncina arrivò accanto a Potter giusto in tempo per sistemare il primo bolide impazzito che cercava di rompere la testa al suo migliore amico. Lo fece esplodere, come già anni prima. Poi cercò il secondo mentre tutte e due le squadre, che finalmente avevano capito cosa i loro capitani stavano rischiando, li raggiungevano.
La partita venne fermata quando anche il secondo bolide, schizzato fuori dal campo e ritornato più battagliero che mai, venne fatto a pezzettini minuscoli vicino a Malfoy e la Bumb suonò il suo maledetto fischietto.
Da quel momento in poi fu tutto un caos. Draco scivolò dolcemente a terra e si lasciò andare sulla schiena, Harry lo seguì poco dopo senza neanche tentare di atterrare decentemente. Hermione ed Elettra li sostennero, con i giocatori che cercavano di dare una mano ai rispettivi capitani ma solo quando il campo venne invaso dai professori e dagl’insegnanti finalmente riuscirono a portarli via (dalla Chips che ci aveva scommesso sopra che sarebbero arrivati in coppia) entrambi svenuti per il dolore al braccio e alle ferite causate dai colpi di striscio dei bolidi.
Con l’arrivo dei soccorsi qualcuno però non era molto contento…
E Lucilla se ne accorse perfettamente ma se ne infischiò, limitandosi a salutare con un cenno della mano Lucius Malfoy e i suoi compagni che se ne andarono col naso all’insù, sapendo molto bene che sarebbero stati un bersaglio facile da quella vicinanza. Un bersaglio perfetto…e non volevano tirare troppo la corda con la Lady.
Non ora che la maledizione stava per avversarsi.

Poco più tardi un grido straziato riempì le orecchie di Narcissa Malfoy che dovette fare uno sforzo terribile per trattenere le lacrime per suo figlio, a cui stavano risistemando la spalla lussata.
Quando tutto tacque la fecero entrare con Jane e i Weasley ma quando varcò la soglia, sul viso aveva stampata la solita espressione vacua e disinteressata. Mantenne la sua maschera anche quando trovò suo figlio seduto a torso nudo su un letto, il viso pallido per il dolore appena provato. Al suo fianco Harry Potter, senza occhiali, conciato come lui.
M non poté fare come Jane, come Molly Weasley.
Lei non poteva precipitarsi ad abbracciare suo figlio.
Lei non doveva. A lei non era concesso. Altrimenti non avrebbe più potuto proteggerlo.
Guardava quelle persone circondare quel letto, eppure non le vedeva. Vedeva solo Draco…che non osava neanche alzare il viso su di lei. Lei che era sua madre. Odiandosi, pensò a come doveva sentirsi un ragazzo di diciott’anni al pensiero che i suoi genitori avessero intenzione di ucciderlo.
Era indegna anche solo di presentarsi davanti a lui.
- Come stanno?- chiese a bassa voce, quando la Chips tornò alle sponde del letto.
La strega alzò gli occhi al cielo, prima di ripuntarli sui genitori raccolti, su Silente, Piton e la Mcgranitt.
- Come volete che stiano?- sbuffò acida, posandosi le mani sui fianchi – A ogni partita categoricamente mi ritrovo questi due davanti! Che hanno combinato questa volta per staccarsi quasi un braccio, si può sapere? Avevano il polso rotto ed entrambi le spalle lussate! Potter la destra e Malfoy la sinistra!-
- Adesso stanno bene?- chiese Jane, fregandosene delle sue menate.
- Si, adesso staranno bene visto che la signorina Lancaster ha voluto guarirli a tutti i costi con la sua magia.- la Chips alzò le spalle – Avrebbero anche potuto starsene a letto qualche giorno ma lei non ha voluto.-
- Un’ottima notizia, Madama Chips.- disse la voce strascicata di Lucius Malfoy. Era sulla porta e con passo felino si fece avanti, insieme al padre di Nott, Tiger e Goyle. Se fosse giunto troppo vicino a chi pensava di prenderlo per il collo per tanta sfrontataggine, forse si sarebbe già trovato morto per terra insieme ai suoi leccapiedi.
- Questi due sono fortunati, ecco cosa.- sibilò ancora la strega – Avrebbero potuto morire.-
- Un’ipotesi scioccante.- frecciò Hermione, neanche a voce tanto bassa.
- Bhè, dobbiamo ringraziare la signorina Granger se i bolidi non vi hanno preso in pieno.- disse Frederich Nott arrivato alla sponda, fissando sia il Serpeverde che il Grifondoro a letto con gli occhi ridotti a due fessure – E’ sempre molto tempestiva…meno male che sei ancora vivo, Draco.-
Non finì di parlare che una sorta di tremore invase tutta l’infermeria. I presenti se ne accorsero dal cozzare delle pozioni sugli scaffali della Chips e dal bicchiere che finì a terra in frantumi. Ma non era un terremoto…
Lucius si accorse da chi proveniva.
Narcissa Black Malfoy sollevò appena gli occhi azzurri da suo figlio, posandoli colmi d’odio sul loro gruppo.
Era lei. La rabbia la stava lentamente divorando e sarebbe esplosa, suo marito se ne accorse perfettamente, se Jane non l’avesse afferrata per un braccio e dopo aver ordinato alla figlia di restare con Harry, portò via la bionda strega, potendo fine ai fremiti che sembravano giungere da ogni luogo.
Vedendola sparire con la madre della mezzosangue, Draco avvertì di nuovo quello strano senso d’inquietudine.
Che diavolo stava succedendo a sua madre?
- Che diavolo stavi facendo?!- ringhiò invece Jane, una volta fuori in giardino.
Narcissa si lasciò andare a sedere, potendo finalmente permettersi di versare almeno una lacrima. Si prese la testa fra le mani, furibonda – Hai visto?- sibilò, cercando di asciugarsi le lacrime – Hai visto?! Stava per ammazzarlo!-
- Ho capito che stava per ucciderlo ma se Lucius fa due più due Draco si ritroverà da solo! Hai tenuto duro per diciotto anni, cerca di fare un piccolo ultimo sforzo, dannazione!-
- Senti, mettiti nei miei panni per cinque minuti ok?- ringhiò la bionda, furente – Non sono una santa! Tu che avresti fatto al mio posto? Ti giuro che se solo ci riprova Lucius lo uccido!-
- Shhh!- la zittì Jane, posandole le mani sulla bocca. Si guardò attorno, preoccupata che ci fosse qualcuno in giro, ma non vide nessuno e si sedette a fianco dell’amica, sospirando. Le passò un fazzoletto che Narcissa prese quasi con rabbia, poi le carezzò la schiena dolcemente – Narsy, dai calmati…-
- Un accidenti!- ringhiò fuori di sè – Dio, dimmi come si fa ad essere così stupide!-
- Narsy, non sei stupida…-
- Hai ragione, sono un essere indegno di vivere!-
- Eccola che inizia…-
- Al diavolo Jane, guardami! Cosa diresti di una donna che lascia che suo marito uccida suo figlio?! Eh?-
- Se non fosse stato per te, Draco in questi anni sarebbe già morto…e per Lucius…- Jane le carezzò una guancia, tristemente – So che lo ami ancora.-
Narcissa si lasciò sfuggire un gemito sarcastico, quasi di pena per se stessa. Si soffiò il naso, facendo ridacchiare l’amica, poi scosse il capo, cercando di riprendere il suo contegno che era degno di una Black e non di una Malfoy.
- Sono un’egoista, si parla sempre e solo di me…che è successo con tuo padre ieri sera?-
- Come facevi a sapere che sono stata da lui?- Jane allibì – Non mi avrai letto nel pensiero spero!- ma vedendo la sua faccia colpevole s’incavolò come una iena – Accidenti, avevi promesso che non l’avresti più fatto!-
- Il Legilimens è la mia magia preferita…- celiò la bionda ironicamente – Ecco perché mio figlio è sano e salvo.-
- Dannata strega.- bofonchiò Jane scocciata – Comunque non è successo niente di eccezionale.-
- Niente di eccezionale?- riecheggiò Narcissa – E’ tuo padre!-
- Io non ho mai avuto un padre,- replicò Jane seria – e lo sai benissimo. Potrà anche essere il mio padre biologico ma sinceramente mi sento più figlia di una provetta che di quell’uomo!-
- Di una provetta?-
- Lascia perdere. Comunque gli ho detto di stare lontano da Hermione.-
- Tu sei matta. Non potevi lasciarlo parlare? Magari poteva spiegarti le sue ragioni.-
- Ma che ragioni? Mi ha scaricata fra i babbani!- sbraitò Jane sconvolta – Che diavolo devo sentire?!-
- Se non te ne frega niente perché t’arrabbi?- insinuò Narcissa, poi con la caratteristica tipica di suo figlio cambiò argomento tranquillamente – Ma parlando di tua figlia…senti, non è che tu sai qualcosa che io non so?-
- Su che?- sbuffò l’altra, sistemandosi i ricci scomposti dal venticello caldo della mattina.
- Su lei e mio figlio.-
Jane alzò le spalle, mettendosi in piedi per vedere se per caso qualcuno stesse uscendo dall’infermeria – A dire il vero credo anche io che ci sia qualcosa sotto. Draco è stato molto laconico su questo discorso e Hermione lo evita come la peste. Comunque stasera metto sotto torchio Harry, sono curiosa anche io.-
- Dovresti essere curiosa su altro, sai?- ritorse la bionda sarcastica – Tipo tuo padre!-
- Ti ho già detto che non lo considero un padre!- sbottò Jane esasperata – Si può sapere perché continui anche tu? Già Lucius sta cercando di farmi diventare matta, cos’è anche tu vuoi vedermi fra le file dei Mangiamorte per caso?-
Narcissa la guardò quasi sdegnata – Ma che stai dicendo, hai perso il senno? Vorrei che tornassi strega solo per il tuo bene! È la tua natura e riavere i tuoi poteri e parlare con tuo padre finalmente metterebbe a posto ciò che non va nella tua vita!-
- Oh, perdonami ma non credo davvero che mettermi a fare la carina con un mago che mi ha ripudiata possa risolvere i miei problemi esistenziali! Specialmente da uno che regala bottigliette come risarcimento!-
Bottigliette?, chiedeva l’espressione stralunata di Narcissa.
Jane sbuffò, frugando nella borsa alla ricerca di quella boccetta rosata. Quando la trovò, la lanciò alla strega che l’afferrò al volo, guardandola per dritto e per traverso, fino a leggere l’incisione d’oro sul fondo.
Cassandra Selena Hargrave.
- Dio santissimo…- alitò la strega, sgranando gli occhi.
- Già, hai visto che mi ha dato?- continuò la babbana furibonda – Hai visto che mi ha dato?? E ha anche avuto il coraggio di dirmi che mia madre voleva che l’avessi! Come se quel genere di uomo possa ricordarsi delle donne con cui è andato a letto! E che espressione aveva poi!-
- Jane ma sai cosa c’è qui dentro?-
L’altra non l’ascoltò neanche per sbaglio – Mia madre! Mia madre! L’unica cosa che posso avere di mia madre devono essere i suoi lineamenti visto che ho i dannati occhi di quell’uomo! Ha osato anche dirmi di sedermi, renditi conto! Come se avessi potuto stare calma! Non ho mai avuto bisogno di un padre anni fa e non ne ho bisogno ora!-
- Jane, ascoltami…- Narcissa sentiva la boccetta vibrare fra le mani.
- Ho sempre fatto tutto da sola, non ho bisogno di lui né dei miei dannati poteri!-
- Ecco, i poteri…- Narcissa Malfoy non brillava per pazienza, questo era risaputo da chi la conosceva intimamente e odiava non essere presa in considerazione ma ancora di più odiava chi si lamentava a vanvera. Così con la massima tranquillità si rigirò la boccetta fra le mani, pregò che tutto finisse bene, che Jane specialmente la finisse di lamentarsi e tirò l’ampolla, al cui interno vorticava qualcosa a velocità folle, ai piedi dell’amica.
Jane cacciò un gridolino, rabbiosa.
- Narcissa Black, razza di…- ma non finì, perchè un fumo rosato e luccicante la coprì per intero…poi crollò a terra, svenuta.
- Oh no…- la strega bionda si mise in piedi, posandosi le mani sui fianchi – Maledizione!-
S’inginocchiò accanto a Jane, prendendole il viso fra le mani. Era calda…buon segno.
Il polso c’era, era normale. Però non aveva mai letto di casi di maghi che avevano ritrovato i loro poteri.
- Jane!- le rifilò un ceffone, visto che era molto pragmatica – Jane, svegliati!-
Niente.
- Oh, dannazione…- mugugnò, poi si girò indietro sentendo delle voci concitate e dimenticandosi per un attimo che odiava tanto suo marito da vederlo dietro le sbarre, gli fece cenno di correre e quando Lucius Malfoy arrivò rimase basito. Rimase impalato davanti alle due, con l’espressione che vagava dal preoccupato allo stralunato.
- Narcissa, per l’amor del cielo ma che le hai fatto?- sibilò poi, ricomponendosi ed inginocchiandosi a sua volta accanto alla moglie. Scosse Jane per le braccia, poi riguardò la bionda – Allora? Che diavolo le hai fatto?- e adocchiò la boccetta rosata fatta a pezzi poco più in là – Che c’era là dentro?-
Ma Narcissa da quel momento si chiuse nel silenzio. Si limitò ad alzare le spalle e a borbottare che lei non centrava nulla, così Lucius capì che non avrebbe ricavato niente da quella testarda, specialmente quando era arrabbiata e senza aggiungere altro prese Jane in braccio, dopo essersi ficcato i cocci dell’ampolla nella tasca della giacca.
Peccato che quando entrò nell’infermeria per poco non si scatenò davvero il putiferio.
Harry, Ron, Hermione specialmente, anche Draco, gli Auror in giro e la Mcgranitt erano pronti ad ammazzarlo senza neanche starlo a sentire se non fosse intervenuto Silente a fermare tutti quanti. Non che il preside tenesse particolarmente alla vita di Malfoy senior ma le condizioni di Jane Granger per Silente erano mille volte più importanti. Venne depositata a letto, poi la Chips fece un lungo interrogatorio a Lucius su cosa le era successo ma il mago biondo non seppe darle spiegazioni, se non rigirarsi con aria interrogativa fra le mani quella comunissima boccetta rosata.
Hermione invece era furibonda. Si vedeva bene.
- Credi che sia stato io?- le sibilò Lucius stufo di quello sguardo pieno di rabbia – Io e tua madre siamo amici. Non avrei ragione per farle del male.-
- Disse il mago che calpestava i cadaveri dei babbani.- replicò la Grifoncina con rabbia, trattenuta a stento da Tristan.
- L’ho già detto a mio figlio.- continuò Lucius pacato – Ci sono tante cose di tua madre che non sai.-
- Come no.- ringhiò la streghetta.
- Finiscila Herm,- le disse Harry a bassa voce – tanto non risolvi nulla a parlare con lui. Se non altro per una volta sappiamo che non centra niente. Tua madre stava già male prima, dev’essere stato il viaggio di ieri.-
- E quella boccetta?- sibilò ancora la Grifoncina – Che diavolo conteneva?-
Draco senza una parola strappò i cocci dalle mani del padre, portandosi vicino al naso il lungo collo rotto e scheggiato. Non sentiva nessun odore particolare e non era umida, quindi si doveva trattare di una pozione secca o in polvere. Ma non trovò neanche residui di polvere di qualche ingrediente, se non una cosa che non aveva mai visto.
Brillantini…piccoli brillantini colorati.
- Quello sembra trucco…- bofonchiò Tristan, dandoci un’occhiata – Preside, a lei non viene in mente nulla?-
Silente però non rispose, attento com’era a guardare Jane stesa sulla brandina. E anche se era sbiancato davanti a quella polvere brillante, aveva cercato di mantenere la calma. Solitamente i poteri venivano contenuti in sfere, ma nel caso dei Veggenti in piccole ampolle. Quindi ormai erano arrivati al limite. Era successo…
- Sarà il caso di chiamare Liam.- bofonchiò verso la Mcgranitt.
La professoressa annuì, non molto soddisfatta, poi si affrettò verso l’uscita dell’infermeria e a quel punto il preside ebbe un compito molto ingrato. Far capire a Hermione cosa stava succedendo.
Stentava a trovare le parole, specialmente davanti a tanti visi preoccupati. Anche Draco stava male senza sapere cosa fosse successo, tantomeno con nessuno degli adulti che diceva loro qualcosa.
- Allora?- sbottò Hermione allarmata quando anche Scott si riprese dallo spavento – Qualcuno mi dice cos’ha mia madre? E che c’era in quella bottiglietta? Cos’è quella polvere? Non ne ho mai viste di così lucenti.-
- Ecco, è complicato…- iniziò il vecchio preside – E’ meglio che vi sediate.-
- Oddio, ma starà bene vero?- rincarò Harry a quel punto – Jane starà bene!?-
- Si, si…- Silente levò le mani, cercando di confortarli – La signora tornerà a stare bene fra pochi minuti. Non le è successo nulla di grave. Però temo…qualcosa d’irreversibile, ormai.-
- Non la capisco, in che senso?- ringhiò Draco snervato – Insomma, parli chiaro!-
Il preside stava per rispondere se non fosse stato per Lucius. Aveva letto il nome scritto in lettere dorate sul coccio del fondo dell’ampolla. Era sbiancato, poi diventato blu, infine aveva capito di aver bisogno dei sali per sentirsi bene.
- Oh, per la miseria…- sibilò, atterrito.
- Che cosa?- ringhiò Hermione furibonda – Per la miseria cosa?!-
- Questo!- disse Lucius, levando il coccio col nome.
- Cassandra Selena Hargrave.- lesse Draco prendendo il pezzo fra le mani – Hargrave?- alzò il viso verso il padre – Quel porco ha una figlia?-
- Draco, per favore.- lo zittì suo padre che non tollerava un certo linguaggio – Si, ha una figlia comunque.-
- Ma non è vero. È senza eredi.- s’intromise Arthur Weasley – Lo sanno tutti.-
- Bhè, sanno anche tutti che s’è dato parecchio da fare ai suoi tempi…- abbozzò sua moglie, rossa in viso.
- Su questo non c’è dubbio visto che abbiamo la prova vivente.- frecciò Malfoy senior a bassa voce ma dopo aver ricevuto una gomitata da sua moglie se ne stette tranquillo, fino all’arrivo della Mcgranitt con Liam Hargrave e quel gran curioso di Tanatos Mckay. Il vecchio Hargrave si precipitò al letto dopo averci visto sua figlia stesa con un colorito non molto sano ora, ma non disse nulla. Si limitò a guardare Silente, poi prese la mano a Jane fra le sue.
- Insomma, che diavolo succede?- sbraitò Hermione, sentendosi veramente al limite della pazienza – Qualcuno vuole spiegarmi qualcosa? Che ci fa qui lei?- chiese, rivolta a suo nonno – E chi sarebbe Cassandra Hargrave? Che centra con mia madre?!-
Scott Granger sospirò leggermente, poi prese sua figlia per mano…e la guardò intensamente.
- Senti, piccola…io ti devo dire una cosa…ma cerca di calmarti.-
- Che cosa devi dirmi? Che cos’ha la mamma?- continuò la Grifoncina incalzante – E’ strana da quando è arrivata qua! Perché i Malfoy la conoscono? E perché quell’uomo sta con lei adesso?-
- Perché…- Scott si passò una mano sul viso, nel silenzio più totale - …vedi, la mamma non ti ha detto una cosa.-
- Cosa non mi ha detto?-
- Vedi, la mamma…-
- Tua madre è una strega.- sbottò Liam di punto in bianco, sovrapponendo la sua voce a quella del genero e fissando solo sua nipote. Tutti ammutoliti, lo fissavano con gli occhi sbarrati, compresa Hermione che credeva di aver sentito male. Pregava di aver sentito male…ma guardando suo nonno negli occhi, capì che non era così.
- Cos’ha detto?- sussurrò Harry, mentre Hermione accanto a lui gli serrava la mano così forte da rompergliela.
- Cassandra è mia figlia.- disse, indicando Jane – E tu sei mia nipote.- disse allora, rivolto alla Grifoncina.
- Ma cosa sta farneticando?- alitò la streghetta, scuotendo il capo – No, no…mia madre si chiama Jane! E non è una strega!-
- Invece tua madre è una strega.- sussurrò ancora Liam con pazienza, dolore e stanchezza – Ed è mia figlia. Io stesso alla sua nascita, quarantanni fa, le tolsi i poteri e la relegai nel mondo dei babbani. I suoi poteri erano chiusi dentro all’ampolla che si è rotta. Ora sono tornati in suo possesso. E tu sei mia nipote, Hermione.-
Un ceffone in pieno viso probabilmente l’avrebbe stordita di meno.
Erano tutti talmente agghiacciati, tranne chi già sapeva ovviamente, che fissavano Lord Hargrave come se fosse stato uno spettro. Uno spettro proveniente dal passato. Ma quando Hermione si girò verso suo padre, cercando spiegazioni o conforto nei suoi occhi, vide solo quella vergognosa realtà.
Allargò la bocca, sconvolta. – Tu lo sapevi…-
- Si, lo sapevo fin dalla prima volta che l’ho conosciuta.- rispose Scott Granger sospirando brevemente – Non pretendo che tu ci capisca, né che ci perdoni. So che non è facile…non volevamo mentirti ma cerca di capire anche la mamma.-
- Capire cosa?!- urlò la Grifoncina scoppiando com’era giusto che sia – Mi ha fatto credere di essere una donna normale! Mi avete fatto credere tutti quanti che la mia magia venisse dal nulla!- si scostò da suo padre con modi bruschi, rabbiosa – E adesso dopo diciotto anni vengo a sapere che la mamma è una strega! E lei!- gridò verso Liam che se ne stava mortificato al capezzale di sua figlia – Perché è venuto qui? Che motivo aveva?!-
- Solo vedervi.- rispose Hargrave.
- Bhè, senza offesa ma è tardi.- sibilò Scott con tono rancoroso.
- Oh, su questo hai ragione, papà.- replicò Hermione con gli occhi lucidi per le lacrime – E’ davvero tardi! Perché non mi avete mai detto niente!?-
- Per tua madre.- rispose Scott con pazienza.
- Non capisco… non capisco perché!- sbottò ancora la streghetta – Era così difficile?-
- Si, per tua madre lo è stato.- sussurrò l’uomo sospirando – Pensaci, Hermione. Tua madre è stata privata dei poteri e abbandonata subito dopo la nascita. Tuo nonno non l’ha neanche voluta vedere.-
Stavolta lei tacque, passandosi una mano fra i capelli. Nonno…un nonno materno. Un mago.
E sua madre…una strega.
Si girò lentamente verso il letto dove stava ancora sdraiata Jane.
Rise amara, una lacrima le solcò il viso quando suo nonno cercò di parlarle ma non gli diede il tempo di farlo. Senza più degnare nessuno di un’occhiata afferrò la sua borsa e sparì mentre Harry, Ron e anche Draco la richiamavano.
Non riuscendo a fermarla decisero di correrle dietro, lasciando quella camera immersa in un cupo silenzio.
Ma non lo fu a lungo, sfortunatamente per qualcuno…
- Oh, guardate si sta svegliando!- alitò la Chips vedendo che Jane stava facendo alcune smorfie nel sonno.
Scott, Narcissa e anche Silente si precipitarono al suo capezzale, Lucius si fece avanti più guardingo…ma altrettanto curioso. Non era mai successo, probabilmente era la seconda volta nella storia dei maghi che venivano restituiti i poteri a un Ripudiato…era una bella scoperta sperimentale ma anche un bel casino visto che neanche il saggio preside di Hogwarts aveva la più pallida idea di come comportarsi in quella situazione.
- E adesso che le succederà?- chiese Scott preoccupato.
- In teoria non lo sa nessuno.- gli disse la Mcgranitt un po’ acidamente – Sei stato avventato, Hargrave. Avresti dovuto avvisarla di cosa conteneva quell’ampolla!-
- Gliel’ho rotta io.- disse Narcissa Black Malfoy con aria stanca – Non è colpa sua.-
- Resta il fatto che avresti dovuto avvisarla.- perseguì Silente severo, verso Liam – Questo si chiama scavalcare il libero arbitrio e la promessa che hai fatto a me.-
- Quando mai se n’è preoccupato.- sentenziò Tanatos tranquillo.
- Oh, per favore!- sbottò Hargrave seccato e amareggiato – Avrei voluto vedere voi due al mio posto!-
- Io se non altro non avrei scioccato mia nipote.- replicò Mckay tranquillo – Sei un idiota.-
Molto lapidario, ma anche molto chiaro il padre di Jess e Tristan che senza tante storie si mise accanto a Silente a spiare la situazione…e poi Jane si svegliò davvero. Prima parve mugugnare qualcosa nel sonno, come infastidita da qualcosa… ma quando riaprì gli occhi dorati accadde qualcosa che non avevano previsto.
Fu come essere trasportati fuori dal proprio corpo. Lei era lì…ma nessuno la vedeva.
Vide la finestra dell’infermeria spalancarsi, poi il vaso di fiori lì accanto andare in pezzi…
Quando si riebbe aveva come i brividi, scosse violente le percorrevano tutto il corpo…e la testa le scoppiava.
- Jane!- Scott le prese le mani, sconvolto – Tesoro, come stai? Prima sei svenuta.-
Lei non l’ascoltò…perché in testa aveva tante altre voci. Stavano bisbigliando, non le sentiva…e gli occhi le bruciavano terribilmente. Li chiuse, cacciando un grido, quando un’altra immagine le schizzò nella mente.
Non riuscì a capire cosa fosse successo perché tornò rapidamente alla realtà.
- Cassandra…-
Sua padre le stava vicino, seduto sulla sponda del suo letto – Come stai? Ti senti bene?-
Jane si guardò attorno, stravolta – Ma cos’è successo?-
- Ho rotto la tua ampolla.- le disse Narcissa con aria colpevole.
- Già…si me lo ricordo.- annuì la donna, passandosi una mano fra i ricci scomposti – Che c’era dentro? Ho un dolore terribile alla testa e mi passano delle immagini davanti agli occhi.-
Dicendo quello Liam quasi sbiancò. Divenne veramente pallido.
- Immagini?- alitò – Cassandra che tipo d’immagini?-
Lei fece una smorfia, sentendosi sempre più intontita – Non lo so…flash, cose senza senso.- poi si voltò verso di lui – E lei cosa fa qui?-
- Jane, ti dobbiamo dire una cosa.- s’intromise Scott blandamente – E non credo che sarà piacevole.-
- Dipende, che ne sai tu?- frecciò Lucius velenoso.
- Conosco mia moglie meglio di te.- rispose Scott rabbioso.
- Oh, ma davvero?- continuò Malfoy.
- Insomma, state zitti!- li zittì Narcissa – Jane o Cassandra o come accidenti ti chiami adesso…vedi, in quell’ampolla c’erano…bhè…c’erano i tuoi poteri, per farla breve.-
Dire che la faccia di Jane divenne una maschera di sconvolto è dire poco.
Allargò la bocca a palla, poi la richiuse. Divenne viola, verde e poi bianca.
- Quindi sono andati persi…- sperò, anche se sapeva già che non era vero.
- No, non direi.- le disse Scott desolato.
Jane dopo un attimo si portò le mani alle tempie, socchiudendo le palpebre – Narcissa, dimmi che non mi hai buttato addosso quell’ampolla col preciso intento di ridarmi i miei poteri affinché potessi ucciderti con una bacchetta, invece che strozzarti.-
La bionda fece mente locale, poi preferì tacere sulla cosa – Scusami.-
- Scusami???- sbraitò Jane furibonda – E’ tutto quello che mi sai dire?! Mi hai fatto diventare una strega!-
- Tu sei già una strega.- chiarì Liam.
- Oh, lei stia zitto per l’amor del cielo!- sibilò fuori di sé dalla collera – E adesso che facciamo?!-
- Bhè…Hermione lo sa già.- l’aggiornò Scott sempre più malinconico – Gliel’abbiamo detto.-
Per un attimo Jane credette di aver capito male – Voi…gliel’avete detto?- sussurrò a bassa voce – Le avete detto che sono una strega?-
- Sa anche che sono suo nonno.- disse Hargrave serio – Le ho detto di te e di me.-
Jane stavolta non disse nulla. Si limitò a scuotere il capo, cercando di riprendersi. Poi cercò subito di scendere dal letto, divincolandosi dalla presa del marito e del padre. Mettendo un piede a terra però provò subito un altro fortissimo brivido. Narcissa la soccorse immediatamente e la fece risedere sulla sponda.
- Tutto bene?-
- No, non va affatto tutto bene.- sibilò disperata – Non va bene per niente…-
- Jane, ti prego…- disse la bionda – Calmati, tua figlia capirà.-
- Dannazione, volevo essere io a dirglielo!- sussurrò, poi cominciò a singhiozzare, in collera più con se stessa che con chi la circondava – Dov’è andata?-
- Forse è meglio che non ti muovi.- la trattenne Liam un po’ reticente.
- Ma io voglio andare da Hermione!-
- Tesoro, non sai cos’hanno scatenato i tuoi poteri.- le disse Narcissa dolcemente – Devi calmarti e spiegarci che genere d’immagini ti passano nella mente.-
- Te l’ho detto.- sussurrò esausta, accettando un fazzoletto da suo marito per pulirsi gli occhi umidi – Sono solo flash velocissimi. Non riesco a capirli bene.-
- I maghi non hanno visioni simili.- disse Tanatos – A meno che non abbia preso da Selena.-
- Selena?-
- Tua madre.- le disse Liam a bassa voce, quasi emozionato – Lei era un Veggente.-
- Intende…che Jane potrebbe essere una Veggente sul serio?- Narcissa alzò le sopracciglia – Ma non saltano una generazione?-
- Bhè, visto che Hermione non ha sviluppato questa capacità credo che sia mia figlia a possederla.- replicò Hargrave pacato – Cassandra, cos’hai visto?-
Jane lo guardò storto ma non lo corresse più, troppo provata – Ho visto una vaso andare per terra e una finestra spalancarsi di colpo. Poi…si, gente che andava in giro per la scuola…ma tutto a velocità diversa dal solito.-
- Quale vaso? È qua attorno Jane?- le chiese Silente.
Lei volse lo sguardo nell’infermeria e alla fine trovò il vaso contenente dei grandi girasoli magici su un tavolino a fianco dell’uscita, sotto una grande finestra.
- Eccolo, è quello…- e alzata la mano per indicarlo, accadde l’impensato.
La finestra, puntata dal suo indice, si spalancò di botto e l’anta andò a colpire con forza il vaso che si rovesciò a terra, in mille pezzi. Ammutoliti, Jane compresa, tutti fissarono il dito della novella strega.
- Bene, direi che i poteri funzionano…- borbottò Scott.
- Divertente, molto divertente.- sentenziò sua moglie tornando a incavolarsi sul serio, ma per sicurezza infilando le mani sotto le lenzuola con espressione guardinga – E adesso che si fa eh? Come la mettiamo? Qualcuno sa come levarmi di nuovo di dosso questa catastrofe?-
- Non si può!- mugugnò Liam scandalizzato – Una volta ripresi, sono irreversibili.-
- E con quella faccia me lo dice!?- sbraitò Jane sconvolta – E adesso che diavolo faccio?-
- Impari la magia come avresti dovuto fare fin da bambina?- cinguettò Lucius sarcastico.
- Senti, tu vedi di stare zitto!- gli sibilò lei esasperata – Dio, mi sembra un incubo!-
- Visto?- cinguettò Tanatos accendendosi la pipa – Io l’avevo detto che non era contenta…-
- Oh, al diavolo Mckay!- sbottò Hargrave – Fatti un giro che è meglio!-
- Per una volta ha ragione.- frecciò Silente – Hai fatto un bel disastro Liam!-
- Vuol dire che nessuno di voi ha idea di come sistemare questa faccenda?- alitò Scott.
- Bhè, è la seconda strega nella storia di millenni a riprendersi i poteri.- si scusò il preside – E devo ammettere la mia totale ignoranza sull’argomento. Ma forse Lucilla potrebbe dirci qualcosa.-
- Si, credo anche io…- ghignò Tanatos perverso - Ti conviene farti un giro Lucius.-
Malfoy fece una smorfia sarcastica ma come previsto levò le tende, più preoccupato che mai.
Stavolta erano sull’orlo della catastrofe. Una Veggente…Jane una Veggente! Avrebbe potuto mandare in fumo tutto il suo piano. E prevedere ogni sua singola mossa. Sua e dei Mangiamorte. Dannazione, se avessero voluto avrebbero potuto farlo risbattere ad Azkaban in un batter d’occhio!
"Un bel problema…" sibilò la voce irritante di Lumia per il corridoio "Vuoi che me ne occupi io?"
Irritato, si bloccò immediatamente – Non t’azzardare a toccarla!-
"Oh, che paura Malfoy…" rise ancora la Lancaster sempre più sguaiata " Che ti prende? Stai per caso cedendo? O è stata la tua cara mogliettina a farti cambiare idea?"
- Il tuo fiuto ha fatto miracoli anche in passato, mia cara.- frecciò perfido, tornando a incamminarsi – Ti conviene stare lontano sia da Narcissa che da Jane Hargrave, sono stato chiaro? Tu continua col piano. Di loro me ne occupo io.-
"Bene, ma sappi che lascio Draco nelle mani di Bellatrix."
Lucius si fermò ancora, ma stavolta fece finta di nulla e dopo un essere tornato dal suo gruppo fece in modo di non pensare più a niente di ciò che a Hogwarts si stava scatenando. In fondo, ormai era questione di ore.

 

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40° ***


 

Harry Potter scattò di lato, evitando di prendere sulla testa il quadro di Mary la Bella che cadendo a terra si mise a strillare per lo sdegno, insieme a tutti gli altri quadri della saletta d’aspetto nello studio della Mcgranitt.
Lo stesso dovette fare Ron che si salvò il naso per un pelo dal lancio di una tabbachiera da collezione ma sia i quadri che i vetri e qualsiasi altra cosa non immobile nel raggio di parecchi metri continuarono a muoversi in maniera alquanto pericolosa.
Perfino il busto di Godric Grifondoro parve sollevarsi dal suo piedistallo ma Harry fu veloce a rimetterlo al suo posto, imprecando come un dannato. Ok, lui parlava anche coi serpenti ma chissà perché Hermione quando s’incazzava faceva sempre levitare le cose più pesanti!
- Herm, senti…perché non ti siedi e…- iniziò a dire Ron ma non finì che gli volò addosso quasi una poltroncina. Stette allora saggiamente zitto anche se tirò fuori la bacchetta, nel caso capitasse di peggio.
E di peggio poteva capitare che Hermione Granger perdesse i suoi nervi saldi…come forse stava già accadendo.
Anche Harry si fece indietro mentre Draco Malfoy stava con la schiena contro lo stipite della porta, a braccia incrociate, ancora abbastanza stravolto dalle precedenti rivelazioni riguardo alla famiglia della sua mezzosangue ma sinceramente più preoccupato per lei che per le questioni di Lord Hargrave.
Anche volendo comunque i tre non sapevano cosa fare…decisamente.
La Grifoncina faceva il solco sul tappeto della Mcgranitt, passandosi le mani sui capelli, sulla faccia, scuotendo il capo come se ancora tentasse di convincersi che era tutto un sogno. Ma no…era tutto vero.
Sua madre era una strega purosangue. Nata da Liam Hargrave e Selena Farewell. Una Veggente.
E questo cambiava tutto. Tutto quanto.
Non cambiava sua madre forse…almeno interiormente ma cambiava la sua vita, la loro vita.
Si bloccò di botto, appoggiandosi di peso a un prezioso banco di noce dov'era appoggiato lo schedario su cui firmavano gli studenti per farsi ricevere dalla professoressa di Trasfigurazione.
Socchiuse gli occhi, rabbiosa, sempre più in collera. Non tentò neanche di calmarsi.
Tempo due secondi e riprese a camminare avanti e indietro come un’ossessa a questa volta il busto del patrono della sua casa finì davvero in pezzi sul piede di Weasley che ammutolì giusto in tempo, prima di esplodere di un’imprecazione colossale.
- Fatto male?- gli chiese Harry quasi a bassa voce.
- Figurati, pesava solo dieci chili.- ironizzò Draco sarcastico.
- Bisogna fermarla…o farà a pezzi tutta la scuola!- sbuffò Ron sedendosi il poltrona e senza sentirsi più le dita schiacciate come chicchi d’uva – E poi deve tornare da Jane!-
- Io di là non ci torno!- sbottò Hermione fermandosi di nuovo, posando gli occhi dorati e fiammeggianti sui tre.
- Come no?- allibì Harry – Non vuoi parlare con tua madre?-
- Adesso no! Anzi, di questa storia non ne voglio sapere niente!-
- Non credo sarà possibile, sai?- s’intromise Malfoy accendendosi una sigaretta in barba alla Mcgranitt che avrebbe potuto entrare da un momento all’altro – E’ tua madre. Sai…quella tizia che ti ha cresciuta in questi anni.-
- Non c’è bisogno che me lo ricordi!- sbraitò assordandoli – La tizia che mi ha tenuto nascosto di essere una purosangue ce l’ho bene impressa!-
- Senti ma che hai contro i purosangue?- mugugnò Ron non molto contento di quelle uscite.
- Oh, hai capito che volevo dire!- replicò sbrigativa facendo un gesto secco con la mano – Dannazione, dannazione! Lo sapevo io che qualcosa non andava! Tutti in famiglia mi avrebbe legata a un palo e poi arrostita…oh, ma lei no.-
- Forse perché sei sua figlia?- ipotizzò Harry ironico.
- Io non la prenderei così tragica che Jane sia una strega, sai?- disse ancora Weasley – Almeno…bhè, ecco è strano e complicato ma ci sono tanti lati positivi. Adesso che le hanno ridato i poteri avrete ancora più cose in comune. Senza contare che hai guadagnato un nonno…-
- Un nonno?- Hermione parve più tranquilla, la classica tranquillità prima della tempesta – Un nonno?-
- Bhè…se è il padre di Jane credo che sia anche tuo nonno.- disse Draco schioccando la lingua – A meno che tu non sia la figlia del vicino di casa vostra. Cosa improbabile visto che è un gay…- e mentre Harry lo guardava incredulo di tanta demenza, Hermione si mise a ridacchiare. A ridacchiare quasi in maniera isterica.
- Un nonno…- ridisse, alzando gli occhi al cielo – Sai Draco, questo appellativo è perfino esagerato per i tuoi di parametri!-
Lui assottigliò gli occhi, ghignando appena.
- Ci lasciate soli un attimo?- sibilò.
- Perché? Chi saresti?- sbuffò Ron incazzoso.
Malfoy lo guardò trucemente ma Hermione non dette loro tempo di mettersi a litigare fra loro che, emettendo una specie di ringhio soppresso, ricominciò a far traballare tutto quanto, sbattendosene se la Mcgranitt si sarebbe messa le mani nei capelli per tutto quel casino. Ora la scuola e il resto erano l’ultimo dei suoi problemi.
Aveva una tale confusione in testa che se la sentiva scoppiare…per non parlare di cosa provò quando la porta venne aperta e Liam Hargrave apparve alle spalle tre maghi che le stavano vicino.
Allargò gli occhi dorati...dorati come quelli di suo nonno.
Ora capiva tutto…i lineamenti simili a quelli di sua madre, il leopardo Patronus…quella Selena a cui lei somigliava…
Si fece indietro, evitando di guardarlo.
- Cos’è venuto a fare?- sibilò brusca.
- Vorrei parlarti Hermione.- disse Liam pacato – In privato se è possibile.-
- No!- gridò lei quasi, aggrappandosi al braccio di Draco che le stava a fianco. Supplicò anche Harry e Ron con lo sguardo, così nessuno si mosse, Malfoy specialmente che le strinse la mano, cercando di tranquillizzarla.
- Hermione, dobbiamo parlare.- continuò Lord Hargrave serio – E’ una faccenda delicata.-
- Era una faccenda delicata.- replicò lei acida – Adesso è un vostro problema.-
- Non è un problema. È una situazione che si può risolvere.- disse suo nonno.
- Mia madre deve risolverla.- Hermione lo fissò come un nemico – Io non centro niente.-
- Tua madre è mia figlia, questo fa ti te mia nipote e lei mia erede.-
- A quanto pare si. Se aspetta qualche minuto credo che riuscirò a fare i salti di gioia!-
Il vecchio sospirò, passandosi una mano fra i capelli bianchi – Hermione, capisco che tu sia confusa…anche io lo sono ma possiamo trovare una soluzione.-
- Confusa?- riecheggiò ironica – Confusa? Lei crede che io sia confusa? In questo momento sono tante cose ma forse qui l’unico confuso è lei! Non sono stata io ad abbandonare un neonato fra gente sconosciuta! E se vuole trovare una soluzione la trovi con mia madre. Ma come le ho già detto io non ne voglio sapere nulla!- e scandito quello assunse uno sguardo che invitava quasi suo nonno ad andarsene, ignorando lo sguardo di disapprovazione di Harry ma Lord Hargrave non si mosse. Conscio che se le avesse voltato le spalle probabilmente sarebbe stato per sempre, rimase dov’era. In settantaquattro anni non si era mai sentito così male, neanche quando si era trovato di fronte agli occhi inquisitori di sua figlia Cassandra.
Cosa si poteva dire a una ragazza di diciotto anni a cui era stata sconvolta la vita in mezz’ora?
- Senta…perché non ci prova più tardi?- gli disse Harry a bassa voce, vedendo Hermione seriamente provata.
Liam lo guardò fisso, come a chiedergli chi fosse ma poi si avvide della sua cicatrice.
- Sono suo amico.- disse di nuovo Harry, incurante del suo sguardo corrucciato.
- Mi dicono che l’hai coinvolta in parecchi pericoli…-
- Oh per favore se ne vada!- sbraitò Hermione al limite della pazienza – Lasci in pace Harry e anche me! Vuole capirlo o no che ormai è troppo tardi?! Ha abbandonato mia madre, ho capito che le spiace!- lo fissò a lungo, con gli occhi lucidi, stretta fra le braccia di Draco che la sentiva tremare come una foglia – Ma non può venire qui, ridarle i poteri e pretendere di mettere tutto a posto!-
- Se solo mi dessi una possibilità…- mormorò ma lei scosse il capo, mesta, avvilita.
La sua espressione lo convinse a lasciar perdere, specialmente quando la vide affondare il viso nel collo di Malfoy che a quel punto non riuscì a reggere e gli disse di lasciarla in pace, in tono ancora più convincente di quello di Harry e allora Lord Hargrave se ne andò. E per la prima volta in vita sua a spalle curve.
- Io…- Ron sospirando si alzò dalla poltrona, andando alla porta – Io torno in infermeria. Vado a vedere se i miei e Silente sono riusciti a venire a capo di qualcosa. Vado anche a vedere se Jane può mettersi in piedi…- e se ne andò in silenzio, pregando con tutto il cuore che la Grifoncina riuscisse a superare quel giornata ma appena passata la soglia non ci fu verso di calmarla. Scoppiò in un pianto dirotto misto a una rabbia irrefrenabile che si fece sentire anche nelle sue mani, strette sulle spalle di Draco. Sospirò, abbracciandola per quanto riuscisse a lenire quella pena.
Intimidito per non averla mai vista in quello stato, trovò un certo sollievo quando San Potter l’abbracciò a sua volta di spalle e anche se dovette stare incollato pure alla sua nemesi, alla fine la sua mezzosangue parve trarne giovamento.
Hermione lo ricordò sempre. Nonostante stesse da cani in quel momento, nonostante il dolore e la delusione alla fine alzò la testa dal collo di Malfoy e vide i due idioti che l’abbracciavano e che stavano cercando di farla star meglio che però non si sbagliavano a filarsi neanche di striscio. Praticamente le stavano carezzando la testa come se fosse stata un gatto guardando in direzioni diverse.
Evitò di dire qualcosa, si passò il dorso della mano sul viso ma qualcosa li fece sobbalzare.
Una scossa…altri quadri caddero a terra e un rumore sordo arrivò dal basso…come dal sottosuolo.
Quasi caddero a terra, tanto era stata forte la vibrazione sotto i loro piedi e alla fine si ritrovarono schiacciati a panino sotto l’entrata ad arcata della sala, attendendo che finisse il boato.
- Insomma, si può sapere che diavolo fai?- le urlò Draco per farsi sentire in quel frastuono.
- Ma non sono io!- strillò la Grifoncina.
Ed esattamente in quello stesso momento, tutta Hogwarts era sotto sopra per quella vibrazione.
In infermeria tutti quanti andarono a schiacciarsi sotto le porte in un continuo rompersi di boccette e vasetti, con Jane che cinque secondi prima di quel caos aveva già visto tutto ma non aveva fatto in tempo ad avvisare nessuno. Nelle classi gli studenti si misero a urlare, i professori correvano qua e là per mettere tutti in salvo e gli Auror che avevano ormai inteso che stava accadendo ciò che i Mangiamorte avevano programmato.
Anche Lucilla, fuori nel giardino della scuola, poté sentire quella magia filtrarle nella pelle.
Era come se avesse potuto sentire ogni cosa. Ora vedeva…poteva anche vedere, tramite i sensi, quel grande pentacolo lucente formarsi attorno alla scuola di magia più importante della Gran Bretagna. Chiudendo gli occhi, il pentacolo si completò…e un testo verde, gigantesco, dalla cui bocca usciva un serpente apparve per ultimo.
Poi fu come uno scoppio. Dal basso, dall’alto…ovunque.
Un’esplosione immane che sollevò solo una marea d’aria e sbalzò tutti quanti dilagò per il castello, in cielo.
Il sole sparì, venne offuscato da grandi nubi nere…e su tutto cadde il buio.

- Ma porca di quella grandissima e stramaledetta…-
- Clay ti prego!- sbottò Jess rimettendosi in piedi e levandosi i calcinacci cascati dal soffitto dai capelli – Non è il momento buono…ma porca puttana mi sono tagliato la testa!-
- Siete la finezza fatta a persona voi due!- cinguettò Milo, senza un graffio e andando a guardargli il taglio che aveva al sopracciglio – Si, ti ci vorrebbero dei punti capo.-
- Non puoi fare qualcosa?-
- Una leccata?-
- Idiota!- sbottò Mckay levandosi il Diurno di dosso e tamponandosi il taglio con la manica della camicia – Qualcuno mi vuole spiegare che cazzo è successo?-
- T’è caduto un pezzo del soffitto sulla testa.- gli chiarì Harcourt spolverandosi il mantello. Poi si guardò attorno…e di colpo qualcosa non gli fu per niente chiara. Tutto era uguale…e tutto era diverso.
Erano stati sepolti da un mare di polvere per la scossa di terremoto che li aveva investiti, anzi che aveva investito tutta Hogwarts, ma essendo lui un Sensimago aveva potuto accorgersi immantinente di quanto era accaduto.
- L’Anatema…- alitò, vedendo oltre quel disastro che li attorniava.
- Cosa?- chiese Sphin, spuntando da un cumulo di macerie poco più in là.
- La maledizione del Pentacolo. Ci siamo seduti in mezzo…è iniziata…-
- Allora la scossa era una copertura?- chiese Milo fissando famelico il sangue sulla fronte di Jess che se lo teneva lontano pungolandolo con la spada.
- Non direi…- Clay socchiuse gli occhi violetti – Ecco…è strano ma la sento. Quella scossa è partita dai sotterranei dopo che le cinque punte attorno alle mura di cinta della scuola si sono accese stanotte. A forza d’irradiare energia, un punto centrale nei sotterranei è come collassato. E da lì è partita la scossa. La vedo…è come un’onda. Sta…- sbiancò di colpo, riaprendo le palpebre. Si girò verso i compagni, deglutendo – Sta cambiando l’assetto magico della scuola. Non so come ma ci sta riuscendo. Sta scavalcando i poteri di tutti gli ex presidi e sta mutando la conformazione di ogni singola stanza e spazio chiuso presente qui.-
- Cosa?!- sbraitò Jess allibito – Come diavolo è possibile?-
- Solo quella mezzo demone può aver fatto una cosa simile!- disse Clay respirando quasi a fatica – Ma ti giuro che dal piano terra in poi qui sta cambiando ogni cosa. Hanno tramutato Hogwarts in un labirinto!-
- Merda!- ringhiò Sphin conficcando lo spadone a terra – E adesso che facciamo?-
- Tu vedi?- chiese Milo – Tu vedi dove siamo vero Clay?-
Harcourt c’impiegò un attimo per riprendersi – Si…vagamente si. La mutazione è ancora fresca e attiva, quindi posso sentire l’energia che passa a macchia d’olio sulle nostre teste. Seguendola dovremmo riuscire a trovare Tristan, il preside, Lucilla e Harry e gli altri.-
- Già, l’importante adesso è trovare Lucilla!- disse Mckay serrando i denti – Che mi dici dei sotterranei?-
- Lì non sento nulla…no! Aspetta…- Clay rise, scuotendo il capo – Che brutti bastardi! Ecco perché non sento nulla! Ci dev’essere una cupola protettiva su tutto il dormitorio dei Serpeverde. Là nascondono il fulcro del pentacolo!-
- Si ma noi dobbiamo castare l’Incanto Surgis dalle punte!- disse Milo aguzzando le orecchie, sentendo rumori scricchiolanti ovunque – Poi dobbiamo fermare Lumia, i Mangiamorte e rimettere tutto a posto!-
- Pregando che Harry e Malfoy junior siano ancora vivi!- frecciò Sphin ironico.
- Quindi la prima cosa da fare è cercare Lucilla e Tristan. Clay trovameli!- disse Jess pragmatico come sempre – Harry sa come cavarsela, i ragazzi troveranno un modo per starsene tranquilli o ci penserà il preside a loro. Noi dobbiamo cercare di fermare questa follia! Avanti, diamoci una mossa!-
- E i sotterranei?- disse Morrigan sospettoso – Da lì arriverà l’attacco Jess…-
- Una cosa per volta!- ridisse il biondo – Milo, va avanti e dimmi come siamo messi ma non ti perdere e stai vicino abbastanza per non perdere di vista neanche noi. Clay trova quell’idiota di mio fratello, Sphin tu sai che fare.-
- Fanalino di coda.- celiò Eastpur sbuffando – Chi se lo scorda!-
- Tu intanto raccogli le energie!- Milo fissò Jess con aria severa – Lumia non ci andrà leggera, capito?-
- Si, non è il caso che me lo ricordi.- replicò il biondo – Forza, adesso muoviamoci!-

Intanto, nella sala d’aspetto della Mcgranitt tutto era avvolto in una nebbia di polvere che impediva quasi il respiro.
Solo potenti scosse di tosse ruppero il silenzio.
- E adesso chi la sente la megera…- sibilò una testa bionda nascosta sotto il cappuccio della divisa da quidditch Serpeverde, abbracciato in maniera protettiva verso la Grifoncina.
- Porca puttana…guarda che casino!- alitò Harry invece, levandosi dalla zucca un quadro strappato. Si mise a sedere, fra lui e Malfoy c'era Hermione con un piccolo graffio sulla guancia e quasi il terrore di aver fatto lei quel disastro.
- Ma che diavolo è successo?- chiese Potter, alzandosi e sentendo un dolorino al ginocchio destro.
- Non lo so…ma qualunque cosa fosse ha distrutto tutto quanto.- sibilò Draco scrollandosi i vestiti.
- Oddio…- Hermione afferrò entrambi per le braccia, spaventata a morte – E se fosse l’anatema?-
- Quello di cui parlava Lumia?- Harry alzò un sopracciglio, gli occhiali di nuovo mezzi rotti – Ma non aveva detto anche Silente che ci sarebbe voluto più tempo del previsto?-
- E se invece fosse davvero la maledizione del pentacolo?- sbraitò Hermione tirandoli alla porta, rischiando di ammazzarli entrambi facendoli inciampare in quel casino – E se i Mangiamorte ci stessero già cercando? Magari è successo qualcosa a Ron!-
- Si e se magari sono scesi i marziani?- borbottò Draco aprendo la porta – Perché sei sempre così…- tacque di botto, restando fermo sullo stipite coi due Grifondoro a fianco -…catastrofica…-
Caos. Disastro apocalittico.
Malfoy e Potter non seppero trovare un termine adatto al disastro che stava loro davanti. La scossa dalle fondamenta della scuola aveva provocato numerosi danni, sia al soffitto che a tutti i quadri, lampade e tende che erano state scaraventate con forza sul pavimento. Polvere e detriti ricoprivano ogni cosa.
Inoltre quel qualcosa che avevano notato gli Auror, si fece notare anche dai tre maghi.
- Non vi sembra strano?- chiese la Grifoncina dopo che ebbero voltato l’angolo.
- Si…- disse Harry sconvolto – Qui dovrebbero esserci le scale…-
- Già e dove sono finite?- replicò Hermione guardandosi attorno – Non abbiamo sbagliato strada!-
- E a da questa parte dovrebbe esserci l’aula di Vitius.- disse Draco reclamando la loro attenzione verso il corridoio alla loro sinistra – Ma…non c’è niente! Ci sono un mucchio di sgabuzzini!-
- E ma si può sapere che diavolo succede?-
Potter fece un giro su se stesso, senza capirci più nulla – Eppure usciti dall’ufficio della Mcgranitt abbiamo fatto la strada giusta! Qui dovrebbero esserci le scale e andando dritti dovremmo raggiungere l’infermeria!-
- Mi sa che avevi ragione sull’anatema.- bofonchiò il Serpeverde a un certo punto, fissando la Grifoncina, dopo un lungo peregrinare alla ricerca dell’infermeria dove c’erano i loro genitori – Sembra di non essere più neanche a Hogwarts. Ogni stanza è stata spostata…-
- Come…in un labirinto.- sussurrò la streghetta, ragionando velocemente – E’ come dice Draco. Le stanze non sono più al loro posto e con questo buio non si distingue niente. I fantasmi non sono più nei quadri, Pix non si vede…credo che abbiano trasformato la scuola in un labirinto.-
Seguì un attimo silenzio assoluto, poi fecero la cosa più intelligente che potessero fare.
- AIUTOOOOO!!!! QUALCUNO CI SENTE??? C’E’ QUALCUNO????-
Naturalmente si sgolarono e sempre naturalmente non giunsero a nulla, se non un terribile mal di gola.
- Lo sapevo che era meglio farsi una fiaschetta come Hagrid!- rognò Harry, sedendosi su una poltrona sgangherata buttata in mezzo a una saletta rotonda che non avevano mai visto. Gli faceva un male terribile tutta la gola, se la sentiva infuocata, quando sollevò lo sguardo sulla finestra. Il cielo scuro prima li aveva spaventati…ora lo vedeva come la salvezza. – Herm…- disse, richiamando l’attenzione della Grifoncina e poi col solo sguardo le indicò la finestra da cui erano state sradicate le preziose tende. Raggiunsero le vetrate ma la fortuna quel giorno non sorrideva agli audaci. Anche volendo i due grifoni non avrebbero potuto mettere le ali. Appena misero un dito sui vetri vennero sbalzati indietro da una fortissima onda magica che li sbatté contro il muro opposto, facendo perdere ai tre la voglia di riprovarci di nuovo.

Ma intanto il nemico non se ne stava fermo a gingillarsi anche se una buona parte di essi credeva di avere la situazione in pugno. Ai Mangiamorte presenti nel dormitorio di Serpeverde coi propri figli, nella sala comune, non ne mancava neanche uno. Anzi…c’erano nuovi arrivi che avevano atteso l’evoluzione dell’anatema per teletrasportarsi dentro alla scuola. Demoni impuri.
E Bellatrix Lestrange se ne stava seduta tranquilla e beata, solo in attesa di sfregarsi le mani, seduta accanto a Lumia dei Lancaster. Insieme fissavano dentro a un globo di cristallo, avide d’informazioni, avide di trovare le loro prede.
E videro tutti, tranne Lucilla…e Silente ovviamente.
- Dov’è la Veggente?- sibilò Mcnair ciondolando avanti e indietro.
- Sta con Arthur Weasley e una ventina di Cacciatori.- disse Bellatrix con aria seccata – Ci mancava anche una Hargrave adesso! Quella andava sistemata in tutti questi anni Lucius! Perché hai lasciato Narcissa con lei?-
- Se ne occupa lei della Veggente?- chiese Frederich Nott.
- Si.- mentì Lucius con indifferenza – I babbani dove li avete messi?-
Lumia ridacchiò, indicandogli con un’occhiata una gabbia per uccellini alle sue spalle e quando Malfoy aguzzò la vista vi vide dentro, ridotti ad un’altezza di pochi millimetri, tutti i genitori babbani delle quattro case.
Agitati, pareva che stessero strillando ma di certo nessuno li avrebbe sentito, tantomeno aiutati anche perché Nagini si avviluppò sulla gabbia e lì rimase, ciondolando in attesa di potersi sfamare.
- Come agiamo?- chiese Julian Leptis osservando dentro alla sfera.
- Bhè, io mi occupo di mia sorella.- Lumia sogghignò cominciando a mettersi in piedi – La stanerò ovunque sia e la sistemerò una volta per tutte.-
- Cosa ti fa credere che questa volta riuscirai a ucciderla?- chiese Rodolphus Lestrange con fare arrogante.
- Ho il mio asso nella manica, non temere.- rispose pacata – Voi date la caccia al giovane Potter.-
- Io mi occupo di Draco.- disse Bellatrix fissandola attenta – Ma se fossi in te cara starei attenta a quella mano.- e dicendolo parve quasi seriamente stupita. Nel punto in cui Draco l’aveva morsa sotto forma di serpente, ora Lumia aveva un profondo solco attorniato da venuzze bluastre.
- Non mi sorprende che mio nipote sia diventato un Animagus.- disse Rodolphus con fare egoisticamente orgoglioso – Ma ha anche ereditato la testardaggine dei Black, non credi Lucius?-
- Lasciamo perdere i miei parenti ora.- disse Bellatrix scocciata – Avanti, dividiamoci in gruppi. Venti sistemino gli Auror, gli altri venti vadano a prendere vivi Potter, quel Weasley e la nipote illegittima di Hargrave!-
- Per la Veggente?- chiese Nott – Potrebbe esserci utile.-
- Esatto.- disse Lumia infilandosi il mantello – Per questo ho già mandato alcuni demoni a catturarla. Non è in grado di usare alcun potere magico e anche se prevedesse l’attacco dubito che Silente e quei maghi da strapazzo possano riuscire a salvarla.-
- Secondo me sottovaluti il preside,- disse Lucius sedendosi in poltrona con la sola intenzione di non alzare più un dito – ma fai come credi, mia cara. Aspetterò vostre notizie.-
- Tu non vieni?- Bellatrix lo guardò male.
- No, aspetto Narcissa.-
- Spero che mia sorella non faccia nulla di avventato.- ringhiò sua cognata con tono minaccioso – I suoi poteri potrebbero esserci utili in una situazione come questa ma temo che il suo istinto materno possa prevalere.-
- Per l’amor del cielo!- sbuffò la madre di Pansy Parkinson – Non farmi ridere Bellatrix. Non conosco donna che sia più interessata a trasformare suo figlio in un degno Mangiamorte più di Narcissa!-
- Se lo dici tu, Gertrude.- replicò la donna, scuotendo i lunghi capelli scuri – Scusatemi ma ora ho da fare. Devo trovare mio nipote…- e sorrise perfidamente verso Lucius – Te lo riporterò sano e salvo, non temere.-
- Oh, non ne dubito.- Malfoy fece un gesto annoiato con la mano – Adesso andate tutti. Ci ritroviamo nella Camera fra due ore esatte e spero che avrete tutti sistemato le vostre questioni. Potter deve arrivare qui vivo, esattamente come Jane Hargrave, spero di essere stato chiaro.-
- Tranquillo, signor Malfoy.- lo canzonò Lumia, sparendo per prima – Avremo un occhio di riguardo!- e ridacchiando tutti quanti uscirono dalla sala comune, alcuni accompagnati anche dai loro figli. Intanto anche lì qualcosa cominciava a cambiare…la stanza mutava, si animava, cambiava forma e dimensioni.
E Lucius capì che era ora di scendere al cospetto di Salazar. Se non altro presto avrebbe di nuovo avuto compagnia.

Questo lo sapeva anche Jane Granger.
Appoggiata a un muro, i suoi potevano già vedere la fine di tutto.
Ogni cosa le scorreva nella mente, ogni singola immagine le mostrava una verità che superava ogni limite.
Situazioni, colpi di magia, sangue che scorreva…dolore. Gioia…
Era tutto lì, tutto davanti ai suoi occhi dorati, nelle sue mani.
Aveva il futuro a disposizione. Poteva cambiarlo…modificarlo. O lasciarlo scorrere come le era parso, chiaro come il sole. Cosa doveva fare? I maghi che vedevano il futuro potevano permettersi di modificare il destino altrui?
Se lo chiese anche quando vennero attaccati.
Vide solo i Weasley combattere, la Mcgranitt spingere via esseri di bell’aspetto con grandi occhi rossi come sangue.
Demoni impuri. Vide Silente abbatterne uno per uno.
E poi vide nella sua testa che uno le sarebbe apparso alle spalle, per portarla via. Si vide davanti a Lucius.
Per questo fissò Narcissa negli occhi, urlandole di correre da Draco, prima che uno di quei mostri compisse ciò che il futuro voleva. Un Mangiamorte le apparve alle spalle, l’afferrò…e con lei sparì, lasciando Narcissa a chiedersi i motivi di quella decisione e Silente a sperare.
Il preside come Jane forse già sapeva…

Milo se ne stava appollaiato su un cumulo di calcinacci quando Clay arrivò con Jess e Sphin a seguito ma rimasero bloccati, come il Diurno, di fronte all’alcova su cui era franata un’intera parete. Il risultato era che non potevano passare tanto le macerie erano alte, formate da pezzi di roccia alquanto grossi.
- Stanno là dietro?- chiese Jess fissando la frana.
- Se urli puoi anche farti sentire!- disse Morrigan sorridente, accendendosi finalmente la sua benamata sigaretta – Tristan ha dei graffi sulla schiena e Lucilla sta benissimo. VERO RAGAZZI?- gridò.
Dall’altra parte la risposta non si fece attendere – Gente! Non potete trovare il modo per fare un buco?!- urlò Mckay.
- Sei tu che hai la pistola carica, fratellino!- ironizzò Jess – Lucilla non puoi fare qualcosa?-
- L’avrei già fatto!- rispose la voce scazzata della mezzo demone – Se quell’idiota di tuo fratello non mi avesse fermato! Dice che potrei provocare altre scosse e fare del male a qualcuno! Crede che ci siano degli studenti nei paraggi…-
- Pensa se ce n’è qualcuno ormai quasi secco…- mugugnò Milo famelico.
- La finisci di pensare sempre a mangiare cazzo?- sbuffò Sphin – Dai gente…che facciamo?-
- Non vorrete scavare a mani nude, spero!- se ne uscì Clay sconvolto – Nessuno di voi Animagus della malora può spostare questo casino?-
- Si, Lucilla…ma è troppo grande come drago. Spaccherebbe le colonne e ci seppellirebbe di più.- urlò Tristan – Ehi Harcourt, ma tu non ti sapevi Smolecolarizzare?-
- Spiacente fratello, mi avrai scambiato con qualcun altro!-
- Mi avete quasi rotto voi Auror! Adesso sposto tutto e basta!- sbraitò Lucilla furibonda quanto Jess che stava fumando dalle orecchie – Userò una piccola dose di telecinesi, non ammazzerò nessuno!-
- E se ammazzi qualcuno provvedo io ai cadaveri, tranquilla!- l’assicurò Milo sorridente.
- Io ne ho basta.- si lagnò Jess facendosi accendere una sigaretta esasperato – Fate come vi pare…-
E quel "Fate come vi pare" divenne un vero massacro perché la Lancaster non ci andò minimamente per il sottile, troppo contenta di poter mandare a quel paese l’autorità di Tristan. In un batter d’occhio furono sommersi di detriti ma almeno la via fu di nuovo libera e il gruppo si ritrovò, abbastanza sano e in salute.
Dopo un rapido ragguaglio sul fatto che Harry e la sua allegra associazione a delinquere erano ancora al sicuro per il momento, al terzo piano, gli Auror si prepararono psicologicamente a ciò che dovevano fare.
Visto che Milo e Clay avrebbero dovuto andare con Lucilla alla punta più alta del Pentacolo secondo la forma di Hogwarts, quindi più o meno verso la torre del Nord, e Jess doveva trattenere Lumia per un po’, Tristan e Sphin ebbero un compito che pareva proprio dell’ultimo minuto.
- Dovete correre al piano terra, qui siamo al primo quindi ci metterete poco tempo. Poi dovrete fare di tutto, anche farlo esplodere se necessario…ma dovete aprire il portone d’ingresso della scuola.- disse Lucilla con aria sicura, gli occhi azzurri un po’ più sollevati – Lì ci sono gli Auror dell’Ordine della Fenice col professor Lupin. Fateli entrare, fra di loro c’è qualcuno che potrà districarvi nel labirinto.-
- E come?- chiese Sphin – Un altro Sensimago?-
- No, qualcuno con un buon fiuto per Harry Potter e i guai.- replicò la mora ghignando – Ok? Tutti pronti allora?-
Tristan fissò suo fratello con sguardo davvero preoccupato ma Jess sorrise, anche se non alzò il capo verso di lui – Tranquillo fratellino, torno intero. Tu pensa ai tuoi affari che io penso ai miei.-
- E’ questo che mi preoccupa.- sospirò Tristan – Ma sei bravo abbastanza per sapertela cavare per mezz’ora.-
- Mezz’ora basterà davvero?- chiese Milo.
Lucilla annuì – Me la farò bastare. Richiamo le anime, spezzo il pentacolo e cerco di riprendermi quel tanto che basta per venire a rompere le ossa a Lumia. Ma tu vedi di non fare cazzate Mckay, mi sono spiegata?-
- Con quale dei due parli?- chiesero in coro i due fratelli.
- Entrambi, imbecilli.- sibilò sarcastica – E adesso mentre richiamo Lumia voi vedete di scappare alla velocità della luce ok? Qua deve restare solo Jess.-
Si salutarono tutti quanti, Tristan fece il cretino con Lucilla più del solito che per scollarselo di dosso fu costretta a prenderlo a cazzotti, poi finalmente Mckay e Sphin imboccarono delle scale sgangherate che li avrebbero riportati al piano terra, all’entrata di Hogwarts. Milo e Sphin invece afferrarono ognuno una mano della mezzo demone, poi la Lancaster fissò a lungo Jess.
- Vedi di non farti ammazzare.- gli disse.
- Che ti prende?- rise lui – Sei preoccupata per me mezzosangue?-
Lei scosse il capo, ghignando. Quindi esaudì col pensiero il richiamo a sua sorella. E lei lo sentì benissimo.
Peccato che quando apparve in quel corridoio lungo e buio, non trovò la sua nemica.
No, trovò ben altro. Incontrò uno sguardo orgoglioso che anni prima l’aveva intimorita, incuriosita, fatta indignare.
Poi innamorare.
- Me lo sarei dovuta aspettare.- sussurrò abbassando gli occhi bluastri – In fondo non era mistero.-
- Cosa?- chiese Jess Mckay fissandola intensamente.
- Quanto fossi attratta da te.- rispose tranquilla – Era chiaro come il sole. Quindi mia sorella ti ha mandato qua per farmi uccidere una seconda volta, mia bel Grifondoro.-
- Ti sbagli. Lucilla non ci aveva neanche pensato. Gliel’ho proposto io.-
- Quindi vorresti uccidermi?- Lumia stavolta lo guardò come incuriosita e interessata. Fece un passo avanti, con la lunga veste di raso che frusciava a terra – E’ così mio amato? Vuoi uccidermi?-
- Neanche Lucilla avrebbe mai voluto ucciderti.- rispose Jess sospirando – Perché non cedi Lumia?-
- Il mio nome in bocca a te mi ha sempre fatto tremare, lo sai?- gli disse, sorridendo.
- Non divagare.- ringhiò con voce dura – Dimmi perché lo fai.-
- L’ho già detto a tuo fratello.- Lumia sollevò sinistramente un angolo della bocca, facendolo allontanare di pochi passi – Non te lo ricordi? Gli disse che non avrei mai ceduto fino a quando la creatura che odio di più al mondo avrebbe continuato a camminare su questa terra.-
- Perché la odi?-
- Perché odio Lucilla?- Lumia alzò gli occhi al soffitto, in faccia un’espressione leggera come se fosse stata a parlare del tempo – Perché…non credo che capiresti le mie parole. Tu ami Tristan.-
- E’ mio fratello.-
- Bella risposta.- rise la Lancaster, facendo sentire lui in colpa – Lo ami solo perché avete legami di sangue. Il sangue basta già a far provare a voi esseri umani un affetto innato. È assurdo, permettimi di dirtelo. E mi fa ridere…e mi fa schifo al tempo stesso!- sibilò, ora visibilmente furibonda – Avrò anche il suo sangue nelle vene…ma se potessi ti giuro che me lo strapperei via a forza! Ogni volta che mi guardo in uno specchio io la vedo! E il solo pensiero di essere nata con lei mi fa perdere la testa!-
Jess indietreggiò ancora, deglutendo.
- La odi…perché è come te?-
- Siamo identiche.- sibilò Lumia con voce roca – Io e le siamo identiche. Siano due metà separate! Noi siamo mezze demoni, siamo diverse dagli esseri umani! Un intero diviso in due. E ora non vorrei altro che tornare a essere intera ma senza di lei…senza di lei non posso. E' per questo la odio! Perché lei vive bene anche senza di me! IO LA ODIO!- il pavimento riprese a vibrare con forza, dal soffitto cominciò nuovamente a cadere polvere e grossi calcinacci – Ecco la verità purosangue! Odio Lucilla perché lei riesce a vivere senza di me! La notte non si sente sola, non deve abbracciare il cuscino e l’ombra per il terrore dell’oblio! Non si guarda allo specchio provando disgusto! Non si sente spaccata in due…non si sente sola…non si sente abbandonata…-
- Le avessi dato la possibilità ti avrebbe teso una mano.- sussurrò Jess quasi con pena.
- Ma per favore…- Lumia, con gli occhi vitrei, lo fissò quasi con pena – Non farmi ridere Jess! Lei mi avrebbe teso una mano solo perché ragiona come voi umani! Sono sua sorella e mi avrebbe aiutato solo perché abbiamo lo stesso maledetto sangue nero! Lei ha imparato a amare! Non prova semplice lussuria! Tuo fratello l’ha cambiata! L’ha resa diversa! Gliel’ho letto in faccia quando nostra madre e nostro padre sono morti!-
- Non ti sei vendicata abbastanza maledizione?- ringhiò allora lui, sovrastando la sua voce – Hai ucciso chiunque a cui lei avesse mai tenuto! Ha passato anni a soffrire con Voldemort! Ormai dovresti essere contenta!-
- Io non avrò pace fino a quando mia sorella non sarà morta!- strillò Lumia, lanciandogli addosso con la bacchetta un fortissimo Cruciatus che andò a vuoto, fortunatamente. Mckay si era scostato in tempo, ansante, incredulo.
- E invece di mia sorella trovo te…- la sentì mormorare poco dopo – Cosa vorresti farmi Jess? Convincermi a cedere? No, mai.- sibilò con ira nella voce e nella membra – Ucciderò Lucilla e mi macchierò le mani del suo sangue! Così finalmente non mi sentirò più spezzata in due perché lei non ci sarà più.-
- Allora per andare da lei dovrai passare su di me.- rispose Jess a bassa voce, levando la spada.
- Non chiedo altro.- aggiunse la mezzo demone e tempo un secondo la lotta ebbe inizio.
E stavolta non ci sarebbe stata Lucilla a fermarla.
Jess era nelle sue mani.

- Di qua ci siamo già passati.-
- Come cazzo fai a dirlo?- ringhiò Draco per la centesima volta, girandosi verso Harry che si guardava attorno al limite della disperazione. Il moretto gl’indicò un segno sul muro, una X fatta con il portachiavi di Hermione.
A quel punto i tre si sedettero, stanchi e affamati. Era passato mezzogiorno da un pezzo ormai.
- Che facciamo adesso?- si lagnò la Grifoncina distrutta – Sarà un’ora che camminiamo ma la scuola è diventata un labirinto! Non abbiamo ancora visto nessuno e siamo sempre sullo stesso piano. Comincio seriamente a preoccuparmi.-
- E io comincio seriamente ad avere fame.- rognò Malfoy tenendosi lo stomaco e accendendosi un’altra sigaretta, per ingannare i crampi – Non avete niente da mangiare?-
- E secondo te se avessi da mangiare lo darei a te?- ironizzò Harry.
- Divertente Sfregiato, perché non ti trasformi in un pollo eh? Mai mangiata carne di aquila…-
- Davvero? Io non ho mai mangiato quella di serpente Malferret!-
- Se non la finite vi uccido davvero, almeno sarò la sola a banchettare.- ringhiò la Grifoncina zittendoli – Ok, facciamo il punto della situazione. La scuola è un casino, Silente non si trova, non abbiamo visto ancora nessuno, i fantasmi sembrano aver preso il volo… direi che siamo nella merda fino al collo.-
- Cazzo che acume!- frecciò Draco – Tu che sei il genio del gruppo non ti viene in mente nulla mezzosangue?-
- Se non altro abbiamo ancora le nostre bacchette.- disse Potter, guardando il lato positivo.
- E se gli altri fossero in pericolo?-
- Con Silente non credo proprio.- replicò Harry – Secondo me i più aperti ad attacchi siamo noi tre.-
- Appunto.- disse Draco – Quindi stiamocene svaccati qua in attesa di soccorsi!-
- Ma tu alzare il culo e morire è la stessa cosa vero?- rognò il Grifondoro.
- No, oggi c’è solo da morire San Potter.- replicò Malfoy acido – Per l’ennesima volta!-
- Non provateci neanche a cominciare a rompere per voi due!- esplose Hermione prima che anche Harry rispondesse al fuoco – Siamo sperduti nella scuola, non sappiamo se gli altri stanno bene e se devo pensare a cosa fare, l’ultima cosa che mi serve siete voi due galletti che vi mettete a beccarvi come matricole, sono stata chiara?-
- Mi hai dato della matricola?- si sdegnò prima Potter e poi Malfoy.
Li avrebbe mandati al diavolo più che volentieri se finalmente un piccolo spiraglio di luce non fosse arrivato ad alleviare le loro sofferenze. E il raggio di luce era formato da quattro scope che svolazzavano in fondo al corridoio, accompagnate da voci concitate e quando li riconobbero, Harry fu il primo a esultare.
- ELETTRA!- gridò, saltando praticamente in testa a Draco senza più filarselo neanche per sbaglio – Siamo qui!-
E pochi istanti dopo la fantastica visione di Elettra Baley, felice e sorridente anche se spettinata e coperta di polvere e piccoli graffietti sulle guance, apparve tutti e tre la vera salvezza. Ma non era sola.
Mentre la biondina scendeva dalla sua mitica scopa per correre ad abbracciare il suo ragazzo, anche Blaise e Ron scesero dalla Tornado del rossino, Justin Bigs ed Edward Dalton dalla Nimbus 2003 del Corvonero, Seamus e Neville dall’ultima. E finalmente tirarono il fiato, sentendosi un po’ più tranquilli.
- Eravamo così preoccupati!- disse Elettra abbracciata stretta a Harry – Quando è arrivata la scossa erano tutti riuniti nella Sala Grande. Adesso gli altri sono rimasti lì!-
- Ma come avete fatto a trovarci?- chiese Draco senza capire, fissando Blaise allibito.
- Bhè, veramente è tutto merito di Elettra.- sorrise Zabini.
- Già, se non era per lei erano ancora disperso al quarto piano.- cinguettò anche Ron, poi spiegò tutto sorridente – Quando c’è stata la scossa Elettra era ai nostri dormitori.-
- Ai dormitori?-
- Si,- disse la biondina sogghignando perfidamente – e quando è finito il terremoto mi sono accorta che tutta la scuola era sottosopra. Non ho neanche provato a mettere fuori il naso dal dormitorio, visto che non capivo più dov’ero ma poi ho pensato che anche voi eravate dispersi…quindi c’era solo un modo per trovarvi tutti.- e tirò fuori da sotto la camicetta bianca tutta strappata la Mappa del Malandrino, facendosi abbracciare da tutti quanti, felici come Pasque.
- Ho pensato che era meglio riunirci, vista la situazione. Così ho inforcato le scope e sono corsa da Blaise, il più vicino a me. Poi visto che Edward e Justin volevano darci una mano, abbiamo deciso che era meglio venirvi a prendere con le scope.- e lanciò a Harry la sua Firebolt mentre Blaise mollava a Draco la sua Nimbus – Così abbiamo trovato Ron e sappiamo anche dove sono il preside e Tristan, con gli altri Auror.-
- Lucilla è con Milo e Clay.- disse Hermione osservando la cartina che continuava a cambiare velocemente – Sta già provando a fare l’Incanto Surgis. E Jess è con Lumia.-
- Dove sono i Mangiamorte?- chiese Dalton.
- Nei sotterranei.- Harry scosse il capo – Un po’ a Serpeverde, gli altri…cazzo sono nella Camera!-
- Di nuovo?- Ron si mise le mani nei capelli – Vuoi andare di nuovo laggiù?-
- Bhè, la Camera sta più o meno al centro del pentacolo.- osservò Hermione indicando a tutti la presenza dell’unica stanza che non si era mossa – Secondo me lì ci potrebbe essere il centro di energia da cui è partita la scossa che ha cambiato Hogwarts. Forse potremmo dare una mano a Lucilla se facessimo il possibile per distruggerlo.-
- Si e coi Mangiamorte come la mettiamo?- chiese Seamus.
- Il problema di questi ragazzi è che non hanno mai provato un po’ di sana giungla.- ghignò Harry montando sulla scopa – Allora, ragazzi…- e fissò tutti tranne Ron e Hermione di cui ormai era sicuro come se fossero stati parte di lui – Io vado alla Camera. Voi fate come volete.-
- Ci vuoi andare da solo?- rise Blaise – Te lo scordi bello, io vengo con te.
- Io anche.- scandì Elettra sorridendo – Non sia mai che mi perdo l’ultima avventura del gruppo!-
- Ormai…già che sono qua.- sbuffarono Edward e Justin, segretamente contenti di far casino.
- Lo sai che ti accompagno.- disse Neville coraggioso come solo lui sapeva essere.
- E tu Malferret?- Harry lo guardò di striscio, vedendolo con la scopa in mano – Vieni con me?-
- Io non vengo con te.- rispose Draco fissandolo con gli occhi argenti dardeggianti – Ci sarei andato comunque. Là c’è mio padre e una bella dose di persone con cui devo sistemare una questione.-
- Perfetto.- Potter si mise a fianco di Elettra, guardando ancora la Mappa – Il preside e i professori stanno andando anche loro verso la Camera. I Cacciatori sono nella sala grande, Tristan…sta sfondando il portone o sbaglio?-
- Chi vuole fare entrare?- chiese Ron con Blaise dietro di lui.
- Bhò…magari l’Ordine!- cinguettò Harry contento – Remus mi aveva detto che sarebbe arrivato in mattinata con Tonks!-
- Ninfadora intendi?- chiese Draco, facendo salire Hermione davanti a lui – Mia cugina?-
- Già. Finalmente arriva la cavalleria!- ridacchiò il Grifondoro – Ok, si va a caccia gente.-
- E speriamo sia l’ultima volta.- rognò Ron mettendosi al suo fianco.
- Fuoco alle polveri!- ridacchiò Hermione e tutti insieme schizzarono via lungo il corridoio, scendendo scale e voltandosi a grande velocità in ogni anfratto, sorpassando frane e ostacoli. Tutto questo negli occhi di Jane…che anche se bendata vedeva perfettamente il loro lento avvicinarsi.
E sperava. Sperava di trovare una soluzione alla sua domanda.
Poteva intralciare il destino?

 

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41° ***



 

- Ho fame.-
Clayton Harcourt represse un’imprecazione per la centesima volta.
Inginocchiato in mezzo a un cerchio magico segnato con un gesso bianco, posizionò l’ultimo cristallo di quarzo davanti al simbolo che indicava i Mistici, poi si alzò massaggiandosi le tempie.
Quel continuo afflusso di magia nera gli stava spaccando i nervi. Per non parlare del lamentarsi costante di Milo che si agitava alle sue spalle, fumando come un dannato.
- Abbiamo dei cristalli di riserva?- chiese Clay soprappensiero – Nel caso si spacchino nel mezzo dell’incantesimo.-
Nessuno gli rispose. Lucilla era lontana: appoggiata contro una vetrata stava recitando mentalmente l’Incanto Surgis a memoria, concentrando ogni energia del suo essere. Questa volta non avrebbero avuto margine d’errore.
- Ci siamo?- chiese poco dopo, vedendola sollevare lo sguardo.
- Si, direi di si.- rispose la Lancaster passandosi una mano fra i capelli – Voi siete pronti?-
- No.- ringhiò Milo a bassa voce.
- Cosa c’è che non va?- gli chiese Clay, scrutandolo attento – Non stai bene?-
- Già…non sto bene!- ringhiò il Diurno, alzando gli occhi di topazio fiammeggianti su i due – Questa fottuta magia oscura mi sta facendo dare di testa!-
- Oh…- Lucilla lo guardò attentamente. Lo capiva bene.
- Che possiamo fare?- sussurrò Clay andandole vicino, come per stare più al sicuro.
- Tenete nascoste le gole.- ironizzò Milo con tono sempre più aggressivo.
- Senti …- Harcourt cercò di trovare una soluzione – Prova a pensare a qualcos’altro ok?-
- E come cazzo vuoi che faccia?- sbraitò il Diurno con gli occhi totalmente sgranati e cerchiati di rosso, i denti affilati sguaiati come fauci – Questa maledizione mi si sta infilando nel cervello! E tu te ne stai lì, vivo e respirante con quella maledetta vena pulsante sulla gola…-
- Va bene.- Lucilla sospirò esasperata – Se ce la faccio io puoi farcela anche tu però…da quanto non ti nutri?-
- Tre mesi.-
- Cosa?- Clay lo guardò sconvolto – E come fai a stare in piedi?-
- Guardandoti la gola e immaginando di mordertela.- frecciò Milo sarcastico.
- Perfetto, a meraviglia! Siamo nella merda fino al collo con un Diurno affamato che cerca di ammazzarci!- sbraitò Harcourt verso la Lancaster – E adesso che facciamo? Non possiamo iniziare con questo qua che pensa solo alla mia emoglobina!-
- Troviamogli da mangiare.-
Clay fissò la mezzo demone un po’ confuso – E dove troviamo della materia prima? Te lo scordi che mi metto lì sotto le sue grinfie! Se vuoi mettitici tu! Almeno tu non muori!-
- Il mio sangue di mezzo demone gli darebbe ancora di più alla testa.- pensò la ragazza ad alta voce – Però…è anche vero che poche gocce potrebbero renderlo più forte. Molto più forte.-
- Poche gocce? Credi di poterlo tenere fermo?-
- Io no.- sorrise perfidamente Lucilla – Ma tu si Clay…-

Un urlo apocalittico riecheggiò per la tromba delle scale del primo piano quando una serie di sei scope sfrecciò giù per i gradini a velocità folle, per ultima quella di Draco Malfoy al cui collo era aggrappata una Grifondoro che strillava come una dannata perché non aveva mai amato particolarmente volare.
- Eddai Herm!- celiò Ron che voleva davanti a loro – Perché non ti calmi? È divertente!-
- Già, è una figata volare per la scuola senza Gazza che spacca le palle!- rise Dalton poco più avanti.
- Voi siete matti!- strillò lei abbracciata stretta alla vita di Draco – Dannazione rallentate!-
- Per stare dietro a Elettra dobbiamo volare così!- le disse Blaise – E’ lei che ha la mappa!-
- Io me ne frego!- gridò ancora – Harry fermalaaaa!!-
- Insomma sta zitta due minuti buoni!- le impose Malfoy scocciato – O ti tappo io la bocca!-
- Oddio guarda dove vai piuttosto!- si allarmò la Grifoncina, tenendosi sempre con più forza.
- Si ma mi stai spezzando le costole!-
- Quanto manca?- chiese Bigs verso i capi fila – Da dove scendiamo?-
Harry ed Elettra praticamente guidavano le scope con un occhio ciascuno sulla Mappa, l’altro dritto davanti a loro ma più che altro si affidavano alle vie che si materializzavano sulla pergamena che li aveva salvati più volte. Nel giro di mezz’ora erano riusciti a scendere i quattro piani senza imbattersi nei Mangiamorte che pattugliavano ogni singolo centimetro di Hogwarts. Peccato che dal piano terra in poi sarebbe stato davvero difficile arrivare nei sotterranei senza incontrare seccatori lungo la strada.
- Quando ci sarà da combattere voglio che mi stai vicino, ok?- disse Potter di colpo.
Elettra alzò lo sguardo azzurro su di lui, i capelli biondo al vento.
- Così rischiamo di farci male entrambi.- sussurrò – Tu devi arrivare in fondo più di me.-
- Io non sono diverso dagli altri.- replicò Harry fissandola con amore, nascosto da una grande decisione – L’ho imparato in questi sette anni. Ci ho messo un po’…ma gli altri sono indispensabili quanto me. Quindi stammi vicino.-
La Baley annuì appena, tornando a guardare la mappa.
- Promettimelo.- le disse ancora, testardo.
- Promesso.- gli rispose, piegandosi a baciarlo sulla guancia.
- Invece di baccagliare guarda la strada Harry!- gli sbraitò Seamus.
- Oh che palle!- mugugnò Potter – Avanti, ci siamo quasi! Fra un po’ dovrebbe esserci una scala sotterranea. Dietro a quell’angolo.- e indicò davanti a loro un angolo buio e scuro, ricoperto da detriti.
Ma una volta lì dovettero fermarsi di botto, incolonnandosi a forza. L’apertura era bloccata.
- E adesso?- chiese Neville preoccupato.
- La facciamo saltare gente?- propose Justin.
- Non saprei…potremmo attirare di più l’attenzione dei Mangiamorte facendo casino.- disse Blaise guardandosi attorno circospetto – Le pareti farebbero riecheggiare il baccano delle esplosioni. Si è formato un eco pazzesco!-
- E che facciamo allora?- rognò Dalton mollando la scopa e scalando i detriti per cercare spiragli – Qua buchi io non ne vedo e ci metteremmo dei giorni spostando tutto a mano. C’è solo questo buco del cazzo.- e additò uno spiraglio minuscolo fra una roccia enorme e un’altra – Ma non ci riusciamo a spostarla…è troppo pesante. Forse dall’altra parte…ma così è inutile.-
- Bhè, come facciamo allora?- si lagnò Seamus – Herm sai rimpicciolirci per caso?-
- In teoria si. In pratica non ho mai provato su un essere umano.- rispose la Grifoncina.
- Allora farai pratica su qualcos’altro tesoro!- frecciò Draco che già stava perdendo la pazienza – Avanti, ho capito l'antifona. Fuori dai piedi!- e scostò Harry e Ron, arrampicandosi sui detriti a sua volta.
- Si può sapere che vuoi fare Malfoy?- gli chiese Justin.
- Salvarvi il culo.- sibilò e un attimo dopo fece venire un colpo a tutti quelli che non sapevano, assumendo la sua bella forma serpentina. Strisciò nel buco velocemente, col suo bel corpo bianco tutto squamato.
Lungo com’era gli ci volle un po’ ma alla fine ce la fece.
- Hai strisciato bene?- ironizzò Harry quando lo sentì imprecare come un pazzo perché non riusciva a smuovere quelle rocce della malora – Attento alle manine, mi raccomando!-
- Eh si, la tua ex ne sarebbe in ogni modo dispiaciuta!- ringhiò Draco dall’altra parte.
- Mi spiegate perché mi dovete sempre tirare in mezzo voi due imbecilli?- sbraitò Hermione arrabbiata.
- E qualcuno mi spiega come cazzo fa Malfoy a trasformarsi così?- alitò Seamus sconvolto.
- Non solo lui. Anche io.- disse Harry pacato – Herm poi prima ancora!-
- Siete Animagi?- chiese Dalton eccitato e poco sorpreso – Interessante...-
- Cosa diventi Harry?- celiò Neville curioso.
- Un’aquila. Hermione un corvo.-
- Ma perché non ce l’avete mai detto?- s’irrito Finnigan – Lo sa Malfoy e non l’hai detto a noi?-
- Malfoy lo sa per puro caso.- replicò Harry – Anche io so di lui per caso. Quando si è trasformato ero l’unico che potesse capire che era lui. C’era un serpente che strisciava per il castello e che mi ha dato dello stronzo non appena mi ha visto. Chi poteva essere scusa?-
- La finite di far salotto!?- borbottò il biondo borioso – Avanti, datemi una mano! Spingete!-
- Ok, ok…- sbuffarono tutti gli altri e finalmente dopo un sacco di fatica riuscirono a spostare un grosso masso quel che bastava per passare dentro a quell’apertura un po’ più larga. Le uniche a non avere problemi furono Hermione ed Elettra, gli altri dovettero fare un po’ i contorsionisti ma alla fine si ritrovarono dall’altra parte…messa ancora più schifosa di prima visto che lì proprio non si vedeva nulla.
- Lumos.- sussurrò Elettra, tornando a guardare la Mappa – Dunque…dovremmo quasi esserci ragazzi.-
- Cosa sono quelle orme così grosse che vengono verso di noi?- chiese Neville a un certo punto, additando delle zampe molto più grosse delle loro impronte arrivare nella loro direzione – E’ normale?-
- Non so…che c’è scritto?- chiese Ron.
- Gospal.- lesse Elettra – Che cos’è?-
- Gospal? Mai sentito.- disse Blaise – Harry?-
- E che ne so. Malferret?-
- Perché lo chiedi a me Sfregiato?- rognò il biondo già troppo provato – Mezzosangue?-
Ma Hermione non rispose. Di colpo un boato in lontananza l’aveva attirata. Una vibrazione…dei passi pesanti.
- Cos’è stato?- chiese Ron con un brutto presentimento.
- Niente di carino e amichevole presumo.- frecciò Harry sguainando la bacchetta.
- Che si fa?- mormorò Neville – Proviamo a stenderlo?-
- Vediamo…prima quanto è grosso, ok?- propose Potter.
- Hn, buona idea.- rispose Draco velenoso – Vediamo quanto è grosso.-
Ottennero subito una risposta. Un coso altro quattro metri che andava in giro gobbo. Un gigante piccolino.
Allora decisero che era meglio rimontare in scopa…e trovare una via alternativa, anche se dovettero scappare con quel colosso alle spalle che lanciava loro dietro una numerosa serie di clave che più di una volta rischiarono di mozzare loro teste e arti fondamentali che sfortunatamente non sarebbero più ricresciuti.

Intanto Tristan batteva lo stivale a terra, incazzato nero.
- Io mi rifiuto di credere che questo fottuto portone non si apra, cazzo!- sbraitò per l’ennesima volta davanti alla sala d’ingresso di Hogwarts con quel dannato portone maledetto che non s’apriva neanche sotto il fuoco magico.
- Senza offesa ma è stato progettato e rimesso a punto da tutti i presidi di questa scuola.- gli disse Sphin pacato, seduto sui resti di una statua – Non credi che se il primo beota qualunque avesse potuto aprirlo, forse ora saremmo tutti secchi?-
- Io non sono il primo che passa ok?- si sdegnò Mckay – Non c’è mai stato lucchetto, serratura o porta che mi abbiano mai fermato e tu lo sai bene! Ora non saremmo qua se non fosse stato per me! Te lo ricordi otto mesi fa che è successo? Saremmo morti nella Stanza Tritaossa di quel demone se non avessi rotto il Sigillo!-
- Oh, aspetta che ti ringrazio! Dalle mani di un demone impuro in una scuola che sta per sprofondare in un cratere. Dammi tempo per trovare le parole adatte…ah si, vai a quel paese Tristan.- Eastpur sorrise angelico – Ti va bene così?-
Il biondo fece un gesto seccatissimo, tornando a guardare il loro maledetto problema. Il portone dannato.
Erano lì da più di tre quarti d’ora e ancora non erano riusciti a farci che pochi graffi.
Il nervosismo del biondo poi era visibilissimo e Sphin sapeva molto bene perché: era preoccupato per suo fratello, per le grida che continuava a sentire per tutta la scuola, per i tremori, per i boati, per i passi pesanti che udiva sulle loro teste.
Sentivano magie scagliate ovunque, deboli e sinistri rumori…suo padre era disperso con Silente e Jess in quel momento stava disperso fra le grinfie di Lumia, per non parlare di Lucilla che fra poco avrebbe provato quell’incantesimo suicida.
Le persone che più amava al mondo gli stavano lontano e lui invece era inchiodato a quel maledetto portone!
- L’hai tolta la barriera protettiva?- gli chiese Eastpur andandogli a fianco.
- Si, è la prima cosa che ho fatto.- sussurrò Tristan esausto, passandosi una mano nella frangia – Che facciamo adesso?-
Sphin di rimando tacque, corrucciando però la fronte. Aveva sentito dei bisbigli…che non provenivano dall’interno.
- Lì fuori c’è qualcuno davvero…- constatò, attaccandosi con l’orecchio al portone, poi ghignò, felicissimo – Si, si è vero!-
Anche Tristan vi appoggiò la zucca e finalmente sorrise, alzando gli occhi al cielo in ringraziamento.
- Ehi!!!- una voce femminile che i due conoscevano bene si levò oltre il portone – C’è qualcuno?-
- Ciao Ninfadora!- gridò Tristan di rimando, gioioso – Come stai?-
- Tristan Mckay ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!- sbraitò Tonks rabbiosa.
Un’altra voce si mise in mezzo, era Hagrid – Ehi ragazzi, siete stati voi a levare la barriera?-
- Già!- disse Sphin – Solo che da soli non riusciamo ad aprire il portone! In quanti siete?-
- In dieci.- replicò una voce che i due riconobbero come quella di Kingsley Shacklebolt, un loro vecchio amico – Ehi Mc! Adesso spostatevi da lì. Abbiamo trovato un modo per aprire i battenti. Meno male che avete tolto la barriera magica o non ci saremmo riusciti! Adesso trovatevi un posto lontano e riparato.-
- Un attimo!- era Mundungus con la sua voce un po’ strascicata – Ehi ragazzi, dove sono il vampiro e Jess?-
- C’è anche Harcourt!- sbuffò Tristan.
- Clayton?- urlò Tonks – Bene, potrebbe servirci!-
- Vogliamo darci una mossa e finirla di far casino?- ululò la voce di Malocchio Moody che stava picchiando a terra col bastone – Muoviamoci marmocchi, Silente ha bisogno di aiuto!-
- Ok.- Tristan si fece indietro – Aspettate dieci secondi, poi fate quello che dovete!- e detto quello scapparono oltre l’entrata, passarono l’ufficio di Gazza che era rimasto dov’era e infine si nascosero, acquattati, dietro una spessa parete che non aveva subito danni, a venti metri di distanza dal portone.
Attesero in silenzio per un lungo attimo…e poi…tutti, anche nella Camera, sentirono l’enorme esplosione.
Lucius Malfoy alzò lo sguardo dalla sfera magica che gli mostrava tutta Hogwarts, imprecando.
- Diavolo…-
Una risatina tranquilla invece gli ferì l’orecchio.
Jane Hargrave stava seduta su una poltrona, imprigionata per le mani sui braccioli da catene magiche. Gli occhi dorati bendati da una fascia di sera rossa.
- Tu lo sapevi?- le chiese Lucius a bassa voce.
- Voi mi avete fatto vedere.- rispose Jane con lo stesso tono debole e fioco – Che vuoi fare? Torturarmi per farmi parlare?-
Malfoy non rispose. Scosse il capo e tornò a sedersi a tavola, accanto a Jane, tornando a fissare lo sguardo nella sfera.
- Sai già come andrà a finire?- sussurrò il mago.
Ma la donna stavolta non disse nulla. Chinò il capo, sospirando pesantemente.
- Perché sei arrivato a tanto?-
Lucius si portò un calice di vino alle labbra, lo sguardo perso.
- Tuo padre non meritava tanto.- continuò Jane accorata – Non ti ha mai amato ma tu hai avuto la possibilità di amare tuo figlio. Perché vuoi ucciderlo? Quel vecchio freddo e crudele conta ancora così tanto per te?-
- Tu non capisci, Jane.-
- Non dirmi che non capisco!- sibilò lei, amareggiata – Ti conosco da quando avevi 19 anni, me lo ricordo com’eri quando ti ho conosciuto! Dio, per pochi mesi io, te e Narcissa siamo stati sempre insieme. Avevi gli stessi occhi di Draco allora! Eri felice quando è nato! Perché…perché adesso vuoi ucciderlo? Come puoi fargli una cosa simile?-
L’uomo posò il calice, sorridendo in modo strano – Mio padre…non centra. Ma mi ha venduto a una causa Jane.-
- Cosa vuol dire?-
- Vuol dire che sono uno schiavo.- disse, volgendosi a guardarla – E che io non posso staccarmi da questa promessa al Signore Oscuro. Con me ho portato Narcissa e poi anche Draco. Quando mi è stato chiesto cosa desideravo fare del futuro di mio figlio non ho avuto dubbi.-
- Puoi farlo fuggire!-
- No, non posso.-
- Perché no?-
- Perché lo troverebbero e lo ucciderebbero.-
- E tu che vuoi fare invece?- gridò a quel punto Jane, angosciata – Lo stai consumando lentamente Lucius!-
- Perdonami.- le disse, alzandosi in piedi, con tono commiseratorio – Ma fra veder morire mio figlio per mano d’altri, preferisco farlo camminare fra i morti, ancora accanto a me.-
Jane deglutì, una lacrima uscì dalla benda di seta.
- Lucius…-
- Riposati ora,- le ordinò con voce addolcita – avrai bisogno di energie.-
Quando la scossa per la tremenda esplosione si placò, al piano terra rimase solo una terribile nube densa e pesante, colma di strani luccichii che caddero al suolo, rendendo tutto lucente.
Tristan e Sphin uscirono dal loro nascondiglio, tornando guardinghi verso il portone ma una volta lì davanti sgranarono gli occhi, totalmente sconvolti. Solo Lucilla avrebbe potuto fare un disastro simile!
Il portone nero pieno di lucchetti era stato squarciato, aperto in due e liquefatto. Dalla nebbia delle polveri apparve prima la grande figura di Hagrid, un’ascia in spalla, sorridente.
- Salve ragazzi.- disse.
- Cavolo, non siamo mai stati così felici di vederti!- celiò Sphin. Poi alle sue spalle cominciò ad arrivare un po’ di gente, tutti quanti ben noti Auror che si conoscevano da tempi immemori. Kingsley col suo portamento orgoglioso ed elegante, Moody col suo occhio che girava impazzito ovunque, Elphias Doge con la sua perenne tosse, Dedalus Lux che continuava a girare con la sua orrenda bombetta viola, la strega Hestia Jones, Mundungus e Tonks, l’ultima ad entrare inciampando un po’ ovunque, con una piccola sfera in mano, simile a una Ricordella.
Dopo di lei Lupin. Infine un uomo coperto da un mantello e un cappuccio.
- Sarà meglio che qualcuno le prenda quella roba.- bofonchiò Kingsley, rivolto alla sfera di Tonks – O moriremo tutti!-
- Oh, non è vero!- si lagnò la ragazza, stavolta con lunghi capelli fucsia intenso tutti rasta – La tengo benissimo!-
- Si, come no. Da qua!- Tristan gliela prese delicatamente di mano, guardando la cosa attentamente. Dentro ci vorticava dell’energia violacea frammentata da alcuni scariche bianche – Avete usato questa per rompere il portone?-
- Già.- sorrise Tonks allegra.
- Cazzo ma cos’è?- Sphin guardò ancora il disastro – Dinamite dei babbani?-
- Di meglio.- sorrise Lupin allacciandosi una polsiera con fare furbo – Me l’ha data Lucilla l’altra notte. S’è fatta vedere a Grimmauld Place e ci ha dato alcune di queste sfere, nel caso avessimo bisogno di andarci pesanti.-
- Vogliamo lasciar perdere i convenevoli?- sibilò di colpo l’uomo sotto il mantello.
- Già. Ha ragione Paddy.- Lupin guardò l’entrata della scuola, poi sospirò – Bene, allora come vogliamo procedere?-
- Guidi tu Alastor?- chiese Kingsley.
- Tranquilli, vedo tutto.- rognò Moody che col suo occhio rotante poteva separare la realtà da ciò che mostrava la maledizione – Comunque è meglio che usiate anche il naso. Black datti una mossa.-
- Black?- Tristan fissò l’uomo sotto il mantello, sconvolto – Che storia è?-
- Lucilla non te l’ha detto?- fece Tonks.
- Cosa non mi ha detto?- rispose Mckay, conscio che in futuro avrebbe ripetuto quella frase mille volte ancora.
- Lasciamo perdere per il momento, eh?- ghignò Mundungus – La tua ragazza ci ha detto cosa dobbiamo fare. Adesso cerchiamo Potter, dobbiamo salvare lui e il serpentello.-
- Ok, perfetto. Paddy da che parte?- cinguettò Tonks.
Da sotto il mantello apparve un grosso cane nero che puntò il naso in aria, fiutando ogni più piccolo odore.
Poi emise un guaito.
- Bene, a destra.- fece Hagrid – Forza, andiamo a prendere Harry e a disinfestare la scuola!-
- Non dovevi neanche dirlo!- ridacchiò Sphin seguendolo e in fila gli Auror si diressero agguerriti e armati all’interno di Hogwarts, decisi più che mai a mettere fine a quella guerra.

- Aiuto, aiuto, aiuto!!!-
- Merda qualcuno faccia qualcosa!!! Hermione!!-
Harry aveva avuto un bel dire con "scappiamo se è grosso!"
Col cazzo, adesso quel maledetto gigante li stava inseguendo a una velocità folle, armato con martello, clava e ascia che lanciava a tutto andare e gli tornavano indietro come boomerang. Li aveva inseguiti così a lungo e senza sosta che avevano imboccato di nuovo le scale del primo piano per salvarsi, allontanandosi ancora dai sotterranei.
Per non parlare dei rischi che correvano con quel gigante appresso. Sembrava che non si stancasse mai e quell’ascia dannata aveva più volte tentato di decapitarli.
Non riuscivano ad eliminarlo in volo e non riuscivano neanche a trovare un posto per fermarsi, dove avrebbero potuto accerchiarlo e finalmente stenderlo. L’unica che aveva le mani libere era Hermione ma vista la guida folle di Malfoy non poteva fare poi molto, se non stringersi al collo del biondo e strillare come una forsennata.
Per la terza volta riscesero al piano terra, fecero levitare delle rocce e gliele lanciarono sulla testa ma il gigante era inarrestabile. Sbraitando nella sua lingua, il gigante le fece tutte e pezzi, polverizzandole, col martello.
- Adesso però mi sto rompendo!- ringhiò Dalton puntando indietro la sua bacchetta – Impedimenta!-
Non si sa come ma il Corvonero riuscì a concentrarsi a sufficienza, anche volando, per buttare a terra il nemico. Fu un grosso sforzo ma una volta che il colosso fu a gambe all’aria, un po’ difficoltato nel rimettersi in piedi, i ragazzi si fermarono. Si guardarono negli occhi, poi finalmente scesero a terra.
Si disposero a cerchio attorno al gigante, poi tutti insieme usarono l’unico incantesimo abbastanza forte per bloccarlo dov’era. Dal suolo spuntarono decine e decine di radici che imprigionarono caviglione e polsi mastodontici del loro inquieto amico. Ci volle parecchio ma alla fine quello si arrese, troppo indebolito.
I maghi invece tirarono un sospiro.
- Bel lavoro di squadra!- rise Blaise.
- Complimenti Edward.- disse invece Justin – Sei stato bravo ad atterrarlo.-
- Si e anche a farmi venire un calo di pressione.- sbuffò il Dalton – Sarà meglio che conduci tu ora, Bigs.-
Si rimisero a cavallo della scopa e finalmente, evitando sentinelle e Mangiamorte che pattugliavano la Sala Grande dove stavano tutti gli altri studenti, raggiunsero la scalinata tetra e buia che conduceva ai sotterranei.
Lì si fermarono, guardando tutti la Mappa del Malandrino.
- Ragazzi…miseria , comincia a dare i numeri anche la mappa!- alitò Elettra preoccupata – Guardate! Mostra ancora la gente che passa per i corridoi ma non riesce a distinguere i nomi. Ci sono dodici tizi in branco che stanno venendo verso di noi!-
- Meglio non rischiare.- sibilò Harry e indicò il bagno delle ragazze che si era allagato completamente. La scossa aveva provocato un avvallamento e se fossero scesi di pochi passi si sarebbero ritrovati immersi fino alle ginocchia.
- Meglio in acqua che contro eventuali Mangiamorte.- disse Ron guardando gli angoli del corridoio – Forza, muoviamoci!- e di volata s’immersero tutti fino nell’acqua che scorreva dalle tubature lesionate in più punti. Si chiusero la porta del bagno alle spalle, sentendo dei passi avvicinarsi. Guardarono dalla mappa…ma tutto cominciò a vibrare anche sulla pergamena. Sembrava che qualcosa la stesse disturbando.
- Lucilla…- sussurrò Hermione, vedendo le facce sconvolte degli amici.
- L’Incanto Surgis starà sballando qualsiasi forza magica presente nel castello.- bisbigliò Blaise.
- Stiamo nascosti allora.- propose Ron, acquattato fra Harry e Justin – Li lasciamo passare e scendiamo nella Camera.-
- Per me è meglio andare ai dormitori.- replicò Draco serio, tenendosi stretta Hermione – Lì potrebbe esserci ancora qualcosa che può darci l’idea di questo punto centrale della maledizione.-
- Forse ha ragione Malferret.- disse Harry piegando la mappa – Dobbiamo cercare il punto da cui è partito tutto. Se vogliamo dare una mano a Lucilla è meglio non eliminare nessuna possibilità.-
- Ecco l’ultima della serie delle buone idee di Harry Potter…- bofonchiò Ron mentre scendevano lenti lungo la scalinata buia di Serpeverde – Chi c’era dentro l’ultima volta che avete visto, prima che la mappa desse i numeri?-
- Bhè…c’era i vostri compagni di Serpeverde.- disse Elettra – Non c’erano genitori.-
- Allora ci sarà da sistemare i ragazzi.- disse Blaise, fissando Draco – Te la senti?-
- Non ti preoccupare per me.- sentenziò il biondo – Entro per primo. Blocco Theodor e poi lo facciamo parlare.-
- Come?- chiese Seamus.
E allora Draco sollevò la maglia del quidditch. Alla cinta aveva una serie di provette colme di liquidi diversi.
- Roba da matti.- rise Harry, scuotendo il capo – Veritaserum?-
- Ci puoi scommettere!- disse Malfoy, poi per primo si mise alla porta – Adesso entro. Tiro fuori Nott, gli rifilate una botta in testa e poi lo facciamo parlare. Ok?-
- Sai che ci sarebbe stato utile già anni fa?- sussurrò Hermione quando Draco sparì all’interno del dormitorio.
Potter sogghignò, incrociando le braccia – Figurati, ci saremmo spaccati la faccia. Adesso però rischiamo il collo tutti insieme. È il suo istinto di sopravvivenza che gl’impedisce d’incollarmi al muro.-
- Io l’ho sempre trovato molto gentile invece.- disse Elettra pacatamente, facendosi squadrare da tutti quanti – Con me è sempre cortese ed educato. Bisogna solo saperlo prendere.- e sorrise con aria furbetta – Non è che sei tu Harry a non volerlo rivalutare?-
- Quando passerà all’altra sponda forse lo rivaluterò.-
- Certo che siete proprio strani voi…- rise Bigs – Ma tutte le volte che rischiate la pelle fate così?-
- Si, avessi le carte dietro mi farei anche una mano a poker.- frecciò Ron – Ma quanto ci va ancora?-
Non molto in effetti. Lo sentirono tornare con Nott che rideva sguaiatamente, così Seamus si mise al fianco destro della porta, Blaise al sinistro. Prima uscì Draco, per impedire a Theodor la visuale, poi la loro preda che non si accorse neanche di venire circondato. Finnigan lo afferrò per il collo della camicia mentre Blaise richiudeva la porta magicamente, aiutato da Ron e Justin. Nel frattempo Nott venne sbattuto al muro apposto, colpito da un pugno alla mascella partito da Potter, infine Draco gli aprì la bocca a forza in cui Dalton fece scivolare il liquido azzurrognolo del Veritaserum. Tempo due secondi e Theodor divenne un agnellino.
Lo sedettero a terra, mezzo imbambolato.
- A me sembra un po’ troppo confuso…- disse Neville stranito.
- Ci ho aggiunto della valeriana.- rognò Draco inginocchiandosi – Forza, Theodor dimmi che succede.-
- Siamo qui per ordine di Bellatrix.-
- Perché?- chiese Harry con voce roca, come gli succedeva ogni qual volta si menzionava quella donna.
- Ci hanno detto di stare lontani dalla Camera. Dovevamo attirare i professori con una trappola.-
- Perché avresti dovuto attrarli qui?- chiese Hermione.
- Dovevano credere che il centro di energia del Pentacolo Nero fosse nel dormitorio.- rispose Nott imbambolato – Bellatrix è uscita prima degli altri, deve prendere vivo Draco Malfoy.-
- Ah si?- ringhiò Blaise furibondo – E gli altri?-
- Venti Mangiamorte sono alla ricerca del preside e degli Auror. Gli altri devono uccidere Harry Potter.-
- Dov’è il signor Malfoy?- lo interrogò ancora Zabini.
- Nella Camera.-
- E’ lì il centro del Pentacolo?-
- Si.- Theodor mosse appena la testa – E sotto la statua di Salazar Serpeverde.-
- Chi altro c’è con lui? Ci sono delle trappole?-
- La Stanza è disseminata di trappole, anche nel condotto per scendere fino a lei. Demoni impuri fanno da guardia alla Porta delle Serpi. Ce ne sono tre.-
- Di che livello sono?- s’informò Hermione già abbastanza allarmata.
- Impuro, quarto grado.- rispose Nott come un automa – Teletrasporto e sfere di energia. Sono ciechi.-
- Ciechi?-
- Sentono il calore dei corpi. Reagiscono a quelli.-
- Altro?- sospirò Harry passandosi le mani fra i capelli.
- La Veggente.- rispose Nott e stavolta tutti si zittirono. Hermione sgranò gli occhi, sperando che non stessero parlando di sua madre. Ma invano. Chiese conferma e il Serpeverde le disse, con tono incolore, il nome di sua madre.
- Oddio…- sussurrò angosciata. Elettra l’abbracciò forte mentre i ragazzi imprecavano come dannati. Stesero Nott con una botta in testa, poi tornarono di volata nel bagno. Lì cercarono di calmarsi.
- Ok, ragioniamo…- Harry cominciò a fare su e giù davanti ai lavandini – Anche volendo Jane ha appena recuperato i suoi poteri, quindi è impossibile che veda subito con precisione ogni cosa esatta di quanto accade o potrebbe accadere.-
- E tu che ne sai?- chiese Draco furente.
- Ce l’ha detto la Cooman una volta.-
- Fantastico, diamo anche retta a quella adesso!- sibilò Malfoy esasperato. Si accese una sigaretta, cominciando a farsi i suoi conti. Se suo padre aveva davvero trovato il modo di far parlare Jane, cosa di cui dubitava, erano davvero nei guai perché qualunque cosa avessero mai potuto inventarsi sarebbe valsa a nulla ma…Jane…no…
- Lei non dirà nulla.-
Hermione gli lesse nel pensiero. Si era ricomposta, pareva più determinata.
- Mia madre non ci metterebbe mai in pericoloso. E ricordiamoci che i poteri appena recuperati sono molto instabili. Se cercassero di farle del male si difenderebbe in qualche modo e la sua magia esploderebbe in situazioni incontrollabili. Non rischierebbero tanto, secondo me.-
- In effetti fila liscio.- disse Seamus – Comunque che facciamo?-
- Scusate se interrompo…- Elettra alzò la Mappa sotto lo sguardo di tutto – Quel gruppo di prima ha fatto il giro del piano. Stanno tornando qui. Puntano sul bagno.-
- Allora…- Harry sospirò – E’ ora di andare.-
- Si torna nella Camera.- mugugnò Ron – Ci siete tutti ragazzi? Siete ancora in tempo per cambiare idea.-
- Ormai.- rise Dalton – Non siamo già qui?-
Ridacchiarono tutti, passando una mano sulla spalla di Potter che rinfrancato almeno in parte, tornò con la mente agli ultimi due anni passati. Il quinto anno lo aveva distrutto. Al sesto era stato lui a distruggere Voldemort.
Era ora di finirla una volta per tutte. Lo doveva…a Sirius. Doveva vendicarlo. Lo doveva anche a Lucilla.
- Allora Sfregiato?- quando si mise la suo fianco, Draco lo guardò con gli occhi argentei infuocati – Ci sei?-
- Faccio io?- rispose Harry.
- A te l’onore.-
Sogghignò appena. Dio, com’era cambiato anche Malfoy. Forse le cose sarebbero state diverse fra loro se avessero saputo ascoltarsi. In fondo del giudizio di Elettra si fidava.
Il lavandino di scompose in quattro, come già aveva fatto in passato e anche il pavimento si spaccò ai suoi ordini in serpentese. In questo modo l’acqua delle tubature lese cominciò a scivolarci dentro, producendo cascatelle silenziose.
- E’ meglio non scenderci con le scope.- li avvisò Harry – C’è poco posto per virare. Tenetele in mano, ci serviranno.-
- E che facciamo?- gli chiese Seamus – Ci buttiamo giù così?-
- Non è tanto profonda.-
- Meglio non rischiare, non si sa mai che sia cambiato anche l’assetto della Camera.- sussurrò Hermione – Fate come me.- e alzandosi la bacchetta sulla testa disse – Levitas!-
Si sollevò in aria, galleggiando dolcemente poi si mise all’interno del condotto e cominciò a scendere agevolmente.
Anche Dalton conosceva quella magia e fu il secondo a seguirla. Per gli altri fu più un panico. A metà condotto Justin e Neville cozzarono con le teste, spaccandosele di brutto, Ron era un impedito in incantesimi tanto che Elettra li superò di gran lunga, anche se era solo al quarto anno. Atterrati nell’alcova, non trovarono nessuno.
- E’ strano che non ci siano guardie qui.- mormorò Neville a bassa voce, con la bacchetta ben alta.
- Qua la Mappa mostra qualcosa?- chiese Seamus.
- No.- Harry imprecò fra sé, vedendo la sua preziosa Mappa del Malandrino vibrare così tanto che presto perse il suo tocco magico. Le linee nere sbiadirono, zigzagando. Forse Lucilla stava per iniziare con l’Incanto Surgis.
- Dobbiamo andare alla cieca vero?- Blaise glielo lesse in faccia.
- Già. Ma ci siamo già stati…se abbiamo fortuna non ci saranno grandi cambiamenti.-
Il buio era pestilenziale, l’aria umida e immobile, le ombre fuggivano e correvano sulle pareti di pietra, precedenti alla porta delle Serpi. Andarono avanti a tentoni, limitando l’uso della magia, con le orecchie ritte, gli occhi vigili.
Si bloccarono quando alle spalle di Justin, che faceva di fanalino di coda, arrivò un rumore.
I maghetti si strinsero fra loro, imprecando, poi Harry spinse tutti dentro una frattura nella roccia. Lì attesero di vedere chi li stesse seguendo ma quando sentirono profondi ringhi minacciosi decisero che era meglio non fermarsi. S’infilarono lungo l’anfratto roccioso, passandoci in mezzo veramente a fatica. Inoltre le pareti erano ricoperte di qualcosa di viscido, mentre l’acqua delle tubature della scuola continuava a sgocciolare sulle loro teste.
Zuppi e appiccicaticci, si ritrovarono in un piccolo nascondiglio impenetrabile. L’unico modo per uscirne era un’apertura in alto, per arrivarci bisognava scalare alcuni gradini di pietra.
- Dio…ma cos’è?- si schifò Elettra toccandosi quella cosa biancastra sulle mani.
- Bava di basilisco?- ipotizzò Ron disgustato.
- Se lo fosse saremmo già morti.- sentenziò Hermione seria – E’ velenosa, sciocco.-
- E allora cos’è?-
Neville alzò il palmo, annusando quel viscidume.
- Ha il profumo della Clizia Rossa.-
- Ma la Clizia è un fiore.- disse Blaise – Quella rossa poi è una specie di narcotico. Serve ad annebbiare la mente…- finito di dirlo si guardarono tutti in faccia, un po’ preoccupati – E adesso?-
- Ho detto che profuma di Clizia Rossa, non che sia un estratto di Clizia.- disse Neville tranquillo – Molte pozioni hanno odori diversi dai loro ingredienti. E poi la pozione fatta con la Clizia colpisce subito. Noi ne siamo ricoperti e stiamo ancora in piedi.-
- Sentite, chissene frega!- sbottò Seamus – Qualunque cosa sia profuma ed è appiccicosa! Potrebbe essere crema pasticcera no?-
- Si, anche un’altra cosa…- frecciò Draco sarcastico.
I ragazzi se ne uscirono con una smorfia disgustata, poi cominciarono ad asciugarsi velocemente e a pensare a cosa fare. Intanto Dalton fece comparire qualcosa da mangiare per tutti, vista la fame che avevano.
Malfoy invece stava fissando l’uscita del loro nascondiglio, fumando lentamente.
- Non ti piace vero?- sussurrò Hermione, apparendogli a fianco.
- Per niente.- rispose, guardandola – E’ troppo facile. Ho l’impressione che ci sia dietro qualcosa.-
Lei tacque, sospirando appena. Gli prese lentamente la mano e nonostante la sua espressione, Draco non si scostò.
- Per favore…non fare cavolate una volta là sotto.- lo supplicò.
Lui serrò la mascella e anche gli occhi, con rabbia e impotenza.
- Sono così stanco.-
- Tutti quanti.- gli disse, carezzandogli la spalla – Ma non voglio che tu faccia qualche stupidaggine proprio ora.-
- Senti…- si voltò per starle davanti, al limite dell’umana pazienza – Non posso prometterti nulla. Tu sai fin troppo bene come va in queste situazioni. È morta già tanta gente per colpa di mio padre e se ti metti in mezzo quando sarà ora…potresti morire anche tu.-
- In poche parole mi stai dicendo di non mettermi sulla linea che separa i denti del serpente dell’oblio da te. Esatto?-
- Esatto.- rispose Draco, duramente – Quando sarà ora…fatti da parte.-
Hermione non disse nulla. Si limitò a fissarlo, poi tornò da Harry anche se Malfoy aveva capito perfettamente. In silenzio l’aveva appena mandato a quel paese.
Imprecò fra sé, dannandosi al solo pensiero che le potesse venire torto un capello. Avrebbe ucciso sul serio chiunque avesse tentato di farle del mare. Suo padre compreso. Ormai erano arrivati davvero alla fine. O lui o Lucius.
Non c’era possibilità di scampo.
- Ma guarda…ciambelle! Grande Edward, ho una fame terribile!-
Sentendo quella frase s’incazzò ancora di più. Si voltò e vide quei dementi che s’ingozzavano con le ciambelle di Dalton. Ok, la fame faceva dare i numeri ma quelli sparavano stronzate ignobili! Sembrava che stessero solo andando a fare una scampagnata! Proprio aveva voglia di strozzarli e vederli agonizzare…
- Tramezzino?- gli disse Blaise quando tornò da loro.
- Ma come fai a mangiare?- ringhiò seccato.
- Non ho fatto colazione.- rispose tranquillo il suo migliore amico – E poi a stomaco pieno si pensa meglio.-
- Devi accumulare energie!- cinguettò anche Justin con la bocca piena – Dobbiamo combattere no?-
- E credete che delle ciambelle vi salveranno il culo?- sibilò iracondo.
I ragazzi si zittirono. Si guardarono, sbattendo gli occhioni…e poi…
- Sicuramente morirei felice!- ridacchiò Weasley facendogli saltare i nervi.
- Già, se non altro questa volta abbiamo fatto l’ultimo pasto.- frecciò Harry finendosi il panino.
- Io non so come fate a fare gli idioti in questo modo!- Draco era fuori di sé.
- Abitudine.- rispose Potter osservandolo di striscio – Se non ti calmi ti uccideranno.-
- E’ questa la tua ricetta Potty? Calma?-
- Diciamo di si.- Harry bevve un sorso d’acqua, poi tornò a osservarlo – Le prime volte ero un fascio di nervi, costringevo Hermione che ragiona sempre anche nel momento peggiore a starmi dietro e a preoccuparsi per me. Poi ho capito che incavolandomi non risolvevo niente.-
- I tuoi consigli forse andranno bene per te.- Draco si rimise il cappuccio, sedendosi su una roccia.
- Probabile. Non hai cervello sotto quella parrucca platinata.-
- Fottiti.-
- Possibile che dobbiate mandarmi per traverso anche le ciambelle di Edward?- si lagnò Hermione.
- E da quando tutta sta confidenza con Dalton?- s’incazzò Malfoy ancora di più.
- Ossignore!- sbuffò la Grifoncina – Blaise ce l’hai ancora la pallina antistress?-
- Ma lui me la rompe…-
- Andatevene tutti affanculo, mi avete rotto!- sbraitò Draco e si mise a gufare come un dannato sulla sua roccia, fumando a tutto andare e con un brutto presentimento nella testa. Ma San Potter per una volta aveva ragione.
Doveva calmarsi i nervi. Per se stesso e per chi amava.
Doveva farlo. Ci doveva riuscire. Era troppo importante.
- Ma guarda…vado in cerca del mio amato nipote e trovo anche Harry Potter…-
Draco ghiacciò. Nelle vene prese a scorrergli odio e veleno. Esattamente come a Harry.
Alzarono le teste sguainando le bacchette tutti insieme e nell’apertura da cui scorreva l’acqua delle tubature della scuola, galleggiava Bellatrix Lestrange.
E ora erano alla sua mercé.

 

 

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Capitolo 42
*** Capitolo 42° ***



 

Se c’era una cosa che Bellatrix Lestrange anon era in grado di fare …era valutare l’avversario attentamente.
Nata nella famiglia dei Black, aveva ereditato la spocchiosa capacità di sentirsi sempre la prima al mondo fin da bambina. Straviziata, vezzeggiata per la sua bellezza, ricca e caparbia, in vita sua non aveva mai dovuto conquistarsi nulla. Neanche la totale fiducia del Signore Oscure.
Lord Voldemort aveva sempre avuto, a suo vantaggio, l’abilità di capire gli animi neri e malvagi. I folli.
E se da ragazza era stata solo prepotente e arrogante, crescendo era divenuta folle.
In un modo che nemmeno le sue sorelle erano riuscite ad assimilare.
Il matrimonio con Lestrange l’aveva resa più esaltata che mai. Da quel momento, insieme a sua madre, aveva iniziato a premere sulle sue sorelle minori affinché contraessero matrimoni altolocati.
Se con Narcissa ci era riuscita, per il semplice fatto che sua sorella amava Lucius Malfoy oltre ogni dire, con Andromeda aveva fatto un buco nell’acqua. L’aveva così misconosciuta e con tutti gli altri cacciata di casa.
Il suo spadroneggiare fra i Black, nella casa di famiglia nella capitale, era cominciato presto. Specialmente da quando Sirius, suo cugino, se n’era andato. Aveva preso in mano le redini di tutte le loro proprietà, senza riuscire a toccare, sfortunatamente per lei, le proprietà di Andromeda che appena maggiorenne era scappata senza più tornare.
Umiliata per quell’onta sulla famiglia dei Black, aveva dovuto sposarsi immediatamente con Rodolphus Lestrange e pensava che questo avrebbe assicurato la pace fino al prossimo matrimonio di Narcissa ma sua sorella, finito il settimo anno a Hogwarts, era fuggita a sua volta.
Era stato qualcosa d'incredibile, d'impensabile. Narcissa Black per un anno era vissuta lontana dall’ala dei Black, perfino lontana da quella del futuro fidanzato.
Una notte d’inverno a Londra, sperduta e diffidente con tutti, era stata quasi messa sotto da una macchina quando a salvarla era intervenuta una babbana. Jane. E un anno era passato veloce come il vento.
Per un anno avevano vissuto insieme, poi Narcissa aveva deciso di tornare.
E quell’anno a Londra fra i non maghi, Bellatrix non gliel’aveva mai perdonato ma dopo il matrimonio Narcissa non si era più curata di lei. L’aveva come cancellata. Trasparente. Le sue frecciate, le volte in cui tentava di ferirla e umiliarla erano svanite come fumo. Narcissa l’aveva dimenticata.
Poi era nato Draco. E da allora non era esistito nessun altro per lei, perchè quell'adorazione assoluta per quel bambino biondo dai rari ma veri sorrisi le aveva rapito il cuore, per mai più ridarglielo. Come Lucius.
Solo Lucius e Draco. Non esisteva nessun altro.
Se Bellatrix aveva mai pensato di renderlo un Mangiamorte come loro era stato chiaro fin dall’inizio, dai discorsi che venivano fatti quando il bambino era ancora in fasce. Capendolo, Narcissa aveva messo in atto una guerra fredda che ora Bellatrix vedeva nell'interezza quasi geniale di cui solo una come sua sorella minore era capace.
Oh si…pensò la donna, fissando Draco in quell’istante in cui erano tutti paralizzati dalla sorpresa. Narcissa era stata furba. Troppo furba.
Simulando disinteresse, aveva fatto credere a tutti che suo figlio sarebbe stato una preda facile.
Invece respirava ancora.
Dannata Narcissa.
Non aveva saputo valutare sua sorella per la strega intelligente e molto più potente di lei quale era. E in quel momento dimostrò anche di sottovalutare nuovamente l’avversario.
Utilizzò l’effetto sorpresa usando l’incantesimo più semplice che pensava li avrebbe sbaragliati.
- Silencio!- gridò con la bacchetta puntata su di loro ma non aveva fatto i conti su chi sapeva prevedere ogni mossa del nemico. La sua voce venne coperta da quella di Hermione che, ricordato un incantesimo che usava spesso Lucilla, provò a sua volta. Di certo non aveva sperato che funzionasse al primo colpo ma aveva tentato comunque: si trattava di un contro incantesimo di livello avanzato che naturalmente non si trovava sui libri di scuola.
Dicendo semplicemente la parola "Procontra " Lucilla aveva sempre scatenato lo stesso incantesimo scagliato dal nemico sul nemico stesso. Era come auto colpirsi.
Nonostante le sue reticenze e la velocità con cui ricordò e scandì l’incantesimo, la magia funzionò.
Sbalordendo tutti quanti fu Bellatrix che si tenne la gola improvvisamente, dopo aver emesso un gemito strozzato.
Sconvolti e nel panico, i ragazzi non persero tempo ad esultare.
Scapparono via alla velocità della luce dopo aver spedito la strega avversaria contro il muro con un Impedimenta di gruppo che era un vero capolavoro. In effetti la botta era stata molto forte e dubitavano che si sarebbe rialzata subito.
- Meglio non stare qua ad assicurarsene. E poi voglio che sia in piedi quando sistemerò la questione con lei.- disse Harry afferrando la scopa, con sguardo quasi spiritato – Mitica Herm, adesso filiamo!-
- Che cavolo d’incantesimo era?- sbraitò Ron mentre correvano via.
- Ma non lo faceva sempre Lucilla?- ricordò Neville spaventato.
- Mezzosangue non è che ti sei rimessa a pasticciare coi libri dei demoni eh?-
- Leggi i libri di Lucilla???- s’incazzò Harry.
- Ci hanno appena salvato, forse dovreste cambiare tono!- propose tranquilla Elettra ma appena ebbe finito di pronunciare quelle parole un’altra profonda e intensa scossa di terremoto fece traballare la terra. Arrivava dal sottosuolo e sembrava scavasse per uscire. Il suono fu come il ringhio di un drago ma i maghetti avevano impressione che fosse qualcosa di più. Non ebbero tempo di pensarci perché anche all’interno della Camera tutto cominciò a franare.
Le pareti di roccia divennero instabili, l’acqua riprese a cascare a secchiate e molto presto grossi pezzi di pietra caddero come missili addosso a loro. Usarono gli scudi per proteggersi ma il tremore era tanto forte che finirono per rincantucciarsi negli angoli più impensati ma almeno non si fecero eccessivamente male.

Lucilla l’aveva sentito quel terremoto ma non alzò lo sguardo dai cristalli che stava finendo di potenziare. Non voleva che Clay e Milo gli leggessero negli occhi la preoccupazione.
Quella era Lumia. Poteva essere stata solo lei a provare quel tremore.
Era arrabbiata. Lo sentiva nelle vene e quella rabbia poteva essere provocata solo da Jess.
Per la prima volta in vita sua si ritrovò a pregare che stesse bene.
Era stata una sua idea ma questo non cambiava il fatto che al suo posto avrebbe dovuto esserci lei.
- Un minuto.- disse allora, sbrigandosi.
- I globi di cristallo sono a posto. Il cerchio è perfetto. Manchi solo tu.- sussurrò Milo, ora calmo e tranquillo come mai lo si era visto. Emanava un’aura un po’ sinistra, specialmente a causa delle sue orbite rosse contro le iridi color topazio ma nel complesso non aveva più dovuto lamentarsi della fame. Sembrava un inno alla lucidità.
- Quando abbiamo?- chiese Lucilla.
Clay si sporse giù dal cornicione della Torre del Nord su cui erano dovuti salire dopo che avevano dovuto sfamare quel Diurno rompi scatole nel cerchio, rovinandolo. Il cielo era sempre più nero, quasi non filtrava più luce su quelle zone ma avevano ancora tempo. Poco ma ne avevano ancora. Dovevano solo affrettarsi.
I due Auror guardarono dritti la Lancaster e lei, dopo un breve attimo, annuì. Socchiuse gli occhi mentre entrava nel cerchio bianco…e appena vi fu in mezzo un’altra potente scosse fece tremare tutta Hogwarts ma questa fu più breve. In un attimo il cerchio magico, contornato da simboli che richiamavano i morti che erano stati assassinati per dare vita al Pentacolo, s’infiammò di luce. Splendette radioso come un secondo sole su tutta la Torre e in breve la sua abbagliante forza inglobò tutta la scuola.

"Mortis invoco ." sussurrò Lucilla, riaprendo gli occhi ora totalmente rossi.

A quelle parole i cinque simboli divennero evanescenti contro la luce abbagliante del cerchio.
Ovunque, in tutto il palazzo, si sentì quella magia.
Anche Lumia si fermò. Con la mano alla gola di Jess, levarono entrambi lo sguardo verso l’alto.
- Dannazione!- sibilò anche Lucius, mandando in pezzi la sfera in cui guardava – Che tu sia maledetta Lumia!-
- La sua Lady è un po’ troppo impulsiva.- gli disse un demone impuro che gli stava a fianco. Aveva un piccolo corno in mezzo alla fronte e aveva avuto il compito di tenere buona Jane nel caso tentasse qualcosa ma visto che la neo strega si era estraniata da loro, anche il demone aveva potuto accorgersi che quell’avventata di Lumia invece di fermare Lucilla era cascata nella trappola di Jess.
- Stupida ragazzina!- sbraitò Malfoy furibondo – Lo sapevo, lo sapevo! Che io sia dannato…-
- La Padrona cosa sta facendo?- chiese ancora il demone che si ostinava a chiamare Lucilla "padrona" come quando erano ancora a Dark Hell Manor – Cosa fa con quei cristalli?-
- Cosa fa?- sbraitò Lucius furibondo – L’Incanto Surgis, dannazione! Ecco cosa!- e vedendo che Jane rideva sommessamente, per una volta anche lui ebbe paura. Non aveva mai avuto paura di Voldemort. Forse un tempo l’aveva rispettato ma non l’aveva mai temuto se non per cosa poteva fare alla sua famiglia. Ma ora temeva lei.
Temeva cosa poteva accadere…e chi poteva vedere.

"Sancti sunt… " continuò Lucilla, in maniera appena percettibile, attorniata dalla luce.

- Che cavolo è stato?- sbraitò Moody tenendosi la testa dolorante dopo un mattone di roccia gli era cascato in testa.
- Questa è Lucilla!- disse Sphin alzando lo sguardo verso le pareti che ancora tremavano – Dobbiamo darci una mossa. Sta iniziando l’incantesimo per bloccare il Pentacolo e distruggerlo!-
- Ma dobbiamo ancora trovare Harry e spaccare il Sigillo interno!- gridò Tonks per farsi sentire.
- E allora sbrighiamoci dannazione!- sibilò Kingsley – I Mangiamorte sono qua attorno, posso quasi sentirli! Se trovano i ragazzini potrebbe finire davvero male! Sirius!- e fissò il cane nero che continuava a fiutare l’aria, insieme a Tristan, tramutato in lupo – Dove andiamo adesso?-
I due Animagi puntarono alla loro sinistra ma il terremoto era ancora troppo forte. Furono costretti a schiacciarsi ancora contro le pareti, proteggendosi con degli scudi.

"Per caelun nox et luna…luna dies et nox et noctis signa severa …"

Harry si bloccò di scatto, avvertendo il tremore affievolirsi. Lentamente s’inoltrò nel buio del tunnel, unica via d’uscita dal luogo in cui Bellatrix li aveva trovati e fece passare tutti quanti, uno alla volta, veloci e rapidi. Ma quando fu il suo turno si fermò. Fissò il tunnel. La salvezza.
Poi guardò indietro e vide Bellatrix a terra. E pensò a Sirius.
La rabbia di nuovo s’impossessò di lui. Fece per fare un solo passo ma una mano forte e salda l’afferrò per il polso.
- Ti ricordi che m’hai detto prima?- gli ringhiò Draco all’orecchio, apparendogli a fianco.
- Pensa ai fatti tuoi, Malfoy!- gli ringhiò Potter, furibondo – Tu non sai…- ma Draco lo bloccò, prima ancora che finisse la frase – Si, forse io non so!- gli sibilò a un dito dalla faccia, accorato quanto lui – Ma mi hai detto che se faccio cazzate metto in pericolo tutti gli altri! E se adesso scendi a vai da lei, rischieresti di non riuscire neanche a vendicarti! Quindi ora infilati in questo fottuto buco e fai quello che devi!-
- Tua zia ha ucciso Sirius!- replicò Harry, con gli occhi verdi sgranati per l’ira.
- E se adesso ti fai ammazzare da lei lui sarà morto per niente!- urlò il biondino esasperato, tirandolo forte per il braccio – Entra dannazione!-
- Harry muoviti!- gridò anche Ron, tornato indietro per fermarlo – Senza di te non ce la possiamo fare!-
Il moretto tacque, restando sospeso. A metà in quel rifugio…a metà in quel tunnel dove poteva salvarsi.
Era troppo difficile controllarsi. Troppo. Bellatrix era lì…voleva farla soffrire. Farla morire gridando!
Voleva procurarle tutto il male che aveva procurato a lui, uccidendo il suo amato padrino…
Ma una voce dentro di sé, una voce che ogni tanto gli tornava a galla nella mente…gli diceva di aspettare.
Era sua madre a parlargli. A sussurrargli con amore che ancora non era il momento.
Così, dando uno strattone, si liberò dalla presa di Draco ma li seguì ugualmente nel buio, correndo appresso agli altri che avevano già intravisto un’uscita. Poi fu la volta di Ron…infine Malfoy rimase ultimo. Fissò sua zia…vide la follia nei suoi occhi che lo scrutavano famelici, poi se ne andò. Seguì quel gruppo che pareva tanto senza speranze…e infine sbucarono in un antro nero. Dieci metri più avanti la Porta delle Serpi.
- Li vedete i demoni?- sussurrò Seamus, indicandoli ai compagni – Ce ne sono tre…cazzo, anche un quarto laggiù!-
- Sai la differenza…- sibilò Dalton seccato – Nott ha detto che non vedono no?-
- Già, sentono solo il calore…e cazzo, siamo tutti vivi…- ironizzò Justin – Ti viene in mente nulla Edward?-
- Per che mi hai preso Bigs, un’enciclopedia ambulante?-
- E che ne so, in sala duelli te ne esci con incantesimi alquanto strani a volte.- rise il Tassorosso.
- Però funzionano sempre.- si complimentò anche Ron – Davvero non ti viene in mente nulla?-
- Una cosa si…- il Corvonero si girò verso Hermione – Sai per caso fare il Glacialius?-
La Grifoncina spalancò gli occhi – Cavolo, non ci avevo pensato!-
- Che roba sarebbe?- chiese Blaise.
- Qualunque cosa sia fatela in fretta prima che ci cada la Camera intera in testa!- bofonchiò Harry ancora di cattivo umore… e dirlo era solo un eufemismo.
- Si tratta di un incantesimo di magia del gelo.- spiegò la Granger – E’ rischioso ma lo so fare bene.- assicurò – Però ci serve qualcosa con cui proteggerci.-
- Già, i mantelli non bastano.- notò Dalton – Ci ammazzeresti col gelo.-
- E allora che si fa?- chiese Ron – Non per mettervi fretta ma stanno venendo da questa parte!-
- Bolle a scudo andranno bene…- sussurrò Hermione – Almeno lo spero…-
- Ok, provo io per primo!- Dalton si mise in piedi, incrociando le dita – Scudo Sempra!- sussurrò e lo scudo protettivo lo avvolse tutto, a 360°. Poi Hermione, facendo le corna a sua volta, alzò la bacchetta e disse – Glacia Expandi!- e in un attimo l’intero scudo di Edward si ghiacciò completamente, avvolgendolo come in una bolla dove lui si vedeva appena. Ma stava bene…perché dopo aver ricevuto il permesso dalla streghetta, si avviò verso la Porta, pregando in turco che tutto andasse bene. I ragazzi erano pronti a difendersi mentre il Corvonero se ne andava a spasso con quello scudo addosso tutto ghiacciato ma quando fu a poco dai demoni, esseri dagli occhi rossi con piccoli corni sulla fronte e abbigliati di nero, non accadde nulla. Non lo vedevano…
- Non ci avrei scommesso un galeone…- sussurrò Neville.
- Oh, grazie tante!- sbuffò la Granger.
- In effetti anche a me pareva un bidone…- replicò Draco, appoggiato sopra di lei.
Dalton comunque se la cavò alla grande. Anche se un pelino nervoso, riuscì ad arrivare del tutto invisibile, visto che coperto dal gelo dello scudo, davanti ai tre demoni. Poi si piegò e prese un grosso sasso, per tirarlo alla loro sinistra. Quelli scattarono come pazzi in pochi secondi. Due corsero in quella direzione, l’altro che faceva da guardia si stava dirigendo per la via d’accesso principale e perciò era lontano, mentre un ultimo rimase eretto davanti alla porta.
Da lì proprio non si scollava, nonostante i sassi e i rumori che il Corvonero cercava di provocare lontano da lui e alla fine si ruppe le palle, visto che Dalton non brillava per pazienza. In breve, gli tirò una sassata in testa e lo tramortì quel che bastava perché i ragazzi uscissero allo scoperto e lo mettessero K.O con le bacchette.
- Ottimo.- sentenziò Harry una volta davanti alla Porta – Grande Edward.-
- Si, diamoci una mossa prima che tornino gli altri però.- replicò il Corvonero – Sento delle voci…-
- Già e non sono di demoni.- mormorò Elettra, tendendo le orecchie.
- Mangiamorte?- sussurrò Neville.
- Si…- la biondina tornò dal gruppo – Avanti, aprite quella porta! Stanno tornando tutti quanti!-
- Dio, noi siamo in nove! Loro quasi quaranta!- ringhiò Justin – Come facciamo??-
- Un modo lo troveremo!- assicurò Hermione – Harry, Draco muovetevi!-

"Iterum vobis fuerint data lumina vitae …"

La Camera era rimasta la stessa. Tetra, umida, buia, sinistra…malvagia. Era lei.
L’atmosfera era quasi sospesa ma Harry poteva ancora risentire il respiro di cinque anni prima, in quello stesso luogo.
Risentiva la presenza di quel basilisco alle sue spalle, risentiva le risate di Riddle…e Ginny distesa a terra.
Sembrava che non fosse passato un secondo. E Salazar era sempre là in fondo, a scrutare ogni cosa con i suoi occhi arcani e sapienti, inquisitori e severi.
E poi…il nemico era lì. Stava lì ad aspettarli.
Vedendo che Hermione cominciava ad agitarsi in cerca di sua madre, Elettra cercò di calmarla ma l’irreale silenzio che vagava attorno a loro come un’ombra inquieta stava mettendo a dura prova i nervi di tutti.
Si spinsero avanti, tutti uniti, tutti con le bacchette alzate ma sapevano che non erano soli. Lo sentivano.
Ormai sapevano anche che erano entrati lì per combattere in uno scontro diretto…con o senza l’aiuto di Silente stavolta, anche se in cuor suo Harry non faceva altro che pregare Lucilla, affinché tornasse presto da lui. Averla al suo fianco avrebbe significato la salvezza per tutte le persone che lui voleva salvare, a prescindere dalla sua stessa salvezza.
- Non sentite dei rumori strani?- sussurrò Neville a un certo punto – Sembrano voci…-
- Rumori?- Ron aguzzò la vista, cercando qualcosa che poteva produrli visto che non sentiva assolutamente nulla.
- Secondo me hai sognato Neville.- disse Seamus – E’ questo posto che fa strani scherzi…-
- No…- Blaise si bloccò in mezzo alle lunghe arcate, fissando il vuoto – Lo sento anche io…è gente che grida…-
- Ma da dove arriva?- Harry non ci capiva più niente – Adesso lo sento anche io! Viene da là!- e senza aspettare gli altri corse verso sinistra, in un’alcova minuscola. Su un basamento finemente elaborato stava una gigantesca sfera trasparente, attorniata da anelli dorati che giravano per forza di telecinesi. Potter si bloccò davanti a lei, intimorito.
- Che diavolo è quest’affare?- allibì Ron, quando gli arrivò a fianco.
- Non ne ho la più pallida idea.- disse il moretto – Ma le grida arrivano da lì…-
- Bhè, allora guardiamoci dentro no?- scandì Elettra e senza aspettare una delle prediche del sue fidanzato salì sul basamento. Sentendo dell’energia magica attorno, messa a protezione, non si sporse troppo ma lo fece quel tanto che bastava per vedere cosa ci fosse dentro a quella sfera magica.
- Oh, accidenti…- la sentirono mugugnare.
- Allora piccoletta?- sbraitò Draco – Che diavolo c’è lì dentro?!-
- Marcio mio caro.- sibilò una voce conosciuta alle sue spalle – Spazzatura.-
I nove maghetti si voltarono di colpo, trovandosi Bellatrix a pochi metri. E dietro di lei una ventina di Mangiamorte.
Harry sussultò ma in un breve secondo tutti gli altri si strinsero addosso a lui, pronti e con le bacchette alzate.
- Dio…mi sembra passato un giorno solo dall’ultima volta.- ridacchiò la Lestrange fissando il bambino sopravvissuto con un’occhiata folle – E come due anni fa siete tutti qui alla mia mercé..-
- Dov’è mia madre?- ringhiò Hermione ignorando quell’essere orrendo.
- L’Hargrave?- rise Bellatrix – Tranquilla bambolina, è al sicuro.-
- Che diavolo c’è in quella sfera?- sussurrò Harry a Elettra mentre la Grifoncina teneva impregnata la zia di Malfoy.
- I genitori babbani del settimo anno.- mormorò la biondina di rimando – Non possono uscire!-
- Se vi state preoccupando delle spazzatura…- l’interruppe Bellatrix con un ghigno perverso -…tranquilli, verranno presto spediti al Creatore. Non abbiamo intenzione di tenere quello schifo al castello ancora a lungo.-
- Qui l’unica che non merita di vivere sei tu.- le sibilò Harry furibondo, il viso chiazzato di rosso ma la strega sorrise ancora, stavolta però decisamente meno divertita. Non aveva scordato la punizione di Lord Voldemort quando Harry l’aveva sconfitta e ingannata, privandola della profezia.
Erano nemici giurati ormai.
Quando il Grifondoro fece per fare un passo avanti però, lei lo bloccò con un dito levato.
- Credevo volessi combattere…- la sfidò iracondo – Che fai, ti tiri indietro?-
- Oh, ragazzino…non ne hai neanche una vaga idea!- replicò la Lestrange ormai totalmente isterica – Ma non ho intenzione di lasciare la tua amichetta in giro!- e indicò Hermione – Se non fosse stato per lei e per il figlio dei Weasley a quest’ora saresti morto da un anno! Quindi adesso poseranno tutti le bacchette…-
- Te lo scordi!- ringhiò Blaise.
- …o la figlia di Hargrave morirà!- andò avanti Bellatrix ignorandolo – Capito ragazzini?-
I maghetti digrignarono i denti. Quella era capace davvero di ammazzare Jane!
- Ma tu guarda le sorprese…fra i traditori e i mezzosangue trovo anche il mio amato nipote…- sussurrò poi Bellatrix, osservando Draco da capo a piedi – Lo dicevo a tua madre che doveva ucciderti appena messo al mondo ma non m’ha mai dato retta. È una debole…proprio come te!-
- Non t’azzardare a insultarla!- minacciò il biondino con gli occhi grigi incendiati.
- Perché?- rise ancora sua zia – Che vuoi farmi tesoro? Uccidermi?-
- Spiacente figliolo,- disse suo zio Rodolphus apparendo accanto alla moglie con Avery, Preston e Mcnair – ma il Serpente dell’Oblio ti sta già aspettando.-
- Bhè, per mettergli le mani addosso dovrete aspettare un bel po’ invece!- urlò Blaise.
- Zabini, niente meno…- rise Julian Leptis – Tua madre e tuo padre sono ancora dispersi ragazzo, ma non temere. Arriveranno presto!-
- Se pensa che ce ne staremo fermi mentre tentate di ucciderli vi sbagliate di grosso.- li avvisò Harry, tenendosi stretta Elettra – E se solo provate e torcere un capello a Jane i suoi poteri si ritorceranno contro di voi!-
- Inutile scaldarsi, Potter.- Bellatrix giocherellò con la bacchetta, solo in attesa di poterla usare su di lui – La Veggente sarà anche una purosangue ma non ci serve se non fa come vogliamo noi. Lei, a differenza dei maghi comuni, non può essere trasformata in una Mangiamorte, tantomeno cade sotto l’Imperius. Perciò, se non volete che la uccida, volenti o nolenti ora dovete darmi le vostre bacchette…sarete fortunati. Vi faremo vedere in cosa trasformeremo Hogwarts con l’aiuto del Pentacolo.-
- Te lo scordi, te l’abbiamo già detto.- sibilò Hermione, conscia che sua madre era in una cassaforte.
- Allora non volete capire…- Preston e gli altri sguainarono le bacchette – Preferite essere fatti a pezzi?-
- Sono anni che lo minacciate.- ghignò Harry, conscio che voleva solo avere quella maledetta donna fra le mani per ucciderla come meritava – Ma non mi avete fatto mai altro che un graffio e sono stufo di questa costante noia nell’aria…-
- Oh, signor Potter…sono lieto di sentirtelo dire.-
La voce di Lucius Malfoy fece ghiacciare più di una persona, Draco specialmente che rimase immobile quando il padre si presentò accanto alla cognata, apparentemente tranquillo.
- Vedo che il gruppo è sempre compatto, signor Potter.- Lucius scrutò i membri del loro gruppetto con occhio clinico, poi si soffermò su suo figlio – Ma ciò che non riesco a concepire è questo…-
- Risparmia il fiato.- gli disse Draco, con tono debole e roco.
- Mi hai deluso.- ribatté Lucius, inflessibile ma suo figlio stavolta sorrise appena, a mezze labbra. Deluso…ridicolo!
- Mio nipote ha bisogno di una strigliata, che dici Lucius?- propose Bellatrix.
- Ciò di cui ha bisogno invece è di essere separato da quei ragazzi.- disse Malfoy con tono irremovibile, sempre fissando attentamente il figlio – Io so cosa possiamo fare per farlo ragionare…Morsa !- sibilò allora e puntando la bacchetta al collo di Hermione la sollevò per aria, stringendola al collo.
In un attimo si scatenò il pandemonio: mentre Harry e Draco gridavano, gli altri attaccarono subito, stupendo i Mangiamorte che non si aspettavano una simile velocità, come se se lo fossero aspettati. Dalton e Justin furono i primi a sbaragliarne almeno tre, poi fu il turno di Seamus che cominciò a usare gli scudo per difendere se stesso e gli altri, troppo impegnati a cercare di salvare Hermione. La Grifoncina stava ancora in aria, scalciando e col fiato mozzo mentre sotto di lei Harry e Draco, sconvolti, avevano tentato il tutto per tutto.
Si erano buttati addosso a Lucius insieme e l’avevano rovesciato a terra ma Bellatrix era stata altrettanto astuta nel prevederlo perché con la magia li aveva respinti lontano, aiutando suo cognato a toglierseli di dosso.
- Spiacenti miei cari…- rise la strega – Ma la vostra amichetta sta per tirare le cuoia finalmente!- eppure la risata le si mozzò in fondo alla bocca perché quando lei e Lucius guardarono in alto, la Granger non c’era più.
- Dove diavolo è andata?- strillò Bellatrix e sentendo le ghignate di Harry e Draco perse il lume della ragione così si avventò contro Potter e da lì si scatenò un duello furibondo.
Il biondino invece rimase a terra, fissando suo padre che dall’alto al basso lo guardava senza la minima espressione in volto. Rimase fermo dov’era anche quando Lucius s’inginocchiò, piegandosi su di lui.
- Avete fatto male i calcoli.- sussurrò il mago, avvolto nel suo costoso mantello.
- Sei tu che li hai fatti male.- ringhiò Draco serrando le mascelle – Hai fatto male a pensare di potermi usare!- e si rialzò in piedi, furibondo – Io sono un tuo oggetto, mi hai capito bene? Non hai fatto altro che rovinarmi la vita da quando sono venuto al mondo! Appena nato aveva già deciso di uccidermi, non è vero? Eh?? Rispondimi!- gli urlò, afferrandolo per il collo della giacca – Maledetto bastardo, per te non valgo niente vero? Sono meno di niente per te!-
Lucius non rispose. Stette zitto…mentre il fuoco delle magie infuriava in quella Camera.
Rimase a osservare lo sguardo di suo figlio…poi ricordò le parole di Jane.
Era ora, pensò amaramente. Doveva farlo.
Draco sentì una fitta terribile al collo, proprio quando suo padre sembrava sul punto di parlargli. Non fece in tempo a capire che suo padre l’aveva appena ferito alla nuca con un coltello dalla punta cosparsa di liquido calmante perché cadde steso lungo al suolo gelido, privo di sensi.
- Dov’è andata la nipote di Hargrave?- urlò Avery poco dopo mentre cercava di uccidere Dalton che però sembrava avere assurdamente la meglio su un mago tanto forte – Dov’è finita Lucius?-
Malfoy non ci fece caso. Sotto lo sguardo atterrito di Harry che combatteva con Bellatrix a suon di fiamma, si caricò suo figlio in spalla e andò ad adagiarlo sull’altare che si era formato davanti alla statua di Salazar.
- Merda!- ringhiò il bambino sopravvissuto, incollerito – Impedimenta!- e cercò di spingere via la Lestrange. In quel momento era fondamentale mantenere quell’idiota di Malferret in vita ma la zia di quel biondo dannato era più vendicativa e agguerrita che mai. Gli lanciò contro una potente bordata di energia che lo colpì alla schiena, strappandogli un gemito. Si ritrovò in ginocchio, senza fiato per il dolore.
- Ecco come devi stare Potter.- gli sibilò la donna, apparendogli a fianco. I capelli scuri le ondeggiavano sulle spalle come serpenti, le sue movenze lo incantavano e lo nauseavano al tempo stesso. Gli sembrava ancora di ricordare il quinto anno, lei davanti a Sirius. Lei…lei che non aveva cuore. Lei, pazza e crudele.
Rimase prostrato, al limite di ogni umano sentimento mentre tutti gli altri venivano bloccati in qualche modo. Nonostante avessero dimezzato i Mangiamorte grazie alla pratica che Tristan aveva fatto fare loro, quando Bellatrix lo prese in ostaggio, i suoi amici dovettero fermarsi. Alzarono tutti le bacchette…poi le lasciarono andare.
- Bene, vedo che mi sono persa il divertimento.-
I Mangiamorte sobbalzarono lievemente quando Narcissa Malfoy apparve nella Camera, una chiazza chiara contro tanto buio. Si mosse delicata, i capelli biondissimi sciolti sulle spalle.
- Sorella, dove sei stata?- sibilò Bellatrix iraconda.
Ma Narcissa, nonostante i lineamenti molto simili, non parve irritarsi come la maggiore.
Si fermò davanti ad Harry, scrutando appena gli altri come per assicurarsi delle loro condizioni, poi cercò Draco. Quando lo vide sull’altare, Potter giurò di vederla serrare i palmi ma poi la bionda tornò a parlare con la sorella maggiore – Ho dovuto sistemare alcuni Auror. Ero dall’altra parte del castello e ho avuto qualche problema ad arrivare.-
- Avessi saputo che volevi partecipare ti avrei avvisata.- ironizzò Bellatrix.
Narcissa sogghignò appena – Non ne dubito. Comunque ho portato dei regali.- e schioccando le dita, sotto gli occhi sbarrati di Harry e Ron, i Weasley, i Zabini, la Mcgranitt, Piton e alcuni Cacciatori entrarono nella Camera sollevati da terra di alcuni centimetri. I vasi bassi, gli arti flosci.
- Ho dovuto stordirli, non volevano proprio lasciarmi in pace.- disse Narcissa con tono leggero.
- Perfetto mia cara,- disse Rodolphus Lestrange – adesso mettiamo tutti nelle celle allora.-
- Per me è meglio sgozzarli ora!- ringhiò Bellatrix.
- Che ingorda sorellina,- rise Narcissa – perché non far godere a questi babbanofili lo spettacolo?-
La sorella maggiore la fissò con occhi assottigliati, come per leggerle nel pensiero ma se c’era una cosa in cui Narcissa eccelleva era l’Occlumanzia. Per questo in quegli anni aveva saputo salvare suo figlio.
Sbattuti dietro alle sbatte, celle gigantesche che stavano sul rialzamento della statua di Salazar, i maghetti si attaccarono alle sbarre, furibondi.
- Che diavolo volete fare a Draco?- abbaiò Blaise.
- Silenzio.- l’avvisò Bellatrix con un ghigno – Se non vuoi che faccia strillare qualcuno dei tuoi amici.-
- Al diavolo!- sibilò Harry – Fammi uscire da qui! Subito!-
- Piano, bambino sopravvissuto.- gli disse – Il nostro tempo verrà. Piuttosto…la mezzosangue è a piede libero!-
- Quella potrebbe rovinarci i piani.- sibilò Mcnair – Vi ricordate l’ultima volta?-
- Invece non farà niente di avventato, ve lo garantisco. Ovunque sia finita.- disse Lucius pacatamente, osservando solo suo figlio addormentato.
- Perché dici così?- gli chiese Goyle.
- Tuo figlio ha proprio toccato il fondo.- sentenziò Bellatrix ignorando la domanda – Quando hai tentato prima di farle è scattato come una furia. Ma immagino che lei se ne starà più tranquilla. Dio del cielo, una mezzosangue!-
- Mezzosangue o meno è pericolosa, Bellatrix.- ringhiò Mcnair allarmato – Troviamola e facciamola finita!-
- Senza offesa ma la vostra Lady Oscura che fine ha fatto?- sussurrò Narcissa, cercando di deviare la loro attenzione.
- Sta giocando col primogenito di Mckay come al gatto col topo.- l’informò Nott scocciato – Ma Lumia è una sciocca! Dovrebbe andare da Lucilla! Forse dovremmo muoverci noi…-
- Stupido, se non ci è riuscita Lumia vorresti che la sistemassimo noi?- rise istericamente la madre della Parkinson.
- Sarebbe un suicidio!-
- Tanto Lucilla prima o poi verrà a riprenderci!- urlò Ron dalle sbarre – Con tutti gli Auror!-
- Si e anche l’Ordine!- ridacchiò Bellatrix – Che vengano! Tanto senza mio cugino non sono niente!-
- Dannazione te la farò pagare!- gridò Harry, picchiando forte contro le sbarre – Giuro su Dio che me la pagherai cara!-
- Sta buono bambino sopravvissuto …- sussurrò la Lestrange, fissandolo seria – Crucio!- e gli puntò addosso la bacchetta, facendolo strillare dal dolore mentre gli altri cercavano disperatamente di sottrarlo dalla sua portata. Harry però reggeva. Dopo ogni colpo si rimetteva in piedi, con una forza che la donna non capiva. Dopo innumerevoli Cruciatus, ancora non ne aveva basta.
- E’ una sfida bella e buona.- disse Narcissa, guardando la sorella di striscio – Non trovi?-
- Pensa se riuscissi a sconfiggerlo, mia adorata.- sospirò anche suo marito Rodolphus.
- Oh, lo ucciderò non temete!- Bellatrix era viola di rabbia, le mani grifagne serrate in una morsa – Gli farò pentire di essere nato! Vendicherò il nostro Signore Oscuro!-
- Certo, nel frattempo blocchiamo ogni entrata.- mugugnò Preston dando ordine ai demoni impuri di disporsi – Non voglio che qualche Auror venga qua a rovinarci la festa.-
- E Silente?- chiese Frederich Nott – Anche lui può venire qui a salvarli!-
- Vero, allora cosa aspettate?- si stufò Lucius rabbioso – Tornate ai vostri posti! Dobbiamo attendere il ritorno di Lumia per immolare gli ultimi babbani e riportare qui Dark Hell Manor!-
- Cosa?- sbraitò Dalton dalle calle – Volete portare qua il castello di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?!-
- Oh, finalmente hanno capito.- rise Preston – Il castello del nostro signore pullula di ogni energia maligna da lui concepita in questo mondo! Se lo portiamo qua dalla sua dimensione, Hogwarts scomparirà!-
- Voi siete matti, ci ammazzerete tutti!- urlò Justin – Il castello inghiottirà tutta la Gran Bretagna in un buco nero!-
- Non col potere di Lumia.- rispose Bellatrix.
- Lumia è solo un insetto…- ansimò Harry, in ginocchio fra le braccia di Elettra, disperata per lui – Siete tutti degli idioti! Lumia è pazza…vuole solo vendicarsi di sua sorella. Ma non è la Lady Oscura!-
- Allora vorrà dire che raderemo al suolo la Gran Bretagna!- ridacchiò Bellatrix facendo sbiancare più di un Mangiamorte – E adesso vedi di tacere Potter o uccido la ragazzina!-
- Non ci pensare neanche!- sbraitò Nott esasperato – E’ la figlia di Adam Baley!-
- Potrebbe essere la figlia della regina, me ne infischio!-
- Se la tenessimo in ostaggio da lui potremmo ottenere molto…- notò Leptis pensoso.
- Sciocchezze.- sussurrò Elettra dalla sua prigione, con un sorriso amaro – Ma se volete perdere tempo fate pure.-
- Avanti, finitela di perdere tempo dannazione!- sbraitò Lucius al limite della pazienza – Tornate ai vostri posti, chiudete la Porta e diamoci da fare per potenziare il Sigillo!-
- Già…e intanto sistema quel traditore!- sibilò Bellatrix, additando Draco – Non voglio spazzatura nella mia famiglia, chiaro? Intesi sorella?- disse anche, rivolta a Narcissa ma la bionda si limitò a sollevare le spalle con fare annoiato.
- Dov’è Jane?- chiese, rivolta al marito.
- Perché?- rispose Lucius sospettoso.
- Per farmi leggere il futuro.- ironizzò Narcissa sarcastica.
Lucius sbuffò mentre le vibrazioni riprendevano sempre più forti. Ormai anche la Camera stava cominciando a cedere.

Fuori dalla Porta delle Serpi però era finalmente arrivata la cavalleria.
Sporchi e pesti di sangue di demone impuro, l’Ordine si raccolse davanti alla via sbarrata, non molto contento.
- E adesso che facciamo eh?- sbraitò Moody isterico, con l’occhio che girava come un pazzo.
- Immagino che nessuno di voi conosca il Serpentese…- disse Tristan, riprendendo la sua forma umana.
- Non sbagli.- bofonchiò Remus – Ho sentito Harry ogni tanto parlarlo ma non credo sarebbe utile mettersi qua a borbottare sibili.-
- No, ma posso sempre infilarmi un sonaglino in gola.- rise Mundungus – Dite che servirebbe?-
- E dici che una spada in gola servirebbe a farti tacere?- frecciò Sirius minaccioso, ancora coperto dal lungo mantello.
- Ehi Paddy, che hai?- gli chiese Tonks – Tutto bene?-
- Hai paura per Harry vero?- sorrise Remus, passandogli una mano sulle spalle – Non temere, è forte.-
- Se solo Lucilla si desse una mossa…- mugugnò Sphin.
- Arriverà.- sussurrò Tristan, poggiando una mano sulla Porta – Lei arriva sempre.-
- Su questo ci puoi anche scommettere.- disse una voce conosciuta alle sue spalle.
Il gruppo di voltò e nella gioia di molti apparvero Silente, Tanatos Mckay e perfino Liam Hargrave.
- Che bel trio.- rise Kingsley – Salve preside. Devo dire che sono felice di rivederla!-
- Ciao pa’…- disse invece Tristan – Tutto bene?-
- Una meraviglia.- sentenziò Tanatos – Non vedi?-
In effetti quei tre non erano sporchi neanche per sbaglio. Tutti e tre lucidi come li avevano lasciati.
Erano freschi da fare schifo, specialmente in confronto a loro Auror che erano ridotti in maniera penosa.
- Bene, qualcuno di voi tre conosce il Serpentese?- chiese Tonks.
- Sarebbe bello.- disse Tanatos ironico.
- Che aberrazione!- si schifò invece Lord Hargrave – Non può essere sfondata quella botola?-
- Crede che saremmo ancora qua sennò?- sbuffò Kingsley – Preside, lei non può fare nulla?-
- Abbiamo anche preso in considerazione di usare le sfere di Lucilla.- s’intromise Lupin – Ma sono molto forti. Distruggono tutto in un raggio di trenta metri e non vorrei far del male ai ragazzi.-
- Oh, non temete per loro.- disse Silente tranquillo – C’è qualcuno lì dentro che si occuperà dei ragazzi.-
- E chi sarebbe di grazia?- sibilò Sirius sempre più nervoso.
- Tua cugina, Sirius.- sorrise il preside, facendosi guardare come un marziano – E a proposito…ben tornato!-
- Mia cosa?- sussurrò Black sconvolto.
- Narcissa.- chiarì il vecchio mago.
- Peggio che andar di notte…-
- Comunque in un modo o nell’altro dobbiamo entrare.- sentenziò Hargrave – Allora? Usate le sfere di Lucilla, forza.-
- Certo, così raderemmo al suolo tutta la Camera e la caverna ci franerebbe in testa!- rognò Mundungus.
- E allora che facciamo? Ci sediamo e giochiamo a carte?- ringhiò Sirius – Datevi una svelta a decidere o giuro che uso quelle sfere. Io non starò qua fuori un minuto di più, sono stato chiaro?-
- Sirius, ti prego…- Lupin lo afferrò per le spalle, cercando di calmarlo intanto che gli altri si rimettevano a discutere – Per favore, cerca di calmarti ok? Non sarai di aiuto a Harry e ai ragazzi se non ragioni.-
- Non dirmi di ragionare, dannazione!- sibilò Black furibondo, cercando di scostarsi dall’amico – Sono mesi che mi tenete rinchiuso in quella casa orrenda e ora che sono a pochi passi da Harry e lui è in pericolo mi volete anche fermare! Mi farete uscire di senno Remus!-
- Lo sai che era necessario.- rispose il lupo mannaro – Volevi dissolverti per caso?-
Sirius tacque, digrignando i denti.
- Ti calmi?- richiese Lupin.
- Si.- soffiò Black, ancora sui carboni ardenti – Starò buono ma muovetevi.-
- D’accordo.- Remus gli sorrise, abbracciandolo forte – Adesso torniamo dagli altri.-
E mentre nel gruppo si discuteva animatamente, oltre la Porta delle Serpi si concentrò un vortice di fiamme.
Apparve di colpo davanti ai Mangiamorte che si ritrassero per non venire scottati.
Apparve Lumia, bella come sempre ma con un graffio profondo nella guancia sinistra.
Appena fece un passo, alle sue spalle apparve anche Jess ma prima che i compagni di Lucius potessero allarmarsi, l’Auror cadde pesantemente a terra, fra le grida dei maghetti nelle celle che sconvolti e terrorizzati si misero a strillare il suo nome. Ma lui non rispondeva. Sdraiato sul torace, sotto di lui si stava allagando una pozza di sangue.
- Jess! Jess!- Harry era aggrappato alle sbarre e tirava con tutta la forza che aveva – Che diavolo ci hai fatto???-
Lumia si voltò a fissarlo, poi riposò gli occhi su Jess per un lungo istante.
- Tranquillo Potter.- sussurrò debolmente – Non morirà.-
- Vedo che ti sei divertita.- disse Bellatrix, accogliendola – Ma Lucilla dov’è?-
- Mia sorella sta tentando l’Incanto Surgis.- rispose la mezzo demone – Ma morirà. Non è in grado di farlo.-
- Ne sei sicura, mia cara?- Lucius scosse il capo, reprimendo una bestemmia colossale che gli avrebbe fatto perdere il self control – Tua sorella ha dimostrato più di una volta di avere parecchi assi nella manica.-
- Le sue nove vite sta per consumarle tutte.- sibilò Lumia schioccando le dita. Il corpo di Jess si sollevò dolcemente e la Lancaster gli fece raggiungere l’ultima cella vuota rimasta. Poi gli richiuse le sbarre, mentre l’Auror restava ancora incosciente, nonostante le urla di richiamo di tutti i maghetti.
- Ora non ci resta che aspettare.- disse Lumia – Appena entreranno qui, li sistemerò io. E poi sistemerò mia sorella.-
Peccato però che né Silente, né Tristan, né Sirius e né Lucilla avrebbero potuto permetterglielo.
Specialmente sua sorella che avvolta nella luce che stava inglobando Hogwarts intera, stava sentendo voci che non aveva mai sentito. Voci che non giungevano da quel mondo.

"In tenebram lucom…vobis appello. .."

Lucilla era quasi pronta. Sentiva la magia scorrerle nelle vene e quelle voci che tornavano temporaneamente a vivere.
La loro forza stava per raggiungerla. Erano lì…con lei. Tutti quei morti stavano tornando per vendicarsi.
E la vendetta sarebbe stata tremenda, specialmente a giudicare dell’incredibile fiume di energia magica che, vorticando, l’avrebbe presto resa a tutti gli effetti la vera Lady Oscura.

 

 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43° ***




"Magis in morte gravescant…"

Da un piccolo vaso bianco, rifinito finemente con volute tonde e , Bellatrix Lestrange tirò fuori con delicatezza un piccolo serpente nero.
Harry e gli altri si aggrapparono alle sbarre, ringhiando, vedendola sedersi sull’altare dove stava sdraiato Draco.
- Cristo ma non hai cuore?- sibilò Blaise amareggiato – E’ tuo nipote!-
La donna sollevò appena gli occhi, mentre il serpente le lambiva il mento con la lingua biforcuta – E’ un debole. Un traditore. Nella nostra famiglia non c’è spazio per coloro che gettano nel fango il nostro onore.-
- Onore?- Harry la guardò senza vederla realmente – Ridendo e scherzando è l’unico che vi dà onore.-
- Potter, ma cosa ne sai?- rise la strega, gettando oltre le spalle i lunghi capelli scuri – Tu non sai cosa significa essere un Black. Né un Malfoy. La tua famiglia forse un tempo era importante. Ma i mezzosangue rovinano ogni albero genealogico…lo distruggono in una sola generazione.-
Bellatrix si bloccò quando sentì Narcissa ridere sommessamente.
- Che c’è di buffo?- sibilò, fissandola storto.
- Niente, niente…- rispose la bionda – Stavo solo pensando che mezzosangue o meno, Lilian Evans ha saputo mettervi i bastoni fra le ruote anche molti anni dopo la sua morte. E infatti suo figlio si è salvato spesso grazie a lei.-
- Errore che verrà corretto, non temere.- ringhiò Mcnair, accendendosi rabbiosamente un sigaro – Finiamola di blaterare! Da oltre la porta sento dei colpi!-
- Stanno cercando di entrare…- Avery guardò la Porta delle Serpi, ghignando – Ma non ce la faranno mai!-
- Hanno distrutto il portone d’entrata.- sussurrò Lumia che fissava dentro alla sfera magica – Come hanno fatto?-
- L’Ordine della Fenice avrà provato qualche nuovo trucchetto.- cinguettò la moglie di Leptis.
- Sciocchezze.- rise Bellatrix, sprezzante – Ma adesso se non vi dispiace…ho mio nipote da sistemare.-
Lucius e Narcissa, affiancati ma entrambi rigidi come statue di marmo, rimasero immobili.
La Lestrange stava seduta sull’altare sul fianco sinistro di Draco e sollevò il serpente dell’Oblio che emise alcuni piccoli sibili, sentendo la preda vicina e indifesa.
- Merda lo ucciderà!- si disperò Blaise, tendendo furibondo i palmi sulle sbarre.
- Dobbiamo muoverci, alla svelta anche!- disse Elettra a bassa voce – Dov’è Hermione?-
Harry si guardava attorno, guardingo, silenzioso. La sentiva…era lì attorno. Sentiva un battito d’ali sulle loro teste.
Stava nascosta, aspettando solo il momento giusto.
Ma loro dovevano riprendersi le bacchette che stavano insieme ai professori nella prima gabbia, legati alle pareti con delle catene magiche. Eppure non sapevano come fare.
- Dalton, idee?- chiese a quel punto Seamus.
- Spiacente.- frecciò il Corvonero – Weasley…- fissò Ron sconvolto – Che cazzo fai?-
Dopo un attimo tutti in effetti si accorsero che Ron stava come dando delle testate al muro. Il rossino continuava a dare colpi alla parete di roccia quasi con tutto il corpo.
- E' andato…- commentò Neville.
- Ron?- Harry gli andò a fianco – Ehi che cavolo fai?-
E fu stupendo. Almeno per Ron. Ci aveva sperato tanto, ricordando le parole di Hermione.
Bastava provare. Concentrarsi. E crederci.
Si sentì pieno di farfalle per tutto il corpo, leggero e poi…vuoto. Per lui fu questione di un solo secondo ma per i ragazzi che lo videro fu tutt’altro. Il corpo del migliore amico di Harry, sotto lo sguardo dei maghetti e nel silenzio più totale, si smembrò in tante piccole lucine, come lucciole…e poi sparì, sparando attraverso la parete.
I ragazzi restarono basiti e si tapparono le bocche a vicenda, per non gridare.
- Cazzo…- sussultò Blaise – Dov’è andato?-
- Ron?- Harry si fece avanti, toccando la parete – Ron?-
- Ma che diavolo è successo? Che fine ha fatto?- chiese anche Seamus – Se ne sono accorti quei bastardi?-
Ma nessuno dei Mangiamorte pareva stare attento a loro. Le scosse avevano ricominciato, la Porta delle Serpi si stava deformando sotto i colpi degli Auror e di Silente, Draco stava per essere ucciso da Bellatrix…
E Ron si era ritrovato seduto a terra, senza più neanche la forza di alzare un dito…nella cella degli insegnanti.
- Weasley!-
Il rossino alzò lo sguardo, un pochino confuso. Un po’ tanto a dire il vero ma i più allucinati erano i tre Cacciatori, I coniugi Weasley, Piton e la Mcgranitt che, dopo aver fatto finta di essere privi di sensi per entrare grazie a Narcissa, si erano ritrovati con Ron Smolecolarizzato per terra.
- Come diavolo hai fatto?- gracchiò la Mcgranitt.
- Ecco…io…-
- Ron Weasley!- sbraitò Molly – Come hai potuto fare una cosa simile?!-
- Oh, lasciamo perdere!- sbottò Severus mentre il signor Weasley non era mai stato orgoglioso del suo figlio maschio minore che aveva imparato niente meno che a Smolecolarizzarsi – Forza, prendi le nostre bacchette e liberaci!-
In quei rapidi secondi che precedettero la liberazione, Draco Malfoy riprese lentamente conoscenza ma non vide ciò che aveva sperato, anzi. A pochi centimetri dal suo viso c’era il suo incubo peggiore.
- Ben svegliato tesoro.- sogghignò Bellatrix, carezzandogli la fronte – Sei pronto?-
Per tutta risposta Draco li osservò tutti. Per finire con suo padre.
Se ne stava incatenato, pronto a morire. Che andassero tutti al diavolo!
Sputò in faccia a Bellatrix e quella furibonda, dopo un momento di silenzio, gli rifilò un sonoro ceffone. In quello stesso istante il boato delle esplosioni che proveniva dalle celle degli insegnanti coprì il sibilò del serpente dell’oblio. Appoggiato sul torace del biondo mago, alzò sinistramente la testa…e spalancò le fauci.
Ma non morse mai Draco.
Aveva socchiuso gli occhi grigi, girato il capo alla sua destra…ma qualcuno l’aveva abbracciato, spinto via Bellatrix.
Poi qualcun altro aveva emesso un gemito rabbioso.
Quando riaprì le palpebre vide ciò che non aveva mai neanche osato sognare.
Lucius si stava strappando il serpentello nero dal polso, dove spiccavano due fori rossi.
Sua mandre invece l’aveva protetto gettandosi alle sue spalle e abbracciandolo forte, sotto la gola.
Coperto dai suoi capelli, risentì il suo profumo…ma poi accadde tutto troppo in fretta.
Lucius, imprecando, strinse il polso dentro il lembo strappato del suo mantello ma si ritrovò con una bacchetta puntata alla schiena da suo cognato Rodolphus mentre professori, Weasley e Cacciatori attaccavano in massa. I Mangiamorte si stavano riversando su di loro per fermarli ma una volta liberato anche Harry non ci fu più nulla da fare. La battaglia a colpi di magia riprese mentre si stava ormai risolvendo un problema di famiglia.
Narcissa, con un’espressione che poche volte qualcuno le aveva visto, liberò Draco dalle catene e tiratolo giù da quell’altare se le spinse alle spalle, tenendogli con forza le mani.
Bellatrix, livida e con gli totalmente sgranati, le puntava addosso la bacchetta.
Fissava sia sua sorella che Lucius Malfoy come se fossero stati spettri.
- Devo dire che da te…- e fissò Narcissa – me lo immaginavo. Ma anche da te…- e portò lo sguardo folle su Lucius – Come diavolo hai potuto?- ringhiò furibonda – Come hai potuto tradirci?-
L’uomo non rispose. Si limitò a fissare la sua famiglia. Sua moglie e suo figlio. Specialmente suo figlio.
Ma Draco stava stretto a Narcissa, senza capire più nulla.
- La prossima volta che vuoi salvare nostro figlio parlane prima con me.- bofonchiò, verso sua moglie.
Narcissa fece una smorfia – Mi stupisce che quella cosa che hai nel petto si sia rimessa a battere.-
Era astiosa e non poteva aspettarsi altro.
- Perché?- ringhiò Bellatrix – Per vostro figlio? Diventerà un Mangiamorte!-
- Tu mio figlio non lo dovrai neanche più guardare.- sibilò Narcissa pericolosamente – Prova anche solo a guardare una sola volta nella sua direzione e giuro che ti uccido con le mie mani!-
La Lestrange, per un attimo spiazzata, scoppiò a ridere mentre alle sue spalle si stava scatenando il finimondo. Il frastuono era così forte che doveva gridare per farsi sentire.
- Tu!!- e rise più forte – Tu vorresti uccidermi sorellina? Non ne saresti capace!-
- Mettimi alla prova.- sibilò ancora Narcissa, ammutolendola – Avrebbe dovuto farlo Andromeda anni fa, ma io la supplicai di non farlo. Invece mi sbagliavo.-
- Eravate d’accordo?- ringhiò Rodolphus.
- No.- ammise Lucius pacato, aspettando solo il momento giusto – Non ne sapevo nulla.-
- Sciocchezze!-
- Te lo posso giurare io.- rispose Narcissa, fissando il marito con gli occhi azzurri quasi distanti.
- Bhè, allora mi spiace…- Bellatrix, ancora una volta, si dimostrò una bambola vuota e cava, senza un alito di vita e di umanità nel cuore, se mai ne aveva avuto uno – Ma morirete tutti e tre! E comincerò con voi due!- e puntò la bacchetta lunga e scura su Narcissa e Draco mentre Lucius, serrando le mascelle, continuava a tenersi alle spalle il cognato che al primo cenno l’avrebbe massacrato per il tradimento di cui ancora non riusciva a capacitarsi lui stesso.
L’unica salvezza ormai restava nel destino…e la salvezza venne, presentandosi con ali nere.
Un corvo lucente planò addosso a Bellatrix un attimo prima che scagliasse l’Avada Kedavra sui madre e figlio e colpì impietoso, strappando alla strega grida disperate. Col becco le ferì profondamente l’occhio destro e il sangue cominciò a scendere copioso mentre la donna si piegava a terra, strillando dal dolore.
Sotto lo sguardo sconvolto di Lucius e Narcissa, il corvo riprese forma umana e Hermione raccolse la bacchetta della Lestrange in un attimo. Mentre la magia volava sulle loro teste, si riprese tutte le bacchette dei Malfoy.
Quando le riebbe in mano fissò a lungo Narcissa…ma poi gliela ridiede.
- Tutto bene?- sussurrò a Draco.
Lui annuì brevemente, abbracciandola con tutta la forza che aveva.
- Lo sapevo che ti eri nascosta.- le disse all’orecchio.
La Grifoncina sorrise, poi consegnò a Narcissa anche la bacchetta di Lucius.
- Ci faccia quella che vuole.- mormorò, poi guardò la Porte delle Serpi e in un attimo lei e Draco si ritrovarono d’accordo. Corsero di volata verso la botola ormai deformata da ogni magia d’attacco conosciuta ma non si sarebbe mai aperta. Non senza una frase in Serpentese e visto che Harry era occupato a tentare di uccidere Bellatrix una volta per tutte, gli unici restavano loro. Ma una volta a pochi metri, Lumia apparve di volata sul loro cammino.
Avvolta dalle fiamme, li fissò a lungo con un ghigno sulle labbra.
- Cosa pensate di fare?- sussurrò appena.
- Draco…vai!- disse Hermione.
- Fallo…- si mise in mezzo Lumia puntando un dito addosso alla Grifoncina – e della tua ragazza resterà solo la cenere, sei avvisato.-
Il biondo tacque, deglutendo. Si fece istintivamente più vicino a Hermione e le strinse la mano.
- Non potrai proteggerla.- aggiunse la Lancaster ridendo.
- Tanto ci ucciderai lo stesso!- gridò la Granger – Draco fallo!-
- Zitta!- le sibilò Malfoy – Un secondo ancora…-
Hermione capì di cosa parlava un attimo dopo quando un suono metallico vibrò alle loro spalle. La Grifoncina vide qualcosa di strano negli occhi di Lumia quando una spada argentata volò dritta, lanciata con forza disperata, verso il suo petto. Quando la trapassò da parte a parte, Hermione vide nei suoi occhi qualcosa di molto simile a ciò che Lucilla mostrava nei suoi per Tristan.
I due maghi si voltarono, vedendo Jess a tre metri da loro. Coperto di sangue, pallido…con una profonda ferita fra spalla e torace. Era stato lui a trafiggerla.
- Muoviti Draco!- gridò poi, con tutto il fiato che aveva in gola.
Fu il momento giusto. Quello perfetto. Con Lumia momentaneamente in ginocchio con quella spada nel petto e la via libera, Draco poté fare quello che doveva fra le urla che rimbombavano all’interno di tutta la Camera.
E la Porta delle Serpi si aprì…all’istante un’altra bordata magica la centrò in pieno ed esplose definitivamente in pezzi, buttando a gambe all’aria tutti quanti, Mangiamorte compresi. Fra la polvere che impediva il fiato, Hermione e Draco scorsero solo tanti mantelli che s’infilavano veloci all’interno, la sagoma di Hagrid, poi il lungo cappello di Silente.
Quella breve esplosione però non fermò la battaglia.
Lumia era svanita e con lei anche Jess che non era più dove si era inginocchiato, dopo aver colpito la mezzo demone.
- Hermione!- Remus fu il primo a raggiungerla, aiutandola ad alzarsi – Tutto bene?-
La streghetta cercò di rimettersi in piedi ma un lungo taglio le percorreva la gamba destra mentre Malfoy era rimasto ferito lungo tutta la spalla, per proteggerle il capo.
- Tonks!- Lupin richiamò l’Auror che arrivò prontamente, scattante e ricettiva.
- Ciao Hermy…mamma che disastro!- commentò svagata.
- Insomma, fai qualcosa per aiutarli ok?- sbuffò il licantropo – Io vado a fermare Paddy prima che uccida qualcuno che non centra nulla!-
- Aspetta! Remus…solo una cosa!- Hermione si aggrappò a lui, faticando a respirare visto che era coperta di polvere e detriti – Harry…stacci attento! Vuole uccidere Bellatrix ma lei è furibonda! Potrebbe far del male agli altri prima di prendersela con lui! E poi mia madre è qua in giro da sola!-
- Lascia, Jane vado a cercarla io!- le disse Draco rimettendosi subito in piedi.
- Cosa?!- lo fermò allarmata, aggrappandosi alle sue mani – No! Potrebbero ucciderti!-
- C’è anche mia madre là in mezzo!- replicò angosciato – Ti prego…lasciami andare…-
Rimasero con le mani unite per un minuto interminabile…e fu terribile. Orrendo. Specialmente quando Lumia, riapparsa sulla statua di Salazar, cominciò a giocare al tiro al bersaglio con qualunque nemico le arrivasse a tiro e dai suoi attacchi potevano a malapena nascondersi. Presto una nuova ondata di demoni impuri si riversò nella Camera.
Allora toccò a Silente andare a sistemarli, tranquillo e beato, mentre all’interno ancora non si riusciva a capire da che parte pendesse l’ago della bilancia. Jess era privo di sensi nuovamente, sull’altare su cui prima era stato lasciato Draco, i ragazzi combattevano come forsennati al fianco di Tristan ma Sirius, disperato, cercava solo due persone.
Due soltanto. E quelle due si stavano uccidendo a colpi di bacchetta nei cunicoli del defunto basilisco.
- Misterium Ignis!- gridò Harry.
Bellatrix, totalmente cieca da un occhio ormai, si nascose dietro un angolo che sotto la magia di Potter prese fuoco, sprizzando scintille ovunque. Bhè, pensò Harry…non era una magia perfetta come quella di Lucilla ma con un po’ di pratica avrebbe anche potuto farcela.
- Ti ricordi che ti ho detto ragazzino?- rise la strega ben nascosta – Finché non userai la rabbia e l’odio non potrai mai uccidere il tuo nemico!-
- E che mi dici di quell’idiota che seguivi come un cagnolino eh?- fece Harry cattivo – Il tuo santo padrone è sotto terra con i vermi ora! E l’abbiamo battuto noi! Tre ragazzini!- la sentì gemere di rabbia e continuò deciso a volerla ammazzare sul serio – Quell’idiota di Voldemort aveva il tuo stesso cervello! Credeva che tutto il potere stessa nella bacchetta e nel mago! Non ha mai capito che la mia vera forza era nella gente che stava con me!-
- Certo, mio cugino lo sa perfettamente bene!- gridò, uscendo di colpo e lanciandogli addosso una bordata che il Grifondoro evitò per un pelo – Sta zitto Harry Potter! Tu non sai niente del mio padrone! Eri indegno anche solo di camminare dove camminava lui! La tua sporca madre mezzosangue ti ha reso quello che sei!-
Harry sogghignò, ormai arrivato a quella strana sensazione che aveva già provato un anno prima.
Si uccide coscientemente un nemico? Si.
Con pena? Con dolore per una vita spezzata? No.
Mai. Non avrebbe mai pianto sulla tomba di quella donna. Non su quella di colei che gli aveva portato via Sirius.

"In barathrum rerumque sequatur prodita summa …"

Lucius scavalcò di corsa i tre Cacciatori che cercavano di sistemare i Leptis e i Parkinson per dirigersi alla statua di Salazar. Alle sue spalle c’era ancora suo cognato che cercava di fargli la pelle, lanciando incantesimi a destra e a manca, peccato che avesse sempre avuto pessima mira.
Una volta sotto la bocca di Salazar, l’apri con un gesto della mano e Jane apparve nel tunnel, ancora bendata. Malfoy l’aiutò ad uscire in fretta e furia. Le levò le catene dai polsi e poi le tolse la benda, il tempo necessario per sentire l’ennesima scossa di terremoto. Ormai era come se Hogwarts stesse collassando.
- Dov’è Hermione?- chiese Jane, una volta che si furono nascosti dietro a una colonna per evitare gli attacchi di Rodolphus.
- E’ al sicuro con Draco!- le rispose, abbassando la testa di colpo.
Lei non disse nulla. Si limitò a guardarlo mentre Malfoy faceva evidentemente finta di non notare quel suo sguardo.
Troppo occupato a mantenerla in vita, non faceva che cercare la sua bacchetta fra quel numero impressionante di maghi, demoni e cacciatori. Non aveva mia assistito a un tale scontro, specialmente quando Lumia riprese a usare i suoi poteri senza badare a chi colpiva, nemici o compagni.
Ormai per lei non c’era più la minima differenza.
E Lucius stava cominciando a chiedersi perché…sembrava che stesse…prendendo tempo.
E a quel pensiero di scatto voltò il viso alla bocca di Salazar. Ora si vedeva bene.
Come se fosse stato di metallo liquido, dal pavimento si formò un sigillo nero pentagonale, a forma di stella.
Lo stesso in cui stava Lucilla. Ma agli antipodi.
Lumia stava cercando di prendere tempo affinché sua sorella si stancasse troppo per terminare l’Incanto Surgis!
- Diavolo!- sibilò – Jane, dov’è la mia bacchetta?-
La donna lo guardò sconvolta – Cosa?-
Una sfera infuocata esplose loro accanto e Malfoy le abbassò la testa, proteggendola.
- Dov’è la mia bacchetta accidenti?- replicò più forte – Cercala!-
- E come vuoi che faccia?-
- Chiudi gli occhi e cerca di vedere il momento in cui la ritrovo!-
- E se non fosse destino che tu la ritrovi?-
Lucius quasi se la mangiò viva – Allora moriremo insieme! Quale delle due opzioni ti sembra meglio?-

"Funditus et fiat mundi confusa ruina …"

Jane non aveva trovato molto allettante l’idea di tirare le cuoia, specialmente vicino a Lucius Malfoy.
Incavolata o meno con lui, decise che ormai l’unico modo per dare una mano a Narcissa, a sua figlia e ai ragazzi a uscire da quella situazione era di "vederci chiaro" come solo una Veggente poteva fare.
Non che in una giornata ci avesse capito poi molto su come funzionava ma chiudendo gli occhi, mentre Lucius imprecava come un dannato ai continui attacchi del cognato, cominciò a vedere qualcosa. Molte cose.
Troppe…pensò poco più tardi, quando riaprì gli occhi dorati.
- E’ vicino all’ultima cella!- gli disse, piegandosi per non venire colpita – Sul lato sinistro!-
- Sta bassa hai capito?- le urlò, mentre Rodolphus si avvicinava – Sta bassa, non andare vicino al Sigillo e se qualcosa cerca di farti del male…bhè…agita le mani!- le disse e scappò di volata a riprendersi la bacchetta in un casino di gente, mescolandosi fra la folla…e intanto Jane se ne stava lì da sola, inginocchiata dietro a un angolo, con un diavolo per capello. Adesso una bacchetta l’avrebbe voluta anche lei, tanto per fare qualcosa…
- Lucius!-
Malfoy si girò giusto in tempo per innalzare uno scudo e rispedire il Cruciatus a suo cognato che cadde a terra, contorcendosi dal dolore. Un altro colpo e lo Schiantò contro la parete opposta, facendogli battere con forza la testa.
Se n’era liberato finalmente. Si guardò attorno, cercando Draco. Dannazione…ma dov’era?
E dov’era Bellatrix?
Cominciò a temere seriamente per la vita di suo figlio quando però Lumia spedì una grossa sfera di energia proprio accanto a lui. Saltò tutto per aria, tunnel compresi ed Harry, che ci stava dentro, fece appena in tempo a buttarsi in un vicolo cieco, chiuso da una grata metallica. La stessa dov’era rimasto incastrato cinque anni prima.
Imprecò, cercando di scardinarla ma non ce la fece.
In compenso cominciò ad arrivare un bel po’ di gente e non tutti erano ben disposti nei suoi confronti.
Venne attorniato dai Nott, da Avery che aveva subito una bella batosta da Dalton e anche da Mcnair che aveva un profondo taglio nel braccio. Erano comunque ancora belli velenosi e ridenti, specialmente quando Bellatrix gli riapparve alle spalle, impolverata ma ancora viva.
Harry si sentì in trappola…
- E adesso come la mettiamo?- ringhiò la strega – Avery, Frederich, Mcnair…lasciatemi sola con lui!-
- Ma…Bellatrix…-
- Ubbidite!- urlò fuori di sé – Ora lo ammazzo come un cane!- e appena gli puntò la bacchetta contro, si ritrovò per l’ennesima volta schiacciata a terra e niente meno che da suo nipote che, più alto di lei di parecchi centimetri, cercava di disarmarla quel tanto che bastava per farle dare ancora di più fuori di senno. Strillava come una forsennata e Draco rischiava di farsi spaccare i timpani ma gridando a sua volta cercava di trarre quell’idiota di Potter dagli impicci. Tutto vano visto che Harry non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo solo con quella condannata a morte di sua zia.
Si riprese la bacchetta e gridò a Malfoy di togliersi di mezzo. Purtroppo però era diventato impossibile combattere in quel luogo: un’altra scossa, stavolta più profonda delle altre stava avvisando l’imminente riuscita di Lucilla. Lo capì perfino Lumia che di colpo, fra la battaglia, portò lo sguardo al Sigillo Nero.
Lo vide…impallidire poco a poco.
…E dalla Torre del Nord sua sorella capì di averceli in un pugno. Intonò le strofe finali con tutta la forza che le restava, insieme alle anime dei morti che le danzavano attorno.
"Morti invoco, Lucilla Lancaster sum…Surge !" li richiamò, avvolta dalla luce sentendosi quasi venire meno. Il suo pentacolo divenne ancora più lucente. Si fece smagliante. Vivo. E i morti per pochi istanti lo furono di nuovo.
Insieme alla loro forza.
"Surge!" sibilò ancora, coi simboli che diventavano iridescenti come diamanti.
Eccola…c’era quasi. Il Sigillo Nero si frammentò…tutta Hogwarts vibrò ancora, come se dal sottosuolo qualcosa stesse per divorarla. Eccola…la sentiva la magia. Dal cuore, giunse fino alle sue mani. Poi tornò indietro. Ed fu tempesta.
"SURGE!" gridò Lucilla con tutto il fiato che aveva in gola e nel petto.
E di colpo non si vide più niente. Tutti quanti si fermarono. Perfino Lumia.
Tutti furono invasi da quella luce. Accecati, chiusero gli occhi, come vicini a una grandissima esplosione.
Il tempo per un secondo smise di scorrere. Il pendolo si bloccò. Il respiro venne mozzato.
La terra tremò insieme al cielo in un abbraccio ancestrale.
Tutto si ruppe, la magia nera venne risucchiata nello stesso Sigillo che spaccandosi venne perduto nella pavimentazione della Camera dei Segreti. Al suo passaggio lasciò solo un cratere che pareva venuto dal ventre della terra dei maghi.
Quando l’enorme e abbagliante luce si ritirò, Lumia si passò una mano sugli occhi blu, feriti da tanto ardore.
Una volta in piedi cercò di mettere a fuoco ogni cosa…ma vide solo due iridi rosse.
Lucilla era lì, davanti a lei.
- Bene, era ora…- sussurrò Lumia levandosi i capelli dal viso.
Silente, alle spalle di Lucilla come un amico fedele e protettivo, pensava a tutto ciò che sua sorella aveva fatto.
Aveva sprecato tanto tempo solo lanciando incantesimi ovunque. Non si era premurata di proteggere il Sigillo, né dei demoni e neanche dei Mangiamorte.
In realtà era come una falena attratta dal fuoco. E in quel fuoco purtroppo si sarebbe arsa.
Nel cunicolo invece si stavano svolgendo gli ultimi attimi di vita di Bellatrix Lestrange.
Dopo che aveva quasi tentato di rendere pan per focaccia a Draco, cavandogli con le unghie affilatissime l’occhio che aveva perso lei per colpa di Hermione, era solo riuscita a rendergli la schiena una specie di campo di battaglia e tutto questo mentre Harry cercava di sottrargli il nipote dalle grinfie, sfortunatamente per lui a mani nude visto che l’esplosione di luce dell’Incanto Surgis gli aveva fatto perdere la bacchetta, unica sua arma.
Bellatrix invece riagguantò la sua, prendendo un grosso sasso e menandolo sulla testa a Draco che cacciò un’imprecazione, piegato a terra con le mani fra i capelli che iniziarono a macchiarsi di sangue.
- In piedi!- gli ordinò, mentre teneva Harry lontano puntandogli addosso la bacchetta.
- Vai al diavolo...- ringhiò Draco ma sua zia non si perse d’animo e lo afferrò con forza per la spalla, piantandogli di nuovo le unghie nella pelle. Così riuscì a raddrizzarlo, serrandogli anche la gola.
- Ecco come finisce…- sibilò, ansante – Ecco cosa succede a chi si mette contro di noi!-
- Contro chi?- rise Harry amaro – Un Mangiamorte? O una purosangue?-
- Hai centrato Potter!- sibilò ironica – Credevo di averti inquadrato, lo credevamo tutti…- ghignò, serrando di più la morsa alla gola di Draco – E invece dovevamo guardare fra le nostre file. Vero nipote?-
- Mollami.- ringhiò il biondino – Tanto sei finita, non te ne accorgi?-
- Tu sei finito!- strillò, l’aria di una sonnambula – Tu ti sei buttato nel fango quando hai scelto quella mezzosangue!-
- Sbagliato.-
Harry si voltò di scatto, vedendo Narcissa comparire nel tunnel, armata di bacchetta, seria e ostinata.
- Sono stata io a permetterti di buttarci tutti nel fango.- continuò la bionda – Ma ti assicuro che non commetterò più questo errore.-
- Te l’ho già detto sorella…- Bellatrix strappò a Draco un gemito strozzato, ferendogli anche il collo – Non sarai mai in grado di uccidermi. Andromeda ci ha provato ma tu non gliel’hai lasciato fare.-
- Si e me ne pento.-
- Allora perché credi che ora sarà diverso?- rise Bellatrix, la faccia insanguinata nella parte dell’occhio sinistro.
Narcissa tacque, scuotendo il capo. Purtroppo lo sapeva…non c’era più niente da fare.
Ma non era mai stata come Andromeda. Non avrebbe mai potuto ucciderla senza rimorsi, cosciente che era l’unica via d’uscita. Ma doveva farlo. Doveva per Draco…e per se stessa.
Per quegli anni passati senza poter dimostrare affetto a suo figlio.
- Lascia andare mio figlio.- gli disse, mantenendo un tono calmo, quasi sottomesso.
- No, lui rimane qui.- rispose Bellatrix.
- Senza ostaggio non ce la fai vero?- ringhiò Harry e in tutta risposta quella piantò di nuovo le unghie nella spalla di Draco, strappandogli un’altra imprecazione e un’occhiataccia verso il Grifondoro che lo fece desistere dal fare di nuovo lo spiritoso. La situazione era ormai irreversibile comunque.
Narcissa lo aveva capito dagli occhi della sorella maggiore. Era decisa ad ucciderli tutti…anche ora che Lucilla aveva mandato a monte il loro piano. Non avrebbe esitato a colpirli…e non doveva esitare neanche lei.
Per questo si fece al fianco di Harry, per bilanciare il campo di lotto ma teneva ancora la bacchetta bassa, aspettando solo un cenno di debolezza, un’indecisione. Le sarebbe bastato un secondo.
- Vedi che non ci riesci?- ridacchiò Bellatrix sprezzante – Non sei mai stata in grado di prendere una decisione!-
- La prenderò anche in fretta se non la smetti di comportarti da pazza.- replicò la bionda – Lascia immediatamente mio figlio e combatti contro di me, almeno saremo ad armi pari.-
- Un momento…- si mise in mezzo Harry – Un corno, con lei me la sbrigo io!-
- Sbrigatevela come diavolo volete ma lasciate fuori me…- sibilò Draco a pezzi, guardando sua madre e Potter con l’esasperazione che solo uno che aveva rischiato la vita mille volte in un giorno poteva provare.
- Oppure puoi sempre trasformarti in un serpente e farmi lo scherzetto che hai fatto a Lumia nipote!- rise Bellatrix ironica – Ma ci siamo preparati. So che anche tu Potter sei un Animagus. Sirius li ha addestrati bene, non trovi sorella?-
- Non invocare troppo i morti, Bellatrix.- sussurrò Narcissa con gli occhi azzurri velati di uno strano sentimento – Potrebbero risorgere dalle loro tombe per venire a trovarti.-
- Ma di cosa diavolo parli?- ridacchiò la maggiore – Dio…sono stata stupida, lo ammetto, a pensare che ti saresti staccata facilmente da tuo figlio. Avevi messo in atto la tua guerra fredda fin da quando era bambino e non me ne sono accorta. Sei stata furba, questo te lo concedo. Hai fatto in modo che fosse sempre attorniato da altri maghi come noi, facendomi pensare che lo volessi morto…e invece la tua presenza era sempre costante.- Draco deglutì mentre sua zia continuava a parlare senza badare più a niente – E’ solo colpa tua se è passato dalla parte di quegli sporchi mezzosangue!-
- Può darsi.- rispose Narcissa levando finalmente la bacchetta – Ma ora ti conviene smetterla di parlare. Fossi in te poserei le armi e me ne starei buona e tranquilla.-
- Se no?- le fece eco la maggiore, arrogante.
La risposta non giunse da Narcissa ma si udì comunque in maniera molto percettibile.
Un ringhio. Un ringhio animale si propagò nel tunnel devastato dalle esplosioni e quando tutti si voltarono alla loro sinistra, credettero di vedere un fantasma.
Harry credette di vederlo. Sentì come il cuore spaccarglisi nel petto…si sentì svenire dal dolore.
Bellatrix invece cacciò un grido che né Draco né Narcissa scordarono più.
Un grido di terrore, d’incredulità. Poi il grosso cane nero, il Gramo, dall’oscurità del cunicolo le saltò addosso, afferrandole il braccio fra le fauci e rotolarono a terra insieme alla bacchetta, a Draco che afferrò la mano di Harry per filarsela al fianco di Narcissa…poi finalmente in cane si fece indietro, restando davanti alla cugina che si agitava a terra, grondando sangue per i morsi e le ferite.
Quando si risedette, in ginocchio, i suoi occhi scuri erano sbarrati.
- Ti avevo detto di non invocare troppo i morti.- l’avvisò Narcissa e in quell’attimo Sirius riprese la sua forma.
Avvolto nel lungo mantello, col cappuccio sulla testa, fece comunque mozzare il fiato a Harry.
Lo vedeva solo di spalle…ma l’avrebbe riconosciuto fra mille.
- Tu…- sussurrò Bellatrix, ansando – No!- strillò – Non è possibile!-
- Mi ha avvisato Andromeda ieri notte.- rispose Narcissa con la bacchetta sempre levata – E le devo una favore sorella.-
- No…Narcissa…aspetta…- arrancò l’altra per un attimo ma era tardi. Lo capì subito.
- Mi spiace, Bellatrix.- sussurrò Narcissa e poi fece ciò che doveva fare – Avada Kedavra !-
Un attimo dopo fu solo silenzio. Almeno sulle loro teste, anche se fuori dal tunnel la battaglia infuriava più forte che mai…ma su di loro calò il gelo più totale.
A terra, in una posizione scomposta e con gli occhi rovesciati all’indietro giaceva Bellatrix Lestrange.
Era finita. I genitori di Neville, i tanti morti, i torturati. Tutti…tutti erano stati vendicati.
Harry dopo averla guardata nel più totale distacco alzò il viso verso l’uomo per cui aveva versato tante lacrime.
Anche Sirius si voltò lentamente e i suoi grandi occhi color cenere erano sempre gli stessi dei Black.
Furbi, alteri…ma i suoi anche colmi di tanto amore.
Rimasero a guardarsi immobili quando il bambino sopravvissuto cominciò a vedere tutto velato.
- Sei un imbecille…- sussurrò appena, sentendo un dolore atroce in gola – Ti ha spinto dietro quel velo come se fosse stato per caso…fossi stato più attento…-
- Harry…-
- Sei un idiota Sirius!- gli urlò allora, con le lacrime che gli rigavano il viso – Un cretino! Uno stupido!-
Black si avvicinò lentamente, il viso contratto in un’espressione che lasciava intendere una gioia immensa ma anche tanta malinconia. Non si piegò più, ormai Harry era cresciuto enormemente dall’ultima volta che l’aveva visto. Quell’ultima, terribile e atroce volta.
Quando Lucilla l’aveva salvato si era fatto una promessa. Mai più rischiare la vita propria vita in questo modo. Mai più.
Aveva dato per scontato troppo. Anche l’affetto di quel figlio che gli era piovuto dal cielo.
Aveva sprecato due anni.
Non l’avrebbe più fatto.
Lo abbracciò stretto, afferrando Harry per la nuca e nonostante la rabbia, il bambino sopravvissuto rispose immediatamente. Affondò il viso nella sua spalla…ora finalmente felice.

Lucilla non si mosse neppure quando Lumia le scagliò addosso una fiume di energia che ogni mago umano nella Camera avrebbe solo potuto sognare di produrre. Ma quel colpo s’infranse in un secondo contro un qualcosa di trasparente, un qualcosa che proteggeva Lucilla senza il minimo sforzo.
Ed era chiaro come il sole ormai, quale delle sue sorelle avesse la vittoria in mano.
Gli occhi blu di Lumia erano frementi…ma non spaventati.
Non aveva paura di morire. Non l’aveva mai avuta.
- Cos’aspetti?- chiese a bassa voce – Non mi dirai che adesso ci hai ripensato sorellina.-
Lucilla tacque, posando gli occhi rossi sullo sfacelo che le abbracciava. Molti Mangiamorte erano stati uccisi, molti Auror e Cacciatori erano stati feriti gravemente dai demoni.
Era passato molto tempo da quando tutto era cominciato. Diciotto anni, quando Harry Potter era nato.
Otto per lei, da quando aveva dichiarato guerra a tutte le Forze Oscure e a Voldemort.
E adesso si ritrovava davanti a un nemico che non avrebbe mai dovuto entrare in quella situazione.
- Io vivrò solo per ucciderti, lo sai vero?- le sussurrò Lumia.
Lucilla ancora non rispose, tacendo ostinatamente.
- Lumia, non deve finire per forza con la morte di una di voi.- mormorò Silente, poco dietro Lucilla.
- Non credo preside.- rispose lei, pacata – Il mio unico desiderio è ucciderla.-
- Perché?- il vecchio mago scosse il capo, quasi disperato – Tuo padre non avrebbe voluto vedervi così.-
- Anche volendo non credo che potrà mai dirmi quanto l’ho deluso.- Lumia stavolta sorrise mesta, scostandosi la frangia dal viso – Papà è sicuramente in Paradiso.-
- Se solo promettessi di lasciare in pace tua sorella tutto questo avrebbe fine!- disse anche Tanatos Mckay.
- E’ inutile.- sussurrò Lucilla, bloccando le loro repliche con una mano – Lei non vuole scendere a condizioni. E nemmeno io.-
- Ma è tua sorella!- la supplicò Hermione – Ci dev’essere un modo per fermarla senza farle del male!
- Si, il mio suicidio.-
- Stavolta non ci sarà Tom a salvarti però.- le disse Lumia sorridendo appena – Quando mi strappasti il cuore c’erano lui e la sua magia a salvarti. Solo lui sapeva come fare. Non credo che Silente possa aiutarti.-
- Ti preoccupi per me?- ironizzò Lucilla – Che c’è, non volevi che morissimo insieme?-
- Lucilla, per favore!- Tristan l’afferrò per un braccio, tremando al solo pensiero di cosa poteva davvero fare – Non puoi ucciderla, ha ragione lei! Stavolta non c’è Voldemort!-
- Grazie a Dio.-
- Non scherzare! Non potremo salvarti! Se muore lei anche tu t’indebolirai!-
- Non è detto che m’indebolisca tanto da morire.- rispose calma.
- Ma potrebbe succedere.- Tristan le strinse forte le mano, fissandola con tutto l’amore che nutriva – Ti prego…non farlo. Se lo fai potrebbe accaderti qualsiasi cosa…e noi non saremmo in grado di fare nulla!-
- E quindi?- Lucilla serrò la mascella con forza – La lasciamo libera di andare a piede libero fra la gente indifesa? Quella sarebbe in grado di distruggere il mondo intero! Per non parlare del fatto che ha ucciso mio padre e mia madre!-
- Ormai sono morti!- urlò Mckay stravolto – Uccidendo tua sorella non torneranno in vita!-
- Lei continuerà fino a quando l’ultima persona che amo non sarà sotto terra.- Lucilla scostò la mano dalla sua, soffrendo anche al solo pensiero – No, non posso lasciarglielo fare.-
- Perché?- ansimò addolorato – Perché?-
- Questo è il prezzo Tristan.- replicò secca, voltandogli le spalle – E’ il prezzo per avere salva la vita.-
- Allora?- Lumia ridacchiò, ormai conscia che era arrivata la fine – Ce la giochiamo sorellina?-
Lucilla annuì appena, sentendo un forte dolore al petto.
Doveva ucciderla di nuovo. Ancora. Ancora una volta.
Ritornò indietro nel tempo con la mente. Ricordava i suoi sedici anni…
Tom, Lumia…il dolore e la solitudine del peccato. Il gelo della lama del rimorso.
Non ce l’avrebbe fatta. No…
Non poteva sopravvivere di nuovo a veder morire un membro della sua famiglia.
Per questo rimase ferma. A guardarlo fare ciò che avrebbe dovuto fare lei.
Gli occhi di Jess le dissero qualcosa che non avrebbe più scordato. Apparve alle spalle di Lumia, da un lampo dorato.
Ancora ferito, ancora piegato dalla fatica…lui non cedette. La guardò, promettendole di non farle patire ancora quello che aveva già patito otto anni prima, costretta ad uccidere la sua gemella.
Lucilla in quel breve attimo ricordò le parole di sua sorella quando una notte stellata di tanti anni prima le aveva confidato di essere innamorata di un Grifondoro. Un Grifondoro con gli occhi verdi e l’animo che conosceva la pietà.
Si, Jess Mckay la conosceva la pietà, pensò vedendo Lumia voltarsi verso di lui.
Fu breve. Un solo istante…un battito del cuore…e fu tutto finito
Jess la trapassò con la sua spada mentre Lumia lo guardava fisso, con gli occhi blu colmi di un sentimento che credeva di aver perso. Cadendo fra le sue braccia, col cuore che batteva per lui trafitto dalla lama, sorrise.
Fra le grida per loro, i pianti sommessi…Lumia sorrise ancora, stando abbracciata a lui.
Sentiva il cuore cedergli…la vita andarsene di nuovo.
Ma vedeva lui…Jess, il suo Grifondoro con gli occhi verdi e severi.
- Sono stata fortunata, sai?- sussurrò, vedendo una lacrima rigargli la guancia.
Gliela pulì con un dito, alzandosi appena per baciarlo – La prima volta sono morta fra le braccia di Lucilla. Ora muoio fra le tue…ad aprirmi il varco è sempre qualcuno che mi ama, Jess.-
- Già…- la sollevò fra le braccia, stringendosela forte al petto poi cullandola – Sogni d’oro, Lumia.-
Morì poco dopo, chiudendo le palpebre sul viso che amava.
Non fu l’unica ad approssimarsi sul ciglio però.
Tristan vide con orrore, insieme a tutti gli altri, un grosso squarcio aprirsi nel petto di Lucilla e la mezzo demone, continuando a fissare la sua gemella morta fra le braccia di Jess, si lasciò andare a terra.
Esanime, fissava il soffitto mentre Tristan disperato cercava di fare qualcosa.
Fanny fu inutile…pianti e lacrime furono vani. Perché qualcosa di più potente la salvò da quel baratro in cui stava scivolando, trattenuta dalla mano della sua metà, dalla sua dolce gemella che finalmente trovava la pace nella morte, donatale dall’unico uomo che aveva mai amato.
Dopo tante grida, tanto affanno, chi era chinato su Lucilla vide qualcosa d’immenso, di grande…di antico.
Una magia brillante, dorata, apparve a risanare ogni singola ferita sul corpo della Lancaster.
Avvolta in quel manto luminoso, guarì completamente…fino a tornare sana e in salute, com’era sempre stata.
- Dio…- sussurrò Hermione, sconvolta insieme a tutti i ragazzi – Ma…cos’è stato?-
- Si è salvata da sola!- Tanatos non poteva credere ai suoi occhi – Ma com’è possibile?-
- E’ diventata la Lady Oscura…- fece Milo – E’ normale.-
- Ma quella…non era magia nera.- disse la Mcgranitt – E’ assurdo.-
- Bhè…- Molly Weasley che fino a quel momento aveva controllato le ferite di tutti i maghetti, preoccupatissima, non pareva dello stesso avviso – A dire il vero io quella magia l’ho già vista.-
- Si, ha ragione.- Clarissa Zabini guardava Lucilla con occhio clinico – Ma non sono sicura…-
- Cosa sarebbe?- chiese Tristan ancora stravolta per la paura di averla persa – Cosa le è successo?-
- Te lo spiego più tardi in infermeria eh?- gli disse Molly, un pochino imbarazzata mentre Tonks e gli altri Auror non ci capivano più niente. Comunque la madre di Ron aveva ragione…Silente infatti decise di chiudere definitivamente la Camera, solo dopo che i Cacciatori ebbero scovato tutti i demoni impuri ancora vaganti e qualche Mangiamorte che si era nascosto ma agli occhi saggi del preside quella volta sfuggì qualcosa.
Anzi, qualcuno.
Qualcuno che però non sfuggì agli occhi di Jane.
Ci pensava ancora a quella domanda. Se lei potesse o meno intralciare il destino.
Ci pensava mentre lo vedeva correre via, nell’oscurità. L’aveva aiutato a fuggire lei stessa…in memoria di un tempo che non c’era più. Se non altro per aver salvato suo figlio.
Poi Jane voltò le spalle a Lucius che si girò verso di lei in quel momento. Ma non poteva più fermarsi. Dalla bocca della statua di Salazar sarebbe uscito da Hogwarts.
Sarebbe uscito dalla vita di tutti. Era stato quello il patto.
La vita, in cambio dell’esilio.
Aveva accettato quel prezzo. In fondo era solo quella la questione, pensò sparendo nella notte guardando le stelle che cominciavano a uscire dalle pesanti nubi della maledizione ormai estinta.
Aveva salvato la vita a chi gli aveva donato gioia in quegli anni.
Niente era più importante.
Niente era più sacro di Narcissa e Draco.
Avrebbe dovuto andarsene lontano…ma ormai aveva capito.

 

 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44° ***



 

Sorse il sole del giorno dopo e a Hogwarts ritornò la luce.
I raggi di una debole alba arrossirono dalle grandi vetrate della scuola, sfiorarono visi stanchi ma felici, toccarono e riscaldarono mani e cuori, arrivarono dove l’ombra aveva nascosto ogni cosa.
Era finita. La lunga battaglia che imperversava fra quelle pareti da sette anni si era ormai conclusa.
Jane Granger guardava dalla finestra dell’infermeria. A prima vista sembrava persa nell’ammirazione della nuova giornata che stava nascendo ma la sua mente vagava, vagava oltre ciò che si poteva vedere con gli occhi.
Lo vide…lontano ormai. Solo…ma con una certezza ritrovata.
Tutti sapevano che i Mangiamorte erano stati totalmente sconfitti. I Cacciatori li avevano portati via la notte stessa sotto la scorta di duecento stregoni del Ministero che Caramell aveva messo a disposizione di Silente.
Tutti…tutti i Mangiamorte tranne uno.
Lucius Malfoy non si era più trovato. Sparito. Volatilizzato. Nessuno l’aveva più visto.
Subito i Cacciatori si erano rimessi sulle sue tracce ma c’era chi dubitava seriamente sul suo ritrovo.
Secondo gli Auror nessuno l’avrebbe più rivisto.
I genitori erano stati messi al corrente dell’accaduto, tranquillizzati per quanto possibile e i quelli dei ragazzi coinvolti avevano potuto dare il meglio di loro con una strigliata che durò più di un’ora, tipo Molly Weasley le cui urla invasero tutti i corridoi vicini all’infermeria. Altri invece non ebbero cuore di sgridare nessuno, tipo i Zabini che si limitarono a ringraziare il cielo che Blaise fosse vivo.
Altri ancora stavano sui letti accanto ai ragazzi feriti, conciati peggio di loro.
- Sempre qua Black, è scandaloso!- sbraitò la Chips curando una ferita sul sopracciglio di Sirius.
- Meglio che sia qui no?- rise appena Silente, in piedi accanto a Lupin che con lui attendava paziente – Allora Madama Chips? Cosa può dirci sulle condizioni dei nostri ragazzi?-
- Oh, staranno benissimo nel giro di poche notti!- fece stizzita – La signorina Granger dovrà usare le stampelle per qualche giorno ma la gamba tornerà a posto, non tema. A Weasley rimetto a posto il braccio in un secondo, Dalton necessita di una fasciatura alla testa ma ce la farà a sopportare un po’ di emicrania.-
- Harry come sta?- chiese Sirius, fregandosene degli altri.
- Uno schifo.- rispose il Grifondoro svaccato a letto nell’altra parte della stanza.
- E Draco?- chiese Narcissa, a fianco del cugino.
- Quei tagli lasceranno il segno.- sentenziò la strega arcigna – Ma guarirà, non si preoccupi.-
- Quand’è che me ne posso andare?- sbottò Harry snervato – Io sto bene, lo capisce o no?-
- Tu te ne stai a letto!- ordinò Sirius.
- Ma se ho meno graffi di te!-
- Me ne infischio, stai a letto e basta!-
- Anche tu non sei conciato tanto bene…- borbottò Remus, fissandolo attento.
- Sei l’ultima persona a dover parlare!-
- Mamma mia, è tornato intrattabile.- cinguettò Tonks ridacchiando – Paddy ma non sei contento?-
- Zitta tu!- bofonchiò Black seccato.
- Qualcuno ha visto Elettra?- chiese Hermione, con la gamba lunga stesa a letto.
- E’ arrivato suo padre un quarto d’ora fa.- fece Lavanda Brown che era arrivata a salutarli – Era un po' furibondo… adesso ci sta parlando la professoressa Mcgranitt ma non credo si calmerà tanto presto.-
- Adesso arriva qua a farti la pelle.- ironizzò Draco velenoso verso Harry, continuando a ingurgitare del brodino.
Potter gli rispose con un simpatico gesto della mano mentre Mundungus e Kingsley cominciarono a fargli un sacco di domande su come se l’erano cavata al principio nella Camera, quando Tonks decise che era meglio avvisare casa.
- Paddy, vado ad avvisare la mamma che sei sano e salvo.- cinguettò allegra poi guardò Narcissa con occhioni da cerbiatta – Zia, vuoi che le dia un tuo messaggio?-
Narcissa sorrise debolmente ma si vedeva che non era al massimo dell’umore – Grazie ma le parlerò una volta tornata a casa. Ti ringrazio.-
Quando Ninfadora se ne fu andata per spedire un gufo ad Andromeda, Sirius guardò la cugina di sottecchi.
- Ha fatto la fine che meritava.- borbottò, non molto bravo a consolare la cugina che aveva sempre creduto nemica.
- Lo so,- rispose la bionda calma – ma era mia sorella.-
- Era una maledetta…-
- Paddy!- Remus lo interruppe con falso candore – Che ne dici di dire a Harry cos’è successo eh?-
- Già, com’è che sei vivo?- saltò su anche Ron – Non che mi lamenti…ma m’è venuto un infarto!-
- Se non altro non mi hai insultato.- replicò Sirius corrucciato.
- Se vuoi ricomincio subito.- l’avvertì Potter con gli occhi verdi lucidi ma incendiati – Comunque dev’essere stata Lucilla immagino. È sempre venuta lei a salvarti dai guai.-
- E poi chi avrebbe il potere di fare una cosa simile?- rise Hermione dal suo letto – Solo lei!-
- Per non parlare di come si è salvata.- Neville che stava benissimo era seduto sulla sponda del letto di Harry – Ma davvero sapere com’è successo?-
- Tu lo sai cara?- Arthur Weasley guardava la moglie molto incuriosito – Ore fa hai detto di sapere che le è capitato.-
Molly arrossì ancora, un po’ confusa – Bhè…si, in effetti ho un’ipotesi.-
- Anche io ne ho una e credo sia la stessa.- disse Narcissa debolmente.
- E sarebbe?- borbottò Ron frettoloso – Avanti, come ha fatto?-
Jane, che aveva il tatto di Sirius a volte, se ne uscì tranquilla con una sparata che fece sbiancare più di una persona.
- A me è capitata una cosa simile quand’ero incinta di Hermione.-
Cadde il silenzio e la donna guardò tutti preoccupata. Che aveva detto?
- Cos’hai detto?- alitò Harry sconvolto mentre Draco quasi si era strozzato col brodino.
- Si…una volta, al quarto mese, mi ero tagliata una mano e per magia la ferita si è rimarginata subito.- fece Jane tranquilla – Ma forse è stato solo un caso. In fondo sono una strega anche io…- fece, sbuffando.
- No, un momento…- Hermione guardò anche Molly con aria interrogativa – Lucilla potrebbe essere…-
- Cara, è consuetudine che la magia di un nuovo nato possa aiutare il corpo della madre durante la gravidanza.- spiegò la signora Weasley alzando le spalle – Ma può essere un caso fortuito. Non è detto che la vostra amica sia…oddio, ma quanti anni ha?- sbottò poi sconvolta.
- 24.- disse Ron a mala pena.
- Qualcuno prepari una cassa.- celiò Draco indifferente.
- L’ammazza…Dio santo, l’ammazza…- ansimò Harry – Avvertiamo qualcuno!-
- Chi? Tristan?- rise Blaise – Potrebbe fuggire in capo al mondo ma servirebbe a poco!-
- Volete finirla di farvi i castelli per un attimo?- disse Hermione – Vedrete che è un falso allarme.-
- Come fai a dirlo scusa?-
- Se non lo è Tristan ha i giorni contati.- considerò candidamente la Grifoncina.
- Dov’è adesso?- chiese Lavanda al preside – E’ con Jess per caso?-
- Si, si trovano nelle stanze in fondo a questo corridoio. Erano gli unici ad aver bisogno di riposo.- l’informò Silente – Specialmente se consideriamo il fatto che avevano numerose ferite sul corpo e Lucilla ha dovuto invocare tutti quei morti.-
- Al massimo sentiremo un po’ di grida…- borbottò Draco cercando di trovare una scusa.
- Secondo me la prenderà male.- continuò Ron testardo – Ci uccide Tristan stavolta.-
- Però stavolta ha la scusa buona per sposarlo sul serio.- ridacchiò la Brown eccitata.
- Oh per l’amore di Dio, ma pensi solo a quello?- si schifò Hermione – E finitela di dire che aspetta un bambino! Lucilla non è mica così avventata!-
- Tesoro, quando capita capita…- cinguettò Jane carezzandole la testa.
- Su questo non c’è dubbio.- frecciò la Grifoncina.
- Jane come va il mal di testa?- s’interessò Molly – Ti senti bene?-
- Veramente l’emicrania ormai è permanente.- rispose la novella strega – Vedo un sacco di cose senza senso quando chiudo gli occhi ma se mi concentro e le ricollego, riesco a trovarci anche un filo logico, sai?-
- Ehi Jane, lo vedi il mio voto al M.A.G.O?- ridacchiò Ron – Mi dici che mi faranno fare?-
- Zitto tu!- Molly lo picchiò sulla testa severamente – Ora devi metterti a studiare, intesi?-
- Sai che voglia avranno dopo questa bella frittata.- sbuffò Sirius scendendo dal lettino tutto dolorante.
- Fermi lì tu!- lo bloccò Lupin – Dove credi di andare?-
- A prendere aria papà.- mugugnò Black sarcastico – Vuoi venire con me o hai paura che scappi?-
- Remus ti prendo il guinzaglio?- ironizzò Kingsley.
- Divertente, molto divertente!- Sirius guardò Harry di striscio per vedere se aveva bisogno di qualcosa ma Potter lo guardò contrito, come a dirgli che se voleva parlare di quello che successo andava bene, se no poteva anche andarsene a spasso. Black sbuffò, rimettendosi seduto.
- Mi ha portato Lucilla fuori dal Velo…- bofonchiò scocciato.
Harry allargò gli occhioni – E’ entrata nel Velo?- sussurrò sconvolto.
- Lo sapevo io che era pazza…- mormorò Draco, sgomento.
- E’ entrata nel Velo e ne uscita come niente fosse?- ora era Hermione ad essere incredula – Ma come cavolo fa, uffa!-
In quel momento entrarono Clay e Sphin, con Milo in coda. Erano venuti a vedere come stavano i ragazzi e a dare notizie degli altri. Jess si sarebbe ripreso in tre settimane probabilmente, Lucilla era ancora priva di sensi ma in ottima salute. Gli altri Auror stavano da favola.
- Voi la sapevate che Lucilla era entrata nel velo dell’Ufficio Misteri?- saltò su Harry.
- Cosa?- fece Harcourt senza capire.
- Ah, ma si!- Milo aveva un’aria riposatissima e sorrise appena – Col tizio morto!-
- E’ entrata nel Velo con un tizio morto?-
A quel punto Silente guardò di striscio Sirius, come a chiedergli se dovevano dire a tutti la verità ma alla fine preferirono tacere, semplicemente per il fatto che davanti al portone della scuola, che dalle vetrate dell’infermeria si vedeva bene, si stava formando una piccola folla di persone.
Arrivò Piton che richiamò il preside al suo lavoro.
- Signore, sono arrivati alcuni genitori per parlare con lei.- sentenziò, guardando Sirius e Remus con un’occhiataccia – E il Ministro Caramell arriverà qua fra pochi minuti con alcuni Membri Anziani del Ministero per discutere della situazione. A quanto ho capito hanno un mandato anche per Cassandra Hargrave.-
- Che cos’hanno?- gracchiò Hermione con gli occhi fuori dalle orbite.
- Non vorranno portarsi via Jane spero!- dissero Harry e Ron in coro.
- State buoni voi.- mugugnò Piton arcigno – Vedremo di sistemare la questione senza spargimenti di sangue.-
- In poche parole che vogliono da me?- chiese Jane tranquilla.
- Credo che vorranno sapere come hai fatto a riappropriarti dei tuoi poteri.- le disse Arthur pragmatico – Ma non preoccuparti, ce ne occuperemo noi di questa storia.-
- Già fatto.- Liam Hargrave entrò nella stanza come un tornado, sventolando una pergamena ingiallita – Ecco qua l’atto di nascita, Cassandra. Ora sei legittimamente riconosciuta.-
Il silenzio di Jane durò solo un secondo. Quel tanto che bastava perché scoppiasse come una bomba.
- Che cos’hai fatto?!- urlò spaventando mezza Hogwarts – Come diavolo sarebbe che mi hai riconosciuta?!-
- Che ora sei mia figlia anche legalmente.- rispose Liam pacioso – E’ scritto tutto qua.-
- Potrebbe anche essere scritto sulla Sindone, non me ne frega niente!- sbraitò sconvolta – Oddio…- si portò le mani alla testa dolente, cercando di distendere i nervi – Assurdo, assurdo…-
- Cassandra, per favore…- iniziò pigro Hargrave, sicuro del fatto suo.
- Non chiamarmi Cassandra!- gridò ancora Jane con tutti i capelli dritti per la rabbia – Non mi piace quel nome e non mi piaci tu! Adesso faccio le valige e me ne torno Londra! Tesoro ci vediamo finiti gli esami! Ciao a tutti!-
- Ehi mamma, aspetta un secondo!- la richiamò Hermione ma la novella strega aveva già infilato la porta furibonda, inseguita da Lord Hargrave che ancora una volta aveva fatto quello che aveva voluto senza chiedere nulla a nessuno.
Quando rimasero soli, Molly cercò di rompere il ghiaccio tossicchiando.
- Era proprio arrabbiata…- mugugnò Narcissa tranquilla.
- Mah, guarda un po’ tu!- disse Tonks ridendo che era tornata in tempo per vedere Jane dare i numeri – Io e la mamma abbiamo parlato dal camino della professoressa Mcgranitt. Ha detto che ti aspetta a casa fra quattro giorni, zia.-
Narcissa sbatté gli occhi – Ah…devo tornare a Grimmund Place?-
- Vorrebbe parlare sia con te che con Paddy!- rise ancora Ninfadora – Verrete vero?-
- Devo proprio tornarci?- rognò Sirius – Quel posto mi mette l’angoscia.-
- Allora sposto la riunione a casa nostra! Ancora meglio!- propose la ragazza – Vi va bene?-
- Certo,- Narcissa alla fine annuì appena - sono contenta di rivedere Andromeda.-
- Ma che bella riunione di famiglia…- rise Remus mentre il suo migliore amico ribolliva.
- Sto saltando di gioia, non vedi?- ringhiò Black, poi senza fare una piega si volse a Silente – Preside, posso portare Harry con me per qualche giorno?-
- Si, anche io vorrei portare via Draco per qualche tempo.- disse Narcissa sicura mentre i due maghetti restavano abbastanza stupiti – Abbiamo delle cose da sistemare.-
Silente non fece una piega – Per me non c’è problema. Un po’ di fiato farà bene a tutti quanti.-
- Vedi solo di non cacciarli nei guai di nuovo.- sibilò Piton verso Sirius e se ne andò prima che Black potesse mandarlo all’inferno, trascinando via un bel po’ di Auror. In quel momento fece il suo ingresso però quell’eccellentissimo idiota di Caramell e con lui, per l’allegria di tutti, la Umbridge.
- Buon giorno a tutti.- disse il Ministro, guardandosi attorno circospetto – Dov’è Jess Mckay?-
- A riposare.- gli disse Sphin – Era messo male.-
- Lo vedo.- Caramell guardò tutti gli altri ma quando posò lo sguardo su Sirius quasi saltò per aria come un petardo, terrorizzato. Strillò così tanto che alla fine Hermione fu costretto a tacerlo con la magia mentre Silente, con tutta la pazienza di cui era ancora capace, cominciò a spiegare a tutti i consigliere la verità e con prove in mano, ovvero la dichiarazione di Narcissa Black Malfoy, Caramell dovette arrendersi.
La Umbridge invece alzò il suo naso spocchioso.
- E come sempre gli studenti sono stati coinvolti!- disse con voce stucchevole.
- Gli studenti si coinvolgono da soli.- rispose Silente con tono di sussiego.
- Infatti, le ho sempre detto preside che questi ragazzi erano un pericolo!-
- Ma chi è questa?- sussurrò Sirius in sottofondo, non molto a bassa voce.
- La rospa, quella che pazza che puniva Harry quasi squarciandogli la mano!- gli rispose Ron.
- Cosa?!- sbraitò Black incollerito – E’ quella lì?-
- Secondo me poi quell’uomo è pericoloso ugualmente!- cinguettò la Umbridge altezzosa – Dovrebbe essere spedito di nuovo ad Azkaban!-
- Per lei sono un pericolo di sicuro!- ringhiò Sirius.
- Ti tappi quella boccaccia?- rise Remus nervosamente, chiudendogli le fauci con la mano.
- Ministro, tendo di nuovo a ricordarle le mie proposte! Devo sciogliere l’Ordine! È scandaloso, i fratelli Mckay hanno provocato disastri a non finire…per non parlare dei Diurni e dei Licantropi che sono entrati in questa scuola!-
Mentre Milo roteava gli occhi color topazio, c’era chi cominciava seriamente a infastidirsi. Gli animi si scaldarono in fretta, specialmente perché la battaglia aveva esasperato molti di quelli che avevano già perso la pazienza da tempo.
Dopo la proposta di sciogliere l’Ordine, la Umbridge si mise anche a sbraitare che Lucilla doveva essere estradata, Silente doveva essere privato della cattedra, Cassandra Hargrave avrebbe dovuto essere spedita ad Azkaban a sua volta perché si era riappropriata illegalmente dei suoi poteri e infine, stoccata finale, propose l’espulsione per Harry e company. Fu uno spettacolo vedere le facce dei presenti.
Sirius guardava Harry, chiedendogli con un’occhiata se fosse vera mentre il vecchio preside stava contando fino a cento mentalmente, sperando di trovare nel frattempo la dovuta gentilezza per spedirla via con eleganza…ma invano.
I primi a esplodere furono i genitori dei ragazzi coinvolti, Molly Weasley in prima linea.
Gracchiarono tanto che tutta Hogwarts riuscì a sentirli, specialmente gli altri studenti che iniziarono a mettere le teste fuori dalle aule, sperando di vedere e carpire qualcosa di quella nuova avventura di Harry Potter.
Peccato che Caramell e il suo consiglio non ebbero fortuna.
La Umbridge venne impacchettata dalla Mcgranitt in persona dopo un’ora dei suoi vaneggiamenti conservatori, mentre Caramell dovette tornarsene di volata a Londra dopo che Tanatos, giulivo, gli ricordò che aveva ormai spedito al Ministero tutte le prove dei suoi insabbiamenti politici.
Verso pomeriggio ormai si erano liberati di tutti gli scocciatori anche se era praticamente sicuro che sarebbero tornati.
- Davvero te ne vai?- Hermione, mogia, fissava sua madre seduta a letto.
- Si,- annuì Jane sorridendo – tuo padre non si sente tanto bene qua e io ho del lavoro da sbrigare. Inoltre…tuo nonno,- bofonchiò seccata – ha rubato i miei poteri da quell’ufficio dannato e verranno a farci delle domande su questo bel disastro. Dobbiamo decidere cosa fare.-
- E intanto passiamo a comprarti una bacchetta!- rise Hargrave poco distante.
- Che bello, non vedo l’ora.- rognò la donna sbuffando. Si piegò sulla figlia, sorridendo di cuore – Ciao tesoro, ci vediamo presto ok? Ti manderò un gufo appena possibile.- la baciò sulla fronte, abbracciandola stretta – Sono fiera di te, piccola. Lo sai vero?-
- Si, ti voglio bene mamma.- rispose la Grifoncina, stringendola con altrettanto affetto.
Quando Jane si rimise in piedi aveva gli occhi lucidi di orgoglio – Adesso devo andare.-
- Vado anche io.- le disse Liam un po’ imbarazzato – Io e tua madre dobbiamo rispondere a un po’ di domande.-
- Lo immagino.- la streghetta abbozzò un ghignetto – Fate buon viaggio.-
- Ehi Jane!- Harry e Ron giocavano a carte con Seamus e Neville sul loro – Ma noi non ci saluti?-
- Figuratevi!- ironizzò la donna, baciando ognuno di loro – Vedete di rimettervi presto!-
- Contaci.- rise Potter felice – Facci sapere se quelli del Ministero ti rompono le scatole!-
- E se ti viene qualche flash sui nostri esami…chiama eh?- fece Ron speranzoso.
- Si, si!- Jane andò di volata da Draco, baciando anche lui che la strinse forte, sospirando.
- Ciao tesoro!- gli sussurrò, carezzandogli la testa – Cerca di stare bene.-
- Anche tu.- le disse, incurante degli sguardi sconvolti degli altri.
Gli prese il viso fra le mani, guardandolo dolcemente – Cerca di stare tanto con tua madre, ok?-
Malfoy annuì, stavolta un po’ reticente – Come vuoi.- e la lasciò andare via con Lord Hargrave mentre rientravano gli Auror.

Ormai la scuola si stava svuotando, i genitori se ne andavano, i Cacciatori ritornavano dal Ministero con le prime notizie sui Mangiamorte catturati, altri si preoccupavano dei morti.
Sirius, seduto accanto al letto di Harry, guardava da lontano sua cugina Narcissa che parlava con i maghi Carcerieri.
Avevano ritrovato il corpo di Bellatrix. Forse si stava occupando della sua sepoltura…
- Non ti è dispiaciuto quando è morto tuo fratello?- gli chiese Remus, seduto accanto alla finestra – Anche se era stato sciocco e crudele, era sempre tuo fratello Paddy.-
- Già.- Sirius sospirò appena – Però Lucius è sparito.-
- Silente crede che non si farà rivedere per un pezzo.- proseguì Lupin, continuando a leggere il suo libro.
- Credi che la zia venderà la villa adesso?- s’interessò Tonks, che si stava rifacendo i capelli azzurri allo specchio.
- E io che ne so?- borbottò Black – Non sono affari tuoi comunque. Si arrangeranno lei e Andromeda!-
- Oh, dovevi sentire la mamma!- cinguettò la ragazza – Sarà molto contenta di rivedervi in carne e ossa!-
- Vai di nuovo via allora?- gli chiese Harry, appoggiato ai cuscini.
Sirius si volse a guardarlo e dopo un secondo gli prese la mano, stringendola forte.
- Non vedo mia cugina da anni.- gli disse con tono dolce – Ha ragione Tonks, dovremmo rivederci per decidere di questioni legali che riguardano la nostra famiglia. Narcissa ha delle proprietà d’amministrare ora, io devo riprendere possesso della mia casa e far capire al mondo che non sono colpevole di omicidio, poi dovremo decidere cosa fare della casa di Bellatrix e di tutti le azioni dei Black.-
- E quanto starai via?- gli chiese ancora il Grifondoro, serrando di più la presa.
- Pochi giorni.- l’assicurò Sirius fissandolo intensamente – Tranquillo, torno presto.- e senza più dire niente si sporse per abbracciarlo, ritrovando la stessa meravigliosa sensazione della notte precedente.
Si sentiva a casa finalmente. A casa, con Harry.
- Secondo me quelli del Ministero non pubblicheranno subito una smentita.- fece Tanatos che si fumava la pipa alla finestra – Caramell ha troppo paura di fare la figura dell’idiota prima del tempo.-
- Oh, non c’è da preoccuparsi.- Hermione fece un gesto veloce con la mano – Entro domani la smentita sarà sui giornali.-
- Figurati, è impossibile!- replicò l’uomo – Caramell si è fatto attento!-
- E io mi sono fatta furba.- cinguettò la Grifoncina con perfidia, facendo ridacchiare sia Harry che Ron.
- Hai già chiamato Rita e Luna vero?- le chiese Weasley – Dio Herm…sei perversa!-
- Sirius ha bisogno di una mano no?- replicò la streghetta con un sorriso – E anche Lucilla. Dobbiamo riabilitare il loro nome! Con Rita ci parlo io, non voglio che vada a ficcare il naso nelle nostre faccende private.-
- Da quando è così docile la Skeeter?- fece Blaise sconvolto.
- Ricatto.- rispose Hermione sagace.
- Ricatti quella donna?- Sirius ora la guardava tutto illuminato – Piccola, in due anni sei diventata una vera esperta!-
- Per te più sono delinquenti e meglio è vero?- frecciò Remus.
- La ricatti con cosa scusa?- s’informò Neville curioso.
- Segreto!- cinguettò, mettendo giù le gambe nude dal letto – E adesso scusate ma vado a vedere come sta Elettra!-
- Ma dove vuoi andare…- Harry la guardò severo – Dai, Herm! Non fare sforzi che ci vado io da lei.-
- Figurati. Non userò mica le gambe!- e sorridendo si trasformò in un corvo, sconvolgendo ancora di più gli Auror, Sirius e Remus che non lo sapevano. Volò elegantemente fuori, per il corridoio, sotto gli occhi sgranati di tutti.
- Sparisco per due anni e ritrovo il mondo sotto sopra.- bofonchiò Black.
- Ho imparato anche io.- fece Harry orgoglioso.
- Ma va?- Remus era strabiliato – Ragazzi, complimenti! Vi ho visto anche combattere contro i Mangiamorte…-
- E io che pensavo di dovervi raccogliere con la spugna.- fece Sirius, con meno tatto.
- Tutto merito di Tristan e Lucilla.- spiegò Ron – Pensa che mi sono anche Smolecolarizzato!-
Tonks fece un fischio, visto il silenzio degli altri – Lo dicevo che Mckay aveva il pugno necessario per rimettere in sesto queste classi! Tristan è sempre stato bravo a dare consigli e a insegnare. Ma dalla sua ragazza che avete imparato? Senza offesa ma che vi può insegnare una mezzo demone? A portare via le anime alla gente?-
- Si, intanto ci ha salvato le chiappe a tutti quanti!- sbraitò Moody entrando con il suo passo ciondolante, ticchettando con la gamba di legno – Come stai Potter?- tuonò – Tutto bene?-
- Si, benissimo.- sorrise – E’ stato da Tristan e Jess?-
- Certo. Il vostro professore sta benissimo. Suo fratello è un po’ giù di corda…ma si riprenderà.-
Harry capiva perfettamente. Li aveva visti gli occhi di Jess quando Lumia gli era morta fra le braccia.
Forse tanti anni prima doveva averla amata molto. Poi l’amore si era trasformato in affetto ma quell’amore era rimasto in lui. Solo amandola molto avrebbe potuto ucciderla in quel modo.
- E Lucilla?- chiese Neville – Sta bene?-
- La Lancaster dici figliolo?- Malocchio alzò le spalle – Dorme. Ammesso che quella dorma.-
- Quando la Chips ci lascerà andare via, dovremo correre a trovarla.- disse Blaise che aveva un leggero taglio sulla testa e un polso slogato – Voglio davvero vedere come sta.-
- Non mi dire che pensi ancora alle follie di mia madre!- rise Ron – E’ impossibile che Lucilla sia incinta! -
- Speriamo.- disse Harry – Altrimenti Tristan ha finito di vivere…-
Intanto in un’altra stanza di cura, la Mcgranitt e Tanatos Mckay fissavano preoccupati gli occhi vacui di Jess.
Anche con una profonda ferita fra torace e spalla destra, stava seduto e guardava fuori dai vetri.
Osservava qualcosa…ma loro sapevano bene che in realtà non vedeva nulla.
Al suo fianco c’era un letto di una piazza e mezza in cui stava sdraiata Lucilla.
Era stato a vegliarla per tutto il tempo in cui Tristan aveva dovuto sistemare le questioni coi Consigliere di Caramell e ora se ne stava in quell’angolo, perso nei suoi cupi pensieri.
Era disperato. Tanatos sapeva leggere nel suo figlio maggiore come in un libro aperto.
Tornò Tristan e rimase sulla porta col padre, a scrutare Jess con gli stessi occhi preoccupati.
- Starà bene…prima o poi.- sussurrò Tanatos – Dobbiamo dargli tempo.-
Il giovane Auror non rispose. Si limitò ad attendere che suo padre se ne andasse, poi entrò lentamente nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Jess socchiuse le palpebre quando sentì il braccio di Tristan attorno al collo.
- Secondo te com’è il paradiso?-
Tristan sorrise guardando il sole tramontare.
- E’ già qui il paradiso.- mormorò, passandogli una mano sulla spalla – E anche l’inferno. Sono qui con noi.-
- Lei i viveva all’inferno.- Jess guardò oltre la Foresta Proibita, ricordando il suo viso – Non ha neanche provato a cambiare. Non le importava di morire. Se n’è sempre fregata delle conseguenze.-
- Non potevi fare altro.-
- Non lo so…- sospirò il maggiore – Non lo so più.- guardò oltre le loro spalle, arrivando a osservare Lucilla nel sonno. Dio, com’erano uguali. Lumia però non aveva mai avuto quel bagliore negli occhi. Era già morta da tanto tempo.
L’odio e il dolore causati da sua sorella l’avevano resa lo spettro contro cui avevano combattuto.
- Non ti dirò di dimenticare.- Tristan si sedette sulla sponda del letto di Lucilla, continuando a guardare il fratello – Non so se…eri innamorato di Lumia…-
- Non l’amavo Tristan.- rispose Jess, a bassa voce – Ma quando è morta…-
- Hai ricordato quando eravamo qui a scuola, vero?-
- Mi sono ricordato ogni sorta di sciocchezza mentre se ne stava lì a morirmi fra le braccia…- rise, passandosi le mani sul viso tirato – Mi sono ricordato quando tu, Lumia e Lucilla avete fatto esplodere quelle pozioni in giardino e se la sono presa con me perché Lumia mi aveva tirato in ballo all’ultimo momento. Mi sono ricordato del ballo del quinto anno…quando mi ha baciato.- sorrise dolcemente, sospirando – E quando è morta non ho potuto credere che fosse la stessa persona. Ma adesso ci rimane lei…- Jess tornò a posare lo sguardo su Lucilla, carezzandola sulla mano – Lei ci darà abbastanza guai per due.-
Sorrideva, ma era dolore quello.
Tristan lo sapeva. Ma assecondò quel piccolo inganno.
Rise con suo fratello, anche se sapeva che stava piangendo.
Jess parlò con tono sommesso quando invece avrebbe voluto urlare.
E poi le si svegliò. Aprì gli occhi e le iridi rosse tornarono subito azzurre.
Quando li vide, Lucilla cercò di capire dove fossero, poi osservò le loro condizioni. Stavano bene entrambi.
- Stai meglio?- le chiese Tristan carezzandole i capelli.
Ma Lucilla non stava bene a dire il vero. Aveva un’emicrania impossibile, una nausea che la costrinse a piegarsi.
- Cos’hai?- Tristan era ancora molto in ansia, dato l’incantesimo che aveva dovuto fare – Vuoi che chiami la Chips?- ma la Lancaster scosse il capo. Si guardò dov’era stata ferita eppure non aveva più un graffio. Voleva chiedere cosa le fosse successo per guarire in una tale velocità ma quando vide Jess le passò di mente.
Parlarono brevemente, dicendo solo l’essenziale perché si capirono con lo sguardo.
- Io vado a chiamare la Chips, non si sa mai.- disse Tristan poco dopo, vedendo che continuava a sentire la nausea e quando tornò con la strega il verdetto fu sempre lo stesso.
- Non lo so.- borbottò la Chips coi suoi soliti modi – Non sono un’esperta di anatomia demoniaca!-
- Sempre gentile.- fece la mezzo demone – Oddio…ho voglia di vomitare!-
La Chips allora guardò i tre con aria scocciata, poi fissò principalmente Tristan con espressione accusatoria, come se la colpa l’avesse tutta lui. Infine si decise a parlare.
- Un’idea ce l’avremmo.- fece annoiata – Ma devo accertarmene.- e senza fare una piega prese la mano di Lucilla poi tirò fuori un minuscolo coltellino dalla sua borsa medica e sotto lo sguardo allucinato dei due fratelli Mckay le tagliò il palmo, strappandole un "Ahi, ma che diavolo fa??" abbastanza alto.
Tempo un secondo e quella magia dorata le aveva richiuso la ferita, lasciandola senza parole.
- Ma che cos’è questa storia?- alitò, fissandosi la mano – Non è la mia magia!-
- Ci credo.- la Chips adesso sembrava una madre incazzosa – Non è la tua magia cara, ma quella di qualcun altro. Più precisamente di tuo figlio, zucchero.-
La dichiarazione fu presa dopo un leggero secondo di sconforto. Lucilla si era spaventata per quello strano effetto magico, pensando potesse essere un risultato collaterale dell’Incanto Surgis ma quando aveva sentito le parole della vecchia strega…era rimasta zitta. Senza fiato.
Con la nausea che le martellava i sensi, per un attimo non capì ciò che le veniva detto. Poi sentendo il gemito di Jess e vedendo gli occhi sgranati di Tristan ci arrivò. E per quest’ultimo fu il più brutto quarto d’ora della sua vita.

Harry se ne stava ancora a letto e Draco era appena tornato dalla doccia con un asciugamano sui capelli fradici quando un’esplosione colossale invase il loro corridoio, seguita da un’imprecazione bestiale che li buttò giù dal letto. Perfino Hermione che dormiva coi tappi nelle orecchie si svegliò di soprassalto, volando giù dalla sponda.
Tutti quanti si aggrapparono alle bacchette, credendo che i Mangiamorte fossero tornati…
Sbagliavano.
Era Lucilla questa volta. Ed era tanto arrabbiata che se solo avesse potuto si sarebbe trasformata in un drago e avrebbe bruciato tutto ma a quanto pareva ce l’aveva solo con una persona in particolare.
- SEI UN IDIOTA! UN DEFICIENTE! UN IMBECILLE!!- gridava, quando i curiosi misero la testa in quella camera. Stava in piedi in mezzo alla stanza, solo con la casacca dell’infermeria, avvolta da un’aura un pelo inquietante.
Tristan invece era nascosto dietro a una scrivania rovesciata e strillando per calmarla, cercava nel frattempo di salvarsi la vita da tutta una serie di oggetti contundenti che la mezzo demone gli tirava addosso.
Volavano quadri, spade e pugnali, sfere infuocate e altro ancora.
E Lucilla non sembrava in vena di smetterla – LO SAPEVO! LO SAPEVO CHE SAREBBE FINITA IN QUESTO MODO! È TUTTA COLPA TUA! SEI STATO TU A FARE QUESTO DISASTRO!!!-
- Lucilla ti prego!- urlò l’Auror quando una lampada per poco non lo colpì in testa – Calmati o ti sentirai male!-
- IO MI SENTO GIÀ MALE!- strillò furibonda – CHE TU SIA MALEDETTO! TU E LA TUA STRAMALEDETTISSIMA PROGENIE!-
- Insomma smettila!- Tristan fermò un quadro con la telecinesi, spedendolo contro il muro – Devi metterti a riposo!- ma appena finito di dirlo gli arrivò un’astronave formato portacenere di pietra sulla fronte, stendendolo a terra.
- VAI AL DIAVOLO TU E I TUOI CONSIGLI!- gli sbraitò, attorniata da fiamme che fecero scappare anche Colin Canon, già armato di macchina fotografica – L’HAI FATTO APPOSTA, ECCO LA VERITÀ!-
- Fatto apposta a fare che?- chiese, confuso per la botta, rimettendosi in piedi a fatica – Per chi mi hai preso?-
- FA SILENZIO!- gli gridò ancora, spedendogli addosso anche una poltrona e tre vasi di piante carnivore – NON VOGLIO PIÙ AVERE NIENTE A CHE FARE CON TE! SEI STATO TU A FARE QUESTO DANNATO PASTICCIO E ADESSO TU SISTEMERAI LA SITUAZIONE, IN UN MODO O NELL’ALTRO!- e gli andò a un passo dal naso, con aria ancora più pericolosa – O io sistemerò te!-
E detto quello svanì in una nuvola di fiamme brillanti, tutte dorate, come mai le era successo.
Rimasto solo Tristan aveva una sola possibilità. Espatriare.
- L’HAI MESSA INCINTA SUL SERIO???- riecheggiarono Harry, Ron, Hermione, Draco e anche Jess tutti insieme qualche minuto più tardi – LUCILLA ASPETTA UN BAMBINO???-
Non che ripetendole le cose sarebbero cambiate…ma Tristan aveva davvero qualche tara nel cervello perché invece che terrorizzato a morte…sempre felicissimo! Era al settimo cielo!
Per tutto il resto della cena che consumarono in infermeria non fece altro che toccare il cielo con un dito, con un sorriso beato da un orecchio all’altro. Aveva l’aria di un uomo felice insomma. E non di uno che stava per morire.
- E’ così che vuoi convincerla a sposarti?- frecciò Tanatos sarcastico quando venne a sapere della cosa.
- Sempre simpatico tu!- borbottò Tristan senza scomporsi – Mi spiace ma l’ho già detto a lei. Non l’ho fatto apposta…e poi, Dio santo, mica l’ho fatto da solo questo bambino no?-
- Sempre la solita storia.- mugugnò Hermione – Intanto però adesso a doversene stare buona sarà Lucilla.-
- Ma non sei contenta?- le chiese Blaise stupito, arrivato a portare loro la cena.
- No, per niente.- fece indifferente – E anche Lucilla la pensa come me.-
I ragazzi la guardarono senza capire ma poi la loro allegria fece presto passare i musi lunghi a tutti. Quando vennero a saperlo il preside e gli insegnati ci furono delle vere e proprie manifestazioni di giubilo collettivo, a quanto pare tutti dimentichi che Lucilla aveva quasi dato di testa neanche mezz’ora prima.
- Stai per diventare nonno.- Jess rise, accanto a suo padre – Contento?-
- Non potrei desiderare di meglio.- borbottò Tanatos accedendosi la pipa – Ma la mia futura nuora potrebbe avere delle riserve. Senza contare il modo in cui noi l’abbiamo sempre trattata e le paranoie che si farà tua madre non appena saprà che quel disgraziato di tuo fratello aspetta un figlio senza essere sposato con la sua ragazza.- sbuffò sonoramente – Ci aspettano giornate lunghe. Sarà meglio che adesso vada ad avvisare Sofia. Lei sa sempre come trattare con tua madre quando è sull’orlo di una crisi di nervi. Se torna Lucilla fammelo sapere.-
- Tranquillo.-
Si, un corno…Jess sospirò al solo pensiero di ciò che li aspettava. Follia nella sua famiglia come minimo. Rose Mckay era una fanatica quando ci si metteva, Sofia poi avrebbe meditato vendetta ai quattro venti ma il nome Lancaster aveva comunque un suo peso. Che Lucilla fosse mezza demone o meno, il suo cognome era di sangue blu a livello di quello di Hargrave, quindi alla fine i loro spocchiosi parenti avrebbero chiuso un occhio.
- Ciao zietto!- cinguettò Milo sedendosi al suo fianco – Come te la passi?-
- Male.- replicò sbuffando – La mia famiglia farà i salti di gioia.- poi il biondo guardò il Diurno incuriosito – Ma tu guarda che aspetto…non sembra neanche che sei stato in battaglia. A quale giugulare ti sei attaccato questa volta eh?-
- Sapessi.- fece Morrigan misterioso – Tu invece?- divenne serio e comprensivo – Stai bene?-
- Passerà.- fece Jess abbassando il capo – Passerà prima o poi. E adesso ho anche questa grana di cui occuparmi.-
- E già…- Milo saltò in piedi – Gente, abbiamo bisogno di una lista di nomi! Dateci sotto!-
- Io ne ho già uno!- tubò Ron – Se è un maschio Tornado, se è una femmina Thiadora!-
- Ma che cazzo di nomi sono…- si schifò Draco buttando la testa sotto al cuscino.
- Sarà bello il tuo Malfoy!-
- E’ inutile pensare ai nomi se tanto il padre ha i giorni contati.- ironizzò Clay bastardamente.
- Fanculo Harcourt.- rognò Tristan – Non è ora che te ne torni a Londra da Leblanc?-
- Veramente…- Jess si grattò la testa, un poco contrito – Devo darti anche io una notizia fratellino.-
- Sei incinto?- frecciò Harry con gli occhioni lucenti.
- Ma vaffanculo.- Jess inorridì al solo pensiero – No, veramente ho chiesto al Ministero di prendere in squadra un quinto elemento. Alla prossima verifica potrebbero farci delle grane perché non siamo in regola così…-
- Come sarebbe non siete in regola?- Tonks era tutta curiosa – Non ci sono regole sulle squadre!-
- No ma c’è una clausola abrogata dal Ministero da circa un mese che richiede almeno un mago dalle doti sensitive in un gruppo composto da membri misti.- le spiegò l’altro tranquillo – Mi hanno mandato un gufo degli amici per avvisarci. E visto che Milo è mezzo vampiro e questa legge del cazzo è stata fatta apposta per controllare i gruppi come i nostri, ho pensato di scegliere il male minore. Tenersi questo corrotto di Harcourt sarà una favola.-
Tristan stava impallidendo al solo pensiero, vedendo che Clay se la rideva sotto i baffi.
- No eh…- fece, tremando – Non dirmi che hai già preso questo demente in squadra!-
- Centro!- cinguettò Clay – Ora siamo fratelli Mc!-
- Non puoi averlo fatto!- sbraitò Tristan verso il fratello maggiore – Non dirmi che è già tutto deciso! Ma è legale?? No, io questo non ce lo voglio! È uno spostato! Finiremo per spaccarci la faccia tutti i giorni!-
- Mi avrai anche a cena se è per questo…con la tua bella moglie a tavola…- frecciò Clay malizioso.
- JESS!-
- Oh, ma che vuoi da me?- sbuffò quello, grattandosi il mento che necessitava di una bella rasoiata – Non sono stato mica io a fare questa legge del cazzo. Se Milo non mangiasse durante i turni, nessuno ci avrebbe mai fatto caso…-
- Eh, sto cazzo…- Harcourt scosse il capo – Ha la faccia del vampiro lontano un miglio!-
- Evvai, siamo in cinque!- ridacchiò Milo fregandosene del fatto che stessero parlando di lui, delle sue condizioni e delle sue preferenze alimentari – Da bere per tutti!-
- Anzi, in sei…- fece Sphin deliziato – Se consideriamo il figlio di Tristan! Bisogna festeggiare.-
- Allora veniamo anche noi!- si aggregò Harry afferrando Hermione e Draco per il cappuccio delle casacche bianche – Tutti quanti alla Torre a bere! Blaise, corri a prendere la materia prima!-
- Volo!- e il Serpeverde era già sparito fra i ringhi di tutti quelli che invece avrebbero solo voluto starsene a letto.
Ma in fondo avevano vinto no? Si erano salvati la pelle, aveva sconfitto i cattivi…e adesso erano liberi!
Dopo sette anni tutto era finito.
Quella data meritava un festeggiamento particolare…

 

 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45° ***



 

Chissà dov’era adesso…
Draco stava sulla Torre Nord e guardava il cielo stellato di Hogwarts magari sperando in un segno.
Stava lì da ore, minuto più minuto meno, a pensare. A ricordare.
Ricordava quell’abbraccio che l’aveva salvato. Sua madre…e suo padre insieme.
L’avevano salvato. Incredibile. Non riusciva a crederci.
Il grande Lucius Malfoy votato all’onore del sangue che salvava un figlio che l’aveva tradito.
Continuava a non crederci. Non credeva neanche al modo in cui Narcissa l’aveva difeso da Bellatrix.
Sembrava un sogno. Un sogno che aveva fatto da bambino.
Un abbraccio. Un bacio. Il profumo dei capelli di sua madre.
L’aveva sognato a lungo…e proprio nel momento meno aspettato era arrivato.
Sospirò e scese dal cornicione, imprecando per il dolore alla schiena.
Finito…pensò con un sorriso che lottava per salirgli alle labbra. Finito . Era tutto finito.
Non rischiava più la vita. Ora poteva…vivere come tutti gli altri .
Non doveva più temere i Serpenti dell’Oblio, non doveva più urlare la notte a causa degli incubi.
E anche se suo padre se n’era andato, portandosi via terrore e anni bui, Draco lo sentiva ancora lì. A salvarlo.
Il vento notturno arrivò a sferzarlo, con un breve alito fresco. Lo inspirò a fondo, finalmente libero.
Chissà se anche Potter si sentiva come lui, si chiese.
Di colpo però qualcosa gli frusciò attorno alle caviglie. Abbassò lo sguardo e vide una busta bianca, sopra una calligrafia delicata e antica. C’era il nome di Lucilla.
Si guardò attorno e dietro l’angolo della torre vide uno svolazzare di vesti bianche.
Quando la raggiunse, la vide seduta sul parapetto avvolta in un lungo abito bianco colmo di veli.
Inutile nascondere quanto era preoccupato di vederla seduta in quella posizione viste…le sue condizioni.
- Non una parola.- l’avvisò lei, senza guardarlo.
- Scusa.- le disse avvicinandosi. In mano la ragazza teneva una lettera.
- Tutto ok?-
Lucilla alzò il viso dalla lettera, posando lo sguardo azzurro su di lui.
- Va bene, è una domanda idiota.- le concesse – Che leggi?-
La Lancaster sospirò, passandosi una mano fra i capelli – Il testamento di mia madre.-
- Degona?- Draco alzò le sopracciglia e le si affiancò – Ha scritto un testamento?-
- Si,- Lucilla guardava quelle righe con gli occhi un po’ lucidi – doveva aver capito che stava succedendo qualcosa. Sapeva leggere nel cuore di mia sorella…doveva sapere che stava per morire.- socchiuse le palpebre, addolorata – Sai…era tanto forte che avrebbe potuto schiacciare Voldemort e Lumia con un solo dito. Era una demone di stirpe… non hai idea di cosa le ho visto fare. Eppure…- sorrise amara, scuotendo i crini scuri - …per amore di sua figlia non ha avuto il coraggio di combatterla. Ha preferito lasciarsi uccidere.-
- Me la ricordo.- Draco con un po’ di fatica le si sedette a fianco – Tu le somigli molto.-
Lucilla sorrise di piacere, sentendoselo dire – Mi ha scritto di perdonarla per avermi lasciato sola ma non sapeva che anche papà sarebbe morto. Sapeva anche che avrei dovuto affrontare numerose prove.-
- Scommetto che sapeva anche che le avresti superate tutte.- mugugnò Draco accendendosi una sigaretta ma dopo un tiro guardò stralunato la mezzo demone –…Dovrei spegnarla? Potrebbe darti…fastidio?-
- Non respiro cucciolo.- ironizzò sarcastica.
- Ah già…- Malfoy sogghignò, dando un altro tiro beato – Che altro ti ha scritto?-
- Di amare mio figlio.- ringhiò Lucilla quel punto, furibonda – A quanto pare era di dominio pubblico il fatto che sarei finita nella grinfie di un dannato Mckay che mi avrebbe messo incinta!-
Il biondino non era molto bravo a consolare le persone, la mezzo demone meno che mai anche perché in fondo…era una bella notizia se vista in una certa prospettiva no?
- Sei proprio arrabbiata eh?- le chiese.
- No, sono imbestialita!- replicò seccata – Come ha potuto farmi una cosa simile?!-
- Bhè, l’avete fatta in due no?- abbozzò Malfoy.
- No, l’ha fatto lui!- rognò la ragazza di rimando – Io non voglio figli!-
- Perché no?-
Lucilla lo guardò storto – Perché sarebbe MIO figlio.-
Draco aggrottò la fronte – Non capisco bene…- ma dopo un attimo lo colse come un’illuminazione e sorrise, abbassando lo sguardo – Si, hai ragione…io in fondo resterò per sempre figlio di un Mangiamorte che ha ucciso molte persone in nome di un ideale.-
- E mia figlia resterà per sempre una mezzo sangue. Figlia di Lucilla Lancaster, la moglie di Voldemort.-
Draco annuì brevemente, gettando via il mozzicone della sigaretta poi però tornò a guardarla stranito.
- Figlia?-
- Si, è una bambina. Me l’ha detto Harry mesi fa.-
- San Potter ti ha detto che avrai una figlia?- riecheggiò Malfoy senza parole – E tu ci credi?-
- L’ha vista e ha visto pure te.- replicò la Lancaster – Si, sembra folle…-
- E’ folle, non sembra.- celiò il biondino – Comunque adesso…la bambina c’è no?-
- Mi fosse venuto un infarto quando ci sono andata a letto…-
Draco preferì non pensarci neanche, così le diede una mano per aiutarla a scendere dal cornicione e borbottando e imprecando finirono per concludere la serata separandosi. La ragazza aveva ancora bisogno di pensare e Malfoy, dopo averla lasciata, si ritrovò sotto le scale di Grifondoro.
Il quadro era aperto e da dentro proveniva un baccano del diavolo, per non parlare di Dean Thomas che, da come si vedeva dallo spiraglio, ballava in boxer su un tavolo con sottofondo di una musica sparata a palla.
Per un attimo Malfoy ebbe la tentazione di entrare…ma poi cambiò idea e se ne andò in giardino dove però accedde qualcosa di insolito. Fece in tempo a uscire dalle arcate ed Elettra Baley gli piombò improvvisamente addosso.
- Ehi piccoletta!- traballò sulle gambe, sostenendola prima che cadesse – Stai un po’…-
Ammutolì perché lei non si fermò. Scappò via subito, piangendo.
Rimase impietrito, vedendola andare via in quello stato. Ma che diavolo era successo?
Guardò verso il giardino e inquadrato il portone di Hogwarts, alla luce delle fiaccole e della luna, vide un uomo e una donna allontanarsi verso una carrozza che li aspettava.
Dovevano essere i suoi genitori…ma allora perché piangeva in quel modo? Non l’aveva mai vista triste da quando la conosceva. Fu quel pensiero a ricondurlo a Grifondoro.
Entrò guardingo, circondato da gente che beveva e urlava gioiosa, poi finalmente inquadrò qualcuno di conosciuto.
Neville rimase stranito nel vederlo ma quando Draco gli chiese dove fosse Harry glielo disse senza fare una piega.
Arrivato ai dormitori di San Potter, Malfoy si guardò attorno…e lo trovò svaccato sulla finestra col suo padrino a fianco, Hermione nel suo letto e altri Auror che si divertivano.
Potter lo squadrò stranito.
- Il diavolo è uscito dall’inferno…- bofonchiò – Salve Malferret.-
- Sfregiato c’è un problema.-
- Oddio, ancora?- si schifò il moretto – Che c’è stavolta?-
- Non mi pare il caso di parlarne qua.-
L’aria di Harry si fece guardinga - Vorrai mica fare a botte…-
– Magari più tardi. Riguarda la tua ragazza.- disse Draco assumendo un’espressione incazzosa.
Sirius si sbrodolò col whisky incendiario – Hai la ragazza? E chi è?-
- Che cavolo è successo a Elettra?- si allarmò subito il Grifondoro – Sta bene?-
- Non conosci il significato della parola privacy vero?- frecciò Draco trascinandolo via. Gli raccontò tutto in un angolo, giusto due minuti perché poi Harry volò praticamente fuori dalla Torre alla ricerca della sua cacciatrice mentre il biondo Serpeverde rimase infognato in quel posto.
- Già che sei qua vuoi qualcosa da bere?- tubò Hermione.
- Due dita di cianuro andranno bene.- disse sarcastico.
- Mi sbagliavo.- rognò Malocchio con la sua voce tonante – Non assomiglia solo a Malfoy…ma anche ai Black!-
- Sei sempre più spiritoso, sul serio.- borbottò Sirius – Qualcuno mi dice che succede?-
- Già, che è successo a Elettra?- chiese Ron.
- Si chiama così la ragazza di Harry?- fece Sirius – Ma non stava con te Hermione?-
- Appunto, ci stava.- chiarì Draco cupamente.
- Da qualche mese Harry si è messo con Elettra, la cacciatrice del Grifondoro.- sorrise la Grifoncina – Ti piacerà Sirius, anche Remus l’ha conosciuta quando è venuto qui un mese fa.-
- Si, è una ragazza adorabile.- assicurò il licantropo – Sta benissimo con Harry.-
- E perché vi siete lasciati?- continuò quel curioso di Sirius.
Hermione sollevò le spalle – Fuoco di paglia forse. Serio ma troppo veloce a spegnersi. Allora Dray? Vuoi da bere?-
- No, me ne vado.- borbottò il biondino duro.
- Allora ti accompagno.- la streghetta ignorò la sua occhiataccia e scese dal letto, inforcando le stampelle. Zampettando e facendo ridere mezzo dormitorio, riuscì ad arrivare a Malfoy e poi sparirono oltre la porta. Uscire da Grifondoro non fu facile, specialmente a causa degli studenti che continuavano a fermare Hermione per chiederle cos’era realmente accaduto ma quando la vedevano con Draco sembravano reticenti e di questo per una volta ringraziarono entrambi.
Una volta fuori dal quadro il silenzio li accolse più discreto di tanti schiamazzi.
- Per l’amor di Dio…- si schifò Draco dandole le spalle per un attimo – Mai visto un tale degrado.-
Hermione sorrise a mezze labbra, poggiando le stampelle alle muro.
- Sanno che non morirà più nessuno ormai.- sussurrò dolcemente – Festeggerei anche io.-
- Perdonami ma non sono dell’umore.- rispose a bassa voce.
- Lo so.- si aggrappò alle sue braccia e Draco si voltò, aiutandola.
- Lo so che non dovremmo festeggiare.- la Grifoncina continuò a guardarlo in viso – Nel giro di due giorni è successo il finimondo e…- cercò di trovare la parole adatte, anche per mentire forse – Mi spiace per…tua zia…-
Draco sogghignò, alzandole il mento con due dita – Non sei brava a raccontare palle mezzosangue.-
- Era sempre tua zia.-
Lui sollevò le spalle – Era la sorella di mia madre. Non è mai stata una presenza tanto idilliaca nella mia vita da farmela rimpiangere ora. Ha cercato di ammazzarmi e ci avrebbe ballato sulla mia tomba.-
- Ok…- Hermione continuò a guardarlo ancora un po’ reticente – Quindi potrò permettermi di odiarla in santa pace.-
- Lo faremo in due, se vuoi.- e le passò le braccia attorno alla vita, altrettanto confuso – Tu invece?-
- Cosa?-
- Tuo nonno che fine ha fatto?-
- Hn…- Hermione mise un leggero broncio – Lord Hargrave…roba da non credersi. Credo che riuscirà a farmi andare al suo castello per la festa delle debuttanti.- scoppiò a ridere, scuotendo il capo – Oppure finirò la domenica mattina a giocare a cricket con lui e i suoi altolocati amici con barba e baffi.-
- Quei balli per le debuttanti sono solo un bordello.- mugugnò Draco non molto contento all’idea – E’ pieno di porci tipo Dalton che aspettano solo di trovarsi una cretina come moglie. E’ una tradizione ridicola.-
- Se lo dici tu.- disse la Grifoncina ridacchiando al solo pensiero che ora, cambiato tutto, l’algido Draco Malfoy le appariva sotto una luce diversa. Lui forse era cambiato. Era diventato un altro. Libero da quell’ombra che l’aveva sempre tenuto abbracciato di spalle. Lucius non c’era più. I Mangiamorte non c’erano più.
Cercò le parole adatte ma lui, accorgendosi che stava per parlare, la precedette.
- Va…tutto bene.- l’anticipò, ancora imbarazzato dallo scompiglio che suo padre e sua madre avevano creato in lui salvandolo – Cioè…va meglio.-
Hermione gli regalò un altro sorriso, cercando però non stargli troppo addosso. Così si limitò ad annuire, felice per lui, per tutti loro ma c’erano ancora delle cose fra loro due che purtroppo non potevano essere ignorate.
- La gamba va bene?-
Hermione annuì ancora, docilmente – Guarirà, non è grave. Allora…- gli lasciò le mani – Ci vediamo domani mattina.-
- Si, indubbiamente ci sarà da ridere.- bofonchiò pensoso, immaginandosi le reazioni dei suoi compagni che di certo erano già venuti a sapere del suo volta gabbana. Forse era meglio trovarsi un altro posto per andare a letto… in fondo anche Blaise avrebbe dormito lì a Grifondoro e Zabini era sempre stato particolarmente furbo nel prevenire guai.
Non disse quei pensieri ad alta voce mentre si rimetteva il mantello sulle spalle ma gli occhi dorati della sua mezzosangue parevano leggergli dentro perché con uno sguardo gl’indicò ancora il quadro di Grifondoro…eppure per Draco non era ancora una buona idea. Ok che lo avevano salvato ma…lui era lui. Non era un Grifondoro.
- Io ci ho provato.- ridacchiò la ragazza, riprendendosi le stampelle – Sogni d’oro Malfoy.-
Draco stava già scendendo i gradini dopo un bacio mozzafiato quando si voltò ancora, colpito da una cosa.
- Hermione…-
La streghetta lo guardò, pensando che avesse cambiato idea ma il biondino la sbalordì ancora…per l’ennesima volta la rese felice, anche se lui non si rendeva effettivamente conto di quanto fosse profondo quel sentimento. Ma fra tanta felicità c’era sempre e comunque quell’ombra. Quell’ombra che li sovrastava da quasi nove mesi.
- Tra una settimana c’è il ballo di fine anno.- le disse, guardandola con gli occhi argentei lucidi come specchi.
- Si.- annuì lei. E di colpo il silenzio fra loro si fece pesante come un macigno. Quella data…
La loro scommessa aveva ancora una settimana di vita. La stessa scommessa che li aveva uniti, che li aveva fatti incontrare, scontrarsi ancora e infine toccare. A quel ballo tutto sarebbe finito…e lei temeva più di ogni altra cosa ciò che lui stava per chiederle. Sapeva che lo avrebbe fatto…e nessuno dei due poteva fare a meno di dire si.
- Ci vieni con me?-
Hermione tacque a lungo, fissandolo…e sentendo il suo sguardo su di sè…era carico di sottintesi.
- Va bene.- accordò poi – Ti concedo la mia presenza.-
- Sbagliato mezzosangue, sono io che la congedo a te!- ironizzò sarcastico dandole subito le spalle – Notte!-
- Notte Draco…- sussurrò a bassa voce, ma lui se n’era già andato.

La mattina dopo, alle sette e mezza, Draco Malfoy era già sveglio.
Aprì gli occhi come un automa, stiracchiandosi appena e mettendosi subito a sedere nel grande letto. Dal baldacchino semi chiuso filtrava una luce frizzantina del primo sole ma quando fece per mettersi in piedi…si lasciò di nuovo andare sul materasso. Si sentiva…riposato. Niente incubi.
Non aveva avuto incubi. Niente serpenti…mai più. Lo realizzò in quel momento quando sentì gli occhi inumidirsi.
Al diavolo!
Si sfregò il volto ma non immaginava il sorriso che gli piegava le labbra, tantomeno si sarebbe immagino di uscire dalla camera di Tristan e trovare nel suo studio un folto gruppo di deficienti che facevano colazione attorno alla scrivania del prof di Difesa provocando un baccano d’inferno. C’era il gruppo di Jess, suo cugina Tonks e Lupin.
- Ehi, il pezzo da novanta!- lo salutò Milo sporgendosi dalla sedia – Ciao Dray! Hai fame?-
- Dipende da che intendi per colazione…- borbottò, raggiungendoli – Buon giorno.-
- Mamma mia, ha detto " buon giorno!"…- Tristan, svaccato in poltrona, allargò gli occhi fintamente sconvolto – Il serpentello è di buon umore oggi. Preparate gli scudi che si metterà a grandinare.-
- Vuoi che dica a Lucilla dove ti nascondi per caso?- bofonchiò Malfoy scocciato, sedendosi fra Milo e Tonks.
- Già, parlando proprio di Lucilla…- rise Harcourt ma Tristan lo linciò con un’occhiataccia così tutti scoppiarono a ridere come matti, rincrescendosi non poco dei tempi duri che presto sarebbero toccati al giocane professore di Difesa.
- Come mai hai dormito qua?- gli chiese Ninfadora stranita.
- Serpeverde era in fermento ieri notte.- le spiegò Sphin – E visto che Blaise dormiva a Grifondoro, abbiamo pensato di tenere Draco al sicuro almeno per stanotte.-
- Sai che roba…vedrai i casini che verranno fuori stamattina.- disse Jess, entrando nella stanza col braccio fasciato e i capelli ancora umidi di doccia – Ho avvisato il preside che sarà meglio fare un discorsetto alle case.-
- Io ho sentito anche che il Comitato Studentesco si riunisce.- disse Milo, finendosi di bersi qualcosa dentro un calice di bronzo in cui fino a due minuti prima aveva inzuppato dei biscotti – Sentiremo cazzate a non finire…-
- Ci puoi scommettere.- disse Draco, scolandosi il suo caffè nero.
- Comunque vedi di stare attento, capito?- l’avvisò Tristan – I tuoi compagni non saranno entusiasti che i loro genitori siano stati spediti tutti ad Azkaban.-
- Non dirlo a me, dillo a Potter.-
- Harry ha fatto il rodaggio con te.- gli ricordò Mc ironico – Quindi stai sempre con Blaise e non attaccare rissa.-
- Certo papà, hai qualche altra perla da darmi?-
- Si papà…- continuò Clay perfido – Io invece posso stare tutto il giorno con la mamma?-
- Se non la smetti di stare incollato a Lucilla giuro che te la spacco quella testa di cazzo!-
- Volete finirla voi due?- sbottò Jess zittendoli con un pugno sulla testa – Mi avete rotto le scatole! Ho un’emicrania pazzesca, quindi vedete di tacere per due miseri minuti!-
- Grande capo…- fece Sphin versandogli il caffè – Ti fa male da qualche altra parte?-
- Siamo in presenza di una donna.- sibilò Jess sarcastico, indicando Tonks.
- Oh, prego…- disse la ragazza divertita, stavolta coi capelli totalmente verde smeraldo – Ho passato un mese con Sirius e Remus. Ormai ne ho sentite di peggio!-
- Black è ancora qua?- le chiese Draco.
- Si, dorme nell’ala ovest del castello col professor Lupin.- gli sorrise sua cugina – Starà qua almeno fino a quando Caramell non darà il permesso…bhè, il permesso simbolico a lui e a Lucilla di potersene andare. Ma credo che Hermione affretterà le cose oggi. Ha parlato di un articolo di quell’oca della Skeeter mi pare…-
- Ah, già…- Draco si mise in piedi, addentando una ciambella. Era stata una strana colazione ma doveva ammettere che per una volta era stato bello dividere i cornetti, il bacon, le uova e anche il suo sacro caffè nero con qualcuno che non gli parlava solo di spargimenti di sangue verso gli "inferiori."
Decisamente sarebbe stata una giornata dura, pensava sistemandosi la cravatta allo specchio di Tristan, ma se non altro non avrebbe più dovuto nascondere a nessuno il fatto che di morire per i Mangiamorte lui non ci pensava proprio.
Poi pensò a tutti quelli finiti ad Azkaban in quei giorni. Praticamente tutti i suoi compagni, tranne Terry Turner e Blaise, erano rimasti senza genitori visto che probabilmente sarebbero marciti nelle celle delle loro prigioni.
Abbassò lo sguardo, sentendo dentro uno strano senso di vuoto.
E suo padre? Era stato catturato? No…ma chissà dov’era…
Rise di se stesso, dandosi dello sciocco e idiota. Lucius Malfoy aveva sempre cercato di ucciderlo, non aveva mai provato un briciolo di affetto per lui che era suo figlio e adesso non poteva dimenticarsi quegli anni di gelo solo perché l’aveva salvato sul patibolo. No, doveva scordarselo e basta. Al diavolo tutti quanti, i suoi compagni e anche i genitori che si erano fottuti l’esistenza per Voldemort. Lui ormai era libero.
Si legò il maglione leggero in vita, non prese il mantello visto il caldo spropositato che aleggiava su Hogwarts quel giorno di giugno e alle otto e mezza era già per i corridoi. Alle nove sarebbe stata servita la colazione ma lui andò dritto ai bagni di Mirtilla, senza degnare nessuno di uno sguardo, specialmente le matricole che quando passava abbassavano repentinamente gli occhi. A quanto pareva erano tutti curiosi di sapere cosa fosse successo…a lui in particolare.
Entrò nel bagno spalancando la porta di scatto, poi se la chiuse alle spalle e non fece per nulla caso al tipo che se ne stava seduto contro una delle cabine dei bagni, gli avambracci posati sulle rotule e la testa fra le ginocchia.
Lui comunque lo riconobbe subito però tirò dritto verso il bagno centrale, nella fila a destra.
- ‘Giorno Sfregiato.- mugugnò, spostando la copertura dello scarico per trovare qualcosa a mollo nell’acqua pulita.
Harry sollevò appena lo sguardo, vedendolo armeggiare con un contenitore di plastica.
- Malferret…- gli disse, stupito per quel saluto.
Draco tornò indietro, sempre senza degnarlo di una seconda occhiata e si mise davanti agli specchi per rollarsi in santa pace la prima delle tante canne che avrebbero costellato quella penosa giornata. Perché se solo le matricole lo avevano guardato con tanta insistenza, sapeva fin troppo bene che tutti ormai erano al corrente del fatto che Potter aveva battuto i suoi nemici una volta per tutte. E gli studenti si chiedevano perché lui invece non fosse stato toccato…
Si sedette sul bordo e iniziò a rollare tranquillo, poi dopo un po’ sollevò gli occhi…e vide che Harry era tornato a fissare il vuoto. Corrucciò la fronte, stranito. Non credeva che anche per lui sarebbe stata una giornata tanto merdosa… ma lo capì meglio quando il moretto si mise a picchiare la testa ripetitivamente contro la porta del primo bagno, provocando un concerto ben udibile a orecchie attente.
- Ma che cazzo fai?- gli chiese.
- Voglio morire…- lo sentì borbottare, mentre continuava a picchiare la testa come un tamburo.
- Ma ti sei fatto?-
- No. Sono solo un coglione.-
- Te lo dico da anni…- ironizzò Draco, accendendosi la sigaretta – Non mi hai mai dato retta.-
- Hai ragione.-
A Draco andò il fumo per traverso e quando tornò a guardarlo era seriamente preoccupato. C’era qualcosa che non andava. Che gli prendeva? Avrebbe dovuto essere contento, fate stecche a tutti…insomma, non gli era morto il cane, né gli amici…era salvo, tutti i suoi nemici erano stati sconfitti…che cavolo voleva di più…
- Sono un maledetto porco approfittatore…- continuò Harry appoggiandosi con la nuca alla porta, tornando a osservare vacuamente il soffitto. Si sentiva a pezzi. Uno schifo…un verme! Era solo un verme!
Aveva provato una gioia immensa quella notte e poi la vergogna gli si era rovesciata nelle vene come un acido.
Era uno schifo, l’essere più disgustoso che avesse mai strisciato nella terra dei maghi.
- Hai la faccia di uno che è andato a letto con una fata e si è svegliato con un’orchessa a fianco.- rise Draco perfido, tornando a rimettersi a posto la cravatta che si era annodato come un cane ma non sentendo una risposta, volse il viso verso Harry…che l’osservava distrutto.
Draco allargò la bocca, sconvolto – Ma stava piangendo quando l’ho vista io! Ci sei andato a letto mentre…-
- Si…-
- Eh ma che cazzo!- Malfoy ciccò nel lavandino, aguzzando la lingua velenosa – Ma sei un bastardo Potty! Proprio con la piccoletta dovevi fare una porcata del genere?- e rincarò la dose mentre Harry si sarebbe volentieri tagliato le vene – Nemmeno io sarei mai andato a letto con una in quello stato…- ma allo sguardo dell’altro lasciò perdere. Era meglio.
- Si può sapere che diavolo è successo?- gli chiese dunque, deciso a divertirsi alle spese altrui.
Harry sospirò, coprendosi la faccia con le mani, magari deciso a soffocarsi – Quando sei venuto a chiamarmi lei aveva appena litigato con suo padre. La donna che hai visto…è la matrigna di Elettra. Sua madre è morta tre anni fa e da quando suo padre si è risposato quella donna non ha più voluto in casa sua né Isabella né Elettra. Sua sorella però ha dodici anni più di lei, già lavora e una settimana fa si è trasferita in Francia. Hanno deciso insieme che Elettra avrebbe finito qua la scuola, che l’avrebbe mantenuta il padre ma ora la sua matrigna sta per partorire e suo padre l’ha…cacciata di casa.- disse, scuotendo il capo – Era venuto a dirle che l’avrebbe mantenuta fino a quando non avesse trovato un lavoro ma l’ha anche avvisata che non la voleva più in casa con lui, per quieto vivere. Elettra ha delle proprietà a suo nome, i suoi sono benestanti come credo tu sappia…solo che per le vacanze non ha un posto dove andare e suo padre l’ha definitivamente abbandonata. Ha anche raccolto tutte le sue cose e le ha ammucchiate in un magazzino…- sorrise mesto, mentre per Draco quelle erano tutte cose già sentite – Ha retto davanti a lui ma poi non ce l’ha più fatta con me. L’ho trovata al campo da quidditch…ho provato a consolarla ma a dare consigli sui genitori non è che io sia molto ferrato…volevo portarla da Hermione ma poi…- si fermò, facendo una smorfia disgustata.
- Poi ci hai perso la mano e non solo quella.- l’anticipò Draco, dando un altro tiro.
- Si…- Harry lo guardò, distrutto – Cristo, l’abbiamo fatto negli spogliatoi…e dire che ce l’ho messa tutte per quasi quattro mesi e poi vado a fottere tutto quanto appena Elettra alza un dito!-
- Porco.-
Il Grifondoro scosse il capo, passandosi le mani fra i capelli già tanto in disordine, come sempre.
- Dopo averlo fatto sono tornato in me…e le ho detto che avevo fatto un errore…-
- Proprio non ci sai fare, Sfregiato.- rise Malfoy con pena – Io sarò un bastardo ma tu non ci capisci niente di donne. Già aveva subito un rifiuto da parte dei suoi…poi tu te la porti a letto e le dici una cosa del genere…fossi stato al posto della Baley ti avrei spaccato la faccia.-
- Infatti mi sono preso un ceffone.- mormorò mesto – Sono stato un deficiente! Sono tornato a cercarla al dormitorio ma non c’era. Credo abbia dormito con qualche sua amica. Almeno…lo spero.-
- Conoscendola non si farà vedere stamattina.- il Serpeverde gli passò la canna mentre si lavava le mani, sistemandosi velocemente i capelli biondi – Fossi in te la farei sbollire…e poi striscerei come un verme quale sei ai suoi piedi.-
- Grazie, ci avevo già pensato.- rognò il moretto, alzandosi per andare a buttare cartina e filtro nello scarico del water ma sentì la porta d’entrata del bagno sbattere…e Draco vide un folto gruppo di Serpeverde entrare, tipo banda.
Erano in quindici circa, capeggiati da Nott, Tiger e Goyle. Le ragazze non c’erano ma c’erano anche alcuni studenti di Serpeverde del sesto e quinto anno.
Così era quello che intendeva Potter quando gli diceva che la sua Corte gli faceva pena.
In effetti erano un pelo ridicoli, pensò quando Theodor gli arrivò davanti.
Il suo viso, come quello di tanti altri, era parecchio bellicoso ma il biondo non ci fece caso. Tacque, forse si aspettavano che lui dicesse qualcosa ma si sbagliavano alla grande. Potevano anche scordarselo.
Theodor fu il primo a digrignare i denti – Così eri con loro…- sibilò a un dito dal suo naso.
- Complimenti Draco...- gli disse Oliver Preston, serrando i pugni – Mio padre è finito ad Azkaban per te, sai?-
- Anche i miei.- continuò Nott furente – Così te la fai con Potter adesso!-
- Oh, non t’immagini neanche come ci facciamo…- ironizzò Draco, incrociando le braccia.
- Già Theodor.- disse Harry uscendo dal bagno e facendo sobbalzare tutti – Non sai come ci divertiamo…-
I Serpeverde indietreggiare appena, consapevoli che attaccare solo Draco sarebbe stato un conto…ma farlo con Potter avrebbe significato solo altri guai. Così Nott si fece indietro ma tornò a fissare Malfoy, sprezzante.
- Ci hai tradito tutti…- l’avvisò gelidamente – E ce la pagherai cara!-
- Non minacciarmi.- gli disse Draco pacato – Ne ho abbastanza delle vostre stronzate Nott.-
- Purtroppo per te gli esami non sono così vicini.- l’avvisò Rafe Cohen, in un angolo del gruppo – E ve ne farò tante che uscirete da qui coi capelli bianchi voi due.-
- Malfoy…questa è una minaccia…- chiese Harry giulivo, sbattendo gli occhioni.
- Mi pare di si, sai?- il biondino sogghignò appena – Vogliono spaccarci la faccia a quanto pare. Così verranno espulsi e la loro reputazione rovinata.- tornò a fissare Nott, ridendo di quanto era stato simile a loro, di quanto era stato indifferente a ciò che avrebbe potuto essere fin dal principio – La vostra reputazione immacolata di figli innocenti è l’unica cosa che vi rimane. Se fossi il furbo Theodor dimenticheresti questa storia e ricominceresti a vivere senza l’oppressione dei tuoi. Oppure…puoi spaccare la faccia a me e allo Sfregiato, ammesso che tu ci riesca e far vedere a tutta la scuola che sei il degno figlio dei tuoi…finendo alla fine del M.A.G.O. ad Azkaban insieme ai tuoi adorati genitori. Bell’alternativa non credi?-
Quelli stavano già deglutendo e Harry sorrise, non visto. Reputazione. Ambizione.
Aveva ragione il capello parlante, pensò ora sereno.
Per i Serpeverde, l’ambizione e la vanità erano il peccato più grande.
Per lui …l’orgoglio. E per niente al mondo lui sarebbe passato sul suo orgoglio. Come ora quei ragazzi non sarebbero passati sulla loro reputazione.
I serpentelli se ne andarono ma nei denti avevano ancora parecchio veleno e in un modo o nell’altro avrebbero cercato di mordere, di quello erano sicuri entrambi ma se non altro per qualche ora l’avevano scampata.
- Bel discorso.- gli disse Harry.
- Sono degli idioti, te l’ho sempre detto. Non hanno cervello.-
- E tu invece ce l’hai vero?- disse Potter sarcastico – Ma sta zitto va!-
- Se non ce l’avessi a quest’ora sarei ad Azkaban.- gli disse fissandolo storto – E adesso il quarto d’ora è finito Sfregiato. Non pretenderai che entri in Sala Grande con te!-
- Ma chi ti vuole, Malferret.- bofonchiò il moretto – Io vado, buona colazione avvelenata!-
- Ah, grazie…approfittatore di fidanzate depresse!-
Harry si girò, furibondo. Oh, quel dente avvelenato ce l’aveva anche lui e voleva scaricarlo accidenti!
- Grazie per i tuoi consigli sulle donne…quando hai bisogno di una mano con Hermione vieni pure a chiedere!- insinuò sadicissimo, facendo immediatamente incazzare la sua nemesi di sempre – In fondo l’ho conosciuta bene…e PRIMA di te! Ci vediamo a lezione perdente! Ciao!-
- TESTA DI CAZZO!-
- MAI QUANTO TE!-
E andarono avanti ad urlarsi dietro per tutto il corridoio ma alla fine si divisero, minacciando vendette sanguinose e ritorsioni che avrebbero colpito la loro progenie: Harry andò in Sala Grande per la colazione, sperando di trovarci Elettra per prendersi altri dovuti ceffoni e implorare perdono, Draco invece filò dritto in Sala Duelli visto che in bacheca c’era scritto che Piton e la Mcgranitt erano andati al Ministero per testimoniare ai primi processi lampo contro i Mangiamorte. Avrebbero avuto parecchie ore buche in quei giorni, fortuna che sia Piton che la megera avevano già finito i programmi. Praticamente anche gli altri e a lui e alla sua mezzosangue spettava la settimana di ripasso programmata per farsi gli ultimi esami tranquilli.
Stava a pochi passi dalla Sala Duelli quando si sentì chiamare.
- Dalton…- bofonchiò vedendo arrivare il Corvonero con la testa fasciata – Che c’è?-
- Grazie sto bene, anche tu hai la solita faccia da culo.- rispose Edward amabilmente – Giornata storta?-
- Le stai facendo prendere quella piega.- Draco lo guardò eloquente – Che vuoi?-
- Il giornale cocco. Il Cavillo l’hai letto?- e glielo porse – Tu e Potter dovreste darci un’occhiata. Herm l’ha fatta proprio grossa stavolta.-
- Herm sulla tua bocca non ci deve proprio stare.- l’avvisò incazzoso e intanto si avviarono all’interno dove però c’erano solo dieci studenti. Più qualche imbucato. Quando i due arrivarono nel ritrovo di Grifondoro, Draco aveva quasi tutti i capelli dritti e davanti alla sua mezzosangue non poté trattenersi.
- Che diavolo è questa roba???- gracchiò sventolando il giornale come una donnetta isterica.
La streghetta, che parlava seduta sulle poltroncine con Sirius e Remus, volse lo sguardo su di lui tutta sorridente.
- Buona giornata!- fece allegra, imbestialendolo ancora di più – Che c’è Dray?-
- Dray un corno!- urlò ancora – Chi diavolo ti ha dato il permesso di chiamare la Skeeter e far scrivere anche il mio nome? Eh?- ma lei non parve per nulla intimorita dal suo tono, anzi…gli sorrise, illuminandolo tutto e spedendogli la pressione sotto i tacchi – Ho pensato che tanto per riabilitare Lucilla e Sirius, avrei potuto farlo anche con te. In fondo hanno cercato di ucciderti, ci hai dato una grossa mano! Tutti l’hanno testimoniato!- cinguettò indicando anche Justin Bigs e Neville che si stavano già allenando dentro a un cerchio magico, due veri stacanovisti.
- Si ma io credevo scherzassi!- abbaiò distrutto – Non potevi chiedermelo prima?!-
- Mi avresti detto no.-
Draco assottigliò gli occhi. Dannate donne…dannate tutte quante!
Poco più tardi, seduto al tavolo, stava ancora fumando.
- Come mai sua altezza è di cattivo umore?- frecciò Ron, arrivando con una ciambella in bocca.
- Perché non ti schianti dalla Torre di Astronomia eh?- gli ringhiò Draco – Ho solo visto Potter di mattina presto e mi ha ribaltato la giornata! Per non parlare di come continua a sottolineare il suo fare il pioniere della situazione!-
- Quale situazione?- chiese la Grifoncina sconvolta mentre Sirius e Remus li ascoltavano curiosi.
- Tu no?- sbottò Draco incazzoso, poi fissò Black ancora più sclerato – E tu che hai da guardare? Non hai nessuno da uccidere oggi?-
- Secondo me ha ragione Moody, ti assomiglia proprio!- frecciò Lupin ridacchiando.
- E’ vero, il carattere recessivo dei Black è forte in parecchie persone sai?- rise anche Hermione.
- Se non la finite tutti mi accuseranno davvero di qualcosa…- sbuffò Sirius.
- Com’era la situazione a colazione Ron?- chiese Remus, guardingo.
- Oh, la solita ogni volta…- il rossino ci era talmente abituato che ormai non perdeva più neanche tempo a vantarsi delle loro gesta – Tutti che chiedevano dove fossero Harry e Hermione, tutti che si complimentavano perché siamo eroi, tutti che volevano sapere i particolari…e tutta Serpeverde che sibilava chiedendo uno sconto in sangue.-
- Ma non mi dire…- ironizzò Draco acidamente.
- Per non parlare del putiferio che è scoppiato dopo la lettura del Cavillo e della Gazzetta!- continuò Weasley guardando Hermione con fare accusatorio – Certo che sei proprio una testona. Guarda che Caramell potrebbe anche prendere dei provvedimenti sai?-
- E che potrebbe fare?- rise Dalton sprezzante – Metterci sotto i ferri perché abbiamo testimoniato ciò che è accaduto nella Camera? Che si fotta, tanto il padre di Tristan ha tutte quelle prove sugli insabbiamenti dai…-
- E tu che ne sai?- allibì Hermione.
- L’ho sentito mentre ne discutevano con Silente.- rispose il Corvonero prendendo la spada – Voi dormivate!-
- Quindi se Merlino vuole ci leveremo quell’essere odioso dalle scatole.- disse Ron pensoso – Non sarebbe male!-
- Si e pensa se qualche membro del Consiglio Anziano prendesse il suo posto…- disse Neville non tanto positivo – Pensa se toccasse alla Umbridge!-
- Ma dai, è assurdo!-
- Non è detto.- li avvisò Lupin sospirando – A volte dipende da un semplice diritto di anzianità.-
- Ma quella è peggio di Hitler!- si schifò Paciock – Quel posto toccherebbe a Silente!-
- No, a lui piace stare qua a scuola.- sorrise Sirius blandamente – Non accetterebbe lo stesso.-
- Si, forse hai ragione…- la Grifoncina assunse un’aria pensosa – Ho letto che un altro possibile candidato era stato il padre di Lucilla perché era il capo di tutti gli Auror tredici anni fa.-
- Si, ho sentito che guidava la sezione degli Auror in Gran Bretagna senza dover rendere conto a nessuno, neanche al Ministro e per questo Caramell era furibondo.- le disse Dalton – Ma non credo che ora ci sia un altro Auror che possa prendere il suo posto. Se lo scaldalo verrà davvero fuori ci penseranno i membri del Consiglio.-
- Infatti, noi abbiamo ben altre grane di cui preoccuparci.- borbottò Ron – Del tipo che rispondere quando la Daves e quello stronzo di Cohen verranno a farci il terzo grado.-
- Ripetiamo le stesse cose del Cavillo no?- propose Neville – Andavano bene. Rita è stata brava per una volta.-
- Come no.- mugugnò Hermione scuotendo il capo – Comunque per ora si continua a indagare su dove possa essere finito Peter Minus. Se mai verrà trovato, Sirius sarà del tutto scagionato, comunque c’è anche la parola di Lucilla che può essere presa in considerazione per liberarti.-
Black ghignò non molto convinto – Tesoro, la mia parola e quella di quella mezzo demone non valgono un tubo.-
- Dici?- Remus alzò le spalle – Non credo che il Ministero voglia inimicarsi la Lady Oscura.-
- Appunto per quello. La nostra parola vale ancora poco.-
- Ma quella di noi studenti no.- gli sorrise Hermione incoraggiante – Harry ormai è di nuovo molto stimato e fra i maghi in tanti credono in lui. Quando la notizia che tutti i Mangiamorte sono stati sconfitti verrà divulgata per bene, tutti faranno a gara per leggere il Cavillo e le nostra testimonianze. E poi il resto spetta a te e a Lucilla.-
- A meno che tu non preferisca restare infognato a Grimmauld Place.- gli disse Ron serafico.
- Te lo scordi.- mugugnò Sirius alzandosi in piedi – Bene pesti, adesso vado a farmi due passi. Parlerò con Silente e voi dovete promettermi di stare alla larga dai guai e dai Serpeverde, intesi?-
- Contaci.- risposero i ragazzini con le loro stronzissime facce angeliche e Black lasciò perdere, al limite del suo precario sistema nervoso. Appena tornato in vita e già gli veniva voglia di tornare dietro al Velo.
Aveva anche in programma di andarsene un po’ di tempo via con Harry, solo pochi giorni ma a quanto aveva visto dal calendario scolastico, non gli avrebbe fatto un favore. Gli esami erano troppo vicini.
Sospirò, un po’ depresso…ma in fondo avrebbero avuto molto tempo per stare insieme.
La giornata, fino a cena, fu praticamente dedicata a "ognuno per sé."
Con la mancanza dei professori che si alternavano a ore indecenti, praticamente fecero lezione solo con Tristan...peccato che Serpeverde del settimo anno praticamente non si presentò in sala, facendo un gran favore a tutti.
Fu una vera pacchia per Blaise che quella mattina a colazione aveva rischiato grosso, anche se poi erano intervenuti i compagni di Dalton da Corvonero (chiamati acidamente da Cohen "La Brigata dei Neri" in un articolo precedente) e lo avevano saltato dalla lapidazione, spedendo in infermeria sia Preston che il suo amico Fawcett che era il cacciatore della squadra. La soffiata che Zabini stava rischiando l’osso del collo era arrivata niente meno che dalle cacciatrici stesse, Calista e Sarah che nonostante tutto avevano ancora un po’ cervello.
Anche Terry Turner, l’Isolano, che si faceva sempre i fatti suoi, non parlava mai con nessuno e non alzava mai gli occhi dai libri, rischiò qualche occhio nero e solo per il semplice fatto che i suoi non erano Mangiamorte, come Blaise, ma i prefetti riuscirono a fermare i colpevoli, sottraendo alle serpi una cinquantina di punti a volta.
Quello sembrava diventato l’unico modo per tenere a bada gli animi ma a sera fatta c’era una tensione che si tagliava col coltello. Tristan e gli Auror lo sentivano passando nei corridoi. I bisbigli velenosi si erano triplicati, per non parlare della curiosità folle di tutta Hogwarts verso quanto era accaduto i giorni prima.
- Si, farò un discorso.- aveva alla fine ceduto Silente quando le richieste degli insegnanti si erano fatte serie.
La Sala Grande cominciò a riempirsi e quando Harry entrò, sperando di trovare Elettra, ricevette solo un migliaio di occhi addosso che cominciavano davvero a irritarlo. E dire che doveva esserci abituato.
- L’hai trovata?-
- No.- bofonchiò triste quando Draco gli arrivò a fianco, facendo aumentare i bisbigli.
Sentendo quel concerto di sottofondo, i due ragazzi trattennero una colossale imprecazione ma si avviarono tranquilli verso la navata centrale. A Serpeverde però marcò poco che Potter scoppiasse a ridere.
- Se non altro non sentirai cazzate durante la cena.- lo consolò, dandogli una pacca sulla spalle e Draco dovette ammettere che in fondo non era male. Gli era stata fatta terra bruciata attorno…
Niente rotture di palle! Era la manna!
Harry, notando le stelline nei suoi occhi, sorrise divertito quando arrivò anche Blaise e i due presero posto in mezzo alla tavola, con una separazione di parecchi posti dagli altri. Arrivò poco più tardi anche quel poveretto di Terry e non trovando posto altrove dovette fissare Zabini sconsolato. Blaise naturalmente gli fece posto senza fare una piega e si prepararono a sentire il discorso di Silente, con Malfoy già a pronto a sonnecchiare con le braccia lunghe sotto il mento.
- Potresti almeno far finta di sembrare interessato!- gli sibilò Hermione arrivando a saltelli.
- Pensa alla cena mezzosangue.- rimbrottò lui e alla fine Silente salì sul pulpito, inspirando a forza.
- Si vede che vorrebbe essere a miglia da qua.- ironizzò Seamus all’orecchio di Harry, vedendo la faccia del vecchio mago e in effetti anche il moretto considerò la situazione da un altro punto di vista. La cosa era parecchio spiacevole. Tanti studenti rimasti senza genitori. La loro reputazione era stata date alle fiamme praticamente…
E il risentimento era fortissimo, lo sentivano nell’aria e sulle loro teste come una spada di Damocle.
Così si misero in attesa…sperando che le parole di Silente avrebbero potuto risanare quella faida che ormai pareva inguaribile.

 

 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46° ***



 

Un rivolo di fumo salì fino al soffitto scrostato che un tempo era stato davvero magnifico, coperto da una carta da parati panna e dorata, in tinta col resto della mobilia del negozio di Madame Cerise.
La preziosa boutique negli anni era andata decadendo, a causa della sua ubicazione piuttosto nascosta per le viuzze di Hogsmade ma col tempo era rimasta invece una fama che Lisa Cerise non aveva mai fatto a scordare a nessuna delle sue clienti. L’atelier sembrava decadendo all’esterno ma all’inferno velluti e vasi antichi affastellavano un ambiente di luci soffuse, vestiti e stoffe preziose ammonticchiate ovunque.
Quel rivolo di fumo salì ancora, formato un cerchio, quando Madame Cerise sbuffò dalla sua sigaretta con fare non convinto. Poggiò le mani sui fianchi rotondetti, grattandosi la fronte coperta da un turbante anni ’50.
- Mia cara non ci siamo.- sentenziò brusca – Il rosa ti dona ma…c’è qualcosa che non va.-
Hermione Granger evitò di roteare gli occhi, altrimenti la strega l’avrebbe strozzata. Era la volta buona.
Se c’era una cosa che Madama Cerise non sopportava erano le fanciulle lagnanti e la Grifoncina non era mai stata particolarmente incline a fare la bambola col corredo ma mancavano solo due giorni alla festa di fine anno e lei non aveva ancora trovato un abito adatto, né le scarpe e neanche la borsa.
Tutte le altre erano già pronte da una vita, con trucco, accessori e tutto il resto. Lei invece stava per cadere nel panico.
Tutto l’insieme la stava praticamente massacrando a livello psicologico.
Come le aveva fatto notare anche Lavanda quella mattina, era seriamente sull’orlo di una crisi di nervi e i perché erano due: il primo era che LEI sarebbe andata a quel ballo con Draco Malfoy. Il bellissimo Draco Malfoy, l’algido principe dei serpenti, il principino servito e riverito di Serpeverde e ora anche il figlio dell’unico Mangiamorte fuggito alle grinfie degli Auror. Lei con quel purosangue arrogante.
Se solo gliel’avessero detto mesi prima avrebbe riso a crepapelle per quella sciocchezza…ma ora…tutto era fatto.
E la seconda ragione era ancora più tremenda. Al solo pensarci si sentiva male.
La scommessa . Quella data, quella festa…per lei e Draco erano la fine.
Fine. Chiuso. Non avrebbero avuto più motivo per stare insieme regolarmente, per proseguire la loro storia.
Finito. Tutto distrutto. Per una scommessa…
Quando aveva accettato si era sentita sicura di se stessa, ci avrebbe messo la mano sul fuoco che avrebbe retto alle lusinghe di quel tentatore maligno e presuntuoso. E invece…non ce l’aveva fatta.
Scese dallo sgabello, levandosi di dosso l’abito rosa di shantung con occhi tristi.
Se avesse potuto non sarebbe più uscita da quel negozio.
Prima o poi, a quella festa, la storia della loro scommessa sarebbe uscita fuori e lei era solo una sciocca masochista ad andarci con lui. Che cos’avrebbero dimostrato? Niente. Niente di niente.
Perché fra loro tutto era nato dal niente, non da un vero desiderio da parte di entrambi.
Che sciocca era stata, pensò sospirando. S’infilò un altro vestito, giallo e di seta e mentre Madama Cerise continuava a elencare i difetti e i pregi di quell’abito, Hermione posò lo sguardo sulla finestra aperta…
Hogsmade era animata quel giorno. E tutti i ragazzi stavano andando a provare l’abito per la cerimonia.
Chissà Draco cosa stava facendo…

Malfoy in quel momento stava appoggiato a un tronco di un albero caduto, con la schiena.
La sigaretta fra le dita, la stessa mano a tenergli il viso coperto da una maschera d’indifferenza.
Il vento estivo lo carezzava dolcemente ma lui non lo sentiva per nulla. Non sentiva niente…neanche più gl’insulti, le occhiate dure e sprezzanti. Il disprezzo era stato suo compagno in quell’ultima settimana ma lui non se n’era mai lamentato. Essere suo compagno indicava anche una solitudine che gli era stata utile.
Pensare, riflettere…non aveva fatto altro.
Dette un tiro, spegnendo la cicca a terra poi tornò a guardare il panorama di Hogsmade.
Chissà cosa stava facendo Hermione…
Draco avvertì il sorriso salirgli alle labbra al solo pensiero. Che strano…com’era stato strano il destino per lui quell’anno. Fin da quando Voldemort era tornato, aveva sempre creduto che sarebbe morto giovane, magari ucciso da suo padre mentre tentava la fuga, oppure dai Mangiamorte per la sua vigliaccheria.
Aveva addirittura pensato di porre fine alla sua patetica esistenza con l’aiuto di Potter ma poi il languore l’aveva trascinato fino a quell’anno. Al suo settimo anno…quando una scommessa gli aveva sconvolto la vita.
Era stata quella scommessa a salvarlo, ne era certo.
Se per orgoglio non avesse sfidato la sua mezzosangue, ora non sarebbe stato vivo.
Ora non sarebbe stato lì. Sereno, salvo…innamorato.
Ci aveva pensato a lungo e l’aveva finalmente capito. Blaise ora poteva chiederglielo ancora.
L’amava? Si.
Lui, il purosangue dichiarato che aveva sempre detestato i maghi sanguesporco, si era innamorato di una strega mezzosangue che col tempo avrebbe potuto arrivare a tenere il mondo sul palmo della mano.
Lei era…eccezionale. Hermione Granger era così. Era grande, semplicemente. Grande nello spirito e nel cuore.
E nel bene e nel male, benediceva il giorno in cui l’aveva sfidata. Non l’avesse fatto…non si sarebbe mai neanche scoperto un vero essere umano, con un cuore per amare.
La scommessa…si, la scommessa per molto tempo aveva posto un limite fra loro e secondo lui era arrivato il momento di parlarne seriamente. Basta schermi, basta giochi di potere e di classe. Basta sangue.
Solo loro due, senza più giochetti né scommesse.
Tolse dalla tasca dei jeans, babbani alla faccia di quegli idioti dei suoi compagni, la Gazzetta di Hogwarts e aprendo la prima pagina, visto che quella mattina si era svegliato tardi senza neanche riuscire a darci un’occhiata, vide la scaletta delle sette coppie che avrebbero partecipato due giorni dopo alle elezioni per il re e la reginetta del ballo.
Per quanto trovasse quel genere di feste un ritorno al passato, aveva fatto buon viso a cattivo gioco e si era adeguato, esattamente come avevano dovuto fare molti altri come lui, a partire da Potter e Dalton, per finire con Blaise stesso, ancora infognato in un turbolento rapporto con Calista Caige.
Le classifiche davano vincitore Potter.
Buon per lui, se non altro non avrebbe dovuto salire su quel palco a fianco di quella demente della Mayers diventando sordo ed esponendo lui ed Hermione alla pubblica gogna. Comunque fra loro e Potter c’era poco stacco davvero…
Dannazione, poco e la situazione si sarebbe ribaltata. A quanto pareva, secondo le cazzate che sparava Weasley, lui e la mezzosangue erano diventati famosi a Hogwarts come una specie di favola. Lui bello, dannato e ricco, lei bella, orgogliosa e coraggiosa.
Una favola che li aveva spinti fra le braccia dell’altro e che alla fine li avrebbe anche messi con un bel cappio al collo visto che quelle manifestazioni erano un puro sfoggio di abiti e all’imbecille che faceva di più il pagliaccio per piacere alla truppa. Una vera vergogna.
Pescò anche un articolo della Daves che dopo una settimana era roba trita anche se in sette giorni si era decisamente creata una situazione alquanto interessante: Caramell aveva dato le dimissioni prima ancora che Tanatos Mckay avesse avuto la soddisfazione di andare a sbattere le sue prove in consiglio. La sua filata poco gloriosa aveva liberato molti della sua ottusa presenza e Sirius quella notte aveva stappato più di una bottiglia, levandosi dai piedi l’ameba che più minacciava la sua libertà. Black era stato riammesso in santa pace fra i civili anche se era spesso guardato con molta curiosità ogni volta che a scuola girava con Harry Potter e la sua cricca.
Anche Lucilla aveva potuto contare sul benestare di tutto il Consigli degli Anziani, compreso quello della Umbridge anche perché era venuto a galla lo stato delicato della mezzo demone e a quanto si diceva, Tanatos Mckay non apprezzava che le sue parenti venissero minacciate da vecchi decrepiti. Comunque la situazione non era stata semplice come Tristan aveva cercato di far credere ai suoi studenti.
Lucilla, come nuova Lady Oscura, avrebbe dovuto evitare qualsiasi contatto con la magia proibita e personaggi poco raccomandabili nei tempi futuri. Sarebbe stata tenuta sotto controllo a tempo indeterminato, come se avesse potuto servire a qualcosa e anche il bambino che teneva in grembo avrebbe poi dovuto essere costantemente osservato dagli occhi del Ministero.
Il nuovo Ministro era ancora sotto elezione, a quanto diceva Silente, ma si pensava a uno interno, con esperienza e con abbastanza anni per aver conosciuto entrambe le storie del bambini sopravvissuti e le storie dei Mangiamorte.
Con i figli di questi ultimi ormai si era creata una sorta di armistizio. Il discorso del preside era stato più o meno simile al suo, quella mattina in bagno con Harry. Tutto ciò che restava a quei ragazzi, figli di tanti assassini, era un futuro libero da catene. La scelta sarebbe stata solo loro…e loro avevano scelto. Certo, non si erano più contante le frecciate, le battute velenose e il disprezzo che lui e Blaise sopportavano ogni giorno ma alcuni stavano già cambiando.
Pansy per esempio. E anche Lavinia, Calista Caige, Sarah e il suo battitore Singer si erano fatti più cortesi tanto che quel giorno avevano cercato di stare con lui e Blaise più tempo possibile.
Si, le cose si stavano lentamente riassestando in un mondo che Draco però non conosceva.
Lui era sempre stata un purosangue. Ora era il figlio del Mangiamorte traditore.
Se non altro non era più una bambola vuota, pensò accendendosi l’ennesima sigaretta.
Si alzò in piedi, asciugandosi le mani bagnate di rugiada sui jeans. Il giorno prima aveva piovuto, lo ricordava bene.
Lo ricordava perché sua madre gli aveva mandato un gufo. Gli aveva scritto che quel giorno si svolgevano i funerali di Bellatrix. A Narcissa naturalmente non era passato neanche per l’anticamera del cervello di chiamarlo e lui le era grato per questo, anche perché a quanto ne sapeva sarebbe stata presente tutta la famiglia.
I suoi nonni materni, i Black…bah!
A quanto ne sapeva lui però né Tonks né Sirius Black né la madre di sua cugina si sarebbero presentati.
Aveva pochi ricordi di sua zia Andromeda a essere sincero. Quando l’aveva vista l’ultima volta doveva essere stato troppo piccolo perché non ricordava il suo viso…chissà che tipo di persona era. A lei non aveva mai pensato, viste le continue critiche di tutta la famiglia a quella strega ma ora…si chiedeva che razza di donna fosse.
Una che aveva mandato tutti al diavolo e aveva scelto chi sposare e quali suoi parenti frequentare come le garbava.
Non doveva essere male.
Comunque Narcissa gli aveva anche chiesto un incontro, per quel pomeriggio a Hogsmade. I loro rapporti erano ancora un po’ rigidi, specialmente perché Draco nonostante tutto aveva sempre visto i suoi molto innamorati, molto teneri fra loro quando nessun altro li guardava, e poteva immaginare il dolore di sua madre senza Lucius Malfoy.
Mancava poco al loro incontro. Sentì le campane della chiesa di Hogsmade scoccare le tre.
Era ora e si diresse al tempietto dove un tempo aveva trovato Hermione con Dalton.
Dio, non sembrava passato neanche un giorno…
Sul sentiero però trovò qualcuno di conosciuto.
- Potter…- rognò disperato – Che cavolo ci fai qua?-
Harry roteò gli occhi vedendolo arrivare con la sua falcata sprezzante – Devo vedere Sirius.-
- Io devo vedere mia madre.- rispose Draco seccato – Che cos’è questa, una congiura?-
- Più che probabile.- il moretto si rimise le mani in tasca, tornando a incamminarsi – Saranno venuti insieme da Londra. A quanto mi ha detto Sirius ieri sera hanno dovuto discutere in famiglia di come spartirsi le proprietà di Bellatrix.-
- Che le brucino.- sibilò il biondo velenoso.
- Quello che ha detto anche lui.- rispose Harry pacato – Ma se le sono riprese i tuoi nonni materni.-
- Schifosi sciacalli fino alla fine…- Draco gettò via il mozzicone, visto l’approssimarsi del tempietto. Quando lo raggiunsero non trovarono nessuno però. Non c’era anima viva.
- Si Smaterializzeranno qua fra poco.- borbottò Harry sospirando – Che si fa intanto?-
Draco lo guardò di sottecchi, ghignando perfido – Come va con la piccoletta? Tutto ok?-
- Sai che sei davvero una merda?- Potter gli fece un gestaccio – E per la cronaca con Elettra ho messo tutto a posto, alla faccia tua!-
- Hai strisciato per bene allora…-
- Ma perché mi spreco a parlare con te?- il Grifondoro lasciò perdere, tanto era una causa persa quando un PUF da Smaterializzazione arrivò alle loro orecchie. Si girarono entrambi e videro solo una donna, volta di spalle. Aveva lunghi capelli castano chiaro lisci e quando si voltò verso di loro…quasi cacciarono un grido misto fra rabbia e spavento. Scattarono indietro, pronti ad estrarre le bacchette quando apparvero anche Sirius e Narcissa, vicini alla donna.
- Non potevi aspettare un attimo?- sbuffò Black spazientito, senza notarli – Sei sempre la solita!-
- Siete lenti…- rispose quella pacata poi senza lasciar parlare ancora il cugino indicò con un sorriso i due maghetti.
- Siete qua!- disse Sirius cacciandosi le mani in tasca – Come mai quelle facce?-
Anche Narcissa notò il loro sguardo allarmato e seguendolo arrivò a sua sorella.
- Oh…si, in effetti le assomigli.- disse tranquilla.
- Assomiglio a chi?- la donna la guardò storta – Attenta sorellina.-
- Sei sputata Bellatrix, hai fatto venire un colpo ai ragazzi.- proseguì Sirius saccente.
- Non è vero che le assomiglio tanto!- si lagnò Andromeda Black Tonks, posandosi le mani sui fianchi – Tutte storie!-
- Bhè, ai ragazzi è venuto un colpo comunque…- rise Sirius – Harry, ti presento mia cugina Andromeda.-
- Draco…lei è tua zia.- disse invece Narcissa, rivolta al figlio – Ma è passato troppo tempo, non credo ti ricorderai.-
- Infatti non mi ricordo.- bofonchiò confuso. In effetti…si, assomigliava molto a Bellatrix. Avevano gli stessi lineamenti ma quelli di Andromeda erano leggermente più dolci. E aveva gli stessi occhi azzurri di sua madre, mentre Bellatrix aveva avuto occhi neri come la morte.
Per non parlare del sorriso solare e spontaneo, notò Harry fattosi meno guardingo.
- Salve ragazzi,- disse Andromeda sorridendo – vi siete ripresi dallo spavento? Vi assicuro che non mordo.-
- Tutte balle.- bofonchiò Sirius andando a mettersi all’ombra del tempietto.
- Potresti essere più cortese sai brutto randagio?- sentenziò la strega ghignando in un modo che Harry conosceva molto bene – Non fosse stato per me a quest’ora te ne staresti ancora a Grimmauld Place sotto l’occhio vigile di mia figlia e di quello svitato di Malocchio.-
- Che vuoi, un grazie?- Sirius fece un gesto vago con la mano – Non credevo che fra noi fossero di regola.-
- Ah, già…voi l’educazione la considerate un’opzione.- mugugnò Narcissa andando a sedersi a sua volta, tirandosi dietro anche la sorella maggiore e i due maghetti.
- Com’è andata al funerale?- chiese Draco a sua madre, dopo aver discusso del più e del meno.
La bionda alzò le spalle – Le solite cortesie dei Black. Mamma ha litigato col cugino Steve per quell’orrendo busto di nonno Joseph che si fece fare quando compì novant’anni. Sono volati i soliti insulti.-
- Al funerale? Hanno parlato dei beni al funerale?- sussurrò Harry a Sirius, sconvolto.
- Al funerale di mia madre, Bellatrix e mia zia si sono contese un vecchio quadro che la rappresentava. Tutta scena per gli altri conoscenti. Pensa che si sono anche prese per i capelli.-
- Uno spettacolo imperdibile.- soffiò Narcissa – Anche ci sono andata di mezzo io.-
- Ah, qualcosa forse mi ricordo…- Draco corrucciò la fronte – Quanti anni avevo?-
- Tre.-
- Si…non hai cercato di separarle e papà per aiutarti s’è quasi preso la bacchetta in un occhio?-
- Lo dicevo io che la vecchia si ostinava a vivere per dispetto.- mugugnò Sirius poggiando i gomiti sulla spalliera delle panche di pietra – Ma se non altro ieri sera ce la siamo anche sbrigata con le ultime faccende.-
Harry, sentendo quelle parole, s’illuminò come una lampadina – Ti hanno ridato i tuoi soldi...-
Sirius annuì, iniziando a sorridere in maniera alquanto birichina.
- E le tue proprietà?-
- Tutte, fino all’ultima.- rispose, scoprendo i denti bianchi.
- E non dovrai più stare a Grimmauld Place?-
- No.-
Harry si alzò in piedi – Possiamo andarcene a vivere dove vogliamo dopo il mio esame allora?-
- Si!- ridacchiò Sirius e per poco il bambino sopravvissuto non gli volò in braccio, stritolandolo al collo felice come da tempo non si sentiva – Non dovrò più tornare dai Dursley!!-
- Ah, è solo per quello che vuoi venire a vivere con me allora?- fece Black, fintamente offeso.
- Eh certo, praticamente sarà lui a doverti fare da padre.- frecciò Andromeda, facendosi comparire fra le mani un grande bicchiere di the al limone, visto il caldo pazzesco – Non è che tu sia molto affidabile!-
- Non ti rispondo neanche!- borbottò Sirius, ormai troppo felice per poter pensare ad altro. Potevano andare a vivere dove volevano…ovunque, sempre insieme!
- Verrà anche Remus con voi due?- gli chiese Andromeda, porgendo ad entrambi altri bicchieri.
Sirius scoccò un’occhiata d’intesa a Harry e subito il Grifondoro parve felicissimo.
- Anche Moony! Grande! Ah, non vedo l’ora Sirius!-
- Dio, quei babbani devono essere stati davvero insopportabili…- bofonchiò Black.
Andarono avanti a discorrere del più e del meno per qualche minuto, tanto che perfino Draco che solitamente non gli estranei amici di famiglia non era mai a suo agio, riuscì a distendersi. Sua madre e i suoi parenti avevano l’aria di essere più simili di quello che aveva mai creduto. In fondo aveva sempre pensato a Narcissa come una donna arida e priva di slanci, invece ora la scopriva ironica, pungente…e gentile con sua sorella maggiore. L’aveva visto perfino sorridere qualche volta. L’aveva dimenticato quel sorriso. Era bello…tanto bello. E dolce.
Sarebbe stato bello avere un sorriso del genere tutto per lui.
Sua zia invece era una persona alquanto particolare. Lei era stata una Serpeverde…atipica, un po’ come Blaise.
In effetti glielo ricordava un po’. Anche lei, come tutti i Black, aveva un vena sarcastica molto divertente, era brillante e spiritosa in un modo mai esagerato…e questo aveva fatto dimenticare sia a lui che a Potter la sua somiglianza con Bellatrix. Inoltre non era stata invadente. Non aveva cercato di parlargli a tutti i costi ma Draco si era accorto perfettamente che lo stava studiando. Forse le ricordava Lucius…
A un certo punto però Harry e Sirius decisero di levare le tende a causa di una telefonata improvvisa al cellulare morto di Potter. Il moretto lo guardò sconvolto, poi accorgendosi che era la mezzosangue lasciò perdere e rispose esasperato, pensando a qualche casino e infatti la voce della Grifoncina arrivò come una strombazzata a tutti i presenti.
Lo Sfregiato cercò di calmarla ma sembrava in preda a una vera e propria crisi isterica, così Malfoy pensò che volesse parlare con lui invece Hermione chiese direttamente di Black.
Sirius ci aveva parlato una volta in un cellulare e tutto divertito si apprestò a cercare di capire che avesse…e quando ci arrivò non aveva più una faccia molto allegra.
- Che cos’ha la mezzosangue?- chiese, mentre Harry finiva il the ringraziando Andromeda molto gentilmente.
- Problemi di abbigliamento, ci pensiamo noi tranquillo…- e salutò anche Narcissa, poi senza dire altro agguantò il suo padrino e se la filarono per il sentiero, promettendo che sarebbero tornati. Promesse da marinaio, chiaro, ma una volta solo con quelle due donne, Draco si sentì un pelino imbarazzato.
Aveva l’impressione che volessero parlargli di qualcosa di privato e ne ebbe le prove quasi subito.
Sua madre gli mise in mano una lettera che portava il nome della Grifoncina come destinatario. La carta era intestata… portava il simbolo argentato a forma di leopardo degli Hargrave.
- E’ di Jane.- gli disse Narcissa – Mi ha chiesto di farla avere a sua figlia. Potresti farlo tu, per favore?-
- Certo.- rispose, infilandosi la lettera nella tasca dei jeans – Jane sta bene vero?-
Narcissa sospirò, scambiandosi un’occhiata con la sorella.
- Il Ministero non ci va leggero con chi entra nell’Ufficio Misteri, specialmente nella sezione Magie Perdute. Lord Hargrave ha rischiato parecchio e ora stanno facendo dei controlli su Jane. Ora si trova al suo maniero, nel Linkolnshire. Alcuni Osservatori sono stati incaricati di farle dei test ma il fatto che sia anche una Veggente sta rendendo difficoltosa la regolamentazione della sua nuova condizione.-
- In effetti si contano sulla di una mano i casi che nei millenni sono stati studiati.- disse anche Andromeda, continuando a sorseggiare il suo the – Il Ministero con lei sta brancolando nel buio, è per questo che sono così nervosi.-
- Ma Lord Hargrave non permetterà certo che le facciano…- iniziò Draco e Narcissa scosse il capo, rassicurandolo – Figurati, nessuno finisce ad Azkaban per essersi riappropriato dei suoi poteri. Al massimo Lord Hargrave potrà ricevere qualche ingiunzione ma non credo…non ora che ha riconosciuto Jane come sua figlia.-
- Quindi è tutto a posto.- sospirò il biondino, più tranquillo.
- Si, è tutto scritto lì.- Narcissa fece un mezzo sorriso – Jane cade sempre in piedi.-
Purtroppo, dopo aver parlato di un argomento tanto voluto, Draco capì che era arrivato il momento dell’altro lato della medaglia. In mezz’ora, sua madre e sua zia ribaltarono quel poco di mondo appartenente al passato che gli era rimasto. Addolorata, Narcissa gli disse ciò che doveva: le proprietà dei Malfoy erano state confiscate dal Ministero. Lui, come unico erede, sarebbe ritornato in possesso delle loro case, del denaro alla Gringott, degli arazzi, dei terreni...tutto al compiere dei ventun anni. A Lucius Malfoy non era rimasto intestato più niente.
Il loro intero patrimonio era rimasto in titoli intestati a lui e sua madre. Tutto il resto…era storia vecchia.
- E…casa nostra?- sussurrò, deglutendo.
Narcissa scosse il capo – Gli avvocati mi hanno consigliato di chiuderla, aspettando la tua maggiore età legale. Tuo padre verrà considerato morto e io sono ancora una Black. Per quanto il patrimonio dei Malfoy verrà diviso fra me e te, ho pensato che sarebbe stato tenere le proprietà fuori dalla nostra vita fino a quando avrai compiuto ventun anni. Quando sarà il momento deciderai tu cosa fare.-
- Ma è casa nostra…- alitò, sentendosi stranamente perduto – Lì ci sono tutte le nostre cose!-
- Terminati gli esami dovremo sgombrarla.- gli disse Narcissa – Il Ministero è stato molto chiaro con me. Io sono stata giudicata innocente grazie alle testimonianze degli Auror e di Silente ma quella casa rappresenta tutto ciò che è stato tuo padre. Quando compirai gli anni, te l’ho detto, potrai farne ciò che vuoi. Ora purtroppo non possiamo tornarci ma abbiamo ancora tutto il nostro patrimonio...- lo guardò, sorridendo amara – Lo so che i soldi non sono niente.- e gli carezzò timidamente la mano – Ma hai compiuto diciotto anni, fra pochi altri anni potrai riprenderti tutto quello che vorrai. Ora però dobbiamo pensare a te e i soldi della tua eredità ti faranno vivere di rendita per molto tempo fino a quando non deciderai cosa fare della tua vita.-
- E tu? Tu dove andrai?- la guardò sgomento, serrandole la mano senza accorgersene – Io dove andrò?-
- Abbiamo ancora le case in campagna dei Black.- s’intromise Andromeda dolcemente, attirando subito la sua attenzione – Tua madre potrà vivere dove vorrà ma per un certo periodo dovrà essere controllata, questo immagino che tu lo possa capire…e poi ora a Grimmauld Place c’è la casa dei nostri zii. È stata totalmente ristrutturata, senza contare che potrà stare da me per tutto il tempo che vorrà.-
- Grazie.- Narcissa sorrise debolmente – Ma non importa cosa farò io. Dobbiamo pensare a Draco.-
- C’è solo l’imbarazzo della scelta.- Andromeda sogghignò con tenerezza, fissando il nipote – Fra quelle orribili e pompose case dei Black e dei Malfoy in cui sei stato…ce n’è una che non ti ha particolarmente disgustato?-
Draco, ancora in subbuglio, borbottò qualcosa ma più andavano avanti e più cominciava a sentirsi di nuovo franare il terreno da sotto i piedi. Sua madre aveva fatto portare via tutto da Malfoy House.
Le sue cose…le viste dalle finestra di mattina presto…
Anche se tetra, anche se chiusa, anche se fredda…era stata casa sua.
In carrozza, per tornare a Hogwarts, guardava fuori dal finestrino e cercava di non pensarci.
Sua madre se n’era già andata via. Avrebbe tanto voluto passare più tempo con lei…ma gli aveva promesso che gli avrebbe scritto presto. Sarebbe andata da Andromeda per qualche tempo e questo lo faceva sentire meglio.
Sentì una carezza sulla spalla e socchiuse gli occhi.
- Allora? Com’è tua zia?- gli chiese Blaise sorridendo.
Draco lo guardò, cercando di mostrarsi sereno anche per non farlo sempre preoccupare.
- Mi piace.- rispose, accorgendosi di essere sincero – Assomiglia molto a Bellatrix di aspetto…ma di carattere è del tutto diversa. È…-
- Simpatica?- l’aiutò Zabini ridacchiando – Dolce? Intelligente? Una Black?-
- Diciamo di si.- Draco sospirò e si tolse dalla tasca un’altra busta che gli aveva consegnato proprio Andromeda.
- Cos’è?-
- Mia zia mi ha detto di guardarle quando sono un po’ giù.-
Blaise sgranò gli occhioni blu quando il suo migliore amico si ritrovò fra le mani circa una decina di foto molto vecchie. Entrambi i Serpeverde rimasero allibiti…e poi Draco cominciò a correrle tutte freneticamente.
Lui da bambino! In braccio a sua madre che rideva come mai le aveva visto fare!
Come lo stringeva affettuosamente…
In una foto c’era anche Andromeda. Era con loro due, sotto un porticato che non riconosceva.
Lui poteva avere appena tre anni ma le gettava le braccine al collo felice di stare con lei…e poi rimase di sasso quando trovò quella che stata scattata prima di tutte le altre.
Suo padre…e sua madre. Stavano seduti su un divano, ridendo fra loro…con lui, di appena un anno, in braccio a Lucius. Sorridevano…sorridevano senza un problema al mondo. Anche suo padre rideva in un modo che gli era del tutto estraneo. Era strano poi vedersi in braccio a lui. Lucius non gli aveva mai mostrato molto affetto…almeno a gesti.
Eppure in quella foto lo stringeva con tenerezza, gli faceva fare ciao con la manina…
Si strinse quelle foto al torace, lasciandosi andare contro lo schienale e quando Blaise gli passò un braccio dietro al collo non esitò a imprecare, addolorato.
- Perché è finita così?- ringhiò, con tutta la rabbia che provava – Perché non ha provato prima a salvarsi?-
- Ha capito che ormai poteva solo salvare te.- Blaise gli carezzò ancora il capo, triste per lui – Ma è una prova d’amore, Draco. Ha lottato tutta la vita per salvare se stesso. Non ce l’ha fatta…ma ti ha amato…e ti ha amato davvero, altrimenti non ti avrebbe salvato. Ha capito che l’unica cosa importante sei tu.-
- Dannazione…-
Socchiuse gli occhi argentei, avvertendo un dolore martellante che proveniva da dentro.
Dannazione a suo padre!

Tornarono a Hogwarts che il sole stava calando. La fiumana di studenti si riversò nella piazza della fontana, poi entrò nell’edificio ed alcuni si fermarono nella speranza di vedere qualche nuovo piccante pettegolezzo appeso alla bacheca d’ingresso. Lì c’erano le statistiche magiche del gradimento coppie e tutti quelli che si fermavano a vedere si mettevano a ridere eccitati. In effetti c’era un gran fermento. Forse perché l’anno stava per finire…ma soprattutto perché quel ballo avrebbe visto andare via Harry Potter e il Terzetto Miracoli, Draco Malfoy e tutta la sua cricca…
Insomma, le principali attrazioni se ne sarebbero andate e tutte le ragazze ormai facevano a gara per contendersi le loro ultime attenzioni anche se sapevano perfettamente bene che niente, in quegli ultimi due giorni, avrebbe scollato Harry Potter dalla sua ragazza, Elettra Baley.
Grifondoro aveva vinto di nuovo la Coppa del Quidditch due giorni prima, specialmente grazie a lei, mettendo fine al campionato interno. Corvonero e Serpeverde si erano ritrovati al secondo posto, stessi punti, con uno scarto minimo. Harry infatti all’ultima partita aveva avuto il terrore di perdere. I battitori della squadra argentata e verde si erano fatti delle vere belve, Elettra e Albert erano usciti dal campo con un taglio sul sopracciglio ciascuno ma avevano rischiato molto di più. Comunque Serpeverde era stata scoordinata, come a farla pagare al capitano che per una volta aveva volato senza pensare a nient’altro. Decisamente era stato lo scontro più vero che in quegli anni Harry avesse mai avuto con Draco… però alla fine, dopo fare tanto gli angioletti, un’ultima soddisfazione se l’erano presa.
Quando i professori ormai credevano che l’avessero smessa con la loro guerra in tutto, i due fecero scoppiare l’ennesima rissa in campo, con scope menate ovunque e cazzotti.
L’ultima partita…Harry ancora ci pensava quando scese a sua volta dalla carrozza, per tornare dentro alla scuola.
Avevano giocato l’ultima partita. Pochi giorni e ci sarebbe stata la festa. Una settimana di pausa e per loro il M.A.G.O.
Poi non sarebbe più stato un Grifondoro. Non avrebbe più portato lo stemma dorato, niente più Mcgranitt che urlava di comportarsi bene…niente più lui e Ron a dormire alle lezioni, niente più partite contro i Serpeverde, niente più Piton e la sua supponente presenza, niente più Silente con le sue stranezze...
Niente più Ron e gli altri insieme a lui, a divertirsi.
Niente più Hermione…
Persino niente più Malfoy con cui fare a botte.
Niente più Elettra a scaldargli il cuore con un sorriso…
Finito. La scuola era finita. Hogwarts era finito .
Rimase impalato in mezzo alla piazzola mentre gli altri studenti continuavano ad affluire all’ingresso.
Alzò il viso sul castello…e di colpo sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui. Panico.
Lasciò che tutti entrassero e quando rimase solo corse dietro alla fontana ed estrasse dalla tasca dei pantaloni lo specchietto di Sirius, rotto a metà perché l’altra parte l’aveva regalata a Hermione. Quasi urlando, richiamò il suo padrino che apparve poco dopo, un po’ spiazzato.
- Dio ma cosa c’è?- si allarmò, vedendogli la faccia spaventata – Harry tutto ok?-
- Sirius…- Harry ansimava, veramente a pezzi – Sirius…posso…posso venire da te?-
- Harry, calmati!- gl’ingiunse Black – Mi dici cosa succede per favore? Stai male? Cos’è successo?-
- Non lo so!- sbottò il bambino sopravvissuto, tremando – Voglio solo venire da te!-
Sirius non capiva ma più lo guardava e più qualcosa gli diceva che era meglio non discutere. Potter lo vide dargli un secondo le spalle, lo sentì parlare con Remus probabilmente: gli stava dicendo di avvisare Silente tramite una sfera magica che Harry sarebbe uscito da scuola e venuto dritto a Grimmauld Place, dove Black stava facendo le valige.
Il Grifondoro intanto non se lo fece ripetere due volte. Di corsa, senza avvisare nessuno, volò giù per la gradinata del giardino esterno, poi giunto al portone lo scavalcò senza degnare Gazza di un’occhiata che lo rincorse sbraitando fino a quando Harry non fu fuori dal campo anti Smaterializzante…e poi sparì.
Apparve al buio di Londra, dietro un angolo della via che conosceva bene ormai e si mise a correre per strada, incurante delle macchine che sfrecciavano di giovedì sera, vedendo subito che la casa stava riprendendo forma normale. Si precipitò sui gradini e quando Sirius aprì la porta si ritrovò con la braccia di Harry strette alla vita e un ragazzo di quasi diciott’anni che avrebbe passato la notte intera sveglio, a parlare con lui…rivelandogli ancora una volta quanto fosse simile a James.

Ron, prima di andare a cena, uscì dallo studio di Silente imprecando in tutte le lingue che non conosceva.
- Accidenti a Harry!- sbraitò quando raggiunse la Sala Grande, buttandosi a tavola incavolato nero.
- Che c’è Weasley, cattiva giornata?- frecciò Fawcett da Serpeverde.
- Fammi un favore perdente, vedi di startene zitto eh?- ringhiò il rossino, sbalordendo sempre Hermione e gli altri per come diventava un leone quando perdeva le staffe – Oppure vuoi che mettiamo a posto i conti per la ferita di Elettra?-
- E capirai, neanche l’avessi uccisa!- si schifò quello.
- Ma vai all’inferno!- Ron tornò a infilzare le patate come un indemoniato.
- Allora?- gli chiese Neville preoccupato – Dov’è Harry?-
- Da Sirius!- sbottò incazzoso, facendo tirare alla Grifoncina un silenzioso sospiro di sollievo – Non capisco che cavolo sia successo ma non mi sono neanche accorto che spariva! Silente ha detto che è stata una cosa improvvisa!-
- Si vede che voleva stare un po’ con il suo padrino no?- gli fece notare Lavanda.
- Si, è da tanto che non stanno insieme.- gli disse Ginny per calmarlo – Sarà stato un raptus affettivo…-
- Il raptus ce l’avrò io quando lo strozzerò!- ringhiò ancora Ron – Ogni volta che sparisce ne capita sempre qualcuna, io non riesco più a sopportare queste cose! Quando pensi che tutto sia finito, lui riprende con queste abitudini del cazzo!-
- Ron…- Hermione gli scoccò un’occhiata penetrante, pregandolo di calmarsi e lui, dopo un altro borbottio sottomesso, si decise a distendere i nervi anche se per farlo alla fine della serata dovette massacrare la Grifoncina a scacchi per almeno quattro volte di fila ma la bella Granger non parve farci caso anche se ormai cominciava davvero a pensare che quel gioco fosse un po’ troppo violento per i suoi gusti.
Quando la regina di Ron spezzò di nuovo il collo al suo re, Hermione lasciò perdere.
- Ci rinuncio.- mugugnò alzando le mani in segno di resa, poi però sollevò anche uno sguardo inquisitorio su Ron.
- Che ti è preso stasera?-
Il rossino serrò le mascelle, lasciandosi andare contro la sedia che si erano portati dalla sala comune di Grifondoro. Avevano deciso di mettersi a giocare in giardino, visto che il coprifuoco per loro del settimo era ormai storia passata, ma soprattutto per stare lontano da orecchie indiscrete.
- Allora?- richiese Hermione, avvolgendosi in uno scialle color perla che le aveva regalato sua madre per quell’ultimo anno – Ron che t’è preso?-
- Lo sai.- disse, aprendosi una delle due bottiglie di Burrobirra che si erano portati. Bevve un lungo sorso, scuotendo il capo – Ogni volta, ogni anno…è sempre successo qualcosa. Io gli sono sempre vicino ma quando sparisce…cazzo, vivo nell’angoscia che gli possa essere successo qualcosa di grave e che noi non possiamo fare niente per aiutarlo, quando lui invece…-
-…Quando lui invece per noi c’è sempre stato.- Hermione sorrise, cingendosi le ginocchia con le braccia – Ti capisco. Ma se per te è finita…forse per lui ancora no.-
Ron annuì, mesto e malinconico – Lo capisco questo ma...-
- Anche io ho paura,- la streghetta si sporse per carezzargli una mano – anche a me mancherà da matti questo posto ma non è mai stato ciò che invece è stato per Harry. Io adoro Hogwarts…ma per lui è stata la sua casa per sette anni. Ron, non ha mai avuto una vera famiglia ma incontrandoti invece è diventato membro della tua. I tuoi lo amano, i tuoi fratelli lo considerano uno del pacchetto…- sorrise ancora, vedendo il rossino con gli occhi un po’ lucidi e che cercava di nasconderli, per fare l'uomo duro – Harry ci vuole bene e se non ci fosse stata Hogwarts lui non avrebbe mai trovato noi, non avrebbe mai messo alla prova ciò che realmente è. Non ci sarebbero stati il volo e il quidditch nella sua vita. Senza Hogwarts non ci sarebbe stato mai neanche Sirius né Elettra. Per lui, Hogwarts è tutto ciò che possiede. È la sua casa. La sua vita.-
- Perché continua a pensare che non ci vedremo più?- sussurrò Weasley – Io a volte non lo capisco proprio! Abbiamo già organizzato il viaggio di quest’estate! Sirius fa parte dell’Ordine e diventeremo tutti Auror! L’abbiamo deciso insieme! Perché ha questo terrore folle di andarsene da qui?-
- Questo è come un nido per lui.- Hermione sospirò paziente – Qui c’è tutto quello che lui ha sempre sognato! C’è anche Lucilla che ha vegliato su di lui per tutti questi anni! Per Harry non è facile staccarsi da qua perché una volta qui fuori lui crede che ci separeremo. Pensa, inconsciamente, che l’unico filo conduttore sia la nostra magia…e il legame che ci ha unito al primo anno quando abbiamo giurato di eliminare Voldemort.-
- E ora che non c’è più né Voldemort né Mangiamorte…- capì lentamente Ron.
- Già, crede che tutto finirà dopo gli esami.-
Ron bevve un altro lungo sorso, abbassando il capo. – Ma tu guarda che deficiente!-
- Non ha ancora capito quanto siamo appiccicosi a quanto pare…- ridacchiò Hermione.
- E’ il mio migliore amico, figurarsi se lo mollo! Ma che cazzo ha in testa?-
La Grifoncina sollevò le spalle, ridacchiando più sollevata – Se non altro domani torna e potrai spaccargli la faccia. E sai una cosa? Penso che gli mancherà anche Malfoy…dove lo trova un altro che lo mandi a quel paese ogni due secondi?-
- Per favore…- Ron accostò il capo alla spalliera della sedia e si mise a guardare le stelle. Era meglio cambiare discorso, tanto sarebbe stato utile solo parlarne con Harry, così si ricordò di un altro succulento pettegolezzo – Hai più visto Lucilla?-
- L’ho vista prima di cena. Io ed Elettra siamo passate a trovarla. Adesso dorme separata da Tristan.-
- Ma perché?- Ron allargò gli occhioni chiari – Vuoi dire che non si sposano più?-
- Non mi pare che gli abbia mai detto si.- disse la Grifoncina tranquilla – E poi Lucilla è fatta a modo suo. Non è una che si sposa solo perché aspetta un figlio. Adesso è anche libera di tornare a vivere fra la gente civile…più o meno, quindi potrebbe permettersi di crescere suo figlio e frequentare Tristan fino a quando le garberà di dire quel si.-
- Dio se siete contorte voi donne…- Ron le lanciò l’altra bottiglia di Burrobirra, sbuffando.
- E tu invece?- Hermione lo guardò davvero con pena – Mancano due giorni al ballo e tu snobbi tutte le ragazze che t’invitano. Perché non dici si a quella che ti piace di più Ronald e la fai finita? Non sei di vetro sai? Non ti mangiano mica!-
- Sono tutte oche!-
- Cosa? Anche Padma e Lavanda?-
- Peggio della morte! Piuttosto ci vado con mia sorella!-
- Ginny ci va con Dean.-
- Allora ci andrò con qualcun altro, non mettermi l’angoscia che proprio non ne ho bisogno.-
- Mamma mia, ma sei davvero intrattabile!- rognò la streghetta – Ti hanno dato il due per caso?-
- Ah, spiritosa…- Ron ringhiò sonoramente – No, solo che l’unica che mi va non è disponibile.-
- E chi sarebbe?- chiese la ragazza con una faccia d’angioletto curioso.
Ron la fissò storta, poi si volse indietro per vedere che ci fosse qualcuno nei paraggi…e quando tornò a osservarla con le orecchie rosse come i suoi capelli.
- E allora?- Hermione sollevò le sopracciglia stranita - Cos’è un uomo?-
- Ma no, scema!-
- E allora cos’ha questa ragazza che non va? Ha i baffi? La gobba? È pelosa?-
- No!-
- Allora è brutta! Ha la bocca storta?-
- Ma no che non ha la bocca storta!-
- Sarà mica quella scema francese, quella che si fila Bill!-
- Ci mancava che ti ricordassi di Fleur! No, non è lei!-
- Allora è piatta come una tavola! Cos’è, una schiappa a letto?-
- La finisci di dire stronzate?- sbottò Ron esasperato e arrivato a quel punto, distrutto a livello psicologico dalla pressante rottura della sua migliore amica, decise di vuota il sacco – Cazzo è la Parkinson!-
Hermione che stava bevendo dalla bottiglia quasi si sbrodolò tutta sul prezioso scialle e quando ebbe finito di tossire, capì che in quei mesi non era stata l’unica a "far amicizia" con il suo compagno di banco…
Si vedeva dalla faccia troppo rossa del suo amico che in vita sua non aveva mai saputo mentire troppo bene…

 

 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47° ***



 

Harry tuffò il naso nella tazza di caffè fumante che Remus gli aveva messo davanti pochi secondi prima.
- Grazie mille.- gli disse, cercando di sorridere.
- Ma figurati.- Lupin si sedette al suo fianco, alla grande tavola della cucina di Grimmauld Place n°12 – Allora? Pronto per tornare a scuola?-
Il Grifondoro continuò a tacere, osservando ostinato il liquido scuro muoversi circolarmente dentro alla tazza.
Non aveva voglia di andarsene, non voleva lasciare Sirius però voleva anche tornare dai ragazzi.
Sospirò pesantemente, poggiandosi sui gomiti con fare disperato.
- Devo farmi vedere da uno strizzacervelli, dannazione.- sibilò frustrato.
- Strizzacervelli?- disse una voce sulla porta – Ci vengo anch’io!-
- Paddy.- Remus lo salutò con un altro sorriso, mollandogli una tazza fra le mani e sogghignando dei suoi capelli lunghi tutti scomposti – Mamma mia che faccia avete tutti e due! Fino a che ora siete rimasti su a parlare?-
- Le quattro.- bofonchiò Sirius afferrando un muffin e svaccandosi davanti a Harry, strizzandogli l’occhio.
- Ci credo che vi siete svegliati a quest’ora allora.- bofonchiò il lupo mannaro, osservando il pendolo che batteva le due di pomeriggio – Meno male che Harry non aveva più lezione. Quand’è il ballo a proposito?-
- Domani sera.- sospirò il bambino sopravvissuto.
- Non sei contento di andarci?- gli chiese Lupin stranito – Sembravi entusiasta giorni fa.-
- Ma si, sono contento…- ammise stanco – Però probabilmente dopo domani sera non vedrò più Elettra per parecchio tempo.-
- E io questa Elettra ancora non l’ho conosciuta, miseria!- sbuffò Sirius, finendo il caffè macchiato – Prima è coi suoi, poi avete litigato e ancora non mi hai detto perché…- insinuò, mentre Harry arrossiva vagamente – Che menata, ma invitala qua no? Resta ancora qui e invitala a cena.-
Potter alzò lo sguardo, sconvolto e senza parole. Però…l’idea non era male…solo che…
A chi chiedeva il permesso per far uscire Elettra da Hogwarts?
- Potter, spero capirai che si tratta di una cosa del tutto ufficiosa!-
La Mcgranitt li fissava tutti quanti dal caminetto, la testa fra le fiamme, la solita aria arcigna perché Harry le aveva fatto venire un colpo neanche cinque minuti prima, apparendole nella grata del caminetto del suo studio con quella supplica accorata. Portarsi via Elettra a cena. E nonostante la Mcgranitt sapesse bene che il Signor Baley le aveva consegnato una sorta di pass autorizzato che permetteva alla figlia di fare più o meno qualsiasi cosa nel limite dell’umano buon senso, la professoressa era anche piuttosto combattuta.
Per non parlare di Sirius che continua a piagnucolare fintamente, facendole aumentare l’emicrania.
Per fortuna però fu Remus con le sue buone maniere a discutere con lei, spedendo Black indietro e tenendogli chiusa quella maledetta boccaccia con una mano. Così disquisì con la professoressa di Trasfigurazione per qualche minuto, assicurandole che in fondo avrebbero solo cenato e poi aggiunse, a bassa voce, che Sirius voleva solo conoscere la ragazza perché era a conoscenza di ciò che si era creato fra lei e il suo figlioccio.
Allora la strega sbuffò. Quando ci si metteva anche Lupin a quelli proprio non si poteva dire di no.
- Aspettate un attimo.- sentenziò – Farò venire qua la signorina Baley!-
Sparì dal caminetto e Harry rise divertito.
- Grazie Remus!- cinguettò – Non fosse per te…-
- E già, non fosse per lui chissà dove saresti!- borbottò Sirius offeso, svaccato in poltrona.
- Non è colpa tua se non sai chiedere Paddy!- rispose il licantropo tranquillo, poi modificò il tiro – Cioè, non è colpa tua se non sai essere gentile quando chiedi qualcosa.-
- Vuoi che ti morda?- minacciò Black verso il suo migliore amico.
- Oh, vuoi una bella rissa fra belve?- ironizzò Lupin – Aspetta domani sera, ci sarà la luna piena!-
- Piton ti ha fatto avere le pozioni?- chiese Harry preoccupato.
- Si, tranquilli. Severus è stato molto gentile, quando torni a scuola dovresti ringraziarlo per me.-
- Contaci, già fatto.- ironizzò Potter amaro.
In quel momento tornò la testa della Mcgranitt nel loro caminetto, fermando quella rissa verbale indecorosa.
- Spiacente Potter, la signorina Baley è nel bel mezzo di un amichevole, comunque ho fermato la signorina Granger nei corridoi. È appena tornata dal Ministero e sarà lei ad avvisare la signorina Baley.-
- Perfetto allora…- Harry sorrise – Sa se la signorina Granger ha passato l’esame?-
Hermione quella mattina aveva saltato le lezioni per andare a Londra con alcuni Corvonero e Blaise. Avevano sostenuto l’esame di Smaterializzazione e il giorno prima a Hogsmade erano stati molto nervosi.
- Certo che l’ha passato.- disse la Mcgranitt orgogliosa.
- E l’amichevole come va?- chiese ancora Potter, felice per la Grifoncina.
- Stiamo massacrando Tassorosso.- la professoressa usò ancora un tono orgogliosissimo, come ogni volta del resto che si rivolgeva a Elettra – Comunque Potter siamo d’accordo, intesi? La signorina Baley verrà avvisata subito e la metterò sul treno di Hogsmade appena possibile. Fra tre ore sarà a Londra. Non credo che abbia nulla in contrario.-
- Bhè…- Harry ora era lievemente preoccupato – Professoressa, Elettra non è abituata ai babbani!-
- Allora vedi di arrivare puntuale in stazione, insomma!- sbuffò quella, stizzosa – Ma una cosa Potter, e vedi di ficcartela bene in testa! La questione è ufficiosa, nessuno deve venire a saperlo, altrimenti tutta la scuola vorrà uscire per farsi i suoi comodi!-
- Ma certo…-
- E ricordati che per stasera ti rivoglio qui a Hogwarts, intesi?-
- Dopo cena?-
- Non dopo le undici, insieme alla signorina Baley, sono stata chiara?- sbraitò – Anche tu Black, mi hai sentito? Deve tornare indietro! Non so per quale motivo sia lì a Londra ma deve finire la scuola!-
- Ci conti, ha la mia parola.- frecciò Sirius scocciato.
- Spiritoso, molto divertente.- la Mcgranitt, incurante del suo sarcasmo, tornò a rivolgersi a Lupin e Harry – Allora siamo d’accordo Potter. Vi manderò la signorina, vedete di riportarmela qua stasera sana e salva, sono stata chiara? Perfetto, vi aspetto nel mio studio appena arrivati. Buona cena!-
- La ringrazio professoressa.- disse Harry ma quella era già sparita, borbottando sommessamente.
La strega sospirò, tornando a sedersi alla sua scrivania. Accidenti a quei delinquenti…bhè, se non altro Potter ne aveva guadagnato in umore da quell’avventura. Da quell’ultima avventura lì a Hogwarts probabilmente.
Un po’ più serena tornò ai suoi registri, senza accorgersi di sorridere.
Intanto a Grimmauld Place Harry era leggero come una nuvola. Era contento di rivedere Elettra, anche perché se n’era andato senza dire nulla a nessuno, nemmeno a lei e non era stato molto corretto.
- Com’è che a una strega di soli quattordici anni viene data tanta libertà?- chiese Black all’improvviso.
Harry spiegò velocemente la storia, quando Remus annuì come colpito da un’illuminazione.
- Adesso mi ricordo! Baley, certo… quell’uomo è un imprenditore!-
- Si e ora che si è risposato dopo tre anni dalla morte di sua moglie non può più tenersi Elettra a casa perché la sua nuova donna non la gradisce.- aggiunse Harry malinconico. Abbassò lo sguardo ma subito dopo sentì una carezza sul capo. Era Sirius che con occhi freddi scuoteva il capo.
- A certi genitori andrebbe intestata un’ala di Azkaban.- ironizzò feroce.
- Neanche hai tutti i torti.- accordò Lupin con un sospiro mesto.
Harry ci stava ancora pensando quando capì che era meglio sloggiare da quella cucina: Sirius si era messo a rompere perché non aveva voglia di finire le valigie e Remus lo aveva trascinato sopra la forza, così i loro rimbrotti si erano triplicati, invadendo tutta la casa. C’erano degli elfi domestici che desideravano solo dare una mano ma Black non se li filava neanche, troppo incazzoso con tutta la loro stirpe per vederli per gli esseri buoni e gentili che erano.
Lui invece andò a sistemarsi in salotto, appoggiato alla finestra aperta…e non sobbalzò quando una valigia enorme volò giù dal parapetto dello scalone, finendo nell’anticamera dell’ingresso.
Ecco come Sirius faceva le valigie…
Sorrise quando sentì Remus lamentarsi che era un deficiente, poi avvertì dei ringhi feroci e capì che Sirius doveva essersi trasformato, forse per darsi più un tono agli occhi del lupo mannaro che lo snobbava per le sue cattive maniere.
Secondo Harry, ciò che diceva Piton su quei due cominciava ad avere un senso.
Sembravano due sposi dementi che si punzecchiavano dalla mattina alla sera ma se non altro su una cosa si erano trovati d’accordo.
West Gold Lake. Era lì che sarebbero andati a vivere, almeno per le vacanze, tutti e tre insieme.
Sarebbe stato un periodo frenetico dopo il M.A.G.O. e Harry lo sapeva ma ciò che più desiderava era poter partire per l’Europa con Ron, Hermione ed Elettra, per poi tornare da Sirius…e finalmente dirgli cosa voleva.
Il suo futuro era quello di Auror, lo sapeva. Se lo sentiva dentro.
E poi, anche volendo, non avrebbe saputo che altra vita scegliere dopo tanti anni passati a combattere le forze oscure.
Era come aveva detto Tristan alla riunione con i genitori. Lui era Auror di nascita.
Però desiderava così tanto un momento per poter riflettere…lo voleva con tutto il cuore.
Passarono due ore e lui rimase sempre lontano da quelle due belve scatenate che facevano le valigie come due indemoniati. Stava per andare a cambiarsi, per correre in stazione a prendere Elettra in anticipo quando si sentì chiamare. E non erano Sirius e Remus.
Estrasse dalla tasca dei jeans sbiaditi e tutti tagliati il suo specchietto per trovare Hermione a guardarlo altezzosa.
- Sua maestà, ma che onore!- disse acida, a buon merito.
Harry si sentì un po’ in colpa – Ciao tesoro…- fece, cercando di assumere un’espressione colpevole.
- Tesoro a chi?-
Potter stavolta sgranò gli occhi. Da ciò che vedeva dietro alle spalle di Hermione, doveva essere in camera sua ma…si fece corrucciato e seccato, quando ricollegò quella voce.
- Dì a Malfoy di andare a quel paese.- rognò, sapendo che era con lei.
E infatti Draco se ne stava beatamente sdraiato nel letto della Grifoncina, nudo sotto le lenzuola e sonnecchiava anche, a pancia in giù sul morbido materasso, peccato che appena udita la voce di Potter si era come destato.
Hermione ignorò entrambi, troppo presa da altro.
- Ti ho chiamato per Elettra.-
- E’ sul treno vero?- chiese Harry, capendo che tanto la sua migliore amica in fondo non ce l’aveva con lui.
- Come no!- la Granger si mise contro la testata del letto, addosso aveva la camicia di Draco – Vuoi saperla la bella? Anche quando tutto dovrebbe andare tranquillo, ne capita sempre una! È successo un macello! Il treno è partito in orario ma ci sono stati dei guasti e s’è bloccato alla stazione di Jonas Town, quella cittadina del cavolo a metà fra Hogsmade e Bigsville, mezz’ora fa!-
- Quindi Elettra è lì da sola fra i babbani??- si allarmò Harry.
- No, per niente.- rispose la Grifoncina – S’è attaccata a una cabina telefonica e dopo chissà quanti tentativi a imbroccato il mio numero di cellulare. Ci ha avvisati della situazione e ha chiesto a Lavanda di pararle la cosa con la Mcgranitt! Ha anche chiesto a Ron si Smaterializzarle la scopa alla stazione!-
- Cosa?-
Per lo stupore il moretto aveva gli occhi verdi sgranati.
- Come cavolo ha fatto Ron a Smaterializzarle lì la scopa?-
- Lo sa solo lui, non me lo chiedere.- cinguettò la Grifoncina accedendosi una sigaretta – Sta diventando una specie di maniaco! È uscito da scuola con Seamus e Blaise e la scopa di Elettra e quando è tornato era felice come un fringuello! E io ho passato l’esame, te l’avevo detto?-
- No, ma lo sapevo. Anche Blaise?-
- Certo…però quei tizi erano peggio dei nazisti!-
- Si, però vedo che intanto hai festeggiato…- ironizzò malizioso.
Hermione inspirò, evitando di mandarlo al diavolo mentre Draco si accendeva svogliatamente una sigaretta – Non ti rispondo neanche. Comunque sei avvisato. La Mcgranitt non sa niente che Elettra sta arrivando lì in scopa, intesi? Lo sapesse ci ucciderebbe tutti quanti, me per prima, quindi acqua in bocca!-
- Ma come farà a trovarmi?-
- Ha detto che nelle vacanze vola spesso su Londra.-
- Vola spesso su Londra?- Potter quasi non ci credeva – Ma se non sa distinguere un semaforo da un tassametro!-
- Senti, Elettra non è stupida ok?- Hermione si fece aria con un libro per il gran caldo – Qua ormai c’è l’anarchia totale, tutti sono a spasso per Grifondoro perché Tristan è da qualche parte che striscia ai piedi di Lucilla e le ragazze stanno facendo un baccano d’inferno coi trucchi, quindi devo proprio andare. Se vuoi preoccuparti di qualcosa, preoccupati di come ti piomberà addosso Elettra con quella sua dannata scopa! Sai come guida!-
- Si, da favola visto che ha fregato i serpentelli…- frecciò Harry ma la risposta gli arrivò automatica perché dopo un attimo vide il bel ditino medio di Malfoy nello specchio. Lasciò correre, sperando bene. Se non altro Elettra si era anche Disillusa, così non l’avrebbero vista. In fondo non era poi svampita come sembrava.
- Ok, d’accordo. Grazie per avermi avvisato Herm.-
- Perfetto. Buona cena…salutami Sirius e Remus e dì a Sirius che il vestito mi sta bene!- aggiunse sorridente.
- Certo, glielo dirò. Tu non fare troppa ginnastica.-
- Affanculo Sfregiato…- sentì mugugnare Malferret in sottofondo dopo di che le mandò un bacio e si salutarono.
Quando rimise lo specchietto in tasca si chiese se la sua ragazza se la sarebbe cavata davvero.
Non gli aveva mai detto che sapeva volare su Londra, anche perché l’ambiente in cui era cresciuta Elettra, a quanto gli aveva raccontato lei, era molto chiuso. Suo padre era uno dei conservatori e per quanto non fosse un estremista come i Mangiamorte, era pur sempre uno che non apprezzava particolarmente i babbani. Sua figlia invece era tutta diversa…
Al pensiero che stava per arrivare in sella alla sua mitica scopa lo fece sorridere, anche se doveva dare ragione a Hermione. Guidava da Dio ma era un po’ spericolata a volte…
Comunque uscì in giardino, tenendosi lontano il groviglio di piante assassine che cercavano di agguantarlo. Aveva urlato al suo padrino che usciva ma dubitava che il padrone di casa avesse capito qualcosa visto che, trasformato nel Gramo, scorrazzava per le scale incurante dei ringhi di Lupin.
Una volta salito su un grosso albero, Harry si ricordò che in fondo Elettra si era Disillusa. Come avrebbe potuto farsi vedere? Se solo avesse avuto i Tiri Vispi Weasley dietro sarebbe stato più facile…
Passarono cinque minuti di riflessioni su cosa fare per attirare l’attenzione di una strega su una scopa quando sentì un suono sibilante sopra di lui. Un suono che conosceva bene.
Una folata di vento e…puf, il dolce viso di Elettra gli apparve davanti agli occhi, divertita.
- Salve signor Potter.- ridacchiò, galleggiandogli davanti alla faccia – Grazie per l’invito a cena!-
Harry rise a sua volta, abbracciandola forte anche se stava ancora seduta sulla scopa. Indossava una tuta rosa di una nota marca sportiva, datale da Hermione per mescolarsi meglio fra i babbani. I capelli biondi erano sciolti, il viso arrossato dall’aria fresca di Londra. Era bellissima.
Scese a terra e lei lo seguì, saltando agilmente giù dalla sua Tornado truccata.
- Certo che sei una bella sconsiderata a venire qua in scopa!- le sussurrò, prendendola fra le braccia.
Elettra sorrise, accostando il naso al suo – Senti chi parla di avventatezze…devo ammettere che mi stavo chiedendo che fine avessi fatto. Ieri sei sparito senza dire niente a nessuno…a Ron è venuto un colpo! Ma adesso mi devi spiegare perché mi hai fatto venire qua.-
Harry le sfiorò le labbra, deliziato – Per farti vedere l’Ordine e per…perché Sirius voleva conoscerti.-
- Ah, il tuo padrino!- la biondina inclinò il capo – Non sono nemmeno riuscita a intravederlo a scuola.-
- Bhè…- Potter in quel momento avvertì un boato arrivare dalla casa. Chissà perché ma ora l’idea di portare la sua ragazza davanti a quei due matti non gl’ispirava più tanto ma alla fine dovette farla entrare per forza visto che le piante del giardino si erano fatte particolarmente insistenti.
Superata la soglia, tutti i quadri di casa si misero a spiare Elettra di sottecchi. Anche la madre di Sirius, che non era stata zitta un minuto davanti a loro tre, scrutò la sua ragazza con occhi severi…e poi dette loro le spalle, come se il fatto che la Baley fosse una purosangue bastasse a farla entrare nella dimora dei Black.
- Com’è che la rogna non grida?-
La voce di Sirius arrivò dallo scalone e i due maghetti fecero in tempo a spostarsi prima che un’altra valigia li centrasse in pieno. Ne arrivò un’altra, poi un baule intero e alla fine Remus, seccato, si decise a scendere per mettere a posto quel disastro. Quando si accorse di Elettra però cambiò espressione.
Lui l’aveva già conosciuta e i due si salutarono cordialmente.
- Grazie per l’invito.- disse la streghetta, sorridente – State traslocando?-
- Se per questo bombardamento intendi traslocare…- frecciò Harry.
- Prima che il diavolo in persona scenda e dia il peggio di sé…- ironizzò Remus – vuoi qualcosa da bere Elettra? Il viaggio deve essere stato lungo. E dammi pure la tua scopa! Paddy scendi! Abbiamo ospiti!-
- Mi manca ancora una valigia! Non vorrai mica lasciare il lavoro a metà signor Rompiballe?!-
Il lupo mannaro scosse il capo e trascinò i ragazzi in cucina, dove gli elfi domestici stavano preparando la cena.
Si misero seduti e iniziarono a chiacchierare amabilmente, incuranti del concerto che procurava Black finendo le sue ultime cose e degli strilli dei quadri che erano seccatissimi da quel rumore.
- Allora? Hai volato bene fin qua?- le chiese Harry poco dopo.
- Benissimo!- commentò Elettra sogghignando – C’erano le nuvole necessarie a nascondermi da sole, un bel vento e un’ottima visibilità. Quando Ron mi ha Smaterializzato la scopa, mi ha anche detto dove si trovava la base dell’Ordine.-
- Stasera non c’è nessuno grazie al cielo.- Remus versò ai due altro the freddo – Gli Auror sono ancora a Hogwarts a rimettere a posto le ultime cose, il gruppo di Kingsley invece è ad Azkaban ad assicurarsi che i nuovi guardiani facciano il loro lavoro.-
- Azkaban andrebbe rasa al suolo.-
I tre si girarono e Sirius apparve sulla soglia, mollando a terra un’ultima sacca colma di cianfrusaglie.
- Ah si? E dove vorresti mettere poi i Mangiamorte eh?- gli chiese il bambino sopravvissuto.
- Grotte sotterranei, vulcani, sul Kilimangiaro…un posto vale l’altro.- Sirius alzò sinistramente gli angoli della bocca, poi si addolcì appena quando vide gli occhioni azzurri di Elettra scrutarlo attentamente. Dopo un attimo gli sorrise e Black dovette ammettere che la ragazzina aveva davvero uno sguardo che sapeva scaldare chiunque.
Le strinse la mano, sentendola altrettanto calda e forte, poi si sedette con loro.
- Grazie per avermi invitata.- gli disse la biondina.
- Se aspettavo Harry avremmo messo tutti i capelli bianchi.- sbuffò Black.
- Cosa? Non è vero!- il Grifondoro scosse il capo, lasciando perdere – Allora? Che c’è per cena? Per le undici dovremo tornare a scuola.-
- Dipende da quanto ci mettono gli elfi.- Remus si sporse appena verso i grandi fornelli. Era quasi tutto pronto.
- Spero tu non sia vegetariana.- disse il professor Lupin.
- Figurarsi.- ridacchiò la ragazzina osservando gli elfi domestici curiosa.
- A casa non avete elfi?- le chiese Harry stupito del suo interesse.
- No, la mamma non amava avere estranei in casa.- gli rispose.
- Donna saggia.- disse Sirius, perfettamente d’accordo – Harry mi ha detto che sei la sua cacciatrice.-
- Si, è vero.-
- E anche tu sei entrata in squadra al primo anno.-
- Già.-
- Dovevi vederla alla recluta.- Potter ridacchiò a quel ricordo – Baston mise alla prova tutti quelli del secondo anni che venivano a fare i provini ma nessuno riuscì mai a stargli dietro o a fargli un solo punto. Dopo giorni eravamo disperati quando ci hanno avvisato che in gran segreto c’era una ragazzina del primo anno che si allenava la sera, all’insaputa di Madama Bumb. Siamo andati a spiarla ed Elettra ha subito superato la porta di Baston. Gli fece venire i capelli grigi con tutti i punti che gli segnò ma superato lo shock Oliver non l’ha più mollata!-
- Ed è vero che guidi come una forsennata?- rise Lupin.
- Gliel’ha detto Hermione.- le disse Harry.
Elettra sorrise, alzando le spalle – Vado veloce…ma non perdo mai il controllo.-
- Ma tu guarda…mi ricordi qualcuno…- frecciò il lupo mannaro.
Sirius gli scoccò un’occhiata truce ma fece finta di nulla – Da quanto ti sei votata al martirio mettendoti con Harry?-
- Vogliamo parlare della donna che prima o poi si metterà con te?- fece Potter fintamente offeso.
- Figurarsi, le donne rompono.- fece Black con un gesto secco della mano – Specialmente alla mia età!-
- Non hai neanche quarant’anni, fammi il favore.-
- E allora? Sono appena uscito di prigione, non ho voglia di richiudermici di nuovo.-
Scoppiarono tutti a ridere, lasciando perdere il padrone di casa che ormai affamatissimo infilò il naso fra i fornelli. Rimasero a cenare alla lunga tavola in cucina e la serata passò in maniera molto piacevole per tutti quanti, Elettra specialmente che Harry non vedeva sorridere serena da qualche tempo.
E poi avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco…Sirius era andato in visibilio per lei.
In effetti era impossibile non volerle bene. Perfino Malfoy riusciva a essere civile con la sua ragazza, quindi…
Arrivati al caffè si trasferirono nel salone ingombro di valigie e bauli. Dopo aver chiuso la bocca alla signora Black che si mise a imprecare contro Harry, suo figlio e anche al povero professor Lupin, sprofondarono nelle poltrone, sazi.
- Così mancano ventiquattro ore al ballo.- Remus versò del whisky per lui e Sirius mentre i due maghetti sorseggiavano il loro caffè tutti beati – Come vanno i preparativi?-
- A Grifondoro dilaga la follia totale.- disse Elettra seria – Quelli del quinto anno sono su di giri per il G.U.F.O. gli altri per la fine della scuola, quelli del settimo per gli esami finali…-
- Bei tempi quelli.- ironizzò Black sarcastico.
- Se studiavi due ore e prendevi tutte O!- lo rimbeccò il lupo mannaro.
- E allora?- Sirius levò le sopracciglia con fare sardonico – Non mi dirai che ti sei scordato il ballo dell’ultimo anno! Ne sono successe di tutti i colori prima ancora che iniziasse la sfilata dei premi. Tuo padre, Harry, ha attaccato briga con un amico di Lucius Malfoy e l’ha chiuso dentro un armadio al quinto piano, vicino alla Stanza delle Necessità. L’hanno trovato i professori a vacanze inoltrate.-
- Lily non gli ha quasi parlato per tutta la sera!- ridacchiò Remus.
E mentre a Grimmauld Place si rivangavano i vecchi bei tempi fino alle undici quando Harry Potter si Smaterializzò via con la sua ragazza, altrove si stava agitando una forza che andava aldilà del potere dei maghi .

Nel Golden Fields, in un castello arroccato sulle colline che in estate erano cosparse dalle margherite dai petali neri, l’Acqua della Vita mostrava l’immagine di colei che presto sarebbe stata rimessa in catene.
Un giovane incappucciato scrutava coi suoi occhi bianchi dentro il piatto d’argento in cui il liquido trasparente ondeggiava in circolo, come in una spirale ipnotica.
- E’ incinta vero?- sussurrò una voce nel buio.
- Si.- Il giovane rimase dov’era, passando le dita pallide e fredde nell’acqua, sull’immagine della donna che lui più di ogni altra desiderava riavere.
- Allora? Cosa ti hanno ordinato?- richiese la voce, riecheggiando sinistra fra le mura – Chi deve morire?-
- Mi hanno ordinato di ucciderla adesso.-
L’uomo incappucciato si sedette alla lunga tavola di cedro scuro, fissando il vuoto.
- Adesso il suo potere è volubile. Varia a seconda del suo stato d’animo.- disse un’altra voce più roca, come di vecchio.
- Ma sta per diventare madre. Lotterà fino allo stremo per salvarsi.-
- E’ una follia ucciderla.- sibilò l’unico essere reale in quel castello – Io mi rifiuto di farlo.-
- Hai paura che sarà lei a uccidere te, Caesar?- soffiò la prima voce, quella più giovane.
- Silenzio.- sibilò quello, rabbioso – Non la ucciderò. È fuori discussione!-
- L’amore per la tua stirpe ti ha dato alla testa.-
- Può darsi! Ma la riporterò fra noi…- sentenziò mettendosi in piedi e andando alla finestra, guardando in basso verso i campi coperti di margherite.
- Come pretendi di fare?- ridacchiò la voce del vecchio – E’ invincibile anche se ancora mezza demone.-
- Pensa quando tornerà al suo stato puro…- rise il più giovane.
Caesar alzò un angolo della bocca, poi tornò alla sua espressione di pietra.
- Basterà minacciare chi di dovere.- spiegò pacato – Lei vive per quel mago umano.-
- Quindi…minacciando di uccidere quell’Auror pensi che lei accetterà di tornare da te?-
- Esatto.-
- Tu sogni, Caesar.-
- Ne avremo la dimostrazione alla nascita della bambina.-
- Una figlia?- la voce del vecchio proveniva da un cristallo d’ametista che brillava sul tavolo ma andava lentamente affievolendosi – Sai che sarà una figlia?-
- Si, si chiamerà Degona.-
- Il nome di sua madre.- Caesar annuì, levandosi il cappuccio dal capo e rivelando i capelli lucenti come neve, serici e lisci – Degona Lumia Mckay. Manterrà il cognome di suo padre.-
- Che ne faremo della bambina?- riecheggiò il più giovane dei tre, ghignando.
- Prova a farle del male, Askart, e giuro che porterò personalmente alla luce del sole per bruciarti vivo!-
- Succhiasangue.- sentenziò il vecchio – Adesso scusate, ma devo proprio andare.-
- Certo Galio.- Caesar sospirò, tornando a sedersi alla tavola – Lascia fuori la Confraternita per il momento. Me ne voglio occupare da solo senza avere il fiato sul collo di voi vecchi decrepiti.-
- Sarai anche forte, Caesar…- soffiò il vecchio mentre l’ametista continuava a perdere di luce – Ma non metterti contro tutti prima di riavere una compagna al tuo fianco. In fondo, un solo demone puro contro tutta la casta oscura della Gran Bretagna avrebbe un bel d’affare, non credi? A presto ragazzo.-
- Me ne vado anch’io.- sentenziò Askart, ridacchiando infantilmente – Mio nipote sta per venire a trovarmi. Non vorrei mai che capisse qualcosa, sai…in fondo è molto vicino alla tua adorata.-
- Sparisci dannazione!- ringhiò il demone puro, assottigliando pericolosamente gli occhi bianchi – Se solo scopro che tu e i tuoi dannati seguaci girate intorno a quella donna giuro che vi brucerò tutti alla prima alba, sono stato chiaro?-
- La tua donna…- la voce del vampiro si stava estinguendo come l’altra di Galio – Non è stata di Voldemort come non sarà mai tua, Caesar. Lei amerà sempre e solo quell’umano. Non vede altro, non te ne accorgi? È tornata dalla Dimensione Senza tempo per lui, superando perfino i tuoi poteri di demone puro e quando anche lei tornerà ad esserlo ti ammazzerà per aver solo osato pensato di alzare lo sguardo su quell’Auror. Ti saluto, è arrivato Milos.-
- All’inferno!-
Caesar Noah Gabriel Cameron prese il calice e con uno scatto rabbioso lo scagliò contro il muro, al colmo della rabbia.
Basta, pensò serrando le mascelle. Basta.
Era ora di riprendersi ciò che era suo. Erano più di duecento anni che attendeva. Duecento lunghi anni.
La stava aspettando ormai da troppo tempo.
All’inferno i maghi, quell’Auror, i vampiri e la Confraternita della Dama Nera.
Lui rivoleva ciò che era suo. E l’avrebbe ottenuto. In un modo o nell’altro.

Lucilla, a Hogwarts, osservava l’orizzonte.
Qualcosa si muoveva oltre quelle nubi nere. Qualcosa oltre la notte la stava chiamando.
Qualcuno la chiamava nella lingua del suo sangue. Del suo sangue nero.
E quel richiamo lei lo conosceva. Sua madre…sua madre le parlava in quel modo, quando era stata bambina.
Un lampo violetto attraversò una nube e lei si sentì percorsa da un brivido.
Non era un richiamo quello. Era una minaccia .
- Cosa fai qua fuori?-
Lucilla tacque, attendendo che Jess la raggiungesse. Quando le arrivò a fianco, anche l’Auror fissò quel cielo ma ai suoi occhi umano non apparve nulla di pericoloso. nulla di sinistro.
Si limitò a scrutare il cielo notturno poi guardò lei.
- Che c’è?- gli chiese la ragazza.
Jess abbassò il capo, fissando il parapetto.
- E’ vero che non vuoi sposarlo?-
Lucilla fece una smorfia, evidentemente infastidita.
- Se non fossi rimasta incinta non l’avrei sposato subito.-
- Quindi…vuoi sposarlo…-
- Si, come si accetta una malattia che sai che passerà.-
- Eddai, avanti…-
- Jess, per favore.-
- E’ per…colpa mia?-
Stavolta la mezzo demone lo guardò sconvolta così Mckay sospirò, come contrito – Luci…so che in famiglia abbiamo tutti quanti una testa un po’…come dire, quadrata, per non dire altro…però, se non ti sposi per mia madre o per Sofia…bhè, lascia perdere. Davvero.-
- Jess, non è per quello.- l’assicurò – Io…ci tengo a Tristan. Sul serio. Io…lo amo.- disse, facendo un notevole sforzo – Ma non voglio sposarlo ora che sono incinta. Non sono felice di questo coso in arrivo, è inutile che stia qua a fare la santa mammina protettrice ma ormai la mia vita è tornata a scorrere su binari tranquilli, quindi posso permettermi di mettere la testa a posto e occuparmi di mia figlia. Però non voglio sposare Tristan adesso.-
- Orgoglio?- le chiese sorridendo.
- Sai che non mento mai.- sogghignò la Lancaster – Si, è orgoglio. Non lo sposo perché sono incinta. Quando lo sposerò sarà perché sono davvero impazzita.-
Jess scoppiò a ridere, scuotendo il capo. Dio, che razza di coppia.
- Bambina eh?- sussurrò poi – Ho pensato a un secondo nome, vuoi sentirlo?-
I suoi occhi verdi glielo stavano già dicendo, pensò Lucilla fissandolo.
Gli prese la mano e senza dire nulla, annuì – Si, è un bellissimo nome.-
- Per primo direi che Degona andrà bene.-
- Si, me l’ha chiesto anche Tristan stamattina mentre mi strisciava ai piedi.- ridacchiò la mezzo demone – Ora scusa ma sono un po’ stanca. Domani è l’ultimo giorno e c’è un gran casino per il ballo, sarà una dura giornata.-
- Ok, buona notte.-
- Buona notte anche a te.-


La mattina dopo, il dodici giugno, Hogwarts fu ricolma di voci. Di risate. Di visi sorridenti.
L’ultima lezione per le classi del settimo anno si tenne in sala duelli dopo mezzogiorno, al cospetto di tutto il consiglio dei professori, degli Auror e di Silente. Corvonero, Tassorosso, Grifondoro e Serpeverde erano riuniti, tutti quanti.
Tristan stava seduto su uno dei palchi, sorridendo.
- Bhè…- iniziò – So che non vedete l’ora che io finisca di parlare, perciò farò in fretta, lo giuro.-
Strappò qualche risata ai ragazzi, poi ricominciò – Dunque, l’anno è finito. Per voi finisce ben altro però.- fissò Harry e sorrise ancora, volgendo poi lo sguardo ai professori – Sono stato incaricato dai vostri insegnanti di farvi una specie di paternale di fine. Voi…qui a Hogwarts, oggi finite.-
Cadde un lungo silenzio, colmo di sentimenti.
- So che sono stati sette anni intensi per voi. Per alcuni, più che per altri…- Mckay posò lo sguardo su tutti loro, scendendo dal palco con un balzo – Però a nome di tutti i professori posso dirvi che siete diventati molto più di quanto ognuno di noi avesse mai osato sperare. Vi ricordano bambini, privi di qualsiasi esperienza…ora invece siete cresciuti. E siete dei maghi. Avete un grande dono, tutti quanti, ognuno di voi.- posò gli occhi verdi e brillanti su Serpeverde, poi su Grifondoro – Fatene buon uso.-
Qualcuno annuì, altri, dopo un attimo, dettero il via a un lungo applauso che questa volta coinvolse tutti in quella sala.
Terminato, Tristan tornò a sorridere.
- Bene, ho finito.- ridacchiò – Visto che la festa si fa stasera, potete divertirvi qua in sala duelli oppure levare le tende.-
Si scatenarono altre ghignate, poi Kristine si fece avanti, facendo come al solito roteare gli occhi a tutti.
- Parlo a nome del Consiglio Studentesco.- cinguettò, con la sua voce squillante – Questa sera a cena non ci sarà tempo, presumo, quindi a nome di tutte le nostre classi del settimo…vogliamo ringraziarvi per tutti gli anni passati qui. Per ciò che ci avete insegnato e per ciò che siamo diventanti. Un grazie di cuore.-
E mentre chi già frignava e piagnucolava, scoppiò un altro incredibile battito di mani.
Un lungo battito che fece tremare quelle antiche pareti…un battito colmo di magia.
- Oh, ma dai! Basta con questa storia Colin! Ne avrai fatte un centinaio!-
Poco più tardi, alla luce di un pomeriggio bellissimo, Harry e tutti gli altri erano alle prese con Colin Canon e la sua macchina fotografica. Vennero scattate numerosissime foto, in gruppi, in coppie…tante da riempirci un album.
Ron e Harry, il trio miracoli, Blaise e un Draco inferocito, per case.
Ne vennero scattate tante altre quando anche le altre classi uscirono in giardino.
Hermione guardava quella scena e sorrideva, accarezzata dal vento, sotto il salice piangente.
Aveva ragione Harry, pensava a volte. Quei giorni non sarebbero mai più tornati…Hogwarts era finita.
Sette lunghi anni di gioia, dolori, guai e risate. Erano finiti. E qualcos’altro stava per iniziare.
Fece una foto con Ginny, Lavanda ed Elettra, poi lasciò la biondina con Potter affinché facessero tutte le loro foto.
- Come mai quella faccia?-
Sapeva che era Malfoy, per questo non si girò verso di lui.
- Ti mancherà questo posto?- sussurrò a bassa voce.
Il biondo sogghignò appena, cercando le sigarette in tasca. Se ne accese una, dando un lungo tiro e contemporaneamente osservando gli studenti che li circondavano. Gli sarebbe mancato Hogwarts?
Forse. Ma non ogni cosa di quelle pareti, di quelle torri. Alcuni ricordi era meglio perderli…
L’afferrò per la vita, stringendosela addosso.
- Non mi dirai che adesso ti metti anche tu a frignare, vero?- fece, deciso a farla arrabbiare visti i suoi occhi lucidi.
- Bhè, che vuoi?- borbottò risentita – A me questa scuola piace, nonostante la gente che ci gira…-
- Ce l’hai con me o sbaglio mezzosangue?- ironizzò sarcastico.
- Però, il tuo misero cervellino soffocato da quei capelli biondi s’è raffinato, non credi?-
- EHI RAGAZZI! UN BEL SORRISO!-
Era Colin a un metro da loro e fecero solo in tempo a girarsi verso di lui per essere immortalati in una foto dove comparivano tanto incollati da far invidia anche ai più melensi. Naturalmente Canon sparì due secondi dopo per fotografare ancora Ron e Harry con Elettra, Neville, Justin e Dalton mentre Draco pensava sul serio a come uccidere quel maledetto deficiente ma perse la voglia quando Hermione gli gettò le braccia al collo, schiacciandosi contro il suo torace. Gli prese la sigaretta dalla bocca e gliela buttò via, sorridendo maliziosa.
- Abbiamo il nostro ultimo pomeriggio libero al castello.- gli disse, fissandolo intensamente.
- Hai una qualche idea su come passare queste ore?- sussurrò roco, carezzandole la schiena.
- Hn, più o meno…- lo baciò leggermente, incurante delle occhiate strabiliate di tutte le studentesse più piccole che la invidiavano al limite dell’immaginabile – Abbiamo cinque ore in fondo.-
- Cosa non si fa in cinque ore…- Draco le passò la mano dietro la nuca, costringendola a baciarlo ancora – E poi c’è anche stasera. Non pretenderai che me ne stia a quella ridicola festa per tutta la notte, vero mezzosangue?-
- Infatti dopo le quattro c’è un festino a Grifondoro.- l’avvisò con uno sguardo eloquente.
- Che ne dici sia prima che dopo?- bofonchiò sulle sue labbra.
Stavolta la Grifoncina sogghignò, scuotendo il capo – Ah, che farai senza di me…- le sfuggì, ma un attimo dopo era già pentita. L’aveva detto senza pensare ma aveva sentito la presa di Draco irrigidirsi impercettibilmente.
Era stato chiaro. Si era come pietrificato. Come i suoi occhi. Ma era durato un solo istante perché l’aveva subito baciata, stretta fino a farle mozzare il respiro...poi si erano separati, per andare ai dormitori a cambiarsi, con la promessa di rivedersi alla fontana.
Una volta entrato a Serpeverde si stiracchiò e salutò le matricole in sala comune.
Non sapeva bene da quando ma anche i nanetti avevano preso a salutarlo tutti allegri. Le ragazzine non avevano smesso di mangiarlo con gli occhi ma si erano fatte molto gentili…e senza secondi fini.
Comunque imboccò il suo corridoio ma una volta davanti alla biforcazione che conduceva alle stanze sua e di Blaise, trovò Pansy seduta a terra. Rimase spiazzato ma non disse nulla.
- Ti cercavo.- gli disse la Parkinson alzandosi in piedi.
- Perché non sei entrata in camera?- le chiese.
- Per andare da te devo passare davanti alla stanza di Blaise…- mugugnò la moretta – Ma…non è il caso.-
Malfoy la scrutò stranito – Non ci sarà mica Calista con lui…-
- Oh si…- annuì Pansy mordendosi le labbra – E non voglio più vedere niente fino a quando non se ne sarà andata.-
Il biondino emise un gemito di puro disgusto, orripilato – Ok, allora parliamo qua. Che vuoi?-
Naturalmente le buone maniere non erano ancora il suo forte ma la Parkinson ci era abituata, così sorrise appena.
- Sono venuta a darti questo.- e gli mise al polso sinistro un braccialetto di platino sottilissimo, fatto ad anello, molto leggero – Me l’ha dato Piton. È per tutti quelli del settimo, fino al quarto anno. Chi non ce l’ha, alle due dovrà tornare ai dormitori. Sono braccialetti incantati, gli altri non potranno duplicarli.-
- Grazie.- borbottò accendendosi un’altra sigaretta, desiderando solo andare dalla Grifoncina – C’è altro?-
- Si, la cena inizia alle nove, hanno spostato di mezz’ora.-
- Che rottura di palle, non si finirà più allora!-
- Quell'oca della Brown mi ha anche detto che la premiazione delle classi durerà circa un’ora per ciascun anno. Comunque l’abbiamo scampata, la Mayers ci fa passare per primi.-
- Sarà meglio.- Draco ringraziò e mentre la moretta se ne andava, cominciò a chiedersi con chi Pansy sarebbe andata al ballo. Era molto strano perché ora che ci faceva caso era un pezzo che non vedeva Pansy nel dormitorio. Non c’era quasi mai. Ma dove diavolo andava?
Comunque non erano affari suoi, anche perché aveva ben altro a cui pensare. Ovvero quella maledetta serata.
La prova del nove. Quella serata avrebbe messo alla prova sia lui che Hermione.
E ancora non sapeva da che parte l’ago della bilancia pendesse.

 

 

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Capitolo 48
*** Capitolo 48° ***



 

Candele fatate, lampadari enormi, cristalli e la luna piena in cielo illuminavano tutta Hogwarts quel dodici giugno.
Una data che difficilmente quella scuola avrebbe dimenticato.
Era il giorno in cui ufficialmente Harry Potter finiva il suo settimo anno. Era il giorno in cui la leggenda passava nelle mani del destino e non più in quelle della famosa scuola.
Era una notte magica, l’ultima notte…la notte in cui tutto sarebbe stato concesso.
C’era una grande attesa nell’aria, molto sfarzo, molta gioia, grandi aspettative e il delicato profumo della ragazze di tutto il castello che aleggiava sulle loro teste come una nube inebriante.
- Dovresti calmarti capitano.-
Draco Malfoy stava appoggiato alle pareti della sala d’ingresso dove lui e una certa ragazza avevano un appuntamento. Era nervoso, e tanto, ma credeva di non dimostrarlo. Era nervoso e non ne sapeva spiegare il motivo…anzi, sapeva spiegarlo. Era la sola presenza di Hermione al suo fianco a farlo andare fuori di testa.
Era ufficiale. La portava al ballo di fine anno. Era fatta.
Lui, Draco Malfoy, il principe di Serpeverde che si presentava al ballo con Hermione Granger, la compagna di Harry Potter, l'orgogliosa mezzosangue, l’unica che non gli era mai caduta davanti in ginocchio.
E si stava uccidendo nell’attesa, per questo fissò Calista Caige, la sua cacciatrice, con fare interrogativo.
- Sono calmo.- mentì.
Ma la ragazza sorrise vacuamente, stringendosi meglio al braccio di Blaise che era bellissimo in abito elegante, esattamente come Draco, algido e sprezzante.
- Mi stai finendo tutte le sigarette.- gli disse pacata – Se non è essere nervosi questo…-
- Ho una stecca in camera.- rognò ironico – Se vuoi andiamo a prenderla insieme.-
- Ah, divertente Dray!- frecciò Blaise – Io invece posso sempre accompagnare Herm a fare due passi più tardi.-
- Provaci e ti eviro.- l’avvisò serio, ben sapendo che Zabini se la rideva alla sua gelosia.
- State insieme da mesi capitano.- continuò la Caige levandosi la chioma castana dalle spalle, acconciata a regola d’arte con un fermacapelli d'avorio – Come mai adesso sei sulle spine?-
- Ti ho detto che non sono sulle spine!- borbottò seccato, facendo scoppiare a ridere i due compagni – E finitela di prendermi in giro o vi farò cadere i capelli!-
- Ti cascasse qualcos’altro Malferret.-
La voce Draco la conosceva bene, per questo non si sprecò a rispondere a Harry ma si limitò a fargli il solito simpatico dito medio, che Potter prese indietro senza dire niente.
- Ciao gente, come mai qua anche voi?-
- Non volevamo lasciare Dray da solo!- cinguettò Blaise facendosi uccidere dal biondo con un’occhiataccia – E anche voi ragazzi…come mai senza dama?-
Seamus, Neville, Ron e Harry erano obiettivamente tutti soli. Eleganti e soli. Sembravano gigolò.
Prima che il gruppo dei Grifoni potesse rispondere alla domanda, arrivarono anche Justin Bigs e la sua ragazza, una Tassorosso del quinto anno che si chiamava Lisa, più il già esasperatissimo Dalton e Miria che con la sua fulgida chioma rossa aveva fatto già voltare mezza scuola. Dean arrivò per ultimo, senza Ginny naturalmente.
- Cos’è, il ritrovo dei dannati questo?- frecciò Draco.
- Con te senz’altro.- gli rispose Harry sarcastico – No, ci hanno solo buttati fuori dal dormitorio.-
- Già, Calì non vuole che vediamo i loro vestiti prima del tempo.- spiegò Paciock.
- E che sarà mai, non è mica un matrimonio…- disse Calista, stranita.
- Vaglielo a dire.- borbottò Ron disgustato – Se continuiamo così è meglio prenderci una bella sbronza.-
- Certo, io farei attenzione a ciò che bevo stasera comunque.- rise Edward – Non si sa mai che le ritorsioni dei serpentelli arrivino in ritardo e non più attese.-
- Già pensato.- garantì Blaise – Draco ha fatto delle pozioni anti-veleno! È un grande!-
- Oh e dove l’hai trovato il tempo?- Harry fissò il biondino di striscio, sogghignando – E dire che sei stato impegnato tutto il giorno con Hermione in camera…a ripassare la lezione…no?-
- Si, più o meno come te Sfregiato.- rognò Malfoy di rimando, ridendo perfido – Anche tu l’hai ripassata bene, a quanto ho sentito…o sbaglio?-
- Dio, siete scandalosi.- si schifò Weasley – Bisognerebbe insonorizzare le stanze a Grifondoro.-
- Tanto ormai.- gli sorrise Seamus mesto – Che ti frega?-
- Come che ci frega?- enfatizzò Harry teatralmente – Questa sera la Torre la distruggiamo!-
- Grazie per gli inviti ragazzi!- cinguettò Miria – Sarà divertente far arrivare l’alba a Grifondoro.-
- Abbiamo così tanta roba da bere che per forza dobbiamo far entrare più gente possibile.- spiegò Dean divertito – Se lasciamo qualcosa, la Mcgranitt non ci farà sostenere l’esame!-
- E saranno cazzi…- soffiò Blaise – Ma quanto ci va ancora? Che si stanno facendo le ragazze? Una plastica?-
- A qualcuno servirebbe anche!-
- No, servirebbe a te Sfregiato.-
- Ha parlato Faccia-Da-Furetto-Malfoy…-
- Ragazzi!- Blaise con un ghigno perfido buttò le braccia sulle spalle ad entrambi, cerando di calmarli – E’ l’ultima sera, anzi…è l’ultima festa a cui partecipiamo come studenti. La scuola è finita, i vostri sette anni anche…forse non è arrivate il momento che la smettete di rompervi le palle ma specialmente a noi e non vi confessate di essere due irriducibili teste di cazzo? Eh?-
Harry e Draco l’ascoltarono senza battere ciglio, poi praticamente in coro lo mandarono letteralmente affanculo.
Quando il pendolo scoccò le nove i ragazzi erano ormai al limite della pazienza, quand’ecco per magia arrivare la sfilata da Grifondoro. Praticamente dovevano essersi messe tutte d’accordo perché uscì un’orda di ragazze e ragazzine avvolte in vestiti talmente frivoli che perfino a un gay sarebbe venuta la nausea.
Non avevano mai assistito a una tale parata, specialmente da parte di quelle del settimo. Calì e Lavanda li trovarono per primi, precipitandosi ad abbracciare tutti, fasciate in abiti di seta e shantung dai colori pastello. Fu il turno di Ginny, in un bell’abito verde chiaro che le faceva risaltare gli occhi e subito si aggrappò al braccio di Dean…poi zero.
- Dove cavolo stanno Elettra e Hermione?- si sconvolse Harry.
- Oh!- Calì fece un gesto elegante con la mano che come minimo doveva aver provato tutto il pomeriggio – Vedi, è successa una cosa divertente!- e scoppiò a ridere insieme a tutte le altre che non volevano altro che prendere il posto della Baley al braccio di Potter e della Grifoncina al braccio di Malfoy.
- E’ successo che Hermione oggi pomeriggio, quando è tornata da non so dove…- continuò la Patil - …era tutta spettinata no? Non so che l’è successo ma aveva i capelli in uno stato spaventoso…- e mentre lo diceva, Harry e Ron guardarono velenosamente Draco di striscio che però fece finta di nulla, ghignando fra sé – Così ho dovuto sistemarla tutta da capo! Non vi dico il lavoro!-
- Come se avesse bisogno di restauri!- rise Lavanda, più umana – Ma no, è solo successo che abbiamo dovuto fare una pozione per sistemare i capelli ribelli, serviva anche a Pamela, sapete…però non sappiamo bene cos’è successo perché doveva domare i ricci, invece adesso Pamela ha una specie di giungla in testa! Herm la stava sistemando quando Pinky per sbaglio ha rovesciato la boccetta e ha leccato qualche goccia. Adesso i tre capelli che aveva sulla testolina sono un pelino indomabili…- e fece una smorfia alla faccia allucinata del gruppo – Quei tre peli hanno cercato di strozzare Elettra!-
- Oh, ma tranquilli!- cinguettò ancora Calì, aggrappandosi al braccio di Seamus – Stavano già mettendo tutto a posto! Pamela dovrà solo infilarsi un cappello bello stretto e per il porcellino ci penserà Herm, no?-
- Cioè…non è che sono morte strozzate vero?- riecheggiò Ron con gli occhi sbarrati.
- Ma no, dai!- la Patil sembrava padrona della situazione – I capelli hanno solo stritolato i portantini del baldacchino di Hermione ma andrà tutto benissimo! Comunque se non escono più ho due ragazze di riserva, v’interessa?-
- Oddio!- si lagnò Harry levando gli occhi al cielo – Aspetto che escano.-
- Io anche.- sbuffò Draco, ancora più nervoso di prima – Voi andate pure,- disse a Blaise e Calista – vi raggiungo in sala e porto le sigarette, tranquilla.- rognò alla sua cacciatrice, che ne se ne andò ridacchiando con Zabini. Li seguirono anche Dalton e Miria, con Justin e la sua ragazza. Poi anche Neville e Seamus decisero di trascinare via Calì e Lavanda, visto che la Brown e Paciock erano con la Mayers i presentatori per i premi di fine anno.
Intanto li restavano tre bombe a orologeria. I due Grifondoro e il Serpeverde non erano tanto tranquilli, anche perché da Grifondoro cominciavano a sentirsi delle urla e delle bestemmie non molto fini, strillate da voci femminili…per non parlare dei rumori inquietanti che rimbombavano fra quelle mura.
- Siamo sicuri che vogliamo lasciarle sole là dentro?- borbottò Ron, sedendosi a terra.
Harry guardò ancora il quadro della signora grassa, un pelino preoccupato – Il problema è che siamo da soli. Non possiamo salire nel dormitorio femminile senza una ragazza che ci accompagni…- e sobbalzò, sentendo un altro colpo fortissimo – Chiamiamo la disinfestazione?-
- Se non sanno fare pozioni dovrebbero lasciar perdere.- rognò Draco, accendendosi una sigaretta dietro l’altra.
- Per una volta non hai torto.- sbuffò Potter – Aspettate…forse scendono, sento dai passi! Oh, eccole!- ma si zittì, anche gli altri due maghi, quando Pamela Shoyer, sesto anno, arrancò fuori dal quadro mezza svestita, aggrappandosi a ogni appiglio, con i capelli totalmente rasati a pochi centimetri dal cranio! Li aveva sempre portati molto lunghi ma ora erano davvero corti…sembrava anche che si muovessero da soli…il bello però era la ciocca gigantesca di quelli che sembravano capelli rosa, giallini, che la teneva per la caviglia.
Strillava come un’ossessa e quando finalmente quei tre dementi cuor di leone andarono a tirarla per le mani e per il collo, cercando di salvarla da quella cosa carnivora, arrivò Elettra di corsa, armata di forbici. Tagliò di netto quel capello lunghissimo che saliva fino alla scala del dormitorio e i quattro, per il contraccolpo, volarono a terra.
- Ma che cazzo è stato?- sbraitò Ron rimettendosi seduto con la compagna che riprendeva fiato.
- Pamela tutto ok?- chiese Elettra, ignorandoli.
- Si, si…- alitò la poveretta – E tu stai bene?-
La Baley sorrise tutta contenta, annuendo – Si, da favola…oh, ciao ragazzi! Come mai siete qua?-
- Niente, passavamo di qua e abbiamo sentito la quattordicesima guerra mondiale, così abbiamo pensato di venire anche noi.- ironizzò Harry sarcastico – Si può sapere che diavolo succede??-
- ELETTRA! CE L’HO FATTA!-
Quella era la voce di Hermione che arrivava dritta dal dormitorio femminile.
- La pozione ha funzionato!- si complimentò la Baley, tornando a spiegare tutto ai tre maghi. Dopo aver raccontato ciò che più o meno aveva già detto Calì, che però aveva tralasciato il fatto che quei capelli lunghissimi erano quasi dei killer che doveva passavano lasciavano tutto distrutto, la biondina spiegò che mentre lei aveva tenuto occupato Pinky, nel frattempo Pamela si era ranzata i capelli, per istinto di sopravvivenza, e Hermione aveva buttato giù una pozione rudimentale per fermare quelle chiome animalesche. Fortunatamente ce l’aveva fatta: aveva fermato la crescita delle chiome, per li aveva bloccati con l’Immobilus il tempo necessario per reciderle.
- Divertente inizio di serata eh?- frecciò Ron alla fine.
- Neanche te lo immagini.- rise Elettra tranquilla, poi i ragazzi tacquero e lei sbatté gli occhioni azzurri.
- State bene?-
Bene non era la parola esatta, pensarono tutti e tre deglutendo. Stavano da Dio, specialmente a guardare tutti quanti nella scollatura del vestitino nero a veli di Elettra che quella sera si era davvero superata. Era da baciare…e poi da farci tanto altro, ma specialmente da guardare, perché non si riuscivano a staccarle gli occhi di dosso.
Aveva i capelli sciolti, appena mossi da qualche bigodino magico di Calì, il resto del trucco appena accennato perché il vestito, quelle labbra e quegli occhi facevano già da soli, più un paio di guantini neri che le stavano da favola.
Harry, mentre continuava a sbavare, portò contemporaneamente le mani sugli occhi sgranati di Draco e Ron che tanto avevano già visto più che a sufficienza. Alla fine riuscì a trascinare fuori almeno la sua ragazza e Pamela, che piangeva disperata e toccò a Weasley l’ingrato compito di dirle che era carina ugualmente, cosa del tutto vera.
Intanto all’interno Draco fumava a scatti, aspettando sui carboni ardenti.
- Un attimo e arrivo!- stava gridando Hermione dalla scala a chioccola – Qua è pieno di capelli, non riesco a districarmi!-
- Falli sparire con la magia, no?- le urlò, sapendo ugualmente che lei era vicina.
- No, sta già facendo effetto l’incantesimo di pulizia della torre.- e mentre diceva quello Draco finalmente sentì il ticchettio dei suoi tacchi sulla roccia. Stava per scendere e quando finalmente, dalla tromba della scala a chioccola, apparve Hermione Granger, la mezzosangue che aveva disprezzato per anni, rimase in silenzio.
Per tutto il tempo in cui rimase a guardarla, la sigaretta che aveva fra le dita si consumò da sola.
Dio…pensò sentendosi tremare le gambe come quando l’aveva baciata per la prima volta, sotto la pioggia.
I suoi occhi dorati erano enormi, come mai li aveva visti. Erano studenti e risplendevano sotto i suoi lunghi capelli resi totalmente lisci e lucenti, con qualche colpo di sole. Il vestito era di seta bianca, lungo oltre le caviglie senza un solo spacco…ma con uno scollo a V pauroso sul davanti che oltre a far rabbrividire lui, certamente l’avrebbe costretto a fare a pugni con tutta la scuola. Anche la sua bella schiena era scoperta, lasciando intravedere il tatuaggio che aveva disegnato mesi prima.
- Allora?- sussurrò Hermione a bassa voce, avvicinandosi e mangiandolo a sua volta con gli occhi.
- Hn…- riuscì solo a dire e poi si scottò le dita, imprecando. Aveva lasciato che la sigaretta si consumasse. La fece sogghignare e guardando quelle labbra meravigliose, qualcosa gli disse che probabilmente non avrebbero raggiunto gli altri a cena.

- Ma tu guarda che indecenza!- sbuffava Calì incavolata – Ci ho messo degli anni per tirarle quei capelli e adesso lei non viene!-
- Calì, per l’amor di Dio!- Harry scosse il capo, servendosi di altro arrosto mentre nella Sala Grande di Hogwarts la festa di fine anno era ormai entrata nel vivo. Fiumi di cocktail che solo i maggiorenni potevano toccare, abiti lucidi, candele evanescenti e un’atmosfera soffusa e vivace. Tutto era praticamente perfetto.
Gli studenti mangiavano e banchettavano alle loro lunghe tavole, con le insegne di Grifondoro che pendevano dal soffitto puntinato di stelle enormi. Il morale era lieve, attento, pieno di curiosità e allegria.
- No, sul serio!- sbraitò ancora la Patil – Come minimo avrà di nuovo i capelli tutti arruffati!-
- Avresti dovuto dire a Malfoy di andarci piano.- ironizzò Lavanda, facendo ridacchiare maliziosamente tutte le loro compagne, ma Calì disse che l’aveva già fatto da una vita e che Draco doveva aver fatto orecchie da mercante, visto che ogni volta erano da capo. Comunque cenarono e si rimpinzarono per bene, per poter reggere poi meglio l’alcool dopo visto che a Grifondoro sembrava stipato tutto il vino della Cantina Nazionale Inglese.
- Lavanda, quando comincia la premiazione?- chiese Seamus.
- Dieci.- rispose la strega – Noi del settimo passiamo per primi. Blaise deve aver allungato qualcosa a Kristine perché a quanto ho capito voleva farci passare tardissimo. Deve essercisi messa di mezzo anche Miria, a quanto mi ha detto Edward ha piantato una grana di un’ora nella sede del Comitato.-
- In effetti è decisamente meglio così.- bofonchiò Ron distrattamente – Così poi ce ne possiamo andare.-
- Ehi fratellino, ma che cos’hai?- Ginny lo scosse leggermente – E’ tutta la sera che hai la testa per aria…-
- A che pensi?- saltò su Calì curiosa – Allora? Mi dici chi sarà la tua dama o no?-
- Dio, ma perché non pensate agli affaracci vostri eh? Siete una cosa impossibile!- sbottò il rossino infilzando carne e insalata, usando le posate come se fossero state badili – Piuttosto, perché non andate a farvi fare le foto da Colin, ora che non c’è nessuno?-
- Tanto a noi le fa meglio a Grifondoro.- rise Pamela che ora si sentiva molto meglio – Alla torre non dovremo usare quel ridicolo scenario di sottofondo!-
- Che roba è? Foto porno?- si schifò Harry.
- Magari, che ne sai?- rise Finnigan – Posso farne una con Elettra?-
- Certo, quando sarai cadavere volentieri.-
- Ehi West!- Lavanda si sporse verso il portiere della squadra di quidditch della loro casa – Dov’è Colin?-
- Fa le foto alle matricole.- le gridò il ragazzo, per farsi sentire – Ci ha chiesto se possiamo passare davvero tutti una volta a Grifondoro. Ha paura che non riuscirà a scattare abbastanza foto per la copia del giornale di domani.-
- Stronzate.- fischiò Ron – Io il giornale della mattina del ritorno a casa non l’ho mai letto.-
- Certo, perché tu, Harry e Hermione di solito siete sbronzi.- sentenziò Ginny.
- Tanto che ci sarà mai d’interessante?- disse Lavanda a buon titolo – Io penso già alle mie sudate vacanze.-
- Io invece penso al M.A.G.O.- disse Neville mesto – Domani usciranno i nomi degli Osservatori agli esami.-
- Dieci a uno che ci sarà la Umbridge.- rognò Potter.
- Oh, dai Harry, cazzo!- si schifò Weasley gettando il tovagliolo sul piatto – Ma devi proprio sputtanarmi la serata?-
- Sono solo realista,- disse il moretto – e poi lo so perché me l’ha detto Lucilla.-
I grifoni alzarono lo sguardo dai loro piatti, fondamentalmente non sconvolti ma ora parecchio interessati.
- L’hai mandata a vedere la lista provvisoria?- sibilò Calì a bassa voce – E’ illegale!-
- Gliel’ho detto.- rispose lo sfregiato tranquillo – Ma ha detto che voleva prendere aria, così ho fatto che mandarcela. Tanto non casca mica il mondo ad avere la lista no?-
Ron scosse il capo – Stasera la divulghi.-
- Così finiamo tutti nella merda, complimenti.- disse Seamus – No, no…deve restare a Grifondoro la cosa!-
- Veramente io volevo almeno avvisare Blaise.- avvisò Harry.
- E finirà anche a Malfoy.- ipotizzò Lavanda a buon merito – Da lì comunque non esce più. Ok, direi che è perfetto… però dovremmo ringraziare Lucilla più tardi ragazzi! Ah, abbiamo messo i vostri nomi sul pacchetto.-
- Che pacchetto?- chiese Neville, senza capire.
- Il regalo per il bambino no?- rise Ginny – Oltre a comprarsi i vestiti le abbiamo preso un pensierino!-
- Farà i salti di gioia.- ironizzò Potter a bassa voce.
Arrivati al caffè, la Mcgranitt batté il cucchiaio sul suo calice, richiamando l’attenzione degli studenti.
- Un momento di attenzione, per favore.- chiese, perentoria.
Silente si mise in piedi, congiunse le mani in grembo e guardò la Sala Grande, posando lo sguardo sui ragazzi con i carezzevoli occhi azzurri. Poi, finalmente, parlò.
- Un altro anno è passato.- iniziò sorridendo – E per alcuni di voi ci sono gli esami ad attendervi, per questo auguro ai ragazzi del quinto anno ogni fortuna per il vostro G.U.F.O…- fissò Harry per un attimo, quindi sospirò in un modo che nessuno gli aveva mai sentito fare – Per altri di voi, Hogwarts finisce oggi. Gli studenti del settimo anno, oggi ci lasciano ma certamente resterete qui per molto e molto tempo ancora, di questo non ho dubbi. Quindi, prima di lasciarvi al ballo e alla cerimonia di premiazione, chiedo a tutti voi un grande applauso per coloro che lasceranno questa scuola. Siamo fieri di voi, ragazzi.- e appena finito di dirlo, uno scroscio e un boato riempirono tutto il castello, insieme alla più grande emozione che Harry Potter avesse mai provato.
Forse però una volta l’aveva già sentita nel cuore. La prima volta che aveva varcato quella soglia, il suo cuore aveva perso i battiti per un lungo momento. Si era sentito grande e piccolo, potente e minuscolo.
E adesso che se ne andava la riprovava ancora. Aveva ragione Sirius…quell’emozione gli sarebbe rimasta per sempre dentro, niente avrebbe mai potuto cambiarlo.
Venne sommerso di abbracci, di baci, delle lacrime delle ragazze…e prima che avesse potuto accorgersene, venne avvolto fra le braccia di Ron ed Hermione che aveva fatto in tempo a precipitarsi alla Sala per sentire il discorso finale, tirandosi dietro Malfoy. Dopo di che fu un vorticare continuo di emozioni, foto e amici.
- Che diavolo hai combinato ai capelli?-
Hermione, qualche minuto più tardi, si stava scolando un calice di champagne che aveva fatto entrare Seamus in sordina quando Calì le apparve alle spalle attorniata da fiamme però si guardò nel riflesso dello specchietto e non vide nulla di strano. I capelli le erano rimasti lisci come spaghetti…
- Possibile che non siete capaci a fare sesso senza spettinarvi voi due?- continuò la Patil.
- Dici?- la Grifoncina fece un ghignetto perverso – Non so…ma ogni volta che gli vedo quella testa bionda mi viene voglia di infilargli le dita nei capelli. Tu pensa che mania strana…-
- Maniaca!-
- Ciao Herm!- urlò mezza squadra di quidditch passandole a fianco – Che schianto!-
- Grazie.- e arrossì vagamente, sentendo ancora lo sguardo di Malfoy su di sé. Tornò da lui e dal gruppo, portandogli un altro bicchiere quando finalmente fra un chiasso infernale, sul palco che era stato allestito nella Sala e i tavoli sgombrati, Kristine Mayers salì sul palco e dopo le solite pernacchie che arrivarono di sottofondo, si gonfiò d’aria come una rana e per una volta anche Harry riuscì a trovarla simpatica.
- Buona sera Hogwarts!- cinguettò, facendo fischiare le orecchie a tutti quanti – Sono le dieci e mezza e come ogni anno darò inizio alla cerimonia di Premiazione delle classi con i titoli tradizionali per gli studenti! Andremo in ordine per anzianità quest’anno, perciò partiremo dalle classi del settimo a cui, prego, dedichiamo un grande applauso!- e scoppiò di nuovo un fracasso d’inferno, seguito dal lancio dei capelli neri a punta, per quelli del primo anno.
- Quanto dici che ci andrà?- bofonchiò Seamus a bassa voce.
Neville, che con Lavanda e Blaise consegnava i premi per la loro classe, alzò le spalle e guardò il pendolo.
- Se siamo fortunati ce la sbrighiamo in un’ora.-
- Io devo togliere la vodka dal frigo!- rognò Dean seccato.
- Insomma, questi premi sono importanti!- li zittì Ginny – Fate silenzio!-
- E’ una rottura di palle.- rimbrottò invece West.
- Concordo.- replicò Marcus Chilton – Tanto a noi del quidditch le medaglie e le iscrizioni le hanno già date.-
- Inoltre…- continuò la Mayers alzando la voce per farsi sentire anche oltre oceano - …dopo le classi del settimo anno, verrà subito eletta la coppia più bella e il re e la reginetta del ballo.- e indicò estasiata la coroncina che stava adagiata su un cuscino di velluto rosso – Bene, ora se i rappresentanti di classe di Tassorosso e Corvonero vogliono salire accanto a me…possiamo iniziare. Dopo toccherà a Serpeverde e Grifondoro.-
Sul palco salirono un attimo dopo una ragazza vestita di blu e due ragazzi, uno faceva pure parte della Brigata dei Neri.
Vennero consegnati un bel po’ di premi, si fecero un sacco di risate e venne applaudito Dalton quando ricevette il premio del Circolo dei Duellanti, visto che si era dimostrato il migliore nella scherma mentre a Justin fu consegnato il premio per il buffone di classe.
Una volta finito con loro, toccò a Lavanda, Blaise e Neville salire sul palco.
Zabini era viola per la vergogna, specialmente perché Draco se la rideva svaccato sul divano a scolarsi da bere ma iniziarono subito a leggere dalla loro pergamena i vari vincitori.
- Allora…- Neville aveva la voce un po’ tremante ma si fece forza – Il premio Secchione…va a Hermione Granger!- e come tutti gli anni la Grifoncina salì sul palco, scatenando un coro di fischi allupati da tutti i ragazzi della scuola, facendo incazzare Malferret a morte ma la streghetta si prese un paio di occhiali magici enormi, dalle lenti spessissime che facevano vedere il mondo di tanti colori, se li mise sul naso, ringraziò e baciò sia Blaise che Neville e poi tornò al suo posto. Il premio Buffone finì a Dean, l’Imbranato come sempre se lo prese Neville che si auto premiò da solo.
Il premio Marpione andò a Nott che ringhiando rabbioso prese il premio e scese, incazzatissimo.
Si stava quasi per finire quando Neville riprese la parola.
- Ecco…quest’anno a nome di tutti i rappresentanti abbiamo deciso di aggiungere due premi, specialmente perché questo è l’ultimo anno per noi, quindi è anche la nostra ultima possibilità.-
In un attimo catalizzò l’attenzione di tutte le classi, perfino Harry e Draco che si stavano contendo la bottiglia di champagne a suo di cartoni.
- Sono solo pensieri…- continuò Paciock arrossendo appena – Ma a nome di tutta Grifondoro e Serpeverde.-
- Il primo premio è per Harry Potter.- rise Blaise, facendo sputare al bambino sopravvissuto tutto il vino. Zabini alzò un ombrellino argenteo, sopra le loro teste – E’ il premio per il Difensore di Classe. Quando ci sono stati guai, tu ci sei sempre stato…tu e quegli altri due che adesso se la ridono…- infatti Hermione e Ron stavano facendo di tutto per non sganasciarsi davanti allo sfregiato che invece era rimasto basito – Perciò abbiamo deciso di darti questo ombrello…sai, non sempre piove acqua, non so se ci siamo capiti.-
- Chiarissimo.- sibilò Harry fra i denti, salendo sul palco viola per la vergogna ma anche parecchio emozionato.
Diavolo che sorpresa…
- Insomma,- Lavanda Brown rise dandogli una pacca sulle spalle -…questa scuola è sempre stata piena di faccende strane no? Serpenti nell’impianto dell’acqua, bolidi assassini, cani a tre teste, assassini in giro per le aule, professori che non erano veri professori…-
- La Umbridge!- aggiunse Ron ad alta voce dal fondo della sala.
- Già!- cinguettò la Brown – Però tu sei sano e salvo e anche noi…quindi ti diamo questo ombrello come simbolo del Difensore di Classe. Grazie per tutto quello che hai fatto!- e scoppiò un altro profondo applauso che finì solo quando Potter riuscì a sgattaiolare via, al limite della commozione, insieme al suo ombrellino un po’ troppo frivolo.
Tornato a sedersi sul divano, imprecò dietro a tutti per non avergli detto niente e specialmente dietro a Malfoy che brindò alla sua cappella, peccato che non aveva messo in conto il sadismo di Blaise e Hermione.
- Questo premio invece sarebbe dovuto essere consegnato l’anno scorso ma abbiamo fatto uno strappo alla regola.- disse Neville tranquillo e alzò sotto gli occhi di tutti un grosso calice infuocato, tutto di vetro.
- Che roba è?- chiese Elettra stranita.
- Che ci brucia in quel calice?- fece Calista aguzzando la vista.
- Questo è il premio del Piromane, gentile omaggio di Grifondoro al mago che l’hanno scorso ha quasi fatto saltare per aria la loro Torre.- fece Blaise, abbassando leggermente la voce visto che Tristan, che sapeva tutto, si era messo d’impegno a sviare l’attenzione degli altri insegnati. Solo allora Zabini proseguì con la premiazione e sogghignando in maniera esasperante, fece la cosa che gli avrebbe fatto guadagnare ritorsioni a vita.
- Draco Malfoy dovrebbe salire sul palco…- ed esattamente come aveva fatto Harry prima, Malfoy si strozzò con lo champagne, cominciando a tossire come un dannato.
Quasi non ci credeva quando venne trascinato sul palco, ancora sconvolto e senza parole, e quell’infingardo del suo migliore amico gli mollò in mano il calice infuocato che però non bruciava le mani, dentro a cui ci ardeva una specie di grifone, facendo mille versi scemi.
- Carino..- bofonchiò, guardando il grifone agitarsi nel fuoco, sembrava che le fiamme gli facessero il solletico poi sollevò il capo e sibilò a Blaise di dirgli chi era stato a cantare.
- Regalo di Harry.- si limitò a dirgli Zabini con aria da complotto.
- Certo, certo…- rognò Malfoy scendendo dal palco. Bella figura da farsi…
- Allora?- cinguettò Potter quando tornò al divano, svaccato e tutto beato – Piaciuto?-
- Una favola, peccato non ti ho arrostito l’anno scorso.- frecciò il biondino accendendosi una sigaretta.
- Volevamo metterci una miniatura di Harry.- cinguettò Hermione seduta fra il suo migliore amico e Seamus – Però non siamo riusciti a farne una in tempo. Così ci abbiamo messo un grifone. Bello eh?-
- Una favola.- e in quel momento la Mayers indisse una piccola pausa prima di iniziare la vera pagliaccia. Consegna corona per re e reginetta della festa, più targa alla coppia più bella.
- E’ il momento ideale per darsela a gambe.- Harry si piegò sull’orecchio di Elettra, sogghignando – Per quanto mi secca dirlo, forse è ora di seguire le orme di Malferret e vaporizzarsi.-
- Non è scappato tesoro, mi spiace per te.- sentenziò la cacciatrice, sorridendo appena – Lui ed Herm sono andati a farsi un giro in giardino.-
- Dio, sono peggio dei conigli.-
A dire il vero non stavano facendo nulla di particolarmente sconcio. Se ne stavano seduti in giardino, sotto la panca del salice dove di solito andavano a studiare e guardava il cielo terso di stelle, senza dire una parola.
Draco fumava con pigrizia, pensando a tutto e a niente.
- Ma tu senti che baccano…- rise Hermione, appoggiata allo schienale della panca di pietra, guardando fissa verso l’interno della scuola. I ragazzi in effetti stavano facendo un casino infernale, ridevano ubriachi e felici, inoltre era la festa meglio riuscita da tanti anni, quindi era comprensibile che si devastassero, ma fino a un certo punto almeno…
- Tu lo sapevi che Edward mette di nuovo le corna a Miria?- gli chiese la streghetta all’improvviso.
Draco però alzò un sopracciglio, incredulo – Stai sognando mezzosangue. Non è un suicida.-
- Bhè, si sta facendo una contro il portone proprio adesso.- e appena ebbe finito di dirlo, Malfoy si girò di scatto alla loro sinistra, restando allibito per tanto coraggio. Se la sua dama lo beccava, Dalton avrebbe tirato le cuoia prima degli esami. Da quanto vedevano però ci dava anche dentro…
- Sempre il solito porco…- sentenziò Draco scuotendo il capo.
- L’anno scorso tu invece eri sotto quella colonna.- sussurrò Hermione, poggiando il mento sulle braccia.
- Cosa?-
- Si,- annuì lei sorridendo – eri sotto quelle colonne esattamente un anno fa. Io e Harry ce ne stavamo andando dalla festa e ti ho visto imboscato con una ragazza del settimo anno. Bionda, carina…-
Assolutamente non si ricordava neanche il viso di quella tizia, ma prima di fare l’ennesima figura del maniaco approfittatore, decise di darle retta e anche di dire si a tutto quello che gli diceva, pensando che da un anno a quella parte praticamente non aveva avuto in testa nessuna ragazza che non fosse stata quella che gli sedeva davanti, avvolta in quel meraviglioso abito bianco.
Stavano ancora parlando a vanvera quando sentirono un altro fortissimo boato.
Videro Ron correre fuori, tenendosi la pancia visto che stava ridendo come un pazzo e quando la Grifoncina lo richiamò, ci volle circa mezz’ora perché riuscisse a calmarsi.
- Harry…Elettra…coppia…- ansimava, ridendo a smozziconi – Coppia più bella!- sbottò invece, tornando a sganasciarsi senza ritegno e anche gli altri due, dopo il problema della codifica, non poterono impedirsi di farsi cadere anche i molari quando Potter uscì da quella sala incavolato nero. Avevano premiato loro alla fine.
Peccato che con lui portasse la coroncina della reginetta e la sventolò sotto gli occhi della sua migliore amica che giusto un secondo dopo venne incoronata niente meno che dalla Mayers, sotto lo sguardo ammirato di tutta Hogwarts.
Fra abbracci e baci, Hermione che aveva sempre aborrito quella scempiaggini da oca senza cervello, dovette sorbirsi tutti i complimenti delle matricole, Calì che voleva provare la sua corona, Dalton che voleva baciarla e Draco che voleva ucciderlo…e andò a finire che rimase infognata in quel covo di matti ancora per la premiazione del sesto anno. Era mezzanotte quando finalmente ci fu un’altra pausa e si iniziò a ballare.
- Sta meglio sui capelli biondi…-
Elettra sorrise, alzando le spalle – Sciocchezze, è solo una coroncina. Sta bene su tutte.-
Hermione le sorrise, scolandosi un altro bicchiere di champagne. Doveva ammettere che la serata si era rivelata più divertente del previsto, senza contare Colin e la Daves e continuavano imperterriti a fare foto per il collage del giorno dopo sulla Gazzetta di Hogwarts. Tanto c’era poco da fare. Loro del settimo sarebbero rimasti lì a scuola ancora per due settimane buone, fino a quando i loro genitori non sarebbero tornati a prenderli in via ufficiale.
- Dove andrai da domani?- la Grifoncina si ricordò di colpo che la Baley non aveva una casa dove andare al momento.
- Oh, Ginny mi ha chiesto di stare un po’ con lei prima di partire per l’Europa.-
- Quindi starai alla Tana.- rise Hermione – Sono contenta.-
- Io anche.- frecciò Ron dietro di loro, che parlava animatamente con Dean riguardo alle scope di quelli del secondo anno – Bill e Charlie lavoreranno fino ad agosto, anche papà e mamma da sola a casa si fa prendere dalla noia. Quindi con queste due squinternate in casa avrà il suo d’affare!-
- E poi a metà luglio si parte!- cinguettò Harry alzando i calici – Un mese a spasso per l’Europa e l’Italia!-
- Evvai!- risero anche le due streghe, facendo cincin col calice del moretto.
- E vivrete alla giornata?- chiese Neville tutto curioso.
- A dire il vero no.- rise Weasley – Contando che siamo maggiorenni, potremo cavarcela nelle situazioni pratiche tranquillamente con le bacchette e poi abbiamo le tende magiche, quindi potremmo accamparci ovunque. Abbiamo un po' di soldi da parte, per le emergenze.-
- Si e poi dovremo insegnare a Ron che non si sta fermi mentre una macchina ti viene addosso.- ironizzò Harry finendo il suo calice in santa pace – E tu Blaise? Che combini?-
- Porto Draco a depurarsi sul Mar Bianco.- rispose Zabini, abbracciato alla Caige.
- Malfoy a depurarsi?-
- Depurati il cervello Sfregiato.-
- Certo, magari accompagnato da te eh?-
- Ed eccoli che ricominciano!- rise Elettra, afferrando Potter per la mano – Voglio ballare!- e senza dargli il tempo di finire d’insultare il Serpeverde lo trascinò via, fra la folla colorata degli studenti che se ne stavano incollati in un lento.
Se ne andarono tutti a ballare, tranne Blaise e Draco che parlavano fra loro di come i loro compagni non avessero tentato di ucciderli, e Hermione e Calista. La più piccola, che era sempre stata un po’ reticente verso i grifoni amici del suo ragazzo, attaccò bottone un po’ goffamente ma alla fine si misero a parlare su un terreno abbastanza neutro come l’ultimo anno in generale, visto che lei era del sesto, e sugli esami.
Hermione sapeva che era la cacciatrice di Draco e aveva anche pensato di parlare del quidditch ma poi si era ricordata che Elettra fregava sempre la pluffa a lei e alla Adamason che l’aveva guardata male per tutta la sera, quindi tacque saggiamente, rigirandosi la coroncina fra le mani.
Quando Draco le portò un altro calice di champagne gli sorrise.
- Hanno spostato la premiazione nell’alcova.- disse Blaise vedendo un certo fluire di persone.
- Si sono solo accorti che è una palla.- rognò Malfoy.
- Oppure volevano solo vedere la vostra.- rispose Calista accedendosi una sigaretta – Carino il tuo calice capitano.-
- Bellissimo eh? Meglio la torre vera però.-
- Ma quanto sei dolce…- frecciò Hermione velenosa – Dì un po’…come vanno le minacce ragazzi?-
- Meglio direi.- le disse Blaise mangiucchiando un ciliegina dal fondo del suo cocktail a trenta gradi – Prima se la prendevano solo con Draco e Terry, adesso gambizzano praticamente tutti quelli che ci salutano.-
- Tranne noi della squadra ovviamente.- rispose Calista noncurante – Ma prima o poi passerà a tutti.-
Hermione la guardò stranita e quando l’altra se ne accorse, sogghignò appena – Non tutti vogliamo morire per una causa sai? Anche i miei sono Mangiamorte ma fortunatamente per loro non erano qua. Credo che ormai si siano messi paura e la finiranno una volta per tutte con le loro sciocchezze.-
- Volevano farti diventare una Mangiamorte?-
- Si.- annuì la Serpeverde con naturalezza – Ma a me non andava e ai ragazzi non fa piacere questa cosa.-
- Si fottano.- sibilò Draco, dando un ultimo tiro alla sigaretta e spegnendola con stizza – Vadano tutti al diavolo se hanno voglia di buttare via la loro vita per niente.-
- In compenso una volta usciti da qua dovremmo fare una lunga vacanza per non farci vedere in giro.- cinguettò Blaise giulivo, per nulla spaventato – Ma non importa. Basta solo che si calmino le acque.-
- Mamma mia, che self control…- alitò la Grifoncina quando la Caige portò il suo ragazzo a ballare.
- O mantieni il sangue freddo o ti butti dalla finestra.- le disse Draco apaticamente.
- Non credevo che ce ne fossero altri di ribelli fra voi.- sentenziò, facendolo sbuffare.
- Credi che abbiamo il segno distintivo fra noi? I buoni con la maglia rossa, i cattivi con quella nera?-
- Ma che ne so…- si portò il calice alla bocca – Siete tutti un po’ strani voi serpenti.-
Il biondo la lasciò perdere, dando una rapida occhiata alle coppie danzanti e all’improvviso realizzò che non avevano mai ballato. Che strano, pensò. In fondo era stato guardato come un marziano quando si era presentato con lei, i Serpeverde poi l’avrebbero voluto strangolare ma poi il suo nervosismo era passato a mano a mano che la serata procedeva. Si era sentito bene, in fondo la compagnia di Hermione gli era sempre piaciuta.
Con lei si era sempre sentito bene, non si era mai annoiato…ma non aveva mai ballato con lei, strano davvero.
Ma anche un po’ complicato. Vederli insieme era già stato molto per tutti, specialmente per loro due era stato difficile farsi vedere così uniti, visti gli sguardi malevoli di molti, ma ballare era un gesto d’intimità che riguardava solo loro due…e chiederle un ballo sarebbe stato un po’ difficile, temeva.
Lei comunque se ne stava tranquilla, notò. Non era eccessivamente tesa, nel far vedere a tutti che stava con lui però lo sentiva che un po’ si sentiva giudicata da tutti.
E lei non meritava di venire trattata in quel modo. Sarebbe sempre stato quello il loro futuro?
Spaccati a metà? Ormai non gliene importava più. Aveva mandato tutto e tutti al diavolo…quindi…
Hermione sollevò gli occhi dorati stranita quando vide la mano guantata di Draco davanti a lei.
Sbatté le palpebre, sentendo il cuore cominciare a battere più forte.
La stava invitando a ballare. Draco Malfoy…
Rise appena, poi si alzò con grazia fluttuando nell’abito bianco e gli concesse la mano.
- Prima e ultima volta.- l’avvisò il biondo con tono fintamente serio.
- Infatti. Ho il mio orgoglio io.- frecciò lei di rimando – Sono una Grifondoro.-
- Ma sai ballare almeno?- le chiese, quando la strinse fra le braccia.
- Vogliamo parlare di come sei sempre stato rigido nella postura con le altre?- gli soffiò sorridente e gioiosa per quell’invito inaspettato. Gli cinse il collo, mentre la musica si faceva ancora più lenta – Avevi paura che ti mangiassero o ti sgualcissero Malfoy?-
- Continua…- le sussurrò sul collo -…e ti mangerò io più tardi.-
Rintoccò l’una e ballarono insieme, senza mai cambiare compagno, per circa mezz’ora, immersi in una magia ovattata che faceva spazio solo per loro due. Draco sentiva solo il profumo della sua pelle vellutata, Hermione solo il suo sguardo un po’ freddo e un po’ rovente su di lei. Le loro mani invece erano chiuse come da una catena invisibile.
- Quanto starai via con Potter, la piccoletta e la Donnola?- le chiese all’improvviso.
La Granger alzò il capo dalla sua spalla, facendosi due calcoli – Dunque…partiamo i primi di luglio e se non finiamo i soldi prima o Ron non finisce sotto un TIR credo che torneremo un mese dopo, ad agosto. Vogliamo stare molto in Italia. Lì c’è una corrispondente di Lupin. Non c’è una vera e propria scuola di magia laggiù ma una serie di numerose confraternite magiche importantissime. Vorrei visitarle mentre Harry e Ron andranno allo stadio penso.-
- Un mese quindi…-
- Si, più o meno. E tu e Blaise?-
- Sul Mar Bianco la madre di Blaise ha dei parenti. Lei e i genitori di Terry hanno deciso di creare una specie di carovana "Figli in Pericolo". Ci spediranno lì per un mesetto per tenerci lontano dai guai, inoltre mia madre e mia zia sono nel pieno delle trattative con gli avvocati e non voglio dar casini.-
- Com’è Andromeda?- gli chiese sorridendo – Remus e Sirius mi hanno detto che è una persona speciale.-
- Si, una speciale squinternata.- rispose serafico – Assomiglia molto a Bellatrix d’aspetto.-
- E di carattere?-
- E’ più espansiva di qualunque Black o Malfoy abbia mai visto.- disse pacato.
- Raro personaggio nella vostra famiglia eh?- frecciò e quando la musica finì lo ritrascinò al loro angolo dove Harry stava riprendendo fiato visto che Elettra l’aveva fatto ballare per quasi un’ora ed era ancora piena di energia.
- T’ha steso eh?- rise Ron riapparendo come per magia.
- Ma dove cavolo eri?- gli chiese Potter – E’ da mezz’ora che ti cerco. Ma stavi ballando?-
Weasley nicchiò un po’ e infine cambiò argomento, almeno fino a quando Seamus non gli mollò una gomitata. Tutta Grifondoro si voltò, vedendo il gruppo di Serpeverde avvicinarsi a loro. Forse volevano andarsene e per andare all’uscita dovevano per forza passare davanti a loro ma la loro aria sprezzante non ne sembrava preoccupata.
- Quelli cercano proprio rogne.- mugugnò Dean seccato.
- Vediamo di non scatenare rissa proprio stasera eh?- fece Ginny seria – Non mandatevi all’aria l’esame!- e proprio finito di dirlo arrivò Nott, stretto alla Adamason, più tutta la cricca. Tiger, Goyle, la Leptis, Preston, Rafe Cohen, Fawcett e Singer. Era strano, pensò Harry, ma senza Draco a far da capo non sembrano più gli stessi.
Adesso sembravano proprio un branco, almeno prima Malfoy dava un tocco di classe…
- Si?- fece Seamus alzando un sopracciglio – Vi serve qualcosa?-
- Spaccarti la faccia forse.- gli sibilò Tiger velenoso.
- Perché non andate tutti affanculo eh ragazzi?- s’intromise Dalton con la sua solita verve – Se avete voglia di restare qua un altro anno a fare da carne fresca per tutti gli anti Mangiamorte che verranno fate pure. Per quanto mi riguarda sarebbe un ottimo spettacolo, ma non credo di voler mandare tutto a puttane adesso.-
- Grande, il Corvonero ha parlato.- fischiò Theodor rabbioso – Le vostre perle sapete dove mettervele.-
- Senti, che cazzo vuoi si può sapere?- disse Ron esasperato.
- Niente.- disse il Serpeverde apparentemente tranquillo, mentre gli altri se la ridevano – Abbiamo solo pensato di ricordarvi che fra due settimane saremo tutti maghi liberi da costrizioni. Niente più controllo della magia sugli studenti, niente più professori e Auror a salvarvi il culo…- e sorpassò Harry, fissandolo altezzoso – Il tuo ombrellino non ti servirà più, Potter. Per quanto riguarda te invece…- e puntò il dito addosso a Draco che lo guardava con aria annoiata -…prima o poi verrà anche il tuo turno. Se credi che dimentichi quello che hai fatto ti sbagli di grosso.-
- Ci conto allora.- rispose Malfoy pigramente.
- Ma tu guarda.- Theodor si abbassò su di lui, che stava seduto con Hermione a fianco – Il principe di Serpeverde eh? Non sei altro che un traditore e un vigliacco! Bastano due occhioni di una sporca mezzosangue a farti sbavare? E dire che una volta era il migliore a scommettere!- ma la voce gli si strozzò di colpo quando la mano di Malfoy, scattata velocissima, gli serrò la gola in una morsa violenta. I Serpeverde nel baccano della festa avevano tirato fuori le bacchette e le avevano puntante addosso ai nemici ma anche il gruppo di Harry era stato altrettanto veloce.
Con le rispettive armi puntate addosso, rimasero in tensione fino a quando Hermione non riuscì a staccare Draco dal suo nemico. Prendendolo per il polso, lo sentì quasi vibrare per tutta la rabbia che provava e anche Pansy Parkinson, apparsa dalla pista da ballo, afferrò stizzosa Theodor per il braccio e lo spinse via. Dovette urlare per farsi sentire sopra a tutto quel casino di voci e musica ma alla fine Nott e gli altri si ritirarono, spediti direttamente via dalla loro compagna che per tutto il tempo aveva guardato verso i professori.
- Si sono accorti di qualcosa?- le chiese Ron, apparendole a fianco.
- No, non credo…- sussurrò, senza staccare gli occhi dal loro gruppo – Sarà meglio che andiate a Grifondoro adesso.-
- Infatti, stavamo andando…- il rossino la guardò di striscio – Vuoi venire?-
Pansy lo guardò appena, in evidente imbarazzo – Non so…posso entrare?-
- Hn,- ghignò Weasley – se ci entra Malfoy non credo faranno storie con te.-
Erano le due quando la Torre fu completamente riempita. Si contarono tutti i Grifondoro di Hogwarts quella notte, una ventina di Tassorosso, una dozzina da Corvonero e quattro Serpeverde ma la porta era sempre aperta e la gente fluiva come in un fiume multicolore. Fra gli alcoli e il fumo, quella notte accadde qualcosa di molto importante.
Accadde che Harry Potter e Draco Malfoy compirono nella loro beata incoscienza la più cazzata avessero mai potuto fare, specialmente perché questa avrebbe lasciato strascichi per il resto della loro vita.
E poi a quel tempo ancora non sapevano che in futuro avrebbero avuto modo di rinfacciarsela molto, molto spesso…

 

 

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Capitolo 49
*** Capitolo 49° ***



 

Il languire della candela si stava lentamente ammorbidendo.
Chiusa la finestra, la fiammella tornò a brillare e ad allungarsi verso l’alto.
Hermione rimase a fissare quella luce, anche quando il materasso tornò a piegarsi sotto al peso di Draco, tornando al suo fianco. Avvertì le sue braccia attorno alla vita, le labbra sulla spalla…e la strega socchiuse gli occhi dorati.
Li tenne ben serrati anche quando riprese a carezzarle indolentemente la pelle come solo lui sapeva fare.
Lento, ipnotico, vicino alla tenerezza.
Le dita di Draco Malfoy la carezzavano sempre così. Le spalle, la schiena.
Sentì le sue labbra e la sua lingua nell’incavo del collo e sorrise leggera. Era il suo punto debole quello.
- Sto cominciando a non sopportarli più quelli…- le mormorò sulla gola, mordicchiandogliela.
- Lasciali divertire.- rise lei, inarcandosi appena sotto il suo corpo – E’ l’ultima sera.-
Erano saliti nella camera di Hermione un’ora e mezza prima e per farlo avevano dovuto superare un bel po’ di gente in vena di attaccare bottoni e cappotti lunghissimi. La troppa allegria del Grifondoro aveva irritato Malfoy ma si erano ritrovati in quella gabbia di matti per sfuggire al controllo del professori almeno la sera della festa del loro ultimo anno e per forza tutti gli studenti erano felici e chiassosi, per non parlare delle matricole e di tutti gl’imbucati che cercavano di varcare la soglia della Torre senza permesso.
Fra gli ubriachi, gl’imbucati, i drogati a cui pensava personalmente Blaise e tutto il resto, non erano riusciti a trovare un angolo dove Colin riuscisse a non trovarli, perciò avevano rifatto la fuga.
- Tre volte in un giorno.- sospirò, pensosa.
- Le fughe…- borbottò, altezzoso – Senza contare tutte le volte che l’abbiamo fatto.-
- Come sempre tendi a mettere i punti sulle I, specialmente quando si tratta del tuo operato eh?- frecciò maliziosa.
- Non mi pare tu ti sia lamentata.- soffiò morbidamente, girandosi su un fianco. Da lì cominciò a rovistare a terra, poggiato sempre sul letto, nel cumulo di vestiti che era rimasto sul prezioso tappeto.
Afferrò i boxer, poi s’infilò distrattamente la camicia, lasciandola aperta. Accedendosi la sigaretta però, l’occhio gli cadde ancora una volta sul bel vestito bianco di Hermione. Levarglielo, visto che era di seta, era stata un’esperienza piuttosto esaltante.
- Compratene altri di vestiti così.- bofonchiò, facendola scoppiare a ridere.
- Sciocchezze, è troppo elegante e troppo incasinato da portare.-
- Per l’amor di Dio…- alzò gli occhi grigi al soffitto, scuotendo il capo – Voi donne non sapete fare altro che lamentarvi per i vestiti del ballo. Non sai quante ho sentite stasera. Scegliete cose più semplici allora…-
- Scusami tanto.- rimbrottò la Granger, prendendogli la sigaretta dalle labbra – Tu hai impiegato cinque minuti a infilarti l’abito da cerimonia, io ci ho messo tutto il pomeriggio.– e gli soffiò in faccia il fumo, fintamente offesa – Non è stato facile, anche perché gente come te e altri qua dentro ha la bella pretesa di avere sempre appesa al braccio una sventola tirata da capo a piedi.-
- Io pretendo solo di averne una a letto.- sibilò ironico, accendendosi un’altra sigaretta per lui.
- Ah già!-
La Grifoncina si ributtò contro il cuscino, avvolgendosi meglio nel lenzuolo e pizzicando la mano di Malfoy che invece cercava di strapparglielo via. Dette un altro tiro, fissando il telo di velluto del baldacchino.
Dannazione, ecco che ci ricascava. Serrò i denti, sentendosi percorrere da qualcosa di molto simile alla rabbia.
Dannazione a Nott! Da quando se n’erano andati dalla festa nella Sala Grande, le era rimasto in testa una sola cosa, ovvero la frecciata velenosa del Serpeverde riguardo alle capacità di Draco di scommettere.
Aveva ricordato a tutti la scommessa e pareva che tutta la scuola improvvisamente fosse caduta dalle nuvole.
Per lungo tempo, tornati alla Torre, aveva sentito i bisbigli delle matricole e dei pettegoli mentre Malfoy non doveva averci fatto caso per niente. Se l’aveva fatto, comunque, non l’aveva dimostrato, quindi i casi erano due: o se ne fregava e la considerava un pretesto per stare ancora con lei senza dover mettere in gioco il suo orgoglio, o di lei non gliene importava niente sul serio. In fondo presto ci sarebbero stati gli esami e poi avrebbe potuto far finire tutto.
Forse voleva ancora qualcuna pronta a scaldargli il letto…
Lei non lo sapeva. Non voleva saperlo. Si, era vigliacca ma…lo amava troppo per perderlo.
Niente lacrime, niente strilli come le altre. Lei stessa avrebbe messo fine a quella storia, decise.
Finiti gli esami, avrebbe dato un taglio a quell’assurda relazione prima che lo facesse lui, perchè tanto sapeva che l’avrebbe fatto. Aveva procrastinato ancora la sua agonia…ma non le importava. In fondo voleva solo averlo tutto per sé ancora per un po’. Non era ancora pronta a lasciarlo.
- Perché quella faccia?-
La Grifoncina cercò di stamparsi un sorriso in faccia ma a quanto pareva Draco negli ultimi mesi era diventato più sensibile al suo umore, infatti non si bevve quella sua aria da bugiarda. Contava palle meglio di lei.
Le afferrò il mento fra l’indice e il pollice, fissandola incuriosito.
- E allora?-
- Niente.- rispose lei tranquilla ma non poi molto – Sto benissimo, perché?-
- Hai l’aria di una che sta per piangere.- le disse e bastò quella frase per darle una specie di pugno nello stomaco.
Dannato Serpeverde e il suo acume!
- Dici?- sussurrò morbidamente. Hermione aveva avuto a che fare con pochi ragazzi in vita sua, questo era vero, ma in fondo erano un po’ tutti uguali gli uomini. Come Harry, anche Draco non era immune al fascino femminile, quindi scattò con la trappola preferita delle donne: cambiare discorso iniziandone un altro a letto.
E funzionò perfettamente bene, anche se per quella volta non andarono troppo avanti.
Entrambi cominciarono a dare segni di stanchezza verso le due, sintomo che per quel giorno avevano proprio esagerato.
- Non m’è mai successo prima.- Draco poggiò il capo in modo che il suo mente finisse sulla testa della sua mezzosangue.
- Cosa? Che una ragazza di lasciasse in panne?- ridacchiò, prendendolo in giro.
- Zitta mezzosangue.- borbottò, stringendola per la vita.
- E’ nelle coccole che sei scarso.-
- Puah…coccole…-
- Ma se non fiati quasi quando te le faccio, non fare il ragazzino!- lo stuzzicò seccata.
- Non vuol dire che mi piacciano.-
- Infatti le adori.-
- Cazzate.- e si mise a sedere dopo averle morsicato leggermente la guancia a forma di pesca, stiracchiandosi. Visto che era ancora vestito si allacciò la camicia, poi infilò i pantaloni neri e andò in bagno a sciacquarsi il viso mentre Hermione rimase a fissare la candela che si consumava sul suo comodino. La vide spegnersi, il rivolo di fumo salire in alto e disperdersi labile e trasparente.
Si alzò ma rimase raggomitolata fra le coperte, con la mano premuta contro il petto.
Dio, si sentiva a pezzi.
- Mi dici che diavolo hai mezzosangue?-
Sobbalzò, trovandoselo a fianco. Le incombeva addosso, troppo alto, troppo bello. Troppo irraggiungibile.
Non aveva più il languido aspetto che assumeva sempre dopo che avevano fatto l’amore.
Era tornato a essere il solito Draco Malfoy. Il ragazzo che tutti avrebbero continuato a credere troppo lontano da lei.
La guardava attento, quasi severo.
Mise le gambe a terra e raccolse il vestito e la biancheria intima, cominciando a rivestirsi in fretta.
- Sono preoccupata per mia madre.- mentì ancora.
Draco non disse nulla, limitandosi a starle alle spalle. Le allacciò la Giratempo al collo, il suo anello col serpente attorcigliato che lei continuava a portare nascosto nei vestiti, più il suo regalo di compleanno.
Il corvo e la perla nera erano sempre più belli. Le risplendevano addosso rendendola ancora più bella.
- Vedrai che con tuo nonno se la caverà.- cercò di consolarla, sentendosi goffo e inopportuno.
- Il problema è mio padre.- Hermione infilò l’abito bianco dalle caviglie, avvolgendoselo attorno ai fianchi e al petto, poi passò dietro le lunghe fasce che il biondo le legò dolcemente sulla nuca – Non ama molto la magia, anche se per me ha sempre fatto un’eccezione. Sapeva che mamma era una strega ma sai…vivere con una strega senza poteri e una novella apprendista con un padre dispotico come quello che non ama particolarmente suo genero non credo sia facile.-
- Non andrà da nessuna parte tuo padre,- la prevenne secco – non è un idiota.-
- A volte sono le circostanze a scegliere.- rispose la streghetta a bassa voce – Ma adesso credo sia ora di tornare di là.- e tornò a sorridere, per il bene di tutti quanti – Voglio vedere cosa combinano i ragazzi.-
E uscirono dalla camera, ributtandosi nella mischia dove tutti erano ormai a metà strada per arrivare alla frutta.

Attorno al caminetto erano stati disposti divani e poltrone, in mezzo un tavolino che ospitava più bottiglie e bicchierini mezzi vuoti e mezzi pieni di quanto potesse reggere. Lì attorno Harry e company, ragazze sedute raggomitolate nei loro vestitini spiegazzati a causa dei folleggiamenti, la Brigata dei Neri che facevano da guardie del corpo per Dalton, Tassorosso sbronzi e Blaise che era ormai il Guru della festa.
- Morgana…basta sul serio!- Ron mollò l’ultima birra sul pavimento, distrutto.
- Che fai, molli?- rise Dalton.
- Possibile gente? Sono appena le tre. Dobbiamo tirare anche tre, quattro ore…- Blaise prese dal giro una canna e dette una lunga tirata, facendo qualche cerchio per aria, poi nella folla di maghi che si davano alla pazza gioia, vide la testa bionda di Malfoy farsi strada seguito da quella fata in bianco.
- E tu guarda che ritorna…- frecciò Harry, quando Hermione si buttò al suo fianco, attaccandosi a un bicchiere di champagne – Non posso più neanche chiederti dove vai sempre a cacciarti, ormai.-
- E già,- rispose sorridendo – sto diventando monotona vero?-
- Gliel’ho già detto prima.- soffiò Draco, svaccandosi con Blaise, Pansy e la Caige – Deve solo stare zitto visto e considerato che da settimane praticamente non respira più, vero Potty?-
- Si, tu da mesi invece.-
- Perché non vi sbronzate tutti e due e non la finite eh?- propose Ginny scocciata, incollata a Dean.
- Già. Sono tre anni che l’ultimo giorno di scuola tu, Ron ed Herm vi devastate con l’alcool.- rise Seamus, già un po’ brillo – Non vorrete mica rompere la tradizione eh?-
- Ma figurati…- Potter sogghignò vagamente, fissando Draco di striscio e quell’espressione il Serpeverde la conosceva bene. Se la lanciavano sempre quando erano al campo da quidditch, nel bel mezzo di una partita.
- Che hai in mente?- gli chiese.
- Fondo bianco.-
Harry alzò un bicchierino da whisky, puntandoglielo in faccia.
- Vuoi sfidarmi a bere?- sibilò Malfoy ridacchiando – A fondo bianco? Sei già mezzo ubriaco, che cazzo vuoi fare?-
- Volevo solo darti un vantaggio.- rispose il Grifondoro con sussiego – Ma se non t’interessa…-
- Sta zitto.- Draco ghignò perfidamente – Comincia a darmi una meta.-
- Mettiamola a dieci bicchieri per ora. Poi alziamo se reggi Malferret.-
- Te le cerchi proprio Sfregiato.- e dicendo quello sbaraccò il tavolo con un gesto della sua ormai collaudatissima telecinesi mentre Harry afferrava bottiglie e bicchieri. Gli altri cercavano di dissuaderli, sapendo bene che erano capaci di fare qualsiasi cosa pur di sbattersi in faccia la loro reciproca antipatia, cosa ancora da accertare poi…
- Whisky.- disse Harry rovesciando il primo bicchiere ad entrambi.
I ragazzi si misero loro attorno, tutti pronti a tifare allegramente e a puntare su chi sarebbe cascato per rima dalla sedia.
- A ogni bicchiere i ragazzi ci faranno una domanda.- continuò Potter.
- Domanda?- Draco levò un sopracciglio mentre si toglieva anche la giacca – Che storia è?-
- Tradizione di Grifondoro,- gli sorrise Hermione seduta dal lato di Harry – i ragazzi lo fanno spesso per strappare segreti mentre uno è ubriaco, sai…oppure per il semplice gusto di rompere e controllare a che punto è la sbronza.-
- Carina come idea.- disse Blaise – Dai Dray, tieni alto l’onore di Serpeverde.-
- S’impicchi.- bofonchiò, andando giù col primo bicchierino.
Lo buttò in gola tutto d’un fiato, sentendosi incendiare la bocca.
- Ok, Malfoy domanda…- cominciò Ron perfido – Sei mai andato a letto con un uomo?-
Il biondino fece un ghigno, addentando uno spicchio di limone – Dovrà nevicare all’equatore prima che accada.-
Fu il turno di Harry che buttò il whisky giù a goccia.
Scosse il capo con forza, riprendendosi subito.
- Non fate i bastardi…- disse, vedendo i compagni sfregarsi le mani da perfetti sadici.
- Ok, ne ho una buona io!- rise Calì – Cosa ti piaceva di più di Herm quando stavate insieme?-
Seguì un fischio allucinante e malizioso al limite e per tenerli buoni, il moretto faticò non poco.
- Allora?- Justin gli diede un gomito – Dai, spara! Tanto Elettra non se la prende!-
- Dai, sono curiosa anche io!- cinguettò la biondina divertita.
- Va bene, va bene…- Harry alzò le mani, in resa, poi fece mente locale – Direi…l’intesa su tutti i piani.-
- Tutti i piani eh?- ridacchiò Seamus facendo arrossire quei due – A che piani, chiarisci!-
- Sia a letto che fuori, ok?- sbuffò Potter – Dai Malfoy, tirami fuori da questo casino!-
Alla seconda bevuta di Draco, gli venne chiesta la stessa cosa di Harry e il biondino fece una sorta di ghigno perverso che fece pensare a Hermione il peggio. Accidenti a lui.
- Allora?- rise anche Blaise – Che ti piace di più di Herm?-
- Ma devo proprio mettervi tutti in imbarazzo?- sibilò maligno.
- Dai, finitela di fare i bastardi. Non è previsto che le domande ficchino sempre in mezzo me!- sbottò la Grifoncina, cercando di dare un taglio a quelle sciocchezze. Dopo sberle e cazzotti riuscì a mandare avanti quella sfida ridicola, così finalmente arrivarono al tetto dei dieci bicchierini. Harry, nonostante si fosse già scolato un bel po’ di birra e avesse mescolato un po’ col vino a cena, stava ancora parecchio in quadro, idem Malfoy. Così portarono il massimo a venti.
- Sarà il caso che vada a preparare le bacinelle e il bagno.- ironizzò Neville quando al quattordicesimo bicchierino Harry cominciò a ciondolare un po’ con la testa. Gli occhi vitrei di Draco poi erano il massimo.
Ne ebbero la conferma quando vennero costretti a stare in piedi su una gamba sola.
Il risultato non fu dei migliori, anche dopo una spettacolare fuga in bagno.
Un’ora dopo sembravano due angioletti, seduti vicini con un caffè in mano e il sorriso degli ubriachi sul faccino.
- Mai stati così docili eh?- frecciò Dalton vedendoli.
- Non sembrano neanche loro.- ammise Justin, guardandoli da lontano con Hermione ed Elettra
- Ma di cosa parlano?- bofonchiò la biondina quando rimasero sole – In quattro anni non li ho mai visti parlarsi sai?-
In effetti anche per la Granger quello era uno spettacolo molto strano ma dopo il numero della sfida a bere che aveva vinto Malfoy perché era rimasto in piedi un secondo più, lei preferiva non metterci più becco. Ron poi aveva perfino detto che avevano vomitato con la testa nello stesso water.
Due veri fratelli, avevano detto i Grifondoro.
- Come no…- bofonchiò fra sé, decisamente curiosa nel sapere che cavolo avessero mai da confidarsi.
In effetti si era ripresi velocemente. Una sbronza e dopo un’ora, anche se non lucidissimi, sembravano tornati sulla terra. Fortunati loro. Peccato fosse troppo lontana per spiarli davvero…
Alle quattro la festa entrò nel vivo. Cominciarono a ballare sui tavoli e volare le bottiglie.
Erano praticamente tutti da buttare via, visto com’erano conciati, ma in fondo ancora se la cavavano.
- Che farai dopo l’esame?-
Draco Malfoy finì il suo caffè nero, mandandolo giù con una smorfia. Si sentiva uno schifo e l’idea di aver battuto Potter col bicchiere lo faceva gongolare solo un pochino, visto come le sue viscere gli si stessero attorcigliando nel corpo a velocità folle. Ascoltò quella domanda con un orecchio solo, non sapendo che rispondere.
Ma tanto era mezzo sbronzo, qualsiasi cosa detta era vera solo metà.
- Non lo so.- mugugnò, con voce impastata.
Harry continuò a fumare pigramente, osservando la folla dei loro amici che si divertivano con la musica sparata a palla.
- Non hai neanche un’idea?-
- Ma che ne so…- vide il biondino sollevare le spalle, apparentemente noncurante – Mi prenderò un anno.-
- Per far che? Stare a casa a farti le seghe pensando a cose che tanto sai già?-
- Che cazzo…- Draco fece una smorfia, girandosi finalmente a guardarlo – Senti Sfregiato, perché non la finisci eh? Hai ritrovato il cane, stanno tutti bene, sai salvo e sei un eroe. Goditela e lasciami in pace, fammi il favore.-
- Quando mai t’ho fatto un favore eh?-
- Mai.-
- Appunto, perché dovrei fartelo adesso?-
- Perché ti ho segato al bicchiere.- gli ricordò Malfoy perfido – Quindi taci.-
- Non ci eravamo accordati così.-
- Me ne fotto. Lasciami in pace e basta.-
- Ah, che palle parlare con te Malferret…sei noioso.-
- E tu una mezza tacca.-
- Sono la voce della tua coscienza cocco.- Potter ciccò nel portacenere, massaggiandosi appena le tempie martellanti – Ti facessi furbo, potresti dare una mano a un sacco di gente.-
- Ma a fare che? A scovare altri Mangiamorte? Guarda che non facevo da contabile a mio padre!- si schifò il biondino irritato – Avrai anche fatto buttare in cella i capi ma ce ne sono ancora tanti in giro.-
- Appunto. Tu potresti aiutare Tristan e gli altri d’ora in avanti.-
- E diventare Auror?- Draco ora se la stava ghignando amabilmente, fissando il soffitto – Non ci crederei neanche se lo vedessi.- ma Harry non gli rispose quella volta. Era strano a dirlo ma…forse il Grifondoro l’aveva già visto davvero.
Harry Potter aveva visto perfettamente lui e Malfoy al Ministero.
Avrebbe dovuto ringraziare il lago sulle cui sponde si ergeva il castello dei Lancaster…
Forse era davvero un futuro certo quello che li aspettava. In fondo in sette anni erano successe moltissime cose, ma mai come a quell’ultimo anno c’erano stati tanti cambiamenti. Non avrebbe mai immaginato che alla fine Draco Malfoy, il suo nemico di sempre, avrebbe trovato la forza per salvarsi. In fondo non aveva mai neanche creduto che dietro a quegli occhi grigi freddi e indifferenti ci fosse mai stato davvero un essere umano, ma in fondo Hermione ci aveva sempre creduto. Sospirò e posò lo sguardo su di lei. Stava parlando con Justin e Ron.
- Quant’è che stai via con Blaise?-
Draco fece una smorfia, ormai al limite – Senti Sfregiato, il quarto d’ora l’abbiamo superato da un pezzo.-
- Rispondi a questa fottuta domanda per Dio!-
- Un mese, un mese!- sbraitò Malferret in risposta, sentendo la testa spaccarsi – Perché? Che ti frega?-
- Non è per me, imbecille.- replicò Harry calmo – E’ per Hermione.-
L’espressione cupa del Serpeverde non mutò neanche quando posò gli occhi sulla Grifoncina. Dalton l’aveva invitata a ballare ma per una volta non ne fu geloso. Aveva sentito qualcosa cambiare in quei giorni, anche quando avevano fatto l’amore ore prima. L’aveva sentita distante e lui sapeva bene perché. Quel bastardo di Nott le aveva ricordato la loro scommessa. Se aveva imparato a conoscerla, era tanto orgogliosa da fare finta di nulla.
Probabilmente avrebbe fatto finta di nulla anche con lui ma Draco la sua decisione l’aveva presa.
Aveva già sprecato abbastanza la sua vita per rinunciare ora all’unica ancora che l’aveva tenuto a galla in quelle ultime settimane.
- Starete via anche voi un mese no?-
Harry annuì, versandosi dell’altro caffè.
- Secondo me fra un attimo scoppiano…- cinguettò Calì poco distante, nell’orecchio di Ron.
- Bhè, che scoppino altrove.- bofonchiò Dean incurante – Lì c’è il frigo con lo champagne.-
- Già, che rompano i liquori che costano meno.- frecciò anche Seamus.
- Comunque è davvero strano.- disse ancora Lavanda col suo fare sospetto. Li fissò, seduti così vicini intenti a scolarsi caffè, a bisbigliare... - Secondo me Harry ha in mente uno dei suoi scherzi bastardi.-
I ragazzi, in un attimo, gelarono. Cazzo, era vero! Harry non aveva ancora fatto scherzi di fine anno! Li faceva sempre!
Si ritrovarono a fissare la bella Granger con occhi spiritati e Dalton, credendo che volessero ucciderlo perché l’aveva stretta troppo, se ne tornò dalla sua Miria con la codina fra le gambe ma anche quando posero il sacro quesito alla streghetta, lei ammise di non saperne veramente nulla. A dire il vero la sua preoccupazione era rivolta ai dormitori femminili: le scale, per i chiasso e il fumo presente nella Torre, diventavano uno scivolo a scatti e quindi bastava aspettare il proprio turno per salire. Quasi non osava pensare a chi avrebbe dormito e fatto altro nel suo letto…
- Ehi gente! Gente!-
Qualcuno si mise a gridare fortissimo, dopo aver abbassato un pelo la musica.
Tutti gli studenti in quel momento voltarono verso Dean Thomas che era salito in piedi su un tavolino, con un mano un bicchiere colmo di liquore scuro. – Gente, un attimo di attenzione per favore! Sono quasi le cinque e fra un’ora ci sarà l’alba. Prima che vi lasci tornare alla festa e a divertirvi… volevo dire due parole!-
- Eccolo lì…i discorsi da ubriaco sono quelli che gli vengono meglio.- sentenziò Ron sbuffando.
- Che ridi? Dopo toccherà anche a te!- sbuffò sua sorella.
- Cosa?- gracchiò il rossino – Neanche morto!-
- Prima che cominci possiamo dirla noi una cosa?- urlò Justin dal fondo della sala – Grazie a Grifondoro per la festa!-
E scoppiò un applauso bestiale, seguito da urla e ovazioni di ogni tipo. Si misero anche a battere i piedi a terra pur di far più casino e di farsi sentire, quando Dean riprese il controllo.
- Grazie a voi di essere venuti.- fece, conquistando di nuovo il silenzio con la sua verve, esattamente come faceva allo stadio di quidditch – Dunque, volevo dire un paio alla mia classe…- e tutta Grifondoro del settimo anno fece un "Ooohhhh…" sognante, per prenderlo in giro ma alla fine tesoro di nuovo le orecchie, perfettamente attenti.
- Bhè…ragazzi, cosa dire? È l’ultima volta che probabilmente faremo festa con tutto il resto della scuola.- disse Dean assumendo un tono serio, ma nel contempo leggero e per nulla malinconico – E’ stata una bellissima serata. Sono stati bei momenti e non credo di esagerare se dico a nome di tutti che ci mancheremo parecchio…- la classe del settimo batté ancora le mani, solo Grifondoro stavolta, mentre Lavanda già cominciava a tirare fuori il fazzoletto dalla borsa.
Probabilmente sarebbe diventata un panda prima della fine del discorso, perché il mascara le colava via come niente.
- Avremo ancora gli esami e la cena finalmente, lo so…- disse ancora Thomas – Ma volevo ringraziarvi qua adesso, davanti a tutti, per i sette anni passati qua a Hogwarts. Io sono nato in una famiglia babbana e quando arrivai qua il primo giorno non sapevo neanche da che parte girarmi, desideravo solo tornarmene a casa…e adesso non vorrei più andarmene.- rise, vedendo i sorrisi degli altri suoi amici – Quindi un grazie a tutti. A Seamus, a Ron, Neville, Harry, Hermione… Lavanda, Calì, a tutti quanti.- in quel momento la Brown non riuscì a frenare un singhiozzo atroce, facendo ghignare tutti gli altri che le davano affettuose pacche sulle spalle – Grazie ancora… e vedete di passare qualcosa agli esami. Grazie ancora!- e finalmente scese dal tavolino, dove l’attese un abbraccio enorme.
In quel momento Harry intercettò lo sguardo di Ron e sospirò pesantemente, vedendolo strizzargli l’occhio.
Sollevò la tazza verso di lui, in un brindisi silenzio e la festa riprese.
Tirarono l’alba tutti quanti anche se molti si erano appisolati qua e là nella camerate e anche nel dormitorio femminile. Neville riuscì perfino a dormire sul tappeto in sala comune ma quando il sole sorse, in tanti stavano seduti sulle finestre ad assaporare quel momento.
- Ci pensavo dal primo anno sai?- sorrise Ron, seduto accanto a Hermione su una delle tante finestre nella loro camerata – Mi ero sempre chiesto come avrei concluso Hogwarts. A volte non vedevo l’ora di finire.-
- E la serata è stata all’altezza?- chiese la Grifoncina, sorseggiando un caffè nero e bollente.
- Hn…- Weasley ghignò con aria maliziosa – Direi di si. È stata una serata fuori dal comune.-
Hermione tacque un secondo, vedendo quella sua espressione, così si guardò alle spalle con aria attenta. Blaise e Calista stavano sulla finestra accanto alla loro, Elettra parlava con Ginny e Dean seduta sul letto di Harry e la Parkinson era appena tornata. Però, pensò la streghetta. Fuori dal comune davvero…
- Se penso che devo tirare le valige fino alle carrozze mi viene male.- sbuffò Elettra in quel momento, stanchissima.
- Lascia perdere.- le disse Ginny sbadigliando – Ci faremo dare una mano dai ragazzi.-
- Cosa?- Ron la guardò stralunato – Te lo scordi che vengo ad accompagnarti! Hai visto in che stato sono?-
- Oh, eddai! Ehi Harry, tu vieni vero?- cinguettò la ragazza ma poi si bloccò, guardandosi attorno.
- Ma dov’è Harry?- chiese anche Elettra, stupita.
- In effetti è da un po’ che non lo vedo.- disse Blaise – Lui e Draco avevano sonno.-
- Magari sono nel bagno ad affogarsi nella vasca…- si schifò Ron – Ok, vado a cercarli…-
- Per affogarli ci penso io.- frecciò Hermione seguendolo.
Andò a finire che si misero in carovana per cercarli. Frugarono negli sgabuzzini, nelle varie camerate, negli armadi, nella cuccia di Pinky, niente… sembravano spariti.
Almeno fino a quando non li pescarono nel numero peggiore che avessero mai potuto fare.
Hermione salì nel dormitorio femminile, seguita da Elettra borbottando contro quei due idioti. Chissà dov’erano andati. Nel corridoio davanti al bagno dovettero fare lo slalom fra bottiglie vuote, bicchieri e gente svaccata a terra. La Baley trovò perfino nella sua stanza una mezza dozzina di coppiette e fu costretta a entrare di corsa, lanciare via le scarpe col tacco alto e prendere il suo maialino.
Quando tornò fuori, Hermione la guardò stranita.
- Perché non ti sei cambiata?-
- Te lo racconto un’altra volta.- si schifò la biondina – Dovresti prestarmi qualcosa per favore…-
- Ok…- la Grifoncina non fece altre domande quando anche Ron tornò dal bagno del corridoio. Se la stava ridendo come un matto – Non saprete mai chi sta dormendo nella vasca!-
- Minni e Topolino.-
- E chi sono?-
Hermione sbuffò, facendo un gesto seccato con la mano – Allora?-
- Dalton e una compagna di Ginny!-
- Meglio che Miria non lo sappia eh?- fece Elettra scuotendo il capo.
- Però potremmo ricattarlo!- propose il rossino.
- Ma Ron!- lo zittì la Granger.
- Tanto, con tutti i soldi che ha…-
- Oh zitto! Avanti, andiamo in camera mia! Mentre Elettra si cambia tu vedi di trovare quei due imbecilli ok?- e proprio dicendo quella frase, spalancò di scatto la porta della sua camera e allora cadde un silenzio di tomba.
Le loro tre paia d’occhi rimasero bloccate su un punto preciso. Il letto di Hermione.
In quel silenzio cosmico, nel casino che regnava in quel corridoio e con Seamus addormentato sul tappeto della streghetta, abbracciato all’orsetto della Grifoncina, i tre rimasero a fissare quella scena che aveva dell’impossibile.
Harry stava sdraiato sul letto della sua migliore amica, a metà del letto e mezzo per orizzontale.
Draco gli stava sopra, la testa appoggiata praticamente su quella di Potter…e dormivano come due angioletti.
Non seppero dire quanto rimasero immobili lì, specialmente Ron e Hermione ma quando si scossero fu grazie a un flash. Elettra aveva avuto il tempo di correre giù in sala comune, rubare la macchina fotografica a Colin che si stava facendo un caffè prima di andare a sviluppare le foto, e fare quello scatto. Poi ne fece un altro ancora, per sicurezza.
Weasley e la Granger la guardarono sconvolti, le palle degli occhietti praticamente sbarrate… ma la biondina non fece una piega. Anzi, sorrise tranquillamente, come solo lei sapeva fare.
- Per ricordo.- disse, angelica.
Dopo un altro lungo silenzio, Ron disse immediatamente che ne voleva una copia, afferrando la maniglia della porta.
- Andiamocene, non voglio essere presente quando Oscar Wilde e il suo amante si sveglieranno.-
Tempo di scendere in sala comune e gustare tutti allegri i cornetti che Lavanda era andata a rubare in cucina, ringraziando gli elfi domestici che l’avevano fatto per loro come dono di ultimo anno, e un urlo apocalittico invase l’intera Torre del Grifondoro. Traballarono i soffitti e i pavimenti, le scale fremettero, i vetri quasi si spaccarono e seguì quindi un fiume di bestemmie veramente indecenti, sparate a parecchie decibel, tipo incrocio fra barrito di elefante e ruggito di leone.
- Ma che succede?- chiese Pansy Parkinson, alzando gli occhi verso l’alto, dove stava il dormitorio femminile.
- Già, che capita?- chiese anche Blaise, stralunato, vedendo l’espressione della Grifoncina che ancora non si era ripresa.
- Oh, nulla…nulla!- bofonchiò Ron, immergendo il croissant buonissimo nel caffè.
- Come nulla?- rise Calì un pelino istericamente, sentendo ancora quei fiumi di dannazioni – Ma chi c’è là sopra?-
- Sembrano due belve…- bofonchiò Neville rischiando di far cadere la tazza, visti i tremori – A proposito, avere trovato poi Harry?-

- Sei un violentatore! Fai tanto il santarellino e invece sei un porco maniaco!-
- Ha parlato il dandy! Se non sbaglio c’eri tu sopra di me brutto bastardo approfittatore!-
Alle dieci e mezza di mattina il sole estivo splendeva ormai al massimo del suo chiarore. Era caldo ma non asfissiante quel giorno e una leggera brezza fresca e frizzante lasciava presagire un piccolo temporale estivo.
Al binario 9 e ¾ tutti gli studenti di Hogwarts si stavano preparando a lasciare la stazione.
Il chiasso era infernale, il via vai allegro e movimentato, nonostante la stanchezza accumulata dai ragazzi più grandi che avevano fatto festa praticamente fino a poche ore prima. E la festa qualcuno se l’era beccata in tutti i sensi…
Si poteva quasi dire che due di loro la festa se la fossero fatta da soli…
- E’ già tanto se ero ancora vestito!- sbraitò Malfoy furibondo, lontano almeno due metri da Harry e nascosto dietro a Blaise che di fare da paravento davvero non ne poteva più. Idem per Ron, dietro alla cui spalla stava Potter, altrettanto incazzoso come il suo amico Serpeverde. Praticamente era da quando si erano svegliati quattro ore prima che non avevano fatto altro che gridare all’assalto sessuale per tutta Hogwarts, con relativa figura di merda, anche se se n’erano infischiati allegramente. A dire il vero si erano solo svegliati l’uno sopra l’altro, a torso nudo Harry e Draco con la camicia aperta, con tutti i pantaloni al loro posto, idem per i boxer. Ed entrambi, come avevano fatto notare Weasley e Zabini, riuscivano ancora a sedersi…quindi…
- Sta sicuro che se avessi voluto saltare addosso a un uomo avrei scelto meglio!- ringhiò Harry al limite della pazienza, aiutando Elettra a sistemare Pinky sul vagone – E sono io che dovrei preoccuparmi! Non sono certo io che mi sono sbattuto tutta la scuola!-
- Tutte le femmine della scuola, è differente!- urlò ancora Malfoy, viola di rabbia, spaccando la testa di tutti quelli che si erano presi una bella sbronza la sera prima – E un’altra cosa…meglio di me da farti non potevi trovarne!-
- Sta zitto, sei solo un approfittatore! T’è andata bene che ero ubriaco!-
- Oddio…- Hermione si passò le mani fra i capelli, disperata e distrutta. Non ne poteva davvero più.
Peccato che era sicura che quella storia sarebbe andata avanti moltooo a lungo. Conoscendoli se la sarebbero rinfacciata anche da vecchietti, magari anche dalla tomba. Si sarebbero fatti seppellire vicini per potersi insultare meglio.
Il bello era che non era successo assolutamente niente, nonostante la stramba posizione in cui si erano addormentati e secondo lei lo sapevano anche loro due, nonostante la fifa matta che avevano.
Ormai era entrato nella testa a tutti: quei due avevano semplicemente un gusto perverso nel sapersi rompere le palle a vicenda, niente di più. Erano due imbecilli e basta.
- Allora, ci date una mano o no con le valigie?- borbottò Ginny in quel momento, trascinando il suo grosso baule.
- Si, si…- sbuffò Ron, sbadigliando contemporaneamente – Arrivo. Dimmi che ti prendi Leo però…-
- Te lo scordi, te lo tieni tu!-
- Ma userò i gufi della scuola, dai!-
- Sogni. A casa con me e Elettra col cosetto non ce lo voglio!-
- E che avrete mai da fare…- disse il rossino, peccato che Ginny non lo degnasse di un’occhiata, mentre lui e Harry, Dean, Neville e Seamus si spezzavano la schiena per caricare tutti i bagagli di due sole ragazze.
Ginny dirigeva tutto con pugno di ferro, tenendo sempre sott’occhio l’orologio. Dieci minuti.
- Allora?- le chiese Hermione mentre anche Blaise aiutava Calista coi bagagli – Che farete tu ed Elettra per queste due settimane?-
- Bhè, prima di tutto vacanza!- ridacchiò la perfida sorellina di Ron – La mamma vorrà che ci riposiamo assolutamente, la conosci. Le ho detto di Elettra, della sua situazione…- abbassò un po’ la voce, per discrezione – E lei se l’è presa molto a cuore. Vuole viziarla come con Harry.- sorrisero entrambi, fissando la Baley e il suo sorriso sempre solare – Mentre voi fate gli esami inoltre cercherò di darle una mano per trovare una casa d’appoggio. La prof. Mcgranitt ci ha dato a colazione questa mattina dei cataloghi di case approvate dalla scuola, in campagna. Visto che anche lei non è abituata ai babbani cercheremo di darle un aiuto, tanto non ha problemi di soldi e poi Bill ha promesso che ci avrebbe portato in giro, a vedere queste case e i vicini.-
- Bene, quindi le cose si metteranno per il meglio.- sussurrò la Grifoncina – Sono contenta.-
- Assicurerò anche Harry, tranquilla.- rispose Ginny seria – Le darò tutto l’aiuto possibile visto che suo padre non verrà neanche a prenderla una volta a Londra. Elettra mi ha detto che le ha spedito un messaggio ieri. Le ha solo augurato buone vacanze.-
Hermione serrò la mascella, sentendosi veramente triste. Ma più la guardava, più guardava Elettra…e si chiedeva cosa provasse davvero. Sorrideva sempre, i suoi occhi azzurri poi sembravano sempre così sinceri.
- O è un’attrice o è di roccia.- le aveva detto Draco tempo prima.
Forse era davvero una roccia, pensò intenerendosi. Elettra era una forza della natura.
Niente la scalfiva.
- Prenditene cura per un po’ allora.- sorrise, cercando di rallegrarsi – Mi raccomando Ginny…-
- Tranquilla…- l’assicurò la rossa, poi si volse agli altri – Allora sfaticati? Ce l’avete fatta o no?-
- Sai che sei una bella rompipalle?- sbraitò Ron, schiacciato dal baule della sorella.
- Zitto e lavora!-
Andarono avanti a caricare ancora per qualche minuto, specialmente quando arrivò anche Pamela con la sua testa ancora nella rasata e Justin, con la sua ragazza. Si salutarono fra loro, poi fu il turno di salutare Elettra. Venne abbracciata da tutti, strusciata da tutti i ragazzi e poi questi vennero pestati da Potter. Al turno di Hermione, la Grifoncina quasi la stritolò, facendola ridacchiare.
- Mi raccomando, al primo problema chiama capito?- le disse seria.
La biondina però sorrise, con quel suo modo misterioso – Oh, non avrò problemi, credimi.-
- Dai Herm, che tocca anche a noi salutarla!- rise Zabini, seguito da Ron.
Perfino Malfoy, alla fine, l’abbracciò non molto di buon umore.
- Ciao Draco!- gli disse la Baley tranquilla – Buoni esami, in bocca al lupo.-
- Attenta anche tu, piccoletta.- bofonchiò, tornandosene dietro alle spalle sicura della Granger mentre la Caige si salutava a modo suo con Blaise che per altro non si era tirato minimamente indietro.
Poco dopo, lontani dagli altri, Harry l’abbracciò stretta, affondando il viso nei suoi capelli biondi.
Le accarezzò la testa a lungo, preoccupato e triste.
- Dai, tanto ci vediamo presto…- gli disse, dolcemente.
Elettra lo baciò appena, stringendolo forte alla vita – Guarda che non sparisco, sai?-
- Lo spero… non so neanche dove poterti trovare una volta via da qui.- mormorò serio – Non so dove sarai, né dove potresti finire. Potrebbe capitarti qualcosa e nessuno me lo direbbe.-
- Sciocchezze, sarò alla tana e poi partiremo tutti insieme. E se dovesse capitarmi qualcosa ti farò recapitare un gufo da Sirius, ma tanto non mi succederà niente. Tu pensa agli esami…-
Harry tacque, fissandola. E rimase a osservarla senza vedere nient’altro quando il treno partì, e lei, sporta dal finestrino, si sbracciò per salutarlo. Come aveva potuto non accorgersene?
- Che hai Harry?- gli urlò Ron da lontano – Dai, ormai è partita! La vedrai presto!-
Presto…
Harry Potter alzò gli occhi al cielo il cui colore gli ricordava tanto quello delle iridi della sua ragazza.
Era strano ma ora che se n’era andata, capiva davvero tutto di lei.
Il suo modo di non lasciarsi mai abbattere, la sua allegria, la spensieratezza, il suo sorriso…
- Sono proprio un idiota…- mormorò, ghignando di se stesso tornando a scuola con gli altri.
- Per esserti fatto Malfoy di certo.- frecciò Ron bastardamente.
- Oddio, non me lo ricordare!- sbraitò Potter stizzoso – Basta con questa storia!-
- Spero solo che non ti abbia messo incinto a vice versa!- insinuò anche Seamus, facendo scoppiare tutti a ridere.
- Basta cazzo, finitela tutti!-
Ridendo e scherzando, il gruppo tornò verso il luogo del fermo delle carrozze.
Ora, pensò Harry salendo sulla scaletta e dando ancora un’ultima occhiata alla stazione e all’immagine di Elettra che si era stampato nella mente, aveva solo un’ultima di cui occuparsi a scuola.
- E’ tempo di esami.- bofonchiò con tono greve.
- Già…- disse Ron, salendo dopo di lui – Due settimane e il Trio Miracoli di Hogwarts chiuderà i battenti.-
- Anche il due Teste di Cazzo.- insinuò Blaise, salendo in quella accanto a loro, facendosi sentire per bene.
- Io non so che cazzo ci trovi da scherzare su una cosa simile!- sbraitò Malfoy sentendolo.
Quando tutti furono a bordo, i Thestral riportarono le carrozze sul sentiero principale proprio quando alcuni nembi scuri cominciarono a imperversare all’orizzonte, coprendo sinistramente la Foresta Proibita.
Si tornava a Hogwarts per l'ultima volta…




 

 

Fine Penultimo Capitolo

 

 

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Capitolo 50
*** Capitolo 50° - FINE - ***



 

Venti giugno, un caldo infernale e la tipica giornata che secondo Harry James Potter avrebbe preso una piega precisa.
Una bella giornata di merda, avrebbe detto ad alta voce e specialmente davanti alla faccia della Mcgranitt quando alle nove in punto, in mezzo al corridoio principale aveva consegnato il primo compito di Trasfigurazione.
Venti giugno, inizio degli esami del M.A.G.O.
Uno schifo.
È questo che pensavano tutti gli studenti del settimo anno della quattro case di Hogwarts, davanti a quei cinque fogli bianchi pieni da riempire di nozioni di teoria. E avevano solo due ore di tempo.
La Mcgranitt tornò alla cattedra piazzata davanti alle due file del corridoio, incrociando le braccia al petto.
- Dunque…signori, fra esattamente un minuto l’esame teorico di Trasfigurazione avrà inizio.- sibilò severa, poggiando poi la mano su un clessidra che presto sarebbe stata girata – Avrete esattamente due ore, nessuno potrà sforare e metto in chiaro fin da ora che chi verrà sorpreso a copiare o a aiutare i compagni, verrà subito escluso dall’esame.- si fece da parte, indicando le sette persone che stavano seduti pomposamente oltre la cattedra – Gli Esaminatori saranno presente durante la durata di tutti gli esami e controlleranno la regolarità della prova. Dopo la teoria, oggi alle tre avranno luogo le prove pratiche. Corvonero passerà per primo, poi Tassorosso e …come sapete bene, Serpeverde e Grifondoro faranno la prova insieme. Perfetto…- incrociò di nuovo le braccia, facendo finta di non vedere la Umbridge che spiava ogni mossa di Harry e company. Prese la clessidra e la girò di scatto, dando il via alla prova.
- Potete cominciare.-
Tutti, in sincrono, si buttarono come avvoltoi a sfogliare i cinque fogli di pergamena. C’era chi si buttò subito sulla prima, pieno di foga per il poco tempo, chi lesse prima tutto…poi le piume d’oca si misero tutte a lavorare freneticamente. Si stavano slogando i polsi quei poveretti, se ne accorse perfino la Mcgranitt che per un breve attimo provò qualcosa di simile al dispiacere per quei suoi poveri studenti, ma durò poco perchè quando tornò a sedersi in cattedra e portò lo sguardo alla finestra, ebbe un moto di stizza.
Sul davanzale c’era un pipistrello e un falcone che guardavano gli esami con aria troppo attenta.
Li fece volare via con un’occhiata imperiosa, così quando tornarono alla Torre Oscura, i due volatili ripresero la loro forma umana ridacchiando.
- Che avete da ridere voi due?- soffiò Clayton Harcourt, scuotendo il capo seduto in poltrona fuori dalla cella della Torre – Siete dei bastardi.-
- Brutti ricordi dell’esame finale Clay?- frecciò Tristan, svaccato sul cornicione per lungo, intendo a prendersi il sole.
- Come se te lo fossi scordato bastardo!- ringhiò il Sensimago – Per poco non ci hai fatto sbattere fuori!-
- Volete stare buoni voi due?- sbuffò Sphin, arrivando dalla scala in maniche corte – Oggi fa abbastanza caldo senza voi imbecilli che vi prendete a pugni e voi due…- indicò Jess e Milo – che andate a tormentare Harry e i ragazzi!-
- Che vuoi che faccia?- si lagnò Morrigan sedendosi accanto a Clay – Senza presenza femminile io mi rompo!-
- Già!- fece Harcourt con aria da cucciolo – Dov’è Lucilla?-
- Lucilla è arrivata.- cinguettò la Lancaster, apparendo di colpo avvolta dalla nuova magia dorata che l’accompagnava sempre – Mi avete chiamato per qualche motivo serio o devo spaccare le ossa a tutti?-
- Oh tesoro, luna storta?- le chiese Jess, passandole la fiaschetta.
- Idiota!- sbottò Tristan scattando a molla, tirandogli dietro un pugnale – E’ incinta!-
- Ma è solo acqua!- si scusò suo fratello, scostandosi per un pelo.
- E tu giri con l’acqua nella fiaschetta?- rise Clay – Cazzo Jess, tu si che sei avanti…-
- La volete finire tutti quanti?- ringhiò la mezzo demone – Che diavolo volete eh?-
- Non puoi stare un po’ qua con me?- le chiese Tristan con voce dolce, guardandola con gli occhioni verdi tutti lucidi.
- Con te non sto da nessuna parte.- replicò seccata.
- Oh, ma dai…-
- Ma dai un corno!- poi cambiò espressione di colpo, si era come fatta pensierosa – Stanno facendo gli esami?-
- Già.- le disse Milo.
- E come vanno?-
- Primo giorno, prova teorica di Trasfigurazione. Oggi fino a giovedì ci saranno le prove pratiche.-
- Grifoni e serpi passeranno per ultimi, mi sa.- disse Clay tranquillo – Sento il panico nell’aria…-
- Che menata, finiranno a luglio inoltrato cazzo!- rognò Tristan scocciato – Luci tesoro, che facciamo?-
- Tristan, amore…- replicò lei con vocetta stucchevole – VAI AL DIAVOLO!-
- Quand’è che la smetterai di avercela con me eh?-
- Quando sarai morto!-
- Ci vorrà parecchio allora.- replicò angelico.
- Dipende Mc.- disse lei con fare minaccioso – Ne riparleremo quando la nausea mi darà tregua! E adesso scusa ma devo andare da tuo padre e tua madre!- concluse, rabbiosa – La tua cara progenitrice ha avuto la bella idea di portarmi diversi manuali sui significati dei nomi e una ventina di cataloghi di vestiti da sposa!-
- Oh…- gli Auror fecero una smorfia. Chissà perché ma non ce la vedevano proprio con Rose Mckay, seduta a un tavolo a discutere di fiori e veli bianchi. Anzi, era una cosa alquanto buffa.
Ma certamente non osarono ridere. Il sistema nervoso di Lucilla era già stato messo abbastanza alla prova.
Sparì sibilando in serpentese, probabilmente stava maledicendo tutta la famiglia Mckay, così i cinque ripresero le loro quotidiane abitudini di cazzeggio.
All’ora di pranzo, la fiumana dei condannati uscì dalla scuola, riversandosi nel giardino.
Qualcuno si buttò direttamente dalla finestra del primo piano, ma Hermione non ci fece eccessivamente caso quando un ragazzo di Tassorosso si sfracellò nel cespuglio accanto alla panchina su cui si era seduta lei.
Malfoy poi non alzò la testa dalle sue gambe, incurante persino della Leptis che era uscita dalle arcate piangendo disperata. Si sarebbe quasi strappata i capelli come un’isterica che la Bulstrode non l’avesse fermata.
- Ma quanto ti odio.- rognò poi il Serpeverde di punto in bianco, alzando appena gli occhi grigi verso la Grifoncina.
Lei alzò le spalle, togliendo il panino dalla carta stagnola e addentandolo con gusto.
Per lei l’esame di Trasfigurazione era stato, tutto sommato, piacevole.
- Ciao gente!-
Justin e Dalton apparvero loro davanti, un pelino spettinati e parecchio provati. Cosa strana visto che il Corvonero era in effetti uno studente molto brillante.
- Com’è andata Herm?- chiese Dalton, fregandosene della faccia bellicosa di Malfoy.
- Bene direi. Ho risposto bene a tutti i quesiti, mi ha dato problemi solo…-
- L’ultima vero?- fece Edward serio – Quella era la più bastarda!-
- La domanda sugli Animagi!- annuì Justin – Ma forse per te era facile Herm…-
- Più o meno.- rispose, sorridendo – Avete visto Harry e Ron per caso?-
- Si sono fiondati nel bagno della Malcontenta con Zabini.- disse il Corvonero, rimettendosi la tracolla in spalla – Potter era un pelino traumatizzato, ma sai… in questa settimana la Mcgranitt gli avrà ricordato cento volte che deve prendere tutte O per fare l’Auror e ha studiato come un dannato, basta vedere le occhiaie che ha.-
- Basta pensare il tempo che ha sottratto a me!- bofonchiò Draco scocciato.
- Oh, dai…ho dedicato le stesse ore a entrambi!- mugugnò Hermione.
- Le palle…-
- Vabbè, adesso dobbiamo andare.- disse Justin – Oggi Edward passerà quasi per primo e se ho fortuna passo anche io.-
- Ti prendo gli appunti delle domande Herm. Te lo porto stasera a cena. Ci vediamo.- concluse Dalton.
- In bocca al lupo!- gli augurò la Grifoncina e i due se ne andarono, lasciando Malfoy a chiedersi per quale motivo quel Corvonero maledetto non la finisse con tutte quelle menate. Proprio non capiva una mazza sul serio!
Si rimise seduto per mandare giù qualcosa anche se sinceramente dopo quella prova non aveva molto appetito e in quel momento uscirono altri poveretti dall’aula dell’esame di Trasfigurazione: quelli erano i meno sicuri che si erano fermati a chiedere conferma alla prof. di certe cose, peccato che uscirono anche alcuni degli Esaminatori.
La Umbridge marciò per prima con suo naso sprezzante verso l’alto, praticamente furente col mondo intero, per poi filare dritta verso Silente che si era fermato a parlare con Hagrid, per preparare il suo esame con sicurezza.
La bella Granger non vide bene ciò che successe perché aveva altro da fare e un Malfoy lamentoso per scarse attenzioni da mandare al diavolo: andandosene per il giardino, per andare al suo salice preferito, continuò a pensare che la presenza di quella a Hogwarts non era un buon segno. Gli altri Esaminatori erano più o meno gli stessi del suo G.U.F.O. ovvero tutte brave persone, ma quella secondo lei aveva insistito per essere presente. Forse voleva vendicarti del quinto anno, forse voleva farla pagare al preside…forse voleva farla pagare anche a Harry.
Si fermò di botto, tanto che Draco le volò addosso e a momenti finirono per terra entrambi.
- Si può sapere che c’è?- borbottò seccato.
- La Umbridge ce l’ha con noi.- disse seria, girandosi verso di lui – Vuole vendicarsi.-
- Di me certo no…- rise perfido e menefreghista.
- Come se non gli avessi sabotato tu la carrozza due anni fa!-
- Una soddisfazione dovevo pur prendermela anche io no?-
- Oh, senti…questa cosa va risolta adesso! Stanotte!-
Draco fece una smorfia, sentendo la classica puzza di bruciato. Ormai era troppo provato per dirle di arrangiarsi da sola ma un anno di quella follia aveva lasciato i segni. Fra lei, Harry-cerco-guai-Potter, la piccoletta e la Donnola ne aveva davvero avuto abbastanza. Non sapevano fare altro che crearsi problemi da soli.
- Che vuoi fare, avvelenarla?- le chiese, accendendosi una sigaretta.
- Oh, un modo lo trovo…- disse pensierosa – Allora, com’è il programma di oggi?-
- Due ore di pratica di Trasfigurazione, un’oretta di ripasso Pozioni ed esercizi sul Patronum fatto e finito. Poi possibilmente ceniamo e andiamo a letto insieme.-
- Sarebbe anche bello se non avessi dimenticato Babbanologia!-
- Ma chissene frega, cazzo! Tanto Raimond baserà l’esame su cercare tutti i canali sportivi nella telescatola!-
- Televisione!-
- Oh, che palle…dai, vuoi dirmi che non troviamo uno spazio?-
- Dipendi da quanto intendi per spazio… lo sai che non mi va di andare di fretta!-
- E allora che facciamo? Rimandiamo la nostra vita sessuale a data da decidersi?- frecciò, sbuffando il fumo con espressione sarcastica – Senza contare che dovrai aiutare Potter, probabilmente anche Weasley, devi terminare quella tesi finale che secondo me ti costerà la defenestrazione e Tristan si starà inventando qualcosa di particolarmente sadico per l’esame pratico. Allora? Il tempo per vivere quando lo trovi?-
A parte il fatto che Malfoy considerava vivere come fare sesso, Hermione continuò a ripensare per tutto il giorno alla sua corposa tesina. Aveva scelto quel tema per stupire, vero. L’aveva scelto per scandalizzare? Forse.
Ma l’aveva fatto perché nell’ultimo anno lei ci era venuto parecchio a contatto…anzi, negli ultimi setti anni, a dire il vero. Il tema aveva lasciato senza parole la maggior parte dei suoi compagni, perfino Jess e Tristan.
"La Magia Oscura. I problemi portati da un’istruzione che preclude quest’arte magica ."
Dire che tutti i compagni l’avevano guardata con gli occhi sbarrati era poco. Perfino Draco che ancora continuava a credere che un po’ di magia oscura non facesse male nel bagaglio di ogni mago era stato abbastanza scettico.
Hermione credeva che avesse cominciato a preoccuparsi per lei, Harry e Ron compresi.
Si prese una pausa verso le due, dicendo a Malfoy che l’avrebbe raggiunto più tardi a Serpeverde.
Lei doveva parlare con l’unica persona che in quel momento avrebbe potuto capirla… e trovò Lucilla nella sala professori, seduta in poltrona con Tanatos Mckay e sua moglie Rose.
Non seppe bene dire perché ma la Grifoncina vide che il padre di Tristan era sull’orlo di una corposa risata e la bella Lancaster invece se ne stava dritta e compita nella sua poltrona, seria e glaciale. Dal viso non traspariva nulla, tantomeno dai suoi occhi azzurri…ma Hermione poté notare qualche lampo rosso attraversarli ogni tanto.
Lucilla non se ne accorgeva, ma probabilmente stava per saltare per aria.
La salvò in estremis, chiedendo se poteva strapparla ai Mckay per qualche minuto ma alla fine praticamente Lucilla non si fece più vedere da Rose. Tanatos se l’era aspettato, ma essendo un gran scommettitore e osservatore del comportamento umano e mezzo umano, aveva deciso di vedere fino a che punto quell’orgogliosa ragazza avrebbe retto davanti a vestiti da sposa, incombenze di società a cui la moglie di un Mckay doveva assolutamente adempiere, comportamento ineccepibile e buone maniere (anche se Lucilla era praticamente un esempio di grazia e cortesia fatta a persona, almeno quando si trattava di non uccidere nessuno) e la crescita di un rampollo Mckay.
Poco dopo Hermione vide Lucilla lasciarsi andare a letto con una smorfia, evidentemente provata.
- Tutto bene?- le chiese, sedendosi sulla sponda.
- No, per niente…voglio uccidere Tristan per tutto quello che mi sta facendo passare!-
La streghetta sorrise, divertita ma in fondo la capiva. Era presto anche per una come Lucilla.
Anche se era una donna, aveva comunque vissuto troppo poco la sua vita in libertà per apprezzare quel figlio.
Senza contare che la mezzo demone non pareva avere un particolare istinto materno.
- Magari alla fine potrebbe piacerti.- cercò di consolarla, versandole del the freddo.
Lucilla in risposta ficcò la testa sotto il cuscino, decisa a lasciar perdere quella storia, così anche Hermione mollò la prese, però non prima di averle fatto notare il lato positivo della cosa.
- Tua madre che tipo era?-
Lucilla tolse la testa da sotto il guanciale e la guardò stranita – Come prego?-
- Si…che tipo di donna era come madre?-
Molto dolce, pensò Lucilla fra sé. Sempre sorridente, tenera anche…
Cosa strana per un demone puro. In effetti, specialmente quando era cresciuta, Lucilla aveva notato che quel suo sguardo dolce e colmo d’amore si accendeva solo quando Degona Lancaster posava i suoi occhi quasi bianchi sulle sue figlie, oppure su suo marito. Con le altre persone che la circondavano…Degona mostrava un interesse minuto. Guardava gli altri maghi e sembrava vedere il nulla. Un demone puro di stirpe e tanto potente non avrebbe mai potuto essere diverso in fondo. Ma con lei e Lumia, sua madre era sempre stata perfetta.
- Allora?- chiese, scuotendosi dal ricordo un po’ triste della sua bella madre – Grazie per avermi salvato da quella dannata strega ma non credo tu l’abbia fatto per spirito umanitario.-
- Bhè, vorrei chiederti un parere sulla mia tesi.- disse Hermione facendosi seria, mentre la Lancaster beveva il the al limone a brevi sorsi – E’ una cosa che non credo sia stata mai fatta. Forse potrebbe farmi perdere punti, specialmente con la Umbridge, ma ci ho pensato tanto e credo che sia importante.- tolse dalla sacca un rotolo di pergamena a cui era stato fatto un incantesimo per renderlo trasportabile. Quando Lucilla lesse il titolo, incuriosita, non disse nulla… ma levò gli occhi ridenti su quelli dorati della Grifoncina.
- Vuoi far scoppiare un putiferio Herm?- le chiese, cominciando a leggere.
- No…si… non lo so!- ammise l’altra, confusa – So solo che non avrei potuto scrivere nient’altro. In questi anni ci sono stata così attaccata che…sto cominciando a pensare che la magia oscura sia malvagia a secondo dell’uso che se ne fa. Tu per esempio! Tu usi la magia oscura costantemente, eppure per te non c’è la Legge del Tre! Non ci sono ritorsioni!-
- Sono figlia di una demone di stirpe.- le ricordò.
- Si, ma gli studenti vengono addestrati a difendersi da essa! Se imparassimo però qualcosa di più su quest’arte, forse potremmo trarne dei benefici. Forse potremmo usarla più coscienziosamente!-
Lucilla smise di leggere e sollevò di nuovo lo sguardo, stavolta non proprio sicura di aver capito bene.
- Mi stai dicendo…che vuoi che t’insegni la magia oscura per caso?-
Hermione tacque per un lungo attimo, sapendo bene che ciò che avrebbe detto avrebbe dato una svolta decisiva a quel suo ultimo periodo a Hogwarts. Ma anche agli anni che l’aspettavano

Passarono i giorni e fra esami teorici e pratici, le ore scivolavano veloci.
L’esame di pratica di Trasfigurazione fu un vero successo per molti che secondo la Mcgranitt potevano farcela perfettamente. Harry Potter se la cavò alla grande, nonostante il lieve tremore che la sua prof aveva notate nelle sue mani quando quella belva della Umbridge aveva cercato di metterlo nel panico a tutti i costi.
Aveva svolto tutti gl’Incanti alla perfezione, specialmente il Proteus e il Glacialius, aveva trasformato la sua Edvige più volte in un compostissimo unicorno, rendendo fiero anche Silente che era venuto ad ammirare il suo operato e quando la Umbridge, stizzosa, aveva detto che bastava, lo stesso Esaminatore che due anni prima gli aveva chiesto il Patronus, stavolta gli chiese nell’orecchio se era vero che era un Animagus.
E fu così che Harry Potter si guadagnò la sua sudato O di Trasfigurazione: lasciando senza parole tutti, diventando una bellissima aquila. Perfino l’applauso della Mcgranitt lo rese orgoglioso come mai.
Avendo esami in coppia, l’aiuto di Blaise gli fu fondamentale quando toccò alla prova pratica di Pozioni.
Dire che anche lì la Umbridge ce la mise tutta per fargli saltare i nervi sarebbe dire un eufemismo ma stranamente Piton, che non sopportava interruzioni durante gli esami e le interrogazioni in generale, la rintuzzò più volte con la dovuta cortesia tanto che alla fine riuscirono a ricreare un perfetto Veritaserum, quando solo Draco ce l’aveva fatta nella loro classe. Schiaffare la provetta davanti a Piton e agli Esaminatori fu una vera goduria.
Un po’ meno per Severus quando quei due megalomani di Malfoy e della Granger arrivarono a fare una cosa che sapevano tanto di ripicca. Cosa fecero? La pozione OblioBomba, quella che era costata il suo studio nei sotterranei e un sacco di denunce dai genitori.
Ma la loro faccia da schiaffi la diceva tutta quando mollarono quella pozione violacea davanti al suo naso adunco, sogghignando sotto i denti per come tutti gli Esaminatori li guardavano ammirati.
Le prove teoriche scritte erano quelle che minavano di più la concentrazione perché i professori si erano fatti davvero puntigliosi. Quelle pratiche invece erano decisamente più sciolte e lo fu particolarmente la prova di Incantesimi, quando Vitius fece fare tutta una serie di esercizi sulla telecinesi a tutti gli studenti. Alcuni se la cavarono benissimo, tipo Dalton che riuscì a sollevare perfino una statua di Cosetta Corvonero con la forza della mente. Per altri fu un disastro, visti i cocci che poi gli elfi domestici furono costretti a ripulire ovunque.
Harry e gli altri se la cavarono bene ma la telecinesi di quel giorno segò le ginocchia a un bel po’ di loro che all’esame teorico di Babbanologia ebbero qualche problemino a ricordarsi la differenza fra un’utilitaria e un fuori strada.
Alla prova pratica Harry, Hermione, Dean e altri si ruppero le palle in maniera impressionante e vennero praticamente messi in disparte per fare più domande ai loro compagni, anche se Raimond per una volta rimase piacevolmente colpito dalla destrezza di Malfoy nel giocare col telecomando, su come s’intendesse bene del basket e sull’utilizzo dei Cd.
Erbologia fu una sorpresa molto…come dire…divertente, forse per chi osservava perché la Sprite ebbe la bella idea, ispirata chissà da chi poi, che i ragazzi avrebbero dovuto destreggiarsi con una pianta carnivora gigante.
- Quello non era un esame, era un massacro!- ringhiò Ron quando poterono uscire dalla serra.
Avevano i vestiti conciati malissimo, qualche graffio sulle mani e Seamus era quasi stato mangiato vivo da un bocciolo grande quando un bue. Gli unici a salvarsi, facendo il solletico alla pianta assassina, erano stati Neville e Blaise che si erano così automaticamente presi una O, mentre Malfoy con la sua mannaia forse non aveva fatto la stessa buona impressione. Su una cosa però era certo… lui si era divertito da matti!
- Per me è la Umbridge che decide gli esami!- rognò il rossino, svaccandosi su una panca.
- Ma dai, non è possibile.- gli disse Pansy Parkinson – Silente non sarebbe mai d’accordo!-
- Si ma quella pianta era carnivora!-
- Vedrai che a Divinazione andrà meglio…- lo prese in giro Harry stanchissimo.
- Tu che hai Herm, invece?- le chiese Lavanda.
- Aritmanzia.- rispose la Grifoncina – Anzi, è meglio che vada a ripassare. Mi tocca verso le quattro.-
- C’è anche Dalton mi pare!- le urlò Blaise mentre correva via – Ci vediamo a cena!-
- E intanto noi che facciamo?- si lagnò Seamus a pezzi, sdraiato nell’erba – Andiamo in Sala Duelli?-
- Si ma dopo pranzo, per favore.- concesse Ron distrutto – Non sarei in grado di fare niente ora come ora!-
- Domani cos’abbiamo?- mugugnò intanto Neville, scorrendo la sua agenda – Hagrid…poi il pomeriggio qualcuno deve ancora finire con Divinazione. Di teoria poi rimarrà solo Storia della Magia, il tema sull’Occlumanzia che ha richiesto Piton e il test scritto sulla Smaterializzazione. Tristan di scritto ci chiede la tesi a scelta.-
- Ecco perché lo amo! E di pratico che rimane?- gli chiese Calì, arrivando da loro tutta spettinata e accaldata.
- Rimase Divinazione domani notte e Difesa la prossima settima. Questa finiscono Corvonero e Tassorosso.-
- La nostra tesi però anche se l’ha chiesta Tristan dovremo leggerla davanti al consiglio, vero?- piagnucolò Lavanda.
- Già…bene, vado a cercare un cappio per uccidermi.- disse Harry mettendosi in piedi – Ci vediamo.-
- Ci vediamo…- e si separarono, per cercare un luogo decente in cui riposarsi.

La mattina dopo, alla prova pratica di cura delle creature magiche, Hagrid si accorse che i ragazzi erano particolarmente stanchi. Silente lo aveva informato che la Umbridge avrebbe preteso molto e che sarebbe stata anche piuttosto vendicativa, ma non avrebbe mai immaginato di trovare i ragazzi così distrutti.
L’esame per le ragazze era sugli unicorni ancora cuccioli, quindi piuttosto rilassante. Per i ragazzi sarebbe stata una bella caccia alla fate, cosa che per una volta fece bestemmiare anche Harry che si ritrovò armato di retino, in giro per la foresta e con il dente piuttosto avvelenato. Come cazzo la prendeva una fata? Stavano in alto sugli alberi!
Per non parlare del fatto che s’innamoravano subito degli uomini che catturavano e come minimo non ne sarebbe uscito da quella storia. Quelle piccole vipere erano imprendibili e delle vere civette una volta acciuffate.
Qui la soluzione era una sola.
Quando tornò a terra sotto forma di aquila, con una peste dai capelli rosa alta sei centimetri fra gli artigli, trovò Malfoy intento a scrutarlo con un’aria che la diceva tutta. Così per farlo tacere Harry dovette volare a trovargliene un’altra e una volta presa la mollò a Malferret, a cui aveva praticamente fatto l’esame.
Ok che era illegale diventare Animagi per gli esami ma proprio così sfacciatamente…
Andò a finire che superarono di nuovo quell’esame piuttosto brillantemente, ma mentre Malfoy ebbe il tatto rude per dire alla sua fatina di levare le tende perché lui la ragazza ce l’aveva già e non alta sei centimetri, Potter non ebbe proprio la forza di farlo. Il suo nome era incredibilmente lungo e pronunciarlo nella lingua delle fate per i maghi era impossibile, quindi Ron che ridendo come pazzo aveva accolto quella nuova sanguisuga a braccia aperte a differenza del suo migliore amico, l’aveva ribattezzata Gigì.
Oh, era una belva! Non lasciava che nessuna ragazza si avvicinasse a Harry, a cena aveva inforcato i coltelli e aveva quasi cavato un occhio a Calì perché gli aveva rivolto la parola, a Hermione aveva quasi strappato una ciocca di capelli e si era perfino incavolata con Draco perché secondo lei si parlavano troppo.
A quel punto Malferret ci aveva messo una pietra sopra, anche perché lui doveva ancora finire la sua tesi.
E poi venne il fatidico momento della prova di Difesa.
I ragazzi non sapevano bene cos’aspettarsi anche perché Corvonero e Tassorosso entrarono con loro in sala duelli quella mattina, quando invece avrebbero dovuto averlo già fatto l’esame. Sbagliato. Tutti l’avrebbero sostenuto in quella settimana, quindi nessuno, neanche i Corvonero, sapevano a cosa andavano incontro.
- Me lo sentivo cazzo, che Mc meditava qualcosa…- ringhiò Draco, entrando per ultimo con Blaise e Pansy.
- E’ stato troppo zitto in queste settimane, mi sembrava strano.- stava dicendo anche Harry quando Zabini e gli altri lo raggiunsero – State a vedere adesso che combina!-
- Eddai, non sarà così bastardo spero!- disse Lavanda mesta.
- No?- rognò Weasley – Questi esami sono state delle vere stragi! La Umbridge secondo me sta spingendo per farci esami più difficile possibile e gl’insegnanti mica le possono dire di no!-
- Eddai, non possono mica ucciderci!- li calmò Hermione più pragmatica – Qui dentro ne abbiamo superate un sacco, secondo me non sarà niente di eccessivo…-
Si, certo. Tristan arrivò riposato e bello come il sole, unica cosa che allietò la giornata alle ragazze, con qualche minuto di ritardo ma il bello era che non era solo. Assolutamente. C’era Milo con lui. Ma che meraviglia!
Tristan Mckay, professore di Difesa e Auror di quinto livello, irriducibile sadico, dette a ognuno di loro la possibilità di scegliersi la prova fra tre opzioni: la prima era combattere e rendere innocuo il coso altro almeno due metri e largo tre che si agitava dentro una cassa magica di legno, all’interno di un cerchio di protezione. Cos’era? Un Ceracon, una sorta di rinoceronte gigante con tre corni, un demone d’assalto che usavano i demoni impuri nelle antiche battaglie.
Molto carino, neanche morto!, pensarono tutti quanti.
Ma si dovettero ricredere quando videro la seconda opzione. Combattere contro l’Illusio. L’Ibrido che aveva il reale potere della cosa temuto, l’Ibrido che aveva preso la forma di Hermione, facendo combattere la Grifoncina contro se stessa. Speravano che almeno la terza fosse combattere contro un coniglietto nano…sbagliato di nuovo!
La terzo prova consisteva nel riuscire a polverizzare Milo.
Tristan, consapevole che avrebbero voluto spararsi all’istante, maledisse la Umbridge che gli aveva fatto sapere, tramite Silente, che il Ministero l’aveva mandata per pretendere delle prove più serie e aveva apportato un attestato del Wizengamot per rendere veritiere le sue parole. Ecco perché quel M.A.G.O. era stato tanto duro.
Comunque quell’ultima prova prima della consegna delle tesi durò fino all’inizio di luglio e per tutti fu davvero un bel disastro. Molto si buttarono sull’Illusio, finendo per correre fuori dall’aula terrorizzati a morte, altri ne uscirono con alcune costole rotte ma la prova più scelta fu la seconda.
Dopo quattro giorni, l’unico che aveva reso innocuo quel Ceracon era stato Dalton, uscendone col polso slogato ma con un applauso tale che la Umbridge si era mangiata le mani per la rabbia.
Fu il turno di entrare di Hermione e Draco quel venerdì mattina dopo l’uscita di Ron. Era entrato come un suicida con Pansy ma ne era uscito con un coro da parte degli Esaminatori.
- Hai sconfitto il ragno?- rise Hermione abbracciandolo – Bravo, sei grande!-
- Non è per il ragno che applaudono.- disse la Parkinson andando a riposarsi – Ma perché Tristan ha detto ai vecchi che lui era capace a Smolecolarizzarsi nei muri. Sono andati in visibilio.-
- Hai calato l’asso eh?- lo prese in giro Harry felice per lui – Adesso devi solo finire la tesi! Entro stanotte anche!-
Passarono altri circa tre quarti d’ora e Harry e Blaise, il cui turno era quello dopo, cominciavano a preoccuparsi.
- Che prova hanno scelto?- chiese Potter – Te l’ha detto Malferret?-
- Non che ci sia tanta scelta…- si schifò Zabini, accendendosi una canna in sordina – Credo siano propensi per la seconda anche loro. Una delle Esaminatrici si è opposta al fatto che delle ragazze combattano contro quel coso a tre corni. Viva il femminismo.-
- Aspetta…sento qualcosa…eccoli, escono!-
Mezzi svestiti e mezzi sconvolti, uscirono anche con un leggero ghigno sulle labbra. Era andata bene…
Avevano scelto l’Illusio, tanto per trovarsi di nuovo di fronte alle loro paure perché erano dei masochisti e mentre Draco aveva fatto a pezzi in cinque minuti il Serpente dell’Oblio che l’aveva tormentato per tutta la vita, Hermione ce l’aveva avuta molto più dura contro se stessa. Gli Esaminatori erano rimasti molto impressionati da quella strana combinazione, ma Tristan non aveva perso un attimo di vista la sua allieva e anche se c’era voluta tanta forza e tanto di quel coraggio da non averne basta per il resto della vita, Hermione era riuscita a mala pena a gettare a terra la sua nemica. Ancora non era stata abbastanza forte per batterla ma questa volta non aveva avuto più paura. In quei giorni, e grazie all’aiuto di Lucilla, aveva fatto chiarezza in sé una volta per tutte.
Draco una volta le aveva detto che lei voleva la perfezione, essere sempre la migliore.
Si, aveva ragione.
Per Harry e Blaise invece fu tutto un altro paio di maniche. Ormai tanto valeva giocarselo quell’esame e sbattere in faccia alla rospa la sua arroganza, quindi sfidarono Milo quando il Diurno si era mai svaccato il poltrona e messo a nanna. La storia di quella sfida venne raccontata per giorni e giorni ma ebbe maggiore effetto a cena, quando ormai tutti avevano finito gli esami prima della tesi finale.
Quanto Tristan era a cena tutti gli studenti si riunivano praticamente, anche perché ormai erano rimasti in pochi.
Alla fine della fiera, Blaise e Harry avevano attaccato Milo allegramente come se fosse stato un vampiro e fin lì niente di strano ma il problema era che i Diurni erano più tosti. Intanto Morrigan non aveva problemi con la luce del giorno, anche se andava in giro con gli occhiali da sole, l’acqua santa che gli aveva rovesciato addosso l’aveva solo bagnato tutto e al massimo fatto venire un eritema sulle braccia e per finire era agilissimo. Non essendo del tutto umano aveva una forza e una velocità che superava di molto la loro, quindi si erano sfiancati a rincorrerlo per tutta la sala duelli mentre Tristan faceva di tutto per non ridere.
Il bello poi era venuto quando Milo aveva afferrato Blaise e con la bocca si era avvicinato al suo collo, così, tanto per farsi due ghignate. Harry, nel panico e nel pieno dello spirito combattivo, aveva preso una spada e senza assolutamente intenzione aveva proprio centrato il cuore del Diurno, mentre Zabini si abbassava velocemente.
Milo si era polverizzato e in quel mentre a Potter era venuta una crisi isterica. Credendo di averlo ammazzato sul serio, scordandosi delle parole di Hermione sui Diurni, si era messo lì a fare un cumulo della cenere del suo amico e solo dopo qualche secondo Milo si era riformato, più fresco di prima.
Insomma, a cena erano scoppiati tutti a ridere come dei matti e Tristan era contento di aver allentato almeno un po’ la tensione. In fondo quei ragazzi gli piacevano troppo…e non meritavano di penare così tanto per quella bestia di donna.

Il sabato e la domenica passarono nel silenzio totale. Gazza si stupì di tanta tranquillità.
Praticamente dormirono tutti quanti, Draco e Hermione invece recuperarono il tempo perso a letto, Harry tirò su una bolletta da parecchie centinaia di sterline al cellulare con Elettra e Ron…da qualche parte a Hogsmade con la Parkinson, ma nessuno sapeva bene che cavolo facessero.
Il fluire dei gufi era molto aumentato. I genitori si tenevano sempre informati e Edvige portava a Harry veri e propri pacchi da un sacco di persone: primi Sirius e Remus, ma poi anche Kingsley e Ninfadora gli facevano gli auguri e s’informavano, anche Malocchio e perfino Piton si era fatto più magnanimo.
A Hermione invece le lettere arrivavano dallo Yorkshire, da una delle case di campagna degli Hargrave.
Sua madre e suo nonno la tenevano informata sugli Osservatori dei Veggenti e per ore le cose sembravano ancora sotto controllo ma la Grifoncina sapeva bene che non sarebbe durata a lungo.
Era lunedì quando tutta Corvonero passò con la tesi. A cena dello stesso giorno Dalton e tanti altri erano liberi.
Martedì toccò a Tassorosso e quando fecero festa loro, Draco e Harry provarono quasi il desiderio di ammazzarli tutti.
Mercoledì, data storia, le coppie di Grifondoro e Serpeverde iniziarono a entrare in sala insegnati, dove si sarebbero tenuti i colloqui finali sulle tesine, entrando un po’ come avevano voglia loro.
Per loro ci vollero due giorni e infatti Harry, il solito sfigato, passò direttamente a giovedì pomeriggio.
Con lui anche Hermione e Draco e se la Grifoncina non li avesse fermati, probabilmente avrebbero ammazzato il nervoso prendendosi a cazzotti. Ron invece passò mercoledì verso sera e quando ne uscì estrasse la bacchetta, insonorizzò il corridoio e poi piantò un urlo di giubilo bestiale che fece scappare tutti i fantasmi.
Era finita… almeno lui!, pensava Potter sbuffando e facendo su e giù per il corridoio.
Lui e Blaise erano i penultimi e si sentiva molto preparato, nonostante tutto e le frecciata di quel biondo bastardo che non gli dava un attimo di tregua. Zabini poi era sempre tranquillo e pacioso, specialmente grazie alle canne che si fumava dopo la colazione, ma aveva una grande verve e sapeva tenersi buoni tutti, anche quella stronza della rospa. Harry invece stavolta la temeva davvero. Doveva esporre la sua tesi sulle arti di difesa nei primi anni di apprendimento della magia ma specialmente sui programmi in generale che si realizzavano nelle scuole e sapeva bene come la pensava quella cretina della Umbridge.
Entrarono nella sala insegnanti dopo che ne furono usciti Lavanda Brown e Nott, così la Granger e Malfoy rimasero soli in corridoio con quella peste di Gigì che non faceva altro che svolazzare con la sua luce rosa ovunque, rimbambendo il biondo di chiacchiere e minacciando la Grifoncina di morte se solo osava guardare Harry. Alla fine Draco fu costretto a buttarle addosso della polvere soporifera e la stecchirono addormentata nella tracolla de Serpeverde.
- Speriamo bene!- mugugnò la streghetta – Quanto ci metteranno?-
- Se sono bravi a non farsi interrompere e la Umbridge non straccia le palle direi un’oretta e mezza.- sibilò Malfoy, accedendosi una sigaretta alla faccia delle restrizioni della scuola – Che rottura, cazzo…-
Praticamente non passò un’oretta mezza. Ma ben tre!
Si scrissero sulle mani come i bambini, giocarono a tris sui muri, a bowling in mezzo al corridoio, Draco le disegnò sconcerie sull’agenda e Hermione rilesse tre volte la tesi di Malfoy. Insomma, un delirio.
Quando finalmente il pendolo batté le cinque quei due dementi uscirono dalla sala. Felici come fringuelli perché la loro tesi aveva creato lo spazio per un certo dialogo anche col preside. Silente infatti aveva partecipato con molto interesse, idem Tristan che aveva dato contro a ogni frecciata della Umbridge, proteggendo gli studenti.
E poi? Fecero una pausa di mezz’ora in cui praticamente Draco picchiò la testa al muro per tutto il tempo. Infine entrarono, per dare l’ultima botta a quell’esame dannata che stava succhiando via la vita a tutti.
Draco come sempre se la cavò alla grande: per sua natura, presa direttamente da Narcissa, aveva un tono autoritario quando doveva esporre qualcosa e non lasciava che nessuno lo interrompesse, specialmente la Umbridge. A tutti i suoi piccoli colpi di tosse, Draco prendeva esempio dalla Mcgranitt chiedendole con un’angelica faccia da viziato se gradiva dell’acqua…cosa molto pericolosa visto che Malfoy aveva scritto una tesi spettacolare sull’uso dei veleni nelle pozioni ingeribili. Alla fine gli vennero fatte molte domande, specialmente da Piton e da Tristan che parevano parecchio interessati e anche Silente fece i suoi complimenti, colpito ma anche…orgoglioso.
Infine Draco tornò a svaccarsi sulla sedia, aspettando il cataclisma e questo cominciò già a presagirsi quando un leggero rombo di tuono attraversò l’aria di Hogwarts. Si stava levando il vento e anche un temporale.
Hermione Granger si alzò in piedi e con calma prese un respiro. Poi disse il tema della sua tesi…e cadde il silenzio.


Due giorni dopo, Harry Potter si faceva largo fra altri diciottenni vestiti in abiti comuni davanti alla grande teca nell’ingresso di Hogwarts. Spingendo e spintonando, insieme a lui tanti altri scoppiarono a esultare, abbracciandosi a vicenda, gridando come pazzi, felici e ridenti.
- Evvai!- urlò, girandosi alle sue spalle per abbracciare Ron. I due si strinsero forte, dopo di che vennero sommersi da altri abbracci di amici. Seamus e Dean praticamente saltarono loro addosso perché si ritrovarono spalmati per terra, al limite della gioia che solo i giovani provano, dopo una grande prova che li rende liberi.
- E allora?- chiese una voce alle loro spalle – La finite di fare i bambini?-
Harry strisciò fuori dalla massa, restando comunque spalmato per terra sul marmo fresco – Ciao Sirius! Indovina un po’? Quasi tutte O!-
Black scoppiò a ridere come un pazzo, senza crederci – Vuoi dirmi che anche Mocciosus ti ha dato una O? Non ci credo neanche se viene qua a sputarmelo in faccia!- e si avvicinò alla bacheca mentre arrivavano anche Remus e Tonks. Poco più in là i Weasley che stavano per arrivare a stritolare il loro adorato Ron che era l’orgoglio di famiglia, in quel momento. Fuori in giardino i Zabini che accompagnavano Narcissa Black e Andromeda Tonks.
Per ultima arrivò Jane, scendendo di corsa da una carrozza per raggiungere Hermione che le si gettò fra le braccia, felice di rivederla. C’era anche suo nonno ma Liam evitò di abbracciarlo, in fondo era una persona un po’ riservata ma si mostrò molto colpito dalla sua votazione. Esattamente come tutti gli altri.
Erano seduti tutti in giardino poco più tardi, a complimentarsi coi loro ragazzi ma Remus aveva un’aria molto corrucciata.
- Che ti prende Moony?- gli chiese Harry, stranito.
- Oh, nulla…- fece il lupo mannaro, fissando la Grifoncina – Sono solo rimasto stupito dalla tua votazione finale Hermione. Cioè…tutte O, nessuna esclusa ma non ti hanno dato il voto pieno. Perché?-
- Oh, la storia della tesi…- si lagnò Ron, sbuffando – E’ solo una testona!-
- La tesi?- fece anche Jane – Tesoro, ti avevo detto di lasciar perdere!-
- Me ne frego del voto. Io dico quello che penso.- sentenziò Hermione alzando le spalle, scandalizzando tutti a quel "me ne frego del voto!" così inusuale sulla sua bocca saputella – Se non posso neanche dire come la vedo in proposito allora si che è un bel guaio! Un mi ucciderà avere un voto in meno di O in Difesa.-
- Se vuoi fare l’Auror è un problema.- sentenziò Arthur Weasley – Di cosa parlava la tua tesi cara?-
- Magia Oscura.- rispose la Grifoncina senza scomporsi. Qualcuno sbiancò un attimo, perfino Remus ebbe qualche difficoltà a mandare giù il suo caffè. L’unico a non stupirsi fu Sirius – Bhè, in effetti nessuno ha mai portato una tesi simile che io sappia. Quegli indecorosi vecchi ti avranno presa per una seguace dei Mangiamorte!- e scoppiò a ridere, facendo venire la pelle d’oca a Molly Weasley – E Silente che ti ha detto in privato?-
- Oh, più o meno quello che hanno detto Tristan, Piton e la Mcgranitt. Hanno trovato le mie argomentazioni molto interessanti ma non hanno potuto darmi il loro pieno appoggio. Gli Esaminatori contano molto coi voti.-
- Ma che s’impicchino, tu sei bravissima!- cincischiò Harry – Dai, lascia perdere!-
- Appunto, pensiamo alle vacanze eh?- rise Ron – Allora gente? Quando si parte?-
Quello che allora non sapevano era che Hermione aveva già preso una decisione molto importante.
E anche se Silente non gliel’aveva detto con chiarezza, la ragazza aveva capito quale sarebbe stato il percorso da seguire. Purtroppo per lei non avrebbe coinciso con quello di Harry e Ron.
Quel giorno, purtroppo, il Trio si rompeva.
Anche qualcun altro, oltre a Hermione Granger, sentì che presto la sua vita avrebbe dovuto subire grandi cambiamenti. Davanti a sua madre, Draco Malfoy non disse nulla ma quando rimase solo con sua zia, mentre Narcissa parlava con Silente, capì che era meglio parlare chiaro.
- Deve andarsene per un po’?- chiese, fissando Andromeda serio come non mai.
- Non sarà necessario credo.- disse la strega, osservando il nipote con una strana sorta di tenerezza – Ma voglio essere sincera. Le elezioni del Wizengamot non hanno ancora portato all’elezione di un nuovo Ministro e finché non lo trovano, saranno i Consiglieri Anziani a decidere e tua madre con la sua maledetta linguaccia, ieri notte ha insultato uno di loro durante un colloquio.- Andromeda scosse il capo – Comunque deve starsene buona e tranquilla. Solo che non sopporta di essere spiata e questo le dà fastidio. Il Wizengamot ha deciso che dovrà vivere per un anno nella casa dei nostri genitori, sotto stretto controllo.-
- Nella casa dei vostri genitori?- si sconvolse il biondino – Ma lei non ha fatto niente!-
- Lo sanno, solo che temono che tu invece centri ancora qualcosa. Per questo dopo l’estate dovrai subito recarti al Ministero e fare ciò che ti diranno i Consiglieri. D’ora in avanti abiterai con me.-
Draco allargò gli occhi, sempre più allibito. Lui? Adesso era colpa sua?
Abbassò lo sguardo, disperato. Dannazione…ma quando sarebbe finita? Quando?

Era quasi il tramonto quando Colin fece l’ultima foto ai recalcitranti membri del gruppo. Canon era tornato apposta a Hogwarts per immortalare l’ultima volta la squadra che quell’anno aveva sconfitto i nemici.
Harry, Ron, Hermione, Draco e Blaise, Seamus e Neville, Dalton e Justin e anche Elettra che era stata portata dai Weasley vennero immortalati con tanta pazienza, infine il Grifondoro del sesto promise loro che avrebbe mandato una copia a tutti, poi finalmente quella tortura, ebbe fine…
Sbuffando, Draco Malfoy si scostò i capelli dalla fronte e i suoi occhi si posarono su Hermione.
Stava salutando le sue amiche che praticamente erano tutte in lacrime. Quando ebbe finito, lo raggiunse…e una folata di vento gelido lo colpì alle spalle. Rabbrividendo, tornò a prestare attenzione solo alla Grifoncina.
- Ci siamo.- gli disse, stanca morta – Questa giornata è stata pesantissima…- ma la sua voce tremava. Draco se ne accorse, si accorse del modo strano in cui cercava di non guardarlo in viso.
Fece per prenderle la mano ma, lasciandolo con una sensazione simile all’abbandono, lei si ritrasse.
- Tieni.- gli disse invece. E gli porse una piuma nera che il Serpeverde, sconvolto, prese senza capire.
Che stava facendo? Lo stava…lasciando ?
L’afferrò per le braccia, stavolta senza lasciarsi scostare e le vide le lacrime agli occhi.
Fu quello che in qualche modo lo fece a pezzi. Lacrime. Ancora.
Non ne poteva più. Non poteva più vederla piangere. Se continuava a piangere per lui allora non erano veramente giunti a niente. Serrò la piuma nera fra le dita, desiderando urlare. Ma alla fine prevalse qualcos’altro. Si piegò su di lei e le sfiorò le labbra con un bacio, poi la sorpassò.
- Draco…- la sentì singhiozzare, per richiamarlo.
Quando si volse, Hermione gli vide un debole sorrise sulla bocca.
- Sai una cosa?- le urlò facendo in modo che sentissero tutti e fissandola tanto da arrivarle fin nell’anima – Sei la maga migliore che conosca Hermione Granger! Non scordarlo mai mezzosangue…-
La scommessa. Hermione si portò le mani alla bocca, reprimendo un altro singhiozzo.
Chi aveva vinto davvero?, si chiese vedendolo andare via. Di certo non lei. E forse neanche lui.

Harry Potter nel giardino della fontana si girò un’ultima volta verso Hogwarts mentre le carrozze delle famiglie cominciavano a uscire dal sentiero della scuola di magia. Erano presenti tutti, anche se in molti se n’erano già andati. Loro sarebbero tornati a Londra, al Paiolo, per la notte e la mattina dopo sarebbero partiti per l’Italia.
Finita. Ormai era un mago diplomato. Un mago coi fiocchi, come aveva detto Hagrid sette anni prima.
Una mano gli batté sulla spalla e si ritrovò abbracciato a tutto il gruppo degli Auror, Tristan compreso che non amava gli addii. Tanto si sarebbero tenuti in contatto, questo lo sapeva benissimo. Gli avrebbero tormentato l’esistenza visto che sarebbero diventati Auror in fondo…
Mentre Ron salutava Jess e suo padre, Milo e tutti gli altri, Harry guardò Lucilla di sottecchi, sorridendole in modo strano. Lei non disse nulla, scambiandogli la stessa occhiata misteriosa.
- Grazie.- le disse infine, abbracciandola stretta – Non fosse per te non sarei qua. Neanche Sirius.-
- Bhè, bambino sopravvissuto…- disse la Lancaster staccandosi dopo un poco - …non fosse per te, qualcun altro sarebbe ancora qua. Tom avrebbe potuto avere il mondo ma ha buttato via tutto. E tu?-
- E io cosa?- rise il Grifondoro.
- Tu lo vuoi il mondo Harry Potter?- chiese Lucilla, sorridendo – Silente me lo chiese anni fa.-
- Non so…- il moretto alzò le spalle, mentre Sirius e gli altri cominciavano a richiamarlo – Te lo dirò prima o poi.-
- Ci conto.- Lucilla gli strizzò l’occhio.
- Non sparire!- le disse, correndo alle carrozze. Lì finalmente strinse la mano al mago più potente che conosceva, Silente, e riuscì perfino ad abbracciarlo, cosa che prima non avrebbe mai immaginato. Col cuore in gola ascoltò ogni sua parola, guardando Hogwarts ancora e ancora. La sua casa…si, sarebbe sempre rimasta tale.
Ma era ora di staccarsi dal nido.
- Buona fortuna, Harry Potter.- disse il preside, mettendogli una mano sulla spalla.
- Tanto torneremo.- l’assicurò anche Ron che gli stava accanto.
- E allora si che sarà dura!- rise Blaise poco più distante.
Il vecchio Silente scoppiò a ridere con loro, dando a ognuno la sua benedizione.
Poi, salirono sulle carrozze…e fu tempo di andare. Niente più lacrime, niente più addii.
Salutarono dai finestrini gli Auror, gl’insegnanti, Lucilla che già nascondeva un segreto e Silente.
Ora sembravano così lontani…

Draco Lucius Malfoy, sulla carrozza dei Black, scese lungo il sentiero della campagna attorniato dalle discussioni della famiglia Zabini e di sua madre e sua zia. Ma non sentiva nulla. Attonito, provava solo un vuoto enorme che non avrebbe più saputo riempire. Poggiò la testa allo sportello, poi alzò la piuma nera davanti agli occhi…e improvvisamente vide tutto velato. Hermione…
Un verso di rapace lo scosse e contro il rossore del cielo, un nero battito d’ali risaltava nel suo cuore.
Il corvo seguì la sua carrozza per molto, molto tempo…poi nel folto della foresta, Draco non la vide più.

Harry James Potter invece, nella carrozza insieme ai suoi amici e al suo padrino, ridiscese lungo l’interno della regione.
E da lì ricominciò una nuova storia per il bambino sopravvissuto, anche se molto presto il suo destino sarebbe tornato a scontrarsi con quello delle persone che l’avevano accompagnato fino a quel momento.




 

 

- La Scommessa -
Fine

 

 

Devo ammettere che ripostare di nuovo questa fiction dopo due anni dal suo inizio è stato veramente divertente. Rileggere i capitoli passati mi ha fatto accorgere di quanti errori, del fraseggio, anche delle piccole imperfezioni nei caratteri dei personaggi io abbia fatto. Col senno di poi dovrei riprenderla in mano e riscriverla, ma mi dispiacerebbe in molto, anche se decisamente una bella revisione non le farebbe che bene....ma mi fa anche ridere, con tenerezza, di quanti casini io abbia fatto, scrivendo.

Grazie per le belle recensioni, sia di chi ha riletto la fic dopo due anni sia di chi l'ha letta ora per la prima volta.

Fra qualche giorno metterò il seguito, anche questo già terminato, quindi non stupitevi più di quanto io faccia in fretta a postare. Il nome è "I Bracciali del Destino" e spero riuscirà a coinvolgervi come questa fic. Questa volta la storia sarà basata sui fatti fuori da Hogwarts, per Harry diventato Auror e compari ma ci sarà anche l'ingresso di un nuovo e importante personaggio, che ci riporterà alla scuola di magia.

Adesso vi saluto, allora. Grazie infinite a tutte le amiche di manga.it e a quelle nuove. A prestissimo.

Kysa.

 

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