La Scommessa di Kysa (/viewuser.php?uid=13924)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27° ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28° ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29° ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30° ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31° ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32° ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33° ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34° ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35° ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36° ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37° ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38° ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39° ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40° ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41° ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42° ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43° ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44° ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45° ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46° ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47° ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48° ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49° ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50° - FINE - ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1° ***
Salve a tutti. Ho scritto questa fan fiction ormai la
bellezza di due anni fa. E' terminata e sto già scrivendo quello che è il terzo
seguito di quella che considero una sorta di saga di famiglia. Ho deciso di
postare anche in questo sito, perciò sappiate che andrò molto in fretta con
l'aggiornamento. Essendo una fic tanto "datata" noterete che
ci saranno molte incongruenze: a quel tempo ero arrivata a leggere solo
il quarto o quinto libro della Rowling, non ricordo bene, e ho sopperito alle informazioni
mancanti con la fantasia perciò non stupitevi se troverete imperfezioni o particolari
palesemente inventati. Spero che la storia piaccia anche qui e ringrazio la Webmistress per gli
aiuti che mi ha dato.
La Scommessa
Harry James Potter quella mattina di settembre piuttosto nuvolosa non
prestava attenzione a nessuno. Non degnava di un'occhiata i professori, tanto
meno i compagni delle altre case. Con una certa fatica voltò l'angolo e si
trovò di fronte all'aula di Trasfigurazione. Fissò la porta con aria alquanto
bellicosa e si chiese per quale motivo non potesse fingersi malato. Quel
giorno, come al solito, ci sarebbe stata lezione del settimo anno con Serpeverde
e Grifondoro e lui ormai ne aveva davvero piene le tasche di quella faccenda. Da
quando ero tornato a Hogwarts, poche settimane, ne erano già successe di tutti i
colori. Insulti continui, incantesimi pietrificatori lanciati "per sbaglio",
frecciate velenose, unghiate fra le ragazze e botte fra i ragazzi. E i
professori erano arrivati al limite. Quando lui e ...il maledetto biondastro,
come lo chiamava Ron, erano finiti in infermeria con un polso slogato a testa e
un occhio nero, Piton aveva cominciato a inveire e naturalmente la colpa era
solo dei Grifondoro che erano TROPPO VIOLENTI mentre il suo adorato pupillo, Re
di tutte le serpi, di certo aveva solo scherzato quando una mattina aveva appeso
Neville per le caviglie dalla torre di astronomia per passare il tempo. E
quel giorno lo aspettava un'altra noiosa tirata della Mcgranitt sul comportarsi
decorosamente. Dopo il discorso solitamente c'erano cori in sottofondo dei
Serpeverde e pernacchie dei suoi compagni. In effetti doveva ammettere che dal
quinto anno erano arrivati davvero ai ferri corti con l'altra casa e anche che
la colpa era soprattutto sua e di Malfoy. Non poteva negare che ora erano
cresciuti e avrebbero anche potuto riempirsi di pugni fra loro due, senza
mettere in mezzo gli altri, ma quando vedeva Malferret entrare in un'aula
attorniato dalla sua scorta, con un codazzo di cretine gli sbavavano dietro e si
permetteva d'insultare chiunque passasse con la sua aria da puro sangue...gli
veniva il prurito alle mani. E l'ultima volta, quando si erano gonfiati di
cazzotti, era successo tutto perché aveva insultato nuovamente Hermione. Era
strano come la Grifoncina, ormai quasi donna, bellissima, studiosissima e
dolcissima, in quegli anni fosse diventata così saggia e lui e Malfoy due
teppisti. Comunque tre giorni prima, all'ultima lezione, Draco l'aveva fissata
mentre parlava con Zabini e di punto in bianco aveva sparato le sue sui
mezzosangue, facendo ridere tutto il suo codazzo. Ma mentre la Granger l'aveva
ignorato palesemente, Harry si era sentito in dovere di difenderla. Lui e Ron
non riuscivano a concepire che venisse continuamente insultata in quel modo e
anche le risate sguaiate della Parkinson di certo non erano servite ad appianare
gli animi. Da lì alla rissa era stato facile. Così, con spirito pesante,
entrò in aula e vide subito la spaccatura del Mar Rosso. Serpi da una parte e
grifoni dall'altra. Intercettò Seamus e lo raggiunse, spiegandogli che Ron si
era attardato a fare colazione. - Che aria tira?- chiese Potter fissando il
nemico con la coda dell'occhio. - Come sempre.- rise Finnigan con aria
beffarda - Se oggi cercano rogne comunque siamo pronti.- - Lo sai che la
Mcgranitt ci ucciderebbe.- - Ma non lo sai?- disse Neville - Oggi non c'è. Il
Ministero l'ha chiamata ieri sera a Londra. Calì dice che ha sentito in giro
delle voci su degli esami di metà semestre.- - Esami di metà semestre?-
allibì Harry - Ma è un suicidio! E perché?- - Per punizione no?- I
grifoni si girarono verso i Serpeverde e Nott stava davanti a loro, con la sua
aria dura. - Con il vostro ultimo giochetto a Gazza avete fatto incazzare
tutti i professori!- sibilò rabbioso. - Noi?- replicò Ron entrando con una
ciambella in bocca - E Neville ci si è appeso da solo al cornicione delle torre,
vero?- - Ehi, ehi...gente è arrivato testa rossa!- sghignazzò Draco Malfoy
dalla sua postazione privilegiata, seduto di tre quarti su un banco - Ehi
Weasley che fai? Le scorte per quanto alla tua famiglia arriveranno i tempi
duri?- - Con te in giro invece nella tua famiglia i tempi sono sempre duri.-
replicò il Grifondoro e scatenò come voleva un'accesa discussione. Malfoy gli si
parò davanti con i suoi occhi argentati ridotti a specchi e prima ancora che
potesse rispondere si era già creata un'arena. Ben presto però il leader dei
Serpeverde si ritrovò, felicissimo anche, davanti al suo vero nemico. - Vuoi
fare ancora a botte Sfregiato?- sibilò a un dito dalla faccia di Harry ma quello
di rimando schioccò la lingua, fissandolo con sprezzo - Evapora.- - Dov'è
finito il tuo coraggio Potter? L'hai seppellito nel letto della Granger per
caso?- - E con questo cosa vorresti dire?- Calò un secondo di silenzio e
Ron capì che stavolta sul serio Harry l'avrebbe ammazzato. - Allora?-
continuò il moro incalzando il nemico - Che intendevi dire di Hermione?- -
Harry...dai, lascia perdere...- si mise in mezzo il rossino ma l'amico non
l'ascoltò anzi...stava già per caricare un pugno, per stendere lungo per terra
quell'idiota di Malfoy ma finalmente qualcuno mise fine alla lite, piazzandosi
in mezzo ai due. Hermione apparve davanti a Draco e fermò Harry appena in
tempo. - Non mi sembra il caso di continuare.- disse, mollando i libri su un
banco vicino - Lo sai bene che la Mcgranitt potrebbe farti saltare tutte le
partire del campionato. Harry non essere stupido, battetevi sul campo e falla
finita!- - Oh, lo sapevo che mi adoravi!- Draco rise perfidamente e
le passò le braccia al collo, stringendosela addosso - Vedi Potter? Mi difende
anche. Sei rimasto senza ragazza!- ma in risposta stavolta la Grifoncina gli
pestò un piede, mollandogli poi una gomitata. E fu la fine. In un nano secondo
la Parkinson le puntò addosso la bacchetta e le scagliò contro un Expelliarmus,
peccato che la Granger si abbassò e venne investito Neville. Da lì una reazione
a catena portò al massacro. Si fermarono solo quando arrivò Silente e....la punizione questa volta fu
inevitabile.
Nell'ufficio del preside stava per essere deciso il loro
destino. Harry Potter, Hermione Granger, Draco Malfoy e Blaise Zabini stavano
seduti in poltrona, davanti alla scrivania di Albus Silente. Col preside c'erano
anche Piton e Gazza che aveva scoperto la rissa e poi avvisato i
professori. - Ho scelto voi, per fare da portavoci ai vostri compagni.-
iniziò Silente andando su e giù per la particolare stanza - Dopo attenta
riflessione e dopo gli avvenimenti accaduti a solo un mese dall'inizio di
quest'ultimo anno, io e il consiglio siamo giunti a una soluzione.- - Per me
era meglio appenderli per i pollici nelle segrete.- sibilò Gazza a bassa
voce. - Una soluzione drastica...- continuò Silente. - E spiacevole...-
grugnì Piton. - Ma necessaria. Non m'interessa per quale motivo questa volta
siate arrivati a usare mani e magia ma se volete alla fine dell'anno accedere al
M.A.G.O allora dovrete fare ciò che vi diremo oggi. E non saranno più tollerate
altre interferenze.- - Arrivi al sodo.- sbuffò Draco svaccandosi sulla
poltrona - Niente quidditch fino alla fine dell'anno?- - No.- rise Silente
risedendosi - Esami a metà semestre.- I tre ragazzi sbiancarono mentre
Hermione non parve scomporsi. Credeva di peggio. - Ma signore!- Harry balzò
in piedi esasperato - In questo modo ci ritroveremo con un carico doppio!- -
Dovevi pensarci prima di fare il bullo Potter!- ringhiò Piton zittendolo -
Seduto!- E il moro si risedette, non prima però di avere un travaso di bile
alla stoccata finale. - Esami di metà semestre a coppie miste fra Serpeverde
e Grifondoro.- - COOOOSSSSAAA???- tutti e quattro i ragazzi balzarono in
piedi come molle, fissando il preside con gli occhi fuori dalle orbite - E IO
DOVREI FARE UN ESAME CON UNO DI QUESTI?- sbraitarono in sincrono additando gli
altri - E' FUORI DISCUSSIONE!- - Spiacente ma è già stato deciso.- concluse
il preside appoggiandosi allo schienale della poltrona con aria beata - Adesso
potete andare. Tornate alle vostre lezioni e riferite agli altri della nostra
nuova didattica. Domani mattina, in via del tutto informale, dovrete riunirvi
nella sala grande e formare delle coppie. Noi terremo alla larga Corvonero e
Tassorosso e non c'importa come sceglierete le coppie, basta che per domani sera
io abbia la lista. Adesso potete andare...e buona fortuna.-
Inutile dire
come presero entrambe le case la faccenda. Pare che la notte precedente alla
scelta delle coppie fosse stato tentato un suicidio di massa. Alcuni più
diplomaticamente provarono a fare le valigie per poi usarle per accoppare i
nemici dell'altra casa... Harry e Draco invece cercarono di ammazzarsi a
vicenda, sfidandosi sotto il platano picchiatore ma alla fine la mattina dopo
tutti quanti si ritrovarono nella sala grande, dopo colazione, per quella
farsa. Le loro espressioni feroci la dicevano lunga, ma alla fine dopo
essersi minacciati di morte per due orette buone, Hermione tirò fuori la
proposta più sensata. - Scriviamo i nomi su un pezzetto di carta, li mettiamo
in un cappello ed estraiamo.- disse, sfibrata da quella storia. - Almeno non
potrete barare.- sibilò Nott accanto a Tiger e Goyle. - Infatti facciamo
tutti la fila per stare con te.- lo assicurò Ron acidamente. - Avanti,
scriviamo questi nomi.- disse Pansy Parkinson con vocetta affettata,
attaccandosi al braccio di Malfoy - Se non altro le probabilità di stare con la
mezzosangue sono basse.- Harry scosse il capo e si sedette accanto
all'amica. - Sono tutti dei deficienti.- sentenziò, scribacchiando il suo
nome - Ma ce la siamo voluta stavolta.- - Già...- disse lei ridendo - Pensa a
finire con Goyle...un idiota. Non passeresti mai nessun esame.- - Con Malfoy
invece avrei assicurato pozioni.- bofonchiò Ron dall'altro fianco della
Grifoncina. - Si e anche un mal di testa giornaliero.- frecciò Potter che
tornò a parlare con la sua migliore amica - Comunque tu sta attenta. Se quello
con cui finisci ti rompe le scatole non esitare a metterlo a posto.- - Perché
parti dal presupposto che potrebbe non piacerle?- ghignò Draco, finendo di
piegare il suo biglietto - Che c'è Potter? Geloso delle ex per caso?- - Pensa
ai fatti tuoi.- sibilò il moro senza filarselo di striscio. - O è la Granger
che è ancora persa per te?- - Io sono qua presente,- chiarì Hermione rabbiosa
- se hai delle domande falle direttamente a me, Malferret.- - Ah, dovrei
proprio addomesticarti mezzosangue.- disse, fissandola ironico con i suoi occhi
argentei. - Addomesticarmi?- ribatté sdegnata - Sai cosa sei? Uno schifoso
scarafaggio sessista. Ma non sperare troppo, non riusciresti mai a farmi
diventare come quella scimmia che ti porti appesa al braccio!- e la Parkinson
prese fuoco ma il biondo, stranamente, si parò in mezzo, fissando la Grifondoro
con aria di sfida. - Ah no? Sono convinto che se passassi sotto le mie
grinfie...- e ammiccò malizioso al suo fisico - non riusciresti più a staccarti,
cara la mia mezzosangue.- Hermione rise di rimando. Dio, che
presuntuoso! E tutto quel ghignare fece infuriare ancora maggiormente Malfoy.
Erano secoli che voleva toglierle dalla faccia quella sua aria di superiorità e
se solo avesse avuto un'occasione l'avrebbe sfruttata! - Allora?- si mise in
mezzo Nott - E' una sfida o no?- - No, calma...- continuò a ridere Hermione -
Tu mi stai dicendo che sapresti farmi cadere ai tuoi piedi e trasformarmi in una
delle oche che ti porti dietro? Questa è davvero bella...- e tacque un attimo,
posando le mani sui fianchi. - Non mi aspettavo accettassi.- Lui alzò le
spalle, tornando a sedersi ma sgranò appena gli occhi quando la sentì
pronunciare le ultime parole. - Ok, ci sto.- scandì lapidaria, zittendo i
compagni di entrambe le case. Poi si volse a Calì, che teneva il cappello -
Togli pure il nome mio e di Malfoy. Io e lui staremo insieme per tutta la durata
della punizione.- - Cosa?!- Harry ora la credeva pazza sul serio. Si voltò
verso Ron per cercare aiuto ma Weasley era talmente sconvolto che credeva di
essere finito in una dimensione parallela. - E così accetti...- Draco scese
dalla sedia e le si fece a un passo - Se vinco che mi dai?- Hermione fece una
smorfia, osservando la sua aria libidinosa - Se vinci ammetterò davanti a tutti,
pubblicamente al ballo di fine anno, che Draco Malfoy è il mago purosangue
migliore di Hogwarts ma se vinco io...- - Se vinci tu?- la incalzò. - Se
vinco io dovrai chiedere scusa per la tua imperdonabile testa di cazzo, per la
tua arroganza e la tua supponenza. E dovrai smetterla di chiamarmi
mezzosangue.- - Affare fatto mezzosangue.- disse e le allungò la mano destra.
La Granger attese un secondo, poi la strinse. - Colossale stronzata...-
ridacchiò Blaise Zabini seduto sulla tavola, lontano dalla mandria. - E
perché?- Draco tornò accanto a lui, fissandolo interrogativo. - Quella ti
frega.- - Quella? Ma va!- sbottò divertito - Non nego che abbia delle armi
per farmi cedere...- e le guardò le gambe, passandosi la lingua sulle labbra
morbidamente - ma non sarò io a crollare. Sarà lei a cadermi nel letto.- - Ma
bene...finalmente l'ammetti.- - Che cosa Blaise?- chiese irritato. - Che
ti piace Hermione.- - E tu da quando la chiami per nome?- - E' gentile. E
intelligente. E poi sa ascoltare.- Zabini gli sorrise, illuminando gli occhi blu
- Sta attento, è pericolosa.- - Io anche.- finì il biondo con un ghigno
diabolico e poi iniziò il pescaggio, quindi non ebbero più tempo di
parlare. Bisogna dire che andò anche peggio di quanto avevano immaginato,
tranne che per Harry che solitamente era il più sfigato di tutti. Ron finì
addirittura con la Parkinson, la Brown con Nott, Seamus con Tiger e Neville con
Goyle. Invece quando toccò a Harry parve che la fortuna per una volta gli
arridesse. Capitò con Blaise Zabini e il Serpeverde non parve particolarmente
nemico. Anzi, gli sorrise e gli disse che sarebbe venuto agli allenamenti di
quidditch del pomeriggio dopo per parlare della questione: Grifondoro e
Serpeverde facevano le selezioni per dei nuovi membri, quindi avrebbero avuto
tempo per decidere sul da farsi. Finito il massacro del cappello, le due case
di separarono. - Tu devi essere davvero matta!- sbottò Ron una volta nei
dormitori del Grifondoro. - Andare a metterti con Malfoy è un'idea pessima.-
le disse Lavanda Brown seduta accanto al fuoco acceso - Ti rendi conto che
adesso la Parkinson e le sue amiche non ti daranno tregua?- - Non parlarmi di
quella!- frignò Weasley - Se ci penso vomito.- - Meglio lei che Goyle.- disse
Neville sconsolato. - Avveleniamoli.- propose Harry sdraiato sul divano. -
No, ci metterei troppo a fare un veleno.- disse Hermione con un mezzo sorriso,
invece di sgridarlo - Ma Blaise è un bravo ragazzo ed è espertissimo in
trasfigurazione e in erbologia. Ti troverai bene.- - E allora che bisogno
c'era di fare questa scommessa del cavolo col biondastro?- replicò Potter - Se
volevi sistemarlo una volta per tutte bastava chiuderlo nella casa di Hagrid e
aspettare che calasse il sole.- - Si ma così non la smetterà mai con la sua
boria!- s'impuntò lei - Se invece gli dimostro che sono brava, anche meglio di
lui, la finirà di fare lo stronzo e la smetterà di chiamarmi mezzosangue!- -
Non è importante Herm...- la consolò Ron ma lei scosse il capo - Per me si,
invece.- - Ma che t'importa di quello che pensa lui?- sbuffò la Brown - Sarà
carino ma è odioso. Oh...non dirmi che ti sei innamorata di lui! Io credevo che
ti piacesse ancora Harry!- - Ti piace Malfoy?- saltò su anche Calì e allora
la povera Granger scoppiò. Mandò al diavolo le solite amiche pettegole dopo aver
salutato Ron ed Harry con un bacio della buona notte, si chiuse in camera sua, a
pensare. Carezzò Grattastinchi prima di buttarsi a letto e si chiese se aveva
fatto bene a sfidare così apertamente Malfoy. Stava rischiando molto in
effetti. Troppo... La luna fece capolino dalla finestra e sospirò. Doveva
dimostrare a quel maledetto di essere brava quando una purosangue. E non lo
faceva solo per far tacere il furetto. No...lo faceva per se stessa. Chissà
come sarebbero stati quei mesi. Stare tanto tempo con Malfoy...un incubo, pensò
scuotendo il capo. Nei sotterranei di Hogwarts invece c'era qualcuno che non
riusciva davvero a dormire, per il chiasso ma anche per l'eccitazione. I suoi
compagni stavano ancora sbraitando contro la sorte, tranne Blaise ovviamente che
era superiore a quelle cose, ma Draco se ne stava a letto, con le mani dietro
alla testa...e fissava il soffitto, sogghignando. Ormai era fatta. Ce l'aveva
fra le grinfie la mezzosangue. L'avrebbe fatta diventare una bella bambolina
tutta per lui. E finalmente l'avrebbe smessa di guardarlo come se neanche
esistesse. Chissà se anche lei stava pensando a come agire? Magari stava
già rimpiangendo di aver accettato la sfida...doveva ammetterlo comunque. Era
rimasto davvero spiazzato quando la Granger aveva accettato la sua sfida ma lui
non aveva piani in mente, per il momento. Innanzi tutto avrebbe dovuto studiare
un po' le sue abitudini, poi come un grande predatore avrebbe dato la
zampata. Non sarebbe stato così male portarsela a letto...pensò ridacchiando.
Magari si sarebbero anche divertiti. - Perché sghignazzi?- Draco si girò
per vedere la figura di Blaise sulla sua porta, illuminato dal fuoco del camino
della sala comune ai Serpeverde. Continuò a ghignare, chiudendo gli occhi. -
So cos'è che ti eccita tanto.- borbottò Zabini incrociando le braccia. -
Portarmi a letto una Grifondoro?- - No...cercare di portarti a letto una
degna avversaria.- rispose Blaise sorridendo dolcemente - Ma sta attento
Dracuccio...- e fece il verso di Pansy, mandando il biondo in bestia - Hermione
non è come quelle che ti girano attorno. Può darsi che sarai tu alla fine
dell'anno a dover ammettere pubblicamente al ballo di essere lo stronzo che
sei.- - Grazie amico, sei davvero incoraggiante.- Malfoy si appoggiò sul
gomito e lo guardò con un sopracciglio alzato - Elencami quattro buone ragioni
per cui non potrei vincere.- - Ah semplice. La prima è che Hermione ha un
cervello.- - E allora?- - Qualsiasi donna con un minimo di cervello ci
penserebbe su due volte prima di andare a letto con uno che si è sbattuto tutta
la fauna femminile di Hogwarts.- - Ok...- Draco gliela passò senza replicare
- Due?- - Sa della scommessa, quindi alla fine dell'anno potrebbero venire
fuori casini. Se per caso s'innamorasse sul serio di te, cosa improbabile,
comincerebbe a fingere. Se t'innamorassi tu...- e Blaise ignorò la sua ghignata
acida - lei non ci crederebbe mai. Terzo c'è la questione molto complicata che
si chiama "Harry".- - Che c'entra San Potter?- - Tu non reggi il suo
confronto.- scandì lapidario il suo amico. E Draco stavolta s'incazzò sul
serio. - Io sarei da meno di quello?- - Quello almeno ha avuto le palle per
dirle che l'amava. Sono stati insieme per due anni e a quanto ne so c'è ancora
qualcosa fra loro. Lui è il suo migliore amico mentre tu non fai altro che
trattarla male e insultarla perché i suoi genitori sono babbani anche se sai
benissimo che ha più forza nel suo mignolo che quei cretini dei nostri compagni
là fuori.- - Calma Blaise...chiariamoci...innamorarsi? Ma sei scemo adesso?
Quella è una Grifondoro! E poi io voglio solo portarmela a letto e scaricarla,
così finalmente la pianterà di guardarmi dall'alto in basso. Non me ne frega
niente della Granger, dai! Sai che figura ci farei ad andare in giro a dire che
è la mia ragazza?- - Migliore di quella che fai facendoti sbaciucchiare da
Pansy.- frecciò Zabini tornando alla porta - Comunque ripeto: stacci attento con
Hermione. Alla fine dell'anno potresti avere brutte sorprese. Questa scommessa
l'hai voluta tu. Potresti desiderare di non averla mai sfidata.- - E con
questo che vorresti dire?- - Niente, niente. Ora me ne vado a letto. Notte
Draco.- - Aspetta! E la quarta ragione?- Blaise si fermò e sogghignò con
aria sibillina. - Falle del male e ti spacco la faccia. E' una mia amica.
Notte di nuovo!- e se andò in allegria, lasciando Malfoy a chiedersi da quando
il suo migliore amico aveva perso il cervello. Ok, aveva notato negli anni
passati che Blaise e la mezzosangue si fermavano spesso a chiacchierare e a
ridere come deficienti. Non aveva mai voluti indagare, tanto meno aveva mai
pensato che fossero stati a letto insieme, ma ora davvero si esagerava! La
mania di Blaise di essere sempre al di sopra delle righe stava cominciando a
fargli venire i nervi. E infatti dormì poco e male, sognando continuamente le
ultime parole della Granger, che avevano sancito la sfida.
C'era di nuovo
un tempo infame quel giorno, nuvoloso da fare schifo. A quanto pareva numerose
tempeste si sarebbero scatenate fino ad Halloween e ora che erano appena
all'inizio di ottobre tutta quell'umidità era deleteria alle serpi. Comunque
come primo giorno di accoppiaggio non sarebbe potuto iniziare peggio. La
lezione di Piton sarebbe iniziata presto e quando il trio inossidabile del
Grifondoro fece ingresso nella sala emise quasi un gemito in sincrono. A quanto
pareva le coppie avrebbero dovuto dividere anche i banchi... - Che sbuffi
tu?- ringhiò Ron verso Potter con aria disgustata - Zabini è sopportabile!- -
Dovresti considerarti fortunato a stare con me,- sibilò Pansy Parkinson
passandogli a fianco con la sua roba - almeno non avrai più problemi in pozioni
Weasley.- - L'unica mia fortuna è quella di non dover dividere il dormitorio
con te.- concluse sedendosi accanto a lei. - Avete fatto scorte di
analgesici?- chiese Potter ai compagni della sua casa. - Qua ci starebbe
meglio un goccetto!- rise Zabini apparendogli alle spalle. - Ciao Blaise!-
gli sorrise Hermione - Com'è che sei così allegro?- - Ho dormito
benissimo...- insinuò lui con un ghigno angelico - A differenza di qualcun
altro.- - Chiudi il becco che è meglio!- disse Draco Malfoy, entrando in quel
momento nell'aula con la sua falcata sprezzante - Avanti mezzosangue, seduta e
poche storie.- - Seduta e poche storie?- allibì lei sdegnata - Ma con chi
credi di parlare idiota!?- - Oh, hai ragione scusa...- sibilò frettoloso - Tu
stai in piedi, mi siedo solo io.- - Buone maniere, buone maniere...-
canticchiò Zabini sedendosi nel banco alla loro sinistra con Harry che si
chiedeva ancora se fosse un incubo spaventoso. Il biondo però non fece in tempo
a ringhiargli di pensare ai fatti suoi che entrò Piton, sbattendo le porte coi
suoi soliti modi bruschi. Chiuse finestre e fece buio, poi si portò davanti alla
cattedra. - Sappiate che questa storia mi disgusta...- iniziò, cogliendo
assensi nei visi di chiunque in quella stanza - E trovo inaccettabile questo
mescolio fra le vostre case. Ma il preside è stato irremovibile...quindi sono
qui avvisarvi che d'ora in avanti i punti che conquisterete verranno divisi a
metà col vostro compagno.- e fissò ferocemente i Grifondoro pensando che non
avrebbe più potuto levare loro punti senza infierire anche su quelli della sua
casa - Inoltre d'ora in avanti dovrete sedervi sempre col compagno che avete
scelto. Se le regole verranno infrante e provocherete nuovi scompigli voi del
settimo non solo mancherete al M.A.G.O ma d'ora in avanti le lezioni le
seguirete da dietro le sbarre delle celle dei sotterranei...sono stato
abbastanza chiaro?- Un leggero assenso gli giunse poco dopo, così dette una
rapida occhiata alle coppie. Ci sarebbe stato da ridere, pensò
acidamente. Comunque non perse tempo e iniziò subito una lunga tirata di due
ore sulle proprietà della Spina Bianca, erba mistica che aveva in sè oltre che
un miracoloso potere curativo anche un potentissimo veleno, dato dalle sue spine
arcuate. Fu soprattutto una lezione teorica e in pochi parevano dell'umore di
seguirla, specialmente Draco Malfoy che cominciò di soppiatto a guardarsi
attorno, verso la mezzosangue. In effetti non pareva neanche vederlo, prendeva
solo i suoi appunti con attenzione. Cominciò a notare un po' di cose di lei:
intanto la sua scrittura tondeggiante...e i suoi scarabocchi a fondo pagina
quando si annoiava. Verso la fine delle due ore scoccò una rapida occhiata
direttamente a lei e per una volta dovette dare ragione a Blaise. Ok, era
bella, molto bella...aveva un bel profilo e due occhi dorati che erano la fine
del mondo. Anche un fisico da mordere e quel pensiero di certo non lo fece stare
più fermo. Rovesciò penna e pergamena, facendo borbottare Piton per il chiasso
ma lo ignorò. Rimase solo sorpreso quando la Granger gli consegnò la piuma d'oca
che era scivolata dalla sua parte. La prese senza di nulla e da quel momento
cominciò a gufare nel suo posto, mentre Hermione cominciò a sua volta a
chiedersi che accidenti gli fosse successo. Non le era sfuggito quel fissarla
continuo, quell'osservarla e studiarla ma non riusciva a capire perché si
comportasse così. Almeno non l'aveva insultata, per una volta. Si risvegliò
di colpo quando sentì i compiti di Piton. - Fra due settimane voglio
un'accurata ricerca di dieci fogli di pergamena sulla Spina Bianca sul mio
tavolo con particolare attenzione sulle sue potenzialità velenose. E dieci fogli
a testa...non in due. Per quel giorno pretendo anche una pozione, quella in
coppia...pozione signor Paciock,- sibilò amaro verso Neville - non zuppa.
Intesi?- Altro leggero bestemmiare in sottofondo, poi ebbero il permesso di
andarsene. - Come va il mal di testa?- chiese Harry, vedendo Ron allungarsi
sulla panca di pietra in giardino. - Non me ne parlare. Quella mi farà
diventare matto!- - Almeno Pansy ti solleverà il voto in pozioni.- lo consolò
il bel moretto - Con Blaise invece credo che me la caverò bene. È simpatico. Ci
vediamo oggi al campo per le selezioni. Vuoi venire a farti un giro sulla
Fireblot?- - Lo fai per compassione?- si lagnò Weasley. - Anche...-
ridacchiò Harry - Viene anche Herm. Deve ammorbidirmi Dalton come ogni
anno.- - Corvonero della malora.- rise Finnigan raggiungendoli - Com'è che
Hermione non ha fatto storie questa volta?- - A forza di uscire con Dalton
ogni anno si sarà adattata. Ma dov'è a proposito?- - L'ho vista uscire con
Malfoy...- borbottò Ron mettendosi a sedere stranito - Non è che...- - Che
cosa?- chiese Neville. - Ah, aspetta...è là!- lo bloccò Dean Thomas indicando
la loro compagnia con Calì e Lavanda. - Non è così idiota da farle qualcosa,
tranquilli.- sibilò Harry prendendo i suoi libri - Potrebbe avere una punizione
ancora peggiore e ormai Silente sta per perdere la pazienza. Io vado a
cambiarmi, ci vediamo al campo Ron.- - Ok...ci vediamo lì...-
Quel
pomeriggio il vento si sollevò parecchio ma le selezioni per le nuove reclute
andarono avanti coraggiosamente. Harry stava seduto in panchina con Elettra
Baley, quarto anno, ragazza alquanto particolare con qualche problemino al
cervello, cacciatrice che prendeva appunti sugli incredibili esseri che si erano
presentati nel giro di sola mezz'ora. Fu divertente per Ron, Seamus e Dean
vedere le facce di quei due. Erano agghiacciate. Oppure viaggiavano verso
l'autocommiserazione. Quando Harry chiese una pausa, Weasley sorridendo dette
una pacca sulla spalla dell'amico. - Oh, andiamo...non può essere così
grave!- - Non troverò mai due battitori per sostituire i tuoi George e Fred!-
disse il bambino sopravvissuto poggiandosi contro la parete col capo - Qua si va
di male in peggio! Sono troppo piccoli...e ...- - E non hanno lo stesso
spirito di sopravvivenza dei tuoi fratelli, Ronald.- spiegò la bella Elettra,
sorridendo al rossino con aria un po' più ottimista - Fred e George mi facevano
sentire sicura mentre attaccavo! Con questi finirei stesa da un bolide in pochi
minuti.- - E parlando di finire stesi...- sibilò Dean sarcastico, vedendo la
cricca dei Serpeverde dirigersi verso di loro. - Salve perdenti.- sibilò
Malfoy con il suo manico di scopa in spalla - Ehi Sfregiato, perché quella
faccia? Solo mezze tacche dai Grifondoro?- - La mia faccia prende
automaticamente questa espressione ogni volta che ti avvicini tu.- spiegò Harry
serafico. - Divertente Potter. Allora? Niente di nuovo? E tu bambolina come
stai?- chiese, rivolto alla Baley. Elettra alzò le spalle, sorridendo appena
- Trovato qualcuno d'interessante Malfoy?- - Un portiere decente magari?-
frecciò Finnigan scatenando l'ilarità fra i grifoni. - Ridete.- ghignò la
Parkinson sempre appiccicata alla vita di Draco - Se non altro noi abbiamo dei
battitori.- - A questo si può sempre rimediare. Metterò delle mazze in mano a
delle scimmie e otterrò la stessa cosa.- - Carino Potter, sai...direi quasi
che sai cose che noi non sappiamo.- continuò la moretta. - Appunto...dove sta
Hermione?- celiò Dean cercandola in giro. - Ancora con Dalton.- borbottò
Harry girandosi i pollici - Stavolta mi costerà ben più di qualche libro.- -
Che ci fa la Granger con Dalton?- chiese Draco levando un sopracciglio
sospettoso. - Diciamo che il capo dei Corvonero ha una specie di cotta per
lei...- ridacchiò Ron - Ed Harry ogni anno la manda da lui per farlo parlare.
Non credereste mai cosa non dice quello quando ha Hermione davanti.- - Bel
ruffiano.- sibilò Draco con aria dura verso Harry - E dire che fai tanto il
santo, sfregiato.- Potter scosse il capo, pulendosi gli occhiali con la
casacca del quidditch. - Capisci solo quello che pare a te, eh?- - Capisco
che hai mandato la tua sacra ex ad allisciare quel bavoso.- - E a te che
importa? Da quando ti piacciono i mezzosangue?- replicò Ron sul piede di
guerra. Fregato da solo. Draco serrò le mascelle ma prima che potesse andare
a impegolarsi in una rissa sempre a causa della Granger, arrivò Blaise a salvare
la situazione. In un attimo distrasse Harry con la pozione per Piton e gli
appunti di Babbanologia ma anche lì ci fu da ridire naturalmente. - Che
materie inutile,- pigolò la Parkinson - non capisco perché ci sia tutto questo
interesse per i babbani.- - Forse perché non devi farti riconoscere da loro.-
le ingiunse Ron schifato. - O forse per tenere buoni i mezzosangue della
scuola.- frecciò Malfoy con sprezzo. - Senti ma perché non te ne vai
affanculo una buona volta?- cinguettò Harry con un sorriso dolce tutto per Draco
e un tono velenoso come pochi - Mi hai rotto le palle, lo sai?- Detto fatto
erano davvero pronti a sfidarsi con la magia quando la felicità della Baley
smontò l'aggressività dei due nemici. Osservando il suo scoppio di gioia Draco
quasi non capì che accidenti stava succedendo ma tutto fu chiaro poco dopo.
Infatti la bionda cacciatrice del quarto anno corse a precipitarsi verso la
scaletta degli spalti, dove stava scendendo Hermione imbacuccata in una lunga
sciarpa color rubino. Prima che la Grifoncina potesse dire qualcosa Elettra gli
era già saltata addosso, facendo gelare mezzo gruppo. - Non lo sapevo che
fosse lesbica...- mormorò Blaise allibito. - Ma va, le piace solo la
Granger!- gli disse Pansy - Non le vedi mai in sala comune? Quella le salta
sempre addosso.- - E dire che sembrava così normale...- mugugnò Harry andando
a salvare la sua migliore amica. Una volta sotto le grinfie di Hermione però
non fu più così contento. Lo trascinò di nuovo allo spogliatoio del Grifondoro
con Elettra attaccata alla gamba, quando finalmente dette sfogo alla sua
rabbia. - Ottimo portiere, è una montagna del secondo anno, appena
trasferito. Dalton era fuori di sé dalla gioia.- disse acidamente - E ha
sostituito un cacciatore. E' l'ex della Meredit, quella coi capelli a spazzola
di un metro e novanta quasi! E qua gli appunti di attacco che ho preso dal loro
spogliatoio.- li lasciò alla Baley, poi continuò a fare fuoco e fiamme verso
Harry. - Che ti ha chiesto stavolta?- la incoraggiò Ron ridendo. -
Un'intera giornata a Hogsmade!- sibilò furente, terrorizzando giusto un pochino
alcuni del Serpeverde - Harry Potter questa volta ne ho davvero basta! Prega di
passare il M.A.G.O perché l'anno prossimo io non ci sarò più e per allora spero
che tu e quell'imbecille di Dalton siate passati a miglior vita!- - Ha
tentato ancora di baciarti?- chiese Elettra angelicamente, abbracciandola
stretta - Gliel'avevo detto che eri solo mia, sai? Ma non mi ascolta. Non riesce
a capire quanto ti voglio Herm!- Hermione si massaggiò la testa. E dire che
sembrava così intelligente...e invece quella maledetta viveva nel mondo della
favole! Altro che bacio! - Grazie comunque,- sorrise Potter quando riprese
fiato - riceverai una sorpresa a giorni!- - La morte di Malfoy?- frecciò
sarcastica. - Ehi!- borbottò il biondo incazzoso. - Meglio...ma è una
sorpresa. Grazie mille...e divertiti con Dalton sabato!- ridacchiò Harry
correndo via con Elettra per tornare alle selezioni. Lasciò così la Grifoncina a
imprecare con Ron e i suoi compagni. - Come stai a contraccezioni?- chiese
Ron tanto per informarsi. - Al diavolo che tu, Ronald!- abbaiò furibonda - E
come se non bastasse quello vuole anche i biscotti!- - Biscotti?- riecheggiò
Ron allibito. - Si, biscotti!- tuonò l'amica con il viso congestionato dal
nervoso - E adesso torno ai dormitori, devo cercare di sistemare questa faccenda
e trovare un cuscino abbastanza grosso per soffocare Harry questa notte. Ciao a
tutti!- e se ne andò con passo imbufalito, lasciando più di una persona con
qualche dubbio sulla sua sanità mentale. Ma il bello per lei doveva ancora
venire. Si era chiusa in biblioteca per cercare qualche informazione su
quella maledetta Spina Bianca di Piton quando qualcuno in vena di darle fastidio
più del solito si sedette al suo tavolo, proprio davanti a lei e quel qualcuno
portava un anello d'argento con serpe annodata su se stessa al medio della mano
destra. Non sollevò neanche il viso dal libro - Che vuoi Malfoy?- - Sai
che piuttosto che parlare con Dalton preferirei farmi San Potter?- - E' un
tuo modo carino per dirmi che Dalton ti sta antipatico?- frecciò lei continuando
a leggere. - Ci vai a letto?- A quella domanda stavolta sollevò gli occhi
sul biondo. Tacque solo un secondo però. - Passami il tuo libro.- gli disse.
Draco lo fece senza fare domande ma quando se lo ritrovò sul cranio e si fece
anche male scattò a molla, furibondo - Come ti permetti dannata mezzosangue?!-
sibilò massaggiandosi il capo ma Hermione lo fissò altrettanto furibonda - Vai a
quel paese, stupido zotico! Io non vado a letto con nessuno, sia ben chiaro!
Tanto meno per delle stupide informazioni sui vostri giochetti con le palline
colorate! Intesi?- - E c'era bisogno di spaccarmi Divinazione sulla testa per
dirmelo?- replicò di rimando, con tono brusco - Fatti curare!- - Fatti curare
tu! Arrivi qui e fai domande assurde da maschio oltraggiato e pretendi anche di
aver ragione!- - Io non sono oltraggiato per niente mezzosangue!- borbottò
riprendendo i suoi tomi con aria seccata - Comunque se vuoi vincere la scommessa
ti conviene cominciare a comportarti da donna e...- - E saltarti addosso con
occhioni da cerbiatta?- l'anticipò freddamente - Scordatelo!- - Oh, hai
ragione...mi ero scordato che tu sei irresistibile! Ti basta schioccare le dita
per farmi cadere ai tuoi piedi!- - No, ma mi basta usare la mia bacchetta per
pietrificarti la lingua se non chiudi il becco.- - E sa anche fare del
sarcasmo la mezzosangue...- - VATTENE SUBITO MALFOY O GIURO CHE...- Non
finì purtroppo perché Draco decise di passare all'azione in quel momento. Mollò
i libri sulla tavola con un tonfo e l'afferrò per i fianchi, stringendosela
contro. Non mosse un dito per fare altro, ma la guardò dall'alto in basso con
gli occhi argentati contratti, come se aspettasse qualcosa. Uno schiaffo forse,
una spinta. Ma lei non si mosse. Rimase contro di lui, sentendo le sue mani
sulla sua vita. Era come un abbraccio, pensò lui continuando a restare in
quella posizione. Solo che...non era come quelli a cui era abituato. E lei era
incredibilmente calda. E diversa...da tutte le altre. L'improvviso borbottio
fra gli scaffali spezzò di colpo ciò che era accaduto e Draco la lasciò andare,
sempre però con gli occhi fissi in quella della Grifoncina. Prese la sua roba e
senza salutare se ne andò, lasciando Hermione a guardarlo mentre si allontanava.
Ma sul viso della ragazza non apparvero espressioni di sorta.
Solo quando si risedette sul suo viso apparve una profonda preoccupazione...che non mancò di
torturarla per tutta la notte.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2° ***
La Mcgranitt stava facendo lezione da circa mezz'ora nel più incessante
dei mezzi baccani. Per quell'idea balzana di mescolare una trentina di
diciassettenni delle case più rissose di Hogwarts era una vera follia,
specialmente perché non riuscivano a stare fermi nei loro banchi senza darsi
fastidio l'un l'altro. Paciock aveva già rovesciato mille volte i suoi libri,
Goyle invadeva il suo spazio...per non parlare poi dei problemi sorti quando gli
studenti avevano dovuto trasformare i loro animali in qualche altro animale di
una diversa specie. Rospi erano diventati maiali, innocenti ratti si erano
trasformati in vipere...e caso strano la civetta di Potter aveva accidentalmente
cercato, sotto forma di unicorno, di incornare Malfoy e tutto nel giro di trenta
minuti. Quando falchi avevano cominciato a girare per l'aula nel tentativo di
cavare gli occhi ai rispettivi avversari aveva detto basta e dopo una sfuriata
al limite della follia aveva assegnato a tutta la classe una decina di compiti
per il giorno dopo che li avrebbe tenuti svegli tutta la notte, per
finirli. Una volta fuori i due gruppi si guardarono con odio molto poco
malcelato. - Complimenti davvero San Potter!- ringhiò Malfoy aspettandolo nel
giardino - Complimenti per quell'unicorno ma hai sbagliato a dirigere la sua
bella sporgenza sai?- - Se non altro io non ho fatto incazzare la Mcgranitt
facendole notare che cinque compiti erano già troppi! Ti fossi tappato la bocca
ora avremmo la metà del lavoro da fare...ma tu il cervello non lo usi vero
Malferret?!- - Invece di stare qua a fare gli idioti sotto gli occhi di tutti
perché non risolviamo la cosa entro la mezzanotte?- propose Hermione - E se vi
faceste furbi vi accorgereste anche che abbiamo davvero la metà del lavoro da
fare. Basta dividerci i compiti no?- - Hermione ha ragione.- la seguì Blaise
tirando via Draco prima che lui e Harry si spaccassero la faccia - Possiamo fare
a metà del carico e poi copiare il resto dal compagno, cambiando alcune cose per
fare in modo che la prof non se ne accorga.- - Copiare da un Grifondoro?- si
schifò la Parkinson - Meglio morire!- - Ecco, schiatta e facci questo
favore!- sibilò la Brown annoiata. - Come ti permetti?!- sibilò quella
iraconda - Credi che mi abbasserei mai a chiedere aiuto a voi?- - Bhè, io
aiuto lo accetto volentieri.- cincischiò Zabini - Harry, vuoi una mano da un
Serpeverde?- - Per dormire qualche ora stanotte direi di si.-
borbottò Potter - Andiamo in biblioteca.- e altri si unirono a loro,
specialmente Grifondoro. Alcuni Serpeverde invece preferirono imboscarsi nei
loro sotterranei ma quando Draco colse lo sguardo di Hermione su di sé rimase
impalato in mezzo al giardino. - Devo farmi i compiti da sola o mi dai una
mano?- - Vuoi una mano da me Granger?- - In due si fa prima.- spiegò lei
altera - Ma se preferisci la Parkinson allora vado da Harry e Blaise.- Quello
era un affronto. Preferiva Potter a lui...serrò le mascelle e facendo un
notevole sforzo decise che poteva anche sprecare un pomeriggio con la
mezzosangue sui libri, soprattutto perché così avrebbe avuto ancora moda di
stare con lei e affilare gli artigli - D'accordo mezzosangue. Ma te lo scordi
che mi tappo nella sala comune in bella vista con te.- Fu come se le avesse
rifilato uno schiaffo. Ingoiò amaro, ferita e umiliata per l'ennesima volta, ma
non lo dette a vedere e con tono piatto gli disse che sarebbero potuto stare
comodi nell'aula di Divinazione, tanto la Cooman era partita per un viaggio
spirituale e quel semestre non avrebbe tenuto lezioni. Fra piatti e tazzine
saltarono la cena, continuando a lavorare come pazzi per terminare a un'ora
decente ma verso le undici Draco gettò la penna sul tavolino, massaggiandosi le
spalle. - Ehi Granger...ho male alla schiena.- - Mi dispiace.- disse lei,
senza guardarlo. Malfoy schioccò la lingua seccato, appoggiandosi su un
gomito a guardarla - Che hai?- - Niente.- - Hai qualcosa invece.- replicò
stizzito, prendendole la penna di mano e costringendola a prestargli
attenzione. - Senti, mi spieghi che t'importa di che cos'ho?- sbottò rabbiosa
- Lasciami in pace! Finiamo questi maledetti compiti, così potrai tornartene nel
tuo bello scantinato fra i tuoi amici dove non dovrai farti vedere con me.- -
Oh oh...- rise maligno - E' questo il problema? I tuoi amici invece non
direbbero niente a vederti con me?- - Quando mai qualcuno dei Grifondoro si è
permesso di camminare sulla faccia di una persona solo perché non proviene da
una famiglia di purosangue eh?- urlò alzandosi in piedi, lasciandolo abbastanza
stupefatto per quello scatto di rabbia - Non tutti hanno la fortuna di crescere
in una famiglia purosangue come la tua dove sei servito e riverito principino!
Eppure qui ci sono maghi che si danno da fare anche se sono nati in famiglie
miste e che probabilmente un giorno saranno anche migliori di te a usare la
magia, indipendentemente dal sangue!- - E immagino che sarai fra questi.-
sibilò, incrociando le braccia - Va avanti, m'interessa questa cosa
Granger.- - Non c'è niente da dire.- ringhiò tornando a finire i suoi
compiti, ma senza sbollire la collera - Tu non capisci.- - Spiegamelo.- -
Cosa ti devo spiegare?- strillò ancora - La cortesia per caso? La gentilezza? Tu
consideri insulti entrambe le cose! E non sai guardare oltre a ciò che vedi con
gli occhi!- - Questa mi piace davvero.- disse all'improvviso Draco con voce
anche troppo calma per essere vera - Io non vedrò oltre il mio naso ma tu non
sei da meno...è bastato sentire come pronunci la parola purosangue.- - Ehi,
non sono stata io a cominciare!- replicò la Grifoncina sulla difensiva. - Ma
io finisco dolcezza e ti posso dire che non sei da meno in quanto a
superficialità. Io se non altro dico le cose come le penso. Tu invece fai tanto
la santarellina quando la verità è che ti senti inferiore a me a causa dei tuoi
genitori!- Ricevette uno schiaffo in risposta e rimase col capo girato verso
destra, mentre Hermione sentiva ancora la mano vibrare violentemente. La
ritrasse ma non smise di pensare a ciò che aveva fatto. Ora si sentiva anche
peggio. Senza una parola corse via, lasciando tutta la sua roba sul tavolo...mentre Draco sospirò, guardando fuori
dalla finestra. Aveva una bella mano pesante la mezzosangue, pensò
massaggiandosi la guancia appena rosata dal colpo. Meglio ricordarsene per il
futuro.
La mattina dopo Harry guardava
Hermione seduta nel banco dietro di lui, con gli occhi persi nel vuoto
e le occhiaie. - Non stai bene Herm...torna a letto, spiego io tutto alla
Mcgranitt.- - No.- disse lei senza particolare intonazione - Ho solo dormito
poco. Sto bene.- - Ma sei sicura?- chiese Ron appoggiato accanto a lei - Hai
un aspetto orribile.- - Grazie, sei un amico...- borbottò sospirando. In
quel momento avvertì i passi della Mcgranitt lungo il corridoio e si preparò
a spiegarle di non avere finito i compiti, che per altro aveva lasciato in aula
di Divinazione ma prima che entrasse lei, Draco apparve in aula con un carico
di libri e pergamene più corposo del solito. Si sedette appena in tempo, prima
che arrivasse la professoressa e senza dire nulla le mise davanti al naso la sua
roba. Ed Hermione sgranò lo sguardo. Le aveva finito i compiti! Con un
incantesimo aveva imitato la sua calligrafia e aveva terminato da solo il lavoro
di trasfigurazione. C'era poco da essere allegri, visto che Malfoy aveva sempre
odiato cordialmente quella materia, ma presto dovettero consegnare tutto quanto
e la Grifoncina non ebbe modo di controllare. - Grazie.- sussurrò a bassa
voce, senza guardarlo. Come immaginava non ricevette risposta
e neanche se la sarebbe aspettata, comunque pensò a come si sarebbe gongolato coi suoi amici, a
dire in giro che lei l'aveva ringraziato. Invece durante tutta la lezione non
volò una mosca e anche fuori, una volta a pranzo, non giunsero particolari
ghignate dal tavolo dei Serpeverde che di solito di divertiva con cori da
stadio e lancio di Cruciatus. Erano le due di pomeriggio circa quando,
fra un compito e l'altro, libri e pozioni esplosive, Hermione capì di essere
troppo stanca per tenere ancora gli occhi aperti. Inoltre, anche volendo non
avrebbe potuto studiare con quel casino e il perché era semplice: le coppie
delle due case avevano deciso di non unirsi allo stesso tavolo. - Piuttosto
l'inferno!- avevano scandito Grifondoro e Serpeverde alla proposta dei
professori col risultato che ora si urlavano informazioni di coppia da un tavolo
all'altro, magari farcite di qualche imprecazione contro il partner ma restava
il fatto che urlarsi dettagli a distanza era deleterio per lo studio e quando la
bella Granger aveva deciso che il suo mal di testa era eccessivo, prese le sue
cose e filò via, sotto lo sguardo attento di qualcuno. In mezzo ai corridoi
però s'imbatté però nella pazza che la tormentava da quattro anni ormai. -
HERMIONE!!!- Elettra Baley le piombò addosso come un avvoltoio e la stritolò
in un abbraccio focoso, felicissima di vederla, cosa che non poteva dire la
Grifoncina ormai con le ossa a pezzi. Elettra si staccò poco dopo per
raccontarle in dettaglio tutta la sua giornata, agitando i lunghi capelli biondi
e sorridendo tanto da illuminare tutti quelli che passavano. Si erano conosciute agli
allenamenti di
Harry a dire il vero. La Granger per quanto cortese non aveva mai
dato eccessiva confidenza a quelli più piccoli, troppo impegnata col terzetto e
con gli studi ma fin da quando Elettra era entrata in squadra e aveva preso
a stare con Potter la maggior parte del tempo, specialmente a Hogsmade, erano finite
per diventare amiche...anche se la più piccola aveva un carattere davvero troppo
affettuoso e dei gusti alquanto strani visto che una notte, di punto in bianco,
le aveva rivelato che lei era l'unica ragazza che avrebbe mai amato e
rispettato. Una dichiarazione in piena regola che aveva fatto temere alla
Granger un bel po' di assalti a sfondo sessuale ma ormai ci si era anche
abituata. - Dove stavi andando?- chiese la biondina sorridente. - Ai
dormitori. Sono stanca...ho dormito male stanotte.- - Vuoi che venga a
rimboccarti le coperte?- saltò subito quella a molla - A Harry non
spiacerà!- - Bhè...ne sono sicura ma sto bene. Vado da sola.- - Ti serve
qualcosa? Vuoi che ti faccia del the alla cannella? Che venga ad accarezzarti la
testa?- Stava sclerando! La faceva diventare matta a volte, comunque accadde
di nuovo...lui apparve e la salvò a un passo dal manicomio. Elettra bloccò il
suo sproloquio per guardare alle spalle di Hermione. - Ciao Malfoy!-
cinguettò sempre allegra - Bella giornata eh?- Bella
giornata? Diluviava! Quella aveva davvero qualche tara al cervello, si disse il
biondo arrivando dalle due Grifondoro con passo sinistro. Come faceva ad essere
sempre così felice la Baley però se lo chiese. E poi era l'unica delle
tante Grifondoro che non abbassava mai gli occhi quando passava. Gli sorrideva anche, era
sempre gentile... e non lo temeva. Era strana davvero! - Si,
bellissimo tempo.- borbottò serafico - Granger avrei bisogno di parlarti.- -
Ok...- mormorò Hermione sfinita. - Andiamo.- disse lui, prendendola per un
braccio - Scusa Baley.- - Figurati! Ciao Herm, ci vediamo stasera! Vengo a
darti il bacio della buona notte!- Una volta nell'altro principale, davanti alle scale che
conducevano al dormitorio del Grifondoro, Draco non riuscì più a tacere quando si ritrovò
di fronte al quadro della Donna Cannone, come chiamavano la Signora Grassa giù
nei sotterranei - Bacio della buona notte? Dì, non è che sei lesbica anche tu e hai
accettato la sfida per fregarmi?- - Ma certo, come no.- mugugnò la ragazza
scuotendo il capo - Che idea assurda.-
- Ah già, tu e Potter...- sibilò Malfoy salendo gli ultimi gradini e appoggiandosi
alla ringhiera di pietra. - Di cosa volevi parlarmi?- chiese la Grifoncina,
lasciandosi andare invece contro la parete. - Niente.- - Come niente?- -
Niente.- ridisse lui piccato - Adesso me ne torno di là. Non vorrei mai che ti
vedessero con un purosangue.- e la frecciata sarebbe finita lì se naturalmente
Draco avesse capito prima che le donne avevano sempre l'ultima parola nelle
discussioni. Lei infatti lo afferrò per il mantello, rischiando di strozzarlo e
con uno strattone se lo riportò sotto al naso, fissandolo bellicosa - Se vuoi
farmi arrabbiare sarà bene che ti avverta! Posso renderti la vita impossibile
Malferret! Volevi addomesticarmi? Non sai quanto può diventare soffocante una
ragazza allora! Potrei mettermi a seguirti ovunque, a sbavare, a fare scenate
con la Parkinson!- - Così vincerei io.- le ricordò con tono pigro. - Già...ma
ti assicuro che anche io mi prenderei la soddisfazione di mandarti la manicomio
alla fine dell'anno.- replicò con aria alquanto pericolosa - Dovessimo discutere
tutti i giorni da qui all'estate!- - Mi sa di minaccia.- - Sei sveglio
quando vuoi, lo è!- scandì lapidaria - E adesso scusa ma devo andare a
letto.- - Strani orari hai, mezzosangue. Te lo do io il bacio della buona
notte?- insinuò quindi, avvicinandosi a lei con occhi sfavillanti per il
desiderio che di colpo lo aveva invaso. - Meglio quello di Elettra.- -
Così mi ferisci.- disse con vocetta stucchevole, posandosi le mani sul
cuore. - Ma davvero? Hai qualcosa che batte lì dentro?- frecciò, fissando il
suo torace - Non si direbbe.- - Ti stupiresti di sentire come batte...- le
mormorò all'orecchio all'improvviso, facendola sobbalzare - se facessi mai una
certa cosa.- Hermione stavolta arrossì e con rabbia si staccò da lui ma
rimase incastrata contro la parete e mentre Draco si avvicinava rimase immobile
a pensare cosa fare, specialmente a chiedersi perché lui avesse deciso di
attaccarla così frontalmente. Oppure la stava sfidando di nuovo a scostarlo, a
non lasciarsi andare? Comunque accadde nuovamente una cosa strana. Draco
rimase chino su di lei, tanto da schiacciarla al muro con suo corpo, fronte
contro fronte, ma non fece altro. La fissava solo negli occhi, con un mezzo
ghigno sulla bella bocca morbida, in attesa. - E allora?- sussurrò Hermione
quando il cuore riprese un battito decente - Hai intenzione di tenermi incollata
qua a lungo?- - Se questo è l'unico modo per farti chiudere quella boccaccia
velenosa allora...- Draco si scostò dalla sua fronte e passò a parlare con le
labbra contro la sua gota. Facendolo sentì il suo profumo e per l'ennesima volta
dovette censurare ogni pensiero, altrimenti niente l'avrebbe fermato dal
baciarla davvero...e non solo quello. Con le mani cominciò a carezzarle
leggermente i fianchi, la schiena. Curiosava sul suo corpo stupito nel sentirla
così gracile e sottile, senza che lei però lo allontanasse. Quando rialzò lo
sguardo la Grifoncina aveva ancora le mani serrate sulle sue braccia e lo
stringeva molto forte, con le sue dita sottili. Quel suo aggrapparsi a lui gli
fece capire che decisamente le faceva un certo effetto e sorrise. Fu quello il
suo errore. Hermione se ne accorse e lo piantò in asso dopo avergli augurato,
piuttosto gelidamente, una buona giornata. - Ben ti sta!- cinguettò la
Signora Grassa, una volta che la il quadro si fu richiuso. Malfoy trattenne
un ringhio felino in fondo alla gola ma decise di ritirarsi. Aveva commesso un
errore e l'aveva pagato. Decisamente ce ne sarebbe stato di tempo fino al ballo
di fine anno e se voleva davvero farla cedere avrebbe dovuto andare con molta
più calma. Come gli aveva detto Blaise quella non era stupida. Era fin troppo
sveglia, capì più tardi scendendo le scale...e se ne accorse quando sentì il
battito cardiaco più veloce del solito. No, scosse il capo. Non poteva essere
stata lei a fargli quell'effetto! Arrivato nella sala comune venne
letteralmente investito dalla Parkinson. - Dracuccio, amore...che ne dici se
andiamo a farci due passi da soli?- chiese mielosa, passandogli le labbra sul
collo. - Ah, guarda...oggi non mi gira proprio.- grugnì gettando i libri sul
tavolo. Lei però non si lasciò scoraggiare e cominciò a massaggiargli le spalle
e di nuovo, allibendolo, quel contatto gli dette un fastidio pazzesco. Fosse
stata... A quel pensiero s'infuriò sul serio. Ci mancava solo che quella
maledetta mezzosangue con il suo continuo mandarlo in bianco finisse con lo
stregarlo! Harry e Blaise invece quel pomeriggio finirono prima del previsto
e Potter vide tornare Zabini dal suo fido compagno di disastri ma si accorse,
con suo sommo piacere, che Malfoy non pareva del suo malefico umore come al
solito. - Che aveva sua maestà oggi?- chiese affiancandosi a Ron per il
corridoio. Quello alzò le spalle, ridacchiando - La Parkinson deve avergli fatto
qualche avance di troppo.- - Oh Hermione gli dà picche!- ghignò il moretto
dagli occhi verdissimi. - Quando vogliamo parlarne di
questa faccenda Harry?- Weasley rallentò un poco il
passo ed entrambi si fermarono in un angolo, sotto le statue di Hogwarts -
Dai, guardiamo in faccia la realtà. Alla fine dell'anno Herm sarà ridotta a uno
straccio, senza contare che quello che l'ha sfidata non ha mai brillato per lealtà.
Sarebbe anche capace di farle un incantesimo o farle bere una Pozione
d'Amore.- Potter sbuffò, incrociando le braccia con aria imbronciata - In
effetti ogni tanto ho anche paura che le salti addosso.- - Gli rompo la
faccia se ci prova!- ringhiò Ron ficcando in spalla la sacca - Comunque su
attacchi magici non corre pericoli. Hermione sente puzza di magia anche in un
covo di babbani, ma a parte questo c'è anche da considerare il codazzo della
Parkinson. Non possono farle del male con la magia perché Hermione è mille volte
loro ma sai...prenderla in bagno da sola non sarebbe poi così difficile.- -
Ok, ok...- Harry levò le mani in segno di resa e tornarono ai dormitori - D'ora
in avanti dovremo tenerla d'occhio per bene. Domani si va a Hogsmade e abbiamo
tutta la giornata libera. Lei deve stare con Dalton ma vedrò di portarmi dietro
il mantello di papà. Soddisfatto?- - Meglio di niente.- Aprirono il quadro,
dicendo la parola d'ordine e una volta dentro la sala comune dei Grifondoro
sentirono entrambi un ottimo profumino di biscotti. Neville passò da loro con un
piatto ed entrambi si servirono della meravigliosa cucina di Hermione ma quando
arrivò la ragazza il moretto dalla cicatrice fece presto a prendere il volo,
onde subire un massacro in piena regola come ogni anno. Dopo cena comunque
chiese il permesso a quelle degli alloggi femminili per andare a trovarla e la
pescò a letto, sotto le coperte, con un libro in mano. Le carezzò la testa e
quello indicò alla Grifoncina che veniva in pace. - Che leggi?- - Storia
della casa dei Serpeverde.- rispose. Harry sollevò un sopracciglio - E
perché?- Lei ebbe un attimo di tentennamento, poi fece spallucce - Bhè, tu
sei un Grifondoro per scelta ma un Serpeverde per smistamento, così ho pensato
che sarebbe stata una buona idea sapere qualcosa di più su di loro. E poi
quest'anno ancora non è accaduto niente di losco, per ora, ma sai che sono
sempre allerta. Almeno io fra noi tre...- frecciò ridendo - Ma come mai sei
venuto qui? Devi parlare con Elettra?- - Credevo dormisse ma è chiusa in
bagno con Ginny a fare prove di trucco...- e si guardò attorno, sempre
abbastanza costernato - Ma qua prima c'erano altri letti. Che fine hanno fatto?
Hai una camera per te adesso?- - Harry, ti posso chiedere una cosa?- sibilò
esasperata - Tutte le sere che abbiamo dormito insieme, tutte le volte che ti
fermavi da me...hai mai visto letti qua?- - E' vero...com'è sta storia?- -
Non so come ma Elettra e Lavanda hanno spedito via tutte le altre. E adesso
dormo praticamente sola.- - Però. Buono a sapersi.- aggiunse malizioso,
prendendosi una cuscinata - No, dai...senti, volevo solo avvisarti che domani a
Hogsmade sarai coperta. Ho nascosto il mantello di mio padre nella sacca. Quando
ne hai bisogno me lo dici e te lo faccio avere a colazione, ok? Dalton poi lo
sistema Elettra, me l'ha promesso solennemente due secondi fa.- - Allora sono
a posto!- enfatizzò sbuffando. - Senti, me la dici una cosa? Ma...davvero non
ti è mai saltata addosso?- - Bhè...in effetti ogni volta che mi abbraccia
tuffa la faccia nella mia scollatura...- e tirò un altro cuscino a Harry,
vendendolo ridere come un pazzo - Ma è sempre stata al suo posto. E' un po'
eccentrica come ragazza ma è anche molto brava e dolce. Vive un po' sulle nuvole
però...- - Ma in campo è il mio asso nella manica!- rispose lui andando alla
porta - Quindi trattamela bene.- - Oh, anche lei adesso? Non ti bastava
Dalton? Ti avverto che è l'ultima volta!- ringhiò arrabbiata. - Lo spero,
quest'anno voglio vincere di nuovo per finire in bellezza! Adesso vado, ci
vediamo domani mattina a colazione. Notte Hermione.- - Notte...- e quando se
ne fu andato lasciò cadere il libro sul pavimento, troppo stanca anche solo per
tenerlo ancora fra le mani. Aveva mentito. Aveva mentito al suo migliore amico
per quello stupido tomo di storia. Ma in fondo Harry non avrebbe capito. I suoi
genitori non erano stati babbani, quando erano vissuti. E lei invece lottava
con quel sangue misto. Era una strega a tutti gli effetti ma...ma non
purosangue. E dire che non le era mai importato, almeno fino a quando qualcosa
era scattato in lei, anni prima. E tutto a causa di due occhi argentati che
le avevano scagliato contro una maledizione. Sospirò ,
rigirandosi nel piumino pesante. Al solo pensiero di Malfoy tutto il corpo le
tremava. Al solo pensiero di ciò che era successo in biblioteca, poi quel
pomeriggio...e quell'abbraccio in cui l'aveva stretta. Aveva sentito il suo
respiro freddo sul collo, il suo profumo appena accennato. Ma aveva giocato bene
le sue carte, questo doveva concederglielo. Non aveva fatto mosse azzardate,
aveva solo tessuto bene la sua tela e se non le avesse riso in faccia l'avrebbe
anche baciato finalmente, appagando un desiderio che da anni la bruciava da
dentro. Tutto di lui la eccitava. Tutto le provocava i brividi. I suoi
occhi, i suoi capelli...quelle sue mani che sapevano fare meraviglie. Le
sembrava anche di desiderare quell'espressione così fredda e distante, tipica di
lui. Decisamente la sfida l'aveva già persa, pensò ridendo da sola. Ma non
gliel'avrebbe data vinta. No. Questo mai. D'ora in avanti l'avrebbe tenuto a
distanza, compiti e studio insieme, ma niente di più. Avrebbe fatto in modo di
non trovarsi mai più sola con lui e sarebbe stata con Harry e Ron, di nuovo come
sempre. E con quei pensieri chiuse gli occhi, sognando però di fare
tutt'altro.
- Che due palle, si va o no?- bofonchiò Blaise, alzando il
collo del bomber che portava. - Belle espressioni .- sibilò Pansy
fissandolo di traverso - Potter ti sta facendo un brutto effetto.- - Dici?-
fece lui con orecchie da mercante - Non direi. Come mai non ci muoviamo? Chi
manca?- - Tassorosso come al solito.- ringhiò Nott raggiungendoli con il
resto della truppa - Queste giornate fuori dalla scuola sono il solo momento in
cui non abbiamo le palle al piede tra le scatole e quelli ci fanno anche perdere
tempo.- - Pensi a qualcosa di divertente?- chiese la Parkinson - Che ne dici
di qualche bella imboscata vicino alla Stamberga Strillante eh? Me li vedo, quei
codardi!- - Si e io mi vedo seguire le lezioni dalle celle sul serio.- Blaise
scosse il capo, lucidandosi gli occhiali dalle lenti blu come i suoi occhi -
Fatevi furbi oggi e vediamo di non scatenare risse ok?- - Certo papà, c'è
altro che vuoi dirmi?- chiese Draco, scendendo gli scalini con passo felpato
mentre si abbottonava il cappotto nero - Facciamoci tutti druidi già che ci
siamo, che dici?- - Dico che sento odore di biscotti...- mormorò Zabini
annusando l'aria - Oh, eccola! Hermione!- urlò, disgustando tutti i Serpeverde
ma infischiandosene corse dalla Grifoncina, bellissima quel giorno, avvolta in
un cappotto di maglia bianca che fece boccheggiare numerosi ragazzi e non solo.
Draco per un attimo rimase impalato, senza sentire più che stavano borbottando
Nott e Goyle, a fissarla. I bei capelli ricci le erano sciolti sulle spalle come
una criniera e sorrideva a tutti quanti, anche a Tassorosso e Corvonero, inoltre
si muoveva con un incedere aggraziato che stregava. Elettra Baley però le
era già appiccicata al braccio e le portava la borsa con dentro il pacchetto dei
biscotti ma accanto a loro arrivò presto l'essere più snervante di tutti, anche
più di Potter per lui. Edward Dalton apparve accanto alle due con quel suo
sorriso da idiota conquistatore che fece girare a Malfoy i classici cinque
minuti. Lo vide posare una mano sulla spalla della mezzosangue con aria
protettiva, quando invece era solo possessiva e questo lo irritò ancora di più.
Guardò Dalton e si chiese che diavolo avesse di così speciale.
In effetti veniva da una famiglia ricca: suo padre era uno dei
sostenitori economici della loro scuola e stavano nel Corvonero da secoli...ma a parte
quello sembrava avere attitudini solo nel quidditch. Inoltre il suo fascino lo usava per
fasi tutte le matricole possibili, quelle che Draco solitamente scartava a
priori perché erano delle lagne piagnucolose che cercavano di suicidarsi appena
le piantava ma non era per "caccia" che il biondo lo detestava. Era perché ai
campionati aveva barato più volte, truccando bolidi e mazze. Comunque non
perse occasione per farsi due risate. Si diresse dal gruppetto e si piazzò
alle spalle di Hermione, fissando Dalton con sorriso stranamente angelico. -
Ciao Malfoy.- rise Edward - Come te la passi? Mi hanno detto che le selezioni ti
sono andate bene.- nel frattempo anche la Grifoncina si voltò, ritrovandosi
sovrastata dal Serpeverde - Allora? Trovato dei cacciatori?- - Si, abbiamo
qualche riserva.- disse amabilmente - Ma che buon odore di biscotti...-
cinguettò poi sarcastico, fregandone uno dal sacchetto della grifondoro prima
che lei gli desse una sberla sulla mano. Lo assaggiò e rimase meravigliato,
adorava la cioccolata! - Però Granger, mi stupisci anche in cucina...-
l'allusione la fece arrossire ma Draco tornò subito al suo reale bersaglio - Dì
Dalton, come intendi passare la giornata?- - Oh...- quel beota rise a trentadue
denti, disgustandolo e posando il braccio attorno alle spalle di Hermione che
per poco non si ficcava due dita in gola - Herm finalmente mi ha concesso un
appuntamento.- - Già, che brava Herm...- replicò con sprezzo, scimmiottando la sua voce
e l'appellativo con cui aveva chiamato la mezzosangue - Bhè, allora vi auguro una
romantica giornata.- finì velenoso e Dalton riuscì quindi a dirottare via la
Grifoncina, lasciando Malfoy a bollire come una teiera con mezzo biscotto in
bocca ed Elettra imbronciata al suo fianco. - Ciao Ele!- Ron ed Harry
giunsero poco dopo alle spalle dei due biondini - Tutto ok? Come mai sei
sola?- - Dalton s'è portato via la mia Hermione!- pigolò arrabbiata - Io
l'aveva detto anche a Ginny che doveva avvelenarlo quando ne aveva avuto
l'occasione ma non m'ha dato retta!- - Che c'entra Ginny?- si allarmò Weasley
ma mentre quei due discutevano di vecchie storie che avrebbero lasciato il
rossino con un travaso di bile, Harry scoccò un'occhiata al biscotto che Draco
teneva ancora in mano. La serpe se ne avvide e sogghignò perfidamente. - Mi ha
dato un biscotto, datti pace San Potter!- ma il moretto non se la prese
assolutamente, anzi. Gli dette un'insolita passa sulle spalle e avvicinandosi
gli sibilò - Oh, non mi lamento. A me ha dato tutta la torta Malferret!- e lo
piantò lì con una crisi isterica e il solito ruggito felino a fondo gola. Per
Draco quella sarebbe stata una pesantissima giornata, se lo sentiva anche nelle
ossa...
Sostanzialmente non avvenne, a differenza dei trascorsi, nessuna
particolare rissa. La mattinata fu piuttosto tranquilla. I ragazzi si
seppellirono da Zonco per tutto il tempo ma dopo pranzo cominciò a levarsi un
vento davvero impossibile. Sbatacchiava imposte e panni, aveva fatto volare via
cappelli e già parecchi Tassorosso si erano presi un colossale raffreddore ma
c'era chi resisteva audacemente. Hermione ormai era arrivata al limite della
sopportazione. Non ne poteva più e se non fosse stato per Harry avrebbe già
preso quell'idiota a pugni. Dalton ormai era diventato insopportabile. Se ne
stava seduta nel pub di Madama Rosmerta da quando avevano finito di pranzare e
quello stupido Corvonero non aveva fatto altro che parlare di sé, del suo
quidditch, della sua casa, dei suoi amici del club esclusivo e anche del suo
LUNGO manico di scopa. Quando aveva sentito l'ultima battuta aveva pregato di
pietrificarsi all'istante. Non avrebbe retto ancora a lungo. Mandò giù un
altro sorso di burrobirra che però non serviva a farla ubriacare e si appoggiò
sul gomito, guardando l'orologio che portava al polso ogni cinque secondi. Non
sapeva però che qualcuno la stava osservando...niente meno con un
cannocchiale. Harry scuoteva il capo, appoggiato allo scaffale della Libreria
Stregata di Mr. Jonas, il vecchio venditore di libri di magia oscura.
Assolutamente non vero, era solo un vecchio un po' pazzo fissato con il vedere
agguati ovunque e che vendeva vecchi manuali per nulla pericolosi. Potter lo
conosceva da un pezzo ma non si sarebbe mai aspettato di trovare Elettra, Calì e
Lavanda Brown alla finestra del negozio con un cannocchiale, per spiare Hermione
e Dalton. - Adesso esagerate davvero!- borbottò Ron, arrivando con una gomma
babbana in bocca. - Tu ci scherzi ma guarda che quello mi soffierà Hermione
prima o poi!- disse Elettra seriamente - Io la devo proteggere! Si può affidare
solo a me ed Harry ormai!- - E voi invece siete solo due pettegole.- concluse
Potter fissando le ragazze del suo anno. - La gente deve tenersi informata
no?- lo zittì Calì seccata. - E se quello cerca di farle qualcosa?- saltò su
la Brown - Harry, dovresti intervenire! Ce l'hai spedita tu in questo guaio e
ora dovresti sistemare! Se sei un uomo vai là e ...- e andarono avanti a
discutere fino a quando il vecchio signor Jonas non li cacciò fuori a calci,
compreso il cannocchiale di quella svitata di Elettra ma come spesso accade,
quando andare a cercare la Grifoncina lei era già sparita dal pub, insieme a
Dalton. Davanti al pericoloso sentiero della Stamberga Strillante invece
c'era qualcuno che ormai aveva mandato al diavolo l'intera giornata. Draco
Malfoy aveva imprecato dietro a Nott e Tiger, aveva quasi strozzato Goyle,
mangiato a pranzo quelli del sesto anno e subito gli assalti di Pansy. Alle
quattro lei l'aveva trascinato via, proprio dove Harry Potter anni prima aveva
rivelato ai suoi amici di aver scoperto che Sirius Black era suo padrino, e
praticamente gli aveva detto chiaro e tondo che aveva voglia di farlo. Lui
l'aveva assecondata per qualche minuto ma poi tutto aveva perso
gusto. L'aveva respinta e lei se n'era andata, abbastanza irritata anche ma
senza fare storie stavolta. Anche se doveva ammettere che l'aveva fissato, dopo
il suo rifiuto, come se fosse stato un marziano. E se avesse sospettato
qualcosa?, pensò amaro. Forse non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire un'occasione
così facile. Forse tornare alle buone abitudini gli avrebbe fatto smettere di
pensare a quella maledetta scommessa. Forse, forse... Si lasciò andare contro
un masso e ci si sdraiò sopra, cominciando a guardare il cielo dove grandi
nuvole nere si muovevano veloci, a causa del vento impazzito. Cercò le sigarette
in tasca ed estrasse il pacchetto, afferrandone una con i denti. Stava per
accendersela quando sentì una voce fin troppo conosciuta... - Edward...perché
mi hai portato qui?- chiese Hermione con un diavolo per capello - Vuoi visitare
la Stamberga?- - No, volevo solo stare un po' con te...- le disse,
viscido come pochi, ma sempre convinto di essere un gran conquistatore. Le passò
le braccia alla vita, mentre la Grifoncina malediva mentalmente una certa
persona e cercava di scollarselo di dosso. Ci riuscì una prima volta e fece
qualche passo indietro, cambiando discorso. - Allora, che mi dici? Cosa farai
dopo il M.A.G.O?- - Oh, mio padre vuole che mi sposi.- disse con noncuranza -
Nella mia famiglia tutti si sposano presto.- - Fra purosangue è normale
immagino.- replicò la ragazza con un mezzo sorriso, un po' triste - Hai qualche
idea?- - Mi hanno scelto una ragazza. In estate ci saranno molti
matrimoni sai? È la tradizione.- - Lo immagino.- mormorò, all'improvviso col
volto tirato. - Che ti prende?- bofonchiò Dalton prendendole la mano e
attirandola di nuovo a sé - Come mai sei così triste?- - No, cosa dici...-
rise, cercando di non pensarci - Senti, sono un po' stanca...possiamo andare
via?- - Tutto qua?- disse morbidamente, posandole un bacio sul collo
cogliendola impreparata - Dai Herm, non siamo venuti qua per niente no?- e la
strinse di più, quasi facendole male alla vita - Sai che mi piaci dal primo
anno. E abbiamo così poco tempo ormai. Non possiamo accelerare?- La
Grifoncina emise un gemito divertito, scostando il collo . Dopo ciò
che aveva sentito non era più in vena neanche dio stare a dieci miglia da lui.
Con forza si staccò, sentendo una fitta al polso dove lui l'aveva
afferrata. - Non voglio. Io vado via.- - Ehi aspetta dai!- le ripiombò
davanti e le sbarrò la strada - Che ti è preso?- - Mi è preso che ne ho
basta!- sibilò - E adesso lasciami passare!- - Dai, non fare la
preziosa!- e dicendo quello se la schiacciò nuovamente addosso, decisamente con
più forza fisica della ragazza. Cercò di baciarla e lei fece in tempo a scostare
la bocca. Quando ci riprovò stava per tirargli un calcio ben assestato sul
suo LUNGO manico di scopa ma qualcuno che ormai stava prendendo l'abitudine di
salvarla da situazioni imbarazzanti riapparve. Draco lo afferrò per la giacca
e lo strattonò un po', facendo in modo che Hermione si liberasse. - Malfoy!-
allibì seccato il Corvonero - Che accidenti c'è? Non vedi che sono con...- ma
non finì perché il Serpeverde lo fece tacere con un'occhiata imperiosa - C'è il
prefetto della tua casa che ti cercava. E anche la tua ex ti stava cercando.
L'ho vista venendo qua. Fossi in te scapperei, Miria sembrava arrabbiata.
Qualcuno le ha detto che eri con la Granger.- Al nome della sua ex Dalton
stavolta sbiancò. Erano conosciute le sfuriate che lei gli faceva ovunque e
piuttosto che sopportarla decise che era meglio sparire e lo fece senza più
guardare in faccia nessuno. Da perfetto dongiovanni codardo prese il volo e non lo videro
più. Draco ghignò, rimettendosi la sigaretta accesa in bocca. - Dovresti
stare più attenta a chi frequenti.- mormorò poco dopo, senza
guardarla. Hermione ridacchiò sarcasticamente, mentre raccoglieva la sua
borsa da terra - Allora sono a posto.- - Che intendi?- chiese, soffiando
fuori il fumo. - Che sono finita dalla padella nella brace. Quello èun
imbecille...e tu...per quanto lo sia a tuo modo...- - Grazie.- - Prego.
Per quanto tu abbia il cervello vuoto, a tuo modo sei insidioso.- - Sento
aria di paternale.- Draco scosse il capo con espressione irritata - Hai una
bella faccia tosta mezzosangue. Ti pesco qua a civettare con quel pervertito a
cui piace deflorare matricole e hai anche il coraggio di dirmi che il pericolo
sono io...roba da matti. Quello voleva saltarti addosso, lo sai?- - Comunque
che ci facevi qua da solo?- chiese Hermione ignorando la domanda e lasciando
cadere il discorso per accorgersi di essere nuovamente sola con lui - Ti credevo
chiuso al pub a fumare con Nott e Blaise.- - Il tuo amico Zabini si è chiuso
a cercare polverosi libri di babbanologia da qualche parte. Io invece stavo
facendo due passi per i fatti miei. So che pensi il contrario ma io sono capace
di andare in giro senza scorta, ragazzina.- - Mi hai tolto le parole di
bocca.- cinguettò ironica e in quel momento il vento tornò a investirli. Draco
perse la sigaretta e imprecò con stizza, mentre la Grifoncina sollevò il
cappuccio bianco del suo cappotto. - Sta per piovere.- - Andiamo via,
comincia a fare freddo.- disse lui accendendosi un'altra sigaretta. - Devo
camminare dietro di te?- chiese lei. - Come?- Draco la fissava
costernato. - Si...hai detto che non vuoi farti vedere con me.- continuò
pacata, godendo segretamente nell'alimentare le loro discussioni
all'inverosimile. - Senti mezzosangue, non mi sembra il caso di dire cavolate
propria ora che sta per venire giù il diluvio! Muoviti!- l'afferrò per la mano e
se la tirò dietro, almeno fino a quando non imboccarono la strada per tornare
dritti a Hogsmade. Una volta al villaggio la lasciò subito peccato che la
Parkinson che stava facendo incetta di vestiti con le sue compagne li vide dalla
vetrina del negozio. Rimase senza parole ma non disse nulla a nessuno,
specialmente a Draco, quando tornò dal gruppo dei Serpeverde. Il viaggio di
ritorno fu breve ma quando arrivarono alla scuola era già buio e il vento
soffiava fra le torri di Hogwarts provocando un fischio sinistro. I ragazzi del
settimo anno corsero dentro all'entrata principale, dopo che avevano costretto
quelli del sesto a portare dentro le loro cose, da bravi schiavisti. - Che
tempo orribile!- si lagnò Elettra togliendosi la fascia dai capelli biondi. -
E se penso alle estrazioni per il quidditch mi viene male!- borbottò Hermione di
rimando, scrollando la sua criniera lucente dalle prima gocce di pioggia - Ma ci
dobbiamo andare per forza.- - Già, tu mi porti sempre fortuna!- cinguettò la
biondina abbracciandola di slancio - E poi ti vogliamo con noi!- - Se, se...-
disse la Grifoncina esausta ma un attimo dopo, continuando ad asciugarsi il
cappotto di maglia, sentì una presenza nemica vicino. Alzò gli occhi e vide
Pansy Parkinson con due sue compagne davanti a lei. La mora aveva
un'espressione ben poco civile ed Hermione mandò Elettra dagli altri, per
evitare che sentisse. - Ti sei divertita oggi sporca mezzosangue?- chiese la
Serpeverde - Ti ho vista con Draco.- - Ci siamo trovati per caso.- disse
Hermione con pazienza - Non è successo niente. Sai bene che perderei la
scommessa se accadesse qualcosa. Mi credi una stupida?- - Io ti credo solo
una troppo facile anche per Paciock!- replicò Pansy con voce stridula,
avvicinandosi con rabbia e occhi incendiati - E adesso ascoltami bene! Sarà
meglio per te stargli lontano! Lui è un purosangue e tu invece solo una sporca
figlia di babbani. A lui non importa niente di te!- La Grifondoro deglutì e
tacque, continuando a sentire quelle parole. - Cosa credi? Che sia davvero
interessato a te? Sbagli! Magari vorrà portarti a letto, è una novità per lui
andare con quelle di seconda classe...- e aggiunse velenosa - ma vuole solo
vincere la scommessa e ridicolizzarti davanti a tutti. Quindi non farti troppe
illusioni, intesi? Sono stata chiara?- - Cristallina.- mormorò Hermione senza
mai staccare i suoi occhi da quelli di Pansy - Puoi stare tranquilla. Adesso
scusa ma devo andare.- e se ne andò prima che Draco e Blaise entrassero dalla
porta principale, provocando il solito baccano e pescandole in quella posizione
scomoda. Raggiunse le scale per tornare al suo dormitorio e vi entrò a testa
bassa, non salutando nessuno...ma quando Harry la vide infilare la sua stanza,
capì che era successo qualcosa dai suoi begli occhi ora lucidi di
lacrime.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3° ***
Passò rapidamente una settimana da quella visita a Hogsmade e a causa
della pessime condizioni atmosferiche più volte il campionato venne rinviato,
fino a quando le quattro Case non chiesero espressamente al preside di poter
iniziare, altrimenti i gironi alla fine dell'anno non sarebbero stati
sufficienti a decretare un vincitore. Ora però, davanti a quel tempo infame,
nessuno pareva più così contento. Il campo quella domenica era gremito. Il
cielo continuava a non mostrare ai maghi un misero spiraglio di sole e il vento
ostinato soffiava a da nord, portava via cappelli e qualche ombrello aperto per
evitare una fastidiosa pioggerella che infestava l'aria. Harry stava sotto il
tendone del Grifondoro e attendava che dagli spalti principali arrivasse il
verdetto. - Bella giornata di merda per giocare.- borbottò a bassa
voce. - Mi hai tolto le parole di bocca.- disse Lucas West, suo portiere da
quando Baston si era diplomato. - Gente siete carichi?- chiese il moro,
quando vide il messaggero di Silente correre da loro, sotto la pioggia. -
Certo!- cinguettò Elettra già pimpante anche con quel tempo orribile - Li
facciamo a pezzi!- - Se dobbiamo giocare con questa pioggia, meglio contro i
Tassorosso.- sentenziò Marcus Chilton e tutti annuirono parecchio annoiati,
tranne la loro bella cacciatrice bionda che era sempre pronta a fare punti anche
con fulmini che cadevano sul campo ma quando il messaggero lesse la lista di
campionato Harry tirò un sospiro di sollievo. - Oggi la partita sarà
disputata fra Corvonero e Serpeverde.- disse l'uomo con un lungo foglio di
pergamena in mano, tutto gocciolante e con l'aria malaticcia - La prossima
settimana invece toccherà a Tassorosso e Grifondoro. E quivi vi allego il
calendario stipulato dalla commissione per il resto dell'anno. Il preside
Silente invita il Grifondoro a restare qua a fare il tifo per i compagni
Serpeverde, è tutto.- - Come prego?!- saltò su Harry sconvolto, con gli occhi
verdi sgranati - Dovrei stare qui a vedermi la partita sotto il diluvio
universale solo perché una punizione mi obbliga a fare degli esami con uno dei
Serpeverde? Ma siamo matti?!- L'uomo borbottò qualcosa d'incomprensibile e se
ne andò, lasciando Potter a sbraitare come un ossesso. - Che me ne frega a me
di vedere di vedere quel cretino di Malfoy correre dietro al boccino!- ringhiò
levandosi la casacca della squadra - Io me la batto! Tanto con questo tempo non
potranno mettere in atto chissà che tecniche!- - Mi spiace contraddirti
Potter ma starai qui.- Era la Mcgranitt. Era entrata a sorpresa e stava
fissando il bambino sopravvissuto con eloquenza, sfidandolo a squagliarsela come
aveva minacciato. Lo avvertì che lo avrebbe cercato fra gli spalti e se ne andò
con una bella minaccia di compiti raddoppiati per tutto l'anno. Alla fine
Potter scagliò un guanto contro la lavagna, imprecando fra i denti. - Bel
disastro eh?- disse Ron, entrando col permesso della squadra - Guarda te se con
quel tempo infame io devo starmene a vedere quei maledetti giocare a quidditch!
Non hai dietro il mantello per caso?- - Ce l'ha ancora Hermione.- mugugnò il
moro con rabbia - Sai cosa mi secca? Che devo stare qua per forza come se la
vittoria di Malfoy dipendesse da me! Già che c'era la Mcgranitt poteva darmi dei
pon-pon! Mi sarei messo sugli spalti di quei serpenti e avrei sculettato un
po'...magari sarebbero stati contenti!- - Piton di certo no!- rise Lucas
cambiandosi a sua volta - Comunque dov'è Hermione? Elettra comincia a dare i
numeri. Se non la vede entro due minuti credo che potrebbe venirle una mezza
crisi d'astinenza!- - Già dov'è?- chiese Marcus Chilton che da tempo aveva
una cotta per lei in segreto. - Non so...- Ron guardò Harry con una faccia
che solo il moro poteva capire, conoscendolo così bene - Stamattina non si è
presentata a colazione e...non l'ho vista tanto allegra con Lavanda e Calì poco
fa. Ma è da quando siamo tornati da Hogsmade l'altra settimana che è strana. Non
è che è arrabbiata per la faccenda Dalton?- Il moro scosse il capo - No,
almeno...non credo. Mi avrebbe mandato al diavolo se davvero le avesse dato
fastidio farmi questo lavoro comunque...- prese il rossino per un gomito e lo
trascinò in un angolo, mentre gli altri si preparavano - Quando siamo tornati
una settimana fa l'ho vista con gli occhi lucidi. Ha parlato con qualcuno, che
tu sappia, dopo che siamo tornati a scuola?- - Non credo. Era con
Elettra...forse possiamo chiedere a lei. Ma è meglio parlare direttamente con
Hermione.- - Si certo...sai che preferirebbe lanciarsi dalla torre di
astronomia che mettere in piazza le sue debolezze.- - Bhè è umana no?- scandì
Weasley - E noi i suoi migliori amici. Quindi poche palle. Dai, adesso andiamo.
Raccatta Elettra e torniamo agli spalti. Speriamo solo che Silente non ci abbia
messo in quelli di Serpeverde.- Fortunatamente il loro strambo ed eccentrico
preside non fu così sadico da sbatterli sugli spalti verdi e argentati ma la
gara fra corvi e serpenti iniziò pochi minuti dopo, dando inizio al nuovo anno
scolastico nel migliore dei modi, con un diluvio e qualche osso rotto. - Come
siamo messi ragazzi?- Era Hagrid, venuto a vedere il punteggio. - Per ora è
in vantaggio Malfoy.- disse il moretto salutandolo con un bel sorriso - Ma anche
Dalton sembra agguerrito. Quel battitore è una cosa impressionante, spedisce i
bolidi verso gli avversari con una forza mai vista.- - Già.- disse Elettra da
sotto l'impermeabile, con fedele cannocchiale in mano - Si chiama Frederich
Muzzap.- - E ha un'ampiezza di spalle simile a King Kong.- concluse Harry
seccato. - E chi è King Kong?- chiese Neville. - Lasciamo perdere.- Harry
si accostò a Elettra, per dare un'occhiata alla situazione ma una volta visto
che i Serpeverde se la stavano cavando anche senza il suo tifo e pon-pon, si
mise tranquillo e lo fu fino a quando non vide la faccia di Hermione. Se ne
stava accanto a loro ma era come se non ci fosse...e come se non sentisse la
pioggia. Era fradicia come un pulcino ma teneva lo sguardo fisso sul
campo. Ron dette una gomitata al compagno e fra la folla urlante riuscirono a
metterlesi a fianco. - Tutto ok?- chiese Weasley - Stai bene Herm?- Lei
annuì, piuttosto pallida - Si. Sembrano in vantaggio i Serpeverde.- Harry
allora le si fece più vicino - Tesoro...sei fradicia.- - Cosa?- - Sei
tutta bagnata!- urlò, per farsi sentire, buttandole sul capo l'impermeabile - Mi
spieghi che cos'hai? E' da una settimana che sei strana. Non hai niente da
dirmi?- Ma lei non rispose. Sgranò gli occhi all'improvviso e i ragazzi
seguirono in linea d'aria il suo sguardo, incontrando un esempio di slealtà che
stavolta non arrivava dai Serpeverde. Anzi, per una volta la vittima fu il capo
della squadra, il primo a compiere falli e a sganasciarsi nel vedere avversari
rompersi le ossa dopo una caduta. Draco Malfoy stava sotto vento,
cavalcandolo, sotto la pioggia battente. Seguiva il boccino d'oro a velocità
molto elevata, tampinato dal cercatore di Dalton quando, arrivato in pennata
sullo spalto del Grifondoro, perse di vista la sua preda ma accadde
qualcos'altro che gli fece capire quanto in realtà il Corvonero quell'anno fosse
motivato. Muzzap gli lanciò addosso un bolide che evitò per un pelo,
abbassandosi repentinamente ma quando si rimise alla ricerca della piccola sfera
d'oro, sentì un fischio arrivare dalla sua destra. L'altro battitore del
Corvonero aveva rispedito il bolide verso di lui, come se lui e Muzzap si
fossero rilanciati la palla. Un'ottima tecnica di rilancio ma anche parecchio
sleale, pensò Draco prima che il bolide gli centrasse in pieno il braccio. Sentì
un dolore atroce ma digrignò i denti, accorgendosi, cadendo dalla sua scopa, che
quella faina di Dalton gli era stato dietro impedendogli la fuga, bloccandolo
con la sua cavalcatura. Si risvegliò in infermeria un'ora dopo, circondato da
gente e specialmente da una Madama Chips parecchio incazzata. - Oh, ero
ora signor Malfoy! Ecco tieni e manda giù!- e gli mollò la solita Ossofast
per riparare le ossa - Ogni volta la stessa cosa. Voi del quidditch dovreste
darvi una bella calmata!- - Che accidenti è successo?- bofonchiò,
trangugiando quella schifezza. Blaise si sedette sulla sponda del suo letto -
Dalton ha messo a punto una tecnica per sistemare il cercatore di ogni squadra.
I battitori si passano il bolide sul cercatore avversario mentre un altro lo
tiene fermo, cercando di non farsi vedere. E' per questo che non sei riuscito a
muoverti. Il bolide ti ha preso il braccio sinistro e te l'ha rotto.- -
Quindi abbiamo perso.- concluse rabbioso. - Già.- - Oh amore!- cinguettò
Pansy stringendolo forte, quasi strozzandolo - Meno male che stai bene!- - Eh
mollami, mi fai male!- sbottò levandosela di dosso - Quello stronzo di Dalton
dove diavolo eh?- - E che gli vuoi fare dai!?- bofonchiò Nott scuotendo il
capo - Noi facciamo di peggio in campo.- - Usa la faccenda come credito per
rompergli l'osso del collo la prossima volta, no?- disse Blaise
angelicamente. - Me ne sbatto intesi?- ringhiò fuori di sé - Io non permetto
a nessuno di trattarmi così!- - E invece lo farai perché devi startene buono
qui, signor Malfoy, per due giorni! Hai battuto la testa e devo tenerti sotto
osservazione per quarantotto ore. E niente storie.- sibilò la Chips - E ora voi
tutti fuori, le visite sono finite.- I Serpeverde lasciarono l'infortunato a
macerarsi dalla rabbia e Draco si annoiò tremendamente per tutto il tempo.
L'unica cosa che un po' lo faceva stare meglio era saltare le lezioni del lunedì
mattina, anche se così non avrebbe visto... appena finito di pensarlo si prese a
pugni di solo, con la conseguenza di farsi venire un'emicrania ancora maggiore.
Comunque la sua caduta doveva essere stata più grave del previsto perché si
addormentò subito, sotto una bella dose di sedativo per il braccio. E fece un
sogno, un sogno strano, ovattato. C'era qualcuno a fianco del suo letto. Se
ne stava in piedi, illuminata dalla debole luce delle candele. E lo guarda...con
aria triste e indifesa. Non l'aveva mai vista così. Mai. Hermione Granger
gli era a fianco e lentamente sollevò la mano. Poi gli carezzò la testa,
dolcemente. Ma non durò a lungo. Come se qualcosa l'avesse scottata il
braccio scattò indietro e lui si sentì come perso. Poi la vide andarsene...e si
svegliò che era l'alba, con un senso di vuoto dentro.
Piton stava facendo
avanti e indietro per l'aula da almeno un'ora, parlando a vanvera di intrugli
immondi Harry come
al solito aveva la testa persa da un'altra parte. Guardava
Hermione e si chiedeva cos'avesse. Il perché di tante occhiaie, il perché del
sguardo triste...e della perdita del suo bel sorriso. - Ma naturalmente
Potter saprà dirmi esattamente cosa si ottiene dopo tre ore dal riposo della
pozione, vero?- Il moro si svegliò immediatamente, restando impalato davanti
alla faccia incazzosa di Piton. - Merda...- bisbigliò a bassa voce, peccato
che Blaise lo sentì e non riuscì a non scoppiare a ridere in faccia al
professore che fuori di sé dalla collera decretò la morte immediata dei due per
massacro della classe. - Visto che voi due vi divertite così tanto vorrà dire
che la ricerca sulla Spina Bianca me la consegnerete domani mattina e non
mercoledì. Di certo l'avrete già terminata, vero?- sibilò, facendo sbiancare
tutti. Si voltò verso la classe e vide lo sconforto generale...e quello lo fece
godere anche di più. - Perfetto, allora per domani voglio ricerche di tutti. La
pozione può attendere quando il signor Malfoy si degnerà di tornare fra i vivi.
E adesso riprendiamo la lezione. Ah, un'altra cosa. Domani in via del tutto
speciale sarà con noi il professor Spengler, studioso di erbe assuefattive e
velenose in via di estinzione andato in pensione un anno fa. Terrà una
conferenza nella sala grande per tutte le case da quinto anno in poi. Siete
pregati di parteciparvi tutti perché poi chiederò una ricerca con lato pratico.
Quindi sappiatevi regolare...- Una volta fuori... Harry e Blaise scapparono
alla velocità della luce, investiti da ortaggi, libri, Cruciatus, cazziatoni,
bestemmie, mozziconi di sigarette accesi e altro ancora, più inseguiti da una
mandria inferocita di gente, Ron compreso. Per terminare la ricerca quella
notte ne accaddero davvero di tutti i colori. I due mentecatti operatori del
disastro si chiusero in casa di Hagrid tutto il giorno, per evitare retate ma
qualcuno li scovò lo stesso. Hermione apparve sulla soglia con aria alquanto
bellicosa e dopo aver rifilato uno dei boccali di legno del custode delle chiavi
in testa ad entrambi e averli mandati a quel paese, lasciò perdere per partito
preso. Almeno quella volta non era colpa di una casa sola. - Come siete
messi?- chiese, versando loro del the. - Come siamo messi?- Potter le
sventolò sotto il naso quattro fogli ancora vuoti - Alla grande, non vedi?- -
E devo anche trovare il modo di avvisare Draco io.- sbuffò Zabini massaggiandosi
le tempie indolenzite - Ma non so come farà. La Chips mi ha detto che è ancora
sotto le sue cure e sai che quella non ci va leggera. Sta messo male davvero, a
quanto dice lei ma Piton lo scortica vivo stavolta! E poi Draco ammazzerà me, se
di lui rimarrà qualcosa...- - Oh...- Hermione si animò leggermente - La Chips
ha ragione, stava male sul serio...- - E tu che ne sai?- allibì Harry alzando
gli occhi dai libri, scrutandola costernato. - Bhè...- la Grifoncina parve
arrossire un secondo, distogliendo lo sguardo - Ho sentito la Parkinson urlare
ai quattro venti contro i Corvonero, quindi ho dedotto che stesse ancora male.
Comunque...so che ha finito la ricerca da un pezzo. La settimana scorsa era alle
ultime due pagine...- - Ah si?- Blaise parve scettico - Bastardo, mica me
l'ha fatta copiare lo stronzo! Se lo merita quel braccio rotto!- - Si e anche
l'atlante magari. - frecciò Harry sarcastico. - Vabbè, allora lo lascio
riposare fino a domani, tanto se ha già finito...- insinuò Zabini con uno
sguardo strano - E tu Herm? A che punto sei? Immagino sarai avanti, vero?- -
Si, devo solo revisionare qualcosa...allora vi lascio adesso, torno ai
dormitori. Non so se ci vedremo a cena...- - E chi esce da qua...- bofonchiò
il Grifondoro pensando a ciò che l'aspettava fuori da quella casa. - E non
dire dove siamo!- le urlò dietro Zabini per ultimo - Ci aspetta la
flagellazione, lo sai vero?- disse quindi a Harry ma l'altro non parve del tutto
preoccupato. Grazie al cielo lui poteva sparire quando la situazione lo
necessitava. Quella notte molte luci rimasero accese. Come sempre, da qualche
tempo a quella parte, qualcuno tentò il suicidio. Vennero appesi parecchi
cappi...ma se poi dovevano far penzolare chi li aveva messi lì o altri, non lo
sapremo mai anche se Zabini dormì per prudenza sul tappeto a fianco del letto di
Harry, trattati entrambi come appestati da tutti i Grifondoro che emettevano
ringhi sommessi anche durante il sonno.
La mattina dopo erano tutti
zombie. C'erano Grifondoro che s'addormentavano e camminavano per inerzia,
Serpeverde che si prendevano a ceffoni per stare in piedi e quando Harry e
Blaise misero timidamente il naso nella classe vennero accolti da un vento
gelido, seguito da un barrito collettivo che fece chiaramente capire ai due che
aria tirava. Si sedettero cercando oggetti contundenti sulla sedia, o magari
coltelli che galleggiavano per aria...ma a quanto pareva c'era ancora parecchia
gente intenta a finire la ricerca, quindi non ebbero tempo di venire fustigati a
dovere. Draco stava invece arrivando tranquillo e riposato, con il braccio
destro ancora legato al collo ma a parte quello aveva già messo in atto una
bella vendetta a Dalton, chiacchierando un po' con Miria Meredit a colazione. Le
aveva detto giusto due cosette su ciò che combinava quel porco del suo ex ma si
stupì quando entrò in aula di vedere tanti cadaveri. Che era
successo? Sembravano passati tutti sotto una carica di troll. Stava ancora
sulla porta quando arrivò Pansy di corsa. - Tesoro!- pigolò abbracciandolo tanto
da stritolarlo di nuovo, facendolo imprecare per il male - Meno male che stai
bene! Allora, sei pronto per la ricerca?- - Ricerca?- chiese, alzando un
sopracciglio. - Si, quella sulla Spina Bianca.- disse frettolosa, senza
accorgersi di averlo fatto diventare ancora più pallido di quanto già non fosse
- Se qualcuno manca con quei maledetti fogli Piton lo farà espellere questa
volta!- e corse al suo banco, a fianco di Ron quasi pestandolo, per finire il
suo lavoro. Ma Draco...era ancora lì sulla soglia, con un presentimento
orribile. La ricerca...la ricerca...per un qualche motivo Piton aveva anticipato
la scadenza...era morto, si era morto... Si lasciò andare al suo posto,
cominciando a picchiare ripetitivamente la fronte contro il banco e dette un
colpo più forte, tanto nessuno lo notava, quando Piton entrò facendo sobbalzare
tutti, sbandierando al vento la sua autorità. - Giù le penne e le pergamene,
subito!- tuonò, picchiando il pugno sulla cattedra. Ecco, era fatta! Draco
stava per ammettere la sua colpa, anche se di certo qualcuno sarebbe bruciato
nel camino della sala comune per non averlo avvisato, quando la mezzosangue si
fiondò nell'aula, tutta spettinata e con la faccia tiratissima, di una che non
ha dormito. - Signorina Granger non hai visto l'ora?- sibilò Piton rabbioso -
Avanti, la tua ricerca, subito!- - Si, mi scusi...- mormorò. Lasciò tutto sul
banco e lentamente, senza farsi vedere, fece scivolare una decina di fogli fra
le mani di Malfoy, lasciandolo a bocca aperta. Aveva imitato la sua scrittura
con la magia...come aveva fatto lui! Gli aveva fatto la ricerca da capo! Alzò
il viso per chiederle spiegazioni ma lo stronzissimo professore strappò ad
entrambi di mano la ricerca, zittendo tutti ricominciando a spiegare. Prima
che Malfoy riuscisse a capirci qualcosa, sentì un tonfo strano. La Granger si
era appoggiata al banco col gomito e si era addormentata di botto. Mai
l'aveva vista fare una cosa del genere! Rimase spiazzato...e ancora più
sconcertato quando capì che aveva perso tutta la notte per lui, per fargli la
ricerca da capo, modificandola con la magia...per non compromettere il suo
braccio. Tutto quel casino per lui! Le dondolava un po' la testa ed era
anche buffa...ma la sua aria era davvero stanca e tirata. Erano quasi alla
fine della lezione il biondo Serpeverde si accorse che Piton l'aveva vista
dormire. La scosse subito, non troppo rudemente, e lei scattò a molla, quasi
emettendo un gemito che avrebbe attirato tutta la classe se lui non le avesse
stretto la mano, per calmarla. Si guardò attorno senza capire, fino a quando il
professore con la sua sadica faccia da sberle fece la classica domanda. - Mi
dica signorina Granger...cosa si ottiene mescolando il veleno della Spina Bianca
con un estratto di Mandragora?- Hermione cadde dalle nuvole ma a un certo
punto sentì qualcosa di appuntito passarle sul palmo della mano. Draco gliela
posò subito dopo in grembo e lei, stando attenta che Piton non se ne accorgesse,
sbirciò di volata. - Allora signorina Granger? Questa volta non sai la
risposta perché facevi un sonnellino?- sibilò acido. - Si ottiene la pozione
Mandraspina. Si usa per gli incantesimi del sonno esclusivamente su esseri
umani.- Piton allora digrignò i denti, assumendo un'espressione a dir poco
diabolica, cosa che fece tremare parecchio tutta la classe ma come immaginava
Draco lo schifido essere le pose un'altra domanda. Le riafferrò la mano in tempo
per scrivere la risposta, affinché non la incalzasse eccessivamente e
all'ennesima dimostrazione che era stata attenta, Piton si decise a lasciarla in
pace. Continuò a spiegare ed Hermione tirò un sospiro, passandosi una mano fra i
capelli. - Grazie.- disse, con voce debole. E la risposta venne di nuovo.
E ancora scritta. Ritrasse il palmo e vi lesse "di niente". Rise appena.
Sapeva che Malfoy non si sarebbe mai abbassato a dirle grazie per ciò che aveva
fatto ma lei non l'aveva fatto per sentirsi ringraziare da un Serpeverde. No.
Non per quello. Erano le undici quando si diressero nella sala grande dove il
professor Spengler, uno strambo e tracagnotto ometto, cominciò a menarla a tutti
con le sue erbette da sniffare. Qualcuno però prese appunti anche con
attenzione, tipo Blaise. Comunque i banchi erano stati posti su una gradinata
di legno, dall'alto al basso e fortunatamente non si vedevano un accidenti di
ciò che combinavano gli altri, per questo Hermione poté concedersi di chiudere
gli occhi senza essere vista. Ma il banco era di una scomodità allucinante, che
non fece altro che stancarla di più. Draco la sentì procurare scricchiolii e
rigirarsi per mezz'ora, poi ne ebbe abbastanza. Sollevò il braccio sinistro,
con aria seccata. - Avanti.- sibilò. La Grifoncina non capì immediatamente ma
poi ci arrivò. Le stava offrendo di dormire sul suo torace o sbagliava? -
Muoviti prima che cambi idea mezzosangue.- continuò irritato. - Ma...- la
ragazza si guardò attorno. Nessuno li guardava...forse poteva anche farlo...che
ci sarebbe stato di male? Lentamente gli si avvicinò, un po' trepidante, in
un modo che gliela fece apparire tenerissima e questo lo scocciò di più ma
quando Hermione poggiò il capo sulla spalla e si accoccolò contro di lui,
facendogli sentire il profumo dei suoi capelli, Draco non capì più una parola
della conferenza. Da qualche parte aveva sentito dire che solitamente le persone
si addormentano facilmente con qualcuno che dà loro sicurezza...e la mezzosangue
aveva subito chiuso gli occhi. Le passò il braccio contro la vita e la
strinse di più, per stare comodo a sua volta...e sperò vivamente che dormisse
con un sonno di piombo perché la maledetta gli aveva combinato di nuovo il
battito del cuore come un tamburo. E poi...ogni tanto la guardava riposare
tranquilla, passandole la mano fra i capelli, ben attento a non farsi vedere da
nessuno. E si chiedeva continuamente perché l'avesse fatto. Perché l'aveva
salvato da Piton con quella ricerca? Era tardi quando terminò la lezione e
Draco era riuscito a scribacchiare qualche appunto, giusto lo stretto
necessario. Fece fluire via la massa, abbassandosi un po' affinché nessuno lo
vedesse ancora seduto...e una volta soli cominciò a chiedersi che diavolo doveva
fare. Quella se la dormiva della grossa... Abbassò lo sguardo sulla
Grifoncina, cominciando a carezzarle i capelli, lentamente. L'ultima cosa
che voleva era che si svegliasse e che facesse domande sul suo
comportamento...quindi avrebbe dovuto aspettare che nessuno girasse per la
scuola e poi l'avrebbe riportata alla torre del Grifondoro. Per passare
un'altra oretta solo guardandola, carezzandole i lineamenti e la pelle levigata,
chiedendosi in continuazione perché non cogliesse al volo l'occasione al
volo. Fosse stata un'altra l'avrebbe baciata senza tante storie, senza
chiedere il permesso. Ma lei...no, lei era una sfida continua. Non un
premio...ma qualcosa che meritava di essere conquistato. Però quella
bocca... Più la guardava e più ci usciva pazzo, quindi decise che era meglio
levare le tende. Si tolse la fasciatura e con delicatezza se la prese in
braccio, sentendo solo un piccola fitta al polso malandato ma nulla di
insopportabile. Hermione istintivamente gli cinse il collo e posò il capo sulla
sua spalla, rendendogli le cose più facili. Attraversò di soppiatto tutta la
scuola, imprecando quando doveva nascondersi e pregando che non passasse la
Mcgranitt a porgli imbarazzanti domande sul perché la Granger gli dormiva in
braccio ma il peggio fu davanti a quella stupida donna cannone, alla porta del
Grifondoro. - Parola d'ordine?- chiese la cicciona sarcasticamente. - Che
fai, la spiritosa mongolfiera?- sibilò il biondo - Non lo vedi che è una della
tua casa? Dai che devo portarla dentro!- ma quella lo squadrò dall'alto in
basso, ignorando il tono. - Parola d'ordine!- ribatté seria. - Dì un po'
balena, dove l'hai lasciato Pinocchio?- replicò Malfoy che non era in vena e
quella, sdegnata, gli dette le spalle per non filarselo più. Fu così che ne uscì
un'interessante schermaglia a senso unico e andò avanti fino a quando Draco non
si mise a tirare calci al quadro, per richiamare l'attenzione di quegli stupidi
grifoni. Ci volle mezz'ora ma alla fine Ron aprì la porta con aria alquanto
scocciata. - Da che manicomio sei scappato eh?- chiese stralunato, senza
notare Hermione - Fatti un giro Malfoy!- - Si, come no...ehi, lenticchia non
noti niente?- - La tua testa di cazzo è sempre uguale.- sibilò il rossino,
fino a quando non apparve Harry che sgranò gli occhi, vedendo la ragazza fra le
braccia del suo nemico. - Hermione!- urlò quasi, uscendo dalla porta - Ma che
diavolo le hai fatto?- sibilò rabbioso - Giuro che stavolta...- - Calma, si è
solo addormentata alla conferenza sulle canne improprie!- rispose il biondo
serafico. - Herm...tesoro...- sussurrò Harry carezzandole la testa e facendo
leggermente incazzare Draco per tutte quelle paroline troppo intime per i suo
gusti. La Grifoncina comunque aprì gli occhi e quando vide Harry sorrise appena.
Staccò le braccia dal collo di Draco, senza neanche vederlo, e si lasciò andare
in quelle di Potter, richiudendo immediatamente le palpebre, per addormentarsi
di nuovo sul colpo. - Perfetto, via la zavorra.- frecciò il Serpeverde
velenoso - Ci si vede perdente!- - Quella Spina Bianca prima o poi gliela
pianto in un punto preciso.- borbottò Ron richiudendo la porta per seguire il
suo amico - Comunque è stato...come dire...gentile a riportarcela no?- - Si
ma ricordiamoci di farle fare un test di gravidanza appena si sveglia.- disse
Harry scetticamente. - Esagerato!- - Forse...- sospirò il moro - Bhè,
chiama Elettra che mettiamo Herm a letto.-
Martedì mattina, verso le
undici, ebbe inizio uno di quei corsi che Draco Malfoy detestava oltre ogni
limite. Non capiva perché per farsi le pozioni LUI dovesse andare a zappare
la terra e quella zappa, tra l'altro, l'avrebbe volentieri piantata nel cranio a
Blaise che invece a erbologia, chissà come mai, si divertiva sempre come un
matto. Lui davvero non capiva che ci trovasse nel trapiantare erbette (e che
erbette!) urlanti, fiori assassini e semi con facce oscene! Comunque non era
l'unico incazzato nero quella mattina. Fra Grifondoro e Serpeverde, tutti avrebbero ancora voluto segare le
ginocchia sia a Potter che a Zabini eppure Malfoy stavolta se ne era
lavato le mani. Gli giravano parecchio le palle per non essere stato avvisato e
quando l'aveva detto a Blaise aveva avuto l'ennesima conferma che tutto era stato
macchinato dalla Granger. Chissà che le era passato per la testa a quella
pazza...mah, essendo di Grifondoro non era una che amava avere debiti con un Serpeverde,
visto che lui le aveva finito i compiti di Trasfigurazione. Lì nella serra però
non l'aveva ancora vista. In effetti parecchi Grifondoro erano in ritardo quella
mattina. A quando aveva sentito quei dementi avevano fatto festa fino a tardi
per il compleanno di uno di loro e pensandoci cominciò a chiedersi quando fosse
nata la mezzosangue. Arrivò la Sprite e la serra si riempì presto. - Bene,
il professor Piton mi ha fatto sapere che avete bisogno di alcuni ingredienti
per termine la vostra pozione di coppia sulla Spina Bianca. Sul tavolo c'è tutto
ciò che vi occorre, quindi mettetevi all'opera. Prima di tutto indossate i
guanti e fate molta attenzione...- disse seria - Date un'occhiata alla pianta
che avete davanti.- Harry e Blaise stavano praticamente in fronte a Malfoy ed
Hermione tanto che potevano benissimo vedere la faccia schifata del biondo
Serpeverde quando dovette ficcarsi i guanti rinforzati per toccare quella
pianta. A dire il vero pareva un semplice rampicante, peccato che avesse delle
spine bianche, ricurve come uncini, che si muovevano per i fatti loro. - Non
temete. Ho anestetizzato il loro veleno e se vi graffiano accidentalmente non vi
accadrà nulla, se non un leggero mal di testa. La mia pozione scade fra
mezz'ora, quindi vedete di stillare il veleno entro quell'ora...e conoscendovi
credo che dovrei ricordavi di non servirlo nel bicchiere del compagno,
vero?- - Mi ha letto nel pensiero.- sibilò la Parkinson sdolcinatamente. -
La tua presenza mi avvelena già abbastanza, non temere.- replicò Ron mettendosi
all'opera con forbici e tronchesi - Dai, tirala fuori dalla terra che io
taglio!- - Certo, la parte più pericolosa a me!- sentenziò seccata. - Se
speri che ti darò in mano delle tronchesi ti sbagli di grosso!- celiò Weasley
sarcastico mentre Harry, da parte sua, osservava abbastanza costernato Blaise
che solleticava la pianta, per rabbonirla. E funzionò anche. Riuscirono a
tagliarle alcune spine senza che diventasse eccessivamente violenta com'era
capitato a Neville, che si era quasi fatto tagliuzzare la faccia, o a
Malfoy...che stava per mozzarle direttamente la testa. - Falle un paio di
carezze!- rise Zabini dall'altra parte del tavolo - Dai Draco...pensa che sia
una donna!- - E questa cosa ti sembra una donna?- sibilò mentre Hermione gli
prendeva dalle mani una mannaia, presa chissà dove, per continuare da sola - Che
lezione inutile! Per non parlare di Babbanologia oggi pomeriggio!- - Guarda
che è anche divertente.- borbottò il moro della sua casa con gli occhioni blu
tutti scintillanti - Se avessi seguito l'anno scorso forse a quest'ora saresti
un po' meno ottuso su certe persone.- - Spero che Potter ti avveleni, sai?-
replicò Malfoy ironico. - Tranquillo, siete tutti sulla mia lista.- frecciò
Harry sistemando la terra nel vaso rimesso a nuovo. - Spiritoso...molto
spiritoso Sfregiato...allora Granger, mi ridai la mia mannaia si o no??- -
Per uccidere questa povera pianta? Mai.- - No, per ammazzare te!- sbottò - Certo
per ammazzare la pianta! Chissene frega, a noi servono solo le spine e fra cinque
minuti il veleno tornerà attivo. Io avrei voglia di vivere fino alla maggiore
età legale sai?- - Che palle, sta zitto un secondo...- la Grifoncina stava
tagliando le ultime due spine, con estrema difficoltà tra l'altro visto che il
vegetale continuava a dimenarsi - Piuttosto...Harry questo sabato è Halloween,
ricordi?- - Certo che ricorda!- si mise in mezzo Seamus Finnigan - Ha
promesso niente scherzi quest'anno!- - Non v'è piaciuta Hermione sgozzata
l'anno scorso?- celiò il moretto con aria sadica - Io e lei ci siamo divertiti
da matti invece. Ho ancora la foto delle vostre espressione nell'album di
famiglia.- - Si ma scherza con qualcos'altro, non con Hermione morta!- sbottò
Ron tutto sporco di terra - Se quest'anno vuoi di nuovo prendere una ventina di
cazzotti almeno fammi ridere sul serio e dai fuoco al dormitorio di queste
serpi.- Mentre i Serpeverde lo fissarono furibondi, Blaise parve piuttosto
incuriosito. - Come mai questi scherzi?- - Ricorrenze babbane dure a
morire.- spiegò Harry divertito, levandosi il grembiule e i guanti - E' dal
primo anno che faccio scherzi ad Halloween e i ragazzi ancora non ci si
abituano, tranne Hermione ma lei vive in uno dei quartieri più divertenti di
Londra, quindi è abituata a peggio.- - Già, l'anno scorso Harry mi ha chiesto
di fare il cadavere. Dovevi vedere le facce dei ragazzi Blaise...- - Tutti
contenti immagino.- sibilò Draco, prendendo un calcio dalla ragazza che
continuò, ignorandolo - Al quinto anno abbiamo convinto Ron a fregare di nuovo
la macchina a suo padre e siamo andati in una discarica a rubare uno di quei
vecchi frigoriferi. L'abbiamo riempito di palline da tennis e buttato giù dalla
torre di astronomia, peccato che abbiamo preso in pieno i dormitori del
Tassorosso...- disse a bassa voce - Non si sono neanche lamentati troppo.- -
Bei tempi quelli...- rise Harry, senza notare lo sguardo mezzo sconvolto di
certa gente. - E dire che sembri tanto la paladina del rigare dritto!-
mugugnò Malfoy una volta fuori dalla serra, seguendo la Granger lungo i corridoi
per andare a cercare un buco dove preparare la pozione. - Ti sorprenderesti
di cosa può essere una persona se non ti fermassi solo all'apparenza.- gli disse
serafica, aprendo una porta con il bacino, visto che non poteva usare le
mani. - Non ho voglia di ricominciare adesso, fammi il santo favore.- sbuffò
buttando i libri dentro un lavandino - E comunque potrei dirti esattamente la
stessa cosa, mezzosangue perché tu anche non...- ma non finì la frase che si
accorse di essere dentro ai bagni femminili abbandonati. La guardò, sollevando
le sopracciglia con aria stranita. - Non potevamo cercare un posto più
igienico?- - Non temere, non ti salterò addosso qui dentro.- lo rassicurò
sarcastica sedendosi a terra e cominciando a trafficare - E poi qui è comodo e
tranquillo, non c'è baccano e nessuna ragazza ci entra da tempo.- - E come
mai?- chiese, levandosi mantello e maglione. - Per colpa sua!- disse Hermione
indicando alle sue spalle. Draco non gridò per un pelo. Scattò indietro nel
vedere Mirtilla Malcontenta che lo fissava con la sua faccia scura, tremebonda e
allucinata. - Mirtilla, lui è Draco Malfoy.- disse Hermione, ignorando la
questione e leggendo come fare la pozione. - Ho sentito di lui...- cinguettò
il fantasma con quella sua voce orrendamente stridula - Tutte le ragazze che
vengono qua di notte parlando di lui...- - Mi sarei stupita del contrario.-
rise la Grifoncina. - Ma chi è questa?- alitò il biondo seccato. - Una
vittima del tuo amico basilisco.- spiegò la sua compagna di punizione - La
Camera stava qua sotto, partendo da quei lavandini. Lei era qui cinquant'anni fa
e quando il basilisco ne è uscito l'ha uccisa con un'occhiata. Da allora è
rimasta in questo bagno a piagnucolare...- - Io non piagnucolo!- disse
Mirtilla fiondandosi su Hermione come un'ossessa - E poi dov'è Harry?- - In
biblioteca.- - E che ci fai con lui?- - Da quando sei così curiosa?-
borbottò la ragazza viva, cominciando ad annoiarsi. - Ne ho sentite tante di
chiacchiere sul suo conto...- mormorò morbidamente il fantasma, piazzandosi di
nuovo di fronte al biondo - E' vero che sei stato tu a farlo sulla cattedra di
Piton?- A quell'uscita Hermione e Draco si scambiarono un'occhiata che non
aveva un'espressione chiara ma ormai il Serpeverde aveva perso la sua misera
pazienza. Assunse la sua classica aria sprezzante e ...fece un disastro. -
Sparisci scorfano!- sibilò. Fu il panico. Mirtilla cacciò un grido che spaccò
i timpani ad entrambi e si tuffò dentro alla tazza di uno dei water, lasciando
Malfoy in preda a un sacco di domande. Da quando la punizione era cominciata
aveva visto troppe cose strane. Forse doveva darsi vedere da qualcuno... -
C'era bisogno di maltrattarla così?- sbuffò la Grifoncina, mettendosi le mani
sui fianchi. - I morti dovrebbero stare sotto terra, sai?- replicò lui
arrotolandosi le maniche della camicia - E poi è una cozza ugualmente e pure
vecchia di cinquant'anni. Qualcuno doveva pur dirglielo no?- - Ma perché mi
spreco a parlare con te?- - Ecco, passiamo ai fatti.- sibilò soave. -
Toccami e uso quella mannaia sul serio.- disse ignorandolo - Forza, vediamo di
sistemare questa maledetta pozione.- ed entrambi si misero attorno al pentolone
adagiato a terra, con libri alla mano ed ingredienti pronti. - Allora...-
Hermione passò col dito lungo gli ingredienti scritti, per controllarli tutti,
poi cominciò a vedere le dosi di Piton - Il prof. ha detto di buttare le spine
in mezzo litro d'acqua di fonte, sette foglie d'aspidistra gialla e una coda di
lucertola.- e Draco ci buttò tutto dentro, con la sua conosciuta perizia nel
preparare pozioni. - C'è tutto...mancano due cucchiai di polvere di frassino
magico...- ma dicendolo vide Malfoy buttarcene dentro solo uno - Ho detto due.-
gli ricordò ma il biondastro si svaccò per terra e si accese una sigaretta,
scuotendo il capo - Ecco perché con Piton non arrivi alla O. Con lui devi
sempre dimezzare le dosi. Sono sette anni che fai pozioni Dio...come hai fatto a
non far saltare tutto quanto eh?- - E io che ne sapevo?- replicò scocciata -
Mica sono tutti dei geni nel fare intrugli come te.- Stettero zitti per un
po', aspettando che la pozione bollisse e facesse una specie di sbuffo colorato
arancione, intanto Malfoy continuò a fumarsi la sua sigaretta tranquillo, seduto
contro la parete ed Hermione accanto a lui, non troppo vicina ma neanche troppo
lontana. Per ingannare il tempo leggeva ma doveva ammettere che pensava a
tutt'altro. Tipo la pelle di Draco sotto quella camicia bianca, da tre
bottoni aperti...e quel suo dannato modo di aspirare il fumo. Al diavolo,
avrebbe dovuto spaccargli il calderone in testa, altro che farsi prendere dagli
estrogeni. - Potter te l'ha detto che è successo ieri?- mormorò lui di punto
in bianco, facendola sobbalzare. - Di cosa parli?- - Di come ti sei
addormentata alla conferenza di Spengler.- - Ah si...- disse a mezza voce,
non sapendo dove lui volesse andare a parare - Grazie per...non avermi lasciato
lì.- Draco se l'aspettava e fece un ghigno sarcastico - Non ci riesci a
trattenerti vero?- - Sei sempre tu il primo che comincia, vedi di ricordatelo
Malfoy.- scandì Hermione serrando le mascelle - E ti posso assicurare che adesso
non ho voglia di parlare di questioni di sangue, quindi per favore cambiamo
argomento.- - Ok...- disse, spegnando la cicca a terra - Ci vai ancora a
letto con San Potter?- - Si, tutte le mattine...così mi sveglio per
bene.- - Questa tua mania di mettere sempre in mezzo il sesso mi puzza sai?-
disse pieno di sottintesi e lei a quel punto sollevò il viso dal libro,
guardandolo con occhio clinico. - Mi hai chiesto tu cose strettamente personali
Malfoy. Quando mai io sono venuta a chiederti se hai dato una lucidata alla
cattedra di Piton!- - Ma t'interessa.- replicò sagace. - No invece.-
sibilò irritata. - Invece si. Comunque è vero. L'anno scorso con una
Corvonero che stava al settimo anno.- - La Frazier, me la ricordo...capelli
rossi e occhi verdi.- - E quarta nel maglione.- - E cervello zero per
venire a letto con te.- concluse sarcastica. - Ripeto,- celiò Draco con
sarcasmo ancora maggiore - prima o poi mi finirai fra le grinfie Granger e
allora prega che ti rimanga ancora un po' di voce "dopo" per guardarti allo
specchio e chiederti come hai potuto perderti le mie prestazioni per sette
anni.- - Frase complessa, più di cinque parole...complimenti Malfoy. Hai
altre perle da affibbiarmi?- Lui sogghignò e di punto in bianco, facendole
cadere il libro, l'afferrò per la vita e se la portò sulle gambe, senza mai
staccare lo sguardo dagli incredibili occhi di quella maledetta grifondoro che
gli faceva venire desideri incredibili e sapeva eccitarlo con il semplice timbro
della sua voce. La vide agitata per quell'attacco così diretto ma quando si fu
ripresa dall'improvvisata, rimase seduta su di lui come curiosa di vedere quale
sarebbe stata la sua prossima mossa. Quel metterlo alla prova di certo non
faceva che invogliarlo ma lei era ancora troppo padrona della situazione.
Baciarla sarebbe stato azzardato. Eppure...continuava ad accadere. Di nuovo,
ancora e ancora, il tenerla fra le braccia gli bastava. Averla vicina,
schiacciata contro di lui...pareva mettergli uno strano terrore nelle
vene. Come...di perdere...di poter perdere quei momenti. Rimase immobile
però quando Hermione sollevò la mano e gli carezzò i lineamenti del viso.
Trattenne il fiato... Quel tocco...era uguale a quello avuto nel suo sogno.
Possibile che fosse venuta da lui sul serio, quella notte? Lentamente
intrecciò le dita con quelle della sua maledetta nemica...e quando tornò a
sollevare il viso, capì che era tardi per pensare alla scommessa. Le sfiorò
appena le labbra, come per assaggiarla...un tocco morbido e veloce che purtroppo
entrambi non poterono approfondire perché Hermione, svegliandosi dalla magia, si
accorse di un rumore sinistro. Il borbottio che fa una pozione che sta per
esplodere...e infatti la dannata sotto il fuoco era stata a bollire così tanto
che esplose in una zuppa fetida, facendo saltare anche il calderone ma
fortunatamente nessuno dei due ne venne investito... Il disastro fece girare
i cinque minuti ad entrambi che dovettero rimettersi al lavoro, saltarono il
pranzo e si accapigliarono su chi doveva andare a riprendere la Spina Bianca e
quando Hermione vide Malfoy pronto con la mannaia decise che era il caso di
andare lei stessa. Tornò in bagno che il biondastro stava nuovamente insultando
Mirtilla...e quando finirono per la seconda volta era ora di correre a
Babbanologia. Naturalmente non accennarono a quel leggerissimo bacio che si
erano scambiati in bagno e le cose andarono avanti anche peggio di prima. A
lezione di teoria e oggettistica babbana, il professor Raimond cominciò a
illustrare l'intera vita, separata dal mondo dei maghi, dei babbani. Harry e
Hermione, gli unici che avevano casa fissa a Londra, naturalmente si girarono i
pollici per tutto il tempo ma non poterono fare a meno di ridere sommessamente
fra loro due quando venne mostrata alla classe una serie di diapositive tutte
su...papere di gomma per la vasca e telefoni a fili. - A che serve quella
roba che squilla quando hai un gufo?- mugugnò Ron - Quando ho provato a chiamare
Harry ci ho impiegato degli anni a capire come usarlo.- - Non ci va una
laurea Ron,- chiarì la Granger - basta digitare il numero di chi devi chiamare e
parlare dopo il pronto.- - E quell'affare sarebbe meglio di un gufo?- sibilò
la Parkinson - Ridicolo!- - E' un mezzo più veloce.- sentenziò Harry - Però
costa più di un gufo.- - E sta a vedere che devo anche pagarlo...- mugugnò
Blaise seccato ma Draco lo fece subito tacere, scuotendo la testa con aria
schifata - Sta zitto, quelli della tua famiglia evadono le tasse da una
vita.- Finite le diapositive, la classe ebbe il permesso di uscire qualche
minuto prima ma il professore che sembrava tanto buonino, rifilò la bastonata
dell'ultimo momento: tema su differenze sociali fra babbani e maghi. Draco
uscì con un diavolo per capello. - Che ridere...differenze fra maghi e
babbani!- ringhiò accartocciando il foglio - Glielo spiego in due parole a quel
demente dove sta la differenza.- - E sarebbe amore?- cinguettò Pansy
adorante. - Utile e inutile. Babbano inutile, mago utile. Ecco risolto il
mistero di questo corso.- Harry scosse il capo, decidendo per una volta di
non andare a impegolarsi in discorsi inutili. - Chi non ci vive non potrà mai
capire il mondo babbano.- sospirò Hermione quando il moro andò a prenderla
ancora seduta al suo banco - Non lo trovi ingiusto?- - Cosa?- chiese,
sorridendole dolcemente - Che ci siano queste distinzioni? No, non è
ingiusto.- - A volte vorrei...- ammise a mezze parole - essere come tutti gli
altri.- - Tu non sarai mai come tutti gli altri.- Potter le prese la mano e
la fece alzare, per poi abbracciarla stretta - Tu sei migliore degli altri. Non
importa se sei nata fuori dal mondo dei maghi. Tu resti quello che sei.- - E
cosa sarei?- chiese mesta - Una mezzosangue Harry...- - No...una
strega eccezionale. E questo non lo puoi cambiare.-
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Capitolo 4 *** Capitolo 4° ***
Halloween era arrivato e qualcuno sogghignava al cielo notturno, sfregandosi
le mani al battere della mezzanotte. Sulla torre di astronomia due Grifondoro
onoravano una sacra tradizione. Harry tolse i tappi dalle bottiglie di birra
babbana coi denti e sputò via entrambi, dandone una a Hermione seduta
accanto a lui. - Allora...è mezzanotte ed è Halloween. Hai tutta una giornata
libera per divertirti alle spalle altrui...- ridacchiò la Grifoncina - Hai
qualche idea?- - Già fatto,- rise quel sadico di Potter mandando giù un lungo
sorso e accendendosi una sigaretta (regalo di Blaise quindi non osava immaginare
cosa ci fosse dentro) subito dopo - se va tutto bene fra circa un minuto
sentirai un grido pazzesco provenire da Grifondoro. Ron stavolta mi ammazza
però...- aggiunse, sogghignando. - Che gli hai fatto?- - Gli ho messo un
ragno di peluche nel letto, è grande quanto il porcellino di Elettra.- ammise
con aria innocente, con tanto di ali e aureola, facendola scoppiare a ridere
come una pazza. Subito dopo fecero cincin con la birra e si avvolsero nella
stessa coperta, aspettando che arrivasse anche l'ora di compiere il primo vero
scherzo ai danni di tutta Hogwarts. - E' già passato un anno.- mormorò
Hermione a un certo punto. Harry rise appena, capendo subito di che parlava.
- Siamo stati bene insieme.- - Già. A volte mi manca...poter sempre venire da
te, trovarti nel letto al mio fianco.- - Tu puoi venire quando vuoi, lo sai?-
le disse, prendendole il mento fra le dita - Herm, lo sai che con me puoi
parlare ma non si tratta di noi, che non stiamo più insieme. Sei tu...questa
faccenda della scommessa finirà per portarti un sacco di guai. Le vedo le amiche
della Parkinson. Guarda che stai rischiando.- - Lo so,- mormorò a bassa voce
la ragazza - ma voglio andare fino in fondo.- - Tanto quello è un
deficiente.- continuò Harry con sprezzo nella voce - Andrà avanti ad essere un
idiota borioso fino alla fine dei suoi giorni. Ci morirà con la sua arroganza e
finirà per farti qualche scherzo, ne sono sicuro.- si portò la bottiglia alla
bocca, scuotendo il capo - Malfoy è solo una piaga per tutta Hogwarts.- Un
attimo solo. Le bastò solo un secondo di silenzio, per trovare la voce e dire la
verità. Si alzò il vento... - Forse lo amo.- Harry sputò tutta la birra,
cominciando a tossire come un forsennato. Hermione gli dette pacatamente un paio
di manate sulla schiena, poi tornò a fissare il cielo stellato, indice che a
giorno fatto forse si sarebbe mostrato un timido sole. Ma il moretto dalla
cicatrice lasciò andare la bottiglia e la sigaretta, per deglutire e scrutarla
sconvolto. - Se è uno scherzo ti giuro che ci sei riuscita davvero
bene.- - Stavamo quasi per baciarci...- - Così mi stai
uccidendo...- -...ma la pozione è scoppiata e non è successo niente. E mi
piace...cioè...ogni volta che mi tocca...- Potter si portò la mano al cuore,
imponendosi sangue freddo...ma non ce la fece. Non ce la faceva neanche ad
ascoltarla. Si devastò i capelli sempre messi per i fatti loro e si lasciò
andare sdraiato all'indietro, mugolando disperato. - Ma perché lui??- ringhiò al
limite di una crisi di nervi - Tu devi essere masochista Herm! Si è sbattuto
tutta Hogwarts! E ti ha sfidato davanti a tutti! Vuole solo portarti a letto, lo
capisci o no? E poi ti pianterà come ha fatto con tutte le altre! Se è solo per
il sesso la questione possiamo risolverla fra noi due.- arrivò anche a quel
punto, supplicandola con gli occhi verdi e piagnucolando teatralmente - Andiamo
a letto un paio di volte ed elimini la fame, così non te ne fregherà più niente
neanche di Malferret! Avanti...non puoi piantarmi proprio al settimo anno! Eri
il mio pilastro, la mia donna modello!- - Tesoro...non è solo
sesso...- Ecco, l'aveva ammazzato definitivamente. Harry si coprì la faccia
con la coperta, pregando di riuscire a soffocarsi ma Hermione con noncuranza
gliela strappò dal grugno e si appoggiò al suo torace, come facevano tanto tempo
prima. - Hai detto forse però...- sospirò lui alla fine, con un piccolo
barlume di speranza. - Si, non ne sono sicura...- ammise a bassa voce,
arrossendo appena. Distolse lo sguardo dai suoi occhi indagatori e continuò a
parlare, con tono sempre più flebile, quasi timido - Ma quando lo vedo...mi
vengono i brividi. La mattina faccio di tutto per incontrare il suo sguardo. E
quando stava per baciarmi...ho desiderato non aver mai accettato quella
scommessa, almeno sarei stata libera di fare l'amore con lui, senza dover
rendere conto a nessuno, se non a me stessa. Tanto lo so...- aggiunse poi,
ridendo amaramente - io sono solo una mezzosangue, lui non mi amerà
mai.- Harry sospirò pesantemente, vedendo i suoi occhi diventare lucidi.
La sua Hermione stava piangendo niente meno che per quel bastardo senza
cuore...avrebbe dovuto spaccargli la faccia. Si mise seduto e le baciò
teneramente le guance, lasciando che lei gli passasse le braccia al collo e lo
stringesse forte, singhiozzando in silenzio. La cullò a lungo, ma non le disse
mai nulla. Non avrebbe potuto mentirle. Malfoy era pericoloso e le avrebbe
fatto del male, in un modo o nell'altro. Era quasi mezzanotte e mezza quando
la Grifoncina riprese il suo contegno orgoglioso, pulendosi il viso bagnato di
lacrime. Sorrise al moro, dandogli un leggero bacio a fior di labbra. -
Grazie Harry.- - Di niente.- rispose, accostando la fronte alla sua - Lo sai
che ci sono sempre per te. Sempre.- - Ti voglio bene...- sussurrò ma
scoppiarono a ridere sommessamente e diabolicamente quando dalla torre del
Grifondoro arrivò un grido stratosferico che svegliò mezza scuola. Naturalmente
era Ron che subito dopo aver gridato come un ossesso per il terrore, fece
seguire una colossale parolaccia verso l'amico Potter che in quel momento
se la stava ghignando come un pazzo, in piedi sul cornicione. E sul bordo vi
galleggiavano una bella fila di vecchi water che a un tocco dei due Grifondoro
si sarebbero schiantati nel giardino, proprio davanti all'aula pozioni. E così
accadde. Il boato fu così grosso che lo sentirono anche i Serpeverde nel
sotterraneo. Draco Malfoy si rigirò nel letto e aprì gli occhi,
infastidito. - Ma che cazzo succede?- ringhiò infilando una maglietta sui
pantaloni per dirigersi nella sala comune della sua casa. Quando vi entrò
vide che parecchi erano già riuniti. Si avvide anche dell'ora e bestemmiò
mentalmente. - Quello stronzo di Potter!- sibilò furibondo mentre Nott e gli
altri già urlavano come pochi - Giuro che lo uccido! Domani neanche c'è lezione
e deve rompere i coglioni per non lasciar dormire le persone!- - Eddai, è
Halloween!- rise Blaise apparendogli alle spalle, tutto spettinato ma allegro -
Lui ed Herm si staranno divertendo un sacco a quest'ora!- Battuta sbagliata.
Zabini se ne accorse appena uno scatto strano colse le spalle del suo migliore
amico. Draco si girò con gli occhi argentati sgranati per la rabbia, quando il
biondino capì che non c'era malizia in quella risposta. Se ne accorse tardi e
tornò in camera sua di volata, capendo di aver fatto intendere a Blaise molto di
più di ciò che avrebbe dovuto sapere. Ma quando aveva sentito quella frase,
subito un'immagine ben precisa di Potter e la SUA mezzosangue gli era sfrecciata
nella testa, provocandogli una fitta che gli aveva fatto un male atroce. Si
sedette, continuando a sentire da fuori rumori di oggetti che cadevano, boati e
fracassi. Ma lui avvertiva solo un dolore strano dentro di sé. Da qualche
tempo non gli dava pace. Era un senso di vuoto, un senso di incompletezza che
spariva quando Hermione gli era a fianco. Era lei che gli faceva battere il
cuore. Da quando poi aveva cominciato a pensare a lei come "sua"? Quando
aveva stabilito di volerla per sé? Era come...una droga. Di lei non ne
avrebbe mai avuto basta. Era un pensiero che lo terrorizzava da quando l'aveva
vista in sogno, o per davvero, nell'infermeria. Non chiuse più occhi ma si
addormentò all'alba e rimase a sonnecchiare fino a pomeriggio inoltrato, dopo
aver cacciato via di malo modo dal suo letto sia la Parkinson che due Serpeverdi
del sesto, venute a portargli la colazione, come dicevano loro. Si stava
mettendo il tradizionale costume dei Serpeverde per altro di cattivissimo umore
quando Pansy entrò di nuovo in camera sua, senza bussare. Si appoggiò alla
parete, dopo aver chiuso la porta a chiave e sorrise a piene labbra. - Ti
piace il mio vestito Draco?- mormorò languidamente. Lui sospirò e finì di
allacciarsi la cintura sui pantaloni, solo allora sollevò lo sguardo. - Si,
bello.- borbottò, girovagando per la stanza alla ricerca della camicia. Pansy
si fece avanti e lo abbracciò di spalle, affondando il viso nella sua schiena
nuda. Aderì col vestito nero al corpo del biondo e lo morse appena sopra una
scapola - Sai, i Grifondoro si stanno proprio divertendo. Hanno fatto festa
tutto il giorno e adesso sono già nella sala grande. La Granger se n'è stata
tutto il tempo incollata a Potter...- e sentendolo irrigidirsi, continuò a
baciarlo lievemente - Lavinia mi ha detto che li ha visti baciarsi. Forse crede
di potersi salvare dalla scommessa se torna a scodinzolare attorno a
lui.- Draco non rispose ma neanche si mosse da quella posizione. Rimase
impalato in mezzo alla stanza, serrando la camicia nel palmo destro. Non seppe
perché...ma una rabbia feroce lo invase. Era solo un pensiero. Solo il pensiero
di lei fra le braccia di un altro lo faceva diventare folle di collera. Un
attimo dopo sentì un fruscio e vide l'abito corto e nero di Pansy cadere a
terra. Si girò del tutto e si trovò con la bocca incollata a quella della
compagna di casa...e poi dimenticò tutto, anche la rabbia. Ma non il volto di
Hermione.
- Tu sei la più grande testa di cazzo in circolazione dopo
Malfoy, te lo posso assicurare!- ringhiò Ron Weasley seguendo Harry Potter per
tutto il salone - Solo un bastardo come te poteva ficcarmi quello stupido
peluche nel letto. Ma questa me la paghi, ricordatelo bene!- - Se, se...me lo
dici tutti gli anni e come vedi il migliore sono sempre io.- celiò il moretto,
andando a servirsi da bere. Una volta bevuto il cocktail analcolico pensò che
era meglio tornare al Grifondoro e farsi una scorta dai trenta gradi in su ma
non fece in tempo a pensarlo che arrivò Blaise e gli lanciò una bottiglietta
scura, senza etichette. - Che roba è?- chiese Harry dando un'annusata - Non è
che hai aspettato il momento buono per avvelenarmi eh?- - Figurati, io non
uso questi mezzi.- lo assicurò Blaise con la sua aria pericolosa ma leale - Io
ti sfiderei a duello.- - Buono a sapersi.- frecciò Ron sarcastico - Dì
Zabini...se ti pago me lo ammazzi?- - Altri scherzi eh?- chiese il Serpeverde
divertito - Questa notte e questo pomeriggio ne ho sentite di tutti i colori. Ma
è vero che ha rotto tutti i cessi vecchi e li hai lanciati davanti all'aula di
pozioni?- - Già.- annuì Potter tranquillo. - E che hai riempito il bagno
dei Tassorosso con la carta igienica?- - Esattamente.- Harry fece ancora un
cenno affermativo - Mi ha dato una mano Elettra però. Da solo non ce l'avrei
fatta. Mi serviva un palo ma Ron è ancora arrabbiato per una certa faccenda
notturna.- - Ti sarai mica infilato nel suo letto?- allibì allora il moretto
dagli occhi blu e il bambino sopravvissuto lo fissò, illuminandosi di colpo.
Cazzo che idea! Weasley capì che era meglio sloggiare, prima che quel sadico ne
inventasse un'altra e così lasciò i due pazzi scatenati alle prese con le loro
bombe alcoliche. - Ti vedo strano.- mormorò Blaise osservando i compagni
ballare. - Non ho niente.- replicò Harry con lo stesso tono - Ho solo
iniziato male la giornata.- - Anche io. Ho detto una cosa che non avrei
dovuto dire.- disse il Serpeverde, finendo la sua bottiglia e infilandola in un
cestino - Ma non era mia intenzione fare allusioni. Te la posso fare una domanda
personale però?- - Dipende.- Harry assunse un'espressione strana e Zabini
se ne accorse, ma non abbassò lo sguardo e Potter tanto meno se lo sarebbe
aspettato da uno come lui. Si appoggiò con la schiena a una colonna e senza giri
di parole chiese ciò che gl'interessava veramente. - Tu ed Hermione...non
state più insieme da un pezzo. Ma vorrei sapere se fra voi c'è ancora
qualcosa.- - Parla chiaro Blaise.- rise Harry amaramente, sapendo dove voleva
andare a parare - Vuoi sapere se andiamo ancora a letto insieme?- - Voglio
sapere se vi amate ancora.- replicò l'altro lapidario. Lo sentì ghignare
sommessamente, poi anche il bimbo sopravvissuto finì la sua bomba alcolica e gli
dette le spalle, per andarsene, ma non prima di aver messo in chiaro le
cose. - Non andiamo più a letto insieme. Ma se mi stai chiedendo se tengo a
lei...si. Come migliore amica. Come sorella. Cosa che fra voi Serpeverde non
capite, a quanto pare. Ma visto che hai fatto tu la domanda allora posso
permettermi di parlare schiettamente, fino in fondo. Se mai ti capiterà di
arrivare sul discorso col tuo amico fagli bene presente una cosa. Se la fa
soffrire giuro che lo ammazzo, mi hai capito?- Harry levò lo sguardo sopra la
spalla, per fissarlo bene negli occhi bluastri - State attenti tutti Zabini. Se
le fa del male, se osa solo guardarla in un modo che non mi piace ti giuro che
non vivrà a lungo per gioirne. Mi sono spiegato?- - Lui prova qualcosa.-
disse Blaise in un soffio. Harry fece di nuovo una risata fredda e cinica,
facendo sentire il compagno minuscolo. - Quello prova qualcosa solo coi
pantaloni abbassati.- replicò per ultimo il Grifondoro - L'idea di questa sfida
non mi è mai piaciuta ma ti prego di credermi sulla parola se ti dico che ormai,
nel bene e nel male, io Draco Malfoy lo conosco bene. Non gliene frega niente
delle persone perché a monte non gliene frega nulla di se stesso. Se
considerasse di avere un futuro credi che starebbe ancora in quella casa?- -
Se stai parlando di suo padre...- - Parlo di tutto.- lo interruppe Harry con
una maschera dura sulla faccia - Te lo ripeto per l'ultima volta. Se ne hai
l'occasione, fagli capire che sta scherzando col fuoco. Hermione è migliore di
lui. Mille volte. Quindi che stia bene attento a quello che fa...o non basterà
Silente a trattenermi questa volta. Ci vediamo dopo.- e se ne andò sul serio,
piantando Blaise in una sala affollata che lui in realtà non vedeva. Appoggiò il
capo alla colonna e chiuse gli occhi, serrandoli quasi con impotenza. Intanto
nell'anticamera della sala grande arrivò qualcuno che fece girare un bel po' di
maschietti. La prima a scendere allegramente dalle scale fu Elettra Baley,
fasciata in un vestitino rosa che metteva in risalto la sua figura snella e
dietro a lei una Grifoncina che si chiedeva come avesse potuto farsi convincere
a indossare quel vestito. Non era troppo appariscente ma...la foggia era
alquanto strana. Era di seta lucente, regalo di compleanno dell'anno precedente
delle sue amiche del dormitorio per il suo anniversario con Harry, grigio perla
e le lasciava le spalle scoperte, con uno spacco non troppo profondo sulla
coscia sinistra. Lavanda e Calì le avevano sistemato i boccoli, che ricadevano
selvaggi sulle spalle. Quando tutta la scuola si girò ebbe voglia di tornare
su a cambiarsi ma la cacciatrice del Grifondoro non le dette modo di farlo e
scavalcando elegantemente tutti i maschi bavosi e femmine invidiose che
componevano la fauna del posto, la trascinò dentro la sala grande e...bhè, tutti
quanti si girarono nuovamente in sincrono. Le facce allupate e ammirate si
sprecarono ma Elettra la condusse presto dal loro gruppo, prendendo a calci coi
tacchi un bel po' di dementi, Dalton compreso che voleva tornare alla carica
quella sera, ma non fece in tempo. - Ehi straniera, me lo concedi un
ballo?- Hermione scoppiò a ridere, dando volentieri il permesso a Ron di
trascinarla a ballare. - Allora, immagino che lo scherzetto l'abbia ideato
anche tu...- sibilò a quel punto il rossino, fissandola di traverso - L'ho detto
a Harry che questa me la pagate e se questo vestito è un modo per farmelo
dimenticare...bhè ci stai riuscendo!- sottolineò sagace e lei rise di più,
scuotendo il capo però - Non, non preoccuparti. L'ho fatto solo per fare un
favore alle ragazze. L'ho messo solo una volta l'anno scorso e mi spiaceva
lasciarlo nell'armadio. In fondo mi va ancora bene.- - Un po' stretto in
certi punti...- abbozzò Weasley dando un'occhiata veloce ma lei lo pescò subito
e gli mollò un pizzicotto sulla mano - Pensa ai passi Ronald. Sei migliorato
comunque sai? Chi ti ha dato lezioni? Non è che vi mettete a fare balletto in
camera voi ragazzi eh?- - Si, mi ha insegnato Harry. L'altro giorno s'è anche
messo una rosa in bocca per insegnarmi il tango.- sibilò Ron al pensiero di
poter tagliare la gola a quell'infingardo - Piuttosto, lo vedi in giro? Sai il
colpo che gli prende quando ti vede con questo cosa da porto d'armi?- - Il
coso da porto d'armi le sta da favola.- Hermione sorrise e riconobbe la voce
ancora prima che Harry le portasse le braccia al collo, stringendola forte - E
poi io lo conosco meglio di tutti, anche se l'ultima volta l'ha tenuto poco
addosso, devo dire.- - Ah ecco...quando ricominciate a fare gli sdolcinati io
non vi reggo, sapete?- Weasley lasciò le mani dell'amico, facendo finta di
essere arrabbiato - Bene, io torno ad ubriacarmi, voi vedete solo di non dare
spettacolo ok?- - Tranquillo!- risero i due insieme e subito tornarono a
ballare abbracciati, scatenando la gelosia di mezza scuola ma anche la loro
ammirazione. Harry quella sera aveva già mietuto un bel di vittime ma non era
dell'umore adatto per cercare compagnia, specialmente perché quella maledetta
della sua ex aveva giocato una carta slealissima. Quel vestito...gli aveva fatto
tornare in mente una certa serata bellissima che avevano passato davanti a un
camino. Glielo sussurrò all'orecchio ed Hermione lasciò andare indietro la
testa, ridendo felice ed emozionata al ricordo. In effetti per quanto un giorno
avesse potuto trovare un altro amore, nulla avrebbe mai potuto farle dimenticare
il primo. E specialmente quella notte, passata con Harry Potter...a scoprire un
mondo unico e nuovo. Si lasciò baciare la spalla elegantemente dal suo
migliore amico e alla fine la musica cessò. Si staccarono quando Elettra
corse a chiedere un ballo al suo capitano e la Grifoncina li lasciò volentieri
ma quando si voltò per tornare al buffet per prendere da bere, colse su di sé
un'occhiata che le lasciò i brividi a pelle. Sapeva da chi proveniva quello
sguardo. Freddo e caldo, gelido e rovente al tempo stesso. Sapeva che era
seduto sul suo divano, come un principe, stretto a Pansy. Sapeva che la
guardava. Ma lei si costrinse a tirare dritto anche se non desiderava altro che
incontrare i suoi occhi d'argento. Ma se l'avesse fatto avrebbe visto comunque
qualcosa che l'avrebbe ferita. Lui la guardava solo perché voleva batterla, per
vincerla una volta per tutte. Per dimostrare di essere il più forte. E
lei...bhè, lei voleva ben altro. Sorrise mestamente, andando a prendersi
qualcosa da bere. Scelse un analcolico anche se avrebbe preferito ubriacarsi
seriamente e non capire più nulla fino alla sera dopo ma non sarebbe stata la
soluzione. Rimase a fissare il liquido rosato nel suo bicchiere, mentre un
dolore forte la colpiva al petto. Non c'era niente da fare, si disse. Doveva
smetterla. Harry aveva ragione. Una risatina acida le fece capire che però il
destino era contro di lei. La Parkinson le apparve a fianco e cominciò a
versarsi da bere, osservandola con aria serafica. - Salve Granger...ti
diverti?- - Si, fino a due secondi fa.- replicò la Grifoncina ironica. -
Mi hai sempre fatto ridere, devo ammetterlo.- disse la brunetta con scherno - Ma
è vero che sei tornata con Potter?- - Se te lo dico te ne vai?- -
Si.- - No, non sono tornata con Harry.- - Non ci credo.- Hermione
trattenne un'imprecazione - E allora credi quello che vuoi. Io me ne vado.- -
Aspetta!- Pansy l'afferrò per il gomito con insolita gentilezza che fece puzzare
la cosa alla Grifoncina ma l'altra continuò molto affabilmente - Senti, vorrei
parlarti in privato. Vicino all'orologio del pendolo. Ti aspetto lì fra un
quanto d'ora.- e vedendo l'espressione sospettosa di Hermione agitò la mano -
No, no...nessuna imboscata. Lavinia e le altre sono impegnate sui
divani.- Una volta sola la Granger cominciò a chiedersi che diavolo stava
succedendo quella sera. Magari era Harry che aveva pagato la Parkinson per
essere gentile e umile. Mah, non credeva proprio. Comunque tornò al divano dei
Grifondoro, passando fra una ressa di persone incollate o intente a chiederle un
ballo. Prese dalla borsa la bacchetta e la nascose fra le pieghe dello spacco ma
una volta fatto, credendo di avere qualche minuto a disposizione per cercare un
certo biondo e ammirarlo di nascosto, Elettra la investì in pieno con la sua
allegra irruenza. Si strusciò a lei come un'ossessa e allora Hermione capì
perfettamente che era stato quel maledetto di Harry ma fortunatamente riuscì a
scollarsela di dosso in tempo per decidere di andare a sentire che voleva la
Parkinson. In fondo farle del male con la magia non poteva...e non era così
stupida da rischiare un'altra punizione. Infilò il buio dei corridoi, con la
sola compagnia del suono dei suoi tacchi ma una volta arrivata all'angolo del
pendolo si fermò, ghiacciando. Sentiva dei gemiti...e la voce di Pansy che
sussurrava paroline melense. - Dai, lasciami...- - Ti prego amore...che
male c'è a farlo ancora? Ti è sempre piaciuto prima...- C'era qualcuno con
lei, ovviamente, ma temeva di vedere chi fosse. Ma non poté neanche
impedirselo. Si sporse di poco e contro la luce della luna il cuore le si
spaccò letteralmente. La Parkinson stava col viso verso di lei, appoggiata
alla spalla nuda di un Serpeverde che conosceva troppo bene. Ma lui dovette
sentire la sua presenza inconsciamente perché quando Pansy sogghignò, Draco si
voltò impietrito e vide Hermione contro le ombre della parete lontana. Bastò
un secondo, per guardarsi negli occhi, che la Grifoncina sparì nell'altro
corridoio e lui si sentì cedere il terreno da sotto i piedi. Bruscamente scostò
la sua compagna di casa e senza abbottonarsi la camicia le corse dietro, quasi a
rotta di collo. La sentiva per il ticchettio costante delle sue scarpe ma
correva che sembrava una furia. La ritrovò sotto le arcate in giardino e
riuscì finalmente ad afferrarla per mano, bloccando la sua corsa. -
Granger...- sussurrò riprendendo fiato ma lei dette un forte strattone, senza
guardarlo in viso, tentando di liberarsi con rabbia di una preda in trappola -
Lasciami! Lasciami andare subito Malfoy!- ringhiò con voce spezzata. -
Perché diavolo sei scappata?- replicò lui duro, senza mollare la presa - Avanti
rispondimi!- - Ti ho detto di lasciarmi andare!- urlò lei con gli occhi
lucidi, smorzandogli il battito del cuore - E' stata la tua amichetta a
chiedermi di venire. Di certo non potevo immaginare che steste ingannando
l'attesa in questo modo!- - Senti quello che hai visto non significava
niente...- Draco si stufò di farsi tirare e l'afferrò per le braccia,
sbattendola contro una colonna fredda del giardino - Mi stai a sentire o
no?- - Non me ne importa niente di quello che fai, intesi?- gridò furibonda -
Fatti chi ti pare ma lasciami!- - E allora perché sei arrabbiata?- urlò lui
altrettanto esasperato. - Io non sono arrabbiata!- - Si che lo sei...e
stai anche piangendo...- Il Serpeverde tacque finalmente, mentre Hermione si
passò veloce una mano sugli occhi, senza per altro rovinarsi il trucco. Le vide
scuotere il capo, come se cercasse di convincersi di qualcosa e quando lo
rialzò, fu il turno della Grifoncina di fissarlo interrogativa. - Non mi devi
spiegazioni.- - Lo so.- disse freddo. - E allora perché non mi lasci
adesso?- Draco Malfoy serrò la mascella. Se la lasciava era sicuro che tutto
sarebbe andato in pezzi...e vederla in lacrime per ciò che quella strega di
Pansy aveva architettato gli fece montare il sangue alla testa. Si era fatto
usare come un burattino. Che idiota...prima nel dormitorio quando aveva dato il
peggio di sé e poi prima, lasciandosi usare come una bambola. Ma ciò che gli
rovesciò dell'acido nelle vene era il capire che soffriva...nel far soffrire
lei. Ma cosa gli stava facendo quella dannata mezzosangue?
Cosa? D'improvviso però accadde qualcosa che la fece tremare. La vide
stringersi nelle spalle e guardarsi attorno. - Cos'è?- chiese Hermione,
sbiancando. - Cos'hai?- replicò lui fissandola stranito. - Non lo senti?-
mormorò ancora lei, avvicinandosi al Serpeverde impercettibilmente come per
cercare protezione. E anche Draco, di colpo, avvertì qualcosa. Il vento...il
vento si era alzato all'improvviso. Freddo. Troppo freddo. Gelido in un modo
angosciante. E passò loro accanto, fra le arcate, come se qualcosa d'invisibile
avesse sfrecciato al loro fianco. I due si fecero indietro quando sentirono
anche un gemito arrochito dall'ombra. - Chi è?- urlò Draco ma Hermione
estrasse subito la bacchetta. - Harry se sei tu col mantello non fa ridere
per niente!- disse, mentre la sua voce rimbombava nel corridoio aperto sul
giardino - Harry mi hai sentito? Non fa ridere!- - Non è Potter...- Draco le
prese la mano e se la mise alle spalle, continuando a osservare in giro. - Lo
so...- annuì la Grifoncina - Ma cosa può essere? Mi sento come se...come quando
abbiamo combattuto con...- e tacque, sentendosi improvvisamente male sul serio.
Il ghiaccio le cristallizzò il sangue e fissò Draco con gli occhi sbarrati.
Voldemort... - Non può essere lui.- sussurrò la ragazza a se stessa, più che
al biondo Serpeverde - Non può essere lui.- - Andiamo via.- Draco non perse
tempo. Stare lì a controllare non rientrava nei suoi programmi ma era fuori
discussione che qualcosa era entrato a Hogwarts. Se la strinse di più addosso e
lentamente fecero dei passi indietro ma quella sensazione che qualcosa di
malvagio fosse sulle loro teste non passò. E quando dal giardino giunse uno
screpitio sobbalzarono come molle, fino a vedere contro la luce della luna e il
bagliore della fontana qualcuno avvolto in un mantello nero. Rimasero immobili,
pietrificati. L'essere si fece avanti lentamente, con un incedere da
fantasma, come se stesse solo levitando. Quando non fu più contro la luce
della luna ma davanti a loro, entrambi videro qualcosa di stupefacente. Non
era Voldemort. Non era lui...ma qualcuno con la sua stessa magia. Con il suo
stesso sentore infernale. Qualcuno con due grandi occhi azzurro chiaro, tanto
da sembrare ciechi. Da sotto il cappuccio del mantello scivolò una lunga
ciocca di capelli bruni, mossi. Era una donna. Una ragazza a dire il vero.
Non dimostrava tanti anni più di loro. Tre al massimo. Impalati a fissare la
sua algida bellezza, né Hermione né Draco riuscirono a staccare lo sguardo da
quegli occhi così chiari e tenebrosi al tempo stesso. Eppure ciò che invece la
Grifoncina colse fu un'altra cosa. Il mantello della giovane era aperto dal
collo in giù e vide, sconvolgendosi, che sopra il seno sinistro la ragazza
portava il tatuaggio di un giglio bianco. Ma non fu quello a farla tremare.
No. Fu la cicatrice a forma di fulmine che frammentava il disegno a riempirle
di brividi la schiena. La ragazza invece non parve mostrare espressioni di
sorta. Si limitava a fissarli, a scrutarli attenta. - Non dovreste stare
fuori...la luna è malvagia questa notte.- sussurrò poco dopo, specialmente a
Draco. - Chi sei?- chiese lui, cercando di riprendere un minimo di
voce. Ma qualcun altro rispose per lei. - Lucilla!- Hermione e Draco si
girarono di scatto, trovandosi il preside alle spalle. Silente si mise al
loro fianco, come per difenderli ma la ragazza non disse nulla. Si limitò a fare
un cenno leggero. - Vieni nel mio studio.- disse il preside a bassa voce -
Vai, sai la parola d'ordine. Io arrivo subito.- La ragazza fece come aveva
detto ma sbalordendo i due giovani maghi per l'ennesima volta si Smaterializzò
sotto il loro sguardo, sparendo rapidamente e senza lasciare traccia. - Voi
due tornate alla festa.- Silente mise una mano spalla di Hermione e sorrise a
mezze labbra. - Come ha detto quella ragazza, stasera c'è una luna sinistra.
Tornate a divertirvi e signorina Granger, ti prego... non fare ancora parola col
signor Potter di ciò che hai visto. Anche tu signor Malfoy.- - Ma chi era
quella ragazza?- sussurrò Hermione ancora scossa - Mi è sembrato di sentire in
lei la forza di...- - Voldemort. Lo so.- annuì Silente grevemente - Ma dammi
retta. Cose terribili accadrebbero se la sua presenza in questa scuola fosse
resa pubblica quindi vi invito entrambi al silenzio. Col signor Potter mi
sistemerò io quanto prima ma se per caso la presenza e soprattutto la vita di
quella ragazza divenissero di dominio pubblico bhè...temo che il signor Potter
sarebbe di nuovo in pericolo. Sarò io presto a spiegare ogni cosa. Ora
andate.- E li lasciò entrambi, per tornare nel suo studio...dove qualcosa di
insidioso si agitava, nel silenzio e nelle risa di Hogwarts.
Tornati
nella sala grande ancora per mano, mezzi sconvolti per il terrore che quella
ragazza aveva portato con sé, vennero investiti dal fracasso allucinante della
festa, ormai nel vivo. - Quella non era normale.- mormorò Draco trascinandola
dietro a una colonna. - No...- ammise Hermione, cominciando sul serio a
temere per Harry. Ma chi era? Chi era quella ragazza? Aveva la stessa cicatrice
del suo migliore amico sul petto! La stessa! Era come se fosse stata scagliata
dalla stessa maledizione, dallo stesso mago! Era forse stata anche lei una
nemica di Voldemort? Ma allora perché...sembrava che fosse stata...quasi fatta
allo stesso modo del mago malvagio? Si massaggiò le tempie doloranti, folle per
la preoccupazione. - Se Silente la fa stare qua significa che non è una
strega pericolosa.- mormorò per convincersi - Non credi?- Draco aveva
un'espressione fredda sul viso e mentre l'ascoltava cercava segni strani, in
mezzo alla festa. Ma in quella sala non c'era odore di pericolo. Non c'era quel
vento freddo e malvagio che lo aveva fatti tremare per il terrore. - Pensi
che voglia fare del male a San Potter?- - Non lo so...ma l'hai sentita anche
tu...sembrava malvagia.- - Ma ha la stessa cicatrice di Potter.- replicò
Malfoy chiudendo la mano nella sua - Forse ti stai agitando troppo.- - E come
faccio a non agitarmi?- saltò su la Grifoncina - Voldemort è sconfitto ma ha
quasi ammazzato Harry e adesso si presenta questa che sembra fatta con lo
stampino! Non dirmi di stare calma!- e accortasi di averlo trattato male per
niente abbassò il capo, avvilita - Scusami, tu non centri niente.- - Sempre
preoccupata per lui eh?- sibilò velenoso - L'hai messo per lui quel
vestito?- - Sai, questo tuo comportamento da fidanzato tradito non mi aiuta
adesso!- replicò Hermione fissandolo esasperata - C'eri anche tu no? Non puoi
darmi qualche idea?- - E io che ne so? Ficcati in biblioteca e cerca magari
che significa quel giglio bianco che aveva tatuato!- borbottò fuori di sé ma si
accorse tardi di averle dato in consiglio sbagliato perché quella certamente
l'avrebbe fatto. Comunque parve tranquillizzarsi e gli sorrise, a mezze labbra,
come per ringraziarlo. - Speriamo bene...- disse mesta, poi Draco la vide di
nuovo sgranare lo sguardo, come terrorizzata. Si girò pronto a qualsiasi cosa ma
vide solo Potter, quel demente, salire sopra un tavolo con bacchetta alla
mano. - Ma che fa?- chiese serafico. - Oh no!- ringhiò la Grifoncina
cominciando a tirarlo per il gomito - Lo sapevo che lo faceva! Avanti, seguimi
subito!- e dicendo quello lo trascinò vicino alla tavola del buffet ormai vuoto
- Vai sotto!- gli ordinò seria. - Cosa?- allibì lui - Ma sei sbronza
mezzosangue?- - Sta zitto, fa come ti dico e fila sotto la tavola!- e ce lo
spinse dentro quasi a calci proprio quando Harry fece l'ultima bastardata della
giornata, visto che ormai quasi mezzanotte. Dette un ultimo augurio a tutti,
ghignando come un pazzo e questo terrorizzò i suoi compagni...peccato che
nessuno di loro capì che voleva fare. Lo videro sollevare la bacchetta in aria,
aprirsi un ombrello sulla testa e urlare: - BUON HALLWEEN HOGWARTS!- e usando la
magia creò una fiammata eccezionale che come prevedeva lui fece subito scattare
l'incantesimo antincendio della scuola. Poco dopo, mentre lui stava riparato
sotto l'ombrello da maledetto sadico qual era, gli studenti vennero investiti da
una valanga d'acqua che l'infradiciò tutti totalmente, lasciandoli con le bocche
spalancate. Nelle palle degli occhi dei Serpeverde viaggiava una scritta
luminosa che faceva pressappoco così: LINCIAGGIO. Ma lui fu naturalmente più
furbo. Sotto il mantello di Godric Grifondoro aveva anche la sua Fireblot, ci
montò a cavallo e filò via ridacchiando della loro stupidità, mentre un fiume
s'insulti dei suoi compagni invadeva tutta la sala. Quando Hermione e Draco
uscirono dal loro nascondiglio si ritrovarono circondati da gente sul piede di
guerra. - Lui e i suoi scherzi dementi!- ringhiò Ron dall'altra parte della
sala, strizzandosi i vestiti - Giuro che questa notte gli faccio una di quelle
retate che non se le scorda più quel maledetto! Hermione!- strillò quindi,
allargando tutti gli studenti che automaticamente fissarono stravolti anche lei
- Dov'è andato???- - E io che ne so...- provò a dire lei timidamente, ma
quelli tanto erano già partiti in quarta armati di scope e picchetti. -
Proprio non capiscono le spirito di Halloween e degli scherzi.- borbottò la
Grifoncina, sollevando l'abito affinché non si bagnasse ancora di più - Comunque
questa volta l'ha fatta grossa.- - Se v'incendio il dormitorio non venire a
lamentarti!- ringhiò Malfoy in risposta - Dove stanno gli altri?- - Oh, là
c'è Blaise...- disse Hermione, vedendo il povero Zabini scrollarsi i capelli
come un cucciolo. - Perfetto. Allora vado...- si girò appena, fissando i suoi
occhi per capire se era ancora spaventata. E infatti vi vide ancora
dell'angoscia. Sbuffò, alzando il viso al cielo - Senti, Silente...quel gran
rompi coglioni, per quanto mi sia sempre stato sulle palle è davvero un ottimo
mago. Il tuo Potter è al sicuro qui e quella strega non riuscirà a fargli
niente, ammesso che sia davvero nemica. Quindi adesso rilassati e andiamo a
letto ok?- Hermione lo ringraziò mentalmente per quello sforzo, tra l'altro
anche troppo accentuato, di aiutarla ma quando sentì l'ultima frase provò il
desiderio favoloso di piantargli un tacco in mezzo agli occhi. - Sbattiti di
nuovo la Parkinson se ci tieni!- replicò fredda - Buona notte Malfoy!- -
Buona notte anche te mezzosangue...- sussurrò lui, vedendola correre via nel suo
bellissimo vestito.
Il giorno di Ognissanti a Hogwarts passò nel silenzio
e nella calma totale. Harry, Hermione e Ron ebbero il permesso da Silente per
potersi recare al cimitero e salutare le tombe simboliche dei genitori del
bambino sopravvissuto, a Blast Graveyards, il cimitero dei maghi. Vi passarono
qualche ora e sia Weasley che la Granger furono anche troppo felici di vedere il
loro migliore amico sorridere, finalmente. Ma non ci furono fiori per Sirius
Black. Harry si rifiutò di portarli a quella tomba fittizia. Per lui il suo
padrino era ancora vivo. Da qualche parte, lui era ancora vivo, a
vegliarlo. Tornarono a Hogwarts che era calato il sole da qualche minuto.
Scesero dalla carrozza della scuola ed entrarono nell'atrio per trovare però una
discreta folla davanti alla bacheca degli annunci. - Ragazzi, siete arrivati
in tempo!- li chiamò Seamus - Beaumont prende congedo fino alla fine
dell'anno!- Il professor Beaumont era il suicida che al settimo anno aveva
preso la loro classe, per partito preso e con una bacchetta alla tempia
probabilmente, riguardo la cattedra moltooo discussa di Difesa contro le arti
Oscure. Comunque non aveva retto neanche un mese e mezzo, visto che se ne
andava. - Come mai se ne va?- chiese Ron stranito - Non è ancora successo
niente quest'anno!- - Già, ma è la classica quiete che precede la tempesta.-
sfuggì a Hermione che subito, visto le facce dei compagni, cambiò argomento -
Non ha dato un motivo per il congedo?- - Nell'annuncio si dice solo che ci
lascia.- disse Calì - Ma ho sentito che l'altra notte è stato colto da un
attacco di panico. E non è stato l'unico sapete? L'infermeria oggi è
piena!- - Perché? Che hanno visto?- s'intromise Dean Thomas. - Stronzate,
ecco che hanno visto!- ringhiò Draco Malfoy scendendo le scale con la sua corte
- Dicono tutti che c'è un fantasma nero che si aggira per il castello. Un
fantasma che non è morto davvero.- e fissò la Grifoncina di striscio, come per
scoccarle un muto messaggio - Tutte cazzate. Gli scherzi di Potter hanno solo
spaventato i codardi.- - E allora come mai non siete tutti in infermeria voi
serpi?- insinuò Finnigan. C'era il pretesto per attaccare rissa quando arrivò
Gazza e sibilò con i suoi soliti modi a Hermione e Draco di raggiungere il
preside nel suo studio. I due ebbero un brutto presentimento ma seguirono
ugualmente quell'antipatico fino all'entrata del Grifondoro. Salirono le scale e
si trovarono nello studio incasinato di Silente, per trovare il vecchio e saggio
mago intento ad accarezza Funny. - Prego ragazzi, sedetevi.- disse indicando
le poltrone - Ho un messaggio per la vostra classe.- - Riguarda il professor
Beaumont?- chiese la Grifoncina preoccupata - Sta bene vero?- - Si, certo.
Non c'è nulla da temere per lui. Vedete, era già molto sotto pressione quando ha
accettato l'incarico ma ora, con lo stato delle cose, abbiamo deciso insieme che
poteva concedersi la sua meritata pensione in anticipo.- - E gli studenti in
infermeria che stanotte hanno visto un fantasma nero?- sibilò Draco meno
amichevolmente - Non è che ha lasciato a briglie sciolte quella...quella strega
in giro per la scuola?- - Oh, non è stata lei. Te lo posso assicurare signor
Malfoy.- Silente si sedette davanti a loro e incrociò le mani sulla tavola,
fissandoli serio per una volta - Per questa settimana salterete le ore di Difesa
ma sappiate che abbiamo già trovato un sostituto. Il migliore che potessi mai
sperare, devo dire. E per quanto riguarda la cosa che entrambi sapete... vi dico
subito che Lucilla non farebbe mai nulla del genere.- - Lucilla?- Hermione
voleva sapere di più - Chi è signor preside? Non può dircelo?- - Per ora
ancora no. Ma non è una nemica, ve lo dico ancora. Anzi...è una salvezza a
questo punto, signorina Granger. Ora potete andare. Dite ai vostri compagni che
entro una settimana avrete un nuovo professore. E buona giornata.- E li
lasciò, sorridendo brevemente. Si, forse per Harry Potter e Lucilla. F. A.
L. dei Lancaster quell'anno sarebbe stato davvero quello finale.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5° ***
Hermione Granger era sugli spalti del Grifondoro e leggeva attenta un libro
di Difesa mentre Harry Potter terminava i suoi allenamenti. A dire il vero aveva
finito da dieci minuti ma come sempre lui ci perdeva la vita negli spogliatoi e
la ragazza preferiva non sapere cosa facesse, tanto lei quel giorno aveva tempo
da scialacquare a sufficienza. Dopo le lezioni della mattina passate a
cercare di ficcare nella testa a Malfoy che doveva impegnarsi a Babbanologia o
li avrebbero segati entrambi, era andata nei dormitori e aveva schiacciato un
lungo pisolino, visto quello che aveva in mente di fare quella sera. Recarsi in
biblioteca, nella sezione proibita. Era passata una settimana dalla festa di
Halloween e il giorno dopo sarebbe giunto a Hogwarts il sostituto del professor
Beaumont, per Difesa contro le arti Oscure ma lei non aveva dimenticato quella
ragazza dagli occhi azzurri. Non aveva dimenticato la sua aria di ghiaccio. E la
sua magia maligna. E aveva passato ogni giorno cercando informazioni sulle
maledizioni, sugli sfregi a forma di saetta, come quello di Harry e anche
qualcosa sul tatuaggio a forma di giglio di quella strega ma non aveva cavato un
ragno dal buco. Chiuse il libro giusto in tempo per venire coperta da
un’ombra. Alzò gli occhi e vide Malfoy svolazzare su di lei, sulla sua maledetta
scopa – Che fai qua, mezzosangue?- le chiese gentile come suo solito. -
Aspetto Harry, Malferret. Tocca a voi Serpeverde adesso?- - Si ma guarda che
San Potter è laggiù al campo.- Lei si sporse e lo vide davvero sul prato a
bestemmiare dietro al cacciatore di Draco, non si sapeva bene perché. Sbuffò
seccata ma il biondastro che continuava a galleggiarle sulla testa aveva dato
una rapida occhiata al suo libro. Scosse il capo, pensando a quanto fosse
testarda. - Non ti arrendi eh? Se Silente ha detto che non è una minaccia
perché non gli credi?- - Che male c’è a voler sapere da dove arriva?- replicò
lei – E poi m’interessa anche per Harry.- - Ci avrei scommesso le palle che
era così.- sibilò freddo – Ma come speri di ottenere informazioni da quei libri?
Solo nella sezione proibita si parla d’incantesimi così potenti e
immortali.- - Infatti ci vado stasera.- disse lei, cominciando a raccogliere
la sua roba. - Ci vai stasera?- Draco levò un sopracciglio e rise in maniera
strana – Mi prendi per il culo.- Hermione si accorse della gaffe e annuì,
pensando a guai che potevano accadere se Malfoy fosse mai venuto a sapere della
mappa e del mantello. Per non parlare della sua giratempo! - Vieni, ti porto
giù!- le fece poi, quando la vide andare a imboccare le scale e la Grifoncina
rimase stranita dalla proposta. Lui voleva portare una mezzosangue sulla sua
sacra scopa? - Vuoi buttarmi di sotto mentre siamo per aria vero?- chiese
velenosa, tanto che lui scoppiò a ridere sguaiatamente. - No, volevo solo
portarti fino alla torre di astronomia e sfinirti di sesso.- disse con aria
libidinosa. Hermione lo guardò ancora con sospetto. In fondo c’era davvero
poco da fidarsi…quello ero capacissimo a farla schiantare a terra o a farle lo
scherzo della torre! - Guarda che non posso farti avance mentre volo.- le
ricordò annoiato – Piantala, Granger, di fare la principessa sul pisello! E’ un
onore salire sulla mia scopa.- - Ah si? Bhè devo darti una notizia
Malferret…non ce l’hai d’argento sai?- abbaiò iraconda. - Questo è ancora da
stabilire.- replicò sagace – E adesso sali, non posso aspettarti tutto il
giorno!- E in effetti il maledetto biondastro fu di parola. La fece sedere
davanti a lui ma non tentò di metterle le mani addosso, né cercò di accopparla
buttandola giù dal manico. Si limitò a farla strillare un paio di volte, visto
che lei non amava particolarmente volare, ma la condusse sul campo dove Harry
aveva già sistemato il Serpeverde con due parole, che non ripeterei in questa
sede… Quando la vide scendere dalla scopa di Malfoy non la prese bene ma fece
finta di nulla, tanto c’era sempre Elettra a salvare la situazione che rimessa a
posto dopo l’allenamento si catapultò addosso alla Grifoncina, uccidendo anche
Draco che rimase travolto dalla carica di quella bionda senza
cervello. Rischiò di nuovo il braccio ma riuscì a farsi l’allenamento in
santa pace, almeno fino a quando, a cena, non gli venne di colpo un’idea. Non
sapeva bene perché ma la mezzosangue era stata piuttosto evasiva quel giorno
sulla faccenda della ricerca sulla cicatrice dello sfregiato e se l’aveva
inquadrata in quei mesi doveva anche aspettarsi che quella demente andasse
davvero in piena notte nella sezione proibita per mettersi a sfogliare quei
libri da folli. Ma in fondo a lui che fregava? Ok, quella tizia vestita di
nero lo aveva terrorizzato e incuriosito al tempo stesso ma non era un buon
motivo per andare a infilarsi in uno dei disastri di San Potter. Tutto gli anni
ne veniva fuori uno e il terzetto ne usciva sempre a pezzi. Chi era lui per
farsi i fatti altrui, quello di Potter specialmente, di cui non glien’era mai
importato un emerito accidenti? Nessuno… Ma chissà perché all’una passata di
notte si ritrovò, bestemmiando contro la sua idiozia, davanti alla
biblioteca. Si era ben guardato da mettersi il mantello nero con una bella
Serpeverde ricamata, ma in compenso un cappuccio gli avevano dato un minimo di
sicurezza. Se Gazza l’avesse beccato si sarebbe almeno salvato la faccia per poi
mettersi a correre. Fece più piano che poteva e dopo aver superato le varie
sezioni si avvicinò a quella proibita…fino a quando non vide una luce, oltre uno
scaffale. Chi diavolo poteva essere?, si chiese guardingo. Se era quella
ragazza che Silente chiamava Lucilla di certo sperava in un incontro più
piacevole ma cacciò una bestemmia fra i denti quando vide la mezzosangue, in
piedi su una scala, rovistare fra i vari libri. - Ma si può sapere che
diavolo ci fai qui?- ringhiò a bassa voce, raggiungendola con passo elefantesco
– E se non fossi stato io razza di oca? Se ti beccava Gazza?- Hermione lo
ignorò del tutto, continuando la sua ricerca – Tanto lo sapevo che eri tu.- -
E come facevi a saperlo eh?- continuò imperterrito – Da quando sei una
precognitiva?- - Piantala di rompere Malfoy e già che sei qui dammi una
mano!- borbottò scendendo dalla scaletta con un grosso tomo incatenato fra le
mani. Faceva fatica a tenerlo e si lasciò andare su un tavolino lì a
fianco. - Ho cercato per circa un’ora su tutti i manuali dannati simboli
maligni ma non sono riuscita a cavare un ragno dal buco.- spiegò armeggiando con
la bacchetta per lavare il lucchetto – Quando ho pensato al giglio in generale.
Un giglio bianco significa purezza e allora mi sono spostata sulla simbologia in
generale, nelle sezioni per gli studenti. E sai cos’ho scoperto?- - Che sei
una pazza a darti tante preoccupazioni per Potter?- frecciò Draco velenoso. -
No, che il giglio bianco oltre ad simbolo di purezza veniva usato per marchiare
per l’eternità le streghe che si macchiavano di una grave colpa, per riportarle
sulla retta via, si può dire. Ma c’è anche un’altra cosa. Il giglio bianco
rivolto all’insù è lo stemma di una casata di maghi purosangue dal grandissimo
potere.- e gli mollò sotto il naso il tomo, non proibito, dove si diceva il nome
della famiglia – I Lancaster.- Dalla faccia di Draco, Hermione capì che ne
sapeva qualcosa. - Li conosci?- - Una famiglia potente i Lancaster.- disse
vago – Ma non ne so molto. Mi ricordo che quando ero piccolo sono stato al loro
castello, qualche volta. Sono ricchi sfondati…ma a quanto ne so il signor
Lancaster circa otto anni fa è sparito. Era a capo degli Auror al Ministero
della Magia e da allora il suo maniero è andato in rovina.- - Tu li conoscevi
quella della famiglia?- chiese la Granger – Ho trovato il loro albero
genealogico!- - Guarda che sarebbe illegale andare a frugare nei fatti e
nelle parentele altrui, mezzosangue…- borbottò serafico ma lei non gli dette
minimamente ascolto. Fece aprire il libro e una mano offenda uscì dalle pagine,
afferrandola per la gola. Fortunatamente Malfoy fu abbastanza veloce dal
liberarla ma per riaprirlo dovettero fare i salti mortali. Fecero un
incantesimo per insonnolire gli spirito maligni e finalmente poterono mettersi
alla ricerca della casata degli giglio bianco. Con carta e penna per prendere
appunti si misero sotto una debole luce di una candela. Sfogliarono per un
po’ quando Hermione trovò quello che cercava. - Ecco, casata dei Lancaster.
Il giglio è perfettamente uguale a quello del tatuaggio della ragazza…- girò
pagina e trovò l’albero genealogico. Draco però lo lesse meglio e più in
fretta. - Questo è quello di cui ti parlavo. Maximilian dei Lancaster. Lui
lavorava al Ministero…e questa è sua moglie.- indicò il nome di una donna ma a
fianco Hermione vi trovò anche un simbolo strano. - Che cos’è?- - Ah,
significa contaminazione!- sbuffò Draco con aria di sprezzo – Significa che ha
sposato una mezzosangue.- - Non c’è bisogno di usare sempre quel tono sai?-
ringhiò la Grifoncina ma Draco non replicò. Rimase a fissare quel simbolo,
simile a un tridente. – E’ strano…- sussurrò. - Cosa è strano? Che un
purosangue decisa di sposare una mezzosangue?- sibilò fredda ma il biondo
Serpeverde ignorò la sua ironia – Questo simbolo significa contaminazione ma non
è…normale. Nel senso…quando c’è contaminazione babbana il tridente ha due soli
artigli. Questo ne ha tre, hai notato?- - Si, in effetti è strano. Non te la
ricordi la moglie di Lancaster?- - E chi se la scorda…- disse con voce roca –
La donna più bella che abbia mai visto. E guarda…hanno trascritto il suo nome,
Degona, ma non il cognome che aveva da non sposata. Non era babbana.- - E
allora se non era babbana né una mezzosangue cosa poteva essere?- - Cosa vuoi
che ne sappia?- Draco cominciò a spazientirsi ma notò anche un’altra cosa –
Guarda, hanno avuto due figlie. Non lo sapevo…una è morta però…e il suo nome è
bruciato.- disse grevemente, notando il buco nel foglio. Cercò l’altro nome,
dell’altra sorella e vi trovò una sigla. L. F.A.L. dei LANCASTER. - Ma
che significa?- sussurrò Malfoy esasperato. - Non lo so…ma lei è ancora viva.
Ed è anche sposata…- la Grifoncina fece per girare pagina ma quando vide quel
nome il libro le cadde di mano. E subito prese fuoco, colto da un raptus
crudele. Draco si affrettò a chiuderlo e a coprirlo con il suo mantello, per
eliminare qualsiasi rischio e fortunatamente il tomo si salvò. Lo rimise subito
a posto, maledicendo le loro idee idiote, quando capì però, dallo sguardo terreo
della mezzosangue, che qualcosa non andava. Era pallidissima e le mani che
avevano lasciato cadere il libro tremavano vistosamente. - Che hai visto?-
chiese scuro in volto – Con chi era sposata?- E lei sollevò gli occhi dorati
su quelli di Draco, deglutendo a fatica. No, doveva essersi sbagliata. Non
poteva essere la stessa persona. Era follia. - Allora??- sibilò Malfoy
afferrandola per le spalle – Con chi era sposata? Avanti, rispondimi accidenti a
te!- - Mi devo essere sbagliata. Quel libro mi avrà fatto uno scherzo…- disse
a mezza voce. - Lascia perdere e dimmi con chi era sposata! Avanti
Granger!- - Tom Riddle....Voldemort…- La lasciò andare all’istante,
facendo un passo indietro, con gli occhi sgranata. - Questo non è possibile…-
sibilò fra i denti, fissandola come se gli avesse rifilato uno schiaffo – E’
assurdo! Lancaster ha sempre lavorato con gli Auror! Lui stesso lo era! Quel
libro deve essere maledetto, lascia perdere!- - Si, devo essermi sbagliata…-
ammise ridendo sommessamente – Questa storia mi sta facendo vedere cose non
vere. Mi sono fissata con Voldemort e adesso vedo il suo nome ovunque.- e
dicendo questo raccolse tutte le sue carte, la mappa del Malandrino e il
mantello di James Potter. Ora voleva tornare al Grifondoro. Voleva andare via da
quel posto. Assolutamente. E dimenticare tutto. Ma non andò nei suoi
dormitori. Si ritrovò senza sapere perché, seduta sul cornicione della torre di
astronomia, accanto a un tizio che tempo prima avrebbe buttato giù da lì con
immenso piacere. Draco stava fumando in silenzio, col cappuccio ancora tirato
sulla testa e fissava nulla in particolare. Oppure tutto quanto…tutto quanto il
cielo. - Se non la smetti di pensare a questa faccenda diventerai ancora più
paranoica.- le disse, sentendosi fissato. - Non…non pensavo a quello…-
ammise, tornando ad appoggiare il mente sulle ginocchia. - Sarà meglio. Anche
perché l’ultima cosa che voglio è andare a cacciarmi in una delle vostre beghe
proprio al settimo anno. Speravo di passarmelo in santa pace per una volta ma a
quanto pare sono perseguitato dalla iella.- - Sfiga.- lo corresse. -
Tieniteli per te questi termini babbani, mezzosangue.- borbottò scocciato. -
Sai una cosa Malfoy?- ringhiò la Grifoncina di rimando – Se stessi zitto non
saresti così male!- - Anche se stessimo a letto, in questo momento, ti giuro
che non sarei male.- replicò malizioso. - Non sono in vena.- disse Hermione
sospirando. - Oh che stress!- Draco gettò il mozzicone per accendersene
un’altra e passargliela subito – Adesso fuma e dammi retta, ma è l’ultima volta
che m’immischio in questa storia, ricordatelo. Che ha detto Silente, l’essere
venerato da te, San Potter e la Donnola? Che non c’è niente da temere per il tuo
ex. Ha mai fatto qualcosa per ficcare lo sfregiato nei guai? No. Quella strega
tatuata è venuta a strangolarlo nel sonno? No…e allora non angosciarmi,
cazzo!- - Si ma quella ragazza è della famiglia dei Lancaster! E se fosse…se
fosse…- - Finiamola con quel demente-che-non-deve-essere-nominato! Ne ho
basta di sentirlo sempre anche qua!- gli sfuggì e se ne pentì immediatamente,
osservando lo sguardo sgranato della Granger. Aveva parlato troppo ma ignorò la
sua aria preoccupata. Che andassero al diavolo tutti. Suo padre e il suo oscuro
signore che tanto era passato a miglior vita da un anno! Che bruciassero tutti i
Mangiamorte e lo lasciassero in pace. - Malfoy…- iniziò Hermione ma il biondo
levò la mano, per bloccarla subito. Si mise in piedi e senza tanti giri di
parole le disse che se ne tornava al suo dormitorio, stanco di quella manfrina.
Lo vide sparire nel buio della torre e lei rimase lì ancora qualche minuto, a
osservare la luna semi nascosta dalle ombre. Chissà cos’era accaduto ai suoi
seguaci, una volta che Voldemort era stato ucciso veramente? Tramavano
ancora? E perché Malfoy sentiva ancora parlare di lui a casa sua?
La
mattina dopo tutto pareva calmo e allegro come sempre, lì a Hogwarts. La
lezione di Trasfigurazione stava per terminare. Quel giorno niente unicorni in
giro per l’aula ma solo una bella lezione teorica che ridusse Draco praticamente
con la testa poggiata sulle ginocchia di Hermione. La Mcgranitt era alla
lavagna, intenta a indicare per l’ultima volta la formula magica insegnata quel
giorno quando Silente entrò nell’aula senza fare baccano, seguito da un ragazzo
sui ventiquattro anni, coi capelli biondo cenere e gli occhi verdi, decisamente
affascinante e con un sorriso scaltro che fece subito infiammare le ragazze del
settimo. I ragazzi invece tacquero ammirati quando videro il simbolo degli
Auror sulla sua casacca bluastra. Il preside fece cenno alla Mcgranitt di
procedere tranquilla ma quando ebbe finito lasciò che Silente dicesse due parole
alla classe, già abbastanza provata tra l’altro. - Ragazzi, vi voglio
presentare il nuovo insegnate di Difesa contro le Arti Oscure.- e indicò il mago
che era rimasto al fondo della sala, dietro ai bachi delle due case. – E’ stato
allievo di Hogwarts proprio come voi e adesso è un Auror del Ministero della
Magia, in più è uno dei quattro Cacciatori di Mostri migliori di cui possiamo
vantarci. Vi presento Tristan Nathan Mckay, ex Serpeverde.- Harry per poco
non si strozzò con la bottiglietta dell’acqua. Un Auror Serpeverde? Le
sorprese non finivano davvero mai! - Il signor Mckay, nonostante la sua
giovane età, ha dimostrato di avere tutti i requisiti necessari all’insegnamento
ed essendo stato un allievo di Hogwarts confido che non ci saranno eccessivi
problemi. Inoltre l’ho avvisato che a causa della punizione inflitta alle vostre
case dovrà fare esami di coppia come tutti gli altri suoi colleghi. E questo è
quanto. Ora vi lascio nelle sue mani ma abbiamo deciso di trasferirvi sul palco
dei duelli.- - Se vuole seguirci anche lei professor Silente…- intervenne il
nuovo venuto con aria affabile – Vorrei dire due parole su come si svolgeranno
queste lezioni e vorrei che anche lei e la professoressa Mcgranitt ne foste a
conoscenza. E se il professor Piton è sempre il capo della casa Serpeverde come
credo…dovrebbe unirsi a noi anche lui.- Di seguito alla sua voce moderata e
al suo faccino attraente metà della classe se ne uscì in gridolini sommessi ma
alla fine riuscirono a trovare quel viscidone di Piton che si ricordava
perfettamente del suo ex allievo. - Mckay…- sibilò vedendolo – Ma che
sorpresa averti qua...- - Anche io scoppio di gioia a rivederla.- rispose il
biondo con aria tranquilla ma con una vena d’ironia, una volta che furono
davanti al palco dei duelli – Faremo una rimpatriata all’ora di pranzo, se non
le dispiace, ma adesso vorrei spiegare come intendo portare avanti queste
lezioni. Come ho già detto al preside Silente questo posto non è cambiato da
quando sono andato via.- e si rivolse anche ai ragazzi – Forse non lo sapete ma
nell’anno in cui ho preso io il M.A.G.O sono accaduti numerosi fatti oscuri di
cui tuttora il Ministero ignora la causa. Molti studenti si ritirarono, Colui
Che Non Deve Essere Nominato stava riprendendo forza…- parlava pacatamente,
senza paura, dimostrando un coraggio e una sicurezza di sé eccezionali che
fecero sorridere Silente più volte -…e molti altri studenti vennero feriti. E
questo perché i professori di Difesa c’insegnavano a combattere esseri maligni
di minima forza.- - Mollicci, marciotti e lupimannari per te…cioè per lei
sono minima forza?- abbozzò Lavanda Brown sconvolta. - In confronto a ciò che
c’è fuori da qui sono solo formiche.- ribatté Tristan con tono serio – E quanto
mi è stato detto molti di voi eccellono in questa materia, esattamente come me
quando uscii da qui…e poi finii all’ospedale steso da un semplice troll.- -
Critichi i metodi d’insegnamento per caso, Mckay?- sentenziò Piton interessato
per una volta. - Critico il mondo rosa e fiori che mostrate, se mi permettete
di parlare chiaro. Il professor Silente mi ha chiesto di fare di tutto per
aiutare questi ragazzi ed è quello che voglio fare. Io sono diventato un Auror
per scelta e ora sono anche Cacciatore. Lo divenni quando compii vent’anni e da
allora sono finito con un piede nella fossa più volte di quanto possiate
immaginare.- cominciò a fare su e giù, mostrando per la prima volta la spada
dall’impugnatura argentata che portava alla cinta – Sappiate che intendo farvi
più lezioni pratiche che teoriche. La teoria ve la farò imparare sul campo e vi
metterò davanti a troll, demoni impuri e vampiri. I tempi dei folletti per voi
sono finiti.- - Saresti in grado di trattenere un troll davanti a questi
ragazzi?- chiese la Mcgranitt con aria apprensiva. - Alla fine dell’anno
questi ragazzi sapranno affrontare un demone, professoressa.- replicò lui
scatenando un putiferio fra la classe – E le assicuro che saprei difenderli da
qualunque cosa. Al Ministero lo possono confermare. Inoltre ho chiesto ai miei
tre compagni Cacciatori di venire un giorno qui per una prova su strada contro
un Ceracon.- - Un Ceracon qui dentro?- allibì Piton sconvolto – Mckay pensaci
bene!- - Quel Ceracon l’ho catturato coi Quattro un mese fa. Stia
tranquillo.- - Io mi fido Severus…- celiò Silente divertito – E i ragazzi
sono in ottime mani. In fondo il signor Mckay è stato un allievo della tua casa.
È innegabile che sia stato il migliore a suo tempo.- - Si, dopo una certa
persona…- sibilò Piton facendo sgranare lo sgranare gli occhi sia alla Mcgranitt
che a Tristan e infatti fu al giovane che si rivolse – Mi chiedo solo se ora tu
sia venuto qui per vendicare la sua memoria.- - Sono qui perché non accadano
di nuovo cose simili.- sibilò Tristan scendendo dal palco – Se Hogwarts allora
fosse stato un luogo sicuro forse la tragedia non sarebbe successa.- - Non mi
pare il caso di parlarne ora.- si mise in mezzo la Mcgranitt, poi lasciò uno dei
suoi rari sorrisi al giovane – Prego, Mckay. Ora ti lasciamo con la classe. Ci
rivediamo all’ora di pranzo e spero che tutti gli studenti saranno interi.- -
Ci conti!- ridacchiò e rimasto solo con quella marmaglia di Grifondoro e
Serpeverde, mocciosetti di diciassette anni com’era stato lui, gli mise un po’
di nostalgia ma sorrise amichevolmente, trovando anche qualche faccia
conosciuta. – Ciao Draco, come va?- - Bene fino a quando non t’ho visto
sulla porta Mc.- sibilò il biondo Serpeverde – Ma che idea t’è venuta?- - Me
l’ha chiesto Silente se è per questo!- rise il loro giovane insegnante – Ok,
adesso calmatevi e non fate quelle facce. Per oggi non intendo ammazzare
nessuno. Voglio solo conoscervi e farmi un’idea del livello a cui siete, anche
se immagino che dovrò iniziare tutto da zero. Comunque è bene che sappiate che
ero un Serpeverde quindi i primi a morire saranno i Grifondoro…- e fece un
sorrisino sadico che fece deglutire più di una persona. Si guardò attorno e
cuccò subito Harry con la sua cicatrice. - Tu devi essere Harry Potter
immagino.- concluse sogghignando – Remus Lupin mi ha parlato molto di te.- -
Ha parlato davvero col professor Lupin?- si meravigliò il bambino sopravvissuto
e Tristan annuì, sedendosi sul palco – Si, ma ha detto del vostro livello e del
bel mondo di favole in cui ancora vivete.- - Mondo di favole?- mormorò
Ron. - Esatto, mondo di favole.- scandì Tristan dondolando una gamba –
Intanto non avete la benché minima idea di cosa possa esserci al di fuori dei
vostri libri. Io ero come voi. Inoltre vorrei sapere quanti di voi sono stati
nella Foresta.- Lo guardarono straniti ma alla fine i solite tre alzarono la
mano, abbastanza reticenti. - Oh, ecco…- rise Mckay soddisfatto – Immaginavo
bene allora. Quindi voi due dovete essere Weasley… e tu Hermione Granger…il trio
magico. Perfetto, oltre a loro nessuno c’è mai stato? Draco? Blaise?- - E che
ci vado a fare?- sibilò annoiato Malfoy – A cercare erbette magiche?- - Non
m’è mai passato per la testa.- disse Zabini composto – Anche se all’erbetta c’ho
pensato, lo ammetto…- - Già, perché spostare il vostro composto fondoschiena
dal sotterraneo eh?- frecciò Tristan – Altro problema che intendo farvi
superare. Non è con le sole formule magiche imparate a scuola che si vince un
avversario. Quanti di voi si sanno Smaterializzare?- Di nuovo silenzio. -
Avanti, non vengo qui da parte del Ministero per segnarvi sul loro libro
nero!- Draco stavolta sollevò la mano da solo, catalizzando tutta
l’attenzione della classe. - Di male in peggio…- sussurrò fra sé l’Auror – E
nessuno di voi ha mai visto un troll fuori da un libro?- - Noi ne abbiamo
steso uno al primo anno…- mugugnò Harry – Ma sarà stata fortuna credo…- -
Quando si parla di te non credere alla fortuna.- rispose Tristan ridendo – Bene,
l’idea generale è che siamo a livello dei maghetti di cinque anni. Il professor
Lupin vi aveva iniziato ma siete ancora dei dilettanti veri e propri. Quindi,
d’ora in avanti non dovrete portare i libri. Solo bacchetta e istinto di
sopravvivenza. Ultima cosa…qualcuno di voi per caso ha mai preso lezioni di
scherma?- Stavolta Seamus, Nott, Blaise e sempre Draco sollevarono la mano,
chiedendosi che centrasse. - Fantastico.- mugugnò l’Auror cacciandosi le mani
in tasca – Va bene, non mi aspettavo di certo di trovarvi più preparati. Abbiate
pazienza se mi ci vorrà un secolo per ricordarvi i vostri nomi, per quanto
riguarda me datemi del tu come fate con Hagrid, in fondo ho solo sette anni più
di voi.- Annuirono tutti, specialmente le ragazze…affascinatissime dal nuovo
professore che nel frattempo si fece dare una lista delle coppie. Per
quell’oretta parlarono solo di incantesimi che conoscevano ed essere che avevano
incontrato e che avevano battuto. Una volta a tavola, per pranzo, i Grifondoro
espressero i loro pareri sul nuovo prof. Le ragazze erano escluse perché
erano già partite per la tangente ma Harry sembrava sprizzare energia da tutti i
pori. - Mi sembri parecchio contento..- mugugnò Ron – Davvero ti piace quel
tipo?- - Si, tantissimo. Hai sentito? Ha soli ventiquattro anni fa parte
degli Auror del Ministero! Ed è uno dei Cacciatori. Non potevo desiderare di
meglio per imparare a difendermi.- - Da demoni e vampiri? Ceracon?- alitò
Neville – Non ti sembra di esagerare?- - No, neanche un po’…- disse Potter
facendosi serio – Secondo me è la cosa migliore che poteva capitarci.- - Tu
che dici Hermione?- bofonchiò Seamus – Non sarai partita anche tu vero?- Lei
si scosse dai suoi pensieri e scosse anche il capo. - No, a dire il vero mi
piace questa idea, anche se sono un po’ preoccupata. Avete sentito che ha detto
Piton? Ha detto che Mckay lo fa per vendicare la morte di qualcuno…- - E poi
sembra che sia amico di Malfoy.- rognò Dean – Sempre il solito
raccomandato.- - Ma va? Non lo sapete?- rise Elettra fiondandosi sulla
Grifoncina – E’ figlio di Tanatos Mckay! Fanno parte della società magica che
più conta, anche se non fanno parte di quelli dediti al servizio del Ministero.
E sono purosangue, ricchi e Grifondoro da secoli. Solo lui è passato a
Serpeverde ed è per questo che conosce Malfoy.- - Dite quello che vi pare ma
io sono contento.- disse Harry finendo di mangiare – Sul serio. Sento che sarà
un corso fantastico.- e dicendo quello fece per alzarsi, per andare a prepararsi
per gli allenamenti di quidditch quando una fitta terribile alla testa gli piegò
le gambe. Impallidì ma Ron se ne accorse e lo sostenne prontamente, facendolo
risedere. Provocarono un bel po’ di fracasso e Silente con la Mcgranitt fu il
primo ad intervenire. - Cosa succede Harry?- chiese il preside. - Non lo
so…mi fa male la testa…- sussurrò il moretto e un attimo dopo la Grifoncina,
seduta accanto a lui, notò immediatamente cosa aveva causato la sua fitta. Del
sangue…un rivolo di sangue scivolò dalla sua cicatrice, rigandogli la guancia.
Immediatamente venne trasportato fino in infermeria e il responso della Chips fu
che nulla poteva aver riaperto quella cicatrice chiusa, se non un forte
shock. - Stupidaggini!- sibilò Hermione allontanandosi dal letto – Quella
cicatrice è maledetta!- - E quindi? Cosa vorresti dire?- alitò Ron – Non hai
visto? Non ha preso colpi, non c’è stato nessun trauma!- - Appunto, vuol dire
che è successo qualcosa!- - E cosa, signorina Granger?- Silente apparve alle
loro spalle, facendoli crepare di paura. - Preside…- sussurrò la ragazza, col
cuore in tumulto – E’ Harry l’unico a …sanguinare?- Il vecchio mago tacque
per un attimo, scoccando un’occhiata di striscio anche a Tristan Mckay,
accostato alla parete. - No, non è l’unico…ma tu sai signorina Granger cosa
devi fare.- mormorò Silente con un sorriso – Come dirà madama Chips non c’è
nulla da temere. Starà bene. E come lui…anche i fiori bianchi.- Hermione
deglutì, soffrendo nel non capire quando Tristan si fece avanti. - Quello è
un segno preside.- disse serio – Non vuole che faccia delle indagini per il
castello?- - Segno di cosa, caro Tristan?- chiese Silente a bassa voce – So
cosa stai pensando…ma ti prego di non giungere a conclusioni affrettate. Come
sai il signor Potter l’anno scorso ha sconfitto Lord Voldemort
definitivamente.- - Si, ma i suoi seguaci sono ancora vivi.- replicò il
biondo freddo come il ghiaccio, abbandonando la sua aria socievole – Voglio
ricordarle che anche se non hanno più un capo possono creare problemi
ugualmente.- - Oh, questo è appurato.- rise Silente dandogli una pacca sulla
spalla – E il tuo compito ora è insegnare a questi ragazzi come difendersi, non
uccidere mostri. Non è questo che ti chiedo. Voglio che tu…li segua. Uno in
particolare…che ha più bisogno di aiuto di quanto immaginiamo. E tu sai di chi
parlo…- Mckay annuì debolmente, sospirando. – Mi scusi…non mi farò più
guidare dai miei desideri di rivalsa.- - Non ti scusare.- disse il preside
andandosene – Anche io, allora, avrei voluto fare esattamente ciò che feci
tu.- Lasciò gli studenti del Grifondoro in infermeria e tornò nel suo studio,
salendo lentamente le scale. Quando vi giunse un debole freddo gli s’insinuò
nelle ossa ma Silente sorrise, pensando che era meglio sentirlo così perfido
nell’aria…che non sentirlo affatto. La trovò accoccolata su un divano, intenta a
carezzare con la sua bella mano dalle lucide unghie nere le penne di
Funny. Notò che si teneva un panno macchiato di un liquido nero, vicino al
cuore. - Passerà mia cara.- Lei non replicò, continuando a fissare il
vuoto e carezzare la fenice. - Harry Potter è nelle tue stesse condizioni,
Lucilla.- Stavolta lei sogghignò, trattenendo un gemito divertito in
gola. - Il bambino sopravvissuto…un appellativo migliore di quello che davano
a me.- - Non credere a come le parole degli altri descrivono gli esseri
umani, Lucilla. Non credere neanche agli specchi.- - Tanto non posso più
specchiarmi, Silente…- sussurrò ridendo cinica. Gli occhi azzurri divennero di
ghiaccio e la sua bellezza divenne una maschera di perfidia – E sai bene che non
m’interessa cosa pensano maghi che potrei schiacciare con un dito. Il più forte
di loro in confronto a me è un ridicolo scarafaggio.- - Lo so…- Silente le si
sedette accanto, osservando come la strega lisciava le penne alla fenice. -
Lo senti questo profumo?- mormorò lei poco dopo – Il profumo che ho
addosso?- - Si. Lo conosco…è quello del tempo immobile. E delle fiamme che
bruciano. È lì che Voldemort ti ha rinchiusa?- Ci fu un lungo silenzio tanto
che il preside pensò che lei non l’avesse sentito, fino a quando Lucilla non
richiuse gli occhi, adagiando il capo contro lo schienale del pregiato
divano. - Si…dopo anni ce l’ha fatta. Mi ha battuta…ho infranto la mia
promessa.- - Tu sei la migliore, Lucilla dei Lancaster.- rispose il vecchio
mago – E nessuno è mai sopravvissuto a quel luogo. Tu invece ce l’hai fatta. E
vegliando su Harry Potter da laggiù tu hai sconfitto Voldemort con lui.- La
sentì ridere ancora, sempre più amara. - E cosa ne ho guadagnato? Non ho
vendicato mia sorella. Né mia madre…né mio padre. E che dire di me stessa? La
grande mezzosangue…mezza strega e mezza feccia.- si voltò a fissare Silente,
sfidandolo a contraddirla – Che dicevano di me, eh preside? La mezzosangue
sopravvissuta, la traditrice. Quella che ha tradito la sua famiglia, che ha
ammazzato la sua stessa sorella…la mezzosangue che ha sposato Lord Voldemort…-
ridacchiò di più, mentre Funny le si appollaiava sul braccio sollevato – E
adesso sono tornata fra i vivi. Che ne è della mia vita, Silente? Niente.
Polvere, nient’altro che questo. Ho giocato una partita con Voldemort e per
quanto alla fine io abbia protetto Harry Potter, per quanto io abbia sconfitto
il mio stesso marito dall’aldilà…io resterò maledetta. La mia cicatrice non si
rimarginerà mai. E niente potrà cambiare il mio sangue.- - Il sangue di tua
madre Degona ti ha resa quella che sei. Sii fiera di te, Lucilla. Se tu non
avessi lottato, ora Hogwarts e decine di studenti sarebbero solo un ricordo.
Quando sei scomparsa tu hai vegliato. Non ci hai abbandonato.- - E cosa ne ho
ricavato? La salvezza? Io non me ne faccio niente!- sibilò mettendosi in piedi,
frusciando in un lungo abito di seta nera – Ormai non me ne faccio più niente
della pietà, della comprensione altrui. Se volessi potrei schiacciare quella
lurida massa di puritani con una sola occhiata!- - Ma non lo farai.- disse
pacato il preside, sorridendo con aria più che mai serena – Lucilla, credimi se
ti dico che il tuo tempo verrà. Hai lottato e hai vinto. Il sangue che hai
versato è stato ripagato.- - E per mia sorella chi ripagherà eh? Chi?!- tuonò
furibonda, appena rossa sulle gote – Agli occhi degli altri io sarò sempre
quella che ha distrutto il mondo insieme a Voldemort!- - Perché eri l’unica
in grado di tenergli testa. Tu sola, Lucilla. Tu sola…e non rimpiangere le
scelte che hai fatto. Tua sorella ha fatto le sue. È stata Lumia a decidere di
tradire i vostri ideali, non dire di no…non continuare a crederla incorrotta,
senza macchia. È stata lei a tradire…non tu. Il male alla fine l’ha corrotta.
Lei si è fatta corrompere.- - Piuttosto che vederla così…- - Hai dovuto
ucciderla, lo so. Altrimenti lei avrebbe ucciso te. E non avresti potuto
vendicare la tua famiglia. Tu sei stata l’unica strega al mondo in grado di
battere Voldemort. Tu sei ben più della mezzosangue sopravvissuta…- sussurrò
Silente, posandole le mani sulle spalle nude – Lucilla dei Lancaster, tu sei
stata la salvezza per tutti noi. E non importa se nessuno lo saprà mai. Nel tuo
cuore tu dovrai sempre esserne convinta.- le carezzò debolmente la testa,
vedendola abbassare il capo. - Non so se lo sai ma da oggi una tua vecchia
conoscenza insegnerà qui.- continuò Silente andando a versarle del the –
Immagino che ti ricorderai del giovane mago che non aveva occhi che per te,
quando avevi sedici anni.- Lucilla sgranò gli occhi solo per un secondo, per
poi tornare al suo stato catatonico. - Tristan sarebbe felice di
rivederti.- Silente la osservò ghignare, esattamente come Voldemort. - Non
farmi ridere. Se tu sapessi quali sono state le sue ultime parole per me di
certo non diresti questo.- - Era innamorato di te. Il tuo progetto a quel
tempo devi essergli sembrato folle.- - Che diritto aveva di parlarmi così?-
sibilò rabbiosa e di colpo il freddo nella stanza aumentò, facendo rabbrividire
leggermente il vecchio mago che però restò calmo mentre lei continuava, quasi
ferocemente – Sarò anche una mezzosangue ma con questo non era implicito che
fossi stata io la traditrice! Implicitamente solo una mezzosangue avrebbe potuto
buttarsi nel letto di Voldemort, vero?- ringhiò facendo scoppiare all’improvviso
uno specchio – Sai cosa ti dico Silente? Tienimelo lontano o giuro che mostrerò
a tutti cosa veramente è in grado di fare la moglie di Voldemort! E ti posso
anche giurare che il suo tocco, l’anno scorso, sembrerà a tutti voi una carezza
in confronto a ciò che scatenerò io. Mi sono spiegata bene?- - D’accordo.
Terrò Tristan all’oscuro della tua presenza qui. Ma lui ti crede morta…- - Mi
ha augurato questo, prima che me ne andassi!- - E tu come gli hai spiegato la
tua decisione?- - Io non dovevo spiegargli niente!- replicò glaciale – Tanto
cosa credi che sarebbe successo? Lui è uno del sacro clan Mckay, figurarsi! Me
le vedo ancora le occhiate di sua madre!- - Lucilla, per amor del cielo…il
fatto di essere la maga migliore in circolazione non ha potuto fare nulla contro
la tua folle idea di sangue misto. Sai perfettamente che a nessuno è mai
importato, qui dentro, di che stirpe fossero i tuoi genitori.- - Già, parli
bene tu! Ma era meglio che mia madre fosse stata babbana a questo punto! Streghe
e maghi con genitori babbani qui dentro non hanno mai avuto distinzioni da quei
maledetti purosangue! Risento ancora le parole di Lucius Malfoy! E suo
figlio…sono identici…- - No, questo non è vero. Draco Malfoy assomiglia in
maniera impressionante a sua madre e sta cercando di sfuggire al suo destino di
Mangiamorte con tutte le sue forze.- - Bhè, a parlare sono capaci tutti!-
sibilò andando alla finestra – Ma quanti hanno il coraggio di rompere le catene?
Non pretendo che s’immoli alla causa ma ti avviso adesso…ho una mia lista e
Lucius è al primo posto. Se non vuoi che suo figlio venga coinvolto tienitelo
stretto. I Malfoy purosangue finiscono con Draco.- - Incolpi tuo padre per
essersi innamorato di tua madre Lucilla? Perché non riesci a capire? Non vi sono
distinzioni fra maghi e tu dovresti essere la prima ad avvallare questa tesi. Il
sangue di tua madre ti ha dato la capacità di sopravvivere a Voldemort, ti ha
dato il tuo potere, il tuo desiderio di mostrare le tue capacità…- - Un bel
sangue nero come le ali dei corvi…andiamo, non prendiamoci in giro. Non sono io
a fare storie, caro preside. Tempo fa sono stati i tuoi stessi allievi, i tuoi
stessi professori. Nessuno vuole insegnare a una mezzo…a una come me!- ringhiò
fissandolo duramente, non riuscendo più nemmeno a terminare quel vocabolo che un
tempo l’aveva marchiata come una ladra – E adesso scusami ma sono davvero stanca
di questa storia. Vedrò di non aggirarmi per il castello ora che c’è Mckay ma
devo prendere un po’ d’aria. Voglio respirare di nuovo.- - Ne sono più che
felice. E mi piacerebbe passeggiare con te per il giardino della scuola…ma è
ancora troppo presto. Rimettiti in forze e se devi uscire trasfigurati, è
l’unica cosa che ti chiedo. La signorina Granger e Draco Malfoy ti hanno vista
appena sei arrivata qua e lei è molto preoccupata per Harry Potter. Quando sarai
pronta vi farò incontrare ma finché non sapremo chi sta dietro ai nuovi segni
che ci sono giunti tramite le vostre cicatrici ti consiglio di riprendere le
forze. Al Ministero di te non sanno nulla, né che sei un Animagus, né della tua
capacità di Smaterializzarti anche qui dentro.- - E i controllori dei
demoni?- chiese pacata – Se mi sentissero?- - Oh, non si azzarderanno a
cercarti, ci posso scommettere.- celiò il vecchio ridendo – E non credo che
manderanno nemmeno dei Dissennatori. Qua non sono più i benvenuti, a differenza
tua mia cara.- - Che vuoi che mi prendano i Dissennatori?- replicò sorridendo
malinconica – Quella cosa che voi sbandierate tanto io non ce l’ha mai
avuta.- - Storie.- celiò Silente – Tutti ce l’hanno. Tu per prima.- e salì le
scale per andare nelle sue stanze quando la ragazza sollevò il capo, bloccandolo
con una sola parola. - Grazie…- - Grazie a te Lucilla…grazie per essere
tornata a casa.- disse il vecchio mago.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6° ***
- Che c'è da capire???- urlò Hermione Granger saltando per aria come un
petardo, con tutti i capelli dritti per la rabbia e al limite di una crisi di
nervi - Com'è possibile che tu mi sappia fare pozioni a livello di Silente e
invece non riesca a fissarti in testa che col verde si passa e col rosso si sta
fermi??? Che c'è di così ostico???- Draco Malfoy rimase prettamente calmo,
appoggiato su un gomito al tavolo e con una sigaretta in bocca. Assistette allo
sfogo della Grifoncina e poi le soffiò anche in faccia il fumo, beatamente. -
Non strillare con me mezzosangue.- sibilò ciccando per terra, tanto non puliva
lui - Te l'ho detto che di Babbanologia a me non me ne frega un emerito cazzo,
per essere chiari per l'ennesima volta. E se non la pianti con questa menata
vedrai che troverò un modo più divertente per farti gridare...- Lei però non
era divertita per niente, specialmente perché si era presa il primo Troll della
sua intera carriera scolastica ad Hogwarts e tutto perché quel deficiente che
aveva davanti aveva avuto la bella idea di scrivere nel tema per il prof.
Raimond che i babbani erano solo dei parassiti che vivevano rovinando il
pianeta. Inoltre, nell'esame di metà semestre aveva sparato con massimo candore
che le macchine passavano col rosso, che si poteva mettere le dita nella presa
per farsi i capelli, che il phon serviva per far bollire l'acqua in pentola ma
la perla vera era stata quella finale. La cosa più inutile che i babbani
hanno mai fatto... mitica risposta di Draco Malfoy: allevare i loro
figli. Voto finale all'esame: Inclassificabile. Hermione aveva preso E
solo perché aveva fatto notare con garbo a Raimond, che era un po' suscettibile
verso le sue conoscenze sui babbani, che la gente babbana ricorreva al medico
non solo per gli eritemi ma anche per normali problemi di salute. Comunque,
tradotto, 9 + 1 a casa sua faceva 10 e diviso due...un fantastico Troll
che le aveva ghiacciato il sangue nelle vene e ingrandito il desiderio di
ammazzare quell'idiota che se ne sbatteva altamente. - E adesso che intendi
fare?- tuonò fuori di sé. - Come che intendo fare?- replicò serafico - Un
cazzo di niente! Che s'impicchino tutti i babbani e i loro sematori!- -
SEMAFORI!!!!!!!!!!!!!- urlò lei di rimando, spettinandolo con la forza
dell'ugola - E SE CREDI CHE IO MI TENGA QUESTO TROLL E ME NE STIA ZITTA TI
SBAGLI DI GROSSO! DOVESSI METTERMI A PRENDERE INCLASSIFICABILE DI POZIONI E
FREGARTI LA MEDIA!- - Già e così l'anno prossimo saremo ancora qua io e
te...divertente. Forse per allora me la darai...- Hermione aveva corna e
coda, stava per trafiggerlo con un tridente e poi bruciarlo con una fiammata che
probabilmente le sarebbe uscita dalla bocca, poi capì che tanto sarebbe stata
solo un'ottima mano di botte sprecata. Si lasciò andare contro il tavolo,
cominciando a picchiare la testa ripetutamente. - Oh, che noia...- mugugnò il
biondo Serpeverde rollandosi un'altra sigaretta con erbette coccolate con tanto
amore dal suo amico Blaise - Avanti mezzosangue, che c'è di male? Cosa
pretendono da me? Quell'idiota di Raimond non riesce a capire che tanto a me non
servirà mai sapere tutte quelle menate inutili.- - Inutili? Inutili??-
ringhiò fra i denti, fissandolo omicida - Se un giorno ti troverai mai per
sbaglio in una città babbana dovrai sapere cosa fare per non farti riconoscere!
Hai voglia di farti sbattere in un manicomio in futuro? I babbani su queste cose
non scherzano Malferret! Usa quella dannata testa per una volta!- - Non puoi
tirarlo su tu il voto?- chiese sprezzante, esasperato pure lui - Mi stai quasi
rompendo!- - Io posso anche fare i salti mortali ma se tu prendi voti
inesistenti e insulti il prof non posso farci niente! È come se io andassi
da Piton e gli dicessi che le sue provette servono solo per tirare su deficienti
del tuo livello!- - Sai che ti dico?- bofonchiò Draco alzandosi - Ne ho basta
mezzosangue. Vado ad allenarmi a quidditch! Ci si vede.- e la piantò in asso,
filandosela con il suo passo arrogante e imperioso, lasciandola col dente
avvelenato e un'emicrania pazzesca. Stava ancora picchiando la testa come un
tamburello, maledicendo il giorno in cui aveva accettato di stare in coppia con
lui, maledicendo se stessa e il suo inimitabile orgoglio...quando stranamente le
venne un'idea. Aveva ragione Draco forse...si, forse...era una testarda di
prima categoria ma se non lo fosse stata sarebbe già morta, comunque si alzò in
piedi di volata e filò nel dormitorio del Grifondoro, infilando quello dei
ragazzi. Pescò Dean e Neville in mutande ma non ci fece caso. Saltò sul letto
di Harry e si mise alla ricerca del suo asso nella manica. Trovò la mappa del
Malandrino nel doppiofondo del baule di Potter e l'aprì subito. La sua ricerca
sarebbe stata lunga, comunque sapeva il nome di chi cercare almeno.
Lucilla... Non se l'era scordata. No! Silente poteva dire quello che gli
pareva ma quella ragazza era strana e lei voleva andare fino in fondo! Si mise
comoda: levò mantello e scarpe, smontò tutto il letto del bambino sopravvissuto
per stare meglio e fece apparire dei salini. La ricerca però fu un fiasco
totale. Nessuna Lucilla del casato dei Lancaster a spasso per il castello. Né
nello studio del preside, né nelle aule, né nei buchi dei Serpeverde...insomma,
dove diavolo poteva essere quella strega? La mappa mostrava tutti! Tutti
tranne...i fantasmi! Ma quella non era un fantasma! - Che palle...- bofonchiò
seccata. - Ma tu guarda chi si rivede sul mio letto...- cinguettò la voce del
proprietario dalla porta - Hai intenzione di accettare la mia offerta di
Halloween Hermione?- rise Harry mollando scopa e borsone a terra - Ma si può
sapere che hai fatto? Tu guarda che casino...sembra che ci sia passato un
tornado!- - Oh, ne ha viste di peggio questo letto.- celiò lei chiudendo la
mappa di scatto - Com'è andata agli allenamenti?- - Bene...- il moro fissò di
striscio la mappa del Malandrino - Chi cercavi?- - Oh...Malferret!- replicò
pronta, disgustando Harry al cubo - Mi ha fatto prendere cinque di babbanologia
e devo dargli delle lezioni di supporto. Gli serviranno almeno centocinquanta
ore per capire che per Londra i babbani non volano su scope, né su
tappeti.- - L'unica cosa che deve capire è di andare affanculo.- frecciò
Harry scuotendo il capo, levandosi la felpa e la maglietta, restando a torso
nudo per cercare un cambio nel casino che la Grifoncina aveva ammassato un po'
ovunque - Comunque è al campo di quidditch. Sta allenando quello stronzo del suo
cacciatore a rompere i coglioni come già fanno gli altri due.- e mentre diceva
quello il porcellino di Elettra entrò sparato nella camera, infilandosi sotto il
letto di Ron. Due secondi dopo entrò nella stanza tutto un corteo di Grifondoro
alla ricerca disperata del maiale, compresa la Baley armata di retino, intanto
quei due però continuavano a ciarlare per i fatti loro, con gente che passava
nel loro campo visivo in allegria, ululando "PRENDETE QUEL MAIALE!!!!" come se
fossero stati in un mattatoio. - Ti ha fatto prendere un Troll all'esame e si
rifiuta di recuperare?- bofonchiò Harry senza notare il porcellino che gli
zompettava fra le caviglie - Fossi in te gli ficcherei un altro ceffone. Hai un
gancio eccezionale.- - Facendo a botte con quello non si risolve niente!-
sibilò seccata, quando Neville nel tentativo di afferrare il cosetto rosa le
franò addosso - L'unica maniera è calargliela...- - Oh, ma certo! Se vuoi
sono disponibile pure io!- sibilò sarcastico - Continuiamo a tenerlo nella
bambagia. Andiamo a vendere il culo tutti per far stare comodo il suo! E si può
sapere che diavolo fate con quel maiale???- urlò, bloccando il via vai - Non
vedete che stiamo parlando?- - E capirai!- sbottò Ron afferrando Pinky, il
porcellino di Elettra, prima che andasse a fissarsi nei loro armadi - Stavate
pontificando di prostituzione o sbaglio?- - Si, sto per mettere su un giro
qua a scuola! È sempre stato il mio sogno fare il magnaccia!- continuò Harry
ironicamente - Comunque,- e tornò a fissare Hermione - fossi in te gli farei
capire chiaro a e tondo che non ti può sputtanare la media per le sue fisime da
snob. Alla prima lezione di Difesa lo spingo fra le fauci del Ceracon di
Tristan!- Tutti quei bestemmiamenti fecero fischiare le orecchie a Draco
Malfoy per gran parte del pomeriggio. Gli sembrava di avere un'intera orchestra
nei timpani ma passò presto, specialmente quando a cena si ritrovò seduto alla
tavola dei Serpeverde con Tristan a fianco. - Ah, che nostalgia...- bofonchiò
l'Auror che doveva anche essere un professore - Di nuovo in mezzo ai Serpeverde!
Ai miei tempi però dopo cena solitamente tagliavamo la gola a un
Grifondoro...- Draco sogghignò freddo, brandendo le posate come badili. -
Adesso me la devi spiegare sul serio. Come hanno fatto al Ministero a
convincerti a tornare qua? Andiamo, ci conosciamo da una vita e so che piuttosto
che tornare dietro ai banchi e lasciare i tuoi scuartamenti avresti preferito
farti diseredare Mc.- - Mamma e papà ormai ci hanno fatto il callo. Sai che
sono Serpeverde per scelta.- replicò il biondo Auror ridendo tranquillo -
Comunque Silente paga bene e avevo bisogno di prendere un po' aria. Io e i
Cacciatori, dalla morte del Lord Oscuro, abbiamo lavorato come pazzi e ucciso
ogni sorta di essere maligno . Ho pensato che tornare a Hogwarts mi avrebbe
fatto bene, che insegnare a voi mocciosi a difendervi mi avrebbe tolto un bel
po' di lavoro in futuro e poi...Caramell ha ricevuto dei segni dagli indovini.-
aggiunse sarcastico. - Che segni?- chiese Blaise, che non si era perso una
parola. - Segreto marmocchi!- cincischiò Tristan sagace, facendoli incazzare
come delle belve - Ve ne parlerò al momento opportuno se ne capiterà
l'occasione. Comunque come sono andati gli esami di babbanologia?- - Io ed
Harry abbiamo preso E!- cinguettò Zabini da perfetto bastardo, scoccando
un'occhiata eloquente a Draco che fumava come una teiera e il biondo, per
indicare il suo voto alzò un dito con un duplice significato... - Nemmeno io
ho mai preso un Troll di Babbanologia!- rise Tristan scuotendo il capo
- Roba da matti Malfoy! E guarda che ci ho messo del tempo per capire quell'ON e
quell'OFF su tutte le loro macchinette a scatti. Ma uno è davvero il limite. Per
non parlare che hai una compagna che vive a Londra...fossi in te
sfrutterei.- - Saprei io come sfruttare.- sibilò il biondo serafico - Ma
quella maledetta mezzosangue non molla!- Blaise e Draco si aspettavano una
risposta ma l'Auror rimase con il calice a mezz'aria, vicino alle labbra. Lo
sguardo fisso nel vuoto, dopo quella frase, indicò ai due Serpeverde che
qualcosa non andava ma quasi subito Tristan riprese a mangiare, incurante di ciò
che gli stava succedendo dentro. Quella frase...quella parola...quante volte lui
l'aveva pronunciata? Quante volte gliel'aveva detta? Quante volte lei l'aveva
fissato con rabbia, con i suoi grandi occhi azzurri pieni di sdegno? Sorrise
improvvisamente, sull'onda dei ricordi. E dire che tutto era iniziato per
lei... E ora lei...la sua mezzosangue non c'era più... - Tristan?
Tristan??- Blaise gli passò la mano davanti agli occhi per almeno dieci volte,
prima che si riprendesse contatto con la realtà - Allora? Che si fa domani??
Vampiri?- - No, vampiri solo nelle lezioni notturne.- borbottò l'Auror
scandalizzandoli - Non fare quella faccia! Vi sottrarrò un paio d'ore di sonno e
ve ne farò guadagnare un altro po' la mattina, così posso poltrire a letto pure
io. Ma se fossi in te Draco mi metterei sotto con Babbanologia. Raimond mi sa di
uno che se vuole ti sega le palle fino alla tomba e Piton non può continuare a
pararti il tuo regale fondoschiena sai?- - Senti chi parla!- replicò iroso il
biondastro - Ti hanno soprannominato "Il Flagello" quando eri qua.- - Si, per
le donne.- sogghignò Mckay. - Ah, al diavolo tutto!- bofonchiò Draco alla
fine della cena - Io me ne vado a letto. Gli allenamenti mi hanno sfinito. Ci si
vede domani mattina nella sala duelli.- e mollò Blaise nelle mani infide di
Pansy e Lavinia, pronte a spolparsi il bel moretto, mentre Tristan finì la sua
cena e decise di andare a farsi due passi...o meglio, di andare un po' a
caccia...
Harry Potter quella sera era malinconico. Almeno...non era
triste, ma sentiva qualcosa dentro che gl'impediva di essere sereno di quella
calma così inconsueta per lui. Inconsciamente forse non credeva ancora che fosse
finalmente finita, una volta per tutte...o forse era lui che non voleva finirla.
Forse i suoi ricordi e i suoi sentimenti che l'avevano tenuto a galla in tutti
quegli anni, ora cercavano di trascinarlo a fondo. Voldemort era morto...ma
allora perché continuava a sentirselo dentro? Come un veleno sottile, come una
ferita che non si rimargina, il Lord oscuro gli era rimasto nella testa e nel
cuore. Ma qualcosa l'aveva fatto pensare in quei giorni. La sua cicatrice
all'improvviso si era aperta. E quello non poteva essere un buon segno. Non lo
era per niente. Per quei pensieri girovagava nel giardino a quell'ora di
notte, col mantello di James cacciato sotto il giaccone. Si era seduto su una
panchina di roccia, a osservare il cielo, quando un rumore lo aveva attirato e
da un cespuglio era uscito niente meno che un lupo dal pelo insolitamente
chiaro, quasi dorato. Era scattato in piedi, in tensione, ma il lupo si era
rivelato presto un Animagus alquanto talentuoso. - Che fai in giro a
quest'ora Harry Potter?- rise Tristan Mckay, riprendendo la sua forma
umana. - Oh, sei tu!- il moretto sospirò - Mi hai fatto prendere un
colpo...- - Non mi aspettavo di vedere il bambino sopravvissuto ancora
preoccupato per qualcosa.- celiò il biondo Auror, sedendosi accanto a lui e
imbacuccandosi nel mantello scuro - Non vuoi dirmi che hai, Harry Potter?- -
Sto a pezzi.- rise semplicemente il Grifondoro - Non riesco a superare il fatto
di aver vinto Voldemort.- - Come mai?- chiese Tristan interessato. - Non
lo so...- Harry sollevò le spalle, senza riuscire a darsi una risposta - L'idea
di avere un nemico, qualcuno che aveva ucciso i miei genitori, qualcuno malvagio
da sconfiggere...in tutti questi anni mi ha dato forza. E ora che non c'è più,
ora che ho vinto...- -...ora che hai vinto ti senti vuoto.- finì Mckay per
lui, sorridendo in modo strano - Si, so cosa vuol dire. Sai...io dall'anno
scorso, da quando Voldemort è morto, non ho fatto altro che sbattere ad Azkaban
tutti i suoi seguaci, demoni al suo servizio, mostri e troll. In poche parole ho
raccolto i resti che hai lasciato tu. E adesso...mi annoio da matti!- ammise
strappandogli una risata - Ed è una cosa tremenda da dire, se penso a tutti
quelli che in questi anni hanno sofferto, sono morti...o sono finiti per
soccombere. E ti dirò di peggio...ora che la tua cicatrice si è rimessa a fare
capricci...c'è un'energia nell'aria che avevo scordato. La senti vero?- Harry
annuì dopo un attimo, abbassando lo sguardo. - Mi sento in colpa.- - A
volte non basta vincere per mettersi il cuore in pace.- sussurrò il Cacciatore
fissando il vuoto a sua volta - A volte...hai perso così tanto che per quanto tu
possa diventare forte, abbattere nemici e conquistare il mondo niente può
riportarti a essere quello che eri prima. Devi accettarlo...e scegliere di
diventare qualcos'altro.- - Anche tu hai perso qualcuno? Sei diventato Auror
per colpa di Voldemort?- Tristan ghignò appena, come un vero Serpeverde. -
Voldemort non mi ha portato via niente.- replicò amaramente - Lei non è mai
stata mia.- - Lei?- mormorò Harry. - Sai perché sono diventato
Serpeverde?- Lo Sfregiato scosse il capo e il suo nuovo professore continuò
a bassa voce, raccontando qualcosa che aveva dell'incredibile. Tirò fuori la
spada e si vi specchiò sulla lama, memore di tanti anni prima. - Avevo undici
anni quando varcai la soglia di Hogwarts, come tutti del resto. Sai, i Mckay
sono nella casa del Grifondoro da tanto tempo e mio padre mi aveva fatto
promettere di comportarmi bene. Non so se hai già sentito storia su di me ma si
può dire che in un certo modo ci assomigliamo...facevo solo disastri e quando ho
preso il M.A.G.O tutta la scuola ha fatto festa. Comunque, quel giorno quando
c'è stato lo smistamento, è accaduto qualcosa che mi ha cambiato la vita. E' da
allora che la mia strada ha preso una piega diversa. Ti potrà sembrare stupido
ma tutto è successo per una mocciosetta che aveva undici anni allora...ma quando
l'ho vista...- sorrise ed Harry si stupì perché non aveva mai notato una tale
sguardo innamorato, se non nella foto dei suoi genitori -..bhè, mi ha steso.
Tutti i miei guai sono cominciati con quella donna. Aveva gli occhi azzurri e
lunghi capelli scuri...e aveva anche una gemella, che si chiamava Lumia. Lumia
finì nei Serpeverde, anche se venni dopo a sapere che la loro famiglia era
sempre stata dei Grifondoro e anche la mia mocciosa alla fine venne smistata nei
Serpeverde dopo che il cappello parlante impiegò circa quindici minuti a
decidere. E quando la vide al tavolo dei Serpeverde...qualcosa mi disse che
dovevo andarci anche io. Ho così chiesto al cappello di mettermi con loro
e...bhè, il resto è vago. Quando fummo al sesto anno, accadde un grave incidente
qua a Hogwarts. Si diceva che Voldemort era nei paraggi, che stava per
risvegliarsi e che cercava eletti in grado di seguirlo. Una notte Lumia
sparì...e di lei non se ne ebbe più traccia. Subito dopo...la ragazza di cui ero
sempre innamorato cominciò a comportarsi in modo strano. I suoi poteri crebbero
a dismisura, come potenziati da qualcuno di molto potente...divenne violenta e
dopo aver spedito all'ospedale circa trenta alunni in una sola notte capimmo che
le era accaduto qualcosa di grave, dopo la scomparsa della sua gemella. Un
giorno la presi da parte...e senza mezzi termini mi disse che a lei interessava
solo Voldemort. Subito dopo sparì anche lei...e nessuno ne ebbe più
notizie.- - E tu?- - Io passai il settimo anno ad allenarmi come un
forsennato e Silente, vedendo i miei sforzi, mi mandò subito al ministero dopo
il diploma. Divenni un Auror, anche se ero stato un Serpeverde e dimostrando di
essere all'altezza diventai anche un Cacciatore di mostri e demoni. Ho promesso
a me stesso che avrei aspettato fino a quando Harry Potter non avrebbe sistemato
il Lord oscuro. E adesso tocca a me...sistemare la questione con i suoi adepti.
E so che fra loro deve esserci anche lei.- - Non sarà quella di prima.-
sussurrò Harry amaramente - Ne ho visti come loro. Sono fantasmi senza il loro
padrone.- - Oh, ma lei non divenne una sua schiava. Lei era ben altro...-
disse Tristan con una strana espressione sulla faccia, quasi febbrile - Lei fu
ben più per Voldemort. Lei era potente. Lei era a un altro livello.- - Come
si chiamava?- - Lucilla Lancaster...-
La mattina dopo c'era un freddo
fastidioso nell'aria che costrinse gli studenti a tenersi un maglione pesante
sopra quello della divisa e sotto il mantello. L'aula di pozioni era tanto
fredda che Piton, anima buona lui, acconsentì ad accendere il camino e permise
anche di mettersi a ferro di cavallo coi banchi attorno al fuoco...col rischio
però che Neville incendiasse tutto. Sostanzialmente fu una lezione tranquilla,
anche se battevano i denti tutti quanti e le loro mani tremavano quando dovevano
dosare le polverine nei calderoni. Finita la sua lezione il capo della casa
Serpeverde si diresse in sala professori, furibondo. - Si può sapere che
succede?- borbottò seccato accostandosi alla Mcgranitt - Questo freddo non è
normale. Abbiamo già acceso tutti i camini della scuola! Presto i ragazzi
cominceranno a fare dei falò con i loro libri!- - Brillante soluzione prof.-
cinguettò Tristan entrando in quel momento, in abbigliamento babbano. - Non è
mai accaduta una cosa del genere.- replicò Raimond passando con le sue cartine
di Londra e alcune foto del mondo dei non maghi - Gli incantesimi fatti
stamattina dal professor Vitius non sono serviti a molto vedo. Se mi deste
ascolto andremmo a ordinare delle stufe babbane...- - Sciocchezze!- sbottò
Piton sempre più scocciato - Sarà il caso di alimentare più spesso il fuoco e di
rifare gli incantesimi Caldofini ogni due ore o i ragazzi dovranno tornare nei
loro dormitori.- - Non credo che i Serpeverde apprezzeranno...- replicò
Mckay andando a scaldarsi le mani davanti al camino - Con l'umidità che c'è nei
sotterranei il loro letto diventerà una bara ghiacciata. Se volete la mia
opinione non è normale una cosa simile. Questa scuola è sempre stata protetta
dai venti gelidi di qualunque inverno...- - Non ti sembra vero di poter
ipotizzare la presenza di mostri, vero Mckay?- bofonchiò Severus - Avanti,
sentiamo...cosa potrebbe essere questa volta? Spiritelli dei fiocchi di neve?-
frecciò sarcastico - Se vuoi portare i ragazzi a farsi una scampagnata fuori
dalla scuola basta chiedere.- - Oh...e io che volevo farli scappare di
nascosto.- rispose il giovane Auror ironico. - Andiamo, per l'amor del
cielo!- disse la Mcgranitt ficcandosi in mezzo a quei due - Non è il caso di
perdersi in queste piccolezze ore. Fa un freddo incredibile, quindi faccio
tornare i ragazzi nei loro dormitori fino a quando non avremo capito che
succede. Adesso vado ad avvisare il professor Silente, voi altri avvisate i
caposcuola e i prefetti.- - Agli ordini prof!- disse Tristan strizzandole
l'occhio e sparendo subito. - Non è cambiato di una virgola!- rognò
Piton. - Potrebbe dire la stessa cosa di noi.- replicò la strega - Avanti
Severus.- - Si, vado.- replicò già alla porta - Per i sotterranei dei
Serpeverde m'inventerò qualcosa.- Ma in verità il caro professore di pozioni
non s'inventò un emerito cazzo, come fece notare Draco quando arrivò in camera
sua e a momenti trovò delle stalattiti di ghiaccio appese al soffitto. E lui che
non reggeva l'umidità! Figurarsi quel freddo bestiale! E avevano un bel dire a
mettersi in settanta davanti al camino della saletta comune o a farsi su come
involtini dentro alle coperte! - Ridicolo!- ringhiò Pansy furente, battendo i
denti tutta infreddolita ma sempre saldamente incollata a lui - Qua dentro si
muore! E fuori c'è solo una semplice tempesta che abbiamo visto già altri anni.
Questa scuola casca a pezzi!- - Secondo me non è una semplice tempesta di
neve...- mormorò Blaise, infagottato in una felpa, nel suo bomber e anche dentro
un piumino - Questo freddo è troppo pungente, non è normale. Sembra
magico.- Draco, accostato al camino perché era il più bello di tutti, scosse
il capo scettico anche se sapeva che qualcosa non funzionava davvero. - Non dire
sciocchezze, per favore. Questo freddo non ha niente di magico.- - E' da
qualche giorno che lo sento.- replicò il moretto mentre il riverbero delle
fiamme segnava i suoi occhi bluastri - Non ti capita di notte di sentire un
respiro sul collo? È tremendo. Ma non sono solo io...ho chiesto in giro. È
capitato a tutti.- e vedendo la faccia dei compagni, scettici come loro solito,
levò le mani in segno di resa. - Ok, fate come vi pare. Ma qua non abbiamo
abbastanza coperte. Vado a Grifondoro a chiedere se ce ne danno altre.- -
DOVE VAI???- urlò Nott furente - Non voglio niente da quelli!- - Infatti
andavo a chiederla per me.- cinguettò Blaise sarcastico - E se qualcuno venisse
a darmi una mano vado a prendere anche altra legna perché presto il vostro
regale culo di serpi sarà surgelato. Draco, muoviti!- - E io che centro?-
replicò il biondo - Non ci vado alla torre di quelli!- - Neanche per
vedere...- ma Blaise non finì perché Malfoy si era già precipitato a tappargli
la bocca, possibilmente per soffocarlo. Fuori dal loro dormitorio gliene disse
di tutti i colori che Zabini non si sbagliò ad ascoltare di striscio neanche
salendo le scale per Grifondoro. Salutò cortesemente la signora grassa che
sorrise a lui e fece una smorfia orrenda a Draco, poi picchiò un paio di volte
contro la parete, pregando che sentissero. - Non senti uno strano baccano?-
chiese Blaise dopo un po', visti gli schiamazzi che provenivano da dentro -
Signora, mi sa dire cosa stanno facendo lì dentro?- - Si scaldano.- replicò
lei con vocetta acuta e fastidiosa - Ma non so bene come.- Blaise picchiò
ancora ripetutamente quando il quadro si spalancò di scatto e Dean Thomas gli
franò quasi addosso, ridacchiando come un ebete. Si rimise in piedi, ondeggiando
come un boa, con sguardo un po' vacuo ma sempre ridendo come un deficiente. -
Oh...ragazzi...- cinguettò completamente ubriaco alle sei di pomeriggio - Guarda
chi si vede...due Serpeverde! Blaise amico...- e gli dette una pacca sulla
spalla, alitandogli in faccia mezzo quintale di burrobirra - Vieni dentro
fratello che brindiamo tutti insieme!- - Alla faccia dello scaldarsi...-
mugugnò Draco dietro a Zabini, semi disgustato. Ma quelli sul serio non facevano
altro che bere e fare festini. Anche da loro in effetti...ma erano anche più
composti, a Grifondoro invece erano sbronzi un giorno si e l'altro anche! Thomas
però si avvide anche di lui e dopo aver strabuzzato gli occhi, si accorse che
era Malfoy. Alzò la faccia, con espressione saputa e poi: - Ma si...più siamo e
meglio è! Entrate!- e prima che i due potessero dire che volevano solo delle
coperte vennero tirati per il collo della maglia, quasi strozzati e catapultati
dentro a un ambiante caldissimo. Forse perché erano in tanti, forse perché c'era
un macello, forse perché il loro camino era enorme, i Grifondoro erano tutti in
maniche corte, certi anche a torso nudo. - Brutti bastardi...- sibilò Draco
che per la prima volta entrava nel covo nemico - Senti che caldo qua
dentro!- - Senti che musica!- cinguettò invece il suo migliore amico
divertito - Mi sembra babbana!- - Oh, ma per favore!- replicò il biondo
irritato - Prendiamo quello che dobbiamo e andiamo via!- ma appena pronunciata
la frase un porcellino rosa gli sfrecciò in mezzo alla gambe, quasi
sbarellandolo. Di seguito venne investito dal tornato Elettra che una volta
ripreso Pinky fu anche tanto gentile e accorta da andare a rimetterlo in
piedi. - Che bello avervi qua!- tubò tutta contenta, sorridente e con quel
maiale in braccio - Se cercate Harry è nel dormitorio dei ragazzi, da dove
arriva la musica a tutto volume. Lui, Ron e la mia Hermione stanno ballando
su...un quadrato, ha detto lei, ma non ho capito che voleva dire...- e se ne
andò con la testa fra le nuvole, lasciando i due Serpeverde abbastanza
perplessi. Erano tutti amichevoli lì dentro perché erano sbronzi o solo
deficienti? Comunque Zabini si stava divertendo, visto come chiacchierava con
tutti. Malfoy da parte sua si era solamente preparato a dovergli spaccare le
gambe una volta usciti da quel covo di ubriaconi ma il moro non pareva essere
del suo stesso avviso. Come aveva detto Elettra si diresse sulle scale a
sinistra, verso le stanze dei ragazzi per cercare Potter che era sempre l'anima
delle feste. - Non vorrai fermarti qui dentro spero!- tuonò Draco
afferrandolo a metà scala - Io me ne voglio andare!- ma disse queste parole
prima di restare paralizzato, davanti alla visione più bella che avesse mai
visto. La musica che quasi spaccava i vetri lui non la sentiva più. Vedeva solo
il riverbero del fuoco che si stagliava su di lei, bellissima...che ballava
ridendo, dimenando i lunghi capelli per aria...lentamente, con dolcezza...e foga
al tempo stesso. Hermione Granger stava ballando su un cubo improvvisato, in
mezzo a Ron Weasley ed Harry Potter. Erano un terzetto affiatato e quando
scendeva uno, gli altri due invitavano i loro compagni a seguire quel ritmo
babbano che aveva incantato tutto il dormitorio. Potter però vide Blaise e
sorridendo scese dal "trono", per andare a salutarlo. Una volta vicino però
corrucciò la fronte. - L'hai drogato quello, per farlo entrare qua?- sibilò,
rivolto a Draco. - Sempre più spiritoso Sfregiato.- replicò il biondo con una
smorfia - E' così che passi il tempo?- - Si, anche se pensavo di venire a
scaldare un po' il vostro di dormitorio.- frecciò il moretto pulendosi gli
occhiali con aria serafica - Avevo giusto voglia di dare fuoco a qualcosa.- -
Ragazzi, che ne dite di fare festa e spaccarsi le ossa dopo eh?- cercò di
placarli Blaise che si era già preso un alcolico bello potente - In fondo già
che siamo qua Draco potremmo...- - Io qui non ci resto. Mi ci hai trascinato
per prendere delle coperte!- sibilò Malfoy rabbioso ma qualcosa disturbò di
nuovo la sua visuale. Accidenti, si era impalato come un idiota per l'ennesima
volta. La Granger aveva la maglietta annodata sopra l'ombelico e ballava da
mangiarsela, muovendosi in quei jeans che la fasciavano da matti. Harry si
accorse che la fissava come un assetato nel deserto e così senza tante storie si
mise in linea d'aria fra lui e la sua migliore amica, mollandogli in mano
coperte e piumini che erano state abbandonate sulle poltrone e l'avrebbe spedito
fuori da lì con un missile alle calcagna se Elettra non fosse di nuovo arrivata
a far danni. Si era precipitata addosso a Blaise e l'aveva invitato sul cubo con
lei ed Hermione che quando vide il suo amico rise ancora di più. Draco si
accorse che teneva in mano una bottiglietta scura. Evidentemente era un po'
brilla. La vide ballare, muovendo il bacino con una grazia fuori dal limite
dell'umana resistenza...basta, non poteva più guardare. Si girò sul suo fianco
sinistro, restando praticamente con il viso verso Harry che lo fissava di
striscio, scuotendo il capo. - Che era quell'espressione sarcastica?- sibilò
Malfoy furente - Che diavolo vuoi?- - Da te assolutamente niente,
anzi...forse solo una cosa.- replicò Potter mandando giù un ultimo sorso di
birra - Mi piacerebbe che sparissi dalla faccia di questa scuola e la finissi
finalmente di farla star male ma a quanto pare non è possibile!- e lo piantò in
asso, tornando da Seamus e Lavanda che stavano facendo pericolosi mescolamenti
di gin e altri alcolici e lasciando il Serpeverde da solo, ancora con quella
strana frase per la testa. "... e la finissi finalmente di farla star male ma
a quanto pare non è possibile!" Ma cosa voleva dire Potter con quella
frase? Si lasciò andare contro la parete senza accorgersene e tornò a
guardarla ridere e scherzare coi suoi compagni. Quella situazione gli stava
creando più guai di quanti ne avesse mai voluti...lui in fondo voleva
solo...voleva...lei. La voleva tutta. Ogni centimetro di pelle. Ormai ogni
notte sognava di averla...sognava anche i suoi gemiti, mentre facevano l'amore.
Sognava di vederla sorridere, sdraiata accanto a lui. Sognava la luce della luna
sulla sua pelle morbida. Si massaggiò gli occhi, decidendo di andarsene. Stare
lì era una tortura inutile. All'improvviso partì una musica sgangherata che
gli fece scoppiare un'emicrania ancora peggiore, quindi prese le coperte e senza
tante balle prese il volo per le scale, almeno fino a quando qualcuno non
l'afferrò per la cintura, strattonandolo. Un secondo dopo si ritrovò con
Hermione incollata addosso, che lo teneva stretto per i passanti dei pantaloni.
La fissò stralunato - Bhè? Che vuoi mezzosangue?- - Oh, ma vai già via?-
chiese lei, non molto stabile sulle gambe - Dai, vieni a ballare! Ci
divertiamo!- - Io non ballo roba babbana e secondo non voglio stare qua!-
disse lapidario - E adesso me ne torno nel mio dormitorio! Dì a Blaise che
l'aspettiamo più tardi.- - Ok, allora ti accompagno fuori.- disse Hermione
prendendolo per mano e trascinandoselo dietro. Si, effettivamente doveva
essere leggermente ubriaca perché se fosse stata un minimo sobria lo avrebbe
spedito fuori dalla torre a calci in culo e bestemmie e di certo accompagnandolo
personalmente. E poi s'incazzò come una iena quando si accorse che gli piaceva
tenerla per mano. Ma quanti anni aveva?? Dieci? Fosse andato avanti così
sarebbe diventato il suo orsetto e la scopata della vittoria se la sarebbe vista
solo nei sogni. Per uscire da Grifondoro ci misero meno del previsto, anche
se venne di nuovo investito dal maialino della Baley che avrebbe trasformato in
un prosciutto se fosse stato armato. Fuori dal quadro però l'aria gelida lo fece
rabbrividire. Starsene dentro al dormitorio nemico sarebbe stata una
soluzione più comoda...ma avvertì quasi una scossa quando Hermione, rimasta alle
sue spalle, gli passò le braccia attorno alla vita e gli si schiacciò
contro. - Non voglio che vai via...- disse con voce capricciosa che non le
apparteneva. Draco si voltò un poco e capì che non connetteva. Era proprio
persa. - Dai mezzosangue...mollami che fa freddo. Tu sei anche svestita!
Torna dentro.- La Grifoncina non lo sentì neppure e continuò a tenerlo
stretto, dondolando un poco sulle gambe. Forse non sarebbe stato valido,
visto com'era conciata ma...quando mai la sfida era stata definita leale?, si
chiese sogghignando. Mollò le coperte e girandosi totalmente se la ritrovò
ancora più incollata addosso, passandole le braccia attorno alla vita sottile.
Era caldissima e lentamente alzò gli occhi dorati nei suoi, come per chiedere
qualcosa. - Vuoi che resti?- chiese Draco, passandole delicatamente una mano
sulla schiena - Davvero lo vuoi?- Hermione annuì, emettendo qualche mugolio
soddisfatto per le carezze che le stava facendo e il Serpeverde pensò di nuovo a
come sarebbe stato bello carezzarla a letto, sdraiati...e magari sentirla fare
le fusa. Ma lei fece qualcosa di assai peggio, altro che sleale. Gli mollò un
colpo basso in piena regola. - Ehi...ehi che fai?- bofonchiò il biondo ma la
strega lentamente lo spinse contro la parete, senza che Malfoy capisse cosa
volesse fargli. Hermione però non gli dette tempo di fare qualcosa per fermarla
perché un attimo dopo aveva la bocca incollata al collo candido di Draco,
intenta a fargli il succhiotto migliore che avesse mai ricevuto. Durò parecchi
minuti e lui rimase paralizzato, senza riuscire a muovere un muscolo se non il
cuore che gli stava scoppiando letteralmente nel petto e tremò. Se ne vergognò
come un ragazzino quando una violenta scossa di brividi alla fine provò la sua
reale eccitazione. Appena la Grifoncina decise che per quella sera gliene
aveva già fatte passare troppe, gli depositò un leggero bacio a fior di labbra
poi sparì dentro al quadro...e la mattina dopo, sveglia per andare a lezione,
non ricordava più nulla. Come souvenir della serata aveva solo un'emicrania
bestiale che le martellava la testa... - Postumi della sbornia?- le chiese
Blaise mentre giravano fuori dalle mura della scuola in cerca delle erbe che
aveva chiesto la professoressa Sprite al loro corso - Hai una faccia Herm!- -
Ah, lascia perdere..- disse lei, china fra la brina e le piante quasi morte a
causa dell'inverno - Non ricordo niente di ieri sera ma ho bevuto troppo,
decisamente. Per non parlare del sogno indecente che ho fatto...un sogno
assurdo, non era possibile che fosse vero. Ho fatto il record però. Dodici
bottiglie da mezzo litro!- - Chissà che fegato!- borbottò Ron alle loro
spalle, intendo a sradicare - Comunque quando ti ubriachi uno potrebbe farti
qualsiasi cosa sai? Sai dove si è svegliata stamattina Zabini? Nel letto di
Elettra!- - Meglio nel suo che in quello di altri.- sibilò Harry accanto al
rossino. Malfoy, che stava un po' in disparte ma aveva sentito benissimo gli
scoccò un'occhiataccia, annodandosi meglio la sciarpa al collo. Ci mancava solo
che la Granger vedesse che bel lavoro aveva fatto...così tornò a farsi i fatti
propri visto che per lui zappare per sradicare proprio non esisteva. Si limitò
ad attendere che avessero tutti finito ma mentre rientravano accadde nuovamente
qualcosa di strano. E non era solo il freddo. - Guardate!- Lavanda Brown
bloccò tutta la classe, con la sua voce stupita - Lì nella
fontana!- Grifondoro e Serpeverde rimasero spiazzati, anche i secondi questa
volta, nel vedere un fenomeno stranissimo. Nel giardino della fontana tutto era
coperto da brina e le altre piante erano morte ma...dei gigli bianchi stavano
crescendo un po' ovunque, anche dentro all'acqua ghiacciata. Hermione sgranò
gli occhi e si voltò verso Malfoy ma il biondo rimase con la sua espressione
dura in viso, specialmente quando si accorse che Silente li guardava dal suo
studio. Rimase per poco alla finestra, poi tirò nuovamente la tenda ma Draco
quella situazione piaceva sempre meno. In quel momento uscì anche Tristan,
avvolto nel suo lungo mantello bluastro. Osservò il fenomeno, come intento a
pensare a qualcosa, ma quando si voltò verso la classe pareva perfettamente
tranquillo. Sorrise e li invitò a seguirlo nell'aula duelli. Grifondoro e
Serpeverde quando entrarono nella grande sala di pietra videro che il palco era
stato spostato di lato e che a terra era stato disegnato un pentacolo bianco,
per difesa contro eventuali incantesimi. - Allora gente...- celiò Mckay
levandosi il mantello e mettendo via la bacchetta - Come vi avevo detto intendo
cominciare subito con la pratica. La teoria la facciamo sul campo.- e indicò
qualcosa di alto quasi due metri sotto un telo scuro, quasi davanti a loro -
Cominceremo coi troll. Chi sa dirmi qual è la specie più pericolosa? E vi prego
parlare subito senza alzare le mani perché mi sento veramente male dall'altra
parte della barricata a fare il prof.- aggiunse con una smorfia schifata che
fece ridere Harry, così Hermione snocciolò subito ciò che sapeva dei troll di
montagna. - Perfetto...- disse Tristan - Ottimo Hermione. Ma visto che sei
così zelante, che sei una Grifondoro e ne hai già affrontato uno facendo da esca
al primo anno che ne dici di affrontarne un altro adesso?- peccato che la strega
non fu molto allettata dalla proposta. Gli altri automaticamente fecero un passo
indietro e lei, presa per mano dall'Auror col suo sorriso affascinante e
ammaliatore, fu costretta a mettersi nel pentacolo, davanti al coso coperto dal
mantello che si rivelò infatti essere un troll armato di mazza. Era sotto
l'Immobilus del suo giovanissimo professore che le si mise alle spalle, come per
proteggerla. - E' fermo per adesso, quindi rilassati. Bacchetta alla mano.- le
disse tranquillo e lei lo fece subito - Dunque, cosa mi sai dire...così di primo
acchito, a guardarlo?- - In che senso?- chiese lei stralunata. - Oltre a
farti schifo e ad essere giallo,- rise Tristan al suo orecchio - a prima vista e
se hai un buon occhio puoi già dirmi come intendi attaccare o difenderti. Cosa
ti viene in mente a guardarlo? E pensa che in realtà si muove. Non sta fermo a
farsi uccidere, ok? Se qualcuno ha delle idee le dica pure.- - Bhè...ha il
corpo sproporzionato.- disse Harry - Una grande forza nelle braccia ma è goffo e
pesante.- - Ottimo.- celiò Tristan, vedendo che le loro facce terrorizzate si
stavano un po' distendendo - Avanti, non abbiate paura. Dite quello che vi passa
per la testa, tanto lo tengo ancora fermo.- - Direi che la sua unica arma,
oltre alla forza nelle braccia, è quella clava.- aggiunse Blaise - Quindi
bisognerebbe disarmarlo.- - Si ma una volta disarmato può ancora prendervi
fra le grinfie e schiacciarvi come una noce.- fece notare il professore, andando
su e giù divertito dalla sua lezione - Non notate altro? Cosa attacchereste? E
prima ancora...attacchereste o scappereste?- e sentendoli tacere, sogghignò -
Ok, scappereste ma scappare è un'arte ragazzi. Ve la insegnerò domani notte
quando vi farò vedere un vampiro ma se si scappa bisogna farlo a colpo sicuro.
Smaterializzarsi è l'arma migliore, perciò vi esorto a fare prove quando uscite
dalla scuola.- - Non è mica così facile.- disse Seamus - E' difficile senza
insegnante.- - Basta la concentrazione per quello.- spiegò Tristan - O una
paura folle al momento giusto. A meno che il signor Malfoy non sia così gentile
da dare lezioni private anche ai Grifondoro, vero?- e alla faccia di Draco,
l'Auror scoppiò definitivamente a ridere. - Va bene, torniamo al troll. Dunque,
abbiamo deciso che non scappiamo per il momento, Hermione. Ma tu cosa faresti?
Attacchi e ti sfinisci o...sfinisci lui?- - Evito i suoi attacchi per qualche
minuto, si stanca facilmente.- mormorò la Grifoncina, saltando a molla sentendo
il troppo emettere ringhi sinistri - E poi, quando è stanco, lo disarmo e lo
attacco a mia volta.- - Ti ricordo che la sua forza è solo fisica.- scandì
Mckay - Saresti abbastanza forte per stenderlo con un incantesimo?- le chiese
pacato - Credi di farcela?- Hermione Granger tacque, fissando sia il suo
professore che il suo nemico. La testa...pensò di colpo. La testa del
troll! - Si, ce la faccio.- disse lapidaria - Fammi provare!- - Da sola?-
richiese Tristan - Non vuoi un compagno?- - No, faccio da sola.- disse di
nuovo, maledicendosi per non volere l'aiuto di nessuno. Quella volta sarebbe
finita in infermeria sul serio con il collo a pezzettini. Osservò le facce
impaurite delle sue amiche, quelle sadiche della Parkinson e delle oche al suo
seguito, più le arie disperate di Ron ed Harry. Lei e la sua testa dura! -
Dimmi quando vuoi che lo liberi.- disse Tristan sempre alle sue spalle, facendo
allontanare tutti gli altri fino agli angoli del salone, compreso Draco che non
credeva per niente che fosse una buona idea lasciarla sola contro quel
troll. Lei però sospirò un paio di volte, inspirò e alla fine...annuì verso
l'Auror che dopo un attimo, con un gesto della testa, liberò il nemico
dall'incantesimo. Al troll bastò un secondo. Capito di essere libero se ne uscì
con un barrito dalla bocca, facendo subito indietreggiare Hermione. - Non
farti incantare dai suoi versi!- le disse Tristan pacato, con le braccia
incrociate, di lato al pentacolo - Lo fa solo per spaventare l'avversario. Tu
stai calma e cerca di evitare i suoi colpi. Fagli sprecare energie.- e appena
detto quello il troll alzò subito la mappa per aria, per colpire la Grifoncina.
Fra le strilla dei compagni, Hermione riuscì a scattare di lato, evitandola
prontamente. Si avvide che stava per colpirla ancora e memore del primo anno
cominciò a sfuggirgli per tutta la sala. Scappando prontamente e sempre
all'ultimo momento la tensione crebbe e dopo qualche minuto il mostro era già
stanco. Così, anche se col cuore in gola per la tensione e il panico, Hermione
mostrò ancora un lucido uso dell'astuzia anche sotto pressione. Gli passò in
mezzo alle gambe, proprio quando stava per alzare di nuovo la clava e quando gli
fu alle spalle urlò - RICTO SEMPRA!- facendolo franare per terra. La mazza
rotolò via e col Virgadium Leviosa, come a suo tempo aveva fatto Ron, la sollevò
per aria...e lentamente, prima che il troll si rialzasse, gliela fece franare
sulla minuscola testa...stendendolo del tutto. Le tremavano le mani e le
gambe quando uno scroscio di applausi dal Grifondoro le si riversarono
addosso. Tristan la raggiunse insieme ai compagni della sua casa e la fissò
totalmente soddisfatto. - Come sono andata?- chiese, sempre stravolta
dell'emozione e l'Auror le fece quasi un inchino rispettoso - Mai visto una
strega dotata di una simile prontezza di riflessi, Hermione. Il colpo migliore è
stato però quello alla testa. Hai capito che era il punto debole e l'hai
sfruttato.- e si voltò verso tutti gli altri - E così che si combatte, quando
ancora non potete affidarvi solo alle vostre forze. Bisogna studiare
l'avversario e centrare il suo punto debole. Quando avrete acquistato più
esperienza potrete anche combattere andando alla sbaraglio...ma come prima
volta, devo dire signorina Granger che lei ha davvero la stoffa della
Cacciatrice. Cinquanta punti a Grifondoro!- e le fece di nuovo un altro
applauso, insieme a metà della classe che sommerse l'amica di abbracci. -
Perfetto, direi che per oggi abbiamo finito.- disse l'Auror guardando l'ora - Ci
vediamo questa notte verso le undici e mezzo alla torre di astronomia. Ho
chiesto a Silente il permesso per farvi vedere un vampiro.- - C'è un vampiro
a Hogwarts?- allibì Pansy - E' assurdo!- - No, vado a prenderlo io fra
un'oretta, così ci alleniamo con i Non-Morti.- replicò Mckay - Adesso portate
Hermione a mangiare qualcosa, prima che svenga!- suggerì ad Harry e Ron -
Stasera tutti puntuali, come al solito niente libri e cercate di non vestirvi di
nero o potreste colpire la persona sbagliata. E niente paletti, aglio e roba
simile. Se avete dei pendagli a forma di croce metteteveli al collo, potranno
essere utili. A stanotte!- e sparì lasciando le ragazze a sognare e a sbavare,
tutte tranne una che era ancora su di giri. - E del troll?- chiese
all'improvviso Neville sbiancando - Lo lasciamo qua?- - Sarà meglio avvisare
Gazza.- alitò Calì dopo che Blaise l'ebbe fermato a terra con dei rampicanti e
poi se ne andarono tutti, stupefatti nel pensare che presto avrebbero potuto
davvero combattere ogni sorta di essere pericoloso. E tutti sapevano bene che a
Hogwarts non tutto era tranquillo come sembrava.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7° ***
Harry Potter e Draco Malfoy furono gli unici ragazzi a pensare a quanto era
affascinante quella donna, prima di seguire l'istinto di fuggire a gambe levate.
Come due beota rimasero impalati in mezzo alla stanza buia mentre tutti gli
altri scapparono fin contro le pareti, terrorizzati a morte e quasi più pallidi
della bella donna che stava loro di fronte, accanto a Tristan. Erano nella
torre di astronomia da qualche minuto ed era appena cominciata la lezione
notturna di Difesa contro le Arti Oscure. Dalla faccia, Mckay doveva divertirsi
come un pazzo a terrorizzarli a morte, insieme alla sua amica che aveva dei
canini da fare invidia al conte Dracula. Quando erano entrati nella torre niente
era apparso diverso dal solito, erano solo state accese parecchie candele e
quando l'Auror aveva decretato l'inizio della lezione, all'improvviso era
apparsa da dietro una tenda di velluto una donna nascosta da un
mantello. Portava i lunghi capelli rossi acconciati in maniera elegante, con
una spilla preziosa a trattenerle i boccoli, la pelle bianca, la bocca rossa e
gli occhi incredibilmente giallo topazio avevano dato alla classe le prime
avvisaglie su chi potesse essere, anzi, su cosa potesse essere la loro ospite ma
i due nemici dal primo anno si erano ben guardati dal spegnere l'interruttore
del testosterone che li aveva lasciati alla mercé di quella che era,
evidentemente, una vampira. - Bene, ragazzi questa è la mia amica Priscilla.-
cinguettò Tristan offrendole una sedia - Mi doveva un favore così le ho chiesto
se poteva venire qua a farvi tremare un po' le vene nei polsi. Priscilla, loro
sono la settima classe. Serpeverde e Grifondoro.- Quella fece un ghigno
leggero, mentendo in mostra la dentatura e allora anche Harry e Draco fecero
qualche passo indietro ma Tristan, il maledetto, li bloccò subito e li riportò
in prima fila per il collo della maglia. - Allora...ragazzi, ditemi perché se
Priscilla fosse stata affamata ora questi due sarebbero morti
dissanguati.- Hermione si buttò sull'ironia. - Perché sono rimasti abbagliati
da lei?- - Centro, complimenti di nuovo.- replicò l'Auror annuendo - E' bene
sapere che i vampiri hanno solitamente bell'aspetto e una verve invidiabile.
Sarebbero capaci di sedurvi a parole e convincervi a cedere al loro morso
facilmente, se siete inesperti e non sapete riconoscerli. In questo caso
Priscilla ammaglia con la sua bellezza. In altri i vampiri hanno un profumo
particolare, quello dei Non-Morti. E' simile a un'essenza di fiori e portano con
sé un freddo sottile che s'infila nelle ossa. Questo vale per tutti gli esseri
senz'anima. Mi sono spiegato? Bene.- e si mise alle spalle dei due ragazzi,
ridacchiando - Voi due...si, Draco vai da lei per favore.- - Cosa?- allibì
sconvolto - Ma vacci tu!- - Dai Draco vacci.- sibilò il bambino sopravvissuto
sarcasticamente - E metti bene in vista la giugulare!- - Fottiti
Harry...- - Vi spaccate la faccia più tardi. Adesso Draco vai da lei
tranquillo. Ha già mangiato, te l'assicuro!- e così Malfoy, con sommo piacere di
quasi tutto Grifondoro, si mosse lentamente verso la vampira. Quella Priscilla
era sventola, niente da dire ma...era poi sazia davvero? Se lo chiese anche
quando si ritrovò spiaccicato con la schiena contro di lei, mentre la rossa gli
stava lentamente sciogliendo la sciarpa dal collo. Il lampo del succhiotto gli
venne, doveva ammetterlo, ma sentirsi i denti della tizia sul collo non fu
altrettanto piacevole come sentire la bocca della mezzosangue. - Ok, ci
siamo.- Tristan si girò verso la classe - Allora...siete in coppia qui dentro e
all'improvviso vi attacca un vampiro. Mettiamo che in questo caso Priscilla
abbia sedotto Draco a parole e adesso ce l'abbia nelle grinfie. Che può fare un
mago per liberarsi di un vampiro se non è giorno?- - Aglio?- abbozzò
Seamus. - Frottole.- replicò Tristan - E le croci servono solo a infastidirli
per qualche secondo.- - Acqua santa?- disse Pansy. - Draco ora non ce
l'ha.- disse l'Auror - E per un vampiro è necessario togliere un solo litro a un
essere umano per tenerlo fermo e togliergli le forze. Altre idee?- - Se ha la
bacchetta può ricreare la luce del sole con il Lumos.- disse Harry - O lo faccio
io che sono qua davanti.- - Si, perfetto.- asserì il giovane andando dalla
vampira e da Draco - Ma se lui fosse qui solo e senza bacchetta, cosa potrebbe
fare? Pensate che i vampiri hanno una forza straordinaria e un'agilità
eccezionale, senza contare che possono diventare pipistrelli quando la
situazione lo richiede.- - La spada...- disse Malfoy all'improvviso - E' per
questo che hai chiesto della scherma vero?- - Bingo!- Tristan fece segno a
Priscilla di lasciarlo e un attimo dopo il biondo Serpeverde teneva in mano il
fioretto dell'insegnante - Trafiggere un vampiro al cuore è sempre il modo
migliore per ucciderlo. Ricapitolando: i vampiri hanno bell'aspetto e ammagliano
a parole. Occhi topazio è il segno di riconoscimento, insieme a una pelle molto
chiara e all'odore di fiori che hanno addosso. Niente anima. Niente aglio, croci
e acqua santa vanno bene per sviarli un po' e sono agilissimi. Se andrete mai a
caccia di vampiri prendete con voi una spada o qualcosa di appuntito per
trafiggerli, basta che questa cosa abbia una punta d'argento. Con un paletto di
legno camperete ben poco. Ok?- - E se non sappiamo maneggiare una spada?-
chiese Dean Thomas - Come facciamo?- - Schiatti Grifondoro!- ghignò Nott
gelido, facendo scoppiare a ridere i compagni. - Non necessariamente.- disse
Tristan - Voi siete maghi e non babbani. Contro un vampiro avete maggiori
possibilità perché potete usare anche la magia. Lumos per accecare e se siete
già a un buon livello anche per incenerirli ma se imparate a difendervi anche
con oggetti magici acuminati sarebbe meglio.- Finita la lezione, alquanto
interessanti per tutti per una volta, scesero le scale della torre tutti
eccitati. - Sarebbe stato un vero peccato ucciderla, non credi?- rise Ron -
Mai vista una vampira così bella!- - Ma se non avevi mai visto un vampiro
prima!- disse Finnigan alle sue spalle - Comunque hai ragione...- - Che
fortuna farsi mordere, devo ammettere che avrei fatto il volontario al posto di
Malfoy volentieri.- replicò invece Dean - Per non parlare del bel succhiotto che
il nostro signor rubacuori e spaccacazzo aveva già sul collo.- - Ah, l'avesse
dissanguato sarebbe stato davvero una favola questa lezione.- borbottò Harry
ridendo e nel contempo guardando Hermione per vedere come aveva preso la
faccenda del succhiotto ma sembrava stranamente assorta nei pensieri. Non
guardava dove andava e quasi si spaccò la faccia, scivolando sull'ultimo
gradino. Mentre tornava al dormitorio però, decise che era il caso di
chiarire una cosa. Così disse a Calì che andava a riprendere una cosa lasciata
alla torre e invece corse dietro ai Serpeverde e trovato quello che le
interessava lo afferrò in silenzio per il braccio e lo trascinò in bagno, dove
Mirtilla stava piagnucolando alla luce della luna. - Ma che ti prende razza
di squinternata??- abbaiò Draco - Lo sai che razza di ore sono??- - Si, ma ti
devo chiedere una cosa!- replicò un po' imbarazzata - Senti, non so bene da dove
iniziare...e mi prenderai in giro per tutto il resto dell'anno ma devi dirmi una
cosa.- - Qua dentro non faccio sesso. È poco igienico, te l'ho detto l'altra
volta...- e si prese naturalmente un cartone da trenta chili in risposta, mentre
la Grifoncina decise di parlare chiaro, anche se titubante - Quel
...quel...- - Quel quel cosa??- borbottò Malfoy seccato - Che c'è?- - Quel
succhiotto te l'ho fatto io?- disse Hermione in un fiato. E stavolta lui
tacque, cominciando a nicchiare. Dalla sua reazione non sicura e secca come al
solito, la strega capì che era stata davvero lei e si mise le mani nei capelli.
- Oh no! Te l'ho fatto ieri sera vero? Mentre ero ubriaca!- - Si. Non te lo
ricordi?- - No...e che altro ti ho fatto?- chiese, arrossendo da capo a piedi
- Non avremo...- - Cosa?- Draco, quel cretino, capì che poteva almeno
vendicarsi facendosi due ghignate - Fatto sesso selvaggio nel letto della Baley
fino a quando non hai urlato il mio nome?- e si fece avanti, schiacciandola alla
parete - L'abbiamo fatto così tante volte e in tante posizioni diverse che ormai
ho realizzato tutte le mie fantasie, mezzosangue...- Dopo un attimo, sentendo
l'alito soffice del biondo sulla guancia, Hermione si lasciò andare
rilassata. - Non abbiamo fatto niente.- - Niente di niente.- - Ti ho
fatto un succhiotto e basta? Non te ne sei approfittato davvero?- - No, ti
voglio sveglia per il regalo finale.- replicò ironico - Quando vuoi sono
pronto.- - Oh, meno male...- sospirò la Grifoncina, riprendendo un battito
normale - Dal sogno che ho fatto credevo di averne combinate di tutti i
colori.- - Perché?- Draco sogghignò cogliendo la palla al balzo - Mi hai
sognato mezzosangue?- - No, non era un sogno...era un incubo!- borbottò lei
di rimando arrabbiata - Magari sarai il giocattolino erotico ricorrente di tutte
le cretine di Hogwarts ma non il mio!- - Perché?- soffiò Malfoy al suo
orecchio - Vorresti forse dirmi che non ti vengono i brividi quando ti sono
vicino? A me succede in continuazione ormai...- ammise con occhi lucidi per il
desiderio - e quando non riesco a toccarti mi sento come se tutto andasse in
malora.- le sfiorò il viso con le dita, ghignando in maniera strana - Ma prima
di andartene via, ieri sera, mi hai anche baciato.- - Baciato?- chiese,
delusa nell'esserselo scordato. - Non uno vero...robetta da bambini.- disse
schioccando la lingua - Se vuoi possiamo riprovare.- E in tutta risposta
Hermione si fece più avanti, fino ad arrivargli a un dito dalla bocca. Mossa
sbagliata. - Vai a farti una doccia fredda Malferret.- rise perfida,
sgusciando dalle sue braccia e dalla parete - Buona notte!- e lo piantò lì, con
un diavolo per capello e la maledetta Mirtilla che attaccò a ridere come una
forsennata.
Per qualche tempo tutto filò liscio come l'olio. Nessuno si
fece eccessivamente male nelle ore di Difesa, se non Tristan che si slogava le
mandibole perché si sganasciava dall'inizio della lezione fino alla fine. Per
quanto fossero ore molto pericolose, in cui ci si poteva fare male come niente,
tutti quanti avevano notato l'estrema preparazione dell'Auror. In effetti era
difficile credere che così giovane fosse anche tanto esperto ma Mckay aveva
dimostrato più volte le sue capacità, il suo fiuto nel scovare guai e punti
deboli e anche una grande umanità nell'insegnare...specialmente quando aveva
sguinzagliato nell'aula duelli un paio di troll per insegnare ai ragazzi a
fuggire. Naturalmente li aveva derubati delle bacchette e poi si era messo a
galleggiare per aria mentre un branco di diciassettenni si erano ritrovati nella
merda fino al collo e l'unico di loro che sapeva Smaterializzarsi neanche poteva
farlo, visto che erano all'interno della scuola. Alla fine delle due ore erano
ancora tutti interi, senza neanche un graffio tra l'altro, solo con qualche
livido e la voglia comprensibile di ammazzare il prof. La Mcgranitt, per
quanto trovasse discutibili certi metodi, fu sollevata nel vedere i Grifondoro e
i Serpeverde troppo stanchi per farsi la guerra, poi osservò specialmente
Tristan Mckay, dallo spiraglio della porta. Scosse il capo ma sorrise con aria
materna e continuò a farlo anche davanti ad Albus Silente che l'aspettava nel
suo studio. - Allora Minerva? Come andiamo? Dalla tua espressione direi che i
nostri ragazzi migliorano...- - Oh, certo Albus.- ammise la strega, prendendo
posto nella poltrona davanti alla sua scrivania. Accettò del the al limone che
il saggio mago le offrì e continuò a sorridere - Inoltre pare che Mckay stia
meglio. Dal sesto anno non l'avevo più sentito ridere. Stare con la classe gli
farà bene.- - Già.- tubò il vecchio bonariamente - Ma dimmi...per caso ha
sentito qualche strana presenza di recente?- - Se parli dei seguaci di
Tu-Sai-Chi non direi. Comunque presto ci sarà la giornata con tutti i genitori e
Lucius Malfoy sarà il primo a varcare quella soglia. Credo che dovremmo prendere
dei provvedimenti per quel giorno.- - Lo credo anche io. Ma non parlavo di
seguaci di Voldemort. Intendevo...demoni, creature maligne in generale.- La
strega sollevò il viso dalla tazza, scrutandolo attenta - No, non me ne ha fatto
cenno. Cosa dovrebbe sentire esattamente Albus?- Silente si mise in piedi,
sospirando, ed andò alla finestra. Non guardò fuori, lo fece solo per prendere
tempo. - Cosa c'è che non va?- chiese la Mcgranitt - Puoi parlarmene?- -
Si tratta di qualcosa che ha dell'incredibile.- cominciò il preside - Immagino
che ti sarà parsa strano la crescita dei gigli bianchi nel ghiaccio. Come anche
il freddo che ha colpito la scuola settimane fa.- - Si, eravamo tutti
preoccupati ma ora è passato. Qualunque cosa fosse se n'è andato.- - E invece
è ancora qui. Lei...è qui, è viva.- sussurrò Silente voltandosi sopra la spalla
- E com'era stato predetto da sua madre, i bambini sopravvissuti ora sono
insieme.- La Mcgranitt dovette mettere la tazza sulla scrivania, prima di
lasciarla andare per terra. Fissò a occhi sgranati l'amico professore e
grandissimo mago con una muta domanda nella gola. Non la fece, non fu
necessario. - Sta bene, Lucilla sta bene.- l'assicurò subito il preside - Ma
in questi giorni, com'è accaduto a Harry Potter, la maledizione è giunta a
tormentarla. E' guarita dalla prigionia e guarirà anche dalla maledizione, per
lei niente è eterno, a differenza nostra. So che ti ho dato un colpo
Minerva...ma vorrei il tuo aiuto.- - Cosa vuoi che faccia?- chiese la strega,
a bassa voce e per nulla tranquilla. - Vai a Londra, al Ministero...e
raccogli quante più informazioni puoi. È probabile che prima o poi la sua
presenza venga captata. I Dissennatori lei non li teme, non le possono portare
via nulla ma...i Cacciatori sono in pericolo. Lei dovrebbe difendersi se mai
l'attaccassero e non ho dubbi su chi vincerebbe, in una lotta.- - Sei sicuro
che ...stia bene?- La Mcgranitt gli andò a fianco - Bene nel senso...in tutto!-
finì esasperata - Quando se n'è andata aveva solo sedici anni e Lumia l'aveva
tradita così in profondità che credevo non si sarebbe mai più rialzata da un
simile colpo. Ma dopo che Lucilla l'ha uccisa...ho capito che Voldemort ormai
aveva vinto anche lei.- - Eppure non è stato così.- sussurrò Silente -
Lucilla l'ha battuto, insieme ad Harry Potter.- - Cosa vuoi fare ora?- -
Tenerla al sicuro fino a quando tutto non sarà tranquillo. Per tornare fra i
vivi ha dovuto passare un portale che è sotto gli occhi del Ministero ma anche
delle forze oscure, tutto ciò che ha lasciato Voldemort. Hanno ancora dei nemici
ed è compito nostro salvare Lucilla, ora più che mai. Non abbiamo potuto fare
niente allora, facciamo in modo che ora non debba più temere nulla.- - Se il
Ministero e i genitori verranno a sapere della sua natura scoppierà un altro
guaio.- sussurrò la Mcgranitt andando alla porta - Parto ora, Albus, ma
ricordati cos'è successo otto anni fa. Purosangue e mezzosangue babbani possono
convivere ma lei...lei è diversa. È speciale. E per Tristan? Glielo dirai?- -
Farò il possibile per tenerla lontana da tutti, per il momento e lei stessa mi
ha chiesto di non vederlo, quindi rispetterò la sua decisione. Torna presto,
Minerva. Mi servono notizie.- e la lasciò andare, per tornare a guardare fuori
in giardino dove gli studenti scorrazzavano fra la neve. Le cose per il momento
erano ancora sotto controllo, grazie al cielo...
- Vuoi finirla con
questa maledetta neve???- sibilò Hermione al limite della pazienza verso una
persona del suo gruppo che si divertiva a farla impazzire - Finitela di fare i
bambini tutti quanti, non avete mica cinque anni! Basta!- e si abbassò per
evitare un'altra pallonata gelata - Siete degli idioti!- - Eddai, tanto per
ridere!- celiò Ron facendone un'altra - Sai che bello trovarti la neve sulla
schiena?- - E sai che bello prenderti uno Schiantesimo?- urlò la Grifoncina
furibonda - Smettila imbecille!- - Viva la finezza mezzosangue!- - Ecco un
altro deficiente!- sbraitò mangiandosi Draco Malfoy che passava da quelle parti
del giardino con Blaise, Tiger, Nott e Goyle - Meglio che non parli proprio tu
di finezza, caro il mio snob, visto che all'ultima lezione hai insultato il
professor Raimond dandogli del ciarlatano!- - E allora? È vero!- replicò
sagace. - Si ma ci ha rifilato un altro Troll!- strillò pronta a prenderlo
per il collo. - Se vuoi gli faccio un cartellone, per farglielo capire
meglio!- sibilò il biondo - E' un ciarlatano! La sua materia è inutile come una
bella donna che si fa monaca, intesi?- - Le tue metafore porno lasciale per i
tuoi amici senza cervello, senza offesa Blaise!- replicò Hermione affrontandolo
a testa alta - Sai adesso che ci farà quello? Ci farà fare un compito di
recupero con il doppio del materiale che ci ha dato per quello dell'altra
settimana! Ma ti diverti a studiare come un mulo?- - No, ma a farti incazzare
si...- disse, sogghignando perfidamente - E comunque non farti saltare i
bottoni. Tra un po' ci chiama per dirci che dobbiamo fare come recupero. Vedrai
che ci sarà solo da sfogliare degli stupidi giornali su "Come diventare stupido
come un babbano in dieci giorni o meno!" o roba del genere.- - Tu sei senza
cervello!- gli disse furibonda - Vedrai che ti combino con Piton!- - Tu fallo
e ti tapperò la bocca a modo mio.- le sussurrò all'orecchio - Anche in mezzo
alla classe.- - E tu fallo e poi ti castro!- replicò piantandolo in asso - Io
vado da Raimond, tu fa come ti pare!- - Di recente è proprio nervosetta!-
rise Seamus vendendo andare via come una locomotiva. - Nervosetta?- enfatizzò
Ron - Lei vive a Londra, in mezzo ai babbani! Sai che palle deve farsi venire
ogni volta che deve rifare un compito per il prof per colpa di questo biondo
senza cervello?- - Senti lenticchia, fatti un giro che è meglio! E il tuo
compare dov'è andato? Ha perso un braccio al quidditch?- - Non sapevo che ti
mancassi tanto, Malferret.- sibilò Harry arrivando in quel momento con Elettra
ed Edvige sulla spalla, più Pinky al guinzaglio con un maglioncino fatto a
uncinetto addosso - Che c'è? Sei triste senza di me?- - Compagnia migliore di
quel maiale non potevi trovarla.- sibilò il Serpeverde ma Potter sollevò le
spalle, ridendo di più - No? E dire che con te sto così bene!- - Ragazzi, che
ne dite di andare a pranzo eh?- si mise in mezzo Blaise, che non aveva voglia di
macchiarsi i vestiti di sangue - Così decidiamo che fare durante l'ora della
Mcgranitt.- - Voi andate,- disse Draco davanti alla sala grande - io vado da
Raimond con la mezzosangue per sapere che futuro mi aspetta. Ci vediamo dopo.-
ma davanti allo studio di quel dannato professore verso cui stava cominciando a
organizzare retate notturne, trovò la Granger pallida come un cencio, con una
lunga pergamena fra le mani. - Bhè?- le chiese stranito - Che ti
piglia?- Hermione in risposta si lasciò andare seduta per terra, dopo avergli
dato la pergamena. E quando lui la lesse...mancò poco che distruggesse tutta
Hogwarts. - CHE COOOOOSSAAAAAAAAAAAAAAAAA??????- Draco si era fatto
spuntare corna e coda. Assomigliava vagamente a suo padre, in forma
infernale... - NON FARÒ MAI UNA COSA DEL GENERE!- urlò agitando la pergamena
al vento, come un eroe da melodramma - QUELLO PUÒ ANCHE ANDARSENE AFFANCULO, SE
VUOLE PUÒ SEGARMI MA IO NON METTERÒ MAI PIEDE A LONDRA! PIUTTOSTO L'INFERNO!-
- Se non lo facciamo ci segherà tutti e due.- sussurrò Hermione,
sconvolta. - ME NE SBATTOOOOOO!!!- ringhiò assordandola - RAIMOND E' MORTO!
LO AMMAZZO!- - Prima di urlare finisci di leggere...- gli disse, sempre con
voce bassa. E Malfoy lo fece, per sgranare gli occhi argentei fino al
limite. - Dovrei venire a casa tua?- sussurrò leggendo riga per riga -"Visti
i risultati ottenuti negli esami di metà semestre, il professor Raimond invita
il signor Malfoy a seguire la signorina Granger in una settimana studio a
Londra. Visto e considerata la disponibilità della signorina a offrire alloggio,
ho informato il preside Silente di questa mia proposta. Si è pronunciato a
favore della mia idea e vi invita a fare i bagagli stasera stessa. Naturalmente
gli altri studenti ne saranno messi a parte dopo il vostro ritorno. Una carrozza
vi aspetta fuori dalla scuola e vi porterà alla stazione. Prenderete l'espresso
diretto per Londra e vi resterete per una settimana dove il signor Malfoy dovrà
apprendere alcuni punti fondamentali della vita babbana che elencherò qui sotto.
Confido che accetterete questa possibilità come l'ultima che vi do. In caso
contrario, dovrete ripetere l'anno. Buona permanenza a Londra, portatemi dei
souvenir! Arrivederci. Professor D. Raimond."- - Ci ha incastrato quello
stronzo...- disse Malfoy furibondo - Ci ha fregato! E adesso che facciamo?- -
Fai la valigia.- Hermione si mise in piedi - Avanti.- - COOOSSSSAAA????-
strillò di nuovo seguendola - IO DOVREI ANDARE A LONDRA??? IN QUEL POSTO PIENO
DI BABBANI?? Mai!- ma la Grifoncina stavolta si girò, furibonda come lui, e lo
inchiodò con un'occhiata imperiosa - Vuoi ripetere l'anno?- - No ma...- -
E allora muoviti!- sibilò - Io corro in camera mia e faccio le valigie a mia
volta. Dalla stazione fino a Londra ci vorranno tre ore buone, se mi sbrigo
faccio in tempo ad avvisare mia madre di questo improvviso arrivo.- si passò le
mani fra i capelli, sospirando - Speriamo che papà non sia a casa...- - No,
ferma!- l'afferrò per il polso, fissandola stralunato - Vuoi davvero portarmi a
casa tua?- - No, ti mollo in un canile e io vado a casa mia! Ma certo che ti
devo portare lì! Come faccio a lasciarti in giro da solo quando non sai neanche
distinguere un semaforo da un carro funebre accidenti a te! Ora non saremmo in
questa situazione se non fossi così pigro! Non hai mai voglia di fare
niente!- Lui deglutì, sempre più pallido - Parli come se fossi mia moglie!- e
dopo quella sparata la Grifoncina ne lasciò carne bruciata sul serio, pestandolo
tanto da farlo diventare irriconoscibile. Quella sera, prima di cena, Elettra
andò a bussare alla porta di Hermione per invitarla a muoversi ma quando non
sentì rumori all'interno decise di entrare e vi trovò un bel bigliettino. In
quattro parole c'erano scritto che se ne andava a trovare sua madre per problemi
di famiglia non gravi. Una settimana e sarebbe tornata, dopo il
Natale.
Erano le undici di sera quando Hermione uscì dal passaggio
invisibile del binario 9 e tre quarti, tirandosi dietro un essere che era più
teso di una corda di violino e più incazzato di un aspide. - Ok, adesso
seguimi e non perderti.- gli disse la Grifoncina mettendosi la sacca in
spalla. Draco Malfoy si guardò attorno circospetto. C'era un casino bestiale
in quella stazione e un via vai di persone che non facevano altro che sbraitare,
salutarsi dai finestrini, piagnucolare e correre da una parte
all'altra. Naturalmente si perse un paio di volte e quando Hermione ne ebbe
basta decise di prenderlo per mano, altrimenti era più che probabile che non
l'avrebbe visto più. - Adesso ascoltami.- gli disse, davanti all'uscita della
stazione - Dobbiamo prendere un taxi e mentre ne chiamo uno vedi di non fare
disastri. Non parlare con nessuno, se ti spingono non prenderli a pugni, non far
cadere le vecchiette...anzi, mettiti questo!- gli mise al collo una targhetta
con su scritto "SONO SORDO MUTO" e lo lasciò per andare a chiamare il taxi da
una cabina. Draco si appoggiò accanto a lei, osservando disgustato la targhetta
a cui fece fare un volo nel cestino dopo cinque secondi. Poi tornò a scrutare i
babbani. Non era mai stato vicino a nessuno senza poteri magici...che gente
inutile, pensò ancora. - Che idea idiota!- le sibilò quando ebbe riattaccato
il telefono. - Inutile che ti ripeta perché siamo stati costretti a venire,
vero?- gli ridisse seccata, tirandolo all'uscita. Una volta per strada Malfoy
ebbe un colpo. Il fracasso dei clacson, le luci e lo schiamazzo della grande
città lo fecero sobbalzare. Osservò le auto e non capì perché non volavano, ma
limitò la cosa alla deficienza babbana. Poco dopo arrivò il taxi e la
Grifoncina fu costretta quasi a spingercelo dentro a calci. - Dove vi porto
ragazzi?- chiese l'autista. - Al 9 di Ludo Avenue.- disse Hermione
sistemandosi accanto al biondastro. Quando riuscì a rilassarsi tirò fuori dalla
borsa a tracolla il cellulare e giocandoci fece un bel po' di rumore che attirò
il Serpeverde. La fissò disgustato ma le chiese comunque che diavolo fosse quel
coso colorato e che stesse facendo. - A casa mia non risponde nessuno.-
sbuffò la strega - Mamma sarà fuori a cena.- - E come gliela spieghiamo la
mia presenza?- ribatté Draco sempre più imbufalito. - Oh, mia madre non si
mai fatta problemi. E comunque casa mia è sempre vuota...- A quella risposta
Malfoy corrucciò al fronte. Una settimana quasi da soli? Cos'era, un invito a
nozze? Si limitò a guardare fuori da finestrino fino a quando l'autista non
fece una brusca sferzata e due passeggeri quasi si spaccarono la faccia contro i
sedili anteriori. - Cosa succede?- borbottò Hermione infastidita. - Il
solito!- disse l'autista arrabbiato - In questo quartiere c'è sempre festa! Mi
spiace signorina ma devo lasciarla qua all'entrata della strada. I pub sono
pieni e non riesco a passare, parcheggiano tutti in seconda fila!- - Non fa
nulla.- assicurò Hermione - Dai Malferret, scendi! Prendiamo le nostre
cose!- - E come faccio a scendere, di grazia?- - La maniglia! La maniglia!
Neanche questo ti ricordi?- Bestemmiando e imprecando, la Grifoncina riuscì a
trascinarlo fuori dal taxi giallo e lo portò sul marciapiede. - Prima lezione
pratica. Non camminare mai in mezzo alla strada vicino a casa mia o ti stendono!
Puoi anche passare sulle strisce ma se ne fregano!- - E quali strisce?-
replicò lui furente. Lei però non gli rispose, limitandosi a trascinarselo
dietro. Fu però contenta di essere tornata a casa, in quel quartiere di pub e
discoteche dove era cresciuta. Passando davanti ai luoghi che frequentava ebbe
un po' di nostalgia ma rise sotto i baffi quando, passando davanti alle entrate,
Draco faceva delle facce sconvolte al casino che vi proveniva da
dentro. Erano quasi arrivati in fondo al quartiere quando, da un pub che
all'interno era fatto quasi tutto di legno, nella vera tradizione irlandese, ne
uscì una ragazza che fissò la strega sbalordita. - Hermione!- urlò, correndo
da lei e abbracciandola - Quanto mi sei mancata! Sei tornata per le
vacanze?- - Lizzy!- celiò la Grifoncina, un po' imbarazzata - Si...per le
vacanze. Eri da Alan a festeggiare?- - Già, io e i ragazzi siamo riuniti per
festeggiare la fine della scuola. Ma dimmi di te, è da quest'estate che non ti
vedo! Come va alla scuola per geni eh?- e girandosi vide che teneva per mano
Draco. Sbavò un pochino, prima di riprendersi - E lui è il tuo ragazzo?- -
Cosa??- scattò subito Malfoy ma Hermione gli tappò la bocca, pestandogli un
piede elegantemente - No, lui è solo un amico. L'ho portato a casa per fargli
vedere un po' Londra. Lei è la mia amica Lizzy...- disse la strega con aria
omicida e dolce al tempo stesso - Lizzy, lui è Draco.- La babbana gli porse
la mano, evidentemente abbagliata da lui...e Malferret dovette stringergliela
per forza o la mezzosangue gli avrebbe distrutto anche l'altro piede con i suoi
tacchi micidiali. - Perché non ci vediamo domani sera?- le chiese allegra -
Devi fargli vedere la città, tanto vale cominciare dai pub no?- - Ecco...io
non so se...- - Oh, avanti! Avrete bisogno di divertirvi no?- continuò la
ragazza, sbattendo gli occhioni nocciola e i capelli vaporosi - Non c'è il solo
studio nella vita! Allora, ci conto? Avviso Alan che sei tornata?- - Ok...-
cedette la Grifoncina - Domani sera per le undici arriviamo.- - Maledetti
babbani!- sibilò il biondo velenoso non appena Lizzy ebbe preso il volo - Scuola
per geni?? Che razza di storia è???- - Lascia perdere!- abbaiò lei già di
pessimo umore dopo quella visita imprevista - Andiamo a casa che ne ho basta!- e
se lo trascinò via, imprecando a tutto andare - Non potevo certo dire ai miei
amici che ero una strega no?- - Bell'esemplare quella lì!- replicò il
Serpeverde annoiato - Ma è davvero amica tua?- - Non proprio.- - Mi ha
spogliato con gli occhi. Non è che devo temere qualcosa?- - Da quando hai
paura delle avance di una donna?- gli disse sarcastica, fermandosi alla fine di
Ludo Avenue davanti a un cancello di ferro, sottile e attorniato da un muretto
coperto da edera. Hermione notò che era tutto spento. - Fantastico,- disse
esasperata - non c'è davvero nessuno! Ma dove sarà andata quella
donna?- Draco si fermò, osservando a sua volta la...villa. Però, strana
costruzione per lui abituato al suo maniero tetro comunque era una villetta
bianca, attorniata da pini e abbastanza grande, con grandi finestre. - Che
hai detto che fanno i tuoi vecchi babbani?- le chiese. - Mio padre viaggia
per lavoro, produce drammi teatrali. Mia madre invece è una dentista.- -
Dentista?- - Mette a posto i denti delle persone e si diverte a farli
strillare sotto i ferri.- - Un guaritore allora.- - No, un dentista!-
replicò lei attaccandosi al muretto - E dammi una mano, per favore!- - Ma che
stai facendo?- allibì sconvolto - Sei fuori di testa?- - Non ho le chiavi
del cancello!- replicò appesa come una scimmia al cornicione - Avanti, aiutami a
scavalcare o dovremo restare qui ad aspettare mia madre al freddo!- - Non
puoi volare mezzosangue?- - Già, davanti a tutti i babbani! Lezione numero 2:
niente magie davanti agli altri Malferret!- - Ok, ok!- sbottò incazzoso. Così
dicendo l'aiutò con suo sommo piacere ad aggrapparsi meglio, palpando cose che
non avrebbe potuto palpare se si fosse trattato di un caso meno urgente. Una
volta che la Grifoncina fu a cavalcioni sul muretto, scese dall'altra parte e
toccò il pulsante di apertura. Scattò la serratura e lo fece passare,
richiudendo il tutto. Davanti alla porta di casa si mise a trafficare sotto i
vasi di fiori, trovando la chiave della porta principale. Entrò che era tutto
buio, buttò la borsa a terra e fece scattare gl'interruttori. In un attimo in
tutto il salone si diffuse una tenue luce che rivelò uno scalone che raggiungeva
il primo piano. - Vieni.- gli disse massaggiandosi le spalle indolenzite.
Draco la seguì a destra, verso una cucina babbana che lo lasciò spiazzato. Era
pieno di marchingegni astrusi ovunque che facevano ticchettii strani, con lucine
colorate. Altro che lezione di Raimond! Aveva già mal di testa. - Siediti
un attimo, adesso provo a richiamare mia madre.- e si diresse a un telefono
appeso al muro, mentre lui si sedette a una lunga tavola bianca, con delle sedie
alte e rotonde. Facendolo mollò il borsone e l'occhio gli cadde su una cornice
argentata su una mensola. Fissò la foto, sconvolgendosi. Prese la cornice e
cominciò ad agitarla. - Perché non si muovono le persone?-
bofonchiò. Hermione roteò gli occhi, attendendo in linea. Il cellulare di sua
madre era nuovamente irraggiungibile. - Oh, al diavolo!- sibilò buttando la
cornetta sulla forcella - Ma dove s'è cacciata? E tu vuoi lasciare andare quella
foto? Le foto babbane restano immobili. Le persone non se ne vanno, rimangono
lì.- - E perché se ne stanno lì ferme?- replicò saccente. - Perché non c'è
magia nelle foto, cazzo!- urlò zittendolo - Non c'è magia nel mondo babbano, non
la conoscono e alcuni la temono. Stop!- - Per questo hai detto che vai a una
scuola per geni?- ridacchiò con scherno - Non sanno capire?- - Neanche tu che
sei mago capisci gli altri, o sbaglio?- rinfacciò a sua volta - Non farmi la
predica!- - Che c'è? Perché sei girata male?- - Perché ho te a spasso per
casa mia! No, dico...TE A CASA MIA!- - Non faccio i salti di gioia nemmeno io
mezzosangue!- ribatté furente - Sono stato costretto a seguirti in questa
dannata città babbana, in casa di babbani, attorniato da babbani, con una
mezzosangue dannata che non me la vuole dare e un'emicrania pazzesca! E non ho
avvisato i miei...- finì, a bassa voce. - Vuoi mandare un gufo a casa
tua?- - Ma figurati. Ci manca solo che avvisi mio padre! E mia madre non si
accorgerà neanche che manco da scuola.- - Ok, va bene. Sotterriamo l'ascia di
guerra che per stasera ne ho davvero basta. Vieni, ti porto a fare un giro.- e
il Serpeverde la seguì per tutta la villetta, soffermandosi sempre a vedere se i
personaggi delle foto non si muovessero quando i babbani non vedevano. Alla fine
lo sbolognò nella camera degli ospiti, al primo piano. - E tu dove dormi
mezzosangue?- le chiese, lasciandosi andare sul letto a due piazze. Lo vide
sogghignare interessato ma in casa sua si sentiva sicura. - Camera mia è
l'ultima del corridoio.- gli disse, incrociando le braccia - Fossi in te userei
un letto solo.- - Ma qua ci stiamo in due!- replicò libidinoso. -
Abbraccia il cuscino.- borbottò con vocetta stucchevole - A meno che tu non
voglia un altro succhiotto.- Draco ghignò almeno fino a quando non gli giunse
un rumore dal piano di sotto. Balzò in piedi come una molla ed Hermione quasi
sorrise, vedendolo così nel panico. Mise il naso fuori dalla porta, poi oltre la
ringhiera delle scale. Ma sospirando vide che non era sua madre. Un uomo in
giacca e cravatta si stava guardando attorno, chiedendosi perché fosse tutto
acceso. - Jane!- disse ad alta voce - Sei in casa?- - No, papà...- disse
Hermione, sorridendo a mezze labbra - Sono io!- Scott Granger allargò la
bocca, stupito...poi si lasciò andare la ventiquattro ore e abbracciò stretta la
figlia. - Tesoro, che sorpresa! Mi sei mancata...ma come mai sei qua? Credevo
che non venissi per le vacanze di Natale. Mi avevi detto che l'ultimo anno
volevi passarlo alla tua scuola...- - Già, ma c'è stato un piccolo
cambiamento di programma.- e prendendo suo padre per mano gl'indicò con
un'occhiata Draco, sulle scale - Il preside mi ha mandato a casa per una specie
di vacanza studio qua a Londra, per un corso che stiamo facendo. E lui è venuto
con me. Ti presento Draco Malfoy, un mio...compagno.- disse, per non dire altro
di sgradevole. Suo padre però rimase interdetto - Malfoy?- sussurrò. Hermione
corrugò la fronte. - Si, te l'ho detto. Viene a scuola con me.- - Ah,
quindi...è come te...- Prima ancora che rispondesse, Draco rimase stupito da
quell'affermazione. Ma che intendeva quel babbano? - Si,- disse Hermione
mestamente - è come me. È un mago. Draco Malfoy, lui mio padre. Scott
Granger.- - Piacere.- borbottò l'uomo - Bhè, benvenuto in casa nostra.- -
Grazie.- si sforzò il biondo Serpeverde con freddezza. - Gli ha già fatto
vedere la camera degli ospiti?- - Si, è tutto a posto. Tu resterai qua?-
chiese la Grifoncina. - Purtroppo no, riparto domani mattina alle sette. Voi
sicuramente dormirete quindi vi saluto adesso perché sono davvero stanco. Ho un
volo domani per Liverpool.- ma quando lo disse la porta di casa venne nuovamente
sbattuta con più forza del solito e Draco vide una bella donna con una testa
piena di ricci e due immensi occhi dorati fissare il loro gruppetto con un
sorriso solare sul viso. - Mamma!- rise la sua mezzosangue, correndo dalla
donna e abbracciandola. - Tesoro che bello rivederti!- disse Jane Granger,
stritolando la figlia in un abbraccio e ignorando palesemente le borsa e il
cellulare che aveva lasciato andare per aria senza interesse - Meno male che
Harry mi ha avvertito! Mi è appena arrivato un suo messaggio che mi avvisava del
tuo ritorno! Ho fatto più presto che potevo! Ma ha detto che ti sei portata un
maiale appresso. Che intendeva?- Ci fu un attimo di silenzio in cui la
streghetta s sforzò di non ridere ma la ghignata ce l'aveva in gola. Sua madre
però alzò lo sguardo e incontrò Draco, restando per un attimo
immobile. Malfoy rimase impassibile all'esame ma quella donna lo guardava
come se...lo conoscesse. - Tua figlia ha portato un suo...compagno. Si chiama
Draco Malfoy, Jane.- disse Scott Granger, con tono piatto. Jane però parve
per nulla sorpresa, anzi...sorrise al Serpeverde in maniera che lo scombussolò
parecchio. - Nessun problema, tanto questa casa è così grande e sempre vuota
che sarà bello avere compagnia. È un piacere Draco, il mio nome è Jane.- gli
disse - Sarete stanchi però, perché non andate a dormire? Parleremo con calma
domani mattina. Tanto domani è il mio giorno libero.- - Bene, allora io vado
a letto.- disse subito il padre della Grifoncina - Tesoro è stato bello
rivederti ma come ti ho detto parto presto domani. Vi manderò gli auguri per
Natale. Draco, è stato un piacere.- e senza tante storie infilò le scale, per
sparire al piano superiore. Malfoy, inutile dirlo, rimase un po' stupito ma a
quanto pareva la complicità fra madre e figlia superava anche l'indifferenza di
quel tizio strambo. Venne tirato nuovamente in cucina, sbattuto su una sedia
e reso partecipe di un discorso allucinante. - E così Silente vi ha spedito a
casa perché avete problemi con i semafori?- rise la donna, facendo incazzare a
morte la figlia - Questa è veramente buffa, mia cara. Perché te la prendi tanto
per un Troll?- - Perché io vivo a Londra!- replicò la Grifoncina seccata,
mescolando la cioccolata che sua madre le aveva fatto - Non posso tenermi un
Troll e poi il professore è stato chiaro. O rimediamo o ci sega!- e fissò Draco,
intento a scrutare la sua tazza con aria sospetta - Non morde Malferret, non è
come la zuppa di piselli.- - Ma sei sicura?- - Qua il cibo non morde,
manda giù e sta zitto!- sibilò acida. - Tesoro, santo cielo!- la prese in
giro Jane - E' così che tratti un bel ragazzo?- - E' così che tratto una
serpe che mi fa prendere un Troll!- - Draco perdona mia figlia.- rise la
donna continuando a fare cioccolata - E' sempre stata scortese con tutti.- -
Quando mai sono stata scortese?- sibilò la strega allibita. - Da quando sei
nata, probabilmente. Perché continui a tormentarlo?- continuò del tutto
indifferente alla rabbia della figlia - In fondo non possono certo pretendere
che tutti i maghi di Hogwarts s'interessino alla vita delle persone che non
hanno poteri magici. Sono due mondi totalmente diversi, non credi?- La stava
amando! Draco aveva le stelline negli occhi e avrebbe dato un bacio in fronte a
quella donna se Hermione poi non gli avesse cavato le orbite! Che tipa strana la
madre della Granger! Parlava con loro perfettamente a suo agio ma non pretendeva
neanche che maghi e babbani convivessero come invece a scuola sbandieravano ai
quattro venti. Decisamente non se l'era aspettata così... - Ah, domani
viene Rose!- disse Jane sedendosi a tavola con loro - Evitate di farle venire un
colpo, per favore, anche se devo ammettere che mi piacerebbe sentirla strillare
per il corridoio.- e si rivolse al biondino, visto che Hermione scuoteva il capo
disperata - Rose è la nostra domestica. Viene praticamente tutti i giorni quando
mia figlia è a scuola visto che la casa è vuota, mentre io sono al lavoro.- -
Se ti aspetti che le faccia degli scherzi ti sbagli di grosso!- replicò la
Grifoncina. - Ma la licenza ce l'abbiamo...- borbottò Draco all'improvviso e
Jane Granger rizzò subito le orecchie - Vi hanno dato una licenza per fare
magie?- - Senti mamma....aspetta...- - Oh dai Hermione, non fare la guasta
feste!- disse la donna, zittendola subito - Che male c'è a fare un po' di magia
anche qua a casa? In fondo a marzo compirai diciotto anni anche tu no?- - Si
ma non posso fare magie per spaventare le persone!- - A no?- bofonchiò Draco
decidendosi ad assaggiare la cioccolata, per altro buonissima di cui lui era
troppo goloso - Vogliamo parlare di Halloween?- - Perfetto, allora domani
mattina mi farete vedere che imparate a scuola!- decretò la padrona di casa
facendo venire un calo di pressione alla Grifoncina che si lasciò andare con la
fronte sulla tavola - E a proposito...Draco per i pasti hai qualche preferenza
particolare?- - Del cianuro diluito.- sibilò Hermione rabbiosa. - Ecco,
come dicevo prima...sei sempre scortese!- rise Jane. - Io non sono scortese
per niente! E invece di cambiare discorso parlando di cibo che NON MORDE, mi
spieghi dove diavolo sei stata fino a quest'ora?- - In studio fino alle otto,
a cena fino alle dieci con dei colleghi e poi la signora Hingelmann ha accusato
dei forti dolori alle undici, cosa potevo fare scusa? Lasciarle un analgesico e
basta?- - Una badilata sulla testa a quella strega farebbe solo bene e prima
che ti agiti ho detto strega come insulto!- mugugnò rivolta a Malfoy che fece
una smorfia in risposta - Senti, staremo qui per una settimana. Deve arrivare
gente? Cioè...papà darà una festa per Natale con i suoi soci, gli zii e ...i
nonni?- mormorò, stupendo Draco per quel cambiamento di tono - Perché se è così
non voglio disturbare. Ce ne andiamo.- - Non scherzare piccola.- disse Jane
prendendo le tazze e posandole nel lavandino - Non ho ancora idea di cosa voglia
fare tuo madre per il giorno di Natale decideremo tutti insieme. Harry e Ron si
fermano a scuola?- - Harry per forza, Ron non saprei.- - Perché non li
chiami?- chiese la madre sorridendo - Sarebbe bello riavervi tutti in
casa.- - Si come no!- cinguettò la streghetta sarcastica - Harry sarà il
primo a varcare quella soglia e a bruciarla non appena vedrà chi è seduto a
tavola a bersi della cioccolata.- - Se non lo uccido prima io.- chiarì il
biondo Serpeverde con un ghigno. Chiacchierarono ancora per qualche minuto,
poi Jane li convinse ad andare a letto, dopo la dura giornata passata su e giù
in un treno, in una carrozza e specialmente per il povero Draco, il maledetto
secondo Hermione, che non era abituato a un simile sballottamento. La
Grifoncina si risentiva ancora quelle parole nella testa, mentre si cambiava per
la notte. - Eh già, povera stella lui...sballottato come fanno i babbani
tutti i giorni. Ha la pelle delicata!- e si levò la camicia colorata, restando
in jeans e maledicendo sua madre che lo trattava gentilmente come se avesse
avuto davanti Harry o Ron. Certo che anche lei viveva davvero sulle nuvole!
Possibile che fosse sempre così svagata e allegra? Sempre così...serena? Ma come
faceva?, si chiese dolcemente invidiosa. Perché non aveva ereditato un po' della
sua calma? Stava per infilarsi la maglia del pigiama quando sentì un trillo
dietro alla sua porta e prima che potesse dire qualcosa Draco entrò come un
tornado, tenendo fra le mani una sveglia impazzita come se fosse stata una
bomba. - Ma che diavolo fai qui dentro?- urlò Hermione furibonda - Non ti
hanno insegnato a bussare??- - Spegni quest'affare mezzosangue!- replicò lui
senza nemmeno sentirla - Fa smettere con questo fracasso!- e la strega prima di
tirargliela in testa gliela spense sotto il naso, indicandogli un semplice
tasto. - Che diavolo è quella roba?- tuonò, notando più che altro che lei era
in reggiseno di pizzo colorato che gli piaceva anche - S'è messa a gracchiare
come un'ossessa non appena l'ho toccata!- - E' una comunissima sveglia
idiota!- La ragazza aveva i nervi a fior di pelle - Basta toccare un tasto
perché lei ti svegli al momento giusto. È la seconda lezione che ci ha fatto
Raimond! Possibile che non ricordi?- - Vorrei ricordare come distruggerla,
ecco come!- disse Draco con gli occhi iniettati di sangue - Mi so svegliare da
solo, non temere!- e tacque, ormai a corto di parole perché lei mezza nuda era
decisamente l'unica cosa al mondo in grado di seccargli la lingua. Sentendosi
presa sotto esame Hermione incrociò le braccia al petto, troppo incazzata per
essere imbarazzata - Fuori Malferret! Fila in camera e dormi!- - Mi serve
un'altra doccia fredda...altro che dormire.- sibilò lui andandosene. E la Grifoncina pensò la stessa
cosa. Anche per lei non sarebbe stata di certo una cattiva idea...visto che
Draco era entrato nella sua stanza solo in pantaloni. Il
maledetto...
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Capitolo 8 *** Capitolo 8° ***
Hermione aprì gli occhi di scatto, gli occhi trafitti da un raggio di sole
che filtrava dalla tenda. Che bello dormire nel suo lettone, pensò
stiracchiandosi. Era a casa sua... All'improvviso balzò a sedere nel piumone,
fissando il suo orologio da polso. Le undici di mattina! Si lanciò giù dalla
sponda e corse per il corridoio come una pazza, trovandosi davanti alla porta
aperta della camera degli ospiti! Dov'era finito Malferret? Si mise le mani nei
capelli tutti arruffati per il sonno, chiedendosi dove poteva essere finito
quell'imbecille. Ma dove poteva essersi cacciato in una casa che non conosceva?
Filò sulle scale, quasi sfracellandosi quando avvertì qualcosa che in sette anni
non aveva mai sentito. Era una risata...Draco stava...ridendo. Ma ridendo
normalmente, non ghignando! Stava solo ...ridendo. Si mise all'angolo della
parete della cucina e rimase ad ascoltare e a sbirciare...col cuore in
gola Draco era seduto alla tavola bianca, la televisione era accesa e sua
madre era davanti ai fornelli, per una volta vestita non come una donna in
carriera, ma sempre allegra e spensierata. Da ciò che capì gli stava raccontando
di come estraeva i denti. -...poi prendi la pinza e tiri forte!- finì Jane -
Solitamente i pazienti non si agitano troppo.- Draco, dopo l'iniziale risata,
fissava sua madre con occhi un po' allargati. - Ma...scusi...lei stacca i
denti così...con le tenaglie e basta?- - Certo.- disse Jane angelicamente -
Ho anche delle cinghie per tenerli fermi sulla poltrona. Di solito urlano un
po', ma poi si calmano...con una botta in testa tutto si risolve,
sai?- Hermione si coprì la bocca con la mano, per non scoppiare a ridere. Sua
madre era davvero eccezionale! Tornò così di sopra. Si sistemò le occhiaie
date dalla stanchezza e si vestì in fretta, per tornare a salvare quel
Serpeverde sfortunato dalla moglie di Stephen King e quando mise piede in cucina
era ben decisa a non ridergli in faccia. Tanto non avrebbe potuto farlo
ugualmente, visti i post-it rosa e verdi sparsi su ogni elettrodomestico. -
Ma che succede qua dentro?- chiese sconvolta - Che roba è?- - Oh, tesoro! Ben
svegliata.- sorrise sua madre, porgendole una tazza di latte caldo - E' l'unico
espediente che ho trovato per impedire a Draco di farsi male. Mezz'ora fa ha
messo le dita nel frullatore...- - Che idiota.- mormorò la Grifoncina
sedendosi accanto a Malfoy che leggeva poco interessato un giornale babbano dove
le scritte e le immagini stavano ferme - Roba da non credere.- - Strozzatici
con quel latte.- le sibilò lui di rimando. - Che progetti avete?- A quella
domanda entrambi sollevarono il viso dalle loro cose, mezzi angosciati perché
sottintesero alla grande. - Come prego?- chiese Hermione a bassa voce. -
Si...- disse Jane stranita - Che volete fare oggi?- - Ahhh,- sorrise la
strega - Bhè, venendo qui ieri sera ho trovato Lizzy. Ci ha invitato da
Alan.- - Lizzy?- Jane alzò un sopracciglio - Ma quella si mangerà vivo
Draco...- e sentendo quella frase Malfoy sentì un brivido perfido sulla schiena.
Allora non aveva avuto le allucinazioni! Quella l'aveva spolpato con gli
occhi! - Sai che perdita!- disse comunque Hermione, addentando una
ciambella. - Sei di nuovo scortese...- cinguettò sua madre, servendole anche
delle frittelle - E' davvero bello riaverti a casa per un po' tesoro. Di recente
ho fatto colazione troppo spesso da sola.- - Rose quando arriva?- - Fra
qualche minuto credo.- disse la donna fissando l'orologio appeso alla parete -
Niente scherzi allora?- - Non fare capricci, mi rifiuto di darti retta! E tu
vedi di fare altrettanto!- disse perentoria al Serpeverde - Se dobbiamo fare
magie meglio farle quando siamo soli in casa.- - Oh, ma io voglio vedere.-
disse sua madre con vocetta lamentosa - Dai, è da quando hai fatto saltare per
aria il camino che qui dentro non succede più nulla di eccitante!- - Hai
dimenticato quando ho mandato in pezzi il servizio buono di papà.- -
Vero...ma il camino è stato meglio.- In quel momento trillò il campanello e
Draco saltò su a molla, come sempre. Lui li detestava tutti quei suoni
maledetti, non riusciva mai a capire da che diavolo di macchinario arrivasse il
borbottio! - E' il campanello Malferret.- disse Hermione tranquilla - Lascia
mamma, vado io.- Quando aprì la porta venne investita da un brivido di
freddo. La notte trascorsa era stata carica di neve ma non si sarebbe mai
aspettata di venire stritolata e strangolata fra le braccia della fida Rose, una
donnina bassa come un tappo, con un cuore enorme, capelli corti neri, esile come
un giunco e le braccia simili a una pressa da macchine da rottamare. - Oh la
mia bambina!!- urlò la domestica, strizzandola come uno straccio - Come sei
cresciuta Hermione, tesoro!- e le stampò due grossi bacioni sulle guance, quasi
facendole mancare anche l'aria - Ma come mai sei già a casa? Non dovresti essere
a scuola? Come va con Harry e come sta Ron? Mamma mia, ma ti danno da mangiare
in quel postaccio? Sei più magra dell'ultima volta che ti ho visto! Signora, le
dica qualcosa!- sbraitò caparbia, mettendo piede in cucina con ancora la testa
di Hermione fra le braccia. Ma si bloccò, trovando Draco a tavola. Lo scrutò
sospettosa. - E questo qua chi è?- - Un barbone raccolto per strada.- sibilò
la streghetta, cercando di liberarsi. Jane rise, scuotendo il capo - No,
Rose...è un amico di Hermione, starà per un po' di tempo con noi. Draco, lei è
Rose nostra amica e domestica da quando Hermione era piccola.- La donna
continuò a fissarlo acutamente e a lui la cosa piacque poco ma si morse la
lingua. - Sarà per caso un...- - Un mago come Hermione.- disse Jane solare
- Come hai fatto a capirlo?- - Il cucchiaino...- disse Rose serafica - Sta
girando da solo nella spremuta.- e tutti quanti puntarono gli occhi sull'oggetto
che girava sul serio dentro al bicchiere con la spremuta, animato dalla
telecinesi del biondino. Lo fermò subito, sbuffando ma Jane scoppiò a ridere -
Ti prego, continua pure! In questa casa si è visto di peggio. Ah Rose, i ragazzi
resteranno qua per una settimana, sono qui per studiare i babbani.- - E che
c'è da studiare?- chiese lei di rimando - Io non ci vedo nulla
d'interessante.- - Meno male che ne sono consapevoli.- sbuffò Draco a bassa
voce, prendendosi un cartone da Hermione che tornò a sedersi al suo fianco.
Riprese a rigirare lo zucchero nella spremuta a mano mentre in quella cucina si
stava scatenando il caos. Quella tizia stramba e seccante metteva le mani
ovunque e rompeva le palle alla madre della mezzosangue in maniera
impressionante però la signora Granger non ci faceva il minimo caso. La lasciava
parlare e le rispondeva con un'ironia che Malfoy però aveva riscontrato spesso
nella Grifoncina. Mentre le due donne preparavano il pranzo, Hermione tirò
fuori la lista delle cose da fare, elencate da Raimond. - Dunque...imparare
On e Off.- borbottò furibonda - Lì non ci va tanto. C'è anche scritto su ogni
elettrodomestico. Poi...saper distinguere un boiler da una caldaia. Ma che
idiozia! Non posso certo mettermi a farti lezione di meccanica adesso! Che gli è
preso a Raimond?- - Si sarà arrabbiato perché gli ho detto che pensavo di
lui.- ghignò Malfoy - Che altro?- - Capire l'esatto utilizzo di cd musicali.-
Hermione stavolta parve meno furente. - Bhè, questa mi pare già una lezione
più divertente.- disse Jane addentando un grissino appena sfornato da Rose -
Perché oggi pomeriggio non porti Draco al negozio all'angolo? È sempre pieno di
ragazzi della vostra età.- - Si, come mettere un serpente davanti a una
mangusta.- frecciò la Grifoncina - Raimond vuole anche che gl'insegni l'esatta
segnaletica dei semafori. Rosso e verde. E giallo...- - E' veramente una
scuola per geni,- sibilò Rose con occhio critico - niente da dire piccola
mia!- - E' uno spreco di tempo.- sbuffò Malfoy scocciato - A me non frega un
accidenti di niente.- - E a me non frega niente se a te non importa di
restare segato alla fine dell'anno!- Hermione quasi lo prendeva per il collo -
Oggi ti porto in giro e ti faccio attraversare la strada finché non avrai capito
che ce l'hai fatta veramente quando le macchine non ti stirano Malferret e non
provare a replicare. Per l'ennesima volta, se siamo in questa situazione è colpa
tua, quindi zitto!- - Che menata...- - Ecco, parli già da babbano!-
ringhiò la Grifoncina - Vai che sei sulla buona strada! Le ultime cose
riguardano oggettistica. Devi imparare ad accendere le luci con
gl'interruttori.- Rose stavolta non poté non parlare. - Ma siamo sicuri
che questi maghi abbiano un minimo di cervello per capire cose
così...difficili?- chiese sarcastica e stavolta Draco saltò su come un aspide a
cui è stata pestata la coda: aveva la bocca spalancata per gettare una colata di
lava quando la strega gli chiuse la bocca ficcandoci dentro una mela rossa, che
a lui piacevano tanto visto che le mangiava sempre fra una lezione e l'altra.
Poi se lo trascinò via, in camera sua e lì dette sfogo a tutta la sua residua
pazienza. Erano lì per un motivo, quindi tanto valeva che si mettesse l'anima in
pace e facesse quello che doveva! Lo minacciò anche con la bacchetta, tanto
da sbatterlo seduto sul letto e lasciarlo muto per qualche secondo. Impresa che
aveva dello storico, decisamente. - Capito?- sibilò alla fine - Ne ho basta
di te! Fa ciò che ti dico e poche storie!- - Maledetta di una mezzosangue!-
replicò lui di riflesso poi l'ignorò completamente, per guardarsi attorno. E
così quello era l'habitat naturale della sua disgrazia preferita. Si era
immaginato la sua camera più rosa in effetti...invece era caotica, con tanti
oggetti strani che lui non conosceva, colorata e piena di foto...alcune anche
magiche. Queste ultime rappresentavano Hogwarts. Lei con la lenticchia, sua
sorella e quei dementi dei gemelli. Lei con le sue amiche pettegole. E quella
che lo fece più imbestialire. Lei abbracciata a Potter, sotto il tempietto di
Hogsmade. - Allora? Mi stai ad ascoltare o no?- - No.- - Divertente
Malferret! Guarda che io di questa storia ne ho già abbastanza, quindi adesso ti
vai a ficcare un maglione e scendiamo in strada. Prima lezione su come
attraversarla.- - Ma non esiste!- disse ridendo sprezzante - Io sto comodo
qua a letto...- - Se pensi che sia dell'umore adatto per giocare ti sbagli.-
sussurrò Hermione pericolosamente, abbassandosi sul suo volto irritante ma
sempre dannatamente sexy - Fa come ho detto. O finirai sul lettino del
dentista!- e fu il ricatto giusto perché lo vide impallidire parecchio. - Non
oseresti!- sibilò. - Oh, si che lo farei!- Hermione lo fissò eloquente -
Cappotto e filare!- Un minuto dopo il biondino era sul marciapiede davanti
alla villetta. C'erano delle persone in giro ma niente in confronto al casino di
persone che Draco aveva visto la sera prima, arrivando col taxi. Vide anche
qualcuno di quei semafori, in lontananza, proprio come quelli che Raimond aveva
fatto vedere in classe con le diapositive. Si legò meglio la sciarpa al collo
e in fondo alla gola aveva il suo bel ringhio feroce e sparì quando un botolino,
un cagnetto nero e marrone tutto peloso di appena un mese, gli s'infilò fra le
gambe. - Ehi e questo coso da dove arriva?- borbottò, vedendo la Granger
correre da loro con un guinzaglio e una pallina colorata i mano - Oh, è il cane
di Rose. Mi ha chiesto di portarlo a fare due passi, intanto che faccio un
giro.- Malfoy lo scrutò un poco. A dire il vero non aveva mai amato molto gli
animali, a casa sua ne giravano pochi e solo rettili o rapaci, ma quel cucciolo
era particolarmente carino. Ciccione e morbido. Gli dette una rapida carezza,
mentre Hermione gli metteva collare e guinzaglio. - Ok, ci siamo.- disse la
strega - Dai Malfoy, adesso stammi vicino e non perderti come in stazione.- -
Vicino come?- sibilò sarcastico. - A distanza sufficiente affinché non ti
strozzi.- Girovagarono per circa un'oretta. Hermione gli fece vedere
parecchie vetrine, spiegandogli brevemente cosa vendevano ma non ci fu verso di
farlo interessare a qualcosa e in effetti poteva anche capirlo. Anche lei
avrebbe preferito farsi un giro a Diagon Alley...e quel pensiero la fece
sorridere. Decisamente non era più tempo, per lei, di stare bene a
Londra. Voleva tornare a Hogwarts... - Che hai mezzosangue?- Abbassò
gli occhi su Malfoy, che stava liberando il cucciolo di Rose da una montagnola
di neve in cui si era buttato dentro. - Allora?- continuò sagace - Hai una
faccia strana.- - Non ho niente.- sussurrò Hermione. Lasciò passare qualche
secondo, per riprendere un minimo di contatto con la realtà anche se dubitava
fortemente che quel pensiero, appena passatole davanti agli occhi come una
verità fin troppo reale, se ne sarebbe andato rapido così com'era arrivato. Si
sforzò di concentrarsi su ciò che dovevano fare e dopo aver preso in braccio il
cagnolino, trascinò Malferret nel negozio di musica più grande di Ludo
Avenue. Quando entrarono vennero investiti da un delizioso tepore e per dieci
minuti la Grifoncina dovette spiegargli che i cd riproducevano musica di tutti i
tipi...Draco non espresse giudizi di sorta ma cominciò a girovagare fra gli
scaffali pieni di "scatolette quadrate" mentre Hermione si mise a chiacchierare
con i due giovani proprietari del negozio, gente che conosceva da una vita e che
aveva ampliato i saloni in maniera impressionante. Si accorse che era quasi
l'una, dopo aver parlato di scuola e divertimenti per un bel po' di tempo,
quando andò a riprendere il Serpeverde e scoprì una cosa davvero interessante.
Pescò il biondino con le cuffie nelle orecchie e l'anima ormai consacrata al
punk e al rock. - Tutto pensavo tranne che fossi un amante del punk.- rise
Hermione, uscendo dalla porta scorrevole - Dai, adesso torniamo a casa.
Pranziamo e poi ci rimettiamo al lavoro in mezzo alla strada.- Draco annuì
appena, seguendola e tenendo al guinzaglio il botolo che s'impigliava sempre
nello loro gambe. A tavola il tempo passò veloce, imparò anche a cambiare
canale col telecomando mentre la scopa, chiamava così Rose fra sé, borbottava in
sottofondo perché la saliera galleggiava a mezz'aria. La signora Jane invece non
ci faceva caso per niente né alla loro magie, né ai rimbrotti della figlia.
L'atmosfera era tranquilla e spensierata...e lui per la prima volta, dopo tanto
tempo...troppo tempo forse, si rilassò. A quella tavola, sentiva di non essere
in pericolo...ed era la sensazione più strana che avesse mai provato. Lì non
doveva difendersi. Non doveva nascondersi. Poteva ...vivere. - Come fai a
sapere che è un Serpeverde?- Si risvegliò di colpo, sentendo la Grifoncina
porre quella domanda a Jane. La donna alzò le spalle, glissando abilmente -
Ho visto il suo anello, tutto qua. Se Draco fosse stato un Grifondoro ne avrei
sentito parlare prima, non credi?- - Io non so come faccia a stare così
tranquilla!- soffiò Rose con espressione accusatoria verso il biondo - Prima
quel Potter, poi quel Weasley! Non è normale portare a casa tanti
ragazzi!- Hermione quasi si strozzò con la zuppa - Ehi calma! Solo Harry
era...- - E allora porta a casa delle ragazze signorina!- replicò Rose
saccente - Non dei serpenti!- - Su questo siamo d'accordo.- frecciò la
Grifoncina. Draco rispose con una smorfia e stava per replicare a tono quando
Jane si alzò dalla tavola, passandogli dolcemente una mano sul capo - Lasciale
perdere. Hanno lo stesso insopportabile carattere.- - Se non altro, signora,
potrebbe proporle ragazzi normali!- sentenziò ancora Rose poggiando le mani sui
fianchi. - E perché?- Jane sbatté gli occhioni scuri, stranita - Hermione è
una strega.- - Vogliamo finirla di parlare come se non ci fossi?- sbuffò la
Grifoncina ma sua madre come sempre la fece tacere rifilandole altro cibo nel
piatto mentre la domestica s'infervorava tutta. - Dico solo che non è più una
bambina. Quest'anno finirà la scuola e non avrà più modo di...- - E chi ha
detto che tornerà a vivere qua?- rispose la signora Granger, stupendo anche la
figlia per quella risposta. - Non mi rivuoi a casa?- allibì Hermione - Ma
cosa dici?- - A dire il vero vorrei solo che non ti annoiassi fra i non
maghi.- spiegò Jane con un bel sorriso, poggiandole una mano sulla spalla - Ma
se vuoi tornare a casa dopo l'estate per me non c'è problema. Sarei felice di
riaverti qui. Ma come la mettiamo con il problemino magia?- - Bhè...hai
ragione.- ammise la streghetta, sospirando - Dopo l'estate deciderò.- - Non
mi dirai che andrai ancora in vacanza con quei due svitati!?- sbottò Rose
sconvolta. - Io ed Harry volevamo fare un giro in Europa...- disse, temendo
di scatenare la terza guerra mondiale - E Ron verrà con noi. Siamo riusciti a
convincerlo. Perché? Volevamo andare in Italia.- - Magnifica idea!- cinguettò
sua madre. - Pessima idea!- replicò Rose con aria burbera - E mi stupisco di
lei signora!- - Si, ogni tanto che io mi stupisco di me stessa...- ironizzò
Jane - Comunque possiamo parlare di cose un po' più pressanti? Per esempio della
festa di Natale.- - Ti fermi con noi, vero Rose?- chiese Hermione,
benedicendo il cambio di discorso. - Viene la vecchia carampana?- chiese
quella sospettosa. - Non so ancora...- Jane cominciò a sparecchiare, mettendo
alcuni piatti in lavastoviglie - Ma deciderò non appena Scott avrà finito con la
produzione a Liverpool. Ha telefonato stamattina presto e mi ha detto che per
Natale sarà a casa...porterà suo fratello e la sua famiglia, più i suoi soci.
Draco tu non dovresti avvisare tuo padre e tua madre?- Malfoy cercò di non
mostrarsi troppo freddo nella risposta, cosa che sconvolse abbastanza Hermione.
Allora le buone maniere gliele avevano insegnate davvero! Com'è che era tutto
gentile con sua madre? - I miei saranno impegnati in questi giorni. Manderò
loro un gufo il prima possibile.- - Come vuoi.- disse Jane sorridendogli - Ma
Hermione...non dovresti andare a fare i regali per i ragazzi?- - Sono a corto
di idee e poi sai che dobbiamo studiare.- - Se continui così finirai per
diventare una vecchia strega su quei libri!- sibilò Rose. - Meno male che
qualcuno oltre a me te lo dice.- frecciò Draco verso la Grifoncina, che quasi
gli piantò una forchetta nella mano in risposta - E poi i regali per Harry e Ron
li ho già fatti. Mi manca solo quello per Elettra.- - A quella lì piacerebbe
solo una cosa.- continuò il Serpeverde sogghignando e non contento rischiò anche
un dito visto che la Grifoncina cercò di tranciarglielo con il coltello del
dolce. Finita l'ottima torta al cioccolato di cui Draco e Jane si servirono due
volte, si trasferirono nel grande salone. Malfoy si guardò attorno e notò per la
prima volta il pianoforte e la grandissima libreria a fondo della stanza,
arredata perfettamente. Guardò svogliatamente i titoli babbani, poi andò alla
finestra. Dava sul retro della villa e c'era un bel giardino, completamente
innevato. Per il resto, la giornata fu totalmente una menata fatta di prove
pratiche ma anche abbastanza divertente sui vari interruttori della luce, di On
e Off, su come infilare un cd nel lettore e farlo partire, i vari simboli
presenti sulle manovelle della lavatrice ecc. Alle sei era già tutto buio e
Draco gettò la spugna. Decisamente ne aveva basta. Quell'endovena di porcate
babbane lo aveva steso ma quella sadica di una grifondoro non era paga per
nulla. Infatti gli fece rinfilare il cappotto e la sciarpa e lo trascinò a
prendere un tram di linea, per andare in centro. - E adesso che siamo qua che
facciamo?- rognò esasperato - Ne ho basta di babbani per oggi.- - Io anche se
devo essere sincera.- le sfuggì davanti a una vetrina di oggetti da regalo - Ma
a te serve la pratica e non la teoria. Hai imparato a usare gli interruttori e
anche il mio lettore cd, quindi possiamo ritenerci soddisfatti visto che alla
prima lezione a scuola hai fatto esplodere quello di Raimond. Domani
attraverserai la strada e staremo sotto ai semafori per i pedoni ma ti ricordi
cosa dobbiamo fare stasera?- - Si, devo andare a farmi sbattere al muro dalla
babbana.- sibilò velenoso, sedendosi su una panchina e tirando fuori il
pacchetto di sigarette - Mi spieghi perché vuoi uscirci se non ti piace?- -
Chi ti ha detto che non mi piace?- allibì Hermione. - Tua madre stamattina.-
disse, dando un tiro - Prima che mi parlasse del suo lavoro.- L'ammazzava!
Si, Jane Granger sarebbe presto uscita sui giornali, strangolata dalla
figlioletta adorata! - Dicevano che sei strana?- Hermione sollevò le
spalle, tornando a fissare la vetrina per non doverlo guardare in faccia. -
Maghi e babbani sono più simili di quanto credono.- mormorò lei, stringendo i
pugni. Draco tacque, sogghignando. Ciccò a terra e la raggiunse, guardando il
suo riflesso nello specchio. - Un mago è più forte di un babbano.- - E che
dovrei fare Malferret? Spaccare il mondo e far vedere a tutti quelli che mi
prendono in giro che sono migliore di loro? Spiacente, così risolvete le cose
voi Serpeverde ma io no!- - Adesso mi fai ridere...- sibilò lui, facendola
girare e abbassandosi su di lei - Non è per dimostrare di essere più forte che
hai accettato quella scommessa, quasi quattro mesi fa?- Stavolta lei rimase
in silenzio, tenendo però ostinatamente lo sguardo fisso in lui. Oh, quella
soddisfazione non gliel'avrebbe mai data. Stare a casa sua, insieme a lui,
significava mettersi già abbastanza a nudo...troppo e le faceva male, se n'era
accorta quel giorno a tavola ma non avrebbe mai accettato di sbattergli in
faccia il suo cuore come nulla fosse. E Draco sorrise, vedendola così ostinata.
Dio, non si smentiva davvero mai. Sarebbe morta pur di non farsi vedere
debole. O bisognosa di aiuto...di conforto. Era come lui. E di nuovo erano
anche troppo vicini. Hermione si scostò appena ma qualcosa attirò
l'attenzione di Malfoy. Da un pezzo si chiedeva cosa tenesse appeso a quella
catena dorata che portava al collo...e gliela estrasse dal maglione a collo alto
per restare perplesso. - E questa dove l'hai presa?- chiese, fissandola di
sottecchi - Una Giratempo...niente meno.- - Ce l'ho dal terzo anno.- spiegò
lei, rinfilandosela sotto la giacca bordata di pelo - Ma la uso per le
lezioni.- - Devo crederci?- ghignò lui. - Sono una Grifondoro. Non una
Serpeverde.- replicò Hermione ironica, poi lo afferrò per la mano e lo trascinò
per qualche via secondaria, illuminatissima, fino a quando non trovò quello che
cercava. - Ecco ci siamo!- disse allegra - Così potremo uscire senza dare
troppo nell'occhio!- - Ah te lo scordi!- ringhiò lui - Io non mi concio come
un coglione babbano!- ma fu inutile perché in un attimo venne catapultato nel
negozio di abbigliamento e ne uscirono che era ormai l'ora di
chiusura.
Erano le undici quando Draco Malfoy cominciò sul serio a
maledire la stirpe babbana dai loro sfigati progenitori. Bastava solo sentire
il baccano che proveniva da quel posto e il fastidio che quei jeans dannatamente
babbani gli procuravano al suo delicato e regale culo che la voglia di prendere
la bacchetta e fare un massacro alla Peter Minus in mezzo alla strada si faceva
sempre più strada in lui. - Ok, adesso ascoltami bene!- Hermione gli stava
davanti e lui più che sentire quello che diceva fissava la sua bocca che aveva
voglia di mordere e baciare fino a farle mancare il fiato - Niente magia, niente
telecinesi, niente bacchetta, niente insulti, niente "sta zitto deficiente di un
babbano!" e specialmente non scatenare risse! Intesi Malferret?- - Mi hai
preso un animale o cos'altro?- mugugnò lui, guardando più che altro nella
scollatura della sua maglia nera, sotto il cappotto - So stare fra gli altri,
non è il caso che ti fai saltare i bottoni...adesso. Magari stasera in
camera.- Lei in risposta emise un ringhio e afferrandolo per mano lo trascinò
dentro al bar, dove vennero investiti da un casino bestiale di urla per le
finali di basket, birra chiara e una nube di fumo. Lui si guardò attorno, non
molto interessato ma proprio in quel momento una mandria di ragazzine si
avventarono sulla sua mezzosangue, abbracciandola e baciandola. Si avvicinarono
poi anche due o tre ragazzi babbani che l'abbracciarono a loro volta, scrutando
poi lui con aria interrogativa. Bhè? Cazzo avevano da guardare. - Ciao
Draco!- quella era Lizzy che lo afferrò per mano e lo sospinse vicino a Hermione
- E' un amico di Herm! Viene anche lui dalla sua scuola. Ragazzi lui è
Draco.- Chissà perché non poteva farli saltare tutti per aria quei cretini
che continuavano ad allungargli le mani. Colse un bel po' di occhiate
assatanate e conscio che non avrebbe retto uno stupro da parte di una babbana
decise di starsene ben incollato alla mezzosangue. Li trascinarono a un tavolo
in fondo al pub quasi pieno e attaccarono a parlare così tanto che lui riuscì
perfino a ingoiare quella roba che la mezzosangue chiamava birra. Non gli
spiaceva particolarmente e per occupare il tempo, mentre quella Lizzy lo
rincoglioniva e si spingeva addosso a lui con il reggiseno praticamente fuori
dalla camicetta color sanguinaccio, fumava anche come un turco tanto là dentro a
quanto pareva la legge antifumo non vigeva manco di striscio. - Draco ma tu
ce l'hai la ragazza?- Ok, quello era un attacco bello e buono! Ne aveva
sentite e viste di tutti i colori in un'ora e stare lì a farsi irretire da
quella proprio non ci pensava. Così si abbassò su di lei e con aria da
cospiratore le disse: - Devo dirti una cosa...- - Dimmi tutto!- sussurrò lei
soave, avvicinandosi ancora di più. - Vedi...io sono gay..- cinguettò e poi
la piantò lì per andare a prendere qualcosa al banco mentre la cara Lizzy aveva
immediatamente capito che uno del genere era tutto tranne che gay. Malfoy si
sedette al bancone e cominciò a guardare lo strano gioco che stavano dando nella
televisione piatta sopra la sua testa. Dei dementi correvano e infilavano una
grossa palla in una rete. Un po' come il quidditch. - Ciao, che ti porto?-
gli chiese qualcuno. Lui neanche si sprecò a vedere chi fosse - Una vanga per
sotterrarmi.- Sentì una risata divertita e poi gli venne messo un boccale di
birra davanti al naso. Finalmente vide che era il barista, un tizio sui
ventisette anni, con rasta e piercing al sopracciglio - Tu sei l'amico di Herm
vero?- - Si.- borbottò portandosi il boccale alla bocca. - Io sono Alan,
il padrone del locale.- gli disse, portandogli anche un posacenere - Sbaglio o
sei appena scappato dal tavolo dei ragazzi? Lizzy ha subito attaccato con la
caccia?- - Già.- bofonchiò accendendosi l'ennesima sigaretta - Conosci la
Granger da tanto?- - Hermione?- rise Alan - Si, da quando era piccola. Sua
madre è la mia dentista e io abitando qua sopra la vedo sempre in giro. E' una
brava ragazza. Ma se vai a scuola con lei lo saprai immagino.- Draco tacque,
bevendo ancora. Quella roba scivolava giù che era una meraviglia. Quant'è che ne
aveva bevute? - Attento, Lizzy non molla mai l'osso fratello.- gli disse
ancora il barista - Hai provato a cercare delle scappatoie?- - Le ho detto
che sono gay.- - E lo sei?- - No.- - Bhè, Lizzy è una di quelle che
pensano che gli unici gay sono quelli che ancora non l'hanno incontrata.- -
Fantastico.- - Che ti fumi?- bofonchiò Alan dopo un attimo, in un momento di
spot della partita. - Roba di un mio amico.- disse Draco svagatamente ma poi
di colpo si ricordò qualcosa che aveva detto la mezzosangue, riguardo a erbe
fatte in casa. Erano illegali lì o sbagliava? Alzò gli occhi su Alan con aria
angelica ma quello invece di denunciarlo gli chiese se poteva fare un tiro. E si
sballò nel giro di due minuti. Forse i babbani non erano abituati...a quella
roba che nemmeno lui sapeva cosa fosse, visto che Blaise manteneva il segreto di
stato su certe cose, ma quell'Alan dopo una sola sigaretta aveva preso il volo
per lo spazio. E fra lui mezzo fatto e Draco sull'orlo della sbronza, viste
le birre a cui non era abituato, ne uscirono numeri alquanto divertenti. All'una
l'irriducibile Malfoy aveva capito tutte le regole del basket anche da pieno
fino all'orlo e faceva un tifo da stadio insieme a tutti gli hoollingans del
pub. Caso voleva che una delle squadre fosse quella di casa della Scozia e
quando vinsero gli scozzesi venne fuori un vero putiferio. Draco vide una decina
di tizi con una toga scozzese, gonnellino, capelli lunghi e faccia colorata di
blu salire su un tavolo...e attaccare a fare un discorso sulla libertà che lui
non capì molto ma a parte le stranezze babbane divenne, come ogni buon brillo,
un vero amicone per Alan. Erano le circa le due quando la povera Hermione
riuscì a scollarsi di dosso un vecchi spasimante decisamente troppo focoso.
Disgraziatamente lo aveva innaffiato con la birra senza volerlo e aveva trovato
la scusa per correre da Draco, al bancone. Quando lo raggiunse lo guardò
decisamente stranita. Lo tirò per la manica e lo vide urlare come un pazzo alla
televisione, insieme a tutti gli altri commensali. Quando lui la vide invece
l'abbracciò forte, rischiando di cadere dall'alto sgabello. - Ehi Herm, Draco
è un grande!- cinguettò Alan con una sigaretta fatta in casa da Malferret dietro
all'orecchio. - Si, su questo non c'erano dubbi...- replicò lei, aiutando il
biondo a stare seduto decentemente - Ma cosa state facendo?- chiese e poi si
dette dell'idiota, guardando la decina di boccali di birra vicini al Serpeverde.
Decisamente però preferiva Malfoy quando beveva. Sorrideva e rideva di
più. Così chiese ad Alan un caffè, ammesso che fosse stato in grado di farlo,
e poi si sedette accanto a lui ma Draco fu più veloce e se la prese in braccio,
continuando a guardare la televisione e a rollare sigarette. Fu decisamente una
serata divertente. Hermione ebbe modo di vedere il suo velenoso nemico privo di
maschera di classe, con una bella dose d'alcool nelle vene e un sorriso vago e
sereno sulla bocca sensuale. Fosse stata come lui se ne sarebbe
approfittata...ma poi pensò che in fondo...non ne valeva la pena farlo quando
lui non se ne sarebbe poi ricordato. Sarebbe stato inutile. Alle tre e mezza,
quando fu un po' meno sbronzo, decise che era meglio riportarlo a casa,
dall'altra parte della strada. Pagò il conto e salutò Alan e portò via il suo
adorabile compagno prima che Lizzy riuscisse a bloccarlo contro il muro e fargli
un'ispezione orale. Hermione Granger credeva ormai di averle viste tutte ma
quando arrivarono a casa Draco Malfoy fece il numero peggiore della sua vita,
anzi...quello di quella sera a casa della sua mezzosangue finì al numero due,
perché al primo posto salì una cappella che avrebbe fatto solo alla festa del
diploma. Comunque entrarono in cucina con tutte le luci spente. La Grifoncina lo
lasciò seduto a tavola per andare a mettere i cappotti nell'anticamera ma quando
tornò udì qualcosa che aveva dell'extraterrestre. Draco, ancora un pelino
fuori di testa, si era non si sa per quale motivo attaccato al cellulare di
Hermione e tastando qua e là a casaccio ero riuscito a telefonare all'ultima
chiamata registrata. Harry Potter. E il Grifondoro stava dormendo, dopo una
giornata allucinante passata in punizione a causa di Piton, ma si svegliò di
soprassalto quando il suo cellulare che a scuola non prendeva mai, si mise a
squillare. Strizzò gli occhi più volte, poi senza neanche ficcare gli
occhiali afferrò l'aggeggio nascosto sotto il materasso di piuma e rispose. Per
un attimo non sentì nulla così ridisse pronto alquanto seccato... - Ma
guarda...funziona davvero...- Harry sentì quella voce lontana e guardò il
numero sul display. Hermione? - Hermione?- chiese - Ma sai che ore
sono?- - Ma come faccio a sentirti?- bofonchiò di nuovo la voce svagata e
impastata - Sei vicino?- Stavolta Harry ebbe un'illuminazione. Quella voce la
conosceva... - Malfoy?- sussurrò stralunato. - Oh Potter...- Draco
deglutì, ancora intontito - Devo dirti una cosa...- Il Grifondoro si mise
seduto, fissando il cellulare come se fosse stato un oggetto malefico. Stava
parlando con Malfoy al telefono! No, stava sognando di sicuro! Chiuse la
comunicazione e rimise a dormire ma un attimo dopo il cellulare squillò di nuovo
- Pronto!- sbottò bellicoso. - POTTER...POTTER....- - Non è il caso che
urli idiota! Ti sento!- ringhiò Harry lasciandosi andare sul cuscino e
chiedendosi se stava parlando con un Malfoy di una realtà parallela - Cioè...mi
spieghi che cazzo stai facendo? Che vuoi da me?- Draco si lasciò andare
contro la tavola, facendo una smorfia strana. - Ti devo parlare ho
detto...- - Ma sei ubriaco?- sibilò Harry - Come hai fatto a usare un
telefono? E dove sei?- - A Londra.- - A Londra? Si e io a
Puffolandia.- - Cos'è Puffolandia?- - Malfoy vaffanculo.- disse il moretto
- Sto per sbatterti giù. Ti avviso.- - Sbattermi giù cosa?- Harry si
mangiò le nocche. Ma che cazzo stava a parlare con quello?? - Come va
Potter?- - Benone, mi hai solo svegliato alle quattro di mattina perché sei
pieno come una nave.- ironizzò senza capire perché andava avanti a parlare con
quello psicotico - E tu come stai?- - Hm...- Draco fece una smorfia - Io e te
non abbiamo mai parlato...però ti devo dire una cosa.- - Ecco, dimmela che
poi torno a dormire.- - Non ti sopporto proprio Sfregiato.- cominciò il
Serpeverde - Non ti posso vedere.- - Anche io.- - Bene, siamo
d'accordo...sono contento.- - Sono felice che tu sia felice Malfoy...adesso
posso spegnere?- - Non ho finito.- Draco assunse una strana espressione,
quasi vuota ed Hermione che stava sulla porta se ne accorse benissimo. Qualcosa
non andava, specialmente quando sentì ciò che disse. - Non ti ho mai detto
grazie...- sussurrò il biondo, fissando il suo anello d'argento col serpente
annodato su se stesso - Mi hai salvato la vita per qualche tempo e non ti ho mai
ringraziato.- - Salvato da cosa?- Harry tornò a mettersi seduto, corrucciando
la fronte - Ma di che parli?- Il moretto e la Grifoncina lo sentirono ridere
sommessamente, come se stesse ridendo di se stesso. - Dai, non lo sai?-
continuò Draco ghignando - Per qualche tempo sono stato al sicuro grazie a
te.- - Stai parlando di Voldemort?- mormorò Harry a bassa voce. - Parlo di
tutto...- - Tuo padre?- Stavolta il biondo serrò il cellulare nel palmo,
come per spezzarlo. - Malfoy?- chiamò il Grifondoro - ..Draco?- - Notte
Harry.- disse lapidario. - No...aspetta! Draco aspetta!- ma l'altro aveva già
chiuso la chiamata, restando con lo sguardo fisso verso la debole luce della
cucina. Quando notò Hermione sulla porta non disse nulla. Si limitò a lasciar
andare il cellulare sul tavolo, poi le allungò la mano che stranamente la
Grifoncina prese subito. L'attirò a sé e l'abbracciò stretta, passandole le
braccia attorno alla vita e stringendo quasi da farle male ma non fece altro.
Rimase col viso premuto contro il collo di Hermione per molto tempo, fino a
quando lui stesso non la lasciò andare. Tornarono al pieno di sopra per mano e
lo lasciò davanti alla sua stanza. Rimase a vederlo sparirvi dentro, quindi lei
tornò in camera sua...e si mise alla porta finestra, avvolta in una
coperta.
A Hogwarts invece Harry Potter aveva perso il sonno. Si
ritrovò a girare per i corridoi della scuola, col capo basso, la testa fra le
nuvole. Non era stata solo quella strana telefonata ricevuta in piena notte
da Draco Malfoy a togliergli le forze anche per dormire. Quella era una parte
delle sue preoccupazioni. Una parte chiamata Lucius Malfoy. L'altra parte che
amplificava la sua paura era il non sapere esattamente contro chi o cosa doveva
combattere quella volta. Da giorni si sentiva osservato, quasi braccato. Da
quando Hermione era andata via, era accaduto che si sentisse spesso seguito da
qualcuno. A volte sentiva o vedeva qualcosa...delle ombre solitamente. Ombre
che seguivano la sua, sui muri...contro la luce. Anche nei suoi sogni. E i
gigli...sentiva il loro profumo vacuo ovunque. Sentiva un soffio gelido sulla
pelle, nel cuore. - Harry, torna a letto!- Si voltò spaventato e vide Ron
con la mappa del Malandrino. - Dio, m'hai fatto quasi morire!- sbuffò il
moretto - Ma che t'è saltato in testa?- - Rivincita per Halloween.- sbadigliò
Weasley affiancandolo - Ma lo sai che ore sono? Ti ho sentito borbottare prima e
così mi sono svegliato anche io. Ti sono venuto dietro con la mappa, nel caso
quello spaccacazzo di Piton si faccia una passeggiata a queste ore.- -
Grazie.- disse lo sfregiato - Senti...dai, vieni dentro!- e lo spinse in aula
vuota - Devo parlarti un attimo.- - E' tardi per dirmi che sei gay e
innamorato di me. Halloween è passato.- sibilò Ron annoiato - Dai Harry, è tardi
davvero! Vabbè che domani mattina possiamo dormire fino a mezzogiorno ma se a
Tristan salta di fare lezione con un altro troll vorrei essere in grado di
intendere e di volere.- Potter andò alla finestra aperta, poi incrociò le
braccia al petto e si voltò verso il suo migliore amico. - Tu i Malfoy li
conosci...- iniziò. - Si tratta di Hermione?- - No, no...- Harry scosse la
mano - Tu mi hai sempre detto che Lucius Malfoy è stato il primo a ritirarsi
quando ho sistemato Voldemort quando ero piccolo, giusto?- - Si, è
vero.- - Ma in tutti questi anni che ha fatto? Pensaci, prima Ginny e la
Camera, poi i Mangiamorte all'Ufficio Misteri...e adesso la cicatrice mi fa male
da impazzire. Senza contare che stanotte ho ricevuto una telefonata
strana.- - Da chi?- Harry fissò negli occhi verdi di Ron, poi scosse il
capo. - Lucius Malfoy potrebbe arrivare a spedire un Mangiamorte fra
noi?- Ron stavolta tacque, cominciando a capire. Scese dal banco e gli andò
accanto, alla finestra. Guardò fuori, nel giardino ghiacciato e coperto di neve
e gigli, poi sospirò. - Pensi che arriverebbe ad ammazzare suo figlio?- -
Penso che se la cicatrice si è riaperta allo sta accadendo qualcosa. Un seguace
di Voldemort molto potente può aver fatto una cosa simile. Non scordiamoci che
oltre a Voldemort anche molti suoi adepti erano molto potenti.- - E Malfoy è
uno di questi.- Ron annuì - Ok, teniamo gli occhi aperti Harry.- E detto
quello uscirono dall'aula. Il corridoio era illuminato dalla luce della luna
piena e le loro ombre correvano veloci. A un certo punto però accadde
qualcosa. Harry sentì una fitta terribile alla testa e crollò in ginocchio. Ron
gli fu subito accanto ma all'improvviso entrambi tremarono. Freddo...tanto
freddo...e il potere di Voldemort. Alzarono lo sguardo, nello stesso
momento...e davanti a loro c'era qualcuno piegato e ferito come Harry. Con
una mano sul cuore, una ragazza bellissima dagli occhi azzurri li fissava con
espressione stravolta. Ma sparì,
Smaterializzandosi...prima che uno di loro due potesse capire la tremenda realtà
che aleggiava sulle loro teste.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9° ***
Hermione Granger stava appoggiata al cancello di casa sua, con lo sguardo
volto alla strada. La neve cadeva leggera e le s'incastrava nei capelli
mentre le luci di Natale illuminavano la via festante. Era il Vigilia di
Natale e lei stava aspettando Edvige. Quella poveretta doveva essere stata
caricata di pacchi e anche lei in effetti aveva un bel po' di roba da mandare a
Hogwarts mentre un certo mago di sua conoscenza affinava la sua tecnica ad
attraversare la strada, da sotto il semaforo per i pedoni. Draco Malfoy
arrivò da lei dopo qualche minuto, con una sigaretta fra le labbra. - Allora?
Contenta adesso?- - Devo ricordarti che disastro hai fatto ieri?- sibilò la
Grifoncina - Grazie a Dio non si è fatto male nessuno!- ringhiò, ripensando a
quando il Serpeverde il giorno prima era rimasto imbambolato in mezzo alla
strada per riprendere il cucciolo di Rose che era scappato e una macchina era
sbucata all'improvviso. Hermione stava sul marciapiede ed era quasi morta per lo
spavento ma i riflessi del biondo si erano dimostrati incredibili. Si era
Smaterializzato subito ed era riapparso in casa, accanto alla signora Jane, che
era scoppiata a ridere, e alla domestica che aveva quasi rovesciato l'arrosto. A
parte quel piccolo incidente e le decine di sberle che si era preso dalla
mezzosangue, Draco non aveva più neanche messo le dita nel frullatore, aveva
imparato a fare scherzi al telefono e a non mettere i cd nel
tostapane. Mentre pensava quello vide finalmente qualcosa muoversi nel cielo.
Le piume bianche di Edvige furono le ultime a vedersi mentre quelle del gufo di
Ron le apparvero più nitide. Entrambi i volatili planarono e si appollaiarono
sul davanzale della finestra della cucina. - E' arrivata posta?- chiese Jane
sorridendo - Se hai scritto a Harry e Ron fai loro gli auguri da parte
mia.- Hermione annuì e liberò Edvige dal suo peso, per poi caricarla di un
altro. Lo stesso col gufo di Ron che le aveva portato anche il regalo di
Elettra. Prese le lettere e le sostituì con le sue ma prima di fare ripartire
le civette le fece rifocillare un poco. Una volta finito si mise a
tavola, scartando le lettere dei ragazzi. Principalmente erano di auguri, molto
affettuosi da parte della Baley tra l'altro ma la Grifoncina trovò anche una
lettera piuttosto informale. Vedendo la sua faccia, Draco capì che c'era
qualcosa che non andava. - Notizie da scuola?- Hermione si scosse - I
ragazzi...l'altra notte hanno visto il fantasma nero.- - Caso strano era una
sventola dagli occhi azzurri?- chiese lui sarcastico. - Già.- la strega si
passò le mani fra i capelli - Dicono che l'hanno trovata per caso, in mezzo a un
corridoio mentre Harry ha sentito di nuovo dolore alla cicatrice. Stava male
anche lei, a quanto racconta Ron.- Malfoy sbuffò, mettendosi alle sue spalle
e leggendo a sua volta. In effetti dalla lettera non trasparivano segni di reale
tensione. Quei erano solo abbastanza eccitati nell'aver visto quella ragazza e
anche se il problema dello Sfregiato persisteva, forse quella Lucilla non era
poi così pericolosa come avevano pensato. In fondo da quanto Draco ricordava,
era pallida come uno straccio e probabilmente, da come diceva anche la
lenticchia, non si sentiva bene. Una che non si sentiva bene però non poteva
certo Smaterializzarsi a Hogwarts... - Quand'è che abbiamo il treno?- chiese
Hermione all'improvviso. - Il ventisette pomeriggio.- - Quella fa in tempo
ad ammazzare Harry.- - Quella non farà un bel niente perché magari è solo una
disgraziata finita sulla tua strada per sbaglio!- sibilò Draco addentando un
biscotto al cioccolato - Vuoi finirla di vedere minacce ovunque? Sei anni contro
quel demente ti hanno davvero fatto diventare una psicotica.- Lei lo fissò
truce - Ti andasse di traverso.- - E' la verità mezzosangue. Finiscila di
vedere pericoli ovunque e vivrai meglio.- - Non si vive facendo lo struzzo!-
replicò seccata ma dalla faccia di Malfoy capì che non aveva colto la metafora e
lasciò perdere. In fondo non sarebbe stato corrette rivangare ciò che era
accaduto dopo la serata al pub. Così prese i suoi regali e li portò in camera
sua, sapendo bene che erano magici e quando tornò sotto trovò un bel po' di
casino. Sua madre stava al telefono e fra lei e Draco stavano facendo fuori
tutti i biscotti. - Si...si, ok...vi aspettiamo.- disse Jane con aria
annoiata e tono dolciastro - Certo, sarà un piacere rivedervi...- e dicendo
quello si passò orizzontalmente una mano sulla giugulare - Ok, perfetto. A
stasera.- - Era lo zio Richard?- chiese Hermione ridendo. - Sai che non lo
sopporto.- disse la donna sedendosi a tavola - Stasera viene alla festa con sua
moglie e i suoi tre odiosi figli. Senza offesa ma non ho mai sopportato la
famiglia di tuo padre.- - Loro cosa fanno?- le chiese Draco mentre Hermione
ormai non si stupiva più delle domande che faceva a sua madre. - Oh, Richard
è il fratello di mio marito Scott e lui e sua moglie sono attori...- - Da
tragedia.- specificò la strega. - Già, ogni volta vorrei tagliarmi le vene.-
ironizzò Jane. - Mamma!- - E' la verità.- finì lei raccogliendo le
briciole sul fondo del piatto che lei e Malfoy avevano spazzolato - Comunque
hanno questi tre figli maschi, uno più fuori di testa dell'altro. Uno ha la
vostra età, uno di un anno più grande e l'ultimo ha quindici anni. Sono tre
drogati secondo Rose.- Draco nascose una risata ma Jane fece una smorfia - E
poi non mi piacciono come trattano la mia bambina.- disse abbracciando Hermione
che scosse il capo di rimando - Quando era piccola non la lasciavano mai in
pace. Ma adesso hai la tua bella licenza e sono sicura che ci divertiremo!- -
Mamma, non voglio fare magie per queste cose dai!- - Legittima difesa.-
asserì Jane - Se no lo chiedo a Draco.- e vedendo la faccia diabolica di Malfoy,
la Grifoncina capì che era meglio lasciar perdere. A dire anche lei preferiva
non vedere quella gente che l'aveva sempre vista come un'aliena anche da
piccola, quando faceva accadere strane cose ma col tempo aveva capito che non
tutti sanno guardare oltre ciò che appare. Lei invece aveva imparato presto a
non fidarsi mai delle apparenze. - Chi altro viene?- chiese Hermione poco
dopo, quando fu sola con sua madre. - Tua nonna non mi ha detto ancora
nulla.- disse sua madre, osservando l'arrosto dentro al forno - Avvisa sempre
all'ultimo momento, lo sai. Ma appena telefona l'avviserò che naturalmente sei
tornata a casa e che solo si azzarda a guardarti in un modo che non mi piace
potrebbe ritrovarsi senza denti né dentiera.- - Mamma...- - Mamma un
corno.- replicò Jane indifferente - Questa è casa tua. Adesso però vai a
prepararti e fatti un bagno rilassante. Ti servirà una buona dose di
pazienza questa sera. Esattamente come a me.- La Grifoncina annuì così filò
in camera sua. Per un attimo rimase a osservare il vestito che aveva scelto, poi
lasciò perdere pensando che tanto Draco non avrebbe fatto caso a che indossava
ma solo a ciò che c'era sotto (quel maniaco) e andò in bagno, decisa a calmarsi
i nervi prima di vedere i suoi parenti. Stava a mollo nella vasca da quasi
cinque minuti quando si accorse, rabbrividendo che non aveva chiuso a chiave e
fu ancora più chiaro quando Draco spalancò la porta e si accostò allo stipite
con la schiena, come terrorizzato. Si accorse di lei e rimasero a fissarsi
nelle palle degli occhi giusto un secondo. Quando capì che era immersa nella
schiuma fino al collo fece una smorfia, poi prese la bacchetta e si chiuse
dentro con lei. Stranamente Hermione si sentì invasa dalla calma. In fondo un
sacco di gente commetteva omicidi con un perfetto sangue freddo no? Lì nella
vasca proprio alla Psyco poi! - Un secondo e me ne vado!- disse lui, vedendo
gli oggetti sulla specchiera traballare pericolosamente - Ma c'è quella
maledetta scopa che vuole convincermi ad accendere le palline elettriche
dell'albero di Natale!- - E allora?- sibilò Hermione fissandolo sconcertata -
Ti pare il caso di scappare?- - Qualsiasi cosa di elettrico che ho toccato
finora ha cercato di troncarmi le dita della mano!- - Ma sei deficiente? Ti
pare che le palline colorate abbiano delle cesoie rotanti? E ora vattene!- -
Oh che palle.- sbottò Draco scocciato - Tanto non vedo mica niente.- - E
allora? Io mi sto facendo un bagno.- - Non c'è posto lì per me?- sibilò
perfido. E lei stavolta arrossì parecchio. - No, qua non ci stai.- -
Davvero? Eppure è grande la vasca...- - Malfoy fuori o ti...- ma non finì
perché s era già piegato su di lei, al limite della sopportazione. Con una mano
le reggeva la nuca, con l'altra le carezzava la guancia mentre con maestria
cominciò a mordicchiarle il lobo dell'orecchio. Ormai aveva resistito anche
troppo, si disse. Quattro mesi con lei senza sfiorarla... Ancora un po' e si
sarebbe fatto prete. - Malfoy...- - Questa è la mia vendetta per il
succhiotto.- le sussurrò sofficemente - Colpa tua se sei nella vasca.- Non
seppe dire nemmeno lei cosa li fermò. Passò un tempo che alla strega parve
infinito, col collo coperto di baci e leggeri morsi da quel maledetto Serpeverde
che le faceva battere il cuore...poi un rumore improvviso aveva rotto l'incanto
e prima che qualcuno si accorgesse della loro assenza, Draco decise che era ora
di levare le tende. Ma lo fece quasi facendo del male a se stesso. Non avrebbe
più voluto staccarsi...mai più. Ma sparì, Smaterializzandosi, lasciandola
finalmente sola.
All'ora di cena Draco Malfoy poté dire di non aver mai
visto tanto babbani in vita sua. E uno più deficiente dell'altro, come gli
aveva detto Jane all'orecchio. Era inutile negarlo, per lui quelli venivano
da un altro pianeta. Muovendo le bacchette non producevano alcun effetto,
mangiavano da pazzi ed evitavano la magia come la peste. Ma la cosa che più gli
pareva assurda era come trattassero la mezzosangue. Suo padre gli era parso già
un po' bizzarro ma Draco aveva sempre creduto che lei vivesse super coccolata da
tutti...invece quella sera scoprì tutto il contrario. A tavola specialmente, e
ringraziava Jane che gli stava sempre vicina temendo che lo mangiassero al posto
del delizioso arrosto, ne sentì di tutti i colori. Battute cretine su Hogwarts,
sottintesi sulla magia e altre frecciate per lui degne di avvelenamento e tutte
rivolte a Hermione. Doveva anche ammettere che la cosa lo infastidiva
parecchio ma per una volta Scott Granger aveva dimostrato cosa pensasse davvero.
Infatti, per quanto il Serpeverde lo avesse trovato poco a suo agio a parlare di
sua figlia e delle sue "stranezze" secondo i babbani, l'aveva difesa a spada
tratta da quel deficiente di suo fratello e di sua moglie. A un certo punto
erano arrivati anche i suoi collegi o soci, cosa indistinguibile per il
biondino, e non c'era stato più verso di cenare in santa pace. Lui le conosceva
a memoria quelle cene. A casa sua erano all'ordine del giorno... Quando
vennero a sapere che anche lui era un mago poi... Grazie al cielo Jane
Granger era una specie di angelo incarnato e lo salvava da ogni domanda demente
ma quei tre figli di suo cognato...cazzo, tre drogati davvero come diceva
Rose! A metà serata li avrebbe già pietrificati, peccato che la mezzosangue
gli avesse confiscato la bacchetta. Erano circa le dieci e fra una portata e
l'altra il fratello di Scott Granger parlava di teatro. Naturalmente c'era un
gran fervore a tavola e anche la Grifoncina partecipava
interessata...naturalmente gli unici a parlare per i cazzi loro erano lui e Jane
anche se, il piccoletto di quindici anni, cugino della mezzosangue, ogni tanto
cercava di chiedere se potevano fare qualche magia ma i maggiori lo zittivano
sempre, come se si fosse trattato di un numero da stregoni da strada. E lì
lui s'incazzava come un aspide ma i ripetuti calci di Rose da sotto la tavola lo
convinsero che era ora di sloggiare. Jane si accorse che doveva tirare un po' il
fiato e spedì lui ed Hermione in cucina, a smistare un po' di roba. Appena
entrarono la Grifoncina tirò un sospiro di sollievo. Draco sogghignò,
fiondandosi a vedere se c'era del dolce al cioccolato. - Simpatici
mezzosangue...posso ammazzarli tutti?- - Solo se me ne lasci la metà.- le
sfuggì. Malfoy ghignò in risposta, sedendosi sulla tavola della cucina e la
sua occhiata espressiva non piacque per niente a Hermione, che chiuse la porta
per non farsi sentire - Avranno tanti lati negativi ma...- - L'unica in cui
non vedo lati negativi è tua madre.- sibilò lui. - Solo perché ti riempie di
biscotti maledetto...- e fissò il suo fisico incazzatissima - Ma come ti odio!
Mangi tanta cioccolata da scoppiare e non ingrassi di un etto!- - Adesso non
rigirare la bistecca come al solito...- - La FRITTATA!- lo corresse lei
furibonda - E non ti voglio sentire.- - E invece mi stai a sentire!- sbottò
lui afferrandola per i polsi - Quelli sono solo dei babbani!- - Senti chi
parla!- ringhiò lei strattonando per liberarsi - Tu che dall'alto del suo
sanguepuro ti permetti di pestare chiunque sia nato fra i babbani! Non
immischiarti nei miei affari Malfoy! Come io non sono mai venuta a chiederti che
diavolo succede nella tua famiglia, tu non ficcare il naso nella mia!- Draco
indietreggiò, serrando la mascella. Ma si, a lui che importava? Che andasse
all'inferno! In quel momento però si spalancò la porta ed entrò una donna coi
capelli grigi, raccolti in uno chignon elegante. Rimase sulla soglia e i suoi
occhi si fecero improvvisamente duri. - Sei qui...- sibilò verso
Hermione. Malfoy vide la sua mezzosangue indietreggiare, quasi a farsi con la
schiena contro di lui. - Ciao nonna.- sussurrò un po' imbarazzata. - Tua
madre non mi aveva detto che eri qua. Altrimenti mi sarei ben guardata dal
venire.- Draco allargò gli occhi. Calma, doveva stare calmo... - Madeline,
che succede?- a dirlo era stato un uomo, anche lui abbastanza anziano che si
fermò sulla soglia insieme a sua moglie. La sua espressione quasi di disgusto
dette la stoccata finale. All'improvviso tutti i calici della cucina
cominciarono a traballare, come se fossero mossi...dalla vergogna. Draco se ne
accorse e serrò con forza la mano alla Grifoncina, onde evitare che facesse
qualche disastro ma quei due che dovevano essere i suoi nonni non ci fecero
minimamente caso. - E' questo che t'insegnano in quella scuola per
disadattati?- sibilò l'anziana donna. - Andiamo Madeline, lascia perdere...è
fiato sprecato.- disse suo nonno ma quella lo fermò per il polso, il viso sempre
piegato in una maschera di sdegno - Scott avrebbe dovuto dircelo che era in
casa.- - Sono tornata senza avvisare...- sussurrò Hermione, deglutendo. -
E immagino che quello sia un amico tuo.- continuò la vecchia con voce acida,
rivolta a Malfoy. - Sono sconcertato, dovrò parlare con Scott.- sibilò il
vecchio, tornando in salone. - Voglio solo avvisarti di una cosa.- concluse
sua nonna, rigida come una lastra di marmo - Non tollererò altri giochetti da
parte tua, mi sono spiegata bene? Questo tuo ridicolo atteggiamento non poterà
ad altro che guai e se fossi stata furba te ne saresti rimasta in quel covo di
squilibrati della tua razza, ragazzina. Tu sei solo una vergogna, ecco cosa
sei.- Più di un calice a quell'ultima frase si spaccò in mille pezzi ma non
fu solo Hermione, che si ritrovò con gli occhi vitrei. Era anche il Serpeverde
che le stringeva la mano a far tremare tutto quanto...ma fu qualcuno senza
poteri magici a rimettere a posto quella strega. Jane entrò nella stanza,
fissando sua suocera con occhi incendiati. Fissò sua figlia, poi con
espressione di pietra scandì ogni sua minima parola. - Vattene Madeline.-
sibilò a bassa voce - Vattene e non rimettere piede in casa mia.- - Cosa?-
ringhiò la vecchia - Tua figlia è una disgrazia! Una strega!- - Hermione è
speciale.- replicò Jane Granger con una calma estrema, che penetrò nelle ossa di
Draco Malfoy fino a stordirlo - Hermione è diversa da te e me e se vuoi saperlo
sono felice di quello che è. Se avesse dovuto rispondere a tono alle tue
ridicole accuse ora non saresti più neanche qui ma visto che questa è casa sua e
mia, ti chiedo di andartene. Immediatamente anche. E non ti azzardare mai più a
guardare mia figlia negli occhi. Sono stata chiara?- Tutto ciò che accadde
dopo fu una serie confusa di voci e scene. La cena era finita da un pezzo
quando Draco si decise ad andare verso la camera di Hermione. Sull'ultimo
gradino della grande scala di marmo però trovò la signora Granger, seduta e con
aria pensierosa. Lei appena lo vide gli sorrise, facendogli spazio. - Scusa per
la scenataccia.- gli disse. Draco ghignò - A casa mia quando discutiamo
volano incantesimi.- - A volte una parola può fare più male...- sussurrò
Jane, carezzandogli la spalla - Perché non hai avvisato i tuoi genitori?- Lui
scosse il capo, incurante - Meglio che mio padre non sappia dove sono.- - E
Narcissa?- chiese Jane. - Mia madre non sa neanche se respiro, signora.- -
Non ci credo.- Draco decise di non pensare più a quei due. - Lei come sta?-
chiese invece. - Hermione è forte. Si riprenderà. Sono stata io una
sciocca...a fare entrare quella gente a casa nostra.- - Io credevo che foste
tutti contenti che lei è una strega.- Jane scosse il capo, stringendosi nelle
spalle - Nessuno qua sa vederla per com'è.- Speciale. Già, l'aveva già detto.
E in effetti era vero. Era davvero speciale quella mezzosangue. Forte,
testarda e incredibilmente arrogante a volte. In sette anni non si era mai fatta
mettere i piedi in testa da un purosangue come lui e adesso veniva a sapere che
anche i babbani la bistrattavano, senza comprendere quanto in realtà fosse
eccezionale. Se la sua opinione sui babbani in quei giorni non era certo
migliorata, ora vedeva in un altro modo anche tante altre cose. Troppe
cose...troppe cose sbagliate. - Adesso vado a letto.- disse Jane alzandosi -
Notte Draco.- e gli passò una mano sulla testa, dolcemente. E si stupì nel
ricordarsi che un tempo anche sua madre lo faceva. Che strano...gli sembrava
così strano credere che anche sua madre avesse potuto lasciarsi andare a un
gesto d'affetto. Poi di colpo corrugò la fronte. Come faceva a sapere la
madre della mezzosangue che sua madre si chiamava Narcissa?
Quando si
Smaterializzò nella stanza venne accolto da un vacuo buio ma fortunatamente la
porta finestra era aperta e la luce della luna irradiava la stanza e
specialmente il letto, dove la Grifoncina stava raggomitolata in posizione
fetale. La guardò per un attimo, con circospezione, poi capì che era
sveglia. - Che vuoi?- la sentì sussurrare debolmente. Farla agitare, farla
arrabbiare, farla sfogare. - Che c'è mezzosangue?- sibilò con voce roca -
Lasci che t'insultino così?- - Vattene Malfoy.- - Ok che sei una debole
mezzosangue ma farti insultare da babbani mi pare esagerato anche per una come
te.- - Smettila...ti ho detto di andartene.- - Ma in fondo cosa mi posso
aspettare da una della tua risma?- continuò girandole attorno come un predatore
- Che t'è preso mezzosangue? Non sai più rispondere a tono? E dire che fai tanto
la dura a scuola. Che hanno questi di così diverso? Sono anche senza
poteri.- Hermione si mise di colpo a sedere, afferrando la sveglia e
lanciandogliela contro ma il biondino la evitò per un pelo, abbassandosi
repentinamente - Tutto qua?- ghignò, tornando in piedi - Dai mezzosangue, puoi
fare di meglio!- - Se non te ne vai subito...- - Cosa?- la interruppe lui
rabbioso - M'insulterai come hanno fatto quei deficienti là sotto? Possono anche
essere la tua famiglia ma tua madre ha ragione. Tu hai delle capacità diverse
dalle loro. Tu sei diversa da loro.- - Già, sono diversa signor Malfoy.- rise
acidamente - E come tu mi fai sempre notare sono anche una mezzosangue!- Lui
alzò le spalle, incurante - Accetta quello che sei e convivici.- Ora lo
picchiava sul serio. Hermione sentiva le mani pruderle per la rabbia e nel
contempo le parole di sua nonna le fecero venire le lacrime agli occhi di nuovo.
Che andassero tutti all'inferno! Ma che volevano da lei? Era solo una strega
con genitori babbani! Non poteva spezzarsi in due! - Esci!- ringhiò
afferrando la bacchetta sulla scrivania - Esci subito!- - No.- replicò lui -
Finché non ti ficcherai in testa che ciò che hai sentito erano solo
stronzate!- - TI HO DETTO DI NON IMPICCIARTI DEGLI AFFARI MIEI!- urlò
scendendo dal letto come una furia - Proprio tu mi fai la predica! Proprio tu
che fai del tuo sangue l'orgoglio della tua vita! Vattene al diavolo Malfoy, i
tuoi spassionati consigli io non li voglio, specialmente da uno che mi guarda
dall'alto in basso solo perché i miei non sono maghi!- - Si, brava...continua
a ridirtelo, magari finirai col crederci. Te l'ho già detto e mi hai preso a
ceffoni ma questa volta dovrai rispondermi! Non sono gli altri ad avere problemi
ma tu! Sei tu che ti vergogni di essere metà e metà!- - VATTENE VIA!- e gli
lanciò addosso oltre che una seconda sveglia anche un animaletto di cristallo,
tutti e due evitati - Non mi vergogno delle mi origini perché sono migliore sia
di un babbano che di uno stupido mago purosangue come te! Io sarò sempre in
grado di fare qualsiasi cosa indifferentemente dal mio sangue!- gli gridò mentre
lui taceva, sorridendo fra sé - Sono fiera di essere una strega, ficcatelo in
testa! E se vivere a Londra e aveva genitori babbani per voi idioti purosangue è
un problema allora andate tutti all'inferno! A me non importa! Mi hai capito
bene??- - Alla perfezione.- rispose Malfoy, poggiandosi con la schiena alla
porta - Quello che volevo sentire.- Hermione rimase ansante, davanti a lui,
con cuore e una rabbia sorda in gola. Ma quest'ultima a mano a mano sbollì, fino
a lasciarla esausta. Si rimise a letto, rannicchiata su un fianco, solo dopo
avergli lanciato un pacchetto. Draco corrucciò la fronte ma spalancò gli
occhi quando vide un cd. Era quello che aveva sentito al negozio. Alzò il
volto verso di lei. La Granger gli aveva fatto un regalo...da non crederci. -
Non ti agitare troppo.- bofonchiò lei, chiudendo le palpebre. - E chi si
agita.- mentì stranito, avvicinandosi al letto - Non vorrai qualcosa in cambio
però...- - Ma figurati.- sospirò la Grifoncina - E' troppo chiederti di fare
il bravo fino alla fine dell'anno vero?- - Ma certo, vuoi anche la mia pelle
già che ci sei?- Hermione rise appena, restando in attesa quando lo sentì
sedersi sulla sponda. Poco dopo tremò, sentendo le labbra del biondo Serpeverde
sulla tempia, poi sulla gota. E infine sparì, lasciandola sola. Ma con un
regalo di Natale più prezioso del solito.
A Hogwarts nel frattempo era
stata celebrata la famosa cena di Natale col preside. Harry era rimasto a scuola
come sempre ma si era fatto due ghignate con Tristan e qualcuno degli studenti
rimasti, tra cui Blaise che aveva abilmente evitato la riunione con la sua
famiglia per i suoi motivi del tutto fuori dell'umana concezione. Eticamente
non sarebbe stato corretto ma alla fine il professore di Difesa si era sbronzato
con i suoi studenti, insieme alla cara Priscilla che guardando il "banchetto" si
era schifata perché nelle vene avevano troppo alcool e a un tizio con la faccia
simile a un quadro di Picasso. Il festino si era protratto fino a tardi e la
mattina dopo quando dovettero anche pranzare quasi tutti ebbero problemi a
mandare giù un solo boccone. Ma a parte quegli stralci d'indecenza, il clima
stava nuovamente per surriscaldarsi. Per i ragazzi quello sarebbe stato il loro
ultimo Capodanno ad Hogwarts e già il giorno dopo tornarono dalle vacanze i
primi festaioli, tra cui Ron già pronto a festeggiare a torre Grifondoro con
delle casse di Burrobirra fregate ai gemelli. Stavano a discutere a spasso
per il giardino di un po' di tutto, sempre immersi nei gigli bianchi fino alle
ginocchia, quando videro qualcosa di nero muoversi in lontananza. Si bloccarono,
fissando quell'ombra vaga... - Cazzo.- sussurrò Ron - Harry...dai,
filiamocela.- Ma il moretto come sempre, consolidando la tradizione, non
l'ascoltò neanche di striscio. Si fece più avanti, nascondendosi sotto gli
archetti della fontana ghiacciata. Era di nuovo quella sensazione...di nuovo il
potere di Voldemort. Oh, lui l'avrebbe riconosciuto fra mille. Ma se era quella
ragazza...chi poteva essere? E perché aveva lo stesso potere del suo defunto
nemico? Era una sua adepta forse? Ma dopo qualche minuto il freddo e la paura
cessarono. L'ombra fra gli alberi sparì e niente accadde. - Dici che era
lei?- Weasley fissava ancora la foresta proibita - Dici che era là dentro?- -
Lei chi?- chiese una voce alle loro spalle, facendoli sobbalzare. Si girarono e
trovarono Tristan Mckay che li osservava incuriosito - Bhè? Avete visto un
fantasma?- - Forse si.- disse Potter serio - Quello nero che vedono tutti di
recente.- - Ed era una lei?- ribatté il biondo serafico - Era bella
almeno?- - Che fai, prendi in giro?- si risentì il bambino
sopravvissuto. - Una gnocca da paura.- disse invece Ron estasiato. -
RON!- - Oh, è la verità...- - Insomma avete visto una figa vestita di nero
a spasso per il castello.- concluse l'Auror sbuffando - Magari era Priscilla.
Siete sicuri che non siano i postumi delle vacanze?- - Ti dico di no!- sbottò
Harry - Noi l'abbiamo vista davvero! E quando me la sono trovata davanti la
cicatrice ha cominciato a farmi male di nuovo! Anche lei non stava bene...si
teneva una mano sul cuore e aveva una smorfia sulla faccia. Ma faceva freddo...e
sentivo l'aura di Voldemort.- Tristan tacque stavolta, restando a scrutare i
due Grifondoro con una domanda nella testa. E un'altra nel petto. - Com'era
questa ragazza?- - Bella, te l'ho detto.- disse Ron - Ma era buio. I capelli
erano sicuramente scuri e aveva la pelle bianca.- - Vi ha fatto paura?- -
Tanto...- ammise il rossino - E quando le siamo stati vicini faceva un freddo
tremendo.- - E...aveva un profumo di gigli.- s'illuminò Harry - Potrebbe
essere lei a farli crescere, non credi?- - Probabile.- sussurrò Mckay - Non
sapete dirmi altro? Gli occhi?- - Non me lo ricordo...ma credo chiari. Magari
era una vampira.- disse Weasley - Ma c'è qualcosa che non quadra.- - Già, non
quadra che avesse lo stesso potere di Voldemort!- Harry Potter assunse
un'espressione dura e amara nello stesso tempo - Potrebbe essere una sua adepta
no? Magari è qua per vendicarsi!- - Non c'è nulla da temere Harry.- Tristan
alzò le spalle, senza guardarlo - Non dovresti temere uno spirito di una donna
che fa crescere gigli. Magari sarà stata una schiava di Tu-Sai-Chi ma ormai lui
è morto e lei sarà debole. Stasera comunque mi metto di ronda. Mi ha stancato
questa tizia...adesso voglio vederla in faccia anche io.- - Non vuoi una
mano?- chiese il moretto. - No, sarà solo uno spiritello, vedrai.- scandì
l'Auror - Adesso torno nel mio studio. Ci si vede ragazzi. E state lontani dai
guai, fatemi questo favore. E se rivedete la sventola urlate con tutto il fiato
che avete in gola. Ancora non sappiamo quale sia la sua vera natura, quindi
occhio. Vi saluto.- Una volta di nuovo soli però quei due cominciarono a
sentire puzza di bruciato. Tutti quanti di recente si comportavano davvero
come dei pazzi. Prima Hermione, poi Malfoy, poi quel tempo freddo e quelle
tempeste assurde, i gigli...e la sventola per il castello...insomma, Harry
coglieva tanti segni ma niente lo aiutava a collegare un puzzle all'altro.
L'unico filo conduttore era quella ragazza.
I toast saltarono fuori dal
tostapane di colpo e Draco quasi s'incendiò i palmi per riuscire a portarseli
alla bocca. - Possibile che ancora non capisci di usare i guanti?- borbottò
Rose saccente. - Ed possibile che lei, maledetta babbana, non mi lascia in
pace?- frecciò lui di rimando. - Vogliamo finirla o no?- sbottò Hermione
seduta a tavola con loro - Guardate il lato positivo della cosa, vuoi due comari
sposate... stasera riprendiamo il treno per tornare a scuola.- - Deo
gratias!- sibilò la domestica - Piccola hai già finito le valige?- - Certo,
devo solo sistemare i biglietti.- - E tu slavato, le hai fatte?- Draco
assottigliò pericolosamente gli occhi - Si, le ho fatte.- - Perché non lo
butti sui binari Hermione?- - E per lei non si cuce la bocca? Dannata
babbana!- - Insomma, basta finitela!- tuonò la Grifoncina ficcando un cartone
in testa al Serpeverde - Siamo riusciti a sopravvivere civilmente per una
settimana, resistiamo ancora qualche ora ok?- - Per niente!- sibilò Malfoy -
La mia licenza la voglio usare!- - Usala per farti crescere il cervello,
ragazzino.- Come sempre finirono a litigare per i fatti loro, così la povera
Grifoncina dovette leggersi il giornale in santa pace in soggiorno. Sua madre
era uscita e come sempre non aveva lasciato detto dove andava mentre suo padre
era ripartito subito con quei suoi soci svitati. L'unica cosa che un po' la
intristiva quel giorno era lasciare sua madre e Rose ma...tornare a Hogwarts la
riempiva di gioia. Troppa gioia. Finalmente a casa, pensava dolcemente
malinconica. - Che sorridi mezzosangue?- - Quando penso a te di solito mi
sbellico sempre dalle risate.- - Divertente,- sibilò Draco decidendo di
prendersi la rivalsa - ma non ghignavi tanto nella vasca, l'altra
sera.- Quello era un colpo basso e lei lo fissò trucemente. Se aveva voglia
di giocare doveva solo aspettare che Rose uscisse per tornarsene a casa sua,
finite le pulizie. Fece finta d'incassare e finalmente la domestica se ne andò,
promettendo di tornare a salutarli prima che partissero. Malfoy quasi poté
cronometrare l'attesa ma come sempre lei non deluse. Tempo due secondi e... -
Se vuoi che mi metta a fare battute sulle tue prestazioni hai solo da chiedere!-
sibilò velenosa. - Ma che prestazioni? Mezzosangue, sai qual è il tuo
problema?- - Tu.- - No, il fatto che da troppo tempo fai tutto...e dico
tutto, da sola.- frecciò allusivo ma Hermione fece finta di niente, decisa a non
dargliela vinta - In effetti si, ma sai...trovare qualcuno che sia ben piazzato
come Harry ormai mi riesce difficile.- e fu una stoccata pesante ma il meglio
doveva ancora venire - Dopo essere state col migliore non mi accontento di
niente di meno.- Eh no, lui quelle cose non le accettava. Lui e Potter messi
sullo stesso livello no...proprio no! - Che ne sai se non provi?- replicò
cominciando ad alterarsi mentre lei segnava un punto a suo favore - Mezzosangue,
vediamo di capirci...abbiamo fatto quella scommessa del cazzo e almeno cerchiamo
di trarvi dei benefici no?- - Del tipo?- ribatté lei con aria angelica,
sapendo fin troppo bene dove voleva andare a parare. - Sesso.- soffiò lui
morbidamente. - Te l'ho già detto come la penso. Che poi non pratichi da
qualche mese sono fatti miei Malferret.- - In poche parole stai mettendo in
dubbio le mie capacità a letto.- continuò Draco avvicinandosi a lei sul divano,
fissandola saccente - Mezzosangue, per una volta in vita tua...dai retta a
quello che dicono le pettegole intorno a te.- - Ah, ricordo adesso...testuali
parole della Frazier l'anno scorso: "Un così bravo amante non l'avevo mai
trovato. Mi ha fatto dire BASTA! BASTA!"- - Visto?- - Peccato che l'hai
scaricata prima ancora che arrivasse all'orgasmo.- replicò dura. - E allora?-
disse ridendo - Che vorresti fare? Mettermi il cappio al collo per caso?- -
Mettiti quel cappio in un altro posto, dammi retta.- - Dovresti essere più
cortese, dai retta a tua madre Granger.- e sogghignando le lasciò andare
indifferentemente la mano sulla coscia, coperta dai jeans - Ma devo anche
avvisarti che quando inizi con me poi divento la tua droga.- - Hai un'alta
considerazione di te anche a letto, vedo.- disse, ignorando la sua mano e
continuando a leggere il giornale, nonostante non stesse seguendo una parola e
sentendo solo le carezze del Serpeverde in quel mentre portò il braccio sullo
schienale del divano, avvicinandosi al suo orecchio col viso. - Allora?-
chiese nuovamente, soffiandole sul collo. - Allora cosa?- s'incazzò la
Grifoncina - E' così che fai? "Chiedi e ti sarà dato"?- - A dire il vero
adoro i preliminari.- cinguettò con fare pigro - E con te è sempre tutto un
preliminare.- Quella fu decisamente troppo. Hermione ormai aveva capito che
avevano superato la linea di confine. Si girò appena in tempo per sentire di
nuovo la bocca di Draco sul collo, ma prima ancora la colpì lo sguardo profondo
che le aveva scoccato. I suoi occhi argentei si erano come fatti di metallo
colato. Un braccio le passò dietro la schiena, l'altro attorno alle spalle e
se la schiacciò addosso. Continuava a baciarla, a morderle la pelle e a
succhiarla senza sosta, tanto che dovette mordersi le labbra per non gemere come
l'altra sera. Passò sulla guancia e gliela morse, trovandola più dolce di una
pesca ma una volta vicino alla sua bocca accadde qualcosa che non aveva
previsto. Si ritrovò la bacchetta della Grifoncina puntata la naso, fra loro
due. - E' un no?- chiese sarcastico, fissandola con un desiderio folle
nello sguardo. - E un "Attento a quello che fai."- replicò lei alzandosi -
Non sottovalutarmi Malferret.- - Come vuoi, mezzosangue...come vuoi tu. Ma
tanto già lo sapevo...-
Arrivarono in stazione alle sei di pomeriggio e
aveva smesso di nevicare solo da qualche minuto. Draco scese dalla macchina
ridendo fra sé. Jane Granger guidava davvero come lui sulla scopa, ovvero come
un pazzo suicida, comunque lui era stato l'unico ad apprezzare il giro perché
Rose e la mezzosangue scesero dalle portiere con tutti i capelli fuori posto e
il dente avvelenato. Ma il caro Malfoy aveva anche un altro motivo per
sogghignare fra sé: in fondo quella vacanza o strazio dai babbani non era stato
poi così improficuo. No, per niente visto che Alan quel pomeriggio di era
presentato da Hermione e per salutarli entrambi aveva distribuito pani e pesci,
ovvero confezione di sei di birra che Draco aveva imboscato subito in valigia e
un narghilè che però si era tenuta la Grifoncina. Quell'essere era davvero un
mito, anche se non sapeva fare magie! Rose si fermò davanti all'entrata, ben
decisa a non seguirli dentro a quel binario per pazzi, come diceva lei. Poi
all'improvviso fece venire un colpo al caro Serpeverde perché mollò la sua aria
da dura e a sorpresa afferrò sia lui che la Grifoncina per il collo,
stringendoseli addosso tanto da soffocarli. Si spaccarono quasi la testa fra
loro due e quando riuscirono a riprendere fiato Jane riuscì a portarli via da
quella pressa di donna. Ci fu un ultimo saluto, poi s'immisero nel casino
della stazione centrale. Per convincere Draco a non fare a pugni con una
vecchietta che gli aveva pestato il piede ci volle circa mezz'ora ma alla fine
ce la fecero ugualmente. Attraversarono il muro e furono subito davanti
all'espresso, che stava per partire. Hermione corse dal capostazione gli mollò
tutte le loro borse e valige, ringraziando che sui treni non controllassero il
contenuto mentre Jane si mise a ridere, vedendola scapicollarsi sulla scaletta
del vagone. Poi si girò verso Draco, sempre sorridendo. - E' stato un
piacere averti a casa.- gli disse e lui, meraviglia delle meraviglie, un po'
arrossì. - Grazie, è stato un piacere conoscerla.- - Dai, non essere così
formale adesso.- rise, carezzandogli ancora la testa come lui aveva cominciato
ad apprezzare - Davvero, sono contenta di averti conosciuto. Puoi tornare quando
vuoi, intesi ragazzino?- disse, mimando la voce acuta di Rose e lui annuì. Dopo
un secondo si lasciò anche abbracciare, provando di nuovo quella strana
sensazione. Ogni madre era uguale. Tutte buone, tutte sempre preoccupate. Ma
la sua... Jane gli fece un buffetto, carezzandogli uno zigomo - E quando
torni avvisa tua madre.- - Ok.- sussurrò - Però me la spiega una cosa? Come
conosce il nome di...- ma in quel momento il capostazione fischiò col suo
dannato fischietto e lo spinse dentro alla porta, richiudendola. Corse nel
corridoio e trovata la Grifoncina si mise accanto a lei, dal finestrino. Stava
salutando sua madre e le stringeva le mani. Ma ora sorrideva...ora stava
bene. - Ciao ragazzi!- urlò Jane facendosi indietro, salutandoli con la mano
- Statemi bene!- - Ciao mamma!- gridò la sua mezzosangue, di rimando, quasi
con le lacrime gli occhi - E bacia papà!- - Contaci!- fu l'ultima cosa che
Jane le disse, prima che il treno cominciasse lentamente ad avanzare. Poi,
lentamente, a poco a poco, sparì nella galleria...lasciando solo il suono
strascicato della vaporetta. Stava per andarsene quando squillò il suo
cellulare. La fissò stranita. Lì non c'era campo... Rispose, riconoscendo
subito la voce dall'altra parte. - Si, sono partiti adesso.- disse sorridendo
lentamente - Tranquilla, stava benissimo.- Tacque, sentendo altre parole, poi
annuì ancora. - Vuoi calmarti? Te l'ho detto. Stava benissimo. Non l'ho
lasciato alla fame...è goloso quanto te Narsy!- e ridacchiando divertita infilò
di nuovo il portale invisibile, tornando a casa sua...fra i babbani. Invece
il treno per Hogwarts procedeva sereno, però sempre in mezzo a una tormenta di
neve. - Ma che palle...la smetterà mai?- bofonchiò Hermione. Naturalmente non
si aspettava una risposta perché Malfoy era comodamente svaccato sul divanetto
visto che avevano tutto lo scomparto per loro. - Lascia perdere il tempo
mezzosangue, pensiamo a divertirci.- bofonchiò sagace. - In un treno...-
sibilò ironica - Però, qua ancora non l'avevo mai fatto!- - E per una volta
che non parlavo di sesso!- si lagnò, tornando il re delle serpi - Apriamo le
birre piuttosto.- - Già, per un magico rientro a scuola, eh? Ma ce l'hai il
cervello? O pensi solo con il serpente?- fece sarcastica - E un'altra cosa.
Harry e Ron sanno di questa faccenda ma fra loro rimane, te lo posso
assicurare.- - E io come faccio a saperlo?- chiese scettico. - Da loro non
scappa niente. Se mai verrà fuori qualcosa da Grifondoro però potrai ritenermi
responsabile.- - Da me lo sa solo Blaise...ma se davvero esce qualcosa da voi
posso chiedere a te un risarcimento?- - Si, a suon di mazzate.- - Senti
Granger, me lo spieghi perché fai tanto la difficile?- e stavolta Hermione lo
guardò sconvolta - No, fammi capire...io faccio la difficile? Dovrei buttarmi
nel tuo letto e stare zitta?- - Bhè, anche se urli a me va bene. Anzi, è
meglio.- - Ma perché parlo con te?- chiese, più a se stessa che a Malfoy -
Perché mi spreco a cercare di dialogare?- Malferret in risposta attaccò a
sghignazzare, tornando a svaccarsi sul divanetto. In effetti non c'era motivo
per parlare con lei ma...era divertente. Era troppo divertente. E ormai a
stare con lei ci era abituato. Finalmente tornavano a
casa.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10° ***
Il Capodanno era passato con un bel casino. L'ultimo Capodanno che il Signor
Potter avrebbe passato ad Hogwarts come studente, quindi lo aveva segnato in
bellezza. Alla grande. E con tutte le sue 4S. Scherzo ai Serpeverde, sbronza
e sesso...anche se non ricordava bene con chi... E quel primo di gennaio
anche un altro idiota della sua pasta era conciato da fare schifo, semplicemente
perché alla mezzanotte aveva festeggiato i diciotto anni. Draco Malfoy si
aggirava per la scuola come un lombrico, con la faccia da vampiro sull'orlo del
collasso e un'emicrania da incubo. Ogni persona che si rivolgeva a lui veniva
sbranata perché praticamente gli urlava gli auguri, o nel caso dei Grifondoro
degli insulti. Roba da matti, specialmente perché si ostinava a cercare di
tenersi in piedi. Harry a differenza sua aveva dichiarato forfait fin dalla
mattina anche se aveva fatto recapitare un bel "VAFFANCULO" a Draco, che nel
loro linguaggio particolare stava a significare "Auguri coglione." Il resto
della settimana la trascorsero praticamente sempre a Hogsmade. I ragazzi,
dopo essersi ripresi dai bagordi, cominciarono a rimettersi un attimo in quadro.
L'alcool non navigava più nelle loro vene e scattarono delle vere e proprie
stragi a pallonate di neve, peccato che fossero farcite di magia e qualcuno come
al solito finì dalla Chips. Due nomi a caso: Potter e Malfoy. - Vedo che
avete iniziato bene l'anno.- cinguettò Tristan entrando in infermeria. I due
avversari erano coi letti di fronte e praticamente si lanciavano addosso, oltre
che occhiatacce e bestemmie, anche pezzi di mobilia. Quando arrivò l'Auror però
smisero per magia. Chips disse al professore di Difesa che si erano lanciati
in faccia una palla di neve con dentro un ripieno di ghiaccio solido spesso
almeno tre pollici. Due idioti con tanto di garanzia. - Oh e io che speravo
si fossero almeno rotti un osso.- sbuffò capricciosamente il biondo ex
Serpeverde. - Non c'è niente da ridere Mckay!- sbottò la strega arcignamente
- Spero solo tu insegnerai a questi ragazzi come evitare di arrivare qui tutti i
giorni, in memoria dei tuoi tempi andati.- - Oh, ma se ero il suo paziente
preferito.- celiò con fare seducente. - E quando hai finito di baccagliarti
la vecchia magari potresti dirci che sei venuto a fare qua.- sibilò Draco
ironico. - Vecchia a chi?- tuonò la Chips furibonda - Malfoy modera il
tono!- - Se, se...- sbuffò il biondo - Allora Mc?- - Sono venuta qua senza
dire niente a Piton e alla Mcgranitt.- disse l'Auror con fare scazzato - Se voi
due bori foste stati un minimo più furbi, com'ero io alla vostra età, vi sareste
andati a spaccare la faccia altrove.- - Scusa ma quando me lo trovo davanti
devo mettergli per forza le mani addosso.- Harry si svaccò meglio sul lettino,
sogghignando - Comunque grazie per non aver detto niente a Piton. Sai, non avevo
voglia di vederlo qui a curare le ferite a Malfoy...povera la sua
stellina.- - Senti Potter ma lo sai che mi hai rotto le palle!?- - Ma
vattene al diavolo, razza di bagarino del cazzo!- - Ah e credi che non sappia
cos'è un bagarino vero?- saltò su il biondo, orgoglioso come pochi di sapere
cosa fosse visto che Alan era proprio un bagarino e gli aveva raccontato che
faceva per filo e per segno - E invece lo so e sai che faccio stasera? Mi
scolerò anche le sue birre alla tua faccia!- In effetti l'espressione di
Potter era sbalordita...mentre Tristan stava cominciando a chiedersi se quei due
non si erano bevuti del tutto il cervello. Comunque sembravano marito e
moglie. - Tu sei totalmente fumato.- sibilò il moretto - Scoppia
Malferret.- - Si, magari nel letto di una certa persona.- ribatté Draco e
stavolta si prese davvero una lampada sulla testa, imprecando a tutto andare.
Per tenerli buoni Mckay dovette minacciarli di morte e di chiuderli in un nido
di troll. Invano. Appena se ne andò attaccarono di nuovo a insultarsi e
quando il loro occhio si fu rimesso a posto se le dettero anche in mezzo al
corridoio e solo quando arrivò Hermione a riprendersi il suo migliore amico si
fermarono. - Oh Granger, era ora!- sibilò Draco furente - Portati via questo
demente!- - Ma si può sapere che avete fatto?- ringhiò la Grifoncina - Ma
siete totalmente usciti di testa? Vi lanciate le palle di neve ghiacciata come i
bambini? Harry anche tu ma sei scemo?!- - Ha cominciato lui!- urlarono in
coro, additandosi, tanto che ricevettero un altro cartone a testa. - Silenzio
imbecilli!- e afferrò Potter per l'orecchio - Adesso basta, andiamocene! E tu
Malferret fila al tuo dormitorio.- - E io non darmi ordini mezzosangue!- -
MUOVITI! HO DETTO FILA!- Quando Malfoy ristrisciò a Serpeverde aveva un
diavolo per capello. Maledetta lei che pensava solo a Potter! Harry di qua,
Harry di là...sempre tutto quel toccarsi...ma che bisogno c'era?? - Bella
faccia.- lo prese in giro Blaise, svaccato sul suo letto - Che c'è Draco? Ti ha
dato il due di nuovo?- - E' inutile che continui a parlarmi con queste frasi
da babbano del cazzo...ormai le capisco! No, non mi ha dato il due visto che
ancora non sono riuscito a combinare un emerito accidente!- ringhiò, ficcando un
calcio a uno scaffale, facendo franare a terra dei libri - Che
frustrazione!- Zabini per un attimo sollevò gli occhi blu dal suo tomo di
erbologia, incrociando quelli argentei del suo migliore amico. - No,
calma...mi stai dicendo che...non sei mai riuscito a ...- - Mai!- urlò
imbestialito - Mai!- - TU non sei mai riuscito a ...- - CAZZO BLAISE
VAFFANCULO!- Draco perse letteralmente il cervello, quasi prendendolo per il
collo - Ti sto dicendo che quella non molla di un centimetro e tu stai qua a
fare il bastardo!- - Io te l'avevo detto che Hermione ha un cervello.- -
Oh, ma impiccati tu e i tuoi consigli! Sono nelle alghe fino al collo ok? È già
tanto se quando stiamo vicini nel banco non le salto addosso! Un giorno o
l'altro la chiudo in bagno e ce la tengo per una settimana!- - Quindi...non è
per la scommessa...- insinuò Zabini, esultando dentro di sé - Ti piace
proprio.- - Ma gliel'hai visto il fisico?- Malfoy si piantò davanti a lui,
finendo di fare su e giù - E poi quella maledetta mezzosangue mi ha fatto
un...un fottuto succhiotto che mi sogno ancora adesso!- - Hermione ti ha
fatto un succhiotto?- ridacchiò il moro, praticamente sganasciandosi come un
pazzo - Grande, grandissima! Ti sta fregando bello mio! Erano anni che aspettavo
questo momento...- - Quale momento?- - Quello in cui una donna di avrebbe
dimostrato di essere molto più di due gambe aperte.- La frase non fu
azzeccata perché per un attimo il biondo Serpeverde rimase imbambolato a
immaginare la scena. Dio...infilò la porta di camera sua di volata, prima di
fare disastri davanti a Blaise che tornò a leggere il suo libro, accendendosi
una sigaretta. Bhè, lui amava troppo gettare benzina sul fuoco. Brutto vizio
certe volte...ma provvidenziale in altre. In un'altra parte del dormitorio di
Serpeverde però c'era qualcuno che, oltre ad aver sentito parte della loro
discussione, era anche venuto a sapere della settimana passata a Londra da
Malfoy. Pansy Parkinson serrò gli occhi in maniera pericolosa e quando tornò
nella parte femminile del sotterraneo mise piede nella sua ala, sorridendo
sinistramente. - Allora Lavinia?- chiese, sedendosi sul suo letto e fissando
la sua compagna, inginocchiata in mezzo a un pentacolo nero - Come andiamo? Ci
siamo quasi?- - Certo, con chi credi di parlare?- replicò Lavinia
Leptis, scostandosi dalla fronte una sciocca di capelli scuri - Vedrai che entro
questa notte farà effetto e domani mattina la nostra cara Grifondoro darà il
meglio di sé.- - Secondo me è azzardato Pansy.- disse la Bulstrode appoggiata
contro la finestra - Adesso è una santarellina ma se ribalti la medaglia e a
Draco piacesse ancora di più?- - Figurati.- rise Lavinia, gettando una rosa
rossa dentro al pentacolo e uscendone - Draco non ne è minimamente attirato.
Gl'interessa solo la novità. Ma se va anche come penso io, la cara Granger
tornerà a farsi Potter e Draco dovrà gettare la spugna. E se non la capisce con
questi metodi...- rise, fissando Pansy. - Passerò alle cattive.- concluse la
Parkinson ghignando e di colpo la rosa divenne nera per poi
sbriciolarsi...
Erano le dieci del sette gennaio quando le lezioni
ripresero alla scuola di Hogwarts. Gli studenti erano nella Sala Grande ad
abbuffarsi o a ripassare la lezione, specialmente a Grifondoro e Serpeverde che
avevano in arretrato alcuni compiti di Piton che si era dato da fare ad
affibbiare loro ogni sorta di cazzata pur di rovinare le vacanze agli
studenti. Ron gettò la penna sul tavolo, massaggiandosi la testa. - Dio, io
ne ho basta!- sbuffò - Non è possibile avere così tanta roba! Copierò da
Hermione appena arriva.- - Facile per te la vita!- sibilò Dean Thomas - Un
giorno o l'altro ti manderà a quel paese, credimi.- - Ma va! A lei non è mai
fregato niente di queste cose...dice che alla fine dell'anno sono cavoli
miei!- - Bella storia.- mugugnò Seamus assonnato - E tu Harry? Come sei
messo?- - Mi manca una pagina della ricerca sull'aspidistra.- ma in quel
momento il casino della sala grande si fece più basso, all'improvviso. Non
sentendo più quel brusio qualcuno sollevò lo sguardo...e sgranò gli occhi. Al
tavolo del Grifondoro regnò per un attimo una sorta di paralisi. Hermione
Granger stava sulla porta della sala grande e si guardava attorno con un sorriso
angelico e spavaldo al tempo stesso sulla bella bocca. La divisa era messa in
modo un po' selvaggio, la camicia slacciata, gonna più corta e stivali di lucida
pelle nera. Percorse lo spazio fra i banchi ancheggiando lievemente, sorridendo
a tutti, strizzando l'occhio a Dalton, poi mollò di malagrazia la borsa sul
tavolo. - Salve gente...- disse languida - Come va stamattina?- Ron ed Harry
la fissarono da capo a piedi. - Bene.- sussurrò il rossino - E tu come
stai?- - Benone.- disse sedendosi quasi in braccio a lui - Allora? Cosa mi
raccontate?- - Ecco...- Seamus la guardò sempre più sconvolto - Herm, ci
daresti i compiti di Piton?- Lei corrucciò la fronte per un attimo - Compiti
di Piton? Ah...le ricerche...si. Spiacente, non ho voglia.- - Cosa?- Ron la
scrutò stralunato - Herm, devo copiare i compiti o quello mi uccide.- -
Chissene importa.- disse lei tranquilla - Non sono affari miei quello che ti
succede Weasley.- e si alzò, per andare a gettarsi, ridacchiando, in braccio a
Harry. - Hermione ma che cos'hai?- alitò Neville con lo sguardo perso. -
Niente, che cosa vuoi che abbia? Se non siete in grado di farvi i compiti allora
è meglio che lasciate la scuola. Questo non è posto per mezze tacche...vero
Harry?- e gli passò le mani fra i capelli, fissando solo lui nei suoi occhi
verdi. Potter rimase immobile. Ma cos'aveva? Che voce...e che tono... -
Hermione...- - Oh, non mi chiami più amore?- chiese, sdolcinata - Dai Harry,
molliamo questi idioti e andiamo via.- e non gli dette tempo di rispondere
perché un attimo dopo incollò la bocca alla sua, cogliendolo di sorpresa e
zittendo definitivamente tutta la scuola. Qualcuno ai tavolo dei Serpeverde
esultò silenzioso, osservando la scena, ma il bimbino sopravvissuto sentì che
qualcosa non andava. Serrò le labbra e si staccò da lei, mettendosi in
piedi. - Ma che ti prende?- ringhiò a bassa voce - Che hai?- - Oh, che
noia!- disse seccata - Ok, me ne vado. Qua nessuno ha voglia di divertirsi a
quanto pare. Ci si vede...- sussurrò a Harry, carezzandogli la coscia -
Amore...- e se ne andò, piantando in asso tutti i compagni. E se non era
tempesta in arrivo quella, non sapevano cos'altro avrebbe potuto essere. Alle
undici meno cinque l'aula di pozioni cominciò a riempirsi. Draco era già al
suo posto, sfogliando un libro sull'aspidistra che aveva scavallato in
biblioteca il giorno prima, quando qualcuno glielo sfilò di mano e lo
lanciò via. Non capì neanche che era successo perché un secondo dopo la sua
mezzosangue gli si mise a cavalcioni, passandogli le braccia al collo e
serrandogli la vita con le gambe. Il suo ghigno lo lasciò per un secondo
perplesso. - Ciao Draco.- gli sussurrò suadente. Draco? E da quando lo
chiamava per nome? - Ciao...- disse lui, fissandola per cercare eventuali
segni di stupefacenti in giro. - Andiamo via?- - Cosa?- stavolta sgranò
gli occhi - Che hai detto?- - Dai, andiamo via.- gli disse capricciosa - Non
ho voglia di sentire quel coglione di Piton.- e mosse delicatamente il bacino,
per sentire meglio tutto quanto Malfoy avesse da offrirle - E poi...è ora di
stare un po' soli, non credi?- Ok. Era strafatta. Il narghilè di Alan le
aveva segato il cervello. E lo capì meglio quando gli morse il collo,
ondeggiando di più contro di lui e premendogli addosso il seno. - Senti...-
cominciò, afferrandole i polsi per levarsela di dosso - Non so che hai oggi ma
fossi in te starei attenta a quello che fai.- - Perché?- chiese allusiva -
Non volevi portarmi a letto?- Malfoy si chiese se stesse bene sul serio. Non
era lei...non era normale. - Siediti al tuo posto, arriva il prof.- le disse
e la scansò anche abbastanza rudemente, così la Grifoncina fu obbligata a
mettersi brava nel suo posto. Si cacciò della gomma da masticare in bocca e
cominciò a fare palloni, proprio quando entrò Piton. Andò subito alla cattedra
ma dopo l'appello girò fra i banchi a chiedere le ricerche e i compiti. E fu
davanti al loro banco che accadde il putiferio. - Allora?- chiese freddo -
Signorina Granger? I compiti?- Hermione sollevò annoiata gli occhi dal
giornale di moda e fece scoppiare il pallone davanti al naso del prof. - Non
li ho.- disse lapidaria e per un attimo la classe si zittì. Si creò un silenzio
di tomba mentre Piton credeva di aver capito male. - Signorina non sono
in vena di scherzi.- sibilò duro. - Le sembra che stia scherzando?- replicò
lei sorridente e sprezzante - Non avevo voglia di fare i suoi noiosi compiti. Mi
annoiano e anche lei mi annoia.- e a quella sparata Ron si lasciò andare con la
testa sul banco, provocando un tonfo che rimbombò per tutta la classe. Harry e
Draco invece, per la prima volta in vita loro, si guardarono per scambiarsi una
muta domanda. Piton invece era livido. - Come hai detto?- - Cos'è anche
sordo oltre che stupido?- rise lei con fare arrogante - Le ho detto che trovo i
suoi compiti ridicoli quasi quanto lei. E le dico di più...- si alzò in piedi e
afferrò il compito in classe con un voto appena accettabile che le aveva ridato
appena entrata - Lei è solo un arrogante pallone gonfiato e quelli della sua
casa sono tutti raccomandati, per questo eccellono nella sua ridicola materia.-
e fece il compito a pezzettini, buttandoglieli in faccia. Poi ghignando se ne
uscì dall'aula, spalancando le porte di scatto e sbattendole tanto da farle
traballare sui cardini. Ciò che accadde poi fu un massacro. Cento punti in
meno a Grifondoro, una nota di classe compresa ai Serpeverde e un voto in meno a
tutti, anche senza contare chi non aveva portato le ricerche che venne
pubblicamente messo alla gogna da un Piton ridotto a tremare per la rabbia e il
desiderio di vendetta. A lezione finita poi avvenne l'apocalisse. -
Avvisate la signorina Granger appena la vedete che verrà sospesa!- tuonò il
professore uscendo dalla classe di corsa - E adesso andrò anche dal preside, per
avvisarlo di questo comportamento irrispettoso!- Sentirono più solo i suoi
passi furibondi per il corridoio, poi qualcuno in classe attaccò a ridere. I
Grifondoro fissarono rabbiosi la Parkinson che uscì a sua volta, sganasciandosi
con le sue amiche. - Ma che cazzo l'è preso?- ringhiò Seamus - E' diventata
matta?- - Non è da lei comportarsi così!- sussurrò Cali sconvolta - Ma che
cosa le può essere successo?- - Per me era drogata.- ghignò Nott - Ma anche
estremamente divertente! Cazzo lasciatela così!- - Fottiti Nott.- sibilò
Harry passandosi una mano fra i capelli...Dio, ma che le era successo? Cosa
poteva aver scatenato in lei una simile reazione? Non era nel suo carattere
essere tanto tagliente e cattiva...si, era stata perfida... In quello stesso
momento venne avvisato Silente ma prima ancora di lui, sulla strada di Hermione
finì proprio chi aveva scatenato la sua parte oscura. La Parkinson sogghignò,
entrando nel bagno di Mirtilla. Trovò la Grifondoro allo specchio, intenta a
sistemarsi la matita nera sugli occhi. Dietro di lei apparve anche Lavinia
Leptis che era venuta ad ammirare il suo lavoro. Hermione le vide nello
specchio ma le ignorò. - Complimenti Granger!- disse Pansy battendo le mani
con sprezzo - Bravissima.- - Che ti serve Parkinson, falla breve.- sbuffò la
Grifoncina , mettendosi del lucidalabbra col dito - La tua voce è più irritante
dei postumi di una sbronza.- Pansy serrò appena gli occhi mentre Lavinia non
soffocò una risatina fredda, complimentandosi con se stessa. - Ero solo
venuta a vedere come stavi.- sibilò Pansy mettendosi accanto a lei, appoggiata
coi fianchi snelli al lavandino - Ma vedo che stai benissimo...dì un po'
Granger...perché non torni a sbatterti Potter adesso?- - Magari più tardi.-
rispose Hermione fissandola con la coda dell'occhio - O magari no...meglio
Malfoy.- e come prevedeva la Serpeverde serrò anche le mascelle, rabbiosa, così
la Grifondoro scoppiò a ridere sguaiatamente, sistemandosi anche i capelli -
Dio, Parkinson...sei più trasparente di Harry quasi. Comunque sul fatto che
entro stasera riuscirò a farmi Malfoy puoi anche scommetterci, a me piace
provare tutto...- - Questa se le cerca davvero.- ridacchiò la Leptis verso la
compagna. - Già,- disse Pansy minacciosa, sollevando una mano ma non fece in
tempo a provocare un danno al viso di Hermione che Elettra aprì la porta e le
trovò così. Sbatté gli occhi azzurri per un secondo, specialmente guardando la
sua compagna di casa. - Tutto ok Herm?- chiese, indifferente. Lei era fin troppo
abituata a trattare coi Serpeverde. - Sparisci mocciosa.- le disse la Lavinia
trucemente. La Baley però continuò a scrutare solo Hermione che levò le
spalle. - Non mi serve niente.- disse, sorridendo in modo strano - Ci vediamo
dopo Ele.- Un attimo dopo erano nuovamente sole e Pansy non ci pensò due
volte. L'afferrò per il capelli e cercò di sbatterla contro la porta di uno dei
bagni ma Hermione, colta da un impeto che le era sempre stato nascosto fino ad
allora, la violenza, si liberò dandole una gomitata nello stomaco, velocissima,
che mozzò il fiato alla moretta. Subito dopo Lavinia le fu addosso ma la
Grifoncina estrasse la bacchetta e la spedì contro la parete, facendole sbattere
la testa. La Leptis rimase così a terra e Pansy cercò di rialzarsi ma aveva
innescato qualcosa che non avrebbe saputo controllare. Ricevette un calcio
sulla schiena, sulla testa, in ogni punto dove i lividi non sarebbero stati
visibili. Andò avanti a incassare per cinque minuti, poi crollò e finalmente non
sentì più nulla. Quando Blaise e Nott entrarono nel bagno per vedere
cos'erano quei rumori trovarono solo le loro compagne ancora stese a terra, semi
coscienti e senza un livido in viso. Sbiancarono quando sentirono ciò che era
successo da Lavinia, già piagnucolante mentre Pansy le strillava di tacere, con
l'orgoglio in polvere. In un attimo gli altri vennero avvisati e i Grifondoro
parvero non credere alle loro orecchie. Una volta riuniti alla torre, prima
di cena, anche Elettra parve triste. - In effetti in quel bagno mi è parsa
strana. Mi ha chiamata Ele...lei non lo fa mai.- - E' andata fuori di testa,
ecco cosa!- sussurrò Lavanda Brown - L'ho presa per i corridoi per chiederle
cos'avesse, se volesse parlarne con me...- per un attimo la videro tremare, con
gli occhi lucidi - Mi ha detto delle cose tremende...e ha cercato di spegnermi
una sigaretta sul braccio.- Harry e Ron sentendo quello rimase senza fiato.
Mai...Hermione non avrebbe mai fatto una cosa del genere. - Non è lei.-
sussurrò il bambino sopravvissuto - Non è da lei. Hermione non lo farebbe
mai.- - Oggi ha saltato le altre lezioni.- continuò Ginny - Non so neanche
dove sia.- - E' meglio che per un po' se ne stia lontano dai Serpeverde.-
disse Dean entrando - Ho parlato con Blaise ragazzi. Pansy Parkinson ha la
schiena dello stesso colore dei suoi ombretti violacei mentre la Leptis ha quasi
un trauma cranico. Hermione l'ha sbattuta al muro così forte che credevano di
doverla portare in un ospedale.- - Oddio...- Harry si passò le mani sul viso
- E che hanno detto alla Chips?- - Niente.- lo assicurò il compagno - Pare
che Blaise le abbia convinte a stare zitte, non so neanche io come. Credo che
abbia capito che se Hermione finisce nei guai per una lite coi Serpeverde anche
loro finiranno nella merda fino al collo. Comunque Piton continua a chiedere la
sua sospensione.- - Che stronzo!- ringhiò Weasley sedendosi - A certa gente
gli altri anni ha lasciato passare di peggio! Uno di settima l'anno scorso l'ha
quasi preso per il bavero e lui se la prende con Hermione solo perché è del
Grifondoro!- - Ron, per amor del cielo, l'ha insultato!- sbottò Calì. -
L'avesse insultato Malfoy a quest'ora starebbe a fare ammenda.- frecciò testardo
il rossino. - Sentite, non siamo qua per parlare di Piton ma per cercare di
capire che ha Hermione!- Harry cominciò a scavare il solco, facendo su e giù per
la sala comune della torre - Dobbiamo parlarle, capire che l'è successo.- -
Prova a parlare di meno...- disse una voce sulla porta - E ad agire di
più.- Si voltarono tutti quanti e la videro contro il fuoco del caminetto,
con una sigaretta penzolante dalle labbra. Buttò la giacca sul divano, poi si
levò anche la cravatta. - Bhè? Avete visto il fantasma nero?- - Hermione
dobbiamo parlare.- saltò su Ron - Mi spieghi che diavolo ti è preso? Piton ti
farà sospendere dopo il bel casino che hai fatto oggi! E a noi non pensi?
Finiremo tutti nei guai!- - Ti dico una bella novità Weasley...- gettò la
sigaretta nel caminetto, andandogli davanti e soffiandogli l'ultima boccata sul
viso - Di voi incapaci a me non importa un accidenti di niente.- - Herm tu
non stai bene.- si mise in mezzo Calì afferrandola per il braccio ma un attimo
dopo si ritrovò spalmata al muro, con un bernoccolo sulla fronte. - Non
t'azzardare mai più a toccarmi.- sibilò la Granger, fissandola con la coda
dell'occhio - E adesso scusate ma ho da fare...- ma appena entrata in camera
sapeva che l'avrebbero seguita. Infatti il primo a varcare la soglia fu Potter,
dietro di lui Ron che rimase però con la schiena al muro. - Che vuoi?- gli
chiese la strega - Non ti hanno insegnato a bussare i tuoi genitori Harry
Potter?- e vedendo la sua faccia scoppiò a ridere malignamente, iniziando a
slacciarsi la camicia - Oh, già...scusami, mi scordo sempre che i tuoi sono
saltati in aria come un petardo, signor bambino sopravvissuto.- Harry divenne
pallido ma non mosse un passo indietro. No ...non era la stessa persona che
conosceva. La ragazza che aveva amato non avrebbe mai usato quel tono. Né quelle
parole. - Hermione devi farti vedere da qualcuno. Ti devono aver fatto
qualcosa.- sussurrò a bassa voce. - Nessuno mi ha fatto un bel niente.-
replicò sarcastica - Ma già che siamo qui devo dire una a cosa a voi due...- e
gettò a terra una cornice, con una loro foto - Mi avete stufato. Non vi sopporto
più...né tu e i tuoi continui piagnistei sui tuoi poveri genitori morti,
Potter...né te, Weasley, cara la mia palla al piede. E adesso andatevene...-
ringhiò estraendo la bacchetta - ...prima che debbano venire qui a raccogliervi
con la spugna.- Harry raccolse la cornice, osservando per un attimo infinito
i pezzi di vetro...sparsi al suolo. Qualcosa di più importante era andato in
pezzi. Qualcosa di cui purtroppo lui non poteva fare a meno, come di quella
foto. No...quel qualcosa per lui era troppo importante. Uscì dopo Ron,
fermandosi per un attimo a guardarla. Di schiena...contro la luce delle
candele...vide una strana chiazza nera. Ed Hermione non aveva tatuaggi. No...era
una rosa nera, un'ombra tetra...
La mattina dopo Hermione non varcò la
soglia dell'aula di Trasfigurazione. La Mcgranitt era stata informata degli
avvenimenti del giorno prima e ne era rimasta oltre ogni modo sconvolta. Il
preside Silente ne era stato messo subito a conoscenza da parte di Piton ma non
aveva espresso giudizi. Aveva chiesto un colloquio con la signorina Granger ma
nessuno era riuscito a fargli sapere dove fosse finita. Era comunque a scuola
perché ogni uscita era stata bloccata...ma c'era un problema molto più
grave. - La Giratempo.- sussurrò Harry alla fine delle lezione, quando la
Mcgranitt gli chiese notizie. - Si, è un bel problema.- replicò lei - Se la
usasse in queste condizioni potrebbe creare dei disastri immani. Qualunque cosa
le sia successa è evidente che non può essere solo uno sbalzo d'umore,
Potter...potrebbe esserci dietro la mano di qualcuno molto esperto in
malefici.- - Malefici?- chiese il moretto - Qui alcuni ne sanno
qualcosa...- - Di recente ha avuto screzi con...- si morse la lingua ma
indicò comunque chi intendeva con lo sguardo. Serpeverde e in particolare la
Parkinson e le sue amiche. Ed Harry stavolta annuì. Si, in effetti quelle e
specialmente la Leptis erano famose per le loro conoscenze sul malocchio, su
incantesimi d'amore e malefici. - Indagherò.- - Attento Potter.- l'avvertì
la Mcgranitt - Se è sotto incantesimo non sai come potrebbe reagire in futuro.
Devi stare attento perché basterebbe una sola mossa farla per perderla sul
serio. In questo momento, se è davvero stata colpita da un incantesimo, è in una
fase di rigetto di se stessa e di tutti i suoi sentimenti. Ci servirà l'aiuto di
qualcuno di molto esperto per levarle questo maleficio.- - E lei...conosce
qualcuno che si occupa di...magia nera?- chiese Harry levando un
sopracciglio. La Mcgranitt sospirò. Si...forse lei conosceva qualcuno in
grado di fare qualcosa. Peccato che il tempo stava per scadere. E le lancette
correvano veloci. Draco, nascosto dietro alla porta, udì tutto e prima che
uscisse il suo rivale se n'era già andato. Oh, lui lo sapeva fin troppo bene
chi era stato a fare quel casino. Scosse il capo, fuori di sé dalla rabbia ma
prima di ammazzare quelle due stronze avrebbe dovuto mettere il catenaccio alla
mezzosangue, prima che davvero commettesse qualcosa d'irreparabile. Vagò per
tutta la scuola e girò come un dannato quando vide Ron Weasley dirigersi dritto
verso il giardino, sotto le arcate del pendolo. Ma lui fece prima a reagire
anche se per un attimo credette di ricevere un pugno in pieno petto. Prima
ancora di mettere a fuoco quell'incubo, un gemito gli aveva fatto accapponare la
pelle...e poi l'aveva vista, lì contro la colonna, con la mano di quel verme
sotto la gonna, il capo girato indietro...e un ghigno sulla faccia, quasi
perverso, quasi troppo malvagio. Weasley e Malfoy quasi in sincrono si
avventarono sulla coppia appartata e mentre Ron tirò indietro bruscamente la
Grifoncina, Draco con un pugno ben piazzato e pieno di rabbia spedì Edward
Dalton a terra, strappandogli un grido soffocato. Rimase ansante, a fissare quel
verme che si rialzava, furibondo per essere stato interrotto. - Alzati e
giuro che continuo.- gli sibilò il Serpeverde. - Ma perché non pensate mai ai
cazzi vostri eh?- sbuffò Hermione annoiata, con la camicia del tutto aperta e
giocando con i suoi boccoli - Che c'è Malferret? Volevi passare per primo?- -
Al diavolo Hermione sta zitta!- tuonò Ron con viso congestionato dalla rabbia -
Che cazzo volevi fare?- - Ehi, guarda che me l'ha chiesto lei!- abbaiò Dalton
mettendosi in piedi e toccandosi la mascella colpita - Che volete voi due?! Vi
manda Potter? Deve capirlo che ormai non è più roba sua!- - Se è per questo
neanche tua...- rise la Granger, schioccando la lingua. - Ma...- il Corvonero
tacque all'improvviso, ritrovandosi la bacchetta di Weasley e Malfoy alla
gola. - Sparisci.- ribatté Draco - O giuro che ti ammazzo Dalton!- e quella
volta non scherzava. Ma non fece in tempo a girarsi che Hermione era di nuovo
scappata via, fra le fronde del giardino. Il biondino cacciò una bestemmia
colossale quando fece in tempo almeno a comparire Harry, per altro con aria ben
più pericolosa della sua ma scoccò un'occhiata d'intesa con Weasley che si
defilò per tornare a cercare la loro amica. Il moro, rimasto solo coi rivali,
fremeva da dentro. Quella rabbia non la provava da quando aveva ammazzato
Voldemort...si sentiva bruciare! Vide Dalton con quel livido in faccia e
sogghignò...capendo benissimo cos'era successo. Non gli ci volle molto per
pensarci. Caricò un altro pugno e il Corvonero franò di nuovo a terra, sputando
un dente. - Brutto schifoso bastardo...- sibilò Harry devastato dall'ira e
dalla frustrazione - Ringrazia che siano arrivati perché ti giuro che se solo ti
fossi spinto un po' più avanti a quest'ora saresti già sotto terra!- - Non
sprecare il fiato, Potter.- gli disse Draco a bassa voce - L'ho già avvisato
io.- - Due avvisi sono meglio di uno.- replicò il moretto - Sta attento
Edward.- - Al diavolo!- ringhiò Dalton, rialzandosi di nuovo, fissandoli con
gli occhi incendiati dalla rabbia - Che cos'è di vostra comune proprietà forse?
Vi scambiate le donne come le palle di quidditch voi? Complimenti e dire non
sembravate così fratelli!- Furono le sue ultime parole perché Harry, dopo
quanto accaduto in quei giorni e le parole della sua migliore amica la sera
prima, perse il lume della ragione. Si avventò contro l'avversario con i pugni
chiusi, calci e testate. Lo ridusse a pezzi anche con Malfoy che, dopo
qualche minuto di quel massacro, capì che doveva fermarlo. Alla fine riuscì a
prenderlo saldamente per le spalle, faticando parecchio, e a sbatterlo contro la
parete. Gli ordinò di stare fermò e non seppe nemmeno dire perché Potter gli
ubbidì, ma tornò a chinarsi su Dalton... Lo prese per i capelli e lo fissò
disgustato, con quel viso ridotto a un ammasso di lividi. Non poté dire di
essere dispiaciuto, quello no...perché dopo che aveva trovato la sua mezzosangue
con quello avrebbe voluto davvero ridurlo in polvere. - Adesso stammi bene a
sentire...- disse con tono troppo calmo per essere vero - L'ho fermato solo
perché mi sta su i coglioni che lo Sfregiato si picchi con qualcuno che non sono
io...- e ghignò malefico, premendogli anche la mano sulla giugulare - Ma se
vengo di nuovo a sapere che ti azzardi anche solo a guardare nella direzione
della Granger giuro che ti massacro. E poi ricomincerò con Potter. Un'ultima
cosa...prova a dire che è stato lui a ridurti in questo stato e ti faremo
pentire di essere nato.- si rialzò, afferrò il Grifondoro per un braccio e
riuscì a scollarlo da quel posto schifoso fino a quando, incazzato come mai
nella sua vita, lo spinse in mezzo al salone vuoto, sull'orlo di una crisi di
nervi. Harry gli puntò un dito addosso, sfidandolo ad aprire la bocca. - Non
t'azzardare...- gli disse, passandosi le mani fra i capelli - Non dovevi neanche
metterti in mezzo Malfoy! Dovevi lasciare che gli spaccassi la faccia!- -
Già! Così poi ti avrebbero sbattuto fuori e saremmo finiti tutti quanti nella
merda!- urlò il biondo di rimando - Bella stronzata San Potter! Gli hai quasi
rotto una mandibola! Quei lividi sono di botte! Si vede lontano un miglio!- -
Me ne strasbatto i coglioni se vuoi saperlo.- replicò Harry andandogli a un dito
dalla faccia - E se fossi in te mi guarderei bene dal pensare ai cazzi nostri!
Resta fuori da questo casino!- - Non prendo ordini da te.- Potter in
risposta l'afferrò per il bavero, sbattendolo al muro - Adesso sono io che
avverto te...e vedi bene di aprire le orecchie: quelle stronze della tua casa
sono famose per i loro giochetti del sabato sera con i malefici. Se te le fossi
sbattute come hai sempre fatto invece di giocare con le nuove carte forse non
avrebbero fatto niente a Hermione!- - Di loro me ne occupo io!- sibilò Draco
afferrandogli i polsi - Ma tu vedi di stare calmo! Che cazzo credi di fare,
razza di deficiente, andando in giro a spaccare la faccia a tutti quelli che
centrano in questa storia!?- - Oh, cosa credo di fare?- sibilò Harry con gli
occhi verdi spiritati - Vai al diavolo, ma con chi credi di parlare? Hai una
vaga idea di quello che le hanno fatto? Ce l'hai una fottuta idea Malfoy? No,
certo che no...in quel covo non sapete fare altro che camminarvi sulla faccia a
prima vista, tu per primo. Che cazzo ne puoi capire tu...- - Senti
Potter...- - SENTI UN EMERITO CAZZO!- urlò Harry ormai arrivato al limite -
E' LA MIA MIGLIORE AMICA QUELLA STA PER AUTODISTRUGGERSI! IO AMAVO HERMIONE E
TUTTORA LEI E' UNA DELLE PERSONE PIÙ IMPORTANTI DELLA MIA! E SE CREDI CHE ME NE
STARÒ A GUARDARE MENTRE VOI BASTARDI LA ROVINATE TI SBAGLI DI GROSSO!- -
VAFFANCULO POTTER ANCHE IO...- ma tacque di colpo, fissandolo a occhi sgranati,
esattamente come il Grifondoro. Scosse il capo, continuando a scrutarlo. - Cosa?
Tu cosa?- Draco però infilò al porta un attimo dopo, senza più rispondergli.
Sapeva solo che dentro di sé era mutato qualcosa...che non poteva tornare
come prima. Per questo quando entrò come un tornado nel suo dormitorio tutti
i suoi compagni lo fissarono allibiti. Doveva avere gli occhi sbarrati ma
l'unico ad andargli appresso fu Blaise, seguendolo lungo il corridoio delle
ragazze. Draco Malfoy entrò sbattendo le parte, facendo sobbalzare tutte
quante le compagne Serpeverde. Alcune lo fissarono impaurite dalla sua
espressione, altre se la filarono in buon ordine, vedendo i due andare dritti
verso le camere di Pansy e della Leptis. Ma né Draco né Blaise si sarebbero mai
aspettati una cosa simile, quando misero piede in quelle stanze...buie, con uno
strano odore nell'aria...e zeppe di fiori secchi, morti, sbriciolati...segni
neri sulle pareti, candele, boccette dai contenuti indescrivibili. Lavinia stava
sdraiata a leggere e Pansy stava leggendo. Scattarono immediatamente ma fu la
Parkinson a fare la disinvolta. - Ciao amore...sei venuto a vedere come
sto?- Domanda sbagliata, pensò Zabini vedendo Draco correre a metterle una
mano al collo, schiacciarla contro la parete e fissarla con pure fiamme di
collera negli occhi argentei - Dimmi che le hai fatto!- le ringhiò a un dito
dalla bocca - Dimmelo subito o giuro che troverò un modo per ripagarti con la
stessa moneta!- La ragazza non aveva fiato per rispondere e tremava. La
Leptis invece si teneva le mani alla bocca, come per non urlare. - Allora?-
urlò di nuovo il biondo - CHE CAZZO AVETE FATTO???- - Draco calmati.- Blaise
lo afferrò risoluto per una spalla, tirandolo indietro - Così non parleranno
mai.- - Allora le faccio strillare la fottuta cosa che m'interessa!- replicò
con un ringhio pericoloso - Allora Pansy?- continuò a distanza ravvicinata -
Dimmi che hai fatto...ti do due minuti. Poi spacco tutto.- La mora aveva il
cuore nel petto e l'odio riversato nelle vene come un veleno. Gettò a terra
il libro che aveva in mano, fissandolo con sfida - Che c'è, la Granger ha
esagerato per caso?- Malfoy tacque, limitandosi a estrarre la bacchetta. -
Stupeficium!- urlò e come aveva promesso cominciò a fare a pezzi tutto quanto,
con Blaise immobile alle sue spalle. Colse un'occhiata supplichevole di Lavinia,
così si decise a fermarlo ma appena ebbe finito Draco, incalzò lui la
Leptis. - Parla.- le disse con tono pacato - So che sei stata tu. Che hai
fatto?- - Mi...ha convinto lei!- piagnucolò additando Pansy che la scrutava
furibonda - Mi ha chiesto...di fare un maleficio alla Granger. Noi non pensavamo
che sarebbe accaduta una cosa del genere...volevamo solo farla espellere!- -
Già e invece adesso sarete voi a finire fuori...- ringhiò Draco continuando a
ucciderle con lo sguardo - Ma fuori dalla finestra della torre di astronomia e
poi voglio vedere quale incantesimo vi salverà!- - Dai, va avanti!- si mise
in mezzo Zabini irritato - Voglio che mi dici che hai usato e di che maleficio
si tratta! E naturalmente dovrai subito levarglielo Lavinia.- Quella
impallidì... - Io...io non so farlo...- ammise e Draco quasi non credette
alle sue orecchie. - Cosa??- gridò di nuovo trattenuto a stento dal suo
migliore amico - Le hai scagliato una fattura senza poterla annullare? Ma che
cazzo avete nelle testa?! Siete delle maledette deficienti, ecco cosa!- - Oh
smettila!- strillò Pansy istericamente - Prima che ti fossi messo in testa di
sbatterti quella mezzosangue le avresti fatto anche di peggio! Dico bene Draco?
Io le ho solo fatto un piccolo scherzo, sei tu che sei cambiato! Sei tu che
adesso sei tutto preso dal fascino di quella sporca mezzosangue!- - Tu
azzardati ancora a parlare di lei in mia presenza e giuro che Blaise non
riuscirà più a tenermi.- le disse, facendole fremere le vene nei polsi - E
adesso ditemi che avete fatto, i due minuti stanno per scadere.- E la Leptis
disse tutto...poco per volta, mostrò tutto ciò che aveva usato. Pozione e
formula in latino, poi tirò fuori un cofanetto di legno da sotto il suo letto e
lo lasciò a Blaise. Quello aprì e vi trovò dentro una rosa nera. Ma sbiancò
con Draco quando si accorse che lentamente si stava sbriciolando. Il biondo
alzò gli occhi...e corse fuori, senza più la minima idea di cosa fare...sapeva
solo che doveva trovarla. Blaise invece rimase nella stanza. I suoi occhi
bluastri osservarono le due compagne per qualche tempo, poi scosse il capo,
portandosi via il cofanetto, lasciandole sole con le loro colpe. Draco invece
infilò tutte le scorciatoie per arrivare prima a Grifondoro. Attraversando i
corridoi terrorizzava praticamente tutti gli studenti più giovani e qualcuno già
ipotizzava che la sua rabbia fosse data da Potter e che stessa andando da lui
per attaccare di nuovo rissa. In parecchi si misero a seguirlo, nascondendosi
dietro gli angoli ma la loro corsa di fermò prima della torre dei
grifoni. Malfoy si accorse dello scompiglio proveniente della fontana in
giardino: vide parecchie matricole del Grifondoro e senza pensarci si diresse
verso il gruppetto di mocciose che parevano agitate. - Che succede?- sibilò
freddo e le ragazzine, sui tredici, quattordici e quindici anni, lo fissarono
fra l'intimorito e l'eccitato. Fu una coi capelli neri a rispondergli - Eravamo
qua a ripassare quando Hermione...la Granger...- disse, ricordandosi che la
ragazza stava appunto con Malfoy negli esami -...è arrivata e si è diretta fuori
dalla scuola. La nostra compagna Elettra pensava che volesse uscire e infrangere
il regolamento, così l'ha seguita...e sono andate verso la casa di Hagrid.- -
Poi sono arrivati anche alcuni del settimo.- gli disse un'altra con la coda di
cavallo - E da allora non si sono più visti.- Senza neanche finire di
ascoltarle corse giù dalla collinetta, passando sui gradini rocciosi fino ad
arrivare davanti alla casa del custode delle chiavi. Si guardò attorno ma non
vide nulla e nessuno. Nel frattempo giunse anche Blaise, strattonando la
Parkinson per un braccio che scalciava come un cavallo. - Che te la sei
portata dietro a fare?- ringhiò Malfoy che non voleva più neanche vederla. -
La porto ad ammirare il suo bel lavoro.- disse Zabini totalmente calmo, senza
lasciarla muovere di un passo, poi indicò al compagno dei segni di magia di
lotta, sui tronchi degli alberi. Dovevano essere volati dei Cruciatus.
S'infilarono così nella foreste proibita che però di pomeriggio non era poi così
tremenda e finalmente li trovarono. - Che ci fate qua?- chiese Ron, seduto su
un tronco spezzato. - Ti ho portato qualcuno che vuole raccontarti qualcosa.-
disse Blaise spingendo Pansy sul campo di battaglia, mentre Draco si guardava
attorno con occhi increduli: rami tranciati, fumo, foglie in fiamme, tronchi
graffiati...Potter poi stava in mezzo alla radura con in braccio la Baley, che
era ferita a una gamba mentre la Granger se ne stava seduta su un tronco morto,
come Weasley. Appena lo vide gli rise in faccia, continuando a giocare con la
sua bacchetta. - Non è bello imbucarsi alle feste Pansy...- disse la
Grifoncina alla moretta, con noia. - Allora?- chiese Harry con voce
sibilante, tenendosi stretta Elettra che tratteneva le lacrime per il dolore con
orgoglio - E' stata lei?- Il silenzio fu meglio di ogni parola. Pansy
Parkinson tenne ostinatamente la testa alta, del tutto indifferente a ciò che
aveva provocata, quando Hermione si mise a ridere di più, passandosi una mano
fra i capelli. - Oddio...- ghignò, scuotendo il capo - Che pena mi fai,
Parkinson!- - Cosa?- tuonò la Serpeverde - Come ti permetti sporca
mezzosangue?- - Se fossi in te starei zitto, Parkinson!- ruggì Ron andando da
Harry per controllare le condizioni di Elettra. La levò dalla braccia
dell'amico, per dargli la possibilità di stare con la Grifoncina ma la Granger
continuò senza aver neanche sentito l'insulto che un tempo l'aveva fatta tremare
molto volte. Anzi...ora che la medaglia era stata ribaltata, fu lei a reggere il
gioco. Fissò con gli occhi dorati la nemica, godendo come non mai quando la vide
sbiancare, alle sue parole. - Davvero incredibile cosa farebbe una senza
padre per un po' d'attenzioni eh Pansy? I tuoi non hanno divorziato?- cinguettò
accendendosi una sigaretta, vedendo la mora indietreggiare un poco mentre gli
altri la fissavano sconvolti da tanta cattiveria - Se volevi scoparti Malfoy per
me non ci sono problemi ma se vuoi attenzioni forse avresti dovuto pensarci
prima di far divorziare i tuoi...scommetto che tuo padre non ti sopportava
più...- - Adesso basta! Sta zitta!- le urlò la Parkinson con gli occhi vitrei
- Tu sei solo una mezzosangue! Non capisci niente!- ma Blaise l'afferrò per il
braccio, prima di scatenare un altro disastro. - Contenta adesso?- ringhiò
Draco a bassa voce - Avete creato davvero un bel mostro tu e Lavinia.- - La
Leptis?- rise Hermione - Ma va? Non credevo...è così stupida che potrebbe fare a
gara con Paciock!- - Ok, adesso è ora di finirla.- Harry andò dalla Parkinson
e la fissò truce ma anche più tranquillo - Voglio che adesso tu e quella cretina
la riportiate com'era prima. Adesso!- - Non possono, non lo sanno fare.- lo
bloccò Draco - Bisogna dirlo ai prof.- - Già, senza dire niente però di chi
ha fatto il maleficio...- rise Ron amaro - Per parare il culo a tutti gli altri,
vero?- - Finiremo tutti nella merda, non temere Weasley!- celiò Hermione
alzandosi in piedi e cominciando a mettersi il mantello sul maglione - Se il qua
presente signor Malfoy avesse adempito ai suoi sbattimenti serali forse ora non
saremmo in questa situazione, vero Pansy?- - Vai al diavolo Granger.- sibilò
la Parkinson. - Resta il fatto che adesso bisogna andare da Silente e
rimettere a posto questo fottuto macello.- continuò Draco furibondo - La
questione la sistemiamo poi fra noi, Potter.- - Certo, facendo a botte fra
voi due come al solito?- ironizzò Ron acido. - Se non altro non andiamo a
rompere i coglioni agli altri.- disse Harry pacato - Dai, muoviamoci. Hermione
cammina.- ma lei, come prevedevano, non si mosse in un passo. Rimase a fissarli
come se fossero state della formiche. - Io sto benissimo così.- scandì
lapidaria. - No, tu sei da manicomio in questo stato!- ringhiò Malfoy
afferrandola per il polso - Muoviti!- - Pensa ai fatti tuoi purosangue!-
sibilò la Grifoncina, liberandosi all'improvviso dalla sua presa. Di colpo anche
i suoi occhi si fecero colmi d'odio tanto che Draco dovette per forza
allontanarsi da lei. Gli pareva quasi di essere investito da una vera e propria
ondata di livore, com'era accaduto a Harry la sera prima. - Vai dal paparino
e chiedi a lui di sistemare i tuoi casini, Malfoy!- continuò lei con acredine -
Non è così che risolvi sempre i problemi caro il mio biondino? Non fare tutto a
Lucius? O il fatto di essere la prossima vittima sacrificale ti ha fatto muovere
un po' quel cervellino vuoto che ti ritrovi eh?- gli rise in faccia, vedendogli
serrare la mascella - Che c'è, t'è venuta paura di morire tutto di colpo? Dopo
sette anni ti svegli...complimenti, veramente complimenti! Ma in fondo che cazzo
sto a parlare con uno che se n'è sbattuto di morire per tanto tempo...- e senza
aggiungere altro lo sorpassò con sdegno, per risalire alla scuola con tutti gli
altri... Ma aveva ragione, pensò Draco amaramente. Alzò lo sguardo al
cielo e rise di se stesso. La sua mezzosangue aveva ragione. Gli aveva solo detto ciò
che pensava. La dura realtà.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11° ***
Per
quanto potesse sembrare strano, quando rimisero piede a Grifondoro si occuparono
in fretta di Elettra e quando tornarono in camera di Hermione la trovarono
vuota, con la finestra aperta. Harry aveva sospirato, chiudendo le palpebre. La
sua migliore amica non aveva mai volato volentieri e per scappare aveva usato la
scopa. Incredibile... Naturalmente l'avevano tenuta d'occhio tutta la
notte con la mappa del Malandrino mentre Blaise, da solo perché Draco si era
chiuso nella sua stanza, aveva cercato di carpire altre informazioni dalla
Leptis senza però riuscire in niente. Il giorno dopo andarono tutti a
colazione e non la trovarono. Decisero di andare ad avvisare Silente prima di
pranzo, visto che Piton li aveva chiusi in aula pozioni senza accettare nessun
"ma"...inoltre erano sempre più preoccupati. Era parso che man mano che
passava il tempo la Grifoncina peggiorasse a vista
d'occhio. Prima si era trattato di piccolezze, poi di trasgressioni più grandi,
poi era arrivata alla perfidia.
Prima con
la Parkinson
e il divorzio dei suoi genitori e infine la stoccata a Malfoy.
Harry, seduto
nel suo banco con Blaise, scoccò una breve occhiata alle sue spalle dove il
biondo Serpeverde occupava il banco mezzo vuoto. Qualcun altro invece, quella
mattina, ricevette un risveglio piuttosto diverso dal solito. Tristan si
rigirò nel letto, strizzando un poco gli occhi. Un lievissimo rumore lo aveva
destato dal suo sonno pieno di incubi. Si era messo a sedere con fare
circospetto, afferrando il pugnale incantato da sotto il cuscino quando sbarrò
lo sguardo, trovando qualcuno nella sua stanza che non avrebbe mai pensato di
vedere. - Hermione?- sussurrò. La Grifoncina non parve dargli subito
corda, continuando a girare fra le sue cose, i suoi libri, le sue armi...
Era tornata al dormitorio quando si era aspettata di non trovarci nessuno.
Si era fatta un bagno e levata la divisa, per infilare un paio di jeans e una
felpa. Poi si era diretta verso lo studio del prof. di difesa con tutta
l'intenzione di fare un paio di chiacchiere. Si soffermò sulle ultime foto sulla
sua scrivania, mentre l'Auror s'infilava una maglia babbana e rapidamente un
paio di pantaloni. C'erano foto di lui con gli altri tre Cacciatori, lui anni
prima a Hogwarts con i suoi compagni, i suoi genitori e suo fratello
maggiore. La strega però si fermò quando in un angolo degli scaffali una
vecchia foto dai bordi bruciati attirò la sua attenzione. Era dentro a una
cornice d'argento e...una ragazza dai capelli bruni e lunghi, la pelle bianca e
liscia, con lo sguardo perso, stava seduta su un muretto scalcinato, con le
braccia strette attorno le ginocchia. Ghignò di colpo, riconoscendola. -
Ciao Tri...come stai? Ti vedo bene oggi.- disse quindi, girandosi verso il suo
prof. Lui era ormai vestito e la fissò inclinando il capo. In aula professori
il giorno prima aveva sentito di strane storie, cose che a lui erano parse
assurde, conoscendo bene la
Grifoncina, ma ora cominciava a chiedersi se era tutto
falso. - Buon giorno anche a te.- disse, fissandola negli occhi - Non
dovresti stare qua sai?- - Oh, prof... hai paura che ti accusino di aver
irretito un'allieva per caso?- ridacchiò lei continuando a gironzolare - In
effetti devo ammettere che anche a me l'idea è passata per la testa ma sono qua
per un altro motivo.- - E sarebbe?- le chiese, sedendosi sul letto
sfatto. - Lezioni private.- spiegò la strega adagiandosi contro la scrivania
coi fianchi. - Lezioni private?- replicò l'Auror levando un sopracciglio -
Perché? Sei già bravissima.- - Non voglio essere brava.- Hermione tacque un
attimo, solo per spiegarsi meglio - Voglio essere la migliore.- E stavolta
Tristan non represse un gemito fra l'esasperato e il divertito. Dio, pensò
amaro. Sette anni prima quelle parole le aveva già sentite. E ricordava anche
com'era finita. - Ci penserò.- mentì andandole vicino - Sai, non mi stupisco
che tu me l'abbia chiesto.- - Già...- rise Hermione, rigirandosi la foto fra
le mani. Tristan vide la cornice e serrò le mascelle, tanto che lei se ne
accorse subito. - Bella...- soffiò morbidamente - Mi pare che abbia un viso
famigliare, sai?- - Non credo. E' morta.- disse l'Auror prendendogliela dalle
mani e rimettendola a suo posto ma la strega gli andò alle spalle, cominciando a
carezzargli la schiena con tocco suadente. - Di un po' prof...ma tu la
ragazza ce l'hai?- E Mckay, dopo un attimo e sentendo quell'energia sulle sue
mani, capì qual era il problema. Si girò lentamente, capendo che doveva
giocare d'astuzia. - No...- bofonchiò pigramente, sostenendo il suo sguardo -
Tu hai qualcosa propormi?- - Oh, un sacco di cose.- disse Hermione,
passandogli le braccia al collo - Devi solo fare come dico.- - Ok...- Tristan
rise, ma improvvisamente si abbassò quando fu a un passo dal baciarla. Le passò
un braccio dietro alle gambe e anche se urlante se la caricò in spalla, ridendo
divertito da come l'aveva fregata subito. Spalancò le porte dello studio e uscì
in allegria, dando spettacolo per tutta la scuola. Passò fortunatamente
anche davanti all'aula pozioni e tutta la classe lo vide, per questo lo seguì
cercando di capire cosa fosse successo, insieme a Piton che già meditava
vendetta. I ragazzi gli corsero dietro chiedendogli che diavolo gli passasse per
la testa ma ottennero solo una trafila di bestemmie da parte della Granger che
urlava come se la stessero scorticando viva. Salirono fino nello studio di
Silente dove l'Auror sbatté Hermione seduta sul divano, fissando poi sia il
preside che la
Mcgranitt che stava in poltrona a parlare con lui e che aveva
osservato la scena sconvolta, più Piton che già si stava per sfregare
soddisfatto le mani. - Professor Silente c'è un problema.- scandì Mckay. -
Il professor Piton me lo stava giusto accennando l'altro giorno.- ironizzò il
vecchio mago visto che quel demente l'aveva rincoglionito per ore e ore -
Allora, che succede signorina Granger?- - Assolutamente niente.- disse lei
sagace, accendendosi una sigaretta sotto gli occhi dei compagni e dei prof. -
Ecco signor preside!- tuonò Piton furente - Ecco qual è il problema! Va sospesa
subito!- - Ma perché non va al diavolo?- ghignò Hermione fissandolo con sfida
- E già che c'è si porti via i suoi alunni leccaculo. Farebbe un favore a tutta
la scuola.- Quello se possibile divenne ancora più paonazzo quando si mise in
mezzo Harry. - Signore, non si è mai comportata in questo modo. Ci deve
essere qualcosa che non va.- La Mcgranitt sospirò, fissando una
delle sue alunne modello con aria critica. In effetti emanava qualcosa di strano
e inquietante. Inoltre non aveva lo stesso sguardo dolce che aveva sempre avuto.
Sembrava...diversa. - Si tratta di una fattura.- disse Tristan sedendosi in
poltrona tranquillo - L'ho sentito quando mi ha toccato.- - Ti ha toccato?-
sibilò Draco a quel punto, giunto con tutti gli altri. - Non sono ancora
riuscita a fargli niente...- borbottò Hermione capricciosa - Il nostro prof pare
innamorato.- Tristan incassò e tacque, continuando a fissare Silente che a
sua volta scrutava la Grifoncina. - Si può fare
qualcosa?- - Ditemi ragazzi, di che fattura parliamo?- chiese il preside,
alzandosi in piedi - Sapete qualcosa di questa storia?- A quella domanda le
due case risposero con un silenzio teso e forzato. Ormai tutti infatti erano
venuti a sapere di cosa avevano fatto la Leptis e la Parkinson. - Pensate che si
tratti di...- la
Mcgranitt lasciò intendere l'ultimo pezzo della frase - Ne
parlavamo anche l'altro giorno io e il professor Silente. In fondo anche se è
stato sconfitto alcuni dei suoi seguaci sono ancora vivi, Potter.- - Avete
visto qualcosa di strano di recente?- continuò la professoressa di
Trasfigurazione. - Bhè...di strano ci sarebbe solo una cosa...- iniziò Ron
timidamente - Ci sarebbe la ragazza vestita di nero...- - La chi?- chiese
Piton acido - Cosa dici Weasley??- - La verità.- rispose Harry lapidario -
L'abbiamo vista una notte. C'è una ragazza in giro per la scuola vestita di
nero. Non stava bene però. L'ho vista quando la mia cicatrice ha ricominciato a
far male.- - Quindi stai dicendo che è colpa di questo fantasma in nero?
Pensi che sia un seguace del potente?- replicò Piton con scherno - Non farmi
ridere Potter! Se li è sempre scelti meglio gli schiavi.- - Si e hanno fatto
tutti la loro fine.- sibilò lo sfregiato con occhi assottigliati, come per
avvisarlo di qualcosa. Infatti Severus tacque, mordendosi la lingua contro
quell'insolente. - Allora?- disse quindi la Mcgranitt spazientita - Nessuno sa
niente? Neanche le compagne del dormitorio?- Lavanda Brown si decise, anche
se un poco titubante. Tirò fuori il cofanetto della Leptis a cui erano state
tolte le iniziali da Blaise e lo lasciò sulla scrivania del preside. -
Abbiamo trovato quella rosa nascosta nell'ala femminile. Era dentro a un
pentacolo.- Silente la osservò e all'improvviso il suo viso si fece
preoccupato. La rosa si era tinta di nero...e presto sarebbe morta,
sgretolandosi. Non la prese in mano, per evitare di spaccarla ma Tristan fu più
veloce. - La fattura della medaglia probabilmente.- disse l'Auror
con voce sicura - Non ne ho mai visto uno prima, ma un tempo un mago me ne ha
fatto vedere gli effetti. La Medaglia è una metafora, viene usata la rosa per
simbolo vitale. C'è stato un ribaltamento della personalità.- - Cambio di
personalità?- chiese la Brown
stranita - Nel senso che i suoi sentimenti sono stati
invertiti?- - Esatto.- continuò l'ex Serpeverde - E' per questo che si
comporta in maniera così violenta.- - Sono un cumulo di cazzate preside.-
disse la
Grifoncina allungando le gambe sul divano - Io sto
benissimo.- - No, non stai bene per niente!- intervenne Harry serio. - Oh,
ma perché non t'impicchi Potter? Forse in questi anni un po' meno persone
sarebbero morte senza di te, sai?- e a quella stoccata davvero lui non poté
replicare, ricordandosi di Cedric. Deglutì, sentendo la mano di Silente sulla
spalla. Il preside lo scrutò con aria affettuosa, come per consolarlo. - Non
te la prendere Harry.- gli disse anche Tristan con dolcezza insolita - Chiunque
le abbia scagliato la maledizione ha fatto in modo di ribaltare tutto ciò che
prova. L'affetto che nutriva prima per gli amici è diventato rancore. L'amore
odio...il rispetto per gli insegnanti è diventato disprezzo.- - Incredibile,
un Serpeverde che azzecca una teoria.- frecciò Hermione a bassa voce, finendo la
sigaretta. - Ok, adesso abbiamo capito cos'ha...- disse Ron accorato - Come
la liberiamo dal malocchio?- Silente parve pensieroso e tornò a sedersi in
poltrona, carezzando il collo di Funny. - In effetti è un bel problema
Albus.- la
Mcgranitt parve più allarmata di lui - Non possiamo far venire
un esperto di malefici a Hogwarts senza mettere in allarme tutto il Ministero
della Magia. Caramell vorrà sapere tutto di questa storia...e di conseguenza si
penserà che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è ancora vivo.- - Bhè...io
conosco della gente...- abbozzò Tristan con aria colpevole - Ma sarebbe un
pericolo farli entrare qua.- - No, figurarsi.- sbottò Piton - Ci manca solo
che facciano rientrare dei demoni a scuola! Ti sei scordato l'editto di sette
anni fa Mckay? E dire che parevi contento.- L'Auror represse un insulto di
mandarlo a quel paese e si voltò verso il preside. - L'unico che potrebbe
levare un pasticcio simile in effetti è un demone...o un mezzo demone.- concluse
Silente con uno strano tono - Ma sette anni fa il Ministero ha impedito ai figli
mezzosangue di demoni di entrare più in questa scuola. Sono stati considerati
pericolosi.- - Qua non si tratta di prendere un allievo mezzo demone!- sbottò
Tristan - Ma di salvare Hermione.- - Ma non possiamo neanche fare entrare un
gagia qua dentro!- sibilò Piton rabbioso. - Un gagia?- chiese Harry. - Un
esperto di arti oscure.- spiegò la Mcgranitt - Vedi Potter, non tutti
i maghi che hanno studiato le arti oscure l'hanno fatto per diventare malvagi e
seguire Tu-Sai-Chi. Indipendentemente dalle loro scelte magiche, tutt'oggi ci
sono nove grandi gagia al mondo e tutti loro sono persone di cui ci si può
fidare.- - Facciamo dieci.- borbottò Silente - D'accordo Tristan. Vista la
rapidità con cui il maleficio sulla signorina Granger avanza richiedo un
intervento esterno. Me ne occuperò io stesso.- - Io di quei gagia della
malora non mi fido.- sbottò l'Auror - Un conto è studiare, un conto è esserci
nato con poteri oscuri, professore! Vuole correre rischi?- - Qua un mezzo
demone non ci deve entrare, sei sordo Mckay?- rognò Piton - Sai cos'accadrebbe
se al Ministero venissero a sapere che c'è un demone in giro per Hogwarts? A
parte che ci chiuderebbero tutti ad Azkaban per aver messo in pericolo la vita
degli studenti ma ci ritroveremo anche sommersi di Dissennatori e cacciatori di
demoni. Per non parlare della tua bella licenza di Auror ritirata.- - E
allora che vuole fare?- sbottò Harry incollerito - Lasciamo che Hermione
muoia??- - Silenzio Potter!- tuonò il professore di pozioni ma stavolta si
mise in mezzo qualcuno che Piton non si sarebbe mai aspettato. Draco Malfoy si
fece largo fra i compagni e si piazzò direttamente a fianco del suo eterno
rivale. - Non mi sembra neanche una bella immagine per la scuola lasciare che
uno studente venga distrutto senza muovere un muscolo, professore, se mi
permette.- disse con tono assolutamente piatto, facendo allargare gli occhi a
tutti i suoi compagni di Serpeverde - E comunque tengo a ricordarle che poteva
capitare a chiunque.- - E quindi cosa proponi Draco?- fece Piton
annoiato. - Trovate un gagia entro stanotte. Oppure il professor Mckay
troverà un demone.- - A me sembra ragionevole.- concluse Silente sorridendo
e mandando in bestia Piton - Perfetto, allora adesso bisognerà avvisare Madama
Chips di attrezzare l'infermeria.- - Non sarà mica una cosa dolorosa...-
sussurrò Calì. - Non so.- borbottò Tristan -
Non ho mai visto niente di simile.- - A qui nessuno interessa la mia
opinione?- cinguettò a quel punto la Granger, mettendosi in piedi davanti
alla scrivania - Signore preside...ho forse fatto male a qualcuno? No. Non mi
pare.- - Hai insultato un professore.- sibilò Piton e la streghetta ghignò -
Lei non dovrebbe nemmeno essere inteso come professore!- - Ecco, lo vede?-
urlò Severus - Andrebbe chiusa nei sotterranei!- - Meglio là sotto che con
lei in classe.- continuò la Grifoncina. -
Insomma Herm sta zitta!- le ordinò Harry perentorio, facendola
da parte - Preside, adesso la portiamo in infermeria. Se per stasera il gagia
sarà qua allora la lasceremo nelle sue mani.- - Altrimenti faremo a modo
mio.- disse Tristan - Ok. Adesso...oh cazzo!- alitò e nel giro di un secondo
tutto quanto andò all'aria. Il piano intero finì in fumo, esattamente come
Hermione che si fece pallida come un cadavere e crollò all'indietro, come se
l'energia le fosse stata sottratta insieme al fiato. Draco fece in tempo a
prenderla, insieme all'Auror. Scoppiarono gli strilli delle Grifondoro che
temevano che fosse morta, il caos totale di preoccupazione e terrore di ciò che
sarebbe potuto accadere. Le si fecero attorno mentre Harry e Malfoy stavano
quasi impazzendo, per sentire se respirava ancora. Era diventata fredda come
il ghiaccio, rigida e nel contempo senza vita come una bambola di porcellana con
gli occhi ancora aperti, ma vuoti. E Silente guardò la rosa nera...che
lentamente perdeva tutti i suoi petali. Fino a morire.
In infermeria si
accesero le prime luci. Elettra Baley entrò di corsa, ignorando i ringhi
degli infermieri e della Chips. Corse da Harry e si fece abbracciare forte,
stringendolo a sua volta con le lacrime agli occhi. - Cos'hanno detto?-
sussurrò - Cos'ha Hermione?- - Hanno detto...- Potter sentì la gola
chiudersi, come stretta in una morsa ma cercò ugualmente di ritrovare il fiato.
Fu inutile, si sedette su una branda libera e fu Calì a rispondere alla sua
cacciatrice. Lei e Lavanda avevano appena finito di piangere e aveva gli occhi
rossi e gonfi. - Chi le ha fatto la fattura ha usato una rosa. Solitamente si
usano bambole di stoffa, affinché l'oggetto non possa degradarsi. Stavolta
invece la rosa ha iniziato ad appassire...- e le sfuggì un singhiozzo, tornando
ad appoggiarsi a Seamus che cercò di consolarla, per altro più a pezzi di
lei. Elettra si voltò a guardare Harry e Ron. Deglutì, fissandoli con occhi
sgranati. - State dicendo che...- - Sono arrivati i gagia.- l'assicurò
Weasley con tono più finto di un sorriso di Nott - Ce ne sono quattro
affidabili e Mckay è già andato a cercare dei suoi amici. Non le accadrà
niente vedrai...- ma evitò di guardarla in faccia, fissando oltre il paravento
bianco dove c'era Hermione, fra le grinfie di quei maghi neri - Herm...starà
bene. Lei vivrà.- A quelle parole tutti i Grifondoro presenti sollevarono lo
sguardo verso di lui. Come se sentire ciò che si ripetevano nella testa ad alta
voce avesse rotto l'incantesimo. Un via vai continuo di infermiere, uomini in
nero che non avevano mai visto, odori strani, la Mcgranitt che da dietro il
paravento discuteva animatamente con Silente e Piton. Mckay invece ancora non si
vedeva. Harry non resistette più. Si mise in piedi di scatto e volò fuori
dall'infermeria, infilando il giardino. Rimase sotto le arcate e cominciò a
prendere a pugni una colonna, più volte, senza sentire il dolore alle
nocche. - Comprati un sacco da box Harry.- disse una voce alle sue
spalle. Harry rise, dando un ultimo colpo violentissimo. Ritirò indietro il
braccio, fissando il sangue colare sulle sue lunghe dita poi si ritrovò davanti
a Zabini che scosse il capo, vedendo che si era fatto. - Che dicono? Sono
uscito quando sono entrati i gagia.- disse il Serpeverde. - Non dicono niente
Blaise...- ridacchiò lo sfregiato quasi con aria febbrile - Non dicono niente di
niente. Sono... sono dentro a quella stanza...e io non faccio altro che sentirla
respirare...respira, ansima...e quei maledetti le girano attorno senza fare
niente. Borbottano fra loro e non vengono a capo di niente!- aggiunse,
cominciando ad alzare la voce - Intanto...penso a quelle due maledette!- urlò
serrando le mascelle - E penso a come fare per ripagarle e farla franca!- Gli
occhi blu di Blaise nella notte si fecero più neri e il ragazzo si appoggiò
contro la colonna, come per impedirgli di farsi ancora del male. Pensò
malinconicamente che quelle parole le aveva sentite poco prima. Pensò a
quanto in realtà fossero uguali. Pensò a quanto entrambi l'amassero... -
Draco sta dando i numeri al dormitorio.- disse all'improvviso, senza guardare il
Grifondoro - Si sente colpevole.- Harry si lasciò andare seduto, passandosi
una mano sulla faccia. - Non sai che voglia ho dargli la colpa di tutto.-
sussurrò il bambino sopravvissuto - Non sai che voglia ho di picchiarlo. Di
gridargli in faccia che tutto questo casino è colpa sua e della sua scommessa
fottuta. Ma non è vero.- - Sta là sotto a spaccare tutto quanto.- continuò
Blaise sedendosi a sua volta - Ha preso a botte Nott e Tiger. Se non gli
toglievo la
Parkinson dalle mani l'avrebbe uccisa. E dico davvero.- - Tu
pensa...devo anche ringraziarlo.- ironizzò il Grifondoro amaramente. - Non
vuole venire a vederla però.- - Gli costerebbe troppo.- Harry stavolta
intercettò lo sguardo di Blaise, sorridendo appena - E' troppo orgoglioso per
ammettere di sentirsi in colpa, tanto più di venire a trovarla. E' come
ammettere l'evidenza davanti a tutti.- - Quindi ora ci credi...- - Che ci
creda o meno non fa differenza. Non devo capirlo io.- Harry Potter si rimise
in piedi, cominciando a sentire l'aria fredda della sera. Alzò gli occhi alla
luna e con tutto quello a cui aveva da pensare non si stupì troppo, vedendola
quasi rossa e sanguinosa ma si accorse immediatamente invece di quando Tristan
varcò la soglia della scuola. Passò dall'entrata del pendolo, spalancando con
forza le porte. Aveva il mantello addosso, al suo fianco un essere che
portava un cappuccio. Niente di lui era visibile. Era interamente coperto da
un lungo mantello di pelliccia scura ma una cosa era nitida: Tristan impugnava
la spada, come se la persona che scortasse fosse stata pericolosa. Si
fermarono davanti a loro. - Come andiamo?- chiese, continuando a tenere
d'occhio il suo compagno. Harry prima di parlare gli rivolse una medesima
occhiata... - I gagia dicono che l'incantesimo è stato fatto da qualcuno
abile...ma anche inesperto. Un mago di grandi conoscenze che però ha commesso
l'errore di usare la rosa.- - Quindi nessuno mandato da Voldemort. Lui
avrebbe continuato a usare Hermione come pedina.- chiarì Zabini - E...tu
invece...vedo che ce l'hai fatta...- aggiunse, osservando il tizio. Mckay
schioccò la lingua, con disappunto. - Si, alla grande...ho trovato chi
cercavo.- Una voce sibilante, quasi d'oltretomba, fece fremere i due allievi.
Specialmente il Grifondoro. L'oscuro venuto era volto verso di lui...quando
all'improvviso nel buio del suo mantello colse due occhi rossi bramosi. -
Harry Potter....- sibilò malefico. L'Auror però non perse tempo. Gli puntò la
spada alla schiena e lo spinse via, giusto in tempo per tornare tutti
nell'infermeria. Quando entrarono il profumo di fiori era tanto intenso da dare
la nausea. La Mcgranitt corse verso il suo ex allievo, stando però bene a
distanza dal suo prigioniero. - Professore...cosa dicono?- chiese di nuovo
Potter, facendosi avanti con tutti i compagni. - Si salverà vero?- piagnucolò
Lavanda Brown. - Hermione guarirà! Possono toglierle il maleficio!- La
strega non parve neanche sentirli. Aveva il viso tirato dall'ansia e decise di
essere il più chiara possibile. E proprio in quel momento anche Draco apparve
sulla porta. - Le condizioni della signorina Granger sono critiche. Il
maleficio non può essere annullato perché i gagia non sono in grado di rimediare
all'errore di chi l'ha stregata. La rosa si sta sgretolando e a niente servono
pozioni di ricrescita, incantesimi per il blocco del tempo...- - No,
si fermi!- urlò Ron sconvolto - Sta dicendo che...che Hermione morirà?- e a
quelle parole tutti la fissarono sgomenti, senza forze. Tanto che la strega per
una volta abbassò il capo. - Proverà lui.- disse Tristan spingendo avanti il
suo prigioniero incappucciato. - Mckay...ormai non abbiamo più speranze.-
sussurrò la
Mcgranitt, spezzando così le loro ultime forze - Chiunque sia
stato ha commesso un errore, usando un fiore. Si sta deperendo, entro la notte
marcirà e appassirà. E la signorina Granger ...morirà con lui.- - Cosa?-
Draco s'infilò in mezzo al gruppo, tuonando fuori di senno - Non ci posso
credere che questo è tutto quanto possiate fare! Questa è la migliore scuola di
magia del mondo! I migliori sono usciti da questo posto e mi sta dicendo che ora
un'allieva morirà per un ridicolo maleficio andato male???- avevo lo sguardo
sgranato e la disperazione nella voce - Ci dev'essere qualcos'altro! Voi dovete
fare qualcosa!- - LA
GIRATEMPO!- gridò Harry di colpo, mettendosi col biondo -
USIAMOLA!- - Non si può! Non possiamo cambiare il passato Potter!- disse lei
accorata. - E allora cosa dovremmo fare?- Ron non riusciva più a calmarsi -
LA LASCIAMO
MORIRE???- - No...- All'improvviso tutti quanti si
girarono verso Silente che era uscito dal paravento, portandosi dietro i
gagia. A differenze dello sguardo addolorato di tutti, sul suo vi si leggeva
ancora qualcosa. Una debole speranza. - Non la lasceremo morire. I gagia e
quel demone, Tristan, non potranno fare nulla. E' tardi per loro. Ma...- prese
un po' di fiato, pregando che tutto andasse bene - ...ma c'è ancora una persona
al mondo, in grado di aiutarci. Solo lei ormai può fare qualcosa. Non volevo
chiederle questo ma date le circostanze...non c'è più nulla da fare.- -
Albus...- la
Mcgranitt sgranò gli occhi - Sei sicuro?- - Si, accetterà.-
disse il vecchio mago - Ma ora uscite tutti. Presto, abbiamo poco tempo.- -
Ma cosa vuole fare preside?- chiese l'Auror allibito - Chi vuole chiamare? Non
farà mai in tempo comunque!- - Non temere ma ora porta fuori i ragazzi!-
disse Silente frettoloso - Forza, uscite tutti...e abbiate fede.- passò la mano
sulla spalla di Harry, sorridendo debolmente - Ricorda cos'hai imparato. Abbi
sempre fede negli amici.-
Passò una mezz'ora e la luna si era fatta
purpurea. Per una volta in vita loro le case di Grifondoro e Serpeverde si
ritrovarono riunite e in silenzio, senza litigare. Rimasero sotto il vento
della notte, con le orecchie tese verso quella porta chiusa, verso quell'allieva
che stava per morire...e tutto per colpa di un incantesimo erroneo. Draco
andava su e giù, fumando a più non posso, senza che né Piton né la Mcgranitt osassero dirgli
qualcosa. Harry invece stava seduto fra Tristan e Ron, senza vedere altro che
Hermione, stesa in quel letto. Ora anche la rabbia era sparita. L'impotenza, la
frustrazione...tutto quanto era svanito come fumo. Ricominciò a fare freddo,
verso mezzanotte circa. Il gelo penetrò nelle loro ossa, insieme al profumo dei
gigli, portato dalla brezza notturna. Una sensazione strana, conosciuta...e
Tristan sollevò gli occhi verdi di colpo, facendoli diventare sottili come lame.
Si mise in piedi, facendo spaventare tutti. Lo sguardo sbarrato, continuò a
fissare la porta. - Professoressa...- sussurrò tremando - Chi c'è là
dentro?- - Cosa?- la
Mcgranitt parve allarmarsi - Cosa dici Mckay?- L'Auror la
scrutò improvvisamente rabbioso - Chi sta curando Hermione??- sibilò
aggressivo. - Tristan ma che ti prende?- alitò la strega, cercando di
difendere le apparenze - Il professor Silente conosce qualcuno che può aiutare
la signorina Granger, quindi adesso rimettiti seduto. Non puoi entrare!- - Là
dentro c'è un demone!- ringhiò additando la porta - Mi crede sordo?- - Cosa
c'è là dentro?- saltò su Ron - Ma non te l'eri portato via quel tizio?- - No,
non è il demone di prima.- spiegò la Mcgranitt - E' un altro. Ma che
problema c'è adesso si può sapere? Mi sei sembrato favorevole all'utilizzo di un
demone, molto più che dei gagia.- - E' vero Mc...che ti prende adesso?-
borbottò Piton. - Mi prende...che...- l'Auror fissò ancora la porta,
deglutendo...oh, lui quell'aura la conosceva bene. Troppo bene. L'aveva amata
quella forza, ancora la notte la sognava. La sentiva a pelle, lo carezzava col
suo soffio gelido. Ed Harry, com'era accaduto in passato, provò un'acuta
fitta alla testa. Stavolta gridò per il dolore e da dentro l'infermeria provenne
un suono di cocci rotti. I Grifondoro si allarmarono e corsero tutti dal
giovane Potter mentre Tristan rimase immobile, con lo sguardo perso. Era lei,
era lei...continuava a ripetergli il cuore. La mente gli urlava invece di
scappare. Ma qualcosa, questa volta, glielo impedì. Come capì che qualcosa
stava andando storto, tutto precipitò. Le porte di tutta Hogwarts sbatterono
contemporaneamente, come spalancate del vento gelido. Il pavimento si ghiacciò,
il loro fiato divenne visibile, sul soffitto si cristallizzarono delle
stalattiti. I fantasmi cominciarono a gridare. - Ma cosa succede?- strillò
Piton furibondo. Gli studenti cominciarono subito a tremare e specialmente
Harry, che sentì un sibilo conosciuto. Si voltò in tempo per vedere in
cielo...le ombre dei Dissennatori. - Che diavolo ci fanno qua?- urlò Potter ,
tirando fuori la bacchetta. - Insomma si può sapere che succede?- Malfoy si
girò verso l'interno del corridoio. Le porta stavano ancora sbattendo,
sembravano impazzite...e in fantasmi volevano via, nascondendosi. Si fecero
tutti quanti vicini, un'accozzaglia di Serpeverde e Grifondoro uniti con
bacchetta sguainate ma Tristan fu l'unico a restare calmo. Ignorando
la Mcgranitt
si fece avanti, in mezzo al giardino. I Dissennatori planarono verso di lui ma
si trasformò immediatamente in un lupo e li evitò abilmente. Questi non
riuscirono a captare i suoi sentimenti e lo sorpassarono, senza vederlo...ma fu
qualcos'altro a catturare l'attenzione dell'Auror. C'erano dei tizi
incappucciati fuori dalle mura del giardino...lui li vedeva e li sentiva grazie
al suo udito. Erano in una ventina e solo tre di loro respiravano. Una di
loro era una donna. Non fece in tempo a vedere altro perché sentì delle
grida. Scattò all'indietro e tornò dal gruppo, giusto in tempo per vedere
l'incredibile. Ridivenne umano, per fissare stravolta la mandria di esseri
mostruosi che avevano davanti. - Dimmi che sono amici tuoi...- gli sibilò
Draco che gli stava a fianco. - Fai conto di avere la licenza di uccidere.-
rise l'Animagus. - Divertente Mckay!- ringhiò Piton fuori di sé per la
collera - E adesso che facciamo?- - Colpite qualsiasi cosa si muove!- replicò
l'ex Serpeverde, dando un'occhiata ai nemici. Bene, c'erano tre troll di
montagna, due croen neri, una decina di Dissennatori dannati e ...niente meno
che cinque lupimannari. - Cosa sono quei...quei cosi neri?- alitò Ron mentre
si avvicinavano pericolosamente. - Prendetela come una lezione di difesa
ragazzi!- rise diabolicamente Tristan, sguainando la spada - Sono croen, più
comunemente chiamati i Laceratori. Hanno l'aspetto di felini e la loro coda è
una parte a sé: è formata da un altro mostro. Sulla punta c'è una bocca che
blocca la vittima a terra e la uccide, mordendole la gola.- - Oh, che
carini...- sibilò Harry tenendosi la mano sulla fronte - E mi spieghi come cazzo
facciamo adesso?- - E' ora di fare della pratica seria no?- disse Mckay -
Avanti, voi occupatevi dei troll. Tutti insieme potete farcela!- - E tu cosa
farai?- urlò la
Mcgranitt per farsi sentire, viste le grida degli
studenti. - Mi occupo dei croen! Harry li sai sistemare i
Dissennatori?- Quello rise, con fare sicuro - Fai conto di non averceli più
attorno.- E l'attacco scattò. I cinque lupimannari sbatterono contro una
barriera creata della Mcgranitt, i ragazzi del club che avevano seguito Potter
corsero fuori e fronteggiarono anche egregiamente i Dissennatori mentre i troll
cominciarono a distruggere tutto. Fecero a pezzi mura e colonne, presero di mira
poi gli alunni e cercarono di schiacciarli ma questi riuscirono sempre ad
evitarli. I Grifondoro riuscirono anche a giocare in squadra e ne rovesciarono
uno a terra, poi sollevarono un blocco di roccia e glielo ruppero in testa e
finalmente uno fu messo fuori gioco. Diversa la storia per i croen.
Tristan ne aveva già affrontati in passato ma con Draco e Blaise al suo
fianco doveva anche fare attenzione a quei due. Inutile dire che con un
Cruciatus a testa ottennero solo di far incazzare ancora di più quei mostri già
abbastanza suscettibili per i fatti loro. Con un colpo di coda ben messo vennero
spalmati a terra, fortunatamente senza ferite gravi. L'Auror li rimise in
piedi e tutti e tre insieme riuscirono a immobilizzarne uno, usando fili
invisibili che bloccarono a terra il primo croen. Il secondo invece, ruggendo
stridulmente, gli s'avventò addosso evitando la lama della sua spada e
facendogli rotolare via anche la bacchetta. Tristan si ritrovò così ad
allontanare quelle fauci affilate solo con la forza delle braccia. Cominciò a
bestemmiare, visto che da secoli non faceva un corpo a corpo e decise di lottare
almeno da armi pari. Si trasformò di nuovo in lupo e cominciò a correre per
tutto il giardino, tirandosi dietro il croen: fortunatamente per lui, Tristan
aveva un'idea precisa. Come aveva detto ai ragazzi, per combattere contro un
nemico era meglio saperne il punto debole e visto che lui non poteva permettersi
di affidarsi al destino quel giorno, aveva deciso di tornare a fare la matricola
anche lui. L'acqua. Era quello il punto debole del croen. Evitò i suoi
attacchi un paio di volte, ferendosi lievemente alla schiena quando il mostro
utilizzò la coda, ma l'Animagus fu più veloce. Corse fino alla fontana, coperta
di gigli, e si lanciò dentro, spaccando lo strato di ghiaccio col suo peso. Il
croen lo seguì, senza accorgersi della trappola. Affondò nell'acqua e non venne
più a galla, mentre l'Auror riapparve, in forma umana...e anche sull'orlo
dell'ipotermia. - Expecto Patronum!- Harry cacciò via gli ultimi
Dissennatori e tornò sotto le arcate, per dare una mano agli altri. I
lupimannari erano sempre sotto il potere della Mcgranitt ma da sola non ce
l'avrebbe fatta ancora a lungo. In quel momento tornò anche Mckay, fradicio e
tremante per il freddo. Vide che nessuno si era fatto male, tranne Neville che
si era fatto rompere un braccio da un troll, così tornò ad affiancarsi ai
ragazzi. Piton grazie a Dio si era dato da fare e con della polverina aveva
fatto addormentare gli ultimi due troll. Ora restavano solo i mannari. Quelli
purtroppo o per fortuna non potevano essere uccisi, vista la loro natura umana e
tenerli a bada fu davvero difficile. Specialmente quando Harry si accorse,
sentendo un'altra fitta alla testa, che c'era un altro pericolo. Tirò Tristan
per il mantello e gl'indicò il demone che aveva portato prima dentro alle mura.
Era rientrato...e i suoi occhi rossi sferzavano scintille e rabbia e in maniera
che Potter trovò alquanto buffa aveva in mano una falce. Il maledetto stava
approfittando della situazione per massacrare un bel po' di gente... -
Particolari indicazioni contro un demone?- chiese il moretto
allarmato. Tristan digrignò i denti. Cazzo stava morendo congelato. Gli
tremava la mano e aveva le labbra quasi viola. Decisamente non avrebbe fatto
molto contro quel vecchio amico. - Rots...- gli ringhiò rabbioso - Sei stato
tu a farli entrare?- - Silenzio Mc...- disse quello con la sua voce
sibilante, roteando la falce - Non sprecare il fiato, usalo per vivere ancora
gli ultimi attimi che ti restano. Siamo qua da parte di un vecchio amico del
signor Potter.- Harry serrò la mano sulla bacchetta. Voldemort... - Ormai
è morto!- urlò, fissandolo a testa alta - Non avete più un capo!- - Oh, ce
l'abbiamo invece...e comunque siamo venuti qui per sistemare te e la sua adorata
mogliettina.- la falce scattò alta e i due ragazzi fecero in tempo a spostarsi
per un pelo, prima di venire tagliati in due. Harry finì contro la colonna e poi
riattaccato mentre uno dei lupimannari, l'unico rimasto sveglio, si avventò
sull'Auror rompendo la barriera della Mcgranitt. Tristan si ritrovò a terra per
l'ennesima volta, però con sempre meno forze. Il freddo gli aveva intorpidito i
sensi. Se il lupo l'avesse morso sarebbe stato un vero disastro... -
CAVIAT!- Silente apparve sulla porta dell'infermiera e con una mano creò una
gigantesca onda d'urto che allontanò il mannaro dall'Auror. Questo fece fatica a
rimettersi in piedi ma la sua avanzata per aiutare Harry contro Rots, demone
ombra, fu vana. I Dissennatori erano tornati, ora che Potter era in pericolo, e
lentamente cominciarono ad attaccare tutti gli studenti. I primi caddero a
terra, privi di forza. Draco, Ron e Blaise si ritrovarono schiena contro
schiena, praticamente attorniati. Quei maledetti si erano come moltiplicati e
comparivano praticamente ovunque... Certamente sarebbero finiti a terra anche
loro se qualcuno ora salvo non li avesse aiutati. La sua voce per quei tre fu
come un miracolo. - EXPECTO PATRONUM!- Hermione apparve a fianco di
Silente, inondando di luce bianca l'intero corridoio di pietra e il giardino.
Fra i capelli aveva una rosa completamente bianca, sul volto un sorriso sicuro.
Fuori, nel frattempo, Harry finì in mezzo ai gigli, per evitare la terribile
arma di quell'essere. Per lui fu incredibile. Non aveva mai affrontato né visto
un vero demone ma sembrava immune da qualsiasi attacco magico. Evitava Cruciatus
e Schiantesimi solo col tocco delle mani. Li deviava...o li assorbiva, per
rimandarglieli triplicati. E quel dolore atroce alla testa non cessava. Si
toccò la fronte, bagnata di sangue e anche la vista cominciò ad
offuscarsi. Specialmente quando una luce bianca e sfavillante gli parve
davanti, a scudo. Qualcuno...qualcuno apparve in sue difesa. E tutti gli
studenti, Silente, Piton, la
Mcgranitt e specialmente Tristan rimasero bloccati sotto le
arcate. L'Auror impallidì. Aveva ragione...aveva avuto ragione.
Era
lei. Harry si riprese quando il dolore si fece un po' meno acuto...e anche
quando si accorse di avere davanti, fra lui e Rots, la ragazza in nero che aveva
visto quella notte di dicembre. Il suo avversario per un attimo si fece
indietro, abbassando l'arma. Poi rise, serrandola meglio in pugno. - E
pensare che un tempo m'inchinavo davanti a te, milady.- le sibilò
sarcastico. - E pensare che un tempo eri fatto di cenere.- replicò Lucilla
del casato dei Lancaster senza scomporsi, restando indifferente - Che sei
venuto a fare qua? Ad attaccare il bambino sopravvissuto sotto gli occhi di
tutti?- sogghignò, facendolo fremere di rabbia - Dai, Rots...non fare l'idiota
com'è tua abitudine. Se mi dici chi ti manda giuro che ti ammazzo
velocemente.- - Levati di mezzo Lancaster!- urlò il demone, facendo tappare
le orecchie a tutti per lo stridio. Alzò la falce e fece per colpirla ma la
punta dell'arma si scontrò contro una barriera invisibile. Harry fece per
muoversi ma lei parò il braccio davanti a lui. Gli scoccò un'occhiata veloce e
gl'intimò immobilità. - Allora Rots? Vuoi parlare e dirmi chi ti manda o devo
farti urlare?- richiese. - Che ci fai qua?- urlò nuovamente il demone, con
gli occhi incendiati dall'ira - Tu dovresti essere morta!- - E invece sono
viva e vegeta.- gli disse cominciando a spazientirsi - Come avete fatto a
entrare?- - In molti hanno ingresso libero qui. Non dirmi che non lo
sapevi...- Lucilla tacque e fece in tempo ad accorgersi che stava solo
prendendo tempo. Il suo vero obiettivo infatti era solo Harry Potter. Rots fece
ciò che doveva e lo fece la mossa più sleale ma anche più consueta per uno di
quelli della loro razza. Si Smaterializzò e apparve alle loro spalle, con
l'arma alta sulla testa del moretto. Ma non fu lui che colpì. Harry si
ritrovò di nuovo spinto di lato, con gli occhi verdi sgranati...mentre quella
lama gigantesca trapassava la ragazza da parte a parte. Crollò a terra poco
dopo, con i capelli sparsi sul viso. Rots purtroppo per lui non fece in tempo
a gioirne. La sua missione fallì quando Tristan gli volò addosso e gli mozzò
la testa con la spada, uccidendolo all'istante. Rimase senza fiato, a fissare
quel maledetto traditore...quando la voce di Harry lo richiamò alla realtà. Alla
dura realtà. - Tristan! Professor Silente! Aiuto!- urlò lo sfregiato che
teneva fra le braccia il corpo freddo della Lancaster - Datemi una mano presto!
L'ha passata da parte a parte!- I primi ad accorrere furono Hermione e
la
Mcgranitt, poi arrivò anche Silente con aria pensierosa. -
Avanti dovete aiutarmi!- urlò Harry sconvolto - Così morirà!- Tristan,
reprimendo con violenza ciò che davvero provava, s'inginocchiò accanto a loro e
passò delicatamente una mano dietro alla schiena della ragazza. Guardò lo
strappo nell'abito, più o meno all'altezza del cuore. - Quando si sveglierà
non sarà di buon umore.- disse, con voce atona. - Decisamente.- bofonchiò il
preside - Anzi sarà di umore pessimo. A quanto mi ha sempre detto una spada nel
cuore è una cosa parecchio fastidiosa.- Harry li fissò come se fossero stati
dei pazzi, scappati dal manicomio. Ma sbiancò di più quando la sentì
muoversi. - Ma che razza di maleficio è?- alitò Piton, spezzando quella
parentesi di stallo - Preside ma questa...- additò la ragazza, come se avesse
visto il diavolo in persona -...La Lancaster è...è...viva!- - Così
pare.- disse tranquillo Silente. - Ma...ma...- - Oh andiamo!-
la Mcgranitt
prese in mano la situazione velocemente - Basta con le chiacchiere. Discuteremo
di questo disastro più tardi! La signorina Lancaster ha bisogno di riposo e
anche tu signorina Granger!- disse lapidaria, afferrando Hermione che non ci
capiva più niente per la tunica. - Sentito?- cinguettò Silente allegro -
Visto, è andato tutto bene Harry...- - Ma...chi è? E come fa ad essere viva
dopo quel colpo?- alitò il moro. - Questa è la tizia vestita di nero che
abbiamo visto ad Halloween!- sbottò Draco. - Ne parliamo dopo, ora levatevi
di mezzo.- sibilò Tristan prendendo in braccio Lucilla. Sorpassò gli altri
professori con passo malfermo e l'anima in tumulto. Oh, pensava furibondo,
decisamente ci sarebbe stato parecchio di cui discutere. E lui che la credeva
morta...che le aveva augurato la morte... Serrò i denti, pensando che in
fondo il destino con Lucilla dei Lancaster era sempre stato
imprevedibile.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12° ***
L’alba arrivò alle finestre di Hogwarts scalando col suo raggio il viso di
Hermione. Non aprì gli occhi, preferendo restare nel suo mondo dove nessuno
poteva entrare. Harry Potter sorrise, carezzandole la guancia…e poi posò gli
occhi sulla rosa bianca messa in un vaso trasparente e affusolato, sul comodino
a fianco del letto. La guardava e si chiedeva come avesse potuto rinascere in
quel modo…perché era morta e poi…rinata. Che tipo di strega poteva fare una cosa
del genere?, si chiese, guardando oltre il paravento alla sua sinistra. Vide
la sua salvatrice stesa a letto, con i capelli bruni sparsi come un
ventaglio. Incontrò la stessa occhiata interrogativa in molti suoi compagni.
Ron stava seduto dall’altra sponda del letto della Grifoncina ma non riusciva a
nascondere un certo interesse verso quella ragazza. Inoltre la sua
apparizione aveva portato un certo scompiglio: Harry si era accorto che tutti
nutrivano una certa reticenza ad avvicinarsi al suo capezzale. La Mcgranitt non
si era certo dilungata in spiegazioni, anzi…gli aveva semplicemente detto che
era una vecchia allieva e in questo poteva anche crederle visto che Tristan
l’aveva sbattuta malamente a letto e poi se n’era andato, la notte prima, con
gli occhi brucianti di collera. E da allora non si era più fatto vedere. Di
lei invece sapevano solo che si chiama Lucilla, del casato dei Lancaster. -
Secondo voi è pericolosa?- sussurrò Lavanda Brown, sporgendosi un poco dalla sua
sedia. - E perché dovrebbe esserlo?- bofonchiò Blaise, uno dei pochi
Serpeverde presenti – Ha salvato Harry.- - Si ma…- Ron guardò il suo migliore
amico, poi decise di parlare - …vedi…ha la stessa aura di…- - Tu-Sai-Chi?-
l’anticipò Zabini stranito – Ma dai, è impossibile!- - Perché no?- replicò
Weasley – Te lo può dire anche Hermione quando si sveglia. È
agghiacciante!- - Eppure…- la Brown testardamente si sporse ancora, per
vederla di nuovo – E' così bella! Non sembra cattiva.- - Dimentichi che
s’è presa una falce nel cuore!- borbottò Finnigan sconvolto – E ancora è
viva!- - Già, di che sarà fatta?- - Di che vuoi che sia fatta? Non è mica
un cyborg!- - E se si sveglia e cerca di farci del male?- - Già e se ci
uccide tutti?- - E se si sveglia e attacca a cantare?- frecciò Potter
sarcastico – Dai, gente…un attimo di fiducia. Se avesse voluto uccidermi
l’avrebbe fatto ieri sera, evitando fra l’altro di prendersi una falce nel
petto.- - Si ma…ha un tatuaggio hai visto?- chiese Calì. - E allora? Ce
l’ho anche io.- sbottò Blaise ironico. - Ma va?- Ron lo guardava interessato
– E dove l’hai fatto fare?- - La finiamo di dire stronzate?- se ne uscì Harry
mettendosi in piedi – Insomma, ma dove sono tutti?- - Silente e Piton sono
fuori che parlano con gli altri professori.- disse Neville alla porta – Pare che
nessuno si sia fatto male questa notte, siamo stati attaccati solo noi.- - E
come hanno fatto a entrare allora?- sibilò Draco Malfoy, apparendogli alle
spalle ed entrando con fare irritato – Avanti idioti, mettete in moto il
cervello! Nessuno entra ad Hogwarts se ha cattive intenzioni e senza
invito.- - Forse questi l’invito l'hanno preso da quel Rots.- gli disse
Blaise, mentre entravano anche Nott e Goyle e altre Serpeverde un po’ meno
cretine della Leptis e della Parkinson. - Figurati, un conto è essere soli…ma
un altro è far passare una mandria di mostri dall’entrata principale!- ringhiò
Draco furente e dolorante alle costole, visto i colpi che si era preso. Scoccò
un’occhiata rapida alla sua mezzosangue e si fece violenza nel non sospirare per
il sollievo. - Qualche idea allora?- lo incoraggiò Harry con voce
pacata. - Le ipotesi sono due, Sfregiato.- ribatté il biondo – O sono passati
sotto il naso di Gazza e Hagrid… o sono passati dalla Foresta Proibita.- e a
quella risposta cadde il silenzio. I maghi fissarono praticamente solo Potter
che stanco e massacrato dalla lotta e dalla notte passata in bianco non riusciva
più neanche a tenere gli occhi aperti. Verso le sette alcuni uscirono per
prendere una boccata d’aria, altri semplicemente erano troppo agitati per
dormire e andarono a farsi un giro, tanto quel giorno e dopo quel disastro non
ci sarebbe stata lezione per loro. Harry e Ron erano andati a prendersi un
caffè dalla Chips che curava il mal d’orecchi a una matricola Corvonero quando
sentirono un tonfo strano. Tornarono dove c’erano i letti di Hermione e della
ragazza in nero e rimasero straniti nel vedere Malfoy più pallido del solito, in
piedi, accanto al letto di Lucilla. La fissava e tremava. - Che c’è
Malferret?- gli chiese Harry sospettoso. Draco lo guardò…e deglutì. -
Non…non respira.- mormorò. - Cosa??- Harry e Ron scattarono di corsa,
allucinati. Arrivarono alle sponde e videro in effetti che il petto della
ragazza né si alzava, né si abbassava. Draco inoltre posò l’orecchio vicino al
suo cuore…e non sentì niente. - Merda!- urlò Weasley – Madama Chips!- e corse
al paravento – Per favore venga! La ragazza…Lucilla non respira!- La strega
mise seccata il naso fuori dal suoi affari, poi fece un gesto annoiato con la
mano. - Oh, ma favore…non disturbarmi signor Weasley!- - Ma ha sentito???-
gridarono Harry e Draco a loro volta – Non respira più!- - E capirai.-
borbottò di nuovo la Chips, stavolta ignorandoli del tutto. E lì furono presi
dal panico. - Maledetta vecchia!- ringhiò Malfoy – Nessuno di voi due dementi
può fare qualcosa?- - E che vuoi che faccia, che agiti la bacchetta e la
faccia respirare di nuovo?- replicò il moro Grifondoro passandosi nervosamente
le mani nei capelli. Ma che poteva fare lui? Lì a scuola mica facevano corsi di
pronto soccorso… - Ecco, la respirazione artificiale!- s’illuminò. Saltarono
sul letto e cominciarono a fare un disastro dietro l’altro. Se quella ne avesse
avuto davvero bisogno a quell’ora avrebbe anche potuto fare testamento ma
fortunatamente il goffo massaggio cardiaco che provarono a farle servì almeno a
ridestarla dai suoi incubi. Lucilla Lancaster riaprì gli occhi senza neanche
sbattere le palpebre. Si ritrovò la bocca di Harry incollata come una ventosa e
già di pessimo umore non la prese bene per niente. In un attimo i tre vennero
sollevati da una fortissima onda telecinetica e sbattuti lontano, sul letto di
Hermione, gridando come dei forsennati. Lucilla si mise a sedere, passandosi
la mano sulla bocca. - Ma che diavolo…- ringhiò rabbiosa – Che accidenti
stavi facendo idiota??- Harry cercò di rimettersi in piedi, mezzo intontito…e
la fissò sconvolto. - Non…non respiravi e…- - Io non ho bisogno di
respirare!- sibilò cercando di capire dove fosse. - Cosa?- Ron sgranò gli
occhi – Ma…non ti batteva neanche il cuore!- - Il cosa?- ribatté lei con aria
scocciata – Ma di che parli?- - Stanno parlando del cuore, Lucilla…mia cara.
Quell’organo di cui ti ho detto anni fa.- rise Silente, entrando dalla porta
principale. Andò al suo letto, continuando a sorridere bonario – Ebbene, vedo
che ti sei svegliata. Ti senti bene?- - A parte lo squarcio che ho nel
petto…si, benissimo. Devo dire che ho avuto un risveglio coi fiocchi.- replicò
sarcastica – Perché mi hai lasciato qua si può sapere? Non potevi portarmi nel
tuo studio?- Vennero interrotti perché Harry stavolta voleva assolutamente
capirci qualcosa, insieme a Ron e Malfoy che si era quasi rotto una spalla. Si
fecero avanti, per vederla meglio…e capire di che fosse fatta davvero, visto che
non respirava! - Lucilla dovrei presentarti qualcuno.- disse Silente
indicandoli – Anche se immagino li conosci già.- - Dopo sette anni direi
anche di sì.- sibilò iraconda. - Perfetto, ma loro non ti conoscono
invece…Harry Potter, Ron Weasley e Draco Malfoy…vi presento Lucilla F.A.L. del
casato dei Lancaster. È stata un’allieva di questa scuola come voi, ex
Serpeverde e compagna del vostro professore di Difesa contro le arti Oscure, se
devo dirla tutta…anche se so che sembra più giovane.- I tre annuirono, senza
sapere bene che dire, specialmente Potter. - Domande ragazzi?- chiese il
preside, schizzato come suo solito. - Bhè…è stata lei a salvare Hermione?-
abbozzò timidamente il rossino. - Oh, certo!- rise il vecchio mago – Vedete,
Lucilla ha delle capacità eccezionali che…- - Fa pure che dire che sono una
mezzosangue Silente.- sbottò lei assottigliando gli occhi – E già che ci sei
vedi di spiegare a Potter la situazione in quattro parole.- - La situazione?-
Harry la fissò stranito – Che situazione?- E Lucilla ghignò, gelando i tre
giovani maghi, scostandosi un lembo della camicia ospedaliera dal petto, proprio
dove sopra il seno portava il tatuaggio col giglio e la sua stessa cicatrice a
forma di fulmine. - Questa situazione.- - Oddio…- alitò Ron – Ma
quella…- - Quella…è come la mia…- sussurrò Harry con gli occhi verdi sbarrati
– Me l’ha fatta…- - Voldemort. Si.- disse Silente a bassa voce – Vale lo
stesso per lei. Vedi lei…ha combattuto contro il tuo nemico.- - Tu hai
combattuto contro Voldemort?- Lucilla rise sommessamente, vedendo quella sua
espressione così sconcertata. Oh, se lei aveva combattuto. - Harry, forse
dovresti sederti un attimo…- Silente vide la sua faccia e decise che era meglio
farlo accomodare. Lo stesso fecero Ron e Draco. Il primo si sedette sulla sponda
del letto di Hermione, Malfoy rimase in piedi, sempre accanto al letto della sua
mezzosangue. - C’è ancora qualcosa che non so a quanto pare.- borbottò il
Grifondoro e il vecchio mago annuì. - Vedi…nei sei anni che hai combattuto
contro Voldemort ti è capitato spesso…di salvarti, senza spiegartene il motivo
vero? Cose strane, avvertimenti, richiami nella notte, fatti fortuiti che ti
salvavano all’improvviso…- - Si, è vero.- Harry lo ammise anche con se stesso
– Ma dopo che Voldemort è morto non ci ho più pensato.- - Bhè…a salvarti è
sempre stata lei.- Silente indicò Lucilla che sembrava altrove con la
testa. - Lei?- Potter la fissò stralunato – Eri tu a proteggermi?
Perché?- - Perché lo volevo morto.- sibilò con gli occhi più freddi del
solito. - E come facevi a sapere quando ero in pericolo? Sei stata qua tutto
questo tempo?- Stavolta Lucilla rise, sempre amara, scuotendo il capo. – No,
da più di otto anni io non metto piede a Hogwarts. Me ne andai al sesto anni,
quando ero ancora un’allieva.- - E da allora ha combattuto
Colui-che-non-deve-essere-nominato con tutte le sue forze. Poi, quando sei
arrivato tu qui Harry, si è messa a tua protezione, mandandoti segnali quando
era necessario.- finì il vecchio preside. - E…com’è che non ce ne siamo mai
accorti?- Ron pareva un po’ impaurito – Cioè, lei ci è sempre stata vicino tutto
questo tempo e non si è mai fatta vedere. Perché?- Silente tacque, volgendo
il capo verso la ragazza…che stranamente rimase in silenzio, a sua volta. -
Diciamo che dopo che aiuto a fuggire Sirius Black da Azkaban niente per lei è
stato più facile.- disse, stupendo sempre di più i tre giovani maghi – Comunque
come vedete ora siamo tutti salvi.- - Tu hai aiutato Sirius a fuggire? E
perché non me l’ha detto di te?- chiese Harry. - Perché non si fidava me.-
rispose Lucilla con pacatezza. - E perché no? In fondo…mi hai sempre aiutato.
Lavori per il Ministero?- La vide ghignare ancora, poi guardare fuori dalla
finestra. – No, non lavoro per il Ministero, anzi…se sapessero che sono viva,
cosa di cui verranno informati molto presto, manderebbero subito qualcuno a
uccidermi.- - Non temere cara.- disse Silente ottimista – Per quel momento
starai bene e potrei rimandare i cacciatori di demoni indietro al proprietario
con i nostri migliori ringraziamenti.- - Cacciatori di demoni?- Draco ora la
scrutava con sospetto. - Che c’è signor Malfoy, non ne hai mai visto uno a
casa tua?- replicò lei sarcastica – Peccato che da te non vengano per cacciare
mostri, ma solo per il goccetto della staffa con tuo padre.- - Ehi,
ehi…- Lucilla tacque, scrutando rabbiosa Silente che le aveva intimato con
un’occhiata di starsene buona. Harry alla fine aveva un casino bestiale in
testa. - Quindi…tu mi hai sempre aiutato contro Voldemort, giusto? E lui ti
ha causato la mia stessa cicatrice.- - Esatto.- - E …cioè…- - Quando,
dove, come e perché l’ho combattuto?- l’anticipò. - Bhè…si.- - Il quando
risale l’ultima volta a quattro anni fa, quando da Azkaban fuggì Sirius Black.
Voldemort sapeva che ero stata io e non la prese bene. Il dove era a casa
nostra, il come dovresti saperlo e il perché…ripeto, l’ho fatto
arrabbiare.- - Ehi no…calma…- ora il bambino sopravvissuto credeva di aver
sentito male – come …a casa vostra?- - Vivevi con lui…- Draco anticipò i
pensieri di Potter, ora col sangue a cubetti nelle vene. Ricordava ciò che aveva
letto Hermione su quel libro proibito. Lucilla F.A.L Lancaster….era sposata
con… - Tu sei la moglie di Voldemort…- A sentire quelle parole Harry sentì
qualcosa rompersi nella testa. Come un suono di vetri rotti. Si rigirò verso
Lucilla, con la sensazione che qualcuno gli stesse conficcando degli spilli
nelle pelle…e vedendola ridere, si sentì quasi svenire. Si mise in piedi,
rovesciando la sedia. - Harry calma!- Silente si era alzato a sua volta, per
fermare qualsiasi reazione - Non è come credi..- - Non è come credo?- sillabò
stentando a credere alle sue orecchie – Non è come credo? Fino ad adesso mi sono
fatto una bella chiacchierata con la vedova del bastardo che ha ammazzato i miei
genitori e lei viene a dirmi di calmarmi?- - Se è per questo Voldemort ha
ucciso anche i suoi genitori.- sibilò Silente per una volta con occhiata dura –
Lucilla ha perso sua madre e suo padre per colpa di quel mago, Harry, e tu non
sei nessuno per giudicare i suoi metodi.- - Oh, questa è veramente
bella!- Tristan Mckay apparve sulla soglia con un sorriso ben lungi
dall’essere di benvenuto. Si fece avanti con passo sprezzante, fermandosi fra
Harry e Draco, davanti al letto. - Tu lo sapevi?- alitò il moretto fissandolo
duro – Tu la conoscevi!- - Si, lo sapevo.- disse l’Auror pacato, senza
staccare gli occhi da Lucilla – Sapevo che Voldemort avesse una moglie e che
questa fosse la mia vecchia compagna di casa ma credevo anche che fosse morta
nella Dimensione Senza Tempo.- - Dimensione Senza Tempo?- - E’ lì che l’ha
cacciata Voldemort, dopo che Lucilla ha liberato Black.- continuò Tristan con
freddezza – Quando Voldemort ha capito che la sua adorata mogliettina in realtà
voleva solo vendetta e fargli l’ha festa, s’è mosso…prima che lei diventasse
troppo potente. C’è riuscito per un pelo…ancora poco e Lucilla ti avrebbe tolto
il lavoro Harry.- - Quindi…- Ron stentava a trovare le parole giuste – Non…è
cattiva…- - Ho detto che ha sposato Voldemort per vendicare sua madre e suo
padre.- sbuffò Silente. - E che razza di scusa sarebbe?- sibilò Harry. -
Non avevo amici a proteggermi, bambino sopravvissuto.- disse lei all’improvviso
– Quando la mia famiglia è stata sterminata io ero sola. E l’unico modo che
avevo era allearmi a lui…e farmi insegnare tutti i suoi incantesimi, diventare
alla sua altezza…e poi ucciderlo, quando ne fossi stata in grado.- - Per
questo tu hai la sua stessa magia…- - Si.- - E non solo per quello…-
sibilò Tristan velenoso. Lucilla di rimando attaccò a ridere con sprezzo,
tanto da mandarlo in bestia. - Dai purosangue…- lo prese in giro – Perché non
lo dici? E dire che una volta ti divertiva molto…- - Dire cosa?- alitò Harry,
preoccupato che le sorprese non fossero ancora finite. - Che sei una
maledetta questo lo impareranno presto, non temere Lancaster!- le ringhiò
l’Auror furente, serrando la mano sulla spada – Ma se dovessi spiegare ai
ragazzi i motivi per cui sei viva allora è semplice.- - La smetterete mai con
questa storia?- borbottò il preside, versandosi apaticamente una tazza di the –
Vi rivedete dopo otto anni e l’unica cosa che sapete fare è insultarvi…- -
Che ci posso fare Silente…il sacro sangue dei Mckay corre ancora rischio di
contaminazione.- sibilò la ragazza sarcastica, tanto che lui alzò gli occhi al
cielo, al limite dell’esasperazione – Ha parlato la mezzosangue che non s’è mai
fatta toccare con un dito! Sai tesoro, fossi meno arrogante scenderesti dal tuo
fottuto piedistallo e ammetteresti il tuo bel fallimento.- - Quale
fallimento? Ucciderti? No, sono sempre in tempo per quello!- replicò
gelida. - Intendevo che hai fallito dove invece è riuscito un ragazzino di 16
anni, cara la mia mezzo demone intoccabile!- - Senti chi parla…il signor
Serpeverde per vocazione, vero? Dì un po’ Mc…te l’ha comprata il paparino lo
stemma degli Auror oppure hai rotto così tanto le palle a quegli idioti del
Ministero che alla fine hanno pensato bene di prenderti per poi mandarti suicida
in tutte le missioni contro i croen?!- - ADESSO BASTA!- I due si voltarono
contemporaneamente verso Harry, fissandolo rabbiosi per averli interrotti. Il
Grifondoro invece ignorò Tristan e fissò Lucilla semi sconvolto. – Tu sei…come
sarebbe che sei…mezza demone?- - Mai visto un demone prima di ieri
ragazzino?- chiese ironica. - Bhè…no…- ammise, arrossendo un poco. - Oh,
fantastico…Dio, ma come hai fatto a sopravvivere…- - Sai, a differenza tua
lui chiede aiuto quando ha bisogno!- frecciò Mckay. - E a differenza sua io
uccido quando mi passa per la testa…- replicò bellicosa. - Su questo non
c’erano dubbi.- finì perfido e lei stavolta sgranò gli occhi azzurri. Per un
attimo parve addolorata, poi riassunse la sua aria di pietra, ignorandolo. -
Ok…quindi…non mi vuoi morto.- disse Potter, sperando in bene. Lei lo scrutò
un attimo…poi levò le spalle – Ho perso sette anni nel cercare di proteggerti,
bambino sopravvissuto. Ucciderti ora non mi farebbe venire niente in
tasca.- - E già, tu non fai mai niente per niente.- frecciò l’Auror, senza
riuscire a tacere ma naturalmente la mora non gli dette la soddisfazione di una
risposta, limitandosi a chiudersi in un silenzio ostinato. - Bhè
allora…grazie per quello che hai fatto per me.- le disse Harry, sempre
imbarazzato e di nuovo lei non gli rispose. - Lascia perdere…i mezzosangue
non amano i ringraziamenti.- Mc gli dette una pacca sulla spalla. - E neanche
i purosangue che parlano troppo.- - Ma dire che ancora non ti ho dato il
bentornata…- rise il biondo ex Serpeverde, diventando improvvisamente troppo
amichevole. E infatti non lo fu per niente. In un attimo di calma portò
velocemente la mano alla spada e con uno scattò fulmineo gliela lanciò addosso.
La lama andò a piantarsi saldamente nella parete, ma Lucilla rimase immobile,
con lo sguardo fisso verso di lui. Non si mosse neppure quando Silente fece
sgomberare il campo ai ragazzi che si chiusero dietro al paravento di Hermione
visto che il loro preside, otto anni prima, di quelle scene ne aveva viste
parecchie. Tristan assottigliò gli occhi, guardandola a lungo. Poi le puntò
il dito addosso, furibondo. - Hai idea…razza di maledetta…di ciò che ho
passato?- e visto che taceva perfettamente calma, perse ancora di più le staffe
– Otto anni e ti ripresenti davanti a me come se nulla fosse! Dopo che hai preso
e te ne sei andata senza neanche avvisare nessuno! E dopo vengo anche a sapere
che ti sei sposata con quel…- non riusciva neanche a pensarci e ghignò
amaramente. - Che t’aspettavi?- rispose lei – Quando parlo io non lo faccio
a vanvera. Ti avevo avvisato. E comunque non ti dovevo dire niente, lo sai
perfettamente. Te l’avevo detto anche otto anni fa.- - Ehi, queste sono
stronzate Lucilla, d’accordo? Sono un cumulo di stronzate! Sei tornata nel mondo
normale, non hai davanti quel fottuto bastardo con cui ti sarai divertita per
tutto questo tempo ok? Hai davanti me!- - La differenza è visibile,
tranquillo.- disse sarcastica e stavolta l’Auror non resistette. Le volò addosso
e l’afferrò per la gola, stringendo forte ma com’era già accaduto in passato non
sortì effetto. Comunque non si fece indietro, restò a fissarla con gli occhi
verdi incendiati dall’ira violenta che gli si era rovesciata nelle vene. Che
solo provasse a paragonarlo di nuovo a quel verme e… - Levami le mani di
dosso.- sibilò lei. - Perché? Se non lo faccio che fai?- Invece di mettere
in atto le sue minacce Lucilla fece di meglio. La sua pelle divenne rovente
all’improvviso e Tristan dovette scattare indietro con la mano, come se avesse
toccato un tizzone ardente. Imprecò ad alta voce, tenendosi il palmo. Andò a
immergerlo in un catino colmo d’acqua e cubetti di ghiaccio, desiderando
sparire…e farla sparire. - Ti odio.- ringhiò. Lucilla voltò in risposta il
viso altrove, ancora fuori dalla finestra semi aperta. Non le stava dicendo
niente di nuovo. Otto anni prima le aveva detto chiaramente quello che
pensava di lei. Le aveva anche augurato di morire. Ma non se n’era mai
stupita. Dopo che Lumia era scomparsa, era rimasta solo lei e Mckay l’aveva
sempre odiata. L’aveva sempre odiata perché era la gemma di Lumia, perché erano
diverse come il giorno e la notte. - Perché l’hai uccisa?- Se l’aspettava
quella domanda ma anche in questo modo non fu pronta. Perché? Ricordava solo
tante fiamme, gli occhi blu di sua sorella che l’aveva osservata ghignando,
mentre stava bruciando in esse. Aveva goduto nel sentirla urlare. E quando la
rabbia l’aveva invasa, più niente l’aveva fermata. L’amore per la sua gemella
era sparito, era stata Lumia stessa a farlo a pezzi quando aveva lasciato
Hogwarts, per seguire Voldemort. E quando aveva cercato di ucciderla, dopo
che anche sua madre e suo padre erano stati trucidati, Lucilla non aveva potuto
fare altro che difendersi. E giurare vendetta. - Perché l’hai uccisa?-
ribatté Tristan serrando le mani nel ghiaccio – Dimmelo!- - Cosa vuoi? La
verità o ciò che vorresti sentire?- gli chiese a sua volta, poggiando il capo
contro il cuscino. - Quando mai ho voluto menzogne da te?- sibilò con voce
incrinata – E quando mai me ne hai dette? Sembrava che ti divertissi a sbattermi
in faccia la realtà per farmi del male!- - Ma vai al diavolo Mc…- sussurrò
ridendo, chiudendo gli occhi – Non hai mai capito niente.- - E allora dimmi
la verità. Ora!- urlò raggiungendola – Voglio sentirla adesso!- Lucilla
riaprì gli occhi, fissandolo. - Come vuoi. Lumia quando sparì da scuola
disse a Voldemort come uccidere mio padre. Costrinse mia madre, che era una
demone di stirpe come ben sai, con un incantesimo ad ucciderlo con le sue
mani. Mio padre è morto trucidato dalla sua stessa moglie. Poi toccò a me.
Voldemort ci fece combattere e io l’ho uccisa. Poi sono diventata sua moglie. È
semplice, come puoi vedere.- Tristan deglutì, serrando le mascelle. Dio, era
da tempo che non sentiva quella sensazione d’impotenza. Da otto anni. - Tu
fai tutto semplice…- sussurrò sedendosi in poltrona – Tutto per te è
dannatamente semplice, mezzosangue.- - Che ci vuoi fare…come hai detto tu
sono una demone.- - Non è per quello.- - E’ sempre stato per quello.-
replicò fredda – Lasciami in pace adesso, Mc. Volevi sapere che è successo alla
tua adorata Lumia e adesso lo sai. La mia sorellina ha ammazzato tutta la sua
famiglia e mi ha quasi fatto bruciare dentro al Rogo dei Dannati, quindi mi
scuserai se non sono debitamente addolorata per il suo trapasso.- - Di tua
sorella lo sapevo!- sibilò di nuovo furente, afferrando la sua spada e
rimettendola nella fodera – E non mi sono mai preoccupato per lei, razza di
maledetto essere senza cuore!- - Oddio, così mi ferisci.- mugugnò dandogli le
spalle – Vattene Mc. Vattene e lasciami in pace.- - Tranquilla, non ci penso
neanche a venire di nuovo da te.- ringhiò andandosene – Ben tornata fra i vivi,
Lucilla dei Lancaster. Spero che la tua permanenza qui sia peggiore di quella
passata nella Dimensione Senza Tempo!- e sbatté con violenza la porta, facendo
tremare i cardini e facendosi anche urlare dietro dalla Chips.
Erano
le nove di sera ormai quando Hermione cominciò a dare segni di imminente
risveglio. Harry Potter sorrise, felice come non mai. Guardò ancora la rosa
bianca nel vaso e poi, riconoscente, verso Lucilla. La mezzo demone lo guardò
con la sua solita aria un po’ scontrosa. - Volevo solo ringraziarti.-
borbottò Harry, arrossendo davanti a quella bellezza levigata – E’ la mia
migliore amica.- - Lo so.- disse lei a bassa voce – Vi osservo da tanti
anni.- Il Grifondoro cominciò a chiedersi che razza di vita quella ragazza
potesse aver condotto per otto lunghi anni. Più la guardava e più nel suo
sguardo coglieva segni di una tristezza profonda, di cui però nemmeno lei si
accorgeva. Sembrava che dentro di sé tenesse qualcosa, nascosto sotto cumuli di
catene. Desiderava tanto conoscerla meglio ma aveva anche il timore che non
avrebbe apprezzato intromissioni. Però lei era stata sempre pronta a salvarlo,
anche se per i suoi scopi che in fondo al cuore il moretto pensava di doverle
molto di più di un semplice grazie. Per Hermione anche. Per averle salvato la
vita. - Starà bene adesso vero?- Lucilla annuì – Si, non c’è pericolo.
Chiunque sia stato sapeva quello che faceva fino a un certo punto. Per errori
simili si corre sempre un rischio molto alto. Fossi in te farei una
chiacchierata con la Serpeverde che l’ha fatto.- - E tu come lo sai?- allibì
lui. - Voi siete del Grifondoro.- replicò lei con naturalezza – Credete di
essere i primi a cui capita una cosa simile?- - Dimenticavo che sei stata
un’allieva con Tristan.- ma si accorse di aver detto il nome sbagliato non
appena la vide artigliare le mani sul braccio. Stette per qualche minuto
saggiamente zitto, per farla sbollire, quando fu lei a rompere il silenzio. –
Quel tuo compagno biondo…Malfoy…- - Malferret? Si dimmi pure.- Lucilla non
disse nulla sul nomignolo – Da che parte sta?- Harry stavolta capì
perfettamente, limitandosi a scrutare con tenerezza Hermione. - Io e lui ci
detestiamo cordialmente dal primo anno. Ma se mi stai chiedendo se è come suo
padre…questo non te lo so dire con precisione. Però lo conosco e...anche se non
ti posso assicurare nulla al cento per cento, posso ben immaginare, nonostante
le sue idee da nazista, che Voldemort ha rovinato la vita anche a lui.- La
vide ghignare e cominciò a chiedersi se avrebbe mai spesso di impaurirsi un
giorno, vedendola ridere. - D’accordo, vorrà dire che dovrò andare a cercare
la lista nera.- gli disse facendo per andarsene – Ci vediamo Harry Potter.- e si
Smaterializzò davanti ai suoi occhi, lasciandolo per l’ennesima volta incredulo
e senza fiato. Quando si riprese fu solo grazie a Ron. Il rossino infatti gli
stava passando velocemente la mano davanti allo sguardo. A poco a poco arrivò
tutta Grifondoro, più l’inimitabile Blaise naturalmente e furono tutti presenti
quando la Grifoncina si svegliò. Non ricordava nulla, assolutamente niente di
ciò che era accaduto in quei due giorni e le lacrime della Brown e perfino di
Elettra la terrorizzarono a morte. Quando venne a sapere ciò che aveva fatto e
detto per poco non scoppiò a piangere a sua volta. Chiese scusa mille volte,
anche a chi in fondo non si era preso nessuna bestemmia dietro. Quando
andarono a cena, rimase sola con Ron, Blaise ed Harry e finalmente venne a
sapere tutta la verità. - La Leptis e la Parkinson…- sospirò alla fine,
sconvolta – Dio, avrei dovuto stare più attenta.- - No, dovrebbero essere
loro meno cretine.- ringhiò Ron sconvolto – Dico ma sei scema Herm? Quelle a
momenti ti fanno crepare, facendo crepare anche noi di paura, e tu dici che è
colpa tua?- - Forse avrei potuto…- abbozzò ancora ma Zabini la fece tacere,
scoccandole un’occhiata severa e dolce al tempo stesso – Herm, credimi. Non
stare a preoccuparti per quelle due stronze, sono solo gelose. Per quello che
poi puoi aver detto è un altro conto ma se le sono tirate addosso. Quindi che
vadano al diavolo.- - Come avete fatto a farle parlare?- chiese la
strega. E stavolta il Serpeverde rimase un momento interdetto. Poi decise di
buttarla vera, ma leggera. - Bhè, diciamo che Draco non ha apprezzato di
essere usato come terreno di gioco…- borbottò, vedendo Hermione guardarlo
stranita – Così è entrato nella loro camera e ha cominciato a spaccare tutto,
fino a quando non hanno sputato il rospo. Il suo orgoglio maschile deve aver
risentito oltre che delle tue parole, anche del fatto di essere usato come
bambolina da Pansy.- - Parole?- la Grifoncina sbiancò – Che gli ho detto?
Blaise che gli ho detto?- - Ma che t’importa…- mugugnò Ron ma lei non pareva
tranquilla per nulla. Un conto era essere sotto maleficio, un altro era essere
stata meschina e perfida con tutti i suoi amici. Malferret compreso. Blaise
alla fine gliela girò fino ad arrivare a dirle le cose pari come le aveva
sibilate lei e …Hermione si passò, esasperata, le mani sul viso. Dio, ma come
aveva potuto? Continuò a chiederselo per tutta la notte, quando rimase
sveglia a pensare a come riparare ai disastri che aveva fatto. Era stato
indegno ciò che aveva detto a Harry, sui suoi genitori, su Cedric…la foto e
tutto il resto. Indegno ciò che aveva detto a Draco, sul suo disinteresse per
la vita… Si sentiva un mostro. Aveva chiesto a Blaise se poteva farla
entrare nei loro dormitori, per permetterle di scusarsi anche con Malfoy ma lui
l’aveva vivamente sconsigliata dal farlo. Per esperienza sia lui che Harry
sapevano bene quanto Draco fosse intrattabile e duro quando era arrabbiato. E
quella volta era davvero furibondo, sia con se stesso che con la
Parkinson. Così la Grifoncina aveva lasciato perdere, a malincuore. Tanto
sapeva bene che sarebbe stato difficile recuperare un minimo di dialogo col suo
compagno. Sarebbe stato difficilissimo. Era andata a centrare a colpo sicuro
l’unico suo punto debole. L’unica sua paura, forse. E questo Draco Malfoy non
gliel’avrebbe perdonato.
Blaise mise piede nel sotterraneo vuoto. Tutti
erano andati a cena, tutti…tranne uno. Prima di mettere piede nella sua ala
si guardò attorno. C’era un caos infernale, oggetti fatti a pezzi, libri
bruciati e ridotti male, scaffali gettati a terra. Sembrava che fosse passato un
tornado. Un tornado biondo che continuava a spaccare ogni cosa, anche in
camera sua. Zabini si accostò alla porta spalancata dal cui interno proveniva
un fracasso altissimo. Ciò che vide per un attimo lo lasciò spiazzato. Aveva già
visto, in passato, Draco al limite della rabbia ma mai in quello stato. Come
Harry la sera prima, anche lui doveva aver colpito qualcosa coi pugni perché
aveva le nocche viola ed escoriate. Lo vide buttare a terra l’ennesimo
scaffale, ringhiando quasi, poi rimase in mezzo alla stanza, coi palmi e le
mascelle serrate per la collera che ancora stentava a sbollire. Afferrò
un’ultima ampolla ancora intera e la scagliò contro la parete di pietra,
mandandola in mille pezzi. - DANNAZIONE!- gridò, voltandosi verso il
moro. Zabini rimase dov’era, fissandolo coi suoi grandi e comprensivi occhi
blu. - Vuoi romperti le mani?- gli chiese, a bassa voce – Non risolvi la
situazione così.- - E COME CAZZO LA RISOLVO BLAISE???- tuonò col viso
contratto in una maschera d’ira – DIMMELO! PORCA PUTTANA TI RENDI CONTO DI COSA
E’ SUCCESSO?? TE NE RENDI CONTO O NO???- - Perfettamente.- - Dio…stava per
morire…- Draco all’improvviso mollò la rabbia, per aggrapparsi alla
disperazione. Si passò le mani sul volto tirato e stanco, da troppo non dormiva,
e serrò le palpebre doloranti, sentendosi un verme. Era colpa sua… la sua
mezzosangue aveva rischiato la vita per colpa sua. Se fosse stato più attento,
se avesse prestato più attenzione ai comportamenti di Pansy, forse si sarebbe
accorto che stava macchinando qualcosa. Avrebbe dovuto capirlo che quelle
stronze della sua casa le avrebbero fatto un tiro mancino…ma non immaginava
tanto. Questo però non lo scusava. Lui non aveva scuse. - Stava per morire…-
ridisse, credendo di sentirsi male sul serio. La rivide in quel letto,
pallida, con gli occhi dorati sbarrati come se fosse stata una statua
grottesca. E pensare che sarebbe morta se Lucilla non l’avesse riportata fra
i vivi gli aveva fatto perdere il sonno e il fiato. Niente più avrebbe avuto
senso. - Draco…ora sta bene. Voleva venire a parlarti ma…- - NO! Non
voglio!- gridò e Zabini infatti cercò di calmarlo, avvicinandosi
prudentemente. - Tranquillo, le ho detto che eri impegnato.- - Io non
voglio vederla…- sussurrò il biondo, deglutendo – No, non deve più venirmi
vicino.- - Adesso non esagerare…- - ESAGERARE?- urlò di nuovo – Cazzo
Blaise stava per morire per colpa mia!- - E’ stata Lavinia. E prima ancora
quella deficiente di Pansy, ficcatelo in testa. Cosa dovresti fare Draco? Andare
a letto con tutte le tue ex che improvvisamente perdono il cervello quando ti
vedono preso seriamente per una Grifondoro? Non sparare queste cazzate davanti a
me per favore.- - Resta il fatto che dovevo stare più attento.- Blaise
ghignò – Proprio quello che ha detto lei. Dio, siete proprio uguali.- - Non
fa ridere, cazzo. Blaise se non ci fosse stata quella ragazza ora la mezzosangue
sarebbe morta! E tutto perché ho mandato in bianco Pansy. Avrei dovuto capirlo
che stava macchinando qualcosa e invece me ne sono stato tranquillo e zitto
mentre le facevano quella fottuta fattura! Ho lasciato che la rovinassero e sono
stato zitto!- Blaise sospirò, chiudendo la porta e andando a prenderlo per le
spalle. Lo costrinse a guardarlo in faccia. - Draco…ascoltami…non puoi
pretendere di poter leggere nel pensiero a Pansy, ammesso che quella stronza
pensi, ma non puoi neanche farti trattare come un trofeo da quelle! Credi di
essere un giocattolino per caso? No, non lo sei e questo Hermione lo sa
benissimo. Ora devi solo mettere in chiaro le cosa con Pansy!- - Per fare
cosa?- replicò Malfoy con un ringhio – Per andare finalmente a letto tranquillo
con la Granger e poi magari farla lapidare di nascosto dalla Leptis? No, mai!
D’ora in avanti la terrò lontano, non me ne frega un cazzo della scommessa.
Dovessi salire su quel palco a fine anno e dire a tutta Hogwarts quello che le
ho promesso!- - Così vuoi mollare?- Zabini si staccò, fissandolo sconvolto –
Molli perché queste stronze delle nostre compagne hanno avanzato repliche? No,
dico…ma ci sei ancora o no? Cazzo Draco ascoltati quando parli! Lei è
speciale!- - Lo so benissimo.- Malfoy si fece indietro, lasciandosi andare
sul letto sfatto. Oh, lo sapeva fin troppo bene ormai. Sapeva, sentiva…aveva
anche capito. Hermione…era tutto. All’improvviso cominciò a vedere offuscato
e Blaise assunse un’aria malinconica, guardando il suo migliore amico. -
Sai,- Draco lasciò che una minuscola lacrima gli solcasse il viso, senza neanche
accorgersene -…quando sono stato a casa sua…sua madre…- - La madre di
Hermione?- - Si, Jane…- continuò vacuo – Mi…lasciava sempre i biscotti la
mattina. E la sera…ogni tanto passava a controllare se mi serviva qualcosa o
solo per parlare. E poi…il giorno che siamo andati via…- stavolta serrò le mani
già insanguinate, sentendo un dolore atroce però nel petto – mi ha abbracciato.
Mi ha abbracciato Blaise…- alzò il volto ora bagnato e afferrò con rabbia un
libro, scagliandolo dall’altra parte della stanza – Jane mi ha abbracciato
quando invece quella maledetta di mia madre se ne frega se io sto per morire o
meno! LA ODIO!- gridò, coprendosi la testa con le braccia – NON GLIENA FREGA
NIENTE DI ME!- Blaise stavolta la smise si stare immobile e di ascoltarlo
lamentarsi. Si sedette accanto a lui e ignorando le sue proteste gli prese la
testa sotto il braccio e lo strinse forte contro la sua spalla, lasciandolo
urlare. Gli carezzò i capelli, triste per lui. - Perché non sei mai venuto
via?- gli chiese. - E dove posso andare?- sussurrò Draco amaramente. - Lo
sai che puoi venire da me.- replicò il moretto ma Malfoy scosse il capo, tirando
su col naso – No, ti metterei nei guai ed è l’ultima cosa che voglio. Mio padre
smuoverebbe mari e monti per farmela pagare.- - Perché non mi hai detto prima
che di recente è diventato così pressante?- - Tanto non puoi fare
niente.- - No, non è vero. Tutti quanti possiamo darti una mano.- - Tutti
quanti cosa?- Draco scosse il capo, amareggiato – Potter mi ha salvato il culo
per un po’ ma mio padre non mollerà mai. Penso quasi che ci sia lui dietro gli
attacchi di ieri. Forse sperava che quel demone mi uccidesse per poi farmi
diventare uno dei suoi fottuti Mangiamorte. In casa ormai non riesco più a
vivere. Lui e Bellatrix finiranno per farmi la pelle davvero…- rise, quasi
disgustato di se stesso – La mezzosangue ha sempre avuto ragione. Solo un
perfetto deficiente come me se ne sarebbe infischiato fino ad oggi.- -
Hermione forse ti ha fatto capire che la tua vita vale ancora la pena di essere
vissuta.- Draco tacque, poi fissò Blaise…e infine annuì. - Si, la mia
vita vale ancora qualcosa…- disse, pacato – come quella della Granger. E non
voglio che le capiti di nuovo qualcosa. Quindi d’ora in avanti non correrà più
nessun rischio, lo giuro.- - Anche se così rischi di perderla?- Il biondo
lo guardò con gli occhi argentei ancora lucidi, poi sorrise…sorrise
davvero. - Sai che avevi ragione?- - Io ho sempre ragione.- ridacchiò
Zabini con aria teatrale – Dovresti darmi retta più spesso.- - Ma non questa
volta,- continuò Malfoy sospirando – questa volta devo tenere al sicuro qualcuno
per davvero. Non ce la faccio per me stesso, forse con lei saprò fare di
meglio.- Blaise sorrise a sua volta, quasi orgoglioso. Gli carezzò il capo,
poi scese dal letto e si avviò alla porta. - Vado a prenderti la cena,
principe.- gli disse – Quando torno parliamo ancora.- - Tanto non mi farai
cambiare idea.- - Vedremo.- sogghignò il moretto con gli occhi blu illuminati
da una strana consapevolezza – E poi mi devi raccontare di questa Jane. Se t’ha
preso per la gola col cioccolato allora è davvero mitica. Fai il bravo che torno
subito.- e lo lasciò solo, nel silenzio più completo. Draco però dopo un
attimo perse la sua aria serena, appena ritrovata. Ritornò a fissare il vuoto,
consapevole di stare per mettere la parola fine all’unico sentimento che
l’avesse mai reso felice, protetto. Al sicuro. Come voleva che al sicuro
stesse anche lei. E l’unico modo era lasciarla andare. Non era solo
Pansy…era lui, il suo ambiente, le cattiverie di cui lei era già
circondata. No, non poteva più farne parte. Doveva uscire dalla sua
vita. Quella sera stessa le disse addio, col pensiero e col cuore, ormai
deciso a salvare almeno una vita a cui davvero tenesse.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13° ***
Passarono due giorni ed Hermione finalmente poté uscire
dall'infermeria. Quella mattina avrebbe avuto lezione
con Piton e la Grifoncina dovette armarsi di tutta la pazienza che possedeva per
prepararsi alla dura giornata di musi e lunghe scuse che l'aspettava. Ascoltò
le ultime raccomandazioni della Chips, poi uscì e decise che poteva permettersi
di saltare la colazione per fare una lunga passeggiata in giardino. Non aveva
voglia, né era dell'umore di seguire le lezioni, cosa strana. Dopo quanto
accaduto si sentiva ancora sul filo del rasoio, perché anche se non ricordava
nulla di ciò che aveva detto o fatto e dentro di sé sentiva una strana
inquietudine. Sapeva di aver fatto del male ai suoi amici e una parte di lei in
quei momenti era rimasta impotente, vedendo il suo grande amore e affetto per
gli amici trasformarsi in odio puro. Era stata una sensazione
orribile. Eppure non riusciva neanche ad odiare Pansy. Hermione sentiva che
dentro di sé quei sentimenti negativi erano nati da qualcosa, che non erano
stati solo impiantiti dal maleficio. Forse il maleficio li aveva portati a
galla...ma c'erano sempre stati. Tutta quella rabbia era stata nascosta da
qualche parte...come quando aveva picchiato Pansy nel bagno. Si, da qualche
parte c'era ancora in lei del rancore che però non aveva saputo
sfogare. Aveva paura di se stessa. Si fermò davanti alla fontana,
carezzando dolcemente uno di quei magnifici fiori che sbocciavano
liberi. Erano bellissimi. Delicati ma tanto forti da crescere anche nel
ghiaccio... Fu grazie ai gigli che ricordò di dovere un grazie a qualcuno e
non più solo scuse. Peccato che non sapesse davvero come trovarla. Era ormai
chiaro che non appariva sulla mappa del Malandrino e andare da Silente,
rischiando di trovarci Piton, non se ne parlava. Forse poteva chiedere a
Tristan...ma arrossì, pensando a ciò che le aveva raccontato quell'oca della
Patil, ovvero che ci aveva provato spudoratamente. Di umore sempre più tetro
si avviò verso la casa di Hagrid, pensando che almeno a lui non aveva combinato
niente. Magari Hagrid sarebbe stato l'unico a non guardarla come se fosse stata
una maniaca con istinti assassini. Lo trovò intento a scolarsi la sua
colazione fumante nel boccale e quando la vide la stritolò, lacrime agli occhi,
il cuore enorme e un abbraccio caldissimo. Si sedette con lui sulla porta di
casa, insieme a Thor. Mangiò un cornetto gigante inzuppato nel caffè,
sentendosi un po' meglio. - Andiamo piccola.- le disse, dando da mangiare a
una lumaca gigante ficcata in un cesto per il pane - Vedrai che tutto si
sistemerà. Non eri in te. La gente dice quello che pensa in malo modo tutti i
santi giorni, perché adesso prendersela con te se per una volta hai detto la
verità?- - Con Harry e Ron...e anche con Malfoy sono stata cattiva,
Hagrid...- sussurrò triste - Veramente cattiva. Nessuno dovrebbe avere diritto
di dire cose del genere.- - Harry e Ron sanno quanto gli vuoi bene,
Hermione.- disse il custode, sorridendo bonario - Non pensare a quanto è
successo perché non è dipeso da te. I ragazzi ti adorano ed erano
seriamente preoccupati, come saranno preoccupati adesso nel non vederti a
colazione. Loro sanno bene come sei.- - E come sono?- borbottò - Una
bisbetica che dice cattiverie nel momento meno opportuno.- - Anche, credo che
però Harry direbbe più che altro che se la sua migliore amica...e che ti vorrà
sempre bene perché sa quanto tu tenga a lui, indipendentemente dal
malocchio.- - Hn...- Hermione fece una smorfia, poi si sforzò di ridere -
Grazie Hagrid.- - Ma figurati.- disse lui - E adesso corri a lezione o farai
tardi.- - Certo.- la Grifoncina fece per incamminarsi, poi però si
bloccò. - Senti Hagrid...tu la conoscevi una ragazza che studiava qui otto
anni fa...è difficile, con tutte quelle che avrai visto ma lei era...speciale!-
disse, cominciando a descriverla - Bruna, capelli lunghi fino a metà schiena con
tanti boccoli, occhi azzurri, ha la pelle molto chiara. Era dei Serpeverde e
amica di Tristan.- Il custode aveva in mano un innaffiatoio e rimase con
l'attrezzo a mezz'aria su una pianta carnivora. - Parli di Lumia?- chiese con
voce incerta. - Lumia? No...lei si chiama Lucilla.- - Oh, Lucilla...-
Hagrid parve farsi più sereno - Certo che la conosco, viene tutte le sere a
trovarmi. È tornata a scuola da qualche mese.- - E' della famiglia dei
Lancaster vero?- - Certo ma non può tornare a casa sua...e un giorno ti
spiegherò perché ma ora vai.- - Tutte le sere viene a trovarti hai detto?
Posso venire a parlarle? Dici che si arrabbia?- - Ma no...- Hagrid scosse il
capo, sempre più pensieroso - Tranquilla, vieni quando vuoi ma adesso si è fatto
tardi davvero. Fila o Piton non te la farà passare liscia!- E la vide correre
sul pendio roccioso, per tornare all'interno della mura. Poi si massaggiò il
mento ispido di barba, chiedendosi come sarebbe finita quella
storia...
Quando entrò in aula sentì una miriade di occhi puntati su di
lei. Fra Grifondoro e Serpeverde la guardavano come se di lì a poco le
sarebbero spuntate due antenne da marziano. Gli unici che se la derisero
furono Harry e Ron, specialmente il rossino che a scanso di equivoci per una
volta in tutti quei sette anni le aveva fatto tutti i compiti, senza copiarli da
nessuno. Hermione li trovò sul banco e quasi si commosse. Gli lanciò un
debole bacio poi però un clima gelido l'avvolse, una volta seduta. L'occhiata
astiosa della Parkinson non era nulla in confronto a ciò che sentì nel suo
doppio banco. Draco Malfoy se ne stava seduto al limite del suo angolo,
sfogliando un libro del tutto preso dalla biblioteca e quando abbozzò un timido
saluto lui le rispose con un grugnito, come se neanche l'avesse vista. Il
clima nato in quei mesi era totalmente sparito. Draco aveva cominciato a
invaderle il posto, le fregava penne e le scarabocchiava sui libri e lei faceva
lo stesso...ora però era tutto finito. E non poteva essere solo che il biondino
fosse di cattivo umore. No. Questa volta aveva fatto lei un passo
falso. Entrò Piton e attaccò subito a far lezione, senza fare appello né
chiedere compiti e questo per un attimo sconvolse il gruppo, specialmente la
Grifoncina che pensava a un attacco diretto. Comunque le due ore con
l'antipatico furono le più strane del loro sette anni. Piton pareva con la testa
altrove, ogni tanto faceva cascare qualcosa dalla cattedra, a momenti aveva
mandato a fuoco il proiettore, non aveva fatto domandine bastarde ai ragazzi e
tantomeno aveva levato punti al Grifondoro. Si era anche ben guardato dal
lanciare occhiate traverse nella direzione dell'ultimo banco. Mentre
prendevano appunti, Hermione cominciò davvero a sentirsi da cani. Draco non
aveva tentato approcci, neanche l'aveva presa in giro per qualcosa. Niente. Gelo
totale. Da lui non se lo sarebbe mai aspettato e ora poteva anche ammettere
che di recente le lezioni per lei si erano fatte divertenti anche grazie alla
presenza caotica di Malfoy nel banco...però lo sentiva distante, quasi
ostile. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Dopo ciò che gli aveva detto
avrebbe dovuto mandarla al diavolo. Le due ore finirono e lo vide raccogliere
in fretta la sua roba, come se volesse scappare e non riuscì più a trattenersi.
Raccolse un po' di coraggio e gli si fece vicino. - Malfoy...ti devo
parlare.- - Scusa Granger ma adesso non ho proprio tempo.- le disse
rapidamente, rovesciando a terra anche le penne. Naturalmente non sollevò lo
sguardo su di lei e filò fuori dalla stanza di volata, sotto lo sguardo triste
di Hermione e quello severo di Blaise che cominciò a tamburellare le dita sul
banco, incazzoso. - Ma tu guarda che stronzo...- - Non insultare il mio
migliore amico davanti a me, Zabini.- cinguettò Harry teatralmente. - Non c'è
una mazza da ridere.- sbuffò il Serpeverde - In tanti anni che lo conosco ne ho
viste e sentite di vaccate... ma quella degli ultimi giorni le supera
tutte.- - Vuole farsi donna?- - No.- - Vuole farsi un trapianto di
cervello? Perché se è così non mi sembra una cattiva idea.- Blaise lo fissò
truce mentre quel sadico di Potter attaccò a ridere sommessamente, comunque non
era così bastardo da non lasciare che un amico si sfogasse, per quanto lui nei
problemi quasi sentimentali di Draco Malfoy e della sua migliore amica lui non
ci volesse proprio entrare. E grazie al cielo Blaise non era tipo da
strombazzare al vento le confidenze altrui, altrimenti ne avrebbero avuto per
tutto il pomeriggio. Stessa cosa accadde a Trasfigurazione. Hermione si
era fermata per porgere le sue scuse a Piton ed era arrivata insieme con la
Mcgranitt. Si era scusata anche con lei, non ricordandosi bene se l'avesse
offesa, poi di nuovo seduta accanto al rinnovato frizer Malfoy. Niente. Né
parole né borbottii. Prendeva i suoi appunti quasi dandole le spalle, tanto era
messo di tre quarti e quando non capiva qualcosa lasciava lo spazio bianco,
quando invece prima le rompeva le palle tre ore per farsi spiegare. La
Grifoncina era sempre più triste, specialmente quando alzò il viso e vide il
ghigno vittorioso della Parkinson e della Leptis. Dovevano ritenersi
soddisfatte, pensò amaramente. All'ora di pranzo, vedendolo di nuovo fuggire
a gambe levate decise di lasciar perdere. Lo fissò allontanarsi con la sua
corte, con la sensazione che stesse sparendo in un buco nero. Sorrise,
dandosi della stupida. In fondo non si sarebbero mai rivolti la parola se non si
fosse trattato di quella scommessa, quindi perché stare a preoccuparsi? Lui la
vedeva solo come una mezzosangue. Niente di più. Forse un giorno sarebbe
riuscita a scusarsi ma non era ancora ora. Così se ne andò a pranzo coi
ragazzi ma non fece altro che sbocconcellare qualcosa, giocando col cibo nel
piatto. Ogni tanto scoccava occhiate al tavolo dei Serpeverde...e
all'improvviso si accorse che anche Draco la guardava. Tremò, vedendo i suoi
argentei incendiarsi ma lui deviò subito lo sguardo altrove, tornando a parlare
con i suoi compagni. Anche lei tornò così al dialogo con le sue amiche,
sentendosi però ogni tanto i suoi occhi addosso, eppure ogni volta che credeva
di pescarlo lo vedeva sempre fare altro. Ron a sua volta scoccò un'occhiata
veloce a Harry. I due ormai erano al limite della sopportazione. - Herm
mangia qualcosa.- le disse il rossino - Dai, non dirmi che preferivi le razioni
della Chips!- - No, no...- si sforzò di ridere e di interessarsi ai loro
discorsi. Stavano parlando della rapidità di Dalton visto che i suoi lividi
erano già quasi spariti, della sfuriata che gli aveva fatto la sua ex quando una
certa persona, per sfogare il nervoso e vendicarsi, l'aveva messa a parte della
storia con Hermione e delle prossime partite del campionato. Quella domenica
sarebbe toccato ai Grifondoro contro i Corvonero e la sleale mossa di questi
ultimi che aveva già rotto un braccio a Malfoy. Ne stavano ancora parlando
quando entrarono nella sala duelli e...capirono che si prospettava una lunga
giornata. Tristan andava su e giù con l'aria di chi sta per rompere tutto, le
braccia incrociate con le dita quasi ridotte ad artigli, il viso di uno che ha
dormito poco e di certo l'aria meno pacifica del pianeta. Quando vide che
erano tutti presenti e che lo fissavano come se stesse per eruttare capì che
doveva rimettersi in quadro ma...non ne aveva la minima voglia così, tanto per
fare qualcosa di diverso, mollò una mano in spada a tutti quanti e sbolognò la
cosa dicendo di esercitarsi contro i ceppi troncati, messi lì come bersagli,
senza considerare che una spada affilata nelle mani infide di Harry Potter e
Draco Malfoy potevano trasformare una pessima giornata in un'altra decisamente
più merdosa. Mentre i ragazzi ci davano dentro e le ragazze emettevano
gridolini scemi ogni volta che centravano il bersaglio, l'Auror continuò
imperterrito a fare il solco sul palco, cominciando però a rimuginare fra sé. E
infine l'illuminazione. Perché non fare un fantastico ciclo di lezioni sui
demoni? La sua mente diabolica da ex Serpeverde gli aveva fatto assumere un
ghigno perfido che bloccò più di una persona dal suo esercizio, Blaise
specialmente che cominciò a chiedersi se era il caso di lasciarlo partire per la
tangente in quel modo, facendogli poi fare quei numeri mentali che non facevano
neanche bene alla salute. - Ma secondo te sta bene?- bofonchiò Ron a sua
volta. Pansy che gli stava a fianco scoccò un'occhiata interrogativa al
prof...poi tornò a farsi i cazzi suoi con la spada, pensando di piantarla nella
schiena della Granger. E avrebbe scatenato un altro bell'incidente, fregandosene
di ciò che pensava la classe se Draco, questa volta, non si fosse piazzato
categoricamente vicino alla Grifoncina. Naturalmente non le rivolse la parola ma
neanche si staccò da lei, come se fosse lì a sua difesa. - Forse dovremmo
fare qualcosa.- disse Seamus all'orecchio di Harry - Tristan sta davvero
partendo.- - Hai sentito che si dice in giro?- ridacchiò Calì - Ho saputo da
fonte autorevole che il prof e la ragazza che ha salvato Harry una volta erano
compagni a Serpeverde!- - No!- Lavanda Brown parve eccitatissima - E' così
bella! Sarebbero una coppia da favola!- - E' bella e levigata solo perché è
una demone!- sibilò la Leptis gelosa. - Mezza demone.- la corresse Potter
irritato, difendendo Lucilla a spada tratta. - E' stupenda e basta!- borbottò
perfino Neville di rimando - Comunque come fai sempre a sapere tutto
eh?- Calì levò le spalle - Basta sapere a chi chiedere!- - O con chi
andare a letto...- frecciò Harry, prendendosi dietro un pugno dalla
compagna. - Comunque hanno litigato in infermeria!- continuò la Brown -
Secondo te si rimettono insieme adesso?- - No, non lo sopporterei!- cinguettò
l'altra - Tristan è adorabile!- - E se vi sente vi scortica vive.- le avvertì
Finnigan - Dateci un taglio, oche.- - Parli tu che ancora sbavi dietro a
quella!- - Ci sbaverebbe anche un gay.- bisbigliò Harry a bassa voce, tanto
che solo Zabini e Weasley lo sentirono ma attaccarono a ridere lo stesso.
Smisero però quando Mckay scese dal palco e si piazzò davanti a loro, con ghigno
che andava da un orecchio all'altro. Draco aveva anche l'impressione che stesse
per sfregarsi le mani. - Ragazzi, visto che tutti quanti l'altra notte avete
potuto notare come un demone sia praticamente l'essere più potente delle forze
oscure, ho pensato che d'ora in avanti potremo impostare le lezioni sullo studio
dei demoni.- Ci fu un attimo di panico... - Naturalmente non vado a
prenderne uno ostile.- spiegò sempre sorridendo angelico. - E dove lo prendi
uno non ostile?- mormorò Ron sconvolto. Aveva paura a sentire la risposta e
infatti ci fu da tagliarsi le vene. - Ne abbiamo uno qua a scuola no?- e
stavolta le grinfie se le sfregò davvero - La signorina Lancaster di certo farà
i salti di gioia ad aiutarci. Ha sempre adorato il contatto con le persone e
certamente non rifiuterà di darci una mano...e poi non abbiate paura. È stata
allieva qua a scuola. Di certo non può ammazzarvi tutti no?- - Uno o due
magari...- sibilò Draco poco tranquillo. - Tanto ci sono io.- rise Mckay
facendo un gesto annoiato con la mano - Prima però bisogna fare della teoria su
di loro. Immagino non ne sappiate quasi niente. Quindi la prossima lezione la
dedichiamo a studio in generale e poi nel particolare, poi ci metteremo davanti
alla Lancaster che se ne starà buona e tranquilla. Fidatevi.- - Tristan...ma
sei sicuro?- borbottò ancora Harry. - Tranquilli, fidatevi di me. Non avrà
problemi.-
- Te lo puoi scordare.- Mckay non parve neanche sentirla,
rimase impalato davanti a Lucilla Lancaster e le fece pure volare via il libro
che stava leggendo, tra l'altro proibito e rubato dalla biblioteca. - Non
potresti avere un minimo di senso del rispetto?- le chiese gelidamente - Dopo
tutto quello che Silente fa per te potresti sbatterti un minimo a ricambiarlo
no? Te ne stai qua svaccata da mesi, leggi i suoi libri proibiti, mangi alla sua
tavola, dormi nella sua torre e neanche tenti di ringraziarlo?- - Prima di
tutto sai benissimo che non mangio, idiota.- iniziò la ragazza con fare
annoiato, continuando a ignorarlo beatamente e facendosi apparire fra le mani un
altro libro di pelle nera, rifinito con rune argentate - Secondo, sai
altrettanto bene che dormo solo per occupare il tempo, visto che non ne ho
bisogno. E terzo questi libri proibiti li so a memoria da quando avevo sei anni,
viste le amene letture di mia madre e poi metà dei libri che ci sono qua in
biblioteca li ho scritti io. Per quanto riguarda il senso del ...del cosa? Che
hai detto?- Stavano nella Torre Oscura. Dove un tempo c'erano state le
prigioni di Hogwarts, ora c'era una deliziosa camera da letto con vista su tutta
la scuola e probabilmente uno dei due sarebbe anche volato fuori dalla finestra
dopo quella discussione. E di certo non sarebbe stata la Lancaster. - Stavo
parlando di senso del dovere, sentimenti...emozioni e...wow, aspetta un passo
indietro. Le emozioni sono quelle cose che un essere umano prova quando...- fece
sarcastico ma lei lo bloccò con un'occhiataccia, chiudendo il libro di
botto. - So benissimo cosa sono. In questo momento sono preda a quello che si
definisce NOIA.- - Allora qualcosa di noi umili mortali ti è rimasto in
testa mezzosangue!- frecciò rabbioso poi senza poter più resistere sbottò - E si
può sapere che diavolo fai mezza svestita?- Lucilla volse il capo altrove.
Ricordava bene in tempi passati e di nuovo una strana sensazione di...quasi
pericolo arrivò a tormentarla, specialmente quando lui la guardava in quel
modo. - Aspetto qualcuno.- replicò e vedendolo sgranare gli occhi ancora più
incollerito decise di lasciar perdere. - Non posso muovermi da scuola per
qualche tempo e non ho più vestiti. Dalla dimensione senza tempo purtroppo sono
uscita senza fare i bagagli, sai com'è...- - Ti porto qualcosa
stasera.- - Qualcosa cosa?- allibì fissandolo stralunata. - Vestiti miei,
roba da donna non l'ho mai messa!- sibilò furente per essersi eccitato al
pensiero di Lucilla con i suoi vestiti addosso - E adesso finiamola con questa
storia una volta per tutte! Senti, sappiamo entrambi che stare qua a recriminare
tempi che tanto non torneranno indietro è uno spreco di energie, perciò
cerchiamo di sotterra l'ascia di guerra e vediamo di collaborare. Se mi dai una
mano poi cercherò di portarti ad Hogsmade, ok?- - Al tempietto con te non ci
vengo più.- - Non intendo saltarti addosso!- ringhiò, assordandola. -
Questa si che è una novità.- - Ti sembrerà strano ma non sei l'unica mezzo
demone della terra sai?- Lucilla tacque. Lo fissò un lungo secondo coi suoi
occhi azzurri, poi riaprì il libro. - Va bene, grazie. Quando ti servo per le
lezioni devi solo dirmelo.- Tristan ora la squadrò sospetto. - Sei
arrabbiata.- - No.- - Si invece.- - Ti ho detto di no.- - Invece sei
arrabbiata.- - Ok, hai ragione ma vattene.- - Perché sei arrabbiata
adesso?- sibilò il biondo - Sei seccante sai?- - IO sarei seccante?- sillabò
Lucilla con gli occhi azzurri diventati tempesta - Ti rendi conto che entri in
camera mia senza permesso come otto anni fa, mi urli addosso e m'insulti come
niente fosse e poi pretendi anche che faccia la brava, sbattendo le ciglia per
te? Per chi mi hai preso Mc?- - Tranquilla, la differenza fra te e un'altra è
fin troppo palpabile!- - E allora vai a sbatterti le altre e non farti più
vedere!- - Ma parli tu che ti sei sbattuta niente meno che Voldemort!?- le
gridò a quel punto, saltando miserabilmente per aria - Proprio tu parli?! Al
diavolo Lucilla, non farmi la predica!- Lei serrò gli occhi, alzandosi in
piedi e arrivando fin sotto il suo naso. Cavolo se era cresciuto... - Di
quello che facevo con mio marito niente ti deve riguardare.- sibilò con
acredine, rosa dall'umiliazione anche se mai nessuno avrebbe potuto pensarlo,
vista il suo portamento sempre fiero - Non hai diritto di venire ora a farmi la
paternale anche se otto anni fa ti sei già espresso chiaramente e credo che tu
possa ritenerti soddisfatto...si, nella dimensione senza tempo ho patito le pene
dell'inferno...questo ti fa stare meglio?- Tristan si fece indietro, a sua
volta umiliato. I ricordi di quanto era stato meschino ora gli stavano
polverizzando l'orgoglio. - Sapere che ho strillato per cinque anni fra le
fiamme senza tempo ti fa godere? Eh Tristan? Ti senti meglio ora che sei che ho
sofferto come un cane? Ho fatto la mia scelta e l'ho pagata amaramente!
Voldemort mi ha reso la vita un inferno, me le ha fatte pagare tutte, mi ha
usata e ha giocato con me come il gatto col topo! Ogni notte mi sveglio ancora
sentendo le sue mani addosso! Bene, avevi ragione! È questo che volevi sentirti
dire?- Lui continuò a fissarla. La luce nei suoi occhi vibrava...col cuore in
pezzi. Sollevò un braccio, per stringersela contro ma lei si fece indietro,
con occhi come sgranati per la paura. - Non t'azzardare a
toccarmi.- L'Auror ritrasse la mano, facendosi a debita distanza. - Vai
via.- Non lo vide muoversi e lo fissò con rabbia. - Sei sordo?! Ti ho
detto di andartene! Sparisci o ti rimando da Silente in pezzi!- - No.- -
Cosa diavolo vuoi ancora?- replicò, ormai esasperata - Dimmelo e poi
vattene.- - Stai ferma. Stai solo ferma.- Si avvicinò a lei e Lucilla di
nuovo sgranò gli occhi - Che vuoi fare?- Non fece in tempo a finire che si
ritrovò contro di lui, con le braccia di Tristan che la stringevano forte per la
vita, il suo viso contro il collo. A sentire il profumo dei suoi capelli...oh,
quel profumo...non l'aveva dimenticato. - Mi sei mancata
mezzosangue.- Rimase immobile, fremendo, col volto affondato nel suo torace.
Chiuse gli occhi, pensando che ormai per lei il paradiso aveva chiuso le porte.
Quella era solo un'illusione. Una crudele illusione...
Il giorno dopo
Draco Malfoy saltò la lezione di babbanologia. Entrò di corsa nei sotterranei
e gettò la borsa su un divano, ignorando le matricole e le oche che gli
scorrazzavano attorno, prodigandosi in mille porcherie che lui stava davvero
cominciando a detestare. Le mandò tutte al diavolo, molto sottilmente però, e
dopo averne fatta piangere qualcuna borbottò anche delle scuse, risentendo in
testa la voce di Hermione che gli strillava di trattare meglio la gente. Al
suo pensiero tutto svanì come una bolla di sapone. Non ce la faceva. Non ce
la faceva proprio. Starle così vicino senza toccarla, senza parlarle... Era
un incubo. Un incubo vero e proprio. Era talmente abituato a dividere con lei
il banco che quasi di faceva del male a starsene nell'angolo, senza neanche
guardarla. E la Granger continuava a cercare di parlargli ma lui la evitava
sempre. I suoi toni duri dopo un poco l'avevano smontata e non aveva più cercato
il dialogo anche se ogni tanto sentiva i suoi occhi accarezzarlo. A tavola
poi...la guardava, desiderando che tutto sparisse per lasciarlo solo con
lei. Gli mancava non poterla sfiorare, non poter più baciare quella sua pelle
meravigliosa. Entrò in camera e si lasciò andare di peso sul letto, chiudendo
gli occhi. Dormì solo per mezz'oretta perché i ragazzi tornarono prima del
previsto: a lezione con Raimond, Paciock aveva fatto saltare per aria una
radio d'epoca ed era scoppiato un putiferio...o almeno così gli disse Goyle
quando andò a chiamarlo per vedere se aveva voglia di prendere aria. Disse
di no, massaggiandosi il viso tirato. Avrebbe voluto dormire ancora, peccato
che in quel momento sentì un'esplosione far traballare ogni cosa. Si attaccò al
baldacchino del letto, credendo in un nuovo attacco ma...era ben altro
stavolta. La porta d'accesso dei Serpeverde saltò per aria e fra il fumo
Lucilla dei Lancaster scese la scalinata, guardandosi attorno senza notare
l'aria terrorizzata degli alunni della casa. Blaise che stava leggendo davanti
al camino la squadrò guardingo: aveva addosso un paio di jeans maschili che le
stavano a vita parecchio bassa anche con due cinture, sopra una camicia blu da
uomo annodata sotto il seno. Lei non notò nessuno in particolare. Sembrava
cercare qualcosa... Parve ricordarsi e infilò il corridoio dell'ala dei
ragazzi. Entrò in un paio di camere e non fece caso alla gente che pescò in
mutande, tantomeno alla faccia sconvolta di Draco quando se la ritrovò
davanti. Perché a dire il vero Lucilla non se lo filò di striscio. Anzi...coi
dei tacchi micidiali cominciò a battere ripetutamente su tutte le mattonelle di
pietra del pavimento, come se...stesse alla ricerca di un oggetto
nascosto. Malfoy si mise a sedere, un pelino perplesso. - Ciao...-
borbottò. - Ciao.- replicò lei, senza staccare gli occhi dal pavimento. -
Hn...cerchi qualcuno?- le chiese, tanto per capire se era matta o meno. - Si,
un piccolo omino sotto le piastrelle.- sibilò sarcastica. Draco stava per
sbottare come suo solito quando arrivò anche Tristan, piuttosto stranito a sua
volta. Si appoggiò allo stipite, a braccia incrociate - Mi è giunta voce che un
essere non meglio identificato ha appena sfondato la porta d'entrata del
dormitorio con un'occhiata. Tu ne sai qualcosa Lucilla?- - Erano anni che
volevo farla pagare a quella stupida parete.- gli disse tranquilla, continuando
a pestare coi tacchi. - E immagino che sia normale per te far saltare tutto
per aria, vero?- replicò l'Auror. - Oh, per l'amor di Dio...- si lagnò la
ragazza - Ha parlato il Serpeverde che ha fatto esplodere Grifondoro e Corvonero
nella stessa notte con un'innocente pozione alla Clizia rossa.- Malfoy lo
guardò schifato, poi decise che poteva anche fare le dovute domande. - Si può
sapere che cercate?- - Già, che cerchi?- ribatté Tristan - Con quei tacchi
poi!- - Hai da ridire sui miei stivali Mckay?- - Figurati mezzosangue.-
disse levando le mani in segno di resa - Ma mi spieghi che fai o no?- - Cerco
la Lista.- gli disse pacata, sentendo un rumore strano da sotto una mattonella.
S'inginocchiò e la sollevò con un gesto della mano mentre Draco le diceva chiaro
e tondo che lì dentro c'era tutto tranne che la sua Lista...e infatti c'era
nascosto un bel sacchettino dei semini di Blaise. - Malfoy!- sbottò il prof
di Difesa teatralmente - Ti rendi conto che è illegale?- - Ma sparati. Ti sei
fatto le canne con me fino all'altra sera.- sibilò Draco scocciato - Non so che
tu voglia Lancaster,- disse quindi a Lucilla che rimetteva tutto a suo posto,
poco interessata - ma qua ci dormo io da sette anni e non c'è buco che non
conosca. Qui di Liste non ce ne sono.- - Qua un tempo c'era il dormitorio
femminile e ci dormiva Lumia.- Lucilla si rimise in piedi, guardandosi ancora
attorno - Ma la Lista non c'è davvero. Dove diavolo può averla nascosta?- -
Perché avrebbe dovuto lasciarla qua?- chiese Mckay rabbuiandosi. - Perché se
n'è sempre fregata dei deboli.- sibilò Lucilla fissandolo - Ecco perché.- -
Scusate...- Draco si mise in mezzo irritato - Prima che voi due squinternati
arrivaste qua a dare i numeri io stavo cercando di dormire! Andate a cercare la
lista della spesa da un'altra parte, fatemi il piacere.- e dette ad entrambi le
spalle, deciso a restare finalmente solo ma quando sentì sbattere la porta in
quella camera c'era ancora qualcuno. Lucilla stava ancora lì e lo scrutava
con quei suoi occhi dannatamente chiari. - Cosa vuoi?- le chiese, con toni
bruschi. La mezzosangue ghignò, terrorizzandolo a morte, ma fece comparire
una poltrona e vi ci sprofondò dentro. - Io conoscevo tuo padre.- gli disse e
stranamente non si sarebbe mai aspettata una simile reazione perché vide il bel
pulcino di Lucius Malfoy correre alla porta, spalancargliela e fissarla quasi
con odio. - FUORI!- le ringhiò furibondo - VATTENE DA QUA! ANDATE TUTTI AL
DIAVOLO! TU, MIO PADRE E QUEL BASTARDO DI VOLDEMORT! DELLE VOSTRE STRONZATE IO
NON NE VOGLIO PIÙ SAPERE NIENTE, MI SONO SPIEGATO?- Lo guardò. E vide solo
una cosa. Com'era diverso da suo padre. Era...era spaventato. - Credevo
che l'erede dei Malfoy abbracciasse la causa.- Lucilla continuò a studiarlo,
vedendolo quasi vibrare come una corda di violino. Infatti...era spaventato,
terrorizzato. Dio, come le ricordava lei, tanti anni prima. - Io non
abbraccio un bel niente!- sibilò il biondino, sentendo ogni parte del suo corpo
dolere - In questa fottuta guerra io non ci ho mai voluto entrare! Non me ne
frega niente di mio padre, né di Voldemort! Io non sono Harry Potter! Io non
centro niente! QUESTA NON È LA MIA GUERRA!- gridò, stringendo tanto le mani da
piantarsi le unghie nel palmo - Io non sono mio padre! Io non venero Voldemort!
Io non...- ma perse il fiato, lasciando perdere. Rise di se stesso, per
quello sfogo. In fondo a lei cosa importava? Si dette dell'idiota. Che
ridere...si era lasciato andare dopo quasi sette anni. Da sbellicarsi e da
piangere fino a morire. - Tra un po' ci saranno le vacanze di primavera.- la
sentì bisbigliare di colpo - Dove vuoi andare?- Ora la fissò come se fosse
impazzita. - Cosa?- chiese stralunato. - Non vuoi tornare a casa tua.
Vero?- Draco deglutì. Oh, non avrebbe mai più voluto rimetterci piede in
quella prigione. Non rispose perché era anche troppo chiaro e per la prima volta
la vide sorridere tanto che arrossì. Diavolo se era ammaliatrice. Era troppo
bella. - Se torni a casa tua rischi tanto, lo sappiamo tutti e due.- andò
avanti la Lancaster con voce seria - Se vuoi sfuggire fino alla fine dell'anno
alle grinfie di Lucius posso aiutarti.- - E come?- chiese, poi aggiunse - E
perché, soprattutto.- - Tuo padre fa parte della cerchia del mio ex maritino
da sempre, lo sappiamo entrambi. Lui e tutta la sua cloaca sono all'opera e tu
sai bene che ciò che è accaduto pochi giorni fa è stato solo un avvertimento.
Non tutte le famiglie dei Serpeverde sono coinvolte ma a quanto mi dici tu non
sei al sicuro...te lo leggo in faccia.- - E allora? Arriva al sodo!- - Te
lo dico chiaro e tondo. Tuo padre è stato uno di quelli che mi hanno torturato
quattro anni fa, prima che venissi rinchiusa nella dimensione senza tempo. Ora
voglio che tutti i vecchi adepti di Voldemort marciscano ad Azkaban, per tutte
le persone che hanno ucciso. Questo ti causa dei problemi?- Draco rimase
impassibile. Suo padre ad Azkaban...per lui significava solo una cosa.
Salvezza. - Dove mi puoi portare?- le chiese, ora col cuore che batteva
forte. Lei gli regalò un altro sorriso, facendolo per incanto sentire
benissimo. Era quella la magia di una mezza demone? - Al mio castello tu ci
sei stato da bambino.- gli disse alzandosi in piedi per andarsene - Credi che
potresti starci per le prossime vacanze? Anche Mckay verrà, quindi non sarai
solo.- - Perché vuoi proteggermi?- - Te l'ho detto. So che tuo padre vuole
usarti da sempre, non ne ha mai fatto mistero.- - Vuoi ucciderlo?- Draco ora
la guardava senza espressione in viso. Era calmo, glaciale. - Dicessi di no
sarei una bugiarda...ma Azkaban è ciò che merita.- replicò con voce roca - Tu
pensaci, va bene? Fammi sapere se vuoi il mio aiuto. Adesso vado via.- -
Aspetta, non c'è bisogno di pensarci.- la bloccò, afferrandola per il polso -
Si, voglio andare a casa tua.- Lucilla annuì, sospirando - Bene, non farne
parola con nessuno.- - Potter...glielo dirai?- - Non ti considera un
nemico.- - E tu che ne sai?- - Gliel'ho chiesto. Dice che sei
"quasi" a posto.- Malfoy, una volta solo, fece un ghigno strano. -
Dannato Sfregiato...- e si ributtò a letto, stavolta sorridendo. Altro che
demone...quella era un vero e proprio angelo.
Passarono diversi giorni e
mentre tutto sembrava tornato alla normalità, c'era chi ancora non riusciva a
capacitarsi di quell'intrusione a Hogwarts da parte di tanti mostri. Qualcuno
lo aveva fatti entrare, non c'era altra via. E la Foresta Proibita era sotto gli
occhi di Hagrid! Non era possibile che qualcuno gli fosse scivolato sotto il
naso. Harry sbuffò, guardando fuori dalla finestra della biblioteca.
Decisamente la giornata era fin troppo fiacca... decise così di tornarsene ai
dormitori, ma in giro per i corridoi fece il solito fantastico
incontro. Davanti al bagno di Mirtilla trovò Draco Malfoy chino a terra, a
smadonnare, perché aveva rovesciato il libri per terra. Potter stava per
pestarglieli ma fece in tempo a non farlo, onde evitare una rissa. Il biondo
lo guardò truce, dal basso - E allora? Che hai da guardare altezza?- - Se sei
girato male vai a farti dare una canna da Blaise.- replicò il moretto scocciato
e fece per scavalcarlo sdegnato quando un rumore che da quasi cinque anni non
sentiva gli arrivò all'orecchio, facendolo sbiancare. Quel rumore...era...guardò
Malfoy e anche Draco pareva essere impallidito. Entrambi puntarono gli occhi
verso la porta del bagno femminile. La Camera...qualcuno la stava
aprendo... Harry fece per mettere la mano sulla porta quando Ron ed Hermione
gli apparvero a fianco, terrorizzando i due nemici per la pelle a morte.
Sobbalzarono come molle, stupendo a loro volta i due grifoni. - Che succede?-
gli chiese la Grifoncina - Harry...tutto ok?- Il moretto fece ad entrambi il
segno di tacere, poi li spinse nel bagno...e una volta dentro videro il
lavandino totalmente aperto. L'intera costruzione si era spaccata, liberando la
porta ottagonale della Camera dei Segreti. - E adesso chi diavolo c'è
entrato?- sussurrò Draco. - Qualcuno che parla il Serpentese.- Hermione
aveva detto la verità. Weasley emise un gemito disperato, già vedendo il fido
Potter "Cerca Guai" andare vicino alla porta. Guardò dentro poi...fissò gli
altri tre. - Te lo scordi!- chiarì il rossino - Mai!- - Avanti!- sbuffò
Potter - Non possiamo stare qua senza far niente!- - Cosa? Ma vaffanculo che
ci entro!- sibilò Malfoy schifato - Magari c'è un altro fottuto basilisco!- -
Certo che ne sai davvero parecchio della Camera!- frecciò Ron acido. Draco lo
fissò trucemente peccato che la discussione venne sedata immediatamente dalla
Grifoncina che seguì Potter di volata, curiosa di vedere finalmente quel buco
fetido e figurarsi se Weasley e Malfoy rimasero indietro, una volta davanti al
fatto che una donna andava dove loro non osavano. Scesero nel tunnel, poi si
guardarono attorno. Tutto era pulito, niente cadaveri di animali in giro,
tantomeno di esseri umani, grazie al cielo. L'umidità però era sempre la stessa
e i grifoni, non essendosi abituati, cominciarono a provare un certo
fastidio. - E così sarebbe questa...- borbottò Hermione - Però...- - Una
discarica.- borbottò Ron levandosi una ragnatela dalla faccia - Se vedete della
pelle lunga venti metri ditelo che me ne vado all'istante.- - Bella questa.-
ringhiò Draco - Ti vorrei davvero vedere!- - State zitti.- ordinò Potter
furente, indicando davanti a loro. Il bocchettone con le serpi era mezzo
aperto. Quando ci misero il naso dentro videro la Camera, poco illuminata, la
grande statua di Salazar Serpeverde... E poi Lucilla dei Lancaster guardarsi
attorno, con le mani sui fianchi. Ma li aveva sentiti arrivare ancora prima che
mettessero il naso dentro - Finitela di spiare voi quattro.- - Beccati...-
Potter si fece avanti per primo, tirandosi dietro Hermione per mano che si
guardava attorno sempre più curiosa - Lucilla...cosa fai qua?- - Una
rimpatriata.- disse - E poi stavo cercando una cosa.- - Quindi...sei
rettilofona anche tu?- La mora lo guardò eloquentemente, poi si accorse della
Granger che la guardava come se fosse stata una specie di manna del cielo.
Scambiarono due parole dove la Grifoncina ringraziò mille volte la sua
salvatrice, poi Ron cominciò a farsi delle serie domande su quella mezzo demone,
fugate da Tristan che per l'ennesima volta aveva sentito puzza di guai. Entrò
sparato nella Camera, con aria incazzosa verso la sua vecchia compagna. -
Ciao Mc...- gli disse lei angelicamente - Niente festino, mi spiace.- - Ogni
volta ti pesco a far disastri cazzo!- abbaiò furibondo - Prima a Serpeverde,
adesso di nuovo qua dentro! Da quando ce ne siamo andati questo posto non lo
usano più, ficcatelo in quella testa di cemento armato!- - Non è il caso che
urli, ti sento...qua c'è anche l'eco. Ma la Lista non è neanche qua.- - Che
Lista?- chiese Harry allucinato - E davvero voi venivate qua?- - Si, una
volta al mese ci organizzavo una festa.- rognò l'Auror scocciato - Hai guardato
dappertutto?- - Ho guardato ovunque!- sbottò Lucilla - C'ho trovato perfino
un vecchio di sigarette contraffatte con le tue iniziali ma di quel
maledetto libro neanche a parlarne!- - Insomma ci spiegate o no?- sbottò Ron
- Cosa diavolo cercavate qua dentro? Che Lista?- - E' un libro.- sbuffò
Tristan guardando il loro antico ritrovo, con tanti ricordi divertenti - Si
tratta di una raccolta scritta da...un'adepta di Lord Voldemort, lì ci sono
segnati tutti i suoi seguaci.- - Cosa???- Harry strabuzzò gli occhi
verdissimi - Sarebbe grandioso avercela in mano!- - E sarebbe anche grandioso
che io me ne andassi!- sibilò Draco all'improvviso, avviandosi con aria stizzita
- Ci si vede in classe Mc. Io me ne vado! Non me ne frega niente di questa
storia!- - Ehi, non sei per niente carino sai?- piagnucolò capricciosamente
Tristan, prendendolo in giro - Ormai sei del gruppo!- - Ma che si fotta il
gruppo! Io non faccio parte di nessun gregge, quindi arrangiatevi per i cazzi
vostri. Spiacente, "ognuno per sé e canne per tutti!" ecco come la penso io! Ci
si vede!- e sbatté la porta alle sue spalle, con un diavolo per capello,
lasciando i cinque a guardarsi nelle palle degli occhi. Decisamente per
trovare quel libro ci avrebbero messo più tempo del previsto...e questo non
andava a loro favore.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14° ***
Negli spogliatoi c’era un fracasso bestiale. Harry
James Potter si levò la maglia, guardando Lucas e Marcus corrersi dietro con
degli asciugamani arrotolati, ridendo contenti. Avevano appena vinto contro
Tassorosso e a Grifondoro li aspettava il solito indecente festino per quella
sera. La partita si era svolta in via del tutto speciale di mattina, in mezzo
alla settimana, e ora dovevano tornare alle loro lezioni. Fuori c’era un
timido sole e una leggera brezza. Giornata ideale per andare da Hagrid. Fece
in tempo a ficcarsi i pantaloni della divisa, quando entrò Elettra sparata,
ignorando le nudità dei compagni. - Harry! Harry è un disastro!- gridò,
correndo da lui con la Gazzetta dei Deficienti in mano, come ormai la chiamava
Hermione – Guarda cos’hanno pubblicato!- Il moretto si armò di santa
pazienza, anche se già sapeva che erano cattive notizie. Anzi…furono
pessime!
"Dieci persone morte Bigsdale Ville, nei pressi della grande
scuola di magia di Hogwarts. Le autorità si sono recate immediatamente sul posto
ma nessuno pare abbia visto nulla. Le vittime sono state bruciate vive e quindi
non ancora identificate ma ognuna portava sul corpo, precisamente in mezzo agli
occhi, un marchio impresso a fuoco. I dieci maghi e streghe erano tutti
rappresentati della gloriosa Setta del Nibbio."
Harry sollevò gli occhi
sulla sua cacciatrice che ricambiò l’occhiata allarmata, poi tornò alla
lettura.
"A quanto hanno portato fino ad ora le ricerche, è stato
scoperto che il marchio usato è quello dei servi del defunto Lord Oscuro. Il
Ministero della Magia per ora non ha ancora risposto alle accuse lanciate dalla
popolazione che vive nella paura di un ritorno ma a questo proposito sono stati
mandati i primi Dissennatori da Azkaban a perlustrare il territorio, seguiti dai
famosi Cacciatori un tempo sotto l’ordinanza di Maximilian del casato dei
Lancaster. Tutt’oggi uno dei Cacciatori insegna Difesa contro le arti Oscure ad
Hogwarts, al settimo anno, Tristan Mckay e questo potrà in un futuro facilitare
le indagini. Gli altri tre Cacciatori del Ministero della Magia sono oggi in
viaggio verso la famosa scuola. Le ultime fonti hanno inoltre indicato,
tramite gli occhi dei veggenti del Responsabile Groober, Responsabile dei
Rapporti con gli Esseri d’Ombra, che le forze oscure sono in movimento. Tutto
questo è stato certificato dai ritrovamenti di ieri notte: due famiglie di maghi
mezzosangue sono state trovate uccise nelle loro case, a Londra. Sulle loro
fronti lo stesso marchio degli abitanti di Bigsdale."
- Cazzo…- sussurrò
Harry, passandosi una mano sul viso – Non è possibile.- - Stanno dando di
nuovo la caccia ai mezzosangue.- mormorò Elettra tristemente – Ho paura.- Lui
alzò lo sguardo, poi le passò un braccio attorno al collo e la strinse forte.
- Tranquilla. Hermione non la toccherà più nessuno.- La sua cacciatrice
annuì. Si sedette al suo fianco, continuando a stargli abbracciata. - E’
ancora…Tu-Sai-Chi?- - No, gl’idioti che gli andavano appresso.- le spiegò
serio – Sono tantini ma deboli, non preoccuparti.- - Però…sono sempre tanti.
E tu, Hermione e Ron solo tre.- Harry sospirò. Elettra aveva ragione. Aveva
fin troppo ragione. Ora al posto di un grande nemico ne aveva tanti più piccoli,
ma insidiosi e senza nome, senza un volto. Non sapeva chi fossero, almeno finché
Lucilla non avesse ritrovato il libro che tanto cercava e non sapeva nemmeno
quando o come avrebbero attaccato. Non conosceva le forze in campo questa volta.
Potevano essere ovunque…e stavano già mietendo vittime. Stavano colpendo i
mezzosangue. Tutte le famiglie dei mezzosangue. Quando uscì dagli spogliatoi
accompagnò Elettra alla sua classe e intanto continuarono a parlare. La loro
preoccupazione era tutta per i precedenti incidenti accaduti alla scuola e per
quelle morti fin troppo limpide. Quello era un attacco preciso. Lo stavano
provocando. Stavano sterminando tutte le famiglie babbane, per di più
firmando i loro crimini con una V incisa a fuoco. Se non era una dichiarazione
di guerra quella… Infilò la Sala Grande e in un nano secondo tutti gli occhi
di Hogwarts gli furono puntati addosso. Da secoli ci era abituato, quindi
assunse la tipica aria del signor Draco Malfoy e snobbando allegramente i
presenti si diresse dai suoi amici. Ron neanche sollevò lo sguardo dai suoi
libri. - Solita giornata eh?- gli disse. - Spiaccicata tante altre. Hai
letto il giornale?- - Calì me l’ha sbattuto sotto il naso appena sveglio.-
Weasley sollevò appena gli occhi dall’espressione a metà fra l’allarmato e il
rassegnato – Sembra impossibile stare tranquilli almeno l’ultimo anno, a quanto
pare.- - Già…- Harry gli sorrise mesto, guardandosi in giro –
Hermione?- Ron stavolta serrò la mascella e anche la mano sul tomo di
Divinazione. - Diciamo…che i Serpeverde con questa storia delle morti dei
mezzosangue hanno avuto terreno fertile per ricominciare a dire stronzate.
Harry, ti avviso adesso…- il suo tono era terribilmente serio – Io me ne frego
della punizione. Vogliono segarmi? Che lo facciano. Ma se sento ancora che la
prendono in giro dicendole che sta rischiando la pelle io li ammazzo tutti
quanti. Se devo ficcare un ceffone alla Leptis ti giuro che neanche tu riuscirai
a fermarmi.- - Calma, calma…- il moretto sospirò, passandosi una mano fra i
capelli. Dio…dovevano muoversi il più in fretta possibile. Stavolta in pericolo
non era solo lui. Ma tutti i mezzosangue. In quel momento sentì delle
ghignate svenevoli dal tavolo delle serpi e per trattenere più di un suo
compagno dovette davvero impegnarsi molto. Pranzarono, poi filarono dalla Sprite
nelle serre per l’usuale raccolta delle bacche rosse primaverili. Era presto,
febbraio ancora non era finito ma quell’anno erano cresciute prima. La Cooman
naturalmente ci aveva visto un segno del diavolo ma a quel punto nessuno
l’ascoltava più. Quel giorno la serra n° 4 era invasa anche da
matricole. Quelli del settimo naturalmente si divertirono a fare i padroni
mentre i poveri nanerottoli del primo anno dovettero subirne di tutti i colori,
anche se finalmente videro il famoso Harry Potter non più solo in foto o di
sfuggita. Le ragazzine si erano rifatte gli occhi, sbattendoli a più non posso
verso il Grifondoro che però in testa aveva decisamente altro. Si mise a
raccogliere bacche urlanti insieme a Blaise che a sua volta era parecchio
taciturno. Almeno fino a quando non ruppe il ghiaccio. - Come
va?- Harry alzò le spalle – Come vuoi che vada? E tu?- Zabini rise
malinconico, andando al sodo – Lei è una brava persona.- -
Come quelle che sono morte ieri notte.- - Già…- ora gli occhi blu di Blaise
erano velati di tristezza. Continuò a usare le tronchesi come un automa tanto
che Harry si dispiacque davvero. Blaise era un ragazzo in gamba, sensibile e
intelligente. Di certo non doveva essere facile vivere nella sua casa, in un
momento come quello. E come volevasi dimostrare sentì una ghignata perfida
alle loro spalle. - Già! Sono morti in otto! Ridicolo…- era la Parkinson che
si sganasciava acidamente con le sue colleghe – Incredibile, mi chiedo come dei
maghi, anche se mezzosangue, possano morire così facilmente! Dovevano essere
davvero deboli!- Stavolta Ron non lo trattenne davvero nessuno. - E
allora?- ringhiò rabbioso – Ammesso e non concesso che fossero deboli per te
meritavano di morire?- Pansy lo fissò sdegnosa. – Non dico questo…dico solo
che i mezzosangue hanno più probabilità di morire, data la situazione. E se
fossero dei degni maghi, come i purosangue Weasley, non farebbero fini tanto
ingloriose.- - Già, hai ragione.- ghignò Nott con perfidia – In fondo in
mezzosangue hanno una marcia in meno.- - L’unica cosa che hanno in meno dei
purosangue come voi è un cervello grande quanto una noce!- ringhiò il rossino
andando ad affrontare Nott sotto il suo naso. Peccato che fosse già attorniato
da Goyle e Tiger e gli rise ancora in faccia. - Ah…Weasley, sento puzza di
bruciato…oh, sbagliavo…hai paura che facciano un bello stampino in fronte a
qualcuno?- e con la coda dell’occhio fissò eloquentemente Hermione, in disparte
– Pensa che carina…con una bella bruciatura in mezzo agli occhi…- Non fece in
tempo a finire che il Grifondoro l’afferrò per la camicia, scatenando un
putiferio ma Harry arrivò immediatamente a bloccare il suo migliore amico per le
spalle, spingendolo lontano e anche Nott stavolta venne spinto violentemente
indietro. I Serpeverde fissarono Draco Malfoy con gli occhi sgranati, vedendo la
sua espressione imbestialita. Era arrivato in ritardo alla lezione e aveva
assistito solo all’ultima parte della lite. - Che cazzo stavi facendo?-
sibilò a Nott. - Che cazzo fai tu Draco!- replicò quello allibito – Stavo
solo parlando con Weasley…- e alzò la Gazzetta del Profeta, ridacchiando – In
fondo gli ho solo detto la verità!- - Vaffanculo Nott!- ringhiò Ron – Sai che
ti dico? Spero di vedere te morto per terra!- Mentre i Grifondoro cercavano
di calmare il rossino, Draco incontrò lo sguardo terreo di una persona…e si
sentì male. Afferrò la Gazzetta e la ruppe in mille pezzi, buttandoli addosso
a Nott e a Pansy. - Prima di dire altre stronzate ragionate!- disse ancora,
con voce roca e pericolosa – Se Potter non avesse trattenuto il suo compare ora
probabilmente vi ritrovereste entrambi dalla Chips! E non intendo passare di
nuovo altri mesi nella merda per voi due, mi sono spiegato bene?- Tutti
tacquero, Grifondoro compresi. - Non ho sentito la risposta!- - Si…-
sussurrarono, a testa bassa. - Perfetto.- Draco infilò i guanti – E adesso
tornate a fare quello che facevate prima!- così si diresse da Hermione che nel
frattempo era tornata a staccare le bacche dai ramoscelli. Una volta accanto a
lei si mise al lavoro, senza rivolgerle la parola, esattamente come fece la
Grifoncina anche se senza farsi vedere continuò a osservarla di sottecchi. La
sua espressione addolorata gli rovesciò la vergogna nelle vene. Per quanto le
sue credenze sui mezzosangue lo avessero portato più volte a comportarsi come un
vero bastardo…negli ultimi tempi qualcosa aveva iniziato a cambiare in lui.
Lentamente quel sentimento era cresciuto…era nato in un terreno arido ma
continuava a crescere, a mettere radici. E ora quelle radici stavano sgretolando
ogni sua convinzione. Sospirò, maledicendosi… Quando la Sprite entrò nella
serra rimase abbagliata nel sentire un tale silenzio. Nessuno parlava, nessuno
che s’insultava. Una cosa mai accaduta. E lo stesso accadde da Hagrid, nei
pressi della Foresta. Un bel sole caldo filtrava dai rami, addolcendo
l’atmosfera. Quel giorno stavano osservando e descrivendo dettagliatamente la
nascita di un Pietroghiro da un uovo con un guscio spesso almeno dieci pollici.
Non era un animaletto particolarmente grazioso, questo lo avevano ammesso tutti
quanti, perfino Hagrid, ma quando si mise a fare versi…le ragazze andarono in
delirio. Emetteva suoni così dolci che il suo aspetto passò in secondo piano.
Stavano tutti svaccati contro il muretto del recinto e per quella ricerca
c’impiegarono due ore esatte, peccato che già dopo un po’ qualcuno prese a
girarsi i pollici. Hermione stava col capo contro la pietra, gli occhi
chiusi…e riposare. Draco era al suo fianco e da quando si era appisolata la
guardava, senza vedere nient’altro. E se…avessero colpito anche lei? Di
nuovo? No… All’improvviso una farfalla minuscola, bianca e nera, si posò
sul naso della Grifoncina che aprì gli occhi lentamente. La sua espressione
buffa lo fece sorridere a mezze labbra, il massimo che aveva mai fatto, e lei
subito volse lo sguardo. La farfalla volò via mentre si guardavano. Fu solo
un breve istante perché Malfoy si affrettò a cambiare espressione. Hermione
deglutì…abbassando lo sguardo sui suoi appunti. - Adesso possiamo parlare?-
chiese. Ma Draco si mise velocemente in piedi, raccogliendo tutta la sua
roba. Stava scappando di nuovo ma lei stavolta non aveva intenzione di
demordere. Se ne accorse quando cominciò ad incamminarsi come un forsennato e
lei lo seguì quasi di corsa. Quando furono abbastanza lontani lo afferrò anche
per il mantello, rischiando di strozzarlo. Gli caddero di mano tutti i libri e
cacciò un’imprecazione. - Si può sapere che diavolo vuoi?- tuonò, furente con
se stesso per la sua vigliaccheria. - Dobbiamo parlare!- sbottò la Grifoncina
– Sono giorni che fai finta che non esisto!- - Bhè, una volta me l’hai pure
chiesto no? Dovresti essere contenta!- Hermione scosse il capo, cercando di
trovare le parole adatte… - Senti…- iniziò, stringendosi le mani per il
nervoso – Per me non è facile…non ricordo niente ma…- - Sentimi tu Granger!-
esplose, deciso a non voler neanche iniziare quel discorso – Tu e io non ci
dobbiamo niente! Abbiamo stabilito fin dall’inizio che ad entrambi non piace
avere debiti con l’altro. Li abbiamo pagati e rispettati tutti mi pare, quindi
lasciami in pace!- - Malfoy mi dispiace…- Il biondino riprese tutte le sue
cose e tornò a incamminarsi, furibondo. Non voleva sentire niente…niente! -
Mi spiace per quello che ti ho detto… sul fatto che non pensi alla tua vita…ai
tuoi genitori…- Ma Hermione stavolta si fece indietro, bloccandosi, perché
quando Draco si voltò verso di lei fulmineamente aveva gli occhi argentei tanto
contratti da farle temere che l’avrebbe picchiata. - Non t’azzardare…- le
sibilò puntandole il dito addosso – Non t’azzardare mai a ficcarti nella mia
vita, Granger! Non provarci mai più! SONO STRAMALEDETTI FATTI MIEI SE FINO AD
OGGI HO RISCHIATO DI MORIRE! Non sono affari tuoi!- Ora Hermione tremava, con
gli occhi ludici – Io volevo solo scusarmi…- - Non me ne frega un cazzo delle
tue scuse!- gridò il Serpeverde fuori di sé – Come non me ne frega niente di
quello che ti passava per la testa quando me l’hai detto! Non ficcarti mai più
nelle questioni della mia famiglia, sono stato chiaro? Mai più! Ciò che succede
fra me, mio padre e mia madre sono stramaledetti fatti miei!- si passò una mano
fra i capelli, ghignando perfidamente – Ma che cazzo ne parlo con te…- -
Malfoy…per favore…- - No!- la fissò quasi disperato, amareggiato e deluso –
Non saprai mai…tu non puoi capire! Se solo una mezzosangue, non sai che cazzo
sto passando! Non dovremmo neanche parlarne!- Lei stavolta tacque, restando
impalata davanti a lui. Il sole quasi l’accecava…ma annuì, sorridendo in modo
strano. - Già, cosa posso capire io…di una persona che potrebbe morire…-
disse, a bassa voce. E Draco si rese conto del suo grave errore in quel
momento. - Granger io…- allungò il braccio per toccarla ma Hermione gli
scostò la mano di scatto, come se si fosse scottata. Poi gli voltò le spalle per
non fargli vedere che piangeva e tornò dal gruppo, lasciandolo definitivamente
solo. Solo, a chiedere a se stesso quale rabbia si agitasse mai in lui, per
permettergli di mandare all’aria la cosa a cui più tenesse. L’odio per suo padre
lo stava lentamente massacrando. Si stava distruggendo da solo… E aveva fatto
a pezzi anche lei. Al tramonto e al fine delle lezioni, Hermione non andò in
biblioteca, non tornò a Grifondoro. Si chiuse nel bagno di Mirtilla e col
viso rigato di lacrime e gli occhi rossi e pesti rimase a guardarsi, davanti a
uno specchio. Con tutto il peso contro il bordo del lavandino, si lasciò andare
all’evidenza. Aveva sempre avuto ragione Harry. Sempre… Lui non l’avrebbe
mai, mai, mai amata… " Non saprai mai…tu non puoi capire! Se solo una
mezzosangue, non sai che cazzo sto passando!" Draco gliel’aveva dovuto
urlare. Gliel’aveva dovuto sbattere in faccia altrimenti lei avrebbe continuato
a sperare. E ora anche la speranza era finita. Un’altra lacrima le rigò la gota
arrossata e la sfregò con forza, continuando a piangere disperatamente. Non
c’era scampo, purtroppo… Aveva sempre saputo che era rischioso ma era andata
avanti. Si era innamorata, aveva lasciato il suo cuore in pasto ai lupi e le era
stato fatto a pezzi. Non poteva biasimare che se stessa. Era stata una sciocca a
pensare di potergli stare vicino. Una stupida… - Bene, a quanto pare ancora
non capisci Granger…- Hermione rise, senza neanche doverla vedere nel
riflesso dello specchio. Alzò lo sguardo, pulendosi il viso come poteva. -
Mi sembrava che l’avvertimento fosse stato chiaro.- Pansy Parkinson si fece
avanti circondata dalla Leptis, la Bulstrode e quell’orrendo essere di Emmaline
Stoks. Si lavò il viso con l’acqua, poi si volse verso di loro, ben sapendo
cosa volevano. Se l’era aspettata quella visita. E anche cercata in un certo
senso… Pansy si fece a un passo da lei. Gli occhi neri duri come pezzi di
ghiaccio e l’espressione feroce di chi difende ciò che è suo. L’aveva vista
correre dietro a Draco quel pomeriggio…e folle di rabbia si era anche accorta
che il suo ex da qualche tempo aveva modificato il suo carattere, alcune parti
di sé che l’avevano fatto il principe dei Serpeverde. Era cambiato…e tutto per
colpa di quella maledetta Grifondoro. - Che ti sei messa in testa?- rise
Lavinia, appoggiata alla porta per non far entrare nessuno – Dì Granger, non li
leggi i giornali? Fra un po’ verranno a farti la festa e continui a fare l’oca
con Draco…e pensare che credevo di essere stata abbastanza chiara col mio
incantesimo.- - Siete state chiarissime.- replicò Hermione a bassa voce,
senza neanche guardarle. Millicent Bulstrode rise con vocetta stridula mentre
a sua volta la Stock guardava Pansy come se attendesse solo di vedere che aveva
in mente. Ma fu subito chiaro quando Hermione subì una violenta spinta contro il
lavandino. Picchiò il fianco destro, sentendo un dolore fortissimo. Si piegò con
la mano sull'anca dolorante ma fu solo l’inizio. …Dopo, quando tutto fu
finito, Hermione cercò di alzarsi da terra ma riuscì solo a farsi del male… E
ricominciò a piangere, ma stavolta di rabbia…
Nello studio di Silente
c’era una piccola riunione. Alcune brave persone, fra cui Piton, si erano
riunite per discutere dell’increscioso avvenimento di alcune notti prima, quando
la scuola era stata invasa. La Mcgranitt e Mckay se ne stavano seduti da una
parte, la Cooman nel mezzo, Vitius con tre cuscini sotto il fondoschiena,
Raimond stava in piedi e Piton andava su e giù per lo studio mentre Lucilla si
sorbiva il the seduta sul divano con Funny appollaiata sul bracciolo. Il
preside di sollazzava col the al limone a sua volta, più i biscotti. -
Insomma, cosa vogliamo fare a questo punto?- sbottò la Cooman – Non si può
andare avanti così!- - Infatti, ma dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro
stavolta.- replicò Piton velenoso come suo solito – Anni fa sapevamo qual era il
problema ma adesso cosa suggerisci? La palla di vetro non serve!- - La mia
sfera non ha mai sbagliato!- replicò quella indignata ma anche la Mcgranitt
stavolta fu d’accordo col capo della casa avversaria, da non credersi. - Sono
d’accordo col professor Piton, Albus.- disse la strega – Con gli avvenimenti a
scuola e gli incidenti della notte scorsa, Caramell manderà di nuovo i
Dissennatori. Tendo a ricordare che solo metà degli studenti di Hogwarts è
purosangue. Gli altri sono tutti in pericolo…- prese fiato, poi guardò Lucilla –
Senza contare che presto tutti i servi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato
sapranno della tua presenza qua.- - E come?- borbottò Raimond. - Oh, per
l’amor del cielo!- replicò la Mcgranitt scocciata – Praticamente tutto il
dormitorio dei Serpeverde è una cloaca dei servi di Tu-Sai-Chi! Ma Caramell si
rifiuta di ascoltare!- - Quindi lo sapranno già!- allibì la Cooman – Dobbiamo
farla fuggire subito!- - Veramente non lo sanno…nessuno dei genitori dei
Serpeverde sa della sua presenza…- borbottò Tristan all’improvviso, con aria da
cucciolo – Ecco…da quando Lucilla si è fatta vedere ho pensato che gli studenti
coinvolti avrebbero potuto avvisare casa. Così…ho bloccato la posta…- Ora
tutti, Silente compreso, lo guardavano con gli occhi a palla. Si agitò un
attimo sulla sedia, intimidito da quegli sguardi – Non ho mica ammazzato i
gufi…- - Tristan io mi chiedo dove hai la testa…- sospirò la Mcgranitt
scuotendo il capo – Comunque ha ritardato le notizie, questo è vero. Ma non
possiamo andare avanti così ancora per molto.- - Infatti, visto che c’era
gente l’altra notte.- L’Auror guardò il preside con serietà – Me ne sono accorto
quando sono uscito dalla fontana. C’erano una ventina di persone fuori dalla
porta del pendolo, solo tre di esse respiravano. Una era una donna…- Piton si
lasciò andare sul divano, accanto a Lucilla. - Fantastico.- si lasciò
sfuggire. - Oh, andiamo…- la Cooman deglutì, un po’ allarmata – Forse
dovremmo rimandare la signorina a casa sua.- - E come vivrebbe?- borbottò
Piton che a suo tempo aveva avuto in Lucilla Lancaster la sua pupilla adorata –
Non ha finito la scuola. Non ha terminato il M.A.G.O! Non ha un titolo se non il
suo cognome!- - Che poi è più una condanna…- disse Tristan, prendendosi
dietro un cuscino dalla mora. - Sul serio, non si può mandarla via.- continuò
Severus verso gli altri insegnanti – Siamo realistici, senza titolo di studio
non potrebbe neanche prendere delle false sembianze. Senza M.A.G.O non…- ma
stavolta la mezzo demone lo interruppe, sogghignando amara – Ho fatto il
VOLDEMORT. Dice che non va bene?- - Per amor del cielo Lucilla!- sbottò la
Mcgranitt – Non è il momento di scherzare! Ci serve la Lista di tua sorella o
non andremo da nessuna parte in questo modo!- - Dove hai guardato Lucilla?-
le chiese Silente tranquillo. - A Serpeverde, nella Camera …- iniziò. -
Sei entrata nella Camera dei Segreti?- alitò Piton. La mora tacque un
secondo, per lasciare che digerissero la notizia visto che non poteva certo
aggiungere che uno dei professori a suo tempo ci aveva fatto la festa di
compleanno dei diciassette con birra babbana, travestiti e orge, poi proseguì –
Ho guardato in ogni cunicolo di Hogwarts, sotto la fontana, a casa di Hagrid,
nella Foresta…niente.- - Stavo pensando di portarla a Hogsmade.- se ne uscì
Tristan – Lì ci passavamo tanto tempo da studenti.- - Si, è possibile.- annuì
Silente – Voi continuate pure le ricerche, io e i professori nel frattempo ci
occuperemo della fuga di notizie, ragazzi.- - Come la mettiamo con la morte
delle famiglie mezzosangue?- chiese Lucilla, improvvisamente con voce gelida –
Questo posto non era sicuro quando ero studentessa io, figurarsi adesso con
Potter, senza offesa Silente.- - No, hai ragione…per questo Tristan si sta
dando da fare. Sono rimasto stupito quando giorni fa i ragazzi tutti insieme
hanno affrontato quei mostri. Hanno dimostrato un eccezionale senso di difesa e
anche la pratica non è stata male. Stai facendo miracoli…- rise e l’Auror
sorrise a sua volta – Ma devono ancora imparare tanto e i Cacciatori stanno
venendo qua. Li avremo sul collo…dovrò faticare non poco per convincerli che
Lucilla è innocua…- poi capendo di aver usato il termine sbagliato si versò da
bere il the che detestava, per glissare – E poi…c’è anche un altro
problema.- - E sarebbe?- chiese Raimond. - Bhè…i Dissennatori non la
sentono.- disse pacato – E non posso non possono farle nulla, questo è evidente
ma…c’è sempre da aspettarsi qualcosa dagli indovini di Caramell. Se quello viene
a sapere che in questa scuola gira una mezzo demone che era sposata con l’essere
che ci ha quasi rovinati tutti verrà fuori il casino del secolo.- - Pur non
apprezzando la terminologia…il succo è chiaro.- sibilò Piton – La Lancaster si è
dimostrata all’altezza di ogni situazione, signor preside, ma non dobbiamo
scordarci che i cacciatori di demoni potrebbero avvertire la sua presenza con
l’aiuto degli indovini. I Dissennatori arriveranno presto, insieme a ogni
Cacciatore di mostri e demoni, Auror o Mangiamorte…e tutti per ucciderla.- -
Insieme a Harry Potter.- sussurrò Lucilla. - Già.- Silente si alzò, per
andarle davanti. Le prese le mani, sorridendole dolcemente. - Mia cara…tu hai
già fatto tanto, sei debole e stanca dalla lunga prigionia. So che non vorrai
stare a guardare ma ti chiedo solo di fare attenzione. In questi anni abbiamo
già perso molti buoni amici.- - Non vogliamo che ti succeda qualcosa.- andò
avanti la Mcgranitt – Otto anni fa hai dimostrato di poter fare da sola ed eri
ancora una bambina. Ora sei cresciuta ma hai noi. Lascia che ti aiutiamo.- -
E’ inutile sprecare il fiato.- rise Tristan, appoggiandosi pigramente al
bracciolo della poltrona – Non vi chiederà mai aiuto ma ignoratela e dateglielo
lo stesso. Con il vostro permesso direi di fare una riunione una volta ogni tre
giorni, per aggiornarci. La signorina Lancaster la seguo io.- - E chi te l’ha
chiesto?- replicò lei bellicosa. - Nessuno ma sono l’unico che può starti
dietro.- - Su questo non ci sono mai stati dubbi.- borbottò Piton,
ironico – Perfetto. Io torno alle mie occupazione e se trovate nella posta
qualcosa di sospetto vorrei esserne informato, Mckay. E vedi di non fare
disastri coi gufi.- - Certo prof.- - Bene.- poi si voltò verso Lucilla –
Se ti serve qualcosa vieni a chiamarmi.- - La ringrazio.- replicò lei – Buona
serata.- A poco a poco uscirono tutti e cane e gatto si ritrovarono in
corridoio, a pensare come agire. - Si torna ad Hogsmade.- bofonchiò l’Auror
sorridendo, incamminandosi. - Già…sembrano passati secoli…- mormorò Lucilla,
alle sue spalle. Lui si voltò, guardandola a lungo. - Che c’è?- - Dopo
cena vieni in camera mia.- Stavolta l’espressione della mezzo demone si fece
un tantino stralunata – Prego?- - Per parlare. Ti racconto dell’ultimo
anno.- Alla sua faccia ancora scettica, Mckay levò le mani in segno di
resa. - Non ci provo. Lo giuro.- - La tua parola vale quanto la mia.- -
Si ma sei sempre stata brava a trattenermi no? Dai…- la supplicò dolcemente – Ho
tante foto! Lo so che ti farebbe piacere e ho anche l’asso nella manica: Jake
Marshall in mutande alla consegna del M.A.G.O!- - Questo è un colpo
basso.- - Esatto dolcezza. Comunque non puoi neanche restare nella torre.-
andò avanti Tristan con un sospiro – Quello è il primo posto dove i Cacciatori
andranno a guardare.- - Quindi?- - Ti ricordi la prima regola della
fuga?- - "Nascondersi sotto gli occhi di tutti."- - Bingo, perciò fai le
valige e vieni a dormire in camera mia.- - Certo. Contaci. Sono già là.- -
Non sto scherzando.- sbuffò il biondo sagace – Non puoi restare lì né farti
vedere troppo in giro dagli studenti. Posso fermare i gufi di quelli del settimo
anno ma non di tutta la casa di Salazar.- - Basterà giocare un po’ al tiro a
segno, capirai…- - No, vieni in camera mia. Punto e basta. Ordine del
professore.- - Non c’è niente che tu possa insegnarmi.- sibilò fissandolo coi
suoi occhioni azzurri ironici ma Tristan non ne era sicuro. Si abbassò sulla sua
bocca, quel tanto da farla ritrarre. - Cosa vedo…la mia mezzosangue che
scappa. E dire che sembri un’esperta anche di questo...- Lucilla lasciò
perdere, scavalcandolo già di nuovo di pessimo umore, specialmente quando sentì
quel maledetto sbellicarsi dalle risate e correrle dietro, proprio come tanto
tempo prima.
Era passata l’ora di cena quando la Chips finì di guarire il
sopracciglio di Hermione. La Grifoncina non aveva detto una parola durante
tutte le due ore che era stata lì… Quando la strega le aveva chiesto cosa le
fosse accaduto lei aveva semplicemente detto che era caduta dalle scale ma la
Chips naturalmente non l’aveva bevuta. Il polso contuso, la caviglia escoriata,
il labbro spaccato, il sopracciglio e quei tre graffi sulla guancia destra non
potevano certo essere stati provocati da una caduta dalle scale. Specialmente
quei graffi… - Non vuoi dirmi cosa è successo?- continuò la strega,
fissandolo severa – Signorina Granger, è la seconda volta che finisci qui e
tutto nel giro di una settimana e mezza!- - Ho detto che sono caduta dalle
scale.- replicò la Grifoncina freddamente, quasi sgarbata. Scese dal lettino
e appoggiò il peso del suo corpo su una gamba sola, rinfilandosi la camicia
della divisa. La sua schiena aveva qualche livido ma niente di eccessivo. E poi
a lei non importava il dolore. Sentiva solo una grande rabbia dentro. Contro
tutti…contro se stessa. Per essere stata debole. All’improvviso quel rancore
sordo esplose, nuovamente. Come se fosse stata di nuovo sotto
maleficio. Stavolta però era lei stessa. Quella rabbia covata in tanti anni
rivenne a galla. Hermione ricordò di colpo quando Pansy l’aveva
graffiata….sibilandole che era una sporca mezzosangue. Poi le aveva strappato la
catena dal collo, portandosi via la sua Giratempo. E purtroppo per Harry non
fece in tempo ad incrociarla nel corridoio, avvisato in ritardo da una matricola
che l’aveva vista in infermeria, altrimenti avrebbe potuto fermarla…fare
qualcosa. Invece la Grifoncina si limitò a trascinarsi fino all’ala ovest di
Hogwarts, dove stavano i dormitori dei Serpeverde. Trovò la porta d’entrata
ancora piuttosto malandata, grazie a Lucilla, e con facilità riuscì a farla
saltare nuovamente con un Bombarda, cosa mai successa in mille anni di vita in
quella scuola. Dopo di che scese le scale, avvolta dalla polvere, per ritrovarsi
davanti alle facce stravolte degli studenti. I più giovani la guardarono
sconvolti mentre Blaise, seduto sul divano, sgranò gli occhi. La vide in quello
stato e corse da lei, preoccupato. - Herm!- le si parò davanti – Dio, ma cosa
ti è successo?- Lei non gli rispose ma gli puntò addosso la bacchetta,
indicandogli di farsi da parte. - Cosa vuoi fare? Che ti succede?- ripeté il
moro fissandola senza capire. - Si può sapere che diavolo è tutto questo
baccano?- era Nott, apparso dalla sua camerata che scrutò la scena con fare
divertito. Scoppiò a ridere, ghignando perfidamente. Le batté anche le
mani. - Complimenti Granger…- fece sarcastico – Potevi dirlo che volevi
entrare, comunque.- - Che storia è?- chiese Tiger con la sua aria
svagata. - Chiamate Pansy.- sibilò la Grifoncina, continuando a tenere la
bacchetta verso di loro – Subito.- - Pansy?- Blaise sgranò gli occhi blu –
Hermione…che vuoi farle?- - Ho detto di chiamarmi la Parkinson!- sibilò
ancora, più feroce – Ora!- - E se non lo faccio?- ghignò Nott – Che mi
fai?- - Stupeficium!- L’intero lampadario scoppiò in mille pezzi. Cadde
anche davanti ai piedi dei Serpeverde e Nott capì che non era venuta lì per
scherzare. Guardò Zabini di striscio, poi mandò un ragazzino smilzo del secondo
anno a chiamare la sua compagna. Quando scese, come una regina, rise
immediatamente dello stato della Grifoncina. - Mezzosangue…mamma mia, sono
già arrivati a farti la pelle?- e scoppiò a ridere, facendo ridere a sua volta
metà dormitorio – Che t’è successo? Hanno cercato di rovinarti il tuo bel
faccino?- Hermione non disse nulla, anche quando Blaise si voltò a guardarla
con espressione dura visto che aveva capito benissimo come mai dei suoi lividi.
Cadde un pesante silenzio, poi la Granger tornò a puntare la bacchetta sulla sua
nemica. - Voglio quello che mi hai preso.- - Cosa vuoi?- la Parkinson
sbatté le ciglia con fare da oca – Io non ti ho preso niente.- - La mia
Giratempo.- continuò Hermione velenosa – Dammela. La rivoglio subito.- Pansy
sbuffò capricciosa, levandosela dal collo. Se la dondolò un po’ davanti al naso,
poi gliela gettò a terra, con fare disgustato – Ma si…perché indossare qualcosa
di una sporca mezzosangue.- le rise in faccia, dandole le spalle – E adesso che
ti sei ripresa la tua ridicola clessidra, sparisci…qua mi dai la
nausea.- Stava risalendo le scale per tornare alla sua stanza con Millicent e
Lavinia quando impallidì di colpo. Guardava sulle scale d’entrata e vide
l’ultima persona che avrebbe dovuto sapere di quella storia. Anche Blaise si
preparò a un disastro, vista l’espressione del suo migliore amico. Draco
Malfoy scese le scale con un po’ troppa calma. Lasciò la sua scopa in un
angolo…e con un’occhiata fece sparire praticamente tutti quanti da
quell’entrata, Nott compreso che capì che tirava aria cattiva. Anche Pansy e
Lavinia si precipitarono su per le scale e quando il biondo cercò di guardare la
sua mezzosangue lei l’aveva già sorpassato, quasi correndo. Le corse dietro,
urlandole dietro di fermarsi ma Hermione riuscì a trascinarsi su una sola gamba
fin fuori la loro porta distrutta. Una volta lì però Draco riuscì ad afferrarla
per la vita e non la mollò più. - Granger!- urlò mentre lei si dimenava –
Dannazione si può sapere che diavolo t’è successo?- la prese per i polsi, visto
che gli stava tempestando faccia e torace di pugni – BASTA! Allora? Che t’è
successo? Che hai fatto alla faccia? E alla gamba?- - Sono caduta dalle scale
e adesso lasciami!- gli strillò furibonda ma Draco non aveva nessuna intenzione
di lasciarla. Non era stupido, anche se lei lo pensava e quei graffi che aveva
sulle faccia erano stati fatti da una persona che probabilmente non avrebbe
visto sorgere il sole! - Malfoy lasciami!- gridò ancora, furibonda – Mi fai
male!- e stavolta la lasciò sul serio, venendo il suo polso bendato. La sentì
anche gemere per il dolore e serrò i pugni. Cazzo, era stata picchiata stavolta!
Per colpa sua! - E’ stata Pansy?- le sibilò furibondo. - Ti ho detto che
sono caduta dalla scale.- replicò lei, velenosa – E ora fammi passare!- ma lui
non si mosse. Rimase impalato davanti a lei, sfidandola a oltrepassarlo. La
prese per le spalle, costringendola a guardarlo. - Credi che sia così scemo
da crederci? Perché sei così orgogliosa accidenti a te?!- gridò ma la Grifoncina
a quel punto lo guardò quasi con odio. I suoi occhi dorati s’incendiarono mentre
lo spingeva lontano. - Ti ho detto che sono caduta dalle scale. Le tue amiche
non centrano niente. Sono stata abbastanza chiara Malfoy?- - Non prendermi in
giro…- replicò a sua volta, con voce gelida – Non insultare la mia
intelligenza!- - Sei tu che non capisci.- continuò rabbiosa – Fra le righe ti
ho appena detto di pensare ai fatti tuoi.- - Questi sono fatti miei!- gridò,
afferrandola di nuovo per non lasciarla scappare – Tu sei affare mio!- - IO
NON SONO BEL NIENTE PER TE!- Hermione aveva sentito le sue parole e la
rabbia, unita a un dolore lancinante, le era scoppiata dentro, inondandola come
un fiume in piena. Ora però piangeva sul serio…le lacrime tornarono a scorrere
così violentemente che Draco dovette sorreggerla. Se la strinse contro, anche se
lei continuava a lottare. La strinse tanto forte da farle male, da farsi
male… Ma averla fra le braccia era quello che voleva. Lui era così…prendeva
ciò che voleva, l’avrebbe usata… L’avrebbe avuta fino a farle male. L’avrebbe
posseduta fin nell’anima. Si sarebbero azzannati a vicenda, alla fine di
quella storia. La voleva. Non poteva resistere. Era solo sua. Solo sua… -
Dimmelo…- le sussurrò all’orecchio. Aspettava solo un si. Un piccolo assenso
e poi l’avrebbe baciata. Avrebbe voluto possederla anche lì. Farla sua. Fondersi
in una notte, averla fin nell’anima. Ma lei tacque, senza mollare. Lottava,
lottava disperatamente. Con tutte le sue forze. Era come un’agonia. Hermione
sentiva di doverlo fare. O per lei presto non ci sarebbe stata più speranza di
salvarsi dalla trappola di quell’angelo maledetto che le aveva rubato il cuore e
il senno. Anche in quel momento il suo orgoglio le impediva di cedere.
Con la vista ancora annebbiata cercò di scostarsi, ma lui era ancora troppo
forte. Stare nella sua trappola la faceva in un certo modo sentire…a casa.
Era tutto ciò che desiderava cedere, tutto ciò a cui anelava ma non poteva. Non
poteva permetterselo. Per quanto avesse bramato quella gabbia dorata… sarebbe
sempre stata senza libertà, dietro a quelle sbarre. Finché il destino non
venne a salvarla. Draco non fece in tempo neanche a vederlo, concentrato
com’era nel calmare la Grifoncina ma ricevette un pugno sullo zigomo che lo
spedì contro il muro. Per un attimo non vide niente, accecato dal colpo e dal
dolore acuto. Quando riaprì gli occhi Harry Potter gli stava davanti e la
mezzosangue era fra le sue braccia. Ringraziò il cielo che il suo eterno
rivale non gli avesse sibilato nulla…perché mai come in quel momento lo sguardo
verde di Harry lo fece sentire così male. Un verme. Per la prima volta dopo
tanto tempo si sentì minuscolo davanti a lui. Si era sempre sentito pari a lui,
altrettanto potente e preparato. Ma ora… Ora, vedendolo con in braccio la
donna che amava, capì quanto in realtà non avrebbe mai potuto
eguagliarlo. Nel cuore della mezzosangue lui e Potter sarebbero sempre stati
a due livelli completamente diversi. Rimase così contro la parete, a
guardarlo andare via. Avrebbe preferito prendere altri pugni, farsi pestare a
sangue. Tutto, tranne sostenere il suo sguardo… E la guardava, lì a piangere
contro la sua spalla… Per loro due sarebbe sempre stato così. Lei sarebbe
sempre stata infelice. Era pronto ad averla comunque…anche fra le
lacrime? Harry invece rimase a guardarlo il necessario per fargli capire che
quella era stata la sua ultima possibilità. Strinse maggiormente Hermione al
petto, poi gli dette le spalle…e non si voltò più indietro. Basta, ne aveva
davvero basta. Aveva giocato troppo, Malfoy. Non gli avrebbe più permesso di
farle una cosa del genere. Mai più. Una volta nel dormitorio non risparmiò
parole feroci. Davanti a Hermione, stesa a letto con lo sguardo perso e Ron
sconvolto da quell’ultimo incidente, dette il peggio di sé, dato dalla
preoccupazione. Quella notte fu lunghissima…ma niente cambiò. Harry Potter lo
capì guardando la sua migliore amica negli occhi. Lei in quella gabbia ci si
era chiusa dentro volontariamente.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15° ***
Era venerdì mattina quando Hagrid, guardando verso l’entrata di Hogwarts,
capì che tirava aria cattiva. Decisamente quella sarebbe stata una pessima
giornata, visto chi stava varcando la soglia della scuola… Lo stesso
presentimento lo ebbe Lucilla, quando aprì gli occhi dal suo limbo. Si mise a
sedere nel letto di Tristan, alzò la mano destra e guardò nelle sue lucide
unghie nere. Nel riflesso di queste vide chi stava arrivando col suo passo
sprezzante, il suo miserabile orgoglio e il sadico piacere nel sentire i nemici
gridare pietà. All’improvviso un ghigno demoniaco le segnò il viso
bellissimo. Tristan apparve sulla porta del bagno e per un attimo rimase a
osservarla. Sentì un brivido a pelle ma c’era talmente abituato che vederla
sogghignare per lui fu quasi un sollievo. Infilò di volata una camicia e le andò
a fianco. Guardò attraverso le sue unghie lucidissime ma l’Auror non sorrise. Si
limitò a sospirare, lasciandosi andare contro i cuscini. - Noooo…- piagnucolò
coprendosi il viso con un guanciale – Non oggi…non lui…- - Ha proprio voglia
di morire.- sibilò Lucilla, trattenendosi a stento dallo sfregarsi le mani. -
Ti prego!- la supplicò guardandola esasperato – Ti prego non fare disastri! Non
oggi!- - Perché no?- chiese capricciosa. - Per Piton oggi è la gran
giornata. Sai…il Sacro Giorno.- - Non mi dire che vuole far fare alla
classe…- lasciò in sospeso la frase e il bel biondo annuì. - Già. La fatidica
prova del nove. I ragazzi sono nella merda. In quella classe, fra le due case,
ti posso assicurare che giusto in tre sono veramente abili con le pozioni.- -
Harry non è fra questi, temo.- Mckay rise, ricordando le facce disperate dei
Grifondoro. - Draco non avrà problemi. È un vero genio. Anche Hermione se la
sa cavare. L’altro è Blaise Zabini.- - L’amico di Malfoy?- - Si. Comunque
sono le undici. Alle due dovrebbero avere la fatidica prova. Sai che Piton ci
tiene da matti ma secondo me scoppierà solo un gran casino. Quella pozione è
sempre stata un pericolo.- - Specialmente visto che qualche idiota continua a
ostinarsi a far fare lezione insieme a Grifondoro e Serpeverde.- borbottò
Lucilla, ributtandosi sotto le lenzuola – Tu invece non devi andare a tormentare
qualcuno?- - Non ho lezione oggi.- disse morbidamente, mettendosi di traverso
su di lei – Che ne dici di ingannare il tempo?- - Sono certa che troverai
molto più difficile flirtare con una spada in gola, Mckay.- Tristan fece una
smorfia. - Mi hai fatto dormire sul pavimento, tendo a ricordatelo.- - Sei
tu che mi hai offerto il letto.- celiò lei sadicamente. - Si, da dividere in
due.- - Non sei capace di tenerti fermo quando parliamo, figurarsi stesi in
un letto.- replicò la Lancaster scocciata – Senti ma ti sembro così stupida? Non
sono nata ieri. Potrai andare avanti a dire che non alzerai un dito fino alla
fine dei tuoi giorni ma la verità Mc è che sei un porco.- - Porco a me?-
sbottò inferocito – Tesoro, so che nella vostra specie di esseri ghiaccioli
senza cuore i sentimenti hanno poca importanza ma c’è una cosa che si chiama
attrazione sessuale ed è comune anche a voi.- - T’è mai passato per la testa
che io non ti voglia?- frecciò ironica. - No.- fu la lapidaria
risposta. Lucilla lasciò perdere, sospirando per calmarsi. - Dove si sta
dirigendo?- chiese, tornando al discorso iniziale. - Dove vuoi che vada quell'essere
molesto?- rise Tristan afferrando un libro – Andrà a segarle al preside
presumo.- - Mi chiedo come il Ministero possa permettere certe cose…-
sussurrò Lucilla a un certo punto, stringendo il pugno sulle lenzuola – Quando
c’era mio padre…nessun servo di Voldemort avrebbe osato camminare sotto gli
occhi di tutti.- Sentendo il suo tono, l’Auror tornò a stendersi al suo
fianco…poi lentamente alzò una mano, per carezzarle la testa. - Ti mancano
vero?- Lucilla non rispose, chiudendo gli occhi addolorata. Non serviva a
niente rivangare. Solo a farla stare peggio. E il tocco gentile di Tristan
non faceva che aumentare il suo dolore. Rappresentava tutto ciò che non poteva
più avere. Fece per allontanargli la mano ma lui gliel’afferrò, baciandole il
palmo freddo. Poi, senza dire nulla, fece una mossa azzardata. Le passò
lentamente le braccia attorno alla vita e rimase così, stretto alla sua
schiena. Non lo respinse…e ringraziò il cielo. Era tutto ciò che chiedeva. Voleva
solo farle sentire che le era vicino.
Quel giorno per Grifondoro e Serpeverde
non sarebbe finito mai probabilmente. I ragazzi avevano uno sguardo terreo
quando si ritrovarono fuori dall’aula degli esperimenti di Piton, nei
sotterranei. Quella stanza era sempre stata off limist per tutti, Gazza
compreso. Alcuni, gli anni scorsi, avevano detto che dentro Piton ci squartasse
la gente o ci tenesse le mogli avvelenate, cose dei fratelli Weasley
naturalmente. Comunque era tradizione che Piton, a metà anno, verso
primavera, facesse una sorta di esame ai suoi allievi del settimo. Una specie di
prova del fuoco che in pochi avevano superato in quei decenni
d’insegnamento. La prova era la pozione più pericolosa che mente umana avesse
mai potuto concepire…almeno la più pericolosa in mano a diciottenni appena fatti
con un odio reciproco non indifferente. Chi c’era passato l’aveva chiamata la
Prova del Fuoco di Piton. Chi veniva segato solitamente si sarebbe tenuto fino
al M.A.G.O un fantastico 3 in pagella ma a parte quello nessuno delle due case
sembrava particolarmente ansioso di iniziare anche perché sarebbero stati in
coppia e gli unici all’altezza, ovvero Draco Malfoy ed Hermione Granger se ne
stavano già insieme. Zabini invece avrebbe aiutato Harry anche se Potter non ci
scommetteva molto. Piton di certo ci sarebbe andato a nozze con quella storia e
figurarsi se si lasciava perdere l’occasione di rifilargli un tre certo fino
alla fine del suo ultimo anno. Se ci pensava gli veniva da piangere. Inoltre,
dando un’occhiata dentro alla stanza, gli venne anche da vomitare. Ron a sua
volta, di stomaco delicato, ebbe brutti ricordi. C’erano una decina di banchi
lunghi e scuri, messi in mezzo alla classe, attorniati a ferro di cavallo da
grandi scaffali colmi di animali sotto vetro, fra cui lumache e lucertole. -
Non possiamo trovare una scusa?- alitò Neville, già terrorizzato ancora prima
che il prof arrivasse. - Si, così poi ci sbatte un bello zero a tutti.-
mugugnò Lavanda amareggiata – Meglio un tre che uno zero, non credi?- -
Dicono che questa pozione sia pericolosissima…- si mise in mezzo Seamus – Voi ne
sapete qualcosa?- Ron annuì vagamente, continuando a fare su e giù. -
Si…mi hanno detto che si chiama…aspetta…la pozione Bomba qualcosa…- I
Serpeverde e Draco in particolare lo fissarono con gli occhi sgranati. Malfoy
aveva ancora lo zigomo viola in ricordo del pugno di Harry ma quella mattina
aveva per la testa tutt’altro. - OblioBomba per caso?- sibilò, fissando
Weasley attentamente. - Ecco bravo Malferret, quella roba lì…- concluse Ron
continuando a fare il solco. - E tu che ne sai eh?- ringhiò Nott sospettoso –
Non è che la Mcgranitt vi passa informazioni?- - Magari.- ironizzò Seamus –
L’avrà saputo da Fred e George…vero Ron?- - Comunque di che si tratta?-
chiese a quel punto Calì curiosa – Voi Serpeverde lo sapete?- - E certo che
lo sappiamo.- disse acidamente la Bulstrode – Non siamo incapaci come voi a
pozioni.- - Taglia corto!- la zittì Blaise già girato male per i fatti suoi,
quella mattina – Se è questa la Prova del Fuoco allora siamo davvero nella
merda. È una pozione complicatissima, molto più della Polisucco. Ci sono una
ventina d’ingredienti da mescolare con una precisione al millisecondo, secondo
un grado di bollitura preciso. È un suicidio.- - Per non parlare del fatto
che se sbagli di un attimo esplode…e quella spazza via tutto il sotterraneo.-
sibilò Draco mollando a terra i libri con rabbia – Ma che cazzo gli salta in
testa a Piton, accidenti!- - Con tutti i casini degli ultimi giorni poteva
anche risparmiarsela.- borbottò Dean – E poi…cazzo, in pochi qui siamo in grado
di fare una cosa del genere. Neville ci ammazza tutti.- - Grazie…- Paciock
era già avvilito quando i compagni gli dettero una pacca sulla spalla. Ma servì
decisamente a poco, specialmente quando gli inservienti di Gazza cominciarono a
portare verso di loro pacchi colmi di provette, casse con dentro piante
particolari e libri da consultare. Aveva tutta l’aria di un vero
martirio. Quando arrivarono le nuove bilance acquistate dalla scuola, Pansy
Parkinson si fece stranamente in quattro per aiutare Gazza e i suoi
collaboratori, tanto gli altri erano talmente occupati a dare i numeri che
nessuno se ne accorse. Stavano per scoccare le due ed Harry stava anche per
diventare psicotico, contando le ragnatele, quando Piton apparve nel corridoio
umido con il suo solito andamento da boia. E quel giorno pareva proprio voler
vedere i pavimenti macchiati del loro sangue… Li fece sistemare ai tavoli,
poi attese che Gazza e i gli inservienti avessero finito di trasportare tutti…
poi si piazzò davanti alla cattedra…e godendo come solo lui sapeva fare, prese
quasi due minuti di silenzio. "Bastardo figlio d’un cane…" pensò Harry,
pronto alla gogna. "Bastardo figlio d’un cane…" pensò Draco, pronto a fargli
il culo con la sua pozione. Il resto della classe invece pensava una serie
d’insulti troppo lunghi da ripetere comunque quando Severus Piton, il diavolo
incarnato, decise di iniziare, lo fece con la sua voce più amichevole. -
Bene, questo è un giorno particolare per ogni studente del settimo. Come avrete
sentito dire da parenti o da amici degli anni precedenti, io sottopongo questa
prova a tutti gli studenti del settimo anno. Si tratta di una prova
importantissima che deciderà il vostro andamento durante il resto dell’anno,
fino all’esame finale.- cominciò a girellare fra i tavoli, con le braccia dietro
le schiena, l’aria rigida come un pezzo di marmo – Come Silente mi ha chiesto
anche quest’oggi lavorerete come di consuetudine in coppie, le stesse pattuite
da voi.- Si fermò davanti a Harry, decisamente disgustato di sapere che
avrebbe abbassato la media a Blaise, poi passò oltre e per poco non fece inchino
a Draco che ne aveva già basta ancora prima di cominciare. Tornò alla
cattedra e fissò la classe. La condanna era stata scelta. - Avete due ore
esatte per produrre la pozione OblioBomba. In classe non ne abbiamo mai parlato
ed è per questo che l’ho scelta. Al vostro livello è la pozione più complicata
che possiate mai trovarvi davanti e anche la più pericolosa ma l’ho scelta per
questo motivo. Voglio mettere alla prova non solo la vostra preparazione ma
anche la vostra concentrazione. Merlino solo sa se non ne avete bisogno in momenti
come questi…- lasciò cadere il discorso, fissando di sfuggita il terzetto dei
miracoli, poi continuò indicando gli oggetti sulle loto tavolate. - Dunque,
la pozione OblioBomba è stata inventata cent’anni fa dalla strega Asteria. Lei
se ne servì per gettare in un sonno profondo un’intera cittadina di babbani.
Questi dormirono per un secolo intero, in un limbo scuro e penetrante da cui
neanche un mago riuscirebbe mai uscirne. È bene che sappiate che a questa
pozione non c’è antidoto.- e perforò Neville con uno sguardo accusatorio – Ma io
starò qui tutto il tempo, quindi non temete per le vostre vite…- - Come no…-
sussurrò Ron, amareggiato. Harry gli stava alle spalle con Blaise ed entrambi
trattennero un gemito per puro spirito sportivo. Davanti alla lista però
anche Draco ed Hermione stavolta ebbero qualche ripensamento. - Porca troia.-
ringhiò Malfoy astioso. La Grifoncina guardò con lui, osservando sconvolta la
più grande quantità di elementi mai visti. Aspidistra, mandragola, alcuni
veleni neanche tanto legali nelle scuole, polverine che non avevano mai visto e
magari anche dell’antrace. Si sentirono andare la pressione sotto i
tacchi. Dopo che ebbe spiegato come mescolare i venti ingredienti, assunse
un’espressione un po’ truce. - E adesso ascoltatemi bene tutti quanti. È
necessario che dosiate gli ingredienti alla perfezione. Le misure devono essere
spaccate quelle scritte sul foglio che vi ho dato, insieme al grado di
bollitura. Se solo sbagliate qualcosa… salteremo tutti quanti per aria. Questa
pozione è altamente esplosiva ma il punto critico, quello sottolineato in rosso
tre volte, è il momento dell’aggiunta dell’infuso di artemisia, a metà pozione.
L’artemisia è particolare. Dovete categoricamente aggiungerla prima di
mischiarla con le ortiche tritate e deve bollire con gli altri ingredienti per
cinque minuti. Cinque. Sono stato chiaro? Se aggiungete l’ortica prima di quel
momento la pozione esploderebbe, esattamente come se la lasciaste bollire a
fuoco troppo alto per meno di cinque minuti. Finiremmo tutti in infermeria
dentro uno scopino per la polvere.- Qualcuno, sentendosi decisamente uno
straccio. - Ma per evitare l’esplosione ho deciso di agevolarvi.- Harry
si scambiò un’occhiata con Blaise. Che avesse un cuore quell’essere
dispotico? - Nel caso mai la pozione dovesse avere qualcosa che non va, la
fiamma dei vostri fornelli è stata stregata.- disse Piton indicando una fiamma
accesa – Il fuoco da giallo diventerà blu, poi viola. Quando è blu avete un
minuto di tempo per fare le dovuto modifiche o gettare via tutta. Quando è viola
scoppia. Credo di essere stato chiaro.- - A sufficienza.- sibilò Nott
irritato, senza farsi sentire. - Ultima cosa. Visti i problemi avuti con le
bilance gli ultimi anni, io e il preside Silente abbiamo concordato di far avere
quella della scuola direttamente a voi, senza farvi usare le vostre. Ce ne sono
otto, vedete di farvele passare durante la lavorazione e di non perdere tempo,
per non farlo perdere neanche ai compagni.- poi Piton guardò le loro facce
pallide, deciso a dare l’inizio alle danze. Si erano abbastanza terrorizzati,
così batté le mani – Da questo momento avete due ore per finire. Le pozioni
incomplete verranno subito catalogate con un cinque. E adesso potete
iniziare.- Scoppiò il caos, altro che inizio. Gli studenti per dieci
minuti dovettero leggersi le istruzioni per capire che diavolo fare, poi
attaccarono a tagliuzzare, sfogliare sui libri in caso di trappole del sadico
prof e a bestemmiare, quando passava fra le tavolate come un avvoltoio. Si
fermò davanti a Draco, come sempre soddisfatto di quello che faceva anche se
sapeva bene che Malferret detestava essere interrotto quando faceva i suoi
intrugli, poi però osservò Hermione che col polso malandato faceva fatica a
rompere i denti di serpente. - Signorina Granger che ti è successo?- sibilò
altero. - Sono caduta dalle scale.- disse Hermione gelida, continuando nel
suo lavoro. - Così rischi di far prendere a tutti e due un brutto voto.-
replicò Severus ma Malfoy, affabile solo quando voleva, alzò gli occhi dalla sua
parte e quasi sorrise – Non si preoccupi, le do una mano io.- - Eccellente.-
rognò Piton, poi levò le tende lasciando soli i due. Draco però fece presto a
mantenere la promessa. Le prese di mano i denti e cominciò a pestarli mentre lo
fissava furibonda – Non ce n’era bisogno.- - Ti fa male il polso.- Draco non
la guardò, troppo imbarazzato – Tu mi servi al fuoco.- - E chi l’ha stabilito
che comandi tu?- - Se non fossi caduta dalle scale…- sibilò allora,
fissandola rabbioso ed eloquente – e mi avessi avvertito o magari urlato quando
stavi "cadendo" magari ora potremmo stare a discutere come nostro solito,
dolcezza, ma visto che ti fa male il polso ti conviene metterti al lavoro da
un’altra parte. Intesi?- - Certo, come no...- Hermione assottigliò gli occhi
dorati, furibonda, ma fece comunque come diceva. Per una volta Malferret
aveva ragione. E se non altro si erano rivolti la parola… La prima mezz’ora
passò velocemente. I ragazzi si scambiavano ingredienti, si passavano le bilance
e lentamente il panico si trasformò in una tensione un po’ meno isterica anche
se il colore della fiamma sotto i calderoni era diventata un vero tormento,
specialmente per Neville e Goyle che ce l’avevano blu ogni due minuti. Harry
se la stava cavando bene. Lavorare con Blaise era molto rilassante e a poco a
poco stava anche cominciando ad apprezzare certe cose che in sette anni aveva
sempre detestato, compresa la faccia scocciata di Piton che continuava a
controllare la situazione, apparendogli alle spalle per fargli saltare le
coronarie. Draco ed Hermione invece stavano facendo scivolare dentro a un
mescolatore, con pazienza da certosino, una dose spaccata di 10 mm di polvere di
denti di serpente, unita un liquido nero e denso che sugli appunti di Piton e
sulla provetta era contrassegnata con S.D di cui i due non volevano neanche
saperne la natura. - Vai…vai…- Hermione gli stava dicendo quanto aggiungere
ancora, vedendo le tacche della provetta – Ok, basta. Adesso tocca
all’artemisia.- ma il biondo spaccò disgraziatamente il contagocce e si girò
verso Blaise, per farsi prestare il suo. In quel momento accadde
l’imprevisto. - Granger…- Hermione si voltò verso Pansy Parkinson,
ignorando la sua voce stucchevole e senza degnare di una risposta il suo ghigno
perverso prese la bilancia magica, sbattendola rudemente sulla tavolata. Poi
dosò l’aspidistra e l’artemisia con cura maniacale, come quella del suo
eccezionale compagno mentre il Serpeverde prese a lagnarsi di quello stupido
contagocce che si era sciolto accanto al fuoco. - Quanto manca?- La
Grifoncina guardò l’orologio da polso. Perfetto, potevano buttare l’artemisia,
intanto l’ortica era già pronta. Dovevano aspettare cinque minuti….poi andare
avanti. - Adesso sediamoci e aspettiamo.- sbuffò Draco ma appena
tranquillizzatosi un attimo impallidì vistosamente. Aveva lo sguardo verso la
porta e lo sgranò fino al limite. Naturalmente anche la streghetta lo seguì in
linea d’aria e allora capì tutto. Piton venne chiamato fuori ed era seccato dal
dover lasciare tutto ma subito anche Draco e Harry dovettero seguirlo, richiesti
a loro volta. E quando Potter fu fuori non poté impedirsi di ghignare fra
sé. Eccolo che arrivava a sondare il terreno. Quello sporco
bastardo… Lucius Malfoy stava davanti a loro, arrogante nella sua persona e
nel suo portamento. Sorrise con alterigia – Piton, è un piacere rivederti.-
disse sagace. Severus però non parve eccessivamente felice nel trovarselo di fronte per
una volta. Salutò brevemente, spiegandogli che prova stavano svolgendo i
ragazzi poi lo pregò di fare presto, tornando così a guardare dalla porta ciò
che combinavano i ragazzi. Lucius si rivolse così a suo figlio. – Ti trovo
bene.- Draco non rispose e quasi scostò il viso quando suo padre, con la mano
rigorosamente guantata, gli toccò lo zigomo livido. – Che t’è successo?-
bofonchiò sarcastico – Hai fatto a botte?- - No.- Draco rise con altrettanta
arroganza – Io questo lo chiamo parlare. Cosa fai qua?- Lucius lasciò
perdere, fissando quindi lo sguardo sul Grifondoro. - Ero venuto per
assicurarmi che gli studenti stessero bene. Sai…dopo gli attacchi degli ultimi
giorni…- - Stiamo benissimo.- fece Harry ironico – Spero che sia lo stesso
per lei.- - Oh, ci puoi scommettere, signor Potter.- replicò l’uomo – Mi
dicono che avete anche un nuovo insegnante di Difesa.- - Si, Mc si è rivelato
illuminante.- sibilò Draco cominciando a spazientirsi – Allora? Ci hai chiamato
fuori per un motivo o no? Se non è così torno dentro, devo finire l’esame.- -
Vedo…mi hanno detto della punizione. Ora state in coppie.- Lucius rise in uno
strano modo mentre Piton cominciava a picchiare il piede a terra ritmicamente,
ansioso di poter tornare dentro. Non avere la situazione sotto controllo in un
frangente così poco sicuro gli faceva venire i nervi. E anche a Harry che
continuò ad ascoltare lo sproloquio di Lucius Malfoy sempre più rabbioso. Oh,
desiderava solo mettergli le mani al collo ma non poteva! Era quello che gli
rodeva… non poteva spaccargli le ossa! Non ancora! Eppure, quando sia lui che
Draco si accorsero che stava prendendo tempo fu tardi… Troppo tardi. Draco lo
capì nella coincidenza di un secondo…un debole secondo… Voltò il capo verso
la porta e cercò immediatamente la sua mezzosangue. Fu strano però… fu come se
tutto si fosse svolto al rallentatore. Fece un passo avanti e accadde…Hermione
si era voltata a passare a Blaise una provetta che le aveva chiesto quando… una
bacchetta di cui Draco non vide il proprietario entrò nel suo campo visivo.
L’artemisia stava ancora bollendo, da soli tre minuti fra l’altro, quando di
colpo…il fuoco sotto il loro calderone da normale che era, perfettamente a
posto, divenne viola. Non passò il blu. Divenne subito viola…e allora attaccò
a correre. Non seppe dire esattamente cosa fece ma urlò a tutti quanti di
buttarsi a terra…poi si avventò su Hermione, facendole da scudo, e franarono sul
pavimento insieme nello stesso momento in cui un’esplosione colossale investì
tutta la classe, partendo dalla loro tavolata. Un boato enorme, seguito da una
gigantesca onda d’urto, poi le fiamme e lo spostamento d’aria…tutto questo sotto
un mare di detriti, di grida…e poi il silenzio. Il buio.
Il casino
che si scatenò più tardi a Hogwarts non fu pari neanche a quando Harry Potter
era tornato nel giardino della scuola col cadavere di Cedric Diggory, tre anni
prima. L’intera settima classe di Grifondoro e Serpeverde finì in infermeria
e la Chips fu costretta a richiedere degli aiuti dagli ospedali vicini. Nel
rapido giro di un’ora Hogwarts fu invasa da infermieri e dottori, tutti per
curare i trenta ragazzi feriti nell’esplosione del sotterraneo. Alcuni,
miracolosamente, se l’erano cavata con qualche graffio…altri ne erano usciti
davvero male. E nello studio del preside Silente gli animi erano davvero
caldissimi. Hermione stava
seduta in poltrona, con un altri tagli sulla fronte, la
camicia bianca strappata e insanguinata, una gamba graffiata e le mani fasciate.
Il suo sguardo era vuoto, fissava il niente…mentre attorno a lei Caramell e
Lucius Malfoy urlavano furibondi. Tutti quanti gridavano…sentiva le loro grida
in maniera ovattata ma la parola espulsione era già stata nominata più volte.
Rimase immobile anche quando Piton, con una benda sulla testa visto che era
stato sbalzato indietro contro il muro anche dalla porta, entrò con l’aria più
rigida che avesse mai mostrato. Tirava Harry per un braccio e lo buttò a
sedere accanto a Hermione, a cui prese la mano di volata come per
proteggerla. Non capiva il motivo per cui non l’avessero lasciata in infermeria
e guardò Silente supplichevole. Il vecchio mago gli fece cenno di calmarsi, poi
placò gli altri che stavano strillando come forsennati. - Adesso basta!-
tuonò Caramell quando il pollaio si zittì – Io ne ho abbastanza! Ne sono già
successe di tutti i colori, Piton, con questa tua dannata prova e quest’anno
siamo arrivati all’apoteosi! Io sono stufo!- - Ha perfettamente ragione, non
avrei dovuto allontanarmi dalla classe…- disse Severus, per una volta
rammaricato quando Silente scosse il capo, fregandosene del ministro – No, non è
colpa tua.- - Infatti!- sibilò Lucius Malfoy, fissando Hermione con palese
astio – A certa gente non dovrebbe essere permesso di usare simili poteri,
Silente! Credevo che ormai fosse entrato in testa anche a lei!- - Non è colpa
di Hermione!- sbottò Potter furibondo, balzando in piedi come una molla – Se lei
non fosse venuto a disturbare durante l’orario delle lezioni forse il professor
Piton non si sarebbe dovuto allontanare e avrebbe fatto il suo dovere! L’orario
di visita dovrebbe valere per tutti!- - Su, Potter…- cercò di placarlo
Caramell ma Malfoy era decisamente sul piede di guerra visto che l’esplosione
gli aveva scompigliato i capelli e che nessuno era morto, com’era nei suoi
desideri. Puntò lo sguardo duro sul Grifondoro, serrando la mascella – Bada
signor Potter…se la signorina Granger avesse fatto il suo dovere forse ora tutti
i vostri compagni non sarebbero in infermeria quasi a pezzettini!- -
Malfoy…- Lucius si girò verso Silente, sentendo la sua voce. Era come
arrochita. - Basta.- sibilò il vecchio preside, inforcando gli occhiali. Posò
così lo sguardo su Hermione che tremava come una foglia – E adesso dimmi,
cara…cos’è successo?- La streghetta cominciò balbettando quasi, rivivendo
ogni attimo. Risentiva quel boato enorme, tutte le grida terrorizzate… e poi
ricordava Malfoy, che si era buttato su di lei ed erano finiti stesi per terra,
con lui che la proteggeva dai detriti con la sua schiena. Ricordava quando li
avevano tirati fuori…e come Draco l’aveva tenuta fra le braccia, guardando col
cuore in gola se si era fatta male…e poi come l’aveva abbracciata,
ansante…terrorizzato che le fosse potuto succedere qualcosa. Aveva scalciato
quando li avevano dovuti dividere. - Avevamo aggiunto l’artemisia da soli tre
minuti…- sussurrò quindi con gli occhi lucidi, guardando anche Piton come per
supplicarlo di crederle – Ve lo giuro! Draco…Draco era appena uscito quando
l’abbiamo versata… io non so cos’è successo… so solo che l’ho sentito urlare,
poi siamo caduti… e…- - E hai quasi ammazzato tutti, ecco cosa!- sibilò
Lucius con freddezza – Complimenti!- - Insomma, qua bisogna prendere dei
provvedimenti!- se ne uscì anche Caramelle facendo su e giù nello studio –
Silente, i genitori ormai ne hanno abbastanza!- - Abbastanza di cosa?- Harry
fissò i due nemici con aria alquanto cattiva – La metà dei loro figli ha causato
tutti i guai di questa scuola e loro ne hanno abbastanza? Che si facciano un
esame di coscienza!- - Harry, - Hermione gli afferrò la mano – ti prego
lascia perdere. Non ti mettere nei guai.- - E tu ci sei nei guai, signorina!-
l’assicurò Caramell ma proprio in quel momento la porta venne sbattuta con
forza. Traballarono i cardini e quasi Funny volò via, mezza spaventata quando
Draco Malfoy, coi sui bei capelli biondi schizzati di sangue per colpa del
taglio che aveva in testa si fece avanti, perforando con un’occhiata colma
d’odio suo padre. - E tu che ci fai qua maledizione?!- urlò Lucius – Dovresti
essere in infermeria a farti vedere quella spalla!- infatti una scheggia lunga
cinque pollici gli si era conficcata nella schiena ma il biondo Serpeverde
questa volta ignorò tutti, se non Silente. - L’esplosione non è stata colpa
nostra.- sibilò con le mascelle serrate – Tanto meno della Granger!- - C’era
lei davanti al fuoco! Avrebbe dovuto stare attenta!- sentenziò Caramell ma prima
che lui e Harry lo mandassero affanculo, Draco continuò con rabbia nella voce –
Preside, le dosi le abbiamo fatte insieme. Io e lei… IO non sbaglio mai!- disse
lapidario – Potete accusarmi di negligenza in qualsiasi altra materia ma io in
pozioni non sbaglio mai! Piton potrebbe affidarmi la classe! Lo chieda a
lui!- Severus sospirò, stanco e depresso. - Si…- ammise – In effetti trovo
strano che i miei due migliori allievi abbiano potuto creare questa situazione.-
ammise – Il signor Malfoy e la signorina Granger in questi mesi hanno raggiunto
un livello eccellente e non avrebbero mai messo a repentaglio il voto in una
prova come questa. La signorina aveva dolori al polso però…- - Le dosi… lo
ripeto…le ho fatte io!- ringhiò Draco per l’ennesima volta, fiacco per la
perdita di sangue – E comunque, come avrà già detto lei, avevamo appena messo a
bollire l’artemisia! Il fuoco era a temperatura corretta e non avevamo aggiunto
l’ortica!- tuonò allora, infischiandosene di sembrare impazzito – Non è stata
lei come non sono stato io! Quando mi sono girato verso la porta ho visto che
qualcuno usava la bacchetta per aumentare la temperatura! Mi sono messo a
urlare, preside, quando ho visto la fiamma farsi improvvisamente viola! Nel giro
di pochi secondi!- Caramell ora parve sbigottito – Signor Malfoy stai dicendo
che qualcuno ha cercato di ammazzarvi?- sbiancò – Oh no… no! No!- disse
esasperato – Io ne ho abbastanza di questa classe! Prima Potter e ora
questo!- - Potter cosa? Che ho fatto stavolta?- replicò il moro – Io non ho
fatto niente!- - Draco ha visto una bacchetta…- sentenziò Lucius acidamente –
Forse sei stato tu ad ordinarlo a qualcuno dei tuoi…- - Dei miei…- sibilò
Harry all’improvviso con fare pericoloso -…nessuno oserebbe mai rischiare la
vita delle altre persone per vendette personali, signor Malfoy. E fra i suoi
amici invece?- Lucius serrò le mascelle, colpito in pieno, quando Silente
placò di nuovo tutti. Offrì una sedia a Draco che perdeva sangue
infischiandosene e si rifece spiegare tutta la storia. Dall’artemisia che
aveva bollito troppo poco per esplodere, alla bacchetta che si era messa in
mezzo e aveva aumentato i gradi, facendo diventare immediatamente la fiamma
violacea. - Ok, quindi…fatemi capire bene…- Lucius rise con scherno, anche
rivolto a suo figlio – Mi stai dicendo che qualcuno ha attentato alla vostra
vita dell’interno della classe. E chi sarebbe? Un Grifondoro?- - Senza offesa
per i Serpeverde, ma un Grifondoro si guarderebbe bene da far del male alla
propria casa.- disse il preside con la sua aria serena – E poi non credo che sia
il caso di fare ipotesi tanto azzardate.- - Azzardate?- Caramell si versò da
bere del brandy, ormai al limite della crisi di nervi – Per l’amor del cielo! In
infermeria ci sono ragazzi che hanno delle ossa rotte, escoriazioni su tutto il
corpo e ustioni! I genitori vorranno delle spiegazioni e tu dici di non fare
ipotesi?- - Ritengo che sia più importante la salute dei ragazzi.- sbuffò
allora Silente, fissandolo sul piede di guerra – E la posso assicurare ministro
che la professoressa Mcgranitt sta già interrogando i feriti meno gravi. Se il
signor Malfoy ritiene che qualcuno abbia di proposito fatto saltare per aria la
sua pozione…non vedo perché non dovremmo credergli. Senza contare che anche il
professor Piton stava guardando verso la classe…e anche lui ha visto la fiamma
della signorina Granger diventare viola in pochi secondi. Io questo non lo
chiamerei incidente.- - Infatti, io lo chiamo disastro.- sibilò Lucius – Che
intende fare ora?- - Troveremo il colpevole. Non c’è da preoccuparsi. Gazza
sta già controllando gli ingredienti usati dai ragazzi, ogni provetta e
contagocce. Prima o poi verrà fuori chi è stato.- - Lo spero davvero.-
continuò il padre di Draco, con stizza – Il consiglio vorrà la testa di
qualcuno.- - Bhè non è la nostra!- ringhiò Malferret a quel punto, afferrando
Hermione per la mano e alzandosi, come già stava facendo Harry – Che si cerchino
qualche altro burattino ma noi non abbiamo fatto niente! Trovate chi ha portato
il fuoco a ebollizione troppo alta e poi fatecelo sapere! Ora torniamo in
infermeria, preside.- - Certo.- Silente posò lo sguardo su Harry – Signor
Potter ti affido i feriti.- - Non si preoccupi.- il moretto aprì la porta e
fece passare Hermione mentre Lucius richiamava suo figlio e rimasero a discutere
fuori dalla porta mentre Silente e Caramell continuavano in quella tragedia
greca. Peccato che il caro nemico numero 1° ora di Harry fosse arrivato al
limite della pazienza. Appena il Grifondoro ebbe girato l’angolo con Hermione,
Draco si ritrovò attaccato al muro, con suo padre che gli serrava la gola tanto
da fargli mancare il fiato. - Che diavolo hai in mente, si può sapere?-
sibilò l’uomo astioso – Che vuoi fare?- Il ragazzo rise. Se l’era
aspettato. - Non potrai scappare ancora a lungo, figlio mio….- Lucius serrò
meglio la presa, infischiandosene se il ragazzo stava con la camicia imbrattata
di sangue fresco – Devi scegliere! Mi rifiuto di avere ancora un codardo del
genere in giro per casa mia! Devi fare ciò che ti dico! Non importa che tu abbia
diciotto anni ormai.- - Lasciami.
Ti comporti da pazzo.- Draco strinse i denti per il dolore e
per la rabbia – Ti ho detto di lasciarmi. Non me ne frega niente di te. Te l’ho
già detto! Non m’interessa la tua ridicola causa!- - Ridicola causa?- Lucius
gli rise a un dito dal naso – Sei patetico, ragazzino…ma è tempo di diventare
uomo!- - No, per me è tempo di morire!- continuò Draco, ridendo più
amaramente di suo padre – Credi che sia stupido? Eh? Avrò fatto finta di niente
per tanto tempo ma ora ne ho basta…lasciami o mi metto a urlare.- Lucius lo
fissò negli occhi argentei, stentando a credere a ciò che sentiva. Lo mollò
appena, sempre però impedendogli di fuggire. - Cosa vedo…- sibilò, ghignando
pericolosamente – Non mi dirai che Potter ti ha garantito la salvezza.- -
Potter non mi ha mai garantito niente, neanche l’anno scorso quando il serpente
per cui tuttora strisci è passato a miglior vita!- - E allora cos’è?- l’uomo
si fece indietro, continuando a scrutarlo. Dio…come somigliava a sua madre.
Quella dannata testarda. Quella maledetta sentimentale – Cos’hai di diverso?…Sei
cambiato…- - Non sono cambiato. Sono sempre lo stesso…lo stesso essere
orrendo che hai generato.- - Sei innamorato.- Draco stava per dargli le
spalle ma rimase immobile. Ecco la cosa più pericolosa di
tutte…eccola. Ghignò apertamente, da vero attore. - Ma di che parli?-
ridacchiò ancora, scuotendo il capo – Papà…torna dai tuoi amici, è meglio. Ti
posso assicurare che la tua patetica educazione è almeno servita nel pararmi il
culo da simili oscenità. Al diavolo l’amore.- Lucius tacque proprio quando
Harry tornò indietro. Si mise fra i due senza neanche filarsi il padre. Si
limitò ad afferrare Draco per il gomito sano e a trascinarlo via, senza voler
sentire altro. Dall’angolo aveva già capito che i tempi futuri per tutti
sarebbero stati parecchio bui.
La Chips aprì di colpo la tenda, buttando
un panno insanguinato dentro al cestino. Hermione dovette distogliere lo
sguardo, deglutendo fino allo spasimo. Stava seduta sull’unico letto libero,
fra Draco e Harry. Malfoy stava a torso nudo, coi denti serrati per il dolore
fortissimo che il disinfettante e i punti gli stavano procurando alla spalla.
L’infermiere non ci stava andando di certo leggero con ago e filo…e lo squarcio
che aveva nella schiena era più grande di quanto pensava, visto che anche
Potter, anima pia, ogni volta che guardava la sua ferita impallidiva. Grazie
a Dio lui non riusciva a vederla… Poco dopo la Chips buttò via i ferri e andò
in bagno. Si stava lavando le mani. Forse aveva finito… Harry si mise in
piedi, lasciando Hermione nelle mani di Malferret che più la guardava più capiva
che stavolta non si sarebbe ripresa facilmente. - Senti Granger…- sussurrò,
per richiamarla ma lei non lo sentì nemmeno, specialmente quando Harry tornò da
loro con lo sguardo terreo. Rimase in piedi, in silenzio per qualche
secondo… - Allora?- Il Grifondoro sospirò, passandosi una mano fra i
capelli e dalla sua faccia, dagli occhi dolorosamente chiusi, Hermione capì che
qualcosa non era andato come doveva. - Ti prego…parlami…- l’implorò la
streghetta – Harry, per favore…- - Staranno tutti bene.- Il moro alzò il
viso, riaprendo le palpebre. Fissò entrambi. - Ora stanno tutti bene. I più
gravi sono…quelli che erano vicino al vostro tavolo.- Stavolta fu Draco a
impallidire. - Blaise?- balbettò angosciato – Potter…cos’ha Blaise?- Harry
prese uno sgabello e ci sprofondò, facendo segno ad entrambi si rimettersi
seduti. Quando lo fecero iniziò a spiegare tutta la situazione. – Blaise era il
più vicino in quel momento…con Ron. Quando hai urlato non devono aver fatto in
tempo a capire cosa stava succedendo…- - Harry dannazione dimmi cos’hanno!-
gridò quasi Hermione e allora il suo ex le prese la mano, stringendola
forte. - L’esplosione li ha investiti in pieno. Hanno sbattuto violentemente
la testa entrambi, cadendo. Hanno un trauma cranico, più delle vertebre
incrinate. Finché non si svegliano non possiamo sapere che danni hanno subito
alla testa…- Stavolta non risposero. Entrambi rimasero costernati. Alzarono
gli occhi e li videro stesi nel loro letti, poco più in là. La Chips e i
medici avevano guarito ogni ustione ma…la loro espressione sofferente anche nel
sonno li uccise. - Gli altri?- deglutì Hermione, sull’orlo di una
crisi. Harry cercò di sorridere – Gli altri hanno braccia rotte…graffi
leggeri e delle schegge nella schiena. Niente che non si possa guarire in una
notte. Dean che era il più lontano è riuscito anche a creare una barriera per
proteggersi. Anche la Parkinson ce l’ha fatta…- e sentito quello, Draco cambiò
all’improvviso espressione. Pansy? - La Parkinson è in coppia con
Weasley…- disse, con uno strano tono. Ed Harry capì immediatamente,
anzi…aveva sempre saputo. Come aveva fatto a castare in tempo una barriera se
era stata così vicino a Ron? Come aveva potuto avere una tale
prontezza? Nessuno dei due disse una sola parola fino a quando, col calare
della notte, il consiglio dei professori non tornò da loro. Tutta la classe era
presente, specialmente i Grifondoro che erano raccolti intorno a Hermione e
Ron. I Serpeverde invece stavano in silenzio mentre Draco non si decideva a
staccarsi dalla sponda del letto di Zabini. Era stato a guardarlo per tutto il
tempo…a tenergli quella mano sempre così calda e amica ora tanto immobile e
appena tiepida. Rimase a fissarlo angosciato anche quando entrò Silente, con
Caramell. Quando però la loro professoressa di Trasfigurazione mostrò loro
una cosa allora dovette per forza prestare attenzione. E bruciò nuovamente
di rabbia. La Mcgranitt si fece avanti con passo rigido, l’espressione quasi
di pietra. Sollevò una bilancia, andata quasi liquefatta
nell’esplosione. - La riconoscete questa?- chiese, con tono che lasciava
presagire tempesta. - E’…una di quelle che abbiamo usato oggi.- gli disse
Lavanda Brown, continuando a passare il ghiaccio su una scottatura di
Seamus. - Esatto.- continuò la strega duramente – Signorina Granger…signor
Malfoy…voi l’avete usata vero?- Hermione annuì appena – Si, abbiamo usato
proprio quella. Cosa significa?- La Mcgranitt stavolta tacque per un attimo,
poi proseguì con voce gelida – E’ fuori asse.- - Cosa?- Hermione sgranò gli
occhi – Non è possibile...- - Ho detto che è fuori asse.- continuò la
Mcgranitt – Qualcuno l’ha manomessa. Ha fatto in modo che la bilancia andasse
fuori di ben tre milligrammi in eccesso. Per questo la pozione è scoppiata dopo
tre minuti, unita a un eccessivo calore dell’acqua. Non avete sbagliato dosi
intenzionalmente…ma qualcuno ha fatto in modo che fossero errate e poi ha
surriscaldato la vostra pozione per farla esplodere. Caso voleva che il signor
Malfoy fosse fuori…- insinuò quindi, facendo ben capire ai Grifondoro che la
vittima doveva essere solo Hermione. Questi fissarono i Serpeverde con
espressione muta, ma fin troppo chiara, quando Silente si fece avanti. - Ho
bisogno di sapere una cosa, da voi due…- disse quindi, quasi a bassa voce –
visto che la vostra pozione è stata l’unica a esplodere con questo metodo, è
probabile che chi ha messo fuori asse la bilancia l’abbia fatto prima che fosse
consegnata a voi. Perciò dovete dirmi chi ve l’ha passata.- A quella frase
una persona tremò. Si sentì il sangue fermarsi nelle vene. Ma mentre lei
tremava dal terrore, Draco portò lo sguardo su Hermione. - Io…io mi sono
girato per parlare con Zabini. Avevo rotto il contagocce…e quando sono tornato
alla tavola la bilancia era già lì.- così guardò la sua mezzosangue per
chiederle finalmente la verità ma la Grifoncina…dopo un secondo eterno in cui
non guardò nessuno se non il pavimento, rialzò il viso tirato e graffiato,
fissando la Mcgranitt. - Mi perdoni…ma non ci ho fatto caso. Non ricordo chi
me l’abbia data.- Scoppiò un putiferio. Fra Grifondoro e Serpeverde quasi si
scatenò una guerra mentre Malfoy, con gli occhi sgranati per la collera, si alzò
in piedi e corse ad afferrarla per le spalle, tanto nessuno se ne
accorse. Come immaginava le lesse in faccia la verità ma non ci fu verso di
fargliela dire. A niente valsero le sue parole. Neanche quando i professori
se ne andarono, minacciando un’apocalisse. Rimasti soli, i ragazzi si
guardarono come nemici. - Possibile che non ti ricordi?- ringhiò
all’improvviso Nott, dando voce a tutti i Serpeverde – Dove ce l’avevi la
testa?- Ma Hermione si sedette di nuovo sulla branda, ignorando il suo
tono. - Come tutti gli altri avevo in testa la pozione…e non chi mi passava
la bilancia!- - Oh, complimenti!- sibilò con voce stridente la Bulstrode –
Adesso si che siamo a posto!- - Millicent falla finita!- ringhiò la Leptis
dal suo letto, dove se ne stava con entrambe le gambe rotte – Non è questo il
momento per queste stronzate! Abbiamo appena rischiato di morire perché qualcuno
di voi deficienti ha avuto la bella idea di fare uno scherzo ai
Grifondoro!- - Ehi, adesso calma…- si mise in mezzo di nuovo Nott ma la
compagna era ormai sul nevrotico – Calma un accidente Theodor!- piagnucolò –
Sono sempre stata la prima a fare la stupida ma questa volta, chiunque sia
stato, ha esagerato! Potevamo morire tutti quanti!- - Si?- rispose Seamus
rabbioso, tenendosi il ghiaccio anche sull’occhio – Bhè, sai che ti dico? Che ci
lasceremo molto più che la pelle se il coglione che ha fatto questa bella
puttanata non salta fuori! Chi l’ha fatto si prenda la responsabilità della
cosa!- - Ma che cazzo parli a fare…- lo blandì Dean ma Finnigan continuò più
feroce – Parlo che se non salta fuori il colpevole finiremo tutti quanti nella
merda! Hermione non ha fatto niente e finirà per prendersi la colpa, lo capisci
o no?! Adesso una di quelle teste di cazzo deve dire la verità, punto e
basta!- - Attento a come parli stronzo!- saltò in piedi Goyle. - Parlo
come cazzo mi pare!- ringhiò Seamus e per fortuna Dean e Harry riuscirono a
fermarlo o niente li avrebbe fermati dal fare a cazzotti. Quando si furono
calmati, Potter che era il più sano di tutti, anche se fremeva di collera nel
vedere il suo migliore amico steso in quel letto e senza conoscenza, decise di
fare da moderatore. Riprese lo sgabello e a forza li fece sedere tutti. Cercò di
analizzare la situazione. Ma la verità era una. - Ci sbattono fuori
tutti.- sbuffò, amareggiato – Da non credersi…- - Già, sette anni di
stronzate e finiranno per sbatterci fuori adesso Potter.- sibilò Draco con
rabbia, osservando i suoi compagni di casa – Adesso ascoltatemi bene tutti
quanti. Non so chi di voi sia stato…e sinceramente non me ne frega un cazzo. Ma
stavolta avete esagerato. Potevate fare quello che volevate, ve l’ho sempre
detto…- e finì fissando Blaise, pallido come un morto. Cazzo se gli fosse
successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Si voltò verso Hermione,
sulla branda a fianco. - Chi ti ha dato la bilancia mezzosangue?- chiese, col
tono più calmo possibile. - Non me lo ricordo.- ridisse come un automa e
stavolta Malfoy non resse più. Afferrò il catino colmo d’acqua ghiacciata che
aveva a fianco e glielo rovesciò completamente addosso, svegliandola dal suo
sonno catatonico. Ignorando i ringhi dei suoi compagni Grifondoro le riformulò
la domanda. Lei però era furibonda. – Come diavolo ti permetti idiota??- gli
gridò – Ti ho detto che non me lo ricordo!- - Sono tutte stronzate!- replicò
il biondo gettando per terra la tinozza – Voglio la verità adesso!- - Vai al
diavolo Malferret!- - Tu ti ricordi anche degli insulti che ti ho lanciato
tre mesi fa e non ti ricordi chi t’ha dato la bilancia!? Sono vaccate belle e
buone queste, ok? Fatti furba e dimmi subito chi è stato!- - Chi credi di
essere per darmi ordini?!- abbaiò lei di rimando, strizzandosi i capelli al
limite della pazienza. - Oh me lo dici con le buone o te lo tiro fuori con le
cattive!- - Insomma basta!- Harry si mise fra i due, zittendoli – Stare qua a
litigare non serve a niente! Ma Herm…- stavolta fu il bambino sopravvissuto
quasi a supplicarla con gli occhi – Se non dici cos’è successo…finirai
espulsa.- - No, non mi butteranno fuori.- sibilò lei, guardando altrove –
Qualcuno ha sballato la bilancia e non sono stata io.- - E dicessi chi te
l’ha passata saremmo tutti a posto!- rognò Nott. - Senti vedi di stare
zitto!- gl’ingiunse Draco – Da voi non voglio più sentire una parola!- - Io
invece una domanda ce l’ho!- sbottò la Bulstrode all’improvviso – Dì un po’
Pansy…- e la moretta sobbalzò, sentendosi fissata da tutti – Tu stavi con
Weasley…com’è che lui ora è privo di conoscenza e tu invece sei stata tanto
veloce da fare una barriera eh?- - Ho solo sentito Draco che urlava.- sibilò
sulla difensiva. - E hai tirato fuori la bacchetta dalla sacca tanto
velocemente da salvarti?- insinuò Calì con astio – Piton non ci fa mai tenere le
bacchette a portata di mano nella sua lezione! Perché mai te la sei tenuta nel
mantello?- - Già, avevi già in mente di divertirti per caso?- continuò
Millicent pedante. - Queste sono solo sciocchezze!- abbaiò Pansy rossa in
viso. - Lo vedremo…- sibilò Draco all’improvviso, gelandola con la sua voce
di monito – Lo vedremo.- A un certo punto sentirono dei mugugni…poi qualcuno
ridacchiò. - Senti come si agitano Ron…- - Già Blaise…e dire che hanno
solo qualche graffio loro…- In un lampo i due ultimi feriti vennero
circondati e abbracciati fino alle lacrime. Ron specialmente che venne
stritolato dalla Hermione più dolce e preoccupata che avesse mai visto mentre
Blaise sorrise appena, sentendo la presa forte di Draco nella sua mano. -
Come stai?- gli sussurrò il biondino – Dio, che stronzo…mi hai fatto morire di
paura.- - Così impari.- ridacchiò Zabini, socchiudendo le palpebre. Lo
stesso stava accadendo ad Harry. Strinse forte in un abbraccio il suo compagno
di scorribande, ringraziando chiunque li avesse protetti di averglielo rimandato
indietro, poi per qualche tempo riuscirono a starsene buoni. Almeno fino a
quando Silente, la Mcgranitt, Piton e Caramell non ritornarono, all’alba delle
undici di sera. - A voi è tornata la memoria?- chiese nuovamente la
direttrice della casa dei Grifondoro. Tutti tacquero e lo stesso fece
Hermione che da perfetta attrice scosse il capo, quasi depressa. La Mcgranitt
però non parve sorprendersi. Anzi… - Bene, il preside Silente e il ministro
Caramell insieme al collegio del professori sono giunti a una conclusione.-
continuò al strega, ora stranamente calma – Visti gli avvenimenti in questi anni
avvenuti fra le case, i problemi che avete causato, le risse, gli incidenti più
o meno gravi…abbiamo deciso…- e tutti trattennero il fiato -…di non fare
assolutamente nulla.- Qualcuno strabuzzò giusto un po’ gli occhi,
specialmente Harry che in vita sua non aveva mai visto la professoressa di
Trasfigurazione così tranquilla e pacata mentre assegnava una punizione. -
Come scusi?- sussurrò Ron stranito – Non…volete fare niente?- richiese,
allibito. - Esatto signor Weasley.- spiegò incrociando le dita con
soddisfazione – Dopo quest’increscioso incidente tutto il consiglio ha solo
chiesto una settimana di sospensione per tutta la classe. A partire da domani
mattina. Per sette giorni ve ne starete confinati nei vostri dormitori, sotto il
controllo dei direttori della vostra casa. Io e il professor Piton siamo
autorizzati a venire a fare dei controlli quando più ci aggrada per tutta la
sospensione. E questo è quanto.- - Ehi, un attimo!- tuonò Draco con i capelli
scombinati per il nervoso – Qua due ci hanno rischiato la vita!- - Non
sappiamo cosa farci, signor Malfoy.- borbottò Piton apatico – Nessuno vuole
confessare, la signorina Granger non ricorda…insomma, questo a me pare soltanto
un altro esempio di quanto la vostra classe sia un ammasso di teste di legno
votate al martirio. Comunque, se può farla sentire meglio, è stata presa una
precauzione su richiesta del consiglio. Visto che appunto come ha fatto notare
lei, qualcuno ha rischiato la pelle… abbiamo deciso che d’ora in avanti, al
prossimo incidente…piccolo o grande che sia…il colpevole verrà immediatamente
sbattuto fuori da Hogwarts.- Stavolta i ragazzi rimasero a bocca aperta. -
Avete capito bene.- la Mcgranitt parve soddisfatta del loro ammutolimento –
Visto che non ci sono colpevoli, verrete solamente sospesi da domani mattina.
Domenica prossima, a punizione scaduta, potrete anche andare a Hogsmade col
professor Mckay che per la cronaca si è astenuto dal venire con noi per non far
parlare il colpevole coi suoi personali metodi… ma a parte questo, d’ora in
avanti al più piccolo incidente, zuffa…- e fissò sia Harry che Draco – caduta
dalle scale…- e scrutò Hermione – malocchio, incendio o esplosione… gli studenti
coinvolti che siano innocenti o meno verranno espulsi immediatamente. Spero di
essermi spiegata.- - Avete la notte per pensarci…- disse Silente, prima di
andarsene con gli altri professori – Spero sul serio che questa sarà l’ultima
volta che fra Grifondoro e Serpeverde accade una cosa simile. Buona notte
ragazzi.- e se ne andò, chiudendo la porta su delle facce che si era ritrovate
ormai davanti a un bivio. Ovvero: fine dei
giochi.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16° ***
Dopo che i professori se ne furono andati e i loro
passi furono abbastanza lontani dall’infermeria, tutta la classe poté smetterla
di trattenere il fiato. Il verdetto era stato chiaro…tanto chiaro e
agghiacciante che quando un tuono ovattato borbottò in cielo, nessuno ci fece
caso. Il lampo illuminò tutti gli anfratti di Hogwarts in un gioco di ombre e luci veramente sinistro… Le due case
erano mute, ferme a guardarsi senza sapere cosa dire. I Grifondoro erano
chiusi attorno a Hermione e Ron, tutti a chiedersi come avrebbero potuto andare
avanti fino alla fine della scuola, dove sarebbero finite le risate e la fiducia
che i professori avevano in loro. Diversa la situazione a Serpeverde dove i compagni si
scrutavano, cercando il colpevole. E quando Theodor Nott emise un sospiro
pesante e seccato, accese la miccia della rabbia. - Complimenti, veramente
complimenti!- sibilò Millicent Bulstrode acida – Chiunque sia stato è davvero un
grande!- - Oh, ma perché non taci?- ringhiò Seamus, levandosi il ghiaccio
dall’occhio – Non hai sentito cos’hanno detto i prof? Questo è solo il modo per
farci svegliare e costringerci a far saltare fuori il colpevole!- - E certo!
Me la devo inventare adesso la verità?- replicò Nott esasperato – Sta zitto
Finnigan!- - Oh, ma per favore!- continuò il grifone furente – E’ dall’inizio
dell’anno che meditate di farci qualcosa…bene, stavolta sono d’accordo con la
Bulstrode! Complimenti! Siete dei geni!- - E secondo te saltare in aria tutti
quanti sarebbe stata la nostra idea?- Nott e Finnigan stavano di fronte
pronti a spaccarsi la faccia e solo l’intervento dei compagni riuscì a
separarli, anche se Seamus aveva perfettamente ragione. Quella dell’espulsione
immediata era solo un pretesto dei professori per trovare il colpevole. Un
eccellente pretesto… - Se sua altezza si ricordasse di chi le ha passato la
bilancia ora non saremmo qua!- sibilò la Leptis dal suo letto. - Lascia in
pace Hermione!- le disse Lavanda con astio – Tu sei l’ultima a dover
parlare!- - Non ha neanche tutti i torti.- sibilò Emmaline Stock – Se i
professori avessero voluto a quest’ora Lavinia saresti a casa tua, espulsa per
uso improprio di magia nera! Quindi taci e fa questo favore all’umanità!- -
Tacete tutti quanti, adesso basta!- Harry James Potter si mise in piedi,
cominciando sul serio a spazientirsi. Fra i Serpeverde, le condizioni di Ron che
non facevano altro che fargli desiderare di mettere le mani al collo a una certa
persona e Hermione che si ostinava a stare nel suo orgoglioso silenzio, la sua
emicrania aumentava. Marciò fino alla porta dell’infermeria e la
chiuse, bloccandola col Colloportus, poi tornò dal suo gruppo. - E allora?- sbottò verso
i compagni – Deve venire fuori chi è stato. Entro stanotte.- - Tu sogni…-
sibilò Draco Malfoy, sogghignando seduto accanto a Blaise Zabini, ancora
sofferente e dolorante – Se credi che il colpevole parli di sua volontà,
Sfregiato, sei davvero pazzo.- - Bhè, non ci va una laurea Malferret!-
replicò il moretto facendosi due calcoli – Basta pensare come ci siamo passati
le bilance stamattina. Chi ha passato la bilancia a te a e Hermione stava vicino
a voi.- - Ce le passavamo per fila…- borbottò il biondino, cominciando a
ingranare – Si, ce le passavamo per fila.- - Che intendi?- chiese Tiger. -
Tu e Thomas eravate in culo alla cattedra e non vi ho mai passato niente fin
là.- sbottò Malfoy scocciato – Quindi…bhè, a tavole eravamo messi…dunque Blaise
e Potter alla nostra sinistra, davanti c’erano Theodor e la Brown…e alla destra
Weasley e Pansy.- e con un’occhiata al veleno corse fino alla Parkinson che ora
parve perdere colorito in viso. - Quindi?- saltò su Calì Patil – Andiamo, Ron
non può essersi fatto del male da solo! E neanche Zabini!- - Fin qui non fa
una piega…- ironizzarono in coro i due moribondi. - Per non parlare del fatto
che chi ha fatto aumentare il calore della pozione ha scelto il momento in cui
Malferret era fuori dalla classe.- insinuò Harry amaramente – Perciò deve essere
un Serpeverde.- - Oh, se Merlino vuole ci siamo arrivati!- disse Seamus
acidamente, continuando a tamponarsi l’occhio gonfio e rosso – Rimangono Nott e
la Parkinson! Devo ancora chiedere chi è stato?- - Già, Pansy…chi è stato?-
Millicent e tutte le serpi ora scrutavano astiose la loro compagna di casa che
sempre più ansiosa si era messa in piedi, sdegnata da quegli sguardi
inquisitori. - Vi ho già detto che non centro niente! Anche Potter era fuori
dall’aula! Può essere stato lui con un incantesimo!- - Si, per ammazzare
Hermione farei questo ed altro!- Harry scosse il capo, disgustato. Ora cadde
il silenzio e la moretta era agitata veramente. - Non sono stata io! Quante
volte ve lo devo ripetere!? Non potete dare la colpa a me! Io non avrei mai
fatto del male a Draco!- ma la Lavinia Leptis la interruppe, attaccando a ridere
sguaiatamente – Si, peccato che Draco si sia lanciato nella stanza prima! Ti ho
visto quando lo raccoglievano dalle macerie! Eri pallida come un lenzuolo.- -
Perché ero preoccupata per lui, cretina!- - Si, abbiamo Santa Pansy qua…- La
Brown la fissava pronta anche a graffiarle tutta la faccia – Volevi solo fare
del male a Hermione, ti è andata male che Malfoy si sia precipitato dentro a
salvarla, ecco cosa!- - Per favore, Lavanda…- si mise mezzo la Grifoncina che
non aveva apprezzato l’ultima frase ma a quanto pareva tutte le sue amiche si
erano innalzate a sue guardiane. Anche Calì era scattata a molla, ricordando la
faccenda del maleficio per l’ennesima volta e se non fossero intervenuti i
ragazzi probabilmente la Parkinson e la Leptis si sarebbero ritrovate senza
capelli nel giro di pochi minuti. Quando furono ben lontane le une dalle altre,
era chiaro che se il colpevole non parlava tutto rimaneva nelle mani di Hermione
che però si rifiutava di uscire dal suo silenzio. Non faceva altro che
medicare continuamente le bruciature delle mani di Ron che insieme a Harry non
faceva che fissarla e chiederle silenziosamente perché. Perché non diceva la
verità? Orgoglio? Testardaggine? Vergogna? Dolore? Perché non parlava?
Perché lei sapeva chi era stato a passarle quella bilancia, a cercare di farle
del male. Lei lo sapeva, tutti lo sapevano… - Rifaccio la domanda per
l’ultima volta.- Era Draco che levatosi dal letto di Blaise ora stava sul
serio perdendo la pazienza. - Mezzosangue…- fissò Hermione stavolta senza
rabbia, ma con una certa tensione nella voce – Per favore…- e già quel tono
gentile fece ammutolire tutti quanti – guardami in faccia e dimmi chi ti ha
passato quella maledetta bilancia.- Ma naturalmente, come immaginava Harry,
non cavò un ragno dal buco. Hermione si limitò a sostenere il suo sguardo,
senza mai abbassare il viso. - Non me lo ricordo. È inutile.- - Non
raccontarmi storie.- sibilò Draco gelido. - Non me lo ricordo Malfoy.- -
Herm…anche se farai espellere il colpevole guarda che nessuno penserà male!- le
disse Neville timidamente. - Infatti, se lo merita!- frecciò Dean
Thomas. - Non è questo…- rispose tranquilla ma Draco naturalmente non le
credette. Lasciò perdere, sapendo bene quanto fosse impossibile parlare visto
che si era impuntata, così volse il capo verso la Parkinson. E Pansy tremò. -
Non sono stata io Draco!- piagnucolò melodrammatica – Te lo giuro!- - Belle
promesse da marinaio.- sibilò Harry rabbioso – Come quando non hai fatto un
maleficio a Hermione vero?- - O come quando è caduta dalle scale!- continuò
Ron, peccato che stavolta la Grifoncina li zittì aspramente, ricordando ai due
che non erano affari loro, peccato che Malfoy ne avesse fin sopra i capelli di
quella storia. Era stanco e i punti gli tiravano, quindi non era il massimo
delle buone maniere, se mai lo era stato. Si avvicinò a Pansy e le rifece la
domanda. - Sei stata tu?- La moretta deglutì e riuscì a guardarlo in
quegli occhi argentei solo per un secondo. - …No. Non sono stata io.- Le
due case scoppiarono in una colossale bestemmia. - Com’è possibile
dannazione?!- strillò la Bulstrode – E’ evidente che sei stata tu! Non finiremo
tutti quanti nei guai solo perché questa volta hai esagerato intesi? Hai quasi
ammazzato Blaise, razza di deficiente!- - Non potete darmi la colpa senza
prove!- urlò Pansy con voce stridula – Se quella sporca mezzosangue fosse solo
in grado di fare pozioni ora non…- ma sfortunatamente per lei non finì la frase.
Le uscì un suono strozzato quando Draco, ormai sul serio al limite, le
strinse di colpo la mano alla gola. Finirono contro il muro ma anche fra le
grida di tutte e due le case il biondo non la mollò di un centimetro. Arrivò a
un dito dalla sua faccia, vedendola rossa per la mancanza d’aria. Ora
sembrava davvero volerla uccidere. E Pansy se ne reso conto, cominciando a
sentire i brividi lungo la schiena. - Mi sembrava di averti avvisato…- le
sibilò mentre i Serpeverde cercavano di separarlo dalla Parkinson - …ti avevo
detto di moderare i termini quando c’ero io presente! Ti sei spinta troppo
avanti! Giuro che questa volta un modo lo trovo per fartela pagare!- - Basta!
Draco…Draco basta…- Fu Hermione ad afferrarlo per il braccio. Lo strinse
forte, riuscendo a farsi vedere. Malfoy la guardò negli occhi, vide la sua
immagine riflessa nell’oro delle sue iridi…e quando aveva sentito il suo nome
pronunciato dalla bocca della sua mezzosangue tutto di colpo si era fatto
strano. Diverso. Lentamente, mollò la presa alla gola di Pansy che quando fu
libera si lasciò andare in un gemito quasi disperato. Aveva gli occhi lucidi ma
ancora la forza per odiare. Fissò la Grifoncina con ogni sentimento malvagio
nel suo animo poi andò alla porta e se la sbatté alle spalle, uscendo
dall’infermeria. - E’
stata lei.- proruppe Calì – Ma la nostra parola non vale un
Vermicolo appena nato!- - Trenta contro una?- disse scettica la Brown. - Se non lo
dice Hermione la cosa verrà insabbiata.- Blaise alzò le spalle, quasi rassegnato
– Il padre di Pansy non permetterà che venga sbattuta fuori senza delle prove in
mano. E le nostre voci valgono a poco.- - Perfetto, allora teniamoci
l’espulsione sul collo fino al M.A.G.O!- ringhiò Nott sbattendosi in branda –
Fanculo…- - Oh, ce la siamo voluta.- mugugnò Neville. - Voluta una
fantastica sega!- sibilò Draco, sedendosi sul letto e toccandosi il taglio sulla
testa – Adesso ci tocca stare qua fino a domani mattina. Poi Piton e la
McSCASSACAZZO verranno per riportarci ai dormitori.- - Una settimana di
cazzeggio…- borbottò Harry – Mica male.- - Guardiamo sempre il lato positivo
eh?- rise Blaise a mezze labbra. Riuscirono a calmarsi almeno un poco. La
giornata era stata pesantissima e quando i più stanchi misero la testa sul
cuscino finirono subito per addormentarsi, Serpeverde nella fila a sinistra e
Grifondoro rigorosamente a destra anche se verso mezzanotte Draco, infastidito
dal dolore alla testa e da un certo borbottio concitato, aprì le
palpebre. Sentì delle voci, poi lo sbattere di una porta… Si mise a
sedere, capendo di aver visto Potter uscire dall’infermeria. - Non
dormi?- Volse il capo alla sua sinistra, trovando Hermione seduta fra la
sponda del suo letto e quello di Weasley. - Dov’è andato San Potter?- - A
sbollire da qualche parte.- rispose la Granger osservandolo – Ti si sono aperti
i punti.- Malfoy imprecò leggermente. Toccò appena sopra la tempia sinistra e
ritrasse la mano bagnata di sangue. - Sta fermo…- Hermione poco dopo gli
stava seduta accanto, con un panno bagnato premuto contro la ferita. Faceva
attenzione a non fargli male ma il viso di Malfoy, come il suo del resto, era
coperto da taglietti di schegge. Attese d’inzuppare di nuovo il panno
nell’acqua per parlare di nuovo, facendo in modo di non guardarlo. - La Chips
ha detto che sono stata fortunata…se l’esplosione mi avesse colpito da in
piedi…sarei morta ora.- Il Serpeverde purtroppo capì solo che aveva di nuovo
rischiato di perderla. Serrò le mascelle. - Ti sto ringraziando...- continuò
Hermione, passandogli il panno fresco ancora su un graffio sulla guancia. Un
lampo illuminò la stanza e Draco stavolta le afferrò dolcemente la mano.
Inchiodò gli occhi argentei in quelli della Grifoncina ed entrambi ricordarono
all’improvviso quella sensazione atroce, provata quando erano stati separati,
appena ritrovati da sotto le macerie dell’esplosione. L’abbraccio, il loro
cercarsi…tutto quanto era ritornato a galla. Improvvisamente cominciò a
piovere. Le prime gocce di pioggia caddero lente, come l’alito caldo di quel
Serpeverde che Hermione sentiva a pochi centimetri dalla sua faccia. Socchiuse
gli occhi un secondo, quando lui le prese dolcemente il viso fra le mani.
Abbassò il capo e quando lo rialzò le loro fronti si accostarono. Il cuore,
da dolcemente eccitato, cominciò a battere all’impazzata…come la pioggia che ora
infuriava contro Hogwarts. All’improvviso qualcosa cominciò a divorare anche
lui. E non solo il suo cuore capriccioso che per la prima volta gli faceva
temere di restare senza fiato…era tutt’altro. Era puro desiderio. Pura
brama…unita però a qualcos’altro. Doveva averla, doveva averla a tutti i
costi. Voleva stare con lei, tutte le notti, ogni momento…ogni istante. Che
cos’era che lo stava bruciando in quel modo? Era lì a un passo dal baciarla,
dall’averla per sé…e qualcosa ora lo terrorizzava… Bastò quella sua piccola
indecisione a far rinsavire Hermione che, presero per il polso, si staccò un
poco. Non resse i suoi occhi indagatori e incendiati di passione, così
abbassò il volto. - Per quanto ancora intendi fuggirmi?- le chiese roco. -
Fino a salvarmi.- sussurrò Hermione e dicendo quello gli dette velocemente le
spalle, correndo alla porta. Ma non fu abbastanza veloce da nascondergli le sue
lacrime. Oh no, non stavolta…pensò, mettendosi velocemente in piedi. Afferrò
la camicia e a fatica se la infilò, lasciandola aperta. Basta, basta
continuare a giocare! Uscì dall’infermeria di volata e si guardò attorno. La
pioggia e il vento imperversavano…ma lui non le sentiva. La vide subito, sotto
le arcate del giardino, alla sua destra. Era ferma, immobile, a guardare le
gocce cadere ritmicamente. Poi guardò verso di lui…e Draco si mosse
immediatamente. Più si avvicinava e più le chiedeva mentalmente scusa. Si,
era un bastardo. Un maledetto che prendeva quello che voleva. Anche con lei
avrebbe fatto così…e l’adorava, se n’era accorto quando l’aveva salvata da
quell’esplosione. Se n’era accorto quando gliel’avevano strappata dalle braccia.
Ma l’avrebbe fatta soffrire comunque. Lo sentiva. Perché lui la voleva
interamente, fino allo spasimo, fino a farla gridare e piangere. La voleva
fino a farle e farsi del male. Era un sogno…un sogno da cui pregava di non
svegliarsi. Lei piangeva ancora quando le arrivò a pochi passi. Ma non
indietreggiò. - Hermione…- sussurrò il suo nome, come se dicendolo avesse
potuto esorcizzare ciò che provava ma non servì a niente. Fu come accendere una
luce nel buio. Non si fermò davanti a niente. Né coscienza, né rimorsi. Le
volò addosso e nello stesso istante in cui le passava le braccia alla vita,
sollevandola alla sua altezza, Hermione gli cinse le esili braccia al collo.
Lasciò che Draco affondasse la bocca nella sua e niente le importò più. Né la
pioggia che l’inzuppava, né i tuoni che sovrastavano su di loro… Il desiderio
di tanto tempo venne finalmente esaudito. Lo baciò, lottando con la sua lingua
esigente e passionale, fino a quando ebbe fiato. Si lasciò mordere le labbra
morbide, assaggiò il gusto di Draco…del suo maledetto Serpeverde. Al diavolo
l’orgoglio. Al diavolo tutto… S’inarcò contro il suo corpo, schiacciandoglisi
addosso. Voleva sentire ogni cosa…fra le sue braccia tutto era un mondo nuovo,
magnifico. Tetro e sinistro… Quando si staccarono appena, Draco accostò la
fronte alla sua, passandogli una mano dietro alla nuca. La baciò ancora, col
sangue che gli galoppava nelle vene. Si staccò nuovamente, godendo delle carezze
di lei fra i suoi capelli. Bastò uno sguardo…uno sguardo soltanto. Poi il
tragitto a Grifondoro… Come in un vortice torbido, ogni pensiero razionale si
perse. Gli unici sensi che rimasero intensamente accesi furono il tatto e il
gusto, il tocco di mani impazzite e smaniose. A Grifondoro vuoto e
silenzioso, le candele nella notte si consumarono. Su quel corpo bagnato di
pioggia, lento e sensuale, umido e ipnotico, Draco capì che niente altro al
mondo sarebbe valso tanto. Il batticuore che aveva avuto nell’entrare nella sua
camera l’aveva quasi messo in ginocchio. Quando l’aveva
spogliata…l’eccitazione era stata tanta che avrebbe voluto fermare il tempo.
L’aveva fissata in quegli occhi dorati per tutto il tempo mentre le slacciava i
bottoni della camicia della divisa…poi i baci sul collo, i morsi leggeri alla
gola, i gemiti simili a sibili nell’ombra… Contro i bagliori del temporale il
corpo di Hermione poi era nascosto e messo in luce solo ad attimi, a respiri…
Fu passione pura, lussuria e appagamento dei sensi. Un prendere e un dare
che durò più a lungo di quanto si sarebbero mai aspettati. Quando si lasciarono
andare a letto non c’era più niente che li avesse potuti fermare. I loro
corpi insieme, l’uno sull’altro, parvero incastrarsi alla perfezione,
esattamente come le loro dita intrecciate che si univano e si lasciavano quando
il desiderio di tornare a lambirsi di nuovo la pelle si faceva
impossibile. Hermione annegò più volte il viso nella sua spalla, zittendo le
grida che lottavano per uscirle dalla gola. Appagò il desiderio provato a lungo
di affondargli le mani in quei capelli biondissimi. Non dimenticò mai la sua
espressione, quasi dolcemente addolorata, a ogni palpito di piacere. Il peso di
Draco su di lei non fu mai così agognato. E quando entrò in lei, come se non
avesse mai desiderato altro nella vita, fu come perdersi. Non rimase più niente.
Se non lei. Rimasero in due. E niente altro. Impararono a conoscere i gemiti
dell’altro, a memorizzare le sensazioni di un tocco, di un alito caldo sulla
pelle… E lo strano calore di un cuore che batte impazzito, abbracciato a un
altro. Il pendolo batteva le tre quando Draco riaprì gli occhi, svegliato da
un lampo gigantesco. La finestra si era spalancata e afferrò la bacchetta,
per richiuderla. Una volta fatto richiuse gli occhi e allungò la mano sul letto,
per cercarla…ma non la trovò. Riaprì le palpebre e si mise a sedere ma vide che
lo spazio era vuoto. Poi però sentì dei rumori dal bagno…non accese neanche
la luce. Si avvolse nel lenzuolo e si accostò alla porta, in silenzio. La trovò
seduta a terra, in un angolo. Era avvolta in un accappatoio bianco, morbido,
rannicchiata su se stessa, si teneva strette le ginocchia graffiate al petto. Le
piccole spalle erano scosse dai brividi e…anche da qualcos’altro. Se ne
accorse quando Hermione sollevò lo sguardo…bagnato di lacrime. Quando lo vide
tornò ad abbassare il volto, cercando di pulirsi come meglio poteva ma continuò
a singhiozzare. Cosa poteva dire ormai? Cosa potevano avere da spartire
ancora? Avrebbe preso la porta e se ne sarebbe andato… Invece se lo ritrovò
seduto a fianco, con notevole difficoltà visto il dolore causato dalle
contusioni. Dopo un attimo, in cui il Serpeverde rimase immobile a fissare il
vuoto, si ritrovò stretta a lui, col capo nascosto nel suo torace liscio. Non
l’abbracciò a sua volta, tanto non sarebbe servito a niente… Rimase sconvolta
però, quando sentì le sue parole, appena sussurrate. - Vedrai che staranno
bene…non è colpa tua…- Oh, non piangeva solo per quello. Non piangeva per gli
altri…ma anche per quello che avevano appena fatto. Ormai aveva fatto un
disastro. Non avrebbe mai dovuto andare a letto con lui…mai…e ora non faceva che
ripensare a quante volte aveva dovuto mordersi la lingua, per non dirgli ciò che
davvero provava. Ed ora era tutto finito… Continuò a ripeterselo anche
quando le baciò le guance, carezzandole il viso lentamente, come per
calmarla. Continuò anche quando Draco la prese in braccio, costringendola a
stringersi a lui. Fu incredibile come la cullò…come cercò, in maniera alquanto
goffa e timida, di consolarla, di farla smettere di piangere. Ma Hermione,
come naturalmente sapeva anche Malfoy, non era mai stata tipo da piangere troppo
a lungo, specialmente non era tipo da mostrare proprio al suo peggior nemico le
sue debolezze. Per questo decise che tanto, perso per perso, avrebbe goduto
di quella notte fino in fondo. Scostò il capo dalla sua spalle, accostando di
nuovo la bocca a quella di Draco e lo baciò fino a sfinirsi, ricordando ogni
meraviglioso momento dannatamente importante di ciò che avevano appena
passato. Gli morse dolcemente le labbra, gliele succhiò, le carezzò, le
percorse con la lingua…e bastò poco, perché lui non disse di no. Anzi. Quasi la
spinse per tornare a letto, l’unico posto in cui, per il momento, sarebbero
potuti stare comodi date le loro condizioni. Una volta di nuovo sul morbido
materasso la riprese nuovamente in braccio, godendo nell’avere il suo seno
piccolo e perfetto a portata delle sue labbra. Le scostò l’accappatoio e fu un
sesso più assonnato, meno rovente di quello che li aveva accomunati la prima
volta. Non li divorò, non li bruciò…ma quando giunsero di nuovo all’orgasmo,
abbracciati come due naufraghi, entrambi avevano capito fin troppo bene che
nulla sarebbe più stato uguale. Crollarono sul materasso e Draco attese che i
battiti del cuore tornassero calmi, carezzandole i capelli e tenendosela contro,
senza volerla lasciar andare. Hermione però dopo poi si staccò da lui,
portandosi al suo fianco, appoggiò il capo al cuscino e cercò di chiudere gli
occhi. Cos’era quella brama?, si chiese. Cos’era quella foga che non la lasciava
neanche ora, dopo averlo avuto di nuovo? Cos’era quel desiderio incontenibile di
baciarlo, toccarlo…averlo sempre dentro di lei? Si addormentarono vicini, col
capo chino verso l’altro e quando il pendolo batté lei sei di mattina, la
Grifondoro si risvegliò di colpo ma non si mosse, conscia della presenza che la
schiacciava teneramente al letto. Draco di certo non era uno che a letto
sapeva stare fermo, pensò fissando il suo viso tranquillo, almeno nel
sonno. Aveva un braccio lungo su di lei, come se avesse voluto proteggerla da
qualcosa… Hermione sorrise solo per un attimo, poi sospirò. Guardò di nuovo
l’ora e si accorse che presto i professori sarebbero tornati per scortarli nei
dormitori. Dovevano ritrovarsi tutti in infermeria o avrebbero passato altri
guai! - Accidenti!- sibilò, scuotendo il Serpeverde – Draco! Draco
svegliati!- Lui bofonchiò qualcosa, limitandosi a tapparle la bocca con un
altro bacio ma la Grifoncina stavolta non si fece abbindolare. Erano nei guai
fino al collo! Lo scosse di più e quasi lo scaraventò giù dal letto. Quando
Malfoy cercò di bestemmiarle dietro, lei gli mise il pendolo sotto il naso e
quasi ebbe un infarto. Rotolarono giù dalle sponde e cominciarono a tirarsi
dietro pezzi delle rispettive divise sparse per tutto il pavimento. Quando
furono mezzi vestiti Hermione si accorse di avere addosso la camicia di Draco e
di nuovo tutto un casino per svestirsi. Alla fine riuscì a infilarsi la gonna
mentre Malfoy si uccideva per mettersi il maglione. - Quanto manca?- chiese,
imprecando per il male alla spalla. - Poco…- Hermione guardò l’orologio al
polso, rifacendogli il nodo alla cravatta di volata. - Sono presentabile?-
gli chiese quindi, cercando di ravvivarsi uniforme e camicetta. - In che
senso?- replicò, sapendo dove voleva andare a parare. - Lo sai
benissimo…- Malfoy fece una smorfia – Non lascio succhiotti sul collo, a
differenza tua.- - Grazie a Dio il resto è tutto coperto.- ironizzò lei – I
capelli?- - Ecco…- - Che hanno i miei capelli?- alitò nervosa, correndo
allo specchio – Che gli hai fatto?- - Non tutto quello che avrei voluto.-
sentenziò sarcastico, passandole la spazzola. Dopo di che afferrarono i mantelli
e in punta di piedi ripassarono in mezzo all’ala femminile. Stavano passando
davanti al bagno quando improvvisamente la porta di spalancò ed Elettra ne uscì
stropicciandosi gli occhi ma li allargò a palla quando si ritrovò davanti a
Draco. La Baley rimase zitta, fissando la scena…e intanto sia Hermione che
Malferret sbiancavano, peccato che la biondina cacciatrice di Harry non fece
altro che sorridere, dare loro il buon giorno muovendo le labbra senza emettere
suoni e se ne tornò in camera sua, facendo ciao-ciao con la mano, seguita in
allegria da Pinky. Ci furono alcuni secondi di sconforto, poi i due uscirono
da Grifondoro e si richiusero il quadro alle spalle. Era ancora un po’ buio e
la pioggia continuava a cadere leggera, come poche ore prima… Mancavano
ancora alcuni minuti alle sei e mezza e passando sotto le colonne, Draco non
riuscì a trattenersi. Hermione gli camminava davanti e senza preavviso la
prese per mano bendata. La trascinò dietro un angolo, la spinse contro la parete
e le divorò la bocca, senza riuscire a farne a meno e quando avvertì le mani di
Hermione sul viso pensò che mai nessuna gli aveva fatto un simile affetto, solo
sfiorandogli la faccia …quando lei lo accarezzava lo faceva sentire bene. Lo
faceva sentire…amato… A quel pensiero staccò le labbra da quelle di Hermione
e rimase a guardarla, a farsi coccolare. La Grifoncina rise fra sè. Aveva
scoperto che a Malfoy piacevano le coccole…roba da non credersi. - Sarà
meglio andare.- disse a bassa voce, indicando l’infermeria – Vado per
prima.- Già, non potevano entrare insieme… Draco le lasciò la mano ma per
qualche secondo nessuno dei due si mosse. Una volta varcata la soglia del regno
della Chips non si sarebbero più rivisti per una settimana. E quello insinuava
in entrambi uno strano gelo. Comunque la fece passare, attese qualche minuto
e poi a sua volta entrò nell’infermeria dove tutti erano già svegli e velenosi.
Pansy stava in un angolo e quando lo vide parve quasi farsi avanti per parlargli
ma Malfoy la ignorò per restare impalato davanti al letto di Blaise, con aria
alquanto incazzata, esattamente come Harry che fissava con occhiata laser Zabini
e Weasley che si facevano un pokerino. - Deficienti…- sibilò il biondo,
rabbioso. Blaise gli dette il buon giorno, ancora un po’ dolorante – Ciao
Draco…- e lo scrutò incuriosito – Che faccia felice…- Stavolta accadde
qualcosa che nemmeno Harry aveva mai visto. Vide Malferret arrossire. - Dove
sei stato stanotte?- chiese Zabini. - A letto.- sbottò Draco bruscamente – E
tu che cazzo stai facendo si può sapere?- - Oh, mi hai piantato da
solo…dovevo pur far qualcosa no?- - Già, dovevamo impegnare le ore visto che
ve ne se siete andati tutti quanti.- borbottò Ron levando lo sguardo incazzoso
su Hermione ed Harry – E voi due invece dove siete stati eh? Non ditemi
che…- - Si, ci siamo rotolati negli spogliatoi fino ad adesso...- frecciò
Potter sarcastico e senza saperlo rischiò la vita perché Draco, se non fosse
stato fermato da un’occhiata imperiosa di Hermione, gli avrebbe rifilato la
pariglia per quel pugno che si era preso davanti al dormitorio dei Serpeverde.
Grazie al cielo riuscì a rimettersi calmo giusto in tempo per esplodere di
nuovo. - Novità Granger?- sbottò Nott, sperando ancora di salvare se stesso e
la classe dalla futura tortura. Ma Hermione, dopo aver sentito su di se lo
sguardo di Pansy, ridisse sempre la stessa cosa, come un disco rotto. - No,
non me lo ricordo più.- Stavolta nessuno disse più nulla e si guardarono
bene tutti dal chiedere qualcosa alla Parkinson. Proprio in quel momento
entrarono Piton, la Mcgranitt e Silente. Caramell entrò per ultimo e rimase
sulla porta, impettito, incazzoso e assonnato. - Bene.- disse il professore
di pozioni – Se nessuno di voi ha più niente da dire…e presumo di no dalle
vostre facce, la sospensione comincia ora. Entrambe le case sono sospese dalle
lezioni per una settimana. Domenica mattina sarete liberi di andare ad Hogsmade
col professor Mckay.- - Adesso vi ricondurremo ai dormitori e da qui a
domenica io e il professor Piton siamo autorizzati a venirvi a cercare in
qualunque momento. Se qualcuno di voi non si fa trovare ai dormitori verrà
espulso…- sibilò la Mcgranitt acidamente, specialmente verso il terzetto di
Grifondoro – E perché i più intimi lo sappiano, la signorina Lancaster è già
stata messa sotto chiave, per trasporti veloci dell’ultimo minuto.- e a sapere
quello Harry perse il buon umore ma la tirata doveva ancora entrare nel vivo –
Sappiate che sono profondamente delusa da tutti voi, specialmente nello scoprire
che fra diciottenni ci sia qualcuno tanto stupido, immaturo e meschino da
rischiare la vita dei propri compagni.- I ragazzi tacquero poi senza una parola
ognuno si mosse, chi con stampelle e chi saltellando, verso il proprio
direttore di casa. Fu fatto un veloce appello e un ultimo veloce controllo alle
condizioni di Ron e Blaise mentre la Chips stava ancora a sbraitare che
avrebbero dovuto starsene tutti quanti a letto fino a domenica, cosa assurda che
nessuno si sarebbe neanche sognato. Una volta in corridoio si separarono ma
prima di girare l’angolo Hermione volse leggermente il capo, per
cercarlo. Draco le dava le spalle, aiutando Blaise a camminare. Lavanda e
Calì la richiamarono, così tornò da loro e quando lo fece, Malfoy si girò a sua
volta per vederla di schiena, continuare a camminare verso la torre. - Tutto
ok?- Il biondo annuì verso Zabini che lo scrutava attento. - Hai un’aria
strana stamattina.- continuò il moro, con una sensazione strana che faceva
brillare i suoi grandi occhi blu – Draco, non mi devi dire niente?- - No…-
sussurrò Malfoy un attimo dopo, con un mezzo sorriso – Per adesso no.- e scesero
nei sotterranei da cui categoricamente nessuno osò più uscire se non scortato
dai professori.
Tristan uscì dalle fronde della Foresta Proibita a
cavallo di un purosangue della scuola dal manto ambrato. Lucilla lo seguì
poco dopo su un cavallo che però non era …come dire, normale. Aveva gli occhi
rossi, il manto interamente nero ed emanava un’aura un pelino inquietante che
messa a confronto con quella della foresta faceva scappare via tutti gli
animali, cattivelli e non. - Di nuovo tutto a vuoto.- sbuffò Mckay,
passandosi nuovamente la sciarpa al collo. - L’unica è Hogsmade.- disse la
mezzo demone, affiancandosi a lui senza però sentire alcun freddo – Bisognerà
ribaltare tutto quell’orrendo villaggio e ci perderemo la giornata.- -
Perché, avevi in mente di meglio?- frecciò dirigendo il cavallo verso la casa di
Hagrid. - Si, certo…con tutto quello che ho da fare secondo te perdo tempo anche
gingillandomi a letto?- sbuffò irritata – Insomma, se non vuoi aiutarmi
dimmelo se no finiamola!- - Senti amore…guarda che ho ventiquattro anni come
te, ho degli istinti io. Cazzo mi dormi nel letto, mi vivi sotto il naso, per di
più quelle come te hanno un fisico da favola e ti permetti di venirmi a dire di
non disturbarti?- - Certo che anche tu hai delle belle pretese! Se è solo
perché ti piace pensare di schiattare mentre scopi puoi sempre andare a
sbatterti una vampira!- - E il pensiero che vorrei venire a letto con te non
ti passa per la testa vero?- Lucilla stavolta si calò il cappuccio sul capo,
per nascondere gli occhi. Quel maledetto sapeva sempre metterla a disagio. Così
lo ignorò e Tristan sorrise, sapendo bene quanto fosse facile farla chiudere a
riccio. Comunque ci provò per l’ultima volta. - Luci…- - Cosa?- ringhiò
lei, odiando essere chiamata in quel modo deficiente. - Davvero
non…- Stavolta la vide avvampare, anche se nascosta sotto l’ombra dal
cappuccio. - Ma perché t’imbarazza, me lo spieghi?- ridacchiò l’Auror. -
Non sono imbarazzata!- sbottò. - Ok. Vedo solo tredici gradazioni di rosso…mi
rispondi o no?- - Che vuoi accidenti? Che vuoi sapere?- - Se non vieni a
letto con me perché non ti piaccio o per orgoglio.- - Te l’ho già detto che
non ti sopporto!- sibilò la mora. - Se è per questo nemmeno io non sopporto
il tuo carattere ma devo ammettere che l’idea di averti fra le grinfie mi fa
perdere il poco sonno che ho da quando dormi in camera mia.- Tristan stavolta le
bloccò la strada, mettendo il cavallo davanti al suo – Allora? Voglio solo
sentire una cosa. Sai che posso renderti la vita impossibile.- Lucilla lo
fissò truce. Se c’era una cosa che odiava era la gente testarda… - Se vengo a
letto con te poi la smetti?- Mckay trattenne un ghigno. La stava davvero facendo sclerare per farla
parlare così… - Una volta non credo mi basti…- mugugnò
capricciosamente. - E allora vai al diavolo!- replicò lei – E levati di mezzo
o di te non lascerò neanche la cenere, sei avvisato.- Tristan,
infischiandosene, si sporse un poco dalla sella fino a chinarsi su di lei.
Naturalmente la mezzo demone si fece un poco indietro, fissandolo fra
l’allarmato e l’infuriato – Che vuoi?- Tristan avvicinò ancora di più la
bocca – Un bacio.- Gli occhi azzurri di Lucilla s’incendiarono, come le sue
guance. - Arrogante presuntuoso purosangue.- sibilò acida. - Arrogante,
presuntuosa e bellissima mezzosangue…- replicò lui sogghignando perso del tutto
– Ma se non ti sposti subito ti avverto che il bacio me lo prendo da solo. E
conoscendoti sei talmente vigliacca da scappare ancora…oppure…- e lui sperava in
questo - …starai ferma, ti lascerai baciare perché sei troppo orgogliosa anche
se in verità tremi come un coniglietto. Anche se non capisco perché…- L’Auror
sospirò, col viso tanto accostato a quello della Lancaster. - Perché ti
faccio così paura?- sussurrò a bassa voce, con la bocca ormai vicinissima, i
nasi che si sfioravano – Ogni volta che ti sono vicino fai che Smaterializzarti
pur di scappare da me. Che ho che ti spaventa tanto?- Lucilla tacque,
restando immobile. Deglutì, poi dopo un secondo si scostò, abbassando il
capo. - E’ il tuo volubile desiderio a infastidirmi.- disse ma Tristan
stavolta serrò la mascella, cambiando completamente umore. Raddrizzò il cavallo
e riprese la sua strada – Ci conosciamo da tredici anni e da tredici anni non
faccio altro che pensare a te e tu hai il coraggio di definirmi "volubile"?
Inventatene un’altra.- - Volevi la verità.- rispose Lucilla, riprendendo il
suo contegno gelido e regale. - Questa non è la verità. È una banale scusa.
Il tocco di tuo marito ti faceva meno paura?- frecciò e se ne pentì, quando la
vide tremare leggermente. Si morse la lingua, maledicendosi – Perdonami, non
dovevo.- Lucilla levò le spalle – Come hai detto tu ci conosciamo da tredici
anni…se non ci parliamo chiaro fra noi due…- - Avevo deciso di
lasciare Voldemort fuori dalla nostra nuova vita,- ammise l’Auror fissando Hogwarts
in lontananza – ma non sempre ci riesco. Penso a lui ha avuto tanti anni con
te…e a cosa ti ha fatto.- - Ti posso assicurare che ho saputo difendermi.-
replicò quasi tranquilla. Dopo un attimo Tristan tornò a fermarsi, per
guardarla in faccia. - Io…- non trovò le parole, serrando le mascelle –
Io…voglio sapere se…io…insomma, io gli somiglio?- La mezzo demone si bloccò a
sua volta, fissandolo senza capire. - Cosa? Ma sei impazzito?- -
Nel senso…quando ci provo…- borbottò, stavolta lui in imbarazzo. E Lucilla,
sorridendo appena, scosse il capo. - No…- mormorò - …ma sai che mi dà
fastidio la gente appiccicosa.- - Io non sono appiccicoso.- sbuffò,
seguendola. - Ma neanche te ne stai al tuo posto.- - Vabbè…quindi quando
ci provo non te lo ricordo. Meno male…- - Questo non ti autorizza a provarci
di continuo.- - Scherzi? Fai conto che stasera ti voglio accondiscendente
sotto le lenzuola.- - Senti ma da quant’è che non batti chiodo eh? Sembri un
assetato nel deserto cazzo!- se ne uscì la Lancaster, abbandonando le sue
maniere rigorose. - Spiacente amore mio. Io ho una media bella alta, sei tu
che stimoli ogni sorta di pensiero indecente.- - Solo perché sono l’unica
della tua età che non ti faccia arrestare per abusi su minore. E non chiamarmi
amore.- - Perché? È vero.- Stavolta Lucilla vagliò davvero di estrarre la
spada ed evirarlo. Ma perché doveva dirle quelle cose dannazione? - Mamma
mia, Luci…ma non ti si può dire niente!- la prese in giro, mandando il cavallo
al trotto – Se di sesso e smancerie non possiamo parlare allora mi togli tutti
gli argomenti divertenti.- - Fatti curare.- Arrivarono da Hagrid e mentre
Mckay lasciava la sua cavalcatura al fido custode, il cavallo nero di Lucilla
sparì in uno schiocco di dita della ragazza che dopo sollevò gli occhi al cielo.
Continuava a piovigginare ma si sentiva un primo alito caldo di primavera, poi
scorse il profilo della scuola e cercò di tranquillizzarsi. La venuta di Lucius
Malfoy stava a indicare che presto Hogwarts non sarebbe più stato un luogo
sicuro per nessuno e per lei meno che mai. Doveva sparire di nuovo… Ma
Harry non poteva restare in quel posto. Non poteva essere lasciato solo. -
Dobbiamo trovare la Lista.- sibilò, seguendo l’Auror all’interno del giardino –
O sarà tutto inutile.- - Manca solo Hogsmade, poi per le vacanze andremo a
casa tua. Per i sosia ho già preparato tutto ma le pozioni è meglio che le fai
tu…- disse, ricordando i suoi bei votacci con Piton – I miei fratelli non sanno che
vengo da te. Con loro inventerò una palla.- - Oh, chissà che faccia farebbe
la tua santa madre purosangue se sapesse che mi gironzoli ancora attorno…-
frecciò velenosa e il biondo la guardò di sottecchi – Senti tu…e tua madre
invece?- - T’ha mai detto qualcosa? Non mi pare!- - No ma mi guardava come
per dire … "Un misero insetto umano per la mia dolcissima diavoletta! Mai…
piuttosto me lo mangio a cena!" A proposito…ma tu mandre mangiava carne
umana?- - Era demone di stirpe, imbecille! Non un demone impuro
qualunque!- - E allora? I gusti sono gusti!- E parlando di piatti ameni
tornarono nello studio di Silente per il resoconto della situazione anche se
ormai era chiaro che i nemici erano in movimento e che niente stavolta li
avrebbe fermati se non i bambini sopravvissuti, uniti per la prima
volta.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17° ***
Edvige tornò col
giornale a Grifondoro, lo stesso giornale che anche Leo e tutti gli altri gufi
recapitarono a Hogwarts quel sabato mattina d’inizio marzo. Silente e Lucilla stavano facendo colazione
insieme, seduti sulla scrivania stracolma di cartacce a far macello
con le briciole, anche se la maggior parte le faceva il vecchio mago visto che
la mezzo demone beveva solo the al limone, quando il preside, sfogliando a caso
la Gzzetta del Profeta, trovò altri guai. Altre morti, altri Marchi
Neri. - Mi stanno sfidando.- sussurrò Lucilla con gelido contegno,
leggendo attraverso gli occhi del mago. - Ti avranno visto quella sera quando
Tristan ha ucciso Rots. Ha detto di aver visto una ventina di persone fuori
dalle porte della scuola, una donna e altri due uomini. Gli altri esseri non
respiravano.- - Demoni impuri. Insetti.- disse calma, portandosi la tazza
alla bocca – Non sono loro a preoccuparmi.- - Cos’è che ti preoccupa?- chiese
allora Silente, fissandola attento – Sei abbastanza potente da spazzare via
chiunque, mia cara…forse anche me.- e la Lancaster levò lo sguardo azzurro,
sorridendo a mezze labbra – Silente, sai bene che non sempre gli allievi
eguagliano i maestri. Io ho avuto un ottimo maestro. Che ha fatto grandi e
orribili cose. Non partire dal presupposto che io voglia fare ugualmente grandi
cose.- Il vecchio sorrise bonariamente a sua volta, versandole altro the
– Mia cara, con te ho imparato che niente è impossibile. Hai saputo sfruttare
abilmente i tuoi poteri neri, ma anche la tua parte umana. Sei una strega
eccezionale.- - Che passerà alla storia come la strega tatuata che ha sposato
Voldemort e ucciso sua sorella.- Lucilla fece un gesto annoiato con la mano – Lo
so, lo so…devo piantarla di pensarci ma perdonami. Sono uscita dalla dimensione
senza tempo nella speranza che Harry Potter avesse eliminato ogni nemico, invece
scopro che il più pericoloso è ancora vivo e sta cercando di uccidere suo
figlio, per farlo diventare un Mangiamorte.- - Lo porterai con te,
vero?- - Si.- Lucilla guardò fuori dalla finestra da cui filtrava un po’ di
sole – Stanotte preparerò i sosia. Quei dannati cosi d’argilla hanno bisogno di
una settimana di Alito di Vita o non si muovono neanche se frustati. Oltre che
Harry e Draco però vorrei chiederti il permesso di poter portare via anche Ron e
Hermione.- - Certo, immaginavo me l’avresti chiesto.- Silente frugò nel cestino
dei biscotti cercando quelli alla cannella – E ti prometto che parlerò personalmente
coi genitori di Ron Weasley. Sanno dei guai di Harry da una
vita.- - E per i genitori della ragazza? So che sono babbani…- - No, è una
storia un po’ diversa quella…tempo fa si è presentato il problema ma vedi…Scott
Granger, il padre di Hermione, è babbano. Sua madre…è ...stata
ripudiata.- Lucilla alzò un sopracciglio – Non capisco…- - Ah, tu non lo
puoi sapere.- Il preside si lasciò andare contro lo schienale con aria non molto
allegra – Prima della tua nascita, c’era ancora la pratica diffusa fra i maghi
purosangue di abbandonare i figli illegittimi. La madre di Hermione Granger ha
subito questa fine. E’ la figlia illegittima di una grande mago, forse avrai
sentito parlare di lui, si chiama Liam Hargrave.- - Si, so chi è…- allibì la
bella mora – Lo conoscevo. È stato un amico di mio padre…e mi sembra
impossibile. È sempre stato l’essere più ligio alla forma che abbia mai
conosciuto! Era insopportabile con me e mia sorella per il nostro sangue misto
ma con papà era un’ottima persona. Mi sembra incredibile che abbia avuto una
figlia fuori dal matrimonio…e…che poi l’abbia abbandonata.- - Ma non è tutto.
La pratica era di levare i poteri ai neonati e di abbandonarli nel mondo
babbano. Oggi se ne occupa il Ministero di questi casi ma la madre di Hermione
Granger fu privata dei suoi poteri e poi adottata dai babbani. Naturalmente non
ha mai saputo la verità ma una parte della sua essenza di strega è passata a sua
figlia, come vedi. È impossibile che la magia nasca da entrambi genitori
babbani.- - Da non credersi.- rise Lucilla amaramente – Così il nobile casato
degli Hargrave ha un’erede.- - Adesso Liam si starà mangiando le mani
temo.- - E nessuno ha mai pensato di avvisare quella donna…- - No, è
felice e ha la sua vita.- disse Silente tranquillo – E sua figlia non deve
sapere nulla. E’ già abbastanza difficile essere mezzosangue in questa scuola,
ma anche essere nipoti illegittimi di Hargrave sarebbe l’apoteosi.- - Non lo
dire a me.- frecciò la ragazza con un ghigno. - Il nome Lancaster è ancora
così pesante?- rise il vecchio mago – Andiamo mia cara, tempo fa quando eri
un’allieva eri la ragazza più invidiata della scuola.- - Mi stai confondendo
con Lumia. Era lei la reginetta di questo posto.- - Ah già…marinavi sempre le
feste. Non ho mai avuto il piacere di vederti in abito da sera…spero che alla
festa di primavera, sabato prossimo prima dell’inizio delle vacanze, mi
concederai un ballo.- - Piuttosto l’inferno.- disse lapidaria, centellinando
il the. - Oh andiamo…Tristan non te l’ha ancora chiesto?- - Chiesto cosa?-
sibilò allargando gli occhi – Non mi dirai che…- - Bhè, potrebbe chiederti di
accompagnarlo. Che male ci sarebbe?- bofonchiò Silente, continuando a ingozzarsi
ma la mora ormai era arrivata al panico. Ballare? Festa? Orrore! Svanì
all’istante appena sentì dei passi dietro alla porta dello studio, tanto che il
preside continuò a borbottare di festa anche davanti alla faccia stranita di
Piton che quando lo richiamò all’ordine gli chiese se si sentiva
bene. Intanto Lucilla riapparve in camera dell’Auror che se l’era squagliata
a lezione con quelli del sesto anno. Cominciò a fare il solco nel pavimento
coi suoi tacchi altissimi e improvvisamente gli cascò l’occhio su una cosa
strana…per lei, specialmente. Le camicie di Tristan erano sparse sul letto
insieme ai suoi pochi vestiti, come di due persone che regolarmente dividevano
quel letto… Posò lo sguardo sulla scrivania e vide i loro libri scombinati
insieme. E nel bagno le loro cose buttate per aria, sempre mescolate. Cominciò a
sentirsi male…sembrano…sembravano… Emise un gemito schifato, mentre le veniva
la pelle d’oca. - Ciao Luci…- Cacciò un grido, voltandosi con una bella
palla di fuoco in mano pronta ad incenerirlo, peccato che Tristan riuscì a
calmarla, sollevando le mani arrendevolmente e ignorando il fuoco vicino al
nasino. - Bella giornata vero?- le fece giulivo – Fa un caldo…- Lucilla
fece sparire le fiamme, uscendosene con un ringhio – Idiota, potevo
ucciderti.- - Com’è che ti sei spaventata?- - Pensavo.- - A cosa?- -
A come evitare domande come queste!- sbuffò – Bhè? Hai già finito le tue
lezioni?- - Non mi vuoi proprio attorno eh?- rise l’Auror, sbattendosi a
letto – Hai fatto colazione con Silente? Te l’ha detto che c’è la prossima
settimana immagino.- Eccolo che iniziava… Lucilla si appollaiò in poltrona,
afferrando un tomo enorme per sfogliarlo nervosamente. – Si.- - E ce l’hai il
vestito?- - Sai perfettamente bene che odio le feste.- - Infatti per sei
anni mi hai costretto ad andarci con Lumia.- fece Tristan serafico. - Ma se
saltavi di gioia.- - Certo, perché vagamente ti assomigliava…- - …e a fine
serata te la calava anche, dillo pure.- finì ironica. - Che hai mangiato, del
veleno?- Tristan si mise a sedere davanti a lei, fissandola curioso e insistente
– E allora? Dai, quest’anno puoi anche farti vedere per due miseri minuti sai?
Non ti consumiamo guardandoti, tranquilla! E poi sai che ci conosciamo da una
vita e non abbiamo mai ballato insieme?- - Senti me lo spieghi perché per te
cose così ridicole sono tanto importanti?- sbottò rabbiosa, chiudendo il libro
seccamente – E’ un’angoscia continua! Lucilla fai la brava, Lucilla sii gentile,
Lucilla balla e sorridi… cosa credete che sia, una bambola? Spiacente, non ero
dell’umore anni e fa e tantomeno adesso!- - Ok.- Tristan prese quel
lapidario NO piuttosto placidamente, tanto che la mezzo demone lo fissò
sbattendo gli occhioni. - Come prego?- - Ok.- Stavolta levò un
sopracciglio. - Hai in mente qualcosa.- - Oh, questo è assicurato!- rise
Mckay passandosi una mano fra i capelli biondi e filando in bagno, lasciando la
porta aperta per farsi sentire – Non ti scervellare troppo, amore. Comunque le
cose che per te sono ridicole per me restano importanti, esattamente come io
continuo a trovare orrenda la tua bella bevanda serale!- La Lancaster
sogghignò perfidamente. Chissà perché ma per tenerselo lontano l’unico modo era
ingurgitare ogni notte, prima di andare a letto, un bel calice di sangue sotto
lo sguardo schifato del prof. Se non altro non cercava di baciarla…e poi quel
calice era l’unica cosa che la faceva sentire bene e che la rimetteva in forze,
alla fine della giornata. E proprio in quel momento un violento capogiro la fece
aggrappare ai braccioli della poltrona, prima di cadere a terra. Le solite fitte
acuminate le spaccarono la pelle e quando sollevò il braccio scoperto rivide i
mille tagli frammentarle crudelmente la pelle. Digrignò i denti, respingendo
il dolore, poi vi passò sopra la mano e i tagli si richiusero. Quando Tristan
uscì dal bagno lei era sparita ma stavolta lui si accorse di una macchia nera,
sull’imbottitura dello schienale. La toccò…era fresca.
La mattina dopo
finalmente le due case incriminate, di cui tutta la scuola naturalmente
chiacchierava, poterono mettere il loro perfido nasino fuori dai rispettivi
dormitori. C’era un tiepido sole e una passeggiata per Hogsmade quel giorno,
dopo tanti di castigata prigionia, sembrava il massimo. Quando Draco Malfoy
mise piede nei corridoi di Hogwarts insieme alla sua corte tutti si voltarono a
guardarlo, continuando a chiacchierare, oppure abbassavano lo sguardo, capendo
bene di quanto nessuno dei Serpeverde fosse dell’umore adatto per farsi
sputtanare. Lo stesso accadde a Harry Potter e Ron Weasley che capeggiavano il
codazzo da Grifondoro. Le due case s’incontrarono a metà strada e stranamente
quando Harry e Draco si ritrovarono naso contro naso non accadde nulla…anzi, per
la prima volta in sette anni si dissero anche un blando "Buongiorno!",
borbottato tanto per spezzare il ghiaccio che per cortesia. In giardino c’erano Vitius
che accompagnava il sesto anno di Corvonero e Tristan che se ne stava tranquillo e
beato a parlare con una ragazzina della scuola, però che nessuno aveva mai
visto. Aveva i capelli rossi, raccolti in una coda, snella e sottile, piccoletta
e col viso spruzzato di efelidi. Quando Harry se la trovò davanti però capito
subito chi fosse, grazie ai suoi bellissimi occhi azzurro ghiaccio. - Ciao
Lucilla.- fece, sorridendo – Come mai così?- - Non credo che la cittadina sia
pronta a rivederla in carne e ossa.- disse Mckay pacato – Ma parliamo di voi
signori…complimenti, veramente. Come ve lo siete passato lo svacco ai dormitori
eh?- - Bene per i primi giorni, poi una palla senza fine.- spiegò Blaise con
la testa ancora bendata – Non ti dico cosa sono arrivato a rollarmi ieri
sera.- - Sarà meglio.- bofonchiò Tristan – Per il resto state bene o devo
riportare a scuola qualcuno a pezzettini?- - Tutte le ossa sono guarite.-
l’assicurò Seamus, con l’occhio ora a posto. - Bene, niente casini. Mi sono
spiegato? E dove sta Hermione?- Esattamente ciò che in segreto si stava chiedendo
qualcuno che si guardava intorno quasi disperatamente, senza però farsi
notare. Draco sentì di striscio che la mezzosangue era stata fermata dalla
Mcgranitt e che sarebbe arrivata subito dopo. Così cominciarono a salire sulle
carrozze, anche se Malfoy cercò fino all’ultimo di salire dopo gli altri,
aspettando inconsciamente di rivederla dopo una settimana. Cazzo, dopo sette
giorni c’era uscito pazzo a non poterla rivedere e anche se si era imposto di
non dare troppo peso alla cosa, doveva ammettere almeno con se stesso che quella
notte a Grifondoro era stato qualcosa che aveva travalicato ogni sua precedente
esperienza. Al dormitorio aveva ricordato ogni dettaglio, sognando solo di
riaverla. Droga…era una dannata droga, si disse quando la vide scendere di
corsa dalla scalina in felpa, smanicato e jeans. Le dette vigliaccamente le spalle prima
di incontrare il suo sguardo e salì di corsa in carrozza e per il resto del
tragitto parlò solo con Blaise, restandogli quasi morbosamente appiccicato.
Zabini naturalmente si era accorto di cosa gli stesse accadendo ma non ne aveva
fatto parola, aspettando solo confidenze spontanee. Sulla carrozza con
Tristan invece c’erano il terzetto e Lucilla, ben seduta nell’angolo, intenta a
guardare il paesaggio che da tanto tempo non vedeva. Ascoltava a sprazzi i
racconti degli altri, intenta soprattutto a ricordare… L’ultima volta che
erano stati a Hogsmade lei aveva appena sedici anni. - Così alla fine della
fiera è stata la Parkinson.- Tristan scosse il capo, sbuffando – Ma che
salta in testa a certe ragazzine…- - Abbiamo deciso di lasciar perdere.- borbottò
Harry accanto al finestrino – Hermione ci tiene.- - E perché?- chiese l’Auror
– Quella ha rischiato di ammazzarti davvero Hermy.- - Bhè, adesso non ci
proverà più te l’assicuro.- disse la Grifoncina con la testa completamente
altrove – Sa benissimo che se solo si azzarda a guardarmi in un modo che non mi
piace la faccio espellere, quindi mi starà alla larga come non ha mai fatto gli
anni scorsi. La tranquillità è la sola cosa che m’interessa.- - Se lo dici
tu…- frecciò Ron roteando gli occhi – Per me è un suicidio.- - Sicuramente
per te lo è stato.- ridacchiò il bambino sopravvissuto – E’ andato avanti tutta
la settimana a lamentarsi della sua gamba e della sua testa, facendosi coccolare
da tutto il dormitorio!- - Fino a quando Elettra non mi ha affidato Pinky e
la pacchia è finita!- continuò Weasley – Al diavolo Harry, tu ed Ele dovreste
smetterla con quel maledetto maiale!- - Maiale?- allibirono Tristan e Lucilla
straniti. - Si, la mia cacciatrice ha un porcellino!- celiò Potter sagace –
Non l’hai mai vista alle partite? E’ quella che mi salva sempre coi punti! Non
ci fosse lei sarei fregato! E’ bravissima…ma ha un porcellino di nome Pinky che
fa un mucchio di disastri per il dormitorio. E poi Elettra è un po’
strana…- - E’ lesbica.- spiegò meglio Ron. - Non è lesbica!- sbottò
Hermione – Infatti le piace un ragazzo.- - Cosa? E chi è??- saltarono su i
due grifoni. - Non lo so. Ha detto solo che è innamorata.- - Un
porcellino…- bofonchiò intanto il loro prof di Difesa – L’animale più strano che
vidi da studente era il procione di Marshall.- e Lucilla fece un mezzo sogghigno
– Già, peccato non sia vissuto a lungo.- Il viaggio di andata fu molto
tranquillo e il sole si riscaldò notevolmente quando arrivarono a
Hogsmade. In giro però non c’era la solita aria tranquilla. I morti ritrovati
avevano gettato sulla cittadina un velo di paura e tristezza che non si attenuò
neanche con l’arrivo di Harry. Anzi, quando apparve dalla carrozza tutti lo
guardarono con sospetto. - E’ facile per la gente criticare.- disse Ron,
dandogli una pacca sulla spalla. - La gente non sa niente.- disse invece
Lucilla, scostando i capelli rossi dal viso – Non sanno e non vogliono vedere.
Fanno così solo perché sono dei vigliacchi e come a mio tempo hanno veduto in me
il capro espiatorio, ora lo vedono in te. Abituatici bambino sopravvissuto…sarai
additato per tutta la vita.- Il moretto sospirò, annuendo. Si, in effetti
l’aveva capito da anni ma…sentirlo era un’altra cosa. Con gli altri attese
che Tristan e Vitius facessero l’appello, poi ebbero tutti quanti modo di
andarsene per i fatti loro. Prima di andarsene con Lucilla però, Mckay si
fermò con il terzetto. - Io e Luci andiamo a spasso, a cercare la Lista. Voi
non ficcatevi nei guai.- - Non possiamo darvi una mano?- chiese Harry ansioso
– Io vorrei aiutarvi!- - Si ma non ti sai ancora Smaterializzare. Lucilla ha
fretta e io anche, impiegheremo meno tempo da soli, non temere. Anzi, godetevi
questa giornata. Mi sa che ne avrete tutti bisogno.- e li lasciò con gli altri,
per Smaterializzarsi insieme alla Lancaster, ora nascosta con il suo vero viso
sotto un lungo mantello. - Speriamo che trovino quella roba sul serio.-
bofonchiò il rossino, cacciandosi le mani in tasca – Ci sarebbe utile.- - Sai
che roba, basta che prendi l’elenco dei Serpeverde e spunti due soli nomi, poi
sei a cavallo.- ironizzò Harry incamminandosi per la via principale – Oltre a
Blaise e a Terry Turner sono tutti servi di Voldemort!- - Si ma…- Ron lo
guardò di striscio, fissando principalmente l’espressione mutevole di Hermione –
E per Malferret?- La Grifoncina infatti parve trasalire ma fissò
ostinatamente le vetrine, come se neanche li avesse ascoltati. - Ha detto che se ne occupa
Lucilla.- Potter levò le spalle, fermandosi davanti a Zonco – Vedremo.- peccato che
davanti al negozio c’era già una bella folla raccolta. I ragazzi del sesto
anno erano rimasti impalati a fissare i giornali distribuiti e Colin Canon corse
dal suo mito di sempre, Harry appunto, per fargli vedere l’articolo, stavolta del
Cavillo. Altri maghi uccisi, ben venti nella stessa notte, con quello
sfregio in fronte che rappresentava un V. Anche i Serpeverde sopraggiunsero e
quando Blaise prese il giornale cominciò sul serio a preoccuparsi. Harry
digrignò i denti e appallottolò la pagina con forza, gettandola in un
cestino. - Al diavolo…- sibilò rabbioso – Perché se la prendono con chi non
centra niente??- Ron tacque e anche Blaise ma Draco, dopo aver guardato le
immagini sulle copie in mano a Millicent, decise di andarsene. Facendolo
incontrò lo sguardo senza sentimento di Hermione. Lo resse per un poco, poi
infilò una sigaretta in bocca e si dileguò nel primo negozio che gli arrivò a
tiro. Harry invece prese la strada della radura, sempre più furente e rimase
a discutere con Ron per più di un’ora senza arrivare a capo di niente. Come
anche la Grifoncina, che più si scervellava su quel problema, più non capiva
cos’avrebbero potuto fare concretamente per difendersi e difendere gli altri da
quegli attacchi. Stava con Lavanda e Calì in sartoria. Osservava i vari
vestiti per la festa di primavera senza veramente guardarli, si lasciava
trascinare dall’allegria delle compagne e intanto pensava a ciò che stava
succedendo intorno a lei. A quei morti, ai mezzosangue in pericolo….e a
Draco. Uscì dalla sartoria prima delle altre, dicendo che voleva andare a
cercarsi qualcosa da Mr. Jonas e quando si ritrovò in strada rimase impalata fra
le persone, vedendo Malfoy uscire in quel momento dall’erboristeria di
fronte. Anche il Serpeverde rimase impalato per qualche secondo, poi decise
che era ora di piantarla. Comportarsi da vigliacco era servito per una settimana
quando aveva avuto una scusa per non vederla ma ora, oltre a essere steso per il
desiderio di baciarla, voleva anche…stare un po’ con lei. Non seppe dire
nemmeno lui come si ritrovarono a fare due passi lungo il sentiero della
radura. Lei gli stava chiedendo della schiena e della spalla. - Guariscono.-
mugugnò, accedendosi l’ennesima sigaretta per il nervoso – Le tue
mani?- Hermione le sollevò davanti al viso, fissando i graffi arrossati – Andrà meglio
fra qualche giorno. Erano piene di bruciature.- Il biondo
tacque, ciccando a terra svogliatamente. Dio, ora più che mai gli mancavano
le loro schermaglie…com’era facile parlarle, fingendo di prenderla in giro… -
Hai preso il vestito per la festa?- le chiese, notando di colpo la borsa della
pregiata sartoria. Herm alzò le spalle, sorridendo appena – Le ragazze ci
tenevano tanto, ma non sono dell’umore per festeggiare.- - Già…-
disse, pensando all’esplosione. Non sembrava passata una settimana! Ma solo pochi
secondi… Avrebbe voluto chiederle se sarebbe andata con Potter ma non ce la
fece, così continuarono a camminare in silenzio quasi perfetto, incuranti della
loro mancanza di parole. Stavano nei pressi del tempietto e della Stamberga, un
po’ meno paurosa con quel bel sole, quando gettando uno sguardo a caso la
Grifoncina vide una luce nella casa stregata. Scattò a molla, subito in allerta.
Afferrò Draco per la manica del maglione e gl’indicò la luce che vide anche lui,
poco dopo. Ecco, pensò la streghetta. Ecco l’unico posto dove il nemico
avrebbe potuto nascondersi…sotto gli occhi di tutti! - Non vorrai…- iniziò il
biondo ma come spesso accade la sfiga nei confronti di Malferret vedeva
benissimo. In quel mentre arrivarono Potter e Weasley che colpiti dalla stessa
luce si erano precipitati all’entrata. La Stamberga Strillante stava davanti
a loro. - Harry…no!- sbottò Ron che si era fatto tirare come un sacco fin lì
– NO!- - Come no?!- se ne uscì anche Hermione – Dobbiamo andare a
vedere!- - E meno male che doveva essere una giornata tranquilla...- sibilò
Draco fra sé, mentre scendeva dentro a quella fottuta Stamberga e dopo che
Weasley aveva detto le ultime parole famose, ovvero "Per farmi entrare là dentro
dovrai farlo con la forza…" e infatti li avevano cacciati in quel buco a calci
in culo. - Ma perché dovete sempre brontolare?- sbuffò Hermione sarcastica –
In fondo era solo una luce!- - Si e l’ultima volta era solo un Gramo!-
ironizzò Ron sarcastico – Poi il cane è diventato un uomo e pure il mio
topo!- - E io che cazzo centro, è questo che interessa a me!- continuò il
Serpeverde incazzoso – Ehi Potter, arrangiati da solo!- - Fa silenzio
Malferret.- ordinò il moretto – Sento qualcosa…- Tutti e quattro rizzarono
le orecchie mentre Hermione perse quasi un battito quando Draco, quasi senza
accorgersene, le prese la mano e la strinse, come per proteggerla. I rumori
comunque provenivano dai piani superiori. Qualcuno stava colpendo sul pavimento
con qualcosa… Salirono le scale, girarono in un po’ di stanze…e poi sentirono
delle voci… Fino a trovasi di fronte a un parquet completamente
distrutto. E i responsabili erano solo due. Tristan svaccato su un letto
malmesso e Lucilla che continuava a sollevare le assi del pavimento coi suoi
poteri, guardando ovunque. Quando l’Auror li vide per poco non se ne uscì a
trasformarli in scarafaggi. – E meno male che vi avevo detto di stare buoni! Mi
farete invecchiare prima del tempo voi quattro!- - Ma che ci fate qua?-
allibì Harry stranito. - Altro luogo di festini?- frecciò Draco verso Mckay
che annuì sadicamente – Esatto, questo posto per noi è sempre stato una specie
di albergo a ore.- - Non per me…- chiarì Lucilla annoiata, pulendosi i
capelli dalla polvere – Ma qua è l’unico posto dove mia sorella può aver
lasciato la Lista.- - Tua sorella?- Ron cascò dalle nuvole – Tua sorella era
serva di Tu-Sai-Chi?- - Già.- disse la Lancaster con tranquillità – Peccato
sia stata stupida e incosciente.- - Meritava di morire,- sbottò Tristan
rabbioso – adesso torniamo a lavoro. Voi quattro invece tornate al villaggio a
farvi le canne e statevene buoni, per l’amor del cielo!- - Tranquillo prof, chi
ci mette più piede qua!- mugugnò Malfoy andandosene prima ancora degli altri
tre. Rimasti soli i due maggiori andarono avanti imprecando, non trovando un
tubo e dopo due ore buone il caro Mckay si risbatté a letto, incrociando le
braccia dietro alla testa. – Non ne usciremo mai…- Lucilla imprecò
sottovoce, galleggiando sul parquet deturpato. Continuò a guardarsi attorno,
cominciando a perdere la speranza. Eppure Lumia ci aveva passato tanto tempo lì
dentro, specialmente in quella stanza…e in quel letto… Il letto…il
letto! Scese a terra e si fiondò addosso a Tristan. Visto che era a una
piazza e mezza non perse tempo a buttarlo giù di malagrazia: gli si mise a
cavalcioni, facendolo sperare in un vero a proprio assalto sessuale, ma quando
la vide toccare la testata del baldacchino emise un gemito di delusione. -
Che credevi?- sibilò lei acida, toccando il legno fra le increspature – Deve
essere qua. Mi ricordo che una volta mi disse di aver nascosto il mappamondo
magico fregato a un prof qua dentro…- L’Auror rimase lì sotto, tanto stava
da Dio, ma cominciò a tastare a sua volta, per aiutarla e quando arrivarono a
toccare un particolare punto dell’intarsio, una sporgenza rotonda, sentirono uno
scatto. Lucilla ghignò, vedendo un’antina invisibile aprirsi appena. E trovò
un libretto nero, un po’ logoro, ma sempre uguale. - Ah Lumia…- sospirò,
afferrandolo. Cominciò a sfogliarlo sotto il naso dell’amico e intanto se la
rideva, scuotendo il capo. - Roba da non credersi…come ha potuto essere tanto
ingenua da lasciare questo libro in giro?- - Gente che conosci?- chiese
Mckay, guardando a sua volta. - Demoni impuri, mannari, Mangiamorte…e un gagia!- allibì
stravolta – Ma che bastardo!- - C’era d’aspettarselo. Avvertirò il Ministero.
Altro?- - Hogwarts è la tana delle serpi.- disse, amara – Metà di questa
gente è uscita da Serpeverde.- - E l’altra metà ci sta ancora
dentro…- Rimase seduta, continuando a sfogliare quella lista scritta dalle
svolazzante calligrafia di sua sorella. Non lesse per molto però. Poteva anche
sentire il profumo di Lumia fra quelle pagine e il dolore le smorzò le forze,
così chiuse il libretto, sospirando. - Stai comoda?- Lucilla
riaprì gli occhi, sbuffando. Fece una smorfia rabbiosa, cercando di scostarsi ma
Tristan l’afferrò per i fianchi e se la tenne in braccio, sorridendo beato. -
Sono all’altezza giusta per cavarti gli occhi Mc.- l’avvertì gelida. - Non
siamo mai stati così vicini signorina Lancaster…- soffiò facendo gli occhioni
dolci. - E non lo saremo mai più se non mi togli le mani di dosso.- -
Baciami e ti lascio andare.- - Baciami e di te non lascerò neanche le
ossa.- - Va bene. Ammazzami ma lascia che ti baci…- e stavolta la mezzo
demone tacque, continuando a guardare Tristan in quei dannati occhi verdi. Ma
perché?, si chiedeva da qualche tempo. Erano passati tanti anni e ancora
quando lui, un dannato purosangue, la guardava riusciva a farla sentire indifesa
quando avrebbe potuto schiacciarlo con un dito. Che potere si annidava in quel
dannato Auror? Quale potere poteva piegare proprio lei…lei in quel modo? Si
risvegliò da quei pensieri quando fu tardi. Tristan le baciò leggero la spalla e
il collo, come un battito d’ali, sfiorandola velocemente. Lo rifece, dopo averla
guardata negli occhi e senza fretta le passò le mani sulla schiena…e quando lo
fece Lucilla capì tardi i suoi intenti. Mckay strinse appena coi polpastrelli
sulla sua pelle e gli occhi azzurri della mezzo demone si colmarono di dolore.
Serrò i denti e lui se ne accorse. Nel giro di un secondo ribaltò le
posizioni, schiacciandola sotto di lui ma non fece caso alla sua smorfia
sofferente. Ora era seriamente infuriato e anche lei se ne accorse, preferì
non vedere. - Quanto cazzo aspettavi a dirmelo?- sibilò stringendole i
polsi. - Mi fai male.- disse lei a bassa voce. - Quanto cazzo aspettavi a
dirmelo?- ribatté ignorandola. La Lancaster rimase ostinatamente in
silenzio. - Ti ho spiata in questi giorni. Credi che sia stupido Lucilla? So
che quella pozione ti serve per rigenerarti, so anche che come mezzo demone puoi
modificare l’epidermide a tuo piacimento ma quando comincio a vedere gocce di
sangue nero per la mia camera…bhè, allora qualche domanda me la faccio e me le
sono fatte anche ieri sera, spiando dalla porta quando ti vedo ridotta con la
schiena, le spalle e le braccia a brandelli. Il resto era coperto…ma se adesso
non mi dici che diavolo sta succedendo ti giuro che ti svesto e controllerò da
solo. Potrai anche metterti a urlare ma ti giuro che strappo i vestiti e poi
sistemerò la questione! Allora?- Lucilla piegò sinistramente un angolo della
bocca ma eliminò la possibilità di usare i suoi poteri per levarselo di dosso.
Si arrese alla sua presa ma non accennò ad aprire bocca. Dovette farlo però
quando Tristan le afferrò il lembo della maglietta nera attillata e cercò di
sollevarla. - Va bene! Va bene!- gridò quasi, rosa dalla rabbia e
dall’umiliazione – Prima di finire nella dimensione senza tempo i seguaci di
Voldemort mi hanno torturato e non sono ancora riuscita a guarire! Ti va bene
così?- Tristan aveva la linea della mascella indurita e continuava a fissarla
negli occhi. Il solo pensiero delle condizioni in cui poteva essere stata lo
fece stare male…così lentamente le lasciò il polso, per carezzarle la
guancia. Pensò che si scostasse ma invece rimase immobile. Continuò a
carezzarle il viso dolcemente, poi sospirò. – Girati…- E stranamente lei lo
fece, anche se non parve molto eccitata all’idea. Comunque si girò sotto di lui,
appoggiando il volto al cuscino e quando l’Auror le sollevò la maglia represse
un’imprecazione. - Chi è stato?- sibilò. - Che t’importa ormai…- -
Dimmi chi è stato!- tuonò Tristan e Lucilla sospirò ancora, chiudendo gli
occhi. - Erano in tanti…e sono passati cinque anni. Non me lo ricordo più…ho
preferito dimenticare.- - Da stasera ti curo io le ferite. Da sola non ce la
puoi fare in breve tempo…- - D’accordo.- sussurrò cercando di alzarsi –
Adesso mi lasci per favore?- Un po’ a malincuore Tristan si sedette da parte,
lasciandola libera. Ce ne sarebbe stata di strada da fare…pensò. Davvero
parecchia…
Le carrozze tornarono a Hogwarts che era ormai sera
fatta. I ragazzi scesero in una marmaglia di schiamazzi, specialmente fra le
ragazze che avevano intasato le sartorie per quel famoso ballo di primavera.
Tutte chiacchieravano, tutte ciarlavano su chi sarebbe stata la più bella e da
chi sarebbero state invitate. Discorsi che facevano stare male i rappresentanti
del sesso maschile che si sentivano un pelo braccati. Da qualche anno quel ballo
di primavera era diventato una sorta di massacro a chi era la più bella, la più
magra e… - La più cretina!- sibilò Hermione scuotendo il capo. - Cosa?-
allibì Calì – Ma dai ! Bisogna essere magre per stare bene in certi vestiti
da sera!- - Si ma è ridicolo dimagrire per un ragazzo che tanto poi si
dimenticherà di te il giorno dopo.- ironizzò sarcastica. - Parli perché sei
già snella!- andò avanti la Patil – E poi hai deciso con chi andare? Ron o
Harry?- La Grifoncina stavolta cadde dalle nuvole. Non ci aveva pensato…e
sinceramente neanche gliene importava perché tanto l’unica persona con cui
avrebbe voluto ballare almeno una volta di certo non avrebbe mai neanche
guardato nella sua direzione. Sorrise triste, pensando al vestito che aveva
preso… - E’ semplicemente ridicolo!- sbottò dietro di lei Ron, abbastanza
nervoso – Guarda te se bisogna fare tante cerimonie per questo stupido ballo!
Ogni anno è una serie infinita di prova vestiti e menate che non finiscono
più.- - Già, l’unica è una bella sbornia.- rise Harry e poi urlò verso il
gruppo dei Serpeverde – Ehi Blaise, ce l’hai pronta la roba per la festa di
sabato?- - Tutto a posto, tranquillo!- rise Zabini. - Ehi San Potter! I
travestiti che volevi te li ho trovati!- aggiunse Malfoy ironico, sempre ad alta
voce. - Grazie, i tuoi amici del giro sono sempre i migliori!- - E del tuo
giro invece che mi dici eh?- andò avanti Malferret. - Baciamelo Malfoy!- -
Volete finirla voi due?- sbraitò Tristan scendendo dalla carrozza – E che cazzo,
vi si sente fino alla torre!- - Se è per questo ti sento anche io Mckay.-
sibilò la Mcgranitt comparendo al portone – Avanti, tutti dentro!- Una volta
in Sala Grande a cena, il casino aumentò a livelli indecenti. Fra stoffe,
acconciature e accessori i maschi non ebbero vita facile. Naturalmente tutta la
scuola si chiedeva con chi si sarebbero fatti vedere i due divi, ovvero Harry e
Draco e se le matricole strisciavano ai piedi di Calì per sapere tutto di loro,
quelle un po’ più grandi ogni tanto durante la cena azzardarono a chiedere
direttamente agli interessati. Se il primo sorrideva, dicendo che ancora non ci
aveva pensato, il biondo Serpeverde era di pessimo umore. A lui non fregava un
emerito cazzo, era chiaro a tutti e specialmente a Blaise che doveva sorbirsi i
suoi rimbrotti, ma Draco era di umore nero anche per altro… E la cosa prese
forma la mattina dopo, a lezione. Come sempre stavano a potare e a raccogliere piante amene,
nella sera n°5. Mentre quel bastardo di Blaise si divertiva come un
matto a parlare con la prof. di fertilizzanti, Draco stava tagliando a pezzi la
vegetazione con mano poco delicata. Si accorse che Hermione lo guardava un po’
allarmata e fece finta di niente. - Ti senti bene?- azzardò lei poco
dopo. - Da favola mezzosangue.- mugugnò serafico, mettendo la sua mannaia
preferita sul tavolo. - Forse è meglio che me la dai…- gli disse ancora lei
ma il biondo la guardò bellicoso. - Giù le mani da Daisy!- sibilò. -
Oddio…le hai dato anche un nome.- si schifò la Grifoncina – Tu non sei
normale!- - Sarai normale tu.- si seccò sedendosi e
buttando tutte le foglie della pianta dentro al sacchetto. Si rimisero a
trafficare per un altro po’ e la Sprite notò ancora che il gruppo pareva
insolitamente tranquillo. Bastò poco però perché le due case ritrovassero il
loro equilibrio di bestemmie e maledizioni, se ne accorse alla fine della
lezione quando Dean Thomas e Tiger si attaccarono per chi doveva
usare per primo il fertilizzante.
Insomma, il solito
macello anche quando toccò la lezione di Pozioni. Piton parve insolitamente
tranquillo. Dette loro la pozione da fare per quel giorno, rigorosamente una
cosa innocua e poi si sbatté in cattedra a firmare i suoi registri.
Col settimo anno stavolta c’era anche il sesto,
causa un'allergia che si era beccato Vitius. Blaise, Harry, Hermione e Draco
sfortunatamente si ritrovarono nello stesso tavolo ma grazie al cielo cane e
gatto parvero stare tranquilli, ignorandosi anche se ogni tanto scappavano delle
frecciate bestiali. - Allora Herm? Com’è il tuo vestito?- celiò Zabini
bollendo l’acqua. - Se lo dici a lui e non a me non ti parlo più.- l’avvertì
Harry trafficando per i fatti suoi. - Ecco, non parlare più a nessuno che ci
fai un favore.- se ne uscì il biondo ma Hermione ignorò i galletti,
sorridendo. - Diverso da quello dell’anno scorso.- disse solo, strizzando
l’occhio a Blaise – Quest’anno vedremo delle cose davvero pittoresche temo.
Quando ero dalla sarta ho visto quelle settimo con vestiti simili a meringhe.
Credo di andare a sposarsi forse…mamma mia. Hai deciso chi accompagnare
Blaise?- - Calista Caige.- disse sorridente – Serpeverde sesto anno. A dire
il vero è stata lei a invitarmi.- - Ma non è la cacciatrice della squadra?-
mugugnò Harry. - Già, vedi di non mettermela incinta.- disse Malfoy col suo
solito tono, mannaia a portata di mano – Mi serve.- - E che sarà mai…non hai
messo incinta tu nessuno in questi anni, non lo farò neanche io.- frecciò
amabilmente il suo migliore amico e Draco quasi lo uccise con un’occhiata ma
Hermione, fortuna sua, era girata a parlare con Lavanda, così non sentì. - E
tu Harry?- - A dire il vero stavo pensando di chiederlo a
Elettra.- Hermione sollevò un sopracciglio, poi sorrise contenta. - Sai
che fareste una bella coppia? Insomma, è svitata ma è anche carina da
morire.- - Questo è vero.- ammise Blaise – La Baley è davvero bella, un po’
sulle nuvole ma bella.- - E poi con lei starò tranquillo per una sera.-
sorrise lo sfregiato a sua volta – Mi fa sempre divertire.- - E’ una nuova
moda quella portarsi a letto le cacciatrici adesso?- rognò il biondino. - Che
c’è, non te ne sei mai fatta una?- continuò Blaise, deciso a farlo
sclerare. - NO!- sbottò subito Malfoy, fissando la Granger di striscio. Da lì si
rimise a lavorare come un pazzo con fialette e articoli vari dell'orrore ma il povero Principe
di Serpeverde scoppiò del tutto quando accadde il patatrac. Stavano seduti a
veder bollire il loro intruglio quando quelli del sesto si presero una pausa e
in meno di un attimo Lucas West e Marcus Chilton arrivarono da Potter a menarla
con la partita del giorno dopo. Draco intanto pensava a come sistemare
Dalton, nel caso fosse venuto a chiedere alla ormai SUA mezzosangue di andare al
ballo con lui che non si accorse che il pericolo arrivava dal basso. Hermione
stava sfogliando un libro nell’attesa quando Lucas, il bel portiere di Harry, le
andò vicino. - Hermione…scusa, hai un minuto?- La Grifoncina chiuse il libro,
sorridendogli – Certo, dimmi pure.- - Ecco io…- Lucas si passò nervosamente
una mano fra i capelli castani, mentre gli occhi chiari erano in tensione –
Ecco…cioè io…- Hermione lo guardò stupita, invitandolo a continuare. - Bhè,
Harry mi ha detto che non andrai al ballo con lui.- Draco rizzò
immediatamente le orecchie. Cazzo… - Si, Harry ci va con Elettra.- - E ho
chiesto a Weasley anche…- - Oh, Ron non m’invita mai. Sarebbe uno spreco
secondo lui.- scherzò ridendo. - Già…bhè, visto che non vai con loro…a parte
i centomila che ti avranno invitata hai deciso con chi andare? Perché volevo
chiederti…di venire con me.- Merda…merda, merda! Draco cominciò a serrare la mano sulla mannaia
nascosta in tasca, senza accorgersene. Chissà perché Potter non pensava ai
fatti suoi! - Venire al
ballo con te?- chiese Hermione, stranita. Ci pensò poco, sorrise ancora e annuì
- Si, sarebbe un piacere.- disse cortese e Draco
sentì il classico ringhio a fondo gola che però non poteva esprimere. -
Davvero? Fantastico!- esultò il bel portiere – Harry mi ha suggerito di
chiedertelo, ha avuto ragione!- - Già, non si fa mai gli affari suoi..-
sentenziò la Grifoncina verso lo sfregiato, dall’altra parte del tavolo. -
Proprio vero…- sibilò invece Malferret, incenerendolo con un’occhiata – Potter
non si fa mai i cazzi suoi!- e da lì cominciò a far tanto di quel baccano con
provette, contenitori e mannaia che anche Lucas iniziò a chiedersi se Malfoy
stesse bene. Se lo chiesero un po’ tutti, specialmente quando lui e Harry
attaccarono briga, tirandosi contagocce e imprecandosi dietro silenziosamente,
visto l’occhio vigile di Piton. Una
volta fuori dall’aula però Draco mollò la
tracolla a terra, furibondo. - Lo sai che potrebbe essere un maniaco?- se ne
uscì quando Hermione gli chiese ancora cos’avesse. - Un maniaco?- chiese
allibita – Ma se è così dolce…- - Dolce come Dalton!- continuò fuori di
testa, levandosi anche il maglione per il caldo e spettinandosi tutto – Insomma
mezzosangue, usa un po’ la testa quando esci con un uomo!- - Questo
consiglio arriva tardi.- frecciò sarcastica. - Io sono io!- disse, punto sul
vivo – Io so come sei e tu sai come sono io.- - Motivo in più per darmi
dell’incosciente.- ridisse, sorridendo ironica – Comunque che ti prende? Non
potrà mica saltarmi addosso in mezzo a tutta la sala no?- - Potevi anche
dirgli di no!- - Bhè…è un ballo, ci vanno tutti.- disse un po’ imbarazzata –
Insomma, perché sei arrabbiato adesso? Malferret sembri geloso, datti una
calmata.- - Io non sono…- stava per finire ma serrò le mascelle,
furente. Hermione sorrise e stavolta quasi triste. - Altri me l’hanno
chiesto ma non mi vanno. Lucas invece lo conosco ed è un bravo ragazzo. In fondo
anche tu avrai una ragazza che ti accompagna no?- sussurrò, a voce più bassa –
Sbaglio?- - No, non sbagli.- ammise. - …Bene,- continuò la Grifoncina –
non potevo fare altro.- Fece per andarsene, quando lui la fermò. Le
posò la mano sulla spalla, facendola voltare. - Vado agli allenamenti
adesso.- disse roco – Finisco per le quattro. Tu vai al solito posto?- Col
cuore in gola, lei annuì. - Ok…- Draco si mise la sacca in spalla – Ci
vediamo…dopo. Ciao.-
Alle quattro Hermione stava in biblioteca, girando
fra gli scaffali come una tigre in gabbia. Non era riuscita a concentrarsi su
niente, a fare un compito. Insomma, aveva buttato la giornata. Si risedette
per l’ennesima volta, pensando che tanto Malfoy doveva essersi dimenticato. In
fondo…cosa si era ripromessa? Di non aspettarsi più niente da lui. Erano stati a
letto, probabilmente non gl’importava più niente ormai. Stava raccogliendo
tutta la sua roba, col cuore a pezzi, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Un piccolo uccellino di carta volò magicamente fino a lei. Lo prese fra le dita,
si guardò attorno circospetta, poi lo aprì con le mani che fremevano. Draco
l’aspettava alla Torre di Astronomia. Sospirò, chiudendo gli occhi. Fino a
dove voleva spingersi? Se lo chiese anche quando salì le scale, anche quando
varcò la soglia e la porta le si richiuse alle spalle. Si girò appena in
tempo per ritrovarsi fra le braccia di Malfoy che da troppo tempo aspettava di
averla ancora per sé. Finirono contro il muro, a baciarsi selvaggiamente dopo
che una settimana prima avevano entrambi scoperto un paradiso. O almeno il luogo
che raggiungevano solo insieme, quando facevano l’amore. La lingua di Draco
s’intrufolò nella sua bocca vorace. Un bacio che spezzò le energie di entrambi e
ne creò di nuove. La spinse poco dopo contro un tavolino, rapidamente gli
levò la camicia e affondò la bocca nella sua spalla in via di guarigione. Lo
strinse forte mentre Draco le lambiva la pelle del collo, dietro l’orecchio, le
punte indurite dei seni attraverso la stoffa morbida del reggiseno e represse un
grido, il suo nome, quando entrò in lei con forza senza poter più aspettare,
sollevandole la gonna. E fu di nuovo la stessa magia. La stessa profonda,
torbida e sorprendente magia. Quasi non credeva a quello che sapeva fare,
quando stava con lei. Cioè…niente che non avesse già fatto ma…nel contempo
era come se tutto fosse nuovo. Quando si riprese l’aiutò a scendere dal
tavolino e si adagiò a terra con lei, continuando a tenerla
stretta. Abbracciarla dopo l’orgasmo era un modo per sentirla vicino…perché
ogni tanto aveva come l’impressione di perderla. Poi la ritrovava…ma ogni tanto
credeva di perderla. Sentirla respirare lo calmava, sentirla gemere lo faceva
sentire vivo… Si sentì baciare la fronte, le gote e a Draco sfuggì qualche
verso pigro che la fece sorridere un poco. Maledetto gatto dagli occhi
argentati… Decisamente entrambi avevano trovato un pezzo di paradiso…e fino a
quando sarebbe durato, per tacito accordo, entrambi avrebbero fatto in modo di
tenerlo in vita. E desiderosi di ritornarci, ricominciarono a rotolarsi,
ridendo gioiosi del desiderio dell’altro.
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Capitolo 18 *** Capitolo 18° ***
- Ma come puoi dirlo…- si lagnò Hermione
raccogliendo i libri con aria disgustata. - Oh, è la verità! A livello di
suono sono i migliori!- se ne uscì Harry convinto. - Certo, i Red Hot Chili
Peppers secondo te sono i migliori…del pop forse.- - Del pop????- Potter
sgranò gli occhi verdi, sdegnato – Sempre meglio degli Offspring!- - Che hai
da dire contro gli Offspring!?- saltò su la Granger mettendosi la borsa in
spalla – A livello acustico sono tutta un’altra cosa ma non puoi venirmi a dire
che i Red Hot sono i re del rock, fammi il piacere. Come mettere i Pistols e gli
Slayers sullo stesso piano.- Era venerdì pomeriggio a Hogwarts, il sacro
venerdì pomeriggio e gli studenti del settimo anno uscirono dall’aula
di Vitius, continuando a battibeccare di musica quando si fermarono insieme a
tutti gli altri davanti alla bacheca. C’era un casino
bestiale e i due non capirono che stesse succedendo. Harry cercò di
vedere qualcosa ma c’erano così tante teste che era impossibile leggere una
lettera. - Oh, ragazzi!- I due si voltarono e videro il loro gruppo poco
lontano. Lo raggiunsero e già solo vedendo Blaise sbellicarsi capirono che il
comitato studentesco, anche chiamato il Gruppo degli Appestati, ne aveva
combinata un’altra. - Che ha fatto Kristine questa volta?- chiese la
Grifoncina, stordita dal chiasso. - L’ennesima cazzata.- sibilò Draco
Malfoy, appoggiato a una colonna poco più in là. - Cioè?- Kristine
Mayers era una dei Capo Scuola di Tassorosso e anche il vice capo del comitato
studentesco, associazione che da sette anni il terzetto di Grifondoro evitava
come la peste: per Harry infatti quelli erano solo un branco di ritardati
pettegoli e Ron aveva dovuto ricredersi su di loro dopo una penosa serata
con la Mayers a parlare di saponette per i bagni. Comunque questa volta ne
avevano inventata un’altra. - Asta del vestito migliore. I ragazzi potranno
fare delle offerte e prenotarsi la ragazza per un quarto d’ora. Alla fine della
serata lei dovrà consegnare il vestito.- celiò Blaise con la mano sulla
bocca. Ci fu un attimo di sconforto in cui Harry credette di essere finito in
un universo parallelo e Draco, a modo suo, era anche partecipe a
quell’esasperazione generale se non fosse stato troppo impegnato a guardare le
gambe di Hermione che da parte sua si stava incazzando parecchio. Ci mancava
solo regalare il suo vestito al primo venuto dopo che l’aveva pagato un occhio
di drago! - Stronzate…- borbottò Ron guardando verso il picchetto
d’iscrizione – Eppure dovreste vedere quanti nomi. Ci sono passato davanti e ho
visto una lista di sette pagine!- - Hogwarts è frequentato da deficienti.-
ringhiò Nott poco più in là – Che cazzo me ne farei di un vestito da
donna?- - Già, ci programmassero la scopata sarebbe meglio.- ironizzò a bassa
voce Finnigan, prendendosi un calcio dalla Grifoncina che però sbiancò quando il
destino le fece capire che razza di dementi di amiche frequentava. Calì e
Lavanda le arrivarono addosso in quel momento, tutte sorridenti. - Oddio…-
pensò senza accorgersene. - Hermy…- cinguettò Calì con un sorriso
dall’orecchio all’altro – Sai, noi ci siamo iscritte.- - Buon per voi.- disse
fra i denti, sentendo puzza di bruciato. - Si ma sai…per non stare sole…-
incominciò Lavanda, - abbiamo iscritto anche te!- Blaise ed Harry che le
stavano dietro fecero in tempo a tenerla su con una piccola spintarella,
esattamente quando Malfoy cominciò a sentirsi male. Lui sfortunatamente aveva
dietro solo Dean che lo lasciò andare per terra senza fare una piega. Nel minuti
che seguirono più che altro dovettero stare attenti che la Granger non uccidesse
a suon di Schiantesimi la Patil e la Brown e all’ora di Raimond aveva
ancora un diavolo per capello, specialmente perché la mezz’ora passata con la
Mayers a chiederle di toglierla dalla lista era stato inutile. - Cazzo ma
allungale dei soldi.- borbottò Draco trafficando con la radio d’epoca che
Raimond aveva dato loro come esercizio – Già ci vai con quel porco, adesso devi
pure mollare il vestito al primo che capita…- - Non mi sembra il caso di
distribuire bustarelle adesso.- - Quella potrebbe fare il magnaccia, dammi
retta!- borbottò Ron alle loro spalle, facendo un disastro dietro l’altro col
volume – Comunque ci mettiamo d’accordo e ti compriamo noi.- - Dipende!-
frecciò Zabini divertito – Herm, se ti compro io t’arrabbi?- - E se comprassi
un fucile e ti sparassi in mezzo agli occhi ti arrabbieresti?- replicò Draco
velenoso. - Oh, insomma vedremo di arrangiarci.- l’assicurò Potter tranquillo
– Non so quanto mi verrai a costare ma domani sera non ti lascio nelle mani di
nessuno, tranquilla.- - Sarà meglio perché dopo tutti i favori che ti ho
fatto puoi almeno salvare me e il mio vestito!- - Oh, dai…- la blandì Lavanda
– Herm sarà divertente!- - Si, una favola!- ironizzò la Granger – Stare sul
palco in vendita come un uovo di pasqua!- E per il resto della mattinata
continuò ad essere di pessimo umore, sia con i compagni Grifondoro che con i
Serpeverde che se la ghignavano. Maltrattò perfino Mirtilla quando lei e Draco
andarono in bagno a fare la pozione. Dopo che il fantasma si fu tuffato nella
tazza come suo solito, Malfoy azzardò a sedersi accanto a lei. La sue
espressione incazzosa lo fece desistere dal parlare, così tirò fuori il
pacchetto di sigarette. Se ne accese una…poi la guardò e le passò quella già
accesa. La Granger l’osservò per un secondo, pronta con le sue tiritere sulla
salute ma poi la prese senza fare storie. Dette un paio di tiri, fissando
stizzita la loro pozione bollire nel pentolone…e dopo un attimo abbassò il capo,
sospirando. – E’ chiedere troppo passare una serata tranquilla…a
divertirsi?- - In questo posto direi di si.- le disse, ciccando a terra. -
Io volevo solo ballare un po’…- ammise, malinconica. - West sa ballare?-
frecciò sarcastico. - Si, credo di si…- Hermione si girò a guardarlo – E tu
sai ballare?- Il biondo si lasciò scappare un gemito divertito – Ci
mancherebbe altro.- - E la tua ragazza sa farlo?- - Non è la mia
ragazza.- - Chi è che ti accompagna?- - Potter e Blaise hanno dato il via
alla tradizione della cacciatrice. La Caige l’ha chiesto a Blaise una settimana
fa, così tre giorni fa agli allenamenti me l’ha chiesto anche la Adamason.- -
E’ del quinto anno? Quella coi capelli neri mossi?- - Si,
quella.- Hermione tacque, tornando a fissare il vuoto. Fece per portarsi di
nuovo alla bocca la sigaretta ma Draco le bloccò la mano a mezz’aria, poi si
piegò su di lei, sfiorandole velocemente le labbra. Bastò quel leggero contatto
per mandare all’aria l’intero pomeriggio per l’ennesima volta. La pozione bollì
troppo e divenne una zuppa pastosa inutile mentre quei due trascorsero le ore a
baciarsi, seduti a terra, occhi negli occhi. Si accorsero di aver perso la
lezione di babbanologia ma nessuno dei due se ne dispiacque
eccessivamente. Per Draco sentire Hermione fare quasi le fusa bastava. Più
baciava quelle meravigliose labbra, poi ne voleva e se ne accorgeva quando
sentiva prepotente il desiderio di toccarla. Poteva dire di conoscere la sua
pelle serica e liscia, la curva del seno, dei fianchi… Le mise la mano dietro
alla nuca, giocando con la sua lingua come in una lotta al più testardo. A un
certo punto Hermione però si staccò. - Che c’è?- bofonchiò pigro, cercando di
riacciuffarla ma lei lo tenne un attimo a distanza, ridacchiando. Si levò la
catena con la Giratempo dal collo ma Draco vide un’altra cosa appesa. Il suo
anello d’argento col serpente attorcigliato. - Ce l’avevi tu?- allibì –
Credevo di averlo perso.- - L’ho trovato sul tappeto. Perché te lo eri
tolto?- Malfoy si strinse nelle spalle, fissando quell’anello
d’argento…gliel’aveva regalato sua madre. - Se ti piace tienitelo.- le disse
indifferente. Hermione un sopracciglio – Cosa? Perché non lo vuoi più? E’
così bello…- - Te lo regalo.- ridisse – Io non lo voglio.- La Grifoncina
stavolta rimase in silenzio. Scrutò appena il profilo un po’ indurito del
biondino, così decise di lasciar perdere e si rimise la catena dentro la camicia
sbottonata. In fondo le piaceva avere qualcosa di lui. All’ora di cena
decisero che potevano anche separarsi per prendere aria. Hermione si rinfilò
la maglioncino sotto al mantello mentre Malferret osservava scuotendo il capo
quella benedetta pozione. La gettò via mentre Mirtilla tornava a piagnucolare,
spaccando i timpani a entrambi. Dirigendosi insieme alla Sala Grande
capirono però che c’era un problema. Dovevano imparare a gestire meglio il
loro tempo…o a coppia non sarebbero più andati avanti molto, specialmente a
compiti e ricerche. Era un bel casino! Si accorsero tardi che stavano
entrando affiancati ma anche lì il macello era già fatto. Qualcuno dei primi
banchi li fissò stranito, matricole specialmente, ma Draco fece presto a farli
tornare a mangiare. Semplice occhiata al veleno e tutti i nanerottoli tornarono
a farsi i fatti loro… Si diressero alle loro tavolate e la cena fu piuttosto
tranquilla… La classica quiete prima della tempesta… Stavano a finirsi il
dolce quando un leggero colpo del cucchiaio da parte della Mcgranitt sul calice
richiamò l’attenzione di tutti. A quante pare voleva dire qualcosa…almeno, non
la prof ma quella deficiente di Kristine Mayers. Mezza scuola trattenne dal
lanciarle addosso oggetti contundenti ma la sua vocetta odiosa era rimasta
uguale da quando aveva solo undici anni. Mise piede davanti al tavolo dei
professori con alcuni appunti in mano. - Salve a tutti studenti e compagni!-
cinguettò, assordando qualcuno. Mosse i lunghi capelli rossicci e la sua faccia
un tonda parve una luna piena sotto la luce delle finestre – Come sapete sono
Capo Scuola della casa Tassorosso e vice presidente del comitato studentesco.
Vista l’incapacità attuale di Robert Carlton di adempiere ai suoi doveri, mi ha
nominata sua portavoce. Come sapete domani c’è la festa di primavera e sotto
richiesta del consiglio è stata organizzata l’asta dei vestiti migliori. Come
sapete avrete a disposizione con la ragazza in questione un quarto d’ora per un
ballo lento ma è stata portata alla mia attenzione un’altra richiesta.- Dal
fondo della sala qualcuno di Corvonero, disse, neanche tanto a voce bassa, che
probabilmente le avevano chiesto di andare a schiantarsi contro il pPlatano
Picchiatore ma Kristine si limitò ad arrossire, furibonda. Fece finta di nulla,
anche delle risate che partivano da Serpeverde, così continuò. - Visto che mi
è stato fatto notare che alcune delle partecipanti…sarebbero…come dire,
subissate di richieste all’asta, oggi pomeriggio in via del tutto speciale è
stato fatto un sondaggio e tre ragazze sono state messe al podio. La prima
classificata ha messo in palio un suo bacio.- - Ma chi è quest’idiota?-
sibilò Hermione cominciando ad averne basta. - Di certo una demente.- rognò
Harry al suo fianco – Farsi baciare in cambio di pochi soldi…- Kristine
infatti stava dicendo che era per una buona causa. Il bacio sarebbe stato pagato
dai concorrenti dell’asta a favore degli elfi domestici. In effetti la causa non
era malvagia ma… - Comunque al podio ci sono tre ragazze!- continuò la Mayers
sempre più sclerata – Il consiglio mi ha chiesto di rendere pubblico il trio,
per dare in modo a voi di fare le vostre offerte.- - Sta cominciando a
crescermi la barba…- sibilò Blaise seccato. - Quella si che potrebbe venire
uccisa…- frecciò Nott – Ehi Lavinia, fallo a lei il maleficio.- - Finiscila
Theodor, non fa ridere!- sbottò la Leptis seduta davanti a lui. - Dunque!
Terza classificata….Corvonero, settimo anno…- Improvvisamente chissà perché
il tavolo di Salazar cominciò a tremare…Corvonero…i classici raccomandati! -
Miria Meredit!- E infatti. Quella cretina della ex di Dalton saltò sulla
panca, improvvisando quasi uno strip. - Mioddiooo…- si schifò Draco,
lasciandosi andare con la testa sul tavolo. - Seconda classificata…
Grifondoro, quarto anno… Elettra Baley!- La povera biondina si stava bevendo
il suo caffè corretto e sputò tutto fuori. Ginny dovette darle un paio di pacche
sulle spalle mentre tutta la tavola la fissava sconvolta. Ma la più sconvolta fu
la cacciatrice che non si era mai sognata d’iscriversi! Le furono fatti un sacco
di applausi e anche Harry, che si era unito contento per abbracciarla, fu
stupitissimo nel vederla arrossire! Elettra che arrossiva? Proprio lei? Ma al
primo posto…salì un vulcano in eruzione. - Bene,- Kristine pareva
eccitatissima – abbiamo la prima classificata. La ragazza per cui tutti
pagherebbero per avere un suo bacio. È stata così gentile da offrirsi per la
gara dell’abito ma noi abbiamo pensato di "sfruttare" la sua preziosa presenza
solo per l’asta. Hogwarts, settimo anno…Grifondoro!- E a quella frase
qualcuno, sinceramente, cominciò davvero a sentirsi male… - HERMIONE
GRANGER!- Panico. La Grifoncina fu assaltata da urla, ovazioni e applausi
mentre il sangue probabilmente le defluiva dal viso. Ma lei non aveva mai
accettato di fare una cosa simile! E lo strillò in faccia a quella deficiente
della Mayers in mezzo al corridoio quando la cena fu finita, ma quella fece
orecchie da mercante, sbattendole sotto il naso le regole della gara
dell’abito. C’era scritto… "Si concede la propria presenza per qualsiasi
altra iniziativa" in minuscolo e quasi invisibile a fondo pagina. Prima che
Hermione la facesse del tutto a pezzettini, Harry e Blaise la portarono via. Fu
Ron a pregare Kristine, su cui aveva un certo ascendente, fino alle undici ma
non riuscì a convincerla. Fu irremovibile. Stavano in giardino a far fumare
qualcosa di Zabini a Hermione, tanto per calmarla, quando arrivò anche
Draco. Aveva un diavolo per capello, si notava benissimo. Fissò Lucas che
stava con loro con palese astio e pure Potter si prese le sue ma Harry lo
ignorò, sapendo fin troppo bene che ora l’orgoglio di Malfoy si stava
riprendendo da una batosta. - Insomma, possibile che non si possa fare una
sega?- abbaiò Seamus – Certo che voi due siete davvero sceme!- disse alla Brown
e a Calì – Come si fa a iscrivere Hermione a cose del genere mi piacerebbe
saperlo!- - Senti, l’hanno scelta i ragazzi, mica io!- disse Lavanda
arrabbiata – E poi è per una buona causa!- Accanto alla Granger c’era seduta
anche Elettra. Di pessimo umore anche la biondina, ringhiava sommessamente
vendetta per le sue stesse stupide compagne che l’avevano fregata. - Voglio
vendetta.- soffiò Hermione quando le levarono dagli artigli il narghilè. -
Facciamo una bella retata alla Mayers.- propose Harry. - Si, così ci
espellono tutti!- borbottò Ron. - Ma proprio voi parlate?- Malferret ora
fissava il trio con aria sarcastica – Voi tre che sapete scappare da qua anche
con Silente che vi spia con la palla di vetro? Avanti, non ditemi che non
sapreste ideare qualcosa!- - Non è quello..- disse Harry dando un tiro a una
sigaretta. In effetti era un bel problema…però, cazzo se faceva ridere! E
quando attaccò lui, gli altri gli andarono dietro. Prima furono solo risatina a
fondo gola, poi furono vere e proprie ghignate da osteria. Perfino Tristan che
passava di lì per andare a fare la ronda attaccò a ghignare sguaiatamente, tanto
che la Grifoncina lo mandò a quel paese ma quando anche Draco nascose la faccia
per ridere almeno un pochino, non resistette più. Li piantò tutti in asso e se
ne andò imbestialita, seguita da Elettra. Peccato che quei dementi
continuassero a ridere, da perfetti bastardi… E il giorno dopo ancora si
sentiva qualche singulto.
A sera fatta tutta Hogwarts era una festa di
colori. La Sprite aveva dato il suo tocco personale con numerosissime ghirlande
di fiori e i fantasmi parevano di ottimo umore. Tranne Pix che continuava a
importunare tutti. Silente e la Mcgranitt furono i primi ad arrivare nella
grande sala addobbata dal comitato degli studenti dove Kristine stava correndo
da una parte all’altra, vestita davvero come una meringa verdognola, insieme a
tutta la sua truppa. Poco a poco la grandissima sala iniziò a riempirsi. -
Festa riuscita direi.- bofonchiò Raimond arrivando a controllare. - Si, se
Potter non inizia coi suoi scherzi…- sibilò Piton arrivando alle sue
spalle. - Oh, non temere Severus.- rise Silente – Sono sicuro che questa sera
il signor Potter abbia altro a cui pensare.- Nello stesso istante arrivò
anche Tristan e la sua espressione non era delle migliori. Arrivò solo, quindi
la Mcgranitt ne dedusse che non fosse riuscito a staccare Lucilla dalla sua
stanza. - Quella ragazza dovrebbe prendere un po’ d’aria.- disse, rivolta al
preside. - Oh, Lucilla sa quello che fa...- la blandì il vecchio – e sono
sicuro che ci stupirà anche stasera.- La festa entrò nel vivo verso le nove.
Corvonero e Tassorosso erano arrivati da poco quando anche Serpeverde si fece
vedere con la sua solita supponenza, come se la casa facesse un favore a tutti
farsi vedere. Blaise e Calista facevano una gran bella coppia, esattamente
come Sarah Adamason, abbigliata in un provocante vestitino color vinaccia,
abbracciata a Draco Malfoy che si era presentato solo per un motivo. Spaccare
la faccia a chi avrebbe provato a baciare la Granger. E se ne sbatteva le palle
se quello non rientrava nella scommessa o nel loro incasina rapporto. Lei era
sua per il momento, punto. Finché andava a letto con lui non doveva
andarci con nessun altro. Neanche un bacio. Niente. Si svaccò subito sul
suo divano personale e vide arrivare i primi da Grifondoro. E quando San
Potter fece il suo ingresso a braccetto con una bellezza bionda dovette
ammettere la verità. Elettra Baley quella sera era davvero una
favola. Anche se aveva quattordici anni soltanto era incantevole. Coi capelli
biondo grano per una volta lasciati sciolti sulle spalle, un vestito senza
spalline sui toni dell’azzurro come i suoi occhi e un sorriso un po’ timido
sulla bocca a cuore. - Sti’ cazzi…- fischiò Nott – Figa la cacciatrice di
Potter!- - E’ minorenne.- sibilò Draco ingollando un bicchiere di analcolico
alla frutta che lo schifò oltre ogni dire. - E allora? Fosse in palio il suo
di bacio ci penserei…- Ma Theodor tacque all’improvvisamente e Draco seguì il
suo sguardo in linea d’aria, per morire a sua volta…sul corpo che desiderava
ogni secondo di più, fasciato in un abito dorato dalla scollatura a larga, lungo
fino ai piedi. Hermione Granger entrò nella sala sotto l’applauso di tutti,
accompagnata da un ammiratissimo Lucas West. Perfino Blaise per una volta si
mise a sbavare e questo la diceva tutta… - Vacca miseria…- sussurrò Zabini,
dando una pacca sulla spalla del biondo – Chiudi la bocca, sembri un
pesce.- Malfoy lo mandò al diavolo, riattaccandosi subito agli analcolici
peccato che non servisse a niente. Non faceva altro che vederla ballare,
ridere con tutti e seguiva la linea della catena della Giratempo nella sua
scollatura, immaginandoci dentro anche il suo anello. Ormai era al limite della
pazienza. Si fece così stordire dalle chiacchiere delle sue cacciatrici e del
suo portiere. Intanto Harry ridacchiava in compagnia di Ron e company,
tenendosi ben stretta Elettra che aveva ripreso il suo consueto buon umore. Era
carina da mangiarsela e quando ballava poi era leggerissima. Com’era fatta
per volare e stare sulla scopa, era bravissima anche a ballare le danze più
difficili. - Dì ma chi ti ha insegnato?- le chiese, riprendendo fiato quando
raggiunsero il gruppo. La biondina, un po’ rossa per lo sforzo, sorrise a
alzò le spalle. - Mia sorella maggiore Isabella. Lei ha dodici anni più di
me.- - Ma va? Hai una sorella maggiore?- celiò Ron – Non lo sapevo…e vivi con
lei?- - Si, da quando mia madre è morta tre anni fa, papà si è risposato e la
sua nuova moglie non ci vuole a casa.- Era strabiliante come fosse
tranquilla, pensò il bambino sopravvissuto. Era una cosa incredibile: era sempre
allegra, sembrava sempre felice. La ricondusse a ballare ma ogni tanto insieme
buttavano un’occhiata a Hermione e Lucas. - Com’è nervoso…- disse Elettra,
appoggiata alla spalla di Harry. - Si, in effetti pare che lei lo metta in
imbarazzo.- - No, dev’essere la faccenda del bacio a innervosirlo.- Un
altro nervoso come un cane affamato era Tristan che vagava come un tigre in
gabbia. - Ma che hai?- gli chiese Draco, fermandolo mentre girovagava. -
Sono girato male.- - Quello si vede Mc. Perché?- - E Lucilla?- chiese
Blaise angelicamente – Volevo tanto vederla in vestito da sera!- Domanda
sbagliata. Il loro prof emise un ringhio corposo, cominciando a maledire tutto e
tutti. Si svaccò accanto a Malferret e cominciò a imprecare dietro al mondo e a
quella testarda di mezzo demone che piuttosto che accompagnarlo e smetterla di
fare l’asociale si era Smaterializzata e piantato in asso nel bel mezzo di una
discussione vivacissima. Era di marmo, inutile parlare con lei. Rimase a
bollire coi suoi Serpeverde fino a quando non batterono le dieci e mezza. Fu
allora che Silente, andato fuori a prendersi una boccata d’aria e a fumarsi la
pipa in santa pace, vide qualcosa che non si vedeva tutti i giorni. Ancora prima
venne attirato da un leggero ticchettio e rimase basito, di fronte a quella
visione. Poi sorrise, facendo un galante inchino. - Lucilla, mia cara…che
intenzioni hai verso questo povero vecchio?- La Lancaster si lasciò sfuggire
un ghigno leggero, abbassando il capo in saluto. Si sentiva ridicola ma in
fondo…perché non accontentare qualcuno e poi farlo tacere per sempre? Si
avvicinò a Silente, frusciando nell’abito bianco che nessuno aveva mai
visto. Di seta, con un profondo scollo in mezzo al seno, le si allacciava al
collo. I capelli sciolti, gli occhi appena truccati. Silente si fece prendere
sotto braccio, conducendola verso la sala. - Allora, cosa ti ha fatto
cambiare idea?- - L’idea che Mckay possa tenermi il muso per un mese, ecco
cosa.- rispose – E poi stasera dobbiamo partire per Lancaster Manor. Non ho
voglia di passare le vacanze a litigare con lui. Meglio dargli un
contentino.- Quando varcarono la soglia ci fu un attimo di sbalordimento
generale. Si può dire che per un attimo, ed Hermione avrebbe baciato Lucilla in
fronte, la faccenda dell’asta fu dimenticata perché tutti, maschi e femmine,
erano rimasti a guardare a occhi sgranati la bellezza della mezzo
demone. Inutile dire quando la parte maschile rimase a guardarla. Una vita
intera. Tristan e Draco in particolar modo. Mckay poi sembrava non avesse mai
visto una bella donna in vita sua. Assetato nel deserto. Era l’espressione
giusta. Si mise in piedi, spinto da Blaise e Malfoy, così tornò verso il
tavolo dei professori dove si era diretta anche la Lancaster mentre la festa a
stento andò avanti. Harry andò a servirsi da bere e colse l’occasione per
dare meglio un’occhiata a Lucilla. Ok, aveva sette anni più di loro ma ne
dimostrava venti e poi…cazzo, non la si poteva mettere a confronto con una
strega normale. - Che fai, sbavi Sfregiato?- sibilò Draco apparendogli a
fianco. - Già, anche tu vedo Malferret.- frecciò il moretto, fissandolo di
striscio. Il biondo tacque, mettendosi al suo fianco per osservare in platea
a sua volta. Diavolo…d’ammazzarsi di sesso con una così. - Secondo te a
letto è pericolosa?- Harry strabuzzò gli occhi – Ma no, almeno…non credo!-
tornò a guardarla, annegando nei suoi occhi azzurri. - Sarà meglio che vada.-
borbottò il bambino sopravvissuto – Ci si vede dopo.- - Contaci Potter.-
replicò Draco andando per la sua strada, ovvero a ballare con Sarah che gli
stava tenendo il muso perché aveva respinto le sue avance. Che andasse al
diavolo, bella situazione in cui ficcarsi! Se faceva casini con la sua
cacciatrice anche la squadra sarebbe andata in malora… E in malora ci stava
andando anche il buon senso di Tristan che se ne stava a distanza, sbavava, la
spogliava con gli occhi e volendo anche con le mani, se avesse potuto, e beveva
per dimenticare. Chiederle di ballare era fuori discussione. Lo avrebbe
ucciso all’istante. Chiederle di bere anche. Avrebbe pensato che voleva farla
ubriacare per poi portarsela a letto. In effetti non c’era essere al mondo
più difficile e sospettoso di Lucilla Lancaster ma ebbe una bella sorpresa
quando la vide almeno concedere un ballo a Silente. Aggraziatissima, volteggiò
col preside stupendolo non poco. Non sapeva perché ma credeva che non sapesse
ballare… Tornati al tavolo dei prof, i vecchiardi si misero a parlare della
festa riuscita mentre Piton e Lucilla parvero avere qualcosa da confabulare fra
loro per qualche minuto, visto che non si staccarono manco per prendere
fiato. Quando smisero di bisbigliare Lucilla si alzò dalla poltrona e si
diresse verso l’antro dei Serpeverde. La vide appoggiarsi al divano di Draco e
richiamare la sua attenzione. Pareva che il biondino l’avesse presa come un
angelo dal cielo. Li seguì per un poco, vedendoli sparire dietro una
colonna. - Hai capito tutto?- Malfoy annuì – Si, ho tutto pronto, non ti
preoccupare.- - Se i tuoi chiedono dì che sei da Zabini. Mandiamo a casa con
lui il sosia di argilla ed è fatta.- - E Tristan?- - Ci raggiunge domani
sera. Finita la festa passo a prenderti.- - Ok, grazie.- Draco fece un
piccolo sforzo a dirlo, ma poi si sentì meglio. Riuscirono fuori dal
nascondiglio e le chiese di restare un po’ fra ex Serpeverde, specialmente
perché Blaise era interessatissimo a quella faccenda. Rapidamente gli spiegarono
le ultime cose, poi Lucilla si svaccò tranquilla, facendosi comparire il suo bel
calice fra le mani. Inutile dire che Malferret, curioso come un gatto, dopo
un attimo di disgusto…dovette ammettere che avrebbe assaggiato. – Ma …è sangue
umano?- - Figurati, non mi farebbe stare meglio.- - E allora che sangue
è?- richiese, osservando quel liquido rosso e denso. - Meglio che tu non lo
sappia.- rise, osservando gli altri ballare e sentendo la presenza di Tristan
che si avvicinava anche a metri di distanza. Le si piantò davanti, a braccia
incrociate. - Così non volevi venire eh?- sbuffò. - Fra ballare mezza
nuda per qualche ora e te che mi tieni il muso per mese preferisco ballare.-
replicò ironica, portandosi il calice alla labbra – Ti diverti Mc?- -
Abbastanza. Ti ho visto dondolare con Silente.- - Dondolare?- borbottò Draco
seduto accanto alla mezzo demone – Questa mi mancava.- - Ehi, Malfoy….fammi
il favore, vai a farti un giro all’asta che è meglio.- - Io non mi compro la
compagnia, prof.- chiarì il biondino – A me basta schioccare le dita!- Blaise
dietro di loro fece una lunga ghignata – S’è visto da settembre ad adesso come
ti basta schioccare le dita! Ma Mc forse non lo sa… lui ed Hermione hanno
scommesso…non si sa bene cosa, ma alla fine di giugno chi cede per primo deve
andare sul palco, al ballo di fine anno, e sputtanarsi da solo.- Tristan
sbatté gli occhioni, scuotendo il capo – Le donne vanno trattate bene,
Draco.- - Ha parlato.- sibilò Lucilla, fissandolo di striscio – Il Flagello…
colui che tutte si sbatteva…- - Tutte tranne una.- replicò l’Auror velenoso,
peccato che la mora l’avesse mandato al diavolo con un’occhiataccia. - Eccola
che arriva…- avvisò Nott, battendo una mano sulla spalla a Malferret –
Gente, la Mayers!- Tutta la scuola ebbe modo di mugugnare quando Kristine
salì a parlare dal pulpito del preside, come una gigantesca meringa verde.
Cominciò a rincoglionire tutti, tanto che dopo una tirata di mezz’ora qualcuno
riuscì a buttarla giù dalla postazione e fu Susan Bones a far partire l’asta.
Vennero messe in palio un fracco di matricole, alcune amiche di Ginny che
facevano il sesto anno, ragazzine in vestiti sconcissimi, altre vestite da suore
e anche qualche gay… Quando fu il turno della Meredit, nel suo vestito blu
scuro, Dalton dovette comprarsela per forza o quella gli avrebbe fatto una
scenataccia davanti a tutta Hogwarts. - Io non ci salgo…- mormorò Elettra
tutta tesa. - Oh, ma dai!- rise Marcus con la sua ragazza – Sei così bella
stasera! Vero Lucas?- - Elettra è sempre bella.- disse il portiere, gentile
come suo solito. - Ragazzi, dai…- si lagnò la cacciatrice, arrossendo, fino a
quando Harry non le passò un braccio attorno alle spalle, sorridendole di cuore
– Oh, non preoccuparti…ti posso assicurare che non dovrai dare a nessuno il
vestito!- - Ma non volevi comprare Hermione?- allibì la biondina – Harry, sul
serio…non è necessario…- - Figurati, ormai sono votata al martirio.- sbottò
la Grifoncina seccata – E poi ne hai più bisogno tu, tesoro. Stasera ti mangiano
tutti con gli occhi.- - Già, non possiamo permettere che trattino male la
nostra piccoletta!- cinguettò tutta la squadra di quidditch di Grifondoro,
coccolandosi la loro stupenda cacciatrice. Quando fu il suo turno comunque la
Baley fu costretta a salire. Si vedeva che davvero desiderava sparire sotto
terra ma era anche dolce e carina da morire. Comunque alla fine se la
ricomprò Harry sul serio, insieme al diritto di ballare il lento con lei. A
momenti se lo baciò quando scese dal palco, salva per un pelo…quando però toccò
a Hermione. Salì sul palco con la pistola alla testa, imbestialita e di
pessimo umore. Non si sforzò neanche di sorridere. Si limitò a girarsi i
pollici ma quando sentì la cifra finale raccolta si sentì morire. Perfino
Mckay e Lucilla strabuzzarono gli occhi. La cifra era spropositata! Pari al
valore della Fireblot di Harry! Alla Granger, quando chiese spiegazioni, le
venne solo consegnato il biglietto di chi aveva fatto l’offerta abominevole. Non
c’era scritto il nome…ma solo un disegnino minuscolo. Un serpente arrotolato su
se stesso. Sorrise appena, alzando lo sguardo su una persona che stava in
fondo alla sala…e ghignava, coi suoi splendidi occhi argentati. Scese, senza
dover rendere così il bacio appassionato a nessuno, visto che nessuno si
presentava a richiederlo, ma lei non parve delusa nemmeno quando da Serpeverde
attaccarono a prenderla in giro. La festa andò così avanti, fra lenti e gente
che si baciava per onorare chissà che patti. Draco stava su una balaustra, a
osservare il giardino e il cielo stellato quando sentì dei passi alle sue
spalle. - Mi piacerebbe sapere chi è quel cafone che paga e non si presenta!-
disse Hermione con aria teatrale, arrivandogli dietro alla schiena – Vorrà dire
che non avrà il mio bacio!- - Oh, io voglio più…- ridacchiò perfidamente
Malfoy, afferrandola per la vita e schiacciandosela addosso. La baciò di volata,
infilandole le dita fra i capelli – Dove sta West?- - Balla con una sua
compagna di classe.- rispose la Grifoncina – Allora? Questo
bacio?- L’accontentò immediatamente, dopo una risata leggera. Purtroppo
però la strega non gli permise di approfondire troppo quel contatto. Si staccò,
fissandolo. - Sai che ci aspetta una settimana intera in una casa da favola?-
sussurrò lei. Draco la guardò stranito – Vieni anche tu da
Lucilla?- Hermione annuì. - Anche…Potter e Weasley?- si lagnò. -
Ahah.- - Li avveleno, lo giuro.- - Se ti lascio uscire dalla camera.-
minacciò la Grifoncina dolcemente. E a Malfoy scoppiò il cuore. Cazzo, era
pazzo di lei. Le affondò il viso fra i capelli, abbracciandola stretta per
quella vita sottilissima. Altro che uscire…si sarebbe chiuse dentro e l’avrebbe
tenuta inchiodata al letto per tutto il tempo. Staccarsi poi stava diventando
una tortura. - Infiliamoci da qualche parte…- le propose sul collo, con voce
capricciosa. - Ma non si può…- replicò la strega, con tono falsamente
severo. - Chissene frega degli altri.- andò avanti, mordendole un lobo – Dai,
non dirmi che non vuoi…- Tenerlo fermo stava diventando difficile…sempre più
difficile ma dovettero farlo per forza quando sentirono delle voci poco lontane.
Si separarono di volata e fecero in tempo a svoltare l’angolo per beccarsi Miria
che sbraitava al vento contro Dalton. Ci sarebbe stato da ridere se…Malfoy non
avesse iniziato di nuovo ad allungare i tentacoli. Chi allungava in tentacoli
insieme a Draco, era Tristan. I suoi tentacoli però, poveretti, potevano
arraffare solo analcolici visto che Lucilla si era appollaiata sul divano e da
lì non si scollava. Gli stava a fianco e continuava a sorseggiare sangue,
facendo venire i brividi a tutti. - Stai meglio?- le chiese Mckay, verso
mezzanotte quando riuscì a portarla a fare due passi in giardino. -
Sopravvivo.- L’Auror si accese una sigaretta, passandogliela, poi se ne
accese un’altra. - A casa tua hai qualcosa che possa aiutarti a
guarire?- - Si, riposo e nessun seccatore.- replicò, soffiandogli in faccia
il fumo. Lo fece sorridere leggermente e si appoggiò al suo fianco, lungo la
scalinata. Stettero un poco in silenzio, alla brezza della sera. Le venne
spontaneo chiederle se aveva freddo, ma si fermò vedendo che tanto stava
benissimo. La sua bellissima pelle diafana era di seta come il suo vestito. Era
la prima volta che la vedeva vestita di bianco. - Allora?- la sentì dire,
dopo aver finito la sigaretta – Mc…mi hai qua, in vestito da sera, ho ballato… e
non mi dici neanche sono stata brava?- - Vuoi che ti dia una medaglia perché
ti sei comportata da persona normale? Spiacente amore.- - Ok, ok…allora, io
porto i ragazzi a casa mia. Ti aspetto per domani sera.- - Perfetto…spero che
il tuo vecchio letto sia abbastanza grande per tutti e due.- La Lancaster
sogghignò pericolosamente – Molto spiritoso, davvero…comunque una richiesta
adesso ce l’ho io.- - E sarebbe?- - Bhè…- Lucilla indicò il suo vestito –
Mi hai fatta mettere in ghingheri, quindi ora puoi anche farmi ballare
no?- Tristan le sorrise, abbassando il capo. Dio… Un attimo dopo aveva la
mano tiepida di Lucilla nella sua, l’altra sul suo fianco sottile e il viso
della mora sulla sua spalla. Era una strana sensazione ballare con lei…le
sembrava di stringere qualcosa che presto sarebbe scomparso. E questo lo faceva
stare male ma averli lì accanto, dopo tutto il tempo passato a desiderarlo, lo
fece sentire felice come da tanto tempo non era. La strinse più forte,
abbassando la bocca sul suo collo. Lucilla non disse nulla. Si limitò a
sollevare lo sguardo su di lui, dopo che l’ebbe baciata dolcemente. Avrebbe
mentito a se stessa se non avesse ammesso di aver provato un brivido ma quando i
suoi occhi azzurri fissarono Tristan niente di questo venne trapelato. Come
ormai impediva anche al suo cuore di ammettere il suo desiderio. Aveva
imparato a sue spese che la brama è qualcosa di più malvagio di quanto il cuore
umano pensi. Voldemort l’aveva bramata e l’aveva avuta, anche con la
forza. Il desiderio era ciò di quanto più incontenibile lei avesse mai
conosciuto sulla sua pelle. Cercava di scacciarlo, cercava di non dargli
ascolto. Cercava di dormire, dimenticare. Ma quando lui era vicino la fiamma
divampava e la bruciava. E lei non voleva più ferirsi. Una volta le era
bastata. All’improvviso si fece rigida. L’incanto del ballo era
finito. Tristan lo capì ma non la lasciò immediatamente. Continuò a
guardarla e oltre al suo desiderio venne a galla anche qualcos’altro. - A
volte mi osservo come se da un momento all’altro ti aspettassi da me un
attacco.- le disse, tenendole stretta la mano. - E’ così infatti.- rispose
fredda. - Hai paura di me?- - Di quello che potrei e potresti farmi.-
Lucilla si fece indietro, la luce della notte la illuminò leggermente – Ho già
permesso al fuoco di consumarmi una volta. Non permetterò anche a te di farmi a
pezzi.- L’Auror serrò le mascelle – Dimmi di tutto, insultami, picchiami…ma
non paragonarmi a lui!- sibilò ferito. - Non è questione di paragone. E’
questione di fatti.- - Quali fatti?- sbottò esasperato – Che ti voglio? Si, è
vero! Ma sai benissimo che non ti farei mai…- Lei lo bloccò, levando una
mano con stizza – Non m’interessa cosa pensi! Forse ora non vuoi ma se torni
indietro con la memoria mi hai già augurato di morire una volta! Mi hai odiata e
probabilmente mi odi ancora! Io ne ho abbastanza! Non voglio più essere fatta a
pezzi dal desiderio di un uomo. Che sia tu o Voldemort non fa la differenza! Ho
vissuto all’inferno abbastanza da sapere di non volere il paradiso, ma non
voglio più neanche rimettere piede fra le fiamme e tu sai di cosa parlo!- poi si
calmò, scuotendo il capo, quasi addolorata. Per la prima volta Tristan la
fissò negli occhi e vi vide del rammarico. - Mi spiace…- Lucilla deglutì – Mi
spiace davvero. Forse tu sei…l’unico. L’unico per me. Ma io non ti voglio più.
Non voglio più niente.- - E quello che provo io per te non conta?- replicò
lui, addolorato. - Tu sei mortale, io mezza demone. Forse non avrò mai fine.-
La Lancaster sorrise e lui poté giurare di aver visto un bagliore simile alle
lacrime nascoste sotto le palpebre semi chiuse – Tu sei un purosangue, io
mezzosangue. Tu hai un’anima, io sono vuota…- - No, questo non è vero! Ora
non staresti soffrendo se non avessi un’anima!- - E’ solo un’illusione Mc!-
gridò esasperata – Non lo capisci? La bambina che ti ha spinto a seguirla a
Serpeverde è morta! E’ morta quando Voldemort l’ha fatta a pezzi, quando ha
visto sua madre ammazzare suo padre perché l’amava troppo per ucciderla! È morta
quando sua sorella l’ha fatta impazzire! Io non respiro! Il mio cuore non batte
e dannazione devi smetterla di vedere in me solo quello che vuoi tu!- una
lacrima le rigò la guancia appena rosea, finì lungo il collo e scivolò a terra.
Lucilla fece un altro passo per allontanarsi…sollevò un lembo dell’abito,
pulendosi il viso col dorso della mano e gli dette le spalle, decisa ad
andarsene. - Io ti amo.- Tristan rimase fermo, del tutto incurante delle sue
parole – Ti amo e puoi dirmi quello che ti pare. Sono tutte bugie. Tu sei mezza
demone, l’anima ce l’hai altrimenti ora non staresti piangendo, lo vedo da come
ti tremano le spalle…- sorrise appena, malinconico – Ti conosco Luci…ti conosco
troppo bene. E so un’altra cosa. Anche tu mi ami.- Lei si girò con gli occhi
sgranati ma non riuscì a ribattere. - Giuro che un giorno ti avrò.- le
sussurrò avvicinandosi – Dovessi aspettare altri otto, venti,
cent’anni.- Quindi si chinò e unì le loro labbra in un unico bacio, agognato
da troppo tempo.
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Capitolo 19 *** Capitolo 19° ***
La porta si era aperta
leggermente, la luce era filtrata per un misero secondo poi si era di nuovo
spenta, come la candela che da tempo Lucilla fissava nel buio della sua stanza,
a Dark Hell Manor. L’aveva sentito svestirsi lentamente, con pazienza quasi
predatrice… La camicia era scivolata leggera a terra, seguita dai pantaloni
neri. Due mani l’avevano afferrata, possessive. Una bocca feroce si era
posata sulla sue labbra fredde, divorandogliele. Il suo corpo era stato
percorso da quelle mani dannate mentre due grandi iridi color della notte
l’avevano sferzata, godendo nel vederla tremare, godendo nel farle del
male. Tom Riddle… "…Sarai sempre e solo mia…mia e di nessun
altro…" Tom…Tom…
Lucilla attraversò il corridoio immenso del
sotterraneo quando il pendolo batté le quattro e mezza di mattina. Stava
nascosta sotto un lungo mantello, al suo fianco qualcuno col volto
coperto. Davanti a Serpeverde, Draco Malfoy la stava aspettando da qualche
minuto. Quando la vide arrivare si affrettò a raggiungerla ma dovette ammettere
che il suo sosia fatto d’argilla sembrava lui in tutto e per tutto. Aveva la
sua stessa espressione altera, il mento e il capo eretto…e solo gli occhi
erano un po’ più vuoti dell'originale ma il biondo sosia non perse tempo.
Consegnò il suo mantello al vero Draco, fece un profondo inchino alla Lancaster
ed entrò nel dormitorio, senza più uscirne. - Adesso andiamo. Gli altri sono
già alla carrozza.- sussurrò la mora, facendogli cenno di seguirla. - Perché
devono venire anche loro?- le chiese, un po’ scocciato. - Perché i leccapiedi
di Voldemort hanno capito finalmente che Harry Potter è la grande punta
dell’iceberg ma sotto ci sono Weasley e la sua famiglia, più l’abilità di
Hermione. E anche loro sono nel mirino.- - Se lo dici tu. Sicura che non ci
vedranno?- Giunsero al giardino e passarono sulla lunga scala fatta di
lastre di pietra bianca fino davanti alla casetta di Hagrid e lì Draco vide
una carrozza d'ebano a cui però non erano attaccati i cavalli. Fece per
chiederle spiegazioni ma poi lasciò perdere, quando vide lo Sfregiato e Ron
uscire dalla casa del custode delle chiavi con dei viveri per il viaggio. -
Si prospettano delle vacanze davvero rilassanti.- frecciò il rossino,
passandogli davanti. - Non temere Donnola, basta che mi stai alla larga!-
insinuò il biondino, buttando la sua grossa borsa sul retro della carrozza –
Idem per te!- aggiunse verso Harry ma il bambino sopravvissuto si limitò a
osservarlo storto, come ad avvertirlo che un fiato e sarebbe rimasto secco di
notte e guarda caso tutti l'avrebbero fatta franca. Forse, pensò Malfoy, con
quello sguardo da padre-padrone lo stava avvertendo di tenersi alla larga dalla
Granger ma lui aveva tutt’altri programmi. Sesso, sesso e ancora sesso per
quindici giorni… E la mezzosangue sempre nel letto. L’ultima prima di
dormire, la prima al risveglio… Salì in carrozza dopo Lucilla e si sbatté
davanti alla bella Granger che sonnecchiava, stanca da tutto quel ballare. In
effetti avevano mollato il ballo praticamente solo da quindici minuti e tutti si
erano accasciati a letto, sbronzi ed esausti mentre Tristan, dopo essersi
assicurato che nessuno fosse nei paraggi, aveva preso baracca e burattini ed era
tornato a casa sua, giusto per prendere due cosette. Sarebbe arrivato a
Lancaster Manor la sera dopo. - Siamo pronti?- chiese Hagrid, davanti alla
porta della carrozza. - Si, ti ringrazio.- Lucilla annuì, guardando il cielo
– Meglio partire ora, quando il sole sarà alto voglio essere al di sopra delle
nuvole, così nessuno potrà scorgerci.- - E se qualcuno si accorge che ora a
casa tua c’è qualcuno?- bofonchiò Harry – Non passerai dei guai?- - Dopo le
vacanze la scuola sarà invasa di Dissennatori e Cacciatori. Prima o poi mi
troveranno.- rispose lei pacata – Ma ne parliamo a casa mia, dopo qualche ora di
sonno. Ok, Hagrid noi andiamo.- - Mi raccomando! Attenti ragazzi!- disse
accorato il custode, facendosi indietro. Un secondo dopo Lucilla schioccò le
dita e quattro grossi cavalli neri apparvero dal nulla, attaccati al cocchio.
Peccato che non fossero comuni cavalli e i quattro se ne accorsero quando la
carrozza prese il volo nel buio della notte. I cavalli avevano grosse ali…ed
Hermione si era quasi ammazzata, sporgendosi dallo sportello, per
vederli. Harry l’aveva tirata dentro in tempo ma da quel momento non aveva
più dormito. Anzi… - Secondo me saresti un’ottima insegnante.- scandì la
streghetta e Lucilla per poco non si sbrodolò il contenuto del calice addosso.
Il solo pensiero di trovarsi a fare come Mc la faceva star male. - Dico sul
serio!- continuò la Grifoncina. - I genitori non hanno apprezzato un lupo
mannaro, Herm.- le fece presento Ron. - Già, perché dovrebbero cambiare idea
con una come me?- rise la mora, indifferente alla questione. - Sei solo mezza
demone.- - Non cambia la sostanza.- Lucilla alzò le spalle – E poi non credo
che per gli studenti sia saggio avere a fianco qualcuno che conosca tanto bene
la magia oscura.- - Ma la Mcgranitt ha detto che tu hai imparato anche la
magia dei druidi, quella benigna.- Potter ora era davvero curioso – Come mai
l’hai fatto?- - Per abbattere il nemico ho dovuto imparare tutte le sue
armi.- rispose lei, con gli occhi azzurri limpidi come acqua – Ma il problema
era che lui non conosceva la magia benigna. Voldemort aveva più di un punto
debole, Harry e tu te ne sarai accorto immagino.- - Forse se gli studenti
potessero avere a che fare di più con la magia oscura saprebbero come
contrastarla.- disse blandamente lo Ron, anche se non ne era minimamente
convinto. Il suo tono era tale che Malfoy, silenzioso vista la
compagnia, rise amaro, scuotendo il capo – Stronzate . Mettere la magia
oscura a contatto di gente impreparata è un suicidio. Mai sentito parlare del
fascino del male?- - E tu ne sai qualcosa immagino.- frecciò Ron. - Ehi…-
li bloccò Hermione ma Weasley amava mettere le cose in chiaro – Scusate ma qua
sono l’unico che ci penso? Io non voglio dire ma stiamo qui a chiacchierare con
il figlio di Satana.- - Visto che sono ancora respirante non vedo perché
dovresti temere.- sibilò Draco maligno. - Solo perché non sei un Mangiamorte
non significa che non potresti complottare qualcosa.- - Anche questo è vero.-
si mise in mezzo Harry – Ma non dimentichiamo che ha avuto tempo tutto l’anno
scorso, quando ero più debole e non ha fatto niente. Indipendentemente da ciò
che penso io di lui, secondo me non abbiamo niente da temere da quel punto di
vista.- - Ti fidi sempre troppo Potter.- Draco sogghignò, perfido – Ma in
questo hai quasi ragione.- - Perfetto, ora che siete tutti d’accordo potete
anche mettere la testolina sui cuscini e stare buoni per due minuti.- li pregò
la Lancaster – Volete tranquillizzarvi? Avete quindici giorni per
prepararvi.- - Prepararci a cosa?- Hermione ora pareva un po’ allarmata. -
Ad aspettarvi di tutto dai leccapiedi, vero?- la prevenne Draco con aria cupa –
Pensi che attaccheranno?- - Tristan ha parlato di venti persone fuori da
Hogwarts che quella notte aspettavano di vedere Rots in azione. Tre respiravano
e una di questi tre era una donna.- - Bellatrix.- ringhiò Harry furente. -
Probabile.- - Gli altri erano probabilmente Lucius Malfoy e …un altro capo.-
disse Lucilla. - Si, senz’altro.- Stettero zitti per un po’ fino a quando
si ritrovarono sopra al manto delle nuvole. E lassù lo spettacolo fu
stupendo. L’alba sorgeva, illuminando all’interno della carrozza con la sua
luce calda e dorata. Stavano volando su colline verdi, frastagliate da
piccoli fiumiciattoli, boschi bellissimi… E poi delle strane rovine, rovine
di un castello… - Che posto è?- chiese Harry affascinato. - Le rovine
della proprietà di Samuel Lebonne.- gli spiegò Ron, sbadigliando. - Il
vecchio magnate che ha speso milioni nella ricerca degli homina nocturna?-
allibì Hermione. - Già. Un vero esperto…- ironizzò Draco sarcastico. -
Perché dici così?- chiese ancora lei. - Perché Lucilla abita qua a fianco.-
continuò il biondino – E con tutte le volte che era invitato a Lancaster Manor
non ha mai capito che sua madre era una demone di stirpe fatta e finita.- -
Già, un vero imbecille.- scandì la Lancaster. - Ma è un esperto di fama
mondiale!- se ne uscì la Grifoncina sconvolta. - Se, magari un giorno
possiamo anche andare a trovarlo…- ghignò la mezza demone – Dopo gli ultimi anni
è andato un po’ in depressione. Sua moglie l’ha piantato e sua figlia è
diventata una cubista a Londra, quindi sai…- - Cubista? Ma se era orrenda!-
si lagnò Malfoy. - Com’è che si chiama?- rise Harry a sua volta – Magari la
conosco!- - Su questo non c’erano dubbi!- disse il Serpeverde e andarono
avanti a insultarsi per parecchio tempo, poi alla fine cedettero a un debole
sonno, tutti tranne Lucilla che continuò a scrutare il cielo attorno a
loro. Alcuni uccelli grigi cominciarono a volare attorno a loro e dalla sua
postazione la mezza demone cominciò a vedere qualcosa. Lontano, oltre la vecchia
foresta in cui tante volte si era nascosta a parlare con gli spiriti, vide un
agglomerato di nubi scure, frastagliate da lampi e fulmini arancioni e
rossastri. Casa sua era laggiù… Socchiuse gli occhi, passandosi una mano
sul viso. Dio, erano più di otto anni che non tornava in quel castello. A
casa sua… L’ultima volta era stata atroce. L’ultima volta era stato come
morire. La sua bella madre…e suo padre, intenti a combattersi nel
salone. E poi la lama, nel cuore di suo padre. Le lacrime negli occhi di
Degona, che non aveva mai versato lacrime nel suo millennio di esistenza
immortale. Si era suicidata subito dopo, fra le risate isteriche di Lumia che
aveva costretto Lucilla ad assistere a tutto quanto, imprigionata fra le
braccia di Lucius Malfoy... Serrò i denti. Per quanto aveva pensato di
vendicarsi, per quanto? Aveva pensato di uccidere Lucius, sua moglie, che
nel bene e nel male lui amava più della sua ignobile vita…ma Narcissa
Malfoy era sempre stata l’unica a lottare contro la follia di suo marito,
scatenando una guerra fredda e silenziosa che durava ancora. Era stata lei in
tutti quegli anni a proteggere suo figlio, con le unghie e coi denti, ben celata
sotto una patina di Mangiamorte convinta e devota che era riuscita a ingannare
tutti, perfino Draco. Sempre e solo lei. Ucciderla non avrebbe avuto
senso. Come non avrebbe avuto senso toccare Draco. Lo vide dormire
placidamente e si chiese se in fondo le loro vite erano state poi così
diverse. Anche lui aveva vissuto nella paura. Anche lui, per diciotto anni,
aveva vissuto nel gelo. Si strinse nel mantello, appoggiando il capo allo
schienale. Ora come ora desiderava tanto avere a fianco Tristan. Si sentì
debole a quel pensiero ma capì anche che purtroppo avrebbe dovuto entrare da
sola in quella che una volta era stata casa sua…quando invece avrebbe preferito
farlo con lui accanto. Lo rivoleva indietro. Avevano vissuto a fianco per
mesi, dormito nello stesso letto. Si era abituata alla sua presenza come aveva
dovuto dolorosamente abituarsi tempo prima a non vederlo più. E adesso stava
male. Il bacio che si erano scambiati per un attimo l’aveva fatta sprofondare
di nuovo nel buio…ma c’era sempre stato lui a trattenerla. A riportarla fra le
sue braccia. Lì aveva visto la luce. Debole e fioca…ma la luce…oh, se era bella
e calda… La carrozza attraversò una piccola e innocua tempesta verso le sette
di mattina. Si stavano addentrando sempre di più nella residenza dei
Lancaster, abbandonata da anni e a cui più nessuno si era avvicinato ma la mezza
demone riconobbe subito l’aria di casa. Harry si svegliò in quel momento,
grazie anche al debole rombo di un tuono. Si accorse del cielo come piombo ma
si sporse ugualmente per godere di uno spettacolo fantastico. Un bosco di
sempreverdi attorniava a ferro di cavallo un grande castello, arroccato sulla
sponda di un lago. - Siamo arrivati.- gli disse Lucilla. La carrozza
atterrò dolcemente fra le fronde del bosco e percorse un piccolo tratto a terra,
per evitare di incontrare direttamente qualcuno, nel caso di curiosi nei
paraggi. Quando l’istinto dei cavalli della Lancaster disse loro che erano al
sicuro, questi si mossero…e al trotto raggiunsero il grande maniero, circondato
da alte e gloriose mura. Si fermarono senza scossoni e scesero in un ampio
spiazzale di roccia grigia. Hermione, una volta al vento del mattino, rimase
immobile con Harry, Draco e Ron a guardare l’imponente Lancaster Manor. Mai
sentito un tale silenzio…pensò, osservando il piccolo diavoletto seduto su un
pinnacolo di una fontana, nell’entrata. Li guardava e…ghignava. Metteva i
brividi. Come il resto della casa che aveva un’aria molto tetra. - Mi sento
quasi a casa.- ironizzò Malfoy, andando a prendere le sue valigie. - Come mai
non mi stupisco...- frecciò Ron. - Finitela voi due.- si lagnò la Grifoncina
seccata e stanca – Non potete litigare dopo una dormita?- Harry invece rimase
davanti al cancello. Scrutò le roselline bianche che infestavano le mura della
casa insieme all’edera, gli strani bisbigli del vento…e si sentiva come
osservato… Si strinse meglio la felpa e la sciarpa al collo, fino a trovarsi
Lucilla a fianco. Anche lei guardava casa sua…e non diceva niente. - Sei
pronta a tornare indietro?- le chiese a bassa voce. - Prima o poi ognuno deve
affrontare i propri demoni.- rise lei – Anche se questa frase fa ridere detta da
me.- - No, non credo.- disse il Grifondoro fissandola intensamente – Forse
nessuno merita tanto quanto te di tornare a casa.- Lucilla abbasso lo
sguardo, sempre sorridendo – T’invidio Harry Potter.- - Perché?- - Tu hai
avuto degli amici che ti hanno protetto e difeso.- - Anche tu li avevi.- -
Si, ma non ho accettato il loro aiuto. E poi allora Voldemort era troppo
potente. Non volevo che Tristan si facesse male in un’impresa che a quel tempo
credevo mi sarebbe costata la vita.- tacque un attimo, poi sollevò lo sguardo
sulle grandi finestre del maniero. Tutte chiuse, con le pesanti tende di velluto
serrate. Prese un respiro, poi si fece avanti. Sfiorò il cancello e questo si
aprì immediatamente, riconoscendo il tocco della sua padrona. - Aspettiamo
un attimo.- disse Hermione – Lasciamole cinque minuti.- - Io le lascerei
anche tutta la casa.- Ron si guardava attorno circospetto – Dicevano che era un
posto bellissimo…e in effetti lo è davvero ma pensare che dentro ci abitasse un
demone di stirpe vero e proprio mi mette l’angoscia.- - Hn…- Draco si accese
una sigaretta, fissandolo con scherno – Non diresti così se avessi visto sua
madre, Donnola.- - La conoscevi?- chiese Hermione. - Di sfuggita. Lucilla
le assomiglia in maniera impressionante ma…bhè, Degona Lancaster era un’altra
cosa. Se Lucilla vi sembra poco umana allora resterete a bocca aperta davanti a
un’immagine di sua madre. Lei si vedeva benissimo che fosse in tutto e per tutto
un demone. Non sembrava di questo mondo...e in effetti non lo era.- - Lucilla
non è così…- Potter sospirò guardandola aggirarsi per l’entrata con aria
malinconica – In lei si vede bene che una parte è mortale, come noi.-
Rimasero ad aspettare, sedendosi tutti e quattro per la stanchezza per
terra, in mezzo allo spiazzale. C’era chi continuò a fumare, chi si attaccò
al lettore cd, chi sonnecchiò sulla gamba di Hermione facendo incazzare Malfoy
ma non attesero a lungo. Lucilla apparve davanti a loro e si vedeva bene che si
sforzava di sorridere. Quando entrarono dentro al giardino si stupirono di
come tutto fosse rimasto uguale. - Ma qualcuno viene a fare dei lavori ogni
tanto?- chiese Harry. - No, erano le piante di mia madre queste. Sono
magiche.- rispose Lucilla conducendoli davanti al portone di legno scuro e lì
sopra videro tutti quanti lo stemma di famiglia. Un giglio bianco. La mezzo
demone appoggiò, dopo un attimo di esitazione, la mano sul battente. Questo,
come il cancello, si aprì subito e rivelò un’entrata buia che non faceva
scorgere nulla se non un sibilo freddo provenire da qualche parte,
all’interno. La Lancaster fece segno ai ragazzi di restare fermi dov’erano ed
entrò per prima. Il tempo di vederla sparire nell’ombra e un ruggito
allucinante fece tremare i cardini dell’entrata. Il quartetto si precipitò
dentro con le bacchette spiegate anche se quando furono alle spalle di Lucilla
si misero a tremare. La ragazza teneva a mezz’aria, con la forza della
telecinesi e senza muovere un muscolo, un essere orripilante che non faceva che
ringhiare, agitando i numerosi tentacoli e artigli che possedeva. - Che
orrore…- si schifò Harry. A Ron invece ricordava da matti un ragno e si fece
alle spalle dell’amico, disgustato e terrorizzato. Quell’essere continuava ad
agitarsi. Evidentemente era stato messo lì a guardia, per uccidere
gl’intrusi. - Ma che roba è?- rognò Draco, tenendo la bacchetta ben
alta. - Un ibrido.- borbottò Lucilla seccata da quegli strilli raschianti –
Un incrocio fra un ragno gigante e una lucertola con gli artigli. Solo gli
alchimisti possono creare cose del genere! Ah, al diavolo!- sbuffò e sollevata
la mano la chiuse a pugno. Un attimo dopo l’essere crollò a terra, accartocciato
e privo di vita. Il quartetto fissò la scena sconvolto…se non altro ora erano
al sicuro. Dalle grinfie di un ibrido e quelle di una mezza demone. Lucilla
comunque non parve assolutamente sconvolta dall’incidente. Si limitò a far
sparire il cadavere del ragno gigante con un gesto e poi fece qualche passo
avanti, fino a ritrovarsi su un tappetto soffice. Da lì si guardò attorno…e
poi fece luce. Sollevò le mani e gli stoppini di ogni candela presente nel
salone si accesero. Tutto ora divenne nitido, tutto venne messo in luce. I
ragazzi capirono di trovarsi in un grande salone d’entrata, con una scalinata di
marmo che portava ai pieni superiori. Il maniero era in stile gotico, sfarzoso
ma non troppo. Le lunghe tende di velluto rimasero tirate. Niente si mosse,
come se l’incantesimo della Bella Addormentata fosse caduto su quella casa. E
l’unica proprietaria rimase a guardare la sua vecchia dimora. L’unico luogo che
avesse mai amato. Anche prima di Hogwarts. Sospirò, posando lo sguardo su
ogni angolo conosciuto, su ogni oggetto amato. - Draco, ricordi dov’è la
biblioteca?- chiese, a bassa voce. Malfoy si scosse un attimo, poi annuì
anche se un po’ incerto. - Portali là, per favore. Faccio un giro, nel caso
ci sia qualche altro ospite indesiderato.- - E se ne troviamo un altro per la
strada?!- alitò Ron piagnucolante. - Smaterializzatevi.- - Non siamo
capaci.- fu la risposta di Harry. - Voi tre…- chiarì Draco
bastardamente. - Urlare almeno sapete farlo?- frecciò Lucilla sarcastica –
Ecco, allora fatelo se vedete qualcos’altro. Arrivo subito.- e lei sparì sul
serio, mollandololi da soli con un candelabro in mano per fare luce. Malferret
sollevò gli occhi per aria, nel caso avessero ancora qualche ragno a spasso
sulle loro zucche, poi afferrò la borsa come Potter e cominciò a fare strada. Se
la memoria non lo ingannava la biblioteca era al piano terra, nell'ala
est. Infilarono circospetti il corridoio, sobbalzando a ogni cigolio e a ogni
statua non proprio amena. Erano strani gli accostamenti, pensò Hermione. C’erano
angeli e demoni in ogni posizione. Che si combattevano, che si uccidevano,
abbracciati, amanti… Stava facendo luce con la bacchetta quando una voce le
fece sfuggire un gridolino. - Ehi voi! Abbassate quella luce! Chi diavolo
siete!?- Harry e Draco si misero in sue difesa ma Potter notò che era stato
un quadro a parlare. Un ritratto di una donna sulla cinquantina. Li fissava
arcigna. - Buon giorno…- balbettò il bambino sopravvissuto. - Se non altro
conoscete le buone maniere!- sibilò sospettosa – Chi siete? E come avete fatto a
entrare?- - Con la padrona di casa.- spiegò Harry ma quella sgranò gli occhi,
furibonda – Di che parli, bugiardo! Tutti sono morti! Mio figlio, sua moglie e
anche le mie nipoti!- - Lei… lei è la nonna di Lucilla?- allibì
Hermione. - Conoscevate mia nipote?- continuò la donna stupita. - Siamo
entrati con lei. È viva.- spiegò Harry. - Stupidaggini, mia nipote è morta
otto anni fa!- - Le dico che è viva.- - Silenzio, ho ragione io!
Teppistelli…- Draco cominciava a spazientirsi – Senta, siamo entrati con
Lucilla. Se le diciamo che è viva è viva, quindi non rompa e torni a dormire che
sono solo le sette di mattina!- Non l’avesse mai fatto…quella attaccò con un
concerto di bestemmie che li fece scappare di corsa. Peccato che tutti gli altri
quadri incantati si svegliarono a loro volta e non ne uscirono più fino a
quando, dopo essersi persi un paio di volte, Malfoy riuscì finalmente a infilare
la strada giusta per la biblioteca. Weasley chiuse la porta alle loro spalle
e vi mise contro anche una sedia, lasciandosi poi andare seduto. Erano
stanchi e a pezzi ma riuscirono ugualmente a trascinarsi fino ai grandi divani
pregiati senza un filo di polvere. Solo dopo qualche minuto Hermione, riaprendo
gli occhi e col respiro di nuovo regolare, si accorse della cosa più bella che
avesse mai visto. L’emozione di quel giorno non la scordò più. Mai, per tutta la
vita. Si mise lentamente in piedi, con gli occhi sgranati, le mani quasi
tremanti. Afferrò Harry per la manica, tirandola leggermente. Lui sospirò,
cercando di capire che avesse…e rimase senza parole. Fece qualche passo avanti
con lei e davanti la biblioteca più grande che mente umana avesse mai potuto
concepire: si trovava a un livello più basso del pavimento, separata
dall'ingresso da una decina di gradini. Era a forma circolare, quasi
labirintica. Riuscivano a vederla abbastanza bene solo perché erano in posizione
rialzata. - Ma quanti sono?- chiese Ron sconvolto – Saranno milioni…- - E
tutti di magia oscura.- bofonchiò Draco ancora seduto, non particolarmente
interessato – Erano di sua madre.- - Cazzo ma qua dentro c’è tutto il sapere
oscuro..- Hermione lo fissò sconvolta – Perché non hanno mai provato a entrare
qui? Questo potrebbe essere il quartiere generale dei seguaci di
Voldemort.- - Sarà quello che ti pare ma qua ci abitava il capo degli Auror
di tutto il Ministero della Magia.- le ricordò il biondino scocciato, del tutto
indifferente alle loro ridicole lotte – Maximilian dei Lancaster era potente.
Tanto potente che nessuno, anche dopo la sua morte, riesce a espugnare casa sua.
Per qualche tempo i suoi Auror hanno controllato questa tenuta, poi hanno
lasciato perdere tanto i libri di Degona sono scritti in maniera incomprensibile
per chi non conosce e il Serpentese e la lingua degli homina nocturna,
quindi…- Poco dopo arrivò Lucilla. Naturalmente li
terrorizzò a morte perché apparve all’improvviso, come suo solito, ma portava
buone notizie. Aveva fatto secchi tutti gli ibridi sparsi per casa e adesso
potevano anche andarsene a nanna. I quattro raccolsero quella notizia come la
beatitudine. S’infilarono al primo piano che era ancora più grande e buio del
piano terra ma le loro stanze erano una favola. Gigantesche e tutte
comunicanti. - Dormite tranquilli, ora non c’è più pericolo.- disse la
Lancaster alla porta – Comunque io non dormo, quindi se c’è qualche problema lo
sistemo io.- - Un problema ci sarebbe.- borbottò Hermione sorridendo – Il
cibo.- Lucilla fece una smorfia – Già che voi dovete mangiare…che stress.
Dirò a Mckay di fare la spesa. Fate la nanna.- e se ne andò, piantandoli lì a
guardarsi nelle palle degli occhi. E chi aveva più sonno? I tre
Grifondoro tirarono fuori la Play Station dai borsoni, fecero apparire una
televisione e attaccarono a giocare sotto lo sguardo schifato di Malferret che
preferì andare a farsi una doccia e poi il suo meritato riposo. Salutò Potter
e Weasley con un insulto, la Grifoncina con un’occhiata più eloquente di mille
parole e si chiuse in camera sua, pregando che quei tre facessero poco baccano.
Speranze vane, naturalmente… Alla fine i grifoni s’impiombarono che
erano le dieci e mezza di mattina coi joistick in mano, facce spiritate,
posacenere pieni di mozziconi e la televisione accesa. Fu Hermione a spegnerla
sul pomeriggio tardi, verso le sei e mezza. Si ritrovò con Ron addormentato
sulla sua pancia ed Harry al suo fianco con gli occhiali di traverso ma ormai
non ci faceva più caso. Si mise a sedere e dopo essersi ricordata dov’era,
sorrise. Felice e ancora molto stanca decise di andare a farsi un bagno.
Quella era la stanza di Harry e faceva da comunicante con tutte le altre. Infilò
la sua, spaziosa e un po’ cupa con le tende tirate ma continuò ad essere
allegra. Si guardò un po’ attorno, con quell'eccitazione che non la lasciava
dalla vista della biblioteca. Accese alcune candele con la bacchetta e poi passò
tutti i libri presenti negli scaffali. Alcuni erano antichissimi,
dall’inestimabile valore. E poi c’erano moltissimi oggetti strani di cui lei
assolutamente non conosceva l’uso, tanto che se ne indispettì un po'
ma pensandoci bene evitò di toccarli, nel caso staccassero le dita. Il
bagno era anche meglio. Vasto come una piazza d'armi, arredato con buon
gusto. Al lume di decine e decine di candele lunghissime che creavano una
luce soffusa eccezionale si godette la vasca grande e spaziosa, tutta bianca, di
quelle con le vecchie zampe di leone che c'erano anche nei dormitori femminili
di Hogwarts. Si crogiolò nella schiuma fino a far diventare l’acqua tiepida e
anche fino a quando qualcuno non le passò una mano sul collo. La Grifoncina
represse un grido ma si rifece tirando dietro a Draco, che se la ghignava da
perfetto sadico, il flacone dello shampoo. - Al diavolo Malfoy!- tuonò rossa
per la paura – Vuoi farmi venire un infarto?!- - Mamma mia, Granger…hai la
coda di paglia?- rise, cominciando a levarsi il maglione – Dovresti calmarti un
po’.- - Di certo sarei più calma se un idiota non mi soffiasse sul collo in
una casa come questa!- ribatté. - Ero a letto da solo e mi sono svegliato.-
le spiegò serafico, slacciandosi anche la cintura – Mica posso stare a poltrire
per tutto il giorno, no? Eddai mezzosangue, fammi spazio.- - Cosa?- Hermione
sollevò un sopracciglio, passando avidamente lo sguardo sul torace del biondino
– Perché dovrei fare il bagno con un Serpeverde?- - Perché il Serpeverde in
questione sono io.- la blandì pigramente Malferret, fissandola con gli occhi
argenti incendiati dal desiderio. Anche jeans e boxer volarono via, oltre il
séparé di damasco, e solo allora la streghetta sorrise debolmente, decisa a
non perdere neanche un secondo di quella vacanza. Poco dopo Draco era alle
sue spalle, appoggiato con la schiena al bordo della vasca e le sciacquava
indolentemente la schiuma dalla nuca. Certamente con quelle mani ci sapeva
davvero fare, pensò deliziata. Era come se ogni tocco fosse un massaggio e
quelle lunghe dita a volte sfioravano appena, altre premevano con evidente
esperienza. Si lasciò baciare dietro l’orecchio, poi poggiò il capo contro la
sua spalla. - Fra quanto arriva Tristan?- bofonchiò lui, accendendosi una
sigaretta. Hermione guardò distrattamente l’orologio poggiato su una sedia,
ormai abituata al fumo penetrante delle sue sigarette. - Fra qualche ora sarà
qua. Spero con del cibo anche…- mormorò, chiudendo gli occhi e intrecciando le
dita in quelle della mano libera di Malfoy che dopo un secondo la strinse a sua
volta. Aspirò una boccata di fumo, adagiandosi meglio alla vasca…tutto per
sentire meglio il corpo della Grifoncina contro il suo che ormai l’aveva
stregato letteralmente. La sua pelle liscia lo mandava in estasi. Fare quel
bagno insieme era stata un’ottima idea. Gli dava una sensazione di pace e
d’intimità che certamente aveva sperimentato poche volte. Si rimise la cicca
fra le labbra, cominciando a passarle le dita fra i capelli. - Sembri ancora
stanca.- le disse. Lei rispose tenendo sempre le palpebre chiuse – Ci siamo
addormentati davanti alla Play.- - Tutti e tre?- - Si.- - E tu dove hai
dormito?- - Nel letto no?- - Con chi?- Hermione aprì gli occhi e si
voltò un poco, giusto per ritrovarsi il mento di Draco sulla fronte. - Con
tutti e due.- Ride quasi, vedendo la sua mascella indurirsi. Gli passò il
palmo umido sul viso, tornando a mettersi comoda. - Avrei voluto dormire con
qualcun altro ma l’antipatico in questione ha preferito mandarmi in
bianco.- - Ah si?- Malfoy cominciò a baciarle leggermente il collo, a
morderle il lobo dell’orecchio – Allora fino alla fine della vacanze non ti
staccherai più dal mio letto, mezzosangue. Intesi?- - Altra sfida?- chiese,
interessata. - Direi di si.- Fece per baciarla su quelle meravigliose
labbra turgide quando un lieve bussare alla porta fece sobbalzare entrambi. -
Herm, sono io.- Harry! La Grifoncina che conosceva bene le loro abitudini
cadde nel panico e nel giro di un secondo fece una cosa che aveva del folle.
Afferrò la sigaretta, la fece sparire dentro un vaso lì accanto, afferrò
poi la testa a Malfoy e lo cacciò sotto la schiuma, senza dargli il tempo
di emettere anche un solo lamento. Potter infilò subito la testa fra lo
stipite e la porta, bello come il sole e con la faccia fresca di sonno. -
Ciao bellissima! Tutto bene?- Hermione affondò nell’acqua fino alle spalle,
sentendo le mani di Draco artigliarle la vita per ricordarle che aveva bisogno
di respirare. Annuì, cercando di non apparire nervosa. - Tutto bene. Adesso
esco e poi arrivo di là. Malfoy dov’è?- Harry alzò le spalle – Sarà morto
spero. Senti…posso prendere il tuo cellulare? Devo chiamare una persona.- -
Si, fa pure…- e gl’indicò la porta, invitandolo silenziosamente a uscire cosa
che Harry fece subito, dopo averle strizzato l’occhio. Appena la porta fu
sbattuta, Draco spuntò fuori dall’acqua, riprendendo una lunga boccata
d’aria. - Tu devi essere pazza!- le sibilò, levandosi la schiuma dalla
faccia. La Grifoncina però non lo ascoltava. Harry Potter che non le faceva
battute oscene dentro alla vasca… E la sua espressione…in effetti anche
durante il viaggio e tutto il ballo le era parso un po’ sulle nuvole. - Sarà
meglio parlarne con Ron.- borbottò fra sé. - Eh? Ma che mugugni?- -
Niente, lascia stare…dov’eravamo?- - Eravamo a "Affoghiamo Malfoy perché San
Potter entra ancora tranquillo nel tuo bagno!"- Hermione sogghignò,
passandogli le braccia al collo – Non fare il geloso, Malferret.- - Non sono
geloso mezzosangue.- ringhiò a bassa voce – Ma non sono abituato a dividere il
bottino.- - Nemmeno io se è per questo.- spiegò lei tranquilla – Ricordatelo
bene.- Nel frattempo fuori da quel bagno Ron stava cercando di sistemare la
sua faccia cadaverica passandosi dei cubetti di ghiaccio sulle occhiaie, al
contempo disgustato quando si ricordò che era Ginny a fare così dopo
le sue nottate brave, quando vide Harry fare su e giù per l’anticamera col
cellulare di Hermione all’orecchio. Lo fissò un po’ stralunato, visto la sua
faccia inebetita. E parlava anche a bassa voce... - Con chi parlavi?- gli
chiese, quando tornò dentro. Potter evitò i suoi occhi, alzando le spalle –
Seamus. Voleva chiederci se io ed Herm eravamo a Londra per il week end ma ho
dovuto dirgli una balla.- Weasley sollevò un sopracciglio. Harry era
diventato gay? No, perché a quel telefono aveva fatto delle espressioni da
piccione innamorato che il rossino non vedeva da quando i suoi migliori amici si
erano lasciati. Comunque lasciò perdere, le inclinazioni sessuali del bambino
sopravvissuto non erano cosa importante in quel momento. Il fatto era che
stavano morendo di fame. La fortuna però a quanto pareva era dalla loro parte
almeno in quel frangente. Erano le sette ormai e qualche timida stella
si stava affacciando in cielo quando Lucilla, seduta sul balcone della sua
stanza, alzò gli occhi dal libro che leggeva per notare una luce più luminosa
delle altre nel firmamento. Chiuse il tomo, sorridendo appena. Si
Smaterializzò per riapparire nel grande giardino e contemporaneamente una grande
moto volante si fece più vicina, nel massimo del silenzio. Atterrò con
leggerezza e si fermò davanti alla mezzo demone. Ne scese Mckay che dopo un
attimo si levò gli occhiali dalle lenti blu, facendo un fischio. - Così finì
il tempo in cui i miei vestiti erano addosso a una bella donna.- si lagnò,
osservando ammirato Lucilla di nuovo in abiti femminili, gonna corta, stivali e
camicia da donna con una cravatta nera un po’ molle. Una favola. Spense la
moto, tirò via le chiavi e staccò le borse dai fianchi della sella. - Fatto
buon viaggio?- gli chiese la ragazza. Tristan annuì, guardandosi
attorno. - Le pesti dove sono?- chiese. - In casa. Perché?- - Perché il
loro prof sta per baciare la sua mezzosangue e non vorrei si
scandalizzassero.- - Ehi, no…- Lucilla si ritrovò fra le sue braccia, un poco
imbarazzata – Tristan…- Lui però non l’ascoltò neppure. Le passò le braccia
alla vita e posò le labbra sulle sue, risalendo con la mano alla nuca della
mora, deciso a non lasciarla andare. Sembrò non finire mai ma alla fine l’Auror
si staccò lievemente, cercando aria. Sorrise tenero, sfregando il naso contro
quello di Lucilla, quindi rialzò gli occhi. - Sembra passato un secolo
dall’ultima volta che sono venuto qui.- disse, tornando a guardarla premuroso –
Tu come stai? Hai dormito un po’?- Lei scosse il capo, addolorata. - Ok…-
le carezzò le spalle, cercando di farle coraggio – Adesso sfamiamo le pesti, poi
io e te parleremo su come affrontare questa cosa. Ora che sono qua puoi stare
tranquilla.- - Veramente è il contrario, ma non importa.- frecciò, sollevando
le borse con un gesto – Dai, andiamo dentro Mc.- Una volta nel salone i
ragazzi quasi gli saltarono addosso con la bava alla bocca per la fame. In
cucina poi, dove mangiarono su un grande tavolo piuttosto moderno dove un tempo
la cuoca di casa aveva preparato deliziosi manicaretti praticamente solo per il
signor Lancaster, Harry e Draco quasi si ammazzarono per ali di pollo e
insalata. Vedendoli così affamati Mckay quasi si sentì male per loro. -
Forse dovevo venire prima…- - Che hai detto ai tuoi?- gli chiese Lucilla,
versandogli due dita di Whisky Incendiario. - Oh, non c’erano. Il vecchio è
spasso con mia madre per l’Europa e come sempre Sofia era troppo presa dal
mentecatto di turno per dirmi dove cavolo potevano essere finiti.- - Hai una
sorella?- si stupì Harry – E quanti anni ha?- - Ventidue. Ma ho anche un
fratello maggiore. È un cacciatore come me.- - Già, come sta Jess?- cinguettò
Draco velenoso. - Che s’impicchi.- sibilò Lucilla a bassa voce, mandando giù
il liquore. - Ti rompe ancora?- Malferret non se ne stupì – E’ sempre fissato
sui Mangiamorte.- - Sapesse che sono viva cercherebbe d’impagliarmi credo.-
rispose la mora con un’alzata di spalle – Anche se credo che alla fine di
un combattimento non sarò io a finire sotto tre metri di terra.- - Stattene
buona.- la blandì Mckay – Pensa solo che fra due settimane dovremo sorbirci lui
e gli altri due della mia squadra. Non li hai mai conosciuto ma credo che Milo
ti piacerà.- - Per non parlare dei Dissennatori.- insinuò Ron. - E con
questo io me ne vado a fumare da qualche parte.- disse Draco rapidamente,
cacciandosi una sigaretta in bocca – Scusate ma a me non interessa. Ci si vede
più tardi Mc.- - Ok, ciao…- Una volta soli i ragazzi si scambiarono
un’occhiata strana ma sia Tristan che Lucilla sapevano bene che non potevano
fargliene una colpa. In fondo era normale desiderare solo essere lasciato in
pace. Più che normale. Se Draco non voleva avere niente a che fare con quella
storia allora l’avrebbero accontentato. Ma loro avevano da lavorare. E la
portata della situazione era parecchio grave. Se ne accorsero verso le undici e
mezza quando Tristan finì di scrivere su una lavagna bianca la rete di seguaci
del Lord Oscuro che ancora esistevano. Una ventina di famiglie di maghi,
sette, mannari, un gagia, Dissennatori… - Mamma mia…- si lasciò andare Ron,
deciso a cominciare a fumare quella sera stessa. - Sono troppi.- alitò Harry
– Non ce la faremo mai a incastrarli tutti.- - Per me è meglio eliminare alla
radice.- ghignò Lucilla perfidamente – Ma non credo che siate d’accordo
vero?- - Tesoro, dopo questa storia forse potresti tornare a una vita quasi
normale.- Tristan scosse il capo – Se ti metti ad ammazzare tutti non credo che
il Ministero ti permetterà di andare a spasso tranquilla.- - Come fa coi
seguaci di Voldemort?- rimbeccò – Intendi questo?- - Neanche ha tutti i
torti.- sibilò Hermione amara – Loro sono tranquilli sotto il naso di tutti e
lei chiusa qua dentro.- - La verità verrà fuori.- li assicurò Tristan con una
sicurezza che in un certo modo riuscì a risollevare anche l’inquieta anima della
mezzo demone – Dobbiamo solo armarci di pazienza e lavorare tutti insieme. Dopo
le vacanze intensificheremo le lezioni di Difesa e Lucilla ci darà una mano.
Inoltre ho chiesto a Silente il permesso di riaprire il Circolo dei Duellanti
per gli studenti del settimo anno. A quanto ho capito il preside intende
organizzare dei turni seri di duelli e gare. È l’unico modo che abbiamo trovato
per farvi combattere senza destare sospetti nelle famiglie di Serpeverde
coinvolte e poi non possiamo continuare a bloccare la posta all’infinito.- -
Posso uccidere Nott allora…- ridacchiò Weasley – Buona come idea. Così facciamo
pratica.- - Ce ne sarà di pratica da fare.- disse Lucilla andando a prendere
altro liquore – Di magia d’attacco siete a livelli vergognosi anche se con
Tristan devo ammettere che fate passi da gigante.- - Che fai, ci spii?- rise
l’Auror. - Che altro vuoi che faccia tutto il giorno?- rispose annoiata. -
Ma davvero ti annoi? Vuoi giocare con la Play insieme a noi per caso?- le chiese
Harry giulivo. - Vi siete portati dietro la Play Station?- Tristan ora pareva
interessato sul serio. - Ho anche il narghilè e della roba che m’ha dato
Blaise.- continuò il Grifondoro con un sorriso da un orecchio all’altro – Tanto
per sfruttare bene questi giorni…- E vedendoli ridere Lucilla pensò che in
fondo quelle vacanze non avrebbero potuto iniziare davvero in maniera
migliore.
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Capitolo 20 *** Capitolo 20° ***
Stava sorgendo il sole quando Lucilla riaprì gli
occhi, dolorante. - Per favore…- sussurrò – Tristan mi stai facendo
impazzire.- L’Auror si sollevò su un gomito, restandole a fianco dopo averla
vegliata tutta la notte. - Poche storie, manca ancora mezzora. Devi tenerle
sulla schiena per sei ore o i cataplasmi non faranno effetto. Possibile che ti
diano così fastidio? Sono solo ragnatele imbevute nella pozione Remake.- -
Appunto, un rimedio che farebbe schifo anche a un troll.- si lagnò, con la
schiena nuda e ferita coperta di ragnatele umide – Avanti Mc…sono viscide e mi
fanno senso. E poi mi bruciano.- - Mezzora e te le tolgo.- scandì
lapidario. - Levamele adesso e faccio quello che vuoi.- Lui sogghignò
sadicamente, sfregandosi le mani – Ma guarda, a quanto pare la situazione si è
ribaltata Lancaster.- - Al diavolo, mi fanno male!- sbottò orgogliosa. -
Sei coperta di segni di frustate, cosa pretendi?- borbottò incupendosi – Stai
buona ancora un poco!- Lucilla in risposta emise un sibilo in Serpentese, poi
tornò ad appoggiare il capo al cuscino, avvolgendosi meglio nel lenzuolo di
seta. Tristan, per non essere troppo sfacciato anche in quell’occasione, tornò a
vagare con lo sguardo per la camera da letto della mezzo demone. Lui era entrato
molte volte in quella di Lumia ma mai in quella di Lucilla e non si stupì troppo
nel vedere che le due camere erano diverse. Sorrise dolcemente però,
allungandosi sul pregiato comodino d’acero scuro a fianco del
baldacchino. Prese la cornice d’argento fra le mani, passando le dita sulla
foto. Lui a sedici anni che l’abbracciava di slancio, poi Lumia che correva
da loro che li abbracciava forte a sua volta. - Come ha fatto a cambiare?-
sussurrò – Come ha fatto a odiare te e i tuoi?- Lucilla sorrise con una
tristezza infinita negli occhi azzurri – Forse ci ha sempre odiati. Forse lei
odiava essere mezza demone ancora più di me. Avrà pensato che Voldemort era
l’unica via d’uscita…e per un certo periodo di tempo l’ho pensato anche io. Ma
non avrei mai ucciso mia madre e mio padre.- L’Auror si voltò verso di lei e
delicatamente le carezzò la guancia, chinandosi poi a baciargliela. - Ti
manca?- le chiese ma la mora scosse il capo, fissando la foto. - Mia sorella
non è mai stata quella che credevo.- rispose – Anche io sono diversa da ciò che
pensavo allora. Ho fatto cose che non credevo di poter fare. Ne ho sopportate
altre che non credevo di poter sopportare. Siamo diversi da quello che pensiamo
Tristan. Ce ne accorgiamo quando uno meno se lo aspetta.- - Già…- rimise a
posto la cornice, sospirando. Si sentì stringere le mano e le sorrise,
carezzandole i capelli ormai felice. In cucina invece Ron stava seduto a
tavola e fissava disgustato e angosciato una scena, a suo giudizio,
indecente. - No, senti…chiariamoci, io non vengo da nessuna parte a piedi!-
stava rognando Malfoy attaccato a Hermione con la caraffa del caffè in mano. Lei
se lo filava giusto per sbaglio e intanto gli passò la tazza che lui riempì,
senza smettere di borbottare – Sai quanta cazzo di strada c’è da fare fino al
primo fottuto villaggio abitato?- - Che palle, tanto per vedere qualcosa!-
disse lei, passandogli i biscotti. Lui li prese, sbattendoli sul tavolo e
prendendo altre tazze che riempì con aria poco pacifica. - Ma che vuoi
vedere? Siamo nel bel mezzo del Linkonshire! È campagna aperta! Ci sono solo
colline e boschi! Dove me li hai messi i biscotti al cioccolato?- - Te li sei
mangiati! Andiamo a vedere i boschi allora…- - Ma che mangiati e mangiati!-
Draco afferrò tutti i pacchi sclerato, per trovare i suoi biscotti – Oh, cazzo
ma dove sono? Ah, eccoli…mi spieghi che vuoi vedere per i boschi? Nanetti? Non
possiamo farci vedere accidenti a te!- - Usiamo il mantello, tranquillo…il
miele dove l’hai messo?- - Sullo scaffale a destra. Di che mantello
parli?- In quel momento entrò anche Harry, sempre attaccato al telefono e per
un attimo fissò la scena allibito. - Dio, come siete sposati voi due…- si
schifò, andando a sedersi. Hermione lo guardò storto mentre Malfoy gli fece
solo un chiaro gesto col dito. - Guarda che la prossima scheda me la paghi
tu, Harry! Il cellulare costa!- - Ma si può sapere con chi parli?- se ne uscì
Ron – Ancora con Seamus?- Il moro fece un gesto seccato e si allontanò un
poco, per stare tranquillo tanto che il rossino e la Grifoncina si scambiarono
un’occhiata stranita. - Ma che ha? È dal ballo che è strano.- disse la
streghetta, portando le caraffe in tavola. - Non lo so…ma parla con una
ragazza, ne sono sicuro.- disse Weasley prendendo le zollette di zucchero – Herm
vuoi una mano per le uova?- - No, faccio da sola.- rispose lei, tornando a
trafficare con le padelle – E che ragazza sarebbe? Una del ballo?- - Ma se è
stato tutto il tempo con Elettra.- - Magari parla con la Baley, no?- frecciò
Draco indifferente, continuando a mandare giù biscotti e a quel punto i due
Grifondoro spalancarono gli occhi. Con Elettra? Bhè… - Ma no!- disse Ron
stranito – Lo sai che Harry è un porco, se le farebbe tutte ma non Elettra!
L’adora.- - E poi lei è innamorata di un altro.- borbottò Hermione friggendo
il bacon – Dai, è assurdo.- - Tanto assurdo che l’altra sera sono spariti.-
se ne uscì ancora Malfoy, sfogliando il giornale. E a quella di nuovo i due
lo fissarono sconvolti. - E tu che ne sai?- gli chiese Ron. - Mi stavo
giusto lustrando gli occhi sulle gambe della Baley quando è sparita con Potter
dietro a una colonna.- rise, beccandosi una forchettata dalla Grifoncina nella
schiena – Bhè? È di vetro la vostra cacciatrice? Non l’avrà mangiata.- -
Ma…ha 14 anni…- cominciò la Granger. - E allora? A che età l’hai fatto la
prima volta?- - …15…- - Appunto,- Draco levò le spalle – e poi stavo solo
scherzando. Ma che vi prende a voi due?- e dicendo quello infilò la dispensa
nell’altra porta della cucina, scuotendo il capo alla deficienza di quella gente
anche se non sapeva che ormai il diabolico cervello di Ron e della sua
mezzosangue aveva iniziato ad andare per i fatti suoi. Quando iniziarono a
fare colazione Harry chiacchierò tranquillo, come nulla fosse ma a un certo
punto cominciò ad accorgersi che i suoi due migliori amici lo squadravano come
se fosse stato un animale raro. - Che c’è?- chiese, timoroso di scoprire la
verità. - Perché? È tutto a posto!- rise Hermione, eccessivamente giuliva –
Tu stai bene? Sembri allegro oggi.- - Non lo sono sempre?- - Sempre è una
parola grossa.- frecciò Draco. - Strozzatici con quel bacon Malfoy.- - Già
litigate di prima mattina?- cinguettò Tristan entrando in cucina – Dio,
Hermione…sei da sposare! A casa mia l’unica che cucina è la cuoca e se mi
lamento che ho ancora fame mi fa andare a caccia.- - Che c’è, non sei capace
a sbatterti un uovo Mc?- ringhiò Lucilla seguendolo con la schiena tutta un
bruciore e un umore più nero del suo vestito. - Perché? Tu sai cucinare?-
allibì, sconvolto. - Avessi appetito credo che la troverei una cosa utile.-
sibilò sedendosi a tavola. - Dormito male?- le chiese Ron – Non vuoi del
caffè? Almeno bevi, spero…- - Si, grazie…- disse, allungando una tazza – Non
ho chiuso occhio, ecco tutto.- - Allora? Che si fa oggi?- Hermione arrivò con
alte frittelle, facendo di Mckay un uomo felice. - Fatevi due passi,
allenatevi. Fatevi le canne…- Tristan fece un gesto vago con la mano, litigando
con Malfoy per il cibo – Prendetevi una pausa, in fondo è sempre vacanza.- -
E con quelli della Lista?- - Ne parliamo dopo cena.- disse Lucilla
sorseggiando il suo caffè – Se volete potete fare un giro qua attorno, fossi in
voi però starei attenta a non scorrazzare troppo per i boschi, sono pericolosi.
C’è un villaggio abbastanza grosso a poche miglia da qua. Con la scopa lo
raggiungereste in un’oretta. Si chiama Wizville.- Il discorso si chiuse lì e
dopo che Lucilla dette forfait alle loro iniziative, andando a tapparsi in
camera sua e chiudendo fuori Tristan, i ragazzi decisero di organizzarsi per i
fatti loro. Mckay venne coinvolto in una gara infinita alla Play Station che
si protrasse fino a sera fra una canna e l’altra. Draco osservò quel casino
elettronico solo di striscio anche perché a lui di quei giochi fregava proprio
poco e finì con lo smaterializzarsi per andare alla ricerca di "qualcuno" di più
allettante anche se non si accorse di come Harry l’aveva osservato sparire.
Potter tornò a giocare ma per tutto il giorno un’idea strana continuò a
ronzargli nella testa. Quando riapparve Draco lo fece in cucina e trovò
Hermione appoggiata coi fianchi alla tavola, intenta a fissare la lavagna bianca
dove Tristan aveva elencato i nomi della Lista. Malfoy non guardò di striscio
l’elenco ma le si fece a fianco, scrutandola. La Grifoncina aveva occhi solo
per quella lavagna. Il suo sguardo era tanto fisso che le passò una mano davanti
al viso. - Ti ho visto.- disse. - Che fai?- le chiese, cominciando a
baciarle sensualmente il collo. - Pensavo.- mormorò sospirando – Pensavo che
sono davvero tanti. E noi troppo pochi.- Draco allora si staccò irritato,
cacciandosi le mani in tasca. Continuò a ignorare la lavagna, fissando lei più
severamente – Ma a te che importa mezzosangue? Non è la tua guerra.- - Non
sarà la mia guerra ma Harry è il mio migliore amico. Per Blaise tu lo
faresti.- L’espressione del Serpeverde si ammorbidì di poco. Abbassò il
volto, con una rabbia rovente nelle vene. Non sapeva che risponderle. Non
sapeva davvero che dire…neanche a se stesso. - M’insegni a
smaterializzarmi?- Rimase colpito da quella domanda, tanto che sgranò gli
occhi. - Cosa? Vuoi che t’insegni a smaterializzarti?- - Si, ma non
adesso.- disse Hermione scostandosi da lui – Ora ho un altro progetto. È da un
pezzo che ci penso e forse sto per portarlo a termine. In queste due settimane
dovrei farcela e quando avrò finito vorrei che m’insegnassi.- - Perché io?-
bofonchiò, seguendola. - Tristan e Lucilla hanno i loro problemi da
risolvere.- spiegò dirigendosi verso la porta d’entrata – E poi è un modo come
un altro per non destare sospetti agli occhi dei ragazzi.- - Sempre meglio
che annegarmi nella vasca, eh?- frecciò una volta fuori al sole del
pomeriggio. Si svaccarono fra le piante in giardino, sotto un grande albero
che stava cominciando a fiorire. Le gemme erano di un debole rosa ed
emanavano un profumo sottile e delicato. Ma Draco continuò a notare quanto la
mezzosangue fosse con la testa fra le nuvole. Osservava qualsiasi cosa si
muovesse, scrutava gli uccelli in cielo, gli insetti fra i rami… Era come se
cercasse qualcosa. - Granger, qual è il problema?- si stufò, accendendosi una
sigaretta. - Sono preoccupata, ecco tutto.- gli disse, anche sapendo che
tanto non avrebbe capito o avrebbe fatto finta di non farlo – La Lista è lunga e
sinceramente credevo che fossero meno numerosi. E poi…- - Poi cosa?- richiese
stizzoso – Insomma, parla chiaro e spiegati!- Hermione lo fissò truce, con
gli occhi dorati incendiati per la collera – E poi ero preoccupata anche per un
idiota che non conosci, ecco tutto.- - E chi sarebbe?- - Ti assicuro che
lo odieresti.- sibilò ironica – Ha un pessimo carattere e fa l’indifferente
quando sa benissimo che sono preoccupata anche per lui.- rise, vedendolo
irritarsi di più e così la strega scosse il capo, sospirando – Niente, lascia
stare Malferret. Mi ricordo cosa mi hai detto tempo fa. Devo farmi proprio gli
affari miei. Adesso scusa,- si alzò di volata, levandosi l’erba dai jeans – ma
torno in camera mia. Ho delle cose da sbrigare.- Lo piantò in asso e passò
un bel pezzo prima che il biondo principe delle Serpi si accorgesse che stare in
quella casa e con quel clima rappresentava per il suo rapporto con la Granger un
vero campo minato. Era vero, non voleva che lei entrasse in quel frangente
odioso e pericoloso che era la sua famiglia… Tantomeno voleva parlare di
quello che aveva passato in diciotto anni. Si limitò a passeggiare per i
fatti suoi nell’immenso giardino, senza alzare lo sguardo da terra. Almeno
fino a quando un suono che conosceva bene lo fece rallegrare un poco: era
Ghismo, il gufo di Blaise. Meno male che almeno Zabini, quel drogato, si
ricordava di lui. Il bel gufo grigio piombo si posò sul suo braccio proteso.
Portava una lettera piuttosto spessa e un pacchettino. Tornò al maniero e
andò dritto nel salone, dove quei tre spostati continuavano a giocare alla
Play. - Posta?- chiese Tristan. - Di Blaise.- borbottò il biondo. Si
svaccò sul divano e scartò prima il pacchetto. Dentro c’erano non si sa bene
quanti grammi di erbetta verdognola che fecero la gioia di tutta la casa, poi
Malferret s’immerse nella lettura della lettera. Quel bastardo di Zabini si
divertiva a legnarlo dicendogli che il sosia era più simpatico e utile di lui
visto che si diluiva nelle serrature e gli apriva un sacco di porte chiuse a
chiave ma a parte il lato da delinquente, Blaise gli raccontò in due parole come
se la passava, chi era rimasto a Hogwarts per le vacanze, i casini fra le
famiglie di Serpeverde che si chiedevano perché i loro gufi non tornassero mai a
casa e altre storie. Poi chiese come se la cavavano loro e lo lasciò
augurandogli di non fare troppe cazzate con una certa persona. Gli sfuggì un
mezzo ringhio e per poco non accartocciò la lettera, furibondo. Borbottò una
mezza bestemmia in Serpentese che fece voltare Harry verso di lui, al limite
dello sconvolto. Non sapeva che anche lui fosse rettilofono! - Tutti bravi
ragazzi voi, eh?- rise Tristan mollando il joistick a Ron – Che c’è Draco?
Casini da Blaise?- - No.- rognò accendendosi una sigaretta – Niente di
niente.- - So di per certo che quando vi mettete a imprecare in Serpentese
c’è qualcosa.- - Parli per esperienza diretta quando la Lancaster ti molla un
due di picche?- frecciò sarcastico. - Oh, il serpentello è arrabbiato!- celiò
l’Auror – Non è che il due l’hai preso tu?- - Pensa ai fattacci tuoi,
seccatore!- - Insomma la finite? Io sto giocando!- si lagnò Ron. - Ma vai
al diavolo Weasley!- ringhiò Malfoy sempre più fuori di testa e tra l’altro
senza capirne il motivo. Era incazzato per la discussione con la mezzosangue,
incazzato perché era rettilofono come suo padre, incazzato perché era Draco
Malfoy e basta! In poche parole era la classica giornata di merda. Passarono
velocemente due giorni di pioggia e i ragazzi ebbero modo di girare soprattutto
attorno alla tenuta, ben attenti a non trovare in giro nessun curioso, col
mantello dell’invisibilità calato sulla zucca. Giovedì invece sorse un sole
piuttosto forte e mentre Lucilla che lo evitava come la peste rimase in camera
sua, Tristan fece fare ai ragazzi un giro in moto tanto rompergliela non
potevano…anche se più volte Draco ed Harry cercarono d’investirsi a vicenda.
Quando tornò dentro si diresse nella camera della ragazza. - Mamma mia!-
borbottò esausto, levandosi la maglia e buttandola su una poltrona – Quei due
sono intrattabili!- Lucilla stava alla finestra e rimase immobile quando la
raggiunse alle spalle e l’abbracciò per la vita. - Tutto bene?- le
chiese. - Sopravvivo al caldo.- disse, poi gl’indicò una cosa. Hermione…che
stava seduta su un vecchio muretto di cinta distrutto. Da quella posizione
sembrava che stesse osservando i ragazzi con la moto dell’Auror ma invece faceva
tutt’altro. Osservava il cielo, stava in ascolto. - Sta cercando l’immagine…-
rise Tristan – E’ bravissima, dovresti vederla Luci. Alla prima lezione ha steso
un troll tutta da sola. Era agitata ma ce l’ha fatta con una furbizia e un
sangue freddo eccezionali.- - E adesso sta anche cercando un’immagine
speculare. Non è facile trovarla da soli.- - Bhè, è giovane. Parecchio
giovane. Io ho imparato a vent’anni sotto il Ministero ma è talmente
intelligente che penso possa farcela da sola. Non so bene come facciano ma se
lei e Harry usano il mantello dell’invisibilità anche a Hogwarts allora è
entrata nell’ala proibita della biblioteca e ha letto i libri giusti.- La
mezzo demone annuì – In effetti lo sento anche io. Ha una notevole forza in lei.
E poi ama la magia, è quello che distingue uno bravo mago da uno
eccezionale.- - Lo fa per aiutarci.- Mc sospirò, baciandole la fronte – Vuole
dare una mano.- - Se ci riuscirà devo ammettere che sarà un aiuto gradito.-
rispose la Lancaster – Che fai adesso?- - Volevo due coccole.- mugugnò con
aria da cucciolo, peccato che Lucilla non fosse la classica ragazza mielosa e
tutta zucchero. Gli scoccò un’occhiata velenosa e andò a ributtarsi sul
letto. - Senti, tanto per parlare…- Tristan si appoggiò di peso al
baldacchino, fissandola divertito. - Già, tu parli solo per far prendere aria
alla lingua, vero?- - Che palle, sta zitta un minuto!- ridacchiò sedendosi
all’altro capo del letto – Dicevo, tanto per parlare…se stanotte mi trasferissi
di qui, invece che fare su e giù da camera mia a qua…- - Per controllarmi la
schiena immagino.- ironizzò sarcastica – Senti ma pensi davvero che sia
scema!- - Diciamo che ci speravo.- disse angelico – Dai, mi hai fatto dormire
per terra, stanotte ho fatto l’infermiere…- - Quindi adesso vuoi la
ricompensa.- finì lei – Te la sei già presa l’altra sera.- - Devo ammettere
che passerei la giornata a baciarti, peccato che mi ritroverei senza occhi,
vero?- - E anche senza lingua.- - Ottimo. Quindi posso dormire qua?- -
Sei esasperante.- - Lo so. Ma prendi questa cosa come una garanzia anche a
letto. Non smetto finché il lavoro non è finito.- A quel punto Lucilla
bestemmiò di nuovo in Serpentese, facendolo scoppiare a ridere. La cena fu un
fracasso d’insulti fra Potter e Malfoy ma anche Lucilla ci dette dentro, visto
che Tristan voleva costringerla a mangiare qualcosa. A tutto questo si sommava
la follia di Hermione che aveva la testa sulla luna probabilmente. Ron fu
avvantaggiato perché poté mangiare tranquillo, visti i tentati omicidi da parte
degli altri. Si stavano scolando il bicchierino della staffa quando la
televisione che avevano fatto apparire attirò l’attenzione di Weasley. Indicò il
telegiornale locale a Hermione e quella zittì tutti, alzando il
volume. "Altri morti fra la Setta dei Menagrami…" stava dicendo la cronista
"A quanto pare anche questi potenti maghi sono stati trucidati durante la notte
da una potente maledizione. Tutte e quante le vittime, sette uomini e due donne,
sono stati marchiati a fuoco prima di morire. Il simbolo è sempre lo stesso, una
V incandescente e un grande teschio, con un serpente che esce dalla sua bocca
spalancata. Gli esperti pensano ai seguaci del Lord Oscuro." - Ma che
ingegno.- sibilò Tristan. "Dopo una notte insonne, il Ministero ha deciso di
mandare alla Scuola di Magia di Hogwarts i Dissennatori di Azkaban e una
squadra dei Cacciatori del Quartier Generale degli Auror. Presenti tutte le
autorità del settore. Ci sono giunte ora voci non confermate che attorno alla
cittadina di Wizville.." e a quel nome i ragazzi rizzarono le orecchie "…siano
accaduti fatti misteriosi nelle ultime notti. I cittadini sono stati
terrorizzati dalla morte di cinque famiglie babbane e due di mezzosangue. Le
autorità stanno indagando." - Ok, domani si va di ronda.- borbottò
Lucilla. - Già.- mormorò Harry – Posso venire?- - Si, ma qualcuno deve
restare qua.- - Non preoccuparti, resto io.- le disse Hermione avviandosi
verso la biblioteca – Adesso scusate ma sono stanca. Vado un po’ a leggere,
Lucilla. Se non ti spiace…- - Ma figurati.- Una volta che se ne fu andata
Harry e Ron si scambiarono un’occhiata complice ma decisero che per il momento
era meglio lasciarla sola. Mentre mettevano giù il piano d’attacco se ne andò
anche Malfoy. Salì lo scalone per andare in camera sua ma una volta che si fu
chiuso la porta alle spalle si Smaterializzò, finendo in biblioteca. La trovò
subito, seduta in mezzo a un pentacolo fatto col gesso bianco. Strabuzzò gli
occhi, memore di brutti ricordi con Lavinia. - Che diavolo fai?- le chiese
prima ancora che lei lo notasse. - Yoga.- ironizzò Hermione, continuando a
tenere gli occhi chiusi e a concentrarsi – Che c’è Malferret?- - C’è che mi
devi spiegare che cazzo fai!- ringhiò – Allora?- - Mi sto concentrando,
niente di che.- disse, aprendo un occhio – Ti serve qualcosa?- - Senti ma ci
sei o ti fai?!- Sbuffando la Grifoncina dovette lasciar perdere. E dire che
si sentiva vicina! Ora che era fuori da quel pentacolo Draco si calmò e andò
a buttarsi sul divano. Lei rimase dietro lo schienale, in piedi e sempre
corrucciata. Lo ascoltò un po’ a singhiozzo. - Insomma mezzosangue mi spieghi
che ti passa per la testa? Sono giorni che stai per aria più del solito.- -
Ma non è vero…- disse blandamente. - Si che è vero! E non insultare la mia
intelligenza, stai macchinando qualcosa. Prima mi chiedi di insegnarti a
Smaterializzarti, poi te ne esci che hai un progetto in testa e spero per te che
non sia un progetto di matrimonio perché non invidio per niente il poveretto che
dovrebbe prendere la tua mano in questo stato…anche se a letto è un’altra cosa.
Comunque…mi dici che facevi o no?- e senza aspettare una risposta andò avanti a
imprecare, tanto che la Granger riprese presto a focalizzare un’immagine. La
stessa immagine che da un pezzo sognava, solo che non capiva cos’era. L’aveva
già vista ma non poteva e non riusciva ancora a metterla a fuoco. Draco non
la guardava, svaccato com’era sul divano, quando accadde qualcosa in
lei. Emise una specie di singhiozzo e Malfoy sentì anche una sorta di
spostamento d’aria. Si voltò dove prima era stata la Grifoncina e vide il
vuoto. La chiamò – Oh…dove sei? Granger?- Niente. Si mise in piedi,
guardando in giro – Non fa ridere, maledetta Grifondoro!- abbaiò – Io ti stavo
anche parlando! Allora? Dove sei?- Fece il giro del divano e guardò il
pentacolo vuoto. - Guarda che me ne vado! Hermione!- gridò stizzito poi
qualcosa lo fece sobbalzare. Un verso strano… Una specie di gracchiata. Un
verso di uccello. Abbassò il viso e trovò spalmato per terra un volatile nero
di taglia piccola. - Un corvo?- bofonchiò inginocchiandosi – Ma che cazzo ci
fa qua? Ehi tu…coso…- dette un colpetto all’animale che traballò sulle zampette
e franò sulla coda, ribaltandosi. Riattaccò a gracchiare, infastidendo il
Serpeverde. - Ci mancava solo il corvo sbronzo adesso… dai, fila!- disse,
agitando le braccia – Fila fuori!- Ma quello continuò a non volare, non ci
provava nemmeno. Anzi, pareva volerlo seguire. - Senti, scavallati dalle
palle, ok?- Draco ora si metteva anche a parlare con gli animali, tanto era in
quadro – Come cacchio hai fatto a entrare qua dentro? Ehi Granger!- urlò quindi
– E’ tuo questo coso?- Visto che ci fu il silenzio totale e solo il corvo gli
gracchiava dietro, Malferret mandò tutto al diavolo. - Accidenti a te,
mezzosangue!- borbottò prendendo il corvo sulla mano – Ascolta solo quando le
pare…- fece una carezza sulle piume lucidissime dell’uccello piuttosto bello
anche se un po’ tetro, poi decise di portarlo fuori. Trovò una piccola
finestrella, un lucernario aperto, sopra uno scaffale e pensò che da lì avrebbe
potuto buttare fuori il corvo. Non l’avesse mai pensato! Appena tentò di
scaricarlo fuori dalla finestrella l’uccello nero fece un fracasso infernale,
agitò istericamente le ali e quasi beccò un occhio argentato del
Serpeverde…almeno fino a quando i versi del corvo non vennero sostituiti da voce
umana. Draco se ne accorse tardi, quando il leggero corpo dell’anima ridivenne
quello che era stato in precedenza e la sua mezzosangue gli franò addosso,
facendoli cadere a terra una addosso all’altro. Ci fu un po’ di casino, poi
Malferret si rimise a sedere… Un attimo e… - MA CHE CAZZO T’È SALTATO IN
TESTA?!- tuonò, richiamando tutto il maniero ed scuotendola come una bambola –
MA SEI IMPAZZITA! ADESSO SEI DIVENTATA UN ANIMAGUS!- Peccato che la
Trasfigurazione molecolare della Grifoncina fosse stata troppo per le sue forze.
Si accasciò contro di lui, boccheggiando prima di ogni residua energia e quando
arrivarono Tristan e i ragazzi fu difficile da spiegare. E poi era ridotta
così male, mezza rimbambita, che faceva fatica anche a spiegarsi. - Cosa??-
Harry e Ron avevano le bocche a palla – E’ diventata un Animagus??- - E come
hai fatto?- alitò Weasley. - E che animale era?- chiese invece Potter tutto
curioso. - Un corvo.- mugugnò Draco scocciato. - Un corvo?- Tristan fece
una mezza smorfia – Ma che cosa sinistra…- - Ma che stronzate!- disse Lucilla
bloccando quei monologhi assurdi – Se ci è riuscita da sola a 17 anni è davvero
eccezionale. Anche se avrebbe dovuto stare più attenta. Le molecole fisiche
quando prendono altre sembianze subiscono un bel colpo. Si sentirà a pezzi per
qualche giorno.- - Che bello...- biascicò la Grifoncina con la mano alla
testa dolorante. - Ma non potevi avvisare che stavi provando a fare una cosa
del genere?- ringhiò Malfoy. - Già, così avremmo fatto la prova tutti
insieme!- disse Harry con aria da bambino capriccioso – Ora ci voglio provare
anche io!- - Ecco, diventa un verme e striscia via!- sibilò il
Serpeverde. - Tu invece vipera già ci sei!- - Insomma zitti!- abbaiò
Lucilla facendoli ammutolire subito. Si rivolse così alla Grifoncina pallida e
debole stesa sul divano. Le passò una mano sulla fronte, scuotendo il capo. -
Senti, da quanto facevi esercizi?- - Da Natale…- biascicò. Tristan sputò
tutto il whisky che stava bevendo mentre a Lucilla schizzarono quasi gli occhi
fuori dalle orbite. - Due mesi? Hai fatto esercizi per due mesi?- si
sconvolse l’Auror. - E’ troppo?- chiese Hermione tristemente. - Ma che
troppo! Nessuno ci riesce in due mesi! È impossibile!- - Bhè io ho cominciato
a Natale, appena tornata a Hogwarts…non sapevo bene come fare ma tempo fa mi è
capitato di parlarne con Sirius…- spiegò a bassa voce, mentre il viso di
Harry s'irrigidiva per il dolore – e lui mi ha dato qualche idea, così
solo per fare esercizi di focalizzazione e concentrazione. Poi non so cos’è
successo stasera…quando mi sono trasformata capivo che ero diventata
qualcos’altro ma anche se provavo a sbattere le ali non riuscivo a volare…- -
E io che ti ho rovesciato sulla coda…- mugugnò Draco. - Oh…voglio provare
anche io!- continuò Harry – Come si fa?- - Si fa con un minimo di testa!-
sbuffò Tristan – Non è una cosa che si fa a schiocco! È come Smaterializzarsi. O
lo s’impara da piccoli o ci va pazienza e fatica.- - Cosa di cui non
abbondo.- mugugnò Potter. - E con Herm adesso come la mettiamo?- chiese
Ron. - Oh, dormirà due giorni interi!- disse Lucilla con un gesto
annoiato. - COOOSSSAAAA????- Quello era Draco. Gli si erano rizzati i
capelli in testa – DUE GIORNI?- - Perché? A te che frega?- sibilò Harry
rognoso. Gli fregava che doveva andare in bianco per due giorni, ecco
cosa! Verso mezzanotte se ne andava ancora su e giù per la sua stanza,
incazzato come un aspide, aspettando che San Potter e la Donnola si scollassero
dalla camera della Granger ma a quanto pareva non ne avevano la minima
intenzione. Infatti i due grifoni erano tutti su di giri ora che la loro
amica era diventata un Animagus. Ci fu festino a manetta anche se Hermione
era praticamente ridotta in stato comatoso. A quanto pareva però quella mossa
della Grifoncina era servita a smuovere le acque. - Cosa?- allibì fissandoli
dopo la loro spettacolosa rivelazione – Davvero?- - Già. Abbiamo chiesto a
Tristan d’insegnarci a Smaterializzarci.- sorrise Ron – Io un po’ ho fratto
pratica con Fred e George e sono avvantaggiato, mentre Harry dovrà cominciare
coi primi rudimenti ma abbiamo deciso di provare. Tu ti stai impegnando tanto,
quindi tanto vale seguirti per una volta, no?- - Ottima idea.- sorrise
debolmente, sprofondando nel cuscino – Poi imparerò anche io.- - E noi
cercheremo di diventare Animagi una volta finito l’addestramento a
Smaterializzarci.- cinguettò ancora Potter, carezzandole la testa – Vedrai,
tempo qualche mese e saremo una squadra perfetta.- - Noi siamo già
fortissimi…- sussurrò, cominciando a socchiudere gli occhi. Si addormentò
quasi subito e se ne tornarono in camera di Harry, dove i due rimasero a
guardare fuori dalla finestra da cui avevano appena scostato la tenda. Il
bambino sopravvissuto sospirò, posando la mano sul vetro. - Che hai?- gli
chiese Ron pacato – Sei strano da qualche giorno. Non dirmi di no.- -
Vedi…- - Io sono qui, lo sai. Se vuoi parlare ci sono sempre.- Il moro
sorrise, dandogli una pacca sulle spalle – Grazie, lo so che ci sei sempre. Solo
che…è una cosa che non so spiegare bene neanche a me stesso. Sto cercando di
chiarirmela. Ma te la dirò, tranquillo.- - Centra una ragazza?- Harry
rise, abbassando lo sguardo – Non è quello che mi fa stare male,
tranquillo.- - Però c’è una ragazza.- Il moro rise ancora, dolcemente –
Si, c’è…mi ha fatto perdere la testa.- - La conosco?- Lo Sfregiato fece un
mezzo ghigno. Quello era un segreto che voleva custodire gelosamente ancora per
un po’. Un segreto tutto per sé.
La mattina dopo la carrozza era
pronta per portarli a Wizville. - Secondo me quella gentaglia potrebbe essere
ancora a spasso per il villaggio!- stava dicendo Ron con la testa infilata nel
frigo – Se ti vedessero Harry sarebbe un bel guaio, non credi? Anche se
vedessero me comunque…- - Tanto ormai!- disse il moro, mescolando lo zucchero
nel suo caffè – Che vuoi che facciano? Stanno ammazzando una persona dietro
l’altra e si firmano in allegria! Ha ragione Lucilla, stanno sfidando sia lei
che me.- - Non è un buon motivo per andare allo sbaraglio.- lo blandì Tristan
svaccato al suo posto, col naso dentro alla tazza del suo caffè rigorosamente
nero, o non stava in piedi neanche sotto tortura – Per oggi diamo solo
un’occhiata in giro. Voi due per primi ve ne andrete a spasso sotto il mantello
dell’invisibilità.- - E Lucilla?- - Travestita come al solito.- - Siamo
sicuri di poter lasciare Hermione a casa…- iniziò Ron guardando Malfoy di
soppiatto - …nelle sue condizioni e da sola con quello lì?- - Quello lì a un
nome più importante del tuo Weasley!- frecciò Draco già incazzato per i fatti
suoi. - Tanto importante anche per quella povera gente morta eh?- disse Ron
altrettanto velenoso. - Li ho ammazzati io?- sibilò il biondo sollevando sul
rossino uno sguardo gelido – Rispondimi! Sono stato io?- - No..- - E
allora vedi di lasciarmi fuori!- abbaiò furibondo, prima che Tristan si mettesse
fra i due per tenerli buoni. - Adesso finitela, non è il momento di fare i
bambini. Mi spiace ma per una volta ha ragione Draco.- - Come sarebbe per una
volta?- si seccò il Serpeverde. - Zitto, adesso ascoltatemi. I nemici sono
quelli su quella dannata lavagna ok?- Ron annuì non molto convinto, così l’Auror
tornò a fare colazione – E adesso vedete di calmarvi tutti quanti. Abbiamo già
abbastanza lavoro contro i seguaci di Voldemort senza che andiamo a recriminare
fra noi, anche perché Malferret non centra davvero niente, quindi lasciamolo in
pace.- - Se parlasse potrebbe aiutarci però!- continuò Weasley. - Io non
so niente!- saltò ancora su il Serpeverde – Lo volete capire o no che a me di
questa storia non me n’è mai fregato un cazzo?! Vai al diavolo Weasley, se vuoi
fare l’eroe rischia la tua di vita! Io non questa guerra fottuta non voglio
entrarci! Vedetela fra di voi!- Stavano ancora discutendo animatamente quando
Lucilla entrò in cucina coi giornali. - E’ successo qualcos’altro?- le chiese
Tristan afferrando la Gazzetta al volo. - No, ma guardate!- disse la mezzo
demone buttando sotto i loro nasi una cartina – Ci pensavo questa notte…- e
indicò ai ragazzi i villaggi dove i seguaci di Voldemort avevano compiuto le
stragi. Li cerchiò con un pennarello – Dunque, il primo è stato Bigsdale Ville,
un mese fa. Tre settimane fa a Londra, quattordici giorni fa a Little Hangleton,
ieri a Wizville. Sono quattro punti…- e lì unì sempre col pennarello. -
Sembrano…- Hermione era ancora mezza rimbambita ma sempre col cervello ben
collegato – le punte di un pentacolo. E se conosciamo bene quella gente non
dev’essere un pentacolo di magia benigna.- - No, infatti…- disse Draco,
scrutando il raggio dell’ultima punta mancante – La prossima volta compiranno
intorno alle parti del cimitero dei maghi.- - Chi possono giustiziare da
quelle parti?- allibì Harry sollevando un sopracciglio – E’ assurdo.- - Bhè,
non proprio…- Tristan scoccò uno sguardo cupo alla Lancaster – I Mistici?- -
Si, vogliono massacrarli tutti.- sussurrò la mora, poi si rivolse agli altri con
voce non proprio allegra – Non credo abbiate mai sentito parlare dei Mistici.
Sono una branca dell’ordine di Merlino separata da parecchi secoli.- - Bhè,
se sono dell’ordine di Merlino devono essere forti, no?- chiese timidamente
Ron. - In teoria si ma…- Lucilla fece una smorfia – Diventando i Mistici
hanno ceduto il privilegio di poter usare la magia per attaccare
o…difendersi.- - Una comunità di hippy…- chiarì Harry in due parole. -
Fate l’amore, non fate la guerra.- ironizzò Malferret – Farebbero la felicità di
Blaise.- - Più o meno.- disse Tristan malinconico – In effetti usano la loro
magia per guarire le persone, per far crescere le piante, per salvare i
raccolti. Sono un ordine chiuso e vivono nei sotterranei del vecchio cimitero
dei Maghi. Nelle fondamenta c’è una sorta di loro corte segretissima.- -
Nemmeno al Ministero sanno dove si riuniscono.- disse Lucilla. - E voi due
com’è che lo sapete?- borbottò Hermione scettica. - Bhè…- Mckay alzò le
spalle – Insomma, è una lunga storia e non è il caso di menarla adesso. Comunque
se guardiamo i tempi vagamente c’è una differenza di quindici, venti giorni da
un attacco all’altro. Con questo potremmo presumere che stiano creando un
pentacolo enorme per…- - …la maledizione più grande da quasi due secoli.-
sibilò Lucilla con livore, fissando la cartina – E in centro al pentacolo c’è
seduta proprio Hogwarts.- Il suo dito puntato fu più chiaro di mille parole.
Avevano ragione. Erano seduti in mezzo al pericolo. - Cazzo…- ringhiò Harry
rabbioso – Hanno deciso che visto che non riesco a prendermi solo è meglio farci
morire tutti insieme? È questo che vogliono fare?- - Ma ci sono i loro figli
dentro alla scuola!- alitò la Grifoncina terrificata. Purtroppo si pentì di
quell’uscita quando sentì Draco sogghignare sommessamente. Fece per alzarsi
dalla sedia, ficcandosi una sigaretta in bocca. - Quando mai questo li ha
fermati?- disse, senza guardare nessuno – Fossi in voi mi muoverei. Quelli non
si fermano neanche davanti alle loro famiglie…sono capaci a passarti sulla
faccia a prima vista, quindi se non volete avere altre vite sulla coscienza
credo che dovreste cominciare a mandare i preziosi Auror del Ministero in
ricognizione al cimitero.- e detto quello se la filò in biblioteca, mollando i
ragazzi ai loro preparativi. Erano le dieci quando Hermione li salutò alla
porta di casa mentre il quartetto saliva in carrozza. - Ho tirato tutte le
tende di casa e non accendete nessuna luce.- le disse Lucilla trasformata nella
solita ragazzina dai capelli rossi – Non dovrebbe girare nessuno qua attorno ma
non fatevi vedere. E tu stai a letto.- La Grifoncina annuì, docile. - E se
Malferret ti fa qualcosa cavagli un occhio trasformandoti in un corvo!-
cinguettò Harry abbracciandola. Li lasciò partire per quella che secondo lei
sarebbe stata una sfacchinata bella pesante, poi chiuse la porta e tornò a
brancolare nel buio di Lancaster Manor. Vide però una luce in salotto e trovò
Malfoy intento a bestemmiare contro il telecomando che non prendeva il canale
sportivo. - Non c’è l’antenna qua.- gli disse, facendogli venire un
colpo. - La cosa?- le chiese stralunato. - Quella cosa sferica,
incavata…che Alan teneva abusivamente sul tetto del pub.- - Ah, ho
capito…come si fa a farne apparire una?- - Dovrei chiamare un tecnico.- gli
disse sbadigliando, un po’ in imbarazzo in quel pigiama con la stampa a
pecore. - Torni a letto?- Draco ora la fissava con un’aria che ormai Hermione
cominciava a riconoscere. - Sono inutilizzabile in questo stato.- bofonchiò
arrossendo – E dire che dovevo dormire due giorni…- - Meglio per me!- soffiò
all’orecchio Smaterializzandolesi alle spalle. – Allora? Me lo fai un po’ di
posto nel letto?- le chiese ancora, prendendola in braccio. Lei gli passò le
braccia al collo dopo un attimo, del tutto persa in quegli occhi dannatamente
argentati e dannatamente perversi. Si mosse per prima e posò le labbra
sulle sue. Ottenne immediatamente una risposta e senza che se ne accorgesse si
ritrovò schiacciata contro un materasso soffice, con Draco sopra di lei.
Aveva Smaterializzato entrambi, li aveva portati in camera sua e tornarono di nuovo
in quel posto solo loro, uniti in un abbraccio che sembrava non saziarli
mai. Dopo Hermione si addormentò immediatamente, col capo sul suo torace e
Draco non riuscì a spostarsi, troppo deliziato di quel corpo meraviglioso contro
il suo. L’abbracciò stretta, continuando a baciarla anche nel sonno e quando lei
sorrise a mezze labbra pensò che stesse facendo un bel sogno. Un sogno troppo
bello per essere vero…
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Capitolo 21 *** Capitolo 21° ***
Draco scese dal letto quando il pendolo batté le due di
pomeriggio. Cercò i boxer neri sul tappeto, poi infilò i jeans e decise di
scendere per trovare qualcosa da mettere sotto i denti ma prima di andare alla
porta si piegò su Hermione, addormentata in posizione fetale fra le
lenzuola. Vide la Giratempo e il suo anello, appesi alla catena sparsa sul
cuscino insieme ai suoi lunghi capelli. Si chinò a baciarle una spalla, poi
il collo e lo zigomo. Dio se era bella…pensò fra sé, scendendo la lunga
scalinata di Lancaster Manor. Andò in cucina e cominciò a trafficare con
tramezzini. Non che fosse chissà che ai fornelli ma da tempo aveva capito che se
voleva sopravvivere doveva imparare anche a cucinarsi qualcosa e non solo ad
evitare suo padre. Ne fece un paio in più, nel caso la mezzosangue si
svegliasse, cosa improbabile…quando un trillo conosciuto invase la grande
sala. Si girò verso la tavola, scocciato, e vide il cellulare colorato
della Granger squillare come un forsennato. Lo afferrò senza pensarci e
rispose beato, pensando di poter mandare al diavolo Potter. Ma si
sbagliava. - Pronto?- bofonchiò, dando un morso al panino. -….Draco?
Tesoro sei tu?- Al biondino quasi andò di traverso il boccone, poi però stirò
un sorriso. - Jane! Si, sono io.- - Tesoro che bello sentirti, come
stai?- La voce squillante della madre di Hermione lo metteva di buon umore -
Oh, io bene…e lei?- - Benissimo, io e Scott siamo in vacanza in Costa
Azzurra. Ma quella piccola peste di mia figlia non mi ha detto che andavi in
campeggio con lei, Harry e Ron!- Campeggio eh?, pensò ironico osservando il
lusso in cui erano profondati. - Si…ci divertiamo.- disse, ora un po’ in
imbarazzo visto che neanche poche ore prima lui e la piccola peste, come diceva
la signora Granger, si erano rotolati nel letto come pazzi ammazzandosi del
miglior sesso della loro vita. - Senti un po’…- iniziò Jane, sadica e
intelligentissima donna – Com’è il bosco di Hogsmeade in questo periodo?- -
Ecco…piove un po’ ma stiamo bene.- borbottò il biondo con nonchalance. Jane,
dall’altra parte del filo, sogghignò perfidamente. - Ah ah…strano, Hermione
mi ha detto che andavate vicino a West Gold Lake.- Draco stavolta tacque.
Cazzo… - Oh, adesso scusa ma devo andare!- cinguettò Jane ridacchiando –
Dobbiamo tornare in spiaggia, mi raccomando saluta mia figlia e i ragazzi da
parte mia e divertitevi al lago.- insinuò, facendolo sentire un disgraziato –
Ciao tesoro, ci sentiamo presto!- - Sono stato contento di sentirla…-
borbottò poi, sinceramente contento. - Anche io, stammi bene!- e Jane il
Diavolo riattaccò il telefono, scuotendo il capo divertita. Malfoy fece che
spegnere l’infernale aggeggio, tanto per essere sicuri poi attaccò a ridere
sommessamente, in fondo in fondo divertito da quel portento di donna. Era stato
bello parlare con lei, dopo tanto tempo. Era sempre così gentile Jane…anche
con lui… Si rimise a mangiucchiare il suo tramezzino, si scolò una birra alla
faccia di quei quattro che si erano andati a cacciare in quel covo di dementi
che era Wizville mentre lui si era sollazzato nel letto per un bel pezzo. E
aveva ancora una voglia indecente ma a quanto pareva lo stato comatoso della
Granger era davvero irreversibile. Quando tornò al piano superiore la trovò
nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata così andò dritto nella camera
della mezzosangue e trafficando nel suo armadio le trovò un paio di vestiti, nel
caso avesse dovuto rivestirsi in fretta. Mentre cercava però guardò tutto beato
un bel po’ di magliette e gonne provocanti della Grifondoro. E mai che le
mettesse, almeno, da quando la conosceva l'aveva sempre vista vestita in maniera
sobria anche se alla moda. Sentendosi un mezzo un maniaco prese ciò che gli
serviva, poi per passare il tempo afferrò un libro della ragazza che
stava sul tappetto e tornò al loro nido. Si buttò sotto le lenzuola dopo
essersi levato i pantaloni, deciso a leggere un po’…ma Hermione, nel sonno, si
avvicinò a lui per cercare calore e questo per una buona mezz’ora gli fece
perdere di vista il prezioso tomo. Erano le tre quando riprese in mano la sua
lettura…e scosse il capo. "Animagus, dal ‘500 a oggi" Un bel libro
proibito di certo fregato dalla biblioteca di Lucilla. Cominciò anche lui a
sfogliarlo quando scivolarono fuori dalle pagine alcuni appunti scritti da
Hermione. Ormai Draco conosceva la sua calligrafia a memoria e non gli fu
difficile capire che quelli erano veri e propri punti su come trasformarsi in un
Animagus e…ora che li leggeva qualcosa gli scattò nella testa. Qualcosa che
gli fece scuotere il capo, subito dopo…ma non smise di pensarci e poche ore più
tardi anche lui aveva preso la sua decisione. Hermione aprì gli occhi verso
le sette di sera. Si sentiva a pezzi e faticò immensamente anche solo per tenere
le palpebre aperte anche se la cosa che vide era quanto di meglio la natura
avesse prodotto, pensò maliziosa. Draco le stava accanto, sdraiato sulla
pancia e leggeva distrattamente una rivista di quidditch. Allungò la mano e
riuscì a sfiorargli una spalla. Si voltò subito ma lui si accorse che non
riusciva neanche a mettersi a sedere. – Non parlare se
ti stanca…- le disse, abbassandosi su di lei. Pensò che forse avrebbe dovuto
contenersi, invece come un perfetto cretino l’aveva anche portata a letto. Se
n’era accorto effettivamente perché prima lei era sempre stata molto attiva,
invece in quell’occasione era stata quasi inerte. Si stramaledisse ancora,
poi cominciò a carezzarle i capelli, baciandola sul viso. - Ho visto il libro
che hai fregato.- iniziò con aria severa – La prossima volta che ti metti in
testa queste cose almeno avvisa qualcuno. Potevo buttarti davvero giù da quel
lucernario e tu neanche hai imparato a volare. Hai capito?- si abbassò di più,
fissandola in quei fantastici occhi dorati – Ma perché ti fai coinvolgere così
tanto? Che t’importa di quella gente? Sono solo dei maledetti che marciranno ad
Azkaban per il resto della loro vita…e non lo fai solo per Potter. Forse la
causa più importante è lui ma…- - Io ci credo…- sussurrò Hermione a fatica –
Credo in quelli come Tristan.- - Gli Auror?- Annuì, deglutendo e cercando
altro fiato – Credo in chi ancora non ha buttato al vento la speranza.- - La
speranza se n’è già andata da Hogwarts.- Draco si mise a sedere, accendendosi
una sigaretta. Dette un tiro ma la sua mascella rimase serrata per la rabbia –
Non puoi correggere errori di altri.- - Perché non vuoi lasciare che gli
altri ti salvino?- Malfoy stavolta quasi sbriciolò la sigaretta, tanto la sua
mano divenne una morsa. Scese di volata dal letto, infilandosi i jeans. -
Non ricominciamo!- ringhiò, dando un calcio alla lattina vuota sul pavimento –
Ti ho detto che non mi va di parlarne!- - Tu non vuoi vedere, è diverso.-
mormorò la Grifoncina in un soffio, cercando di alzarsi per andarsene in camera
sua – E’ questa la differenza Draco. Te ne freghi di quello che fa tuo padre, te
ne freghi di quello che fa tua madre, te ne freghi di quello che ti capita
attorno. Ti limiti a sopravvivere. Il problema è che non vuoi vivere.- - Stai
dicendo un mucchio di stronzate!- sibilò furente, fissandola sempre più in
collera – Te l’ho detto mille volte! Cosa succede fra me e mio padre sono
stramaledetti problemi miei! Ma qua sembra che non facciate altro che credere
che io sia pronto a immolarmi alla fottuta causa che voi combattete! A me dei
mezzosangue, dei babbani, di chiunque non frega niente! Per diciotto anni non ho
fatto altro che vivere rischiando la vita per la vostra maledetta guerra! Andate
al diavolo!- La vide mettere un piede giù dalla sponda, poi l’altro…e riuscì
anche a stare in piedi di fronte a lui. - Così non va.- Lo scrutò a lungo,
fino a fargli abbassare gli occhi per la prima volta – Draco, così non va e lo
sai bene.- - Tanto con me non andrà mai!- ironizzò amaro, scuotendo il capo –
Con me non andrà mai.- - Non è detto…- - DANNAZIONE HERMIONE!- urlò con
gli occhi lucidi – E’ inutile! Unitile lo capisci?! A quel maledetto di me non
importa niente, ecco perché non andrà mai! A mio padre di me non importa niente,
per questo sarebbe capace di ammazzarmi! E io sarò in bilico sull’abisso fino a
quando o io o lui saremo morti! Ecco la verità! O muoio io e muore lui! Non c’è
possibilità di scampo da questo…- la sua voce si affievolì, fino a
spegnersi. Rimase muto, passandosi le mani sul viso ora tanto stanco ma
quando la sentì vicino non la cacciò. La strinse forte, mandando tutto al
diavolo. Non voleva sentire, né pensare. Non voleva più fare niente. Voleva
solo far sparire tutto. - Ti voglio…- Sgranò leggermente gli occhi quando
Hermione glielo sussurrò all’orecchio. Si staccò appena, per guardarla bene.
Si stava sbottonando lentamente i bottoncini della camicia del pigiama,
l'unica cosa che aveva addosso, sempre senza lasciare mai i suoi
occhi. Doveva fermarla…pensò per qualche secondo. Non era in forze... - Ti
voglio come non ho mai voluto nessuno…- gli disse ancora sulle labbra, prima di
baciarlo e intrufolare la lingua nella sua bocca. Fu lungo e breve, un bacio
feroce che lo infiammò fino a fargli perdere il senno, come ogni volta che era a
pochi centimetri da lei. Riuscì a scostarle un lembo della camicia del pigiama
mentre ancora la baciava, andando a leccarle la pelle serica del collo, fino a
scendere nell’incavo del seno. La sentì gemere sofficemente e la prese in
braccio, facendo scivolare entrambi a letto. Entrò in lei con più violenza
del solito, colpito dall’intensità reale del suo desiderio. Dio, si chiedeva
spingendo freneticamente per arrivare più profondamente in lei. Dio…ma che cosa
gli faceva? La baciò per soffocare un grido di appagamento puro, quando
l’orgasmo li colpì nello stesso istante. Quando si perdeva in lei era come
morire e rinascere. Era come…se solo lei fosse rimasta a tenerlo ancorato al
mondo. Ed era bellissimo. La guardava, mentre le stava sopra, e non la
riconosceva. La creatura viziosa e sorridente che prendeva e si donava a lui
con tutta se stessa era diversa dalla Hermione che conosceva. O forse non era
vero…forse era la stessa. Un angelo mascherato da diavolo…o il contrario. Si
accasciò su di lei, veramente al limite delle forze ma la Grifondoro non lo
lasciò staccarsi. Rimase dentro di lei mentre gli carezzava quei meravigliosi
capelli biondi sottili e lisci… Si risvegliò di soprassalto quando sentì
delle voci per le scale. Guardò l’ora sull’orologio di Hermione, lasciato sul
comodino e si sentì male. Cazzo, mezzanotte! Si erano addormentati! Si girò
verso la mezzosangue che stavolta niente avrebbe svegliato e velocemente si
Smaterializzò con lei, per mollarla nel suo letto. La rivestì di volata e le
rimboccò le coperte velocemente. Sparì quando entrò Harry. Il moro si fece
vicino alla sponda e sorrise, carezzandole la guancia…ma a un certo punto si
bloccò. Aveva una strana sensazione…su Hermione. Era come se… No, pensò
scuotendo il capo. Non era possibile… Gliel’avrebbe detto se le cose con
Malfoy si fossero evolute. Ma quando uscì dalla sua camera aveva ancora
l’impressione che Hermione fosse stata a letto con qualcuno. La conosceva bene,
avevano avuto un’intimità folle per due anni…e ora gli pareva quasi di aver
colto nella Grifoncina qualcosa di simile al passato. Non sapeva spiegarlo
neanche a se stesso… La cosa però divenne più palpabile quando trovò Malfoy
in bagno, intento a lavarsi i denti. Si bofonchiarono qualcosa a vicenda
visto che non ritenevano di doversi filare neanche in uno spazio così ristretto
ma quando lo Sfregiato gli passò a fianco per prendere il dentifricio e sentì il
profumo di Hermione incollato a quel Serpeverde come un acaro su un
materasso…allora perse un pelino il controllo. In un nano secondo afferrò
Draco per il collo della maglietta e lo sbatté al muro. - Ma che cazzo fai?-
abbaiò Malferret furibondo – Ti sei fatto una canna in più oggi, San
Potter?- - Sei tu che sei fatto qualcuno in più…- sibilò Harry con gli occhi
verdi che brillavano per l’irritazione – O mi sbaglio Malfoy?- - Ma di che
cazzo parli?- chiese di nuovo il biondo. - Parlo del profumo di Hermione
sulla tua viscida pelle, ecco di cosa parlo.- gli chiarì il bambino
sopravvissuto. Ma stavolta il Serpeverde s’imbestialì a sua volta. Gli
afferrò il polso con forza, ricambiando l’occhiata al veleno. - E anche se
fosse? Sai cosa da fastidio invece a me Potter? Il fatto che la consideri ancora
proprietà tua.- - Tua non lo è di certo.- - E tu che ne sai?- sibilò il
biondo velenoso – Fammi il santo favore di finirla di girarle attorno.- - La
stessa cosa che volevo dire a te.- frecciò Harry a quel punto, dandogli le
spalle – Stai attento Malfoy.- Una volta solo Draco scagliò lo spazzolino
contro il muro con un diavolo per capello e non gli riuscì di chiudere occhio
per il nervoso. Dannazione a Potter e alle sue manie con la
Granger!
Lucilla in camera sua stava imprecando al vento. - Come si fa
a lavorare in questo stato mi piacerebbe saperlo!- sbottò rabbiosa, tenendosi i
capelli sulla spalla sinistra mentre sempre con la schiena nuda doveva tenersi
sulla pelle le ragnatele umide immerse in una pozione rigeneratrice – Mckay
guarda che sto parlando con te!- - E dire che dici di essere intelligente!-
ridacchiò il biondo davanti a uno scaffale – Non hai ancora capito che io ti
metto quelle cose schifose addosso solo per il piacere di svestirti?- e gli
arrivò un libro addosso. Lo schivò per un pelo, raggiungendola con un globo di
marmo rosato fra le grinfie. Glielo posò accanto, sistemandosi alle sue
spalle. Sull’ampia scrivania una cartina di tutta la Gran Bretagna con le
cinque punte segnate in nero. Quel giorno a Wizville avevano fatto un buco
nell’acqua. Non avevano notato niente di anormale, nemmeno il fiuto della
Lancaster li aveva portati a qualcosa, quindi i seguaci di Voldemort si erano
dileguati fino alla prossima tappa. - Dove cazzo possono essere?- bofonchiò
Tristan scorrendo lo sguardo sulla carta – Ormai si saranno riuniti quasi tutti,
devono per forza essere tutti quanti insieme. Non ti viene in mente nessun
posto?- - Oltre a Malfoy House?- ghignò pericolosamente Lucilla – Si, un
posto lo conosco.- - E allora?- - La mia vecchia casa.- Tristan levò un
sopracciglio. Le prese il mente fra le dita, obbligandola a guardarlo. - Dove
vivevi con lui?- - Dark Hell Manor.- sibilò Lucilla con uno sguardo
pericoloso – In quella fortezza ci possono stare anche duemila fra maghi e
demoni. Lì nessuno li scoprirebbe perché una barriera che io stessa ho creato
impedisce agli occhi dei veggenti di scorgere il palazzo.- L’Auror sospirò,
andando a sedersi davanti a lei. - Senti, abbiamo tutta la notte…- - A
letto con te non vengo con queste porcherie sulla schiena.- - …per parlare di
quello che è successo in questi anni.- ringhiò, finendo la frase fissandola
storto – Possibile che pensi sempre che ti voglia saltarti addosso? …Aspetta…hai
detto con quelle porcherie sulla schiena?- - Mc va avanti!- sibilò bellicosa
– Che vuoi sapere?- - Innanzi tutto puoi dirmi che hai intenzione di fare
finita questa storia.- La mora rise amara, poggiandosi su un gomito – Carina,
bella domanda. Se mai rimarrò viva credo che finirò ad Azkaban a girarmi i
pollici dentro una cella dove i Dissennatori cercano di mangiarmi il senno. Se
muoio finirò all’inferno. Vedi altre possibilità?- Tristan si poggiò a sua
volta sul gomito, guardandola fissa – La verità potrebbe venire fuori,
risulterai innocente… e potresti tornare a vivere qui come una persona normale.
Il Ministero ristabilirà il tuo nome.- - Isolata in questo palazzo per
l’eternità.- sibilò, abbassando gli occhi sulla cartina – Allettante, Mc.- -
Io potrei venire qua.- aggiunse, con voce falsamente indifferente e infatti
Lucilla emise un ringhiò sottomesso, buttando tutto all’aria – Possibile che
devi sempre dire qualcosa di troppo che sappia ribaltarmi la nottata?!- si mise
in piedi, pronta a cavargli gli occhi – Accidenti a te, dannato purosangue!
Impara a tapparti quella maledetta bocca, è un consiglio da amica!- e gli dette
le spalle, strappandosi rabbiosamente le ragnatele dalla schiena. Sparì in bagno
un attimo e tornò con un una maglietta addosso, dopo avergli lanciato dietro una
spazzola. - Cacchio, era una proposta…- si lagnò il biondo. - Le tue non
sono mai proposte!- disse lei con gli occhi azzurri incendiati – Le tue sono
affermazioni! Le tue parole sono sempre seguite da fatti, Mckay! Volevi parlare
chiaro? Avanti, parliamo pure! Mettiamo per ipotesi che io sopravviva, che il
mio nome venga riscattato, che voi Auror e Cacciatori riusciate a ficcarvi in
testa che a me del potere oscuro non frega niente, anche se ce l’ho tutto in
mano io ormai… che faresti? Prenderesti armi e bagagli e verresti qua? Solo per
il gusto perverso di tormentarmi l’esistenza…- - Più o meno…- borbottò,
angelico come un bambino – Perché? Non ti andrebbe?- Lucilla restò in
silenzio e anche impalata a fissarlo. Ma perché era circondata da
deficienti? - Mi stai dicendo che vuoi venire a vivere con me?- sussurrò a
quel punto, scrutando Tristan pericolosamente. E infatti Mckay che aveva
sempre brillato nel stupire le persone, le scoccò un sorriso dolcissimo,
facendole venire i brividi. Si fece un po’ avanti, passandole la braccia alla
vita sottile. - Perché? Non mi vuoi?- Lo uccideva. Oh, avrebbe avuto vita
corta… - Dimentichi alcuni particolari.- sibilò Lucilla gelida. - E
sarebbero?- - Si chiamano Tanatos, Rose, Jess e Sofia.- Tristan alzò le
spalle – Se non gli va bene che s’arrangino. Non ci perdo io a mollare quella
casa di pazzi.- - Non dire cazzate per favore!- gl’ingiunse la Lancaster con
rabbia nella voce – Hai una famiglia, fai di tutto per tenertela stretta, per
quanto insopportabili siano.- - Ed ecco la paternale della serata!- rise lui
cinicamente, andando a svaccarsi sul letto della ragazza – Andiamo, tu per prima
sai com’è il giro. Viva i purosangue e manteniamo alto il nome di famiglia!-
scimmiottò, con voce melensa – Guardami bene in faccia Luci…a me non è mai
importato di queste idiozie e lo sai benissimo. Sotto ci sono gli esempi viventi
di quanto questa ipocrisia possa rovinare le vite ai maghi mentre tu stessa sei
un inno all’intelligenza e alla sensibilità di tuo padre, un mago eccezionale
che ha mandato tutto a puttane per amore della sua donna. Per poter avere la
famiglia che ha messo in piedi lui darei qualsiasi cosa, a partire dal mollare i
miei parenti e venire qua con te.- - Chi t’ha detto che ti voglio?- insinuò
esasperata. - Ormai non funziona più.- le rispose ironico – Visto come mi
rispondi quando ti bacio.- - O forse è troppo tempo che vado in bianco.- -
Ah, così mi ferisci…- - All’inferno, non sono cose di cui si può discutere su
due piedi!- abbaiò irritata – Non puoi decidere di venire a casa mia in pianta
stabile quando sai benissimo che appena Jess apparirà a Hogwarts con la sua
schifosa presenza andrà tutto a rotoli, per non dire a puttane che chiarirebbe
meglio la situazione!- - Jess può dire quello che gli pare!- Tristan alzò le
spalle, sedendosi sul letto e levandosi la camicia – Ma io me ne sbatto
esattamente come otto anni fa. Il suo unico problema era che aveva una cotta per
Lumia e lei gli ha dato picche mentre se la prendeva con te perché al quidditch
gli sei passata davanti come Cercatrice. Ha un cervello bacato tutto suo…-
aggiunse annoiato, massaggiandosi le spalle dolenti – Lascialo perdere.- -
Lascialo perdere? Lascialo perdere?- enfatizzò la padrona di casa piazzandoglisi
davanti con le mani sui fianchi – Quello è capacissimo di lanciarmi addosso
tutti gli Auror del Ministero e poi di mettersi a pestare i piedi come un
marmocchio perché li ho sgozzati tutti! Andiamo Tristan, non vivere sulle nuvole
come al solito… non puoi neanche scaraventarmi addosso una bomba del genere e
pretendere che io faccia i salti di gioia.- - Conoscendoti è poco probabile,-
frecciò iniziando a infilarsi sotto le lenzuola – comunque pensaci.- Lucilla
tacque ancora, poi gli scoccò un’occhiata strana. - Cosa stai facendo?- -
Dormo.- - Nel mio letto?- - Visto che ti devi abituare alla mia
presenza…- Ok, lo uccideva… ora o mai più… Invece si limitò a buttarlo
fuori a calci nel culo, mettendo una bella barriera e facendo in modo che non si
Smaterializzasse di nuovo dentro. Lo sentì frignare per un po’, lo sentì anche
ululare sotto forma Animagus ma poi Tristan la smise quando Harry, Ron e Draco,
usciti come locomotive dalle loro camera, lo presero ripetutamente a bastonate,
lo arrotolarono dentro a un materasso e lo buttarono giù dallo scalone,
zittendolo una volta per tutte. La mattina dopo tutti invece erano fin troppo
calmo. Lucilla si svegliava sempre tardi e quando arrivò in cucina trovò
Hermione, con un aspetto non proprio decente visto il suo viso pallido, intenta
a bere caffè in pigiama e anche a scrutare dentro una Occhiosfera. -
Buongiorno…- disse la mezzo demone – O buon pomeriggio…- fece, notando che era
quasi mezzo giorno. - Ciao!- le sorrise Hermione, indicandole il caffè ancora
caldo. - Cosa guardi?- - Tristan, Ron e Harry in giardino.- le spiegò la
Grifoncina con una vocina flebile – Stanno facendo esercizio per
Smaterializzarsi. Sono stupita…Ron è più avanti di quanto ci ha detto.- -
Meglio.- disse la padrona di casa – Se ognuno di voi comincia a migliore, a
imparare qualcosa di nuovo, è più probabile che saprete cavarvela egregiamente
senza coinvolgere altri.- - Già, hai ragione…- Lucilla sollevò gli occhi
azzurri dalla tazza, scrutandola in maniera strana. - Cos’hai?- Hermione
sorrise mesta, scuotendo il capo – Mi spiace non poter dare una mano a chi
davvero vorrei aiutare. Forse però sto dicendo solo sciocchezze…- ma Lucilla
rise a sua volta, dimostrandosi più comprensiva di quanto la streghetta avesse
mai pensato. - Non puoi dare il tuo aiuto a chi non è ancora pronto per
riceverlo.- mormorò la mezzo demone, fissando un punto imprecisato alle spalle
di Hermione – Ho cercato di spiegarlo anche a Tristan ma con…il tizio a cui tu
ti rivolgi in particolar modo bisogna aver pazienza. E poi c’è anche chi non
cambia mai.- - Tu sei cambiata.- sussurrò la Grifoncina – Tu sei diversa da
otto anni fa.- - Sono cambiata fuori forse.- rispose Lucilla, alzandosi da
tavola e senza più guardarla in viso – Ma dentro sono sempre uguale. Le persone
non cambiano mai davvero. Noi siamo fatti così.- Hermione ripensò più volte,
in seguito, alle parole della Lancaster e si stupì a credere in ciò che aveva
detto. In fondo Lucilla aveva ragione. Dentro di sé, ogni essere umano è
sempre uguale. Passarono ancora dei giorni di relativa calma, fatti di
esercizi, nuove lezioni divertenti, Malfoy che teneva il muso al mondo e a
Harry, Potter che lo mandava al diavolo ogni volta che lo vedeva e Ron che aveva
compiuto la sua prima smaterializzazione una sera che Tristan, lo sfinimento,
l’aveva chiuso a chiave nel bagno. Harry andava più a rilento ma nel
complesso i due Grifondoro se la cavavano bene. E tutto sarebbe stato davvero
una favola per Harry, per una volta tranquillo in compagnia di amici e serpenti,
se non fosse stato per una telefonata al cellulare di Hermione, un martedì
mattina. Rispose la Grifoncina che stava facendo friggere il bacon e appena
detto pronto una voce arcigna le ingiunse di passarle il bambino sopravvissuto.
Il moretto era a tavola e quando vide la faccia dell’amica capì che c’erano guai
in vista. - Tuo zio…- gli sussurrò la streghetta. - Merda…- bofonchiò Ron
quando Harry si fu allontanato. Lo videro gesticolare da lontano, evidentemente
quel rompi palle gliela stava menando con qualcosa anche se era strano perché
durante l’anno quelli non si facevano mai sentire. - Con chi parla?- chiese
Tristan arrivando insieme a Draco. - Babbani.- rispose il rossino – Suo
zio.- - Ehi mezzosangue…- Malfoy ghignò appena, osservando i movimenti di
Potter – Guarda che sta per distruggerti il cellulare. Fossi in te stare
attenta…- e infatti Hermione dovette correre a strappargli l’aggeggio dalle
mani. Quando Harry tornò a tavola aveva il volto visibilmente contratto dalla
rabbia…e continuò a bestemmiare anche dentro al cerchio magico per
teletrasporto, mezz’ora dopo. - In poche parole stanno cercando di portarti
via una proprietà dei tuoi? E neanche te l'avevano mai detto?- allibì Ron
sconvolto – Certo che sono proprio dei bastardi, roba da matti! Comunque se non
altro ti hanno avvisato che tra cinque minuti hanno l’incontro con
l’avvocato.- - Si, perché pensano che non possa arrivare in tempo.- frecciò
il moro rabbioso – Adesso li sistemo io! Devono solo provare a mettere le
grinfie su qualcosa di mamma e papà e li gonfio sul serio come
mongolfiere!- - Harry piantala, non è divertente!- abbaiò Hermione, seguendo
bene ogni passo di Lucilla nel costruire il cerchio magico – Prendi quello che
devi, metti una firma e poi vattene. Sai come sono i tuoi zii…- - Babbani
come tutti gli altri.- sibilò Draco rognoso. - Per una volta sono d’accordo.-
replicò Harry con sguardo tetro. - Ok, ci siamo.- Lucilla si fece indietro,
guardando il suo lavoro – Spero che funzioni.- gli disse con una strana
espressione – Non ne faccio uno da quando avevo 11 anni.- - Apprezzo lo
sforzo.- ironizzò il Grifondoro – Cosa devo fare?- - Pensa intensamente a
casa dei tuoi zii e poi batti due volte le mani.- - Tutto qua?- - Se vuoi
puoi farmi due passi di tip tap, sarebbe divertente.- celiò la mora
sarcastica. - Va bene, va bene…- Potter sospirò, guardando i compagni come
per rassicurarli – Ci vediamo stasera. Se non torno… chiamate i pompieri, la
polizia, anche l’FBI …ciao!- e detto quello, batté due volte le mani sparendo in
una nuvola di fumo. Gli altri tossicchiarono un po’, poi trovato per terra un
bel cratere bruciato. Stavano quasi per mangiarsi viva Lucilla quando Harry
fece uno squillo a Hermione da una cabina telefonica di Londra quindi si
tranquillizzarono e riuscirono a tornare alle loro occupazioni. Alle otto in
punto però Ron cominciò ad agitarsi. - Lenticchia la vuoi smettere?- abbaiò
Draco furibondo, sentendolo andare avanti e indietro davanti al camino. - E
come faccio a calmarmi?- replicò Weasley incollerito – Herm! È tardi!- - Lo
so.- rispose la Grifoncina alzando gli occhi dal libro. Stava seduta accanto a
Malfoy ma anche lei da circa mezz’ora aveva iniziato a preoccuparsi. Guardò per
l’ennesima volta il pendolo, poi si attaccò al cellulare. Chiamò a casa degli
zii di Harry ma Petunia le sbatté giù la cornetta. - Quelli sono capaci di
averlo chiuso di nuovo in camera e di avergli messo le sbarre alla finestra!-
sibilò Ron accorato – Eddai Herm, dobbiamo fare qualcosa!- - E come facciamo,
siamo senza macchina.- ironizzò lei, viste le vecchie scorribande con la
macchina volante ma il rossino non si lasciò scoraggiare – Ci Smaterializziamo e
andiamo a Londra!- - Sei già capace di andare fin lì?- allibì lei. - Posso
provare.- - Io preferirei avere qualcuno un po’ più esperto…- - Lucilla e
Tristan sono a caccia, hanno detto.- le chiarì Ron e a quel punto, non si sa
bene perché, ma Draco cominciò a sentirsi insistentemente osservato. Sollevò il
viso dallo schermo e li guardò con gli occhi assottigliati. - Ve lo
scordate.- scandì rabbioso. - Dai Malferret!- lo supplicò Hermione con due
occhi da cerbiatta – Devi solo portarci lì!- - Mi hai preso per un gufo?-
abbaiò lui di rimando – Arrangiatevi da soli!- - Ok, che vuoi in
cambio?- - Che vi tappate la bocca e mi lasciate stare.- - Sul
serio.- - Ho detto che non vi porto, non ci torno in quel posto pieno di
babbani.- - D’accordo.- Hermione si alzò tranquilla, cominciando a infilarsi
la felpa nera sui jeans – Se non vuoi non possiamo mica obbligarti. In fondo hai
ragione…quando uno non ha voglia non ha voglia.- Bel messaggio in codice,
pensò Malfoy furibondo pochi minuti più tardi, appiccicato a quella maledetta
Grifondoro. Dopo una ventina di soste perché Ron non riusciva a spostarsi ancora
per lunghe distanze, arrivarono a Londra, più precisamente all’inizio di Privet
Drive. Si staccarono visto che il biondo aveva un’espressione decisamente poco
civile, poi apparve anche Weasley…un pelino più stanco del previsto. - Tutto
ok?- gli chiese Hermione – Ron sei un po’ pallido…- - Che ci vuoi fare, è un
principiante!- sentenziò Malferret gentile come sempre. - Bhè, dal
Linkolnshire a qua devo ammettere che sei stato bravissimo.- cinguettò la
Grifoncina, ficcando un calcio a quel biondastro velenoso – Tristan ha fatto un
buon lavoro! Perfetto, adesso però dobbiamo andare…- - Non sarebbe meglio se
qualcuno facesse il palo?- Ron cominciò a guardare i numeri delle
case. Arrivati davanti alla villetta videro che c’erano le luci accese e
dall’interno proveniva un gran casino. Quell’idiota di Dudley forse stava
facendo una festa. - E adesso che si fa?- bofonchiò Ron esausto, nascosto
dietro al tronco dell’albero sotto la camera di Harry. Guardò in alto e vide che
la camera era nel buio ma che c’erano comunque delle inferiate stavolta non
d’alluminio – Come facciamo ad andare fin là sopra? Se esce qualcuno e ci
vede?- - Tanto saranno tutti strafatti.- sussurrò Hermione sotto voce, quando
dalla casa uscì un gruppetto di ragazzi babbani della loro età, tutti intenti a
scolarsi birre a fumare sigarette. Si accamparono per qualche minuto lì fuori,
poi tornarono dentro quando alcune ragazze arrivarono dal vialetto e si
fiondarono in casa, strillando come oche. - Che gente del cazzo…- sibilò
Draco, disgustato, poi gli venne l’idea – Già che siamo qua non possiamo passare
da Alan?- ma la Grifoncina lo zittì, alzando lo sguardo sull’albero. Senza dire
nulla cominciò ad arrampicarsi sotto gli occhi stralunati dei due maghi
purosangue. - Cosa c’è, non vi siete mai arrampicati su un albero voi due?-
chiese dall’alto. - I maghi giocano ad altro, tesoro.- le fece presente Ron –
Guarda che cadi…- - Non che non cado…mamma mia, voi maghi purosangue che
schizzinosi siete…a che giocavate da piccoli eh?- - A "Centra la Granger
sull’albero!"- sibilò Draco un po’ in allarme per quella sua posizione
pericolosa – Mezzosangue scendi da lì! Vuoi romperti l’osso del collo?!- Ma
Hermione era già arrivata abbastanza in alto per dare un’occhiata dalla finestra
di Harry…e vide la sua borsa a tracolla lasciata sul letto, perciò era in quella
casa per forza. Così la streghetta scese, con ormai un bel piano d’attacco in
testa. Un attimo dopo erano attaccati al campanello. Fu Dudley ad aprire,
con la faccia di uno che è tutto tranne che sobrio. - Oh, entrate…-
ridacchiò, alitando in faccia ai tre un mezzo gallone di birra – Da bere è di
là!- indicò un tavolo in soggiorno poi s’infilò di nuovo nella mischia e grazie
al cielo sparì. - Ok, la camera di Harry è al piano superiore!- disse Ron, -
Cerchiamo di arrivarci tutti interi.- - Non mordono Ronald!- sbuffò la
Grifoncina. A momenti si presero tutti e tre per mano per non perdersi e
risalendo le scale dovettero quasi fare lo slalom fra un cumulo di coppiette
appiccicate, intente a sbaciucchiarsi e anche a fare di più. Arrivati al
primo piano fu il panico. Non si passava davvero e come se non bastasse tutti
ballavano come degli scalmanati. Ron cominciò a infilarsi in una camera ma era
solo lo sgabuzzino, intanto Draco dovette difendere la SUA mezzosangue con le
unghie e coi denti dalle avance di un deficiente con troppo gel in testa. Lo
chiuse in bagno, furibondo, quando un altro cretino gli si avvicinò. - Ehi
fratello, hai un preservativo?- Hermione era lì accanto e stava chiedendo a
una ragazza se avevano visto in giro, durante la serata, il cugino di
Dudley. Quella s’illuminò tutta, dicendo che l’aveva visto di sfuggita ed era
un vero gnocco ma anche da quella cretina non cavò un ragno dal buco. Tornata da
Draco rimase un attimo sconvolta. Si rigirava in mano la confezione quadrata
di un preservativo. - Ma che ci fai con quel coso?- gli chiese,
sconvolta. - Ma che ne so…è passato un tizio chiedendomi se avevo un preservo
qualcosa e poi m’ha dato questo, dicendomi di usare sempre la testa quando scopo
con la mia ragazza. Ma che voleva dire?- chiese stranito ma per completare il
quadro arrivò anche Ron con la stessa espressione abbastanza basita. - Herm,
un tizio in bagno mi ha regalato un palloncino strano…- - Ok, lasciamo
perdere!- sibilò esasperata, tirandoseli dietro. Alla fine, dopo aver scavalcato
l’orgia dilagante trovarono le camere da letto. Aprirono quella dei Dursley e
pescarono due nudi intenti a darci dentro, aprirono un altro bagno e ci
trovarono la stessa cosa. Pescarono due gay in camera di Dudley e alla fine
davanti alla porta chiusa della camera di Harry arrivarono a tana. Lo sentirono
picchiare dall’altra parte dello stipite e attenti che nessuno li guardasse, Ron
si smaterializzò dentro. Da fuori sentirono il giubilo del Grifondoro… - La
finisci di girarti fra le mani quella roba?- borbottò Hermione quando Malfoy
tornò a scrutare curioso il preservativo – Insomma, contieniti.- - Me lo
spieghi che c’è che non va con questo coso?- disse serafico – Serve a letto per
caso?- - Si, a non mettere incinta la tua ragazza.- Draco stavolta levò un
sopracciglio – Ah…e come funziona?- La Grifoncina arrossì vagamente,
spostandola dalla mandria di femmine che lo mangiavano con gli occhi – Si mette
sul…sul…- e gl’indicò la parte in questione con un’occhiata. Malfoy, grande
genio, capì al volo. - Però, intelligenti i babbani.- frecciò sarcastico,
iniziando a schiacciarla un po’ alla parete – Dovremmo provare.- - Già
fatto.- disse lei, guardando altrove – E’ utile ma spezza l’atmosfera.- - Se
lo dici tu…- bofonchiò. In quel momento sentirono dei colpi alla porta, così
poterono tornare di sotto e uscirono dalla casa in tutta tranquillità, trovando
Ron e Harry fuori in giardino. Potter stava bestemmiando come un turco e
stavolta anche Malfoy dovette saltargli addosso, per impedirgli di radere al
suolo tutta la casa dei Dursley visto che i suoi zii l’avevano chiuso in camera
e gli avevano fregato la bacchetta dopo che era arrivato in tempo per firmare
tutti i documenti con l’avvocato. Una volta datagli una sigaretta si decise a
calmarsi e andarono a sedersi al parco giochi, dove il moretto si sedette su una
panca, per sbollire. - Allora? Che ti hanno lasciato i tuoi?- - Lascia
stare guarda…- sibilò, dando un tiro – L’avvocato mi ha contattato adesso perché
sa che tra un po’ compirò diciotto anni. A quanto pare mamma e papà avevano una
casa su a West Gold Lake. Se n’erano scordati tutti, come no, e solo ora
l’avvocato è venuto a dirmi che avrei un altro posto dove andare.- - Però,
West Gold Lake…- Hermione sorrise – Non sei contento? Magari là c’è ancora
qualcosa dei tuoi.- - E magari io sto perdendo la pazienza!- abbaiò Draco che
scalpitava per andarsene – Ci muoviamo o no? Farete salotto a Lancaster Manor
lontano da questi disgustosi babbani!- - Stavolta lo seguo.- borbottò Harry
stanco morto – Non voglio vedere questo posto mai più!- poi, senza farlo
apposta, l’occhio gli cadde sul preservativo che Ron si teneva nella tasca del
giubbotto di jeans. Strabuzzò lo sguardo ma la Granger ebbe bontà di spiegargli
la situazione, ovvero che per la casa dei suoi zii si spacciava tutto tranne che
la droga. Un bell’affare in fondo. - Affogherei quasi la giornata
nell’alcool.- mugugnò Potter schifato da suo cugino. - Ecco, andiamo da
Alan!- continuò Malfoy imperterrito. - Ma sei fissato!- abbaiò la Grifoncina
– Ci sono le finali di basket poi, sai che macello?- - E dici che ci sono
ancora quelli col kilt?- chiese serafico. - Quelli col kilt?- gli fece eco
Ron sconvolto. - Hai visto della gente in kilt?- rincarò Harry verso il
biondo – In un pub? E che facevano?- - Ballavano sui tavoli e hanno fatto uno
strano discorso sulla libertà…- - Ah, ho capito… facevano Braveheart.- -
Facevano cosa?- Weasley non ci capiva una mazza. - E avevano la faccia
colorata di blu?- - Si, qualcuno si…- borbottò Malferret. - Che cos’è
Braveheart?- - Un film sugli scozzesi.- Harry se la rideva – Se andiamo al
pub magari li troviamo.- - Si, se andiamo da Alan magari potrei svegliarmi
domani mattina nel letto di un giamaicano, con un figlio già in arrivo e un
tatuaggio sul fondo schiena!- sibilò Hermione esasperata da quei
deficienti. - Oh, dai…ci divertiamo! L’ha detto Tristan che siamo in
vacanza!- cinguettò Potter suadente – Dai Herm!- - Se lo dice Mckay allora
siamo a posto!- replicò snervata – Vi ricordo che sapete Smaterializzarvi solo
voi tre! Tu Harry più o meno, Ron è già stanco e Malferret manda giù la birra
come se fosse acqua!- - Senti chi parla!- frecciò il biondo – Quando sei
sbronza tu sei capace di fare qualsiasi cosa!- - Come se ti fossi
lamentato!- - Per favore queste cose non voglio neanche sentirle!- disse
Harry coi brividi al solo pensiero – Allora la si mette ai voti.- e naturalmente
non ci fu bisogno di alzare le mani perché quei tre bastardi si erano affiancati
come mai in vita loro, tanto per cambiare su una questione importante come
andare a sbronzarsi. - Tre a uno, la gentile fanciulla è stata messa in
minoranza!- la canzonò il suo ex ragazzo dando inizio alla carica verso Ludo
Avenue – Dai Herm, tesoro…un po’ di vita. Ho passato una giornata di merda,
questa concedimela!- - Ringrazia Dio che i miei siano fuori casa!- gli
rispose rabbiosa, aggrappandosi a Draco. - Oh, che bello…facciamo un festino
a casa tua!- disse Ron bastardamente. - Scordatelo! MAI! M-A-I!- - Ok,
ok…sei stata chiara!- E quel MAI fu giusto relegato alla questione festino
perché appena rimisero piede al pub decretarono la loro morte per come etilico.
Per le finali c’era il solito casino d’inferno ma giocavano Francia e Gran
Bretagna, quindi niente kilt, comunque Alan più che contento di ritrovarli…e si
premurò in prima persona di farli stramazzare sul bancone, dopo una dura nottata
di bagordi.
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Capitolo 22 *** Capitolo 22° ***
E’ bello notare come gente di diciotto anni sappia
che sbronzarsi fa stare male da cani…ma a prescindere da questo bevano come
spugne sul bancone di legno di un pub in puro stile irlandese per poi tornare a
casa alle sei di mattina con le facce da vampiri sull’orlo del collasso, ormai
alla frutta. Entrarono a Lancaster Manor che era ancora buio e appena misero
piede nel castello quasi si lasciarono andare sul pavimento, tranne Hermione che
era rimasta sobria. Almeno una su quattro visto che Draco e Harry per la prima
volta in vita loro avevano diviso qualcosa, ovvero si erano messi a cantare in
mezzo a Ludo Avenue le canzoni di Natale. Era stata una scena pietosa che
anche Ron, sbronzo più di loro, aveva catalogato come invedibile. E adesso
doveva anche star lì a fare caffè a quei tre ibridi umani. Se ne stavano
tutti svaccati sul divano, quasi sdraiati l’uno sull’altro ed emettevano i
classici mugugni da maschio che sta male, perché si sa che quando un uomo è
ammalato lui sta sempre peggio di una donna… Fino alle dieci di mattina fu un
continuo trangugiare caffè e cambiare le borse del ghiaccio su quelle zucche
vuote, poi la streghetta si ruppe allegramente le palle e lì piantò per
andarsene a dormire. Per le scale incontrò Tristan e l’Auror la squadrò un
pelo stranito. - Serata di bagordi eh?- rise, sentendo i lamenti dal salone
che sembravano più barriti di un elefante morente. - Lascia perdere!- disse
la Grifoncina – Io vado a dormire…se rompono rispediscili nelle loro camere a
calci. Stanno facendo solo scena per farsi coccolare.- - E tu che li sopporti
da sette anni.- Tristan scosse il capo, continuando a ridere – Dormi bene,
adesso li sistemo io!- E il metodo Mckay, fatto in casa alla Jess, era un
goccio di ciò che si erano scolati la sera prima insieme a del succo d’arancia…e
poi un volo in una vasca da bagno gelata. Si svegliarono subito i tre barboni e
attaccarono a bestemmiare come dei matti, peccato che il loro prof di Difesa se
ne sbatté altamente e li lasciò in bagno, continuando a sganasciarsi
sguaiatamente come un perfetto sadico. Lucilla gli arrivò alle spalle e
ghignò appena, incrociando le braccia. - Sai, quando ridi in modo così
perverso riesci quasi a farmi pensare che non sei così visceralmente Auror fino
al midollo Mc.- - Oh, mi vestissi di pelle nera e catene andrei meglio?- -
Non è l’involucro che m’interessa.- borbottò lei, dirigendosi in cucina per fare
colazione. - Insomma, fossi un maniaco omicida ti piacerei di più.- - Non
mettermi in bocca cose non ho mai detto.- sibilò lei, alzando gli occhi dal
caffè che bolliva – Anche perché qua ogni volta che parliamo vengono fuori cose
che non stanno né in cielo né in terra. Perché le pesti urlavano?- - Sono
stati a Londra a riprendere Harry e poi hanno fatto festa.- - Sbornia
eh?- - Già. Che programmi hai oggi?- - Vado a trovare un vecchio amico.-
disse Lucilla, portandosi la tazza alla bocca. Tristan posò il giornale e
cominciò a scrutarla attentamente. – Da chi vai?- - Non lo conosci.- - E’
un demone?- - Non vivo solo in mezzo ai maghi Mc.- rispose pacata,
guardandolo negli occhi versi a sua volta – Hai paura che possano farmi il
lavaggio del cervello?- rise amara, scuotendo i crini bruni – Ho avuto tutto il
tempo per diventare la nuova Lady Oscura ma la verità è che il potere di
Voldemort non m’interessa. Non me ne faccio niente ma non puoi condannarmi solo
perché sono potente quanto lui.- - Forse anche di più.- scandì l’Auror –
Vorrei solo che capissi che sono preoccupato per te.- - Lo so. Ma vado solo a
fare un saluto a questo vecchio amico.- - Va bene. Torna presto.- le disse,
mettendosi in piedi – Appena i ragazzi si svegliano li rimetto ad esercitarsi.-
e se ne andò, lasciandola sola a pensare. A pensare come dirgli una cosa
importante… Sospirò, passandosi le mani sul viso. Era stanca…tanto
stanca. Se il suo cuore fosse stato vivo forse in quel momento avrebbe
battuto all’impazzata. Tornò in camera sua e prese un lungo cappotto nero,
dal largo cappuccio a punta. Lo indossò e uscì dal maniero, per voltarsi un
secondo solo indietro. Quella casa rappresentava un passato che forse non
sarebbe più tornato indietro. Tristan… Chiuse gli occhi, vedendo la sua
immagine. E un’altra, poco dopo, le riportò alla mente con un flash lontano a
chi era ancora indissolubilmente legata. Sparì in quell’istante, con la morte
nel cuore.
Era il tramonto quando ebbe il coraggio, finalmente, di
dirigersi verso un luogo dove la terra era sconsacrata. Così si chiamava...Lost
Graveyard, il Cimitero dei Maghi Perduti. Portava un giglio bianco fra le
mani e il suo sguardo vagava fra quelle tombe in rovina. Il sole pareva
essersi dimenticato di Lost Graveyard, baratro di coloro che avevano sbagliato.
Il cimitero dei traditori. Anche lui giaceva lì…da un anno. Misere ossa e
qualche grammo di polvere. Lui che aveva avuto il mondo in mano. - Ciao
Tom…- sussurrò grevemente, fissando la scritta sulla lapide. Qualche parola
scritta con sprezzo, un marchio per un uomo che aveva ammazzato troppe persone
in nome di un ideale. Il vento sottile e gelido s’insinuò in quel luogo ma
lei non lo sentì. I suoi occhi azzurri, nascosti sotto l’ampio cappuccio,
erano privi di vita. Ricordava tutti gli anni passati, i dolori, le
sofferenze… Gli occhi dannati del mago, un semplice mago e non un demone,
che l’avevano condannata all’inferno. Avrebbe dovuto odiarlo. Avrebbe dovuto
sputare su quella tomba. Ma ora…non provava più niente. E questo la fece
stare peggio. Le ricordava che era mezza demone, che non aveva anima per
soffrire. Risentiva la risata di suo marito, risentiva le sue mani che le
serravano la gola di notte, il modo atroce di guardarla come se avesse voluto
divorarla. E ricordava quando prendeva l’aspetto di Tom Riddle…per tormentarla,
per godere nel sentirla gridare il suo nome. Lucilla lasciò andare il giglio
poi fece un passo indietro. Cosa poteva fare? Cosa poteva fare per togliersi
dalla mente quegli otto anni? Niente, era quella la verità. Niente poteva
ridarle quel tempo perduto. Neanche odiare Voldemort. Neanche vivere nel
rancore. - Addio Tom.- Dette le spalle alla lapide e tornò indietro, anche
se il vento le soffiava contro.
Tornata a casa sua aprì la porta e trovò la lunga tavola
del salone apparecchiata. Volavano un po’ di piatti perché Harry e Draco stavano
di nuovo litigando ma Ron ed Hermione la salutarono allegramente. Ricambiò,
andando in cucina. Trovò Tristan ai fornelli, intento a guardare i surgelati
scuocersi. La sentì e si voltò verso di lei. - Ciao.- mormorò Lucilla. -
Ciao.- disse lui, tornando a darle le spalle – Sei stata bene col tuo
amico?- La Lancaster malinconicamente sorrise fra sé, avvicinandosi. Gli
passò le braccia alla vita, chiudendo gli occhi e schiacciandosi contro la sua
schiena. L’Auror di rimando sospirò, carezzandole le mani. - Vuoi qualcosa.-
insinuò alzando lo sguardo. - Non voglio niente.- disse lei. Tristan
ghignò e tirandola dolcemente per il polso se la tirò davanti al viso – Vorrei
sapere con chi sei stata ma non ti posso costringere. Basta che tu stia
bene.- - Ora sto bene.- Le sorrise dopo qualche istante, chinandosi a
baciarle la fronte. - Dai, andiamo che è pronta la cena.- A tavola
l’emicrania dei tre furbastri era talmente alta che dovevano parlare
sottovoce. - Il bello è stato quando Harry s’è messo a cantare Hotel
California in mezzo al pub.- borbottò Hermione memore di quella scena ma il
moretto fece una sfaccia scocciata – Se non altro non mi sono venuti dietro
tutti quanti.- - Si, un intero pub di dementi!- sibilò la Grifoncina. -
Ron mi teneva anche il tempo picchiandosi sulla pancia.- frecciò Potter. -
Non me lo ricordare…- disse Weasley schifato. - E tu che hai serpentello, hai
cantato?- ridacchiò Tristan verso Malfoy…e se c’era una cosa fondamentale da
sapere su Malferret era che dopo la sbronza era davvero intrattabile. Emise un
grugnito sottomesso, continuando a mangiare svogliatamente e col mal di testa
che raggiungeva livelli davvero pericolosi anche perché pure lui la sera prima
aveva dato spettacolo, sparandosi dei numeri insieme a Harry che era bene
restassero fra loro due. Visto che avevano dormito tutto il pomeriggio
passarono di nuovo buona parte della nottata a ciondolare per casa ma la mattina
dopo gli esercizi di Smaterializzazione continuarono a ritmi serrati. I
progressi di Weasley, dopo la sfacchinata fino a Londra, furono davvero
portentosi. - Pare che tu abbia un talento naturale nello sparire Ron.- rise
Mckay svaccato sotto un albero, a pochi metri dai due. - O nella fuga.- celiò
Harry. - Divertente, davvero divertente!- sibilò il rossino – Tu vedi di
darti una mossa o ti lascio indietro!- - Che palle che fai venire.- si lagnò
Potter – Faccio quello che posso!- - Harry, il concetto sta qua.- l’Auror si
picchiettò l’indice sulla tempia – Il concetto è nel pensiero. È come volare su
una scopa.- - Perdonami ma non vedo la somiglianza fra le due cose.- frecciò
il Grifondoro. - Una volta che impari non dimentichi.- rise Tristan – Devi
pensare di poterlo fare. Devi pensare che puoi andare da un luogo all’altro
senza sforzo. È come un desiderio. Desidera e ci arriverai. Usa la testa.
Desidera di farlo e lo farai ma devi concentrarti. Devi pensare intensamente al
luogo dove vuoi apparire.- - Facile a dirsi…- mugugnò Harry, richiudendo gli
occhi – Specialmente quando Malfoy ghigna come un bastardo da dentro alla casa e
mi prende per il culo! FALLA FINITA DEFICIENTE!- urlò, girandosi indietro. -
PERDENTE, è quasi una settimana che ci provi!- ridacchiò il biondo da lontano,
dall’entrata del maniero– Mia nonna, che è morta, sapeva fare di meglio anche a
novant’anni!- - Già, chissà perché è morta!- sibilò Potter rabbioso. -
Perché parlava troppo Potty! Come te!- - Mamma, sto tremando!- - Mi avete
quasi rotto i coglioni, scusate il linguaggio.- borbottò Tristan – Mi spiegate
per quale maledetto motivo vi odiate? No perché qua è da panico. Allora? Perché
non vi sopportate?- - Bhò, risale dal primo anno.- disse Harry
tranquillo. - Si, ma perché?- - Un primo incontro irritante per entrambi.-
disse Ron – E da quel momento si sputano in faccia ogni volta.- - Cioè…fammi
capire, vi siete parlati neutralmente una volta sola nella vita e da quella
prima parola avete capito di essere innamorati alla follia l’uno dell’altro, è
così?- allibì l’Auror – Ma siete da mandare al manicomio nella stessa stanza,
cazzo…- - Ma sai che Tristan ha ragione?- cinguettò Ron in vena di prese in
giro – Se foste gay secondo me fareste una coppia da favola.- - Weasley,
amore…perché non vai affanculo?- sibilò Harry incazzoso – E adesso scusate ma ho
una telefonata da fare.- - Ancora?- Ron e Tristan fecero un fischio in coro –
Ma allora hai davvero la fidanzata! O un fidanzato?- - Tutti e due.- disse
Potter allontanandosi con un diavolo per capello – Sono un bisessuale
incallito!- Davanti alla porta d’ingresso lui e Draco si scambiarono il loro
solito simpatico gesto d’affetto reciproco, un bel ditino medio alzato, poi
Potter come ogni giorno alle due di pomeriggio si attaccò al cellulare di
Hermione e per ben mezzora andò avanti per il salone come un sonnambulo, ridendo
come un invasato e arrossendo ogni tanto. Lucilla ed Hermione, che lo
spiavano dal corridoio, cominciarono a schifarsi. - Ma che smancerie…-
mugugnò la mezzo demone – Sentilo!- - Ma con chi diavolo parla?- si chiese
invece la Grifoncina – Sul display non viene fuori il numero del
destinatario!- - Magari non è una di Hogwarts.- ipotizzò la Lancaster. -
No, dev’essere per forza una di scuola.- replicò la streghetta – Harry
praticamente considera il suo mondo recintato dalle mura della scuola. Mi sa che
stavolta…è davvero una di quelle che gli girano attorno.- - Dieci a uno che è
la Baley!- sibilò Draco, apparendo alle loro spalle e facendole morire di
paura. - Ma sei scemo!?- ringhiò Hermione – E finiscila con questa storia di
Elettra!- - Ti dico che è lei!- insistette il biondo – Credi che San Potter
non abbia gli occhi?- - Adora Elettra ma non la toccherebbe con un dito!-
rincarò la Grifoncina mentre Lucilla se ne andava, annoiata da quella questione
ridicola – E poi Elettra è già innamorata.- - E di chi?- - Non me l’ha
detto…però…- - Però quanto ci scommetti che ho ragione io?- Draco s’impuntò
da matti – Quanto ci fai andare?- Hermione lo fissò per un attimo… - Per
una settimana ti faccio da schiava.- - Senza lamentarti ai miei ordini?-
chiese, con gli occhi argentati perfidamente eccitati. - Non esageriamo. Farò
quello che vuoi…se Elettra è davvero la ragazza con cui parla al telefono. Se
non è lei invece da schiavo me lo fai tu. E non voglio rotture di palle. Affare
fatto?- allungò la mano che Malfoy strinse dopo un attimo, assolutamente certo
di aver la vittoria in pugno. In quel momento arrivò Ron e li pescò ancora con
le mani strette. - Che succede?- chiese sospettoso. - Oh, arrivi giusto in
tempo Weasley.- sibilò il Serpeverde – Taglia per favore.- Il rossino alzò le
spalle, tagliò le mani e guardò la sua amica. - Scommessa su cosa?- - Su
Harry e la ragazza segreta.- rise la Grifoncina. - Buona idea…ma invece di
star qua a pensare alla sua vita sessuale forse dovremmo chiedergli che
accidenti gli passa per la testa.- mugugnò Ron tirandosela via mentre Malferret
prendeva il volo per andare a farsi una pennichella pomeridiana, lontano da loro
e dai loro casini – Herm, la notte lo sento andare su e giù per la sua camera.
Non so che gli piglia e non so neanche che fare per aiutarlo. Quando gli chiedo
che ha mi dice solo che qualcosa lo rende triste ma non sa spiegarmi bene cosa
sia.- - Allora aspettiamo che se lo chiarisca.- gli suggerì la Grifoncina ma
lo sguardo preoccupato dell’amico la fece sospirare – Ron, andiamo…lo conosciamo
bene. Sai com’è fatto quel disgraziato. Quando si sentirà di aprirsi lo farà.-
- Già e intanto io penso al peggio!- In realtà Harry Potter in quel
momento era molto felice. Il cuore gli andava un po’ come voleva e non
riusciva a stare fermo. - Quando tornate?- gli chiese la misteriosa ragazza,
con la voce un po’ flebile per l’emozione. - Qualche giorno e rientriamo.- le
disse – Non vedo l’ora di essere a scuola…- - Anche io…- ammise lei, quasi
impercettibilmente – Ti diverti?- - Si ma…mi manchi un po’…- ok, si era
sbilanciato ma ora lei gli mancava davvero! Harry se ne stupiva, dopo tanti anni
che si conoscevano, eppure ora quasi non vedeva l’ora di rivederla! Non l’aveva
mai neanche sfiorata e adesso…Dio, come voleva abbracciarla! - Tu deve sei?-
le chiese. - Da mia sorella. Torno a scuola fra tre giorni, così io e i
ragazzi facciamo due giorni di allenamento in più.- - Appena torno ne
parliamo.- Harry sorrise, addolcendosi – Adesso devo andare. Mc mi
richiama.- - Va bene…allora ciao…- - Ciao, ti chiamo stasera…promesso!- e
riattaccò a malincuore, fissando il cellulare come se fosse stato la manna dal
cielo. Era totalmente andato ormai. Era cotto a puntino da far vergogna. -
Per l’amor di Dio…- si schifò Malfoy passando di lì per andare fuori a fumarsi
una sigaretta – Sai Potter? Credevo di essermi preso il diabete anni fa, quando
ti vedevo andare in giro con la Granger. Ma a quanto pare non c’è limite al
peggio…- - No, infatti…visto che se non ti tappi la bocca ti caccio questo
coso in gola.- minacciò Harry scazzato – Comunque di diabete moriremo entrambi a
quanto pare, Malferret, visto che pure tu non scherzi.- - Che cazzo vuoi
dire?- - Lo sai fin troppo bene. La mattina esci troppo sorridente da camera
tua…e dire che dormi da solo…o no?- Draco schioccò la lingua e si misero uno
di fronte all’altro. Due galletti in un unico pollaio. - Sai una cosa? Visto
che adesso hai un’altra scema che ti corre dietro perché non lasci in pace la
ex?- - Lasciarla in pace o a te?- ironizzò il Grifondoro – Con te non sarà
mai in pace.- - E nella tua suprema arroganza San Potter puoi anche dirmi
perché.- - Oh, certo che posso…- Harry scosse il capo, dandogli le spalle per
tornare ad allenarsi -…e lo sai bene anche tu, Malfoy. C’è una cosa che pende
sulle vostre teste che entrambi avete accettato parecchi mesi fa. E quella cosa
che ad entrambi salva l’orgoglio. La vostra scommessa finirà però per
distruggere tutto.- - Lei lo sa che abbiamo i giorni contati.- Draco parlò
tremando dentro e senza rendersene conto. - Allora se lo sapete entrambi
finitela di fare i deficienti.- il moro si fermò alla porta, volgendosi sopra la
spalla per guardarlo in faccia – Non ho niente contro di te, per quanto non ti
regga minimamente, ma sai perfettamente bene che se la cosa non può continuare
allora è inutile andare avanti. Ti posso fare una domanda? Giugno si avvicina e
anche il ballo…cosa farete? Eh? Dimmelo. Che farete allora?- - Non sono
affari tuoi.- sibilò il biondo serrando le mascelle per la rabbia – Stai alla
larga da questa storia Potter.- - Questo consiglio dovresti rivolgerlo a te
stesso.- sussurrò il Grifondoro prima di andarsene, tanto che il Serpeverde una
volta solo dette un calcio a una sedia, al colmo dell’esasperazione. Si
lasciò andare a sedere, consapevole di aver aperto un vaso di Pandora che
avrebbe preferito non scoperchiare mai. Harry invece, dopo aver capito che
Ron ormai poteva anche fare pratica da solo, chiese a Tristan il pomeriggio
libero e lo passò girovagando per la grande proprietà dei Lancaster. Attraversò
l’immenso giardino, il piccolo boschetto e senza incontrare creature bellicose
giunse fino al lago su cui si arroccava il lato nord del maniero. Era un lago
piccolo, ma limpido e cristallino. Si specchiò ma quando lo fece delle ombre
vaghe gli apparvero alle spalle. Si girò di scatto ma non vide nulla…così tornò
a specchiarsi e sul pelo dell’acqua apparvero di nuovo delle figure un po’
vacue. Cercò di metterle a fuoco…e vide… il Ministero della Magia! Lo vedeva
distintamente! Poi scrutò ancora e vide Tristan che lo salutava da lontano,
insieme a tre uomini con lo stemma degli Auror. Si vedeva come se fosse stato in
quel luogo… Fece per girarsi e incredibilmente a fianco aveva Malfoy che
sembrava lo ascoltasse parlare, sgranocchiando una mela. Qualcuno passò
accanto a loro e li salutò impettito. La scena cambiò ed Harry vide una
grande villa, al centro di Londra. Lui era a tavola…con Ron…un Ron molto
cresciuto. E Malfoy, sempre insieme a loro. I due stavano discutendo di qualcosa
ma non sembravano litigare animatamente come al solito. Si girò e a tavola vide
di nuovo Tristan che in braccio teneva una bambina piccola, con la testa colma
di boccoli scuri. La fissò…e la bambina gli sorrise in modo un po’
strano. - Torna a casa.- gli disse con la sua vocina infantile. Harry
strabuzzò gli occhi e ritornò alla realtà, quasi boccheggiando. Era senza fiato
e dovette lasciarsi andare sui ciottoli. Faticosamente si sedette su un sasso
più grande degli altri, levigato e scaldato dal sole. Il cuore gli batteva
fortissimo. Ma che cosa aveva visto? Quando ebbe ritrovato il coraggio
cercò di specchiarsi ancora ma stavolta non vide più nulla. Un normalissimo
riverbero che rifletteva la sua immagine e nulla di più. Stette a lungo sulla
sponda del lago e il tempo passò più in fretta di quanto si sarebbe mai
immaginato. Lo capì quando Lucilla apparve alle sue spalle. Naturalmente gli
fece venire un colpo ma quella rise, assottigliando gli occhi in quel modo
sensuale con cui le si perdonava tutto. - Scusa, non sapevo fosse così
tardi.- disse Harry. Lei scosse la mano, con indifferenza – Figurati,
Hermione sta facendo la cena e fra Ron e Tristan stanno solo incasinando
l’operazione, quindi mi sono defilata. Cosa fai qua?- - Volevo pensare un
po’…senti…- la guardò, felice finalmente di essere da solo con lei – E’ da un
po’ che volevo parlare a quattrocchi con te. Me lo concedi qualche minuto?- -
Oh, anche di più.- disse lei pacata, raggiungendolo sulla roccia. Si levò gli
stivali dal tacco troppo alto e si accomodò accanto a lui – Allora, parla. Come
mai volevi stare solo?- - Per tutto…tutto quanto.- Potter fissò il sole
tramontare, osservò i corvi librarsi in cielo – Vedi…è dall’anno scorso che
qualcosa in me non va più come deve andare.- - Sei fortunato.- ironizzò la
ragazza, accendendosi una delle sue rare sigarette e passandogliene una – C’è
gente che non è mai stata in quadro in vita sua. Comunque ti ho osservo da
sempre, quindi so di cosa mi vuoi parlare.- - Davvero?- Lucilla annuì,
dando un tiro profondo. - E’ da quando è morto Tom che sei
strano.- Stavolta il Grifondoro sgranò gli occhi – Non ho mai sentito nessuno
chiamarlo così…- La mezza demone stavolta tacque, abbassando lo sguardo.
Rise, invitandolo a proseguire. - Bhè…l’ho già detto a Tristan mesi fa. Da
quando lui…lui è morto, io mi sento come se… non avessi più niente per cui
andare avanti. Insomma, io sono stato invisibile fino a undici anni, poi sono
stato solo Harry Potter, il grande Harry Potter, colui che ha sconfitto
Voldemort. E adesso che lui non c’è più…cosa sono?- il bambino sopravvissuto
sorrise malinconicamente, sentendosi a pezzi – Cosa sono? Non so più cosa
fare…non so più chi sono.- - So cosa intendi.- Lucilla sospirò, alzando lo
sguardo verso il sole morente – Sei stato catalogato come una certa cosa per
tutta la tua vita e adesso che sei libero dalla gabbia…il cielo ti sembra troppo
grande e hai paura, quindi preferisci restare dietro alle sbarre…ma al sicuro.-
e vedendolo annuire, scosse il capo, sorridendo benevola – Harry, ogni essere
vivente verrà sempre catalogato con l’etichetta. Tristan in passato è stato la
pecora nera della famiglia, Draco Malfoy è "solo" l’erede di Lucius Malfoy ma
nessuno si è mai premurato di andare a vedere cosa ci fosse dietro al suo
cognome. Certo, lui non si è preoccupato di farsi vedere per com’è davvero ma la
gente non fa un passo in più per andare oltre all’apparenza quindi non ti
aspettare che ora siano clementi con te, bambino sopravvissuto. Tu sei e sarai
sempre quello che ha sconfitto Voldemort, come io sarò quella che l’ha sposato e
ha ucciso la propria sorella gemella.- - Se non ci fossi stata tu io non
sarei qui.- le disse accorato, afferrandole il polso – Noi faremo di tutto per
aiutarti.- - Harry…ho smesso di credere nella gente. A me l’etichetta di
mezza demone non interessa più. Me ne sono accorta in questi giorni. Da piccola
ne ero ossessionata…ma ora ho abbastanza potere per fregarmene degli scarafaggi
che puntano il dito verso di me. Sta a te scegliere se restare il bambino
sopravvissuto per sempre.- lo fissò, con gli occhi azzurri che brillavano
incredibilmente – La vita ci fa capire che possediamo risorse che non sappiano
neanche di avere. Puoi diventare ciò che vuoi. Puoi essere ciò che
vuoi.- Harry Potter ascoltò quelle parole col cuore in gola. Appoggiò il
mento sulle ginocchia, annuendo. Si sentiva un po’ meglio…ma c’era ancora una
cosa. - Ho paura di perderli.- sussurrò, quasi vergognandosene. - Gli
amici?- chiese Lucilla delicatamente – No, quelli non ti lasciano mai. Guarda
Tristan…- rise divertita ma anche emozionata – Ci siamo lasciati dicendocene di
tutti i colori, mi ha odiata con tutte le sue forze, l’ho mandato all’inferno
prima di andarmene…ho sposato Tom…e adesso è con me. Avrebbe voluto uccidermi
quel giorno che sono tornata ma non l’ha fatto. E adesso mi sta aiutando.- -
Si ma…tu hai avuto il coraggio di sobbarcarti tutto da sola. L’hai voluto
difendere otto anni fa.- - O l’ho voluto escludere?- ridisse lei, fissandolo
dritto nell’anima – Non scambiare l’affetto sincero con l’egoismo. Harry…i
ragazzi ti vogliono bene. Avete vissuto in simbiosi per sette anni. Avete
vissuto tutto quanto sempre insieme. Siete cresciuti insieme…- lo vide sgranare
gli occhioni verdi, dimentico di quanto quelle parole fossero vere. - Stai
per compiere diciotto anni.- proseguì la Lancaster – Ormai Hogwarts ha fatto il
suo dovere. Presto farai il M.A.G.O…e dovrai scegliere della tua vita. Ma se hai
paura che se ne vadano, che li perderai…bhè, non dare retta alla paura. Non
farlo mai. Tu in passato hai temuto la paura stessa. Non hai tremato davanti a
Voldemort, non farlo davanti alla vita. Non lasciarli andare ma non
imprigionarli…loro saranno sempre con te.- Il vento si alzò leggero, portando
un tenue profumo di fiori. Ormai stava facendo buio. Harry guardò il
riverbero del lago, cominciando lentamente a sorridere. Strana ragazza
Lucilla. Non gli aveva dato risposte, né consigli. Ma solo la sua opinione. Un
altro e prezioso punto di vista. Si girò verso di lei e l’abbracciò di slancio
fino a quando una voce seccata non l’interruppe. - Ehi ragazzino, giù le
mani!- cinguettò Mckay arrivando dal bosco – Eccovi! Vi stavo cercando…- -
Tranquillo prof, non te la tocco con un dito!- rispose il Grifondoro,
ringraziando la mezzo demone con uno sguardo carico d’affetto – Allora, è pronta
la cena?- - Si, muovetevi.- borbottò l’Auror – Ma che ci siete venuti a fare
qua? Lo odio quel lago!- - Ah!- Harry si ricordò all’improvviso – Ragazzi, mi
sono specchiato e ho visto delle cose stranissime!- - Ma si, è il lago Vedo
Prevedo e Porto Iella.- frecciò ancora Tristan, con vocetta melensa – E’
una disgrazia quel coso! Nessuno più ci viene perché fa vedere il futuro!- -
Il futuro?- Potter sgranò lo sguardo – Fa vedere davvero il futuro?- - Una
specie.- mugugnò Lucilla alzando le spalle – Un tempo era molto frequentato, poi
è arrivata mia madre e hanno cominciato a credere che portasse male, sai…le
solite storie. Queste acque vengono usate anche dai veggenti del Ministero e
solitamente fa vedere una parte di verità e una parte di desideri del nostro
inconscio.- - Quindi ho visto un po’ di verità…- - Già…roba brutta?- gli
chiese Tristan apprensivo. - Io e Malferret a spasso insieme.- disse
Harry. - Ah, è solo follia allora…- disse sarcastica la Lancaster –
Altro?- Il moretto levò le spalle – Io a cena con Ron, Tristan e sempre
Malfoy. Più una bambina.- A quell’ultima parola Lucilla ebbe un fremito.
Parve stranita, poi confusa…infine levò gli occhi su Tristan che però non pareva
aver colto e così decise di lasciar perdere. - Gente…- disse, rinfilandosi
gli stivali – Voi cenate pure, io faccio un salto a Wizville.- - A far
che?- - A comprarmi una cintura di castità!- sibilò, svanendo. Una volta
soli i due si guardarono, abbastanza perplessi. - Cazzo ma qua non ce n’è uno
sano!- disse Mc quando tornarono al maniero – Anche lei adesso comincia a darmi
i numeri, siamo davvero a posto.- - Mi sa che sei tu che gliela batti un po’
troppo.- sbuffò il Grifondoro, ora sereno come mai si era sentito. - Senti
tu…- il suo prof fece una smorfia – Non so che cavolo abbiate combinato tutto il
pomeriggio ma…- - E’ troppo grande per me anche se un pensierino l’ho fatto.-
disse Harry angelico. - Non intendevo quello, altrimenti a quest’ora non
saresti qui.- l’assicurò Tristan prontamente, mettendogli giusto addosso un
pelino di angoscia – Ma se hai problemi siamo tutti qua, ricordalo
sempre.- Lo lasciò andare in cucina da cui provenivano suoni alquanto
abominevoli…ma il bambino sopravvissuto ora stava bene. Adesso stava bene sul
serio. Mise piede in quella stanza sorridendo con gli occhi più brillanti che
sia Hermione che Ron gli avessero mai visto. E non fecero domande…si limitarono
a scambiare il suo sguardo, troppo felici per sprecare quel sentimento assoluto
con le parole. Fu dopo cena che anche Malfoy, suo malgrado, venne coinvolto
in quella strana situazione. Se ne stava alla tavola del salone a rollarsi la
prima vera canna della giornata mentre Tristan giocava alla Play, Hermione
leggeva sul divano e Lucilla sorseggiava del liquore con aria alquanto
nevrotica, quando avvertì un’imminente grana. Alzò il capo in tempo per
vedere Potter sbattergli sotto il naso un foglio bianco, carboncino e tre
lettere. H H R - Blaise mi ha detto che sai disegnare bene.- - A me ha
detto che non me lo sogno neanche di ascoltarti.- replicò Draco con un sorriso
velenoso. - Dai Malferret, mi serve che mi fai queste tre lettere in gotico e
che le mescoli in una composizione abbastanza buona per un tatuaggio.- Ora il
Serpeverde lo guardava come se fosse un marziano. - Chi sei tu e dove hai
messo San Potter?- - Se fai il bravo ti prometto che d’ora in avanti non
aprirò più bocca sulla questione "scommessa ed ex ragazza."- Draco tacque
solo per pochi secondi. Un Grifondoro manteneva sempre la sua pallosa parola
d'onore. - Dammi quel carboncino!- e nel giro di una nottata la questione era
risolta. Harry stava sfidando Ron alla Play in una gara di velocità su
macchine mentre la Grifoncina continuava a leggersi libri su Animagus quando
Draco buttò in faccia al moretto il lavoro finito e Harry, per una volta in vita
sua, ammise la dura realtà. Cazzo, Malfoy era davvero bravo! Le tre iniziali dei
loro nomi erano state messi ai punti di un immaginario triangolo, riprodotte in
un eccezionale stile gotico e ognuna di loro personalizzata. Ne rimase
abbastanza stupito ma Draco doveva averci pensato bene prima di disegnarle
definitivamente. La sua H era stata corredata dalle leggerissime ali di un
boccino d’oro che riprendevano anche il suo amore per il volo; la R di Ron aveva
un minuscolo gufo dagli occhi rossi come i capelli dell’amico nell’incavo
panciuto della lettera stessa. L’H di Hermione era stupenda: forse un po’ si
vedeva il coinvolgimento di Draco perché era stata disegnata con più delicatezza
di mano, abbracciata da una lunga piuma nera di corvo. Nel mezzo del triangolo
il fulmine della maledizione…ma anche della loro amicizia. - Cazzo…è
perfetto!- alitò guardando Malfoy ma quello, il solito rognoso e burbero, alzò
le spalle. - Ricordati che mi hai promesso.- - Che ti ho promesso
scusa?- - Vaffanculo Potter!- - Ok, ok… mamma mia se sei nervoso…- - Mi
stavo facendo una canna infatti, prima che arrivassi tu a rompermi le palle!- e
tornò ad appollaiarsi sulla tavola, bollendo come una teiera. Il bello fu
l’entusiasmo di Ron e anche della bella Granger che rimasero incantati dal
disegno. - Dio, ma davvero l’hai fatto tu?- se ne uscì Weasley. - No, il
nano invisibile che ho sulla spalla.- sibilò il biondo, rollandosi la sigaretta
di pessimo umore. - Che amore che sei Harry!- mormorò Hermione, facendo
imbestialire il Serpeverde ancora di più – E’ un pensiero bellissimo ma non è
giusto che te lo faccia solo tu.- - Come sarebbe scusa?- allibì il moro – Mi
hai sempre detto che i tatuaggi sono per gli spostati.- - Non m’ispirano i
tatuaggi fatti a caso!- lo corresse la Grifoncina – Ma non è giusto che
questo pegno te lo porti da solo.- - Infatti, se te lo fai ti seguo anche
io!- chiarì Ron - Anche tu vero Herm?- - Già. Domani andiamo a Wizville e ce
lo facciamo tutti quanti. Ehi Malferret…vieni con noi?- - Si, mi faccio
tatuare in fronte "NON ROMPETEMI LE PALLE!" già che ci sono.- - E’ un no?-
replicò Hermione facendo finta di niente. - Ma figurati mezzosangue…- replicò
quello sarcastico – Ma certo che vengo, devo solo trovare le scarpe
giuste!- - Se vuoi te le presto io.- andò avanti lei imperterrita. - Si,
quelle nere col tacco mi sono sempre piaciute.- - Quelle rosa con la punta
tonda no?- - Oh, ma che sbadato!- Draco levò gli occhi al cielo, cominciando
a bestemmiare in serpentese – Come ho potuto dimenticarmi di quelle adorabili
scarpe rosa! Le prime che mi hai tirato in testa l’anno scorso!- - Vabbè,
vieni o no?- - No, se ancora non l’avessi capito.- - Oh ma perché?- -
Ma cazzo dammi fiato! Se ho detto no è no! Sei sorda per caso?- - Che
fai qua da solo tutto il giorno?- - L’hai detto mezzosangue, sto da solo una
buona volta!- - Ma dai Draco…- - Ma dai Draco una fantastica sega, ok
Hermione?- - E da quando si chiamano per nome?- bofonchiò Ron mentre i due
litigavano. - Lascia perdere, è meglio non porsi mai troppe domande su questa
storia.- Harry rise, guardando ancora il tatuaggio – Senti ma sei sicuro? Io
voglio farmelo per un motivo mio.- - Che immagino sarà uguale al mio.-
Weasley rise, guardando apparentemente il gioco nella tv – Non credere che viva
sulla luna. So che ti passava per la testa…e devo ammettere che è passato anche
nell’anticamera del mio cervello e posso assicurarti che, anche se un po’ fuori
dal seminato, quella del tatuaggio è un’idea che mi sarà molto meglio.- -
Dici?- Potter si rimise a giocare, scassando quasi il joistick – Perché non me
ne hai parlato?- - Tu hai già tanti pensieri per la testa in questi giorni e
non volevo fare la lagna, ecco tutto…ma…come ci pensi tu a queste cose ci
pensiamo anche io ed Herm, non credere. Per questo domani veniamo ancora una
volta con te.- poi il rossino si girò e gli porse il pugno chiuso che Harry
colpì leggermente con le nocche, sogghignando. - Perfetto…- Ron attaccò a
ridere istericamente – Se mia madre lo vede prima che compia gli anni mi
massacra!- - Fallo dove non si vede.- - Ma non ha senso! Voglio che si
veda!- - Sulla spalla?- propose Potter. - Sul culo?- propose Draco andando
in cucina – Tanto fra faccia e culo a voi cambia poco!- - Divertente, sempre
gentile razza di maledetta serpe!- abbaiò Hermione seguendolo e dalla cucina
quei due continuarono a sbraitarsi dietro di tutto mentre la serata degenerava
irrimediabilmente al punto che perfino Lucilla che non dormiva mai scese dal
primo piano per leggere alle quattro pesti due righe di vita.
Ma il meglio fu naturalmente la mattina dopo. Tristan
aveva deciso di fare ancora un giro di ricognizione a Wizville e visto che
Lucilla era sparita di nuovo dicendo qualcosa di vago sulla sua destinazione,
Mckay non aveva trovato niente di meglio da fare che tenere il muso tutto il
giorno, trascinandosi dietro anche Malfoy. Una volta al villaggio si
separarono, l’Auror prese forma di lupo e cominciò ad andarsene a spasso come un
randagio. - Ma tu guarda che due palle…- sibilò Draco rabbioso. - Ti tocca
venire, spiacente!- celiò Hermione – Eddai, almeno sentirai Harry strillare
sotto l’ago no?- - Vuoi vedere quell’ago dove glielo pianto?- replicò sempre
più sclerato. Trovarono un negozio specializzato in un vicolo un po’
imboscato, pieno di gente un po’ strana. Li accolse un simpatico ragazzo sui
ventotto anni dai tratti orientali all’interno di una stanzetta piccola e
accogliente, affastellata di tessuti pregiati e quadri colmi di fotografie di
tatuaggi. - Chi comincia?- chiese, rivolto ai quattro. - Non guardare me.-
sibilò Draco, andando a sbattersi su una comoda poltroncina arancione. - Ok,
inizio io!- borbottò Harry dando all’orientale il foglio col tatuaggio. - Oh,
molto bello…- rise l’uomo e gl’indicò un lettino – Dove vorresti farlo?- -
Qua…- Potter gl’indicò la scapola sinistra dopo essersi levato la felpa e la
maglietta dalle maniche lunghe. E fin lì sarebbe andato tutto bene…almeno fino a
quando i quattro non sentirono il suono maledetto della pistola a inchiostro. Il
solo vedere l’ago andare avanti e indietro a velocità impressionante fece
sbiancare persino Malfoy. - Cazzo…- alitò Ron. Hermione invece si sedette
vicina al biondo Serpeverde, stringendosi un poco a lui. A testa il tatuaggio
durò ben tre ore…quindi ci persero tutta la giornata dentro a quel negozio.
Harry, visto il poco grasso presente sulla scapola, vide le stelline svaccato a
pancia in sotto sul lettino antisettico e neanche Draco riuscì a goderci perché
quella pistola sembrava un trapano elettrico. Quando videro il lavoro finale
però…oh, capirono che ne era valsa la pena. Il moretto venne spalmato di
vaselina e quindi toccò a Ron che forse meno masochista scelse di farselo sulla
spalla sinistra. A Weasley scappò qualche grido in più e mentre aspettavano,
Hermione andò a comprare ai ragazzi qualcosa per pranzo. Si stavano scolando
il caffè quando l’orientale passò da loro con una strana pipetta lunga e
affusolata. - Oh, questo si che capisce tutto…- bofonchiò Draco dando un bel
tiro. - Di che sa?- chiese Harry. - A metà fra un copertone della moto di
Tristan e il the alla fragola.- - Finito!- Ron scappò dal carnefice,
bendato su tutta la spalla e su tutto il braccio, così Hermione si mise in
piedi… Se lo fece fare in mezzo alla schiena e che si fosse messa mezza nuda
sul lettino già a Draco faceva girare parecchio le palle ma gli strilli della
streghetta furono anche peggio visto che la spina dorsale è forse il posto più
delicato da andare a toccare. Il suo tatuaggio fu in perfetta simmetria fra
le due scapole, un capolavoro come gli altri due sue fratelli. Erano entrati
alle dieci in quel negozio e ne uscirono che era sera fatta, tutti pieni di
doloretti e di vaselina in regalo ma Harry Potter ne uscì anche con un
meraviglioso sorriso sul volto. Forse non avrebbe significato molto per gli
altri…ma per lui quel tatuaggio voleva dire davvero molto. Ora più che
mai.
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Capitolo 23 *** Capitolo 23° ***
Hogwarts riaprì le porte lunedì mattina di una
bellissima giornata d'aprile. I fiori erano tutti in boccio e il platano
picchiatore aveva fatto secchi solo dieci uccellini, per il momento... Gli
studenti erano tornati tutti di buon umore che però era andato in calando quando
si erano accorti dei Dissennatori che dopo tanto tempo si erano rimessi a
pattugliare la bella valle di Hogwarts. Ma le sorprese non erano
finite. Quella sera stessa, a cena, Silente salì al pulpito e si vedeva bene
quanto gli girassero le palle, visto il suo odio per i Dissennatori e gli scassa
calderoni in generale. - Ben tornati, ben tornati.- disse, l'espressione
vagamente irritata - Naturalmente potrei stare qua a dirvi quanto sono contento
che abbiate passato bene le vacanze se non fosse che il Ministero, presi in
considerazione gli ultimi avvenimenti accaduti ai danni della popolazione
babbana e dei maghi, ha deciso di mandare qua nuovamente i Dissennatori di
Azkaban, per assicurare alla scuola tutta la protezione necessaria.- e finì
quella frase in un calando ironico che fece sorridere più di un professore -
Inoltre,- proseguì indicando il fondo della grande sala e tutti i ragazzi si
voltarono - per rendere questa scuola un luogo ancora più pericoloso per
eventuali nemici, il Ministero della Magia ci ha inviato i Cacciatori di Demoni.
Date loro un caloroso benvenuto!- Una decina di uomini dai trent'anni in su
fece un rispettoso inchino. Avevano tutti un'aria spartana ma nonostante questo
i sorrisi di alcuni di loro erano molto incoraggianti. Silente sorrise
benevolo a sua volta - Come ben sapete i Cacciatori fanno parte dei reparti
speciali degli Auror del Ministero nei rapporti con gli homina
nocturna e come altrettanto è stato già specificato dal comitato
studentesco nell'ultima riunione del mese scorso, chi di voi avesse lontane o
vicini contatti con gli esseri d'ombra non ha nulla da temere. I Cacciatori
staranno discretamente alle vostre spalle, quasi non li vedrete per tutta la
vostra giornata e le nostre quotidiane lezioni non subiranno alcun disagio.
Ora...cedo la parola al professor Mckay, Auror di quinto livello che di certo
saprà tranquillizzarvi e rispondere a ogni vostra domanda.- Seguì un applauso
e Tristan, un po' in imbarazzo, salì al posto del vecchio mago. - Bhè...-
disse - Dunque ragazzi, visti gli anni precedenti credo che sappiate come
comportarvi coi Dissennatori a meno che non vogliate un bacio appassionato da
quei re della passerella...- Gli studenti ridacchiarono e l'Auror proseguì -
Per quanto riguarda i Cacciatori...- ghignò, riconoscendoli tutti come suoi
vecchi amici -...non sono particolarmente amichevoli ma non hanno l'abitudine di
sbaciucchiare gli ignari dietro l'angolo, quindi potrete stare tranquilli. Loro
sono qua solo per evitare altri attacchi esterni, non per dare fastidio agli
studenti, questo ricordatelo sempre. Come il preside Silente ha fatto notare,
gli avvenimenti degli ultimi mesi ci hanno portato a credere che...nuovamente
Hogwarts possa essere bersaglio di oscure mire. Ora...- alzò lo sguardo,
specialmente su Harry - Io voglio essere estremamente franco con voi. Sono stato
scelto per parlare visto che sono il più giovane fra i vostri professori e
quello che da meno tempo ha lasciato quei banchi dove ora state seduti voi
e...posso assicurarvi che faremo tutto il possibile perché non accadano mai più
gl'incidenti degli anni passati che tra l'altro sono stati affrontati da una
manciata di alcuni di voi con un coraggio e una forza eccezionali. A nome di
tutto il consiglio dei professori posso dire senza incertezza alcuna che siamo
fieri di voi...- Tristan sentì gli allievi trattenere il fiato - Di tutti voi.
Un encomio speciale abbiamo deciso di renderlo però alle classi del settimo
anno. Quando voi siete entrati in questo luogo...sette anni fa, forse non
credevate che avreste affrontato simili situazioni...ma l'avete fatto...e nel
bene e nel male siete ancora tutti qui. Siatene fieri ragazzi.- Dopo un
attimo di religioso silenzio dal tavolo del Grifondoro partì un applauso
scrosciante che fece tremare anche il pavimento. A poco a poco tutti quanti li
copiarono, perfino a Serpeverde. Quando, dopo molto tempo, ritornò un po' di
calma, Tristan riprese la parola. - In accordo con gli altri professori ho
ritenuto opportuno riaprire il Circolo dei Duellanti solo ed esclusivamente per
le case del settimo anno. Io ne sarò il Direttore ma come ha chiesto
il presidente del Comitato Studentesco affiderò a un membro interno di una
delle vostre case il ruolo di Capo Club. Ogni giorno dovrete presentarvi lì
per almeno due ore. So che vi chiediamo molto... ma ne va della vostra
sicurezza. Ci saranno gare e duelli e come il consiglio del professori mi ha
chiesto, ricordo la massima serietà. Mi è anche stato chiesto di non fare
nomi...- ma Tristan se ne infischiò - Ok, facciamo solo cognomi: il signor
Potter e il signor Malfoy sono gentilmente pregati di non utilizzare queste ore
di lezione per staccarsi gli arti, cavarsi gli occhi, massacrare e o uccidere
involontariamente altri compagni, con o senza il supporto della magia. Spero di
essere stato sufficiente chiaro.- I due in questione fecero finta di nulla,
ma si fissarono con un ghigno perfido sulla faccia mentre tutta Hogwarts
scoppiava in un boato di risate divertite a cui si unì anche qualche professore,
più bonariamente. - Per finire ho le ultime notizie dei miei compagni Auror.-
aggiunse, un pelo scocciato - I tre Cacciatori rimasti della mia
squadra che sono stati fino ad oggi al Ministero ad aspettare
ordini, ci raggiungeranno domani in tarda serata e speriamo in questo modo
che la sicurezza alla scuola sarà del tutto assicurata. Ora... come il Ministro
Caramell mi ha chiesto tramite lettera, devo avvisarvi mio malgrado che uno dei
Cacciatori è estremamente pericoloso. Jess Mckay ha l'abitudine di mangiare
bambini, quindi stategli lontano...- e mentre i professori lo linciavano con gli
occhi, Tristan dette via alle domande dei ragazzi. La prima fu naturalmente la
Mayers, Capo Scuola di Tassorosso. - Dimmi Kristine.- - Ecco io volevo
sapere...- disse, mettendosi in piedi -..quale sarà il programma al Circolo dei
Duellanti.- - Un programma intensivo di quello che io ho proposto a voi
classi del settimo anno.- spiegò tranquillo l'Auror - Naturalmente non potrò
mettervi davanti a demoni e vampiri per i primi tempi ma con l'allenamento fra
voi si vedrà.- - Grazie!- cinguettò, riprendendo posto. - Qualcun
altro?- Si mise in piedi Dalton, che di solito era uno che si faceva gli
affari suoi, a differenza di Terry Steeval, Michael Corner e quell'altro
squilibrato di Anthony Goldstein e fece forse la domanda più schietta e chiara
di tutto quel colloquio - Vorrei sapere chi credete ci
sia dietro gli attacchi dei mesi scorsi.- - Già, tutti vorremmo saperlo!-
urlò qualcuno da Tassorosso, seguendolo con coraggio. Tristan sospirò. Voltò
lo sguardo verso Silente, che annuì appena, poi tornò dai ragazzi. -
Voldemort.- disse, lapidario. Naturalmente accadde. Di scatenò il
putiferio. - Cosa?? Ma è assurdo! Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è
morto!- - E' ridicolo! Non è possibile!- - Come fate ad esserne sicuri??-
urlavano le matricole terrorizzate - E' per i segni?- saltò su la Mayers - O
si tratta di Harry Potter?- - Ragazzi, ragazzi!- Tristan riuscì faticosamente
a zittirli. Ora lo guardavano davvero sconvolti e intimoriti - Ragazzi,
calmatevi e lasciatemi il tempo di spiegare. Come ben sapete qua è sempre stato
tabù...ma per alcuni di voi so che non lo è. Alcuni di voi, e tutti ne siete
consapevoli, gli anni passati sono stati coinvolti in ogni sorta di fatto strano
e sinistro accaduto a scuola. E grazie a questa manciata di persone gli altri
sono rimasti al sicuro. Io non voglio entrare nel merito ma queste persone
tutt'oggi si stanno occupando della questione.- - E voi professori lo trovate
giusto?- chiese Miria Meredit. - Personalmente?- Tristan ghignò -
Personalmente ritengo immorale e deprecabile aver lasciato questi ragazzi in
pericolo per ben sette anni ma il Ministero preferisce chiudere gli occhi
davanti a chi va a battere alla sua porta, sventolando il portafoglio e il buon
nome di famiglia, Miria.- il suo sguardo si posò sulla tavola dei Serpeverde -
Voglio che sappiate che d'ora in avanti la musica cambia. Il settimo anno ha tre
mesi davanti, fino al M.A.G.O... e si farà di tutto affinché ci arrivi con tutti
presenti, non sono ammessi altri svicoli e quelli che hanno combattuto il nemico
in questi anni non saranno più soli. Per quanto riguarda questo nemico...come
dall'anno scorso sapete il signor Potter, il signor Weasley, la signorina
Granger e l'intera classe del Grifondoro loro affiliata ha contribuito
interamente alla distruzione del Lord Oscuro. Ma anche da morto c'è chi ancora
lo segue.- - Quindi da chi ci dobbiamo guardare?- richiese Kristine
istericamente. - Stavolta non farò né nomi, né cognomi.- rispose l'Auror con
un'espressione diabolica tanto da far sentire un verme chiunque alla tavola di
Salazar - E con questa presa di posizione del consiglio dei professori non
vogliamo creare nessuna frattura fra le case ma è necessario che sappiate da chi
guardarvi.- - E che ci dici della tua amica eh?- saltò su Nott - Non che non
le sia grato per averci salvato quella notte ma tu stesso hai detto che era la
moglie di Tu-Sai-Chi!- - Già, chi è davvero?- urlò Zacharias Smith da
Tassorosso. - E' pericolosa?- gridarono da Corvonero. Ma stavolta fu
Silente a rispondere. Si era messo di nuovo a fianco dell'Auror e zittì gli
animi. Prese fiato, poi intrecciò le dita con calma pacata. - E' giunta
l'ora di dare alcune spiegazioni. La signorina Lancaster, come ben sapete, è
giunta da noi dopo Natale. E' stata un'allieva di questa scuola fra i Serpeverde
otto anni fa insieme al professor Mckay. Dopo gli editti del Ministero
sull'esclusione della scuola di mezzosangue figli di demoni, nessun ragazzo
appartenente a queste categorie ha più potuto mettere piede in questa
scuola. E' bene che sappiate che questo editto è stato emanato dal Ministero
dopo alcuni fatti accaduti appunto otto anni fa quando la signorina Lucilla del
casato dei Lancaster ha lasciato la scuola per unirsi in matrimonio col Lord
Oscuro. È vero...- ammise, vedendo tutta la scolaresca impallidire - La
signorina Lancaster è stata sposata con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato per
motivi che travalicano le brame di potere. L'ha fatto per vendicare la morte dei
genitori. Ecco spiegato il mistero.- - Ma... è mezza demone...- borbottò
timidamente qualche studente. - E allora?- sibilò Tristan - Io sono
purosangue, alcuni di voi mezzosangue con genitori babbani. Dove sta la
differenza? Essere purosangue mi rende migliore di voi?- sfidò qualcuno a
parlare pubblicamente ma sentì solo un serpeggiare in sottofondo. Rise amaro,
scuotendo il capo. - Non c'è nessuno che ribatta?- chiese ancora - Essere per
metà demoni implica una cattiveria innata? Vi dico una cosa...avete presente la
bacheca del quidditch? Come ben sapete trent'anni fa è stata consegnata la coppa
d'onore a Anthony Murdok, cercatore del Tassorosso perché riuscì a prendere il
boccino d'oro solo dieci secondi dopo l'inizio della partita. Un mito del
quidditch, vinse i mondiali...ma qualcuno di voi forse non sa che i suoi nonni
materni erano entrambi dei gagia rinnegati, che suo padre era un mezzo demone e
che suo fratello è finito ad Azkaban per aver ammazzato una trentina di persone
attraverso l'uso improprio delle arti oscure. E' stato additato per tutta la
vita come esempio per gli altri maghi, nonostante le sue origini. Fra di voi ci
sono mezzosangue che hanno più potere nel loro mignolo di tanti maghi
purosangue...- sorrise appena, anche per se stesso, capendo finalmente di essere
cresciuto - Hogwarts non è un centro di ammirazione per purosangue. Non siete
qua per essere etichettati in base alle vostre radici. Siete qua per crescere,
per usare il vostro cervello e non quello della società. La signorina Lancaster
è mezza demone e ha tanto potere che chiunque si sentirebbe una formica in
confronto a lei, io per primo. Come tempo fa il professor Silente ha detto a
qualcuno di voi...non verremo giudicati in base alle nostre capacità ma in base
alle nostre scelte e la Lancaster ha deciso di combattere il Lord Oscuro
dall'interno, proteggendo le persone che le stavano accanto...e ve lo giuro in
quest'istante. La Lancaster non presenta un pericolo per questa scuola. Ma una
salvezza.- Nessuno più disse nulla. Gli studenti erano rimasti alle ultime
parole del loro professore di difesa e anche se i loro cuori erano terrorizzati
da quella presa di posizione di un nemico che voleva far loro del male, per un
attimo la paura passò in secondo piano. - Se non avete altre
domande vi lascio tornare alla cena.- borbottò l'Auror ma quando scese dal
pulpito accadde qualcosa. Harry si era alzato e insieme a lui anche Ron e
Hermione. Lentamente tutto il Grifondoro li imitò...e con un solo cenno del capo, tutti
insieme, dissero grazie. Un grazie silenzio...ma più forte di mille grida. E tornati alla
torre tutta la casa era ormai unita. Più forte che
mai.
Due ora
dopo rano nella camerata e c'era una bella bolgia. - Mai sentito un discorso
più tosto.- stava dicendo Seamus, osservando il tatuaggio di Ron - Comunque
Tristan è davvero un genio. Se voleva mettere strizza ai Serpeverde c'è riuscito
davvero.- - Già,- mugugnò Harry cercando di spalmarsi la vaselina sulla
spalla - anche se temo che domani una settantina di genitori inferociti
arriveranno qua a chiedere la sua testa.- - Potrebbero essere anche in mille.- rise Lavanda, che
si era imbucata come sempre - Ma lui è un Mckay. Nemmeno il padre di Malfoy potrebbe
fare qualcosa per mandarlo via. E poi avete sentito come difendeva Lucilla?
Mamma, sono troppo belli insieme!- - Oddio, ancora con sta storia?- si lagnò
Ron - Ma sei fissata!- - Già, ma dov'è a proposito?- chiese Calì - Ed è vero
che domani verrà a far lezione con noi?- - Davvero??- urlò mezzo dormitorio -
Lucilla domani viene a farci lezione?? Fantastico!- - Cos'è, vi siete
innamorati tutti?- sibilò la Patil - Ma tu guarda...- E l'eccitazione
era tanta che andarono a dormire dopo l'una. La mattina dopo fortunatamente
Raimond arrivò un pelo in ritardo considerato un casino imprevisto in sala professori e la
lezione fu piuttosto leggera...visto che la passò a menarla ai ragazzi di stare
attenti al nuovo circolo dei duellanti. Andava su e giù e mentre Draco ed
Hermione, per ingannare il tempo, facevano il gioco delle sette colonne, altri
più assonnati dovettero seguirlo con lo sguardo da destra a sinistra, con
relativa emicrania. Una volta fuori dalla classe si presero un quarto d'ora
di pausa, prima di andare alla torre di astronomia. - Per me sarà
divertente.- mugugnò Blaise rimettendo i libri nella sacca a tracolla. - Se
c'è Dalton senz'altro..- sibilò Harry massaggiandosi la scapola dove il
tatuaggio prudeva leggermente. - Per una volta sono d'accordo.-
disse Draco, ficcandosi Divinazione sotto il braccio - A quanto
pare ci sarà una specie di torneo fino a giugno e lui è notoriamente
un esperto di scherma. Poi decreteranno il vincitore a fine anno. Vedi di
arrivare in finale Potter.- - Oh, non avere dubbi.- replicò il moretto
sarcastico - Piuttosto, Herm...- e la vide alle spalle di Malfoy, intenta a
sistemarsi meglio le garze sotto la camicetta, alla meno peggio - Dopo Difesa ho
gli allenamenti.- La ragazza cadde dalle nuvole ma oltre allo sguardo di
Harry sentì addosso anche quello di Draco. - Ecco...mi sa che sarò stanca
dopo la lezione di Tristan. Penso tornerò ai dormitori.- - Ok, perfetto.-
Potter pareva stranamente sollevato - Adesso andiamo a Divinazione. Tu
tagli?- - Si, vado a prendere aria da Hagrid. Ha bisogno di aiuto con il
Pietroghiro. Sta mettendo i dentini e piange.- - Va bene...ci vediamo a
pranzo!- e il gruppo si divise. Sostanzialmente il preside aveva avuto
ragione, pensò Harry passando per i corridoi. Quei Cacciatori erano vigili e
attenti, scrutavano discretamente gli studenti ma non erano mai
inopportuni. Se ne stavano agli angoli, girovagavano con Gazza, parlavano fra
loro... La Cooman alla torre invece fece una di quelle lezioni che riuscivano
a stendere anche Lavanda Brown. In quelle palle di vetro vide di tutto, anche
la morte della Mcgranitt che chissà come mai metteva sempre in mezzo e la
dipartita di tutti i loro animaletti. Mancò poco che le tirassero dietro tutte
le tazze e la lezione finì prima del previsto. Pranzarono allegri, tutti
quanti piuttosto eccitati per la loro prossima lezione con Tristan in aula
duelli, quando Calì col suo occhio vigile, la sua lingua biforcuta e le sue
orecchie ricettive, decise di rendere partecipi i ragazzi di una cosa. -
Concorso della coppia più bella?- Fu come morire. Grifondoro la fissò
schifata, sentendosi decisamente male. - Non guardate me. È stato il comitato
studentesco ad approvare l'idea.- - Fammi indovinare da chi è uscita...-
sibilò Hermione - Miria Meredit, Kristine e te!- abbaiò, fissando la Brown. -
Oh, dai!- cinguettò Lavanda - Herm, purtroppo Miria l'ha proposto e io come
rappresentate di casa ho dovuto accettare. Lei ha approvato l'accorciamento
delle gonne!- - Ma chissene frega!- ringhiò l'altra sconvolta - Ma voi
ragionate a gonne e balli?- - Tesoro, calmati ti prego!- Era la Mayers che
si fece avanti, alla loro tavola, con la sua personalità troppo
ingombrante. -
Vedrai che sarà fantastico! Al ballo di fine anno verrà eletta la coppia più
bella e in questi mesi i ragazzi della Gazzetta di Hogwarts lavoreranno con interviste
e Colin Canon per realizzare sette coppie perfette. Verrete intervistati a
sorpresa e dovrete essere del tutto sinceri.- tubò la Tassorosso. - Ehi un
attimo...verremo anche fotografati a sorpresa?!- sibilò Harry - Ma ti pare
giusto?- - Io
non mi sentirei più libero di fare niente.- mugugnò Ron più tardi, dopo che
alcune ragazze di Corvonero ebbero fatto capire alla Mayers come si stava al
mondo. - Tu ci scherzi ma io mi sento pedinata!- esplose Ginny - Fra
Cacciatori, Dissennatori e quella c'è da star male!- - Tutta colpa del
Tassorosso.- bofonchiò Dean accanto a lei. - Mica tanto!- se ne uscì Finnigan
- Guarda che facce hanno anche loro...- - Quella dovrebbe essere soppressa!-
Quello commento un po' inopportuno ma vero
era stato sparato, ovviamente, da Draco Malfoy che era anche il più
pragmatico di tutti in quelle situazioni. Draco emanò il verdetto neanche tanto
a bassa voce, nonostante tutte le classi del settimo che si erano riunite fuori
in giardino. I Tassorosso facevano capannello fuori dalle arcate, davanti all'aula del
Circolo dei Duellanti e alla porta c'erano i Corvonero con Miria
Meredit.
Stranamente Grifondoro e Serpeverde, forse per abitudine,
se ne stavano più vicini sotto le colonne. - Harry hai sentito del concorso?-
cinguettò Miria arrivandogli alle spalle - Tu ci provi?- -
Veramente non saprei...- disse, un po'
in trappola da quella rossa effervescente. - Come non lo sai? Herm non fa coppia
con te?- andò avanti imperterrita, senza accorgersi di quanto la Grifoncina
quel giorno fosse di pessimo umore. Fortunatamente c'era Blaise a calmarle i
nervi perché altrimenti quell'oca della Meredit si sarebbe ritrovata senza
capelli. Potter riuscì a sbolognarla in quattro parole, così la Corvonero si
buttò su Malfoy - Draco, bellezza, tu partecipi??- - Non ci
penso neanche.- sibilò incazzoso. Bellezza? Al
diavolo! - Come no? Senza te e Harry non sarà divertente! Senti ma...è vero
che tu ed Hermione passate tanto tempo insieme?- - Si, specialmente
al mattatoio. Ci piace vivisezionare la gente.- replicò lugubre. Quella non capì
un emerito cazzo e andò avanti a far prendere aria alla lingua fino a quando
non arrivarono Tristan e Lucilla. Quando l'Auror aprì l'aula i ragazzi rimasero a bocca
aperta. Erano stati fatti dei lavori fantastici e ora c'erano cinque palchi per
la lotta, tre cerchi magici fatti su piattaforme di legno d'acero rialzate, scaffali
colmi di ogni sorta d'oggetto magico per la difesa, spade e altre
armi appese ai muri insieme alle torce. - Ragazzi benvenuti!- ironizzò Tristan
perfidamente, salendo sul palco - Bene, come vi ho detto ieri sera d'ora in
avanti faremo delle lezioni di supporto nel caso qualcuno riesca a entrare a
scuola col preciso intento di staccarvi la testa e nei paraggi non ci sia
nessuno ad aiutarvi. Io faccio lezioni con voi da parecchio e ...- osservò
quella sessantina di ragazzi con occhio critico - ...non tutti sono allo stesso
livello, questo è innegabile. Ma con tutti sono arrivato allo stesso punto del
programma. Mi rinfrescate la memoria per favore? L'ultima volta di che abbiamo
parlato?- - Quale vino si accompagna meglio all'arrosto pasquale.- sibilò
Draco a bassa voce. - I croen!- cinguettò Kristine. - Grazie, è vero...sfortunatamente
non mi hanno dato il permesso di portarvene
un altro da vedere o contro cui combattere ma devo ammettere che
abbiamo terminato quasi tutti i mostri e le bestie notturne. Abbiamo visto
i loro diversi strati, i demoni impuri...quelli di forma umana, ovvero i vampiri e
gli Spiriti...perciò adesso...- e passò alle spalle di Lucilla -
facciamo un salto avanti. All'ultimo gradino della scala e il primo della
catena alimentare. I demoni puri o demoni di stirpe. Grazie al cielo la signorina
Lancaster ha accettato da farci da cavia...per qualche oretta eviterà di
mordere, tranquilli.- Si avvicinò alla lavagna dove era già stata disegnata
una sagoma umana. - Dunque, cosa sapete dirmi dei demoni di stirpe?- -
Homina Nocturna di forma interamente umana.- attaccò subito
Hermione, accanto a Draco e Harry - Non hanno subito la
contaminazione di sangue esterno e hanno una forza eccezionale che si spiega nella loro immortalità.
Non hanno punti deboli evidenti, conoscono alla perfezione la magia oscura e
la padroneggiano a un livello superiore del fattucchiere più elevato. Molti di
loro fecero nascere l'Ordine di Merlino ma vivono al di fuori
della società civilizzata.- - Perfetto Hermione, grazie...qualcun altro?- -
Hanno un aspetto che ammaglia.- se ne uscì Nott, bavoso. - Cosa abbastanza
palese.- rispose Tristan schioccando la lingua - Che mi sapete dire dei loro
punti vitali?- - Punti vitali?- chiese Harry. - Si...in fondo
non sono diversi da noi.- estrasse la spada e si piazzò davanti a Lucilla -
Mettiamo che io voglia ucciderla. Cosa faccio?- - Probabilmente stai
sognando.- ironizzò Blaise, facendo ridere tutti gli altri. - Vedi, hanno già
capito tutto.- frecciò la mezzo demone sarcastica. - Si, si...ok...- Tristan scese dal
palco e vi appoggiò i fianchi - Ho capito che della loro struttura non sapete nulla.-
dette una mano alla Lancaster e quella scese a sua volta - Dunque, è
bene sapere che i demoni non necessitano di respirazione. Non hanno battito cardiaco,
né bisogni energetici o alimentari. Ma...- Tristan levò un dito e posò la
mano aperta quasi in mezzo alla schiena di Lucilla -...fisicamente non siamo
diversi. I demoni hanno come centro di energia il cuore che guarda che
strano...sta nello stesso posto dove sta il nostro. Che poi quello di Lucilla
sia grande come una noce è un altro discorso...- si prese un tacco nella
caviglia, reprimendo un'imprecazione - eppure non è infrequente che ogni tanto
questo cuore batta. Per questo i demoni sono immortali. Nessuno è mai riuscito a
ucciderli perché l'unico modo per farlo è trafiggere il loro cuore quando questo
batte.- - E come si fa a farglielo battere?- allibì Ron.
- Oh, nessuno lo sa.- Mc alzò le mani con aria persa - Nessuno l'ha mai
scoperto. Solo i demoni lo sanno e si guardano bene dal diffondere una
simile notizia, cosa che certamente non ci dirà nemmeno Lucilla ma il punto
non è questo. Oltre all'improbabile battito cardiaco, alcuni demoni e specialmente
gl'impuri hanno dei centri di energia sparsi per tutto il corpo. Per trovarli
dovrete ricorrere agli esercizi di focalizzazione che vi ha insegnato Vitius al
sesto anno. Date una rispolverata a quei libri ok?- - Va bene... mettiamo
che ci troviamo di fronte un demone...- iniziò Kristine. - Perfetto ma prega
che non sia lei.- rise Tristan, indicando la Lancaster. - Si... ecco, se mi
trovo di fronte a un demone come posso attaccare?- - Se non sei sicura fila
via. Smaterializzarsi è un concetto troppo importante per essere tralasciato. So
che qua non si può far pratica ed è un vero peccato ma la fuga, quando si è
inesperti, non sarà gloriosa ma ti salva la vita. Se invece vuoi provare...la
magia è il rimedio migliore. Spade e oggetti contundenti non servono a
nulla.- - Ma i demoni sono fortissimi. Conoscono qualsiasi tipo
d'incantesimo!- se ne uscì Hermione. - Allora diventa più potente di un
demone.- rispose stavolta la Lancaster - E' l'unico consiglio che posso
darti.- - Ragazzi...- Tristan stavolta parlò decisamente anche troppo chiaro
- Io vi ho portato qua Lucilla per un unico motivo. E sarebbe...se siete
furbi...non incrociate mai le armi con un demone di stirpe. Ve lo dico
sinceramente.- - Ma ci sono dei maghi grandissimi che saprebbero batterli.-
abbozzò Dalton. - Calma...questi maghi bravissimi sono considerati i migliori
perché i demoni di stirpe hanno, fortunatamente per noi, un concetto piuttosto
appartato di esistenza. Non si è mai visto un demone di stirpe che si sia
sbattuto a battersi contro un mago per avere un po' di potere. Capiamoci...hanno
la forza in pugno e ne sono consapevoli. Che poi i demoni minori siano assetati
di distruzione è un altro conto ma a un demone di stirpe di queste cose non
importa un emerito accidente, tanto per essere cristallini.- - Ok, in poche
parole ci stai dicendo di evitarli se vogliamo vivere.- sibilò Draco. - Una
bambolina al signor Malfoy.- ironizzò Tristan - Perfetto...tanto per
provare...qualcuno vuole farsi due ghignate e battersi con Lucilla?- - Ma
schiatta tu!- abbaiò Malferret dando voce al pensiero di tutti. - Il
combattimento serio lo vedrete più tardi. Voglio solo farvi vedere come sarebbe
la situazione...dai! Ok, un volontario da Grifondoro.- - Ma perché da
Grifondoro?- ringhiarono i ragazzi. - Perché io e Lucilla eravamo
Serpeverde!- spiegò chiaramente Tristan - Avanti...Ron o Harry?- - Com'è che
il campo s'è già ristretto a noi due?- sibilò Weasley. - Perché mi mangiavate
le frittelle di Hermione la mattina. Ok, vediamo...Harry sali tu.- - Ma
perché io?- saltò su il moretto - Perché non Ron?- - Poche storie...dai!- e
lo spinse sul palco, davanti a Lucilla che però non aveva la bacchetta. La
faccenda divertente era che per anni, in quella scuola, la Lancaster era stata
costretta ad usarne una speciale di vetro per fare gli esercizi con gli altri.
Si salutarono, poi dodici passi...e infine in posizione di difesa. - Lucilla
non attaccare per prima.- borbottò Tristan da sotto i gradini. - Ecco, non
ammazzarmi subito.- replicò Harry - Mc dacci il via!- E il via venne dato tre
secondi più tardi. Potter fece il primo di un sacco di gesti disperati. Lo
Schiantesimo partì con una potenza elevata che stupì un bel po' di gente...il
moretto era davvero migliorato, peccato che Lucilla fermò l'onda magica con un
dito, posandolo delicatamente davanti a sé, a barriera. Poi la luce della magia
svanì, lasciando nell'aula il silenzio totale. - Attaccala ancora.- proseguì
Tristan - Continua, cerca di capire cosa la infastidisce.- - Non ci va
tanto...te che parli!- sibilò Lucilla sarcastica mentre Harry le scagliava
addosso tutti gl'incantesimi d'attacco che conosceva. Inutile. Dieci minuti dopo
la guardò depresso ed esausto. - Cioè...ammazzami e facciamola finita!-
disse, levando la bacchetta. - Ma cavolo...non le ha fatto niente davvero!-
alitò Calì - E' assurdo! Ha deviato e bloccato ogni magia!- - Ma come fa?-
si chiedevano tutti. Tristan rise, dando a Harry il permesso di scendere dal
palco. Salì al suo posto. - Impressioni ragazzi?- - Abbiamo capito, fuga
davanti ai demoni di stirpe.- mugugnò Nott. - E adesso guardate me.- Tristan
gettò la bacchetta a Draco, che l'afferrò di volata. - Fondamentale per i
demoni e dovrebbe esserlo anche per i maghi, è l'uso della telecinesi.- spiegò
pacato - Lucilla come mezza demone ha in dote le naturali capacità dei maghi ma
potenziate all'infinito dal sangue demoniaco. Lei usa la magia in modo diverso
dal nostro...innanzi tutto lei sente l'attacco ancora prima che arrivi.
Percepisce la sua intensità e crea una barriera invisibile con la forza del
pensiero, data dalle telecinesi. Chi usa la telecinesi ha tre livelli. Voi siete
al terzo...la usate con le formule magiche. Al secondo c'è chi usa i gesti,
parti del corpo come le mani o gli occhi... lei è al primo livello. Usa il
pensiero. È questo è un notevole punto a suo favore. Se la magia sta qua...- e
si picchiettò il dito sulla tempia -...allora non avete rivali.- - Poche
ciance.- sibilò lei con un ghigno - Dai purosangue, fa vedere quello che sai
fare.- Naturalmente Tristan ghignò a sua volta, sfregandosi le mani. - Spade
consentite?- - Perfetto.- rispose lei. - Ragazzi lontani, mi raccomando.-
li avvisò Tristan. Poi scattò l'inizio del duello e a Hogwarts non se n'era mai
visto uno simile da tempi immemorabili. Harry Potter, specialmente, mise se
stesso a confronto dei due maghi eccezionali che aveva davanti...e lui, tutti
quanti gli studenti, non erano nulla... Una violenta bordata di fuoco si levò
dalle mani di Tristan e per la prima volta videro Lucilla usare entrambe le
braccia per difendersi. Pareva stesse facendo un piccolo sforzo e indietreggiò
persino...ma fu un attimo perché triplicò quell'attacco, facendo diventare le
fiamme quasi nere. L'Auror levò una barriera e deviò quella bordata
incandescente verso il muro della sala che andò irrimediabilmente in mille
pezzi. Ci fecero praticamente un buco bello grosso per vedere le matricole in
giardino che si allenavano con la scopa. - Porca vacca...- alitò Ron. -
Ehi tesoro!- Mc invece se la ghignava - Vacci più piano! Ci stiamo solo
scaldando!- - Misterium ignis!- urlò lei in risposta. Andarono avanti a combattere con
fiamme, magia d'attacco e telecinesi per una buona mezzora e il bello era
che più della metà degli incantesimi pronunciati dal loro professore ai ragazzi erano del
tutto oscuri. Li fissavano praticamente ammaliati dai loro movimenti, quando
presero anche a usare le spade. Lucilla era avvantaggiata perché spariva a sua
piacere...inoltre la signorina Lancaster a quanto pareva non disprezzava
l'attacco alle spalle, cosa che faceva ridere Tristan ogni volta che la
sorprendeva. Parò un suo fendente e si fece indietro, sul palco coperto di
detriti. - Ti stai trattenendo o sbaglio?- le chiese. - Non vorrei che i
ragazzi si ritrovassero senza prof...- frecciò sarcastica. Lui in risposta la
fissò un po' storto mentre i poveri ragazzi cominciavano davvero a sentirsi
male. Si stava anche trattenendo? Cazzo, avevano distrutto tutta la sala! Ma
all'improvviso accadde qualcosa. Una sorta di vento leggero si levò alle loro
spalle. Harry ed Hermione non fecero in tempo a capire cosa stava succedendo
perché qualcosa di potente, di invisibile e insidioso, viaggiò sulle loro teste
e di abbatté addosso a Lucilla che prese alla sprovvista e intenta a parlare
Tristan ne venne investita in pieno. Volò giù dal palchetto, ritrovandosi
seduta per terra con un fastidioso doloretto al fondo schiena. Se lo massaggiò
con una smorfia, incurante dell'idiota che l'aveva attaccata a
sorpresa. Tristan invece non fu altrettanto incurante della situazione. Fissò
Lucilla preoccupato poi, vedendo che non si era fatta niente, volse lo sguardo
rabbioso verso il nuovo venuto apparso alla porta. Harry vide che portava lo
stemma degli Auror e che somigliava al loro prof in maniera impressionante! Il
tizio dimostrava circa venticinque anni e la sua espressione, specialmente negli
occhi verdi, era a dir poco bellicosa. - Ma non dovevi arrivare stasera?-
sibilò Tristan senza rinfoderare la spada. - Si, così sparivi all'ora buona
come tuo solito... fratellino.- disse il giovane con una smorfia sarcastica
facendosi largo con la sua presenza infuocata fra la folla degli studenti. Di
certo non pareva amichevole... - Come sempre scoppio di gioia nel vederti.
Ragazzi, vi presento l'uomo che mangia i bambini...Jess Mckay.- - Non
divagare.- Il biondo Auror gli si parò avanti, le mascelle quasi digrignate -
Che diavolo ci fa QUELLA qui?- - Oh, andiamo...non attaccare a urlare
Jess!- sbuffò qualcuno alle loro spalle - Ciao Tri, come te la
passi?- Arrivarono altri due tizi con la faccia decisamente più amichevole di
quella di Jess Mckay. Quello che aveva
parlato era più o meno della stessa età di Tristan, sorridente e con lo sguardo un pochetto
perso ma al contempo quasi regale tanto era bello e levigato. Aveva i capelli
neri e gli occhi di un inquietante giallo topazio, come i gatti. - Ciao
Milo!- Tristan gli fece ciao-ciao con la mano, poi si rivolse all'ultimo gigante
di quasi due metri che si guardava attorno, specialmente i buchi nei muri. Aveva
lo sguardo severo ma non teso. Fece un cenno al loro professore e i suoi
occhi scuri si animarono di simpatia. Milos Morrigan
fece un altro bel sorriso, con gli occhi topazio illuminati di
curiosità - Tristan, lascia perdere tuo fratello...non ha fatto colazione. Cavolo, era da
un sacco che vedevo Hogwarts e devo ammettere che non è cambiato tanto...che
dici Sphin?- Il tizio alto quasi due metri alzò le spalle - Ci sono più prese
d'aria di una volta.- ironizzò fissando i buchi. - Sentite, non cominciate a
rompere le palle voi due che davvero non è il momento!- tuonò Jess furibondo -
Tristan sto parlando con te! Che diavolo ci fa LEI qua a scuola?! Che storia
è?- - Non mi avevi detto di avere la ragazza Tristan!- si lagnò Milo col
broncio. - Te l'ha tenuta lontana perché sa che tipo sei.- frecciò Sphin
Eastpur sagace, mettendo a terra uno spadone gigante e osservando i
marmocchietti di diciotto anni che li squadravano sconvolti. - Se voi tre ve
ne steste zitti un attimo forse riuscirei a spiegarmi.- ringhiò Tristan a bassa
voce, dando una mano a Lucilla rimettersi in piedi - Milo, Sphin... lei è
Lucilla del casato dei Lancaster.- I due per un attimo tacquero, a occhi
sgranati. - E' la figlia di Max?!- saltò su Morrigan - Ma non erano tutti
morti?- - Già e chissà perché sono tutti morti!- sibilò Jess Mckay parandosi
davanti alla mezzo demone con palese astio negli occhi - Questa qua ha ammazzato
sua sorella gemella e ha sposato Voldemort, ecco cosa! E non ci saranno ma che
tengano stavolta... tu adesso vieni con me dritta ad Azkaban!- - Vai al
diavolo Mckay...- sibilò lei in risposta, gli occhi azzurri pericolosamente
contratti. Stavano già per arrivare alle bacchette e alle spade con Milo che
non capiva niente, Sphin che se ne fregava abituato agli attacchi isterici di
Jess, Tristan che imprecava come un dannato e Jess stesso che a momenti lo
prendeva a botte quando il degrado fu completato da un tornado biondo, mezzo
cinguettante, che si fiondò su Tristan e lo buttò per terra. -
FRATELLONEEE!!!- - SOFIA!!!- urlarono insieme i due fratelli maggiori - Che
diavolo ci fai qua??- Una biondina sui ventidue anni, tanto carina e coi
tipici tratti dei Mckay rimase incollata a Tristan, felice e
sorridente. Indossava un costoso vestito di velluto di una marca
famosa, perfettamente truccata e dalla voce alquanto squillante. Si rimise in piedi,
sempre aggrappata al braccio di Tristan ma quando si accorse di Lucilla sgranò a
sua volta gli occhi, quasi sdegnata - E QUESTA CHE CI FA QUA?!- - Che
diavolo ci fai tu qui!- abbaiarono Tristan e Jess ora praticamente uguali anche
nel tono. - Ma che bella riunione di famiglia...- bofonchiò Milo sarcastico -
Scusate, si può fumare qua dentro?- - No!- sibilò Tristan, tornando dalla
sorella minore - Insomma, che sei venuta a fare Sofia?!- - Naturalmente sono
qua per chiedere soldi.- disse lei allegra, con un'innocenza indecente - Sono al
verde e Jess non mi ha voluto prestare niente!- fece la lingua al maggiore - Sei
odioso!- - Hai ventidue anni, è ora che t'arrangi!- sibilò quello, irritato. -
Spiacente, non avrai un galeone!- disse Tristan, incrociando le braccia al torace - Anche
perché il mio ultimo stipendio è finito nei ricambi della moto, quindi dovrai
arrangiarti! Ormai sei grande!- - Ma parli tu che non arrivi a fine mese con
uno stipendio come quello di un Auror! Dove lo scialacqui eh?- - Nelle case
chiuse.- fece ironico - E adesso fuori! Non puoi stare qua!- - Ci credo, con
quella direi anche...- disse velenosa, osservando ancora Lucilla con astio ma la
mora invece si limitava a guardarla come se fosse stata un insetto, idem
Jess. - Quando avete finito di parlare di soldi che ne dite di spiegarmi che
succede?- chiese Sphin pacato - Jess, perché vuoi portare ad Azkaban la figlia
del vecchio Max?- - Perché ha sposato Voldemort!- - Per vendicarsi!-
ribatté invece Tristan - L'ha fatto per vendicare la sua famiglia!- - Oh e
l'avrebbe fatto uccidendo sua sorella?- insinuò Jess collerico - Sai qual è il
tuo problema fratellino? Quando c'è di mezzo questa maledetta mezzosangue tu non
ragioni più col cervello! Proprio come otto anni fa!-
- Senti chi parla! Io con Lucilla ci faccio quello che mi
pare!- Stavolta la Lancaster si sentì un pelo tirata in
causa - Ehi, no...un attimo Mc! Con me ci fai quello che ti pare, un bel
corno! E se devi stare qua a discutere con questi due idioti io me ne
vado!- - Come ti permetti d'insultarmi?!- Sofia la fissò sempre più iroso -
Razza di maledetta mezzosangue!- - L'unico posto dove dovresti stare è dietro
alle sbarre di Azkaban!- continuò Jess. - E voi sotto vetro!- replicò la
Lancaster in risposta e questa volta non scherzava. Aveva perso la pazienza. I
suoi occhi azzurri divennero di ghiaccio e nel giro di pochi secondi sia Jess
che Sofia divennero grandi quando due scarafaggi, gridando disperati, per poi
finire sotto una cupoletta di cristallo creata sul momento dalla mora. Calò
un attimo di panico fra gli studenti ma gli Auror non fecero una piega. - Ah...che forte!- Era Milo tutto sorridente, inginocchiato a terra - Guarda com'è piccolo
Jess!- Sphin e Tristan a momenti lo strozzarono mentre Lucilla si limitò a
scavalcare la piccola prigione di vetro con un ghigno superiore e se ne andò,
dopo aver dato il ben servito al grande clan dei Mckay. Andò a finire che
dovette arrivare Silente per dire basta a quella follia collettiva e quando i
due disgraziati vennero riportati a statura normale, con notevole fatica perfino
del preside, i quattro Cacciatori e Sofia Mckay si ritrovarono a dover fare i
conti con la verità della bocca del grande Albus Silente. E per Jess Mckay fu dura da mandare giù, specialmente
considerati i suoi trascorsi. Rimase appollaiato in poltrona con un diavolo per capello
ma dalle parole di Silente non si scappava. - Visto? T'è andata male!- gli
disse Tristan alla fine del colloquio. - Senti tu vedi di andartene
all'inferno perché non è la giornata buona!- replicò Jess ed era impressionante
quanto si assomigliassero quando si arrabbiavano - Tu ragioni solo con quella
nel letto, ecco cosa!- - E tu insultala un'altra volta e giuro che
ti spacco la faccia!- l'avvertì suo fratello con voce irosa. - Se voi due la finiste forse
sarebbe bello far notare che abbiamo un vero asso per battere il nemico.- bofonchiò
Sphin con la sua solita calma - Jess, calmati un attimo e ragiona. Si
può fare a meno di lei, ora come ora?- lo sfidò a ribattere - Siamo circondati da
nemici, tutti gli Auror sono impregnati a battere le strade ma non se ne
esce in niente. Guardiamo in faccia la realtà...avere qualcuno a fianco che li
può battere con un dito non è male.- - Io di quella non mi fido.- abbaiò il
biondo rognoso. - Quella ha un nome.- replicò Tristan con voce roca - E ti
conviene cominciare a usarlo se non vuoi che ti renda la permanenza in questa
scuola un vero inferno fratello.- si mise in piedi, salutando Silente e
chiedendo il permesso di andarsene ma prima di varcare la soglia si girò verso i
compagni - Riunione stasera dopo cena, aula pozioni.- e da come sbatté la porta,
facendo traballare i cardini, doveva aver considerato chiuso
l'argomento...
Hermione aveva la testa per aria ed era ancora un pelo
preoccupata quando entrò nel campo di quidditch. E dire che tutte le famiglie
avevano i loro problemi, pensò un po' rinfrancata. Anche Tristan aveva la sua
croce. Suo fratello maggiore Jess gli somigliava davvero tanto ma
dall'impressione che si era fatta le pareva una persona molta...ehm, combattiva. Un po'
ruvido al tocco...ma se era fratello di una persona fantastica come il suo prof
forse qualcosa di buono ce l'aveva. E la sorella...carina, ma anche lei del
tutto fuori di testa! Perse di vista le sue riflessioni sul clan Mckay quando
si diresse negli spogliatoi del Corvonero, ormai vuoti. Tirò ancora fuori il biglietto
di Draco e sorrise. Era abbastanza in ritardo e come minimo le avrebbe messo
il broncio ma quel pomeriggio lei aveva avuto da fare con un'Elettra un po'
più svagata del solito. Prima di andare agli allenamenti l'aveva raggiunta, per
chiederle delle vacanze e la biondina era stata gentile come sempre... ma pareva
quasi che fosse con la testa altrove. Avevano parlato parecchio, poi l'aveva
lasciata andare via con Harry e gli altri quando infine era arrivato
l'uccellino di Malfoy che la richiamava all'ordine. Sogghignò maggiormente
entrando nella parte interna dello spogliatoio. Come facesse Malfoy ad
avere le chiavi degli spogliatoi altrui lei non lo sapeva, ma in fondo era
meglio non farsi mai certe domande. Fra i vari armadietti trovò dei vestiti
buttati su una panca e una bella divisa verde e argentea. Draco era nelle
docce. Le venne in mente di fargli prendere un colpo... Raccolse i
capelli in una pinza e cominciò a svestirti velocemente, con un bel ghigno sul
faccino. Malfoy se ne stava tranquillo sotto la doccia, anche se piuttosto
irritato perché la Granger ancora non si era fatta viva quando sentì delle
braccia stringerlo alla vita e per poco non cacciò una bestemmia. Sentendola ridere a
crepapelle quasi se la mangiò viva - Divertente, molto spiritosa mezzosangue!-
abbaiò - Dove cavolo eri?- - Non sono la tua schiava, non arrivo a comando!-
gli disse spingendolo sotto il getto dell'acqua che gli bagnò nuovamente quei
capelli troppo belli tanto erano biondi e chiari - Comunque adesso sono qua
no?- Draco si chinò a baciarla, per eliminare ogni altro motivo di dialogo e
cominciò a passarle le mani colme di schiuma sulla spalle e sulla curva del
seno. Facendolo le strappò un gemito e afferratala per la vita la mise a sua
volta sotto il getto. Gli cinse il collo, incurante dei capelli che le
s'incollavano addosso e diventavano serpentelli nelle mani esperte del Serpeverde che
non le dava un attimo di pace, scorrendo la sua lingua deliziosamente curiosa
ovunque. Quando, parecchio dopo con l'acqua ormai fredda e appagati, uscirono
da quella doccia, Draco l'aiutò ad asciugarsi. Era stranamente premuroso e
questa cosa la stupì ma non disse nulla, lasciandosi coccolare un po'. - Il
tatuaggio è venuto bene.- le disse, buttandosi un altro asciugamano sulla
testa. Hermione sorrise - Bhè, hai fatto un buon lavoro non credi?- Lui
alzò le spalle, prendendo a frizionarsi la testa ma si vedeva che gli piaceva e
questo le mise allegria. Avevano finito di rivestirsi, quando alla porta Draco
si fermò e rimase di ghiaccio. Sentiva delle voci avvicinarsi. - Merda!- sibilò
afferrandola per la mano - Arrivano i Corvonero, se ci pescano qui finiamo nei
guai!- - E dove vuoi andare?!- alitò Hermione sconvolta - Non possiamo uscire
dalla porta e non ci sono altre uscite!- - Andiamo nel bagno!- - E che
facciamo, infiliamo la testa nel water?- ironizzò la Grifoncina sarcastica. - E va bene!- replicò esasperato, mentre i passi si avvicinavano. La trascinò all'armadietto di
Dalton e dopo averglielo scardinato con la bacchetta ce la ficcò dentro e poi
ebbe la bella pretesa di cercare di starci a sua volta. - Che fai, non ci
stiamo!- ringhiò Hermione mezza schiacciata alla parete sinistra. - Zitta e
fammi posto!- riuscì a tapparsi dentro proprio quando si aprì la porta ma dentro
a quella scatoletta di tolla erano talmente incollati l'uno all'altro che Draco
per un attimo perse di vista gl'intrusi e si concentrò solo su tutto quello che
sentiva del corpo della sua mezzosangue, spalmata addosso a lui come
marmellata. - Non t'azzardare a ridere.- l'avvisò a bassa voce. - E chi fa
niente...- disse malizioso, alzando però lo sguardo dagli spiragli
dell'armadietto per vedere chi li aveva
interrotti. E quando lo fece per poco non mandò tutto
all'aria.Non erano i
Corvonero!Hermione si accorse della sua faccia e a sua
volta, lentamente e senza far rumore, cercò di mettere a fuoco i due studenti
che erano entrati. Sia lei che Malfoy a quel punto si sentirono davvero dei
voyeur. E fu anche alquanto imbarazzante. - Cazzo...- Draco fece una
smorfia disgustata perché l'ultima cosa che avrebbe mai immaginato di vedere gli
stava davanti agli occhi. - No, no...- e pure Hermione era al limite dello
sconvolto perché, fra quelle fessure, vide Harry entrare abbracciato a una
ragazza e baciarla appassionatamente. E quella ragazza era Elettra. Da
quell'armadietto uscì un mugugno al limite dell'umana esasperazione che
purtroppo Harry Potter non sentì, preso com'era dal baciare quelle deliziose,
fantastiche, morbide e dolcissime labbra che sapevano di fragola e vento. Si
teneva Elettra stretta addosso come se avesse temuto di vederla fuggire, ma nel
frattempo era così gracile che aveva paura di farle del male. Sapeva che
probabilmente era il primo bacio per la sua meravigliosa cacciatrice e si era
ripromesso di andare con calma...e se lo ridisse anche quando scivolarono sulla
panca, uno addosso all'altra. - No, no, no...- Draco aveva i brividi -
Andiamo via da qua...non voglio vedere altro!- - E come facciamo?- sibilò
Hermione con la pelle d'oca - Se ci vedono? Che gli dico?- - Che abbiamo
fatto quello che loro stanno per...oh, no! Io non ci sto qua dentro con te a
vederlo scopare, ok?- E in effetti Malfoy aveva anche ragione...perciò
provarono l'ultimo disperato tentativo. Harry ed Elettra erano così presi che
neanche si accorsero che Draco, lentamente, aveva aperto lo sportello senza
farlo cigolare. Hermione lo seguì in punta di piedi e praticamente senza
respirare arrivarono alla porta, l'aprirono e se la richiusero alle
spalle... Una volta fuori tornarono a scuola a tutta velocità sulla scopa di
Malfoy che giunto in giardino ficcò la testa ancora umida nella fontana, come
per lavare via quell'esperienza. Ma la bella Grifoncina di certo non stava
meglio di lui. Faceva il solco nella piazzetta per capire che cavolo fosse
passato per la testa di quel demente di Harry per saltare addirittura addosso
alla sua preziosissima cacciatrice che trattava come una porcellana...e non trovò
risposta. Allora era davvero Elettra la ragazza misteriosa? Si lasciò
andare a sedere a terra e tirò Draco per la felpa, per fargli tirare fuori la
testa dall'acqua prima che s'affogasse da solo. Mezzora dopo erano ancora lì,
pallidi e stravolti dell'esperienza dei voyeur. Un incubo...e quando Draco le
offrì una sigaretta non disse di no. - Signore...- mugugnò, posando la fronte
sulla ginocchia - E adesso come glielo dico?- - Dirgli cosa? Che stavi chiusa
con me nell'armadietto di Dalton e ci siamo visti in prima fila i suoi
preliminari?- - Se ne accorgerà che sono in imbarazzo...- - Come se non
aveste diviso una certa intimità.- frecciò il biondino sempre più disgustato -
Ma cazzo...cioè, ma io che centravo? Ma perché poi? Perché ho dovuto vederlo?! E
poi...oh oh,- attaccò a ridere e almeno quella consapevolezza lo fece stare
meglio perché le puntò un dito contro il naso -...che ti avevo detto? Chi si
stava facendo? La sua sacra cacciatrice! Ma no...Potter è un santo, mica la
tocca la sua biondina che sfonda tutte le mie difese e mi riempie di canestri.
No! Eccolo il tuo Potty, mezzosangue...si stava facendo la Baley!- Lo
strozzava. A momenti lo uccideva. - Allora tesoro?- fece Draco con quella sua
arroganza viscerale, arrivandole a un dito dalla faccia - Chi ha vinto?- -
Una settimana. Non un giorno in più!- sibilò la Grifoncina mettendosi in piedi -
Avanti, che vuoi?- - La borsa è pesante!- si lagnò con un'angelica faccia da
ragazzino viziato - E non riesco a portarla fino al dormitorio!- - Dovrei entrare a
Serpeverde?- abbaiò furibonda e sconvolta. - Bhè, che problema c'è?- fece sarcastico -
Preferisci entrare facendo saltare per aria la porta come l'ultima volta?- ma
la streghetta ignorò il suo fare da lord inglese e afferrata la borsa
cominciò a bollire per poterlo sbolognare davanti ai suoi umidissimi
sotterranei. Ma non fu subito possibile. Le fece scarrozzare la borsa per tutta
la scuola con una serie di scuse discutibili, rintronandola di parole e alla
fine, all'alba delle sette di sera riuscirono ad arrivare a Serpeverde. La
fece entrare con un finto sorriso galante e quando fu dentro avrebbe quasi
voluto sprofondare. Le matricole la guardavano stranite, le oche che andavano
appresso a Draco la fulminarono con gli occhi mentre quelli del settimo a
momenti credettero di avere le traveggole. Salutò tutti con un lieve
borbottio, poi il suo biondastro stramaledetto la condusse attraverso un
corridoio buio. - Certo che fa freddo qua sotto...- mugugnò seguendolo - Sarà
arredato alla grande ma d'inverno come fate?- - Veniamo a Grifondoro a farci
fare succhiotti!- - Per quanto ancora intendi rinfacciarmelo?- disse seccata.
Giunsero in un'anticamera aperta su altri quattro corridoi, ornata di specchi e
arazzi quindi Malfoy infilò la sua camera, l'ultima in fondo a
sinistra. Naturalmente Hermione sapeva che aveva in mente altro ma
in due secondi gli scaricò la borsa su un piede e con
espressione altrettanto dolciastra gli dette un bacio e riprese la sua strada, dopo avergli
augurato un buon proseguimento di serata. Serata alquanto inutile
senza di lei, pensò Draco mettendosi a letto con un sorriso sulle
labbra.
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Capitolo 24 *** Capitolo 24° ***
Harry si abbassò di volata, evitando un bolide in
piena faccia e poi imprecò, accorgendosi di aver perso il boccino. - Ehi
Potter, dov’è andato?- - E che cazzo ne so!- ringhiò rivolto a Malfoy, che si
era appena fermato accanto a lui spaparanzato sulla scopa. - Com’è possibile
che te lo sei perso?- replicò il biondo seccato – Non servi a niente, accidenti
a te!- - Senti ma mettiti gli occhiali se sei cieco! Possibile che a ogni
partita dobbiamo metterci qua a fare salotto?- Draco fece un gesto annoiato
con la mano come per scacciare una mosca noiosa e tornò a scrutare il cielo
quando l’ennesimo fischio della Bumb fece ritrovare l’attenzione dei due
cercatori ma solo quello abbigliato di rosso e oro esultò. Elettra Baley aveva
segnato ancora! Fece un fischio fortissimo insieme a tutta la platea del
Grifondoro mentre dal palco dei prof la Mcgranitt quasi era volata giù, tanto la
sua gioia per quel portento di cacciatrice. La giornata era meravigliosa.
C’era un sole fantastico e poche nuvole in cielo,
degne di un fantastico venerdì pomeriggio d’inizio aprile e fortunatamente i
Dissennatori erano a spasso altrove. Accanto a Silente c’erano anche Tristan, Jess, Milos Morrigan e Sphin
Eastpur. Sofia Mckay stava accanto alla Mcgranitt e faceva un tifo
davvero sfegatato e per questo motivo era stato impossibile trascinarci pure
Lucilla, anche se Tristan sapeva bene che era lì attorno… non sapeva dove ma la
sentiva nell’aria. - Quello è Harry Potter?- Tristan annuì orgoglioso
alla domanda di suo fratello. - Vola incredibilmente bene.- disse Jess con
occhio esperto – Il Grifondoro ha una buona squadra, devo ammetterlo.- -
Meglio di quando c’eravamo noi eh?- ironizzò suo fratello minore – Che
dici?- - E quell’altro invece…quello biondo è il figlio del vecchio Lucius,
vero?- ironizzò Sphin – Dì Tristan… hai avuto modo di conoscerlo?- - Si,
perfettamente. E non è un pericolo. Te lo può dire anche Jess.- - Già, è suo
padre che vuole rovinarlo.- sibilò il maggiore dei Mckay col viso tirato – Ma
finché resta qua abbiamo qualche speranza di salvarlo. Se Lucius ci mette le
mani sopra lo ucciderà per farlo diventare un Mangiamorte.- - Che bello
l’affetto paterno.- osservò Milo con uno sguardo fra il divertito e il
malinconico tanto che Tristan gli passò una mano sulla spalla, scoccandogli uno sguardo
complice. Poi tornarono a guardare la partita quando Serpeverde fece un
fallo. In tre si erano buttati addosso a Lucas in porta e quasi gli avevano spezzato
l’osso del collo, comunque stava bene e continuò a giocare tranquillo, anche
se col dente parecchio avvelenato tanto che Marcus Chilton, battitore, per rendere
la pariglia menò la mazza addosso al cacciatore di Malfoy, Philip Fawcett,
con apparente casualità. Non gli venne dato fallo e Serpeverde attaccò in
un boato incazzatissimo a cui Grifondoro rispose con un coro d’insulti che non
finiva più e agli ennesimi dieci punti che Elettra infilò nei cerchi con una velocità
e una destrezza impressionanti, Draco cominciò a incazzarsi. Stava masticandosi
lentamente il suo portiere, pensando a cosa fare con quella
dannatissima ragazzina quando qualcosa di brillante vicino alla platea dove
stavano Piton e la Cooman attirò l’attenzione sua e di Harry. Scattarono
velocemente alla cattura del boccino che sfrecciò via nello stesso istante in
cui se li ritrovò addosso. La caccia stavolta fu davvero dura. O il boccino era
in vena di scherzi o loro due stavano diventando deficienti perché ci volle più
di mezzora perché riuscissero ad avvicinarsi decentemente. Il boccino
si buttò in picchiata e in impennata una ventina di volte, infilò le fondamenta
di legno dove al secondo anno gli stessi due cercatori si erano quasi
ammazzati, risalì il palco dei professori e quasi strapparono via i cappelli a tutti
ma l’astuzia di quella maledetta pallina, mentre Draco e Harry si ficcavano le
dita negli occhi per allontanare l’avversario, fu quella d’infilarsi nel cappuccio
di Elettra che, non stando ferma un attimo e non essendosi accorta di niente,
si fece rincorrere da Potter e Malfoy per altri trenta minuti col risultato
che, oltre a infilare dieci punti, a momenti i due le arrivarono addosso e quasi
s’incastrarono dentro al cerchio come tre polli. - Ma insomma che succede?-
urlò la biondina, per farsi sentire, scampando agli anelli. - Hai il boccino
nel cappuccio!- le disse Harry lottando per tenere lontano Malfoy che a sua
volta per prendere quella sfera dorata gli avrebbe svestito anche la cacciatrice ma
il boccino fortunatamente dopo un po’ si staccò dalla casacca della Baley e
riprese la sua fuga. Inutile dire lo stato dei tifosi. Oltre ad essere
sfibrati da più di due ore di tifo, cominciavano ad averne pieni i
calderoni… La situazione grazie al cielo parve avere un termine quando il
boccino, planando sul campo erboso, si fece meno rapido e i capitani delle due
squadre avversarie ce l’ebbero finalmente a portata di mano. Troppo a portata
visto che lo presero praticamente nello stesso momento e volarono per terra,
nell’erba soffice, manina per manina. Quando si rimisero in piedi Draco e
Harry si fissarono sconvolti, nel silenzio di tutto il campo e di entrambe le
case. Si tenevano il pugno chiuso l’un l’altro intorno al boccino, ormai
prigioniero ma… - Molla Malferret.- disse Harry, dando uno strattone. -
Come sarebbe molla, coglione!?- ringhiò la Finezza in persona, riprendendosi la
scopa e menandola sulla gamba a Potter – Molla tu!- e gliene menò un’altra sulla
spalla appena tatuata, strappando la stessa reazione allo Sfregiato che nel
rapido giro di un attimo prese la Firebolt e trasformò l’incontro di quidditch
in una rissa a fondo campo. La Bumb riuscì a fermarli quando si picchiarono
in sincrono i manici sulla testa, stordendosi a vicenda. Il boccino scappò e
i due crollarono a terra con un’emicrania pazzesca. A quel punto Silente,
onde evitare suicidi, decretò un pareggio e non ne volle più sapere
assolutamente niente per quel giorno anche se la Chips dovette rimettere a posto
oltre che gli occhiali di Harry, anche i bernoccoli sulla zucca bionda di
Malfoy. E Blaise se la rideva come un pazzo, vedendoli in quelle
condizioni… - Se non la finisci ti pianto la bacchetta in mezzo agli occhi!-
abbaiò Malferret verso il suo migliore amico mentre l’infermeria si riempiva
delle squadre nemiche. - Certo che potevate evitare di dare spettacolo.-
sbuffò Hermione seduta sul letto di Harry. - Non ho iniziato io!- ringhiò
Potter furibondo – E’ stato quel demente lì a darmi la scopa sulla spalla! Lo sa
benissimo dove mi fa male e allora mi sono difeso!- - Oh, ma vaffanculo!-
urlò Draco di rimando, tenendosi il ghiaccio sull’occhio – Io almeno non ti ho
accecato, Sfregiato! E che cazzo volevi fare poi? Uscire dal campo mano per
mano?- - Colin v’ha fatto delle foto a proposito.- se ne uscì Ron con un
ghigno sadico, facendo sbiancare i due galletti. - COOOSSSAAAA????- - Io
quel maledetto lo massacro!- sibilò Draco quando si fu ripreso – Già ieri l’ho
pescato a far foto vicino ai nostri dormitori, ma che cazzo sta cercando si può
sapere?- - Te che zompi dietro l’angolo forse!- sibilò Harry rabbioso. -
Meglio dietro l’angolo che su una panca…- si lasciò sfuggire Malfoy e prima che
avesse finito di parlare si prese anche una bacinella in faccia da Hermione che
alla fine tanto disse e tanto fece da portare fuori l’intera squadra di
Grifondoro mentre il biondo schiattava sul colpo, con sulla faccia l’impronta
dell’utensile. Quando, prima di cena, la ritrovò in giardino a fare su e giù persa
in chissà quali pensieri per poco non se la mangiò viva. – Tu hai qualche problema
al cervello vero!?- tuonò raggiungendola e spaventando tutte le matricole nel raggio
di tre miglia – Perché nessuna persona sana si sognerebbe di andare in giro fra
la gente con i tuoi squilibri psichici mezzosangue! Lo vedi qua?- e le indicò un
segno violaceo sulla fronte – Questo è il fondo della bacinella! Non era di
plastica, tanto per la cronaca! Era una di quelle vecchie di porcellana!- -
Senti, sei ancora vivo no?- sbuffò scocciata – Ma ti devi tappare la boccaccia
con Harry! Se viene a sapere che l’abbiamo visto comincerà a farmi un sacco di
domande e allora ne verrà fuori un disastro ancora maggiore!- - E in cambio
che ottengo? Sai che non faccio niente per niente!- Hermione sbuffò – Sbaglio
o la settimana non è ancora finita?- mugugnò, pensando ai giorni d’inferno ma
anche eccitanti che aveva vissuto, viste le parecchie e fantasiose richieste di
Draco anche a letto. Una cosa però era certa. Non avevano più rimesso piede
negli spogliatoi del quidditch. - E poi non farà storie!- sbuffò Malfoy
sedendosi sotto le arcate ricoperte di glicine, accendendosi una sigaretta –
Credo che abbia una sospetto, vago…ma ce l’ha. Non è mica deficiente come sembra
in fondo.- - Ma tu guarda…ha detto la stessa cosa di te qualche giorno fa.-
ironizzò Hermione sedendosi fra le sue gambe, abbracciandolo con fare innocente
mentre lui ringhiava contro la sua nemesi secolare. - Che leggevi?-
bofonchiò, prendendole il libro dalla borsa e di nuovo s’incazzò – Fai ancora
esercizi vero?- - Certo, ormai sono diventata Animagus…e voglio imparare a
domare la mia forma.- spiegò, visto il libro di Focalizzazione Mistica che aveva
preso nella biblioteca di Lucilla – E’ utile,- gli spiegò sorridente – i libri
proibiti sono sempre più chiari di quanto si pensi.- - Ecco perché sono
proibiti.- frecciò il Serpeverde velenoso. - Senti…cambiando argomento..- la
Grifoncina si guardò attorno, un po’ preoccupata – Davvero hai visto Colin verso
Serpeverde con la macchina fotografica?- - Si e la prossima volta che lo
pesco ti giuro che gliela caccio in gola!- - Non ci pensare neanche! No perché…qua
Kristine e quelle del comitato mi stanno
facendo un sacco di domande. Ginny è riuscita ad avere una lista non ufficiale
delle sette coppie migliori, provandoci col presidente del Comitato…il tuo nome
naturalmente è dentro come quello di Harry.- - E naturalmente ci sei anche
tu…- disse, cominciando a fiutare puzza di guai – Dove sta il problema?- -
Kristine voleva mettermi con Harry ma lui ha rifiutato da parte di entrambi
stamattina quindi… è probabile che fra qualche giorno ti piombino addosso per
chiederti che…che c’è fra noi due.- Tacquero, fissandosi per un attimo poi
Draco dette un ultimo tiro e gettò la sigaretta. - Ok, decidiamo adesso come
rispondere.- bofonchiò un poco gelidamente – Che vuoi dire?- - Io non voglio
neanche partecipare.- replicò lei irritata. - Ehi Granger…odio puntualizzare l’ovvio
ma sei la possibile reginetta mezzosangue di quest’anno quindi per forza di
tireranno in mezzo, me compreso. Ora…posso rispondere a muzzo e vendicarmi delle
foto dove sono con Potter mano per mano o devo fare il bravo?- Non sapeva che
dirgli. Tanto avrebbe fatto il deficiente comunque, non era stupida. - Fa come ti
pare.- gli disse, alzando le spalle. - Forte…- lo vide ghignare sadicamente, quasi pentita
– Adesso lo sistemo io il Comitato dei Pezzenti.- La streghetta preferì non
indagare sui suoi metodi di persuasione con quelli del Comitato Studentesco,
Kristine Mayers specialmente e poi la cosa ai suoi occhi perse d’interesse
quando in un attimo di calma ripresero a baciarsi, per una volta tranquilli,
senza fretta e senza doversi nascondere. Quel concorso di fine anno avrebbe
potuto gettare un muro fra di loro ma in quel momento decisero d’ignorare ancora
il problema. E lei si ricordava sempre fin troppo bene quale fosse la loro più
grande difficoltà. La scommessa. La loro scommessa. Quella che avrebbe finito
per distruggere tutto. A volte quel pensiero la faceva sentire tremendamente
sola, anche fra le sue braccia. E Draco se ne accorse. Si staccò, sentendola
lontana. - Che c’è?- le chiese, prendendole il volto fra le mani. Hermione
deglutì un attimo, fissandolo in quegli occhi argentati che aveva imparato ad
amare…ma mentì, di nuovo, sorridendogli nel più caloroso dei modi. Scosse il
capo, per rassicurarlo e si alzò per baciarlo ancora. A cena c’era il solito casino, chi commentava la
partita e chi brindava a quei due perdenti che si erano tenuti
per mano alla faccia di tutti ma il preside, stranamente, non si era
presentato a tavola. A Grifondoro se ne accorsero subito anche perché la
Mcgranitt pareva parecchio agitata. - Chissà cos’è successo…- sussurrò
Ginny guardando verso la tavola dei prof – Non c’è il professor Mckay.- -
Già, né gli altri Auror!- disse Ron – Secondo voi è successo qualcosa?- - Con
Lucilla qua?- Harry rise, sereno – No, non credo. Ci sarà qualche magagna con
Caramell.- - Nessuno ne sa niente?- chiese Seamus verso Corvonero, i
più informati. Stranamente pure Kristine a Tassorosso brancolava nel buio, seguita da Calì
e dal clan delle pettegole e sbattersi a chiedere a Serpeverde sarebbe stato inutile,
visto che quelli continuavano a mangiare per i cazzi loro. Comunque Lavanda,
come Capoclasse del settimo anno a Grifondoro, prese coraggio e andò
dalla Mcgranitt per chiedere se il preside stesse bene visto che non aveva mai
mancato una cena. Parlarono per alcuni minuti, poi la Brown si diresse dalla Mayers
con cui dialogò piuttosto brevemente. Nel giro di mezzora la notizia che
il consiglio dei professori richiedeva un incontro col Comitato Studentesco e ogni
Capo Scuola e Prefetto si erano mossi in tal senso. Entrarono
tutti nell’aula riunioni coi docenti alle nove e mezza. Nei corridoi,
sorvegliati dai Cacciatori e dagli Auror, gli studenti erano molto curiosi ma
nessuno si sarebbe mai aspettato il responso dei loro rappresentanti, circa
un’ora più tardi. Non erano presenti professori quando Kristine salì al
pulpito di Silente e con gli occhi umidi disse che, per l’ennesima volta, il
Ministero aveva richiesto le dimissioni del loro amato preside. Scoppiò il
caos naturalmente. - Cosa??!- tuonò tutta Grifondoro balzando quasi in piedi
sulla panca – MA NON POSSONO FARLO! NON HA FATTO NIENTE DI MALE! PERCHÉ VOGLIONO
MANDARLO VIA?!- - Calma, calma…- salì anche Lavanda che aveva sempre dimostrato i nervi piuttosto saldi, anche
a parlare in pubblico visto che le piaceva tanto ascoltarsi – Ecco…a quanto
ci ha detto la Mcgranitt, il Ministero ha richiesto le dimissioni del professor
Silente a causa degli attacchi di mesi fa, avvenuti a scuola. I genitori ne sono
stati informati in ritardo e temono che il preside abbia perso il suo pugno di
ferro.- tacque un secondo, cercando le parole adatte – Alcuni genitori hanno
fatto poi notare la continua mescolanza fra…- tacque ancora, assumendo una
smorfia delusa e triste – …fra maghi purosangue e mezzosangue.- Stavolta non
si sollevò il finimondo ma un silenzio frustrato, risatine isteriche… E fu fin
troppo chiaro il messaggio di Harry quando, di punto in bianco, spezzò quell’assenza
di sensazioni e parole gettando a terra il suo bicchiere. Si fece in
pezzi ma Potter fissò i Capi Scuola, rabbioso. - Che avete detto voi?-
chiese, con voce roca – Avete detto qualcosa?- - La decisione è già stata
presa.- mormorò la Mayers. - Quindi la decisione presa è che purosangue stiano da
una parte e mezzosangue dall’altra?- urlò di colpo, facendo tremare i più deboli
psicologicamente – E’ questo che mi state dicendo? Perché se la decisione è questa allora
va benissimo…- si piazzò in mezzo alla sala, ridendo istericamente – Forza
allora!- urlò forte, rivolgendosi a tutta la scuola - …Avanti, ormai non siamo più
divisi in case! Tutti gli sporchi mezzosangue e figli di babbani si caccino in
quell’angolo! Al muro!- - Harry non credo che…- iniziò Seamus ma il moro
era fuori di sé – COSA NON CREDI?! Cazzo ma svegliatevi! Stanno mandando via
Silente! Ci vogliono dividere per nascita! Vogliono mandare all’inferno tutto il
lavoro che Silente ha cercato di fare in questi anni! Lui ci ha sempre insegnato
che non centra da dove veniamo o che sangue abbiano i nostri genitori! Ci ha
sempre detto che siamo speciali perché ognuno di noi è diverso dagli altri!
Porca puttana, lo diceva anche ai Serpeverde e adesso…basta, finito? Solo perché
qualche testa di cazzo è venuto a sapere che i loro figli non possono più
passare informazioni? Perché Tristan blocca i gufi? Perché Lucilla ci difende?!
ALL’INFERNO!- - Cosa proponi allora?- Potter si girò trovandosi Justin
Bigs, capitano della squadra di quidditch del Tassorosso e mezzosangue, davanti a
lui. - Dimmi cosa vuoi fare per il preside…e io ti do una mano!- scandì.
Il Grifondoro parve spiazzato. Bigs era sempre stato timido e taciturno
e il rossore sulle sue guance indicava il suo sforzo ma anche un coraggio da
leone. I suoi occhi chiari brillavano. In poco tempo tutta Tassorosso si era
messa in piedi, dietro al suo capitano. Da Corvonero anche si
svolse una strana scena. Steeval e Goldstein si sarebbero già schierati quando
Edward Dalton, sogghignando e restando seduto a tavola, batté le mani senza scherno.Harry era allibito.
- Potter, qualsiasi cosa tu
abbia in mente ci sto.- e stupì tutti, perché era sempre stato fiero di essere
purosangue ma ancora di più stupì per le sue parole, veramente sincere – Silente
è l’unico che ha saputo rimettere in piedi questa scuola. Senza di lui i
mezzosangue sarebbero davvero al muro… hai ragione, per lui siamo tutti
speciali. Indipendentemente dalla nostra famiglia. Corvonero è
d’accordo.- Harry si sentiva il cuore scoppiare nel petto. Guardò Hermione e
Ron e trovò di nuovo la forza. Si toccò la spalla, riprendendo fiato. Poi
fece l’ultima cosa che tutti si sarebbero mai aspettati. Si girò verso
Serpeverde. - Allora?- chiese, a bassa voce. Non
sperava. Non ci sperava ma...doveva almeno provare, no? Draco tacque, restando in
attesa ma già sapeva cos’avrebbe fatto Blaise. Zabini fu il primo ad alzarsi e
ad andare al fianco del bambino sopravvissuto. E dal suo fianco guardò gli
altri, quasi implorandoli. - Che hai in mente?- bofonchiò allora Malfoy,
fissando gli occhi verdi di Harry intensamente. - Occupazione.- - Cosa?!-
Serpeverde quasi scatenò una tempesta – Sei impazzito?- Nott si mise in
piedi, parlando al nome del settimo anno – Potter ti sei scordato che noi siamo
in bilico sul filo del rasoio? Dopo l’OblioBomba ci tengono d’occhio! Ci
cacceranno fuori per questo!- - Si, buttano fuori tutta la scuola?- sibilò
Dalton suo posto – Fatemi il favore, voi serpentelli è ora che vi prendete le
vostre responsabilità. No, lasciami finire!- ringhiò, prima che
scoppiassero a insultarlo – Qui Potter sta semplicemente chiedendo chi vuole dare una mano al
preside affiinchè il Ministero non ficchi più il naso negli
affari della scuola come due anni fa, quando c'era la dittatura di quella
cretina. Non vi ha costretto nessuno. Quindi dite si o no e poi andatevene al
diavolo!- - Ma parli tu che sputi in faccia a ogni mezzosangue che passa!-
strillò Oliver Preston, sesto anno Serpeverde. - E allora? C’è una bella
differenza da prendere per il culo qualcuno e metterlo alla gogna!- continuò
Edward stupendo nuovamente tutta la scuola – Ve lo ripeto! Qua nessuno vi sta
puntando un fucile alla tempia.- - Tanto lo sappiamo tutti da che parte
stanno…- insinuò Ron con acredine – Dai, organizziamoci gente.- - No,
aspettate un attimo!- Harry si ritrovò di fronte a Draco. Di nuovo ad
affrontarsi… - Credi che una semplice occupazione possa bastare?- sibilò il biondo rabbioso,
anche verso Dalton – Mi fate ridere tutti quanti! Il Ministero se ne
sbatte se Silente ha sempre difeso i vostri mezzosangue, se ne sbatte se Lucilla è
innocente, come se n’è sbattuto di tutti quelli che in questi anni hanno
rischiato la pelle qua dentro…- la sua voce si assottigliò, fino a farsi davvero
pericolosa – Se volete fare occupazione per l’unico preside che si batte per i
mezzosangue a me non importa, fate ciò che vi pare ma questo atto avrà delle
conseguenze, su tutti quanti.- - La verità è che te ne freghi perché te ne
stai comodo col tuo culo da purosangue sulla poltrona.- gli disse Dalton
mettendosi al fianco di Potter con aria bellicosa. - E già,
tu invece che cazzo hai fatto fino a ieri?- replicò il biondo a tono – Se non
altro io non sono un ipocrita che cambia idea da un momento all’altro. Non è
un mistero che io disprezzi i mezzosangue, questo lo sa tutta la scuola… ma qui si tratta
degli stessi genitori che ci hanno messi seduti su quelle cazzo di sedie! Non
risolveremo niente se facciamo solo occupazione!- - Senti, tuo padre è il
primo che viene qua a menarla per Lucilla!- abbaiò Ron furibondo – Perché non ci
parli eh?- - Si, ottima idea…- sibilò Harry amaro verso il suo migliore amico
– Così non torna più indietro…- - Che cazzo gli parlo a fare Weasley…- ghignò
Draco acidamente – Finché ci saranno genitori che credono che gli attacchi dei
mesi passati siano colpa dello scarso polso di Silente non ne verrete mai a
capo!- - E allora che vuoi fare?- Blaise lo fissava speranzoso – Cosa credi
che possiamo fare in più?- - Cazzo abbiamo un fottuto Comitato Studentesco!-
urlò allora Malfoy – E’ ora di usarlo per qualcosa che non sia una stronzata di
ballo o di gara! Se volete fare occupazione avrete Serpeverde…ma non vi mando la
mia casa al macello senza neanche tentare un dialogo con quei dementi che
verranno a battere alla porta della scuola neanche fra un’ora! Caramell sarà qua
al massimo all’ultimo rintocco delle dieci!- - E chi mandiamo a parlare eh?-
sibilò Dalton sarcastico – Voglio vedere chi mandiamo davanti a un centinaio di
genitori inferociti che credono di doverci dividere col marchio! Non è così che
si fa a Serpeverde?- - Oh, Dalton mi hai quasi rotto!- l’avvisò Nott
bellicoso. - Mandiamo qualcuno che sappia parlare..- disse Kristine mentre
Corvonero s’infiammava -…anche a chi non stima. Qualcuno che abbia dimostrato di
essere bravo quanto e più di un purosangue.- - Hermione perché non vai tu?-
le chiese timidamente Miria, accanto ad Edward. - Cosa?- allibì la
Grifoncina. - Ma si…tu sei mezzosangue!- proseguì Kristine – E sei
la studentessa migliore della scuola! Sei bravissima anche nelle materie che
non richiedono il puro studio! Tristan è entusiasta di te!- - E che vuol
dire? Io non ci vado a parlare con quella gente!- sibilò con acredine. - Che
c’è, ti schifano i purosangue?- insinuò la Bulstrode. - Porca miseria ma la
vogliamo finire?- urlò Harry con la mascelle serrate – Stare qua a dire
stronzate non serve a niente. Adesso chi vuole fare occupazione vada nei suoi
dormitori e prenda tutto ciò che gli serve per la notte. La passiamo nel
giardino , in piazza della fontana. Una volta lì sceglieremo chi dovrà
andare a parlare con Caramell. Chi non se la sente di andare fino in fondo non
venga. Ci vediamo più tardi.- e tirò dritto per la sua strada, seguito ormai da
una massa immensa di gente. Blaise rimase per qualche secondo a guardare
Draco. I suoi grandi occhi blu erano tristi…e delusi. E Malfoy si sentì
bruciare, vedendolo andar via con gli altri. Non rimase più nessuno. Perfino le
matricole di Serpeverde si erano unite alla fiumana degli studenti…
- E
così n’è arrivata un’altra…- Lucilla rise dalla sua confortevole poltrona,
vedendo Silente sbuffare. - Già, mia cara…ormai me ne arriva una all’anno di
queste lettere per la richiesta delle mie dimissioni. Sto cominciando a trovarle
un po’ noiose…sempre il solito tono pomposo, le stesse mazzette…- -
Sostanziose o da morti di fame?- chiese Jess, strappando al vecchio un sorriso
stanco. - Da morti di fame!- chiarì il preside – L’unica cosa che mi consola
è che ho ancora un quarto d’ora di respiro prima che Caramell e probabilmente
Lucius Malfoy arrivino qua a farmi le solite storie sui miei doveri.- - Parla
uno che non ha mai lavorato in vita sua.- ironizzò Tristan carezzando Funny –
Malfoy vive di rendita.- - Perché, noi?- chiese Jess con un ghigno –
Comunque…tanto per la cronaca, avete notato cosa stanno facendo i ragazzi in
giardino? Non avevate messo il coprifuoco dopo l’ora di cena?- Silente, la
Mcgranitt e anche Piton si spinsero alla finestra e rimasero giusto un pelo
sconvolti da quanto videro. - Ma cosa stanno facendo?- alitò la direttrice di
Grifondoro, senza parole. - Occupazione.- Si girarono verso la porta e
trovarono Harry Potter, in abiti normali. - Potter! Che diavolo succede là
sotto?- rognò Severus – Sei impazzito?- - No, per niente. Abbiamo sentito che
la vogliono licenziare preside,- disse al vecchio e tanto amato mago - così
abbiamo deciso di occupare la scuola fino a quando Caramell non la smetterà con
questa folle idea. Ci siamo tutti quanti. Anche Serpeverde.- disse, con una
punta di fierezza che non sfuggì al buon Silente – Quando arriva Caramell
potreste mandarlo alla fontana per favore? Vorremmo parlargli.- e se ne andò,
lasciando tutti quanti ammutoliti. - Non riesco a credere che Serpeverde sia
là sotto…- mugugnò Jess stralunato – Sono sempre stati i primi ad appoggiare i
genitori rompi coglioni e scusate il linguaggio.- - Sapranno accendere le
fiaccole?- mugugnò Milo mettendo il naso nello studio – Ce ne sono tante ma sono
ancora tutte spente. Dio, ma che gl’insegnate a sti’ ragazzi?- - Deprecabili
differenze di nascita a quanto pare.- sussurrò Silente con aria
abbacchiata. - Ma anche a lottare al freddo, dentro a un sacco a pelo a
quanto pare.- rispose Lucilla serena, scendendo le scale – Non vi preoccupate.
Vado alla fontana e accendo un po’ di fuochi, nel caso si congelino.- -
Quanto andrà avanti signor preside?- bofonchiò Piton. - Fino a quando lo
vorranno loro.- disse Silente tornando alla sua scrivania.
Lentamente a
Hogwarts quella notte vennero accese molte luci. Fiaccole, candele e
lumini. E ci furono anche tante voci, per la prima volta tutte insieme. Pochi
mancavano…e in tanti ora stavano uniti. Blaise Zabini stava pizzicando malinconicamente
le corde della sua vecchia chitarra. Era vecchia e malandata ma era
stata il primo regalo che gli aveva fatto Draco, tanti anni prima, per i suo
dodicesimo compleanno. Si sentiva triste e svuotato, nonostante le
sollecitazioni e il vero calore che Ron e tutti i suoi amici
gl’infondevano. Dopo le riunioni dei Capi Scuola e Prefetti, gli altri si erano
ritrovati in picchetti, ignorando Gazza, trovandosi in gruppi, stendendo coperte
e sacchi a pelo, cuscini e cibarie. Alcuni cantavano, altri tenevano accese
tante candele. Blaise stava per posare la chitarra, nonostante le accorate
richieste dei ragazzi, quando qualcuno gli buttò sulle spalle il suo bomber
nero. Alzò lo sguardo sgranato e trovò gli occhi argentati di Malfoy. -
Draco…- mormorò. Il biondo fece finta di nulla, buttando a terra un po’ di
roba sotto le espressioni strabiliate di Ron e company. - Cazzo ci ho messo degli anni per
trovare qualcosa di caldo nel
tuo armadio.- disse burbero – La prossima volta la valigia te la fai da
solo, intesi?- e buttò a terra anche altre coperte, poi cercò Potter fra la folla.
Chiese abbastanza gentilmente a Ron dove fosse, usando un paio di parolacce
tanto per essere eleganti, quindi pensò di raggiungerlo ma poi cambiò idea e si buttò a
sedere accanto a Blaise. - Preferenze?- chiese Zabini, ora di nuovo col suo
magnifico sorriso sulle labbra. - Satisfaction del Rolling Stones!-
cinguettò Seamus passando birre e bevande calde. - Ci sta alla grande!- rise
Calì portando cucini e legna per i piccoli falò che avevano acceso. Alla
ritmica e leggera melodia della canzone, presto tutte le voci dei mezzosangue si
unirono perfettamente. Tutti quelli che la conoscevano si misero a cantarla e
per un attimo tutto parve una festa. Quando Harry tornò insieme a Dalton,
il grifone quasi non ci credeva…ma evitò di dirlo, anche solo di dimostrarlo con lo
sguardo. Si limitò a fregare a Malfoy una sigaretta, strappandogli
un’imprecazione, quindi si sedette fra Ron ed Elettra. Involontariamente le
passò un braccio attorno alle spalle e prese a sfregargliele. Il sorriso dolce
che si scambiarono attirò in un nano secondo tutto il picchetto. E fu tardi
quando se ne accorsero. Blaise intonò perfino la quinta sinfonia di Beethoven
come sfondo alla scena. - Allora?- mugugnò Weasley malizioso – Che storia
è?- - Perché? Che storia è?- gli fece eco lo Sfregiato mentre Elettra un po’
arrossiva. - Oh ma dai…- Calì, Ginny e Lavanda non stavano più nella pelle –
Harry come mai tutte queste effusioni?- - Io sono sempre coccolone.- ironizzò
sarcastico. - Si, come me…- sibilò Draco a bassa voce, passando
volontariamente e provocatoriamente un braccio attorno alle spalle di Hermione,
arrivata da poco e ancora basita dalla presenza dei Serpeverde. - Allora?
Dai! Elettra diccelo tu! Che succede?- - Oh, che due palle…- mugugnò il
bambino sopravvissuto. Si voltò un attimo verso la biondina, guardandola
dolcemente, poi sbuffò passandosi imbarazzato una mano fra i capelli – Io ed
Elettra…ci siamo messi insieme.- Scoppiò un grido colossale da tutto il
gruppetto e andò a finire che quasi tutto il Grifondoro arrivò a fare
congratulazioni al capitano di quidditch e alla sua grande cacciatrice che non
era mai stata così rossa e in imbarazzo in vita sua. Ci furono sparate maliziose
e commenti a non finire e quando Harry ne ebbe basta mandò tutti bonariamente
affanculo, tirandosi via Elettra verso il picchetto dei Corvonero. Ron si rimise
a sedere con gli altri ridacchiando e sistemando i ciocchi del falò.
- Ecco perché era così nervoso. Cazzo Herm, ma hai visto che faccia? L’ha
steso!- - Innamorato perso.- sorrise felicissima la Grifoncina, alzando il
viso dal libro che leggeva fra le braccia di Malfoy – Non vedevi com’era
eccitato? Stecche tutta la notte… ma povera Elettra però, devo avvisarla a
quello che va incontro.- - Oh ma dai siete dei sadici!- ghignò Blaise passando fumini
e sigarette improprie a Seamus e Neville – Era lì beato e gli andate a rompere le
uova nel paniere…e poi non avete visto la vostra amica? Datele fiato.- - Ok,
mezzora e poi ricomincio.- concesse Weasley levando il tappo a una Burrobirra per
scolarsela allegramente. - Ehi ragazzi! Qualcuno li stava chiamando e quando si
voltarono videro i quattro Auror raggiungerli con altre cibarie e specialmente alcolici
da falò. Li accolsero con grandi feste, Tristan particolarmente e
quel Milo che era davvero un sacco simpatico. Stettero un po’ tutti in
compagnia, bruciacchiando gli spiedini sulla fiamma. - Fai occupazione con noi Mc?-
chiese Kristine arrivando con Justin Bigs, Susan Bones e Anna Habbott. - Mi
piacerebbe ma devo fare la guardia al giardino. I Dissennatori potrebbero
trovare il modo per entrare.- - Abbiamo avvisato anche la Chips.- disse Jess
più formale, avvolgendosi nel caldo mantello – Se qualcuno di voi si fa male
andate da lei, non farà storie.- - Abbiamo anche le chiavi delle cucine!- cinguettò Tristan lanciando la chiave a Hermione
– Se avete fame andate a rompere a quei poveri elfi…- - Ecco e parlando di
fame e sete…- Milo si mise improvvisamente in piedi – Io vado a cercarmi
qualcosa da bere.- Sphin ghignò ironico – Attenti alla giugulare,
ragazzini.- - Figurati se oserai mai rifinirmi i miei dentini su delle prede
così giovani e …inesperte…- Milo attaccò a ridere, seguito da Tristan e dallo
stesso Sphin – Jess scherzo cazzo! Stai buono… o un bel morsetto lo vuoi
tu?- - L’unica cosa che voglio è che mi giri allargo.- replicò il biondo
sarcastico. - Magari puoi chiedere a Lucilla.- disse Tristan poco dopo quando
si misero di ronda – Lei beve sempre del sangue la sera. La fa stare meglio ma
non è sangue umano…non so se ti piace. Da quanto non ti nutri?- - Qualche
mese.- disse Morrigan vago, alzando le spalle con un debole sorriso – Ma sto
bene.- - Invece sei più pallido del solito.- Mckay lo guardò tristemente –
Milo dovresti smetterla con questa storia. Una bevuta non potrebbe farti che
bene e non puoi permetterti di perdere le forze, ora come ora.- - Si, lo
so…allora chiedo a Lucilla se la vedo in giro. Grazie Tri…- fecero per dividersi
quando cominciarono a sentire freddo. Raggiunsero Gazza e Hagrid all’ingresso
della scuola e videro della brina sparsa ovunque. I Dissennatori stavano
cercando di entrare…ma non ci riuscivano. Stavano cozzando contro una barriera
invisibile, probabilmente creata da Silente per tenere al sicuro gli
studenti. Ai picchetti invece andava tutto bene…almeno fino a quando non
arrivò Caramell con tutto il suo corteo del Ministero. Rimase sbalordito, lui e
i suoi collaboratori, a vedere tutta la scolaresca fuori a quell’ora e attaccò
subito a dare i numeri. Con lui c’erano alcuni genitori ma non fecero commenti.
Austeramente tirarono dritto verso i professori che li avevano aspettati per
andare nell’ufficio di Silente. - Chi erano?- chiese Justin Bigs, del
Tassorosso. - Caramell e genitori di alcune matricole.- mugugnò Harry
tornando dai suoi amici. - Matricole.- rise Draco maligno – Ci avrei
scommesso. Questi ancora non hanno capito come girano le cose a Hogwarts…già me
li sento urlare perché i loro figli si sono tagliati un dito nell’ora di
pozioni.- - E dire che mia madre non dice più nulla quando mi trova al San
Mungo con le ossa rotte.- disse Ron con aria fintamente triste,
scatenando l’ilarità di tutti quanti – Sul serio…quando l’avvisano che sono
ricoverato da qualche parte ormai dice solo di richiamarla quando starò meglio
per venirmi a prendere.- - O sotto terra!- frecciò Finnigan
ridacchiando. - Perché non sai che ha risposto mia madre alla segretaria di Caramell quando hanno chiamato casa mia l’anno
scorso per dirle che ero coinvolta nella morte di Voldemort!- sbuffò Hermione
facendo nuovamente sghignazzare Harry e Ron come pazzi –
Ha detto, testuali parole "Non mi racconta niente di nuovo, signora. Mi saluti mia
figlia!" e le ha sbattuto giù il telefono che quella cretina neanche sapeva usare
decentemente!- - Grande Jane!- celiò Harry dando un tiro alla canna che Blaise
passava ogni due secondi. - E’ sempre la migliore.- Ron si voltò di nuovo
verso le arcate – Secondo voi dovremmo mandare davvero qualcuno a parlare?
Adesso come adesso Caramell sbranerebbe anche Lucilla secondo me.- - Se, nei sogni magari lenticchia.-
sibilò Draco svaccandosi
meglio contro il cuscino – Basta mandare i Capi Scuola per
richiedere un’assemblea domani mattina. E se non vuole sentire si attacca al cazzo.
Di certo questo disgustoso campeggio sarà da proletari ma almeno gli faremo venire i
cinque minuti.- - Infatti…- Hermione alzò gli occhi al cielo stellato – Non
si sta neanche male e poi domani sarà sereno.- - Ma se fossi in te Potter stasera non mi farei
vedere...a meno che tu non voglia
farmi felice, facendoti sbattere fuori.- continuò il Serpeverde, coprendo anche la
Grifoncina. - Già, Caramell non ti sopporta.- mugugnò Lavanda dando ogni
tanto delle strane occhiate a Draco ed Hermione, come per sollecitare una
qualche dichiarazione ma i due continuarono a farsi i cazzi loro, specialmente
la streghetta che si rimise a leggere i suoi libri di Focalizzazione Percettiva.
Erano le undici quando il trio del Grifondoro decise di rispolverare i suoi
vecchi artifici da delinquenti. Harry si era portato appresso la Mappa del
Malandrino e anche il suo inseparabile Mantello, così tanto per precauzione… e
non riuscì a non usarli. Fece cenno a Ron ed Hermione di seguirlo quando tutti
erano impegnati a cantare a squarciagola Anarchy in UK. Infilarono i
corridoi in tutta calma e si misero sotto il mantello ma trovarono una specie di
mini riunione proprio in aula di Trasfigurazione, quella vecchia al secondo
piano, e il casino che vi regnava era tanto alto che per un attimo non
riuscirono a capire le tante voci che si sovrapponevano. La Mcgranitt strillava
contro Caramell un sacco d’insulti ed era tanto incazzata che Potter e Weasley
avrebbero voluto scappare mentre Hermione rimase indignata dai discorsi di quei
genitori che accusavano Silente di non essere abbastanza "protettivo" con gli
studenti. Come se fossero stati dei bambini! Ma il meglio assoluto fu quando
Piton, perdendo le staffe, mandò all’inferno il segretario di Caramell che li
aveva accusati tutti di negligenza. - Qua si mettono le mani addosso…- alitò
Ron, - è meglio andare.- - Si, filiamo.- sussurrò Harry e scapparono fuori da quella
bolgia di volata, s’infilarono persino fra i cespugli e quando uscirono di
nuovo in giardino, davanti a tutta la scuola, avevano la vaga impressione che quella
volta la faccenda non si sarebbe risolta con un bacio in fronte, un Cruciatus o un
calcio in culo. No… - Dove siete stati?- chiese Blaise, mentre si sistemava
nel sacco a pelo per suonare al caldo e copriva Malfoy che si era appisolato, in
barba a tutti quelli che scorrazzavano allegri anche a quell’ora di notte e con
quel freddo. Weasley spiegò velocemente a Zabini la situazione, senza scendere
nei particolari, intanto Harry fermò la Grifoncina in un angolo. - Qualsiasi
cosa tu abbia in mente non farla.- le disse serio. - Cosa ti fa credere che
potrei fare sciocchezze?- replicò sarcastica. - Il fatto che tu ora
possa mettere le ali.- Potter
la guardò con aria eloquente, poi cercò con gli occhi verdi di colpo brillanti
qualcuno fra la folla. E la trovò a parlare poco più in là insieme alla squadra
di quidditch di Dalton, accanto a un falò dei Corvonero. Il riverbero del fuoco le
arrossava le guance di pesca, la bocca umida era diventata lucente…tutta da
baciare. Dio, gli faceva davvero andare il cuore in gola. Ogni volta che
sorrideva per lui…gli venivano i brividi… A un certo punto la bella Granger
lo spinse leggermente e allora si accorse che non l’ascoltava più…ma la sua
migliore amica lo stava dirigendo da Elettra. Si chinò a baciarle la guancia,
abbracciandola forte…e poi andò a raggiungere quella biondina che gli aveva
rapito i pensieri. Le arrivò alle spalle e l’abbracciò di schiena, cogliendola
di sorpresa…e da lontano Hermione si sentì felice. Le voci ovattate, i
fuochi…quello sguardo che da tanto tempo non vedeva sulla bocca di Harry e il
tenero ma forte abbraccio di Elettra alla sua vita. Dalton e Justin Bigs che
facevano le congratulazioni a entrambi, la bella squadra del Grifondoro unita
nel festeggiarli… - Qua c’è decisamente troppa gente che non si fa i fatti
suoi…- mugugnò Harry, abbassandosi sull’orecchio della biondina – Ho voglia di
scappare.- Elettra sorrise appena, limitandosi a stringersi di più a
lui. - Mi spiace per il casino di prima.- continuò il Grifondoro – Ma quelli
sono peggio dei mastini quando ci si mettono.- - Prima o poi l’avrebbero
scoperto.- disse lei, pacata. - Si ma…ti volevo tutta per me ancora per un
po’ di tempo.- Harry le sfiorò velocemente le labbra, facendola tremare come una
foglia per l’emozione. Quando la sentiva così fragile avrebbe dovuto
trattenersi, invece avrebbe voluto diventare una belva. Elettra riusciva a farlo
diventare matto con uno sguardo, con quei suoi occhioni blu stupendi…con le sue
manine piccole e veloci…stava cominciando letteralmente ad adorarla…e a
desiderarla come nulla al mondo. Ma
sapeva anche che doveva andarci piano…lei era…troppo importante. Eppure per
tanto tempo l'aveva considerata un'amica, una sorellina. E nulla di più. Non
sapeva dire cosa fosse cambiato e cosa gliel'avesse fatta vedere in
modo diverso. Non capiva
come, perché…eppure al ballo di primavera era stato diverso... forse quando
avevano ballato. Forse quando l’aveva tenuta fra le braccia, scoprendo un corpo
gracile ma sinuoso, un’Elettra che prima non avrebbe immaginato. O forse era
sempre stato attratto da lei, solo che essendo più piccola di lui e anche la sua
preziosa cacciatrice non aveva potuto sviluppare per lei quel sentimento che ora
cresceva prepotente. Lo stesso sentimento che nello spogliatoio del Corvonero
gli aveva fatto quasi commettere un passo falso. Accecato dal desiderio
aveva esagerato e se n’era pentito ma Elettra non aveva fatto caso all’incidente.
Pareva quasi che se ne fosse dimenticata… - Perché mi guardi così?- le
chiese, carezzandole le gote. Ricevette in risposta solo un breve sorriso,
prima di un bacio mozzafiato che gli fece toccare il cielo con un
dito. Hermione, sempre da lontano, sogghignò ma poi all’improvviso
abbassò il volto, avvertendo una strana malinconia. E anche Draco, che le
apparve a fianco sbadigliando e mezzo assonnato, si fermò a guardare quella
scena. - Quella poveretta mi fa quasi pena.- bofonchiò. La Grifoncina
tacque, girandosi a guardarlo intensamente. Uno sguardo sotto cui Malfoy si sentì quasi
nudo. Senza capire perché capì di doversene sottrarre e tornò a guardare di
nuovo Potter…quando nel suo cuore avvertì nascere un desiderio strano. Ricordò
gli occhi dorati della streghetta e vi lesse della tristezza. Ora era triste
anche lui…e sapeva il perché. Per questo motivo si girò e le prese le mani,
intrecciando le dita con le sue…quasi senza pensarci. E lei si mosse per
scostarsi. - Cosa fai?- chiese, sentendo gli sguardi di tutti puntati su di
loro – Che ti prende?- ma il biondo Serpeverde era già chino sulla sua fronte e
con un rapido movimento se la schiacciò addosso, passandole un braccio attorno
alla vita. - Ma dai…- Hermione non sapeva più che fare – Draco ci guardano
tutti…- - Hanno gli occhi per guardare…che guardino…- rispose, fissandola
fino a trapassarla. E allora anche Hermione capì. Era solo una breve fiamma.
Un breve desiderio che si sarebbe spento. Ma non lo rifiutò. E lasciando tutta
Hogwarts nel silenzio più assoluto gli gettò le braccia al collo e si lasciò
baciare, mentre tutto…di colpo…spariva. Tutto e tutti. Nessuno più che si
stupiva di loro due insieme. Loro due insieme non erano più
impossibili… Almeno per quella notte.
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Capitolo 25 *** Capitolo 25° ***
Scusate gente, non ho ben capito
perchè il carattere cambia a metà dei capitoli. So che non è bello a livello
visivo ma passateci sopra finché non capirò che succede.
Era quasi l’alba quando Harry aprì gli occhi,
sentendo di avere in bocca del veleno. Aveva bevuto troppo la sera
prima… Si mise faticosamente a sedere nel sacco a pelo, avvertendo un dolore
atroce alla testa. Se la massaggiò svogliatamente, dandosi un’occhiata attorno.
Ron e Blaise accantonati in un angolo con Seamus Finnigan sbattuto di traverso
su di loro, Grifondoro accozzati in gruppi, Corvonero accatastati furbescamente
contro un falò ancora acceso alimentato da una specie di sentinella, Tassorosso
moribondi per il freddo nonostante le molte coperte…e …Malfoy svaccato addosso a
Hermione, con quella maledettissima bocca sul collo della sua migliore
amica. Stava per ammazzarlo nel sonno, soffocandolo nel cuscino, quando
avvertì qualcosa di più prepotente dell’istinto omicida. Ovvero il corpo caldo
di Elettra contro il suo. Abbassò lo sguardo su di lei. Ancora lo teneva
abbracciato e il viso era delicato, riposato…e dolcemente roseo. Era un
angelo…anche spettinata, con quei capelli biondi d’angelo e quelle ciglia
soffici che le sfioravano le gote. Si chinò a baciarle le tempie ed Elettra
mugugnò qualcosa, stringendolo di più. Così si ridistese, poggiandosi su un
gomito a contemplarla. Cominciò a carezzarle le spalle con fare dolce, la
testolina sempre fra le nuvole…e quando non resistette più la baciò, finendo con
lo svegliarla. Quando la cacciatrice aprì gli occhi per poco non cacciò un grido
ma Harry le tappò di nuovo la bocca, sigillandola con un altro bacio. Doveva
averla spaventata. Non si era ricordata dov’erano…e dopo l’iniziale spavento si
lasciò andare, arrendevole e felice. – Ben svegliata…- le disse, a fior di
labbra. - Buon giorno anche a te…- Elettra si staccò solo per stiracchiarsi e
sbadigliare – Che ore sono?- - E’ troppo presto.- la zittì, portandosi su di
lei, baciandola ancora e ancora. - Ehi…- Harry si fermò all’improvviso,
sentendosi fissato…e infatti si voltarono entrambi alla loro sinistra per
trovarsi Malfoy ed Hermione che li guardavano, per l’ennesima volta, in
postazione di prima fila. - Ma prendetevi una stanza!- si lagnò la
Grifoncina, coprendosi fin sopra gli occhi. - E tu prenditi una cintura di
castità.- ironizzò Potter sarcastico verso l’amica. - Io se non altro non
violento la gente di prima mattina.- replicò Draco, sentendosi tirato in
causa. - Cazzo ma tornatene a dormire!- gli sibilò Harry già snervato. - E
chi ci riesce più Sfregiato…- il Serpeverde si alzò a sedere nel sacco a pelo
che aveva utilizzato abusivamente visto che Hermione non gli aveva mai dato il
permesso per infilarcisi. Aveva la bocca tutta impastata. Era fin troppo chiaro
che un Malfoy non era adatto per le scampagnate notturne anche perché Draco, la
mattina, non si suicidava giusto se rigorosamente gli veniva servito un caffè
nero senza zucchero, più lo spazzolino col dentifricio rigorosamente alla
menta…altrimenti per lui la giornata non iniziava neanche. Si mise in piedi e
mugugnò qualcosa sul fatto che se ne andava nei bagni a rimettersi in quadro e
poi nelle cucine ma prima che riuscisse a scavalcare tutta la scolaresca riunita
ci andò parecchio. Quasi ammazzò Blaise pestandolo e rotolò in mezzo a un branco
di ragazzine di Tassorosso che quasi se lo spolparono…naturalmente con questo
svegliò definitivamente tutti. Ed erano solo sette… Dalton attaccò a
bestemmiare come un turco visto che odiava i risvegli bruschi mentre Justin Bigs
continuò tranquillo a sonnecchiare, intanto che la Mayers un pelo spettinata ma
meno imbalsamata cominciò a girare fra i duecento e passa studenti per chiedere
la lista dei generi di prima necessità. - Ho il torcicollo…- mugugnò Ron con
lo spazzolino in bocca, poco più tardi, davanti allo specchio. - Io ho
la schiena praticamente sbriciolata.- disse Harry, lavandosi la faccia. - E
così fate sciopero!- sentenziò Mirtilla Malcontenta acuta, aleggiando alle loro
spalle. Naturalmente erano di nuovo nel bagno delle ragazze e chi non l’aveva
mai vista era anche un pelino angosciato da quella sua faccia da…cadavere. Draco
fortunatamente era ancora più in coma di lei, così non litigarono…e Blaise era
sempre cortese anche a quelle ore indecenti, quindi si rifecero il trucco come
le donne e poi uscirono per i corridoi, ignorando le imprecazioni di Gazza che
li richiamava all’ordine. Andarono in cucina a trafficare con incantesimi magici
degli elfi visto che non ci pensavano neanche a farsi da mangiare alla buona
vecchia maniera ma a quanto pareva, oltre a Malfoy che tracannava solo caffè con
l’aria più pacifica che gli avessero mai visto in faccia, gli altri erano nel
panico. Justin Bigs e Blaise si rigiravano fra le mani un libro di cucina,
invocando a gran voce gli elfi che sembravano essere spariti, mentre Dalton
girovagava fra le lunghissime tavole, ghiacciando davanti a mannaie di vario
genere e lunghezza. C’erano poi tante pentole per eliminare la fame nel
mondo… - Oh ma come cazzo si usano?- rognò Ron seccatissimo, buttando via
altri ricettari. Fece un po’ di casino con scodelle e caraffe quando accadde
qualcosa…di moltooo strano – Ho così fame che mi mangerei un bue intero!- abbaiò
e in quel momento, come invocato con un incantesimo, sentirono uno
strano…muggito. I ragazzi si girarono alle loro spalle, prima di tutti Malfoy
che sbatté le palpebre e poi rimasero in silenzio. C’era un bue in cucina,
davanti a loro…e li guardava coi suoi occhioni lucidi e tondi,
ruminando. Tempo un secondo per riprendersi e Dalton si avvicinò stranito
all’animale. Azzardò a toccarlo…era vero… - Ci vuoi anche le patatine?-
ironizzò Blaise verso Ron. - Che diavolo incantesimo è?- allibì il
Corvonero ma il rossino tirato in causa era il più sconvolto di tutti. Lui non
aveva mai fatto nessun incantesimo! Il suo era stato solo un modo di dire! Aveva
solo fame… Stavano per fargli altre domande quando uno strillo acutissimo
fece sputare a Draco quasi tutto il caffè. Si sbrodolò tutto, bestemmiando
allegramente e quando Hermione si precipitò nella cucina con la faccia di chi
sta per collassare, sventolando un calendario, non le fecero neanche troppo
caso, visto il bue. - Ragazzi!!!- urlò, dopo essere sbiancata davanti
all’animale – Dio, è un disastro! Una catastrofe!!- - Che cosa, il bue?-
frecciò Harry – No, ci ricaviamo qualche braciola per stasera...- - IMBECILLI
NON CAPITE?!- gridò la Grifoncina afferrandolo per il collo – SIAMO NEI
GUAI!- - Ci spieghi che succede?- la calmò Zabini – Herm perché hai un
calendario?- - Guardate che giorno è oggi!- strillò, indicando il 10 di
aprile. - Oh…- Harry e Ron si picchiarono un palmo aperto sulla fronte –
Cavolo, tra dieci giorni è il tuo compleanno!- - Ma va?- Justin le sorrise –
Ti faremo una festa allora, Granger.- - Davvero Herm! Che vuoi per regalo?-
gli fece eco Blaise e Draco pensava già a come "festeggiare" quando lei li prese
a ceffoni uno per uno, Malfoy compreso che non aveva fiatato e Dalton che ancora
cercava di capire se quel bue era magia o no e non aveva fatto commenti
osceni. - Manica di deficienti!- stava per mangiarseli, visto quanto era
agitata – Oggi è il dieci aprile! Siamo in un anno bisestile ed esattamente
cinquecento anni fa la strega Naie gettò una maledizione su questo giorno!- e
vedendo che ancora non capivano fu chiara – Oggi è il giorno delle Frasi Fatte!
Qualsiasi frase fatta diremo questa diventerà realtà!- - Ohhh…- fecero in
coro, tutti rispettosi. - Ecco il perché del bue allora!- ci arrivò Ron. -
Si, ecco il perché del bue!- ringhiò la Granger snervata – Dobbiamo avvisare
tutti quanti! È pericoloso!- - Guarda che ci sono frasi fatte molto carine.-
le fece presente Weasley divertito. - No, non se comportano la presenza di
questo bue!- replicò collerica. E infatti… Entrò Seamus, stiracchiandosi e
sbadigliando – Ciao gente! Che facce avete…sembrate delle mummie!- In un
attimo quelli nel suo campo visivo, ovvero Ron, Justin e Harry si ritrovarono
avvolti in dieci chili di bende e spalmanti per terra. Dovettero srotolarli per
una buona mezzora, dopo aver massacrato Finnigan di botte…e allora, tanto per
aggiungere altra sfiga, arrivò Neville a dare l’ultima mazzata. - Ragazzi,
avete visto il cielo? Mi sa che oggi ci sarà un tempo da cani!- A mezzogiorno
erano ancora sommersi di cuccioli, cani di razza, di razza mista, di taglie
piccole e grandi…tutti quanti belli contenti di essere a Hogwarts, dopo essere
piovuti dalle nuvole. Grazie al cielo era passato Jess che dopo essere stato
informato della cosa li aveva fatti sparire tutti con un semplice contro
incantesimo ma la Mayers era subito stava informata della cosa e si stava
velocemente allestendo un palco piuttosto rudimentale per avvisare tutti gli
studenti della situazione. Non fecero in tempo, sfortunatamente, per sistemare i
primi piccoli danni: per esempio qualcuno aveva trovato Miria Meredit e le sue
amiche insopportabili e si era preso la briga di dire loro di smetterla di
starnazzare come oche…tempo due minuti e andava in giro facendo versi ameni,
sbattendo le braccia e camminando in maniera alquanto bizzarra. Draco che se la
vide passare vicino quasi si sentì male… - La sfiga ce l’ha con noi.- sibilò
Nott tornando dalle cucine con caffè e ciambelle. - Neanche hai tutti i
torti.- disse il biondo, seguendolo verso il loro accampamento. - E’ follia
questa storia.- Lavinia Leptis scuoteva il capo, imbacuccata nella sua giacca
costosa – E’ impossibile stare a centellinare le parole. Adesso poi mi vengono
in mente solo frasi fatte, accidenti!- - Secondo me non funziona con tutte.-
replicò la Bulstrode acida come sempre. - E come facciamo a sapere quali sono
innocue?- saltò su l’altra – E’ pericoloso.- - Ecco, tappatevi la bocca e
basta.- disse Harry che era appena stato ricoperto da mezza tonnellata di paglia
dopo che Kristine aveva avuto la bella pensata di sbraitare che "trovare tutti
gli studenti mancanti per avvisarli del pericolo era come cercare un ago in un
pagliaio." Se avesse potuto l’avrebbe ammazzata e le palle gli giravano a
livelli indicibili. - Ehi San Potter…- Draco lo richiamò seccato – Come siamo
messi col palco?- - Una quarantina di persone mancano all’appello.- gli disse
irritato – Ho mandato West a cercarli.- - Tristan l’avete
avvisato?- Nessuno seppe nulla degli Auror almeno fino a quando non videro
arrivare Jess Mckay insieme ad Hagrid. Il fratello maggiore di Tristan pareva
di umore un po’ meno teso e si fermò a chiacchierare col guardiacaccia per
qualche minuto, poi tornò da loro. Lo salutarono, quando rimasero un po’ stupiti
di vederlo agitarsi leggermente. - Tutto ok?- gli chiese Draco, che lo
conosceva meglio di tutti. - No Malfoy…- mugugnò il biondo scocciato – Dai
Milo, sta fermo!- ringhiò, voltando il capo sopra alla spalla. E capitarono il
motivo del suo fastidio quando videro un pipistrello arrampicarsi allegro sulla
sua schiena. Alla fine Mckay riuscì a tenerlo appeso sotto il braccio, nascosto
all’ombra del mantello stesso. - E’ Milo quello?- chiese Blaise – Allora
siete tutti Animagi.- - Noi si…- disse Jess ironico – Milo mica tanto…- -
Tappati la boccaccia!- borbottò il topo volante con vocetta roca e melliflua,
riprendendo le sue sembianze umane e ficcandosi il cappuccio sulla testa – Un
giorno o l’altro ti mordo Mc!- - Provaci…- lo sfidò Jess con un ghigno
diabolico – E ficcati gli occhiali o finisci incenerito…non ho voglia di
raccoglierti con la scopa e la paletta come al solito!- - Già, sai che
lavoraccio ricomporti poi?- ridacchiò Sphin raggiungendoli. Accorgendosi
delle occhiate stranite di tutti stavano per spiegare, Morrigan specialmente
visto che odiava i misteri quando Hermione, con una semplice occhiata, stupì
tutti quanti. - Sei un Diurno?- chiese pacata. Jess e Sphin erano
strabiliati – E tu come lo sai?- - Ha gli occhi color topazio, è pallido…non
è un Animagus e si sa trasformare in un pipistrello. E poi da come ne parlate
sembra che il sole gli dia fastidio. Sei uno dei Diurni vero?- - Un Diurno?-
Grifoni e Serpi non sapevano neanche cosa fosse. Ora Milo si sentiva un
po’ osservato ma Tristan arrivò a salvarlo come sempre, tutto sorridente. Passò
un braccio attorno alle spalle di Hermione e fece un ghigno sadico – Ragazzi
ecco la mia allieva preferita! Complimenti Herm, ottimo occhio. È davvero un
Diurno…o mezzo vampiro.- spiegò agli altri che non capivano una mazza. -
Mezzo vampiro?- Harry era diventato il ritratto della curiosità – Io credevo che
i vampiri fossero solo di stirpe. Gli altri non possono avere figli!- - No ma
se un vampiro morde una donna in dolce attesa…- fece Tristan. I ragazzi si
rattristarono di colpo ma Milo si affrettò subito a rettificare. - Calma
gente, è tutto ok…- - Ma davvero ti puoi incenerire?- chiesero Ron e Harry
in coro. - Si ma poi mi ricompongo.- spiegò giulivo. - E hai tutti i
poteri dei vampiri! Ma puoi stare al sole! Figata!- celiò Seamus. - E Jess
l’hai mai morso?- cinguettò Tristan, mimando la voce di una ragazzina. -
Fanculo.- mugugnò l’altro, scocciato – Dai ragazzi, diamoci una mossa. Avvisiamo
tutti quanti prima che si scateni un putiferio e chiunque andrà a parlare con
Caramell…per favore…nessun casino!- - In compenso l’arrivo di Sofia potrebbe
essere provvidenziale per una volta.- disse il prof di Difesa. - Bhè, in
effetti è vero.- Jess la cercò con lo sguardo fra la folla degli studenti – La
sua abilità nei Contro Incantesimi potrebbe esserci molto utile.- Passarono
parecchi minuti prima che tutto fosse pronto sul palco e già si vedevano i primi
disastri. Una matricola di Corvonero venne sommersa di ratti ballerini quando
disse "Spiacente per Caramell ma oggi i topi non ballano"; uno del sesto anno di
Serpeverde si ritrovò col corpo smembrato, ma ancora vivo, quando disse "Sto a
pezzi…" per la nottata passata fuori…ma il meglio fu una compagna di Elettra,
una specie di eremita, che mugugnò a bassa voce di sentirsi "come un pesciolino
for d’acqua" in quella situazione. Dovettero tuffarla nella fontana, onde
evitare di farla morire ma grazie al cielo Sofia Mckay fin da bambina aveva
sempre avuto il pregio di saper rimediare ai vari guai che combinava ed era
espertissima in contro incantesimi e annullamenti che svolgeva con un semplice
schiocco di dita. Una qualità rara e preziosa se solo la ragazza fosse stata più
volenterosa verso i guai altrui… Jess osserva sua sorella…e si chiedeva che
diavolo combinasse… Non che Sofia Mckay fosse mai stata molto presente in
famiglia, tanto meno a cene e riunioni e né lui né Tristan sapevano come si
mantenesse. In poche parole Sofia li aveva estromessi dalla sua vita anche se
ogni volta che si erano visti lei era sempre stata molto dolce, sempre la stessa
Sofia un po’ frivola e tanto leggera in tutte le cose della vita. La stava
ancora guardando rimettere a posto il pesciolino rosso quando avvertì una
presenza fortissima e inquietante alle spalle. Si girò e vide Lucilla che
parlava con suo fratello Tristan. Portava una specie di contenitore termico fra
le mani, quello usato per il caffè ma quel particolare passò in secondo piano
quando li vide baciarsi. Serrò la mascella e quando Tristan corse da Milo con
quel contenitore non distolse lo sguardo, lasciando che s’incontrasse con gli
occhi azzurri della Lancaster. Lei non salutò, si limitò a fissarlo. Non poté
impedirsi di avvicinarla. Rimasero l’uno di fronte all’altra per parecchio
tempo…e Lucilla si stupì nel vedere quanto poco Jess Mckay fosse invecchiato.
Era sempre lo stesso…con quegli occhi verdi così fieri. A volte anche freddi
però. E duri, rigidi. Fin da bambina l’aveva sempre ritenuto troppo…troppo
orgoglioso. - Da quanto sei tornata?- le chiese all’improvviso. - Da
prima di Natale. Ad Halloween.- - Come hai fatto a uscire dalla dimensione
senza tempo?- Lucilla rispondeva pacata e calma – Ho accumulato energie per
tre anni laggiù. Sono bastate per liberarmi.- - Tristan mi ha detto che ti
stai ancora riprendendo…- Stavolta la vide ridere a mezze labbra – Vuoi dirmi
che t’importa Mckay?- Jess tacque, posando lo sguardo altrove – M’importa di
mio fratello.- Lucilla capì subito e stavolta rise davvero, anche abbastanza
amaramente – Tranquillo Jess. Non mi farò mettere incinta per incastrare lui…né
la vostra famiglia.- e vedendolo fremere sogghignò sarcastica – Perché è questo
che t’interessa vero? A te non importa che stia bene, come ho fatto a uscire
dalla dimensione senza tempo…no, a te importa solo che non abbia messo le mie
ignobili grinfie da mezzosangue sul tuo ingenuo fratellino. Tranquillo,- disse
allora gelida – il sangue dei Mckay non verrà macchiato. E nemmeno quello dei
Lancaster. Te lo posso assicurare.- E guardandolo con disprezzo sparì, prima
di permettergli di replicare a quelle accuse.
Era ora di pranzo quando i
ragazzi si diressero alla cucina con il morale sotto i tacchi. Caramell era
stato inflessibile, li aveva praticamente mandati al diavolo dopo che Harry gli
aveva detto chiaro e tondo che avrebbero fatto occupazione fino a quando non
l’avrebbero smessa con quell’assurda storia che Silente doveva licenziarsi. Il
Ministro si era incazzato come una iena, aveva urlato insieme ai genitori, aveva
minacciato…e alla fine aveva capito che non ci sarebbe stato nulla da fare anche
perché i ragazzi, furbi più di lui, avrebbero seguito ugualmente le lezioni
delle loro giornata, senza dargli il benché minimo pretesto per rompere
ulteriormente le palle. E dopo un pasto veloce il settimo si era diretto in
sala duelli, decisi ad allenarsi come non mai. I cinque palchi erano
occupati, altri facevano lezione di scherma con Sphin, Milo si divertiva a
vedere i Tassorosso alle prese con qualche mostriciattolo non proprio innocuo ma
nel complesso tutto era tranquillo. Nella piattaforma scolpita col cerchio
bianco di difesa, Serpeverde e Grifondoro vennero messi davanti al famoso
armadio dei professori. Si agitava ma stavolta dentro non c’era un
Molliccio. - Ragazzi, prestate attenzione.- Tristan stava davanti a loro, giù
dalla piattaforma Jess e Lucilla – Come potete immaginare abbiamo di fronte una
creatura mostruosa. Il professor Lupin mi ha detto che vi ha messo davanti un
molliccio quattro anni fa. Bene, ora vi mostro qualcosa di meno pericoloso di un
demone di stirpe…ma altrettanto insidioso. Si tratta di un Ibrido, un essere
creato da un mago. Il Reparto sullo Studio delle Nuove Specie Magiche lo chiama
Illusio. È un Molliccio potenziato. L’Illusio non si limita a spaventarvi, a
farvi prendere i sensi… un Illusio sa attaccare con la stessa forza della reale
paura che voi avete in corpo. Non ha forma ben definita ma solitamente è una
sostanza trasparente che si aggira nella notte. Se ne contano pochi per il
momento ma alcuni Gagia si stanno specializzando. Dunque…l’Illusio non si
combatte col Riddiculus, chiaro. Va combattuto come se fosse un qualsiasi altro
mostro…quindi dovrete combattere contro la vostra paura vera e propria. So che
non è facile.- guardò i ragazzi spaventati – E’ una prova molto pesante. Ma
…qualcuno di voi vuole tentare?- Ci fu un lungo silenzio, gente che si
guardava timorosa, altri che si rimpicciolivano… - Nessuno di voi ha paura di
un misero topolino, vero?- chiese ancora Tristan cercando di spezzare la
tensione. - Bhè…non è mica tanto facile…un conto era avere il Riddiculus…ma
così allo sbaraglio…- fece Potter. - Tu di che hai paura Harry?- gli chiese
l’Auror sedendosi sui gradini della piattaforma. - Ancora dei Dissennatori.-
rispose il grifone pacato – Anche se so usare il Patronum mi fanno sempre
paura.- - Perché?- andò avanti Tristan. - Mi fanno…sentire la voce di mia
madre mentre muore.- spiegò il Grifondoro con tono piatto. - E hai imparato a
combattere la paura, però…- disse il Mckay rimettendosi in piedi, rivolgendosi
ora a tutta la classe – Vedete, è fondamentale riconoscere prima di tutto la
propria paura. Molti di noi ritengono di avere leggere fobie…ma poi ci
accorgiamo di avere un terrore folle per tutt’altro. L’Illusio serve anche a
questo. Non volete dirmi di che avete paura?- chiese a tutti gli altri – Harry
l’ha fatto…avanti…- Ron fece una smorfia – I ragni…giganti.- - Ah si, lo
so…- Tristan lo guardò comprensivo – La prima volta che ne ho ucciso uno mi sono
sentito meglio.- - L’acqua.- mugugnò Blaise dopo qualche secondo – So
nuotare, anche bene…ma ho paura di affogare.- - Ottimo Blaise, vedrò cosa
fare per te. Bene, avanti…qualcun altro Draco?- Il biondo alzò le spalle,
rifiutandosi di guardarlo in faccia – Le altezze.- buttò lì, mentendo. Jess
alzò un sopracciglio in contemporanea col fratello minore e anche Lucilla non
disse nulla mentre gli studenti andavano avanti. Fu un po’ un lavoro da
psicologi ma alla fine Hermione si stufò. Lei non sapeva di cosa aveva paura…
si, aveva la fobia di non essere preparata agli esami ma…quelle erano solo
sciocchezze! Così quando chiese a Tristan di poter provare l’Auror non le
disse di no. - Sempre la solita.- sibilò Draco quando lei prese la bacchetta
dalla borsa. - Se non altro saprò di che cosa ho paura davvero.- rispose,
salendo sui gradini. Si mise nel cerchio magico e attese, fissando un po’
preoccupata l’armadio che traballava. Prese un bel respiro, come faceva sempre
quando Tristan la metteva davanti a un qualche mostro e si concentrò. Il suo
prof le si mise alle spalle, con un gesto liberò la serratura e un’anta si aprì
lentamente. Trattennero il fiato…ed Hermione, Tristan, Lucilla…Harry, Draco e
tutti quanti sgranarono gli occhi fino al limite quando dall’armadio uscì
un’altra Hermione, armata di bacchetta. Camminò dritta e fiera fino davanti
alla vera Grifoncina…ghignò, poi prima che la Lancaster potesse urlare a Tristan
di scappare via, questa alzò la bacchetta e con una potente magia d’attacco da
poco imparata scaraventò Hermione a terra, facendole mancare il fiato anche per
la sorpresa. Tutti erano sconvolti, nessuno capiva. - Ha paura di se
stessa…- mormorò Lucilla a bassa voce facendo voltare anche Jess. Tristan per
primo cercò di capirci qualcosa…la paura più grande di Hermione era…lei
stessa! La Grifoncina fece appena in tempo per rimettersi in piedi,
assolutamente sconvolta. Guardava se stessa, la sua avversaria…e cominciò a
tremare, senza rendersene conto. La vide cercare di colpirla ancora ed evitò la
magia, gridando e piegandosi a terra ma l’Illusio non le dava pace. Continuò e
continuò ad attaccare fino a quando non finì per colpire i suoi compagni. A quel
punto intervenne Tristan e bloccò la finta Hermione con l’Immobilus. Quando
tutto fu finito Hermione ancora tremava. Venne subito soccorsa da Harry e Ron…ma
era davvero provata. Era pallida e terrea. Scappò fuori di volata non
appena le dettero un attimo di pace, lasciando Tristan a chiedersi come poter
risolvere una situazione del genere. Non si era mai trovato di fronte a una cosa
di tale portata…e non sapeva come aiutarla. Quello in fondo era il suo dovere
eppure stavolta non sapeva davvero dove sbattere la testa. Poco più tardi
stava davanti alla porta del bagno di Mirtilla insieme a Harry, Ron e mezza
scuola, pregandola di uscire o di farli entrare ma con un incantesimo aveva
bloccato la serratura. - Sai cos’è?- cominciò a ringhiare Potter – E’ tutta
colpa di quel fottuto maleficio che le ha fatto la Leptis! Con quel ribaltamento
di personalità ha cominciato a dare i numeri e adesso ha paura di dire o fare
ancora qualcosa che secondo lei non è "consono" alla vera Hermione. Merlino…-
sibilò, dando un calcio al muro. - In effetti potrebbe essere quello il
problema.- mugugnò Mckay seduto a terra – Ma resta il fatto che se ha paura di
se stessa qua il casino è davvero grosso. Io non sono uno psicologo, non so
spiegarle cosa di preciso tema di se stessa. Potrebbe essere anche che ha paura
di scoprire fino in fondo i suoi poteri. A Lucilla è accaduto spesso.- - Se
vai a chiedere a quella siamo a posto.- mugugnò Sofia arrivando dall’altra parte
del corridoio. Si piantò davanti a suo fratello maggiore e scosse il capo – Non
è così che una donna risolve la situazione sai? Lasciale il tempo per pensare,
noi a differenza di voi maschi prima pensiamo e poi agiamo.- - Questa frase
fa abbastanza ridere in bocca a te, sorellina.- rispose il prof di Difesa
ironicamente – Comunque…si, hai ragione. Quando Hermione vorrà uscire e vorrà
parlare con noi sarà perché lo vorrà davvero. Costringerla ora come ora non ha
senso.- - Si ma…- Ron guardò ancora la porta chiusa – E’ lì da sola…- -
Con Mirtilla...- aggiunse Lavanda Brown disgustata – Poveretta. Mi spiace
tanto…- Alla fine Mckay riuscì a trascinare via tutti quanti, Sofia
compresa…ma nell’aula vuota dei duelli c’era qualcuno che guardava l’armadio
dell’Illusio con una tale bramosia negli occhi che nessuno avrebbe considerato
umana. Quello sguardo gelido non poteva essere vero…non conteneva sentimenti.
Ma solo brama, desiderio. Un desiderio malato, pensò Lucilla sentendo le
lacrime salirle agli occhi. Era malata, pensò ancora quando aprì l’anta con
un gesto. Ma lei…lei voleva solo rivederlo. Anche se le avrebbe fatto del
male. Anche se avrebbe tentato ancora di ferirla. Voleva rivederlo… Chiuse le
palpebre, rinnegando ogni pensiero…perché un odio immenso e un amore malato in
lei si stavano mescolando in un sentimento unico, che la faceva tremare, che la
faceva star male… E quando sentì una mano fredda sul viso si lasciò sfuggire
un gemito. - Quanto mi sei mancata…- No, era solo un’illusione. L’Illusio
le leggeva nella testa. Non era lui. Quello che aveva davanti non era
Tom. Si sentì abbracciare…si sentì morire contro la sua spalla. E tremò di
più quando Voldemort le portò una mano sul tatuaggio del giglio e sulla
cicatrice…per poi stringere forte. Un grido le mozzò il fiato, la fiamma si
spense. Ritornò a lottare contro quella follia ma era tardi. Cadde a terra e
lui sopra di lei, guardandola coi suoi occhi ora rossi. Alzò una mano verso
di lei e quando Lucilla pensò che quella mano era stata la stessa a uccidere
tutto il suo mondo… tutto ebbe finalmente un senso. Un altro…un altro prezioso
senso.
Stavano cenando tutti accampati in giardino, sotto un cielo mezzo
stellato e mezzo coperto… La giornata in fondo poteva dirsi conclusa ed
Hermione continuava a non staccare lo sguardo dal soffitto del bagno. Non aveva
pianto, non aveva gridato…era rimasta lì tutto il giorno, a guardare per aria. A
chiedersi perché. Aveva paura di se stessa…incredibile. Si, l’aveva sempre
saputo di covare qualcosa dentro, da quella volta in cui un maleficio aveva
portato a galla la parte più buia di sé. Ma arrivare ad avere il terrore di se
stessi era davvero grave, pensò amara, accendendo l’ennesima sigaretta, dopo il
mucchietto di quelle spente a terra. Aspirò una boccata, guardando i rivoli
di fumo azzurrognolo che s’inanellavano verso l’alto. - Ridicolo…- bofonchiò
ironica, a bassa voce. Passò solo qualche secondo quando un rumore la scosse.
Qualcuno stava scardinando la porta del bagno…e sapeva anche chi era. Draco
Malfoy dette uno strattone alla porta, facendo traballare i cardini e poi le si
piazzò davanti. Hermione notò che era un po’ alterato. Giusto un pelino. -
Hai intenzione di metterci le radici qua dentro?- le sibilò furente. La
Grifoncina non era dell’umore, ma gli rise ugualmente in faccia – Spiacente ma
oggi non sono disponibile, Draco. Dovrai trovarti qualcun’altra o chiuderti nel
bagno da solo.- Il Serpeverde ebbe uno scatto di stizza ma non lo sfogò,
limitandosi a fissarla quasi con odio. - Non era di questo che parlavo.- -
A no? E allora cosa vuoi?- - Che torni davanti a quell’Illusio.- Hermione
sollevò gli occhi dorati dalla sigaretta, ora pallida in viso – No.- disse
lapidaria. - La paura va affrontata! La tua poi viene prima di tutte!-
replicò afferrandola per il polso e tirandola in piedi a forza. La trascinò
faticosamente alla porta, mentre la streghetta scalciava e si divincolava. Alla
fine se la caricò in spalla stufo di tutte quelle storie, fregandosene delle sue
grida…peccato che una volta arrivati in aula duelli trovarono che mancava un
cerchio magico. Al suo posto c’era un cratere…e l’armadio era finito a
pezzi. Hermione stava ancora caricata sulle spalle di Malfoy come un sacco,
ma rimase senza parole. - C’è passato un tornado per caso?- - O qualcuno
che ne aveva basta di essere terrorizzato da qualcuno.- disse Draco scazzato.
Comunque non si perse d’animo. Riprese i corridoi e si diresse in aula di
Difesa, salì le scale fino allo studio di Tristan e dopo aver scaraventato
Hermione sul divano si mise a cercare fra scaffali e armi. - Dev’essere
qua!- borbottava trafficando. - Insomma, uomo delle caverne…- sibilò la
Grifoncina – Mi spieghi che cerchi?- - Il Molliccio di Lupin!- le disse
brusco – Partiamo dalle cose semplici!- - No, senti…quando dico NO io intendo
davvero NO!- abbaiò tirandolo via e portandoselo davanti alla faccia – Sono
forse venuta a romperti le scatole quando hai detto che hai paura delle altezze,
tra l’altro balla colossale visto che passi più tempo nella Torre di Astronomia
che nei tuoi dormitori? No, non mi pare! Quindi non seccarmi!- - Tu hai paura
dei tuoi poteri!- replicò il biondo alzando la voce – Ti sembra normale?- -
Non usare quel tono con me!- - Parlo come cavolo voglio! Se hai paura dei
tuoi poteri allora comincia a sconfiggere un Molliccio e poi fatti un esame di
coscienza e chiediti se questa tua voglia di essere sempre la prima è normale o
no!- Hermione tacque, ferita come se le avesse appena rifilato uno schiaffo
sulla faccia. Sbiancò di più e Draco si pentì di essere stato tanto duro. Si
passò una mano sulla faccia… deciso a fare una cosa che nemmeno a Blaise aveva
mai mostrato. Fece levitare il pesante baule dov’era contenuto il molliccio, poi
la prese per mano e le fece cenno di seguirlo. Mollò il contenitore di legno in
mezzo all’aula, spostando qualche banco…poi le disse di farsi indietro,
mettendosi davanti a lei. - Ma che vuoi fare?- sussurrò la bella Granger,
allibita. Draco non rispose, limitandosi a far aprire il baule con un gesto
della mano…e un attimo dopo, silenziosamente, ne uscì qualcosa di piccolo.
Piccolo e nero. Hermione capì che era un minuscolo serpente proprio quando
Draco si fece indietro, tremando. Lo vide fremere, le spalle scosse…era
quella la sua paura? Un misero serpente? - Sai cos’è?- sussurrò lui,
deglutendo. Lei scosse il capo. - E’ un Serpente dell’Oblio.- Draco si
voltò a guardarlo – Uccide le persone con un veleno particolare. Chi viene
morso, muore nel giro di una notte…e all’alba del giorno dopo…è un
Mangiamorte.- Cadde un lungo silenzio dopo che Hermione ebbe
usato lìEvanesco sul Serpente dell’Oblio. Ora capiva tante cose, pensò
tornando con la memoria a tutte le sue letture sui Mangiamorte. Si diceva che
quel serpentello nero fosse usato nelle cerimonie per uccidere i prescelti che
non s’immolavano spontaneamente. Si sentì male per lui. Al solo pensiero che
Draco potesse morire… Gli occhi le si riempirono di lacrime e il biondo la
guardò stranito. - Perché frigni adesso?- le chiese. - Non sto frignando!-
sbottò, pulendosi il viso bagnato. - Si invece…stai piagnucolando per quel
serpente? E io che dovrei fare allora?- - Andare via da quella casa…- disse
singhiozzando – Vai via da lì!- - Si e dove vado?- frecciò Malfoy, portandola
via da quella classe. Chiuse la porta alle loro spalle e s’incamminò con lei
verso le arcate del giardino – Se scappo quel brav’uomo prima o poi mi ritrova.
Senza contare che non saprei come potrebbe reagire neanche con mia
madre.- Hermione si fermò, fissandolo a lungo. - Non puoi chiedere aiuto a
lei?- Draco scosse il capo, apparentemente incurante della questione – Mia
madre vive solo per dare feste a casa nostra. Da quando sono bambino non ho mai
cenato solo con lei e mio padre. Le interessa solo invitare gente in casa e far
vedere a tutti quanti è ricca, quanto suo marito sia famoso e quanto suo figlio
sia bravo a scuola e a quidditch. Narcissa Malfoy vive in un mondo dove io non
sono contemplato, mezzosangue, perciò lasciala fuori anche dalla mia vita.- -
E dopo il M.A.G.O?- Hermione gli afferrò il braccio, costringendolo a fermarsi –
Che farai?- Lui sbuffò, tartassato dalle troppe domande – Stiamo correndo
troppo o sbaglio? Ho tre mesi per pensarci.- - Già…- la Grifoncina lo mollò
all’istante, ricordando i loro giorni contati – Hai ragione, adesso andiamo. Ho
fame.- e proseguì senza aspettarlo, lasciando Malferret a chiedersi se quei suoi
continui sbalzi di umore fossero del tutto nella norma ma la seguì lo stesso,
come un’ombra…dimenticandosi che presto avrebbe dovuto separarsi da lei. A
cena ci fu un via vai continuo di gente che non si faceva i cazzi suoi verso la
povera Granger che, esasperata, dava anche risposte abbastanza seccate. Quando
capirono l’antifona a Hermione era ormai passata la fame. - Herm dai…- Ron la
guardava preoccupato seduto accanto al falò – Se non mangi ti sentirai
male.- - Neanche un po’ di braciole?- chiese Harry – Sono quelle del bue di
Ron!- - Noooo! L’avete ammazzato davvero?- urlarono Calì e Lavanda, riuscendo
finalmente a far ridere la Grifoncina. Il Grifondoro spazzolò via tutto
quanto e Potter non disse mai da dove arrivasse tutto quel ben di Dio ma verso
le dieci, quando Blaise e altri della banda si riunirono per strimpellare un
po’, accadde qualcosa di bizzarro. Zabini cercava il peltro quando un debole
baccano anche se piuttosto persistente dai piani altri di Hogwarts attirò
l’attenzione dei più curiosi. Una luce dalla sala professori indicava che erano
tutti riuniti…e quando cominciarono a volare oggetti qualcuno si preoccupò
anche. Le grida poi…sembrava una lite fra sposini. - Sarà il caso che vada a
sentire, che dici?- mugugnò Jess scocciato, verso gli altri e specialmente verso
Tristan. - Si, vengo anche io.- rise Milo tutto elettrizzato – Chissà se
Caramell cambierà idea dopo questo bel casino.- E sotto forma animale
volarono entrambi via, mentre Mc e Sphin li guardavano un po’ preoccupati. -
Ti trovassi un falco e un pipistrello sul davanzale tu che penseresti?- gli
chiese il gigante e il biondo scosse il capo, alzando le spalle – Che in questa
scuola ci sono troppi ficcanaso, ecco cosa.- Peccato che insieme alla
particolare coppia di un pipistrello e un falco dalle piume dorati, si unì a
loro poco dopo un altro animaletto un po’ sinistro che però aveva dei seri
problemi a volare. Era stato inutile scongiurare Hermione a non riprovarci.
Era stata irremovibile. Aveva ripreso per la seconda volta il suo aspetto di
corvo e dopo una serie di tentativi andati a vuoto in cui perfino Draco era
stato assoldato per prenderla al volo mentre si schiantava, la Grifoncina era
riuscita ad atterrare goffamente sull’unico davanzale con la finestra aperta.
Milo e Jess la guardarono di sottecchi ma lei fece finta di nulla, tutta presa a
cercare di stare in piedi su due zampette un po’ traballanti e a sentire ciò che
accadeva. Ovvero l’ennesimo disastro. Caramell era stato informato niente
meno che da Lucilla del pericolo che correvano i Mistici. Inutile descrivere
la faccia del Ministro quando se l’era vista davanti. Era sbiancato, credendo di
morire, poi quando aveva capito che era stata sotto la protezione di Silente era
nuovamente scoppiato in escandescenze, peccato che la Lancaster l’avesse
interrotto, mozzandogli le corde vocali con un gesto, e poi gli avesse spiegato
tutto sull’anatema che stava per colpire Hogwarts se i Mistici fossero stati
uccisi e marchiati. A quanto capirono un’altra squadra di Auror sarebbe stata
spedita al cimitero dei maghi…e Caramell sottolineò quell’affermazione rabbiosa
lanciando il suo portapenne contro la finestra. I tre spioni furono costretti a
volare via, peccato che Hermione, colta alla sprovvista, si ritrovò nei guai e
solo l’intervento di Jess la salvò dallo spaccarsi il faccino a terra. Le si
mise sotto e praticamente la portò al sicuro, dove Hermione riprese forma umana
fra le braccia dell’Auror. Jess Mckay la guardava un po’ diffidente. -
Complimenti…17 anni e così brava…- Si fece mettere a terra ma prima che le
chiedesse se si era già fatta schedare al Ministero arrivò a salvarla Tristan,
più tutti i suoi amici – Oh grazie fratellino…- Tristan aveva una faccia
d’angelo da fare invidia – Le dico sempre di fare esercizio fuori ma mai che mi
dia ascolto!- - Fatti furbo, lupetto!- sbottò Jess – Da quando a Hogwarts
danno lezioni per Animagi eh? Da quanto è arrivata quella catastrofe ambulante
con gli occhi azzurri direi! O sbaglio?- - Che rottura di palle, ogni volta è
la stessa storia!- abbaiò suo fratello minore – Tutte quelle che trovo non ti
vanno mai bene! A monte ci sta Lucilla e anche se abbiamo appurato che non è
pericolosa devi rompermi i coglioni ugualmente. E tanto per la cronaca Hermione
ha imparato da sola! Non è stata Lucilla a insegnarle…- - Anche perché a
quest’ora saprei volare…- sibilò la Grifoncina sarcastica. - Non fa ridere!
Al Ministero l’hanno schedata?- - Perché tu ti sei schedato subito Jess?-
frecciò Sphin divertito – Andiamo, non vedere tutto nero!- - Che palle, io ho
ancora fame.- se ne uscì Milo stanco di ascoltarli – Non c’è qualche studente
già malato fra la folla? Così gli accorcio le sofferenze…- - MILO!- - E
che cazzo, scherzavo…comunque andrebbe bene anche uno con febbre…- - Senti,
fammi un favore Morrigan!- ringhiò Tristan esausto verso il Diurno – Mordi
quello lì,- e indicò suo fratello – così fai un favore alla comunità e a me per
primo.- - Per non parlare della mia emicrania.- disse Lucilla, ammazzando
tutti per lo spavento, apparendo alle loro spalle. La mora però ignorò le loro
facce e fissò Hermione di striscio – Mai visto un corvo così sgraziato…- -
Non è facile volare…non so perché ma mi è difficile sbattere le ali così tanto!-
si scusò la Grifoncina. - Ecco, brava Lancaster!- ringhiò Jess – Diamo anche
consigli adesso!- - Se non altro io non divento un pollo!- sibilò Lucilla in
risposta. - No, solo una lucertola preistorica!- replicò il biondo
piccato. - Lucertola?- allibì Harry sempre attento – Lucilla diventa una
lucertola davvero?- - Ma va? Che brutto… tipo un geco?- fece Ron. - O una
salamandra?- chiese Blaise mentre Draco si accendeva una sigaretta, incurante
della questione. - Deficienti, divento un drago.- disse lapidaria,
sbalordendoli. - UNA DRAGO?!?- urlarono prima che Tristan li zittisse a suon
di calci. - Si, un drago!- continuò Jess sarcastico – Una lucertola enorme
sputa fuoco! Sai una cosa? L’unico aspetto positivo è che catturandoti
frutteresti un sacco di soldi in Romania!- - Un Mckay sotto terra invece
frutta solo un sacco di risate!- - Ok, ok…- Tristan si mise in mezzo ai due,
prima che si prendessero per i capelli – Buoni, deponiamo l’ascia di guerra per
qualche ora e vediamo di calmarci ok? Ci sono Auror in giro per tutta Hogwarts,
quindi possiamo stare tranquilli coi ragazzi…senza morderli,- disse rivolto a
Milo – senza litigare,- sibilò rivolto a Jess e Lucilla – e soprattutto senza
rompere le palle al sottoscritto che stamattina s’è svegliato alle cinque,
chiaro?- - Chiaro.- dissero i ragazzi. - Chiarissimo.- mugugnò Milo
imbronciato. - Cristallino.- sibilò Jess fissando bellicoso Lucilla e
promesso quello al vento si misero tutti attorno al fuoco, pregando in una
serata tranquilla…ma quella notte purtroppo qualcuno si muoveva.
Dark Hell Manor si svuotava. E neanche tutti gli Auror del Ministero ce
l’avrebbero fatta quella volta, a fermarli. L’attacco stava per scattare, i
Mistici sarebbero morti tutti e l’ultima punta del pentacolo sarebbe stata
pronta. Dopo di che per Hogwarts sarebbe stata la fine. Almeno questo pensava
Lucius Malfoy, affiancato da Bellatrix Lestrange e dai suoi compagni
Mangiamorte…nel momento in cui il loro nuovo capo riapriva gli occhi dal lungo
sonno della morte. Lei aprì le palpebre…e il suo cuore strappato via otto
anni prima tornò a pulsare per qualche istante. - Ben tornata Lumia.-
sussurrò Lucius Malfoy, vedendola sollevarsi a sedere dalla tomba di pietra,
coperta da una lastra di cristallo andata in frantumi – C’è qualcosa che
possiamo fare per te?- La mezzo demone si guardò attorno senza vedere nulla e
nessuno. Poi la sua immagine riflessa in un pezzo di cristallo rotto la
riportò a galla. Alla vita. - Si, c’è qualcosa che potete fare per me…-
sibilò, facendo tremare perfino una donna come Bellatrix Lestrange. Si girò
verso di loro e le candele si spensero, colpite da un vento gelido – Voglio
sentire le grida di mia sorella. Voglio la Lady Oscura qua davanti a me…e voglio
sentire strillare mentre muore, mentre le strappo il cuore…lo stesso che lei ha
strappato a me. Voglio vedere Lucilla bruciare fra tutti i demoni dell’inferno!-
E tutti quanti fecero un profondo inchino, nessuno escluso…in un rombo di
grida alle loro spalle che s’infranse contro le grandi colonne che sorreggevano
quella tomba, cupa dimora di un essere tornato in vita - Così sarà fatto.-
l’assicurò Malfoy…e una folgore dorata dardeggiò sul quel cielo, come in
avvertimento. Un fosco e pericoloso monito…perché ora Lumia era tornata in
vita. E reclamava vendetta.
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Capitolo 26 *** Capitolo 26° ***
Lucilla dei Lancaster si mise a sedere di scatto nel
letto, spalancando gli occhi… Un incubo…un incubo troppo reale per essere
solo un avvertimento. Si portò le mano al cuore e quando la ritrasse la sentì
umida. La cicatrice aveva ricominciato a sanguinare. - Cosa c’è?- Tristan
si mosse al suo fianco, mettendosi a sedere a sua volta. Stropicciò le palpebre,
erano solo le tre di notte e tutto ancora taceva. A Hogwarts tutto era
silenzioso. Si fece più vicino e aguzzando la vista nel buio vide la sua mano
sporca di sangue nero. Sospirò e con poche parole accese alcuni luci che
illuminarono debolmente la stanza, dietro alle tende del loro baldacchino. Poco
dopo Lucilla stava ridistesa contro i cuscini, con Tristan che le medicava la
ferita con tocchi delicati…ma la sua espressione però era tesa, come quella
della mezzo demone. - Ti ho sentita urlare.- le disse mentre tamponava
l’emorragia. - Ho il sonno agitato…- replicò lei, mentendo. - Mi sembrava
avessi avuto un incubo.- La Lancaster scosse il capo – Non sogno più da tanto
tempo ormai.- Mckay gettò il panno in una bacinella d’acqua, prendendone uno
pulito e continuò a detergere la ferita dell’anatema. Se pensava che per
quell’anatema di morte…quasi stava male. Ma lei era viva. La sua bellissima
mezzosangue. Pensando quello si sporse leggermente, cercandole la
bocca. Quando si staccarono, Lucilla lo guardò attenta. - Per cos’era
questo?- sussurrò con un mezzo sorriso. - Per essere forte.- rispose lui
tranquillo, anche se ancora col cuore in tumulto – Per essere viva.- Quando
si rimisero a dormire lo fecero da abbracciati, per la prima volta… ma qualcosa
continuò ad agitare i pensieri della mezzo demone. Qualcosa d’infido e
serpeggiante…esatto, come un serpente che strisciava nella notte, pronta ad
avvolgerla nelle sue spire…e ad ucciderla.
La mattina dopo c’era un tempo
un po’ nuvoloso. Hermione guardava fuori dalle finestre stranamente aperte
dell’aula di pozioni mentre Piton stava interrogando il povero Neville e Goyle
in coppia, con quei maledetti esami che sfortunatamente erano caduti proprio nei
giorni di occupazione. Era la terza notte che dormivano fuori ma nessuno
sembrava voler mollare. Né Caramell, sempre più nevrotico ogni volta che
arrivava ad urlare come un forsennato, né il Comitato Studentesco a cui ora
faceva capo al povero Harry. Naturalmente Potter non si era neanche sognato di
ergersi a comandante supremo della lotta ma quando i tentacoli di Kristine
Mayers agguantavano…non mollavano più. La seconda ora furono interrogati Ron
e la Parkinson dopo che il povero Neville si era faticosamente guadagnato uno
striminzito Acettabile ma Piton quel giorno sembrava magnanimo. - Di recente
fa sempre meno domande bastarde…hai notato?- bofonchiò a bassa voce. Draco al
suo fianco alzò le spalle. Quando erano andati loro due per l’esame li aveva
tartassati prima di scrivere una fottuta O. E ci avevano sputato sangue entrambi
per quel voto! Incurante dell’interrogazione, lei si rimise a sfogliare gli
appunti del libro sugli Animagi mentre Malfoy le prese l’agenda e cominciò a
scarabocchiarci sopra ma grazie al cielo per una volta non ci disegnò immagini
oscene. Quando suonò la campanella emisero un sospiro di sollievo. Avevano il
pomeriggio libero visto che Tristan aveva chiesto un permesso per mettersi di
pattuglia nella Foresta Proibita con Milo, Jess e Sphin. A quanto ne sapevano
però l’attacco ai Mistici era per la notte successiva e tutta la scuola era in
trepidazione. - Com’è andata?- chiese Hermione quando Ron tornò al banco
mentre tutti si preparavano ad andarsene. - Accettabile. S’è sprecato per non
abbassare il voto alla Parkinson.- sbuffò il rossino esausto. - T’è andata
ancora bene.- disse Harry passando di lì – A me tocca la settimana prossima…e
già me lo sento…- - Allora ragazzi?- chiese Seamus, sbattendosene dello
studio – Abbiamo la giornata libera, che facciamo?- - Con questo tempo che
vuoi fare?- Dean scosse il capo – Sarebbe bello tornare a Grifondoro al
caldo.- - Se molli adesso Silente ha poche speranze!- disse Ron amaro –
Comunque qualcosa da fare lo troviamo, tranquilli. Harry che ne dici di andare
giù da Hagrid e mettere su una partitella a quidditch?- - Un’amichevole?-
rise Blaise. - Perché no?- annuì Potter – Squadra miste? Allora voglio
Elettra!- - Ecco bravo, è la volta buona che me la mangio quella lì!- sibilò
Malfoy ficcandosi la borsa in spalla, mentre Hermione se n’era già uscita
annoiata da tutto quel parlare. E fu lì fuori che capì quanto il Comitato
Studentesco fosse veramente fuori di testa. Stava in piedi in mezzo al
corridoio, intenta a rileggersi le ultime note su come riprendere forma umana
coscientemente quando qualcuno si piantò davanti a lei. La Grifoncina era
così presa che quando Colin Canon, Zara Daves (Corvonero quinto anno) che era la
redattrice e principale giornalista della Gazzetta di Hogwarts e Rafe Cohen
(Serpeverde sesto anno) lo scrittore di satire più acuto e velenoso del
giornale, le chiesero se potevano farle qualche domanda lei disse di sì,
incurante, senza alzare il viso. Zara parve felicissima – Ok, allora… cosa
puoi dirci di Draco Malfoy?- Hermione non fece caso alla domanda – Che è
alto e biondo.- mugugnò, finendo le ultime righe. - Ah, simpaticissima!- rise
Rafe con quella sua ghignata fredda che preludeva gran casini – Dimmi,
Granger…fonti del settimo anno ci hanno fatto sapere che tu e Malfoy state
insieme dall’inizio dell’anno anche a causa di una sorta di scommessa fra le
case. È vero questo?- non le dette tempo di rispondere, ora che finalmente aveva
capito chi era e cosa volevano, che continuò a tartassarla – Insomma, ti sei
lasciata da poco con Harry Potter no? E come ha reagito sapendo che adesso stai
col suo avversario di sempre? È noto che i due non vanno molto d’accordo. Tu da
che parte stai?- Li fissava stralunata. Ecco le domande che diceva la
Mayers… E poi quel Cohen…era famoso per aver messo in giro un sacco di
calunnie! Stava per mandarli al diavolo quando Elettra Baley si fece largo
fra la folla e si precipitò da lei. - Herm!- disse, raggiungendola col fiato
e la scopa in spalla – Meno male che ti ho trovato! Potresti darmi una mano
oggi? Lo so che è tardi ma ho un sacco di problemi con quel maledetto
incantesimo di Appello e…- Elettra all’improvviso si fermò, vedendo Colin che la
osservava con gli occhi piedi di stelline. - Mettetele vicine, mettetele
vicine!- urlò quasi e subito scattò alle due una foto mentre, allibite,
cercavano di sottrarsi ma Zara e Rafe non dettero loro fiato e riattaccarono con
le domande – Ed ecco la nuova fidanzata di Potter! Elettra Baley, cacciatrice
del Grifondoro dal primo anno! Lo stesso avvenimento accaduto con Harry Potter,
incredibile! Dicci Elettra…come ti senti ad essere la fidanzata del famoso
capitano del Grifondoro?- La biondina si fece indietro, sgomenta, quando Rafe
disse la frase che non smentì il suo fare odioso. Le puntò addosso la penna e
fece, sarcastico – Piuttosto, come ti senti a dover reggere il confronto con la
ex ragazza di Potter, Hermione Granger? C’è chi sostiene che tu l’abbia fatto
per comodità!- Adesso esageravano!, pensò la Grifoncina furente ma visto che
era più furba di quelli si limitò a sgranare gli occhi e ad additare alle loro
spalle – Oddio! GUARDATE! DISSENNATORI!- Si scatenò un putiferio di grida e
strilli isterici ma quando quelli della Gazzetta e tutta la scuola capirono che
non c’era nessun pericolo, Hermione ed Elettra erano già sparite. Si…in
cielo! - Mi sa che stavolta hai esagerato…- fece la Baley alla guida della
sua comoda scopa mentre la Grifoncina le stava stretta dietro, non molto
contenta si essere all’altezza della Torre Est. Almeno lì erano al sicuro. -
Che seccatori!- sibilò Hermione rabbiosa, stringendo meglio la vita della
biondina – Hai sentito che maleducati? Ma come si permettono di fare certe
insinuazioni!?- - Non per fare la guasta feste ma forse dovremmo andarcene.-
rise Elettra guardando le loro divise – Non ho mai volato in gonna con una
giornata di vento e…- - SIGNORINE!- Entrambe le Grifondoro cacciarono un
grido quando la finestra accanto a loro si spalancò e si ritrovarono la
Mcgranitt a distanza di un dito dal naso, specialmente perché per lo spavento la
cacciatrice di Harry aveva quasi perso il controllo e in più una folata di vento
aveva sollevato le gonne delle loro divise in maniera quasi indecente. Alla
fine la professoressa le fece entrare direttamente dalla finestra, furibonda e
seccata. - Insomma, anche voi due adesso?- sibilò quando anche Elettra mise
piede nel suo studio. - Ci scusi ma stavamo scappando da quelli della
Gazzetta…- mugugnò la Granger in scuse. - Ecco, parliamo pure di questo con
voi due!- la Mcgranitt le fece sedere davanti alla scrivania e sventolò davanti
al loro faccino un po’ sconvolto una pagina del quotidiano del giorno
precedente. Foto notturne! Hermione e Draco prima che si baciassero ed
Elettra che se ne stava abbracciata ad Harry vicino al fuoco. - Oh, a me non
interessa niente di quello che combinate fuori da scuola, anche perché siete
abbastanza grandi per avere giudizio…- disse la Mcgranitt con aria leggermente
più materna – Ma tu, signorina Granger…insomma…con…- - Con Malfoy?- concluse
la Grifoncina – Si, so che è strano.- - M’interessa solo che questo concorso
delle coppie…- e vide le smorfie delle due streghette -…non porti via gli
studenti dall’interesse principale di questi ultimi mesi.- - Restare vivi.-
disse Elettra. - Esatto. E adesso andate pure…per le scale!- aggiunse,
vedendo la cacciatrice pronta con la scopa. Per le grandi scale a chiocciola,
Hermione quasi non riusciva a credere a quelle foto! Diavolo, lei non aveva una
foto con Draco e li alla Gazzetta ne avevano abbastanza per farle un album da
matrimonio! - Io li uccido tutti!- sibilò accartocciando la pagina e
gettandola via. - Mi sembra una soluzione un po’ drastica…- la blandì Elettra
– Senti, perché non vieni con me? I ragazzi stanno organizzando una partita
vicino a casa di Hagrid. Potresti giocare se…- ma l’occhiata della Grifoncina fu
chiara perché la Baley lasciò perdere, ridendo – Ok, vieni a fare il tifo
però…vero?- E figurarsi se non andava a fare il tifo, seduta al freddo sui
gradini della casa di Hagrid insieme al Pietroghiro che frignava, il vento che
ululava, Draco ed Harry che se le davano per aria insultandosi a più non posso e
tutto il resto. Ora però provava un certo fastidio. Quella foto con
Draco… Le aveva fatto piacere. In fondo…prima o poi si sarebbero lasciati ma
un foto come ricordo…si, forse le sarebbe piaciuta averla. Ma dubitava che
Malfoy avrebbe accettato un cosa del genere, figurarsi! Poi giunse al limite
della sopportazione quando Elettra stava per segnare ancora. Visto che Justin
giocava con Harry, Dalton era stato spedito con Malferret…e peccato che fosse un
maniaco perché per fermarla le si era buttato addosso, scatenando le ire di
Potter. Alla fine, si erano gettati tutti addosso gli uni agli altri, tipo
allenamento di football americano e il boccino era andato a riposarsi fra le
mani di Hermione, tanto i cercatori erano troppo intenti a spaccarsi la faccia a
vicenda, ricordando a tutti i presenti quanto è bello lo spirito sportivo. -
Ti va giusto bene che hai la piccoletta!- sibilò Draco verso Harry tornando a
prendere la sua roba– Senza la Baley saresti fregato bello mio!- - Non
chiamarla piccoletta deficiente…- replicò il moro scocciato, bevendo un po’
d’acqua dalla fiaschetta finta di Hagrid – Siete tu e Dalton che avete dei
problemi a fermare un cacciatore, quindi sta zitto e tarella!- - Ecco,
bravo…zitto e cammina!- replicò il biondo facendogli il segno di sloggiare. Poi
si chinò sadicamente su Hermione per baciarla davanti al suo nemico ma quando
lei si accorse cosa stava per fare scattò in un grido che assordò entrambe le
squadre. Malfoy la guardò sconvolto, specialmente mentre la Grifoncina si
guardava attorno come se fosse stato appena ucciso qualcuno. - Ma ti senti
bene?- le chiese Ron scendendo dalla scopa. - Ecco…c’è un problemino.- disse
allora anche Elettra – Siamo spiati da quelli della Gazzetta…- - Canon!-
ringhiò Draco rabbioso facendole drizzare i capelli – Cazzo ora lo
massacro!- - Anche Zara Daves…e Rafe Cohen…- continuò la biondina – Ci hanno
prese due ore fa in corridoio…e la notte fanno foto, anche mentre dormiamo. Non
avete visto il giornale?- Passarono alcuni minuti e dalla faccia di Harry e
Ron dopo la lettura della pagina incriminata…Hermione capì che quella notte ci
sarebbe stata una bella escursione nelle sale di Hogwarts adibite alla Gazzetta.
Il bambino sopravvissuto si stava sfregando le mani, pregustando vendetta
quando Malfoy accartocciò a sua volta quell’articolo, rabbioso, e lo fissò
dritto in faccia. Non si sa bene cosa accadde fra i due ma i loro occhi dovevano
aver parlato per loro perché dopo cena un folto gruppo di deficienti si diresse
quattamente dentro a Hogwarts, illudendo la sorveglianza di Gazza. - Come ci
dividiamo?- bofonchiò Dean Thomas. - In due è meglio.- borbottò Ron – Ok,
Dean vai con Seamus dall’entrata nord, bloccatela dopo esserci entrati. Justin e
Dalton sono già passati dalla scala est, io e Blaise andiamo a quella ovest
ok?- - E mi molli con lui?- ringhiò Harry verso Draco. - Ehi, ve la siete
inventata voi questa cosa…- frecciò Weasley sghignazzando e sparendo con
Zabini. I due si fissarono in cagnesco per un attimo, poi Potter sospirò e
cominciarono ad incamminarsi per il tragitto più lungo. Visto che Elettra aveva
dato forfait ed Hermione era sparita con Lucilla, avevano deciso di diversi in
gruppi per bloccare ogni uscita di quelle sale della Gazzetta, così che nessuno
avesse potuto beccarli…ma andare a far danni con Malfoy era l’ultima cosa che
gli sarebbe mai venuta in mente. Comunque quando Potter faceva casino…lo
faceva per bene, quindi…ormai tanto valeva andare fino in fondo. Tirò fuori
la mappa del Malandrino e l’aprì sotto lo sguardo un po’ stupefatto del
Serpeverde. - Giuro solennemente di non avere buone intenzioni…- e apparve
tutta Hogwarts. Vide i ragazzi che andavano per la loro strada, poi trovò lui e
Draco…e vide Piton venire nella loro direzione – Che palle!- ringhiò mollandogli
la mappa. - Ehi…ma che cazzo fai!?- abbaiò Malfoy quando gli buttò sulla
testa il Mantello dell’Invisibilità. Si mise sotto anche il Grifondoro e gli
fece segno di tacere: un attimo dopo Piton passò davanti a loro, poi uscì in
giardino. - Ma tu guarda..- ringhiava il Serpeverde qualche minuto più tardi
mentre strisciavano dentro lo Sgabuzzino delle Ragnatele, il passaggio super
segreto degli scrittori della Gazzetta – Ecco come fai sempre a sparire!- - E
tutto immaginavo tranne che andare a far macello con te…- replicò Harry
sarcastico – quindi zitto!- - Sta zitto tu, beota.- ringhiò Draco levandosi
una ragnatela schifosa dai capelli. Evitarono di spaccarsi la faccia almeno
fino a quando non trovarono uno spiraglio nel muro. Proveniva una debole luce da
lì dentro e sentirono le voci di Dalton e Justin. Quei due pazzi stavano
toccando divertiti tutta l’attrezzatura e quando Harry si spinse vicino allo
spiraglio per chiamarli, il buco all’improvviso si allargò…e lui e Malferret
precipitarono malamente nella stanza, facendo venire al Corvonero e al
Tassorosso un colpo apoplettico. Ben presto arrivano anche Seamus e Dean, per
ultimo Blaise e Ron che si erano persi. E a quel punto dalle sacche tirarono
fuori dieci rotoli di carta igienica ciascuno. Draco, l’unico a non averlo
fatto, li guardava schifato ma lasciò perdere quando Zabini gli mise in mano
metà dei rotoli e cominciarono il loro bel lavoro di vandalismo. Il biondo
Serpeverde ci stava prendendo anche gusto visto che lui il vandalo lo faceva
solo con pozioni esplosive, quando l’occhio gli cadde, quasi per caso,
nell’acquaio dove Colin Canon faceva sviluppare le foto. Ce n’erano davvero
tante ma la prima che lo colpì fu davvero esilarante. Attaccò a ridere così
tanto e in modo così diverso dal solito, meno velenoso, che Harry e Ron quasi si
chiesero se stava bene. Quando tutti si avvicinarono a vedere che aveva e che
guardava, attaccarono a ridere sguaiatamente a loro volta. - Noooo…- Weasley
aveva quasi le lacrime agli occhi – Non ci credo! Cazzo non è possibile!- -
Dio…- Harry poi stava quasi per cadere per terra, a forza di sganasciarsi – Ma
sai se quelle due la vedono?- La foto incriminata era stata scattata quel
pomeriggio, quando Hermione ed Elettra svolazzavano accanto alla torre e… una
bella folata di vento aveva alzato le loro gonne. Dalla foto si vedeva
tutto! - Carine!- cinguettò Dalton – Ehi, vi offendete se faccio una
coppia?- - Provaci e ti cavo gli occhi.- sibilarono Harry e Draco insieme.
Così, sempre ridendo sommessamente, si rimisero a lanciarsi carta igienica da un
tavolo all’altro, facendo disastri ovunque ma ormai Malferret a quelle foto era
davvero interessato, specialmente se cercava in quelle non messe sull’articolo.
E negli archivi ne trovò una che lo bloccò, come piacevolmente impietrito. Trovò
un intero fascicolo suo e…di Hermione. C’erano così tante foto con loro due
che non sapeva da dove iniziare: lei alla partita di quidditch che esultava
quando lui e San Potter prendevano il boccino insieme, loro due che litigavano
in mezzo ad una strada di Hogsmade, insieme a parlare fuori da un’aula,
abbracciati seduti accanto al fuoco dei falò…lei che lo guardava sorridente…il
loro bacio sotto le stelle… Ma l’ultima era la migliore. Era di una settimana
prima, quando si erano seduti sotto il glicine, abbracciati. Il vento le
stava scompigliando i capelli, ogni tanto sorrideva e poi si alzava a
baciarlo. E anche lui, per una volta, le sorrideva… Quando Blaise lo
richiamò, si cacciò velocemente la foto in tasca e lo raggiunse. Poco dopo
gli otto dementi si fecero indietro, ammirando il loro lavoro a capo
inclinato. - Direi quasi perfetto.- rise Ron – Mancano solo un po’ di
Caccabombe.- - Una mano di vernice no?- chiese Justin che era mezzosangue e
viveva a Londra. - Bombolette spray?- lo seguì allora Harry – Ci mettiamo una
bella scritta del tipo "Non c’è trippa per gatti!"- - Oppure "il prossimo che
mi fotografa la ragazza lo uccido!"- frecciò Blaise scatenando l’ilarità di
tutti – Forza, andiamo via da qua prima che ci becchino e ci buttino fuori!
Muoversi!- Si divisero di nuovo e risero come dei deficienti per tutto il
tragitto, tranne Harry che aveva un diavolo per capello per quella foto delle
gonne e Draco che pensava a Hermione, che gli sorrideva da sotto il
glicine. - Canon ha le ore contate.- disse comunque, sentendo Potter
sbuffare. - Oh, tranquillo…hanno tutti le ore contate quelli della Gazzetta!
Rita Skeeter avrebbe dovuto essere da esempio ma a quanto pare da un anno
all’altro qua ci si dimentica di tutto… Hermione l’ha tenuta sotto vetro per
tutta l’estate! Ma adesso gliela rinfresco io la memoria a quelli.- Quando
uscirono il giardino era colmo di gente che ancora banchettava. A quanto pareva
le cucine e gli elfi domestici erano così tristi, cuoca umana compresa, che
avevano preferito ingozzarli ancora un po’ con spiedini caldi e saporitissimi.
Di tutti i tipi, carne, verdura e anche di frutta. Elettra stava facendo
assaggiare dei pezzetti di mela canterina a Pinky, il suo porcellino, quando li
vide tornare. Scosse il capo, sorridendo brevemente mentre Hermione non alzò
gli occhi dal suo libro. Era appena tornata da un lungo tragitto di prove di
volo con Jess Mckay e non era stato per niente facile. Il fratello maggiore di
Tristan era stato inflessibile ma nel contempo disposto ad ascoltare i problemi
che gli esponeva, pratico e un po’ ruvido…ma ora la piccola Granger poteva dire
di saper decollare da terra, planare con una certa grazia e anche se ancora non
sapeva volare benissimo, poteva dire di essere soddisfatta. - Allora?-
chiese a Ron – Com’è andata a voi marines?- - Da favola.- rise il rossino –
Abbiamo visto delle cose…- fece malizioso. - Già, delle cose…- ripeté Blaise
sempre più insinuante – Cosa non accade se alzi gli occhi al cielo!- Elettra
li guardava stranita – Ma siete ubriachi?- - No tesoro ma guarda qua…- disse
Harry, dandole la foto incriminata e sia la moretta che la biondina emisero
quasi un grido, un misto di rabbia e sconvolto, balzando in piedi come
molle. - COME CAVOLO SI SONO PERMESSI????- strillò Hermione spaventando tutta
Hogwarts. Riuscirono a farla tacere per miracolo e dopo un’ora erano quasi
riusciti a calmarla…più o meno. - Branco di stronzi!- sibilava mangiando
spiedini di fragole e more – Io do fuoco all’ufficio, lo giuro!- - Ci abbiamo
già pensato…- la blandì Ron ma lei era troppo arrabbiata – Sai che roba! Per un
po’ di carta igienica!- - Senti, il tuo onore vado a difenderlo domani
mattina con Kristine ok?- fece Harry versandosi della cioccolata per scaldarsi –
Le chiederò di avvisare quelli della Gazzetta della scuola. Con quella macchina
fotografica prima o poi Colin fa una brutta fine ma anche Cohen e la Daves
cominciano a dar fastidio. Lavanda mi ha detto che li ha pescati oggi pomeriggio
nel bagno di Mirtilla…- e lì Draco sbiancò insieme alla Grifoncina – Le stavano
chiedendo se delle coppie ci vanno mai per scopare sui water! Roba da
pazzi…- - Sempre fine eh?- ghignò Seamus. - Perché, andare a chiedere a un
fantasma se ha mai visto due scopare in un bagno ti pare fine?- replicò Harry
seccato. E meno male che andarono avanti a bestemmiare contro i giornalisti
del giornale scolastico perché Draco ed Hermione erano davvero nel panico. Lì
dentro solitamente si baciano, per ingannare il tempo quando bolliva una pozione
ma… - Che disastro!- mugugnò la Grifoncina quando si trovarono soli per fare
due passi – L’avevo detto io che questa stupida gara avrebbe portato solo un
sacco di guai…e quella foto sulla scopa poi…- - Solo tu e la piccoletta siete
così sceme da andare in giro in scopa con la gonna in pieno monsone!- sibilò
scocciato – E meno male che Potter ha sgrafignato anche i negativi, porco
cane…pensa che bella figura!- - E già, pensa che bella figura che IO finivo
in mutande sulla prima pagina!- replicò piccata – Mica hanno detto niente a te,
neanche dopo quella dove ci hanno fotografato abbracciati ma a me la Mcgranitt
stamattina ha quasi fatto il terzo grado. A momenti mi chiedeva che precauzioni
prendo!- …Draco tacque, poi la fissò con gli occhi sgranati – Perché le
prendi vero?!- Quell’uscita le dette parecchio fastidio. Figurarsi se il
grande purosangue Draco Malfoy, anche in futuro, si sarebbe mai mescolato con
una mezzosangue! Gli dette le spalle, decisa a mandarlo al diavolo sul serio una
buona volta quando lui la bloccò in mezzo alla scalinata di pietra che portava
da Hagrid, scrutandola scocciato. - Cazzo Hermione, è il caso di
arrabbiarsi?!- le sibilò rabbioso. - Datti pace, sei in una cassaforte!-
replicò sullo stesso tono, spiacendosi solo che non fosse più la Giornata delle
Frasi Fatte – Non diventerai papà per un bel po’, tranquillo…tanto meno di un
mezzosangue! E adesso mollami!- - E vedi che come al solito t’immagini
tutto?- Draco le si piazzò davanti, impedendole di mollarlo lì – Dio santo, ma
pensaci! Vuoi ritrovarti a fare la madre a diciotto anni? Io pensavo solo a
quello, porco cane…- - Certo e mia madre è una strega!- disse irosa, evitando
i suoi occhi. - Tua madre sta benissimo com’è…se non altro dà un minimo di
stima alle persone!- e detto quello fu lui a piantarla lì, mollandola di notte
in mezzo alla boscaglia con l’irritazione a pelle e l’idea sempre più chiara che
ormai quei discorsi non avrebbero fatto altro che uccidere la loro relazione. O
qualunque cosa ci fosse fra loro. Si mise seduta su un gradino di pietra,
poggiando il mente alle ginocchia. Com’era triste ora. Era stata una giornata
normale…già normale. Aveva fatto il tifo, Draco ed Harry si erano picchiati,
Blaise aveva prodotto abbastanza canne per sballare tutta la scuola, Ron e
Seamus avevano fatto i soliti disastri. Insomma, era stata una bella giornata
perché Draco…era stato con lei… Sentì all’improvviso una strana presenza
attorno a lei. Un vento freddo la colpì alle spalle e vide una persona risalire
sulla scalinata poco lontana. Aguzzò meglio la vista…era Lucilla. - Lucilla!-
urlò raggiungendola – Lucilla!- La vide voltarsi…ma Hermione a quel punto si
fermò. La Lancaster la osservava con un’aria vaga…e col capo inclinato. La
Grifoncina la guardò interamente. Sembrava o Lucilla aveva perso qualche
centimetro in altezza? Anche i capelli sembravano leggermente più corti. E i
suoi occhi…erano più scuri. Ma forse era solo perché erano al buio. Lucilla
le rivolse un sorriso che la stupì, solitamente non sorrideva a nessuno se non a
Harry e Silente. - Ciao!- le disse, con voce assurdamente allegra. -
Ciao…- fece la Grifoncina – Eri nella Foresta con Tristan e Milo?- La mezzo
demone tacque, continuando a fissarla attenta ma stavolta la sua espressione
parve modificarsi. Qualcosa, qualcosa che Hermione non capiva, la fece tremare.
Ma la mora sorrise di nuovo, dopo un lungo istante. - Si, ero con loro.
Stanno facendo un po’ di ronda.- - Ah…- Hermione le si avvicinò, decisa a
lasciar perdere quelle idee balzane – Allora, cos’hanno scoperto sui
Mistici?- L’altra sorrise ancora, osservando Hogwarts – I Mistici…si…- alzò
le spalle, tranquilla – Vedrai, gli Auror…- e rise cinicamente, mettendo la
streghetta a disagio – sapranno affrontare qualsiasi cosa…- sogghignò dopo un
altro attimo di silenzio, mettendo in risalto la fila di denti bianchissimi –
Non dovete temere.- Arrivarono in giardino e la Lancaster continuò a
guardarsi attorno, come se cercasse qualcuno. - Ora devo andare.- disse a
Hermione – Ci vediamo piccola!- e strizzandole sinistramente l’occhio sparì,
Smaterializzandosi, e lasciando la Granger con uno sguardo piuttosto
preoccupato. Quando tornò al falò la sua discussione con Draco era solo un
ricordo. – Ragazzi…- mugugnò verso tutti gli altri –
Lucilla era davvero strana! L’ho trovato per il pendio e mi ha sorriso…mi ha
chiamata "piccola"…- - Si vede che era di buon umore…- fece Harry
tranquillo. - Ma…aveva anche un aspetto strano!- continuò la Grifoncina fino
a quando gli Auror non tornarono dai cancelli e si diressero da loro, pieni di
graffi sulla faccia. Un gufo demente aveva pensato bene di riempirli di
graffiate. - Ciao gente!- disse Mckay – Novità? Avete visto Lucilla
piuttosto? E’ tutto il giorno che non si fa vedere!- - Cosa?- Hermione ora lo
guardava a occhi sbarrati – Ma mi ha detto di essere stata con te tutto il
tempo!- - Eccola che ricomincia!- sibilò Tristan furente – E’ andata di nuovo
da quel suo amico demone!- - Cos’avrei fatto io?- borbottò la ragazza,
apparendogli alle spalle – Io non sono andata da nessuno oggi.- - La cattiva
abitudine di apparire alle spalle non la perdi mai vero?- sibilò Jess
seccato. - Dicevate?- ribatté la mora ignorandolo – Dove sarei stata
io?- - Hai detto ad Hermione di essere stata con noi tutto il tempo quando
non ti sei mai fatta viva.- s’impuntò Tristan scocciato – Se vai da quel tuo
amico potresti anche dirmelo!- - Come no…sei così geloso…- frecciò Sphin
sagace. - Cosa avrei detto io?- Lucilla zittì gli Auror scocciata – Hermione
la vedo adesso dopo stamattina a colazione!- La Grifoncina ora non capiva più
nulla – Ma Lucilla…mi hai accompagnato qua…- La mezzo demone alzò le
sopracciglia, confusa – Io ero da Silente. Herm ma sei sicura di star
bene?- - A questo punto me lo chiedo anche io…- replicò la streghetta. -
Non è che hai il raffreddore?- borbottò Jess a quel punto verso la Lancaster – O
il singhiozzo?- Quella arrossì appena – Ho smesso di sdoppiarmi quando avevo
dodici anni, per chi mi prendi?- - Quando hai il singhiozzo ti sdoppi?- rise
Harry divertito – Ma davvero?- - Col raffreddore sputava anche farfalline
rosa e azzurre!- frecciò Tristan parando un calcio nella caviglia – Vabbè,
magari ti sei sdoppiata davvero senza accorgertene. Non stai ancora benissimo e
forse oggi, con Silente, ti sei scolata un po’ troppo the. O whisky, a seconda
di che cosa stavate discutendo.- - Ti ho detto di no!- replicò lapidaria – Io
non mi sdoppio più senza accorgermene, capito?- - E allora con chi sono
venuta fin qua?- disse timidamente Hermione – Lucilla, davvero…sembravi tu.
Però…almeno, mi hai sorriso e avevi gli occhi più scuri…i capelli più
corti…- - Una copia mal venuta?- abbozzò ancora Ron. - O un dannato
Mutaforma in giro per il palazzo.- sibilò Jess Mckay con ira nella voce –
Diavolo, un’altra bella nottata in bianco!- s’infilò il mantello e la spada alla
cinta – Sphin, prendi l’ala destra. Milo fai un giro in volo delle mura. Io
cerco all’interno…- - Io avviso i Cacciatori e controllo i ragazzi, Harry e
Lucilla specialmente.- disse Tristan. - Come ti pare.- rognò suo fratello –
Comunque quella provoca solo guai!- - E se non stai zitto ti rimetto sotto
vetro.- l’avvisò la mezza demone con aria diabolica, svaccandosi accanto al
fuoco. Ora teneva il muso, era imbronciata e rispondeva a monosillabi a tutte
le domande preoccupate che le facevano, comunque non accadde nulla. Harry, Ron
ed Hermione controllarono più volte sulla mappa del Malandrino ma non videro
nessuno di sospetto. Anzi, l’unica sospetta era Lucilla che non appariva. -
Chi non ha anima non appare sulla mappa.- spiegò la ragazza insofferente. - E
se fosse un demone?- - No, quelli impuri appaiono lo stesso. Non sono forti
abbastanza per illudere la magia di un mago.- spiegò, giocando con le lingue di
fuoco senza scottarsi – E poi solo un pazzo entrerebbe qui con questo
spiegamento di forze. Magari era solo un Mutaforma in vena di controllare la
situazione ma adesso se n’è andato. Altrimenti lo avvertirei.- - Se penso che
ci ho parlato mi viene male.- mugugnò la Grifoncina. - In effetti avrebbe
potuto farle del male...- Tristan era abbastanza perplesso – Far fuori un membro
del terzetto che rompe le palle ai Mangiamorte da sette anni è un bel
colpo.- - Te l’ho detto…doveva essere solo un Mutaforma.- borbottò Lucilla
fissando il fuoco – Stasera tutte le forze saranno incentrate al Cimitero dei
Maghi ma forse speravano che me ne fossi andata anche io.- - Già speravano…-
Tristan si zittì quando vide la mezzo demone contrarre la mascella e una grande
chiazza nera si allargava sulla sua camicetta bianca. Lo stesso accadde a Harry
che gridò, avvertendo un dolore atroce alla testa. Quella volta fu più grave
perché dovettero portarli entrambi in infermeria. Per calmare Potter servì
addirittura un sedativo…mentre Lucilla si rimise in piedi dopo la medicazione ma
non riuscirono a fermarla perché scappò fuori, come colta da un richiamo. Corse
e corse, inseguita da Tristan e dai ragazzi…e quando si fermò in giardino tutta
Hogwarts all’improvviso sollevò gli occhi al cielo. Un grande fascio verde,
immerso e vorticante, si librò nel firmamento con un grande e pericoloso
tornado. Una tromba d’aria…lontana. Ma era formata da energia. - Oh no…là
c’è il cimitero!- urlò Jess correndo da loro. - Che diavolo è?- chiese Milo
atterrando e riprendendo forma umana – Sembra un vortice magico!- - E’
l’Incanto Sercto.- Si voltarono e trovarono Silente sotto le arcate, seguito
da tutti i professori…tutti a occhi sgranati, sbarrati. Terrorizzati. -
L’Incanto Sercto.- sussurrò Lucilla guardando il preside – Serve per chiudere un
pentacolo.- - Allora…- Hermione deglutì – Ce l’hanno fatta! I Mistici…- -
Sono morti tutti.- sibilò Tristan guardando quel cielo. I Mangiamorte avevano
portato a termine il loro piano e ora erano nel bel mezzo di una maledizione…la
più grande mai portata a termine negli ultimi duecento anni.
Lucius
Malfoy si versò da bere, sprofondato nella sua bella poltrona a Malfoy
House. Il liquido sanguigno brillò nella sagoma panciuta del vetro, alla luce
di una debole candela. Riempì il fine calice anche a Bellatrix Lestrange che
sorrise amabilmente, osservando il vino scivolare lento giù dal collo della
bottiglia. Alla tavola altri otto uomini attesero di avere le coppe piene.
Parlavano fra loro, a bassa voce…attendendo. - E’ stato più facile del
previsto, non credi?- sussurrò Bellatrix portandosi il calice alla bocca –
Risvegliarla dico. Il burattino senz’anima più potente che abbia mai
visto.- - Sono d’accordo.- Marshall Preston (padre di Oliver Preston del
sesto anno) ghignò appena, annuendo – Lo schieramento degli Auror era talmente
alto che questa volta sarebbe stata una vera e propria carneficina per noi.
Fortunatamente la fanciulla è una macchina da guerra assetata di sangue.- -
Una grezza macchina da guerra, vorrai dire.- sibilò Lucius con palese disgusto –
Tu non hai mai visto Lucilla… è lei la vera Lady Oscura.- - Una rinnegata.-
replicò Bellatrix rabbiosa – Ci ha traditi.- - Ma ha tanto potere da spazzare
via Hogwarts e Silente. E anche Lumia.- Lucius scosse il capo, guardando fuori
dalla finestra cupa – Lumia è rimasta la bambina di sedici anni che ha cercato
di ottenere un potere che non meritava. Lucilla invece…oh, voi non l’avete mai
vista…- gli occhi del padrone di casa s’incendiarono di una passione simile a
quella per un grande leader – Lucilla dei Lancaster ha il potere in sé. Lo
stesso potere del nostro Signore.- - Ridicolo.- Preston si versò altro vino –
Amico mio…guarda quanta distruzione abbiamo ottenuto in una sola notte! Guarda
cos’ha fatto Lumia! Ha massacrato i Mistici e ora il pentacolo è coperto! È
integro! Hogwarts è spacciata e alla prossima riunione dei genitori con
gl’insegnanti per il M.A.G.O. daremo la zampata!- Il fuoco nel camino si
alzò, come innescato dagli animi dei Mangiamorte. Tutti i presenti ridevano,
soddisfatti…e sulla tavola la testa recisa del capo dei Mistici faceva bella
mostra del loro operato. Sulla sua fronte il marchio di Voldemort. - Sono
lieta che siate soddisfatti, miei signori…- Tutti tacquero quando dall’ombra
di una tenda la sagoma di un corpo umano divenne corporea. Assunse forme
femminili, infine due grandi occhi blu si misero a scrutare i presenti. Lumia
dei Lancaster sogghignò, succhiandosi le dita una ad una…ancora sporche di
sangue vermiglio. Indossava un lungo abito violetto che le scopriva le spalle
e il seno, i capelli bruni a metà schiena, più corti di quelli di Lucilla, le
ciglia lunghe e soffici, la pelle bianca ma un taglio trasversale che le
attraversava le sopracciglia dalla fronte finendo sulla guancia opposta.
Dimostrava diciotto anni ma era morta a sedici. Andò a sedersi, ancheggiando,
a fianco di Lucius Malfoy. - Grazie per il dono.- disse Malfoy indicando la
testa – Devo dire che l’abbiamo apprezzato.- - Figurati. Grazie a te per
avermi ridato il cuore..- disse con voce suadente, toccandosi la cicatrice sul
petto – Mia sorella s’è divertita a strapparmelo sapendo che era l’unico modo
per uccidermi anche se non è riuscita a farmelo battere…- rise, divertita –
Vorrei restituirle la cortesia.- - Oh, tranquilla…presto potrai farlo.-
l’assicurò Mcnair che le sedava a fianco – Non immagini quanto tempo abbiamo
impiegato e quante risorse sono servite per resuscitarti. Ridare Alito di Vita a
una mezzo demone è quanto di più difficile esista. Fortunatamente il nostro Lord
Oscuro nei suoi scritti ha lasciato delle indicazioni in questo caso.- - Si,
nel caso la su adorata moglie fosse deceduta.- sibilò Lumia gelidamente. –
Parliamo d’altro.- si mise in mezzo il padre di Goyle seduto a fianco di Lucius
– Cosa ci dici degli Auror?- - Vediamo…- Lumia ghignò, facendo mente locale –
Diciamo che su una quarantina di loro, dieci sono morti subito, altri dieci
torneranno a casa senza un arto. Di incolumi ce n’erano un paio davvero
divertenti. I Mistici invece sono stati una vera noia.- borbottò acidamente,
versandosi del vino e bevendolo tutto d’un fiato – La nostra simpatica testa mi
ha anche detto che mi perdonava.- Risero tutti quanti, poi la mezzo demone si
rivolse a Malfoy. - Dimmi…ho incontrato una ragazzina a Hogwarts, prima di
andare al Cimitero. Mi ha scambiato per mia sorella.- - Probabilmente sarà
stata quella maledetta della Granger.- ringhiò Bellatrix – Lei è l’amica di
Harry Potter. Devi sapere tutto del bambino sopravvissuto prima di attaccare la
scuola. Noi ti forniremo tutto ciò di cui hai bisogno.- poi fissò suo cognato
freddamente – Vero Lucius?- Il biondo assunse un’espressione rabbiosa –
Tranquilla. Sistemerò Draco il prima possibile.- - Draco?- chiese Lumia
interessata – Quel tuo bel bambino biondo?- sorrise, bevendo ancora – Oh,
andiamo…sarebbe così buono da mangiare e tu vuoi trasformarlo in un
Mangiamorte?- - E’ questa la sua strada.- sibilò Lucius, fissando il fuoco
nel caminetto. - Il Serpente dell’Oblio è pronto?- chiese qualcuno a fondo
tavola, Avery e sua moglie – Lo sai che vanno preparati con cura, amico
mio.- - Tranquilli, non ci sarà possibilità di fallimento.- Bellatrix ghignò
perfida, passandosi una mano fra i lunghi capelli – Mio nipote sa bene cosa
l’aspetta se disonora la famiglia.- - Che ridere…- fece Nott sarcastico – In
fondo parliamo di un ragazzo che ha sempre fatto i suoi comodi, o sbaglio?- -
Che ci va a infilargli un serpente nel letto?- replicò sempre Bellatrix,
sorridendo in modo strano. - E con Zabini come la mettiamo?- mugugnò Mcnair
scocciato – Andrew sta diventando un’anguilla!- - Oh, troveremo un modo per
sistemarlo, non temere.- disse Lucius con un gesto annoiato della mano – Basta
toccargli la moglie e il figlio e diventa un agnellino. Qualche giorno in ceppi
e vedrai come obbedirà.- Continuarono a parlare per tutta la notte. Erano
troppo presi dai loro discorsi di vendetta e rivalsa, Lumia compresa, per
accorgersi che qualcuno li stava ascoltando. Due grandi occhi azzurri sparirono dalla fessura fra
lo stipite e la porta semi aperta ma man mano che si allontanavano nel buio di
quella casa erano sempre più tristi, sempre più vuoti ma anche più
determinati. Narcissa Black Malfoy andò dritta verso il secondo piano del maniero,
spense tutte le luci al suo passaggio e si chiuse in una camera, appoggiandosi
alla porta. Posò lo sguardo sulla stanza di suo figlio…così fredda e
silenziosa. Poi si tolse un medaglione dal collo, l’aprì e nella parte destra
vide l’unica foto che ancora le dava speranza. Lei, da giovane. Con Draco in
braccio che aveva appena quattro anni. Lo richiuse di scatto, stringendolo
nel pugno. Alla riunione dei genitori. Era quella la scadenza. Si lasciò
andare seduta, avvolta nel suo lungo e costoso abito scuro. Ora l’avrebbe
fatto a brandelli. Come si sarebbe fatta a brandelli quella faccia che non era
sua. Stette seduta sul tappeto pregiato a lungo, chiedendosi come avesse
potuto vivere suo figlio in quella camera, nelle sue lunghe notti di
paura…magari tremando in quel letto cupo e gelido, con le orecchie tese…nel
terrore di sentire un sibilo fra le lenzuola. Un sibilo che gli avrebbe portato
via la vita, per trasformarlo in un Mangiamorte. Si sentì male e gli occhi le
si velarono di lacrime, come mai da tanto tempo…eppure, a come si era
dolorosamente abituata da anni, le ricacciò indietro facendo finta che nulla
fosse accaduto. Si mise in piedi e cominciò a pensare. Un piano. Ora doveva
fare qualcosa di più per quel bambino che aveva perso. Ora
doveva fare qualcosa di più per quell’adolescente che la guardava con odio, con
disprezzo. Suo figlio la odiava, questo non le era mistero…e lei non aveva
fatto nulla per fargli cambiare idea. Adesso non sperava più di potersi far
perdonare. Voleva solo salvarlo. Voleva solo quello. Anche se così facendo
avrebbe ammazzato l’unico uomo che avesse mai amato. Nel bene o nel male
l’amava ancora. Amava Lucius Malfoy. E si chiedeva come poteva amare un uomo che
arrivava a uccidere il proprio figlio ma non poteva farne a meno. Andò a
sedersi sul letto e si lasciò andare un poco. Vagò con lo sguardo sulla
scrivania e si concesse un sorriso, vedendo una foto di Draco e Blaise Zabini.
Il migliore amico di suo figlio. L’unico che gli aveva dato un affetto
smisurato. Narcissa sorrise appena, prendendo in mano la foto. Amici. Ecco,
forse ora sapeva cosa fare. E soprattutto come agire. Sperava solo che non
fosse troppo tardi.
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Capitolo 27 *** Capitolo 27° ***
Tristan tamburellava ripetutamente le dita sul tavolo di
mogano scuro ormai dal molto tempo. Guardava il pendolo in continuazione,
contava minuti e secondi…e nulla accadeva. Jess stava alla finestra e se era
nervoso non lo dava a notare; Milo era seduto accanto al fuoco e Sphin leggeva
accanto al Diurno, tutti riuniti nello studio di Silente. Col vecchio preside
c’erano anche la Mcgranitt, Piton e Caramell. Lucilla era seduta accanto a
lui e attendeva nel più totale silenzio visto che era anche l’unica a non
respirare…cosa che non si poteva dire di Harry Potter, l’unico a fare su e giù
per la stanza come un forsennato. Non riusciva a darsi pace perché sapeva che
ormai la maledizione era stata iniziata… ma insieme a lui anche qualcun altro
non riusciva a credere di essere rimasta lì con le mani in mano. - Dovevo
andare…- sibilò, fissando il vuoto – Non sarei dovuta fermarmi.- - Era quello
che volevano loro.- sibilò Jess arcigno – Se fossi andata avrebbero fatto in
modo di catturarti.- - E come di grazia?- rise lei amara – Se fossi andata
laggiù ora tutti quei poveretti non sarebbero morti!- - Se li hanno fatti
fuori qualcuno di loro doveva essere molto potente…- mugugnò Sphin. - O
qualcuno che non si difendesse solo a parole.- ringhiò Jess a quel punto – Dio,
come non sopporto quella gente!- Silente versò del the a tutti, con la sua
pacata e serena pazienza anche se questa volta l’ombra di tutte quelle morti
aveva gettato sul suo viso un velo di cupa tristezza. - Andiamo miei cari.-
sussurrò debolmente – Non fasciamoci la testa di prima di essercela rotta. Una
maledizione può essere fatta e quindi anche annullata. Specialmente se tanto
grande e fatta da Mangiamorte inesperti. Si possono contare sulle dita di una
mano gli esperti fra di loro in castazione di magie tanto oscure e
impenetrabili.- - Vogliamo parlare della Lestrange allora?- sibilò Jess
furibondo – Per una volta sono d’accordo con la Lancaster! Quella andava
lasciata nella mani dei Dissennatori e sottoposta al bacio! E me ne frego se i
maghi non si devono arrogare diritti di vita o di morte…- - …Visto come
ragionano i Mangiamorte.- concluse Harry. - Appunto.- ringhiò Tristan –
Preside, io aspetto solo l’arrivo dei messaggeri di Caramell, poi con o senza il
suo consenso io vado a bussare a casa Malfoy e me ne frego! Ok? Se vogliono
togliermi la licenza hanno solo da provarci.- - Così mettiamo in pericolo la
vita di Draco.- disse Lucilla a bassa voce. Gli Auror si bloccarono di colpo,
fissandola…poi dovettero darle ragione. - Dannazione!- imprecarono i due
Mckay contemporaneamente. - Sentite…- Milo si mise in piedi – E se qualcuno
di noi andasse almeno a dare un’occhiata in giro? A quanto a detto Lucilla, Dark
Hell Manor si sta svuotando, quindi saremo presto invasi da ogni sorta di mostro
e demone impuro presente e respirante da qui fino al Mar del Nord. E per forza
quei maledetti devono essersi rintanati a Malfoy House.- - E che vuoi fare?-
Sphin lo fissò storto – Vuoi andarci tu? E se ti prendono? Non per offenderti,
lo sappiamo tutti che prendere te è come afferrare il fumo, ma se nel caso
disgraziato e assurdo ti catturassero avrebbero un Diurno fra le loro file e non
è affatto uno scherzo divertente.- - Con la tua mole d’orso vuoi andare ad
aggirarti tu per il giardino di Lucius?- frecciò Morrigan un po’ scocciato. -
Non c’è bisogno di andare a spiare.- disse Lucilla mettendosi in piedi – Io
adesso vado lì e pongo fine a tutto.- ma Tristan le si era piantato davanti, per
impedirle di muoversi, la spinse indietro e la guardò duro – Come? Uccidendolo?
No, non te lo lascio fare!- - Hai idea di quanta gente è morta stanotte? Di
quanti Auror sono stati massacrati?- sibilò lei fredda, vedendolo fremere –
Fatti da parte, non ho intenzione di lasciarlo vivere ancora a lungo!- -
Lucilla, Tristan ha ragione…- Silente si era messo in piedi a sua volta e la
guardava accorato – Mia cara, non ho intenzione di tenerti rinchiusa qui al
castello per tutta la tua vita né voglio dare a Caramell un appiglio per poter
avere e fare ancora accuse contro di te. Voglio che il tuo nome venga
ristabilito e…- - IL MIO NOME NON SARÀ MAI RISTABILITO!- urlò esasperata –
Silente sono una mezzo demone! Ho sposato Voldemort! Che diavolo c’è da
ristabilire?! Al diavolo, alla gente non importa le ragioni di una persona, alla
gente interessa solo la facciata!- - Bhè, quella facciata stai per
rinsaldarla se vai a massacrare tutti.- le disse Jess – Sta buona e
seduta!- - Si e intanto quelli banchettano sulle teste di tutti quei morti!-
La mora li guardò quasi disgustata – E voi state qua ad aspettare che il
Ministero dica un solo dannato si… bhè, sapete che vi dico?- afferrò il mantello
e se lo mise addosso – Voi maghi mi avete stufato. Harry Potter è sano e salvo,
Tom è morto. Quello che volevo l’ho ottenuto. Tanti saluti!- e sparì in mille
luci pallide prima che Tristan riuscisse ad afferrarla. Quando i ragazzi
vennero a sapere che Lucilla se n’era andata rimasero senza parole. Terrore e
paura era ciò che si leggeva sui loro volti. Ron sgranò gli occhi un paio di
volte prima di riprendersi. - Ma perché?- chiese solo. - Era…stanca.-
mugugnò Harry - Come sarebbe era stanca?- allibì Blaise mollando la chitarra
di botto. - E adesso come facciamo…senza di lei?- - Ma dov’è andata?- -
E quando tornerà?- Furono quelle le domande a cui dovette rispondere anche
Tristan. E più le sentiva più sul suo viso si dipingeva qualcosa, un’espressione
e un sentimento che i ragazzi non gli avevano mai visto. Non era
delusione. Era…un senso di perdita e di vuoto che si allargò a tutti gli
studenti, quando seppero della morte di tanti maghi. Il giorno dopo la
Gazzetta del Profeta era colma di scritte impazzite. Più di quaranta morti
fra i Mistici, tutti marchiati, il simbolo di Voldemort sul cimitero avvolto in
una nube verde, dieci Auror uccisi. E nessuno che era riuscito a contrastare
quella follia. Caramell nell’ufficio di Silente sembrava impazzito e nessuno
dei professori era riuscito a calmarlo. Se ne stava lì, marciava come un
soldato e faceva il solco…quando Milo ne ebbe abbastanza fu vicino al morderlo,
per liberare tutti da quella tortura ma finalmente le notizie che tanto
aspettavano giunsero. Tristan si sollevò a sedere e andò ad aprire la porta
mentre un corvo nero si posava sulla finestra, lasciata aperta da
Silente. Entrarono due uomini, Auror dagli stemmi che portavano, accompagnati
da Sofia Mckay e da Arthur Weasley. -
Signori, loro sono Philip Leblanc e Clayton Harcourt.-
disse Jess presentando i due giovani. Il primo era certamente di origini
francesi. Poteva avere una trentina d’anni, castano, occhi scuri e una cicatrice
verticale sulla guancia sinistra. Sorrise cortesemente a tutti. L’altro era
più fresco in età. Clay poteva avere l’età di Jess: aveva i capelli neri e
gli occhi violetti e si poteva dire anche che fosse per Tristan Mckay ciò che
Draco Malfoy era per Harry Potter. I due si scambiarono un’occhiataccia, poi
si sedettero. - Arrivo subito al dunque.- disse Leblanc con un marcato
accento francese, dopo che anche il padre di Ron si fu accomodato sul divano –
La scorsa notte è stata un massacro.- I presenti tacquero anche se Caramell
gelò, cominciando a stropicciarsi il vestito nervosamente. - Quanti erano?-
chiese Silente. Leblanc si massaggiò la ferita fresca ma appena guarita
sulla guancia – Fuori dal cimitero erano raccolti circa una sessantina di
Mangiamorte e prima che possa chiederlo, Ministro… abbiamo riconosciuto la Lestrange.
Stava a capo fila con Mcnair e un altro che non abbiamo riconosciuto ma che tutti
sappiamo chi sia.- - Insomma, non ricominciate!- abbaiò Caramell – Malfoy è
un rispettabile…- - … maledetto bastardo.- finì Clay aggiudicandosi subito i
favori di tutti i professori e di Silente. Si mise comodo e guardò quello che in
fondo era il Capo di tutti gli Auror con aria severa – Ci avete detto una balla,
tutti quanti.- - Di che parli Harcourt?- L’Auror fissò anche i quattro
Cacciatori – Non ci avete detto che avevano quella…quella donna.- - Ma quale
donna? Bellatrix?- Sphin fece una smorfia – Non mi dirai che in dieci sono morti
per causa sua!- - Non farmi ridere Eastpur!- ringhiò Leblanc con acredine –
Quella non vale il nostro dito mignolo! Io sto parlando di quella maledetta
ragazzina dagli occhi azzurri! Quella con un dito ha sgozzato tutti i
Mistici!- A quel punto tutti quanti rimase in silenzio, completamente
agghiacciati. Tristan dovette sedersi e dopo un attimo alzò gli occhi su
Silente…e tremava. - Di chi parlate?- chiese il preside molto lentamente –
Quale fanciulla ha fatto tutto questo?- - Aveva lunghi capelli…- Clay era
furibondo per la morte di tanti compagni – Occhi tanto azzurri che non li avevo
mai visti. Era certamente una mezzosangue. La pelle troppo bianca per essere
umana. Ma non era una Diurna. Ogni incantesimo su di lei non ha avuto effetto.-
Adesso Tristan non era più il solo a tremare. Jess si fece avanti piano…poi
raccolse tutto il fiato che aveva: - Questa ragazza…avete notato se sul petto
aveva un tatuaggio? Un ciglio bianco?- - E tu come diavolo lo sai?- ringhiò
Leblanc alzando la voce. Cadde un altro pesante silenzio…e poi Caramell si
mise le mani sulla faccia – Oddio…siamo morti, tutti quanti…- - Cornelius
calmati…- lo blandì Silente ma quello scoppiò come un petardo – CALMARMI? TU HAI
PORTATO QUI QUELLA MALEDETTA MEZZO DEMONE! TU L’HAI PORTATA QUA FRA GLI ALLIEVI!
ECCO! ECCO PERCHÉ E’ RIMASTA QUI! PER UCCIDERCI TUTTI!- - Adesso basta, la
signorina Lancaster è stata qui tutta la notte!- si mise in mezzo la Mcgranitt –
Se si fosse sdoppiata ce ne saremmo accorti, senza contare che quando è stato
compiuto il massacro lei era in infermeria!- - Ehi no…- Clay si mise in piedi
e guardava sia Jess che Tristan con occhi allargati – Lancaster? Ha detto
Lancaster? La figlia di Maximilian? È stata lei? Ma io…credevo fossero tutti
morti!- - Lumia è morta… Lucilla è sempre stata viva.- spiegò Silente sempre
più calmo – Ha sposato Voldemort in segreto per vendicare la morte di suo padre
e sua madre. Ha vegliato su Harry Potter e poi tornata da noi. Ecco svelato il
mistero. Comunque quella di ieri notte non poteva essere Lucilla. Se si fosse
sdoppiata vi posso assicurare che me ne sarei accorto. Io non mi sono allevato
nessuno serpe in seno, caro Cornelius, senza contare che i tuoi Auror sono qua
da un mese, Mckay dall’inizio dell’anno e non hanno mai avuto nulla contro la
signorina.- - E allora chi era quella di ieri sera?- ululò il Ministro. -
Ecco…- mugugnò Jess – Credo che Lucilla stavolta ci dovrà delle
spiegazioni.- - Già, se c’è qualcuno che può risolvere il mistero…è lei.-
disse Milo e tutto quanti si diressero alla porta, pronti per andare a
cercarla. Ovunque si fosse cacciata. Intanto il corvo nero volò via…per
tornare al sicuro sul braccio di Harry Potter.
Fuori dalla scuola si era
alzata una timida il brezza. Il cielo del mattino era rosso e il lontananza di
un tetro blu scuro. Nessuno da Hogwarts aveva mai visto un cielo simile.
Nessuno. Eppure gli studenti non dicevano nulla. Più nessuno parlava. Ma se
Harry Potter era in pericolo, ora senza Lucilla…c’era chi lo era di
più. Draco Malfoy risalì i gradini del pendio che portava a casa di Hagrid e
si accese l’ennesima sigaretta dopo il caffè mattutino. Fra sé rideva, fra sé
piangeva. Come si stava assottigliando quel rasoio, pensava. Non riusciva più
a camminarci sopra facilmente. Era
diventato tutto così difficile.
Tutto quanto. Lui che per sette anni era vissuto aspettando quel momento mentre Potter e i
suoi amici giocavano a fare gli eroi. E se Potter sopravviveva, male per lui…un
gradino in più verso l’Inferno. Aspirò il fumo, scuotendo il capo. Ma da
quanto cominciava a provare pena anche per Potter? Da quando era diventato un po’
umano? Rise ancora. Si, tutta colpa sua…Hermione Granger, maledetta mezzosangue che
come un dannato tornado gli aveva scombinato la vita. Aveva letteralmente mandato a
puttane tutti i suoi punti fermi, compresa quella morte imminente che come una
spada di damocle gli pensava inesorabile sulla testa. La nera signora con la
falce lo stava aspettando. Se la sentiva addosso. Gli tendeva la mano ogni
notte… E lui era stanco di aspettare. Era stanco di tutto quanto. Voleva solo
che tutto finisse… Si fermò prima di entrare nella piazza della fontana. Da
lì poteva vedere i Dissennatori che cercavano di entrare. Senz’altro il
terrore dei Dissennatori era una paura più sensata della sua visto che quel
maledetto Serpente dell’Oblio avrebbe potuto far finire la sua tortura una volta
per sempre. Quando ricominciò a tremare, pensando a quell’essere nero e tanto
piccolo, si sentì ancora più stupido. Lui, Draco Malfoy…oh, lui che non aveva
mai avuto paura delle morte… lui che ogni notte dormiva solo per grazia divina o
per i sonniferi troppo potenti che si faceva da solo, con le orecchie tese a
sentire ogni singolo sibilo. Ma cosa stava a fare al mondo?, si chiedeva
sempre più spesso. Perché aspettava? Avrebbe voluto mandare al diavolo suo
padre…ma qualcosa lo bloccava sempre. Alzò il bavero della giacca quando un
folata di vento gelida lo prese in pieno. Si girò e vide Hermione fra la folla,
proprio davanti a lui. Quanto incrociò il suo sguardo sentì il motivo del suo
blocco. Eccola. Era lei. La sua mezzosangue a bloccare ogni particella del
suo essere. La vide fargli un cenno di attesa. Gli stava dicendo di
aspettarla… Gli dette le spalle per parlare con la lenticchia e Draco tornò a
pensare, con un’espressione malinconica sul bel viso un po’ stanco e tirato.
Sarebbe stato bello essere quello che lei voleva. Essere come una persona
normale. A volte desiderava ardentemente essere qualcun altro. Lontano da suo
padre, dall’indifferenza che si era creato attorno. E fu allora che accadde.
Improvvisamente vide tutto buio…e quando riaprì gli occhi ebbe una strana
sensazione. Era…caduto! Era steso lungo per terra! Cercò di rimettersi in
piedi ma non ce la fece…le sue braccia! Le sue gambe! Non fece in tempo a
urlare che un grido acutissimo lo fece sobbalzare. Hermione era sopra di lui
e lo fissava orripilata. Continuava a strillare e ben presto furono circondati
da studenti. Draco cercava di parlare ma dalla sua bocca uscivano strani
sibili…e continuava ad agitarsi per raggiungere Hermione ma lei scappava,
gridando il suo nome e cercandolo in giro. Arrivarono anche Weasley e perfino
Blaise lo guardò a occhi sgranati. Possibile che non lo
riconoscessero? Malfoy stava per farsi prendere dal panico e continuava a
gridare che era lui, che era Draco ma nessuno sembrava sentirlo! E quando tutti
i ragazzi estrassero le bacchette dovette per forza fuggire. Era tanto sconvolto
che scappò in mezzo alla piazzetta e tutte le matricole strillarono come
impazzite. Non riusciva a crederci! Doveva essere un incubo o qualcuno gli aveva
scagliato addosso uno strano incantesimo, una maledizione…insomma qualcosa
dovevano avergli fatto perché se nessuno, neanche Blaise lo riconosceva, doveva
essere diventato un essere irriconoscibile. Si spaventò tantissimo quando
cominciarono a piovergli addosso dei Cruciatus e quando uno lo prese sentì un
dolore atroce ma stette immobile, dolorante e stordito, per poco. Infilò
l’entrata principale inseguito da una mandria inferocita, evitò Gazza vicino al
bagno dei prefetti che tra l’altro era armato di spadone per farlo a fette e
finalmente si ritrovò solo, in mezzo allo scalone che portava a
Grifondoro. Si fermò, stanco e col cuore in gola…si sentiva malissimo perché
avevano appena cercato di ammazzarlo e nessuno si era accorto che era lui tanto
che gli venne voglia di specchiarsi. Ma cosa poteva essere
diventato? Qualcosa senza braccia e gambe…perché finalmente si accorse di
aver strisciato! Un brutto presentimento si fece largo nella sua testa…e
dondolando un po’ riuscì ad alzare il capo ma la percezione visiva era po’
vacua. Non vedeva granché…in compenso quando si muoveva sentiva con una
percezione fantastica di ogni persona, cosa, vibrazione, granello di polvere che
aveva attorno. Anche il suo naso funzionava bene. Ma la bocca…si sentì un
idiota ma fece una linguaccia, tanto per darsi un’occhiata alla lingua e
maledicendosi in tutte le trentasei lingue che non conosceva vide che era
biforcuta. Cazzo… Altro che maledizione! Era stato lui! Percezione e
Focalizzazione, diceva la Granger. Sti cazzi! Era diventato un Animagus! E per
di più qualcosa che strisciava e che aveva la lingua biforcuta! Un rettile…e
sperava non fosse una qualche razza dentata di verme. Stava ancora imprecando
fra sé, anche se da fuori si sentiva un sibilare continuo, quando vide Potter
uscire dal suo dormitorio. Emise un’imprecazione filò via…ma Harry aveva già
sentito e specialmente l’aveva visto. Strabuzzò gli occhi, vedendo un serpente
tutto bianco, lungo quasi due metri, imbucarsi per il corridoio interno. Il bello era
che non aveva mai sentito un serpente dire "Porca puttana ci mancava anche lo
Sfregiato!" Quindi i casi erano due… o stava dando i numeri, o il serpente
che aveva visto era un Animagus. Cautamente lo seguì da poco lontano ma Draco
lo sentì e si girò, allarmatissimo. "Cazzo!" Harry stavolta l’aveva
sentito bene. Il serpente aveva detto cazzo! Draco fece
per scappare di nuovo quando Potter gli corse
dietro e cominciò a parlargli in Serpentese tanto che Malfoy lo capì benissimo
e lo guardò come se fosse stata la manna dal cielo! Lo Sfregiato forse non avrebbe
cercato di ammazzarlo! Lo Sfregiato lo capiva. Infatti, quando gli disse chi
era, Harry quasi lo mandò al diavolo. "Ma che fai in giro così?" fece Potter
rognoso, usando le sue doti da rettilofono "E altra cosa…potevi anche dirlo che
cercavi di diventare un Animagus sai?" "Deficiente non so cosa sia successo!"
sibilò Malferret rabbioso "Me ne stavo in giardino e mi sono ritrovato spalmato
per terra, circondato da dementi inferociti e Blaise compreso ha cercato di
farmi la pelle! Devono aver creduto che mi sia successo qualcosa perché hanno
cercato di ammazzarmi, urlando a tutti che ero sparito!" poi, sempre più agitato
"E adesso come faccio a tornare normale?" "Sarebbe meglio se ti calmassi…"
ma il Grifondoro non finì di dirlo che un gruppetto di pazzi gli arrivò addosso.
Ron, Blaise e Seamus Finnigan avevano chiamato mezzo istituto alla caccia del
serpente assassino, tanto che anche Dalton e Justin Bigs si erano uniti, armati
di forconi e spade fregate in sala duelli. Hermione poi pareva sconvolta –
Harry! Quello…è quello il serpente che ha fatto del male a Draco!- - Cosa?-
Potter la guardò allibita mentre, tanto per mettere le cose in chiaro, prendeva
Malfoy in braccio sotto gli occhi sbarrati di tutti – Veramente questo è…un
amico di Lucilla.- - Cosa?- ribatté Neville allucinato. - Si…sai…il
serpente di Lucilla!- disse Harry con tono eloquente, fissando principalmente
Hermione, Ron e Blaise. "Ma che stai dicendo cretino?" sibilò invece Draco
che cercava di arrotolarsi sulla testa di Harry. "Zitto idiota!" sibilò Harry
in Serpentese "Vuoi che sappiano tutti che sei un Animagus?" - Ma che stai
dicendo?- ululò la Granger – Ci parli anche?- - Ve l’ho detto…tranquilli.
È…bravo. È di Lucilla. Adesso glielo riporto in camera. Tornate pure a cercare
Malfoy, sono sicuro che sarà da qualche parte a mangiare matricole. Blaise,
Ron...Herm, mi accompagnate?- I tre furono costretti ad annuire visto lo
sguardo assassino del bambino sopravvissuto e lo seguirono docili mentre il
moretto cercava disperatamente di tenere Draco in braccio, visto com’era lungo.
Il biondo Serpeverde comunque riuscì ad attorcigliarsi comodo attorno a Potter
solo quando si chiusero nella classe di Trasfigurazione. E davanti allo
specchio dell’entrata Draco si vide finalmente. "Lo sapevo…ma come ho fatto a
diventare un serpente eh?" si schifò. "Animale più adatto per te non c’era!"
sentenziò Harry beato. "Fottiti. E perché sono tutto bianco?" - Non sei
bianco, sei albino e adesso taci!- abbaiò, facendo sobbalzare i ragazzi come
molle. - Con questa mania dei serpenti cominci a preoccuparmi davvero.- gli
disse Ron – Allora? Che storia è? Lucilla non ha mai avuto serpenti. Da dove
arriva quel coso orrendo?- "Sarai bello tu, lenticchia!" se ne uscì il biondo
dondolando. Harry roteò gli occhi mentre Draco a momenti lo strozzava per non
cadere – Non è un serpente vero. È un Animagus.- - Ah si?- Blaise lo guardava
scettico – E chi sarebbe? Una della mia casa per caso?- - Non proprio…è
Malferret.- Ci fu un attimo di panico, lo stesso di quando Hermione si era
trasformata la prima volta. Ma Zabini attaccò a ridere – Complimenti,
divertente Harry!- - Guarda che è vero!- - Come no…- "Digli che l’ha
fatto per la prima volta con mia cugina! In camera mia, il porco…" sibilò
Draco. Quando Potter ripeté la cosa, Blaise ghiacciò mentre Ron ed Hermione
si voltarono verso di lui. Sconvolti. - Cacchio…ma…è Draco davvero?- - Da
come rompe direi di si!- mugugnò Harry seccato. "Fanculo Sfregiato." "Se
non la smetti di sbatto a terra." "E io ti mordo!" - Insomma volete
finirla con questi sibili?- gracchiò Hermione snervata. Tacque un secondo, poi
lentamente si avvicinò ad Harry. Il serpente bianco alzò il muso dalla spalla di
Potter e lei lo guardò…un po’ intimorita. Non aveva mai amato particolarmente i
rettili ma…quel coso bianco aveva gli stessi occhi argentati di
Malferret. "Chiedile come faccio a tornare normale!" sibilò allora Draco
vedendo il suo viso preoccupato e in effetti stava cominciando anche lui ad
agitarsi parecchio. Harry capì che era spaventato, era stato rincorso per tutto
il palazzo ed era in una forma molto ambigua, quindi chiese a Hermione cosa
potevano fare. La Grifoncina cominciò dicendo che avrebbe dovuto calmarsi ma
Malfoy era ben lungi dal farlo…così, ancora un po’ timorosa, cominciò a fargli
qualche carezza sotto il mento. Draco però, dopo l’iniziale contentezza, reagì
tornando da Potter. "Voglio tornare normale, non mi servono le coccole
intesi?" sibilò irritato. Il
moretto stava per mandarlo a quel paese ma lasciarlo lì in quelle condizioni un po’ gli spiaceva, e si
dispiacque ancora di più quando realizzò la sua pena per Malfoy, così si misero tutti e
quattro d’impegno per calmarlo un po’ anche se tutti quegli sguardi allucinati
stavano dando al biondino un bel fastidio. Ci volle una buona mezz’ora di
chiacchiere futili, carezze fugaci e rottura di palle in spreco della giornata
ma alla fine Draco, quasi senza accorgersene, scoppiò in una nuvoletta di fumo e
si ritrovò seduto in cattedra nella sua bella forma umana. Peccato che un attimo
dopo si teneva la testa, come stretta in una morsa, gli usciva il sangue dal
naso e non si sentiva un arto sano. Hermione gli stava facendo aria quando
Blaise gli dette il ben tornato. - Qua però voglio provare anche io!- se ne
uscirono Ron ed Harry insieme, lontani dalla cattedra. In fondo Tristan gli
aveva prenotato l’esame per la Smaterializzazione ed Hermione faceva i suoi
esercizi, quindi anche loro ormai dovevano tassativamente provare. E se lo
giurarono anche a cena, mentre Malfoy stava male come un cane e Zabini lo
riempiva di prediche per essere stato tanto sconsiderato. - Mi piacerebbe
diventare un cervo come papà!- disse Harry servendosi di patate e pancetta. -
Un cervo?- Ron fece una smorfia pensierosa – Io credo che sarebbe meglio
qualcosa con le ali.- - E io credo che fareste meglio a stare zitti!- ringhiò
Malfoy seccato. - In effetti a vedere come sei conciato mi viene voglia di
ripensarci.- disse Weasley amaro. - Lasciamo perdere.- disse Harry a un certo
punto – Vi ricordate che sono arrivati gli Auror dal cimitero? Bene… io ho
mandato Hermione a sentire che dicevano.- - E?- lo incalzò Zabini
– Non hai sentito se Lucilla aveva intenzione di tornare?- - No…- la
Grifoncina scosse il capo, desolata – E volete sapere il peggio? I Mangiamorte
stanno usando un Mutaforma per far ricadere tutta la colpa su Lucilla. Gli Auror
che sono venuti hanno dato una sua descrizione.- - Ma che bastardi!- sibilò
Blaise disgustato, poi però tacque, deciso a lasciar cadere quel discorso…almeno
davanti a Draco che se ne stava ancora sdraiato nel sacco di Hermione, col capo
rivolto al cielo. Non sapeva se li ascoltava ma il fatto che Lucilla fosse stata
tirata in mezzo faceva davvero male a tutti quanti. A notte fonda decise di
rintracciarla. Le scrissero una lettera e poi mandarono Edvige in cerca della
mezzo demone, sperando tornasse presto e dopo averle spedito la pergamena si
misero a dormire, leggermente più tranquilli anche dai nuovi arrivi di Auror
dopo la venuta di Leblanc e Harcourt. Ma Clayton Harcourt quella notte non aveva
intenzione di dormire. Ancora non ci riusciva…non dopo aver puntato la spada
addosso a quella ragazzina. Quella che aveva ucciso tutta quella gente. Andò
un po’ in giro per la sua vecchia scuola, fino a ritrovarsi sulla Torre
Nord. Vide i Cacciatori di guardia, poi aguzzando meglio la vista vide anche
una chioma bionda alla luce delle fiaccole. Se fosse stato Jess non si sarebbe
avvicinato, visto l’irritabilità che l’aveva reso famoso al Ministero ma
essendo il suo vecchio nemico Tristan poteva anche andare a rompergli le
palle. Si accese una sigaretta, arrivandogli alle spalle. - Così era per
questo che non ti si vedeva in giro…stavi qua a fare il prof…- Mc lo guardò
appena sopra la spalla, poi tornò a fissare il vuoto. - Perché sei andato dai
Mistici?- gli chiese invece – Credevo che come mio fratello gli
odiassi…- Clay alzò le spalle, andandogli a fianco per guardare il firmamento
coperto di nubi – A dire il vero non credevo in quest’impresa ma una volta
arrivato lì mi sono accorto che i Mangiamorte questa volta avevano scelto prede
troppo facili. Sai che odio i vigliacchi.- Tristan ghignò amaro – Già…Harcourt, il
Sensimago Cuor Gentile.- sibilò freddo – Non farmi ridere. A te non è mai interessata la
fama ma neanche stare nell’ombra. Ci conosciamo da troppo Clay, non prendermi in
giro.- - Vuoi che ti dica la verità?- fece l’altro, con gli occhio violetti
pieni di collera – La verità è che tutti davanti a quella donna sono rimasti di
pietra. I suoi poteri…tu non l’immagini neanche! O forse si…- si staccò un poco,
osservandolo attento – E’ vero che è la tua donna?- - Lucilla non è…- iniziò
Tristan ma poi tacque, per riprendere con voce roca – Stanno usando un Mutaforma
per far ricadere la colpa su di lei. Lucilla ha sposato Voldemort per vendicare
Maximilian, quasi otto anni fa. Aveva sedici anni quando ha lasciato la scuola,
dopo che sua sorella aveva fatto uccidere Max e sua moglie.- - E tu le
credi?- chiese Clay pacato, dando un tiro alla sigaretta. - Lucilla dei
Lancaster non sa mentire.- rispose Mc fissandolo negli occhi. Stavolta
Harcourt lasciò perdere. Parve disinteressarsi alla cosa, almeno fino a quando
non sentirono delle voci dalle scale che riportavano ai piani sottostanti. Sphin
stava litigando con qualcuno e dato l’accento doveva essere Leblanc. - Perché
è venuto anche quello?- ringhiò il biondo – E’ un imbecille…quasi peggio di
te…- Clay rise, mandandolo in bestia – Oh, lo odierai di più quando verrai a
sapere che hanno in mente di fare lui, Caramell e l’intera congregazione
francese in stanza al Ministero. E guarda un po’ Morrigan c’è di mezzo come
sempre.- Tristan sbuffò seccato, indurendo le mascelle – Non mi dire che
hanno ricominciato con quelle stronzate!- - Di meglio…- Harcourt gettò il
mozzicone – Vogliono marchiarlo.- - Cosa??- Il grido di Mckay fu
così forte che gli Auror li guardarono allarmati ma i due neanche li
videro. Tristan era talmente congestionato dalla rabbia che pareva stesse per
scoppiare. - Non posso farlo!- sibilò avvicinandosi pericolosamente a Clay,
che rimase assolutamente impassibile – Non è un vampiro! E anche se lo fosse
quella dannata legge è ingiusta!- - Sua madre è diventata una vampira, il suo
vecchio non l’ha riconosciuto…che vuoi da me?- disse indifferente l’altro – Se
Morrigan e voi tre che gli state appresso apriste un po’ le orecchie ogni tanto
forse capireste che Caramell ne ha fin sopra i capelli di voi quattro. Avete
fatto più casino voi da quando siete insieme che Harry Potter in sette
anni.- - Ma vaffanculo! Harcourt non dirmi che gli credi anche tu! Milo non
può venire marchiato come un animale! Per tutti questi anni ha servito il
Ministero e adesso se ne sbattono tutti di colpo? Bhè, che vadano al diavolo!
Non arriveranno neanche a un metro da lui! E poi che storia è questa? Hai idea
di quanti Diurni girino per tutta la Gran Bretagna?- - Parecchi…- sibilò Jess
arrivando da loro, avvolto nel mantello – E tutti, fratellino, stanno per
passare al Lato Oscuro. Sono pericolosi…per questo Caramell teme che Milo posso
voltargli le spalle.- - Bhè allora dovrà stare attento anche il nostro caro
Ministro.- sibilò Tristan furibondo, andando alle scale – Perché appena sarà lui
a darmi la schiena gli arriverà un coltello in mezzo alle scapole così
velocemente che non farà in tempo neanche a dire "Dimissioni."- Una volta
rimasti soli, Jess lo guardò di sottecchi. - Che c’è?- chiese Clay ironico –
Credi che abbia un tizzone nascosto sotto al mantello? Non me ne frega niente
dei Diurni, Mckay. Per me Milos Morrigan può anche farsi chierico.- - Non è
questo.- disse Jess – Mi chiedevo solo perché Leblanc ha deciso di restare qua…-
lo guardò ancora, ridendo insinuante – Forse per tenerci tutti d’occhio. Te
compreso, Clayton.- e senza aggiungere altro prese la sua forma di falco e volò
via, lasciando Harcourt a guardarlo…consapevole che nessuno di quei quattro si
sarebbe fatto fregare facilmente. Meno male che lui in quella storia davvero
non centrava nulla, pensò andandosene… Eppure mentre lui spariva, qualcuno
riapparve sulla torre. Un debole raggio di luna filtrato fra le nubi le
illuminò gli occhi blu, mentre lei si guardava attorno. Gli Auror che la
conoscevano la salutarono con brevi cenni che lei ricambiò, poi scese le scale e
tornò ad aggirarsi per Hogwarts. Attraversò buona parte del palazzo senza
incontrare nessuno almeno fino a quando non incappò in Piton. Si bloccò
davanti a lei, sospirando per il sollievo. - Merlino, credevo non saresti più
tornata davvero!- mugugnò rilassandosi – Dove sei stata Lucilla?- Lei tacque
un secondo, poi alzò le spalle con un mezzo sorriso – Mi perdoni, non volevo
mettere in allarme tutti quanti ma…ero davvero stanca. Adesso sono tornata
comunque.- - Bene, quando vuoi venire a parlare con Silente…- - Certo,
verrò subito…ma sa dirmi dove sono Tristan e gli altri?- Piton le indicò la
sala riunioni dei prof, così s’incamminò tranquilla mentre al suo passaggio
tutti i quadri ammutolivano, per poi fissarla corrucciati di spalle. La mora
mise piede nella sala. Trovò Milo, Sphin e Jess. I primi due l’accorsero felici
e Eastpur corse subito ad avvisare tutti quanti, mentre Mckay la guardò di
sottecchi. - Potevi avvisare.- le disse irritato – Almeno dirci dove
andavi…ma è chiedere troppo, vero?- La mezzo demone si fece avanti,
continuando a guardarlo. Jess sostenne il suo sguardo ma dopo un attimo lo
distolse, ignorandola. Che strano…pensò per un attimo. - Ho buttato un occhio
in giro.- disse lei, sedendosi – Sono tutti raccolti da quell’idiota di Mcnair.-
- Credevo fossi sicura che fossero tutti a Malfoy House.- replicò il biondo
restando alla finestra. - Bhè, sbagliavo.- replicò con tono leggero,
appoggiandosi allo schienale della sedia e cominciando a mangiucchiare della
frutta, messa in una ciotola d’oro in mezzo alla grande tavola – Che ti prende,
non mi credi?- Calò un breve silenzio e quando Jess tornò a guardarla…rimase
immobile, con gli occhi verdi come contratti. Lucilla…stava mangiando una
fragola…ma lo faceva in un modo che non era suo. Sentendosi osservata lei
rialzò gli occhi, mandando giù un ultimo pezzetto…e un brivido caldo attraversò
la schiena dell’Auror, anche se non lo dette a vedere. Si rimise in piedi,
stiracchiandosi – Vado da Silente ragazzi, ci vedremo lì.- e si Smaterializzò,
lasciando i due soli. Jess si portò una mano alla gola, cominciando a
sentirsi scottare. Che strano…quel modo di mangiare le fragole… Gli riportava
alla testa un vecchio ricordo. - Interessante…- Si voltò verso Milo che
guardava ancora il punto dove la mezzo demone era sparita. - Cosa?- chiese
Mckay. - Un odore.- rispose Morrigan, puntando gli occhi gialli sul compagno
– Odore di morto.- - Ma sei pazzo?- alitò Jess – Che stai dicendo?- -
Quello che ho detto. Sai che il mio naso non sbaglia. Qui dentro c’è puzza di
cadavere…lo sento.- Intanto la Lancaster scendeva le scale del giardino,
ben lontane dall’ufficio di Silente. Fu lì che lo vide. Incontrò gli occhi
di Tristan e gli volò fra le braccia. Si lasciò baciare e con una
passione esagerata ricambiò, restando contro il suo corpo caldo. Rise leggermente
quando le sussurrò all’orecchio di non lasciarlo più senza motivo. - Dove sei
stata?- le chiese, baciandola ancora e ancora. - A spasso…- disse vaga –
Avevo…bisogno di raccogliere le idee.- gli prese il viso, mordendogli
leggermente le labbra con fare sensuale – Piuttosto, che hai fatto in mia
assenza?- Mckay sospirò, stringendola forte – Accidenti a te, Luci…sono
arrivati gli Auror che erano dai Mistici la scorsa notte. Hanno detto che ti
hanno vista fare un massacro. Stanno usando un Mutaforma…- - Si, si… lo so.-
disse alzando lo sguardo al cielo – Non hanno niente di meglio da fare che
rompermi le scatole, lo sai. Comunque anche io ho i miei assi, non temere.- si
alzò sulle punte, ripassandogli le braccia al collo – Piuttosto…sai che potremmo
morire questa volta?- Tristan rimase spiazzato, sbalordito – Ma cosa
dici?- - Non voglio perderti ancora…- la sentì sussurrare – Senza averti
avuto…- Gli cercò la bocca, lasciandolo senza fiato ma l’Auror si
staccò…colpito da uno strano gelo. - Ne parliamo dopo.- le disse, col cuore
in gola – Ho una riunione coi ragazzi…resta nei paraggi.- e se ne andò, dopo un
altro bacio mozzafiato. Quando fu sparito nell’entrata della scuola, la
Lancaster ghignò dolcemente, poi spostò la sua attenzione sugli studenti,
accampati attorno alla fontana. - Bene, bene…- si aggirò fra loro, cercando,
scrutando…e alla fine trovando chi cercava. Si chinò su Harry, sorridendo
appena. Vide la cicatrice e sospirò scuotendo il capo. Nel più totale silenzio
passò su di lui una mano, facendolo cadere in un posto privo di suoni. Niente
avrebbe potuto svegliarlo. Lo stesso fece quando si avvicinò a Draco.
L’osservò per qualche minuto, ricordando il bambino che era stato…poi gli fece
lo stesso incantesimo del sonno già riservato al Grifondoro, quindi schioccò le
dita…e in un attimo sparirono entrambi ma lei dubitava che il loro sarebbe stato
un buon risveglio. Rise sommessamente, sfregandosi le mani. - Che le danze
comincino…-
Quando Harry riaprì gli occhi, intontito, non vide nulla…non
aveva gli occhiali sul naso ed era tutto buio. Sapeva solo che…era in piedi,
senza maglia, a torso nudo…ammanettato per i polsi al soffitto. Cominciò a
strattonare, urlando, tirando con forza finendo solo col ferirsi i polsi. -
Aiuto!- urlò in preda al panico – Qualcuno mi sente? AIUTO!! C’E’
QUALCUNO??- Quando sentì un tintinnio metallico si bloccò, cercando in
quella stanza buia. Ma dov’era? Perché era in quel posto? Un gemito gli disse
che c’era qualcuno con lui…attaccato come lui al soffitto con le catene. -
Chi è?- chiese guardingo. - Potter…- - Malfoy…- fece Harry
sospirando. - Dove cazzo siamo? Ma che succede?- - A me lo chiedi?-
rispose il moretto esasperato – Non ti vedo neanche…- - Ti sono davanti…è
buio, ma dovresti vedermi…ah, sei senza occhiali…- - Che posto è?- Draco
si guardò attorno, sentendo freddo. Era a torso nudo come Harry e gocce d’acqua
penetravano da soffitto. Sembrava una stanzetta angusta, dalle parete di
mattoni ammuffiti, senza finestre. Da fuori si sentiva un vento
impossibile. - Non so dove siamo…né perché siamo ammanettati. Non riesci a
liberarti?- - No…e le bacchette? Le vedi qui in giro?- Malfoy aguzzò
ancora la vista e le trovò buttate a terra, in un angolo insieme ai loro
vestiti. - Ma perché siamo qua?- - Oh, ve lo dico subito
ragazzini…- Una voce femminile si allargò a macchia d’olio sulle loro teste,
veniva dappertutto e da nessuna parte. In quel momento una parta si spalancò
ma non lasciò filtrare molta luce. Sullo stupite apparvero due sagome prima che
il debole bagliore sparisse. E Draco che vedeva meglio ebbe un sussulto. -
Lucilla?- mormorò, sgranando gli occhi argentati. La vide ridere di gusto,
accompagnata da un essere con gli occhi gialli. - Ragazzi, spero stiate
comodi..- disse tranquillamente, facendo un buffetto sulla guancia a Harry che
ancora non riusciva a credere a quella situazione – Andiamo, non fate quelle
facce. Avreste dovuto capirlo subito…una mezza demone è una mezza demone,
specialmente una che ha sposato Voldemort, no?- - Quindi tu…per tutto questo
tempo…- sussurrò Potter, sconvolto e amareggiato– No, non è vero…- La mora
ghignò, ciondolando fra i due, ridendo e fissandoli con scherno. - Come sei
ingenuo bambino sopravvissuto…- gli sibilò a un dito dalla bocca, afferrandogli
i capelli con forza e strappandogli un grido strozzato – Tu, il grande Harry
Potter…morirai qui. E di una fine tanto ingloriosa che tutti i tuoi nemici ci
rideranno sopra per anni e anni. Ti lascio nelle mani di un tuo amico
Mangiamorte…- e appena finito di dirlo il Grifondoro avvertì un grido lacerante.
Se avesse avuto gli occhiali avrebbe visto Draco contorcersi e agitarsi mentre
un serpente nero, piccolo e lucido, veniva tolto da un vaso, posato fra loro
dentro a un cerchio rosso fatto col sangue…e attendere, attendere il rintocco di
una goccia d’acqua dal vaso in cui era stato deposto. - Lucilla… Lucilla NO!-
gridò Potter tirando le catene con forza – Perché lo fai?? Perché??- Videro i
suoi occhi brillare d’ironia. Alzò le spalle, noncurante come…se la loro morte
fosse stata niente. Una goccia nel mare. - Buon sonno eterno Harry Potter.
Draco, una volta che sarai morto e ti risveglierai dì la parola "Inferia" e
potrai uscire. Non provateci prima, funziona solo sulla bocca di un morto.
Arrivederci a mai più…- e dicendo "Inferia" la porta si aprì, per poi
richiudersi alle sue spalle. Rimase quel tizio, dai capelli lunghi e
attorcigliati come serpi in un cesto e lo sguardo malvagio…ma mai come quello
che Lucilla aveva rivolto loro. Sguainò un coltellino sottile dalla foggia
preziosa, un teschio e un serpente sull’elsa, poi con una rapidità
impressionante fece due tagli orizzontali sul petto di Draco, a livello dello
sterno. Gli leccò avidamente il sangue, era un vampiro, ma poi andò avanti in
rito preparatorio del Mangiamorte. Fece altri sfregi su tutta la schiena del
biondino, strappandogli grida spezzate. Intanto il serpente dell’oblio
attendava…mentre il sangue colava. Quando ebbe finito col Serpeverde, il vampiro si
diresse da Harry…e inclinandogli il capo, affondò con forza i denti nel suo
collo. E in tutto quel caos Draco Lucius Malfoy, il cui sangue defluiva lentamente
sotto le iridi dardeggianti di quel serpente, pensava solo a una cosa… Che
forse, dopo anni, era arrivata la fine…
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Capitolo 28 *** Capitolo 28° ***
Ron fece per l’ennesima volta il giro di tutta la
Mappa del Malandrino ma non trovò Harry in nessun posto. In un impeto di
rabbia gettò la pergamena a terra, imprecando. - Dio…- sibilò rabbioso,
mettendosi in piedi, cominciando a fare il solco in mezzo alla piazzetta della
fontana per poi tornare rapidamente indietro per raccogliere con cura la Mappa a
cui Harry teneva così tanto - Dove cazzo è andato? Dove cazzo SONO andati?-
ringhiò, guardando anche Blaise. Zabini tacque, continuando a stare seduto e
guardare il sacco a pelo vuoto dove Draco si era addormentato. Non era da lui
sparire senza dirgli nulla. Non era da lui, né da Harry andarsene senza una
parola. Specialmente se pensavano che se n’erano andati insieme. Era mattina
ormai. E loro non c’erano. Jess planò in quel momento su di loro, riprese la
sua forma e dalla sua faccia capirono che non c’erano buone notizie. -
Cazzo…- Ron dette un calcio a un coccio di legno, levando una nuvola di cenere –
Vi giuro che se fra un attimo ricompaiono pieni di lividi è la volta buona che
li mando io all’ospedale!- - Calmiamoci, in fondo nessuno può entrare nelle
barriere del castello.- cercò di placarlo Hermione più terrorizzata che mai,
anche se non lo dava a vedere – I ragazzi devono essere qua, è impossibile che
gli sia successo qualcosa…- - E se fossero incappati nei Dissennatori?-
sussurrò Elettra, pallida e allarmata. - Harry si sa difendere…ma non è
questo il punto!- ribatté la Grifoncina – Non li abbiamo sentiti andare
via…- - E perché poi se ne sarebbero andati prima di colazione?- ringhiò
Weasley iroso – Andiamo Herm! I casi sono due: o sono in giro a prendersi a
botte o sono nei guai e conoscendo Harry ci metterei la mano sul
fuoco!- Tacquero quando giunse il preside, Piton e la Mcgranitt. -
Novità?- chiese Silente a Jess. Mckay scosse il capo e arrivarono in quel
momento anche Milo, Clayton e Sphin. - Ho fatto un giro nella Foresta.- disse
Eastpur roco – Ma non li ho trovati.- - Io ho chiacchierato con un
Dissennatore.- disse Morrigan tranquillo, come se parlare con uno di quegli
esseri fosse una cosa normale – E non hanno messo le grinfie su nessuno
stanotte. Né stamattina presto. Se fosse uscito qualcuno se ne sarebbero
accorti.- - Neanche con le scope?- chiese Ron – Perché è appurato che nel
castello non ci sono!- - E allora se non sono qua, né nella Foresta…- Blaise
guardò il preside – Insomma, sono usciti per forza ma se i Dissennatori e gli
Auror non se ne sono accorti come hanno fatto?- - Dov’è quel maledetto
Mantello?- sibilò Piton incazzoso. Hermione glielo mostrò. Ce l’aveva lei
nello zaino. - Quindi? Si sono Smaterializzati?- se ne uscì a quel punto
Seamus Finnigan – Qua non si può!- - Bhè…qui però…c’è qualcuno che può
Smaterializzarsi…- iniziò Sofia Mckay, raggiungendo il gruppo. Fissò Silente con
aria eloquente – Preside, non per essere la solita ma se sono spariti c’è solo
una persona che avrebbe potuto dal loro una mano. Non voglio farla infuriare, so
quanto crede nella Lancaster, ma forse ci sta nascondendo qualcosa. Gli Auror
del Ministero l’hanno vista massacrare i Mistici, poi sparisce e riappare a suo
piacimento. Non è normale…- Jess l’ascoltò a vuoto, perso nei suoi
pensieri. Quelle fragole…quelle maledette fragole… "Sai una cosa? Odio
mangiare, veramente…ma queste fragole sono una tentazione troppo
grande!" Ricordò una risata…e un sorriso tanto bello quanto insidioso. E
ora quello stesso ghigno aleggiava sulla bocca della mezza demone sdraiata a
fianco di Tristan. Passò la mano sul torace del giovane Auror, felice della
sua vendetta. Si mise a sedere lentamente, avvolgendo il corpo liscio e
perfetto nelle lenzuola…poi si piegò su di lui. - Allora…purosangue…-
sussurrò baciandolo - sono stata all’altezza delle tue fantasie?- Tristan
aprì gli occhi, perso dopo una notte d’amore che gli aveva portato via tanta
amarezza dal cuore ma anche una gioia immensa. La guardò dolcemente, le passò
una mano fra i capelli e si lasciò baciare, ancora e ancora. Non si era mai
sentito così…mai. Avere Lucilla fra le braccia era stato come spazzare via anni
di buio. Che strano, pensava…tante volte aveva immaginato di averla…e
ora… Un’odiosa sensazione gli penetrò nelle viscere ma la scacciò via mentre
la mano gelida di Lucilla si sfiorava la gola, il collo e il torace. Era stata
eccezionale e gli aveva dimostrato una sensualità che non avrebbe mai
immaginato…specialmente quando aveva preso lei l’iniziativa, la sera prima.
C’era una sola cosa che ora Tristan doveva capire. Una sola cosa, pensò
scostandosi da lei. Cercò i vestiti e cominciò a prepararsi per uscire
mentre la mora si ributtava a letto, in una posa che serviva solo ad attirare
l’attenzione, studiata a regola d’arte. - Non mi dirai che vai via…- disse,
sorridendo. - Non è da te fare i capricci…Lucilla..- replicò il biondo,
alzando gli occhi verdi su di lei. La ragazza non si scompose ma assunse
un’espressione fredda, tipica della Lancaster – Sono anni che aspettavamo di
fare sesso e adesso te ne vai? Che s’impicchino quelli del Ministero, possono
fare a meno di te per qualche ora.- - Io volevo tanto catturare il Mutaforma
che prende le tue sembianze.- replicò infilandosi la camicia e cominciando ad
abbottonarla – In fondo non possiamo permettere che qualcuno vada in giro
macchiando il tuo nome impunemente… o sbaglio?- infilò la spada alla cinta,
sempre fissandola dritta negli occhi – Non credi?- - Ma certo…- La Lancaster
fece un gesto seccato con la mano – Il dovere prima di tutto.- - Non parlavi
così stanotte.- rise divertito. - Oh, nemmeno tu ti sei lamentato.- rispose,
avvicinandosi alla sponda e afferrandolo saldamente ma lentamente per i fianchi,
strappandogli un altro bacio – In fondo lo aspettavamo da sempre…- - Cos’è
che ti ha fatto cambiare idea?- Tristan le prese i polsi con delicatezza,
posandole le labbra sul collo. - Te l’ho detto…potremmo morire e poi ne avevo
basta di aspettare.- disse leggera, inclinando il capo per lasciare più pelle
alla portata della bocca di Mckay e contemporaneamente lasciando andare il
lenzuolo – In questi anni sono stata fin troppo stupida, anche quando eravamo
studenti. Ti ho lasciato a mia sorella per troppo tempo…- Tristan levò gli
occhi smeraldini per un secondo, mentre continuava a lambirle il collo. Dopo di
che si staccò. La salutò con un bacio all’angolo della bocca che lei avrebbe
voluto approfondire, poi infilò le scale per andare da Silente… E una volta
da lui la decisione fu presa.
Un giorno intero passò e quando ricadde la
notte Harry Potter aprì le palpebre pesanti come macigni. Un dolore atroce al
collo e una debolezza surreale si erano impadroniti di lui ma l’ultima cosa che
ricordava erano le urla di Draco. Per questo quando lo sentì ancora vivo,
gemente e con quel serpentello nero ancora chiuso nel cerchio tirò un sospiro di
sollievo. - Ben svegliato San Potter…- sussurrò il biondo Serpeverde, più
pallido che mai, cosparso di tagli. - Che è successo?- - Ti ha morso quel
vampiro…e non so se stai per diventarlo anche tu o stiamo per morire entrambi,
visto il colore che abbiamo.- deglutì, sentendo una sete fortissima – Non ho
capito che stanno cercando di dissanguarmi ma… quel serpente maledetto se n’è
stato lì per tutto il giorno. Non ha ancora cercato di… di mordermi…- Harry
strabuzzò gli occhi, vedendo un movimento a terra. Dannazione…non vedeva un
accidenti! - Dobbiamo liberarci…- mormorò roco, la gola che gli faceva male
come i polsi escoriati. - E come? Alla prima mossa quello ti ammazza e ti fa
diventare un Mangiamorte.- - Che hai Malferret, ti arrendi di già?- ironizzò
il moretto stanchissimo. - No…ma finalmente vedi com’è il mio mondo,
Potter…ti piace?- Gli occhi argentati di Draco lo fissavano intensamente,
tanto che Harry sorrise appena. - Bhè, ognuno di noi due ha la sua croce a
quanto pare...- - Già, traditi entrambi…- dette un colpo alle catene,
rabbioso – Dannata Lancaster!- Lucilla…Lucilla li aveva sempre presi in
giro!, pensò Harry furente. Si era fatto fregare come uno stupido! Si era
fatto fregare da quei suoi occhi troppo chiari e troppo sinceri! Maledetta,
maledetta! - Iniziamo a liberarci dalle catene…- disse, digrignando i
denti. - E come facciamo senza bacchette? La mia telecinesi va a puttane ora
come ora…- - Ho un’idea migliore.- rispose il Grifondoro, scrutandolo serio –
Diventa un serpente.- Draco allibì – Cosa? Ma sei pazzo?- - No, se diventi
un Animagus ti liberi dalle catene e se non sbaglio quel Serpente dell’Oblio o
come cazzo si chiama reagisce solo a una fonte umana. Aggira il cerchio e
raggiungi le bacchette. Poi mi liberi e vediamo di inventarci
qualcos’altro.- - E come? Solo un morto può uscire da qua!- Draco, dopo aver
detto quella frase, si bloccò. Fissò la porta, sconvolto – Senti ma… ok, il
vampiro è morto ed è potuto uscire…ma Lucilla?- - Che intendi?- -
Cioè…Lucilla non è morta…come ha fatto a uscire?- Harry tacque, di colpo
conscio di quella strana realtà. No. Lucilla, anche se mezza demone e senz’anima
era viva. - Lasciamo perdere per ora!- ringhiò Malfoy debolmente,
socchiudendo le palpebre – Vedrò di salvarti la vita Sfregiato, spero solo che
poi ti venga in mente qualcosa per parare il culo a me!- - Tu muoviti, io
intanto intrattengo il tuo amico squamato.- - Divertente.- Viste le
condizioni del Serpeverde ci volle parecchio prima che riuscisse a riprendere la
sua forma serpentina. Era provato dalle ferite e dalla perdita di sangue,
inoltre si era trasformato una volta sola, per sbaglio. Mentre si concentrava
Harry cercò di parlare col Serpente dell’Oblio ma il moretto rimase sconvolto
quando si accorse che il rettile era muto. L’unica cosa che faceva era
sguazzare nel sangue di Malfoy, aspettando che fosse abbastanza debole per
iniettargli quel veleno dannato. Purtroppo per lui e per i Mangiamorte che
volevano la sua testa, Draco riuscì a trasformarsi in tempo, prima di perdere i
sensi. Le sue braccia sparirono e da Animagus cadde a terra con un tonfo, in
tutta la sua lunghezza e bellezza. Il serpentello nero sibilò confuso, non
sentendo più la sua preda che ormai era libera. Il biondino riuscì a
strisciare attorno al cerchio, ne uscì e riprese forma umana…cadendo seduto a
terra, con il corpo interamente intorpidito. Ansimava, devastato nel fisico ma
cercò comunque di tirarsi in piedi, aggrappandosi alla parete. Afferrò la sua
bacchetta e liberò Harry ma dopo quello sforzo non riuscì a stare più in
piedi. Il Grifondoro lo raggiunse e gli dette una rapida occhiata. - Hai
una faccia orribile…- mugugnò. - Sarà bella la tua…- rispose Draco, cercando
di toglierselo di dosso ma Potter non glielo permise. Gli prese un braccio e se
lo mise sulle spalle, dopo essersi ripreso a sua volta la bacchetta. - E
adesso che vuoi fare genio?- sibilò Malferret furibondo per doversi fare aiutare
proprio da lui. - Sai, anche io non faccio i salti di gioia a starti così
incollato quindi anche se la pianti per due secondi non farebbe male a nessuno
dei due!- - Ah, tanto se siamo finiti qua di certo la colpa non è solo
mia!- - No, se consideriamo che vogliono farti diventare un Mangiamorte!-
ringhiò Harry di rimando. - E io se non altro non faccio da bandiera per
tutti quegli idioti che ti porti dietro!- - Io non faccio da bandiera a
nessuno!- urlò l’altro di rimando – Voldemort ha ucciso i miei genitori! Che
cazzo pretendevi che facessi in questi sette anni? Che me ne stessi buono? Eh?
Dovrei fare come te?- - Ma vai all’inferno…- Draco deglutì, pallidissimo – Tu
non sai niente di me…- - E nemmeno tu di me.- Harry lo fissò dritto negli
occhi – E’ sempre stato questo il problema fra noi.- - Allora lascia quel
problema dove sta.- il biondo distolse lo sguardo, osservando la porta che stava
davanti a loro – Come facciamo ad andarcene adesso? Nessuno di noi due
sfortunatamente ha tirato le cuoia.- - Ci Smaterializziamo. Loro pensano che
non lo sappiamo fare.- - Te lo scordi…non ho fiato per respirare…- - Lo
faccio io.- mormorò Harry cercando di tenerlo meglio – Ma devi darmi lo stesso
una mano.- - Finiremo a pezzetti…- si lagnò il biondino – Ci staccheremo al
livello dell’ombelico.- - Se non proviamo di noi due non rimarrà neanche la
polvere…- Harry lo guardò di striscio – Allora? Mi aiuti o no? Io riesco a
Smaterializzarmi a malapena da solo, con te a palla al piede sarà ancora più
difficile.- - Scusa tanto se ho perso tre litri di sangue!- - Cazzo
vogliamo finirla per due miseri minuti?- Potter quasi esplose – Sono qua con un
buco nella giugulare, tu sei mezzo morto e hai ancora la voglia di rompermi i
coglioni!? Zitto e vedi di concentrarti!- - E su che cosa?- urlò Draco a
voce ancora più alta – Credi che sia facile per me?!- - Non è facile neanche
per me, Cristo!- sbottò Harry al limite – Mi sento un idiota in questa
situazione, sono salvo grazie a te di cui mi sono sempre fidato poco, sono solo
in mezzo al nulla, non so dove siamo, se gli altri stanno bene… ok? Sono
terrorizzato a morte! Ti va bene così?!- Cadde un lungo silenzio in cui il
Grifondoro si sentì fissato, come un marziano. Poi, dopo un attimo, una
leggera risatina dilagò nell’aria… - Ti diverti eh?- sibilò il moro
velenosamente – Ti faccio ridere?- Ma Draco Malfoy scosse il capo, ridendo
veramente di cuore – Oh no…ti giuro, ora come ora niente in te mi fa
ridere.- - Stai andando fuori di testa…- - No, forse tutto il contrario.-
ammise il biondino, chiudendo gli occhi – Dai, adesso concentrati
Sfregiato...- - Il generale comanda…- frecciò Harry sarcastico – Senti, non
so dove cavolo siamo…comunque pensa a un posto sicuro. Credo che finiremo nel
posto più sicuro che verrà in mente a entrambi, il più vicino a questo…- -
Grazie per la lezione, San Potter.- - Una volta finita questa storia giuro
che ti ammazzo io.- rognò il bambino sopravvissuto, chiudendo gli occhi a sua
volta. E forse fu per la congiunzione di due poteri tanto diversi, di due
livelli diseguali e di due magie tanto forti e ribelli che li portò a finire nel
posto in cui nessuno li avrebbe mai potuti trovare. Un posto che entrambi
ritenevano un porto sicuro e sereno. Perché sparirono senza intoppi e quando
i Mangiamorte andarono a controllare trovarono solo il loro sangue sparso a
terra. Lumia Lancaster entrò nella stanza e fissò rabbiosa il Serpente
dell’Oblio. - Come ti dicevo…i bambini sopravvissuti sono più forti di quello
che pensi.- disse Bellatrix alle sue spalle. - Hn…- la mezza demone ghignò
appena, dandole le spalle – Non farmi ridere. Mi sono sfuggiti una volta quei
due ma ti posso assicurare che non ce ne sarà una seconda. Adesso torno a
Hogwarts, voi andate a Lancaster Manor nel caso la mia adorata sorellina si sia
chiusa laggiù.- - Come vuoi. Se è la cosa dobbiamo fare?- - Avvisatemi.
Devo a Lucilla un posto in prima fila…stavolta l’uomo gliel’ho rubato io.- e
sparì ridacchiando mentre la Lestrange cominciava a chiedersi se suo cognato non
avesse ragione. Forse quella ragazzina non ragionava come avrebbe dovuto.
Comunque fece come le aveva chiesto e mandò alcuni corvi a controllare la
situazione mentre informava Lucius e gli altri che Harry Potter e suo nipote
erano ancora vivi. Nessuno seppe come avevano fatto a fuggire e tantomeno
avrebbero potuto immaginare dove fossero spariti.
Fu un forte rumore
ovattato che fece sobbalzare Jane Granger nel sonno. Si mise a sedere nel
letto vuoto, prendendo la sveglia fra le mani. Le tre di notte… Credette di
aver solo sognato, quando avvertì altri deboli suoni dal piano terra. Forse
Scott era tornato dal suo viaggio in anticipo. Accese la luce e si avvolse nella
vestaglia di seta. Scese le scale a piedi nudi ma le luci erano tutte
spente. Quando arrivò nel salone accese gl’interruttori, cominciando ad
impaurirsi perchè dei gemiti la raggiunsero da ogni parte della casa. Quasi
cacciò un grido quando vide chi era steso a terra, dietro a uno dei divani. - Harry!-
si precipitò dal moretto che cercava di rialzarsi. Lo guardò stupefatta, vedendolo
coperto di sangue ma sbiancò, restando senza fiato, quando trovò Draco poco
più a destra, svenuto…coperto di tagli. - Mioddio ma cos’è successo?- chiese
angosciata, cercando di svegliare il biondino che non accennava a
riprendersi. - Jane…- sussurrò Harry ancora spaesato – Non ….non so
perché…siamo qua…- - Ok, sta calmo adesso…- la donna si tolse la vestaglia e
gliela premette sul collo, per tamponargli l’emorragia – Adesso sta qua buono
intesi? Draco sta male, devo chiamare un medico.- e si alzò in piedi di corsa,
raggiungendo il telefono. Squillò a vuoto numerose volte ma alla fine riuscì
a trovare l’unica persona fidata che non le avrebbe fatto domande. -
Herik…sono io!…Si, si lo so che ore sono! Senti, per favore…ho un’emergenza!
Devi venire subito a casa mia… no, no! Io sto benissimo ma ho un problema! Per
favore corri qui! Subito!...Ti aspetto!- riattaccò immediatamente e dopo aver
chiamato anche Rose, mettendole la tachicardia, afferrò dei panni puliti e tornò
in soggiorno dove riuscì a trascinare Harry in poltrona e a stendere a fatica
Malfoy sul divano. Erano passati appena dieci minuti quando un uomo sulla
quarantina si attaccò al campanello di casa. Era un medico e aveva con un una
cassetta del pronto soccorso, quintali di bende e l’aria di uno buttato giù dal
letto dopo un’ora di sonno. Da quel momento in poi i ricordi di Harry si fecero
vaghi. Lasciò che quell’uomo gli fasciasse il collo e gli disinfettasse ogni
piccolo taglio. Gli somministrò certamente un sedativo perché perse conoscenza,
cadendo in un sonno cupo e senza sogni. Alle quattro e mezza, Jane e il
medico uscirono dalla camera degli ospiti dove avevano sistemato i due maghi e
scesero in cucina dove la donna preparò un caffè nero per entrambi. L’uomo si
sedette, ignorando la tazza e fissando lei. - Allora?- le chiese serio – Che
storia è?- Jane non alzò gli occhi dal suo caffè, apparentemente indifferente
– Niente di particolare. Sono amici di Hermione.- - Amici di Hermione…certo,
sembrano solo passati dentro un tritacarne.- - Herik, senti…- - No, Jane
senti tu… sono venuto qua senza fare domande e non te ne farò adesso, lo sai che
mi fido di te.- tacque, osservandola preoccupato – Ma se quei due sono di un
giro pericoloso dovresti stare attenta.- Lei sospirò – Ma quale giro,
dai…- - Non scherzare. Quello biondo aveva dei tagli di coltello su tutta la
schiena…- Stavolta Jane stette zitta, girando il cucchiaio nella sua
tazza. Vedendola così
chiusa a riccio il medico decise di lasciar perdere. – Ok, so
che non mi avresti chiamato se per te non fossero importanti, quindi non dirò
niente a nessuno.- - Ti ringrazio.- - Non direi niente lo stesso.-
borbottò afferrando la sua roba – Magari sono pericolosi.- - Finiscila, non
fanno parte di nessuna banda.- mugugnò la donna, seguendolo alla porta. -
Come credi… allora, cambia la fasciatura al moro quando si sveglia, disinfettala
e prega che non si sia preso la rabbia. Ammesso che l’abbia morso un cane, cosa
improbabile.- - E per Draco?- - Bel nome…- frecciò sarcastico mentre lei
lo guardava storto – I tagli sono superficiali ma ha perso molto sangue, perciò
deve stare a letto e dormire il più possibile. Cambiagli i cerotti e le bende
una volta al giorno. Non si reggeranno in piedi per quasi una settimana,
comunque fai mangiare a quei due cibi ricchi di proteine e vitamine.- - Tutto
chiaro.- - Si…- disse andandosene – Vorrei che le cose fossero chiare anche
me!- - Grazie Herik…- Jane rise, salutandolo – Grazie ancora e scusa il
disturbo!- Chiuse la porta in silenzio, le luci di tutta la strada ancora
spente mentre i pub si svuotavano. Tornò di sopra in punta di piedi e quando
rientrò in quella camera pareva che non si fossero mossi. Raggiunse la sponda
destra e rimboccò le coperte a Draco, carezzandogli la testa con un sorriso
triste sul vivo: l’espressione tirata del ragazzo la fece sospirare quando Harry
riaprì gli occhi, dall’altro capo del letto. - Jane…- sussurrò. - Ciao…-
gioì di cuore, raggiungendolo e prendendogli la mano – Tesoro, come stai? Va un
po’ meglio?- Il moro deglutì, la gola secca e arsa ma riuscì comunque a
parlare – Scusa…se …se siamo piombati qua…- - Tranquillo adesso.- Jane gli
strinse di più il palmo, carezzandogli la fronte con dolcezza – Non ti devi
preoccupare di quello che è successo. Qua siete al sicuro entrambi. Quando vi
sentirete meglio se vorrete mi direte cosa è successo.- -
Scusa…davvero…- - Sciocco, non c’è niente di cui scusarsi…- si chinò a
baciargli la tempia, strappandogli un sorriso a mezze labbra – Ora però devi
riposare. Quando vi sveglierete parleremo ma adesso dormi, ok?
Riposa…- Rimase con loro fino a
quando anche il Grifondoro non s’addormentò. Erano le cinque e mezza passate quando li
lasciò soli per tornare a farsi l’ennesima tazza di caffè, riposarsi per qualche minuto
e mettere in ordine le idee ma accadde qualcosa che le mandò all’aria
la giornata definitivamente. Qualcosa che non accadeva da molti anni
ormai. Mancava appena un quarto alle sei quando qualcuno
batté alla porta di casa. Jane pensò che fosse Rose che aveva dimenticato le
chiavi ma davanti a sé apparve un uomo avvolto in mantello nero, alla luce di un
cielo ancora buio. Lucius Malfoy si levò il cappuccio dal volto e la guardò
attentamente. - Chiedo scusa per il disturbo.- sibilò sarcastico con la sua
pigra aria insolente – Dovrei…- si zittì di colpo perchè Jane, indifferente alla
sua presenza, gli sbatté la porta in faccia e più precisamente sul naso. Si
diresse in cucina mentre Malfoy Senior riapriva la porta, tenendosi il naso dolorante –
Mi hai fatto male…- ringhiò a bassa voce, seguendola. - Oh, mi piange il cuore.-
replicò la padrona di casa a tono, andando a sedersi al tavola. Si versò il
caffè senza guardarlo, mentre il mago si aggirava per casa sua con passo felino e
scrutava ogni cosa, con occhio attento. - Bella villa…dovresti vedere
Hargrave Manor però, sai?- La signora Granger ghignò, portandosi la tazza
alla bocca – Per l’amor del cielo, Lucius. Compari dopo diciotto anni e dici
sempre le solite cose. Hargrave di qua, Hargrave di là…cambia disco.- -
D’accordo, per il momento posso anche farlo.- mugugnò levandosi mantello e
giacca – Non m’inviti a sedermi?- - T’inviterei ad andartene.- gli rispose
amabilmente. Lui la ignorò sorridendo velenoso – Com’è che non mi sembri
sorpresa di vedermi?- Jane ingoiò una lunga sorsata di caffè, prima di
rispondere – Diciamo che in questo quartiere solo due categorie di persone
possono suonare il campanello a casa altrui un quarto alle sei di un sabato
mattina: un ubriaco o un idiota.- Lucius ghignò di più, sedendosi davanti a
lei – Non mi chiedi perché sono venuto a trovarti?- - Narsy ti ha finalmente
buttato fuori di casa e ti serve un letto per dormire?- - No, a dire il vero
non riesco a scambiare una parola con lei da molti giorni.- - Chissà come
mai.- frecciò Jane gelida, cambiando completamente atteggiamento – Bellatrix è
sempre a piede libero?- - Sai perfettamente bene che Narcissa è l’unica per
me.- l’uomo la fissò dritta negli occhi – Lo sai bene.- - Si,- lei si mise in
piedi, posando la tazza nel lavello – lo so. Allora, avanti parla…a cosa devo
questa visita?- - Mio figlio.- Jane restò di spalle, cominciando a lavare
posate e tazzine con aria tranquilla – Tuo figlio? Ah già, dovrebbe andare a
scuola con Hermione. Mi pare mi abbia parlato di lui qualche volta.- - Già…-
anche Malfoy si alzò, andandole alle spalle – Lo sto cercando.- e le posò una
mano sulla spalla, per farla voltare – Diciamo che abbiamo avuto qualche
divergenza di opinioni e potrebbe essere venuto a Londra.- La sua
espressione dura, invece di spaventarla, la face ridere. Jane rise con un tono che lo
fece sentire piccolo e specialmente lo sguardo che gli lanciò dopo, riuscì a
centrare il bersaglio. - Divergenza di opinioni…- ribatté ironica, gelandolo
con un’occhiataccia – Però, mi pare un blando eufemismo da usare se queste
opinioni sono le stesse che hanno diviso noi due, o sbaglio?- Lucius schioccò
la lingua, cominciando ad irritarsi – Andiamo Jane, non ricominciamo con questa
storia.- - Io non ricomincio niente. Tu ti presenti a casa mia dopo più di
diciotto anni e hai la bella pretesa che io mi schieri dalla tua parte in questa
lotta assurda…- - Non è assurda!- sibilò iracondo – E tu sei una strega! Sei
una Hargrave!- - Io non sono un accidenti.- replicò lei, scuotendo il capo
con pazienza disarmante – Te l’ho detto tanti anni fa e non intendo tornare
indietro. Sono felice di quello che sono, di dove vivo…- - Dell’uomo che hai
sposato?- le prese in giro acidamente – Anche di quell’uomo ridicolo che non sa
vedere a un palmo dal suo naso? Hn, che ridere…non conosce nemmeno realmente la
donna che ha sposato e che dice di amare.- - Lascia in pace Scott, in questo
discorso lui non centra nulla.- - Se le tue origini ti sembrano un discorso folle allora
siamo a cavallo mia cara.- fece digrignando i denti – Non mi sembrava di
averti chiesto la luna anni fa! Io ti avrei ridato la tua vita! Quella vera!
Quella che ti spetta!- - Si, solo perché colui che mi ha metà dei miei geni
ha un nome importante fra voi maghi.- Jane rise seriamente divertita. Più lo
guardava e più non capiva – Lucius, te l’ho detto diciotto anni orsono e ora te
lo ripeto un’altra volta.- lo fissò a lungo, senza vacillare mai – Le mie
origini potranno anche essere quelli di una purosangue ma i miei genitori
biologici mi hanno abbandonata, privandomi dei miei poteri. Ora sono una babbana
come tante e non intendo accettare il tuo dubbio aiuto nel riprendere i miei
poteri come non m’interessa minimamente conoscere Liam Hargrave. Doveva pensarci
tempo fa.- - Capisco che tu sia amareggiata…- sbuffò cinico. - No, non è
questo!- disse lei cercando di fargli capire la realtà – Io non sono
amareggiata. Io sto bene, lo capisci o no? Ho la mia vita, sono felice di quello
che sono, di dove vivo e delle persone che mi circondano! Non m’interessa
un’assurda lotta di divisione fra maghi! Amo mia figlia e non farei mai niente
che potesse metterla in pericolo! Essere figlia di babbani non sarà peggio che
essere la nipote illegittima di Hargrave, questo è certo.- - E tua figlia è
fiera di una madre vigliacca?- sibilò il biondo furente – Non ti riconosco più
Jane.- - Neanche io se per questo riconosco te.- disse, fissandolo
malinconica – Non sei più il mago che conoscevo. Da quando è morto tuo padre,
della persona che conoscevo io non ne è rimasta traccia.- Cadde un profondo
silenzio, interrotto solo dal ticchettio dell’orologio in cucina. - Tu non
capisci.- sibilò Malfoy riprendendo giacca e mantello – Non capisci…- -
Capisco che stai ricommettendo errori che hanno rovinato la vita a te.-
sussurrò, addolorata per lui. Lucius si fermò sulla porta, voltandosi a
guardarla. Per un attimo restarono immobili a fissarsi, a scrutarsi. - Ci
rivedremo a giugno.- le disse, a bassa voce – Alla riunione col preside prima
del M.A.G.O.- Jane restò in silenzio. Sostenne i suoi occhi per un po’, poi
abbassò il viso. - Salutami Narcissa.- - Certo.- - Ci vediamo Jane.
Stammi bene…- - Si, ciao…- e prima che avesse potuto finire lui si era già
Smaterializzato, senza lasciare traccia.
Erano
le otto di mattina ormai e a
Hogwarts si stava levando un vento fortissimo. Spazzò il cielo, rendendolo
luminoso e brillante ma quelle folate parevano portare un brutto
presagio. Arthur Weasley era seduto nella Sala Grande di Hogwarts
insieme agli insegnanti, Hermione, Ron, Blaise, gli Auror e il preside Silente.
Lucilla se n’era andata dopo aver saputo della sparizione di Harry e Draco. Aveva
detto che sarebbe andata a cercarli e che da sola avrebbe fatto prima ma non
dava sue notizie da ore e gli animi erano sempre più preoccupati. - Che
strano che il padre di Draco non sia ancora venuto a chiedere spiegazioni di
questa assenza.- insinuò Milo a bassa voce, appoggiato al caminetto. Sphin gli
gettò un’occhiataccia ma era ciò che pensavano tutti. Perfino Caramell davanti
alla blanda lettera di preoccupazione arrivata in risposta da Narcissa Malfoy
aveva dovuto tacere, quasi mortificato. Era fin troppo chiaro che ai due
studenti era accaduto qualcosa ma nessuno era ancora riuscito a spiegarsi come
avevano potuto sparire nel nulla in quel modo e quel prolungato silenzio faceva
pensare al peggio. Per Harry i Weasley avevano creato un bel polverone e i
professori non sapevano più dove sbattere la testa. - Preside…forse dovremmo
prendere in considerazione il fatto che qualcuno si sia davvero infiltrato a
scuola.- disse Piton dopo l’ennesima camomilla bevuta – E’ assurdo che nessuno
se ne sia accorto ma non vedo altra soluzione.- - Una soluzione ce l’avrei
io.- sibilò Cornelius Caramell acido – E’ stata la Lancaster!- - Si, salva
Potter per sette anni e poi lo fa uccidere in un raptus di follia.- frecciò
Clayton Harcourt messo a parte di tutta la storia – Senza offesa Ministro ma lo
trovo troppo contorto anche per una mezzo demone.- - Senza
contare che suo padre era
Capo degli Auror.- continuò Milo con aria fredda – Quella ragazza ha fatto
di tutto per vendicare i genitori e ora non vedo perché debba passare al lato
oscuro.- - Forse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato alla fine l’ha convinta.-
andò avanti testardo. - Senta ma perché bisogna prendere sempre il capro
espiatorio più facile eh?- sbottò Tristan furibondo, alzandosi dalla poltrona –
A me sembra follia pura combattere un nemico per tanti anni e poi uccidere Harry
Potter per sfizio!- - Forse l’ha fatto per il potere…- - Ma che potere?-
ringhiò, trattenuto appena da Jess – Lei è già abbastanza potente da distruggere
tutto il Ministero!- - Complimenti, tu si che ragioni col cervello.- ironizzò
Clay sarcastico. - Insomma Mckay!- sbuffò la Mcgranitt servendosi un’altra
tazza di the – Mettersi a urlare non serve a cambiare i fatti. Stanno usando un
Mutaforma per incastrare Lucilla, questo ti fa arrabbiare e l’abbiamo capito ma
ora non possiamo permetterci di occuparci anche della sua reputazione. Noi tutti
sappiamo cos’ha fatto Lucilla e questo prima o poi verrà fuori ma ora il
problema è un altro. Quei due ragazzi sono dispersi!- - E non sappiamo dove
siano, né come trovarli.- sospirò Arthur Weasley – Preside, non le viene in
mente niente?- Silente se ne stava tranquillo in poltrona, carezzandosi la
barba con aria pensosa quando un trillo fece sobbalzare tutta la congrega.
Hermione a sua volta parve stupirsi nel vedere il suo cellulare con un po’ di
campo. Si alzò dal tavolo chiedendo scusa e rispose, vedendo sul display il
numero di casa sua. - Ciao tesoro, sono io…- - Mamma!- Hermione si sentì
meglio avvertendo la sua voce – Ciao! Come mai mi hai chiamato?- Jane, seduta
sul divano stava giocherellando col filo della cornetta – Ecco…vedi, avrei
bisogno di parlarti di una cera cosa. Ti ricordi…di quel diavoletto biondo che
hai portato a casa a Natale?- La Grifoncina cadde dalle nuvole. Ma di che
parlava sua madre? - Diavoletto?- - Si…sai,-
Jane roteò gli occhi, guardandosi attorno circospetta, come se avesse temuto che
in casa ci fossero orecchie poco gradite – quello
biondo, con i biscotti al cioccolato in mano…- La streghetta scoccò
un’occhiata a Ron che la raggiunse, guardandola stranito. - Mamma ma…parli di
Dr…- - Si, di quello. Quella statuetta, proprio quella. Ce n’è un’altra qua a
casa nostra. Un diavoletto coi capelli neri…sai, ha un graffietto sulla fronte.
Sono messi un po’ male. Me li hanno portati ieri sera e devo dargli una
restaurata…- A quel punto la signora Granger pregò che sua figlia fosse
abbastanza veloce nel ricollegare e infatti Hermione tacque, davvero sconvolta.
Sperava solo di non aver capito male. - E…sono messe così male
queste…statuette?- Jane sospirò sollevata – Bhè…diciamo che hanno parecchi
graffietti. Oh, niente di grave…ho fatto venire un...falegname, perché gli desse
una controllata. Ma ho pensato di avvertirti. Direi che una settimana e saranno
pronte.- - E...me li mandi tu?- - Si, certo. Se ci sono problemi ti chiamo,
ok?- - Si!- Hermione sorrise di cuore, stringendo forte il cellulare – Mamma
ti ringrazio tanto!- - Ma figurati. Adesso devo andare, ci sentiamo tesoro.
Un bacione.- - Ti voglio bene mamma.- La Grifoncina chiuse la
comunicazione e tornò dentro alla sala, sollevata e felice. - Sono a casa
mia.- scandì, sbalordendo tutti – Mia madre se ne sta occupando. Da quello che
ho capito sono feriti e non messi molto bene. Un dottore li ha visitati ma
sopravvivranno.- Arthur tirò un sospirò, insieme a tutti gli altri. - E
come hanno fatto a finire lì?- chiese Jess scetticamente. - Non me l’ha
detto.- La Mcgranitt guardò Silente – E adesso cosa facciamo Albus?- -
Bhè, io direi di far passare qualche giorno e poi di andare a controllare la
situazione a Londra.- il vecchio mago si mise in piedi, sorridendo bonariamente
– Signorina Granger, se tua madre ha detto che staranno bene mi fido di lei ma
credo che andare a Londra tutti in massa sarebbe un passo falso. Ignoro le cause
per cui siano finiti laggiù feriti…anche se le posso immaginare.- tacque un
secondo, sentendo il silenzio di Caramell – Comunque, ritengo che possiamo
prendere fiato…per il momento.- - Aspettiamo qualche giorno e poi andremo a
controllare.- l’assicurò Jess – Vuole venire anche lei?- - Si, in effetti
vorrei andare a prenderli io stesso.- disse il preside – Ma andrò da solo, voi
dovete proteggere gli studenti che resteranno a scuola. Non voglio che accada
nulla che possa aggravare di più questa condizione.- - E una volta tornati
quei due ci faremo dire che è successo.- sibilò Piton scocciato. - Già, sarà
interessante.- mugugnò Tristan sbollendo. - Nel frattempo che facciamo?-
rognò Sphin – Aspettiamo che quel Mutaforma faccia altri danni?- - Se
preferite potete andare a caccia.- disse Silente sorridendo – Ma credo che
aprire gli occhi…qui nel castello – e guardò specialmente Tristan – sarebbe la
cosa migliore per voi. Ora se volete scusarmi io e Arthur avremmo una questione
di cui parlare.- Il signor Weasley e Silente se ne andarono nel suo ufficio
mentre tutta la sala si svuotava. Quando Hermione e i ragazzi tornarono
all’accampamento, tutti quanti accolsero la notizia con gioia, Elettra
specialmente e anche Hagrid che pianse un sacco, stritolando Ron e Blaise in un
abbraccio focoso per la troppa felicità ma c’era anche chi non era per nulla
felice. Due grandi occhi blu scrutarono quella gioia, disgustati. - Forse
è arrivato il momento di giocare pesante.- disse la testa di Bellatrix comparsa
nel fuoco del camino della stanza in cui la Lancaster si trovava, appena
arrivata da una lunga notte di ricerche – Sono sfuggiti ma tu hai trovato tua
sorella. Cosa intendi fare ora?- La mora ghignò, posando lo sguardo sul
tavolo. Una vasta serie di boccette e intrugli le stava davanti, pronte e essere
usate. – Oh, tranquilla. Tempo fa, prima di morire, avevo studiato un piano per
rendere Lucilla innocua per un po’ di tempo. Sfortunatamente non vissi a lungo
per mettere a punto la pozione ma se tutto va in porto…- rise, osservando l’aria
curiosa della donna nel fuoco – …Se tutto va in porto, col mio sangue potrei
bloccare i poteri demoniaci e magici di mia sorella con un procedimento inverso
per la durata di una particolare clessidra. Riuscirei a renderla…- -
Babbana…- sussurrò Bellatrix con voce arrochita al solo pensiero. - Esatto.-
ghignò al ragazza – Babbana a tempo indeterminato…se faccio un sortilegio a una
clessidra. Avrò tutto il tempo che mi serve per farle patire ogni genere di
sofferenza!- scoppiò a ridere sadicamente, iniziando a trafficare – Adesso
lasciami sola. Presto manderò un dispaccio anonimo al Ministero dove avvertirò
che una strana fanciulla è stata vista nei pressi di Lancaster Manor. Lucilla è
laggiù e quando arriveranno gli Auror sarà debole come un agnellino. Crederanno
che è il Mutaforma che tutti cercano e la porteranno qui…dove Tristan si
divertirà a farla parlare, io a vederla soffrire…e poi…morire!- Bellatrix si
lasciò sfuggire un gemito fin troppo esaltato. - Complimenti Lumia. Davvero
complimenti…ora ti lascio. Informerò tutti, non temere.- - Bene, preparatevi
perché la Lady Oscura sta per cedere la corona.-
Lucilla dormiva a mala
pena da giorni. Non riusciva a chiudere occhio da quando se n’era andata a da
Hogwarts. Soffriva e non sapeva perché. Anzi, lo sapeva…sapeva perché stava male.
Stava così perché Tristan non era con lei. Se ne stava raggomitolata sul
divano, avvolta in un vecchio vestito di suo madre, bellissimo e freddo, mistico
e misterioso com’era stata Degona. Sentiva ancora il profumo di sua madre…le
sembrava di farsi abbracciare da lei. E più ci pensava, più la vedeva ancora
brandire quella spada…e ammazzare suo padre. Lei imprigionata, con Lumia che
rideva sguaiatamente nel vedere i suoi genitori ammazzarsi a vicenda… Serrò
le palpebre, avvertendo gli occhi inumidirsi. - Dannazione..- sibilò
mettendosi a sedere. Stava diventando una frignona. Tutta colpa di
Tristan! L’aveva fatta diventare una strega quasi normale col suo lavaggio
del cervello alla Mckay. Tristan…Tristan… Non faceva che pensare a lui,
accidenti. C’era sempre e solo lui nei suoi sogni. Ora più che mai lo voleva
a fianco, avrebbe tanto voluto abbracciarlo e fare finalmente ciò che
desideravano entrambi, ora che aveva eliminato anche il fantasma di Tom. Ma se
n’era andata. Si mise in piedi, cercando di concentrarsi sui suoi studi
quando una violenta ondata di nausea la colpì al petto. Sentì quasi il cuore
frantumarsi, il sangue…scorrere al contrario. Cadde a terra, contorcendosi e
gemendo. Non riusciva a capire cosa stesse accadendo ma ci arrivò presto quando
una voce nella sua testa cominciò a ridere, a ridere diabolicamente. "Ciao
sorellina…è da tanto che non ci parliamo…" Lumia… Lucilla cacciò in grido,
tenendosi la testa chiusa in una morsa ma si sentì morire davvero, quasi come
quando era stata gettata nel Rogo dei Dannati e le fiamme l’avevano consumata,
ghermendola con le loro lingue roventi. Ma quello era un incantesimo. Un dannato
incantesimo. Non riusciva a contrastarlo perché il dolore la incatenava in un
pentacolo scuro e quando la cicatrice sanguinò…non grondò sangue nero ma…sangue
rosso. Sangue di essere umano. Non fece in tempo a maledire sua sorella, né
se stessa per essere stata tanto ingenua. Cadde in un sonno profondo, privata
dei poteri e della sua natura…e quando gli Auror arrivarono videro un essere che
aveva l’aspetto della Lancaster…ma sangue umano. E per questo non ci fu
scampo.
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Capitolo 29 *** Capitolo 29° ***
Jess Mckay stava appoggiato alla finestra,
osservava il cielo nuvoloso, i fulmini che dardeggiavano in cielo... E più si
guardava dentro, più credeva di aver ragione. - Che cos'hai
fratellino?- Sorrise gentilmente, sentendo la sorella abbracciarlo di schiena.
Per una volta Sofia sembrava interessata. - Sono un po' preoccupato...-
mormorò fissando il vuoto - Per Tristan.- La bionda sorrise amara, alzando le
spalle - Lucilla non è cambiata. Sono più che sicura che tanto non avranno
futuro. Lei non è stupida. Non ha alzato un dito su di lui allora e non lo farà
adesso.- abbracciò più stretto l'Auror, scrutandolo pensierosa - A volte mi
chiedo se lo ami davvero...- Ma Jess non rispose. Lui pensava a tutt'altro.
Che si amassero era palese. Anche negli occhi di ghiaccio della mezzo demone. Ma
ora in quegli occhi c'era qualcosa di diverso. Di troppo diverso. Eppure,
anche se aveva capito cos'era...non riusciva a crederci. Era follia. - Lo
vedo felice sai?- Sofia socchiuse le palpebre, stringendolo forte - Da tanto
tempo non sorrideva più.- - Già...- suo fratello abbassò lo sguardo,
ricordando i tanti anni passati a cercare di riportare suo fratello minore il
ragazzo spensierato che era stato, prima di perdere qualcuno di molto
importante. E ora che lei era tornata, ora che lei gli aveva riportato la
gioia...nessuno dei due osava anche solo pensare, nonostante il loro brusco
comportamento, di poter fare qualcosa per separarlo da Lucilla. - Che mi dici
di te?- Jess cambiò discorso, girandosi a guardarla - Allora Sofia? Cosa
combini? Me lo vuoi dire?- La strega sogghignò, alzando le spalle con aria
sbarazzina - Niente che approveresti!- - Non sarà illegale...- - Oh,
già...sono circondata da Auror e genitori votati alla causa di Silente.- sbuffò
annoiata - Non vi passa mai per la testa, vero, che a me non possa importare
nulla di difendere il prossimo...- - Andiamo, non è così.- - Si, invece!- replicò seccata, cambiando completamente espressione - Mi considerate un'egoista solo perché non sono diventata un
Auror, perché non me ne frega niente delle beghe al Ministero e perché voglio
vivere la mia vita tranquilla! Guarda che li sento i vostri discorsi! Bhè, sai
che ti dico? A me non importa della pace mondiale, vorrei solo che i miei
famigliari restassero vivi, attorno a me!- gli dette le spalle, furibonda - Qua
a quanto pare preferite tutti morire per una causa che passare il poco tempo che
abbiamo fra le persone amate. Bene, accomodatevi!- - Aspetta Sofia!- la
richiamò sconvolto - Aspetta un attimo!- - No, non aspetto niente!- sibilò
sulla porta - Ero solo venuta a salutare Tristan prima di partire! Esatto,
parto! Io e Mike, il mio fidanzato, andiamo in Francia per qualche tempo. Quando
tutto sarà finito torneremo...- Sofia lo guardò addolorata - Ammesso che abbia
ancora qualcuno da cui tornare. Buona fortuna Jess!- e scese di corsa le scale,
senza dargli il tempo di correrle dietro. Rimase lì alla finestra, senza parole.
Di ghiaccio. Si sentiva un imbecille. E stava ancora con lo sguardo perso
quando Milo gli arrivò accanto. - Jess...tutto ok?- Guardò il Diurno e
deglutì - No, non va bene per niente. Mia sorella è convinta che in famiglia ce
ne freghiamo di lei, di morire e degli affetti. Tristan se andrà da Lucilla, mia
madre e mio padre fanno i ragazzini e io ...- cercò le parole adatte, sentendosi
anche peggio di un pazzo - Io comincio a vedere cose che non ci
sono.- Morrigan corrucciò quella sua espressione dolce, guardandolo
curioso. - Cioè?- - Dai, non voglio darti fastidio...- - Cazzate, i
problemi di famiglia sono la mia specialità.- - Scusa Milo, dovrei proprio
tacere.- - Eddai piantala, che musi che avete tutti...- lo fece sedere,
sogghignando - Tristan è di pessimo umore oggi, deve aver litigato con Lucilla
perché la sta evitando e non fa che bestemmiare dietro a Harcourt.- - Lui e Clay hanno
sempre gareggiato in tutto.- spiegò il biondo scocciato - A vent'anni sono finiti
al San Mungo dopo un rissa. A ventuno si sono sfidati a duello, a
ventidue Tristan gli ha fregato la ragazza e l'anno scorso Clay gli ha distrutto
la moto. Da quando si sono conosciuti non hanno procurato altro che guai.-
- Traccheggi.- sbuffò il Diurno - Allora? Dici che vedi cose che non ci
sono...- - Le fragole.- sbottò Jess a quel punto, esasperato. - Fragole?-
Milo alzò un sopracciglio - Sarebbe? Vedi fragole in giro? Vedi della frutta che
non c'è?- - No, idiota.- lo guardò male - E'...è stata Lucilla... ha mangiato
delle fragole e...- - Cazzo ma è la ragazza di tuo fratello, sei un porco
infame.- - Porca vacca ma mi lasci spiegare? Ti sei offerto tu di ascoltare
questa dannata storia!- - Va bene, va bene...va avanti...- -
Vedi...pensavo...- - Ah, perché tu pensi...- - FOTTITI MORRIGAN!- Jess era
uno che andava fuori di testa facilmente mentre il Diurno se la rideva. -
Scusa ma mi tiri fuori queste cose con la pinza!- ghignò Milo - Dai, adesso sto
zitto sul serio.- - Sarà meglio. E' stata davvero strana... quel modo di
mangiare le fragole mi ha fatto ricordare un'altra persona.- - Chi?- Jess
tacque, inspirando forte. Poi si decise a parlare. - Sua sorella
Lumia.- Morrigan stavolta non rispose, limitandosi a spostare lo sguardo sul
fuoco. - Ti ricordi...- disse un attimo dopo - quando ti ho detto che sentivo
odore di cadavere?- - Si...- - Lo sento ancora. È ovunque. Aleggia sulle
nostre teste e non sparisce...- portò gli occhi dorati sul compagno Auror,
serrando le mascelle - Questo vuol dire solo una cosa.- - C'è un morto che
cammina, qua a Hogwarts.- annuì Jess alzandosi - Si, lo so.- - Allora? Che
facciamo?- - Va bene...- Mckay andò alla porta - Avvisiamo gli altri e diamo
il via alla caccia.-
Erano le due di pomeriggio quando Harry aprì gli
occhi. Ricordò cos'era accaduto non appena sentì il forte dolore al collo e si
accorse che la sua vista era appannata. Pensò a malincuore ai suoi occhiali,
poi cercò di mettersi a sedere nel letto. Facendolo urtò Malfoy con la mano
ma il biondino non ne risentì minimamente, visto che continuò a dormire a pancia
in sotto, per non premere sulle ferite alla schiena. Potter pensò che se era
pallido quanto lui allora dovevano sembrare due cadaveri. Un violento mal di
testa gli fece vedere tutto nero non appena mise piede a terra. Doveva avere
la pressione sotto i tacchi... Fortunatamente Jane era vigile e appena
sentiti i rumori dei movimenti del Grifondoro salì a controllare la situazione.
Lo aiutò a uscire dalla stanza dove trovò Rose, già tutta piangente. Quasi
stritolò Harry in abbraccio fin troppo forte ma il moretto riuscì comunque a
raggiungere la cucina dove le due donne lo fecero accoccolare sul divano a fondo
stanza. Con una tazza di the ingurgitò due pastiglie di vitamine, poi un paio
di biscotti e ammise che in effetti aveva un certo languorino, nonostante la
brutta sensazione che quel morso al collo continuava a procurargli. - Prude?-
chiese Rose curiosa. - Tantissimo.- ammise malconcio. - Vuol dire che
guarisce.- sorrise Jane sedendosi accanto a lui. Quando lo fece Harry la guardò
sconsolato, cercando le parole adatte per spiegarle la situazione. Si sentiva in
colpa ad esserle piombato in casa in quel modo, specialmente nelle loro
condizioni. - Scusa Jane, davvero...- le disse con gli occhioni verdi tristi e
languidi - Non avrei mai voluto farti preoccupare in questo modo.- - Ti sei
già scusato un sacco di volte da stamattina e a me delle tue scuse non importa
niente, visto che ero preoccupata da morire per come mi siete piombati in casa,
tesoro.- fece con aria falsamente severa - Adesso tu mi spieghi che accidenti ti
è successo al collo, perché Draco è ridotto in quelle condizioni, perché eravate
insieme e come mai siete arrivati qua, intesi? Ho preso una settimana di ferie
apposta.- - Mi spiace, non volevo disturbarti...- - Dì ancora che ti
dispiace e ti caverò la verità di bocca a modo mio.- lo minacciò
sarcastica. Il moretto allora annuì, sospirando. Era un po' difficile da
spiegare. - Ecco...ti ricordi di...Voldemort?- - Il mago che tu, Ron e
Hermione avete eliminato l'anno scorso?- Jane annuì. - Si, lui...bhè,
vedi...ci sono dei suoi seguaci che hanno sempre in testa di farmi la pelle. E
di recente stanno tornando alla carica. Mi hanno preso e...hanno cercato di
uccidermi.- - E lo slavato che centra?- chiese Rose versando del the anche
per la padrona di casa. - Malferret?- Harry sentì lo sguardo di Jane farsi
più intenso e anche...stranamente furente - Lui...l'hanno catturato insieme a me
e...diciamo che i suoi genitori fanno parte di quelli che vorrebbero vedermi
morto. Ma...- deglutì a vuoto, quando Jane si alzò di scatto, sempre più
evidentemente in collera - Quella gente vuole farlo diventare un Mangiamorte,
credo che Hermione vi abbia detto cosa sono. E l'unico modo per diventarlo è
morire...- - Quindi...- Jane si bloccò in mezzo alla cucina - Mi stai dicendo
che i genitori di Draco lo vogliono uccidere?- Il Grifondoro si
accigliò. - Per quel che ne so io...è suo padre a volerlo dalla sua parte.
Sua madre l'ho vista solo un paio di volte e non credo le importi molto di
lui.- Un intervento di Rose lasciò in sospeso quel discorso ma dall'espressione della madre della
sua ex, Harry capì che c'era qualcosa che non andava. Non aveva mai
visto Jane Granger furente e ora quel suo sguardo gli metteva un pelino di
angoscia. Comunque riuscì a sbollire in fretta perché tornò di buon umore, quando
lo consolò da quella brutta avventura. Passò il pomeriggio in maniera serena e
leggera e Rose era appena tornata da un negozio di abbigliamento maschile per
comprare qualcosa ai due ammalati quando suonò il telefono. Fu la domestica a
rispondere intanto che Harry divorava una buona razione di latte e cereali al
cioccolato per merenda ma a quanto vedeva da lontano l'interlocutore alla
cornetta doveva essere particolarmente insistente perché quando Rose entrò in
cucina era molto seccata. - Signora...- disse alla padrona di casa - C'è una
donna che la vuole. È molto agitata e non vuole dirmi chi è.- Jane alzò gli
occhi dal giornale, stava controllando nel caso qualche fatto strano fosse
avvenuto quella notte, e la sua espressione serena mutò. Prese saldamente la
cornetta e si diresse in soggiorno, come per non farsi sentire e come se avesse
già capito chi la voleva. Harry alzò le sopracciglia ma continuò a mangiare, per
rimettersi in forze. Jane invece non riusciva a controllare la sua rabbia,
tantomeno il suo tono. - Come sta?- sibilò quando fu lontana - Come credi che
stia?- ringhiò uscendo definitivamente di casa, per poter urlare in santa pace -
Questa fa veramente ridere, lo sai? Hai una vaga idea di quello che abbia
provato quando me li sono visti stesi nel salone coperti di sangue!?- - Non
m'interessa!- urlò la donna all'altro capo del filo, sempre più allarmata -
Dannazione dimmi come sta!- - Sta come uno che ha una decina di ferite di
coltello sulla schiena, ecco come!- Ci fu un attimo di silenzio
angosciato, poi Jane sentì un gemito spezzato. Poi un singhiozzo... - Dio...- Jane
scosse il capo, troppo amareggiata per comprenderla - Narcissa ma cosa credevi
di fare? Ho appena saputo che tutto questo fa parte di un ignobile rituale per
diventare un membro effettivo di quella dannata setta! Hai quasi lasciato che
ammazzassero tuo figlio!- - MA IO NON LO SAPEVO!- esplose Narcissa Black Malfoy, con la
voce rotta da un pianto represso - Io credevo fosse a Hogwarts! Non avrei
mai immaginato che riuscissero a portarlo via da scuola! Credevo che laggiù
fosse al sicuro!- - E infatti Lucius è passato stamattina a cercarlo proprio
da me!- - Io non gli ho detto niente di Natale!- replicò la strega
rabbiosamente - Come puoi pensare che sia così crudele?? E' mio figlio! Per me
Draco viene prima di tutto! Morirei per lui e lo sai benissimo!- Jane
deglutì, passandosi una mano sugli occhi. - Scusami, non volevo
urlare...- - Lascia stare.- Jane si sedette sui gradini, avvolgendosi nel
maglione leggero. - Starà bene vero?- - Si...staranno bene tutti e due.
Sono stati bravi a scappare.- - Anni di addestramento.- rise amara Narcissa,
nascosta in una cabina telefonica babbana molto lontana dal suo bel maniero -
Vorrei solo...vorrei solo che sapesse che non ne sapevo nulla! Sapevo che Lucius
e Bellatrix stavano combinando qualcosa ma non credevo che l'avrebbero rapito
sotto gli occhi di Silente...- le sfuggì un altro singhiozzo e strinse forte la
cornetta, quasi piegata in due per il dolore - Jane ti prego...aiutami...- si
portò la mano alla bocca, sentendosi quasi morire - Jane...devi aiutarmi...io
non riesco più a proteggerlo! Ci ho provato...ci ho provato in tutti questi
anni...ma non è stato abbastanza!- - Narsy...Narsy calmati adesso...- -
No...lo vogliono uccidere...- pianse a occhi chiusi, in ginocchio nella cabina -
Vogliono uccidere il mio bambino...- - Narsy, ti prego...- Jane si mise in
piedi, senza sapere più cosa fare - Io ti posso stare vicino ma non ti posso
aiutare. Quelli sono maghi...devi andare da Silente e dirgli tutto quello che
sai! Forse siamo in tempo per salvare anche Lucius...- - Ma lui non vuole!-
scoppiò la strega picchiando un pugno contro l'anta della cabina - Non vuole,
non vorrà mai! Per lui questa dannata causa viene prima di tutto! Anche di
Draco... Dio...lo odio...lo odio!- - Narsy...- - Jane aiutami...- -
Vai da Silente! Ti prego Narcissa! Devi andare da lui e dirgli tutto!- - Ho
bisogno di te...- Jane tacque, serrando la mano sulla cornetta - Riesci ad
andartene via da casa per qualche tempo?- - Per quanto? E dove dovrei
andare?- - Ti ricordo dell'hotel di mia cugina in Costa Azzurra?-
- Vuoi mandarmi lì?- Narcissa sgranò gli occhi umidi. - Sta
fuori di casa per qualche tempo, qualche settimana. Dì a Lucius che hai bisogno
di una vacanza, non ti dirà di no e non verrà con te perché a quanto mi dice
Harry stanno programmando qualcosa. Tu devi solo startene fuori lo stretto
necessario perché pensino ai loro guai e non possano cadere ritorsioni su di te.
Intanto Silente verrà a prendere Draco e Harry e li riporterà a scuola. Ti posso
assicurare che dopo questo caos non accadrà una seconda volta. Harry ha già
mandato un gufo a scuola nel pomeriggio, non ti devi preoccupare.- La strega
sospirò, pensando a quella soluzione. - Si.- sussurrò infine - Farò come dici
tu.- - Brava, avviso io mia cugina. Tu devi solo fare i bagagli e startene lì
buona per qualche settimana. Senza di te nessuno penserà che Draco è ancora
protetto da qualcuno, quindi per forza dovranno attaccare Silente sotto il suo
naso e non sarà facile. D'accordo?- - Si, Jane... d'accordo.- Narcissa si
rimise in piedi, pulendosi gli occhi gonfi di lacrime - Grazie per quello che
fai.- - Le amiche servono a questo no?- - Abbraccia...Draco da parte
mia.- - Contaci.- sorrise Jane malinconica - Adesso va a casa, mi raccomando.
E attenta.- - Si, anche tu. Ciao Jane...- - Ciao Narsy.- e chiuse la
comunicazione, più depressa che mai. Non si era mai sentita così impotente in
vita sua. Certo, disse una vocina odiosa nella sua testa, se fosse stata una
strega come doveva essere forse avrebbe potuto essere di ben più aiuto. Continuò
a chiederselo mentre saliva le scale, entrando nella stanza degli ospiti. Si
sedette sulla sponda, guardando il sonno cupo e buio di Draco. Gli carezzò i
capelli biondi e questo lo svegliò leggermente ma Jane non si sarebbe mai
aspettata che saltasse a sedere in quel modo, con gli occhi sbarrati,
terrorizzato a morte, pallido e tremante, come se fosse stato il diavolo in
persona a toccarlo. Si schiacciò contro la testata del letto...e solo quando la
vide riuscì a riprendere a respirare. - Tesoro, calmati...- Lei gli prese la
mano, vedendo che la riconosceva - Sono io...- - Jane...- mormorò, assumendo
un'espressione distrutta. - Si, sono io...sei a casa adesso.- gli disse
dolcemente - E' tutto a posto. Harry sta bene e anche tu.- - Perché
siamo...- - Non lo so...ma siete al sicuro qua.- gli passò il palmo sul viso
con tenerezza, per tranquillizzarlo visto che continuava a fremere come un
coniglio nella gabbia - Sei al sicuro qui. È tutto finito...- e appena conclusa
la frase capì cos'era veramente successo. Perché Draco si piegò su se stesso,
chiudendosi le mani sugli occhi. Le sue spalle vennero scosse da lunghi
fremiti che non si placarono fino a quando non lo abbracciò stretto, attenta
a non fargli male. - Shh...- gli disse con tono dolce, carezzandogli i capelli e
cullandolo - E' tutto a posto. È tutto a posto... qua sei al sicuro...- Draco
la strinse forte, affondando il viso nella sua spalla. Ecco ciò che aveva sempre
voluto sentire. Forse non da Jane...ma da un'altra donna... Eppure faceva
così bene sentirselo dire, pensò annaspando. Era come un balsamo su una ferita
aperta. Un abbraccio che sapeva di mamma. Un abbraccio che da troppo non
provava.
Tristan lesse rapidamente il messaggio di Harry e la passò a
Piton. - E così quel Mutaforma ha rapito il signor Potter e il signor Malfoy
con le sembianze di Lucilla.- bofonchiò Severus scocciato - Anche se è da
appurare come abbia fatto, visto che i Mutaforma non hanno capacità di
Smaterializzarsi.- - Non ha idea di quanti Ibridi siano stati creati negli
ultimi anni.- bofonchiò Clayton, seduto in poltrona. - Un Ibrido parecchio
incapace visto che sono ancora vivi.- sentenziò la Lancaster, semi sdraiata sul
divano con aria annoiata - Ma sono stati decisamente fortunati.- - Già, quei
due sono baciati dalla fortuna Lucilla.- rispose Tristan senza guardarla -
Allora professore? Adesso cosa facciamo?- - Bhè,- la Mcgranitt versò a tutti
una tazza di the con l'uso della magia - visto che il professor Silente è dovuto
tornare a Londra sotto richiesta di quell'idiot...- si zittì di colpo, facendo
sogghignare tutti i giovani Auror - volevo dire... con il Ministro Caramell,
credo che dovremo aspettare che il preside sistemi la questione con i
funzionari. Gli ci vorranno parecchi giorni e poi ha detto che andrà subito a
casa della signorina Granger.- - Va bene.- Jess sbuffò, stanco dopo la notte
insonne - Allora riportiamo tutti i ragazzi nei loro dormitori. Li avvisiamo che
Silente è andato a Londra per discutere di questa situazione, quindi se vogliono
conservare la pelle è meglio tornino dentro.- - Cristallino come sempre
Mckay.- mugugnò Piton - In mancanza del preside vediamo di limitare le visite.
Cancelliamo il convegno sull'Uso delle Scope negli Spostamenti in Città Babbane
di domani e facciamo scortare i ragazzi nei dormitori da Capo Scuola e
Auror.- - Ottimo, noi invece potremmo occuparci del Mutaforma.-
scandì Leblanc col suo accento fastidioso. Si girò verso la Lancaster e la guadò
storto - Complimenti, signorina. Mi piacerebbe sapere come ha fatto a
scovarlo.- La mora alzò le spalle, ignorandolo - Con un semplice incantesimo
di focalizzazione che voi maghi di certo non sapete fare, senza offesa.- -
Dove possiamo portarlo per interrogarlo?- chiese Clay, fregandosene di quei
due. - Nella torre Oscura.- disse la Mcgranitt - E' il posto più sicuro.
Prima la occupava Lucilla.- - Già,- disse la mezzo demone - e sapendolo l'ho
già preparata ad accogliere il nostro ospite.- - Quando arriverà?- chiese
Jess, alla finestra. - Oh, entro stanotte saranno qui. Mi preoccuperò di
persona di controllare chi entrerà a Hogwarts col Mutaforma.- - Io non credo
che parlerà.- disse Milo, fissandola con aria dura. I suoi occhi azzurri
divennero freddi, osservandolo con durezza a sua volta. - Non saprei
Morrigan, io so come far parlare i prigionieri. E tu?- - Oh, tranquilla.-
replicò il Diurno - Dipende cosa uno vuol sentirsi dire.- L'aria divenne di
colpo pesante. Sembrava che potesse essere tagliata col coltello e gli altri si
accorsero benissimo che Milo aveva qualcosa che non andava perché dopo aver
ghignato acidamente verso la mezzo demone se ne andò, dicendo ai compagni che se
ne lavava le mani. - Ma che ha?- mugugnò Leblanc scocciato. - Sente un
odore fastidioso, ecco tutto.- replicò Jess vago. - Maledetto
vampiro...- - Ehi Leblanc!- sibilò Tristan di colpo - Fammi un favore, vai a
farti un giro ok?- - Che c'è Mckay...hai dei problemi con quel vampiro?-
continuò il francese. - No,- si mise in mezzo Jess parandosi di fronte a suo
fratello - qua nessuno di noi ha problemi con quello che tu chiami vampiro,
Philip. Io meno che mai...- fece, insinuante - e visto che la mia squadra la
dirigo io, non penso che questi siano fatti tuoi, d'accordo?- - E un'altra
cosa.- disse Sphin con voce roca, rigirando la spada fra le mani - Non è un
vampiro.- - No, solo un mezzo vampiro!- sibilò ironico Leblanc andando alla
porta - Sai che differenza!- Quando furono soli sentirono la risatina
sarcastica della Lancaster. Lei si mise in piedi, scuotendo la chioma
scura. - Sentito gente? È sempre mezzo...che differenza volete che faccia?- e
sparì ridacchiando, lasciando gli Auror parecchio nervosi, in attesa di
sistemare la questione prima che Milo e Tristan avessero avuto una delle loro
brillanti idee di come rendere la vita un inferno al loro nemico. E quando
calò la notte una carrozza senza cavalli, nera, senza uno spiraglio da cui far
passare un filo di luce o un fiotto d'ossigeno venne fatta passare attraverso i
cancelli di Hogwarts. Lumia sorrise dalla Torre Oscura, carezzandolo con la
mano la clessidra incantata che sgranava sabbia bianca. Lentamente, quasi
con insofferenza, i granelli cadevano...uno per volta, ancora e ancora. Lenti,
leziosi... Incantati e rallentati. Quella clessidra sarebbe potuto durare per
giorni e giorni. La mezzo demone riapparve sullo spiazzale della scuola dove
gli Auror erano già schierati. Disposti a ferro di cavallo fecero passare le
carrozza, i Cacciatori si ritirarono e alla fine con un gesto della mano di
Clayton Harcourt la porta della carrozza si aprì. Ne tirarono giù qualcosa
avvolto in un telo nero, si dibatteva ma non accennarono a cedere. Sphin prese
in spalla il fagotto che continuava a scalciare e gridare. Dalla torre del
Grifondoro i ragazzi guardavano la scena...pregando che finalmente chi cercava
di infangare il nome di Lucilla fosse stato catturato. Ma come si
sbagliavano. Raggiunta la torre oscura, Clay e Tristan aprirono la porta,
fecero passare Sphin, Jess e la Lancaster poi richiusero i battenti con un
incantesimo...e lasciarono andare il fagotto a terra. Lucilla rotolò fuori
dal telo, tossendo e ansando, pallida ma con le gote arrossate come mai le aveva
avute. Prima ancora di guardare gli altri si gettò come un falco su una
brocca d'acqua lasciata in disparte e bevve fino a sfinirsi, fino a dissetarsi
provando per la prima volta quella sensazione nuova, quando lei mai aveva avuto
bisogni di quel genere. Lasciò andare la brocca poco dopo, girandosi lentamente
verso gli Auror e... sua sorella. Non assunse espressione, come non lo fece
Lumia. Aveva preso le sue sembianze... E in fondo...erano gemelle. - Così
sarebbe questo il Mutaforma...- chiese sua sorella con voce pacata. Lucilla
sogghignò, fissandola con gli occhi azzurri contratti. Un misto di rabbia,
dolore, angoscia e disperazione la invase. Lei. Lei! Era stata lei! Lumia! Era
colpa di quell'essere se aveva perso tutto quanto! Se la sua vita era stata
rovinata! - Come sei brava sorellina...una splendida attrice...- sibilò a
bassa voce. Tutti tacquero, sconvolti e senza parole...ma Lumia fu ancora più
brava. Da perfetta ammaliatrice quale era fece per indietreggiare, come colpita
da uno schiaffo. Faceva anche finta di essere ferita... Lucilla serrò le
mani, piantandosi le unghie nel palmo. Avrebbe dovuto aspettarselo. - Come
hai fatto a tornare in vita?- sussurrò rancorosa - Come diavolo hai
fatto??- - Perfetto Mutaforma.- fece Clay divertito - Dio, non ne avevo mai
visto uno del genere.- - I Mangiamorte addestrano bene le loro esche.-
sentenziò Sphin - Tutto bene Lucilla?- Lumia serrò le palpebre con aria
dolente, avvicinandosi a Tristan e quando lo fece Lucilla quasi si sentì
male. Di colpo qualcosa negli occhi della gemella che aveva creduto morta le
disse qualcosa...qualcosa che non avrebbe mai voluto sentire. Né vedere. - Ci
lasciate sole un attimo?- chiese Lumia con aria di pietra. - Sei sicura?- le
chiese Tristan premuroso, piantando un coltello nel petto di Lucilla. - Si,
male non può farmi...e poi la farò parlare io. Tranquillo.- - Ok...- annuì,
sforzandosi di stare calmo - Se hai bisogno siamo fuori.- - Va bene, va
bene...- Jess la scavalcò senza guardarla e raggiunse Lucilla che lo guardava
allarmata - Io però l'ammanetto alla parete. Non si sa mai.- e chiuse dei
bracciali magici attorno ai polsi della mora, poi seguì gli altri alla porta,
voltandosi un'ultima volta - Ah, Lucilla...- - Si?- chiese Lumia beata. -
Vedi di non uccidere...il Mutaforma.- fece il biondo - Non ancora.- - Come
vuoi.- Quando il battente venne richiuso con la magia, Clay andò a farsi un
giro e anche Sphin, che andò a controllare la situazione ma Jess si accorse che
Tristan non aveva il solito sguardo. Vide le sue mani serrarsi sullo scorri
mano della scala a chioccola...e strinse così tanto da farsi venire le nocche
bianche. Non gli vedeva gli occhi ma immaginava quanto fossero febbrili. - La
farà strillare Tristan...- gli disse suo fratello maggiore - E' meglio che vai
via.- Ma lui non si mosse, deglutendo a vuoto, col cuore in gola. -
Dio...- lo sentì sussurrare Jess, tremando come una foglia - Dio...ma come ho
fatto...- - Tristan non potevi saperlo. Come potevi riconoscerla?- - Avrei
dovuto capirlo prima di...prima di...- - Andarci a letto?- Jess scosse il
capo - In questo modo la stiamo salvando. Le farà del male ma se entri adesso
Lumia ucciderà tutti quanti. Forse con Milo potremmo anche metterla in
difficoltà ma rischiamo la vita di Lucilla. Non so cosa le ha fatto per renderla
umana...e dobbiamo scoprirlo. Ora dobbiamo concentrarci su come salvarle la
vita.- - Si e intanto io sono andato a letto con quella maledetta di Lumia!-
sibilò, mordendosi un labbro a sangue - E Lucilla invece è la dentro!- e proprio
in quel momento un grido lacerò il silenzio nell'aria, costringendolo a tapparsi
le orecchie mentre perfino Jess doveva costringersi a stare calmo. Doveva
farlo per forza. O sarebbe entrato e avrebbe distrutto quella traditrice una
volta per tutte, con le sue stesse mani. Ma dentro alla torre Lucilla non
riusciva più a distinguere fra presente e passato. Sotto i Cruciatus stava di
nuovo patendo le pene dell'inferno, urlando con tutto il fiato che aveva in
gola, dimenandosi, contorcendosi...sotto lo sguardo perverso di Lumia che usava
la bacchetta con leggerezza, come se tutto fosse stato un gioco. Le girava
attorno, dandole tempo per sentire dolore fra un colpo e l'altro, fra un attacco
e l'altro, acuendole la tortura. A un certo punto s'inginocchiò accanto a lei,
sorridendo con aria gentile. Le carezzò la testa, sfiorandola appena. -
Come mi sei mancata sorellina...- Lucilla sputò sangue dalla bocca, girata a
faccia in giù - Vall'inferno...- sibilò in risposta. - Crucio...- sussurrò
Lumia e la gemella riprese a gridare, serrando le mani e i denti, quasi
rischiandosi di spezzarseli. - Attenta a come parli, tesoro...- rise Lumia,
abbassandosi sulla bocca della sorella - Ti ho levato tutti i poteri. Allora?-
chiese amara, afferrandole la nuca con forza - Come ci si sente ad essere come
tutti gli altri? Com'è essere senza poteri, nel corpo di un essere indifeso?-
ghignò, mentre Lucilla testardamente non sviava il suo sguardo - E' una
sensazione fantastica, non credi? Il dolore poi...- poggiò l'altra mano sulla
ferita a fulmine, rendendola incandescente, facendola strillare ancora - Il
dolore è una sensazione inebriante...ti fa sentire vivo...vero mia cara?
Viva...ti senti viva...come io non sono più!- La ributtò a terra, facendole
picchiare il capo e le mattonelle cominciarono a macchiarsi di rosso mentre
Lumia si rimise in piedi, furibonda - Sei stata brava Lady Oscura, veramente
brava! Mi hai aperto in due, mi hai strappato il cuore!- Lucilla per un
attimo tacque...ma lentamente si mise a sedere, incurante dell'atroce sensazione
che stava provando al petto. Le rise in faccia, con le labbra sporche di sangue
- Io ti avrei strappato il cuore?- un lampo di dolore le attraversò gli occhi
azzurri - Ma come sei melodrammatica...chiunque ti abbia riportato in vita ha
fatto solo una gran fatica...- di colpo la sua espressione si fece diabolica -
tu prova solo a darmi le spalle...sorellina... prova solo a darmi il benché
minimo appiglio e ti giuro che ammazzerò così lentamente che morirai
sbadigliando dalla noia!- L'altra retrocedette mentre Lucilla balzò in piedi,
facendo tintinnare le catene che le ferivano i polsi. - Come osi presentarti
ancora davanti a me...- sibilò con gli occhi dardeggianti di collera - Come hai
potuto uccidere la mamma?!- gridò fuori di sé - E nostro padre! Li hai lasciati
massacrarsi! E per cosa?? Per il potere? Eh? Per Tom?- le sputò ai piedi,
disgustata - E' questo il tuo problema sorellina! Lo è sempre stato...- - Ma
di cosa parli?- chiese Lumia ironica, tremando dentro. - Di questo...-
Lucilla le arrivò a un passo, per quanto le permettessero le catene e rise
ancora, quasi istericamente - Tu... sei tu il problema! Sei un cadavere! Un
cadavere che cammina! Sarai anche forte, si sei mezzo demone... ma sai bene che
se solo mi riprendessi i miei poteri sarei in grado di schiacciarti con un
dito!- Fece in tempo a terminare la minaccia che la frustrazione di sua
sorella esplose. Le volò addosso e la rischiacciò a terra. Le mise le mani alla
gola e cominciò a stringere, mozzando il fiato a Lucilla che dibattendosi non
riusciva però a togliersela di dosso. - Tu...- ansimava Lumia furibonda - Tu
maledetta... sei sempre tu...è sempre stata colpa tua!- Nella lotta Lucilla
riuscì a graffiarle il viso ma servì a poco: Lumia continuò a stringerle la gola
fino a quando non le uscirono suoni strozzati dalla bocca e poi, sorridendo, si
chinò al suo orecchio. - Se non altro questa perdita di tempo mi ha fatto
divertire...sai?- ghignò di più quando l'altra sgranò gli occhi, ormai pallida
per la mancanza d'aria - Spero che Voldemort ti abbia fatto gridare...come
Tristan ha soddisfatto me l'altra notte!- e con quell'ultima perfidia si alzò da
lei, spedendola contro il muro con un gesto della bacchetta. Lì Lucilla si
rannicchiò, per non vederla più...per non ascoltarla più... - Verrò di nuovo
a trovarti, tranquilla sorellina.- le disse, prima di aprire la porta - E non
preoccuparti di Tristan. Di lui mi occupo io! Ci vediamo!- E quando il
battente fu richiuso, un grosso singhiozzo riempì l'aria...mentre una lacrima
solitaria le scendeva dagli occhi azzurri, le rigò la guancia per scenderle fino
al collo. Ora il suo cuore batteva forte, pensò Lucilla chiudendo le palpebre
umide. Batteva all'impazzata. Batteva e batteva, era pesante come un martello,
più forte di un rombo. E pianse, pianse tutta la notte...accorgendosi che
sua sorella le aveva portato via anche Tristan ormai.
- Senti idiota ma
sei capace a usare le tue posate?- - Vogliamo parlare del pezzo di bistecca
che mi hai appena fregato dal piatto stupido Grifondoro?- - Vogliamo parlare
di quanto sei stronzo, stupido Serpeverde?- Jane finì la sua insalata,
scoccando un'occhiata di traverso a Rose. - Oh e io che volevo dei figli
maschi.- ironizzò sorridente mentre Draco e Harry di mangiavano una specie di
fiorentina spessa sette centimetri che sarebbe servita a rimetterli in forze. In
effetti stavano già meglio a quanto pareva...visto come s'insultavano e come si
mettevano le dita negli occhi. Avevano mangiato dapprima piuttosto fiacchi, poi
dovevano averci preso gusto perché si stavano contendendo anche gli avanzi,
brandendo le posate come badili. - Guardate che c'è ancora da mangiare, non è
il caso che vi uccidete.- fece presente Rose, levandosi il grembiule e dando
loro altro contorno. Quando ebbe finito di viziare quei due idioti mise il dolce
in tavola e guardò l'ora. Le dieci e mezza - Signora, adesso è davvero ora che
vada.- - Sarebbe anche una bella cosa.- frecciò Draco. - Zitto tu!-
borbottò la domestica facendogli tuffare il naso nel budino, poi tornò a
rivolgersi alla signora Granger - E' sicura che non vuole che resti qua? In
fondo è a casa da sola e potrebbe aver bisogno di aiuto, nel caso succeda
qualcosa.- - Oh, con due maghi in casa cosa vuoi che capiti?- rise Jane
mentre divideva con Draco i biscotti al cioccolato - E poi li metto a letto a
dormiranno come angioletti. Non credo si sveglieranno neanche con le
cannonate.- - E se chiama suo marito?- Jane fece un gesto vago - Gli dirò
una balla...- - Ma signora!- - Ragazzi qualcuno vuole del
gelato?- Harry e Malferret la guardarono con gli occhioni pieni di stelline e
come se non si fossero abbuffati abbastanza si buttarono anche su una confezione
di panna e cioccolata da due chili. Il bello era che la perdita di tanto sangue
e la stanchezza li aveva resi due cuccioli, almeno con la madre di Hermione,
perché fra loro due avevano sempre la classica linguaccia dalla sferzata
velenosa. In compenso, vestiti uguali con jeans e maglione, sembravano uno
scherzo per le risate di tutta Hogwarts. Mentre Jane andava a chiudere la porta
d'ingresso e il cancello, il Grifondoro si mise a trafficare col telecomando.
Stava cercando il telegiornale e lo ascoltò attento, esattamente come Jane
quando tornò in casa. Si sedette in mezzo fra i due moribondi, prendendo il
cucchiaino che le porgeva il Serpeverde e attese le notizie importanti ma
rimasero fortunatamente delusi. Nessun fatto sinistro, niente di strano... -
Bhè, la chiamerei la classica quiete prima della tempesta...- sbuffò la donna,
tuffando il cucchiaio nel gelato al cioccolato a cui Draco stava già dando
fondo, lasciando a Harry solo la panna. - Decisamente.- rispose il moretto
massaggiandosi la fronte che scottava anche a causa di una leggera febbre -
Questa sera il signor Weasley dovrebbe mandarci un gufo. Silente verrà a Londra
e fra qualche giorno viene a prenderci.- - Verrà...qui?- chiese Jane, di
colpo un po' tentennante - Ma sei sicuro tesoro?- - Si...- Harry la guardò
stranito - Perché, c'è qualche problema? Oh, lo so che potrebbe far venire un
colpo ai vicini ma verrà di sera e vedremo di imbacuccarlo in qualche modo.
Oppure getterà un incantesimo e...- - Ehi San Potter, chiudi un po' la bocca
eh?- mugugnò Malfoy roteando gli occhi. - Sta zitto tu, imbecille.- - Ehi,
stop! Calma voi due...- Jane ridacchiò, cercando un film buono da vedere
svogliatamente - Tranquilli, non era questo il problema. Solo che fra qualche
giorno dovrò rimettermi a lavoro. Il mio socio mi ha maledetto per queste ferie
improvvise e probabilmente non ci sarò quando arriverà.- Le spiaceva mentire,
pensò amara, ma non era ancora pronta a vedere Silente. Decisamente no. - Te
l'avevo detto che ti stavamo creando un sacco di guai.- disse Harry
desolato. - E io ti ho detto che non c'è nessun problema, anzi...mi sono
presa un po' di ferie a scrocco e poi non posso certo lasciarvi qua da soli. Vi
ammazzereste fra voi.- e sogghignò, vedendo l'occhiataccia che si lanciavano
così spesso. Mentre guardavano un film su Guerre Stellari che parve sconvolgere
un po' Malfoy, Harry ebbe modo di raccontare a Jane tutti gli ultimi avvenimenti
a Hogwarts. Le raccontò degli ultimi esami, del ballo di giugno, della
preparazione al M.A.G.O. e anche di quello stupido concorso per la coppia più
bella. - Coppia più bella?- chiese Jane - E in base a cosa scelgono
scusa?- - Al livello d'idiozia.- bofonchiò Draco con gli occhi fissi al
televisore. - Anche.- Harry invece non vedeva un tubo e si limitava a
chiacchierare - Hanno scelto sette coppie e stanno girando per la scuola a farti
domande a trabocchetto. A Hermione l'hanno già fatto e non è stato
divertente.- - E che mi dici della piccoletta?- insinuò Malferret
sarcastico. - Chi è la piccoletta?- mugugnò la donna stranita. Harry
scosse il capo, deciso a strangolarlo - La mia cacciatrice a quidditch. La odia
perché frega sempre il suo portiere.- - Discuto solo i suoi gusti in fatto di
uomini.- continuò il biondo velenoso. - Io potrei mettermi a discutere quelli
di un'altra ragazza...- disse Harry, facendolo sbiancare davanti a Jane e la
donna, sorridendo, decise di fare una pausa. Fece abbassare la armi e andò a
prendere le loro vitamine. - Senti, cazzone..- ringhiò il biondo - Ma te la
tappi quella maledetta fogna?- - Te la tappo io con un cuscino, tranquillo!-
disse Potter beato. - Spiacente ma uno di voi due filerà dritto in camera di
Hermione stanotte.- celiò Jane tornando con due bicchieri colmi d'acqua e una
decina di pastigliette colorate - Fate come vi pare ma non vi lascio in quel
letto a soffocarvi col cuscino anche perché poi dovrei risponderne a
Silente.- Mandarono giù due integratori e tornarono a riposarsi, più
tranquilli...anche se Harry cominciava davvero a chiedersi se Jane non fosse una
santa. Era rimasto molto stupito, inutile dirlo, dal comportamento che il signor
Draco Malfoy, detto l'anti-babbano, verso niente meno che la madre di Hermione.
Voleva quasi fargli una foto mentre se ne stava lì con quella testa vuota
appoggiata alla spalla di Jane, a farsi accarezzare la testa come un
micio. Innegabile che Jane sapesse sciogliere anche un cubetto di ghiaccio
ma...insomma, sembrava sotto incantesimo! Ma stavolta non fece battute di
sorta. Si limitò a sorridere di quella strana scena, senza farsi notare
ovviamente, e tornò a rilassarsi visto che non poteva vedere il film...ma appena
lo fece ricordò Lucilla...che veniva usata per mascherare le tracce dei
Mangiamorte. In effetti Draco aveva ragione. Nessuno, se non un morto, avrebbe
potuto passare dalla porta del luogo della loro prigionia e Lucilla non era
morta. Harry Potter però non sapeva cosa stava realmente accadendo. Forse se
fosse stato a Hogwarts quella notte per Lucilla dei Lancaster sarebbe stata meno
lunga. E lo stesso per Tristan... Passò la notte a disperarsi, a pensarla in
quella torre...e a meditare finalmente vendetta. Una vendetta che non avrebbe
tardato ad arrivare.
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Capitolo 30 *** Capitolo 30° ***
Passarono lentamente alcuni giorni ma per Tristan furono
eterni. Dannatamente eterni. Vagava per Hogwarts come un’anima in pena,
braccato da Lumia con cui doveva continuare una commedia perfetta, con la
freddezza di un automa. Un automa che aveva perso in cuore nella torre oscura,
dove Lucilla languiva sotto le torture, in quel corpo umano, con quel sangue
rosso…senza poteri, senza forze. E lei, fuori a prendere il suo
posto. Lumia andava e veniva da Hogwarts a Malfoy House come nulla e quando
spariva dava la possibilità a Milo di entrare nella torre oscura, per
controllare le condizioni di Lucilla. Era l’unico a poter entrare dopo lo strano
e sinistro incantesimo che Lumia aveva fatto alla porta che, maledetta, faceva
passare solo chi aveva in sé sangue misto. Fortunatamente non era l’unica
mezza demone a scuola e il Diurno poteva entrare a suo piacimento, peccato non
fosse un Medimago, né tanto meno un esperto in magia taumaturgica perché le
condizioni della vera Lucilla si aggravavano ogni giorno che passava. Si stava
lasciando andare, sfioriva a poco a poco…con gli occhi fissi, senza vita. E
un solo pensiero nella testa. Quel pensiero era Tristan…e l’Auror non aveva
ancora trovato pace. Non dormiva, non mangiava. Viveva in simbiosi con
l’essere che più amava, chiuso in quella torre.
A Londra invece la
situazione era più calma. Harry Potter e Draco Malfoy passavano i giorni
cercando di riprendersi dalla brutta avventura di quella notte di fulmini,
ancora fiacchi ma veloci a guarire. Come avevano sperato il morso di quel
vampiro non aveva reso Harry un vampiro a sua volta e la ferita al collo si
rigenerava lentamente. Sarebbe rimasta comunque una cicatrice. - Un bello
sfregio.- mugugnò il biondo Serpeverde alle sue spalle, mentre il moretto si
guardava il collo allo specchio – E’ già tanto che non ti abbia morso sulla
gola. Ringrazia San Potter.- - L’unica cosa che ringrazio è di non essermi
incenerito alla prima luce del sole.- mugugnò il Grifondoro, ficcandosi lo
spazzolino da denti in bocca, poi lo guardò un attimo, facendo uno smorfia – Tu
invece hai sempre la solita faccia da cadavere Malferret.- Draco si limitò a
fargli un gesto carino con un dito e si ficcò lo spazzolino fra le gengive a sua
volta. Cadde un lungo silenzio, in cui limitarono a farsi i fatti loro,
pensando ai cazzi loro…ma Harry a quel punto ebbe una strana sensazione di dejà
vu. Come se…in futuro avrebbe rifatto quei gesti con quel biondo demente a
fianco. A momenti si sbrodolò col collutorio ma Malfoy non ci fece
eccessivamente caso. Pensava si stesse solo strozzando. - Allora cazzone?-
gli chiese quando uscirono dal bagno – Quanto manca?- - Silente arriva
domani.- mugugnò il moretto, sempre senza occhiali. Si era fatto una ventina di
lividi contro spigoli e porte da quando l'avevano privato di quel gran mezzo di
sopravvivenza che erano gli occhiali e anche se aveva cercato un rimedio nei
libri di Hermione non c’era stato verso di vedere a un palmo dal naso. Delle
lenti a contatto poi non se ne parlava. Odiava cacciarsi le dita negli
occhi. Ma la colpa, quando si faceva male spaccandosi le ossa contro
qualche protuberanza, era anche di quel deficiente di Draco. Infatti quel
dannato cretino dalla testa bionda si guardava bene d’avvisarlo! Ma Harry si era
fatto sveglio e la mattina prima, schiantandosi dalle scale, si era portato
appresso anche Draco a cui si era aggrappato, per rendergli la pariglia...giusto
per fargli capire che ormai si condivideva tutto. Dalle donne alle ossa
rotte. Scesero in salotto ed essendo da soli, visto che Jane era andata al
mercato dell’antiquariato, si misero a guardare la televisione. Harry si
sintonizzò subito sul telegiornale mentre il Serpeverde andava a prendere i fidi
biscotti al cioccolato – Ma che palle!- sbottò, tornando con un piatto pieno –
Tanto la maledizione del pentacolo è completata ormai. Non hanno più bisogno di
uccidere nessuno, lo capisci o no? Se non noi…- - Credi che ammazzino per
dovere quelli?- sibilò Harry fissandolo con gli occhi verdi serissimi. Ma Draco
non abbassò di certo lo sguardo. Si limitò ad alzare le spalle, a sbattersi sul
divano. - Mi spieghi che cazzo accendi la telescatola che tanto non vedi
niente?- - Televisione, idiota.- sbuffò il moro – E poi m’interessa solo
sentire.- - Ti ripeto che non sono così scemi da ammazzare altra gente.-
continuò Draco masticando lentamente i suoi calorici biscotti fatti in casa –
Con Silente a Londra non si azzarderebbero a farsi pescare col coltello in
mano.- - Ogni volta che entro in questa casa sento parlare di scuartamenti!-
Jane apparve sulla porta, carica di borse e tutta sorridente. Draco si alzò per
andarla ad aiutare, dopo aver ricevuto un bacio sulla fronte. - Allora
ragazzi?- chiese, levandosi la giacca leggera – Tutto bene?- - Ancora non
l’ho ucciso.- frecciò Harry sarcastico, baciandola a sua volta sulla guancia. Le
guardò le borse e vide solo vestiti – Ma non eri andata al mercato
dell’antiquariato?- rise. - Si infatti…è tutta roba che costa come se fosse
d’antiquariato!- celiò, andandosene in cucina – Draco! Ce li hai tu i
biscotti?- - Si, te ne ho lasciati un po’…- le disse, ad alta voce – Bhè…tre
o quattro…- - Ha ragione Hermione, fai schifo per quanto mangi.- sentenziò
Potter schifato. - La mezzosangue ha ragione su un sacco di cose.- sibilò
Draco guardandolo di striscio. Harry fece finta di non aver sentito giusto
perché Jane arrivò a prendere un biscotto ma quando la donna se ne andò di sopra
per cambiarsi scatenò subito un’accesa rissa. Fra pugni e sprangate morbide coi
cuscini, Jane fece in tempo a tornare in cucina, a preparare il pranzo e a
pregarli di trovare una posizione meno indecente anche per due gay con aria
assolutamente tranquilla. - Sai che mi spiace andarmene?- borbottò Harry a
tavola poco più tardi, davanti al caffè. Sorrise a Jane che ricambiò subito –
Qua ci sei tu che mi coccoli… là tua figlia che mi prende a scarpate se
sgarro…- - Andiamo tesoro, un po’ di coccole non fanno mai male.- rispose la
padrona di casa divertita – E in fondo io e Molly possiamo permetterci di
viziarti un po’.- - Senza contare che nessuno ha più tentato di farci la
pelle da una settimana.- continuò il moretto. - Se vi tralasciate
reciprocamente.- ghignò Jane indicando Draco con un’occhiata – Come mai non
andate d’accordo?- Ci un attimo di silenzio…e per la prima volta fu solo un
silenzio imbarazzato. Poco ostile. I due si guardarono di sottecchi ma a
quanto pareva nessuno dei due azzardò un’ipotesi e Jane dovette lasciar perdere
quando squillò il telefono. Andò a rispondere e dalla faccia che aveva dovevano
essere grane. Stava picchiando la testa contro il muro e i due
maghi cominciarono a preoccuparsi…quando mise giù la cornetta e le scappò
un’imprecazione ben poco fine, eppure lo fece in un modo tale che fece
ridacchiare entrambi. - Tutto ok?- chiese Harry, ancora scosso dalle
risa. - Un corno!- sbottò Jane, ricordando incredibilmente Hermione – Ho
un’emergenza. La signora Hingelmann ha di nuovo avuto una crisi ai suoi
stramaledetti ponti. È la volta buona che la uccido.- Corse in salotto,
furibonda e prese la giacca, infilandosela velocemente. - Ragazzi mi ci vorrà
un po’.- disse, tornando in cucina mentre si sistemava quella massa di ricci
incolti e bellissimi – Mi prenderà tutto il pomeriggio perché come minimo mi
farà controllare anche i denti dei suoi figli. Spero di tornare per cena. Se non
vi trovo allora penserò che è passato Silente ok?- - Cosa?- Harry e Draco
balzarono in piedi, seguendola come cuccioli – Jane, aspetta un secondo!- La
signora Granger però sembrava come presa dalla fretta, come se non avesse
aspettato altro che squagliarsela di casa. Si chinò a baciare entrambi e
salutando allegra uscì di corsa dalla porta, sbattendosela alle spalle…sui nasi
di quei due che dopo un attimo di sconforto si guardarono allibiti. - Ma che
l’è preso?- sussurrò il moro sconvolto – Ogni volta che si parla di Silente…- si
bloccò, pensando che forse…Jane aveva dei problemi a trattare coi maghi ma non
era assolutamente vero visto quanto era diventata amica di Molly e Arthur
Weasley. E poi…insomma, non era il tipo di persona che badava alle
apparenze. - Magari non vuole vedere il vecchio.- Malfoy alzò le spalle,
tornando in cucina. - Ma perché? Hermione gliene parla sempre
benissimo.- - La mezzosangue parla bene anche della Mayers, forse.- Harry lo
lasciò perdere e dopo aver lavato le ultime tazze, che il signor Draco Malfoy
evitava come la peste perché le credeva stacca-dita, si massaggiò le tempie.
Stare senza occhiali era un bello sforzo e cominciava a fargli un male terribile
la testa, senza contare il prurito dannato di quel morso. - Fossi in te mi
farei dare una controllata ai denti da Jane…- frecciò il biondino quando lo vide
grattarsi come un disperato – Nel caso i tuoi bei dentini stiano un po’
crescendo…- - Sai una cosa? Hai ragione, ma prima li controllo sulla tua
giugulare Malfoy.- sbuffò, afferrando un giornale babbano e mettendosi a
sfogliarlo. Si ruppe presto le palle e iniziò a girare per la casa come un
forsennato. Draco non disse nulla, aspettando che esplodesse e quando il moro lo
fece era preparato. Infatti non se lo filò di striscio. - Voglio prendere
aria!- abbaiò esasperato – Sono quasi sette giorni che sto chiuso qui!- -
Apri una finestra.- - Voglio uscire!- Draco stavolta lo guardò come se
fosse stato deficiente, cosa in cui credeva con tutte le sue forze – Ma ti sei
fottuto il cervello Sfregiato?- chiese acidamente – Guarda che per Londra girano
una manica di Mangiamorte molto alta.- - Queste cose sarebbero utili agli
Auror sai?- frecciò il Grifondoro saccente. - Che vuoi che faccia? La spia?
Di cose di cui non me ne frega…- - …un benamato cazzo, si, lo so…- lo
anticipò Harry bruscamente – Questo continuo sbattertene degli eventi prima o
poi si ritorcerà contro di te, Malferret.- - Cioè che verrò sbattuto da
qualcuno?- ironizzò sarcastico – In fondo sono un po’ bisex.- Gli
giunse un ringhio ma da quel momento evitarono accuratamente di dialogare
se non per lanciarsi insulti. Ma non poterono più ignorarsi quando una forte
vibrazione fece traballare appena impercettibilmente gli oggetti più leggeri e
fragili. Draco se ne accorse, sentendo tintinnare i calici di cristallo nella
credenza del salone mentre Harry vide le boccette delle pozioni in camera di
Hermione avvicinarsi, toccandosi… - Che cacchio è?- sbottò scendendo le scale
– Un terremoto?- - In Gran Bretagna?- frecciò Malfoy lanciandogli la
bacchetta – No, dev’essere l’incantesimo Cattura Onde Magiche della mezzosangue.
L’ha messo sulla casa, nel caso peschi incantesimi o nemici vacanti.- -
Allora mi sa che stiamo per avere compagnia.- e Potter guardò subito verso il
camino, accanto alla libreria. Si misero dietro l’angolo, col cuore in
gola. - Potrebbe essere un’onda magica qualunque.- mugugnò il bambino
sopravvissuto – Ma è meglio controllare.- - E se non viene dal camino?-
frecciò il biondo Serpeverde. - Allora ci prenderà alle spalle.- replicò il
Grifondoro scocciato – Pensa positivo per una volta.- - Ma se parli tu che da
quando avevi un anno sei una specie di porta iella come le code a palletta dei
conigli!- - Quelle portano fortuna…- - Oh vaffanculo, hai capito che
volevo dire!- Grazie al cielo non poterono andare avanti troppo a lungo a
bestemmiarsi dietro perché due suoni che quei due conoscevano bene, una specie
di crac di Materializzazione, risuonò nell’aria e mezzi sbalorditi videro
Silente in sul tavolo del salone. Probabilmente doveva aver battuto una craniata
non indifferente, visto che il cappello gli era volato a terra e si teneva la
testa dolente, bofonchiando improperi. Però non era solo… - Remus!- urlò
Harry, scoppiando di gioia. Senza nemmeno pensarci due volte si precipitò fra le
braccia della persona che era il suo unico legame col passato, con sua madre,
suo padre…e Sirius. E l’abbraccio di Remus Lupin non fu meno caloroso. L’ultima
volta che si erano visti era stata l’occasione del primo anniversario della
morte di Sirius, dopo la morte di Lord Voldemort. Da quel momento Lupin era
tornato all’Ordine, insieme a tutti gli altri ma non mancava mai di farsi
sentire per lettera, anche se Harry avrebbe preferito averlo presente. E ora,
riabbracciandosi, Harry Potter ritrovò un po’ di speranza, come se abbracciando
Remus avrebbe stretto anche James, Lily e Sirius. Remus lo scostò poco dopo,
guardandolo attentamente. - Che brutto aspetto…- rise, prendendolo in
giro. - La mia faccia per una volta è messa peggio della tua.- frecciò il
moretto, poi guardò Silente – Preside…- - Salve ragazzi.- disse il vecchio
mago, rimettendosi il cappello in testa – Devo ammettere che non pensavo di
comparire su un tavolo ma l’incantesimo di Blocco della signorina Granger ha
sballato un po’ il punto d’arrivo mio e del professor Lupin.- - Vedo che
Hermione è ancora la migliore.- sogghignò Remus. - Signor Malfoy.- disse
quindi Silente guardando attentamente Draco – Vedo che state…- non poteva dire
bene, visto le loro facce da vampiri sull’orlo del collasso, così ci andò più
leggero -…lentamente riprendendovi.- - Abbiamo visto tempi migliori.- rispose
Harry, visto che Malfoy stava ostinatamente zitto. - Questo morso?- chiese
Remus, toccandogli il collo – Un vampiro?- - Si ma non è successo niente.-
rispose il Grifondoro. - Sarà meglio controllare come si deve una volta a
scuola.- sentenziò il lupo mannaro con aria pacata – Avete altre ferite?- -
No, solo ferite di coltello. Un coltello per cerimoniali di Salazar Serpeverde
in persona.- sibilò Draco a quel punto, catalizzando l’attenzione su di sé. Il
preside lo guardò per un lungo momento, come per studiarlo. - Hai intenzione
di tornare a Hogwarts?- gli chiese, senza l’ombra di un’esitazione. Harry e il
biondino invece apparvero allibiti. - Come prego? - chiese il Serpeverde,
sconvolto - Cos’ha detto?- - Dopo quanto è successo potresti anche non voler
tornare a scuola, signor Malfoy.- disse il preside con calma incrollabile –
Inoltre, come tu spesso hai fatto notare al professor Mckay, questa non è la tua
guerra. Io posso accettare che lo sia per Harry Potter…ma non per Draco Malfoy.-
e a quell’uscita, Draco deglutì, abbassando gli occhi argentati. - Se lo
desideri, l’Ordine della Fenice può occuparsi di te fino alla fine di questa
storia.- disse Lupin. Nel silenzio di quel bivio che gli avevano proposto,
Draco vide la strada che aveva davanti. Andava a morire. O a morire sarebbe
stato suo padre, non importava. Lui avrebbe perso comunque. Poi pensò a
quella che gli veniva proposta. L’alternativa. Una fuga. Ancora, gli venne
spontaneo dirsi, amaramente. Ancora…stava scappando ancora. Per diciotto
lunghi anni non aveva fatto altro che sfuggire alla morte, nascondendosi
nell’ombra, scappando. Attendendo. Lacerandosi nell’insicurezza. Ma quello
non era vivere. Lui, che aveva sempre disprezzato Harry per la sua
ostinazione nel contrastare gli eventi…ora lo guardava negli occhi…e lo capiva.
Era un essere umano in fondo. Era sciocco, ma sperava. Cercava di cambiare ciò
che gli aveva rovinato la vita. Aveva perso i suoi genitori e per loro aveva
combattuto, vendicandosi. Lui invece?, rise di se stesso. Lui era scappato. E
derideva chi tentava di liberarsi dalla gabbia. - Voglio tornare a scuola.-
disse, appena percettibilmente. - Sei sicuro?- Silente ora aveva abbandonato
la sua aria calma, ora i suoi occhi azzurri volevano metterlo in allerta – Sai
cosa significa per te tornare laggiù.- - Si, ma non vedo perché io debba
filarmela quando gli altri invece sono costretti a restare.- rispose Draco a
tono. - Perché ti vogliono uccidere.- gli fece presente Harry. - Perché a
te no?- - Io…- il moro parve confuso – Io sono diverso..- - In cosa?
Voldemort voleva la tua pelle l’anno scorso, ora vogliono la mia.- Stavolta
Potter tacque, cominciando a chiedersi se quell’idiota non stesse dando i
numeri. Era una vita che gli rompeva le palle, dicendo che non era la sua
guerra, che non gliene fregava niente delle loro beghe…e adesso voleva
restare. Lo guardò come se fosse pazzo, ma non disse nulla anche perché ne
aveva abbastanza di discutere con lui. - Quindi…avete deciso di tornare?-
chiese Remus a quel punto. - Si.- dissero in coro. - D’accordo.- Silente
nascose un sorriso nella folta barba, poi si guardò attorno – Jane Granger non
c’è?- chiese quindi – Avrei piacere di parlare con lei.- - Spiacente, s’è
data alla fuga.- ironizzò Harry – E’ qualcosa d’importante? Possiamo
aspettare.- - Oh, no…- mugugnò il preside, ancora sotto l’occhiata sarcastica
di Lupin che sapeva tutto quanto – Credo che io e la signora Granger avremo modo
di parlare a quattr’occhi alla riunione prima del M.A.G.O.- - Se mai ci
arriveremo.- frecciò Draco velenoso. Ci vollero almeno dieci minuti prima che
fossero di nuovo pronti ad andarsene. Harry e Draco scrissero un lungo e
affettuoso biglietto a Jane, anche perché il Serpeverde si era ritrovato un
pacco di biscotti al cioccolato in cucina con sopra scritto il suo nome, facendo
così in modo che la venerasse a vita. Presero i loro vestiti, ridettero una
parvenza di normalità alla casa, poi si dissero pronti. Fortunatamente Remus si
era portato appresso una bella Passaporta. Una bombetta tutta spelacchiata,
residuo bellico della Prima Guerra Mondiale forse. - Dovremo fare un salto al
Ministero prima.- disse il preside, dopo aver lasciato un suo biglietto
personale a Jane insieme a quello dei due maghetti – Caramell è ansioso di avere
vostre notizie.- - Vuol dire appigli per far sbattere Lucilla ad Azkaban.-
sbottò Harry rabbioso. - Decisamente non vedo l’ora di conoscerla.- sorrise
il lupo mannaro dandogli una pacca sulla spalla – Da come il professor Silente
me ne ha parlato si è presa cura di te molto bene. E anche di Sirius.- - Si…-
Harry annuì tristemente, prima che la bombetta li risucchiasse via – Di tutti
quanti.-
Lumia sogghignò, sorseggiando un calice di vino rosso,
seduta su una poltrona di chintz nella torre oscura. Fece oscillare il calice
nel palmo levigato, gli occhi blu scuro illuminati da una debole candela mentre
fuori dalla piccola finestrella aperta, fulmini e folgori dardeggiavano il cielo
color piombo. Ai suoi piedi, sua sorella si contorceva fra le spire di
Nagini, risorta. Lucilla sputò sangue, per l’ennesima volta in tanti giorni.
Il vestito era a brandelli, ogni singolo centimetro di pelle coperto di tagli,
ferite più o meno gravi, bruciature. Un polso era slogato, era colma di
lividi. - Sai una cosa sorellina?- mormorò Lumia svogliatamente,
appoggiandosi con entrambe le braccia a un bracciolo della bella poltrona color
tramonto – Mi sembra di aver già vissuto tutto questo.- la fissò a lungo, mentre
Nagini spariva a uno schiocco delle sue dita – Mi sembra che la morte non sia
mai venuta per me. Mi sembra che sia stato tutto un sogno…un lungo sogno. La
mamma…papà…se volessimo…potremmo farli tornare.- Sentì un risata amara e
fredda quanto quella di Voldemort, per cui si era battuta. Lucilla rimase al
suolo, rannicchiata in posizione fetale ma continuò a ridere. A ridere senza
smettere. - Continui a sognare, Lumia.- sussurrò, con gli occhi azzurri resi
quasi febbrili dalla tortura – La morte…non è un sogno, sorellina. Tu sei morta.
Sei morta, sei solo cenere e polvere.- - Che cosa credi sia la morte,
Lucilla?- Lumia la guardò ancora, senza muovere un dito – E’ un viaggio. Un
viaggio senza ritorno. Ma non è la fine. È l’inizio. È come cadere da una torre.
È una lunga caduta, senza fine. Ti toglie il fiato, ti ruba l’anima. Non c’è
paradiso per quelli come noi.- - Chi lo vuole il paradiso…- Lucilla scosse
leggermente il capo, quasi con sprezzo. Lumia stavolta
serrò le mascelle e si alzò in piedi,
con mano alla bacchetta – Mi credi debole?- ringhiò, afferrandola per la gola
– Mi credi debole eh? Tu invece…oh, la grande Lucilla, Fiamma dei Lancaster. La più brava
con la magia, quella che più assomigliava a Degona, la più bella e la più
intelligente. Quella che sposò Voldemort!- - A me di Tom non è mai importato
nulla!- sibilò l’altra furibonda. - Si…come no!- Lumia strinse la morsa alla
sua gola – Il tuo caro Tom…- - Vai al diavolo.- Lucilla la fissò con gli
occhi quasi socchiusi – Il potere costa Lumia. E tu, come lui… non siete
riusciti a capire che per ottenerlo bisogna sacrificare qualcosa. Non avete
avuto il fegato di mollare…per ottenere ciò che volevate.- e intanto dentro di
sé, sorrise. Sorrise, vedendola venire più vicina. Come una falena vicino alla
fiamma, sua sorella le si fece sempre più vicina. Sempre di più… - Che
cos’hai perso Lucilla?- le chiese, sarcastica – Una madre? Un padre? Eh?- Lumia
rise più freddamente – Una sorella? O il tuo buon nome? L’immacolata Lucilla, la
Fiamma dei Lancaster che sposa il signore oscuro. Non mi dirai che hai perso la
tua purezza… o la tua moralità. Sei mezza demone, hai il sangue sporco…sarai
marchiata per il resto della tua vita ma hai il coraggio di dire a me, a cui hai
strappato il cuore, che non ho avuto il coraggio di cedere la mia anima per
avere il potere. Ho fatto massacrare la mia famiglia, sorellina.- - Si…e sono
sicura che tremi al solo ricordo.- sibilò Lucilla, le iridi più limpide che mai
– Te l’ho già detto. Sei debole. Sei una debole Lumia! Lo sei sempre stata! E
adesso vieni qua a scaricare su di me la tua debolezza. Hai fatto una scelta,
abbi la decenza di portarla a termine!- - Basta, sta zitta!- le unghie
affilate della sua nemica le graffiarono la gola e Lumia serrò i denti, fuori di
sé – Portare a termine? Portare a termine? Non farmi ridere! Tu è una vita che
scappi! Sei scappata sempre da Tristan come hai sempre preferito fuggire anche
da Voldemort! Il tuo Tom lo sogni ancora vero? Eh? Perché non ammetti la verità?
Ti odi perché sei riuscita ad amarlo! Ti odi perché hai dovuto ucciderlo! Ma non
sei riuscita a staccarti da Tristan! Oh no… il purosangue per te è intoccabile,
vero? Tu non vedi altro che lui, te lo leggo negli occhi! Il tuo più grande
terrore è vederlo riverso al suolo col petto squarciato come me!- Schiacciate
a terra, le due sorelle aspettavano solo un lieve cenno. Ma ormai per Lucilla
era quasi fatta. Fu veloce, quasi un gesto disperato. Ma sapeva che la collera
rendeva indifesa Lumia, l’aveva sempre saputo. E infatti sua sorella non capì il
suo gesto fino a quando non si ritrovò accecata. Cacciò un grido mentre Lucilla
ritirava la mano sporca di sangue e gettandola al suo fianco riuscì a mettersi
faticosamente in ginocchio. La clessidra…la clessidra. Le grida di Lumia però
attirarono ben presto tutti gli Auror, per le scale, nei corridoi. E Milo,
dal giardino, capì che era arrivato il momento. Jess, Clay e Sphin gli furono a
fianco… - Maledetta!- Lumia si mise in piedi, gli occhi totalmente
grondanti di sangue nero. Con la bacchetta cominciò a scagliare magie ovunque,
facendo esplodere qualsiasi cosa i suoi incantesimi toccasse…ma Lucilla fu più
furba. Si rannicchiò ai suoi piedi, senza che la sorella riuscisse a sentire la
sua presenza visto che era senza poteri. Aspettava solo che la rabbia di quella
sciocca la tradisse…e infatti Lumia, dopo poco, colpì in pieno la clessidra che
aveva imprigionato i poteri della sorella per tanto tempo. E quando il vetro
scoppiò in pezzi lucenti e la sabbia scivolò fuori…accadde ciò che più era stato
temuto. Gli studenti e gl’insegnanti corsero fuori dalle classi, sentendo
un’esplosione colossale. La Torre Oscura andava a pezzi…e un violento fumo
nero la stava invadendo, mentre pezzi di roccia, mattoni e calcinacci si
rovesciavano nel giardino e nello spiazzale centrale di Hogwarts…ma ben presto
sfrecciò da quel fumo una scia lucente. Lumia scappò via, galleggiando fino alla
muraglia nord e lì vi rimase mentre dal nulla apparve un enorme essere dalle
scaglie nere e argentate. Spalancò le ali enormi e cuoiose e ruggì tanto da far
scoppiare tutti le finestre della scuola. Un drago di immani proporzioni si
ritrovò abbarbicato sul resti della torre. Il muso era lungo e sottile, gli
occhi tanto chiari da sembrare ciechi. - Lucilla…- sussurrò Hermione, tenuta
per mano da Ron. - Ma allora…- Blaise e gli altri fissarono sconvolti Lumia
sul cornicione. - Ragazzi al riparo, svelti!- urlò Tristan spingendoli verso
le arcate – Dietro alle colonne, presto!- - Mckay ma che succede??- gridò la
Mcgranitt spingendo tutti quelli del quarto al sicuro. Sfortunatamente non
riuscì a rispondere. Una cascata di rocce e detriti arrivò loro addosso con la
forza di una carica di animali. L’Auror riuscì a spingere via gli studenti e a
salvarsi appena in tempo, anche se un quasi ci lasciò il braccio. Rotolò via,
frastornato dal colpo e dai ruggiti terrificanti di Lucilla, che ormai aveva
ripreso i suoi poteri. In un attimo fece scattare il suo attacco. Una
violentissima bordata di fiamme rosse come il sangue proruppe fuori dalla bocca
del drago e si scagliò contro il cornicione, su cui Lumia stava cercando di
riprendersi. Gli occhi ancora sanguinanti, creò una barriera con la bacchetta e
resistette molto bene anche se la tenacia di sua sorella era ancora maggiore. Si
librò in cielo con un solo colpo delle sue enormi ali, sollevando un polverone
immane, e senza attendere un secondo di più cominciò ad attaccare Lumia su tutti
i fronti, riducendo l’entrata del castello di Hogwarts a un cumulo di macerie
che, grazie agli Incantesimi Riparatori di Silente, si ricostruiva da solo come
se fosse stato vivo. Per ogni pezzo che cadeva, un altro si rimetteva in
piedi. Quando Lumia non riuscì più a difendersi da quel fuoco, sparì dal
cornicione e riapparve in giardino. Fissando la sorella dal basso, puntò
direttamente la bacchetta verso gli studenti…e sogghignò. - Non costringermi
a far del male a queste formiche, sorellina.- sibilò a bassa voce, ma il drago
la sentì comunque. Lumia continuò tranquillamente ad osservarla, anche se
cominciava a sentirsi troppo allo scoperto. Decine e decine di Cacciatori
l’avevano circondata, per non parlare di Leblanc, Clay, Jess e Sphin davanti a
lei, Milo Morrigan seduto sulla torretta più bassa dell’entrata della scuola e
Tristan accanto alla fontana. Gli sorrise appena, mandandolo in bestia. -
Grazie mille Mc.- disse maliziosa – Decisamente ho passato un piacevole
intermezzo con te.- Tristan non replicò, limitandosi a serrare le mascelle.
Ma le puntò il dito addosso… - Che fai? Minacci?- ironizzò lei mentre il suo
aspetto tornava normale, ovvero con capelli più corti e occhi blu e non più
azzurro chiaro – Lucilla avrà anche ripreso i suoi poteri ma è conciata male. Le
ci vorrà un po’ per riprendersi. Nel frattempo io…- e sollevò la bacchetta -
…posso divertirmi a giocare con voi.- - Non ti accorgi che sei sola ormai?-
sibilò Leblanc acuto – Chi sei? Avanti parla!- - Chi sono loro lo sanno,
Auror.- ridacchiò, deridendolo – Ma se ci tieni a saperlo sono figlia dell’uomo
che tanti anni fa vi comandava e che voi veneravate come un dio. Mio padre era
Maximilian, del nobile casato dei Lancaster. Io sono sua figlia Lumia.- - Ma
tu…- allibì il francese. - Si, ero morta.- rise – Ma mi hanno riportato in
vita. Non credo debba dirti chi. E adesso finiamola.- fissò il gruppo, tornando
a sogghignare perfidamente – Avanti, chi vuole farsi sotto per primo?- -
Scherzi col fuoco.- l’avvertì Jess. - Davvero? La stessa frase che ti ho
detto anni fa.- gli rispose la mezza demone volgendo lo sguardo su di lui – Te
lo ricordi cosa ti ho detto? Certo che te lo ricordi…- sorrise quasi, scuotendo
il capo – Non sei cambiato Jess.- - Nemmeno tu.- replicò il biondo, evitando
di fissarla troppo negli occhi – Dicci cosa vuoi.- E stavolta Lumia tacque.
Rimase in silenzio, per poi alzare il viso. Il drago stava per planare di nuovo
sulla torre. - Voglio uccidere l’essere che odio più di qualsiasi altro al
mondo.- Non staccò mai lo sguardo dal drago, neanche quando sparì,
riprendendo forma umana. - Perché la odi tanto?- Lumia guardò Tristan
senza realmente calcolarlo. - Tu non puoi capire,- gli disse con tono di
sussiego. - Cosa non posso capire?- ringhiò iracondo – Solo perché sei mezza
demone credi che non ti possa capire?- La sentì ridacchiare, sempre con più
scherno. - Si, per questo non puoi capire Tristan Mckay.- e lo fissò negli
occhi tanto che dovette retrocedere. Si sentì quasi una formica, anche se non
c’era nulla di minaccioso in quello sguardo in quel momento. Ma solo una
grandezza pietosa. - Non sai cosa vuol dire sentirsi spaccati in due.- soffiò
Lumia velenosamente – Tu e tutti gli altri non saprete mai cosa significa essere
giudicati in base a un nome, in base al sangue, alle proprie origini. Per gente
come te è facile, Tristan. Tu sei purosangue. E per quanto anche io sia figlia
di maghi, mai madre era una demone. Un essere tanto forte che non si sentiva in
dovere neanche di prendere in considerazione voi maghi. Ma io…ma Lucilla…no, noi
siamo solo mezze demoni. Metà in un modo, metà nell’altro. Io e lei non abbiamo
forma, sia lacerate in due. E tu te ne stai lì a puntare il dito contro di me e
nella tua arroganza pretendi di giudicare i miei atti solo perché la malignità
di una parte del mio sangue è stata catalogata come identificativa per un
demone.- batté le mani a loro tutti, fissando poi gli studenti e i professori
sotto le arcate – Hogwarts non è cambiata. Fino a quando si verrà giudicati in
base al sangue niente cambierà. E sai una cosa?- tornò a fissare Tristan – A me
non importa più nulla da tanto tempo. Ho scelto la mia strada quando decisi di
seguire Voldemort. Non che abbia mai condiviso la sua idea di sangue puro,
intendiamoci, ma lui voleva ripulire questo mondo dai deboli. E in questo mi
trovò perfettamente d’accordo.- - Ma perché uccidere Max?- sibilò Clay a quel
punto – Perché far ammazzare tutta la tua famiglia?- - Erano un ostacolo. Mio
padre era un idealista.- sorrise quasi con fare dolce, giocherellando coi
capelli – L’unico punto debole di mio padre era l’amore che nutriva per mia
madre. E credevo che fosse lei il vero problema. È stato duro controllarla. Io e
Voldemort abbiamo dovuto unire i nostri poteri per soggiogarla ma alla fine
l’abbiamo vinta. Come abbiamo vinto mio padre.- - Peccato che il vero
problema stava per arrivarti alle spalle.- sibilò Milo a quel punto. - Già,-
Lumia alzò gli occhi al cielo – sapevo che Lucilla sarebbe stata dura da piegare
ma non potevo prevedere che la mia innocente sorella alla fine si sarebbe
mostrata capace di alzare un dito contro di me. Sbagliavo…visto che mi ha
strappato il cuore e uccisa, dopo le mille torture s’intende.- - Non ti
basta quello che le hai fatto?- ringhiò Tristan che non riusciva più a calmarsi
– Non ti basta??- - Che ridere, Mc.- Lumia alzò un sopracciglio con aria
stranita – Chi credi sia la vittima? Lucilla? Solo perché Voldemort ne ha fatto
il suo giocattolo a letto? Perché i Mangiamorte l’hanno torturata? Perché la
feci strillare un po’ nel Rogo dei Dannati?- un ghigno le piegò le labbra scure
– Sei cieco. Siete tutti ciechi…a occhio esterno posso dirvi miei cari Auror che
la vittima in tutta questa storia è solo Voldemort…e mi fa quasi pena. La sua
adorata mogliettina è stata così brava da circuirlo anche nella dimensione senza
tempo. Ti stupiresti Tristan…se solo sapessi quando potere aveva Lucilla sul
Lord Oscuro, sul suo adorato Tom.- lo vide sussultare e continuò, spietata – Non
sai quanto la desiderava. Quanto la bramava. Credeva di averla in pugno ma lei
gli sfuggiva sempre. È come un serpente…Lucilla l’ha avvolto fra le spire,
facendo finta di agonizzare, poi l’ha strangolato. Oh, no…io lo compatisco.-
ridacchiò, facendosi comparire in mano con una magia di appello una strana
freccia affusolata mentre dei passi risuonavano per la scala interna della
scuola – Compatisco il grande mago del male che s’è fatto sconfiggere dall’amore
per una donna. Come te del resto.- Si passò la punta della freccia acuminata
sulla mano e questa si macchiò del suo sangue nero. - Mi spiace davvero per
te, Tristan…- sussurrò, tornando a guardarlo in faccia – Ma lei ha un unico
punto debole. Lo stesso per cui tu sei ancora vivo. Lei vive per te…esattamente
come otto anni fa.- le apparve una balestra nella mano libera, proprio quando i
passi divennero una corsa – Addio.- Infine lo scoccare della
freccia…l’innaturale e malefica velocità che prese fu tale da impedirgli di
difendersi e di permettere agli altri Auror di bloccare l’avanzata della
minaccia. Lei apparve nello spiazzale quando Tristan crollò in ginocchio, la
freccia piantata poco sopra il cuore. Ma non fu l’unica ad apparire in quel
momento, fra le tante grida. Anche Silente, Harry, Draco e Lupin che erano
accorsi dal grande portone videro il giovane Auror subire il contraccolpo
dell’attacco, sentirono le risate di Lumia…e poi il suono strozzato della sua
gola, il suo sguardo sgranato per il terrore…quando si accorse che qualcosa
negli occhi di Lucilla, arrivata in quell’istante, era cambiato. Le sue
iridi…da azzurre…diventarono rosse… Come quelle di Voldemort. Nessuno fece
in tempo a capire cosa accadde. Lumia venne investita in pieno da qualcosa di
molto simile a una gigantesca folgore. Cacciò un grido e finì contro il muro di
cinta che ricominciò a sbriciolarsi, seppellendola. Si levò una nube di fumo,
altre urla, altri gemiti, richiami accorati. Jess colse quell’attimo di
sconvolto generale e si precipitò dal fratello, insieme a tutti gli
altri. Silente accorse subito dopo e serrò le mascelle per la
preoccupazione. Tristan era cosciente, dolorante e coi denti che stavano per
spezzarsi per il dolore. - La punta della freccia era sporca di sangue di
Lumia!- sibilò Jess mentre spezzava la freccia e la faceva uscire dalla ferita –
Il sangue di demone è un veleno micidiale per gli esseri umani!- - Stai
dicendo che morirà?- urlò Harry sconvolto. - Serve Fanny!- saltò su Sphin –
Preside corro nel suo studio!- - Cazzo sta perdendo i sensi!- disse Jess che
cercava di tenerlo sveglio, facendogli sentire più dolore possibile, premendogli
sulla ferita anche per tamponare l’emorragia – Dannazione muovetevi!- - Non…-
Tristan emise un gemito raschiato – non…serve…- - Dio, chiudi quella bocca e
risparmia le energie idiota!- imprecò Clay strappandosi il mantello e usandolo
come tampone – Insomma muovetevi! Ha si e no due minuti di vita! Fra un attimo
quel fottuto veleno entrerà in circolo!- - Tristan!- Hermione, Ron e i
ragazzi accorsero incuranti dei richiami dei professori. Si affollarono tutti
attorno al loro professore di Difesa, alcuni già in lacrime vedendo come stava
sbiancando rapidamente, quando l’aria si fece di colpo gelida. Un freddo che
molti di loro conoscevano bene. Il potere di Voldemort… Harry Potter si
mise lentamente in piedi, lasciando la mano di Tristan…solo per vedere di nuovo
quegli occhi rossi che nei suoi sogni ancora non gli davano pace. Lucilla…i
begli occhi azzurri di Lucilla erano diventati completamente vermigli. Deglutì,
vedendo che…non era più lei. Lo sguardo si era fatto vuoto. Le braccia lunghe
contro i fianchi pendevano senza vita. I capelli alzati a ventaglio parevano
avere una loro vita. Ma quelle iridi… Lumia nel frattempo era riapparsa
sul portone di noce di Hogwarts. Aveva un taglio sulla fronte, lo sfregio
trasversale in mezzo al viso era riapparso e sogghignava, leccandosi le labbra
insanguinate. Ma nel contempo tremava. Si vedeva bene. Era terrorizzata a
morte. - Basta che ti tocchino quel purosangue e vai fuori di testa
sorellina…- mormorò, deglutendo. Lucilla tacque. Non la vedeva. Vedeva solo
Tristan, colpito a morte. - Bhè, spiacente.- Lumia si fece indietro,
evidentemente intenzionata ad andarsene prima di morire sul serio, ora che aveva
risvegliato qualcosa che avrebbe dovuto stare nascosto per sempre – L’uomo che
ami sta per morire. Sai perfettamente bene che il sangue di demone funziona solo
sugli esseri umani. Non avete modo di guarirlo.- - E tu non avrai modo di
veder tramontare il sole.- La Lady Oscura assottigliò le palpebre e le labbra
ma le bastò levare una mano. Un dito…e Lumia sapeva che sarebbe stata spazzata
via, ma qualcosa bloccò entrambe. Un ululato. Un ululato disperato. Lucilla
si voltò lentamente, sentendo che qualcosa la tirava per il lungo
vestito. Tristan…Tristan sotto forma di lupo la stava trattenendo. Per
impedirle di fare del male a sua sorella. Il suo pelo dorato era sporco di
sangue ma la guardava. La fissava, continuando a tirare… Lucilla non sentì le
grida, non sentì la risata di sua sorella. La lasciò andarsene senza battere
ciglio. S’inginocchiò, non vedendo altro al mondo, se non il lupo che si
lasciò andare fra le sue braccia dolcemente. Lo carezzò, chinò la fronte
sulla sua testa… E ad Hogwarts per quel giorno tornò la
pace.
Lucius Malfoy scostò appena il capo, evitando un calice di
cristallo che andò in frantumi contro il muro. Tornò a guardare con evidente
calma Lumia che furibonda faceva su e giù davanti al suo camino, nel suo salone
e in casa sua. Se la sua espressione era di calma, quella della Lancaster era di
una collera tale da far tremare chiunque dentro quella stanza. Tutti tranne lui.
Lui gioiva, dentro di sé, per ben altri motivi. - Quel maledetto…- sibilò
Lumia piantandosi le unghie nei palmi – Quel maledetto Mckay!- afferrò un altro
calice e lo scagliò nel caminetto – Sapeva che il mio sangue è fatale per gli
uomini e così ha preso forma animale! Maledetto!- - Perdonami se oso
cavillare…- disse il padrone di casa serafico – Ma questo ora è l’ultimo dei
tuoi problemi.- - Ma davvero?- urlò fuori di sé, quasi assordandolo. -
Esatto.- riprese il mago biondo, versandosi del vino – Posso farti notare cos’è
accaduto a tua sorella?- - Non farmi ridere Malfoy!- abbaiò la mezzo demone –
Probabilmente è solo un caso!- - Un caso?- alitò Bellatrix seduta a capo
tavola con suo marito Rodolphus, gli Avery e i Mcnair – Lo chiami un caso il
fatto che sia riuscita a liberarsi prima che la uccidessi?- - Che noia…-
Lumia fece un gesto seccato con la mano. - E ti pare un caso come si siano
trasformati i suoi occhi?- proseguì Preston talmente preoccupato da fumare due
sigari insieme da un doppio bocchino – Siamo pratici mia cara…l’hai fatta
arrabbiare sul serio.- - Complimenti per l’acume.- frecciò Nott
sarcastico. - Arrabbiata a me sembra un blando eufemismo.- continuò Lucius
pacato. - Mettetela come vi pare.- La Lancaster sprofondò il poltrona,
esasperata – Non che non apprezzi i vostri preziosi consigli, miei cari
Mangiamorte, ma vi posso far notare anche io un paio di dettagli. Il primo è che
abbiamo toccato l’unico nervo scoperto di mia sorella e quindi il suo punto
debole. Punto due: a Hogwarts verranno spediti quasi tutti gli Auror della Gran
Bretagna e questo permetterà a voi di farvi i vostri comodi coi giganti, coi
goblin e con tutte le porcherie uscite da Dark Hell Manor.- - Si ma ora sanno
che sei viva!- sbraitò Bellatrix sclerata – Come la mettiamo?- - Che vuoi che
facciano?- rise l’altra sarcastica – Che mi uccidano?- - Non per rompere a
tutti le uova nel paniere ma…- Preston spense i sigari, fissando Lucius con
evidente preoccupazione – Qua abbiamo rischiato la vita del figlio di Tanatos
Mckay. Non voglio passare per il vigliacco della situazione ma fino a quando non
avremo bene in pugno l’intera scuola, sarà meglio andarci con più calma.- -
Preston ha ragione.- sibilò Mcnair scocciato – Mckay è una dannata spina nel
fianco. Potrebbe rovesciarci addosso ben più di qualche Auror. Quello ha
abbastanza prove in mano da sputtanare Caramell fino alla fine dei suoi giorni,
buttarlo giù dalla sua fottuta sedia e prendere il suo posto!- - E che
vogliamo fare?- chiese Goyle con voce impastata – Sistemiamolo una volta per
tutte.- - E come?- replicò Bellatrix con sprezzo – Lui e quella dannata di
sua moglie sono spariti!- - Sentite, vediamo di calmarci.- sentenziò la mezzo
demone, rimettendosi in piedi – Il primo attacco è andato, poco importa che ora
sappiano che sono viva. Ora Lucilla sa cosa l’aspetta e visto che sappiamo quale
sarà la sua seconda mossa sarà meglio prepararci.- e fissò Lucius sorridendo
perfidamente – Dico bene?- - Perfettamente.- annuì Malfoy mettendosi in piedi
– Ora se volete scusarmi ho una faccenda che richiede la mia attenzione.- -
Non preoccuparti.- Bellatrix e suo marito si scambiarono un’occhiata sinistra –
Ci penseremo noi al resto.- - Perfetto.- il mago andò alla porta, facendo un
inchino rispettoso alla mezzo demone – Vi auguro buona notte, signori. Ci
rivediamo fra un mese esatto, notte di luna piena a Hogsmade.- - Saremo
pronti, non temere.- l’assicurò Mcnair prima di sparire. - Lo spero.- rispose
Lucius prima di chiudersi la porta alle spalle – Il pentacolo si sta facendo
assetato.- - E noi lo disseteremo, tranquillo.- ghignò Lumia. Una volta
sola alzò lo sguardo oltre la finestra. Il sole calava…e qualche debole raggio
filtrava oltre le nubi nere come la pece. La maledizione iniziava a
progredire. Poi però ricordò quegli occhi rossi…li sentiva sulla pelle, alle
sue spalle. Pronti a colpire. Pronti a ucciderla. E nel buio tremò. La
paura fu sua compagna per quella notte e quelle avvenire, ben sapendo che da
qualche parte quegli occhi la cercavano senza sosta per compiere una vendetta
che da troppo tempo era stata lasciata in sospeso.
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Capitolo 31 *** Capitolo 31° ***
Le candele languirono leggermente, le fiamme
danzarono sinuose ma non si spensero. Fuori la notte era nera e cupa, il
cielo brontolava e le folgori continuavano a frastagliare le nubi che si
muovevano trasportate da un vento che non pareva primaverile. Il corridoio
del terzo piano di Hogwarts era ingombro da maghi e infermieri, Madama
Chips correva su e giù con bacinelle colme d’acqua, panni sporchi di sangue,
garze e disinfettanti. E una folla numerosa di studenti di tutti gli anni e
di tutte le case era accorsa a chiedere spiegazioni sugli incidenti del
pomeriggio ma soprattutto ad assicurarsi delle condizioni di Tristan Mckay che
era stato portato con urgenza in camera sua dopo la sparizione di
Lumia. Harry Potter, dalla sua postazione sul divanetto nell’anticamera della
stanza da letto, vide che Piton e la Mcgranitt stavano dando rapide coordinate
ai Prefetti e ai Capi Scuola e man mano la folla cominciò a dileguarsi. Il
Grifondoro alzò poi gli occhi su Silente. Il vecchio preside stava alla
finestra, ammirava il cielo e carezzava le piume di Fanny, appoggiata a un ceppo
di fortuna accanto a lui. Il giovane mago si chiese se anche un uomo come
Silente poteva avere mai dei rimorsi. Di colpo ricordò gli avvenimenti che
avevano portato alla sparizione di Sirius dietro al velo, alle parole del
preside dopo quei giorni duri. Alla sua rabbia… Chissà se ora Silente si
sentiva in colpa per essersene dovuto andare, quando Lucilla era in
pericolo. Harry aveva sempre pensato di essere l’unico a portare un grande
peso sulle spalle…ma all’improvviso capì di non essere solo. Il pericolo corso
in quegli anni l’aveva reso sempre più menefreghista nei confronti degli
altri. Lui correva i rischi, quindi solo lui era in diritto di essere
coccolato. Ma cosa dire di tutti gli altri? Di Ron, il suo migliore amico che
viveva nella sua ombra e gli proteggeva le spalle come neanche tutto l’Ordine
della Fenice sapeva fare? Cosa di Hermione…che da sette anni sapeva trovare la
soluzione in ogni istante letale, salvando se stessa e tutti gli altri? In tanti
in quegli anni avevano rischiato, anche se non in prima persona come lui.
Cedric…Silente, gli Auror… Pensando a loro osservò le espressioni cupe di
Milo e degli altri. Jess era entrato con la Chips, rifiutandosi
categoricamente di starsene fuori…ma si chiese che cos’avrebbe provato se
qualcuno avesse fatto del male a Ron o Hermione. Non era l’unico a stare
male. Non era l’unico a combattere. E pensando questo subito gli venne in
mente Draco Malfoy. Lo vide sul divano davanti al suo, semi sdraiato, attento a
quella porta che si apriva e si chiudeva senza che fossero date loro
rassicurazioni sulla salute di Tristan. Chissà com’era stata la battaglia di
Draco, si chiese Harry. Chiuso in quella casa enorme, senza affetto, con due
genitori invisibili. Senza amici, se non Blaise. Si passò una mano fra i
capelli, cominciando a sentirsi davvero male. Sentì qualcosa che gli
carezzava la spalla e alzando gli occhi vide Ron che gli aveva portato gli
occhiali di riserva. - Tutto bene?- gli chiese – Come vai il collo?- - Il
professor Lupin ha detto che non c’è niente di cui preoccuparsi.- l’assicurò
Elettra che stava seduta accanto a lui tenendogli la mano, visto che il moro non
sembrava avere più voce per parlare – Sta tranquillo Ron.- Weasley sorrise
appena e si sedette dall’altro fianco del suo migliore amico, incrociando le
braccia dietro alla testa. Scambiò un’occhiata d’intesa con Hermione,
accoccolata fra Blaise e Malfoy. Passò del tempo e nessuno parlò. Gente che
non conoscevano continuava a percorrere l’atrio e il corridoio, gli Auror
cominciavano a scaldarsi e quando dall’interno si sentì un rumore di cocci
rotti, Clayton Harcourt si alzò in piedi. - Quello sta da Dio.- bofonchiò
scocciato. - E come fa a dirlo?- gli chiese Hermione sconvolta. - Ehi,
bellezza ho sette anni più di te, non è il caso che mi dai del lei.- mugugnò
l’Auror accendendosi una sigaretta. - Buoni gente, calmiamoci eh?- Sphin si
decise a fare da paciere, si volse verso gli studenti e sorrise vagamente
divertito – Tristan ha il terrore dei guaritori e ogni volta che si fa male
succede sempre un casino.- - Come hanno curato la sua ferita?- chiese Blaise
– Starà bene?- - Oh, come no…- Silente sorrise bonario, andando ad
accomodarsi in una poltrona apparsa per magia, una specie di puff colorato che
il preside faceva comparire spesso – Il vostro professore di Difesa, come ha
detto Clayton, starà sicuramente a meraviglia se contiamo che il professor Piton
ha prontamente prodotto la miglior pozione che a mio parere mente di mago abbia
mai creato. Ha mischiato le lacrime di Fanny con altre lacrime molto rare e
questa introvabile pozione ha salvato la vita a Tristan.- - Le lacrime di
chi?- allibì Harry. - Lacrime di demone puro.- sibilò Piton arrivandogli alle
spalle – Capito Potter? Lacrime di demone puro.- I ragazzi lo guardarono come
se fosse pazzo. - E…un demone ha mai pianto?- Ron quasi non ci credeva. -
Dal ridere senz’altro!- cinguettò Silente – Non sai quanti computi immortali
negli ultimi anni si sono sbellicati fino a piangere davanti alla Gazzetta del
Profeta.- - Ah…e quindi lacrime di fenice e di demone l’hanno salvato…- Harry
sospirò di sollievo, stanco morto ma anche sollevato – Bhè, è un’ottima
notizia.- - Come voi due che siete tornati vagamente interi a casa sani e
salvi.- gli disse Hermione con un sorriso dolce. - Chiedo scusa, non vorrei
sembrare insensibile ma qua abbiamo altri problemi abbastanza gravi.- sibilò
Milo indicando al preside il cielo dardeggiante di fulmini fuori dalla finestra
– Non so se ve ne siete accorti ma qualcuno sta giocando al tiro al bersaglio
coi Dissennatori fuori dal castello.- Tutti tacquero all’improvviso, gli
studenti in particolar modo che ricordavano come Lucilla era sparita dopo che
Tristan era stato condotto in camera sua. Dalla sua espressione si era capito
benissimo che non desiderava compagnia ma… quel cielo e quei tuoni potevano
essere solo opera sua. - Andrò a parlare con lei.- disse Silente infilandosi
il capello in testa. - Preside è sicuro di…non volere una mano?- gli chiese
Piton un po’ allarmato – Non so…uno squadrone di duecento giganti che le
facciano da scudo e che le diano almeno il tempo di dirle due parole.- -
Severus non ha tutti i torti.- intervenne la Mcgranitt – Albus, forse è meglio
aspettare che si calmi da sola…- - Ma glieli ha visti gli occhi?- sbottò
Leblanc furente, arrivando in quel momento dal corridoio – E’ più di un’ora che
la controllo e quella maledetta ha già sterminato la maggior parte dei
Dissennatori con un solo dito! Usa i fulmini dal cielo come se fossero spade e
li trapassa da parte a parte, poi li fa esplodere!- - Non so te francesino,
ma se io venissi torturato per una settimana dalla persona che ha ucciso la mia
famiglia sarei abbastanza incazzato.- frecciò Milo ironico. - Oh ci mancavi
solo tu! Sta zitto Morrigan che è meglio!- - Senti fatti un giro ok?- Sphin
quasi lo prese per il bavero – Tornatene dov’eri oppure fai a fare da bersaglio
per Lucilla. Fa quello che ti pare ma vattene!- - Farò rapporto a Caramell!-
minacciò alla porta – Vi avviso!- - Non ci aveva neanche sfiorato un’ipotesi
diversa.- soffiò la Mcgranitt dopo che se ne fu andato – Albus, pare che il
Ministro si stia divertendo a mandare qua chiunque possa dar adito a calunnie
sulla signorina Lancaster.- - Potremmo sempre sbarrare le porte come aveva
proposto Tristan tre mesi fa.- sibilò Harry velenosamente. - Oh, andiamo
signor Potter!- - Ci penserò Harry, non temere.- l’assicurò Silente facendo
sollevare gli occhi al soffitto a più di un professore – E adesso se volete
scusarmi credo che andrò a vedere come sta la nostra cara Lucilla. Severus,
potresti accompagnare il professor Lupin nelle sue stanze? Te ne sarei
grato.- - Certo.- bofonchiò Piton evidentemente scocciato mentre Remus se la
rideva pacifico come sempre. Stavolta però non fecero in tempo a muovere un
passo che Hagrid comparve sulla soglia. Il faccione un po’ aggrottato, aveva la
balestra in spalla – Buona sera a tutti.- fece distrattamente – Oh Harry! Tutto
bene spero!- - Certo, benissimo!- - Eri venuto a dire qualcosa Hagrid?-
gli chiese gentilmente il vecchio mago. - Oh ma certo!- il custode indicò col
pollice alle sue spalle, poi si chinò sull’orecchio del preside e bisbigliò
qualcosa mentre i presenti guardavano stralunati le due persone alle sue spalle,
poco lontani. - Cazzo…- alitò Milo a quel punto, diventando ancora più
pallido. - Merda.- disse invece Clay, senza sforzarsi di abbassare la
voce. - Che c’è?- chiese Ron stupito – Li conoscete?- A un certo punto
sentirono Draco ridacchiare, Blaise compreso che si stava portando la mano alla
bocca, intento a soffocare più elegantemente la sua ilarità. Il biondo
Serpeverde si mise in piedi, massaggiandosi le spalle. - Io me la filo.-
disse ficcandosi il giubbotto. - Perché?- richiese Weasley – Chi sono?- -
Lo sapresti se tuo padre mettesse il naso fuori dal suo ufficio.- frecciò
Draco. - Smettila di fare il divo, chi sono?- borbottò Hermione – Ce lo dici
o no?- Fu Elettra a rispondere, dopo aver guardato meglio i due
personaggi. - Oh…è il signor Mckay!- cinguettò sorridente – E’ il papà di
Tristan. E quella bella signora è sua moglie Rose.- - Cosa?- i ragazzi ancora
non li mettevano bene a fuoco nel buio – Sono i genitori di Tristan e
Jess?!- - Già.- annuì la Baley pacata – Mio padre e il signor Mckay sono soci
in un progetto. Lo conosco di vista.- - E che tipo di persona è?- disse Harry
curioso. - Bhè…ecco…- la sua cacciatrice parve un po’ reticente – Direi che
l’aggettivo adatto è "energico".- - Tra le righe uno che fa quello che vuole,
quando vuole e senza dar retta a nessuno.- sentenziò Draco. - E’ stato un
grande Grifondoro.- li avvisò Sphin – E un grande Auror. Uno di quelli con le
palle, che faceva sputare la verità ai Mangiamorte anche con le cattive. Poi
dopo un incidente si è dovuto ritirare ma vi posso assicurare che è davvero un
pesce cane. Attenti a non guardarlo troppo negli occhi, se vi fa delle domande
guardate in basso e assolutamente non mettetevi a discutere di politica con lui
o non ne uscirete vivi, intesi?- - Ma dai, non può essere così cattivo!- se
ne uscì la Grifoncina – Tristan è così dolce!- - E Jess di chi credi sia
figlio dolcezza? Del vicino?- sentenziò Clay finendo la sua ennesima
sigaretta. - E sua moglie?- gli chiesero vagamente intimoriti. - Oh, la
signora Rose è una persona più quadrata.- li assicurò Elettra sbadigliando – Va
a primo acchito. Se di prima occhiata le piaci sei a posto. Altrimenti…bhè,
meglio lasciar perdere.- - Fantastico.- se ne uscì Potter. - Sentite, voi
comunque dovreste filare a nanna.- disse Sphin per calmarli – E’ tardi.- - Io
voglio sapere come sta Tristan!- dissero i maghetti in coro – Vogliamo
vederlo!- - Non sarà di buon umore.- li avvisò Milo – Quando è stato portato
in ospedale perché un troll gli aveva morso il braccio ha quasi tirato una
lampada di quattro chili in testa al medico che gli voleva mettere i
punti.- Alla fine tanto dissero e tanto fecero che li convinsero ad
andarsene, con la promessa strappata a Milo che sarebbe entrato dalle loro
finestre per avvisarli di qualunque cambiamento. Per andarsene dovettero passare
sotto gli occhi di Silente e dei genitori di Jess e Tristan, in modo che
finalmente fossero ben visibili. Il terzetto, senza farlo vedere, fece a quei
due una bella radiografia. Una donna coi capelli biondo grano, occhi verde
acqua grandi e lucenti. Poteva avere dai quarantacinque ai cinquantacinque anni,
era avvolta in un costoso vestito da viaggio, color verde petrolio ma, notò
Harry, portava un ciondolo a forma di leone tutto d’oro appeso al collo.
Teneva la mano a un uomo che aveva un aspetto decisamente nobile, pensò il
moretto. Capelli biondo scuro, occhi seri, mascella squadrata, baffetti e
barba e una cicatrice sulla guancia destra, molto vecchia e sottile. In mano
teneva un bastone, esattamente come Lucius Malfoy. Harry sperava solo che non
fosse un tipo come il padre di Malferret…
Quella notte passò in un modo
abbastanza particolare, ad essere sinceri. Chiusero occhio tutti quanti dopo
la mezzanotte, anche se dei fulmini di quel genere a Grifondoro non si erano mai
visti. Harry, Ron, Seamus e Dean giocarono a poker fino a un’ora abbastanza
tarda. Neville invece si addormentò subito e si chiesero come avesse fatto visto
il casino che Lucilla faceva con i suoi fulmini. Stava per mettersi a letto
quando Ron si bloccò, fissando Harry. Anche il moretto alzò lo sguardo,
sospirando. - Glieli hai visto gli occhi vero?- chiese Weasley con voce bassa
– Io me li ricordo quegli occhi.- - Si, anche io.- rispose Potter
distogliendo lo sguardo. - E che vuoi fare?- - Come cosa voglio fare?-
stavolta il moretto parve stupefatto – Dio Ron! È Lucilla!- - No, è diventata
peggio di Voldemort!- - No, non è vero!- sbottò Harry svegliando Neville di
colpo – Lucilla non lo farebbe mai!- - Potete discutere domani di quello che
Lucilla farà o non farà?- borbottò Seamus mettendo il naso fuori dalle tende del
baldacchino – Tendo a ricordarvi che Lucilla è stata per una settimana nella
torre e il fatto che Tristan si sia preso una freccia, come diceva Milo, non ha
migliorato la situazione. Tu non saresti arrabbiato Ron?- - E lascia perdere
la faccenda di quegli occhi!- se ne uscì anche Dean Thomas – Lucilla era la
moglie di Voldemort e poi anche Harry ha assorbito un po’ dei suoi poteri. Se
gli venissero gli occhi rossi, un giorno o l’altro, gli faresti lo scalpo
Ronnino?- - Bhè…io…io… oh ma che ne so!- sbottò Weasley iracondo – Ma qua
siamo nelle grane tutti quanti!- - Come tutti gli anni.- disse Finnigan
facendo un gesto seccato con la mano che riuscì a far ridere Harry di gusto – Ne
parliamo domani a colazione, così Harry può anche raccontarci che è successo
mentre non c’era.- - Insieme a Malfoy…- insinuò sempre Ron. In risposta
gli arrivò una cuscinata…e da lì alla guerra fu davvero un passo
breve. Invece nei sotterranei i fulmini si sentivano ugualmente, ma più
ovattati. Blaise giocava con un antistress di gomma che gli aveva regalato
Harry perché Zabini gli aveva fatto una testa così a lezione per averne uno,
mentre Draco stava sdraiato a pancia in sotto sul letto, sotto le cure
stranamente silenziose di Pansy Parkinson. Quando si era offerta di cambiargli
la fasciatura non aveva fatto i salti di gioia ma vista l’incapacità di Blaise
di fare il nodo anche a un pacco postale o alle sue scarpe, Malferret aveva
dovuto accettare. Comunque la brunetta non aveva detto una sola parola. Si
limitava a passargli la pozione disinfettante sui tagli. - Ma quanto andrà
avanti?- chiese Nott, infilando la testa nella porta – Che palle questi
fulmini!- - Pensa a Grifondoro e a Corvonero come li sentono.- ironizzò
Malferret. - Domani vieni a lezione?- gli chiese Blaise – Hai il permesso
della Chips?- - Che si spari, io non sto in camera.- sbuffò il biondino. -
Allora dovresti portarti dietro un cuscino.- gli disse Pansy finendo il suo
lavoro con voce piatta – Stando contro il banco potrebbero riaprirsi i
tagli.- Draco la guardò di sottecchi – Grazie.- - Bene, io vado. Buona
notte a tutti.- Comunque, a parte fulmini e stranezze in dormitorio
Serpeverde, la nottata passò sotto lo scroscio della pioggia che cominciò a
ticchettare irrequieta. Continuò fino all’alba, come se il cielo stesse
piangendo…ma alla fine sorse il sole e le nuvole si tinsero di rosa perla,
regalando uno scenario fantastico anche all’ora di colazione. - Dormito
bene?- bofonchiò Hermione seduta a tavola con Lavanda Brown. - Benissimo.-
rispose Ron con le occhiaie fino al mento – Tu?- - Una favola. Elettra mi ha
prestato i tappi per dormire.- rispose la Grifoncina mentre Harry si chinava a
baciare la sua biondina preferita che la mattina dormiva sempre con la testa
quasi nella tazza di caffè – Comunque la Mcgranitt stamattina non fa lezione,
abbiamo due ore libere per andare a vedere come sta Tristan.- - E noi veniamo
con voi!- disse Justin Bigs insieme a Kristine, alla loro sinistra nel banco dei
Tassorosso. - Ehi, se ne sa qualcosa di che è successo?- chiese Dalton
passando si lì con Miria attaccata al braccio. - Perché lo chiedi a noi?-
fece Harry un po’ seccato. Oh, ogni volta che capitava qualcosa automaticamente
era lui! - Perché il Terzetto Miracoli sa sempre tutto.- sentenziò Kristine
Mayers, sempre girata verso di loro. - Terzetto Miracoli?- riecheggiò Ron con
la bocca piena di uova strapazzate - E da dove esce questa?- - Da Rafe
Cohen, Serpeverde.- li avvisò Justin – Fossi in voi darei un’occhiata al
giornale della scuola. Credo che lui e Zara Daves abbiano passato tutta la notte
a scrivere del casino di ieri.- - Qualcuno ha la Gazzetta di Hogwarts sotto
mano?- chiese Hermione lungo il loro tavolo. - Non c’è bisogno
mezzosangue!- Si voltò verso Serpeverde e prese al volo il giornale che Draco
le lanciò. Dalla sua faccia non tirava aria buona. Ma appena l'aprì quasi
Harry scattò in piedi, furibondo. Tre titoli erano più che sufficienti per far
capire il succo. "Harry Potter e Draco Malfoy spariscono prima di un attacco.
Che ne fossero a conoscenza?" "Chi è realmente Lucilla dei Lancaster?
Salvatrice o traditrice? Tutti i dettagli di Zara Daves." E infine il tocco
personale di Rafe Cohen: "Cos’ha in forno quest’anno il Terzetto Miracoli?
Salveranno o distruggeranno Hogwarts?" Harry non permise a Hermione di
leggere neanche poche righe. Afferrò la bacchetta, il giornale e un attimo dopo
gli dette fuoco sotto lo sguardo di tutta la scuola, sbalordendo matricole e
scatenando un casino di bisbigli che non finì neanche quando il giornale fu arso
del tutto. - Se non ti andava di leggere potevi dirlo.- sibilò la Grifoncina
seccata. - Sono un mucchio di stronzate!- urlò quasi il moretto – Sai una
cosa? Io ne ho davvero basta! Sono sette anni che sento stronzate una dietro
all’altra! Se la gente ha davvero voglia di sapere cosa vuol dire sfidare la
morte perché non s’infila nei combattimenti degli Auror eh? Perché non si mette
al mio posto? O perché magari non va a casa di Malfoy!?- - Harry, buono…- Ron
cercò di calmarlo ma ormai aveva perso la testa. Dette uno strattone al suo
migliore amico e dopo aver scoccato un’occhiata di fuoco praticamente a tutta la
scuola se ne andò, sbattendosi i battenti della sala grande alle spalle. Appena
se ne fu andato il chiacchiericcio ricominciò…ma rifinì quando Malfoy, tanto per
fare casino anche lui col suo compare preferito, buttò bruscamente la tazza sul
tavolo e se ne andò ghignando per ritrovare mezz’ora dopo Harry al campo di
quidditch. Non che avesse intenzione di andare a parlarci ma quando lo vide
colpire con la mazza dei battitori alcune palline che dovevano essere babbane
alzò un sopracciglio. Aveva l’aria parecchio incazzata e in effetti poteva anche
capirlo. - Perché ti fai venire il dente avvelenato per quelli?- bofonchiò,
svaccandosi in panchina – Sono dei perdenti.- - Considerando che…- il
Grifondoro lanciò la palla in aria e la colpì forte, spedendola quasi vicino
all’anello più basso -…tu da sette anni non fai altro che menarmela con battute,
cori da campo, risse, frecciate…- si girò a guardarlo un attimo, disgustato
-…sei anche l’ultimo a dover parlare. Non che me ne freghi, sia
chiaro.- Draco ghignò, accedendosi una sigaretta – Ammettilo Potter. Io sono
l’unico che in certi momenti ti può capire.- - Peccato che nelle altre
ventitré ore e tre quarti della giornata tu mi rompa i coglioni!- mugugnò Harry,
spedendo in aria l’ennesima palla da baseball. - Te l’ho già detto. Sono
tutti curiosi di sapere se la leggenda di Harry Potter è vera o meno. Nessuno sa
ma tutti vogliono dire la loro. Non hai mai parlato con Lucilla?- - Si, ma
lei può permettersi di fare l’eremita, di non aver bisogno né delle persone, né
di mangiare e neanche di dormire. Può anche permettersi di schiacciare chi le
pare coi tacchi, ma io no.- - Ah Potty…- Draco si piegò coi gomiti sulle
ginocchia, aspirando lentamente – A Serpeverde non avresti mai parlato così. E
dire che dovresti essere un mio compagno.- - Ma ho detto no.- il moro si mise
la mazza in spalla, fissandolo in modo strano – E tu?- - Io cosa?- - Non
hai mai pensato di cambiare casa?- Gli occhi del principe delle serpi
divennero duri. Volse la sua attenzione altrove, si mise in piedi e scosse il
capo. - Quel quarto d’ora è finito, a quanto pare.- fece Harry ironico. -
Già.- Draco schiacciò il mozzicone con lo stivale – Ci vediamo in classe
Sfregiato.- - Contaci Malferret.- Più tardi e dopo tante palline lanciate
oltre gli anelli, tornò all’interno della scuola e tirò dritto per la sua strada
ma si sentiva gli occhi di tutti sempre più fissi su di lui. Bisbigli e occhiate
stavano per farlo incazzare ma dovette trattenersi, specialmente perché non
poteva continuare a far sottrarre punti alla sua casa o Lavanda, Capo Scuola,
gli avrebbe reso la vita un inferno. Stava per svoltare l’angolo, per andare in
sala duelli, quando vide Rafe Cohen e Zara Daves che stavano chiudendo contro
una colonna una persona. Quella che ora più gli stava a cuore. Elettra aveva
la faccia di una che sta per scoppiare ma stava lì attaccata alla parete a
subire quella persecuzione piuttosto pacificamente e quando lo vide oltre le
teste dei due persecutori per poco non gli gettò le braccia al collo ma Potter,
di pessimo umore davvero, prese a spintoni i due giornalisti, infischiandosene
delle foto che venivano loro scattate, si prese in spalla Elettra e se ne
andò. Naturalmente né la Daves né Cohen li mollarono e quando si ritrovò
davanti alla sala, i Serpeverde e i Tassorosso osservarono la scena un pelino
sconvolti. - Ma che succede?- brontolò Blaise alzando gli occhi dal giornale
di botanica. Harry fece segno a quelli del settimo di fargli largo. Lasciò
Elettra dentro alla stanza e quando tornò fuori era seriamente intenzionato a
prendere la bacchetta a farli saltare tutti quanti per aria. - Guarda che le
stavamo solo parlando, Potter.- gli disse Zara un po’ seccata. - Parlare si
fa a un tavolo.- sibilò il Grifondoro imbestialito – E non tre contro una.- -
Diavolo, mica te l’ho mangiata…- mugugnò Cohen con voce pigra. - Insomma che
cazzo succede?- Il gruppo si voltò e ne uscì Draco con un fioretto in spalla.
Fissò Rafe che era della sua casa con cupo cipiglio. - Non avrai
ricominciato.- sbuffò. L’altro alzò le spalle – Stavo solo parlando con la
Baley per chiederle se per caso sapeva dove siete stati tu e Potter per una
settimana. Magari lei mi rispondeva. Ma è vero che sapevi dell’attacco?- -
Perché non lo chiedi a tuo padre dell’attacco Cohen?- ringhiò Harry a quel
punto, tenuto a malapena da Blaise. La frecciata andò a segno perché il
ragazzo tacque, mordendosi la lingua. - Insomma non ci volete dire dove siete
stati?!- borbottò Zara corrucciata. - No e ti consiglio di girare allargo
anche dalla Granger.- le ingiunse Draco al limite della pazienza – Non me ne
frega un emerito cazzo se dovete fare domande idiote per quello stupido concorso
ma se non volete finire a pezzettini dentro una scatoletta di plastica ed essere
poi spediti alla Gazzetta per dare uno bello scoop ai vostri compagni sarà
meglio che ascoltiate bene ciò che vi sto dicendo fra le righe, Daves.- -
Stai per caso facendo minacce Malfoy?- chiese sarcastica. - No, siamo in due
a minacciare.- concluse Harry prendendo i battenti per le maniglie – E adesso
smammate se non volete finire accidentalmente su uno dei palchi ed essere
coinvolti in un allenamento. Ci si vede!- e sbatté con forma la porta sulla
faccia a tutti quanti, lasciando i presenti sul palchi e nei cerchi a guardarlo
un attimino preoccupati. - Ma non è che gli sta venendo un esaurimento
nervoso?- bofonchiò Dalton con un lecca-lecca in bocca. - Senti anche tu, per
favore…- si schifò Ron – Harry tutto bene?- L’altro non gli rispose, andando
ad appollaiarsi nella poltrona che era di Tristan. - Ci mancava anche sua
maestà coi coglioni girati.- ironizzò Malfoy tornando sul palco ad allenarsi col
fioretto insieme a quella schiappa di Michael Corner. Lo liquidò in pochi
minuti, poi Dalton dopo aver eliminato i suoi avversari arrivò finalmente a
scontrarsi col biondo. In effetti erano molto bravi, osservarono gli altri ma
come aveva fatto notare Lavanda era normale che in famiglie come le loro si
praticasse ancora la nobilissima e noiosissima arte della scherma. Peccato
che dopo l’ennesima ringhiata di Harry, fatta a parecchi decibel, Draco già
abbastanza snervato per i fatti suoi prese la spada e la lanciò via e mentre
Edward Dalton guardava la scena con la faccia di uno che ormai non si stupisce
più di niente, Malfoy si piantò sul palco con le mani sui fianchi e gli occhi
incendiati. - Senti Sfregiato…la finisci si o no di rompere i coglioni?-
sbraitò. - Ma tu che cazzo vuoi?- replicò Potter incazzoso – Torna a giocare
con gli spiedini e sta zitto Malferret.- - Ok, io è meglio che me ne vado…-
disse Dalton a bassa voce, riprendendosi mantello, maglione e cravatta. - Non
so cosa siano gli spiedini e non me ne frega un emerito cazzo ma con le tue
stronzate stai facendo venire la nevrosi a tutti! Va a farti un giro e liberaci
della tua fottuta presenza!- - Io faccio venire la nevrosi?- urlò Harry di
rimando, quasi sdegnato – Ha parlato uno che con la sua sola presenza fa andare
al manicomio! I quindici minuti sono passati bello!- - Quali quindici
minuti?- sussurrò Blaise a Ron. - Avranno esagerato con le canne, non farci
caso.- bofonchiò il rossino. - Senti, perché non prendi una bella spada e non
porti il tuo regale culo qua?- lo sfidò Malfoy a quel punto. - Ti piacerebbe,
non so tenerla in mano!- ribatté Potter ironico – Ti piacciono le cose facili eh
biondastro?- - INSOMMA LA FINIAMO???- Quello strillo improvviso li fece
sobbalzare tutti quanti, anche quelli che non centrano niente ed Hermione
Granger scese dal suo cerchio magico, fissandoli decisamente al limite della
pazienza. I capelli erano scomposti a causa della difficoltà che aveva avuto nel
concentrarsi fra i loro grugniti e adesso ne aveva davvero piene le tasche. -
Abbiamo capito che girano le palle ad entrambi per quello stupido articolo,
abbiamo capito che vi considerate due imbecilli, che vi cambiereste i connotati
e che vi sputereste in faccia a vicenda, cose trite e ritrite da anni ma siamo
tutti qua per allenarci, quindi se ora la finiste di fare i bambini e tornaste
al lavoro forse potreste insegnare a tutti cose davvero importanti perché, per
quanto mi spiaccia ammetterlo, sarete anche due cretini della peggior specie ma
anche bravissimi in tecniche di sopravvivenza! Sono stata abbastanza
chiara?- - Hai un’altra considerazione dei due ragazzi con cui sei andata a
letto, lo sai?- sibilò Harry a bassa voce. - Chiudi quella boccaccia!-
abbaiò, assordandolo. - Ok, ok…calma.- mugugnò lamentoso – Che devo
fare?- - Lezioni di Patronum per quelli che ancora non lo sanno fare!
Muoviti!- così si rivolse a Draco – E tu maledetto di un Serpeverde dà lezioni
di scherma a chi ne ha realmente bisogno, come sta facendo Dalton!- - Senti
ma io che centro?- replicò Draco esasperato – Al massimo infilzo Potter ma non
faccio da maestro, sia chiaro!- - Allora insegna alle ragazze, magari ti
viene meglio Malferret!- - Ma non ci penso neanche!- si schifò viste tutte le
cretine che lo squadravano ammirate – Tu sei un conto ma…- - Ecco, allora
insegna a me!- sbuffò la Grifoncina andando all’armeria e scegliendo la spada
più leggera. - Cosa? Vuoi imparare?- - Bhè, che c’è di strano?- replicò
fissandolo altezzosa. - Ma, non saprei…- Draco ghignò apertamente – Non ti ci
vedo con una spada in mano, sai?- - Disse il biondastro sgozzato dalla
Grifondoro.- sentenziò Ron con Neville e Dean passando lì sotto. - Ehi
Donnola, i cazzi tuoi mai vero?- ringhiò Malfoy dall’alto. - Senti chi
parla!- replicò Weasley raggiungendo Blaise nel cerchio magico più a
destra. - Ma che hanno tutti oggi?- si lagnò rivolto alla Granger – Cazzo ma
state a pezzi…- - Fanno apposta gli indifferenti, non sono ancora da
ricoverare.- spiegò Hermione muovendo il polso e ruotando il fioretto d’argento
fra i palmi per prenderci la mano. - Indifferenti a cosa?- chiese il biondo
poco interessato. - Al fatto che mi stanno organizzando una festa in segreto
come ogni anno.- sbuffò la Grifoncina dando qualche fendente per aria – Harry e
Ron stanno facendo finta ma tanto lo so che la stanno programmando.- - Ah…-
Draco di colpo ricordò che giorno era. Il 18 di aprile. Quel sabato sarebbe
stato il compleanno della mezzosangue. Compiva diciotto anni. Se non altro le
aveva comprato il regalo da un pezzo…anche se non sapeva ancora se gliel’avrebbe
dato o meno. Si sentiva parecchio un deficiente anche perché non aveva mai fatto
un regalo a una ragazza in vita sua e poi farlo a lei aveva tutto un significato
moltooo pericoloso. Alla fine cominciò a insegnarle le faccende di base e
due ore passarono abbondanti anche se nessuno in realtà se ne accorse. Era
strano vedere studenti tanto presi e fu ancora più strano che nessuno di loro si
accorgesse della buffa caccia al lupo che si era scatenata da qualche minuto per
Hogwarts. Dalton si stava asciugando il sudore con un asciugamano quando la
porta sul retro dell’enorme sala si spalancò di scatto e ne venne fuori un lupo
dorato, evidentemente Tristan, che prima di passargli fra le gambe ebbe la bella
idea buttare giù le vecchie armature al suolo, per bloccare il passaggio. Dopo
quello sfrecciò in mezzo al salone, facendo lo slalom fra gli studenti ma quando
Sphin, Clay e Jess apparvero imbestialiti, armati di rete e corde, tutto ebbe un
senso. - TRISTANNNN!!!- ringhiò Jess facendo crepare di paura tutti i ragazzi
– TORNA QUA IDIOTA!- Il lupo ululò in risposta e continuò a trottare fra i
giovani maghi ma quando capì che l’altra porta era chiusa si mise a ringhiare.
Si voltò verso i presenti e rizzò coda e orecchie, evidentemente
arrabbiato. - Dici che si è preso la rabbia?- bofonchiò Blaise . - Gli
vedi la bava bianca alla bocca?- disse Draco sarcastico, aiutando Hermione a
scendere dal palco – Ma che ha?- Alla fine Jess estrasse la bacchetta
esasperato e mille fune lucenti arrivarono a bloccare suo fratello,
trattenendolo a terra con forza. Gli Auror lo accerchiarono mentre si dimenava
come un pazzo, ululando e ringhiando a spron battuto. - Ma tu guarda che
deficiente…- sentenziò Clay con la sigaretta in bocca e l’aria disgustata. -
Ehi, perché lui può fumare davanti agli studenti e io no?- mugugnò Milo
scocciato. - Perché sono più bello di te, canini a punta.- replicò
Harcourt. - Non t’allargare.- Milo scosse il capo, ridendo, anche perché
bisognava ammettere che Morrigan come mezzo vampiro aveva quell’aura fragile e
fredda molto simile a Lucilla che lo rendevano davvero attraente. Alla fine a
Tristan, dopo che ebbe morso suo fratello maggiore alla gamba e Clay nella
caviglia, vennero messe museruola e delle bende a tutte le zampe, per fare in
modo che non graffiasse visto e considerato che Jess e Sphin furono quasi
costretti a prenderlo in braccio, peccato che Eastpur si prese una codata sulla
faccia che quasi gli spaccò il naso e quindi Mckay dovette lottare un bel po’
per riuscire a tenersi quel dannato lupo in braccio da solo senza rompersi
qualcosa. - Non avete del sedativo?- urlò Jess dopo un attimo, imprecando
come un forsennato. - Mi spiace, l’ho finito un secondo fa.- sibilò Draco
sarcastico. - Jess…- chiese timidamente Ron – Ti serve una mano?- -
Noooo…- riecheggiò il biondo ironico – Ma ti pare che mi serve una mano CON
QUESTO DEMENTE?! PORCA VACCA TRISTAN SMETTILA! DEVI STARE FERMO O SI RIAPRE LA
FERITA!- poi fissò Milo al limite della pazienza – Mordilo! Ti do io
l’autorizzazione!- - Io mordo solo umani.- chiarì il Diurno sdegnoso – E’
tutto peloso, dai…- - Mamma mia, quanto cazzo sei schizzinoso!- - Insomma
cos’è questo caos?!- La Mcgranitt apparve sulla porta, mani sui fianchi e
aria arcigna. Per una volta non pareva incazzata con gli studenti ma fissò Jess
e Tristan con evidente disapprovazione – Ebbene Mckay?- - Perché ce l’ha
sempre con me?- replicò Jess con tono lamentoso. - Perché hai passato metà
dei tuoi setti anni qua nel mio ufficio in punizione, ecco perché!- - Oh
oh…- Milo e Clay ridacchiarono insieme – Così il sacro Grifondoro stava in
punizione…- - Zitti idioti!- sbraitò il biondo furente mentre Tristan stava
quasi per scappargli – Mi volete aiutare o no?- Una voce esterna fece
sobbalzare gli studenti ma anche il gruppetto degli Auror. - Lascia stare,
adesso ci penso io.- Harry e Ron, i primi accanto a Jess, videro avanzare un
uomo con una falcata che rassomigliava terribilmente quella di Lucius Malfoy
ma…i suoi occhi erano totalmente diversi. Quando Harry lo vide bene pensò
subito a una cosa: "E’ stato un Grifondoro." E in effetti nessuno dopo
Silente poteva avere quell’espressione negli occhi se non era stato un vero
Grifondoro. Tanatos Peter Mckay si fece avanti, un mantello rossastro sulle
spalle, il fisico asciutto ma possente, una spada alla cinta che doveva costare
quanto la Firebolt di Potter. Baffetti e barba curati, occhi verdi come le
foglie degli alberi. Si piazzò davanti ai suoi figli, appoggiato al
bastone. Non disse nulla…ma qualcuno sobbalzò, specialmente le ragazze,
quando menò una colossale bastonata sulla testa di Tristan che la smise subito
di agitarsi fra le braccia di Jess e crollò per terra, dove riprese forma umana.
Si portò le mani alle tempie, come se avesse avuto un coro di campane nei
timpani. - Merlino e Morgana…- Jesse fece una smorfia – Papà mi bastava del
sedativo...- - O del veleno.- frecciò l’uomo guardando suo figlio minore –
Allora ragazzino? Hai finito?!- Tristan cacciò una piccola bestemmia
sommessa, rotolando su un fianco. - Tri…tutto ok?- chiese Milo pacato. - E
tu chi saresti?- bofonchiò Tanatos fissandolo di striscio. - Papà, è Milo…-
Jess scosse il capo – Ha cenato a casa nostra a Natale.- - Dov’era seduto?-
richiese l’uomo. - Davanti a te. Non hai scuse.- - Tesoro, lascia
perdere.- Rose Lana Mckay si piazzò accanto alla Mcgranitt, sorridendo appena –
Tuo padre a malapena si ricorda del nome dei domestici che abbiamo da quando ci
siamo sposati.- si levò il mantello e dopo un attimo in cui scrutò Milo, gli
fece un cenno pacato – Io invece mi ricordo perfettamente di lui. Come sta
signor Morrigan?- - Morrigan?- ribatté Tanatos sbattendo le palpebre. -
Bene, la ringrazio signora.- rispose il Diurno – La trovo in ottima forma.- -
Grazie,- disse Rose gentilmente poi abbassò a sua volta lo sguardo mentre
Tristan cercava di rimettersi in piedi arrancando con le mani sui pantaloni di
Jess – Tristan, caro…ti serve qualcosa?- - Si che divorzi!- sibilò,
massaggiandosi la testa dolente. - Zitto moccioso.- sbuffò suo padre
scocciato – Allora, che diavolo pensavi di fare andando in giro per la scuola
come un babbano drogato eh? Dovresti stare a letto e pensare a riprenderti per
tornare a combattere il prima possibile!- - E già, figurati.- ironizzò suo
figlio con evidente acidità – Grazie mille per i consigli ma è chiedere troppo
sapere che ci siete venuti a fare qua? Sofia se n’è andata da un pezzo e io mi
sono ferito un sacco di altre volte ma non vi siete mai degnati di precipitarvi
in questo modo…- si voltò verso Jess e lo guardò seccato – E tu pensassi ai
fattacci tuoi!- - Io centro niente.- replicò Jess con un’alzata di spalle –
Li ha avvisati Silente.- - COSA?- urlò Tristan allibito, assordandolo – Ma
perché?- - Ci ha solo detto che ti eri fatto male, niente di che ma tuo padre
ha pensato bene di cogliere l’occasione al volo per venire a vedere il lavoro
che stai svolgendo come insegnante.- disse sua madre con un candore e
un’indifferenza che gli fece abbassare di parecchio la pressione – E poi sono
curiosa anche io, devo ammetterlo!- - E io li ho portati qua a far vedere ai
tuoi la sala duelli.- concluse la Mcgranitt sadicissima. - Fantastico.-
bofonchiò Tristan di rimando mentre la ferita nel torace cominciava a
pizzicargli – E adesso che avete visto potete anche…- ma non finì perché suo
padre aveva già puntato gli occhi su Harry. La sua cicatrice era in vista a
causa dei suoi capelli spettinati e Potter, anche se abituato ad essere fissato
in quel modo, deglutì un po’ confuso davanti a quello sguardo così fiero e, come
diceva Elettra, energico. - Lo sapevo…- sentenziò Tanatos – Lo sapevo! Un
Grifondoro LUI…- Tristan levò gli occhi al cielo – E IO invece Serpeverde. Ti
ho detto che comincio a perdere la pelle come i serpenti?- - Non scherzare,
è una cosa seria!- sbraitò l’uomo mentre Rose se ne fregava altamente,
chiacchierando con la Mcgranitt e le curiose studentesse di Grifondoro che
volevano conoscere la madre del loro professore preferito. - Tutta una
famiglia di Grifondoro e tu…TU!- continuò Tanatos battendo a terra col bastone –
DISONORE!- - Possiamo parlare d’altro adesso?- Tristan ne aveva già basta –
Non eri venuto qua per vedere che facevo?- - Insegni a Grifondoro, chiaro…-
suo padre fece una specie di ghigno – Ma qua c’è anche una faccia nota.- posò
gli occhi verdi su Draco che aveva la mascella serrata per l’irritazione – Il
rampollo dei Malfoy.- - Senta…- cominciò il Serpeverde già incazzoso ma
stavolta qualcosa smontò la sua rabbia. Fu la madre di Tristan e Jess a
stupirlo. Di solito tutti gli dicevano che era sputato suo padre…invece la
strega gli disse che aveva la stessa espressione di sua madre. Draco pensò che
essere paragonato a Narcissa Black Malfoy era decisamente meglio e quindi si
limitò a tacere, ingrugnito, e dopo che la coppia Mckay ebbe fatto anche due
chiacchiere con Ron ed Elettra, sempre per le conoscenze coi loro genitori, si
soffermarono su Hermione che stava al loro fianco. La ragazza stava già per
squagliarsela, prima di farsi dare della mezzosangue da perfetti estranei, ma
l’espressione curiosa della madre del suo professore di Difesa la fece stare
immobile, col fioretto in mano. Rimase a sostenere il suo sguardo, sentendosi
quasi…interessata alle sue parole. Anche Tanatos Mckay la guardò
stranamente puntiglioso, poi inclinò il capo e prima che la Mcgranitt, allarmata,
capisse cosa stava succedendo, quello parlò – Come ti chiami ragazza?- -
Hermione Granger.- rispose lei. L’uomo si scambiò un’occhiata con la
moglie. - E’ uguale a Selena da giovane!- disse Rose – Cara, i tuoi genitori
sono maghi?- - No, nessuno dei due.- - Eppure…ha anche gli occhi di Liam, non trovi?-
continuò la donna verso il marito. - E’ vero…è sputata Hargrave. Quegli occhi
dorati li possiedono solo loro fra i maghi.- Hermione sollevò un sopracciglio
– Mi spiace…ma non so di cosa stiate parlando.- Fortunatamente la Mcgranitt
riuscì a impedire il disastro. Con una scusa s’infilò nel discorso e riuscì a
condurre via la coppia e la Grifoncina rimase lì a fissarli, stranita da quel
buffo approccio. Tornò indietro mentre gli allenamenti riprendevano. –
Draco…- lo trovò seduto su una panca, a bere un po’ d’acqua dopo un duello
contro Seamus Finnigan. Si sedette con lui, l’espressione un po’ confusa –
Draco, senti…tu sai chi è un certo Hargrave?- Malfoy si voltò a fissarla
e…per un lungo momento, esattamente come i Mckay, la guardò allibito. - Bhè?
Che c’è da guardare?- gli chiese. - Niente…- il biondo scosse il capo,
dandosi dell’idiota – Che dicevi del vecchiaccio mezzosangue?- -
Vecchiaccio?- - Hargrave. Liam Hargrave, il grande magnate. Anni fa era un
grande amico di Caramell, poi dopo la faccenda di Voldemort l’ha mollato perché
credeva in Silente e da quel momento conduce vita privata nella sua villa in
campagna nello Yorkshire. È ricco sfondato e ha sempre avuto una schiera di
amanti incredibile ma sua moglie è morta prima che gli desse un erede. Perché me
lo chiedi?- - E conosci una certa Selena?- Draco parve pensarci su – Si,
aveva un’amante che si chiamava così. Era molto giovane. Le amiche di mia madre
quando ero piccolo ne avranno parlato fino a seccarsi la lingua. Le classiche
malelingue dicevano che questa Selena fosse stata una Veggente, che lui l’avesse
portata a letto e poi messa incinta. Aveva solo sedici anni. C’è chi pensa che
avessero avuto un figlio e poi l’avessero abbandonato. Stronzate a parer
mio...- Hermione stavolta tacque, rielaborando la cosa ma poi la lasciò
perdere visto che per lei non aveva la minima importanza. - Perché me l’hai
chiesto?- Draco le fece quella domanda più tardi, quando uscirono dalla sala per
andare a cena. - Oh, i genitori di Tristan mi hanno detto che ho gli occhi
dorati degli Hargrave ma non sapevano che sono mezzosangue.- e si aspettò una
risposta ma quando volse lo sguardo su Malfoy quello era di nuovo
pensieroso. Non si preoccupò di chiedergli perché, tantomeno ci pensò più una
volta nella Sala Grande dove venne coinvolta in un’estenuante discussione su
cosa stesse facendo Lucilla e sul perché non fosse ancora tornata da
loro. Eppure una strana sensazione cominciò a invaderla…specialmente perché
non ci fu minuto in cui non si sentì osservata. E non solo dai Mckay…ma anche
dalla Mcgranitt, da Piton e perfino da Silente. Fece finta di nulla e per i
giorni seguenti ignorò la cosa…almeno fino a quando, mesi dopo, la verità non le
venne sbattuta sotto il naso.
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Capitolo 32 *** Capitolo 32° ***
Venerdì mattina, il 19 aprile, le lezioni vennero sospese
dal preside a causa dell’arrivo di Caramell e di una vecchia conoscenza dei
ragazzi degli anni più avanzati. Harry stava facendo colazione da solo
perché gli altri erano già fuori a far festa quando, attraverso la navata
centrale fra il tavolo di Grifondoro e Serpeverde, passò qualcuno che tempo
prima aveva odiato fino alla sfinimento. E rivederla gli fece gonfiare il cuore
di collera. L’ultima volta che l’aveva vista erano passati pochi giorni dalla
morte di Sirius. Dolores Umbridge varcò la soglia apparentemente tranquilla,
come se a malapena ricordasse l’anno passato a Hogwarts e la coda fra le gambe
con cui se n’era andata. Passò davanti a tutti gli studenti, accodata dietro a
Caramell, due Auror e tre Cacciatori di Homina Nocturna ma sorpassando
Potter gli scoccò comunque un’occhiata coi suoi occhi tondi da rospo che in
un attimo gli rovinarono la giornata. Lui non la degnò di un saluto, perse
subito l’appetito e si alzò dal tavolo, ignorando anche il Ministro che con
un’occhiataccia obliqua pareva aspettare solo che creasse qualche
guaio. Andandosene con gli occhi verdi già infiammati, deciso a correre dalla
Mcgranitt a chiedere che diavolo stesse succedendo, filò dritto nel corridoio ma
con la sua andatura troppo irruente finì per dare una spallata a qualcuno e si
fece un male terribile, visto che era finito addosso niente meno che a Tanatos
Mckay. - Oh…- Harry ingoiò l’imprecazione e fece un cenno di scuse – Mi
spiace, non l’avevo vista signore.- - Per la barba di Merlino, Potter!-
bofonchiò l’uomo, soffiandogli in faccia il fumo della sua lunga pipa a forma di
drago – Che succede? Come mai quell’aria bellicosa?- Il moretto ponderò
l’idea di sputtanare tutta la scuola con quel tizio che a dirla tutta gli
piaceva un sacco. Ondeggiò col peso da una gamba all’altra, poi prima che
aprisse bocca Tanatos pensò bene di sbirciare dentro alla Sala Grande per vedere
coi suoi occhi. Quando ritrasse il collo posò lo sguardo fiero su Harry…e di
colpo il Grifondoro si sentì come capito anche se il padre di Tristan non aveva
detto una sola parola. Comunque l’uomo si guardò ancora attorno, vide che non
c’era nessuno e strizzandogli l’occhio gli fece cenno di seguirlo. Una volta
in giardino sotto le arcate, Tanatos Mckay dette una bella tirata alla sua
tostissima pipa. - E’ la rospaccia il problema?- - Rospaccia?- alitò
Harry, facendo di tutto per non scoppiare a ridere. - Ma si, la vecchia
befana!- Il signor Mckay fece un gesto secco con la mano – Io venivo qua a
Hogwarts quando c’era lei. Stava due anni davanti a me e ti posso assicurare che
in molti le hanno fatto passare dei brutti quarti d’ora e solo un pazzo le
avrebbe dato il potere d’Inquisitore Supremo…e infatti Caramell è un perfetto
imbecille.- Cazzo ora lo baciava, pensò Harry con un folle desiderio di
abbracciare quell’uomo. - Senta…mi scusi…- abbozzò un po’ reticente – Come
mai…si è fermato qua? Per Tristan e Jess?- - Figurati, loro se la cavano
benissimo da soli. No…diciamo che sono qua…in ricerca di asilo temporaneo.-
borbottò Tanatos sfuggendo il suo sguardo interrogativo – Oh, niente di
illegale…cioè…bhè, come dire…- stentava a trovare le parole – Diciamo che
nell’Ordine della Fenice i tuoi amici mi accoglierebbero a braccia aperte e sono
dovuto correre qua perché al Ministero della Magia ho allungato le mani su una
cosa che Caramell avrebbe voluto insabbiare.- Ecco…pensò Harry. Altri
guai. - Ma tu non ci badare ragazzo!- Il mago riattaccò con voce brusca e il
Grifondoro sobbalzò anche se ormai si stava abituando a quei toni un po’
altalenanti – E adesso raccontami cosa farai dopo il M.A.G.O.- - Bhè…io…io
vorrei fare l’Auror…- - Eccellente!- sbraitò di nuovo Tanatos, facendo
spaventare gli uccellini che volavano cantando nel giardino – Tu hai la stoffa
mio caro! Antenati rispettosi, nonni eccellenti, un padre eccezionale, una madre
intelligente e astuta e un padrino che sapeva il fatto suo. Tu non potresti fare
di meglio per il Ministero. Là hanno bisogno di gente come te.- - Dice?-
Harry sorrise un po’ mogio – Sa, con la mia fama…- - Storie.- disse Mckay con
un sorriso molto più incoraggiante ma di così sinceri che Harry non ne aveva mai
visti – Il cuore di un Auror non è dato solo dai suoi voti agli esami finali,
tantomeno dalla sua fama coi colleghi. Per essere Auror ci vuole ben altro.-
sogghignò, dandogli una pacca sulla spalla – In effetti di te ne ho sentite di
cotte e di crude ma sai come si dice… "Se non uccide, fortifica."- - Già.-
stranamente l’umore del Grifondoro scoppiò in una leggera serenità – Ha
ragione.- - Perfetto…e adesso andiamo da quello scansafatiche di mio figlio!-
e se lo trascinò dietro per il cappuccio del mantello mentre altrove c’era chi
stava per perdere la pazienza. Minerva Mcgranitt era trattenuta a stento da
un Piton altrettanto seccato di vedere quella gente demente lì nell’ufficio del
preside. Vitius poi faticava a trattenere il suo disgusto. Tutti quanti erano
stati convocati, anche Tristan che aveva dovuto lasciare la sala duelli nelle
mani dei Capi Scuola e anche se si fidava assai poco (visto che Harry e Draco
avrebbero saputo scatenare una rissa anche per un fiammifero) aveva dovuto
andare da Silente per forza, specie dopo il richiamo formale di
Caramell. Quando era entrato aveva subito sentito che l’aria si tagliava col
coltello ma non si sarebbe mai aspettato di vedere la Mcgranitt così furente,
tantomeno Silente di così evidente malumore. Dopo poche frasi capì subito di
che si trattava. E anche lui provò un profondo disprezzo per quella
gente...esattamente come tutti i presidi nei quadri del grande studio che
cominciarono a bofonchiare seccati e irrispettosi. - Vi ho fatto chiamare
tutti per un motivo preciso.- iniziò Cornelius Caramell con tono lento,
calibrato – Come ben sapete tutti quanti qui dentro…io non ho mai apprezzato che
la scuola di Hogwarts fosse in stretto contatto con pericoli mortali ma in
questi sette ultimi anni, a quanto pare, voi del consiglio degli insegnanti
avete voluto fare di testa vostra…e solo uno studente è morto in fondo…- -
Sta forse insinuando che la morte di Diggory sia colpa nostra o degli studenti?-
sibilò la Mcgranitt velenosa. - Minerva, ti prego…- Silente congiunse le
lunghe dita, cercando di calmarla – Prego Cornelius, continua pure.- - Bene.
Ho sempre cercato di farvi capire quanto fosse necessario per il benessere degli
studenti il tenere lontano anche soggetti ad alto rischio…e gli avvenimenti di
tre giorni fa non hanno fatto altro che confermare i miei timori.- - Le
ricordo che i soggetti ad alto rischio di cui parla si sono dimostrati vittime
della situazione.- rognò a quel punto Piton, difendendo a spada tratta Lucilla
più che Harry. - Professor Piton…- la Umbridge aveva riacquistato la sua aria
dolciastra e sorrise con evidente ironia – Mi dica, cosa può dirmi della
signorina Lancaster quando era studentessa?- Severus parve leggermente
contrito nel rispondere. - Un’ottima studentessa. Prese tutte "O" in ogni suo
G.U.F.O.- - E infatti, si è dimostrata molto capace quando si è trasformata
illegalmente in un drago e ha tentato di uccidere gli studenti.- replicò quella
altezzosa. - Gli studenti?- si mise in mezzo a quel punto Tristan – Mi
perdoni ma la signorina stava cercando di colpire un bersaglio ben più insidioso
di ragazzini di diciassette anni.- - Lei sarebbe?- chiese la Umbridge
tranquilla, squadrandolo da capo a piedi. - Tristan Nathan Mckay.- rispose
l’Auror. - Oh, Mckay…niente meno.- disse la strega, gli occhi tondi che
luccicavano – Il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Mio caro
ragazzo, se non conoscessi i suoi genitori mi stupirei della sua natura
umana.- La frecciata era chiarissima ma né Tristan né gli altri stavolta se
la presero. - Mi dica, quanti anni ha mio caro?- La Mcgranitt per poco non
prese in mano la bacchetta – Da quando è ancora Inquisitore, Dolores?- -
Veramente era solo un’innocente domanda.- disse la Umbridge con una smorfia – Se
il professore non ha nulla da nascondere…- - Si figuri.- disse Mckay
sedendosi in poltrona davanti a quella demente – Ho ventiquattro anni compiuti.
Sono Auror da quando avevo vent’anni e se desidera avere la mia fedina penale
può chiedere al Ministro Caramell. È lunga come la lista della spesa, spero non
le faranno male gli occhi più tardi.- e sorrise con aria angelica mentre quella
diventava paonazza per tanta impudenza. Tristan si girò quindi verso il
Ministro, osservandolo quasi esasperato – Senta, mio fratello le ha già fatto
rapporto, Silente le ha fatto rapporto, anche i professori. Adesso glielo ripeto
per l’ultima volta e per favore mi ascolti senza interrompermi, poi potrà farmi
tutte le domande che vuole.- Prese un lungo sospiro mentre la Umbridge tirava
fuori la sua tavoletta. - La signorina è scappata da Hogwarts all’età di
sedici anni per vendicare la sua famiglia. Come ben sa, sua sorella Lumia fu la
prima a fuggire per seguire il Lord Oscuro e Lucilla è stata costretta ad
assistere al massacro di suo padre e sua madre. Alla fine ha pensato che l’unico
modo per vendicarsi fosse quello di essere vicino a
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato tanto da ottenere la sua totale fiducia. Dopo
aver ucciso sua sorella, Lucilla l’ha sposato. Quando Harry Potter arrivò al
terzo anno, Lucilla aiutò Sirius Black a fuggire da Azkaban ma Voldemort lo
venne a sapere e riuscì, attraverso i Mangiamorte, a bloccare la Lancaster dopo
un lungo combattimento che quasi lo uccise veramente. Lucilla è stata per cinque
anni nella dimensione senza tempo, quando ne è uscita è tornata subito qua. Da
Halloween si sta occupando di Potter e della salvezza degli studenti con me e
gli Auror. Potete chiedere a chi volete, nessuno potrà dire che ha mai attaccato
qualcuno qua dentro.- La Umbridge rise stucchevole – Nemmeno lei?- Tristan
levò un sopracciglio – Si, appena tornata abbiamo avuto una piccola disputa ma
io e lei abbiamo frequentato insieme e ci conosciamo da tredici anni. Ci siamo
lasciati male e abbiamo risolto la questione più tardi.- - Avete una
relazione?- A quella domanda la Mcgranitt emise un gemito talmente ad alta
voce che anche Piton faticò a far finta di nulla. - Non vedo cosa possa
interessare questo.- disse Silente pacato. - Centra eccome.- rispose la
Umbridge – Sospetto che…l’ibrido stia soggiogando il professor
Mckay.- Tristan a quel punto tacque e quel suo silenzio purtroppo fece
presagire una specie di catastrofe. E infatti il suo tono fu così tagliente e
freddo che la faccia tonda della Umbridge divenne una maschera
pietrificata. - Non osi più insultarla.- le sibilò a bassa voce, gli occhi
verdi incendiati – Se le interessa saperlo la signorina su di me potrebbe avere
tutto il potere che vuole ma le posso in altro modo assicurare che ha una
particolare avversione per i purosangue e con questo considero chiuso
l’argomento. Se verranno fatte altre insinuazioni su Lucilla Lancaster, il mio
distintivo d’Auror finirà sul tavolo al Ministero e risolveremo la questione in
privato signora.- Appena ebbe finito di dire quella frase Caramell si mise le
mani in faccia mentre la Umbridge parve così sconvolta che per una volta in vita
sua non riuscì a trovare nulla su cui ribattere. La minaccia rimase nell’aria
tanto che per un lungo istante qualcuno si guardò bene dal parlare. Poi
Silente decise che ne aveva già basta di quella gente e tornò a fissare
Caramell. - Dimmi ora, Cornelius. Cosa ti porta qua…oltre al tuo interesse
per il benessere degli studenti?- Il Ministro cadde dalle nuvole e guardò il
preside un po’ sconcertato, poi ritrovò il filo del suo discorso. - Oh
si…ecco, a parte che desidero avere un colloquio con la signorina Lancaster per
parlare del suo futuro…- - Futuro?- sbottò Piton allibito – Ma di che
parla?- - Di cosa le accadrà dopo questa storia naturalmente.- - Ma
davvero?- una voce sulla porta fece sbiancare i visitatori – Sono tutta
orecchi.- Caramell si voltò già tremando mentre la Umbridge aguzzò i
terribili occhi, arricciò il naso e squadrò da capo a piedi la stupenda figura
di Lucilla, apparsa sulla soglia avvolta in un lungo abito di seta lilla. I
capelli mossi erano parzialmente raccolti in cima al capo ma i suoi occhi erano
ancora totalmente rossi, le pupille verticali, come quelle dei gatti. Il
vestito aveva lunghe maniche e nessuno spacco, per coprire le recenti ferite di
Lumia. - Lucilla, prego. Accomodati.- Silente le fece apparire una poltrona e
lei si sedette accanto a Tristan, senza però guardarlo. Fissò a malapena il
preside, poi attese nel più totale disinteresse. Caramell invece sembrava
diventato una statua. Si sentiva il sangue ghiacciato e solo l’incoscienza
stolta della Umbridge la mosse a parlare per prima, con la sua lavagnetta pronta
e la voce sdegnosa. - Bene mia cara. Io sono Dolores Umbridge, Membro Anziano
del Consiglio del Ministero. Sono qua per giudicarla in base alla Legge dei
Maghi, sotto l'Amministrazione del Wizengamot, riguardo gli ultimi anni che
ha condotto accanto a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.- Visto che Lucilla
non la guardò neppure, la rospa continuò apparentemente tranquilla. - Ho
raccolto dei dati su di lei. So che è un Ibrido.- - Dolores…- Caramell parve
sbiancare. - So che sua madre era della stirpe maledetta.- continuò quella
con finta dolcezza mentre la Mcgranitt incrociava solo le dita nella speranza
che Lucilla la bruciasse viva – E so che lei ha frequentato Hogwarts senza
conseguire il M.A.G.O.- - Tutto questo ha un fine?- bofonchiò Piton
scocciato. - Certamente.- gracchiò la Umbridge – Mi dica cara…lei è stata
registrata?- - No.- La voce di Lucilla uscì flebile ma talmente gelida
che i presidi nei quadri parvero fremere. - Non intendevo come Animagus ma
come Ibrido.- le chiarì la Umbridge. - No.- - Dolores…- gemette di nuovo
Caramell, quasi sull’orlo di una crisi di nervi. - Certo, quando era nata non
era ancora una pratica diffusa.- rise scioccamente la strega – Ma che credo che
ora… con la sua reputazione, forse sarebbe saggio per lei farlo. Se non vuole
incorrere in diffide giudiziarie.- e avvertendo altro silenzio, continuò sempre
più lanciata – Inoltre, parlo da parte di tutto il Ministero, sono qui per
chiederle in buoni rapporti di cambiare nazione, una volta terminato questo
colloquio.- - Sta parlando di esilio?- strillò a quel punto la Mcgranitt – E’
in disuso da secoli, per l’amor del cielo!!- - Non vedo il problema Minerva.
La signorina…ormai vedova, come potete notare prova un certo disagio in questa
situazione e i suoi metodi, come la sua istruzione magica, cozza violentemente
contro le riforme scolastiche varate negli ultimi anni. E poi siamo sinceri, non
vedo come possa essere ristabilito il suo nome…- - Ci sposiamo.- Piton,
che stava versando del the alla Mcgranitt per calmarla quasi le rovesciò la
teiera intera sulla testa mentre Silente, che già aveva la tazza alla bocca,
quasi sputò tutto in faccia a Caramell che dovette sedersi, prima di
svenire. Le parole di Tristan crearono una specie di buco nero in mezzo a
quella sede per almeno sessanta secondi netti. E le facce degli insegnanti
non erano nulla in confronto agli occhi sgranati di Lucilla…ma fu in quel
momento che accadde il miracolo. Le sue iridi, che osservavano Tristan e
tremavano leggermente per l’emozione di quella frase tanto complicata, tornarono
lentamente azzurre…e quella crudeltà intrinseca sparì…lasciando il posto a
qualcos’altro. In un lampo la ragazza lo afferrò per il bavero della camicia
e quasi lo alzò di peso dalla sedia, strozzandolo e una volta appiccicato al
muro, fuori dall’ufficio di Silente ai piani bassi, Mckay ebbe quasi
l’impressione che avrebbe voluto ucciderlo. E certamente l’avrebbe fatto…ma
forse era troppo allibita per alzare un dito. - Che diavolo t’è passato per
la testa?- gli sibilò quando si fu ripresa – Sei impazzito?- - Io…- -
Diavolo ma pensa prima di parlare stupido purosangue! Non puoi uscirtene con
assurdità del genere solo per far star zitta quel ridicolo essere!- -
Veramente ci ho pensato…- - Non ho bisogno di essere difesa, me la cavavo
benissimo da sola! Non c’è bisogno di inventare sciocchezze!- - Non sono
sciocchezze…- ma prima che lo interrompesse ancora, le tappò la bocca con la
mano, fissandola intensamente – Non era studiata, lo ammetto…mi è uscita così
ma…io…- - Io che cosa?- sibilò Lucilla ancora sconcertata – Te l’ho detto
mille volte, non sono cose su cui scherzare! E di che diavolo stiamo parlando
adesso, idiota?! Come va la ferita?- Capiva che stava sviando il discorso ma
l’Auror quella volta non aveva intenzione di cedere. Era già abbastanza stupito
di se stesso, specialmente quando capiva che quello che aveva detto non aveva
intenzione di rimangiarselo. Per nulla al mondo l’avrebbe fatto. - Luci,
senti…no, lasciami parlare.- le prese la mano, la strinse forte e …col cuore in
gola risollevò lo sguardo ma quando fu sul punto di dire la cosa più importante
della sua vita, le persone alle spalle della sua mezzosangue lo bloccarono.
Vedendo la sua espressione, Lucilla si voltò e si ritrovò davanti ai
Mckay. Rose la fissava con occhi assai duri e non da meno era Tanatos che
teneva il bastone fra le mani con eccessiva forza. - Interrompiamo qualcosa?-
chiese la madre di Tristan. - Si, in effetti si.- rispose lui, cercando di
trovare la forza per far venire un attacco di cuore ai suoi e liberarsi di
quella tortura una volta per tutte. Dietro l’angolo vide le quattro teste di
Jess, Milo, Clay e Sphin che origliavano ed specialmente il Diurno incrociò le
dita per lui, augurandogli buona fortuna. - Signorina Lancaster.- borbottò
Tanatos allentando la presa sul bastone – E’ un piacere rivederti.- Lucilla
alzò un sopracciglio ma l’uomo se l’era aspettato. - Non ti ho mai augurato
nessun male, mia cara.- fece, accendendosi la pipa – Ero amico di tuo padre, lo
sai.- - Ma questo non toglie che io non le sia mai piaciuta.- replicò la
mora, senza rancore nella voce. - Da dove ti viene questa idea?- si mise in
mezzo Rose Mckay, un po’ bruscamente. - Dal modo in cui mi ha sempre guardata
forse.- ironizzò Lucilla, senza sorridere – Non è il caso di fingere. Ormai sono
grande signora.- - Figurarsi.- la donna sollevò le spalle, evidentemente
scocciata – Vedo benissimo che sei cresciuta, assomigli a tua madre ogni giorno
di più.- - Ed è mia madre il problema vero?- Lucilla sentì il desiderio di
stringere ancora la mano in quella di Tristan ma non lo fece, specialmente
davanti ai suoi – E’ Degona il guaio. Ma come ho già detto anche a Jess potete
stare tranquilli.- - In che senso?- Tanatos parve curioso, arricciò le labbra
in un sorriso furbetto – Lucilla, mia moglie odia profondamente qualsiasi
ragazza i suoi due figli potranno mai condurre a casa nostra, è una madre…-
disse, sentendo addosso l’occhiataccia di Rose – Ma non credo che il problema
sia tua madre. Almeno, non lo è mai stato per me. Non è che sei tu a non voler
vedere la verità?- - E sarebbe?- sibilò Lucilla cominciando a irritarsi. -
Papà…- Tristan avrebbe voluto sgozzarlo ma quel grande di suo padre andò avanti
come un treno – Non m’interessa con quale strega, troll, gigantessa, goblin o
demone mio figlio si fidanzi. Ma pretendo che la persona che starà con lui lo
ami e che fra loro due non ci siano segreti. Tu sei in grado di
farlo?- Lucilla tacque…e solo allora sorrise, abbassando lo sguardo. - In
effetti dubito di essere in grado di amare.- rispose pacata. - Stronzate.- la
interruppe Tristan brusco, parlando chiaramente – Sappiamo entrambi come
sono messe le cose e io ti devo ancora un mare di scuse per la questione di tua
sorella…- - Non voglio sentire!- ringhiò la mezzo demone. - Pazienza,
dovrai farlo stasera ma non è quello che m’interessa ora. Voi due,- sibilò ai
genitori – dovete finirla di rompermi le scatole ogni volta che c’è di mezzo
Lucilla. Conoscevate Max e Degona, erano vostri amici e tu mamma devi finirla
con quella faccenda di purosangue o giuro che prendo e me ne vado e di me non
avrete più notizie, sia ben chiaro. Per quanto riguarda i segreti fra me e
Lucilla vedremo di risolverli ma sono vaccinato e dotato di un minimo di
cervello per scegliermi la donna che più mi garba…e non dire che ti andrebbe
bene anche una gigantessa perché è una stronzata bella e buona, papà!- sbottò,
iracondo. - Che noia…- mugugnò Milo in sottofondo – Ma si sbriga
quell’idiota?- - Se non si sbriga ci penso io a chiederle la mano.- frecciò
Clay con aria libidinosa. - Oh, ma che succede qua?- I quattro si
voltarono per trovarsi di fronte a Ron e Harry e naturalmente pochi minuti dopo
erano in sei a origliare da fare schifo. Fu un miracolo che Lucilla avesse altro
da pensare e non li polverizzasse tutti, specialmente quando Tristan se ne uscì
che sarebbe andato a vivere con lei. Quasi gli cavò gli occhi, visto che aveva
di nuovo parlato a sproposito e senza averne discusso prima con lei ma madre e
figlio erano talmente intenti a dirsene di tutti i colori che alla fine dovette
rinunciare. Si fece da parte, visto che in quel clan di pazzi lei non ci voleva
entrare ma sempre con Tanatos a fissarla cominciava a sentirsi davvero a
disagio. - Non puoi fare l’eremita per sempre.- le disse, dopo un
attimo. La Lancaster sapeva che aveva ragione. Lo sapeva bene e non voleva
neanche costringere Tristan a seppellirsi con lei a Lancaster Manor ma…per
Lucilla tornare a vivere fra i maghi non sarebbe mai stato facile. - Lo
ami?- Alzò lo sguardo sul patriarca dei Mckay e la voce le morì in gola. Gli
occhi di Tanatos erano come quelli di Tristan. Non gli disse che in otto anni
di lontananza non aveva fatto altro che sognare suo figlio. Non gli disse che
aveva pianto per lui giorni interi. Non gli disse del dolore che provava ogni
volta che non lo vedeva. Si limitò ad annuire debolmente…anche se non
riusciva a dare ancora un senso a quella sensazione. Alla fine intervenne
Jess a sedare i bollori di sua madre e Tristan colse l’occasione al volo per
battersela con la sua mezzosangue anche se la bella mora aveva qualche reticenza
sul seguirlo visto che temeva domande imbarazzanti che richiedevano una semplice
risposta. O si o no. Gli altri invece, Harry e Ron, tornarono in sala duelli
il tempo necessario per trovarci Silente. Confabulava con la Mcgranitt
riguardo al fatto che sarebbe sparito per qualche oretta al Ministero ma non
capirono come mai se ne andava, comunque loro avevano di meglio da fare. A
quanto avevano capito…Tristan aveva rischiato la vita chiedendo a Lucilla
qualcosa che travalicava i più profondi e atroci terrori della ragazza. -
Secondo te davvero le vuole chiedere di sposarlo?- sussurrò Ron mentre
rientravano fra i loro compagni. - Chi non lo farebbe?- rise Potter tutto
contento – Secondo me è meglio che si sbrigano o qua non ce la faranno mai a
darsi una mossa. Forse sono un po’ giovani ma chissene frega in fondo?- - Oh
ma dov’eravate finiti?- li apostrofò Seamus appena li vide arrivare sotto il
palco – Vi siete persi una cosa spettacolare! Hermione ha steso Bigs, Dalton e
anche Blaise lunghi per terra con pochi colpi!- - Con la magia?- allibì
Weasley guardando la Grifoncina sul palco che ora si batteva con la
Bulstrode. - No, con una trombetta.- frecciò Lavanda che ci godeva come una
matta a vedere quelle cretine di Serpeverde rotolare a destra e manca – Pensa
che nessuno è ancora riuscito a rompere il suo scudo! E sai che ha fatto prima
di pranzo mentre voi due eravate in giro a uccidere la Mayers?- - Sentiamo.-
bofonchiò Harry. - Ha fatto un Patronum completo!- cinguettò Calì allegra –
Tutto formato! Era bellissimo!- Harry e Ron erano strabiliati. Ma che aveva
mangiato Hermione a colazione? Quando saltellò giù dal palco la videro al
settimo cielo, specialmente quando raccontò a Potter, felicissima, che il suo
Patronum era un leopardo argentato davvero perfetto. - Roba da matti.- fece
Blaise più tardi, con una borsa del ghiaccio su un bernoccolo – Non so come ha
fatto ma scaglia degli incantesimi che ti segano le ginocchia! In più quel
Patronum ha fatto scappare quel molliccio nell’armadio e non c’è più stato verso
di farlo uscire! Paciock e Bigs l’hanno dovuto pregare quasi…- - Ottimo,
l’importante è che stia ancora un po’ impegnata.- Harry la guardò allenarsi con
Calì e Lavanda nei cerchi magici – Le ragazze la terranno occupate anche dopo
cena. Dean e Ginny sono a andati a preparare la stanza. Abbiamo anche chiesto il
permesso alla Mcgranitt, renditi conto.- Zabini allibì – E ha detto si?-
chiese sconvolto – Ma con tutti gli alcolici che…- Ron fece un gesto nervoso
con la mano – Si vede che la Umbridge le ha già rotto i coglioni abbastanza,
l’importante è che non s’imbuchino troppi rompi palle…anche se sappiamo già che
diventerà un macello.- - D’accordo.- il Serpeverde presa la sua borsa e se la
ficcò in spalla – Per che ora dico di venire?- - Iniziamo a mezzanotte
spaccata e andiamo avanti tutto il week end se ci gira!- disse Seamus passando
di lì con un Tassorosso rimasto secco da un suo attacco – Io e Justin arriviamo
con una decina dei suoi amici per aiutarvi a mettere a posto tutto ragazzi, così
diamo il cambio a Dean e Ginny che vorranno cambiarsi.- - Dalton viene?-
mugugnò Potter non proprio contento. - Miria di certo s’imbuca, lo sai.- lo
consolò Blaise – Lo sai che quella s’infila ovunque.- - E voi?- Ron gl’indicò
i Serpeverde – Devo prendere dei sedativi per bloccare Harry?- - Bravo, io ne
prendo altri per Draco.- aggiunse il moretto, con gli occhi blu che ridevano
allegri – Allora ci vediamo a cena così vengo a darvi una mano anche io. Ci si
vede ragazzi!- e se la squagliò in gran carriera, trascinando via un bel po’ di
feriti anche se il suo amico Malferret se n’era già andato da un pezzo. Ma
bisogna dire dov’era andato…con Elettra a spiare i deficienti della Gazzetta di
Hogwarts. Se ne stavano nascosti dietro l’angolo del loro ufficio al terzo
piano da circa un’ora e in quel lasso di tempo avevano succhiato mentine,
caramelle per la gola, lecca-lecca, Draco si era fumato una canna alla faccia
dei Prefetti del quinto anno ed Elettra si era limata le unghie. Tutto questo
per venire a sapere che quei bastardi aveva ricevuto la soffiata della festa.
Naturalmente Malfoy non era tipo che andasse a spiare i deficienti ma negli
ultimi giorni era stato bombardato di foto, con e senza Hermione accanto, e ne
aveva basta di quella rottura, quindi aveva pensato che sapere del loro arrivo
era una buona occasione per cominciare a prevenire. Per Potter quel prevenire
era convincerlo a fare una pozione esplosiva per far saltare tutto per aria ma
il biondino sapeva anche che lui sarebbe stato il primo a finire nei casini
visto che era l’unico, dopo Piton, a saper creare intrugli di un certo livello e
di finire nelle grane ancora non ne aveva proprio voglia. - Che palle…-
bofonchiò allo scoccare delle diciannove – Ehi, piccoletta è ora che andiamo a
cena tanto qua non ne caviamo niente. Cohen sarà riuscito a far cantare qualcuno
e ora lo sapranno tutti.- - Si ma se ne stanno tutti chiusi lì…- Elettra
corrucciò la fronte – Un modo ci sarebbe per tenerceli lontano però.- Draco
la guardò dall’alto al basso, vedendo sul suo viso la stessa espressione
bastarda di Potter. Aveva paura di chiederle che aveva in mente ma quando la
vide marciare dritta verso la porta dell’ufficio, insonorizzarla e chiuderla con
uno lucchetto magico, apparso dalla sua bacchetta, quasi provò un istinto di
apprezzamento per una Grifondoro che non fosse la Granger. La Baley provò
più volte a forzarlo, poi soddisfatta di se stessa si voltò verso Malfoy. -
Non riesco a scardinarlo ma io sono solo al quarto anno. Puoi provare anche tu
per favore?- Abbastanza scettico provò a sua volta e con sorpresa si accorse
che probabilmente quei poveracci sarebbe rimasti chiusi lì dentro fino al
ritorno di Silente. Provò quasi un moto di pena, poi se ne fregò altamente nel
giro di un secondo e se ne andarono paciosi e leggeri alla sala grande dove
Elettra lo salutò tutta contenta e se ne andò al suo tavolo mentre lui rimase a
chiedersi come mai piaceva tanto a quella nanetta incredibilmente dotata. E
dire che, aspetto fisico a parte, tutte le Grifondoro lo consideravano solo il
figlio del Mangiamorte, la Baley invece era sempre gentile…e anche tanto
svagata, doveva ammetterlo. Tornò al suo tavolo, provando però il sadico piacere
di vedere Potter guardarlo male perché era arrivato con la sua ragazza e
svaccandosi con Blaise si mise a cenare. Ascoltò i vari pettegolezzi della
giornata, si sbrodolò con l’acqua quando vide la Umbridge attraversare la navata
centrale con Caramell e grazie al cielo se ne andarono prima che tutta la cena
gli andasse per traverso. - Perché era qua?- sibilò disgustato. - Voleva
parlare con Lucilla, dicono…- lo aggiornò Lavinia Leptis. - Voleva suicidarsi
per caso?- - Magari.- Blaise gli passò altro arrosto – Pare che vogliano
registrarla, le solite cazzate.- - Anche perché quella registrerà un
bell’Avada Kedavra sulla fronte di tutto il Ministero se non la lasciano in
pace.- rognò Nott buttando le posate nel piatto, sazio – Cambiando
discorso…dicono che ci sia un privè stasera, è vero?- - Si, del Grifondoro.-
rispose Goyle abbuffandosi ancora di patate al forno – Ne discutevano
oggi.- - Compleanno.- disse Tiger con voce impastata dal sonno. - Di
chi?- - Della Granger.- Serpeverde rizzò le orecchie ma sia Draco che
Blaise fecero naturalmente finta di nulla. Il primo perché aveva sempre la sua
reputazione da mantenere e non poteva certo mandarla a puttane, il secondo
perché si stava chiedendo e se il suo migliore amico si sarebbe presentato e
come fare per non far imbucare troppi serpentelli. Al caffè videro con la
coda dell’occhio che la Granger era trascinata fuori dalla Sala Grande da tutte
le sue amiche di Grifondoro e dalla sua faccia doveva sapere tutto
perfettamente. - Allora?- chiese Blaise quando furono fuori dalla sala e
lontano da orecchie indiscrete. - Allora cosa?- fece Draco con apparente
indifferenza, continuando a camminare. Blaise lo guardò con aria eloquente. –
Finiscila di fare l’idiota. Vieni?- - Non ho voglia.- rispose il biondo,
ignorando il suo sguardo di rimprovero. - Ah si? E se non avevi voglia di
festeggiare perché sei andato con Elettra Baley all’ufficio della Daves e
di Cohen?- Zabini sogghignò sadico – E perché non fai altro che guardare
l’orologio nella speranza che arrivi presto mezzanotte? E perché le hai comprato
un regalo già dalla bellezza di un mese?- - E perché maledetto non ti tappi
quel becco?!- abbaiò Draco cominciando a sclerare. - Eddai Dray…- Ecco,
quando cominciava a chiamarlo Dray voleva dire che o l’aveva già fatta o stava
per fargliela. - Insomma, dai…Ci saranno un fracco d’imbucati, Tassorosso e
Corvonero, Dalton…e Harry sarà troppo occupato con Elettra ed Hermione per
mettersi a discutere con te.- - Appunto, senza San Potter io che vengo a
fare?- frecciò il biondo sarcastico – E comunque…che cazzo vieni sempre a
ficcare il naso in camera mia, miseria schifa? Sei una cosa indecente,
Dio…peggio di una fidanzata!- - Senti, chissene frega di dove metto le mani
in camera tua!- si lagnò il moretto, passandosi una mano fra i capelli
spettinati dalla brezza notturna – Draco, guardami in faccia…- lo bloccò per il
braccio, costringendolo a fermarsi – Se non la smetti di fare il coglione
manderai tutto a puttane! Guarda che la festa di fine anno si avvicina.- -
Bhè, prima o poi tutti si lasciano.- rispose Malfoy con voce roca e Blaise, di
rimando, sgranò gli occhi blu. Sconvolto, lo lasciò andare e come ogni volta
Draco ebbe la netta impressione di averlo deluso. Quando voleva Blaise sapeva
davvero farlo sentire un vero serpente. - Io vado alla festa.- gli disse,
senza più degnarlo di uno sguardo – Tu fa come ti pare.- e se ne andò,
piantandolo in mezzo al corridoio del primo piano nel più sfibrante dei
silenzio. Frustrato e demoralizzato, Draco andò a sedersi su una panca di
pietra del giardino. Matricole e studenti del secondo anno gli gravitavano
attorno, ridevano e scherzavano…ma lui non li sentiva. Rimase a lungo a
fissare il cielo, pensando a tutto e a niente. Almeno fino a quando un grande
gufo argenteo non gli volò a fianco. Planò sulla panca, mostrandogli una piccola
busta legata alla zampa. Malfoy non l’aveva mai visto e si chiese chi potesse
avergli scritto visto che suo padre quando doveva parlargli veniva a Hogwarts
beato fregandosene dell’orario ricevimento e sua madre…mah, sua madre…e in
effetti rimase per un attimo sconvolto quando vide appunto la calligrafia
elegante di Narcissa Black Malfoy. La lettera arrivava dalla Francia. Costa
Azzurra. Lesse rapido e rimase talmente spiazzato dal tono che rimase a
fissare quel foglietto per almeno mezz’ora.
"Caro Draco, Ho preso una piccola vacanza e starò
per qualche settimana in Francia a causa di una brutta allergia. Nel caso tu
abbia bisogno di contattarmi manda indietro questo gufo. Ci vedremo presto,
Tua madre Narcissa."
Era poche righe ma…era più di quanto si sarebbe mai
aspettato. Perché mandargli quel biglietto poi? Che motivo c’era? Per fargli
sapere dov’era? Non glien’era mai fregato niente a sua madre! E poi…allergia?
Stava forse male? Sua madre era sempre stata sana come un pesce! Da che aveva
memoria non si era mai ammalata e ricordava perfettamente che da piccolo aveva
giocato spesso con lei, durante le nevicate invernali. Colpito da quel
ricordo, pensò a sua madre che faceva un pupazzo di neve…e lui, a quattro anni,
che la guardava ammirato mentre con la bacchetta creava piccoli cumuli, decorava
il viso del pupazzo… Come aveva fatto a dimenticarsene?, si chiese.
All’improvviso ricordò anche l’abile mano di sua madre con gli origami. Da lei
aveva imparata prestissimo a creare uccellini volanti con la carta. Una volta,
quando aveva circa sei anni, gli aveva riempito la stanza con mille uccelli
colorati. Ricordò la sua gioia…e le loro risate. Ma dove aveva sepolto quei
ricordi? Perché li aveva dimenticati? Sospirò e si accese una sigaretta,
incurante delle occhiate allarmate che gli lanciavano le matricole ma ben presto
si stufò del loro schiamazzare e andò a farsi un giro per la piazzola della
fontana. La trovò meno affollata del previsto: probabilmente erano tutti attenti
a cercare il festino privato dei Grifondoro ed essendo stato organizzato dalla
ristretta cerchia di Potter tutta la scuola era in eccitazione. Parteciparvi era
una specie di salto di qualità. Per lui invece sarebbe stata solo l’ennesima
prova di quanto fosse un illuso. Immerso in quei pensieri si sentì toccare
una spalla, alzò lo sguardo e incontrò gli occhi scuri di Sarah Adamason, una
delle sue cacciatrici nella squadra di quidditch. Il suo viso affilato e il
sorriso un po’ provocante erano belli alla luce della mezza luna. Bella…ma non
era paragonabile a Hermione, si disse. - Cosa fai qua fuori?- le
chiese. Sarah alzò le spalle ma gli prese la sigaretta e dette un tiro – Non
vai alla festa?- Draco tornò a guardare il cielo – Non so se mi va.- -
Vuoi compagnia?- Tornò a guardarla, quasi diffidente – Per cosa?- La sentì
ridere, una risata molto simile a quella della vecchia Pansy – Oh per tante
cose, capitano. Ma per stasera direi che se vuoi compagnia per la festa nella
Camera della Necessità ti posso fare io da dama.- Lui ce l’aveva già una
ragazza, pensò amaro. Ma si vergognava di mostrarlo a tutti. Che idiota… -
Allora Draco?- Sarah si piegò su di lui, fissandolo intensamente – Mi
accompagni?- Rimase ancora a guardarla, chiedendosi se non fosse un segno del
cielo. Era strano come quando uno si trova a chiedersi cosa fare, arriva
qualcuno e ti sballa ogni piano. Così aveva già fatto Hermione. Era entrata
nella sua vita quasi di forza, senza venerarlo né ammirarlo. Per tanto tempo si
erano odiati, tenuti a distanza e disprezzati. Poi lentamente avevano
cominciato a capirsi anche se non sempre potevano e riuscivano a parlare. Ma
lei…lei era tutta diversa. Hermione Granger l’aveva stregato. Con le sue mani,
la sua voce, il suo cuore e la sua anima era riuscita a fare di lui una
marionetta. O forse l’aveva solo reso umano. Una dote che lui non aveva mai
preso in considerazione. E sapeva bene che niente in vita sua avrebbe mai più
eguagliato il sentimento e il desiderio che provava per lei. Forse ci sarebbe
state altre ragazze, altre donne. Ma era più che sicuro, come l’alba che segue
la notte, che Hermione Granger gli sarebbe rimasta nelle vene fino al suo ultimo
respiro. Questo pensava quando scostò la bocca di lato, mentre Sarah si era
abbassata sulle sue labbra per baciarlo. La sentì sorridere a contatto con la
sua guancia, come se se lo fosse aspettato. - Sei strano Draco.- gli disse
tornando a rimettersi dritta, finendo la sigaretta e buttandola via. - E’ tua
abitudine baciare il primo che passa?- le chiese velenoso. - No, questo no.
Solo chi mi piace.- rispose semplicemente, ondeggiando i lunghi capelli neri –
Tu invece?- - Io cosa?- sibilò, accendendosi un’altra sigaretta. - Tu chi
baci capitano?- Draco sollevò gli occhi grigi, fissandola obliquamente. -
Sono affari miei questi.- - Non quando baci la ragazza in questione in mezzo
a tutta la scuola.- - E io ti ripeto che sono affari miei Sarah.- La
ragazza sorrise ancora ma in un modo che cominciava a infastidirlo. Pareva quasi
che gli leggesse dentro. Il primo desiderio fu quello di piantarla lì, poi
capì che sarebbe stato solo un errore ma sapeva anche se tutta Serpeverde si
stava chiedendo cosa diavolo combinasse con la sua mezzosangue. Indietro non si
tornava e neanche l’avrebbe fatto ad essere sincero, non avrebbe cambiato un
secondo del tempo passato con Hermione ma l’attenzione di Grifondoro e dei suoi
compagni su di loro si stava facendo sempre più soffocante. Doveva deviare
quell’attenzione…doveva almeno smontarla un po’. - Non volevi andare alla
festa?- disse alzandosi – Che aspettiamo?- - Allora mi accompagni?- Sarah
alzò un sopracciglio – Perfetto. Ma dobbiamo andare a cambiarci.- - Come ti
pare.- e la seguì dritta nei sotterranei dove si levò la divisa e il mantello
per mettersi addosso gli indumenti che Jane gli aveva comprato quando era stato
a Londra da lei, con Potter. Anche se erano babbani se ne fregò altamente e
ignorò lo sguardo stranito di Nott quando gli passò davanti in jeans sbiaditi e
maglia nera con una ben nota marca scritta in vermiglio. Si fermò solo per
sapere se andavano anche loro e Theodor annuì, dicendogli che Lavinia, Pansy e
la Bulstrode erano già andate con Blaise. - E’ nella Camera delle Necessità?-
fece Theodor seguendolo fino alla sala comune – Siamo sicuri?- - Si, Zabini
non racconta balle.- disse Sarah arrivandogli alle spalle. - Vieni anche tu?-
Nott parve stranito dalla sua presenza. - Già.- e la ragazza prese Draco a
braccetto – Hn, carino capitano! Ti stanno bene i vestiti babbani.- -
Tornando a noi…- disse Theodor, infischiandosene della cacciatrice – Se ci
pescano i Prefetti?- - Potter ha sistemato la questione.- disse Malfoy con
tono annoiato mentre anche Preston e due suoi amici cominciavano ad incamminarsi
fuori dal dormitorio – E a quanto pare tutta la scuola farà la gara per
entrare.- - Speriamo solo non abbiamo messo un incantesimo di controllo sulla
porta.- sbuffò Sarah uscendo per prima del dormitorio. Attraversarono tranquilli
il primo piano ma salendo cominciarono a vedere un bel po’ di matricole curiose
di Corvonero che venivano pescate dai prefetti e rispedite alla loro torre ma
loro vennero lasciati passare senza un fiato, anche perché l’Adamason era a sua
volta prefetto del quinto anno di Serpeverde. Al terzo piano il casino era
triplicato. Mentre salivano al quarto trovarono Dean Thomas, Justin Bigs e
Michael Corner che trasportavano a fatica su per i gradini grandi casse di birra
con Pix che impediva loro il passaggio lanciando gavettoni gelati ma Ginny
Weasley riuscì a spedirlo via in tempo, prima che si sfracellassero a terra
tutti quanti. - Malfoy…- Dean non fece commenti sulla sua presenza,
limitandosi a indicargli la via – Ultima stanza a destra.- Anche se Draco si
chiese come mai non aveva fatto storie, non disse nulla e seguì le indicazioni
mentre Ginny aiutava quei tre poveretti con un po’ di sana magia ma appena
svoltato l’angolo i tre Serpeverde ebbero quasi un mancamento. La musica sparata
a palla da grandi casse era dilagata per tutto il corridoio, svegliando i quadri
e i fantasmi, tutto questo perché la porta era stata aperta e ne era uscito
qualcuno che si era precipitato in bagno, probabilmente a smaltire la sbornia. E
dire che erano solo le undici e mezza… Una volta dentro si guardò attorno e
restò sconvolto dal numero di persone che si agitavano in quella grande sala in
preda alle convulsioni della musica più metal che avesse mai sentito. Fece un
passo e Sarah si aggrappò ancora a lui, più vicino…e Draco pensò che sarebbe
stata una lunga, lunghissima nottata.
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Capitolo 33 *** Capitolo 33° ***
Hermione sospirò con aria birichina, scartando
il fiacco rosso del pacco che aveva sulle ginocchia. Il primo che aveva
scartato l’aveva morsa ma arrivava da George e Fred che le avevano mandato una
scorta intera di Tiri Vispi e che tutta Grifondoro aveva già sequestrato per
usarne almeno una metà, tanto quella sera Silente era a Londra e la Mcgranitt
era troppo arrabbiata per impedire ai ragazzi di divertirsi. La Camera delle
Necessità era gremita. In penombra con tante luci colorate al neon, musica
babbana in sottofondo, tanti divani e poltrone comode sparse un po’ ovunque,
gente che ballava e si dimenava, per non parlare poi dei tavoli e dei piccoli
frigoriferi babbani che grazie alle amicizie di Potter e Zabini erano stracolmi
di alcolici. Decisamente era la festa privata dell’anno, dissero tutti.
C’erano quasi tutte le case ma solo dal quinto anno in su, tranne Elettra
Baley naturalmente. In minoranza erano i Serpeverde ma la festeggiata ebbe modo
di vederne sfrecciare tre o quattro ogni tanto davanti alla sua visuale, ma il
più simpatico e adorabile ce l’aveva davanti. Blaise attendeva che aprisse il
secondo regalo dopo quello dei gemelli. - Ma quanto è grosso…- disse cercando
di tenere con cura la carta – Blaise non dovevi, lo sai…- - Figurati.- il
moretto sorrise, strizzandole l’occhio – Ho pensato che a una come te sarebbe
stato utile!- e detto fatto, dalla carta e da un contenitore di legno, pesante e
finemente intagliato, uscì un Pensatoio esattamente come quelli di Piton e
Silente. Hermione rimase tanto a bocca aperta che quando gettò le braccia al
collo di Blaise, il Serpeverde si prese anche un bel bacione sulle labbra,
felice di vederla tanto contenta. - Dio, non sai da quanto ne volevo uno!-
alitò mentre Ron e Harry già ridacchiavano al pensiero di spiare tutte le sue
faccende – Ma ti sarà costato un capitale!- Blaise scosse la mano, incurante
– Un mio lontano parente li intaglia e li strega, quindi non mi è costato poi
tanto. Sono solo contento che ti sia piaciuto Herm.- - Piaciuto?- riecheggiò
baciandolo ancora – E’ fantastico, è incredibile…grazie, grazie mille!- Si
rimise seduta nel privè, dietro a un fine paravento di seta, e dopo aver
appoggiato con cura il Pensatoio sul divano accanto alla cassa di Fred e George,
Lavanda e Calì le passarono il loro regalo. Trovò un fantastico vestito
primaverile di chiffon rosa intenso che scatenò subito la libidine di tutti i
ragazzi che attaccarono a fischiare come matti, poi ricevette un pensiero
bellissimo da Justin sotto forma di libri si Legilimanzia che la mandarono in
visibilio in un modo che nessuno a Grifondoro capì, poi un pacco di dolci dalla
signora Weasley, un libro di Storia degli elfi domestici da Neville, un paio di
stivali da rimorchio da parte di Ginny, mentre Seamus e Dean le regalarono una
pianta carnivora che dopo aver inghiottito brandelli di carne ruttava e fioriva
in ringraziamento. Dopo che la pianta cercò di staccarle un dito chiese una
pausa e Blaise portò il delizioso rampicante sul balcone, senza avvertire
nessuno di non andargli vicino (tanto non erano cazzi suoi no?) e intanto
Hermione riuscì a godersi la sua prima Burrobirra. Sorridendo guardò tutti quei
regali e quasi le vennero le lacrime agli occhi per la gioia. - Che fai,
frigni?- rise Ron sedendosi accanto a lei e passandole un braccio attorno alle
spalle. - Un po’…- disse, passandosi la manica della maglietta attillata
sugli occhi. - Ancora triste per Grattastinchi?- le chiese il rossino – Dai,
tua madre se ne occuperà benissimo.- la rincuorò – Era solo una brutta allergia
agli incantesimi. Agli animali capita sai? Ti ricordi cos’è successo al rospo di
Neville per tutto il secondo anno? Ha dovuto esercitarsi sul gufo di Seamus per
nove mesi ma poi Oscar si è ripreso.- - Si,- la Grifoncina sorrise ancora un
po’ mogia – dovrò solo trovarmi un altro animaletto…anche se non sarà come
Grattastinchi.- - No di certo, quel gatto ha fiuto vero per i topi.- ironizzò
Harry passando dietro al divano con una birra babbana in mano e una canna
appena fatta da Blaise dietro all’orecchio – Comunque non credo dovrai darti
troppa pena a cercare.- - Perché?- - Ecco il perché!- Elettra riapparì
tutta spettinata dopo aver ballato con Ginny e Luna Lovegood che in testa aveva
un cappello con un grifone ruggente. In mano teneva un cestino coperto, con un
fiocco rosa sul manico. La bella Granger pregò solo che non fosse qualcosa di
troppo carnivoro, di qualsiasi cosa si trattasse, ma quando dal cestino uscì un
gattino bianco e pelosissimo quasi scoppiò in lacrime sul serio. Se lo prese e
non se ne staccò più, troppo intenta ad accarezzare quel fiocco di neve stupendo
che miagolava con vocetta acuta ma per nulla spaventato. - Dio ma dove l’hai
preso Elettra?- chiese, tenendoselo stretto – E’ un amore!- - Oggi sono
uscita con il permesso speciale della Mcgranitt. Dovevo essere accompagnata da
un Capo Scuola così io e Lavanda siamo andate a Hogsmade al negozio di animali
visto che Grattastinchi s’è preso l’allergia. È una femmina! Ti piace? Appena
l’ho vista mi è sembrata adatta!- e in risposta anche la biondina ricevette un
bacione e un abbraccio che quasi le mozzarono il fiato. Se fossero andati avanti
così probabilmente qualcuno non ne sarebbe uscito proprio con tutte le costole
intere… - Come la vuoi chiamare?- bofonchiò Harry appoggiato allo schienale,
sopra la festeggiata. - Non so…- Hermione corrucciò la fronte mentre la
gattina le leccava le mani – Non ho fantasia coi nomi.- - Che ne dici di
Palletta?- propose Seamus – O Seghetta…- - Perché tutto che finisce in etta?-
allibì Ron ridacchiando. - Per me le starebbe bene un nome da maschio.-
cinguettò la Grifoncina di colpo, poi sorrise, come colpita dall’illuminazione –
Dray! Si, voglio chiamarla Dray!- Inutile dire che mentre tutti si
complimentavano per il nome trovato, Harry quasi si cacciò due dita in gola,
avendo sentito Blaise chiamare mille volte Malfoy con quel nomignolo deficiente.
Riacciuffata Elettra andò con lei a uno dei tanti frigoriferi che spuntavano qua
e là come funghi. Si mise a rovistare fra gin, vodka, brandy alle
ciliegie e olivette – Festa riuscita eh?- chiese, tirando fuori anche del
ghiaccio – Ti diverti?- La sua biondina gli sorrise, annuendo con forza – Mi
piace questa musica!- urlò, per farsi sentire. - E’ babbana.- il moro si
rimise in piedi e le aprì un bottiglietta di un alcolico a bassa gradazione,
alla frutta. Si era ripromesso di non fare cazzate, continuava a ripeterselo,
quindi doveva anche piantarla di guardare nella scollatura della camicia di
Elettra e immaginarsi di infilarci le mani dentro. Doveva finirla! Si stava
trasformando in un porco affamato come uno che non scopava da secoli ma il
problema era che lui con Hermione aveva avuto l’attività sessuale di un coniglio
e ora che stava con la Baley si autocensurava e non toccava…andando avanti così
lo aspettava il manicomio. La vedeva così tenera, fragile e innocente, cosa
non vera in quel frangente visto che Elettra aveva più volte dimostrato una
forza di carattere davvero eccezionale ma non riusciva davvero a sbloccarsi i
nervi. E poi la differenza di età, solo tre anni, un po’ lo frenava. Stavano
insieme da neanche un mese e lui già voleva tenerla a letto per una settimana
intera! Tra l’altro, neanche trovava il coraggio di parlargliene. - Harry,
tutto ok?- Si riscosse quando lei gli passò la mano davanti al naso. Le
sorrise e si chinò a baciarla, per un attimo infrangendo le sue severe regole.
In fondo un bacio…era un bacio. Un cazzo, pensò più tardi. Un bacio di
Elettra era come fare un sesso più leggero…ma anche più ambiguo. Le sue
labbra sapevano dell’alcolico alla frutta che stava bevendo, gli occhi azzurri
splendevano per l’eccitazione della festa ed era più bella che mai. Aveva la
pelle setosa, profumata…come gli sarebbe piaciuto spo… Si staccò un po’
bruscamente, pensando di andare in bagno e farsi una doccia fredda completamente
vestito quando trovò di meglio. In mezzo alla folla pescò il suo amicone Malfoy
appiccicato alla sua cacciatrice. Forse un cartone da Malferret l’avrebbe
rimesso in sesto…doveva provare…ma non fece in tempo ad andare a pizzicarlo per
farsi prendere a cazzotti che finalmente Ron fece ai due un fischio e li
richiamò all’ordine. Erano arrivati a fare gli spioni anche Milo e Clay che
si erano sbaciucchiati Hermione tanto per far qualcosa anche se il primo aveva
pure tentato di morderla ma a parte la parentesi vampiresca, Morrigan aveva
assicurato che Tristan stava bene e da quando era sparito quel pomeriggio non si
era più fatto sentire ma essendoci Lucilla con lui non avevano da temere. I
sottintesi poi li avevano capiti tutti quanti, anche Neville. - Oh là!- fece
Potter sedendosi sul fianco destro di Hermione e prendendosi in braccio Elettra
– Dio ma quanti regali t’hanno fatto? Pensavo che non saresti più riuscita a
scartare i nostri!- - In effetti avete esagerato.- rise la Grifoncina,
ringraziando tutti quanti – Ok, quello tuo e di Ron sono gli ultimi vero?- -
Già!- il rossino le passò il primo dei tre che restavano – Te ne abbiamo fatto
uno individuale e uno tutti e due insieme con l’aiuto di Hagrid e…- lui e Harry
si scambiarono un’occhiata divertita - …quelli della gazzetta!- -
Gazzetta?- - Si ma adesso apri dai!- la sollecitò Ron tutto gasato – Quello
lì è il mio! L’altro col fiocco blu è di Harry.- - Ma li avete fatti voi due
questi pacchi perfetti?- chiese scettica la streghetta. - Figurati, sono
stata io!- cinguettò Elettra visto che quei due non erano capaci di usare una
forbice e del nastro neanche sotto tortura. Comunque dal pacco di Ron uscì lo
stesso prezioso orologio che i Weasley tenevano a casa loro, quello con le
freccette che non segnavano l’ora esatta ma il luogo dove chi stava nelle foto
doveva trovarsi. Ron aveva già messo le foto di Harry, la sua, quella di
Hermione, Elettra e i loro compagni a Grifondoro, così anche dopo le vacanze e
il M.A.G.O. avrebbe saputo dove trovarli. Naturalmente anche lui si prese un
bacio ma più lungo degli altri perché la sua idea aveva deliziato la Grifoncina
che si ripromise di non rovinarlo mai. L’avrebbe tenuto fin da
vecchia. Dal pacchetto più piccolo di Harry uscì invece un frammento di
specchio incantato che Hermione riconobbe subito. Senza dire nulla abbracciò
stretto il bambino sopravvissuto che la strinse a sua volta e quello scambio di
effusioni scatenò un altro coro di fischi che ben presto attirò anche
l’attenzione di Draco, intento ad ascoltare annoiato Michael Corner che parlava
del campionato di quidditch. Li vide avvinghiati e serrò un po’ la mano attorno
al bicchiere, poi con nonchalance riuscì ad avvicinarsi e a vedere che
succedeva. Stavano per consegnarle l’ultimo regalo ma Hermione, stupendolo,
stava già cercando di contenere le lacrime di commozione. Con gli occhi lucidi
aprì l’ultimo pacco e ne uscì un librone dalla copertina di pelle molto spessa e
dalle pagine color seppia. E quando lo aprì trattenne a stento un gemito. -
Allora, qua ci sono le foto del primo anno!- disse Ron indicando a lei a tutti
quelli che le stavano dietro alle spalle, appoggiati alla spalliera del divano –
Questa è la prima partita di Harry…quando ha preso il boccino. Più avanti ce ne
sono un paio di noi due nelle vacanze di Natale e ce n’è una che ho ritrovato in
fondo a un baule, poco dopo la faccenda della pietra filosofale.- girò un po’ di
pagine e passò al secondo anno. Poi al terzo, al quarto… Loro sempre insieme,
tanti visi che sorridevano. Week end a Hogsmade, alcune foto con Sirius e Lupin
a Natale, nella casa dei Black. Hermione e Harry nella prima foto da fidanzati,
Hagrid che curava gli Schiopodi, Cedric che salutava seduto sulla sua scopa,
Silente che si fumava la pipa al tramonto, Pix e Nick che litigavano, foto del
giardino, unicorni chiusi nei recenti. Qualsiasi foto raccolta in quegli anni
era lì… Arrivati al settimo anno Hermione aveva il viso tutto bagnato e
continuava a pulirsi la faccia con le maniche mentre foto scattate pochi mesi
prima le passarono sul naso. In quelle compariva Blaise nel banco con Harry, la
festa di Halloween, Milo e Jess che litigavano, Lucilla e Tristan seduti vicini
a guardare il cielo da sotto un faggio… - Grazie ragazzi…- mugugnò alla fine,
mentre si soffiava il naso – Grazie…- e abbracciò stretti Harry e Ron facendo
scatenare l’ennesimo coro di applausi e grida felici, anche se al pensiero che
quello fosse il loro ultimo anno la fece star male. Soffiò simbolicamente sulle
candeline, mangiarono la torta e finalmente brindarono col dolcetto, come si
doveva. Dopo la tradizione…scoppiò il degrado. Da quel momento ognuno faceva
per sé e la festa entrò nel vivo tanto che dopo appena un’ora dalla mezzanotte,
c’era una cortina di fumo che faceva sballare tutti anche senza fumare le canne
che tra l’altro Blaise stava producendo in quantità industriali. Il bello era
che stava anche insegnando a Milo come rollarle bene visto che il Diurno aveva
metodi tutti suoi per sballarsi e fumare non gli era mai passato di mente. Se la
stavano ridendo come pazzi quando Draco li raggiunse. Insieme a lui c’era Sarah
e quando Zabini vide che lo teneva per il braccio, tornò a rollarsi le sue canne
tranquillo. - Hai intenzione d’ignorarmi per tutta la sera?- gli sibilò il
biondo. - Magari si, se mi gira…- fece il moretto – Ti trovo bene Sarah,-
disse quindi ironico – come mai sei venuta?- - Ho trovato il capitano da solo
in giardino e ho pensato di farlo distrare.- replicò sorridendo velenosa. -
Già, Dray ha davvero bisogno di distrarsi. Allora divertitevi…- fece, pregandoli
gentilmente di andarsene con un’occhiata eloquente ma mentre la Adamason cercava
appunto di tirarselo via, Malfoy rimase impiantato con gli occhi tempestosi in
quelli blu del suo migliore amico. Si stavano dichiarando guerra e Draco sapeva
benissimo che quel demente era più che capace a tenergli il muso per settimane,
anche fino a giugno. E poi la sua espressione quando l’aveva visto incollata a
Sarah era stata così eloquente che per una volta il biondino si era vergognato
di avere tanto successo con le ragazze. Sbuffando come una teiera cominciò a
seguire la sua cacciatrice fra la gente ma dopo un quarto d’ora che parlava a
vanvera con Miria, decise di darsi a uccel di bosco e sparì dietro a un piccolo
frigo, cercandosi qualcosa per dissetargli la gola secca ma purtroppo per lui
neanche quello funzionò molto. Buttò giù la birra babbana che aveva imparato
a faris piacere e brevi sorsate, osservando gli altri scatenarsi in mezzo alla
sala, chi seduto sui divani, chi si baciava negli angoli. Decisamente non era
dell’umore adatto per festeggiare…specialmente se non poteva stare con
lei. Alzò lo sguardo per cercarla e la trovò seduta nel divano più
appartato. Stava accarezzando la gattina che le aveva regalato la Baley e
intanto parlava con Milo e Clayton. Rimase a fissarla a lungo, con Grifondoro
che gl’impedivano a volte la visuale ma non si spostò mai, neanche quando
Hermione, sentendosi osservata con tanta insistenza, alzò gli occhi dorati per
incontrare i suoi…e tutto esplose. Draco sentì nettamente il desiderio
incendiargli il sangue nelle vene e il cuore battergli più forte. Ma
purtroppo per lui non poté fare un passo perché Sarah arrivò in quel momento,
buttandogli le braccia al collo. Prima che riuscisse a capire cosa l’aveva
disturbato, la sua cacciatrice l’aveva stretto a sé a aveva rise forte, con la
sua ghignata argentina che le aveva fatto guadagnare molti fan anche fra le
altre case. Quando tornò, disperato, a cercare il viso tanto desiderato della
sua mezzosangue, lei aveva distolto la sua attenzione da lui ma Draco aveva
visto quel lampo nei suoi occhi. Dolore. Si, lo sentiva. Ci era rimasta
male… Tempo prima avrebbe goduto nel farla ingelosire…ma ora voleva solo
raggiungerla. - Senti, non è stata una buona idea.- sibilò di colpo mentre la
Adamason lo scrutava attenta. - Cosa non è stata una buona idea Draco?-
chiese, anche se sapeva benissimo cosa intendeva. Lui la guardò scuotendo il
capo, lasciando perdere. Non era sua intenzione deludere più nessuno… - Spero
che ne valga la pena sai?- gli disse con tono seccato e l’aria sdegnosa – In
fondo mi stupisci davvero. Ho sempre pensato che non ti piacesse sguazzare nel
fango.- Il Serpeverde rimase immobile…ma dopo un attimo, un lungo attimo in
cui avrebbe voluto colpirla, le dette le spalle sogghignando – E’ per questo me
ne vado Sarah. Io sono già abbastanza sporco senza che vada appresso ancora a
voi altri. Ci si vede agli allenamenti.- Da lontano qualcuno finalmente poté
permettersi di tirare un piccolo sospiro di sollievo. Blaise tornò a rilassarsi,
ripromettendosi di andare a baciare in fronte il suo migliore amico quando
avrebbero deposto le asce di guerra ma per il momento aveva altro da fare,
ovvero un bel giro di roulette con Justin, Edward Dalton, Seamus, Dean, Ginny e
perfino Nott che a una canna non diceva mai di no. Ron se l’era filata poco
prima sul balcone per vedere che combinavano Harry ed Hermione. I due ex
fidanzati se ne stavano seduti sulla ringhiera di pietra, dondolando con le
gambe per aria mentre i fuochi d’artificio dei gemelli Weasley rallegravano la
bellissima serata colma di stelle. Ma Potter, povero cucciolo, aveva i suoi
problemi sentimentali e…pratici. - Se continui così finirai al manicomio.-
gli stava dicendo la Grifoncina con pena – Dovresti smetterla di pensare anche
per Elettra e parlarne con lei. In fondo se starete insieme a lungo, come spero
io, prima o poi finirete per fare sesso.- - Lo so…e lo spero anche io, che
credi?- si lagnò lo sfregiato con voce lamentosa, accendendosi una sigaretta –
Ma qua io sto dando i numeri sul serio. Ogni volta che cerco di iniziare il
discorso la guardo e mi sento un porco! In fondo la conosco da quattro anni ma
faccio ancora fatica…cioè…- alzò gli occhi al cielo, dandosi dell’imbecille –
Chiariamoci, sta mettendo su un corpo da stupro ogni giorno che passa e io sto
facendo abbastanza docce fredde da farmele bastare fino alla fine dei miei
giorni ma non posso neanche arrampicarmi sui muri! Il solo baciarla mi fa
partire il testosterone ma quando sono lì per alzare un dito in più, mi
blocco…la guardo e mi sento un maniaco! E non riesco a pensare di poter mettere
il discorso in tavola con lei!- - Senti…- Hermione lo guardò storto – Ma
com’è che con me mi sei subito saltato addosso? Parlare era l’ultimo dei tuoi
pensieri, o sbaglio?- - Si ma…tu eri tu!- sbottò dando un tiro isterico – E
poi guardiamoci nelle palle degli occhi…anche tu non stavi mica ferma! Bastava
una piccola miccia e davamo fuoco al letto, per favore! Ma lei…lei è un’altra
cosa.- - Magari se le parlassi, scopriresti che anche lei ha voglia di…andare
più avanti.- la Grifoncina alzò le spalle – Guarda che Elettra non è mica una
bambina. Sa decidere con la sua testa e anche dirti di no, se esageri. Ma almeno
dalle questa opportunità no?- - Non so…- Harry sbuffò, facendo un cenno a Ron
che arrivò da loro tutto allegro. - Il tuo problema è che ti fai troppe
seghe.- sentenziò Hermione di rimando, accorgendosi dopo dell’arrivo di Weasley
che a quella sparata sbatté le palpebre più volte, fissando poi il suo migliore
amico con malizia. - Ecco il perché di tutte quelle docce…- ridacchiò,
evitando una scarpata. - Intendevo seghe mentali.- chiarì Hermione. - Ci
mancavi anche tu!- s’incazzò Potter verso il rossino – Ho solo problemi di
dialogo, ecco tutto.- - Strano, la lingua la usi sempre bene.- Ron sogghignò
– Avevi intenzione di farle la pulizia del cavo orale prima? L’hai incollata al
muro e tenuta lì per quindici minuti. Io e Blaise abbiamo cronometrato.- -
Trovatevi una ragazza, datemi retta.- Harry gettò via il mozzicone, scendendo
dalla ringhiera. Borbottò qualcosa sul fatto che se ne andava a farsi un giro di
canna con Zabini e così anche il rossino prese il volo per andare a cercarsi
davvero una preda per una possibile avventura, lasciando sola la Grifoncina che
scuotendo il capo per quei due poveretti si rimise a osservare il
firmamento. Si strinse nella giacca e sporgendosi un po’ afferrò la sua
micina che giocava nel suo cestino con una pallina incantata. La prese
delicatamente in braccio e si mise a miagolare, a fare le fusa… - Ma quanto
sei carina…- Hermione se la portò davanti al naso, ricevendo una leccata – Sei
troppo bella Dray!- - Potrei anche incavolarmi lo sai?- Si girò,
riconoscendo la voce alla sue spalle e trovò Draco fermo sulla porta che dava
nella Stanza, appoggiato con la spalla al muro – Di un po’ ma ti pare un nome da
dare a una gatta?- La vide ridere appena, per tornare a giocare con la
gattina – E’ il primo nome che m’è venuto in mente.- - Hn…- Malfoy si mise al
suo fianco, accendendosi una sigaretta – C’è un po’ troppa gente mezzosangue, lo
sai?- - Lo so ma il fumo ha sballato la porta magica e sta facendo entrare
tutti anche senza parola d’ordine.- lo guardò di striscio – Tu come hai fatto a
entrare?- - Thomas. L’ho pescato per la strada con la sorella della
Lenticchia.- - Potevi dirmelo che venivi…- Hermione posò Dray nel cestino,
finalmente guardandolo in faccia. - Non sapevo decidermi.- disse, decidendo
di dire la verità – Ma poi mi hanno trascinato.- - Si, ho visto.- Nel suo
tono Draco avvertì un lieve punta di amarezza. Serrò la mascella, capendo che
l’aveva visto fin troppo bene incollato a Sarah ma se le avesse dato spiegazioni
si sarebbe scoperto troppo…ma se non avesse detto nulla a stare male non sarebbe
più stata solo lei. Si sentiva in dovere di difendersi. Voleva spiegarle… -
Non…- iniziò arrossendo vagamente – Non…non volevo venire con…- Hermione lo
fissava come se fosse un alieno. Ok, dare spiegazioni non era da lui ma
insomma… Almeno gli rese le cose più facili perché non lo interruppe,
tantomeno fece più quella faccia sconvolta. - Non volevo venire con la
Adamason, ecco…- sbuffò, dando un tiro nervoso alla sigaretta – Mi ha preso lei
in giro per i corridoi e non sapendo decidermi alla fine mi ha convinto. Ma…nel
senso…non volevo venire con lei…- - Ho capito.- lo bloccò e lui si sentì
enormemente sollevato, anche perché stava cominciando a sentirsi un idiota.
Idiota perché si stava scusando, idiota perché si era fatto abbracciare da Sarah
sotto i suoi occhi. Insomma, uno schifo su tutta la linea. Se non altro riprese
un minimo di controllo. - Vai a Hogsmade domani?- le chiese. - Dipende.-
rispose lei con un mezzo sorriso. - Da cosa?- richiese, poggiandosi col
fianco alla ringhiera, più vicino a lei. - Vuoi proprio fartelo dire?-
scherzò divertita. - Lo sai che sono vanesio.- - Allora, che avevi in
mente?- Hermione glissò con eleganza – Vuoi restare qua?- - Si e più
precisamente in camera mia.- disse, cominciando ad avvicinarsi di più,
poggiandole le labbra sul collo. - Ti avverto che sarei di ben poca
compagnia.- l’avviso inclinando il capo, sorridendo deliziata – Sono stanca
morta.- - Passi troppo in sala duelli.- mugugnò, portandole le mani dietro
alla nuca e continuando a baciarle il collo. - E tu al campo di quidditch.-
la streghetta mugolò appena, afferrandogli la mano e poi baciandogli le labbra –
Qua abbiamo un serio problema di priorità caro il mio Serpeverde.- Ormai,
stanco di parlare, colse l’occasione al volo e le catturò la bocca, passandole
le braccia attorno alla vita. Con una lieve pressione la tirò giù dalla
ringhiera ed Hermione si aggrappò alla schiena, sollevandosi sulle punte per non
costringerlo sempre ad abbassarsi, visti i centimetri che li
separavano. Draco, che era riuscito a calmare i nervi che gli avevano
rovinato la serata, si attardò su quelle labbra meravigliose che conosceva alla
perfezione ma che comunque sapevano sempre stupirlo. Gliele morse dolcemente, le
succhiò, lottò con quella lingua testarda mentre le sue mani le percorrevano il
corpo, dicendole tutto del suo desiderio. - Allora?- ansimò, staccandosi un
poco – Vieni da me stanotte?- Con la fronte accostata alla sua, si scoprì
troppo felice quando la Grifoncina annuì debolmente ma un ghigno furbetto in
viso. – Che hai in mente, spostata?- le chiese, tornando a baciarle gli angoli
della bocca. - Dovrai aspettare temo…- insinuò sogghignando. - Ma io
voglio andare adesso.- si lamentò seccato. - Spiacente, è la mia festa e non
posso piantare tutti quanti.- rispose irremovibile – Ma quando potrò sganciarmi
sarai il primo che seguirò.- - Perché ce ne sono altri che fanno la fila?-
sibilò con occhi pericolosi. Hermione ridacchiò ancora specialmente quando la
piccola Dray si rimise a miagolare. La prese in braccio e la passò a Draco che
se la tenne fra le mani, tanto era piccola, giusto perché doveva. Lui i gatti
non li aveva mai amati troppo, specialmente per colpa di quella loro linguetta
ruvida che trovava insopportabile…ma se non altro avere la micina in mano poteva
dargli un buon motivo per non guardarla in faccia mentre le lanciava un
pacchetto scuro. La bella Granger lo prese al volo, stupitissima. Le aveva
fatto un regalo…Malfoy! A lei! Naturalmente si accorse che faceva di tutto
per non incontrare il suo viso, continuando ostinato a giocare con Dray, così
lasciò perdere anche perché era troppo felice per quel semplice gesto. Il
pacchetto era quadrato, grande quando un palmo di una mano e sul fondo portava
una firma dorata di quello che Hermione conosceva di fama come un famoso mago
artigiano. Non volle pensare a quanto quel biondastro avesse speso, così con le
dita un po’ tremanti scartò il tutto e trovò un piccolo cofanetto di velluto.
Quando l’aprì rimase in silenzio religioso, osservando il ciondolo a forma di
corvo, tutto d’argento, con le ali spiegate che si congiungevano a cerchio e
reggevano una perla nera davvero bellissima. Le mancò il fiato, inutile
negarlo. E non sapeva neanche cosa dire, specialmente perché la situazione
per entrambi sarebbe stata troppo imbarazzante. Così fece l’unica cosa
possibile per fargli capire che le piaceva da morire. Sollevò il cordino di
raso nero a cui era legato il ciondolo, che non era leggerissimo, e gli chiese
di legarglielo al collo. Draco lo fece senza dire una parola, notando
comunque che la Grifoncina portava ancora la Giratempo e anche il suo anello con
la serpe d’argento. Quando si girò per farsi vedere, notò che gli occhi dorati
le luccicavano. - Grazie.- gli disse, a bassa voce. Malfoy alzò le spalle,
intenzionato a far finta di nulla ma di certo non poté fare l’indifferente anche
quando Hermione gli gettò le braccia al collo in un impeto appassionato e gli
dette il miglior bacio che avesse mai ricevuto. Da lì a decidere che potevano
anche passare tutta la domenica insieme fra le lenzuola fu davvero facile. La
nottata trascorse fra i bagordi più sfrenati, specialmente perché Blaise tornato
allegro come sempre sfornò più di un quintale di materia per il narghilè; la
musica sempre sparata a palla era fantastica e anche gli anti-babbani per una
volta non trovarono nulla con cui insultare i Grifondoro. All’alba delle sei
e col rapido schiarirsi del cielo, gli studenti decisero di tornare nei loro
letti cercando di fare il meno casino possibile. Alcuni strisciarono fino ai
dormitori, i Corvonero si sarebbero uccisi piuttosto che fare altre scale ma
tanto ce n’erano alcuni talmente ubriachi che neanche si accorsero di essersi
addormentati in mezzo al passaggio dei quadri. Gli ultimi ad andare furono
naturalmente i grifoni e anche se non fecero lo sforzo di far sparire il casino
che avevano provocato, rimasero a complimentarsi per la riuscita della
festa. - Qualcuno di voi si sogna di andare a Hogsmade?- bofonchiò Ron con le
occhiaie fino alle ginocchia. - Blaise ha detto che ci andava.- disse
Hermione sbadigliando – E anche Justin. Avevano delle compere da fare.- - Io
me la filo a letto,- cinguettò Harry che aveva in spalla un’Elettra già
addormentata da circa un’ora – ma penso che ci andrò nel pomeriggio tardi…magari
con la scopa, se Lavanda mi tiene il gioco.- e guardò la compagna con aria
angelica ma la Brown dopo essersi sbronzata aveva detto di sì a tutto, anche se
ballare in bilico sul balcone, quindi poteva anche lasciar perdere. Alla fine si
raccolsero in gruppo e s’incamminarono verso Grifondoro facendo galleggiare in
aria i regali di Hermione, almeno fino a quando la Grifoncina non si bloccò,
prima di svoltare l’angolo verso le scale. - Io…non vengo.- disse, arrossendo
un po’. Harry e Ron, gli unici che si erano fermati, la guardarono senza
capire…poi Potter emise un ringhio cavernoso e tornò a incamminarsi mentre
Weasley sorrise a mezze labbra, dandole un bacio sulla fronte. - Ci vediamo a
cena…spero…- - Ci proverò!- assicurò sogghignando, poi attese che se ne
fossero andati tutti e di corsa giù fino al primo piano, dove prima della Sala
Grande trovò qualcuno ad aspettarla. Draco si stava guardando attorno, nel caso
passasse Gazza ma una volta che fu arrivata non ci pensò più. Quando la vide
sprovvista di mantello dell’invisibilità però apparve corrucciarsi – Scusa ma
come pretendi di entrare?- le chiese. Si dette dell’idiota visto che c’era
d’aspettarsi di tutto dalla mezzosangue. Infatti quando varcò il suo dormitorio
aveva in spalla un aggraziato e composto corvo nero e nessuno, dei pochi che
ancora giravano o che già si erano svegliati, gli fece domande.
Nella
sala professori qualcuno era stato piuttosto mattiniero. Peccato che i due
che stavano discutendo non fosse affatto professori. - Mckay, ti stai
spingendo troppo oltre!- abbaiò Caramell per l’ultima volta, viola per la rabbia
e in piena crisi isterica – Non riesco a capire come tu abbia potuto permetterti
di fare una cosa del genere! Ma non mi stupisco…basta vedere l’errore che sta
commettendo tuo figlio con la Lancaster!- Tanatos non si degnò di spaccargli
la faccia come avrebbe già dovuto fare da un pezzo, limitandosi a guardarlo con
puro disprezzo – Sai qual è il tuo problema Cornelius?- sibilò con voce roca –
Non hai mai saputo quando tacere, quando smetterla di sputare diffamazioni e
tanto meno hai mai saputo riconoscere il pericolo! Se lo sapessi fiutare a
quest’ora capiresti che stai per rischiare che ti spacchi il naso!- L’altro,
tremebondo per lo sdegno, serrò le mani sul bastone – Come osi minacciare? Tanto
lo so perché sei venuto qua! Sei venuto qui per consegnare quella pergamena alla
Lancaster! Alla Lady Oscura!- - Non è la Lady Oscura e adesso finiscila con
questa storia!- sbottò esasperato l’ex Auror – Mi stai facendo diventare matto
con questa sciocchezza e anche Silente! Sono sette anni che cerca d’inculcarti
un minimo d’intelligenza in quel cervello bacato che ti ritrovi ma tu, razza di
vigliacco, preferisci startene tranquillo sulla tua poltrona! Sei solo un vile!
Hai sputato un sacco di menzogne in questi anni, sia su Potter che su Lucilla ma
ora finalmente sono riuscito a mettere le mani sulla verità. Con Maximilian
tutto questo non sarebbe mai accaduto! Il tuo posto sarebbe toccato a lui.- -
E qui ti volevo!- urlò isterico il Ministro – Lo fai per vendicarti!- - Se
volessi vendicarmi dovrei uccidere Malfoy!- sibilò Tanatos con ira – E tutti i
Mangiamorte! Dovrei uccidere il maledetto che spifferò come ammazzare Maximilian
e Degona! Ma ora mi basta solo spedirti fuori dai piedi! Per tutti gli Auror tu
sei solo un impiccio! Quei ragazzi stanno disperatamente cercando di fare il
loro dovere e tu non fai altro che mandarli al massacro! Oppure li blocchi! E
intanto gente che non centra nulla viene uccisa!- - Gente che non centra
nulla viene uccisa da esseri come la Lancaster!- - Quella ragazza ha
rischiato la vita per salvare tutti noi!- - Si, come no…- Caramell rise amaro
– E’ tuo figlio che ti convince di queste cose?- Appena finito di dirlo si
ritrovò davvero col pugno in faccia che Tanatos gli aveva promesso e quando si
ritrovò per terra a piagnucolare, l’altro si accese la pipa, scuotendo il capo
con sdegno. - E adesso veda di aprire bene le orecchie, vostra boriosità!-
gli disse Mckay con tono incolore – La mia non è una minaccia ma solo un solo un
consiglio. Qualunque cosa farai io consegnerò la pergamena a Lucilla, qualunque
cosa tu dirai io consegnerò le mie prove su tutti i tuoi casi insabbiati al
Ministero e d’ora in avanti tu prova ancora ad alitare sul collo ai miei figli e
giuro che te la faccio pagare di persona. Sono stato chiaro Cornelius?- Al
Ministro sfuggì un gemito piagnucolante e Tanatos fece conto che fosse un si,
così quando la Mcgranitt entrò per prendere dei registri e vide il Ministro a
terra si limitò a fissare il padre di Jess e Tristan con aria
interrogativa. - Ha un fazzoletto per caso professoressa?- chiese Mckay
tranquillo – Al Ministro esce sangue dal naso.- - Ho notato. Mi
spiace…comunque no, non ce l’ho.- sbottò la strega e con sua somma soddisfazione
mollò quell’idiota a terra e se ne andò con l’ex Auror che sghignazzò con lei
mentre la Umbridge squittiva sconvolta, entrando nella sala professori e urlando
che sarebbero finiti tutti a giudizio.
Hermione fissava le fiamme nel
camino, le guardava guizzare…tinte di blu…davano una sensazione di freddo, anche
se erano calde come quelle di Grifondoro. Si raggomitolò meglio nelle lenzuola,
sentendo un brivido lungo la schiena nuda che Draco carezzava pigramente,
passandole delicatamente le dita dall’alto al basso, percorrendo la sua spina
dorsale, disegnando cerchi e scrivendo qualcosa sulla sua pelle. Socchiuse
gli occhi, deliziata da tutte quelle attenzioni anche se cominciava a chiedersi
davvero come i Serpeverde potessero vivere in quel luogo tanto umido e pieno di
spifferi gelidi. Malfoy la sentì tremare e la strinse forte, anche se con la
bacchetta fece spalancare il grosso armadio di mogano, da cui ne uscì un
elegante piumino di seta cotta che si posò lieve su di loro, coprendoli fino al
collo. Abbracciati nudi sotto quel calduccio, entrambi provarono l’acuto
desiderio di non separarsi più… Draco non era mai stato così bene in vita
sua…mai… Affondò il viso nel collo di Hermione, si sdraiò sull’addome e le
posò un braccio attorno al corpo, come a proteggerla e questo la fece sorridere
vagamente. Cominciò a carezzargli la testa, i serici capelli biondi…sentendosi
felice. Ma ogni volta che ci pensava sentiva anche i granelli della clessidra
che cadevano inesorabili. Era un’agonia. Una lunga, lenta, atroce
agonia… - Hai fame?- La Grifoncina cadde dalle nuvole, poi annuì. Lo vide
mettersi in piedi, sbadigliare, incurante della sua perfetta, arrogante e
sfacciata nudità, poi mettersi addosso un paio di pantaloni e correre fuori
dalla porta della camera. Quando tornò si era messa seduta, visto che non capiva
che diavolo avesse in mente ma il cesto di frutta che teneva fra le mani fu più
che sufficiente per farle venire un certo languorino. - Dove le hai prese
queste fragole?- gli chiese più tardi, mangiucchiando more e frutti rossi
sdraiata comodamente contro i cuscini. Draco sogghignò brevemente – Da
Blaise. Sua madre ha la serra più grande di tutto lo Yorkshire e gli manda un
fracco di roba ogni mese. Specialmente le fragole più buone che abbia mai
assaggiato…e semi di cui sinceramente non voglio neanche immaginare l’origine.
Le piace mescolare specie e innesti.- - In poche parole è una mezza
botanica.- Draco alzò le spalle, chinandosi su di lei e prendendole dalla
bocca l’ultimo pezzetto di fragola. - Hai voglia di giocare Malfoy?- gli
sussurrò fissandolo intensamente. Lui le passò le dita sulle gote, poi si
chinò a morderle la gola – Ancora mezzosangue? Ma non sei stanca?- - Non sei
più il Serpeverde di tempo fa.- lo stuzzicò ridacchiando. - Non ti avesse
fatto urlare fino a mezz’ora fa potrei anche prendermela.- insinuò di rimando,
continuando a mordicchiarle la pelle, lasciandole piccoli segni rossi e umidi
sulle spalle e il seno. - Ogni volta ripieghi sempre sul tuo orgasmo eh?-
Hermione assunse un’aria alquanto pericolosa – Io però ti devo dire una cosa
riguardo a…si, all’orgasmo.- Merda, pensò Draco. Adesso gli diceva che non
era mai riuscito a farla godere, che faceva solo finta… - Hai presente quando
lo facciamo?- - Si…- disse, già bestemmiandosi dietro. - Ecco…io faccio
finta di non averlo.- A quell’uscita strabuzzò gli occhi grigi, sconvolto –
Cosa?- - Si, così tu ti dai da fare il doppio e ne ho subito un altro…- e non
finì di dirlo perché Malfoy, incazzatissimo mentre lei se la rideva a
crepapelle, cominciò a menarle cuscinate e imprecazioni che svegliò i pochi
rimasti nei sotterranei. - Ma sei deficiente?!- le sbraitò sclerato, rosso
come un pomodoro e schiacciandola al materasso col suo corpo – Cazzo, volevi
farmi venire un colpo? Maledetta tutta Grifondoro!- - Mamma mia, capirai!-
ridacchiò la streghetta maliziosa – Come se fossi un vecchietto…ti ho solo fatto
lavorare un po’ di più. E neanche ti sei mai lamentato, mi pare.- - Non ho
mai conosciuto una come te!- sibilò ancora sclerato e sconvolto da tanta
mancanza di vergogna – Non si è mai vista un’ingorda del genere! Ma adesso mi
arrangio io!- - Ah, ti dai al fai da te?- - NO!- sbraitò facendola ridere
ancora di più – Adesso saprò come regolarmi, ecco tutto!- - Si, certo…come
no.- fece allegra, sapendo benissimo che tanto Malfoy, a differenza che nel suo
comportamento pubblico, era capace sia di ricevere ma anche di dare – Comunque
io e te dobbiamo parlare anche di un’altra cosa.- si piegò di lato e raggiunse
il bordo del letto. Dal lato della testata, nascosta sotto il materasso, tirò
fuori una lunga benda di seta e la sventolò sotto il naso del biondo che non
fece una piega. - Non sai cosa sono?- le chiese sarcastico. - Da quando
sono qui?- replicò lei. - Parecchio.- - E le usavi?- - Si, di notte
quando dal mio corpo escono una ventina di nanetti mi aggrappò a quelle, così mi
concentro meglio.- - Divertente, davvero spiritoso Malferret.- sbuffò
imbronciata. - Non mi dirai che vuoi provarle?- fece con un sopracciglio
alzato. - No, in effetti non mi piacerebbe.- - Ci vuole un bel po’ di
coraggio.- Draco agguantò le sigarette gettate sul tappeto. - Non solo…anche
fiducia in chi ti lega.- frecciò, strappandogli una smorfia poi Hermione si
appoggiò alla sua spalla con entrambe le braccia, guardandolo attenta – Hai
avuto tante ragazze?- - E adesso che centra?- bofonchiò, dando un tiro e
fissandola di striscio non molto convinto. - Non ti sto facendo
l’inquisizione, sono solo curiosa.- - Ok,- il Serpeverde fece mente locale
anche se ancora non si fidava molto – si, ne ho avute parecchie. Ne ho legate e
piantate un sacco. Le ho anche vampirizzate.- Ricevette una lieve sberla
mentre la Grifoncina se la rideva appena, appoggiandosi meglio a lui – Tu invece
sei stata solo con Potter…o sbaglio?- di colpo il biondo si ricordò di una cosa
– Non è che sei stata anche con Krum?- - Ci siamo solo baciati. O meglio…mi
ha baciata lui.- Avvertì una fitta strana allo stomaco ma Draco fece finta di
nulla, ciccando nel posacenere che teneva a fianco. - Perché ti sei messa con
lo Sfregiato?- La vide sorridere, sorridere in un modo che gli piaceva
poco. - Perché gli volevo bene. Perché per un po’ di tempo sono stata davvero
innamorata di lui.- - Chiamali un po’ di tempo due anni…- sentenziò acido –
Mi piacerebbe sapere come hai fatto a stare con lui e poi… venire con me.-
scosse il capo, dando un altro tiro un po’ nervoso – Sei davvero incomprensibile
mezzosangue.- Hermione tacque per un lungo momento, fissandolo…e pensando.
Pensava a Harry, pensava al tempo trascorso con lui. Poi pensò a Draco, al suo
viso, ai suoi occhi…al modo in cui tutto spariva quando stavano
insieme. Sogghignò poco dopo, nascondendo quel ghigno abbassandosi sul suo
braccio. Come poteva dirgli che erano più simili di quanto credevano? Il loro
spirito…era fuoco e ghiaccio. - Bhè?- le chiese – Che hai?- Lei scosse il
capo e senza preavviso gli gettò le braccia al collo, accoccolandosi contro di
lui, poi chiuse gli occhi e tacitamente gli fece capire che aveva sonno perché
respinse qualsiasi altro tentativo di conversazione, così Malfoy dovette
starsene lì a parlare al vento, sentendosi un cretino…anche se ringraziò
dell’ennesima opportunità che gli veniva data, vedendola dormire. Da diavolo
a angelo in pochi secondi. Si poggiò su un gomito, mettendosi su un fianco e
rimase a guardarla. Si era già assopita e in effetti doveva essere molto
stanca. Fra festeggiamento pubblico e quello loro privato avevano fatto andare
via parecchie ore di sonno. Poteva lasciarla dormire sei ore, poi avrebbe dovuto
riportarla a cena, specialmente prima che Potter andasse a battere alla porta
del dormitorio, cosa che aveva già fatto tre giorni prima con relativa figura di
merda visto che aveva dovuto dargli la Granger trasformata in corvo, come se
loro due avessero qualcosa da spartire. A porte botte e insulti in effetti non
si erano mai scambiati altro che occhiatacce. Adesso invece scambiavano anche
volatili, era stato il bell’articolo di Zara Daves del giorno dopo. Sbuffando
si ributtò contro i cuscini, deciso a dormire un po’ anche lui. In fondo il
giorno dopo li aspettava una sfiaccante giornata di quattro ore con la
Mcgranitt, vista la lezione persa del giovedì…e lui non sopportava
Trasfigurazione anche se però gli sarebbe piaciuto andare sotto il naso di
quella vecchia megera e trasformarsi in un serpente, lei e le sue stirate
sufficienze!
Quella notte invece tornò Silente. Andare al Ministero non
era mai un piacere per lui, se non per trovare vecchi amici Auror ma quella
volta non attraversò il cancello di Hogwarts da solo. Con lui c’era qualcuno,
avvolto in un lungo mantello. Sul metro e ottanta, mantello e divisa della
scuola, stemma dei Serpeverde. Lo seguiva senza fare storie ma del suo viso non
si vedeva assolutamente niente. Aveva il passo strascicato, come se facesse
fatica ad arrancare dietro al vecchio preside che però tirava dritto, senza
evidentemente preoccuparsi di lui. - Quando posso vederla?- chiese
l’incappucciato, guardandosi freneticamente attorno. - Quando mi avrai detto
ciò che m’interessa…e quando lei lo vorrà.- rispose pacato Silente, voltandosi
appena mentre quello si bloccava, come colto da un attacco d’ira. Qualsiasi cosa
fosse stato comunque scemò in fretta. Abbassò la testa, parve inspirare a
lungo…poi tornò a seguire il preside all’interno della scuola, mentre dalla
finestra del primo piano, Clayton e Milo osservavano la scena. - E questo
adesso chi è?- bofonchiò Harcourt accendendosi una sigaretta. - E’ arrivata
gente?- chiese Sphin seduto in poltrona davanti al camino spento. - Si, è
tornato Silente con un tizio senza poteri.- disse Clay alzando un sopracciglio –
Aura piatta.- - Per essere un Sensimago puoi fare di meglio.- frecciò Milo
ridacchiando – il tizio che è arrivato era un involucro vuoto. Non sento
scorrere sangue in lui.- - Quindi è morto?- Sphin sbuffò ormai snervato – Non
dirmi solo che devo chiamare Jess! E’ a cena con suo padre!- - No, non c’è da
temere. Era…solo un’evanescenza, una trasposizione astrale di ciò che l’anima
era in vita.- Clay a quel punto allargò gli occhi violetti – Mi stai dicendo
che quel tizio è uscito dal Velo?- - Che qualcuno l’ha fatto uscire.- lo
corresse il Diurno con un ghigno, poi tornò a guardare dalle finestra, mentre
grandi nuvole cominciavano a vagare nel cielo notturno – Adesso dobbiamo solo
aspettare e capire chi è il nostro ospite.- - Ma specialmente
dobbiamo chiederci se il nostro ospite cerca guai…- concluse Sphin. E da quel
momento si misero in attesa. In fondo quella notte avrebbe potuto portare
numerose buone notizie.
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Capitolo 34 *** Capitolo 34° ***
Quando Draco accompagnò Hermione a cena,
camminandole dietro a parecchi metri di distanza, notò con una certa apprensione che la
Daves e mezza scuola la stava fissando avidamente. Naturalmente tutti
si chiedendo come mai non erano andati a Hogsmade. Certo, si poteva addurre a una scusa
di stanchezza per la festa della sera prima ma il fatto che anche lui non fosse
andato era davvero equivoco. Molto equivoco. Fortunatamente la sua
mezzosangue aveva avuto l’ottima e provvidenziale idea di Trasfigurarsi in corvo
ancora dentro alla stanza di Draco perché appena messo il naso fuori dalla porta
si era ritrovato la macchina fotografica di Rafe Cohen davanti al naso. Il
Serpeverde del sesto anno forse sperava di coglierlo in flagrante… peccato che
poi Draco, con le sue buone maniere, l’aveva appiccicato al muro e minacciato di
morte lenta e dolorosa se non lo lasciava in pace. Parole al vento,
naturalmente, e questo il biondo lo sapeva bene…peccato che quella sera stessa
Cohen si sarebbe anche ritrovato a chiacchierare con quei due dementi di Tiger e
Goyle. E quei due sapevano incuterne di strizza, anche se non avevano un
briciolo di materia grigia. Comunque, arrivati davanti alla Sala Grande la
cena era già iniziata anche se da lontano sia la Granger che Malfoy notarono un
discreto capannello di persone attorno a Milo e Jess. I due Auror sembrava
che stessero calmando la folla…e quando Hermione arrivò a sentire, capì che
Tristan e Lucilla ancora non si erano visti dalla sera prima. - Ma sei sicuro
che quella…quella stronza di Lumia non abbia fatto loro del male?- alitò la
Brown mezza sconvolta verso il Diurno – In fondo già una volta è riuscita a
fregarci tutti!- - Bhè, errare è umano ma perseverare è divino.- disse Milo
con una smorfia – Tristan non è mica così scemo.- - E Lucilla allora? Non
stava ancora bene!- s’intestardì Neville – E se le succede qualcosa?- -
Ragazzi, vi devo davvero spiegare perché se ne sono andati?- sbuffò Jess a quel
punto. - Lucilla mica ha detto di si ancora…- obiettò Ron malizioso ma solo lui
e Harry sapevano della proposta di matrimonio, così gli altri lo guardarono incuriositi
anche se il rossino non disse nulla neanche all’aria stranita della bella
Granger che venne a sapere tutta la storia fra una portata e l’altra di purè e
arrosto. - COOOSSSAAA?- Urlò tanto che perfino a quei menefreghisti di
Serpeverde andò quasi di traverso il boccone e tutta la scuola la fissò semi
sconvolta, pensando che forse la Grifoncina era ancora in preda ai postumi dei
suoi diciotto anni. Alla fine Harry la ritirò a sedere e con voce bassa le
rispiegò tutta la faccenda mentre la faccia strabiliata di Hermione cominciava a
scadere in quella un pelo preoccupata. Sinceramente credeva che Lucilla a quella
domanda avrebbe posto fine alle sofferenze di Tristan riducendolo in polvere
- Io la trovo una cosa romantica.- disse Elettra verso il caffè, seduta
davanti a lei e a fianco di Potter. - Si, se Lucilla apprezza questo genere
di cose sarebbe davvero romantica.- frecciò Ron divertito. - In fondo quei
due sono la rappresentazione dell’amore senza frontiere no?- si mise in mezzo
Calì Patil, quasi investendo Seamus al fianco di Weasley – Dopo otto anni ancora
si amano! È bellissimo!- - Qua mi sembra di essere in manicomio senza
frontiere, altro che amore…- mugugnò Harry scuotendo il capo. Lui, a dire il
vero, non la trovava poi una fiaba così rosea. Si, quei due si amavano ma quante
ne avevano dovute passare? Lucilla soffrendo, accanto a quel bastardo assassino
di Voldemort, Tristan solo nel suo ricordo… Per lui era solo molto
triste. - Ehi Herm! Che meraviglia!- Si risvegliò quando sentì tutte le
ragazze di Grifondoro ululare come delle pazze davanti alla collana della
Grifoncina. Vide il corvo argentato e quella perla nera che doveva essere
costata una vera fortuna e anche l’arrossire lieve della sua ex ragazza. Chissà
se gliel’aveva regalato chi pensava lui… - E’ stupendo Herm!- cinguettò
Lavanda – Dio ma chi te l’ha regalato? Dev’essere costato una cifra!- -
Ecco…è un regalo di Victor!- se ne uscì spavalda, col naso più lungo di
pinocchio. - Victor
Krum? E ti fa dei regali del genere? Mamma se sei fortunata con gli uomini!- disse anche Miria che se ne stava andando ai
dormitori, ma col suo occhio lungo per i gioielli e qualsiasi cosa luccicasse si
era unito al gruppetto di oche giulive per studiare la sua collana.
Una volta usciti dalla Sala Grande si formarono i vari gruppetti della
domenica sera e Kristine Mayers girovagava fra la gente per avvisare tutti che
entro quella settimana sarebbero uscite le sette coppie più belle da votare
entro il ballo di fine anno e tutto il regolamento per accedervi. Il
morale,
come si può immaginare, era piuttosto altalenante. Le matricole, che non
potevano partecipare, erano incazzate come aspidi ma anche tutti eccitati e il livello
dei pettegoli era lievitato al massimo mentre quelli che speravano di essere parte
le coppie prescelte o erano depressi come mai in vita loro per quella pagliacciata o
erano super gasati per la possibilità di finire in bellezza l’anno. Il
Comitato Studentesco comunque come tutti gli anni avrebbe consegnato i vari
titoli ai ragazzi del settimo, compresi premi e nominativi astrusi e assurdi che
facevano sempre tanto vergognare i vincitori. Perfino il presidente del
Comitato, Robert Carlton, era stato tirato nuovamente in mezzo dalla sua vice
Kristine che da secoli ambiva a fregargli il posto…che lui fra l’altro le
avrebbe ceduto su un piatto d’argento perché, essendo un Corvonero, aveva un
minimo di dignità da mantenere e in queste manifestazioni la sua dignità finiva
in pezzettini. A parte quello, i vari capannelli delle case si sciolsero
presto, ancora prima delle dieci e nel giro di mezz’oretta non ronzò più una
mosca, tanto che Gazza la ricordò come la notte più tranquilla della sua
vita.
In compenso gli Auror avevano gli occhi bene aperti. Milo
pattugliava il cielo dalla torre oscura di Hogwarts. I suoi occhi color topazio
scrutavano le nubi, le poche stelle che brillavano e la luna quasi piena, che
filtrava a fiotti. - Cosa senti?- chiese a bassa voce, alzando il capo appena
sopra la spalla, verso Clay, seduto poco distante sul cornicione. Harcourt
sogghignò appena, passandosi la mano fra i capelli. - La trasposizione
astrale che abbiamo visto prima di cena con Silente ora è nel suo studio.- -
E’ davvero innocuo?- - Come un bambino.- assicurò Clay pacato, accendendosi
una sigaretta – Ma continuo a non capire come Silente abbia potuto far uscire
quel tizio dal Velo, chiunque sia. Com’è quella storia?- fece una smorfia
corrucciata – Una volta ogni cento anni qualcuno può uscire dal Velo senza più
poterci tornare dentro?- - Credevo fosse una balla.- bofonchiò Morrigan
sconvolto – Quindi ci dobbiamo cuccare quell’essere senza una goccia di sangue
nelle vene in giro per la scuola? Ma che ce ne facciamo?- - Possibile che
ragioni solo con i fluidi nel cervello?- Clay scosse il capo – Comunque si,
un’uscita dal Velo corrisponde a uno spirito fuori che non può più entrare. Poco
per volta però tornerà umano, non temere. Se è per la tua dieta non ti
preoccupare…il suo corpo si riformerà come nuovo.- - Ma bene…sparisco per
qualche ora e ne capitano di tutti i colori!- I due Auror si girarono per
vedere Jess salire le scale della torre. – Allora? Novità?- - Una futura
preda su cui rifarmi i canini.- cinguettò il Diurno allegro – Hai mangiato bene
col papi?- - Da favola, basta vedergli la faccia.- ironizzò Harcourt – Dì un
po’ Mc…quel beota di tuo fratello dov’è?- - A strisciare ai piedi di
Lucilla probabilmente.- sentenziò il biondo sarcastico e mentre si faceva raccontare
per filo e per segno la faccenda del nuovo seccatore nello studio di Silente, i
pochi professori che sapevano chi fosse erano mortalmente atterriti. Piton aveva
pregato e scongiurato il preside di non farlo uscire dal Velo ma il vecchio mago
per una volta non aveva dato retta ai consigli di nessuno. Se c’era qualcuno che
poteva dire loro come uccidere Lumia era quell’essere che stava seduto in
poltrona, davanti alla sua scrivania. Silente aveva gli occhi azzurri fissi
nei suoi, come in attesa. Il ragazzo invece era rimasto col cappuccio calato
sui capelli neri, sugli occhi scuri come la notte. Il simbolo di Serpeverde
pareva impallidito su quell’antico mantello. - Avanti, ti ascolto.- sussurrò
il preside – Dimmi come possiamo uccidere un demone.- - Tu lo sai bene.-
sibilò il ragazzo, evidentemente inquieto – Sai come si uccide un demone. E sai
anche come si fa a battere il loro cuore.- - Non ti sto parlando di un demone
qualunque. Io parlo di Lumia.- - Quando mi hai detto che l’avevano riportata
in vita quasi non ci ho creduto.- sogghignò appena, nascosto dall’ombra del
cappuccio – Ma tu mi hai fatto uscire imprudentemente, caro Silente. Cosa ti fa
pensare che parlerò? In fondo ora c’è Lumia a guidare i miei Mangiamorte…perché
dovrei cambiare fazione?- parlava con sprezzo, tanto sprezzo…e rabbia – Perché
dovrei aiutare voi sporchi mezzosangue? Perché dovrei aiutare babbani? Perché?
Perché mi hai fatto rivivere per qualche ora? Ti credevo più furbo Silente… ma
se speri che io mi abbassi a sporcarmi le mani con maghi rinnegati per salvare
Harry Potter ti sbagli di grosso.- Nonostante il suo tono freddo e colmo di
disprezzo, Silente non parve prendersela minimamente. Sorrise dopo un attimo,
mandandolo in bestia. - Tom…- sussurrò divertito e quando disse quel nome
tutti i presidi nei quadri in ascolto sbiancarono visibilmente – Tom, ancora
credi che io abbia dei dubbi su di te? Hai sempre considerato la morte la
maggior deturpazione per un essere vivente ma ora che sei morto davvero…ucciso
da un ragazzo…- lo vide contrarre la mascella – Dimmi, credi ancora che morire
sia la cosa peggiore?- - Dov’è lei?- sibilò Voldemort a quel punto, balzando
in piedi – Dimmi dov’è mia moglie! Voglio vederla subito!- - Lucilla ora non
è qui.- - Dimmi subito dov’è!- urlò Tom Riddle, facendo cadere il mantello in
uno scatto di collera – Voglio vedere Lucilla immediatamente!- - Poi mi dirai
ciò che m’interessa?- Stavolta cadde il silenzio. L’essere che era stato un
assassino di centinaia di maghi e streghe, di babbani e innocenti, l’uomo che
era stato il Lord Oscuro non trovò il fiato. - Ti pongo un semplice quesito
Tom.- continuò Silente, versandosi del the – Ti chiedo di dirmi come uccidere
Lumia dei Lancaster che guida i tuoi Mangiamorte contro la donna che anche dopo
la morte non riesci a dimenticare. È semplice. La vita di Lucilla in cambio
della morte della tua causa.- - Ti sembra poco?- sibilò Voldemort astioso –
Ma con chi credi di parlare?- - Con un essere umano.- ringhiò a quel punto il
preside, incollerito – E non con un demone impuro qualunque!- - Ma che cosa
ne sai tu di me e Lucilla eh?- saltò su il giovane Tom fuori di sé dalla rabbia
– Che cosa ne sai tu di cosa ci ha unito?- - Io ho visto solo le catene che
hanno lasciato le cicatrici sulla sua pelle.- Voldemort tacque, col veleno in
gola e il cuore quasi fermo, mentre pensava a lei…l’ultima volta che l’aveva
vista. Piuttosto che inginocchiarsi davanti a lui, sua moglie avrebbe
preferito morire. E lui non lo capiva. Lui aveva sempre considerato la morte
come la peggiore delle opzioni. Lucilla invece non aveva mai avuto paura di
niente, neanche di lui o di morire per mano sua. Gli aveva sputato in faccia il
suo odio, godendo nell’avergli fatto a pezzi il cuore dopo averlo tradito. Lo
aveva tradito…lo aveva tradito! - Sai cosa trovo buffo?- disse il preside a
quel punto – La tua forma Tom. Quella che hai adesso intendo… Sei sempre stato
un uomo adulto fino a quando Harry non ti sconfitto da bambino. Eppure scommetto
che prendevi sempre quella forma con Lucilla. Di quando eri studente.- - Come
tu mi dicesti tempo fa… la forma può variare ma la sostanza è sempre la
stessa.- - Infatti.- il vecchio centellinò il suo the, poi posò la tazza
lentamente – Tu hai vissuto tre anni con Lucilla. Tre lunghi anni in cui non hai
fatto altro che rovinarle la vita e intanto credevi ai suoi sorrisi...- - STA
ZITTO!- Tom Riddle gridò con quanto fiato aveva in gola, impotente e senza
magia ma con necessaria forza per piantarsi le unghie nei palmi delle mani – TI
HO DETTO DI TACERE! Tu non sai quanto accadde!- - E io ti ripeto che mi è
bastato vedere l’espressione dei suoi occhi.- rispose Silente con voce roca,
congiungendo le lunghe dita – Te li ricordi i suoi occhi vero Tom? Quegli
occhi…nessuno li può scordare.- Oh, certo che li ricordava… Voldemort
deglutì appena, ricordando quelle pozze di acqua cristallizzata. Quelle iridi
magnifiche, che sembravano incorrotte dal tempo. Lei si che sarebbe vissuta per
sempre. Lei ce l’avrebbe fatta. Lei aveva il potere. Ma quella maledetta
l’aveva tradito, aveva buttato tutto al vento! Ricordava le loro notti…la sua
voce… Quella demone l’aveva stregato. Quella dannata mezzosangue… Fanny in
quel momento gracchiò debolmente dal piolo accanto alla finestra. Era
arrivata, pensò Silente amaro. Si chiese come avrebbe reagito, vedendolo. Si
chiese se era giusto mostrarglielo dopo tutto quello che le aveva fatto. Troppe
domande. E lui non aveva le risposte. - E’ arrivata.- sussurrò a quel punto,
vedendolo scattare a molla sulla sedia – Ma adesso ascoltami Tom.- - Non voglio sentire
niente da te!- - Come io non ho mai voluto sentire le tue
assurdità!- sibilò il preside incupendosi di nuovo – Piuttosto che farti uscire
da quel Velo ricordati che avrei preferito morire ma lo faccio solo per Lucilla!
E adesso ascoltami. Fa quello che devi ma fossi in te non tirerei troppo la
corda. Sei ancora spirito, una proiezioni astrale. Falla infuriare e distruggerà
anche l’ombra che sei rimasto e di te non rimarrebbe nulla stavolta. Mi sono
spiegato?- - Non sarebbe in grado…- tremò quello, con gli occhi
sgranati. - Non sai cos’è in grado di fare.- replicò Silente brusco,
mettendosi in piedi – E per quanto io e tutti i maghi del mondo non vogliamo che
vederti sparire una volta per tutte, ti consiglio di dosare le parole. E non
solo con lei.- - Come sarebbe? Che vuoi dire?- - Lo vedrai.- e andò alla
porta dello studio. Appena messa la mano sulla maniglia si trovò con Tristan
davanti al naso. - Oh preside, scusi!- disse con un sorriso bellissimo che
non gli si vedeva da molto tempo – Io e Lucilla dobbiamo aver fatto baccano
salendo ma…- si bloccò quando vide Tom Riddle precipitarsi giù dalle scale. Lui
non l’aveva mai visto e non si scompose – Scusi, vedo che ha da fare…se vuole
passiamo più tardi.- - Dov’è Lucilla!?- sbottò Voldemort infischiandosene
dell’occhiata imperiosa del vecchio mago – Dov’è?- Mckay alzò un sopracciglio
– E questo chi è?- - E’ una lunga storia Tristan…è meglio che ti siedi…- -
TRISTAN?- A quel nome Voldemort tremò sul serio. Tristan…così era lui. ERA
LUI! Era lui il mago che Lucilla sognava la notte! Un Auror! Soltanto un
insetto…un misero insetto! Lo guardò bellicoso, maledicendosi per non poter
fare magie ma anche quando cercò di fargli del male fisicamente non si riuscì.
Perché la vide…fuori dalla porta. Alle spalle dell’Auror. Sua moglie…la sua
bellissima demone. Dio, non era mai stata tanto meravigliosa. Era
cresciuta…non era più la bambina di un tempo. I suoi occhi, per quanto tempo
dietro al velo aveva sognato di poterla toccare di nuovo? Anche solo i suoi
capelli…e quel suo profumo di gigli che tanto inebriava i sensi? Eppure
Voldemort quella volta fece un tragico errore. Accecato, come già lo era stato
in passato, dal desiderio e da un amore che purtroppo non avrebbe mai potuto
godere fino in fondo, non si accorse della spada che Tristan fece velocemente
vibrare fuori dalla guaina. In un attimo lo trapassò da parte a parte, lo spinse
fino alla parete e li ve lo incastrò mentre il corpo ancora in generazione di
quello che era stato il Lord Oscuro avvertì un dolore atroce. Cacciò un
ringhio sottomesso e le sue iridi in un attimo si fecero rosse,
fiammeggianti. Cercò di muoversi ma più lo faceva e più il dolore diventava
intenso. Come la sua collera verso quell’Auror. - Tristan…- sussurrò Silente
– Vacci piano, ho bisogno di sapere una cosa da lui…- - Lo chieda alla palla
di vetro.- sibilò a bassa voce Mckay che nel corpo non aveva più una cellula che
non fosse stata infettata dall’ira e dall’odio più grandi che avesse mai potuto
provare in vita sua. - Non posso. Solo lui sa come uccidere
Lumia.- L’Auror si fermò davanti a Voldemort e stranamente fece un breve
ghigno. - Cosa ridi, ridicolo insetto?- ringhiò Tom furente, ancora contorto
dal dolore. - Non stiamo a disquisire di bassezze, Lord Oscuro…- soffiò
Tristan con tono leggero, di sprezzo – In fondo hai sguazzato tanto nel fango
che sinceramente ho schifo a riprendermi la spada.- - Ma come osi?!- -
Basta, finiamola.- A quella voce Voldemort smise di agitarsi. Alzò lo sguardo
oltre Tristan, sentendo il cuore battere più forte. Lucilla stava in piedi
accanto a Silente, sembrava molto calma e sul suo viso non c’era l’ombra di un
sentimento. - Vedo con piacere che stai bene Tom.- disse, pacata. Lui alzò
un angolo della bocca, facendo fremere Tristan per come ancora parlavano l’uno
all’altra. - Mia cara… il piacere è tutto mio.- disse, a fatica – Silente è
strisciato da me per chiedermi di salvarti la vita.- - Qui l’unico che
striscia mi sa che sei tu Tom.- frecciò il vecchio mago sagace, alzando le
spalle. - Cos’è questa storia?- sibilò Tristan a quel punto, incollerito –
Preside è vero?- - Si, l’ho tirato fuori dal velo per sapere esattamente in
che modo uccidere Lumia.- - Ma entrambi sappiamo come farle battere il
cuore.- Lucilla posò lo sguardo limpido e malinconico su Silente – Non è troppo
rischioso.- La risata improvvisa di Voldemort li fece voltare verso di lui.
Stanco e provato dal dolore, stava accasciato al muro ma il suo ghigno era
ancora umanamente inconcepibile. Come la sua risata sguaiata. Per questo Tristan
afferrò l’elsa della sua spada e quasi la rigirò con forza, godendo nel sentirlo
urlare. - Fa male vero?- gli ringhiò addosso – Ecco cosa si prova quando non
ci si può difendere!- - Oh, mi deludi nobile Auror!- ironizzò l’altro
sarcastico – E’ questo che v’insegnano adesso?- - Sta zitto, non meriti
neanche di esistere!- - Insomma basta, tacete!- sbottò Lucilla infastidita –
Tom, perché ridevi?- - Perché mia cara?- e quando lo disse Tristan mosse di
nuovo l’elsa, strappandogli un altro gemito di dolore – Che diavolo vuoi
maledetto Auror?- sibilò Voldemort al colmo della rabbia – Con mia moglie parlo
come mi pare!- - Non è tua moglie! Non lo è mai stata!- - I fatti dicono
altro…- insinuò velenoso e a quel punto solo la Lancaster poté fermare davvero
il biondo dall’uccidere la sua preda perché Tom era riuscito a toccare il punto
più dolente di tutti. Li separò a forza, spinse Tristan ancora ansante dietro
alla scrivania del preside, come se fosse stata una barriera, poi liberò Tom
dalla spada e quello si accasciò subito a terra, tenendosi la ferita che
sanguinava copiosa ma per un corpo come il suo non ancora letale. Lì in
ginocchio di fronte a lei sentì il peso degli anni, del rancore, del
disprezzo… - Voglio parlare da solo con lei.- bofonchiò, a mezze parole. -
Scordatelo!- urlò Tristan pronto a farlo a pezzi. - Silente me l’hai
giurato!- strillò di rimando Tom, rimettendosi faticosamente in piedi – Voglio
stare solo con lei!- - Dovrai passare sul mio cadavere per farlo!- e prima
che riuscisse a prenderlo davvero e a spezzargli il collo, Lucilla si mise di
nuovo fra i due e riuscì a bloccare il biondo Auror che, amareggiato, la guardò
incredulo. - Non puoi…- le disse a bassa voce, prendendole il viso fra le
mani – Lucilla è una follia…- - Non mi può più fare niente.- l’assicurò con
tono insolitamente dolce – Se sgarra lo uccido.- Tristan tacque mentre le
dita di Lucilla s’intrecciavano con le sue. Una sensazione che nei giorni
passati aveva conosciuto e cominciato ad amare al di là della propria vita. -
Quando quello sporco Auror ha finito…- - Parla ancora e ti ammazzo sul
serio!- l’avvertì Mckay esasperato. - Sto tremando di paura!- - Tom frena
la lingua.- La Lancaster lo fissò di striscio – Ti concedo cinque
minuti.- Fra il ghigno soddisfatto di Voldemort e la rabbia di Tristan,
nessuno fu veramente contento anche perché appena quei due rimasero soli, Tom
Riddle quasi esplose. Serrò i pugni e la guardò con gli occhi
fiammeggianti. - Così era lui… un purosangue!- Lucilla alzò le
sopracciglia, senza capire realmente – Mi stai facendo la predica per caso? Tu
che volevi sposare Lumia perché era mezza demone e quindi più potente del tuo
ridicolo e penoso battaglione di Mangiamorte?- - Non me ne frega niente,
potrebbe anche essere un Magonò…lo renderebbe solo più schifoso di quanto già
non sia. Sai una cosa però mia adorata?- fece acido – A quanto pare non hai
perso l’abitudine di voler vedere gli uomini strisciare ai tuoi piedi, o
sbaglio?- - Te l’ha già detto Silente. Chi striscia qua non siamo di certo
noi, Tom.- La fissò per un attimo, folle di rabbia e di frustrazione. Non
aveva mai desiderato i suoi poteri tanto come in quel momento, nemmeno per
uccidere Harry Potter quella volte di tre anni fa, al cimitero. - Lo ami?-
sibilò a quel punto. - Non sono affari tuoi.- - Non guardarmi come se non
fossi altro che un impiccio!- gridò, tirando un pugno alla scrivania di Silente
– Quello non ti conoscerà mai come ti conosco io! Come minimo sarà uno di quelli
che additano le razze d’ombra!- Lei si lasciò andare a sedere sul divano
imbottito, quasi esausta – Tom…- - Come può piacerti?- gridò ancora fuori di
sé – E’ solo un Auror! Un ridicolo mago qualunque!- - Tom…- - Non ci
sarai andata a letto spero!- - Insomma adesso sta zitto!- sbraitò a quel
punto Lucilla e in attimo le fiamme nel caminetto invasero tutta la stanza.
Voldemort fu costretto ad abbassarsi per non venire ghermito e quando tornò a
guardarla vide che era davvero esasperata. – Perché Silente ti ha fatto uscire?-
gli chiese cercando di calmare i nervi – Sappiamo come uccidere mia sorella e
non sarebbe troppo pericoloso per me, in fondo sono sopravvissuta a ben
altro.- - A me intendi?- frecciò amaro. - Anche.- - Io ti avrei donato
il mondo.- - E io ti ripeto che del potere non me ne faccio nulla. Come ho
già detto a Lumia c’è qualcosa di molto più importante che m’interessa. Non è
conquistando qualcosa che si dimostra di essere i migliori Tom, e neanche
sfuggendo alla morte. Quella arriva per tutti. La nera signora è mia compagna da
tanto tempo…ma stranamente non mi porge mai la mano. Non mi chiede mai di
seguirla.- Lui schioccò la lingua, scuotendo il capo con sprezzo – Tu eri
l’unica a essere degna di me.- - Sbagliato.- rispose la mezzo demone,
sogghignando – Sei tu che non lo eri per me.- - Guardami negli occhi e dimmi
che per un solo istanti in quegli otto anni non mi hai amato.- sussurrò allora,
fissandola fin nel profondo – Dimmi che non hai mai provato amore per
me.- Lucilla rimase comodamente seduta. Ricordò la tomba su cui aveva deposto
un giglio, gli anni passati, le notti trascorse nella speranza che tutto finisse
con un semplice sorriso di Tristan. Ricordò i brevi e fugaci momenti di gioia
accanto a quell’uomo…ma ormai non c’era più niente. C’era solo Tristan. - Se
ti ho amato deve essermene scordata quando hai tentato di uccidermi.- rispose
tranquilla. - Non capisci perché ti cacciai in quella dimensione senza
tempo?- sibilò accorato – Speravo che sopravvivessi!- - Certo, facendomi
bruciare in eterno.- disse ironica, gli occhi azzurri che brillavano di un
insano divertimento – Devo ammettere che è stato un modo alquanto divertente di
passare cinque anni, complimenti Tom.- - E tu invece?- ringhiò serrando i
pugni e avvicinandosi – Tu che mi hai strisciato a fianco solo per difendere
quell’odioso ragazzino? Che fai difendi i mezzosangue adesso, Lucilla dei
Lancaster? Hai ammazzato Lumia per sposarmi e alla fine pugnalarmi alle spalle!-
finita la frase però dovette fare un passo indietro, come intimorito anche sul
suo viso non apparve nulla. Lucilla era scattata in piedi, l’aria alquanto
minacciosa. - Io ti avrei tradito?- sibilò roca – Tu hai ucciso la mia
famiglia!- - Dovevano morire…- - TU HAI FATTO IN MODO CHE MIA MADRE
AMMAZZASSE MIO PADRE!- gridò schiacciandolo al muro con la telecinesi – TU MI
HAI RESO LA VITA UN INFERNO! Mi hai rovinato Lord Oscuro!- alzò la voce, il
corpo percorso da brividi che non riusciva a controllare – E adesso sono
imprigionata per sempre nella spirale in cui mi hai rinchiuso, maledetto
bastardo! E hai il coraggio di chiedermi se ti amo?! Tu sei solo un vile! Un
vile che ha dato la colpa a suo padre per essere mezzosangue! Hai avuto perfino
vergogna del tuo nome e l’hai rinnegato! Hai avuto così tanta paura della morte
che per esorcizzarla hai cominciato a mietere vittime come lei! Tu mi fai
pena!- Quando pochi secondi dopo Silente e Tristan tornarono dentro,
preoccupati da quel baccano, nessuno dei due parlò più. Erano rimasti in
silenzio dopo lo sfogo della Lancaster ma una volta seduti, Riddle non parlò per
niente. - Adesso l’hai vista.- borbottò Silente sagace – Ora vuoi dirmi come
possiamo uccidere Lumia senza nuocere a Lucilla?- - Non rischio niente.-
l’assicurò la ragazza – Ho superato ben altro.- - Si ma noi non siamo
abituati a correre rischi.- le chiarì il preside – Ormai sei in una squadra mia
cara.- - Si, d’idioti…- - Adesso lo uccido.- ringhiò Tristan
velenoso. - Peccato tu non ne abbia mai avuto l’occasione Auror.- sentenziò
Voldemort iroso. - Basta, smettila Tom.- Lucilla scoccò un’occhiataccia anche
a Mckay – Silente non ci serve il suo aiuto.- - Qualcuno mi spiega di cosa
parlate?- interferì il biondo. - Per uccidere mia sorella bisogna farle
battere il cuore, come ben sai.- disse la mora con calma infinita – Solo che
Silente è preoccupato. Per far battere il cuore di un demone bisogna procurargli
un sentimento di amore o di odio che supera l’immaginario umano e stento a
credere che riusciremo in un simile intento. Comunque…so come farla stare
veramente male…e con un po’ di fortuna questa volta il suo cuore batterà.- -
Come?- chiese l’Auror. Lucilla si schiarì la voce, un pelo imbarazzata –
Jess.- - Prego?- Tristan sbatté gli occhioni – Mio fratello?- - Si.
Lumia…era infatuata di lui.- - Tara di famiglia eh?- sibilò Riddle
acido. - Pensa ai cazzi tuoi tu!- abbaiò Tristan per tornare a fissare
sconvolto Lucilla – Mi stai dicendo che quella spostata è interessata a Jess? Mi
ricordo che c’era qualcosa fra loro ma…ma è assurdo!- sbottò allucinato – Luci,
è impossibile.- - Ti dico di sì, l’ho sentito.- - State facendo una
sciocchezza.- rognò a quel punto Tom, iracondo. - Tu comunque eri qua per
darci una mano.- sentenziò la mezzo demone – Perché starei sbagliando?- Lui
la guardò per un attimo, poi distolse gli occhi – Rischi la vita,
uccidendola.- - L’ho già ammazzata una volta.- - E secondo te perché ho
conservato il suo cuore eh?- scattò nervoso – Siete gemelle mezzosangue, per
l’amor del cielo! Usa un po’ il cervello, Lucilla! Condividete buona parte dei
vostri poteri, rischi di polverizzarti insieme a lei!- - Dio, che animo
nobile…- ironizzò Tristan amaro. - Senti tu mi hai quasi stufato!- - Ma
sentite la formica…- Mckay ghignò per niente divertito – Fa anche la voce
grossa.- - Schifosissimo Auror!- fece per mettersi in piedi ma la Lancaster
lo spinse di nuovo a sedere, seriamente sull’orlo di una crisi di nervi. Li
minacciò di ritorsioni serie se non la smettevano di fare gli idioti ma a quanto
pareva Silente aveva ragione. Se uccideva sua sorella una volta per tutte, anche
lei avrebbe potuto morirne. Era un bel problema. Che potevano fare? Chiuderla
nella dimensione senza tempo? Prima o poi avrebbe potuto uscirne anche lei.
Cercare di spingerla dietro al velo? Non era così stupida… - Dannazione.-
mugugnò seccata, sedendosi in poltrona. - Spiacente, devi lasciarla vivere.-
sentenziò Riddle sagace. - Perché la tua causa continui?- bofonchiò Silente
accendendosi la pipa – Mai. Abbiamo sempre trovato delle soluzioni e anche
stavolta riusciremo ad aggirare l’ostacolo.- - In fondo anche i grandi
muoiono.- Tristan rise appena – Anche per mano dei bambini a volte.- - Vorrà
dire che la chiuderemo nell’angolo.- disse Lucilla pacata, rimettendosi in
piedi, fissando Voldemort – Bene, adesso possiamo anche tornare al
Ministero.- - Sei smemorata moglie mia.- soffiò Tom morbidamente – Ora non
posso più tornare indietro.- - Sei tu che non sai leggere fra le righe, mio
adorato.- rispose lei con voce fintamente dolce – Credi che Silente sia un
avventato? La profezia del Velo dice che a un’uscita corrisponde un corpo che
torna a vivere. Ma non specifica che sia il corpo della prima anima che esce. Il
tuo corpo non è ancora stato rigenerato del tutto, quindi posso fare tutte le
entrate che voglio dietro a quella tendina, visto che a differenza tua io sono
mezza demone. Chiaro il concetto?- - Vengo con te.- disse Tristan ma lei
scosse il capo – No, ci vado solo io. Faccio prima e poi non voglio che quelli
del Ministero ti vedano in giro. Hai già abbastanza fiato sul collo. Avanti Tom,
in piedi…- e lui lo fece, anche se la notizia lo aveva scioccato. Ci aveva
sperato. Ci aveva ingenuamente sperato. Ma ora non si stupiva più di tanto. In
fondo al suo cuore aveva sempre saputo che ormai Lord Voldemort non faceva più
parte dei vivi. Col mantello di nuovo sul viso, si volse a guardare
Silente…ma non proferì parola. Poi fissò Tristan. Scosse il capo ma continuò
a non dire nulla, quindi prese la mano di quella che era stata sua moglie…e
finalmente la presenza di Lord Voldemort sparì per sempre da Hogwarts. Proprio
com’era arrivata.
La mattina seguente un timido sole si alzò in
cielo. Ben presto la giornata si rivelò davvero molto calda, tanto che i
ragazzi dovettero uscire per forza dai loro dormitori senza maglione e mantello.
Ed era solo fine aprile. Hagrid stapasseggiava sulla sponda del lago, con
Lupin a fianco. Il custode stava velocemente ricapitolando gli ultimi
avvenimenti al suo ex professore di Difesa preferito e Remus parve anche
piuttosto preoccupato. Decisamente, come lui ben sapeva, avere una mezzo demone
contro, non era una premessa allettante. Tantomeno il numero così esiguo rimasto
di Auror che credevano ancora nella presenza di Mangiamorte. Si era fatto
anche raccontare di Lucilla e doveva ammettere che era ansioso di conoscerla ma
fu accontentato quando una carrozza trainata da Thestral arrivò davanti ai
cancelli della scuola. Lui che aveva visto morire suo padre li vide
bene, tanto che quando Hagrid andò ad aiutare la Lancaster a fermarli lo seguì.
Lei scese
per prima, in abiti babbani e con l’aria di una che aveva fatto un viaggio
davvero faticoso. - Lucilla, tutto bene?- chiese Hagrid dandole la
mano. - Si, anche se ho avuto dei seccatori alle costole fino a Hogsmade.-
poi guardò Lupin che le sorrise gentile. - Tu devi essere Lucilla dei
Lancaster. Silente mi ha parlato molto di te.- - E lei è il professor Lupin.-
gli fece un cenno rispettoso col capo – Sa, non speravo di avere tanta fortuna.
Cercavo proprio lei. Mi hanno detto che era l’unico a potersi occupare di una
faccenda delicata come questa.- - Quale faccenda?- chiese il licantropo
stranito. - Questa.- disse la ragazza e un attimo dopo un grosso cane nero
scese dalla carrozza. Scodinzolando si mise seduto e fissò l’ex professore in
viso…tanto che bastò un attimo per riconoscersi. Un attimo e nessuno
stupore. - Ciao Paddy.- disse Remus con un sorriso meraviglioso, al colmo
della gioia – Devo dire che non ci speravo più.- e si abbassò subito,
abbracciando forte il cane che però gli sfuggì. Era fatto come d’aria. - Ci
vorranno almeno due mesi prima che possa tornare com’era prima.- spiegò la
Lancaster mentre Hagrid nascondeva il viso da cui scendevano due grossi
lacrimoni – Quando era in forma umana mi ha detto che poteva fidarsi solo di
lei.- - Oh, su questo non ci sono dubbi.- rise ancora Lupin, felice come non
lo era da anni – Ci sono rischi?- - Si, gliene ho già parlato io.- disse la
ragazza, esausta – Purtroppo uscire dal velo significa rischiare molto ma lui ha
detto che avrebbe accettato qualsiasi condizione. Le anime dietro al velo non
sempre riescono a trovare la forza per ricomporre la loro vita. Rischiano di
dissolversi. In pochi, in mille anni, ce l’hanno fatta.- guardò Sirius Black,
colui che aveva aiutato anni prima a fuggire da Azkaban nel silenzio e
nell’ombra, osservarla quasi riconoscente – Non si tratta solo di forza magica.
Ma anche di forza interiore. Deve capire di essere tornato fra i vivi, deve
riprendere i contatti con le persone che amava ma…c’è il problema di Harry. Se
gli diciamo che è qua e poi lui non regge e si dissolve come fumo…sarebbe troppo
per lui.- - Si, ci avevo pensato anche io.- sussurrò Remus abbassandosi
ancora, per vedere bene il cane muso a viso – Dimmi Sirius, ti va di tornare per
qualche tempo a Grimmauld Place? Là ci sono ancora tutti. Dobbiamo farti tornare
come prima…poi, quando starai bene di nuovo, potrai vedere Harry. Te la
senti?- Il grosso cane abbaiò dopo un attimo, saltando ripetutamente, come
per esternare meglio il suo assenso. Quando la carrozza riprese il sentiero
che portava lontana da Hogwarts, Lucilla sorrise brevemente. Come suo padre
le aveva detto una volta, dopo una morte c’è una vita che rifiorisce. Forse suo padre avrebbe anche saputo darle dei preziosi
consigli, ma lui non era caduto dietro al velo, quindi non aveva potuto
parlargli. Non avrebbe mai più potuto parlargli. Lui era morto…e se c’era un
paradiso Max era di sicuro
laggiù.
Il buon umore comunque veleggiò alto quel giorno. Solitamente il lunedì
mattina il corpo studentesco era praticamente in stato comatoso ma la bella giornata
doveva aver rallegrato un po’ gli animi…che tornarono di pessimo umore quando
alle bacheche di ogni casa trovarono i vari volantini per l’imminente festa di
giugno. Scendendo verso la casa di Hagrid, Seamus leggeva ad alta voce per tutti i
compagni del Grifondoro. - Si richiede l’abito da cerimonia per gli studenti, mentre le
studentesse secondo il Comitato potranno vestirsi come meglio credono, senza andare
contro le più basilari regole del buon gusto…- Finnigan alzò il viso, semi
sconvolto, poi continuò – Agli studenti dal primo al terzo anno compreso, il
coprifuoco scade a mezzanotte. La cerimonia di premiazione delle case comincerà
alle dieci in punto, dopo il banchetto che avrà luogo alle sette e mezza.
Kristine Mayers, come vice presidente, ricorda la gara della coppia più bella
che avrà luogo durante la serata. Il Comitato Studentesco allega la lista delle
coppie scelte dagli stessi studenti duranti i sondaggi dell’ultimo mese.- Ron
a sua volta sollevò il volantino, come fece Blaise per i Serpeverde. Peccato
che tutti già sapessero chi erano i poveretti tirati in causa: Harry ed Elettra
erano fra i primi. Le altre sei coppie erano l’inossidabile Miria/Dalton che andava
avanti quasi dal secondo anno fra alti e bassi e anche corna, due ragazzi di
Tassorosso del quarto anno che se ne stavano sempre a sbaciucchiarsi ovunque, Ginny
e la sua ex fiamma Michael Corner anche se la rossa aveva sbraitato dietro a
tutti che fra loro non c’era più nulla, Marcus Chilton battitore di Grifondoro e
la sua ragazza Vanessa, secondo anno Corvonero, e poi Calista Caige e Blaise che
dopo la festa di primavera ogni tanto scambiavano due parole in corridoio senza
la minima malizia. - E io come ci sono finito di mezzo?- allibì Zabini
sdegnato. - Perché l’ultima coppia come ti sembra?- ironizzò Harry
sarcastico. - Tappati la bocca, Potter!- ringhiò Draco arrivando per ultimo,
di pessimo umore. Motivo? Lui ed Hermione erano stati messi in lizza alla
grande e avevano già un buon totale di voti. Era incazzato a sufficienza, si
vedeva bene, ma la tranquillità della Grifoncina alla fine parve calmarlo un
po’. Fortunatamente Hagrid capì quanto erano accaldati e fece loro una bella
sorpresa. Aveva misurato la temperatura del lago e aveva scoperto che era
tiepida abbastanza per mettere i ragazzi a mollo, a caccia di Fuggini, quei
fantastici pesciolini argentei con le pinne simili a tulle che nuotavano anche
nell’aria oppure dentro a bolle di cristallo. Silente ne aveva qualcuno nel
suo studio ma erano difficili da catturare perché erano i pescetti a scegliere
quando farsi prendere. Alla fine comunque, sbuffando e anche facendo i
deficienti, acconsentirono volentieri a inzupparsi fino alle ginocchia
nell’acqua fresca con retini e bacchetta alla mano. - E’ la temperatura
giusta per fare il bagno.- cominciò a mugugnare Ron poco più tardi, seguendo un
Fuggino attentamente – Ce la squagliamo a farci il bagno stanotte?- - Nudi?-
propose Dean malizioso. - Come potete pensare di uscire?- chiese Blaise – Se
vi pescano vi massacrano.- - Parli coi re dell’invisibilità.- frecciò Draco
accanto a Hermione – Loro possono fare tutto, non lo sapevi?- - Nervosetto
eh?- insinuò Weasley. - Ne avrai un’idea quando ti avrò affogato
Lenticchia.- - Tornando a prima,- disse Hermione bloccando quel battibecco –
volete davvero farlo? Non sappiamo se ci siano dei nemici in giro, potrebbe
essere pericoloso.- - Dai Herm!- disse anche Seamus – Per una volta che vuoi
che sia?- - Tu puoi anche filartela quando vuoi!- disse Harry tranquillo – E
poi ti ho già vista nuda, che problema hai? EHI!- sbottò quando ricevette uno
schizzo d’acqua in pieno viso. Grondante caricò la gamba per vendicarsi della
sua ex ma questa si scostò appena in tempo, affinché venisse lavato Malfoy. Da
quello a una rissa vera e propria in acqua, condita con lavetto del resto dei
compagni, fu molto facile. Una volta usciti con un Fuggino ciascuno, Draco
aveva un diavolo per capello. - Non vorrai mica fare il bagno nuda con quelli
vero?- sbraitò vedendola strizzarsi i ricci. - Perché no?- fece angelica –
Non c’è niente da temere visto che vieni anche tu.- Tacque, guardandola come
se fosse una marziana. - Te lo scordi.- - Allora non potrai controllarmi,
mi spiace.- Donne, pensò più tardi incazzatissimo, seduto al tavolo di
pozioni con lei che cinguettava allegra con quella deficiente della Patil alle
loro spalle. L’avrebbe strozzata. Se non altro una bella pozioncina lo
rimise di umore almeno decente, anche quando Piton cominciò a menarla con le
varie conferenze che dovevano sorbirsi quella settimana. Poi aggiornò i ragazzi
su quella cosa che tutti attendevano e repellevano contemporaneamente.
Incontro collettivo genitori insegnanti: un'accozzaglia di babbani, mezzosangue e
purosangue tutti insieme a parlare dei loro figli, a vederli a lezioni, a
discutere coi professori del M.A.G.O. Un delirio a suo modesto parere. Anche
perché non aveva nessuna voglia di trovarsi in mezzo a San Potter e tutta la
congrega di Mangiamorte della Gran Bretagna. Se lo sentiva nelle ossa che
sarebbe successo qualcosa. Qualcosa di grave anche. E quella sensazione
non se ne andò neanche nei giorni seguenti. Anzi… Cominciò a
peggiorare.
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Capitolo 35 *** Capitolo 35° ***
Un mese passò veloce. E maggio stava già volgendo al termine. Harry
guardava il cielo stellato fuori dalla finestra nella sua stanza a Grifondoro
mentre un fracasso micidiale invadeva tutta la torre. L’ennesimo festino
isterico e nevrotico prima del M.A.G.O. stava ormai rasentando la follia. Una
marmaglia di diciottenni in preda al panico e al troppo fumo illecito. Una
miscela davvero disastrosa. Lui però ormai non aveva più voglia di
festeggiare. Qualcuno lo abbracciò di spalle e lui sospirò, abbassando gli
occhi verdi e malinconici. - Perché non mi dici cos’hai?- Harry scosse
debolmente la testa, sentendosi stupido…così le strinse le mani piccole e
bianche, cercando di sorridere. - La festa mi pare riuscita.- disse,
sedendosi sulla finestra e guardando Elettra dolcemente. - Non
traccheggiare.- sogghignò col bel visino comprensivo – Sono giorni che sei
triste ma non mi vuoi mai dire che cosa c’è che non va.- gli fece una carezza
sulla gota, mentre lui ci chinava a baciarle il palmo – Ma forse so cosa c’è che
non va…almeno, posso immaginarlo.- - Davvero?- chiese, mentre si sedeva al
suo fianco. - E’ per la fine del settimo anno vero?- La guardò,
ammorbidendosi appena – Ero un po’ depresso anche a febbraio, solo che Lucilla
mi ha fatto rinsavire. A quanto però ho ancora qualche problema. E’ che…questa è
la mia casa.- -
Hai un posto dove andare dopo, vero?- gli chiese – Mi hai detto
della casa che hai su a West Gold Lake.- - Si, era di mamma e papà.-
annuì, prendendole la mano – Solo che…là sarò da solo dopo le vacanze con
Hermione e Ron in Italia e …non so se riuscirò a cavarmela decentemente. Sono
abituato ad avere gente intorno che mi soffia sul collo, preoccupandosi
continuamente che resti lontano dai guai. Diciamo che sono un po’ viziato…- -
Scusami ma sinceramente…se penso alla tua vita posso dire che è tutto, tranne
che di uno viziato.- Elettra l’osservò con gli occhi azzurri colmi di affetto.
Lo abbracciò forte, mentre lui si lasciava stringere senza dire una
parola. Dopo un lungo silenzio la sentì parlare a bassa voce, quasi a se
stessa. - Mia sorella…deve andarsene per lavoro in Francia.- Sollevò gli
occhi, sgranandoli – Cosa?- alitò sconvolto – Vai via?- Elettra
scosse il capo,
cercando di sembrare tranquilla – No, no. Abbiamo deciso che resterò qui per finire
la scuola e fino a quando sarò maggiorenne sarà lei a mantenermi. Era addolorata
per doversene andare ma lei studia le Veela e i mostri che nei secoli hanno
sviluppato una bellezza ambigua e qui in Gran Bretagna stanno estinguendosi.
Comunque parte all’inizio dell’estate col suo fidanzato, Joe. Vendono
la casa… e dovrò trovarmi un posto dove stare per le estati avvenire. Mio padre
non vuole litigare con la mia matrigna e lei ha detto categoricamente che per
nessuna ragione al mondo mi vorrebbe in casa, ora che è incinta.- Il bambino
sopravvissuto sospirò, dandole un bacio leggero sulla fronte. - Potessi ti
porterei a casa dei miei.- sogghignò, sentendola ridacchiare – Ma non credo
possa diventare tuo tutore.- - Non preoccuparti. Troverò un posto dove vivere per
qualche mese l'anno…- - Sai cosa mi mancherà oltre la scuola e i ragazzi?- si
chinò fino a sfiorarle il naso – Tu.- e la baciò a fior di labbra,
stringendosela addosso. Approfondì il contatto ma non fece altro per spingere di
più la situazione, così quando lei si staccò, rimase stupito della sua aria
corrucciata. - Che c’è?- chiese. - Mi credi di vetro Harry?- -
Cosa?- - Hai capito benissimo.- disse Elettra sfidandolo con uno sguardo
limpido e deciso – Possiamo almeno parlarne?- - Ehm…di cosa
esattamente?- - Del fatto che stiamo insieme da quasi tre mesi e ancora non
abbiamo parlato della cosa che ti frulla della testa da quando ci siamo baciati
la prima volta. E non che tu sia il solo…sia chiaro…- Ora il Grifondoro
pareva un pelo in ansia. Eccola di nuovo quella sensazione bastarda al fondo
dello stomaco. Dio, ma perché era così difficile con lei? - Harry…sei
ancora qui?- Elettra gli passò la mano davanti agli occhi, poi lo scrollò
quando capì che comunque non c’era nulla da fare e per il momento lasciò perdere.
In fondo lui aveva altro per la testa, si sentiva abbandonato, sull’orlo di un
dirupo. Si mise in piedi, stiracchiandosi – Allora, vieni a ballare con
me?- Alla fine le sorrise, un po’ rinfrancato. Con una mano sulla
spalla tatuata scese le scale e tornò nella sala comune del Grifondoro dove
ormai regnava il delirio: gente sbronza che cantava a squarciagola, altri che
fumavano come turchi, ridacchiavano e ballavano su cubi improvvisati, magie che
facevano galleggiare bottiglie di burrobirra... Harry dovette fare attenzione a non
uccidersi, rovesciandosi a terra come un cretino. Alla fine riuscì a
controllare il suo umore fino all’ora di andare a letto ma la mattina dopo era
ancora molto teso. A Pozioni rovesciò polveri e botticine una
dietro l’altra e anche Piton rimase piuttosto stranito quando ai suoi ringhi,
Potter rispose con qualche rispettosa scusa. - Sicuro di star bene?- gli
chiese, con voce brusca. Harry cercò di non sembrare troppo stupito, così
annuì e assicurando che non avrebbe dato più fastidio tornò a lavoro. -
Harry, davvero non hai niente?- gli chiese Blaise mentre la loro pozione bolliva
– Non ti va di parlarne? Sono giorni che sei strano…hai sempre un’espressione un
po’ persa da qualche settimana.- - Scusa, sto facendo preoccupare tutti.-
ammise. - Ron ed Herm cosa dicono?- - Ron mi lascia cuocere nel mio brodo.
Mi parla solo quando sono cotto a puntino.- ironizzò, poi cambiò velocemente
discorso, stanco di far preoccupare sempre tutti per le sue paturnie – Domani è
mercoledì, il primo giugno. La riunione con tutti i genitori è giovedì
vero?- - Già, dura due giorni. A quanto ho sentito vogliono farli dormire
qua, nella Torre Est.- - Ma è chiusa da anni!- mugugnò Harry con una smorfia
– Certa gente con la puzza sotto il naso potrebbe…- poi tacque, fissando Zabini
imbarazzato che però non parve capire che aveva – Bhè? Che c’è?- poi capì di
colpo, arrivandoci e scoppiando a ridere come un forsennato – Ah, capito!
Tranquillo, i miei sono un po’ svitati ma anche se fanno vita di società, mamma
e papà fanno di tutto per tenersi lontano da…Mangiamorte dichiarati.- -
E…hanno vita facile?- - Non tanto.- Blaise alzò le spalle, sorridendo – Ma
sono in gamba.- - Tua mamma ha una serra enorme vero?- chiese Hermione
passando di lì con le bottigliette per tutti. - Si, crea un sacco di specie
strane…- mugugnò Blaise non molto convinto – E’ un po’ pericolosa.- - Neville
tua nonna viene?- ciarlò invece Ron. - Si,- disse Paciock un po’ avvilito –
vuole vedere come me la cavo in sala duelli.- - Già penso alla faccia che
farà mia madre quando ci vedrà maneggiare delle armi.- mugugnò Weasley verso la
fine dell’ora – Credo di dover avvisare Tristan…se lo trovo…- - Ormai lo
peschi solo lezione.- disse Lavanda Brown che come tutte le allieve aveva perso
l’amore della sua vita, ovvero l’adorato professore di Difesa contro le Arti
Oscure – Lui e Lucilla non si fanno mai vedere neanche a cena.- - In effetti
credo che stiano programmando come salvarci il culo.- sentenziò Harry
sagace. Andarono avanti a discutere degli attacchi che non si presentavano
più da quando Lumia era sparita un mese e mezzo prima anche a pranzo e il
preoccuparsi della sua sopravvivenza riportò Potter a vecchi ricordi. Tutte le
volte che lui e i ragazzi si erano salvati in un modo o nell’altro lo misero di un
perverso buon umore che si vide perfettamente anche in tutto il pomeriggio in sala
duelli. Le lezioni private di Jess e Tristan gli avevano conferito una buona mano
con la spada ed era perfino riuscito a tenere testa a uno come Dalton che
praticava la scherma da quando aveva cinque anni. A metà maggio aveva anche
sostenuto l’esame di Materializzazione e c’era riuscito perfettamente anche se
Ron era stato decisamente più sicuro, un vero maestro. Ora quei due
stavano facendo esercizi per
diventare Animagus mentre la Grifoncina era quasi riuscita a Smaterializzarsi a
Hogsmade…grazie all’aiuto di Malfoy che la seguiva come un maniaco persecutore
quando Tristan era di ronda coi suoi compagni e Lucilla spariva, chissà per
andare dove. Potter e Weasley però avevano scoperto che diventare Animagi era
assai più arduo. Dovevano ancora scegliere l’immagine in cui trasformarsi e poi
l’emicrania! L’Occlumanzia era niente in confronto! In compenso i loro molti
progressi li stavano rendendo davvero orgogliosi di loro stessi. Specialmente
quando si cimentavano sui palchi e riuscivano a sconfiggere i propri
avversari. A metà pomeriggio la sala era ancora molto piena: alcuni di Corvonero e Serpeverde facevano
esercizi con le tende tirate, candele accese e Priscilla che cercava di
addestrarli anche al buio. L’unico che fino a quel momento era riuscito a
tenersela lontano oltre a Edward Dalton era stato Malfoy che, a quanto diceva
Hermione, aveva sviluppato appieno la sua capacità di Animagus, tanto che a volte
Harry sentiva la sua voce maledetta e strascicata anche a Grifondoro…chissà come
mai. Ad andare avanti non erano solo i rapporti interpersonali. Andava avanti
anche quella demente di Kristine Mayers a proporre cavolate per il miracoloso
ballo di fine anno che Harry non voleva perdersi. Era molto eccitato all’idea,
anche perché lui ed Elettra erano sempre in primo piano: Colin continuava a
scattare caterve di fotografie in ogni momento meno opportuno, s’intrufolava
perfino negli spogliatoi e dava il tormento anche a Hermione che però aveva
cominciato a prendere il volo ogni qual volta lo vedeva nei paraggi. Malfoy
invece era stato molto più chiaro al riguardo. All’ennesima foto che aveva
ripreso lui e la Grifoncina a baciarsi prima di andarsene a letto, aveva pescato
Canon nel bagno dei maschi e l’aveva ficcato con la testa nel water. Una roba
alla gemelli Weasley. In compenso anche Malferret era un pelino nervoso. Lui
sapeva perfettamente cosa significava "colloquio coi genitori e gl’insegnanti".
Significava catastrofe. Mangiamorte ed Harry Potter. E Lucilla dei
Lancaster. A casa sua, in codice, voleva dire APOCALISSE. Per di più sua
madre era tornata dalla sua vacanza, suo padre presto sarebbe arrivato con tutti
i suoi compagni e lui si sentiva la ghigliottina sul collo. Era una sensazione
molto esaltante. Per di più quel venerdì mattina, coi genitori in giro, ci sarebbe stata
anche una bella partita Grifondoro vs Serpeverde. - Draco, mi servono gli
appunti sulla pozione OblioBomba. Devo metterla nello schedario per il M.A.G.O.-
Hermione non attese una risposta, frugò nella sua tracolla e gli prese il
plico di Pozioni visto che il biondo pareva da tutt’altra parte con la testa.
Anche lei in effetti era un po’ preoccupata per l’imminente arrivo dei suoi, il
giorno dopo. Erano babbani e…sapeva che non godevano di molta simpatia fra
certa gente. Poi suo padre…Scott Granger non era mai stato felicissimo di
mescolarsi coi maghi. Stavano sotto un faggio per prendere un po’ d’aria ma
l’afa ormai si era fatta insopportabile da un mese. Giugno era appena
iniziato e sembrava di essere in pieno luglio. L’unico modo per evitare quel
caldo era diventato il bagno di mezzanotte che Grifondoro faceva regolarmente
una volta a settimana nel lago della scuola. Ma l’esame finale era imminente e tutti
erano scleratissimi. Calì era già scoppiata in una crisi isterica con la Cooman, Neville
aveva dato i numeri con Piton e perfino Harry viaggiava sulle nuvolette della
nevrosi. Erano al limite. L’unico modo in cui ormai si sfogavano erano le
lezioni pratiche di Difesa. - Non è la giornata adatta.- bofonchiò il biondo
alzandosi di malavoglia dal tavolo, seguendola. - Fare Patronus per te non è
mai la giornata adatta.- sentenziò tirandolo per la mano in mezzo al giardino –
Avanti, concentrati e vediamo cosa riesci a fare.- - Possiamo parlare
d’altro?- chiese, infischiandosene della faccenda, arrotolandosi le maniche per
l’afa e buttandosi i capelli indietro scocciato – Dai mezzosangue, dobbiamo
programmare per sabato.- - Non faremo niente sabato se non mi fai adesso un
Incanto Patronus, chiaro?- La fissò con gli occhi argenti assottigliati –
Devo prenotare, che cosa credi?- - Te l’ho detto…non mi va.- - Guarda che
non è mica un locale di orge!- sbottò un po’ infastidito – Ma per una sera
vorrei starmene lontano da qui, da Canon, dalla Daves e da Cohen! Voglio
baciarti in mezzo alla strada e sbatterti a un muro se mi va! Ma qui io mi sento
braccato!- - Oh, perché io no?- replicò sbuffando – Ma questa faccenda mi
piace poco. Affittare una camera non mi piace…- - Perché, infilarsi in quella
delle Necessità fa una differenza così grande?- Hermione lo guardò storto e
sparò una battuta velenosa sulla sua attitudine a programmare seratine simili in
hotel a ore e naturalmente andò a finire che la faccenda degenerò presto: dopo
un quintale d’insulti Draco la prese in spalla con la precisa idea di buttarla
nel lago ma alla fine lei con qualche parola dolce riuscì a fermarlo,
strusciandosi come una gatta. Malfoy dovette lasciar perdere, se non voleva
passarsi il week end in bianco, anche se non la mise giù fino a quando non gli
promise che sarebbe andata con lui a Hogsmade e avrebbero pensato a una
soluzione. - Non mi va di affittare una camera, ok? Mi sa di squallido…-
borbottò quasi la mise giù per la vita. – E credi che io faccia i salti di
gioia?- frecciò sarcastico - Neanche a me va con una come …te…- e si sentì di
nuovo incenerire dal suo sguardo infuocato – Ma guardiamo in faccia la realtà!
Non si può andare avanti così. Prima o poi andrà a finire che scopriranno che
siamo Animagi, la Mcgranitt ci butterà fuori per non averla avvisata e anche le
nostre belle serate a letto che tra l’altro sono l’unica parte buona della
giornata, potrebbero venire scoperte.- - Quanto sei tenero...- la Grifoncina
sorrise ironica, dandogli un bacio veloce – Adesso torniamo a lavoro.- -
Tanto prima o poi ti convinco…- ghignò perfido, credendo di aver vinto la
guerra. Lei e Draco in quei giorni, oltre che al loro fantastico rapporto di
bestemmie e imprecazioni, portavano avanti un intenso programma di preparazione
all’esame finale. Malfoy aveva finalmente trovato un pensiero abbastanza felice,
verso sera, per far venir fuori dalla punta della bacchetta una specie di
furetto che l’aveva fatta morire dal ridere. Incazzatissimo, l’aveva quasi
mandata al diavolo mentre il bellissimo leopardo argentato della Grifoncina
scorrazzava beato fra le loro gambe…fino quando sentirono una debole risata alle
loro spalle. Si girarono e videro un uomo sulla settantina, appoggiato ad un
bastone, vestito con abiti eleganti e costosi. Aveva un’aria molto distinta
e guardava il leopardo con occhi dorati come se fosse stato un gioiello
raro. Hermione notò qualcosa di vagamente famigliare in lui ma dopo essere
stata fissata a sua volta con un interesse estremo cominciò a sentirsi in
imbarazzo. Perché la scrutava in quel modo? - Hargrave.- disse Draco stupito
– Cosa fa qua?- - Draco Malfoy.- disse Liam Hargrave, facendosi avanti con
passo felpato – Dimmi, chi è questa affascinante strega?- La Grifoncina si
affiancò al Serpeverde mentre il vecchio mago, il grande magnate di cui aveva
sentito parlare dai coniugi Mckay, continuava a studiarla. I suoi occhi dorati
erano intensi e…quasi insidiosi. - Liam Hargrave, Hermione Granger.- li
presentò Malferret – Adesso mi dice cosa fa qua?- - Tanatos Mckay mi ha
chiamato per una rimpatriata con Silente.- rispose il vecchio, sorridendo
appena, poi si rivolse alla Grifondoro, alquanto colpito dal suo Patronum – Mia
cara, di rado ho visto Patronum tanto perfetti. Specialmente leopardi. Sai che è
alquanto raro che prendano quella forma?- - Non lo sapevo.- disse la
streghetta. - Solo nella nostra famiglia i maghi producono leopardi. Ed è
diventato il nostro stemma.- la informò, indicandole lo stemma argentato sulla
sua giacca leggera – Ma a quanto pare non abbiamo più il primato.- la fece
sorridere, poi le prese la mano e gliela baciò, facendola anche arrossire – Mia
cara è stato un piacere. Spero di rivedervi. Tutti e due.- poi si accomiatò
verso l’entrata principale, lasciandoli a chiedersi che accidente stesse
succedendo. - Quel vecchio maniaco non perde occasione per baccagliare.-
sbuffò Malfoy scocciato. - E’ lui quello delle amanti?- allibì la Grifoncina
– In effetti anche se vecchio è un bell’uomo.- - Ecco un’altra scema!- disse, infilandosi la
tracolla in spalla – Adesso scusa mezzosangue ma ho gli allenamenti. Se
non vado sono capaci di mangiarmi vivo e ancora non è la mia ora. Devo
aspettare domani mattina!- si chinò a baciarla, ma non prima di aver controllato
che Canon fosse in giro, poi se la squagliò al campo di quidditch mentre lei
restava immobile, ancora un po’ confusa da quello strano incontro. Quell’uomo
l’aveva guardata come se in lei avesse riconosciuto qualcosa. Come se…l’avesse
cercata a lungo. Sentiva che c’era qualcosa che non quadrava. Qualcosa si
stava agitando…e lei non era preparata.
Nella sala riunioni invece Silente
pareva alquanto infastidito verso Tanatos che però aveva poca colpa…quella
volta. - Insomma, potevi dirmelo che era sua nipote dannazione!- sbuffò Mckay
con le mani alte in segno di resa verso il preside – Mi sarei ben guardato dal
parlare a quella ragazzina se avessi saputo che era la nipote di Liam, per chi
mi hai preso Albus?- - Per un produttore di disastri, ecco cosa!- sentenziò
quello, fissando storto anche Hargrave che sedeva pacato in poltrona – E adesso mi
chiedo anche per quale assurdo motivo tu sia venuto Liam! Mi sembrava di averti
detto di stare lontano sia da Hermione che da Jane Granger!- - Mia nipote e
mia figlia intendi.- rispose Hargrave un po’ ruvidamente. - Strano,
quarant'anni fa quella figlia non mi sembrava fosse tale, o sbaglio?- frecciò Tanatos a
quel punto – Non per mettermi in mezzo amico, ma ho fatto un guaio e me ne
dispiace sul serio. Quando ho visto la ragazzina credevo di vedere Selena quando
era giovane. E adesso tu ti precipiti qua per stravolgere la vita di tua figlia
che guarda caso deve presentarsi a scuola domani.- - Ho una faccenda in
sospeso con lei.- disse Liam pacato, versandosi da bere – E non vedo cosa posso
interessare a voi.- - Ho promesso a sua madre che Hermione non sarebbe mai
venuta a sapere la verità.- sibilò Silente – E tu non puoi venire qui e
pretendere di scavalcare le decisioni di tua figlia! Già una volta hai
scavalcato i suoi diritti.- - E adesso voglio ridarglieli!- ringhiò Hargrave
con gli occhi dorati fiammeggianti – Non farmi la predica Albus, ci conosciamo
da abbastanza tempo per non pestarci i piedi a vicenda! Intendo restituire a
Cassandra…- - A Jane.-
rognò Silente, scorbutico. - A Cassandra i suoi poteri.- andò
avanti l’altro imperterrito – Voglio che sia mia erede!- - Adesso ti serve un
erede!- sbuffò Tanatos sottovoce. - Senti, tu non hai un matrimonio da
organizzare?- ringhiò seccato Liam. - Figurati se Lucilla è così stupida da
farsi incastrare in un matrimonio con Tristan.- bofonchiò l’ex Auror. -
Vogliamo lasciar perdere queste fesserie per un misero minuto?- Silente li
guardava come se fossero due da manicomio – Stavamo parlando del fatto che a
Jane Granger non deve essere rovinata la vita proprio ora! Tantomeno Hermione!
Liam ti avverto…non infrangerò la mia promessa.- - Non è il caso di
scaldarsi. Voglio solo parlare civilmente con Cassandra.- - Bhè, spero che ti
cavi gli occhi.- insinuò il preside sarcastico, lasciandosi andare a
sedere. - Insomma mi vuoi dare un minimo di fiducia Albus?- sbottò il vecchio
Hargrave col cipiglio tipico della sua famiglia dedita agli affari – Voglio che
Cassandra erediti la mia fortuna, voglio che venga a vivere fra i maghi. Le darò
l’opportunità che le ho negato quando ero giovane e stupido. Voglio
riconoscerla, ridarle la magia e il suo nome.- - Sai cosa se ne fa adesso...-
disse Tanatos, poi sbalordì quando rielaborò la frase – Magia? Sei andato fino
all’Ufficio Magie Perdute a riprenderti quell’ampolla?!?- sbraitò mentre Silente
si metteva le mani in faccia – Tu devi essere matto! Lo sai che succede se ti
scoprono?- - Perché tu non hai rubato il testamento di Degona Lancaster due
mesi fa dal Reparto A.D?- frecciò Hargrave. - Chi è che ha cantato?- mugugnò
Mckay imbronciato ma per nulla preoccupato. - Affari miei. Come tu aggiri la
legge da anni posso farlo anche io, quindi non seccarmi e lasciami risolvere le
mie faccende famigliari per conto mio. Piuttosto, è vero che i tuoi figli vanno
in giro con un Diurno?- - Oddio…- Silente scuoteva il capo, disperato. Quella
era una vera catastrofe. Una tragedia greca. - Senti Liam…- disse a quel
punto, cercando di calmarsi i nervi e di mettere un po’ d’ordine in quella
situazione – Se mi prometti che parlerai a Jane con calma senza coinvolgere
Hermione dopo venerdì ti permetterò di stare qui. Altrimenti ti assicuro che ti
renderò la vita un inferno, sono stato abbastanza chiaro?- Liam sogghignò
appena, ben sapendo che il suo vecchio amico Albus poteva davvero farlo. Così
promise di starsene buono e in silenzio, senza fare nulla di avventato e
Tanatos, visto che aveva fatto il disastro e da un mese se ne stava lì a
Hogwarts a fare niente, avrebbe dovuto tampinarlo come un’ombra. Ma anche l’umore di Silente da quel pomeriggio
andò un pelo a ramengo e se ne andò avanti a imprecare nel suo ufficio al vento,
con Fanny e i presidi che lo guardavano come se ormai anche lui fosse da spedire
al San Mungo.
La sera, a cena, quelli del
settimo furono molto chiassosi e anche la Mcgranitt, coi suoi continui richiami,
non riuscì a zittirli. Le classi maggiori di tutte le case erano tutte in
defribrillazione, anche perché i loro genitori erano stati invitati non solo a
parlare coi professori ma anche a seguire le loro lezioni. Quindi ce li
avrebbero avuti attorno anche in classe… L’unico a starsene tranquillo era
Harry. Dubitava che i Dursley si sarebbero mai sognati di andare a trovarlo
e…Sirius non c’era più. Nessuno sarebbe venuto per lui. Da una parte questo lo
rendeva ancora più triste, dall’altra lo tranquillizzava. Non doveva temere di
deludere nessuno. All’ora del caffè ricevette una lettera di Lupin che lo rasserenò leggermente e pose fine a
quel problema. Remus gli diceva che sarebbe venuto a trovarlo per
venerdì mattina, alla partita di quidditch, e che se avesse vinto gli avrebbe
portato un regalo. Chissà che
regalo aveva in mente, pensava Potter uscendo dalla Sala Grande ma si fermò
quando andò a sbattere davanti a un bel picchetto di ragazzi del suo anno. Justin
Bigs stava litigando con Oliver Preston, sesto anno. A quanto gli raccontò Dalton
che faceva da spettatore godendosi una specie di mini pestaggio, Preston aveva
insultato i genitori babbani del Tassorosso. Scosse il capo, deciso ad
andarsene, quando la voce fastidiosa di Nott gli arrivò all’orecchio. - Se
non altro alcuni hanno avuto il buon gusto di morire prima no?- Si voltò
immediatamente, furibondo. - Che hai detto?- ringhiò con odio feroce nelle
vene. - Oh, Potter!- Nott ghignò ancora, insieme a tutta la sua ciurma mentre
Draco era in fondo a parlare con le sue cacciatrici – Dai, non te la prendere!
Se non altro i tuoi erano maghi, no? Invece domani ci ritroveremo pieni di
babbani e mezzosangue! Vero Granger?- Hermione fece per portare via Harry
prima che scoppiasse la rissa ma non fece in tempo. Il moretto attaccò Theodor
al muro, dopo aver scostato a spallate sia Goyle che Tiger. Gli serrò il collo
rabbioso ma venne spinto indietro e allora attaccò una lotta furibonda che venne
sedata da Zabini e Ron che riuscirono a mettersi in mezzo prima che fossero
visti da qualcuno. – Che cazzo succede?- chiese Blaise – Che diavolo c’è?- -
Niente, quel coglione come al solito insulta le persone sbagliate!- rise Harry
acido – Quando invece dovrebbe solo vergognarsi di quel verme di suo padre che
ancora striscia nel fango!- - Come osi?!- gridò il Serpeverde. Per fortuna arrivò
anche Draco e mise fine alla cosa una volta per tutte. Non disse nulla sulle
questioni del dibattito, ignorò completamente i Grifondoro se non Ron a cui quasi
ordinò di potere via Harry prima che si rovinassero con le loro mani, poi
trascinò via la sua corte e non ne volle più sapere nulla anche se, quando andò
in giardino per prendere aria e per incontrarsi con Hermione, la trovò con Potter
e Lucilla. Si vedeva perfettamente che stavano discutendo e così lanciò una
sguardo alla Grifoncina. Tacitamente le disse che si sarebbero visti il giorno
dopo, così li lasciò in pace…mentre anche da lontano sentiva bene la sua nemesi
urlare come un forsennato. Pensò a come dovesse sentirsi. Trovarsi contro i
nemici che continuava a sconfiggere e che tornavano sempre, con l’approvazione
della loro reputazione. Lui ci sarebbe uscito pazzo, pensò ghignando amaro,
tornandosene definitivamente a letto.
La mattina dopo l’attesa era
nell’aria. E anche l’incazzatura facile. Draco, come Blaise aveva previsto, era quasi intrattabile
e quando si era svegliato non gli aveva detto neanche "Buon giorno!" ma
subito "Vaffanculo Blaise!" senza un motivo preciso…ma Zabini non ci aveva
fatto caso neanche di striscio visto che aveva riservato epiteti peggiori a
tutte le matricole e anche a Tiger e Nott e poi il moretto era tutto contento, suo
malgrado, nel rivedere sua madre e suo padre. Sapeva che non avevano vita
facile, non potevano starsene sempre in casa e non erano mai stati Mangiamorte…perciò avrebbero
avuto qualche problema di dialogo con gli altri genitori di
Serpeverde, se non con la madre e il padre di Terry Turner, altro emarginato che
però, a detta di tutti i Grifondoro, anche se strano e un po’ musone, era
davvero un ragazzo più in quadro di tanti altri. Ma Blaise non era il
solo ad essere un po’ preoccupato. Ron aspettava che Harry si vestisse,
guardando fuori dalla finestra. Stavano già arrivando le prime carrozze. I
suoi erano ben visti fra i Grifondoro, fra Tassorosso e anche Corvonero ma
chissà che battute sarebbero uscite fra quei dannati che dormivano nei
sotterranei. Poi si dette dello stupido e anche del viziato. Doveva
smetterla. Lui quel giorno avrebbe avuto accanto la sua famiglia…guardò Harry
che intanto ridacchiava con Seamus per la nonna tostissima di Neville. Harry non aveva
nessuno quel giorno vicino, pensò Weasley…anche se Molly di certo si sarebbe
adoperata in tutti i modi per non fargli pesare quella situazione. E la
stessa cosa la pensava Potter, scendendo allegro le scale. In fondo…si, era
solo. I suoi erano morti ma aveva tante persone che cercavano di dargli una mano
senza volere nulla in cambio. I signori Weasley lo avevano sempre amato come un
figlio. Remus presto sarebbe tornato a scuola, per stare un po’ con lui il
giorno dopo e anche Jane di certo gli avrebbe dato tutti il suo appoggio. Ma la
sorpresa più bella era stata Lucilla. Gli aveva detto che se voleva qualcuno
a fianco ai colloqui coi professori lei lo avrebbe accompagnato
volentieri. In fondo anche lei aveva sempre vegliato vigile su di
lui. Quel pensiero lo fece sorridere dolcemente, parlando disinvolto a
colazione con tutti gli altri. Se solo ci fosse stato anche Sirius…tutto
sarebbe stato perfetto… Draco Malfoy invece non aveva fatto colazione. Era
rimasto in giardino, lontano dalla mandria che gli faceva dare i numeri con le
loro stronzate di famiglia. Cominciò a chiedersi come avesse potuto sentire quei
discorsi per tanti anni. Prima era sempre riuscito e a farseli scivolare addosso
e a condividerli. Ma ora non ci riusciva più. Non riusciva più a sentire Nott
e Preston ridere dei babbanofili, dei mezzosangue. Non riusciva più a sentire
parlare di massacri senza chiedersi il perché di tanta rabbia che gli nasceva da
dentro. E non poteva più vivere così. Ne era consapevole. Stava seduto su
una panca di pietra sotto le arcate del giardino quando l’intera sua corte
arrivò a chiamarlo. - Ehi, Draco non vieni?- gli chiese Nott – Sono arrivati
i Corvonero giusto cinque minuti fa. Erano gli ultimi.- - I nostri genitori
dovrebbero già essere riuniti in Sala Grande.- l’avvisò Lavinia – Andiamo?- -
Io adesso non ho voglia.- mugugnò seccato, accendendosi una sigaretta. - Dai,
vieni che ci facciamo due ghignate!- ridacchiò anche Preston che era solo del
sesto anno, scatenando l’ilarità di tutti i serpenti che risero sguaiati – Non
vedo l’ora di beccarmi Potter davanti a tuo padre!- - Stavolta il signorino
ha i minuti contati…- disse stupidamente anche Goyle, ottuso come
pochi. Draco
ringraziò Merlino, Morgana, Voldemort e pure Dio dell’arrivo di Blaise altrimenti era sicuro che
avrebbe preso qualcuno di quegli idioti per il collo tanto era nervoso, comunque
il suo migliore amico si limitò a staccarlo un po’ dalla mandria. Fecero qualche
passo verso la piazzola della fontana, ma sempre ben in vista dai compagni che
chissà come mai stavano guardando fisso proprio il moro, peccato che Blaise
avesse già riabbracciato suo padre…quindi si sentiva molto sereno. Peccato che il
suo biondo amico fosse invece così teso. Vide Draco dare un ultimo tiro alla sigaretta,
fissare verso l’entrata di Hogwarts come se fosse stato il patibolo…poi però
qualcosa attirò di più la sua attenzione. Gli occhi di Malfoy si sgranarono,
colmandosi di un sentimento che Blaise di rado aveva visto. - Jane…- lo
sentì dire, prima di buttare a terra la cicca e correre giù per il sentiero di
roccia che portava a casa di Hagrid. Corse come un forsennato, vedendo la madre
di Hermione che osservava rapita il paesaggio e il lago che risplendeva del
riverbero del sole. Era avvolta in un tailleur estivo sottile e i capelli ricci
al vento gli ricordavano tantissimo sua figlia. Quando fu abbastanza vicino
anche lei lo riconobbe subito, stringendolo in un abbraccio forte e affettuoso
che decisamente gli raddrizzò la giornata. - Tesoro come sono contenta di
vederti!- gli disse la donna, sorridendo felice e prendendogli il viso fra le
mani, per guardarlo bene – E finalmente ti rivedo anche con una faccia sana e
non cadaverica come ti ho lasciato l’ultima volta!- gli scoccò un grosso bacio
dopo di che Draco l’abbracciò ancora di slancio, ridendo allegro. - Sono
contento che sei venuta.- le disse, pochi minuti dopo mentre facevano due passi
nei giardini esterni a braccetto, accanto alla Foresta Proibita – Ma come mai
sei qua fuori da sola?- - Ecco, ero con tutti i genitori di Grifondoro…-
disse facendo una smorfia buffa – Ma poi Arthur e Molly Weasley hanno
interrogato mio marito su tutti gli usi scenici dei flash nei teatri e
annoiandomi ho tenuto la testa fra le nuvole…fino a quando mi sono persa.-
ridacchiò, divertita della sua lieve goffaggine – Poi sono scesa a chiedere
indicazioni a quel simpatico signore con la barba e ho scoperto finalmente che
lui è il famoso Hagrid di cui Harry ed Hermione mi parlavano sempre. È stato
molto gentile.- poi guardò lui di sottecchi, con l’espressione furbetta che il
biondo stava cominciando a conoscere bene – E tu che ci facevi fuori?
Fuga?- - Sarebbe la soluzione migliore oggi.- decretò brusco e stanco. -
Ok, lasciamo perdere…- Jane fece finta di nulla, alzando gli occhi al cielo – E
con Hermione come va?- - Oh, benissimo…- gli sfuggì, senza pensarci, ma
quando capì che aveva detto arrossì vistosamente. - Jane Granger sei il
diavolo.- le sibilò mentre la donna rideva a crepapelle. - Andiamo, è solo
una domanda innocente.- cinguettò beata, facendogli un buffetto – E poi mi piace
farti arrabbiare, diventi adorabile.- e scuotendo il capo, esasperato da quella
donna così simile alla Grifondoro che lo faceva impazzire da tempo, risalirono
la gradinata quando finalmente si ritrovarono all’entrata
principale. L’incantesimo per rendere Hogwarts invisibile ai babbani era
stato temporaneamente tolto per i genitori presenti e il Serpeverde poté notare
anche da lontano molte persone che avevano i nasi all’insù per vedere meglio le
torri. Babbani, pensò rognoso. - Oh, finalmente sei tornato!- Blaise
apparve alle sue spalle, facendogli quasi venire un colpo – Ma dove cavolo eri?-
poi vedendo anche Jane fece un mezzo sorriso, dandole il buon giorno fino a
quando non furono fatte le presentazioni e Zabini capì perfettamente perché
Draco pareva così contento ora. Aveva ritrovato il suo mito. - Hermione mi ha
parlato molto di te.- gli disse la signora Granger quando Zabini la salutò
allegro. - Oh, è un piacere per me conoscerla. Anche Draco mi ha parlato di
lei.- rispose il moretto gentilmente. - Tranquillo, non è tutto vero.-
ironizzò la donna prima di venire interrotta da due ragazzi che la chiamavano a
gran voce. Eppure, prima che potesse capire chi fossero, Harry e Ron la
investirono in pieno saltandole al collo e facendole un sacco di feste che Jane
comunque parve gradire molto. I due Grifoni arrivarono con tutto il corteo
Weasley e Molly fu contenta di non aver perso Jane che era sparita di punto in
bianco senza dire niente a nessuno. Scott e Arthur invece parevano ancora
immersi nel loro fitto discorso di flash… - Cavolo come siete cresciuti…-
fece Jane quando riuscì a riprendere fiato – Ron…ma quanto sei alto?- - Quasi
uno e ottanta!- disse il rossino orgoglioso. - Bhè, complimenti.-
disse ammirata, scompigliandogli la zazzera color mogano – E tu Harry, pronto
per la festa?- - Quella della fine della scuola si…ma per quella di oggi non
molto.- mugugnò imbronciato. - Dov’è che le ho già sentite queste parole?-
fece Jane allusiva mentre Draco faceva presto a guardare altrove. Colse
l’occasione per salutare i genitori di Blaise che se ne stavano un po’ isolati
comunque quando videro Potter, Blaise li portò a conoscerlo e anche Ron, Arthur
e Molly Weasley dovettero riconoscere che a primo acchito sembravano persone per
bene. Andrew Zabini aveva un sorriso aperto, gli occhi azzurri e la stretta di
mano salda e sicura. La madre di Blaise, Clarissa Zabini, era una donna sulla
quarantina abbastanza alta ma molto sottile. Dall’aspetto sembrava fragile ma
anche lei aveva una bella stretta di mano. Anche lei bruna, gli occhi azzurro
intenso e anche se il suo sorriso era più raro aveva una spiccata dote: faceva
commenti al limite del sarcastico che facevano morir dal ridere sia Jane che i
Weasley. - Draco i tuoi ancora non ci sono?- gli chiese la signora Zabini
poco dopo. Il biondo alzò le spalle, incurante – Saranno con gli altri,
Clarissa. Non mancherebbero mai, si figuri…- - Piuttosto, Hermione dov’è?-
chiese Blaise stranito – Non l’ho vista in giro.- - Mia figlia ha la spiccata
capacità di sparire nei momenti più opportuni.- bofonchiò Jane tranquilla,
ancora a braccetto con Harry che sembrava finalmente sereno – Comunque tesoro,-
e si rivolse proprio al bambino sopravvissuto – visto che mia figlia non dà
soddisfazioni in materie scolastiche per un genitore, ho deciso d’accordo con
Molly che quest’anno vengo io darti il tormento e a parlare coi tuoi professori.
Ti vado bene?- Potter s’illuminò come una lampadina – Dici davvero? Jane…ma
sei sicura che non è un disturbo?- - Per te niente è un disturbo.- gli disse
dolcemente, carezzandogli i capelli – E poi in sette anni non ho mai sentito una
lamentala verso Hermione. Spero con te di divertirmi un po’ di più.- - Jane,
cara…- pigolò Molly, sempre indulgente con le sue stranezze. - Oh, con lui ne
sentirai di certo!- ridacchiò Ron – Con tutte le risse che provoca!- - E già,
sono solo io a farle vero?- replicò Harry scocciato – E l’altra parte in
causa?- - L’altra parte in causa è sempre una vittima innocente.- fece Blaise
con un sorrisetto – Vero Dray?- Altrove invece Hermione stava aiutando,
tirata quasi a forza, Lavanda Brown a smistare un po’ di gente. Visto che la
Capo Scuola non poteva fare tutto da sola e Neville se l’era squagliata prima di
finire fra le grinfie di sua nonna, aveva dovuto aiutarla la Grifoncina. Stavano
smistando i primi gruppi di Tassorosso verso l’entrata principale. A quanto
avevano visto, Silente e i professori avevano liberato la Sala Grande per i due
giorni d’occasione. I tavoli erano stati tolti e la grande sale era divisa per
angoli, con divanetti e poltrone di vari colori che indicavano le case, quindi
presto tutti i genitori avrebbero potuto riposarsi dal lungo viaggio. Certamente
per alcuni era stato decisamente più comodo che per altri e le due ragazze
videro parecchi signori e signore, evidentemente babbani, guardarsi attorno
circospetti ma anche molto interessati. Erano molto numerose anche le coppie
miste, notò la bella Granger. I purosangue invece parevano tutti molto sulle
loro…tranne alcuni che si divertivano da matti a fare da ciceroni. Non erano
gli unici a divertirsi. I Poltergeist e i fantasmi, non potendo essere visti dai
babbani, potevano però farsi sentire almeno con la voce e fra i tanti Pix aveva
già fatto gridare ben più di un non mago. I genitori Magonò
potevano vederli ed erano decisamente più tranquilli anche perchè non strillavano a
ogni spostamento d’aria, a ogni scricchiolio sinistro…ma Pix era sempre pieno di
risorse. Pochi minuti più tardi le due vennero a sapere che Pix aveva già preso a gavettoni un bel
gruppetto di Tassorosso fino a quando George Dalton, il padre di Edward, non lo
aveva sistemato. Stavano passando i Corvonero quando Lavanda capì che il
peggio era passato. - Adesso puoi andare a salutare i tuoi!- cinguettò
all’amica, dandole una leggera spinta – E’ da un po’ che non li vedi no? Harry e
Ron saranno già dal gruppo. Ora vai, fra un secondo arrivo anche io! Devo
smistare i Serpeverde.- - Ok.- Hermione si passò una mano fra i capelli, già stanca
e anche accaldata da quell’afa impossibile – Allora ci vediamo di là. Se vedo
i tuoi li avviso che sei qui.- e dopo averla salutata si avviò per i corridoi,
in mezzo a curiose matricole che avrebbero dovuto essere in classe, a genitori
isterici, ad altri intenti in focose discussioni…e stava così attenta a non
farsi schiacciare, visto che sembrava invisibile, che andò tanto per cambiare
andò dritta addosso a qualcuno. Gazza era passato come un treno, sbraitando
contro Pix, e l’aveva spedita dritta contro una donna che era appena arrivata. Quasi
caddero a terra ma Hermione si aggrappò al muro e anche la strega. - Dio, mi
spiace!- la Grifoncina era mortificata – Non l’ho proprio fatto app…- ma tacque
di colpo, gelando. Narcissa Black Malfoy le stava di fronte, bellissima in un
lungo abito color perla. I capelli biondi lisci le ricadevano dolcemente sulle
spalle e i suoi occhi azzurri la scrutavano attenti. Hermione si sentì di colpo minuscola. Quella donna
incarnava ben più di una sua paura, di ogni sua insicurezza. - Mi
scusi.- disse ancora, cercando di ritrovare la voce però accadde una cosa che la
lasciò stupita. La madre di Draco le scoccò uno sguardo intenso, specialmente
le guardò il collo dove la Giratempo stava bene in vista…insieme all’anello col
serpente che aveva regalato a suo figlio quindi, apparentemente incurante, le
fece un leggero cenno del capo – Non è successo niente.- mormorò. La
streghetta pensò che era la prima volta che la sentiva parlare. Aveva una bella
voce. Molto intensa. - Sapresti dirmi dov’è il gruppo di
Serpeverde?- le chiese quindi, abbozzando qualcosa che somigliava vagamente un sorriso
gelido. Sempre più stupita dal fatto che le rivolgesse la
parola senza un insulto, la Grifoncina le indicò il gruppo degli snobbosi genitori
di Nott, della Parkinson, della Leptis e compagni quando vennero di nuovo
interrotte. - Narcissa, dove ti eri cacciata?- Entrambe si girarono e
videro Lucius Malfoy farsi strada fra gli altri genitori tampinato dal padre di
Goyle. Si fermò e vide Hermione, piegando subito le labbra in un
sogghigno. - Signorina Granger. Hai trovato mia moglie vedo…- - Allora non
mi ero sbagliata.- sussurrò Narcissa tornando a voltarsi verso di lei. - Già,
è la figlia di Jane.- continuò Lucius col tuo maledetto tono pigro – Sono molto
simili. Tutto bene signorina?- - Si, benissimo.- rispose asciutta – Conosce
mia madre signor Malfoy?- - Oh…- Il biondo mago rise divertito – Mia cara,
ti sono state nascoste un bel po’ di cose…- - Come prego?- sibilò Hermione assottigliando gli occhi
dorati. Mia cara
? Era ubriaco? - Lucius sono stanca.- l’interruppe Narcissa
con fare sbrigativo – Andiamocene.- e senza lasciarlo parlare ancora lo afferrò
saldamente per un braccio e lo trascinò via, accennando a uno sbrigativo saluto
verso la streghetta che ribolliva come una teiera. Che diavolo aveva voluto dire
quel maledetto?, si chiese scendendo velocemente in giardino dove i Grifondoro
stavano ancora aspettando. Vide una marasma di gente a parlare, a ridere e
a fare discorsi un po’ delicati ma lei se ne fregò di tutti, andando dritta
alla fonte. Pescò sua madre intenta a sbattersene altamente di quello che diceva
la Mcgranitt a Molly Weasley e naturalmente stava anche mangiando biscotti,
per ingannare l’attesa, insieme a quell’idiota di Draco. - Oh eccoti!-
Scott Granger l’abbracciò, evidentemente teso – Ciao piccola, tutto bene?- -
Si, da favola.- sibilò appena, fissando storto i due incriminati – Ciao mamma.
Malferret…- - ‘Ao..- bofonchiò appena Jane, la mano davanti alla bocca piena,
idem Draco che fece una specie di grugnito. - Ciao Herm!- Ron le strizzò
l’occhio – Tutto bene dentro? Le serpi?- - Le serpi se ne vanno!- disse Draco
deglutendo l’ultimo biscotto – Ci si vede dentro, perdenti.- - Non vedo l’ora Malferret.-
frecciò Harry e quando rimasero soli si accorse perfettamente che la sua
amica aveva qualcosa che non andava. Fece per chiederglielo ma vennero chiamati
dentro…e non ci fu più verso di scambiare due parole. Una volta nella Sala
Grande il livello acustico di tante voci insieme era talmente alto che anche
i fantasmi se n’erano andati e quando Silente salì sul piccolo pulpito, spalleggiato
dai professori…la riunione genitori insegnanti del settimo anno
ebbe inizio. E
quell’anno sarebbe stata una vera bomba, pensò Lucius Malfoy con un ghigno
perverso sulle labbra.
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Capitolo 36 *** Capitolo 36° ***
Silente non aveva mai assistito
a una riunione genitori insegnanti tanto disastrosa. E tanto
potenzialmente mortale, fra l’altro. Vagamente pensava a quello quando salì sul
suo pulpito personale, attorniato dai suoi professori. Più guardava quella folla
di gente e più il presentimento che presto sarebbe accaduto qualcosa si faceva
strada in lui. Inoltre, per chi ne era consapevole, il sentore dell’astio era
nell’aria. I purosangue di Serpeverde, e quindi quasi
tutti i Mangiamorte a parte qualche sporadico discepolo a Corvonero,
fissavano con palese ostilità ogni genere di adulto babbano o mezzosangue che si
aggirasse accanto a loro. Ridevano sguaiati, come se loro stessi tempo prima non
fossero finiti almeno una volta ad Azkaban. Gli altri invece, se sentivano che
qualcosa non andava, lo attribuivano a quella nuova situazione del tutto
inusuale per loro. Molti di quei genitori conoscevano la magia solo
attraverso i loro figli e tanti, come Scott Granger, erano visibilmente tesi ma
non per questo non si stavano sforzando di partecipare all’avvenimento con
entusiasmo. - Com’è?- Scott alzò la bocca dal calice di whisky
incendiario, sogghignando brevemente – Manda anche a me a scuola qua.- Jane,
seduta in poltrona, lo guardò dal basso in alto scuotendo il capo – Arthur,
smettila di fargli bere certe cose o non vorrà più andarsene!- disse al padre di
Ron che ridacchiando intavolò un altro fantastico discorso sui vini babbani che
si protrasse per un bel pezzo, prima che il preside iniziasse il suo
discorso. - Il diavolo ha sempre il solito aspetto.- mugugnò poco dopo il signor
Granger, sedendosi accanto a sua moglie. - Di chi parli?- chiese la madre di
Hermione, continuando a osservare divertita una tremenda partita a scacchi dei
maghi fra Ron e Harry dove un alfiere del rossino stava pestando a morte un
povero pedone di Potter. - Di chi vuoi che parli?- replicò Scott levando un
sopracciglio – E’ difficile non notarlo.- - Lui o sua moglie?- rise Jane,
facendo ancora finta di nulla. - Ci hai già parlato?- - Perché
dovrei?- - Per infilargli due dita negli occhi per esempio.- frecciò l’uomo,
finendo il whisky – E’ borioso come sempre.- - E tu continui a essere
ingiustificabilmente arrabbiato con lui, anche se non ne so il motivo. Dio,
avrete scambiato due parole in croce, per di più diciotto anni fa. Perché non ti
calmi, tesoro, e non ti prendi un altro bicchiere eh?- - Hermione, tua madre mi
spinge all’alcolismo.- si lagnò Scott Granger ad alta voce. - Non
saresti l’unico.- sibilòla Grifoncina in risposta, seduta
accanto alla madre. - Che spiritosa. Tua figlia ha acquisito il senso
dell’humour in questa preziosa scuola, caro. Devi ricordarmi di ringraziare
personalmente Silente.- - Ronald Weasley! Ti ho detto di non giocare troppo
spesso con quegli scacchi! Stai cominciando a diventare un barbaro!- squittì
Molly in quel momento verso il suo figlio maschio minore – E tu Harry caro,
cerca di tenercelo lontano! Piuttosto, cambiamo discorso…ditemi, la partita è
domani vero?- - La partita di quidditch?- chiese Scott speranzoso, già
annoiato a morte. - Si, domani mattina alle dieci e mezza in punto, dopo
un’ora di Erbologia.- rispose Ron schifato – Se non altro ce ne saranno delle
belle! Non vedo l’ora di vedere Harry prendere il boccino!- - Speriamo solo
non vi facciate troppo male.- alitò Molly preoccupata. - Ma è così
pericoloso?- chiese Jane stranita – Io credevo che Hermione scherzasse…- - No
che non scherzavo.- disse la Grifoncina piccata – Harry e quell’altro serpente che ti piace
così tanto praticano davvero uno sport in cui se ne stanno seduti su una scopa
in attesa di essere spediti all’ospedale con un bolide incastrato in mezzo alla
testa o fra le scapole!- - I cacciatori poi devono fare centro. Come il
basket.- finì Potter allegro, ignorandola – Vi piacerà, ne sono sicuro.- -
Pensa che ci giocano anche le ragazze…- disse Molly sempre più ansiosa, rivolta
a Jane. - La nostra cacciatrice è una bomba!- cinguettò Ron orgoglioso –
Elettra non sbaglia mai una volta! Pensa che ha perfezionato un sacco di
tecniche a livello dei professionisti e fa solo il quarto anno! In tutto l’anno
scorso ha totalizzato almeno venti centri a partita! Quest’anno sta arrivando
a trenta!- - E questo portento dov’è?- chiese Arthur divertito – Non fate che
parlare di lei da una vita!- - E’ a lezione, ve la presento stasera a cena.- promise
Harry ma si fermò quando Lavanda passò da loro, avvisandoli che si stava per
iniziare. Al loro gruppetto si unì presto anche la portentosa nonna di Neville,
la signora Paciock, che risultò subito simpatica a Jane, poi la madre e il
padre di Seamus e i genitori babbani di Dean Thomas. Il loro essere così
uniti invece disgustava un altro gruppo, altrettanto visceralmente
esclusivo. - Merlino, come siamo caduti in basso…- sibilò Julian Leptis, bevendo
lentamente il suo drink. - Sarebbero bello farli stridere come maiali
terrorizzati.- ghignò Frederich Nott, il padre di Theodor con un ghigno perfido
in viso. Con lui rise anche la sua anoressica moglie e la madre di Lavinia
mentre i coniugi Parkinson erano tanto disgustati che a malapena riuscivano a
parlare. I loro altezzosi nasi scrutavano fra la folla, indicando le persone
giuste e ricche, tipo il signor Dalton. - Sai cosa mi fa ridere?- Draco
si voltò appena sopra
la spalla, sentendo il signor Nott ridere di gusto. - Presto tutti questi
sporchi babbani e mezzosangue finiranno all’inferno…e non se ne accorgeranno
neanche!- Serrò la mascella, tornando ad ascoltare i discorsi dei suoi
compagni ma non ci riusciva più. Le parole di Goyle e Tiger gli scivolavano
addosso come olio, la voce squillante di Lavinia lo infastidiva. E le risate
di suo padre e dei suoi amici lo stavano facendo stare male… Si alzò di
scatto dalla poltrona, andando al buffet a prendersi qualcosa da bere…e lì con
mano tremante e il viso pallido si versò della semplice acqua con ghiaccio. La
mandò giù di fretta, lasciando solo i cubetti sul fondo del calice. - Stai
poco bene?- Si trovò davanti sua madre e scosse il capo,
dopo un secondo di silenzio. Era la più bella sua madre. Faceva impallidire
tutte le altre streghe presenti e tutti gli uomini si voltavano a guardarla, al suo passaggio. Un tempo, da bambino, ne era stato tremendamente
geloso. - Sei pallido.- continuò lei. - Sto bene…ho solo un leggero mal
di testa.- rispose, poi la fissò per un secondo – E la tua allergia?- -
Passata.- replicò Narcissa Malfoy versandosi da bere a sua volta – Credo di aver
capito cosa me l’ha provocata.- - Cosa?- - La sporcizia che aleggia a casa
nostra.- fu la semplice risposta. E Draco credette di aver capito male. Malfoy
House era tirata a specchio dalla mattina alla sera. Sua madre stava forse
dando i numeri o…si girò, guardando ciò che guardava lei. Il gruppo dei
Mangiamorte. Era sconvolto. Cosa gli stava dicendo fra le righe? - Mamma…-
la chiamò, a bassa voce – Perché…mi hai scritto dalla Francia?- - Per farti
sapere dov’ero nel caso ti fosse servito aiuto.- disse pacata, senza staccare
gli occhi azzurri da suo marito. - E perché papà non è venuto?- Stavolta
la vide sorridere amara, quasi con pena – Tuo padre aveva altro da fare, come
ben sai. Ma adesso basta parlare di queste cose senza senso.- gli passò la mano
sotto il braccio e lo ricondusse al gruppo ma non prima di avergli chiesto
qualcosa su come stava andando la scuola in quel momento. Gli chiese del
M.A.G.O. e di come si stava preparando. Anche di come si trovava a lavorare in
coppia coi Grifondoro. La conversazione più lunga e sensata che avessero mai
avuto da anni, pensò più tardi il biondino… Il discorso del preside riuscì a zittire anche
i più riluttanti. Studenti e genitori rizzarono perfettamente le loro delicate
orecchie mentre Silente, con la sua voce tonante ma modulata, illustrava ai
genitori come si sarebbero svolte quelle due preziose giornate che avevano loro
concesso. Prima ci furono i ringraziamenti di benvenuto, la presentazione dei
professori, spiegazioni per chi non aveva mai messo piede a Hogwarts e
anche avvisi per i babbani, avvisi di non cacciarsi in su per le scale che cambiavano sempre posizione
e di non andare in giro da soli a meno che i genitori non fossero
stati studenti alla stessa Hogwarts, a loro tempo. Sarebbe stata fatta
una visita alla scuola mentre i loro bagagli venivano trasportati nelle torri:
genitori di Corvonero e Grifondoro nella Torre Est, gli altri nei sotterrai,
vicini al dormitorio di Serpeverde. Dopo pranzo avrebbero
subito cominciato a seguire le lezioni coi loro figli, naturalmente in
disparte per lasciar proseguire le operazioni con calma e dalle sei in poi
i professori avrebbero ricevuto ogni studente con un tutore. Quando Silente scese dal
pulpito sfortunatamente salì Kristine Mayers e dal gemito dei ragazzi, perfino
i genitori capirono che tirava cattiva aria, comunque la
Tassorosso si limitò a cinguettare
che erano tutti benvenuti, che avrebbero dovuto considerarsi a casa loro e che
presto ci sarebbe stato un rinfresco. Quando venne spedita via a calci ogni
professore disse qualcosa su come i genitori dovevano muoversi durante la
lezione dimostrativa e quando salì Tristan, arrivato anche in ritardo fra
l’altro, si limitò a dire velocemente che si sarebbero visti tutti i sala
duelli…ma poi – Ecco…ultima cosa…- bofonchiò, lievemente in imbarazzo. Dette un
paio di colpi di tosse, poi riprese – La signora senza bacchetta ha trovato una
soluzione per bloccare i fuochi d’artificio.- Parlava in codice di Lucilla,
vero?, parve chiedere Neville sconvolto gettando un’occhiata i suoi
compagni. - Fulmine, Corvetta e Fuga sono pregati di starsene buoni fino a
nuovo ordine, grazie.- e con la benedizione di Silente se ne tornò al suo
lavoro, ovvero quello di bloccare Lucilla prima che entrasse dentro alla Sala Grande e
facesse una strage anche se il terzetto miracoli era un po’ stranito: Fulmine
poteva essere solo Harry. Corvetta era Hermione…e Fuga Ron! Da quando era
diventato bravissimo nello Smaterializzarsi Tristan lo chiamava sempre
così! Il rinfresco fu servito verso le dieci e Kristine girava come una
psicopatica a conoscere tutti i genitori dei suoi compagni mentre altri si
dileguarono in fretta, decisi a farsi da soli il giro turistico. Jane invece
era appena uscita dal bagno delle ragazze e Molly le aveva detto che
l’aspettavano in giardino visto che il signor Weasley aveva portato Scott al
campo di quidditch con Ron, quando avvertì un brivido. Si voltò di scatto,
credendo di avere qualcuno alle spalle…che le avesse parlato all’orecchio. Ma
non c’era nessuno… Stranita, decise di andarsene in fretta visto che nel
corridoio era sola ma appena fatto un passo sentì di nuovo quel sibilo. Qualcuno
le stava parlando…le stava dicendo qualcosa…ma non distingueva bene le
parole… Affrettò il passo, avvertendo fitte continue alle tempie. Strizzò gli
occhi dorati, tenendosi la testa dolente. “Svegliati…” Si fermò. Aveva la
vertigini. “Svegliati…apri gli occhi…e vedi…vedi…” - Jane?- Draco, che
stava tentando di fuggire a suo padre, stava andando dritto nel bagno ragazze
e fortunatamente la trovò prima che cadesse. L’aiutò a riprendersi, chiedendole
cos’avesse ma nemmeno lei sapeva dirlo. - Solo un capogiro.- gli disse, senza
più sentire voci assurde – Dev’essere stato il viaggio, mi stanno venendo le
traveggole, ecco tutto. Forse devo prendere solo un po’ d’aria.- - Già, è
meglio. Vuoi che ti accompagni?- le chiese, premuroso. - Ma no, tranquillo.-
gli sorrise, rimettendosi la borsa in spalla – Ci vediamo a pranzo, ok?- -
Si, sta attenta…- - Ah, una cosa!- Jane era quasi all’angolo quando lo bloccò
– Il fantasma che c’è in bagno si è lamentato del baccano. Si è tuffata nella
tazza e ha detto che si trasferiva al pian terreno. Non disturbarla se è ancora
lì!- - Maledetta Mirtilla!- sbuffò Draco – Grazie!- e sogghignando se ne
tornò sui suoi passi…per poi fermarmi di botto. Calma. Jane vedeva i
fantasmi? Come faceva?, pensò sgranando gli occhi grigi. Fuori in giardino c’era
decisamente più chiacchiericcio e questo impedì alla donna di pensare troppo al
suo mal di testa anche se dovette comunque sedersi su una panca, sotto al faggio
preferito di Hermione. Decisamente quello che mancava alla sua vita era
un’altra buona dose di stranezze, pensò amara. Continuò a massaggiarsi le tempie
fino a quando non decise di tirare fuori un analgesico dalla borsa. Anche
frugando però si accorse benissimo dell’ombra che le si era posata davanti. -
Potevi anche salutarmi sai?- Jane ghignò, mettendo in bocca una piccola
pillola bianca – Figurati, avrei dato adito a pettegolezzi no?- Narcissa
Malfoy sorrise appena e anche con gli occhi che dopo tanto tempo parevano quasi
brillare. - Ti trovo bene,- disse la madre della Grifoncina squadrandola con
affetto malcelato – l’aria della Francia ti ha tolto quel colorito cadaverico
che hai di solito.- L’altra non parve farci caso, limitandosi a sospirare –
Tu si che hai un aspetto meraviglioso.- - Come no…il viaggio mi ha fatto a
pezzi e adesso sento anche le voci.- - Voci?- - Si, voci in mezzo al
corridoio…e mi sono anche messa a parlare con un fantasma. Quella del
bagno…- - Ah, Mirtilla Malcontenta. È lì da cinquant’anni.- Narcissa le si
sedette accanto, fissandola un po’ storto – Per la cronaca però…sappi che i
babbani non possono vedere i fantasmi.- Mancò poco che Jane cacciasse un
grido. - Cavolo..- alitò sbiancando. - L’hai detto a qualcuno che l’hai
vista?- L’altra tacque, tanto il danno ormai era fatto. Poi però le venne sul
serio un colpo. - A tuo figlio. Come diavolo ho fatto a vederla scusa?- La
bionda sollevò le spalle, evidentemente indifferente alla cosa – Si vede che hai
ereditato una sensibilità innata. Se si può dire questo dei tuoi genitori.- -
Non ricominciare anche tu, per favore.- sbuffò Jane scocciata – Il tuo bel
maritino ancora non mi ha presa da sola in un angolo altrimenti riattaccherebbe
col lavaggio del cervello e oggi sinceramente proprio non sono dell’umore
adatto.- - Quando hai tempo di parlare?- le chiese la bionda strega, fissando
il vuoto. - Quando Lucius non è in giro.- rispose Jane con disinvoltura, come
se stessero discutendo d’altro – Ha fiutato che stai cercando di fermarlo?- -
Può fare quello che vuole.- rispose l’altra pacata, con gli occhi vuoti e tristi
– Ma mio figlio non lo deve toccare.- prese un lungo sospiro, poi riportò la
conversazione su binari tranquilli, più sul quotidiano e anche se si accorsero
che erano fissate come due marziane sia da Grifondoro che da Serpeverde, non ci
fecero eccessivo caso. Avevano anni da raccontarsi, anni che le avevano
divise. - Ho visto tua figlia.- disse Narcissa più tardi – E’ molto bella. Ti
assomiglia veramente tanto.- - Anche Draco ti assomiglia. Ha gli occhi di
Lucius però. E la tua gola per i dolci.- - Senti chi parla!- borbottò la
strega imbronciata e finalmente libera di essere se stessa con una persona che
la conosceva davvero per com’era veramente – Piuttosto, non mi hai portato dei
biscotti?- - Li abbiamo finiti io e Draco…- - Vi detesto voi due.- -
Volto un attimo gli occhi e vi trovo insieme come ai vecchi tempi.- Le due
donne si girarono solo per vedere Lucius Malfoy uscire dalle arcate con la sua
falcata sprezzante e altera. Sulle labbra aveva un debole ghigno. Sembrava
divertito dalla situazione. Salutò la moglie con un bacio e Jane con un
baciamano che lei avrebbe volentieri ricambiato con un pugno. - Ti piace
Hogwarts Jane?- le chiese arrogante e beato, come se fosse normale parlare con
lei dopo tutto il casino che stava per combinare – Sarebbe stato bello studiarci
da ragazza, non trovi?- - Ti ricordi che ti ho detto l’ultima volta che ci
siamo visti?- replicò Jane con tono stucchevole. - Di andare al diavolo?-
fece Malfoy serafico. - Anche, ma comincia a non morderti la lingua da solo o
potresti morire avvelenato.- - Ah, quanto mi sei mancata.- ironizzò,
sinceramente divertito da quella schermaglia – Sai, io e Narcissa questa sera
avremmo piacere di fare due chiacchiere con te dopo cena. Ci concedi la tua
presenza?- - Piuttosto l’inferno.- Jane scosse il capo, sbuffando – Non
demordi mai vero?- - Mai.- scandì orgoglioso. - Qualità apprezzabile se
non fosse diretta nella direzione sbagliata, non credi?- Gli occhi del biondo
scintillarono al limite dell’irritazione – Dipende come la s’imbocca questa
direzione.- Da poco lontano i Weasley e Harry guardavano la scena mezzi
sconvolti. Pareva che Jane conoscesse i coniugi Malfoy… Lucius le aveva
addirittura baciato la mano! Le aveva perfino sorriso! - Dici che Malfoy è ubriaco? O Drogato? E non è che a Jane serve
aiuto?- bofonchiò Ron con Neville che spiava dalla sua spalla – Possiamo
intervenire…- - Già, chiamiamo i marines!- propose Potter scocciato – Con
quello ci va solo una bella cella a vita, ecco cosa ma se Hermione li pesca mi
sa che fa una scenata... piuttosto, chiamiamo Malferret! Che vada lui a
riprenderseli col guinzaglio.- - Ma di che parli Sfregiato?- Ron e Neville
saltarono come molle mentre Harry se ne fregò altamente del suo arrivare sempre
alle spalle. Si limitò ad indicargli col dito la scena e quando li vide Draco
allargò gli occhi grigi, come davanti a una presa in giro ma lui, a differenza
dei Grifoni, non perse tempo a pensare e a tentennare. Marciando a passo di
carica li raggiunse, preoccupato per Jane. - E’ tutto a posto?- chiese
brusco, piazzandosi fra suo padre e la madre della Granger. - Draco, eccoti!-
Lucius gli passò un braccio attorno al collo, sempre ghignando – Jane, hai già
conosciuto mio figlio?- Lei, incredibile attrice, fece un sorriso pacato e
sparò la balla più grande del mondo – No, non ci hanno mai presentato.- Il
biondino dovette anche stringerle la mano facendo finta di nulla e con sua madre
che invece sembrava leggergli la verità a caratteri cubitali sulla fronte. –
Come mai vi conoscete?- mugugnò cercando di apparire il solito Draco
Malfoy. - Ci conosciamo da prima della tua nascita.- spiegò suo padre con
tono deliberatamente leggero – Jane e tua madre erano ottime amiche e nonostante
qualche divergenza di opinione posso dire che Jane Hargr…- fece per finire il
cognome quando la donna gli lanciò un’occhiata di fuoco tale da zittirlo sul
serio. Draco rimase allibito da quel cambiamento ma non fece commenti anche
perché, se da un lato aveva voglia di strozzare Jane per non avergli detto
nulla…dall’altro capiva anche che c’era qualcosa che non andava. Cos’era quella
storia? - Tua figlia invece dov’è?- continuò Lucius, sbuffando irritato – Sai
che è la compagna di Draco in tutte le attività scolastiche?- - Si, mi deve
aver accennato qualcosa ma Hermione sa quando evitare i disastri…- Manco a
dirlo! – Mamma, tutto ok?- - E quando cercare i guai…- finì Jane con un
sorriso esausto, abbracciando la figlia e tentando contemporaneamente di farle
capire di filare alla svelta – Stavamo giusto parlando di te.- - Ma che
meraviglia.- sibilò la
Grifoncina continuando a fissare storto Malfoy senior. - Mi
aspetto cose mirabolanti da voi due.- bofonchiò Lucius sempre più perfido –
Stavamo giusto raccontando a Draco la vecchia amicizia che lega me e mia moglie
Narcissa a tua madre, signorina Granger.- Era uno scherzo vero?, chiese a
Draco con un’occhiata ma dal biondo arrivavano solo messaggi di fumo che stavano
a significare di levare le tende appena possibile anche perché ora la situazione
era davvero pericolosa. Da panico! - Lo trovi strano?- richiese Lucius,
godendo nel vederla trasalire. - Oh, strano non è il termine adatto.- replicò
la Grifoncina senza peli sulla lingua. Dicendolo strappò un debole
sorrisino a Narcissa che però si affrettò a nascondere, poi proseguì ignorando i
serpenti – Mamma, c’era papà che ti cercava.- - Scott come sta?- chiese
Narcissa a quel punto – Spero bene…- - Si, anche io.- frecciò Lucius
ironico. - Bene, credo proprio che fra un po’ arriveranno i Capo Scuola per
portarvi alle torri,- intervenne di nuovo Hermione con tono che non ammetteva
repliche – ora se volete scusarci dobbiamo andare.- e senza tante storie afferrò
sua madre per il braccio e la strascinò via dopo aver mugugnato un blando saluto
a Malferret che a sua volta agguantò i suoi per riportarli dal gruppo Tassorosso
con cui avrebbero diviso i sotterranei. Scendendo le lugubre scalinate verso le stanze degli
ospiti, Draco cominciava a chiedersi se
era conoscenza di tutto ciò che davvero riguardava i suoi genitori. Di loro
sapeva così poco…non aveva mai chiesto niente sulla loro infanzia: aveva conosciuto suo
nonno paterno, un uomo arido e freddo e per quel motivo aveva
pensato che Lucius fosse cresciuto in quel modo. Ma sua madre? Lei aveva avuto
una sorella maggiore ambiziosa, disturbata, mentalmente instabile, aggressiva che con lui era stata peggio di
un'aguzzina ma aveva anche un’altra zia…Andromeda. In fondo di lei sapeva
davvero poco o niente. E adesso scopriva che sua madre e Jane erano state amiche da
giovani. Ridicolo, pensò ghignando. Non che sua madre avesse mai espresso un
suo parere a proposito, ma quando Lucius Malfoy si metteva a sbraitare al vento
che i babbani dovevano morire lei non aveva mai detto una parola! Anche suo
padre poi! Non l’aveva mai visto essere tanto gentile e rispettoso con una donna
che non fosse sua madre! Perfino con Bellatrix era al limite della cortesia!
Con Jane invece era stato stranamente amichevole. Una babbana. Una persona
senza poteri magici. - Draco…- Alzò gli occhi su suo padre. Lucius aveva
un’aria un po’ inquisitoria. -
Davvero non conoscevi Jane Granger?- - Perché
dovrei conoscere una babbana scusa?- replicò acido ma stupendosi di nuovo, suo
padre scoppiò a ridere seriamente divertito – Ah, figlio mio...- cincischiò il
biondo mago, passandogli una mano sulla testa come si fa con un cane – Ci sono
così tante cose che non sai.- - Che intendi, si può sapere?- - Lucius,
lascialo tornare dai suoi compagni.- Narcissa era già entrata nella loro
lussuosa camera e lo richiamò a gran voce – E poi devi disfare la valigia!- -
Tua madre ha intenzione di farmi uscire di senno.- mugugnò l’altro rognoso,
facendo a Draco un gesto che poteva significare “Vai con Dio!” o “Che palle
questa mosca che svolazza!” e poi infilò la porta e gliela richiuse sulla
faccia, lasciando Malferret con un diavolo per capello. Ma che cazzo stava
succedendo? Quando Blaise tornò ai dormitori degli studenti e andò in camera
sua, lo trovò acciambellato sul suo cuscino, tutto arrotolato su se stesso e in
forma animale. Zabini non ci fece eccessivamente caso e cominciò a raccontargli
dei primi pettegolezzi venuti fuori nei corridoi, con Draco che gli rispondeva a
sibili. Alla fine si rimisero le divise e dopo mezz’oretta raggiunsero
la Sala Grande verso mezzogiorno e mezza. Era stato stabilito da quasi
un secolo che durante le riunioni genitori insegnanti gli studenti degli
altri anni avrebbero mangiato o fuori a spasso per il giardino o a far festa nei
loro dormitori, per dare il modo a quelli del settimo di integrare i loro
genitori con insegnanti e pure coi fantasmi. I lunghi tavoli erano stati
rimessi a posto mentre le poltrone e i divani erano stati sistemati sotto le
arcate. A parte quello si dimostrò un pranzo piuttosto piacevole,
specialmente a Grifondoro. I Weasley raccontarono al terzetto miracoli e ai
Granger dei loro anni trascorsi a Hogwarts e Harry ebbe la sensazione che in
fondo, anche se presto se ne sarebbe dovuto andare, niente sarebbe poi realmente
cambiato dentro di lui. Era circondato da persone che gli volevano bene,
questo leggeva negli occhi di tutti. - Jane, cara…sei sicura di stare
bene?- Molly Weasley fissò la donna con aria preoccupata – Quel mal di testa
è davvero insistente.- - Forse Madama Chips…- iniziò Ron. - No, non c’è da
temere.- rispose la donna tranquilla – Passerà. Ho preso una pillola che prima o
poi farà effetto.- - Piuttosto, mi dici finalmente come mai conosci i
Malfoy?- sbottò Hermione con un tatto veramente esemplare. Sia sua madre che Scott Granger si
scambiarono una breve occhiata. - Io e Narcissa eravamo amiche, ecco tutto.-
rispose Jane con calma, finendo il succo di zucca. -
Amiche?- riecheggiò sua figlia, incredula come davanti a un asino volante - Mi pare che anche Lucius
Malfoy fosse molto contento di vederti.- insistette la Grifoncina – Guarda che non è una
bella persona.- Jane ghignò appena, posando il calice sulla tavola – Lo
conosco da più tempo di te, tesoro. So bene com’è fatto e ti posso assicurare
che c’è un motivo perché non abbiamo più parlato.- - Perché sei senza
poteri magici.- sibilò Hermione acida – Lui odia i babbani!- - Tua figlia ha
ragione, Jane.- disse Arthur Weasley con aria severa – Saprai di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato vero? Hermione te ne avrà parlato…bhè, Lucius Malfoy
è tuttora un suo strenuo difensore. Harry ha rischiato la vita a causa
sua.- - Non solo io.- volle sottolineare il moretto, sorridendo di striscio a
Ron ed Hermione. - Vi ho già detto di stare tranquilli, lo conosco bene.- ridisse Jane
con pazienza infinita – E comunque come mi avete fatto notare spesso, quelli
come lui danno interesse soli a chi ha grandi poteri…quindi…- a un certo
punto fece una smorfia, vedendo Sir. Nicolas staccarsi la testa per lanciarla nel
piatto della madre di Calì Patil. Harry, che aveva gli occhi puntati sul
fantasma, se ne accorse ma pensò che Jane doveva
essere stata disgustata da qualcos’altro perché sapeva bene che i babbani non
potevano vederli: più volte i genitori di Dean Thomas non avevano battuto ciglio
a Pix che erano andato loro un passo dal naso e aveva fatto gesti e smorfie di
ogni genere. - Allora, che lezione avete dopo?- chiese Molly solare, cercando
di deviare da quei discorsi che già anni prima avevano fatto tanto rischiare la
vita ai suoi ragazzi, Harry e Hermione compresi. - Oggi abbiamo un’ora con
Ruf! Una palla senza fine! Poi Vitius, Piton e se abbiamo tempo noi andiamo
sempre anche da Tristan.- disse Ron – Per fortuna hanno deciso di fare solo
lezioni da un’ora, altrimenti non ne usciamo più.- - Tristan Mckay?- sorrise Arthur
– Ah, Kingsley me ne ha parlato davvero molto bene sapete? Ogni tanto al
Ministero vedevo lui e la sua squadra comandata da suo fratello maggiore, ma
stavano poco a Londra. Sono sempre in viaggio per tutta la Gran Bretagna! Loro
si che sono veri Auror! Voglio proprio vedere come ve la cavate!- - Non fa
ridere caro!- sbottò Molly angustiata – Quell’Auror fa usare a dei ragazzini
spade e armi!- -
Hermione ha anche combattuto contro un troll!- sfuggì a Harry che se ne stava
soprappensiero. Maledicendosi capì di aver innescato una bomba a orologeria e
prima che potesse scoppiare davvero un casino fece che dire che andava a trovare
Elettra e la squadra per approntare gli ultimi schemi, così trascinò via anche
il rossino e
la Grifoncina. Appena alla
porta si prese le sue ma anche una buona dose di occhiate omicide da
Serpeverde. - Com’è che mi aspetto qualche attacco alle spalle?- borbottò,
incamminandosi per il corridoio. - Non credo che faranno qualcosa proprio
sotto gli occhi di tutti.- disse Ron un pelino ansioso. - No?- fece Hermione
già abbastanza incavolata per i fatti suoi – Perché credi che siano venuti tutti
eh? Andiamo, metà di quelle madri ha visto suo figlio l’ultima volta nella culla
probabilmente e adesso sono qua tutte bramose di vederci per terra, morti, una
volta per tutte!- sbottò sempre più iraconda – Sentite, voi due andate pure
avanti ma io non sono tranquilla.- - Se è per tua madre…- abbozzò Potter ma
lei scosse il capo, decisa. - Mamma sa difendersi meglio di quanto credi.
Voglio andare da Lucilla.- - Da Lucilla?- Ron alzò un sopracciglio –
Perdonami ma non credo sarà di buon umore.- - Tristan ha detto che ha trovato
un modo per bloccare i fuochi d’artificio. Io voglio sapere tutto e adesso
andate pure. Posso cavarmela da sola. Ci vediamo fra quindici minuti da Ruf.
Ciao!- e dopo aver sbolognato la sacca a Harry, la streghetta prese la sua bella
forma di corvo, senza essere vista da nessuno, per salire fino alla Torre
Oscura. Atterrò con grazia, riprendendo subito le sue sembianze umane. -
Ma tu guarda che sorpresa.- disse Clayton svaccato su una panca fuori dalla
porta – Ciao dolcezza.- - Clay hai visto Lucilla?- gli chiese avvicinandosi –
Devo parlarle.- - Se intendi prima che cavasse quasi gli occhi a Tristan…si,
l’ho vista agitarsi sulle scale fino a un’ora fa. Poi è sparita di nuovo. Da un
mese a questa parte lei e Mckay si danno alla pazza gioia.- ghignò appena,
sadicissimo – Poveretta, ha una pelle così delicata…e quello è così privo di
tatto…- - Harcourt, dammi retta!- Hermione rise di gusto quando
la Lancaster
gli apparve alle spalle, facendogli venire quasi un colpo – Chiudi quel piccolo
becco velenoso se non vuoi che strappi la tua bella lingua da Auror ok?- -
Che c’è amore, Tristan ha fatto cilecca?- Mentre Clay volava giù per le scale
e Sphin lo raccoglieva sui gradini finali, la
Grifoncina espose senza troppe
storie le sue preoccupazioni alla mezza demone che ormai poteva dirsi totalmente
guarita, sia dai duri colpi di sua sorella che dalle ferite che le erano state
inflitte nella dimensione senza tempo. Inoltre la presenza ancora più vicina di
Tristan aveva funto da balsamo anche al suo spirito tanto forzato e ora era più
bella che mai. Chiese a Hermione come si stava svolgendo la riunione, che
combinavano i Mangiamorte e specialmente Lucius Malfoy. Quando ebbe chiara la
scena, Lucilla le chiese se dopo cena potevano radunarsi tutti nella stanza
di Tristan, quella più vicina all’aula di Difesa. - Ti farai vedere in Sala
Duelli?- le chiese, prima di andarsene giù per le scale. La mora però scosse
il capo – Potrei non controllarmi. Tutti lì insieme sono una tentazione troppo
grande.- Hermione sorrise, ora un po’ più serena – Entro domani accadrà
qualcosa vero?- sussurrò poi – Sono venuti tutti qui per farci del male…e il
loro pentacolo è quasi pronto. La maledizione potrebbe far accadere qualsiasi
cosa in questi giorni.- - Non temere per quella.- Lucilla le posò una mano
sulla spalla – Loro sono molti ma anche noi ormai siamo in tanti. I genitori di
Tristan sono rimasti per darci una mano. Tu, Harry e Ron siete sempre stati
uniti e ve la siete sempre cavata. Stavolta ci sono anche gli Auror…e io mi
occuperò di mia sorella.- le sorrise, per rincuorarla – Adesso vai a lezione,
non fasciamoci la testa prima di rompercela ma stai in allerta. E cerca di
goderti la giornata, ok?- - Ok…ci vediamo stasera!- e la streghetta corse giù
per la tromba delle scale, salutando i vari Auror che salivano a fare la
guardia, salutando Jess e Milo che si bestemmiavano dietro per qualcosa e anche
Tristan che pareva essere appena tornato da una battuta di caccia. Quando entrò
in classe, Ruf stava parlando col suo tono barboso e palloso con la madre di
Lavanda Brown. Guardandosi attorno vide che ai lati della classe erano state
messe grandi e comode panche imbottite. Quelle a destra di damasco dorato,
quelle a sinistra tinta di verde. Andò a sedersi accanto a Draco, dopo aver
salutato i suoi genitori con la mano, mentre Harry le passava la borsa dal banco
davanti – Allora?- le chiese a bassa voce – Che ha detto Lucilla?- - Stasera,
ore dieci.- rispose piccata, cominciando a tirare fuori i libri e a passare gli
appunti a Malfoy che, davanti ai suoi, manteneva un contegno gelido e altero –
In camera di Tristan.- - Un Serpeverde lo accettate nel gruppo?- soffiò
Blaise con aria tranquilla – Vorrei dare una mano.- - Benvenuto nel club.-
mugugnò Potter svaccandosi meglio sulla sedia – Ma quando comincia?- - Perché
Sfregiato, non vedi l’ora di andare da Piton per caso?- frecciò Draco
velenoso. - Si, come te di andare dalla Mcgranitt Malferret.- - Vedete di
non iniziare voi due perché non ho davvero voglia!- sibilò la Grifoncina – Oggi non è
la giornata adatta.- La lezione cominciò con qualche
minuto di ritardo ma per tutti fu decisamente soporifera. I genitori babbani e
Magonò poi non vedevano nessuno, sentivano solo la voce
spettrale del fantasma del professor Ruf che ciarlava su folletti assassini che
nel cinquecento avevano ucciso un gigante nella Foresta Nera, in Germania, grazie
all'incantesimo del professor Silente, giusto per permettere a tutti di sentire
quella sepolcrale lezione. Presto qualcuno attaccò a giocare col cellulare, a mandare
messaggi e Arthur Weasley (che sembrava felice come un bambino davanti a
un cellulare) iniziò anche a giocare col telefono di Scott Granger a tetris, tanto
che alla fine l’ora passò più veloce del previsto. Da Vitius fu decisamente
più divertente: i genitori risero più volte come dei disperati quando i loro
figli iniziarono a fare incantesimi uno dietro all’altro. L’idea di Vitius era
solo quella di dare una dimostrazione e quindi lasciò fare ai ragazzi quasi
tutto quello che volevano, dal far levitare i compagni a pochi centimetri da
terra, a incantesimi di Appello, a Incanto Proteus e altro ancora. Hermione come
sempre fu la prima a distinguersi ma non faceva più tanto caso agli altri
genitori che la guardavano ammirati. Lei, a differenza del povero Neville che
veniva sempre tirato per le orecchie da sua nonna, faceva incantesimi e basta,
le veniva naturale ma con la testa era proprio altrove. Pensava solo a quello
che stava organizzando Lucilla. Finita la lezione avevano mezz’oretta di
pausa, intanto i genitori si divertivano a parlare col loro spassoso
professore. Hermione prese la bottiglietta d’acqua che Draco le passò, non
visto da nessuno, e bevve una lunga sorsata. - Mi sento una specie di animale
sotto vetro.- gli confidò sospirando. - Siamo animali sotto vetro per loro.-
le rispose, senza guardarla ma appoggiandosi al suo fianco. Lei tacque
per un attimo, poi prese coraggio – Credo che tua madre abbia visto il tuo
anello.- ma lui non parve dare in escandescenze. Alzò le spalle, riprendendosi la
tracolla – Se uno di quei due viene a dirti qualcosa digli di venire a parlare
con me. La questione la sistemo io. Se perseverano mandali al diavolo.- - Ma
Draco…- - No, sono affari miei…nostri.- sbottò irritato – Non hanno diritto
neanche di rivolgermi la parola per chi frequento. Come se non bastasse presto
leggeranno quella cavolata sulla Gazzetta ma se sperano di riuscire a farmi
saltare i nervi si sbagliano di grosso.- la prese per un braccio, tirandola
lontano da occhi indiscreti – Che succede stasera?- - …Bhè, Lucilla ci vuole
riunire da Tristan.- lo guardò attenta – Vuoi venire anche tu?- Gli occhi
grigi di Malfoy parvero farsi vacui. Lucilla era l’unica in grado di difenderlo.
– Vedo se riesco…- mormorò a bassa voce – Che facciamo, andiamo?- Nell’aula
di Pozioni, alle quattro di pomeriggio, l’umore dei genitori divenne piuttosto
altalenante. I deboli di stomaco fecero un’allegrissima fuga ma Piton, strano a
dirsi, fu veramente cortese con tutti, purosangue e mezzosangue. I ragazzi
come al solito erano stati divisi in grandi tavoli e i genitori potevano sedersi
con loro, se interessati. Jane infatti guardava il calderone e le operazioni
di Draco e Hermione con un singolare interesse. Stava seduta su un alto
sgabello accanto a Lucius Malfoy. Scott era uno di quelli che se l’era
filata. - Fammi capire…- bofonchiò poco dopo, vedendo Hermione buttare delle
lumache del pentolone – Tu praticamente da sette anni uccidi quasi tutti i
giorni delle povere lumachine indifese? Voi ammazzate lumache tutti i
giorni?- Draco quasi si era fermato, un po’ corrucciato dalla
situazione. - Assassini di poveri animaletti…- - Mamma, per favore!-
la Grifoncina gli scoccò un’occhiataccia – Servono per la
pozione!- - E’ questo che vi dite quando la sera andate a dormire con tutte
quelle lumache sulla coscienza?- e a quel punto non riuscì più a contenersi.
Scoppiò a ridere sommessamente della faccia tramortita di Draco, poi tornò ad
appoggiarsi al banco col gomito, piuttosto divertita – A cosa serve?-
- Pozione Polisucco.- le disse Hermione passando i
Formicaleoni a Malfoy – Serve per assumere sembianze diverse.- - Ma non l’avevi
già usata una volta?- Jane parve ricordare qualcosa – Non ti ha fatto diventare
una gatta?- - Gatta?- allibì Malferret – Questa mi mancava.- e rovesciò una
polvere azzurra nel calderone. - Da quanto va avanti la punizione?- chiese
invece Lucius Malfoy, con la sua voce strascicata. - Da fine settembre.-
rispose suo figlio, ignorandolo. - Bhè, vedo che i tuoi voti in Incantesimi e
Trasfigurazione sono molto migliorati…- continuò il biondo mago, sogghignando –
A quanto pare la figlia di Jane ha avuto una buona influenza.- - Peccato che
io non abbia avuto la stessa fortuna.- insinuò la signora Granger, ironica. -
Jane…hai raccontato a tua figlia il motivo dei nostri litigi?- - No, non
gliel’ho raccontato.- rispose Jane, fissandolo omicida mentre Draco e Hermione
sli guardavano allibiti – E comunque restano questioni vecchie di anni. Non hanno
più senso.- e lo scandì con passione, tanto che Lucius lasciò di nuovo perdere
con la faccia del gatto che sta per acciuffare il topo. In quel mentre passò
Piton, l’espressione non molto allegra di trovarsi con Malfoy ma a quanto videro
gli studenti il sorriso di Jane riuscì a scioglierlo un poco. La salutò e le
strinse la mano, abbozzando dei veri e propri apprezzamenti per il lavoro di
Hermione. - Dimmi Severus, come se la cavano i nostri ragazzi?- chiese
Lucius, faccia di bronzo come sempre. - Alla perfezione.- scandì Piton
pacato, osservando espressamente Jane – Da principio hanno avuto qualche
problema, hanno caratteri molto autoritari e tendono a primeggiare entrambi ma
in un mese hanno acquistato abbastanza intesa per lavorare insieme anche a occhi
bendati.- - Oh, sono davvero stupito.- Lucius guardò Draco con un ghigno –
Mio figlio non è di buon carattere.- - Chissà da chi avrà preso.- frecciò
Jane a bassa voce. - Mi dica signora, che ne pensa fino ad ora dei corsi?-
fece Severus, cercando di ignorare Malfoy. Jane sorrise, ancora un po’
spaesata – Devo ammettere che mia figlia mi ha sempre fatto dei resoconti molto
dettagliati ma non immaginavo fosse proprio così. Le altre lezioni comunque sono
state molto interessanti. Il professor Ruf è stato un po’…come dire…- -
Soporifero?- sibilò Malferret, alzando il fuoco con la bacchetta. - Anche, il
suo fare su e giù mi ha fatto peggiorare il mal di testa.- borbottò Jane
indifferente poi si morse la lingua, vista la strana faccia che aveva fatto
Piton, così cambiò discorso – Cosa mi può dire di Harry Potter invece?- - Potter?- il professore
di Pozioni alzò un sopracciglio – Lo accompagnerà lei al colloquio più
tardi?- - Si, Molly Weasley quest’anno mi ha ceduto il posto.- - Temo che
sarà un lungo colloquio signora Granger.- borbottò Piton schioccando la
lingua. - Oh, non vedo l’ora…- l’assicurò Jane divertita – La ringrazio
molto.- In quel mentre tornò Narcissa che salutò Piton con un rispettoso cenno del
capo. - Che mi sono persa?- chiese, sedendosi accanto a Draco. - Tuo
marito che continua a darmi il tormento.- frecciò Jane, continuando a
massaggiarsi le tempie. - Mamma ancora non ti passa il mal di testa?- chiese
Hermione preoccupata – Perché non vieni con me dalla Chips? Magari ti può dare
qualcosa.- - Te l’ho detto, è stato il viaggio.- le disse sua madre con aria
tranquilla – Non è il caso di preoccuparsi, davvero.- - Sarà ma fossi in te
mi farei vedere da qualcuno.- la esortò Narcissa. - Tipo uno strizzacervelli.-
borbottò Lucius guardandosi attorno annoiato, poi di colpo si fece stranito ma
la sua mascella serrata indicava una lieve tensione – Ma tu guarda…questa si che
è una coincidenza, Jane.- - Cosa?- Lei si girò, incontrando sulla porta della
classe due grandi occhi dorati. Liam Hargrave la fissava. Non poté dire
nulla, tantomeno mostrare qualcosa perché Hermione era davanti a lei. Ma lo
riconobbe subito. Erano molto simili. Molti dei loro lineamenti erano
uguali. Suo padre…il nonno di Hermione. Il cuore prese a batterle forte
e distolse immediatamente lo sguardo. Cosa ci faceva lì? Perché era venuto? Che
cosa voleva da lei? Cosa voleva da loro? - Ancora quell’uomo.- Alzò il
viso, esterrefatta. - Conosci quell’uomo?- chiese sconvolta a sua figlia,
terrorizzata a morte. Hermione annuì, stupita del suo pallore – Mamma, tu
stai davvero male!- - Quando hai visto quell’uomo?- le richiese, con voce
dura. - Bhè, ieri.- mormorò la Grifoncina – Me l’ha presentato
Draco…so solo che si chiama Hargrave.- Ma che bellezza, pensò Jane furibonda.
Se era venuto per renderle e cose più difficili c’era riuscito. Mancava solo
che tutti quanti venissero a saperlo e allora sarebbe stato davvero
perfetto! Cercò di rilassarsi ma da quel momento in poi la paura e la rabbia
cominciarono ad attanagliarle l’anima. E questo lo notarono quasi tutti quelli
che le stavano intorno, ma per Lucius Malfoy fu anche peggio. Gli occhi della
Veggente non dovevano essere svegliati… Per nessun
motivo.
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Capitolo 37 *** Capitolo 37° ***
- Mia madre ha qualcosa che non quadra.- Ron alzò il viso dai suoi
appunti sui mostri di taglia grande, fissando la sua migliore amica con un
sopracciglio alzato. - Cioè,- continuò la Grifoncina vedendo la sua aria
scettica – lei ha sempre avuto qualche rotella fuori posto ma…- - Tua madre è una grande, Herm.- replicò Weasley scuotendo
il capo – Perché non ti tranquillizzi? Ok, conoscerà i Malfoy ma in fondo un
difetto doveva pur avercelo anche Jane no?- rise, facendo ridacchiare anche
Harry e Blaise letteralmente appoggiati alla porta della Sala Duelli.
Tutte le case del settimo anno stavano
lì fuori, ad aspettare che arrivasse qualche anima buona ad aprire visto che
Tristan, come minimo, era stato invischiato con gli altri Auror in un’altra
estenuante discussione su come salvare tutta Hogwarts. - Non vi pare
strano?- sbottò ancora la streghetta – Lucius Malfoy calpesta i maghi purosangue
che parlano coi babbani, tipo la famiglia di Ron, e poi si abbassa a parlare con
una come mia madre.- - Senza offesa ma avrà solo buon gusto no?- frecciò
Seamus alle sue spalle – Tua madre è una bella donna.- - Oh, grazie…adesso si
che va molto meglio!- - Dai Herm!- Harry, sospirando, cercò di calmarla –
Anche io sono preoccupato e hai ragione tu. In effetti è molto strano che Malfoy
dia confidenza a persone senza poteri magici, per non dire paradossale… e se non
si conoscessero da prima della tua nascita potrei pensare che lo sta facendo per
metterci i bastoni fra le ruote e procurarti dei guai ma siamo pratici…- la
guardò eloquente – Sono amici da tanto e Jane non pareva comunque troppo felice
nel rivederlo no? Tua madre sa tutta la storia e non è una stupida. In più siamo
circondati da Auror e Cacciatori, se capitasse qualcosa un Mangiamorte non
farebbe in tempo a dire "Patatine fritte" che Lucilla lo arrostirebbe con
un’occhiata.- - Ci mancava anche Lucilla oggi!- - Vogliamo cambiare
discorso?- chiese Blaise allegro – Allora? Com’è andato il colloquio con
Piton?- - A mia madre ha detto che sono negato.- sibilò Ron rabbioso – Sempre il
solito quello…- - Con me non è andato giù pesante,- disse Finnigan – e
neanche con Lavanda e Calì, stranamente.- - Ma sono l’unico
disgraziato?- sbuffò Neville mogio – Quello mi odia…- - E a te Harry?- cinguettò
Ron bastardamente – Com’è andata?- Stranamente Potter, che dopo ogni
test, colloquio e discorso con Piton usciva sempre messo peggio, questa
volta sogghignò strizzando l’occhio agli amici – Diciamo che la presenza di Jane
l’ha ammorbidito parecchio. Certo, s’è lamentato che io e Malferret ci tiriamo
appresso le pozioni per l’aula, che gli rispondo e lo guardo male…ma per il
resto ha detto che, nonostante tutto, ho delle potenzialità.- - Preparate gli
ombrelli che stasera grandina.- fischiò Draco poco più indietro, continuando a
leggersi gli appunti. - Potrebbe anche piovere di peggio…- si lagnò Ron,
pensando a tutti i Mangiamorte che giravano loro attorno. In quel mentre
arrivò Gazza ad aprire la stanza e subito gli studenti si riversarono dentro
alla grandissima sala. I genitori rimasero molto stupiti di com’era stata
sistemata: visto che i ragazzi dovevano passarci tanto tempo, specialmente quelli
del settimo anno, avevano avuto il permesso da Tristan, che di certe cose se ne
fregava altamente, di organizzare degli angoli privati ai punti cardinali della
sala, coi colori delle loro case. Quindi anche lì c’erano divani e poltroncine
colorate e piccoli oggetti che arrivavano dai dormitori che potevano rendere
quelle quasi tre ore di duelli e allenamenti molto piacevoli. Peccato che
Molly Weasley si sentiva già male, vedendo tutte quelle armi. Stava per
richiamarli indietro, Harry ed Hermione compresi, ma loro erano già partiti ad
allenarsi sui palchetti e nei cerchi magici. - Devo rendere
omaggio alla caparbietà di Mckay.- soffiò Lucius Malfoy morbidamente, a
braccetto con Narcissa che come tante altre madri, in effetti, faceva un po’ fatica a non
mostrare la propria apprensione. Un minuto e Tristan entrò con il suo
gruppo di Auror e allora furono momenti di silenzio per tutti. Auror e
Mangiamorte di fronte…Harry prevedeva fuochi d’artificio. Comunque con una
nonchalance straordinaria, i ragazzi si diressero subito a controllare i gruppi
mentre Tristan andava dai genitori, tutto sorridente e con in faccia stampata
una specie di maschera facciale che gli frenava anche la lingua e gl’impediva di
dire quello che gli passava per la testa sul serio. Strinse la mano a un sacco
di persone, quasi avrebbe voluto strangolare Malfoy, fu contento di conoscere
finalmente anche la signora Weasley e conobbe Jane a cui fece subito una buona
impressione. Ogni tanto si sentiva qualche strillo provenire dalla folla
delle mamme quando i loro figli, esercitandosi con le spade, paravano tutti
orgogliosi un colpo dell’avversario, ma nel complesso riuscì a gestire la cosa
con relativa calma… prima della tempesta, s’intende. -
Mi scusi professore!- Era la
madre di Kristine Mayers, una donnetta corpulenta e saccente quasi come la figlia – Non crede
che delle spade in mano a dei ragazzini possano essere troppo
pericolose?- Tristan
sbatté le ciglia – Veramente non credo che a 18 anni possano
più essere considerati ragazzini, signora…- - Ma che scopo ha tutto questo?-
cinguettò ancora, compita. - A difendersi
Melinda?- fece sarcastico George Dalton, appostato ben lontano da Serpeverde, contro una
colonna della Sala – Io approvo in pieno il corso del professor Mckay se devo essere
sincero. Trovo che finalmente a Hogwarts si sia fatto un salto in avanti.- -
Bhè, George…mi stupisce che tu dica questo.- frecciò Julian Leptis feroce – Tu
eri uno dei primi a dire che un salto in avanti verso una strada ma dieci
indietro verso un’altra…- e fissò i babbani con astio – Dico bene?- - Già e
tu nei sai qualcosa di salti indietro ne sanno qualcosa vero, Leptis?- replicò
Dalton, strappando delle risatine fra i Grifondoro e i Tassorossi. Quello arrossì
di rabbia, così Tristan cercò di riprendere in mano la situazione. - Signori,
calmatevi. Sul serio, non c’è nulla da temere. Io e il preside Silente abbiamo
studiato questo piano di studi per i ragazzi del settimo anno al fine di
prepararli meglio alla vita fuori dalla scuola e parlo per mia esperienza
diretta. Anche se non diventeranno Auror, ho dovuto insegnare ai ragazzi alcuni
fondamenti basilari.- - Del tipo lottare contro i troll?- chiese Molly
Weasley un po’ seccata. - Del tipo saper cosa fare contro un vampiro ostile.-
replicò Tristan pacato. - In effetti, mia cara,- fece Arthur Weasley – molte case in Gran
Bretagna subiscono questi attacchi di notte.- - Non che siano tutti malvagi e affamati,
s’intende…- continuò il biondo sorridendo. - Infatti, mi dico che hai un
Diurno nelle tue file.- sentenziò Lucius Malfoy, sogghignando e allora Tristan
perse la pazienza. Con un ghigno ancora stampata in faccia, sibilò ironico –
Signor Malfoy, chiunque gliel’abbia riferito, ha visto Milo molto da
vicino…sbaglio?- Il biondo mago tacque, continuando a ridere
pigramente. - Perfetto. Ci sono altre domande?- - Io ne avrei una.
Anzi…è una richiesta…- cinguettò Frederich Nott con la sua arroganza malcelata –
Visto che i ragazzi hanno raggiunto un così alto livello, professore…cosa ne
dice di farci vedere una dimostrazione?- - Una dimostrazione?- allibì la
madre della Mayers – Intende un duello in piena regola?- - Ti pare il momento
Frederich?- sibilò Andrew Zabini bellicoso. - Bhè, non dubito che sarebbe
interessante.- fece George Dalton con un’occhiata poco fiduciosa verso i
Serpeverde – Se il professor Mckay è d’accordo…- Tristan nascose un ghigno e
una bestemmia a fondo gola. Così abbassò lo sguardo sugli studenti che avevano
sentito della richiesta specifica del padre di Theodor. – Allora ragazzi?-
chiese, quasi divertito da tanta sfrontataggine – I vostri genitori vorrebbero
vedervi all’opera. Servirebbero due coppie. Due ragazzi e due ragazze. Qualcuno
di voi vuole fare da volontario?- Si diffuse un brusio soffuso, sia fra i
genitori che fra gli studenti ma alla fine due mani di levarono. Harry e
Hermione. E fra l’altro ben decisi a mettere in chiaro le cose. - Hermione,
cara!- squittì Molly – Merlino! Jane fermala!- - Tesoro ma sei sicura?- scattò
anche Scott Granger. - Lo faccio tutti i giorni, tranquilli.- replicò la
Grifoncina pacata, fissando Harry di striscio. Si erano ritrovati d’accordo in
un nano secondo. Un’occhiata e avevano deciso. Era stato un colpo di testa ma
ora non lo rimpiangevano per niente. Rimasero in cravatta e camicia entrambi
mentre nessun altro alzava la mano, almeno fino a quando Lucius non ghignò
brevemente – Il signor Potter…coraggioso come sempre.- così posò una mano sulla
spalla di Draco, mentre tutti gli altri genitori di Serpeverde fissavano il
biondino come se per lui dovesse essere naturale. - Avanti Draco…- gli disse
suo padre, tranquillo. Lui corrucciò la fronte. No, pensò amaro. No,
pensò ancora. Per la prima volta non voleva… non era un giocattolo! - Avanti
caro,- disse beata la madre di Pansy – fagli vedere chi siamo.- -
No.- Improvvisamente tutta Serpeverde e anche Grifondoro ammutolì. Draco
Malfoy aveva detto no. Si stava rifiutando. - Cosa scusa?- fece Lucius
stranito, come se non ci credesse. - Ho detto di no.- rispose Draco, senza
più guardarli – Ho male al polso.- - Ma come…- Frederich
Nott era rosso di rabbia, quasi come gli
altri eppure non riuscì a dire una parola, neanche una minima frecciata perché Narcissa
Malfoy apparve alle spalle di suo figlio e afferrandolo per il cappuccio,
sbalordendolo, lo tirò indietro, davanti a lei – Non hai sentito Frederich?-
gli disse lapidaria – Mio figlio ha male al polso. Se ci tieni tanto
mandaci il tuo…anzi, meglio…vacci tu sul palco. Questo si che sarebbe
interessante.- Clarissa Zabini non fece niente per attutire la sua risatina, tantomeno
Lucius che in un impeto di umano divertimento fece un sorriso alla faccia
sdegnata di Nott, sua e di tutta la sua famiglia. - Mamma…- Draco cercò di
dire qualcosa ma Narcissa scosse il capo, facendogli segno di tacere. Così fece,
anche se molto confuso dal comportamento tanto protettivo della madre, poi tornò
a guardare gli aspiranti al duello. Perché se di Potter poco gli fregava, che la
sua mezzosangue finisse in infermeria certamente non gli avrebbe fatto
piacere. - Allora?- chiese ancora Tristan ad alta voce – Qualcun altro si
offre?- - Vengo io.- Justin si stava levando il mantello e quando si
accorsero che nessuna delle ragazze voleva andare a farsi pestare le ossa dalla
Grifoncina, salì Edward Dalton con fare molto sportivo che evidentemente aveva
ereditato dal padre, rimasto vedovo da cinque anni. - Ok…bene, i ragazzi
che non partecipano al duello possono tornare da Jess e dagli altri.- Mc divise
poi gli sfidanti mentre i genitori lo seguivano come un’ombra – Harry, tu e
Justin sul palco n°3. Hermione ed Edward sul quarto. Ma prima andiamo un attimo ai cerchi
magici. I genitori hanno chiesto di vedere alcune magie avanzate che solitamente
s’imparano solo nei corsi per Auror…ma che ora sapete fare anche voi.- Nelle
due ore seguenti Tristan poté dire di non aver mai sentito strillare tante donne
tutte per volta. Anche Scott Granger ogni tanto si metteva le mani in testa
per sua figlia mentre Jane se ne stava attenta a ogni minimo avvisaglio di
pericolo ma non per questo urlava come un’ossessa ogni volta che Hermione parava
un fendente con una spada che quasi era più grande di lei. In compenso poté
finalmente vedere la verità negli occhi della sua bambina prodigio. Vide la
gioia pura… a ogni singolo incantesimo, a ogni perla di magia. Batté le mani con
tutti gli altri quando i Patronus dei ragazzi si misero a scorrazzare allegri
nella sala, quando Harry
batté Justin con la spada, quando il povero Neville riuscì a bloccare una
pianta gigante con le sue conoscenze di erbologia, rendendo fiera sua nonna. Rise
di cuore quando Hermione disarmò il suo avversario e quando Edward, galante, le
fece un inchino ironico che strappò le simpatie di tutta la cloaca
femminile presente. Anche nei duelli a coppie ci fu da trattenere il
fiato. Hermione e Draco si ritrovarono legati per i polsi, attenti a tenere a
bada Miria Meredit e Anthony Goldstein, armati solo della loro telecinesi
ancora latente. Parare i colpi con gli scudi che aveva insegnato loro Lucilla
era davvero difficilissimo: abbassarsi e sfuggire divenne troppo stancante e le
loro onde mentali s’indebolirono con la loro stanchezza, fino a ritrovarsi
spiaccicati per terra sul tappetino sotto il palchetto. - Dio, che disastro…-
imprecò Hermione, mettendosi seduta in braccio a Malfoy. - Ci andranno secoli
per imparare decent…- Draco si bloccò quando lo scatto di un flash l’illuminò
entrambi. - CANON!!!!- ringhiarono in coro,
gli occhi iniettati di sangue. Non persero tempo a prendere
le bacchette. Unirono le mani e gli spiaccicarono il battente sul naso con
la telecinesi che "non sapevano gestire", tanto che Colin non tentò più di fare
foto dagli spiragli delle porte troppo grosse e pesanti. Ginny, che passava di lì
con un suo compagno di classe di Corvonero, lo prese per la gamba e lo portò
via sotto ordine della Grifoncina che stava per sclerare, poi tornarono ai loro
allenamenti. - Dannazione!- sbuffò la streghetta incazzatissima, mentre
cercava di sciogliere il nodo magico dei lacci di seta con cui Tristan l’aveva
legata a Malfoy – Non lo sopporto più quello! Sta diventando
ossessionante!- Draco bevve avidamente dalla bottiglietta, alzando le spalle
– Pensa che io c’ho Cohen…- - Ehi, ragazzi…- Jane arrivò con Scott –
Complimenti, bella caduta morbida.- - Non sono ancora brava con la
telecinesi.- bofonchiò la Grifoncina . - Probabilmente non usavi il
mezzo giusto.- Draco la guardò di sottecchi – Tu usi sempre le mani, ma secondo
me dovresti provare con la mente. Con quella ti riesce sempre tutto…di
solito.- - Di solito?- sibilò la streghetta – Vogliamo parlare dei tuoi occhi
Malferret?- - Non mi dici sempre che sono belli?- frecciò ironico. - Si,
pensa allora quando te li avrò cavati!- - E’ meglio che vi lasci voi due
piccioni…fate con calma, eh?- fece Jane, così tornò da Molly che stava
sbraitando perché Ron se la vedeva contro un Molliccio, ma a Hermione non era
sfuggito quel "due piccioni" e a quanto vedeva dall’espressione del biondo
Serpeverde, lui doveva saperne qualcosa. - Che storia è?- gli chiese, fremendo
pronta a esplodere. - Bhè, ecco mezzosangue…- Draco si passò una mano fra
i capelli, non sapendo bene da che parte iniziare. - Ecco mezzosangue cosa?-
lo incalzò ancora la Grifoncina, avvicinandosi a lui pericolosamente. - Lo
sa.- Lapidario e secco. Hermione quasi si sentì svenire. - Sa che io e
te…- - Non che andiamo a letto…- le chiarì subito
– Ma che…stiamo insieme…- Hermione deglutì, semi sconvolta. Cazzo, avrebbe
voluto parlargliene per prima. Non credeva che si vedesse così tanto che fra
loro c’era più di bestemmie e litigi. Insomma…a parte le foto della
gazzetta! - Porca vacca…- alitò. Lui la fissò storta – Non fare troppi
salti di gioia, sai?- - Ma non è quello!- replicò con tono un po’ sfocato –
Solo che…mia madre e la tua sembrano amiche…- - E?- la incalzò scocciato – Te
l’ho già detto. Con chi vado a letto sono affari miei! Non hanno il diritto di
farmi prediche di alcun genere sui miei gusti.- - E se capitasse qualcosa a
mia madre?!- sbottò Hermione rabbiosa – A questo non ci pensi?- - Mia madre
non…- - Tua madre no, forse!- lo interruppe la streghetta – Ma tuo padre?- e
a quel punto Draco tacque, serrando la mascella con forza. Serrò anche i pugni e
lei capì di aver valicato la linea che si erano prefissi, così sospirò, cercando
di ricomporsi. – Scusa…- mormorò, tenendo gli occhi bassi – Non
volevo.- Malfoy non disse nulla. Si limitò a darle le spalle e a raggiungere Blaise sotto
il palco n°1 dove la Brown e la Bulstrode stavano combattendo insieme per
strappare a Milo la bacchetta, cosa impossibile quanto particolarmente divertente. Più tardi i genitori ebbero
modo di scambiare quattro parole con Tristan sul poter seguire la lezione anche
il giorno dopo, per disquisire poi sulle carriere dei loro figli. Mckay si
dimostrò d'accordo e per lui fu molto instruttivo. Parlando con alcuni
Corvonero e specialmente col signor Dalton, capì i motivi per cui suo figlio
Edward dal secondo anno in poi fosse diventato una specie di teppista
e seppe dei problemi famigliari di Terry Steeval. Da Tassorosso e
Grifondoro uguale. Problemi famigliari, a volte anche di ideologie politiche ed esistenziali,
visto che la maggior parte dei genitori giallo oro erano mescolati più che nelle altre
case. Ignorò invece i Serpeverde, che per primi se n'erano andati fuori da quel nido
di Auror con aria assassina, e infine dovette godersi gl'infuocatissimi Grifondoro. Per
Mckay fu un piacere parlare del trio miracoli. - Bhè, visto che siamo
lontano da orecchie indiscrete e tutti dalla stessa parte…- fece sorridere
Arthur Weasley, dicendolo – posso dirvi
senza ombra di dubbio che i vostri figli potrebbero svolgere la
carriera di Auror meglio di tanti che conosco. È appurato che per gli
Auror lavorare in gruppo è la cosa migliore, solitamente al Ministero ci scelgono in
base all’affiatamento raggiunto negli allenamenti o alle necessità delle squadre dei veterani ed è
incredibile che i vostri figli in sette anni abbiano raggiunto
tutto questo senza sforzi. Sono arrivati a livelli di abilità impressionanti, Harry e
Ron l’hanno dimostrato allenandosi da soli per l’esame di Smaterializzazione. Ron,
signori Weasley, ha una dote eccezionale: negli spostamenti ha una
velocità d’azione conosciuta a pochi e se fossi in voi lo
farei studiare ancora, per sviluppare al meglio questa capacità che può portare a diversi sbocchi.
Non solo Smaterializzarsi in luoghi diversi ma potrebbe anche imparare a
passare attraverso barriere solide. Di qualsiasi tipo. Anche barriere magiche
molto potenti. Questo genere di branca della Smaterializzazione si chiama
Smolecolarizzazione.- - Il mestiere dell’Auror però…è così…pericoloso…- alitò Molly. -
Non più di quanto vivere qui dentro.- sorrise il professore, indulgente. Poi
passò a Harry, sogghignando benevolo. - Harry Potter …tu sei Auror per
nascita, forse. Hai dimostrato di sapertela cavare in ogni situazione. La tua
naturale predisposizione per Difesa contro le Arti Oscure ti sarà di aiuto anche
in futuro, se deciderai di diventare Auror. Per quanto riguarda i tuoi colpi di
testa…bhè, ci sarà da lavorare di più…ma questa è una tua scelta.- sorrise
ancora, vedendo gli occhi verdi di Potter illuminarsi – Sono sicuro che saprai
decidere, quando sarà ora.- Passando alla Grifoncina, sospirò con aria
teatrale. - Signori Granger…posso solo dirvi che vostra figlia saprebbe
rendere minuscolo anche il migliore dei maghi. La sua abilità nella magia e la
sua lucidità nelle situazioni di pericolo l’hanno resa la migliore del corso
insieme a Harry e ad alcuni Serpeverde. Hermione conosce ogni genere
d’incantesimo e con relativa poca pratica può diventare la migliore in ogni
campo. So che può sembrare un mestiere difficile, quello dell’Auror…- aggiunse,
vedendo gli occhi preoccupati di Scott Granger – Specialmente per una ragazza,
ma come avete visto vostra figlia si sa difendere in ogni situazione. Potrei
levarle la bacchetta, lasciarle uno stuzzicadenti in mano e metterla davanti a
un troll e lei saprebbe uscirne vittoriosa comunque. Esattamente come Harry e
Ron. Non ho mai visto un trio più affiatato di questo.- - Quindi…lei crede
che la cosa migliore sia non buttare al vento queste loro doti, giusto?-
ricapitolò Jane. - Esatto.- disse sorridente – Ma le scelte vanno fatte in
famiglia. Comunque…se passata l’estate sarete dell’idea di andare al Ministero
per preparare la domanda per i corsi…chiederei espressamente di farli subito
lavorare in squadra.- - Grazie Mc…- sussurrò Harry, mentre se ne andavano –
Grazie davvero.- - Ma di cosa?- rise il biondo, andandosene da Jess – Ho
detto la verità. Ci si vede stasera.- E con la gioia nel cuore il Grifondoro
tornò dagli altri, conscio che per una volta il suo destino non sembrava poi
così scuro e incerto. Tristan gli aveva acceso una piccola ma luminosissima luce
alla fine del tunnel…
Tanatos Mckay invece stava giocando a scacchi
tranquillo nella sala professori. Lo faceva spesso di quei tempi, specialmente
dopo cena, l’unico momento in cui Lucilla si faceva vedere. Non che riuscisse a
farla parlare più del dovuto ma era l’unico modo per stare un po’ con quella che
sperava davvero fosse la sua futura nuora. Che però lo batteva sempre. -
Dannazione donna, ma chi ti ha insegnato a giocare così?- sbottò, dopo
l’ennesimo scacco matto. - Papà.- rispose pacata Lucilla, fissando il pendolo
che segnava le nove e mezza – Un’altra?- - Se hai tempo…- La mora allora
levò gli occhi azzurri – Mi spiega perché ci tiene tanto a trattenermi?- - Mai sentito parlare di dialogo Lucilla?- frecciò Liam Hargrave seduto davanti al camino
spento, a leggere. - Ecco la voce della verità.- replicò ironica, rimettendo a
posto le pedine con un gesto della mano – Non l’ho ancora sentita sbraitare
contro il preside per aver tenuto Hagrid a scuola, né per Lupin o addirittura
per Fiorenzo. Che le prende Liam? Ha perso la sua lingua?- - Mia cara, anche
io invecchio.- - Certo, anche Lucius Malfoy è diventato un uomo ma non per
questo trattiene la sua lingua velenosa e razzista.- - Nemmeno tu, noto.-
Liam la guardò storto – Mi stai mettendo sullo stesso piano di quello per
caso?- - Com’è che mi chiamava da piccola? Ah, si…la progenie di
Lucifero…- - Carino Liam.- ridacchiò Tanatos avanzando con un pedone – Com’è
che sei ancora vivo?- - Credi che da mocciosa sarebbe stata capace di farmi
uscire il sangue dal naso?- borbottò l’altro ruvidamente, gli occhi dorati
dardeggianti – Me la ricordo ancora la peste! Non raggiungeva neanche il metro e
già scalpitava per usare quei suoi dannati poteri da mezzo demone! Bhà, dove
andremo a finire…- bofonchiò rognoso mentre a Lucilla non faceva né caldo né
freddo – Prima mezzo demoni, adesso anche Diurni qua dentro!- - Si e
perbenisti ipocriti, aggiungerei.- concluse Tanatos con un ghigno. - Ti ho
già detto di lasciare fuori Cassandra da questa storia!- - E allora non
insultare le persone.- replicò Mckay pacato. - Al diavolo…- Liam Hargrave
fece un gesto seccato, tornando a leggersi il giornale, poi come colpito da una
rivelazione tornò a fissare Lucilla – Chi concederà la tua mano?- Quella
rovesciò quasi tutte le sue pedine, gelando – Come ha detto prego?- - Ti
sposi no?- Lucilla volse lo sguardo altrove – Ha fatto tutto Tristan.- - E
che vuol dire? Non sai dire si o no ragazzina?- continuò Hargrave. - Senta
ma a lei che importa?- sbuffò – E non mi chiami ragazzina, ho ventiquattro
anni ormai.- - Importa che ero amico di tuo padre e potrei anche vegliare su
di te.- - Credo che sia meglio aprire un po’ le finestre…- frecciò Tanatos
ghignando – Liam, se non vuoi finire arrostito prima di compiere i tuoi intenti
ti conviene misurare le parole. La ragazza è molto irritabile su questo
argomento.- - La ragazza non sopporta gl’impiccioni, ecco tutto.- replicò la
Lancaster sempre più nervosa. - Ma Tristan Mckay è innamorato di te no?- -
A quanto dice lui.- rise Tanatos. - E tu sei innamorata?- richiese
Hargrave. - Se non la smette vedrà il fondo del Lago Nero molto da
vicino, l’avverto.- Lucilla gli scoccò un’occhiata omicida – Il rapporto fra me
e il purosangue è strettamente privato. Inoltre non ho bisogno della protezione
di nessuno, tantomeno si deve preoccupare di concedere la mia mano.- - Certo,- replicò
Liam sagace – visto che sei mezza demone e pure vedova la cerimonia non può
essere svolta in chiesa…- - La vuole smettere?- - Liam, dai…- Tanatos
ghignò allegro, conscio che stavano tirando la corda – Mio figlio e Lucilla
troveranno una soluzione, ammesso che prima o poi si sposeranno. Tu invece…non
hai nulla da consegnare a nessuno?- Hargrave si accese una pipa, ignorandolo
– E tu non hai nulla da consegnare a Lucilla?- - Già fatto.- rispose la mezzo
demone, avanzando con la torre – Il testamento di mia madre ora ce l’ho
io.- - E l’hai letto?- - No.- - Perché no?- - Perché no.- - Non è
una risposta, mia cara.- - Neanche trasformarla in uno scarafaggio sarebbe
sensato ma lo farei lo stesso.- l’avvisò bellicosa. - Oh, per l’amor del
cielo!- sbuffò il vecchio mago – Io davvero non ti capisco! Hai vissuto per otto
anni in esilio e ora che hai la possibilità di rimettere ordine nella tua vita,
fai come se nulla fosse!- - E io le ho già detto che è una questione che
riguarda solo me e Tristan.- sibilò la Lancaster con tono piatto, decisa a non
pensare più a quella proposta – Comunque a quanto pare non sono l’unica ad avere
qualcosa in sospeso. Fossi in lei, Liam, darei un’occhiata fuori dalla porta.- e
in quel preciso istante la Mcgranitt arrivò sulla soglia, l’aria più incazzosa e
severa del solito, tanto che piantò i suoi occhi inquisitori su Hargrave. -
Si?- le chiese, galante e sarcastico. - C’è una persona che ti cerca.- sentenziò la professoressa
- Risparmiati quell'aria da dandy per le nuove generazioni, Liam. Loro ne saranno entusiaste.- e si
scostò appena, per lasciar intravedere il corpo di Jane che si stagliava alla
luce della candele. Quando la vide, Liam Hargrave sgranò appena gli occhi,
lasciò il giornale e sentì il cuore battere più forte. Anche Mckay, la
Mcgranitt e Lucilla tacquero, in attesa di vedere cosa sarebbe successo…ma il
vecchio mago, alzatosi in piedi, raggiunse sua figlia, oltrepassò la porta e se
la richiuse alle spalle. Voltandosi lentamente verso la luce del giardino,
verso il cielo limpido, Liam Hargrave ricordò gli anni trascorsi della sua vita.
Una moglie amata ma morta in giovane età, a soli 24 anni. L’unica donna che
aveva amato davvero era morta durante un banale incidente, per un incantesimo
riuscito male. D’allora non aveva quasi più vissuto. La sua secolare famiglia, sempre
vissuta nell’agiatezza, era ridotta a pochi membri disseminati per la Gran
Bretagna. I suoi due fratelli maschi vivevano vite separate, attenti al loro
denaro, al loro potere, al loro buon nome. E anche lui, per lungo tempo, aveva tenuto solo a
quel nome. All’onore degli Hargrave. Semplimente, si era inaridito. Per questo quando
all’età di ventotto anni aveva messo incinta una giovane Veggente, la sua dolce
Selena, non si era fatto scrupolo di disconoscere il bambino. Non si era fatto
scrupolo di convincere quella giovane studentessa che tutto il loro amore era
stato un errore, un’avventura qualunque. La sua bella Selena aveva pianto.
Strillato. Poi aveva ceduto. Abbandonata dai suoi genitori, nessuno l’avrebbe
aiutata e aveva pensato che lasciando quel figlio in mani migliori, forse un
giorno avrebbero potuto ricongiungersi. E non si era sbagliata. I suoi occhi
veggenti non si erano sbagliati. Aveva visto. Lei aveva visto che un giorno
quel bambino avrebbe avuto una famiglia. Cassandra Selena Hargrave era nata un piovoso giorno di
giugno. Subito dopo era stata privata dei suoi poteri, quindi questi erano stati Sigillati in un’ampolla magica, poi seppellita nel Reparto delle
Magie Perdute, nell’ufficio Misteri. Come seppellito era stato
anche il ricordo di quella figlia appena nata e già persa. Per quarant'anni
aveva ignorato la sua esistenza, poi di colpo qualcosa in lui era riemerso. Con
la coscienza d’invecchiare, Liam Hargrave aveva compreso finalmente che il suo
buon nome era niente, era sempre stato niente in confronto a quella sensazione,
provata tanto tempo prima: la sensazione di quella figlia fra le braccia, quella
vita che lui aveva allontanato. Ora quella figlia gli stava davanti. Una
donna matura, una donna che aveva saputo vivere ed essere felice anche senza di
lui. Aveva i suoi occhi…e il viso di Selena. Jane si accorse del suo esame ma
non abbassò lo sguardo. Anzi, lo sostenne. Fino a quando non trovò il fiato
per parlare. - Sono qua per parlare di Hermione.- scandì, senza
preamboli. Liam alzò le bianche sopracciglia – Hermione?- - Lei non sa
niente.- continuò Jane, ignorandolo – Lei non sa che sono una ripudiata, non sa
che sono una strega a cui sono stati tolti i poteri. Crede che io sia una donna
normale e voglio che continui a crederlo.- - Aspetta, un attimo…- il mago la
fissò stralunato – Per favore, sediamoci un momento e…- - No, non voglio
sedermi.- Jane era rigida come un pezzo di marmo – Sono venuta qua solo per mia
figlia, che questo le sia ben chiaro. Non voglio che sconvolga la sua vita. Se
mai le parlerò voglio essere io a farlo ma per ora non ho la minima intenzione
di rivelarle il mio passato. Spero di essere stata chiara.- e fece per darle le
spalle ma lui, quasi impaurito nel perderla di nuovo, l’afferrò per un gomito –
Ti prego, aspetta…- - Non c’è niente che possa dirmi che m’interessi.- gli
sibilò gelida. - Ti prego.- Liam Hargrave sentì una morsa nel petto, la
stessa che aveva provato alla morte di sua moglie, la stessa alla morte della
sua dolce Selena – Ti prego, voglio solo spiegarti…- - Spiegarmi cosa?- Jane
ora era del tutto indifferente – Non ho bisogno di spiegazioni ora. Sono adulta
ormai, ho una famiglia e anche se mi sono stati tolti i poteri vivo benissimo.
Vivrei ancora meglio se sapessi che lei non gira attorno a mia figlia come un
avvoltoio…- - Bhè, è mia nipote…- abbozzò Liam. - Che sia sua nipote è
vero.- Jane serrò i palmi, divincolandosi dalla sua presa – Ma se ha un minimo
di buon senso le consiglio di non presentarsi davanti a lei e sconvolgerle la
vita, mi ha capito bene? Hermione non deve sapere di questa storia, almeno fino
a quando non sarò io a parlargliene.- lo fissò furibonda, gli occhi dorati tanto
simili a quello di suo padre che lampeggiavano per la rabbia – L’avverto…se fa
del male a mia figlia me la pagherà cara.- Rimasero impalati uno davanti
all’altra, a sfidarsi come nemici, quando Hargrave, ormai stanco, decise di
darle il tempo che voleva. Infilò una mano sotto il mantello e trasse fuori
dall’interno della giacca una piccola ampolla rosata, dal collo lungo. Allungò
la mano verso Jane e lei fissò l’oggetto, come se fosse pericoloso. - Cos’è?-
chiese, diffidente. - Una cosa che tua madre vorrebbe che tu riavessi.- le
disse, mentendo un poco visto che anche lui desiderava con tutto se stesso che
quell’ampolla tornasse a sua figlia. Nominare Selena parve essere la mossa
giusta perché Jane la prese con tocco leggero, evitando accuratamente di
sfiorarlo, poi dopo avergli scoccato uno sguardo duro gli voltò definitivamente
le spalle e sparì nell’ombra dei corridoi, lasciando il vecchio magnate ad
aspettare. In fondo, ormai, era solo questione di ore.
Harry Potter
uscì dalla torre del Grifondoro, imprecando contro Ron che l’aveva lasciato
perdere tempo sotto la doccia quando l’appuntamento con Lucilla era alle dieci e
mezza! Perché doveva sempre essere in ritardo? Come minimo Hermione l’avrebbe
preso a scarpate per quel quarto d’ora di ritardo. S’incamminò fischiettando
verso le scale che sembravano leggermente impazzite. Continuavano a muoversi,
non seguivano più il filo logico e orario che Harry in sette anni aveva iniziato
a capire. La camera di Tristan era al quarto piano ma non c’era verso di
salirci…sembrava che lo facessero apposta a portarlo lontano. Imprecando, finì verso
nell’ala della
Torre di Astronomia. Da lì c’era un’altra congiunzione e sperava che quelle
scale fossero meno impazzite di quelle sotto Grifondoro, ma sognava porcellini con le
ali. - Ma che cazzo succede?-
bofonchiò rabbioso, dando un calcio a un gradino. - Harry!- Si girò
di scatto verso la tromba delle scale che saliva fino alla torre. Qualcuno lo
stava chiamando. - Harry! Vieni siamo qui!- Era la voce di Ron.
Potter, stranito, salì velocemente i gradini poi entrò nella classe della
Cooman. Quella rompiscatole doveva essere a cena con Silente e gli altri.
Meno male, pensò aggirandosi fra tavolini e tende di perline. – Ragazzi?- urlò
ad alta voce – Siete qua?- Dalla stanza non giunse rumore ma dalla terrazza della
torre su cui era proibito andarci senza professore giunsero dei suoni. Dei
passi. Istintivamente mise mano alla
bacchetta ma poi lasciò perdere. Forse Ron e Blaise avevano deciso di
andare a fare l’ultima cavolata dell’anno. Così salì la scaletta di pietra
che portava in terrazza, uscendo dalla botola e arrivando all’aperto. Il cielo
stellato illuminava il cornicione, alcune fiaccole languivano sui parapetti di
pietra. Qualcosa lo spinse ad avvicinarsi. Guardò in giù, senza sentire
vertigini…poi dei passi alle sue spalle lo fecero voltare. - E tu che diavolo
ci fai qua?- sibilò Draco Malfoy, fissandolo storto. Il biondino si levò il
mantello scuro dalla testa. Si era aspettato di trovare Hermione, per parlare di
quello che era accaduto quel giorno e di come avevano litigato e invece ci
trovava lo Sfregiato. - Che ci faccio io? Che ci fai tu!- replicò
il Grifondoro, sospirando per il sollievo e notando un pezzo di carta che il
biondo teneva in mano - E non girare col mantello, potrei scambiarti per tuo padre!
Che cavolo ci fai qua, si può sapere?- Il Serpeverde incrociò le
braccia al petto, altezzoso – Devo vedere la mezzosangue. Mi ha chiamato
lei.- - Hermione è con Lucilla adesso.- replicò Harry ruvidamente. - Mi ha
mandato questa.- e gliela fece vedere in modo poco amichevole. Potter notò la
calligrafia della sua migliore amica, quindi forse era il caso che levasse le
tende se non voleva assistere ai loro promiscui incontri. Una folata di vento
gelido però li prese entrambi in pieno. Sgranarono gli occhi, ricordando bene quella
sensazione… Dal buio, una sagoma di donna uscì sinuosa dalle tende di
perline, arrivando fino a loro. I suoi occhi blu risero di loro, chiusi in
trappola. Lumia Lancaster batté le mani, sogghignando con le sue belle labbra
violette – Ecco i miei cuccioli fuggiti..- sussurrò. Dicendolo si passò
velocemente la mano sulla gola, facendo in modo che dalle loro bocche non
potesse uscire neanche un suono. Infatti, quando cercarono di gridare dalle loro
labbra non uscì un fiato, almeno fino al momento in cui Lumia non fece calare
una sorta di cupola trasparente sulle loro teste, isolandoli dal resto di
Hogwarts. Le loro corde vocali bruciarono ma poterono parlare ancora. - Cosa
fai qua?- sibilò Harry rauco, alzando veloce la bacchetta. - Cosa vuoi che
faccia, bambino sopravvissuto?- sorrise diabolicamente la mezzo demone,
scostandosi i capelli dalle spalle – Sono qua per finire quello che ho
cominciato. Nessuno mi sfugge, ricordatevelo. Non c’è riuscita mia sorella, non
ce la farete voi. Ora, signor Malfoy…- fissò Draco passandosi la lingua sulle
labbra – Ti offro la stessa unica possibilità che offrirò a Harry Potter. Come
lui questa sera morirà…tu ora dovrai seguirmi.- Draco e Harry si fecero
indietro, le bacchette sempre più alte, le mani tremanti, la convinzione di
essere sul serio nei guai. Chi poteva sentirli sotto quella cupola? Lucilla si
sarebbe accorta di suo sorella? Lumia ghignò ancora, vedendoli così tentennanti e
spaventati. - Draco, non farti rovinare quel bel faccino. Vieni con me…-
- No…- rispose, con voce tremula. - Ragazzino…ti do un consiglio…impara a
seguire gli ordini di chi è più potente di te. Accio bacchette!- sibilò e con
forza incredibile le bacchette vennero loro strappate di mano. Un mago non
avrebbe saputo fare tanto, pensò Harry sempre più ansante. Avevano un bel dire,
di combattere contro quella demone. Era forte. Troppo. Al di là della loro
misera portata. Le bacchette rotolarono fuori dalla barriera, all’interno della
classe di Divinazione, poi Lumia tornò a osservarli. - Siete imprudenti,
mocciosi.- disse pacata – Se rischiassi la vita non andrei in giro da
sola.- - Aspetta che ti prenda Lucilla fra le mani!- ringhiò Harry furibondo
– Ti sei cacciata da sola nella fossa dei leoni!- - Spiacente Potter.-
replicò tranquilla, giocando frivolamente coi capelli mossi – Ma non è ancora
scoccata la mezzanotte. Solo allora inizieranno i giochi.- - Ma di che
parli?- Draco non capiva. - La maledizione. Il pentacolo.- Lumia scosse il
capo, quasi con compatimento – Dio, ragazzini…sapete qual è il vostro problema?
Non sapete prevedere gli attacchi. Solo perché ho aspettato tranquilla per più
di un mese e mezzo credevate che avessi ceduto? Sbagliato. Ho atteso e vi
strapperò le ali quando più sarete deboli. Fra poche ore tutto avrà inizio ma
non ve ne accorgerete. Nessuno vede subito gli effetti…se non un
Veggente.- - Tu hai perso il senno…- sussurrò il Serpeverde. - No, siete
voi che non l’avete mai avuto.- rispose la Lancaster girandosi fra le dita
affusolate la sua lunga bacchetta – Comunque avremo presto tutto l’aiuto che ci
serve. Cattureremo la Veggente e presto voi ragazzini sarete solo un ricordo.
Gli Auror non vi salveranno ancora a lungo, Tristan specialmente. Ma ora basta
parlare…- schioccò le dita e i due maghi si sentirono quasi sollevare da terra
per il collo. Scalciando a mezz’aria, la videro arrivare sempre più vicina, fino
a pochi passi. Godeva nel vederli così indifesi. Era una sensazione che provava
già da troppo tempo, pensò Harry in un ultimo sprazzo di lucidità. Per da quel
momento in poi tutto fu molto vacuo… Ricordò la mano di Lumia al collo di
Draco. Sentì il suo gemito strozzato…e poi il grido rabbioso della mezzo demone
quando Malfoy prese forma di serpente e la morse fra il pollice e l’indice. Il
dolore per quei denti acuminati nella carne dovette farle perdere il lume della
ragione perché la sua telecinesi parve impazzire. Harry, ancora sollevato da
terra, venne scaraventato con forza giù dal cornicione…e Draco, ancora sotto
forma serpentina, volò giù insieme a lui. Coi loro corpi spaccarono la barriera
luminosa di Lumia. Questa si ruppe in mille frammenti brillanti. Harry,
cadendo, non riuscì più a distinguerli con le stelle. Stava cadendo, ragionò.
Stava cadendo e non poteva fare più niente. Sentiva l’aria sulla
pelle, sul viso, gli occhiali erano caduti sulla torre mentre Malfoy cadeva
attorcigliato addosso a lui. Di certo non se la sarebbero cavata quella
volta. Eppure qualcosa si dibatteva dentro di lui. Sentiva come se dentro
avesse …una forza che lottava per uscire. Come una bolla d’aria. Sembrava
avere dentro mille bollicine che friggevano. Stavano per esplodere… Doveva
fare qualcosa, sentiva di dover liberare quella forza dalle catene. E fu
stupendo. Quella bolla di luce si allargò fino ad esplodere e scoppiò non in
bolle di magia…ma con un battito d’ali. Un’aquila di un color marrone dorato intenso
scese nel giardino della scuola di Hogwarts planando dolcemente, con un lungo
serpente bianco fra gli artigli. A due metri dal filo dell’erba i due ripresero
forma umana con uno strambo PUF, in una specie di nuvola colorata e caddero al
suolo con un tonfo, storditi e devastati. Il silenzio dei deficienti aleggiò
sulle loro testoline semi distrutte, lasciando fra i due maghi una sensazione di
dejà vu che ormai sembravano conoscere molto bene. - Cazzo…- Draco rimase
steso sulla schiena, non sentendosi più le vertebre. - Oddio…- Harry invece
aveva il sangue al naso e si portò le mani alla testa che sembrava si stesse
spaccando in mille pezzi – Dio…- mugugnò ancora – Bella stronzata…- - Ma che
accidenti hai fatto?- alitò Malfoy, ancora spalmato a terra. - Ti ho salvato
il culo…- - Fa male la testa eh?- sibilò Draco a quel punto – Bella cosa
essere un Animagus, Sfregiato.- - Cazzo, mi sembra di sbriciolarmi…- Potter
si buttò a faccia in giù, strisciando come un verme. Si pulì il sangue del naso
con la manica della felpa e avrebbe usato anche il mantello di Malfoy se solo
fosse riuscito ad allungare il braccio. Appoggiò il capo sull’erba umida di
rugiada notturna, letteralmente distrutto. – Non mi sono mai sentito così
male in vita mia… Cosa sono diventato?!?- chiese poi, di colpo cosciente della
sua trasformazione. Cavolo, ce l’aveva fatta davvero quella volta! Era diventato
un Animagus finalmente! - Un’aquila.- bofonchiò Draco in risposta. Anche lui
quasi non ci credeva. A parte la relativa incazzatura perché Potter gli aveva
salvato davvero le chiappe, era furibondo con se stesso per essere stato tanto
idiota da cascare in una trappola così semplice. Hermione non avrebbe mai avuto
motivo di mandargli una lettera. Lei lo prendeva in disparte e basta e se mai
fosse venuta a sapere che lui e lo Sfregiato erano stati tanto deficienti da
restare in quel luogo isolato da soli con la scuola piena di Mangiamorte…bhè, di
certo li avrebbe uccisi a suon di Cruciatus. Come avevano potuto essere così
stupiti? Lui poi! Si stava servendo a quei Mangiamorte su un piatto
d’argento! - Cazzo…- imprecò iracondo, dannandosi l’anima e cercando di
mettersi seduto – Che facciamo Potter?- - Trova una carriola e riportami dentro…- alitò il
moribondo, ancora immerso con la faccia nell’erba soffice. - Non dire stronzate, che
cazzo facciamo adesso?- gli ringhiò il biondo esasperato. - Adesso siete
in un bel guaio, voi due.- Si voltarono entrambi di scatto, timorosi che
Lumia fosse tornata per finire le loro misere e stupide vite ma la sfiga era
davanti a loro, in forma ben più pericolosa: Piton e la Mcgranitt li avevano
visti schiantarsi dall’alto e le loro facce interrogative erano molto chiare. O
spiegazioni, meglio se convincenti, o tanti di quei casini da far passare la
voglia! Si, erano davvero nella merda fino
al collo quella volta, pensarono ributtandosi a terra con un
gemito.
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Capitolo 38 *** Capitolo 38° ***
Il tamburellare delle unghie della Mcgranitt sulla preziosa scrivania di mogano
non fece altro che peggiorare la terribile emicrania di Harry
Potter. Quella notte d’inizio giugno dei suoi diciotto anni non se la sarebbe
mai scordata. Come diceva sempre Hermione, nessuno scordava la prima volta in
cui si diventava Animagus. E lui, Harry Potter, aveva finalmente trovato la sua
forma. L’aveva trovata cadendo dai trentacinque metri della Torre di Astronomia
insieme a un serpente bianco lungo quasi due metri che altri non era che Malfoy.
Draco Malfoy. Un nome, un perché. Era diventato un’aquila a quanto diceva Malferret.
Un’aquila perfetta che a differenza di Hermione
non si era spiaccicata alla sua prima uscita in volo. Comunque
ne era andata della loro vita e se l’erano salvata anche quella volta,
lui volando e Malfoy a suon di morsi. Quasi non riusciva a credere di
essere vivo! Non riusciva a credere di essere volato giù dalla torre e di essere
sfuggito dalle mani di Lumia dei Lancaster per poi finire nelle grinfie infide
della Mcgranitt e di Piton. Anche il professore di Pozioni, si vedeva bene, era particolarmente
incazzato. Ma Harry era troppo esausto e dolorante per pensare a difendersi e
alle conseguenze. Si tenne la borsa del ghiaccio sulla testa, senza trarne il
minimo beneficio. Draco, al suo fianco, si limitava a
stare in silenzio. Odiava entrare in quell'ufficio, anche se in sette anni
era accaduto solo una manciata di volte. Non poteva sopportare di stare lì, di
fronte alla Regina Frustatrice del Grifondoro, come se anche lui fosse stato un
deficiente che faceva parte dell'esclusivo Club
Harry-Spacco-Il-Mondo-Potter. Stava totalmente svaccato in poltrona, con
quell’aria verso la Mcgranitt che nessuno osava esprimere. Come se non
avesse paura di lei…e in effetti neanche avrebbe voluto starla a
sentire, ma Piton era stato irremovibile per una volta. Dannato. Alla fine la
professoressa si mise in piedi, il viso indurito dalla collera. - Io…io…-
sibilò con le mani sui fianchi – Io sono senza parole!- - A chi lo dice…-
borbottò Malfoy a bassa voce. - Non fare lo spiritoso signor Malfoy!- lo
rimbeccò secca – Siete nei guai seri tutti e due questa volta! E sembrate non
capirlo! Vi abbiamo dato un milione di possibilità: siamo passati sulle vostre
risse, sui vostri litigi, sui mille disastri che voi due insieme avete provocato
in sette anni solo per il vostro non andare d’accordo ma credevamo aveste capito
con la minaccia della sospensione… oh no! Questa volta avete passato il
segno!- - Senta, guardi che non è colpa nostra…- iniziò il biondo ma la
strega lo zittì, sempre più rabbiosa – Non ho finito! Vi abbiamo visti
precipitare dal cielo! Ma vi rendete conto che dal primo piano avreste potuto
rompervi l’osso del collo?!- strillò a quel punto, con Piton che non faceva
niente per fermarla – Avreste potuto morire! Siete due sciocchi! Due sciocchi
ragazzini senza cervello!- A quel punto Draco sbottò con voce altrettanto
alta – Non eravamo al primo piano!- - A no?- la Mcgranitt fece un mezzo
ghigno ironico – E dov’eravate di grazia? Al settimo?- Il Serpeverde
tacque, fissando Harry di striscio…il silenzio si
protrasse a lungo, coi due professori che li fissavano incalzanti quando Potter
decise di dire la verità per una volta nella sua vita. Si tolse la
borsa del ghiaccio dalla fronte, cercando le parole adatte – Eravamo…ecco,
eravamo in cima alla torre. Quando è arrivata Lumia…- I due adulti
sbiancarono, allargarono gli occhi e la Mcgranitt dovette risedersi –
Lumia…Lumia era qui?- - Si.- Harry annuì lentamente – Ci ha attirati lì con
una trappola. Poi ci ha tolto le bacchette, devono essere ancora nella classe
della Cooman se vuole controllare…poi ha cercato di uccidere me e portarsi via
Malfoy.- Piton socchiuse le palpebre, contando fino a dieci… - E…siete
sopravvissuti a Lumia…- - Si.- Draco fece una smorfia – L’ho morsa…e ci ha
buttati giù…- La Mcgranitt credette di aver capito male – Come prego? Che ha
detto signor Malfoy?- - Ci ha buttati giù dalla Torre di Astronomia.- ridisse
Harry, guardandola in cerca di comprensione. A quel punto i due insegnanti
tacquero ancora. - Vi ha buttati giù dalla torre ed eravate senza bacchette…-
alitò la strega, ricordando di come li aveva visti cadere sull’erba a peso morto
poco prima – Ma come…come avete fatto?- Ci fu un altro lungo silenzio. La
Mcgranitt continuava a fissarli senza capire, del tutto sgomenta e anche Piton
faticava a dare un senso alla situazione visto che avrebbero dovuto spalmarsi
sul prato esterno come marmellata quando Harry, con una mano sulla bocca,
mugugnò la verità – …agus…- -
Cos’hai detto Potter?- sibilò Severus - Alza la voce, non fare il moccioso.- -
Animagus…- borbottò a voce più alta, aspettando la bomba. E infatti quella venne
e anche parecchio forte. - Hai detto Animagus?- la Mcgranitt era pallida come
un cencio – Voi due… voi due siete… Animagi?- - …Si…- dissero in coro, un po’
reticenti. - E da quanto?- chiese a quel punto Piton, sconvolto e strabiliato
visto che la sua collega che non aveva più voce. - Io da circa un mese…-
abbozzò Malfoy. - Io da neanche mezz’ora.- buttò lì Potter, facendo un mini
sorriso angelico. Come previsto, a quel punto scoppiò il vulcano Mcgranitt. E si mise a urlare
come un’ossessa. Forse la peggiore sgridata della sua carriera scolastica, tanto
che il grifone e il serpente quasi si strinsero le mani, un pelino terrorizzati
che prendesse un bastone e li pestasse a sangue. Sbraitò tanto che i fantasmi
della scuola si misero tutti a origliare alla porta e quando la finì di urlare,
Silente ebbe il coraggio di mettere il naso nello studio della strega,
preoccupato per la sua stessa vita. - ALBUS!- strillò, vedendolo sulla
soglia. - Minerva, mia cara…- disse il vecchio preside, un po’ timoroso –
Tutto bene?- - Non c’è niente che va bene!- ululò additando i due giovani
maghi – La sai la novità? Abbiamo due Animagi fra noi! E si sono guardati bene
dal dire che stavano facendo esperimenti del genere! Per non parlare del fatto
che sono caduti circa mezz’ora fa da un’altezza di trentacinque metri e
fortunatamente non si sono fatti niente! Ma tu guarda che strano… parli di guai
e saltano sempre fuori i soliti due nomi!- Silente aveva capito solo Animagi
perché della visita di Lumia era già a conoscenza. - Così abbiamo due
Animagi.- bofonchiò, andando a sedersi in poltrona – Sono davvero curioso
ragazzi. Abbiamo tutta la notte per parlare di questo avvenimento e anche per
raccontarmi di cos’è accaduto con la deliziosa sorella di Lucilla. Prego, sono
tutt’orecchi ragazzi miei.- - Ecco, signor preside…- Harry si teneva la
testa, rotta da tutti quegli strilli abominevoli – Non è stata colpa
nostra…- - Cioè non volevi esercitarti a diventare un Animagus Potter?-
sibilò Piton rognoso. - No, cioè si… nel senso che Lumia ci ha attirato in
una trappola ma poi siamo finiti giù dal cornicione. Per salvarci l’unico modo
era quello di usare le nostre capacità e…- - Dimmi in che cosa ti trasformi,
avanti!- lo esortò la Mcgranitt. - Malfoy, che ha visto, dice un’aquila.-
rispose Harry pacato. - E tu Draco?- gli chiese Severus con aria quasi
orgogliosa. - Un serpente.- rispose il biondino non molto allegro. -
Così…fatemi capire bene…- disse Silente dopo mezz’ora, alla fine di una lunga
spiegazione – Il signor Malfoy ha morso Lumia alla mano mentre vi faceva
galleggiare in aria. Facendolo, ha perso il controllo della telecinesi e vi
siete ritrovati a cedere a peso morto dalla torre. Così Harry si è trasformato
in un’aquila per la prima volta dopo tanti esercizi e poi vi siete spiaccicati
come prugne in giardino, è corretto?- - Si.- annuì Potter esausto. - Bhè,
allora direi che per la prima volta questi ragazzi hanno fatto gioco di squadra
no?- -
Albus non fa ridere!- se ne uscì la Mcgranitt esasperata – Sai perfettamente
bene che è illegale a Trasfigurazione Animale senza l’autorizzazione e la
schedatura al Ministero! Se qualcuno venisse a saperlo passerebbero un bel po’
di guai. Potrebbe pregiudicare il loro futuro! Non sono come Lucilla che può
permettersi di calpestare la faccia di Caramell!- così fissò arcigna i due
maghetti – Voi due, finita la riunione con i genitori, verrete a Londra con me
per farvi registrare, sono stata abbastanza chiara? Vi accompagnerò
personalmente! Non voglio sentire storie e non fare quella faccia, Potter!- -
Minerva, io avrei un’altra domanda…- si mise in mezzo Piton, sarcastico – Non
per sminuire i ragazzi ma per quel che ne so io, nessuno dei due ha una certa
predisposizione per la Trasfigurazione, o sbaglio?- - No, in effetti sono
molto stupita.- replicò acida mentre Draco faceva una smorfia sarcastica nella
sua direzione – Ma credo di sapere chi può averci messo lo zampino. Una persona
che questi due conoscono molto bene.- - Guardi che se parla di Lucilla…-
iniziò Harry. - No, non parlo di lei. Lucilla non ha la pazienza necessaria.-
frecciò la strega, fissandoli eloquente – Parlo, signor Potter, dell’unica
persona con un po’ di buon senso che tu ascolti da quando hai 11 anni. E parlo,
signor Malfoy, della persona che è riuscita a metterti in testa che la
Trasfigurazione è una materia essenziale per un mago. Parlo di Hermione Granger.
E ora vi sarei grata se mi diceste in che cosa si trasforma la signorina.
Grazie.- - Ma…Hermione non farebbe mai niente di nascosto…- abbozzò il
moretto blandamente. - Già…- disse anche Draco, molto poco convinto. -
Avanti, non sono stupida!- sbottò la Mcgranitt – Hermione Granger è l’unica che
può avervi dato le coordinate adatte per svolgere esercizi di questo tipo! Deve
aver imparato molto prima di voi. Fuori l’immagine!- - …Un corvo…-
bofonchiarono imbronciati. - Un corvo?- Silente alzò un sopracciglio con aria
pensierosa – Che animale sinistro per una come la signorina…- - Albus non mi
pare il momento adatto.- continuò la Mcgranitt imbestialita – Adesso faccio
venire sia la signorina che i vostri genitori e poi…- ma si bloccò di colpo,
alla faccia dei due ragazzi. Harry le stava chiedendo silenziosamente chi
volesse chiamare e Draco la stessa cosa visto che probabilmente suo padre era
stato il primo a mandare Lumia. La strega sbuffò, rimettendosi seduta. -
Prendete due biscotti.- disse brusca, facendo galleggiare la scatola verso di
loro. - Cosa?- allibì Malferret, credendo di aver capito male. - Non fare domande,
è meglio.- gli sussurrò Harry, prendendo uno Zenzerotto di mala
voglia. Attesero in silenzio, sbocconcellando dolci, fino a quando Gazza non
ricomparve sulla soglia aperta non solo con la Grifoncina ma anche con Lucilla,
la cricca di Tristan, qualche Cacciatore, Ron, Blaise, Neville ma anche Jane
Granger e Narcissa Malfoy. Mentre Piton spiegava qualcosa alle due donne,
Hermione entrò nello studio con passo incerto. - Siediti signorina Granger.-
le disse la Mcgranitt, con tono molto più gentile. Rapidamente, dopo una breve
scusa per averla prelevata dalla camera di Tristan e dalla riunione di cui tutti
sembravano essere a conoscenza, la professoressa le spiegò la situazione. E
quando la Grifoncina capì che si erano schiantati da un’altezza di trentacinque
metri, quasi sbiancò. Si volse verso i due, senza crederci. - Si sono
salvati Trasfigurandosi.- l’aiutò la professoressa – Il signor Potter è
finalmente riuscito a trovare l’immagine, signorina Granger. Mi dicono che anche
tu ne hai trovata una da un pezzo.- Hermione, dopo un breve sospiro e le
facce di scusa dei due disgraziati, annuì con aria colpevole. - Ho iniziato a
studiare il metodo da sola dopo la morte di Sirius.- ammise, strabiliando anche
Harry e Draco – Ho cercato fra i libri che conoscevo ma come ben si può
immaginare non ho trovato tracce. Sirius aveva parlato con me di come fare ma
come avevano fatto lui e il padre di Harry a loro tempo, dovevo fare
anch’io.- - Provare da sola intendi.- l’aiutò Silente interessato. - Si,-
rispose con tono di sussiego – così in questi anni ho cominciato a leggere nei
momenti liberi dei libri di Focalizzazione, per la ricerca interiore di immagini
che potevano aiutarmi nella trasformazione ma ho cominciato a fare esercizi seri
solo dopo Natale di quest’anno. Poi Lucilla mi ha dato alcuni suoi libri
proibiti…- vide la Mcgranitt arricciare un po’ la bocca con aria omicida –
Sono…sono molto più chiari in queste cose, sapete. A casa sua sono diventata
Animagus a tutti gli effetti. Sono un corvo, se vi può interessare…- Da quel
momento tacque, aspettando una sonora sfuriata. Attese che il preside e la
loro coordinatrice decidessero della punizione, quando la Mcgranitt parlò ancora
– Voi tre verrete con me, a farvi registrare al Ministero, dopo che tutto questo
sarà finito. Non voglio che questa vostra capacità arrivi a orecchie indiscrete
prima del tempo.- si versò del the, mentre Silente guardava i ragazzi con uno
strano sorriso – Prima che usciate,- continuò la strega – vorrei che faceste una
cosa per me. Ora che siamo fra noi.- - Sarebbe?- chiese la Granger, un po’
timorosa visto che non aveva dato punizioni ma soprattutto sospensioni. - Mi
fareste vedere?- I tre sbatterono gli occhioni. La vecchia torturatrice stava
dando i numeri per caso? - Avanti, non vi ho chiesto la luna!- borbottò la
Mcgranitt – Voglio solo vedervi all’opera.- Draco fece una strana smorfia,
cercando solidarietà coi due Grifondoro ma alla fine fece come voleva la megera.
Non sapeva che razza di soddisfazione fosse per lui mostrare finalmente alla
befana che era un Animagus! Con un ghigno di perversa goduria prese la sua
forma serpentina, arrotolandosi sulla poltrona e sibilando gioioso. La
Mcgranitt non fece commenti ma quando lui tornò normale si vedeva che l’aveva
stupita…e che era anche orgogliosa di lui. Draco pensò che in fondo non era una
brutta sensazione. Anche Harry ci riprovò per non essere da meno di
Malferret, ma restò in forma di rapace per pochi secondi. Quando tornò umano il
suo mal di testa era diventato una specie di buco nero. Alla fine toccò a
Hermione che con un’eleganza che pochi potevano permettersi, strappò alla sua
professoressa di Trasfigurazione un vero e proprio sorriso di apprezzamento.
Quando rientrò Piton, i tre videro sulla soglia anche Jess, Tristan e
Lucilla. - Non possono dormire nei loro dormitori.- scandì la mezzo demone
seria, senza tanti preamboli. - E dove vuoi mandarci scusa?- chiese Potter,
levandosi la borsa dagli occhi verdi – E poi credi davvero che tornerà?- -
Come hai potuto vedere anche tu, noi Lancaster non lasciamo mai le cose a metà.-
sentenziò Lucilla con un ghigno amaro – Preside, ho sistemato la guardia per la
notte e avvisato chi dovevo ma questi quattro non possono stare nei loro
dormitori stanotte, specialmente Draco. Nei sotterranei c’è un covo di serpi e
hanno già rischiato l’osso del collo una volta stanotte.- - Questo è vero.-
scandì Silente tranquillo – D’accordo mia cara, ti lascio carta bianca. Occupati
pure dei ragazzi fino a domattina ma per favore, non farti vedere in giro. E non
scatenare prima del tempo qualcosa che non si potrebbe riparare.- In quel
momento, a Harry tornarono in mente le parole sconnesse di Lumia. Il rintocco
del pendolo… - Cazzo…- alitò, di colpo lucido – Ragazzi, quando Lumia ha
cercato di ammazzarci ha detto che era presto per dare inizio alla guerra. Ha
parlato di mezzanotte…e che non ce ne saremmo accorti…Sembrava pazza ma sono
sicura che a mezzanotte, fra mezz’ora, la maledizione potrebbe prendere
potere!- - Che diavolo aspettavate a dircelo?- sbuffò Clay scocciato – E
adesso che si fa? In mezz’ora poi!- - Hai detto che vaneggiava di qualcosa di
cui non ci saremmo accorti…- disse Lucilla pensierosa, continuando a guardare il
bambino sopravvissuto – Forse l’Incanto Sercto che hanno usato su questo
pentacolo era tanto grande che la maledizione prenderà forza lentamente. In
effetti potrebbe scattare al rintocco della mezzanotte ma i suoi effetti
potrebbero anche non vedersi per giorni.- - Lucilla ha ragione.- Piton tirò
fuori dagli scaffali della Mcgranitt una vecchia pianta del perimetro di
Hogwarts – La scuola è molto grande, per non parlare della concentrazione magica
di energia positiva che tutti noi maghi portiamo con la nostra sola presenza. La
nostra magia dovrebbe rallentare notevolmente il processo, unita alla stazza del
castello.- - Bhè, quanti siamo qua dentro?- Milo si faceva i suoi calcoli –
Più di quattrocento persone direi.- - Si, siamo in molti ad avere energie
positive e la maledizione è in netto svantaggio…- disse Sphin ma Harcourt non
era affatto tranquillo. Essendo un Sensimago per nascita, percepiva ogni singola
onda magica in un raggio piuttosto vasto di terra, anche su piani diversi…e lui
quel maleficio lo sentiva nell’aria. Stava cadendo sulle loro teste come una
tenda di nebbia. – Siamo quattrocento qua dentro…e se la maledizione si compie
potrebbe essere una strage.- - Non può compiersi tanto in fretta.- insinuò
Tristan. - No Mc?- frecciò Clay ironico – Fatti due conti. Ci saranno una
trentina di coppie di Mangiamorte da cui un pentacolo nero può trarre magia
oscura. Per non parlare di tutte le creature che nel loro organismo uniscono luce
e tenebre.- - Io e Milo per esempio.- sibilò Lucilla cupamente – In me c’è
abbastanza forza per radere al suolo questo posto.- - Sciocchezze.- Silente
si mise in piedi, andando alla finestra dello studio con la sua aria tranquilla
– Ragazzi, capisco che siate molto provati da questa rivelazione e che qui a
scuola in questo momento siano molte le persone da salvare ma non dimenticate
che questo pentacolo è stato costruito sulle vite di persone innocenti.- -
Non capisco dove vuole arrivare…- disse Tristan corrucciato. - L’Incanto
Surgis…- sussurrò Lucilla sgranando gli occhi azzurri – Me n’ero scordata!- -
L’Incanto Surgis?- alitò Hermione, evidentemente allarmata – Ma è un suicidio!
Tutti i maghi che in questi secoli ci hanno provato sono morti!- - Io non
sono tutti i maghi, Hermione.- rispose la Lancaster con un ghigno di sfida –
Grazie, Silente. Mi era totalmente passato di mente, non so perché! Ora posso
sistemare Lumia e anche cercare di salvare la scuola…almeno, possiamo provare
perché non so se le anime risponderanno…- - In che cosa consiste questa
magia, scusate?- chiese Ron, appoggiato alla poltrona di Harry con Blaise. -
Si tratta di una magia proibita,- disse Hermione col suo tono professionale – ma
non perché sia magia oscura. Si tratta invece di una delle magie più antiche del
mondo. In passato si usava per comunicare coi morti, ma secoli fa è stata
bandita come pratica perché il mago che la invocava ne restava tanto debilitato
che moriva in pochi giorni. È una magia potentissima, da suicidio. Ma se
funziona…cioè, se Lucilla come penso la farà funzionare, potremmo richiamare
dalle cinque punte del pentacolo tutti gli innocenti che sono morti e con la
loro forza positiva potremmo spaccare la stella nera. In questo modo il
maleficio si scioglierebbe.- - Si ma…- Harry guardò il gruppo un po’
preoccupato – Se Lucilla fa questa magia…chi si occuperà di Lumia?- - Io.-
rispose Jess dopo un momento di silenzio – La terrò occupata il tempo necessario
per dare a Lucilla il tempo di riprendersi, non temere.- - Ma Tristan l’altra
volta è quasi morto!- saltò su Blaise – Jess sei impazzito?!- - Non vedo
altra soluzione,- replicò il biondo con tono piatto – e poi sono l’unico a
potermi confrontare con lei in questa determinata situazione. Mentre Lucilla,
Milo e Clay richiameranno i morti degli ultimi mesi, Tristan, Sphin e i
Cacciatori staranno con voi per proteggervi.- - Io preparo delle pozioni per
rimettervi in forze, ne avrete bisogno.- sentenziò Piton verso gli Auror. -
Ragazzi…- Tristan sospirò, guardandoli serio – Spero vi rendiate conto che
questa volta ci sarà da combattere sul serio. Dovrete impugnare tutti quanti la
bacchetta per difendervi. O verrete uccisi sul serio.- I Grifondoro, che già
avevano combattuto in passato, annuirono lentamente ma in piena
coscienza. Blaise e Draco invece non dissero una parola. Si limitarono a guardarsi di striscio,
per poi tornare a volgere lo sguardo su Tristan. Il loro professore sospirò, passando
loro una mano sulle teste – So che non è facile per voi…specialmente per te,
Dray.- disse con tono dolce, osservando la collera e il gelo negli
occhi grigi del biondino – Ma siamo arrivati fin qua e bene o male sei con noi.
So che non ti va, so che non vuoi altro che essere lasciato in pace ma sai anche
che Lucilla è l’unica in grado di poterti dare una speranza. Quindi, per
favore…resta sempre con gli altri. Stai vicino a Hermione e Harry e questa notte
fa come ti dicono i ragazzi. Io andrò di ronda ma voi seguite le indicazioni del
preside e di Jess, va bene?- gli prese il viso fra le mani, costringendolo a
guardarlo in faccia – Draco, va bene?- Malfoy pensò a quanto fosse divertente
quella situazione. Da un lato, chi aveva odiato per anni lo voleva salvare.
Dall’altro, chi si era proclamato la sua famiglia lo voleva morto. - Ok.-
sussurrò malinconico, senza più una parola. - Va bene…- Tristan lo lasciò
andare, passandogli una mano sulla spalla – Stanotte andrete a dormire in camera
mia. Abbiamo fatto comparire quattro letti, ci starete tutti. Milo resterà
all’interno a controllare mentre nei letti di Draco e Blaise mettiamo dei sosia
incantati. I vostri genitori invece li ho già avvisati prima.- disse quindi,
rivolto al trio miracoli – Hermione, tu dormirai con Lucilla nella Torre
Oscura.- - D’accordo.- annuì la Grifoncina. - Domani mattina alla partita
di quidditch comportatevi come al solito.- disse Silente tornando a sedersi in
poltrona con una nuova calma – Fate quello che fate sempre alle partite.- -
Del tipo?- chiese Harry. - Del tipo prendervi a bastonate con le scope.-
sibilò Piton sagace – O scatenate una rissa in campo già che ci siete.- -
Ma…signore è sicuro?- allibì Draco a quel punto. - Si, deve sembrare tutto
normale.- annuì anche Lucilla – Prendetevi a pugni se può servire a far credere
a tutta Serpeverde che fra voi due non è cambiato niente.- - Infatti non è
cambiato niente!- ringhiò Malfoy rabbioso. - Già.- disse Potter con
altrettanta acredine. - Oddio, non cambierete mai!- sbuffò la Mcgranitt –
Forza, prendete un ultimo biscotto e andate a letto. Domani avete la partita.
Capito Potter?- - Si, domani abbiamo la partita…- fece stralunato, poi capì e
sorrise – Certo, dobbiamo vincere.- - Stessa cosa, Draco.- disse anche Piton,
come se la loro vicina dipartita non fosse nulla di grave – Niente
chiacchieratine sulle scope e niente salotto come fate di solito tu e il signor
Potter, intesi?- - Si,- bofonchiarono annoiati – è tutto?- - Potete andare
tutti quanti.- disse Silente con un sorriso indulgente – Forza, andate a letto e
non preoccupatevi di nulla. Ma tenete le orecchie aperte e siate pronti al
pericolo. Sogni d’oro, ragazzi.-
Sogni d’oro diceva Silente… Cazzate
in libertà!, pensavano Harry e Draco dormendo nella stessa stanza. Si
rigirarono nel letto fino a tardi, facendo capire benissimo all’altro che erano
molto tesi ma infischiandosene, tornarono a pensare a quello che li aspettava.
Il Grifondoro notò che ormai il pericolo su di lui non scatenava più una
paura incontrollabile. Ormai sapeva gestirla. Sapeva essere prudente, coi nervi
all’erta. Come Hermione, aveva imparato a restare lucido. Rischiava la vita?
…forse…ma per l’ultima volta. Lo sperava tanto. Sperava con tutto il cuore
che finalmente quella sarebbe stata l’ultima volta. E in un angolo recondito
del suo cuore, anche Draco Malfoy pregava con tutta l’anima che finalmente
giungesse il giorno fatidico. Per capire se il suo destino era fra i morti…o i
vivi. C’era solo una cosa poco chiara in tutta quella situazione. Sua
madre. Sua madre che era rimasta fuori dallo studio della Mcgranitt, sua
madre che aveva visto per la prima volta veramente interessata a lui. Gli occhi
di Narcissa Malfoy, lucidi di lacrime. Ma che diavolo stava succedendo?, si
chiese angosciato. Possibile che sua madre fosse sempre stata interessata a
lui? Possibile che quel tenerlo lontano, fare come se fosse stato invisibile,
avesse avuto un motivo più fondato che il suo disinteresse come madre? Voleva
andare in fondo a quella storia ma temeva che anche Narcissa fosse
coinvolta. Non avrebbe sopportato di farsi consegnare al patibolo proprio da
sua madre. Per lui sarebbe stato troppo.
Alle cinque di mattina,
Lucilla aprì gli occhi senza sbattere minimamente le palpebre, come se non
avesse dormito per nulla. Lo fece quando sentì le labbra morbide di Tristan
sulla tempia che la svegliavano dal suo limbo tetro per riportarla nel mondo di
luce. Si mise a sedere lentamente nel grande letto, osservando Hermione che
ancora sonnecchiava, raggomitolata sul fianco sinistro. Sorrise appena,
alzandosi e seguendo l’Auror sulla terrazza della torre. Il sole stava per
sorgere da piccole e soffici nuvole rosa e arancioni. Uno spettacolo
bellissimo. Ma segnava l’inizio di una giornata che probabilmente, davanti a
una clessidra, non avrebbe avuto fine. Anche lei, come Clay, sentiva sulle loro
teste quella spada di Damocle. La maledizione era lì, con loro. E attendeva
lenta, si sgranellava come un melograno maturo, chicco per chicco.
Paziente. Guardò attenta l’aspetto di Mckay. Tristan aveva qualche graffio
leggero sulle guance ma nel complesso stava bene. - Sono stato a Londra.-
disse a bassa voce, per non svegliare la Grifoncina – Ne ho pescati un paio ma
erano Mangiamorte molto poco potenti. Malfoy e Lumia non devono neanche averli
presi in considerazione ma nessuno ha cantato. Tutti quelli che ho bloccato
hanno ingoiato una capsula di cianuro.- Lucilla sogghignò – Meglio morire che
la vendetta di mia sorella.- L’Auror scosse il capo – Mentre ero di ronda
sono stato a Grimmauld Place.- sorrise, prendendo la mano della mezzo demone –
Verranno. Per stasera saranno tutti qua. Tonks arriverà con Lupin stamattina,
sotto copertura.- - E così il vecchio Ordine riprende vita.- sussurrò la
ragazza con voce sollevata. - Già.- Mckay l’abbracciò stretta, con rinnovata
speranza – Forse ce la faremo davvero.- - Da quando non credi più ai
miracoli?- gli chiese, cingendogli il collo. - Io ci credo sempre.- rispose,
scostando il capo per arrivare a pochi centimetri dalla sua bocca – Ma anche i
miracoli ogni tanto hanno bisogno di una mano.- e senza più indugi la baciò,
ritrovandosi subito ricambiato. Ora Tristan poteva dire di conoscere il
paradiso. Un solo bacio di Lucilla poteva farglielo intravedere. Aveva
imparato a conoscere le sue labbra morbide, esigenti, appassionate e a volte
fredde. Aveva scoperto il fuoco. Il fuoco che Lucilla aveva temuto per tanto
tempo ma quella volta erano bruciati insieme. Insieme avevano scoperto che
loro due avevano il potere di far scomparire il mondo, se solo lo
volevano. Lui aveva trovato la gioia. La felicità pura, intensa. Quella che
prende il cuore e la mente, che non ti lascia dormire. Quella che aveva il viso
e il corpo di Lucilla. Quel corpo fantastico che considerava suo, quel corpo che
considerava casa. Amava averla, amava sentirla nuda contro di lui. Adorava
svegliarsi e trovarla ancora fra le sue braccia. Impazziva avere i suoi
capelli sparsi sul torace. Amava sentire le sue unghie piantarglisi nella
schiena. Avrebbe distrutto il mondo per non dimenticare mai quella sua
espressione bellissima quando facevano l’amore. Come non avrebbe mai
dimenticato la sensazione di essersi perso e poi di averla ritrovata, la prima
volta che l’avevano fatto. I maghi non sapevano nulla. Non sapevano come poteva
essere amare un demone. Non era la perdizione, la perversione. Non era solo
lussuria. Non era solo quello. Era di più. Era il desiderio puro di possedere
qualcosa di così potente che niente sulla terra lo equivaleva. Era il desiderio
di possedere un essere tanto bello e candido che ti strappava il
respiro. Amare Lucilla e stare con lei significava vivere in un altro
mondo. Si staccò da lei, prima di perdere di nuovo il controllo come ormai
gli accadeva spesso. La Lancaster se ne accorse e gli scoccò un mezzo
sorriso. - Mc…Mc…- sussurrò maliziosa – Ti si legge tutto in faccia. Non
giocare mai a poker, dammi retta.- - Lucilla, Lucilla…- fece lui, altrettanto
insinuante – Non vedo l’ora che questa storia finisca per andarmene via,
prendermi le mie sudate ferie e non farti uscire dalla camera da letto per una
settimana intera.- E ridacchiando la lasciò andare a
vestirsi, mentre aspettavano l'ora di accompagnare Hermione a colazione. Fu Tristan stesso a
farlo, adocchiando ovunque nel caso si vedessero i primi segni del maleficio. Ma
anche la Grifoncina non notò nulla di particolare. Pix era molesto come sempre,
gli altri fantasmi se ne stavano tranquilli e nessuno sembrava essersi accorto
di nulla. Anche i genitori maghi degli altri studenti. Tutti sembravano
tranquilli, come se non fosse accaduto nulla la sera prima. Davanti alle uova
strapazzate e al bacon dovette comunque sentirsi una noiosa sgridata di Molly
Weasley e anche suo padre non ci andò giù leggero, per quanto non avesse saputo
niente del perché era stata chiamata nello studio della Mcgranitt la sera prima.
Dopo le prediche che tutti quanti ascoltarono con un orecchio solo, attaccò la
solita anima buona di Arthur Weasley che iniziò a parlare della partita e da
quel momento fino alle nove poterono chiacchierare in santa pace, anche se i
Weasley erano perfettamente al corrente, grazie alla professoressa di
Trasfigurazione, che stava per accadere qualcosa di brutto e infatti Molly si
era battuta molto, la sera prima, per depennare la partita dai loro appuntamenti
ma i professori si erano rifiutati, visto che avrebbero destato sospetti. A
Erbologia tutto fu relativamente calmo. Almeno all’inizio… Blaise e sua madre
Clarissa si divertirono un sacco, Draco un po’ meno e sempre armato con la sua
fedele mannaia si mise a decapitare come un indemoniato qualsiasi vegetale fosse
reticente a farsi togliere i semi. - Ti prego, cerca di avere un’aria più
normale.- lo pregò Hermione a bassa voce. - In quest’ora sono sempre così.-
sibilò, senza farsi vedere da suo padre e sua madre, buttando Daisy sul tavolo –
Dai, stacca le foglie a questa porcheria e poi mettiamole sotto vetro che ne ho
già basta!- Si misero seduti e un po’ meno sclerato, Malfoy concesse alla
Grifoncina il suo aiuto per tritare un po’ di foglie di Ficus Agnus, una verità
di pianta che diventava rosa al calar della notte quando le fate andavano a
depositarci le uova. - Sei preoccupato per la partita?- gli chiese, mentre
tagliuzzavano. - Che mi possano uccidere?- fece acido – Come no!- Hermione
lo guardò storto, quasi rabbiosa – Non è colpa mia, non te la rifare con me!
Sono mesi che ti scongiuro di farti dare una mano almeno dagli Auror quindi
adesso non t’azzardare a fare il sostenuto!- Lo zittì subito, tanto che il biondino sospirò, sentendosi
un idiota. L’aveva fatta proprio arrabbiare per
colpe che non erano sue, fra l’altro. Ma perché si
scaricava sempre su di lei? Perchè lei era tutto quello che lui non era,
forse. - Mi spiace.- bofonchiò, con evidente sforzo – Sono nervoso e
basta.- - Bhè, io non ci posso fare niente. Ma potresti almeno sforzarti di
capire che Tristan e gli altri lo fanno per aiutarti.- - Guarda che lo
so.- - Harry poi non centra niente!- sussurrò ancora la Grifoncina
testarda. - Oh, San Potter centra sempre!- abbaiò lui di rimando e non si
accorse di averlo fatto ad alta voce perché Harry alzò il viso dai suoi lavori e,
stupito da quello scoppio, rimase un attimo spiazzato. Poi, con nonchalance da
maestro anche davanti a tanti Mangiamorte che aspettavano una sua reazione,
prese una paletta piena di terriccio e gliela buttò addosso. Draco
naturalmente fece in tempo a scansarsi ma rispose al fuoco quasi subito e
dovette arrivare la Sprite a fermarli, spedendoli fuori dalla serra a
rinfrescarsi le idee. - Bella mossa, Sfregiato.- ringhiò il Serpeverde
furibondo. - Hai cominciato tu, Malferret.- gli ricordò Potter tranquillo –
Quanto manca alla partita?- - Un’ora. Fra mezz’ora dobbiamo andare a
prepararci.- sbuffò il biondino, accendendosi una sigaretta. E quei
trenta minuti volarono piuttosto in fretta. La Sprite, che era a conoscenza
del pericolo che correvano, li lasciò fuori dalla serra n°3, lontano da
occhi indiscreti, sperando che questo riuscisse a calmarmi. Purtroppo il Grifondoro
e il Serpeverde erano famosi per il fatto di non poter stare nello stesso
posto neanche per dieci secondi, quindi quando quelli delle squadre in partita ebbero
il permesso anticipato di filarsela agli spogliatoi, quei due erano sempre
più nevrotici. Se ne accorsero tutti i componenti della squadra, specialmente
a Serpeverde quando Calista Caige dovette prestare le sue sigarette al
capitano perché in mezz’ora aveva fatto andare tutte le ultime del suo pacchetto. A
Grifondoro invece Harry si preparava col cervello notevolmente sulle
nuvole. Non ascoltava la spiegazione della tecnica a rivolta dei Serpeverde che il
suo cacciatore stava illustrando e anche Elettra era molto preoccupata per lui.
La Mcgranitt, prima di entrare negli spogliatoi, l’aveva bloccata per i corridoi
e l’aveva avvisata che probabilmente Harry non avrebbe dato il massimo, specialmente
a causa degli avvenimenti della sera prima. La biondina sapeva anche
che la loro direttrice di casa puntava molto su di lei e questo, oltre che renderla
orgogliosa, la rendeva anche inquieta. La ragazza aveva il vago
presentimento che quella partita non sarebbe stata per nulla come le altre che
avevano affrontato in precedenza. Gli altri invece, in quel momento, stavano
prendendo posto sugli spalti. I genitori erano molto eccitati, specialmente
di Grifondoro e Serpeverde anche se i grifoni sapevano fin troppo bene che prima
o poi sarebbe scattata qualche scorrettezza in quella partita. - …e volando, devono fare centro
passando la pluffa nei cerchi!- stava dicendo Arthur Weasley ai Granger – E’
uno sport molto duro ma se la cavano sempre tutti. Fred e George sono stati i
battitori della squadra per molto tempo!- - E se un bolide li prende in
testa?- chiese Scott un pelo angosciato. - Oh, la Chips rimette a posto
tutto!- l’assicurò il mago dai capelli rossi, tranquillo e pacioso. - Meno
male che odi volare.- sentenziò il babbano, mentre Hermione scrutava cielo e
terra con occhio vigile. Come lei stava facendo tutta la classe del settimo
anno di Grifondoro, ma anche Tristan e tutti gli Auror e i Cacciatori appostati
ovunque, Lucilla in tribuna col preside, fregandosene delle occhiate di
sottecchi dei Mangiamorte ma specialmente Silente, al cui occhio non sfuggiva
nulla. Alle dieci e trentacinque, Dean Thomas andò alla sua postazione per
fare da cronista alla partita. - Siamo
giunti all’evento di giugno, Hogwarts!- gridò allegro, seguito da un coro di
urla e fischi di tutti gli studenti abbigliati coi colori delle due fazioni –
Grifondoro contro Serpeverde! Vi ricordo che le due squadre sono alla
pari e contemporaneamente in testa alla classifica! Corvonero è primo con 340 punti e Tassorosso è
quarto con solo una dozzina di punti in meno!- altre grida e altri cori
da stadio babbano, poi Dean passò a chiamare i giocatori sapendo di apparire comunque di
parte – Avanti, che entrino le squadre! PER SERPERVERDE! Portiere Terry
Turner! I cacciatori Philip Fawcett, Calista Caige, Sarah Adamason! Battitori
Oliver Preston e Charlie Singer! Capitano e Cercatore Draco Malfoy!- Ai nomi urlati, seguì la sfilata verde e
argentata della squadra sulle scope. Poi Dean, moltooo orgoglioso e con un ghigno
da vampiro sazio, passò con un crescendo di ovazioni alla squadra della sua
casa. - Per GRIFONDORO! Portiere Lucas West!- e tutte le sue ammiratrici
scoppiarono in strilli da isterismo di massa – I Battitori Marcus Chilton e
Patrick Jones! I cacciatori…- e quando disse questi, sorrise, sentendo già i
ragazzi della sua casa urlare come pazzi un nome in particolare -…Albert Miles,
Jonathan Green ed Elettra Baley!- I genitori di Grifondoro che non la
conoscevano quasi rimasero sordi quando dagli spalti, tutti i ragazzi colorati
con rosso e oro si misero a gridare come forsennati, fischiando e agitando
bandiere e sciarpe come se fossero stati a un concerto. La stessa cosa quando il
bambino sopravvissuto fu chiamato fuori. - Capitano e Cercatore Harry
Potter!- La loro sfilata fu altrettanto acclamata, poi finalmente presero le
loro posizioni. Dean continuò a commentare mentre Madama Bumb scendeva in
mezzo al cerchio dei ragazzi che già si guardavano molto combattivi mentre Harry
e Draco scendevano in terra. Scope in mano, arrivarono davanti alla linea dove
avrebbero dovuto stringersi la mano. - Ecco i capitani!- disse Thomas in
attesa che la Bumb liberasse pluffa, bolidi e boccini – Draco Malfoy e Harry
Potter hanno una loro tradizione, signori genitori che non avete mai assistito a
una loro partita. Hanno l’abitudine di non stringersi mai la mano…solitamente si
sputano anche in faccia cosa che…- - THOMAS!- gracchiò la Mcgranitt arcigna –
Attieniti a quello che fanno!- - Mi scusi professoressa…eccoli, pare che…ok,
non si sono stretti la mano. Incroceranno le scope? Non mi pare…- I due infatti si
limitarono a scambiarsi un’occhiata di sbieco, poi rimontarono in scopa
augurandosi reciprocamente che
fosse l’ultima volta che si vedevano in un campo. Saliti in
postazione di combattumento, la Bumb mise il fischietto in bocca e
il fischio lacerò l'aria, in un salendo di adrenalina. -
PARTITI!- urlò Dean e subito scattò il
primo attacco mentre i bolidi schizzavano in aria, insieme al boccino s’oro. Calista
Caige e l’Adamason si erano buttate veloci sulla pluffa ma un fulmine
dai capelli biondi era passata loro davanti senza che neanche la vedessero. Elettra aveva
subito afferrato l’andamento del gioco e partì di volata raso il
filo dell’erba, con Albert Miles del sesto anno che le veleggiava attorno, ridacchiando
della loro nuova tecnica dell’ultimo minuto ed erano molto famosi
per le fantasiose trovate che s’inventavano cinque minuti prima che iniziasse
la partita. Neanche dieci secondi dopo, passandosi la pluffa a un’altezza così
bassa dove i Serpeverde erano molto più impacciati, riuscirono ad arrivare alla
base del primo anello. Risalirono in fretta e in spirale, evitando ogni
genere di bolide parato alla perfezione di Marcus, che proteggeva principalmente
Elettra, poi la biondina fece una cosa che Harry non capì bene. Ripassò la
pluffa ad Albert, davanti al portiere avversario, e schizzò via, alle spalle del
Serpeverde. Quando Potter si accorse che Miles stava solo facendo finta e che
la pluffa l’aveva ancora la sua ragazza, per Grifondoro c’erano già dieci punti
in arrivo. - SIIII!- urlò Dean saltando in piedi sulla sedia insieme alla
Mcgranitt e a tutti i grifoni – GRANDE ELETTRA! DITEMI SE QUESTA RAGAZZA NON
MERITA DI ANDARE A GIOCARE PER LA COPPA DEL QUIDDITCH! E poi, diciamocelo…è
proprio carinaaaa! Scusami tanto Harry!- - Insomma Thomas!- strillò ancora la
professoressa di Trasfigurazione – Non distrarla!- La partita riprese fra il
caos generale. Grifondoro era super gasata e ogni volta che la Baley sfrecciava
verso le tribune si sentivano vere e proprie ovazioni. Anche i genitori babbani
si stavano divertendo molto, peccato che quando i bolidi rischiavano di colpire
Harry o quelli della sua squadra, Molly Weasley si metteva a squittire come
un’ossessa. Anche Jane e Scott si stavano divertendo, ma la donna aveva altro
per la testa. Specialmente quando aveva visto Liam Hargrave in tribuna accanto a
Silente e Lucilla. Si scosse quando un grido strozzato di Molly la fece
sobbalzare ancora. Un bolide,
sparato da Oliver Preston, aveva rischiato di colpire sia Albert
che Elettra ma si erano scansati appena in tempo, evitando di finire con qualche
osso rotto. Comunque non fu l’ultima volta che accadde in quella
partita. Marcus, per vendicare i compagni, quasi menò sulla faccia a Preston la sua
mazza mentre Singer veniva quasi buttato giù dalla scopa da una spallata di Patrick
Jones, quinto anno e migliore amico di Lucas, il portiere, che doveva difendersi da quelle
due iene della Caige e della Adamason. Erano molto brave ma raramente riuscivano
a tenere la pluffa a lungo tempo, mentre il loro collega Fawcett, cacciatore
alto quasi due metri, non faceva altro che litigare con Jonathan Green,
sesto anno, su chi avrebbe fatto per primo un altro punto. Inutile pensarlo
visto che Elettra aveva segnato di nuovo. - Mamma mia, ragazzi!- urlò Dean
dando voce ai pensieri dei tifosi di Grifondoro – Non so che cos’abbia mangiato
oggi Elettra Baley ma non c’è verso di contrastarla. Sta attaccando da tutte le
parti! È inarrestabile! Continua così! Piuttosto…a che punto sono i Cercatori?
Pare che ancora non abbiano avvistato il boccino!- Harry e Draco infatti
stavano ripetutamente guardandosi attorno ma senza vedere niente di niente. E ad
essere sinceri, non erano particolarmente inclini a cercare quella dannata palla
psicotica. Se ne stavano a qualche metro di distanza, sempre alla stessa altezza
però. Ma invece di cercare il boccino, si guardavano attorno nel caso qualcosa
avesse avuto la precisa idea di staccare ad entrambi il collo. - Non ci stai
con la testa, eh?- ghignò Draco dopo un po’, facendosi sentire solo da Potter. E
infatti il moro, dopo un lungo silenzio, annuì con rabbia – Al diavolo, non
riesco a concentrarmi così!- In effetti non dovettero cercare un attacco
nemico troppo a lungo. Non si fece certo aspettare. Pareva che i Mangiamorte
stessero giocando…ma cominciavano a giocare pesante, pensò Hermione mettendosi
di colpo in piedi quando una sensazione strana, provata sette anni prima, le
riportò alla mente qualcosa. Avvertì un brivido a pelle…poi un fischio leggero
si propagò in aria proprio quando all’improvviso un bagliore lampeggiò alle spalle dei
due Cercatori. Ed era tanto vicino alla loro schiena che anche le grida
sconvolte di Dean Thomas non fecero in tempo a metterli in guardia. Fu come
se lo scoppio di una folgore li avesse colpiti nello stesso momento. Poi una
violenta e fosca nube fosforescente avvolse i due corpi che sparirono per un
lungo istante…e nello stesso attimo anche i bolidi schizzarono impazziti. Dal
palco del preside, Lucilla alzò lo sguardo azzurro su quello di
Serpeverde. Lucius Malfoy stava a guardare, senza la minima espressione in
volto. Gli altri ghignavano. Bene, avevano finalmente
proclamato guerra…
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Capitolo 39 *** Capitolo 39° ***
Dalle
vostre domande nelle recensioni, meglio che mi spieghi più decentemente di come a quanto pare non ho
fatto nell'incipit. Vado così veloce ad aggiornare perchè la storia è FINITA da due anni. Così
come due seguiti e un quarto capitolo, di quella che considero una saga, che sto
scrivendo ora su manga.it
Ecco svelato il mistero! Buona
lettura a tutte.
Le urla disperate e ansiose che aleggiavano sugli spalti giungevano
lontane alle orecchie di Harry Potter e Draco Malfoy, dentro a quella nube
magica che li aveva acciecati. E mentre scoppiava il caos
fra gli spettatori, i giocatori delle squadre si dimenticarono della
partita. Elettra fu la prima ad accorrere, sconvolta dalla paura, temendo di
non riuscire ad arrivare in tempo ma un fischio terribile e che lei aveva
imparato a riconoscere la colse alle spalle. I due bolidi marciavano di
volata, dritti come missili, verso di lei. Si abbassò per un soffio, rischiando
di cadere a peso morto ma riuscì a rimettersi sul manico appena in tempo perché
un grido strozzato la colpisse. Calista Caige era arrivata al suo fianco e
indicava a tutta la squadra, strillando come impazzita, la nube
luminescente. Si stava diradando…e i bolidi stavano per colpirla. -
Merda!- ringhiò Ron dalle tribune – Ci risiamo!- e afferrò di volata il binocolo
che Ginny gli porgeva, cominciando a cercare fra la folla anche se quella volta
dubitava che fosse opera di qualche elfo domestico. Cercò e cercò ancora,
aiutato da Hermione, dalla sua famiglia e dai Granger ma a un certo punto le
scope dei due Cercatori schizzarono fuori dalla nebbia fosforescente: Harry e
Malfoy sembravano in salute e tutti tirarono un sospiro di sollievo. - Falso
allarme?- chiese Ginny, mentre tutti si risedevano sollevati. - Non si
sprecano magie per niente…- sussurrò Hermione ancora in allerta. E tornò a
scrutare Serpeverde. Anche Blaise che stava fra i suoi stessi compagni,
continuava a chiedersi il perché di tanti sorrisi ironici. Draco e Harry stavano
ancora volando…senza un graffio, da quanto poteva vedere. E seppur inseguiti dai
bolidi, non sarebbe stato difficile per la Bumb o perfino Hermione bloccarli. Ma
allora perché sembravano soddisfatti? Cos’era stata quella luce abbagliante
che li aveva presi in pieno? Harry e Draco invece lo sapevano bene cos’era
stato…lo sapevano molto bene. - Cazzo!- Potter guardò alle loro spalle,
urlando come un forsennato. Quei maledetti bolidi! - Ci stanno venendo
addosso!- gridò ancora mentre il Serpeverde a sua volta guardava allarmato oltre
la sua schiena. Quei bolidi sembravano impazziti e li seguivano a una velocità
molto più elevata del normale. - Che cazzo facciamo?- urlò verso il
moretto. - A destra!- Harry tirò la catena…la catena magica che univa i loro
polsi, apparsa con l’esplosione della nube evanescente. Virarono di colpo e i
bolidi andarono a schiantarsi contro la tribuna di Tassorosso. Da quel momento
fu chiaro per entrambi che se volevano salvarsi la pelle era meglio se volavano
affiancati senza litigare. Lo fecero una volta l’errore di mandarsi al diavolo e
di decidere ognuno per sè e quasi si staccarono un braccio, rischiando di
precipitare entrambi dalle loro scope. Così continuarono a sfrecciare per
tutto il campo di quidditch, esattamente come cinque anni prima. I bolidi
attaccavano da tutti i lati, cercavano di colpirli sia alla testa che alla
schiena, a volte puntavano dritti alle scope ma fortunatamente con due paia
d’occhi attenti riuscivano ad avvertirsi per tempo. Intanto sugli spalti
maghi e babbani cercavano di capire che diavolo stesse accadendo. -
Dannazione ma che diavolo fanno?- sibilò Hermione, cercando di capire che
accidenti stava succedendo. Li seguiva col binocolo ma la catena era
invisibile a occhio esterno, solo Harry e Draco la vedevano e la sentivano e
questo rendeva qualsiasi intervento magico impossibile. Tutta Grifondoro cacciò
un grido quando li vide entrambi quasi schiantarsi contro i cerchi, rischiando
di ammazzare anche Lucas West. I giocatori in campo credevano che stessero
correndo dietro al boccino e contemporaneamente fuggendo ai bolidi impazziti,
per questo continuarono a giocare ma Elettra ormai non ci credeva più. Rimase
immobile quando li vide sparire entrambi nelle fondamenta di legno. Il rumore
delle bordate dei bolidi divenne sempre più forte e acuto…e alla fine non
resistette. Come una scheggia attraversò tutto il campo, ignorando Sarah
Adamason che la fissava battagliera e s’infilò fra le fondamenta, seguendo più
veloce che poteva i due Cercatori. Uno dei bolidi rimbalzò su un paletto di
mezzo, perforando la parete esterna e l’altro li sorpassò quando si abbassarono
all’improvviso schivandolo per un pelo. Allora finalmente riuscì ad
affiancarsi. - Harry!- gridò, per farsi sentire. - Elettra! Che fai qua!?
Scappa, presto!- urlò il moro di rimando, guardandosi freneticamente attorno nel
caso i bolidi fossero ricomparsi per fare del male anche a lei. - Che diavolo
succede?- la Baley non l’ascoltò minimamente, tenendo tranquilla la loro
velocissima andatura. - Siamo legati!- strillò il Grifondoro. - Cosa??-
riecheggiò lei senza capire. - Un incantesimo ci ha incatenati!- sbraitò a
quel punto Draco, dando uno strattone e quasi Harry cadde dalla scopa,
volandogli addosso – Qualche bastardo ci ha gettato addosso una catena
invisibile! Non riusciamo a staccarci!- - Devi avvisare la Bumb!- gridò
Potter – Stanno cercando di ammazzarci!- Eh, ma va?, pensava Elettra
impennandosi verso l’alto. Altro che avvisare la Bumb… Le conosceva le
regole. Il gioco non si fermava fino a quando c’erano giocatori ancora vivi e
respiranti. Quindi, anche se la scuola fosse stata minacciata da missili terra
aria e il campo si fosse trasformato in un cratere, la partita doveva
continuare. Quindi per la biondina c’era una sola cosa da fare, per risolvere la
situazione. Andare a chiedere consiglio a chi in quegli anni aveva
praticamente salvato il culo al signor
Harry-mi-caccio-nei-guai-e-non-so-uscirne-Potter. - CHE COSSAAA???- ringhiò
Hermione sconvolta quando Elettra si fermò sulla loro tribuna a spiegarle tutto
quanto. - E adesso che si fa?- alitò Ron mentre Molly Weasley si metteva le
mani in testa per la disperazione. - Ero venuta qua per chiederlo a voi.-
rispose la biondina mentre tutta Grifondoro l’applaudiva, incurante del resto –
Il problema è che quella catena non si vede, quindi non ci sarebbe motivo
d’interrompere la partita.- - Ma io me ne sbatto!- sbraitò Ron sconvolto –
Adesso vado da Silente!- e in quel preciso istante uno dei due bolidi sfrecciò a
un dito dalle loro teste, spaccando in mille pezzi l’ultima pedana del palco.
Quando si riebbero, sia Arthur Weasley che suo figlio corsero alla tribuna del
preside e del commentatore: Dean infatti stava già tirando qualche conclusione,
ovvero che realmente qualcosa non andava come doveva. La preoccupazione cominciò
a dilagare, insieme alla scia impazzita dei due bolidi che avevano già preso in
pieno Fawcett e l’avevano scaraventato nella platea dei Corvonero e fatto la
barba ad Albert Miles. Marcus e Patrick ormai non sapevano più che fare. Avevano
già distrutto le loro mazze e si erano fatto fatti seriamente male al polso
quando accadde qualcos’altro. Un grido spaventato si sollevò unanime,
tranne da Serpeverde naturalmente…perché un bolide si era avvicinato ormai così
tanto che stava per raggiungere i Cercatori. L’altro era sparito ma ricomparve
quando meno se lo sarebbero aspettato. E guarda caso, rischiò di prendere sulla
testa Draco che si abbassò non tanto velocemente da non ritrovarsi disarcionato
dalla sua scopa, con un taglio sull’occhio. Cadendo trascinò Harry pesantemente
con sé, colpito a sua volta dall’ultimo bolide che lo ferì di striscio alla
spalla ma Potter riuscì a tenersi a cavallo della scopa, nonostante il suo
braccio risentisse fortemente del peso di Malfoy. E così se ne stavano sospesi a
venti metri sul campo, con Draco che penzolava come un verme all’amo, tenendosi
come poteva a quella catena invisibile. - Avanti, risali!- gridò il
Grifondoro, dolorante. Sapeva che non sarebbe riuscito a tenerlo a
lungo… Purtroppo anche Draco sentiva di non potercela fare. Il colpo
all’occhio l’aveva intontito, la testa gli scoppiava… E mentre tutti si
chiedevano come facesse il rampollo di Lucius Malfoy a stare in aria senza
cadere, gli unici che potevano vedere quella dannata catena stavano pensando a
cosa fare, senza dare troppo nell’occhio. - Clay quanto è forte
l’incantesimo?- chiese Jess, sul palco accanto a Silente. Harcourt, che
sentiva meglio di tanti altri, socchiuse gli occhi violetti e Focalizzò nella mente la
catena magica…ma quando li riaprì non pareva soddisfatto – La magia ora è
collegata a loro due. Falla saltare e perderanno un braccio!- - Cosa!?-
ringhiò Sphin – E che cazzo facciamo allora?- - Basta fermare chi ha
lanciato l’incantesimo.- rispose Lucilla intanto che le operazioni di soccorso
Grifondoro stavano già cominciando sotto le facce sconvolte di Piton e della
Mcgranitt – Clay, dimmi chi è…- L’Auror si concentrò ancora…ma la sua mente
volò fuori dallo stadio. - Non è qui attorno. È lontano…- nella sua mente
Focalizzò qualcos’altro – E’ un Mangiamorte. Una donna.- - La Lestrange.-
disse Tristan furibondo e seccato – Dio, che rottura di palle quella!- -
Dov’è precisamente?- chiese Milo, nascosto dal sole dal suo mantello. - Nella
Foresta Proibita.- rispose Clay serrando le mascelle – Comunque c’è un modo per
bloccare la magia. Basta fermare i bolidi e poi sistemeremo la questione con
calma. Un contro incantesimo andrà bene.- - Ok, allora sistemiamo i bolidi!-
Jess si voltò verso i Cercatori che ancora stavano nei casini, quando sbiancò
vistosamente – Ma che cazzo hanno in mente di fare?- Tristan e gli altri
ammutolirono, Lucilla invece rise, quando vide Elettra Baley partire a tutta
velocità verso Harry con Hermione saldamente aggrappata alla sua vita. A parte i
suoi acutissimi strilli dati dalla sua paura di volare, la Grifoncina arrivò
accanto a Potter giusto in tempo per sistemare il primo bolide impazzito che
cercava di rompere la testa al suo migliore amico. Lo fece esplodere, come già
anni prima. Poi cercò il secondo mentre tutte e due le squadre, che finalmente
avevano capito cosa i loro capitani stavano rischiando, li raggiungevano. La
partita venne fermata quando anche il secondo bolide, schizzato fuori dal campo
e ritornato più battagliero che mai, venne fatto a pezzettini minuscoli vicino a
Malfoy e la Bumb suonò il suo maledetto fischietto. Da quel momento in poi fu
tutto un caos. Draco scivolò dolcemente a terra e si lasciò andare sulla
schiena, Harry lo seguì poco dopo senza neanche tentare di atterrare
decentemente. Hermione ed Elettra li sostennero, con i giocatori che cercavano
di dare una mano ai rispettivi capitani ma solo quando il campo venne invaso dai
professori e dagl’insegnanti finalmente riuscirono a portarli via (dalla Chips
che ci aveva scommesso sopra che sarebbero arrivati in coppia) entrambi svenuti
per il dolore al braccio e alle ferite causate dai colpi di striscio dei
bolidi. Con l’arrivo dei soccorsi qualcuno però non era molto contento… E
Lucilla se ne accorse perfettamente ma se ne infischiò, limitandosi a salutare
con un cenno della mano Lucius Malfoy e i suoi compagni che se ne andarono col
naso all’insù, sapendo molto bene che sarebbero stati un bersaglio facile da
quella vicinanza. Un bersaglio perfetto…e non volevano tirare troppo la corda
con la Lady. Non ora che la maledizione stava per avversarsi.
Poco più
tardi un grido straziato riempì le orecchie di Narcissa Malfoy che dovette fare
uno sforzo terribile per trattenere le lacrime per suo figlio, a cui stavano
risistemando la spalla lussata. Quando tutto tacque la fecero entrare con
Jane e i Weasley ma quando varcò la soglia, sul viso aveva stampata la solita
espressione vacua e disinteressata. Mantenne la sua maschera anche quando trovò
suo figlio seduto a torso nudo su un letto, il viso pallido per il dolore appena
provato. Al suo fianco Harry Potter, senza occhiali, conciato come lui. M non
poté fare come Jane, come Molly Weasley. Lei non poteva precipitarsi ad
abbracciare suo figlio. Lei non doveva. A lei non era concesso. Altrimenti
non avrebbe più potuto proteggerlo. Guardava quelle persone circondare quel
letto, eppure non le vedeva. Vedeva solo Draco…che non osava neanche alzare il
viso su di lei. Lei che era sua madre. Odiandosi, pensò a come doveva sentirsi
un ragazzo di diciott’anni al pensiero che i suoi genitori avessero intenzione
di ucciderlo. Era indegna anche solo di presentarsi davanti a lui.
- Come stanno?- chiese a bassa voce, quando la Chips tornò alle sponde
del letto. La strega alzò gli occhi al cielo, prima di ripuntarli sui
genitori raccolti, su Silente, Piton e la Mcgranitt. - Come volete che
stiano?- sbuffò acida, posandosi le mani sui fianchi – A ogni partita
categoricamente mi ritrovo questi due davanti! Che hanno combinato questa volta
per staccarsi quasi un braccio, si può sapere? Avevano il polso rotto ed
entrambi le spalle lussate! Potter la destra e Malfoy la sinistra!- - Adesso
stanno bene?- chiese Jane, fregandosene delle sue menate. - Si, adesso
staranno bene visto che la signorina Lancaster ha voluto guarirli a tutti i
costi con la sua magia.- la Chips alzò le spalle – Avrebbero anche potuto
starsene a letto qualche giorno ma lei non ha voluto.- - Un’ottima notizia,
Madama Chips.- disse la voce strascicata di Lucius Malfoy. Era sulla porta e con
passo felino si fece avanti, insieme al padre di Nott, Tiger e Goyle. Se fosse
giunto troppo vicino a chi pensava di prenderlo per il collo per tanta
sfrontataggine, forse si sarebbe già trovato morto per terra insieme ai suoi
leccapiedi. - Questi due sono fortunati, ecco cosa.- sibilò ancora la strega
– Avrebbero potuto morire.- - Un’ipotesi scioccante.- frecciò Hermione,
neanche a voce tanto bassa. - Bhè, dobbiamo ringraziare la signorina Granger
se i bolidi non vi hanno preso in pieno.- disse Frederich Nott arrivato alla
sponda, fissando sia il Serpeverde che il Grifondoro a letto con gli occhi
ridotti a due fessure – E’ sempre molto tempestiva…meno male che sei ancora
vivo, Draco.- Non finì di parlare che una sorta di tremore invase tutta
l’infermeria. I presenti se ne accorsero dal cozzare delle pozioni sugli
scaffali della Chips e dal bicchiere che finì a terra in frantumi. Ma non era un
terremoto… Lucius si accorse da chi proveniva. Narcissa Black Malfoy
sollevò appena gli occhi azzurri da suo figlio, posandoli colmi d’odio sul loro
gruppo. Era lei. La rabbia la stava lentamente divorando e sarebbe esplosa,
suo marito se ne accorse perfettamente, se Jane non l’avesse afferrata per un
braccio e dopo aver ordinato alla figlia di restare con Harry, portò via la
bionda strega, potendo fine ai fremiti che sembravano giungere da ogni
luogo. Vedendola sparire con la madre della mezzosangue, Draco avvertì di
nuovo quello strano senso d’inquietudine. Che diavolo stava succedendo a sua
madre? - Che diavolo stavi facendo?!- ringhiò invece Jane, una volta fuori in
giardino. Narcissa si lasciò andare a sedere, potendo finalmente
permettersi di versare almeno una lacrima. Si prese la testa fra le mani, furibonda –
Hai visto?- sibilò, cercando di asciugarsi le lacrime – Hai visto?! Stava per
ammazzarlo!- - Ho capito che stava per ucciderlo ma se Lucius fa due più due
Draco si ritroverà da solo! Hai tenuto duro per diciotto anni, cerca di fare un
piccolo ultimo sforzo, dannazione!- - Senti, mettiti nei miei panni per
cinque minuti ok?- ringhiò la bionda, furente – Non sono una santa! Tu che
avresti fatto al mio posto? Ti giuro che se solo ci riprova Lucius lo
uccido!- - Shhh!- la zittì Jane, posandole le mani sulla bocca. Si guardò
attorno, preoccupata che ci fosse qualcuno in giro, ma non vide nessuno e si
sedette a fianco dell’amica, sospirando. Le passò un fazzoletto che Narcissa
prese quasi con rabbia, poi le carezzò la schiena dolcemente – Narsy, dai
calmati…- - Un accidenti!- ringhiò fuori di sè
– Dio, dimmi come si fa ad essere così stupide!- - Narsy, non sei
stupida…- - Hai ragione, sono un essere indegno di vivere!- - Eccola che
inizia…- - Al diavolo Jane, guardami! Cosa diresti di una donna che lascia
che suo marito uccida suo figlio?! Eh?- - Se non fosse stato per te, Draco in
questi anni sarebbe già morto…e per Lucius…- Jane le carezzò una guancia,
tristemente – So che lo ami ancora.- Narcissa si lasciò sfuggire un gemito
sarcastico, quasi di pena per se stessa. Si soffiò il naso, facendo ridacchiare
l’amica, poi scosse il capo, cercando di riprendere il suo contegno che era
degno di una Black e non di una Malfoy. - Sono un’egoista, si parla sempre e
solo di me…che è successo con tuo padre ieri sera?- - Come facevi a sapere
che sono stata da lui?- Jane allibì – Non mi avrai letto nel pensiero spero!- ma
vedendo la sua faccia colpevole s’incavolò come una iena – Accidenti, avevi
promesso che non l’avresti più fatto!- - Il Legilimens è la mia magia
preferita…- celiò la bionda ironicamente – Ecco perché mio figlio è sano e
salvo.- - Dannata strega.- bofonchiò Jane scocciata – Comunque non è successo
niente di eccezionale.- - Niente di eccezionale?- riecheggiò Narcissa – E’
tuo padre!- - Io non ho mai avuto un padre,- replicò Jane seria – e lo sai
benissimo. Potrà anche essere il mio padre biologico ma sinceramente mi sento
più figlia di una provetta che di quell’uomo!- - Di una provetta?- -
Lascia perdere. Comunque gli ho detto di stare lontano da Hermione.- - Tu sei
matta. Non potevi lasciarlo parlare? Magari poteva spiegarti le sue
ragioni.- - Ma che ragioni? Mi ha scaricata fra i babbani!- sbraitò Jane
sconvolta – Che diavolo devo sentire?!- - Se non te ne frega niente perché
t’arrabbi?- insinuò Narcissa, poi con la caratteristica tipica di suo figlio
cambiò argomento tranquillamente – Ma parlando di tua figlia…senti, non è che tu
sai qualcosa che io non so?- - Su che?- sbuffò l’altra, sistemandosi i ricci
scomposti dal venticello caldo della mattina. - Su lei e mio figlio.- Jane
alzò le spalle, mettendosi in piedi per vedere se per caso qualcuno stesse
uscendo dall’infermeria – A dire il vero credo anche io che ci sia qualcosa
sotto. Draco è stato molto laconico su questo discorso e Hermione lo evita come
la peste. Comunque stasera metto sotto torchio Harry, sono curiosa anche
io.- - Dovresti essere curiosa su altro, sai?- ritorse la bionda sarcastica –
Tipo tuo padre!- - Ti ho già detto che non lo considero un padre!- sbottò
Jane esasperata – Si può sapere perché continui anche tu? Già Lucius sta
cercando di farmi diventare matta, cos’è anche tu vuoi vedermi fra le file dei
Mangiamorte per caso?- Narcissa la guardò quasi sdegnata – Ma che stai
dicendo, hai perso il senno? Vorrei che tornassi strega solo per il tuo bene! È
la tua natura e riavere i tuoi poteri e parlare con tuo padre finalmente
metterebbe a posto ciò che non va nella tua vita!- - Oh, perdonami ma non
credo davvero che mettermi a fare la carina con un mago che mi ha ripudiata
possa risolvere i miei problemi esistenziali! Specialmente da uno che regala
bottigliette come risarcimento!- Bottigliette?, chiedeva l’espressione
stralunata di Narcissa. Jane sbuffò, frugando nella borsa alla ricerca di
quella boccetta rosata. Quando la trovò, la lanciò alla strega che l’afferrò al
volo, guardandola per dritto e per traverso, fino a leggere l’incisione d’oro
sul fondo. Cassandra Selena Hargrave. - Dio santissimo…- alitò la strega,
sgranando gli occhi. - Già, hai visto che mi ha dato?- continuò la babbana
furibonda – Hai visto che mi ha dato?? E ha anche avuto il coraggio di dirmi che
mia madre voleva che l’avessi! Come se quel genere di uomo possa ricordarsi
delle donne con cui è andato a letto! E che espressione aveva poi!- - Jane ma
sai cosa c’è qui dentro?- L’altra non l’ascoltò neanche per sbaglio – Mia
madre! Mia madre! L’unica cosa che posso avere di mia madre devono essere i suoi
lineamenti visto che ho i dannati occhi di quell’uomo! Ha osato anche dirmi di
sedermi, renditi conto! Come se avessi potuto stare calma! Non ho mai avuto
bisogno di un padre anni fa e non ne ho bisogno ora!- - Jane, ascoltami…-
Narcissa sentiva la boccetta vibrare fra le mani. - Ho sempre fatto tutto da
sola, non ho bisogno di lui né dei miei dannati poteri!- - Ecco, i poteri…-
Narcissa Malfoy non brillava per pazienza, questo era risaputo da chi la
conosceva intimamente e odiava non essere presa in considerazione ma ancora di
più odiava chi si lamentava a vanvera. Così con la massima tranquillità si
rigirò la boccetta fra le mani, pregò che tutto finisse bene, che Jane
specialmente la finisse di lamentarsi e tirò l’ampolla, al cui interno vorticava
qualcosa a velocità folle, ai piedi dell’amica. Jane cacciò un gridolino,
rabbiosa. - Narcissa Black, razza di…- ma non finì, perchè un fumo rosato e
luccicante la coprì per intero…poi crollò a terra, svenuta. - Oh no…- la
strega bionda si mise in piedi, posandosi le mani sui fianchi –
Maledizione!- S’inginocchiò accanto a Jane, prendendole il viso fra le mani.
Era calda…buon segno. Il polso c’era, era normale. Però non aveva mai letto
di casi di maghi che avevano ritrovato i loro poteri. - Jane!- le rifilò un
ceffone, visto che era molto pragmatica – Jane, svegliati!- Niente. -
Oh, dannazione…- mugugnò, poi si girò indietro sentendo delle voci concitate e
dimenticandosi per un attimo che odiava tanto suo marito da vederlo dietro le
sbarre, gli fece cenno di correre e quando Lucius Malfoy arrivò rimase basito.
Rimase impalato davanti alle due, con l’espressione che vagava dal preoccupato
allo stralunato. - Narcissa, per l’amor del cielo ma che le hai fatto?-
sibilò poi, ricomponendosi ed inginocchiandosi a sua volta accanto alla moglie.
Scosse Jane per le braccia, poi riguardò la bionda – Allora? Che diavolo le hai
fatto?- e adocchiò la boccetta rosata fatta a pezzi poco più in là – Che c’era
là dentro?- Ma Narcissa da quel momento si chiuse nel silenzio. Si limitò ad
alzare le spalle e a borbottare che lei non centrava nulla, così Lucius capì che
non avrebbe ricavato niente da quella testarda, specialmente quando era
arrabbiata e senza aggiungere altro prese Jane in braccio, dopo essersi ficcato
i cocci dell’ampolla nella tasca della giacca. Peccato che quando entrò
nell’infermeria per poco non si scatenò davvero il putiferio. Harry, Ron,
Hermione specialmente, anche Draco, gli Auror in giro e la Mcgranitt erano
pronti ad ammazzarlo senza neanche starlo a sentire se non fosse intervenuto
Silente a fermare tutti quanti. Non che il preside tenesse particolarmente alla
vita di Malfoy senior ma le condizioni di Jane Granger per Silente erano mille
volte più importanti. Venne depositata a letto, poi la Chips fece un lungo
interrogatorio a Lucius su cosa le era successo ma il mago biondo non seppe
darle spiegazioni, se non rigirarsi con aria interrogativa fra le mani quella
comunissima boccetta rosata. Hermione invece era furibonda. Si vedeva
bene. - Credi che sia stato io?- le sibilò Lucius stufo di quello sguardo
pieno di rabbia – Io e tua madre siamo amici. Non avrei ragione per farle del
male.- - Disse il mago che calpestava i cadaveri dei babbani.- replicò la
Grifoncina con rabbia, trattenuta a stento da Tristan. - L’ho già detto a mio
figlio.- continuò Lucius pacato – Ci sono tante cose di tua madre che non
sai.- - Come no.- ringhiò la streghetta. - Finiscila Herm,- le disse Harry
a bassa voce – tanto non risolvi nulla a parlare con lui. Se non altro per una
volta sappiamo che non centra niente. Tua madre stava già male prima, dev’essere
stato il viaggio di ieri.- - E quella boccetta?- sibilò ancora la Grifoncina
– Che diavolo conteneva?- Draco senza una parola strappò i cocci dalle mani
del padre, portandosi vicino al naso il lungo collo rotto e scheggiato. Non
sentiva nessun odore particolare e non era umida, quindi si doveva trattare di
una pozione secca o in polvere. Ma non trovò neanche residui di polvere di
qualche ingrediente, se non una cosa che non aveva mai
visto. Brillantini…piccoli brillantini colorati. - Quello sembra trucco…-
bofonchiò Tristan, dandoci un’occhiata – Preside, a lei non viene in mente
nulla?- Silente però non rispose, attento com’era a guardare Jane stesa sulla
brandina. E anche se era sbiancato davanti a quella polvere brillante, aveva
cercato di mantenere la calma. Solitamente i poteri venivano contenuti in sfere,
ma nel caso dei Veggenti in piccole ampolle. Quindi ormai erano arrivati al
limite. Era successo… - Sarà il caso di chiamare Liam.- bofonchiò verso la
Mcgranitt. La professoressa annuì, non molto soddisfatta, poi si affrettò
verso l’uscita dell’infermeria e a quel punto il preside ebbe un compito molto
ingrato. Far capire a Hermione cosa stava succedendo. Stentava a trovare le
parole, specialmente davanti a tanti visi preoccupati. Anche Draco stava male
senza sapere cosa fosse successo, tantomeno con nessuno degli adulti che diceva
loro qualcosa. - Allora?- sbottò Hermione
allarmata quando anche Scott si riprese dallo spavento – Qualcuno mi dice
cos’ha mia madre? E che c’era in quella bottiglietta? Cos’è quella polvere? Non ne
ho mai viste di così lucenti.- - Ecco, è complicato…-
iniziò il vecchio preside – E’ meglio che vi sediate.- - Oddio, ma starà bene
vero?- rincarò Harry a quel punto – Jane starà bene!?- - Si, si…- Silente
levò le mani, cercando di confortarli – La signora tornerà a stare bene fra
pochi minuti. Non le è successo nulla di grave. Però temo…qualcosa
d’irreversibile, ormai.- - Non la capisco, in che senso?- ringhiò Draco
snervato – Insomma, parli chiaro!- Il preside stava per rispondere se non
fosse stato per Lucius. Aveva letto il nome scritto in lettere dorate sul coccio
del fondo dell’ampolla. Era sbiancato, poi diventato blu, infine aveva capito di
aver bisogno dei sali per sentirsi bene. - Oh, per la miseria…- sibilò,
atterrito. - Che cosa?- ringhiò Hermione furibonda – Per la miseria
cosa?!- - Questo!- disse Lucius, levando il coccio col nome. -
Cassandra Selena Hargrave.- lesse Draco prendendo il pezzo fra le mani – Hargrave?-
alzò il viso verso il padre – Quel porco ha una figlia?- - Draco, per
favore.- lo zittì suo padre che non tollerava un certo linguaggio – Si, ha una
figlia comunque.- - Ma non è vero. È senza eredi.- s’intromise Arthur Weasley
– Lo sanno tutti.- - Bhè, sanno anche tutti che s’è dato parecchio da fare ai
suoi tempi…- abbozzò sua moglie, rossa in viso. - Su questo non c’è dubbio
visto che abbiamo la prova vivente.- frecciò Malfoy senior a bassa voce ma dopo
aver ricevuto una gomitata da sua moglie se ne stette tranquillo, fino
all’arrivo della Mcgranitt con Liam Hargrave e quel gran curioso di Tanatos
Mckay. Il vecchio Hargrave si precipitò al letto dopo averci visto sua figlia
stesa con un colorito non molto sano ora, ma non disse nulla. Si limitò a
guardare Silente, poi prese la mano a Jane fra le sue. - Insomma, che diavolo
succede?- sbraitò Hermione, sentendosi veramente al limite della pazienza –
Qualcuno vuole spiegarmi qualcosa? Che ci fa qui lei?- chiese, rivolta a suo
nonno – E chi sarebbe Cassandra Hargrave? Che centra con mia madre?!- Scott
Granger sospirò leggermente, poi prese sua figlia per mano…e la guardò
intensamente. - Senti, piccola…io ti devo dire una cosa…ma cerca di
calmarti.- - Che cosa devi dirmi? Che cos’ha la mamma?- continuò la
Grifoncina incalzante – E’ strana da quando è arrivata qua! Perché i Malfoy la
conoscono? E perché quell’uomo sta con lei adesso?- - Perché…- Scott si passò
una mano sul viso, nel silenzio più totale - …vedi, la mamma non ti ha detto una
cosa.- - Cosa non mi ha detto?- - Vedi, la mamma…- - Tua madre è una
strega.- sbottò Liam di punto in bianco, sovrapponendo la sua voce a quella del
genero e fissando solo sua nipote. Tutti ammutoliti, lo fissavano con gli occhi
sbarrati, compresa Hermione che credeva di aver sentito male. Pregava di aver
sentito male…ma guardando suo nonno negli occhi, capì che non era così. -
Cos’ha detto?- sussurrò Harry, mentre Hermione accanto a lui gli serrava la mano
così forte da rompergliela. - Cassandra è mia figlia.- disse, indicando Jane
– E tu sei mia nipote.- disse allora, rivolto alla Grifoncina. - Ma cosa sta
farneticando?- alitò la streghetta, scuotendo il capo – No, no…mia madre si
chiama Jane! E non è una strega!- - Invece tua madre è una strega.-
sussurrò ancora Liam con pazienza, dolore e stanchezza – Ed è mia figlia. Io stesso
alla sua nascita, quarantanni fa, le tolsi i poteri e la relegai nel mondo dei
babbani. I suoi poteri erano chiusi dentro all’ampolla che si è rotta. Ora sono
tornati in suo possesso. E tu sei mia nipote, Hermione.- Un ceffone in pieno
viso probabilmente l’avrebbe stordita di meno. Erano tutti talmente
agghiacciati, tranne chi già sapeva ovviamente, che fissavano Lord Hargrave come
se fosse stato uno spettro. Uno spettro proveniente dal passato. Ma quando
Hermione si girò verso suo padre, cercando spiegazioni o conforto nei suoi
occhi, vide solo quella vergognosa realtà. Allargò la bocca, sconvolta. – Tu
lo sapevi…- - Si, lo sapevo fin dalla prima volta che l’ho conosciuta.-
rispose Scott Granger sospirando brevemente – Non pretendo che tu ci capisca, né
che ci perdoni. So che non è facile…non volevamo mentirti ma cerca di capire
anche la mamma.- - Capire cosa?!- urlò la Grifoncina scoppiando com’era
giusto che sia – Mi ha fatto credere di essere una donna normale! Mi avete fatto
credere tutti quanti che la mia magia venisse dal nulla!- si scostò da suo padre
con modi bruschi, rabbiosa – E adesso dopo diciotto anni vengo a sapere che la
mamma è una strega! E lei!- gridò verso Liam che se ne stava mortificato al
capezzale di sua figlia – Perché è venuto qui? Che motivo aveva?!-
- Solo vedervi.- rispose Hargrave. - Bhè, senza offesa ma è tardi.-
sibilò Scott con tono rancoroso. - Oh, su questo hai ragione, papà.- replicò
Hermione con gli occhi lucidi per le lacrime – E’ davvero tardi! Perché non mi
avete mai detto niente!?- - Per tua madre.- rispose Scott con pazienza. -
Non capisco… non capisco perché!- sbottò ancora la streghetta – Era così
difficile?- - Si, per tua madre lo è stato.- sussurrò l’uomo sospirando –
Pensaci, Hermione. Tua madre è stata privata dei poteri e abbandonata subito
dopo la nascita. Tuo nonno non l’ha neanche voluta vedere.- Stavolta lei
tacque, passandosi una mano fra i capelli. Nonno…un nonno materno. Un mago. E
sua madre…una strega. Si girò lentamente verso il letto dove stava ancora
sdraiata Jane. Rise amara, una lacrima le solcò il viso quando suo nonno
cercò di parlarle ma non gli diede il tempo di farlo. Senza più degnare nessuno
di un’occhiata afferrò la sua borsa e sparì mentre Harry, Ron e anche Draco la
richiamavano. Non riuscendo a fermarla decisero di correrle dietro, lasciando
quella camera immersa in un cupo silenzio. Ma non lo fu a lungo,
sfortunatamente per qualcuno… - Oh, guardate si sta svegliando!- alitò la
Chips vedendo che Jane stava facendo alcune smorfie nel sonno. Scott,
Narcissa e anche Silente si precipitarono al suo capezzale, Lucius si fece
avanti più guardingo…ma altrettanto curioso. Non era mai successo, probabilmente
era la seconda volta nella storia dei maghi che venivano restituiti i poteri a
un Ripudiato…era una bella scoperta sperimentale ma anche un bel casino visto
che neanche il saggio preside di Hogwarts aveva la più pallida idea di come
comportarsi in quella situazione. - E adesso che le succederà?- chiese Scott
preoccupato. - In teoria non lo sa nessuno.- gli disse la Mcgranitt un
po’ acidamente – Sei stato avventato, Hargrave. Avresti dovuto avvisarla di cosa
conteneva quell’ampolla!- - Gliel’ho rotta io.- disse Narcissa Black Malfoy
con aria stanca – Non è colpa sua.- - Resta il fatto che avresti dovuto
avvisarla.- perseguì Silente severo, verso Liam – Questo si chiama scavalcare il
libero arbitrio e la promessa che hai fatto a me.- - Quando mai se n’è
preoccupato.- sentenziò Tanatos tranquillo. - Oh, per favore!- sbottò
Hargrave seccato e amareggiato – Avrei voluto vedere voi due al mio posto!- -
Io se non altro non avrei scioccato mia nipote.- replicò Mckay tranquillo – Sei
un idiota.- Molto lapidario, ma anche molto chiaro il padre di Jess e Tristan
che senza tante storie si mise accanto a Silente a spiare la situazione…e poi
Jane si svegliò davvero. Prima parve mugugnare qualcosa nel sonno, come
infastidita da qualcosa… ma quando riaprì gli occhi dorati accadde qualcosa che
non avevano previsto. Fu come essere trasportati fuori dal proprio corpo. Lei
era lì…ma nessuno la vedeva. Vide la finestra dell’infermeria spalancarsi,
poi il vaso di fiori lì accanto andare in pezzi… Quando si riebbe aveva come
i brividi, scosse violente le percorrevano tutto il corpo…e la testa le
scoppiava. - Jane!- Scott le prese le mani, sconvolto – Tesoro, come stai?
Prima sei svenuta.- Lei non l’ascoltò…perché in testa aveva tante altre voci.
Stavano bisbigliando, non le sentiva…e gli occhi le bruciavano terribilmente. Li
chiuse, cacciando un grido, quando un’altra immagine le schizzò nella
mente. Non riuscì a capire cosa fosse successo perché tornò rapidamente alla
realtà. - Cassandra…- Sua padre le stava vicino, seduto sulla sponda del
suo letto – Come stai? Ti senti bene?- Jane si guardò attorno, stravolta – Ma
cos’è successo?- - Ho rotto la tua ampolla.- le disse Narcissa con aria
colpevole. - Già…si me lo ricordo.- annuì la donna, passandosi una mano fra i
ricci scomposti – Che c’era dentro? Ho un dolore terribile alla testa e mi
passano delle immagini davanti agli occhi.- Dicendo quello Liam quasi
sbiancò. Divenne veramente pallido. - Immagini?- alitò – Cassandra che tipo
d’immagini?- Lei fece una smorfia, sentendosi sempre più intontita – Non lo
so…flash, cose senza senso.- poi si voltò verso di lui – E lei cosa fa
qui?- - Jane, ti dobbiamo dire una cosa.- s’intromise Scott blandamente – E
non credo che sarà piacevole.- - Dipende, che ne sai tu?- frecciò Lucius
velenoso. - Conosco mia moglie meglio di te.- rispose Scott rabbioso. -
Oh, ma davvero?- continuò Malfoy. - Insomma, state zitti!- li zittì Narcissa
– Jane o Cassandra o come accidenti ti chiami adesso…vedi, in quell’ampolla
c’erano…bhè…c’erano i tuoi poteri, per farla breve.- Dire che la faccia di
Jane divenne una maschera di sconvolto è dire poco. Allargò la bocca a palla,
poi la richiuse. Divenne viola, verde e poi bianca. - Quindi sono andati
persi…- sperò, anche se sapeva già che non era vero. - No, non direi.- le
disse Scott desolato. Jane dopo un attimo si portò le mani alle tempie,
socchiudendo le palpebre – Narcissa, dimmi che non mi hai buttato addosso
quell’ampolla col preciso intento di ridarmi i miei poteri affinché potessi
ucciderti con una bacchetta, invece che strozzarti.- La bionda fece mente
locale, poi preferì tacere sulla cosa – Scusami.- - Scusami???- sbraitò Jane
furibonda – E’ tutto quello che mi sai dire?! Mi hai fatto diventare una
strega!- - Tu sei già una strega.- chiarì Liam. - Oh, lei stia zitto per
l’amor del cielo!- sibilò fuori di sé dalla collera – E adesso che
facciamo?!- - Bhè…Hermione lo sa già.- l’aggiornò Scott sempre più
malinconico – Gliel’abbiamo detto.- Per un attimo Jane credette di aver
capito male – Voi…gliel’avete detto?- sussurrò a bassa voce – Le avete detto che
sono una strega?- - Sa anche che sono suo nonno.- disse Hargrave serio – Le
ho detto di te e di me.- Jane stavolta non disse nulla. Si limitò a scuotere
il capo, cercando di riprendersi. Poi cercò subito di scendere dal letto,
divincolandosi dalla presa del marito e del padre. Mettendo un piede a terra
però provò subito un altro fortissimo brivido. Narcissa la soccorse
immediatamente e la fece risedere sulla sponda. - Tutto bene?- - No, non
va affatto tutto bene.- sibilò disperata – Non va bene per niente…- - Jane,
ti prego…- disse la bionda – Calmati, tua figlia capirà.- - Dannazione,
volevo essere io a dirglielo!- sussurrò, poi cominciò a singhiozzare, in collera
più con se stessa che con chi la circondava – Dov’è andata?- - Forse è meglio
che non ti muovi.- la trattenne Liam un po’ reticente. - Ma io voglio andare
da Hermione!- - Tesoro, non sai cos’hanno scatenato i tuoi poteri.- le disse
Narcissa dolcemente – Devi calmarti e spiegarci che genere d’immagini ti passano
nella mente.- - Te l’ho detto.- sussurrò esausta, accettando un fazzoletto da
suo marito per pulirsi gli occhi umidi – Sono solo flash velocissimi. Non riesco
a capirli bene.- - I maghi non hanno visioni simili.- disse Tanatos – A meno
che non abbia preso da Selena.- - Selena?- - Tua madre.- le disse Liam a
bassa voce, quasi emozionato – Lei era un Veggente.- - Intende…che Jane
potrebbe essere una Veggente sul serio?- Narcissa alzò le sopracciglia – Ma non
saltano una generazione?- - Bhè, visto che Hermione non ha sviluppato questa
capacità credo che sia mia figlia a possederla.- replicò Hargrave pacato –
Cassandra, cos’hai visto?- Jane lo guardò storto ma non lo corresse più,
troppo provata – Ho visto una vaso andare per terra e una finestra spalancarsi
di colpo. Poi…si, gente che andava in giro per la scuola…ma tutto a velocità
diversa dal solito.- - Quale vaso? È qua attorno Jane?- le chiese
Silente. Lei volse lo sguardo nell’infermeria e alla fine trovò il vaso
contenente dei grandi girasoli magici su un tavolino a fianco dell’uscita, sotto
una grande finestra. - Eccolo, è quello…- e alzata la mano per indicarlo,
accadde l’impensato. La finestra, puntata dal suo indice, si spalancò di botto
e l’anta andò a colpire con forza il vaso che si rovesciò a terra, in mille
pezzi. Ammutoliti, Jane compresa, tutti fissarono il dito della novella
strega. - Bene, direi che i poteri funzionano…- borbottò Scott. -
Divertente, molto divertente.- sentenziò sua moglie tornando a incavolarsi sul
serio, ma per sicurezza infilando le mani sotto le lenzuola con espressione
guardinga – E adesso che si fa eh? Come la mettiamo? Qualcuno sa come levarmi di
nuovo di dosso questa catastrofe?- - Non si può!- mugugnò Liam scandalizzato
– Una volta ripresi, sono irreversibili.- - E con quella faccia me lo dice!?-
sbraitò Jane sconvolta – E adesso che diavolo faccio?- - Impari la magia come
avresti dovuto fare fin da bambina?- cinguettò Lucius sarcastico. - Senti, tu
vedi di stare zitto!- gli sibilò lei esasperata – Dio, mi sembra un
incubo!- - Visto?- cinguettò Tanatos accendendosi la pipa – Io l’avevo detto
che non era contenta…- - Oh, al diavolo Mckay!- sbottò Hargrave – Fatti un
giro che è meglio!- - Per una volta ha ragione.- frecciò Silente – Hai fatto
un bel disastro Liam!- - Vuol dire che nessuno di voi ha idea di come
sistemare questa faccenda?- alitò Scott. - Bhè, è la seconda strega nella
storia di millenni a riprendersi i poteri.- si scusò il preside – E devo
ammettere la mia totale ignoranza sull’argomento. Ma forse Lucilla potrebbe
dirci qualcosa.- - Si, credo anche io…- ghignò Tanatos perverso - Ti conviene
farti un giro Lucius.- Malfoy fece una smorfia sarcastica ma come previsto
levò le tende, più preoccupato che mai. Stavolta erano sull’orlo della
catastrofe. Una Veggente…Jane una Veggente! Avrebbe potuto mandare in fumo tutto
il suo piano. E prevedere ogni sua singola mossa. Sua e dei Mangiamorte.
Dannazione, se avessero voluto avrebbero potuto farlo risbattere ad Azkaban in
un batter d’occhio! "Un bel problema…" sibilò la voce irritante di Lumia per
il corridoio "Vuoi che me ne occupi io?" Irritato, si bloccò immediatamente –
Non t’azzardare a toccarla!- "Oh, che paura Malfoy…" rise ancora la
Lancaster sempre più sguaiata " Che ti prende? Stai per caso cedendo? O è stata
la tua cara mogliettina a farti cambiare idea?" - Il tuo fiuto ha fatto
miracoli anche in passato, mia cara.- frecciò perfido, tornando a incamminarsi –
Ti conviene stare lontano sia da Narcissa che da Jane Hargrave, sono stato
chiaro? Tu continua col piano. Di loro me ne occupo io.- "Bene, ma sappi che
lascio Draco nelle mani di Bellatrix." Lucius si fermò ancora, ma stavolta fece
finta di nulla e dopo un essere tornato dal suo gruppo fece in modo di non
pensare più a niente di ciò che a Hogwarts si stava scatenando. In fondo, ormai
era questione di ore.
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Capitolo 40 *** Capitolo 40° ***
Harry Potter scattò di lato, evitando di prendere sulla testa il quadro di Mary la
Bella che cadendo a terra si mise a strillare per lo sdegno, insieme a tutti gli
altri quadri della saletta d’aspetto nello studio della Mcgranitt. Lo
stesso dovette fare Ron che si salvò
il naso per un pelo dal lancio di una tabbachiera da collezione ma sia i quadri che i vetri e
qualsiasi altra cosa non immobile nel raggio di parecchi metri continuarono a
muoversi in maniera alquanto pericolosa. Perfino il busto di Godric
Grifondoro parve sollevarsi dal suo piedistallo ma Harry fu veloce a rimetterlo
al suo posto, imprecando come un dannato. Ok, lui parlava anche coi serpenti ma
chissà perché Hermione quando s’incazzava faceva sempre levitare le cose più
pesanti! - Herm, senti…perché non ti siedi e…- iniziò a dire Ron ma non finì
che gli volò addosso quasi una poltroncina. Stette allora saggiamente zitto
anche se tirò fuori la bacchetta, nel caso capitasse di peggio. E di peggio
poteva capitare che Hermione Granger perdesse i suoi nervi saldi…come forse
stava già accadendo. Anche Harry si fece indietro mentre Draco Malfoy stava
con la schiena contro lo stipite della porta, a braccia incrociate, ancora
abbastanza stravolto dalle precedenti rivelazioni riguardo alla famiglia della
sua mezzosangue ma sinceramente più preoccupato per lei che per le questioni di
Lord Hargrave. Anche volendo comunque i tre non sapevano cosa
fare…decisamente. La Grifoncina faceva il solco sul tappeto della Mcgranitt,
passandosi le mani sui capelli, sulla faccia, scuotendo il capo come se ancora
tentasse di convincersi che era tutto un sogno. Ma no…era tutto vero. Sua
madre era una strega purosangue. Nata da Liam Hargrave e Selena Farewell. Una
Veggente. E questo cambiava tutto. Tutto quanto. Non cambiava sua madre
forse…almeno interiormente ma cambiava la sua vita, la loro vita.
Si bloccò di botto, appoggiandosi di peso a un prezioso banco di noce dov'era
appoggiato lo schedario su cui firmavano gli studenti per farsi ricevere dalla
professoressa di Trasfigurazione. Socchiuse gli occhi, rabbiosa, sempre
più in collera. Non tentò neanche di calmarsi. Tempo due secondi e riprese a
camminare avanti e indietro come un’ossessa a questa volta il busto del patrono
della sua casa finì davvero in pezzi sul piede di Weasley che ammutolì giusto in
tempo, prima di esplodere di un’imprecazione colossale. - Fatto male?- gli
chiese Harry quasi a bassa voce. - Figurati, pesava solo dieci chili.-
ironizzò Draco sarcastico. - Bisogna fermarla…o farà a pezzi tutta la
scuola!- sbuffò Ron sedendosi il poltrona e senza sentirsi più le dita
schiacciate come chicchi d’uva – E poi deve tornare da Jane!- - Io di là non
ci torno!- sbottò Hermione fermandosi di nuovo, posando gli occhi dorati e
fiammeggianti sui tre. - Come no?- allibì Harry – Non vuoi parlare con tua
madre?- - Adesso no! Anzi, di questa storia non ne voglio sapere
niente!- - Non credo sarà possibile, sai?- s’intromise Malfoy accendendosi
una sigaretta in barba alla Mcgranitt che avrebbe potuto entrare da un momento
all’altro – E’ tua madre. Sai…quella tizia che ti ha cresciuta in questi
anni.- - Non c’è bisogno che me lo ricordi!- sbraitò assordandoli – La tizia
che mi ha tenuto nascosto di essere una purosangue ce l’ho bene impressa!- -
Senti ma che hai contro i purosangue?- mugugnò Ron non molto contento di quelle
uscite. - Oh, hai capito che volevo dire!- replicò sbrigativa facendo un
gesto secco con la mano – Dannazione, dannazione! Lo sapevo io che qualcosa non
andava! Tutti in famiglia mi avrebbe legata a un palo e poi arrostita…oh, ma lei
no.- - Forse perché sei sua figlia?- ipotizzò Harry ironico. - Io non la
prenderei così tragica che Jane sia una strega, sai?- disse ancora Weasley –
Almeno…bhè, ecco è strano e complicato ma ci sono tanti lati positivi. Adesso
che le hanno ridato i poteri avrete ancora più cose in comune. Senza contare che
hai guadagnato un nonno…- - Un nonno?- Hermione parve più tranquilla, la
classica tranquillità prima della tempesta – Un nonno?- - Bhè…se è il padre
di Jane credo che sia anche tuo nonno.- disse Draco schioccando la lingua – A
meno che tu non sia la figlia del vicino di casa vostra. Cosa improbabile visto
che è un gay…- e mentre Harry lo guardava incredulo di tanta demenza, Hermione
si mise a ridacchiare. A ridacchiare quasi in maniera isterica. - Un nonno…-
ridisse, alzando gli occhi al cielo – Sai Draco, questo appellativo è perfino
esagerato per i tuoi di parametri!- Lui assottigliò gli occhi, ghignando
appena. - Ci lasciate soli un attimo?- sibilò. - Perché? Chi saresti?-
sbuffò Ron incazzoso. Malfoy lo guardò trucemente ma Hermione non dette loro
tempo di mettersi a litigare fra loro che, emettendo una specie di ringhio
soppresso, ricominciò a far traballare tutto quanto, sbattendosene se la
Mcgranitt si sarebbe messa le mani nei capelli per tutto quel casino. Ora la
scuola e il resto erano l’ultimo dei suoi problemi. Aveva una tale confusione
in testa che se la sentiva scoppiare…per non parlare di cosa provò quando la
porta venne aperta e Liam Hargrave apparve alle spalle tre maghi che le stavano
vicino. Allargò gli occhi dorati...dorati come quelli di suo nonno. Ora
capiva tutto…i lineamenti simili a quelli di sua madre, il leopardo
Patronus…quella Selena a cui lei somigliava… Si fece indietro, evitando di
guardarlo. - Cos’è venuto a fare?- sibilò brusca. - Vorrei parlarti
Hermione.- disse Liam pacato – In privato se è possibile.- - No!- gridò lei
quasi, aggrappandosi al braccio di Draco che le stava a fianco. Supplicò anche
Harry e Ron con lo sguardo, così nessuno si mosse, Malfoy specialmente che le
strinse la mano, cercando di tranquillizzarla. - Hermione, dobbiamo parlare.-
continuò Lord Hargrave serio – E’ una faccenda delicata.- - Era una faccenda
delicata.- replicò lei acida – Adesso è un vostro problema.- - Non è un
problema. È una situazione che si può risolvere.- disse suo nonno. - Mia
madre deve risolverla.- Hermione lo fissò come un nemico – Io non centro
niente.- - Tua madre è mia figlia, questo fa ti te mia nipote e lei mia
erede.- - A quanto pare si. Se aspetta qualche minuto credo che riuscirò a
fare i salti di gioia!- Il vecchio sospirò, passandosi una mano fra i capelli
bianchi – Hermione, capisco che tu sia confusa…anche io lo sono ma possiamo
trovare una soluzione.- - Confusa?- riecheggiò ironica – Confusa? Lei crede
che io sia confusa? In questo momento sono tante cose ma forse qui l’unico
confuso è lei! Non sono stata io ad abbandonare un neonato fra gente
sconosciuta! E se vuole trovare una soluzione la trovi con mia madre. Ma come le
ho già detto io non ne voglio sapere nulla!- e scandito quello assunse uno
sguardo che invitava quasi suo nonno ad andarsene, ignorando lo sguardo di
disapprovazione di Harry ma Lord Hargrave non si mosse. Conscio che se le avesse
voltato le spalle probabilmente sarebbe stato per sempre, rimase dov’era. In
settantaquattro anni non si era mai sentito così male, neanche quando si era
trovato di fronte agli occhi inquisitori di sua figlia Cassandra. Cosa si
poteva dire a una ragazza di diciotto anni a cui era stata sconvolta la vita in
mezz’ora? - Senta…perché non ci prova più tardi?- gli disse Harry a bassa
voce, vedendo Hermione seriamente provata. Liam lo guardò fisso, come a
chiedergli chi fosse ma poi si avvide della sua cicatrice. - Sono suo amico.-
disse di nuovo Harry, incurante del suo sguardo corrucciato. - Mi dicono che
l’hai coinvolta in parecchi pericoli…- - Oh per favore se ne vada!- sbraitò
Hermione al limite della pazienza – Lasci in pace Harry e anche me! Vuole
capirlo o no che ormai è troppo tardi?! Ha abbandonato mia madre, ho capito che
le spiace!- lo fissò a lungo, con gli occhi lucidi, stretta fra le braccia di
Draco che la sentiva tremare come una foglia – Ma non può venire qui, ridarle i
poteri e pretendere di mettere tutto a posto!- - Se solo mi dessi una
possibilità…- mormorò ma lei scosse il capo, mesta, avvilita. La sua
espressione lo convinse a lasciar perdere, specialmente quando la vide affondare
il viso nel collo di Malfoy che a quel punto non riuscì a reggere e gli disse di
lasciarla in pace, in tono ancora più convincente di quello di Harry e allora
Lord Hargrave se ne andò. E per la prima volta in vita sua a spalle curve. -
Io…- Ron sospirando si alzò dalla poltrona, andando alla porta – Io torno in
infermeria. Vado a vedere se i miei e Silente sono riusciti a venire a capo di
qualcosa. Vado anche a vedere se Jane può mettersi in piedi…- e se ne andò in
silenzio, pregando con tutto il cuore che la Grifoncina riuscisse a superare
quel giornata ma appena passata la soglia non ci fu verso di calmarla. Scoppiò
in un pianto dirotto misto a una rabbia irrefrenabile che si fece sentire anche
nelle sue mani, strette sulle spalle di Draco. Sospirò, abbracciandola per
quanto riuscisse a lenire quella pena. Intimidito per non averla mai vista in
quello stato, trovò un certo sollievo quando San Potter l’abbracciò a sua volta
di spalle e anche se dovette stare incollato pure alla sua nemesi, alla fine la
sua mezzosangue parve trarne giovamento. Hermione lo ricordò sempre.
Nonostante stesse da cani in quel momento, nonostante il dolore e la delusione
alla fine alzò la testa dal collo di Malfoy e vide i due idioti che
l’abbracciavano e che stavano cercando di farla star meglio che però non si
sbagliavano a filarsi neanche di striscio. Praticamente le stavano carezzando la
testa come se fosse stata un gatto guardando in direzioni diverse. Evitò di
dire qualcosa, si passò il dorso della mano sul viso ma qualcosa li fece
sobbalzare. Una scossa…altri quadri caddero a terra e un rumore sordo arrivò
dal basso…come dal sottosuolo. Quasi caddero a terra, tanto era stata forte
la vibrazione sotto i loro piedi e alla fine si ritrovarono schiacciati a panino
sotto l’entrata ad arcata della sala, attendendo che finisse il boato. -
Insomma, si può sapere che diavolo fai?- le urlò Draco per farsi sentire in quel
frastuono. - Ma non sono io!- strillò la Grifoncina. Ed esattamente in
quello stesso momento, tutta Hogwarts era sotto sopra per quella
vibrazione. In infermeria tutti quanti andarono a schiacciarsi sotto le porte
in un continuo rompersi di boccette e vasetti, con Jane che cinque secondi prima
di quel caos aveva già visto tutto ma non aveva fatto in tempo ad avvisare
nessuno. Nelle classi gli studenti si misero a urlare, i professori correvano
qua e là per mettere tutti in salvo e gli Auror che avevano ormai inteso che
stava accadendo ciò che i Mangiamorte avevano programmato. Anche Lucilla,
fuori nel giardino della scuola, poté sentire quella magia filtrarle nella
pelle. Era come se avesse potuto sentire ogni cosa. Ora vedeva…poteva anche
vedere, tramite i sensi, quel grande pentacolo lucente formarsi attorno alla
scuola di magia più importante della Gran Bretagna. Chiudendo gli occhi, il
pentacolo si completò…e un testo verde, gigantesco, dalla cui bocca usciva un
serpente apparve per ultimo. Poi fu come uno scoppio. Dal basso,
dall’alto…ovunque. Un’esplosione immane che sollevò solo una marea d’aria e
sbalzò tutti quanti dilagò per il castello, in cielo. Il sole sparì, venne
offuscato da grandi nubi nere…e su tutto cadde il buio.
- Ma porca di
quella grandissima e stramaledetta…- - Clay ti prego!- sbottò Jess
rimettendosi in piedi e levandosi i calcinacci cascati dal soffitto dai capelli
– Non è il momento buono…ma porca puttana mi sono tagliato la testa!- - Siete
la finezza fatta a persona voi due!- cinguettò Milo, senza un graffio e andando
a guardargli il taglio che aveva al sopracciglio – Si, ti ci vorrebbero dei
punti capo.- - Non puoi fare qualcosa?- - Una leccata?- - Idiota!-
sbottò Mckay levandosi il Diurno di dosso e tamponandosi il taglio con la manica
della camicia – Qualcuno mi vuole spiegare che cazzo è successo?- - T’è
caduto un pezzo del soffitto sulla testa.- gli chiarì Harcourt spolverandosi il
mantello. Poi si guardò attorno…e di colpo qualcosa non gli fu per niente
chiara. Tutto era uguale…e tutto era diverso. Erano stati sepolti da un mare
di polvere per la scossa di terremoto che li aveva investiti, anzi che aveva
investito tutta Hogwarts, ma essendo lui un Sensimago aveva potuto accorgersi
immantinente di quanto era accaduto. - L’Anatema…- alitò, vedendo oltre quel
disastro che li attorniava. - Cosa?- chiese Sphin, spuntando da un cumulo di
macerie poco più in là. - La maledizione del Pentacolo. Ci siamo seduti in mezzo…è
iniziata…- - Allora la scossa era una copertura?- chiese Milo fissando
famelico il sangue sulla fronte di Jess che se lo teneva lontano pungolandolo
con la spada. - Non direi…- Clay socchiuse gli occhi violetti – Ecco…è strano
ma la sento. Quella scossa è partita dai sotterranei dopo che le cinque punte
attorno alle mura di cinta della scuola si sono accese stanotte. A forza
d’irradiare energia, un punto centrale nei sotterranei è come collassato. E da
lì è partita la scossa. La vedo…è come un’onda. Sta…- sbiancò di colpo,
riaprendo le palpebre. Si girò verso i compagni, deglutendo – Sta cambiando
l’assetto magico della scuola. Non so come ma ci sta riuscendo. Sta scavalcando
i poteri di tutti gli ex presidi e sta mutando la conformazione di ogni singola
stanza e spazio chiuso presente qui.- - Cosa?!- sbraitò Jess allibito – Come
diavolo è possibile?- - Solo quella mezzo demone può aver fatto una cosa
simile!- disse Clay respirando quasi a fatica – Ma ti giuro che dal piano terra
in poi qui sta cambiando ogni cosa. Hanno tramutato Hogwarts in un
labirinto!- - Merda!- ringhiò Sphin conficcando lo spadone a terra – E adesso
che facciamo?- - Tu vedi?- chiese Milo – Tu vedi dove siamo vero
Clay?- Harcourt c’impiegò un attimo per riprendersi – Si…vagamente si. La
mutazione è ancora fresca e attiva, quindi posso sentire l’energia che passa a
macchia d’olio sulle nostre teste. Seguendola dovremmo riuscire a trovare
Tristan, il preside, Lucilla e Harry e gli altri.- - Già, l’importante adesso
è trovare Lucilla!- disse Mckay serrando i denti – Che mi dici dei
sotterranei?- - Lì non sento nulla…no! Aspetta…- Clay rise, scuotendo il capo
– Che brutti bastardi! Ecco perché non sento nulla! Ci dev’essere una cupola
protettiva su tutto il dormitorio dei Serpeverde. Là nascondono il fulcro del
pentacolo!- - Si ma noi dobbiamo castare l’Incanto Surgis dalle punte!- disse
Milo aguzzando le orecchie, sentendo rumori scricchiolanti ovunque – Poi
dobbiamo fermare Lumia, i Mangiamorte e rimettere tutto a posto!- - Pregando
che Harry e Malfoy junior siano ancora vivi!- frecciò Sphin ironico. - Quindi
la prima cosa da fare è cercare Lucilla e Tristan. Clay trovameli!- disse Jess
pragmatico come sempre – Harry sa come cavarsela, i ragazzi troveranno un modo
per starsene tranquilli o ci penserà il preside a loro. Noi dobbiamo cercare di
fermare questa follia! Avanti, diamoci una mossa!- - E i sotterranei?- disse
Morrigan sospettoso – Da lì arriverà l’attacco Jess…- - Una cosa per volta!-
ridisse il biondo – Milo, va avanti e dimmi come siamo messi ma non ti perdere e
stai vicino abbastanza per non perdere di vista neanche noi. Clay trova
quell’idiota di mio fratello, Sphin tu sai che fare.- - Fanalino di coda.-
celiò Eastpur sbuffando – Chi se lo scorda!- - Tu intanto raccogli le
energie!- Milo fissò Jess con aria severa – Lumia non ci andrà leggera,
capito?- - Si, non è il caso che me lo ricordi.- replicò il biondo – Forza,
adesso muoviamoci!-
Intanto, nella sala d’aspetto della Mcgranitt tutto
era avvolto in una nebbia di polvere che impediva quasi il respiro. Solo
potenti scosse di tosse ruppero il silenzio. - E adesso chi la sente la
megera…- sibilò una testa bionda nascosta sotto il cappuccio della divisa da
quidditch Serpeverde, abbracciato in maniera protettiva verso la
Grifoncina. - Porca puttana…guarda che casino!- alitò Harry invece, levandosi
dalla zucca un quadro strappato. Si mise a sedere, fra lui e Malfoy c'era Hermione
con un piccolo graffio sulla guancia e quasi il terrore di aver fatto lei quel
disastro. - Ma che diavolo è successo?- chiese Potter, alzandosi e sentendo
un dolorino al ginocchio destro. - Non lo so…ma qualunque cosa fosse ha
distrutto tutto quanto.- sibilò Draco scrollandosi i vestiti. - Oddio…-
Hermione afferrò entrambi per le braccia, spaventata a morte – E se fosse
l’anatema?- - Quello di cui parlava Lumia?- Harry alzò un sopracciglio, gli
occhiali di nuovo mezzi rotti – Ma non aveva detto anche Silente che ci sarebbe
voluto più tempo del previsto?- - E se invece fosse davvero la maledizione
del pentacolo?- sbraitò Hermione tirandoli alla porta, rischiando di ammazzarli
entrambi facendoli inciampare in quel casino – E se i Mangiamorte ci stessero
già cercando? Magari è successo qualcosa a Ron!- - Si e se magari sono scesi
i marziani?- borbottò Draco aprendo la porta – Perché sei sempre così…- tacque
di botto, restando fermo sullo stipite coi due Grifondoro a fianco
-…catastrofica…- Caos. Disastro apocalittico. Malfoy e Potter non seppero
trovare un termine adatto al disastro che stava loro davanti. La scossa dalle
fondamenta della scuola aveva provocato numerosi danni, sia al soffitto che a
tutti i quadri, lampade e tende che erano state scaraventate con forza sul
pavimento. Polvere e detriti ricoprivano ogni cosa. Inoltre quel qualcosa che
avevano notato gli Auror, si fece notare anche dai tre maghi. - Non vi sembra
strano?- chiese la Grifoncina dopo che ebbero voltato l’angolo. - Si…- disse
Harry sconvolto – Qui dovrebbero esserci le scale…- - Già e dove sono
finite?- replicò Hermione guardandosi attorno – Non abbiamo sbagliato
strada!- - E a da questa parte dovrebbe esserci l’aula di Vitius.- disse
Draco reclamando la loro attenzione verso il corridoio alla loro sinistra –
Ma…non c’è niente! Ci sono un mucchio di sgabuzzini!- - E ma si può sapere
che diavolo succede?- Potter fece un giro su se stesso, senza capirci più
nulla – Eppure usciti dall’ufficio della Mcgranitt abbiamo fatto la strada
giusta! Qui dovrebbero esserci le scale e andando dritti dovremmo raggiungere
l’infermeria!- - Mi sa che avevi ragione sull’anatema.- bofonchiò il
Serpeverde a un certo punto, fissando la Grifoncina, dopo un lungo peregrinare
alla ricerca dell’infermeria dove c’erano i loro genitori – Sembra di non essere
più neanche a Hogwarts. Ogni stanza è stata spostata…- - Come…in un
labirinto.- sussurrò la streghetta, ragionando velocemente – E’ come dice Draco.
Le stanze non sono più al loro posto e con questo buio non si distingue niente.
I fantasmi non sono più nei quadri, Pix non si vede…credo che abbiano
trasformato la scuola in un labirinto.- Seguì un attimo silenzio assoluto,
poi fecero la cosa più intelligente che potessero fare. - AIUTOOOOO!!!!
QUALCUNO CI SENTE??? C’E’ QUALCUNO????- Naturalmente si sgolarono e sempre
naturalmente non giunsero a nulla, se non un terribile mal di gola. - Lo
sapevo che era meglio farsi una fiaschetta come Hagrid!- rognò Harry, sedendosi
su una poltrona sgangherata buttata in mezzo a una saletta rotonda che non
avevano mai visto. Gli faceva un male terribile tutta la gola, se la sentiva
infuocata, quando sollevò lo sguardo sulla finestra. Il cielo scuro prima li
aveva spaventati…ora lo vedeva come la salvezza. – Herm…- disse, richiamando
l’attenzione della Grifoncina e poi col solo sguardo le indicò la finestra da
cui erano state sradicate le preziose tende. Raggiunsero le vetrate ma la
fortuna quel giorno non sorrideva agli audaci. Anche volendo i due grifoni non
avrebbero potuto mettere le ali. Appena misero un dito sui vetri vennero
sbalzati indietro da una fortissima onda magica che li sbatté contro il muro
opposto, facendo perdere ai tre la voglia di riprovarci di nuovo.
Ma intanto
il nemico non se ne stava fermo a gingillarsi anche se una buona parte di essi
credeva di avere la situazione in pugno. Ai Mangiamorte presenti nel dormitorio
di Serpeverde coi propri figli, nella sala comune, non ne mancava neanche uno.
Anzi…c’erano nuovi arrivi che avevano atteso l’evoluzione dell’anatema per
teletrasportarsi dentro alla scuola. Demoni impuri. E Bellatrix Lestrange se
ne stava seduta tranquilla e beata, solo in attesa di sfregarsi le mani, seduta
accanto a Lumia dei Lancaster. Insieme fissavano dentro a un globo di cristallo,
avide d’informazioni, avide di trovare le loro prede. E videro tutti, tranne
Lucilla…e Silente ovviamente. - Dov’è la Veggente?- sibilò Mcnair ciondolando
avanti e indietro. - Sta con Arthur Weasley e una ventina di Cacciatori.-
disse Bellatrix con aria seccata – Ci mancava anche una Hargrave adesso! Quella
andava sistemata in tutti questi anni Lucius! Perché hai lasciato Narcissa con
lei?- - Se ne occupa lei della Veggente?- chiese Frederich Nott. - Si.-
mentì Lucius con indifferenza – I babbani dove li avete messi?- Lumia
ridacchiò, indicandogli con un’occhiata una gabbia per uccellini alle sue spalle
e quando Malfoy aguzzò la vista vi vide dentro, ridotti ad un’altezza di pochi
millimetri, tutti i genitori babbani delle quattro case. Agitati, pareva che
stessero strillando ma di certo nessuno li avrebbe sentito, tantomeno aiutati
anche perché Nagini si avviluppò sulla gabbia e lì rimase, ciondolando in attesa
di potersi sfamare. - Come agiamo?- chiese Julian Leptis osservando dentro
alla sfera. - Bhè, io mi occupo di mia sorella.- Lumia sogghignò cominciando
a mettersi in piedi – La stanerò ovunque sia e la sistemerò una volta per
tutte.- - Cosa ti fa credere che questa volta riuscirai a ucciderla?- chiese
Rodolphus Lestrange con fare arrogante. - Ho il mio asso nella manica, non
temere.- rispose pacata – Voi date la caccia al giovane Potter.- - Io mi
occupo di Draco.- disse Bellatrix fissandola attenta – Ma se fossi in te cara
starei attenta a quella mano.- e dicendolo parve quasi seriamente stupita. Nel
punto in cui Draco l’aveva morsa sotto forma di serpente, ora Lumia aveva un
profondo solco attorniato da venuzze bluastre. - Non mi sorprende che mio
nipote sia diventato un Animagus.- disse Rodolphus con fare egoisticamente
orgoglioso – Ma ha anche ereditato la testardaggine dei Black, non credi
Lucius?- - Lasciamo perdere i miei parenti ora.- disse Bellatrix scocciata –
Avanti, dividiamoci in gruppi. Venti sistemino gli Auror, gli altri venti vadano
a prendere vivi Potter, quel Weasley e la nipote illegittima di Hargrave!- -
Per la Veggente?- chiese Nott – Potrebbe esserci utile.- - Esatto.- disse
Lumia infilandosi il mantello – Per questo ho già mandato alcuni demoni a
catturarla. Non è in grado di usare alcun potere magico e anche se prevedesse
l’attacco dubito che Silente e quei maghi da strapazzo possano riuscire a
salvarla.- - Secondo me sottovaluti il preside,- disse Lucius sedendosi in
poltrona con la sola intenzione di non alzare più un dito – ma fai come credi,
mia cara. Aspetterò vostre notizie.- - Tu non vieni?- Bellatrix lo guardò
male. - No, aspetto Narcissa.- - Spero che mia sorella non faccia nulla di
avventato.- ringhiò sua cognata con tono minaccioso – I suoi poteri potrebbero
esserci utili in una situazione come questa ma temo che il suo istinto materno
possa prevalere.- - Per l’amor del cielo!- sbuffò la madre di Pansy Parkinson
– Non farmi ridere Bellatrix. Non conosco donna che sia più interessata a
trasformare suo figlio in un degno Mangiamorte più di Narcissa!- - Se lo dici
tu, Gertrude.- replicò la donna, scuotendo i lunghi capelli scuri – Scusatemi ma
ora ho da fare. Devo trovare mio nipote…- e sorrise perfidamente verso Lucius –
Te lo riporterò sano e salvo, non temere.- - Oh, non ne dubito.- Malfoy fece
un gesto annoiato con la mano – Adesso andate tutti. Ci ritroviamo nella Camera
fra due ore esatte e spero che avrete tutti sistemato le vostre questioni.
Potter deve arrivare qui vivo, esattamente come Jane Hargrave, spero di essere
stato chiaro.- - Tranquillo, signor Malfoy.- lo canzonò Lumia, sparendo per
prima – Avremo un occhio di riguardo!- e ridacchiando tutti quanti uscirono
dalla sala comune, alcuni accompagnati anche dai loro figli. Intanto anche lì
qualcosa cominciava a cambiare…la stanza mutava, si animava, cambiava forma e
dimensioni. E Lucius capì che era ora di scendere al cospetto di Salazar. Se
non altro presto avrebbe di nuovo avuto compagnia.
Questo lo sapeva anche
Jane Granger. Appoggiata a un muro, i suoi potevano già vedere la fine di
tutto. Ogni cosa le scorreva nella mente, ogni singola immagine le mostrava
una verità che superava ogni limite. Situazioni, colpi di magia, sangue che
scorreva…dolore. Gioia… Era tutto lì, tutto davanti ai suoi occhi dorati,
nelle sue mani. Aveva il futuro a disposizione. Poteva cambiarlo…modificarlo.
O lasciarlo scorrere come le era parso, chiaro come il sole. Cosa doveva fare? I
maghi che vedevano il futuro potevano permettersi di modificare il destino
altrui? Se lo chiese anche quando vennero attaccati. Vide solo i Weasley
combattere, la Mcgranitt spingere via esseri di bell’aspetto con grandi occhi
rossi come sangue. Demoni impuri. Vide Silente abbatterne uno per uno. E
poi vide nella sua testa che uno le sarebbe apparso alle spalle, per portarla
via. Si vide davanti a Lucius. Per questo fissò Narcissa negli occhi, urlandole di
correre da Draco, prima che uno di quei mostri compisse ciò che il futuro voleva.
Un Mangiamorte le apparve alle spalle, l’afferrò…e con lei sparì, lasciando
Narcissa a chiedersi i motivi di quella decisione e Silente a sperare. Il
preside come Jane forse già sapeva…
Milo se ne stava appollaiato su un
cumulo di calcinacci quando Clay arrivò con Jess e Sphin a seguito ma rimasero
bloccati, come il Diurno, di fronte all’alcova su cui era franata un’intera
parete. Il risultato era che non potevano passare tanto le macerie erano alte,
formate da pezzi di roccia alquanto grossi. - Stanno là dietro?- chiese Jess
fissando la frana. - Se urli puoi anche farti sentire!- disse Morrigan
sorridente, accendendosi finalmente la sua benamata sigaretta – Tristan ha dei
graffi sulla schiena e Lucilla sta benissimo. VERO RAGAZZI?-
gridò. Dall’altra parte la risposta non si fece attendere – Gente! Non potete
trovare il modo per fare un buco?!- urlò Mckay. - Sei tu che hai la pistola
carica, fratellino!- ironizzò Jess – Lucilla non puoi fare qualcosa?- -
L’avrei già fatto!- rispose la voce scazzata della mezzo demone – Se
quell’idiota di tuo fratello non mi avesse fermato! Dice che potrei provocare
altre scosse e fare del male a qualcuno! Crede che ci siano degli studenti nei
paraggi…- - Pensa se ce n’è qualcuno ormai quasi secco…- mugugnò Milo
famelico. - La finisci di pensare sempre a mangiare cazzo?- sbuffò Sphin –
Dai gente…che facciamo?- - Non vorrete scavare a mani nude, spero!- se ne
uscì Clay sconvolto – Nessuno di voi Animagus della malora può spostare questo
casino?- - Si, Lucilla…ma è troppo grande come drago. Spaccherebbe le colonne
e ci seppellirebbe di più.- urlò Tristan – Ehi Harcourt, ma tu non ti sapevi
Smolecolarizzare?- - Spiacente fratello, mi avrai scambiato con qualcun
altro!- - Mi avete quasi rotto voi Auror! Adesso sposto tutto e basta!-
sbraitò Lucilla furibonda quanto Jess che stava fumando dalle orecchie – Userò
una piccola dose di telecinesi, non ammazzerò nessuno!- - E se ammazzi
qualcuno provvedo io ai cadaveri, tranquilla!- l’assicurò Milo sorridente. -
Io ne ho basta.- si lagnò Jess facendosi accendere una sigaretta esasperato –
Fate come vi pare…- E quel "Fate come vi pare" divenne un vero massacro
perché la Lancaster non ci andò minimamente per il sottile, troppo contenta di
poter mandare a quel paese l’autorità di Tristan. In un batter d’occhio furono
sommersi di detriti ma almeno la via fu di nuovo libera e il gruppo si ritrovò,
abbastanza sano e in salute. Dopo un rapido ragguaglio sul fatto che Harry e
la sua allegra associazione a delinquere erano ancora al sicuro per il momento,
al terzo piano, gli Auror si prepararono psicologicamente a ciò che dovevano
fare. Visto che Milo e Clay avrebbero dovuto andare con Lucilla alla punta
più alta del Pentacolo secondo la forma di Hogwarts, quindi più o meno verso la
torre del Nord, e Jess doveva trattenere Lumia per un po’, Tristan e Sphin
ebbero un compito che pareva proprio dell’ultimo minuto. - Dovete correre al
piano terra, qui siamo al primo quindi ci metterete poco tempo. Poi dovrete fare
di tutto, anche farlo esplodere se necessario…ma dovete aprire il portone
d’ingresso della scuola.- disse Lucilla con aria sicura, gli occhi azzurri un
po’ più sollevati – Lì ci sono gli Auror dell’Ordine della Fenice col professor
Lupin. Fateli entrare, fra di loro c’è qualcuno che potrà districarvi nel
labirinto.- - E come?- chiese Sphin – Un altro Sensimago?- - No, qualcuno
con un buon fiuto per Harry Potter e i guai.- replicò la mora ghignando – Ok?
Tutti pronti allora?- Tristan fissò suo fratello con sguardo davvero
preoccupato ma Jess sorrise, anche se non alzò il capo verso di lui – Tranquillo
fratellino, torno intero. Tu pensa ai tuoi affari che io penso ai miei.- - E’
questo che mi preoccupa.- sospirò Tristan – Ma sei bravo abbastanza per
sapertela cavare per mezz’ora.- - Mezz’ora basterà davvero?- chiese
Milo. Lucilla annuì – Me la farò bastare. Richiamo le anime, spezzo il
pentacolo e cerco di riprendermi quel tanto che basta per venire a rompere le
ossa a Lumia. Ma tu vedi di non fare cazzate Mckay, mi sono spiegata?- - Con
quale dei due parli?- chiesero in coro i due fratelli. - Entrambi,
imbecilli.- sibilò sarcastica – E adesso mentre richiamo Lumia voi vedete di
scappare alla velocità della luce ok? Qua deve restare solo Jess.- Si
salutarono tutti quanti, Tristan fece il cretino con Lucilla più del solito che
per scollarselo di dosso fu costretta a prenderlo a cazzotti, poi finalmente
Mckay e Sphin imboccarono delle scale sgangherate che li avrebbero riportati al
piano terra, all’entrata di Hogwarts. Milo e Sphin invece afferrarono ognuno una
mano della mezzo demone, poi la Lancaster fissò a lungo Jess. - Vedi di non
farti ammazzare.- gli disse. - Che ti prende?- rise lui – Sei preoccupata per
me mezzosangue?- Lei scosse il capo, ghignando. Quindi esaudì col pensiero il
richiamo a sua sorella. E lei lo sentì benissimo. Peccato che quando apparve
in quel corridoio lungo e buio, non trovò la sua nemica. No, trovò ben
altro. Incontrò uno sguardo orgoglioso che anni prima l’aveva intimorita,
incuriosita, fatta indignare. Poi innamorare. - Me lo sarei dovuta
aspettare.- sussurrò abbassando gli occhi bluastri – In fondo non era
mistero.- - Cosa?- chiese Jess Mckay fissandola intensamente. - Quanto
fossi attratta da te.- rispose tranquilla – Era chiaro come il sole. Quindi mia
sorella ti ha mandato qua per farmi uccidere una seconda volta, mia bel
Grifondoro.- - Ti sbagli. Lucilla non ci aveva neanche pensato. Gliel’ho
proposto io.- - Quindi vorresti uccidermi?- Lumia stavolta lo guardò come
incuriosita e interessata. Fece un passo avanti, con la lunga veste di raso che
frusciava a terra – E’ così mio amato? Vuoi uccidermi?- - Neanche Lucilla
avrebbe mai voluto ucciderti.- rispose Jess sospirando – Perché non cedi
Lumia?- - Il mio nome in bocca a te mi ha sempre fatto tremare, lo sai?- gli
disse, sorridendo. - Non divagare.- ringhiò con voce dura – Dimmi perché lo
fai.- - L’ho già detto a tuo fratello.- Lumia sollevò sinistramente un angolo
della bocca, facendolo allontanare di pochi passi – Non te lo ricordi? Gli disse
che non avrei mai ceduto fino a quando la creatura che odio di più al mondo
avrebbe continuato a camminare su questa terra.- - Perché la odi?- -
Perché odio Lucilla?- Lumia alzò gli occhi al soffitto, in faccia un’espressione
leggera come se fosse stata a parlare del tempo – Perché…non credo che capiresti
le mie parole. Tu ami Tristan.- - E’ mio fratello.- - Bella risposta.-
rise la Lancaster, facendo sentire lui in colpa – Lo ami solo perché
avete legami di sangue. Il sangue basta già a far provare a voi esseri umani
un affetto innato. È assurdo, permettimi di dirtelo. E mi fa ridere…e mi fa schifo
al tempo stesso!- sibilò, ora visibilmente furibonda – Avrò anche il suo
sangue nelle vene…ma se potessi ti giuro che me lo strapperei via a forza! Ogni
volta che mi guardo in uno specchio io la vedo! E il solo pensiero di essere
nata con lei mi fa perdere la testa!- Jess indietreggiò ancora,
deglutendo. - La odi…perché è come te?- - Siamo identiche.- sibilò Lumia
con voce roca – Io e le siamo identiche. Siano due metà separate! Noi siamo
mezze demoni, siamo diverse dagli esseri umani! Un intero diviso in due. E ora
non vorrei altro che tornare a essere intera ma senza di lei…senza di lei non
posso. E' per questo la odio! Perché lei vive bene anche senza di me! IO LA
ODIO!- il pavimento riprese a vibrare con forza, dal soffitto cominciò
nuovamente a cadere polvere e grossi calcinacci – Ecco la verità purosangue!
Odio Lucilla perché lei riesce a vivere senza di me! La notte non si sente sola,
non deve abbracciare il cuscino e l’ombra per il terrore dell’oblio! Non si
guarda allo specchio provando disgusto! Non si sente spaccata in due…non si
sente sola…non si sente abbandonata…- - Le avessi dato la possibilità ti
avrebbe teso una mano.- sussurrò Jess quasi con pena. - Ma per favore…-
Lumia, con gli occhi vitrei, lo fissò quasi con pena – Non farmi ridere Jess!
Lei mi avrebbe teso una mano solo perché ragiona come voi umani! Sono sua
sorella e mi avrebbe aiutato solo perché abbiamo lo stesso maledetto sangue
nero! Lei ha imparato a amare! Non prova semplice lussuria! Tuo fratello l’ha
cambiata! L’ha resa diversa! Gliel’ho letto in faccia quando nostra madre e
nostro padre sono morti!- - Non ti sei vendicata abbastanza maledizione?-
ringhiò allora lui, sovrastando la sua voce – Hai ucciso chiunque a cui lei
avesse mai tenuto! Ha passato anni a soffrire con Voldemort! Ormai dovresti
essere contenta!- - Io non avrò pace fino a quando mia sorella non sarà
morta!- strillò Lumia, lanciandogli addosso con la bacchetta un fortissimo
Cruciatus che andò a vuoto, fortunatamente. Mckay si era scostato in tempo,
ansante, incredulo. - E invece di mia sorella trovo te…- la sentì mormorare
poco dopo – Cosa vorresti farmi Jess? Convincermi a cedere? No, mai.- sibilò con
ira nella voce e nella membra – Ucciderò Lucilla e mi macchierò le mani del suo
sangue! Così finalmente non mi sentirò più spezzata in due perché lei non ci
sarà più.- - Allora per andare da lei dovrai passare su di me.- rispose Jess
a bassa voce, levando la spada. - Non chiedo altro.- aggiunse la mezzo demone
e tempo un secondo la lotta ebbe inizio. E stavolta non ci sarebbe stata
Lucilla a fermarla. Jess era nelle sue mani.
- Di qua ci siamo già
passati.- - Come cazzo fai a dirlo?- ringhiò Draco per la centesima
volta, girandosi verso Harry che si guardava attorno al limite della disperazione.
Il moretto gl’indicò un segno sul muro, una X fatta con il portachiavi di
Hermione. A quel punto i tre si sedettero, stanchi e affamati. Era passato
mezzogiorno da un pezzo ormai. - Che facciamo adesso?- si lagnò la Grifoncina
distrutta – Sarà un’ora che camminiamo ma la scuola è diventata un labirinto!
Non abbiamo ancora visto nessuno e siamo sempre sullo stesso piano. Comincio
seriamente a preoccuparmi.- - E io comincio seriamente ad avere fame.- rognò
Malfoy tenendosi lo stomaco e accendendosi un’altra sigaretta, per ingannare i
crampi – Non avete niente da mangiare?- - E secondo te se avessi da mangiare
lo darei a te?- ironizzò Harry. - Divertente Sfregiato, perché non ti
trasformi in un pollo eh? Mai mangiata carne di aquila…- - Davvero? Io non ho
mai mangiato quella di serpente Malferret!- - Se non la finite vi uccido davvero,
almeno sarò la sola a banchettare.- ringhiò la Grifoncina zittendoli – Ok,
facciamo il punto della situazione. La scuola è un casino, Silente non si trova,
non abbiamo visto ancora nessuno, i fantasmi sembrano aver preso il volo… direi
che siamo nella merda fino al collo.- - Cazzo che acume!- frecciò Draco – Tu
che sei il genio del gruppo non ti viene in mente nulla mezzosangue?- - Se
non altro abbiamo ancora le nostre bacchette.- disse Potter, guardando il lato
positivo. - E se gli altri fossero in pericolo?- - Con Silente non credo
proprio.- replicò Harry – Secondo me i più aperti ad attacchi siamo noi
tre.- - Appunto.- disse Draco – Quindi stiamocene svaccati qua in attesa di
soccorsi!- - Ma tu alzare il culo e morire è la stessa cosa vero?- rognò il
Grifondoro. - No, oggi c’è solo da morire San Potter.- replicò Malfoy acido –
Per l’ennesima volta!- - Non provateci neanche a cominciare a rompere per voi
due!- esplose Hermione prima che anche Harry rispondesse al fuoco – Siamo
sperduti nella scuola, non sappiamo se gli altri stanno bene e se devo pensare a
cosa fare, l’ultima cosa che mi serve siete voi due galletti che vi mettete a
beccarvi come matricole, sono stata chiara?- - Mi hai dato della matricola?-
si sdegnò prima Potter e poi Malfoy. Li avrebbe mandati al diavolo più
che volentieri se finalmente un piccolo spiraglio di luce non fosse arrivato
ad alleviare le loro sofferenze. E il raggio di luce era formato da quattro
scope che svolazzavano in fondo al corridoio, accompagnate da voci concitate e
quando li riconobbero, Harry fu il primo a esultare. - ELETTRA!- gridò,
saltando praticamente in testa a Draco senza più filarselo neanche per sbaglio –
Siamo qui!- E pochi istanti dopo la fantastica visione di Elettra Baley,
felice e sorridente anche se spettinata e coperta di polvere e piccoli
graffietti sulle guance, apparve tutti e tre la vera salvezza. Ma non era
sola. Mentre la biondina scendeva dalla sua mitica scopa per correre ad
abbracciare il suo ragazzo, anche Blaise e Ron scesero dalla Tornado del
rossino, Justin Bigs ed Edward Dalton dalla Nimbus 2003 del Corvonero, Seamus e
Neville dall’ultima. E finalmente tirarono il fiato, sentendosi un po’ più
tranquilli. - Eravamo così preoccupati!- disse Elettra abbracciata stretta a
Harry – Quando è arrivata la scossa erano tutti riuniti nella Sala Grande.
Adesso gli altri sono rimasti lì!- - Ma come avete fatto a trovarci?- chiese
Draco senza capire, fissando Blaise allibito. - Bhè, veramente è tutto merito
di Elettra.- sorrise Zabini. - Già, se non era per lei erano ancora disperso
al quarto piano.- cinguettò anche Ron, poi spiegò tutto sorridente – Quando c’è
stata la scossa Elettra era ai nostri dormitori.- - Ai dormitori?- - Si,-
disse la biondina sogghignando perfidamente – e quando è finito il terremoto mi
sono accorta che tutta la scuola era sottosopra. Non ho neanche provato a
mettere fuori il naso dal dormitorio, visto che non capivo più dov’ero ma poi ho
pensato che anche voi eravate dispersi…quindi c’era solo un modo per trovarvi
tutti.- e tirò fuori da sotto la camicetta bianca tutta strappata la Mappa del
Malandrino, facendosi abbracciare da tutti quanti, felici come Pasque. - Ho pensato
che era meglio riunirci, vista la situazione. Così ho inforcato le scope e
sono corsa da Blaise, il più vicino a me. Poi visto che Edward e Justin volevano
darci una mano, abbiamo deciso che era meglio venirvi a prendere con le scope.-
e lanciò a Harry la sua Firebolt mentre Blaise mollava a Draco la sua Nimbus
– Così abbiamo trovato Ron e sappiamo anche dove sono il preside e Tristan, con
gli altri Auror.- - Lucilla è con Milo e Clay.- disse Hermione osservando la
cartina che continuava a cambiare velocemente – Sta già provando a fare
l’Incanto Surgis. E Jess è con Lumia.- - Dove sono i Mangiamorte?- chiese
Dalton. - Nei sotterranei.- Harry scosse il capo – Un po’ a Serpeverde, gli
altri…cazzo sono nella Camera!- - Di nuovo?- Ron si mise le mani nei capelli
– Vuoi andare di nuovo laggiù?- - Bhè, la Camera sta più o meno al centro del
pentacolo.- osservò Hermione indicando a tutti la presenza dell’unica stanza che
non si era mossa – Secondo me lì ci potrebbe essere il centro di energia da cui
è partita la scossa che ha cambiato Hogwarts. Forse potremmo dare una mano a
Lucilla se facessimo il possibile per distruggerlo.- - Si e coi Mangiamorte
come la mettiamo?- chiese Seamus. - Il problema di questi ragazzi è che non
hanno mai provato un po’ di sana giungla.- ghignò Harry montando sulla scopa –
Allora, ragazzi…- e fissò tutti tranne Ron e Hermione di cui ormai era sicuro
come se fossero stati parte di lui – Io vado alla Camera. Voi fate come
volete.- - Ci vuoi andare da solo?- rise Blaise – Te lo scordi bello, io
vengo con te. - Io anche.- scandì Elettra sorridendo – Non sia mai che mi
perdo l’ultima avventura del gruppo!- - Ormai…già che sono
qua.- sbuffarono Edward e Justin, segretamente contenti di far casino. - Lo sai che ti
accompagno.- disse Neville coraggioso come solo lui sapeva essere. - E tu
Malferret?- Harry lo guardò di striscio, vedendolo con la scopa in mano – Vieni
con me?- - Io non vengo con te.- rispose Draco fissandolo con gli occhi
argenti dardeggianti – Ci sarei andato comunque. Là c’è mio padre e una bella
dose di persone con cui devo sistemare una questione.- - Perfetto.- Potter si
mise a fianco di Elettra, guardando ancora la Mappa – Il preside e i professori
stanno andando anche loro verso la Camera. I Cacciatori sono nella sala grande,
Tristan…sta sfondando il portone o sbaglio?- - Chi vuole fare entrare?-
chiese Ron con Blaise dietro di lui. - Bhò…magari l’Ordine!- cinguettò Harry
contento – Remus mi aveva detto che sarebbe arrivato in mattinata con
Tonks!- - Ninfadora intendi?- chiese Draco, facendo salire Hermione davanti a
lui – Mia cugina?- - Già. Finalmente arriva la cavalleria!- ridacchiò il Grifondoro
– Ok, si va a caccia gente.- - E speriamo sia l’ultima volta.- rognò
Ron mettendosi al suo fianco. - Fuoco alle polveri!- ridacchiò Hermione e
tutti insieme schizzarono via lungo il corridoio, scendendo scale e voltandosi a
grande velocità in ogni anfratto, sorpassando frane e ostacoli. Tutto questo
negli occhi di Jane…che anche se bendata vedeva perfettamente il loro lento
avvicinarsi. E sperava. Sperava di trovare una soluzione alla sua
domanda. Poteva intralciare il destino?
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Capitolo 41 *** Capitolo 41° ***
- Ho fame.- Clayton Harcourt represse un’imprecazione per la centesima
volta. Inginocchiato in mezzo a un cerchio magico segnato con un gesso
bianco, posizionò l’ultimo cristallo di quarzo davanti al simbolo che indicava i
Mistici, poi si alzò massaggiandosi le tempie. Quel continuo afflusso
di magia nera gli stava spaccando i nervi. Per non parlare del lamentarsi
costante di Milo che si agitava alle sue spalle, fumando come un dannato. - Abbiamo
dei cristalli di riserva?- chiese Clay soprappensiero – Nel caso si spacchino
nel mezzo dell’incantesimo.- Nessuno gli rispose. Lucilla era lontana:
appoggiata contro una vetrata stava recitando mentalmente l’Incanto Surgis a
memoria, concentrando ogni energia del suo essere. Questa volta non avrebbero
avuto margine d’errore. - Ci siamo?- chiese poco dopo, vedendola sollevare lo
sguardo. - Si, direi di si.- rispose la Lancaster passandosi una mano fra i
capelli – Voi siete pronti?- - No.- ringhiò Milo a bassa voce. - Cosa c’è
che non va?- gli chiese Clay, scrutandolo attento – Non stai bene?- - Già…non sto
bene!- ringhiò il Diurno, alzando gli occhi di topazio fiammeggianti su i due –
Questa fottuta magia oscura mi sta facendo dare di testa!- - Oh…- Lucilla lo guardò
attentamente. Lo capiva bene. - Che possiamo fare?- sussurrò Clay andandole
vicino, come per stare più al sicuro. - Tenete nascoste le gole.- ironizzò Milo
con tono sempre più aggressivo. - Senti …- Harcourt cercò di trovare una
soluzione – Prova a pensare a qualcos’altro ok?- - E come cazzo
vuoi che faccia?- sbraitò il Diurno con gli occhi totalmente sgranati e
cerchiati di rosso, i denti affilati sguaiati come fauci – Questa maledizione mi
si sta infilando nel cervello! E tu te ne stai lì, vivo e respirante con quella
maledetta vena pulsante sulla gola…- - Va bene.- Lucilla sospirò esasperata –
Se ce la faccio io puoi farcela anche tu però…da quanto non ti nutri?- -
Tre mesi.- - Cosa?- Clay lo guardò sconvolto – E come fai a stare in
piedi?- - Guardandoti la gola e immaginando di mordertela.- frecciò Milo
sarcastico. - Perfetto, a meraviglia! Siamo nella merda fino al collo con un
Diurno affamato che cerca di ammazzarci!- sbraitò Harcourt verso la Lancaster –
E adesso che facciamo? Non possiamo iniziare con questo qua che pensa solo alla
mia emoglobina!- - Troviamogli da mangiare.- Clay fissò la mezzo demone un
po’ confuso – E dove troviamo della materia prima? Te lo scordi che mi metto lì
sotto le sue grinfie! Se vuoi mettitici tu! Almeno tu non muori!- - Il mio
sangue di mezzo demone gli darebbe ancora di più alla testa.- pensò la ragazza
ad alta voce – Però…è anche vero che poche gocce potrebbero renderlo più forte.
Molto più forte.- - Poche gocce? Credi di poterlo tenere fermo?- - Io no.-
sorrise perfidamente Lucilla – Ma tu si Clay…-
Un urlo apocalittico
riecheggiò per la tromba delle scale del primo piano quando una serie di sei
scope sfrecciò giù per i gradini a velocità folle, per ultima quella di Draco
Malfoy al cui collo era aggrappata una Grifondoro che strillava come una dannata
perché non aveva mai amato particolarmente volare. - Eddai Herm!- celiò Ron
che voleva davanti a loro – Perché non ti calmi? È divertente!- - Già, è una
figata volare per la scuola senza Gazza che spacca le palle!- rise Dalton poco
più avanti. - Voi siete matti!- strillò lei abbracciata stretta alla vita di
Draco – Dannazione rallentate!- - Per stare dietro a Elettra dobbiamo volare
così!- le disse Blaise – E’ lei che ha la mappa!- - Io me ne frego!- gridò
ancora – Harry fermalaaaa!!- - Insomma sta zitta due minuti buoni!- le impose
Malfoy scocciato – O ti tappo io la bocca!- - Oddio guarda dove vai
piuttosto!- si allarmò la Grifoncina, tenendosi sempre con più forza. - Si ma
mi stai spezzando le costole!- - Quanto manca?- chiese Bigs verso i capi
fila – Da dove scendiamo?- Harry ed Elettra praticamente guidavano le scope
con un occhio ciascuno sulla Mappa, l’altro dritto davanti a loro ma più che
altro si affidavano alle vie che si materializzavano sulla pergamena che li
aveva salvati più volte. Nel giro di mezz’ora erano riusciti a scendere i quattro
piani senza imbattersi nei Mangiamorte che pattugliavano ogni singolo centimetro
di Hogwarts. Peccato che dal piano terra in poi sarebbe stato davvero difficile
arrivare nei sotterranei senza incontrare seccatori lungo la strada. - Quando
ci sarà da combattere voglio che mi stai vicino, ok?- disse Potter di
colpo. Elettra alzò lo sguardo azzurro su di lui, i capelli biondo al
vento. - Così rischiamo di farci male entrambi.- sussurrò – Tu devi arrivare
in fondo più di me.- - Io non sono diverso dagli altri.- replicò Harry
fissandola con amore, nascosto da una grande decisione – L’ho imparato in questi
sette anni. Ci ho messo un po’…ma gli altri sono indispensabili quanto me.
Quindi stammi vicino.- La Baley annuì appena, tornando a guardare la
mappa. - Promettimelo.- le disse ancora, testardo. - Promesso.- gli
rispose, piegandosi a baciarlo sulla guancia. - Invece di baccagliare guarda
la strada Harry!- gli sbraitò Seamus. - Oh che palle!- mugugnò Potter –
Avanti, ci siamo quasi! Fra un po’ dovrebbe esserci una scala sotterranea.
Dietro a quell’angolo.- e indicò davanti a loro un angolo buio e scuro,
ricoperto da detriti. Ma una volta lì dovettero fermarsi di botto,
incolonnandosi a forza. L’apertura era bloccata. - E adesso?- chiese Neville
preoccupato. - La facciamo saltare gente?- propose Justin. - Non
saprei…potremmo attirare di più l’attenzione dei Mangiamorte facendo casino.-
disse Blaise guardandosi attorno circospetto – Le pareti farebbero riecheggiare
il baccano delle esplosioni. Si è formato un eco pazzesco!- - E che facciamo
allora?- rognò Dalton mollando la scopa e scalando i detriti per cercare
spiragli – Qua buchi io non ne vedo e ci metteremmo dei giorni spostando tutto a
mano. C’è solo questo buco del cazzo.- e additò uno spiraglio minuscolo fra una
roccia enorme e un’altra – Ma non ci riusciamo a spostarla…è troppo pesante.
Forse dall’altra parte…ma così è inutile.- - Bhè, come facciamo allora?- si
lagnò Seamus – Herm sai rimpicciolirci per caso?- - In teoria
si. In pratica non ho mai provato
su un essere umano.- rispose la Grifoncina. - Allora farai pratica su qualcos’altro tesoro!- frecciò
Draco che già stava perdendo la pazienza – Avanti, ho capito
l'antifona. Fuori dai piedi!- e scostò Harry e Ron, arrampicandosi sui detriti a sua
volta. - Si può sapere che vuoi fare Malfoy?- gli chiese Justin. -
Salvarvi il culo.- sibilò e un attimo dopo fece venire un colpo a tutti quelli
che non sapevano, assumendo la sua bella forma serpentina. Strisciò nel buco
velocemente, col suo bel corpo bianco tutto squamato. Lungo com’era gli ci
volle un po’ ma alla fine ce la fece. - Hai strisciato bene?- ironizzò Harry
quando lo sentì imprecare come un pazzo perché non riusciva a smuovere quelle
rocce della malora – Attento alle manine, mi raccomando!- - Eh si, la tua ex
ne sarebbe in ogni modo dispiaciuta!- ringhiò Draco dall’altra parte. - Mi
spiegate perché mi dovete sempre tirare in mezzo voi due imbecilli?- sbraitò
Hermione arrabbiata. - E qualcuno mi spiega come cazzo fa Malfoy a
trasformarsi così?- alitò Seamus sconvolto. - Non solo lui. Anche io.-
disse Harry pacato – Herm poi prima ancora!- - Siete Animagi?- chiese Dalton
eccitato e poco sorpreso – Interessante...- - Cosa diventi Harry?- celiò Neville
curioso. - Un’aquila. Hermione un corvo.- - Ma perché non ce l’avete mai
detto?- s’irrito Finnigan – Lo sa Malfoy e non l’hai detto a noi?- - Malfoy
lo sa per puro caso.- replicò Harry – Anche io so di lui per caso. Quando si è
trasformato ero l’unico che potesse capire che era lui. C’era un serpente che
strisciava per il castello e che mi ha dato dello stronzo non appena mi ha
visto. Chi poteva essere scusa?- - La finite di far salotto!?- borbottò il
biondo borioso – Avanti, datemi una mano! Spingete!- - Ok, ok…- sbuffarono
tutti gli altri e finalmente dopo un sacco di fatica riuscirono a spostare un
grosso masso quel che bastava per passare dentro a quell’apertura un po’ più larga.
Le uniche a non avere problemi furono Hermione ed Elettra, gli altri dovettero
fare un po’ i contorsionisti ma alla fine si ritrovarono dall’altra parte…messa
ancora più schifosa di prima visto che lì proprio non si vedeva nulla. -
Lumos.- sussurrò Elettra, tornando a guardare la Mappa – Dunque…dovremmo quasi
esserci ragazzi.- - Cosa sono quelle orme così grosse che vengono verso di
noi?- chiese Neville a un certo punto, additando delle zampe molto più grosse
delle loro impronte arrivare nella loro direzione – E’ normale?- - Non so…che
c’è scritto?- chiese Ron. - Gospal.- lesse Elettra – Che cos’è?- - Gospal?
Mai sentito.- disse Blaise – Harry?- - E che ne so. Malferret?- - Perché
lo chiedi a me Sfregiato?- rognò il biondo già troppo provato –
Mezzosangue?- Ma Hermione non rispose. Di colpo un boato in lontananza
l’aveva attirata. Una vibrazione…dei passi pesanti. - Cos’è stato?- chiese
Ron con un brutto presentimento. - Niente di carino e amichevole presumo.-
frecciò Harry sguainando la bacchetta. - Che si fa?- mormorò Neville –
Proviamo a stenderlo?- - Vediamo…prima quanto è grosso, ok?- propose
Potter. - Hn, buona idea.- rispose Draco velenoso – Vediamo quanto è
grosso.- Ottennero subito una risposta. Un coso altro quattro metri che
andava in giro gobbo. Un gigante piccolino. Allora decisero che era meglio
rimontare in scopa…e trovare una via alternativa, anche se dovettero scappare
con quel colosso alle spalle che lanciava loro dietro una numerosa serie di
clave che più di una volta rischiarono di mozzare loro teste e arti fondamentali
che sfortunatamente non sarebbero più ricresciuti.
Intanto Tristan
batteva lo stivale a terra, incazzato nero. - Io mi rifiuto di credere che
questo fottuto portone non si apra, cazzo!- sbraitò per l’ennesima volta davanti
alla sala d’ingresso di Hogwarts con quel dannato portone maledetto che non
s’apriva neanche sotto il fuoco magico. - Senza offesa ma è stato progettato
e rimesso a punto da tutti i presidi di questa scuola.- gli disse Sphin pacato,
seduto sui resti di una statua – Non credi che se il primo beota qualunque
avesse potuto aprirlo, forse ora saremmo tutti secchi?- - Io non sono il primo
che passa ok?- si sdegnò Mckay – Non c’è mai stato lucchetto, serratura o porta
che mi abbiano mai fermato e tu lo sai bene! Ora non saremmo qua se non fosse
stato per me! Te lo ricordi otto mesi fa che è successo? Saremmo morti nella
Stanza Tritaossa di quel demone se non avessi rotto il Sigillo!- -
Oh, aspetta che ti ringrazio! Dalle mani di un demone impuro in una scuola che
sta per sprofondare in un cratere. Dammi tempo per trovare le parole adatte…ah
si, vai a quel paese Tristan.- Eastpur sorrise angelico – Ti va bene
così?- Il biondo fece un gesto seccatissimo, tornando a guardare il loro
maledetto problema. Il portone dannato. Erano lì da più di tre quarti d’ora e
ancora non erano riusciti a farci che pochi graffi. Il nervosismo del biondo
poi era visibilissimo e Sphin sapeva molto bene perché: era preoccupato per suo
fratello, per le grida che continuava a sentire per tutta la scuola, per i
tremori, per i boati, per i passi pesanti che udiva sulle loro
teste. Sentivano magie scagliate ovunque, deboli e sinistri rumori…suo padre
era disperso con Silente e Jess in quel momento stava disperso fra le grinfie di
Lumia, per non parlare di Lucilla che fra poco avrebbe provato quell’incantesimo
suicida. Le persone che più amava al mondo gli stavano lontano e lui invece
era inchiodato a quel maledetto portone! - L’hai tolta la barriera
protettiva?- gli chiese Eastpur andandogli a fianco. - Si, è la prima cosa
che ho fatto.- sussurrò Tristan esausto, passandosi una mano nella frangia – Che
facciamo adesso?- Sphin di rimando tacque, corrucciando però la fronte. Aveva
sentito dei bisbigli…che non provenivano dall’interno. - Lì fuori c’è
qualcuno davvero…- constatò, attaccandosi con l’orecchio al portone, poi ghignò,
felicissimo – Si, si è vero!- Anche Tristan vi appoggiò la zucca e finalmente
sorrise, alzando gli occhi al cielo in ringraziamento. - Ehi!!!- una voce
femminile che i due conoscevano bene si levò oltre il portone – C’è
qualcuno?- - Ciao Ninfadora!- gridò Tristan di rimando, gioioso – Come
stai?- - Tristan Mckay ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!-
sbraitò Tonks rabbiosa. Un’altra voce si mise in mezzo, era Hagrid – Ehi
ragazzi, siete stati voi a levare la barriera?- - Già!- disse Sphin – Solo che da
soli non riusciamo ad aprire il portone! In quanti siete?- - In
dieci.- replicò una voce che i due riconobbero come quella di Kingsley Shacklebolt,
un loro vecchio amico – Ehi Mc! Adesso spostatevi da lì. Abbiamo trovato un
modo per aprire i battenti. Meno male che avete tolto la barriera magica o non
ci saremmo riusciti! Adesso trovatevi un posto lontano e riparato.- - Un
attimo!- era Mundungus con la sua voce un po’ strascicata – Ehi ragazzi, dove
sono il vampiro e Jess?- - C’è anche Harcourt!- sbuffò Tristan. -
Clayton?- urlò Tonks – Bene, potrebbe servirci!- - Vogliamo darci una mossa e
finirla di far casino?- ululò la voce di Malocchio Moody che stava picchiando a
terra col bastone – Muoviamoci marmocchi, Silente ha bisogno di aiuto!- -
Ok.- Tristan si fece indietro – Aspettate dieci secondi, poi fate quello che
dovete!- e detto quello scapparono oltre l’entrata, passarono l’ufficio di Gazza
che era rimasto dov’era e infine si nascosero, acquattati, dietro una spessa
parete che non aveva subito danni, a venti metri di distanza dal
portone. Attesero in silenzio per un lungo attimo…e poi…tutti, anche nella
Camera, sentirono l’enorme esplosione. Lucius Malfoy alzò lo sguardo dalla
sfera magica che gli mostrava tutta Hogwarts, imprecando. - Diavolo…- Una
risatina tranquilla invece gli ferì l’orecchio. Jane Hargrave stava seduta su
una poltrona, imprigionata per le mani sui braccioli da catene magiche. Gli
occhi dorati bendati da una fascia di sera rossa. - Tu lo sapevi?- le chiese
Lucius a bassa voce. - Voi mi avete fatto vedere.- rispose Jane con lo stesso
tono debole e fioco – Che vuoi fare? Torturarmi per farmi parlare?- Malfoy
non rispose. Scosse il capo e tornò a sedersi a tavola, accanto a Jane, tornando
a fissare lo sguardo nella sfera. - Sai già come andrà a finire?- sussurrò il
mago. Ma la donna stavolta non disse nulla. Chinò il capo, sospirando
pesantemente. - Perché sei arrivato a tanto?- Lucius si portò un calice
di vino alle labbra, lo sguardo perso. - Tuo padre non meritava tanto.-
continuò Jane accorata – Non ti ha mai amato ma tu hai avuto la possibilità di
amare tuo figlio. Perché vuoi ucciderlo? Quel vecchio freddo e crudele conta
ancora così tanto per te?- - Tu non capisci, Jane.- - Non dirmi che non
capisco!- sibilò lei, amareggiata – Ti conosco da quando avevi 19 anni, me lo
ricordo com’eri quando ti ho conosciuto! Dio, per pochi mesi io, te e Narcissa
siamo stati sempre insieme. Avevi gli stessi occhi di Draco allora! Eri felice
quando è nato! Perché…perché adesso vuoi ucciderlo? Come puoi fargli una cosa
simile?- L’uomo posò il calice, sorridendo in modo strano – Mio padre…non
centra. Ma mi ha venduto a una causa Jane.- - Cosa vuol dire?- - Vuol dire
che sono uno schiavo.- disse, volgendosi a guardarla – E che io non posso
staccarmi da questa promessa al Signore Oscuro. Con me ho portato Narcissa e poi
anche Draco. Quando mi è stato chiesto cosa desideravo fare del futuro di mio
figlio non ho avuto dubbi.- - Puoi farlo fuggire!- - No, non
posso.- - Perché no?- - Perché lo troverebbero e lo ucciderebbero.- - E
tu che vuoi fare invece?- gridò a quel punto Jane, angosciata – Lo stai
consumando lentamente Lucius!- - Perdonami.- le disse, alzandosi in piedi,
con tono commiseratorio – Ma fra veder morire mio figlio per mano d’altri,
preferisco farlo camminare fra i morti, ancora accanto a me.- Jane deglutì,
una lacrima uscì dalla benda di seta. - Lucius…- - Riposati ora,- le
ordinò con voce addolcita – avrai bisogno di energie.- Quando la scossa per
la tremenda esplosione si placò, al piano terra rimase solo una terribile nube
densa e pesante, colma di strani luccichii che caddero al suolo, rendendo tutto
lucente. Tristan e Sphin uscirono dal loro nascondiglio, tornando guardinghi
verso il portone ma una volta lì davanti sgranarono gli occhi, totalmente
sconvolti. Solo Lucilla avrebbe potuto fare un disastro simile! Il portone
nero pieno di lucchetti era stato squarciato, aperto in due e liquefatto. Dalla
nebbia delle polveri apparve prima la grande figura di Hagrid, un’ascia in
spalla, sorridente. - Salve ragazzi.- disse. - Cavolo, non siamo mai stati
così felici di vederti!- celiò Sphin. Poi alle sue spalle cominciò ad arrivare
un po’ di gente, tutti quanti ben noti Auror che si conoscevano da tempi
immemori. Kingsley col suo portamento orgoglioso ed elegante, Moody col suo
occhio che girava impazzito ovunque, Elphias Doge con la sua perenne tosse,
Dedalus Lux che continuava a girare con la sua orrenda bombetta viola, la strega
Hestia Jones, Mundungus e Tonks, l’ultima ad entrare inciampando un po’ ovunque,
con una piccola sfera in mano, simile a una Ricordella. Dopo di lei Lupin.
Infine un uomo coperto da un mantello e un cappuccio. - Sarà meglio che
qualcuno le prenda quella roba.- bofonchiò Kingsley, rivolto alla sfera di Tonks
– O moriremo tutti!- - Oh, non è vero!- si lagnò la ragazza, stavolta con
lunghi capelli fucsia intenso tutti rasta – La tengo benissimo!- - Si, come
no. Da qua!- Tristan gliela prese delicatamente di mano, guardando la cosa
attentamente. Dentro ci vorticava dell’energia violacea frammentata da alcuni
scariche bianche – Avete usato questa per rompere il portone?- - Già.-
sorrise Tonks allegra. - Cazzo ma cos’è?- Sphin guardò ancora il disastro –
Dinamite dei babbani?- - Di meglio.- sorrise Lupin allacciandosi una polsiera
con fare furbo – Me l’ha data Lucilla l’altra notte. S’è fatta vedere a Grimmauld
Place e ci ha dato alcune di queste sfere, nel caso avessimo bisogno di andarci
pesanti.- - Vogliamo lasciar perdere i convenevoli?- sibilò di colpo l’uomo
sotto il mantello. - Già. Ha ragione Paddy.- Lupin guardò l’entrata della
scuola, poi sospirò – Bene, allora come vogliamo procedere?- - Guidi tu
Alastor?- chiese Kingsley. - Tranquilli, vedo tutto.- rognò Moody che col suo
occhio rotante poteva separare la realtà da ciò che mostrava la maledizione –
Comunque è meglio che usiate anche il naso. Black datti una mossa.- - Black?-
Tristan fissò l’uomo sotto il mantello, sconvolto – Che storia è?- - Lucilla
non te l’ha detto?- fece Tonks. - Cosa non mi ha detto?- rispose Mckay,
conscio che in futuro avrebbe ripetuto quella frase mille volte ancora. -
Lasciamo perdere per il momento, eh?- ghignò Mundungus – La tua ragazza ci ha
detto cosa dobbiamo fare. Adesso cerchiamo Potter, dobbiamo salvare lui e il
serpentello.- - Ok, perfetto. Paddy da che parte?- cinguettò Tonks. Da
sotto il mantello apparve un grosso cane nero che puntò il naso in aria,
fiutando ogni più piccolo odore. Poi emise un guaito. - Bene, a destra.-
fece Hagrid – Forza, andiamo a prendere Harry e a disinfestare la scuola!- -
Non dovevi neanche dirlo!- ridacchiò Sphin seguendolo e in fila gli Auror si
diressero agguerriti e armati all’interno di Hogwarts, decisi più che mai a
mettere fine a quella guerra.
- Aiuto, aiuto, aiuto!!!- -
Merda qualcuno faccia qualcosa!!! Hermione!!- Harry aveva avuto un bel dire
con "scappiamo se è grosso!" Col cazzo, adesso quel
maledetto gigante li stava inseguendo a una velocità folle, armato con martello, clava e
ascia che lanciava a tutto andare e gli tornavano indietro come boomerang. Li
aveva inseguiti così a lungo e senza sosta che avevano imboccato di nuovo le
scale del primo piano per salvarsi, allontanandosi ancora dai
sotterranei. Per non parlare dei rischi che correvano con quel gigante
appresso. Sembrava che non si stancasse mai e quell’ascia dannata aveva più
volte tentato di decapitarli. Non riuscivano ad eliminarlo in volo e non
riuscivano neanche a trovare un posto per fermarsi, dove avrebbero potuto
accerchiarlo e finalmente stenderlo. L’unica che aveva le mani libere era
Hermione ma vista la guida folle di Malfoy non poteva fare poi molto, se non
stringersi al collo del biondo e strillare come una forsennata. Per la terza
volta riscesero al piano terra, fecero levitare delle rocce e gliele lanciarono
sulla testa ma il gigante era inarrestabile. Sbraitando nella sua lingua, il
gigante le fece tutte e pezzi, polverizzandole, col martello. - Adesso però
mi sto rompendo!- ringhiò Dalton puntando indietro la sua bacchetta –
Impedimenta!- Non si sa come ma il Corvonero riuscì a concentrarsi a
sufficienza, anche volando, per buttare a terra il nemico. Fu un grosso sforzo
ma una volta che il colosso fu a gambe all’aria, un po’ difficoltato nel
rimettersi in piedi, i ragazzi si fermarono. Si guardarono negli occhi, poi
finalmente scesero a terra. Si disposero a cerchio attorno al gigante, poi
tutti insieme usarono l’unico incantesimo abbastanza forte per bloccarlo
dov’era. Dal suolo spuntarono decine e decine di radici che imprigionarono
caviglione e polsi mastodontici del loro inquieto amico. Ci volle parecchio ma
alla fine quello si arrese, troppo indebolito. I maghi invece tirarono un
sospiro. - Bel lavoro di squadra!- rise Blaise. - Complimenti Edward.-
disse invece Justin – Sei stato bravo ad atterrarlo.- - Si e anche a farmi
venire un calo di pressione.- sbuffò il Dalton – Sarà meglio che conduci tu ora,
Bigs.- Si rimisero a cavallo della scopa e finalmente, evitando sentinelle e
Mangiamorte che pattugliavano la Sala Grande dove stavano tutti gli altri
studenti, raggiunsero la scalinata tetra e buia che conduceva ai
sotterranei. Lì si fermarono, guardando tutti la Mappa del Malandrino. -
Ragazzi…miseria , comincia a dare i numeri anche la mappa!- alitò Elettra
preoccupata – Guardate! Mostra ancora la gente che passa per i corridoi ma non
riesce a distinguere i nomi. Ci sono dodici tizi in branco che stanno venendo
verso di noi!- - Meglio non rischiare.- sibilò Harry e indicò il bagno delle
ragazze che si era allagato completamente. La scossa aveva provocato un
avvallamento e se fossero scesi di pochi passi si sarebbero ritrovati immersi
fino alle ginocchia. - Meglio in acqua che contro eventuali Mangiamorte.-
disse Ron guardando gli angoli del corridoio – Forza, muoviamoci!- e di volata
s’immersero tutti fino nell’acqua che scorreva dalle tubature lesionate in più
punti. Si chiusero la porta del bagno alle spalle, sentendo dei passi
avvicinarsi. Guardarono dalla mappa…ma tutto cominciò a vibrare anche sulla
pergamena. Sembrava che qualcosa la stesse disturbando. - Lucilla…- sussurrò
Hermione, vedendo le facce sconvolte degli amici. - L’Incanto Surgis starà
sballando qualsiasi forza magica presente nel castello.- bisbigliò Blaise. -
Stiamo nascosti allora.- propose Ron, acquattato fra Harry e Justin – Li
lasciamo passare e scendiamo nella Camera.- - Per me è meglio andare ai
dormitori.- replicò Draco serio, tenendosi stretta Hermione – Lì potrebbe
esserci ancora qualcosa che può darci l’idea di questo punto centrale della
maledizione.- - Forse ha ragione Malferret.- disse Harry piegando la mappa –
Dobbiamo cercare il punto da cui è partito tutto. Se vogliamo dare una mano a
Lucilla è meglio non eliminare nessuna possibilità.- - Ecco l’ultima della
serie delle buone idee di Harry Potter…- bofonchiò Ron mentre scendevano lenti
lungo la scalinata buia di Serpeverde – Chi c’era dentro l’ultima volta che
avete visto, prima che la mappa desse i numeri?- - Bhè…c’era i vostri
compagni di Serpeverde.- disse Elettra – Non c’erano genitori.- - Allora ci
sarà da sistemare i ragazzi.- disse Blaise, fissando Draco – Te la senti?- -
Non ti preoccupare per me.- sentenziò il biondo – Entro per primo. Blocco
Theodor e poi lo facciamo parlare.- - Come?- chiese Seamus. E allora Draco
sollevò la maglia del quidditch. Alla cinta aveva una serie di provette colme di
liquidi diversi. - Roba da matti.- rise Harry, scuotendo il capo –
Veritaserum?- - Ci puoi scommettere!- disse Malfoy, poi per primo si mise
alla porta – Adesso entro. Tiro fuori Nott, gli rifilate una botta in testa e
poi lo facciamo parlare. Ok?- - Sai che ci sarebbe stato utile già anni fa?-
sussurrò Hermione quando Draco sparì all’interno del dormitorio. Potter
sogghignò, incrociando le braccia – Figurati, ci saremmo spaccati la faccia.
Adesso però rischiamo il collo tutti insieme. È il suo istinto di sopravvivenza
che gl’impedisce d’incollarmi al muro.- - Io l’ho sempre trovato molto
gentile invece.- disse Elettra pacatamente, facendosi squadrare da tutti quanti
– Con me è sempre cortese ed educato. Bisogna solo saperlo prendere.- e sorrise
con aria furbetta – Non è che sei tu Harry a non volerlo rivalutare?- -
Quando passerà all’altra sponda forse lo rivaluterò.- - Certo che
siete proprio strani voi…- rise Bigs – Ma tutte le volte che rischiate la
pelle fate così?- - Si, avessi le carte dietro mi farei anche una mano a
poker.- frecciò Ron – Ma quanto ci va ancora?- Non molto in effetti. Lo
sentirono tornare con Nott che rideva sguaiatamente, così Seamus si mise al
fianco destro della porta, Blaise al sinistro. Prima uscì Draco, per impedire a
Theodor la visuale, poi la loro preda che non si accorse neanche di venire
circondato. Finnigan lo afferrò per il collo della camicia mentre Blaise
richiudeva la porta magicamente, aiutato da Ron e Justin. Nel frattempo Nott
venne sbattuto al muro apposto, colpito da un pugno alla mascella partito da
Potter, infine Draco gli aprì la bocca a forza in cui Dalton fece scivolare il
liquido azzurrognolo del Veritaserum. Tempo due secondi e Theodor divenne un
agnellino. Lo sedettero a terra, mezzo imbambolato. - A me sembra un po’
troppo confuso…- disse Neville stranito. - Ci ho aggiunto della valeriana.-
rognò Draco inginocchiandosi – Forza, Theodor dimmi che succede.- - Siamo qui
per ordine di Bellatrix.- - Perché?- chiese Harry con voce roca, come gli
succedeva ogni qual volta si menzionava quella donna. - Ci hanno detto di
stare lontani dalla Camera. Dovevamo attirare i professori con una
trappola.- - Perché avresti dovuto attrarli qui?- chiese Hermione. -
Dovevano credere che il centro di energia del Pentacolo Nero fosse nel
dormitorio.- rispose Nott imbambolato – Bellatrix è uscita prima degli altri,
deve prendere vivo Draco Malfoy.- - Ah si?- ringhiò Blaise furibondo – E gli
altri?- - Venti Mangiamorte sono alla ricerca del preside e degli Auror. Gli
altri devono uccidere Harry Potter.- - Dov’è il signor Malfoy?- lo interrogò
ancora Zabini. - Nella Camera.- - E’ lì il centro del Pentacolo?- -
Si.- Theodor mosse appena la testa – E sotto la statua di Salazar
Serpeverde.- - Chi altro c’è con lui? Ci sono delle trappole?- - La Stanza
è disseminata di trappole, anche nel condotto per scendere fino a lei. Demoni
impuri fanno da guardia alla Porta delle Serpi. Ce ne sono tre.- - Di che
livello sono?- s’informò Hermione già abbastanza allarmata. - Impuro, quarto
grado.- rispose Nott come un automa – Teletrasporto e sfere di energia. Sono
ciechi.- - Ciechi?- - Sentono il calore dei corpi. Reagiscono a
quelli.- - Altro?- sospirò Harry passandosi le mani fra i capelli. - La
Veggente.- rispose Nott e stavolta tutti si zittirono. Hermione sgranò gli
occhi, sperando che non stessero parlando di sua madre. Ma invano. Chiese
conferma e il Serpeverde le disse, con tono incolore, il nome di sua madre. -
Oddio…- sussurrò angosciata. Elettra l’abbracciò forte mentre i ragazzi
imprecavano come dannati. Stesero Nott con una botta in testa, poi tornarono di
volata nel bagno. Lì cercarono di calmarsi. - Ok, ragioniamo…- Harry cominciò
a fare su e giù davanti ai lavandini – Anche volendo Jane ha appena recuperato i
suoi poteri, quindi è impossibile che veda subito con precisione ogni cosa
esatta di quanto accade o potrebbe accadere.- - E tu che ne sai?- chiese
Draco furente. - Ce l’ha detto la Cooman una volta.- - Fantastico, diamo
anche retta a quella adesso!- sibilò Malfoy esasperato. Si accese una sigaretta,
cominciando a farsi i suoi conti. Se suo padre aveva davvero trovato il modo di
far parlare Jane, cosa di cui dubitava, erano davvero nei guai perché qualunque
cosa avessero mai potuto inventarsi sarebbe valsa a nulla ma…Jane…no… - Lei
non dirà nulla.- Hermione gli lesse nel pensiero. Si era ricomposta, pareva
più determinata. - Mia madre non ci metterebbe mai in pericoloso. E
ricordiamoci che i poteri appena recuperati sono molto instabili. Se cercassero
di farle del male si difenderebbe in qualche modo e la sua magia esploderebbe in
situazioni incontrollabili. Non rischierebbero tanto, secondo me.- - In
effetti fila liscio.- disse Seamus – Comunque che facciamo?- - Scusate se
interrompo…- Elettra alzò la Mappa sotto lo sguardo di tutto – Quel gruppo di
prima ha fatto il giro del piano. Stanno tornando qui. Puntano sul bagno.- -
Allora…- Harry sospirò – E’ ora di andare.- - Si torna nella Camera.- mugugnò
Ron – Ci siete tutti ragazzi? Siete ancora in tempo per cambiare idea.- -
Ormai.- rise Dalton – Non siamo già qui?- Ridacchiarono tutti, passando una
mano sulla spalla di Potter che rinfrancato almeno in parte, tornò con la mente
agli ultimi due anni passati. Il quinto anno lo aveva distrutto. Al sesto era
stato lui a distruggere Voldemort. Era ora di finirla una volta per tutte. Lo
doveva…a Sirius. Doveva vendicarlo. Lo doveva anche a Lucilla. - Allora
Sfregiato?- quando si mise la suo fianco, Draco lo guardò con gli occhi argentei
infuocati – Ci sei?- - Faccio io?- rispose Harry. - A te l’onore.-
Sogghignò appena. Dio, com’era cambiato anche Malfoy. Forse le cose
sarebbero state diverse fra loro se avessero saputo ascoltarsi. In fondo del
giudizio di Elettra si fidava. Il lavandino di scompose in quattro, come già
aveva fatto in passato e anche il pavimento si spaccò ai suoi ordini in
serpentese. In questo modo l’acqua delle tubature lese cominciò a scivolarci
dentro, producendo cascatelle silenziose. - E’ meglio non scenderci con le
scope.- li avvisò Harry – C’è poco posto per virare. Tenetele in mano, ci
serviranno.- - E che facciamo?- gli chiese Seamus – Ci buttiamo giù
così?- - Non è tanto profonda.- - Meglio non rischiare, non si sa mai che
sia cambiato anche l’assetto della Camera.- sussurrò Hermione – Fate come me.- e
alzandosi la bacchetta sulla testa disse – Levitas!- Si sollevò in aria,
galleggiando dolcemente poi si mise all’interno del condotto e cominciò a
scendere agevolmente. Anche Dalton conosceva quella magia e fu il secondo a
seguirla. Per gli altri fu più un panico. A metà condotto Justin e Neville
cozzarono con le teste, spaccandosele di brutto, Ron era un impedito in
incantesimi tanto che Elettra li superò di gran lunga, anche se era solo al
quarto anno. Atterrati nell’alcova, non trovarono nessuno. - E’ strano che
non ci siano guardie qui.- mormorò Neville a bassa voce, con la bacchetta ben
alta. - Qua la Mappa mostra qualcosa?- chiese Seamus. - No.- Harry imprecò
fra sé, vedendo la sua preziosa Mappa del Malandrino vibrare così tanto che
presto perse il suo tocco magico. Le linee nere sbiadirono, zigzagando. Forse
Lucilla stava per iniziare con l’Incanto Surgis. - Dobbiamo andare alla cieca
vero?- Blaise glielo lesse in faccia. - Già. Ma ci siamo già stati…se abbiamo
fortuna non ci saranno grandi cambiamenti.- Il buio era pestilenziale, l’aria
umida e immobile, le ombre fuggivano e correvano sulle pareti di pietra,
precedenti alla porta delle Serpi. Andarono avanti a tentoni, limitando l’uso
della magia, con le orecchie ritte, gli occhi vigili. Si bloccarono quando
alle spalle di Justin, che faceva di fanalino di coda, arrivò un rumore. I
maghetti si strinsero fra loro, imprecando, poi Harry spinse tutti dentro una
frattura nella roccia. Lì attesero di vedere chi li stesse seguendo ma quando
sentirono profondi ringhi minacciosi decisero che era meglio non fermarsi.
S’infilarono lungo l’anfratto roccioso, passandoci in mezzo veramente a fatica.
Inoltre le pareti erano ricoperte di qualcosa di viscido, mentre l’acqua delle
tubature della scuola continuava a sgocciolare sulle loro teste. Zuppi e
appiccicaticci, si ritrovarono in un piccolo nascondiglio impenetrabile. L’unico
modo per uscirne era un’apertura in alto, per arrivarci bisognava scalare alcuni
gradini di pietra. - Dio…ma cos’è?- si schifò Elettra toccandosi quella cosa
biancastra sulle mani. - Bava di basilisco?- ipotizzò Ron disgustato. - Se
lo fosse saremmo già morti.- sentenziò Hermione seria – E’ velenosa,
sciocco.- - E allora cos’è?- Neville alzò il palmo, annusando quel
viscidume. - Ha il profumo della Clizia Rossa.- - Ma la Clizia è un
fiore.- disse Blaise – Quella rossa poi è una specie di narcotico. Serve ad
annebbiare la mente…- finito di dirlo si guardarono tutti in faccia, un po’
preoccupati – E adesso?- - Ho detto che profuma di Clizia Rossa, non che sia
un estratto di Clizia.- disse Neville tranquillo – Molte pozioni hanno odori
diversi dai loro ingredienti. E poi la pozione fatta con la Clizia colpisce
subito. Noi ne siamo ricoperti e stiamo ancora in piedi.- - Sentite, chissene
frega!- sbottò Seamus – Qualunque cosa sia profuma ed è appiccicosa! Potrebbe
essere crema pasticcera no?- - Si, anche un’altra cosa…- frecciò Draco
sarcastico. I ragazzi se ne uscirono con una smorfia disgustata, poi
cominciarono ad asciugarsi velocemente e a pensare a cosa fare. Intanto Dalton
fece comparire qualcosa da mangiare per tutti, vista la fame che
avevano. Malfoy invece stava fissando l’uscita del loro nascondiglio, fumando
lentamente. - Non ti piace vero?- sussurrò Hermione, apparendogli a
fianco. - Per niente.- rispose, guardandola – E’ troppo facile. Ho
l’impressione che ci sia dietro qualcosa.- Lei tacque, sospirando appena. Gli
prese lentamente la mano e nonostante la sua espressione, Draco non si
scostò. - Per favore…non fare cavolate una volta là sotto.- lo
supplicò. Lui serrò la mascella e anche gli occhi, con rabbia e
impotenza. - Sono così stanco.- - Tutti quanti.- gli disse, carezzandogli
la spalla – Ma non voglio che tu faccia qualche stupidaggine proprio ora.- -
Senti…- si voltò per starle davanti, al limite dell’umana pazienza – Non posso
prometterti nulla. Tu sai fin troppo bene come va in queste situazioni. È morta
già tanta gente per colpa di mio padre e se ti metti in mezzo quando sarà
ora…potresti morire anche tu.- - In poche parole mi stai dicendo di non
mettermi sulla linea che separa i denti del serpente dell’oblio da te.
Esatto?- - Esatto.- rispose Draco, duramente – Quando sarà ora…fatti da
parte.- Hermione non disse nulla. Si limitò a fissarlo, poi tornò da Harry
anche se Malfoy aveva capito perfettamente. In silenzio l’aveva appena mandato a
quel paese. Imprecò fra sé, dannandosi al solo pensiero che le potesse venire
torto un capello. Avrebbe ucciso sul serio chiunque avesse tentato di farle del
mare. Suo padre compreso. Ormai erano arrivati davvero alla fine. O lui o
Lucius. Non c’era possibilità di scampo. - Ma guarda…ciambelle! Grande
Edward, ho una fame terribile!- Sentendo quella frase s’incazzò ancora di più. Si voltò e
vide quei dementi che s’ingozzavano con le ciambelle di Dalton. Ok, la fame faceva
dare i numeri ma quelli sparavano stronzate ignobili! Sembrava che stessero solo
andando a fare una scampagnata! Proprio aveva voglia di strozzarli e vederli
agonizzare… - Tramezzino?- gli disse Blaise quando tornò da loro. - Ma come
fai a mangiare?- ringhiò seccato. - Non ho fatto colazione.- rispose
tranquillo il suo migliore amico – E poi a stomaco pieno si pensa meglio.- -
Devi accumulare energie!- cinguettò anche Justin con la bocca piena – Dobbiamo
combattere no?- - E credete che delle ciambelle vi salveranno il culo?-
sibilò iracondo. I ragazzi si zittirono. Si guardarono, sbattendo gli
occhioni…e poi… - Sicuramente morirei felice!- ridacchiò Weasley facendogli
saltare i nervi. - Già, se non altro questa volta abbiamo fatto l’ultimo
pasto.- frecciò Harry finendosi il panino. - Io non so come fate a fare gli
idioti in questo modo!- Draco era fuori di sé. - Abitudine.- rispose Potter
osservandolo di striscio – Se non ti calmi ti uccideranno.- - E’ questa la
tua ricetta Potty? Calma?- - Diciamo di si.- Harry bevve un sorso d’acqua,
poi tornò a osservarlo – Le prime volte ero un fascio di nervi, costringevo
Hermione che ragiona sempre anche nel momento peggiore a starmi dietro e a
preoccuparsi per me. Poi ho capito che incavolandomi non risolvevo niente.- -
I tuoi consigli forse andranno bene per te.- Draco si rimise il cappuccio,
sedendosi su una roccia. - Probabile. Non hai cervello sotto quella parrucca
platinata.- - Fottiti.- - Possibile che dobbiate mandarmi per traverso
anche le ciambelle di Edward?- si lagnò Hermione. - E da quando tutta sta
confidenza con Dalton?- s’incazzò Malfoy ancora di più. - Ossignore!- sbuffò
la Grifoncina – Blaise ce l’hai ancora la pallina antistress?- - Ma lui me la
rompe…- - Andatevene tutti affanculo, mi avete rotto!- sbraitò Draco e si
mise a gufare come un dannato sulla sua roccia, fumando a tutto andare e con un
brutto presentimento nella testa. Ma San Potter per una volta aveva
ragione. Doveva calmarsi i nervi. Per se stesso e per chi amava. Doveva
farlo. Ci doveva riuscire. Era troppo importante. - Ma guarda…vado in cerca
del mio amato nipote e trovo anche Harry Potter…- Draco ghiacciò. Nelle vene prese a
scorrergli odio e veleno. Esattamente come a Harry. Alzarono le teste
sguainando le bacchette tutti insieme e nell’apertura da cui scorreva l’acqua
delle tubature della scuola, galleggiava Bellatrix Lestrange. E ora erano alla sua
mercé.
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Capitolo 42 *** Capitolo 42° ***
Se c’era una cosa che Bellatrix Lestrange anon era in grado di
fare …era valutare l’avversario attentamente. Nata nella famiglia dei Black,
aveva ereditato la spocchiosa capacità di sentirsi sempre la prima al mondo fin
da bambina. Straviziata, vezzeggiata per la sua bellezza, ricca e caparbia, in
vita sua non aveva mai dovuto conquistarsi nulla. Neanche la totale fiducia del
Signore Oscure. Lord Voldemort aveva sempre avuto, a suo vantaggio,
l’abilità di capire gli animi neri e malvagi. I folli. E se da ragazza era
stata solo prepotente e arrogante, crescendo era divenuta folle. In un modo
che nemmeno le sue sorelle erano riuscite ad assimilare. Il matrimonio con
Lestrange l’aveva resa più esaltata che mai. Da quel momento, insieme a sua
madre, aveva iniziato a premere sulle sue sorelle minori affinché contraessero
matrimoni altolocati. Se con Narcissa ci era riuscita, per il semplice fatto
che sua sorella amava Lucius Malfoy oltre ogni dire, con Andromeda aveva fatto
un buco nell’acqua. L’aveva così misconosciuta e con tutti gli altri cacciata di
casa. Il suo spadroneggiare fra i Black, nella casa di famiglia nella capitale, era
cominciato presto. Specialmente da quando Sirius, suo cugino, se n’era andato.
Aveva preso in mano le redini di tutte le loro proprietà, senza riuscire a
toccare, sfortunatamente per lei, le proprietà di Andromeda che appena
maggiorenne era scappata senza più tornare. Umiliata per quell’onta sulla
famiglia dei Black, aveva dovuto sposarsi immediatamente con Rodolphus Lestrange
e pensava che questo avrebbe assicurato la pace fino al prossimo matrimonio di
Narcissa ma sua sorella, finito il settimo anno a Hogwarts, era fuggita a sua
volta. Era stato qualcosa d'incredibile, d'impensabile. Narcissa Black per un anno era vissuta lontana dall’ala dei Black,
perfino lontana da quella del futuro fidanzato. Una notte d’inverno a Londra,
sperduta e diffidente con tutti, era stata quasi messa sotto da una macchina
quando a salvarla era intervenuta una babbana. Jane. E un anno era passato
veloce come il vento. Per un anno avevano vissuto insieme, poi Narcissa aveva
deciso di tornare. E quell’anno a Londra fra i non maghi, Bellatrix non
gliel’aveva mai perdonato ma dopo il matrimonio Narcissa non si era più curata
di lei. L’aveva come cancellata. Trasparente. Le sue frecciate, le volte in cui
tentava di ferirla e umiliarla erano svanite come fumo. Narcissa l’aveva
dimenticata. Poi era nato Draco. E da allora non era esistito nessun
altro per lei, perchè quell'adorazione assoluta per quel bambino biondo dai rari ma veri sorrisi le aveva rapito il cuore, per
mai più ridarglielo. Come Lucius. Solo Lucius e Draco. Non esisteva nessun altro. Se Bellatrix aveva mai pensato di renderlo un
Mangiamorte come loro era stato chiaro fin dall’inizio, dai discorsi che
venivano fatti quando il bambino era ancora in fasce. Capendolo, Narcissa aveva
messo in atto una guerra fredda che ora Bellatrix vedeva nell'interezza quasi
geniale di cui solo una come sua sorella minore era capace. Oh si…pensò la donna, fissando Draco in quell’istante in
cui erano tutti paralizzati dalla sorpresa. Narcissa era stata
furba. Troppo furba. Simulando disinteresse, aveva fatto credere a tutti che
suo figlio sarebbe stato una preda facile. Invece respirava
ancora. Dannata Narcissa. Non aveva saputo valutare sua sorella per la
strega intelligente e molto più potente di lei quale era. E in quel momento
dimostrò anche di sottovalutare nuovamente l’avversario. Utilizzò l’effetto
sorpresa usando l’incantesimo più semplice che pensava li avrebbe
sbaragliati. - Silencio!- gridò con la bacchetta puntata su di loro ma non
aveva fatto i conti su chi sapeva prevedere ogni mossa del nemico. La sua voce
venne coperta da quella di Hermione che, ricordato un incantesimo che usava
spesso Lucilla, provò a sua volta. Di certo non aveva sperato che funzionasse al
primo colpo ma aveva tentato comunque: si trattava di un contro incantesimo di
livello avanzato che naturalmente non si trovava sui libri di scuola.
Dicendo
semplicemente la parola "Procontra " Lucilla aveva sempre scatenato
lo stesso incantesimo scagliato dal nemico sul nemico stesso. Era come auto
colpirsi. Nonostante le sue reticenze e la velocità con cui ricordò e scandì
l’incantesimo, la magia funzionò. Sbalordendo tutti quanti fu Bellatrix che
si tenne la gola improvvisamente, dopo aver emesso un gemito
strozzato. Sconvolti e nel panico, i ragazzi non persero tempo ad
esultare. Scapparono via alla velocità della luce dopo aver spedito la strega
avversaria contro il muro con un Impedimenta di gruppo che era un vero
capolavoro. In effetti la botta era stata molto forte e dubitavano che si
sarebbe rialzata subito. - Meglio non
stare qua ad assicurarsene. E poi voglio che sia in piedi quando sistemerò la
questione con lei.- disse Harry afferrando la
scopa, con sguardo quasi spiritato – Mitica Herm, adesso filiamo!- - Che cavolo
d’incantesimo era?- sbraitò Ron mentre correvano via. - Ma non lo faceva
sempre Lucilla?- ricordò Neville spaventato. - Mezzosangue non è che ti sei
rimessa a pasticciare coi libri dei demoni eh?- - Leggi i libri di
Lucilla???- s’incazzò Harry. - Ci hanno appena salvato, forse dovreste cambiare
tono!- propose tranquilla Elettra ma appena ebbe finito di pronunciare quelle
parole un’altra profonda e intensa scossa di terremoto fece traballare la terra.
Arrivava dal sottosuolo e sembrava scavasse per uscire. Il suono fu come il
ringhio di un drago ma i maghetti avevano impressione che fosse qualcosa di più.
Non ebbero tempo di pensarci perché anche all’interno della Camera tutto
cominciò a franare. Le pareti di roccia divennero instabili, l’acqua riprese
a cascare a secchiate e molto presto grossi pezzi di pietra caddero come missili
addosso a loro. Usarono gli scudi per proteggersi ma il tremore era tanto forte
che finirono per rincantucciarsi negli angoli più impensati ma almeno non si
fecero eccessivamente male.
Lucilla l’aveva sentito quel terremoto ma non
alzò lo sguardo dai cristalli che stava finendo di potenziare. Non voleva che
Clay e Milo gli leggessero negli occhi la preoccupazione. Quella era Lumia.
Poteva essere stata solo lei a provare quel tremore. Era arrabbiata. Lo
sentiva nelle vene e quella rabbia poteva essere provocata solo da Jess. Per
la prima volta in vita sua si ritrovò a pregare che stesse bene. Era stata
una sua idea ma questo non cambiava il fatto che al suo posto avrebbe dovuto
esserci lei. - Un minuto.- disse allora, sbrigandosi. - I globi di
cristallo sono a posto. Il cerchio è perfetto. Manchi solo tu.- sussurrò Milo,
ora calmo e tranquillo come mai lo si era visto. Emanava un’aura un po’
sinistra, specialmente a causa delle sue orbite rosse contro le iridi color
topazio ma nel complesso non aveva più dovuto lamentarsi della fame. Sembrava un
inno alla lucidità. - Quando abbiamo?- chiese Lucilla. Clay si sporse giù
dal cornicione della Torre del Nord su cui erano dovuti salire dopo che avevano
dovuto sfamare quel Diurno rompi scatole nel cerchio, rovinandolo. Il cielo era
sempre più nero, quasi non filtrava più luce su quelle zone ma avevano ancora
tempo. Poco ma ne avevano ancora. Dovevano solo affrettarsi. I due Auror
guardarono dritti la Lancaster e lei, dopo un breve attimo, annuì. Socchiuse gli
occhi mentre entrava nel cerchio bianco…e appena vi fu in mezzo un’altra potente
scosse fece tremare tutta Hogwarts ma questa fu più breve. In un attimo il
cerchio magico, contornato da simboli che richiamavano i morti che erano stati
assassinati per dare vita al Pentacolo, s’infiammò di luce. Splendette radioso
come un secondo sole su tutta la Torre e in breve la sua abbagliante forza
inglobò tutta la scuola.
"Mortis invoco ." sussurrò Lucilla, riaprendo gli
occhi ora totalmente rossi.
A quelle parole i cinque simboli divennero
evanescenti contro la luce abbagliante del cerchio. Ovunque, in tutto il
palazzo, si sentì quella magia. Anche Lumia si fermò. Con la mano alla gola
di Jess, levarono entrambi lo sguardo verso l’alto. - Dannazione!- sibilò
anche Lucius, mandando in pezzi la sfera in cui guardava – Che tu sia maledetta
Lumia!- - La sua Lady è un po’ troppo impulsiva.- gli disse un demone impuro
che gli stava a fianco. Aveva un piccolo corno in mezzo alla fronte e aveva
avuto il compito di tenere buona Jane nel caso tentasse qualcosa ma visto che la
neo strega si era estraniata da loro, anche il demone aveva potuto accorgersi
che quell’avventata di Lumia invece di fermare Lucilla era cascata nella
trappola di Jess. - Stupida ragazzina!- sbraitò Malfoy furibondo – Lo sapevo,
lo sapevo! Che io sia dannato…- - La Padrona cosa sta facendo?- chiese ancora
il demone che si ostinava a chiamare Lucilla "padrona" come quando erano ancora
a Dark Hell Manor – Cosa fa con quei cristalli?- - Cosa fa?- sbraitò Lucius
furibondo – L’Incanto Surgis, dannazione! Ecco cosa!- e vedendo che Jane rideva
sommessamente, per una volta anche lui ebbe paura. Non aveva mai avuto paura di
Voldemort. Forse un tempo l’aveva rispettato ma non l’aveva mai temuto se non
per cosa poteva fare alla sua famiglia. Ma ora temeva lei. Temeva cosa poteva
accadere…e chi poteva vedere.
"Sancti sunt… " continuò Lucilla, in maniera
appena percettibile, attorniata dalla luce.
- Che cavolo è stato?-
sbraitò Moody tenendosi la testa dolorante dopo un mattone di roccia gli era
cascato in testa. - Questa è Lucilla!- disse Sphin alzando lo sguardo verso
le pareti che ancora tremavano – Dobbiamo darci una mossa. Sta iniziando
l’incantesimo per bloccare il Pentacolo e distruggerlo!- - Ma dobbiamo ancora
trovare Harry e spaccare il Sigillo interno!- gridò Tonks per farsi
sentire. - E allora sbrighiamoci dannazione!- sibilò Kingsley – I Mangiamorte
sono qua attorno, posso quasi sentirli! Se trovano i ragazzini potrebbe finire
davvero male! Sirius!- e fissò il cane nero che continuava a fiutare l’aria,
insieme a Tristan, tramutato in lupo – Dove andiamo adesso?- I due Animagi
puntarono alla loro sinistra ma il terremoto era ancora troppo forte. Furono
costretti a schiacciarsi ancora contro le pareti, proteggendosi con degli
scudi.
"Per caelun nox et
luna…luna dies et nox et noctis signa severa
…"
Harry si bloccò di scatto, avvertendo il tremore affievolirsi.
Lentamente s’inoltrò nel buio del tunnel, unica via d’uscita dal luogo in cui
Bellatrix li aveva trovati e fece passare tutti quanti, uno alla volta, veloci e
rapidi. Ma quando fu il suo turno si fermò. Fissò il tunnel. La salvezza. Poi
guardò indietro e vide Bellatrix a terra. E pensò a Sirius. La rabbia di
nuovo s’impossessò di lui. Fece per fare un solo passo ma una mano forte e salda
l’afferrò per il polso. - Ti ricordi che m’hai detto prima?- gli ringhiò
Draco all’orecchio, apparendogli a fianco. - Pensa ai fatti tuoi, Malfoy!-
gli ringhiò Potter, furibondo – Tu non sai…- ma Draco lo bloccò, prima ancora
che finisse la frase – Si, forse io non so!- gli sibilò a un dito dalla faccia,
accorato quanto lui – Ma mi hai detto che se faccio cazzate metto in pericolo
tutti gli altri! E se adesso scendi a vai da lei, rischieresti di non riuscire
neanche a vendicarti! Quindi ora infilati in questo fottuto buco e fai quello
che devi!- - Tua zia ha ucciso Sirius!- replicò Harry, con gli occhi verdi
sgranati per l’ira. - E se adesso ti fai ammazzare da lei lui sarà morto per
niente!- urlò il biondino esasperato, tirandolo forte per il braccio – Entra
dannazione!- - Harry muoviti!- gridò anche Ron, tornato indietro per fermarlo
– Senza di te non ce la possiamo fare!- Il moretto tacque, restando sospeso.
A metà in quel rifugio…a metà in quel tunnel dove poteva salvarsi. Era troppo
difficile controllarsi. Troppo. Bellatrix era lì…voleva farla soffrire. Farla
morire gridando! Voleva procurarle tutto il male che aveva procurato a lui,
uccidendo il suo amato padrino… Ma una voce dentro di sé, una voce che ogni
tanto gli tornava a galla nella mente…gli diceva di aspettare. Era sua madre
a parlargli. A sussurrargli con amore che ancora non era il momento. Così,
dando uno strattone, si liberò dalla presa di Draco ma li seguì ugualmente nel
buio, correndo appresso agli altri che avevano già intravisto un’uscita. Poi fu
la volta di Ron…infine Malfoy rimase ultimo. Fissò sua zia…vide la follia nei
suoi occhi che lo scrutavano famelici, poi se ne andò. Seguì quel gruppo che
pareva tanto senza speranze…e infine sbucarono in un antro nero. Dieci metri più
avanti la Porta delle Serpi. - Li vedete i demoni?- sussurrò Seamus,
indicandoli ai compagni – Ce ne sono tre…cazzo, anche un quarto laggiù!- -
Sai la differenza…- sibilò Dalton seccato – Nott ha detto che non vedono
no?- - Già, sentono solo il calore…e cazzo, siamo tutti vivi…- ironizzò
Justin – Ti viene in mente nulla Edward?- - Per che mi hai preso Bigs,
un’enciclopedia ambulante?- - E che ne so, in sala duelli te ne esci con
incantesimi alquanto strani a volte.- rise il Tassorosso. - Però funzionano
sempre.- si complimentò anche Ron – Davvero non ti viene in mente nulla?- -
Una cosa si…- il Corvonero si girò verso Hermione – Sai per caso fare il
Glacialius?- La Grifoncina spalancò gli occhi – Cavolo, non ci avevo
pensato!- - Che roba sarebbe?- chiese Blaise. - Qualunque cosa sia fatela
in fretta prima che ci cada la Camera intera in testa!- bofonchiò Harry ancora
di cattivo umore… e dirlo era solo un eufemismo. - Si tratta di un
incantesimo di magia del gelo.- spiegò la Granger – E’ rischioso ma lo so fare
bene.- assicurò – Però ci serve qualcosa con cui proteggerci.- - Già, i
mantelli non bastano.- notò Dalton – Ci ammazzeresti col gelo.- - E allora
che si fa?- chiese Ron – Non per mettervi fretta ma stanno venendo da questa
parte!- - Bolle a scudo andranno bene…- sussurrò Hermione – Almeno lo
spero…- - Ok, provo io per primo!- Dalton si mise in piedi, incrociando le
dita – Scudo Sempra!- sussurrò e lo scudo protettivo lo avvolse tutto, a 360°.
Poi Hermione, facendo le corna a sua volta, alzò la bacchetta e disse – Glacia
Expandi!- e in un attimo l’intero scudo di Edward si ghiacciò completamente,
avvolgendolo come in una bolla dove lui si vedeva appena. Ma stava bene…perché
dopo aver ricevuto il permesso dalla streghetta, si avviò verso la Porta,
pregando in turco che tutto andasse bene. I ragazzi erano pronti a difendersi
mentre il Corvonero se ne andava a spasso con quello scudo addosso tutto
ghiacciato ma quando fu a poco dai demoni, esseri dagli occhi rossi con piccoli
corni sulla fronte e abbigliati di nero, non accadde nulla. Non lo
vedevano… - Non ci avrei scommesso un galeone…- sussurrò Neville. - Oh,
grazie tante!- sbuffò la Granger. - In effetti anche a me pareva un bidone…-
replicò Draco, appoggiato sopra di lei. Dalton comunque se la cavò alla
grande. Anche se un pelino nervoso, riuscì ad arrivare del tutto invisibile,
visto che coperto dal gelo dello scudo, davanti ai tre demoni. Poi si piegò e
prese un grosso sasso, per tirarlo alla loro sinistra. Quelli scattarono come
pazzi in pochi secondi. Due corsero in quella direzione, l’altro che faceva da
guardia si stava dirigendo per la via d’accesso principale e perciò era lontano,
mentre un ultimo rimase eretto davanti alla porta. Da lì proprio non si
scollava, nonostante i sassi e i rumori che il Corvonero cercava di provocare
lontano da lui e alla fine si ruppe le palle, visto che Dalton non brillava per
pazienza. In breve, gli tirò una sassata in testa e lo tramortì quel che bastava
perché i ragazzi uscissero allo scoperto e lo mettessero K.O con le
bacchette. - Ottimo.- sentenziò Harry una volta davanti alla Porta – Grande
Edward.- - Si, diamoci una mossa prima che tornino gli altri però.- replicò il
Corvonero – Sento delle voci…- - Già e non sono di demoni.- mormorò Elettra,
tendendo le orecchie. - Mangiamorte?- sussurrò Neville. - Si…- la biondina
tornò dal gruppo – Avanti, aprite quella porta! Stanno tornando tutti
quanti!- - Dio, noi siamo in nove! Loro quasi quaranta!- ringhiò Justin –
Come facciamo??- - Un modo lo troveremo!- assicurò Hermione – Harry, Draco
muovetevi!-
"Iterum vobis fuerint data lumina vitae …"
La Camera
era rimasta la stessa. Tetra, umida, buia, sinistra…malvagia. Era
lei. L’atmosfera era quasi sospesa ma Harry poteva ancora risentire il
respiro di cinque anni prima, in quello stesso luogo. Risentiva la presenza
di quel basilisco alle sue spalle, risentiva le risate di Riddle…e Ginny distesa
a terra. Sembrava che non fosse passato un secondo. E Salazar era sempre là
in fondo, a scrutare ogni cosa con i suoi occhi arcani e sapienti, inquisitori e
severi. E poi…il nemico era lì. Stava lì ad aspettarli. Vedendo che
Hermione cominciava ad agitarsi in cerca di sua madre, Elettra cercò di calmarla
ma l’irreale silenzio che vagava attorno a loro come un’ombra inquieta stava
mettendo a dura prova i nervi di tutti. Si spinsero avanti, tutti uniti,
tutti con le bacchette alzate ma sapevano che non erano soli. Lo
sentivano. Ormai sapevano anche che erano entrati lì per combattere in uno
scontro diretto…con o senza l’aiuto di Silente stavolta, anche se in cuor suo
Harry non faceva altro che pregare Lucilla, affinché tornasse presto da lui.
Averla al suo fianco avrebbe significato la salvezza per tutte le persone che
lui voleva salvare, a prescindere dalla sua stessa salvezza. - Non sentite
dei rumori strani?- sussurrò Neville a un certo punto – Sembrano voci…- -
Rumori?- Ron aguzzò la vista, cercando qualcosa che poteva produrli visto che
non sentiva assolutamente nulla. - Secondo me hai sognato Neville.- disse
Seamus – E’ questo posto che fa strani scherzi…- - No…- Blaise si bloccò in
mezzo alle lunghe arcate, fissando il vuoto – Lo sento anche io…è gente che
grida…- - Ma da dove arriva?- Harry non ci capiva più niente – Adesso lo
sento anche io! Viene da là!- e senza aspettare gli altri corse verso sinistra,
in un’alcova minuscola. Su un basamento finemente elaborato stava una gigantesca
sfera trasparente, attorniata da anelli dorati che giravano per forza di
telecinesi. Potter si bloccò davanti a lei, intimorito. - Che diavolo è
quest’affare?- allibì Ron, quando gli arrivò a fianco. - Non ne ho la più
pallida idea.- disse il moretto – Ma le grida arrivano da lì…- - Bhè, allora
guardiamoci dentro no?- scandì Elettra e senza aspettare una delle prediche del
sue fidanzato salì sul basamento. Sentendo dell’energia magica attorno, messa a
protezione, non si sporse troppo ma lo fece quel tanto che bastava per vedere
cosa ci fosse dentro a quella sfera magica. - Oh, accidenti…- la sentirono
mugugnare. - Allora piccoletta?- sbraitò Draco – Che diavolo c’è lì
dentro?!- - Marcio mio caro.- sibilò una voce conosciuta alle sue spalle –
Spazzatura.- I nove maghetti si voltarono di colpo, trovandosi Bellatrix a
pochi metri. E dietro di lei una ventina di Mangiamorte. Harry sussultò ma in
un breve secondo tutti gli altri si strinsero addosso a lui, pronti e con le
bacchette alzate. - Dio…mi sembra passato un giorno solo dall’ultima volta.-
ridacchiò la Lestrange fissando il bambino sopravvissuto con un’occhiata folle –
E come due anni fa siete tutti qui alla mia mercé..- - Dov’è mia madre?-
ringhiò Hermione ignorando quell’essere orrendo. - L’Hargrave?- rise
Bellatrix – Tranquilla bambolina, è al sicuro.- - Che diavolo c’è in quella
sfera?- sussurrò Harry a Elettra mentre la Grifoncina teneva impregnata la zia
di Malfoy. - I genitori babbani del settimo anno.- mormorò la biondina di
rimando – Non possono uscire!- - Se vi state preoccupando delle spazzatura…-
l’interruppe Bellatrix con un ghigno perverso -…tranquilli, verranno presto
spediti al Creatore. Non abbiamo intenzione di tenere quello schifo al castello
ancora a lungo.- - Qui l’unica che non merita di vivere sei tu.- le sibilò
Harry furibondo, il viso chiazzato di rosso ma la strega sorrise ancora,
stavolta però decisamente meno divertita. Non aveva scordato la punizione di
Lord Voldemort quando Harry l’aveva sconfitta e ingannata, privandola della
profezia. Erano nemici giurati ormai. Quando il Grifondoro fece per fare
un passo avanti però, lei lo bloccò con un dito levato. - Credevo volessi
combattere…- la sfidò iracondo – Che fai, ti tiri indietro?- - Oh,
ragazzino…non ne hai neanche una vaga idea!- replicò la Lestrange ormai
totalmente isterica – Ma non ho intenzione di lasciare la tua amichetta in
giro!- e indicò Hermione – Se non fosse stato per lei e per il figlio dei
Weasley a quest’ora saresti morto da un anno! Quindi adesso poseranno tutti le
bacchette…- - Te lo scordi!- ringhiò Blaise. - …o la figlia di Hargrave
morirà!- andò avanti Bellatrix ignorandolo – Capito ragazzini?- I maghetti
digrignarono i denti. Quella era capace davvero di ammazzare Jane! - Ma tu
guarda le sorprese…fra i traditori e i mezzosangue trovo anche il mio amato
nipote…- sussurrò poi Bellatrix, osservando Draco da capo a piedi – Lo dicevo a
tua madre che doveva ucciderti appena messo al mondo ma non m’ha mai dato retta.
È una debole…proprio come te!- - Non t’azzardare a insultarla!- minacciò il
biondino con gli occhi grigi incendiati. - Perché?- rise ancora sua zia – Che
vuoi farmi tesoro? Uccidermi?- - Spiacente figliolo,- disse suo zio Rodolphus
apparendo accanto alla moglie con Avery, Preston e Mcnair – ma il Serpente
dell’Oblio ti sta già aspettando.- - Bhè, per mettergli le mani addosso
dovrete aspettare un bel po’ invece!- urlò Blaise. - Zabini, niente meno…-
rise Julian Leptis – Tua madre e tuo padre sono ancora dispersi ragazzo, ma non
temere. Arriveranno presto!- - Se pensa che ce ne staremo fermi mentre
tentate di ucciderli vi sbagliate di grosso.- li avvisò Harry, tenendosi stretta
Elettra – E se solo provate e torcere un capello a Jane i suoi poteri si
ritorceranno contro di voi!- - Inutile scaldarsi, Potter.- Bellatrix
giocherellò con la bacchetta, solo in attesa di poterla usare su di lui – La
Veggente sarà anche una purosangue ma non ci serve se non fa come vogliamo noi.
Lei, a differenza dei maghi comuni, non può essere trasformata in una
Mangiamorte, tantomeno cade sotto l’Imperius. Perciò, se non volete che la
uccida, volenti o nolenti ora dovete darmi le vostre bacchette…sarete fortunati.
Vi faremo vedere in cosa trasformeremo Hogwarts con l’aiuto del Pentacolo.- -
Te lo scordi, te l’abbiamo già detto.- sibilò Hermione, conscia che sua madre
era in una cassaforte. - Allora non volete capire…- Preston e gli altri
sguainarono le bacchette – Preferite essere fatti a pezzi?- - Sono anni che
lo minacciate.- ghignò Harry, conscio che voleva solo avere quella maledetta
donna fra le mani per ucciderla come meritava – Ma non mi avete fatto mai altro
che un graffio e sono stufo di questa costante noia nell’aria…- - Oh, signor
Potter…sono lieto di sentirtelo dire.- La voce di Lucius Malfoy fece
ghiacciare più di una persona, Draco specialmente che rimase immobile quando il
padre si presentò accanto alla cognata, apparentemente tranquillo. - Vedo che
il gruppo è sempre compatto, signor Potter.- Lucius scrutò i membri del loro
gruppetto con occhio clinico, poi si soffermò su suo figlio – Ma ciò che non
riesco a concepire è questo…- - Risparmia il fiato.- gli disse Draco, con
tono debole e roco. - Mi hai deluso.- ribatté Lucius, inflessibile ma suo
figlio stavolta sorrise appena, a mezze labbra. Deluso…ridicolo! - Mio nipote
ha bisogno di una strigliata, che dici Lucius?- propose Bellatrix. - Ciò di cui ha bisogno invece è di
essere separato da quei ragazzi.- disse Malfoy con tono irremovibile, sempre
fissando attentamente il figlio – Io so cosa possiamo fare per farlo
ragionare…Morsa
!- sibilò allora e puntando la bacchetta al collo
di Hermione la sollevò per aria, stringendola al collo. In un attimo si
scatenò il pandemonio: mentre Harry e Draco gridavano, gli altri attaccarono
subito, stupendo i Mangiamorte che non si aspettavano una simile velocità, come
se se lo fossero aspettati. Dalton e Justin furono i primi a sbaragliarne almeno
tre, poi fu il turno di Seamus che cominciò a usare gli scudo per difendere se
stesso e gli altri, troppo impegnati a cercare di salvare Hermione. La
Grifoncina stava ancora in aria, scalciando e col fiato mozzo mentre sotto di
lei Harry e Draco, sconvolti, avevano tentato il tutto per tutto. Si erano
buttati addosso a Lucius insieme e l’avevano rovesciato a terra ma Bellatrix era
stata altrettanto astuta nel prevederlo perché con la magia li aveva respinti
lontano, aiutando suo cognato a toglierseli di dosso. - Spiacenti miei cari…-
rise la strega – Ma la vostra amichetta sta per tirare le cuoia finalmente!-
eppure la risata le si mozzò in fondo alla bocca perché quando lei e Lucius
guardarono in alto, la Granger non c’era più. - Dove diavolo è andata?-
strillò Bellatrix e sentendo le ghignate di Harry e Draco perse il lume della
ragione così si avventò contro Potter e da lì si scatenò un duello
furibondo. Il biondino invece rimase a terra, fissando suo padre che
dall’alto al basso lo guardava senza la minima espressione in volto. Rimase
fermo dov’era anche quando Lucius s’inginocchiò, piegandosi su di lui. -
Avete fatto male i calcoli.- sussurrò il mago, avvolto nel suo costoso
mantello. - Sei tu che li hai fatti male.- ringhiò Draco serrando le mascelle
– Hai fatto male a pensare di potermi usare!- e si rialzò in piedi, furibondo –
Io sono un tuo oggetto, mi hai capito bene? Non hai fatto altro che rovinarmi la
vita da quando sono venuto al mondo! Appena nato aveva già deciso di uccidermi,
non è vero? Eh?? Rispondimi!- gli urlò, afferrandolo per il collo della giacca
– Maledetto bastardo, per te non valgo niente vero? Sono meno di niente per
te!- Lucius non rispose. Stette zitto…mentre il fuoco delle magie infuriava
in quella Camera. Rimase a osservare lo sguardo di suo figlio…poi ricordò le
parole di Jane. Era ora, pensò amaramente. Doveva farlo. Draco sentì una
fitta terribile al collo, proprio quando suo padre sembrava sul punto di
parlargli. Non fece in tempo a capire che suo padre l’aveva appena ferito alla
nuca con un coltello dalla punta cosparsa di liquido calmante perché cadde steso
lungo al suolo gelido, privo di sensi. - Dov’è andata la nipote di
Hargrave?- urlò Avery poco dopo mentre cercava di uccidere Dalton che però
sembrava avere assurdamente la meglio su un mago tanto forte – Dov’è finita
Lucius?- Malfoy non ci fece caso. Sotto lo sguardo atterrito di Harry che
combatteva con Bellatrix a suon di fiamma, si caricò suo figlio in spalla e andò
ad adagiarlo sull’altare che si era formato davanti alla statua di Salazar. -
Merda!- ringhiò il bambino sopravvissuto, incollerito – Impedimenta!- e cercò di
spingere via la Lestrange. In quel momento era fondamentale mantenere
quell’idiota di Malferret in vita ma la zia di quel biondo dannato era più
vendicativa e agguerrita che mai. Gli lanciò contro una potente bordata di
energia che lo colpì alla schiena, strappandogli un gemito. Si ritrovò in
ginocchio, senza fiato per il dolore. - Ecco come devi stare Potter.- gli
sibilò la donna, apparendogli a fianco. I capelli scuri le ondeggiavano sulle
spalle come serpenti, le sue movenze lo incantavano e lo nauseavano al tempo
stesso. Gli sembrava ancora di ricordare il quinto anno, lei davanti a Sirius.
Lei…lei che non aveva cuore. Lei, pazza e crudele. Rimase prostrato, al
limite di ogni umano sentimento mentre tutti gli altri venivano bloccati in
qualche modo. Nonostante avessero dimezzato i Mangiamorte grazie alla pratica
che Tristan aveva fatto fare loro, quando Bellatrix lo prese in ostaggio, i suoi
amici dovettero fermarsi. Alzarono tutti le bacchette…poi le lasciarono
andare. - Bene, vedo che mi sono persa il divertimento.- I Mangiamorte
sobbalzarono lievemente quando Narcissa Malfoy apparve nella Camera, una chiazza
chiara contro tanto buio. Si mosse delicata, i capelli biondissimi sciolti sulle
spalle. - Sorella, dove sei stata?- sibilò Bellatrix iraconda. Ma
Narcissa, nonostante i lineamenti molto simili, non parve irritarsi come la
maggiore. Si fermò davanti ad Harry, scrutando appena gli altri come per
assicurarsi delle loro condizioni, poi cercò Draco. Quando lo vide sull’altare,
Potter giurò di vederla serrare i palmi ma poi la bionda tornò a parlare con la
sorella maggiore – Ho dovuto sistemare alcuni Auror. Ero dall’altra parte del
castello e ho avuto qualche problema ad arrivare.- - Avessi saputo che volevi
partecipare ti avrei avvisata.- ironizzò Bellatrix. Narcissa sogghignò appena
– Non ne dubito. Comunque ho portato dei regali.- e schioccando le dita, sotto
gli occhi sbarrati di Harry e Ron, i Weasley, i Zabini, la Mcgranitt, Piton e
alcuni Cacciatori entrarono nella Camera sollevati da terra di alcuni
centimetri. I vasi bassi, gli arti flosci. - Ho dovuto stordirli, non
volevano proprio lasciarmi in pace.- disse Narcissa con tono leggero. -
Perfetto mia cara,- disse Rodolphus Lestrange – adesso mettiamo tutti nelle
celle allora.- - Per me è meglio sgozzarli ora!- ringhiò Bellatrix. - Che
ingorda sorellina,- rise Narcissa – perché non far godere a questi babbanofili
lo spettacolo?- La sorella maggiore la fissò con occhi assottigliati, come
per leggerle nel pensiero ma se c’era una cosa in cui Narcissa eccelleva era
l’Occlumanzia. Per questo in quegli anni aveva saputo salvare suo
figlio. Sbattuti dietro alle sbatte, celle gigantesche che stavano sul
rialzamento della statua di Salazar, i maghetti si attaccarono alle sbarre,
furibondi. - Che diavolo volete fare a Draco?- abbaiò Blaise. - Silenzio.-
l’avvisò Bellatrix con un ghigno – Se non vuoi che faccia strillare qualcuno dei
tuoi amici.- - Al diavolo!- sibilò Harry – Fammi uscire da qui! Subito!- -
Piano, bambino sopravvissuto.- gli disse – Il nostro tempo verrà. Piuttosto…la
mezzosangue è a piede libero!- - Quella potrebbe rovinarci i piani.- sibilò
Mcnair – Vi ricordate l’ultima volta?- - Invece non farà niente di avventato,
ve lo garantisco. Ovunque sia finita.- disse Lucius pacatamente, osservando solo
suo figlio addormentato. - Perché dici così?- gli chiese Goyle. - Tuo
figlio ha proprio toccato il fondo.- sentenziò Bellatrix ignorando la domanda –
Quando hai tentato prima di farle è scattato come una furia. Ma immagino che lei
se ne starà più tranquilla. Dio del cielo, una mezzosangue!- - Mezzosangue o
meno è pericolosa, Bellatrix.- ringhiò Mcnair allarmato – Troviamola e
facciamola finita!- - Senza offesa ma la vostra Lady Oscura che fine ha
fatto?- sussurrò Narcissa, cercando di deviare la loro attenzione. - Sta
giocando col primogenito di Mckay come al gatto col topo.- l’informò Nott
scocciato – Ma Lumia è una sciocca! Dovrebbe andare da Lucilla! Forse dovremmo
muoverci noi…- - Stupido, se non ci è riuscita Lumia vorresti che la
sistemassimo noi?- rise istericamente la madre della Parkinson. - Sarebbe un
suicidio!- - Tanto Lucilla prima o poi verrà a riprenderci!- urlò Ron dalle
sbarre – Con tutti gli Auror!- - Si e anche l’Ordine!- ridacchiò Bellatrix –
Che vengano! Tanto senza mio cugino non sono niente!- - Dannazione te la farò
pagare!- gridò Harry, picchiando forte contro le sbarre – Giuro su Dio che me la
pagherai cara!- - Sta buono
bambino sopravvissuto …- sussurrò la Lestrange,
fissandolo seria – Crucio!- e gli puntò addosso la bacchetta, facendolo
strillare dal dolore mentre gli altri cercavano disperatamente di sottrarlo
dalla sua portata. Harry però reggeva. Dopo ogni colpo si rimetteva in piedi,
con una forza che la donna non capiva. Dopo innumerevoli Cruciatus, ancora non
ne aveva basta. - E’ una sfida bella e buona.- disse Narcissa, guardando la
sorella di striscio – Non trovi?- - Pensa se riuscissi a sconfiggerlo, mia
adorata.- sospirò anche suo marito Rodolphus. - Oh, lo ucciderò non temete!-
Bellatrix era viola di rabbia, le mani grifagne serrate in una morsa – Gli farò
pentire di essere nato! Vendicherò il nostro Signore Oscuro!- - Certo, nel
frattempo blocchiamo ogni entrata.- mugugnò Preston dando ordine ai demoni
impuri di disporsi – Non voglio che qualche Auror venga qua a rovinarci la
festa.- - E Silente?- chiese Frederich Nott – Anche lui può venire qui a
salvarli!- - Vero, allora cosa aspettate?- si stufò Lucius rabbioso – Tornate
ai vostri posti! Dobbiamo attendere il ritorno di Lumia per immolare gli ultimi
babbani e riportare qui Dark Hell Manor!- - Cosa?- sbraitò Dalton dalle
calle – Volete portare qua il castello di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?!- - Oh, finalmente hanno capito.- rise
Preston – Il castello del nostro signore pullula di ogni energia maligna da lui
concepita in questo mondo! Se lo portiamo qua dalla sua dimensione, Hogwarts
scomparirà!- - Voi siete matti, ci ammazzerete tutti!- urlò Justin – Il
castello inghiottirà tutta la Gran Bretagna in un buco nero!- - Non col
potere di Lumia.- rispose Bellatrix. - Lumia è solo un insetto…- ansimò
Harry, in ginocchio fra le braccia di Elettra, disperata per lui – Siete tutti
degli idioti! Lumia è pazza…vuole solo vendicarsi di sua sorella. Ma non è la
Lady Oscura!- - Allora vorrà dire che raderemo al suolo la Gran Bretagna!-
ridacchiò Bellatrix facendo sbiancare più di un Mangiamorte – E adesso vedi di
tacere Potter o uccido la ragazzina!- - Non ci pensare neanche!- sbraitò Nott
esasperato – E’ la figlia di Adam Baley!- - Potrebbe essere la figlia della
regina, me ne infischio!- - Se la tenessimo in ostaggio da lui potremmo
ottenere molto…- notò Leptis pensoso. - Sciocchezze.- sussurrò Elettra dalla
sua prigione, con un sorriso amaro – Ma se volete perdere tempo fate pure.- -
Avanti, finitela di perdere tempo dannazione!- sbraitò Lucius al limite della
pazienza – Tornate ai vostri posti, chiudete la Porta e diamoci da fare per
potenziare il Sigillo!- - Già…e intanto sistema quel traditore!- sibilò
Bellatrix, additando Draco – Non voglio spazzatura nella mia famiglia, chiaro?
Intesi sorella?- disse anche, rivolta a Narcissa ma la bionda si limitò a
sollevare le spalle con fare annoiato. - Dov’è Jane?- chiese, rivolta al
marito. - Perché?- rispose Lucius sospettoso. - Per farmi leggere il
futuro.- ironizzò Narcissa sarcastica. Lucius sbuffò mentre le vibrazioni
riprendevano sempre più forti. Ormai anche la Camera stava cominciando a
cedere.
Fuori dalla Porta delle Serpi però era finalmente arrivata la
cavalleria. Sporchi e pesti di sangue di demone impuro, l’Ordine si raccolse
davanti alla via sbarrata, non molto contento. - E adesso che facciamo eh?-
sbraitò Moody isterico, con l’occhio che girava come un pazzo. - Immagino che
nessuno di voi conosca il Serpentese…- disse Tristan, riprendendo la sua forma
umana. - Non sbagli.- bofonchiò Remus – Ho sentito Harry ogni tanto parlarlo
ma non credo sarebbe utile mettersi qua a borbottare sibili.- - No, ma posso
sempre infilarmi un sonaglino in gola.- rise Mundungus – Dite che
servirebbe?- - E dici che una spada in gola servirebbe a farti tacere?-
frecciò Sirius minaccioso, ancora coperto dal lungo mantello. - Ehi Paddy,
che hai?- gli chiese Tonks – Tutto bene?- - Hai paura per Harry vero?-
sorrise Remus, passandogli una mano sulle spalle – Non temere, è forte.- - Se
solo Lucilla si desse una mossa…- mugugnò Sphin. - Arriverà.- sussurrò
Tristan, poggiando una mano sulla Porta – Lei arriva sempre.- - Su questo ci
puoi anche scommettere.- disse una voce conosciuta alle sue spalle. Il gruppo
di voltò e nella gioia di molti apparvero Silente, Tanatos Mckay e perfino Liam
Hargrave. - Che bel trio.- rise Kingsley – Salve preside. Devo dire che sono
felice di rivederla!- - Ciao pa’…- disse invece Tristan – Tutto bene?- -
Una meraviglia.- sentenziò Tanatos – Non vedi?- In effetti quei tre non erano
sporchi neanche per sbaglio. Tutti e tre lucidi come li avevano
lasciati. Erano freschi da fare schifo, specialmente in confronto a loro
Auror che erano ridotti in maniera penosa. - Bene, qualcuno di voi tre
conosce il Serpentese?- chiese Tonks. - Sarebbe bello.- disse Tanatos
ironico. - Che aberrazione!- si schifò invece Lord Hargrave – Non può essere
sfondata quella botola?- - Crede che saremmo ancora qua sennò?- sbuffò Kingsley
– Preside, lei non può fare nulla?- - Abbiamo anche preso in considerazione
di usare le sfere di Lucilla.- s’intromise Lupin – Ma sono molto forti.
Distruggono tutto in un raggio di trenta metri e non vorrei far del male ai
ragazzi.- - Oh, non temete per loro.- disse Silente tranquillo – C’è qualcuno
lì dentro che si occuperà dei ragazzi.- - E chi sarebbe di grazia?- sibilò
Sirius sempre più nervoso. - Tua cugina, Sirius.- sorrise il preside,
facendosi guardare come un marziano – E a proposito…ben tornato!- - Mia
cosa?- sussurrò Black sconvolto. - Narcissa.- chiarì il vecchio mago. -
Peggio che andar di notte…- - Comunque in un modo o nell’altro dobbiamo
entrare.- sentenziò Hargrave – Allora? Usate le sfere di Lucilla, forza.- -
Certo, così raderemmo al suolo tutta la Camera e la caverna ci franerebbe in
testa!- rognò Mundungus. - E allora che facciamo? Ci sediamo e giochiamo a
carte?- ringhiò Sirius – Datevi una svelta a decidere o giuro che uso quelle
sfere. Io non starò qua fuori un minuto di più, sono stato chiaro?- - Sirius,
ti prego…- Lupin lo afferrò per le spalle, cercando di calmarlo intanto che gli
altri si rimettevano a discutere – Per favore, cerca di calmarti ok? Non sarai
di aiuto a Harry e ai ragazzi se non ragioni.- - Non dirmi di ragionare,
dannazione!- sibilò Black furibondo, cercando di scostarsi dall’amico – Sono
mesi che mi tenete rinchiuso in quella casa orrenda e ora che sono a pochi passi
da Harry e lui è in pericolo mi volete anche fermare! Mi farete uscire di senno
Remus!- - Lo sai che era necessario.- rispose il lupo mannaro – Volevi
dissolverti per caso?- Sirius tacque, digrignando i denti. - Ti calmi?-
richiese Lupin. - Si.- soffiò Black, ancora sui carboni ardenti – Starò buono
ma muovetevi.- - D’accordo.- Remus gli sorrise, abbracciandolo forte – Adesso
torniamo dagli altri.- E mentre nel gruppo si discuteva animatamente, oltre
la Porta delle Serpi si concentrò un vortice di fiamme. Apparve di colpo
davanti ai Mangiamorte che si ritrassero per non venire scottati. Apparve
Lumia, bella come sempre ma con un graffio profondo nella guancia
sinistra. Appena fece un passo, alle sue spalle apparve anche Jess ma prima
che i compagni di Lucius potessero allarmarsi, l’Auror cadde pesantemente a
terra, fra le grida dei maghetti nelle celle che sconvolti e terrorizzati si
misero a strillare il suo nome. Ma lui non rispondeva. Sdraiato sul torace,
sotto di lui si stava allagando una pozza di sangue. - Jess! Jess!- Harry era
aggrappato alle sbarre e tirava con tutta la forza che aveva – Che diavolo ci
hai fatto???- Lumia si voltò a fissarlo, poi riposò gli occhi su Jess per un
lungo istante. - Tranquillo Potter.- sussurrò debolmente – Non morirà.- -
Vedo che ti sei divertita.- disse Bellatrix, accogliendola – Ma Lucilla
dov’è?- - Mia sorella sta tentando l’Incanto Surgis.- rispose la mezzo demone
– Ma morirà. Non è in grado di farlo.- - Ne sei sicura, mia cara?- Lucius
scosse il capo, reprimendo una bestemmia colossale che gli avrebbe fatto perdere
il self control – Tua sorella ha dimostrato più di una volta di avere parecchi
assi nella manica.- - Le sue nove vite sta per consumarle tutte.- sibilò
Lumia schioccando le dita. Il corpo di Jess si sollevò dolcemente e la Lancaster
gli fece raggiungere l’ultima cella vuota rimasta. Poi gli richiuse le sbarre,
mentre l’Auror restava ancora incosciente, nonostante le urla di richiamo di
tutti i maghetti. - Ora non ci resta che aspettare.- disse Lumia – Appena
entreranno qui, li sistemerò io. E poi sistemerò mia sorella.- Peccato però
che né Silente, né Tristan, né Sirius e né Lucilla avrebbero potuto
permetterglielo. Specialmente sua sorella che avvolta nella luce che stava
inglobando Hogwarts intera, stava sentendo voci che non aveva mai sentito. Voci
che non giungevano da quel mondo.
"In tenebram lucom…vobis appello.
.."
Lucilla era quasi pronta. Sentiva la magia scorrerle nelle
vene e quelle voci che tornavano temporaneamente a vivere. La loro forza
stava per raggiungerla. Erano lì…con lei. Tutti quei morti stavano tornando per
vendicarsi. E la vendetta sarebbe stata tremenda, specialmente a
giudicare dell’incredibile fiume di energia magica che, vorticando, l’avrebbe
presto resa a tutti gli effetti la vera Lady Oscura.
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Capitolo 43 *** Capitolo 43° ***
"Magis in morte gravescant…"
Da un piccolo vaso bianco, rifinito finemente con volute tonde
e , Bellatrix Lestrange tirò fuori con delicatezza un piccolo
serpente nero. Harry e gli altri si aggrapparono alle sbarre, ringhiando,
vedendola sedersi sull’altare dove stava sdraiato Draco. - Cristo ma non hai
cuore?- sibilò Blaise amareggiato – E’ tuo nipote!- La donna sollevò appena
gli occhi, mentre il serpente le lambiva il mento con la lingua biforcuta – E’
un debole. Un traditore. Nella nostra famiglia non c’è spazio per coloro che
gettano nel fango il nostro onore.- - Onore?- Harry la guardò senza vederla
realmente – Ridendo e scherzando è l’unico che vi dà onore.- - Potter, ma
cosa ne sai?- rise la strega, gettando oltre le spalle i lunghi capelli scuri –
Tu non sai cosa significa essere un Black. Né un Malfoy. La tua famiglia forse
un tempo era importante. Ma i mezzosangue rovinano ogni albero genealogico…lo
distruggono in una sola generazione.- Bellatrix si bloccò quando sentì
Narcissa ridere sommessamente. - Che c’è di buffo?- sibilò, fissandola
storto. - Niente, niente…- rispose la bionda – Stavo solo pensando che
mezzosangue o meno, Lilian Evans ha saputo mettervi i bastoni fra le ruote anche
molti anni dopo la sua morte. E infatti suo figlio si è salvato spesso grazie a
lei.- - Errore che verrà corretto, non temere.- ringhiò Mcnair, accendendosi
rabbiosamente un sigaro – Finiamola di blaterare! Da oltre la porta sento dei
colpi!- - Stanno cercando di entrare…- Avery guardò la Porta delle Serpi,
ghignando – Ma non ce la faranno mai!- - Hanno distrutto il portone
d’entrata.- sussurrò Lumia che fissava dentro alla sfera magica – Come hanno
fatto?- - L’Ordine della Fenice avrà provato qualche nuovo trucchetto.-
cinguettò la moglie di Leptis. - Sciocchezze.- rise Bellatrix, sprezzante –
Ma adesso se non vi dispiace…ho mio nipote da sistemare.- Lucius e Narcissa,
affiancati ma entrambi rigidi come statue di marmo, rimasero immobili. La
Lestrange stava seduta sull’altare sul fianco sinistro di Draco e sollevò il
serpente dell’Oblio che emise alcuni piccoli sibili, sentendo la preda vicina e
indifesa. - Merda lo ucciderà!- si disperò Blaise, tendendo furibondo i palmi
sulle sbarre. - Dobbiamo muoverci, alla svelta anche!- disse Elettra a bassa
voce – Dov’è Hermione?- Harry si guardava attorno, guardingo, silenzioso. La
sentiva…era lì attorno. Sentiva un battito d’ali sulle loro teste. Stava
nascosta, aspettando solo il momento giusto. Ma loro dovevano riprendersi le
bacchette che stavano insieme ai professori nella prima gabbia, legati alle
pareti con delle catene magiche. Eppure non sapevano come fare. - Dalton,
idee?- chiese a quel punto Seamus. - Spiacente.- frecciò il Corvonero –
Weasley…- fissò Ron sconvolto – Che cazzo fai?- Dopo un attimo tutti in
effetti si accorsero che Ron stava come dando delle testate al muro. Il rossino
continuava a dare colpi alla parete di roccia quasi con tutto il corpo.
- E' andato…- commentò Neville. - Ron?- Harry gli andò a fianco – Ehi che
cavolo fai?- E fu stupendo. Almeno per Ron. Ci aveva sperato tanto,
ricordando le parole di Hermione. Bastava provare. Concentrarsi. E
crederci. Si sentì pieno di farfalle per tutto il corpo, leggero e poi…vuoto.
Per lui fu questione di un solo secondo ma per i ragazzi che lo videro fu
tutt’altro. Il corpo del migliore amico di Harry, sotto lo sguardo dei maghetti
e nel silenzio più totale, si smembrò in tante piccole lucine, come lucciole…e
poi sparì, sparando attraverso la parete. I ragazzi restarono basiti e si
tapparono le bocche a vicenda, per non gridare. - Cazzo…- sussultò Blaise –
Dov’è andato?- - Ron?- Harry si fece avanti, toccando la parete – Ron?- -
Ma che diavolo è successo? Che fine ha fatto?- chiese anche Seamus – Se ne sono
accorti quei bastardi?- Ma nessuno dei Mangiamorte pareva stare attento a
loro. Le scosse avevano ricominciato, la Porta delle Serpi si stava deformando
sotto i colpi degli Auror e di Silente, Draco stava per essere ucciso da
Bellatrix… E Ron si era ritrovato seduto a terra, senza più neanche la forza
di alzare un dito…nella cella degli insegnanti. - Weasley!- Il rossino
alzò lo sguardo, un pochino confuso. Un po’ tanto a dire il vero ma i più
allucinati erano i tre Cacciatori, I coniugi Weasley, Piton e la Mcgranitt che,
dopo aver fatto finta di essere privi di sensi per entrare grazie a Narcissa, si
erano ritrovati con Ron Smolecolarizzato per terra. - Come diavolo hai
fatto?- gracchiò la Mcgranitt. - Ecco…io…- - Ron Weasley!- sbraitò Molly –
Come hai potuto fare una cosa simile?!- - Oh, lasciamo perdere!- sbottò
Severus mentre il signor Weasley non era mai stato orgoglioso del suo figlio
maschio minore che aveva imparato niente meno che a Smolecolarizzarsi – Forza,
prendi le nostre bacchette e liberaci!- In quei rapidi secondi che
precedettero la liberazione, Draco Malfoy riprese lentamente conoscenza ma non
vide ciò che aveva sperato, anzi. A pochi centimetri dal suo viso c’era il suo
incubo peggiore. - Ben svegliato tesoro.- sogghignò Bellatrix, carezzandogli
la fronte – Sei pronto?- Per tutta risposta Draco li osservò tutti. Per
finire con suo padre. Se ne stava incatenato, pronto a morire. Che andassero
tutti al diavolo! Sputò in faccia a Bellatrix e quella furibonda, dopo un
momento di silenzio, gli rifilò un sonoro ceffone. In quello stesso istante il
boato delle esplosioni che proveniva dalle celle degli insegnanti coprì il
sibilò del serpente dell’oblio. Appoggiato sul torace del biondo mago, alzò
sinistramente la testa…e spalancò le fauci. Ma non morse mai Draco. Aveva
socchiuso gli occhi grigi, girato il capo alla sua destra…ma qualcuno l’aveva
abbracciato, spinto via Bellatrix. Poi qualcun altro aveva emesso un gemito
rabbioso. Quando riaprì le palpebre vide ciò che non aveva mai neanche osato
sognare. Lucius si stava strappando il serpentello nero dal polso, dove
spiccavano due fori rossi. Sua mandre invece l’aveva protetto gettandosi alle
sue spalle e abbracciandolo forte, sotto la gola. Coperto dai suoi capelli,
risentì il suo profumo…ma poi accadde tutto troppo in fretta. Lucius,
imprecando, strinse il polso dentro il lembo strappato del suo mantello ma si
ritrovò con una bacchetta puntata alla schiena da suo cognato Rodolphus mentre
professori, Weasley e Cacciatori attaccavano in massa. I Mangiamorte si stavano
riversando su di loro per fermarli ma una volta liberato anche Harry non ci fu
più nulla da fare. La battaglia a colpi di magia riprese mentre si stava ormai
risolvendo un problema di famiglia. Narcissa, con un’espressione che poche
volte qualcuno le aveva visto, liberò Draco dalle catene e tiratolo giù da
quell’altare se le spinse alle spalle, tenendogli con forza le
mani. Bellatrix, livida e con gli totalmente sgranati, le puntava addosso la
bacchetta. Fissava sia sua sorella che Lucius Malfoy come se fossero stati
spettri. - Devo dire che da te…- e fissò Narcissa – me lo immaginavo. Ma
anche da te…- e portò lo sguardo folle su Lucius – Come diavolo hai potuto?-
ringhiò furibonda – Come hai potuto tradirci?- L’uomo non rispose. Si limitò
a fissare la sua famiglia. Sua moglie e suo figlio. Specialmente suo
figlio. Ma Draco stava stretto a Narcissa, senza capire più nulla. - La
prossima volta che vuoi salvare nostro figlio parlane prima con me.- bofonchiò,
verso sua moglie. Narcissa fece una smorfia – Mi stupisce che quella cosa che
hai nel petto si sia rimessa a battere.- Era astiosa e non poteva aspettarsi
altro. - Perché?- ringhiò Bellatrix – Per vostro figlio? Diventerà un
Mangiamorte!- - Tu mio figlio non lo dovrai neanche più guardare.- sibilò
Narcissa pericolosamente – Prova anche solo a guardare una sola volta nella sua
direzione e giuro che ti uccido con le mie mani!- La Lestrange, per un attimo
spiazzata, scoppiò a ridere mentre alle sue spalle si stava scatenando il
finimondo. Il frastuono era così forte che doveva gridare per farsi
sentire. - Tu!!- e rise più forte – Tu vorresti uccidermi sorellina? Non ne
saresti capace!- - Mettimi alla prova.- sibilò ancora Narcissa, ammutolendola
– Avrebbe dovuto farlo Andromeda anni fa, ma io la supplicai di non farlo.
Invece mi sbagliavo.- - Eravate d’accordo?- ringhiò Rodolphus. - No.-
ammise Lucius pacato, aspettando solo il momento giusto – Non ne sapevo
nulla.- - Sciocchezze!- - Te lo posso giurare io.- rispose Narcissa,
fissando il marito con gli occhi azzurri quasi distanti. - Bhè, allora mi
spiace…- Bellatrix, ancora una volta, si dimostrò una bambola vuota e cava,
senza un alito di vita e di umanità nel cuore, se mai ne aveva avuto uno – Ma
morirete tutti e tre! E comincerò con voi due!- e puntò la bacchetta lunga e
scura su Narcissa e Draco mentre Lucius, serrando le mascelle, continuava a
tenersi alle spalle il cognato che al primo cenno l’avrebbe massacrato per il
tradimento di cui ancora non riusciva a capacitarsi lui stesso. L’unica
salvezza ormai restava nel destino…e la salvezza venne, presentandosi con ali
nere. Un corvo lucente planò addosso a Bellatrix un attimo prima che
scagliasse l’Avada Kedavra sui madre e figlio e colpì impietoso, strappando alla
strega grida disperate. Col becco le ferì profondamente l’occhio destro e il
sangue cominciò a scendere copioso mentre la donna si piegava a terra,
strillando dal dolore. Sotto lo sguardo sconvolto di Lucius e Narcissa, il
corvo riprese forma umana e Hermione raccolse la bacchetta della Lestrange in un
attimo. Mentre la magia volava sulle loro teste, si riprese tutte le bacchette
dei Malfoy. Quando le riebbe in mano fissò a lungo Narcissa…ma poi gliela
ridiede. - Tutto bene?- sussurrò a Draco. Lui annuì brevemente,
abbracciandola con tutta la forza che aveva. - Lo sapevo che ti eri
nascosta.- le disse all’orecchio. La Grifoncina sorrise, poi consegnò a
Narcissa anche la bacchetta di Lucius. - Ci faccia quella che vuole.-
mormorò, poi guardò la Porte delle Serpi e in un attimo lei e Draco si
ritrovarono d’accordo. Corsero di volata verso la botola ormai deformata da ogni
magia d’attacco conosciuta ma non si sarebbe mai aperta. Non senza una frase in
Serpentese e visto che Harry era occupato a tentare di uccidere Bellatrix una
volta per tutte, gli unici restavano loro. Ma una volta a pochi metri, Lumia
apparve di volata sul loro cammino. Avvolta dalle fiamme, li fissò a lungo
con un ghigno sulle labbra. - Cosa pensate di fare?- sussurrò appena. -
Draco…vai!- disse Hermione. - Fallo…- si mise in mezzo Lumia puntando un dito
addosso alla Grifoncina – e della tua ragazza resterà solo la cenere, sei
avvisato.- Il biondo tacque, deglutendo. Si fece istintivamente più vicino a
Hermione e le strinse la mano. - Non potrai proteggerla.- aggiunse la
Lancaster ridendo. - Tanto ci ucciderai lo stesso!- gridò la Granger – Draco
fallo!- - Zitta!- le sibilò Malfoy – Un secondo ancora…- Hermione capì di
cosa parlava un attimo dopo quando un suono metallico vibrò alle loro spalle. La
Grifoncina vide qualcosa di strano negli occhi di Lumia quando una spada
argentata volò dritta, lanciata con forza disperata, verso il suo petto. Quando
la trapassò da parte a parte, Hermione vide nei suoi occhi qualcosa di molto
simile a ciò che Lucilla mostrava nei suoi per Tristan. I due maghi si
voltarono, vedendo Jess a tre metri da loro. Coperto di sangue, pallido…con una
profonda ferita fra spalla e torace. Era stato lui a trafiggerla. - Muoviti
Draco!- gridò poi, con tutto il fiato che aveva in gola. Fu il momento
giusto. Quello perfetto. Con Lumia momentaneamente in ginocchio con quella spada
nel petto e la via libera, Draco poté fare quello che doveva fra le urla che
rimbombavano all’interno di tutta la Camera. E la Porta delle Serpi si
aprì…all’istante un’altra bordata magica la centrò in pieno ed esplose
definitivamente in pezzi, buttando a gambe all’aria tutti quanti, Mangiamorte
compresi. Fra la polvere che impediva il fiato, Hermione e Draco scorsero solo
tanti mantelli che s’infilavano veloci all’interno, la sagoma di Hagrid, poi il
lungo cappello di Silente. Quella breve esplosione però non fermò la
battaglia. Lumia era svanita e con lei anche Jess che non era più dove si era
inginocchiato, dopo aver colpito la mezzo demone. - Hermione!- Remus fu il
primo a raggiungerla, aiutandola ad alzarsi – Tutto bene?- La
streghetta cercò di rimettersi in piedi ma un lungo taglio le percorreva la gamba
destra mentre Malfoy era rimasto ferito lungo tutta la spalla, per proteggerle
il capo. - Tonks!- Lupin richiamò l’Auror che arrivò prontamente, scattante
e ricettiva. - Ciao Hermy…mamma che disastro!- commentò svagata. -
Insomma, fai qualcosa per aiutarli ok?- sbuffò il licantropo – Io vado a fermare
Paddy prima che uccida qualcuno che non centra nulla!- - Aspetta! Remus…solo
una cosa!- Hermione si aggrappò a lui, faticando a respirare visto che era
coperta di polvere e detriti – Harry…stacci attento! Vuole uccidere Bellatrix ma
lei è furibonda! Potrebbe far del male agli altri prima di prendersela con lui!
E poi mia madre è qua in giro da sola!- - Lascia, Jane vado a cercarla io!-
le disse Draco rimettendosi subito in piedi. - Cosa?!- lo fermò allarmata,
aggrappandosi alle sue mani – No! Potrebbero ucciderti!- - C’è anche mia
madre là in mezzo!- replicò angosciato – Ti prego…lasciami andare…- Rimasero
con le mani unite per un minuto interminabile…e fu terribile. Orrendo.
Specialmente quando Lumia, riapparsa sulla statua di Salazar, cominciò a giocare
al tiro al bersaglio con qualunque nemico le arrivasse a tiro e dai suoi
attacchi potevano a malapena nascondersi. Presto una nuova ondata di demoni
impuri si riversò nella Camera. Allora toccò a Silente andare a sistemarli,
tranquillo e beato, mentre all’interno ancora non si riusciva a capire da che
parte pendesse l’ago della bilancia. Jess era privo di sensi nuovamente,
sull’altare su cui prima era stato lasciato Draco, i ragazzi combattevano come
forsennati al fianco di Tristan ma Sirius, disperato, cercava solo due
persone. Due soltanto. E quelle due si stavano uccidendo a colpi di bacchetta
nei cunicoli del defunto basilisco. - Misterium Ignis!- gridò
Harry. Bellatrix, totalmente cieca da un occhio ormai, si nascose dietro un
angolo che sotto la magia di Potter prese fuoco, sprizzando scintille ovunque.
Bhè, pensò Harry…non era una magia perfetta come quella di Lucilla ma con un po’
di pratica avrebbe anche potuto farcela. - Ti ricordi che ti ho detto
ragazzino?- rise la strega ben nascosta – Finché non userai la rabbia e l’odio
non potrai mai uccidere il tuo nemico!- - E che mi dici di quell’idiota che
seguivi come un cagnolino eh?- fece Harry cattivo – Il tuo santo padrone è sotto
terra con i vermi ora! E l’abbiamo battuto noi! Tre ragazzini!- la sentì gemere
di rabbia e continuò deciso a volerla ammazzare sul serio – Quell’idiota di
Voldemort aveva il tuo stesso cervello! Credeva che tutto il potere stessa nella
bacchetta e nel mago! Non ha mai capito che la mia vera forza era nella gente
che stava con me!- - Certo, mio cugino lo sa perfettamente bene!- gridò,
uscendo di colpo e lanciandogli addosso una bordata che il Grifondoro evitò per
un pelo – Sta zitto Harry Potter! Tu non sai niente del mio padrone! Eri indegno
anche solo di camminare dove camminava lui! La tua sporca madre mezzosangue ti
ha reso quello che sei!- Harry sogghignò, ormai arrivato a quella strana
sensazione che aveva già provato un anno prima. Si uccide coscientemente un
nemico? Si. Con pena? Con dolore per una vita spezzata? No. Mai. Non
avrebbe mai pianto sulla tomba di quella donna. Non su quella di colei che gli
aveva portato via Sirius.
"In barathrum rerumque
sequatur prodita summa
…"
Lucius scavalcò di corsa i tre Cacciatori che cercavano di
sistemare i Leptis e i Parkinson per dirigersi alla statua di Salazar. Alle sue
spalle c’era ancora suo cognato che cercava di fargli la pelle, lanciando
incantesimi a destra e a manca, peccato che avesse sempre avuto pessima
mira. Una volta sotto la bocca di Salazar, l’apri con un gesto della mano e
Jane apparve nel tunnel, ancora bendata. Malfoy l’aiutò ad uscire in fretta e
furia. Le levò le catene dai polsi e poi le tolse la benda, il tempo necessario
per sentire l’ennesima scossa di terremoto. Ormai era come se Hogwarts stesse
collassando. - Dov’è Hermione?- chiese Jane, una volta che si furono nascosti
dietro a una colonna per evitare gli attacchi di Rodolphus. - E’ al sicuro
con Draco!- le rispose, abbassando la testa di colpo. Lei non disse nulla. Si
limitò a guardarlo mentre Malfoy faceva evidentemente finta di non notare quel
suo sguardo. Troppo occupato a mantenerla in vita, non faceva che cercare la
sua bacchetta fra quel numero impressionante di maghi, demoni e cacciatori. Non
aveva mia assistito a un tale scontro, specialmente quando Lumia riprese a usare
i suoi poteri senza badare a chi colpiva, nemici o compagni. Ormai per lei
non c’era più la minima differenza. E Lucius stava cominciando a chiedersi
perché…sembrava che stesse…prendendo tempo. E a quel pensiero di scatto voltò
il viso alla bocca di Salazar. Ora si vedeva bene. Come se fosse stato di
metallo liquido, dal pavimento si formò un sigillo nero pentagonale, a forma di
stella. Lo stesso in cui stava Lucilla. Ma agli antipodi. Lumia stava
cercando di prendere tempo affinché sua sorella si stancasse troppo per
terminare l’Incanto Surgis! - Diavolo!- sibilò – Jane, dov’è la mia
bacchetta?- La donna lo guardò sconvolta – Cosa?- Una sfera infuocata
esplose loro accanto e Malfoy le abbassò la testa, proteggendola. - Dov’è la
mia bacchetta accidenti?- replicò più forte – Cercala!- - E come vuoi che
faccia?- - Chiudi gli occhi e cerca di vedere il momento in cui la
ritrovo!- - E se non fosse destino che tu la ritrovi?- Lucius quasi se la
mangiò viva – Allora moriremo insieme! Quale delle due opzioni ti sembra
meglio?-
"Funditus et fiat mundi
confusa ruina …"
Jane non aveva
trovato molto allettante l’idea di tirare le cuoia, specialmente vicino a Lucius
Malfoy. Incavolata o meno con lui, decise che ormai l’unico modo per dare una
mano a Narcissa, a sua figlia e ai ragazzi a uscire da quella situazione era di
"vederci chiaro" come solo una Veggente poteva fare. Non che in una giornata
ci avesse capito poi molto su come funzionava ma chiudendo gli occhi, mentre
Lucius imprecava come un dannato ai continui attacchi del cognato, cominciò a
vedere qualcosa. Molte cose. Troppe…pensò poco più tardi, quando riaprì gli
occhi dorati. - E’ vicino all’ultima cella!- gli disse, piegandosi per non
venire colpita – Sul lato sinistro!- - Sta bassa hai capito?- le urlò, mentre
Rodolphus si avvicinava – Sta bassa, non andare vicino al Sigillo e se qualcosa
cerca di farti del male…bhè…agita le mani!- le disse e scappò di volata a
riprendersi la bacchetta in un casino di gente, mescolandosi fra la folla…e
intanto Jane se ne stava lì da sola, inginocchiata dietro a un angolo, con un
diavolo per capello. Adesso una bacchetta l’avrebbe voluta anche lei, tanto per
fare qualcosa… - Lucius!- Malfoy si girò giusto in tempo per innalzare uno
scudo e rispedire il Cruciatus a suo cognato che cadde a terra, contorcendosi
dal dolore. Un altro colpo e lo Schiantò contro la parete opposta, facendogli
battere con forza la testa. Se n’era liberato finalmente. Si guardò attorno,
cercando Draco. Dannazione…ma dov’era? E dov’era Bellatrix? Cominciò a
temere seriamente per la vita di suo figlio quando però Lumia spedì una grossa
sfera di energia proprio accanto a lui. Saltò tutto per aria, tunnel compresi ed
Harry, che ci stava dentro, fece appena in tempo a buttarsi in un vicolo cieco,
chiuso da una grata metallica. La stessa dov’era rimasto incastrato cinque anni
prima. Imprecò, cercando di scardinarla ma non ce la fece. In compenso
cominciò ad arrivare un bel po’ di gente e non tutti erano ben disposti nei suoi
confronti. Venne attorniato dai Nott, da Avery che aveva subito una bella
batosta da Dalton e anche da Mcnair che aveva un profondo taglio nel braccio.
Erano comunque ancora belli velenosi e ridenti, specialmente quando Bellatrix
gli riapparve alle spalle, impolverata ma ancora viva. Harry si sentì in
trappola… - E adesso come la mettiamo?- ringhiò la strega – Avery, Frederich,
Mcnair…lasciatemi sola con lui!- - Ma…Bellatrix…- - Ubbidite!- urlò fuori
di sé – Ora lo ammazzo come un cane!- e appena gli puntò la bacchetta contro, si
ritrovò per l’ennesima volta schiacciata a terra e niente meno che da suo nipote
che, più alto di lei di parecchi centimetri, cercava di disarmarla quel tanto
che bastava per farle dare ancora di più fuori di senno. Strillava come una
forsennata e Draco rischiava di farsi spaccare i timpani ma gridando a sua volta
cercava di trarre quell’idiota di Potter dagli impicci. Tutto vano visto che
Harry non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo solo con quella
condannata a morte di sua zia. Si riprese la bacchetta e gridò a Malfoy di
togliersi di mezzo. Purtroppo però era diventato impossibile combattere in quel
luogo: un’altra scossa, stavolta più profonda delle altre stava avvisando
l’imminente riuscita di Lucilla. Lo capì perfino Lumia che di colpo, fra la
battaglia, portò lo sguardo al Sigillo Nero. Lo vide…impallidire poco a
poco. …E dalla Torre del Nord sua sorella capì di averceli in un pugno.
Intonò le strofe finali con tutta la forza che le restava, insieme alle anime
dei morti che le danzavano attorno. "Morti invoco, Lucilla Lancaster sum…Surge
!" li richiamò, avvolta dalla luce sentendosi quasi venire meno. Il suo
pentacolo divenne ancora più lucente. Si fece smagliante. Vivo. E i morti per
pochi istanti lo furono di nuovo. Insieme alla loro forza. "Surge!" sibilò
ancora, coi simboli che diventavano iridescenti come diamanti. Eccola…c’era
quasi. Il Sigillo Nero si frammentò…tutta Hogwarts vibrò ancora, come se dal
sottosuolo qualcosa stesse per divorarla. Eccola…la sentiva la magia. Dal cuore,
giunse fino alle sue mani. Poi tornò indietro. Ed fu tempesta. "SURGE!" gridò
Lucilla con tutto il fiato che aveva in gola e nel petto. E di colpo non si
vide più niente. Tutti quanti si fermarono. Perfino Lumia. Tutti furono
invasi da quella luce. Accecati, chiusero gli occhi, come vicini a una
grandissima esplosione. Il tempo per un secondo smise di scorrere. Il pendolo
si bloccò. Il respiro venne mozzato. La terra tremò insieme al cielo in un
abbraccio ancestrale. Tutto si ruppe, la magia nera venne risucchiata nello
stesso Sigillo che spaccandosi venne perduto nella pavimentazione della Camera
dei Segreti. Al suo passaggio lasciò solo un cratere che pareva venuto dal
ventre della terra dei maghi. Quando l’enorme e abbagliante luce si ritirò,
Lumia si passò una mano sugli occhi blu, feriti da tanto ardore. Una volta in
piedi cercò di mettere a fuoco ogni cosa…ma vide solo due iridi
rosse. Lucilla era lì, davanti a lei. - Bene, era ora…- sussurrò Lumia
levandosi i capelli dal viso. Silente, alle spalle di Lucilla come un amico
fedele e protettivo, pensava a tutto ciò che sua sorella aveva fatto. Aveva
sprecato tanto tempo solo lanciando incantesimi ovunque. Non si era premurata di
proteggere il Sigillo, né dei demoni e neanche dei Mangiamorte. In realtà era
come una falena attratta dal fuoco. E in quel fuoco purtroppo si sarebbe
arsa. Nel cunicolo invece si stavano svolgendo gli ultimi attimi di vita di
Bellatrix Lestrange. Dopo che aveva quasi tentato di rendere pan per focaccia
a Draco, cavandogli con le unghie affilatissime l’occhio che aveva perso lei per
colpa di Hermione, era solo riuscita a rendergli la schiena una specie di campo
di battaglia e tutto questo mentre Harry cercava di sottrargli il nipote dalle
grinfie, sfortunatamente per lui a mani nude visto che l’esplosione di luce
dell’Incanto Surgis gli aveva fatto perdere la bacchetta, unica sua
arma. Bellatrix invece riagguantò la sua, prendendo un grosso sasso e
menandolo sulla testa a Draco che cacciò un’imprecazione, piegato a terra con le
mani fra i capelli che iniziarono a macchiarsi di sangue. - In piedi!- gli
ordinò, mentre teneva Harry lontano puntandogli addosso la bacchetta. - Vai
al diavolo...- ringhiò Draco ma sua zia non si perse d’animo e lo afferrò con
forza per la spalla, piantandogli di nuovo le unghie nella pelle. Così riuscì a
raddrizzarlo, serrandogli anche la gola. - Ecco come finisce…- sibilò,
ansante – Ecco cosa succede a chi si mette contro di noi!- - Contro chi?-
rise Harry amaro – Un Mangiamorte? O una purosangue?- - Hai centrato Potter!-
sibilò ironica – Credevo di averti inquadrato, lo credevamo tutti…- ghignò,
serrando di più la morsa alla gola di Draco – E invece dovevamo guardare fra le
nostre file. Vero nipote?- - Mollami.- ringhiò il biondino – Tanto sei
finita, non te ne accorgi?- - Tu sei finito!- strillò, l’aria di una
sonnambula – Tu ti sei buttato nel fango quando hai scelto quella
mezzosangue!- - Sbagliato.- Harry si voltò di scatto, vedendo Narcissa
comparire nel tunnel, armata di bacchetta, seria e ostinata. - Sono stata io
a permetterti di buttarci tutti nel fango.- continuò la bionda – Ma ti assicuro
che non commetterò più questo errore.- - Te l’ho già detto sorella…-
Bellatrix strappò a Draco un gemito strozzato, ferendogli anche il collo – Non
sarai mai in grado di uccidermi. Andromeda ci ha provato ma tu non gliel’hai
lasciato fare.- - Si e me ne pento.- - Allora perché credi che ora sarà
diverso?- rise Bellatrix, la faccia insanguinata nella parte dell’occhio
sinistro. Narcissa tacque, scuotendo il capo. Purtroppo lo sapeva…non c’era
più niente da fare. Ma non era mai stata come Andromeda. Non avrebbe mai
potuto ucciderla senza rimorsi, cosciente che era l’unica via d’uscita. Ma
doveva farlo. Doveva per Draco…e per se stessa. Per quegli anni passati
senza poter dimostrare affetto a suo figlio. - Lascia andare mio figlio.-
gli disse, mantenendo un tono calmo, quasi sottomesso. - No, lui rimane qui.-
rispose Bellatrix. - Senza ostaggio non ce la fai vero?- ringhiò Harry e in
tutta risposta quella piantò di nuovo le unghie nella spalla di Draco,
strappandogli un’altra imprecazione e un’occhiataccia verso il Grifondoro che lo
fece desistere dal fare di nuovo lo spiritoso. La situazione era ormai
irreversibile comunque. Narcissa lo aveva capito dagli occhi della sorella
maggiore. Era decisa ad ucciderli tutti…anche ora che Lucilla aveva mandato a
monte il loro piano. Non avrebbe esitato a colpirli…e non doveva esitare neanche
lei. Per questo si fece al fianco di Harry, per bilanciare il campo di lotto
ma teneva ancora la bacchetta bassa, aspettando solo un cenno di debolezza,
un’indecisione. Le sarebbe bastato un secondo. - Vedi che non ci riesci?-
ridacchiò Bellatrix sprezzante – Non sei mai stata in grado di prendere una
decisione!- - La prenderò anche in fretta se non la smetti di comportarti da
pazza.- replicò la bionda – Lascia immediatamente mio figlio e combatti contro
di me, almeno saremo ad armi pari.- - Un momento…- si mise in mezzo Harry –
Un corno, con lei me la sbrigo io!- - Sbrigatevela come diavolo volete ma
lasciate fuori me…- sibilò Draco a pezzi, guardando sua madre e Potter con
l’esasperazione che solo uno che aveva rischiato la vita mille volte in un
giorno poteva provare. - Oppure puoi sempre trasformarti in un serpente e
farmi lo scherzetto che hai fatto a Lumia nipote!- rise Bellatrix ironica – Ma
ci siamo preparati. So che anche tu Potter sei un Animagus. Sirius li ha
addestrati bene, non trovi sorella?- - Non invocare troppo i morti,
Bellatrix.- sussurrò Narcissa con gli occhi azzurri velati di uno strano
sentimento – Potrebbero risorgere dalle loro tombe per venire a trovarti.- -
Ma di cosa diavolo parli?- ridacchiò la maggiore – Dio…sono stata stupida, lo
ammetto, a pensare che ti saresti staccata facilmente da tuo figlio. Avevi messo
in atto la tua guerra fredda fin da quando era bambino e non me ne sono accorta.
Sei stata furba, questo te lo concedo. Hai fatto in modo che fosse sempre
attorniato da altri maghi come noi, facendomi pensare che lo volessi morto…e
invece la tua presenza era sempre costante.- Draco deglutì mentre sua zia
continuava a parlare senza badare più a niente – E’ solo colpa tua se è passato
dalla parte di quegli sporchi mezzosangue!- - Può darsi.- rispose Narcissa
levando finalmente la bacchetta – Ma ora ti conviene smetterla di parlare. Fossi
in te poserei le armi e me ne starei buona e tranquilla.- - Se no?- le fece
eco la maggiore, arrogante. La risposta non giunse da Narcissa ma si udì
comunque in maniera molto percettibile. Un ringhio. Un ringhio animale si
propagò nel tunnel devastato dalle esplosioni e quando tutti si voltarono alla
loro sinistra, credettero di vedere un fantasma. Harry credette di vederlo.
Sentì come il cuore spaccarglisi nel petto…si sentì svenire dal
dolore. Bellatrix invece cacciò un grido che né Draco né Narcissa scordarono
più. Un grido di terrore, d’incredulità. Poi il grosso cane nero, il Gramo,
dall’oscurità del cunicolo le saltò addosso, afferrandole il braccio fra le
fauci e rotolarono a terra insieme alla bacchetta, a Draco che afferrò la mano
di Harry per filarsela al fianco di Narcissa…poi finalmente in cane si fece
indietro, restando davanti alla cugina che si agitava a terra, grondando sangue
per i morsi e le ferite. Quando si risedette, in ginocchio, i suoi occhi
scuri erano sbarrati. - Ti avevo detto di non invocare troppo i morti.-
l’avvisò Narcissa e in quell’attimo Sirius riprese la sua forma. Avvolto nel
lungo mantello, col cappuccio sulla testa, fece comunque mozzare il fiato a
Harry. Lo vedeva solo di spalle…ma l’avrebbe riconosciuto fra mille. -
Tu…- sussurrò Bellatrix, ansando – No!- strillò – Non è possibile!- - Mi ha
avvisato Andromeda ieri notte.- rispose Narcissa con la bacchetta sempre levata
– E le devo una favore sorella.- - No…Narcissa…aspetta…- arrancò l’altra per
un attimo ma era tardi. Lo capì subito. - Mi spiace, Bellatrix.-
sussurrò Narcissa e poi fece ciò che doveva fare – Avada
Kedavra
!- Un attimo dopo fu
solo silenzio. Almeno sulle loro teste, anche se fuori dal tunnel la battaglia
infuriava più forte che mai…ma su di loro calò il gelo più totale. A terra,
in una posizione scomposta e con gli occhi rovesciati all’indietro giaceva
Bellatrix Lestrange. Era finita. I genitori di Neville, i tanti morti, i
torturati. Tutti…tutti erano stati vendicati. Harry dopo averla guardata nel
più totale distacco alzò il viso verso l’uomo per cui aveva versato tante
lacrime. Anche Sirius si voltò lentamente e i suoi grandi occhi color cenere
erano sempre gli stessi dei Black. Furbi, alteri…ma i suoi anche colmi di
tanto amore. Rimasero a guardarsi immobili quando il bambino sopravvissuto
cominciò a vedere tutto velato. - Sei un imbecille…- sussurrò appena,
sentendo un dolore atroce in gola – Ti ha spinto dietro quel velo come se fosse
stato per caso…fossi stato più attento…- - Harry…- - Sei un idiota
Sirius!- gli urlò allora, con le lacrime che gli rigavano il viso – Un cretino!
Uno stupido!- Black si avvicinò lentamente, il viso contratto in
un’espressione che lasciava intendere una gioia immensa ma anche tanta
malinconia. Non si piegò più, ormai Harry era cresciuto enormemente dall’ultima
volta che l’aveva visto. Quell’ultima, terribile e atroce volta. Quando
Lucilla l’aveva salvato si era fatto una promessa. Mai più rischiare la vita
propria vita in questo modo. Mai più. Aveva dato per scontato troppo. Anche
l’affetto di quel figlio che gli era piovuto dal cielo. Aveva sprecato due
anni. Non l’avrebbe più fatto. Lo abbracciò stretto, afferrando Harry per
la nuca e nonostante la rabbia, il bambino sopravvissuto rispose immediatamente.
Affondò il viso nella sua spalla…ora finalmente felice.
Lucilla non si
mosse neppure quando Lumia le scagliò addosso una fiume di energia che ogni mago
umano nella Camera avrebbe solo potuto sognare di produrre. Ma quel colpo
s’infranse in un secondo contro un qualcosa di trasparente, un qualcosa che
proteggeva Lucilla senza il minimo sforzo. Ed era chiaro come il sole ormai,
quale delle sue sorelle avesse la vittoria in mano. Gli occhi blu di Lumia
erano frementi…ma non spaventati. Non aveva paura di morire. Non l’aveva mai
avuta. - Cos’aspetti?- chiese a bassa voce – Non mi dirai che adesso ci hai
ripensato sorellina.- Lucilla tacque, posando gli occhi rossi sullo sfacelo
che le abbracciava. Molti Mangiamorte erano stati uccisi, molti Auror e
Cacciatori erano stati feriti gravemente dai demoni. Era passato molto tempo
da quando tutto era cominciato. Diciotto anni, quando Harry Potter era
nato. Otto per lei, da quando aveva dichiarato guerra a tutte le Forze Oscure
e a Voldemort. E adesso si ritrovava davanti a un nemico che non avrebbe mai
dovuto entrare in quella situazione. - Io vivrò solo per ucciderti, lo sai
vero?- le sussurrò Lumia. Lucilla ancora non rispose, tacendo
ostinatamente. - Lumia, non deve finire per forza con la morte di una di
voi.- mormorò Silente, poco dietro Lucilla. - Non credo preside.- rispose
lei, pacata – Il mio unico desiderio è ucciderla.- - Perché?- il vecchio mago
scosse il capo, quasi disperato – Tuo padre non avrebbe voluto vedervi
così.- - Anche volendo non credo che potrà mai dirmi quanto l’ho deluso.-
Lumia stavolta sorrise mesta, scostandosi la frangia dal viso – Papà è
sicuramente in Paradiso.- - Se solo promettessi di lasciare in pace tua
sorella tutto questo avrebbe fine!- disse anche Tanatos Mckay. - E’ inutile.-
sussurrò Lucilla, bloccando le loro repliche con una mano – Lei non vuole
scendere a condizioni. E nemmeno io.- - Ma è tua sorella!- la supplicò
Hermione – Ci dev’essere un modo per fermarla senza farle del male! - Si, il
mio suicidio.- - Stavolta non ci sarà Tom a salvarti però.- le disse Lumia
sorridendo appena – Quando mi strappasti il cuore c’erano lui e la sua magia a
salvarti. Solo lui sapeva come fare. Non credo che Silente possa aiutarti.- -
Ti preoccupi per me?- ironizzò Lucilla – Che c’è, non volevi che morissimo
insieme?- - Lucilla, per favore!- Tristan l’afferrò per un braccio, tremando
al solo pensiero di cosa poteva davvero fare – Non puoi ucciderla, ha ragione
lei! Stavolta non c’è Voldemort!- - Grazie a Dio.- - Non scherzare! Non
potremo salvarti! Se muore lei anche tu t’indebolirai!- - Non è detto che
m’indebolisca tanto da morire.- rispose calma. - Ma potrebbe succedere.-
Tristan le strinse forte le mano, fissandola con tutto l’amore che nutriva – Ti
prego…non farlo. Se lo fai potrebbe accaderti qualsiasi cosa…e noi non saremmo
in grado di fare nulla!- - E quindi?- Lucilla serrò la mascella con forza –
La lasciamo libera di andare a piede libero fra la gente indifesa? Quella
sarebbe in grado di distruggere il mondo intero! Per non parlare del fatto che
ha ucciso mio padre e mia madre!- - Ormai sono morti!- urlò Mckay stravolto –
Uccidendo tua sorella non torneranno in vita!- - Lei continuerà fino a quando
l’ultima persona che amo non sarà sotto terra.- Lucilla scostò la mano dalla
sua, soffrendo anche al solo pensiero – No, non posso lasciarglielo fare.- -
Perché?- ansimò addolorato – Perché?- - Questo è il prezzo Tristan.- replicò
secca, voltandogli le spalle – E’ il prezzo per avere salva la vita.- -
Allora?- Lumia ridacchiò, ormai conscia che era arrivata la fine – Ce la
giochiamo sorellina?- Lucilla annuì appena, sentendo un forte dolore al
petto. Doveva ucciderla di nuovo. Ancora. Ancora una volta. Ritornò
indietro nel tempo con la mente. Ricordava i suoi sedici anni… Tom, Lumia…il
dolore e la solitudine del peccato. Il gelo della lama del rimorso. Non ce
l’avrebbe fatta. No… Non poteva sopravvivere di nuovo a veder morire un
membro della sua famiglia. Per questo rimase ferma. A guardarlo fare ciò che
avrebbe dovuto fare lei. Gli occhi di Jess le dissero qualcosa che non
avrebbe più scordato. Apparve alle spalle di Lumia, da un lampo
dorato. Ancora ferito, ancora piegato dalla fatica…lui non cedette. La
guardò, promettendole di non farle patire ancora quello che aveva già patito
otto anni prima, costretta ad uccidere la sua gemella. Lucilla in quel breve
attimo ricordò le parole di sua sorella quando una notte stellata di tanti anni
prima le aveva confidato di essere innamorata di un Grifondoro. Un Grifondoro
con gli occhi verdi e l’animo che conosceva la pietà. Si, Jess Mckay la
conosceva la pietà, pensò vedendo Lumia voltarsi verso di lui. Fu breve. Un
solo istante…un battito del cuore…e fu tutto finito Jess la trapassò con la
sua spada mentre Lumia lo guardava fisso, con gli occhi blu colmi di un
sentimento che credeva di aver perso. Cadendo fra le sue braccia, col cuore che
batteva per lui trafitto dalla lama, sorrise. Fra le grida per loro, i pianti
sommessi…Lumia sorrise ancora, stando abbracciata a lui. Sentiva il cuore
cedergli…la vita andarsene di nuovo. Ma vedeva lui…Jess, il suo Grifondoro
con gli occhi verdi e severi. - Sono stata fortunata, sai?- sussurrò, vedendo
una lacrima rigargli la guancia. Gliela pulì con un dito, alzandosi appena
per baciarlo – La prima volta sono morta fra le braccia di Lucilla. Ora muoio
fra le tue…ad aprirmi il varco è sempre qualcuno che mi ama, Jess.- - Già…-
la sollevò fra le braccia, stringendosela forte al petto poi cullandola – Sogni
d’oro, Lumia.- Morì poco dopo, chiudendo le palpebre sul viso che
amava. Non fu l’unica ad approssimarsi sul ciglio però. Tristan vide con
orrore, insieme a tutti gli altri, un grosso squarcio aprirsi nel petto di
Lucilla e la mezzo demone, continuando a fissare la sua gemella morta fra le
braccia di Jess, si lasciò andare a terra. Esanime, fissava il soffitto
mentre Tristan disperato cercava di fare qualcosa. Fanny fu inutile…pianti e
lacrime furono vani. Perché qualcosa di più potente la salvò da quel baratro in
cui stava scivolando, trattenuta dalla mano della sua metà, dalla sua dolce
gemella che finalmente trovava la pace nella morte, donatale dall’unico uomo che
aveva mai amato. Dopo tante grida, tanto affanno, chi era chinato su Lucilla
vide qualcosa d’immenso, di grande…di antico. Una magia brillante, dorata,
apparve a risanare ogni singola ferita sul corpo della Lancaster. Avvolta in
quel manto luminoso, guarì completamente…fino a tornare sana e in salute,
com’era sempre stata. - Dio…- sussurrò Hermione, sconvolta insieme a tutti i
ragazzi – Ma…cos’è stato?- - Si è salvata da sola!- Tanatos non poteva
credere ai suoi occhi – Ma com’è possibile?- - E’ diventata la Lady Oscura…-
fece Milo – E’ normale.- - Ma quella…non era magia nera.- disse la Mcgranitt
– E’ assurdo.- - Bhè…- Molly Weasley che fino a quel momento aveva
controllato le ferite di tutti i maghetti, preoccupatissima, non pareva dello
stesso avviso – A dire il vero io quella magia l’ho già vista.- - Si, ha
ragione.- Clarissa Zabini guardava Lucilla con occhio clinico – Ma non sono
sicura…- - Cosa sarebbe?- chiese Tristan ancora stravolta per la paura di
averla persa – Cosa le è successo?- - Te lo spiego più tardi in infermeria
eh?- gli disse Molly, un pochino imbarazzata mentre Tonks e gli altri Auror non
ci capivano più niente. Comunque la madre di Ron aveva ragione…Silente infatti
decise di chiudere definitivamente la Camera, solo dopo che i Cacciatori ebbero
scovato tutti i demoni impuri ancora vaganti e qualche Mangiamorte che si era
nascosto ma agli occhi saggi del preside quella volta sfuggì qualcosa. Anzi,
qualcuno. Qualcuno che però non sfuggì agli occhi di Jane. Ci pensava
ancora a quella domanda. Se lei potesse o meno intralciare il destino. Ci
pensava mentre lo vedeva correre via, nell’oscurità. L’aveva aiutato a fuggire
lei stessa…in memoria di un tempo che non c’era più. Se non altro per aver
salvato suo figlio. Poi Jane voltò le spalle a Lucius che si girò verso di
lei in quel momento. Ma non poteva più fermarsi. Dalla bocca della statua di
Salazar sarebbe uscito da Hogwarts. Sarebbe uscito dalla vita di tutti. Era
stato quello il patto. La vita, in cambio dell’esilio. Aveva accettato
quel prezzo. In fondo era solo quella la questione, pensò sparendo nella notte
guardando le stelle che cominciavano a uscire dalle pesanti nubi della
maledizione ormai estinta. Aveva salvato la vita a chi gli aveva donato gioia
in quegli anni. Niente era più importante. Niente era più sacro di
Narcissa e Draco. Avrebbe dovuto andarsene lontano…ma ormai aveva
capito.
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Capitolo 44 *** Capitolo 44° ***
Sorse il sole del giorno dopo e a Hogwarts ritornò la luce. I raggi di
una debole alba arrossirono dalle grandi vetrate della scuola, sfiorarono visi
stanchi ma felici, toccarono e riscaldarono mani e cuori, arrivarono dove
l’ombra aveva nascosto ogni cosa. Era finita. La lunga battaglia che
imperversava fra quelle pareti da sette anni si era ormai conclusa. Jane
Granger guardava dalla finestra dell’infermeria. A prima vista sembrava persa
nell’ammirazione della nuova giornata che stava nascendo ma la sua mente vagava,
vagava oltre ciò che si poteva vedere con gli occhi. Lo vide…lontano ormai.
Solo…ma con una certezza ritrovata. Tutti sapevano che i Mangiamorte erano
stati totalmente sconfitti. I Cacciatori li avevano portati via la notte stessa
sotto la scorta di duecento stregoni del Ministero che Caramell aveva messo a
disposizione di Silente. Tutti…tutti i Mangiamorte tranne uno. Lucius
Malfoy non si era più trovato. Sparito. Volatilizzato. Nessuno l’aveva più
visto. Subito i Cacciatori si erano rimessi sulle sue tracce ma c’era chi
dubitava seriamente sul suo ritrovo. Secondo gli Auror nessuno l’avrebbe più
rivisto. I genitori erano stati messi al corrente dell’accaduto,
tranquillizzati per quanto possibile e i quelli dei ragazzi coinvolti avevano
potuto dare il meglio di loro con una strigliata che durò più di un’ora, tipo
Molly Weasley le cui urla invasero tutti i corridoi vicini all’infermeria. Altri
invece non ebbero cuore di sgridare nessuno, tipo i Zabini che si limitarono a
ringraziare il cielo che Blaise fosse vivo. Altri ancora stavano sui letti
accanto ai ragazzi feriti, conciati peggio di loro. - Sempre qua Black, è
scandaloso!- sbraitò la Chips curando una ferita sul sopracciglio di
Sirius. - Meglio che sia qui no?- rise appena Silente, in piedi accanto a
Lupin che con lui attendava paziente – Allora Madama Chips? Cosa può dirci sulle
condizioni dei nostri ragazzi?- - Oh, staranno benissimo nel giro di poche
notti!- fece stizzita – La signorina Granger dovrà usare le stampelle per
qualche giorno ma la gamba tornerà a posto, non tema. A Weasley rimetto a posto
il braccio in un secondo, Dalton necessita di una fasciatura alla testa ma ce la
farà a sopportare un po’ di emicrania.- - Harry come sta?- chiese Sirius,
fregandosene degli altri. - Uno schifo.- rispose il Grifondoro svaccato a
letto nell’altra parte della stanza. - E Draco?- chiese Narcissa, a fianco
del cugino. - Quei tagli lasceranno il segno.- sentenziò la strega arcigna –
Ma guarirà, non si preoccupi.- - Quand’è che me ne posso andare?- sbottò
Harry snervato – Io sto bene, lo capisce o no?- - Tu te ne stai a letto!-
ordinò Sirius. - Ma se ho meno graffi di te!- - Me ne infischio, stai a
letto e basta!- - Anche tu non sei conciato tanto bene…- borbottò Remus,
fissandolo attento. - Sei l’ultima persona a dover parlare!- - Mamma mia,
è tornato intrattabile.- cinguettò Tonks ridacchiando – Paddy ma non sei
contento?- - Zitta tu!- bofonchiò Black seccato. - Qualcuno ha visto
Elettra?- chiese Hermione, con la gamba lunga stesa a letto. - E’ arrivato
suo padre un quarto d’ora fa.- fece Lavanda Brown che era arrivata a salutarli –
Era un po' furibondo… adesso ci sta parlando la professoressa Mcgranitt ma
non credo si calmerà tanto presto.- - Adesso arriva qua a farti la pelle.-
ironizzò Draco velenoso verso Harry, continuando a ingurgitare del
brodino. Potter gli rispose con un simpatico gesto della mano mentre
Mundungus e Kingsley cominciarono a fargli un sacco di domande su come se
l’erano cavata al principio nella Camera, quando Tonks decise che era meglio
avvisare casa. - Paddy, vado ad avvisare la mamma che sei sano e salvo.-
cinguettò allegra poi guardò Narcissa con occhioni da cerbiatta – Zia, vuoi che
le dia un tuo messaggio?- Narcissa sorrise debolmente ma si vedeva che non
era al massimo dell’umore – Grazie ma le parlerò una volta tornata a casa. Ti
ringrazio.- Quando Ninfadora se ne fu andata per spedire un gufo ad
Andromeda, Sirius guardò la cugina di sottecchi. - Ha fatto la fine che
meritava.- borbottò, non molto bravo a consolare la cugina che aveva sempre
creduto nemica. - Lo so,- rispose la bionda calma – ma era mia sorella.- -
Era una maledetta…- - Paddy!- Remus lo interruppe con falso candore – Che ne
dici di dire a Harry cos’è successo eh?- - Già, com’è che sei vivo?- saltò su
anche Ron – Non che mi lamenti…ma m’è venuto un infarto!- - Se non altro non
mi hai insultato.- replicò Sirius corrucciato. - Se vuoi ricomincio subito.-
l’avvertì Potter con gli occhi verdi lucidi ma incendiati – Comunque dev’essere
stata Lucilla immagino. È sempre venuta lei a salvarti dai guai.- - E poi chi
avrebbe il potere di fare una cosa simile?- rise Hermione dal suo letto – Solo
lei!- - Per non parlare di come si è salvata.- Neville che stava benissimo
era seduto sulla sponda del letto di Harry – Ma davvero sapere com’è
successo?- - Tu lo sai cara?- Arthur Weasley guardava la moglie molto
incuriosito – Ore fa hai detto di sapere che le è capitato.- Molly arrossì
ancora, un po’ confusa – Bhè…si, in effetti ho un’ipotesi.- - Anche io ne ho
una e credo sia la stessa.- disse Narcissa debolmente. - E sarebbe?- borbottò
Ron frettoloso – Avanti, come ha fatto?- Jane, che aveva il tatto di Sirius a
volte, se ne uscì tranquilla con una sparata che fece sbiancare più di una
persona. - A me è capitata una cosa simile quand’ero incinta di
Hermione.- Cadde il silenzio e la donna guardò tutti preoccupata. Che aveva
detto? - Cos’hai detto?- alitò Harry sconvolto mentre Draco quasi si era
strozzato col brodino. - Si…una volta, al quarto mese, mi ero tagliata una
mano e per magia la ferita si è rimarginata subito.- fece Jane tranquilla – Ma
forse è stato solo un caso. In fondo sono una strega anche io…- fece,
sbuffando. - No, un momento…- Hermione guardò anche Molly con aria
interrogativa – Lucilla potrebbe essere…- - Cara, è consuetudine che la magia
di un nuovo nato possa aiutare il corpo della madre durante la gravidanza.-
spiegò la signora Weasley alzando le spalle – Ma può essere un caso fortuito.
Non è detto che la vostra amica sia…oddio, ma quanti anni ha?- sbottò poi
sconvolta. - 24.- disse Ron a mala pena. - Qualcuno prepari una cassa.-
celiò Draco indifferente. - L’ammazza…Dio santo, l’ammazza…- ansimò Harry –
Avvertiamo qualcuno!- - Chi? Tristan?- rise Blaise – Potrebbe fuggire in capo
al mondo ma servirebbe a poco!- - Volete finirla di farvi i castelli per un
attimo?- disse Hermione – Vedrete che è un falso allarme.- - Come fai a dirlo
scusa?- - Se non lo è Tristan ha i giorni contati.- considerò candidamente la
Grifoncina. - Dov’è adesso?- chiese Lavanda al preside – E’ con Jess per
caso?- - Si, si trovano nelle stanze in fondo a questo corridoio. Erano gli
unici ad aver bisogno di riposo.- l’informò Silente – Specialmente se
consideriamo il fatto che avevano numerose ferite sul corpo e Lucilla ha dovuto
invocare tutti quei morti.- - Al massimo sentiremo un po’ di grida…- borbottò
Draco cercando di trovare una scusa. - Secondo me la prenderà male.- continuò
Ron testardo – Ci uccide Tristan stavolta.- - Però stavolta ha la scusa buona
per sposarlo sul serio.- ridacchiò la Brown eccitata. - Oh per l’amore di
Dio, ma pensi solo a quello?- si schifò Hermione – E finitela di dire che
aspetta un bambino! Lucilla non è mica così avventata!- - Tesoro, quando
capita capita…- cinguettò Jane carezzandole la testa. - Su questo non c’è
dubbio.- frecciò la Grifoncina. - Jane come va il mal di testa?- s’interessò
Molly – Ti senti bene?- - Veramente l’emicrania ormai è permanente.- rispose la
novella strega – Vedo un sacco di cose senza senso quando chiudo gli occhi ma se
mi concentro e le ricollego, riesco a trovarci anche un filo logico, sai?- - Ehi
Jane, lo vedi il mio voto al M.A.G.O?- ridacchiò Ron – Mi dici che mi faranno
fare?- - Zitto tu!- Molly lo picchiò sulla testa severamente – Ora devi
metterti a studiare, intesi?- - Sai che voglia avranno dopo questa bella
frittata.- sbuffò Sirius scendendo dal lettino tutto dolorante. - Fermi lì
tu!- lo bloccò Lupin – Dove credi di andare?- - A prendere aria papà.-
mugugnò Black sarcastico – Vuoi venire con me o hai paura che scappi?- -
Remus ti prendo il guinzaglio?- ironizzò Kingsley. - Divertente, molto
divertente!- Sirius guardò Harry di striscio per vedere se aveva bisogno di
qualcosa ma Potter lo guardò contrito, come a dirgli che se voleva parlare di
quello che successo andava bene, se no poteva anche andarsene a spasso. Black
sbuffò, rimettendosi seduto. - Mi ha portato Lucilla fuori dal Velo…-
bofonchiò scocciato. Harry allargò gli occhioni – E’ entrata nel Velo?-
sussurrò sconvolto. - Lo sapevo io che era pazza…- mormorò Draco,
sgomento. - E’ entrata nel Velo e ne uscita come niente fosse?- ora era
Hermione ad essere incredula – Ma come cavolo fa, uffa!- In quel momento
entrarono Clay e Sphin, con Milo in coda. Erano venuti a vedere come stavano i
ragazzi e a dare notizie degli altri. Jess si sarebbe ripreso in tre settimane
probabilmente, Lucilla era ancora priva di sensi ma in ottima salute. Gli altri
Auror stavano da favola. - Voi la sapevate che Lucilla era entrata nel velo
dell’Ufficio Misteri?- saltò su Harry. - Cosa?- fece Harcourt senza
capire. - Ah, ma si!- Milo aveva un’aria riposatissima e sorrise appena – Col
tizio morto!- - E’ entrata nel Velo con un tizio morto?- A quel punto
Silente guardò di striscio Sirius, come a chiedergli se dovevano dire a tutti la
verità ma alla fine preferirono tacere, semplicemente per il fatto che davanti
al portone della scuola, che dalle vetrate dell’infermeria si vedeva bene, si
stava formando una piccola folla di persone. Arrivò Piton che richiamò il
preside al suo lavoro. - Signore, sono arrivati alcuni genitori per parlare
con lei.- sentenziò, guardando Sirius e Remus con un’occhiataccia – E il
Ministro Caramell arriverà qua fra pochi minuti con alcuni Membri Anziani del
Ministero per discutere della situazione. A quanto ho capito hanno un mandato
anche per Cassandra Hargrave.- - Che cos’hanno?- gracchiò Hermione con gli
occhi fuori dalle orbite. - Non vorranno portarsi via Jane spero!- dissero
Harry e Ron in coro. - State buoni voi.- mugugnò Piton arcigno – Vedremo di
sistemare la questione senza spargimenti di sangue.- - In poche parole che
vogliono da me?- chiese Jane tranquilla. - Credo che vorranno sapere come hai
fatto a riappropriarti dei tuoi poteri.- le disse Arthur pragmatico – Ma non
preoccuparti, ce ne occuperemo noi di questa storia.- - Già fatto.- Liam
Hargrave entrò nella stanza come un tornado, sventolando una pergamena
ingiallita – Ecco qua l’atto di nascita, Cassandra. Ora sei legittimamente
riconosciuta.- Il silenzio di Jane durò solo un secondo. Quel tanto che
bastava perché scoppiasse come una bomba. - Che cos’hai fatto?!- urlò
spaventando mezza Hogwarts – Come diavolo sarebbe che mi hai
riconosciuta?!- - Che ora sei mia figlia anche legalmente.- rispose Liam
pacioso – E’ scritto tutto qua.- - Potrebbe anche essere scritto sulla
Sindone, non me ne frega niente!- sbraitò sconvolta – Oddio…- si portò le mani
alla testa dolente, cercando di distendere i nervi – Assurdo, assurdo…- -
Cassandra, per favore…- iniziò pigro Hargrave, sicuro del fatto suo. - Non
chiamarmi Cassandra!- gridò ancora Jane con tutti i capelli dritti per la rabbia
– Non mi piace quel nome e non mi piaci tu! Adesso faccio le valige e me ne
torno Londra! Tesoro ci vediamo finiti gli esami! Ciao a tutti!- - Ehi mamma,
aspetta un secondo!- la richiamò Hermione ma la novella strega aveva già
infilato la porta furibonda, inseguita da Lord Hargrave che ancora una volta
aveva fatto quello che aveva voluto senza chiedere nulla a nessuno. Quando
rimasero soli, Molly cercò di rompere il ghiaccio tossicchiando. - Era
proprio arrabbiata…- mugugnò Narcissa tranquilla. - Mah, guarda un po’ tu!-
disse Tonks ridendo che era tornata in tempo per vedere Jane dare i numeri – Io
e la mamma abbiamo parlato dal camino della professoressa Mcgranitt. Ha detto
che ti aspetta a casa fra quattro giorni, zia.- Narcissa sbatté gli occhi –
Ah…devo tornare a Grimmund Place?- - Vorrebbe parlare sia con te che con
Paddy!- rise ancora Ninfadora – Verrete vero?- - Devo proprio tornarci?-
rognò Sirius – Quel posto mi mette l’angoscia.- - Allora sposto la riunione a
casa nostra! Ancora meglio!- propose la ragazza – Vi va bene?- - Certo,-
Narcissa alla fine annuì appena - sono contenta di rivedere Andromeda.- - Ma
che bella riunione di famiglia…- rise Remus mentre il suo migliore amico
ribolliva. - Sto saltando di gioia, non vedi?- ringhiò Black, poi senza fare
una piega si volse a Silente – Preside, posso portare Harry con me per qualche
giorno?- - Si, anche io vorrei portare via Draco per qualche tempo.- disse
Narcissa sicura mentre i due maghetti restavano abbastanza stupiti – Abbiamo
delle cose da sistemare.- Silente non fece una piega – Per me non c’è
problema. Un po’ di fiato farà bene a tutti quanti.- - Vedi solo di non
cacciarli nei guai di nuovo.- sibilò Piton verso Sirius e se ne andò prima che
Black potesse mandarlo all’inferno, trascinando via un bel po’ di Auror. In quel
momento fece il suo ingresso però quell’eccellentissimo idiota di Caramell e con
lui, per l’allegria di tutti, la Umbridge. - Buon giorno a tutti.- disse il
Ministro, guardandosi attorno circospetto – Dov’è Jess Mckay?- - A riposare.-
gli disse Sphin – Era messo male.- - Lo vedo.- Caramell guardò tutti gli
altri ma quando posò lo sguardo su Sirius quasi saltò per aria come un petardo,
terrorizzato. Strillò così tanto che alla fine Hermione fu costretto a tacerlo
con la magia mentre Silente, con tutta la pazienza di cui era ancora capace,
cominciò a spiegare a tutti i consigliere la verità e con prove in mano, ovvero
la dichiarazione di Narcissa Black Malfoy, Caramell dovette arrendersi. La
Umbridge invece alzò il suo naso spocchioso. - E come sempre gli studenti
sono stati coinvolti!- disse con voce stucchevole. - Gli studenti si
coinvolgono da soli.- rispose Silente con tono di sussiego. - Infatti, le ho
sempre detto preside che questi ragazzi erano un pericolo!- - Ma chi è
questa?- sussurrò Sirius in sottofondo, non molto a bassa voce. - La rospa,
quella che pazza che puniva Harry quasi squarciandogli la mano!- gli rispose
Ron. - Cosa?!- sbraitò Black incollerito – E’ quella lì?- - Secondo me poi
quell’uomo è pericoloso ugualmente!- cinguettò la Umbridge altezzosa – Dovrebbe
essere spedito di nuovo ad Azkaban!- - Per lei sono un pericolo di sicuro!-
ringhiò Sirius. - Ti tappi quella boccaccia?- rise Remus nervosamente,
chiudendogli le fauci con la mano. - Ministro, tendo di nuovo a ricordarle le
mie proposte! Devo sciogliere l’Ordine! È scandaloso, i fratelli Mckay hanno
provocato disastri a non finire…per non parlare dei Diurni e dei Licantropi che
sono entrati in questa scuola!- Mentre Milo roteava gli occhi color topazio,
c’era chi cominciava seriamente a infastidirsi. Gli animi si scaldarono in
fretta, specialmente perché la battaglia aveva esasperato molti di quelli che
avevano già perso la pazienza da tempo. Dopo la proposta di sciogliere
l’Ordine, la Umbridge si mise anche a sbraitare che Lucilla doveva essere
estradata, Silente doveva essere privato della cattedra, Cassandra Hargrave
avrebbe dovuto essere spedita ad Azkaban a sua volta perché si era riappropriata
illegalmente dei suoi poteri e infine, stoccata finale, propose l’espulsione per
Harry e company. Fu uno spettacolo vedere le facce dei presenti. Sirius
guardava Harry, chiedendogli con un’occhiata se fosse vera mentre il vecchio
preside stava contando fino a cento mentalmente, sperando di trovare nel
frattempo la dovuta gentilezza per spedirla via con eleganza…ma invano. I
primi a esplodere furono i genitori dei ragazzi coinvolti, Molly Weasley in
prima linea. Gracchiarono tanto che tutta Hogwarts riuscì a sentirli,
specialmente gli altri studenti che iniziarono a mettere le teste fuori dalle
aule, sperando di vedere e carpire qualcosa di quella nuova avventura di Harry
Potter. Peccato che Caramell e il suo consiglio non ebbero fortuna. La
Umbridge venne impacchettata dalla Mcgranitt in persona dopo un’ora dei suoi
vaneggiamenti conservatori, mentre Caramell dovette tornarsene di volata a
Londra dopo che Tanatos, giulivo, gli ricordò che aveva ormai spedito al
Ministero tutte le prove dei suoi insabbiamenti politici. Verso pomeriggio
ormai si erano liberati di tutti gli scocciatori anche se era praticamente
sicuro che sarebbero tornati. - Davvero te ne vai?- Hermione, mogia, fissava
sua madre seduta a letto. - Si,- annuì Jane sorridendo – tuo padre non si
sente tanto bene qua e io ho del lavoro da sbrigare. Inoltre…tuo nonno,-
bofonchiò seccata – ha rubato i miei poteri da quell’ufficio dannato e verranno
a farci delle domande su questo bel disastro. Dobbiamo decidere cosa fare.- -
E intanto passiamo a comprarti una bacchetta!- rise Hargrave poco distante. -
Che bello, non vedo l’ora.- rognò la donna sbuffando. Si piegò sulla figlia,
sorridendo di cuore – Ciao tesoro, ci vediamo presto ok? Ti manderò un gufo
appena possibile.- la baciò sulla fronte, abbracciandola stretta – Sono fiera di
te, piccola. Lo sai vero?- - Si, ti voglio bene mamma.- rispose la
Grifoncina, stringendola con altrettanto affetto. Quando Jane si rimise in
piedi aveva gli occhi lucidi di orgoglio – Adesso devo andare.- - Vado anche
io.- le disse Liam un po’ imbarazzato – Io e tua madre dobbiamo rispondere a un
po’ di domande.- - Lo immagino.- la streghetta abbozzò un ghignetto – Fate
buon viaggio.- - Ehi Jane!- Harry e Ron giocavano a carte con Seamus e
Neville sul loro – Ma noi non ci saluti?- - Figuratevi!- ironizzò la donna,
baciando ognuno di loro – Vedete di rimettervi presto!- - Contaci.- rise
Potter felice – Facci sapere se quelli del Ministero ti rompono le
scatole!- - E se ti viene qualche flash sui nostri esami…chiama eh?- fece Ron
speranzoso. - Si, si!- Jane andò di volata da Draco, baciando anche lui che
la strinse forte, sospirando. - Ciao tesoro!- gli sussurrò, carezzandogli la
testa – Cerca di stare bene.- - Anche tu.- le disse, incurante degli sguardi
sconvolti degli altri. Gli prese il viso fra le mani, guardandolo dolcemente
– Cerca di stare tanto con tua madre, ok?- Malfoy annuì, stavolta un po’ reticente – Come
vuoi.- e la lasciò andare via con Lord Hargrave mentre rientravano gli Auror.
Ormai la scuola si stava svuotando, i genitori se ne
andavano, i Cacciatori ritornavano dal Ministero con le prime notizie sui
Mangiamorte catturati, altri si preoccupavano dei morti. Sirius, seduto
accanto al letto di Harry, guardava da lontano sua cugina Narcissa che parlava
con i maghi Carcerieri. Avevano ritrovato il corpo di Bellatrix. Forse si
stava occupando della sua sepoltura… - Non ti è dispiaciuto quando è morto
tuo fratello?- gli chiese Remus, seduto accanto alla finestra – Anche se era
stato sciocco e crudele, era sempre tuo fratello Paddy.- - Già.- Sirius
sospirò appena – Però Lucius è sparito.- - Silente crede che non si farà
rivedere per un pezzo.- proseguì Lupin, continuando a leggere il suo libro. -
Credi che la zia venderà la villa adesso?- s’interessò Tonks, che si stava
rifacendo i capelli azzurri allo specchio. - E io che ne so?- borbottò Black
– Non sono affari tuoi comunque. Si arrangeranno lei e Andromeda!- - Oh,
dovevi sentire la mamma!- cinguettò la ragazza – Sarà molto contenta di
rivedervi in carne e ossa!- - Vai di nuovo via allora?- gli chiese Harry,
appoggiato ai cuscini. Sirius si volse a guardarlo e dopo un secondo gli
prese la mano, stringendola forte. - Non vedo mia cugina da anni.- gli disse
con tono dolce – Ha ragione Tonks, dovremmo rivederci per decidere di questioni
legali che riguardano la nostra famiglia. Narcissa ha delle proprietà
d’amministrare ora, io devo riprendere possesso della mia casa e far capire al
mondo che non sono colpevole di omicidio, poi dovremo decidere cosa fare della
casa di Bellatrix e di tutti le azioni dei Black.- - E quanto starai via?-
gli chiese ancora il Grifondoro, serrando di più la presa. - Pochi giorni.-
l’assicurò Sirius fissandolo intensamente – Tranquillo, torno presto.- e senza
più dire niente si sporse per abbracciarlo, ritrovando la stessa meravigliosa
sensazione della notte precedente. Si sentiva a casa finalmente. A casa, con
Harry. - Secondo me quelli del Ministero non pubblicheranno subito una
smentita.- fece Tanatos che si fumava la pipa alla finestra – Caramell ha troppo
paura di fare la figura dell’idiota prima del tempo.- - Oh, non c’è da
preoccuparsi.- Hermione fece un gesto veloce con la mano – Entro domani la
smentita sarà sui giornali.- - Figurati, è impossibile!- replicò l’uomo –
Caramell si è fatto attento!- - E io mi sono fatta furba.- cinguettò la
Grifoncina con perfidia, facendo ridacchiare sia Harry che Ron. - Hai già
chiamato Rita e Luna vero?- le chiese Weasley – Dio Herm…sei perversa!- -
Sirius ha bisogno di una mano no?- replicò la streghetta con un sorriso – E
anche Lucilla. Dobbiamo riabilitare il loro nome! Con Rita ci parlo io, non
voglio che vada a ficcare il naso nelle nostre faccende private.- - Da quando
è così docile la Skeeter?- fece Blaise sconvolto. - Ricatto.- rispose
Hermione sagace. - Ricatti quella donna?- Sirius ora la guardava tutto
illuminato – Piccola, in due anni sei diventata una vera esperta!- - Per te
più sono delinquenti e meglio è vero?- frecciò Remus. - La ricatti con cosa
scusa?- s’informò Neville curioso. - Segreto!- cinguettò, mettendo giù le
gambe nude dal letto – E adesso scusate ma vado a vedere come sta Elettra!- -
Ma dove vuoi andare…- Harry la guardò severo – Dai, Herm! Non fare sforzi che ci
vado io da lei.- - Figurati. Non userò mica le gambe!- e sorridendo si
trasformò in un corvo, sconvolgendo ancora di più gli Auror, Sirius e Remus che
non lo sapevano. Volò elegantemente fuori, per il corridoio, sotto gli occhi
sgranati di tutti. - Sparisco per due anni e ritrovo il mondo sotto sopra.-
bofonchiò Black. - Ho imparato anche io.- fece Harry orgoglioso. - Ma va?-
Remus era strabiliato – Ragazzi, complimenti! Vi ho visto anche combattere
contro i Mangiamorte…- - E io che pensavo di dovervi raccogliere con la
spugna.- fece Sirius, con meno tatto. - Tutto merito di Tristan e Lucilla.-
spiegò Ron – Pensa che mi sono anche Smolecolarizzato!- Tonks fece un
fischio, visto il silenzio degli altri – Lo dicevo che Mckay aveva il pugno
necessario per rimettere in sesto queste classi! Tristan è sempre stato bravo a
dare consigli e a insegnare. Ma dalla sua ragazza che avete imparato? Senza
offesa ma che vi può insegnare una mezzo demone? A portare via le anime alla
gente?- - Si, intanto ci ha salvato le chiappe a tutti quanti!- sbraitò Moody
entrando con il suo passo ciondolante, ticchettando con la gamba di legno – Come
stai Potter?- tuonò – Tutto bene?- - Si, benissimo.- sorrise – E’ stato da
Tristan e Jess?- - Certo. Il vostro professore sta benissimo. Suo fratello è
un po’ giù di corda…ma si riprenderà.- Harry capiva perfettamente. Li aveva
visti gli occhi di Jess quando Lumia gli era morta fra le braccia. Forse
tanti anni prima doveva averla amata molto. Poi l’amore si era trasformato in
affetto ma quell’amore era rimasto in lui. Solo amandola molto avrebbe potuto
ucciderla in quel modo. - E Lucilla?- chiese Neville – Sta bene?- - La
Lancaster dici figliolo?- Malocchio alzò le spalle – Dorme. Ammesso che quella
dorma.- - Quando la Chips ci lascerà andare via, dovremo correre a trovarla.-
disse Blaise che aveva un leggero taglio sulla testa e un polso slogato – Voglio
davvero vedere come sta.- - Non mi dire che pensi ancora alle follie di mia
madre!- rise Ron – E’ impossibile che Lucilla sia incinta! - - Speriamo.-
disse Harry – Altrimenti Tristan ha finito di vivere…- Intanto in un’altra
stanza di cura, la Mcgranitt e Tanatos Mckay fissavano preoccupati gli occhi
vacui di Jess. Anche con una profonda ferita fra torace e spalla destra,
stava seduto e guardava fuori dai vetri. Osservava qualcosa…ma loro sapevano
bene che in realtà non vedeva nulla. Al suo fianco c’era un letto di una
piazza e mezza in cui stava sdraiata Lucilla. Era stato a vegliarla per tutto
il tempo in cui Tristan aveva dovuto sistemare le questioni coi Consigliere di
Caramell e ora se ne stava in quell’angolo, perso nei suoi cupi pensieri. Era
disperato. Tanatos sapeva leggere nel suo figlio maggiore come in un libro
aperto. Tornò Tristan e rimase sulla porta col padre, a scrutare Jess con gli
stessi occhi preoccupati. - Starà bene…prima o poi.- sussurrò Tanatos –
Dobbiamo dargli tempo.- Il giovane Auror non rispose. Si limitò ad attendere
che suo padre se ne andasse, poi entrò lentamente nella stanza, chiudendosi la
porta alle spalle. Jess socchiuse le palpebre quando sentì il braccio di
Tristan attorno al collo. - Secondo te com’è il paradiso?- Tristan sorrise
guardando il sole tramontare. - E’ già qui il paradiso.- mormorò, passandogli
una mano sulla spalla – E anche l’inferno. Sono qui con noi.- - Lei i viveva
all’inferno.- Jess guardò oltre la Foresta Proibita, ricordando il suo viso –
Non ha neanche provato a cambiare. Non le importava di morire. Se n’è sempre
fregata delle conseguenze.- - Non potevi fare altro.- - Non lo so…-
sospirò il maggiore – Non lo so più.- guardò oltre le loro spalle, arrivando a
osservare Lucilla nel sonno. Dio, com’erano uguali. Lumia però non aveva mai
avuto quel bagliore negli occhi. Era già morta da tanto tempo. L’odio e il
dolore causati da sua sorella l’avevano resa lo spettro contro cui avevano
combattuto. - Non ti dirò di dimenticare.- Tristan si sedette sulla sponda
del letto di Lucilla, continuando a guardare il fratello – Non so se…eri
innamorato di Lumia…- - Non l’amavo Tristan.- rispose Jess, a bassa voce – Ma
quando è morta…- - Hai ricordato quando eravamo qui a scuola, vero?- - Mi
sono ricordato ogni sorta di sciocchezza mentre se ne stava lì a morirmi fra le
braccia…- rise, passandosi le mani sul viso tirato – Mi sono ricordato quando
tu, Lumia e Lucilla avete fatto esplodere quelle pozioni in giardino e se la
sono presa con me perché Lumia mi aveva tirato in ballo all’ultimo momento. Mi
sono ricordato del ballo del quinto anno…quando mi ha baciato.- sorrise
dolcemente, sospirando – E quando è morta non ho potuto credere che fosse la
stessa persona. Ma adesso ci rimane lei…- Jess tornò a posare lo sguardo su
Lucilla, carezzandola sulla mano – Lei ci darà abbastanza guai per
due.- Sorrideva, ma era dolore quello. Tristan lo sapeva. Ma assecondò
quel piccolo inganno. Rise con suo fratello, anche se sapeva che stava
piangendo. Jess parlò con tono sommesso quando invece avrebbe voluto
urlare. E poi le si svegliò. Aprì gli occhi e le iridi rosse tornarono subito
azzurre. Quando li vide, Lucilla cercò di capire dove fossero, poi osservò le
loro condizioni. Stavano bene entrambi. - Stai meglio?- le chiese Tristan
carezzandole i capelli. Ma Lucilla non stava bene a dire il vero. Aveva
un’emicrania impossibile, una nausea che la costrinse a piegarsi. - Cos’hai?-
Tristan era ancora molto in ansia, dato l’incantesimo che aveva dovuto fare –
Vuoi che chiami la Chips?- ma la Lancaster scosse il capo. Si guardò dov’era
stata ferita eppure non aveva più un graffio. Voleva chiedere cosa le fosse
successo per guarire in una tale velocità ma quando vide Jess le passò di
mente. Parlarono brevemente, dicendo solo l’essenziale perché si capirono con
lo sguardo. - Io vado a chiamare la Chips, non si sa mai.- disse Tristan poco
dopo, vedendo che continuava a sentire la nausea e quando tornò con la strega il
verdetto fu sempre lo stesso. - Non lo so.- borbottò la Chips coi suoi soliti
modi – Non sono un’esperta di anatomia demoniaca!- - Sempre gentile.- fece la
mezzo demone – Oddio…ho voglia di vomitare!- La Chips allora guardò i tre con
aria scocciata, poi fissò principalmente Tristan con espressione accusatoria,
come se la colpa l’avesse tutta lui. Infine si decise a parlare. - Un’idea ce
l’avremmo.- fece annoiata – Ma devo accertarmene.- e senza fare una piega prese
la mano di Lucilla poi tirò fuori un minuscolo coltellino dalla sua borsa medica
e sotto lo sguardo allucinato dei due fratelli Mckay le tagliò il palmo,
strappandole un "Ahi, ma che diavolo fa??" abbastanza alto. Tempo un secondo
e quella magia dorata le aveva richiuso la ferita, lasciandola senza
parole. - Ma che cos’è questa storia?- alitò, fissandosi la mano – Non è la
mia magia!- - Ci credo.- la Chips adesso sembrava una madre incazzosa – Non è
la tua magia cara, ma quella di qualcun altro. Più precisamente di tuo figlio,
zucchero.- La dichiarazione fu presa dopo un leggero secondo di sconforto.
Lucilla si era spaventata per quello strano effetto magico, pensando potesse
essere un risultato collaterale dell’Incanto Surgis ma quando aveva sentito le
parole della vecchia strega…era rimasta zitta. Senza fiato. Con la nausea che
le martellava i sensi, per un attimo non capì ciò che le veniva detto. Poi
sentendo il gemito di Jess e vedendo gli occhi sgranati di Tristan ci arrivò. E
per quest’ultimo fu il più brutto quarto d’ora della sua vita.
Harry se
ne stava ancora a letto e Draco era appena tornato dalla doccia con un
asciugamano sui capelli fradici quando un’esplosione colossale invase il loro
corridoio, seguita da un’imprecazione bestiale che li buttò giù dal letto.
Perfino Hermione che dormiva coi tappi nelle orecchie si svegliò di soprassalto,
volando giù dalla sponda. Tutti quanti si aggrapparono alle bacchette,
credendo che i Mangiamorte fossero tornati… Sbagliavano. Era Lucilla
questa volta. Ed era tanto arrabbiata che se solo avesse potuto si sarebbe
trasformata in un drago e avrebbe bruciato tutto ma a quanto pareva ce l’aveva
solo con una persona in particolare. - SEI UN IDIOTA! UN DEFICIENTE! UN
IMBECILLE!!- gridava, quando i curiosi misero la testa in quella camera. Stava
in piedi in mezzo alla stanza, solo con la casacca dell’infermeria, avvolta da
un’aura un pelo inquietante. Tristan invece era nascosto dietro a una
scrivania rovesciata e strillando per calmarla, cercava nel frattempo di
salvarsi la vita da tutta una serie di oggetti contundenti che la mezzo demone
gli tirava addosso. Volavano quadri, spade e pugnali, sfere infuocate e altro
ancora. E Lucilla non sembrava in vena di smetterla – LO SAPEVO! LO SAPEVO
CHE SAREBBE FINITA IN QUESTO MODO! È TUTTA COLPA TUA! SEI STATO TU A FARE QUESTO
DISASTRO!!!- - Lucilla ti prego!- urlò l’Auror quando una lampada per poco
non lo colpì in testa – Calmati o ti sentirai male!- - IO MI SENTO GIÀ MALE!-
strillò furibonda – CHE TU SIA MALEDETTO! TU E LA TUA STRAMALEDETTISSIMA
PROGENIE!- - Insomma smettila!- Tristan fermò un quadro con la telecinesi,
spedendolo contro il muro – Devi metterti a riposo!- ma appena finito di dirlo
gli arrivò un’astronave formato portacenere di pietra sulla fronte, stendendolo
a terra. - VAI AL DIAVOLO TU E I TUOI CONSIGLI!- gli sbraitò, attorniata da
fiamme che fecero scappare anche Colin Canon, già armato di macchina fotografica
– L’HAI FATTO APPOSTA, ECCO LA VERITÀ!- - Fatto apposta a fare che?- chiese,
confuso per la botta, rimettendosi in piedi a fatica – Per chi mi hai
preso?- - FA SILENZIO!- gli gridò ancora, spedendogli addosso anche una
poltrona e tre vasi di piante carnivore – NON VOGLIO PIÙ AVERE NIENTE A CHE FARE
CON TE! SEI STATO TU A FARE QUESTO DANNATO PASTICCIO E ADESSO TU SISTEMERAI LA
SITUAZIONE, IN UN MODO O NELL’ALTRO!- e gli andò a un passo dal naso, con aria
ancora più pericolosa – O io sistemerò te!- E detto quello svanì in una
nuvola di fiamme brillanti, tutte dorate, come mai le era successo. Rimasto
solo Tristan aveva una sola possibilità. Espatriare. - L’HAI MESSA INCINTA
SUL SERIO???- riecheggiarono Harry, Ron, Hermione, Draco e anche Jess tutti
insieme qualche minuto più tardi – LUCILLA ASPETTA UN BAMBINO???- Non che
ripetendole le cose sarebbero cambiate…ma Tristan aveva davvero qualche tara nel
cervello perché invece che terrorizzato a morte…sempre felicissimo! Era al
settimo cielo! Per tutto il resto della cena che consumarono in infermeria
non fece altro che toccare il cielo con un dito, con un sorriso beato da un
orecchio all’altro. Aveva l’aria di un uomo felice insomma. E non di uno che
stava per morire. - E’ così che vuoi convincerla a sposarti?- frecciò Tanatos
sarcastico quando venne a sapere della cosa. - Sempre simpatico tu!- borbottò
Tristan senza scomporsi – Mi spiace ma l’ho già detto a lei. Non l’ho fatto
apposta…e poi, Dio santo, mica l’ho fatto da solo questo bambino no?- -
Sempre la solita storia.- mugugnò Hermione – Intanto però adesso a doversene
stare buona sarà Lucilla.- - Ma non sei contenta?- le chiese Blaise stupito,
arrivato a portare loro la cena. - No, per niente.- fece indifferente – E
anche Lucilla la pensa come me.- I ragazzi la guardarono senza capire ma poi
la loro allegria fece presto passare i musi lunghi a tutti. Quando vennero a
saperlo il preside e gli insegnati ci furono delle vere e proprie manifestazioni
di giubilo collettivo, a quanto pare tutti dimentichi che Lucilla aveva quasi
dato di testa neanche mezz’ora prima. - Stai per diventare nonno.- Jess rise,
accanto a suo padre – Contento?- - Non potrei desiderare di meglio.- borbottò
Tanatos accedendosi la pipa – Ma la mia futura nuora potrebbe avere delle
riserve. Senza contare il modo in cui noi l’abbiamo sempre trattata e le
paranoie che si farà tua madre non appena saprà che quel disgraziato di tuo
fratello aspetta un figlio senza essere sposato con la sua ragazza.- sbuffò
sonoramente – Ci aspettano giornate lunghe. Sarà meglio che adesso vada ad
avvisare Sofia. Lei sa sempre come trattare con tua madre quando è sull’orlo di
una crisi di nervi. Se torna Lucilla fammelo sapere.- - Tranquillo.- Si,
un corno…Jess sospirò al solo pensiero di ciò che li aspettava. Follia nella sua
famiglia come minimo. Rose Mckay era una fanatica quando ci si metteva, Sofia
poi avrebbe meditato vendetta ai quattro venti ma il nome Lancaster aveva
comunque un suo peso. Che Lucilla fosse mezza demone o meno, il suo cognome era
di sangue blu a livello di quello di Hargrave, quindi alla fine i loro
spocchiosi parenti avrebbero chiuso un occhio. - Ciao zietto!- cinguettò Milo
sedendosi al suo fianco – Come te la passi?- - Male.- replicò sbuffando – La
mia famiglia farà i salti di gioia.- poi il biondo guardò il Diurno incuriosito
– Ma tu guarda che aspetto…non sembra neanche che sei stato in battaglia. A
quale giugulare ti sei attaccato questa volta eh?- - Sapessi.- fece Morrigan
misterioso – Tu invece?- divenne serio e comprensivo – Stai bene?- -
Passerà.- fece Jess abbassando il capo – Passerà prima o poi. E adesso ho anche
questa grana di cui occuparmi.- - E già…- Milo saltò in piedi – Gente,
abbiamo bisogno di una lista di nomi! Dateci sotto!- - Io ne ho già uno!-
tubò Ron – Se è un maschio Tornado, se è una femmina Thiadora!- - Ma che
cazzo di nomi sono…- si schifò Draco buttando la testa sotto al cuscino. -
Sarà bello il tuo Malfoy!- - E’ inutile pensare ai nomi se tanto il padre ha
i giorni contati.- ironizzò Clay bastardamente. - Fanculo Harcourt.- rognò
Tristan – Non è ora che te ne torni a Londra da Leblanc?- - Veramente…- Jess
si grattò la testa, un poco contrito – Devo darti anche io una notizia
fratellino.- - Sei incinto?- frecciò Harry con gli occhioni lucenti. - Ma
vaffanculo.- Jess inorridì al solo pensiero – No, veramente ho chiesto al
Ministero di prendere in squadra un quinto elemento. Alla prossima verifica
potrebbero farci delle grane perché non siamo in regola così…- - Come sarebbe
non siete in regola?- Tonks era tutta curiosa – Non ci sono regole sulle
squadre!- - No ma c’è una clausola abrogata dal Ministero da circa un mese
che richiede almeno un mago dalle doti sensitive in un gruppo composto da membri
misti.- le spiegò l’altro tranquillo – Mi hanno mandato un gufo degli amici per
avvisarci. E visto che Milo è mezzo vampiro e questa legge del cazzo è stata
fatta apposta per controllare i gruppi come i nostri, ho pensato di scegliere il
male minore. Tenersi questo corrotto di Harcourt sarà una favola.- Tristan
stava impallidendo al solo pensiero, vedendo che Clay se la rideva sotto i
baffi. - No eh…- fece, tremando – Non dirmi che hai già preso questo demente
in squadra!- - Centro!- cinguettò Clay – Ora siamo fratelli Mc!- - Non
puoi averlo fatto!- sbraitò Tristan verso il fratello maggiore – Non dirmi che è
già tutto deciso! Ma è legale?? No, io questo non ce lo voglio! È uno spostato!
Finiremo per spaccarci la faccia tutti i giorni!- - Mi avrai anche a cena se
è per questo…con la tua bella moglie a tavola…- frecciò Clay malizioso. -
JESS!- - Oh, ma che vuoi da me?- sbuffò quello, grattandosi il mento che
necessitava di una bella rasoiata – Non sono stato mica io a fare questa legge
del cazzo. Se Milo non mangiasse durante i turni, nessuno ci avrebbe mai fatto
caso…- - Eh, sto cazzo…- Harcourt scosse il capo – Ha la faccia del vampiro
lontano un miglio!- - Evvai, siamo in cinque!- ridacchiò Milo fregandosene
del fatto che stessero parlando di lui, delle sue condizioni e delle sue
preferenze alimentari – Da bere per tutti!- - Anzi, in sei…- fece Sphin
deliziato – Se consideriamo il figlio di Tristan! Bisogna festeggiare.- -
Allora veniamo anche noi!- si aggregò Harry afferrando Hermione e Draco per il
cappuccio delle casacche bianche – Tutti quanti alla Torre a bere! Blaise, corri
a prendere la materia prima!- - Volo!- e il Serpeverde era già sparito fra i
ringhi di tutti quelli che invece avrebbero solo voluto starsene a letto. Ma
in fondo avevano vinto no? Si erano salvati la pelle, aveva sconfitto i
cattivi…e adesso erano liberi! Dopo sette anni tutto era finito. Quella data meritava un
festeggiamento particolare…
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Capitolo 45 *** Capitolo 45° ***
Chissà dov’era adesso… Draco stava sulla Torre Nord e guardava il cielo
stellato di Hogwarts magari sperando in un segno. Stava lì da ore, minuto più
minuto meno, a pensare. A ricordare. Ricordava quell’abbraccio che l’aveva
salvato. Sua madre…e suo padre insieme. L’avevano salvato. Incredibile. Non
riusciva a crederci. Il grande Lucius Malfoy votato all’onore del sangue che
salvava un figlio che l’aveva tradito. Continuava a non crederci. Non credeva
neanche al modo in cui Narcissa l’aveva difeso da Bellatrix. Sembrava un
sogno. Un sogno che aveva fatto da bambino. Un abbraccio. Un bacio. Il
profumo dei capelli di sua madre. L’aveva sognato a lungo…e proprio nel
momento meno aspettato era arrivato. Sospirò e scese dal cornicione,
imprecando per il dolore alla schiena. Finito…pensò con
un sorriso che lottava per salirgli alle labbra. Finito
. Era tutto finito. Non rischiava più la vita. Ora poteva…vivere
come tutti gli altri
. Non doveva più temere i
Serpenti dell’Oblio, non doveva più urlare la notte a causa degli incubi. E
anche se suo padre se n’era andato, portandosi via terrore e anni bui, Draco lo
sentiva ancora lì. A salvarlo. Il vento notturno arrivò a sferzarlo, con un
breve alito fresco. Lo inspirò a fondo, finalmente libero. Chissà se anche
Potter si sentiva come lui, si chiese. Di colpo però qualcosa gli frusciò
attorno alle caviglie. Abbassò lo sguardo e vide una busta bianca, sopra una
calligrafia delicata e antica. C’era il nome di Lucilla. Si guardò attorno e
dietro l’angolo della torre vide uno svolazzare di vesti bianche. Quando la
raggiunse, la vide seduta sul parapetto avvolta in un lungo abito bianco colmo
di veli. Inutile nascondere quanto era preoccupato di vederla seduta in
quella posizione viste…le sue condizioni. - Non una parola.- l’avvisò lei,
senza guardarlo. - Scusa.- le disse avvicinandosi. In mano la ragazza teneva
una lettera. - Tutto ok?- Lucilla alzò il viso dalla lettera, posando lo
sguardo azzurro su di lui. - Va bene, è una domanda idiota.- le concesse –
Che leggi?- La Lancaster sospirò, passandosi una mano fra i capelli – Il
testamento di mia madre.- - Degona?- Draco alzò le sopracciglia e le si
affiancò – Ha scritto un testamento?- - Si,- Lucilla guardava quelle righe
con gli occhi un po’ lucidi – doveva aver capito che stava succedendo qualcosa.
Sapeva leggere nel cuore di mia sorella…doveva sapere che stava per morire.-
socchiuse le palpebre, addolorata – Sai…era tanto forte che avrebbe potuto
schiacciare Voldemort e Lumia con un solo dito. Era una demone di stirpe… non
hai idea di cosa le ho visto fare. Eppure…- sorrise amara, scuotendo i crini
scuri - …per amore di sua figlia non ha avuto il coraggio di combatterla. Ha
preferito lasciarsi uccidere.- - Me la ricordo.- Draco con un po’ di fatica
le si sedette a fianco – Tu le somigli molto.- Lucilla sorrise di piacere,
sentendoselo dire – Mi ha scritto di perdonarla per avermi lasciato sola ma non
sapeva che anche papà sarebbe morto. Sapeva anche che avrei dovuto affrontare
numerose prove.- - Scommetto che sapeva anche che le avresti superate
tutte.- mugugnò Draco accendendosi una sigaretta ma dopo un tiro guardò stralunato la
mezzo demone –…Dovrei spegnarla? Potrebbe darti…fastidio?- - Non respiro
cucciolo.- ironizzò sarcastica. - Ah già…- Malfoy sogghignò, dando un altro
tiro beato – Che altro ti ha scritto?- - Di amare mio figlio.- ringhiò
Lucilla quel punto, furibonda – A quanto pare era di dominio pubblico il fatto
che sarei finita nella grinfie di un dannato Mckay che mi avrebbe messo
incinta!- Il biondino non era molto bravo a consolare le persone, la mezzo
demone meno che mai anche perché in fondo…era una bella notizia se vista in una
certa prospettiva no? - Sei proprio arrabbiata eh?- le chiese. - No, sono
imbestialita!- replicò seccata – Come ha potuto farmi una cosa simile?!- -
Bhè, l’avete fatta in due no?- abbozzò Malfoy. - No, l’ha fatto lui!- rognò
la ragazza di rimando – Io non voglio figli!- - Perché no?- Lucilla lo
guardò storto – Perché sarebbe MIO figlio.- Draco aggrottò la fronte – Non
capisco bene…- ma dopo un attimo lo colse come un’illuminazione e sorrise,
abbassando lo sguardo – Si, hai ragione…io in fondo resterò per sempre figlio di
un Mangiamorte che ha ucciso molte persone in nome di un ideale.- - E mia
figlia resterà per sempre una mezzo sangue. Figlia di Lucilla Lancaster, la
moglie di Voldemort.- Draco annuì brevemente, gettando via il mozzicone della
sigaretta poi però tornò a guardarla stranito. - Figlia?- - Si, è una
bambina. Me l’ha detto Harry mesi fa.- - San Potter ti ha detto che avrai una
figlia?- riecheggiò Malfoy senza parole – E tu ci credi?- - L’ha vista e ha
visto pure te.- replicò la Lancaster – Si, sembra folle…- - E’ folle, non
sembra.- celiò il biondino – Comunque adesso…la bambina c’è no?- - Mi fosse
venuto un infarto quando ci sono andata a letto…- Draco preferì non pensarci
neanche, così le diede una mano per aiutarla a scendere dal cornicione e
borbottando e imprecando finirono per concludere la serata separandosi. La
ragazza aveva ancora bisogno di pensare e Malfoy, dopo averla lasciata, si
ritrovò sotto le scale di Grifondoro. Il quadro era aperto e da dentro
proveniva un baccano del diavolo, per non parlare di Dean Thomas che, da come si
vedeva dallo spiraglio, ballava in boxer su un tavolo con sottofondo di una
musica sparata a palla. Per un attimo Malfoy ebbe la tentazione di entrare…ma poi cambiò
idea e se ne andò in giardino dove però accedde qualcosa di insolito. Fece in tempo a
uscire dalle arcate ed Elettra Baley gli piombò improvvisamente addosso. -
Ehi piccoletta!- traballò sulle gambe, sostenendola prima che cadesse – Stai un
po’…- Ammutolì perché lei non si fermò. Scappò via subito,
piangendo. Rimase impietrito, vedendola andare via in quello stato. Ma che
diavolo era successo? Guardò verso il giardino e inquadrato il portone di
Hogwarts, alla luce delle fiaccole e della luna, vide un uomo e una donna
allontanarsi verso una carrozza che li aspettava. Dovevano essere i suoi
genitori…ma allora perché piangeva in quel modo? Non l’aveva mai vista triste da
quando la conosceva. Fu quel pensiero a ricondurlo a Grifondoro. Entrò
guardingo, circondato da gente che beveva e urlava gioiosa, poi finalmente
inquadrò qualcuno di conosciuto. Neville rimase stranito nel vederlo ma
quando Draco gli chiese dove fosse Harry glielo disse senza fare una
piega. Arrivato ai dormitori di San Potter, Malfoy si guardò attorno…e lo
trovò svaccato sulla finestra col suo padrino a fianco, Hermione nel suo letto e
altri Auror che si divertivano. Potter lo squadrò stranito. - Il diavolo è
uscito dall’inferno…- bofonchiò – Salve Malferret.- - Sfregiato c’è un
problema.- - Oddio, ancora?- si schifò il moretto – Che c’è stavolta?- -
Non mi pare il caso di parlarne qua.- L’aria di Harry si fece guardinga -
Vorrai mica fare a botte…- – Magari più tardi. Riguarda la tua ragazza.-
disse Draco assumendo un’espressione incazzosa. Sirius si sbrodolò col whisky
incendiario – Hai la ragazza? E chi è?- - Che cavolo è successo a Elettra?-
si allarmò subito il Grifondoro – Sta bene?- - Non conosci il significato
della parola privacy vero?- frecciò Draco trascinandolo via. Gli raccontò tutto
in un angolo, giusto due minuti perché poi Harry volò praticamente fuori dalla
Torre alla ricerca della sua cacciatrice mentre il biondo Serpeverde rimase
infognato in quel posto. - Già che sei qua vuoi qualcosa da bere?- tubò
Hermione. - Due dita di cianuro andranno bene.- disse sarcastico. - Mi
sbagliavo.- rognò Malocchio con la sua voce tonante – Non assomiglia solo a
Malfoy…ma anche ai Black!- - Sei sempre più spiritoso, sul serio.- borbottò
Sirius – Qualcuno mi dice che succede?- - Già, che è successo a Elettra?-
chiese Ron. - Si chiama così la ragazza di Harry?- fece Sirius – Ma non stava
con te Hermione?- - Appunto, ci stava.- chiarì Draco cupamente. - Da
qualche mese Harry si è messo con Elettra, la cacciatrice del Grifondoro.-
sorrise la Grifoncina – Ti piacerà Sirius, anche Remus l’ha conosciuta quando è
venuto qui un mese fa.- - Si, è una ragazza adorabile.- assicurò il
licantropo – Sta benissimo con Harry.- - E perché vi siete lasciati?-
continuò quel curioso di Sirius. Hermione sollevò le spalle – Fuoco di paglia
forse. Serio ma troppo veloce a spegnersi. Allora Dray? Vuoi da bere?- - No,
me ne vado.- borbottò il biondino duro. - Allora ti accompagno.- la streghetta
ignorò la sua occhiataccia e scese dal letto, inforcando le stampelle.
Zampettando e facendo ridere mezzo dormitorio, riuscì ad arrivare a Malfoy
e poi sparirono oltre la porta. Uscire da Grifondoro non fu facile, specialmente
a causa degli studenti che continuavano a fermare Hermione per chiederle
cos’era realmente accaduto ma quando la vedevano con Draco sembravano reticenti
e di questo per una volta ringraziarono entrambi. Una volta fuori dal quadro
il silenzio li accolse più discreto di tanti schiamazzi. - Per l’amor di
Dio…- si schifò Draco dandole le spalle per un attimo – Mai visto un tale
degrado.- Hermione sorrise a mezze labbra, poggiando le stampelle alle
muro. - Sanno che non morirà più nessuno ormai.- sussurrò dolcemente –
Festeggerei anche io.- - Perdonami ma non sono dell’umore.- rispose a bassa
voce. - Lo so.- si aggrappò alle sue braccia e Draco si voltò,
aiutandola. - Lo so che non dovremmo festeggiare.- la Grifoncina continuò a
guardarlo in viso – Nel giro di due giorni è successo il finimondo e…- cercò di
trovare la parole adatte, anche per mentire forse – Mi spiace per…tua
zia…- Draco sogghignò, alzandole il mento con due dita – Non sei brava a
raccontare palle mezzosangue.- - Era sempre tua zia.- Lui sollevò le
spalle – Era la sorella di mia madre. Non è mai stata una presenza tanto
idilliaca nella mia vita da farmela rimpiangere ora. Ha cercato di ammazzarmi e
ci avrebbe ballato sulla mia tomba.- - Ok…- Hermione continuò a guardarlo
ancora un po’ reticente – Quindi potrò permettermi di odiarla in santa
pace.- - Lo faremo in due, se vuoi.- e le passò le braccia attorno alla vita,
altrettanto confuso – Tu invece?- - Cosa?- - Tuo nonno che fine ha
fatto?- - Hn…- Hermione mise un leggero broncio – Lord Hargrave…roba da non
credersi. Credo che riuscirà a farmi andare al suo castello per la festa delle
debuttanti.- scoppiò a ridere, scuotendo il capo – Oppure finirò la domenica
mattina a giocare a cricket con lui e i suoi altolocati amici con barba e
baffi.- - Quei balli per le debuttanti sono solo un bordello.- mugugnò Draco
non molto contento all’idea – E’ pieno di porci tipo Dalton che aspettano solo
di trovarsi una cretina come moglie. E’ una tradizione ridicola.- - Se lo
dici tu.- disse la Grifoncina ridacchiando al solo pensiero che ora, cambiato
tutto, l’algido Draco Malfoy le appariva sotto una luce diversa. Lui forse era
cambiato. Era diventato un altro. Libero da quell’ombra che l’aveva sempre
tenuto abbracciato di spalle. Lucius non c’era più. I Mangiamorte non c’erano
più. Cercò le parole adatte ma lui, accorgendosi che stava per parlare, la
precedette. - Va…tutto bene.- l’anticipò, ancora imbarazzato dallo scompiglio
che suo padre e sua madre avevano creato in lui salvandolo – Cioè…va
meglio.- Hermione gli regalò un altro sorriso, cercando però non stargli
troppo addosso. Così si limitò ad annuire, felice per lui, per tutti loro ma
c’erano ancora delle cose fra loro due che purtroppo non potevano essere
ignorate. - La gamba va bene?- Hermione annuì ancora, docilmente –
Guarirà, non è grave. Allora…- gli lasciò le mani – Ci vediamo domani
mattina.- - Si, indubbiamente ci sarà da ridere.- bofonchiò pensoso,
immaginandosi le reazioni dei suoi compagni che di certo erano già venuti a
sapere del suo volta gabbana. Forse era meglio trovarsi un altro posto per
andare a letto… in fondo anche Blaise avrebbe dormito lì a Grifondoro e Zabini
era sempre stato particolarmente furbo nel prevenire guai. Non disse quei
pensieri ad alta voce mentre si rimetteva il mantello sulle spalle ma gli occhi
dorati della sua mezzosangue parevano leggergli dentro perché con uno sguardo
gl’indicò ancora il quadro di Grifondoro…eppure per Draco non era ancora una
buona idea. Ok che lo avevano salvato ma…lui era lui. Non era un
Grifondoro. - Io ci ho provato.- ridacchiò la ragazza, riprendendosi le
stampelle – Sogni d’oro Malfoy.- Draco stava già scendendo i gradini dopo un
bacio mozzafiato quando si voltò ancora, colpito da una cosa. -
Hermione…- La streghetta lo guardò, pensando che avesse cambiato idea ma il
biondino la sbalordì ancora…per l’ennesima volta la rese felice, anche se lui
non si rendeva effettivamente conto di quanto fosse profondo quel sentimento. Ma
fra tanta felicità c’era sempre e comunque quell’ombra. Quell’ombra che li
sovrastava da quasi nove mesi. - Tra una settimana c’è il ballo di fine
anno.- le disse, guardandola con gli occhi argentei lucidi come specchi. -
Si.- annuì lei. E di colpo il silenzio fra loro si fece pesante come un macigno.
Quella data… La loro scommessa aveva ancora una settimana di vita. La stessa
scommessa che li aveva uniti, che li aveva fatti incontrare, scontrarsi ancora e
infine toccare. A quel ballo tutto sarebbe finito…e lei temeva più di ogni altra
cosa ciò che lui stava per chiederle. Sapeva che lo avrebbe fatto…e nessuno dei
due poteva fare a meno di dire si. - Ci vieni con me?- Hermione tacque a
lungo, fissandolo…e sentendo il suo sguardo su di sè…era carico di
sottintesi. - Va bene.- accordò poi – Ti concedo la mia presenza.- -
Sbagliato mezzosangue, sono io che la congedo a te!- ironizzò sarcastico dandole
subito le spalle – Notte!- - Notte Draco…- sussurrò a bassa voce, ma lui se
n’era già andato.
La mattina dopo, alle sette e mezza, Draco Malfoy era
già sveglio. Aprì gli occhi come un automa, stiracchiandosi appena e
mettendosi subito a sedere nel grande letto. Dal baldacchino semi chiuso
filtrava una luce frizzantina del primo sole ma quando fece per mettersi in
piedi…si lasciò di nuovo andare sul materasso. Si sentiva…riposato. Niente
incubi. Non aveva avuto incubi. Niente serpenti…mai più. Lo realizzò in quel
momento quando sentì gli occhi inumidirsi. Al diavolo! Si sfregò il volto
ma non immaginava il sorriso che gli piegava le labbra, tantomeno si sarebbe
immagino di uscire dalla camera di Tristan e trovare nel suo studio un folto
gruppo di deficienti che facevano colazione attorno alla scrivania del prof di
Difesa provocando un baccano d’inferno. C’era il gruppo di Jess, suo cugina
Tonks e Lupin. - Ehi, il pezzo da novanta!- lo salutò Milo sporgendosi dalla
sedia – Ciao Dray! Hai fame?- - Dipende da che intendi per colazione…-
borbottò, raggiungendoli – Buon giorno.- - Mamma mia, ha detto " buon
giorno!"…- Tristan, svaccato in poltrona, allargò gli occhi fintamente sconvolto
– Il serpentello è di buon umore oggi. Preparate gli scudi che si metterà a
grandinare.- - Vuoi che dica a Lucilla dove ti nascondi per caso?- bofonchiò
Malfoy scocciato, sedendosi fra Milo e Tonks. - Già, parlando proprio di
Lucilla…- rise Harcourt ma Tristan lo linciò con un’occhiataccia così tutti
scoppiarono a ridere come matti, rincrescendosi non poco dei tempi duri che
presto sarebbero toccati al giocane professore di Difesa. - Come mai hai
dormito qua?- gli chiese Ninfadora stranita. - Serpeverde era in fermento
ieri notte.- le spiegò Sphin – E visto che Blaise dormiva a Grifondoro, abbiamo
pensato di tenere Draco al sicuro almeno per stanotte.- - Sai che
roba…vedrai i casini che verranno fuori stamattina.- disse Jess, entrando nella
stanza col braccio fasciato e i capelli ancora umidi di doccia – Ho avvisato il
preside che sarà meglio fare un discorsetto alle case.- - Io ho sentito anche
che il Comitato Studentesco si riunisce.- disse Milo, finendosi di bersi
qualcosa dentro un calice di bronzo in cui fino a due minuti prima aveva
inzuppato dei biscotti – Sentiremo cazzate a non finire…- - Ci puoi
scommettere.- disse Draco, scolandosi il suo caffè nero. - Comunque vedi di
stare attento, capito?- l’avvisò Tristan – I tuoi compagni non saranno
entusiasti che i loro genitori siano stati spediti tutti ad Azkaban.- - Non
dirlo a me, dillo a Potter.- - Harry ha fatto il rodaggio con te.- gli
ricordò Mc ironico – Quindi stai sempre con Blaise e non attaccare rissa.- -
Certo papà, hai qualche altra perla da darmi?- - Si papà…- continuò Clay
perfido – Io invece posso stare tutto il giorno con la mamma?- - Se non la
smetti di stare incollato a Lucilla giuro che te la spacco quella testa di
cazzo!- - Volete finirla voi due?- sbottò Jess zittendoli con un pugno sulla
testa – Mi avete rotto le scatole! Ho un’emicrania pazzesca, quindi vedete di
tacere per due miseri minuti!- - Grande capo…- fece Sphin versandogli il
caffè – Ti fa male da qualche altra parte?- - Siamo in presenza di una
donna.- sibilò Jess sarcastico, indicando Tonks. - Oh, prego…- disse la
ragazza divertita, stavolta coi capelli totalmente verde smeraldo – Ho passato
un mese con Sirius e Remus. Ormai ne ho sentite di peggio!- - Black è ancora
qua?- le chiese Draco. - Si, dorme nell’ala ovest del castello col professor
Lupin.- gli sorrise sua cugina – Starà qua almeno fino a quando Caramell non
darà il permesso…bhè, il permesso simbolico a lui e a Lucilla di potersene
andare. Ma credo che Hermione affretterà le cose oggi. Ha parlato di un articolo
di quell’oca della Skeeter mi pare…- - Ah, già…- Draco si mise in piedi,
addentando una ciambella. Era stata una strana colazione ma doveva ammettere che
per una volta era stato bello dividere i cornetti, il bacon, le uova e anche il
suo sacro caffè nero con qualcuno che non gli parlava solo di spargimenti di
sangue verso gli "inferiori." Decisamente sarebbe stata una giornata dura,
pensava sistemandosi la cravatta allo specchio di Tristan, ma se non altro non
avrebbe più dovuto nascondere a nessuno il fatto che di morire per i Mangiamorte
lui non ci pensava proprio. Poi pensò a tutti quelli finiti ad Azkaban in
quei giorni. Praticamente tutti i suoi compagni, tranne Terry Turner e Blaise,
erano rimasti senza genitori visto che probabilmente sarebbero marciti nelle
celle delle loro prigioni. Abbassò lo sguardo, sentendo dentro uno strano
senso di vuoto. E suo padre? Era stato catturato? No…ma chissà
dov’era… Rise di se stesso, dandosi dello sciocco e idiota. Lucius Malfoy
aveva sempre cercato di ucciderlo, non aveva mai provato un briciolo di affetto
per lui che era suo figlio e adesso non poteva dimenticarsi quegli anni di gelo
solo perché l’aveva salvato sul patibolo. No, doveva scordarselo e basta. Al
diavolo tutti quanti, i suoi compagni e anche i genitori che si erano fottuti
l’esistenza per Voldemort. Lui ormai era libero. Si legò il maglione leggero
in vita, non prese il mantello visto il caldo spropositato che aleggiava su
Hogwarts quel giorno di giugno e alle otto e mezza era già per i corridoi. Alle
nove sarebbe stata servita la colazione ma lui andò dritto ai bagni di Mirtilla,
senza degnare nessuno di uno sguardo, specialmente le matricole che quando
passava abbassavano repentinamente gli occhi. A quanto pareva erano tutti
curiosi di sapere cosa fosse successo…a lui in particolare. Entrò nel bagno
spalancando la porta di scatto, poi se la chiuse alle spalle e non fece per
nulla caso al tipo che se ne stava seduto contro una delle cabine dei bagni, gli
avambracci posati sulle rotule e la testa fra le ginocchia. Lui comunque lo
riconobbe subito però tirò dritto verso il bagno centrale, nella fila a
destra. - ‘Giorno Sfregiato.- mugugnò, spostando la copertura dello scarico
per trovare qualcosa a mollo nell’acqua pulita. Harry sollevò appena lo
sguardo, vedendolo armeggiare con un contenitore di plastica. - Malferret…-
gli disse, stupito per quel saluto. Draco tornò indietro, sempre senza
degnarlo di una seconda occhiata e si mise davanti agli specchi per rollarsi in
santa pace la prima delle tante canne che avrebbero costellato quella penosa
giornata. Perché se solo le matricole lo avevano guardato con tanta insistenza,
sapeva fin troppo bene che tutti ormai erano al corrente del fatto che Potter
aveva battuto i suoi nemici una volta per tutte. E gli studenti si chiedevano
perché lui invece non fosse stato toccato… Si sedette sul bordo e iniziò a
rollare tranquillo, poi dopo un po’ sollevò gli occhi…e vide che Harry era
tornato a fissare il vuoto. Corrucciò la fronte, stranito. Non credeva che anche
per lui sarebbe stata una giornata tanto merdosa… ma lo capì meglio quando il
moretto si mise a picchiare la testa ripetitivamente contro la porta del primo
bagno, provocando un concerto ben udibile a orecchie attente. - Ma che cazzo
fai?- gli chiese. - Voglio morire…- lo sentì borbottare, mentre continuava a
picchiare la testa come un tamburo. - Ma ti sei fatto?- - No. Sono solo un
coglione.- - Te lo dico da anni…- ironizzò Draco, accendendosi la sigaretta –
Non mi hai mai dato retta.- - Hai ragione.- A
Draco andò il fumo per traverso e quando tornò a
guardarlo era seriamente preoccupato. C’era qualcosa che non andava. Che gli
prendeva? Avrebbe dovuto essere contento, fate stecche a tutti…insomma, non gli
era morto il cane, né gli amici…era salvo, tutti i suoi nemici erano stati sconfitti…che
cavolo voleva di più… - Sono un maledetto porco approfittatore…-
continuò Harry appoggiandosi con la nuca alla porta, tornando a osservare
vacuamente il soffitto. Si sentiva a pezzi. Uno schifo…un verme! Era solo un
verme! Aveva provato una gioia immensa quella notte e poi la vergogna gli si
era rovesciata nelle vene come un acido. Era uno schifo, l’essere più
disgustoso che avesse mai strisciato nella terra dei maghi. - Hai la faccia
di uno che è andato a letto con una fata e si è svegliato con un’orchessa a
fianco.- rise Draco perfido, tornando a rimettersi a posto la cravatta che si
era annodato come un cane ma non sentendo una risposta, volse il viso verso
Harry…che l’osservava distrutto. Draco allargò la bocca, sconvolto – Ma
stava piangendo quando l’ho vista io! Ci sei andato a letto mentre…- -
Si…- - Eh ma che cazzo!- Malfoy ciccò nel lavandino, aguzzando la lingua
velenosa – Ma sei un bastardo Potty! Proprio con la piccoletta dovevi fare una
porcata del genere?- e rincarò la dose mentre Harry si sarebbe volentieri
tagliato le vene – Nemmeno io sarei mai andato a letto con una in quello stato…-
ma allo sguardo dell’altro lasciò perdere. Era meglio. - Si può sapere che
diavolo è successo?- gli chiese dunque, deciso a divertirsi alle spese
altrui. Harry sospirò, coprendosi la faccia con le mani, magari deciso a
soffocarsi – Quando sei venuto a chiamarmi lei aveva appena litigato con suo
padre. La donna che hai visto…è la matrigna di Elettra. Sua madre è morta tre
anni fa e da quando suo padre si è risposato quella donna non ha più voluto in
casa sua né Isabella né Elettra. Sua sorella però ha dodici anni più di lei, già
lavora e una settimana fa si è trasferita in Francia. Hanno deciso insieme che
Elettra avrebbe finito qua la scuola, che l’avrebbe mantenuta il padre ma ora la
sua matrigna sta per partorire e suo padre l’ha…cacciata di casa.- disse,
scuotendo il capo – Era venuto a dirle che l’avrebbe mantenuta fino a quando non
avesse trovato un lavoro ma l’ha anche avvisata che non la voleva più in casa
con lui, per quieto vivere. Elettra ha delle proprietà a suo nome, i suoi sono
benestanti come credo tu sappia…solo che per le vacanze non ha un posto dove
andare e suo padre l’ha definitivamente abbandonata. Ha anche raccolto tutte le
sue cose e le ha ammucchiate in un magazzino…- sorrise mesto, mentre per Draco
quelle erano tutte cose già sentite – Ha retto davanti a lui ma poi non ce l’ha
più fatta con me. L’ho trovata al campo da quidditch…ho provato a consolarla ma
a dare consigli sui genitori non è che io sia molto ferrato…volevo portarla da
Hermione ma poi…- si fermò, facendo una smorfia disgustata. - Poi ci hai perso la mano e
non solo quella.- l’anticipò Draco, dando un altro tiro. - Si…- Harry lo
guardò, distrutto – Cristo, l’abbiamo fatto negli spogliatoi…e dire che ce l’ho
messa tutte per quasi quattro mesi e poi vado a fottere tutto quanto appena
Elettra alza un dito!- - Porco.- Il Grifondoro
scosse il capo, passandosi le mani fra i capelli già tanto in disordine, come
sempre. - Dopo averlo fatto sono tornato in me…e le ho detto che avevo fatto
un errore…- - Proprio non ci sai fare, Sfregiato.- rise Malfoy con pena – Io
sarò un bastardo ma tu non ci capisci niente di donne. Già aveva subito un
rifiuto da parte dei suoi…poi tu te la porti a letto e le dici una cosa del
genere…fossi stato al posto della Baley ti avrei spaccato la faccia.- -
Infatti mi sono preso un ceffone.- mormorò mesto – Sono stato un deficiente!
Sono tornato a cercarla al dormitorio ma non c’era. Credo abbia dormito con
qualche sua amica. Almeno…lo spero.- - Conoscendola non si farà vedere
stamattina.- il Serpeverde gli passò la canna mentre si lavava le mani,
sistemandosi velocemente i capelli biondi – Fossi in te la farei sbollire…e poi
striscerei come un verme quale sei ai suoi piedi.- - Grazie, ci avevo già
pensato.- rognò il moretto, alzandosi per andare a buttare cartina e filtro
nello scarico del water ma sentì la porta d’entrata del bagno sbattere…e Draco
vide un folto gruppo di Serpeverde entrare, tipo banda. Erano in quindici
circa, capeggiati da Nott, Tiger e Goyle. Le ragazze non c’erano ma c’erano
anche alcuni studenti di Serpeverde del sesto e quinto anno. Così era quello
che intendeva Potter quando gli diceva che la sua Corte gli faceva pena. In
effetti erano un pelo ridicoli, pensò quando Theodor gli arrivò davanti. Il
suo viso, come quello di tanti altri, era parecchio bellicoso ma il biondo non
ci fece caso. Tacque, forse si aspettavano che lui dicesse qualcosa ma si
sbagliavano alla grande. Potevano anche scordarselo. Theodor fu il primo a
digrignare i denti – Così eri con loro…- sibilò a un dito dal suo naso. -
Complimenti Draco...- gli disse Oliver Preston, serrando i pugni – Mio padre è
finito ad Azkaban per te, sai?- - Anche i miei.- continuò Nott furente – Così
te la fai con Potter adesso!- - Oh, non t’immagini neanche come ci facciamo…-
ironizzò Draco, incrociando le braccia. - Già Theodor.- disse Harry uscendo
dal bagno e facendo sobbalzare tutti – Non sai come ci divertiamo…- I
Serpeverde indietreggiare appena, consapevoli che attaccare solo Draco sarebbe
stato un conto…ma farlo con Potter avrebbe significato solo altri guai. Così
Nott si fece indietro ma tornò a fissare Malfoy, sprezzante. - Ci hai tradito
tutti…- l’avvisò gelidamente – E ce la pagherai cara!- - Non minacciarmi.-
gli disse Draco pacato – Ne ho abbastanza delle vostre stronzate Nott.- -
Purtroppo per te gli esami non sono così vicini.- l’avvisò Rafe Cohen, in un
angolo del gruppo – E ve ne farò tante che uscirete da qui coi capelli bianchi
voi due.- - Malfoy…questa è una minaccia…- chiese Harry giulivo, sbattendo
gli occhioni. - Mi pare di si, sai?- il biondino sogghignò appena –
Vogliono spaccarci la faccia a quanto pare. Così verranno espulsi e la loro
reputazione rovinata.- tornò a fissare Nott, ridendo di quanto era stato simile a loro,
di quanto era stato indifferente a ciò che avrebbe potuto essere fin dal
principio – La vostra reputazione immacolata di figli innocenti è l’unica cosa che
vi rimane. Se fossi il furbo Theodor dimenticheresti questa storia e
ricominceresti a vivere senza l’oppressione dei tuoi. Oppure…puoi spaccare la faccia a me
e allo Sfregiato, ammesso che tu ci riesca e far vedere a tutta la scuola che
sei il degno figlio dei tuoi…finendo alla fine del M.A.G.O. ad Azkaban
insieme ai tuoi adorati genitori. Bell’alternativa non credi?- Quelli stavano
già deglutendo e Harry sorrise, non visto. Reputazione. Ambizione. Aveva
ragione il capello parlante, pensò ora sereno. Per i Serpeverde, l’ambizione
e la vanità erano il peccato più grande. Per lui …l’orgoglio. E per
niente al mondo lui sarebbe passato sul suo orgoglio. Come ora quei ragazzi non
sarebbero passati sulla loro reputazione. I serpentelli se ne andarono ma nei
denti avevano ancora parecchio veleno e in un modo o nell’altro avrebbero
cercato di mordere, di quello erano sicuri entrambi ma se non altro per qualche
ora l’avevano scampata. - Bel discorso.- gli disse Harry. - Sono degli
idioti, te l’ho sempre detto. Non hanno cervello.- - E tu invece ce l’hai
vero?- disse Potter sarcastico – Ma sta zitto va!- - Se non ce l’avessi a
quest’ora sarei ad Azkaban.- gli disse fissandolo storto – E adesso il quarto
d’ora è finito Sfregiato. Non pretenderai che entri in Sala Grande con te!- -
Ma chi ti vuole, Malferret.- bofonchiò il moretto – Io vado, buona colazione
avvelenata!- - Ah, grazie…approfittatore di fidanzate depresse!- Harry si
girò, furibondo. Oh, quel dente avvelenato ce l’aveva anche lui e voleva
scaricarlo accidenti! - Grazie per i tuoi consigli sulle donne…quando hai
bisogno di una mano con Hermione vieni pure a chiedere!- insinuò sadicissimo,
facendo immediatamente incazzare la sua nemesi di sempre – In fondo l’ho
conosciuta bene…e PRIMA di te! Ci vediamo a lezione perdente! Ciao!- - TESTA
DI CAZZO!- - MAI QUANTO TE!- E andarono avanti ad urlarsi dietro per tutto
il corridoio ma alla fine si divisero, minacciando vendette sanguinose e
ritorsioni che avrebbero colpito la loro progenie: Harry andò in Sala Grande per
la colazione, sperando di trovarci Elettra per prendersi altri dovuti ceffoni e
implorare perdono, Draco invece filò dritto in Sala Duelli visto che in bacheca
c’era scritto che Piton e la Mcgranitt erano andati al Ministero per
testimoniare ai primi processi lampo contro i Mangiamorte. Avrebbero avuto
parecchie ore buche in quei giorni, fortuna che sia Piton che la megera avevano
già finito i programmi. Praticamente anche gli altri e a lui e alla sua
mezzosangue spettava la settimana di ripasso programmata per farsi gli ultimi
esami tranquilli. Stava a pochi passi dalla Sala Duelli quando si sentì
chiamare. - Dalton…- bofonchiò vedendo arrivare il Corvonero con la testa
fasciata – Che c’è?- - Grazie sto bene, anche tu hai la solita faccia da
culo.- rispose Edward amabilmente – Giornata storta?- - Le stai facendo
prendere quella piega.- Draco lo guardò eloquente – Che vuoi?- - Il giornale
cocco. Il Cavillo l’hai letto?- e glielo porse – Tu e Potter dovreste darci
un’occhiata. Herm l’ha fatta proprio grossa stavolta.- - Herm sulla tua bocca
non ci deve proprio stare.- l’avvisò incazzoso e intanto si avviarono
all’interno dove però c’erano solo dieci studenti. Più qualche imbucato. Quando
i due arrivarono nel ritrovo di Grifondoro, Draco aveva quasi tutti i capelli
dritti e davanti alla sua mezzosangue non poté trattenersi. - Che diavolo è
questa roba???- gracchiò sventolando il giornale come una donnetta
isterica. La streghetta, che parlava seduta sulle poltroncine con Sirius e
Remus, volse lo sguardo su di lui tutta sorridente. - Buona giornata!- fece
allegra, imbestialendolo ancora di più – Che c’è Dray?- - Dray un corno!-
urlò ancora – Chi diavolo ti ha dato il permesso di chiamare la Skeeter e far
scrivere anche il mio nome? Eh?- ma lei non parve per nulla intimorita dal suo
tono, anzi…gli sorrise, illuminandolo tutto e spedendogli la pressione sotto i
tacchi – Ho pensato che tanto per riabilitare Lucilla e Sirius, avrei potuto
farlo anche con te. In fondo hanno cercato di ucciderti, ci hai dato una grossa
mano! Tutti l’hanno testimoniato!- cinguettò indicando anche Justin Bigs e
Neville che si stavano già allenando dentro a un cerchio magico, due veri
stacanovisti. - Si ma io credevo scherzassi!- abbaiò distrutto – Non potevi
chiedermelo prima?!- - Mi avresti detto no.- Draco assottigliò gli occhi.
Dannate donne…dannate tutte quante! Poco più tardi, seduto al tavolo, stava
ancora fumando. - Come mai sua altezza è di cattivo umore?- frecciò Ron,
arrivando con una ciambella in bocca. - Perché non ti schianti dalla Torre di
Astronomia eh?- gli ringhiò Draco – Ho solo visto Potter di mattina presto e mi
ha ribaltato la giornata! Per non parlare di come continua a sottolineare il suo
fare il pioniere della situazione!- - Quale situazione?- chiese la Grifoncina
sconvolta mentre Sirius e Remus li ascoltavano curiosi. - Tu no?- sbottò
Draco incazzoso, poi fissò Black ancora più sclerato – E tu che hai da guardare?
Non hai nessuno da uccidere oggi?- - Secondo me ha ragione Moody, ti
assomiglia proprio!- frecciò Lupin ridacchiando. - E’ vero, il carattere
recessivo dei Black è forte in parecchie persone sai?- rise anche Hermione. -
Se non la finite tutti mi accuseranno davvero di qualcosa…- sbuffò Sirius. -
Com’era la situazione a colazione Ron?- chiese Remus, guardingo. - Oh, la
solita ogni volta…- il rossino ci era talmente abituato che ormai non perdeva
più neanche tempo a vantarsi delle loro gesta – Tutti che chiedevano dove
fossero Harry e Hermione, tutti che si complimentavano perché siamo eroi, tutti
che volevano sapere i particolari…e tutta Serpeverde che sibilava chiedendo uno
sconto in sangue.- - Ma non mi dire…- ironizzò Draco acidamente. - Per non
parlare del putiferio che è scoppiato dopo la lettura del Cavillo e della
Gazzetta!- continuò Weasley guardando Hermione con fare accusatorio – Certo che
sei proprio una testona. Guarda che Caramell potrebbe anche prendere dei
provvedimenti sai?- - E che potrebbe fare?- rise Dalton sprezzante – Metterci
sotto i ferri perché abbiamo testimoniato ciò che è accaduto nella Camera? Che
si fotta, tanto il padre di Tristan ha tutte quelle prove sugli insabbiamenti
dai…- - E tu che ne sai?- allibì Hermione. - L’ho sentito mentre ne
discutevano con Silente.- rispose il Corvonero prendendo la spada – Voi
dormivate!- - Quindi se Merlino vuole ci leveremo quell’essere odioso dalle
scatole.- disse Ron pensoso – Non sarebbe male!- - Si e pensa se qualche
membro del Consiglio Anziano prendesse il suo posto…- disse Neville non tanto
positivo – Pensa se toccasse alla Umbridge!- - Ma dai, è assurdo!- - Non è
detto.- li avvisò Lupin sospirando – A volte dipende da un semplice diritto di
anzianità.- - Ma quella è peggio di Hitler!- si schifò Paciock – Quel posto
toccherebbe a Silente!- - No, a lui piace stare qua a scuola.- sorrise Sirius
blandamente – Non accetterebbe lo stesso.- - Si, forse hai ragione…- la
Grifoncina assunse un’aria pensosa – Ho letto che un altro possibile candidato
era stato il padre di Lucilla perché era il capo di tutti gli Auror tredici anni
fa.- - Si, ho sentito che guidava la sezione degli Auror in Gran Bretagna
senza dover rendere conto a nessuno, neanche al Ministro e per questo Caramell
era furibondo.- le disse Dalton – Ma non credo che ora ci sia un altro Auror che
possa prendere il suo posto. Se lo scaldalo verrà davvero fuori ci penseranno i
membri del Consiglio.- - Infatti, noi abbiamo ben altre grane di cui
preoccuparci.- borbottò Ron – Del tipo che rispondere quando la Daves e quello
stronzo di Cohen verranno a farci il terzo grado.- - Ripetiamo le stesse cose
del Cavillo no?- propose Neville – Andavano bene. Rita è stata brava per una
volta.- - Come no.- mugugnò Hermione scuotendo il capo – Comunque per ora si
continua a indagare su dove possa essere finito Peter Minus. Se mai verrà
trovato, Sirius sarà del tutto scagionato, comunque c’è anche la parola di
Lucilla che può essere presa in considerazione per liberarti.- Black ghignò
non molto convinto – Tesoro, la mia parola e quella di quella mezzo demone non
valgono un tubo.- - Dici?- Remus alzò le spalle – Non credo che il Ministero
voglia inimicarsi la Lady Oscura.- - Appunto per quello. La nostra parola
vale ancora poco.- - Ma quella di noi studenti no.- gli sorrise Hermione
incoraggiante – Harry ormai è di nuovo molto stimato e fra i maghi in tanti
credono in lui. Quando la notizia che tutti i Mangiamorte sono stati sconfitti
verrà divulgata per bene, tutti faranno a gara per leggere il Cavillo e le
nostra testimonianze. E poi il resto spetta a te e a Lucilla.- - A meno che
tu non preferisca restare infognato a Grimmauld Place.- gli disse Ron serafico.
- Te lo scordi.- mugugnò Sirius alzandosi in piedi – Bene pesti, adesso vado
a farmi due passi. Parlerò con Silente e voi dovete promettermi di stare alla
larga dai guai e dai Serpeverde, intesi?- - Contaci.- risposero i ragazzini
con le loro stronzissime facce angeliche e Black lasciò perdere, al limite del
suo precario sistema nervoso. Appena tornato in vita e già gli veniva voglia di
tornare dietro al Velo. Aveva anche in programma di andarsene un po’ di tempo
via con Harry, solo pochi giorni ma a quanto aveva visto dal calendario
scolastico, non gli avrebbe fatto un favore. Gli esami erano troppo
vicini. Sospirò, un po’ depresso…ma in fondo avrebbero avuto molto tempo per
stare insieme. La giornata, fino a cena, fu praticamente dedicata a "ognuno
per sé." Con la mancanza dei professori che si alternavano a ore
indecenti, praticamente fecero lezione solo con Tristan...peccato che Serpeverde del settimo
anno praticamente non si presentò in sala, facendo un gran favore a tutti. Fu una
vera pacchia per Blaise che quella mattina a colazione aveva rischiato grosso,
anche se poi erano intervenuti i compagni di Dalton da Corvonero (chiamati acidamente
da Cohen "La Brigata dei Neri" in un articolo precedente) e lo avevano saltato
dalla lapidazione, spedendo in infermeria sia Preston che il suo amico Fawcett
che era il cacciatore della squadra. La soffiata che Zabini stava rischiando
l’osso del collo era arrivata niente meno che dalle cacciatrici stesse, Calista
e Sarah che nonostante tutto avevano ancora un po’ cervello. Anche Terry
Turner, l’Isolano, che si faceva sempre i fatti suoi, non parlava mai con
nessuno e non alzava mai gli occhi dai libri, rischiò qualche occhio nero e solo
per il semplice fatto che i suoi non erano Mangiamorte, come Blaise, ma i
prefetti riuscirono a fermare i colpevoli, sottraendo alle serpi una cinquantina
di punti a volta. Quello sembrava diventato l’unico modo per tenere a bada
gli animi ma a sera fatta c’era una tensione che si tagliava col coltello.
Tristan e gli Auror lo sentivano passando nei corridoi. I bisbigli velenosi si
erano triplicati, per non parlare della curiosità folle di tutta Hogwarts verso
quanto era accaduto i giorni prima. - Si, farò un discorso.- aveva alla fine
ceduto Silente quando le richieste degli insegnanti si erano fatte serie. La
Sala Grande cominciò a riempirsi e quando Harry entrò, sperando di trovare
Elettra, ricevette solo un migliaio di occhi addosso che cominciavano davvero a
irritarlo. E dire che doveva esserci abituato. - L’hai trovata?- - No.-
bofonchiò triste quando Draco gli arrivò a fianco, facendo aumentare i bisbigli.
Sentendo quel concerto di sottofondo, i due ragazzi trattennero una
colossale imprecazione ma si avviarono tranquilli verso la navata centrale. A
Serpeverde però marcò poco che Potter scoppiasse a ridere. - Se non altro non
sentirai cazzate durante la cena.- lo consolò, dandogli una pacca sulla spalle e
Draco dovette ammettere che in fondo non era male. Gli era stata fatta terra
bruciata attorno… Niente rotture di palle! Era la manna! Harry, notando le
stelline nei suoi occhi, sorrise divertito quando arrivò anche Blaise e i due
presero posto in mezzo alla tavola, con una separazione di parecchi posti dagli
altri. Arrivò poco più tardi anche quel poveretto di Terry e non trovando posto
altrove dovette fissare Zabini sconsolato. Blaise naturalmente gli fece posto
senza fare una piega e si prepararono a sentire il discorso di Silente, con
Malfoy già a pronto a sonnecchiare con le braccia lunghe sotto il mento. -
Potresti almeno far finta di sembrare interessato!- gli sibilò Hermione
arrivando a saltelli. - Pensa alla cena mezzosangue.- rimbrottò lui e alla
fine Silente salì sul pulpito, inspirando a forza. - Si vede che vorrebbe
essere a miglia da qua.- ironizzò Seamus all’orecchio di Harry, vedendo la
faccia del vecchio mago e in effetti anche il moretto considerò la situazione da
un altro punto di vista. La cosa era parecchio spiacevole. Tanti studenti
rimasti senza genitori. La loro reputazione era stata date alle fiamme
praticamente… E il risentimento era fortissimo, lo sentivano nell’aria e
sulle loro teste come una spada di Damocle. Così si misero in attesa…sperando che
le parole di Silente avrebbero potuto risanare quella faida che ormai pareva
inguaribile.
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Capitolo 46 *** Capitolo 46° ***
Un rivolo di fumo salì fino al soffitto scrostato che un tempo era stato
davvero magnifico, coperto da una carta da parati panna e dorata, in tinta col
resto della mobilia del negozio di Madame Cerise. La preziosa boutique negli
anni era andata decadendo, a causa della sua ubicazione piuttosto nascosta per
le viuzze di Hogsmade ma col tempo era rimasta invece una fama che Lisa Cerise
non aveva mai fatto a scordare a nessuna delle sue clienti. L’atelier sembrava
decadendo all’esterno ma all’inferno velluti e vasi antichi affastellavano un
ambiente di luci soffuse, vestiti e stoffe preziose ammonticchiate
ovunque. Quel rivolo di fumo salì ancora, formato un cerchio, quando Madame
Cerise sbuffò dalla sua sigaretta con fare non convinto. Poggiò le mani sui
fianchi rotondetti, grattandosi la fronte coperta da un turbante anni ’50. -
Mia cara non ci siamo.- sentenziò brusca – Il rosa ti dona ma…c’è qualcosa che
non va.- Hermione Granger evitò di roteare gli occhi, altrimenti la strega
l’avrebbe strozzata. Era la volta buona. Se c’era una cosa che Madama Cerise non
sopportava erano le fanciulle lagnanti e la Grifoncina non era mai stata particolarmente
incline a fare la bambola col corredo ma mancavano solo due giorni
alla festa di fine anno e lei non aveva ancora trovato un abito adatto, né
le scarpe e neanche la borsa. Tutte le altre erano già pronte da una vita,
con trucco, accessori e tutto il resto. Lei invece stava per cadere nel panico. Tutto
l’insieme la stava praticamente massacrando a livello psicologico. Come le
aveva fatto notare anche Lavanda quella mattina, era seriamente sull’orlo di una
crisi di nervi e i perché erano due: il primo era che LEI sarebbe andata a quel
ballo con Draco Malfoy. Il bellissimo Draco Malfoy, l’algido principe dei
serpenti, il principino servito e riverito di Serpeverde e ora anche il figlio
dell’unico Mangiamorte fuggito alle grinfie degli Auror. Lei con quel purosangue
arrogante. Se solo gliel’avessero detto mesi prima avrebbe riso a crepapelle
per quella sciocchezza…ma ora…tutto era fatto. E la seconda ragione era
ancora più tremenda. Al solo pensarci si sentiva male. La scommessa . Quella
data, quella festa…per lei e Draco erano la fine. Fine. Chiuso. Non avrebbero
avuto più motivo per stare insieme regolarmente, per proseguire la loro
storia. Finito. Tutto distrutto. Per una scommessa… Quando aveva accettato
si era sentita sicura di se stessa, ci avrebbe messo la mano sul fuoco che
avrebbe retto alle lusinghe di quel tentatore maligno e presuntuoso. E
invece…non ce l’aveva fatta. Scese dallo sgabello, levandosi di dosso l’abito
rosa di shantung con occhi tristi. Se avesse potuto non sarebbe più uscita
da quel negozio. Prima o poi, a quella festa, la storia della loro scommessa
sarebbe uscita fuori e lei era solo una sciocca masochista ad andarci con lui.
Che cos’avrebbero dimostrato? Niente. Niente di niente. Perché fra loro tutto
era nato dal niente, non da un vero desiderio da parte di entrambi. Che sciocca
era stata, pensò sospirando. S’infilò un altro vestito, giallo e di seta e
mentre Madama Cerise continuava a elencare i difetti e i pregi di quell’abito,
Hermione posò lo sguardo sulla finestra aperta… Hogsmade era animata quel
giorno. E tutti i ragazzi stavano andando a provare l’abito per la
cerimonia. Chissà Draco cosa stava facendo…
Malfoy in quel momento
stava appoggiato a un tronco di un albero caduto, con la schiena. La sigaretta
fra le dita, la stessa mano a tenergli il viso coperto da una maschera
d’indifferenza. Il vento estivo lo carezzava dolcemente ma lui non lo sentiva
per nulla. Non sentiva niente…neanche più gl’insulti, le occhiate dure e
sprezzanti. Il disprezzo era stato suo compagno in quell’ultima settimana ma lui
non se n’era mai lamentato. Essere suo compagno indicava anche una solitudine
che gli era stata utile. Pensare, riflettere…non aveva fatto altro. Dette
un tiro, spegnendo la cicca a terra poi tornò a guardare il panorama di
Hogsmade. Chissà cosa stava facendo Hermione… Draco avvertì il sorriso
salirgli alle labbra al solo pensiero. Che strano…com’era stato strano il
destino per lui quell’anno. Fin da quando Voldemort era tornato, aveva sempre
creduto che sarebbe morto giovane, magari ucciso da suo padre mentre tentava la
fuga, oppure dai Mangiamorte per la sua vigliaccheria. Aveva addirittura
pensato di porre fine alla sua patetica esistenza con l’aiuto di Potter ma poi
il languore l’aveva trascinato fino a quell’anno. Al suo settimo anno…quando una
scommessa gli aveva sconvolto la vita. Era stata quella scommessa a salvarlo,
ne era certo. Se per orgoglio non avesse sfidato la sua mezzosangue, ora non
sarebbe stato vivo. Ora non sarebbe stato lì. Sereno, salvo…innamorato. Ci
aveva pensato a lungo e l’aveva finalmente capito. Blaise ora poteva
chiederglielo ancora. L’amava? Si. Lui, il purosangue dichiarato che aveva
sempre detestato i maghi sanguesporco, si era innamorato di una strega mezzosangue che
col tempo avrebbe potuto arrivare a tenere il mondo sul palmo della mano.
Lei era…eccezionale. Hermione Granger era così. Era grande, semplicemente.
Grande nello spirito e nel cuore. E nel bene e nel male, benediceva il giorno
in cui l’aveva sfidata. Non l’avesse fatto…non si sarebbe mai neanche scoperto
un vero essere umano, con un cuore per amare. La scommessa…si, la scommessa
per molto tempo aveva posto un limite fra loro e secondo lui era arrivato il
momento di parlarne seriamente. Basta schermi, basta giochi di potere e di
classe. Basta sangue. Solo loro due, senza più giochetti né
scommesse. Tolse dalla tasca dei jeans, babbani alla faccia di quegli idioti
dei suoi compagni, la Gazzetta di Hogwarts e aprendo la prima pagina, visto che
quella mattina si era svegliato tardi senza neanche riuscire a darci
un’occhiata, vide la scaletta delle sette coppie che avrebbero partecipato due
giorni dopo alle elezioni per il re e la reginetta del ballo. Per quanto
trovasse quel genere di feste un ritorno al passato, aveva fatto buon viso a
cattivo gioco e si era adeguato, esattamente come avevano dovuto fare molti
altri come lui, a partire da Potter e Dalton, per finire con Blaise stesso,
ancora infognato in un turbolento rapporto con Calista Caige. Le classifiche
davano vincitore Potter. Buon per lui, se non altro non avrebbe dovuto salire
su quel palco a fianco di quella demente della Mayers diventando sordo ed
esponendo lui ed Hermione alla pubblica gogna. Comunque fra loro e Potter c’era
poco stacco davvero… Dannazione, poco e la situazione si sarebbe ribaltata. A
quanto pareva, secondo le cazzate che sparava Weasley, lui e la mezzosangue
erano diventati famosi a Hogwarts come una specie di favola. Lui bello, dannato e ricco,
lei bella, orgogliosa e coraggiosa. Una favola che li aveva spinti fra le braccia
dell’altro e che alla fine li avrebbe anche messi con un bel cappio al collo
visto che quelle manifestazioni erano un puro sfoggio di abiti e all’imbecille
che faceva di più il pagliaccio per piacere alla truppa. Una vera
vergogna. Pescò anche un articolo della Daves che dopo una settimana era roba
trita anche se in sette giorni si era decisamente creata una situazione alquanto
interessante: Caramell aveva dato le dimissioni prima ancora che Tanatos Mckay
avesse avuto la soddisfazione di andare a sbattere le sue prove in consiglio. La
sua filata poco gloriosa aveva liberato molti della sua ottusa presenza e Sirius
quella notte aveva stappato più di una bottiglia, levandosi dai piedi l’ameba
che più minacciava la sua libertà. Black era stato riammesso in santa pace fra i
civili anche se era spesso guardato con molta curiosità ogni volta che a scuola
girava con Harry Potter e la sua cricca. Anche Lucilla aveva potuto contare sul
benestare di tutto il Consigli degli Anziani, compreso quello della Umbridge anche
perché era venuto a galla lo stato delicato della mezzo demone e a quanto si
diceva, Tanatos Mckay non apprezzava che le sue parenti venissero minacciate da
vecchi decrepiti. Comunque la situazione non era stata semplice come Tristan
aveva cercato di far credere ai suoi studenti. Lucilla, come nuova Lady
Oscura, avrebbe dovuto evitare qualsiasi contatto con la magia proibita e personaggi
poco raccomandabili nei tempi futuri. Sarebbe stata tenuta sotto controllo a
tempo indeterminato, come se avesse potuto servire a qualcosa e anche il bambino
che teneva in grembo avrebbe poi dovuto essere costantemente osservato dagli
occhi del Ministero. Il nuovo Ministro era ancora sotto elezione, a quanto
diceva Silente, ma si pensava a uno interno, con esperienza e con abbastanza anni
per aver conosciuto entrambe le storie del bambini sopravvissuti e le storie dei
Mangiamorte. Con i figli di questi ultimi ormai si era creata una sorta di
armistizio. Il discorso del preside era stato più o meno simile al suo, quella
mattina in bagno con Harry. Tutto ciò che restava a quei ragazzi, figli di tanti
assassini, era un futuro libero da catene. La scelta sarebbe stata solo loro…e
loro avevano scelto. Certo, non si erano più contante le frecciate, le battute
velenose e il disprezzo che lui e Blaise sopportavano ogni giorno ma alcuni
stavano già cambiando. Pansy per esempio. E anche Lavinia, Calista Caige,
Sarah e il suo battitore Singer si erano fatti più cortesi tanto che quel giorno
avevano cercato di stare con lui e Blaise più tempo possibile. Si, le cose si
stavano lentamente riassestando in un mondo che Draco però non conosceva. Lui
era sempre stata un purosangue. Ora era il figlio del Mangiamorte
traditore. Se non altro non era più una bambola vuota, pensò accendendosi
l’ennesima sigaretta. Si alzò in piedi, asciugandosi le mani bagnate di
rugiada sui jeans. Il giorno prima aveva piovuto, lo ricordava bene. Lo
ricordava perché sua madre gli aveva mandato un gufo. Gli aveva scritto che quel
giorno si svolgevano i funerali di Bellatrix. A Narcissa naturalmente non era
passato neanche per l’anticamera del cervello di chiamarlo e lui le era grato
per questo, anche perché a quanto ne sapeva sarebbe stata presente tutta la
famiglia. I suoi nonni materni, i Black…bah! A quanto ne sapeva lui però
né Tonks né Sirius Black né la madre di sua cugina si sarebbero
presentati. Aveva pochi ricordi di sua zia Andromeda a essere sincero. Quando
l’aveva vista l’ultima volta doveva essere stato troppo piccolo perché non
ricordava il suo viso…chissà che tipo di persona era. A lei non aveva mai
pensato, viste le continue critiche di tutta la famiglia a quella strega ma
ora…si chiedeva che razza di donna fosse. Una che aveva mandato tutti al
diavolo e aveva scelto chi sposare e quali suoi parenti frequentare come le
garbava. Non doveva essere male. Comunque Narcissa gli aveva anche chiesto
un incontro, per quel pomeriggio a Hogsmade. I loro rapporti erano ancora un po’
rigidi, specialmente perché Draco nonostante tutto aveva sempre visto i suoi
molto innamorati, molto teneri fra loro quando nessun altro li guardava, e
poteva immaginare il dolore di sua madre senza Lucius Malfoy. Mancava poco al loro incontro.
Sentì le campane della chiesa di Hogsmade scoccare le tre. Era ora e si
diresse al tempietto dove un tempo aveva trovato Hermione con Dalton. Dio,
non sembrava passato neanche un giorno… Sul sentiero però trovò qualcuno di
conosciuto. - Potter…- rognò disperato – Che cavolo ci fai qua?- Harry
roteò gli occhi vedendolo arrivare con la sua falcata sprezzante – Devo vedere
Sirius.- - Io devo vedere mia madre.- rispose Draco seccato – Che cos’è
questa, una congiura?- - Più che probabile.- il moretto si rimise le mani in
tasca, tornando a incamminarsi – Saranno venuti insieme da Londra. A quanto mi
ha detto Sirius ieri sera hanno dovuto discutere in famiglia di come spartirsi
le proprietà di Bellatrix.- - Che le brucino.- sibilò il biondo
velenoso. - Quello che ha detto anche lui.- rispose Harry pacato – Ma se le
sono riprese i tuoi nonni materni.- - Schifosi sciacalli fino alla fine…-
Draco gettò via il mozzicone, visto l’approssimarsi del tempietto. Quando lo
raggiunsero non trovarono nessuno però. Non c’era anima viva. - Si
Smaterializzeranno qua fra poco.- borbottò Harry sospirando – Che si fa
intanto?- Draco lo guardò di sottecchi, ghignando perfido – Come va con la
piccoletta? Tutto ok?- - Sai che sei davvero una merda?- Potter gli fece un
gestaccio – E per la cronaca con Elettra ho messo tutto a posto, alla faccia
tua!- - Hai strisciato per bene allora…- - Ma perché mi spreco a parlare
con te?- il Grifondoro lasciò perdere, tanto era una causa persa quando un PUF
da Smaterializzazione arrivò alle loro orecchie. Si girarono entrambi e videro
solo una donna, volta di spalle. Aveva lunghi capelli castano chiaro lisci e
quando si voltò verso di loro…quasi cacciarono un grido misto fra rabbia e
spavento. Scattarono indietro, pronti ad estrarre le bacchette quando apparvero
anche Sirius e Narcissa, vicini alla donna. - Non potevi aspettare un
attimo?- sbuffò Black spazientito, senza notarli – Sei sempre la solita!- -
Siete lenti…- rispose quella pacata poi senza lasciar parlare ancora il cugino
indicò con un sorriso i due maghetti. - Siete qua!- disse Sirius cacciandosi
le mani in tasca – Come mai quelle facce?- Anche Narcissa notò il loro
sguardo allarmato e seguendolo arrivò a sua sorella. - Oh…si, in effetti le
assomigli.- disse tranquilla. - Assomiglio a chi?- la donna la guardò storta
– Attenta sorellina.- - Sei sputata Bellatrix, hai fatto venire un colpo ai
ragazzi.- proseguì Sirius saccente. - Non è vero che le assomiglio tanto!- si
lagnò Andromeda Black Tonks, posandosi le mani sui fianchi – Tutte storie!- -
Bhè, ai ragazzi è venuto un colpo comunque…- rise Sirius – Harry, ti presento
mia cugina Andromeda.- - Draco…lei è tua zia.- disse invece Narcissa, rivolta
al figlio – Ma è passato troppo tempo, non credo ti ricorderai.- - Infatti non mi ricordo.- bofonchiò confuso. In effetti…si,
assomigliava molto
a Bellatrix. Avevano gli stessi lineamenti ma quelli di Andromeda
erano leggermente più dolci. E aveva gli stessi occhi azzurri
di sua madre, mentre Bellatrix aveva avuto occhi neri come la morte. Per non
parlare del sorriso solare e spontaneo, notò Harry fattosi meno guardingo. -
Salve ragazzi,- disse Andromeda sorridendo – vi siete ripresi dallo spavento? Vi
assicuro che non mordo.- - Tutte balle.- bofonchiò Sirius andando a mettersi
all’ombra del tempietto. - Potresti essere più cortese sai brutto randagio?-
sentenziò la strega ghignando in un modo che Harry conosceva molto bene – Non
fosse stato per me a quest’ora te ne staresti ancora a Grimmauld Place sotto
l’occhio vigile di mia figlia e di quello svitato di Malocchio.- - Che vuoi,
un grazie?- Sirius fece un gesto vago con la mano – Non credevo che fra noi
fossero di regola.- - Ah, già…voi l’educazione la considerate un’opzione.-
mugugnò Narcissa andando a sedersi a sua volta, tirandosi dietro anche la
sorella maggiore e i due maghetti. - Com’è andata al funerale?- chiese Draco
a sua madre, dopo aver discusso del più e del meno. La bionda alzò le spalle
– Le solite cortesie dei Black. Mamma ha litigato col cugino Steve per
quell’orrendo busto di nonno Joseph che si fece fare quando compì novant’anni.
Sono volati i soliti insulti.- - Al funerale? Hanno parlato dei beni al
funerale?- sussurrò Harry a Sirius, sconvolto. - Al funerale di mia madre,
Bellatrix e mia zia si sono contese un vecchio quadro che la rappresentava.
Tutta scena per gli altri conoscenti. Pensa che si sono anche prese per i
capelli.- - Uno spettacolo imperdibile.- soffiò Narcissa – Anche
ci sono andata di mezzo io.- - Ah, qualcosa forse mi ricordo…- Draco
corrucciò la fronte – Quanti anni avevo?- - Tre.- - Si…non hai cercato di
separarle e papà per aiutarti s’è quasi preso la bacchetta in un occhio?- -
Lo dicevo io che la vecchia si ostinava a vivere per dispetto.- mugugnò Sirius
poggiando i gomiti sulla spalliera delle panche di pietra – Ma se non altro ieri
sera ce la siamo anche sbrigata con le ultime faccende.- Harry, sentendo
quelle parole, s’illuminò come una lampadina – Ti hanno ridato i tuoi
soldi...- Sirius annuì, iniziando a sorridere in maniera alquanto birichina.
- E le tue proprietà?- - Tutte, fino all’ultima.- rispose, scoprendo i
denti bianchi. - E non dovrai più stare a Grimmauld Place?- - No.- Harry
si alzò in piedi – Possiamo andarcene a vivere dove vogliamo dopo il mio esame
allora?- - Si!- ridacchiò Sirius e per poco il bambino sopravvissuto non gli
volò in braccio, stritolandolo al collo felice come da tempo non si sentiva –
Non dovrò più tornare dai Dursley!!- - Ah, è solo per quello che vuoi venire
a vivere con me allora?- fece Black, fintamente offeso. - Eh certo,
praticamente sarà lui a doverti fare da padre.- frecciò Andromeda, facendosi
comparire fra le mani un grande bicchiere di the al limone, visto il caldo
pazzesco – Non è che tu sia molto affidabile!- - Non ti rispondo neanche!-
borbottò Sirius, ormai troppo felice per poter pensare ad altro. Potevano andare
a vivere dove volevano…ovunque, sempre insieme! - Verrà anche Remus con voi
due?- gli chiese Andromeda, porgendo ad entrambi altri bicchieri. Sirius
scoccò un’occhiata d’intesa a Harry e subito il Grifondoro parve
felicissimo. - Anche Moony! Grande! Ah, non vedo l’ora Sirius!- - Dio,
quei babbani devono essere stati davvero insopportabili…- bofonchiò
Black. Andarono avanti a discorrere del più e del meno per qualche minuto,
tanto che perfino Draco che solitamente non gli estranei amici di famiglia non
era mai a suo agio, riuscì a distendersi. Sua madre e i suoi parenti avevano
l’aria di essere più simili di quello che aveva mai creduto. In fondo aveva
sempre pensato a Narcissa come una donna arida e priva di slanci, invece ora la
scopriva ironica, pungente…e gentile con sua sorella maggiore. L’aveva visto
perfino sorridere qualche volta. L’aveva dimenticato quel sorriso. Era
bello…tanto bello. E dolce. Sarebbe stato bello avere un sorriso del genere
tutto per lui. Sua zia invece era una persona alquanto particolare. Lei era
stata una Serpeverde…atipica, un po’ come Blaise. In effetti glielo ricordava
un po’. Anche lei, come tutti i Black, aveva un vena sarcastica molto
divertente, era brillante e spiritosa in un modo mai esagerato…e questo aveva
fatto dimenticare sia a lui che a Potter la sua somiglianza con Bellatrix.
Inoltre non era stata invadente. Non aveva cercato di parlargli a tutti i costi
ma Draco si era accorto perfettamente che lo stava studiando. Forse le ricordava
Lucius… A un certo punto però Harry e Sirius decisero di levare le tende a
causa di una telefonata improvvisa al cellulare morto di Potter. Il moretto lo
guardò sconvolto, poi accorgendosi che era la mezzosangue lasciò perdere e
rispose esasperato, pensando a qualche casino e infatti la voce della Grifoncina
arrivò come una strombazzata a tutti i presenti. Lo Sfregiato cercò di
calmarla ma sembrava in preda a una vera e propria crisi isterica, così Malfoy
pensò che volesse parlare con lui invece Hermione chiese direttamente di
Black. Sirius ci aveva parlato una volta in un cellulare e tutto divertito si
apprestò a cercare di capire che avesse…e quando ci arrivò non aveva più una
faccia molto allegra. - Che cos’ha la mezzosangue?- chiese, mentre Harry
finiva il the ringraziando Andromeda molto gentilmente. - Problemi di
abbigliamento, ci pensiamo noi tranquillo…- e salutò anche Narcissa, poi senza
dire altro agguantò il suo padrino e se la filarono per il sentiero, promettendo
che sarebbero tornati. Promesse da marinaio, chiaro, ma una volta solo con
quelle due donne, Draco si sentì un pelino imbarazzato. Aveva l’impressione
che volessero parlargli di qualcosa di privato e ne ebbe le prove quasi
subito. Sua madre gli mise in mano una lettera che portava il nome della
Grifoncina come destinatario. La carta era intestata… portava il simbolo
argentato a forma di leopardo degli Hargrave. - E’ di Jane.- gli disse
Narcissa – Mi ha chiesto di farla avere a sua figlia. Potresti farlo tu, per
favore?- - Certo.- rispose, infilandosi la lettera nella tasca dei jeans –
Jane sta bene vero?- Narcissa sospirò, scambiandosi un’occhiata con la
sorella. - Il Ministero non ci va leggero con chi entra
nell’Ufficio Misteri, specialmente nella sezione Magie Perdute. Lord Hargrave ha rischiato
parecchio e ora stanno facendo dei controlli su Jane. Ora si trova al suo
maniero, nel Linkolnshire. Alcuni Osservatori sono stati incaricati di farle dei
test ma il fatto che sia anche una Veggente sta rendendo difficoltosa la
regolamentazione della sua nuova condizione.- - In effetti si contano sulla
di una mano i casi che nei millenni sono stati studiati.- disse anche Andromeda,
continuando a sorseggiare il suo the – Il Ministero con lei sta brancolando nel
buio, è per questo che sono così nervosi.- - Ma Lord Hargrave non permetterà
certo che le facciano…- iniziò Draco e Narcissa scosse il capo, rassicurandolo –
Figurati, nessuno finisce ad Azkaban per essersi riappropriato dei suoi poteri.
Al massimo Lord Hargrave potrà ricevere qualche ingiunzione ma non credo…non ora
che ha riconosciuto Jane come sua figlia.- - Quindi è tutto a posto.- sospirò
il biondino, più tranquillo. - Si, è tutto scritto lì.- Narcissa fece un
mezzo sorriso – Jane cade sempre in piedi.- Purtroppo, dopo aver parlato di
un argomento tanto voluto, Draco capì che era arrivato il momento dell’altro
lato della medaglia. In mezz’ora, sua madre e sua zia ribaltarono quel poco di
mondo appartenente al passato che gli era rimasto. Addolorata, Narcissa gli
disse ciò che doveva: le proprietà dei Malfoy erano state confiscate dal
Ministero. Lui, come unico erede, sarebbe ritornato in possesso delle loro case,
del denaro alla Gringott, degli arazzi, dei terreni...tutto al compiere dei ventun
anni. A Lucius Malfoy non era rimasto intestato più niente. Il loro intero
patrimonio era rimasto in titoli intestati a lui e sua madre. Tutto il resto…era
storia vecchia. - E…casa nostra?- sussurrò, deglutendo. Narcissa scosse il
capo – Gli avvocati mi hanno consigliato di chiuderla, aspettando la tua
maggiore età legale. Tuo padre verrà considerato morto e io sono ancora una
Black. Per quanto il patrimonio dei Malfoy verrà diviso fra me e te, ho pensato
che sarebbe stato tenere le proprietà fuori dalla nostra vita fino a quando
avrai compiuto ventun anni. Quando sarà il momento deciderai tu cosa fare.- -
Ma è casa nostra…- alitò, sentendosi stranamente perduto – Lì ci sono tutte le
nostre cose!- - Terminati gli esami dovremo sgombrarla.- gli disse
Narcissa – Il Ministero è stato molto chiaro con me. Io sono stata giudicata
innocente grazie alle testimonianze degli Auror e di Silente ma quella casa
rappresenta tutto ciò che è stato tuo padre. Quando compirai gli anni, te l’ho
detto, potrai farne ciò che vuoi. Ora purtroppo non possiamo tornarci ma abbiamo
ancora tutto il nostro patrimonio...- lo guardò, sorridendo amara – Lo so che i
soldi non sono niente.- e gli carezzò timidamente la mano – Ma hai compiuto
diciotto anni, fra pochi altri anni potrai riprenderti tutto quello che vorrai.
Ora però dobbiamo pensare a te e i soldi della tua eredità ti faranno vivere di
rendita per molto tempo fino a quando non deciderai cosa fare della tua
vita.- - E tu? Tu dove andrai?- la guardò sgomento, serrandole la mano senza
accorgersene – Io dove andrò?- - Abbiamo ancora le case in campagna dei
Black.- s’intromise Andromeda dolcemente, attirando subito la sua attenzione –
Tua madre potrà vivere dove vorrà ma per un certo periodo dovrà essere
controllata, questo immagino che tu lo possa capire…e poi ora a Grimmauld Place
c’è la casa dei nostri zii. È stata totalmente ristrutturata, senza contare che
potrà stare da me per tutto il tempo che vorrà.- - Grazie.- Narcissa sorrise
debolmente – Ma non importa cosa farò io. Dobbiamo pensare a Draco.- - C’è
solo l’imbarazzo della scelta.- Andromeda sogghignò con tenerezza, fissando il
nipote – Fra quelle orribili e pompose case dei Black e dei Malfoy in cui sei
stato…ce n’è una che non ti ha particolarmente disgustato?- Draco, ancora in
subbuglio, borbottò qualcosa ma più andavano avanti e più cominciava a sentirsi
di nuovo franare il terreno da sotto i piedi. Sua madre aveva fatto portare via
tutto da Malfoy House. Le sue cose…le viste dalle finestra di mattina
presto… Anche se tetra, anche se chiusa, anche se fredda…era stata casa
sua. In carrozza, per tornare a Hogwarts, guardava fuori dal finestrino e
cercava di non pensarci. Sua madre se n’era già andata via. Avrebbe tanto
voluto passare più tempo con lei…ma gli aveva promesso che gli avrebbe scritto
presto. Sarebbe andata da Andromeda per qualche tempo e questo lo faceva sentire
meglio. Sentì una carezza sulla spalla e socchiuse gli occhi. - Allora? Com’è
tua zia?- gli chiese Blaise sorridendo. Draco lo guardò, cercando di
mostrarsi sereno anche per non farlo sempre preoccupare. - Mi piace.-
rispose, accorgendosi di essere sincero – Assomiglia molto a Bellatrix di
aspetto…ma di carattere è del tutto diversa. È…- - Simpatica?- l’aiutò Zabini
ridacchiando – Dolce? Intelligente? Una Black?- - Diciamo di si.- Draco
sospirò e si tolse dalla tasca un’altra busta che gli aveva consegnato proprio
Andromeda. - Cos’è?- - Mia zia mi ha detto di guardarle quando sono un po’
giù.- Blaise sgranò gli occhioni blu quando il suo migliore amico si ritrovò
fra le mani circa una decina di foto molto vecchie. Entrambi i Serpeverde
rimasero allibiti…e poi Draco cominciò a correrle tutte freneticamente. Lui
da bambino! In braccio a sua madre che rideva come mai le aveva visto
fare! Come lo stringeva affettuosamente… In una foto c’era anche
Andromeda. Era con loro due, sotto un porticato che non riconosceva. Lui
poteva avere appena tre anni ma le gettava le braccine al collo felice di stare
con lei…e poi rimase di sasso quando trovò quella che stata scattata prima di
tutte le altre. Suo padre…e sua madre. Stavano seduti su un divano, ridendo
fra loro…con lui, di appena un anno, in braccio a Lucius.
Sorridevano…sorridevano senza un problema al mondo. Anche suo padre rideva in un
modo che gli era del tutto estraneo. Era strano poi vedersi in braccio a lui.
Lucius non gli aveva mai mostrato molto affetto…almeno a gesti. Eppure in
quella foto lo stringeva con tenerezza, gli faceva fare ciao con la
manina… Si strinse quelle foto al torace, lasciandosi andare contro lo
schienale e quando Blaise gli passò un braccio dietro al collo non esitò a
imprecare, addolorato. - Perché è finita così?- ringhiò, con tutta la rabbia
che provava – Perché non ha provato prima a salvarsi?- - Ha capito che ormai
poteva solo salvare te.- Blaise gli carezzò ancora il capo, triste per lui – Ma
è una prova d’amore, Draco. Ha lottato tutta la vita per salvare se stesso. Non
ce l’ha fatta…ma ti ha amato…e ti ha amato davvero, altrimenti non ti avrebbe
salvato. Ha capito che l’unica cosa importante sei tu.- - Dannazione…-
Socchiuse gli occhi argentei, avvertendo un dolore martellante che proveniva
da dentro. Dannazione a suo padre!
Tornarono a Hogwarts che il sole
stava calando. La fiumana di studenti si riversò nella piazza della fontana, poi
entrò nell’edificio ed alcuni si fermarono nella speranza di vedere qualche
nuovo piccante pettegolezzo appeso alla bacheca d’ingresso. Lì c’erano le
statistiche magiche del gradimento coppie e tutti quelli che si fermavano a
vedere si mettevano a ridere eccitati. In effetti c’era un gran fermento. Forse
perché l’anno stava per finire…ma soprattutto perché quel ballo avrebbe visto
andare via Harry Potter e il Terzetto Miracoli, Draco Malfoy e tutta la sua
cricca… Insomma, le principali attrazioni se ne sarebbero andate e tutte le
ragazze ormai facevano a gara per contendersi le loro ultime attenzioni anche se
sapevano perfettamente bene che niente, in quegli ultimi due giorni, avrebbe
scollato Harry Potter dalla sua ragazza, Elettra Baley. Grifondoro aveva
vinto di nuovo la Coppa del Quidditch due giorni prima, specialmente grazie a
lei, mettendo fine al campionato interno. Corvonero e Serpeverde si erano
ritrovati al secondo posto, stessi punti, con uno scarto minimo. Harry infatti
all’ultima partita aveva avuto il terrore di perdere. I battitori della squadra
argentata e verde si erano fatti delle vere belve, Elettra e Albert erano usciti
dal campo con un taglio sul sopracciglio ciascuno ma avevano rischiato molto di
più. Comunque Serpeverde era stata scoordinata, come a farla pagare al capitano
che per una volta aveva volato senza pensare a nient’altro. Decisamente era
stato lo scontro più vero che in quegli anni Harry avesse mai avuto con Draco…
però alla fine, dopo fare tanto gli angioletti, un’ultima soddisfazione se
l’erano presa. Quando i professori ormai credevano che l’avessero smessa con
la loro guerra in tutto, i due fecero scoppiare l’ennesima rissa in campo, con
scope menate ovunque e cazzotti. L’ultima partita…Harry ancora ci pensava
quando scese a sua volta dalla carrozza, per tornare dentro alla
scuola. Avevano giocato l’ultima partita. Pochi giorni e ci sarebbe stata la
festa. Una settimana di pausa e per loro il M.A.G.O. Poi non sarebbe più
stato un Grifondoro. Non avrebbe più portato lo stemma dorato, niente più
Mcgranitt che urlava di comportarsi bene…niente più lui e Ron a dormire alle
lezioni, niente più partite contro i Serpeverde, niente più Piton e la sua
supponente presenza, niente più Silente con le sue stranezze... Niente più
Ron e gli altri insieme a lui, a divertirsi. Niente più Hermione… Persino
niente più Malfoy con cui fare a botte. Niente più Elettra a scaldargli il
cuore con un sorriso… Finito. La scuola era finita.
Hogwarts era finito
. Rimase impalato in mezzo alla piazzola mentre gli altri studenti
continuavano ad affluire all’ingresso. Alzò il viso sul castello…e di colpo
sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui. Panico. Lasciò che tutti entrassero e
quando rimase solo corse dietro alla fontana ed estrasse dalla tasca dei
pantaloni lo specchietto di Sirius, rotto a metà perché l’altra parte l’aveva
regalata a Hermione. Quasi urlando, richiamò il suo padrino che apparve poco
dopo, un po’ spiazzato. - Dio ma cosa c’è?- si allarmò, vedendogli la faccia
spaventata – Harry tutto ok?- - Sirius…- Harry ansimava, veramente a pezzi –
Sirius…posso…posso venire da te?- - Harry, calmati!- gl’ingiunse Black – Mi
dici cosa succede per favore? Stai male? Cos’è successo?- - Non lo so!-
sbottò il bambino sopravvissuto, tremando – Voglio solo venire da te!- Sirius
non capiva ma più lo guardava e più qualcosa gli diceva che era meglio non
discutere. Potter lo vide dargli un secondo le spalle, lo sentì parlare con
Remus probabilmente: gli stava dicendo di avvisare Silente tramite una sfera
magica che Harry sarebbe uscito da scuola e venuto dritto a Grimmauld Place, dove
Black stava facendo le valige. Il Grifondoro intanto non se lo fece ripetere
due volte. Di corsa, senza avvisare nessuno, volò giù per la gradinata del
giardino esterno, poi giunto al portone lo scavalcò senza degnare Gazza di
un’occhiata che lo rincorse sbraitando fino a quando Harry non fu fuori dal
campo anti Smaterializzante…e poi sparì. Apparve al buio di Londra, dietro un
angolo della via che conosceva bene ormai e si mise a correre per strada,
incurante delle macchine che sfrecciavano di giovedì sera, vedendo subito che la
casa stava riprendendo forma normale. Si precipitò sui gradini e quando Sirius
aprì la porta si ritrovò con la braccia di Harry strette alla vita e un ragazzo
di quasi diciott’anni che avrebbe passato la notte intera sveglio, a parlare con
lui…rivelandogli ancora una volta quanto fosse simile a James.
Ron, prima
di andare a cena, uscì dallo studio di Silente imprecando in tutte le lingue che
non conosceva. - Accidenti a Harry!- sbraitò quando raggiunse la Sala Grande,
buttandosi a tavola incavolato nero. - Che c’è Weasley, cattiva giornata?-
frecciò Fawcett da Serpeverde. - Fammi un favore perdente, vedi di startene
zitto eh?- ringhiò il rossino, sbalordendo sempre Hermione e gli altri per come
diventava un leone quando perdeva le staffe – Oppure vuoi che mettiamo a posto i
conti per la ferita di Elettra?- - E capirai, neanche l’avessi uccisa!- si
schifò quello. - Ma vai all’inferno!- Ron tornò a infilzare le patate come un
indemoniato. - Allora?- gli chiese Neville preoccupato – Dov’è Harry?- -
Da Sirius!- sbottò incazzoso, facendo tirare alla Grifoncina un silenzioso
sospiro di sollievo – Non capisco che cavolo sia successo ma non mi sono neanche
accorto che spariva! Silente ha detto che è stata una cosa improvvisa!- - Si
vede che voleva stare un po’ con il suo padrino no?- gli fece notare
Lavanda. - Si, è da tanto che non stanno insieme.- gli disse Ginny per
calmarlo – Sarà stato un raptus affettivo…- - Il raptus ce l’avrò io quando
lo strozzerò!- ringhiò ancora Ron – Ogni volta che sparisce ne capita sempre
qualcuna, io non riesco più a sopportare queste cose! Quando pensi che tutto sia
finito, lui riprende con queste abitudini del cazzo!- - Ron…- Hermione gli
scoccò un’occhiata penetrante, pregandolo di calmarsi e lui, dopo un altro
borbottio sottomesso, si decise a distendere i nervi anche se per farlo alla
fine della serata dovette massacrare la Grifoncina a scacchi per almeno quattro
volte di fila ma la bella Granger non parve farci caso anche se ormai cominciava
davvero a pensare che quel gioco fosse un po’ troppo violento per i suoi
gusti. Quando la regina di Ron spezzò di nuovo il collo al suo re, Hermione
lasciò perdere. - Ci rinuncio.- mugugnò alzando le mani in segno di resa, poi
però sollevò anche uno sguardo inquisitorio su Ron. - Che ti è preso
stasera?- Il rossino serrò le mascelle, lasciandosi andare contro la sedia
che si erano portati dalla sala comune di Grifondoro. Avevano deciso di mettersi
a giocare in giardino, visto che il coprifuoco per loro del settimo era ormai
storia passata, ma soprattutto per stare lontano da orecchie indiscrete. -
Allora?- richiese Hermione, avvolgendosi in uno scialle color perla che le aveva
regalato sua madre per quell’ultimo anno – Ron che t’è preso?- - Lo sai.-
disse, aprendosi una delle due bottiglie di Burrobirra che si erano portati. Bevve un
lungo sorso, scuotendo il capo – Ogni volta, ogni anno…è sempre successo
qualcosa. Io gli sono sempre vicino ma quando sparisce…cazzo, vivo nell’angoscia
che gli possa essere successo qualcosa di grave e che noi non possiamo fare
niente per aiutarlo, quando lui invece…- -…Quando lui invece per noi c’è
sempre stato.- Hermione sorrise, cingendosi le ginocchia con le braccia – Ti
capisco. Ma se per te è finita…forse per lui ancora no.- Ron annuì, mesto e
malinconico – Lo capisco questo ma...- - Anche io ho paura,- la streghetta si sporse per carezzargli una mano – anche a
me mancherà da matti questo posto ma non è mai stato ciò che invece è
stato per Harry. Io adoro Hogwarts…ma per lui è stata la sua casa per sette anni. Ron,
non ha mai avuto una vera famiglia ma incontrandoti invece è diventato membro della tua. I
tuoi lo amano, i tuoi fratelli lo considerano uno del pacchetto…- sorrise ancora,
vedendo il rossino con gli occhi un po’ lucidi e che
cercava di nasconderli, per fare l'uomo duro – Harry ci vuole bene e se non ci fosse stata
Hogwarts lui non avrebbe mai trovato noi, non avrebbe mai messo alla prova ciò
che realmente è. Non ci sarebbero stati il volo e il quidditch nella sua vita.
Senza Hogwarts non ci sarebbe stato mai neanche Sirius né Elettra. Per lui,
Hogwarts è tutto ciò che possiede. È la sua casa. La sua vita.- - Perché
continua a pensare che non ci vedremo più?- sussurrò Weasley – Io a volte non lo
capisco proprio! Abbiamo già organizzato il viaggio di quest’estate! Sirius fa
parte dell’Ordine e diventeremo tutti Auror! L’abbiamo deciso insieme! Perché ha
questo terrore folle di andarsene da qui?- - Questo è come un nido per lui.-
Hermione sospirò paziente – Qui c’è tutto quello che lui ha sempre sognato! C’è
anche Lucilla che ha vegliato su di lui per tutti questi anni! Per Harry non è
facile staccarsi da qua perché una volta qui fuori lui crede che ci separeremo.
Pensa, inconsciamente, che l’unico filo conduttore sia la nostra magia…e il
legame che ci ha unito al primo anno quando abbiamo giurato di eliminare
Voldemort.- - E ora che non c’è più né Voldemort né Mangiamorte…- capì
lentamente Ron. - Già, crede che tutto finirà dopo gli esami.- Ron bevve
un altro lungo sorso, abbassando il capo. – Ma tu guarda che deficiente!- -
Non ha ancora capito quanto siamo appiccicosi a quanto pare…- ridacchiò
Hermione. - E’ il mio migliore amico, figurarsi se lo mollo! Ma che cazzo ha
in testa?- La Grifoncina sollevò le spalle, ridacchiando più sollevata – Se
non altro domani torna e potrai spaccargli la faccia. E sai una cosa? Penso che
gli mancherà anche Malfoy…dove lo trova un altro che lo mandi a quel paese ogni
due secondi?- - Per favore…- Ron accostò il capo alla spalliera della sedia e
si mise a guardare le stelle. Era meglio cambiare discorso, tanto sarebbe stato
utile solo parlarne con Harry, così si ricordò di un altro succulento
pettegolezzo – Hai più visto Lucilla?- - L’ho vista prima di cena. Io ed
Elettra siamo passate a trovarla. Adesso dorme separata da Tristan.- - Ma
perché?- Ron allargò gli occhioni chiari – Vuoi dire che non si sposano
più?- - Non mi pare che gli abbia mai detto si.- disse la Grifoncina
tranquilla – E poi Lucilla è fatta a modo suo. Non è una che si sposa solo
perché aspetta un figlio. Adesso è anche libera di tornare a vivere fra la gente
civile…più o meno, quindi potrebbe permettersi di crescere suo figlio e
frequentare Tristan fino a quando le garberà di dire quel si.- - Dio se siete
contorte voi donne…- Ron le lanciò l’altra bottiglia di Burrobirra, sbuffando. - E
tu invece?- Hermione lo guardò davvero con pena – Mancano due giorni al ballo e
tu snobbi tutte le ragazze che t’invitano. Perché non dici si a quella che ti
piace di più Ronald e la fai finita? Non sei di vetro sai? Non ti mangiano
mica!- - Sono tutte oche!- - Cosa? Anche Padma e Lavanda?- - Peggio della morte!
Piuttosto ci vado con mia sorella!- - Ginny ci va con Dean.- - Allora ci
andrò con qualcun altro, non mettermi l’angoscia che proprio non ne ho
bisogno.- - Mamma mia, ma sei davvero intrattabile!- rognò la streghetta – Ti
hanno dato il due per caso?- - Ah, spiritosa…- Ron ringhiò sonoramente – No,
solo che l’unica che mi va non è disponibile.- - E chi sarebbe?- chiese la
ragazza con una faccia d’angioletto curioso. Ron la fissò storta, poi si
volse indietro per vedere che ci fosse qualcuno nei paraggi…e quando tornò a
osservarla con le orecchie rosse come i suoi capelli. - E allora?- Hermione
sollevò le sopracciglia stranita - Cos’è un uomo?- - Ma no, scema!- -
E allora cos’ha questa ragazza che non va? Ha i baffi? La gobba? È
pelosa?- - No!- - Allora è brutta! Ha la bocca storta?- - Ma no che non
ha la bocca storta!- - Sarà mica quella scema francese, quella che si fila
Bill!- - Ci mancava che ti ricordassi di Fleur! No, non è lei!- - Allora è
piatta come una tavola! Cos’è, una schiappa a letto?- - La finisci di dire
stronzate?- sbottò Ron esasperato e arrivato a quel punto, distrutto a livello
psicologico dalla pressante rottura della sua migliore amica, decise di vuota il
sacco – Cazzo è la Parkinson!- Hermione che stava bevendo dalla bottiglia
quasi si sbrodolò tutta sul prezioso scialle e quando ebbe finito di tossire,
capì che in quei mesi non era stata l’unica a "far amicizia" con il suo compagno
di banco… Si vedeva dalla faccia troppo rossa
del suo amico che in vita sua non aveva mai saputo mentire troppo
bene…
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Capitolo 47 *** Capitolo 47° ***
Harry tuffò il naso nella tazza di caffè fumante che Remus gli aveva
messo davanti pochi secondi prima. - Grazie mille.- gli disse, cercando di
sorridere. - Ma figurati.- Lupin si sedette al suo fianco, alla grande tavola
della cucina di Grimmauld Place n°12 – Allora? Pronto per tornare a scuola?- Il
Grifondoro continuò a tacere, osservando ostinato il liquido scuro muoversi
circolarmente dentro alla tazza. Non aveva voglia di andarsene, non voleva
lasciare Sirius però voleva anche tornare dai ragazzi. Sospirò pesantemente,
poggiandosi sui gomiti con fare disperato. - Devo farmi vedere da uno
strizzacervelli, dannazione.- sibilò frustrato. - Strizzacervelli?- disse una
voce sulla porta – Ci vengo anch’io!- - Paddy.- Remus lo salutò con un altro
sorriso, mollandogli una tazza fra le mani e sogghignando dei suoi capelli
lunghi tutti scomposti – Mamma mia che faccia avete tutti e due! Fino a che ora
siete rimasti su a parlare?- - Le quattro.- bofonchiò Sirius afferrando un
muffin e svaccandosi davanti a Harry, strizzandogli l’occhio. - Ci credo che
vi siete svegliati a quest’ora allora.- bofonchiò il lupo mannaro, osservando il
pendolo che batteva le due di pomeriggio – Meno male che Harry non aveva più
lezione. Quand’è il ballo a proposito?- - Domani sera.- sospirò il bambino
sopravvissuto. - Non sei contento di andarci?- gli chiese Lupin stranito –
Sembravi entusiasta giorni fa.- - Ma si, sono contento…- ammise stanco – Però
probabilmente dopo domani sera non vedrò più Elettra per parecchio tempo.- -
E io questa Elettra ancora non l’ho conosciuta, miseria!- sbuffò Sirius, finendo
il caffè macchiato – Prima è coi suoi, poi avete litigato e ancora non mi hai
detto perché…- insinuò, mentre Harry arrossiva vagamente – Che menata, ma
invitala qua no? Resta ancora qui e invitala a cena.- Potter alzò lo sguardo,
sconvolto e senza parole. Però…l’idea non era male…solo che… A chi chiedeva
il permesso per far uscire Elettra da Hogwarts? - Potter, spero capirai che
si tratta di una cosa del tutto ufficiosa!- La Mcgranitt li fissava tutti
quanti dal caminetto, la testa fra le fiamme, la solita aria arcigna perché
Harry le aveva fatto venire un colpo neanche cinque minuti prima, apparendole
nella grata del caminetto del suo studio con quella supplica accorata. Portarsi
via Elettra a cena. E nonostante la Mcgranitt sapesse bene che il Signor Baley
le aveva consegnato una sorta di pass autorizzato che permetteva alla figlia di
fare più o meno qualsiasi cosa nel limite dell’umano buon senso, la
professoressa era anche piuttosto combattuta. Per non parlare di Sirius che
continua a piagnucolare fintamente, facendole aumentare l’emicrania. Per
fortuna però fu Remus con le sue buone maniere a discutere con lei, spedendo
Black indietro e tenendogli chiusa quella maledetta boccaccia con una mano. Così
disquisì con la professoressa di Trasfigurazione per qualche minuto,
assicurandole che in fondo avrebbero solo cenato e poi aggiunse, a bassa voce,
che Sirius voleva solo conoscere la ragazza perché era a conoscenza di ciò che
si era creato fra lei e il suo figlioccio. Allora la strega sbuffò. Quando ci
si metteva anche Lupin a quelli proprio non si poteva dire di no. - Aspettate
un attimo.- sentenziò – Farò venire qua la signorina Baley!- Sparì dal
caminetto e Harry rise divertito. - Grazie Remus!- cinguettò – Non fosse per
te…- - E già, non fosse per lui chissà dove saresti!- borbottò Sirius offeso,
svaccato in poltrona. - Non è colpa tua se non sai chiedere Paddy!- rispose
il licantropo tranquillo, poi modificò il tiro – Cioè, non è colpa tua se non
sai essere gentile quando chiedi qualcosa.- - Vuoi che ti morda?- minacciò
Black verso il suo migliore amico. - Oh, vuoi una bella rissa fra belve?-
ironizzò Lupin – Aspetta domani sera, ci sarà la luna piena!- - Piton ti ha
fatto avere le pozioni?- chiese Harry preoccupato. - Si, tranquilli. Severus è stato
molto gentile, quando torni a scuola dovresti ringraziarlo per me.- -
Contaci, già fatto.- ironizzò Potter amaro. In quel momento tornò la testa
della Mcgranitt nel loro caminetto, fermando quella rissa verbale
indecorosa. - Spiacente Potter, la signorina Baley è nel bel mezzo di un
amichevole, comunque ho fermato la signorina Granger nei corridoi. È appena
tornata dal Ministero e sarà lei ad avvisare la signorina Baley.- - Perfetto
allora…- Harry sorrise – Sa se la signorina Granger ha passato
l’esame?- Hermione quella mattina aveva saltato le lezioni per andare a
Londra con alcuni Corvonero e Blaise. Avevano sostenuto l’esame di
Smaterializzazione e il giorno prima a Hogsmade erano stati molto nervosi. -
Certo che l’ha passato.- disse la Mcgranitt orgogliosa. - E l’amichevole come
va?- chiese ancora Potter, felice per la Grifoncina. - Stiamo massacrando
Tassorosso.- la professoressa usò ancora un tono orgogliosissimo, come ogni
volta del resto che si rivolgeva a Elettra – Comunque Potter siamo d’accordo,
intesi? La signorina Baley verrà avvisata subito e la metterò sul treno di
Hogsmade appena possibile. Fra tre ore sarà a Londra. Non credo che abbia nulla
in contrario.- - Bhè…- Harry ora era lievemente preoccupato – Professoressa,
Elettra non è abituata ai babbani!- - Allora vedi di arrivare puntuale in
stazione, insomma!- sbuffò quella, stizzosa – Ma una cosa Potter, e vedi di
ficcartela bene in testa! La questione è ufficiosa, nessuno deve venire a
saperlo, altrimenti tutta la scuola vorrà uscire per farsi i suoi comodi!- -
Ma certo…- - E ricordati che per stasera ti rivoglio qui a Hogwarts,
intesi?- - Dopo cena?- - Non dopo le undici, insieme alla signorina Baley,
sono stata chiara?- sbraitò – Anche tu Black, mi hai sentito? Deve tornare
indietro! Non so per quale motivo sia lì a Londra ma deve finire la
scuola!- - Ci conti, ha la mia parola.- frecciò Sirius scocciato. -
Spiritoso, molto divertente.- la Mcgranitt, incurante del suo sarcasmo, tornò a
rivolgersi a Lupin e Harry – Allora siamo d’accordo Potter. Vi manderò la
signorina, vedete di riportarmela qua stasera sana e salva, sono stata chiara?
Perfetto, vi aspetto nel mio studio appena arrivati. Buona cena!- - La
ringrazio professoressa.- disse Harry ma quella era già sparita, borbottando
sommessamente. La strega sospirò, tornando a sedersi alla sua scrivania.
Accidenti a quei delinquenti…bhè, se non altro Potter ne aveva guadagnato in
umore da quell’avventura. Da quell’ultima avventura lì a Hogwarts
probabilmente. Un po’ più serena tornò ai suoi registri, senza accorgersi di
sorridere. Intanto a Grimmauld Place Harry era leggero come una nuvola. Era
contento di rivedere Elettra, anche perché se n’era andato senza dire nulla a
nessuno, nemmeno a lei e non era stato molto corretto. - Com’è che a una
strega di soli quattordici anni viene data tanta libertà?- chiese Black
all’improvviso. Harry spiegò velocemente la storia, quando Remus annuì come
colpito da un’illuminazione. - Adesso mi ricordo! Baley, certo… quell’uomo è
un imprenditore!- - Si e ora che si è risposato dopo tre anni dalla morte di
sua moglie non può più tenersi Elettra a casa perché la sua nuova donna non la
gradisce.- aggiunse Harry malinconico. Abbassò lo sguardo ma subito dopo sentì
una carezza sul capo. Era Sirius che con occhi freddi scuoteva il capo. - A
certi genitori andrebbe intestata un’ala di Azkaban.- ironizzò feroce. -
Neanche hai tutti i torti.- accordò Lupin con un sospiro mesto. Harry ci
stava ancora pensando quando capì che era meglio sloggiare da quella cucina:
Sirius si era messo a rompere perché non aveva voglia di finire le valigie e
Remus lo aveva trascinato sopra la forza, così i loro rimbrotti si erano
triplicati, invadendo tutta la casa. C’erano degli elfi domestici che
desideravano solo dare una mano ma Black non se li filava neanche, troppo
incazzoso con tutta la loro stirpe per vederli per gli esseri buoni e gentili
che erano. Lui invece andò a sistemarsi in salotto, appoggiato alla finestra
aperta…e non sobbalzò quando una valigia enorme volò giù dal parapetto dello
scalone, finendo nell’anticamera dell’ingresso. Ecco come Sirius faceva le
valigie… Sorrise quando sentì Remus lamentarsi che era un deficiente, poi
avvertì dei ringhi feroci e capì che Sirius doveva essersi trasformato, forse
per darsi più un tono agli occhi del lupo mannaro che lo snobbava per le sue
cattive maniere. Secondo Harry, ciò che diceva Piton su quei due cominciava
ad avere un senso. Sembravano due sposi dementi che si punzecchiavano dalla
mattina alla sera ma se non altro su una cosa si erano trovati d’accordo.
West Gold Lake. Era lì che sarebbero andati a vivere, almeno per le vacanze,
tutti e tre insieme. Sarebbe stato un periodo frenetico dopo il M.A.G.O. e
Harry lo sapeva ma ciò che più desiderava era poter partire per l’Europa con
Ron, Hermione ed Elettra, per poi tornare da Sirius…e finalmente dirgli cosa
voleva. Il suo futuro era quello di Auror, lo sapeva. Se lo sentiva
dentro. E poi, anche volendo, non avrebbe saputo che altra vita scegliere
dopo tanti anni passati a combattere le forze oscure. Era come aveva detto
Tristan alla riunione con i genitori. Lui era Auror di nascita. Però
desiderava così tanto un momento per poter riflettere…lo voleva con tutto il
cuore. Passarono due ore e lui rimase sempre lontano da quelle due belve
scatenate che facevano le valigie come due indemoniati. Stava per andare a
cambiarsi, per correre in stazione a prendere Elettra in anticipo quando si
sentì chiamare. E non erano Sirius e Remus. Estrasse dalla tasca dei jeans
sbiaditi e tutti tagliati il suo specchietto per trovare Hermione a guardarlo
altezzosa. - Sua maestà, ma che onore!- disse acida, a buon merito. Harry
si sentì un po’ in colpa – Ciao tesoro…- fece, cercando di assumere
un’espressione colpevole. - Tesoro a chi?- Potter stavolta sgranò gli
occhi. Da ciò che vedeva dietro alle spalle di Hermione, doveva essere in camera
sua ma…si fece corrucciato e seccato, quando ricollegò quella voce. - Dì a
Malfoy di andare a quel paese.- rognò, sapendo che era con lei. E infatti
Draco se ne stava beatamente sdraiato nel letto della Grifoncina, nudo sotto le
lenzuola e sonnecchiava anche, a pancia in giù sul morbido materasso, peccato
che appena udita la voce di Potter si era come destato. Hermione ignorò
entrambi, troppo presa da altro. - Ti ho chiamato per Elettra.- - E’ sul
treno vero?- chiese Harry, capendo che tanto la sua migliore amica in fondo non
ce l’aveva con lui. - Come no!- la Granger si mise contro la testata del
letto, addosso aveva la camicia di Draco – Vuoi saperla la bella? Anche quando
tutto dovrebbe andare tranquillo, ne capita sempre una! È successo un macello!
Il treno è partito in orario ma ci sono stati dei guasti e s’è bloccato alla
stazione di Jonas Town, quella cittadina del cavolo a metà fra Hogsmade e
Bigsville, mezz’ora fa!- - Quindi Elettra è lì da sola fra i babbani??- si
allarmò Harry. - No, per niente.- rispose la Grifoncina – S’è attaccata a una
cabina telefonica e dopo chissà quanti tentativi a imbroccato il mio numero di
cellulare. Ci ha avvisati della situazione e ha chiesto a Lavanda di pararle la
cosa con la Mcgranitt! Ha anche chiesto a Ron si Smaterializzarle la scopa alla
stazione!- - Cosa?- Per lo stupore il moretto aveva gli occhi verdi
sgranati. - Come cavolo ha fatto Ron a Smaterializzarle lì la scopa?- - Lo
sa solo lui, non me lo chiedere.- cinguettò la Grifoncina accedendosi una
sigaretta – Sta diventando una specie di maniaco! È uscito da scuola con Seamus
e Blaise e la scopa di Elettra e quando è tornato era felice come un fringuello!
E io ho passato l’esame, te l’avevo detto?- - No, ma lo sapevo. Anche
Blaise?- - Certo…però quei tizi erano peggio dei nazisti!- - Si, però vedo
che intanto hai festeggiato…- ironizzò malizioso. Hermione inspirò, evitando
di mandarlo al diavolo mentre Draco si accendeva svogliatamente una sigaretta –
Non ti rispondo neanche. Comunque sei avvisato. La Mcgranitt non sa niente che
Elettra sta arrivando lì in scopa, intesi? Lo sapesse ci ucciderebbe tutti
quanti, me per prima, quindi acqua in bocca!- - Ma come farà a
trovarmi?- - Ha detto che nelle vacanze vola spesso su Londra.- - Vola
spesso su Londra?- Potter quasi non ci credeva – Ma se non sa distinguere un
semaforo da un tassametro!- - Senti, Elettra non è stupida ok?- Hermione si
fece aria con un libro per il gran caldo – Qua ormai c’è l’anarchia totale,
tutti sono a spasso per Grifondoro perché Tristan è da qualche parte che
striscia ai piedi di Lucilla e le ragazze stanno facendo un baccano d’inferno
coi trucchi, quindi devo proprio andare. Se vuoi preoccuparti di qualcosa,
preoccupati di come ti piomberà addosso Elettra con quella sua dannata scopa!
Sai come guida!- - Si, da favola visto che ha fregato i serpentelli…- frecciò
Harry ma la risposta gli arrivò automatica perché dopo un attimo vide il bel
ditino medio di Malfoy nello specchio. Lasciò correre, sperando bene. Se non
altro Elettra si era anche Disillusa, così non l’avrebbero vista. In fondo non
era poi svampita come sembrava. - Ok, d’accordo. Grazie per avermi avvisato
Herm.- - Perfetto. Buona cena…salutami Sirius e Remus e dì a Sirius che il
vestito mi sta bene!- aggiunse sorridente. - Certo, glielo dirò. Tu non fare
troppa ginnastica.- - Affanculo Sfregiato…- sentì mugugnare Malferret in
sottofondo dopo di che le mandò un bacio e si salutarono. Quando rimise lo
specchietto in tasca si chiese se la sua ragazza se la sarebbe cavata
davvero. Non gli aveva mai detto che sapeva volare su Londra, anche perché
l’ambiente in cui era cresciuta Elettra, a quanto gli aveva raccontato lei, era
molto chiuso. Suo padre era uno dei conservatori e per quanto non fosse un
estremista come i Mangiamorte, era pur sempre uno che non apprezzava
particolarmente i babbani. Sua figlia invece era tutta diversa… Al pensiero
che stava per arrivare in sella alla sua mitica scopa lo fece sorridere, anche
se doveva dare ragione a Hermione. Guidava da Dio ma era un po’ spericolata a
volte… Comunque uscì in giardino, tenendosi lontano il groviglio di piante
assassine che cercavano di agguantarlo. Aveva urlato al suo padrino che usciva
ma dubitava che il padrone di casa avesse capito qualcosa visto che, trasformato
nel Gramo, scorrazzava per le scale incurante dei ringhi di Lupin. Una volta
salito su un grosso albero, Harry si ricordò che in fondo Elettra si era
Disillusa. Come avrebbe potuto farsi vedere? Se solo avesse avuto i Tiri Vispi
Weasley dietro sarebbe stato più facile… Passarono cinque minuti di
riflessioni su cosa fare per attirare l’attenzione di una strega su una scopa
quando sentì un suono sibilante sopra di lui. Un suono che conosceva
bene. Una folata di vento e…puf, il dolce viso di Elettra gli apparve davanti
agli occhi, divertita. - Salve signor Potter.- ridacchiò, galleggiandogli
davanti alla faccia – Grazie per l’invito a cena!- Harry rise a sua volta,
abbracciandola forte anche se stava ancora seduta sulla scopa. Indossava una
tuta rosa di una nota marca sportiva, datale da Hermione per mescolarsi meglio
fra i babbani. I capelli biondi erano sciolti, il viso arrossato dall’aria
fresca di Londra. Era bellissima. Scese a terra e lei lo seguì, saltando
agilmente giù dalla sua Tornado truccata. - Certo che sei una bella
sconsiderata a venire qua in scopa!- le sussurrò, prendendola fra le
braccia. Elettra sorrise, accostando il naso al suo – Senti chi parla di
avventatezze…devo ammettere che mi stavo chiedendo che fine avessi fatto. Ieri
sei sparito senza dire niente a nessuno…a Ron è venuto un colpo! Ma adesso mi
devi spiegare perché mi hai fatto venire qua.- Harry le sfiorò le labbra,
deliziato – Per farti vedere l’Ordine e per…perché Sirius voleva
conoscerti.- - Ah, il tuo padrino!- la biondina inclinò il capo – Non sono
nemmeno riuscita a intravederlo a scuola.- - Bhè…- Potter in quel momento
avvertì un boato arrivare dalla casa. Chissà perché ma ora l’idea di portare la
sua ragazza davanti a quei due matti non gl’ispirava più tanto ma alla fine
dovette farla entrare per forza visto che le piante del giardino si erano fatte
particolarmente insistenti. Superata la soglia, tutti i quadri di casa si
misero a spiare Elettra di sottecchi. Anche la madre di Sirius, che non era
stata zitta un minuto davanti a loro tre, scrutò la sua ragazza con occhi
severi…e poi dette loro le spalle, come se il fatto che la Baley fosse una
purosangue bastasse a farla entrare nella dimora dei Black. - Com’è che la
rogna non grida?- La voce di Sirius arrivò dallo scalone e i due maghetti
fecero in tempo a spostarsi prima che un’altra valigia li centrasse in pieno. Ne
arrivò un’altra, poi un baule intero e alla fine Remus, seccato, si decise a
scendere per mettere a posto quel disastro. Quando si accorse di Elettra però
cambiò espressione. Lui l’aveva già conosciuta e i due si salutarono
cordialmente. - Grazie per l’invito.- disse la streghetta, sorridente – State
traslocando?- - Se per questo bombardamento intendi traslocare…- frecciò
Harry. - Prima che il diavolo in persona scenda e dia il peggio di sé…-
ironizzò Remus – vuoi qualcosa da bere Elettra? Il viaggio deve essere stato
lungo. E dammi pure la tua scopa! Paddy scendi! Abbiamo ospiti!- - Mi manca
ancora una valigia! Non vorrai mica lasciare il lavoro a metà signor
Rompiballe?!- Il lupo mannaro scosse il capo e trascinò i ragazzi in cucina,
dove gli elfi domestici stavano preparando la cena. Si misero seduti e
iniziarono a chiacchierare amabilmente, incuranti del concerto che procurava
Black finendo le sue ultime cose e degli strilli dei quadri che erano
seccatissimi da quel rumore. - Allora? Hai volato bene fin qua?- le chiese
Harry poco dopo. - Benissimo!- commentò Elettra sogghignando – C’erano le
nuvole necessarie a nascondermi da sole, un bel vento e un’ottima visibilità.
Quando Ron mi ha Smaterializzato la scopa, mi ha anche detto dove si trovava la
base dell’Ordine.- - Stasera non c’è nessuno grazie al cielo.- Remus versò ai
due altro the freddo – Gli Auror sono ancora a Hogwarts a rimettere a posto le
ultime cose, il gruppo di Kingsley invece è ad Azkaban ad assicurarsi che i
nuovi guardiani facciano il loro lavoro.- - Azkaban andrebbe rasa al suolo.-
I tre si girarono e Sirius apparve sulla soglia, mollando a terra un’ultima
sacca colma di cianfrusaglie. - Ah si? E dove vorresti mettere poi i
Mangiamorte eh?- gli chiese il bambino sopravvissuto. - Grotte sotterranei,
vulcani, sul Kilimangiaro…un posto vale l’altro.- Sirius alzò sinistramente gli
angoli della bocca, poi si addolcì appena quando vide gli occhioni azzurri di
Elettra scrutarlo attentamente. Dopo un attimo gli sorrise e Black dovette
ammettere che la ragazzina aveva davvero uno sguardo che sapeva scaldare
chiunque. Le strinse la mano, sentendola altrettanto calda e forte, poi si
sedette con loro. - Grazie per avermi invitata.- gli disse la biondina. -
Se aspettavo Harry avremmo messo tutti i capelli bianchi.- sbuffò Black. -
Cosa? Non è vero!- il Grifondoro scosse il capo, lasciando perdere – Allora? Che
c’è per cena? Per le undici dovremo tornare a scuola.- - Dipende da quanto ci
mettono gli elfi.- Remus si sporse appena verso i grandi fornelli. Era quasi
tutto pronto. - Spero tu non sia vegetariana.- disse il professor Lupin. -
Figurarsi.- ridacchiò la ragazzina osservando gli elfi domestici curiosa. - A
casa non avete elfi?- le chiese Harry stupito del suo interesse. - No, la
mamma non amava avere estranei in casa.- gli rispose. - Donna saggia.- disse
Sirius, perfettamente d’accordo – Harry mi ha detto che sei la sua
cacciatrice.- - Si, è vero.- - E anche tu sei entrata in squadra al primo
anno.- - Già.- - Dovevi vederla alla recluta.- Potter ridacchiò a quel
ricordo – Baston mise alla prova tutti quelli del secondo anni che venivano a
fare i provini ma nessuno riuscì mai a stargli dietro o a fargli un solo punto.
Dopo giorni eravamo disperati quando ci hanno avvisato che in gran segreto c’era
una ragazzina del primo anno che si allenava la sera, all’insaputa di Madama
Bumb. Siamo andati a spiarla ed Elettra ha subito superato la porta di Baston.
Gli fece venire i capelli grigi con tutti i punti che gli segnò ma superato lo
shock Oliver non l’ha più mollata!- - Ed è vero che guidi come una
forsennata?- rise Lupin. - Gliel’ha detto Hermione.- le disse
Harry. Elettra sorrise, alzando le spalle – Vado veloce…ma non perdo mai il
controllo.- - Ma tu guarda…mi ricordi qualcuno…- frecciò il lupo
mannaro. Sirius gli scoccò un’occhiata truce ma fece finta di nulla – Da
quanto ti sei votata al martirio mettendoti con Harry?- - Vogliamo parlare
della donna che prima o poi si metterà con te?- fece Potter fintamente
offeso. - Figurarsi, le donne rompono.- fece Black con un gesto secco della
mano – Specialmente alla mia età!- - Non hai neanche quarant’anni, fammi il
favore.- - E allora? Sono appena uscito di prigione, non ho voglia di
richiudermici di nuovo.- Scoppiarono tutti a ridere, lasciando perdere il
padrone di casa che ormai affamatissimo infilò il naso fra i fornelli. Rimasero
a cenare alla lunga tavola in cucina e la serata passò in maniera molto
piacevole per tutti quanti, Elettra specialmente che Harry non vedeva sorridere
serena da qualche tempo. E poi avrebbe potuto metterci la mano sul
fuoco…Sirius era andato in visibilio per lei. In effetti era impossibile non
volerle bene. Perfino Malfoy riusciva a essere civile con la sua ragazza,
quindi… Arrivati al caffè si trasferirono nel salone ingombro di valigie e
bauli. Dopo aver chiuso la bocca alla signora Black che si mise a imprecare
contro Harry, suo figlio e anche al povero professor Lupin, sprofondarono nelle
poltrone, sazi. - Così mancano ventiquattro ore al ballo.- Remus versò del
whisky per lui e Sirius mentre i due maghetti sorseggiavano il loro caffè tutti
beati – Come vanno i preparativi?- - A Grifondoro dilaga la follia totale.-
disse Elettra seria – Quelli del quinto anno sono su di giri per il G.U.F.O. gli
altri per la fine della scuola, quelli del settimo per gli esami finali…- -
Bei tempi quelli.- ironizzò Black sarcastico. - Se studiavi due ore e
prendevi tutte O!- lo rimbeccò il lupo mannaro. - E allora?- Sirius levò le
sopracciglia con fare sardonico – Non mi dirai che ti sei scordato il ballo
dell’ultimo anno! Ne sono successe di tutti i colori prima ancora che iniziasse
la sfilata dei premi. Tuo padre, Harry, ha attaccato briga con un amico di
Lucius Malfoy e l’ha chiuso dentro un armadio al quinto piano, vicino alla
Stanza delle Necessità. L’hanno trovato i professori a vacanze inoltrate.- -
Lily non gli ha quasi parlato per tutta la sera!- ridacchiò Remus. E mentre a Grimmauld Place si rivangavano i vecchi bei
tempi fino alle undici quando Harry Potter si Smaterializzò via con la sua
ragazza, altrove si stava agitando una forza che andava aldilà del
potere dei maghi
.
Nel Golden Fields, in un
castello arroccato sulle colline che in estate erano cosparse dalle margherite
dai petali neri, l’Acqua della Vita mostrava l’immagine di colei che presto
sarebbe stata rimessa in catene. Un giovane incappucciato scrutava coi
suoi occhi bianchi dentro il piatto d’argento in cui il liquido trasparente
ondeggiava in circolo, come in una spirale ipnotica. - E’ incinta vero?-
sussurrò una voce nel buio. - Si.- Il giovane rimase dov’era, passando le
dita pallide e fredde nell’acqua, sull’immagine della donna che lui più di ogni
altra desiderava riavere. - Allora? Cosa ti hanno ordinato?- richiese la
voce, riecheggiando sinistra fra le mura – Chi deve morire?- - Mi hanno
ordinato di ucciderla adesso.- L’uomo incappucciato si sedette alla lunga
tavola di cedro scuro, fissando il vuoto. - Adesso il suo potere è volubile.
Varia a seconda del suo stato d’animo.- disse un’altra voce più roca, come di
vecchio. - Ma sta per diventare madre. Lotterà fino allo stremo per
salvarsi.- - E’ una follia ucciderla.- sibilò l’unico essere reale in quel
castello – Io mi rifiuto di farlo.- - Hai paura che sarà lei a uccidere te,
Caesar?- soffiò la prima voce, quella più giovane. - Silenzio.- sibilò
quello, rabbioso – Non la ucciderò. È fuori discussione!- - L’amore per la tua stirpe ti ha
dato alla testa.- - Può darsi! Ma la riporterò fra noi…- sentenziò mettendosi
in piedi e andando alla finestra, guardando in basso verso i campi coperti di
margherite. - Come pretendi di fare?- ridacchiò la voce del vecchio – E’
invincibile anche se ancora mezza demone.- - Pensa quando tornerà al suo
stato puro…- rise il più giovane. Caesar alzò un angolo della bocca, poi
tornò alla sua espressione di pietra. - Basterà minacciare chi di dovere.-
spiegò pacato – Lei vive per quel mago umano.- - Quindi…minacciando di
uccidere quell’Auror pensi che lei accetterà di tornare da te?- -
Esatto.- - Tu sogni, Caesar.- - Ne avremo la dimostrazione alla nascita
della bambina.- - Una figlia?- la voce del vecchio proveniva da un cristallo
d’ametista che brillava sul tavolo ma andava lentamente affievolendosi – Sai che
sarà una figlia?- - Si, si chiamerà Degona.- - Il nome di sua madre.-
Caesar annuì, levandosi il cappuccio dal capo e rivelando i capelli lucenti come
neve, serici e lisci – Degona Lumia Mckay. Manterrà il cognome di suo
padre.- - Che ne faremo della bambina?- riecheggiò il più giovane dei tre,
ghignando. - Prova a farle del male, Askart, e giuro che porterò
personalmente alla luce del sole per bruciarti vivo!- - Succhiasangue.-
sentenziò il vecchio – Adesso scusate, ma devo proprio andare.- - Certo
Galio.- Caesar sospirò, tornando a sedersi alla tavola – Lascia fuori la
Confraternita per il momento. Me ne voglio occupare da solo senza avere il fiato
sul collo di voi vecchi decrepiti.- - Sarai anche forte, Caesar…- soffiò il
vecchio mentre l’ametista continuava a perdere di luce – Ma non metterti contro
tutti prima di riavere una compagna al tuo fianco. In fondo, un solo demone puro
contro tutta la casta oscura della Gran Bretagna avrebbe un bel d’affare, non
credi? A presto ragazzo.- - Me ne vado anch’io.- sentenziò Askart,
ridacchiando infantilmente – Mio nipote sta per venire a trovarmi. Non vorrei
mai che capisse qualcosa, sai…in fondo è molto vicino alla tua adorata.- -
Sparisci dannazione!- ringhiò il demone puro, assottigliando pericolosamente gli
occhi bianchi – Se solo scopro che tu e i tuoi dannati seguaci girate intorno
a quella donna giuro che vi brucerò tutti alla prima alba, sono stato
chiaro?- - La tua donna…- la voce del vampiro si stava estinguendo come
l’altra di Galio – Non è stata di Voldemort come non sarà mai tua, Caesar. Lei
amerà sempre e solo quell’umano. Non vede altro, non te ne accorgi? È tornata
dalla Dimensione Senza tempo per lui, superando perfino i tuoi poteri di demone
puro e quando anche lei tornerà ad esserlo ti ammazzerà per aver solo osato
pensato di alzare lo sguardo su quell’Auror. Ti saluto, è arrivato Milos.- -
All’inferno!- Caesar
Noah Gabriel Cameron prese il calice e con uno scatto rabbioso
lo scagliò contro il muro, al colmo della rabbia. Basta, pensò serrando le
mascelle. Basta. Era ora di riprendersi ciò che era suo. Erano più di
duecento anni che attendeva. Duecento lunghi anni. La stava aspettando ormai
da troppo tempo. All’inferno i maghi, quell’Auror, i vampiri e la Confraternita della Dama
Nera. Lui rivoleva ciò che era suo. E l’avrebbe ottenuto. In un modo
o nell’altro.
Lucilla, a Hogwarts, osservava l’orizzonte. Qualcosa si
muoveva oltre quelle nubi nere. Qualcosa oltre la notte la stava
chiamando. Qualcuno la chiamava nella lingua del suo sangue. Del suo sangue
nero. E quel richiamo lei lo conosceva. Sua madre…sua madre le parlava in
quel modo, quando era stata bambina. Un lampo violetto attraversò una nube e
lei si sentì percorsa da un brivido. Non era un
richiamo quello. Era una minaccia
. - Cosa fai qua fuori?- Lucilla tacque, attendendo che Jess la
raggiungesse. Quando le arrivò a fianco, anche l’Auror fissò quel cielo ma ai
suoi occhi umano non apparve nulla di pericoloso. nulla di sinistro. Si
limitò a scrutare il cielo notturno poi guardò lei. - Che c’è?- gli chiese la
ragazza. Jess abbassò il capo, fissando il parapetto. - E’ vero che non
vuoi sposarlo?- Lucilla fece una smorfia, evidentemente infastidita. - Se
non fossi rimasta incinta non l’avrei sposato subito.- - Quindi…vuoi
sposarlo…- - Si, come si accetta una malattia che sai che passerà.- -
Eddai, avanti…- - Jess, per favore.- - E’ per…colpa mia?- Stavolta la
mezzo demone lo guardò sconvolta così Mckay sospirò, come contrito – Luci…so che
in famiglia abbiamo tutti quanti una testa un po’…come dire, quadrata, per non
dire altro…però, se non ti sposi per mia madre o per Sofia…bhè, lascia perdere.
Davvero.- - Jess, non è per quello.- l’assicurò – Io…ci tengo a Tristan. Sul
serio. Io…lo amo.- disse, facendo un notevole sforzo – Ma non voglio sposarlo
ora che sono incinta. Non sono felice di questo coso in arrivo, è inutile che
stia qua a fare la santa mammina protettrice ma ormai la mia vita è tornata a
scorrere su binari tranquilli, quindi posso permettermi di mettere la testa a
posto e occuparmi di mia figlia. Però non voglio sposare Tristan adesso.- -
Orgoglio?- le chiese sorridendo. - Sai che non mento mai.- sogghignò la
Lancaster – Si, è orgoglio. Non lo sposo perché sono incinta. Quando lo sposerò
sarà perché sono davvero impazzita.- Jess scoppiò a ridere, scuotendo il
capo. Dio, che razza di coppia. - Bambina eh?- sussurrò poi – Ho pensato a un
secondo nome, vuoi sentirlo?- I suoi occhi verdi glielo stavano già dicendo,
pensò Lucilla fissandolo. Gli prese la mano e senza dire nulla, annuì – Si, è
un bellissimo nome.- - Per primo direi che Degona andrà bene.- - Si, me
l’ha chiesto anche Tristan stamattina mentre mi strisciava ai piedi.- ridacchiò
la mezzo demone – Ora scusa ma sono un po’ stanca. Domani è l’ultimo giorno e
c’è un gran casino per il ballo, sarà una dura giornata.- - Ok, buona
notte.- - Buona notte anche a te.-
La mattina dopo, il dodici
giugno, Hogwarts fu ricolma di voci. Di risate. Di visi sorridenti. L’ultima
lezione per le classi del settimo anno si tenne in sala duelli dopo mezzogiorno,
al cospetto di tutto il consiglio dei professori, degli Auror e di Silente.
Corvonero, Tassorosso, Grifondoro e Serpeverde erano riuniti, tutti
quanti. Tristan stava seduto su uno dei palchi, sorridendo. - Bhè…- iniziò
– So che non vedete l’ora che io finisca di parlare, perciò farò in fretta, lo
giuro.- Strappò qualche risata ai ragazzi, poi ricominciò – Dunque, l’anno è
finito. Per voi finisce ben altro però.- fissò Harry e sorrise ancora, volgendo
poi lo sguardo ai professori – Sono stato incaricato dai vostri insegnanti di
farvi una specie di paternale di fine. Voi…qui a Hogwarts, oggi
finite.- Cadde un lungo silenzio, colmo di sentimenti. - So che sono stati
sette anni intensi per voi. Per alcuni, più che per altri…- Mckay posò lo
sguardo su tutti loro, scendendo dal palco con un balzo – Però a nome di tutti i
professori posso dirvi che siete diventati molto più di quanto ognuno di noi
avesse mai osato sperare. Vi ricordano bambini, privi di qualsiasi
esperienza…ora invece siete cresciuti. E siete dei maghi. Avete un grande dono,
tutti quanti, ognuno di voi.- posò gli occhi verdi e brillanti su Serpeverde,
poi su Grifondoro – Fatene buon uso.- Qualcuno annuì, altri, dopo un attimo,
dettero il via a un lungo applauso che questa volta coinvolse tutti in quella
sala. Terminato, Tristan tornò a sorridere. - Bene, ho finito.- ridacchiò
– Visto che la festa si fa stasera, potete divertirvi qua in sala duelli oppure
levare le tende.- Si scatenarono altre ghignate, poi Kristine si fece avanti,
facendo come al solito roteare gli occhi a tutti. - Parlo a nome del
Consiglio Studentesco.- cinguettò, con la sua voce squillante – Questa sera a
cena non ci sarà tempo, presumo, quindi a nome di tutte le nostre classi del
settimo…vogliamo ringraziarvi per tutti gli anni passati qui. Per ciò che ci
avete insegnato e per ciò che siamo diventanti. Un grazie di cuore.- E mentre
chi già frignava e piagnucolava, scoppiò un altro incredibile battito di
mani. Un lungo battito che fece tremare quelle antiche pareti…un battito
colmo di magia. - Oh, ma dai! Basta con questa storia Colin! Ne avrai fatte
un centinaio!- Poco più tardi, alla luce di un pomeriggio bellissimo, Harry e
tutti gli altri erano alle prese con Colin Canon e la sua macchina fotografica.
Vennero scattate numerosissime foto, in gruppi, in coppie…tante da riempirci un
album. Ron e Harry, il trio miracoli, Blaise e un Draco inferocito, per
case. Ne vennero scattate tante altre quando anche le altre classi uscirono
in giardino. Hermione guardava quella scena e sorrideva, accarezzata dal
vento, sotto il salice piangente. Aveva ragione Harry, pensava a volte. Quei
giorni non sarebbero mai più tornati…Hogwarts era finita. Sette lunghi anni
di gioia, dolori, guai e risate. Erano finiti. E qualcos’altro stava per
iniziare. Fece una foto con Ginny, Lavanda ed Elettra, poi lasciò la biondina
con Potter affinché facessero tutte le loro foto. - Come mai quella
faccia?- Sapeva che era Malfoy, per questo non si girò verso di lui. - Ti
mancherà questo posto?- sussurrò a bassa voce. Il biondo sogghignò appena,
cercando le sigarette in tasca. Se ne accese una, dando un lungo tiro e
contemporaneamente osservando gli studenti che li circondavano. Gli sarebbe
mancato Hogwarts? Forse. Ma non ogni cosa di quelle pareti, di quelle torri.
Alcuni ricordi era meglio perderli… L’afferrò per la vita, stringendosela
addosso. - Non mi dirai che adesso ti metti anche tu a frignare, vero?- fece,
deciso a farla arrabbiare visti i suoi occhi lucidi. - Bhè, che vuoi?-
borbottò risentita – A me questa scuola piace, nonostante la gente che ci
gira…- - Ce l’hai con me o sbaglio mezzosangue?- ironizzò sarcastico. -
Però, il tuo misero cervellino soffocato da quei capelli biondi s’è raffinato,
non credi?- - EHI RAGAZZI! UN BEL SORRISO!- Era Colin a un metro da loro e
fecero solo in tempo a girarsi verso di lui per essere immortalati in una foto
dove comparivano tanto incollati da far invidia anche ai più melensi.
Naturalmente Canon sparì due secondi dopo per fotografare ancora Ron e Harry con
Elettra, Neville, Justin e Dalton mentre Draco pensava sul serio a come uccidere
quel maledetto deficiente ma perse la voglia quando Hermione gli gettò le
braccia al collo, schiacciandosi contro il suo torace. Gli prese la sigaretta
dalla bocca e gliela buttò via, sorridendo maliziosa. - Abbiamo il nostro
ultimo pomeriggio libero al castello.- gli disse, fissandolo intensamente. -
Hai una qualche idea su come passare queste ore?- sussurrò roco, carezzandole la
schiena. - Hn, più o meno…- lo baciò leggermente, incurante delle occhiate
strabiliate di tutte le studentesse più piccole che la invidiavano al limite
dell’immaginabile – Abbiamo cinque ore in fondo.- - Cosa non si fa in cinque
ore…- Draco le passò la mano dietro la nuca, costringendola a baciarlo ancora –
E poi c’è anche stasera. Non pretenderai che me ne stia a quella ridicola festa
per tutta la notte, vero mezzosangue?- - Infatti dopo le quattro c’è un
festino a Grifondoro.- l’avvisò con uno sguardo eloquente. - Che ne dici sia
prima che dopo?- bofonchiò sulle sue labbra. Stavolta la Grifoncina
sogghignò, scuotendo il capo – Ah, che farai senza di me…- le sfuggì, ma un
attimo dopo era già pentita. L’aveva detto senza pensare ma aveva sentito la
presa di Draco irrigidirsi impercettibilmente. Era stato chiaro. Si era come
pietrificato. Come i suoi occhi. Ma era durato un solo istante perché l’aveva
subito baciata, stretta fino a farle mozzare il respiro...poi si erano separati,
per andare ai dormitori a cambiarsi, con la promessa di rivedersi alla
fontana. Una volta entrato a Serpeverde si stiracchiò e salutò le matricole
in sala comune. Non sapeva bene da quando ma anche i nanetti avevano preso a
salutarlo tutti allegri. Le ragazzine non avevano smesso di mangiarlo con gli
occhi ma si erano fatte molto gentili…e senza secondi fini. Comunque imboccò
il suo corridoio ma una volta davanti alla biforcazione che conduceva alle
stanze sua e di Blaise, trovò Pansy seduta a terra. Rimase spiazzato ma non
disse nulla. - Ti cercavo.- gli disse la Parkinson alzandosi in piedi. -
Perché non sei entrata in camera?- le chiese. - Per andare da te devo passare
davanti alla stanza di Blaise…- mugugnò la moretta – Ma…non è il
caso.- Malfoy la scrutò stranito – Non ci sarà mica Calista con lui…- - Oh
si…- annuì Pansy mordendosi le labbra – E non voglio più vedere niente fino a
quando non se ne sarà andata.- Il biondino emise un gemito di puro disgusto,
orripilato – Ok, allora parliamo qua. Che vuoi?- Naturalmente le buone
maniere non erano ancora il suo forte ma la Parkinson ci era abituata, così
sorrise appena. - Sono venuta a darti questo.- e gli mise al polso sinistro
un braccialetto di platino sottilissimo, fatto ad anello, molto leggero – Me
l’ha dato Piton. È per tutti quelli del settimo, fino al quarto anno. Chi non ce
l’ha, alle due dovrà tornare ai dormitori. Sono braccialetti incantati, gli
altri non potranno duplicarli.- - Grazie.- borbottò accendendosi un’altra
sigaretta, desiderando solo andare dalla Grifoncina – C’è altro?- - Si, la
cena inizia alle nove, hanno spostato di mezz’ora.- - Che rottura di palle,
non si finirà più allora!- - Quell'oca della Brown mi ha anche detto che la premiazione
delle classi durerà circa un’ora per ciascun anno. Comunque l’abbiamo scampata,
la Mayers ci fa passare per primi.- - Sarà meglio.- Draco ringraziò e mentre
la moretta se ne andava, cominciò a chiedersi con chi Pansy sarebbe andata al
ballo. Era molto strano perché ora che ci faceva caso era un pezzo che non
vedeva Pansy nel dormitorio. Non c’era quasi mai. Ma dove diavolo
andava? Comunque non erano affari suoi, anche perché aveva ben altro a cui
pensare. Ovvero quella maledetta serata. La prova del nove. Quella serata
avrebbe messo alla prova sia lui che Hermione. E ancora non sapeva da che parte l’ago della bilancia
pendesse.
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Capitolo 48 *** Capitolo 48° ***
Candele fatate, lampadari enormi, cristalli e la luna piena in cielo
illuminavano tutta Hogwarts quel dodici giugno. Una data che difficilmente
quella scuola avrebbe dimenticato. Era il giorno in cui ufficialmente Harry
Potter finiva il suo settimo anno. Era il giorno in cui la leggenda passava
nelle mani del destino e non più in quelle della famosa scuola. Era una notte
magica, l’ultima notte…la notte in cui tutto sarebbe stato concesso. C’era
una grande attesa nell’aria, molto sfarzo, molta gioia, grandi aspettative e il
delicato profumo della ragazze di tutto il castello che aleggiava sulle loro
teste come una nube inebriante. - Dovresti calmarti capitano.- Draco
Malfoy stava appoggiato alle pareti della sala d’ingresso dove lui e una certa
ragazza avevano un appuntamento. Era nervoso, e tanto, ma credeva di non
dimostrarlo. Era nervoso e non ne sapeva spiegare il motivo…anzi, sapeva
spiegarlo. Era la sola presenza di Hermione al suo fianco a farlo andare fuori
di testa. Era ufficiale. La portava al ballo di fine anno. Era fatta. Lui,
Draco Malfoy, il principe di Serpeverde che si presentava al ballo con Hermione
Granger, la compagna di Harry Potter, l'orgogliosa mezzosangue, l’unica che non
gli era mai caduta davanti in ginocchio. E si stava uccidendo nell’attesa,
per questo fissò Calista Caige, la sua cacciatrice, con fare interrogativo. -
Sono calmo.- mentì. Ma la ragazza sorrise vacuamente, stringendosi meglio al
braccio di Blaise che era bellissimo in abito elegante, esattamente come Draco,
algido e sprezzante. - Mi stai finendo tutte le sigarette.- gli disse pacata
– Se non è essere nervosi questo…- - Ho una stecca in camera.- rognò ironico
– Se vuoi andiamo a prenderla insieme.- - Ah, divertente Dray!- frecciò
Blaise – Io invece posso sempre accompagnare Herm a fare due passi più
tardi.- - Provaci e ti eviro.- l’avvisò serio, ben sapendo che Zabini se la
rideva alla sua gelosia. - State insieme da mesi capitano.- continuò la Caige
levandosi la chioma castana dalle spalle, acconciata a regola d’arte con un
fermacapelli d'avorio – Come mai adesso sei sulle spine?- - Ti ho detto che non sono
sulle spine!- borbottò seccato, facendo scoppiare a ridere i due compagni – E
finitela di prendermi in giro o vi farò cadere i capelli!- - Ti cascasse
qualcos’altro Malferret.- La voce Draco la conosceva bene, per questo non si
sprecò a rispondere a Harry ma si limitò a fargli il solito simpatico dito
medio, che Potter prese indietro senza dire niente. - Ciao gente, come mai
qua anche voi?- - Non volevamo lasciare Dray da solo!- cinguettò Blaise
facendosi uccidere dal biondo con un’occhiataccia – E anche voi ragazzi…come mai
senza dama?- Seamus, Neville, Ron e Harry erano obiettivamente tutti soli.
Eleganti e soli. Sembravano gigolò. Prima che il gruppo dei Grifoni potesse rispondere
alla domanda, arrivarono anche Justin Bigs e la sua ragazza, una Tassorosso
del quinto anno che si chiamava Lisa, più il già esasperatissimo Dalton e Miria
che con la sua fulgida chioma rossa aveva fatto già voltare mezza scuola. Dean
arrivò per ultimo, senza Ginny naturalmente. - Cos’è, il ritrovo dei dannati
questo?- frecciò Draco. - Con te senz’altro.- gli rispose Harry sarcastico –
No, ci hanno solo buttati fuori dal dormitorio.- - Già, Calì non vuole che
vediamo i loro vestiti prima del tempo.- spiegò Paciock. - E che sarà mai,
non è mica un matrimonio…- disse Calista, stranita. - Vaglielo a dire.-
borbottò Ron disgustato – Se continuiamo così è meglio prenderci una bella
sbronza.- - Certo, io farei attenzione a ciò che bevo stasera comunque.- rise
Edward – Non si sa mai che le ritorsioni dei serpentelli arrivino in ritardo e
non più attese.- - Già pensato.- garantì Blaise – Draco ha fatto delle
pozioni anti-veleno! È un grande!- - Oh e dove l’hai trovato il tempo?- Harry
fissò il biondino di striscio, sogghignando – E dire che sei stato impegnato
tutto il giorno con Hermione in camera…a ripassare la lezione…no?- - Si, più
o meno come te Sfregiato.- rognò Malfoy di rimando, ridendo perfido – Anche tu
l’hai ripassata bene, a quanto ho sentito…o sbaglio?- - Dio, siete
scandalosi.- si schifò Weasley – Bisognerebbe insonorizzare le stanze a
Grifondoro.- - Tanto ormai.- gli sorrise Seamus mesto – Che ti frega?- -
Come che ci frega?- enfatizzò Harry teatralmente – Questa sera la Torre la
distruggiamo!- - Grazie per gli inviti ragazzi!- cinguettò Miria – Sarà
divertente far arrivare l’alba a Grifondoro.- - Abbiamo così tanta roba da
bere che per forza dobbiamo far entrare più gente possibile.- spiegò Dean
divertito – Se lasciamo qualcosa, la Mcgranitt non ci farà sostenere
l’esame!- - E saranno cazzi…- soffiò Blaise – Ma quanto ci va ancora? Che si
stanno facendo le ragazze? Una plastica?- - A qualcuno servirebbe
anche!- - No, servirebbe a te Sfregiato.- - Ha parlato
Faccia-Da-Furetto-Malfoy…- - Ragazzi!- Blaise con un ghigno perfido buttò le
braccia sulle spalle ad entrambi, cerando di calmarli – E’ l’ultima sera, anzi…è
l’ultima festa a cui partecipiamo come studenti. La scuola è finita, i vostri
sette anni anche…forse non è arrivate il momento che la smettete di rompervi le
palle ma specialmente a noi e non vi confessate di essere due irriducibili teste
di cazzo? Eh?- Harry e Draco l’ascoltarono senza battere ciglio, poi
praticamente in coro lo mandarono letteralmente affanculo. Quando il pendolo
scoccò le nove i ragazzi erano ormai al limite della pazienza, quand’ecco per
magia arrivare la sfilata da Grifondoro. Praticamente dovevano essersi messe
tutte d’accordo perché uscì un’orda di ragazze e ragazzine avvolte in vestiti
talmente frivoli che perfino a un gay sarebbe venuta la nausea. Non avevano
mai assistito a una tale parata, specialmente da parte di quelle del settimo.
Calì e Lavanda li trovarono per primi, precipitandosi ad abbracciare tutti,
fasciate in abiti di seta e shantung dai colori pastello. Fu il turno di Ginny,
in un bell’abito verde chiaro che le faceva risaltare gli occhi e subito si
aggrappò al braccio di Dean…poi zero. - Dove cavolo stanno Elettra e
Hermione?- si sconvolse Harry. - Oh!- Calì fece un gesto elegante con la mano
che come minimo doveva aver provato tutto il pomeriggio – Vedi, è successa una
cosa divertente!- e scoppiò a ridere insieme a tutte le altre che non volevano
altro che prendere il posto della Baley al braccio di Potter e della Grifoncina
al braccio di Malfoy. - E’ successo che Hermione oggi pomeriggio, quando è
tornata da non so dove…- continuò la Patil - …era tutta spettinata no? Non so
che l’è successo ma aveva i capelli in uno stato spaventoso…- e mentre lo
diceva, Harry e Ron guardarono velenosamente Draco di striscio che però fece
finta di nulla, ghignando fra sé – Così ho dovuto sistemarla tutta da capo! Non
vi dico il lavoro!- - Come se avesse bisogno di restauri!- rise Lavanda, più
umana – Ma no, è solo successo che abbiamo dovuto fare una pozione per sistemare
i capelli ribelli, serviva anche a Pamela, sapete…però non sappiamo bene cos’è
successo perché doveva domare i ricci, invece adesso Pamela ha una specie di
giungla in testa! Herm la stava sistemando quando Pinky per sbaglio ha
rovesciato la boccetta e ha leccato qualche goccia. Adesso i tre capelli che
aveva sulla testolina sono un pelino indomabili…- e fece una smorfia alla faccia
allucinata del gruppo – Quei tre peli hanno cercato di strozzare Elettra!- -
Oh, ma tranquilli!- cinguettò ancora Calì, aggrappandosi al braccio di Seamus –
Stavano già mettendo tutto a posto! Pamela dovrà solo infilarsi un cappello
bello stretto e per il porcellino ci penserà Herm, no?- - Cioè…non è che sono
morte strozzate vero?- riecheggiò Ron con gli occhi sbarrati. - Ma no, dai!-
la Patil sembrava padrona della situazione – I capelli hanno solo stritolato i
portantini del baldacchino di Hermione ma andrà tutto benissimo! Comunque se non
escono più ho due ragazze di riserva, v’interessa?- - Oddio!- si lagnò Harry
levando gli occhi al cielo – Aspetto che escano.- - Io anche.- sbuffò Draco,
ancora più nervoso di prima – Voi andate pure,- disse a Blaise e Calista – vi
raggiungo in sala e porto le sigarette, tranquilla.- rognò alla sua cacciatrice,
che ne se ne andò ridacchiando con Zabini. Li seguirono anche Dalton e Miria,
con Justin e la sua ragazza. Poi anche Neville e Seamus decisero di trascinare
via Calì e Lavanda, visto che la Brown e Paciock erano con la Mayers i
presentatori per i premi di fine anno. Intanto li restavano tre bombe a
orologeria. I due Grifondoro e il Serpeverde non erano tanto tranquilli, anche
perché da Grifondoro cominciavano a sentirsi delle urla e delle bestemmie non
molto fini, strillate da voci femminili…per non parlare dei rumori inquietanti
che rimbombavano fra quelle mura. - Siamo sicuri che vogliamo lasciarle sole
là dentro?- borbottò Ron, sedendosi a terra. Harry guardò ancora il quadro
della signora grassa, un pelino preoccupato – Il problema è che siamo da soli.
Non possiamo salire nel dormitorio femminile senza una ragazza che ci
accompagni…- e sobbalzò, sentendo un altro colpo fortissimo – Chiamiamo la
disinfestazione?- - Se non sanno fare pozioni dovrebbero lasciar perdere.-
rognò Draco, accendendosi una sigaretta dietro l’altra. - Per una volta non
hai torto.- sbuffò Potter – Aspettate…forse scendono, sento dai passi! Oh,
eccole!- ma si zittì, anche gli altri due maghi, quando Pamela Shoyer, sesto
anno, arrancò fuori dal quadro mezza svestita, aggrappandosi a ogni appiglio,
con i capelli totalmente rasati a pochi centimetri dal cranio! Li aveva sempre
portati molto lunghi ma ora erano davvero corti…sembrava anche che si muovessero
da soli…il bello però era la ciocca gigantesca di quelli che sembravano capelli
rosa, giallini, che la teneva per la caviglia. Strillava come un’ossessa e
quando finalmente quei tre dementi cuor di leone andarono a tirarla per le mani
e per il collo, cercando di salvarla da quella cosa carnivora, arrivò Elettra di
corsa, armata di forbici. Tagliò di netto quel capello lunghissimo che saliva
fino alla scala del dormitorio e i quattro, per il contraccolpo, volarono a
terra. - Ma che cazzo è stato?- sbraitò Ron rimettendosi seduto con la
compagna che riprendeva fiato. - Pamela tutto ok?- chiese Elettra,
ignorandoli. - Si, si…- alitò la poveretta – E tu stai bene?- La Baley
sorrise tutta contenta, annuendo – Si, da favola…oh, ciao ragazzi! Come mai
siete qua?- - Niente, passavamo di qua e abbiamo sentito la quattordicesima
guerra mondiale, così abbiamo pensato di venire anche noi.- ironizzò Harry
sarcastico – Si può sapere che diavolo succede??- - ELETTRA! CE L’HO
FATTA!- Quella era la voce di Hermione che arrivava dritta dal dormitorio
femminile. - La pozione ha funzionato!- si complimentò la Baley, tornando a
spiegare tutto ai tre maghi. Dopo aver raccontato ciò che più o meno aveva già
detto Calì, che però aveva tralasciato il fatto che quei capelli lunghissimi
erano quasi dei killer che doveva passavano lasciavano tutto distrutto, la
biondina spiegò che mentre lei aveva tenuto occupato Pinky, nel frattempo Pamela
si era ranzata i capelli, per istinto di sopravvivenza, e Hermione aveva buttato
giù una pozione rudimentale per fermare quelle chiome animalesche.
Fortunatamente ce l’aveva fatta: aveva fermato la crescita delle chiome, per li
aveva bloccati con l’Immobilus il tempo necessario per reciderle. -
Divertente inizio di serata eh?- frecciò Ron alla fine. - Neanche te lo
immagini.- rise Elettra tranquilla, poi i ragazzi tacquero e lei sbatté gli
occhioni azzurri. - State bene?- Bene non era la parola esatta, pensarono
tutti e tre deglutendo. Stavano da Dio, specialmente a guardare tutti quanti
nella scollatura del vestitino nero a veli di Elettra che quella sera si era
davvero superata. Era da baciare…e poi da farci tanto altro, ma specialmente da
guardare, perché non si riuscivano a staccarle gli occhi di dosso. Aveva i
capelli sciolti, appena mossi da qualche bigodino magico di Calì, il resto del
trucco appena accennato perché il vestito, quelle labbra e quegli occhi facevano
già da soli, più un paio di guantini neri che le stavano da favola. Harry,
mentre continuava a sbavare, portò contemporaneamente le mani sugli occhi
sgranati di Draco e Ron che tanto avevano già visto più che a sufficienza. Alla
fine riuscì a trascinare fuori almeno la sua ragazza e Pamela, che piangeva
disperata e toccò a Weasley l’ingrato compito di dirle che era carina
ugualmente, cosa del tutto vera. Intanto all’interno Draco fumava a scatti,
aspettando sui carboni ardenti. - Un attimo e arrivo!- stava gridando
Hermione dalla scala a chioccola – Qua è pieno di capelli, non riesco a
districarmi!- - Falli sparire con la magia, no?- le urlò, sapendo ugualmente
che lei era vicina. - No, sta già facendo effetto l’incantesimo di pulizia della
torre.- e mentre diceva quello Draco finalmente sentì il ticchettio dei
suoi tacchi sulla roccia. Stava per scendere e quando finalmente, dalla tromba
della scala a chioccola, apparve Hermione Granger, la mezzosangue che aveva
disprezzato per anni, rimase in silenzio. Per tutto il tempo in cui rimase a
guardarla, la sigaretta che aveva fra le dita si consumò da sola. Dio…pensò
sentendosi tremare le gambe come quando l’aveva baciata per la prima volta,
sotto la pioggia. I suoi occhi dorati erano enormi, come mai li aveva visti.
Erano studenti e risplendevano sotto i suoi lunghi capelli resi totalmente lisci
e lucenti, con qualche colpo di sole. Il vestito era di seta bianca, lungo oltre
le caviglie senza un solo spacco…ma con uno scollo a V pauroso sul davanti che
oltre a far rabbrividire lui, certamente l’avrebbe costretto a fare a pugni con
tutta la scuola. Anche la sua bella schiena era scoperta, lasciando intravedere
il tatuaggio che aveva disegnato mesi prima. - Allora?- sussurrò Hermione a
bassa voce, avvicinandosi e mangiandolo a sua volta con gli occhi. - Hn…-
riuscì solo a dire e poi si scottò le dita, imprecando. Aveva lasciato che la
sigaretta si consumasse. La fece sogghignare e guardando quelle labbra
meravigliose, qualcosa gli disse che probabilmente non avrebbero raggiunto gli
altri a cena.
- Ma tu guarda che indecenza!- sbuffava Calì incavolata –
Ci ho messo degli anni per tirarle quei capelli e adesso lei non viene!- -
Calì, per l’amor di Dio!- Harry scosse il capo, servendosi di altro arrosto
mentre nella Sala Grande di Hogwarts la festa di fine anno era ormai entrata nel
vivo. Fiumi di cocktail che solo i maggiorenni potevano toccare, abiti lucidi,
candele evanescenti e un’atmosfera soffusa e vivace. Tutto era praticamente
perfetto. Gli studenti mangiavano e banchettavano alle loro lunghe tavole,
con le insegne di Grifondoro che pendevano dal soffitto puntinato di stelle
enormi. Il morale era lieve, attento, pieno di curiosità e allegria. - No,
sul serio!- sbraitò ancora la Patil – Come minimo avrà di nuovo i capelli tutti
arruffati!- - Avresti dovuto dire a Malfoy di andarci piano.- ironizzò
Lavanda, facendo ridacchiare maliziosamente tutte le loro compagne, ma Calì
disse che l’aveva già fatto da una vita e che Draco doveva aver fatto orecchie
da mercante, visto che ogni volta erano da capo. Comunque cenarono e si
rimpinzarono per bene, per poter reggere poi meglio l’alcool dopo visto che a
Grifondoro sembrava stipato tutto il vino della Cantina Nazionale Inglese. -
Lavanda, quando comincia la premiazione?- chiese Seamus. - Dieci.-
rispose la strega – Noi del settimo passiamo per primi. Blaise deve aver
allungato qualcosa a Kristine perché a quanto ho capito voleva farci passare
tardissimo. Deve essercisi messa di mezzo anche Miria, a quanto mi ha detto
Edward ha piantato una grana di un’ora nella sede del Comitato.- - In effetti
è decisamente meglio così.- bofonchiò Ron distrattamente – Così poi ce ne
possiamo andare.- - Ehi fratellino, ma che cos’hai?- Ginny lo scosse
leggermente – E’ tutta la sera che hai la testa per aria…- - A che pensi?-
saltò su Calì curiosa – Allora? Mi dici chi sarà la tua dama o no?- - Dio, ma
perché non pensate agli affaracci vostri eh? Siete una cosa impossibile!- sbottò
il rossino infilzando carne e insalata, usando le posate come se fossero state
badili – Piuttosto, perché non andate a farvi fare le foto da Colin, ora che non
c’è nessuno?- - Tanto a noi le fa meglio a Grifondoro.- rise Pamela che ora
si sentiva molto meglio – Alla torre non dovremo usare quel ridicolo scenario di
sottofondo!- - Che roba è? Foto porno?- si schifò Harry. - Magari, che ne
sai?- rise Finnigan – Posso farne una con Elettra?- - Certo, quando sarai
cadavere volentieri.- - Ehi West!- Lavanda si sporse verso il portiere della
squadra di quidditch della loro casa – Dov’è Colin?- - Fa le foto alle
matricole.- le gridò il ragazzo, per farsi sentire – Ci ha chiesto se possiamo
passare davvero tutti una volta a Grifondoro. Ha paura che non riuscirà a
scattare abbastanza foto per la copia del giornale di domani.- - Stronzate.-
fischiò Ron – Io il giornale della mattina del ritorno a casa non l’ho mai
letto.- - Certo, perché tu, Harry e Hermione di solito siete sbronzi.-
sentenziò Ginny. - Tanto che ci sarà mai d’interessante?- disse Lavanda a
buon titolo – Io penso già alle mie sudate vacanze.- - Io invece penso al
M.A.G.O.- disse Neville mesto – Domani usciranno i nomi degli Osservatori agli
esami.- - Dieci a uno che ci sarà la Umbridge.- rognò Potter. - Oh, dai
Harry, cazzo!- si schifò Weasley gettando il tovagliolo sul piatto – Ma devi
proprio sputtanarmi la serata?- - Sono solo realista,- disse il moretto – e
poi lo so perché me l’ha detto Lucilla.- I grifoni alzarono lo sguardo dai
loro piatti, fondamentalmente non sconvolti ma ora parecchio interessati. -
L’hai mandata a vedere la lista provvisoria?- sibilò Calì a bassa voce – E’
illegale!- - Gliel’ho detto.- rispose lo sfregiato tranquillo – Ma ha detto
che voleva prendere aria, così ho fatto che mandarcela. Tanto non casca mica il
mondo ad avere la lista no?- Ron scosse il capo – Stasera la divulghi.- -
Così finiamo tutti nella merda, complimenti.- disse Seamus – No, no…deve restare
a Grifondoro la cosa!- - Veramente io volevo almeno avvisare Blaise.- avvisò
Harry. - E finirà anche a Malfoy.- ipotizzò Lavanda a buon merito – Da lì
comunque non esce più. Ok, direi che è perfetto… però dovremmo ringraziare
Lucilla più tardi ragazzi! Ah, abbiamo messo i vostri nomi sul pacchetto.- -
Che pacchetto?- chiese Neville, senza capire. - Il regalo per il bambino no?-
rise Ginny – Oltre a comprarsi i vestiti le abbiamo preso un pensierino!-
- Farà i salti di gioia.- ironizzò Potter a bassa voce. Arrivati al caffè,
la Mcgranitt batté il cucchiaio sul suo calice, richiamando l’attenzione degli
studenti. - Un
momento di attenzione, per favore.- chiese, perentoria. Silente si mise
in piedi, congiunse le mani in grembo e guardò la Sala Grande, posando lo
sguardo sui ragazzi con i carezzevoli occhi azzurri. Poi, finalmente,
parlò. - Un altro anno è passato.- iniziò sorridendo – E per alcuni di voi ci
sono gli esami ad attendervi, per questo auguro ai ragazzi del quinto anno ogni
fortuna per il vostro G.U.F.O…- fissò Harry per un attimo, quindi sospirò in un
modo che nessuno gli aveva mai sentito fare – Per altri di voi, Hogwarts finisce
oggi. Gli studenti del settimo anno, oggi ci lasciano ma certamente resterete
qui per molto e molto tempo ancora, di questo non ho dubbi. Quindi, prima di
lasciarvi al ballo e alla cerimonia di premiazione, chiedo a tutti voi un grande
applauso per coloro che lasceranno questa scuola. Siamo fieri di voi, ragazzi.-
e appena finito di dirlo, uno scroscio e un boato riempirono tutto il castello,
insieme alla più grande emozione che Harry Potter avesse mai provato. Forse
però una volta l’aveva già sentita nel cuore. La prima volta che aveva varcato
quella soglia, il suo cuore aveva perso i battiti per un lungo momento. Si era
sentito grande e piccolo, potente e minuscolo. E adesso che se ne andava la
riprovava ancora. Aveva ragione Sirius…quell’emozione gli sarebbe rimasta per
sempre dentro, niente avrebbe mai potuto cambiarlo. Venne sommerso di
abbracci, di baci, delle lacrime delle ragazze…e prima che avesse potuto
accorgersene, venne avvolto fra le braccia di Ron ed Hermione che aveva fatto in
tempo a precipitarsi alla Sala per sentire il discorso finale, tirandosi dietro
Malfoy. Dopo di che fu un vorticare continuo di emozioni, foto e amici. - Che
diavolo hai combinato ai capelli?- Hermione, qualche minuto più tardi, si
stava scolando un calice di champagne che aveva fatto entrare Seamus in sordina
quando Calì le apparve alle spalle attorniata da fiamme però si guardò nel
riflesso dello specchietto e non vide nulla di strano. I capelli le erano
rimasti lisci come spaghetti… - Possibile che non siete capaci a fare sesso
senza spettinarvi voi due?- continuò la Patil. - Dici?- la Grifoncina fece un
ghignetto perverso – Non so…ma ogni volta che gli vedo quella testa bionda mi
viene voglia di infilargli le dita nei capelli. Tu pensa che mania strana…- -
Maniaca!- - Ciao Herm!- urlò mezza squadra di quidditch passandole a fianco –
Che schianto!- - Grazie.- e arrossì vagamente, sentendo ancora lo sguardo di
Malfoy su di sé. Tornò da lui e dal gruppo, portandogli un altro bicchiere
quando finalmente fra un chiasso infernale, sul palco che era stato allestito
nella Sala e i tavoli sgombrati, Kristine Mayers salì sul palco e dopo le solite
pernacchie che arrivarono di sottofondo, si gonfiò d’aria come una rana e per
una volta anche Harry riuscì a trovarla simpatica. - Buona sera Hogwarts!-
cinguettò, facendo fischiare le orecchie a tutti quanti – Sono le dieci e mezza
e come ogni anno darò inizio alla cerimonia di Premiazione delle classi con i
titoli tradizionali per gli studenti! Andremo in ordine per anzianità
quest’anno, perciò partiremo dalle classi del settimo a cui, prego, dedichiamo
un grande applauso!- e scoppiò di nuovo un fracasso d’inferno, seguito dal
lancio dei capelli neri a punta, per quelli del primo anno. - Quanto dici che
ci andrà?- bofonchiò Seamus a bassa voce. Neville, che con Lavanda e Blaise
consegnava i premi per la loro classe, alzò le spalle e guardò il pendolo. -
Se siamo fortunati ce la sbrighiamo in un’ora.- - Io devo togliere la vodka
dal frigo!- rognò Dean seccato. - Insomma, questi premi sono importanti!- li
zittì Ginny – Fate silenzio!- - E’ una rottura di palle.- rimbrottò
invece West. - Concordo.- replicò Marcus Chilton – Tanto a noi del quidditch
le medaglie e le iscrizioni le hanno già date.- - Inoltre…- continuò la
Mayers alzando la voce per farsi sentire anche oltre oceano - …dopo le classi
del settimo anno, verrà subito eletta la coppia più bella e il re e la reginetta
del ballo.- e indicò estasiata la coroncina che stava adagiata su un cuscino di
velluto rosso – Bene, ora se i rappresentanti di classe di Tassorosso e
Corvonero vogliono salire accanto a me…possiamo iniziare. Dopo toccherà a
Serpeverde e Grifondoro.- Sul palco salirono un attimo dopo una ragazza
vestita di blu e due ragazzi, uno faceva pure parte della Brigata dei
Neri. Vennero consegnati un bel po’ di premi, si fecero un sacco di risate e
venne applaudito Dalton quando ricevette il premio del Circolo dei Duellanti,
visto che si era dimostrato il migliore nella scherma mentre a Justin fu
consegnato il premio per il buffone di classe. Una volta finito con loro,
toccò a Lavanda, Blaise e Neville salire sul palco. Zabini era viola per la
vergogna, specialmente perché Draco se la rideva svaccato sul divano a scolarsi
da bere ma iniziarono subito a leggere dalla loro pergamena i vari
vincitori. - Allora…- Neville aveva la voce un po’ tremante ma si fece forza
– Il premio Secchione…va a Hermione Granger!- e come tutti gli anni la
Grifoncina salì sul palco, scatenando un coro di fischi allupati da tutti i
ragazzi della scuola, facendo incazzare Malferret a morte ma la streghetta si
prese un paio di occhiali magici enormi, dalle lenti spessissime che facevano
vedere il mondo di tanti colori, se li mise sul naso, ringraziò e baciò sia
Blaise che Neville e poi tornò al suo posto. Il premio Buffone finì a Dean,
l’Imbranato come sempre se lo prese Neville che si auto premiò da solo. Il
premio Marpione andò a Nott che ringhiando rabbioso prese il premio e scese,
incazzatissimo. Si stava quasi per finire quando Neville riprese la
parola. - Ecco…quest’anno a nome di tutti i rappresentanti abbiamo deciso di
aggiungere due premi, specialmente perché questo è l’ultimo anno per noi, quindi
è anche la nostra ultima possibilità.- In un attimo catalizzò l’attenzione di
tutte le classi, perfino Harry e Draco che si stavano contendo la bottiglia di
champagne a suo di cartoni. - Sono solo pensieri…- continuò Paciock
arrossendo appena – Ma a nome di tutta Grifondoro e Serpeverde.- - Il primo
premio è per Harry Potter.- rise Blaise, facendo sputare al bambino
sopravvissuto tutto il vino. Zabini alzò un ombrellino argenteo, sopra le loro
teste – E’ il premio per il Difensore di Classe. Quando ci sono stati guai, tu
ci sei sempre stato…tu e quegli altri due che adesso se la ridono…- infatti
Hermione e Ron stavano facendo di tutto per non sganasciarsi davanti allo
sfregiato che invece era rimasto basito – Perciò abbiamo deciso di darti questo
ombrello…sai, non sempre piove acqua, non so se ci siamo capiti.- -
Chiarissimo.- sibilò Harry fra i denti, salendo sul palco viola per la vergogna
ma anche parecchio emozionato. Diavolo che sorpresa… - Insomma,- Lavanda
Brown rise dandogli una pacca sulle spalle -…questa scuola è sempre stata piena
di faccende strane no? Serpenti nell’impianto dell’acqua, bolidi assassini, cani
a tre teste, assassini in giro per le aule, professori che non erano veri
professori…- - La Umbridge!- aggiunse Ron ad alta voce dal fondo della
sala. - Già!- cinguettò la Brown – Però tu sei sano e salvo e anche
noi…quindi ti diamo questo ombrello come simbolo del Difensore di Classe. Grazie
per tutto quello che hai fatto!- e scoppiò un altro profondo applauso che finì
solo quando Potter riuscì a sgattaiolare via, al limite della commozione,
insieme al suo ombrellino un po’ troppo frivolo. Tornato a sedersi sul
divano, imprecò dietro a tutti per non avergli detto niente e specialmente
dietro a Malfoy che brindò alla sua cappella, peccato che non aveva messo in
conto il sadismo di Blaise e Hermione. - Questo premio invece sarebbe dovuto
essere consegnato l’anno scorso ma abbiamo fatto uno strappo alla regola.- disse
Neville tranquillo e alzò sotto gli occhi di tutti un grosso calice infuocato,
tutto di vetro. - Che roba è?- chiese Elettra stranita. - Che ci brucia in
quel calice?- fece Calista aguzzando la vista. - Questo è il premio del
Piromane, gentile omaggio di Grifondoro al mago che l’hanno scorso ha quasi
fatto saltare per aria la loro Torre.- fece Blaise, abbassando leggermente la
voce visto che Tristan, che sapeva tutto, si era messo d’impegno a sviare
l’attenzione degli altri insegnati. Solo allora Zabini proseguì con la
premiazione e sogghignando in maniera esasperante, fece la cosa che gli avrebbe
fatto guadagnare ritorsioni a vita. - Draco Malfoy dovrebbe salire sul
palco…- ed esattamente come aveva fatto Harry prima, Malfoy si strozzò con lo
champagne, cominciando a tossire come un dannato. Quasi non ci credeva quando
venne trascinato sul palco, ancora sconvolto e senza parole, e quell’infingardo
del suo migliore amico gli mollò in mano il calice infuocato che però non
bruciava le mani, dentro a cui ci ardeva una specie di grifone, facendo mille
versi scemi. - Carino..- bofonchiò, guardando il grifone agitarsi nel fuoco,
sembrava che le fiamme gli facessero il solletico poi sollevò il capo e sibilò a
Blaise di dirgli chi era stato a cantare. - Regalo di Harry.- si limitò a
dirgli Zabini con aria da complotto. - Certo, certo…- rognò Malfoy scendendo
dal palco. Bella figura da farsi… - Allora?- cinguettò Potter quando tornò al
divano, svaccato e tutto beato – Piaciuto?- - Una favola, peccato non ti ho
arrostito l’anno scorso.- frecciò il biondino accendendosi una sigaretta. -
Volevamo metterci una miniatura di Harry.- cinguettò Hermione seduta fra il suo
migliore amico e Seamus – Però non siamo riusciti a farne una in tempo. Così ci
abbiamo messo un grifone. Bello eh?- - Una favola.- e in quel momento la
Mayers indisse una piccola pausa prima di iniziare la vera pagliaccia. Consegna
corona per re e reginetta della festa, più targa alla coppia più bella. - E’
il momento ideale per darsela a gambe.- Harry si piegò sull’orecchio di Elettra,
sogghignando – Per quanto mi secca dirlo, forse è ora di seguire le orme di
Malferret e vaporizzarsi.- - Non è scappato tesoro, mi spiace per te.-
sentenziò la cacciatrice, sorridendo appena – Lui ed Herm sono andati a farsi un
giro in giardino.- - Dio, sono peggio dei conigli.- A dire il vero non
stavano facendo nulla di particolarmente sconcio. Se ne stavano seduti in
giardino, sotto la panca del salice dove di solito andavano a studiare e
guardava il cielo terso di stelle, senza dire una parola. Draco fumava con
pigrizia, pensando a tutto e a niente. - Ma tu senti che baccano…- rise
Hermione, appoggiata allo schienale della panca di pietra, guardando fissa verso
l’interno della scuola. I ragazzi in effetti stavano facendo un casino
infernale, ridevano ubriachi e felici, inoltre era la festa meglio riuscita da
tanti anni, quindi era comprensibile che si devastassero, ma fino a un certo
punto almeno… - Tu lo sapevi che Edward mette di nuovo le corna a Miria?-
gli chiese la streghetta all’improvviso. Draco però alzò un sopracciglio,
incredulo – Stai sognando mezzosangue. Non è un suicida.- - Bhè, si sta
facendo una contro il portone proprio adesso.- e appena ebbe finito di dirlo,
Malfoy si girò di scatto alla loro sinistra, restando allibito per tanto
coraggio. Se la sua dama lo beccava, Dalton avrebbe tirato le cuoia prima degli
esami. Da quanto vedevano però ci dava anche dentro… - Sempre il solito
porco…- sentenziò Draco scuotendo il capo. - L’anno scorso tu invece eri
sotto quella colonna.- sussurrò Hermione, poggiando il mento sulle braccia. -
Cosa?- - Si,- annuì lei sorridendo – eri sotto quelle colonne esattamente un
anno fa. Io e Harry ce ne stavamo andando dalla festa e ti ho visto imboscato
con una ragazza del settimo anno. Bionda, carina…- Assolutamente non si
ricordava neanche il viso di quella tizia, ma prima di fare l’ennesima figura
del maniaco approfittatore, decise di darle retta e anche di dire si a tutto
quello che gli diceva, pensando che da un anno a quella parte praticamente non
aveva avuto in testa nessuna ragazza che non fosse stata quella che gli sedeva
davanti, avvolta in quel meraviglioso abito bianco. Stavano ancora parlando a
vanvera quando sentirono un altro fortissimo boato. Videro Ron correre fuori,
tenendosi la pancia visto che stava ridendo come un pazzo e quando la Grifoncina
lo richiamò, ci volle circa mezz’ora perché riuscisse a calmarsi. -
Harry…Elettra…coppia…- ansimava, ridendo a smozziconi – Coppia più bella!- sbottò
invece, tornando a sganasciarsi senza ritegno e anche gli altri due, dopo il
problema della codifica, non poterono impedirsi di farsi cadere anche i molari
quando Potter uscì da quella sala incavolato nero. Avevano premiato loro alla
fine. Peccato che con lui portasse la coroncina della reginetta e la sventolò
sotto gli occhi della sua migliore amica che giusto un secondo dopo venne
incoronata niente meno che dalla Mayers, sotto lo sguardo ammirato di tutta
Hogwarts. Fra abbracci e baci, Hermione che aveva sempre aborrito quella
scempiaggini da oca senza cervello, dovette sorbirsi tutti i complimenti delle
matricole, Calì che voleva provare la sua corona, Dalton che voleva baciarla e
Draco che voleva ucciderlo…e andò a finire che rimase infognata in quel covo di
matti ancora per la premiazione del sesto anno. Era mezzanotte quando finalmente
ci fu un’altra pausa e si iniziò a ballare. - Sta meglio sui capelli
biondi…- Elettra sorrise, alzando le spalle – Sciocchezze, è solo una
coroncina. Sta bene su tutte.- Hermione le sorrise, scolandosi un altro
bicchiere di champagne. Doveva ammettere che la serata si era rivelata più
divertente del previsto, senza contare Colin e la Daves e continuavano
imperterriti a fare foto per il collage del giorno dopo sulla Gazzetta di
Hogwarts. Tanto c’era poco da fare. Loro del settimo sarebbero rimasti lì a
scuola ancora per due settimane buone, fino a quando i loro genitori non
sarebbero tornati a prenderli in via ufficiale. - Dove andrai da domani?- la
Grifoncina si ricordò di colpo che la Baley non aveva una casa dove andare al
momento. - Oh, Ginny mi ha chiesto di stare un po’ con lei prima di partire
per l’Europa.- - Quindi starai alla Tana.- rise Hermione – Sono
contenta.- - Io anche.- frecciò Ron dietro di loro, che parlava animatamente
con Dean riguardo alle scope di quelli del secondo anno – Bill e Charlie
lavoreranno fino ad agosto, anche papà e mamma da sola a casa si fa prendere
dalla noia. Quindi con queste due squinternate in casa avrà il suo d’affare!-
- E poi a metà luglio si parte!- cinguettò Harry alzando i calici – Un mese
a spasso per l’Europa e l’Italia!- - Evvai!- risero anche le due streghe,
facendo cincin col calice del moretto. - E vivrete alla giornata?- chiese
Neville tutto curioso. - A dire il vero no.- rise Weasley – Contando che
siamo maggiorenni, potremo cavarcela nelle situazioni pratiche tranquillamente
con le bacchette e poi abbiamo le tende magiche, quindi potremmo accamparci
ovunque. Abbiamo un po' di soldi da parte, per le emergenze.- - Si e poi
dovremo insegnare a Ron che non si sta fermi mentre una macchina ti viene
addosso.- ironizzò Harry finendo il suo calice in santa pace – E tu Blaise? Che
combini?- - Porto Draco a depurarsi sul Mar Bianco.- rispose Zabini,
abbracciato alla Caige. - Malfoy a depurarsi?- - Depurati il cervello
Sfregiato.- - Certo, magari accompagnato da te eh?- - Ed eccoli che
ricominciano!- rise Elettra, afferrando Potter per la mano – Voglio ballare!- e
senza dargli il tempo di finire d’insultare il Serpeverde lo trascinò via, fra
la folla colorata degli studenti che se ne stavano incollati in un lento. Se
ne andarono tutti a ballare, tranne Blaise e Draco che parlavano fra loro di
come i loro compagni non avessero tentato di ucciderli, e Hermione e Calista. La
più piccola, che era sempre stata un po’ reticente verso i grifoni amici del suo
ragazzo, attaccò bottone un po’ goffamente ma alla fine si misero a parlare su
un terreno abbastanza neutro come l’ultimo anno in generale, visto che lei era
del sesto, e sugli esami. Hermione sapeva che era la cacciatrice di Draco e
aveva anche pensato di parlare del quidditch ma poi si era ricordata che Elettra
fregava sempre la pluffa a lei e alla Adamason che l’aveva guardata male per
tutta la sera, quindi tacque saggiamente, rigirandosi la coroncina fra le
mani. Quando Draco le portò un altro calice di champagne gli sorrise. -
Hanno spostato la premiazione nell’alcova.- disse Blaise vedendo un certo fluire
di persone. - Si sono solo accorti che è una palla.- rognò Malfoy. -
Oppure volevano solo vedere la vostra.- rispose Calista accedendosi una
sigaretta – Carino il tuo calice capitano.- - Bellissimo eh? Meglio la torre
vera però.- - Ma quanto sei dolce…- frecciò Hermione velenosa – Dì un
po’…come vanno le minacce ragazzi?- - Meglio direi.- le disse Blaise
mangiucchiando un ciliegina dal fondo del suo cocktail a trenta gradi – Prima se
la prendevano solo con Draco e Terry, adesso gambizzano praticamente tutti
quelli che ci salutano.- - Tranne noi della squadra ovviamente.- rispose
Calista noncurante – Ma prima o poi passerà a tutti.- Hermione la guardò
stranita e quando l’altra se ne accorse, sogghignò appena – Non tutti vogliamo
morire per una causa sai? Anche i miei sono Mangiamorte ma fortunatamente per
loro non erano qua. Credo che ormai si siano messi paura e la finiranno una
volta per tutte con le loro sciocchezze.- - Volevano farti diventare una
Mangiamorte?- - Si.- annuì la Serpeverde con naturalezza – Ma a me non andava
e ai ragazzi non fa piacere questa cosa.- - Si fottano.- sibilò Draco, dando
un ultimo tiro alla sigaretta e spegnendola con stizza – Vadano tutti al diavolo
se hanno voglia di buttare via la loro vita per niente.- - In compenso una
volta usciti da qua dovremmo fare una lunga vacanza per non farci vedere in
giro.- cinguettò Blaise giulivo, per nulla spaventato – Ma non importa. Basta
solo che si calmino le acque.- - Mamma mia, che self control…- alitò la
Grifoncina quando la Caige portò il suo ragazzo a ballare. - O mantieni il
sangue freddo o ti butti dalla finestra.- le disse Draco apaticamente. - Non
credevo che ce ne fossero altri di ribelli fra voi.- sentenziò, facendolo
sbuffare. - Credi che abbiamo il segno distintivo fra noi? I buoni con la
maglia rossa, i cattivi con quella nera?- - Ma che ne so…- si portò il calice
alla bocca – Siete tutti un po’ strani voi serpenti.- Il biondo la lasciò
perdere, dando una rapida occhiata alle coppie danzanti e all’improvviso
realizzò che non avevano mai ballato. Che strano, pensò. In fondo era stato
guardato come un marziano quando si era presentato con lei, i Serpeverde poi
l’avrebbero voluto strangolare ma poi il suo nervosismo era passato a mano a
mano che la serata procedeva. Si era sentito bene, in fondo la compagnia di
Hermione gli era sempre piaciuta. Con lei si era sempre sentito bene, non si
era mai annoiato…ma non aveva mai ballato con lei, strano davvero. Ma anche
un po’ complicato. Vederli insieme era già stato molto per tutti, specialmente
per loro due era stato difficile farsi vedere così uniti, visti gli sguardi
malevoli di molti, ma ballare era un gesto d’intimità che riguardava solo loro
due…e chiederle un ballo sarebbe stato un po’ difficile, temeva. Lei comunque
se ne stava tranquilla, notò. Non era eccessivamente tesa, nel far vedere a
tutti che stava con lui però lo sentiva che un po’ si sentiva giudicata da
tutti. E lei non meritava di venire trattata in quel modo. Sarebbe sempre
stato quello il loro futuro? Spaccati a metà? Ormai non gliene importava più.
Aveva mandato tutto e tutti al diavolo…quindi… Hermione sollevò gli occhi
dorati stranita quando vide la mano guantata di Draco davanti a lei. Sbatté
le palpebre, sentendo il cuore cominciare a battere più forte. La stava
invitando a ballare. Draco Malfoy… Rise appena, poi si alzò con grazia
fluttuando nell’abito bianco e gli concesse la mano. - Prima e ultima volta.-
l’avvisò il biondo con tono fintamente serio. - Infatti. Ho il mio orgoglio
io.- frecciò lei di rimando – Sono una Grifondoro.- - Ma sai ballare almeno?-
le chiese, quando la strinse fra le braccia. - Vogliamo parlare di come sei
sempre stato rigido nella postura con le altre?- gli soffiò sorridente e gioiosa
per quell’invito inaspettato. Gli cinse il collo, mentre la musica si faceva
ancora più lenta – Avevi paura che ti mangiassero o ti sgualcissero
Malfoy?- - Continua…- le sussurrò sul collo -…e ti mangerò io più
tardi.- Rintoccò l’una e ballarono insieme, senza mai cambiare compagno, per
circa mezz’ora, immersi in una magia ovattata che faceva spazio solo per loro
due. Draco sentiva solo il profumo della sua pelle vellutata, Hermione solo il
suo sguardo un po’ freddo e un po’ rovente su di lei. Le loro mani invece erano
chiuse come da una catena invisibile. - Quanto starai via con Potter, la
piccoletta e la Donnola?- le chiese all’improvviso. La Granger alzò il capo
dalla sua spalla, facendosi due calcoli – Dunque…partiamo i primi di luglio e se
non finiamo i soldi prima o Ron non finisce sotto un TIR credo che torneremo un
mese dopo, ad agosto. Vogliamo stare molto in Italia. Lì c’è una corrispondente
di Lupin. Non c’è una vera e propria scuola di magia laggiù ma una serie di
numerose confraternite magiche importantissime. Vorrei visitarle mentre Harry e
Ron andranno allo stadio penso.- - Un mese quindi…- - Si, più o meno. E
tu e Blaise?- - Sul Mar Bianco la madre di Blaise ha dei parenti. Lei e i
genitori di Terry hanno deciso di creare una specie di carovana "Figli in
Pericolo". Ci spediranno lì per un mesetto per tenerci lontano dai guai, inoltre
mia madre e mia zia sono nel pieno delle trattative con gli avvocati e non
voglio dar casini.- - Com’è Andromeda?- gli chiese sorridendo – Remus e
Sirius mi hanno detto che è una persona speciale.- - Si, una speciale
squinternata.- rispose serafico – Assomiglia molto a Bellatrix d’aspetto.- -
E di carattere?- - E’ più espansiva di qualunque Black o Malfoy abbia mai
visto.- disse pacato. - Raro personaggio nella vostra famiglia eh?- frecciò e
quando la musica finì lo ritrascinò al loro angolo dove Harry stava riprendendo
fiato visto che Elettra l’aveva fatto ballare per quasi un’ora ed era ancora
piena di energia. - T’ha steso eh?- rise Ron riapparendo come per magia. -
Ma dove cavolo eri?- gli chiese Potter – E’ da mezz’ora che ti cerco. Ma stavi
ballando?- Weasley nicchiò un po’ e infine cambiò argomento, almeno fino a
quando Seamus non gli mollò una gomitata. Tutta Grifondoro si voltò, vedendo il
gruppo di Serpeverde avvicinarsi a loro. Forse volevano andarsene e per andare
all’uscita dovevano per forza passare davanti a loro ma la loro aria sprezzante
non ne sembrava preoccupata. - Quelli cercano proprio rogne.- mugugnò Dean
seccato. - Vediamo di non scatenare rissa proprio stasera eh?- fece Ginny
seria – Non mandatevi all’aria l’esame!- e proprio finito di dirlo arrivò Nott,
stretto alla Adamason, più tutta la cricca. Tiger, Goyle, la Leptis, Preston,
Rafe Cohen, Fawcett e Singer. Era strano, pensò Harry, ma senza Draco a far da
capo non sembrano più gli stessi. Adesso sembravano proprio un branco, almeno
prima Malfoy dava un tocco di classe… - Si?- fece Seamus alzando un
sopracciglio – Vi serve qualcosa?- - Spaccarti la faccia forse.- gli sibilò
Tiger velenoso. - Perché non andate tutti affanculo eh ragazzi?- s’intromise
Dalton con la sua solita verve – Se avete voglia di restare qua un altro anno a
fare da carne fresca per tutti gli anti Mangiamorte che verranno fate pure. Per
quanto mi riguarda sarebbe un ottimo spettacolo, ma non credo di voler mandare
tutto a puttane adesso.- - Grande, il Corvonero ha parlato.- fischiò Theodor
rabbioso – Le vostre perle sapete dove mettervele.- - Senti, che cazzo vuoi
si può sapere?- disse Ron esasperato. - Niente.- disse il Serpeverde
apparentemente tranquillo, mentre gli altri se la ridevano – Abbiamo solo
pensato di ricordarvi che fra due settimane saremo tutti maghi liberi da
costrizioni. Niente più controllo della magia sugli studenti, niente più
professori e Auror a salvarvi il culo…- e sorpassò Harry, fissandolo altezzoso –
Il tuo ombrellino non ti servirà più, Potter. Per quanto riguarda te invece…- e
puntò il dito addosso a Draco che lo guardava con aria annoiata -…prima o poi
verrà anche il tuo turno. Se credi che dimentichi quello che hai fatto ti sbagli
di grosso.- - Ci conto allora.- rispose Malfoy pigramente. - Ma
tu guarda.- Theodor si abbassò su di lui, che stava seduto con Hermione a fianco
– Il principe di Serpeverde eh? Non sei altro che un traditore e un
vigliacco! Bastano due occhioni di una sporca mezzosangue a farti sbavare? E dire che
una volta era il migliore a scommettere!- ma la voce gli si strozzò di colpo
quando la mano di Malfoy, scattata velocissima, gli serrò la gola in una morsa
violenta. I Serpeverde nel baccano della festa avevano tirato fuori le bacchette
e le avevano puntante addosso ai nemici ma anche il gruppo di Harry era stato
altrettanto veloce. Con le rispettive armi puntate addosso, rimasero in
tensione fino a quando Hermione non riuscì a staccare Draco dal suo nemico.
Prendendolo per il polso, lo sentì quasi vibrare per tutta la rabbia che provava
e anche Pansy Parkinson, apparsa dalla pista da ballo, afferrò stizzosa Theodor
per il braccio e lo spinse via. Dovette urlare per farsi sentire sopra a tutto
quel casino di voci e musica ma alla fine Nott e gli altri si ritirarono,
spediti direttamente via dalla loro compagna che per tutto il tempo aveva
guardato verso i professori. - Si sono accorti di qualcosa?- le chiese Ron,
apparendole a fianco. - No, non credo…- sussurrò, senza staccare gli occhi
dal loro gruppo – Sarà meglio che andiate a Grifondoro adesso.- - Infatti,
stavamo andando…- il rossino la guardò di striscio – Vuoi venire?- Pansy lo
guardò appena, in evidente imbarazzo – Non so…posso entrare?- - Hn,- ghignò
Weasley – se ci entra Malfoy non credo faranno storie con te.- Erano le due
quando la Torre fu completamente riempita. Si contarono tutti i Grifondoro di
Hogwarts quella notte, una ventina di Tassorosso, una dozzina da Corvonero e
quattro Serpeverde ma la porta era sempre aperta e la gente fluiva come in un fiume
multicolore. Fra gli alcoli e il fumo, quella notte accadde qualcosa di molto
importante. Accadde che Harry Potter e Draco Malfoy compirono nella loro
beata incoscienza la più cazzata avessero mai potuto fare, specialmente perché
questa avrebbe lasciato strascichi per il resto della loro vita. E poi a quel tempo ancora non sapevano che in futuro
avrebbero avuto modo di rinfacciarsela molto, molto
spesso…
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Capitolo 49 *** Capitolo 49° ***
Il languire della candela si stava lentamente ammorbidendo. Chiusa
la finestra, la fiammella tornò a brillare e ad allungarsi verso
l’alto. Hermione rimase a fissare quella luce, anche quando il materasso
tornò a piegarsi sotto al peso di Draco, tornando al suo fianco. Avvertì le sue
braccia attorno alla vita, le labbra sulla spalla…e la strega socchiuse gli
occhi dorati. Li tenne ben serrati anche quando riprese a carezzarle
indolentemente la pelle come solo lui sapeva fare. Lento, ipnotico, vicino
alla tenerezza. Le dita di Draco Malfoy la carezzavano sempre così. Le
spalle, la schiena. Sentì le sue labbra e la sua lingua nell’incavo del collo
e sorrise leggera. Era il suo punto debole quello. - Sto cominciando a non
sopportarli più quelli…- le mormorò sulla gola, mordicchiandogliela. -
Lasciali divertire.- rise lei, inarcandosi appena sotto il suo corpo – E’
l’ultima sera.- Erano saliti nella camera di Hermione un’ora e mezza prima e
per farlo avevano dovuto superare un bel po’ di gente in vena di attaccare
bottoni e cappotti lunghissimi. La troppa allegria del Grifondoro aveva irritato
Malfoy ma si erano ritrovati in quella gabbia di matti per sfuggire al controllo
del professori almeno la sera della festa del loro ultimo anno e per forza tutti
gli studenti erano felici e chiassosi, per non parlare delle matricole e di
tutti gl’imbucati che cercavano di varcare la soglia della Torre senza
permesso. Fra gli ubriachi, gl’imbucati, i drogati a cui pensava
personalmente Blaise e tutto il resto, non erano riusciti a trovare un angolo
dove Colin riuscisse a non trovarli, perciò avevano rifatto la fuga. - Tre
volte in un giorno.- sospirò, pensosa. - Le fughe…- borbottò, altezzoso –
Senza contare tutte le volte che l’abbiamo fatto.- - Come sempre tendi a
mettere i punti sulle I, specialmente quando si tratta del tuo operato eh?-
frecciò maliziosa. - Non mi pare tu ti sia lamentata.- soffiò morbidamente,
girandosi su un fianco. Da lì cominciò a rovistare a terra, poggiato sempre sul
letto, nel cumulo di vestiti che era rimasto sul prezioso tappeto. Afferrò i
boxer, poi s’infilò distrattamente la camicia, lasciandola aperta. Accedendosi
la sigaretta però, l’occhio gli cadde ancora una volta sul bel vestito bianco di
Hermione. Levarglielo, visto che era di seta, era stata un’esperienza piuttosto
esaltante. - Compratene altri di vestiti così.- bofonchiò, facendola
scoppiare a ridere. - Sciocchezze, è troppo elegante e troppo incasinato da
portare.- - Per l’amor di Dio…- alzò gli occhi grigi al soffitto, scuotendo
il capo – Voi donne non sapete fare altro che lamentarvi per i vestiti del
ballo. Non sai quante ho sentite stasera. Scegliete cose più semplici
allora…- - Scusami tanto.- rimbrottò la Granger, prendendogli la sigaretta
dalle labbra – Tu hai impiegato cinque minuti a infilarti l’abito da cerimonia,
io ci ho messo tutto il pomeriggio.– e gli soffiò in faccia il fumo, fintamente
offesa – Non è stato facile, anche perché gente come te e altri qua dentro ha la
bella pretesa di avere sempre appesa al braccio una sventola tirata da capo a
piedi.- - Io pretendo solo di averne una a letto.- sibilò ironico,
accendendosi un’altra sigaretta per lui. - Ah già!- La Grifoncina si
ributtò contro il cuscino, avvolgendosi meglio nel lenzuolo e pizzicando la mano
di Malfoy che invece cercava di strapparglielo via. Dette un altro tiro,
fissando il telo di velluto del baldacchino. Dannazione, ecco che ci
ricascava. Serrò i denti, sentendosi percorrere da qualcosa di molto simile alla
rabbia. Dannazione a Nott! Da quando se n’erano andati dalla festa nella Sala
Grande, le era rimasto in testa una sola cosa, ovvero la frecciata velenosa del
Serpeverde riguardo alle capacità di Draco di scommettere. Aveva ricordato a
tutti la scommessa e pareva che tutta la scuola improvvisamente fosse caduta
dalle nuvole. Per lungo tempo, tornati alla Torre, aveva sentito i bisbigli
delle matricole e dei pettegoli mentre Malfoy non doveva averci fatto caso per
niente. Se l’aveva fatto, comunque, non l’aveva dimostrato, quindi i casi erano
due: o se ne fregava e la considerava un pretesto per stare ancora con lei senza
dover mettere in gioco il suo orgoglio, o di lei non gliene importava niente sul
serio. In fondo presto ci sarebbero stati gli esami e poi avrebbe potuto far
finire tutto. Forse voleva ancora qualcuna pronta a scaldargli il
letto… Lei non lo sapeva. Non voleva saperlo. Si, era vigliacca ma…lo amava
troppo per perderlo. Niente lacrime, niente strilli come le altre. Lei stessa
avrebbe messo fine a quella storia, decise. Finiti gli esami, avrebbe dato un
taglio a quell’assurda relazione prima che lo facesse lui, perchè tanto sapeva
che l’avrebbe fatto. Aveva procrastinato ancora la sua agonia…ma non le
importava. In fondo voleva solo averlo tutto per sé ancora per un po’. Non era
ancora pronta a lasciarlo. - Perché quella faccia?- La Grifoncina cercò di
stamparsi un sorriso in faccia ma a quanto pareva Draco negli ultimi mesi era
diventato più sensibile al suo umore, infatti non si bevve quella sua aria da
bugiarda. Contava palle meglio di lei. Le afferrò il mento fra l’indice e il
pollice, fissandola incuriosito. - E allora?- - Niente.- rispose lei
tranquilla ma non poi molto – Sto benissimo, perché?- - Hai l’aria di una che
sta per piangere.- le disse e bastò quella frase per darle una specie di pugno
nello stomaco. Dannato Serpeverde e il suo acume! - Dici?- sussurrò
morbidamente. Hermione aveva avuto a che fare con pochi ragazzi in vita sua,
questo era vero, ma in fondo erano un po’ tutti uguali gli uomini. Come Harry,
anche Draco non era immune al fascino femminile, quindi scattò con la trappola
preferita delle donne: cambiare discorso iniziandone un altro a letto. E
funzionò perfettamente bene, anche se per quella volta non andarono troppo
avanti. Entrambi cominciarono a dare segni di stanchezza verso le due,
sintomo che per quel giorno avevano proprio esagerato. - Non m’è mai successo
prima.- Draco poggiò il capo in modo che il suo mente finisse sulla testa della
sua mezzosangue. - Cosa? Che una ragazza di lasciasse in panne?- ridacchiò,
prendendolo in giro. - Zitta mezzosangue.- borbottò, stringendola per la
vita. - E’ nelle coccole che sei scarso.- - Puah…coccole…- - Ma se non
fiati quasi quando te le faccio, non fare il ragazzino!- lo stuzzicò
seccata. - Non vuol dire che mi piacciano.- - Infatti le adori.- -
Cazzate.- e si mise a sedere dopo averle morsicato leggermente la guancia a
forma di pesca, stiracchiandosi. Visto che era ancora vestito si allacciò la
camicia, poi infilò i pantaloni neri e andò in bagno a sciacquarsi il viso
mentre Hermione rimase a fissare la candela che si consumava sul suo comodino.
La vide spegnersi, il rivolo di fumo salire in alto e disperdersi labile e
trasparente. Si alzò ma rimase raggomitolata fra le coperte, con la mano
premuta contro il petto. Dio, si sentiva a pezzi. - Mi dici che diavolo
hai mezzosangue?- Sobbalzò, trovandoselo a fianco. Le incombeva addosso,
troppo alto, troppo bello. Troppo irraggiungibile. Non aveva più il languido
aspetto che assumeva sempre dopo che avevano fatto l’amore. Era tornato a
essere il solito Draco Malfoy. Il ragazzo che tutti avrebbero continuato a
credere troppo lontano da lei. La guardava attento, quasi severo. Mise le
gambe a terra e raccolse il vestito e la biancheria intima, cominciando a
rivestirsi in fretta. - Sono preoccupata per mia madre.- mentì
ancora. Draco non disse nulla, limitandosi a starle alle spalle. Le allacciò
la Giratempo al collo, il suo anello col serpente attorcigliato che lei
continuava a portare nascosto nei vestiti, più il suo regalo di
compleanno. Il corvo e la perla nera erano sempre più belli. Le risplendevano
addosso rendendola ancora più bella. - Vedrai che con tuo nonno se la
caverà.- cercò di consolarla, sentendosi goffo e inopportuno. - Il problema è
mio padre.- Hermione infilò l’abito bianco dalle caviglie, avvolgendoselo
attorno ai fianchi e al petto, poi passò dietro le lunghe fasce che il biondo le
legò dolcemente sulla nuca – Non ama molto la magia, anche se per me ha sempre
fatto un’eccezione. Sapeva che mamma era una strega ma sai…vivere con una strega
senza poteri e una novella apprendista con un padre dispotico come quello che
non ama particolarmente suo genero non credo sia facile.- - Non andrà da
nessuna parte tuo padre,- la prevenne secco – non è un idiota.- - A volte
sono le circostanze a scegliere.- rispose la streghetta a bassa voce – Ma adesso
credo sia ora di tornare di là.- e tornò a sorridere, per il bene di tutti
quanti – Voglio vedere cosa combinano i ragazzi.- E uscirono dalla camera,
ributtandosi nella mischia dove tutti erano ormai a metà strada per arrivare
alla frutta.
Attorno al caminetto erano stati disposti divani e poltrone,
in mezzo un tavolino che ospitava più bottiglie e bicchierini mezzi vuoti e
mezzi pieni di quanto potesse reggere. Lì attorno Harry e company, ragazze
sedute raggomitolate nei loro vestitini spiegazzati a causa dei folleggiamenti,
la Brigata dei Neri che facevano da guardie del corpo per Dalton, Tassorosso
sbronzi e Blaise che era ormai il Guru della festa. - Morgana…basta sul serio!-
Ron mollò l’ultima birra sul pavimento, distrutto. - Che fai, molli?- rise
Dalton. - Possibile gente? Sono appena le tre. Dobbiamo tirare anche tre,
quattro ore…- Blaise prese dal giro una canna e dette una lunga tirata, facendo
qualche cerchio per aria, poi nella folla di maghi che si davano alla pazza
gioia, vide la testa bionda di Malfoy farsi strada seguito da quella fata in
bianco. - E tu guarda che ritorna…- frecciò Harry, quando Hermione si buttò
al suo fianco, attaccandosi a un bicchiere di champagne – Non posso più neanche
chiederti dove vai sempre a cacciarti, ormai.- - E già,- rispose sorridendo
– sto diventando monotona vero?- - Gliel’ho già detto prima.- soffiò Draco,
svaccandosi con Blaise, Pansy e la Caige – Deve solo stare zitto visto e
considerato che da settimane praticamente non respira più, vero Potty?- - Si,
tu da mesi invece.- - Perché non vi sbronzate tutti e due e non la finite
eh?- propose Ginny scocciata, incollata a Dean. - Già. Sono tre anni che
l’ultimo giorno di scuola tu, Ron ed Herm vi devastate con l’alcool.- rise
Seamus, già un po’ brillo – Non vorrete mica rompere la tradizione eh?- - Ma
figurati…- Potter sogghignò vagamente, fissando Draco di striscio e
quell’espressione il Serpeverde la conosceva bene. Se la lanciavano sempre
quando erano al campo da quidditch, nel bel mezzo di una partita. - Che hai
in mente?- gli chiese. - Fondo bianco.- Harry alzò un bicchierino da
whisky, puntandoglielo in faccia. - Vuoi sfidarmi a bere?- sibilò Malfoy
ridacchiando – A fondo bianco? Sei già mezzo ubriaco, che cazzo vuoi fare?- -
Volevo solo darti un vantaggio.- rispose il Grifondoro con sussiego – Ma se non
t’interessa…- - Sta zitto.- Draco ghignò perfidamente – Comincia a darmi una
meta.- - Mettiamola a dieci bicchieri per ora. Poi alziamo se reggi
Malferret.- - Te le cerchi proprio Sfregiato.- e dicendo quello sbaraccò il
tavolo con un gesto della sua ormai collaudatissima telecinesi mentre Harry
afferrava bottiglie e bicchieri. Gli altri cercavano di dissuaderli, sapendo
bene che erano capaci di fare qualsiasi cosa pur di sbattersi in faccia la loro
reciproca antipatia, cosa ancora da accertare poi… - Whisky.- disse Harry
rovesciando il primo bicchiere ad entrambi. I ragazzi si misero loro attorno,
tutti pronti a tifare allegramente e a puntare su chi sarebbe cascato per rima
dalla sedia. - A ogni bicchiere i ragazzi ci faranno una domanda.- continuò
Potter. - Domanda?- Draco levò un sopracciglio mentre si toglieva anche la
giacca – Che storia è?- - Tradizione di Grifondoro,- gli sorrise Hermione
seduta dal lato di Harry – i ragazzi lo fanno spesso per strappare segreti
mentre uno è ubriaco, sai…oppure per il semplice gusto di rompere e controllare
a che punto è la sbronza.- - Carina come idea.- disse Blaise – Dai Dray,
tieni alto l’onore di Serpeverde.- - S’impicchi.- bofonchiò, andando giù col
primo bicchierino. Lo buttò in gola tutto d’un fiato, sentendosi incendiare
la bocca. - Ok, Malfoy domanda…- cominciò Ron perfido – Sei mai andato a
letto con un uomo?- Il biondino fece un ghigno, addentando uno spicchio di
limone – Dovrà nevicare all’equatore prima che accada.- Fu il turno di Harry
che buttò il whisky giù a goccia. Scosse il capo con forza, riprendendosi
subito. - Non fate i bastardi…- disse, vedendo i compagni sfregarsi le mani
da perfetti sadici. - Ok, ne ho una buona io!- rise Calì – Cosa ti piaceva di
più di Herm quando stavate insieme?- Seguì un fischio allucinante e malizioso
al limite e per tenerli buoni, il moretto faticò non poco. - Allora?- Justin
gli diede un gomito – Dai, spara! Tanto Elettra non se la prende!- - Dai,
sono curiosa anche io!- cinguettò la biondina divertita. - Va bene, va bene…-
Harry alzò le mani, in resa, poi fece mente locale – Direi…l’intesa su tutti i
piani.- - Tutti i piani eh?- ridacchiò Seamus facendo arrossire quei due – A
che piani, chiarisci!- - Sia a letto che fuori, ok?- sbuffò Potter – Dai
Malfoy, tirami fuori da questo casino!- Alla seconda bevuta di Draco, gli
venne chiesta la stessa cosa di Harry e il biondino fece una sorta di ghigno
perverso che fece pensare a Hermione il peggio. Accidenti a lui. - Allora?-
rise anche Blaise – Che ti piace di più di Herm?- - Ma devo proprio mettervi
tutti in imbarazzo?- sibilò maligno. - Dai, finitela di fare i bastardi. Non
è previsto che le domande ficchino sempre in mezzo me!- sbottò la Grifoncina,
cercando di dare un taglio a quelle sciocchezze. Dopo sberle e cazzotti riuscì a
mandare avanti quella sfida ridicola, così finalmente arrivarono al tetto dei
dieci bicchierini. Harry, nonostante si fosse già scolato un bel po’ di birra e
avesse mescolato un po’ col vino a cena, stava ancora parecchio in quadro, idem
Malfoy. Così portarono il massimo a venti. - Sarà il caso che vada a
preparare le bacinelle e il bagno.- ironizzò Neville quando al quattordicesimo
bicchierino Harry cominciò a ciondolare un po’ con la testa. Gli occhi vitrei di
Draco poi erano il massimo. Ne ebbero la conferma quando vennero costretti a
stare in piedi su una gamba sola. Il risultato non fu dei migliori, anche
dopo una spettacolare fuga in bagno. Un’ora dopo sembravano due angioletti,
seduti vicini con un caffè in mano e il sorriso degli ubriachi sul faccino. -
Mai stati così docili eh?- frecciò Dalton vedendoli. - Non sembrano neanche
loro.- ammise Justin, guardandoli da lontano con Hermione ed Elettra - Ma di
cosa parlano?- bofonchiò la biondina quando rimasero sole – In quattro anni non
li ho mai visti parlarsi sai?- In effetti anche per la Granger quello era uno
spettacolo molto strano ma dopo il numero della sfida a bere che aveva vinto
Malfoy perché era rimasto in piedi un secondo più, lei preferiva non metterci
più becco. Ron poi aveva perfino detto che avevano vomitato con la testa nello
stesso water. Due veri fratelli, avevano detto i Grifondoro. - Come no…-
bofonchiò fra sé, decisamente curiosa nel sapere che cavolo avessero mai da
confidarsi. In effetti si era ripresi velocemente. Una sbronza e dopo un’ora,
anche se non lucidissimi, sembravano tornati sulla terra. Fortunati loro.
Peccato fosse troppo lontana per spiarli davvero… Alle quattro la festa entrò
nel vivo. Cominciarono a ballare sui tavoli e volare le bottiglie. Erano
praticamente tutti da buttare via, visto com’erano conciati, ma in fondo ancora
se la cavavano. - Che farai dopo l’esame?- Draco Malfoy finì il suo caffè
nero, mandandolo giù con una smorfia. Si sentiva uno schifo e l’idea di aver
battuto Potter col bicchiere lo faceva gongolare solo un pochino, visto come le
sue viscere gli si stessero attorcigliando nel corpo a velocità folle. Ascoltò
quella domanda con un orecchio solo, non sapendo che rispondere. Ma tanto era
mezzo sbronzo, qualsiasi cosa detta era vera solo metà. - Non lo so.-
mugugnò, con voce impastata. Harry continuò a fumare pigramente, osservando
la folla dei loro amici che si divertivano con la musica sparata a palla. -
Non hai neanche un’idea?- - Ma che ne so…- vide il biondino sollevare le
spalle, apparentemente noncurante – Mi prenderò un anno.- - Per far che?
Stare a casa a farti le seghe pensando a cose che tanto sai già?- - Che cazzo…-
Draco fece una smorfia, girandosi finalmente a guardarlo – Senti Sfregiato,
perché non la finisci eh? Hai ritrovato il cane, stanno tutti bene, sai salvo e
sei un eroe. Goditela e lasciami in pace, fammi il favore.- - Quando mai t’ho
fatto un favore eh?- - Mai.- - Appunto, perché dovrei fartelo
adesso?- - Perché ti ho segato al bicchiere.- gli ricordò Malfoy perfido –
Quindi taci.- - Non ci eravamo accordati così.- - Me ne fotto. Lasciami in
pace e basta.- - Ah, che palle parlare con te Malferret…sei noioso.- - E
tu una mezza tacca.- - Sono la voce della tua coscienza cocco.- Potter ciccò
nel portacenere, massaggiandosi appena le tempie martellanti – Ti facessi furbo,
potresti dare una mano a un sacco di gente.- - Ma a fare che? A scovare altri
Mangiamorte? Guarda che non facevo da contabile a mio padre!- si schifò il
biondino irritato – Avrai anche fatto buttare in cella i capi ma ce ne sono
ancora tanti in giro.- - Appunto. Tu potresti aiutare Tristan e gli altri
d’ora in avanti.- - E diventare Auror?- Draco ora se la stava ghignando
amabilmente, fissando il soffitto – Non ci crederei neanche se lo vedessi.- ma
Harry non gli rispose quella volta. Era strano a dirlo ma…forse il Grifondoro
l’aveva già visto davvero. Harry Potter aveva visto perfettamente lui e
Malfoy al Ministero. Avrebbe dovuto ringraziare il lago sulle cui sponde si
ergeva il castello dei Lancaster… Forse era davvero un futuro certo quello
che li aspettava. In fondo in sette anni erano successe moltissime cose, ma mai
come a quell’ultimo anno c’erano stati tanti cambiamenti. Non avrebbe mai
immaginato che alla fine Draco Malfoy, il suo nemico di sempre, avrebbe trovato
la forza per salvarsi. In fondo non aveva mai neanche creduto che dietro a
quegli occhi grigi freddi e indifferenti ci fosse mai stato davvero un essere
umano, ma in fondo Hermione ci aveva sempre creduto. Sospirò e posò lo sguardo
su di lei. Stava parlando con Justin e Ron. - Quant’è che stai via con
Blaise?- Draco fece una smorfia, ormai al limite – Senti Sfregiato, il
quarto d’ora l’abbiamo superato da un pezzo.- - Rispondi a questa fottuta
domanda per Dio!- - Un mese, un mese!- sbraitò Malferret in risposta,
sentendo la testa spaccarsi – Perché? Che ti frega?- - Non è per me,
imbecille.- replicò Harry calmo – E’ per Hermione.- L’espressione cupa del
Serpeverde non mutò neanche quando posò gli occhi sulla Grifoncina. Dalton
l’aveva invitata a ballare ma per una volta non ne fu geloso. Aveva sentito
qualcosa cambiare in quei giorni, anche quando avevano fatto l’amore ore prima.
L’aveva sentita distante e lui sapeva bene perché. Quel bastardo di Nott le
aveva ricordato la loro scommessa. Se aveva imparato a conoscerla, era tanto
orgogliosa da fare finta di nulla. Probabilmente avrebbe fatto finta di
nulla anche con lui ma Draco la sua decisione l’aveva presa. Aveva già
sprecato abbastanza la sua vita per rinunciare ora all’unica ancora che l’aveva
tenuto a galla in quelle ultime settimane. - Starete via anche voi un mese
no?- Harry annuì, versandosi dell’altro caffè. - Secondo me fra un attimo
scoppiano…- cinguettò Calì poco distante, nell’orecchio di Ron. - Bhè, che
scoppino altrove.- bofonchiò Dean incurante – Lì c’è il frigo con lo
champagne.- - Già, che rompano i liquori che costano meno.- frecciò anche
Seamus. - Comunque è davvero strano.- disse ancora Lavanda col suo fare
sospetto. Li fissò, seduti così vicini intenti a scolarsi caffè, a
bisbigliare... - Secondo me Harry ha in mente uno dei suoi scherzi
bastardi.- I ragazzi, in un attimo, gelarono. Cazzo, era vero! Harry non
aveva ancora fatto scherzi di fine anno! Li faceva sempre! Si ritrovarono a
fissare la bella Granger con occhi spiritati e Dalton, credendo che volessero
ucciderlo perché l’aveva stretta troppo, se ne tornò dalla sua Miria con la
codina fra le gambe ma anche quando posero il sacro quesito alla streghetta, lei
ammise di non saperne veramente nulla. A dire il vero la sua preoccupazione era
rivolta ai dormitori femminili: le scale, per i chiasso e il fumo presente nella
Torre, diventavano uno scivolo a scatti e quindi bastava aspettare il proprio
turno per salire. Quasi non osava pensare a chi avrebbe dormito e fatto altro
nel suo letto… - Ehi gente! Gente!- Qualcuno si mise a gridare fortissimo,
dopo aver abbassato un pelo la musica. Tutti gli studenti in quel momento
voltarono verso Dean Thomas che era salito in piedi su un tavolino, con un mano
un bicchiere colmo di liquore scuro. – Gente, un attimo di attenzione per
favore! Sono quasi le cinque e fra un’ora ci sarà l’alba. Prima che vi lasci
tornare alla festa e a divertirvi… volevo dire due parole!- - Eccolo lì…i
discorsi da ubriaco sono quelli che gli vengono meglio.- sentenziò Ron
sbuffando. - Che ridi? Dopo toccherà anche a te!- sbuffò sua sorella. -
Cosa?- gracchiò il rossino – Neanche morto!- - Prima che cominci possiamo
dirla noi una cosa?- urlò Justin dal fondo della sala – Grazie a Grifondoro per
la festa!- E scoppiò un applauso bestiale, seguito da urla e ovazioni di ogni
tipo. Si misero anche a battere i piedi a terra pur di far più casino e di farsi
sentire, quando Dean riprese il controllo. - Grazie a voi di essere venuti.-
fece, conquistando di nuovo il silenzio con la sua verve, esattamente come
faceva allo stadio di quidditch – Dunque, volevo dire un paio alla mia classe…-
e tutta Grifondoro del settimo anno fece un "Ooohhhh…" sognante, per prenderlo
in giro ma alla fine tesoro di nuovo le orecchie, perfettamente attenti. -
Bhè…ragazzi, cosa dire? È l’ultima volta che probabilmente faremo festa con
tutto il resto della scuola.- disse Dean assumendo un tono serio, ma nel
contempo leggero e per nulla malinconico – E’ stata una bellissima serata. Sono
stati bei momenti e non credo di esagerare se dico a nome di tutti che ci
mancheremo parecchio…- la classe del settimo batté ancora le mani, solo
Grifondoro stavolta, mentre Lavanda già cominciava a tirare fuori il fazzoletto
dalla borsa. Probabilmente sarebbe diventata un panda prima della fine del
discorso, perché il mascara le colava via come niente. - Avremo ancora gli esami
e la cena finalmente, lo so…- disse ancora Thomas – Ma volevo ringraziarvi qua
adesso, davanti a tutti, per i sette anni passati qua a Hogwarts. Io sono nato
in una famiglia babbana e quando arrivai qua il primo giorno non sapevo neanche
da che parte girarmi, desideravo solo tornarmene a casa…e adesso non vorrei
più andarmene.- rise, vedendo i sorrisi degli altri suoi amici – Quindi un
grazie a tutti. A Seamus, a Ron, Neville, Harry, Hermione… Lavanda, Calì, a tutti
quanti.- in quel momento la Brown non riuscì a frenare un singhiozzo atroce,
facendo ghignare tutti gli altri che le davano affettuose pacche sulle spalle –
Grazie ancora… e vedete di passare qualcosa agli esami. Grazie ancora!- e
finalmente scese dal tavolino, dove l’attese un abbraccio enorme. In quel
momento Harry intercettò lo sguardo di Ron e sospirò pesantemente, vedendolo
strizzargli l’occhio. Sollevò la tazza verso di lui, in un brindisi silenzio
e la festa riprese. Tirarono l’alba tutti quanti anche se molti si erano
appisolati qua e là nella camerate e anche nel dormitorio femminile. Neville
riuscì perfino a dormire sul tappeto in sala comune ma quando il sole sorse, in
tanti stavano seduti sulle finestre ad assaporare quel momento. - Ci pensavo
dal primo anno sai?- sorrise Ron, seduto accanto a Hermione su una delle tante
finestre nella loro camerata – Mi ero sempre chiesto come avrei concluso
Hogwarts. A volte non vedevo l’ora di finire.- - E la serata è stata
all’altezza?- chiese la Grifoncina, sorseggiando un caffè nero e bollente. -
Hn…- Weasley ghignò con aria maliziosa – Direi di si. È stata una serata fuori
dal comune.- Hermione tacque un secondo, vedendo quella sua espressione, così
si guardò alle spalle con aria attenta. Blaise e Calista stavano sulla finestra
accanto alla loro, Elettra parlava con Ginny e Dean seduta sul letto di Harry e
la Parkinson era appena tornata. Però, pensò la streghetta. Fuori dal comune
davvero… - Se penso che devo tirare le valige fino alle carrozze mi viene
male.- sbuffò Elettra in quel momento, stanchissima. - Lascia perdere.- le
disse Ginny sbadigliando – Ci faremo dare una mano dai ragazzi.- - Cosa?- Ron
la guardò stralunato – Te lo scordi che vengo ad accompagnarti! Hai visto in che
stato sono?- - Oh, eddai! Ehi Harry, tu vieni vero?- cinguettò la ragazza ma
poi si bloccò, guardandosi attorno. - Ma dov’è Harry?- chiese anche Elettra,
stupita. - In effetti è da un po’ che non lo vedo.- disse Blaise – Lui e
Draco avevano sonno.- - Magari sono nel bagno ad affogarsi nella vasca…- si
schifò Ron – Ok, vado a cercarli…- - Per affogarli ci penso io.- frecciò
Hermione seguendolo. Andò a finire che si misero in carovana per cercarli.
Frugarono negli sgabuzzini, nelle varie camerate, negli armadi, nella cuccia di
Pinky, niente… sembravano spariti. Almeno fino a quando non li pescarono nel
numero peggiore che avessero mai potuto fare. Hermione salì nel dormitorio
femminile, seguita da Elettra borbottando contro quei due idioti. Chissà
dov’erano andati. Nel corridoio davanti al bagno dovettero fare lo slalom fra
bottiglie vuote, bicchieri e gente svaccata a terra. La Baley trovò perfino
nella sua stanza una mezza dozzina di coppiette e fu costretta a entrare di
corsa, lanciare via le scarpe col tacco alto e prendere il suo
maialino. Quando tornò fuori, Hermione la guardò stranita. - Perché non ti
sei cambiata?- - Te lo racconto un’altra volta.- si schifò la biondina –
Dovresti prestarmi qualcosa per favore…- - Ok…- la Grifoncina non fece altre
domande quando anche Ron tornò dal bagno del corridoio. Se la stava ridendo come
un matto – Non saprete mai chi sta dormendo nella vasca!- - Minni e
Topolino.- - E chi sono?- Hermione sbuffò, facendo un gesto seccato con la
mano – Allora?- - Dalton e una compagna di Ginny!- - Meglio che Miria non
lo sappia eh?- fece Elettra scuotendo il capo. - Però potremmo ricattarlo!-
propose il rossino. - Ma Ron!- lo zittì la Granger. - Tanto, con tutti i
soldi che ha…- - Oh zitto! Avanti, andiamo in camera mia! Mentre Elettra si
cambia tu vedi di trovare quei due imbecilli ok?- e proprio dicendo quella
frase, spalancò di scatto la porta della sua camera e allora cadde un silenzio
di tomba. Le loro tre paia d’occhi rimasero bloccate su un punto preciso. Il
letto di Hermione. In quel silenzio cosmico, nel casino che regnava in quel
corridoio e con Seamus addormentato sul tappeto della streghetta, abbracciato
all’orsetto della Grifoncina, i tre rimasero a fissare quella scena che aveva
dell’impossibile. Harry stava sdraiato sul letto della sua migliore amica, a
metà del letto e mezzo per orizzontale. Draco gli stava sopra, la testa
appoggiata praticamente su quella di Potter…e dormivano come due
angioletti. Non seppero dire quanto rimasero immobili lì, specialmente Ron e
Hermione ma quando si scossero fu grazie a un flash. Elettra aveva avuto il
tempo di correre giù in sala comune, rubare la macchina fotografica a Colin che
si stava facendo un caffè prima di andare a sviluppare le foto, e fare quello
scatto. Poi ne fece un altro ancora, per sicurezza. Weasley e la Granger la
guardarono sconvolti, le palle degli occhietti praticamente sbarrate… ma la
biondina non fece una piega. Anzi, sorrise tranquillamente, come solo lei sapeva
fare. - Per ricordo.- disse, angelica. Dopo un altro lungo silenzio, Ron
disse immediatamente che ne voleva una copia, afferrando la maniglia della
porta. - Andiamocene, non voglio essere presente quando Oscar Wilde e il suo
amante si sveglieranno.- Tempo di scendere in sala comune e gustare tutti
allegri i cornetti che Lavanda era andata a rubare in cucina, ringraziando gli
elfi domestici che l’avevano fatto per loro come dono di ultimo anno, e un urlo
apocalittico invase l’intera Torre del Grifondoro. Traballarono i soffitti e i
pavimenti, le scale fremettero, i vetri quasi si spaccarono e seguì quindi un
fiume di bestemmie veramente indecenti, sparate a parecchie decibel, tipo
incrocio fra barrito di elefante e ruggito di leone. - Ma che succede?-
chiese Pansy Parkinson, alzando gli occhi verso l’alto, dove stava il dormitorio
femminile. - Già, che capita?- chiese anche Blaise, stralunato, vedendo
l’espressione della Grifoncina che ancora non si era ripresa. - Oh,
nulla…nulla!- bofonchiò Ron, immergendo il croissant buonissimo nel caffè. -
Come nulla?- rise Calì un pelino istericamente, sentendo ancora quei fiumi di
dannazioni – Ma chi c’è là sopra?- - Sembrano due belve…- bofonchiò Neville
rischiando di far cadere la tazza, visti i tremori – A proposito, avere trovato
poi Harry?-
- Sei un violentatore! Fai tanto il santarellino e invece
sei un porco maniaco!- - Ha parlato il dandy! Se non sbaglio c’eri tu sopra
di me brutto bastardo approfittatore!- Alle dieci e mezza di mattina il sole
estivo splendeva ormai al massimo del suo chiarore. Era caldo ma non asfissiante
quel giorno e una leggera brezza fresca e frizzante lasciava presagire un
piccolo temporale estivo. Al binario 9 e ¾ tutti gli studenti di Hogwarts si
stavano preparando a lasciare la stazione. Il chiasso era infernale, il via
vai allegro e movimentato, nonostante la stanchezza accumulata dai ragazzi più
grandi che avevano fatto festa praticamente fino a poche ore prima. E la festa
qualcuno se l’era beccata in tutti i sensi… Si poteva quasi dire che due di
loro la festa se la fossero fatta da soli… - E’ già tanto se ero ancora
vestito!- sbraitò Malfoy furibondo, lontano almeno due metri da Harry e nascosto
dietro a Blaise che di fare da paravento davvero non ne poteva più. Idem per
Ron, dietro alla cui spalla stava Potter, altrettanto incazzoso come il suo
amico Serpeverde. Praticamente era da quando si erano svegliati quattro ore
prima che non avevano fatto altro che gridare all’assalto sessuale per tutta
Hogwarts, con relativa figura di merda, anche se se n’erano infischiati
allegramente. A dire il vero si erano solo svegliati l’uno sopra l’altro, a
torso nudo Harry e Draco con la camicia aperta, con tutti i pantaloni al loro
posto, idem per i boxer. Ed entrambi, come avevano fatto notare Weasley e
Zabini, riuscivano ancora a sedersi…quindi… - Sta sicuro che se avessi voluto
saltare addosso a un uomo avrei scelto meglio!- ringhiò Harry al limite della
pazienza, aiutando Elettra a sistemare Pinky sul vagone – E sono io che dovrei
preoccuparmi! Non sono certo io che mi sono sbattuto tutta la scuola!- -
Tutte le femmine della scuola, è differente!- urlò ancora Malfoy, viola di
rabbia, spaccando la testa di tutti quelli che si erano presi una bella sbronza
la sera prima – E un’altra cosa…meglio di me da farti non potevi trovarne!- -
Sta zitto, sei solo un approfittatore! T’è andata bene che ero ubriaco!- -
Oddio…- Hermione si passò le mani fra i capelli, disperata e distrutta. Non ne
poteva davvero più. Peccato che era sicura che quella storia sarebbe andata
avanti moltooo a lungo. Conoscendoli se la sarebbero rinfacciata anche da
vecchietti, magari anche dalla tomba. Si sarebbero fatti seppellire vicini per
potersi insultare meglio. Il bello era che non era successo assolutamente
niente, nonostante la stramba posizione in cui si erano addormentati e secondo
lei lo sapevano anche loro due, nonostante la fifa matta che avevano. Ormai
era entrato nella testa a tutti: quei due avevano semplicemente un gusto
perverso nel sapersi rompere le palle a vicenda, niente di più. Erano due
imbecilli e basta. - Allora, ci date una mano o no con le valigie?- borbottò
Ginny in quel momento, trascinando il suo grosso baule. - Si, si…- sbuffò
Ron, sbadigliando contemporaneamente – Arrivo. Dimmi che ti prendi Leo
però…- - Te lo scordi, te lo tieni tu!- - Ma userò i gufi della scuola,
dai!- - Sogni. A casa con me e Elettra col cosetto non ce lo voglio!- - E
che avrete mai da fare…- disse il rossino, peccato che Ginny non lo degnasse di
un’occhiata, mentre lui e Harry, Dean, Neville e Seamus si spezzavano la schiena
per caricare tutti i bagagli di due sole ragazze. Ginny dirigeva tutto con
pugno di ferro, tenendo sempre sott’occhio l’orologio. Dieci minuti. -
Allora?- le chiese Hermione mentre anche Blaise aiutava Calista coi bagagli –
Che farete tu ed Elettra per queste due settimane?- - Bhè, prima di tutto
vacanza!- ridacchiò la perfida sorellina di Ron – La mamma vorrà che ci
riposiamo assolutamente, la conosci. Le ho detto di Elettra, della sua
situazione…- abbassò un po’ la voce, per discrezione – E lei se l’è presa molto
a cuore. Vuole viziarla come con Harry.- sorrisero entrambi, fissando la Baley e
il suo sorriso sempre solare – Mentre voi fate gli esami inoltre cercherò di
darle una mano per trovare una casa d’appoggio. La prof. Mcgranitt ci ha dato a
colazione questa mattina dei cataloghi di case approvate dalla scuola, in
campagna. Visto che anche lei non è abituata ai babbani cercheremo di darle un
aiuto, tanto non ha problemi di soldi e poi Bill ha promesso che ci avrebbe
portato in giro, a vedere queste case e i vicini.- - Bene, quindi le cose si
metteranno per il meglio.- sussurrò la Grifoncina – Sono contenta.- -
Assicurerò anche Harry, tranquilla.- rispose Ginny seria – Le darò tutto l’aiuto
possibile visto che suo padre non verrà neanche a prenderla una volta a Londra.
Elettra mi ha detto che le ha spedito un messaggio ieri. Le ha solo augurato
buone vacanze.- Hermione serrò la mascella, sentendosi veramente triste. Ma
più la guardava, più guardava Elettra…e si chiedeva cosa provasse davvero.
Sorrideva sempre, i suoi occhi azzurri poi sembravano sempre così sinceri. -
O è un’attrice o è di roccia.- le aveva detto Draco tempo prima. Forse era
davvero una roccia, pensò intenerendosi. Elettra era una forza della
natura. Niente la scalfiva. - Prenditene cura per un po’ allora.- sorrise,
cercando di rallegrarsi – Mi raccomando Ginny…- - Tranquilla…- l’assicurò la
rossa, poi si volse agli altri – Allora sfaticati? Ce l’avete fatta o no?- -
Sai che sei una bella rompipalle?- sbraitò Ron, schiacciato dal baule della
sorella. - Zitto e lavora!- Andarono avanti a caricare ancora per qualche
minuto, specialmente quando arrivò anche Pamela con la sua testa ancora nella
rasata e Justin, con la sua ragazza. Si salutarono fra loro, poi fu il turno di
salutare Elettra. Venne abbracciata da tutti, strusciata da tutti i ragazzi e
poi questi vennero pestati da Potter. Al turno di Hermione, la Grifoncina quasi
la stritolò, facendola ridacchiare. - Mi raccomando, al primo problema chiama
capito?- le disse seria. La biondina però sorrise, con quel suo modo
misterioso – Oh, non avrò problemi, credimi.- - Dai Herm, che tocca anche a
noi salutarla!- rise Zabini, seguito da Ron. Perfino Malfoy, alla fine,
l’abbracciò non molto di buon umore. - Ciao Draco!- gli disse la Baley
tranquilla – Buoni esami, in bocca al lupo.- - Attenta anche tu, piccoletta.-
bofonchiò, tornandosene dietro alle spalle sicura della Granger mentre la Caige
si salutava a modo suo con Blaise che per altro non si era tirato minimamente
indietro. Poco dopo, lontani dagli altri, Harry l’abbracciò stretta,
affondando il viso nei suoi capelli biondi. Le accarezzò la testa a lungo,
preoccupato e triste. - Dai, tanto ci vediamo presto…- gli disse,
dolcemente. Elettra lo baciò appena, stringendolo forte alla vita – Guarda
che non sparisco, sai?- - Lo spero… non so neanche dove poterti trovare una
volta via da qui.- mormorò serio – Non so dove sarai, né dove potresti finire.
Potrebbe capitarti qualcosa e nessuno me lo direbbe.- - Sciocchezze, sarò
alla tana e poi partiremo tutti insieme. E se dovesse capitarmi qualcosa ti farò
recapitare un gufo da Sirius, ma tanto non mi succederà niente. Tu pensa agli
esami…- Harry tacque, fissandola. E rimase a osservarla senza vedere
nient’altro quando il treno partì, e lei, sporta dal finestrino, si sbracciò per
salutarlo. Come aveva potuto non accorgersene? - Che hai Harry?- gli urlò Ron
da lontano – Dai, ormai è partita! La vedrai presto!- Presto… Harry Potter
alzò gli occhi al cielo il cui colore gli ricordava tanto quello delle iridi
della sua ragazza. Era strano ma ora che se n’era andata, capiva davvero
tutto di lei. Il suo modo di non lasciarsi mai abbattere, la sua allegria, la
spensieratezza, il suo sorriso… - Sono proprio un idiota…- mormorò, ghignando
di se stesso tornando a scuola con gli altri. - Per esserti fatto Malfoy di
certo.- frecciò Ron bastardamente. - Oddio, non me lo ricordare!- sbraitò
Potter stizzoso – Basta con questa storia!- - Spero solo che non ti abbia
messo incinto a vice versa!- insinuò anche Seamus, facendo scoppiare tutti a
ridere. - Basta cazzo, finitela tutti!- Ridendo e scherzando, il gruppo
tornò verso il luogo del fermo delle carrozze. Ora, pensò Harry salendo sulla
scaletta e dando ancora un’ultima occhiata alla stazione e all’immagine di
Elettra che si era stampato nella mente, aveva solo un’ultima di cui occuparsi a
scuola. - E’ tempo di esami.- bofonchiò con tono greve. - Già…- disse Ron,
salendo dopo di lui – Due settimane e il Trio Miracoli di Hogwarts chiuderà i
battenti.- - Anche il due Teste di Cazzo.- insinuò Blaise, salendo in quella
accanto a loro, facendosi sentire per bene. - Io non so che cazzo ci trovi da
scherzare su una cosa simile!- sbraitò Malfoy sentendolo. Quando tutti furono
a bordo, i Thestral riportarono le carrozze sul sentiero principale proprio
quando alcuni nembi scuri cominciarono a imperversare all’orizzonte, coprendo
sinistramente la Foresta Proibita. Si tornava a Hogwarts per l'ultima
volta…
Fine Penultimo Capitolo
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Capitolo 50 *** Capitolo 50° - FINE - ***
Venti giugno, un caldo infernale e la tipica giornata che secondo
Harry James Potter avrebbe preso una piega precisa. Una bella giornata di
merda, avrebbe detto ad alta voce e specialmente davanti alla faccia della
Mcgranitt quando alle nove in punto, in mezzo al corridoio principale aveva
consegnato il primo compito di Trasfigurazione. Venti giugno, inizio degli
esami del M.A.G.O. Uno schifo. È questo che pensavano tutti gli studenti
del settimo anno della quattro case di Hogwarts, davanti a quei cinque fogli
bianchi pieni da riempire di nozioni di teoria. E avevano solo due ore di
tempo. La Mcgranitt tornò alla cattedra piazzata davanti alle due file del
corridoio, incrociando le braccia al petto. - Dunque…signori, fra esattamente
un minuto l’esame teorico di Trasfigurazione avrà inizio.- sibilò severa,
poggiando poi la mano su un clessidra che presto sarebbe stata girata – Avrete
esattamente due ore, nessuno potrà sforare e metto in chiaro fin da ora che chi
verrà sorpreso a copiare o a aiutare i compagni, verrà subito escluso
dall’esame.- si fece da parte, indicando le sette persone che stavano seduti
pomposamente oltre la cattedra – Gli Esaminatori saranno presente durante la
durata di tutti gli esami e controlleranno la regolarità della prova. Dopo la
teoria, oggi alle tre avranno luogo le prove pratiche. Corvonero passerà per
primo, poi Tassorosso e …come sapete bene, Serpeverde e Grifondoro faranno la
prova insieme. Perfetto…- incrociò di nuovo le braccia, facendo finta di non
vedere la Umbridge che spiava ogni mossa di Harry e company. Prese la clessidra
e la girò di scatto, dando il via alla prova. - Potete cominciare.- Tutti,
in sincrono, si buttarono come avvoltoi a sfogliare i cinque fogli di pergamena.
C’era chi si buttò subito sulla prima, pieno di foga per il poco tempo, chi
lesse prima tutto…poi le piume d’oca si misero tutte a lavorare freneticamente.
Si stavano slogando i polsi quei poveretti, se ne accorse perfino la Mcgranitt
che per un breve attimo provò qualcosa di simile al dispiacere per quei suoi
poveri studenti, ma durò poco perchè quando tornò a sedersi in cattedra e portò
lo sguardo alla finestra, ebbe un moto di stizza. Sul davanzale c’era un
pipistrello e un falcone che guardavano gli esami con aria troppo attenta. Li
fece volare via con un’occhiata imperiosa, così quando tornarono alla Torre
Oscura, i due volatili ripresero la loro forma umana ridacchiando. - Che
avete da ridere voi due?- soffiò Clayton Harcourt, scuotendo il capo seduto in
poltrona fuori dalla cella della Torre – Siete dei bastardi.- - Brutti
ricordi dell’esame finale Clay?- frecciò Tristan, svaccato sul cornicione per
lungo, intendo a prendersi il sole. - Come se te lo fossi scordato bastardo!-
ringhiò il Sensimago – Per poco non ci hai fatto sbattere fuori!- - Volete
stare buoni voi due?- sbuffò Sphin, arrivando dalla scala in maniche corte –
Oggi fa abbastanza caldo senza voi imbecilli che vi prendete a pugni e voi due…-
indicò Jess e Milo – che andate a tormentare Harry e i ragazzi!- - Che vuoi
che faccia?- si lagnò Morrigan sedendosi accanto a Clay – Senza presenza
femminile io mi rompo!- - Già!- fece Harcourt con aria da cucciolo – Dov’è
Lucilla?- - Lucilla è arrivata.- cinguettò la Lancaster, apparendo di colpo
avvolta dalla nuova magia dorata che l’accompagnava sempre – Mi avete chiamato
per qualche motivo serio o devo spaccare le ossa a tutti?- - Oh tesoro, luna
storta?- le chiese Jess, passandole la fiaschetta. - Idiota!- sbottò Tristan
scattando a molla, tirandogli dietro un pugnale – E’ incinta!- - Ma è solo
acqua!- si scusò suo fratello, scostandosi per un pelo. - E tu giri con
l’acqua nella fiaschetta?- rise Clay – Cazzo Jess, tu si che sei avanti…- -
La volete finire tutti quanti?- ringhiò la mezzo demone – Che diavolo volete
eh?- - Non puoi stare un po’ qua con me?- le chiese Tristan con voce dolce,
guardandola con gli occhioni verdi tutti lucidi. - Con te non sto da nessuna
parte.- replicò seccata. - Oh, ma dai…- - Ma dai un corno!- poi cambiò
espressione di colpo, si era come fatta pensierosa – Stanno facendo gli
esami?- - Già.- le disse Milo. - E come vanno?- - Primo giorno, prova
teorica di Trasfigurazione. Oggi fino a giovedì ci saranno le prove
pratiche.- - Grifoni e serpi passeranno per ultimi, mi sa.- disse Clay
tranquillo – Sento il panico nell’aria…- - Che menata, finiranno a luglio
inoltrato cazzo!- rognò Tristan scocciato – Luci tesoro, che facciamo?- -
Tristan, amore…- replicò lei con vocetta stucchevole – VAI AL DIAVOLO!- -
Quand’è che la smetterai di avercela con me eh?- - Quando sarai morto!- -
Ci vorrà parecchio allora.- replicò angelico. - Dipende Mc.- disse lei con
fare minaccioso – Ne riparleremo quando la nausea mi darà tregua! E adesso scusa
ma devo andare da tuo padre e tua madre!- concluse, rabbiosa – La tua cara
progenitrice ha avuto la bella idea di portarmi diversi manuali sui significati
dei nomi e una ventina di cataloghi di vestiti da sposa!- - Oh…- gli Auror
fecero una smorfia. Chissà perché ma non ce la vedevano proprio con Rose Mckay,
seduta a un tavolo a discutere di fiori e veli bianchi. Anzi, era una cosa
alquanto buffa. Ma certamente non osarono ridere. Il sistema nervoso di
Lucilla era già stato messo abbastanza alla prova. Sparì sibilando in
serpentese, probabilmente stava maledicendo tutta la famiglia Mckay, così i
cinque ripresero le loro quotidiane abitudini di cazzeggio. All’ora di pranzo,
la fiumana dei condannati uscì dalla scuola, riversandosi nel
giardino. Qualcuno si buttò direttamente dalla finestra del primo piano, ma
Hermione non ci fece eccessivamente caso quando un ragazzo di Tassorosso si
sfracellò nel cespuglio accanto alla panchina su cui si era seduta
lei. Malfoy poi non alzò la testa dalle sue gambe, incurante persino della
Leptis che era uscita dalle arcate piangendo disperata. Si sarebbe quasi
strappata i capelli come un’isterica che la Bulstrode non l’avesse fermata. -
Ma quanto ti odio.- rognò poi il Serpeverde di punto in bianco, alzando appena
gli occhi grigi verso la Grifoncina. Lei alzò le spalle, togliendo il panino
dalla carta stagnola e addentandolo con gusto. Per lei l’esame di
Trasfigurazione era stato, tutto sommato, piacevole. - Ciao gente!- Justin
e Dalton apparvero loro davanti, un pelino spettinati e parecchio provati. Cosa
strana visto che il Corvonero era in effetti uno studente molto brillante. -
Com’è andata Herm?- chiese Dalton, fregandosene della faccia bellicosa di
Malfoy. - Bene direi. Ho risposto bene a tutti i quesiti, mi ha dato problemi
solo…- - L’ultima vero?- fece Edward serio – Quella era la più
bastarda!- - La domanda sugli Animagi!- annuì Justin – Ma forse per te era
facile Herm…- - Più o meno.- rispose, sorridendo – Avete visto Harry e Ron
per caso?- - Si sono fiondati nel bagno della Malcontenta con Zabini.- disse
il Corvonero, rimettendosi la tracolla in spalla – Potter era un pelino
traumatizzato, ma sai… in questa settimana la Mcgranitt gli avrà ricordato cento
volte che deve prendere tutte O per fare l’Auror e ha studiato come un dannato,
basta vedere le occhiaie che ha.- - Basta pensare il tempo che ha sottratto a
me!- bofonchiò Draco scocciato. - Oh, dai…ho dedicato le stesse ore a
entrambi!- mugugnò Hermione. - Le palle…- - Vabbè, adesso dobbiamo
andare.- disse Justin – Oggi Edward passerà quasi per primo e se ho fortuna
passo anche io.- - Ti prendo gli appunti delle domande Herm. Te lo porto
stasera a cena. Ci vediamo.- concluse Dalton. - In bocca al lupo!- gli augurò
la Grifoncina e i due se ne andarono, lasciando Malfoy a chiedersi per quale
motivo quel Corvonero maledetto non la finisse con tutte quelle menate. Proprio
non capiva una mazza sul serio! Si rimise seduto per mandare giù qualcosa
anche se sinceramente dopo quella prova non aveva molto appetito e in quel
momento uscirono altri poveretti dall’aula dell’esame di Trasfigurazione: quelli
erano i meno sicuri che si erano fermati a chiedere conferma alla prof. di certe
cose, peccato che uscirono anche alcuni degli Esaminatori. La Umbridge marciò
per prima con suo naso sprezzante verso l’alto, praticamente furente col mondo
intero, per poi filare dritta verso Silente che si era fermato a parlare con
Hagrid, per preparare il suo esame con sicurezza. La bella Granger non vide
bene ciò che successe perché aveva altro da fare e un Malfoy lamentoso per
scarse attenzioni da mandare al diavolo: andandosene per il giardino, per andare
al suo salice preferito, continuò a pensare che la presenza di quella a Hogwarts
non era un buon segno. Gli altri Esaminatori erano più o meno gli stessi del suo
G.U.F.O. ovvero tutte brave persone, ma quella secondo lei aveva insistito per
essere presente. Forse voleva vendicarti del quinto anno, forse voleva farla
pagare al preside…forse voleva farla pagare anche a Harry. Si fermò di botto,
tanto che Draco le volò addosso e a momenti finirono per terra entrambi. - Si
può sapere che c’è?- borbottò seccato. - La Umbridge ce l’ha con
noi.- disse seria, girandosi verso di lui – Vuole vendicarsi.- - Di me certo no…-
rise perfido e menefreghista. - Come se non gli avessi sabotato tu la
carrozza due anni fa!- - Una soddisfazione dovevo pur prendermela anche io
no?- - Oh, senti…questa cosa va risolta adesso! Stanotte!- Draco fece una
smorfia, sentendo la classica puzza di bruciato. Ormai era troppo provato per
dirle di arrangiarsi da sola ma un anno di quella follia aveva lasciato i segni.
Fra lei, Harry-cerco-guai-Potter, la piccoletta e la Donnola ne aveva davvero
avuto abbastanza. Non sapevano fare altro che crearsi problemi da soli. - Che
vuoi fare, avvelenarla?- le chiese, accendendosi una sigaretta. - Oh, un modo
lo trovo…- disse pensierosa – Allora, com’è il programma di oggi?- - Due ore
di pratica di Trasfigurazione, un’oretta di ripasso Pozioni ed esercizi sul
Patronum fatto e finito. Poi possibilmente ceniamo e andiamo a letto
insieme.- - Sarebbe anche bello se non avessi dimenticato Babbanologia!- -
Ma chissene frega, cazzo! Tanto Raimond baserà l’esame su cercare tutti i canali
sportivi nella telescatola!- - Televisione!- - Oh, che palle…dai, vuoi
dirmi che non troviamo uno spazio?- - Dipendi da quanto intendi per spazio…
lo sai che non mi va di andare di fretta!- - E allora che facciamo?
Rimandiamo la nostra vita sessuale a data da decidersi?- frecciò, sbuffando il
fumo con espressione sarcastica – Senza contare che dovrai aiutare Potter,
probabilmente anche Weasley, devi terminare quella tesi finale che secondo me ti
costerà la defenestrazione e Tristan si starà inventando qualcosa di
particolarmente sadico per l’esame pratico. Allora? Il tempo per vivere quando
lo trovi?- A parte il fatto che Malfoy considerava vivere come fare sesso,
Hermione continuò a ripensare per tutto il giorno alla sua corposa tesina. Aveva
scelto quel tema per stupire, vero. L’aveva scelto per scandalizzare?
Forse. Ma l’aveva fatto perché nell’ultimo anno lei ci era venuto parecchio a
contatto…anzi, negli ultimi setti anni, a dire il vero. Il tema aveva lasciato
senza parole la maggior parte dei suoi compagni, perfino Jess e Tristan. "La Magia Oscura. I problemi portati da
un’istruzione che preclude quest’arte magica
." Dire che tutti i compagni l’avevano guardata con gli occhi sbarrati
era poco. Perfino Draco che ancora continuava a credere che un po’ di magia
oscura non facesse male nel bagaglio di ogni mago era stato abbastanza
scettico. Hermione credeva che avesse cominciato a preoccuparsi per lei,
Harry e Ron compresi. Si prese una pausa verso le due, dicendo a Malfoy che
l’avrebbe raggiunto più tardi a Serpeverde. Lei doveva parlare con l’unica
persona che in quel momento avrebbe potuto capirla… e trovò Lucilla nella sala
professori, seduta in poltrona con Tanatos Mckay e sua moglie Rose. Non seppe
bene dire perché ma la Grifoncina vide che il padre di Tristan era sull’orlo di
una corposa risata e la bella Lancaster invece se ne stava dritta e compita
nella sua poltrona, seria e glaciale. Dal viso non traspariva nulla, tantomeno
dai suoi occhi azzurri…ma Hermione poté notare qualche lampo rosso attraversarli
ogni tanto. Lucilla non se ne accorgeva, ma probabilmente stava per saltare
per aria. La salvò in estremis, chiedendo se poteva strapparla ai Mckay per qualche
minuto ma alla fine praticamente Lucilla non si fece più vedere da Rose. Tanatos
se l’era aspettato, ma essendo un gran scommettitore e osservatore del comportamento
umano e mezzo umano, aveva deciso di vedere fino a che punto quell’orgogliosa
ragazza avrebbe retto davanti a vestiti da sposa, incombenze di società
a cui la moglie di un Mckay doveva assolutamente adempiere, comportamento
ineccepibile e buone maniere (anche se Lucilla era praticamente un esempio
di grazia e cortesia fatta a persona, almeno quando si trattava di non uccidere
nessuno) e la crescita di un rampollo Mckay. Poco dopo Hermione vide Lucilla
lasciarsi andare a letto con una smorfia, evidentemente provata. - Tutto
bene?- le chiese, sedendosi sulla sponda. - No, per niente…voglio uccidere
Tristan per tutto quello che mi sta facendo passare!- La streghetta sorrise,
divertita ma in fondo la capiva. Era presto anche per una come Lucilla. Anche
se era una donna, aveva comunque vissuto troppo poco la sua vita in libertà per
apprezzare quel figlio. Senza contare che la mezzo demone non pareva avere un
particolare istinto materno. - Magari alla fine potrebbe piacerti.- cercò di
consolarla, versandole del the freddo. Lucilla in risposta ficcò la testa
sotto il cuscino, decisa a lasciar perdere quella storia, così anche Hermione
mollò la prese, però non prima di averle fatto notare il lato positivo della
cosa. - Tua madre che tipo era?- Lucilla tolse la testa da sotto il
guanciale e la guardò stranita – Come prego?- - Si…che tipo di donna era come
madre?- Molto dolce, pensò Lucilla fra sé. Sempre sorridente, tenera
anche… Cosa strana per un demone puro. In effetti, specialmente quando era
cresciuta, Lucilla aveva notato che quel suo sguardo dolce e colmo d’amore si
accendeva solo quando Degona Lancaster posava i suoi occhi quasi bianchi sulle
sue figlie, oppure su suo marito. Con le altre persone che la
circondavano…Degona mostrava un interesse minuto. Guardava gli altri maghi e
sembrava vedere il nulla. Un demone puro di stirpe e tanto potente non avrebbe
mai potuto essere diverso in fondo. Ma con lei e Lumia, sua madre era sempre
stata perfetta. - Allora?- chiese, scuotendosi dal ricordo un po’ triste
della sua bella madre – Grazie per avermi salvato da quella dannata strega ma
non credo tu l’abbia fatto per spirito umanitario.- - Bhè, vorrei chiederti
un parere sulla mia tesi.- disse Hermione facendosi seria, mentre la Lancaster
beveva il the al limone a brevi sorsi – E’ una cosa che non credo sia stata mai
fatta. Forse potrebbe farmi perdere punti, specialmente con la Umbridge, ma ci
ho pensato tanto e credo che sia importante.- tolse dalla sacca un rotolo di
pergamena a cui era stato fatto un incantesimo per renderlo trasportabile.
Quando Lucilla lesse il titolo, incuriosita, non disse nulla… ma levò gli occhi
ridenti su quelli dorati della Grifoncina. - Vuoi far scoppiare un putiferio
Herm?- le chiese, cominciando a leggere. - No…si… non lo so!- ammise l’altra,
confusa – So solo che non avrei potuto scrivere nient’altro. In questi anni ci
sono stata così attaccata che…sto cominciando a pensare che la magia oscura sia
malvagia a secondo dell’uso che se ne fa. Tu per esempio! Tu usi la magia oscura
costantemente, eppure per te non c’è la Legge del Tre! Non ci sono
ritorsioni!- - Sono figlia di una demone di stirpe.- le ricordò. - Si, ma
gli studenti vengono addestrati a difendersi da essa! Se imparassimo però
qualcosa di più su quest’arte, forse potremmo trarne dei benefici. Forse
potremmo usarla più coscienziosamente!- Lucilla smise di leggere e sollevò di
nuovo lo sguardo, stavolta non proprio sicura di aver capito bene. - Mi stai
dicendo…che vuoi che t’insegni la magia oscura per caso?- Hermione tacque per un lungo attimo, sapendo bene che ciò che
avrebbe detto avrebbe dato una svolta decisiva a quel suo ultimo periodo a
Hogwarts. Ma anche agli anni che l’aspettavano
…
Passarono i giorni e fra esami teorici e pratici, le ore
scivolavano veloci. L’esame di pratica di Trasfigurazione fu un vero successo
per molti che secondo la Mcgranitt potevano farcela perfettamente. Harry Potter
se la cavò alla grande, nonostante il lieve tremore che la sua prof aveva notate
nelle sue mani quando quella belva della Umbridge aveva cercato di metterlo nel
panico a tutti i costi. Aveva svolto tutti gl’Incanti alla perfezione,
specialmente il Proteus e il Glacialius, aveva trasformato la sua Edvige più
volte in un compostissimo unicorno, rendendo fiero anche Silente che era venuto
ad ammirare il suo operato e quando la Umbridge, stizzosa, aveva detto che
bastava, lo stesso Esaminatore che due anni prima gli aveva chiesto il Patronus,
stavolta gli chiese nell’orecchio se era vero che era un Animagus. E fu così
che Harry Potter si guadagnò la sua sudato O di Trasfigurazione: lasciando senza
parole tutti, diventando una bellissima aquila. Perfino l’applauso della
Mcgranitt lo rese orgoglioso come mai. Avendo esami in coppia, l’aiuto di
Blaise gli fu fondamentale quando toccò alla prova pratica di Pozioni. Dire
che anche lì la Umbridge ce la mise tutta per fargli saltare i nervi sarebbe
dire un eufemismo ma stranamente Piton, che non sopportava interruzioni durante
gli esami e le interrogazioni in generale, la rintuzzò più volte con la dovuta
cortesia tanto che alla fine riuscirono a ricreare un perfetto Veritaserum,
quando solo Draco ce l’aveva fatta nella loro classe. Schiaffare la provetta
davanti a Piton e agli Esaminatori fu una vera goduria. Un po’ meno per
Severus quando quei due megalomani di Malfoy e della Granger arrivarono a fare
una cosa che sapevano tanto di ripicca. Cosa fecero? La pozione OblioBomba,
quella che era costata il suo studio nei sotterranei e un sacco di denunce dai
genitori. Ma la loro faccia da schiaffi la diceva tutta quando mollarono
quella pozione violacea davanti al suo naso adunco, sogghignando sotto i denti
per come tutti gli Esaminatori li guardavano ammirati. Le prove teoriche
scritte erano quelle che minavano di più la concentrazione perché i professori
si erano fatti davvero puntigliosi. Quelle pratiche invece erano decisamente più
sciolte e lo fu particolarmente la prova di Incantesimi, quando Vitius fece fare
tutta una serie di esercizi sulla telecinesi a tutti gli studenti. Alcuni se la
cavarono benissimo, tipo Dalton che riuscì a sollevare perfino una statua di
Cosetta Corvonero con la forza della mente. Per altri fu un disastro, visti i
cocci che poi gli elfi domestici furono costretti a ripulire ovunque. Harry e
gli altri se la cavarono bene ma la telecinesi di quel giorno segò le ginocchia
a un bel po’ di loro che all’esame teorico di Babbanologia ebbero qualche
problemino a ricordarsi la differenza fra un’utilitaria e un fuori
strada. Alla prova pratica Harry, Hermione, Dean e altri si ruppero le palle
in maniera impressionante e vennero praticamente messi in disparte per fare più
domande ai loro compagni, anche se Raimond per una volta rimase piacevolmente
colpito dalla destrezza di Malfoy nel giocare col telecomando, su come
s’intendesse bene del basket e sull’utilizzo dei Cd. Erbologia fu una
sorpresa molto…come dire…divertente, forse per chi osservava perché la Sprite
ebbe la bella idea, ispirata chissà da chi poi, che i ragazzi avrebbero dovuto
destreggiarsi con una pianta carnivora gigante. - Quello non era un esame,
era un massacro!- ringhiò Ron quando poterono uscire dalla serra. Avevano i
vestiti conciati malissimo, qualche graffio sulle mani e Seamus era quasi stato
mangiato vivo da un bocciolo grande quando un bue. Gli unici a salvarsi, facendo
il solletico alla pianta assassina, erano stati Neville e Blaise che si erano
così automaticamente presi una O, mentre Malfoy con la sua mannaia forse non
aveva fatto la stessa buona impressione. Su una cosa però era certo… lui si era
divertito da matti! - Per me è la Umbridge che decide gli esami!- rognò il
rossino, svaccandosi su una panca. - Ma dai, non è possibile.- gli disse
Pansy Parkinson – Silente non sarebbe mai d’accordo!- - Si ma quella pianta
era carnivora!- - Vedrai che a Divinazione andrà meglio…- lo prese in giro
Harry stanchissimo. - Tu che hai Herm, invece?- le chiese Lavanda. -
Aritmanzia.- rispose la Grifoncina – Anzi, è meglio che vada a ripassare. Mi
tocca verso le quattro.- - C’è anche Dalton mi pare!- le urlò Blaise mentre
correva via – Ci vediamo a cena!- - E intanto noi che facciamo?- si lagnò
Seamus a pezzi, sdraiato nell’erba – Andiamo in Sala Duelli?- - Si ma dopo
pranzo, per favore.- concesse Ron distrutto – Non sarei in grado di fare niente
ora come ora!- - Domani cos’abbiamo?- mugugnò intanto Neville, scorrendo la
sua agenda – Hagrid…poi il pomeriggio qualcuno deve ancora finire con
Divinazione. Di teoria poi rimarrà solo Storia della Magia, il tema
sull’Occlumanzia che ha richiesto Piton e il test scritto sulla
Smaterializzazione. Tristan di scritto ci chiede la tesi a scelta.- - Ecco
perché lo amo! E di pratico che rimane?- gli chiese Calì, arrivando da loro
tutta spettinata e accaldata. - Rimase Divinazione domani notte e Difesa la
prossima settima. Questa finiscono Corvonero e Tassorosso.- - La nostra tesi
però anche se l’ha chiesta Tristan dovremo leggerla davanti al consiglio, vero?-
piagnucolò Lavanda. - Già…bene, vado a cercare un cappio per uccidermi.-
disse Harry mettendosi in piedi – Ci vediamo.- - Ci vediamo…- e si separarono, per cercare un luogo decente
in cui riposarsi.
La mattina dopo,
alla prova pratica di cura delle creature magiche, Hagrid si accorse che i
ragazzi erano particolarmente stanchi. Silente lo aveva informato che la
Umbridge avrebbe preteso molto e che sarebbe stata anche piuttosto vendicativa,
ma non avrebbe mai immaginato di trovare i ragazzi così distrutti. L’esame
per le ragazze era sugli unicorni ancora cuccioli, quindi piuttosto rilassante.
Per i ragazzi sarebbe stata una bella caccia alla fate, cosa che per una volta
fece bestemmiare anche Harry che si ritrovò armato di retino, in giro per la
foresta e con il dente piuttosto avvelenato. Come cazzo la prendeva una fata?
Stavano in alto sugli alberi! Per non parlare del fatto che s’innamoravano
subito degli uomini che catturavano e come minimo non ne sarebbe uscito da
quella storia. Quelle piccole vipere erano imprendibili e delle vere civette una
volta acciuffate. Qui la soluzione era una sola. Quando tornò a terra
sotto forma di aquila, con una peste dai capelli rosa alta sei centimetri fra
gli artigli, trovò Malfoy intento a scrutarlo con un’aria che la diceva tutta.
Così per farlo tacere Harry dovette volare a trovargliene un’altra e una volta
presa la mollò a Malferret, a cui aveva praticamente fatto l’esame. Ok che
era illegale diventare Animagi per gli esami ma proprio così
sfacciatamente… Andò a finire che superarono di nuovo quell’esame piuttosto
brillantemente, ma mentre Malfoy ebbe il tatto rude per dire alla sua fatina di
levare le tende perché lui la ragazza ce l’aveva già e non alta sei centimetri,
Potter non ebbe proprio la forza di farlo. Il suo nome era incredibilmente lungo
e pronunciarlo nella lingua delle fate per i maghi era impossibile, quindi Ron
che ridendo come pazzo aveva accolto quella nuova sanguisuga a braccia aperte a
differenza del suo migliore amico, l’aveva ribattezzata Gigì. Oh, era una
belva! Non lasciava che nessuna ragazza si avvicinasse a Harry, a cena aveva
inforcato i coltelli e aveva quasi cavato un occhio a Calì perché gli aveva
rivolto la parola, a Hermione aveva quasi strappato una ciocca di capelli e si
era perfino incavolata con Draco perché secondo lei si parlavano troppo. A
quel punto Malferret ci aveva messo una pietra sopra, anche perché lui doveva
ancora finire la sua tesi. E poi venne il fatidico momento della prova di
Difesa. I ragazzi non sapevano bene cos’aspettarsi anche perché Corvonero e
Tassorosso entrarono con loro in sala duelli quella mattina, quando invece
avrebbero dovuto averlo già fatto l’esame. Sbagliato. Tutti l’avrebbero
sostenuto in quella settimana, quindi nessuno, neanche i Corvonero, sapevano a
cosa andavano incontro. - Me lo sentivo cazzo, che Mc meditava qualcosa…-
ringhiò Draco, entrando per ultimo con Blaise e Pansy. - E’ stato troppo
zitto in queste settimane, mi sembrava strano.- stava dicendo anche Harry quando
Zabini e gli altri lo raggiunsero – State a vedere adesso che combina!- -
Eddai, non sarà così bastardo spero!- disse Lavanda mesta. - No?- rognò
Weasley – Questi esami sono state delle vere stragi! La Umbridge secondo me sta
spingendo per farci esami più difficile possibile e gl’insegnanti mica le
possono dire di no!- - Eddai, non possono mica ucciderci!- li calmò Hermione
più pragmatica – Qui dentro ne abbiamo superate un sacco, secondo me non sarà
niente di eccessivo…- Si, certo. Tristan arrivò riposato e bello come il
sole, unica cosa che allietò la giornata alle ragazze, con qualche minuto di
ritardo ma il bello era che non era solo. Assolutamente. C’era Milo con lui. Ma
che meraviglia! Tristan Mckay, professore di Difesa e Auror di quinto
livello, irriducibile sadico, dette a ognuno di loro la possibilità di
scegliersi la prova fra tre opzioni: la prima era combattere e rendere innocuo
il coso altro almeno due metri e largo tre che si agitava dentro una cassa
magica di legno, all’interno di un cerchio di protezione. Cos’era? Un Ceracon,
una sorta di rinoceronte gigante con tre corni, un demone d’assalto che usavano
i demoni impuri nelle antiche battaglie. Molto carino, neanche morto!,
pensarono tutti quanti. Ma si dovettero ricredere quando videro la seconda
opzione. Combattere contro l’Illusio. L’Ibrido che aveva il reale potere della
cosa temuto, l’Ibrido che aveva preso la forma di Hermione, facendo combattere
la Grifoncina contro se stessa. Speravano che almeno la terza fosse combattere
contro un coniglietto nano…sbagliato di nuovo! La terzo prova consisteva nel
riuscire a polverizzare Milo. Tristan, consapevole che avrebbero voluto
spararsi all’istante, maledisse la Umbridge che gli aveva fatto sapere, tramite
Silente, che il Ministero l’aveva mandata per pretendere delle prove più serie e
aveva apportato un attestato del Wizengamot per rendere veritiere le sue parole.
Ecco perché quel M.A.G.O. era stato tanto duro. Comunque quell’ultima prova
prima della consegna delle tesi durò fino all’inizio di luglio e per tutti fu
davvero un bel disastro. Molto si buttarono sull’Illusio, finendo per correre
fuori dall’aula terrorizzati a morte, altri ne uscirono con alcune costole rotte
ma la prova più scelta fu la seconda. Dopo quattro giorni, l’unico che aveva
reso innocuo quel Ceracon era stato Dalton, uscendone col polso slogato ma con
un applauso tale che la Umbridge si era mangiata le mani per la rabbia. Fu il
turno di entrare di Hermione e Draco quel venerdì mattina dopo l’uscita di Ron.
Era entrato come un suicida con Pansy ma ne era uscito con un coro da parte
degli Esaminatori. - Hai sconfitto il ragno?- rise Hermione abbracciandolo –
Bravo, sei grande!- - Non è per il ragno che applaudono.- disse la Parkinson
andando a riposarsi – Ma perché Tristan ha detto ai vecchi che lui era capace a
Smolecolarizzarsi nei muri. Sono andati in visibilio.- - Hai calato l’asso
eh?- lo prese in giro Harry felice per lui – Adesso devi solo finire la tesi!
Entro stanotte anche!- Passarono altri circa tre quarti d’ora e Harry e
Blaise, il cui turno era quello dopo, cominciavano a preoccuparsi. - Che
prova hanno scelto?- chiese Potter – Te l’ha detto Malferret?- - Non che ci
sia tanta scelta…- si schifò Zabini, accendendosi una canna in sordina – Credo
siano propensi per la seconda anche loro. Una delle Esaminatrici si è opposta al
fatto che delle ragazze combattano contro quel coso a tre corni. Viva il
femminismo.- - Aspetta…sento qualcosa…eccoli, escono!- Mezzi svestiti e
mezzi sconvolti, uscirono anche con un leggero ghigno sulle labbra. Era andata
bene… Avevano scelto l’Illusio, tanto per trovarsi di nuovo di fronte alle
loro paure perché erano dei masochisti e mentre Draco aveva fatto a pezzi in
cinque minuti il Serpente dell’Oblio che l’aveva tormentato per tutta la vita,
Hermione ce l’aveva avuta molto più dura contro se stessa. Gli Esaminatori erano
rimasti molto impressionati da quella strana combinazione, ma Tristan non aveva
perso un attimo di vista la sua allieva e anche se c’era voluta tanta forza e
tanto di quel coraggio da non averne basta per il resto della vita, Hermione era
riuscita a mala pena a gettare a terra la sua nemica. Ancora non era stata
abbastanza forte per batterla ma questa volta non aveva avuto più paura. In quei
giorni, e grazie all’aiuto di Lucilla, aveva fatto chiarezza in sé una volta per
tutte. Draco una volta le aveva detto che lei voleva la perfezione, essere
sempre la migliore. Si, aveva ragione. Per Harry e Blaise invece fu tutto
un altro paio di maniche. Ormai tanto valeva giocarselo quell’esame e sbattere
in faccia alla rospa la sua arroganza, quindi sfidarono Milo quando il Diurno si
era mai svaccato il poltrona e messo a nanna. La storia di quella sfida venne
raccontata per giorni e giorni ma ebbe maggiore effetto a cena, quando ormai
tutti avevano finito gli esami prima della tesi finale. Quanto Tristan era a
cena tutti gli studenti si riunivano praticamente, anche perché ormai erano
rimasti in pochi. Alla fine della fiera, Blaise e Harry avevano attaccato
Milo allegramente come se fosse stato un vampiro e fin lì niente di strano ma il
problema era che i Diurni erano più tosti. Intanto Morrigan non aveva problemi
con la luce del giorno, anche se andava in giro con gli occhiali da sole,
l’acqua santa che gli aveva rovesciato addosso l’aveva solo bagnato tutto e al
massimo fatto venire un eritema sulle braccia e per finire era agilissimo. Non
essendo del tutto umano aveva una forza e una velocità che superava di molto la
loro, quindi si erano sfiancati a rincorrerlo per tutta la sala duelli mentre
Tristan faceva di tutto per non ridere. Il bello poi era venuto quando Milo
aveva afferrato Blaise e con la bocca si era avvicinato al suo collo, così,
tanto per farsi due ghignate. Harry, nel panico e nel pieno dello spirito
combattivo, aveva preso una spada e senza assolutamente intenzione aveva proprio
centrato il cuore del Diurno, mentre Zabini si abbassava velocemente. Milo si
era polverizzato e in quel mentre a Potter era venuta una crisi isterica.
Credendo di averlo ammazzato sul serio, scordandosi delle parole di Hermione sui
Diurni, si era messo lì a fare un cumulo della cenere del suo amico e solo dopo
qualche secondo Milo si era riformato, più fresco di prima. Insomma, a cena erano scoppiati tutti a ridere come dei
matti e Tristan era contento di aver allentato almeno un po’ la tensione. In
fondo quei ragazzi gli piacevano troppo…e non meritavano di penare così tanto
per quella bestia di donna.
Il
sabato e la domenica passarono nel silenzio totale. Gazza si stupì di tanta
tranquillità. Praticamente dormirono tutti quanti, Draco e Hermione invece
recuperarono il tempo perso a letto, Harry tirò su una bolletta da parecchie
centinaia di sterline al cellulare con Elettra e Ron…da qualche parte a Hogsmade
con la Parkinson, ma nessuno sapeva bene che cavolo facessero. Il fluire dei
gufi era molto aumentato. I genitori si tenevano sempre informati e Edvige
portava a Harry veri e propri pacchi da un sacco di persone: primi Sirius e
Remus, ma poi anche Kingsley e Ninfadora gli facevano gli auguri e
s’informavano, anche Malocchio e perfino Piton si era fatto più magnanimo. A Hermione invece le lettere arrivavano dallo Yorkshire, da una delle case di campagna
degli Hargrave. Sua madre e suo nonno la tenevano informata sugli Osservatori
dei Veggenti e per ore le cose sembravano ancora sotto controllo ma la
Grifoncina sapeva bene che non sarebbe durata a lungo. Era lunedì quando
tutta Corvonero passò con la tesi. A cena dello stesso giorno Dalton e tanti
altri erano liberi. Martedì toccò a Tassorosso e quando fecero festa loro,
Draco e Harry provarono quasi il desiderio di ammazzarli tutti. Mercoledì,
data storia, le coppie di Grifondoro e Serpeverde iniziarono a entrare in sala
insegnati, dove si sarebbero tenuti i colloqui finali sulle tesine, entrando un
po’ come avevano voglia loro. Per loro ci vollero due giorni e infatti Harry,
il solito sfigato, passò direttamente a giovedì pomeriggio. Con lui anche
Hermione e Draco e se la Grifoncina non li avesse fermati, probabilmente
avrebbero ammazzato il nervoso prendendosi a cazzotti. Ron invece passò
mercoledì verso sera e quando ne uscì estrasse la bacchetta, insonorizzò il
corridoio e poi piantò un urlo di giubilo bestiale che fece scappare tutti i
fantasmi. Era finita… almeno lui!, pensava Potter sbuffando e facendo su e
giù per il corridoio. Lui e Blaise erano i penultimi e si sentiva molto
preparato, nonostante tutto e le frecciata di quel biondo bastardo che non gli
dava un attimo di tregua. Zabini poi era sempre tranquillo e pacioso,
specialmente grazie alle canne che si fumava dopo la colazione, ma aveva una
grande verve e sapeva tenersi buoni tutti, anche quella stronza della rospa.
Harry invece stavolta la temeva davvero. Doveva esporre la sua tesi sulle arti
di difesa nei primi anni di apprendimento della magia ma specialmente sui
programmi in generale che si realizzavano nelle scuole e sapeva bene come la
pensava quella cretina della Umbridge. Entrarono nella sala insegnanti dopo
che ne furono usciti Lavanda Brown e Nott, così la Granger e Malfoy rimasero
soli in corridoio con quella peste di Gigì che non faceva altro che svolazzare
con la sua luce rosa ovunque, rimbambendo il biondo di chiacchiere e minacciando
la Grifoncina di morte se solo osava guardare Harry. Alla fine Draco fu
costretto a buttarle addosso della polvere soporifera e la stecchirono
addormentata nella tracolla de Serpeverde. - Speriamo bene!- mugugnò la
streghetta – Quanto ci metteranno?- - Se sono bravi a non farsi interrompere
e la Umbridge non straccia le palle direi un’oretta e mezza.- sibilò Malfoy,
accedendosi una sigaretta alla faccia delle restrizioni della scuola – Che
rottura, cazzo…- Praticamente non passò un’oretta mezza. Ma ben tre! Si
scrissero sulle mani come i bambini, giocarono a tris sui muri, a bowling in
mezzo al corridoio, Draco le disegnò sconcerie sull’agenda e Hermione rilesse
tre volte la tesi di Malfoy. Insomma, un delirio. Quando finalmente il
pendolo batté le cinque quei due dementi uscirono dalla sala. Felici come
fringuelli perché la loro tesi aveva creato lo spazio per un certo dialogo anche
col preside. Silente infatti aveva partecipato con molto interesse, idem Tristan
che aveva dato contro a ogni frecciata della Umbridge, proteggendo gli
studenti. E poi? Fecero una pausa di mezz’ora in cui praticamente Draco
picchiò la testa al muro per tutto il tempo. Infine entrarono, per dare l’ultima
botta a quell’esame dannata che stava succhiando via la vita a tutti. Draco
come sempre se la cavò alla grande: per sua natura, presa direttamente da
Narcissa, aveva un tono autoritario quando doveva esporre qualcosa e non
lasciava che nessuno lo interrompesse, specialmente la Umbridge. A tutti i suoi
piccoli colpi di tosse, Draco prendeva esempio dalla Mcgranitt chiedendole con
un’angelica faccia da viziato se gradiva dell’acqua…cosa molto pericolosa visto
che Malfoy aveva scritto una tesi spettacolare sull’uso dei veleni nelle pozioni
ingeribili. Alla fine gli vennero fatte molte domande, specialmente da Piton e
da Tristan che parevano parecchio interessati e anche Silente fece i suoi
complimenti, colpito ma anche…orgoglioso. Infine Draco tornò a svaccarsi
sulla sedia, aspettando il cataclisma e questo cominciò già a presagirsi quando
un leggero rombo di tuono attraversò l’aria di Hogwarts. Si stava levando il
vento e anche un temporale. Hermione Granger si alzò in piedi e con calma
prese un respiro. Poi disse il tema della sua tesi…e cadde il
silenzio.
Due giorni dopo, Harry Potter si faceva largo fra altri
diciottenni vestiti in abiti comuni davanti alla grande teca nell’ingresso di
Hogwarts. Spingendo e spintonando, insieme a lui tanti altri scoppiarono a
esultare, abbracciandosi a vicenda, gridando come pazzi, felici e ridenti. -
Evvai!- urlò, girandosi alle sue spalle per abbracciare Ron. I due si strinsero
forte, dopo di che vennero sommersi da altri abbracci di amici. Seamus e Dean
praticamente saltarono loro addosso perché si ritrovarono spalmati per terra, al
limite della gioia che solo i giovani provano, dopo una grande prova che li
rende liberi. - E allora?- chiese una voce alle loro spalle – La finite di
fare i bambini?- Harry strisciò fuori dalla massa, restando comunque spalmato
per terra sul marmo fresco – Ciao Sirius! Indovina un po’? Quasi tutte
O!- Black scoppiò a ridere come un pazzo, senza crederci – Vuoi dirmi che
anche Mocciosus ti ha dato una O? Non ci credo neanche se viene qua a sputarmelo
in faccia!- e si avvicinò alla bacheca mentre arrivavano anche Remus e Tonks.
Poco più in là i Weasley che stavano per arrivare a stritolare il loro adorato
Ron che era l’orgoglio di famiglia, in quel momento. Fuori in giardino i Zabini
che accompagnavano Narcissa Black e Andromeda Tonks. Per ultima arrivò Jane,
scendendo di corsa da una carrozza per raggiungere Hermione che le si gettò fra
le braccia, felice di rivederla. C’era anche suo nonno ma Liam evitò di
abbracciarlo, in fondo era una persona un po’ riservata ma si mostrò molto
colpito dalla sua votazione. Esattamente come tutti gli altri. Erano seduti
tutti in giardino poco più tardi, a complimentarsi coi loro ragazzi ma Remus
aveva un’aria molto corrucciata. - Che ti prende Moony?- gli chiese Harry,
stranito. - Oh, nulla…- fece il lupo mannaro, fissando la Grifoncina – Sono
solo rimasto stupito dalla tua votazione finale Hermione. Cioè…tutte O, nessuna
esclusa ma non ti hanno dato il voto pieno. Perché?- - Oh, la storia della
tesi…- si lagnò Ron, sbuffando – E’ solo una testona!- - La tesi?- fece anche
Jane – Tesoro, ti avevo detto di lasciar perdere!- - Me ne frego del
voto. Io dico quello che penso.- sentenziò Hermione alzando le spalle,
scandalizzando tutti a quel "me
ne frego del voto!" così inusuale sulla sua bocca saputella – Se non posso
neanche dire come la vedo in proposito allora si che è un bel guaio! Un mi
ucciderà avere un voto in meno di O in Difesa.- - Se vuoi fare l’Auror è un
problema.- sentenziò Arthur Weasley – Di cosa parlava la tua tesi cara?- -
Magia Oscura.- rispose la Grifoncina senza scomporsi. Qualcuno sbiancò un
attimo, perfino Remus ebbe qualche difficoltà a mandare giù il suo caffè.
L’unico a non stupirsi fu Sirius – Bhè, in effetti nessuno ha mai portato una
tesi simile che io sappia. Quegli indecorosi vecchi ti avranno presa per una
seguace dei Mangiamorte!- e scoppiò a ridere, facendo venire la pelle d’oca a
Molly Weasley – E Silente che ti ha detto in privato?- - Oh, più o meno
quello che hanno detto Tristan, Piton e la Mcgranitt. Hanno trovato le mie
argomentazioni molto interessanti ma non hanno potuto darmi il loro pieno
appoggio. Gli Esaminatori contano molto coi voti.- - Ma che s’impicchino, tu
sei bravissima!- cincischiò Harry – Dai, lascia perdere!- - Appunto, pensiamo
alle vacanze eh?- rise Ron – Allora gente? Quando si parte?- Quello che
allora non sapevano era che Hermione aveva già preso una decisione molto
importante. E anche se Silente non gliel’aveva detto con chiarezza, la
ragazza aveva capito quale sarebbe stato il percorso da seguire. Purtroppo per
lei non avrebbe coinciso con quello di Harry e Ron. Quel giorno, purtroppo,
il Trio si rompeva. Anche qualcun altro, oltre a Hermione Granger, sentì che
presto la sua vita avrebbe dovuto subire grandi cambiamenti. Davanti a sua
madre, Draco Malfoy non disse nulla ma quando rimase solo con sua zia, mentre
Narcissa parlava con Silente, capì che era meglio parlare chiaro. - Deve
andarsene per un po’?- chiese, fissando Andromeda serio come non mai. - Non
sarà necessario credo.- disse la strega, osservando il nipote con una strana
sorta di tenerezza – Ma voglio essere sincera. Le elezioni del Wizengamot non
hanno ancora portato all’elezione di un nuovo Ministro e finché non lo trovano,
saranno i Consiglieri Anziani a decidere e tua madre con la sua maledetta
linguaccia, ieri notte ha insultato uno di loro durante un colloquio.- Andromeda
scosse il capo – Comunque deve starsene buona e tranquilla. Solo che non
sopporta di essere spiata e questo le dà fastidio. Il Wizengamot ha deciso che
dovrà vivere per un anno nella casa dei nostri genitori, sotto stretto
controllo.- - Nella casa dei vostri genitori?- si sconvolse il biondino – Ma
lei non ha fatto niente!- - Lo sanno, solo che temono che tu invece centri
ancora qualcosa. Per questo dopo l’estate dovrai subito recarti al Ministero e
fare ciò che ti diranno i Consiglieri. D’ora in avanti abiterai con
me.- Draco allargò gli occhi, sempre più allibito. Lui? Adesso era colpa
sua? Abbassò lo sguardo, disperato. Dannazione…ma quando sarebbe finita?
Quando?
Era quasi il tramonto quando Colin fece l’ultima foto ai
recalcitranti membri del gruppo. Canon era tornato apposta a Hogwarts per
immortalare l’ultima volta la squadra che quell’anno aveva sconfitto i
nemici. Harry, Ron, Hermione, Draco e Blaise, Seamus e Neville, Dalton e
Justin e anche Elettra che era stata portata dai Weasley vennero immortalati con
tanta pazienza, infine il Grifondoro del sesto promise loro che avrebbe mandato
una copia a tutti, poi finalmente quella tortura, ebbe fine… Sbuffando, Draco
Malfoy si scostò i capelli dalla fronte e i suoi occhi si posarono su
Hermione. Stava salutando le sue amiche che praticamente erano tutte in
lacrime. Quando ebbe finito, lo raggiunse…e una folata di vento gelido lo colpì
alle spalle. Rabbrividendo, tornò a prestare attenzione solo alla
Grifoncina. - Ci siamo.- gli disse, stanca morta – Questa giornata è stata
pesantissima…- ma la sua voce tremava. Draco se ne accorse, si accorse del modo
strano in cui cercava di non guardarlo in viso. Fece per prenderle la mano
ma, lasciandolo con una sensazione simile all’abbandono, lei si ritrasse. -
Tieni.- gli disse invece. E gli porse una piuma nera che il Serpeverde,
sconvolto, prese senza capire. Che stava facendo? Lo
stava…lasciando
? L’afferrò per le braccia, stavolta senza lasciarsi scostare
e le vide le lacrime agli occhi. Fu quello che in qualche modo lo fece a
pezzi. Lacrime. Ancora. Non ne poteva più. Non poteva più vederla piangere.
Se continuava a piangere per lui allora non erano veramente giunti a niente.
Serrò la piuma nera fra le dita, desiderando urlare. Ma alla fine prevalse
qualcos’altro. Si piegò su di lei e le sfiorò le labbra con un bacio, poi la
sorpassò. - Draco…- la sentì singhiozzare, per richiamarlo. Quando si
volse, Hermione gli vide un debole sorrise sulla bocca. - Sai una cosa?- le
urlò facendo in modo che sentissero tutti e fissandola tanto da arrivarle fin
nell’anima – Sei la maga migliore che conosca Hermione Granger! Non scordarlo
mai mezzosangue…- La scommessa. Hermione si portò le mani alla bocca,
reprimendo un altro singhiozzo. Chi aveva vinto davvero?, si chiese vedendolo
andare via. Di certo non lei. E forse neanche lui.
Harry Potter nel
giardino della fontana si girò un’ultima volta verso Hogwarts mentre le carrozze
delle famiglie cominciavano a uscire dal sentiero della scuola di magia. Erano
presenti tutti, anche se in molti se n’erano già andati. Loro sarebbero tornati
a Londra, al Paiolo, per la notte e la mattina dopo sarebbero partiti per
l’Italia. Finita. Ormai era un mago diplomato. Un mago coi fiocchi, come
aveva detto Hagrid sette anni prima. Una mano gli batté sulla spalla e si
ritrovò abbracciato a tutto il gruppo degli Auror, Tristan compreso che non
amava gli addii. Tanto si sarebbero tenuti in contatto, questo lo sapeva
benissimo. Gli avrebbero tormentato l’esistenza visto che sarebbero diventati
Auror in fondo… Mentre Ron salutava Jess e suo padre, Milo e tutti gli altri,
Harry guardò Lucilla di sottecchi, sorridendole in modo strano. Lei non disse
nulla, scambiandogli la stessa occhiata misteriosa. - Grazie.- le disse
infine, abbracciandola stretta – Non fosse per te non sarei qua. Neanche
Sirius.- - Bhè, bambino sopravvissuto…- disse la Lancaster staccandosi dopo un
poco - …non fosse per te, qualcun altro sarebbe ancora qua. Tom avrebbe potuto
avere il mondo ma ha buttato via tutto. E tu?- - E io cosa?- rise il
Grifondoro. - Tu lo vuoi il mondo Harry Potter?- chiese Lucilla, sorridendo –
Silente me lo chiese anni fa.- - Non so…- il moretto alzò le spalle, mentre
Sirius e gli altri cominciavano a richiamarlo – Te lo dirò prima o poi.- - Ci
conto.- Lucilla gli strizzò l’occhio. - Non sparire!- le disse, correndo
alle carrozze. Lì finalmente strinse la mano al mago più potente che conosceva,
Silente, e riuscì perfino ad abbracciarlo, cosa che prima non avrebbe mai
immaginato. Col cuore in gola ascoltò ogni sua parola, guardando Hogwarts ancora
e ancora. La sua casa…si, sarebbe sempre rimasta tale. Ma era ora di
staccarsi dal nido. - Buona fortuna, Harry Potter.- disse il preside,
mettendogli una mano sulla spalla. - Tanto torneremo.- l’assicurò anche Ron
che gli stava accanto. - E allora si che sarà dura!- rise Blaise poco più
distante. Il vecchio Silente scoppiò a ridere con loro, dando a ognuno la
sua benedizione. Poi, salirono sulle carrozze…e fu tempo di andare. Niente
più lacrime, niente più addii. Salutarono dai finestrini gli Auror,
gl’insegnanti, Lucilla che già nascondeva un segreto e Silente. Ora
sembravano così lontani…
Draco Lucius Malfoy, sulla carrozza dei Black, scese
lungo il sentiero della campagna attorniato dalle discussioni della famiglia
Zabini e di sua madre e sua zia. Ma non sentiva nulla. Attonito, provava solo un
vuoto enorme che non avrebbe più saputo riempire. Poggiò la testa allo
sportello, poi alzò la piuma nera davanti agli occhi…e improvvisamente vide
tutto velato. Hermione… Un verso di rapace lo scosse e contro il rossore del
cielo, un nero battito d’ali risaltava nel suo cuore. Il corvo seguì la sua
carrozza per molto, molto tempo…poi nel folto della foresta, Draco non la vide
più.
Harry James Potter invece, nella carrozza insieme ai suoi amici e al suo
padrino, ridiscese lungo l’interno della regione. E da lì ricominciò una
nuova storia per il bambino sopravvissuto, anche se molto presto il suo destino
sarebbe tornato a scontrarsi con quello delle persone che l’avevano accompagnato
fino a quel momento.
- La Scommessa
- Fine
Devo ammettere che ripostare di nuovo questa fiction dopo due anni
dal suo inizio è stato veramente divertente. Rileggere i capitoli passati mi ha
fatto accorgere di quanti errori, del fraseggio, anche delle piccole
imperfezioni nei caratteri dei personaggi io abbia fatto. Col senno di poi
dovrei riprenderla in mano e riscriverla, ma mi dispiacerebbe in molto, anche se
decisamente una bella revisione non le farebbe che bene....ma mi fa anche
ridere, con tenerezza, di quanti casini io abbia fatto,
scrivendo.
Grazie per le belle recensioni, sia di chi ha riletto
la fic dopo due anni sia di chi l'ha letta ora per la prima
volta.
Fra qualche giorno metterò il seguito, anche questo già
terminato, quindi non stupitevi più di quanto io faccia in fretta a postare. Il
nome è "I Bracciali del Destino" e spero riuscirà a coinvolgervi come questa fic. Questa
volta la storia sarà basata sui fatti fuori da Hogwarts, per Harry diventato
Auror e compari ma ci sarà anche l'ingresso di un nuovo e importante
personaggio, che ci riporterà alla scuola di magia.
Adesso vi saluto, allora. Grazie infinite a tutte le amiche di manga.it e a quelle nuove. A
prestissimo.
Kysa.
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