Friends with Benefits

di verycoc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


…But nothing’s greater
Than the rush that comes with your embrace
And in this world of loneliness
I see your face.


Akane guardò il ragazzo che le camminava tranquillamente accanto Ignaro della lotta interiore che la stava dilaniando. Aveva paura di quello che le avrebbe detto se avesse avuto il coraggio di chiederglielo, ma il dubbio la tormentava da tutta la sera. Aveva aspettato di essere da sola con lui per parlargliene, ma adesso non trovava il coraggio. Assorta nei suoi pensieri si fermò all’improvviso in mezzo alla strada. Lui non sentendo più i suoi passi si girò a guardarla “Akane” si sentì chiamare, “Akane, ti senti bene?”. La ragazza sbatté gi occhi confusa e poi lo guardò arrossendo. “si, si sto bene” riuscì a balbettare muovendo qualche passo verso di lui. Poi improvvisamente si bloccò di nuovo e gli rivolse la fatidica domanda “tu, tu lo faresti?” si sentì dire prima di riuscire a fermarsi. Il ragazzo si voltò verso di lei e la guardò incuriosito e confuso “farei cosa?” le chiese. Akane arrossì ancora di più e alzò il viso per fronteggiarlo “quello che ha fatto Ukyo” disse in un sussurrò. Il ragazzo la guardò con tanto d’occhi “spiegati meglio” le disse. “insomma, cominceresti una relazione basata solo su quello?” non aveva il coraggio di guardarlo, ma doveva sapere. Il ragazzo sembrò rifletterci, poi riprese a camminare sempre in silenzio. Akane lo seguì.

“io scommetto che tu non ne saresti capace” disse lui dopo un po’ con una luce divertita negli occhi. ”beh, non c’è che un modo per scoprirlo” rispose Akane. Il povero ragazzo rimase a bocca aperta, ma subito ritrovò la parola “che cos’è una proposta?” chiese in tono di sfida. “e se anche fosse? Che c’è hai paura?” lo stuzzicò lei. “ammetto che l’idea di vederti nuda mi distrugge, insomma un maschiaccio come te con qui fianchi così larghi e senza un minimo di sex appeal farebbe passare la voglia a chiunque, ma scommetto che ce la farei”. La ragazza gli rise apertamente in faccia. Lui la guardò male poi fu la volta sua di attaccare “non sarai tu ad avere paura?” le chiese con uno sguardo malizioso. La ragazza lo guardò “io paura di te? Questa si che è buona Ranma!”. “allora ci stai?” gli chiese lui dubbioso bloccandosi davanti al cancello di casa di Akane. “non sarò certo io a tirarmi indietro” gli rispose lei seria cercando le chiavi nella borsa. “allora ok, ci vediamo domani”. “alle 5 nel mio appartamento, a meno che tu non voglia ritirarti”.“non ci contare maschiaccio” gli disse lui, lei gli fece una linguaccia e poi gli chiuse il portone in faccia.

Il giorno dopo quando sentì il suono del citofono e poi la sua voce che le chiedeva di entrare, Akane era del tutto impreparata a quello che sarebbe successo. non se lo aspettava, Non avrebbe mai pensato che lui si sarebbe fatto vivo. Timido com’era e con quello che le aveva sempre detto sul suo aspetto fisico si era persino stupita che fosse stato al gioco la sera prima. “cocciuto com’è avrei dovuto immaginarmelo” pensò Akane mordendosi le labbra per il nervoso “e adesso che faccio?” si domandò ancora “non posso certo ritirarmi io! mi prenderebbe in giro per tutta la vita! no, devo inventarmi qualcosa! potrei mostrarmi disponibile, sono sicura che è solo un blaff, non avrebbe mai il coraggio di farlo” cercava di darsi coraggio quando la sua mente fu attraversata da un pensiero: “e se ce lo avesse? Lui non si tira mai indietro davanti a una sfida!”. il suono del campanello interruppe i suoi pensieri. “maledizione” imprecò Akane tra i denti, e rossa come un peperone e più nervosa che mai si precipitò alla porta. Prima di aprire si sistemò i capelli dietro le orecchie e prese un profondo respiro per calmarsi. Sapeva di non avere scelta: Il suo orgoglio non le permetteva di sottrarsi a quella sfida. doveva solo sperare che questa volta lui avesse più buon senso di lei e glie la desse vinta, o forse no?

Ranma attese che lei venisse ad aprirgli. Era stupito di se stesso. Aveva preso seriamente in considerazione l’idea di non presentarsi a quell’appuntamento. Ma poi il pensiero della risata di Akane quando lui si era proposto lo aveva fatto diventare matto. Quella sfrontata aveva avuto l’ardire di sfidarlo e adesso se ne sarebbe pentita! Era sicuro che si sarebbe tirata indietro e intanto lui poteva divertirsi a vederla impazzire. Sorrise ad immaginarsi la faccia della ragazza quando lui avrebbe fatto la sua mossa. Contro di lui non aveva scampo, l’avrebbe avuta vinta come al solito! Stava ancora sorridendo compiaciuto quando lei gli aprì la porta. Ma il sorriso gli morì sulle labbra quando se la vide davanti. Indossava un jeans e una t-shirt rosa, i capelli sciolti le ricadevano sulle spalle. Aveva un’aria corrucciata e le guancie arrossate. Era visibilmente nervosa e si mordeva un labbro. La trovò incredibilmente carina e, stupendo prima di tutto se stesso, si ritrovò a desiderare che lei non si tirasse indietro. Quel pensiero lo folgorò e lui scosse la testa per scacciarlo. “ciao” le disse per rompere il ghiaccio e pur non volendo sentì di arrossire. “ciao” mormorò lei in risposta e abbassò gli occhi per non guardarlo. “non mi fai entrare?” gli chiese lui sorridendole incoraggiante. “si, scusami, entra pure” lo invitò lei spostandosi dalla porta. “vuoi qualcosa da bere? Ho della birra”. Lui annuì mentre si sedeva sul divano. Lei glie ne porse una e poi si sedette accanto a lui. Stettero qualche minuto in silenzio sorseggiando la birra. Ognuno perso nei propri pensieri lanciando occhiate all’altro. “hai dormito bene” si sentì dire Akane “si grazie, tu?” rispose il ragazzo “si, anche io ” “bene” “bene” poi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Vedendola ridere la mente di Ranma fu ancora dominata dal desiderio che lei non si tirasse indietro, era davvero bella quando rideva! Lui cercò di dominare i suoi pensieri e di non concentrarsi troppo sulle sue labbra morbide ne sulle guancie leggermente arrossate, ne sui suoi occhi scintillanti.

Doveva prendere il gioco in mano, doveva farla rinunciare! “Beh, allora sei pronta?” le chiese ritrovando la sua aria spavalda. La ragazza parve boccheggiare “si, sono pronta” disse infine. Lui la guardò stupito “guarda che sei ancora in tempo per cambiare idea” la avvertì lui. “anche tu!”. “si, ma io non ne ho nessuna intenzione” esclamò il ragazzo avvicinando il viso al suo. “sta tranquillo neanche io!”. Lui la guardò con occhi spalancati, i loro visi così vicini da sentire il respiro di lei sulle labbra. “guarda che dopo non potrai più tirarti indietro” l’ammonì lui, “neanche tu”. Lui deglutì nervoso vedendola chiudere gli occhi e dischiudere leggermente le labbra. “cosa stai aspettando?” lo derise lei. Aveva riacquistato il suo sangue freddo. Aveva visto la paura nei suoi occhi ed era sicura che stesse per cedere e darsi per vinto. Già stava festeggiando interiormente quella piccola vittoria, cercando di ignorare il senso di delusione che le stava nascendo nel cuore, quando sentì due labbra morbide e gentili sfiorare delicatamente le proprie. Fu un tocco lieve e veloce, ma le fece battere il cuore a mille. Lei aprì gli occhi sorpresa e si trovò davanti un Ranma non meno stupefatto di lei. “beh, è tutto qui quello che sai fare?” gli chiese mentre cercava di darsi un contegno e di calmare il proprio cuore impazzito. “ti faccio vedere io! brutta…” e le prese il viso tra le mani affondando le dita nei suoi capelli morbidi, e prima che lei potesse dire niente premette forte le labbra sulle sue. per un attimo Akane rimase spiazzata e immobile, poi senza più pensare a niente schiuse le labbra e ricambiò il bacio di Ranma. Fu un bacio dolce e passionale insieme. Lungo e snervante, carico di significato e di cose non dette. Akane era come assuefatta a quelle labbra così morbide e perfette che sembravano volerla mangiare mentre la mente di Ranma era del tutto vuota. Si staccarono soltanto per respirare e si trovarono stesi sul divano l’uno sull’altra. Ranma la guardò sgomento e leggendo negli occhi di lei lo stesso desiderio prese a baciarla ancora, mentre le sue mani si muovevano sul suo corpo sinuoso.

Quando si staccarono Akane ansimava alla ricerca di aria, Ranma del tutto fuori di se prese a baciarle il collo e a frugarle il corpo con mani ansiose. La maglia si era sollevata lasciando scoperto il ventre piatto lui glie lo baciò dolcemente mentre le sue mani scendevano già verso i pantaloni quando Akane lo fermò “Ranma” lo chiamò e lui di mala voglia alzò lo sguardo verso di lei preoccupato “mi-mi dispiace, io…” ma lei lo fermò posandogli un dito sulle labbra. “non qui” disse solo guardandolo con sguardo intenso. Lui la guardò sorpreso poi parve capire. Si alzò e la prese tra le braccia, si incantò un attimo a guardarla e poi la baciò. Lei si accoccolò meglio tra le sue braccia posandogli il viso sulla spalla. si sentiva così bene tra le sue braccia! E il modo in cui lui l’aveva baciata! Non si era mai sentita così, forse solo una volta…
Gli sorrise mentre la adagiava sul letto e poi si stendeva su di lei. Si guardarono ancora una volta e lui, ancora una volta, si perse nei suoi occhi. “sei bellissima” le disse in un sussurro. Akane sorrise compiaciuta “non ero un maschiaccio?” gli chiese allungandosi per dargli un bacio a fior di labbra “si, un bellissimo maschiaccio!” confermò lui “ma ora non montarti la testa”. E le diede un altro bacio, l’ennesimo. Al quale seguirono mille altri sparsi per tutto il corpo. Il contatto con la sua pelle liscia e odorosa gli dava il capogiro.

Le fece togliere la maglia e le sfilò i jeans mentre le mani di lei gli aprivano la camicia e gli esploravano il torace. Era una sensazione bellissima sentire le sue mani su di se. lui si fermò un attimo ad osservarla. Ad Akane losguardo di Ranma sulla sua pelle nuda sembrava una carezza di fuoco. Si coprì il viso con le mani imbarazzata, ma lui glie le spostò. “ti ho già detto che sei bellissima?” e senza aspettare risposta iniziò a baciarla dalla testa ai piedi. Accarezzandola con le sue grandi mani forti e delicate. Sembrava che volesse studiarla, imprimere nella sua mente ogni centimetro del suo corpo. Mentre la osservava sembrava un bambino alla scoperta di un mondo fantastico. Quando finalmente stava per suggellare la loro unione, Akane lo fermò. Lui la guardò confuso, aveva capito che lo voleva anche lei. Aveva forse cambiato idea? Cercò di leggere i suoi occhi che trovò pieni di lacrime. Lei vedendo la pena e la preoccupazione in quelli di lui gli sfiorò il viso in una dolce carezza “va tutto bene” cercò di rassicurarlo “è solo che...”. Esitò. Non sapeva come lui l’avrebbe presa. Ma doveva farlo, altrimenti non ci sarebbe mai riuscita. Sospirò per darsi coraggio e poi lo disse tutto d’un fiato “potresti dirmi che mi ami?”. Quella semplice richiesta spiazzò Ranma che guardò la ragazza come se la vedesse per la prima volta. Lei si accorse del suo cambiamento e lo guardò con intensità “solo per finta” spiegò, “come se lo dicessi a un panino al formaggio”. Lui la guardò e capì come fosse importante per lei sentirsi amata in quel momento e glie lo disse. Senza guardarla negli occhi per paura che scoprisse che gli era venuto dal cuore..

“grazie” mormorò lei, mentre il suo corpo tornava a rilassarsi e il volto si copriva di lacrime. Si guardarono intensamente negli occhi cercando l’uno il consenso dell’altro. Lui le asciugò le lacrime e le baciò gli occhi mentre le loro anime si mischiavano in un tripudio di emozioni e colori sgargianti..

Quando finalmente si staccarono Akane era stravolta. Mai aveva provato sensazioni tanto forti e contrastanti. Fare l’amore con Ranma era davvero fantastico. E quando poi lui le aveva detto di amarla il cuore le era come scoppiato nel petto. “lo ha fatto solo perché glie lo hai chiesto tu” le ricordò una vocina nella sua testa “questo per lui è solo sesso”. Ma Akane mise a tacere quella voce ci sarebbe stato tempo dopo per ascoltarla. Per ora voleva godersi quel momento magico! Aveva fatto l’amore con il suo Ranma ed era stato meraviglioso. Che importava se il suo cuore si sarebbe spezzato se ora lui era lì con lei e la stringeva tra le braccia come il più prezioso dei tesori? Che importanza potevano avere le lacrime che avrebbe versato se lui le aveva detto che era bellissima? Il ricordo dei suoi baci infuocati avrebbe lenito il dolore di un cuore infranto. Ne era sicura, o almeno ci sperava. Si accoccolò meglio contro di lui e gli stampò un ultimo bacio sulle labbra prima di scivolare dolcemente nel mondo de sogni.
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Allora, volevo cominciare col dire che è la prima mia fic a sfondo “sessuale”. Quindi se le scene non vi convincono ben vengano critiche e consigli. Grazie per l’attenzione, a presto, Ale.

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Capitolo 2
*** 2 ***


 La vedo addormentarsi tra le mie braccia e mi sento felice. Ma ho la strana sensazione che tutto questo sia sbagliato. In un certo senso mi ha deluso. Non credevo fosse quel tipo di ragazza. La conosco da quasi vent’anni e non l’avrei mai creduta capace di una cosa del genere. Fare l’amore con lei è diverso, è speciale. Ma il pensiero che l’avrebbe fatto con chiunque mi sconvolge. Non ho il diritto di essere geloso o di giudicarla. Io sono il primo che non ha mai voluto impegnarsi, sono stato con decine di donne e per nessuna sentivo altro che semplice attrazione. Ma con Akane è diverso. Lei è sempre stata il modello con cui misuravo le altre. L’ho sempre tenuta su un piedistallo che però adesso sta crollando sotto il mio naso!
E perché poi? Perché ha fatto l’amore con me? Ma se era quello che sognavo da anni. No il problema è che per lei non era altro che sesso. Le sfioro un braccio con le dita e lei mugugna qualcosa nel sonno. È così bella! Dovrei andarmene, dimenticare questa storia. Ma il punto è proprio questo. Sebbene non nel modo che avrei voluto è successo. E non so se sono pronto a rinunciare al frutto dopo aver dato il primo morso. È così difficile! Ma dentro di me so che non è giusto. Non è giusto verso di me e non è giusto neanche verso Akane. già Akane, lei meriterebbe qualcosa di meglio, ma sembra che non le importi, che vada bene così. La guardo e anche se so che dovrei andarmene non ne ho la forza. Che male c’è in fondo? Siamo adulti e consapevoli, cosa potrebbe andare storto? Chi potrebbe farsi male? Forse io, ma se non mi importasse?

Se lei vuole questo tipo di relazione non posso certo impedirglielo. Se mi tiro indietro io troverà certamente qualcun'altro e questo non lo sopporterei. Se solo penso che qualcuno potrebbe toccarla come l’ho toccata io prima, baciarla,amarla, mi sento impazzire! Istintivamente la stringo più forte a me come per non farla andar via e lei sembra felice. No, ho deciso! Starò al gioco e cercherò di giocare al meglio le mie carte. Ora devo calmarmi, prendo un respiro profondo e annuso intensamente l’aria. È impregnata di noi. La guardo ancora e mi sembra di sognare. quante volte ho sognato di stringerla così? Non me lo ricordo. Le sue labbra si schiudono e parla nel sonno. Una singola parola sussurrata al vento “Ranma”. Il mio stomaco è un groviglio, la fisso intensamente e non riesco a resistere all’impulso di baciarla. Un bacio leggero, a fior di labbra. Sorrido amaramente di me stesso: ma chi volevo prendere in giro prima? Non rinuncerei a questo neanche se ne andasse della mia vita. Le sue labbra, il suo corpo, lei! Tutto questo mi appartiene e se lei non mi ama poco male, lo farò io per tutti e due. Più sereno appoggio la testa alla sua e me la tiro più vicino. Il suo corpo mi riscalda e il suo profumo mi inebria i sensi già stanchi. Sento il sonno prendermi e trascinarmi in un mondo dove tutto questo non è solo per finta.



Apro gli occhi e lo vedo qui abbracciato a me. Oddio! E adesso che faccio? Non ero preparata a questo! Ieri sera è stato perfetto, ma credevo che se ne sarebbe andato. Mi sento uno schifo! Come farò a guardarlo in faccia? Cosa penserà di me? Quello che penso anche io forse! Ho fatto l’amore con uno che non è il mio ragazzo. Che importa se è l’uomo dei miei sogni? Che importa se lo aspettavo da una vita? Lui non capirà, lo conosco! So cosa pensa delle ragazze che fanno queste cose, l’ho sempre saputo e l’ho fatto lo stesso! Ma come avrei potuto fare altrimenti? Quando ha iniziato a baciarmi non ho capito più niente! E poi le sue mani su di me mi hanno stordita. ero completamente fuori di me, lo avevo sognato così tanto! E poi perché avrei dovuto tirarmi indietro? L’uomo che amo da una vita finalmente si accorge di me e io avrei dovuto respingerlo? Perché? Perché lui non ti ama, sciocca! Sento la coscienza rimordere. Dentro di me so di aver sbagliato, ho ingannato lui e ho ingannato anche me stessa. Quando poi gli ho chiesto di dirmi che mi amava ho toccato il fondo. Ma ne avevo bisogno e penso che anche lui lo abbia capito. È stato così bello sentirglielo dire! Mi mordo il labbro: stupida, stupida, stupida! Lui non lo pensava davvero, voleva solo concludere! Il pensiero mi fa male al cuore e sento le lacrime affiorare. Perché deve essere tutto così dannatamente difficile? Lo sento muoversi e mi giro dall’altra parte asciugandomi le lacrime e fingendo di dormire. Sento il suo sguardo su di me, ma non mi muovo. Sono ancora troppo scossa e ho paura di cosa potrei dire o fare, o forse ho paura di leggere il suo sguardo. Lui mi scuote leggermente un paio di volte e quando capisce che sto ancora dormendo , si veste e se ne va. Trattengo il fiato fino a che non sento la porta chiudersi. Poi mi metto seduta in mezzo al letto e scoppio a piangere: che ho combinato?



Me ne vado a casa a farmi una doccia e a cambiarmi prima di andare a lavoro. sono contento che stesse ancora dormendo, non avrei saputo cosa dirle. Anche se mi sarebbe piaciuto parlare un po’ con lei e magari baciarla. Il solo pensiero mi rende nervoso. Nella mia mente scorrono le immagini di ieri sera come in un film. Mi sento stordito, ho bisogno di schiarirmi le idee. Ho deciso di non farmi vivo con lei finche non capisco bene cosa voglio. Cambio idea ogni cinque minuti e non posso permettermelo, ci sono in ballo troppe cose. Trovo la casa vuota, sul tavolo la colazione e un biglietto di mia madre “mi hai fatto preoccupare stanotte.” Ma è possibile che a questa età debba ancora darle conto di quello che faccio? Penso alla faccia di Akane se vedesse il biglietto. Mi prende sempre in giro perché vivo ancora con mia madre. Dice che sono un bambino viziato e mammone, mi chiede sempre quando mi deciderò a crescere e ad andarmene, ma so che non lo pensa davvero. Sa quanto mia madre si senta sola da quando quel dannato di mio padre se ne è andato e so che il fatto che mi prenda cura di lei è una delle cose che le piacciono di più di me. Me lo ha persino detto un paio di volte. Sorrido, a mia madre piace molto Akane. Fa sempre commenti su di lei. Su quanto è carina, su quanto è intelligente e onesta e dolce. Come se dovesse convincermi! È vero che non le ho mai fatto capire quanto mi piaccia, ma è mia madre e mi conosce: sa che con lei sono diverso rispetto a tutte le altre. Sarei curioso di sapere cosa penserebbe se sapesse cosa stiamo facendo. Non credo che si limiterebbe a sorridere della cosa come fa di solito con i nostri battibecchi. Credo che ci rimarrebbe molto male. Ha sempre pensato che io e Akane saremmo finiti insieme, ma non credo si aspettasse in questo modo. Neanche io me lo aspettavo. Mi siedo stancamente e scoperchio la ciotola di riso e verdure che mia madre mi ha lasciato. Il riso è freddo e appiccicoso, deve essere lì da molto. Ma che ore sono? Guardo l’orologio e rimango di stucco: sono le 9 e 20 cazzo! Dovevo essere a lavoro 50 minuti fa! Imprecando finisco di trangugiare la mia colazione e volo a cambiarmi.



Non mi sono mossa dal letto per un’intera ora. Non ne avevo nessuna voglia, ma poi mi ha chiamata ukyo. Ha detto che passerà a prendermi e mi porterà a fare spese e poi a pranzo. Mi ha chiamata alle 9 per dirmi cha sarebbe passata alle 10. Così non ho avuto scelta, non potevo permettere che mi vedesse in queste condizioni. Ho provato a dissuaderla, ma è più cocciuta di un mulo e poi mi farà bene parlare di tutta questa faccenda con qualcuno. Lei è l’unica che sappia cosa provo davvero per Ranma. è la mia migliore amica dai tempi della scuola ed è l’unica a cui abbia mai confidato i miei sentimenti. Lei aveva già capito tutto da sola in realtà. Aveva intuito che dietro i nostri battibecchi si celava qualcosa di più. Da parte mia aveva avuto senza dubbio ragione, ma lei si ostinava a credere che anche lui provasse lo stesso per me e faceva di tutto per spingerci a confessare. Io avevo ceduto quasi subito. Sono sempre stata una ragazza molto riservata, ma sentivo di potermi fidare di lei. I suoi modi bruschi e decisi con me non avevano avuto effetto, avevo intuito la dolcezza e la fragilità che celavano e l’avevo sempre trattata con rispetto spingendo gli altri a fare lo stesso. Pensavo che fosse dura adattarsi ad una nuova scuola e avevo paura che si sentisse troppo sola. La mia amicizia e quella di Ranma si sono rivelate subito preziose per lei, piano piano l’abbiamo fatta uscire dal suo guscio e adesso lei è parte integrante del nostro piccolo gruppo. È una ragazza così allegra e vivace che riscuote molto successo specialmente con i ragazzi. Ha sempre la battuta pronta ed è molto decisa. Quando vuole una cosa se la prende. Qualche volta vorrei essere come lei, anche se a dirla tutto e proprio per questo che mi trovo in questo guaio!



Apro la porta del giornale e mi fiondo al mio posto sperando di passare inosservato, Daisuke si affaccia dal suo cubicolo e mi bisbiglia uno stupido “sei in ritardo”. Come se non lo sapessi! Ma la cosa che mi infastidisce di più è quel sorrisetto malizioso e quella strana luce che ha negli occhi “che c’è? ” insiste “hai fatto le ore piccola?”. Sbuffo irritato e ringhio un caustico “dopo” ho infatti notato che quel dannato del nostro capo si sta avvicinando, Daisuke segue il mio sguardo e scatta al suo posto. Anche io mi giro ed accendo il computer fissando lo schermo con tanta intensità che mi meraviglio che non esploda. Mi rilasso credendo che sia passato oltre, ma dopo un secondo sento il suo fiato sul collo “bene bene, guarda un po’ chi ha deciso di farsi vivo” cinguetta sarcastico. Io mi mordo la lingua per non rispondere come vorrei. Lui è il capo, lui è il capo, mi ripeto per non esplodere. Stamattina ci mancava solo lui! “lo sai che sei in ritardo di quasi due ore Saotome?” non sembra notare la mia postura rigida e le mani strette a pugno lungo i fianchi, o forse si e si diverte a provocarmi perché sa di essere in una posizione di vantaggio. Per un attimo non dico niente poi sentendo lo sguardo di mezzo ufficio su di me e maledicendomi per questo prendo un sospiro e dico “mi dispiace signore”.Odio dovermi umiliare così, ma ho bisogno di questo lavoro e non posso negare di essere in colossale ritardo! Il capo sembra soddisfatto, posso immaginare il sorriso compiaciuto su quella faccia da deficiente. I colleghi sembrano delusi e tornano ai loro posti, forse si aspettavano una reazione diversa; come mi sarebbe piaciuto accontentarli! È da quando sono qui che sogno di dare una lezione a quel tipo, ma questo lavoro mi serve e mi piace anche, lavoro con due dei miei migliori amici e sono pagato per guardare partite tutto il giorno. Per questo posso sopportare qualche frecciatina da quel dannato Kuno. Lo sento muoversi ancora alle mie spalle. Forse sta cercando qualcosa di carino da dirmi, ma sa di aver già sfidato la sorte. Deve ricordare ancora le lezioni che gli davo a scuola. Sorrido ricordando quei tempi. Dopo un po’ lo sento allontanarsi poi la sua voce aggiungere “cerca di non sprecare il poco tempo che ti resta, prendi Daisuke e corri al Keplan, la squadra di kendo darà una conferenza stampa.”. Bene! Proprio quello che ci voleva! Sono già l e dieci passate e la conferenza prenderà tutto il resto della mattinata, non dovrò rivedere quel suo brutto muso fin dopo il pranzo! Afferro la borsa con la mia attrezzatura e mi precipito fuori seguito a ruota da Daisuke.

Ukyo è in ritardo, mi lascio cadere all’indietro sul letto a gambe e braccia aperte e sbuffo. Sono terribilmente nervosa e penso di stare diventando pazza. Alterno crisi di pianto isterico a risatine incontrollate ogni qual volta ripenso a ieri notte. Se da un lato mi sento uno schifo per come sono andate le cose, dall’altro non posso non pensare che, al di là di tutto, quello che volevo si è finalmente avverato. Persino adesso ripensarci mi fa arrossire. Mi sento ancora le sue mani addosso e il sapore delle sue labbra sulle mie. Anche se non come avrei voluto stanotte per me è stata speciale e non so cosa darei perché lo sia stata un po’ anche per lui. Ma non voglio illudermi, non posso illudermi! L’ho fatto per anni: ogni volta che faceva qualcosa di carino per me mi dicevo ecco, ci siamo, “adesso mi dirà che ha capito che mi ama e che non può stare senza di me” oppure “adesso mi bacia e vivremo per sempre felici”. Ma non è mai successo.

Lui ha il suo sport, il suo lavoro, le sue arti marziali e le sue stupide ragazze usa e getta. Il solo pensiero che adesso per lui sono una di loro mi fa venire di nuovo le lacrime agli occhi. Mi ha sempre detto che non si sarebbe mai potuto interessato a me perché sono un maschiaccio violento e senza un briciolo di sexappeal, io ci stavo male all’inizio, ma mi sono sempre consolata dicendomi che la ragione era un’altra, che in realtà lui con me non faceva certe cose perché mi rispettava e mi riteneva speciale. Ma allora stanotte? I dubbi e i rimpianti mi tormentano. Se solo non fossi stata così debole adesso potrei ancora guardarmi allo specchio e guardare lui in faccia! Il suono insistente di un clacson ha il potere di riscuotermi dai miei atroci pensieri. Sospiro e vado alla finestra: la macchina di Ukyo è posteggiata di fronte a casa mia e lei è dentro che mi saluta con una mano. “scendo ” le urlo. Poi afferro la giacca e con un ennesimo sospiro vado alla porta.



Sono a pranzo con Daisuke, la conferenza è finita da poco e non siamo ancora rientrati in ufficio. Lui mi parla, ma io sono distratto: gioco col cibo, controllo spesso l’orologio e il cellulare. Sbuffo e sospiro in continuazione e dopo un po’ lui se ne accorge. “Ranma, ma che cos’hai oggi? È da stamattina che sei strano”. ha ragione, ma non so cosa dirgli. Vorrei raccontargli tutto, giusto per dirlo a qualcuno e sfogarmi un po’, ma non so se è una buona idea. Mi tormento il colletto della camicia indeciso, sento il suo sguardo curioso su di me e alla fine non mi trattengo più: “ieri sono stato con una ragazza” sbotto prima di riuscire a controllarmi. Lui sgrana gli occhi e poi sorride malizioso “forte amico!”. Io gli sorrido di rimando, non molto convinto e ancora imbarazzato. Apro bocca per dirgli il resto, ma lui mi anticipa “e chi è la fortunata? La conosco?”. Quando io annuisco lui spalanca ancora di più gli occhi e prima che possa chiederlo glie lo dico: “si tratta di Akane”. L’espressione comparsa sul volto del mio amico è di pura incredulità, ha la bocca spalancata e gli occhi sporgenti, mi fissa come se avessi detto chissà quale assurdità poi finalmente ritrova la parola “cioè, mi stai di dicendo che tu e Akane… si insomma che voi…” io annuisco. In effetti al momento non sono capace di fare altro. Lui si gratta pensieroso la testa, ha ancora la bocca aperta poi sembra riprendersi e sorride. Un sorriso luminoso, a trentadue denti. Negli occhi uno sguardo ammiccante e luminoso. “ma è fantastico!” esclama con entusiasmo dandomi una pacca sulla spalla. “già” riesco a dire alla fine, ma il mio tono è al quanto depresso. Lui mi guarda perplesso “è andata tanto male?” mi chiede. Io scuoto la testa, “no, è stato fantastico!” dico. Lui mi guarda senza capire “e qual è il problema allora?”. prendo un respiro profondo per farmi coraggio: “lei vuole un amico di letto!”. Lui quasi si strozza con la birra che sta bevendo. “un amico di letto?” mi fissa incredulo, forse non pensa di aver capito bene “e lo ha chiesto a te?”. “già” rispondo io con amarezza prendendo un sorso d’acqua. “e di cosa ti lamenti scusa?”. Mi fissa in modo strano “a meno che tu non voglia essere qualcosa di più per lei, è questo Ranma? Vuoi essere il fidanzato dolce e premuroso di Akane?”. Colgo la provocazione, ma non posso fare a meno di agitarmi a disagio sulla sedia. Lo guardo male e poi prendo a negare convulsamente; “ma come ti viene in mente? Io con quel maschiaccio violento e senza un pizzico di sex appeal? Tu sei matto!”. Lui mi fissa scettico e rincara la dose: “beh, se ti costa tanto andare a letto con Akane fatti da parte, ti sostituisco io”. La sola idea mi paralizza dall’orrore, ma non lo do a vedere. Raddrizzo le spalle e bevo un altro sorso d’acqua poi sorrido sprezzante “scordatelo” dico “lei è mia!”.

“Tu e Ranma cosa???”. Strilla Ukyo mentre mi fissa come se mi vedesse per la prima volta. Siamo a pranzo insieme e le ho appena raccontato della notte scorsa. Lei per poco non si è strozzata e adesso mi sta guardando a bocca aperta, non sa cosa dire e glie lo leggo in faccia. “si, noi abbiamo fatto sesso, ma ti prego abbassa la voce” la supplico. Lei si scusa poi torna a fissarmi “ma come è successo?” mi chiede “gli hai confessato tutto?”. È il mio turno di strozzarmi; “ma cosa stai dicendo?”. Lei mi fissa interrogativa, io abbasso gli occhi e lo dico: “noi…facciamo sesso e basta ”. Mi sento ardere le guance mentre lo dico e non ho il coraggio di guardarla in faccia. Me la vedo già con la sua espressione sconvolta e commiserevole, ma quando parla nella sua voce c’è solo esasperazione e, possibile?, una nota di divertimento “ma è possibile che sei così testona? Ma come ti è venuta in mente una cosa del genere?” mi chiede. Io continuo a fissare il mio piatto immobile “io non volevo” dico più a me stessa che a lei. “in che senso non volevi?” il suo tono è impaziente e mi intimorisce.”io…”, inizio titubante, “io ero rimasta colpita da quello che ci avevi raccontato di te e Ryoga e volevo solo sapere cosa ne pensasse lui, ma lui…”. Azzardo un’occhiata alla mia amica, che con un gesto della mano mi invita a continuare e così faccio: “ma lui ha pensato che glie lo stessi chiedendo e mi ha detto che secondo lui non ne sarei stata capace”. “beh, aveva ragione” sbotta Ukyo; io la guardo e arrossisco ancora di più “si, però tu mi conosci, se mi dicono che non posso fare una cosa io mi fisso…”. Mi blocco per prendere fiato e continuo “ E allora l’ho sfidato”.

Ukyo impallidisce “tu cosa???” mi chiede sgomenta, “ma sei diventata pazza? Lo hai sfidato? E ti sorprendi anche che siete finiti a letto insieme?”. Io la guardo e sospiro, so anche io che ho sbagliato, ma questa volta era diverso. “Ukyo, io pensavo che questa volta avrei potuto vincere” le dico seria, lei mi guarda scettica; “davvero?” mi chiede. Io annuisco, “sai anche tu quello che ha sempre detto su di me, di quanto sia brutta, poco attraente e tutti i suoi soliti complimenti, credevo che alla fine si sarebbe tirato indietro”. Lei sospira e si porta una mano alla fronte “oh Akane, sei proprio senza speranze! Davvero credevi che avrebbe mollato una sfida perché ti trova brutta?” io annuisco convinta, lei invece scoppia a ridere “ma se non riesce mai a staccarti gli occhi di dosso!”. Io mi sento avvampare vorrei smentire, ma il ricordo di questa notte mi assale; possibile che lui mi desiderasse davvero e io non me ne sia mai accorta? Ukyo mi riporta alla realtà “e adesso cosa hai intensione di fare” mi chiede. Io scuoto la testa pensierosa “non lo so” dico alla fine, poi non riesco più a trattenermi e le confido la cosa che sta opprimendo il cuore: “sono una sgualdrina!”. La voce mi è uscita in un sospiro lamentoso e sento già gli occhi riempirsi di lacrime. Ukyo mi fissa perplessa poi la sua espressione si addolcisce, si avvicina a me e mi passa una mano sulla spalla. “Akane, ma come puoi dire una cosa del genere?”.io continuo a piangere con la testa sul tavolino, la gente ci starà fissando, ma non mi importa. “hai fatto l’amore con un solo ragazzo in tutta la tua vita, il ragazzo di cui sei innamorata da quando hai 5 anni, e ti senti una sgualdrina?”. Io tiro su col naso e la guardo negli occhi.

“si, ma lui non lo sa, lui pensa che lo avrei fatto con chiunque!” la mia voce sembra quella di una bambina piagnucolosa. “che vuol dire che lui non lo sa?” Ukyo mi guarda con sguardo severo “non gli hai detto che era il primo?”. Io sbuffo tra le lacrime e mi scappa anche un sorriso “ho 25 anni, se lo avesse saputo mi avrebbe preso in giro per tutta la vita!”. Ukyo scuote la testa e il suo sguardo non mi piace. “smettila di guardarmi così” le dico “che cosa avrei dovuto dirgli? Che alla mia età l’unica mia esperienza prima di ieri è stata quel bacio che mi ha dato lui a 17 anni?” . Ukyo sgrana gli occhi “non hai nemmeno più baciato nessuno da allora?”. Io scuoto la testa, “ma sei uscita con molti ragazzi anche all’università…” è perplessa e l’incredulità le si legge in faccia. “ci uscivo solo per ripicca, perché lui si dava da fare con mezzo campus e mi dava della zitella acida davanti a tutti!” confesso. Lei mi guarda ancora a bocca “ma nemmeno un bacio?” insiste lei, “nemmeno con Shinnosuke?”. “no, stavo per farlo, ma poi l’ho guardato e ho visto che non era Ranma. A quel punto non mi sembrava più giusto e poi…”, le lancio un’occhiata e sento la mia faccia già rossa andare a fuoco, “e poi il primo era stato così bello, così perfetto…”.


A quel punto Mi perdo nel ricordo di quel primo bacio: mi sembra di sentire il profumo del mare, lo scoppiettio del fuoco e le risate degli amici attorno a me. Era una notte d’estate e stavamo tutti in spiaggia a ridere e giocare. Non so chi avesse proposto quel gioco, ma se mi concentro vedo ancora la luce maliziosa negli occhi di Ukyo mentre gira la bottiglia che “casualmente” si blocca prima su di me e poi su di lui. Posso sentire i compagni gridare “bacio, bacio, bacio!”. Rivedo lui che sbuffa senza neanche guardarmi e nella mia testa riecheggiano le sue parole così taglienti e crudeli; “tze, non ho intenzione di baciare quella racchia!” così aveva detto! Mi ero sentita morire e per un attimo ero rimasta sospesa ; sentivo i ragazzi incoraggiarlo e ukyo cercare di forzare la sua decisione “Ranma, sono le regole del gioco!”. Se chiudo gli occhi posso vedermi riprendere il controllo e bloccare le sue proteste; risento ancora le mie parole così calme e controllate da stupire per prima me stessa, “lascia stare Ukyo, se lui non ha il coraggio vuol dire che bacerò…. ”. Mi ero voltata con calma verso di lui e gli avevo chiesto se per lui andava bene “sicuro che si!” era stata la sua risposta seguita dagli urli entusiasti degli amici. Ed ero stata sul punto di farlo davvero quando braccia forti e sicure mi avevano strappata via dal mio ripiego e trascinata al centro del cerchio vicino al fuoco. Ricordo il mio sguardo confuso specchiarsi nel suo cipiglio deciso, le sue braccia attorno al mio corpo. Non mi aveva dato neanche il tempo di ribattere che si era tuffato sulle mie labbra. Prima lievemente e poi regalandomi il bacio dolce e passionale che avevo sempre sognato. Se ripenso ai fischi e alle grida dei miei amici su quella spiaggia, mi sento ancora arrossire. Poi il momento era passato, lui si era staccato da me come se nulla fosse e si era allontanato con noncuranza. Lasciandomi lì, nel bel mezzo di un cerchio di ragazzi perplessi e curiosi e con il cuore che mi batteva a mille.

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Allora, volevo cominciare col dire che è la prima mia fic a sfondo “sessuale”. Quindi se le scene non vi convincono ben vengano critiche e consigli. Inoltre vorrei aggiungere che la scelta del cambio dalla terza persona alla prima durante la narrazione è voluta: il mio intento è quello di descrivere gli avvenimenti e poi approfondire le impressioni dei protagonisti in proposito. Non so se la cosa funzioni o meno e vorrei un parere in proposito. Grazie per l’attenzione, a presto, Ale.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Era appena uscita dalla doccia e, tamponandosi i capelli con un asciugamano, lanciò un ennesimo sguardo al telefono. Aveva aspettato tutto il giorno che lui la chiamasse, ma sembrava scomparso dalla faccia della terra. Sospirò, doveva essere molto arrabbiato per sparire in quel modo. A meno che non la considerasse alla stregua di quelle sciacquette che non pensava neanche lontanamente di rivedere una volta ottenuto il suo scopo. Quante volte le aveva criticate? E adesso per lui era una di loro! Il solo pensiero la fece stare male, sperava che la loro amicizia avesse un po’ più di valore per lui, tanto almeno da concederle il beneficio del dubbio e tentare di chiarire una volta per tutte la questione.

 Ancora affranta si gettò sul divano, ma si alzò di scatto,rabbrividendo. E non perché fosse coperta solo dal telo ormai bagnato che l’avvolgeva: su quel divano si erano scambiati il primo bacio, e i mille successivi, la sera prima. Quelle federe e quei cuscini erano stati gli unici testimoni dell’esplodere di una passione tanto a lungo sopita. Lì lui l’aveva stretta tra le braccia e l’aveva guardata come mai prima d’allora aveva anche solo osato sperare. Ed ora, quello stesso divano, se ne stava lì, immobile, come monito alla sua stupidità. Per due ore di sfrenata passione rischiava di perdere, in un colpo solo, il migliore amico che avesse mai avuto e l’unico uomo che avesse mai amato! Doveva parlare assolutamente con lui, ma non aveva il coraggio di chiamarlo per prima.

Avrebbe voluto vederlo, ma non credeva di essere in grado di reggere il suo sguardo. Si morse il labbro pensierosa mentre sentì le lacrime riempirle gli occhi e dovette fare uno sforzo enorme per ricacciarle indietro. Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. Ancora sovrappensiero Akane non ci fece caso e rimase in piedi, al centro della stanza, a fissare il vuoto. Ma i colpi sulla porta, che col passare del tempo si facevano più insistenti, la riportarono bruscamente alla realtà. Come un automa si diresse alla porta e, senza nemmeno controllare chi fosse, la aprì ritrovandosi davanti un Ranma stropicciato e molto agitato.

“Dobbiamo parlare” le disse, senza guardarla, entrando nell’appartamento. Akane, che dalla sorpresa non si era mossa di un millimetro, incapace di parlare assentì silenziosamente. Poi, tornando in se, prese un respiro profondo per calmarsi e si chiuse la porta alle spalle. Intanto il ragazzo si era seduto sul divano e si teneva la testa tra le mani. Lei, titubante, gli si sedette accanto e, non trovando niente da dire, lo fissò in silenzio. Aveva desiderato tutto il giorno vederlo o sentirlo, accertarsi che le cose tra loro fossero a posto, ma ora che se lo ritrovava davanti non sapeva che fare. Stette un po’ ad osservarlo e le sembrò insolitamente teso e turbato. Le faceva male vederlo così e, facendosi coraggio, gli poggiò una mano sulla spalla in un gesto di conforto, ma a quel contatto il ragazzo si ritrasse bruscamente da lei e si tirò in piedi.

Ranma fremette nel sottrarsi al suo tocco, ma non poteva permettersi distrazioni. Era andato lì con l’intenzione di porre fine a quell’assurda situazione. Da quando era arrivato aveva cercato di evitare anche solo di guardarla, non voleva cadere ancora sotto il seducente incantesimo degli occhi di lei, del suo corpo, delle sue labbra. Doveva rimanere lucido, dire quello che aveva da dire e andarsene. Ma era dannatamente difficile. Anche senza vederla era assolutamente conscio della sua presenza accanto a lui e doveva costringersi, con tutte le sue forze, a non voltarsi e stringerla tra le sue braccia per sentire ancora una volta il suo sapore e il suo calore.

Furioso con se stesso e con lei, si stropicciò gli occhi con una mano e le diede ostinatamente le spalle. Akane era sconvolta dal suo atteggiamento: perché era andato fin lì se poi non le parlava? Perché non la guardava? Perché si comportava come se volesse evitarla a tutti i costi?
Frustrata e ferita alzò lo sguardo verso di lui cercando invano di incontrare il suo.

“c’è qualcosa che non va?” gli chiese per rompere quell’assordante silenzio che si era creato tra loro.

A quella domanda lui finalmente si voltò a guardarla, ma quello che vide non le piacque affatto: i suoi occhi erano sconvolti, il suo viso tradiva sorpresa e sconcerto e, quando parlò, la sua voce era esasperata e sprezzante.

“cazzo Akane, ma che domande fai? Certo che c’è qualcosa che non va!”.

L’espressione confusa e smarrita di lei servì solo ad alimentare la sua rabbia già malamente repressa; sembrava davvero ignara di ciò che lo spingeva a comportarsi così.

“e se non te ne accorgi da sola non so davvero cosa pensare di te”

Akane lo fissò a bocca aperta, cosa voleva insinuare?

“cosa stai cercando di dirmi?” gli chiese con circospezione, come a voler sondare il terreno prima di fare un qualsiasi passo.

“cosa voglio dire? Che ieri sera hai fatto una stronzata, che avevamo costruito qualcosa di bello insieme e per colpa tua adesso è rovinato per sempre!”

“che cos’è che avrei rovinato per sempre? E in ogni caso perché sarebbe colpa mia? Mi sembra che ci fossi anche tu ieri in quel letto, non mi sembra di averti legato e costretto a fare qualcosa!”

“praticamente lo hai fatto!” gli urlò lui, ormai incapace di contenersi.

“Che cosa?” Akane era sgomenta, come poteva anche solo pensare una cosa del genere?

“ti sei praticamente prostrata ai miei piedi supplicandomi di venire a letto con te”.

La ragazza strabuzzò gli occhi fissandolo incredula, ma da dove gli venivano certe idee?

“non so che cosa ti passi in quel cervello bacato che ti ritrovi, ma è successo praticamente l’opposto! Sei tu che mi hai baciata e mi sei saltato addosso!” era indignata, come poteva stravolgere la realtà a quel modo?

“solo dopo che ti eri offerta a me su un vassoio d’argento! Cosa avrei dovuto fare secondo te? Sono sempre un uomo!”.

“allora comportati come tale! ”.

“cosa vorresti dire?”.

“che come al solito scappi di fronte ai problemi: non sei un uomo, sei una femminuccia! Fai una merda gli altri per sentirti grande e non ti assumi mai le tue responsabilità. Sei incapace di pensare ad altro che a te stesso e non pensi mai a quanto puoi fare male con le tue parole. Se ti ha fatto tanto schifo fare l’amore con me, puoi anche andartene adesso e sparire per sempre dalla mia vita. Non so che farmene di un mezz’uomo come te! ”.

“e io non so che farmene di una stronza come te! Hai sempre recitato la parte della santarellina, della ragazzina tutta acqua e sapone, ma finalmente hai tirato fuori la tua vera natura: finalmente l’ho capito Akane, sei solo una sgualdrina!”.

A quelle parole Akane si pietrificò e sentì il cuore spaccarsi in mille piccoli pezzi. Avere la conferma delle sue paure era mille volte peggio di quanto si fosse aspettata e il tono freddo in cui le aveva praticamente sputato addosso quelle accuse infamanti aveva intensificato cento volte la sensazione di gelo che adesso la pervadeva.

Sbatté le ciglia attonita e ferita cercando di recuperare il controllo del proprio corpo e della propria mente. Lui aveva ripreso a girovagare per la stanza e lei lo fissava come ipnotizzata, ma senza vederlo davvero.

“è questo quello che pensi di me?” gli chiese con un filo di voce.

Lui non rispose e si voltò a guardare fuori dalla finestra dandole le spalle.

Akane prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, non ce la faceva a guardarlo. Voleva solo che quell’incubo finisse il prima possibile.

“vattene da casa mia all’istante, non ti voglio più vedere!” gli urlò con la voce rotta, incrinata dalle lacrime che lottavano per uscire dai suoi bellissimi occhi scuri.

Ranma non accennò a muoversi e Akane tremò di rabbia e frustrazione sentendo un nodo alla gola, ma non poteva piangere davanti a lui, non poteva dargli anche questa soddisfazione! Doveva resistere almeno fino a quando non se ne fosse andato, poi avrebbe dato sfogo a tutto il suo dolore.

“non mi hai sentito?” gli urlò ancora,”ti ho detto di andartene!” e indicò la porta con un gesto deciso della mano.

Molto lentamente il ragazzo di fronte a lei si voltò a guardarla: “sei solo una stupida bambina viziata che parla di cose di cui non sa niente!” le disse ostentando una calma che in realtà non aveva. Il volto in fatti era contratto in un ghigno beffardo, la linea della mascella era dura e tesa cosi come le spalle e teneva le mani strette a pugno lungo i fianchi.

Quando lei non rispose alle sue provocazioni si avviò all’uscita, lasciandola sola e impalata nel bel mezzo della stanza con la testa china e gli occhi pieni di lacrime.
Fece ancora un passo verso la porta che aprì con mani tremanti di rabbia e poi si fermò.

“addio Akane, mi hai deluso!” le disse senza guardarla prima di uscire e sbattere la porta dietro di se.

 Akane si buttò sul letto in lacrime, il corpo scosso dai singhiozzi, la mente vuota. Se ne era andato! Era andato via sbattendo la porta dietro di se e l’aveva lasciata sola con le sue speranze infrante come il suo cuore. Affondò il viso tra le lenzuola candide che sapevano di lui. Assaporò il suo odore lasciando che le lacrime scorressero libere. Tremava. Se di freddo o di rabbia non lo sapeva. I capelli bagnati che le coprivano le spalle nude lasciavano cadere gocce gelate sulla sua pelle nivea. Il ricordo delle sue parole e del suo sguardo di ghiaccio le dava i brividi.

Non seppe mai per quanto tempo rimase in quello stato, ma un pugno che batteva furioso contro la porta la riscosse dalla sua trance. Una voce profonda e disperata che invocava il suo nome la attirò come un potente sortilegio. Si alzò di scatto dal letto e raggiunse l’uscio di corsa. La mano colpiva il legno con più violenza ogni momento che passava e la voce si faceva sempre più insistente ed esasperata. “Akane cazzo, apri questa porta!” lei obbedì e si trovò davanti un ragazzo furioso e disperato che la fissò per non più di due secondi e poi la baciò furiosamente.

Quando lei aprì la porta, Ranma vide i suoi occhi lucidi e il viso rigato di lacrime e sentì una morsa serrargli il cuore. Guardò i capelli bagnati, più neri della notte, ricadere pesanti sulle spalle nude e desiderò accarezzarli e sentirne il profumo. Fissò le sue labbra rosse e tremanti e non poté evitarsi di baciarle..

Quel bacio fu un urlo di angoscia reso ardente da tutta la rabbia e la frustrazione che gli scorreva nelle vene e che, fino a quel momento, aveva cercato di soffocare. Sentì Akane irrigidirsi al tocco di quelle labbra premute prepotentemente sulle sue, la vide piano piano sciogliersi a quel contatto e poi incendiarsi con lui. Quando le sue braccia si serrarono intorno al suo collo per il bisogno di sentirlo più vicino, lui le strinse la vita con le mani attirandola a se. In poco tempo i baci si fecero più urgenti e profondi. Le mani di Ranma percorrevano la schiena di Akane che, in uno slancio passionale, gli allacciò le gambe in torno al busto aggrappandosi al suo collo senza interrompere il contatto tra le loro labbra. Quando finalmente si staccarono, si fissarono intensamente negli occhi, poi lui rafforzò la presa intorno ai suoi fianchi per sorreggerla mentre la portava in camera da letto e lei scese con la bocca a baciargli il collo. Sempre senza parlare lui la adagiò sul letto e si sdraiò su di lei. Fecero l’amore in modo violento e passionale per tutta la notte, esprimendo in quelle movenze, in quelle carezze e in quei baci tutti i sentimenti contrastanti che turbavano i loro animi sconvolti.

Quando esausti e appagati si lasciarono cadere tra le lenzuola umide, uno accanto all’altra, si ritrovarono a sorridere timidamente occhi negli occhi. Akane si girò su un fianco per guardarlo meglio e allungò una mano per spostargli una ciocca di capelli soffermandosi poi ad accarezzargli il viso. Lui le prese la mano tra le sue e se la portò alle labbra. Le baciò prima il palmo e poi ad una ad una le dita, con una dolcezza e una tenerezza che le sciolsero il cuore. Tutta La rabbia e la paura, l’urgenza e il bisogno erano spariti.

Akane lo guardò negli occhi e abbozzò un sorriso triste: “non sei più arrabbiato con me allora?” gli chiese. Lui la guardò accigliato, il suo tono da bambina, triste e speranzoso insieme, gli dette una stretta al cuore. Scosse la testa per schiarirsi le idee poi sospiro e le posò un altro bacio delicato sulla mano.

 “non sono arrabbiato, non con te almeno”.

 Akane si sporse di più verso di lui e gli baciò il naso e gli occhi, poi con la mano libera gli accarezzò una guancia; “ne sono felice, ma non devi avercela neanche con te stesso, tu non hai fatto niente!”. La sua voce era una carezza per l’animo di Ranma, ma il ragazzo si sentiva terribilmente in colpa. Le lasciò andare la mano e le prese le spalle guardandola dritta negli occhi con uno sguardo molto serio. “si invece Akane, ti ho detto tutte quelle brutte cose prima! Cose che non pensavo, voglio che questo sia chiaro! Me ne ero già pentito un secondo dopo averle pronunciate”. Akane gli sorrise, “ mi fa piacere sentirtelo dire, neanche io pensavo davvero quello che ti ho detto!”. Lui scosse la testa e abbassò lo sguardo incapace di guardarla negli occhi “dovresti invece! Sono stato imperdonabile prima è solo che… non ero in me”.

“non preoccuparti, capisco”.

“no, tu non capisci! Non puoi capire.” disse lui con una tristezza che le spezzò il cuore.

“allora spiegami” gli chiese lei dolcemente, cercando il suo sguardo.

Lui stette un po’ a guardarla, indeciso se confessarle o meno quella che gli opprimeva il cuore, poi, sospirando, si fece coraggio e parlò: “io non voglio perderti” le disse piano. Akane stava per ribattere che anche per lei era lo stesso, neanche lei voleva perderlo! ma lui con uno sguardo la pregò di non interromperlo. “non so bene cosa stiamo facendo qui adesso, ma non ti nego che questa situazione stia cominciando a piacermi. Non avrei mai immaginato di stare così bene con te, ma…”. Si fermò un attimo e il suo viso si aprì in un sorriso amaro. La ragazza tra le sue braccia stava nuovamente per parlare, ma lui continuò prima che potesse dire una sola parola: “ma tu sei la mia migliore amica Akane! L’unica vera amica che abbia mai avuto. Mi sei stata accanto nei momenti più difficili della mia vita e ho sempre pensato che ci saresti sempre stata per me”.

“e ci sarò, te lo prometto!” lo rassicurò lei accarezzandogli un braccio. Non sapeva dove voleva andare a parare con quel discorso ne perché le dicesse quelle cose, ma ne era felice. Era la prima volta che si mostrava fragile davanti a lei aprendole il proprio cuore. Ranma aveva ragione, insieme ne avevano passate tante; avevano condiviso i momenti più importanti delle loro giovani vite, quelli belli, ma soprattutto quelli brutti. Dandosi appoggio e sicurezza a vicenda. Lui c’era stato quando era morta sua madre, mentre lei gli era stata accanto quando il padre se ne era andato di casa. Ma mai, neanche una volta in tanti anni, le aveva parlato così. Akane sentì che quello era un momento speciale per loro e non voleva fare niente per rovinarlo. Così, non sapendo cosa dire, si limitò a guardarlo negli occhi cercando di trasmettergli tutta la propria fiducia e comprensione nella speranza che lui non si chiudesse in se stesso e continuasse a parlare.

E così lui fece: “grazie, mi fa piacere sentirtelo dire” le disse, “ma non posso non pensare che, se qualcosa dovesse andare storto, perderei anche la mia migliore amica! Ma non sono neanche pronto a rinunciare a questo!” “ Quando sono venuto qui prima ero davvero deciso a farla finita. Pensavo di dover proteggere la nostra amicizia, ma da quando ti ho lasciata stamattina non ho fatto altro che pensare a te, alle tue labbra, al tuo corpo, a noi due insieme in questo letto! E quando ti ho rivista mi è sembrato di impazzire! Non sapevo più che fare così me la sono presa con te e, per la mia stupidità, ho rischiato di rimetterci tutto. Non me lo sarei mai perdonato!”.

“ma ora sono qui!” gli disse sorridendo, “e se tu non lo vorrai, non me ne andrò mai”.
Lui le sorrise a sua volta e poi l’avvolse in un dolce abbraccio. Stettero così per un po’: senza parlare, ognuno assaporando il calore dell’altro. Beandosi di una vicinanza a lungo e inconsapevolmente desiderata. Poi Akane parlò:

“Ranma? Cosa siamo noi adesso?” gli chiese con voce dolce e curiosa.

“beh, non saprei direi che siamo amici”.

Akane sbuffò e scosse la testa di fronte alla sua caparbietà, ma il sorriso non aveva abbandonato ne i suoi occhi ne il suo viso.

”si, questo lo so anche io, ma noi andiamo a letto insieme! O vuoi smettere?” gli chiese inquisitoria, ma cercando di mantenere un tono casuale.

“no” disse Ranma deciso, stringendo la presa in torno ai suoi fianchi “decisamente non voglio!e tu?”

Akane sorrise, le piaceva il modo possessivo con cui la cingeva, come a voler enfatizzare le sue parole.“nemmeno io lo voglio!” asserì, infatti, convinta.
E il tono serio delle sue parole li fece ridere entrambi.

“beh, potremmo continuare ad essere amici e quando avremmo voglia potremmo farci le coccole” propose Akane timidamente quando si fu ripresa dall’eccesso di risate. Lui la prese tra le braccia e la sollevo sopra di se, la bacio sorridendo e, sempre tenendo le labbra premute sulle sue, disse: “credo che così vada bene, mi piace farti le coccole”. Akane sorrise radiosa “sei sicuro?” gli chiese rompendo il contatto e sollevando la testa per guardarlo meglio. Ranma emise un mugolio infastidito e si allungò verso di lei per riguadagnare le sue labbra; “se dico si, poi posso continuare a baciarti?”disse. Per tutta risposta Akane gli passò le braccia intorno al collo e gli scoccò un grande bacio sulle labbra, lui colse al volo l’occasione e approfondì il bacio schiudendole la bocca e passandole le mani dietro la schiena per stringerla forte a se.

“allora siamo d’accordo? Continueremo ad essere amici e ad andare a letto insieme quando ne avremo voglia, senza complicazioni e senza strascichi, ok?” proruppe ad un certo punto Akane che si era messa a sedere a gambe incrociate in mezzo al letto e gli porgeva il mignolo. Aveva indossato la camicia di Ranma e lui in quel momento la trovava terribilmente sexy. “Tutto quello che vuoi, ma adesso vieni qui” le rispose il ragazzo afferrandola per la mano e trascinandola contro di lui; ogni momento che passavano separati gli sembrava sprecato e stare lontano da lei stava già diventando una tortura. Le immobilizzò le braccia con le proprie e seppellì il volto nei suoi capelli. Akane rise divertita, il suo respiro sul collo le faceva il solletico e stare così stretta tra le sue braccia le dava una piacevole sensazione di protezione e calore, ma questo non le impediva di parlare:

“se siamo d’accordo, allora credo che dovremmo fissare delle regole”  disse Akane sistemando meglio la testa sulla sua spalla e continuando a giocherellare con le dita delle loro mani intrecciate.

“regole?”. Chiese Ranma in tono distratto, troppo occupato a ricoprirle il collo di baci e carezze.

“beh…Ukyo mi ha detto che in questi casi è utile fissare delle regole”.

“Che tipo di regole?” si informò il ragazzo ora più curioso.

“tipo orari, uscite, vedere altre persone, telefonate, o il fatto di non dormire insieme”.

“non si può dormire insieme?”. Ranma si  bloccò nel mezzo della sua piacevole occupazione e si puntellò sui gomiti per guardarla in faccia.

“pare di no!”. Fu la risposta grave di Akane.

“beh allora credo di dover togliere il disturbo” fece lui un po’ risentito alzandosi dal letto bruscamente.

Aveva già cominciato ad infilarsi i pantaloni quando si sentì abbracciare da dietro.

“Ti prego torna a letto” gli sussurrò Akane cingendogli la vita con le braccia.

Quando lo aveva visto alzarsi in quel modo si era sentita abbandonata: dopo una notte così speciale, per lei, il pensiero di addormentarsi da sola, non era soltanto spiacevole, ma addirittura fisicamente doloroso.

Lui si rigirò nel suo abbraccio e le sorrise intenerito, poi le prese il viso tra le mani e la baciò lievemente sulle labbra.

“e come la metti con le tue regole?” le chiese sempre sorridendo.

Akane si morse il labbro pensierosa, poi si alzò sulle punte e cominciò a baciarlo a fior di labbra

“mmm…credo che, su questa particolare regola, potremmo anche sorvolare” disse tenendo gli occhi chiusi e senza staccare le labbra dalle sue, intervallando ogni parola con un piccolo bacio.

“sei sicura?”.

“si” disse convinta guardandolo negli occhi.

” mi piace dormire con te!” confessò poi arrossendo e abbassando il viso imbarazzata.

Lui le alzò il mento con un dito e le diede un bacio più profondo dei precedenti, “anche a me” le sussurrò dolcemente.

“allora vieni a letto” ripeté Akane prendendogli una mano e trascinandolo con se. Lui non si mosse, la attirò a se e cominciò a baciarle il collo mentre con le mani iniziò a sbottonarle la sua camicia che lei aveva indossato. “che c’è?” le chiese, “non ne hai ancora abbastanza ?”.

“intendevo a dormire baka!” gli disse lei dandogli un leggero colpetto.

“mi hai fatto male maschiaccio! Non sei mai carina con me!” si lamentò lui; aveva messo su il broncio, ma i suoi occhi brillavano.
Lei, per tutta risposta, gli fece una linguaccia e, svincolandosi dalla sua presa, andò a sdraiarsi sul letto e aprì le braccia verso di lui.

Ranma accolse con piacere il suo invito e si strinse a lei nel letto caldo. Akane si accoccolò bene contro di lui beandosi del suo calore e respirando il suo profumo. Si sentiva così bene stretta tra le sue braccia! E la sua grandi mani che le accarezzavano i capelli la facevano sentire tranquilla e rilassata. Stava quasi per addormentarsi beata quando Ranma la strappò da suoi sogni.

“Akane!” la chiamò scuotendola leggermente, “mmm” mugolò lei in risposta continuando a tenere gli occhi chiusi.

“Akane, tu vuoi vedere altre persone?”. Il tono serio della sua voce la costrinse a guardarlo.

“di che stai parlando?” gli chiese accigliandosi.

“prima, quando stavi parlando delle tue regole, hai detto che si possono vedere altre persone. Parlavi sul serio?”.

La questione sembrava stare molto a cuore a Ranma che in un primo momento non aveva fatto molto caso alle parole di Akane, ma, ripensandoci a mente fredda, gli erano tornate in mente. Che lei intendesse davvero quello che aveva detto? Che avesse in programma di frequentare altre persone? Il dubbio lo stava assalendo, e la voglia di chiarire la faccenda lo aveva spinto a svegliarla. Non gli importava niente di apparire ridicolo o geloso: doveva sapere!
“allora? Perché non rispondi? Dicevi davvero o no?”. Le chiese con impazienza crescente davanti al suo silenzio.

“beh, credo di si!” rispose Akane sempre più accigliata. L’aveva svegliata per questo? Per avere il permesso di vedere altre ragazze?

“capisco” disse lui lapidario “quindi hai intenzione di frequentare altri ragazzi?” il tono della sua voce era salito inconsapevolmente e tradiva una rabbia mal celata. La cosa non sfuggì ad Akane che comunque si sentì tranquillizzata; forse dopotutto lui non stava pensando alle altre ragazze!

!“non ho detto questo” rispose cauta.
“spiegati meglio” insistette lui.

“non ho mai detto di voler frequentare altra gente, ho solamente detto che se un giorno uno di noi volesse potrebbe farlo”.

Questa risposta parve tranquillizzare un po’ Ranma; almeno in un futuro immediato non c’erano pericoli, ma una scintilla minacciosa brillava ancora nei suoi occhi.

Akane, dopo l’ondata di sollievo che l’aveva travolta, si sentì stranamente offesa da quello sguardo e volle chiarire la propria posizione.

“e comunque per chi mi hai preso scusa?” gli chiese sforzandomi di rimanere calma. “secondo te sono il tipo di ragazza che una sera va con un ragazzo e la sera dopo con un altro?”.

Lui ebbe almeno il buon gusto di arrossire e, ritrovata la calma, abbassò la testa in segno di scusa.

“ Mi dispiace” mormorò Ranma con rammarico.
Anche ad Akane dispiacque per la piega che aveva preso la discussione, non voleva rovinare quel momento così bello con uno stupido litigio, così si affrettò a rassicurarlo.

“non fa niente” gli disse “non preoccuparti, so che non lo pensi, ne abbiamo già parlato. E, comunque, non mi va di litigare con te, non stasera che…”. Akane stava per aggiungere qualcosa, ma lui le tappò la bocca con un bacio.

 “hai ragione, scusa” le disse, “non ne parliamo più, ok?”.

 Questo bloccò sul nascere ogni rimostranza e tra i due ritornò la pace. Akane tornò a stringersi al petto di Ranma che, dissolti i suoi dubbi, scivolò subito in un sonno profondo, ma la ragazza, per quanto si sforzasse, non riusciva più a ritrovare il sonno.
Quel discorso l’aveva spiazzata e, se da un lato la gelosia dimostrata da Ranma l’aveva resa felice, il fatto che lui non l’avesse rassicurata a sua volta sull’intenzione di frequentare altre donne contemporaneamente a lei, la turbava molto.
 

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