è quando il mare è calmo che devi aspettar tempesta.

di Madama Pigna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preparativi ***
Capitolo 2: *** una serata movimentata ***
Capitolo 3: *** incubi e tetre profezie ***
Capitolo 4: *** C'è chi parte, c'è chi resta. ***
Capitolo 5: *** Ugole d'oro e tasche alla Mary Poppins ***
Capitolo 6: *** Ranch afosi e piante colleriche ***
Capitolo 7: *** Incontro con un dio e nuovi colorati compagni ***
Capitolo 8: *** Quando una dea si adira, scappa dai guai c' attira ***
Capitolo 9: *** Finalmente una meta! ***
Capitolo 10: *** Ricordi ***
Capitolo 11: *** C' è sempre una soluzione ***
Capitolo 12: *** I cosiddetti 'assi nella manica' che salvano le chiappe a tutti ***
Capitolo 13: *** Sfortuna volle che.. ***
Capitolo 14: *** Chi è lo iettatore che ha parlato di ripetizioni nella storia? ***
Capitolo 15: *** La voce ammazza tutti, o perlomeno ci prova... ***
Capitolo 16: *** Un Consiglio bizzarro e la fine di una maledizione ***



Capitolo 1
*** Preparativi ***


Note dell’ autrice:
Dunque, per prima cosa anticipo che è da un po’ che non scrivo, perciò accetto tutte le critiche costruttive (e già che ci sono annuncio il bisogno di una.. come si chiamavano i tizi che correggono le bozze? Beta-reader?). La storia è ambientata quattro anni dopo la sconfitta di Crono, ci saranno i protagonisti della serie con un ruolo un pochino più secondario, altre persone che avevano un ruolo marginale saranno tra i personaggi principali, cose del tutto inaspettate e..insomma mi piace incasinare tutto xD E tre, due, uno.. Ciack, si gira!





Shanon si avviò verso il poligono, con l’intenzione di allenarsi nel tiro con l’arco. A dire la verità, non era poi così brava, di certo non come i figli di Apollo, ne come le Cacciatrici di Artemide. Le sue doti erano altre. Ma riteneva che essere discreti un po’ in tutto non faceva male di certo. Se nel mondo mortale si fosse ritrovata senza spada avrebbe potuto usare l’arco, e viceversa. Anche se aveva sempre altri piccoli assi nella manica, sebbene un po’ pericolosi da portare in giro.
Fortunatamente, però, gli attacchi dei mostri erano un po’ meno frequenti dalla battaglia sull’ Olimpo. Quelli più potenti avevano preferito tenere la testa bassa per qualche secolo, o forse avevano deciso di farsi un altro sonnellino nel Tartaro.
Si immerse nei ricordi. Quando era entrata per la prima volta nel campo mezzosangue, si sentiva abbastanza confusa. Era normale, ovviamente, tutte le matricole erano così. Ma all’epoca la guerra era quasi al culmine. Aveva dovuto combattere la battaglia del labirinto la stessa estate in cui aveva saputo di essere una mezzo sangue. Terrificante. Mai avrebbe dimenticato i riti funebri che ci furono quel giorno, ne quelli successivi. Povero Polluce.. Perdere un fratello così, solo per la volontà del Fato. Poi Charles.. e Lee e Michael.. Tutti avevano perso qualcuno. Forse era per quello che aveva la fissa di saper usare bene le armi; e passava le sue giornate ad allenarsi tanto quanto a lavorare con i suoi compagni della casa nove. Ma basta pensieri negativi, era il momento di centrare il bersaglio (o perlomeno andarci vicino). Ma..
 - Ehi! Che figata pazzesca! Me lo fai provare? Per favooore.
Shanon sospirò, girandosi verso la voce. Ancora quella frase!
Davanti a lei c’era una sedicenne con i capelli del colore dell’ oro, gli occhi azzurri da cerbiatta e un sorriso smagliante.
- Kelly – disse, paziente. – Ti ho già detto che il mio arco non te lo presto. A nessuno. Un conto è costruire una arma, un altro è prestare la propria.
- Ed io ti avevo già detto che non voglio farti faticare inutilmente! E se poi non mi piace? – rispose lei con finta aria angelica.
L’ altra la fissò. – Sappiamo tutt’ e due che a te il tuo arco va benissimo. Sei solo un po’ curiosa-.
Ora, è bene spiegare cos’era questa storia dell’arco. All’inizio dell’ estate, Shanon Simmons aveva costruito un arco. Ma non i classici archi di legno. Era un arco compound, o composto. Di bronzo celeste, con un sistema carrucolare tramite camme si potevano lanciare le frecce con una potenza e una precisione superiore e con meno dispendio di energie. Probabilmente nessuno oltre a lei ne aveva uno perché solo i ragazzi della casa sette erano arcieri, e loro disponevano già di ottima mira. Però rimaneva la curiosità. Dato che la giovane figlia di Efesto (particolarmente gelosa delle sue cose) immaginava che prima o poi avrebbero smesso con le richieste, non aveva minacciato nessuno di attaccarlo con il fuoco greco. Solo Kelly insisteva ancora.
Dato che conoscevano tutti la piccola regola ‘’mai toccare le cose di Shanon se non vuoi che ti insegua per prenderti a martellate’’ nemmeno i figli di Ermes provavano a prendere le sue cose con la forza, tranne qualche matricola avventata che poi veniva quasi strangolato dal suo stesso letto.
Se la contesero per qualche minuto, finché il discorso non cambiò direzione.
 - Sai per caso dove sono Percy e Annabeth? Will voleva parlare con loro di strategia per la prossima partita di Caccia alla Bandiera  -. Disse. L’ altra sorrise. – Perché mai dovete discutere di strategia? Questa volta non farete altro che perdere clamorosamente! – Disse a mo’ di presa in giro.
- Cosa te lo fa pensare?- chiese Kelly.
- Diciamo che anche da noi ci sono piccoli geni.
- Piccoli geni tipo i figli di Ares?
- Piccoli geni e basta. Ma lo capirai stasera. Ora andiamo, è quasi ora di pranzo e voglio rimettere a posto il mio arco.
 
Poco dopo, erano a sacrificare parte del loro pasto agli dei. – Efesto -. Esclamò Shanon.
Prima che si potesse sedere, però, Chirone richiamò l’attenzione di tutti, con il tono di chi vuole rallegrare qualcuno.-  Ragazzi, date il benvenuto alla signorina Adrianna White. Come tutti voi sapete, i primi tempi qui al campo non sono mai facili, quindi non fatela scappare, chiaro?-. Probabilmente la ragazzina (che doveva avere si e no dodici o tredici anni) si era sentita in imbarazzo, perché aveva le gote un po’ rosse, però sembrava arrabbiata. Qualcuno chiese – Regolare o indeterminata? -, e il centauro rispose – Indeterminata -. Rivolse un sorriso incoraggiante alla ragazzina – Ma non dovrebbe volerci molto per questo. Nel  frattempo, puoi sederti nel tavolo di Ermes-. Gli indicò  il tavolo della casa numero undici, e spiegatole di dover sacrificare parte del pasto agli dei, cominciarono a mangiare.
Nel frattempo Jake Mason, un fratello nonché uno dei migliori amici di Shanon, si sedette di fronte alla giovane.- Ciao, Shan! Certo che quella ragazza non è molto fortunata; arrivare proprio il giorno della partita, senza addestramento! Spero non si imbatta nei ragazzi di Ares. Tu piuttosto? Stamattina non ti ho visto nella fucina-.
Lei inghiottì il pezzo di coscia di pollo che stava masticando – No, infatti mi stavo allenando con l’arco. Poi ho incrociato Kelly e abbiamo parlato un po’-. Il capogruppo storse il naso, solidale ma anche un po’ divertito. – Ancora la storia dell’ arco? -. La gelosia verso i propri oggetti era una cosa che capiva.
-Già. Ma cambiando discorso, quelle cose ..
-Tutto pronto per stasera.- Confermò lui. Loro e gli altri ragazzi (quelli più discreti) avevano lavorato sono fino a quel giorno. Di solito non erano così vogliosi di vincere, ma quella volta era diverso. I ragazzi di Efesto erano stati menzionati da alcuni ragazzi di Afrodite come ‘’Strani, inutili e scontrosi quasi come quelli della casa cinque’’. Quel che era peggio è che addirittura uno o due figli di Atena erano d’ accordo (n.d.a. non tutti sono sempre intelligenti o saggi). Per loro, un affronto da sfiatare con la vittoria della loro casa. Proprio per questo avevano lasciato la squadra azzurra e si erano messi a capo della squadra rossa insieme ai figli di Ares, che la ritenevano una giusta causa.

 

 **********

Non riusciva ancora a credere di essere una mezzosangue. Sua madre era una dea! Una ridicola spiegazione sul  perché non l’aveva mai conosciuta.. chissà chi era. Suo padre era sempre stato evasivo quando si parlava di lei. Sostanzialmente l’unica cosa che sapeva della sua mamma è che era (ed è) una donna bella e gentile. Come se bastasse per capire chi fosse! Era ancora arrabbiata con lui per non averglielo mai detto, e, non l’avrebbe mai ammesso, gli mancava tanto . Per anni era stato la sua sola famiglia, e adesso doveva, almeno tutte le estati, separarsi da lui. Alcuni ragazzi figli di Ermes la rassicurarono, dicendo che si sarebbe abituata, che la vita al campo non era poi così male e roba del genere. Pfui a loro, al campo, al coso/centauro e al signor D; che poi per cosa stava la ‘’D’’? Non lo capiva proprio.
Dopo il pranzo  (a cielo aperto! Ma erano scemi? Da quelle parti si stavano avvicinando delle nubi) un bel ragazzo biondo dagli occhi grigi di nome Jonathan Crisby la guidò verso le case, spiegandole a quale divinità erano dedicate, raccontando qualche favoletta e alcune tradizioni di quel manicomio. – Stasera ci sarà una partita di Caccia alla Bandiera. E’ un gioco molto divertente, consiste nel dover rubare la bandiera della squadra avversaria e.. – Adrianna lo interruppe con un gesto della mano – Sentì un po’, Jonathan, non mi interessano questi giochi stupidi. Dimmi solo cosa si fa al campo, quando finisce il periodo estivo e dove si trova la mia stanza-. Di solito era servita e riverita quando parlava con questo tono, eppure quel maleducato le rise in faccia! Anzi, non era stato lui. Era stata una lei. Si voltò, trovandosi di fronte una ragazza della sua età – La tua stanza? Ma hai notato la casa undici? E’ così piccola e vecchia che alcuni ragazzi usano il sacco a pelo! E anche quando e se andrai in un'altra, dubito che avrai una camera da letto personale -, concluse ridendo. Jonathan sobbalzò quando la vide, e balbettando un po’, rosso come un pomodoro, presentò alla nuova arrivata la quattordicenne, che era appoggiata ad una piccola casa fatta in blocchi di pietra su cui erano incisi strani simboli.
- A-adrianna, lei è Si-sibilla…
- Callaway, figlia di Ecate, la dea della magia. Tu sei quella nuova giusto? Perché ti sei conciata così? Sembri la first lady-. Il suo tono era più curioso che scherzoso, neanche si chiedesse come una ragazza con un briciolo di cervello potesse vestirsi con un vestito bianco e addirittura le ballerine. O almeno la pensava così un’ adolescente vestita da rapper con dei sottili rasta verdi raccolti in un disordinato chignon. Effettivamente, comunque, Adrianna era vestita come una scolaretta, e aveva una certa aria da studentessa modello. – Veramente non credo di somigliare alla first lady.. Comunque, non voglio offenderti ma io non credo nella magia. Non è scomoda quell’acconciatura?-. Chiese, pensando fosse meglio cambiare discorso.
- Oh, credo che tu ti debba ricredere. Guarda-. Agitò la mano sopra la testa, e d’ un tratto i suoi capelli si sciolsero, diventano lunghi, biondi e setosi. Poi li fece ritornare come prima – Comodo quando non puoi andare dal parrucchiere, no?-. Probabilmente stava per dire qualcos’ altro, infastidendo ancora di più la tredicenne (era una ragazza un po’ prevenuta e presuntuosa) ma si salvò quando vide Charlie McSpool, un figlio di Ermes solitamente sfruttato come messaggero del campo.- Sibilla! Shanon e Jake ti vogliono vedere. Riguardo a qualcosa per stasera-. Si fermò, ansante per la corsa.- Me lo volete dire che cosa state preparando? Se lo chiedono tutti..-. Sibilla gli sorrise dolcemente. – Ma certo, Charlie! Comunque, ti prometto che questa sera lo scoprirai. E’ una piccola sorpresa-.
-Solo una o di più?- chiese lui, facendo ridere la semidea. – Se te lo dicessi, che sorpresa sarebbe?-.
Lui borbottò qualcosa come ‘’Era meglio se stavi dalla nostra parte’’, ma lei scosse la testa. – Quello che hanno detto della casa nove non è affatto giusto, lo sai. Si deve rimediare! Dobbiamo molto ai figli di Efesto-.
Adrianna guardò Jonathan guardare Charlie quasi con odio, mentre veniva praticamente ignorato. Cercò di attirare l’attenzione verso di sé (che storia era mai quella?), ma inutilmente.
-Per caso quei due vogliono che faccio in fretta?
- Sì; Shanon ha detto che se non ti sbrighi..
- Ok, ok, vado! Peccato che saremo avversarie, Adrianna! Stai lontana dalla casa cinque! Danno dei bruschi benvenuti  ai primini!-. Salutò con la mano e dopodiché se ne andò, inseguita da Charlie.
 
 
Quella ragazza era così irritante! Ad Adrianna pareva una melensa che faceva la scaltra con quel trucchetto dei capelli. Si voltò verso  il ragazzo dagli occhi grigi. – Cosa dicevi a proposito di quel gioco?-
Voleva dimostrare che una primina poteva benissimo giocare a Cerca il Vessillo, con o senza addestramento. Che non sapeva nemmeno di che si trattasse.
Passò il pomeriggio a visitare il campo, finché non capitò in una area dove un gruppo di ragazzi seguiva delle lezioni di scherma da un tizio sui vent’anni, che le diede il benvenuto. – Ciao! Mi chiamo Percy Jackson. Benvenuta al campo! -.
- Io sono Tyson!-. Un giovane ciclope più o meno il triplo di lei la salutò con la mano, con l’aria di uno sempre contento. Notando il suo unico occhio si spaventò a morte, e arretrò, ma sbattè contro qualcosa di morbido, tipo una pelliccia. Un enorme cane abbaiò, e cominciò a odorarla curioso. Adrianna strillò.
- Calma, calma! La signora O’Leary è innocua, nonostante le dimensioni di un camion. Qui, signora O’Leary! Prendi il greco, prendi il greco!- urlò, lanciando da un’ altra parte un vecchio fantoccio. Poi si fermò, capendo che era stata una pessima idea. –Ehm, naturalmente, il mio cane sa che è solo stoffa.. non lo farebbe mai con una persona vera!-.
-In ogni caso, direi di cominciare la lezione! Cominciamo con il farti provare qualche arma. Vediamo qual ‘è quella adatta-. Congedò gli altri e cominciò a farle provare spade, lance, scudi e a simulare dei duelli per spiegarle le nozioni principali e qualche mossa. – Mi dispiace se non abbiamo tanti modelli come al solito, ma finché la partita di stasera non sarà conclusa temo che i ragazzi di Efesto non forgeranno tante armi-.
-Posso sapere perché questi ragazzi sono così offesi? Sono dei  lamentosi per caso? E poi perché non ve le potete fare voi?-. Adrianna era impulsiva quando parlava, il che ricordò a Percy le volte in cui lui veniva quasi carbonizzato per questa iper attività tipica dei mezzosangue. – Sono stati offesi da alcuni ragazzi di altre case, e non l’ hanno presa bene. Riguardo alle armi, è uno dei motivi per cui sono risentiti. Sono gli unici così abili nella metallurgia per farlo-.
-Probabilmente sembrerà una domanda idiota, ma perché?-.
-Perché alcune delle nostre capacità le ereditiamo dai nostri genitori divini. Efesto è il dio del fuoco, della tecnologia, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia. I figli di Atena sono.. molto intelligenti. E di solito anche saggi, esperti nella strategia. Mio padre è Poseidone, il dio dei mari, ed io sono discreto nei giochetti con l’acqua, diciamo-.
-E come faccio a sapere che doti ho, se non so chi è mia madre? Come faccio a sapere se mi riconoscerà?-.
Percy si accigliò. Pensò ad una risposta adatta, non voleva urtare troppo Adrianna. Sapeva come ci si sentiva appena arrivati. –Di solito gli dei riconoscono i propri figli entro i loro tredici anni.. Io prima di scoprire chi fosse mio padre riuscivo già a fare qualcosa, anche se istintivamente e senza spiegarmelo. Sono sicuro che presto saprai chi..-. Si udì il suono di una conchiglia in lontananza. –Ora di cena- disse. –Mangiamo qualcosa-.
-Un momento! Non conosco la formazione delle squadre!-.
-Ah, giusto. Dunque, riconoscerai la squadra azzurra dal pennacchio azzuro sugli elmi. Quella rossa invece ce li avrà.. rossi, ovvio. I rossi questo mese sono formati dalle case di Efesto, Ares, Ecate, Eolo, Dioniso..-. Continuò a dettare nomi di gente che non aveva mai sentito
- Quella azzura, la nostra, da Poseidone, Atena, Apollo, Afrodite e altri..








Pensavo a questa fic da qualche giorno, e ho iniziato a scrivere e a inventare un po' di caratteristiche per i ragazzi. La più difficile è stata Adrianna, credo. Al prossimo capitolo, grazie a chi ha letto fino in fondo, a chi ha messo la storia tra le piaciute, le preferite, da seguire ecc. e una recensione a due non mi dispiacerebbero :) arrivederci!

 
 

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Capitolo 2
*** una serata movimentata ***


Hola! Eccoci giunti al secondo capitolo (ma che traguardo!), dedicato a chiunque abbia letto e recensito il primo capitolo ù.ù così andate subito a leggerlo e recensirlo :D Ok, basta stranezze.
Dunque, per chi ha voglia di fare una bella critica meticolosa (ovviamente non è obbligatorio), vorrei sapere se:
- faccio molti errori grammaticali;
- scrivo in maniera scorrevole (questo include anche il linguaggio);
- la storia vi sta stuzzicando (xD);

- varie ed eventuali.

 
 
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-Che le squadre si preparino!
Percy si calò in testa l’elmo, Vortice in mano. Anche quella sarebbe stata una (più o meno) tranquilla serata tra compagni del campo. Di certo erano stati gli anni più sereni della sua vita. Aveva Annabeth e Grover al suo fianco, sua madre era felice insieme a Paul. La sua vita era molto cambiata dalla sconfitta di Crono, ed era felice così. Non voleva ancora trovarsi nei guai (anche se di solito erano i guai a trovare lui).
Fece le ultime raccomandazioni ai compagni di squadra. Sembrava strano che Percy fosse nella squadra azzurra, ma quando hai una fidanzata non puoi ignorare certi obblighi. Perlomeno Jake non pareva troppo arrabbiato, anzi era parso molto disinvolto quando ha detto che non avevano bisogno di lui per vincere. Lo ammetteva, si era offeso, ma era anche parecchio curioso. Che avevano in mente.
-Tenete gli occhi e le orecchie bene aperti-. Ripeté. Aveva la sensazione che non ne sarebbe uscito illeso, ma preferì non esplicitare nulla. Solo Annabeth lo vedeva un po’ preoccupato. Gli strinse la mano, incoraggiandolo.
- Tutti ai propri posti!

Avevano ideato un nuovo schema di combattimento, dato che negli ultimi anni il numero dei ragazzi al campo si era ingigantito, e quindi non potevano permettersi di lasciare aree troppo poco protette. C’erano tre o quattro eroi ogni dieci metri nella foresta, e la maggioranza era della loro parte. Era una buona cosa, ma come avrebbe detto la sua fidanzata non determinava la vittoria.
Poi guardò la nuova arrivata. Un po’ come era successo a lui, l’ elmo gli stava largo e le ricadeva in faccia. Chissà come ci si sentiva una ragazza. Lei, poi, non aveva l’ aria di una appassionata di quelle cose, era più tipo da cucina, trucchi, shopping e roba del genere, si vedeva anche dal suo fisico minuto e magro. Proprio per questo le avevano affidato un compito semplice e senza rischi. Doveva solo rimanere nascosta lungo il ruscello e uscire allo scoperto solo nel caso di evidente difficoltà della squadra.
 
Quello che aveva Adrianna, pensava lei, era un compito da perfetti idioti. In altre circostanze sarebbe stata felice di non essere in mezzo alla mischia (erano le prime volte che teneva in mano una spada, e non le piaceva nemmeno molto l’attività fisica), però al tempo stesso e sembrava di essere sminuita, aveva bisogn di dimostrare che anche lei era capace di.. tirar di spada forse? In ogni caso desiderava essere al centro del’attenzione, ma non capiva perché. Era un po’ confusa quel giorno. Ma ci avrebbe dovuto pensare dopo. Se doveva fare un compito facile, era meglio farlo bene piuttosto che fare la figura degli scemi fin dall’ inizio.
Guardandosi intorno, vide moltissimi alberi, natura praticamente incontaminata, salvo il passaggio semi-umano ogni tanto. Aveva visto Central Park varie volte, ma la si notava l’impronta umana, mentre in quel posto praticamente non c’era traccia di niente, ed ebbe un po’ paura. Cercò di rilassarsi. Il bosco era pieno di ragazzi, no? Se fosse accaduto qualcosa.. Anzi, non avrebbe chiamato aiuto; se voleva farsi una reputazione, doveva farsela da sola, non le piacevano le figure femminili deboli che avevano sempre bisogno del principe azzurro o robaccia simile.
Inizialmente non vide niente di particolare, ma sentì. Da varie parti del bosco, c’erano sussuri inquietanti, a volte urla, clangore di armi. Erano suoni apatici, crudi, ma che confondevano il cervello, spaventavano quasi. Di colpo, sembrò quasi di essere circondata, non sapeva che fare, ne dove andare, se avvertire qualcuno o chissà cosa.
Si rannicchiò vicino ad un cespuglio. Sentiva rumori di battaglia, che normalmente le sarebbe sembrato il sottofondo di qualche film. Ma allora perché aveva paura?
Poi, dagli alberi spuntarono quattro figure. Distogliendo l’attenzione dai suoni e tappandosi le orecchie (sebbene lo avesse fatto per puro istinto) ne riconobbe una. Era Sibilla, la figlia di Ecate, con i suoi capelli rasta e il resto, accompagnata da tre figure più adulte, che probabilmente aveva intravisto nella mensa ma a cui non aveva fatto caso. Due ragazze e un ragazzo. Portavano delle polsiere di cuoio, la corazza e degli spallacci. Un ragazzo ed una ragazza avevano dei marsupi rigonfi e degli zaini, l’altra (quella più robusta e apparentemente più aggressiva) sembrava che brillasse di rosso, e aveva una lancia con una punta strana: ogni tanto apparivano scintille.
Però non riusciva a concepire che fossero veri. Non che non avesse visto cose strane quel giorno, ma quelli lì.. sembravano fantasmi. Erano semi trasparenti, parevano oscillare un pochino. La giovane più accessoriata guardò nel suo orologio da polso e come sorpresa dalla consistenza del suo braccio disse, confermando la sua esistenza:- Sibilla, vacci piano con la magia, che se avremo bisogno di te poi sarai troppo stanca; tanto adesso l’invisibilità non serve-. La figlia di Ecate in effetti sembrava un po’ indebolita, e annuì.
Poi l’altra si tolse lo zaino e ne uscì fuori uno strano oggetto. Ricordava un mantice, solo che aveva più bocche e pareva meccanizzato, oltre che con le ruote. La tizia digitò un qualche codice su una tastiera e premette un pulsante, e la strana macchina partì autonomamente, spargendo uno strano gas nei dintorni. I quattro però parevano non subirne alcun effetto, e proseguirono per la loro strada. Adrianna non resistette alla tentazione e li seguì, seguendo la loro breve conversazione.
- Spero che il vostro piano funzioni, pivelli, perché in caso contrario la casa di Ares..
- Si si Clarisse, lo hai già detto. E comunque ci sono pochissime possibilità di perdere.
- Shanon ha ragione. La sua idea è ottima. Mentre Le registrazioni hanno spaventato gli altri ragazzi, e adesso che si sono fermate li hanno lasciati confusi. I nostri compagni hanno una difesa eccellente, per di più abbiamo l’ appoggio di alcune ninfe. Quando capiranno che qualcuno è riuscito ad attraversare il loro territorio, sarà già tardi. Non potranno nemmeno fermare la bandiera..
- Shh! Non parlare troppo, Jake.
Fortunatamente, l’aggeggio spara soporifero non seguiva lo stesso percorso che stavano attraversando loro, così Adrianna poteva seguirli senza addormentarsi. Aveva iniziato a capire il piano. Probabilmente molti dei difensori erano già nel mondo dei sogni! Così gli avversari non avevano ostacoli. Doveva fermarli in qualche modo, ma come? Se fosse tornata indietro avrebbe perso tempo, e in un duello quattro contro uno non ne sarebbe uscita vittoriosa. Decise di aspettare.
 
Arrivarono ad una radura, con una strana roccia chiamata Pugno di Zeus, secondo quello che le avevano detto (ma non somigliava affatto ad un pugno). In cima, vi era conficcata la loro bandiera, con il simbolo della casa di Atena: una civetta d’ argento su uno sfondo grigio.
-Mettetevi i filtri nasali-. Disse Jake, che li distribuì a tutti.
La ragazza con il nome di Clarisse cominciò ad arrampicarsi, e quando arrivò nel punto più alto spostò il corpo addormentato di Charlie McSpoo. –Pivello- borbottò lei. Prese la bandiera, e la lasciò cadere per terra. Mentre La tizia di cui ancora non sapeva il nome la raccoglieva, il capogruppo della casa di Efesto (doveva essere lui) uscì dal suo zaino due oggetti, una piccola pistola rossa e un qualcosa che somigliava ad un cannone in miniatura. Passò la pistola a Sibilla, e preparò la macchinetta infilando nella canna del cannone l’asta della bandiera, e con un sistema meccanico sistemò l’inclinazione e, forse, la potenza del colpo. –NO!-. Volevano sparare la bandiera direttamente nella loro area! E in tal modo avrebbero vinto. Solo non capiva a che serviva la pistola in aria. Ma non ci pensò nemmeno. Alzò la spada corta che aveva, e provò ad attaccare. Peccato che durò poco. La figlia di Ares le piombò davanti (forse non era ancora scesa dal masso) parando il suo scarso fendente e disarmandola all’istante. ‘’Cavolo’’.
-Chi abbiamo qui? Quella pivella della nuova? Hai fegato per averci attaccato, ragazzina. Lo riconosco. Peccato che contro di me non hai scampo-. Le puntò la spada alla gola. Adrianna ebbe un sussulto. –Vietato ferire-. Disse con un filo di voce.
-Oh, andiamo, Clarisse! E’ nuova, lasciala ambientare prima di strapazzarla. E poi abbiamo praticamente vinto ormai, che ti importa?
-Senti, Sibilla, mio padre è..
 
Prima che potesse completare la frase, ci fu un enorme boato. La terra tremò. Qualcosa di maligno sembrò farsi strada nell’aria. Tutti sembrarono percepirlo.
-Mostri.
Alcuni di loro sguainarono le spade.
Poi, tra gli alberi, scorsero qualcosa. Qualcosa di grosso e rettili forme, e si distinguevano dei punti luminosi come fari.
 
Nessuno si mosse abbastanza in fretta che un enorme serpente scattò verso di loro, puntando ad Adrianna.
Ma che cos’ era? Quel rettile era lungo  metri e metri, ed era largo quanto un albero centenario. I suoi occhi brillavano, emanando una malvagia luce gialla che illuminava il suo volto spaventato. Non riusciva a muoversi dalla paura, era come pietrificata. Vide le enormi zanne del mostro avventarsi su di lei. Era forse la fine? D’ un tratto qualcuno la spinse violentemente di lato, annullando l’ effetto magico. Una del gruppo cercava di parare i morsi del serpente gigante, e notò che cercava di non guardare l’ essere negli occhi. Parve prendere dal marsupio alcune sferette di bronzo, che lanciò nella grossa bocca. Si sentirono delle esplosioni come se venissero dentro al serpente, ma non fecero altro che provocare un gran mal di pancia probabilmente, perché il serpente attaccò con ancora più foga e rabbia.
Gli altri ragazzi si erano ripresi. Sibilla cercò di sparare verso l’alto, ma fu colpita dalle spire in movimento del serpente, che la mandarono a sbattere contro il Pugno di Zeus. L’arma rossa cadde da qualche parte, inutilizzabile. Clarisse corse in aiuto della compagna di lotta, ma venne bloccata da un altro serpente. Un momento. Un altro serpente?
Adrianna osservò meglio quella mostruosità. Era sì un serpente, ma con due teste. Una metà aveva il colore dell’oro, l’altra invece era nera come la notte. La testa dorata era impegnata con Jake e una ragazza dalle braccia muscolose. Quella nera contro Clarisse. Sibilla era ancora priva di sensi. Lei era sdraiata su un prato. Ma che stava facendo? Era troppo sbigottita per dare una mano? Improvvisando, corse urlando  verso il centro del rettile, colpendo con tutte le sue forse le squame. Erano dure come l’acciaio, e la piccola mezzosangue si sentì tremare prima le braccia, poi tutto il corpo, con un certo dolore alle spalle. Il serpente forse si ricordò qual’era il suo obiettivo principale, e la testa nera avanzò verso Clarisse,nel tentativo di togliere una seccatura in meno. Bloccò tra i denti la lancia magica, spezzandola. Tasto dolente.
-NO! MALEDETTO! QUELLA ERA LA MIA TERZA LANCIA!! QUESTA ME LA PAGHI!! VUOI LA MORTE! FATTI SOTTO!!-. La figlia di Ares estrasse la spada, arretrando per non finire tra le fauci della bestia. Si muovevano ad una tale velocità che non si capiva nulla del combattimento. Piuttosto, avrebbe dovuto rendersi conto della testa dorata che si avvicinava sempre più.
-Ehi, attenta!-. disse qualcuno. Due fari si avvicinarono. Arretrò di colpo, con una prontezza di riflessi che non si sarebbe mai aspettata. Però non sapeva ancora come potevano avere speranze…
Si buttò nell’erba, procedendo carponi mentre gli altri tenevano il serpente occupato. Si avvicinò alla figlia di Ecate. -Sibilla! Sibilla! Svegliati, abbiamo bisogno di te!-, cercò di scuoterla dal suo sonno. Lei si svegliò, sbattendo le palpebre come per capire chi avesse davanti. -Adrianna-, disse,-Ma che..-. Guardò il combattimento, e capì. –Presto! Dov’è la pistola? Cerca la pistola, puntala in alto e spara, Partirà un razzo segnalatore. Poi ricaricala con questi-. Le diede due cariche simili ai candelotti di dinamite. –Due colpi, mi raccomando!-. Poi partì all’attacco, bisbigliando tra sé parole che non capiva e agitando le mani in gesti strani. Adrianna rimase leggermente imbambolata per un secondo, poi si riscosse e obbedì. Il primo fuoco d’artificio partì in alto, rosso come il sangue. Le due teste di serpente si volsero verso di lei.‘’Aiuto!’’. Pensò la giovane, che si mise a correre per evitare di essere raggiunta dal mostro che aveva cominciato a inseguirla.
-Il secondo sparo, Adrianna!-. Urlò Sibilla da qualche parte.
La mezzosangue corse tra gli alberi, sperando di rallentare il serpente mentre caricava il colpo. Era quasi una lumaca in confronto a lui, e disperata sparò in alto, incendiando qualche foglia sopra di lei. Le sembrò di vedere una radice alzarsi di colpo, e inciampò, cadendo rovinosamente a terra.
Il mostro la raggiunse, forse ansioso di cenare. Ma perché ce l’aveva con lei? Stava per darle il colpo di grazia. Chiuse gli occhi, pensando a suo padre. Non l’avrebbe rivisto più. Poi sentì il rumore di una freccia. Un po’ ,meno luce illuminò il bosco, e si sentì un doloroso sibilio che ricordava le unghie sulla lavagna, come a dire ‘’AAAHIIIII’’. Aprì un occhio. La testa dorata si dimenava, e dentro ad un suo occhi vi era conficcato un dardo. Poi ne partì un altro verso l’altro occhio, e i versi agonizzanti continuarono. Adrianna capiì subito che aveva solo una possibilità. Aveva un ultimo candelotto. Cercando di prendere bene la mira, colpì dentro la testa del serpente. Lui sembrò quasi ingoiare a forza il razzo, poi bruciò, esplose dentro, e con lui la testa nera. Un ultimo sibilo, poi la creatura si sciolse, e rimase solo la pelle. Ci fu il buio totale. Chi aveva lanciato quelle frecce? Poi ci fu una luce che la accecò, come i proiettori cinematografici. Una voce da un altoparlante esclamò: -Buonasera, gente! Tu guarda dove sono capitato, il caro vecchio campo! E con la figlia di Medusa. Le cose qui non cambiano mai eh?-. La giovane guardò in alto. Dal cielo, un paracadutista biondo con delle luci accecanti salutava con l amano il bosco, mandando baci qua e là-. Il suo paracadute si incastrò a dei rami, e si liberò con un coltello, atterrando agilmente davanti la semidea. Aveva più o meno diciassette anni, con dei bellissimi occhi azzurri. – Niente di rotto, spero! Come ti chiami?-.
-          Adrianna. Ma.. chi sei tu? Non sarai un altro mostro?
-          Un altro mostro? Naaa. Ti sembro così brutto? I mostri sono brutti. Io no. Parola di Alex Richardson, figlio di Apollo-.
Stava per ringraziare il suo salvatore, quando giunsero delle voci. Gli altri ragazzi erano arrivati, avvisati dai razzi segnalatori, e guardavano i resti del mostro, stupefatti. Arrivò anche Chirone, il centauro bianco, forse anche lui sorpreso dai fatti.-Shanon, puoi spiegarci cosa è successo?-. Non stava guardando Adrianna, bensì la ragazza robusta di cui non conosceva il nome. Notò che aveva un braccio ferito.
-Stavamo prendendo la bandiera, quando ci ha attaccati-. Indicò la pelle di serpente. –Cercava in tutti i modi di uccidere la nuova arrivata, io, Jake, Clarisse e Sibilla riuscivamo a distrarre Anfisbena, ma come alcuni di noi sanno i serpenti giganti sono difficili da uccidere, poi il mostro e Adrianna sono scappati nel bosco, e…-. Guardò il nuovo arrivato, e i suoi occhi parvero prendere fuoco. –Tu..-. Estrasse una delle frecce dai resti, fissandola con odio. Fissò per un momento Adrianna, e lasciò cadere l’arma, fissando stupefatta un punto sopra la testa della tredicenne. Tutti guardavano in quel punto. La mezzosangue, chiedendosi che c’era di tanto interessante, alzò gli occhi, riuscendo a distinguere la figura stilizzata di un pavone prima che scomparisse.
- Com’è possibile … Era non può..-. dicevano alcuni. Poi, piano piano, tutti si inchinarono davanti a lei. Il centauro, cercando di reprimere la sorpresa, annunciò:-Era. Dalle Bianche Braccia e dal Trono d’Oro. Signora dei pavoni. Ave, Adrianna White, figlia della regina del cielo-.
 



 
****** 

Rotoloni Regina, le sorprese non finiscono mai! Muahaha xD al prossimo capitolo! 

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Capitolo 3
*** incubi e tetre profezie ***


Nella casa due, Adrianna stava facendo le valige. Insomma, quel posto era pieno di matti!
Sapeva pochissimo delle storie greche, quindi non capiva tutto il trambusto al campo. Era figlia di una certa Era. Perché questo avrebbe dovuto essere importante, se alla fine lei non l’ aveva nemmeno mai vista?
Prese la valigia e uscì, ricordandosi di aprire l’ombrello. Da quando era stata ‘determinata’ non faceva che piovere, tuoni, fulmini e saette si manifestavano come se ci fossero sempre stati. C’era anche un po’ di nebbia, cosa strana. Si avviò verso la collinetta che delimitava  il campo, ma andò a sbattere contro qualcosa di grosso.
       - Adrianna, cosa stai facendo?-. Il centauro di nome Chirone guardava la giovane come se già sapesse la risposta. – Me ne sto andando da questo manicomio. Era già difficile accettare di essere una mezzosangue. Adesso, solo perché sono figlia di Era, mi guardano tutti come se fossi una pazza pericolosa!  Voglio tornare da mio padre -.
Lui la guardò, comprensivo, ma anche preoccupato. –Adrianna, capisco come ti senti, ma questo non è il momento adatto per uscire dal campo da sola. Verresti continuamente attaccata dai mostri, o peggio. Devi ricevere un addestramento adatto a sopravvivere. Il signore degli dei non è contento della tua esistenza. Potrebbe tentare di..-.
-Uccidermi? E perché mai Zeus lo vorrebbe fare? Qualcuno si è accorto che di questo posto non so praticamente niente? Forse è suo marito, non so. Ma ci sono un sacco di persone che tradiscono i propri consorti. Perché dovrebbe essere diverso con me?-.
Chirone sospirò. – Il tuo ragionamento non è del tutto irrazionale, ma le tue vedute sono strette. Devi almeno studiare la storia dell’ Olimpo, o non capirai mai la tua situazione. E non ne usciresti viva. Resta qui fino alla fine dell’estate. Allenati, preparati. Poi deciderai se andartene oppure no per il resto dell’ anno. Cosa ne pensi?-.
La ragazzina lo guardò, circospetta. Che stava succedendo? Quell’uomo (anzi, centauro) sembrava che parlasse seriamente, come se avesse già visto una cosa del genere. Nei suoi occhi sembravano specchiarsi anni ed anni di esperienze. Si inquietò. Forse non aveva tutti i torti. Forse stava agendo troppo impulsivamente. - Va.. va bene -. Chirone sembrò sollevato. –Bene. Ritorna nella tua casa, e risistema le tue cose. Dopo, ti manderò qualcuno per farti iniziare-.
La ragazzina ritornò nella sua casa. Posò le sue valigie su uno dei letti vuoti, e si lasciò cadere nel materasso. Cos’ era quella storia? C’erano tante cose che ancora non capiva, ed era stato solo quello a farla rimanere. Chiuse gli occhi. Voleva vedere suo padre, tornare alla sua vita normale. Ma non era possibile. Il mostro dal nome impronunciabile di ieri lo aveva dimostrato. Persa nei suoi pensieri, si addormentò. E sognò.
Shanon gemette di dolore, la faccia verdognola come una verdura. Si trovava nell’infermeria del campo dalla sera prima, quando il veleno di quel dannato serpente aveva cominciato a circolare nel suo sangue e facendole vedere quadruplo. –Resisti ancora un po’! Cerca di bere del  nettare-. Kelly e Jake erano accanto a lei, con delle occhiaie che si sarebbero viste da un chilometro. –Chirone ritornerà presto a vedere come stai-. Disse lui, e le ficcò in bocca una cannuccia, da cui la sorella bevve la bevanda divina, sentendosi meglio. Intanto, la figlia di Apollo cercava in tutti i modi di tenersi sveglia. Aveva cercato di guarire l’ amica con le sue doti, ma il veleno era molto potente e anche con alcuni suoi compagni non era riuscita a guarirla del tutto senza l’aiuto di Chirone. Shanon non era più in pericolo, però aveva bisogno di riposo assoluto se voleva smaltire il veleno completamente. Quando vide l’amica addormentarsi, si tranquillizzò un pochino, e crollò su una poltrona accanto a Jake, esausta. Stava quasi andando tra le braccia di Morfeo, quando qualcuno entrò, ridestandola.
-Ehi, ciao. Lei come sta?-. A parlare era stato Alex Richardson, un suo fratello. Si voltò a guardare il figlio di Efesto, ma anche lui era addormentato, e sembrò sollevato.
Non conosceva bene Alex. Lo aveva conosciuto due estati prima, quando erano delle matricole. Poi era successo qualcosa poco prima della fine della stagione, non sapeva cosa però, e non l’aveva visto più. Ricordava che in quei giorni molti ragazzi – compresa Shanon - erano a dir poco furiosi. – Si sta rimettendo.. E’ una fortuna che tu sia tornato, altrimenti non sarebbe viva adesso-. Infatti durante l’accaduto erano tutti ancora troppo frastornati per fare alcunché, e da bravo figlio di Apollo lui aveva cercato di guarirla. Il veleno del serpente a due teste era molto concentrato, quindi le sue cure non avevano ripulito il sangue del tutto, ma erano bastate perché non fosse troppo tardi. – Perché poi non sei venuto con noi in infermeria? Sei bravo -. Chiese lei. Lui fece spallucce – Ero stanco. Avevo combattuto già un paio di volte quel giorno, e poi sapevo che loro non avrebbero accettato la mia presenza-. Indicò i due addormentati. -  Anzi, ho il sospetto che non appena guarirà, Shanon mi farà una testa così a suon di martellate, proverà ad uccidermi o mi rinchiuderà in una cella-forno. Infatti non mi posso fermare a lungo-. Si avviò verso l’uscita. Kelly però era confusa. – Aspetta! Cosa ti ha fatto andare via? E  perché sei tornato?-. Lui si voltò, con un espressione cupa in viso. – Nostro padre mi ha parlato in sogno, dicendo che dovevo ritornare… senza spiegarmi perché. E’ stato un ritorno davvero bizzarro.. comunque, non ho voglia di raccontarti cosa è successo, in quei giorni. E’ ancora penoso da ricordare -. Detto questo, uscì.
*****
Si trovava in un ranch afoso, sembrava quasi di essere in un forno, con il caldo che faceva nonostante fosse sera. Si guardò intorno, notando molte recinzioni piene di animali stranissimi, quasi come un’ enorme fattoria. Accanto a lei, nascosto in un cespuglio, stava un ragazzo dall’aria familiare, che guardava famelico un cucciolo in mezzo ad una mandria di vacche, un po’ lontano dai propri simili. Il mezzosangue era in pessime condizioni. I suoi capelli erano un groviglio di rametti e lerciume che non se ne capiva più il colore. I vestiti erano vecchi e sporchi,nient’ altro che stracci, nella faccia si leggeva l’espressione costantemente spaventata di un fuggitivo. Aveva un occhio nero e vari graffi. ‘’Che cosa gli è successo per essersi ridotto così?’’ Pensava Adrianna.Di certo niente di piacevole. Il ragazzo, che doveva avere più o meno quattordici o quindici anni, uscì fuori un coltello, guardando l’ agnellino che curiosava vicino allo steccato, ove stava scritto qualcosa, solo non capiva cosa per colpa della dislessia. Leggeva qualcosa tipo ACHVCE EBHICAN – ARECS LALA INVIDA RAE.
La mezzosangue capì le intenzioni, e le vennero i brividi. Aveva un bruttissimo presentimento. - Non lo fare! -Urlò, ma il ragazzo pareva non riuscisse a sentirla, era come ipnotizzato all’ idea di una deliziosa cena a base di proteine. Si avvicinò, piano. Calò la lama, e la bestiola esalò il suo ultimo respiro, senza un lamento, senza soffrire. Si allontanò dalla scena, e cominciò a squartare e a cucinare su un fuoco la carne. La dodicenne distolse lo sguardo, disgustata. L’ altro invece cominciò a mangiare con foga, come se non mangiasse da giorni. In effetti era molto magro, tanto che si intravedevano le costole. Senza curarsi di sporcarsi, finì presto la cena, poi si sdraiò sull’erba, soddisfatto. Poi Adrianna percepì una presenza. Qualcuno di molto, molto arrabbiato si stava avvicinando. Anche gli altri animali nelle vicinanze – specie le mandrie – sembravano capire qualcosa. Poi qualcuno tuonò di rabbia. -Come hai osato fare di un animale sacro la tua cena?! Sarai maledetto dagli dei per questo! -
La scena cambiò. Era sulla spiaggia aderente al campo, nella baia di Long Island. Correva, cercando di raggiungere due ragazzi seduti sulla riva. Era il tramonto. Il ragazzo – quello di prima, solo più curato – teneva per mano la fidanzata, sussurrandole parole che non riuscì a comprendere, ma che dovevano essere molto dolci, perché la giovane sorrise. Somigliava ad una delle tante ragazzine tredicenni della casa di Afrodite, bella e curata. I loro visi si avvicinarono piano, le loro labbra sempre più attratte. Si baciarono per un po’, pieni di passione. Poi tutto divenne improvvisamente freddo,e dal terreno spuntò una donna mostruosa, che veloce come il vento strappò la giovane dalle braccia del ragazzo, e aprendo l’enorme bocca la inghiottì. –NO!-. Il giovane sfoderò la spada di bronzo, attaccando l’orribile essere, facendola a fettine. Il mostro di nome Lamia scomparì in una nuvola di zolfo, lasciando i resti della ragazza, ormai morta. –Jane.. Jane!! Che cosa ho fatto..-.Il ragazzo crollò a terra, sconvolto. Cominciò a piangere, strappandosi i capelli dal dolore. - Perché.. perché?! Perché non io? Cosa aveva fatto, lei?! –. Si chinò verso il cadavere,-Amore mio..-. Ma non fece in tempo a trovare una risposta, perché molti ragazzi arrivarono, osservando pietrificati la scena. - Che cosa hai fatto? -. Chiedevano. Aveva ancora la spada insanguinata, non c’era niente che potesse essere in suo favore. Tutti stavano colpevolizzando lui. Scappò, inseguito ma non catturato. Lui era bravo a correre. Era il miglior corridore degli ultimi anni. Costrinse un pegaso a portarlo via, e fuggì, lontano, dove nessuno potesse trovarlo. Dove nessuno potesse vedere le sue lacrime. Atterrarono in un bosco. Scacciò l’animale, scappando perché nessuno lo potesse rintracciare. Poi qualcuno gli parlò, una voce crudele e perfida, pronunciando parole che non si capirono. Urlò, scappò, ma precipitò in una voragine oscura e senza fondo. 
******
Anche Adrianna urlò. Urlò a squarciagola, tanto che avrebbe quasi fatto rivoltare i morti nella loro tomba.  Quando finì, aveva la gola secca, ed era madida di sudore. Chi era quel ragazzo? Cosa era successo di preciso? Chi lo aveva maledetto? Che centrava la ragazza morta?
Prese un profondo respiro. Doveva stare calma. Era solo un incubo, dopotutto. Non era reale.
 Anche se molto realistico.
Di certo l’ avevano sentita in molti, perché quando uscì per prendere un po’ d’ aria c’erano un sacco di curiosi e/o spaventati, tra cui Jackson, la sua fidanzata Annabeth Chase e un satiro di cui non conosceva il nome. - Che succede? -. Chiesero. Il tizio semi-capra stava guardando con attenzione la mezzosangue, quasi percepisse le sue emozioni. E sembrava che lo innervosissero. Lui e gli altri due si guardarono, capendosi al primo sguardo. – Tutto a posto ragazzi, potete andare, qui non è successo niente -, disse il ventenne, che doveva avere una certa influenza, perché tutti obbedirono. -Ehm, Adrianna, che ne pensi di andare alla Casa Grande? Magari puoi prenderti qualcosa mentre ci racconti del tuo sogno-.
Lei si innervosì.- Non era un sogno, era un INCUBO! E.. tu come fai a saperlo?-. Chiese, spaventata ma anche arrabbiata. Perché tutti dovevano sapere tutto tranne lei?
Annabeth la guardò, mesta. -Si capisce dalla tua faccia. Se sei un mezzosangue e hai quell’ espressione, o ti hanno attaccato mostri giganti o hai avuto un incubo-. Gli altri due annuirono. Sarà stato perché erano più grandi, ma le davano un senso di sicurezza. Decise di non obiettare, e si diressero nell’ edificio menzionato.
*****
Kelly ancora non si spiegava il comportamento del semi-fratello. Cos’era successo quell’estate? Di certo qualcosa di tragico.. Forse avrebbe dovuto chiederlo a Rachel, dato che nessun altro gli avrebbe dato una risposta.. Era successo qualcosa, qualcosa che non si doveva far trapelare, che forse alcuni avevano visto e che erano stati zittiti, o convinti a perdere la memoria. Si addormentò anche lei facendosi mille domande. Al suo risveglio, Chirone, nella sua sedia a rotelle stava controllando lo stato di salute di Shanon, e stava anche parlando con qualcuno. C’era la nuova arrivata, insieme al famoso trio: Jackson, Chase e il satiro signore delle selve Grover. Avevano tutti un’ aria preoccupata. Chirone pareva quasi.. Arrabbiato.
- Parlerò con il signor D -. Disse. – Ci sono un paio di cose che mi deve spiegare … -. Che stava succedendo?
- Cosa succede?-. Non era stata lei a chiederlo, ma Shanon. –Shh, amica mia, tu ti devi riposare. Come vi è saltato in mente di inibirci tutti l’altra sera?! Sei quasi morta! -. Lei sorrise – Era un buon modo per vincere, no? -. Poi sembrò ricordarsi di qualcosa. – Dov’è lui? E’ stato qui, lo sento -. Cercò di alzarsi, ma fu trattenuta dalla figlia di Apollo. – Non sprecare le forze. Se n’è andato ormai. Qualcuno mi spiega cosa è successo tra te e lui?-. Gli altri la guardarono, confusi. Jake, che si era svegliato, pareva cupo.- Ho giurato sullo Stige che non lo avrei mai raccontato. Ti dico solo questo: ha commesso un crimine, Kel. Un crimine orrendo. Per cui non ha ancora pagato. -. Socchiuse gli occhi. – Quelle frecce.. Bastardo.. Come può usarle ancora? -. – Shanon, è inutile provare rancore. Forse è sfuggito alla giustizia terrestre, ma non può fuggire da quella finale -.  Disse il fratello, anche se sembrava stesse solo cercando di calmarla. Arrabbiarsi e far circolare il sangue più in fretta non conviene se si è stati avvelenati.
Si sentirono delle urla di Dioniso e di Chirone che discutevano.
-Chirone, a che sarebbe servito raccontartelo?Non avresti potuto fare niente!-
-Non dica idiozie, signor D! L’unica cosa che le è importato e non farlo sapere all’ Olimpo, perché odia questo posto!-
-E con ciò?-
-Io sono responsabile di questi ragazzi! In tremila anni che faccio l’ insegnante, non ho mai visto niente del genere! E pensare che il signore del cielo ha dimezzato la sua punizione per i suoi meriti inesistenti! Bah! -
- Come os..-.
 
Si sentirono dei forti tuoni in lontananza. All’improvviso smise di piovere e sbucò il sole. Non era normale, però. La temperatura salì. Salì e salì, tanto che la piantagione di fragole rinsecchì e alcune case si incendiarono. Alcuni ragazzi che giocavano a pallavolo svennero. Tutti si zittirono, grondanti di sudore. Poi il clima ritornò normale. Era un segno. Kelly tremava. –Padre..-. Si alzò di scatto, e corse verso il tavolo da pinnacolo, dove i due litiganti avevano interrotto la discussione. – Signor D.. Chirone.. Devo parlare con Rachel -. Era più determinata che mai. – Ho bisogno di un impresa -.   Dioniso la guardò, tornando alla solita espressione annoiata.- Ebbene, un’ altra eroina in cerca di attenzione. Fai pure. Non mi interessa -. Tornò a guardare le carte bevendo la sua diet coke. Chirone sembrò trattenersi dal guardarlo male, e si rivolse alla mezzosangue. – Perché desideri un’ impresa? -. Lei lo fissò. – Lo ha visto, Chirone. Mio padre voleva dirmi qualcosa. Vuole che ottenga un impresa. E darmi un incarico. Non voglio tirarmi indietro -. Se c’era una cosa che accomunava tutti al campo, era che nessun semidio avrebbe mai ignorato la chiamata del genitore divino. E poi, Kelly aveva la sensazione che c’entrasse con Alex. Voleva sapere tutto. Chirone non sembrava volerla contraddire. –Va bene. Vai da Rachel, e se tornerai ancora sana di mente ne riparleremo -.
*****
La casa dell’ Oracolo era su una collina dalle parti del bosco. Un tempio dedicato a suo padre Apollo, dove i mezzo sangue o chi ne aveva bisogno consultava Rachel Elizabeth Dare, l’ Oracolo appunto, per conoscere le sue profezie e le sue visioni.
Rachel era simpatica. Aveva molte cose in comune con i figli di Apollo. Ad esempio era una grande artista. Naturalmente era un po’ inquietante con il fumo verde, ma salvo quello, non era male, anche se era più grande di lei.
L’ingresso era una tenda viola, e ai lati c’erano due fiaccole che parevano non spegnersi mai. Somigliava molto alle rovine del santuario di Delfi in Grecia, solo che questo non era a pezzi.  Stava per entrare, quando si scontrò con Rachel. – Oh scusa, non ti avevo vista. Sono venuta per.. -.
- La tua impresa, lo so. Ho notato il cambiamento climatico -. Sembrava preoccupata. – Tuo padre non è affatto contento. C’è qualcosa che lui vuole che tu faccia..-. Non finì di parlare, che fu come se le avessero dato un pugno nello stomaco. Dalla sua bocca uscì del fumo verde, i suoi occhi si illuminarono dello stesso colore. Stava iniziando. Lo spirito dell’ Oracolo era stato risvegliato. Sentì una voce strana, come se ci fossero tre Rachel che parlavano.

Coi tuoi compagni cercherai
e ogni risposta troverai
La vita di un mezzosangue dovrà esser risanata
La vendetta di una dea dovrà esser arrestata

Quella era la prima strofa. Avrebbe cercato e avrebbe trovato le risposte che cercava. Forse la vita a cui si riferiva era quella di Alex. Ma di che vendetta parlava? A quale dea si riferiva?

E assalita da guai
A una sfida assisterai
Poi ritorno tu farai
E riandartene dovrai

Questa parte non era allegra. Avrebbe avuto molti guai, e non la sorprendeva. Chissà di che sfida parlava. Sarebbe ritornata ma se ne sarebbe andata di nuovo. Ci sarebbe stato un secondo ritorno?

Infine ricorda, mezzosangue:
occhio per occhio, dente per dente
c’è chi non aspetta e chi attende e pianifica
ma sai dire, tu, di chi è il primo passo?

Rachel boccheggiò, e Kelly gli impedì di cadere a terra. Non aveva mai sentito una profezia così lunga.
 Forse anche l’impresa lo sarebbe stata.

*******

 

 

 

Bon jour gente! Ecco il terzo capitolo della storia ^^ Abbiamo trovato risposte ma anche altre domande! Tutta opera dei Rotoloni Regina, la mia fonte di ispirazione ù.ù Spero vi sia piaciuto :) alla prossima recensione

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Capitolo 4
*** C'è chi parte, c'è chi resta. ***


Kelly riprese fiato, dopo aver raccontato tutto d’un colpo la profezia a Chirone.
Si fidava ciecamente di lui, e non aveva saltato niente. Si misero a discutere cercando di dare un senso a quelle parole.
 –I primi due versi mi sembrano abbastanza chiari-, disse lei – I due successivi però sono più misteriosi-.
– Non mi sorprende-, rispose il centauro. – Le profezie non sono mai del tutto chiare finché i fatti non avvengono.
E poi sono versi molto generici. Molti mezzosangue hanno macchiato le loro vite nel corso dei secoli. E molti degli dei sono vendicativi –
Si sforzava di dirlo in maniera leggera.
-Anche la seconda strofa sembra chiara, ma la questione andata e ritorno..-. Chirone la interruppe.
 – E’ inutile cavalcare con la fantasia, Kel. Le parole dell’ Oracolo sono sempre sibilline, lo sai.
 Sapremo interpretarle solo a fatti conclusi-. E lo diceva un essere metà cavallo, che di cavalcate doveva saperla lunga.
- Piuttosto, al posto tuo penserei a chi portarmi dietro -.
- Ehm… -. A questo non aveva ancora pensato. C’erano un sacco di mezzosangue in gamba lì.
 Però capiva che era una missione pericolosa. Si parlava di vendette divine, e non voleva che qualcuno si facesse male per un atto avventato o cose del genere.
 Pensò a Percy e Annabeth.
 Loro erano tra  i mezzosangue più potenti, ma lui aveva la tendenza a far imbestialire gli dei ed era molto impulsivo, e decise che era meglio di no.
 Idem per Annabeth, perché Percy sicuramente non avrebbe voluto lasciarla sola. Clarisse?
Grande guerriera, ma non sapeva quando stare zitta ed era troppo dispotica… Jake? Poteva andare.
Non era troppo impulsivo quando agiva, e l’abilità di un figlio di Efesto poteva essere utile. Sperava solo
 che Shanon non se la prendesse. Date le sue condizioni non poteva venire con loro.
Sibilla? Anche lei era potente. Espose la sua opinione a Chirone, che annuì. – Vado a proporglielo -. E si avviò.
 
 
-Basta, basta! Stiamo morendo!-. La figlia di Apollo sentì delle risate, e, curiosa, entrò in infermeria,
dove i due figli di Efesto se la spassavano insieme a ‘quella dei rasta’, come a volte veniva chiamata la figlia di Ecate.
 – A quanto pare il mio incantesimo ha funzionato alla grande! -. Anche lei rideva fino alle lacrime, ma annullò
l’effetto della magia all’arrivo dell’amica, sebbene ancora ridessero un po’. – Come è andata dall’ Oracolo?-, chiesero.
Le voci circolavano sempre velocemente al campo. Raccontò loro la profezia,
 e anche se parevano un po’ preoccupati (cosa normale date le circostanze), accettarono la proposta. Shanon sospirò.
 – Suppongo di non poter venire nelle mie condizioni, anche se tutto sommato
 non mi sarebbe dispiaciuta un impresa per spezzare la monotonia-. Jake cercò di consolarla.
– Su, sorella! Durante la mia assenza mi sostituirai come capogruppo. Sicuramente Chirone sarà d’accordo -.
Lei si limitò a sbuffare. – Che allegria! Dover tenere d’ occhio gli altri tutto il giorno e svolgere compiti che non sono di mia competenza. Grazie tante -.
 Lui non poté fare a meno di ridere. – Non fare la solita! Sono sicuro che al mio ritorno mi vorrai spodestare. Non è poi così male; ci sono certi privilegi -.
Fece l’ occhiolino, strappandole un sorriso.
 – Già! – affermò Sibilla. – E poi almeno non sei sola nella tua casa, al contrario di me -.
 Difatti Sibilla al momento non aveva fratelli o sorelle, se non si voleva considerare
la maga Circe, le empuse e altre creature non mezzosangue.
Davvero una bella parentela, ma tanto non gliene importava a nessuno.
Del resto, qualcuno era pure imparentato con Polifemo.
*****

- Placca, attacca, schiva! -.
Percy stava allenando di nuovo Adrianna. Il sogno che aveva fatto non gli piaceva proprio.
Di solito certi incubi preannunciano solo che stai per metterti in guai seri, quindi doveva preparare la dodicenne il meglio possibile.
– Dovresti mangiare di più. Sei troppo magra. Hai bisogno di più calorie -.
Quel giorno a mensa gli aveva quasi ordinato di prendere una razione più sostanziosa di cibo.
Lei aveva faticato a mangiare tutto, ma con l’addestramento avrebbe smaltito sicuramente. Peccato solo
che la figlia di Era pareva non essere un tipo da addestramenti, anche se si sforzava di non perdere il ritmo mentre duellavano. Perdeva sempre, ma qualcosa capiva.
 – Possiamo fare una pausa? -. Chiese, ansante per lo sforzo. Alcuni ragazzi figli di Ares ridacchiarono sotto i baffi, ma lei se ne accorse.
 – Cosa c’è da ridere? Sono alle primearmi! –
Ma si pentì subito di averlo detto, perché quelli risero ancora di più e non riuscivano a smettere.
Come si permettevano quegli idioti senza cervello di prendersi gioco di lei?
 Ma gliel’ avrebbe fatta vedere! Sentì una morsa allo stomaco.
Era rabbia, forse?
All’improvviso, da dietro dei fantocci uno sciame di tafani apparve e attaccò i due guerrieri, pungendoli,
succhiando loro il sangue, infiltrandosi nella loro bocca e tante altre cose allegre.
Loro urlavano, mentre Adrianna e Percy li fissavano, stupefatti.
– Falli smettere -.
A parlare non erano state le vittime, ma il figlio di Poseidone.
 La dea del matrimonio era molto famosa per le sue vendette e sua figlia non conosceva ancora i suoi limiti.
Quei due, per quanto irritanti fossero, avrebbero potuto farsi male.
Scosse le braccia della semidea.
 Era come imbambolata; si ridestò, e urlò isterica.
 - Basta così! -.
Gli insetti se ne andarono per la propria strada. Alla mezzosangue tramavano le ginocchia.
 ‘’Sono pericolosa’’, pensava,
 mentre il ventenne mandava in infermeria i due figli di Ares. – Io.. Io.. Mi dispiace. Non so cosa mi sia preso -.
 Disse, senza il coraggio di alzare lo sguardo.
 – Non ti preoccupare.. Capita a tutti di perdere il controllo. Io ho fatto di peggio.
Una volta per sfuggire a dei Telchini –un misto tra foche, cani e mostri umanoidi- ho provocato un’ eruzione sul Sant’ Elena -.
Adrianna lo guardò, basita. – Quella che c’è stata cinque anni fa? O quella dopo?-.
– La prima-.
Cercò di rassicurarla. – Ti ci vorrà solo un po’ di pratica, vedrai. E’ una buona scusa per spingerti a migliorare, così almeno
nessuno ti prenderà più in giro per come tieni una spada!-. Risero.
 Ad Adrianna piaceva Percy. Era simpatico, e anche se non era l’unico che provava ad essergli vicino, pareva
il solo che comprendeva davvero la sua situazione da mezzo-sangue-potentissima-che-non-sarebbe-mai-dovuta-nascere.
Chissà perché.
– Ora vai da Annabeth, così ti darà qualche lezione di … I mortali la chiamerebbero ‘mitologia’-.
Lei annuì. Almeno fisicamente non doveva più faticare, per quel giorno.
 
Scoprì che il greco antico non era più difficile dell’inglese.
 Ovviamente non avendolo mai studiato lo capiva solo istintivamente, ma almeno le parole non facevano il girotondo mentre leggeva.
 Annabeth le raccontò di molte storie di sua madre Era e il suo patrigno, Zeus, e lei rimase perplessa nel venire a conoscenza di una tale gelosia.
Che poi la comprendeva, da un lato.
 A lei non sarebbe mai piaciuto se suo marito le facesse le corna in continuazione.
 Una volta ogni tanto in un’ intera vita immortale si poteva anche perdonare, ma non sempre.
Anche se alcune volte le reazioni parevano esagerate, non biasimava sua madre se per una volta ha voluto fare la furba anche lei,
probabilmente per vendicarsi come al solito.
Poi le venne un pensiero orribile. E se a sua madre proprio per questo non importasse nulla di lei?
 Ma non stette troppo a rifletterci.
Non voleva.
 
-E’ per questo- le spiegò la figlia di Atena – Che devi stare molto attenta.
 Dopo aver perseguitato amanti e figli di Zeus, nessuno penserebbe che il signore del cielo ti lasci in pace.
Potrebbe inviarti contro un sacco di mostri, o fulminarti lui stesso.
Ma finché sei qui e non provocherai grossi guai, sei al sicuro-. L’altra strisciò il piede per terra, pensierosa.
 – Quello di prima era un grosso guaio?-. Lei si fece ancora più seria.
 – No, ma è bene che impari a controllare al più presto i tuoi poteri. Meglio non dare l’impressione di una semidea imprevedibile-, disse saggiamente.
Del resto era figlia di Atena.
Poi Annabeth cercò di alleggerirla parlando degli altri dei. Una cosa sicuramente l’ aveva imparata:
dove c’era un matrimonio, c’erano almeno mille tradimenti. – Ma che senso ha sposarsi da immortali quando poi si tradisce sempre?  -.

 
*****

- Avete riserve di nettare e ambrosia voi?-, chiese.
Jake e Sibilla annuirono. Sarebbero partiti quella mattina stessa. Il figlio di Efesto indossava dei pantaloni
mimetici e una maglietta arancione senza maniche;  poi un grosso zaino, il marsupio che aveva durante la
partita di Caccia alla Bandiera e portava un orologio e due grossi anelli, uno
per ogni dito indice. Chissà a cosa servivano?
Sibilla apparentemente era meno equipaggiata. Uno zaino più piccolo di quello del compagno, pantaloni a
zampa di elefante, una t-shirt nera con vari disegni bianchi: un pentacolo, un triskell, un triangolo, un
esagramma unicursale, un ettagramma.. La sua spada corta le pendeva da un fianco, ma se un mortale
avesse guardato da quella parte non sarebbe stato un problema; la figlia di Ecate era già abbastanza brava nel manipolare la Foschia.
Kelly indossava dei semplici jeans e una maglietta rossa. Portava arco e faretra nello zaino, ma erano
incantati affinché in caso di bisogno le apparissero tra le mani, come quelli delle Cacciatrici. Poi un pugnale
appeso alla cintura, perché non si sa mai. Tutti e tre, oltre a nettare, ambrosia e ricambi, avevano soldi ‘normali’ e un po’ di dracme.
 In aggiunta, Jake aveva i suoi attrezzi, Sibilla un libro di formule magiche e Kel il necessario per il primo soccorso,
dato che non valeva la pena di sprecare energie guarendo magicamente una sbucciatura o cose del genere.
Avrebbe voluto portarsi anche la chitarra, ma probabilmente sarebbe finita tra le fauci di qualche mostro
enorme, quindi aveva deciso che era meglio di no, così aveva solo il flauto dolce infilato in tasca.
 
Scesero dalla Collina Mezzosangue. Sotto stava Argo Che Tutto Vede, dentro un furgoncino. Li avrebbe
accompagnati fino alla stazione di New York, dopodiché avrebbero dovuto agire da soli. In realtà,
non sapevano bene chi cercare, anche se Kel aveva un’ opinione a riguardo. Ma soprattutto non sapevano dove.
Tuttavia erano fiduciosi. Non era stato l’Oracolo stesso a dire ‘coi tuoi compagni cercherai e ogni risposta 
troverai’ ? In qualche modo avrebbero completato la missione.
Partirono. Non sapevano, però, che pochi minuti dopo in cima alla collina sarebbe apparse un’ Annabeth
ansante.
 
‘’Di immortales! Non ce l’ho fatta in tempo! Devo dirgli immediatamente quello che ho scoperto!’’.  
Corse verso la spiaggia, dove trovò il suo fidanzato che parlava con un ippocampo. –Percy, crea subito
 un arcobaleno, devo inviare un messaggio!-. Il figlio di Poseidone la guardò, perplesso. Annabeth sbuffò irritata.
 – Presto, è importante! -. Percy obbedì, mormorando qualcosa su quanto le ragazze fossero peggio dell’ Oracolo.
Creò con le gocce di acqua salata un piccolo arcobaleno. – Hai una dracma? -.
Ci mancava solo quella.
Percy la lanciò verso quella trama di colori. – Oh dea, accetta la nostra offerta -. Dissero. - Kelly Winson, in viaggio verso New York-.
Attesero. Non successe niente. Provarono a ripetere, ma nulla.
 – Forse dovevi specificare-. Suggerì Percy. La sua fidanzata gli diede un’ occhiataccia. Si chiese
perché doveva prendersela così, per una volta che diceva qualcosa di intelligente.
- E’ troppo strano.. E se -. Annabeth stava già cominciando a pensare al peggio, come intuì Percy.
Si conoscevano molto bene. – Ehi -. Si avvicinò al suo viso. – Non preoccuparti.  Sono ragazzi in gamba.
Probabilmente Iride è molto occupata in questo momento, non c’è bisogno di allarmarsi -. Disse, anche se la cosa gli puzzava.
– Forse hai ragione.. – Annabeth era pensierosa. – Ma è inutile pensarci, suppongo. Riproverò dopo, ma se non funziona andrò a cercarli -.
Percy proprio in quel momento stava per baciarla, ma si fermò stranito. – Amore, mi stai facendo preoccupare. Cosa gli dovevi dire di così importante? -.
 La sua fidanzata spesso si preoccupava come una mamma, però le sue erano preoccupazioni intelligenti.
 
- Ecco.. Adrianna mi ha parlato del suo sogno nei dettagli -. Pareva nervosa. – In quel recinto c’era una scritta..
Mi sono fatta dire, più o meno, le lettere, anche se non le ricordava bene, e.. -. Annabeth parlava a intermittenza così solo quando era preoccupatissima.
Lo spaventava vederla in quello stato. Poi lei gli porse un foglio.
Era a caratteri molto grandi, quindi non ebbe difficoltà a leggere prima ‘ACHVCE EBHICAN – ARECS LALA INVIDA RAE’, anche se non aveva idea di cosa significasse.
E poi, sotto, parole che gli ghiacciarono il sangue.


‘VACCHE BIANCHE – SACRE ALLA DIVINA ERA’





 
******
 
Bon soir! Mi accingo ad aggiornare la storia :)  Dunque, la mammina di Adrianna è sempre la solita! OMGs 8S
Fortuna che ci sono io a sistemare le cose (senza evitare di incasinarle prima però). Avrei dovuto intitolare la storia 'La matassa'.
Cooomunque, spero che vi sia piaciuta anche questa parte! Se avete dubbi o curiosità, volete spoiler o altro, chiedete pure (ma per gli spoiler non è detto che anticipi qualcosa, magari solo un indizio xD). E non dimenticatevi delle recensioni costruttive =D

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Capitolo 5
*** Ugole d'oro e tasche alla Mary Poppins ***


- Tre biglietti per..- Kel diede un’ occhiata alla tabella con le partenze. Si sforzò di leggere il meglio possibile,
poi scelse a istinto. – Chicago -. L’ uomo che vendeva i biglietti, un tizio con la maglietta ‘I LOVE NY’ s
children’, la squadrò con occhio critico, come se stesse decidendo cosa fosse di preciso, e le sue narici
fremettero.
Che aveva tanto da guardare?
– Ce li hai i soldi, ragazzina? -.
- Certo che ce li ho! – disse Kelly. Cosa c’era di tanto anormale in tre ragazzi che compravano i biglietti per un treno?
Beh, escludendo il fatto che erano mezzosangue.
- Bene -. I ragazzi pagarono, decidendo di non pensare al mortale scorbutico. Avevano altro a cui rivolgere la testa.
 – Si parte tra dieci minuti – disse Jake mentre guardava l’orologio. – Tanto vale iniziare ad andare -.
Si avviarono verso la galleria, in mezzo a tutti quei mortali indaffarati nei loro affari.
Chissà come doveva essere vivere una vita nella totale ignoranza.
Scesero le scale e si avvicinarono ai binari, entrando in uno dei vagoni. – Cerchiamo un posto dove parlare
 liberamente -, suggerì Sibilla. Stavano per farlo, quando..- E quello? -, - Quello cosa Jake?-, chiese Kel.
Il corridoio era vuoto. In mezzo, era comparsa una spada di bronzo. Jake la raccolse.
– E’ come quelle del camp..- non fece in tempo a continuare che il bigliettaio di prima salì sul treno.
 Aveva uno sguardo strano, quasi affamato. Chiuse la porta. – Così non verremo disturbati -.
 Poi, cominciò a ingigantirsi sempre più, fin quasi a toccare il soffitto.
Jake lo attaccò con la spada che aveva in mano, ma il Lestrigone sapeva il fatto suo.
 Gli lanciò una palla di fuoco addosso, e il figlio di Efesto dovette abbassarsi per non finire arrostito.
 Figlio del dio delle fucine sì, ignifugo no.
- Questo corridoio non è molto largo – davanti a Sibilla e Kelly comparirono altri due compari. – Se non
volete finire arrostiti adesso, vi conviene arrendervi, piccoli mezzosangue -. Loro però non avevano
intenzione di arrendersi tanto facilmente. Sibilla fece qualcosa di strano, mormorò delle parole, e con le
mani sembrò quasi intrecciare fili d’ aria come una ragnatela protettiva. – Ora! -. Gli altri due attaccarono.
Partirono delle palle di fuoco, e l’ambiente si riscaldò. Cercavano di evitare le fiamme mentre cercavano di
raggiungere gli avversari, ma quando ne venivano investiti erano illesi. Sibilla sfoderò la sua spada, e partì
all’attacco di due Lestrigoni insieme alla compagna.   Provò con un fendente, ma l’incantesimo la indeboliva
e la rendeva lenta. Il gigante afferrò l’arma con una mano, piegandola in due. –E ora che farai?-. Chiese
quello. La semidea notò che aveva un sorriso malvagio e anche un po’ stupido. –Se mi lasci in pace potrei
fare un’ incantesimo contro l’acne- disse sarcastica, cosa che fece imbestialire ancora di più il mostro.
– Come osi parlare della mia faccia?! Tu sarai la prima!-. La colpì in pieno facendola sbattere contro un muro.
Kelly invece cercava di evitare le manone dell’avversario, onde evitare un abbraccio mortale. Scagliava
frecce di continuo, ma probabilmente quelle non erano protette dall’ incantesimo, perché il legno si
incendiava subito, e doveva perciò fare attenzione alle palle di fuoco. – Sibilla! -. Scagliò tre frecce, una
delle quali colpì il mostro che aveva davanti. Meno uno. – Adesso a noi! Non sfuggirai alle mie fre..- cercava
di uscirne con una frase teatrale da vera figlia del dio delle arti, ma non la poté finire perché Jake le venne
scaraventato addosso, rischiando così di ferirla con le sue stesse armi.
Alla fine, dovettero arrendersi. Quel vagone stava diventando una fornace, e Sibilla stava diventando
pallida. Li legarono e imbavagliarono (specie la figlia di Ecate). – Questa qui
ha la lingua di una delle serpi di Medusa-, affermò il tizio con l’ acne. A quanto pareva non aveva accettato
l’offerta gratuita del trattamento estetico. Li trascinarono in un altro vagone, per la precisione un’ enorme
(probabilmente avevano alterato magicamente l’ambiente) cucina. – Ecco qua, tre mezzosangue giovani e
freschi. Abbiamo fatto in fretta, alla fine! – disse uno, tutto soddisfatto. Uno dei cuochi  (un ciclope con il
tipico cappello da chef e la scritta ‘’Io vedo tutto’’) annuì; - Dov’è Mangiateschi? Tra poco è il suo turno
neltalent show -.
 Talent show?
 I mostri avevano un talent show?
- Diciamo che ha deciso di farsi un giretto nel Tartaro -. Disse uno, guardando irritato Kelly. Il ciclope imprecò.
- Se quello non si presenta rovinerà la serata a tutti! Gli ospiti non saranno affatto contenti! Perderemo
clientela! -. Poi sembrò venirgli un idea. – Per stasera il ragù di mezzosangue non ci sarà. Prepareremo della
seppia. Ehi, tu! Che ne diresti di fare qualche numero in cambio della vita, uhm? -. I tre si limitarono a
fissarlo. Non che potessero fare altro, insalamati com’erano.   Levarono i bavagli alla figlia di Apollo, che
disse subito – Accetto! -. I mostri parvero soddisfatti. Il cuoco (che poi sembrava anche occuparsi del resto)
rimase soddisfatto. –Bene! Di cosa hai bisogno, Kelly Winson? Un’ orchestra di accompagnamento?-. Com’è
che i mostri conoscevano sempre i nomi dei mezzosangue? 
I due discussero, per un po’, mentre contrattavano. Se il pubblico sarebbe stato soddisfatto dello
 spettacolo, avrebbero lasciato liberi tutti e tre, altrimenti.. Beh, meglio non saperlo.  Liberarono la
mezzosangue. – E ricordati, che se fai cose strane i tuoi amici sono sempre qua!-. I cuochi lì intorno
parevano molto contenti all’idea.
 
Non aveva armi. Se fosse andata male, non avrebbero avuto scampo in mezzo a un’ intera folla di mostri. La
paura cominciò ad assalirla. E non era il panico da palcoscenico.
Inghiottì un groppo in gola e si fece coraggio. Non poteva fallire quando i suoi amici rischiavano di finire nel
ragù, se non peggio.
Il ciclope di prima, che in quel momento indossava uno smoking con tutta l’aria di stargli un po’ stretto,
fece la sua entrata dopo che una dracena aveva fatto il suo spettacolo, una strana danza del ventre che
aveva attirato lo sguardo di qualche mostro maschio. – Ed ora, signore e signori, mostri e demoni di tutte le
età, sono lieto di presentarvi.. Kelly Winson, che si esibirà nel canto e nella musica! -. Si udirono delle urla di
delusione e dei fischi beffeggiatori. Volevano il loro lanciafiamme.
 
Kelly apparì nel palcoscenico, cercando di evitare gli sguardi curiosi e/o omicidi della sala. Vicino
all’orchestra, stavano degli strumenti senza padrone e un microfono. Si schiarì la gola. –Ehm.. Ed ora, inizio
con la canzone That boy is a Moster, di Lady Gaga-. Cominciò una musica tra il pop e il rock, e diede inizio al
canto. Non era proprio il suo genere, ma visto il pubblico..
Tuttavia non sembrava attirare le attenzioni di molti. Così, per un po’, cominciò a cambiare canzone per
canzone. Da Lady Gaga a Lavigne, poi i Green Day, i Globus e così avanti per un quasi mezz’ora, ma niente.
Forse alcuni erano più sul classico. Provò anche quello. Notò che molti stavano sbadigliando –e nel caso di
alcuni la cosa era parecchio inquietante con tutte quelle zanne-.
 Cominciava a disperarsi. Anzi, era disperata. Non aveva più idee.
Forse doveva iniziare con le richieste, ma li si sarebbe visto quanto avesse toccato il fondo. Stava per farlo,
quando dal basso sentì una voce (probabilmente alterata) bisbigliare. – Prova con My heart will 
go on -. Non poté fare a meno di abbassare lo sguardo, ma non vide nessuno. C’era solo uno spioncino
nascosto, di quelli usati in teatro per suggerire le battute. Ma chi era stato a suggerire la canzone?
Provare, però, non costava niente. Era già in condizioni disperate, quindi la colonna sonora del film Titanic
calzava a pennello. Diede disposizioni all’ orchestra (una folla variegata di mostri a secondo dello strumento
usato). E partì.
Every night in my dreams 
I see you, I feel you, 
That is how I know you go on 


Alcuni mostri alzarono lo sguardo dal pasto (il Minotauro però continuava a masticare imperterrito la sua
bistecca al sangue).

Far across the distance 
And spaces between us 
You have come to show you go on
 

Near, far, wherever you are 
I believe that the heart does go on 
Once more you open the door 
And you're here in my heart 
And my heart will go on and on
 

Ehi, quella non era Medusa? Solo aveva degli occhialoni da aviatore, quindi non pietrificava nessuno. Aveva
una faccia tristissima, malinconica, come se ricordasse i bei tempi in cui ancora usciva con il dio dei mari…

Love can touch us one time 
And last for a lifetime 
And never let go till we're one 

Love was when I loved you 
One true time I hold to 
In my life we'll always go on
 
Si sentirono rumori di piatti rotti. Una grossa Sfinge aveva rovesciato il tavolo per asciugarsi gli occhi con la
tovaglia, un po’ più indietro una donna mezza serpente la imitava. Accanto a lei stava accucciata la
Chimera. E chi era, Echidna forse?

Near, far, wherever you are 
I believe that the heart does go on 
Once more you open the door 
And you're here in my heart 
And my heart will go on and on 

There is some love that will not go away 

You're here, there's nothing I fear, 
And I know that my heart will go on 
We'll stay forever this way 
You are safe in my heart 
And my heart will go on and on


In breve, tutti I mostri della tavola si alzarono in piedi, cantando insieme alla mezzosangue, spalla a spalla,
le lacrime copiose che scendevano dagli occhi senza vergogna. Qualcuno gridava – A morte Atena! – oppure
– Rivoglio il mio Tifone! – e altre frasi del genere accompagnate da singhiozzi. Quando la canzone finì, ci fu
un grande applauso. – Bis, bis! -.
- Adesso scappa -.
Era ancora quella voce. Kel non esitò a seguire il consiglio, e corse verso la cucina. – Fermati! Ancora,
ancora!-. Ma non aveva intenzione di rimanere lì tutta la notte. Alcuni mostri, infuriati per il rifiuto, si
arrampicarono sul palco e la inseguirono fino alle cucine, gettando un tale scompiglio tra i fornelli che
nessuno si accorse dei tre mezzosangue mentre stavano scappando.

 
******


- Heros est adiuvit .. in silva ... in silva… ad armamentisque monstrum -.
 
Adrianna cercò di pronunciare il meglio possibile quella frase di latino. Era un po’ complicato, ma forse non
aveva sbagliato su tutta la linea dopo tutto.
-Bene. E che vuol dire?-. Era strano essere interrogati da una ventenne.
-Ehm… qualcosa come l’eroe si inoltrò nella mischia per affrontare il pericolo?-. Annabeth scosse la testa.
- No. Letteralmente significal’eroe si inoltrò nella foresta per affrontare il mostro. Però con i verbi ci siamo-.
Concluse con un sorriso incoraggiante. – Vedrai che con il tempo ti verrà naturale e non solo istintivamente.
In quel modo riesci solo a imprecare. Chiedi in giro, te lo confermeranno -.
 
Dopo la lezione di latino e greco, la semidea  andò verso l’arena, ad allenarsi. Non trovò Percy ad aspettarla,
 così pensò di fare qualche tiro con i fantocci. Non era la stessa cosa, ma poteva ripassare mentalmente le
mosse senza rischiare di essere colpita.
 O almeno, così aveva sperato, finché qualcuno non la disarmò con un abile mossa, concentrata com’ era
sul manichino. – Siamo distratte eh? -. Una ragazza dall’ aria scaltra le stava puntando la spada alla gola, ma
la lasciò andare subito, e si strinsero la mano. Stranamente, la sua sciarpa le pareva familiare, come se
l’avesse già vista da qualche parte.  – Audrey Cameron Thiefox, figlia di Ermes -. Adrianna si
chiese se la coetanea non la stesse studiando per decidere quando svuotarle le tasche, ma
inaspettatamente le fece una proposta. – Che ne pensi se ci alleniamo insieme? Un duello di riscaldamento
prima che cominci l’allenamento vero e proprio. Ti va?-.
Se Adrianna ricordava bene, Ermes era il dio dei ladri, quindi non era troppo propensa a farsi battere anche
da Audrey. Tuttavia accettò lo stesso; non voleva sembrare una fifona.
Ma già nel giro di una decina di secondi, si capiva chi era il principiante. Ovviamente la figlia di Era aveva già
fatto qualche progresso, ma non era passata neanche una settimana dal suo primo allenamento.
-Come ci si sente ad essere figli di Era?-, chiese la Thiefox, mentre parava con estrema nonchalance un  fendente di Adrianna.
-Devo ancora metabolizzare l’idea-. Rispose lei. Provò ad attaccare di nuovo, ma quell’altra pareva non
avesse alcuna difficoltà a parare i suoi colpi. Cercò di non rimanere ferma e fiacca, di fare più giri, di
improvvisare. Era più stancante, però.
-Perché non provi qualcosa di diverso, oltre la scherma? Non mi sembri molto..appassionata-.  Notò che la
figlia di Ermes stava sorridendo, come se la credesse una schiappa. Aveva ragione, ma le diede fastidio lo stesso.
-Prima non facevo mai molta attività fisica-. Confessò lei, dato che non aveva senso negare. –Ma non mi hai ancora disarmato, no?-.
Il sorriso di Audrey si fece scaltro, e la figlia di Era capì che stesse solo giocando con lei. Forse stava
addirittura per mettere in pratica il colpo finale.
 
Invece non lo fece mai. Una voce da lontano gridò.
- CHI è STATO??-. La voce somigliava incredibilmente a quella di..
- Oh dei, è Shanon! Devo scappare, è stato un vero piacere! – fece per allontanarsi, quando sbucò la figura
muscolosa della figlia di Efesto accompagnata da Johnathan e da Tyson il ciclope.
 
-   AUDREY!! DANNATA LADRUNCOLA FIGLIA DI ERMES CHE NON SEI ALTRO, RIDAMMELA
IMMEDIATAMENTE!! -. Adrianna non poté far a meno di pensare che per una che aveva appena superato la
convalescenza sembrava in piena forma. Il figlio di Atena sembrava stesse cercando di calmarla, ma
evidentemente gli risultava piuttosto difficile. Poveretto.
- Shanon, non credi di stare esagerando? E’ solo un indumento. Che non ti ho mai visto addosso, per giunta.
Mica è uno dei tuoi..
- Jonathan,  quella non è solo una sciarpa. E’ molto di più! Se non la riavrò immediatamente, dirò ai miei
fratelli di non annullare lo sciopero-.
-Ma.. Non puoi!-.
- Sì che posso. Non lo hai saputo? Sostituisco Jake fino al suo ritorno dall’impresa-.
Guardò la figlia di Ermes, che il quel momento sfoggiava una finta aria dispiaciuta che non convinceva
nessuno. Decise di consegnare la refurtiva. Si tolse la sciarpa e la mise nelle mani  della diciottenne.
- Non fare la furba. Sai che c’è altro -.
L’ altra sospirò, e si svuotò le tasche. Anche se sembravano vuote, ne usciva qualunque cosa. Ma che razza
di pantaloni aveva? Alla fine si scoprì che aveva rubato anche dei pacchi da sei di lattine di coca cola, un
flacone d’oro dall’odore strano – Questo viene dalla casa dieci – poi un sacco pieno di dracme, una busta
con dei dollari…
- Ecco tutto -. La figlia di Ermes pareva contrariata, ma aveva un certo non so che, come se nascondesse qualcosa.
- Un momento! – il ciclope sembrava ancora interessato. Annusava l’aria come un cane. -C’è l’odore di
Percy, qui intorno-.
- Certo, viene qui tutti i giorni, Tyson!-. Ma evidentemente era stato sottovalutato. Infatti scosse la testa.
 –No, questo viene dalle tasche-.
Fu proprio in quel momento che arrivò il figlio di Poseidone. - Ehi, qualcuno ha visto la mia penna? -.
Tutti guardarono verso Audrey, che, dopo un’ occhiatina veloce, si voltò e corse a gambe levate.
-Fermati! Percy, ha lui la tua spada!-. Tyson si diede all’inseguimento. Non sarebbe stato velocissimo se non
fosse stato per le dimensioni, così si allontanarono, inseguiti da Jackson mentre borbottava qualcosa di
incomprensibile. Rimasero solo Adrianna e Shanon. La ragazzona sbuffò, e poi girò sui tacchi per andarsene.
-Ehi, aspetta un momento! Tu sei figlia di Afasto, giusto?- chiese Adrianna.
Efesto, figlia di Era. Efesto-.
- Oh, giusto. Comunque, ti volevo ringraziare per.. ehm.. Come si chiamava quella cosa di ieri?-.
- Anfisbena-.
- Sì ecco. Grazie. Se non ci fosse stati voi, probabilmente quel mostro avrebbe fatto caccia grossa-.
- Sì, sì. Di niente-. Lo disse come se non gliene importasse nulla. – Ora scusami, ma ho da fare -.
- Aspetta!-
 - Che c’è ancora? -, chiese quella, spazientita.
- Stai andando nella fucina?-.
-Sì-.
-Non è che qualcuno dei tuoi fratelli potrebbe farmi una spada? Quella che ho adesso non.. Non è adatta a
me, credo -.
Shanon la squadrò per bene, come per decidere se stesse dicendo sul serio. Poi continuò a camminare.
–Seguimi-.
 
 
La fucina non era altro che un’ enorme stanza aderente alla casa nove. Era pieni di attrezzi strani appesi alle
pareti, macchinari, prototipi e altra roba tecnologica dall’aria pericolosa. La cosa che colpiva di più, però,
era il caldo. In una parte della stanza un po’ più ‘classica’, c’era la fucina più tradizionale, e in un angolo
c’era anche piccole vasche dove venivano messe a raffreddare gli artefatti. La diciottenne prese un metro e
cominciò a misurarla. Arti, torso, tutto. Le chiese anche quanto pesava e le fece sollevare dei pesi, alcuni
dei quali per Adrianna erano troppo pesanti. Prese alcuni appunti, poi la scacciò fuori. –E adesso non
disturbare-.
-Ma non dovresti riposare invece di..-.
- Sto benissimo, mi sono già riposata abbastanza. Ora fila!-.
Ma quanto era burbera! Lei però non aveva intenzione di andarsene. Era curiosa di vedere come avrebbe
fatto. Attese qualche minuto, poi rientrò, cercando di fare il più piano possibile. Shanon era intenta a
lavorare un pezzo di metallo, con sicurezza e precisione. Mentre formava a colpi di martello l’ arma, aveva
una faccia molto concentrata; non c’era da stupirsi se non si era accorta della presenza di Adrianna,
dopotutto.
- Umpf. Non toccare niente, se proprio devi stare lì-.
Ops. 

 
******
 
Bon jour! Dedico questo capitolo è a Mnemosines e St_rebel che hanno messo le mie due storie tra i preferiti, e a
 
PseudoAutrice che l' ha inserita tra le seguite (me ne sono accorta solo ora, capitemi sono  tra i mortali prediletti da Morfeo).
 
Dunque, in questo periodo ho scoperto una versione con il flauto dolce della canzone di Celine Dion, e in poche parole mi sono fissata O_O
il perché ho messo proprio questa canzone, però, è un 'altro, che spiegherò più avanti <3 In questo periodo la mia vena romantico-drammatica
lotta per poter guidare totalmente le mie fic, ma non glielo permetterò, piuttosto chiedo ad Era di trasformarmi in un pavone U__U

Ah, per i fan della Percabeth: Percy e Annabeth sono due personaggi di poco rilievo, lo so, mi piacciono anche a me questi due, ma sarà
l'influenza di Afrodite, cominciano a piacermi le coppiette finite male. Quindi, don't worry, non li inserirò nel mostruoso menu del mostruoso
ristorante del mostruoso treno, però non so bene se dedicherò un capitolo a loro, dipende da cosa decidono le Muse Ispiratrici (per ulteriori
informazioni digitare il numero Chiudi Gli Occhi E Vai A Ispirazione, a seconda della vena artistica una delle Nove potrebbe rispondere,
oppure potrebbe capitare di sentire la voce del vicino di casa intento a lanciare maledizioni). 

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Capitolo 6
*** Ranch afosi e piante colleriche ***



- Sibilla..-
- Auf..  Mm..–
- Sibilla, svegliati! Siamo arrivati.-
Jake scosse delicatamente l’amica, che si svegliò, finalmente. –Eh?! Cosa? Come? E’ morto il presidente?
Svegliatemi quando siamo arrivati -. Cercò di riappisolarsi.
- Sib, noi siamo arrivati-, disse Kelly, con tono calmo ma fermo. Voleva scendere dall’ autobus! E poi, si
sentiva osservata.
Povera Sibilla! Gli incantesimi che aveva dovuto fare per salvarli da quel treno pieno di mostri matti
l’avevano stancata, e in più dopo essersi buttati dal vagone avevano camminato (o più precisamente corso)
per due ore, prima di trovare un centro abitato. Difatti aveva dormito per dieci ore e mezzo di fila, tutta la
durata del viaggio in autobus.
La figlia di Ecate si strofinò gli occhi, poi sbadigliò. – A proposito, dov’è che siamo arrivati? -.
- Orlando, in Florida -.
- Davvero? Allora potremo fare un giro nel Disney World Resort! -.
I due si limitarono a guardarla.
- Ehi, scherzavo! -.
 
 
Scesero dall’ autobus, guardandosi intorno per controllare se c’ erano altri mostri. Fortunatamente, videro
solo turisti, specialmente qualche bambino. – Mami! Papi! Andiamo al girotondo delle tazze?! Per
favooooore -. – Ma tesoro! Qui non siamo a Parigi, forse quello non..- quella mamma non fece in tempo a
completare. – Io voglio il gioco delle tazzeeee!!!!! SUBITO!! -. Evidentemente doveva essere una lagna di
gruppo, perché tutti i bimbi stavano lamentandosi con la propria famiglia. Sibilla li guardava con irritazione e
invidia, ma non disse niente.
- Che facciamo, allora? -, chiese Jake.
Kel evitò di sospirare. L’Oracolo non le aveva detto nella maniera più assoluta dove cercare. Doveva
sempre andare a caso. – Credo che dovremmo cercare Alex. Il come.. Beh, credo che quello sia un altro
discorso. Ma forse se chiediamo in giro.. -. Sarebbe anche stata una buona idea, non fosse stato per la
pessima vista dei mortali.
Girovagarono per un po’, chiedendo notizie su un tipo biondo, con gli occhi azzurri, che somigliasse molto a Kel.
Girovagando per la città, da mattina presto che era, il sole si alzò per illuminare e riscaldare la terra.
C’era un clima molto caldo e umido, così i viaggiatori si rifugiarono in un bar, per bere qualcosa di fresco,
dopodiché uscirono. Quando, in mezzo alla strada, videro un gruppetto da dove si sentivano delle risate e un
vivace chiacchiericcio. I mortali lì intorno guardavano quelle persone come se fossero parte di un sogno.
 
Questo perché, a vederle bene, non eranoesattamente persone. Erano centauri. Tre, per la precisione. Uno
pezzato, bianco a macchie rossicce, uno completamente nero (anche il torso umano era scuro) e uno grigio.
Continuarono a parlare, dandosi spintonate e ridendo, quando il secondo notò chi li stava guardando e gridò.
- Ehi, guardate! Ci sono dei semidei lì! Andiamo! -. Kelly si innervosì un po’. Aveva conosciuto solo Chirone
come centauro, e aveva detto lui stesso che i suoi simili non erano quel che si dice ‘tranquilli’.
- Il ragazzo lo conosco! Ha combattuto nella battaglia di Manhattan, ricordi? -.
- Eccome se ricordo! La miglior bevuta del secolo! E abbiamo preso a calci quella schiappa di Crono -.
- Sii, che risate quando quell’ iperboreo era caduto sopra di lui di sedere! -.
‘’Come volevasi dimostrare’’ pensò la figlia di Apollo. Sperò che non si scatenasse un’ altra centauromachia.
Anche Jake non sembrava allegro, ma più per il ricordo delle circostanze che per i centauri in sé.
- Tu eri Jake, quel figlio di Efesto, giusto? Non eravate in tanti ad essere in grado di combattere, quando
siamo arrivati -. Il mezzosangue annuì. – Bene! Qual buon vento vi porta in Florida? Strano che Chirone non
ci abbia avvisati -.
- In realtà – a parlare era stata Sibilla, che si era ripresa dalla sonnolenza. – Non era previsto che arrivassimo qui.
Stiamo cercando una persona, è lo scopo della nostra impresa -. Gli raccontarono che cercavano un certo
Alex Richardson, figlio di Apollo, da qualche anno fuggiasco in giro per il paese.
- Mmm, fateci pensare.. – il centauro grigio agitava la coda, pensoso. Poi schioccò le dita, come illuminato.
-Ora ricordo! Io e gli altri lo avevamo visto in Texas, uno o due anni fa. Sembrava stesse fuggendo da
qualcosa, ed aveva una brutta ferita, ricordi Bob?-.
-Sì! Il sangue zampillava come una fonte!-.
- Ehi, non parlare così in presenza di signore! –
- Guardate che io non mi impressiono mica! – brontolò Sibilla. Già non poteva andare al parco giochi della
Disney, ci si mettevano anche centauri maschilisti!
- Comunque, lo avevamo portato al campo mezzosangue, visto che il nostro cugino Chirone è un bravo
guaritore, anche se con pessimi gusti musicali – fece una smorfia. – Come si fa ad ascoltare Dean Martin?
Capisco che è vecchio, però..- si perse in considerazioni sulla musica ‘’da vecchi’’.
Kel pensò al sogno della figlia di Era. – Ci sono bestiami particolari in Texas? -.
 
- Il Texas è la terra del bestiame – affermò il pezzato. Ma da dove se li era usciti quegli occhialoni rossi?
Prima non li aveva. – Ma se ne cercate uno strambo, possiamo accompagnarvi al Ranch 3 G. Tanto da
quando Gerione è andato a nanna nel Tartaro nessuno rischia più di finire in pasto alle cavalle di Diomede.
Dovremo lasciare indietro un paio di nostri amici (sono andati al parco giochi della disney) ma… – Sibilla si
irritò ancora di più.
- Ehi! Ora che ci penso avevo un appuntamento lì..-
- Eeeeh porcellino! -.
Il centauro nitrì, irritato. – Sono un centauro, non un porcello! -; grazie agli dei, non aveva capito il senso
della battuta.
 
Era decisamente un’ esperienza nuova per i tre mezzo sangue. I centauri misuravano le distanze in maniera
 diversa da quella dei mortali, e la velocità era talmente alta che il paesaggio scivolava via come l’acqua di
un ruscello, come in continuo cambiamento. Se spalancavi le braccia e guardavi in alto, sembrava quasi di
volare. Era bellissimo, ma anche pericoloso.
Dopo alcuni minuti, in cui si scambiarono frasi del tipo – Gli spara vernice sono meglio delle spade – oppure
– Secondo te sono più efficienti le frecce appuntite o quelle con il guantone da boxe? – arrivarono a
destinazione. L’aria era molto più calda. E più secca. Ringraziarono i centauri, che se ne andarono, forse
alla ricerca di qualche bella cavalla.
 
- Se quello che hanno detto i centauri è vero, dovremmo cercare Euristeo il mandriano -, propose Sibilla.
Girovagarono per un po’, finché non trovarono una grande casa in legno e pietra bianca, dalle grandi finestre. In
cima, uno strano elemento: una bandiera rossa con la testa di un cinghiale. – Credo sia figlio di Ares -.
- Hai ragione, mezzosangue -.
  Si voltarono, notando un armadione dall’aria nerboruta. Teneva una grossa mazza appoggiata alla spalla e
al suo fianco stava Ortro, il cane a due teste.
- Lei dev’ essere Euristeo -. Disse Kel. – Senta, non vorremmo arrecare disturbo, ma ci servono informazioni
riguardo ad un semidio, si chiama Alex Richardson. E’ passato di qui per caso? -. Forse era stata un po’
sbrigativa, ma del resto stava parlando con un figlio del dio della guerra, quindi probabilmente il tono era
quello giusto.
Il cane a due teste ringhiò, come se il nome di quel figlio di Apollo lo facesse imbestialire, neanche fosse lì presente. –Buono-. Era un
po’ inquietante sentire lo sguardo arrabbiato di ben due cani verso di sé, ma evidentemente il mandriano
aveva la situazione sotto controllo. – Ricordo qualcosa riguardo a un ragazzo che alcuni anni fa sfuggì alla
guardia di Ortro. Brutta faccenda -. Fischiò, e il cane iniziò a salire per la collina. – Perché non ne parliamo al
fresco? Sembrate piuttosto accaldati -.
 
In quella casa vi erano appese varie armi e trofei, tra cui una stranissima camicia, che pareva fatta per tre
busti. Probabilmente appartenuta a Gerione. Si sedettero in un divano-poltrona per tre(dalla forma non si
capiva) e si prepararono ad ascoltare quello che Euristeo aveva da dire.
- Innanzitutto – iniziò lui, stappando delle bottiglie di coca cola zero – Vorrei conoscere i vostri nomi, semidei -.
Dopo le presentazioni ufficiali, gli raccontarono dell’ impresa.
- Tutto questo viaggetto grazie a un sogno della figlia di Era? -. I tre lo guardarono, sorpresi. Non avevano
detto niente riguardo Adrianna. Era pericoloso per la sua incolumità far girare certe voci.
- I pettegolezzi arrivano fin qui -. Si versò da bere. – Così ho una nuova zietta, eh? -. In effetti, essendo sia
Adrianna sia Ares figli della regina del cielo, questo rendeva Euristeo nipote della giovane semidea. Era
strano, ma con le famiglie divine era sempre così.
- Ritornando a quel figlio di Apollo..-, disse – Non so chi sia stato di preciso, ma due anni fa ho trovato i resti
di un agnello nella zona delle mandrie sacre-, si incupì, forse per pietà di quel povero ragazzo che aveva,
volente o nolente, offeso una divinità, o forse perché non accettava che qualcuno profanasse il suo
territorio. O entrambe le cose.
- E.. Quale recinto, per la precisione? -.
- Il recinto di Era -.
Un attimo dopo, Kelly aveva perso i sensi.

 
*******
 

-Allora? -.
Shanon era appoggiata ad una parete dell’arena. Aveva lavorato l’intero pomeriggio precedente, un buon
esercizio dopo ore passate a letto, ma voleva sapere se erano state o no ore fruttate bene. Adrianna era
qualche metro davanti a lei, mentre saggiava la sua nuova spada.
Secondo lo stile della figlia di Efesto, non aveva assolutamente niente di frivolo, se non come unica
decorazione una piuma di pavone leggermente incisa sull’elsa. Niente di speciale, piuttosto la semidea si
era chiesta che forma avrebbe dovuto dare all’ arma. Lunga o corta? Le lame corte erano più adatte agli
esperti, o alle persone più abili ad avvicinarsi all’ avversario. Non era il caso di Adrianna, che per giunta non
superava il metro e sessanta, quindi di armi lunghe non se ne parlava, dato che le sarebbe stato difficile
anche reggerle tra le mani, causa il peso maggiore. Così decise di fare un compromesso, con una spada a
una mano e mezza, leggermente più lunga delle armi a una mano sola, ma non pesanti come quelle a due
mani. Così, a seconda di come la si impugnava, si guadagnava agilità oppure potenza. E per renderla più
leggera, un’ infossatura nella zona centrale della lama, che non alterava la robustezza. Non era il genere di
arma che lei e i suoi fratelli fabbricavano spesso, ma questo la rese ancora più speciale.
Era sufficentemente sottile, lunga circa 85 centimetri con una punta leggera. Adrianna si chiese come avrebbe
potuto appenderla al fianco se era più lunga delle sue gambe, ma decise di pensarci dopo. Provò a menar
qualche fendente, e scoprì che era più leggera di quanto aveva pensato. Attaccò un manichino, che perse
clamorosamente. – E’.. Fantastica, Shanon! Grazie. Mi piace la piuma di pavone, la rende ancora più
personale. E poi con le altre non mi sentivo a mio agio. Solo.. non è un po’ lunga? Cioè per duellare è
perfetta per me, ma quando non devo combattere? Non so se mi spiego -. Quando la teneva dritta
appoggiata per terra, il pomo le arrivava all’ombelico. La figlia di Efesto sorrise. – Ora ti farò vedere un
piccolo trucco -. Premette un dito sul pomo, e la spada ridusse magicamente forma, trasformandosi in un
ciondolo a forma di martello. – Questo – indicò il piccolo oggetto – Per ricordarti non solo chi ha creato
quest’ arma, ma anche per ricordarti di avere sempre un certo riguardo per i tuoi genitori – spiegò – Io non
uso la magia, ma una preghiera e un sacrificio in più alla mensa per mio padre sono bastati per rendere il
trasporto della tua spada più pratico. Mi spiego? -. Adrianna annuì. Shanon sorrise, con una nota di
amarezza, però, perché si era ricordata dell’ultima volta per cui aveva costruito un arma per qualcuno.
Forse era per questo che come nome per la spada aveva scelto Iustitia. Giustizia. Era una specie di.. buon augurio.
-Se ti va bene, potremmo fare un piccolo esperimento -, disse, estraendo la sua spada, più corta e robusta.
Adriana accettò la sfida. Passarono mezz’ora a duellare, con vittorie alterne (la maggior parte però erano
detenute da una sola persona) finché il suono di una conchiglia non le distrasse. – Ora di cena! -.
 
Nella mensa, doveva ammetterlo, Adrianna si sentiva un po’ sola. Aveva cominciato a fare amicizie, ed era
grata per questo, ma mangiare in quel tavolo deserto come il Sahara palesava la sua condizione genetica.
Ovviamente non era l’unica semidea uscita da un rapporto extra-coniugale, ma la sua era una situazione più
pericolosa. Offrì due costolette di maiale a sua madre e a Efesto, ricordando le parole di Shanon. Forse
onde evitare fulmini in testa avrebbe dovuto dare qualcosa anche a Zeus, ma lei personalmente si sarebbe
infuriata se qualcuno avesse provato a comprarla così, quindi aveva deciso di non provare.
Dopo cena, cantarono attorno al fuoco. Alcune canzoni erano un po’ stupide, ma le andava bene così.
C’era una bambina che però non cantava, si limitava ad accudire il fuoco. Che strano. Prima di andarsene
nella casa due, fece per parlarle, ma lei disse solo – Ricorda questa giornata -, e sparì.
 
 
*****

Era di nuovo nella fucina dei ragazzi di Efesto, ma non riusciva a vedere Shanon. Dopo un po’, notò una che 
le somigliava moltissimo, ma di un paio d’anni più giovane. Poi comprese che si trattava di lei, solo prima di 
averla conosciuta.  Sembrava sempre la stessa, con quell’ atteggiamento un po’ burbero, ma quasi più 
spensierato. Era china su un’ incudine, e stava modellando delle frecce, appuntite quasi come aghi. Più in là, 
i dardi già pronti stavano raffreddandosi. Adrianna osservò lavorare l’ amica per qualche minuto, poi 
qualcun altro entrò nella zona lavoro. – Ehi, Shanon! Come va con le frecce? -. La figlia di Era si voltò, e 
riconobbe con orrore la ragazza del sogno precedente. Così bella, così dolce, così viva.La semidea 
storse il naso. – Come fate voi figli di Efesto a sopportare tutto questo caldo? E’ asfissiante -; Shanon fece 
spallucce. – Ci farai l’abitudine, se continuerai a venire qui. Riparlando delle frecce, sono quasi tutte pronte –
.
Con delle pinze prese l’ultima freccia e la lasciò a raffreddare. – Senti, alla fine lo hai fatto?- chiese l’altra. 
Shanon fece una smorfia. – Voi figli di Afrodite siete così sdolcinati .. -, con le mani, raccolse una delle frecce 
che erano definitivamente pronte,e mostrò all’ amica che nella punta c’era una piccolissima incisione di un 
cuore con una J ed una A. – Jane, te lo ripeto: ai ragazzi queste romanticherie non piacciono. Se cambi 
idea..- lei scosse la testa, interrompendola. – A lui piacerà, fidati -. Shanon ripose i suoi strumenti, poco convinta. 
- Sei la mia migliore amica, Jane, ma non chiedermi di rifarlo! -.
-Vedrai che non ce ne sarà bisogno. Siamo anime gemelle -, concluse lei,con un sospiro.
- Lo spero, perché lo sai cosa gli faccio se ferisce i tuoi sentimenti? -.
- Credevo non fossi un tipo romantico, Shanon -, la figlia di Afrodite rise.
- Umpf! Infatti non lo sono, ma che amica sarei in questo caso? -.
 
La scena cambiò. Si trovava in un posto etereo,quasi una specie di giardino celestiale sospeso tra le nuvole. 
C’erano campi di alberi e fiori. Sarebbe stato un bel posto, non fosse stato per quel senso di urgenza 
quasi palpabile nell’aria. Si mise a correre. Non sapeva bene dove, i piedi sembravano stessero facendo di 
testa loro. Poi vide tre campi, uno di alloro, uno di rose e uno di melograni. Era una scena terribile. Le piante 
sembravano volersi strangolare a vicenda, alloro e rose contro i melograni. Cercò di urlare, di dire loro di 
fermarsi, ma niente. La battaglia sembrava quasi alla pari,  gli avversari e attaccavano e ferivano con 
ferocia. Si accorse che stava correndo sul posto, e non riusciva a raggiungere la zona di combattimento.
Ad un tratto, sentì un canto celestiale, un tale canto, così bello e armonioso, che persino le belve feroci si 
sarebbero calmate nel sentirlo. Sembrava appartenesse ad un giovane ragazzo, accompagnato da uno 
strumento di corde pizzicate.. Un’ arpa, forse, o una lira. Non aveva mai sentito niente di simile. Persino le 
piante sembrarono tranquillizzarsi, ritornando alle posizioni originali. Non capiva, però, da dove provenisse. Forse 
da sottoterra (o sottonuvole). Guardò in basso, e tra i piedi trovò un pezzo di roccia rossiccia.
 
 
****
 
Adrianna si svegliò, ansante. Si guardò intorno. Dentro la casa di Era non c’era niente di speciale, solo
qualche letto vuoto, qualche comodino.. Proprio in quello accanto al suo, c’ era la pietra del suo sogno.
Se la rigirò tra le mani, pensierosa. Somigliava a una di quelle pietre che si trovano nei deserti. Ma non era
questo a preoccuparla. Che significavano quelle piante? Perché continuava a fare sogni strani? E
soprattutto, di chi era quella voce?



 



Note autrice:
 
Ehi Ted! Non è che oltre a tutte le altre cose che sai fare ti puoi trasformare in un centauro? *__* Voglio fare una cavalcata megagalatticaaaaaaa
Temo non sia possibile.
Uffi! Comunque, la nostra Kel ha scoperto che la dea di cui parla la profezia è Era. Muahhaha chiunque si spaventerebbe. Si sa, la regina del cielo è molto brava con le vendette.
Poi, vi chiederete: ma perché è Adrianna a fare questi sogni se lei non fa parte dell' impresa? Beh, avrà un ruolo determinante, ve lo garantisco ù.ù 

Vuoi spoilerare ancora un altro po'? Oppure vuoi implorare qualche recensione?
Entrambe le cose ç__ç
*tenta il suicidio sbattendo la testa al muro, ma Efesto lo ha reso praticamente indistruttibile e quindi distrugge il muro ma non la sua testa da peluche robot*.
-.- Offro una lezione gratuita per imparare la matematica con una probabilità di riuscita del 90% se recensite :D
Stai dicendo che devo insegnare matematica a tutti quelli che recensiranno? O_O 
Sbaglio o tu sei  Ultra Robot Handytoy Teacher Aide 5000? Sei stato creato per questo ù.ù
Hai imparato il mio nome per intero? O____O
Esatto, non tutti gli umani sono ottusi come credi U_U In ogni caso, per dubbi, domande, complimenti, critiche e quant'altro scrivere nello spazio appositamente creato per le recensioni ;)

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Capitolo 7
*** Incontro con un dio e nuovi colorati compagni ***



 
In punto della spiaggia eletto dalle coppiette, dove si poteva vedere il mare senza nemmeno essere visti, Percy Jackson e Annabeth Chase stavano, come dicono i ragazzi di oggi, pomiciando.
Da bravi fidanzatini, si baciavano appassionatamente, mentre la dea dell’amore li osservava dall’alto, soddisfatta del proprio lavoro.
Erano fidanzati ormai da quattro anni, e stavano pensando di fare un piccolo ma importante passo avanti, quando..
- Oh dei! Ciao Adrianna.. Ehm.. Che ci fai in giro a quest’ora? -, chiese Percy, imbarazzato. Anche Annabeth era piuttosto rossa, la medesima cosa per la figlia di Era.
- Ehm, ecco, mi dispiace, non volevo disturbarvi, solo che – aveva un espressione a metà tra l’imbarazzato e il preoccupato. – Sono le otto, e stavo cercando Annabeth per la lezione di greco. Ma possiamo anche farla dopo…  Ciao! -. Scappò verso il bosco, intenzionata a non dover ripetere un’ altra figuraccia simile. Inciampò su.. un qualcosa. Ah, sì, il satiro di ieri. Come si chiamava, Grover forse?
-Scusa! -. Disse lei, rialzandosi. –Ti ho svegliato -.
In effetti il satiro si stava alzando mormorando qualcosa a proposito del cibo. – Non.. non fa niente Adrianna  -. Affermò lui. – Ma.. Che ci fai tu qui? -. Lei scrollò le spalle. – Mi era passato il sonno, poi ho incontrato Percy e Annabeth..-. Il satiro doveva percepire il suo imbarazzo.
- Ma è vero che i satiri percepiscono le emozioni? -. Grover annuì. Passeggiarono per un po’, chiacchierando sulla storia del campo, i pregi e i difetti delle divinità. Cose così.
- C’ è qualcosa che ti turba, Adrianna? -. Se era vero che i satiri percepivano i sentimenti altrui, beh allora Grover poteva sentire una profonda inquietudine.
- è che continuo a fare questi sogni strani.. e spaventosi.. per questo non avevo tanto sonno, oggi -. Gli raccontò del suoi sogni. Grover fece una smorfia.
-Nonostante Efesto e Afrodite non abbiano un buon rapporto coniugale, stranamente i loro figli sono attratti l’uno all’altro. Qualche anno fa fece un po’ di scalpore quando un ragazzo figlio di Efesto e una ragazza figlia di Afrodite si fidanzarono. In questo caso, Shanon è Jane sono.. anzi erano… molto amiche -. Concluse lui, affranto.
- è la stessa del mio sogno precedente? Jane, intendo -. Grover annuì. – Non dire a nessuno che te l’ho detto, però. Shanon.. credo fosse tra quei semidei che hai visto tu, quando Jane è morta e Dioniso ha nascosto agli altri ragazzi e a Chirone l’accaduto. Non lo sapevo nemmeno io.. Del resto, a volte capita che i mezzosangue scompaiano nel nulla -.
- Ma perché li sto sognando? Non faccio nemmeno parte dell’ impresa! -.
- Non lo so, Adrianna. Non lo so -.
- E poi non capisco neanche cosa centri quella voce..-.
- Magari è un qualche cantante, un qualche figlio di Apollo che cerca di riappacificare.. Ci penserò. Ti prometto che non appena mi verrà in mente qualcosa, sarai la prima a saperlo -, e se ne andò, probabilmente a cercare Annabeth e Percy per raccontargli dell’ accaduto, visto che, lo sapeva tramite il legame empatico tra lui e il semidio, avevano interrotto il loro piccolo incontro.
 
Il pomeriggio lo passò duellando con gli altri ragazzi del campo, sentendosi ormai pronta ad allenarsi anche con qualche sconosciuto. Non aveva raggiunto l’eccellenza, ma con Iustitia si trovava molto meglio. Non pensò più al suo sogno, ma a sera, una volta andata a letto, ebbe paura di addormentarsi e fare un altro sogno scioccante. Purtroppo per lei, aveva ragione.
 
********
Si erano allontanati dal Ranch, avendo capito che lì non avrebbero ottenuto altre informazioni, e avevano chiesto ai centauri di portarli a Los Angeles.
- Era! La dea della profezia è lei! -. Kelly non era una fifona, anzi. Ma chiunque si sarebbe spaventato all’idea di dover reprimere la vendetta di una dea come quella.
- Così le cose cominciano a diventare più chiare – disse. – Alex aveva mangiato senza saperlo uno degli animali sacri, ed è stato maledetto. Poi non si sa come si è ferito..-.
- Probabilmente Ortro lo aveva attaccato..-.
- Ah già.. Poi i centauri lo hanno portato al campo mezzosangue, si è innamorato di Jane, poi lei è morta ed è scappato.. E poi? Cosa è successo dopo? Ha continuato a vagare fino a quando non è tornato, su richiesta di papà. Ma perché continua a fuggire dagli altri? -.
- Forse la morte di Jane lo ha reso pazzo, o ha paura per se stesso. O per gli altri -, suggerì Jake.
- Comunque, sei sicuro che andare negli Inferi sia una buona idea? Potremmo provare a contattare Nico in un altro modo, no? -, chiese Sibilla. L’ amica scosse la testa. – I messaggi Iride non sembrano funzionare. Dobbiamo andare noi là, visto che Nico è figlio di Ade -. Infatti, secondo lei Alex aveva tentato di far resuscitare Jane. Chiunque ci avrebbe provato (e avrebbe fallito, anche). Sentiva che doveva raccogliere più informazioni possibili su quello che aveva fatto negli ultimi due anni. Dovevano seguire la sua traccia, per trovarlo.
 
Tramite i mezzi pubblici, arrivarono ai cantieri cinematografici di Hollywood, in cerca degli studi di registrazione R.I.P., secondo le informazioni che avevano. Solo, Sibilla aveva un’ idea, e continuava ad insistere.
- Sib..-.
- Solo una mezz’ora! Poi niente più soste turistiche, giuro!
- Ma.. -.
- E dai! Non ho mai visto Hollywood. Vorrei vedere dove sono stati creati i film disney! -.
- Ma la tua è una fissa! -.
- Certo! Per una figlia di Ecate sono fantastici tutti quegli effetti speciali! E le storie! Quel vecchio Walt era un genio. Anche se ho sempre odiato Pinocchio, Biancaneve e Alice nel Paese delle Meraviglie (sebbene sia strafiga la trasformazione della strega cattiva) -.
Alla fine, gli altri due dovettero capitolare.
Passando davanti ad un attrazione ispirata al film ‘Hercules’, videro un tipo che guardava torvo il cartellone pubblicitario, con l’eroe figlio di Zeus che sorrideva sollevando un macigno con una mano sola (n.d.a. pura invenzione), dietro delle montagne russe, che volevano ricordare l’ Idra.
-Non mi somiglia per niente.. – borbottò l’uomo. Portava un completo blu, una barba nera non molto folta e aveva gli occhi di un grigio carico di pioggia.  Aveva un fisico molto robusto, e tra le mani aveva un bastone da passeggio bitorzoluto. O forse era una clava. (n.d. semidei: dannata Foschia!).
Sibilla era troppo presa dalla vista delle montagne russe per accorgersene, ma Kel e Jake capirono subito chi fosse. – Lei è Ercole! -.
Il tipo si voltò. Per un secondo pensarono di essersi sbagliati, poi il tipo tornò a guardare il cartellone, cupo. – E voi siete Kelly Winson, Jake Mason e Sibilla Callaway -. Sibilla sembrò riscuotersi, e guardò prima il figlio di Zeus, poi il cartellone. – Ha ragione! Non le somiglia proprio per niente! Quello del cartone ha l’aria più ingenua -.
Il dio minore annuì. – Non sono qui per intavolare discorsi sui cartoni animati, comunque. Sono qui per avvertirvi. E per affidarvi un incarico -. Stava per continuare, ma Jake lo interruppe – Ma lei di solito non si mostra nelle imprese! Perché questa volta sì? Non che non accettiamo il suo aiuto, naturalmente, anzi-. Aggiunse.
­- Hai ragione, figlio di Efesto. Io non mi immischio nelle imprese. Rispetto le Antiche Leggi, al contrario di altri parenti -. Kelly si accigliò. – Che intende dire? -, chiese. Il dio della forza d’animo e del coraggio rise.
- Curioso: me lo stai chiedendo proprio tu – continuò lui – Tuo padre, il divino Apollo, ha molto influenzato la tua impresa. E lo sta facendo perfino in questo stesso momento. Dopo averci riflettuto, ho deciso che sarò io a darvi la prossima spinta -.
- Ma lei non..-.
- Lasciami parlare, figlia di Ecate! Come voi dovreste sapere, so bene come ci si sente nella situazione di Alex Richardson. Tuttavia, non vi darò un’ aiuto gratuito, altrimenti non sarei imparziale -.
- E.. che cosa vuole in cambio? -, chiese Kel. – Diciamo un piccolo favore – rispose lui – Conoscete Calipso, giusto? -.
- Non di persona -.
- Ovviamente. Dopo la sconfitta di Crono, alcuni anni fa, e il patto con Jackson, lei è diventata libera di andarsene dalla propria isola, non più prigioniera. Alcuni dei mi hanno.. chiesto di convincerla a uscire, ma non ci sono riuscito. Credo non voglia vedere alcuna divinità, specialmente uomini -. A Sibilla venne da chiedersi che razza di dio della forza d’animo era, se poi lasciava subito perdere, ma preferì star zitta. Ercole però sembrò leggerla nel pensiero. – So cosa stai pensando. Ma so riconoscere quando qualcosa non è nelle mie possibilità. Qui non ci vuole la forza dei muscoli, ne il cervello. Solo una lingua d’ oro, delle buone capacità persuasive e.. suppongo la leggendaria solidarietà femminile -.
*********

La giovane vide un ragazzo (sempre lo stesso) che scappava. Scappava per l’ ennesima volta da pericoli che non poteva affrontare da solo. Non che fosse colpa sua: quando si è rinchiusi in un treno pieno di mostri pronti a mangiarti la situazione è decisamente difficile. Un attimo prima Adrianna lo vedeva cantare una canzone strappalacrime che non riuscì ad identificare, dedicata ad ‘un amore perduto’, quello dopo cercava una via d’ uscita.
Si sentirono urla mostruose di mostri che prendevano la rincorsa. Il mezzosangue riuscì a raggiungere l’ultimo vagone del treno, ma con orrore vide che buttarsi era impossibile: andavano fin troppo veloci, sarebbe stato frullato dalle rotaie se si fosse gettato. Come avrebbe fatto allora?
Cominciava a perdere le speranze, quando d’un tratto vide un nero destriero, avvicinarsi sempre più velocemente a lui, correndo tra le rotaie. Rimase impressionato. Pochi erano i semplici cavalli in grado di correre così svelti. – Salta su! E muoviti, già che ci sei. Ti stanno quasi raggiungendo-.
 Va bene, se era in grado di parlare, non era un semplice cavallo.
Dopo un secondo di esitazione, si slanciò sulla groppa della bestia, che si allontanò dal posto alla velocità di un centauro, se non di più.
- Il mio nome è Arione, cavallo immortale, figlio di Demetra e Poseidone, al servizio dei mortali in difficoltà -. Dal tono, si capiva che era un grande esempio di umiltà.
La scena si sciolse come neve al sole. Di fronte a lei, in una selvaggia foresta, stavano cantando e danzando un gruppo di fanciulle dalle facce rosse e le vesti greche, palesemente ubriache. Accanto a loro scorreva un limpido fiume circondato da felci e ninfee. Mentre le ragazze si divertivano, sentirono la voce melodiosa che Adrianna aveva già sentito. Da dietro gli alberi, spuntò un giovane uomo, bellissimo, che cantava, suonando la lira con un’ aria triste e afflitta. Ignorò le femmine, e continuò a camminare. Le giovani però, all’improvviso parvero molto attratte da lui. Interruppero i loro giochi, e con aria famelica si avvicinarono.
- Buongiorno, mio prode! Desideri passare del tempo con noi?-.
- No, grazie, ma non mi interessa-.
- Vorresti farti un bagno? Un dolce massaggio?-.
- No -.
- Allora vuoi..-.
Continuarono a fargli richieste sempre più esplicite (tanto che Adrianna si era tappata le orecchie, disgustata, ma le sentiva comunque). Alla fine, le donne urlarono, frustate. – Cosa vuoi allora? -.
- Gradirei essere lasciato in pace, grazie-. Il tipo non demordeva. Sembrava non avere proprio voglia di passare il tempo nel piacere fisico. Fece male, però, a rispondere così. Le fanciulle si infuriarono, e lo attaccarono, con dei lampi assassini negli occhi. A quel punto, fu come se la scena fosse stata spazzata via con una mano, e la mezzosangue non poté vedere il destino del povero giovane.
*****
- Andiamo, Adrianna! Oggi sei più moscia del solito -.
- Perché, di solito sono moscia? -.
- Solo un pochino -. La figlia di Ermes adorava prendere scherzosamente in giro tutti, ma se non si era troppo permalosi era simpatica. E dato che la figlia di Era non voleva scatenare altri tafani contro qualcuno, cercava di prendersela in maniera auto ironica, cercando di rispondere con altrettante battute.
- Allora tu sei rigida, con tutto quello che ti metti in quelle tasche strane!-. Niente, evidentemente le battute ironiche non erano cosa per lei. Audrey sorrise furba, e la disarmò per la ventesima volta. – Beh, tutto sommato stai andando bene, per una che.. Ahia! -. La semidea cadde a terra di sedere, attaccata ferocemente da.. un pavone?
-La lasci in pace, o la becco anche in faccia!-.
Adrianna rimase troppo di stucco per fare alcunché, mentre Audrey si riprendeva dalla sorpresa e cominciava a contrattaccare. Lei cercava di strangolarlo, il pennuto di graffiarla.
- Ma che razza di..- l’uccello le tirò i capelli, e ripresero a battibeccare. - Non preoccupatevi, my lady! Annienterò per voi qualsiasi avversario! - Adrianna si riscosse. Ma diceva a lei? Pareva di sì, perché quando urlò – Smettila! – quello smise subito, cosa di cui la figlia di Ermes approfittò alla grande. – Anche tu, non lo strangolare! -. Divise i due combattenti. C’erano piume colorate sparse per terra, e l’amica riportava alcuni graffi. Nessuno dei due pareva ferito gravemente, ma si guardavano in cagnesco. Ci fu un silenzio di tomba, che decise di spezzare.
- Ehm.. Chi o cosa saresti tu? -.
Il pavone si inchinò alla semidea in maniera galante. – Il mio nome è Steward, e sono stato inviato qui dalla Suprema Regina del Cielo nonché la vostra onorata madre come vostro servitore, sostenitore, e guardia del corpo in caso qualcuno- diede un’ occhiata ad Audrey – si metta contro di voi -. La figlia di Ermes guardò l’uccello per un secondo, poi scoppiò a ridere come una matta, tenendosi la pancia e rotolando per terra.
  – Un pavone come guardia del corpo! Ahahaahhah!! Un pomposo pappagallo travestito!! Stento a crederci! -. Continuò a ridere per un po’, finché Adrianna non cercò di farle ritornare la sanità mentale. Lei non aveva riso, ma insomma! Era un’ idea troppo ridicola! A cosa serviva un pavone contro un fulmine di Zeus? Perché, a parte lui, nessuno la voleva morta, salvo magari qualche mostro fuori dal campo. E anche con quelli un uccello, seppur parlante, poteva fare poco. Lui arruffò le penne, irritato. – Le garantisco che un pavone ha molti assi nella manica -, disse (si notava come aveva dato del ‘lei’ invece che del ‘voi’; su una cosa Audrey aveva ragione, Steward era veramente pomposo come un damerino, ci mancava solo lo smoking). Adrianna aveva qualche dubbio, ma il pennuto pareva davvero sicuro di sé, forse perché era stupido o forse perché aveva ragione. Decise di chiedere ad Annabeth se i pavoni avevano qualcosa di particolare, oltre a essere sacri ad Era, perché tra sogni violenti e pappagalli (cioè pavoni) parlanti cominciava a sentire puzza di bruciato.
*****
 





Ehilà! Steward è mitico x) l’ ho pensato parlante e non telepatico con Adrianna (tipo i cavalli con Percy) perché altrimenti non avrebbe potuto litigare successivamente con Audrey. Sono una coppia perfetta loool. Scusate se la parte al campo è più breve del solito, ma davvero come piccolo intervallo non mi veniva in mente altro :P Dunque, un ringraziamento speciale per chiunque abbia già recensito le mie storie! Una penna di piuma di pavone (sapete bene di quale).
Tenti di corromperli?
Certo che no! Cosa credevi? Non ho bisogno delle recensioni per sapere che sono bravissima ù.ù
Cerchi di convincere me o piuttosto te stessa?
Dannato peluche!  Comunque, ritornando alla storia, ci avviciniamo sempre di più alla totale verità! Muahahaha! (Leggendo sembra una rima! O.O). Dunque, per dubbi e chiarimenti chiedete pure, se notate errori particolari o considerazioni non esitate a esprimervi! C’è sempre qualche dubbio, no? Ad esempio a me convince poco la parte del sogno, ma sarà un autocritica esagerata.
Stai cercando di spingere la loro psiche a recensire?
Ted, Ted, Ted, mio caro peluche robot nonché parte logica, razionale e fredda della mia mente: hai mai pensato che FORSE così mi fai fare figuracce? ç__ç Se vuoi capire i miei piani non esplicitarli al mondo! O.O Ops..
* Onde evitare reazioni sgradevolmente bagnate decide di stare zitto *.
Ma no! Scherzo xD Siete liberi di fare quello che volete ù.ù Ringrazio tutti quelli che precedentemente (ma anche adesso) hanno recensito, messo tra i preferiti/seguite/ricordate/altro e mi hanno dato spunto :D
P.s. se dal punto di vista grafico vedete qualche pecca, sarò felice di ascoltarvi. Mi hanno già detto che non è la cosa più importante, ma ritengo che far venire male agli occhi dopo un po’ sia brutto, no? Altrimenti se copiate il testo e lo leggete su word è meglio, forse xD

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Capitolo 8
*** Quando una dea si adira, scappa dai guai c' attira ***


Anticipo che questo sarà un capitolo brutto e deprimente ;) no vabbeh non credo, diciamo semplicemente che ci saranno meno battute e più riflessioni; mi scuso con quelli un po’ meno appassionati di sadismo xD ma mi serviva qualche trampolino per passare alla fase.. Quale fase? * Conta con le dita. * La fase 5, per l’esattezza, nonostante non coincida con il numero di capitoli x)
Per il titolo un po’ strano, con ‘che attira’ la seconda parte sarebbe stata di undici sillabe, non dieci come la prima, così ho modificato xP
*facepalm*
 Per gli insulti casomai qualcuno se la prenda per certe cose rivolgersi al dio delle recensioni (?)
*ri-facepalm*
 

 
- Quindi non vuoi più andare negli Inferi? -.
Kelly scosse la testa. – Era un’ idea puramente intuitiva e molto più pericolosa. Quella che ci offre Ercole è un opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire! -.
Si rigirava tra le mani un pass datole dal dio con il tipico nastro per appenderlo al collo; in una faccia vi era raffigurata una clava, nell’altra vi era scritto:
INGRESSO
Visitatore: Kelly Winter + ospiti
Destinazione: Ogigia
Valido fino al: primo uso
- Kelly Winter più ospiti? -, ripeté Jake. – Probabilmente dobbiamo tenerci la mano o roba del genere per venire con te -, disse Sibilla. Decisero di provare. La figlia di Apollo si mise il nastro al collo, mentre i due compagni la tenevano per le spalle. Furono circondati da una nebbiolina bianca che per un po’ coprì la loro vista. Quando si diradò, il paesaggio era completamente diverso dalla caotica Los Angeles.
Erano in cima ad un isola bellissima: sul lato nord vi era un bosco dagli alberi centenari, lì vicino un piccolo lago dalla splendida vista e un sacco di altre cose. Si vedeva una piccola collinetta,e in basso stava una grotta. La casa di Calipso.
Si avviarono verso l’entrata. Nelle vicinanze, c’era un’ enorme giardino. Nemmeno nella casa di Demetra quei semidei avevano visto tante varietà di piante in un solo posto. Moltissime erano di considerevoli dimensioni, come se fossero lì da secoli. Altre erano più giovani, ma tutte erano curatissime e meravigliose da vedere. C’erano un sacco di vegetali ovunque,però non si vedeva nemmeno una persona, a parte loro.
- Ma ci deve essere qualcuno! Cerchiamola.. Anzi, Jake, forse è meglio se tu resti qui -.
- Perché mai?-.
- Hai sentito Ercole -.
- Ah, giusto -. Ammise lui. Si guardò in torno, come in cerca di qualcosa da fare. – Se la vedo, vi cerco -.
Sibilla e Kelly camminarono per un po’, in cerca della Titanide. Finirono per risalire sulla collina, e la trovarono.
In quel momento era di spalle. Sembrava stesse guardando qualcosa attraverso uno di quei binocoli panoramici che si vedono spesso nei monumenti nazionali. Di fronte a lei si poteva vedere il mare aperto, più altre isole del mare dei mostri, sebbene molto lontane. Chissà a cosa era interessata.
Le due semidee si guardarono, chiedendosi cosa fare. Sibilla sembrò voler parlare, ma Kel la ferm con un cenno indicandole i capelli. La figlia di Ecate fece cenno di avere capito, e con un gesto la sua capigliatura tornò liscia e bionda com’era in origine. Calipso era stata isolata troppi secoli per non rimanere colpita da dei rasta verdi. Poi iniziò. – Tu devi essere Calipso -. Lei si voltò. Aveva l’aspetto di una fanciulla molto bella, dallo sguardo dolce e intelligente, ma in quel momento strinse le labbra, quasi irritata. - Siete state mandate qui da Ercole, suppongo -. Si girò un’ altra volta, e tornò a guardare il panorama attraverso l’aggeggio. Kelly stava per aggiungere qualcos’ altro, ma lei lo interrupe con un gesto della mano. – Lascierò l’isola quando mi andrà di farlo, semidei -. Poi si fermò; sembrava incerta, in quel momento.
 – Come sta Percy? -.
Le due, che non si aspettavano quella domanda, stettero zitte un secondo.
- Ehm... Bene -.
Trasse un sospiro. Poi si riprese. – Riferitemi i vostri messaggi non appena finirà la sfida -.
Kel sbarrò gli occhi. La sfida?
E assalita da guai
A una sfida assisterai
Poi ritorno tu farai
E riandartene dovrai
-Di.. di che cosa si tratta? -, chiese.
- Una gara tra Artemide e Apollo. Credo che lui abbia fatto l’ennesima battuta, qualcosa sulle Cacciatrici e delle lezioni di tiro con l’arco… Artemide si è offesa e l’ha sfidato. I due gemelli mi hanno chiesto di fare da arbitro imparziale. Tramite questo posso vedere tutto il mare dei mostri. Indico un dettaglio difficile da colpire, e a turno lo colpiscono. Fin ‘ora, nessuno dei due si è rivelato più bravo dell’altro. Credo che dovrete aspettare mooolto tempo prima che finiscano. Potete sperare che trascurino i loro doveri, così Zeus porrà fine alla cosa. Ma fino a quel momento vi consiglio di sedervi -. Kel guardò il cielo con più attenzione, e le sembrò di vedere scintille d’ oro e d’ argento sull’orizzonte. Poi, notò che era il tramonto. Ma come era possibile? Fino a poco prima era ancora primo pomeriggio!
Poi si ricordò che il tempo scorreva diversamente ad Ogigia. O forse erano solo i due carri della luna e del sole messi in quella posizione per mirare meglio. Notò che, piano piano, i due astri si stavano avvicinando.
- Mi sa che avremo un’ eclissi fuori programma -.
Accigliata, Calipso distolse lo sguardo dagli obiettivi e guardò il cielo. – Ma.. Questo non era nei patti! Che stanno.. -. La luna ed il sole si avvicinarono tra loro sempre più velocemente. Sibilla pensò che se Artemide diceva a suo fratello ‘’ Ti eclisso ’’, era una minaccia seria. Poi alcuni dardi mancanti caddero sull’ isola. Uno in particolare, dorato, quasi sfiorò l’orecchio della figlia di Apollo. – Al riparo! -. Si parò la testa con le mani, e cominciò a scendere dalla collina a rotta di collo, seguita da Sibilla e Calipso,  diretta verso l’abitazione di quest’ ultima. – Dovete andarvene da qui! O i mostri vi raggiungeranno! -. Mostri? Cosa diamine centravano i mostri? Non ebbero il tempo per capirlo, poiché videro Jake in estrema difficoltà.
Era stato attaccato da un mostro enorme, alto qualcosa come quattro o cinque metri. Un ciclope. Con una (o forse due) cicatrici in fronte. Polifemo!
- Che buon odore di semidei! Vi mangerò tutti, gnam gnam! Però non è che c’è qualche pecora? Le mie sono rimaste nella mia isola! Povera isola mia! Nessuno ha rubato il vello, e ora lei è desertica! Ma mi sono vendicato su Nessuno, ahahah! E adesso conquisterò Ogigia e ne farò il mio paradiso personale! -.
Mentre continuava questo suo interessante monologo, Calipso strabuzzò gli occhi nel vedere che aveva sradicato un albero e lo stava usando a mo’ di clava. – TU!! COME TI PERMETTI DI INVADERE LA MIA CASA?? RIMETTI SUBITO A POSTO QUELL’ALBERO O TE NE PENTIRAI!! -. Per una che era rimasta isolata tanto tempo non era niente male, ma del resto per secoli le piante erano state la sua unica compagnia. Chiunque se la sarebbe presa a morte.
Polifemo inizialmente non ci fece caso, occupato com’ era nel cercare di ammazzare Jake. Grosso com’ era quell’albero, lui non poteva avvicinarsi per colpirlo, anche se aveva con sé le sue piccole bombe a mano, che non facevano altro che rimbalzare contro la pianta (funzionavano solo sui mostri). Ad un certo punto lo colpì, mandandolo a sbattere contro un ‘enorme masso, probabilmente caduto dalla montagna. - Jake! -. Sibilla cercò di correre in suo aiuto, ma dovette abbassarsi per evitare i colpi del ciclope. Kel non esitò. L’ arco gli apparì tra le mani, e non dovette fare altro che prendere la mira. Una freccia colpì l’occhio del mostro, che lasciò cadere l’albero su un piede. - Aaaaaahiiiii!!!!! -. La figlia di Ecate potè avvicinarsi al figlio di Efesto, mentre il ciclope cercò di attaccare Kelly. Ma Calipso si mise in mezzo, - Lascia immediatamente quest’ isola, o io ti … - non fece in tempo a completare che Polifemo l’ afferrò con una mano sola. – Che ragazza focosa! Mi piacciono le focose! Giusto qualche tempo fa cercavo una mogliettina -. La Titanide si dimenò ancora di più. – Stammi lontano! -. Un’ onda di energia bianca investì il ciclope, che lasciò la presa e andò a sbattere contro la caverna, che iniziava a mostrare segni di cedimento, considerato anche la potenza delle frecce de due gemelli divini, che per fortuna avevano smesso di abbattersi sui semidei.
- Come hai..? -.
- Un potere da Titani. In effetti sono fuori allenamento -.
- Credevo che gli immortali non potessero attaccare per primi -.
- Infatti è lui che mi ha sfidato – fece una pausa – Adesso andatevene! I mostri che prima Artemide ed Apollo avevano preso di mira verranno sicuramente qui. Tre mezzosangue attirano l’ attenzione -.
- Ma.. aspetta! Puoi venire con noi. Non possiamo lasciarti qui  in balia di Polifemo e di tutti gli altri mostri -.
Mentre parlavano, Sibilla cercò di far alzare Jake, anche se sembrava zoppicante. A un tratto sembrò accorgersi di qualcosa e la spintonò. Il masso di prima gli venne contro, mentre il ciclope urlava trionfante. Il figlio di Efesto non si vedeva più, e Sibilla perse la testa. – JAKE! -. Si alzò, e urlò qualcosa di incomprensibile, mentre delle serpi si attorcigliarono lungo le gambe del mostro, mordendolo, stritolandolo e imprigionandolo nonostante Polifemo si dimenasse come un forsennato. Una volta sistemato, Sibilla lo lasciò ai suoi carcerieri, andando verso il masso, che sembrava aver sepolto quasi del tutto l’ amico.
Cercò di sollevarlo, ma ovviamente fu inutile. Pensò di usare la magia, ma era stanca per sollevare massi come quello. – Lasciatemi qui -. Jake era pallidissimo, e parlava con una voce flebile. – No! Aspetta! -. L’ incantesimo non sarebbe retto a lungo. Corse a prendere due frecce divine. Si sentiva formicolare la pelle solo a toccare, ma doveva tentare. Erano state abbastanza potenti da incrinare le pareti di una caverna! Prese a colpire il pezzo di roccia, una, due, tre volte, finché non si spezzò in due parti lasciando libero Jake, meno il braccio destro. Lei e Kelly cercarono di tirarlo fuori, ma lui ululò di dolore.
Alla fine, con l’aiuto di Calipso, riuscirono a tirarlo fuori, ma era in condizioni terrificanti. Non c’era tempo di guarirlo.
- Dobbiamo andare al lago! -.
Li guidò fino alla riva, dove stava una zattera, all’ apparenza non molto robusta. Corsero, pur di raggiungerla, ma il ciclope si era ormai liberato. – Vi squarterò tutti! -.
- Squartati da solo! Comincia dall’ occhio -. Disse Sibilla, che reggeva Jake. Erano più indietro di tutti.
Ovviamente, il ciclope prese a correre con più foga. I suoi passi erano veloci e pesanti, ed erano sempre più vicini. Calipso e Kelly stavano già sulla barca, ma quest’ultima scese per dare una mano ai suoi amici, bersagliando di frecce Il ciclope. Poi notò una freccia d’oro, e sebbene non fosse sicuro incoccare una freccia divina, lo fece. Colpì Polifemo proprio nel petto, ma nel momento in cui si sgretolò esplose un vortice di fiamme che colpì i suoi amici, soprattutto Jake che si fece scudo per proteggere Sibilla. Per poco la barca non si incendiò, e salirono in fretta e furia sull’ imbarcazione. – Portaci al campo! -.
 
 
****
 
Annabeth stava cercando di capire perché mai una madre manderebbe un pavone snob come guardia del corpo, quando scorse qualcosa in lontananza. Era sulla spiaggia, accanto a Percy, che si tenevano la mano. Non si dicevano niente, ma in quei momenti la presenza l’ uno dell’ altro bastava.
 
- Vedi anche tu quello che vedo io? -. Percy annuì, con l’ aria di uno che nascondeva qualcosa. Si alzò, e toccando con i soli piedi l’acqua marina seppe di che cosa si trattava. Arrossì vistosamente. – Ehm.. Vai a chiamare Chirone. Abbiamo visite -. Non voleva dirgli che quella era la stessa zattera che aveva usato lui per andarsene da Ogigia. Non l’ avrebbe presa bene. Si tuffò e raggiunse a nuoto l’imbarcazione curioso di vedere chi c’era. Si sarebbe aspettato un sacco di cose, tranne quella che gli capitò.
 
*********
 
- Non morire. Ti prego, ti prego non morire -.
Sibilla era rimasta con lui tutto il tempo, con un enorme peso nel cuore. Le aveva salvato la vita, due volte, e lei non era riuscita a evitare quella situazione. Non le era mai capitato prima, i suoi poteri l’avevano sempre aiutata; cos’ era quel senso di rimorso e impotenza?
Pregò. Pregò sua madre, Zeus, Apollo, qualunque dio le venisse in mente aveva un posto tra le sue preghiere.
Strinse la mano sinistra dell’ amico. Il braccio destro era in pessime condizioni. Non sapeva di preciso che danni aveva, perché non aveva il coraggio di guardare, sapeva solo da un commento di uno dei guaritori figli di Apollo che - Non somiglia neanche ad un braccio -. Si diede della stupida per non aver approfondito meglio gli incantesimi curativi, dando per scontato che ci fosse sempre un esperto nelle vicinanze. Si diede della stupida anche per cose che  non centravano assolutamente nulla con il figlio di Efesto. Era come se stesse ripassando tutta la sua vita, in cerca di occasioni in cui avrebbe potuto fare di meglio. Come prestare più attenzione ad un ciclope mentre lancia un macigno contro un amico. O anche evitare di dire cose come – Squartati da solo! -. Ma perché era nata con una lingua così lunga? Probabilmente si sarebbe inabissata ancora di più in quello stato, se i suoi pensieri non fossero stati interrotti da Shanon, che era entrata in infermeria come un uragano, sbattendo la porta senza nemmeno farci caso.
- Jake!! -. Si mise dall’altra parte del letto, di fronte all’ altra, accarezzando delicatamente l’ amico incosciente. Ma più che il gesto d’affetto, a Sibilla colpì lo sguardo pieno di orrore di Shan, diretto verso il braccio ferito. Forse voleva dire qualcosa, ma per un po’ uscì solo un verso rauco. Poi finalmente riuscì a dire qualcosa.
- I ragazzi di Apollo cosa dicono? -. Anche Sibilla ci mise un po’ per trovare le parole giuste. – Hanno già fatto molto. Adesso si stanno riposando, ma…-. Come faceva a dirle che non sarebbe stato più lo stesso arto di prima? Sistemargli le costole rotte, la gamba rotta, le bruciature era già difficile, ma quella era una cosa molto più complessa; l’unica cosa positiva era che non perdeva più sangue.
 Shanon scosse la testa. – Lascia stare, ho capito -. Si alzò, e uscì, frettolosa. – Faccio entrare qualche altro che vuole fargli visita -, disse, anche se sembrava una scusa.
 
 
*******
 
 
Si sentirono delle urla di rabbia e rumore di metallo contro metallo.
La figlia di Efesto aveva in mano un grosso martello, di quelli usati da lei e i suoi fratelli per lavori un po’ più.. duri. Si guardò intorno. Lasciò cadere il martello, prese un mantice e lo lanciò con tutta la forza che aveva, e non era poca. Notò alcune frecce, e le spezzò senza alcuna pietà. Raccolse il suo arco, quello per cui erano nate un sacco di storie, e lo sbatté più volte contro il muro fino a romperlo. Tutto urlando come una pazza. Nessun ‘Perché’, ‘Maledetto Polifemo’ o roba del genere. Solo urla con vocali indefinite.
Sicuramente aveva attirato l’attenzione, perché raramente Adrianna entrava nella fucina. – Ma…. Che è successo? -, chiese. Shanon si calmò, forse perché aveva notato lo spavento che la figlia di Era si era preso.
- Hai sentito che Jake è in infermeria? -.
- Sì… Ma dicono che i figli di Apollo sono bravi, sicuramente si rimetterà -. Disse l’ altra, cauta.
Per tutta risposta Shanon sputò su un braciere, che sibilò. – Dici così perché non lo hai visto. Adrianna, ho visto ferite del genere già in passato, e ti assicuro che non è facile curarle -. Adrianna si accigliò. – Ma.. cosa c’è che non va? -. Pensò che molto probabilmente era meglio farla sfogare a parole che facendole distruggere tutto il lavoro suo e dei suoi fratelli. Lei prese un respiro profondo, e parlò.
- Il suo braccio è praticamente inutilizzabile. Probabilmente glielo amputeranno. Non potrà …. Non potrà più lavorare, così -.
Per Adrianna fu come ricevere un pugno nello stomaco. Non si aspettava una risposta così. L’ amputazione di un braccio.. Non riusciva neanche a pensarci senza provare una fitta di vomito e un senso di repulsione.
La figlia di Efesto si sedette su un’ incudine, strofinandosi le perline del campo fra le dita. La prima era quella della battaglia del labirinto, di cui teneva il doloroso ricordo dei primi riti funebri. La seconda aveva l’ Empire State Building, l’ Olimpo, anche quella le faceva venire una fitta alo stomaco. Soprattutto la quarta, però, era quella per lei più preziosa, in ricordo della sua amica Jane, una delle poche che riusciva a farle aprire il cuore tanto facilmente. Perderla era stata la cosa più dolorosa che aveva dovuto passare. Ricordava che quell’ anno non aveva passato l’inverno al campo, in cerca dell’ assassino. Quanto sarebbe stato atroce vedere il suo migliore amico che lentamente, come una candela consumata, si spegneva poco a poco, in una lenta agonia che l’avrebbe portato alla disperazione?
Un figlio di Efesto senza un braccio era come un figlio di Apollo senza voce ne lira, una ragazza di Afrodite senza la passione, una figlia di Atena senza intelligenza o saggezza. Si sarebbe sentito inutile, un menomato, avrebbe sentito gli sguardi pietosi degli altri, come se in tutti quegli anni non fosse valso nulla.
 E solo le Parche sapevano cos’ altro.
Dalla porta Chirone si affacciò, non entrando dato che era un po’ troppo grosso. Lui probabilmente aveva già capito. – Adrianna, perché non vai dai ragazzi di Apollo per vedere se hanno bisogno di una mano? -. Lei, capendo che l’insegnate voleva parlare in privato con la figlia di Efesto, si allontanò, non mancando di salutarla.
 
- Shanon, comprendo che per te questo è un brutto momento – iniziò lui – Ma devi farti forza. Devi cercare di superarlo, non solo perché ora sarai tu a capo della tua casa, date le condizioni di Jake, ma lo devi fare anche per lui. Sei una delle sue amicizie più strette, sta a te e agli altri adesso dargli la forza per andare avanti, finché non si rimetterà -. Stettero zitti per un po’, prima di avere risposta. – Ha ragione. Mi sono.. mi sono lasciata prendere dalla rabbia. È solo che.. Jake non lo meritava, tutto questo -. Se solo lo avesse saputo, di certo sarebbe partita lei per l’impresa, veleno di Anfisbena o no. Si alzò, cercando di togliersi la fuliggine dai vestiti. – Vado. Devo essere lì quando si sveglierà -. Non si sarebbe mostrata debole. Avrebbe sopportato in silenzio, non avrebbe fatto pesare a Jake più di quanto dovesse reggere. Mai, lo giurò a se stessa. Piuttosto si sarebbe gettata nel Tartaro.
 
*******
 
Chirone era appena andato via, lasciando Kelly sola al tavolo del pinnacolo. Non c’era nemmeno il signor D. Aveva appena raccontato tutto al suo insegnante, e aveva una gran voglia di vedere Jake, ma in quel momento aveva il dovere di pensare. Prese carta a e penna (che erano sul tavolo probabilmente per segnare i punti) e riscrisse la profezia:
Coi tuoi compagni cercherai
e ogni risposta troverai
La vita di un mezzosangue dovrà esser risanata
La vendetta di una dea dovrà esser arrestata
Quel verso non era ancora completo. Non aveva trovato tutte le risposte, non aveva risanato la vita di nessuno (semmai il contrario) e a quanto ne sapeva Era non aveva rinunciato a nessuna vendetta.
E assalita da guai
A una sfida assisterai
Poi ritorno tu farai
E riandartene dovrai
Inveì contro Polifemo. Poi si chiese come se ne sarebbe dovuta andare, e, come la volta precedente, se sarebbe ritornata.
Infine ricorda, mezzosangue:
occhio per occhio, dente per dente
c’è chi non aspetta e chi attende e pianifica
ma sai dirmi, tu, di chi è il primo passo?
Apparentemente chiaro, ma aveva tutta l’aria di nascondere ancora qualcosa.
Tagliò i versi più chiari, e cerchiò la quarta strofa, poi si mise il foglio in tasca e si diresse in infermeria.

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Capitolo 9
*** Finalmente una meta! ***


Aveva appena finito il suo incontro con Jake in infermeria. Dopo circa tre giorni, aveva finalmente ripreso i sensi. Spiegargli la situazione non fu affatto semplice. E anche se in presenza di Chirone e degli altri aveva cercato di nascondere i suoi sentimenti, quando era solo con lei si sfogava pienamente, o quasi,poiché aveva compreso quello che significava la perdita di un braccio. Shanon lo lasciava fare, gli teneva la mano in segno di vicinanza, e reprimeva ogni lacrima o espressione triste; non aveva intenzione di rendere tutto ancora più doloroso. Anzi, cercava il più possibile di distrarlo, di non fargli pensare a quello che sarebbe venuto dopo. Non ci riusciva sempre, però.                      
Era ormai sera, e si stava avviando nella casa nove, quando scorse Adrianna (seguita dal suo nuovo amico pennuto) che andava alla casa grande. Che cavolo aveva in mente quella ragazzina?
Il  pavone Steward cercava di farla ragionare a proposito di qualche cosa.
- Milady, non potete farlo! È molto pericoloso, e voi siete ancora inesperta..-.
- Steward, per l’ amor del cielo, potresti darmi del tu e chiamarmi semplicemente Adrianna? Comunque posso farlo. Devo farlo. Potrei aiutarli! -.
- Ma come? -.
- Te l’ho già detto! I sogni che faccio sono troppo strani. E ho sentito delle chiacchiere a proposito dell’impresa. Forse centra qualcosa. Forse no. In ogni caso voglio provarci. E non mi fermerai -.
- Ma avete visto cosa è successo a quel figlio di Efesto! Ad un veterano! Voi siete qui da appena una settimana -.
- Posso farlo -.
- No, non potete -.
La figlia di Era sembrava particolarmente infastidita da quell’ impiccione, poi sembrò avere un’ idea. – Si invece, se sarai vicino a me. Sei la mia guardia del corpo, no? Sono sicura che le tue doti mi saranno utili -.
Quella piccola diavola aveva colpito il segno. I difetti del pennuto le avrebbero sgombrato l’ostacolo. Lui sembrò inorgoglirsi, e la seguì, obbediente. Shanon non aveva voglia di seguirla, e non pensando a quello che sarebbe potuto accadere andò a dormire.

 
*********

Quando si avvicinò alla stanza, c’erano Chirone e il signor D che giocavano a pinnacolo, e, come ulteriore giocatrice, c’era Kelly, la figlia di Apollo. Stavano parlando tra di loro.
- Devo ripartire – disse la semidea. – L’ impresa di certo non è ancora completa! -.
- Senza dubbio la profezia non si è ancora compiuta completamente-, concesse il centauro – Ma preferirei che tu non ci andassi non sola, Kelly. Quest’ impresa si è rivelata più rischiosa del previsto. Sibilla ha già deciso di non partire, per restare a fianco a Jake. Non la biasimo per questo, ma..- Dioniso lo interruppe. - Ma c’è qualcuno dietro la porta che avrà sicuramente voglia di farsi notare -. Il dio del vino schioccò le dita e la porta si aprì, mentre Adrianna era ormai stata scoperta. Lei avanzò di due passi. Aveva già pensato molto a quella scelta. – Voglio offrirmi volontaria nell’impresa -. Non era mai stata un tipo timoroso, dirlo non era stato difficile. Tutti i presenti, però, con la possibile eccezione di Dioniso, erano un po’ accigliati. Kelly era ammutolita.
- Adrianna -. Proferì Chirone. – Spero tu ti renda conto che questa impresa è molto pericolosa -. Lei annuì, seria. – Lo so, Chirone, lo so. Ho visto quello che è successo a Jake Mason. Ma già da un po’ sono convinta che questa missione mi riguardi, anche se non ne conosco i particolari! -.
- E perché, di grazia? Solo perché tua madre si chiama Era, questo non vuol dire che tu sia in grado di fare alcunché -, a parlare era stato il dio del vino, che continuava a studiare le carte da gioco ignorando i tuoni in lontananza. Adrianna cercò di non offendersi alla provocazione, sapendo che non le conveniva offendere una divinità, per quanto la tentazione fosse forte. – Perché – continuò lei – Da quando sono arrivata al campo non faccio che sogni strani, come se qualcuno mi volesse dire qualcosa. Dopo l’ultimo di questi sogni, nel mio comodino c’era questo -. Uscì da una tasca quel sasso rossiccio, apparentemente così comune. – E’ un’ indizio! Sicuramente indica un posto in cui dobbiamo cercare, o non so cos’ altro.. -. Raccontò a Kelly i suoi sogni in maniera molto dettagliata, mentre lei la fissava, muta, con l’aria di chi cerca di collegare tutti gli indizi tra di loro. Dioniso nel frattempo esortava Chirone a continuare la partita.
- Non lo so.. Io.. ci devo pensare -. Chirone dalla sua sedia a rotelle magica guardò la figlia di Apollo, comprensivo. – è tardi. La cosa migliore per voi in questo momento è andare a letto prima del coprifuoco. Vedrete che domani avrete le idee più chiare -.
 
***********

Dopo essere state congedate, le due mezzosangue si avviarono ognuna alla propria Casa. O almeno in teoria. In realtà, andarono verso la spiaggia. Nessuna delle due aveva voglia di dormire. Kelly aveva troppe domande per la testa. Adrianna non desiderava fare altri sogni turbolenti. Rimasero in silenzio per un po’, sedute sulla sabbia, finché una delle due non parlò. – Hai idea di chi possa essere quella voce? -.
Kelly sospirò. – Sinceramente, non ne ho idea. Potrebbe essere un mezzosangue, un mortale o una divinità, per quanto ne so, anche se da come ne parli sembrerebbe.. speciale.. Posso vedere la pietra di prima? -.
Adrianna gliela diede, e l’altra se la passò tra le dita. Non era particolarmente friabile o resistente, la sua caratteristica più evidente era quel colore rosso bruno che ricordava tanto i deserti americani. Dovevano andare in un deserto? La questione era un po’ complicata. I deserti non erano certo un luogo favorevole a cercare mezzosangue come Alex.
- Non devi cercare il mezzosangue, bensì la cosa che potrebbe salvarlo -.
D’ un tratto era apparso un uomo. Portava una tuta da palestra blu, una barba nera non molto folta e aveva gli occhi di un grigio carico di pioggia.  Dal fisico vigoroso, aveva una clava appoggiata sulla spalla.
- E lei chi sarebbe?  La figlia di Era ovviamente non aveva riconosciuto Ercole, ma Kelly sì. – Adrianna, lui è..-.
- Sono tuo cugino, e anche tuo fratellastro. Tutti mi chiamano Ercole -. Adrianna lo guardò con un certo scetticismo. – Ma lei non dovrebbe essere morto? -.
Lui forse avrebbe anche risposto, ma Kelly pensò fosse meglio sviare il discorso. Si alzò, per sembrare più rispettosa. – E’ venuto qui per dirmi il significato di quei versi come aveva promesso? -. Lui scosse la testa. - Nessuno conosce i significati delle profezie di Apollo, se non lui stesso (forse). Ho detto che vi avrei dato un piccolo aiuto, e dato che voi avete rispettato i termini dell’ accordo, lo farò anch’io -.
- Di cosa si tratta, allora? -, chiese Kel – Cosa potrà aiutare Alex? – era impaziente di saperlo. Ercole parlò.
- Ci sono molte cose nascoste, in questo mondo. Qualche anno fa, ad esempio, alcuni eroi avevano recuperato il Vello D’ Oro. Poi come altri esempi ci sono il Labirinto di Dedalo, ormai distrutto, Atlantide ed altri ancora. Uno di questi è la testa di Orfeo -.
Momento di silenzio per carpire l’informazione.
- Una testa? Intende una testa mozzata? -. La faccia di Adrianna era un po’ confusa. Ercole si munì di pazienza ( non succedeva niente di buono quando perdeva la calma). – Esatto. Orfeo era un eroe figlio della musa Calliope e del re tracio Eagro. Il suo canto, accompagnato alla sua lira, era così potente da ammansire le belve e ipnotizzare gli dei stessi. Fu con le sue doti che quasi riuscì a portare via dagli Inferi sua moglie Euridice. Si dice che quando morì dalla sua bocca uscisse ancora il suo canto, la sua testa trascinata dal fiume Evros. Suppongo che almeno Kelly conosca il mito -. Lei annuì. – Sì, anche se le voci sulle sue doti mi lasciano un po’… perplessa, ecco -. Disse, cauta. Il dio fece spallucce. – Non importa. Ho conosciuto Orfeo quando ero ancora un mortale, e ti garantisco che quello che hai sentito non è menzognero-.
-Quindi secondo lei la testa di Orfeo potrebbe placare l’ ira di Era? -. Ercole annuì. – Ma.. dove possiamo trovarla? Sarà perduta da secoli…-.
- Credo che la tua amica lo sappia già -. Detto questo, scomparve.
Adrianna era rimasta a fissare quel punto ove prima stava la divinità. - Ecco cosa significavano quei sogni! Era come se qualcosa o qualcuno cercasse di dirmelo.. Certo però che quell’ Orfeo non ha fatto una bella fine -. Fece una smorfia di disgusto al pensiero di come quelle fanciulle avessero squartato l’eroe. Guardò la pietra, che era ancora tra le mani di Kelly. – Da dove pensi che possa provenire? -.
La figlia di Apollo ripassò mentalmente i possibili posti in cui cercare. Un fiume, un deserto… Poi l’illuminazione. – Il Grand Canyon! -.
 
**********
 
Alex si svegliò di soprassalto. Tastò la piccola tenda in cerca della chiusura lampo, e uscì, bisognoso di aria fresca. In cielo, la zia Artemide guidava il carro della luna, quella sera calante. Pensò che forse sarebbe stato meglio nascere femmina. Sicuramente si sarebbe unito alle Cacciatrici prima ancora di scatenare l’ ira di Era, non avrebbe mai conosciuto Jane e non si sarebbe mai innamorato e lei non sarebbe morta. Ma del resto sapeva bene, non senza una nota di amarezza, che il passato non si poteva cambiare. Ricordava quanto si sentisse disperato i primi tempi, le preghiere che rivolgeva a suo padre, il forte desiderio di finirla lì. Ma era stato lo stesso Apollo ad assicurargli che un giorno le sue pene sarebbero potute finire, se avesse resistito. Fu difficile sopportare il peso della maledizione di Era per tanti anni (praticamente gli impediva di avere una vita vera), ma aveva imparato (non senza difficoltà e tristezza) a conviverci, e ad aspettare.
Si trovava all’ estrema periferia di Los Angeles, dove iniziava il deserto. Per un momento, la notte si fece più buia, e notò che la luna era stata coperta dalle nuvole.
Poi, d’ un tratto, apparì Nico Di Angelo.
 Alex si sorprese nel vederlo, ma non perse tempo neanche a salutarlo. – Sei impazzito?! Che diamine ci fai qui? – chiese, brusco, dando ogni tanto occhiate al cielo. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi della confidenza tra i due. Il figlio di Ade si tolse la polvere dagli abiti, tranquillo. – Sei vicino al territorio di mio padre. Non devi temere. Piuttosto, prima di andare al campo mi chiedevo perché stavi di nuovo andando verso gli Inferi. Conosci le Antiche Leggi su questo punto -.
Aveva incontrato per la prima volta Nico pochi anni prima, mentre stava effettivamente tentando di riportare in vita Jane (ed era stato solo grazie all’ intervento dell’ amico e di Persefone che non aveva fatto la fine di cibo in scatola per le teste di Cerbero); conosceva perfettamente la sua storia, gli aveva fatto rivedere l’amata (un ricordo pieno di lacrime) e gli era grato per questo, ma cercava sempre di stargli alla larga, conoscendo gli effetti che la sua condanna infliggeva ai suoi cari. – Tenevo d’ occhio alcuni semidei. Pensavo.. che sarebbero andati lì. Ma non ci volevo riprovare -. Stava seguendo Kelly e i suoi compagni fin da New York, ma si era dovuto fermare dopo l’incontro con Ercole. Ripensò al sogno che aveva fatto. Il suo momento era finalmente arrivato. L’ Arizona. Il fiume Colorado. Il Grand Canyon. Una strana coincidenza che fosse proprio lì. Si riavviò verso la sua piccola tenda, sciolse un nodo e, lentamente, il piccolo rifugio si trasformò in uno zaino, che si mise in spalla. Il suo arco non mancava. Era pronto. La sua nuova occasione era sempre più vicina. Si rivolse a Nico.
- Non è che mi daresti un passaggio in Arizona? -. Lui lo guardò, leggermente accigliato. - Devo vedere una persona -. Spiegò lui. – Ma dopo te ne dovrai andare! Non voglio farti correre rischi -. Il re degli spettri sorrise scaltro, come a dire ’Non mi perderò il divertimento solo perché me lo chiedi tu’.
– Forse. Ma prima mi dovrai spiegare tutto -. Lo prese per un braccio, e prima che la luna si facesse strada tra le nuvole, i due mezzosangue si inoltrarono in un viaggio nell’ ombra.

 
**************

 
Bon soir gente! Rispetto ai miei orari/standard/abitudini sono un tantino in ritardo ç___ç sorry! Avevo come un vuoto O_O
Anche questo è un capitolo trampolo, ma vabbeh, l'importante è che sia piaciuto *si sentono dei 'buuuuhhh'*.

*fa spallucce, ormai rassegnato alla follia della giovane scrittrice di fic*
*occhiataccia* Comunque, è la prima volta che compare Nico, forse alcune ne saranno contente xD ed è anche il primo capitolo dove c'è anche la descrizione, seppur minima, dei pensieri di Alex. Il mio piccino insieme a Jakino! I personaggi maschili sono sempre quelli a cui ne succedono di tutti i colori OMGs!!! Comunque, comunico a tutti quanti voi che insieme a me d' ora in poi ci siarà un nuovo commentatore!!!
O__O Cosa?! Ma cambi in continuazione? Prima Efesto, poi il sottoscritto..
Colpa della vostra eloquenza virtuale! Ma adesso diamo il benvenuto a.. 
STEWARD IL PAVONE!!

*Arriva il pennuto con tanto di occhiali da sole fighi che si inchina e manda baci a tutti* Buona sera signori e signore, bambine e bambini, mostri e demoni di tutte le età..
Credo abbiano capito!
Dunque, il mio parere personale su questa fic, considerando quello che succederà poi..
Alt! Frena gli spoiler! Potrai farli al prossimo capitolo!
Come vuole madama Pigna, nel frattempo chi volesse fare una piccola recensione è libero di farlo (ogni commento sarà gradito!).
*Il peluche robotizzato cade dalla sedia, la giovine ha un sorriso scaltro*.
 

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Capitolo 10
*** Ricordi ***


Miei dei, scusatemi il ritardo, è stato un capitolo piuttosto difficile. A volte la mia fantasia va troppo avanti dal punto di vista della cronaca, così devo impegnarmi a inventare le scene mancanti.
Ti vuoi muovere?! Tua sorella aveva ragione.
Su cosa?
Sei così lenta quando giochi a burraco! Non potresti prendere una nuova carta, scartare e parlare dopo del capitolo?
No Teddyno caro, ho bisogno di concentrazione.
Madama Pigna lo ammetta: lei è mediocre con le carte! Io ho già preso il secondo mazzo, ma gradirei calare un' altra scala prima di mezzanotte.
Modesto come al solito, Steward! In ogni caso non faccio niente finché non finisco di scrivere!
*Robopeluche e pappagallo travestito da pavone sospirano disperati* 
Allora, prima cosa a cui ho pensato nello scrivere questo capitolo: la Percabeth. Si può dire che vi ho lasciato il privilegio della fantasia, ma, anche se generalizzata, vi ho descritto la situazione amorosa dei due, Percy fa anche *SPOILER*. Seconda cosa, il pavone Steward. Ho pensato di aggiungere un po' di sale alla sua esistenza, come vedrete leggendo *ghgh*
Quello stupido di un ca..
Frena gli spoiler, Steward! Potrai lamentarti più avanti!
Poi si passa alla coppietta di amici semi depressi Nico e Alex. Ooh. Che carini. Così carini da tagliarsi le vene ^_^ mi sono resa conto che sotto alcuni punti di vista si somigliano un po' troppo per i miei gusti assatanati, ma vabbeh, con il sequel Alex non sarà più un b.m. che non sorride praticamente mai.
Perché insulta quel reietto?
 Lo hai appena fatto anche tu! Ma del resto sei un servo della regina del cielo, normale che snobbi chi snobba lei.. Comunque, non lo so, evidentemente oggi mi sento particolarmente in vena. Forse è l'influenza nefasta di qualche cosa, magari della scuola. xD

************************


Percy Jackson uscì dall’ acqua, perfettamente asciutto come previsto. Quel giorno si era svegliato molto presto per cogliere i più bei coralli della costa per farsi perdonare da Annabeth.
 In realtà, non aveva fatto niente di grave. Mica aveva portato lui Calipso al Campo! Ma da lì ne era uscita una brutta litigata. La Titanide era ancora palesemente innamorata, e anche se sembrava sforzarsi di non mostrarlo (probabilmente aveva sempre saputo che non era corrisposta, e ci era abituata) la figlia di Atena era troppo intelligente e gelosa per non capirlo. Su suggerimento di alcune figlie di Afrodite aveva preso quella specie di bouquet marino e stava andando alla casa sei per cercare di fare la pace. Anche perché non era stata solo Annabeth a urlare nello scontro.
Era arrivato all’area delle capanne, ma prima che potesse incontrare la sua fidanzata, una figura gli venne incontro.
Calipso.
Una volta Percy aveva pensato che lei fosse ‘’il suo grande se’’. Poco prima di andarsene da Ogigia, la figlia di Atlante le aveva offerto di restare. Era dolce, intelligente, così appassionata in quello che faceva, e anche un po’ triste per la sua solitudine. Forse qualcun altro avrebbe avuto dei dubbi nel ritrovarsela davanti, ma il figlio di Poseidone aveva fatto la sua scelta cinque anni prima. E non la rimpiangeva. Amava Annabeth e la sua vita mortale. Aveva rinunciato all’ immortalità ben due volte, davanti a Calipso e davanti al Consiglio degli Dei. Perché cambiare idea dopo aver fatto tanto? Non aveva alcun senso.
- Ehi. Come stai? – chiese lui cercando di avere tatto (anche lei era presente durante il litigio). Forse avrebbe aggiunto qualcosa come ‘Mi dispiace per ieri’ ma Calipso non gli diede il tempo.
- Oh, Percy! Mi dispiace così tanto!! So quanto tu ami la figlia di Atena. Non sarei dovuta venire qui -. Percy scosse la testa. – Hai salvato tre mezzosangue da Polifemo. Sei a posto. E poi non è colpa tua. Annabeth è un po’.. Gelosa, a volte. E poi mentre stavate venendo noi …-. Si interruppe, decidendo  di stare zitto. Le sua guance si tinsero di rosso. Calipso rise, un po’ nervosa. – Beh, sarà meglio che tu vada, allora. Chissà se ci rincontreremo -.
Percy la guardò stranito. – Te ne stai andando? -.
La figlia di Atlante annuì. – Ora che sono fuori Ogigia, ho voglia di vedere il mondo. Voglio vedere come è cambiato durante la mia assenza, scoprire nuove cose, belle e brutte, vedere posti nuovi, conoscere la gente..-. Mentre parlava, il suo viso era luminoso dalla contentezza.
- E da dove hai intenzione di cominciare? -. Calipso fece spallucce. – Un posto vale l’altro. Alcuni mezzosangue mi stanno tempestando di consigli parlandomi di un sacco di posti. Ma sono immortale, il tempo non mi manca! -.
Rimasero a parlare ancora un po’, finché non si salutarono. Calipso promise a Percy che ogni tanto lo avrebbe chiamato con l’ IPhone.
************
 - E tu pensi che un paio di coralli bastino? -.
Annabeth passò una buona mezz’ ora a parlare a proposito della superficialità e l’intelligenza paragonabile a quella di un’ alga che era caratteristica in alcuni individui come il suo ragazzo, lui faceva qualche commento ogni tanto per chiarire alcuni punti o per fare una battuta (guadagnandosi diverse occhiatacce). Alla fine si conoscevano troppo bene per non capire cosa pensavano, e si chiarirono. Dopo un bacio veloce, decisero, da bravi iperattivi quali erano, di andare a vedere che cosa aveva deciso Kelly. Non erano proprio amici stretti, ma in ogni caso erano tra i più grandi, sentivano il dovere (soprattutto Annabeth) di dare consigli ai più giovani e roba del genere. Il fidanzato la lasciava fare, anche se in cuor suo pensava che comunque alla fine l’impresa non era la loro, dovevano cavarsela da soli, anche se dopo l’incidente di Jake persino lui era un po’ preoccupato.
Vicino alla Casa Grande, trovarono Kelly e Adrianna che sembravano stessero per partire. La figlia di Apollo era attrezzata più o meno come la volta scorsa, e anche Adrianna portava uno zaino con tutto il necessario. Il suo ciondolo a forma di martello luccicava alla luce del mattino. Accanto a lei stava Steward, l’intrepido pavone, e anche un’ altra ragazza. – Parti anche tu, Audrey? -. Chiese Annabeth.
La figlia di Ermes annuì. – A Kelly serviva un’ altro volontario, così mi sono offerta io -. Sorrise maliziosa – E poi devo tenere d’occhio la schiappa per evitare che faccia guai -.
- Come osa parlare così della signorina Adrianna?! – il pennuto scosse le penne a ventaglio, leggermente (ma solo leggermente) irato.
- Non mi riferivo a lei, mi riferivo a te! -. I due cominciarono a battibeccare.
- Ma quanto siete infantili! Smettetela o potete anche restare qui -. La figlia del dio del sole e la figlia della Regina del Cielo erano palesemente irritate. Si rivolsero a Chirone, che Percy non aveva notato inizialmente perché era nella sua sedia a rotelle. – Dov’è Argo? Credevo che ci avrebbe accompagnato lui a New York -. Il centauro travestito scosse la testa. – Qualcuno ha già deciso di darvi un passaggio per l’ Arizona -.
Annabeth si accigliò. – Chi? -.
- Io -.
Un enorme stallone dal manto nero e lucente come le ali di un corvo, si avvicinò, mentre tutti si voltavano a guardarlo. Era un esemplare stupendo: grande e fiero, la sua criniera pareva mossa da una brezza leggera, come grano maturo d’estate, nei suoi occhi verdi risplendevano le onde del mare.
 Il pavone Steward arruffò le penne. – Arione -.
Il cavallo sembrò accorgersi solo in quel momento dell’ uccello (apparentemente). – Steward -. Nessuno dei due aveva usato un tono cordiale. – Vedo che ti sei trovato un nuovo incarico, dopo tanti anni dal primo -. Il tono dell’ equino era leggermente ironico. L’ uccello però non si scompose.
- Il tuo incarico come mezzo di fuga invece è sempre lo stesso -.
‘’Dei, ma perché quel dannato pappagallo travestito trova sempre qualcuno con cui litigare?’’ Adrianna era spazientita. Forse stava per zittire i due, ma Percy parlò per primo.
- Tu parli? -. Sembrava stupefatto. – Di solito capisco il linguaggio dei cavalli, ma solo io..-.
- Questo perché, caro fratellino, sono figlio di due dei, Poseidone, appunto, e Demetra. Non sono un semplice ronzino -. Alcuni mezzosangue cominciavano a chiedersi il perché dell’ esistenza degli animali parlanti. Sembravano avere tutti un ego smisurato. Uno che si stesse zitto e buono no?
- In ogni caso, la mia è una semplice cortesia. Andrei in Arizona lo stesso,ho un conto in sospeso con quell’ Alex -.
- Difatti fai da taxi solo per poterti spostare liberamente -.
Se i cavalli potevano lanciare occhiatacce, Adrianna lo poteva giurare, Arione lo fece. – Potrei non accompagnarvi affatto, sai? -.
- Buoni, voi -. Chirone cominciava a fiutare l’odore della discordia. – Sono certo che le ragazze sono grate per il tuo aiuto, Arione. Hanno bisogno di te per andare in Arizona il più velocemente possibile -. Che furbacchione, il centauro! Adrianna aveva intuito che quella era una frase detta apposta per sviare il discorso, lusingare Arione e garantire a lei e alle altre un passaggio. Per sostenerlo, annuì, anche se era curiosa riguardo al rapporto fra il cavallo e il pavone.
 
*****
 
Il figlio di Demetra e Poseidone era di certo il cavallo più efficiente al mondo. Mentre attraversavano gli Stati Uniti con una velocità simile a quella dei centauri, spiegò ad Adrianna la storia della sua nascita, la vita di alcuni eroi che aveva aiutato nel corso dei secoli, come Ercole, un certo Adrasto e altri, tra cui Napoleone Bonaparte (si lamentava sempre che ‘’ quel Jacques-Louis qualcosa’’ nel ritratto dell’imperatore lo aveva dipinto bianco, e non nero). Steward non diceva nulla, poiché Adrianna gli aveva chiesto in privato di non seminare zizzania, ma probabilmente rosicava non poco.
Arrivarono a Flagstaff, una delle città più vicine al Grand Canyon. Audrey aveva sentito dire che l’ Arizona era uno stato molto secco, ma quella non era una città particolarmente calda. Forse perché c’erano le montagne, ed erano più a nord che del resto della zona? Stava per chiederlo al cavallo, magari ne sapeva di più ma era già sparito. – Bene, adesso dove andiamo? -.
- Dovremo procurarci il necessario per andare nel deserto -, suggerì Kel. – Niente ladrocini, Audrey! – aveva già visto una scintilla di malizia negli occhi della figlia di Ermes. – E, già che ci siamo, chiedere informazioni -.
Ad un bar chiesero del negozio di attrezzature più vicino, e il proprietario li diresse verso un emporio dove presero scarponi, attrezzature per arrampicata e altre cose di quel genere. Il tipo, però, un omaccione sulla cinquantina dai capelli brizzolati, sembrava piuttosto curioso di sapere che cosa se ne dovevano fare (niente da fare, solo a New York tre ragazzini dall’ aria sospetta passavano inosservati). A furia di fare domande, riuscì a cavarle di bocca che stavano andando al Grand Canyon e consigliò vivamente alle ragazze di andare con una guida turistica. – E’ pericoloso, se non si conosce la zona e si è vicino ai burroni. Inoltre, conosco una guida che conosce un sacco di cose interessanti al proposito -. Suggerì il nome di una certa Isabel, che abitava a pochi isolati da lì. Uscendo dal locale, le tre pensarono che in effetti era abbastanza rischioso, persino per un mezzosangue, aggirarsi nel deserto senza un conoscitore del luogo. Così andarono condominio indicatogli per avere consigli e indicazioni, e arrivate davanti alla porta suonarono il campanello.
Aspettarono per un po’, ma non ci fu risposta. – Forse non è in casa -.
Risuonarono, e questa volta sentirono un rumore di passi affrettati, e qualcuno aprì. A farle entrare era una donna, che poteva avere si e no trentacinque anni, molto bella e atletica, se non fosse stato per lo stress che evidentemente provava in quel momento. Difatti, aveva i capelli spettinati, gli occhi rossi, sembrava essersi vestita di fretta e in generale aveva l’aria di una che si fosse svegliata male, o non avesse dormito quasi per niente.
- Ehm… Scusi il disturbo, signora, per caso è lei quella guida turistica che..? -. Ma quella fissava Kelly come fosse sorda, stupefatta da qualche ragione. Lentamente, come se avesse paura di un illusione, sfiorò i suoi capelli biondi, e guardò profondamente gli occhi della semidea. Forse voleva dire qualcosa – A.. – svenne, e Audrey fece appena in tempo a prenderla tra le braccia e trascinarla nel divano. – Cavolo, ma cosa le è preso a questa? -. Fece una pausa. – Vedo se ci sono dei sali o roba del genere. Niente furti! E’ poco eccitante quando la vittima è svenuta.. – concluse tra se e se. Poco dopo, tornò con un bicchiere d’acqua e una piccola bottiglia di aceto, mentre le altre due avevano messo, per precauzione, le gambe in alto. Le mise il contenitore sotto il naso, e la fece svegliare. Isabel arricciò un po’ il naso, poi si guardò intorno, come in cerca di qualcuno, finché, di nuovo, non incrociò gli occhi di Kelly. Ci fu un lungo momento di silenzio.
- Sei figlia di Apollo? -.
La semidea, spalancò gli occhi, sorpresa. – Lei come fa a .. -.
- Siete venute qui per lui? Per darmi notizie? -.
- Per Apollo? -.
- Ma no, per mio figlio! Per Alex -.
- Eh? – Adrianna scosse la testa. – Forse è meglio se ci presentiamo e ne parliamo con calma -. Suggerì.
Dopo le presentazioni, Isabel Richardson (era proprio la madre del fratello di Kel) volle sapere per cosa erano venuti a fare. A quel punto, la figlia del dio del sole era esitante. Doveva dirle della sorte che era toccata al figlio? Decise di raccontarle, per il momento, solo il bisogno di alcune indicazioni per il deserto, non citando minimamente Alex. Forse la donna sospettò qualcosa, ma non lo diede a vedere, o forse era troppo occupata ad instaurare una conversazione con Steward, che evidentemente trovava molto buffo.
- Sì, in effetti non sono molto curata questa mattina.. Stanotte.. Credo di aver fatto un sogno. Non ho dormito molto bene -. Mentre parlava, si toccava continuamente la guancia.
- Lei per caso possiede la Vista, signora Richardson? -. Audrey si guardava intorno. Ora che la donna era sveglia, si sentiva più in vena di razziare. Aveva già adocchiato dell’ argenteria. Adrianna era quasi certa che indossasse i suoi pantaloni alla Mary Poppins.
- Intendi quella per vedere attraverso la Foschia? No, non ce l’ ho. Se l’avessi avuta.. – non completò la frase, ma nel suo tono si leggeva del rimpianto. – Quindi non conoscete mio figlio? -. Chiese, speranzosa.
- Ehm, l’ ho incontrato, una volta.. -.
- Non lo vedo da così tanto tempo.. Per la precisione, da quando aveva tredici anni, quando è scappato di casa. In tanti lo avevano creduto morto.. Ma io no. Ho sempre saputo che era vivo, anche se lontano. Una madre lo sa. Lo sa sempre -.
Adrianna era molto colpita da quelle parole. Non essendo cresciuta con sua madre, aveva solo sentito parlare del famigerato grande amore materno, senza mai sentirlo vicino. Pertanto era molto curiosa.
 – Come è successo? -. Chiese. La mortale prese dal comodino una cornice, e gliela porse. Lì c’ era la foto di un bambino biondo con gli occhi azzuri, che non somigliava molto a Isabella (lei aveva i capelli scuri e gli occhi castani), di circa otto anni, mentre si dilettava a suonare una pianola. – E’ Alex? -.
L’altra annuì. – Ho sempre saputo dell’ identità di suo padre. Quando nacque, mi raccomandarono caldamente di non dirglielo mai, perché l’avrei messo in pericolo. Quanto sono stata sciocca.. E debole, anche.. Lui cresceva, vedeva che i suoi coetanei dopo la scuola andavano ad abbracciare entrambi i loro genitori, e mi riempiva di domande. Credevo che avesse il diritto di saperlo, e alla fine glielo dissi -. Le scese una piccola lacrima dall’ occhio, che nascose con una mano. – All’ età di cinque anni si è così ingenui. Lui mi credette subito. Ci erano sempre successe cose strane, ma da allora mio figlio era sempre più in pericolo man mano che cresceva. Io cercavo di proteggerlo come potevo. Lo portavo spesso con me nel deserto, allontanandolo dalla città e dai mostri. Poi, quattro anni fa, ci attaccò una sfinge, e rischiai la morte -. Isabel rabbrividì – Alex riuscì a sconfiggerla ma pochi giorni dopo decise di scappare di casa, lasciandomi una lettera in cui aveva scritto di non cercarmi, che lo faceva per non mettermi in pericolo, che sarebbe ritornato quando sarebbe stato in grado di proteggermi. Il mio piccolo, stupido eroe.. Tendeva sempre a sottovalutare gli ostacoli, solo quella volta fece eccezione-. Fece un’ altra pausa. – Voi lo state cercando, non è così? -. Sembrava animata da una nuova energia. – Voglio sapere cosa è successo a mio figlio -.
*********
- Attento! -.
Alex prese per il colletto il figlio di Ade, trascinandolo al sicuro. Avevano quasi rischiato di cadere nel precipizio, scavato dal fiume Colorado nel corso di milioni di anni. – Grazie -, disse lui, guardando al di sotto con un certo nervosismo. – Dobbiamo scendere? -. L’altro scosse la testa. – No. Avventurarsi là sotto senza le attrezzature adeguate è pericoloso. È meglio seguire il corso del fiume da sopra, finché è possibile -. Cominciarono a camminare. Nico si sentiva nervoso. Non gli piaceva restare allo scoperto, sotto il sole cocente (che quasi non tollerava). Alex, invece, camminava con molta naturalezza in mezzo a quel deserto rosso, come fosse a casa sua. Sudava, ma il caldo solare non sembrava dargli fastidio.
Camminavano in silenzio, finché Nico fece una domanda. – Perché sei voluto andare da lei? -. Il figlio del dio dei morti sapeva che la persona da cui erano andati era la madre del suo amico, ma stentava a capire perché andare a casa sua, guardarla dormire nel suo letto, darle un bacio sulla guancia e andarsene come se niente fosse senza dare spiegazione alcuna. Il figlio di Apollo stette zitto per un po’, in cerca delle parole adatte.
- Volevo rivederla un ultima volta -. La risposta sorprese Nico. – Ma Alex, se il piano funziona, non sarai più costretto a starle lontano! – cercava di fissare il viso del semidio, ma quello teneva lo sguardo fisso sul terreno.
- Se funziona, appunto. Non sappiamo cosa protegge la testa di Orfeo. Io non so nemmeno da dove hai preso la cocciutaggine per venire con me – gli schioccò un’ occhiataccia, come per rimproverarlo di essere suo amico. - Forse quella di ieri era l’ ultima occasione per vederla -. Magari qualcuno si sarebbe chiesto che problemi avrebbe avuto, considerato che girava per tutta l’America da quattro anni. Ma quando si ha una dea come Era che fa di tutto per rovinarti l’esistenza (o distruggerla e basta) non ci si può affidare alla fortuna. Ed era da così tanto tempo che non vedeva sua madre, che non se la sentiva di rischiare senza prima averla vista. E, sebbene con angoscia, non l’ aveva svegliata, perché sarebbe stato ancora più doloroso, sia per lei, che per lui.
Non dissero nulla per un po’, finché il fiume non si diramò in due parti. Alex sapeva che uno dei corsi d’ acqua avrebbe continuato fino alla fine del Canyon, l’altro sarebbe proseguito per un po’.. Scelse di seguire il primo. Ma vista la loro posizione, dovevano scendere per forza. Spiegò la situazione a Nico, che corrugò la fronte. – E come faremo ad attraversare il fiume? Non abbiamo barche, dovremo per forza stare attaccati alla parete -. L’ altro annuì. Passarono le due ore successive a scalare la parete del baratro. Ben milleseicento metri di altezza, consistenti in rocce irregolari, a volte friabili o cedenti. Il figlio di Ade ringraziò gli dei di non soffrire di vertigini. Fu snervante attraversare i minuscoli sentieri lungo il fiume, ma alla fine ce la fecero. Poi ad Alex venne un’ idea. – Potremo chiedere aiuto alle Naiadi -. Si chinò sull’ acqua, chiedendosi se ce n’ era una abbastanza vicino da sentirlo. Uno spruzzo d’ acqua, però, gli soffocò le parole prima che gli uscissero dalla bocca. – Ehi! Volevo solo chiedere una mano! Che cortesia! – ma ottenne solo uno spruzzo d’acqua ancora più forte, che lo mandò a sbattere piuttosto dolorosamente la schiena sulle rocce vive. Con dei gemiti e l’aiuto di Nico, si rialzò. – Avrei dovuto immaginarlo. Nessuno aiuterebbe un semidio con una maledizione sulle spalle -.
- Mi sembra che qualcuno ci sia – puntualizzò l’amico.
- Qualcuno di molto incosciente che non dovrebbe – contestò Alex. Fin da quando si erano conosciuti, avevano sempre litigato su questo punto. Ma c’era qualcosa che univa i due semidei, apparentemente così diversi l’uno dall’altro. Qualcosa che ne impediva la separazione, un’ amicizia nata dal caso, ma forte.
 
 
 

 

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Capitolo 11
*** C' è sempre una soluzione ***


Era ormai calata la sera, e nel deserto d’ Arizona risuonava forte e chiara la musica di fine anni 90.

This is the time to party this is the time to start it 
this the time for all of you to move your body 
this is the time to pump, this is the time to Jam 
this is the time for everyone to big bass slam 
this is the time to love (uuuh) 
this is the time for sex, 
this is the time for all of you to rock the discotex 
this is the time to rock, this is the time to f**k 
this is the time for everyone to dance and never stop. 


Kelly non sapeva se fosse una tendenza di genitori come Isabel guidare una gip a tutto gas nelle lande desolate ascoltando a volume alto This is the time to rock, evidentemente canzone con un ritmo adatto a come si sentiva in quel momento. Dopotutto, aveva la possibilità di rivedere suo figlio dopo anni, quindi non la biasimava per questo. Anche Adrianna lo intuiva (sarà stata solidarietà femminile?) però cercava di non prestare attenzione alla canzone, che non le piaceva per niente. Già di suo non era particolarmente appassionata di musica, figuriamoci di quel genere. Non era meglio un po’ di musica classica? Più tranquilla ed elegante, e soprattutto meno spacca timpani. Solo Audrey pareva condividere i gusti della signora, visto che cantava a squarciagola insieme a lei. Probabilmente aveva deciso di mettere da parte le sue tendenze da ladruncola. Le due cercarono di trascinare Kelly e Adrianna nell’ entusiasmo, ma fallirono.
Poi parlarono di cose serie.
- Se quella testa è nascosta qui, trovarla sarà un lavoro molto lungo. Il Grand Canyon è enorme. Selvaggio. Così ho deciso di eliminare in partenza le zone più esplorate, dove ci sono meno possibilità di trovarla. La zona ignota più vicina è ad alcune miglia da qui. Intanto, vedo di spiegarvi alcune regole -. Spiegò alcune nozioni di sopravvivenza, fondamentali se fosse successo qualcosa, specie ad Adrianna, che pareva saperne di meno (con suo grande disappunto).
Non sapevano che, proprio in quel momento, Alex e Nico erano in fondo al Canyon, a soli pochi chilometri da loro. Tuttavia, stavano seguendo piste molto diverse. Il figlio di Apollo aveva ipotizzato che la Testa dovesse trovarsi dalle parti del fiume, mentre sua madre aveva intenzione di guardare anche nei posti più lontani da esso. Povera mortale, se solo avesse saputo si sarebbe precipitata dal figlio, anche con tutti i rischi che comportava.
I due ragazzi camminavano lungo il fiume, che, ancora una volta, si era diviso, stavolta in tre parti. Il corso principale, e altri due che partivano dallo stesso punto. Alex lo trovò strano.
- Dovremo guadarli, in qualche modo -. Disse. Nico annuì. – Le acque non sembrano agitate. Forse potremmo proseguire a nuoto. Guarda, si vede addirittura il fondo -. In effetti i ciottoli risplendevano alla luce del sole. Si vedevano anche altri vari oggetti, come detriti. E qualche statua. Alex guardò con sospetto l’acqua. Nico invece era piuttosto tranquillo, stranamente. Il fondale aveva un certo non so che di tranquillizzante, gli dava una sensazione stranamente familiare.. Si avvicinò alla riva.
- Fermo, Nico! -. Il figlio del dio del sole prese appena in tempo il figlio di Ade, che nel brusco movimento aveva dato un calcio ad un ciottolo, finito in acqua e diventato anch’ esso dorato. – Ma che ti prende? E’ solo un fiume! – esclamò lui, seccato. Alex gli fece cenno di star zitto. Con molta cautela, si avvicinò all’ acqua, estraendo una delle sue frecce dalla faretra e lasciando che sfiorasse il liquido. Immediatamente, l’arma si appesantì, riflettendo i raggi del sole in modo quasi accecante. Non troppo sorpreso, lasciò perdere la freccia, sebbene dispiaciuto di aver perso uno dei regali di Jane. – Questo fiume ha una qualche magia in sé -, disse, pensieroso.
Nico impallidì. – Il fiume Pactolus. È qui che re Mida lavò via la sua capacità di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Secondo la storia, il dono di Dioniso gli impediva di bere e di mangiare -. Il che spiegava la misteriosa attrazione per quel fiume. Quell’ acqua emanava un sentore di morte che, se ne accorgeva solo in quel momento, era molto, molto inquietante.
- Che facciamo adesso? -. Chiese lui. Alex non sapeva cosa rispondere. In realtà, stava pensando al secondo fiume. Se quello era il Pactolus, l’altro cos’ era?
- Attraversiamolo. Ci dev’ essere un modo per superarlo senza danni -. Nico lo guardò sorpreso, ma non disse niente. Poi sembrò avere un’ idea.
- Allontanati dall’ acqua. Forse posso fare qualcosa -. Alex ubbidì. Nico si avvicinò alla parete rocciosa. Si concentrò a  fondo, poi batté un piede per terra e tastò la rupe. Immediatamente, un enorme pezzo di pietra piatta cadde verso il fiume, causando vari spruzzi. Si riparò dietro la roccia, che era divenuta anch’ essa d’oro. Aveva appena creato un rudimentale ponte anti-doratificazione, per usare un termine poco ortodosso. Quando si è figli di Ade..
Attraversarono il Pactolus, e decisero di seguire il corso del fiume dal nome sconosciuto.
**********
Quella notte, Shanon non riusciva a dormire. Si dimenava tra le lenzuola e i suoi pensieri turbolenti, non riuscendo a prendere sonno. Alla fine, decise di fare una passeggiata. Chissà, magari sarebbe riuscita a schiarirsi le idee.
Come diavolo era venuto in mente a Kelly di trascinarsi dietro Adrianna? Era ancora troppo mediocre per concludere alcunché, poteva rischiare di farsi veramente, ma veramente male. Non bastava Jake a procurargli preoccupazioni, no! Per di più quella criminale di Audrey era la terza componente. Già immaginava i guai che avrebbe provocato con la polizia mortale. In ogni caso, come le avevano fatto notare, era inutile pensarci. Colpì un sasso con un piede, seccata, mentre continuava a camminare, chiedendosi perché mai ci fosse il copri fuoco. Anche perché la scusa delle arpie era ridicola. Un mezzosangue degno di tale nome, a detta sua, poteva tranquillamente difendersi da quel manipolo di vecchiette munite d’artigli.
Camminando, si avvicinò alla collina. Perse lo sguardo nell’ albero di Talia, chiedendosi ingenuamente com’era vivere dentro un albero. Si rasserenò un pochetto, almeno finché non scorse un’ ombra vicino l’albero. Corrugò la fronte. Chi poteva mai essere? Probabilmente qualcuno del campo, altrimenti il drago Peleo non sarebbe rimasto certo tranquillo. Il suo istinto di semidea si agitò, pensando involontariamente a qualche tradimento. Si avvicinò, cauta, e si tastò la tasca, in cerca del suo portachiavi magico.
Che aveva lasciato nella sua cabina.
‘’Oh, al Tartaro’’. Pensò, irritata. Ormai era quasi in cima, ed il buio della notte la copriva da eventuali ficcanaso. Peleo cominciava a sbuffare.
Si lanciò sull’ estraneo, urlando. Non riusciva a capire chi fosse, ma aveva poca importanza. Aveva un corporatura più fragile della sua, e anche lei sembrava disarmata, ma si batteva con le unghie e con i denti.
Rotolarono dall’ altra parte della collina, fuori dai confini del campo. Le due combattenti si davano pugni, unghiate e calci, imprecando l’una contro l’altra. Ma alla fine Shanon ebbe la meglio. Quando arrivarono in pianura, le serrò le spalle, bloccandola.
- Chi sei tu? Cosa volevi fare? Prenderti il Vello, attaccare briga con Peleo? Sei un pazzo? Un traditore? -.
- Shanon, ahia! Mi stai facendo male -.
La figlia di Efesto sbarrò gli occhi, stupita. – Sibilla? -.
I suoi sospetti (o perlomeno alcuni) svanirono. Sibilla non era tipo da tradimenti e cose varie… O almeno sperava…  Anche se, Shanon non se ne rendeva conto, il suo difetto fatale era proprio il non fidarsi degli altri.
La figlia di Ecate tentò di sorridere, ma gli uscì una strana smorfia.
- Curioso incontrarci nel cuore della notte, non trovi? -.
L’altra sbuffò. – Poche chiacchiere, Sibilla. Che diamine eri venuta a… - si bloccò, guardando quello che c’ era dietro la quattordicenne. Un’ enorme figura indistinta si stava avvicinando al campo. Una figura mostruosa.
– Corri -.
Incespicarono più volte correndo come pazze, ma in poco tempo oltrepassarono il confine del pino.
Ansimante, Shanon imprecò contro Sibilla, per poi chiederle che accidenti aveva intenzione di fare.
- Ecco, io.. volevo prendere il Vello. Solo momentaneamente. Per..-. Stentava a completare la frase.
- Perché?-.
- Perché.. volevo guarire Jake -. Poi scoppiò in lacrime, lasciando Shanon stupefatta.
- è colpa mia, Shanon! Solo colpa mia! Se non fossi stata così stupida e imbranata lui avrebbe ancora il suo braccio! Invece per salvarmi ha perso se stesso! Non riesco più neanche a guardarlo negli occhi, non ho il coraggio.. Se lui è così è solo colpa mia! -.
La figlia di Ecate si strinse forte alla figlia di Shanon, che in silenzio, ricambiò.
- Io volevo aiutarlo a guarire..  Mi aiuterai? -. La guardò negli occhi, implorante.
Shanon dovette usare tutta la sua forza di volontà per rispondere. – Sibilla, io desidero quanto te che Jake si rimetta in sesto. Sicuramente, la magia del Vello lo guarirebbe, ma.. -.
- Ma? -.
- Ma quello che mi chiedi è impossibile. Ragiona, Sibilla. Il Vello protegge i confini del Campo. Senza quello, si indebolirebbero. E sai cosa succederebbe? -.
Lei scosse la testa.
- I mostri lo capirebbero, e verrebbero tutti qui per attaccarci. Hai visto tu stessa le ombra che si aggirano lungo il campo. Ho già visto con i miei occhi cosa significa. Non voglio che si ripeta ancora -.
- Ma Jake è il tuo migliore amico! Ci potremmo mettere poco -.
- Proprio perché è il mio migliore amico, so che anche lui approverebbe il mio ragionamento. E non possiamo sapere quanto ci metterebbe il Vello. Ti prego, Sibilla, ascoltami tu ora. Può darsi che non ci siano così tanti rischi, è vero. Ma non provarci più. Non nel cuore della notte. Non di nascosto. Ora, vai a dormire. Domani, ti prometto che andremo da Chirone. Sentiremo la sua opinione -.
Capiva che probabilmente era esagerata, ma un trauma era sempre un trauma. Anche se aveva un’ aria controllata, negli occhi di Shanon un attento osservatore avrebbe visto la paura e il ricordo di quei giorni, così terribili, così tristi e nefasti. Chissà se la figlia di Ecate se ne accorse. Ma annuì, e, accompagnata dall’ amica, si diresse verso la sua Casa, e Shanon stette lì con lei, finché Sibilla non si addormentò.
 
Si era messa anche lei a letto, ma evidentemente quella non era la serata adatta per dormire. Stava pensando a come aveva agito Sibilla di fronte a quell’ enorme problema. L’aveva colpita. Anche se era una stupidaggine da alcuni punti di vista (o almeno lei la pensava così) lei aveva agito. Aveva fatto qualcosa. Anche se aveva la tristezza nel cuore come, lei, Sibilla non era stata con le mani in mano, a cercare di tirar su di morale Jake. Di colpo, capì che la sua strategia era un po’ scadente. Doveva assolutamente trovare un rimedio per Jake!
Sentì nel cuore una nuova determinazione, e, avuta un’ idea, si addormentò, ricordandosi che la mattina dopo avrebbe dovuto parlare con i figli di Apollo.
 

 
**************

Salute a voi, signori e signori, bambine e bambini, mostri e demoni di tutte le età!
Spero che non ci sia la Sfinge!
Perché? Tra poco è il suo turno!
*Occhiataccia*. Appunto, tra poco, non adesso!
*Ultra Robot HandyToy Teacher Aide 5000 (all' anagrafe di Efesto si chiama così) indossa un paio di occhiali rettangolari stile regista e guarda una tabella degli orari*. Sono d’accordo con lei. E dopo quella schizzata d’una Sfinge, ci saranno altre cose, che sicuramente le lettrici troveranno molto interessanti. *Evita accuratamente di specificare*.
*aria indignata*. Ha spoilerato!
Sciocchezze, Steward, semmai hai spoilerato tu prima! *stacca il collegamento prima che la discussione degeneri*.

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Capitolo 12
*** I cosiddetti 'assi nella manica' che salvano le chiappe a tutti ***


La jeep della signora Richardson si fermò, dopo l’esplicita richiesta delle ragazze di fermare l’ auto per sgranchirsi le gambe e, già che c’erano, ammirare il canyon. Spento il motore, scesero, e si avvicinarono alla rupe, dove il fiume scorreva a centinaia di metri di distanza. Era uno spettacolo mozzafiato.
- Bello, vero? -. Isabel sorrise. – Ho sempre amato questo deserto. Nessun luogo al mondo ha lo stesso fascino del Grand Canyon. Per questo ho scelto di fare la guida turistica. Per ammirarlo sempre, e ovviamente farlo ammirare -. Sorrise, orgogliosa di ciò che amava.
Rimasero in silenzio per un po’. Poi Kelly parlò. – Come ha conosciuto mio padre? -. Così la madre di Alex cominciò a raccontare.
- Ho iniziato a lavorare quando avevo sedici anni. Ero quasi sempre in giro per il Canyon, con gruppi più o meno affollati. Due anni dopo, a distinguersi in un di questi, conobbi Apollo – i suoi occhi si illuminarono.
- Così bello, così allegro e solare. Aveva decisamente bisogno di qualche lezione di modestia, ma – sospirò – la sua compagnia era molto piacevole. Me ne innamorai, come molte altre prima di me. Consumammo il nostro amore, e, tempo dopo, nacque Alex -.
Risalirono in macchina, e continuarono a seguire la ramificazione del baratro, attraversando anche alcuni ponti, ma non trovarono nulla di particolare. Intanto, Isabel teneva le mani serrate sul volante, come in attesa di qualcosa.
- Cosa c’è? -.
- Mm? Cosa dici Audrey? -.
- C’è qualcosa che non va? Sembri nervosa -.
- Oh, niente. Solo che è da un po’ che non vengo in questa zona. Quattro.. quattro anni, per l’esattezza -. La mortale non sembrava aver detto tutto, ma le tre ragazze decisero di non insistere. Ogni tanto, Steward si lamentava del vento che gli arruffava le piume, ma si ostinava a tenere la coda aperta, come se tutte quelle macchie nelle piume fossero occhi che facevano la guardia a qualcosa. Dopo un po’, però, la richiuse.
 Un’ ora dopo, il loro mezzo di trasporto rallentò sempre di più, finché non si fermò. Isabel imprecò sottovoce, scese e ispezionò il cofano. – è finita la benzina -. Spiegò. – Adrianna, mi passeresti quella tanica rossa dietro di te? -. Lei gliela diede. La mortale svitò il tappo, e nell’ aria cominciò a propagarsi l’odore del carburante. Anche le ragazze scesero. L’ iperattività rendeva loro quasi insopportabile lo stare fermi. Kelly notò che la jeep  era un po’ vecchia e ammaccata,  alcune parti sembravano artigliate.. Forse i segni della lotta con qualche mostro. Rabbrividì. La vita di un mezzosangue non era mai facile.
Fece per risalire in macchina, ma un ringhio la fermò. Lentamente (molto lentamente) si girò, e così fecero Adrianna ed Audrey.

A dieci metri di distanza, una Sfinge alta qualcosa come due metri aveva stampato in fronte un ghigno di trionfo. Una volta, Annabeth aveva raccontato ad Audrey di una Sfinge nel labirinto di Dedalo che somigliava ad una di quelle donne troppo truccate in tv. Questa era completamente diversa. La pelliccia era scura, ma c’erano delle scritte rockettare, ed alcune citazioni tipiche delle band. La testa umana era quella di una giovane donna con i capelli neri e ricci, con delle meches  bionde e rosse. Il trucco era si un po’ pesante, ma sembrava quello di una qualche patita del punk. Se non fosse stata un mostro forse sarebbe potuta andare d’ accodo con Sibilla, o almeno così pensò Kelly.
 – Isabel Richardson, ci rincontriamo! Vedo che non hai cambiato abitudini. Porti sempre degli spuntini deliziosi, come quel tuo figlioletto! Ma dimmi: Michael Jackson era un pedofilo? Se rispondi correttamente, questa volta, potrei anche lasciarti andare. Tre mezzosangue tutti insieme sono difficili da trovare nel deserto, sarebbe uno scambio equo. Divorerei loro al posto tuo -. La donna trasalì al discorso del mostro. Chissà cosa vedeva attraverso la Foschia. Boh. Ma si riprese, guardando l’ altra con odio. – Brutta stupida! Anche se credessi davvero che Michael Jackson fosse stato un pedofilo, non ti lascerei fare una cosa del genere! -. 
La Sfinge ringhiò di nuovo, non gradendo l’insulto (e la risposta a parer suo sbagliata). – Allora la maledizione di tuo figlio si ripercuoterà su di te! Addio, sciocca mortale! -. Cercò di avventarsi su di lei, ma qualcuno le saltò addosso, spingendola via, e rotolarono di lato. – Non osare toccarla! -. Udirono un’ altra voce, e un tizio alto e magro, con i capelli d’ ebano e il viso pallido, si avvicinò di corsa. – Poi da a me dell’ incosciente! Lo devo sempre salvare io -. Il figlio di Ade si buttò nella mischia, con la sua spada di Ferro dello Stige, separando i due avversari (in un corpo a corpo con una Sfinge Alex non avrebbe avuto la meglio). Il figlio di Apollo incordò l’arco, puntandolo verso il mostro. Anche Kelly, Adrianna ed Audrey avevano le armi in pugno. – Alex.. -. La madre del semidio lo fissava sbalordita, come se cominciasse a sperare davvero che tutto si sarebbe risolto, ma anche come se temesse che fosse un miraggio. Lui sembrò esitare, ma non si concesse di abbassare la guardia nemmeno per un secondo. Fece un cenno a Nico, e attaccarono. La Sfinge però non voleva distogliere l’attenzione dalla preda. Schivò agilmente l’attacco combinato, e saltò sulla signora Richardson. Adrianna le si parò davanti, ma il mostro, stufo degli ostacoli, la colpì con una sonora zampata. La figlia di Era slittò alcuni metri più in là, verso il baratro. Cadde, ma riuscì a tenersi su alcune rocce. Ma la sua presa era debole. – Aiuto! -. Urlò, terrorizzata da quel salto di milleottocento metri. Il pavone Steward accorse in suo aiuto, ma che poteva fare lui? – Mia signora! -. Se voleva fare qualcosa non ebbe il tempo di farlo, visto che anche Nico ricevette una spinta dalla Sfinge, buttando giù sia lui sia il pennuto. Adrianna e Alex urlarono.  – NO! -.
Il ragazzo urlò di rabbia, e cominciò a scagliare una marea di frecce. Ma il mostro non era sprovveduto, inoltre Alex non mirava in modo particolare, perciò mancava il bersaglio, rischiando di colpire qualcun altro. – Ma insomma! Mira a qualcosa! -. Kelly era riuscita a ferire il mostro ad una spalla. Audrey nel frattempo si rovistava le tasche alla ricerca di qualcosa. – Ma dove l’ho messa.. Dovrei fare un po’ di ordine.. -.
- Audrey! -. Le mani di Adrianna cominciavano a sudare. Le dolevano le braccia. – Trovata! -. La figlia di Ermes tirò fuori una corda, e ne lasciò scivolare un’ estremità alla compagna. Con fatica, riuscì a tirar fuori Adrianna. Poi le due si concentrarono sul mostro ferito, ma non ancora morto. La giovane semidea raccolse Iustitia, che le era caduta nello scontro, e si lanciò contro l’avversaria, stavolta facendo bene attenzione alle zampate. Ebbe un’ idea. Aspettò che la Sfinge le saltasse addosso, poi alzò la sua spada. Se tutto fosse andato per il verso giusto, l’avrebbe colpita nel ventre. E uno.. era sempre più vicina ala sua testa.. E due.. alzò la spada verso l’alto.. E.. non la colpì mai, perché un enorme coso dalle sfumature blu-verdi si scagliò contro il mostro, battendosi con le unghie e con i denti, o forse era il caso di dire con gli artigli e con le zanne. Rotolarono ambedue per terra, mordendosi e graffiandosi reciprocamente. Il nuovo arrivato era più grosso e più forte, e la Sfinge scomparì in una nube di cenere e zolfo. Lo strano essere scosse il lungo corpo, forse stizzito dalla sporco. Adrianna lo guardò meglio, chiedendosi se avrebbe attaccato anche loro. Era una specie di.. drago. Non aveva le ali, ma il suo corpo lungo e serpentesco era munito di zampe robuste munite d’artigli. Aveva un muso un po’ allungato, e tra le squame c’erano un sacco di macchie bianche, che al centro erano anch’ esse blu verdi. No, a vedere meglio non erano macchie. Erano occhi. Il corpo di quell’ essere era cosparso di bulbi oculari. Alcuni erano concentrati su di lei, altri sui suoi compagni, altri ancora guardavano quello che c’era intorno, come se quella strana creatura fosse nata per vigilare. Stranamente, la figlia di Era non aveva paura. Dando un’ occhiata ad Alex, sembrava che avesse visto un fantasma.
- Chi sei tu? -.
Gli occhi non smisero di vigilare, ma la creatura piano piano si trasformò. Rimpicciolì, un paio delle quattro zampe svanirono per lasciare il posto a delle piccole ali, occhi e squame diventarono piume vivaci, il muso divenne un becco.
- Sempre al vostro servizio, mia signora -.
- STEWARD?!? -.
Quel pappagallo travestito da pavone si era trasformato in una sottospecie di drago per mettere fuori gioco una Sfinge? Di colpo capì. Le garantisco che un pavone ha molti assi nella manica, aveva detto una volta. Dietro di lui comparve Nico Di Angelo, ansimante (probabilmente aveva dovuto raggiungerlo di corsa).
- Dannato.. uccello.. Prima mi salva la vita, poi mi lascia nel bel mezzo di.. bah..-.
- Nico! Pensavo che tu fossi.. -.
- Morto? Alex, ancora non ho voglia di raggiungere mio padre in un modo così permanente -.
Adrianna restò un momento confusa. – Chi è tuo padre? -. Il pavone le rispose prontamente. – Madamigella, costui è il figlio di Ade, il dio dei morti, nonché persona poco raccomandabile -.
- Ehi! -.
- Vi consiglio di non frequentare questa gente. Vostra madre non approverebbe -. Alex adesso guardava il pavone in maniera strana. Cosa si leggeva nei suoi occhi? Rabbia? Rancore? Paura? Kelly aveva notato lo sguardo del fratello, ma non seppe cosa pensare. – E allora perché, di grazia, la figlia di Era si è unita all’ impresa, se non per sabotarla? -. Prima che il pavone potesse insultarlo in maniera piuttosto colorita, Adrianna lo fermò. – Non voglio sabotare un bel niente! Da tempo faccio dei sogni.. Ricordi che non mi appartengono, suggerimenti. Credo sia un mio dovere. E poi, quello che ti è successo, beh.. Penso sia esagerato. In effetti, ora che ci penso, Era.. Ahia! – il pavone le aveva beccato una mano, probabilmente per zittirla. Alex era piuttosto sospettoso, ma non disse altro, perché un’ istante dopo sua madre lo aveva abbracciato. – Alex! Alex! Il mio bambino.. Il mio bellissimo bambino.. Ma dove sei stato in tutto questo tempo? Cosa hai fatto? -. Sembrava quasi un pitone intenzionato a non lasciare mai la preda.
- Mamma… - al figlio di Apollo sembravano pizzicare gli occhi. – Mi stai soffocando -, disse semplicemente.
Isabel lasciava che le lacrime uscissero all’ impazzata. – Come sei cresciuto.. Sei più alto di me, adesso -.
Allentò un po’ la presa, ma solo un po’. – Cosa voleva dire la Sfinge quando ha parlato di una maledizione? Dimmelo, ti prego -. La sua testa era appoggiata al petto del ragazzo, che aveva uno sguardo ombroso. Le alzò il volto guardandola negli occhi. – Ti giuro, mamma, che presto te lo dirò. Ma non posso.. Non voglio.. Dirtelo adesso. Stare vicino a me può solo metterti in pericolo. Ma ho l’occasione per rimediare a tutto. Te lo dirò, ma prima devi lasciarmi andare -. Sembrava che ogni parola per loro fosse come un pugno nello stomaco. Ma Isabel si intestardì. – Il mio piccolo eroe.. Sempre così incosciente, sempre a volermi salvare. Ma questa volta non ti lascerò andare, no -. Alex non sembrava avere la forza di parlare ancora, e guardò implorante l’ amico, che parlò. – Signora Richardson, suo figlio ha ragione, vicino a lui potrebbe… Insomma.. Venga con me, in un attimo sarà a casa.  Lei è una mortale, non può venire con noi. Ma glielo giuro sullo Stige, farò in modo che Alex ritorni vivo da lei. Gli ho salvato la pelle un sacco di volte, ci riuscirò di nuovo -.
Isabel alzò lo sguardo verso il figlio di Ade. – Sullo Stige? -. Evidentemente conosceva l’importanza di quel giuramento.
- Sullo Stige -.
Si sentì il rombo di un tuono nell’ aria, e Steward arruffò le penne. 
’’Sciocchi mortali sconsiderati’’, pensò.
 
 
 
********

- Shanon, che ti prende? Avevo una lezione di tiro con l’arco con i primini! -.
- Zitto e ascolta, Will. Per una volta ignora il tuo istinto di figlio di Apollo e non blaterare. Ho bisogno di te -.
- A volte mi sembri una figlia di Ares.. -.
- MI VUOI ASCOLTARE? -.
Il capogruppo della settima cabina decise di star zitto. Da alterata Shanon tendeva a perdere il controllo dei pugni.
- Stavo dicendo, ho bisogno di un favore. Quanto ti intendi di medicina? -.
- .. E’ una domanda retorica? -.
- Intendevo come chirurgia! -.
- Oh. Ehm.. Non tanto. Ma ho un fratello che vuole diventare chirurgo -. Aggiunse subito.
- E saprebbe montare una protesi? -.
- Una protesi? Ti rendi conto dell’esperienza che ci vuole per..-. Shanon gli lanciò uno sguardo omicida. Will deglutì. – Ehm, non lo so, dovrei chiederglielo. E per Jake che lo stai facendo? -. Shanon annuì. Will si chiese, come altri prima di lui, se tra i due scorresse solo amicizia. – Gli parlerò -. Poi si diresse verso il poligono.  Shanon invece andò verso la Casa Grande, e incontrò Sibilla appena fuori da essa. – Come è andata? -. La figlia di Ecate non aveva una bella faccia, come se avesse avuto gli incubi tutta la notte.
- Dioniso voleva trasformarmi in un delfino, ma Chirone glielo ha impedito. Ha detto che ci penserà -, rispose, afflitta.
Shanon le mise una mano sulla spalla, e insieme andarono a lezione.

 
**********

 
Salut at tut le monde!
Da dove viene questo francese ?
L’ ho studiato alle medie, ma sarà tipo l’unica cosa che riesco a dire dopo Bon nuit!
Questo ti fa molto onore!
Ma chi se ne frega! Dopo aver approfondito l’inglese deciderò quale sarà la mia terza lingua! Il francese non serve a niente. Oltretutto i francesi sono antipatici. Appena vedono che non sei loro connazionale ti considerano un deficiente!
Pigna, avremo un programma da rispettare!
Ok ok! Dunque, ecco finalmente svelata la chicca di Steward! O almeno una delle chicche *ghigna*. Mi sono ispirata ad un libro per bambini che ho da qualche anno, in cui si parla di vari miti greci tra cui la nascita del pavone. Difatti Steward è nato dal sangue di Argo! Che a sua volta fu creato da Era per tenere lontano Zeus dalla principessa Io ^_^
* faccia stile sono un pavone con origini divine troppo figo! *
* sospira sapendo di essere l’unico elemento razionale del gruppo * Dunque, in qualità di controllore, regista, scenografo, fornitore di informazioni eccetera ti informo che dovresti scrivere il doppio! Il livello delle recensioni è scarso. La concorrenza....
Quale concorrenza Teddy? Si scrive per passione! E poi conosco già diversi metodi per avere cinquanta recensioni, solo non li voglio adoperare in questa fic!
Quali sarebbero, di grazia?
Non te lo dico in diretta! Farei la figura della saccente! Con questo vi saluto e ringrazio AleJackson e Mnemosines che hanno seguito e recensito la fan fiction con regolarità! Grazie ragazze <3 E ricordo che c'è ancora un posto libero come beta-reader!
Al prossimo capitolo! *fa l'occhiolino alla sua fan numero 1*

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Capitolo 13
*** Sfortuna volle che.. ***




- Sono convinto che la testa di Orfeo sia qui – proclamò Alex, indicando un punto sulla mappa. Lui, Kelly e Nico stavano seduti sui sedili davanti, e dietro c’erano Audrey, Adrianna e Steward. Dopo averlo convinto che poteva servirgli una mano, aveva accettato la presenza delle ragazze. In quel momento, il figlio di Apollo guidava la jeep di sua madre, e si guardava intorno, proprio come aveva fatto lei poco prima, nervoso, come se si aspettasse l’apparizione di un mostro da un momento all’ altro. Nico se ne accorse.
- Rilassati – disse – La maggior parte dei mostri mi teme, o serve mio padre. Non hai niente di cui preoccuparti. E poi ci sono quei due – indicò con il pollice la figlia di Era e il pavone. – Sono praticamente una gar.. -.
- Nico, non dire certe cose, per favore -. Disse Alex, leggermente scorbutico. Diede un’ occhiata allo specchietto retrovisore, in quel momento puntato sul pennuto, che fissava con il suo fare snob i due mezzosangue. ‘’Certo che Steward sa essere amichevole come un dito nell’occhio’’, pensò Adrianna, esasperata.
La gip correva nel deserto a tutto gas, come se avesse fretta.
- Cosa c’è in quel punto? – chiese Kelly.
- E’ una zona poco esplorata, anche se ci sono molte foto scattate dall’ alto. Forse mamma tiene ancora delle cartoline in macchina – rispose il fratello,che frugò nel cruscotto e diede alla sorella una foto. C’ era un meandro del fiume Colorado che attorniava un enorme spuntone di roccia, anche se nella prospettiva della foto sembrava quasi un isolotto.

 
   
   

- Ho sognato quella zona, prima di partire. So dov’è – continuò lui.
- E’ così normale sognare cose strane prima di un’ impresa? -. Chiese Adrianna. Il figlio di Apollo la guardò come se fosse un’ idiota, ma smise subito, concentrandosi sulla guida. – Cosa avresti sognato, tu? -.
La figlia di Era si irritò per il tono con cui le aveva parlato, ma cominciò a raccontare. – Dopo essere stata determinata, ti ho sognato la notte in cui eri nel ranch. Ho visto Shanon che forgiava delle frecce per conto di Jane.. – man mano che parlava, il viso del semidio impallidiva, ma non se ne accorse. - Credo di aver visto Orfeo poco prima della sua morte, e tu che scappavi da un treno pieno di mostri, anche se non so cosa c’ entri..  E.. l’ episodio della spiaggia -. Disse.
Un attimo dopo, sentì una forte spinta da dietro che la buttava in avanti, ma per fortuna aveva la cintura. Lo stesso non si poteva dire di Steward (- Un pavone con la cintura? Ma scherzate? Non ne ho certo bisogno! -), finito in testa a Nico. Sentì lo stridio delle ruote.  Alex doveva aver frenato piuttosto bruscamente. Si voltò, guardando Adrianna con rabbia e dolore. – Tu.. tu lo chiami episodio. Episodio. Come se fosse la scena di un tele-film. Come se Jane non ci avesse rimesso la pelle. Come se le lacrime che ho versato fossero finte. Come se tua madre non ce l’avesse con me perché ad un certo punto ho rischiato di morire di fame -.
- Io.. mi dispiace.. -.
- VAI AL TARTARO, FIGLIA DI ERA! -.
La terra tremò. Per la prima volta i semidei sentirono il verso, il vero verso del pavone. Era un grido acuto, che faceva ricordare un’ antica richiesta di aiuto, e riportava a quando il dio Ermes calò la sua spada, uccidendo il possente Argo-Che-Tutto-Vede. Steward beccò il vestito di Adrianna, come se cercasse di portarla via.
- Scendete subito dall’auto, mia signora! -. Adrianna obbedì istintivamente, come tutti, del resto. Alex pareva come impazzito. Sbattè violentemente lo sportello, e alzò i pugni, il viso rivolto al cielo, urlante.
- MI VUOI UCCIDERE? VUOI UCCIDERMI, ERA?? FALLO, ALLORA!! AMMAZZAMI! FAI VEDERE A TUA FIGLIA, A TUTTI NOI, COSA SEI CAPACE DI FARE!! NIENTE DI QUELLO CHE FARAI SARà PARAGONABILE AL DOLORE CHE MI HAI GIà DATO, MALEDETTA!! -.
Nico si avvicinò. – Ma sei impazzito?! -. Alex lo spinse via, così forte che nessuno se lo sarebbe aspettato, buttandolo alcuni metri più in là. – Stammi lontano! -. Lo disse quasi con disprezzo. Adrianna e Kelly si erano allontanate, spaventate da quella reazione che sembrava così spropositata. Audrey però era troppo vicina.
La terra vibrò ancora di più, pezzi di roccia si infransero e vennero inghiotti dalle sue profondità. Alex rimase sul posto, ma la figlia di Ermes non aveva voglia di farsi ammazzare. Il figlio di Apollo affondò, ma lei riuscì in qualche modo a raggiungere l’estremità, finendo nella situazione in cui stava Adrianna poche ore prima. Lei cercò di tirarla su con Kelly, riuscendoci. Il terreno smise di battere.
- Grazie -.
- Tra amiche ci si salva a vicenda, no? – disse Adrianna, che ormai aveva compreso la routine dei semidei. Si alzarono. La polvere che con il terremoto si era innalzata arrivava fino alle narici. – Atciù! -. Audrey starnutì così forte che cadde come un sacco di patate. Le altre due risero.
Smisero subito dopo, quando un altro pezzo di roccia si staccò sotto i loro piedi, e caddero nel baratro buio.
- RAGAZZE! NO!! -. Audrey tentò inutilmente di allungare la mano, e le pietre ritornarono al loro posto. Non c’era più traccia dei semidei Alex Richardson, Kelly Winson ed Adrianna White.
 
*********

Alex aveva sempre avuto una buona memoria. Era anche bello, intelligente, bravo con l’arco e la spada, un ottimo corridore, grande musicista ed attore. Modesto, anche. E lo sapeva benissimo. Perciò riconobbe subito la scena. Era il crepuscolo. Lui si trovava sulla spiaggia, con Jane. Ma sentire quelle sensazioni, quei baci, sorridere non era come nella realtà. Era tutto un sogno, tutto molto più lontano dalla vera concretezza, e questo lo sapeva fin troppo bene. Ma quanto avrebbe voluto perdersi per sempre in quell’ illusione di felicità. Sussurrò le stesse parole di una volta. - Quelli che si chiedono se il paradiso esiste non ti hanno ancora conosciuto..  Ti amo, Jane, più di qualsiasi altra cosa -. Lei rise di gioia, e continuarono a baciarsi, con dolcezza, scoprendosi l’un l’ altro. Poi arrivò la Lamia.. Alex non aveva la forza di guardare di nuovo quella scena, ma non poteva chiudere gli occhi, non poteva uscire da quell’ incubo, era bloccato nel suo corpo, era come tentare di spegnere un incendio con le sole mani..Fuggì, tutto seguiva dei momenti già accaduti, orribili ricordi che non lo avevano mai abbandonato, semmai perseguitato..
Era di nuovo nel bosco. Sapeva cosa sarebbe successo. Lei.. Stava arrivando.
La regina del cielo comparve davanti a lui. Di solito, chi la incontrava vedeva un falso sorriso rassicurante, il tipico atteggiamento di una moglie, della dea del matrimonio insomma. Ma quello non era un trattamento riservato a lui. Nei suoi occhi scuri la dea rifletteva una tale perfidia, una tale malvagità, che Alex sapeva che non avrebbe dimenticato mai quello sguardo, che pareva l’unica cosa di davvero reale in quell’ incubo. -  Ti avevo avvisato, figlio di Apollo, che la mia vendetta sarebbe stata terribile. Il tuo difetto fatale è costato la vita di chi ti era vicino, esattamente come la maledizione esige.- Alex era sconvolto. – Perché lei? Perché lei e non io? Jane non aveva fatto niente, era innocente! Non aveva mai offeso l’Olimpo! Non lo meritava. Jane… -. Crollò a terra, troppo angosciato per dire altro. – Non ha più importanza, ormai. È morta. E non tornerà più da te. Rammenta le mie parole, piccolo semidio– la sua rabbia non si era certo sopita. - Finché la mia maledizione graverà sulle tue spalle, finché ci sarà un alito di vita nel tuo corpo, per aver sottovalutato una Dea e offeso il suo culto, tutte le persone a te vicine, tutti coloro per cui provi affetto, periranno di una morte orribile e dolorosa! Non potrai nemmeno toglierti la vita, cercando di allontanarti da questo tormento! Potrai solo scappare e scappare dagli affetti più cari, finché le tue gambe non cederanno e la morte non ti prenderà con sé! -.

 
***
Alex riprese i sensi. Aveva rivissuto così tante volte quei ricordi, che ormai l’ impulso di urlare non c’era più.
Si guardò intorno, per capire dov’ era. Non era morto. Era già stato negli Inferi, e quel posto non gli somigliava nemmeno lontanamente. Era un tunnel. Un tunnel scavato nella pietra. Quella pietra però era strana. Sembrava smeraldo grezzo, ed emanava uno strano bagliore verde acqueo. Era deluso. Si aspettava di trovarsi davanti a Caronte, dargli quelle poche dracme che aveva, affrontare il giudizio e poi andare da Jane. Sempre se se lo fosse meritato. Ma almeno quella maledizione sarebbe cessata di esistere. Invece..
‘’Non arrenderti proprio ora! Papà non lo vorrebbe’’. Già, suo padre. Apollo era stato vicino, per quanto possibile secondo le Antiche Leggi, ad Alex. Più di una volta gli aveva mandato dei messaggi tramite i sogni, o gli aveva donato qualcosa (tipo lo zaino-tenda) anche se sempre indirettamente. Probabilmente era stato lui a mandare quelle visioni alla figlia di Era. E poi c’era Nico. Aveva giurato sullo Stige di riportarlo vivo da sua madre. Come aveva potuto essere così egoista da non pensarci? Almeno per lui e per suo padre, doveva restare vivo. Si congratulò con se stesso. Mandare al Tartaro la figlia di Era e inveire contro la dea. Decisamente, o era stupido o stava oltrepassando i limiti della follia più totale. Altro che Baccanti, a momenti poteva auto eleggersi l’attendente di Dioniso…
Chiedendosi quale sarebbe stata la direzione da prendere, non si accorse del varco che si era aperto sul soffitto, lasciandogli cadere addosso Kelly ed Adrianna. Crollò a terra, senza fiato.
- Di immortales! Scusaci! Non l’ abbiamo fatto apposta -.
Lui si limitò a gemere qualcosa che non si capì. Sotto di lui c’erano delle pietre non tanto morbide.
Le ragazze gli si tolsero di dosso, mentre il figlio di Apollo benediceva mentalmente l’aria nei polmoni.
Si tolse la polvere dai vestiti. – Anche voi qui. Gli altri? -. Non le guardò in faccia, specie la White. Somigliava troppo a sua madre.
- Nico, Audrey e Steward sono ancora là sopra. Dei, saranno preoccupatissimi.. -.
- Francamente, ne dubito. Nico capirà subito che non siamo sottoterra. O meglio, che non siamo ancora morti -. Guardò di nuovo il tunnel, dando ogni tanto una controllata al soffitto, casomai la sua testa fosse presa di mira. Se non ricordava male, stavano andando verso la sua sinistra.. E iniziò ad avviarsi. Si accorse che Kelly ed Adrianna lo stavano seguendo, ma decise di non fermarle.
- Hai idea di cosa potremo incontrare? -. Chiese Kelly.
- No -.
- Sai di preciso quanta distanza dovremo percorrere? -.
- No -.
- Hai pensato a come potremo uscire da qui? -. Stavolta aveva chiesto la figlia di Era.
- No -.
- Ma tu dici sempre no? -.
Alex si voltò verso Adrianna, sarcastico. – No -. Poi continuò. – Ma se non ti vado a genio, non è un problema  -. Stava quasi per proporle la direzione opposta alla sua, però sapeva che era un atteggiamento veramente stupido e poco maturo. Sua madre gli aveva rovinato la vita, e non riusciva a non disprezzarla, e, non l’avrebbe mai ammesso, ad averne paura. Ma se tenersela vicino poteva significare la riuscita di quell’ impresa, si sarebbe trattenuto, sebbene ancora gli bruciasse quella stupida frase che gli aveva fatto perdere la testa. Episodio.. Scosse la testa, come per voler scacciare il pensiero.
- In ogni caso, facciamo attenzione e teniamo occhi e orecchie aperti -.
 
*********

Audrey non piangeva mai. Non le era mai successo niente di particolarmente terribile da provocarle una simile reazione. Ma in quel momento aveva appena visto le sue compagne morire. Non sarebbero più tornate. Kelly non l’avrebbe più rimproverata per i suoi furtarelli. Non avrebbe più scherzato con Adrianna. L’impresa era fallita. E lei era pericolosamente vicina alle lacrime. – Ragazze.. -.
- Audrey.. -.
- Se ne sono andate.. -.
- Audrey.. -.
- Nico, come puoi essere così tranquillo?! -.
- Audrey..-.
- Alex è morto! E anche Kelly e Adrianna! Come fate, voi maschi?! Siete due insensibili, ecco cosa siete! -.  Disse, anche se Steward non centrava niente, visto che era svenuto. Mentre parlava, scuoteva violentemente il figlio di Ade.
- AUDREY!!! MI VUOI ASCOLTARE?? NON SONO MORTI, DANNAZIONE!! -. Era tutto rosso.
- Cosa? Tu come fai a saperlo? -.
- Mio padre è il dio dei morti. Quando un mortale muore, lo percepisco. Sono ancora vivi, Audy. Non so cosa sia successo, ma sono ancora vivi -.
La figlia di Ermes sembrò brillare di felicità. Abbracciò stretto stretto il figlio di Ade, poi sembrò venirle in mente qualcosa. Sciolse la stretta. – Tu da quando mi chiami Audy? -.
Lui arrossì. – Ehm.. -.
- Vabeh non importa, basta che non dici niente al pappagallo, intesi? -. Disse, riferendosi alla sua reazione un po’ angosciata. – Ok -. Rimasero in silenzio, imbarazzati. Poi la semidea parlò. – Che facciamo quindi? -.
Nico fece spallucce, dentro di sé lieto di poter cambiare argomento. – Direi di proseguire fino al luogo indicato da Alex, sempre sperando di non perderci -.
- Non potresti ritornare a prendere la madre di Alex? -. Il figlio di Ade scosse la testa. – Più volte al giorno, e con questo sole, il viaggio nell’ombra è più difficile. E poi non ho alcun punto di riferimento in questo deserto, non saprei ritrovare questo posto solo guardando una mappa -.
Così decisero di prendere la jeep, che fortunatamente non era affondata, e la misero in moto, sperando che non accadesse nulla ai loro amici. Ma lassù c’ era sempre qualche dio capriccioso. Non sapevano quanti.
 
*******
 
Su, nell’ Olimpo, i signori del cielo, Zeus ed Era, soprannominati da alcuni dei i ’Consorti’ (specie quando si parlava ironicamente di matrimonio), stavano battibeccando. Fin qui niente di strano, probabilmente qualcuno avrebbe pensato ad una scappatella di Zeus, ma quella volta la situazione era un po’ diversa.
- Mi hai tradito! TRADITO! TRA-DI-TO. Ti rendi conto di quanto tu mi abbia reso ridicolo agli occhi di tutti?! Da te non me lo sarei mai aspettato, Era! -.
- Io invece non mi aspetto che tu capisca quanto ti rendi ridicolo da solo, razza di pallone gonfiato! -.
- COME OSI?? IO SONO IL RE DEGLI DEI!! -.
- E IO SONO TUA MOGLIE, E DA UN MARITO CI SI ASPETTA fedeltà, LA fedeltà CHE TU NON MI HAI MAI DATO! STUPIDO DONNAIOLO SUPERFICIALE!! -.
- ACIDA MOGLIE TRADITRICE E VENDICATIVA!! -.
- LUSSURIOSO!! -.
- MI vendicheròPROPRIO COME TU HAI FATTO CON ERCOLE!! -.
- NON CREDO PROPRIO!! HAI GIà UN ESEMPIO RECENTE DI COSA POSSO FARE AI MORTALI!! NON CREDO CHE GRADIRESTI UN’ ALTRO COME ERCOLE!!! (n.d.a. parlerò di cosa intende veramente Era più tardi) ZEUS, SIAMO IN QUESTA SITUAZIONE PER UNA TUA SCAPPATELLA!! SE FOSSI STATO UN MARITO FEDELE NON SAREI MAI ARRIVATA FINO A QUESTO PUNTO, LO SAI BENISSIMO!! SEI SOLO TROPPO COCCIUTO E ORGOGLIOSO PER AMMETTERLO!! -.
Fuori dalla Sala del Consiglio, Ares ed Eris ridacchiavano fra di loro, gioendo di tutta quell’ aura negativa, specie Eris. Da quelle parti stava passando Ercole, che a momenti si tappava le dita con le orecchie.
- Ma da quanto sono lì dentro?! -. Eris smise di ridacchiare, anche se si tratteneva a stento. – Da un bel po’! -. Poi fu la volta del fratello, che ghignava senza trattenersi. – Anzi, è già strano che uno dei due non abbia scaraventato l’altro in Iraq -. Ercole sospirò. La sua vita da dio non era affatto male, solo che quando quei due litigavano rischiava sempre di avere un’ emicrania per un decennio. – Mai strano come il tradimento. Cosa aveva detto di preciso Era quando Zeus chiese spiegazioni? -. La risposta arrivò in fretta.
- SONO LA DEA DEL MATRIMONIO!! IL MATRIMONIO DOVREBBE ESSERE BASATO ANCHE DAL RECIPROCO RISPETTO!! MI HAI MAI RISPETTATA, ZEUS?? ANCHE DA DOPO SPOSATI SEI SEMPRE STATO IN CERCA DI DONNE!! E DATO CHE CI SONO SEMPRE MENO COMPAGNI FEDELI, HO COLTO L’OCCASIONE PER FARTI CAPIRE COME CI SI SENTE, VISTO CHE QUESTO SEMBRAVA ESSERE L’UNICO MODO!! -.
- SENZA IL MIO PERMESSO??? -.
- STUPIDO CRONIDE SENZA UN BRICIOLO DI CERVELLO!! UNA PERSONA INTELLIGENTE SAREBBE ANDATA A CHIEDERLO SECONDO TE?? -.
Continuarono a litigare fino alla vigilia del ventuno giugno. La cosa veramente strabiliante era la quantità di fiato da sprecare. Persino Apollo arrivato a quel punto sarebbe rimasto senza voce per un po’. E a proposito del dio della musica.. Lui e la divina Afrodite conversavano tra di loro nel centro estetico di lei, precisamente nell’ ala privata della dea, e sorseggiavano nettare aromatizzato alla rosa (anche se in teoria avrebbe dovuto avere un gusto diverso a seconda di ciascuno). Di solito, le due divinità avevano un’ aria tranquilla, quasi spensierata. Lui egocentrico e allegro, lei romantica e, anche se si notava poco visto l’atteggiamento frivolo, abbastanza furba. – Spero che il canto di Orfeo plachi anche la loro lite. E’ così triste vedere una coppia sposata litigare così, persino quando si è causa del litigio! -, naturalmente, a parlare era Afrodite.
- Della loro lite non me ne importa un bel nulla – obiettò Apollo – Basta che non si parli di questo al Consiglio, poi che ne discutano in privato -. La dea dell’ amore strinse le labbra color fragola, seccata. – Questo non mi dispiacerebbe, in effetti. Era ha fatto una mossa falsa. Anzi, due -. Per mosse false, Afrodite intendeva due cose: l’omicidio della figlia (per cui non l’aveva mai perdonata) e quella che Poseidone avrebbe definito ‘’Ridicola imitazione di terremoto ‘’, di cui i due avevano largamente approfittato. La dea del matrimonio non si era nemmeno accorta di quello che era successo, troppo occupata a litigare. Non solo avevano salvato la vita ad Alex, ma avevano anche fatto in modo che fosse seguito, facendo attenzione a non fargli portare dietro Steward. Da quando era nato quell’ impiccione aveva sempre fatto il damerino servetto della dea del matrimonio, specialmente come spia. Sarebbe stato solo una seccatura. Peccato che fosse stato mandato al Campo. – Sei sicuro che sia stata una buona scelta coinvolgere la figlia di Era? -, Apollo annuì, con un’ espressione di compiacimento negli occhi. – Sì. Inviandogli quelle visioni l’ho messa davanti alla cruda realtà dei fatti. Inizia a rendersi conto di avere una madre davvero poco amorevole. Chissà, potrebbe essere l’ inizio di Efesto 2: la Vendetta -. Afrodite rise, sebbene nessuno dei due fosse realmente allegro. Apollo si sentiva come quando Zeus aveva ucciso Asclepio, se non peggio. Almeno l’altro figlio non aveva sofferto troppo, nonostante le gravi colpe. Alex invece era un ragazzino che aveva commesso un errore senza nemmeno saperlo, e che era stato punito troppo crudelmente. Il figlio di Isabel, suo figlio, non meritava ciò, e il dio del sole aveva fatto il possibile in quegli anni per evitargli troppi problemi, nonostante il rischio di farsi beccare da Zeus. Ma la cintura della bellezza di Afrodite, che tanto faceva impazzire gli uomini, era servita proprio a distrarlo. – In ogni caso, quando supereranno le Baccanti e i vari mostri, saranno arrivati alla meta. Dopo, saranno in grado di uscire, esattamente come quando Orfeo aveva aperto quel varco tra le rocce per gli Inferi -. Continuarono a discuterne nei dettagli. In realtà, Apollo sperava che Era perdonasse Alex, per finirla in maniera pacifica e dignitosa (conosceva gli effetti della voce di Orfeo, sotto alcuni aspetti simili ad una sbronza con Dioniso), ma sapeva che, dopo due anni di discussioni, era praticamente impossibile. La Regina del Cielo era cocciuta quanto, se non di più, del consorte. 

 
*******
 
Buon pomeriggio raghi! Dunque un ringraziamento va a Mnemosines perché si è proposta come beta reader (e la cosa funziona benissimo ù.ù). Parlando della storia, avrete certo notato che:

- ci sono molti colpi di scena (perdonatemi per eventuali infarti, devono essere le colonne sonore che ascolto mentre scrivo a fare quest' effetto);
- sta nascendo un nuovo amore (alla fine mi sono decisa e mi sono buttata sulla AudreyxNico);
- dietro tutto questo c'è anche Afrodite (particolarmente arrabbiata dato che la JanexAlex è andata; e poi si parla sempre di una sua figlia!);
- c'è finalmente una ragione più o meno razionale per il tradimento di Era (o meglio, per il fatto che le è stato possibile compierlo). Dato che quando ho iniziato la fic pensavo - come lo penso anche adesso - che il matrimonio sia completamente inutile, mi era venuta questa idea.
- Si parla di Baccanti! Ho un' idea che al nostro Alex non piacerà molto.. *ghgh* probabilmente avrete già capito. Farà impazzire gli ormoni di qualcuno, ne sono quasi certa. Don't worry, niente di mortale o erotico. Del resto quello che è successo ad Orfeo era perché Afrodite era arrabbiata con Calliope (tutta una controversia con Persefone riguardo ad un bel fanciullo, in cui la Musa era una specie di arbitro).

Quindi, in caso di dubbi o curiosità di vario genere, o se volete semplicemente recensire (cosa che mi farebbe molto piacere anche in caso di critiche :D), sapete che cosa fare ^_^

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Capitolo 14
*** Chi è lo iettatore che ha parlato di ripetizioni nella storia? ***




Si sentì un lungo e stridulo verso, simile al raccapricciante rumore delle unghie sulla lavagna, solo una dozzina di volte più potente. I tre semidei crollarono a terra, tappandosi le orecchie.
- Oh miei dei!!! Cos’ è questo Tartaro di rumore?! -. Nessuno però diede una risposta a Kelly. Qualunque cosa avesse prodotto quel suono, aveva smesso. Tuttavia l’eco del tunnel lo trasmetteva, sebbene sempre più piano, facendo tremare leggermente tutto, tanto il suono era forte. Adrianna commentò con un – Uno di voi ha intenzione di rimanere qui per scoprirlo? -. Sì sentì un altro trillo. –Ah! -. Quel suono faceva malissimo alle orecchie. Ed era sempre più vicino. Di sicuro non era niente di buono. – Svelte, dobbiamo andarcene! – disse Alex. Corsero lontano, ma sentivano lo stesso quello stridio. Adrianna vedeva certi sassolini ballonzolare al passaggio delle onde sonore, altri, stranamente, no. Anche Kelly sembrò accorgersene. – Prendiamo i sassi che non tremano! -. La figlia di Era non aveva idea di quello che volesse fare la bionda, ma obbedì lo stesso, così come Alex. Ne raccolsero un paio ciascuno. – Metteteli nelle orecchie! –
 - Cosa?! -. Gli altri due erano un po’ perplessi all’ idea.
- STREEEEEEEEEKKKK!!! -. Di nuovo quel suono.
- Per tutti gli dei! Fatelo, ADESSO! -.
Se li mise anche lei, sentendo uno strano viscidume mentre se li metteva. Si guardò le dita, che erano sporche di sangue. Imprecò mentalmente, poi fece cenno agli altri di seguirla. Proprio quando pensavano di averla scampata, da dietro una curva sbucò un mostro enorme. Ricordava un’ enorme serpente (il diametro del corpo longilineo poteva essere di due metri) pieno di creste e spine dorsali, dal colore verde acqua più scuro delle pareti, e gli occhi rosso fuoco, che risaltavano come una luce nel buio. Era un confronto quasi paradossale, ma certamente adatto.
La galleria era piuttosto larga, quindi il bestione poteva innalzarsi per circa il doppio della sua altezza. L’ addome era ricoperto di squame dall’aria piuttosto dura. I mezzosangue misero mano alle armi. Il rettile si avventò contro Adrianna, che forse aveva un’ aspetto più appetitoso. Lei parò le zanne curiosamente bianchissime con Iustitia, ma l’ essere era forte, e la fece cadere all’ indietro. Strillò ancora, ma quegli strani sassi funzionavano. Non sentivano nulla. Questo però impediva  la comunicazione.

 Il mostro si preparò ad assaggiare il suo bocconcino. Si avventò contro la figlia di Era, veloce come un lampo. Ma una freccia colpì la sua lingua, e il dolore doveva essere parecchio, visto che si agitava e a sbatteva la grossa testa sulle pareti, come per sfogarsi in qualche strano modo, facendo tremare il tunnel. Una stalattite solitaria si staccò, finendo per ferirlo nel corpo squamoso. Adrianna fissò lo spettacolo, stupefatta da tanta fortuna, ma Alex la scosse, sollevandola di peso e allontanandola. Nel frattempo Kelly lo bersagliava di frecce. Stava cercando di dire qualcosa a gesti. Indicava il ventre del mostro ricoperto di squame, poi l’arco, infine faceva ‘no’ con il dito. Aveva un’ aria preoccupata. Forse voleva dire qualcosa come ‘Inutile colpirlo lì’. Se significava questo, probabilmente avrebbero dovuto cogliere la distrazione del serpente gigante e scappare a gambe levate, ma probabilmente li avrebbe raggiunti quasi subito. Che fare, allora? La figlia di Era si guardò intorno, alla ricerca di una vaga idea. Scoprì che la stalattite di prima non era l’unica. Più avanti, c’ era un agglomerato di queste che sembrava fare al caso loro. Le indicò ai figli di Apollo, che sembrarono illuminarsi. Andarono oltre la trappola naturale, preparandosi all’ attacco.
Il mostro si riprese, e li attaccò con un urlo di rabbia (o almeno così sembrava, visto il forte mal di testa). Kelly e Alex scagliavano frecce, Adrianna, in mancanza di quelle, agitava la spada, in un qualche tentativo di sembrare più temibile. Quel serpente continuava a spostare la testa, stavolta a bocca chiusa, ma alla fine Kelly riuscì a colpirlo nell’ occhio. Il mostrò ricominciò ad agitarsi. Forse aveva una soglia del dolore più bassa della media.
Il tunnel ricominciò a tremare, e le stalattiti erano sul punto di collassare. Caddero sulla testa e sulla schiena del mostro, uccidendolo all’istante. Si incenerì, lasciando soltanto un’ alone di zolfo e la sua pelle squamosa. I tre mezzosangue si tolsero quegli strani tappi naturali, sicuri di poter stare tranquilli. Adrianna provò a parlare, ma le orecchie le facevano male, e non riusciva a sentire la propria voce. Kelly se ne accorse, e in alcuni minuti la guarì. Fece lo stesso con Alex, e lui guarì lei. Finalmente, parlarono. – Perché la pelle non è svanita? -, chiese Adrianna, che fissava i resti del mostro con un certo schifo.
- E’ un bottino di guerra – spiegò Kelly – Ma che ne facciamo? Non possiamo mica portarci dietro questa roba -.
- Allora lasciamola qui – propose Alex. Non sentiva proprio il bisogno di una zavorra.
 
****

- Ma perché non acceleri? Questo ferro vecchio va troppo lento! -. Steward aveva momentaneamente abbandonato l’atteggiamento educato, per lasciar spazio ad uno ben più allarmato e isterico. Nico sospirò, esasperato. – Per l’ennesima volta, ti ho già detto che più veloce di così non va -.  Ma quel dannato pennuto non poteva restare privo di sensi? No, doveva per forza svegliarsi urlando - MIA SIGNORAA!!-.
Audrey lo definiva un pappagallo travestito da pavone. Secondo lui invece era una gallina o un’ oca starnazzante. Doveva essere per forza così.
- Chissà tra quanto arriveremo -. Audrey sembrava ancora un po’ nervosa. Nico cercò di suonare rassicurante. – Li ritroveremo -. “E prenderò a calci quello stupido figlio di Apollo”, pensò. Dei, quel ragazzo attirava più guai di Percy. Poi si accorse di aver poggiato la sua mano in quella di Audrey. O forse era stata lei a metterla? Arrossirono, e le allontanarono, senza guardarsi.
Il pavone continuava a blaterare disposizioni.
Sarebbe stato un lungo viaggio.

 
****
 
Già da alcune ore, i mezzosangue continuavano a camminare, senza però incontrare niente. Kelly e Adrianna iniziavano ad essere stanche. Non mangiavano e non facevano altro che camminare da chissà quanto tempo, e le dolevano i piedi. Anche Alex iniziava ad essere stanco, ma il girovagare gli aveva sempre imposto di avere una certa resistenza. Tuttavia non potevano rischiare di affaticarsi troppo, soprattutto viste le probabilità di incontrare un altro mostro. – E’ meglio riposarci -. Si sedette contro una parete. – Una di voi due ha qualche provvista? -. Adrianna annuì. Aveva preso il suo zaino prima della caduta. Non aveva molto. Un po’ d’acqua e l’ambrosia. Ma pensò che in quel momento avevano bisogno di quest’ ultima. Ne diede un pezzo ai due compagni, e ne mangiò un po’ anche lei.
Subito, una sensazione calda le scese giù per la gola; sapeva della cioccolata calda di suo padre, praticamente l’unica cosa che sapesse fare in cucina. Da quanto tempo non pensava a lui? La sua nuova vita l’ aveva scombussolata. E aveva ancora molto da imparare. Si appoggiò ad un masso, chiudendo gli occhi e assaporando il cibo divino, perdendosi in mille ricordi. Ad esempio, c’ era quella volta in cui giocando nell’ altalena, non sapeva neanche lei come, fece un volo che la mandò a ciondolare sopra il ramo di un albero. Oppure quando aveva provato a insegnare a suo padre a cucinare, e alla fine avevano dovuto chiamare i pompieri.
I figli di Apollo, invece, non stavano pensando ai ricordi. Alex rifletteva su quale potesse essere la cosa migliore da fare in quel momento, mentre Kelly si chiedeva come stessero i ragazzi al campo, specie Sibilla e Jake. Avrebbero potuto rimanere così per un po’, ma in quel silenzio di tomba, alla fine sentirono qualcosa. Come un vivace chiacchiericcio, qualche urletto e molte risate. I semidei aggrottarono la fronte. Chi poteva mai essere?

- Nascondetevi -, disse Alex. – Meglio se trovano solo uno di noi, prima di capire le loro intenzioni -.
- Ma.. – le ragazze avevano il loro obiettare. Lui scosse la testa. – Fidatevi -. Dopo un breve scambio di borbottii, le mezzosangue acconsentirono, e si misero lontane da quel punto della galleria, nascoste, ma comunque a portata di voce.
Alex aspettò sul posto, in piedi, ma quello che vide lo lasciò di stucco.

Un gruppo di ragazze, giovani e attraenti, si muoveva in branco, brandendo alcuni strumenti musicali e degli otri di vino vuoti, e un po’ ballavano, un po’cantavano, con le guance rosse e i vestiti macchiati di rosso che lasciavano scoperte alcune parti del corpo. In una qualunque altra situazione, con un qualunque altro figlio di Apollo, il mezzosangue in questione avrebbe sentito il potere di Afrodite, dea della passione, fin dalla radice dei capelli. Ma la dea forse non aveva voglia di fargli passare particolari piaceri, ed Alex non sapeva se ringraziare o no.

Perché le ragazze davanti a lui erano le Baccanti.
Le assassine di Orfeo. 
Ebbe un brivido. E adesso? Cosa avrebbe dovuto fare? Se lui pareva indeciso, quelle non lo erano di certo. Al vederlo, si erano zittite tutte, e lo fissavano con un certo desiderio.
- Tu guarda che bel maschione!! È da tanto che non incontriamo un bell’ imbusto come te. Non è vero ragazze? Da quando siamo chiuse qui nel bosco -. Un momento. “Nel bosco?!”.
Ah già. Erano Baccanti, dopotutto (o Menadi, o come le si vuole chiamare). Erano invasate da Dioniso.
- è vero! Ci divertiremo anche stavolta! – a parlare era stata una donna con in mano un bastone a cui era attaccata una testa di uomo. Il figlio del dio del sole pregò il padre che la donna non intendesse quello a cui stava pensando.
Scoprì, man mano che le ‘signore’ discutevano, che quella in particolare si chiamava Agave. Ripensando alla tragedia di Euripide, la cosa non lo faceva stare meglio. Alla fine una si avvicinò a lui, con il tipico sorriso stranulato dei folli. – Vieni con noi! Ti piacerà. Tantissimo -. E senza nemmeno aspettare risposta, lo prese per il polso e lo trascinò via. Quella non era una presa umana! La Baccante lo teneva con una tale forza che quasi gli spezzava le ossa (ed era stata l’unica cosa a non farlo divincolare).
Le fanciulle avevano ricominciato a parlare (in particolare di quello che avrebbero fatto, in maniera piuttosto esplicita), cantare e in generale fare le Menadi o a ciarlare di cose senza alcun senso, e dopo un po’ il semidio sentì lo scroscio di un fiume. Poi la galleria si allargò, diventando una caverna grande quanto un campo da calcio.
Era una caverna molto speciale, però. Alla destra dell’entrata, scorreva un fiume tinto di rosso, Alex non sapeva se di sangue o di vino. A fianco c’ erano fontane di latte e di miele. C’erano alberi e viti, e se si camminava a piedi nudi l’erba fresca e umida faceva il solletico. Il figlio di Apollo normalmente avrebbe anche apprezzato il posto, ma era troppo occupato a tenere a freno la paura.
Notò che c’ erano alcuni massi sparsi qua e là, alcuni piuttosto lisci e piatti. Chissà da quanto tempo erano lì. Non seppe darsi una risposta, perché la Menade Agave  lo aveva spinto su uno di questi, e tutte le Baccanti erano sdraiate accanto a lui, accarezzandogli il corpo.

Come diamine avrebbe fatto a uscirne? Vivo e (già che c’era) casto, si intende.

- Prima di iniziare, raccontaci qualcuna delle tue imprese, mio prode! -. Le ragazze annuirono, divorandolo con gli occhi. Alex deglutì, e sperando che Kelly e Adrianna fossero nei paraggi, raccontò qualche episodio della sua vita, sperando di guadagnare tempo. Nel frattempo, una o due avevano messo la mano sotto la maglietta, sfiorandogli gli addominali. Per la prima e unica volta nella sua vita, Alex commiserò la propria bellezza. – Dicci, eroe. Hai mai avuto una ragazza? -. Agave lo aveva preso per le spalle, massaggiandolo con molto vigore. – Sei pieno di nervi, Alexuccio -. Come faceva a sapere il suo nome?
 
 Una minuscola parte del cervello del semidio si disse che, tutto sommato, poteva anche restare lì. Ma il resto di sé aveva idee piuttosto chiare: andarsene da lì, prendere la testa di Orfeo e completare l’ impresa, e non fare niente con quelle tizie, per amore di Jane. Ci pensò solo in quel momento, ma era una cosa in comune che aveva con Orfeo. Lui però avrebbe dovuto fare buon viso a cattivo gioco se non voleva fare la sua fine. – Sì, una ragazza c’era. Si chiamava Jane, una figlia di Afrodite. Era bellissima, gentile e.. -. Urlò di dolore. Una Menade aveva infilato la mano nei pantaloni.
– è.. è morta! -. Disse, sperando che la presa allentasse, come accadde.
- Quindi non stai più con nessuna, spero -.
- No, no! -.
Le Baccanti non lo lasciarono, ma parvero compiaciute. Una, si accorse Alex, aveva delle unghie piuttosto lunghe, che parevano artigli. Li usò per strappargli la maglietta, graffiandogli leggermente il petto.
Il figlio di Apollo stava sudando freddo. ‘’Giuro sullo Stige che se ne esco vivo non violerò mai una ragazza!”.
Si sentì il vago rumore di un tuono, segno che il suo pensiero era stato percepito. Le Baccanti si guardarono intorno, cercando di capire l’origine del suono. In quel momento Alex si accorse che le sue compagne si erano appostate dietro un’ altro passaggio, e lo guardavano con aria preoccupata. Si divincolò dalla morsa delle Baccanti, e si alzò. – Allora, mie signore.. -, ammiccò teatralmente ad Agave, che sorrise compiaciuta. Le altre parvero gelose. Chissà come doveva apparire a petto nudo.  – Con chi devo cominciare? Quel masso non è abbastanza grande per tutte, soprattutto se vogliamo davvero divertirci  -. “Miei dei, ma sono io che parlo?”. Si riscosse da quei pensieri. Dopotutto suo padre faceva sempre conquiste, no?

Le fanciulle si offrirono tutte.
– Io, io! -.
- No, lo faccio io con lui! -.
- Ma se tu sei una sega! -.
- Come osi?! In nome di Dioniso, ti faccio vedere io chi.. -.
Cominciarono a litigare furiosamente, urlando e battendosi come animali. Alex ne approfittò per scappare insieme alle due semidee, mentre le compagne di Dioniso erano distratte.
 – Come hai fatto a restare vivo?! -. Kelly era decisamente colpita.
 – Non lo so nemmeno io! -. Rispose lui. Correva un po’ più lentamente del solito, come se avesse qualche dolorino.

 
***

Poche ore dopo, Kelly fece sedere il fratello per guarire la ferita, considerando il pericolo abbastanza lontano, anche se lui insisteva nel dirgli che doveva risparmiare le forze e che comunque poteva farlo da solo. La figlia di Apollo però aveva provato una certa preoccupazione nel vederlo tra le grinfie di quelle lì, e insisteva, prova del fatto che l’ affetto fraterno stava nascendo tra i due. Gli pulì la ferita e lo guarì, poi si sedettero. Accanto a loro c’era di nuovo quel fiume, che non aveva perduto l’ inquietante colore rosso. Adrianna si appoggiò ad una parete, ma si ritrasse subito nel sentire che era gelata.
– Brr, e pensare che fino a qualche ora fa eravamo sotto un sole soffocante -.
Anche Alex sembrava patire il freddo; dopotutto era a torso nudo. Difatti tremava leggermente. La figlia di Era ricordava di aver sentito dire da qualcuno – forse a lezione di scienze – che le escursioni termiche nel deserto erano piuttosto notevoli, a volte si poteva arrivare ad esempio dai 40 ai 2 °C. Frugò nello zaino.
- Tua madre ci aveva fatto portare delle coperte, per casi come questi -, disse, e siccome ne aveva due, ne diede una al figlio di Apollo, e l’altra la usò per coprire se stessa, visto che anche Kelly aveva anch’essa lo zaino quando erano caduti in quella specie di terremoto. Non era molto, ma già andava meglio.
- Grazie -, disse Alex. Adrianna aveva notato che il semidio a volte si comportava in maniera strana. Non che ringraziare fosse strano, ovviamente. Però le sembrava un po’ lunatico.
- Perché hai allontanato Nico prima di… Precipitare? -. Chiese. Ma perché cavolo doveva assumere quell’ atteggiamento sospettoso ogni volta che proferiva parola?
- ..Perché.. immaginavo che altrimenti sarebbe caduto con me. E non lo volevo vicino -. Rispose con tono falsamente irritato. Ma le due semidee avevano capito che mentiva. Insomma, non erano certo sceme, lo avevano visto con i loro occhi il tipo di rapporto fra i due. O forse era una verità da interpretare in modo diverso. Non lo voleva vicino solo per proteggerlo. Quindi si poteva dedurre che Alex non si fidava di Adrianna. Ovviamente.
Cadde il silenzio, interrotto solo da Kelly quando disse – Riposiamoci. Domani potremo riprendere -. Gli altri erano d’accordo, avevano già avuto troppi imprevisti quel giorno. E si addormentarono.

 
***


Buon pomeriggio signori e signore! Dunque, in questo capitolo Alex ha seriamente rischiato di essere abusato *ghgh* spero di aver divertito, perché io davvero quando  ho immaginato la scena a momenti ridevo da sola xD
Il titolo l'ho inventato ripensando ad alcune parole dette da Prometeo a Percy nel quinto libro, un riferimento sempre ad Orfeo :D altro riferimento, come ho spiegato anche alla mia beta Mnemosines, è la questione del fiume che non si capisce di che colore sia. Come ho scritto a lei:

 
Riguardo alla frase con il sangue e il vino ho pensato potesse essere un riferimento al crimine delle Baccanti, come pure alle capacità di far sgorgare vino, latte, miele ecc. citate in quella tragedia di Euripide (Agave ad esempio l' ho presa da lì xD).
 
Questo capitolo è un insulto alla virilità maschile!
Stewy, mio piccolo pavone parlante, io penso che la questione della virilità maschile, l'onore nel preservare la verginità delle ragazze e bla bla bla sono solo una marea di cavolate inventate dal genere maschile,lo sai vero?
Sono d' accordo con Pigna.
Lecchino senza un minimo di dignità! Ti schieri dall'altra parte? Traditore!
Steward, sono un peluche. Un peluche robot. Non ho sesso. E proprio per questo ho una obiettività superiore!
Via, ragazzi, ne discuterete più tardi di queste baggianate! Comunque, sempre riguardo al capitolo, chiedo qualche piccolo consiglio per le questioni amorose ;D è la prima volta che scrivo di una coppia, quindi qualche suggerimento dalle veterane non mi dispiacerebbe ù.ù Nonché qualche piccola recensione, per sapere che cosa ne pensate, avere qualche critica, negativa, neutra o positiva che sia, mi farebbe comunque piacere riceverne qualcuna, non solo da chi recensisce regolarmente *manda un bacio ad AleJackson e Mnemosines*. In ogni caso, anche per chi segue silenziosamente, un saluto! Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 15
*** La voce ammazza tutti, o perlomeno ci prova... ***





- Avete sentito? -. Chiese Kelly.
- Cosa? -. Adrianna non aveva udito niente di particolare, oltre al suono di quello strano fiume che scorreva. Alex scosse la testa.
Kelly indicò il restò del tunnel. - Di là. C’è una voce.. che canta.. E’ bellissima! – e corse in quella direzione.
- Aspetta! Copriti le orecchie prima che.. -. Ma niente, Kelly e il suo orecchio semi-bionico erano partiti come un razzo. Alex si rimise quegli strani sassi e raccomandò ad Adrianna di fare lo stesso, perché la musica di Orfeo faceva strani effetti; ma persino lui era ansioso di andare, e mollò la figlia di Era alla stessa velocità della sorella, se non ancora più spedito. Adrianna faceva quasi fatica a vederlo, mentre tentava di raggiungere i due. Già non essendo figlia di Apollo non aveva molte capacità atletiche, inoltre le gambe corte non l’ aiutavano di certo. Quando arrivò, spalancò la bocca per la meraviglia. Era in una grotta, come quella delle Baccanti, ma almeno dieci volte più grande.
Non solo. Il fiume aveva perso quell’ inquietante tonalità rossastra, ed era incontaminato. C’erano persino qualche pesce e delle ninfee, notò.
Era tutto più luminoso. Gli alberi, i fiori, l’erba… Sembrava che emanassero luce propria, una luce solare e piena di vita. Era in mezzo alla natura incontaminata come non lo era mai stata, e si perse in quell’ ondata di odori che arrivò al suo naso. Prese a guardare ed odorare, e per un attimo le sembrò di stare perdendo lucidità.
Poi la vide. Dove il fiume si allargava per formare un piccolo lago, esattamente al centro, vi era uno scoglio, e sopra lo scoglio uno strumento musicale simile ad un’ arpa.. forse una lira. E sopra di essa, una testa, la testa di Orfeo. Aveva gli occhi chiusi, ed il viso pallido era coronato da riccioli castani. Le labbra si muovevano come se cantasse, ma non poteva udirne le parole. Rimase a fissarla, quando notò Kelly. La figlia di Apollo stava nuotando come una posseduta, ipnotizzata dal potere di quel canto. Raggiunse presto la meta, e restò lì, aggrappata allo scoglio, per ascoltare.
Vide Alex raggiungerla, cercò di trascinarla fuori, ottenendo un pugno. Adrianna non sapeva come stessero comunicando, visto che Kelly era incantata e Alex momentaneamente sordo.
 Sapeva solo che i due stavano tentando di affogarsi a vicenda, o meglio lei ci provava, lui si difendeva come poteva (non poteva mica affogarla, era sua sorella!).
Ebbe un moto di panico. Come poteva aiutarli da lì?
 Lei… non sapeva nuotare.
Kelly aveva preso i capelli del fratello, e li stava tirando con forza sovrumana.
‘’Perché, Dioniso, ce l’ hai con me? Capisco Era, ma perché anche tu?’’, pensò tra sé e sé il semidio. Insomma, sapeva che il canto di Orfeo era molto particolare, ma non ricordava che partecipasse ai culti Dionisiaci. Ecco perché la sorella era momentaneamente ammattita. Accidenti, doveva assolutamente farla smettere, prima che l’ affogasse (o si affogasse da sola). Prese uno di quei sassi particolari, e tentò di metterglielo in un orecchio. Lei chissà cosa pensò, nella follia, e cominciò a graffiargli la faccia nel tentativo di fermarlo. Lui esitò un secondo, e Kelly ne approfittò per mettergli la testa sott’ acqua, come se non volesse che si avvicinasse alla testa. Alex non riusciva a risalire, e cominciava a mancargli l’aria dai polmoni.
La figlia di Era vide bollicine d’aria venire a galla, e non sapendo che fare, prese dei comunissimi sassi e li tirò contro i due. Uno colpì la figlia di Apollo in testa, così da concedere ad Alex di riemergere e respirare. Continuò a tirare, ma il colpo di prima era un puro colpo di fortuna. Aveva una pessima mira.
Colpì per sbaglio la lira, e quella cadde in acqua, trasportando via la testa di Orfeo senza tanti complimenti.
Adrianna guardò Kel spalancare la bocca, come per urlare, mentre inseguiva la voce magica.
La semidea prese l’arpa e la testa, e i due figli di Apollo ritornarono a riva, bagnati fradici, e straordinariamente senza tentare di ammazzarsi a vicenda.
Alex era ricoperto di lividi e graffi, alcuni profondi, respirava con affanno e si massaggiava la gola, come se avessero tentato di soffocarlo (cosa effettivamente vera). L’ amica sembrava essersi ripresa, o almeno non aveva più l’aria leggermente rimbambita e omicida. Disse qualcosa, poi si rese conto che non era sentita. Chiuse la bocca di Orfeo. Di colpo, tutta la magia svanì. Gli alberi e le piante appassirono e i pesci e le ninfee morirono avvelenati dalle acque del fiume, ritornato rosso. La grotta buia ritornava ad essere com’ era in realtà. Si tolsero gli strani tappi. Poi ricevette dal figlio di Apollo quella che probabilmente era la sua migliore occhiataccia stile ‘’Se uno sguardo potesse uccidere tu saresti morta’’.
- Per quale Tartaro di motivo sei rimasta lì a fissarci come una pesce lesso?! A momenti morivo affogato -. La figlia di Era pensò che almeno stesse cercando di contenersi. Stette zitta. Una parte di lei non voleva dare una risposta al figlio di Apollo.
Kelly controllò con un’ occhiata il fratello. Poi parlò. – Alex.. -.
- Vorrei saperlo, figlia di Era – quando pronunciava il nome di sua madre aveva quel tono così inquietante..
- Non amo l’acqua – rispose semplicemente lei – E comunque se avessi cercato di fermare Kelly come stavi cercando di fare tu, a quest’ ora saremmo tutti e due nel fondale. Invece distraendola è stato meglio -. Non era tutta la verità, ma dopotutto aveva ragione. Alex stava per risponderle, ma la sorella lo interruppe. Aveva capito che Adrianna nascondeva ancora qualcosa, non voleva dirlo e questo era sospetto, però aveva davvero salvato la vita a entrambi.
- Alex, lascia stare! Guarda: non è meraviglioso? L’ abbiamo trovata! Finalmente potrai porre fine a tutti i tuoi problemi -.
Persino lui, guardandola, non poté fare a meno di sorridere, pensando a tutto quello che aveva perso, e che aveva l’ occasione di riconquistare. – Già.. Finalmente. Ma come hai fatto a riprendere il controllo di te stessa? -. Era molto curioso a proposito. Lei fece spallucce.
- Ho ripreso lucidità non appena ho toccato la lira. Credo sia come una specie di telecomando. Dubito che qualcuno potrebbe chiudergli la bocca senza questa -. Fece per passargliela, ma inciampò, e la lira cadde a terra sopra una pianta appassita.
All’ improvviso, la bocca si riaprì, e ricominciò a cantare. Erano parole che per le semidee non avevano alcun senso, ma sembravano averlo per Alex. Fu come se fosse diventato cieco. Non sembrava più vedere loro, ma qualcos’ altro, qualcosa di terribile. Urlò.
- NOOOOOO!!! -.
- ALEX! CHE COS’ HAI? -. Per tutta risposta il figlio di Apollo prese la sorella per le spalle e la scosse, urlando cose incomprensibili. Kelly cadde a terra, mentre la lotta di prima sembrò ricominciare, solo al contrario. Era Alex che cercava di ucciderla, adesso. Lei si difendeva con forza, ma la vittoria non era tanto scontata.
- Adrianna, la lira! Prendila! -. Lei obbedì, e andò a prenderla. Con orrore, si accorse che la pianta su cui era appoggiata, di melograno, aveva ripreso vita, e teneva avvinghiato a sé lo strumento. Cercò di prenderlo, ma la stretta era troppo forte. Poi vide delle spine circondare la pianta, e dei rami frondosi. Un albero di alloro e un arbusto di rosa stavano attaccando il melograno. ‘’Inizio ad avere allucinazioni anch’ io?! No, forse no, altrimenti non ci avrei pensato, credo..’’. Cercò di togliere la lira dalle grinfie della pianta, ma le spine della rosa la graffiavano, ed i rami dell’ alloro tentavano di prendere anche lei. Sguainò Iustitia, cercando di potare le parti scomode, ma una delle piante la fermò prendendola per una caviglia e facendola cadere.
La spada le scivolò dalle mani. Notò che la stretta sulla caviglia si scioglieva, e le tre piante avversarie si contendevano la lira (a cui, cosa stranissima, restava sempre attaccata la testa di Orfeo) ma qualcosa non funzionò. Le piante persero vita all’improvviso, e lo strumento cadde in acqua. – Kelly! -. L’ amica era sotto Alex, che cercava di stringerle il collo; aveva la faccia blu. Adrianna spintonò il figlio di Apollo nel tentativo di distrarlo, ma quello si limitò a darle un tale pugno da mandarla quasi in acqua, e ritornò alle sue faccende.
– Alex, risvegliati! –. La testa stava per essere trascinata via dalla corrente.
 A quel punto lei fece la cosa più stupida che poteva fare.
Si buttò in acqua, senza pensarci neanche.
 
Annaspò. I vestiti e le scarpe la appesantivano, e muoveva braccia e gambe in modo incoerente. Con orrore, vide che l’ acqua, anche se Orfeo aveva ricominciato a cantare, era rimasta rossa. Quel liquido sembrava consumarla, a poco a poco, la indeboliva, le intorpidiva i sensi. Terrorizzata, prese la lira, ma non riusciva a stare a galla. Affondò, scalciando e sbracciando per risalire, ma senza riuscirci. Era la fine, lo sapeva.. Non avrebbero mai concluso l’ impresa. Kelly stava morendo, Alex era in preda alla più totale follia, Audrey, Nico e Steward chissà dov’ erano. Avrebbe sentito la loro mancanza, specie dei piccoli litigi tra la figlia di Ermes e il pavone. ‘’Mi dispiace ragazzi, ma ho fallito’’. I polmoni le bruciavano, chiedendo disperatamente ossigeno; chiuse gli occhi, e perse i sensi subito dopo aver sentito una mano prenderla per il colletto.
 
Alex tirò su la figlia di Era, e con la respirazione bocca a bocca le fece sputare un po’ di liquido, ma non riprendeva i sensi. Dovevano andarsene da lì. Mentre Kelly lo insultava nei modi più coloriti, da un - Vai al Tartaro! – a cose ben più scurrili, la tirò su, costringendola a stare in piedi, anche se ci riusciva a stento. Forse avrebbe potuto usare il canto di Orfeo per scavare una galleria che portasse fuori, ma non osava toccarla. Già era tanto se era riuscito a infilarla in uno zaino (quello di Kelly). Poi sentì uno strano rumore, e una specie di esplosione. Una parete si staccò, lasciando entrare la calda e confortevole luce del Grand Canyon, e per un secondo Alex pensò di avere l’ennesimo miraggio. Poi, in mezzo alla polvere, vide dei volti familiari. – Nico! -. Il figlio di Ade non fece in tempo a rispondere, perché venne preceduto da una versione alquanto adirata di Steward in forma di mostro.
- TU, VILE FARABUTTO MALEDETTO DALLA MIA PADRONA! LO SAPEVO CHE ERI QUI A FARE DANNI! -. Aveva una voce leggermente più cavernosa in quella forma, ma Alex rispose in modo tempestivo. – Non c’ è tempo per insultarmi, dovete portare Adrianna al campo e andare lì, tutti voi! Kel vi spiegherà cosa è successo -. Prese lo zaino con la testa di Orfeo e uscì. – Ma Alex, dove stiamo andando?! -.
- Noi due da mia madre. Devi mantenere la tua promessa. Poi io vado sull’ Olimpo -. Il figlio di Apollo sembrava scosso nel profondo. Cosa era successo?
- Io vengo con te -.
- No, Nico. Ti prego, resta da mia madre se vuoi, ma non venire con me -.
- Ma perché? -.
- PERCHE’ SI’! E’ SUCCESSO DI NUOVO, NICO! DI NUOVO! -.
Lui sembrò capire, al contrario di Kelly, Audrey e Steward (no, in realtà lui non sembrava totalmente all’ oscuro della faccenda).
- Come facciamo noi ad andare al campo? – chiese Audrey.
- Ci penso io, voi due andatevene! -. Steward guardava i due semidei con disgusto.

****
 

Adrianna tossì, riprendendosi. Si svegliò in una specie di infermeria.
Cercò di concentrarsi per capire dove aveva già visto il posto. Ma certo, il campo!
Subito però le venne in mente l’ impresa. Cercò di alzarsi, scoprendo di avere una specie di coperta di lana addosso. Appena se la levò, si sentì molto, molto peggio.
- Rimettitelo subito! -.
- Chi? Cosa? Come? -.
A parlare era stata Shanon, che era appena entrata. La costrinse a rimettersi a letto.
- La magia del Vello ti rimetterà presto in sesto -.
- Dici quella pelle appesa all’ albero nei confini? -.
La figlia di Efesto annuì. – La stavamo già prelevando quando siete arrivati in groppa ad Arione. Per Jake -. Le spiegò, notando la faccia confusa dell’ altra semidea. – Ci hai fatto prendere un colpo, sai? Comunque non sei più in pericolo di vita. Meno male che gli animali parlanti possono comunicare fra di loro anche a grandi distanze, devi ringraziare il pavone per questo -.
- Come? Steward? Dov’ è ora? -.
- A sorvegliare i confini del campo, dato che le difese sono più deboli senza il Vello -. Disse. Non si sarebbe mai aspettata da quel borioso una trasformazione in stile ‘’Sono Argo in versione drago’’.
- Gli altri? -.
- Stanno parlando dell’ impresa a Chirone. Penso che tra poco saranno… -.
La porta si spalancò, e due ansiose semidee di nome Kelly e Audrey fecero il loro ingresso tempestoso, seguite da un più tranquillo figlio del dio dei morti.
- Adrianna! Ti sei ripresa! Come stai ora? -. Kelly aveva l’aria preoccupata, ma l’amica si concentrò di più sui segni che aveva sul collo.
- Io.. Bene, credo. Tu? -, chiese, indicandole il suo collo. Lei trattenne una smorfia. – Anch’io, anche se mi piacerebbe sapere cosa è preso ad Alex -.
- A proposito.. Cosa è successo dopo che mi sono buttata? –.
- Quando ti sei tuffata e sei affondata, il canto si è interrotto, forse per via dell’ acqua. Alex si è ripreso mentre mi stava strangolando.. Mi ha guardato con orrore, ed io.. Beh diciamo che non ero contentissima e l’ ho preso a insulti. Poi abbiamo visto che eri ancora in acqua, lui si è buttato e ti ha tirato fuori. Dopo sono arrivati gli altri, Steward ha chiamato Arione per venirci a prendere e Alex e Nico se ne sono andati.
Tu non sai nuotare, vero? -. La figlia di Apollo la guardava come se già immaginasse la risposta. Adrianna stette zitta (perché le bruciava dover ammettere le sue debolezze) ma annuì.
- Ma com’ era finita in acqua quella cosa? -. Audrey e gli altri mezzosangue erano un po’ perplessi.
La figlia di Era sbattè le palpebre, cercando di ricordare. – Delle piante.. Le piante.. Erano tutte appassite dopo che Kelly aveva chiuso la bocca di Orfeo, anche quando ha ripreso a cantare, come se avesse un ‘altro obiettivo. Ma poi un melograno aveva preso vita, seguito da un albero di alloro e rovo di rose.. Non capisco. Era come nel mio sogno -. Scosse la testa. – Credo che quell’ acqua fosse avvelenata.. -. Sentiva il potere del Vello mentre la guariva dal veleno, ma il mal di testa le impediva di pensare troppo.
– Ho la testa a pezzi.. -. Le sembrava come se si fosse ubriacata, e dovesse subire gli effetti post-sbronza. Audrey le diede un bicchiere di nettare, che lei bevve avidamente.
- Adesso è meglio se ti riposi -. Adrianna si guardò intorno, per capire chi aveva parlato. Chirone, il centauro, stava sulla sua sedia a rotelle. Ecco perché non lo aveva notato. Fece un cenno ai ragazzi, che salutarono la semidea e uscirono. Lui si avvicinò. – Guarirai entro poche ore, ma è meglio non sottovalutare il potere del fiume Evros -.
- Quello era l’ Evros? -.
- Sì, bambina. Dopo la morte di Orfeo, le sue acque erano corrotte. Sul luogo del delitto, si tinse del rosso del sangue dell’ eroe, e del rosso del vino delle Baccanti. Immergersi lì intorpidisce i sensi e la testa, mentre berne il liquido, come hai fatto tu, significa morte quasi certa -. Il maestro aveva un’ aria apparentemente tranquilla, non come doveva averla fino a una mezz’ ora prima.
- Ah. Ma, Chirone.. Quando Kelly è inciampata, e Orfeo aveva ricominciato a cantare, era come se qualcuno guidasse quella voce affinché Alex.. Beh, ha capito -.
Lui annuì. – E tu hai qualche sospetto -.
Il Vello d’ Oro cominciava a ripulire la mente della semidea. – C’ era un.. un melograno. La pianta sacra a mia madre. Avrei dovuto immaginarlo -. Si diede dell’ idiota. – Chirone, io non capisco. Alex ha sofferto così tanto in questi anni, per un solo errore. Perché mia madre si ostina a rovinargli la vita così? E’ orribile -. Insomma, anche lei quando subiva un torto era una persona abbastanza irascibile e vendicativa, ma non fino a quel punto. Il centauro si agitò sulla sedia, come se si fosse aspettato una conversazione del genere, prima o poi. – Alcuni dei sono famosi per le loro vendette. Suppongo che tu ne conosca vari esempi. Non sono perfetti, nessuno di noi lo è. Ma le azioni causano altre azioni. Ad esempio, Zeus ha tradito molte volte tua madre, e molte volte lei si è vendicata.. Non c’è un perché se a volte le ripicche o le punizioni possono sembrare eccessive. Anche Ercole pensava che la punizione di Prometeo inflitta da suo padre Zeus fosse esagerata -.
- Lei mi sta dicendo che quando gli dei sono malvagi io dovrei accettare passivamente tutto? Che la punizione di Alex sia giusta? -.
- No, sto cercando di dirti che nonostante questo tu sei libera di agire come vuoi, anche se a volte ci sono delle conseguenze dure da pagare. Io capisco cosa stai pensando. Ti stai ponendo delle domande su te stessa, se sei capace di fare quello che fa tua madre. Ma non è il legame di sangue a renderti come sei. Può influire, certo, ma fino a un certo punto. Ercole liberò Prometeo, ti ricordo -. Adrianna capì che Chirone probabilmente non sapeva dare una risposta alla sua domanda originaria, ma la voleva solo tranquillizzare dicendole che lei non era come sua madre.
- Ora hai solo bisogno di dormire. Non darti pensiero -. Ma la semidea aveva ancora una domanda da fare.
- Dove sono andati Nico ed Alex? -.
Il centauro finse di non sentire, e se ne andò. La figlia di Era ebbe improvvisamente sonno.
 

****
 

Empire State Building. Olimpo. Ventuno giugno. Inizio del Consiglio degli Dei.
Tre voci in particolare sovrastano tutto il resto. Quelle di Era, di Apollo e di Afrodite, bruscamente interrotte da Atena. Mentre litigavano, tre piante a miglia e miglia di distanza facevano la lotta libera.
La questione del mezzosangue figlio del dio sole era ormai divenuta una pubblica faccenda. Gli altri dei erano d’ accordo. Non si poteva continuare così, o presto avrebbero avuto problemi molto seri. Avevano provato in molti modi a convincere Era a lasciar stare il semidio. Ma lei, per testardaggine e orgoglio, non aveva mai smesso. Anzi aveva architettato un bel po’ di sorprese per l’impresa dei mezzosangue, anche se ci partecipava la figlia. Zeus, che forse sarebbe anche riuscito a calmarla in circostanze normali, non era nemmeno da considerare. Se Era non litigava con i suoi figliastri, litigava con il consorte. In tutto questo l’unico che non pareva interessato alla riappacificazione era Ares, ma il dio della guerra era del tutto irrilevante.
 Efesto, come molti, era convinto che non ci fosse altro modo, oltre al canto di Orfeo, per sistemare le cose. Conosceva molto bene sua madre. Una volta avevano dovuto regalarle una collana di ambra lunga nove metri per farle rinunciare alla sua voglia di vendetta.
- In questo preciso istante, Alex sta venendo qui, sull’ Olimpo, per offrirti un dono superiore a qualsiasi altro! E se non lo accetterai, potrebbe usarlo contro di te -. A parlare era stato Ermes, dio delle strade.
- Allora morirà prima di poter entrare a New York – rispose lei, sicura. Artemide, solitamente amica della dea, le si oppose. – Era! Ti rendi conto di quello che stai dicendo? -.
Atena era d’accordo. – Vuoi forse scatenare una guerra con Apollo e Afrodite? -.
La Regina del Cielo guardò la dea della saggezza con un tale disprezzo che stupì tutti i presenti.
 – Sì, se sarà necessario -.
Apollo e Afrodite erano accecati dalla rabbia.
Estia, dea che si era sempre tenuta fuori dai combattimenti, parlò, mentre stava in piedi in un angolo.
- Sorella, la rabbia per il torto che hai subito è comprensibile. Ma il figlio di Apollo ha già pagato per questo. E guarda tua figlia. Per colpa del tuo desiderio di vendetta ha rischiato la vita più volte, eppure il ragazzo l’ ha salvata ripetutamente. Saresti davvero disposta ad un tale sacrificio per appagare i tuoi desideri? -.
Aveva colto il segno. Estia era pur sempre la sorella maggiore tra i figli di Crono. Mentre Afrodite ed Apollo avevano capito che la dea del focolare poteva essere una discreta alleata.
Difatti Era sembrò esitare per un secondo. Poi rispose acida. – Non ho scelto io che si unisse all’ impresa. Sapeva a cosa andava incontro -. Zeus borbottò qualcosa che non si capì. Era nemmeno si voltò per capire quello che aveva detto, cosa che fece arrabbiare il marito non poco (quando si è re degli dei è piuttosto difficile accettare che qualcuno ti ignori). Ricominciarono a litigare, e i sospiri degli altri dei non furono uditi, coperti dalle urla dei due.
Di questo passo, una nuova guerra tra dei era alle porte.

 *********



Hello girls!! Dunque, questo capitolo ha sfumature un po' violente, ma spero che lo apprezzerete comunque :)
Quand' è che avrò un ruolo decente?
Stewy, lo hai già avuto, lascia spazio anche agli altri!
Ma se metà delle lettrici leggono solo per me!
*gli molla un calcio stile Chuck Norris che lo manda in Groelandia*. Allora, dicevamo? Ah sì. Alcuni dei personaggi (io non sono assolutamente inclusa) hanno perso la testa per colpa del canto d Orfeo. Ma attenzione, non è casuale, Era ci mette lo zampino!
Stai dicendo delle ovvietà grandi quanto Tifone..
Vuoi un calcio pure tu?
*Gli mostra la lista dei programmi installati nel suo background, tra cui evidenziate in rosso le arti marziali di Chuck Norris combinate con la rigenerazione di Wolverine e l'invulnerabilità di Hulk*.
... Ti sfido a scacchi.
Accetto!
Bene, dopo cominciamo. Comunque, mi piacerebbe molto una recensione anche dai 'seguaci' silenziosi, anche perché siamo quasi alla fine della storia quindi gradirei la vostra personale opinione prima di iniziare il sequel :D ringrazio comunque chi ha seguito, ma soprattutto chi ha recensito e betato. A proposito! AleJackson, questo è l' ultimo ricordo *cough*  piuma di Stewy, se la vuoi xD Mnemosines ne aveva già una xD 

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Capitolo 16
*** Un Consiglio bizzarro e la fine di una maledizione ***



Adrianna si svegliò. Si sentiva straordinariamente meglio. Il Vello, poi, le donava una grande energia. Con una punta di rimpianto, se lo tolse. Non ebbe giramenti di testa, né si sentì più debole, quindi comprese di essere guarita del tutto. Si alzò, e uscì fuori. Il sole era ancora alto, quindi non doveva aver dormito molto (probabilmente due ore al massimo). Fuori, nel tavolo dove di solito Chirone e Dioniso giocavano a pinnacolo durante la giornata, non c’era nessuno. Assicurandosi di prendere le sue cose dall’ infermeria, uscì verso il cuore del campo, desiderosa di trovare Kelly e Audrey per parlare insieme a loro dell’ impresa. E anche con Alex, se l’ avesse trovato. Dubitava che sua madre sarebbe stata magnanima, con lui, e se non ci fosse stato avrebbe capito che era andato sull’ Olimpo. Trovò le due amiche che discutevano con Chirone al poligono.

- Ma dobbiamo andare, Chirone! La profezia non è ancora completa..-. Disse Kelly.
- Può darsi, ma il rischio.. -.
- Conosciamo benissimo i rischi, ma non possiamo lasciarlo andare da solo! -. Audrey era d’accordo con la figlia di Apollo.
- Lo avete già fatto -.
- Solo perché rischiavo la morte! -. La figlia di Era camminò con passo spedito verso i tre. – Ma adesso sto benissimo -.

Il centauro non era molto d’ accordo. – Forse, ma.. -. Sì sentì il suono del corno. – E’ ora di pranzo. Andate a mensa. Ne riparleremo -. Disse con tono autoritario, perché le tre semidee non volevano interrompere la discussione. Se ne andarono a mangiare, di malavoglia. Audrey e Kelly diedero la loro offerta, e pregarono i loro rispettivi padri affinché tutto finisse bene.
 Adrianna invece non sapeva cosa dire. Sicuramente Era si sarebbe soltanto arrabbiata di più se lei non le avesse sacrificato qualcosa. Perciò gettò parte del suo barbecue, sperando che tutto si risolvesse bene. Non era proprio una preghiera, ne tantomeno una preghiera a sua madre, eppure sentì lo stesso il tipico profumo delle offerte bruciate, piacevole e caldo. Le sembrava più forte del solito però, e più inebriante. Si chinò leggermente per odorarlo. Poi fu come travolta. Vide la figura di una bambina tra le fiamme e le sembrò di viaggiare tra lo spazio e il tempo. Urlò, sorpresa da quel che accadde.

 
***
Si trovava nella Cittadella Nuvolosa. Non aveva idea di cosa fosse, ma era qualcosa, o piuttosto qualcuno, a dirglielo. Quel qualcuno la guidò tra le strade di quella città sospesa tra le nuvole. Sembrava una vera e propria cittadina greca, come potevano essere un tempo le rovine nel Mediterraneo. C’ era un sacco di gente, indaffarata nelle faccende più diverse. La presenza la guidò verso un monte con la neve in cima. Mentre camminava Adrianna si affacciò, per capire a che altezza si trovassero. Dall’ alto, quasi nascosta tra le nuvole, si scorgeva una collina, o forse una montagna, non si capiva da lì. Ma sicuramente erano molto, molto in alto.
Finì dentro una specie di tempio, dove c’ erano persone alte più o meno sei metri, dei veri e propri giganti vestiti con tuniche o eleganti chitoni. Pareva fossero ad una festa. C’erano stuzzichini di vario genere, fontane di nettare ed ambrosia. Le muse suonavano e cantavano. Si guardò intorno, cercando di capire cosa ci facesse lì. Poi la vide. Alta anch’ essa quanto gli altri dei, aveva una posa che la faceva svettare più degli altri. O forse erano gli  intensi occhi scuri a fare quell’ effetto, oppure lo sguardo intelligente. I suoi capelli color cioccolato, così simili ai suoi, erano intrecciati con fili d’ oro, i lineamenti tesi in una espressione quasi severa, e un po’ critici, le ricordavano l’ atteggiamento dei primi giorni al campo. Si rese conto di vedere la dea che le aveva dato la vita.

Era.

Somigliava molto a sua madre. Però lei, come gli altri presenti, non parve accorgersi della sua presenza. Adrianna comprese di star vedendo il ricordo di qualcuno, una qualche visione inviata da una divinità, i cui scopi non erano ancora del tutto chiari.
La dea Era, in quel momento, stava parlando con un uomo. Dal viso bello, gli occhi grigi, aveva una barba brizzolata che ricordava molto dei nuvoloni. Nella mano destra stringeva un giavellotto carico di elettricità.

Zeus.

Il re degli dei si stava lamentando con la moglie di qualcosa, e si massaggiava la fronte con una mano. Si avvicinò per sentire meglio.
- Zeus, che cos’ hai? -.
- Non lo so.. Ho solo un forte mal di testa, come se qualcuno stesse martellando dentro il mio cervello -. In effetti aveva una smorfia di dolore stampata in volto, e la dea del matrimonio cominciava a preoccuparsi.
Poi, all’ improvviso, il dolore aumentò, il capo sembrò gonfiarsi, ed il signore dei cieli diede un pugno di sfogo alla sua stessa testa. Causò una ferita, e da quella ferita uscì.. Una donna. Una donna già formata, vestita e armata di tutto punto, con tanto di elmetto, scudo e lancia. Da essa scaturiva una luce intensa, talmente abbagliante che, per un po’, nessuno nella corte divina osò muoversi. La nuova dea aveva la bocca spalancata in un urlo di battaglia. Colpì il pavimento dell’ Olimpo tre volte, risvegliando dalla sorpresa le altre divinità. La dea chiuse la bocca. Zeus si avvicinò, stupefatto.

– Tu sei la figlia di Meti, la mia prima compagna -. Adrianna vide sua madre fremere di collera. Tuttavia Atena (perché di lei si trattava) non ci fece caso. Sorrise ironicamente al genitore, e già da quel primo sorriso trasperivano tutta l’intelligenza e la saggezza presa dai genitori.  – Salute, padre -.

La scena cambiò. Erano sempre ad una festa, stavolta però si teneva un banchetto con un lungo tavolo pieno di leccornie, e molte delle divinità vi erano sedute, mentre vari servi versavano il vino o distribuivano i cibi. Uno di questi, notò Adrianna, era un bambino paffutello, dalla faccia rossa rossa, deforme, e nessuno, probabilmente, sarebbe rimasto gradevolmente colpito dal suo aspetto. Poteva avere circa la sua età, o forse era più piccolo. L’infante aveva un otre in mano, e correndo, anche se era zoppo, stava andando a versare il vino ad Era, seduta a capotavola insieme al consorte. Purtroppo, era piuttosto imbranato. Inciampò, rovesciando la bevanda e bagnando la regina degli dei dalla testa ai piedi.

Di colpo, tutto il cielo si mise a ridere. Ridere di Efesto il pasticcione, Efesto l’ imbranato.

Ma Era, adirata, prese il maldestro per la gamba sinistra e lo scaraventò giù dalla cittadella, sussurrando qualcosa che forse solo Adrianna e il qualcuno che le faceva vedere sentì. – Non sarai mai come Atena -.
Adrianna vide questo e molti altri ricordi riguardanti gli dei. Vide Ermes che con l’ astuzia si guadagnava il ben volere di Era, vide Leto che non riusciva partorire suo figlio Apollo in nessuna terra, e tanto altro.
Ma chi era colui o colei che le faceva vedere tutto questo? Adrianna non lo sapeva, però vedeva sempre una strana luce negli occhi della madre. Rabbia, tristezza, odio e delusione.
***

- Adrianna! -.
Era stesa per terra, davanti al fuoco. Sopra di lei, Kelly e Audrey la fissavano preoccupate. – Che è successo?! Hai dato l’ offerta e poi sei svenuta -. Mentre la figlia di Apollo faceva la domanda, non veniva ascoltata. La figlia di Era si alzò, guardandosi intorno. Si massaggiò la testa. Troppe informazioni tutte in una volta, accidenti! Non capiva a cosa potessero servire. Senza considerare molto gli altri semidei, che la fissavano perplessi dai loro tavoli, andò nella cabina numero due.

Quando arrivò, notò che fortunatamente non c’ era alcun cambiamento strano. Prese una penna e un foglio, e riassunse ciò che aveva visto. Cercò di ragionare con lucidità. Cos’ era che accomunava tutte le visioni? C’era sua madre. Questo sempre. E poi? Ad esempio, quella profezia di cui parlava Leto. Diceva che Artemide avrebbe odiato tutti gli uomini, mentre Apollo sarebbe stato bello come il sole, uno sportivo, un amante come suo padre.. Difatti Era non si oppose alla nascita di Artemide, ma a quella del fratello. Quindi evidentemente non voleva in giro qualcun altro come Zeus. Ripensando alle altre scene, in cui tendenzialmente c’ entravano la gelosia di Era e la lascivia di Zeus, Adrianna arrivò alla risposta che da tempo cercava. Come aveva fatto a non pensarci prima?

Pensò un secondo al matrimonio. Personalmente, lei si sarebbe aspettata massimo amore e fedeltà..
In caso contrario, la sua sarebbe stata un’ ira funesta, per usare un eufemismo. Corse fuori, travolgendo un buon numero di mezzosangue. Quando alla fine trovò la ‘persona’ che cercava, aveva il fiatone. Ma doveva per forza chiederlo a lui, sapendo che sarebbe stato l’ unico a rispondere sinceramente se glielo avesse chiesto, o meglio ordinato.

- Steward! Ho bisogno di parlarti! -.
Il pavone era trasformato in versione drago su un versante della Collina Mezzosangue. Il corpo lungo e sinuoso era accovacciato in quella che era una serpentesca posizione fetale. Adrianna notò che aveva comunque gli occhi aperti. La creatura si mise in posizione di guardia, chinando il capo. – Mia signora -.
- Per una buona volta, chiamami Adrianna e dammi del tu -.
- Ma.. -.
- Niente ma, è un’ ordine -.
- L’ unico che non mi potete dare, mia signora -.
La semidea sospirò. Però no, non si era arresa. – Per il momento lasciamo perdere. Comunque, avrei da chiederti altre cose -.
- Qualunque cosa -.
- Da quanto tempo servi mia madre? -.
- Da quando sono nato, mia signora, cioè da molto, moltissimo tempo. Almeno tremila anni, ma non saprei dirlo con precisione assoluta. Da dopo il suo matrimonio -.
- E puoi dire di conoscerla bene? -. Aveva bisogno di una conferma alla sua teoria.
Steward agitò le sue spire, nervoso. – Penso di sì, mia signora, ma non vorrei peccare di superbia. Non sono certo lo specchio di vostra madre -.
- Mi risponderai sinceramente alla domanda che ti farò? -.
- Beh.. -.
- Steward -.
- Va bene -.

Adrianna prese fiato. La domanda da porre non era facile. Si avvicinò all’ orecchio del dragone, che seppure piccolo pareva pure abbastanza acuto. Bisbigliò le seguenti parole. – Pensi che i tradimenti di Zeus abbiano cambiato mia madre nel corso di questi anni? -. Steward allontanò il capo da Adrianna, fissandola intensamente con tutti i suoi cento occhi blu e verdi. Un’ arpia passò vicino ai confini del campo, ma lui con un colpo di coda la uccise senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Adrianna fu grata di non averlo come nemico.

- Servo vostra madre da molto tempo. E, se posso dirlo.. Molti la considerano abbastanza malvagia, falsa o vendicativa. Forse è così, forse no. Ma non è colpa sua, semmai.. di lui -. I suoi cento e passa occhi sembrarono ardere. – Zeus? -. Chiese Adrianna. L’ altro annuì. – Probabilmente adesso saranno troppo occupati a litigare per sentirci. Io sono nato dopo una delle tante scappatelle – fece una strana smorfia dragonesca – Ma posso giurare sullo Stige che, con il passare degli anni, soprattutto da dopo la nascita di Ercole, la divina Era è peggiorata con il tempo. Non so cosa si aspettasse quando si sposò con il divino Zeus, ma di certo non questo -. Sembrava nutrire una vera e propria avversione verso il re degli dei, che aveva inacidito la sua padrona a forza di tradimenti. – Poi, quasi tredici anni fa, ci fu l’ ennesimo adulterio. La divina Era, ormai stanca di ciò, scelse tra i mortali un uomo che sarebbe stato degno di giacere con lei, per.. ricambiare il gesto, in un certo senso. Poi, mi ordinò di vigilare sulla semidea che sarebbe nata. Il Cronide non lo scoprì mai, fino al vostro riconoscimento. La Regina del Cielo è sempre stata abbastanza brava e intelligente da nascondere i suoi piani a Zeus, anche se non sempre me ne rende partecipe – disse, con un leggero tono di compiacimento.

Adrianna aveva la bocca spalancata dallo stupore. – Mi stai dicendo – continuò – Che io sono nata per un puro dispetto? E che hai vigilato su di me per tutti questi anni? -. Il pavone annuì. – Certo! Altrimenti avreste subìto attacchi dai mostri già da tempo.. Però, mia signora, aggiungo una cosa. La divina Era inizialmente non aveva previsto la vostra nascita. Però decise di tenervi viva, anche se non poteva crescervi personalmente. Sapeva che vostro padre vi avrebbe cresciuta bene. Difatti siete diventata un’ audace mezzosangue, un po’ troppo idealista e cocciuta come vostra madre. Attraverso i miei occhi, vi ha osservato crescere. E sebbene io non gradisca per niente il figlio di Apollo, se voi lo desiderate, forse siete l’ unica che possa convincere vostra madre a spezzare la maledizione -.
Adrianna stette un attimo zitta. Poi si riscosse. – Che aspettiamo, allora? -.

- Mia signora! Siate prudente! Anche con i propri figli, gli dei reagiscono male se provocati.. -.
- Starò attenta, lo prometto -.
- Vengo con voi! -.
- No! Tu resta, almeno finché il Vello non sarà al proprio posto. Non costringermi a ordinartelo -.
- … Come desiderate. Ma almeno non andate da sola -.
- Dubito che comunque Kelly e Audrey mi lascerebbero andare senza di loro -. E fece per avviarsi.
- Mia signora! -.
- Sì, Steward? -.
- Ho chiesto ad Arione di accompagnarvi -.
- .. Grazie -.

 
*******

Arione si fermò davanti all’ Empire State Building. La figlia di Era inizialmente non riusciva a credere che l’ Olimpo fosse proprio lì, sopra le loro teste. Ma fino a qualche settimana prima non avrebbe nemmeno creduto di essere una mezzosangue, e poi c’ erano dei nuvoloni sopra il grattacielo che erano dei segni inequivocabili.
Entrarono. C’era un portiere, nell’ elegante entrata, dall’ aria un po’ imbambolata. Ci sorrise raggiante, poi consegnò una scheda di accesso – Va nella serratura elettronica dell’ ascensore -, disse, e si addormentò definitivamente, crollando sulla reception. Nico (si era aggiunto pure lui) fischiò, impressionato. – Alex dev’ essere passato di qui con la Testa -.
- In effetti avevo sentito dire che i controlli erano molto più rigidi -. Disse Audrey.
- Beh, tanto vale approfittarne, no? -.
Entrarono in ascensore, e quando passarono la scheda nella serratura apparve il pulsante ‘600’. Lo premettero.
Mentre salivano, partì la musica. Audrey si accigliò. – Che è ‘sta roba? -. Kelly rise. – ‘Sul bel danubio blu’, di Joahnn Strauss. Chissà chi le sceglie le canzoni -.
- Già, vorrei proprio saperlo.. -. D’altronde la figlia di Ermes non aveva quel genere di gusti musicali.

Una decina di minuti dopo, quando Audy stava per inveire contro la radio, l’ascensore si aprì. Come fossero le porte del paradiso. Le tre semidee rimasero affascinate, e per un po’ nessuna si mosse, persino Adrianna, che aveva già visto l’ Olimpo in sogno, ammirava solo in quel momento la vera bellezza della dimora degli dei. Nico invece era abbastanza distaccato come al solito.
Camminare per le strade, vedere la gente, ammirare i bellissimi palazzi.. La figlia di Era si chiese se non stesse ancora sognando. Per un buon quarto d’ ora non fecero che girare, finché il figlio di Ade non le riscosse e decisero di andare al Consiglio degli Dei, che a giudicare da alcune voci non era ancora finito. – Ma dove dobbiamo andare? -. Chiese Kelly.
- Potremo chiedere informazioni.. -. Propose Audrey.
- Posso accompagnarvi io -.
Si voltarono. Davanti a loro c’ era un dio minore. Adrianna e Kelly, che lo conoscevano già, chinarono la testa in segno di rispetto.

– Divino Ercole.. -.
Audrey, invece, fece una cosa stranissima. Arrossì, e, non si sa come, inciampò, ma prima di toccare il suolo venne sorretta dalle forti braccia della divinità. Nico era un peperone.  – E’ un piacere rivedervi -. Disse.
 – Chi è questa… -.
- Ercole!! -.

Il dio dalla sorpresa fece cadere Audrey, che si rialzò imprecando.  Sul posto, arrivò una giovane molto simile ad Adrianna, apparentemente sui vent’ anni. – Ebe, mia cara! Ragazze, lei è.. -.
- Posso presentarmi da sola, tesoro -. La dea non era mica stupida, pensò Adrianna. Si vedeva un miglio che Ercole si era accorto della strana reazione della figlia di Ermes, e ne era anche compiaciuto. Avrebbe voluto dargli un bel pugno in faccia, per dirgli di stare con sua moglie e di non disturbare. A Kelly stava abbastanza antipatico, dal momento che era stato lui a condurla nell’ isola di Calipso, e di conseguenza al guaio con Jake.
- Dunque sei tu la famosa semidea! -. Disse la dea ad Adrianna, stringendole la mano, amichevole. – Io sono Ebe, dea della giovinezza e ancella degli dei, nonché moglie di questo qui -. Indicò il marito. Ad Adrianna la sorella stava già simpatica, e anche a Nico. – Noi stavamo cercando un amico -. La dea annuì. – Il figlio di Apollo è in udienza con i Dodici. Seguite la strada maestra, vi porterà direttamente lì -. Indicò un palazzo che sembrava il più grande di tutti, proprio in cima. Ringraziarono Ebe e si avviarono, non prima di aver sentito dalla dea un paio di battutine ironiche al marito. Tale madre, tale figlia.
 
La stanza era enorme. Definirla ‘stanza’ però, era molto diminutivo. La stazione di New York era nulla in confronto a quel posto. Il soffitto così simile alla volta celeste era sostenuto da massicce colonne, ed ornato di costellazioni d’ oro, come i semidei non avevano mai visto, dato l’inquinamento luminoso. Ricordava vagamente il tetto della Sala Grande di Hogwarts, ma quello era molto meglio. Disposti a U rovesciata, su dodici, enormi troni svettavano dodici figure che in piedi potevano esser alte circa sei metri, proprio come nel sogno di Adrianna. Lì stavano i dodici dei più potenti dell’ Olimpo. Zeus, Poseidone, Apollo, Artemide, Atena, Efesto, Afrodite, Ermes, Dioniso, Demetra, Ares ed.. Era. In mezzo ai troni stava un’ enorme braciere. Tutti gli dei stavano osservando e ascoltando un giovinetto, inchinato davanti alla figura della dea del matrimonio. Quando entrarono, si volsero a guardare i mezzosangue, e notando di non essere più ascoltato, anche Alex si voltò. Vedendo i quattro, un riflesso di sorpresa e preoccupazione passò nei suoi occhi, e la sua faccia diceva esplicitamente “Ma che cavolo state facendo qui?”. Uno degli dei, che pareva la copia di Alex, sorrise soddisfatto, insieme ad un’ altra dea che Adrianna non seppe riconoscere.

- Ed ecco che gli eroi fanno la loro entrata in scena -. Disse Zeus, guardando con profondo odio Adrianna, che però sostenne il suo sguardo. Aveva non poca paura, ma non doveva e non voleva mostrarsi debole.  Si inchinarono. Poi, la dea che Adrianna riconobbe come Atena, parlò. – Avete reso un favore all’ Olimpo, semidei, aiutando questo figlio di Apollo. Tuttavia, io non comprendo perché adesso siete qui, specie tu, figlia di Era -. Spostava lo sguardo dalla mezzosangue a suo padre Zeus. – Siete stati molto impulsivi a venire qui -. Concordò Demetra. – Finisci il tuo racconto, Alex Richardson -. Ordinarono. Alex finì di raccontare ciò che era successo, dall’ inizio dell’ impresa, alle varie peripezie (di cui evitò accuratamente di raccontare cosa era successo con le Baccanti)  fino all’ arrivo nella Grotta di Orfeo. Adrianna guardava Era, preoccupata. Sua madre si limitava a guardare il semidio, le dita intrecciate appoggiate sul grembo. Poi il figlio di Apollo finì, e tirata fuori la Testa dallo zaino, la depose ai piedi della dea, parlando con voce un po’ tremante. – Io spero comunque che, con questo dono, voi mi possiate perdonare ugualmente per quello che ho fatto, e per l’ offesa che vi ho arrecato sottovalutandovi -.

A quel punto, tutti nella Sala del Trono trattennero il fiato, e prima di chiunque altro, Adrianna parlò. – Madre -. Attirò l’ attenzione di molti, compreso Zeus. – La prego, perdoni Alex. Ha già patito tanto. E la Testa di Orfeo è il più grande dono che un mortale possa fare alla Suprema Regina degli Dei -. Ok, questa frase sarebbe stata tipica di Steward, infatti vide in un angolo una bambina sorridere. Un momento! Era quella che aveva visto tra le fiamme prima di perdere i sensi.. Vedendo che Adrianna si era interrotta guardando Estia, tutti i presenti guardarono lei. – Non ho altro da dire se non una cosa: dal passato si può imparare molto, su se stessi e su gli altri -. Guardò Era. - Sorella, io comprendo le tue ragioni. Tutte. Ma non per questo devi accanirti sugli altri -. Gli occhi di Era lampeggiarono, come se avesse compreso. – In ogni caso, desideri ancora continuare la tua vendetta verso Alex? Sai a cosa potresti venire incontro -. Ancora, piombò il silenzio. Kelly, Audrey e Nico incrociarono le dita dietro la schiena. Gli dei si scambiavano occhiate nervose, tranne Ares che mangiava popcorn. Adrianna fissava la madre, e lei fissava Alex non con odio, ma con  uno strano interesse. Alla fine, la Lira e la Testa fluttuarono verso le sue braccia.

- Accetto il tuo dono, figlio di Apollo. Non aspettavo altro -. Disse, con un ghigno.
Gli dei e i quattro mezzosangue erano a dir poco basiti. Anzi,  Apollo, dopo un momento di silenzio, era divenuto furioso.
– Allora perché Tartaro hai combinato tutto quel macello nel Grand Canyon?! -.
- Tua figlia ha quasi rischiato la morte!! -. Afrodite e gli altri dei inondavano Era di domande. Kelly e Audrey si fissavano come a dire ‘’Meglio se ci leviamo di mezzo’’. Adrianna ed Alex erano troppo storditi per dire o fare alcunché. Era manteneva il suo atteggiamento tranquillo, anche se aveva ancora quello strano ghigno, come di chi progetta di fare qualcosa di diabolico.

- Beh, dovevo ancora mantenere la messinscena, miei cari. Non sarebbe risultato credibile, altrimenti, e comunque serbavo ancora del rancore per il mezzosangue -. Disse, mentre accarezzava piano la lira. – Quanto a mia figlia, beh, siete stati voi due -. Lanciò un’ occhiataccia ad Apollo ed Afrodite. – Ad interferire. Là sotto avrei fatto in modo che Alex superasse gli ostacoli anche da solo, comprese le Baccanti -. Guardò divertita un Alex che era diventato rosso. – E dopo un po’ i due fratellini hanno cominciato a volersi bene. Beh, la maledizione era comunque in corso, e secondo essa un qualunque affetto del figlio di Apollo sarebbe dovuto perire. Avevo ideato lo stratagemma della testa appositamente. Non potevo uccidere Kelly Winson, o il semidio avrebbe potuto tirarsi indietro. Avrei fermato l’incantesimo della follia al momento giusto, ma poi i signorini si sono intromessi -. Fece una smorfia. Adrianna sbatté le palpebre. – Quelle piante che lottavano.. Eravate voi tre?! -. Afrodite annuì. – Certo. Tua madre non solo ha rovinato una coppia che avrebbe potuto essere tra le mie preferite dopo laPercabeth -. Le narici di Poseidone ed Atena fremettero leggermente. – Ha anche ucciso una delle mie figlie! -. Sua madre alzò gli occhi al cielo.

 – Tecnicamente l’ ha mangiata una Lamia. Non biasimarmi, Adrianna. Comunque, la lira è caduta nel fiume Evros, ed il resto della storia la conosciamo. Inizialmente non ero comunque molto portata al perdono, ma visto l’ impegno che ci ha messo.. Senza contare il salvataggio di mia figlia, lo perdono per la sua insolenza -. Concluse.
– Ma perché hai allungato tanto il Consiglio con le tue.. discussioni con Zeus? -. Atena fiutava qualcosa nell’ aria.

 Difatti la dea del matrimonio aveva un ghigno ancora più largo. – Perché volevo che foste tutti presenti -.

Pizzicò la lira, e all’ improvviso il divino Zeus si alzò, e cominciò a ballare la conga. C’era persino la musica.
La cosa buffa era che il dio del cielo sembrava davvero convintissimo, aveva una faccia tutta concentrata, era persino bravo. Tutti, ma proprio tutti, si misero a ridere. Afrodite addirittura disse. –Lo sapevo, cara! Quando ti dicevo “Fatti brodo, Era. O inizia anche tu una lunga serie di relazioni extra-coniugali. Guarda tuo marito: non vedi quant'è tranquillo e pacifico?” Si, più o meno. Avevo ragione! -.  Era però pizzicò un ‘altra corda, e anche Afrodite si mise a ballare unendosi a Zeus. Tutti gli dei si unirono alla danza. Poi la dea del matrimonio si alzò, e dichiarò il consiglio chiuso. I mezzosangue preferirono imitarla. Non volevano essere lì quando l’effetto magico si fosse esaurito. Gli dei si congratularono con loro. Apollo diede un paio di pacche sulle spalle ad Adrianna ed Alex, entrambi imbarazzati, soprattutto lui.
Quando finalmente uscirono, trovarono Era in un giardino ad aspettarli. Aveva l’ aria di voler parlare con la figlia, che congedò gli amici. – Ci vediamo in ascensore -. Poi si avvicinò alla madre, chinando la testa.

- Fino a quanto balleranno? -.
Era fece spallucce. – Fino a quando ne avranno la forza. O non mi deciderò io a farli smettere cancellando la loro memoria -.
- Ehm.. Madre? -.
- Sì? -.
- Posso sapere il senso di tutto ciò? -.
Era rise. – Diciamo che prima mi volevo divertire un po’. Giusto per sperimentare il potere di Orfeo. Che funziona benissimo. Ma adesso passerò alle cose serie -. Adrianna si accigliò.
- Vedi, Adrianna, devi sapere che io ho le orecchie più lunghe di mio marito. Sono a conoscenza della tua conversazione con Steward -. La figlia arrossì, e fece per scusarsi, ma Era liquidò la frase con un gesto.
– Non preoccuparti. Quel pavone è sempre stato un chiacchierone che si preoccupa troppo. Comunque sì, se vuoi saperlo, ho attraversato momenti difficili con Zeus. Alcuni pensano che io mi sia inacidita, e.. forse, è così. Ma io sono la dea del matrimonio. Sono abituata alla perseveranza. E non sempre mi vendico in modo così sanguinario. Ad esempio ho un bel po’ di progetti per la Testa di Orfeo, ma niente di violento, fin’ ora -.
- Ma.. Jane allora? -.

Gli occhi di sua madre lampeggiarono. “Cavolo”. Forse era meglio se non la contraddiceva. – Quello è un caso particolare, ma capirai più avanti quello che intendo -. Il suo sguardo ritornò calmo. – Desistere non ti viene facile, vero? -. Adrianna scosse la testa. Era sospirò. – Suppongo sia colpa mia -.
Mentre parlavano, si studiavano a vicenda. Nessuna delle due sapeva bene cosa pensare dell’ altra.
 
Quando presero un taxi, l’atmosfera era più leggera di quanto Adrianna si aspettasse. I quattro conversavano del più e del meno, e Alex non era mai stato così cordiale, soprattutto con lei. Le aveva anche chiesto scusa per l’ atteggiamento poco cortese, che giustamente la figlia di Era aveva compreso fin da subito. Quando arrivarono al campo, gli altri ragazzi se li caricarono sulle spalle, insieme a Jake e Sibilla, che avevano comunque partecipato,  e Chirone diede loro delle corone di alloro da sacrificare al braciere.
 
I festeggiamenti durarono fino a tarda sera, e quando i semidei furono congedati, solo due erano ancora svegli.
Alex era sdraiato sulla spiaggia, guardando le stelle con aria malinconica.
- Anche tu sveglio? -. Adrianna si sedette accanto a lui. – Disturbo? -.
- Affatto, Adrianna. Resta pure, se vuoi -.
Osservarono le costellazioni per un po’. Poi alla figlia di Era sembrò venire in mente qualcosa.
- Alex? -.
- Dimmi, Adrianna -.
- Cosa intendevi dire quando hai urlato contro Nico dopo esserci ritrovati nella grotta? Cosa era successo ‘di nuovo?’ -.
Alex si mise a sedere, e la guardò con un’ immensa tristezza negli occhi. Per un secondo, le parve ancora vittima della maledizione. Le sue iridi azzurre parevano riflettere tutte le lacrime che aveva versato. – Mi riferivo alla morte di Jane. Io.. non riesco a togliermela dalla testa. Amavo Jane, la amavo più di qualsiasi altra persona io abbia mai amato. Amavo il suo sorriso, che illuminava le notti più buie. Amavo i suoi occhi, così dolci che chiunque guardandoli avrebbe dissolto ogni barriera, spalancando le braccia alla felicità. Era bella, intelligente e buona con tutti anche quando non se lo meritavano. La amo ancora. Ed è morta per colpa mia.. Quando se ne è andata, è stato come se il mondo all’improvviso non esistesse più, come se non ci fosse più niente per cui valeva la pena vivere. Ero da solo, solo con il mio dolore e il mio rimpianto. Qualche tempo dopo, ho conosciuto Nico. Lui capiva la mia sofferenza. Mi ha aiutato nonostante tutto. Anche se spesso si è cacciato nei guai per colpa mia, e soprattutto per colpa della mia maledizione, non mi ha mai lasciato. Anche quando lo assillavo più volte per… per lei, e proprio per questo inizialmente avevamo molte liti e discussioni e lo facevo innervosire, non mi ha mai lasciato nei guai, nemmeno una volta. E’ stato il mio unico amico in questi anni di solitudine. Ma non potevo sopportare che anche lui morisse, per questo a volte lo allontanavo.. – fece una pausa.
 - Perdonami, Adrianna. Non avrei dovuto sfogarmi così. Non ce l’ ho con te – cercò di rassicurarla – E tu non devi avercela con tua madre. Sarebbe ingiusto se causassi in te motivo di rancore nei suoi confronti. Quello che è successo.. E’ colpa mia. E’ vero, mangiai un animale sacro per errore, ma ciò che fece arrabbiare ancora di più Era fu la mia strafottenza. La mia insolenza. Il sottovalutarla. Non so nemmeno io cosa avevo per la testa quando mi paragonai ad Ercole.. -. Fece un sorriso triste, come di chi ricorda le ragazzate di un tempo. – Adesso penserai che sono un pazzo -. In effetti Adrianna lo guardava come per dire “Ti manca solo la camicia di forza!”. – Ma ho imparato a non sopravvalutarmi, a tenere a bada i miei difetti. Non riuscirò mai a capacitarmi della morte di Jane.. Ma sono contento di potermi finalmente rifare una vita. Questo grazie a te e alle ragazze. A Nico. E pure a Steward, anche se dubito che smetterà di considerarmi un criminale -. L’ aria fu alleggerita dalle risate dei due. Adrianna era ancora turbata dai suoi pensieri, così come Alex, ma entrambi speravano in un futuro migliore per tutti.

 
*********************



 
E fu così che la situazione venne riparata da un pavone bello e coraggioso..
Stewy, vedo che ti sei ripreso dal calcio! Ne sono felice ^_^
*occhiataccia*.
*il robot peloso è nervoso*. Pigna, ti decidi a muovere?
*osserva la scacchiera, poi muove il cavallo*: Scacco matto, Teddyno mio. 
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
*Ghigna* lo sapevo che Efesto non aveva messo un programma anche per gli scacchi.
*appare il dio in un turbine di fuoco* Come lo hai capito?!
Ti sei concentrato troppo sui super poteri, Effie. E poi Teddy era così gasato che imaginavo si sarebbe concentrato poco. 
*strangola il suo robot per la brutta figura e scompaiono*.
No, Ted!
Tranquillo Stewy, tornerà *tono incerto*. Ma passiamo alla storia: this is the true end? Maybe.. ;D
Allora, vi ho fatto una bella sorpresa con Era? Spero di sì xD Non amo i finali banali, quindi ho cercato di essere originale ^_^. Adesso vi imploro, in nome delle piume di Steward, recensite, voi o viadanti che non lo avete mai fatto, poiché questa è l' ultima occasione ç__ç Oh, a proposito, ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, ma soprattutto ad Alejackson e a Mnemosines, la mia beta preferita nonché unica. Bene, con questo vi lascio alla pagina delle recensioni. Non so che altro dire, sono commossa ç__ç

Per il sequel: nella casa al mare non ho la connessione buona al momento, quindi pubblicherò in maniera un po' scoordinata, perdonatemi in anticipo. Però lo sto già scrivendo (il sequel). Con questo, vi saluto! 
La vostra Madama Pigna, il pavone Steward ed il fu Ultra Robot Handytoy 5000, alias Teddy. RIP

To be continued...

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