Il professor Layton e il passato ritrovato

di magixludo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo < Visite dall'Italia > ***
Capitolo 2: *** Continuo del Prologo < Visite dall'Italia > ***
Capitolo 3: *** Intermezzo < Sull'autobus > ***
Capitolo 4: *** Capitolo 1 < A Scotland Yard > ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2 < Strane rivelazioni? > ***
Capitolo 6: *** Ritardo (forse troppo) sul prossimo cap. ***
Capitolo 7: *** STORIA IN REVISIONE!!! ***



Capitolo 1
*** Prologo < Visite dall'Italia > ***


Salve a tutti/e voi,
questa è la mia prima fanfiction in questa sezione (in quanto ho scoperto solo 2 giorni fa che esisteva XD, si lo so, sono un caso disperato) e l’altro ieri mattina, mentre andavo a scuola, la mia mente perversa (ma solo leggermente, non preoccupatevi, non per ora almeno…) ha ideato questa storia, o quanto meno la sua trama (anche se solo per linee di massima) ed il prologo. E poi stop! Se per questo il prologo lo sto inventando mano a mano che scrivo, non so neanche io cosa ne uscirà fuori. Però la mia prof dice che ho il “dono della narrazione” e quindi vediamo che succede…
 
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Prologo < Visite dall’Italia>
 
Il professor Layton camminava per le strade di Londra diretto verso il porto, Luke, il suo assistente, camminava al suo fianco con la testa bassa. Erano entrambi assorti nei propri pensieri.
Il professore stava ripensando a quanto era accaduto poco più di due giorni fa; stava ripensando, non tanto a quando avevano salvato Londra distruggendo un macchinario gigante, stava ripensando a quello che era accaduto dopo; stava ripensando, non tanto a quando aveva dovuto dire a Claire per sempre, stava ripensando a quello che era accaduto prima. Stava ripensando a quando Luke grande, o per meglio dire Clive, era stato portato in prigione. La frase dell’ispettore Chelmey: “Forse non solo i criminali meriterebbero di stare dietro le sbarre” rivolta a Bill Howks lo aveva fatto riflettere. Ok che dopo il primo ministro si era indignato, però…
Il professore alzò la testa verso il cielo, il sole gli illuminò il volto.
Non poteva andare a finire così, non poteva.
E poi quel povero ragazzo? Anche se aveva quasi distrutto Londra lo aveva comunque chiamato per salvarlo dalla sua pazzia, si ripromise che sarebbe andato a trovarlo in prigione. Anche se non aveva più nessuno non era giusto che restasse solo.
Comunque ci avrebbe pensato dopo, ora aveva altra cose a cui pensare.
“Professore” lo chiamò Luke “mi può spiegare nuovamente perché stiamo andando al porto?”
Luke non era molto felice di quella gita; in meno di un mese sarebbe dovuto andare al porto per prendere una nave che lo avrebbe portato in America lontano dal professore, dai suoi amici, dai suoi misteri, dalle sue avventure e da Flora. Dalla sua adorata Flora… E poi c’era Clive; anche se aveva cercato di distruggere Londra e si era fatto passare per lui, solo di 10 anni più grande, gli era comunque legato.
Avrebbe chiesto al professore di andare a trovarlo.
“Certamente Luke” disse il professore, e stavolta fu lui a riscuotere Luke dalle sue riflessioni “vedi, come ho già avuto modo di spiegarti prima, all’università, stiamo per ricevere una visita. Una visita proveniente dall’Italia­_”
“Ma professore” lo interruppe Luke “se lei, la visita, è italiana, come faremo a capirci?”
“In realtà Luke” spiegò pazientemente il professore “lei, sì Luke è una ragazza, è italiana; ma è nata a Londra ed è vissuta qua per 10 anni. È andata in Italia con sua zia 10 anni fa, ma segue sempre la BBC per non perdere l’accento”.
“Un attimo professore, un attimo” Luke era sconvolto “10 anni fa…”
“Sì Luke, sì. La nostra ospite ha perso il padre e la madre, poi la zia l’ha portata in Italia, perché non pensasse sempre ai suoi genitori, ma è morta qualche anno fa. Ora lei vive da sola”.
Era incredibile, per quanto facessero, sembrava che tutta la loro esistenza girasse intorno a quella mitica esplosione.
“E come mai sta venendo qui, professore?”
“Non lo so Luke, non ne ho la più pallida idea…”
“E poi perché stiamo andando noi a riceverla, professore?”
“Perché sua madre era una mia compagna di università con cui andavo molto d’accordo, quando morì mi tenni in contatto con la zia. Quando poi morì anche lei dissi a Lara, sì Luke è questo il suo nome, che poteva contare su di me; qualsiasi cosa volesse. Ed un gentiluomo non si rimangia mai la promessa data”.
“Se lo dice lei, professore…”
I due erano arrivati al porto, oramai.
“La sua nave sarà qui a momenti” disse il professore dopo aver guardato l’orologio.
Ed infatti fu così, dopo pochi minuti i due videro un’immensa nave stagliarsi all’orizzonte. Ne scesero, una volta che ebbe attraccato al porto, parecchie persone; tra cui una con indosso un lungo cappotto, un paio di occhiali da sole a mascherina ed un cappello. Il tutto nero.
La sagoma si avvicinò loro con passo deciso, poi fissò negli occhi il professor Layton (almeno per quanto lo permettevano gli occhiali).
“Professore” esordì con voce chiara e forte, emanava sicurezza “salve, sono io Lara Whitelight. Mi aveva detto di chiamarla se mi fosse servita qualcosa, qualsiasi cosa; allora non sapevo cosa potesse servirmi, ma ora lo so. Voglio un’avventura, con misteri ed enigmi, e la voglio ora!”
I due la fissavano scioccati.
 
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Fa schifo, lo so, soprattutto il finale in quanto l’ho arronzato. Inizialmente volevo unire questo ed il prossimo capitolo, ma poi sarebbe diventato troppo lungo. Bhè, non so che dirvi a parte: commentate!!!

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Capitolo 2
*** Continuo del Prologo < Visite dall'Italia > ***


Eccomi, sono tornata! Per prima cosa ringrazio Magic Ally per la recensione che mi ha spinto a continuare (ma dovevi proprio recensirla? ndTutti Tanto sarei andata avanti lo stesso XD ndMe) e poi ringrazio anche coloro che seguono in silenzio senza commentare.
Chiusa questa parentesi torniamo al capitolo.
Non l’ho chiamato capitolo 1 ma bensì continuo del prologo perché mi pare di avervi già detto che andava attaccato all’altro.
E ora, senza ulteriori indugi, vi lascio alla storia...
 
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Continuo del Prologo < Visite dall’Italia >
 
“Co… co… cosa?” fu tutto quello che riuscì a dire Luke.
Non solo quella ragazza era comparsa dal nulla ma adesso si metteva anche a pretendere un’avventura come se niente fosse. Le avventure non vanno e vengono a piacere.
Quasi gli avesse letto nel pensiero il professor Layton le chiese: “Saremmo felici di darle un’avventura coi fiocchi; se solo ne stessimo vivendo una. Secondo lei le avventure vanno e vengono a piacere?”
“Professore” continuò la ragazza imperterrita, come se non avesse sentito niente “per prima cosa la pregherei di non darmi più il lei ma bensì il tu”
Il professore annuì.
“Come seconda cosa, invece, vorrei solo dirle che so benissimo che il mistero non ubbidisce a nessuno; ma non è poi così difficile calcolare quando arriveranno nuovi enigmi…”
Adesso, dire che il professor Layton e Luke erano completamente scioccati non renderebbe loro giustizia.
“Co… co… cosa?” Luke aveva rotto quel silenzio che aveva seguito l’affermazione della ragazza, eppure, per qualche strano motivo, quella parlava sempre e solo con il professore.
“Intendo dire” cercò allora di spiegarsi lei “che voi avete appena fermato un criminale che voleva distruggere Londra e che aveva rapito il primo ministro con l’aiuto di uno scienziato pazzo (ehi! Piano con gli insulti ndDimitri Allen); 2+2 al mio paese fa quattro”.
“Co… co… cosa?” Luke non sapeva che dire o fare.
Il professore, allora, cercò di buttarla sul ridere: “Allora non credo che i conti tornino, in quanto il tuo paese è l’Italia”
“Il mio paese è tanto l’Italia quanto l’Inghilterra, e lei lo sa bene professore”.
Nonostante quella avrebbe dovuto essere una rimpatriata tra vecchi amici la tensione era palpabile nell’aria e si poteva tagliare a fette con il coltello.
“Giusto…” ora anche il professore era in difficoltà. Non si aspettava un’ospite del genere.
Però, nonostante tutto, aveva capito esattamente cosa intendesse con il suo ragionamento.
Poi gli venne un flash.
“Un attimo. Tu come fai a saperlo?”
“Sapere cosa, professore?”
“Fantastico”pensò Luke “ora si diverte anche a fare l’impertinente”.
In realtà Luke ignorava il fatto che anche la ragazza era stata presa in contropiede e non sapeva, realmente, cosa volesse il professore. Anche se, diciamocelo, di certo non le aveva chiesto come faceva a sapere che 2+2 faceva 4.
“L’arresto e tutto il resto” cercò di spiegarle il professore. Non immaginava che la notizia fosse circolata così in fretta. Non se lo aspettava.
“In realtà, professore” cominciò allora lei a spiegare “la notizia è circolata solo un paio di giorni fa…”
I tempi coincidono” pensò il professore.
“E non è che abbiano detto poi chissà che, hanno solo detto che un pazzo folle (pazzo folle a chi? ndClive)  ha cercato di distruggere Londra rapendo il primo ministro, il primo ministro Bill Howks che stava lavorando a vari progetti per rendere Londra una città migliore (questa si che è buona! ndClive). E poi hanno dato tutto il merito a lei ed al suo assistente”.
Il professore, dopo aver ascoltato tutto con aria assorta, commentò: “È strano…”
“Cosa è strano, professore?” chiese Lara.
“I conti tornano ed allo stesso tempo non tornano…”, il professore sospirò.
Ora era Lara a guardare attonita lui.
“Vedi, noi la distruzione di Londra l’abbiamo davvero sventata un paio di giorni fa. Com’è pur vero che il primo ministro era stato rapito però…”
“Però?” chiese Lara incuriosita.
“Però con noi c’era anche Scotland Yard, ed allora perché, se quello che dici è vero, non è stata menzionata? E poi, se non erro, tu non mi hai parlato di un possibile movente, né mi hai detto l’età di Clive”.
“Clive?” Lara era scioccata e si chiedeva chi fosse quel tipo.
“Ed, inoltre, non è stato menzionato il suo nome… Volete sapere perché? Perché altrimenti la gente avrebbe potuto fare i collegamenti ed allora addio primo ministro. Tutti avrebbero capito e Bill Howks sarebbe stato in guai seri…”
Lara era sconcertata, non tanto dalle rivelazione del professore, ma dal fatto che, avrebbe giurato di aver visto, qualcosa luccicare vicino agli occhi del professore, scivolargli sulla guancia e poi cadere per terra sparendo; e non sapeva perché.
“Comunque” Lara decise di riprendere in mano la situazione “non ho capito molto di quello che ha detto, ma so che si può tutto riassumere in una parola, in una semplice, minuscola ed insignificante parolina: mistero. Ed io sono sicura di volerlo. So anche che vi state per imbattere nella più grande avventura di tutti i tempi. Ed io sono sicura di volerne fare parte”.
Lara si tolse gli occhiali da sole e guardò negli occhi prima Layton, poi Luke, poi tornò a Layton.
Luke rimase completamente rapito dall’intensità di quello sguardo, dalla sua luce, dal suo colore.
Infatti gli occhi di Lara erano azzurro ghiaccio, gelidi come questo ed impenetrabili come questo.
Ricordavano molto il colore di quelli di Clive, solo che quelli di lui assomigliavano di più all’azzurro cielo. Quelli della ragazza tendevano quasi all’acquamarina.
C’era un’altra cosa che accomunava gli occhi di quei due che non si erano mai conosciuti: la scintilla che gli brillava dentro.
Luke in quel momento ebbe paura. Sentì un brivido gelido percorrergli la schiena e gli venne la pelle d’oca al ricordo della scintilla di follia che brillava negli occhi di Clive che stava per distruggere Londra sul suo macchinario gigante.
Eppure, guardando meglio quegli occhi, Luke sentì una strana sensazione dentro di lui. Poi capì.
La scintilla negli occhi di quella ragazza, negli occhi di Lara, non era follia; era determinazione.
Era la determinazione di chi sa quel che vuole e quando lo vuole, ma sa anche come raggiungerlo.
Clive sapeva di volere vendetta e di volerla subito; ma non sapeva esattamente come ottenerla nel migliore dei modi. Era per questo che ora si trovava in prigione a Scotland Yard; ma lei no. Lei avrebbe ottenuto quello che voleva, e ne era cosciente.
Lo sapeva lei così come lo sapeva lui; e, a giudicare da quello che disse, lo sapeva anche il professor Layton.
“D’accordo. Visto che le cose stanno così credo sia il momento di una visita a Scotland Yard, o, per meglio dire, al carcere di Scotland Yard. Venite!”
“Co… co… cosa?” Luke non poteva credere alle sue orecchie, avrebbe voluto visitare Clive, ma da solo con il professore. Non con una come quella. Chissà come l’avrebbe presa Clive…
Ma era tardi per esporre le sue riflessioni perché, ormai, i due si erano incamminati verso la fermata dell’autobus e, visto il passo deciso con cui marciavano, non avrebbero accettato opzioni.
Luke sorrise, non sapeva perché, ma, tutto considerato, era felice. Anche se non l’avrebbe mai ammesso una bella avventura conclusiva prima della sua partenza verso l’America era quello che voleva.
Vide il bus che si avvicinava in lontananza; così corse, corse a perdifiato, corse per non perdere l’autobus che segnava l’inizio di qualcosa di nuovo.
Corse incontro ad una nuova avventura.
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Potevo fare di meglio, lo so. Scusate! (Non è vero, tutto considerato mi piace com’è venuto il capitolo).
Per prima cosa però mi scuso per le interruzioni di Dimitri Allen e Clive; ma si sa è meglio assecondare i pazzi. (Come scusa? Nd Dimitri e Clive). Niente, niente.
Poi volevo dirvi (anche se so che non ve ne frega niente) che inizialmente questo capitolo doveva venire diverso; doveva venire molto più allegro.
Del nuovo personaggio doveva uscire la parte allegra, simpatica, solare ed estroversa; non quella… bhè non quella… non quella che avete visto (o, per meglio dire, letto) in questo capitolo.
Però, tutto considerato, mi piace di più così. Comunque vi posso assicurare che prima o poi (forse, però, più poi che prima) la sua parte allegra (e tutto il resto delle cose che ho detto prima e che ora mi scoccio di riscrivere XD) farà capolino.
Detto questo vi lascio.
Luke: E no! Un attimo! Prima ti devo chiedere una cosa! Perché mi hai fatto fare la parte dello scemo in questo capitolo?
Giusto! Grazie Luke, mi hai fatto ricordare un’altra differenza tra questo capitolo ed il mio progetto originale.
Nel progetto originale Luke avrebbe dovuto commentare di più e fare commenti più salienti e capire più cose al volo. Ma poi, scrivendo, è uscito questo e mi sono chiesta: perché cambiarlo?
Luke: Autrice io… io… io…
Calmati! Fino a prova contraria è il tuo nel futuro fuori di testa, non tu!
Clive: Quindi se io ti uccido sono giustificato? Eh eh…
Non ti far venire strane idee in mente. E ora, mi permettete di salutare tutti, chiudere ed inviare? Grazie!
Comunque, dicevo, nel prossimo capitolo vedrò di fare ancora meglio. Per ora vi lascio dicendovi, però, commentate!!!

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Capitolo 3
*** Intermezzo < Sull'autobus > ***


Eccomi di nuovo qua. Dopo un immenso ritardo vi propongo un nuovo capitolo.
Prima però ringrazio nuovamente Magic Ally per la recensione e Lollipop_Chan che mi recensisce dal primo capitolo, ma io, intelligentemente, ho visto la sua recensione solo dopo aver postato il secondo capitolo senza ringraziamento. Scusa.
Dicevo, questo capitolo è un intermezzo, non perché non ci azzecchi nulla, ma solo perché non me la sentivo di chiamarlo capitolo 1. E poi perché è molto corto.
Ora, di sicuro, vorrete sapere quand’è che posterò il capitolo 1, così vi giuro che il prossimo sarà il capitolo 1 ufficiale.
Questo capitolo, se lo si può così chiamare, non era presente nel mio progetto originale.
Ma ho deciso di postarlo per dirvi qualcosa in più sul nuovo personaggio e per darvi qualcosa da leggere mentre aspettate il prossimo capitolo.
Un’ultima cosa: mi è stato segnalato un errore nella colorazione degli occhi di Clive. Bene, dovete sapere che ho una mia teoria sulla pazzia che dilata la pupilla, ma ve la spiegherò nel prossimo capitolo.
 
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Intermezzo < Sull’autobus >
 
Luke saltò sull’autobus un secondo prima che ripartisse. Ce l’aveva fatta per un pelo.
Il professore e Lara erano seduti in fondo e parlavano di qualcosa, ma con la confusione e la lontananza Luke non capì cosa. Quando si avvicinò smisero.
Lara fece per alzarsi, ma il professore l’anticipò e cedette il suo posto a Luke.
Il viaggio dal porto a Scotland Yard non era molto lungo e aveva poche fermate.
Per tutto il tragitto Luke fissò Lara. Voleva sapere qualcosa in più su di lei e sul perché voleva tanto un’avventura. Dal canto suo Lara voleva davvero capire perché Luke non le levasse gli occhi di dosso; anche se un po’ lo sospettava il perché.
A circa metà tragitto Lara cominciò ad avere caldo. Aveva ancora il cappotto addosso perché pensava che Londra fosse una città fredda, ma aveva avuto la fortuna, o sfortuna, di beccare l’unico giorno soleggiato e caldo dell’anno.
Così si tolse il lungo capotto nero lasciano sia Luke che il professore stupiti per il suo abbigliamento.
Lara indossava una maglietta nera a con le maniche a tre quarti e dei guanti neri. Un paio di pantacollant neri ed una gonna molto corta nera ed un paio di stivali alti quasi fino al ginocchio neri con tacchi a spillo.
Si tolse anche il capello rivelando una chioma bionda e lunga quasi fino a sotto le spalle.
Lara legò i lisci capelli in una coda alta con un elastico nero che aveva al polso.
In vita aveva una borsa nera, piccola ma capiente. Entrambi si chiedevano cosa potesse mai contenere, ma, nonostante Lara sapesse quanto desideravo scoprirlo non glielo disse e loro, per educazione, non glielo chiesero.
A dire la verità Luke era stato tentato di farlo ma il professore lo aveva bloccato con un’occhiataccia, così ci aveva rinunciato.
In compenso, però, Luke le chiese come fosse l’Italia e da che zona lei venisse. Lara fu felice di rispondergli.
“Io abito nel Lazio, a Roma. E’ la capitale dell’Italia ed ha dei monumenti dell’epoca romana che sono a dir poco spettacolari”
“Perché” chiese Luke indignato “i nostri monumenti non sono spettacolari?”
“Non lo so” rispose lei sempre tranquilla “non li ho ancora visti”
“Vorrà dire che te li farò visitare io stesso e che ti ricrederai”
“Affare fatto, Luke” Lara sorrise di fronte all’aria spavalda e determinata di Luke.
Luke ricambiò il sorriso.
“Comunque” riprese poi “dicevo, abito a Roma, ma vado a villeggiare in Toscana, nella parte nord. Con le sue colline ed i suoi vigneti è spettacolare. Ve lo farei provare, ma immagino che a dei bevitori di tè il vino non interessi molto, eh?”
“Forse, però vorrei comunque assaggiarlo” disse il professor Layton, anche se probabilmente lo disse più per cortesia che per vera voglia.
Lara fece spallucce e li avvisò che doveva cominciare ad alzarsi.
Una volta scesi i tre cominciarono ad incamminarsi verso Scotland Yard, quando Lara si fermò davanti ad una pasticceria.
“Scusate” disse “ma soffro il mal di mare, quindi prima d’imbarcarmi non ho mangiato niente”
Detto questo entrò nella pasticceria.
“Noi cominciamo ad andare” disse il professore avviandosi con Luke.
“Ma, professore, come farà a raggiungerci?”
“Non temere Luke, credo che sappia vagare abbastanza bene per Londra. In fondo è stata lei a dirci di scendere, no?”
Luke era ancora un po’ scettico ma non osò contraddire il professore, anche perché, ormai, erano arrivati all’ingresso di Scotland Yard.

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Capitolo 4
*** Capitolo 1 < A Scotland Yard > ***


Et voilà! Here I am! E già, io sono ancora qua, e già! (Vasco Rossi… u.u)
Ok, lasciamo perdere che è sicuramente meglio.
Dunque, ringrazio calorosamente: La Fenice, anonima K Fowl, e Eleonoraa11 per avermi recensita; 3 recensioni al capitolo che mi è venuto peggio, andiamo bene.
No, a parte gli scherzi, l’ho riletto dopo averlo postato e, tutto considerato, non era poi così male, forse…
Bene, chiusa parentesi. Volevo solo dire che ho rinunciato alla teoria della pupilla dilatata, ma potete stare certi che una teoria senza senso troverò il modo di postarla… u.u (ultimamente mi piace troppo questa faccina ma non so che cosa significhi… u.u).
Per concludere, quindi, gli occhi di Clive sono neri!
Adesso vi lascio al capitolo.
Ho letto dalle recensioni che siete tutti pieni di aspettative e spero di soddisfarle tutte; se c’è qualche errore mi scuso in anticipo e vi prego di non prendervela troppo se non è venuto bene o come vi aspettavate.
P.S. Per gli interessati: Clive e Lara non s’incontreranno ancora in questo capitolo, ve lo dico prima che iniziate a leggere così già sapete, più o meno, a cosa andate incontro.
P.P.S. Credo che il carcere di ScotlandYard si trovi dentro la stazione di polizia di ScotlandYard ma non ne sono del tutto certa, se non è così (cosa molto probabile) mi scuso in anticipo con i lettori ma avviso che non modificherò perché altrimenti dov’è la libertà dello scrittore? No, davvero il carcere dentro la centrale mi serve per reggere la storia, quindi vi prego di non essere troppo intransigenti su questo punto. Inoltre, la descrizione della reception(?) l’ho fatta tutta a memoria ed il gioco l’ho finito 30 anni fa (ma se 30 fa neanche esisteva!ndClive Infatti è un’iperbole, mio caro, ossia un’esagerazione; inoltre io non c’ero neanche 30 anni fa, quindi…ndme Quindi se la matematica non è un opinione…ndClive E questo ora che c’entra?ndme Ed io che ne so? Sei tu quella che sta scrivendo!ndClive Ah, giusto, è vero…ndme).
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Capitolo 1 < A Scotland Yard >
 
Luke si guardò intorno, l’ingresso della centrale di polizia era proprio come se lo ricordava dalla loro ultima visita quando ancora credevano che l’orologio potesse davvero farli viaggiare nel tempo.
C’era ancora lo stesso bancone dell’altra volta, nella stessa posizione dell’altra volta, con lo stesso poliziotto scansafatiche dell’altra volta, che faceva lo stesso cruciverba dell’altra volta dalla stessa rivista dell’altra volta.
Luke fece scorrere lo sguardo fino a vedere l’arco che se attraversato portava in due posti differenti, uno non lo conosceva ma c’erano delle scale che salivano, l’altro era l’archivio polveroso dove il professore aveva recuperato alcuni documenti Top Secret sull’esplosione di 10 anni prima.
Mentre il professore era perso nelle sue scartoffie lui era stato intrattenuto da Barton con un simpatico indovinello che aveva impiegato un’eternità a risolvere (non so voi ma io per risolvere quell’indovinello ci ho messo un secolo… eheh… p.s. Clive, non commentare l’iperbole, grazie…ndme).
Aveva più volte rinunciato a risolverlo ed aveva provato ad uscire ma quella simpaticissima guardia lo aveva trattenuto, inoltre, per quanto chiedesse al professore di muoversi quello se la prendeva con comodo.
Alla fine era riuscito a risolverlo, ma non aveva neanche avuto il tempo di esultare che il professore lo aveva portato via perché aveva finito di consultare i documenti; finire cinque minuti prima no, eh? (è quello che dico sempre anche io!!! Ho odiato il professore in quell’occasione.ndme)
Mentre Luke era assorto nei suoi pensieri il professore aveva chiesto alla guardia dove dovessero andare per il carcere e lui gli aveva indicato la direzione.
Mentre seguiva il professore, che aveva la mano destra nella tasca del cappotto, lungo il corridoio Luke chiese: “Ma non dovremmo compilare un modulo o come minimo dire chi siamo venuti a trovare?”
Il professore annuì.
“Ma non lo abbiamo fatto o sbaglio?”
Il professore rimase impassibile mentre rispondeva: “Io ho compilato un foglio prima di entrare, e quel foglio lo aveva la guardia…”
Luke aveva un’espressione interrogativa stampata in volto e voleva saperne di più ma il professore accelerò il passo senza più dire nulla; eppure Luke avrebbe giurato di vedere una strana luce negli occhi del professore.
In quel momento nella testa di Luke si accese una lampadina, il ricordo dell’ultimo sguardo lanciato al poliziotto prima di seguire il professore senza più voltarsi indietro: “Il poliziotto guardava compiaciuto un foglio che aveva davanti, apparteneva ad una raccolta a giudicare dai fogli attaccati, la penna blu che aveva in mano fino ad un attimo prima era buttata nel cestino perché era esplosa sporcando tutto e chiunque l’avesse in mano d’inchiostro blu. Anche il foglio che la guardia guardava era sporco ma quella non sembrava farci caso; non era un po’ insolito per un documento ufficiale?
Il poliziotto chiuse ‘la raccolta di fogli’ che aveva davanti contemplando la copertina di carta lucida del suo giornaletto di enigmistica e parole crociate.
Luke si voltò appena in tempo per vedere il professore infilare la mano destra, sporca d’inchiostro blu, nella tasca del giaccone.”
 
Clive era seduto a terra con le spalle al muro. Le ginocchia al petto e la faccia sprofondata nelle ginocchia.
La prigione era fredda ed umida e le sbarre di ferro gli ricordavano in continuazione lo stesso metallo che lui aveva usato per costruire il terribile macchinario con il quale voleva distruggere Londra.
Sorrideva al pensiero che avrebbe potuto distruggere Londra se l’unica persona in grado di fermarlo non fosse stata presente, e, sicuramente, non sarebbe stata presente se lui stesso non l’avesse chiamata.
Era stato proprio uno stupido.
Era stato proprio uno stupido, sempre.
Di solito un ladro che progetta un furto non avverte la polizia in anticipo e si fa trovare con le mani nel sacco e con la refurtiva in mano per farsi arrestare.
Di solito una persona che era diventata maggiorenne da poco più di un paio d’anni non cercava di distruggere Londra.
Alzò la testa e fissò il soffitto della cella; poteva andargli peggio.
In fondo era lì nella prigione di Scotland Yard, è vero, ma non quella di massima sicurezza.
In realtà in quella di massima sicurezza erano stati trasferiti tutti i criminali che erano in quella prigione.
Lo scopo del primo ministro era farlo stare da solo, ed era sicuramente più facile svuotare alcune celle di relativa pericolosità che un carcere di massima sicurezza. Davvero intelligente il primo ministro.
Come lo era stato del resto anche lui quando aveva collegato il suo macchinario al suo cuore.
Come del resto lo era stato anche il professore quando era riuscito a collegare il macchinario ad un orologio.
Sorrise di nuovo al pensiero di quella notte, non che la ricordasse poi così bene. Ricordava di essere svenuto perché colpito da un pezzo staccatosi dalla sua macchina. Buffo, aveva rischiato di morire a causa della sua stessa creazione. Quando si era ripreso il macchinario era già sprofondato e lui era in manette.
Ora, da solo, rimuginava sulla sua vita ma anche no. Non aveva molto da fare lì; magari ricevesse almeno qualche visita.
Peccato che gli unici che sarebbero potuti venire a trovarlo erano i suoi amici, ma lui non aveva amici, o i suoi parenti, ma lui non aveva parenti. In fondo non era stata proprio la sua assenza di parenti a fargli costruire quel macchinario gigante?
Mentre era perso nelle sue riflessioni Clive sentì delle voci; erano ancora lontane, provenivano dal fondo del corridoio.
Inizialmente pensò si trattasse della guardia, ma poi, ascoltando meglio, riconobbe le voci.
Scattò subito in piedi e si avvicinò alla porta della cella.
Mano a mano che si avvicinavano le voci si facevano più nitide e chiare, o per meglio dire la voce; l’altra aveva detto qualche parola poi aveva taciuto e non rispondeva più alle domande a lei, o per meglio dire a lui, rivolte.
Clive era sorpreso da quello che diceva Luke, infatti, chiedeva, continuamente, se fosse legale e se sarebbero finiti nei guai con la legge.
Clive sussultò. Era illegale fargli visita? Non che qualcuno ne avesse voglia, ma l’adorabile primo ministro britannico era arrivato perfino a fare questo pur d’isolarlo completamente dal mondo esterno? Non gli bastava averlo lasciato completamente da solo a pane e acqua? Cosa sarebbe arrivato a fare in futuro se già ora era arrivato a questo?
In realtà, Luke era preoccupato per la legalità del foglio compilato dal professore, non era sicuro che le parole crociate potessero considerarsi documento giuridico e fare testo davanti ad un giudice in un’aula di tribunale. Ma il professore si ostinava a non rispondere ed a tacere.
Alla fine sbuffò esasperato mentre il professore apriva la porta delle prigioni; per quanto in quel momento fosse infuriato con il professore, Luke non vedeva l’ora di rivedere Clive e la felicità superava di gran lunga la rabbia.
La prigione era composta da tante celle, ma solo una era occupata.
Quando li vide Clive s’illuminò, ma si sentiva in colpa per averli messi nei guai con la legge.
Il professore lo salutò cordialmente e Clive si accorse che aveva la mano destra infilata nella tasca del cappotto.
Un’altra cosa che a Clive non passò inosservata ma al professore sì fu l’occhiataccia che Luke scoccò al professore; ma non riusciva a capirne la ragione.
Luke si avvicinò alle sbarre della prigione e tentò di abbracciare l’amico che ormai considerava come un fratello maggiore.
“Allora, che si dice?” domandò Clive. Quella si preannunciava essere la sua unica visita per molto, moltissimo, tempo e voleva almeno sapere qualcosa.
“Tante cose…” rispose il professore vago. Non era da lui.
Luke non si fece scappare l’occasione per scoccare una frecciata al professore, anche se sapeva che già dal giorno seguente se ne sarebbe pentito: “Clive, ti annoi?”
Clive lo guardò leggermente attonito ma annuì.
“Ed allora perché non fai le parole crociate” continuò Luke imperterrito “il professore è un asso a farle, potrebbe aiutarti…” ma fu bloccato da un’occhiataccia del professore.
Clive guardò Luke arrossire fino alle punte delle orecchie, calarsi bene il cappello affinché nascondesse la faccia e poi abbassare lo sguardo verso il pavimento. Ed in tutto questo non aveva ancora capito che cosa c’entravano le parole crociate.
Decise, comunque, di non chiedere nulla a riguardo; se era davvero illegale fargli visita era molto probabile che restasse loro pochissimo tempo prima della separazione.
Il professore aggiornò Clive sugli ultimi avvenimenti, ossia che la notizia della distruzione di Londra e del suo arresto erano circolate molto rapidamente e non solo in Inghilterra, avevano infatti informatori molto attendibili che glielo avevano comunicato dall’Italia.
“Fantastico” sospirò Clive “ora sono un delinquente internazionale…”
“Io non direi proprio delinquente” il professore soppesò bene le parole prima di continuare “più che altro una specie di star, se così si può dire…”
“Professore” ribatté piccato Clive “non mi starà dicendo che ho distrutto mezza città di Londra ed ora la gente vuole il mio autografo, spero. Perché dubito che sia seriamente possibile se a queste persone è rimasto un briciolo di ragione non farebbero mai una pazzia del genere.”
“Da che pulpito…” commentò Luke, quel giorno scoccava frecciate a chiunque.
“Ehi” s’indignò ancora di più Clive “cosa intendi con questo?”
“Niente, niente…” rispose il piccoletto con noncuranza.
Ma Clive non aveva intenzione di lasciare cadere l’argomento così insistette fino a quando Luke non si esasperò al punto da iniziare a rispondergli a tono.
Il professore scosse la testa sconsolato: “Clive, mi sorprendo di te. Sei grande e non dovresti arrabbiarti così con un bambino. Luke, in quanto a te, sappi che un vero gentiluomo non fa cose del genere”
“Da che pulpito…” sbottò Luke.
“Cosa intendi Luke?” chiese il professore, anche se lo aveva già capito.
“Bhè, se non è da gentiluomini alzare la voce lo è per caso entrare in una prigione di nascosto?”
I peggiori timori di Clive furono confermati, fargli visita era davvero illegale.
“Luke, noi non siamo entrati di nascosto” replicò il professore leggermente indignato al pensiero che qualcuno potesse mettere in dubbio la sua buona condotta “ho anche parlato con la guardia e completato un suo foglio”
Clive era troppo perso nei suoi pensieri per fare caso a quello che diceva il professore ma non gli sfuggì il cambio repentino di umore dei due.
“Ma non era il foglio che avrebbe dovuto compilare, professore” esplose Luke.
“Luke, ora basta” rispose un Layton esasperato.
Ma Luke non aveva intenzione di cedere, ormai aveva rischiato troppo grosso e detto troppo per poter tornare indietro o sperare nel perdono del professore.
“Professore, Luke, che vi succede?” chiese Clive, preoccupato.
Il professore riprese il suo solito contegno e, rispondendo a Clive, attribuì il malumore che Luke aveva addosso da quella mattina all’unico motivo secondo lui possibile: “Diciamo solo, Clive, che a Luke non va molto a genio la nostra informatrice dall’Italia di cui ti ho parlato prima.”
Luke arrossì nuovamente e tentò di dire qualcosa ma fu interrotto da una serie di urli che provenivano dal fondo del corridoio, dall’ingresso.
Tendendo l’orecchio i tre riuscirono a capire le parole.
Chissà perché il primo pensiero di Clive fu che le guardie avessero scoperto la loro intrusione e che ora se la stessero prendendo con il poliziotto per non averli bloccati; ma sentendo meglio capì che non era questo.
Anche perché le voci erano due e, anche se una era sicuramente quella del poliziotto dietro al bancone, l’altra era una voce femminile.
“Cosa vuol dire che non posso entrare?” esclamò la voce femminile.
“Ma niente, solo che una prigione con dei criminali non è il posto adatto per una signorina come voi…” i tre nella prigione non potevano vederlo in quanto stavano assistendo alla scena soltanto indirettamente ma la guardia stava sudando freddo “… e poi, non posso farla entrare senza un accompagnatore, signorina”
Clive credette di aver capito a chi apparteneva quella voce così disse: “Mi sa proprio che avete lasciato Flora fuori” insomma, quale altra femmina sarebbe potuta venire a fargli visita?
Ma i due avevano la brutta e spiacevole sensazione che quella non fosse Flora, ed infatti la frase successiva della ragazza lo confermò.
“Ma qui c’è scritto che solo i minorenni devo essere accompagnati; io sono maggiorenne! Vuole vedere la carta d’identità?”
Clive sussultò, Flora non era maggiorenne prima che venisse arrestato ed era sicuro di non essere rimasto in prigione così tanto tempo, altrimenti anche Luke sarebbe cresciuto, no?
Clive stava per chiedere chiarimenti al professore quando si accorse che lui e Luke erano sbiancati; ma non si spiegava il perché.
Clive non poteva saperlo, ma il professore e Luke avevano riconosciuto la voce e, sinceramente, non si aspettavano un comportamento così focoso da parte di quella ragazzina.
La persona che era in fondo al corridoio a litigare con la guardia non era, come aveva immaginato giustamente Clive, Flora; ma era, bensì, una persona che i due avevano lasciato in pasticceria poco prima.
La voce apparteneva alla loro informatrice dall’Italia.
La voce era di Lara.
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Ah, bhè, sinceramente non so che dire. Ho lasciato che fosse il capitolo a dire tutto.
Mi scuso se è un po’ lungo, avevo anche pensato di dividerlo (dove c’è lo spacco) e magari farne un altro intermezzo per poi lasciare il capitolo 1 per l’incontro con Clive. Ma poi non avrei saputo quando postarlo.
Infatti, mi dispiace dirlo ma penso che prima di metà Settembre non riceverete miei aggiornamenti, stessa cosa dicasi per le recensioni non prendetela male o come un affronto personale se non vi rispondo subito; ma per assenza di wireless non posso collegarmi al sito. Mi dispiace e mi scuso.
Comunque, dicevamo, per quel genio che non l’avesse ancora capito Layton non ha compilato alcun modulo per entrare a visitare Clive ma le parole crociate del poliziotto che, felice che qualcuno fosse finalmente riuscito a finirle, si era completamente dimenticato di chiedere un documento (cosa che invece si è ricordato di fare con Lara, ma sarebbe stato molto meglio se non l’avesse fatto… XD).
Detto questo: io ho fatto del mio meglio in questo capitolo e mi sono impegnata parecchio per realizzarlo (in confronto ai 10 minuti dell’intermezzo i 2 giorni di questo dovrebbero essere un’eternità); non so se è come ve lo aspettavate, e probabilmente non è neanche come me l’aspettavo io: io non avrei messo il litigio, ma scrivendo di getto è uscito fuori e mi è piaciuto.
Spero solo che anche voi siate del mio stesso avviso.
Credo che questo, fino ad ora, sia il capitolo nel quale il carattere dei personaggi differisce di più dall’originale (Layton e Luke che litigano perché Layton non ha rispettato la legge, ma quando mai si è vista una cosa del genere?); poi c’è Clive che crede sia illegale fargli visita, ma lascio a voi il giudizio sulle riflessioni personali del nostro amico.
Ed a proposito di Clive, mi pare di aver promesso che non avrebbe rimuginato troppo sul passato ma un po’ sì. Non so per voi quanto sia troppo e quanto sia un po’ ma io ho la sensazione di non aver proprio mantenuto la promessa, ma, ripeto, lascio a voi il giudizio perché, anche se non credo di aver mantenuto la promesso al 100% credo anche che il capitolo sia venuto bene.
Sul finale (ultimo rigo) non so che dire, cioè, doveva essere questo, ma non sono pienamente soddisfatta di come ho espresso un concetto.
Se ora state guardando storto lo schermo del vostro computer perché non credete che mi possa davvero autocriticare sappiate che non è la prima volta che lo faccio; di solito quando su questo sito posto un capitolo e poi lo rileggo dopo un po’ di tempo non mi piace mai com’è venuto, eppure non lo cambio…
Ora però è meglio che vi lasci perché qui, tra prologo ed epilogo, l’angolo dell’autrice sta diventando più lungo del capitolo stesso e non è possibile una cosa del genere.
Vi prego, però, di commentare anche se non potrò rispondere immediatamente perché per me è davvero importante cosa ne pensate di questo di capitolo.
Baci e commentate!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 2 < Strane rivelazioni? > ***


Salve a tutti lettori accaniti (ma ti sei accorta che sei rimasta sola?ndtutti) bhè, proprio sola sola no, in quanto ringrazio La Fenice e anonima K Fowl per le loro recensioni. Riguardo agli altri devo dire che, dopo aver superato lo shock iniziale di due sole recensione al capitolo che credevo fosse venuto meglio fino ad ora, non ci sono rimasta troppo male perché so che in quel periodo molti di voi erano in vacanza, ed infatti anche io sono stata poco presente, e poi ci sono anche i lettori silenziosi, ossia quelli che non recensiscono e che magari non sono neanche iscritti al sito e che vengono solo per leggere la mia fic… ok, ora sto sclerando, magari hanno semplicemente aperto il file per sbaglio…
Comunque, c’è da dire che fino a quando anche solo una persona mi seguirà io andrò avanti a postare.
E proprio per andare avanti vi lascio al capitolo. In questo capitolo Clive e Lara s’incontreranno, ma ad insaputa di Lara e un po’ anche di Clive; inoltre, se il professore nello scorso capitolo vi ha scioccato per la sua trasgressione alle regole in questo lo vedrete mentire spudoratamente… a Lara, Clive e alla polizia di Scotland Yard; se vi ho incuriositi almeno un po’ e se volete sapere che succede vi consiglio di non perdere altro tempo e di leggere.
 
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Capitolo 2 < Strane rivelazioni? >
 
Lara stava inveendo contro il poliziotto all’ingresso di Scotland Yard.
Aveva mangiato un paio di bigné alla crema in pasticceria ma aveva ancora fame, non vedeva l’ora di recuperare Luke ed il professore ed andare a pranzo, e l’ultima cosa che le serviva in quel momento era una guardia scansafatiche e rompiscatole che le faceva perdere del tempo prezioso.
Quando, però, la guardia le chiese la carta d’identità la situazione parve sbloccarsi un po’.
E finì di sbloccarsi quando il poliziotto le indicò la strada per le celle e l’accompagnò tra una scusa e l’altra.
 
“Ehm, professore, Luke, che vi prende sembra che abbiate visto un fantasma…” disse titubante Clive, l’unico a non sapere a chi appartenesse la voce.
“Ah, come?” il professore fu il primo a riprendersi ed era indeciso se spiegare tutto a Clive o meno.
“Professore, sta arrivando…” disse piano Luke.
Tutti e tre tesero l’orecchio e sentirono avvicinarsi dei passi lungo il corridoio.
“E non è sola…” concordò Layton.
Clive immaginò che chiunque stesse arrivando era in compagnia di una guardia e quindi per i due poteva rivelarsi pericoloso restare lì: “Professore, credo sia giunto per voi il momento di andare…” cominciò, ma il professore lo bloccò con un brusco movimento della mano. Non era da lui; quel giorno stavano succedendo un sacco di cose strane.
I passi ormai erano vicinissimi, ed infatti pochi istanti dopo comparve la guardia dell’ingresso, che si stava ancora scusando, seguita a ruota da Lara.
Lara riprese dalle mani della guardia il suo documento d’identità e lo ripose nella borsetta nera; poi alzò lo sguardo e cominciò ad osservare la stanza.
La ragazza non si accorse subito di Clive, prima il suo sguardo vagò su tutte le celle vuote per poi posarsi sul professore.
“Professore” esordì lei “sono arrivata; allora, dov’è questo pericolosissimo criminale…” in realtà dal tono della voce si capiva benissimo che non aveva paura, al massimo era annoiata.
Poi si voltò verso la guardi sperando che avesse quella la risposta che cercava.
“Bhè, ecco…” il professore aveva una strana sensazione che non riusciva a spiegarsi, così si limitò a spostarsi lateralmente.
Lara si voltò verso dove credeva che ci fosse il professore ma si trovò a fissare un ragazzo che doveva essere maggiorenne da al massimo due anni e che la stava fissando con due penetranti occhi neri.
Dal canto suo Clive era curioso di vedere chi fosse questa nuova arrivata, e quando il professore si era spostato e lei si era girata era rimasto di sasso. Gli ricordava vagamente qualcuno, qualcuno che aveva conosciuto tanto tempo prima.
Lara fissava il ragazzo e Clive fissava la ragazza. Entrambi avevano uno strano senso di deja-vu.
Lara osservò il ragazzo per qualche istante ancora, poi posò il suo sguardo su Luke, quel ragazzo gli assomigliava incredibilmente; anzi avrebbe detto che sembrava Luke solo di dieci anni più grande, magari nel futuro.
Quando però espresse quella sua considerazione ad alta voce proprio non capì perché i tre si erano scambiati una strana occhiata e poi perché il professore divenne ancora più pallido di prima; anche se questo non lo capirono neanche gli altri due.
Alla fine Lara decise di arrivare al nocciolo della questione e prese un bel respiro.
“Pro… professore, è lui?” domandò esitante Lara, non sapeva perché ma sperava di ricevere una risposta negativa.
Clive stava per annuire, ma allo stesso tempo spiegarle come stavano davvero le cose e dirle che non era un pericolosissimo criminale, non sapeva perché ma aveva la sensazione di doverglielo.
Ma il professore lo precedette: “Lara, Lara, Lara… ti facevo più intelligente, molto più intelligente. Come puoi credere che tengano chi ha cercato di distruggere Londra solo soletto in questa prigione per niente controllata? Il nostro uomo si trova nel carcere di massima sicurezza, mica qui. Quindi direi che possiamo anche andare via.”
Detto questo il professore afferrò per un braccio Luke, prima che potesse ribattere, fece un rapido cenno di saluto con la testa alla guardia, prima che potesse ribattere, si allontanò da Clive, prima che potesse ribattere, e si trascinò via Lara, prima che potesse ribattere.
Clive li guardò andare via ma per lui era come se quella visita gli avesse lasciato l’amaro in bocca.
L’ultima cosa che sentì era la ragazza bionda, che a quanto aveva capito si chiamava Lara, che diceva al professore: “Professore, non sono d’accordo con lei. Non sarebbe più sensato mettere il criminale anche se in una prigione non di massima sicurezza ma da solo? E non sarebbe più facile liberare una prigione non di massima sicurezza rispetto ad una piena di ‘veri’ criminali?”
Clive non poté trattenere un sorriso mentre li sentiva allontanare; intelligente quella ragazza, molto più intelligente di quanto si aspettasse.
 
Charles, così si chiamava la guardia, (in realtà non so se si chiama così, e dubito che mai lo si saprà, ma questo mi pare un nome da guardia quindi credo possa andare XDndme) fissata con le parole crociate, appena uscita dalla scuola di polizia e fresca di diploma, che presiedeva l’ingresso di ScotlandYard.
Quel giorno gli erano capitate un sacco di cose strane, a cominciare da quei due tipi, l’uomo ed il ragazzo, che aveva la sensazione di avere già visto sempre in quella stessa settimana, poi c’era stata quella ragazzina che sembrava un’indemoniata o qualcosa del genere… (come scusa?ndLara) ed infine aveva avuto una terribile notizia. Gliel’aveva data l’uomo, che ormai aveva riconosciuto come il famoso professor Layton, e adesso doveva assolutamente avvertire l’ispettore.
Accompagnò il trio, composto dal professore e dai due ragazzi, fino all’uscita, giusto per accettarsi che si allontanassero abbastanza e poi, dopo averli visti uscire e svoltare l’angolo, corse dietro al bancone e cercò nella rubrica telefonica un numero in particolare; quando lo trovò lo compose in tutta fretta pregando che fosse libero.
Quando sentì che il telefono cominciava a squillare tirò un sospiro di sollievo, ma in cuor suo non si sentiva affatto sollevato, mentre sperava che non fosse già troppo tardi.
 
L’ispettore Chelmey si stava godendo il meritato riposo dopo aver salvato il primo ministro; si aspettava come minimo di essere nominato cavaliere, ma a stento il suo distretto era stato nominato quando erano state rilasciate le dichiarazioni.
Si era ripromesso, allora, che non avrebbe più avuto niente a che fare con Dimitri Allen, il primo ministro, Clive e le macchine del tempo.
O, almeno, si era ripromesso di non avere più niente a che fare con tutta questa pazzia fino a quando Charles, un novellino ancora molto inesperto, lo aveva chiamato per riferirgli una cosa importante e sconvolgente.
Adesso l’ispettore Chelmey correva a perdifiato per le strade di Londra fino ad arrivare all’ingresso di Scotland Yard.
Entrò e vide Charles dietro al bancone.
“Ispettore, finalmente…” disse il ragazzo, ansante; manco avesse corso lui da un capo all’altro di Londra.
“Taci ragazzo, che ci ho messo solo dieci minuti” sbuffò l’ispettore.
“Certo, ma dieci minuti sono sempre troppi quando c’è di mezzo la sicurezza della città”
“Ragazzo, non metto in dubbio che sia così, ma ti devo per caso ricordare chi di noi due è la recluta e chi quello con il grado più alto?”
“No, ispettore” rispose Charles, adesso non c’era tempo per le lezioni impartite da un vecchio decrepito (come scusa?ndispettore Chelmey).
I due corsero fino a raggiungere la prigione.
“Spero per te che sia vero” disse Chelmey mentre si guardava intorno.
Di tutte le celle solo una era occupata. Il suo occupante era un ragazzo sulla ventina che al momento era accovacciato vicino al muro.
“Che hai Clive, stai male?” anche se aveva cercato di distruggere Londra l’ispettore aveva preso in simpatia quel ragazzo.
Clive però dimostrò di stare benissimo scattando subito in piedi con un movimento abbastanza innaturale da sembrare quasi robotico, ma nessuno dei due poliziotti ci fece troppo caso.
Rimasero lì a fissarsi per un po’ quando arrivò anche Barton.
“Alla buon ora” lo sgridò Chelmey, ma non aspettò neanche le scuse del suo assistente, ora aveva altre cose da fare.
Si fece dare da Charles le chiavi della cella ed entrò.
Squadrò Clive da capo a piedi senza trovarci nulla di strano ed iniziò ad inveire contro la giovane guardia.
“Stupido! Colui che ha cercato di distruggere Londra è qui di fronte ai tuoi occhi!”
“Ma il professore ha detto che non era lui…” urlò tra le lacrime Charles, in che immenso pasticcio si era cacciato; magari quello del professore era solo uno scherzo e che magari non aveva niente a che fare con lui.
“Il professore, eh?” domandò l’ispettore cominciando a chiedersi che senso aveva tutto quello.
Charles annuì.
L’ispettore Chelmey squadrò per un’ultima volta Clive immobile ed alla fine decise di lasciare perdere; stava per uscire dalla cella quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Si avvicinò per controllare meglio e si accorse di non essersi sbagliato; quel qualcosa era grigio e metallico. Era un bullone.
“Charles!” urlò “Dov’è ora il professore?”
“Non lo so con esattezza, ma ho visto che girava dietro la prigione…”
“Dannazione!” imprecò l’ispettore.
“Ma che succede?” domando il giovane.
“Che succede?” scattò Chelmey “Succede che il ragazzo qui presente non è quello che ha cercato di distruggere Londra!”
Charles fissò il suo superiore stralunato perché non capiva cosa ci fosse di così strano: “Bhè, ed io che le ho detto quasi mezz’ora fa al telefono?”
E proprio non riuscì a spiegarsi perché Barton gli urlasse di correre e perché l’ispettore aveva le pupille dilatate e gli occhi iniettati di sangue.
 
Ad un tavolo, in un ristorante alle spalle di Scotland Yard.
“Oh, che strano…” esclamò d’improvviso il professore “mi fischiano le orecchie, qualcuno starà parlando di me…”
Ma nessuna delle tre persone che stava mangiando diede troppa importanza alla cosa.
Soprattutto una che, per quanto avesse fame dopo un lungo viaggio in barca, aveva una strana sensazione allo stomaco che glielo chiudeva.
Uno strano senso d’angoscia riguardante il ragazzo che aveva visto in prigione.
“Non può essere, non è possibile…” disse Lara, ed una lacrima scivolò veloce fino a cadere sulla stoffa del tovagliolo che teneva sulle gambe; ma nessuno degli altri due se ne accorse perché lei aveva parlato sotto voce e perché erano troppo impegnati a mangiare.
Lara si morse il labbro inferiore nello sforzo estremo di non piangere più ma, accortasi di non esserne capace, scappò nel bagno delle signore, che era vuoto, e cominciò a piangere.
Neanche questa volta i due sospettarono qualcosa.
 
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Dunque, per prima cosa voglio dire che il professore e Luke sono due imbecilli patentati se non si accorgono di quanto sta male la loro amica.
Luke: Amica? Ma se a stento la posso vedere…
Zitto! Questo è il mio angolo!
Comunque, dicevamo.
A parte questo, mi dispiace se il capitolo è un po’ lunghetto e forse anche un po’ incasinato, volevo tagliarlo dopo la parte di Charles, ma poi, non sapendo tra quanto tempo aggiornerò, non per assenza della wireless, ma perché ricomincia la scuola. Così l’ho lasciato lungo.
Spero vi sia piaciuto, a me è parso abbastanza pieno di suspense.
In questo capitolo gli ingranaggi cominciano già a muoversi, e cominciamo ad entrare nella storia vera e propria, che finalmente sono riuscita a definire, vi avviso già da ora che forse sarà presente una piccola incongruenza ma non m’interessa, altrimenti la storia non potrebbe funzionare.
Riguardo a Lara, non preoccupatevi per lei, dal prossimo capitolo la vedrete di nuovo piena di forze e di energie, la vera persona di cui bisogna preoccuparsi ora è Clive, ed anche del povero Charles, mi fa una tenerezza…
E pure di Layton, qui tra trasgressione delle regole, bugie come se piovesse ed un processo in tribunale le cose non vanno affatto bene… come “quale processo?” ma quello che… quello a cui assisterete se continuerete a seguire questa fic.
Ora vi lascio e spero di ricevere presto vostre recensioni; vi avviso, se non ho almeno una recensione non vado avanti.
Posso sembrare strana, ma lo faccio solo per sapere che ne pensate della storia.
Detto questo…
Alla prossima!!!

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Capitolo 6
*** Ritardo (forse troppo) sul prossimo cap. ***


Faccio schifo lo so, quindi non c'è bisogno che me lo ricordiate.
Vi ho abbandonati così senza darvi neanche uno straccio di spiegazione o di annuncio non ho scusanti, in ogni caso proverò a spiegarmi.
La verità è che a dicembre abbiamo occupato la scuola quindi non ho avuto modo di scrivere, mentre ora a gennaio siamo in chiusura di quadrimestre e non posso scrivere doppiamente,
In ogni caso, sappiate che ho deciso (poiché ho tre fiction su questo sito) che aggiornerò ogni fiction una volta al mese, una fiction a settimana insomma (l'ultima settimana faccio la perfida e non aggiorno niente XD).
So che sono dei tempi lunghi (più lunghi di mesi di inattività?ndtutti), ma almeno vi posso garantire che quello ve lo posterei e non vi rimando a chissà quando...
In ogni caso spero possiate perdonarmi e che continuerete a seguire la mia fiction.
Con affetto la vostra odiosa e tutt'altro che puntuale, fedele e leale,
magixludo
P.S. Il prossimo aggiornamento aspettatevelo quindi per febbraio!

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Capitolo 7
*** STORIA IN REVISIONE!!! ***


STORIA IN REVISIONE!!!
 

È da un po’ che non aggiorno, ne sono cosciente, e se devo dirla tutta sarà per un altro po’ che non aggiornerò; non perché io abbia deciso di abbandonare questa fan fiction (io non abbandono mai le storie, al massimo le sospendo momentaneamente!) ma perché la mando in revisione. 
Vi terrò aggiornati su come procederanno le cose, nel frattempo questa storia è sospesa ed in revisione.
Vi ringrazio sicura della vostra comprensione.

magixludo

P.S. Alla fine ho anche trovato un titolo alla storia, dal prossimo aggiornamento verrà modificato in: Il professor Layton e il passato ritrovato.

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