Non lasciarmi la mano

di NotFadeAway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non lasciarmi la mano ***
Capitolo 2: *** Non lasciarmi la mano ***



Capitolo 1
*** Non lasciarmi la mano ***


-Rose, sei pronta? – disse una voce al di là della porta.
-Sì, un secondo ed esco!-
Rose era chiusa nel bagno striminzito dell’Espresso per Hogwarts e si stava infilando una maglietta Babbana, mentre la divisa nera della scuola vegetava appallottolata nel lavandino.
-Va bene, allora io mi avvio nello scompartimento-
-Vai, ti raggiungo là-
Quella voce apparteneva ad Andrea, la persona di cui Rose si era innamorata circa tre anni e mezzo prima.
Raccattò tutto e fece scattare la serratura, poi uscì e si ritrovò nello stretto corridoio del treno.
Proprio in quel momento stavano passando davanti ad un lago immenso, uno specchio d’acqua grigia, sotto il cielo nuvoloso della Scozia.
E poi la mente di Rose fu altrove.
 
Lei e Andrea stavano riposando tranquillamente all’ombra di una quercia, nel parco di Hogwarts ormai del tutto deserto. Erano gli ultimi giorni di ottobre e la sera stava adagiando lentamente le sue ombre sull’orizzonte, portandosi via la luce. Era un crepuscolo nuvoloso, il cielo e il lago erano del colore del ghiaccio.
Alcuni libri voluminosi erano sparsi tra l’erba folta e scura e delle pergamene arrotolate facevano da contorno al quadretto.
Andrea giaceva nella penombra, i capelli mori, corti, di tanto in tanto mossi da un alito di vento.
Poi Rose aveva cacciato fuori delle Gobbiglie.
Iniziarono a giocare e a scommettere, ma Andrea era troppo abile e vinse tutto, anche il diritto di scegliere la penitenza di Rose.
Si raddrizzò, poi puntò un dito davanti a sé.
-Lago- disse.
-Sì, Andrea, lo so che è un lago. Poi, se guardi di là…vedi? “Montagne” – e puntò il dito di Andrea verso la loro destra – Mentre, se vai di … -
-No no – la interruppe, impassibile – Non fare la finta tonta, ho detto “LAGO” –
Rose sbuffò, ma era divertita, non poteva nasconderlo.
-E va bene…- si alzò e fece per avviarsi.
-Eh no…- la fermò Andrea – Qua la maglietta-
Rose avvampò e per un momento rimase zitta, ma poi protestò.
-No, non vale! Ho la tunica, così poi sono nuda! –
-Non rompere le palle, non c’è nessuno!- ghignò – Avanti, metti qua –
E il bagno glielo fece fare davvero, sapete? Tuffo a bomba nel lago di Hogwarts in pieno ottobre. Ma Rose non si può affatto lamentare, deve tutto a quella scommessa persa.
La ragazza uscì dall’acqua gocciolante, le tremavano anche i capelli e, come nelle cose che sua madre chiamava “cartoni”, le battevano incredibilmente i denti.
-Vieni qua, sciagurata! – fece Andrea.
Aveva fatto apparire un asciugamano rosso che sapeva tanto di morbido. Rose mosse qualche passo e poi Andrea la avvolse in esso, facendo passare un braccio attorno a lei. 
Erano a pochissimi centimetri ormai.
Rose fece qualcosa  a metà tra un respiro e un risolino, le guance erano più rosse dei suoi capelli.
Andrea la guardò dritto negli occhi. Poi sorrise e, lentamente, la baciò.
 
Nel treno, Rose sentì il suo cuore protestare per l’eccessivo lavoro degli ultimi tempi. Sorrise sotto i baffi e si avviò verso il loro scompartimento.
Si affacciò: dentro c’erano Al, Mark, Catherine e Andrea.
Suo cugino era seduto vicino alla porta dello scompartimento e stava scartando un paio di Cioccorane. Mark e Catherine, avvinghiati sul sedile opposto, stavano dimostrando che la teoria dell’incomprimibilità dei solidi era sbagliata. Andrea era, invece, accanto al finestrino.
I suoi capelli erano un po’ più lunghi rispetto al loro primo bacio, ma ancora non arrivavano alle spalle. I suoi occhi chiari, si spostarono su di lei appena entrò nello scompartimento. Si sedette sul posto accanto al suo e subito Andrea le passò un braccio attorno alle spalle.
-Andrà tutto bene, vedrai – sussurrò Andrea – Non devi essere preoccupata –
Rose mugolò. Andrea rise e la baciò. Lei rispose al bacio premendo la propria faccia contro la sua, mentre le mani iniziavano a passare sul collo di Andrea.
Albus alzò lentamente gli occhi dalle sue Cioccorane. Guardò a scatti prima davanti a sé, poi alla sua destra, quindi si alzò.
-Ehm, okkey, io vado…- nessuna risposta – Ecco, ci vediamo dopo… - niente – Sì, già…ciao…-
E uscì, imbarazzato.
 
-Al, Rose ti sta cercando!-
Il ragazzo aprì gli occhi spaesato.
-Ma che ore sono?- si lamentò in uno sbadiglio.
-Sono le cinque di pomeriggio, idiota, sei tu che ti sei addormentato sul divano – fece Catherine.
-Ah, già, giusto – Si mise a sedere e si stiracchiò.
-Muoviti! Aveva detto che era urgente! –
-Sì, sì, vado! –
Si diresse verso l’uscita della Sala Comune di Serpeverde, varcò il passaggio e Rose era là davanti.
Aveva tutta l’aria di una persona che stava nascondendo un sorriso a trentadue denti.
Prima che Al potesse parlare, lo afferrò per un braccio e se lo trascinò dietro di corsa, fin quando non raggiunsero un angolino tranquillo.
Si sistemarono in una rientranza del muro, uno di fronte all’altra, in silenzio. Rose rimase a guardare il suo migliore amico, sorridendo, senza parlare.
-Allora, dai, che è successo? Non tenermi sulle spine! –
Rose ammiccò.
-Mi ha baciato!- disse in un sussurrò che in realtà era un grido.
-Che cosa? Non ci posso credere! – urlò Albus, abbracciandola – Dai, raccontami tutto!-
 
Il sole era spuntato da dietro il cielo bianco e adesso filtrava attraverso la porta-vetro dello scompartimento.
Andrea dormiva accanto a Rose, che aveva una mano tra i suoi capelli e glieli accarezzava dolcemente.
Non voleva pensare a cosa sarebbe successo al loro arrivo in stazione, quando sarebbe scesa dal treno stringendo la mano di Andrea, così rivolse la mente ad altro.
 
Era la sua prima partita di Quidditch, quella, ma Rose era la nipote di Ginny Weasley, cacciatrice delle Holyhead Harpies, non poteva essere preoccupata, era un talento naturale.
La prima partita dell’anno era Grifondoro contro Corvonero ed erano tutti molto fiduciosi e ansiosi di vedere il loro nuovo Battitore all’opera.
La professoressa Lampfly chiamò i loro nomi e tutta la squadra volo in campo, ritrovandosi di fronte a una schiera di ragazzi e ragazze in vesti in blu e bronzo. Rose strinse bene la mazza e iniziò ad osservare i suoi avversari diretti: i Battitori. Uno era molto alto, ma sembrava allungato in lavatrice, probabilmente visto di profilo sarebbe scomparso; in fondo alla fila, invece, c’era Andrea, incredibile nella divisa della sua Casa.
Per un attimo i loro occhi si incrociarono, poi la professoressa Lampfly fischiò.
Rose era nel suo elemento: aria, sudore, una mazza in mano, un paio di Bolidi in circolazione e un avversario da colpire.
Non fu il primo, né il secondo, ma il terzo Bolide a capitarle sul legno che provocò quell’incidente indimenticabile nella storia del Quidditch della Scuola. Le arrivò spedito sulla mazza e prima che potesse ragionare, lo spedì su Andrea, che, non aspettandoselo, lo colpì male. Fu così che il Bolide in questione disegnò una traiettoria perfetta e finì precisamente, infallibilmente, deliziosamente in faccia a Locke.
Ecco, qui ci starebbe un breve excursus sulla malcapitata vittima.  Artemis Locke, altresì detto Lockness, era il professore di Astronomia del tempo. Era la persona più orrenda che potesse esistere, aveva pochissimi capelli,color giallo opaco, diritti in testa, come una spatola, un colorito grigio-morte, il labbro inferiore completamente spaccato a metà da una ferita in cui ci aveva rimesso un pezzo di pelle (e anche su questa cicatrice ci starebbe da discutere a lungo), e gli occhi di due colori diversi.
Viveva nell’ultima stanza della Torre di Astronomia e scendeva più raramente della Professoressa Cooman. Se lo vedevi in giro per la scuola, non era un buon segno. Tuttavia, restava comunque il capo della casa di Corvonero, quindi almeno alle partite deva presenziare. Ecco spiegata la sua presenza lì.
Quando il Bolide fece piacevolmente scricchiolare il naso di Lockness, un boato di giubilo si levò dalle tribune (e credo sia partita anche una hola), ma Rose e Andrea s’immobilizzarono, con gli occhi sgranati.
La professoressa Lampfly fermò subito il gioco per accertarsi delle condizioni di Lockness, poi una volta appuratasi che nessun organo vitale era stato danneggiato, fece riprendere la partita.
Mezz’ora dopo James acchiappò il Boccino, regalando la vittoria a Grifondoro, ma altro aspettava Rose, rispetto ai festeggiamenti.
Lampfly si avvicinò ai due Battitori colpevoli e comunicò loro che Lockness voleva parlarci con urgenza.
Se il panico avesse un volto, in quel momento sarebbe stato un loro sosia.
La reputazione di Lockness era l’unica cosa più brutta di lui. Le sue punizioni erano talmente sadiche, tremende e disgustose, che si diceva avesse trasferito l’intero archivio delle malefatte della Scuola nel suo ufficio,per trarre ispirazione dai suoi predecessori. Altre voci, invece, dicevano che avesse nella sua camera un ritratto di un vecchio professore di Hogwarts, Severus Piton, famoso a tutti per la delicata ingegnosità delle sue punizioni, e che lo consultasse periodicamente per nuovi spunti e consigli.
Nessuna di queste voci era mai stata ufficialmente appurata, anche se il dubbio rimaneva, e, si sa, i dubbi sono peggio delle certezze…
Lockness si rivelò decisamente degno delle voci che giravano su di lui, poiché spedi le due sue nuove vittime in cima alla Torre di Astronomia a grattare via, ovviamente senza magia, gli escrementi delle più svariate bestie magiche, per poi ridurre tutto in poltiglia e  racchiuderlo in ampolle da consegnare all’insegnante di Pozioni.
Furono le quattro ore più disgustose della vita di Rose, ma anche le più divertenti, perché fu proprio sulla cima di quella torre che nacque una nuova amicizia, anche se Rose aveva sospettato fin dall’inizio che c’era qualcosa in più. Albus era il suo migliore amico, ma con Andrea era diverso.

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Capitolo 2
*** Non lasciarmi la mano ***


-Rose. Rose… ah, scusami, stavate riposando? –
Hugo era entrato nel loro scompartimento all’improvviso.
-No, io no. Ma fai piano che Andrea dorme-
-Troppo tardi – mugugnò Andrea, strizzando gli occhi.
-E bravo il cretino – sbuffò Rose.
-Scusa, volevo solo chiederti se avevi qualche spicciolo. Ho fame…-
-Hai finito tutti i soldi?-
-No, li chiedo a te perché mi diverto a sentirti fare la mammina con me. Sì, è logico che li ho finiti!-
Rose alzò gli occhi al cielo, poi si allungò a prendere una sacca con del denaro. Gliene porse un po’ al fratello.
-Bene, ora smamma!-
La riccia chioma color carota sparì oltre la soglia.
Rose  e Andrea erano le uniche persone nello scompartimento adesso.
Andrea guardò la ragazza che amava, c’era tensione nel suo sguardo e su tutto il suo volto.
-Hai paura?-
-No-
Andrea fece una faccia perplessa.
-Sì…ho paura di dover scegliere tra loro e te…-
Andrea si girò sul sedile e si avvicinò fino ad arrivare a pochi centimetri da lei. La mano era posata sul suo viso.
-Non capiterà, Rose. Non dovrai fare nessuna scelta- mormorò.
-Ma io comunque sceglierei te…-
Andrea sorrise e la baciò, mentre il cuore di lei batteva fortissimo.
Si  sentiva di poter fare tutto se Andrea era con lei, ma ce l’avrebbe fatta ad affrontare i suoi genitori da sola?
Pensò che se loro non accettavano Andrea, allora non avrebbero capito, né accettato neanche lei, e che quindi non la meritavano affatto. Eppure erano pur sempre i suoi genitori…
Andrea si stacco piano. La guardò ancora per qualche istante, poi disse, mentre forse i suoi occhi brillavano, lucidi.
-Rose,io ti amo-
-Anche io ti amo –
Si strinsero forte.
 
La prima volta che Andrea aveva detto “Ti amo” a Rose era stato a San Valentino, ma se vi state immaginando un contesto rosaceo, con contorno di fiori e cioccolatini, siete un tantino fuori strada.
Quella mattina Rose era scesa presto in Sala Grande, perché la pioggia battente l’aveva svegliata alle cinque e mezza.
Si aggirò spaesata  e rintontita tra i tavoli per un po’, poi prese posto vicino ad un altro paio di ragazzi di Grifondoro più piccoli e, in un attimo, crollò addormentata sul tavolo, con la tazza ancora in mano.
Mezz’ora dopo fu inevitabilmente svegliata un’altra volta dal rumore, che in quel caso era il vociare degli altri studenti.
Era ancora confusa dal brusco risveglio,quando bevve un sorso di Succo di Zucca e rovinò a terra, priva di sensi.
 
Si risvegliò più tardi in infermeria, completamente deserta, se non fosse stato per Albus, Hugo e Andrea.
-Rose, stai bene? Come ti senti?-
La ragazza scollò la lingua dal palato, poi cercò di capire cosa fosse accaduto.
-Perché sono qui? –
-Un filtro d’amore, ha detto Madama Chips – rispose Hugo – Un filtro d’amore fatto male-
-Qualcuno osa ancora provarci con te, Rosie?- intervenne Al - Hai idea di chi possa essere?-
-Non lo so, ma io ci spacco la testa  a quello! – ringhiò Andrea.
-Non c’è bisogno, tesoro. Ci penserò io… -fece Rose, gli occhi erano due fessure.
-Va bene, Rose. Noi andiamo…Hugo,forza!-
E Albus si tirò il cugino fuori dall’infermeria.
Rose si era alzata a sedere,  ma la testa le girava ancora, la vista le si offuscò per un attimo e barcollò all’indietro. Andrea la prese in tempo, prima che sbattesse contro la testiera del letto.
-Ti senti bene?-
Rose non rispose, ma vomitò tutto addosso ad Andrea. Solo quando il conato cessò, si accorse di cosa aveva fatto.
-Oh no, Andrea scusami…non volevo…-
Ma Andrea non aveva detto niente. Era immobile a guardarla come fosse la donna più bela del mondo, con le occhiaie, il colorito verdognolo, i capelli in un groviglio rossiccio e le labbra secche ritirate sui denti.
Sorrise.
-Be’, vuol dire che questa non serve più…-
E lentamente, si sfilò la tunica.
Rose abbozzò un sorriso, ma riusciva a stento a tenere gli occhi aperti.
Andrea s’infilò sotto la coperta e si strinse a lei.
-Andrea, non credo adesso di avere la forza di…-
-Shh…Rose, tu parli troppo. Io volevo solo dirti che ti amo-
La abbracciò e Rose si addormentò tra le sue braccia.
 
Una voce ben nota iniziò a gridare per il corridoio.
-Qualcuno vuole qualcosa da mangiare? Ultime offerte: Zuccotti di Zucca a tre zellini e per ogni Cioccorana un pacchetto di Scarafaggi a Grappolo in omaggio! –
Era George Picchetto, il Magonò addetto al carrello dei dolciumi sull’Espresso per Hogwarts, molto apprezzato dalla clientela studentesca, non solo perché alla fine di ogni viaggio iniziava a vendere l’impossibile a prezzi stracciati, ma anche perché passava ottimi scherzi  e trucchetti sotto banco.
-E tra dieci minuti apre l’asta! Volete un rifornimento di figurine di Cioccorane rarissime? Allora affrettatevi!-
-Ehm…Rose, io ho fame…vado a prendere qualcosa da mangiare…tu vuoi niente?-
-No, grazie Andrea, mi si è chiuso lo stomaco…-
-Okkey, come vuoi tu- disse, mentre si avviava fuori.
-Ah, e buona asta! – gridò dietro Rose, divertita.
Rose rimase ora definitivamente sola e, prevedendo i lunghi tempi dell’asta, data la sicura affluenza di metà degli studenti di Hogwarts, si mise a cercare qualcosa per passare il tempo.
Si diresse subito verso la sacca di Andrea  e prese a rovistarci dentro, buttando tutto all’aria.
Ad un tratto trovò qualcosa di interessante: era una sorta di radiolina, che il padre di Andrea aveva modificato in modo che potesse funzionare anche nei terreni di Hogwarts.
Schiacciò il tasto play e un assolo di chitarra riempì lo scompartimento.
Saltò quel pezzo che non conosceva e continuò ad andare avanti, fin quando non arrivò a quella canzone.
 
Rose  e Andrea erano davanti al fuoco della Sala Comune di Grifondoro, l’orologio segnava le quattro del mattino, ma essendo le vacanze di Pasqua, non avevano alcuna fretta di andare a letto.
Erano le uniche persone rimaste nella stanza, anche i più resistenti erano andati a dormire. 
Avevano passato tutta la notte a chiacchierare e a scambiarsi voci e pettegolezzi su tutta la popolazione di Hogwarts. Poi, a un certo punto, Andrea aveva cacciato fuori una radiolina.
-Lo sai no, che mia madre è Babbana?-
-Certo – rispose Rose, dalle profondità della sua poltrona.
-Hai mai sentito musica Babbana?-
-Ehm…dipende, credo che mia madre abbia canticchiato qualcosa di una certa Celine Dion una volta…ma so poco altro…-
-Bene- fece Andrea, mettendosi ad armeggiare con il congegno che aveva in mano.
-Cosa pensi di fare? Nessun congegno elettronico funziona ad Hogwarts!-
-Sì sì, lo so…- rispose, ma non smise di girarsi quel coso tra le mani. Poi prese la bacchetta e la musica partì –Mmm…vediamo…questa no…nemmeno questa…che cosa diavolo ci fa questa canzone qui?! No…no…ecco, ci siamo! –
La canzone iniziò dopo qualche secondo e si aprì con un riff in chitarra elettrica, era lento, ma incisivo al tempo stesso; poi s’inserì la tastiera, che continuò a suonare sempre più forte, anche quando la chitarra si zittì per fare posto alla voce del cantante. Non era bassa, anzi ti lasciava chiaramente capire che il suo timbro graffiante era stato solo momentaneamente messo a bada.
Rose ascoltava in silenzio e lasciava che gli accordi le scivolassero sulla pelle e le entrassero dentro. Andrea si sedette sul bracciolo della poltrona di lei, per farle cogliere meglio le parole.
“While we’re talking
About all the things I long to believe
About love and the truth is
Baby, you’re all that I need”
-Ti piace?- sussurrò.
-Molto-
E si fece scivolare Andrea addosso.
Con un graffio, proprio in quel momento, l’uomo della canzone cantò:
“I want to lay you down in a bed of roses
For tonight I’ll sleep on a bed of nails”
I loro respiri erano ormai uno solo.
-Hai mai fatto l’amore, Andrea?- mormorò Rose.
Andrea non smise di guardarla negli occhi. Il cuore iniziava a battere sempre più forte.
-No-
-Nemmeno io- rise Rose, troppo felice per fare altro.
“I wanna lay you down on a bed of roses”
Guardò intensamente Andrea negli occhi.
-E vorresti farlo con me?- era solo un sussurrò.
La canzone proseguì e ad essa ne seguirono molte altre, ma nessuno più le stava ascoltando.
 
L’ultimo ritornello finì, la musica cessò, Rose si gettò di peso sul sedile, stringendo forte quella radio.
 
Il treno fischiò e si fermò in stazione. Il momento era arrivato.
Andrea e Rose aspettarono che tutti scendessero, poi agitarono le bacchette e spedirono i loro bauli giù dal treno. Con la coda dell’occhio Rose vide i suoi genitori accogliere Hugo con baci e abbracci.
In quell’istante si chiese se fosse quello il mento adatto per confessare tutto.
In quell’istante Andrea arrivò da dietro e le prese la mano.
-Non lasciarla-
Andrea la sollevò e la baciò.
-Non lo farò-
 
Quando Rose scese il primo scalino di ferro del treno, la maggior parte della calca era terminata, solo poche famiglie erano ancora sul binario.
C’era uno strano silenzio, quasi innaturale e il fumo del treno aveva oscurato l’intera piattaforma.
Non appena Hugo vide che Rose e Andrea si stavano avvicinando, con molto tatto (e una buona dose di spirito di sopravvivenza) decise di defilarsi.
Rose si fermò assieme ad Andrea a due passi dai suoi genitori.
-Allora, non ci abbracci più?- esordì Ron, aprendo le braccia.
Ma Hermione fu più veloce e capì subito tutto quello che c’era da capire. Si lanciò sulla figlia e su di Andrea in un abbraccio. Sorrideva, tutto era normale.
Ron era rimasto lì, impalato, senza capirci molto.
Adesso Hermione era passata dietro a loro due e aveva messo le braccia sulle loro spalle. Quindi si avvicinò all’orecchio della figlia.
-Avanti, diglielo, che non ha capito…- rise, gettando un’occhiata a suo marito e poi mollando un bacio sulla guancia di Rose.
-Papà…- le tremava la voce, fu allora che senti la stretta di Andrea nella sua mano e quella di sua madre
sulla sua spalla. Ritrovò la forza. – Papà, ti presento Andrea. La mia fidanzata-
Ron continuò a non muoversi e a non fare niente, spostò prima lo sguardo su di Rose, poi alla ragazza che le stava affianco e infine su sua moglie.
Hermione sorrideva.
Fu quello che gli diede la fermezza di agire come andava fatto.
Contro ogni suo istinto lasciò la guida alla donna che amava, che sicuramente la sapeva più lunga di lui, e si rilassò, sorridendo di ricambio.
-Benvenuta nella famiglia, Andrea-
E anche lui si unì all’abbraccio, facendo sciogliere ogni tensione.
 
Erano ormai all’uscita della stazione, Andrea viveva a Londra, quindi poteva tranquillamente tornare da sola a casa. Era il momento di salutarsi.
Ron e Hermione si allontanarono un po’.
Le due ragazze erano faccia a faccia, le mani intrecciate e non riuscivano a  smettere di sorridere.
-Allora ci vediamo domani?-
-Sì- rispose Andrea- puntuale davanti casa mia, non mancare-
-Ci sarò, sta tranquilla- disse Rose – Vedrai che andrà bene anche con i tuoi…-
-Già, speriamo…-
Si abbracciarono forte. Andrea affondò la testa nella crespa chioma di Rose.
-Ti amo-
-Ti amo anch’io-
 
 

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