Promises in the wind

di Sherry Jane Myers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't forget me ***
Capitolo 2: *** The Choice and the promise ***
Capitolo 3: *** Just belive me ***
Capitolo 4: *** Memories of that day ***
Capitolo 5: *** The name of the prisoner ***
Capitolo 6: *** The light in his eyes ***
Capitolo 7: *** A shot in the rain ***
Capitolo 8: *** Kazuha's return ***
Capitolo 9: *** The wind of the destiny sky ***
Capitolo 10: *** The best way to forget ***
Capitolo 11: *** Out of the train ***



Capitolo 1
*** Don't forget me ***


Promises in the wind 

Parte 1: Don’t forget me

Non dimenticarmi
Era un pomeriggio di febbraio, uno come molti altri. Il piccolo Conan era sovrastato dalla moltitudine di bambini che scappavano fuori da scuola, felicissimi per quell’ultima campanella, che li aveva definitivamente liberati da quel tormento giornaliero. Almeno finché la sveglia successiva non li avesse riportati alla realtà. Il sole era alto nel cielo, e, come sempre, Lui e Haibara erano gli unici che non si lasciavano prendere da quella frenesia. A dirla tutta però, Ai si stava godendo l’ammirazione di alcuni compagni di classe, che le avevano regalato dei cioccolatini. Di lì a poco, in effetti, sarebbe stato San Valentino. In effetti, nella sua vita, perennemente controllata dall’organizzazione, non doveva aver avuto molte occasioni di festa come quella. Lui invece ne aveva viste così tante che non si eccitava più per una festicciola tra ragazzini. Se fosse stato Shinichi, si sarebbe impegnato per dare a Ran un bel regalo, ma…

Guardò infastidito anche Genta e Mitzuiko, impegnati a corteggiare Ayumi, spacciandosi per bambini obbligati dalla madre a quel gesto. Di sicuro non si sarebbero mossi prima di un buon quarto d’ora. Sarebbe dovuto andare a casa da solo.

- Conan, siamo quaggiù! – esclamò Ran, mentre il ragazzino, vedendo lei e Sonoko, le raggiungeva.

- Cosa ci fate qui? – domandò Conan, fissandola. Di solito tornava a casa insieme ai suoi amici quindi non pensava di trovarle lì.

- Oggi passavamo e abbiamo deciso di venirti a prendere. Così puoi tornare a casa con noi. -

- Oh, beh, grazie… - rispose lui.

Ran lo prese per mano, facendolo leggermente arrossire. Quel giorno aveva avuto uno strano presentimento, decidendo di passare a prendere Conan. Insieme, percorsero la strada di casa, la stessa di sempre, chiacchierando del più e del meno, dei voti scolastici e di altri argomenti cui Conan non si interessava minimamente. O almeno, non più, da quando non si poteva più permettere di ridere e scherzare con loro, di prendere in giro i prof… Ma da quando non era più Shinichi, tutti i divertimenti, anche minimi, di un tempo erano svaniti. Persi nel nulla.

Ma in quel caldo pomeriggio di sole, alquanto inusuale per la stagione, fu Sonoko, con la sua impareggiabile parlantina, che aveva la facoltà di arrivare sempre nel momento sbagliato, a far scoppiare la scintilla di quello che sarebbe successo da lì in poi.

- Tra poco è San Valentino, hai già preparato i cioccolatini per il tuo maritino? –

«Maritino» pensò Conan, stizzito. «Ancora con questo ridicolo nomignolo…»

- Di chi stai parlando? – domandò Ran.

«Ran… è possibile che tu faccia la stessa domanda ogni volta? Neanche tu riesci a passare per una persona tanto ingenua…» pensò. Se fosse stato Shinichi Kudo, probabilmente gliel’avrebbe detto ad alta voce, ma come Conan non poteva. Ma se fosse stato Shinichi Kudo, e non il piccolo bambino perso nella routine di quei pettegolezzi che seguiva distratto, avrebbe notato che nel tono di Ran questa volta non c’era più imbarazzo, ma un’ombra cupa che non avrebbe tardato a farsi sentire.

- Piantala, Ran! – esclamò divertita Sonoko. – Sto parlando di Shinichi Kudo, hai presente? –

Un altro giorno, Ran sarebbe arrossita esclamando “Ma cosa dici!” e “Non è per niente vero!” e Conan si sarebbe unito al coro, beccandosi sguardi di sospetto e disapprovazione.

Ma non era un altro giorno, e, visto che certe cose capitano sempre nel giorno sbagliato, quel giorno, Ran si bloccò nel sentire il nome di Shinichi. Abbassò lo sguardo e strinse la mano di Conan tanto forte da fargli male.

Cupa e decisa, come quando qualcuno la faceva arrabbiare e lei stava per tirare un calcio, scandendo ogni parola, tentando di mascherare la rabbia, disse:

- Non… pronunciare… quel… nome… -

Conan la fissò. Non aveva mai reagito così. Aveva pianto, lo aveva snobbato, aveva riso, aveva minimizzato. Aveva fatto tante cose in risposta al suo nome, ma quello mai.

Non ci fu bisogno di domande, perché l’ombra scivolò via dal viso di Ran, che, con le lacrime agli occhi spiegò:

- Io lo amo, lo amo tantissimo. Ma lui mi sta facendo solo male. Non posso andare avanti così, devo dimenticarmene. Per sempre. –

«Ran…» pensò amaramente Shinichi, con un tuffo al cuore. Aveva sempre saputo che quel momento sarebbe arrivato. Ma aveva sperato. Aveva creduto nei sentimenti che provavano l’una per l’altro. Ma evidentemente, i sentimenti non bastavano. E lui lo comprendeva, purtroppo, quindi non poteva neanche permettersi di essere in collera.

- Ci ho pensato molto a lungo negli ultimi tempi. Ma oggi ho deciso. Shinichi Kudo è uscito dalla mia vita. Per sempre. –

Come pugnali, le parole della ragazza trafissero Conan. Aveva appena detto che lui non esisteva più nel suo mondo. Nella sua vita. E invece era ancora lì, che camminava affianco a lei.

«Se almeno non mi stesse tenendo la mano, forse non sarebbe così tremendo». Pensò il bambino, mentre le lacrime iniziavano a salirgli agli occhi.

- Oggi è finita. Da tempo c’era un altro ragazzo, Ishimaru Michiko, che mi faceva la corte, ma l’avevo sempre rifiutato. Oggi ho accettato di stare con lui. –

Questa volta fu Conan a stringere la mano di Ran tanto da farle male. Non l’aveva dimenticato e basta, no, l’aveva sostituito. Come si fa con un giocattolo vecchio. Le lacrime caddero a terra, producendo un rumore impercettibile. Era finita. Finita per sempre. Un pensiero sfuggente ritornò alla sera in cui Ai si era rivelata essere Sherry. In quell’occasione, aveva definito Agasa il tramite fra lui e Shinichi. In quel momento capì quanto la ragazza si era sbagliata. Era Ran l’unico collegamento con Shinichi, e la riprova fu quanto si sentì piccolo, per la prima volta adatto alle sue dimensioni attuali.

- Ran, sei sicura? Ma se lo ami… perché lo lasci? – Sonoko adorava scherzare, ma questa volta aveva capito di averla combinata molto, molto, molto grossa.

- Shinichi non c’è. Manca da troppo tempo. Non chiama mai. Ogni giorno temo che gli sia successo qualcosa. Ogni giorno arrivo a pensare che sia morto, in pericolo o chissà cos’altro. È un assente ingiustificato, quindi non può essere riammesso nella mia vita. –

Conan non c’è la fece più. Fece scivolare la sua mano da quella di Ran e corse via.

- Conan! – gridò sorpresa la ragazza, senza però ricevere risposta.

Shinichi corse, come non aveva mai fatto nella sua vita da bambino, forse nemmeno nella sua vita da adulto. Si sentiva come un criminale in fuga. In fuga dal suo stesso cuore.

Superò in men che non si dica la porta dell’ufficio di Goro e si infilò nell’appartamento.

Ran lo raggiunse solo svariati minuti più tardi, non era riuscita a tenere il passo con la corsa disperata e sfuggente del ragazzino.

Lo trovò rannicchiato in un angolo, con la testa incassata nelle ginocchia. Singhiozzava insistentemente, forse non si era accorto di lei. Gli occhiali erano appoggiati a terra affianco a lui. Senza quegli occhiali sembrava proprio… no. Respinse quel nome con tutta la sua forza, ma non poté evitare il ricordo che riemerse nella sua mente, sulla sua infanzia con il detective.

Se lo ricordava come se fosse successo qualche giorno prima. Incredibile pensare che fossero passati dodici anni da allora.

La prima volta che aveva visto Shinichi piangere.

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** Post-it di Sherry **

Dunque, alzino le mani coloro che speravano di non sentirmi più xD oh, beh...Invece rieccomi qui, a intasare EFP!
Sì. Nuovo finale (ancora??) ebbene sì, ancora! Promises in the wind, per i più negati in inglese, Promesse nel vento!
Le novità di questa fic? Beh, innanzitutto, dalla mia fic ho potuto io stessa percepire un enorme cambiamento (in meglio) del mio stile dalla prima che ho scritto. Si avvicina molto di più allo stile di "Forever our destiny" (non come trama, chiaro) anche se qui è molto più evidente.Poi, seconda cosa, ho deciso di iniziare a scrivere i titoli in inglese, perchè è più altisonante xD E la terza novità la trovate alla fine del mio commento ;-)
Dopo avervi enormemente annoiato, ringrazio i recensori della sopracitata fic (scusandomi se non li elenco, ma sto scrivendo con una mano e facendo i compiti con l'altra)
Beh, che dire, tenetevi forte, perchè sarà la più lunga che abbia mai scritto!
Commentate, per piacere!!
^.* Sherry

Nel prossimo capitolo di Promises in the wind
Scelte. Noi, in fondo, cosa siamo se non il risultato delle nostre scelte?
Giuste o sbagliate, le scelte che facciamo segnano la nostra strada, e non possiamo più tornare indietro.
Una scelta e una promessa. Ma dopotutto, non sono la stessa cosa?
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: The choice and the promise.
"Non mi lasciare sola anche tu."



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Capitolo 2
*** The Choice and the promise ***


Promises in the wind 

   


Parte 2: The choice and the promise  

                                            La scelta e la promessa
- Che cos’hai, Conan? – domandò Ran. Non ricevette risposta.

Si accucciò accanto al bambino. Come gli somigliava… un dolore straziante le lacerò il cuore. Per un attimo, pensò che non avrebbe mai potuto dimenticare Shinichi. Ma ricacciò quell’idea. Lui non era più lì, lei era rimasta sola e doveva cavarsela in qualche modo. Non poteva andare avanti così per tutta la vita.

Shinichi intanto era lì. Tanto, Ran non sapeva che era lui. Tanto non le sarebbe importato comunque di lui. Poteva sfogarsi. Avrebbe voluto urlare, urlare che era Shinichi, urlare che non l’aveva mai abbandonata, urlare che l’amava.

- Conan… ci sei rimasto male per quello che ho detto prima? – domandò. Il ragazzino era molto legato a Shinichi, e, sebbene non li avesse mai visti insieme, aveva capito che c’era una strana empatia fra loro. Eppure, Conan non aveva mai avuto reazioni così violente come quella.

- Shinichi… Shinichi ti vuole bene. – Disse lui, singhiozzando.

- Conan, cosa stai dicendo? – lo rimproverò lei. Non era da lui. Shinichi non poteva avergli dato nessun messaggio. Non ne poteva sapere nulla. Cos’aveva Conan da dire su di lui in quel momento?

- Ti vuole bene… - ripeté. – Non può stare al tuo fianco, e anche lui piange per questo. Lui è con te con la mente e con il cuore, anche se non c’è fisicamente. –

Mai dette parole più vere. Era lì, con tutto tranne che il suo corpo. E quello li separava. Una voragine, apparentemente incolmabile.

«Ran, cogli i segni. Non è difficile. Sono io, Shinichi Kudo!» voleva urlare, ma non poteva. Non poteva. Perché non capiva da sola? Sarebbe stato più semplice. Heiji l’aveva capito, perché lei non ci arrivava?.

«La metterei in pericolo. Finiscila, Shinichi, finiscila.» si rimproverò.

- Questo me lo dovrà dire lui. – disse fredda la ragazza. – Devi dirmi altro? Mi stai nascondendo qualcosa, lo vedo. –

Ci mise un attimo, poi disse:

- Mi dispiace, Ran, ma ho fatto una scelta. E una promessa. E anche Shinichi le ha fatte, per il tuo bene. Non posso dirti nulla, mi dispiace. –

Detto questo corse via, lasciando Ran con i suoi pensieri.

La mattina dopo.

Conan sedeva al suo banco da scolaro delle elementari. Ma non seguiva “l’interessantissima” lezione sui numeri romani che la maestra stava facendo. Pensava a Ran. In quel momento Shinichi dov’era nei suoi pensieri? Era scomparso? O era nascosto, rinchiuso in un angolo della sua mente? Aveva ancora speranza di tornare? Si o no, come, dove?

- Ai? – domandò all’improvviso.

- Si? –

- A che punto sei con gli studi sull’aptx? –

- Sto facendo progressi lentamente. – rispose lei. – Perché? -

- Devi finirli. In fretta. – disse.

- Cosa credi che stia cercando di fare? – borbottò stizzita. Non aveva voglia di litigare di prima mattina. E soprattutto venire contraddetta dal detective accanto a lei. Come se il suo fosse un lavoro semplice: le sue giornate le passava al computer, decisamente non aveva voglia di sentirsi dire che doveva essere ancora più operosa.

- Fallo. Devi farcela. Ora più che mai. –

- Come? Perché? – domandò la ragazza.

- Perché è il momento di agire. -

Ignorando i balbettii sconcertati della ragazza, Conan estrasse il cellulare ed iniziò a digitare un messaggio, senza curarsi del rumore che si espandeva nell’aula, provocato dal suono dei tasti premuti.

Cara Ran…

Tutti gli sguardi della classe erano puntati su di lui. Ma Conan continuò imperterrito a scrivere.

…vado via. Non mi cercare. Starò a casa di Shin…

Si fermò. No. Quel nome Ran non lo voleva sentire.

Starò a casa sua. Non mi cercare.


Si. Avrebbe capito.

- Conan, metti via quel cellulare! – urlò la Cobayashi. – Conan Edogawa, mi senti? –

- Conan Edogawa – disse lui alzandosi. – Non esiste. Non è mai esistito. –

E così uscì. Era strano come fosse semplice andarsene da scuola, se non ti importava delle conseguenze. Non ci aveva mai pensato: non potevano fargli niente. La maestra urlò. Il preside in persona gli urlò di tornare in classe. Ma lui camminava tranquillo verso l’uscita. Era fuori. Corse a casa il prima possibile. Non a casa di Ran, a casa sua. La sua vera casa. Mentre correva estrasse la lettera indirizzata alla ragazza, una lettera che appariva completamente anonima. Dentro c’era un piccolo ciondolino per il cellulare ed una sua lettera, i suoi regali di San Valentino per Ran. Per ricordarle di lui. Tutto inutile. Mentre oltrepassava il cancello di casa sua la strappò in mille pezzi e la sparse per tutto il giardino.



Se ne stava rannicchiato sul letto, senza sapere cosa fare di sé stesso. Sentì che da un momento all’altro, Shinichi sarebbe stato sostituito definitivamente da Conan, come era successo nel cuore di Ran. Perché, senza di lei, non aveva motivo di essere. Non aveva motivo di esistere. E dunque gli sarebbe rimasto solo il ragazzino prodigio delle elementari.

- Conan? – disse una voce nell’atrio.

«Ran… qui?» pensò stupito Conan. Era andato lì perché pensava che non avrebbe avuto il coraggio di entrare a casa di Shinichi. Ma ovviamente l’aveva sottovalutata. Per lui avrebbe fatto di tutto. Una volta lo avrebbe fatto anche per Shinichi.

- Conan! – urlò, entrando nella stanza. Shinichi iniziava ad odiare quel nome dal profondo del cuore.

- Ran… - biascicò lui. Perché non sapeva stare al suo posto? “Non cercarmi”. Non sapeva leggere o cosa?

- Perché sei scappato? Mi hai fatto preoccupare! – Lo abbracciò. Poi, quasi in un sussurro, aggiunse: - Non mi lasciare sola anche tu. –

«Non l’ho mai fatto Ran» pensò avvilito, mentre restava inerte all’abbraccio di Ran, come una bambola di pezza.

- Tu vuoi dimenticare Shinichi, giusto? – domandò, sciogliendosi da quella stretta.

- Si, ma che c’entra? –

- Tu dici sempre che io ti ricordo Shinichi, giusto? –

- Si… ma Conan, io… -

- Ti fa male ricordare Shinichi, giusto? –

- Conan… si… ma… -

- Quindi, se io ti ricordo Shinichi, e fartelo ricordare ti fa soffrire, io ti faccio soffrire. Ecco perché me ne sono andato. -

- Ma… - disse lei. – è diverso. Io ti voglio bene, non mi fai soffrire… -

- Quindi, tu non vuoi più bene a Shinichi? –

Ran si zittì. Le domande di Conan erano sempre precise, acute come pugnali, e soprattutto, con una mira infallibile, colpivano sempre nel segno. Shinichi si compiacque di sé stesso. «Ora tocca anche a te sentire il peso della tua scelta» penso malevolo.

A salvarla, o almeno così credette, fu il “BIP, BIP” del cellulare.

- È Kahzua! – esclamò Ran. Aveva assegnato una diversa suoneria ad ogni numero, così da riconoscere subito chi stava chiamando, o, in quel caso,da chi era arrivato l'SMS.

Aprì il messaggio, con un espressione felice, che, mano a mano che leggeva però, scomparve, lasciando il posto ad una pallida espressione di stupore e terrore.

- Che succede Ran? – domandò il ragazzino, preoccupato.

Senza una parola, Ran gli consegnò il telefono.

Il messaggio appena aperto, portava scritte parole che fecero impallidire ed agitare anche Conan.

«Aiuto… Ran, mi hanno rapita! Sono in una vecchia cella, non ho la più pallida idea di dove mi trovo… ci sono un sacco di uomini, tutti vestiti di nero. Aiutami!»

Conan alzò lo sguardo, incontrando quello di Ran. Il terrore passò da una all’altro, vibrando fra di loro. Uomini vestiti di nero. Se per Ran il terrore veniva dal fatto che l’amica fosse stata rapita, per il ragazzo di sicuro erano i rapitori a provocare la paura. Conan fu il primo a riscuotersi, gridando:

- Chiamo subito Heiji! –

Detto fatto, digitò il numero sul suo cellulare, tamburellando nervosamente con il piede mentre attendeva la risposta.

- Oh, Kudo… senti, non è il momento… ti richiamo dopo, ok? – rispose velocemente Heiji. Dal rumore di sottofondo, capì che si trovava in giro con la sua moto.

- No, Heiji, è urgente! È successo qualcosa a Kahzua? –

- Cosa!? Tu come… come fai a saperlo? – esclamò il ragazzo, stupito. Ma come poteva Kudo sapere sempre tutto?

- Ha mandato un SMS a Ran. Ha detto di essere stata rapita. –

- È scomparsa da due giorni, la stavo cercando. A quanto pare i genitori pensavano fosse da una sua amica, ma lei non è mai arrivata lì. In compenso, ho trovato una strana ricetrasmittente in casa sua.

- Heiji? – disse Conan, con una punta di rimorso nella voce, che Hattori non tardò a percepire.

- Che c’è? – chiese sbrigativamente l’altro, quando la frase per esteso sarebbe stata “Cosa c’è ancora, Kudo? Che cos’è successo a Kahzua? E tu che centri?”

- Kahzua… è stata rapita da degli uomini vestiti di nero. –

- Non intenderai… Shinichi, non dirai… -

- Temo di sì. –

Un rumore si udì di sottofondo, come lo squillo di una sveglia.

- È la ricetrasmittente! – esclamò Hattori.

Conan rimase in silenzio, tamburellando ancora più freneticamente di prima con il piede destro. Ran lo guardava in apprensione, restando però zitta, perché aveva capito che era una cosa davvero pericolosa quella in cui Kahzua, la sua amica Kahzua, era rimasta invischiata.

Si udì un “Beep” e Heiji riaccostò l’orecchio al telefono.

- Allora, Hattori? Non tenermi sulle spine! –

- Io… erano i rapitori di Kahzua…

- Ti hanno detto cosa vogliono? – domandò in ansia Conan.

Se erano davvero i “suoi” uomini in nero, la cosa era pericolosa. Molto.

- Si… -

«Dannazione, Heiji, che ti succede?» pensò Conan. «Ci sarà di mezzo la tua ragazza ma non è da te essere così poco lucido…»

- E…? – domandò stizzito il bambino. Perché ci metteva tanto?

- Per liberarla vogliono – Deglutì profondamente – Che Shinichi Kudo si consegni. 

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**Post-it di Sherry**
Dopo il primo ed introduttivo capitolo, si inizia ad entrare nel vivo dell'azione! I Mib hanno fatto la loro "indiretta" comparsa, e ad essere rapita è Kahzua!
Bene, vi è piaciuta questa parte? Mi piacerebbe molto un commentino per sapere cosa ne pensate! E vi è piaciuto cha alla fine del capitolo ci sia uno "Spoiler" del successivo? Fatemi sapere!
Ho modificato un attimo questo e il primo chappy: vi piaciono le immagini? le ho fatte io (essendo una frana a disegnare, mi esercito in grafica computerizzata)
E ora i ringraziamenti:
Grazie a Kaity, Shinichi e Ran amore e __MyOwnForgottenWorld__ che hanno la storia fra le preferite.(Già al primo capitolo *O* Graziee!!)
Grazie a Ciachan, Kaity, withoutrules e _Flami_ che hanno la storia tra le seguite!
Grazie anche a MangakaGirl, shinichi e ran amore Kaity e _Flami_  che hanno recensito il primo chappy! Thanks!
E infine, grazie anche a chi legge e basta!
Vi lascio! Al prossimo capitolo, se lo vorrete!




Nel prossimo capitolo di Promises in the wind:
La fiducia che riponiamo in una persona, è quella che rende quell'individuo diverso dagli altri.
Se abbiamo fiducia in una persona possiamo parlare liberamente con lei e chiederle qualunque cosa.
Ma se l'altra persona non avesse abbastanza fiducia in noi?
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: Just belive me.
"Come posso crederti ancora?"

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Capitolo 3
*** Just belive me ***


Promises in the wind    

Parte 3: Just belive me

Il silenzio più totale era calato nella stanza.

- Che succede? – domandò ansiosa Ran. – Che ti ha detto? –

- Dopo te lo dico Ran, dammi un attimo. –

- Kudo, non fare pazzie, mi travestirò di nuovo da te, non sarà un problema… se è davvero la tua organizzazione, il pericolo è grosso! –

- Cosa dici Hattori? – Si interruppe scoccando un occhiata in tralice a Ran, poi proseguì in terza persona – Shinichi non lascerà che tu lo faccia! –

- Shinichi? Che centra Shinichi? È con Hattori? – domandò la ragazza, sempre più agitata.

- Passale il telefono, Kudo, ci parlo io. Ma non voglio che tu ti metta nei casini, ok?

- Ci sono già nei casini, Heiji… - disse, abbassando la voce perché Ran non lo sentisse. – Se cercano Shinichi Kudo vuol dire che hanno capito che sono vivo! –

- Accidenti… non ci avevo pensato… - borbottò l’altro fra sé e sé.

Conan passò i telefono a Ran. La sentì urlare con la voce rotta dal pianto.

«Forse» pensò Conan «Non ci tiene così tanto a dimenticarmi»

- Shinichi non verrà… non viene mai per nessuno… ma se lo facesse… digli di non osare mai più presentarsi di fronte a me. –

Speranze vane. Quanto ancora doveva ferirlo? Se voleva dimenticarlo, che lo facesse. Ma non poteva continuare ad infangare così la sua memoria, davanti a lui soprattutto. Quando non era venuto? Non era venuto nel suo corpo per la sua festa di compleanno forse, ma nei momenti duri c’era sempre stato. Le aveva lasciato un regalo ogni San Valentino. Che cos’altro poteva fare per lei nella sua attuale condizione?

- Tieni il telefono Conan. Io vado a prenotare un biglietto per Osaka. Voglio fare tutto quello che posso per aiutare Heiji e Kahzua. –

Conan annuì mestamente e riprese il telefono. Ran uscì dalla stanza.

- Che hai combinato Kudo? Ran è furiosa. –

- Io… niente più del solito. Ma lei… ha deciso di dimenticarmi. –

- È una cosa seria? – domandò Hattori. Nonostante la sua ragazza fosse stata appena rapita, uno strano senso di empatia lo spingeva a rimanere lì fermo ad ascoltare Shinichi.

- Direi di si. Ha accettato i corteggiamenti di un altro ragazzo –

- Oh… mi dispiace Kudo. Perché non la chiami? –

- Vuole dimenticarmi. Scoppia a piangere appena sente il mio nome. Non posso. Non posso proprio. Se vuole che finisca, io la lascerò fare.

Rimasero in silenzio.

- Non so più se voglio davvero tornare Shinichi. – disse, quasi più a sé stesso che a Heiji.

- Come scusa!? – esclamò Hattori, colto alla sprovvista.

- Ran era il motivo. L’unico per cui mi interessava tornare. Ma adesso…

- Kudo, non è una questione di Ran o no. Devi tornare te stesso, punto e basta.

- Forse hai ragione. – sospirò, non convinto delle proprie parole. – Vado a comprare anche io un biglietto per Osaka… -

- No, aspetta!! Ti ho detto che non… -

Tuu Tuu

- Ha riattaccato, maledizione! – sbottò Heiji.

Conan si appoggiò di nuovo al letto.

«Perché?» si chiese «Per quale ragione mi trovo in questa situazione? La mia vita era perfetta. Detective famoso, all’occorrenza campione di calcio, innamorato di una bella ragazza che lo ricambiava… perché adesso sono così? Perché sono salito su quella giostra?»

Per far felice Ran.

«Perché sono andato a quel Luna park?»

Per far felice Ran.

Ran. Lei era la risposta. Era per non perdere la sua amicizia che ci era andato. Ma, anche se in fondo sapeva che non era quella la vera risposta, alla sua domanda, o almeno non del tutto, non poté fare a meno di odiarla, per un secondo, pentendosi dei suoi pensieri un attimo dopo.
Due giorni dopo

- I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza, e di non slegarsi e/o utilizzare dispositivi come telefonini o consolle fino al termine della fase di decollo. – disse una voce metallica, proveniente da un altoparlante.

Ran sospirò ed ubbidì ai comandi. Non sapeva di preciso la ragione per cui stesse andando ad Osaka. “Per aiutare Hattori e Kahzua” si diceva. Ma era così? Davvero?

«La realtà» diceva una fastidiosa vocina nella sua testa «E che Shinichi significa ancora molto per te, e speri di incontrarlo...»

No. No. No. Non è così. Io lo odio con tutto il cuore. Lo voglio dimenticare.

«E allora, perché stai andando lì, dove forse lo rivedrai?» diceva ancora la voce.

Non ci vado per lui. No. No. No. Quanti no. Ma erano veri, o era solo una finzione, che cercava di ingannare se stessa?

All’improvviso le venne in mente di mandare un SMS a Shinichi per dirgli di non farsi più rivedere, davanti a lei.

«Prima di cancellare per sempre il suo numero dalla memoria» si disse, con una punta di nostalgia, che ricacciò subito.



«Shinichi, scusa ma non posso più andare avanti così. Perdonami, ma non ti voglio più vedere. Dimenticati di me e sii felice con le tue indagini. Ran Mouri.» dura al punto giusto. Lo inviò.

Shinichi ricevette il messaggio. Si, Shinichi Kudo, di nuovo in sé stesso.

Doveva parlare con Ran. Prima che l’effetto dell’antidoto finisse.

«Prendere questo prototipo è giocare a dadi con il destino. Potresti rimanere Shinichi per un minuto come potresti rimanerlo per una settimana. Non ho idea di come potrebbe andare a finire. D’altro canto, è l’unico antidoto che potrebbe durare più di due giorni» gli aveva detto Ai, con la sua solita aria seria.

«Me lo daresti?» aveva risposto.

«No. È troppo pericoloso.»

Ma lui si era infilato nel laboratorio della scienziata, prendendo ugualmente il prototipo.

Sospirò e rispose al messaggio.

«Non volevo farti soffrire. Ti imploro di perdonami Ran. Ma se preferisci, dimenticami. Non mi opporrò. Shinichi.»

A sua volta Ran lesse. Si era aspettata le solite scuse. Le solite storie. Eppure la lasciava andare. Non aveva più valore per lui? No, aveva scritto “Ti imploro di perdonarmi” ma attraverso un cellulare era difficile capire se fosse davvero dispiaciuto o no. «Cosa ti importa?» disse la sgradevole vocina della sua testa. «Credevo non ti interessasse più»

«Grazie, speravo che avresti capito. Io vorrei perdonarti, ma non c’è la faccio più a parlare con un telefono… a parlare senza di te. Addio.»

Shinichi fece un profondo respiro e rispose a sua volta. In quel momento, Ran stava aprendo la rubrica per cancellare il numero.

«Vorresti parlare con me?»

La ragazza lesse. Eccole, le solite scuse. Le solite scuse. Sarebbe scomparso poco dopo il loro incontro, se si fosse presentato.

«Sono su un aereo per Osaka, Shinichi» Forse non era davvero un no. Ma era la verità. E se Shinichi l’avesse raggiunta? Che avrebbe fatto?

La risposta fu quasi istantanea.

«Lo so. Sono sullo stesso aereo.»

Ran restò impietrita. Un secondo messaggio arrivò.

«Se vuoi parlarmi, alzati. Sono sette file dietro di te.»

Lei restò ferma. Stava sognando? Shinichi che le diceva di venire. Per una volta, non era lei a cercarlo disperatamente, ma il contrario.

Ma poteva davvero alzarsi e parlare con lui? Si. Poteva. Doveva. Dimenticare era doloroso, ricordare no. Forse…

Si alzò. Iniziò a contare le file. Arrivata all’ottava, vide un ragazzo che guardava dalla finestra.

«Può essere davvero lui? Può esserlo?» si chiese.

Il ragazzo si girò. Sì, era lui. Shinichi era di fronte a lei.

- Ciao, Ran. – disse, con un sorriso sollevato. Era davvero preoccupato di perderla.

- Cosa ci fai qui? – domandò lei a bruciapelo, sedendosi.

- Che domande. Kahzua è stata rapita perché vogliono me. Non posso lasciarla lì. Heiji era disperato. –

- Ma certo. Tutto per aiutare Heiji. Tutto. Ma per me no. Tu per me non ci sei mai. Una volta c’eri. C’eri sempre. Ora non più. – urlò Ran.

- Ran… - sussurrò lui, debolmente, chinando il capo.

Ran avrebbe giurato di vedere una lacrima luccicare sulla sua guancia di Shinichi, ma fu solo un attimo. La ragazza si sentì quasi in colpa per quel tono di voce. Quasi, appunto.

- Ran, Ran, Ran. Ran scusami, Ran perdonami. Basta! Non ci riesco più. Non posso perdonare all’infinito. Non sono una santa. -

- Io… non voglio farti soffrire. Ti assicuro che mi odio per quello che ti sto facendo. Ma lo sto facendo per il tuo bene, credimi. –

- Come posso crederti ancora? – disse lei, dura e al contempo esitante.

Shinichi non lo sapeva. Lui si sarebbe creduto, al posto di Ran??

- Credimi e basta, ti prego, non posso dirti altro.

- Perché? –

- Perché… - non seppe rispondere. Abbassò gli occhi come un criminale sul punto di venire arrestato: seppe che era finita.

- Allora non abbiamo nulla da dirci. Dovrai avere una motivazione più convincente di un “credimi e basta”. E questo è tutto. – così dicendo, schiacciò un tasto del suo cellulare e sul display comparve la scritta “Numero eliminato”.

Ran si alzò e tornò al suo posto.

Shinichi rimase solo. Forse, più solo di Ran.
__________________________________________
***Post-it di Sherry***
Ehi! Allora, questo chappy ve gusta?
Shinichi è messo male ç_ç cattiva Ran! (nd tutti: ma se sei tu che scrivi così la storia!)
Sia questo che il prossimo sono un po' chappy di transizione... spiegano come Shin torna adulto!
Passiamo ai ringraziamenti!:
Grazie a: Kaity, Mangakagirl, Flami de Espinoza, Shinichi e Ran amore, ali4869 e doc91che hanno recensito l'ultimo chappy! Thanks!
Grazie a: Flami de Espinoza, Withoutrules, Kaity e Ciachan che hanno la storia tra le seguite!!! grazieeee
Grazie a __MyOwnForgottenWorld__, Shinichi e Ran amore, Kaity e Doc91 che hanno la storia tra le preferite!! Arigatòò!!!
E grazie anche a chi legge e basta!
Lasciate un commentuccio, se potete!
^.* Sherry-Chan


Nel prossimo capitolo di Promises in the wind
Certi credono che i detective siano pronti a tutto.
Sicuri, intelligenti, duri, abili, insensibili e astuti.
Beh, si sbagliano di grosso
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: Memories of that day.
"Non discutere. Sarà quel che sarà. E se salvo Kazuha tanto meglio."

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Capitolo 4
*** Memories of that day ***


Promises in the wind    

Parte 4: Memories of that day

                                     Ricordi di quel giorno

Quando atterrarono Shinichi aspettò che tutti fossero scesi per seguirli. Se Ran non lo voleva, non l’avrebbe visto. Ma da Heiji ci doveva andare lo in ogni caso. Era lì per un motivo preciso, e quello non era Ran. Purtroppo.

Non si era mai sentito così solo. Mai. Le lacrime rigavano silenziose il volto del ragazzo, tanto da attirare l’attenzione di una bambina lì di fianco.

- Sta bene signore? - gli domandò, con una faccia così innocente che lo fece sorridere. Gli ricordava Ran. La sua Ran. La ragazza che amava con tutto il cuore.

«E che mi ha dimenticato» pensò mestamente.

- Sto bene, non preoccuparti. – le rispose, mentendo.

Lei lo fissò un attimo, per fece capire a Shinichi che non gli credeva, e poi corse dietro alla sua mamma.

Kudo si sedette su una panchina, nella sala d’attesa dell’aeroporto, attendendo Heiji. Conan doveva avere più o meno l’età della bambina.

«Conan, già» pensò malinconico «Non so più neanche se Conan sono io. Chissà, forse da un giorno all’altro dimenticherò di essere Shinichi Kudo, sarò come quella ragazzina…»

Si mise le mani fra i capelli e pianse tutte le sue lacrime. Perché? Era l’unica domanda. Si poneva quella domanda raramente. Un detective pensava prima al “Chi?” e al “Come?”. Il perché era di importanza minore. Se aveva le prove, il perché non era così importante. L’avrebbe confessato il criminale.

«Perché mi sono rimpicciolito? Perché?»

Immagini spezzate della sera del fatto gli tornarono alla mente. La donna che uccideva l’amica con la collana. Gli uomini in nero. Il dolore al petto. I poliziotti che dicevano di aver trovato un bambino di sei, sette anni. La fuga.

Poi un ricordo più chiaro degli altri. Le aveva posto la domanda per scherzare, prenderla in giro.

«Invece nella mia classe c’è un ragazzo che mi piace un sacco» gli dice Ran, con aria assorta.

«Chi?» domanda Conan, con un sorrisetto stampato sul viso. Se Ran sapesse che è Shinichi probabilmente ne piglierebbe tante. Ma è Conan, e può divertirsi così. «È quel ragazzo che cercavi prima? Si chiama Shinichi giusto?»

Non si aspetta un sì. Ma quello arriva.

«Sì, lui. Sono proprio cotta! Ma tu non devi dirglielo per nessun motivo, chiaro?»

Lui annuisce, ma intanto diventa rosso come un peperone. Un bel pasticcio, non c’è che dire. Ma la ragazza dei suoi sogni lo ama, e lui non può fare a meno di essere al settimo cielo.


Già, la dichiarazione di Ran… Ulteriori lacrime gli rigarono il volto.

Era un incubo, sì, solo un incubo. Tentò di convincersene, ma invano.

In una favola, lei sarebbe passata in quel momento, lo avrebbe visto piangere e, capendo i suoi sentimenti, lo avrebbe perdonato. Si, di sicuro sarebbe finita così. Ma la vita non è una favola, e la sua meno delle altre, così, quando aprì gli occhi davanti a lui non trovò Ran, ma solo Heiji, chino su di lui con le mani dietro la schiena e una faccia tale che Shinichi l’avrebbe voluto prendere a schiaffi.

- Qualcosa non va Kudo? –

Shinichi sobbalzò, si asciugò in fretta le lacrime e lo guardò in cagnesco.

- Mi vuoi ammazzare a colpi di occhiatacce? – domandò ironico Heiji, per poi farsi serio. – Che ti è successo Shinichi? –

- Lascia stare Heiji, non è il momento. Ho litigato con Ran. O meglio, lei ha litigato con me. Non so più cosa fare. Ormai l’ho persa. – disse sconnessamente. Poi cambiò argomento, anche se non certo in uno più felice. – Hai avuto altre comunicazioni dai rapitori di Kahzua? –

Heiji si fece cupo, lasciando cadere i problemi dell’amico e puntando lo sguardo a terra.

- Sì. Ma sei sicuro di volerlo fare? Non mi riconosceranno, posso fingermi te e… -

- Finiscila Hattori. – disse Shinichi alzandosi e recuperando il sorriso.

- Non vorrai mica dire che mi hai fatto sprecare i soldi del biglietto, giusto? –

Una lieve risata scosse Heiji, ma durò poco. Shinichi si distrasse dal pensiero di Ran, ma solo per concentrarsi sul viso cupo dell’amico. Non l’aveva mai visto in quelle condizioni. Sembrava un altro. I sorrisetti e le battutine che gli affioravano sempre sul viso sembravano più lontani, meno spensierati. Doveva essere davvero in ansia per Kahzua.

- Hanno detto stanotte. Kudo, davvero, faresti meglio a starne fuori. Quanto può durare l’antidoto? –

- Potrebbe finire tra giorni oppure adesso. Non ne ho idea. –

- Stai scherzando vero? –

- No, affatto. –

- Insomma… ti rendi conto di quello che dici? Sono gli uomini in nero, quelli che ti hanno rimpicciolito. Sei un incosciente! Stai rischiando di essere scoperto. –

Shinichi rimase a lungo in silenzio.

- Non ha più importanza. Sono un relitto di me stesso, lo capisci Hattori? Non sono più me stesso. Non ho più il mio corpo, se non per rari momenti come questo. Non discutere. Sarà quel che sarà. E se salvo Kahzua, tanto meglio. –

Heiji non seppe se essere infuriato o avere compassione della sua situazione.

- Andiamo? – propose Kudo. Non aveva più voglia di parlarne.

- Cosa facciamo con Ran? Ci sta fissando da un pezzo. Gliel’hai combinata grossa eh? Non si avvicina neppure. –

Capì un attimo dopo che non era il momento di scherzare. Shinichi sbirciò oltre la spalla dell’amico per poi distogliere lo sguardo affranto.

- Valla a prendere. Io dormirò in un albergo. –

- Sei sicuro Kudo? –

- Non discutere. –

Si avviò verso l’uscita, solo e sconsolato come non si era mai sentito prima.

Heiji lo fissò per un po’, finche non fu uscito. A qual punto si diresse da Ran con le mani in tasca.

- Ciao Heiji. – disse Ran.

- Ciao Ran. – rispose lui, per poi passare all’attacco. Perché ogni volta finiva a difendere i sentimenti dell’amico? - Che hai combinato a Shinichi? –

Ran si fece cupa, ma triste. Un po’ come Kudo.

- L’ho dimenticato. – rispose crudelmente.

- Perché? – chiese nuovamente il ragazzo. Vedere il suo migliore amico in quelle condizioni non era certo una cosa che lo lasciava impassibile.

- Heiji, per piacere, lascia stare. –

- Se proprio vuoi Ran… - disse. Poi, solo per tenerla sul filo dell’indecisione su cui stava chiaramente camminando, continuò.

- Ma Shinichi era davvero distrutto. Non l’ho mai visto così. Continuava a piangere. –

Si incamminarono in silenzio verso la casa di Heiji.

«Io la sto tenendo in equilibrio su un baratro, Kudo, sta a te farla cadere dalla parte giusta».

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**Post-it di Sherry**

Allora, capitolo 4! Come annunciato, di transizione...Shin andrà all'appuntamento? Si salverà dalla depressione in cui è caduto? scopriamolo insieme xD

Allora, sorvolando, il prossimo capitolo porterà un po' più nell'azione, cambiando completamente scenario... cercherò di aggiornare quanto prima!

Poi, chiedo scusa per il piccolo edit allo scorso chappy: alcuni (tutti) di voi avranno notato che il titolo di questo capitolo non è "Detective's tears" come avevo annunciato... ho fatto un cambiametuccio xD

I ringraziamenti:

Grazie a Ciachan, Flami de espinoza, withoutrules, Kaity, shellingFord e Crizia per avere la toria fra le seguite!! thank you!!!

Grazie a Doc91, kaity, ShellingFord, shinichi e ran amore e MyOwnForgottenWorld per avere la storia fra le preferite! grazie ragazzi!!!

E grazie di cuore a AliHolmes,Mangakagirl, Flami de espinoza, kaity e doc91 per aver recensito l'ultimo capitolo!! grazie 1000!

Grazie anche solo a chi legge!! 

Commentate in tantii!!!

^.* Sherry

Nel prossimo capitolo di Promises in the wind
Certe volte si vede, alla TV, uno di quei polizeschi con i rapimenti.
Ci si chiede come si possa ridursi così male solo a stare chiusi dentro una cella.
Ma la verità è che non è la prigionia a rendere così, quanto una nuova consapevolezza.
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: The name of the prisoner.
"E mentre quel qualcuno continua a vivere la sua vita, nella sua favola, la tua si segna di un’altra consapevolezza."

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Capitolo 5
*** The name of the prisoner ***


Promises in the wind  

Parte 5: The name of the prisoner

                                        Il nome del prigioniero
Non pensava fosse vero. Suo padre la metteva sempre in guardia. Sua madre le raccomandava la prudenza. Ma sono quelle cose che pensi non ti accadranno mai. Quelle cose che pensi accadranno sempre a qualcun altro, le vedrai al telegiornale, ti sentirai dispiaciuta e te ne dimenticherai poco dopo. Ma la verità è che per qualcun altro, noi siamo qualcun altro. E mentre quel qualcuno continua a vivere la sua vita, nella sua favola, la tua si segna di un'altra consapevolezza. Un'altra esperienza paurosa che non dimenticherai. Una lezione che non scorderai. Ma, quando raccomanderai prudenza a tua volta, le tue parole non disperderanno l’illusione e qualcuno ci cascherà di nuovo. E tu non potrai arrabbiartene, perché saprai che anche tu a tuo tempo hai fatto lo stesso errore. Stupidità umana.

E ora lei era lì, sola. Forse quella pena sarebbe stata più leggera se ne avesse conosciuto le ragioni. Forse volevano un riscatto. Forse… era un ostaggio. Magari erano nemici di suo padre. O di Heiji. O ancora, forse erano solo maniaci che si divertivano a guardarla rinchiusa lì.

Questi erano alcuni dei pensieri di Kahzua, chiusa in una cella umida. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era stata addormentata mentre si recava da una sua amica. Si era risvegliata in quella cella, poche ore prima, domandandosi quanto avesse dormito.

Aveva urlato, imprecato e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, implorato di farla uscire.

«Heiji» si era ritrovata a pensare, con le lacrime agli occhi. «Salvami Heiji…» Forse, quel nome era addirittura uscito dal suo mutismo in alcuni momenti, mentre lo implorava di salvarla.

«Heiji, dove sei? Heiji, rispondi!» lo chiamava, quasi sperando che l’amico la sentisse.

Aveva visto i suoi rapitori solo quando le avevano rubato il cellulare. Per farci cosa poi… Un uomo alto e biondo e uno più robusto e basso, entrambi con un cappello e rigorosamente vestiti di nero.

Un singhiozzo, due. Cosa volevano da lei? Cos’aveva fatto?

Si asciugò le lacrime. «Insomma Kahzua, datti un po’ di contegno!» si disse. Dopotutto era la figlia di un sovrintendente di polizia e l’amica d’infanzia di Heiji Hattori, il famoso detective dell’ovest! Si, era sicura che Heiji avrebbe rivoltato la città per trovarla. Una vocina fastidiosa le fece notare che non era sicura di essere a Osaka, ma lei non ci badò.

Si alzò in piedi. Era già stata rapita una volta. C’è l’avrebbe fatta anche questa volta.

«Ma quella volta Heiji era con me» si disse, rimproverandosi poco dopo per la sua negatività.

Non fece in tempo a proseguire la linea dei suoi pensieri, perché la porta si aprì. Lei si mise subito in posizione di difesa. Non si sarebbe fatta cogliere impreparata.

Ma gli uomini in nero non badarono a lei, piuttosto, spinsero con malagrazia un uomo dentro la cella, richiudendo subito la porta.

Kahzua restò ferma un attimo, per poi avvicinarsi cautamente all’uomo.

- Sta bene… signore? – domandò imbarazzata.

Decisamente era una domanda stupida. Era pieno di ferite più o meno profonde e di lividi. Un paio sanguinavano ancora, ma era solo qualche goccia.

Non ricevette risposta. Doveva essere svenuto. Con delicatezza, Kahzua lo afferrò per una spalla e lo girò sulla schiena. I capelli neri, che un tempo avrebbero evidentemente dovuto essere corti, erano disordinati, arrivavano quasi alle spalle ed in alcuni punti erano appiccicaticci per il sangue.

«Cosa posso fare?» continuava a domandarsi ansiosamente. Cos’avrebbe fatto Heiji se fosse stato con lei? Lui avrebbe saputo cosa fare, poco ma sicuro. Ma lei non aveva idea di come aiutare l’uomo steso a terra. Tentò, alquanto inutilmente, di rilassarsi o, come minimo, concentrarsi.

L’unico risultato che ottenne fu di rannicchiarsi in un angolo della piccola cella, continuando a fissare l’uomo steso a terra.

«Posso solo aspettare che si svegli» decise Kahzua.

L’uomo si svegliò dopo un non meglio precisato periodo di tempo, che la ragazza avrebbe poi interpretato come un ora.

Kahzua si precipitò subito da lui.

- Come si sente? Sta bene? –

Lui impiegò un po’ per rispondere, oltretutto con un'altra domanda.

- Che mi è successo? Tu chi sei? –

- L’hanno buttata qui dentro, erano degli uomini tutti vestiti di nero e… - si interruppe, decidendo che quell’uomo doveva già sapere con chi aveva a che fare, glielo si leggeva in faccia.

Quello si spinse con le braccia verso la parete e vi si appoggiò.

- Come si sente? – domandò di nuovo Kahzua.

- Ho avuto momenti migliori – commentò lui, con un sorriso stanco in faccia. – Ma sto bene, non preoccuparti. E, per piacere, dammi del tu. –

Lei annuì. Rimase un attimo in silenzio, fissando gli occhi dell’uomo, di cui nella penombra non riusciva a cogliere il colore.

- Mi chiamo Kahzua Toyama. – disse, per rispondere alla domanda precedente dell’uomo.

- Che ci fai qui, Kahzua? – domandò con un tono gentile l’altro, massaggiandosi i lividi che aveva sulle braccia.

- Mi hanno rapita. E tu? - era strano dare del tu a un perfetto sconosciuto. Soprattutto perché quello continuava ad evitare di dirgli chi fosse. La cosa la infastidiva non poco.

- Io? Beh… ho fatto molti torti a quest’organizzazione criminale, ma ho molte informazioni che gli interessano, quindi gli servo vivo.

- Come ti chiami? – domandò direttamente Kahzua.

Lui esitò, tanto che la ragazza temette che non glielo avrebbe detto.

- Mi chiamo Shuichi Akai. – disse infine, sospirando come se avesse detto qualcosa che non doveva dire.

Rimasero entrambi zitti, senza sapere cosa dirsi, ma Kahzua era enormemente confortata dal non essere più sola. Alla fine riuscì a trasportare Shuichi in una piccola conversazione. E, per la prima volta da quando era stata rapita, mentre parlava con lui, sorrise.
___________________________________________________________________________

*** Post-it di Sherry***
Allora... vi piace? Ci ho messo un po' a postare ^^ chiedo umilmente scusa
Il dialogo interiore di Kazuha è un po'... boh, ho provato a immedesimarmi in lei e mi è uscito questo... fatemi sapere voi xD
E poi è comparso Shuichi, (anche abbastanza conciato male, poveretto...)
Allora, che ne pensate? fatemi sapere!!
L'ho tirata un po' per le lunghe, ma infine ecco: nel prossimo capitolo, il tanto atteso (se, se...) incontro con i rapitori di Kazuha...

I ringraziamenti:

Grazie a Ciachan, Flami de espinoza, withoutrules, Kaity, shellingFord, Crizia, VSRB e Miyu. per avere la toria fra le seguite!! thank you!!!

Grazie a Doc91, kaity, ShellingFord, shinichi e ran amore e MyOwnForgottenWorld per avere la storia fra le preferite! grazie ragazzi!!!

E grazie di cuore a Mangakagirl, Flami de espinoza, kaity e doc91 per aver recensito l'ultimo capitolo!! grazie 1000!

Grazie anche solo a chi legge!! 

Vi lascio a riflettere sullo spoiler ^^
^.* Sherry


Nel prossimo capitolo di promises in the wind:
Scuse. Quanto possono essere difficili da fare?
Ci si avvicina a lui, sicuri che per l'altro sarà una specie di trionfo.
Ma la verità è che, spesso, è più difficile essere chi ascolta le scuse, che chi le fa.
Il prossimo capitolo di promises in the wind: The light in his eyes.
"Sto già abbastanza male senza che tu mi faccia stare ancora peggio".



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Capitolo 6
*** The light in his eyes ***


Promises in the wind     

Parte 6: The light in his eyes

Shinichi se ne stava sdraiato sul letto della stanza dell’albergo, una camera confortevole, né più né meno di tante altre, con le tende tirate e le braccia incrociate dietro la nuca. Non voleva scoppiare di nuovo a piangere, ma non riuscì ad evitarlo. Mancava poco più di un ora all’appuntamento. Si ritrovò a sperare di restarci secco, così forse Ran si sarebbe ricordato di lui come quello che aveva salvato la sua amica, e non come quello che l’aveva abbandonata. O almeno, lo avrebbe ricordato. Sarebbe già stato un passo avanti.

«Ran… non mi lasciare, ho bisogno di te!» pensò rammaricato.

Quanto ancora poteva andare avanti così? Forse, doveva dimenticarsi anche lui della ragazza. Avrebbe sofferto di meno. Ma come poteva, vivendo a casa sua?

Non ci riusciva. Non capiva il perché. Da cos’era nata quella storia? Perché non era morto ingerendo quel veleno? Perché? Cos’aveva fatto di male? “Ci sono cose peggiori della morte” si diceva in giro, uno di quei vecchi detti, che non si comprendono subito, o che si crede di aver compreso. Shinichi lo aveva capito fino in fondo solo quando aveva ingerito l’APTX.

«Sarà meglio che mi prepari» decise. «Vedrò di farmi dare le risposte che cerco da Gin in persona».



Anche Ran era sdraiata fissando il soffitto, sul divano di Heiji. A cosa pensava? Forse a nulla. Forse a Shinichi, che aveva visto piangere davanti a tutti su quella panchina. Se la amava così tanto da piangerci sopra, perché non poteva dirle la verità? Lo avrebbe capito. Lei non aveva chiesto altro che la verità.

Ho fatto una scelta. E una promessa. E anche Shinichi le ha fatte.

Anche Conan era coinvolto in quella cospirazione allora. Ma perché un bambino di sette anni si e lei no?

Si chiese se la verità le sarebbe ancora bastata. Quella sera avrebbe rivisto Shinichi. Non serviva a nulla non pensargli in quel momento.

Le balenò in mente in quell’attimo che Shinichi era il prezzo chiesto dai rapinatori per Kahzua. Perché? Cos’aveva Shinichi di così importante?

Vi si arrovellò finché non ricacciò dalla mente quel pensiero. Se voleva essere perdonato, avrebbe dovuto dirglielo lui. Cos’avrebbe poi risposto il suo cuore, non lo sapeva neanche lei.

Quella sera.

Quando la moto di Heiji si fermò nel luogo dell’appuntamento, la prima cosa che Ran notò fu, con sua grande stizza, Shinichi.

Hattori saltò giù dalla moto. Ran lo seguì lentamente.

- Kudo, non mi piace. Sono ancora in tempo. Mi travesto da te e ci vado io… -

A quelle parole a Ran non poté che tornare in mente il giorno della recita, quando Heiji si era finto Shinichi. Poi Shinichi era comparso davvero, travestito dal cavaliere nero. E quella sera… Ran non aveva mai saputo cosa avesse voluto dirgli.

- Heiji, ci vado di mezzo io, non tu. Non rischierai la vita per me. Hanno chiesto di me e non avrei la coscienza pulita se ti mandassi al posto mio. Se ti scoprissero, non faresti in tempo ad accorgertene. Se invece hanno chiesto di me, immagino di servirgli vivo. – non era del tutto vero: forse lo volevano solo uccidere.

«Senti chi parla di coscienza pulita!» urlò interiormente Ran. «Quando mi hai lasciato sola, che coscienza avevi?»

- Come vuoi Kudo. – sospirò affranto Heiji.

- Allora, fammi vedere dov’è il luogo dell’appuntamento.

Heiji annuì e gli fece cenno di seguirlo.

Mentre camminavano dietro a Hattori, Ran fece per aprire bocca, accostandosi a Shinichi.

- Ti prego Ran, - disse lui, interrompendola ancor prima che iniziasse a parlare. – Sto già abbastanza male senza che tu mi faccia stare ancora peggio. –

Ran ammutolì, non tanto per le parole, ma per l’espressione di sconforto del ragazzo. Chinò anche lei il capo.

- Come vuoi, Shinichi. Come vuoi. –

Lui non replicò. In effetti non sapeva neanche cos’avrebbe voluto dirgli. Forse era stato un bene che l’avesse fermata. Forse gli avrebbe chiesto la verità, forse solo che restasse con lei. Forse era stata troppo dura con lui. Cosa c’era di così importante in quella verità che lo spingeva a ridursi così?

- Siamo arrivati. – disse Heiji. – Io e Ran ci nasconderemo qui, mentre tu aspetterai lì i rapitori. –

Era uno dei tanti vicoli della città di Osaka, con la sola differenza che questo sfociava in un vero labirinto di stradine. Forse neanche Heiji le conosceva tutte, nonostante si vantasse di conoscere ogni via di Osaka.

Ran ed Heiji si acquattarono nel cespuglio. Shinichi rimase in piedi. Un tempo Ran avrebbe ammirato la sua determinazione, ma quel giorno no. Quel giorno lui non era determinato a salvare Kahzua, quel giorno non aveva la sua inconfondibile determinazione a fargli brillare gli occhi e a farlo apparire più sicuro di sé. Quel giorno, Shinichi era semplicemente rassegnato al suo destino. Doveva farlo e lo faceva. Cosa sarebbe successo non gli importava. Ran lo aveva capito, e, mentre aspettavano, non poté fare a meno di domandarsi se non fosse colpa sua.

«Ho tolto io quella luce a Shinichi? Sono io che l’ho reso così?»

Non poté rispondersi, poiché una voce arrivò dal vicolo. Lei non lo vide, ma Shinichi si. Gin.

- Shinichi Kudo, vieni avanti. – disse con la sua solita voce glaciale.

Lui obbedì, sottraendosi al campo visivo di Ran ed Hattori, mentre quest’ ultimo si tratteneva a stento dal balzare fuori dal nascondiglio.

- Dov’è Kahzua? – domandò.

- La ragazzina? Sta bene, non temere. –

Fece un cenno e da un altro vicolo comparve Vodka, che teneva bloccata Kahzua, con la bocca imbavagliata e le mani legate dietro la schiena.

- Cosa vuoi? –

- Te. –

- Questo l’avevo capito. – disse lui, beffardo. – Ma perché? Cosa volete da me? –

- Lo scoprirai a tempo debito. –

- Libera Kahzua e ne riparliamo. –

- Cosa ci garantisce che non scapperai? – non era una domanda, era solo un ammonimento perché Shinichi non provasse nemmeno a svignarsela.

- Le tue pistole, immagino. –

Gin sorrise malevolo.

- Risposta esatta. –

Un altro cenno e Vodka spinse in avanti Kahzua, che incespicò. Anche Shinichi iniziò a camminare. Quando lui e gli sguardi apprensivi della ragazza si incrociarono, lui sussurrò:

- Ci sono Heiji e Ran. Vai da loro. –

Lei diede segno di aver capito.

Shinichi arrivò da Gin, che lo prese per una spalla, tanto forte che il ragazzo dovette trattenere un gemito.

- Assisti alla fine dei tuoi amici. – disse calmo Gin.

«No!» pensò Shinichi. Ci era cascato. Avrebbero sparato comunque a Kahzua. Si girò di scatto verso la ragazza, ma lei era già scomparsa dietro l’angolo. Capì troppo tardi che l’avevano preso in giro, e, quando lo fece, un forte dolore alla nuca lo trapassò e tutto divenne nero.
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***Post-it di Sherry***
Bene! Si aprono le danze ;) Shinichi è stato preso e kazu liberata.... Ora può ufficialmente succedere qualunque cosa...
Che accadrà a Shin? Lo scoprirete leggendo, ma non leggendo il prossimo chappy... Infatti il prossimo porterà un cambio di ambientazione... Vi avverto, fan di Ai, non sarà piacevole! (Soprattutto per me che l'ho scritto ç_ç)
Inoltre ho una piccola comunicazione... a breve cambierò nick, dunque se non mi trovate più non vi preoccupate... comunque, Sherry sono e Sherry rimarrò, cambierà solo il cognome ;)

Grazie a Ciachan, Flami de espinoza, withoutrules, Kaity, shellingFord, Crizia, VSRB e Miyu. per avere la toria fra le seguite!! thank you!!!

Grazie a Doc91, kaity, ShellingFord, shinichi e ran amore e MyOwnForgottenWorld per avere la storia fra le preferite! grazie ragazzi!!!

E grazie di cuore a Mangakagirl, Flami de espinoza, kaity, Aliholmes e Shinichi e ran amore per aver recensito l'ultimo capitolo!! grazie 1000!

Grazie anche solo a chi legge!!
Alla prossima ;)
^.* Sherry

Nel prossimo capitolo di Promises in the wind
Dei dati da non dimenticare.
Un suono che non dovrebbe mai rimbombare per le strade, specialmente in quella strada del quartiere di Beika.
Il piano B di Shiho Miyano è pronto a scattare.
Il prossimo capitolo di promises in the wind: A shot in the rain
"Non mi saluti neanche più, Sherry cara?"

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Capitolo 7
*** A shot in the rain ***


Promises in the wind

Parte 7: A shot in the rain

La pioggia scendeva incessante. Le strade, già ammantate di oscurità, si perdevano in quel ticchettio quasi musicale. Lei, la grande scienziata dell’organizzazione nera, Sherry, Shiho Myano, mandata a comprare il latte. Per di più con una ridicola mantellina gialla sotto la pioggia battente. Per di più in forma di bambina di sette anni, anche se quest’ultimo particolare non dipendeva certo dal dottor Agasa. In realtà ne aveva approfittato per passare a casa del detective Goro, che ovviamente era ubriaco fradicio. Non si era neanche accorto che aveva frugato per tutta la casa. Che il latte per la cioccolata calda del dottore aspettasse pure. Comunque, le sue ipotesi erano state confermate: Ran e Conan, o più probabilmente adesso Shinichi, dato che aveva rubato un prototipo di APTX dal suo laboratorio non c’erano. Scomparsi. O meglio: partiti. Osaka. Ecco dov’era. L’aveva capito infiltrandosi nella rete dell’aeroporto. Il suo aereo stava partendo proprio in quel momento e, quando vide un areoplano lasciare dietro la sua scia alzandosi in volo, non poté che tremare di rabbia. Avrebbe dovuto capirlo, quando si era arreso così tranquillamente al suo rifiuto di concedergli l’antidoto. Passò davanti alla casa del detective in questione, con un fremito. Era lì davanti che il dottor Agasa l’aveva trovata svenuta circa un otto mesi prima. Era lì che aveva fatto credere a Conan che era stato scoperto, che Agasa era morto e…

- Ci si rivede. –

Ai si bloccò. Perfino i suoi pensieri si fermarono. Quella voce. Fredda, glaciale per i più, ma che con lei assumeva sfumature diverse, come di chi prova un piacere perverso solo perché sa che sensazioni susciti in lei quella voce.

- Non mi saluti neanche più, Sherry cara? –

Gin. Solo lui la chiamava così. Sherry cara. Quanto odiava quel modo di chiamarla. Con tutto il suo cuore, mente e anima. Soprattutto se era lui a chiamarla così. Anche Akemi ogni tanto la chiamava così, ma detto da lei era un suono musicale, che la faceva stare bene. Detto da Gin era come una rivendicazione di proprietà, come quando tutta la sua vita era in mano sua, e se il rapporto giornaliero dei suoi studi arrivava in ritardo, le puntavano una pistola alla nuca.

Lei si girò, sorridendo come solo una bambina delle elementari sapeva fare, sperando con tutto il cuore che fosse davvero convincente, anche se la sua testa sapeva che era tutto inutile.

- Signore, io mi chiamo Ai. Non conosco nessuna Sherry. Si deve essere sbagliato. –

- Ma davvero? – disse lui addolcendo falsamente la voce. – Mi dispiace tanto. –

Poi, con un aria beffarda le prese un orecchio. Facendo scorrere l’unghia sull’attaccatura disse:

- Gran brutta cicatrice. – la sbeffeggiò – Chi te l’ha fatta? Oh, aspetta… sono stato io. –

Lei si divincolò, andando a sbattere contro il cancello di villa Kudo e portandosi istintivamente la mano all’orecchio.

«Cosa vuoi Gin? Il mio rapporto giornaliero ti è già arrivato.» dice tremante lei.

«Cattiva, Sherry cara, hai fatto la cattiva... Una traditrice, ecco cosa sei… eppure… sei così carina…»

Mentre parla le spinge i capelli dietro l’orecchio. Lei ha paura. Tanta paura, anche se non è da lei quel terrore. In un attimo Gin si irrigidisce, mentre l’unghia preme contro l’attaccatura dell’orecchio, facendole sfuggire un gemito: una goccia di sangue cade a terra, seguita da un'altra ed un'altra, ognuna recante con sé una fitta di dolore. Una siringa spunta ancora dal braccio di Gin quando lui cade all’indietro.

«Sogni d’oro, Gin caro». Sussurra compiaciuta. Forse, per adesso è salva. Ma quanto lo sarà ancora?


Già, quella sera… la stessa in cui aveva assunto l’APTX4869. Se lo ricordava molto bene. Ovviamente, la salvezza non era durata molto a lungo

- Vedo che non ti sei dimenticata del tutto di me, Sherry. – disse, riprendendo la sua voce beffarda di sempre e contemplando la sua espressione di terrore.

- Come mi hai trovato? – domandò lei.

Intanto armeggiava con la serratura del cancello dietro di lei.

- Dovresti conoscere i nostri mezzi… -

- Fin troppo bene. –

Maledisse Kudo per avere una memoria così prodigiosa: non avrebbe potuto dimenticarsi il cancello aperto una volta tanto?

- Così temeraria… eppure… Sei schiacciata contro un cancello, e ora sei sotto il tiro della mia pistola. –

Estrasse dall’impermeabile un arma da fuoco che Ai non riconobbe.

- Uccidimi. È tanto che lo vuoi fare, vero? Ti dà fastidio che io sia stata più abile di te, una volta tanto, che io mi sia saputa nascondere da te, che la mia vita non fosse più nelle tue mani! Ma ti dirò, non è nelle tue mani neanche adesso, perché anche se mi ucciderai ti giuro che ti perseguiterò per l’eternità intera, e con me tutti coloro che hai ucciso. –

Non sapeva da dove fosse uscito il coraggio di pronunciare quelle parole. Forse dalla certezza di essere spacciata, perché quella volta Kudo non l’avrebbe protetta. Quella volta Shinichi l’aveva lasciata sola contro gli uomini in nero e, cosa che la terrorizzava ancora di più, contro Gin.

- Ma non sarò io ad ucciderti. Sarà il suo compito. – disse lui.

- Con piacere. – uno scatto.

Un'altra pistola era stata caricata.

- Lo sapevo… eri tu… l’ho sempre saputo, ma ora ne ho la conferma. – sussurrò la bambina.

Uno sparo risuonò nell’aria. L’ultima cosa che Shiho udì prima di quello fu la voce di Gin che diceva “Non ti darò la soddisfazione di constatare che mi sono dimenticato il tuo nome”. Le due figure si dileguarono.

Ai rimase stesa a terra. Solo dopo un buon mezzo minuto riuscì ad accumulare la forza di volontà necessaria ad estrarre il cellulare. Andò nelle bozze dei messaggi. Aveva sempre un piano B. Sembrava che fosse Gin ad essersi dimenticato di lei e delle sue abitudini, ora. Una fitta al petto accompagnò il suono del messaggio che veniva inviato. La bambina si accasciò al suolo.

- Ai! –

- Do-dottore… - biascicò lei.

«Sta a vedere che era solo preoccupato per la sua cioccolata.» pensò Ai, quasi divertita.

- Che ti è successo figliola? –

Con un incredibile prontezza di riflessi, tirò fuori il cellulare, chiamando l’ambulanza.

- È stato… Bourbon… - sussurrò a fatica.

Ogni respiro una parola, con sempre più difficoltà a parlare. Agasa si raggelò, un po’ per quel nome, un po’ per la macchia rossa sul petto della bambina.

- Bourbon? Quel bourbon? –

- Mi… ascolti… dica a Shinichi… che deve… proteggere… Ran… ora… più… che… mai… è…. Importan… - non terminò la frase.

L’intera maglia ora era macchiata di sangue e la ragazzina era svenuta.

In quel preciso istante il messaggio arrivò al destinatario.

Questo messaggio è speciale. Si distruggerà da solo. Ma ha un compito importante: far sì che il mio lavoro venga preservato anche in caso io morissi. Ora nel tuo cervello sono impressi una serie infinita di dati. Questa è la più grande ricerca di tutte, ma ancora incompleta. Prego perché tu la sappia custodire. Sherry.

Ran lesse in fretta, con gli occhi ancora pieni dello sguardo triste di Shinichi mentre quell’immagine si sovrapponeva a quella inviatale dal cellulare. Ma quando finì, non si ricordava già più di aver ricevuto quel messaggio. Ora lei era l’unico modo per creare l’APTX e il suo antidoto. L’unico rimedio contro l’eterna giovinezza di Shinichi. E lei non lo sapeva.

___________________________
***Post-it di Sherry***
Manco da un po', vero? mi spiace... (tanto a voi non dispiace, lo so...)
Bene, vi è piaciuto come capitolo? ad Ai no, sicuramente xD
Fatemi sapere che ne pensate!

Grazie a Ciachan, Flami de espinoza, withoutrules, Kaity, shellingFord, Crizia, VSRB, FedeKiryu, Anna738 e Miyu. per avere la storia fra le seguite!! thank you!!!

Grazie a Doc91, kaity, ShellingFord, shinichi e ran amore e MyOwnForgottenWorld per avere la storia fra le preferite! grazie ragazzi!!!

E grazie di cuore a Mangakagirl, Flami de espinoza, kaity, Aliholmes e Shinichi e ran amore per aver recensito l'ultimo capitolo!! grazie 1000!

Grazie anche solo a chi legge!!
Alla prossima!
^.* Sherry

Nel prossimo capitolo di promises in the wind
Di nuovo a Osaka. Un istante prima che il detective precipiti nel buio.
Un abbraccio di un amica e la partenza di un altra. Una corsa e una ricerca infruttuosa.
Una promessa solenne che andrà mantenuta. Dove porterà questa svolta nella storia?
Il prossimo capitolo di promises in the wind: Kahzua's return
"Dovessi mettere a ferro e fuoco tutto il Giappone, di quell’organizzazione non resterà altro che cenere. È una promessa."

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Capitolo 8
*** Kazuha's return ***


Promises in the wind 



Parte 8: Kazuha's return
Un solo pensiero. Correre. Correre il più velocemente possibile, come le aveva detto Shinichi. A vederlo era quasi rimasta arrabbiata. Dov’era Heiji? Avrebbe dovuto essere lui a salvarla. Era lui che aveva chiamato a gran voce, chiusa in quella cella. Era lui a cui aveva pensato ogni singola notte di prigionia. Certo, si era calmata a sentire Shinichi che gli diceva che Heiji era lì vicino, però…

- Kahzua! – esclamò una voce, subito sovrapposta ad un'altra. Una voce che lei conosceva benissimo e che amava più di qualunque altra.

Si voltò. Heiji! Ran! Sentì che stava per piangere di gioia. Non le importava più che fosse stato Kudo a tirarla fuori dai guai, perché adesso lui era lì, e la guardava felice come non l’aveva mai visto prima, neanche per un nuovo caso. Nessuno in quel momento udì il gemito sordo di Shinichi che cadeva a terra.

La ragazza corse dai suoi due amici, con le lacrime agli occhi.

- Kahzua, stai bene? – domandarono, mentre la slegavano.

- Ran! Heiji! –

Kahzua era al settimo cielo, mentre si stringeva forte al petto di Hattori, iniziando a piangere a dirotto, buttando fuori tutte le lacrime di disperazione che in cella aveva trattenuto, per non dare soddisfazione ai suoi carcerieri.

- Ho avuto tanta paura… Heiji, perché non sei venuto a salvarmi? Perché mi hai lasciata sola? – piagnucolò.

Si capiva che non c’è l’aveva con lui, era solo lo spavento del pericolo scampato. Conoscendo Heiji, però, ci si poteva aspettare benissimo una risposta a tono.

Invece si limitò a stringere ancora di più a sé Kahzua e ad abbracciarla, chiudendo gli occhi, anche lui enormemente rassicurato dalla sua presenza. Sorrise come se tutto fosse finalmente sistemato, come se nulla potesse più andare storto.

- Scusami. Non succederà mai più, te lo prometto. – sussurrò dolcemente, cullando un po’ la ragazza, che si abbandonò ancora di più tra le sue braccia, come fa una bambina quando la madre la rassicura dopo un brutto sogno.

La tenne stretta, mentre le lacrime della ragazza si facevano più rade e sul suo volto compariva un sorriso simile a quello di Hattori.

Ran li fissò malinconica e invidiosa. Aveva a lungo voluto che Shinichi la stringesse come Hattori faceva con Kahzua… poteva solo immaginare come dovesse sentirsi la sua amica al momento, stretta nell’abbraccio del ragazzo che amava, così sicura che lui non l’avrebbe più lasciata. Ma lei ora aveva un altro ragazzo e…

Shinichi!

Ran si alzò di scatto. Come aveva potuto dimenticarsene? Corse nel vicolo da dove era uscita Kahzua, ricordando in quel momento anche a Heiji e Kahzua della mancanza del detective dell’est.

Ma quando i due girarono l’angolo, anche Ran era scomparsa.

- Ran! – urlava Kahzua.

- Shinichi! – urlava Heiji.

Poi si scambiavano i ruoli. Ma, per tutta la notte, il risultato fu lo stesso: niente di niente. Il detective e Ran erano scomparsi e l’eco delle loro parole si perdeva nella notte, più buia del solito, alla luce di quella luna che sembrava dovesse morire da un istante all’altro. Proprio come poteva succedere a Ran e Shinichi.

Ad un certo punto, Kahzua crollò a terra.

- È successo tutto per colpa mia… è solo colpa mia… - disse, iniziando nuovamente a piangere per la disperazione.

- Non è così, Kahzua. – disse Heiji, chinandosi su di lei. – la colpa è di quelle menti perverse che ti hanno usata, non tua. –

Lei rimase a singhiozzare in silenzio, senza proferire parola.

- Promettimi… promettimi che li salveremo. Ran, Shinichi, Akai. Tutti quelli che sono prigionieri di quegli uomini.

- Akai? – domandò allibito Heiji. Gli parve di aver già sentito quel nome. 

- Era… il mio compagno di cella. Era pieno di graffi e lividi e… penso che lo stessero torturando, ha detto che l’organizzazione voleva delle informazioni da lui e… - si interruppe, senza saper proseguire.

La porta si apre. Kahzua si mette nuovamente in posizione di difesa. Questa volta non combatte solo per sé stessa. Combatte anche per Shuichi, che, nelle sue condizioni, non può affrontare uno scontro diretto Ma lei non avrebbe lasciato che lo prendessero per questo.
Però, quando la porta si apre del tutto, vede che gli uomini sono tre. Tre! Non può tenere a bada tre uomini insieme! La cosa più strana è che di Akai non se ne accorgono neppure. Pensano solo a bloccare lei, che, nel frattempo, combatte come una furia. Shuichi cerca di aiutarla, ma non appena si alza in piedi, una fitta alla gamba lo costringe in ginocchio. Sul polpaccio destro ha una ferita abbastanza profonda, non grave ma profonda quanto basta da impedirgli di soccorrere la ragazzina. E da fargli sfuggire un gemito che la distrae: la ragazza si blocca un attimo, con il timore che gli sia successo qualcosa. In quel momento, gli uomini in nero hanno la meglio su di lei e la trascinano fuori. Akai rimane solo nella cella, come incapace di muoversi o di comprendere quello che è successo. In lontananza, la ragazza continua a chiamare disperatamente il suo nome, preoccupata.

- Li salveremo. – disse una voce, riscuotendo Kahzua dai suoi pensieri.

- Cosa? – domandò lei, tornando alla realtà.

- Ti prometto che li salveremo. Akai, Ran, Shinichi e chiunque altro sia loro prigioniero. Dovessi mettere a ferro e fuoco tutto il Giappone, di quell’organizzazione non resterà altro che cenere. È una promessa. -

Kahzua non rispose, ma si strinse nuovamente contro l’amico. Adesso erano davvero soli.

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***Post-it di Sherry***
Eccoci!! Sono in clamoroso ritardo, temo xD non ricordo neanche quando ho aggiornato, sono fusa ultimamente. Ieri non c'è stato verso di toccare word.
Beh, che dire? Ne viene una e ne va un'altra! xD sono cattiva in questa fic. Povera Ran. E Kazuha pare prossima alla depressione. Comunque, questa fic è la fiera del "io-lo-sapevo-ma-non-credevo-fosse-importante". Kazuha sa che Shuichi è vivo, ma nè lei nè Heiji hanno idea che sia dell'FBI, nè che dovrebbe essere morto xD
Se avete già perso il filo siete messi male, perchè la faccenda diventerà sempre più complessa!
Bene, una premessa sul prossimo chappy: non partecipa "attivamente" alla trama principale, ma la storia (perchè una volta pensavo non sarei andata oltre i 14 chappy) prende il nome da lì ;)

Grazie a Ciachan, Flami de espinoza, withoutrules, Kaity, shellingFord, Crizia, VSRB, FedeKiryu, Anna738 e Miyu. per avere la storia fra le seguite!! ♥♥ thank you!!!

Grazie a Doc91, kaity, ShellingFord, shinichi e ran amore e MyOwnForgottenWorld per avere la storia fra le preferite! grazie ragazzi!!!

E grazie di cuore a Mangakagirl, Flami de espinoza, kaity, Aliholmes, Just a little wizard e Shinichi e ran amore per aver recensito l'ultimo capitolo!! grazie 1000!

Grazie anche solo a chi legge!!
^.* Sherry

Nel prossimo capitolo di promises in the wind:
Promesse. Cambiano la nostra vita e determinano le nostre azioni.
Promesse che non vengono mantenute, eppure continuano a fare parte del nostro destino, marchiandoci per sempre.
E sta a noi far riprendere il volo a queste promesse.
Il prossimo capitolo di promises in the wind: The wind of the destiny sky
"Ma gliel’avevo promesso! Promesse al vento, ecco tutto ciò di cui sono capace!"


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Capitolo 9
*** The wind of the destiny sky ***


Promises in the wind    

Parte 9: The wind of the destiny Sky

Il vento del cielo del destino
Heiji sedeva con gambe e braccia incrociate per terra.

Kahzua era sdraiata sul divano, esausta.

Avevano battuto ogni singola, misera, insignificante via di Osaka. Niente. Nessuna traccia. Né del luogo di prigionia di Kahzua, né di quello di Shinichi e Ran, ammesso e non concesso che fossero prigionieri insieme. E che fossero ancora vivi.

Entrambi stavano in silenzio. Heiji perché era preoccupato e perché sapeva che Kudo avrebbe potuto restringersi da un istante all’altro. Kahzua perché era preoccupata e perché, nonostante le rassicurazioni di Heiji, si sentiva tremendamente in colpa.

Hattori si alzò ed iniziò a camminare avanti e indietro sul tappeto. Altri minuti di silenzio, scanditi solo dalla pioggia battente fuori dalla finestra della casa di Heiji.

- Dannazione! – urlò ad un tratto il ragazzo, tirando un calcio ad un cuscino lì vicino, azione che, fra le altre cose, come rischiare quasi di sfasciare un soprammobile, gli riportò in mente Kudo e la sua passione per il calcio.

Kahzua si mise a sedere e Hattori si abbandonò sul divano accanto a lei.

- Calmati, Heiji… – disse la ragazza. Anche lei era irrequieta, ma a differenza del suo amico non lo dava a vedere. Non più di tanto almeno.

- Gliel’avevo promesso! “Io metto in salvo Kahzua, ma tu proteggi Ran, hai capito?” ecco cosa mi ha detto. E io gli ho promesso che l’avrei protetta a costo della vita! Che bell’amico che sono! E ora ho promesso a te che li avrei ritrovati, un’altra promessa che non sto riuscendo a mantenere! – urlava. Gridò anche una serie di imprecazioni alquanto colorite. Per fortuna erano soli.

La ragazza gli posò una mano sulla spalla.

- Vedrai che li ritroveremo. Non è colpa tua, Ran è corsa via, non potevi farci nulla. Kudo capirà. –

Quello, Kahzua lo sapeva bene, era il modo del ragazzo di sfogare la frustrazione.

- Ma gliel’avevo promesso! Promesse al vento, ecco tutto ciò di cui sono capace! Kudo mi odierà, se sopravvive. E se non sopravvive mi odierai tu. –

- Le promesse nel vento mettono le ali e si rialzano in volo nel cielo del destino.-

- Eh? –

- Me lo disse mia madre. Significa che le promesse che vengono “buttate al vento” continuano a fare parte del nostro destino, lasciando un segno indelebile e influendo sul nostro futuro. In un modo o nell’altro.

«Non potrei mai odiarti, Heiji. Mai.» pensò, mentre lo osservava riflettere sulle sue parole.

Ripiombarono di nuovo in quel silenzio carico di consapevolezza che aleggiava da ore ormai. Fu solo dopo parecchi minuti che Heiji si costrinse a parlare.

- Scusa, Kahzua, non volevo sfogarmi con te. Sono solo… teso. Molto teso. Ti riaccompagno a casa. Domani continuiamo le ricerche. – Si capiva che Hattori non aveva la più pallida idea di dove cercare, ma non si sarebbe mai dato per vinto.

- Heiji… – disse timorosa lei.

- Si? –

- Posso restare qui con te oggi? Ho paura e se ci sei tu mi sento più sicura… non voglio che mi rapiscano di nuovo. –

Heiji la fissò per un attimo. Mentre parlava aveva le lacrime agli occhi. «Non si è ancora ripresa da quella brutta esperienza» pensò malinconico Heiji. Teneva a Kahzua in modo particolare e avrebbe fatto di tutto per farla stare bene. Ogni volta che lei le chiedeva qualcosa, era stranamente propenso ad accontentarla. Da buon detective qual era, aveva già le sue ipotesi, ma non si azzardava a verificarle. “C’è sempre una sola verità” gli avrebbe detto scherzando Kudo. Ma lui, per la prima volta, non sapeva se voleva davvero trovare quella verità.

- Certo. Allora puoi prendere il mio letto, io dormo sul divano. –

Lei annuì, sollevata. Poi però, chiese esitante:

- Posso dormire in stanza con te? Ho paura… –

Mai si sarebbe aspettata di dire certe cose proprio a lui. Si aspettò che la prendesse in giro. Ma sentiva di aver bisogno del ragazzo, ora più che mai. Con lui si sentiva più al sicuro di quanto non lo fosse mai stata. E quando, il giorno prima, l’aveva stretta a sé e lei si era abbandonata fra le sue braccia, aveva capito la natura dei sentimenti che provava per lui. Era stato come togliere un velo: le era parso di aver sempre saputo la verità, senza però mai scorgerla appieno.

Lui si limitò ad arrossire un attimo, poi disse:

- S–se è questo che vuoi… –

Kahzua rise quasi nel vederlo così imbarazzato. Era lui, il ragazzo che amava, ed ora lo sapeva con certezza assoluta: il suo cuore non avrebbe reagito in quel modo per nessun altro al mondo, come non si sarebbe sentita così bene con nessuno. Per la prima volta si sentì completa, come se fino ad allora le fosse mancato un pezzo. Però allo stesso tempo, sapeva che non sarebbe davvero stato così finche non glielo avesse chiesto. Ma non importava, perché ora era con lui, e nulla al mondo avrebbe potuto dividerli. Mai più.

«Ora sì che sono al sicuro» pensò beata, mentre fissava Heiji, rosso come un peperone maturo, defilarsi con la scusa di preparare una branda per la notte.

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***Post-it di Sherry***
Scusate ç_ç sono scomparsa dalla circolazione.... ma sono tornata in pienissima (?) attività, più o meno xD
Beh, capitolo che porta il nome alla storia... piaciuto? *^* Heiji e Kazu sono oltremodo pucciosi, vero? ♥
Non c'è molto da dire... in effetti, devo solo scusarmi per il gigatronico ritardo nella pubblicazione!!! spero che gradiate questo capitolo che, per aver dato nome alla storia, è abbastanza marginale. Ma vedremo moooolte altre promesse, giuro!!
A partire dal prossimo capitolo, cambieremo piccioncini scena, incentrandoci su Shin&Ran... ma credo che mettere cuoricini nella frase sia prematuro...
Come vedrete nello spoiler, Ran avrà una scelta da fare, tra ciò che le dirà Shin e ciò che le dirà in suo cuore... mah?
Nei prossimi due capitoli entriamo nel VIVO  e per vivo intendo che Shin se la vedrà brutta... e toccheremo un tasto che sarà molto importante per il proseguo della storia... e che non mancherà di incasinarvi notevolmente!!
Beh, spero che mi perdonerete il ritardo e che leggerete (e commenterete, magari la mia fic!) oltre a perdonarmi del fatto che oggi sono di fretta e non scrivo i ringraziamenti... sorry!
^.* Sherry




Nel prossimo capitolo di "Promises in the wind"

Quando accade tutto troppo in fretta. Quando dobbiamo scegliere tra il nostro cuore e le richiesta di un amico.
Quando poche parole sconvolgono tutto quelo che avevamo programmato.
Perchè anche una sola frase può sovvertire tutto quello che pensavamo e cambiare il modo in cui vediamo le cose.
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: The best way to forget
"Sarebbe stato… il modo migliore… di dimenticarmi…"

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Capitolo 10
*** The best way to forget ***


Promises in the wind    

Parte 10: The best way to forget

Il modo migliore di dimenticare
Shinichi ci mise un po’ ad accorgersi di essere sveglio. Sulle prime non riuscì a capire dove fosse o a ricordare ciò che era successo, ma lentamente ricordò di Gin, di Kahzua e del colpo alla testa.

Aprì gli occhi. Sembrava un vecchio vagone di un treno merci. Anche il rumore che riempiva insistentemente le orecchie sembrava confermarlo.

Si riscosse e fece per alzarsi, ma si accorse di avere le mani legate dietro la schiena. Ma non fu solo questo ad impedirgli di rimettersi in piedi. La catena delle sue manette era incrociata con un’altra. Shinichi si girò e…

– Ran! – esclamò stupito.

«Volenti o nolenti sembra che noi due ci attraiamo come delle calamite» pensò.

Quindi anche Ran era stata catturata dagli uomini in nero. Ma Hattori non avrebbe dovuto proteggerla? E poi perché avevano rapito Ran? Non era da loro tenere in vita qualcuno che non servisse ai loro scopi, quindi a cosa gli serviva lei?

Ad interrompere i suoi pensieri fu proprio la ragazza, che iniziò a muoversi e riaprì gli occhi. Shinichi si immobilizzò. Non aveva voglia di sentire di nuovo quel tono indifferente nella sua voce, lo stesso con cui l’aveva liquidato sull’aereo, così finse di continuare a dormire. Anche lei parve metterci un po’ a comprendere la situazione, ma nonostante tutto si rimise dritta, trascinando con se anche Kudo.

In quel momento si aprì la porta e, con la coda nell’occhio, Shinichi scorse Gin e Vodka.

- Qualcuno si è svegliato, vedo. – disse beffardo Gin.

- Cosa volete da me? – urlò Ran, furiosa.

- Lo scoprirai presto, ragazzina, non scaldarti troppo. Non serve a niente. –

Il biondo fece un segno col capo a Vodka e lui avanzò verso Ran.

«Eh no! Questo non te lo lascio fare!» pensò Shinichi.

Aprì con leggermente un occhio ed allungò fulmineamente la gamba, facendo sì che Vodka incespicasse e sbattesse la testa contro la parete.

- Shinichi! – esclamò Ran, stupita.

Il ragazzo si raddrizzò. Ma anche Vodka si riprese e non tardò a sferrargli un calcio nello stomaco, facendolo piegare in due dal dolore.

- Shinichi Kudo. – commentò freddo Gin. – Ci rincontriamo. –

- A quanto sembra… – disse a fatica il detective, con il tono più spavaldo che riuscì a fare.

Vodka aprì uno dei bracciali delle manette di Shinichi, ma solo per richiuderlo una volta sciolte le due catene l’una dall’altra.

Kudo però non tardò a reagire nuovamente, facendo passare le manette sotto le gambe e sferrando un pugno proprio sotto il mento di Vodka, che venne costretto ad indietreggiare.

Shinichi balzò in piedi, ma Gin fu più rapido e lo afferrò per il collo, bloccandolo contro il muro.

- Shinichi! – urlò Ran.

Il detective afferrò con entrambe le mani il polso di Gin, ma non riuscì a scardinare minimamente la sua presa. La mano di Gin gli stringeva il collo come una morsa d’acciaio e lo teneva quasi sospeso in aria, tanto che per toccare terra doveva stare in punta di piedi.

Si sentì soffocare, mentre le parole di Gin erano solo un rimbombo lontano.

- Tu hai delle informazioni preziose stampate nella memoria, ragazzina. E noi ne abbiamo bisogno. Le tue informazioni per la vita dell’amico. Ci stai? –

Ran rimase in silenzio, solo Vodka la tratteneva dal correre dal ragazzo.

- Io… – dal tono si capiva benissimo che Ran stava per accettare.

Fu Shinichi ad interromperla, con quel poco di fiato che gli rimaneva.

- Ran… – disse, con voce soffocata e a malapena udibile o riconoscibile

«Shinichi… perché il destino continua a riunirci e a mettere in pericolo l’uno o l’altra?»

- Ran… non… cedere… –

La ragazza non poté che continuare a urlare il suo nome. Shinichi le stava dicendo di lasciarlo morire. Perché doveva sempre essere così scioccamente, stupidamente eroico?

Gin strinse ancora di più la gola di Shinichi, a cui venne a mancare anche quel poco ossigeno che gli rimaneva e si ritrovò completamente alzato dal terreno. Seppe che sarebbe svenuto presto.

Un istante prima di perdere i sensi, Shinichi udì Ran pronunciare:

- Accetto. –

Una ventata d’aria tornò a riempire i polmoni di Shinichi, che si accasciò lungo la parete. Gin era stato più rapido di un computer nel lasciarlo andare, non appena Ran aveva pronunciato quella parola.

Kudo si portò una mano alla gola, massaggiandosela, ansimante. Ci mise un bel po’ prima di riuscire nuovamente a deglutire.

- Shinichi! –

Ran spintonò Vodka e corse da Shinichi. Gin fece segno al suo compare di lasciar fare.

- Shinichi! Come ti senti? Stai bene? –

Non era preoccupata per lui più di quanto non lo sarebbe stata per chiunque nelle sue condizioni, il detective lo sapeva bene, così tacque.

- Perché? – domandò Ran, con le lacrime agli occhi, riferendosi alla richiesta del ragazzo.

Shinichi fissò la ragazza, riaprendo gli occhi.

- Sarebbe stato… il modo migliore… di dimenticarmi… – spiegò a fatica, ansimando.

Vodka riacciuffò Ran, che continuava a guardare inebetita il ragazzo.

Non era stupido eroismo. Perché allora? Perché Shinichi le aveva detto quelle parole? “Il modo migliore di dimenticarmi”. Ma lui non voleva essere dimenticato! L’aveva visto piangere per questo! Allora perché la assecondava?

Gin prese per una spalla Shinichi e lo costrinse ad alzarsi. Vodka invece costrinse un imbambolata Ran a seguirlo.

Ora anche lei aveva un perché a cui cercare la risposta, ed il fatto che fosse su di lui non poté che far sorridere Shinichi.
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***Post-it di Sherry***
Aggiorno presto per farmi perdonare dell'ultimo ritardone (mi perdonate, vero???)
Bene, ecco la famosa scelta di Ran, di seguire quello che le dice il cuore o la volontà di Shinichi. Scelta che si riproporrà anche nel prossimo chappy... e sarà di nuovo vero che al cuor non si comanda?
Beh, che dire, vi ringrazio tutti, coloro che hanno messo la fic tra seguite, preferite, ricordate, chi commenta dall'inizio e chi ha iniziato dopo.... ormai siete troppi per elencarvi!!!
Siamo già alla parte 10. Vi ringrazio per avermi seguito fin qui e vi do appuntamento alla 11!!!!!! Prometto che il prossimo capitolo sarà interessante come questo... se non di più! Vi lascio uno spoiler succulento, soprattutto per quanto riguarda la citazione ;)
Un bacione a tutti!
^.* Sherry



Nel prossimo capitolo di promises in the wind
Due ragazzi il cui destino è appeso ad un filo rosso. Cosa scegliere fra una supplica e la propria coscienza?
Fin dove puoi arrivare per permettere ad un amico di sfuggire al proprio destino?
E come fare a compiere una scelta cui non sei pronta?
Il prossimo capitolo di promises in the wind: Out of the train
"Vedi… Quella sera, quando mi allontanai da te… stavo inseguendo Vodka"

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Capitolo 11
*** Out of the train ***


Promises in the wind 

   

Parte 11: Out of the train

TIC, TIC, TIC

Quel suono riempiva le orecchie di Shinichi ormai da ore, con una spaventosa cadenza regolare. Altro che tortura della goccia.

«Se continua così impazzirò!» aveva constatato.

Ran proseguiva imperterrita, quasi con timore di girarsi e guardare in faccia il ragazzo, che penzolava in un angolo del vagone, appeso per le manette ad un gancio del soffitto.

L’aveva guardato soltanto un paio di volte, quando aveva iniziato. Poi, come ipnotizzata, era stata assorbita da quei dati. Lui aveva riconosciuto subito cosa stava scrivendo su quel computer. Troppe volte era stato accanto ad Ai mentre scriveva quei dati. Ma come faceva Ran a conoscerli? E soprattutto, come faceva ad averli memorizzati tutti quanti? Nemmeno lui o Ai ci sarebbero riusciti, lui con la sua grande memoria, lei con le sue capacità da scienziata. Come poteva riuscirci lei?

Le manette continuavano a ferire i polsi di Shinichi, facendolo, di tanto in tanto, gemere di dolore, così che la gola riarse gli doleva ancora di più. Alla fine si era rassegnato, decidendo di soffrire in silenzio.

All’improvviso la porta si aprì, facendo entrare Vodka. Ran smise di digitare al computer, con gran sollievo del ragazzo.

- Mangia. E fa mangiare anche il tuo amichetto. – disse, appoggiando per terra un vassoio con dell’acqua e due pagnotte, oltre a qualche pezzo di formaggio, su un piatto chiaramente destinato a Ran.

Vodka uscì rapidamente com’era entrato. Ran si alzò dalla sua sedia, fissò un attimo Shinichi, prima di avvicinarglisi, raccogliendo il vassoio ed avvicinandosi al ragazzo.

Silenziosamente, lo fece bere e mangiare, visto che dal modo in cui era legato non poteva farlo da solo.

- Ran… – disse ad un certo punto Shinichi.

Lei si limitò ad alzare il capo.

- Ti prego… non mi sento più le braccia, tanto mi fanno male… fammi scendere da qui… per favore!

Ran lo fissò preoccupata, per poi spostare lo sguardo sui polsi sanguinanti sui quali si notava un po’ di sangue rappreso.

- Io… ti ucciderebbero, non posso. – disse lei.

- E a te cosa importa? –

Quelle parole ferirono Ran come coltelli affilati.

- Hai deciso di dimenticarmi, per te sono solo un ingrato che non si fa mai sentire. Non hai idea delle peripezie che faccio ogni sacrosanta volta che tu mi chiami, ordinandomi di venire subito con te al cinema o al ristorante, solo perché tu lo vuoi. Cosa ti importa ancora di me, dopo tutto quello che mi hai detto? Cosa ti importa se vivo o se muoio? Tanto io non conto più nulla per te! –

Ecco, ora aveva di nuovo la gola secca. Quanto fiato sprecato, davanti all’espressione di Ran, tornata fredda come il ghiaccio.

- Non sono un assassina, Shinichi. Non asseconderò i tuoi desideri di morte. –

Poi si chinò nuovamente sul vassoio, prendendo qualcuno dei pezzi di formaggio.

- Mangia e stai zitto. – ordinò, ficcandoglieli in bocca.

Tornò a sedersi al computer, riprendendo a scrivere, voltandosi di scatto per non mostrare la lacrimuccia che le scendeva dagli occhi.

Shinichi iniziò a sentirsi strano. «È solo per quel dannatissimo ticchettio, stai calmo!» si ripeteva.

All’improvviso, gli trapassò il petto, come se il suo cuore avesse mancato un battito, facendogli sfuggire un gemito.

«No! Non ora, non qui, no!»

Un’altra fitta. Un secondo gemito che, nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscì a trattenere. Il ticchettio si era fermato.

Seguitò una terza fitta, che gli fece chinare il capo per lo sforzo di non urlare. Si morse la lingua e la sua bocca si riempì del sapore del sangue.

«Non così, non qui, non con Ran e con tutti i dati dell’APTX!»

Un’altra fitta. Questa volta l’urlo ci fu, seppur soffocato.

«No, non ora! Capirebbe tutto!»

Ran spinse all’indietro la sedia e corse dal ragazzo.

- Che cos’hai Shinichi? – domandò preoccupata.

Il ragazzo non rispose. Lei gli toccò la fronte, accorgendosi che scottava. E molto, anche.

- Hai la febbre alta! – esclamò preoccupata.

Lui aprì gli occhi e la fissò. I suoi occhi blu erano lucidi, sofferenti, anche se non solo per la febbre.

- Aiutami Ran… non c’è la faccio più… ti prego… – anche il tono di voce era stanco e sofferente.

La ragazza sentì qualcosa spezzarsi nel suo petto nel vederlo così, ma non cambiò approccio. Lo avrebbe trattato come chiunque altro.

Neanche Shinichi sapeva esattamente a cosa si riferisse la frase. Poteva essere presa in molti modi. Evidentemente, Ran lo prese come una nuova richiesta di tirarlo giù di lì.

Ma, evidentemente, era troppo bassa per riuscirci. In effetti, Gin era davvero altissimo, difatti era stato lui ad appenderlo lì. Di salire su una sedia con le rotelle mentre erano su un treno in corsa non se ne parlava neppure. Shinichi chinò la testa, rassegnato al suo destino, incontrando lo sguardo della ragazza.

- Mi dispiace Shinichi… –

- Non farlo, Ran. Quei dati sono preziosi, non devono cadere in mano loro. –

- Ma… ti uccideranno. – disse lei.

- Sempre meglio che cadere in mano loro mentre hanno quei dati. – rispose laconico lui.

- Perché? – chiese allarmata lei. – Cosa faranno? Gli serviamo per degli esperimenti? Ci useranno come cavie? –

- Solo me. Per questo dico che non sarebbe così tremendo morire. Non voglio essere usato per scopi criminali, per poi morire lo stesso.

- Ma perché solo tu? Che cos’hai? Perché tu e Conan non mi dite nulla? Perché un bambino di sette anni sì e io no? Mi consideri così inutile?

- No, Ran, io… – Un’altra fitta lo interruppe, mentre lei si guardava intorno preoccupata, cercando qualcosa per aiutare Shinichi – è per via della mia promessa. L’ho fatta per il tuo bene, credimi. Vorrei dirti tutto, dirti ogni cosa che mi è successa da quella sera al luna park, ma ho paura di metterti in pericolo… –

- Più di quanto io non sia già? – disse con un sorriso malinconico la ragazza.

Shinichi rimase in silenzio. Non ci aveva pensato, preso dalla sua smania di proteggerla. Ran aveva ragione. Forse in quella situazione era più pericoloso non sapere che sapere. Era l’occasione giusta, non voleva perderla ancora. «Ora o mai più» si disse.

- Io… immagino di no. – rispose, suscitando lo stupore della ragazza che lo fissò ad occhi sgranati, incredula che quella verità cercata tanto a lungo potesse essere così vicina.

Poi, con un sospiro ed un’altra fitta, le quali si stavano facendo sempre più forti, proseguì.

– Vedi… Quella sera, quando mi allontanai da te… stavo inseguendo Vodka… –

- Chi? – domandò lei.

- L’energumeno che ti teneva ferma, prima. – spiegò. – L’ho visto scambiare del denaro con un altro uomo, ma in quel momento, Gin… –

- In quel momento ti ho chiuso la bocca, dico bene? – sghignazzò il diretto interpellato, comparso in quel momento sulla porta, con una pistola puntata verso i ragazzi.

Gin incurvò la bocca in un espressione alquanto compiaciuta, mentre Vodka appariva dietro di lui, anch’esso con una pistola in mano.

- Ma che scenetta romantica… è quasi un peccato guastarla. – commentò Gin, sarcastico.

Ran si allontanò lentamente da Shinichi, continuando a fissarlo in apprensione. Le fitte al petto del ragazzo si facevano sempre più forti e lei aveva notato che la febbre gli si era alzata ancora. La fronte era completamente sudata e i capelli vi si erano appiccicati.

- Vodka, occupati della ragazzina. Al “grande detective” ci penso io – borbottò.

Con un solo gesto uniforme fece scivolare via la catena dal gancio e bloccò le mani del ragazzo dietro la schiena, puntandogli una pistola alla tempia. Shinichi gemette per la presa solida dell’uomo.

- Lasciatelo stare! – urlò Ran. Nella sua voce non c’era più la disperazione con cui aveva gridato il giorno prima: era un ordine, e tutti lo percepirono benissimo.

Gli sguardi si concentrarono su di lei.

- La signorina non ha ancora capito chi comanda qui? – disse Vodka, spiccicando per la prima volta parola.

- Se non lasciate stare Shinichi potete dire addio ai vostri dati. –

La reazione degli uomini fu del tutto inaspettata: Gin scoppiò a ridere, subito seguito, per puro spirito di imitazione, da Vodka.

- Ragazzina, non hai capito. Sei tu che ci devi dare i dati, e poi noi lasceremo in pace il tuo adorato fidanzatino. – Caricò la pistola con un gesto secco. – Ora torna a quello stramaledetto computer e rimettiti al lavoro, e forse lascerò vivere il tuo amichetto. –

Lei obbedì e si sedette al computer. Ma la determinazione era ancora nei suoi occhi. Esitò un attimo prima di mettere le mani sul computer.

- È la vostra ultima parola? – chiese Ran.

- Ci puoi scommettere. –

Per una lunga, interminabile frazione di secondo, il mondo si fermò, bloccato nel silenzio più totale.

- E questa è la mia. –

Ran premette un pulsante e tutti i dati svanirono dallo schermo. Cancellati. Per sempre.

Gli occhi di Gin si velarono di rabbia.

- Ora – disse calma Ran. – Voi fermate il treno, fate scendere Shinichi, ripartite ed io mi rimetterò al lavoro. –

- Già, temo che tu non abbia proprio capito nulla. –

Gin, fulmineo come sempre, aprì la porta del vagone e sporse fuori Shinichi con tanta violenza che il detective dovette faticare per mantenere i piedi sul bordo del vagone del treno.

- Puoi stare pure certa che il tuo amico scenderà dal treno – disse calmo, anche se un vago tono di irritazione risuonava nella sua voce fredda e atona. – Ma il modo lo decido io, e se non riprendi a scrivere quei dati ti assicuro che non ti piacerà. –

Gli occhi di Ran si velarono di preoccupazione. Era davvero pronta a consegnare Shinichi alla morte, anche se era stato lui a chiederlo? Era davvero pronta ad esaudire la sua ultima richiesta?

Sempre meglio che cadere in mano loro mentre hanno quei dati.

Era davvero pronta ad evitargli una morte per mano di altri per dargli una morte per mano sua?

Sarebbe stato… il modo migliore… di dimenticarmi…

La risposta era no.

Ma doveva farlo ugualmente.

- Mi dispiace, Shinichi. – disse semplicemente, come se nulla fosse successo, ma con il cuore spezzato. Non avrebbe mai saputo la sua verità. Quella che Shinichi le stava per rivelare, il motivo per cui erano stati separati.

- Hai scelto il suo destino. –

Fu un attimo. Shinichi cadde fuori dal treno, mentre Ran urlava disperatamente il suo nome, non più come un nome qualunque, ma nel modo speciale in cui solo lei lo sapeva dire. E mentre cadeva, Shinichi non poté evitare di sorridere.

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***Post-it di Sherry***
Vi sono mancata? no... xD
Beh... ç_ç vengono le lacrimucce vero? xD
Non so neanche che dire xD Bene, Shin sopravviverà? ma anche no xD
Chissà, chissà... (lol)
Ran ne combinerà ancora di tutte i colori, ma non la vedremo per un bel po'... in compenso, troveremo un prossimo capitolo in cui si fanno strada molti problemi... ma uno in particolare incasinerà il povero Shin! Leggete lo spoiler e potrete farvi un idea...
^.* Sherry


Nel prossimo capitolo di Promises in the wind
Quando tutto si riduce a delle promesse, possiamo solo svegliarci e andare avanti.
Ma se ci fosse un tempo limite entro cui mantenere la tua promessa?
E ancora, come farai, se quel limite è completamente dettato dal caso?
Il prossimo capitolo di Promises in the wind: The only link with the reality
"Conan ha sette anni, se quella roba ti rimpicciolisse di altri dieci…"

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