Pannacotta

di schwarzlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La pannacottara e l'omino blu ***
Capitolo 2: *** Di ritardi, imbecilli e vecchiette ***
Capitolo 3: *** Il thè delle cinque non fa poi così bene ***
Capitolo 4: *** Giù dal balcone e via ***
Capitolo 5: *** Telefono, thé, te. ***
Capitolo 6: *** Cupid & Doctor Who. ***
Capitolo 7: *** Finferli And Whatsoever ***



Capitolo 1
*** La pannacottara e l'omino blu ***


pannacotta 1
LA PANNACOTTARA E L'OMINO BLU





Avete mai provato a fare la pannacotta? Ah, ovviamente parlo di una di quelle confezioni che si comprano al supermercato, la cui preparazione consiste in 1. aggiungere gli ingredienti indicati sulla scatola (mai più di due o tre) alla miscela contenuta nella bustina all'interno, e 2. mettere in frigo/forno/dove capita. E' per colpa di queste meraviglie che non credo avrò mai la forza di volontà di imparare a cucinare qualcosa come... almeno una ventina di tipi di dolci diversi.
Dicevo, quando mettete a scaldare in un pentolino la panna e il latte, se non mescolate dopo un po' in superficie si forma una leggera pellicola traslucida, che ben presto comincerà a contrarsi e smuoversi man mano che il punto di ebollizione si avvicina. Ecco, osservandola mi è venuta in mente una persona. Una persona qualsiasi, all'apparenza perfetta, o semplicemente tranquilla, ma che nasconde dentro di sé un tumulto di emozioni che la scuotono, crescendo sempre di più fino a rompere il suo scudo, la maschera dietro la quale si era nascosta.
Sì, la pannacotta è come una persona.
...Ok, arrivare a paragonare un dolce a un essere umano è decisamente poco normale, me ne rendo conto, ma ho pur sempre la scusa della stanchezza. Gli esami all'università, le lezioni appena ricominciate, l'abitudine ormai consolidata da tempo di andare a dormire alle... minimo due di notte (ARGH), gli amici stupidi che questa settimana sembrano essersi messi d'accordo per non farmi mai stare a casa (e io ancor più stupida a non rifiutare i loro inviti), il dover badare alla casa (fare la spesa, pulire e bla bla...), senza contare quel danno ambulante che mi sta fra i piedi ogni santo giorno: non sono ancora crollata sul pavimento solo perché è scomodo.

- ...Che cosa stai facendo?

Eccolo. La causa di tutti i mali.
Un infausto giorno di tre anni fa, quel genio di mia madre è piombata in casa con l'entusiasmo di una dodicenne al suo primo appuntamento, trascinandosi dietro questo disgraziato dai capelli blu dicendo "Da oggi Sven sarà il tuo nuovo fratello! Andate d'accordo, mi raccomando!", per poi tornarsene in giro per l'Europa in meno di quarantotto ore dopo. Tra l'altro non ho mai capito se lo fa per lavoro o perchè è una perditempo.
L'unica spiegazione che mi ha dato è stata che le era stato affidato fino alla fine dei suoi studi. Sì, ma da chi? E perchè? E non poteva almeno consultarsi con me prima? Era così difficile fare una telefonata e chiedermi che ne pensavo della cosa? Sai, faccio parte della famiglia anch'io! Certo, non che mi dispiaccia avere un bel ragazzo che gira per casa (perchè diciamolo... è un figo) però... stavo così bene da sola. Niente rotture di scatole, nessuno che mi diceva cosa fare, potevo andare dove volevo, quando volevo e con chi volevo, potevo starmene a dormire fino all'una e girare per casa solo con un asciugamano addosso. Soprattutto avevo una camera in più a disposizione.
Certo, la cosa che più mi ha sconvolta è che mia madre mi ha lasciata da sola in casa con un ragazzo. Dico, sono piuttosto seria e coscienziosa (a volte), e non è che sia esattamente indifesa, però un minimo di buon senso! Ma si sa... quella donna è un'incosciente.
Oh, bè... ormai ci siamo abituati in ogni caso. Lui alla fine è anche un bravo ragazzo... ma se non avesse questa tendenza a farmi irritare sarebbe meglio. Molto.

- Stai cucinando?!

Alzo un sopracciglio in quella che è una delle mie specialità: l'espressione da "ehi, che genio."

- Sto pannacottando, e allora?

- E allora ti metti a... "pannacottare" all'una di notte?

Sì, va bene? Sono una drogata di pannacotta, in questo periodo è la mia ossessione; e se io voglio mettermi a cucinare all'una di notte, mi metto a cucinare all'una di notte, per il semplice fatto che domani mattina voglio trovarla già pronta.

- Non sono certo io quella che domani deve alzarsi alle sette perchè deve ripetere per la seconda volta la quinta superiore, caro mio... -
Intanto Sven ha buttato la giacca sullo schienale della sedia e si è appoggiato al bancone, di fianco a me. Gli punto contro il mestolo di legno sporco di crema, giusto per fare un po' di scena. - E poi ti sembra questa l'ora di tornare? Non è mica sabato, sai? ...E puzzi di fumo.

- Non farmi la ramanzina, sono pur sempre più grande di te. - Mi ruba il mestolo e assaggia la crema. No, dico, mi ruba il mestolo e assaggia la crema! Prima di me! Non sopporto che mi si rubi il cibo da sotto il naso, anzi, dalle mani, è come segnare la propria condanna a morte.

- ...Potrei ucciderti per questo, sai? - gli rispondo in tono non molto confortante. In tutta risposta lui mi ignora platealmente e mi rimette in mano l'oggetto incriminato.

- Mh, buona! Ti conviene mangiartela così, piuttosto che aspettare quattro ore...

- Cinque ore. E comunque il mio obbiettivo è farne la mia colazione.

- Ma tu non eri quella che propagandava contro i dolci di mattina?

- La pannacotta è diversa. La pannacotta è uno stile di vita. - Ok, non esageriamo. Però ogni tanto ci stanno bene queste frasi idiote. E poi la mia sveglia interna scatta non prima delle dieci, quindi, nonostante la mia repulsione per qualsiasi tipo di dolciume a colazione (vado avanti a biscotti e caffelatte), è una cosa fattibile. E poi la pannacotta è la pannacotta.

- Fanatica pannacottara.

- Taci e tagliati quei capelli, insulso omino blu.

Eccolo lì! Il sorrisetto sornione da so-tutto-io!

- No. A te piacciono i miei capelli, sorellina.

...Potrebbe essere vero. Ho un debole per i ragazzi a cui stanno bene i capelli lunghi. Certo che mi piacerebbe sapere qual è il suo colore naturale... Da quanto mi ricordo non l'ho mai visto se non con la tinta blu, e ormai non riesco nemmeno a immaginarmelo con un colore di capelli normale. Bè, date le sue origini scandinave c'è un'alta probabilità che sia biondo...
...Però quel sorellina proprio non lo sopporto! E lui lo sa!

- Non chiamarmi sorellina, giullare mancato. Piuttosto, sotto quel blu c'è un colore normale o hai subìto una qualche mutazione genetica da piccolo?

- Ah, i miei capelli sono di un colore noiosissimo e scialbo...

- E sarebbe?

- Castano chiaro.

Gli tiro una presina che lo colpisce sul volto. Avrei voluto lanciargli qualcosa di più pesante, ma poi avrei rovinato la cucina.
I miei capelli sono castano chiaro. I miei. Non so se anche i suoi lo siano a questo punto, visto che c'è una buona probabilità che l'abbia detto solo per farmi irritare. Anzi, l'ha detto sicuramente per farmi irritare, che sia vero o meno.
Ma d'altronde lo capisco... io sono uguale, se non peggio.

- Vattene a dormire prima che ceda alla tentazione di fare di te un mosaico vivente. - lo minaccio con un ampio sorriso sulle labbra e un coltello da cucina in mano. E' sempre così tra noi: un insulto e una minaccia, un dispetto e una vendetta. Una cordiale antagonismo.
Ma è divertente, quindi va bene così.

- Sissignora, signora... - alza le mani in segno di resa con tono rassegnato e comincia a salire le scale che portano alle nostre camere.

- 'Notte, Sasha.

- 'Notte, Sven.

Sorrido a quel nomignolo che mi ha dato. Mi piace, anche se non credo mi si adatti molto.
Sorrido ancor di più quando verso la pannacotta nello stampo, l'infilo nel frigo e me ne vado a dormire.




DRIIIN.
Cos'è quel DRIIIN.
Sono appena le otto e mezza, chi è il pazzo suicida che chiama a quest'ora?

Dopo l'ennesimo DRIIIN frastornante mi decido ad alzarmi e rispondere al telefono, pronta a tirar fuori tutta la mia acidità nel caso in cui si tratti di pubblicità o tentativi di vendita di qualsivoglia oggetto.

- Alexis! Cara, come va? Mammina sarà a casa tra un paio di giorni, contenta? Ho anche preso dei regali per te e Sven!

E certo, chi poteva essere se non lei? Era così ovvio... la donna ambulante ogni tanto si ricorda di avere una casa e dei figli (seppur uno non suo) e capita che chiami per sapere se ha ancora una dimora o se l'abbiamo già distrutta. A volte addirittura torna.
Mi ci vuole una forza di volontà non indifferente per assimilare le sue parole e rispondere qualcosa che abbia un senso, seppur mantenendo un'intonazione di voce monocorde.

- Bene. Mah. Wow.

- Su, cara, dai! Un po' di vita! Ma sei arrabbiata con me, che mi parli così? - Maledetto il suo tono di voce da vittima.

- Sono appena le otto e mezza, quindi non pretendere di ricevere risposte che superino i monosillabi senza che siano sgarbate o brusche, grazie.

- Mh? Ma se sono quasi le undici, che dici?

- ...Mamma, prendi nota dell'esistenza di una cosa chiamata fuso orario. - rispondo frustrata.

Dopo la sensazionale scoperta di mia madre a riguardo del fuso orario, con infiltrazioni di discorsi sugli abiti che si è comprata, sugli abiti che mi ha comprato, sugli abiti che ha comprato a Sven, finalmente si decide a lasciarmi andare. Io vorrei rinfilarmi sotto le coperte, lo vorrei davvero. Ma capita che tutta quell'attività cerebrale mi abbia totalmente svegliato, così mi dirigo di sotto.
C'è un silenzio totale. D'altronde Sven è l'unico oltre a me ad abitare questa casa, e lui ora è a scuola.
Certo, mi fa un po' ridere il fatto che lui, che ha un anno in più rispetto a me, faccia ancora l'ultimo anno del liceo scientifico, mentre io sono già al primo di università. Vorrei vivere in Giappone solo per avere la soddisfazione di sentirmi chiamare senpai da uno più grande di me! Ma così non è, quindi... accontentiamoci della pannacotta!
Apro il frigo e tiro fuori lo stampo, tutta felice e ignara dell'amara sorpresa.

Una tragedia.

E' una tragedia, un'assoluta tragedia, una terribile, tremenda, terrificante tragedia! La mia pannacotta... la mia amata pannacotta... svanita per tre quarti. TRE QUARTI. T-R-E Q-U-A-R-T-I.
ARGH!

...Ma io l'uccido.





***

Bonjour!<3
Non avrei mai creduto che mi sarei messa a scrivere una storia nella sezione romantica eppure....eccomi qua °_°
Questa cosa è nata proprio mentre facevo la pannacotta. Davvero.
Pian piano si è formato tutto il quadretto familiare, la trama è tutta un work in progress, ma sinceramente è proprio questo il bello di Pannacotta. Non ho delle mete, quindi posso liberamente far muovere i miei personaggi, senza alcuna costrizione dovuta ad azioni future!XD
Detto questo, avviso che ci sarà ALMENO un aggiornamento al mese, poi dipende dagli impegni universitari ^^"
Non sarà magari una storia romantica nel vero senso del termine, ma spero che possa piacervi e in qualche modo divertirvi!^^
(ah, scusate per la fine del capitolo piuttosto...strana, ma mi piaceva così u.u)

Grazie per aver letto!

Al prossimo capitolo!^^

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Capitolo 2
*** Di ritardi, imbecilli e vecchiette ***


Pannacotta - cap.2
DI RITARDI, IMBECILLI E VECCHIETTE





Io... credo che lancerò l'estintore contro il tabellone degli orari. In particolare contro la fila che mi dice che il treno delle 17.23, il MIO treno, ha un ritardo di più o meno 35 minuti. Questo vuol dire che arriverò a casa alle 18.50. Questo vuol dire che devo aspettare in stazione per almeno quaranta minuti prima di poter anche solo salire sul treno. Questo vuol anche dire che la sottoscritta, avendo lezione fino alle cinque, ha percorso una distanza normalmente ricopribile in circa venticinque minuti in un solo quarto d'ora, sfiancandosi fin quasi alla morte per riuscire a prendere un treno che non c'è.
...Ripensandoci, altro che estintore. Ora sradico una panchina, altroché!

Sono ancora lì che fisso il cartellone con sguardo vuoto e le braccia abbandonate lungo i fianchi, quando con la coda dell'occhio faccio vagamente caso al tizio che posa la valigia vicino a me. Quel "faccio vagamente caso", diventa un "ignoro altamente" quando mi accorgo che in effetti, il tizio, non fa altro che guardarmi.
...Cristo, quanto le odio queste situazioni.
Io continuo bellamente a far finta che non esista, sperando che così eviti di continuare a sperare che mi giri all'improvviso dicendo che lui è l'uomo della mia vita o altre cavolate varie. Oppure potrei sfoderare il mio sguardo assassino per invitarlo a levarsi dalle scatole...
Ma non ho il tempo di attuare altre strategie che mi batte sul tempo rivolgendomi la parola. Ma tutti io li becco, quelli intraprendenti?

- Scusa...

L'unica cosa che muovo sono gli occhi. Sguardo assassino, sguardo assassino!
Mugugno per confermare che ha la mia attenzione.

- Guarda che... ecco, i biglietti si possono fare anche là...

...Eh?
Ammetto di avere un attimo di smarrimento di fronte a tale affermazione, anche se non lo do a vedere. Poi capisco. il tabellone delle partenze è esattamente sopra a tre macchinette per fare il biglietto e, volendo, può sembrare che io stia aspettando che la fila si smaltisca. Seee...figuriamoci. Ok, come tentativo di abbordaggio è sicuramente migliore di molti altri, ma casca male se pensa che lo segua. Tanto più che ho l'abbonamento.

- No, grazie, ho già il biglietto. - Mi starà anche dando fastidio, ma questo non è un buon motivo per essere maleducata.

Il seccatore capisce subito che non è aria, e se ne va alle macchinette sotto il tabellone degli arrivi, che tra l'altro funzionano solo con la carta di credito, quindi in ogni caso avrebbe fatto una figura piuttosto barbina. Insomma, partendo dalla punta dei capelli legati a caso, passando per la tracolla afflosciata contro il mio fianco destro e gli occhialetti da lettura che ultimamente ho il vizio di tenere su, per poi finire con le nike nere stra-consumate, tutto il mio trasandato essere urla "studentessa universitaria". E si sa, gli studenti non hanno mai un soldo, figuriamoci una tessera bancomat.
...Imbecille.

Come se nulla fosse successo, me ne torno alla mia occupazione: disperarmi di fronte all'avviso di ritardo. Cosa diavolo dovrei fare per mezz'ora? Non posso nemmeno sedermi al calduccio del vagone! Anzi, non solo al calduccio... non posso sedermi e basta. Non trovo una panchina libera. E mi secca chiedere alla gente se può farmi spazio.
Quindi me ne vado fuori, al freddo, al gelo, a sedermi su una delle panchine al binario in cui, in teoria, doveva esser già presente il mio treno. L'unico lato positivo è che, essendo già lì ad aspettare, potrò prendermi un buon posto vicino al finestrino che dà sul lato mare.
Una volta sistematami sul freddo marmo prendo il telefono: devo pur sempre avvisare Sven... e così passerò anche il tempo.




- AHAHAHAHAHAH!

- Non c'è nulla da ridere, accidenti! Sempre a me capitano 'sti elementi!

- Ahah... sì, scusa... uhuh...

Sven sembra trovare divertenti le mie disavventure.
Sarà il modo in cui le racconto, o il tono di voce che uso quando inserisco i miei pensieri del momento... mi rendo perfettamente conto di descriverle in modo piuttosto ironico e a volte teatrale, rendendo il tutto più interessante e meno noioso di quello che in realtà è, ma sul momento non è che mi sia divertita poi così tanto. Ci sono ragazze che non trovano affatto piacevole vedersi rivolgere la parola da sconosciuti le cui intenzioni sono alquanto chiare e poco pulite... specialmente se questi sconosciuti hanno il doppio della loro età.
E io sono esattamente quel tipo di ragazza.

- E sentiamo, com'era questa specie di principe azzurro?

- Ma che principe e principe! Al massimo potrebbe fare lo zappatore. E aveva come minimo un quarant'anni.

- ...Non li sopporto quegli imbecilli. Come possono correre dietro alle ragazzine alla loro età? - Il tono di Sven, ora, è di nuovo totalmente serio, e fa una breve pausa prima di continuare - Di', a che ora arrivi?

- Mah... più o meno alle sette meno dieci. Ah, grazie per il neanche tanto velato "ragazzina", eh!

Lo sento di nuovo ridere prima che riattacchi. Sarà anche più grande di me, ma non è che ci sia questa gran differenza d'età. E poi me lo dicono spesso che sembro più grande di quel che sono, no? O più matura, che poi, in fondo, è la stessa cosa. Quindi non può venirmi a dire che sembro una ragazzina.
...Non lo sono, ecco.

- Mi scusi, signorina?

Chi rompe ora?
Ah, è un'innocua vecchietta. Oddio, spero che non mi chieda le fermate del treno! Le so fino alla mia città, poi è come se non esistesse nulla per me! Più o meno come il mondo che finisce dopo le Colonne d'Ercole.

- Sa dirmi dove posso trovare un telefono?

...Un telefono. Ma perchè un telefono. Qui poi.
Questa donna si è fatta metà binario solo per venirmi a chiedere dove si trova un telefono pubblico? No, dico, che senso ha? Qui ci sono solo io, non poteva restarsene dentro e chiedere alle decine di persone là presenti? Tanto più che non so nemmeno se c'è un telefono in stazione. E' quasi un anno che ci vengo, ma non ho mai fatto caso alla sua presenza o meno... se qualcosa non mi interessa non mi prodigo certo di far caso ai particolari.
La indirizzo verso l'atrio frontale, sperando che abbia capito... non si sa mai, certe persone sono capaci di perdersi anche su una strada retta senza vie laterali.
Il punto è che mi sento anche in colpa della mia incapacità di rispondere! E' la stessa storia di quando mi chiedono informazioni stradali. Io al massimo conosco sei o sette vie della mia città, e poi stop, basta, sopravvivo a forza di punti di riferimento. Ma alcuni pensano che se sei nativo di un luogo tu debba per forza avere la piantina del posto stampata in mente, così ti chiedono tranquillamente nomi di vie che, probabilmente, nemmeno i residenti delle stesse conoscono.
Ma pazienza, lasciamo stare, concentriamoci su altro. Sul treno che finalmente sta arrivando ad esempio! Non passa molto che mi trovo a slungare le gambe, comodamente sprofondata in un comodissimo (e caldo) sedile. Dopodiché il treno parte e, nonostante il buio incombente, cerco di distinguere il paesaggio al di fuori del finestrino. Io ci provo a pensare ad altro, ci provo! Ma puntualmente il mio pensiero torna sempre là.

...Oh, insomma, spero che quella vecchina abbia trovato il telefono!





Apro gli occhi poco prima di arrivare, e tiro via le cuffiette appena in tempo per sentire "...con un ritardo di trentacinque minuti. Trenitalia si scusa per il disagio."
Embè, io non vi scuso.
Sono appena uscita in strada, quando sento una voce fin troppo familiare chiamarmi.

- Sasha!

Dei capelli blu e il loro proprietario mi spuntano davanti.

- Cosa ci fai qui?

- Stavo facendo un giro, e già che c'ero sono passato a prenderti.

- Ma non serviva, lo sai. Posso anch...

- Lo so che sai difenderti più che bene, ma sei pur sempre una ragazza, e il percorso che fai non è poi così ben illuminato. Quindi non protestare.

Non riesco a ribattere. Sarà per il tono autoritario che ha usato, o per il fatto che, sì, potrebbe aver ragione sulla scarsa illuminazione di certe vie, oppure per l'imbarazzo, o agitazione... quel che è.
Che poi non è certo la prima volta che passa a prendermi, no? E allora com'è che ho la sensazione che se aprissi bocca mi metterei a balbettare? Insomma, mi sento una stupida. E' che a volte lui ha un comportamento così... così... maturo. E protettivo.
E mi piace.

Almeno finché non torna ad essere il solito bastardo, proprio come ora. Siamo appena passati per quell'intrico di vie vicino l'ospedale, per poi arrivare alla grande scalinata che ci risparmia un tragitto di venti minuti in più. Effettivamente è buio, buio, buio. E silenzioso.
Non è affatto piacevole passarci da soli, e anche in due non è che sia un divertimento.
Specie se il compagno ti fa venire un infarto afferrandoti improvvisamente per i fianchi da dietro. Mi ha fatto perdere almeno dieci anni di vita, e scommetto anche che qualche capello mi è diventato bianco. Mi vendico subito rifilandogli un pugno nelle costole.
Peccato solo che non gli ho fatto perdere l'equilibrio sulle scale.

E' a più o meno venti metri da casa che mi accorgo di un'auto ferma di fronte al portone.

- Di chi è quella maccchina?

- Ah, ecco, proprio di questo volevo parlarti... diciamo che è il secondo motivo per cui sono venuto fino in stazione...

- Fai poco il vago, dimmi che succede. - Comincio già a sospettare qualcosa, ma la risposta arriva comunque inaspettata.

- E' tornata.

No. No, no no, assolutamente no!
Non doveva essere qui prima di giovedì e oggi siamo... siamo lunedì!

- Starai scherzando!

La sua espressione rassegnata mi basta e avanza come risposta.
Non è possibile... non sono ancora mentalmente preparata per affrontare una simile prova! E il frigo è vuoto, i piatti non sono ancora lavati, il soggiorno è invaso dai miei libri, il soppalco da quelli di Sven, la Playstation3 ha preso possesso della televisione e non ho messo gli aciugamani in bagno!
...No, ok, l'ultima non è grave.

Considero seriamente l'ipotesi di fuggire e chiedere asilo alla chiesa più vicina, ma non posso attuare il mio piano malefico a causa di 1. Sven, il traditore manderebbe a monte il tutto, 2. il cancello che si apre e da cui esce lei, quella creatura assurda ma straordinaria che prende il nome di Esther Colonnello: mia madre.
Prima che realizzi bene la situazione, lei già mi è piombata addosso tentando, penso, di stritolarmi, cominciando già a elencare tutti i luoghi in cui è stata, tutte le cose che ha comprato, tutte le persone che ha incontrato.
Io so solo una cosa.

Posso stendere il tappetino di benvenuto allo stress.





E a sorpresa...ecco che aggiorno tanto prima del previsto!^^
La frequenza degli aggiornamenti varierà a seconda degli impegni e dell'ispirazione, ma sicuramente sempre almeno una volta al mese!^^
E ora passiamo ai commentini inutili sul capitolo .-.

Ok, lo so che è meno brillante del primo capitolo, ma cercate di capirmi...sono le 4.44 e sto morendo di sonno @_@
Ma quando l'ispirazione chiama è bene rispondere prontamente, anche perchè se avessi rimandato a doman....oggi, mi sarei dimenticata certe cose ._.
Detto ciò...abbiamo potuto vedere come Alexis si preoccupi per delle cose totalmente inutili XDD
E Sven comincia a venir fuori come personaggio....anche se non molto ancora >_<
In compenso Esther ha fatto la sua entrata trionfale (?) in scena, dopo l'esordio telefonico dello scorso capitolo XDD
Un appunto: la scena della vecchina che chiede di un telefono è capitata alla sottoscritta proprio ieri, e non ho potuto resistere XDD
(solo non ero sperduta nei meandri delle panchine...XD)

Per finire ringrazio tutti coloro che hanno letto, e in particolare Black_Star, cino nero, CullenDipendent, elfodomestico, lady snow, Veronica91 che hanno inserito la storia tra le seguite e namina89 Ramble Tamble che invece l'hanno messa tra le preferite!^-^

Un altro grazie speciale va alle recensitrici: elfodomestico, ___Chocolate, namina89, lady snow, Black_Star e Ramble Tamble!
Non avete idea di quanto mi abbia fatto piacere leggere i vostri commenti!!<3

Detto ciò...vi saluto! Di nuovo grazie per aver letto e al prossimo capitolo!<3

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Capitolo 3
*** Il thè delle cinque non fa poi così bene ***


pannacotta 3
IL THE' DELLE CINQUE NON FA POI COSI' BENE






- No, dico, ti rendi conto?

- Tua madre è tornata. E quindi?

Fisso stralunata Sarah, con l'acca perchè sì, che mi restituisce uno sguardo fastidiosamente menefreghista.

- Non vedo dove sia il problema, era ovvio che prima o poi tornasse, no?

...Forse.
Però io mi ero abituata alla mia vita da indipendente, e ora che la mia libertà è andata più o meno a farsi friggere... mi sento persa, ecco!
Certo, quello che se la passa peggio sicuramente è Sven. Più di una volta è rimasto a casa a dormire pacificamente, invece che andarsene a scuola come invece avrebbe dovuto. E ora non potrà più farlo.
Vabbè, chissenefrega, è lui ad avere l'obbligo di frequenza, non io.

- E poi, insomma, dacci un taglio. Ogni volta mi vai quasi in depressione...

- Non è depressione, è stress! Lo sai quante domande mi ha fatto in una sola serata?

Sì, perchè mia madre è un'impicciona regale.
Anzi, impicciona non è il termine esatto. Diciamo... curiosa. A livelli maniacali però.
O magari sono solo io a vederla così terribile... Fatto sta che per natura mi faccio gli affari miei senza andare a spifferare della mia vita ad ogni angolo. E mia madre, assieme a mia cugina, Michela, rappresenta un po' la mia nemesi.
Con Sarah invece è un paradiso. Se sono platealmente di malumore o preoccupata, difficilmente mi chiede cosa succede. Attende sempre che sia io la prima a parlare. E questa è una cosa di cui le sarò grata in eterno.
La gente (= mamma, Michela) dovrebbe imparare da lei, altroché!

- Ehi, ragazze! Che ci fate al bar a quest'ora?

Questo qui è Simone: 1.81, capelli scuri a spazzola, occhi marroni, fisico da sportivo, fancazzista cronico, compagno di corso, compagno di stupidate, ragazzo di Sarah.
Era in classe con me alle superiori, e sinceramente mi meraviglia che sia riuscito anche solo a farsi ammettere all'esame. Però eccolo qui, e anche se continua allegramente a studiare con i tempi delle eclissi solari, sta collezionando voti decisamente decenti, contando i suoi standard precedenti.

- La stessa cosa che stai facendo tu, idiota. - Ovvero saltando la lezione di geografia.

- Embè? Colonnello, ha la luna storta?

- Umpf... silenzio recluta.

- E' tornata sua madre. - Si intromette Sarah sorseggiando placidamente il suo thè.

- Aah... capisco. Quindi ora ci tartasserai per tutto il tempo che rimarrà a casa, giusto?

- Io non ho mai tartassato nessuno, suvvia! Diciamo piuttosto che devo sfogarmi. - ignoro palesemente la faccia perplessa di Simone e guardo l'orologio.

- E comunque la lezione è praticamente finita, quindi direi che me ne vado a casa...

Raccatto i miei averi, la sciarpa e la tracolla praticamente vuota, e vado a pagare la mia consumazione, mentre Sarah si sistema la frangetta dei capelli neri a caschetto. L'altro non so cosa stia facendo e non mi interessa.
Poi usciamo. Per arrivare alla stazione dal punto in cui ci troviamo ci vogliono almeno una ventina di minuti, ma fortunatamente i due piccioncini insistono per accompagnarmi.
Dico fortunatamente, perchè la batteria della PSP ha simpaticamente deciso di esaurirsi a metà viaggio d'andata... e mi viene già male al solo pensiero di dover fare tutto il tragitto in treno senza musica.

Ed ecco che mi compare davanti: il malefico treno delle 13.30.
Dovete sapere che è sempre, sempre, sempre pieno zeppo di gente. E per me, che voglio starmene vicino al finestrino dal lato mare, ogni volta che finisco le lezioni all'una, si trasforma in una corsa disperata contro il tempo.
...Da cui esco sconfitta una volta su tre, ma non oggi! Il vantaggio di non andare a lezione è soprattutto questo: posso arrivare con comodo a prendere posto anche mezz'ora prima.
L'unico lato negativo, oggi, è che Simone prenderà il treno solo questo pomeriggio, avendo in programma un'uscita con Sarah, quindi non avrò nemmeno la distrazione di una chiacchierata...

...Bene! Sono già stufa.





Con tutta la svogliatezza di cui sono capace, apro il cancello di casa, salgo le scale fino alla terrazza ed entro dalla porta finestra. Altra rampa di scale fino al piano di sopra, butto la tracolla da qualche parte nella mia stanza e mi butto con malagrazia sul letto.
E lì rimango.
Ora che ci penso non sono incappata in nessuno. Forse non sono in casa... eh! Ecco perchè è così tranquillo!
Ma dato che non si sa mai, mi trascino fino alla scrivania e prendo il collaudatissimo foglio A4 da appiccicare sulla mia porta:


STO STUDIANDO.
VIETATO ROMPERE LE PALLE SE NON PER QUESTIONI DI VITA O MORTE
TRA CUI:

1. CIBO.
2. PAGHETTA.
3. MILIARDARIO GIOVANE, BELLO E INTELLIGENTE IN CERCA DI MOGLIE.


Lo piazzo al suo posto di lavoro e torno alla mia dolce occupazione... lo studio sugli effetti della vita universitaria su un essere umano femminile di diciannove anni.





- Ohi, Sasha!

Mi sveglio di soprassalto.
Non riesco ancora a capire cosa stia succedendo che mi ritrovo a esser trascinata nel vortice di parole di Sven, che con la solita delicatezza mi ha tirato fuori dal mondo dei sogni.

- Mi spiace interromperti nel pieno della preparaione degli esami, ma Esther, giù, ci ha convocati... e credo tu preferisca sia io a buttarti giù dal letto invece che lei.

- ...non mi sembri un giovane miliardario in cerca di moglie però... - farfuglio ancora mezza rimbambita.

- Quindi ammetti che sono bello e intelligente?

Completamente (o quasi) sveglia, gli tiro il cuscino per togliergli quel sorrisetto sornione dalla faccia, e una volta recuperatolo dal corridoio (perchè purtroppo l'ha evitato) scendo di sotto per rispondere al richiamo della capa.
Ed eccola. Ditemi se non è una creatura straordinaria, con i suoi ricci ramati perfettamente definiti e avvolta in quella sua svolazzante vestaglia di seta lilla alle cinque del pomeriggio. Probabilmente perchè si è appena svegliata pure lei (causa fuso orario), e ora si appresta a fare colazione con thè e biscotti.
A dir la verità il thè e i biscotti ci sarebbero in ogni caso, perchè dovete sapere che mia madre è una fissata con l'Inghilterra e tutto ciò che sia di origini anglosassoni. Questo comprende il thè del pomeriggio, la cucina inglese (che per fortuna io e Sven siamo riusciti a farle abbandonare) e il mio nome.
Ma devo dire che questa cosa del thè alle cinque mi va abbastanza a genio.
E quindi eccoci qua tutti e tre, seduti al tavolo della cucina, chi a fare colazione e chi a fare merenda.
Dopo un paio di domande di rito (com'è andata oggi a scuola, vi siete divertiti, avevate interrogazioni ecc...sì, ha chiesto anche a me se avevo verifiche.) arriva finalmente al sodo.

- Sapete, questa sera dei miei amici danno un party alla loro villa! - Esordisce gioviale.

- Quindi stai fuori tutta la sera?

Vedo gli occhi di Sven brillare. Sicuramente ha intenzione di uscire mentre mamma non c'è, o di far venire qui qualche amico. Lo fa spesso di solito, ma dato che "Si può uscire solo di sabato, perchè c'è la scuola" in questi ultimi giorni è rimasto fregato da questo punto di vista.
Ahah! Così impara a fare l'idiota e perdere due anni!
...Ok, io non sono messa tanto meglio, visto che "Una ragazza è meglio che non esca da sola".
Ma tralasciando questo discorso... come risposta alla sua domanda mia madre accentua il sorriso (cosa non molto rassicurante) e corregge la frase.

- Staremo fuori tutta la sera!

- Oh, va bene. - risponde lui con una remissività che mi sconvolge.

- Contenta Alexis? Ti ho già preso un abito favoloso!

...oh. Wow.









Salve a tutti!8D
Spero abbiate passato un bel Natale, e già che ci sono vi faccio anche gli auguri di buon anno!^^
Allora...ecco un altro capitoletto inutile, ma che...bè, finalmente prelude a qualcosa di più che non uno spaccato di vita quotidiana di questa povera ragazza XD
e intanto ho inserito anche Simone e Sarah, que personaggi che torneranno spesso <3
...
...bè, mi ritrovo a non aver molto da dire .-.
pazienza, passo a iringraziamenti!°_°/

Come al solito ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo: Emily Doyle, Black_Star, ____Chocolate!
Grazie infinite per i vostri commenti, non sapete quanto mi fa felice leggerli!^^
E poi, ovviamente tutte voi che mi seguite!
Black_Star, cino nero, CullenDipendent, elfodomestico, Emily Doyle, lady snow, moet et chandon, Parresia, Veronica91!
E ovviamente anche B r o k e n, giulina,
namina89 e Ramble Tamble che invece l'hanno messa tra le preferite!^-^

Grazie per aver letto!!^^

Alla prossima!^^

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Capitolo 4
*** Giù dal balcone e via ***


pannacotta 4
GIU' DAL BALCONE E VIA

Ovvero: le cose che non penseresti mai esistano sul serio.






A volte so essere davvero molto vanitosa... o narcisista, che dir si voglia. Ma a modo mio.
Non credo che mi vedrete mai tirare fuori uno specchietto o sparire in bagno ogni due ore per risistemarmi il trucco o controllare che il fondotinta non mi abbia sbavato il colletto (odio il fondotinta.), tantomeno mi vedrete armeggiare una piastra per capelli, a meno che non sia un'occasione particolare. Anzi, è già strano se vado dalla parrucchiera più di tre volte all'anno, figuriamoci.
Anche per il vestire posso sembrare alquanto trasandata la maggior parte delle volte, o comunque non all'ultima moda o "in tiro".
Non faccio nulla per risultare più carina/sexy/affascinante. Indosso ciò che mi pare, come mi pare, quando mi pare.
La mia vanità salta fuori quando passo davanti uno specchio, una vetrina, una macchina, una qualunque superficie riflettente. Mi scappa sempre uno sguardo fugace per controllare se la maglia cade nel modo giusto, se i capelli sono troppo spettinati o se cammino bene con i tacchi nuovi.
Mi piace guardarmi allo specchio. Mi piace il mio seno, l'arco della schiena di profilo, la linea del collo e del mento, la forma delle labbra, il colore degli occhi.
Sì, insomma, sono pesantemente vanitosa.

E tutta questa riflessione perchè?
Perchè, ovviamente, mi trovo davanti a uno specchio... anzi, lo Specchio.
E' uno di quegli oggetti che non penseresti mai di vedere dal vivo; uno di quelli che esistono solo nei film. E nella stanza di mia madre.
E' alto, altissimo. Non quanto tutta la parete solamente perchè ha una cornice che gli sottrae quei poco meno di venti centimentri per riuscire nell'intento. Non è tanto largo però. Ma credo che la cara mamma si sia trattenuta su questa misura solo perchè aveva bisogno di spazio per gli armadi: altri elementi a cui è difficile credere senza averli visti.

- Sei bellissima, lo sai?

Sobbalzo imbarazzata per esser stata colta nel pieno del mio vizio capitale, e mi giro simulando indifferenza.

- ...Mamma, mi hai fatto prendere un colpo.

- Eheh, è raro riuscire a prenderti di sorpresa! Allora, che ne dici dell'abito? Non è magnifico?

Osservo di nuovo la mia figura riflessa: è un abito tutto sommato semplice, non complesso da indossare (per fortuna); di colore nero, è sorretto da due leggere spalline quasi inconsistenti, mentre la schiena è coperta solo da un incrocio di nastri stile corsetto; la gonna cade liscia fino alle caviglie, con uno spacco che mi arriva fino a metà coscia parzialmente nascosto tra le lievi pieghe e le linee verticali - partono dall'orlo, e hanno quasi la stessa lunghezza dello spacco - composte da quelli che, conoscendo mia madre, potrebbero benissimo essere degli Swarovski.
Certo che è magnifico.
Ma anche assurdo. Ed esagerato. E mi dà i brividi anche solo il pensiero di rischiare di rovinarlo.
Perchè la prima cosa che ho pensato quando ho visto quest'abito è stata: "Se stringo troppo forte, la stoffa si squarcia!".

- Sì, certo, ma... non credo che sia esattamente il tipo d'abito che dovrei indossare.

Mi affretto a spiegare meglio le mie parole, prima che allo sguardo da esserino tradito della donna che io ancora ho qualche difficoltà a riconoscere come genitrice, segua la solita tiritera del "ma io bla bla, perchè ti voglio bene bla bla, e tu invece mi tratti così bla bla, ecc...".

- Insomma, quello che voglio dire è che questo vestito (per quanto assurdamente figo possa essere) mi piace un casino, sì, ma... ecco, mi sembra più adatto a un galà di celebrità, capisci? Uno di quei ricevimenti per ricconi che si vedono solo al cinema o nei manga, dove se non hai un abito lungo ti additano come straccione. E non credo proprio che quella di stasera sia una festa di questo genere.

- Oh, tu non preoccuparti di questo! D'altronde non hai più tempo per cambiarti: ora ti sistemo il trucco e i capelli, prima che arrivi la macchina a prenderci.

- E perchè non vai ad aiutare Sven invece? Io posso cavarmela benissimo da sola, sai...

- Oh, non dire sciocchezze. - liquida la mia proposta con un gesto della mano e afferra la piastra (quella che io non userei mai).

...Ok, è ufficiale: vorrei prendermi una santa influenza che mi tolga tutte le energie e mi faccia rimanere a casa. ORA.





Macchina un corno.
Cos'è questa... questa... questa COSA.
E' una specie di... limousine! Con tanto di chauffeur che ti apre la porta!
E cosa sono quelle due bandierine inglesi sul cofano?
...Senza dubbio, si tratta proprio di amici di mia madre.

Mi chiedo però dove sia questa fantomatica villa. Ma soprattutto mi chiedo perchè sia solo io ad essere così agitata. Sven, qui accanto, a parte il completo scuro con tanto di cravatta, ha tutta l'aria di uno che sta andando a una gita scolastica, rigorosamente delle elementari, mentre io sono qui che rimugino e mi contorco e mi affloscio sul sedile, in preda all'ansia. All'esame di stato ero più tranquilla, oh!
Devo... devo rompere il silenzio, mi sta uccidendo.

- Ehm... dov'è che saremmo diretti?

- Esther non te l'ha detto?

Lo guardo truce. Stupido pinguino blu, se lo sapessi non lo chiederei, ti pare?

- Va bene, va bene, non serve inveire mentalmente, ho afferrato il concetto. Hai presente quel palazzo in stile ottocentesco in corso, più o meno a metà?

- Quello di fronte al parco?

- Sì. Ecco, quella è l'ambasciata inglese.

Pff. E io ho un cammello in tasca.

- Sul serio. - ribatte alla mia espressione scettica. - Quelle bandierine non sono lì per una qualche assurda fissazione dei proprietari.

- Oh, cara, avrei dovuto dirtelo prima! Ma con tutti quei preparativi me ne sono completamente dimenticata!

Non ho idea di con che faccia li stia fissando, so solo che una parte consistente del mio cervello è andata in blank out.
Praticamente mi stanno dicendo che l'edificio davanti il quale sono passata per cinque anni della mia vita mentre tornavo da scuola è un'ambasciata? E che ora ci stiamo andando per una festa?
Ma la cosa che forse più mi sconvolge è che mia madre è una persona tale da avere conoscenze simili?
...Uah!

- ...Ma'. Non per dire, ma... tu com'è che...

- Oh, guarda! Siamo arrivati!

...conosci certa gente? Ho percepito questa improvvisa interruzione come un cambio di discorso voluto, ma può benissimo esser colpa della mia paranoia.
Che viene ben presto soppiantata dall'agitazione, perchè, ehi, questa è davvero un'ambasciata.
Guardie armate ai cancelli, telecamere di sicurezza in ogni dove, controlli all'entrata, gente che sembra uscita da Men In Black...
Mamma spiega allegramente a Sven come avremmo dovuto aspettare un bel po' di tempo pima di entrare, se non fossimo arrivati con la macchina dell'ambasciata, mentre io mi stringo nel cappotto che non mantiene un tubo di calore. E siamo a fine gennaio. E, sotto, non è che sia molto coperta.

Ma almeno all'interno fa abbastanza caldo da permettermi di evitare di rabbrividire. Per il freddo, eh! Perchè la tremarella da agitazione non è certo passata, anzi! Ora comincia la fase in cui vorrei andare da qualche parte a sotterrarmi.
Avrei dovuto insistere di più sul cambiarmi d'abito.

Ed ecco che il momento è arrivato. Solo una porta rimane a separarci dalla cosiddetta "festa".
Sento afferrarmi la mano: è Sven, perfettamente a suo agio, che mi sta sorridendo per... calmarmi, suppongo.

- Dai, cerca di stare tranquilla.

- Taci, animale da palcoscenico, io non sono come te, le odio queste cose!

- Solo perchè non sai cosa aspettarti.

Molla la presa e segue Esther all'interno del salone. Mi manca già quel calore...
E allora mi faccio coraggio e procedo pure io, dall'alto della mia codardia.

E in un attimo pratico un rewind mentale fino a poche ore fa.

"E non credo proprio che quella di stasera sia una festa di questo genere."

Mal. Falsch. Mauvais. Wrong. Sbagliato.
Questo è proprio uno di quei ricevimenti per ricconi dell'alta società, dove basta dire qualcosa di (per loro) strano per esser bollato a vita come pazzo eccentrico.
E io mi sento da un lato sollevata per essere "intonata" agli altri, e un po' mi sento sprofondare sempre più per la consapevolezza di non conoscere nessuno e il fatto che non potrò certo stare tutta la serata attaccata a mia madre o a Sven.
Oh, e vi ho già accennato il fatto che nessuno parla italiano?




- I think I need some fresh air, so... would you please excuse me for a while?

Mi allontano da quello che, se ho afferrato bene le parole, pare essere un conte di qualche cosa, e mi nascondo letteralmente in terrazza. Si gela fuori, ma ho seriamente bisogno di una tregua.
Queste ultime due ore sono state una cosa estenuante: per capire quello che mi dicevano, capivo... il problema poi era rispondere. E' una cosa che ho sperimentato anche in precedenza il fatto di conoscere le parole corrispondenti a ciò che voglio dire in italiano, ma non riuscire a ricordarmele nell'istante del bisogno. Così ho dovuto cavarmela alla bene e meglio, tentando di risultare comunque comprensibile (e, incredibilmente, riuscendo nell'impresa senza danni).
Ma ora basta, sono stanca, voglio andarmene a casa!
Da qui, però, riesco a scorgere solo Sven, perfettamente a suo agio mentre conversa con due ragazze. In realtà lui è avvantaggiato dalle sue origini: per metà finlandese, un quarto russo e un quarto italiano, ha vissuto anche in Inghilterra per qualche anno. Insomma, è una specie di miscuglio di nazionalità e, dannazione a lui, parla le quattro lingue corrispondenti perfettamente o quasi. Lo odio.
E poi perchè diamine quella camicia gli sta così bene! Argh!
Ok, Alexis, da brava, non fissarlo, torna a farti gli affari tuoi...

- Sasha.

Troppo tardi.

- Che combini qua fuori? Guarda che è troppo tardi per prendersi un raffreddore e saltare il tutto.

- Umpf, lo so. E ammetto anche di averci pensato... ma non preoccuparti, la mia salute non corre alcun pericolo, puoi tornare dalle tue spasimanti.

- Anche tu hai il tuo seguito però... a parte le due o tre vecchiette pettegole, ti hanno avvicinato solo uomini.

- Uhuh, geloso? D'altronde non posso dar loro torto, se fossi un maschio anch'io ci avrei provato con me.

- Anch'io l'avrei fatto, se non fossimo stati presentati come fratello e sorella.

Posso solo ribattere con il silenzio. Non ho proprio idea di come interpretare la frase:
alla mia ironica falsa modestia ha risposto con un tono e una faccia tutt'altro che scherzosi, e mi ha totalmente azzittito.
Intanto che continuo a passare in rassegna tutte le possibile risposte, Sven si appoggia al balcone, e guarda di sotto. Siamo al piano terra, ma rimane comunque un bel salto di un metro e mezzo prima di toccare il prato.
Intanto la musica riparte, e io dico definitivamente addio ai miei tentativi di riprendere la parola.

- Ehi, vuoi ballare?

Inarco un sopracciglio.

- Mh, suppongo sia un no. Allora che ne dici di andare a casa? - con queste ultime parole si stiracchia indolente, e indica il giardino sottostante.

- Stai scherzando, vero?

- Bè, perchè no?

- Perchè moriremmo congelati, ad esempio. O almeno, io morirò congelata, guardami!

Le mie flebili proteste non servono a nulla. Semplicemente mi porge la sua giacca, e scavalcando la ringhiera mi invita a seguirlo con lo sguardo.

- Va tutto bene, ti prendo io.

Quando fa così è impossibile controbattere, si deve fare come vuole lui e basta.
Così mi ritrovo come una stupida ad afferrare la sua mano (di nuovo) e a tentare la fortuna cercando l'equilibrio sui sottili tacchi dei sandali (da notare bene: sandali) mentre mi siedo sul bordo del balcone e passo oltre le gambe.
E' in questo momento in cui torna utile lo spacco del vestito.

E poi saltiamo giù.





A un osservatore esterno dobbiamo sembrare due idioti.
Corriamo per la strade ("Perchè ci scaldiamo!") mano nella mano, ridendo come pazzi, entrambi in abito da sera e per giunta io scalza con le scarpe in mano.
Dobbiamo sembrare veramente due idioti.
Ma è divertente. E strano. E folle.
E lo rifarei sicuramente di nuovo, basta che si presenti l'occasione.

Continuiamo a ridere anche una volta arrivati a casa, e mentre ci buttiamo sul divano esausti e infreddoliti per la corsa.
E ancora mentre ci addormentiamo, fianco a fianco.









Buona nottata (sono le.....quasi due)
Questo è il capitolo di gennaio.
"E perchè lo posti solo ora, deficiente?" vi chiederete. Fatto sta che ho una scus..spiegazione: ho avuto dei diverbi con l'istituzione chiamata università, ma che ho affettuosamente ribattezzato "casa dei matti" (come quella di "Le dodici fatiche di Asterix") che non mi ha registrato il piano di studi.
...problema tra l'altro non ancora risolto, duh.
E non ho avuto tempo di fare nulla.
Ma ora eccomi qua, e fra un paio di giorni metterò il capitolo di febbraio ^^

E ora passiamo ai commentini inutili 8D
Google traduttore mi dice che questi ->
Mal. Falsch. Mauvais. significano "sbagliato" in spagnolo, tedesco e francese.
Se non è così non è colpa mia 8D
A un certo punto ho scritto blank out. E' giusto, non è un errore di battitura. Significa..uhm, un po' come se si svuotasse la memoria. In caso non sia chiaro basta googlare 8D (perchè non ho usato black out?...perchè mi piaceva di più, yoh °_°/)

Per il resto questo capitolo è alquanto noioso, a parte l'ultimo pezzo che mi piace abbastanza .-.
Ma vabbè.

Poi posso permettermi di consigliarvi due storielle romantiche?°w°
Because, yeah, avevo pensato di metterle in questa sezione ma...bè, sono più fantasy °_°/
Ma se volete leggere qualcos'altro di mio eccole qua: Green Eerie e L'ultimo sorriso, l'ultima lacrima
Bene, fine della spudorata pubblicità.

Ora i ringraziamenti! A
Black_Star, cino nero, CullenDipendent, elfodomestico, Faize (che mi supporta/sopporta nell'ombra u.u), Idril Inglorion, lady snow, moet et chandon, namina89, Parresia, prettyvitto, rere18, revy chan11, Veronica91 e xHoneYx (sì, anche tu, anche se non te lo meriti >D) che seguono Pannacotta; a B r o k e n, Faize, giulina, grillomylife, Ramble Tamble, Smillina96, vallinda e xHoneYx che l'hanno tra le preferite e soprattutto a Emily Doyle, ____Chocolate, Black_Star e elfodomestico che hanno recensito lo scorso capitolo!
In particolare Black Star, per la fetta di tiramisù virtuale X°D

Perdonate eventuali errori che correggerò domani e...alla prossima! (EDIT: buh! corretti e aggiunto nuove frasette qua e là...ora è un po' meglio 8D)

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Capitolo 5
*** Telefono, thé, te. ***


pannacotta 5
TELEFONO, THE', TE.





- Quand'è che comincerai a bollire tu?

- ...Eh?

Bene, per fortuna che è troppo rimbambito per comprendere la mia imbarazzantissima domanda.
Ma con che coraggio mi è venuto in mente di chiedergli una cosa simile? Ok, già una volta l'ho paragonato a una pannacotta e mi son sentita rispondere un "E quindi vorresti mangiarmi?", con evidenti allusioni erotiche.
Credo di avergli tirato un calcio sul ginocchio, non ricordo bene.
In ogni caso, non è abbastanza sveglio per formulare una risposta coerente, tantomeno io sono in grado di ripetere la performance passata.
Piccolo appunto per la prossima volta: mai, mai, mai e poi MAI più usare Sven come cuscino.
E' stata una cosa allucinante, di una scomodità assurda. O forse sarà colpa del fatto che ci siamo addormentati sul divano (a due posti)?
...Comunque, mai più.
Certo, un'altra cosa che mi piacerebbe sapere è perchè diavolo quella donna malefica è sveglia e pimpante come una rosa!
Sarà tornata alle quattro, se non dopo. In ogni caso: molto tardi.

Tornando al mio attuale problema: stiamo lì a fissarci come due idioti, senza sapere cosa dire o senza aver la forza di pronunciare una qualsivoglia risposta nel suo caso, spiegazione nel mio.
A salvarmi da quella situazione arriva il sacrosanto telefono, con il suo trillo acuto e penetrante, che nonostante le maledizioni che si è beccato tutte le volte che sono stata svegliata dal suo "drin", è ancora vivo e operante.
In realtà la situazione non cambia di molto, semplicemente il nostro sguardo occhiaiuto passa al ricevitore, senza che nessuno dei due accenni un minimo tentativo di risposta.
Anche Esther non è che faccia molti sforzi per prendere la chiamata, nonostante sia la più vicina. Semplicemente continua a sorseggiare il suo thé mattiniero, e solo dopo aver finito la sua razione di biscotti (per niente dietetici) si decide ad alzare il ricevitore.
Non so se sorprendermi più della sua calma o della perseveranza dell'interlocutore.

Io e Sven, intanto, come due automi torniamo a consumare la nostra colazione, dimentichi del resto.
Quella mia domanda non era esattamente dovuta solo all'intontimento per la mancanza di un sonno comodo e adeguato. Mi ronza in testa già da un po' di tempo - più o meno da quando lo conosco, credo - e fa naturalmente riferimento alla mia personalissima teoria sulla panncotta e le persone: io voglio solo vederlo rompere quella superficie liscia e perfettamente lustra che si è creato attorno, voglio vederlo per com'è realmente, anche nei suoi aspetti peggiori.
...No, non ditelo. So cosa può sembrare - oh, sì, vi sento perfettamente! "Ti sei infatuata di lui" e gnè gnè gnè.
Basta. Non è così.
...Ok, forse un po' sì, ma chi è la stupida che rimarrebbe indifferente, suvvia!
Si tratta solo di una più o meno vendetta. Io ho già dato il peggio di me di fronte a lui, conosce già tutti gli aspetti del mio carattere, forse più di chiunque altro. E io voglio solo vedere fin dove può arrivare con quella sua diplomatica facciata da "amico di tutti".

- Alexis.

Ci son delle volte in cui mi sembra stia quasi recitando la parte da perfetto amico, perfetto studente (no, non proprio), perfetto perfetto perfetto... Suona falso. E se l'espressione che ogni tanto mi capita di intravedere in qualche crepa di quella maschera è il vero Sven, allora voglio farlo venir fuori.
Sarò anche un'egoista, una petulante egocentrica, una rompiscatole cronica che non ha niente di meglio da fare, ma io odio, odio, odio avere a che fare con una facciata al posto di una persona.


- Alexis, cara!

Oh, sì, sono perfettamente consapevole di essere un'ipocrita, nel caso non l'avessi ancora elencato tra le mie caratteristiche: io stessa sono più che conscia del mio ricoprire un ruolo, di recitare. Anzi, più di uno. Cambio il mio atteggiamento a seconda dell'ambiente e delle persone con cui ho a che fare, come tutti d'altronde.
Quello che non posso soffrire, è che in un rapporto come quello tra me e
Svenlui non nutra ancora quel tipo di fiducia nei miei confronti che gli permetta di mostrarsi per come è davvero.
E'... frustrante.
Cocentemente frustrante.

- Alexis, il telefono!

E' per questo che continuerò ad alzare la fiamma, pian piano, gradualmente, finché non arriverò il punto di rottura.

- Allora ci vediamo al solito posto, alle cinque. D'accordo? A dopo!

Sì, a dopo.
...A dopo a chi?
Fisso stralunata la cornetta del cordless. Wow, sono un genio: ho afferrato il telefono senza nemmeno accorgermene, distratta com'ero dalle mie stupide riflessioni mattutine... L'ho sempre detto che fa male alzarsi presto.

- Mamma... chi era al telefono?

- Dal volume della voce direi che fosse Michela... - interviene Sven.

Oh, certo, ora è tutto chiaro.
Era Michela. Mia cugina Michela, che ha la strabiliante abitudine di non presentarsi mai quando chiama qualcuno al telefono. Avrei dovuto capirlo dal "solito posto". Ovvero il vecchio cinema Corso, in ristrutturazione ormai da qualche anno.

- Oh, fantastico... In effetti mi aveva già preannunciato la sua intenzione di spremermi come un pompelmo di tutti gli avvenimenti accaduti durante la festa.

- Si dice "limone", non "pompelmo".

- Eh, ma a lei i limoni non piacciono. Ha usato queste testuali parole: "ti spremerò come un pompelmo". Devo ammettere che ho avuto paura sul momento. - e così si chiude la conversazione.
La colazione è finita, ed è il caso di andare in letto a recuperare un po' di energie per questo pomeriggio.





Una ragazza dagli ondeggianti boccoli castani si avvicina trafelata alla panchina su cui mi sono appollaiata.
"Ogni riccio un capriccio", mi vien da pensare appena la vedo. E nel suo caso corrisponde al vero, anche se i suddetti ricci sono merito di una permanente.

- Scusami per il ritardo, è molto che aspetti?

- Nah, sono appena arrivata anch'io.

Eh, sì. Perché ormai ho imparato a prendere in contropiede i ritardi, a volte abissali, di mia cugina. Normalmente l'orario dell'appuntamento è da considerarsi posticipato di almeno un quarto d'ora, o si rimane immancabilmente ad aspettarla per minimo venti minuti.
Purtroppo questa abitudine mi sta trasformando in una ritardataria a mia volta, ma vabbè.

- Andiamo al solito posto?

- Sì, anche se questo vuol dire infliggere un duro colpo alla nostra originalità. - dico così, ma quel bar è il mio preferito, di gran lunga il migliore. E non ho mai tenuto in gran considerazione la mia parte "originale".
Mentre ci avviamo per il Corso dirette al "Corner", la mia personale tana per thé e aperitivi di sorta, comincia il massacro.
Ho visto dei vip? Non saprei, a meno che non conti gli esponenti di qualche casa nobiliare mai sentita prima d'ora. Come ho passato la serata? Più o meno cercando di non strozzare le vecchiette mezze sorde e impiccione che non avevano nulla di meglio da fare che infastidirmi, e sfuggendo attenzioni non molto gradite di certi personaggi. E Sven? Cosa ha combinato Sven? Quello che ho combinato io, né più né meno. Almeno prima di trascinarmi via saltando da un balcone.
A questo punto della conversazione siamo arrivate e abbiamo già preso possesso di un tavolino (quello all'angolo, perché adoro il cuscino sulla panca) e stiamo aspettando i nostri thé. Caldi, perché siamo quasi a febbraio e fa un freddo della malora.

- Siete saltati giù da un balcone?! E Esther? L'avete avvisata almeno?

- No, l'ha fatto una delle guardie per conto nostro. Ma a proposito di lei... tu lo sapevi, vero, che lavoro fa?

- Certo che sì. - mi risponde candidamente - si occupa di relazioni internazionali, o qualcosa di simile.

A malapena mi ricordo di ringraziare il cameriere per la tazza fumante che mi ha portato. Se quel "si occupa di relazioni internazionali" sta a dire che fa l'ambasciatrice... allora mi arrabbio.

- Insomma, io sono l'unica che l'ha saputo da altri o è una mia impressione?

- Può benissimo essere conoscendoti. - Ribatte Michela con un tono leggermente critico, mentre immerge nell'acqua bollente una bustina di Earl Grey. - Non ho mai capito se tu sei il tipo di persona che non s'interessa agli altri o se semplicemenhte hai paura di dare fastidio impicciandoti dei loro affari.

- Sì, ma perché lei non mi ha mai detto nulla? - la interrompo. Non ho intenzione di stare a sentire le sue teorie personali sul mio carattere, e tantomeno spiegarle il mio modo di ragionare.

- Io penso che sia uno strascico di quella sfuriata storica di tre anni fa. Sai, quando ti eri lasciata con Luca e hai sbottato come una furia alle domande di Esther.

Per un attimo ripenso a quell'episodio. Non era un bel momento per me, la scuola di stava stressando e avevo appena mandato al diavolo il mio ragazzo per una questione che ancora mi fa ribollire il sangue. 
E alla continua preoccupazione di mia madre ho reagito arrabbiandomi con lei e urlandole contro. Per un paio di settimane almeno non ci siamo rivolte la parola. Io perché mi sentivo a disagio, forse, non sapendo come scusarmi, e lei probabilmente perché aveva capito che qualcosa non andava, e ancor più probabilmente, perché l'avevo ferita, e non sapeva come rimediare a un suo possibile sbaglio.
Che non c'era.
Forse la cosa che mi faceva più male, di tutta quella faccenda, era proprio quel mio schifo di carattere aggressivo, che mi aveva portatta a sfogarmi su mia madre.
Per fortuna c'era Sven. Era con noi ancora da poco, e subito si è ritrovato a che fare con il mio stupido carattere, con le mie debolezze e con la mia testardaggine e acidità.
Ma indubbiamente è stato merito suo il nostro riavvicinamento, e il non peggiorare della situazione.
E ripensandoci ora, è proprio da quella volta che Esther ha cominciato a non andare troppo sui fatti personali, con me.
E mi dispiace. Tanto.

- Come al solito è colpa mia, pare...

- Ma no, sono cose che succedono. Tra genitori e figli è normale che ci siano delle incomprensioni... guarda me e papà: ieri mi ha di nuovo cacciata di casa!

- Avevi dimenticato di prendere il ketchup? - i litigi fra Michela e lo zio sono famosi per essere tutto fumo e niente arrosto. Nei suoi venticinque anni di vita, lei sarà stata cacciata di casa almeno una trentina di volte, tutte per motivi alquanto ridicoli e discutibili.
Inutile dire che la questione di turno si risolve sempre nell'arco di... due minuti? Quei due sono decisamente il fratello e la nipote di mia madre, senza dubbio.

- Oppure hai cambiato canale durante il telegiornale?

- Non scherzare, era una cosa quasi seria! 

Ma io la sua questione quasi seria non la sto più ascoltando.
Mi secca ammetterlo, immensamente, ma la mia attenzione verte su una persona a cui non pensavo più da tanto tempo, nonostante in qualche modo faccia parte della me di adesso.
Non posso farne a meno, c'è stato tutto un processo di associazioni mentali che mi hanno portato di nuovo alla quarta superiore, all'ultimo ragazzo serio che ho avuto (perché uscire con qualcuno è un conto, ma starci è un altro).
Mi fermo a pensare al classico "what if...": se fossimo rimasti assieme. Credo che sarei diversa, su questo non ho dubbi.
Ma non so se in meglio o in peggio. Probabilmente in peggio, almeno dal mio attuale punto di vista.
Probabilmente in meglio, dal punto di vista di mia madre e di Sven, forse, che non si sarebbero dovuti sorbire le conseguenze del mio "bollire".
In ogni caso non è importante: è stato sicuramente meglio così, o sarei potuta tranquillamente tornare indietro, volendolo.

Ma ora ho bisogno di una di quelle sfogliatine alla crema di gianduia che mi guardano da oltre il vetro del bancone, assolutamente!
Quindi mi alzo, abbandono momentaneamente il resoconto della mattinata normalmente folle di mia cugina, e aggancio il barista, ordinando il dolce.
Ovviamente non poteva andare tutto liscio, dovevo per forza combinare qualche danno.
E così, tornando al tavolo, mi ritrovo a sbattere contro un altro cliente, perché sono scema.

- Oh, mi scusi!

- ...Alex?

Mi giro a guardare la mia vittima, ed eccolo lì colui che ha scatenato quella scintilla che ha rotto la mia superficie liscia e perfetta.

Luca.
La mia fiamma a fuoco alto.








Buongiorno, vi ricordate ancora di me?°^°
Scusate.
Ora gli aggiornamenti sono fissati a uno la settimana, per recuperare il tempo perso. ^^

Passando al capitolo...
Ohohoh, ora entra in scena l'ex di Alex...cosa succederà?8D
Non ne ho ancora idea *COOOOFF*
Anzi, un'idea ce l'ho, ma non arriva tanto in là quanto previsto. Quindi mi affiderò alla stesura dei prossimi capitoli come ispirazione :3
Di sicuro a un certo punto (se non nel prossimo, in quello dopo) ci sarà un flashback sui primi giorni di Sven in casa Colonnello con una Alexis ancora liceale e incazzata XD
Ma.
Niente spoiler u_u
(a proposito...visto?svelato il mistero sul lavoro di esther X°°°D avrà un ruolo più avanti questa cosa u_u)

Per questa volta i ringraziamenti non saranno per esteso, spiacente, ma ho mal di testa e sono totalmente fusa u_u

Quindi grazie a voi che mi seguite ancora nonostante tutto, e grazie per le recensioni dello scorso capitolo <3

Alla prossima settimana, bye!=D

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Capitolo 6
*** Cupid & Doctor Who. ***


pannacotta 6
CUPID & DOCTOR WHO.





Ci sono giorni in cui penso seriamente di voler andare a casa. Anche se a casa ci sono già. E' una sorta di autodifesa, istinto di conservazione, come diavolo volete chiamarlo.

Oggi è uno di quei giorni, e giuro, giuro che se qualcuno esaudisce questo mio desiderio lo ricoprirò d'oro.
...virtualmente, ovvio.

- ...Alex?

- Luca.

Non è cambiato un granché. Sempre la solita faccia, sempre i soliti capelli castani che non si fanno pettinare, sempre i soliti occhi marroni. Credo si sia un po' alzato, però, ancora un po' e raggiunge l'altezza di Sven.
Non posso negare di sentire le farfalle allo stomaco, a rivederlo dopo così tanto tempo, ma per la rabbia. Non tanto per lui, quanto per tutta la faccenda in sé.
A quanto pare, qualcuno ha deciso che non devo essere così fortunata da non incrociarlo più.

- Wow, ehm... quanto tempo!

- Sì, dall'esame di matura direi.

La nostra conversazione si mantiene su questi toni originali ed entusiasmanti, per poi continuare con un resoconto della nostra vita universitaria, passando per un "Chissà come stanno gli altri?" e per finire con...

- Sai, mi piacerebbe rivederti, ogni tanto... - mi lascia spiazzata: non me l'aspettavo un intervento simile. Credevo quasi che non ci pensasse più, a me. O magari mi sto solo facendo tanti viaggi, e quello che lui intende è una bella chiacchierata tra amici.
Eppure, non so resistere, e butto lì la mia frasetta velenosa di turno. Dandomi dell'idiota subito dopo, perché in fondo, lui, non se lo merita.

- Ma non stavi con Elena, tu?

E di fatti lo vedo assumere quell'aria un po' imbarazzata, un po' sulla difesa che piace tanto a noi ragazze. Anche se non sempre.

- No, bè... non abbiamo nemmeno passato l'estate.

- Oh, mi spiace... - Solo per te, però. - Io ora sono con mia cugina, quindi ci vediamo in giro, ok? Ciao.

Lo lascio al bancone, dopo aver ritirato le mie due sfogliatine alla crema di gianduia, e torno da Michela, la quale dire che mi fissa è un eufemismo.
Così quello era il famoso Luca? Sì, lo era. E che ci siamo detti? Niente di che. Voglio che andiamo via? Ma starai scherzando?!
Ecco, questo breve scambio di battute (breve nella versione riassunta da me) occupa i miei successivi quindici minuti, giusto il tempo necessario a Luca e il suo amico, un compagno di facoltà da quanto ho capito, di finire la loro consumazione e andarsene.
Dentro di me esulto inutilmente. E' una specie di vittoria, non scappare di fronte alle difficoltà e alle situazioni imbarazzanti.
Almeno, per me lo è.

Ma in ogni caso, quell'incontro mi ha lasciato l'amaro in bocca. Il precedente programma per il pomeriggio è saltato ormai, non sono in vena di andare per negozi, non oggi. Perché a volte prende pure a me la malinconia, accidenti!
Quindi me ne torno a casa, non prima di aver promesso a Michela il giorno successivo. Infilo le cuffiette e percorro la strada al ritmo di Cupid, di Olivia*. Quella canzone ha una melodia che mi rilassa, mi distende i nervi... ed è proprio quello di cui ho più bisogno in questo momento. Perché Elena è una di quelle poche, pochissime persone capaci di farsi odiare.
Subdola, pettegola, maligna e ipocrita. La falsità in persona.
Spero solo di non incontrarla in questo momento, perché ormai sono maggiorenne, e quindi legalmente perseguibile.

Arrivo a casa trascinando i piedi, sbattendo la porta e lanciando la borsa sul tavolo del soggiorno, guadagnandomi un'occhiataccia da parte di uno Sven in veste di studente diligente, con tanto di occhialetti da lettura (sì, pure lui. E sì, credo siano i miei.). E devo dire che lui è uno dei pochi maschi che possono permettersi di usare degli accessori femminili come i fermagli per capelli. Certo, se il fermaglio è mio, però, mi fa un po' arrabbiare.

- Cosa usi il mio ciappino*?

- Cosa distruggi la mia quiete?

- Non mi interessa un tubero della tua quiete, sono le sei e quaranta, quindi la tv è mia.

C'è Doctor Who, e io amo Doctor Who. Non mi era mai, neanche una volta passato per l'anticamera del cervello di mettermi a guardare un telefilm di fantascienza, ma questo è un mix di viaggi nel tempo e creature spaziali che... adoro.
E io ora ho bisogno davvero di tirarmi su di morale, visto che Olivia ha fatto il suo dovere di calmante.
L'omino blu, dal canto suo, se ne rimane sul divano con il libro di storia, credo, aperto sulle gambe allungate, ma so benissimo che ormai la sua attenzione è stata deviata al telefilm. Quindi per un'abbondante ventina di minuti ce ne stiamo buoni buoni ad ammirare le avventure del Dottore e di Amy Pond, ed è solo durante la pubblicità che i pensieri poco prima incentrati sulla trama dell'episodio tornano a navigare e inciampare su ricordi scomodi, provocandomi un altro attacco di violenza repressa.
E allora me ne esco con una delle mie solite idee idiote da momenti critici.

- Sven, non sarebbe male prendere un sacco di sabbia.

Mi guarda scettico, inarcando un sopracciglio.

- Vuoi realizzare una specie di mini spiaggia, per caso?

- Ma no, non "un sacco" uguale: "tanto", "un sacco" uguale: "affare della palestra per tirare pugni".

Si sistema meglio sul divano, girandosi verso di me, un fagotto imbronciato ranicchiato sulla poltrona con le braccia incrociate.

- Perché, che è successo?

- ...ho incontrato Luca. E ho pensato a Elena.

- E sei incazzosa.

- E sono incazzosa, sì.

Lui si alza, e passandomi accanto mi scompiglia i capelli. - Dai, non pensarci più a quella storia. - mi dice.
Ma non è tanto facile, quando si ha un carattere come il mio, che delle apparenze se ne frega, ma che se girano voci false sul proprio conto è finita. Per chi le ha messe in giro, e per i miei nervi. Quanta rabbia, dannazione.
Il mio rimuginare viene interrotto da una visione: una pannacotta mi galleggia di fronte al naso, con tanto di guarnizione ai frutti di bosco! Poi focalizzo la mano che sostiene il piatto: Sven, di ritorno dalla cucina che mi porge la mia salvezza.
Afferro il dolce quasi commossa, non so se per la pannacotta in sé o per il gesto del mio fratello acquisito, e lui va ad appollaiarsi sulla poltrona accanto alla mia.

- Ma è... quasi ora di cena... - mugolo io tentata.

- E che t'importa? Non eri tu quella che diceva "La pannacotta è uno stile di vita"? Quindi dai, non piantar su finte storie e mangia.

Ha ragione, cribbio. E quindi affondo il cucchiaio nella crema, assaporando felice il mio dolce preferito.

- Ehi, - riprende Sven dopo qualche boccone - vuoi parlarne?

- No. - rispondo io in tono secco. Poi indico lo schermo. - Prima Doctor Who.

Perché Doctor Who non si tocca.





***

Buongiorno Buonasera, gioite con me per il ritardo di questo capitolo!X°D
No, non sono impazzita, dico sul serio. Perché se ho dovuto spostare la pubblicazione, è solo "colpa" del concorso Sarete Scrittori della UR Editore...
Ebbene sì, io sono una delle fortunate che hanno visto la propria trama tra le trenta scelte *_*/ (al secondo posto, poi... mi sono quasi commossa ;_;)
Quindi ho dovuto sospendere tutte le mie storie per il lasso di tempo necessario alla stesura del racconto (che in ogni caso, ho finito ieri in un giorno -____-")
E dato che ho consegnato... riprendo la pubblicazione =)

Ok, finita il momento di autopubblicità, parto con i miei commenti.
Come avrete notato ci son degli asterischi :3
Qui le note:

Cupid - Olivia: Olivia è una cantante giapponese, e vi consiglio vivamente di andare a sentire Cupid, perché è una canzone fantastica *w*
un po' particolare, come tutte le sue canzoni, ma stupenda. Davvero.

Ciappino: ...io non so se anche da altre parti si dice così, credo sia un termine dialettale. In ogni caso sta per molletta, per i capelli o per il bucato XD

Ok, basta stupidaggini...avete visto quanto sa essere caruccio Sven?**
Sant'uomo lui u_u

E ora vi saluto, non prima di aver ringraziato chi ha inserito Pannacotta tra le storie preferite, tra le ricordate o tra le seguite 8D
Vi voglio bene **

Al prossimo capitolo, un biscotto a chi commenterà =)

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Capitolo 7
*** Finferli And Whatsoever ***


pannacotta 7
FINFERLI AND WHATSOEVER.






- Senti, sono perfettamente cosciente del fatto che al mondo esistano gli idioti, ma non pensavo fino a questo punto.

- Mh? - mugugna Sven girandosi verso la sottoscritta, intenta a esplorare il fantasmagorico mondo di internet dalla poltrona.

- Non so... non mi è mai capitato di trovare una che scrive "Buy Buy" invece di "Bye Bye".

Povero Sven. La prossima volta cercherò di controllare che non stia mangiando nulla prima di sparare le mie solite cretinate. O quelle degli altri, come in questo caso. E' che proprio non resisto, quando trovo certe cose mi vien più che naturale condividerle amorevolmente con il mondo intero... Almeno non sarò l'unica a soffrire.
E intanto lui continua a ridere rischiando di soffocarsi. E io, impietosita dal suo tossire - che poi so benissimo cosa si prova a ritrovarsi con il cibo che ti va di traverso per colpa di qualche stupido che dice le cose giuste al momento sbagliato. O quel che è, ecco - mi offro di salvargli la vita, anche se non con troppa convinzione.

- Vuoi che ti batta la schiena?

- No, non serve, grazie. - risponde lui tra un cough e l'altro.

- Bene, perché non so farlo. - gli rispondo a mia volta, con un inadattissimo tono allegro. E' che veramente non sono capace; l'esperta, qui, è mia madre, ma se n'è già partita da un paio di giorni, quindi la parte della crocerossina di casa tocca a me.
L'unica cosa che mi dispiace è che ho perso un'occasione per dargliele di santa ragione, ma in fondo ce ne saranno altre.

- Senti ma... - esordisce l'omino blu una volta recuperata la compostezza persa a causa mia. - Non dovevi uscire oggi? Tipo attorno alle nove...

Smetto di digitare a Simone, pure lui in chat, un velenoso resoconto della mia scoperta sulle nuove trascrizioni dei saluti anglosassoni e fisso Sven con sguardo sornione. Lo so che gli ho rovinato i piani.

- Perché, chi deve venire qui stasera?

- ...ma nessuno. Era così, per chiedere.

- Certo. Comunque, l'idiota - dico indicando lo schermo del portatile - ha deciso di farsi venire un'emicrania fulminante, e quindi oggi niente cinema. Glielo rinfaccerò per sempre. Dopo avermi illusa così, lui mi da buca!

E' che sono settimane che voglio vedere quel dannatissimo film. E l'unico giorno in cui ce ne ricordiamo prima che l'altro abbia altri impegni - per la serata o l'indomani mattina - mi viene fuori con una tragedia simile? Eh, no, cribbio.
Il bello è che non posso nemmeno dire "Vado da sola.", perché sono uno di quei rari casi di over diciotto senza la patente. Cosa me ne faccio, se per raggiungere i posti che mi interessano ci metto al massimo una ventina di minuti a piedi? E anche se non è così... a che servono gli amici se non a questo? Guardiamo anche il lato positivo poi: potrò sempre bere qualcosina, visto che "Tanto non ho la patente, quindi non posso sostituirvi alla guida nemmeno volendo", con cuoricino annesso.
E poi c'è la pigrizia, ma questo è un altro discorso.

- Oh, e quindi... resti qui, uh.

- Eh, già, resto qui. Non sei contento?

Al mio tono entusiasta risponde con un sorriso innaturalmente naturale.

- Oh, a me non cambia nulla. Ma credo rimpiangerai la tua scelta.

Mi sta sorgendo qualche serio dubbio. Abbandono il laptop e lo fisso con intenti indagatori. L'atroce presentimento si sta rivelando sempre più concreto man mano che lo guardo mentre mi ignora completamente, dedicandosi allo sterminio degli ultimi muffin comprati, come sempre, dalla sottoscritta e poi finiti nelle sue fauci senza che io sia riuscita ad assaggiarne uno.

- Sven... - riprovo, stavolta con un tono vagamente guardingo. - Chi deve venire qui esattamente?

Non mi risponde. Si alza e se ne va in cucina, borbottando qualcosa come "Aah, devo lavare i piatti, giusto.".
E' fastidioso quando si viene ignorati così platealmente. Al contempo, però, ho avuto la conferma che cercavo: perché dovrebbe fuggire se non fosse come penso?

- No. Nonononononono. Non la voglio qui la tua Amichetta Fritz.

- Ma cos'hai contro di lei? - fa lui dalla cucina, mentre - wow, miracolo! - sta davvero lavando i piatti.

- Mi odia. - gli rispondo accigliata. Perché è vero, quella ragazza mi odia. E dire che sembra davvero una cara persona, piacevole e cordiale, ma per un qualche motivo non precisato non mi sopporta. E dire che non ci conosciamo nemmeno, se non di vista.
E anche lì non sono sicura di riconoscerla se la vedo in giro, per quelle rare occasioni in cui ci siamo incontrate.
A questa mia affermazione interrompe il suo contributo alla messa in ordine della casa e mi guarda da oltre la parete-banco che divide la cucina aperta dal soggiorno, con quella sua aria da finto innocentino che funziona tanto bene.
Su chi non lo conosce.

- Non è certo colpa mia.

- "Non è colpa mia"?!

- Sì che lo è.

- ...colpa tua?

- Colpa tua.

No, wait, stop. Ci sto ricascando. Nel vortice di parole senza fine.
Non va bene, non va bene! Già sono rimbambita di mio oggi, se poi Sven comincia con i suoi giri cervellotici di parole poi mi perdo e finisco anche per dargli ragione. Qua bisogna correre ai ripari, bisogna metter su un fronte di resistenza!
Cominciamo col costruire una trincea.

- ...smettila, Sven. Lo sai, no, che sono ancora scossa per l'incontro dell'altro giorno. - dico con tono mesto. Ovviamente mi riferisco a Luca. Sa quanto mi manda i nervi a farsi friggere ripensarci. E anche in una sorta di depressione molto, ma molto tenue.
Vedo una sorta di reazione dietro la sua beffardaggine, o è solo una mia impressione? No, no, ho visto giusto. Ecco che ora non mi prenderà più in giro. Difesa stabilita.
E ora tocca al contrattacco.
Bersaglio agganciato.

- Non pensi mai a cosa provo, ai miei sentimenti... sempre a trattarmi male. Cosa c'entro io quando sei stato tu a dirle che in realtà non sono tua sorella... è colpa tua se ora mi odia! E pensare che volevo diventare sua amica!

Cambia subito espressione. Obbiettivo colpito.

- Di questo passo resterò sola, nessuno mi vorrà più avvicinare, e tutto questo perché mi ritrovo una persona simile in casa, un tiranno, un dispotico-

- Va bene, va bene! Basta ho capito, ti chiedo scusa. E' colpa mia, contenta?

Resa dell'avversario accertata. Vittoria schiacciante.
Mettendomi nei suoi panni devo essere veramente stressante quando mi comporto così, ma è questo il bello di esser nata femmina! Basta fare la vittima, un accenno di lacrimuccia e via, la si ha quasi sempre vinta.
Certo, bisogna prima conoscere i propri polli, altrimenti non fa effetto. E il mio pollo blu è abbastanza facile da capire, specie dopo un paio di crisi isteriche e qualche sfuriata e pianto liberatorio. Ripensandoci forse per lui non è stato esattamente un bene arrivare qui da noi in quel periodo. Però io gliene sono grata, di questo suo tempismo. Senza di lui sarebbe stato tutto abbastanza più tosto.
O decisamente più semplice, dipende dai punti di vista.

Dopo questa sua ammissione di sconfitta ritorno felice e soddisfatta alla mia conversazione msn con il Signorino Malaticcio, povero tesoro, che probabilmente nel frattempo mi ha data per dispersa, visto il mio averlo ignorato completamente per... dieci minuti, forse? Il tempo di far sputare l'osso a Sven e poi rinfacciargli la sua stessa ipotetica colpa.

alex | teh colonel: e comunque ti odio.
The Sim(s): ma sei viva quindi
alex | teh colonel: no, sono il mio fantasma
                           e ti perseguiterò in eterno per ciò che hai fatto.
                           ;_;
The Sim(s): ma va XD
                  facciamo domani, dai
alex | teh colonel: innanzitutto devi cambiare il tuo nome.
                           L'IDIOTA sarebbe perfetto '-'
The Sim(s): D:
                  sei cattiva
                  non sei per niente carina nono
alex | teh colonel: pfui >_>
The Sim(s): tu e i tuoi pfui XD
                  guarda io stacco...il mal di testa va sempre peggio @_@
alex | teh colonel: ecco, vattene.
                           e già che ci sei MUORI.
                           fedifrago ;_;
The Sim(s): muahahahahah MAI °_*
                  a domani stessa ora...sperando in bene =)

Non faccio neanche in tempo a chiudere la finestra della conversazione che se ne apre un'altra, con un solo messaggio prima che l'utente si disconnetta.

*Micky*: CHIAMAMI

- ...che diavolo...

Non ci vuole un genio per capire che mia cugina, Michela, ha combinato di nuovo qualcosa. Oppure che suo padre l'ha cacciata di casa, di nuovo. Oppure ha litigato con qualcuno, tipo il suo fidanzato.
Oppure che non vuole spendere soldi perché è una cavolo di tirchia.
Certo, non capirò mai perchè fischia non è rimasta direttamente su msn, ma quando ci sono di mezzo mia cugina e i suoi ragionamenti, non intendo immischiarmi. Tanto non capirei, con ogni probabilità.
Così afferro il cordless e compongo il numero del suo cellulare. Se è vero che ha litigato con suo padre, se chiamassi a casa e per disgrazia rispondesse lui mi dovrei quasi certamente subire anche il suo resoconto della vicenda... è pur sempre il fratello di mia madre.
Mi accoglie un lamento. A un primo impatto è peggio del previsto... qui la cosa dev'esser seria.
Il litigio di fatto c'è stato, sì, e con il suo ragazzo. Un personaggio di cui conosco vita morte e miracoli ma che non ho mai incontrato di persona. Ma con Michela non ce n'è bisogno, attraverso le sue chiacchiere arrivi a conoscere chiunque quasi meglio di te stesso.
Non riesco a comprendere bene i dettagli, in mezzo a tutti quei singhiozzi, ma a quanto pare c'entrano lui, una ragazza sconosciuta, e un'uscita con le amiche. E un fatale incontro in cui l'ha beccato con questa ragazza. Poi è scappata via prima di mettersi a piangere in pubblico, senza chiedere spiegazioni né ascoltare ciò che lui aveva da dirle. E poi mi ha chiamata a rapporto.
Mh.
Secondo la mia personale esperienza non è il caso di giungere a conclusioni affrettate, ma al momento non è di una ramanzina che ha bisogno. Ora deve sfogarsi e dare tutta la colpa agli altri, perché è così che funziona. Poi, una volta calma, potrà cominciare a ragionare come si deve, anzi, a ragionare e basta, e chissà che non capirà che si tratta di un enorme equivoco - cosa che spero ardentemente.
Metto giù e salgo a prendere chiavi e cianfrusaglie varie.

- Che succede? - mi chiede Sven dopo aver assistito a tutta la scena della sottoscritta che balbettava al telefono parole non prese in considerazione dall'altra parte.

- Michela.

- Capisco. Buon per te, no?

Sì, paradossalmente c'è un lato positivo nel tutto: non dovrò incontrare l'Amica Fritz.
Non mi ricordo nemmeno come si chiami.

Ma forse - giusto forse, eh - dovrei imparare a non cantar vittoria troppo presto. Perché quello che sento trillare è il citofono. E visto che la mia uscita serale è saltata, non può essere Simone, giusto? Giusto.
Ci guardiamo un attimo, il mio fratellone e io, senza sapere esattamente come reagire. Se con una risata, un sorrisetto imbarazzato, o un ridolino isterico.

- Embè, - dico alla fine. - io vado, allora. Buona serata!

- Anche a te.

- ...mi prendi in giro?

Mi saluta con una delle sue risate, quelle genuine. Non posso dire di non condividere la sua allegria, perché è contagiosa, e in fondo pure io, nonostante l'amaro compito che mi spetta con Michela, me ne vado con un sorriso.
Che riesco a condividere persino con l'Amica Fritz che incontro di sotto, la quale dire che mi gela con lo sguardo è un eufemismo. E dire che sono una persona pacifica... non avrei mai pensato di poter ispirare così tanto astio senza nemmeno parlare.
Ho delle abilità nascoste, quindi.
La saluto con tutta la benevolenza possibile - in questi casi si fa così, no? - e mi defilo fuori dal portone, lasciando libero spazio al nemico in gonnella e alla serpe in seno che le aprirà le porte della mia dimora. E sinceramente ci sarebbe stato lo stesso risvolto anche senza la convocazione di Michela.
E che finferli, non ho voglia di starmene sotto lo stesso tetto in compagnia di una che mi disprezza! Senza ragione, non smetterò mai di sottolinearlo.

E così mi sono auto-cacciata dalla mia stessa casa... ma sarò idiota.





***

E' che sono lenta. Ma fidatevi che non abbandono le mie storie. u_ù

Passando al capitolo... avevo detto da qualche parte che ci sarebbe stato un salto nel passato per vedere la storia di Sasha e Luca ecc... bè, ho cambiato idea. Meglio mantenere una sorta di distacco, quasi, tra un capitolo e l'altro, o lo stile della storia stessa si differenzierebbe troppo dai primi capitoli.
Ma Luca tornerà <3
Ohohohohoh!*-*
Ah, il titolo non ha molto senso, ma mi piace. In fondo nemmeno il capitolo in sé ha molto senso °-°
Per quanto riguarda i nickname di msn di Alexis e Simone... Alexis ha un teh colonel riferito al suo cognome, Colonnello, mentre Simone fa un gioco di parole sul famoso videogioco per pc The Sims. E se non lo conoscete è grave!D:
E la storia del "buy buy" è vera. L'ho trovato ieri y_y
Poi sto pensando di trasferire la storia nella sezione "commedia", ma... ci penso ancora un pochino su.
Non cambierebbe nulla sulla trama, sappiatelo.

E con questo ho finito! Ringrazio tutti coloro che hanno letto il capitolo, e in particolare chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite!*w*
Grazie davvero, vi voglio bene <3
Al prossimo capitolo! Non vi farò aspettare tanto questo giro, prometto y_y

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