Rock the world

di TooLateForU
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** That kind of girl. ***
Capitolo 2: *** Rude boy ***
Capitolo 3: *** Here we go. ***
Capitolo 4: *** Party ***
Capitolo 5: *** Party II ***
Capitolo 6: *** Detention Time ***
Capitolo 7: *** Dreaming the wrong dream ***
Capitolo 8: *** AAA Looking for my sister ***
Capitolo 9: *** Found it. ***
Capitolo 10: *** It's Liz, bitch. ***
Capitolo 11: *** Get me with those green eyes ***
Capitolo 12: *** Metro guy. ***
Capitolo 13: *** Call me maybe ***
Capitolo 14: *** Wrong date. ***
Capitolo 15: *** Coca-cola kiss. ***
Capitolo 16: *** Chasing cars. ***
Capitolo 17: *** On my arm. ***
Capitolo 18: *** Teen Mom ***
Capitolo 19: *** List ***
Capitolo 20: *** Park Bench ***
Capitolo 21: *** Break up. ***
Capitolo 22: *** Above all ***
Capitolo 23: *** Broke down cryin' ***
Capitolo 24: *** Let her go. ***
Capitolo 25: *** Stregato. ***
Capitolo 26: *** With my high-heels on. ***
Capitolo 27: *** I do love you. ***
Capitolo 28: *** Rock the world. ***
Capitolo 29: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** That kind of girl. ***




Avete presente quelle bambine di sei anni che tutte eccitate se ne vanno in giro in tutù rosa, portando le loro sessanta Barbie sul passeggino? Quelle che credono a Babbo Natale fino ai tredici anni, e sperano nel principe azzurro fino agli ottanta?
Ecco, io non ero mai stata una di loro.
Tanto per cominciare ero troppo pigra per fare qualsiasi sport. Alzarsi dal divano, arrivare al frigo e tornare indietro era sufficiente.
Il rosa è un colore terrificante. Mi ricorda mia cugina Tanya, e vi assicuro che non è un bel ricordo.
Le Barbie non mi sono mai piaciute. Perché tutte bionde? Cos’hanno le more e le rosse che non va?
Perché tutte magre?
Perché tutte sorridenti?
Il mondo è pieno di ciccioni mori infelici, quindi ci sarebbero dovute essere anche delle Barbie more e grasse.
Ho smesso di credere a Babbo Natale a sette anni, quando sgamai i miei ad incartare il nuovo camper delle Bratz da regalare a mia sorella. Mi premurai di rovinare la sorpresa anche a lei, ovviamente.
Il principe azzurro? Il mio primo ricordo con un bambino di sesso opposto risale all’asilo: stavo mangiando una merendina quando un nano-bullo mi si è avvicinato, mi ha dato una spinta e mi ha rubato la merenda.
Lì per lì ho persino pianto, pensate. Poi ho capito che non c’è niente da fare: i ragazzi non ci arrivano ad alcune cose. Figa, tette e calcio, ecco in quante parti è diviso il cervello di un maschio.
Ma non di tutti, ovvio che no. Alcuni fanno eccezione.
“Ehi sfigato, alzami una sigaretta!” ordinò una voce familiare a pochi metri da me. Voltai lo sguardo, e vidi il capitano della squadra di pallanuoto spingere sull’armadietto uno spaventato Chris Benson.
Benson fece dei respiri corti, prima di deglutire a vuoto “N-non ce l’ho.” Balbettò.
Tutta la squadra ridacchiò, prima che il coglione numero uno facesse un sorrisetto strafottente, e con un colpo secco facesse cadere tutti i libri di Benson a terra.
“Secchione!” gli disse, prima di darsi il pugno con i suoi amici e allontanarsi per il corridoio ridendo.
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.
Se ne andava in giro con tutti i suoi patetici amici a fottersi delle poco di buono e a vantarsi di quanto fosse figo.
Che tristezza di ragazzo.
“Buongiorno Liz!”
Uno squittio familiare mi riscosse, e voltandomi incrociai due familiari occhi azzurri e una sgargiante chioma bionda.
“Ciao Jude..” borbottai, appoggiandomi distrattamente al mio armadietto.
“Oggi sei di cattivo umore, eh? Allora è tutto nella norma.”
Le lanciai un’occhiataccia, a cui rispose con una linguaccia vivace.
Jude Smith era la sedicenne più esuberante di questo pianeta. Se ne andava in giro portando i suoi capelli giallo canarino e la sua iperattività dappertutto, sorrideva spessissimo, faceva volontariato al canile ogni sabato, poteva vantarsi di avere ottimi voti, aveva una famiglia normale, era presidentessa del club del libro…Niente di più distante da me, per farla breve.
Non so ancora come sia possibile essere diventata la sua migliore amica.
“Sai chi ho incontrato in metro, stamattina?” mi chiese, sistemandosi la frangetta.
Aprii la bocca per rispondere, ma non me lo permise “No, non lo sai! Bhè, ho incontrato quel ragazzo con gli occhi verdi. Di nuovo.” Finì con un sorriso entusiasta.
“Chi, quello che sale con te da sei mesi ma con cui non hai mai parlato?” domandai, con un sorrisetto beffardo.
“Ci ho parlato invece!” ribattè offesa “Ieri mi ha dato un calcio accidentalmente, e mi ha detto scusa.
“Oh, addirittura? Non sarà troppo?”
Mise il broncio, prima di tirare fuori dall’armadietto il libro di chimica. “Non tutti siamo dei senza cuore come te, cara Elizabeth!”
Le pestai un piede con forza, e Jude emise un verso strozzato “Non chiamarmi così in pubblico! E nemmeno in privato!” sibilai, lanciandomi uno sguardo intorno per controllare che nessuno avesse sentito.
Lei saltellò su un piede, con uno sbuffo “Sei fuori di testa, tu! Il tuo nome è bellissimo e ti ostini a farti chiamare con quell’orrenda abbreviazione!” esclamò.
Stavo per ribattere, quando qualcuno mi picchiettò sulla spalla. Mi girai infastidita, e il fastidio aumentò ancora di più quando vidi la persona che avevo davanti.
“Mark.” Sputai tra i denti, a mo’ di imprecazione.
Il mio ex ragazzo mi lanciò un’occhiata gelida, prima di fare una smorfia quasi disgustata “Occupi metà del mio armadietto.” Mi fece notare.
Alzai un sopracciglio, e non mi mossi di un centimetro.
“Wow. Struggente.”
Mark contrasse la mascella, assottigliando gli occhi azzurri “Levati dalle palle, Calder.”
Suonò la campanella, e mi spostai lentamente dal suo prezioso armadietto “Spero ti incastri le dita nello sportello.” Gli augurai con un sorriso, prima di prendere Jude a braccetto ed avviarmi verso qualsiasi lezione ci fosse.
“Che lezione abbiamo ora?” le domandai, svogliatamente.
“Francese, Liz..Siamo a novembre ed ancora non hai imparato l’orario?” chiese, esasperata.
“Sai che ci impiego un anno per farlo. E poi ‘sti stronzi lo cambiano di nuovo.”
Ruotò gli occhi al cielo, ed insieme entrammo nella classe.
 
Inspirai a pieni polmoni l’aria in cortile, contenta di aver superato un’ennesima inutile giornata scolastica.
“Ah, mi sento alla grande!” esclamai, allargando le braccia come ad abbracciare l’aria.
“Ma se oggi hai preso una F in Biologia e sei stata convocata dal preside!” protestò Jude, scandalizzata.
Feci un gesto seccato con la mano “Sono dettagli trascurabili..”
Stava per replicare, quando una risata da iena in calore invase i nostri poveri timpani.
Stavano scendendo le scale della scuola il terrorista e la sgualdrina di turno, una rossa falsa come una banconota da mezza sterlina con minimo una quarta di reggiseno.
Jude fece una smorfia “Che pessimo gusto.” Commentò.
“Già, come fa a sopportare la vicinanza di quel coglione?”
Lei ruotò gli occhi al cielo “Parlavo dei gusti di lui, scema.”
Ci passarono davanti ed incrociai gli occhi neri di Malik, che mi fece l’occhiolino sorridendo malizioso.
O signore, ma chi lo conosce questo!
Sbuffai, e tornai a concentrarmi su Jude “Che ore sono?”
Lanciò un’occhiata al suo iPhone bianco, velocemente.
Piccolo appunto, Jude è una riccona. Ecco perché i pigiama party li facciamo sempre a casa sua e non a casa della sottoscritta pezzente.
“L’ora che torno a casa, dato che oggi pomeriggio devo fare da baby-sitter ai bambini del terzo piano.” Disse, prendendo ad incamminarsi. Io la seguii a ruota.
“Adesso vai anche ad asciugare il vomito dei neonati? Dio mio, non ti capisco.”
“Si chiama avere cuore. Sono sicura che un giorno lo troverai anche tu.” Fece un sorriso divertito.
“Di certo non finchè individui come il talebano e il Mark la Triglia gireranno per la scuola.” Le assicurai, portandomi un riccio corvino dietro l’orecchio.
“Non chiamarlo talebano, Zayn è pakistano! Ed è molto razzista!” mi rimproverò.
Sbuffai “Io non ce l’ho con gli iracheni..”
“E’ pakistano!”
“Sì, quello che è..Dicevo, io ce l’ho con lui in particolare. Mi da fastidio. Mi sta sul cazzo che non ho.” Spiegai.
Jude scosse la testa, con disapprovazione “Sei tutta matta, Liz.”
Probabilmente era vero.
 
 
 
 
 
 
 
 Aloha, eccomi a rompere con un'altra FF *rolleyes*
Stavolta la protagonista è una lei molto yeah (?) e Dj Malik. Lui non è famoso, i One Direction non esistono e bulabulabula (?)
Detto questo, spero che a qualcuno piaccia :3 Baci!
p.s. perdonate il terribile banner, ma sono impedita AHAH

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Capitolo 2
*** Rude boy ***




Alors, grazie mille per le 3 recensioni al primo capitolo #soglad
Detto questo, il titolo di questo capitolo mi è venuto in mente sentendo UNA CERTA PERSONA PERVERTITA su una certa radio inglese, ieri..*ogni riferimento ad Harry Styles su The Hits Radio è puramente casuale*
Spero che questo capitolo vi piaccia :3 Byee!


“Buongiorno Londra! Sono le otto del mattino, gli uccellini cantano e voi siete sintonizzati su The Hits Radio, la miglior radio per asc..”
Allungai una mano da sotto le coperte e colpii la sveglia, che cadde con un tonfo sulla moquette, mettendo a tacere la voce impazzita di quel tizio alla radio.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile, alzando la trapunta fino alla testa. Faceva troppo freddo per andare a scuola, e il letto era troppo comodo per essere lasciato solo.
Improvvisamente la porta della mia stanza si spalancò, facendomi sobbalzare.
“Liz, sei ancora a letto? Muoviti, sono le otto e mezza!” urlò la bionda isterica, alias mia madre.
Perché i genitori fanno così? Perché ti mentono sull’orario per farti alzare? Non capiscono che NON funziona?
Sbuffai, dando un calcio alla coperta, che cadde rovinosamente a terra. Mi alzai di malavoglia, e pestando i piedi nudi sul pavimento mi avviai verso il bagno.
 
Do you ever wanna run away?
 
Arrivai in cucina, feci strusciare la sedia sul pavimento e mi sedetti rumorosamente. Afferrai un fetta di pane tostato, e lo morsi con forza.
Charlie mi guardava disgustata, rigirando il cucchiaio nei suoi cereali al miele.
“Che ti guardi, mocciosa?” la aggredii, a bocca piena.
“Mamma ha detto che non si parla a bocca piena.” Mi ricordò pedante, spostando una ciocca di capelli biondo grano dietro la spalla.
“Tua sorella ha dieci anni ed è molto più educata di te.” Mi fece notare Mr 650 a.C., senza togliere gli occhi dal giornale che aveva davanti.
“Grazie papà, è bello essere la figlia preferita.” Commentai sarcastica, buttando giù in un sorso tutta la tazza di latte.
In quel momento la bionda isterica fece il suo ingresso in cucina, aprendo il frigo ed afferrando uno yogurt ai mirtilli. Era vestita con un’orrenda tuta viola, e una fascia sulla testa stile Rambo.
“Sai Bob, mi sono iscritta in palestra.” Esclamò a mio padre, che finalmente alzò gli occhi dalle suddette ‘cose quotate in borsa’. Bah.
“E quanto ci viene a costare questa palestra, Vivien?”
Tipico di mio padre, concentrarsi solo sui soldi. Soldi soldi soldi..Che angoscia.
“Papà, voglio un telefono nella mia camera.” Gli dissi, molto seria. Era da tempo che pensavo a quella richiesta, e quale momento migliore per chiederlo se non quando era distratto da un’altra cosa?
“Scherzi? Già è tanto che riusciamo a pagare la TUA bolletta del telefono!” ribattè.
Ecco, come al solito era colpa mia. Non capiva che io avevo BISOGNO del telefono?
“Io voglio un pony bianco!” gridò Charlie, su di giri.
Ruotai gli occhi al cielo, alzandomi dal tavolo.
Casa mia sembrava una gabbia di matti. Ci mancava solo un elefante giocoliere ed era fatta.
 
“Mi spieghi come cavolo fai a non sapere quando è nato Oscar Wilde?” mi chiese Jude, sconvolta, prima di mordere la sua mela.
Io alzai gli occhi al cielo, prima di fermare i miei ricci decisamente troppo ricci con una matita in testa, a mo’ di crocchia.
“Ma chissene frega di Oscar Wilde. E’ morto da un pezzo, ormai. Facciamocene una ragione.” Replicai, ovvia.
Stava per attaccare con la solita filippica, quando un tonfo ci fece sobbalzare.
Zayn aveva appena buttato a terra un ragazzo occhialuto, e ora giocherellava con un paio di chiavi, probabilmente del ragazzo.
“Di’ un po’, adesso mi ridai la mia felpa?” gli chiese, lanciandogli un’occhiata di fuoco.
“Non ho la tua felpa, lo giuro! E ridammi le chiavi!” rispose il ragazzo, tentando di rialzarsi. Ma due amici del talebano lo presero per le spalle, spingendolo contro una colonna.
Zayn si avvicinò al ragazzo, e prima che potesse dire altro gli assestò un pugno in pancia.
“Ma che razza di stronzo!” urlai, sconvolta, e prima che Jude potesse fermarmi mi avviai velocemente verso di lui.
“Liz, torna qui! Liz!” la sentii chiamarmi, concitata, ma non la ascoltai. Arrivai alle spalle di Malik, e picchiettai sulla sua spalla.
“Chi cazzo è?” domandò rabbioso, girandosi. Quando mi vide però sembrò sorpreso, e distese le labbra in un sorrisetto accattivante.
“Dolcezza, ora sono impegnato. Ma dopo ci sentiamo.” Mi fece l’occhiolino, e stava per rigirarsi se non l’avessi fermato per un polso.
“Stammi a sentire, Al Qaeda, non sono una di quelle sgualdrine che vuoi rimorchiare. Sono qui per dirti che hai rotto il cazzo, e devi lasciar stare questo ragazzo.”  Sputai fuori, guardandolo dall’alto in basso.
Malik sbarrò gli occhi, mentre i due amici dietro ed altri nel corridoio cominciavano a parlottare.
“Come mi hai chiamato, stronzetta?” domandò tra i denti, avvicinandosi a me minaccioso.
Va bene, era grosso, muscoloso e avrebbe potuto mandarmi all’ospedale con un soffio, ma niente panico.
“Kamikaze, non ho intenzione di discutere con te. Ridai le chiavi a quel ragazzo e non mi vedrai mai più.” dissi semplicemente, reggendo il suo sguardo.
Rise sprezzante, prima di lanciare uno sguardo alle chiavi tra le sue mani, facendole tintinnare. Poi si rigirò verso l’occhialuto “Hai sentito sfigato, c’è una troietta pronta a difenderti.” Gli disse, facendo ridere i suoi amici dementi.
Quel commento non mi colpì affatto. Mi avevano chiamato in modi peggiori. Tipo ‘Elizabeth.’
“Ti servono queste chiavi?” gli domandò, e il ragazzo annuì vigorosamente.
Malik mi guardò di nuovo, sorridendo come uno stronzo. Poi si avvicinò velocemente alla finestra, e lanciò le chiavi più lontano che poté.
“Ma sei coglione?!” urlai, stridula. Eravamo al terzo piano, e davanti a quella finestra si affacciava un parco immenso. Come cazzo avrebbe fatto quel ragazzo a ritrovare le chiavi?
“Valle a cercare, se ti importa tanto.” Mi rispose, scoppiando a ridere insieme ai suoi amici.
L’occhialuto era diventato bianco come uno straccio “E-erano l-le chiavi dell’a-auto di m-mio padre..” mormorò.
Zayn si avvicinò a lui, dandogli uno schiaffetto che doveva essere amichevole “Non piangere Raperonzolo, c’è di peggio.” Disse, prima di allontanarsi divertito.
Che figlio di puttana.
 
“La prossima volta che hai intenzione di fare l’eroina avvertimi, perché mi è preso un infarto!” sbottò Jude, infilando la giacca Burberry con un colpo secco.
“Non volevo fare l’eroina, volevo solo fare il culo a Malik..” borbottai.
“E invece hai peggiorato la situazione.”
“Grazie Jude, sei d’aiuto.” Replicai sarcastica, saltando una pozzanghera sul marciapiede.
Incredibilmente, quel giorno a Londra aveva piovuto. Eh, ma ci voleva qualcosa a spezzare la monotonia.
Ripensai a quel povero ragazzo che ora avrebbe dovuto spiegare al padre come mai non avrebbe potuto aprire la sua auto. Non che io sia una tipa altruista, ma avevo una specie di passione per le cause perse e per i maltrattati della società.
Mi strinsi meglio nel mio imbarazzante impermeabile giallo da maniaco, mentre notavo che Jude controllava il proprio riflesso nello specchietto del fondotinta.
Mi misi dietro dietro di lei, e feci la linguaccia allo specchio. Lei invece lanciò un bacio, prima di lanciarmi del fondotinta sul naso.
Starnutii vivacemente “Ma sei stupida?!” protestai, togliendomi quella roba dal naso con la manica.
“Sei troppo bianca, amica mia. Capelli neri, occhi verdi e pelle da cadavere..La sposa fantasma in pratica!” disse, riponendo il fondotinta nella borsa.
Ruotai gli occhi al cielo “Non è mica colpa mia se a Londra c’è mezza giornata di sole all’anno. Il 30 febbraio.”
“Senti, domenica ci sarebbe..”
“Vengo.” La precedetti, velocemente. Jude sbattè le lunga ciglia, un po’ sorpresa.
“Ma non sai neanche che stavo dicendo.”
“Se riguarda una festa è assolutamente sì. Sono stanca di passare i week-end chiusa in casa come una prigioniera di guerra!.” Esclamai, gesticolando.
“Liz, tu non passi nessun week-end chiusa in casa. Tu non stai mai in casa. Praticamente dovrebbero legarti ad un termosifone per farti stare dentro..”
“Okay Jude, ho afferrato.” La interruppi.
Comunque sia, sarei andata a quella festa.
O qualsiasi altra cosa fosse.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Here we go. ***




Buonsalve! Scusate se non scrivo molto ma sono di corsacorsacorsa! Quindi, enjoy :)
 
 
 
“La corrente del Romanticismo caratterizzò buona parte della seconda metà dell’Ottocento..”
Blablablabla. A che serve storia dell’arte? A fare il critico d’arte siamo bravi tutti. Ti metti davanti ad un quadro, lo fissi intensamente per mezz’ora e poi dici ‘Sì, è un capolavoro, magnifique.
Applausi e soldi a palate.
Sbuffai, guardando le facce dei miei compagni di classe. Samantha – non sono vergine da quando ho otto anni – Andrews e Amanda – mi piacciono i pon-pon colorati – Evans si passavano lo smalto fucsia all’ultimo banco, lanciando occhiatine ‘provocanti’ a Malik, il quale era appoggiato vicino alla finestra con aria assente.
Forse meditava sul perché della sua esistenza. Ci medito molto anche io, e non trovo mai risposta.
Sinceramente, il terrorista era…carino. Okay, era molto più di carino, era bellissimo. Ciò non toglie che fosse un mentecatto.
Anche Mark il Mongolo era bello con quei capelli castano chiaro e l’aria da ‘ragazzo della porta accanto’, però era un’idiota.
“Calder, è con noi o altrove?”
Sobbalzai quando sentii Mrs Thompson richiamarmi, e puntai gli occhi sulla sua vecchia figura. Mi guardava attraverso quei televisori che lei chiamava occhiali, severa.
“Sono qui, prof. Non la lascerei mai.” Scherzai, e qualcuno ridacchiò.
“Credi che un paio di battutine ti aiuteranno a passare l’anno?” replicò, acida come uno yogurt acido.
Rieccoci sulla solita vecchia decrepita storia. ‘La tua condotta fa schifo, non sei attenta, chiacchieri, hai voti pessimi e blabla..’.
Guardate che non lo decido mica io che voti mettermi. Se vi danno fastidio i miei voti bassi alzatemeli, no?
“Secondo lei il Romanticismo aiuterebbe i bambini in Africa a sopravvivere? Ci rifletta.”
 
10 MINUTI DOPO
Battevo ritmicamente un piede a terra, canticchiando nella mia testa il motivetto di una canzone di cui non ricordavo il nome.
Il corridoio era deserto, mancavano ancora venti minuti prima che suonasse la fine dell’ora.
Io ero fuori per un motivo ignoto. La Thompson improvvisamente era diventata violenta e mi aveva sbattuto fuori dalla classe urlando ‘Dal preside, di corsa!’
Quella donna non la capisco. Dannazione, non è colpa nostra se la tua vita è patetica ed insoddisfacente, perché devi rifarti su noi poveri studenti?
Ero persa a contare le crepe del soffitto quando qualcuno atterrò pesantemente sulla sedia accanto alla mia.
Mi girai svogliatamente, e ruotai gli occhi al cielo quando riconobbi il profilo di Malik.
“Ti hanno beccato a mettere una bomba in mensa, eh?” lo presi in giro, tagliente.
Lui mi lanciò uno sguardo tra lo scocciato e l’immensamente infastidito “Non sei divertente, ragazzina.”
“Io credo di sì.” Ribattei.
“Sta’ zitta.”
“Altrimenti? Mi picchi?” lo sfidai.
Stavolta tentò seriamente di uccidermi con uno sguardo. Mai visto tanto odio in due occhi neri.
“Ringrazia Dio di essere una ragazza, altrimenti l’avrei fatto da tempo.” Rispose tra i denti, prima di distogliere lo sguardo.
Scrollai le spalle, riprendendo a contare le crepe sul soffitto. Erano più di compagnia rispetto a Malik.
La porta della presidenza si spalancò, e sulla porta apparve quel nano del preside Stevens.  Ci fissò quasi disgustato, e si aggiustò il papillon rosso velocemente. “Entrate, veloci.” Ordinò.
Ci alzammo entrambi, e le nostre spalle si scontrarono per entrare. Lanciai un’occhiataccia a Malik “Conosci il detto ‘prima le donne’?” sibilai nella sua direzione.
“Quando mi troverò davanti ad una donna me lo ricordò.” Rispose a tono. Sbuffai, e lo lasciai entrare per primo.
La presidenza era una stanza ovale con moquette blu, pareti bianche piene di foto e suddetti diplomi e una scrivania in mogano al centro. Stevens si sedette dietro la scrivania, e prese a scrutare due fascicoli, probabilmente il mio e quello di Malik.
“Allora, Zayn Jawaad Malik..”
Scoppiai a ridere, e sia il preside che il talebano mi lanciarono delle occhiate confuse e infastidite.
“Jawaad? Ma sul serio?” chiesi a Malik, tra le risate. Dio, che nome ridicolo!
“Calder sta in silenzio e non disturbare il signor Malik.” Mi rimproverò autoritario Stevens, ed io smisi di ridere all’istante.
“Dicevo..” riprese Stevens, schiarendosi la gola “Una condotta piuttosto deprecabile. Non sei attento alle lezioni, spesso esci dalla classe senza permesso..E togliti il cappello.”
Malik alzò un sopracciglio, scettico “Ho freddo alla testa.” Ribattè, calmo.
“Sarà perché dentro non c’è niente..” mormorai, ma non abbastanza a bassa voce per non essere sentita da lui, che mi lanciò un’occhiata di fuoco.
“Non scherzare con me, Malik.” Replicò Stevens.
11 settembre sbuffò, prima di togliere il cappello nero dalla testa e lasciarlo cadere sulle ginocchia. Poi tornò a guardare con aria di sfida il preside.
“E adesso hai preso a fumare anche nei bagni. Lo sai che non è un buon esempio per i primini?”
Non rispose, continuò a giocherellare distrattamente con il cappello, indifferente.
Il preside sospirò, e si concentrò sull’altro fascicolo. Il mio.
“E ora passiamo alla signorina Calder.” Esclamò, con un sorrisetto bastardo.
“Condotta pessima, rispondi in modo impertinente agli insegnanti, salti le lezioni, voti bassi..”
Malik mi guardò ghignando, ed io alzai gli occhi al cielo.
“Per non parlare di quando hai dato fuoco alle tende dell’aula di chimica..”
“Preside, è stato un tragico incidente. Che ne sapevo che quello era davvero fuoco?” tentai di giustificarmi, ma lui fece finta di non sentire.
“Faresti meglio a migliorare la tua linea di condotta alla svelta.” Concluse, serio.
Sì, come ti pare.
Prese due familiari foglietti gialli e li timbrò. La scritta rossa ‘detenzione’ spiccava chiara e tonda.
“Due pomeriggi di detenzione. E ora filate in classe.” Ci liquidò così, porgendoci i due foglietti.
Li prendemmo, e ci affrettammo ad uscire.
Che due palle, due pomeriggi interi in detenzione. Era già tanto che riuscissi a sopportare sette ore di scuola, figuriamoci rimanere anche il pomeriggio.
Malik accartocciò il foglietto, gettandolo a terra, assolutamente incurante.
“Oh, come sei ribelle..” gli dissi, sarcastica.
“Ho cose migliori da fare che stare in detenzione.”
“Tipo portarti a letto qualche sgualdrina o progettare la distruzione dell’underground?”
Si fermò improvvisamente in mezzo al corridoio, e girandosi mi strattonò bruscamente per un polso.
“Malik, levati!” mi opposi, cercando di ritirare il braccio. Cristo, mi faceva male!
Lui contrasse la mascella, avvicinandosi al mio viso “Stammi a sentire, solo perché sei una ragazza non credere che te le lascerò passare tutte lisce. Quindi finiscila, ora.” Sibilò, incazzato nero.
Non mi interessava quello che stava dicendo, mi stava maciullando il radio, Dio santo. Tentai di nuovo di divincolarmi, ma lui mi avvicinò di più a se.
“Sono stato chiaro?” disse tra i denti, guardandomi dritta negli occhi.
Fissai quei profondi occhi neri con tutto l’odio che potei, e vi assicuro che era tanto.
“Mollami.” Sibilai.
Finalmente lasciò il mio polso, ed emisi un sospiro di sollievo. Iniziai a massaggiarmelo, notando che era diventato quasi violaceo dove si era posata la sua mano.
Mi lanciò uno sguardo freddo, prima di darmi le spalle ed allontanarsi nel corridoio.
Crepa Malik.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Party ***





Appoggiai il telefono sulla spalla, mentre con le mani frugavo dentro al mio armadio.
“Jude, perché ci sono cose anni ’70 nel mio armadio? PERCHE’?” chiesi, esasperata. Era un’ora che cercavo la perfetta mise per la festa nell’attico di Eleonor Gilbert, e non trovavo niente.
A parte un orrendo scialle leopardato. Orrore degli orrori.
“Oh, se vuoi ti presto un vestito! Ne sto guardando uno in questo momento che ti starebbe da Dio.” Rispose Jude, dall’altro lato della cornetta.
Mi fermai, interessata. “Quanto da Dio, esattamente?”
“Molto da Dio. Secondo te al ragazzo-con-gli-occhi-verdi piacciono le bionde?”
Ruotai gli occhi al cielo, lanciandomi a peso morto sul mio letto, che scricchiolò in modo inquietante.
“Non lo so, Jude. Allora, com’è questo vestito?” chiesi, riportando la conversazione su qualcosa di sensato. Ovvero il mio futuro vestito.
Lei restò in silenzio, e mi sembrava di sentire le rotelline del suo cervellino muoversi freneticamente, persa nei sogni insieme a ragazzo-con-gli-occhi-verdi.
“Jude!” la richiamai.
“Eh?”
“Il vestito!”
“Ah, si..E’ blu elettrico, e c’è una cerniera che corre per tutta la schiena. Molto provocante. E soprattutto Chanel.” Puntualizzò.
Vedete, i genitori di Jude le vogliono bene perciò le comprano cose del genere. I miei genitori è già tanto se mi danno i soldi per il bowling.
“Ehi, sta chiamando Carol. Metti la conversazione a tre.” Mi disse, ed entrambe prememmo il tasto sul telefono per includerla nella conversazione.
“Aloha sexy panterone, che si dice?” esordì Carol, facendomi scoppiare a ridere.
Carol Sylvester aveva frequentato con me e Jude le medie, poi i genitori avevano voluto mandarla in un liceo ‘di prestigio’ fuori città, quindi ci eravamo divise.
Però continuavo a sentirci, e a vederci. Eravamo il trio delle meraviglie. Peggio di quelle di Occhi di Gatto.
“Liz dice che nel suo armadio ci sono cose anni ’70.” Rispose Jude.
“Roba d’antiquariato tipo lampade, intendi?”
“No, roba come scialli leopardati.” Replicai inorridita.
“Ossignore, che cosa spaventevole!” esclamò Carol “Sentite un po’, c’è per caso qualche festa a cui mi possa imbucare?” continuò poi, mentre in sottofondo si sentiva l’abbaiare del suo alano impazzito.
“Noi ci stavamo preparando per la festa di una nostra compagna, ma ci sarà tutta la nostra scuola..” la informò Jude, un po’ reticente.
“Oh my Josh, e non mi chiamate? Mi preparo e ci vediamo sotto casa di Liz!”
“Vai così Carol, spaccheremo i tavoli stasera!” esclamai entusiasta.
“Forse non è una buona idea, voglio dire Eleonor potrebbe..” iniziò mia nonna, ovvero Jude.
“Jude, ti prego, Eleonor sarà ubriaca prima delle otto. Non corriamo nessun pericolo. Ci vediamo con Carol sotto casa mia alle sette e mezza, ma tu devi essere qua prima a portarmi il vestito. Ai revoir.” Le salutai, prima di attaccare.
Vestito: fatto.
Amiche: prese.
Mancava solo il permesso dei miei.
 
 
Entrai in salone, dove trovai mia madre sdraiata su un tappetino rosa a fare gli addominali.
Aiuto.
“Mamma, sai che vedo i tuoi glutei molto più rassodati?” le dissi, fingendomi sinceramente stupita.
Lei non si fermò, e mi lanciò un’occhiata sospettosa “Non ti darò altre venti sterline, Liz.”
Ruotai gli occhi al cielo, infastidita. Perché i miei credono sempre che voglia chiedere dei soldi?
“Stasera c’è una festa, posso andare?”
Finalmente si fermò, e mi degno di un minimo d’attenzione. Si asciugò del presunto sudore sulla faccia con una asciugamano, come se fosse una vera sportiva, e si alzò. “Chi ci sarà a questa festa?” iniziò, sempre con la solita faccia accigliata e sospettosa.
“Solo ragazze della mia età.” Mentii, con molta nonchalance.
Slegò dalla coda alta i lunghi capelli biondi, che ovviamente la sottoscritta sfigata non aveva ereditato, e si avvicinò al frigo. Io la seguii saltellando. “Gireranno alcolici? Ci sono i genitori della ragazza?”
“Solo dell’innocente punch.” Sì, come no. “E i genitori torneranno prima delle undici.” Tanto per dire, i genitori di Eleonor erano in vacanza a Los Angeles, e probabilmente ora surfavano sulle onde cristalline di Malibù.. 
Diede un morso alla sua mela, prima di guardarmi dritta nelle palle degli occhi.
“Elizabeth, mi raccomando..” lasciò la frase in sospeso, come al solito. Mi raccomando cosa?
“E’ un sì questo?” mi assicurai, con un sorriso.
“Ti voglio a casa a mezzanotte.” Pose la solita condizione, e stavo per assicurarle che sicuramente sarei stata a casa a mezzanotte quando Charlie la Piattola fece il suo ingresso.
“Mamma mamma mamma, mi si è rotta la spazzola!” piagnucolò, mostrando la spazzola di Barbie senza più il manico a mamma.
“Che affare!” esclamai, e lei mi lanciò uno sguardo assassino.
Ma non mi importava, ora avevo il permesso di andare a quella magnifique festa. Menomale che mia madre ancora non sapeva della detenzione che avrei dovuto scontare lunedì e martedì prossimo.
 
Strette nei nostri stretti vestiti ce ne stavamo strette una all’altra ad aspettare che Carol arrivasse e ci salvasse dal rischio dell’ipotermia.
“Jude, che ore sono?” chiesi, lanciandole uno sguardo veloce. Lei fece tintinnare tutti i bracciali che aveva, alzando il polso e controllando l’ora.
“Le otto meno un quarto.”
Sbuffai, come al solito Carol era in ritardo. Dannata rossa ritardataria.
“Che hai fatto al polso?” chiese d’un tratto Jude, fissando il mio braccio. Abbassai lo sguardo, e notai che c’erano ancora i segni di quel violento di un terrorista.
“Malik mi ha strattonato per un polso l’altro ieri, sai non riesce a reprimere i suoi istinti violenti..”
“Ma porca miseria, Liz! Dovevi dirlo al preside!” esclamò preoccupata, prendendomi il braccio ed osservandolo meglio. Mi infastidii, e sciolsi la sua presa.
“Eravamo appena usciti dal preside, che ci aveva assegnato una detenzione.” spiegai, bonariamente.
Jude strabuzzò gli occhi azzurri, marcati con un eye-liner viola. “Sei in detenzione con lui, lunedì?”
“E anche martedì.”
“Se ti tocca di nuovo lo prendo a sprangate sui denti.” minacciò, gonfiando le guance. Mi venne da sorridere, e provai l’impulso di abbracciarla.
Così mi arpionai a lei come una cozza, stringendola in un abbraccio da orso ubriaco.
In quel momento sentimmo il rumore assordante di una tromba davanti a noi, e girandoci vedemmo Carol e la sua chioma fiammeggiante con una sorta di vuvuzela azzurra in mano.
“Hola bele amighe, vamos a la fiesta!” esclamò, in uno spagnolo tutto suo. Poi si avvicinò a noi, ci prese a braccetto e cominciammo a camminare così.
“Dai dai, intrecciamo tutte le gambe!” proposi, e misi la mia gamba destra dietro alla sinistra di Carol, che mise la sua destra dietro la sinistra di Jude.
Provammo a camminare, finendo quasi per ammazzarci. Scoppiammo a ridere tutte e tre, e qualche passante ci guardò male.
“Sembriamo tre ubriache!” ci fece notare Jude.
“Secondo me Carol lo è.”
“Zitta Liz, o ti stacco la testa a morsi.” Mi minacciò, facendo la linguaccia.
“Allora, dov’è questa festa?” chiese poi, guardandosi intorno. “A due isolati da qui, bella rossa. Ti se rifatta la tinta oggi?” le domandai, osservando i suoi capelli.
Ovviamente Carol non era una rossa naturale. Sfido chiunque a nascere con capelli rosso sangue.
“Shh!” mi intimò, mettendosi un dito sulle labbra “Nessuno deve sapere che sono una finta rossa.”
“Eccoci, eccoci!” squittì Jude, indicando l’edificio elegante che avevamo davanti. Era immacolato, neanche una scritta con una bomboletta. Che cosa deprimente.
“Caspita, che riccona!” urlò Carol, soffiando poi nella vuvuzela che emise un suono terribile, stile barrito di elefante.
“Cazzo Carol, ci spacchi i timpani!” mi lamentai, coprendomi le orecchie con le mani. Lei sorrise incurante, prima di avvicinarsi al citofono e cominciare a premere tutti i tasti.
“Idiota, non tutti! Lei si chiama Gilbert!” Jude le diede una spinta, per spostarla e premere il tasto giusto, nel frattempo tutti i condomini facevano dal citofono ‘Pronto? Chi è? Pronto?!’
Io e Carol ridacchiammo, mentre finalmente il cancello si apriva. “Muovetevi!” ci intimò Jude, cominciando a correre dentro il giardino privato.
Noi la seguimmo a ruota fino a dentro l’edificio, cantammo ‘we are the champions’ per le scale, finchè non ci accorgemmo che l’attico doveva essere all’ultimo piano.
“Perché..non..abbiamo..preso..le scale?” chiesi, senza fiato, mentre arrancavo sull’ultima rampa.
“Dai dai, siamo arrivati!” esclamò Jude, eccitata. Ci trovammo davanti una porta semi-aperta, e dentro oltre la musica assordante si potevano scorgere un fiume di persone ballare.
Entrammo anche noi, e Jude mi diede il gomito “Ti ho portato o no ad una festa mitica?” chiese, retorica.
Dio benedica Jude e le sue idee.
 
Eravamo alla festa da più di un’ora, e avevamo perso Carol da altrettanto tempo. Mi era sembrata lei quella che ballava con una tequila in mano sul divano, prima, ma non potevo esserne certa.
Quell’appartamento era enorme. Roba di minimo quattrocento metri quadri. Che a detta di tutti sono tanti.
Io giravo qua e la, ballando un po’ con Jude e con uno o due ragazzi. E non ‘uno o due ragazzi’ qualsiasi, dei senior. Ultimo anno, capite? Io, sedicenne sfigata che ballava con dei senior.
Quando si dice che il make-up fa miracoli. Considerato che mi ero conciata come una battona..
Non avevo toccato alcool per tutta la sera. Primo, perché non sapevo riconoscere cosa era alcolico e cosa no, secondo perché avevo paura di ubriacarmi con un solo sorso. E se mi fossi ubriacata e avessi cominciato a raccontare la storia della mia vita ad uno sconosciuto? Terrificante.
In quel momento, però, vidi una birra semi-piena sul tavolo. Ero sicura che fosse birra perché sull’etichetta c’era scritto ‘beer’. La afferrai improvvisamente, e tracannai un sorso in un moto di trasgressività pura. Oh.
Il sapore dolciastro mi arrivò in gola, facendomi storcere il naso. No ma che schifo. Bleah. Perché alla gente piace questa roba?
Abbandonai la bottiglia sul tavolo di cristallo, e decisi che mi sarei sciacquata la bocca con l’acqua del lavandino, in bagno. Superai una folla che si era accalcata fuori dalla cucina, e mi avviai per uno dei tanti corridoi della casa.
Bagno, bagno, bagno..Dove diavolo era? Aprii una porta, ma mi trovai davanti una camera da letto. Continuai così per tutto il corridoio, finchè non scorsi una porta con la scritta azzurra di ‘Bagno’.
Ave Maria, ce l’ho fatta. Spalancai la porta con uno sbuffo, ma sarebbe stato meglio non farlo.
Mi trovai davanti Zayn Malik che limonava appassionatamente con una tipa seduta sul lavandino, e nel frattempo faceva scorrere la mano sotto il vestito di questa.
E c’erano delle mutande di pizzo nella vasca. O signore.
La moretta si accorse di me, e si staccò velocemente dalla bocca di Malik.
“Ma che cazzo..” cominciò lui, prima di girarsi irritato verso di me. Assottigliò gli occhi, mettendomi a fuoco, poi sulle sue labbra si distese un sorriso beffardo.
“Ma chi si vede! Vuoi unirti a noi, tesoro?” mi domandò, malizioso.
Dio santo, era disgustoso. “Piuttosto mi sparo, Malik.” Replicai, prima di girare i tacchi e chiudere con un colpo secco la porta.
Che maleducato.
Volgare.
Disgustoso.
L’unico senior al mondo che mi disgustava.
E se fosse stato brutto sarebbe stato pure più facile.

 

In questo capitolo è introdotto un personaggio che amo: Carol AHAHA.
Detto questo, adesso vi stupirò con un gioco che mi ha insegnato la mia fighissima compagna di banco. Allora, praticamente prendete due parole a caso e dovete trovare il modo di arrivare dalla prima alla seconda con altre parole.
Esempio: io so arrivare da Niall a brocca AHAHA.
Niall mangiare cibo acqua brocca AHAHAHAH.
E' bellissimo!
Oppure quello della mia compagna di banco: Zayn Jane (è il nome di sua madre e dice che fanno rima AHAH) madre nonna!
Provate, è fantastico ahxvzfsfs
Ai revoir!

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Capitolo 5
*** Party II ***


Dall’incontro/scontro con quel pervertito di Malik il mio umore era colato a picco.
Me ne stavo seduta sull’unico divano non rovesciato di tutta casa, sorseggiando del punch terrificante.
Ad ogni ragazzo che mi si avvicinava lanciavo sguardi talmente infuocati che se ne andava con un ‘vaffanculo.’
Jude e Carol erano perse ormai. Cioè, in realtà sapevo dov’erano dato che eravamo tutti nella stessa casa, ma ballavano allegramente come delle allegre baldracche e non mi andava di disturbarle con il mio malumore.
Scherzo, era solo che non mi si filavano. Avevo già tentato.
“Toh, Calder tutta sola sul divano. Che sorpresa.”
Al solo sentire il suono di quella voce mi venne voglia di darmi fuoco e gettarmi dalla finestra. Alzai gli occhi davanti a me molto, molto lentamente e scorsi la figura di Mark in tutto il suo splendore.
Aveva lo sguardo annebbiato, e teneva in mano un bicchiere riempito di chissà quale schifo.
E rideva come uno psicopatico.
“Fottiti Mark.” Sibilai, prima di finire il terzo bicchiere di punch in un solo sorso.
Lui non sembrò sentirmi, e barcollò fino a sedersi sul divano accanto a me. Dio santo, che puzza di alcool! Storsi il naso, scivolando un po’ più in la sul divano.
“Mmm, torna qua..” piagnucolò, prima di afferrarmi debolmente per un fianco e tentare di portarmi più vicino. Sbuffai, e scansai le sue mani.
“Ricordi ciò che ti dissi quando mi mollasti? ‘Toccami un’altra volta e ti mozzo le dita’. Bhè, ero seria quando lo dicevo.” Gli ricordai, tagliente.
“Sei una puttanella, Elizabeth.”
“Non chiamarmi così, cazzo!”
“Puttanella?”
“No, Elizabeth!” precisai ovvia, e lo vidi sbattere le palpebre confuso. Che razza di idiota.
Sbuffai per l’ennesima volta, e mi alzai da quello stupidissimo divano. Non avevo voglia di respirare la stessa aria di Mark, non avevo voglia di ballare e quella festa mi aveva stancato.
E anche questi tacchi rubati a mia madre mi avevano stancato.
“Torna indietro Liz!” esclamò Mark, e prima che potessi lanciarli una sberla che sarebbe entrata nel libro delle Sberle Epiche lo sentii tirarmi per i fianchi, e persi l’equilibrio.
Adesso lo spiegherò come se fosse stato al rallentatore. Il mentecatto si alza dal divano e mi tira per i fianchi, io inciampo nei i miei stessi piedi e cado rovinosamente a terra, SOPRA Mark.
Mi ritrovai a cinque centimetri dalla faccia di Mark e completamente spalmata su di lui. Non che non fossi stata anche più vicino, in passato, ma ora era un’altra storia.
E avrei voluto sputare sul suo sorriso sornione.
“Non mi resisti eh?” domandò, sicuro di sé. Stavo giusto per rialzarmi disgustata quando sentii un fischio alla mia destra.
Girai la testa, e quando vidi chi era ebbi voglia di spararmi.
“Non è possibile..” mormorai a mezza bocca, esasperata.
Il terrorista aveva un sorrisetto sprezzante dipinto sulle labbra, mentre osservava me e Mark.
“Addirittura su un pavimento? Ti spingi davvero in la’, ragazzina.” Commentò.
Io mi scansai alla velocità della luce da Mark, e scattai in piedi come una molla. Ma con classe, ovvio. Una molla di classe.
“Wow, la tua opinione mi interessa talmente tanto che credo non l’ascolterò.” Risposi acida, prima di afferrare un altro bicchiere di punch dal tavolino basso lì accanto.
Lui mi squadrò dall’alto in basso, ed allargò il sorrisetto. Poi si avvicinò piano al mio orecchio e trattenni il respiro, inspiegabilmente.
“Una cosa: hai delle mutande adorabili.” Soffiò malizioso, prima di allontanarsi.
Strabuzzai gli occhi, fissando la sua schiena mentre si allontanava. Come diavolo faceva a sapere che mutande indossa..
Non ebbi il tempo di finire di formulare il pensiero che Carol mi apparve a sorpresa davanti, spaventandomi.
“SCOSTUMATA, ti si vedono le mutandine di pizzo! Ottima scelta comunque!” urlò, sebbene fossimo ad un centimetro di distanza, prima di tracannare un altro sorso di Jack Daniel’s.
Mi sentii quasi impallidire, mentre abbassavo repentinamente lo sguardo sul mio vestito. Il lembo si era tirato su, e ora si potevano tranquillamente intravedere le mie mutande.
Mi affrettai ad abbassarlo, mormorando un ‘merda’ a mezza bocca. Ecco perché kamikaze sapeva delle mie mutande.
Che figura da idiota. Non che mi importasse cosa pensava, ma dannazione..Era stata davvero una figura da demente.
Carol lanciò uno sguardo alle mie spalle, ed aggrottò le sopracciglia “Quello per terra stordito non è il tuo ex?” domandò.
Io neanche mi degnai di girarmi, e borbottai un “Torniamo a casa..” prima di prenderla per un braccio.
Lei si divincolò immediatamente, guardandomi sconvolta “Liz, ti senti male? Hai bevuto candeggina?”
“Voglio solo tornare a casa, non farne una tragedia!”
Se possibile strabuzzò ancora di più gli occhioni marroni, poi mi prese per un braccio “Vieni, andiamo a cercare Jude. Magari lei ha della tachipirina.”
 “Ma non sto male!” ripetei, invano.
Continuò a trascinarmi come una bambola di pezza per tutta casa, finchè non trovammo Jude a passarsi uno strato di rossetto fucsia davanti ad uno specchio.
Ci guardò perplessa, aggrottando la fronte “Che succede?”
“Liz ha detto che vuole tornare a casa.”
Jude sobbalzò, e le cadde il rossetto dalle mani. Poi si girò scioccata verso di me, e mi posò una mano sulla fronte.
“Hai la febbre?” chiese, seria.
“Ma la volete finire?! Sono solo stanca! Voglio andare a casa a dormire, okay? D-O-R-M-I-R-E.” scandii bene ogni lettera, per essere sicura che capissero.
Le mie amiche si lanciarono uno sguardo confuso. Ma è così strano che voglia tornare a casa prima?
“Secondo me è successo qualcosa.” Disse convinta Jude, osservandomi come si osserva un animale esotico.
“C’era il suo ex sdraiato incosciente dietro di lei quando l’ho trovata, e le si era alzato tutto il vestito.” Carol ridacchiò, dandomi il gomito.
“Oh mio Dio! Sei tornata con Mark?”
“Non sono tornata con nessuno, per tutti i rinoceronti di questo mondo!” urlai esasperata, allargando le braccia. Vidi Jude fare un respirone di sollievo.
“Ho semplicemente avuto due brutti incontri con Osama.” Continuai, lanciandomi un’occhiata veloce nello specchio.
Che razza di capelli.
“Chi è Osama?” chiese Carol.
Jude fece un gesto seccato con la mano, come a dire ‘dopo ti spiego’, e si concentrò su di me.
“Ha fatto qualcos’altro per cui debba pestarlo?”
“No, è semplicemente un’idiota completo. Ora possiamo tornare a casa?” implorai, per l’ennesima volta.
Entrambe fecero una smorfia, ma poi Jude afferrò la sua borsetta. “Va bene, andiamo.” Acconsentì.
Carol sbuffò “Che palle però!” si lamentò.
“Zitta, se non vuoi che dica al mondo la verità sui tuoi capelli!”
 
Infilai le chiavi nella serratura di casa, cercando di fare il più piano possibile.
Ero leggermente in ritardo…Leggermente in ritardo di un’ora.
Entrai furtivamente in casa, e tirai un sospiro di sollievo mentale quando notai che tutte le luci erano spente. Mi avviai lentamente per le scale, come se mi aspettassi di vedere mia madre sbucare fuori con una motosega in mano.
Passai davanti alla camera da letto dei miei, silenziosamente, e in quel momento la luce del corridoio si accese.
“Ah!” urlai, spaventata. Mia madre mi fissava, in vestaglia, con gli occhi ridotti a due fessure.
“Avevo detto a mezzanotte, Elizabeth! Hai idea di come siamo stati in pensiero io e tuo padre? E perché diavolo non rispondi al cellulare?!” cominciò furiosa, gesticolando.
“Lo so, lo so, ma vedi ho..mm, aiutato Eleonor a mettere apposto la casa.” Inventai, sul momento.
Vivien La Matta mi lanciò un’occhiataccia, e le si leggeva in faccia che non mi credeva.
“Sei un punizione per una settimana.” Sibilò, prima di rientrare nella sua stanza, sbattendo la porta.
Alzai gli occhi al cielo, entrando velocemente nella mia. Tanto lunedì e martedì dovevo restare per forza a scuola, e per gli altri giorni.. Bhè, grazie al cielo il lavoro alla banca teneva entrambi occupati fino alle cinque e mezzo del pomeriggio.
Tolsi con un gesto seccato i tacchi, gettandoli dall’altro lato della stanza. Poi mi gettai ancora vestita e truccata sul letto, esausta dopo tutta quella serata.
Quella sera, inaspettatamente, sognai Zayn Malik.

 
 
FRESHER THAN A MOTHERFUCKER
Aloha gente. Come va la vita? Spero bene, perchè la mia è una merda AHAHAH. No scherzo, è solo che quello che mi piace è fidanzato con una che più squallida non si può.
Non so perchè vi parlo della mia vita privata, dato che non ve ne fotte una ceppa, ma vabbè AHAH.
E voi? Siete fidanzate? *si fa i cazzi degli altri*
Adiosssssss!

 
 

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Capitolo 6
*** Detention Time ***





Sbattei le palpebre, che sentivo stranamente appiccicose e dure. Feci un verso infastidito, passandomi stancamente una mano sugli occhi.
Osservai le mie mani e vidi che erano diventate nere sulle dita. Ma che cazz..
Oddio! Ieri avevo dimenticato di struccarmi prima di andare a letto, merda!
Mi scapicollai giù dal letto, fino ad arrivare allo specchio della mia camera, ed emisi un verso strozzato alla vista del mio riflesso.
Non solo avevo indosso il vestito tutto sgualcito di ieri, ma la mia faccia aveva assunto le fattezze di quella di un panda ubriaco che si era divertito con i trucchi di mamma panda. Adesso mi sarei dovuta struccare e mi sarebbe diventata la faccia tutta rossa e gonfia come quella di un pomodoro maturo. Grandioso.
Sbuffai, avviandomi verso il bagno. Afferrai il mio spazzolino viola, ci spalmai sopra tre chili di Colgate e cominciai a lavarmi i denti, con molta molta lentezza.
Che cosa avevo sognato quella notte? Doveva essere stato un incubo, perché sentivo addosso quella angoscia ed ansia tipicamente post-incubo..Non ricordavo bene, ed io odiavo non ricordare i sogni.
Ah sì, c’era un ragazzo.. E mi pare che nel sogno lo conoscessi..Ma chi era? Dio santo, che fastidio!
In quel preciso istante mi passò per la testa la faccia da schiaffi di Zayn Jawacoso Malik, ed ingoiai un po’ di dentifricio, finendo per strozzarmi.
Tossicchiai, sputando nel lavandino. Avevo sognato il terrorista?! Ci credo che sentivo quell’angoscia addosso, allora!
Adesso si infilava persino nei miei sogni. Rendiamoci conto.
Qualcuno bussò secco sulla porta “Liz, andiamo, sono due ore che sei lì dentro!” urlò mio padre.
Ruotai gli occhi al cielo, mentre afferravo un pacco d’ovatta “Ho da fare!” urlai di rimando.
“Sbrigati, non ci sei solo tu dentro casa!”
Che qualcuno mi costruisca un bagno in camera, vi prego.
 
 
Arrivai a scuola semi struccata, con le occhiaie perché non ero riuscita a fregare in tempo il correttore a mia madre, senza il libro di letteratura inglese e decisamente di malumore.
Aprii l’armadietto con forza, comprimendo sei libri al suo interno.
“Buongiorno Liz!” sentii esclamare al mio fianco. Risposi con un cenno del capo ed un grugnito.
“Wow, di buonumore come sempre eh?” continuò sarcastica Jude, mentre le lanciavo un’occhiata di sbieco.
Come faceva ad essere sempre al massimo? I capelli biondi raccolti in due trecce perfette, il lipgloss perfettamente lucido, il trucco curato..Cavolo, mi sentivo una specie di barbona al suo fianco.
“Ho dormito male..E mi ero scordata di struccarmi, ieri sera.” Mi giustificai.
Lei mi squadrò, con una smorfia concentrata “Mmm..E a quanto pare stamattina hai scordato di truccarti.”
“Avevo la faccia tutta rossa, il trucco sarebbe risultato uno schifo.”
“Non fa niente, sei tres magnifique comunque.” Replicò, facendo un sorriso scintillante.
Prendemmo a camminare per il corridoio, aspettando che suonasse la campanella.
“Allora, hai visto ragazzo-con-gli-occhi-verdi anche oggi?” le domandai, giusto per farle capire che ero interessata a quel tipo.
Anche se non lo ero.
Jude storse il naso, sistemando meglio la spallina dello zaino sulle spalle “No, oggi non c’era..” rispose, risentita.
“Magari era in ritardo perché voleva passare a comprarti delle rose.”
Lei rise, e mi diede una leggere spinta “Ma smettila!”
“Piuttosto, tu oggi pomeriggio non avevi un impegno?” continuò, lanciandomi un’occhiata ammonitrice.
Strinsi gli occhi, cercando di ricordare. Lunedì pomeriggio, impegno, impegno, impegno..
“Io non faccio niente il lunedì pomeriggio.” Replicai, sicura.
“Non è che per caso avevi da scontare una detenzione?”
Puntai un attimo lo sguardo nel vuoto, prima di schiaffarmi la fronte, disperata. “Dannazione, è vero. Non l’ho neanche detto ai miei! E secondo loro io dovrei essere in punizione questa settimana.”
La campanella suonò, facendomi sobbalzare. Era sempre un trauma.
“Io devo andare a spagnolo ora, ci vediamo dopo!” Mi salutò Jude, prima di lanciarmi un bacio.
“Ehi ehi, ferma! Questo vuol dire che io non ho spagnolo ora?” la richiamai, preoccupata.
Lei alzò gli occhi al cielo “Ora hai letteratura, Liz!”
Oh, dannazione.
 
Corsi fino all’aula 202, che era al terzo piano. Vi rendete conto? Il terzo piano. Dovrebbero essere abolite le scale, sono totalmente inutili. Primo: si rischia di inciampare ad ogni gradino. Secondo: sono scomode e terzo, sono molto scomode.
Arrivai davanti all’aula, mi aggiustai velocemente i capelli e poi abbassai la maniglia. Forse se fossi entrata facendo finta di niente la prof. non si sarebbe accorta del mio ritardo.
Entrai tranquillamente, e cominciai a muovermi tra i banchi alla ricerca di un posto.
“Calder, che cosa stai facendo?” la voce acuta di Miss Robinson mi gelò sul posto. Mi girai verso la cattedra, sbattendo le palpebre con aria innocente.
“Cercavo il posto più adatto per seguire la sua interessante lezione.” Le risposi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lei inaspettatamente divenne tutta rossa, poi viola, poi bordeaux, poi porpora..Sembrava un petardo in procinto di esplodere. Un grasso, grosso petardo inglese.
“Siediti al primo banco, prima che ti sbatta fuori!” tuonò.
Oh, quanta cordialità. Guardai il primo banco, e con orrore notai che era occupato da un disinteressato Malik. Mi avvicinai strusciando i piedi, e mi lasciai cadere pesantemente sulla sedia.
“Delicata come una farfalla.” Commentò lui, sarcastico.
“Intelligente come un alpaca incinta.” Replicai, acida.
Stava per ribattere, quando atterrò sul suo banco un foglietto accartocciato. Si girò indietro per vedere da chi provenisse, e sentimmo delle risatine inquietanti dagli ultimi banchi.
Avrei voluto cancellare a suon di pedate quel sorrisetto soddisfatto dalle sue labbra, mentre apriva il biglietto. Non riuscivo a leggere che c’era scritto, ma era probabile che fosse qualcosa come: ‘Ti prego, fammi tua terrorista.’
Accartocciò nuovamente il foglio, senza neanche disturbarsi a rispondere o a girarsi verso le ragazze che lo avevano lanciato.
Alzai un sopracciglio, scettica “Troppi impegnato per rispondere, Malik?”
Scrollò le spalle “Non erano poi così carine.” Rispose, semplicemente.
Che razza di maschilista egocentrico.
“Pensavo: nella tua religione è permesso avere sette mogli, vero? Non saranno un po’ poche?” lo provocai.
“Calder, Malik fate silenzio!” esclamò la Robinson, battendo una mano sulla cattedra.
Rimanemmo in silenzio per cinque secondi, poi vidi la testa di kamikaze scattare verso di me.
“Penso che tu ti stia allargando un po’ troppo.” Sibilò.
“Malik, un consiglio: dieci mentine non bastano a coprire l’odore del fumo, prova ad ingoiare dell’acido fosforico la prossima volta.” Gli dissi, con un sorriso.
Mi lanciò un’occhiataccia delle sue, e non mi rivolse più la parola per tutta l’ora.
 
 
Tirai fuori il mio cellulare dalla tasca, e digitai velocemente il messaggio da inviare a mia madre.
Devo stare a scuola fino alle quattro xoxo’
Speravo che lo ‘xoxo’ finale calmasse la sua ira funesta almeno di un po’. Quel tanto che bastava per permettermi di farmi comprare il nuovo smalto della Rimmel London.
Get the London look!
Camminai nei corridoi deserti fino ad un’aula dalla porta in legno, dove spiccava una scritta rossa : detenzione.
Sbuffai, entrando. Mi avvicinai alla cattedra, dove un’imponente professore di colore aggiustava delle carte.
Mi schiarii la gola, ma quello non alzò lo sguardo. Allora sbattei brusca sulla cattedra il foglietto della punizione, che doveva firmarmi.
Il tizio mi lanciò uno sguardo disinteressato, prima di fare uno scarabocchio sul foglio e tornare alle sue scartoffie. Bah.
Nella classe c’eravamo io ed altri quattro sfigati mai visti. Mi posizionai vicino alla finestra, e presi a dondolarmi sulla sedia.
Come prevedibile Malik non c’era, e questo mi provocò un leggero fastidio. Non che mi mancasse eh, ma almeno avrei avuto qualcuno con cui litigare.
Presi a guardare fuori dalla finestra, che affacciava su una delle tante e trafficate strade di Londra. La scuola non era proprio centrale, diciamo che non lo era affatto, ma non era neanche nella più lontana periferia.
E comunque bastavano solo quattro fermate di metro per arrivare a Piccadilly Circus.
Dovevo avere quello smalto, dannazione.
Persa nei miei pensieri quasi non sentii l’aprirsi improvviso della porta, e continuai a guardare fuori dalla finestra. Solo quando sentii uno dei miei compagni di detenzione trattenere il respiro mi guardai intorno.
Gheddafi la vendetta si avvicinava a passo svelto e furioso alla cattedra. Sbattè con una manata che risuonò per tutta l’aula il foglio della detenzione sul tavolo, e non aspettò nemmeno che il tizio lo firmasse. Si girò e prese a camminare verso l’ultimo banco, con uno sguardo davvero davvero incazzato.
Poi mi vide, e rallentò un po’. Sembrò pensarci un attimo, prima di sedersi rumorosamente accanto a me.
Dentro di me esultai, almeno adesso avevo qualcuno con cui parlare.
Ma ero davvero entusiasta di parlare con Malik? Dovevo essere alla frutta.
Puntò i gomiti sul banco, e grazie alle maniche della camicia a quadri leggermente tirate su riuscivo ad intravedere qualche vena del braccio. Aveva la mascella contratta, e lo sguardo fisso nel vuoto.
Non so perché, ebbi la sensazione che non fosse di buonumore.
“Ti vedo parecchio scazzato.” Esordii, con calma.
Non mi guardò, né mi rispose. E già cominciai ad infastidirmi.
“So che è una grande emozione sentirmi parlare, ma potresti rispondere.” Gli feci notare.
Malik restò immobile, e avrei pensato che gli fosse venuto un ictus se solo non avessi visto il suo petto alzarsi e abbassarsi.
Sbuffai, smettendo di dondolarmi sulla sedia. “Mi stai dando sui nervi!” esclamai, e il tizio alla cattedra sibilò un ‘silenzio!’ nella mia direzione.
Finalmente Zayn si girò verso di me, con il solito sorrisetto made by Malik sulle labbra. “Non riesci a trattenerti dal parlarmi, eh?” chiese, sicuro di sé.
“Non ti esaltare, è che mi annoio e tu sei l’unico essere umano reattivo qua dentro.”
Lui appoggiò la testa ad una mano, e continuò a scrutarmi attentamente per qualche minuto. Non so, vuole la mia radiografia? Anche gli esami del sangue?
“Che hai da guardare?” domandai, irritata. Lui alzò le spalle.
“E’ un peccato.”
“Un peccato cosa?
Mi lanciò lo sguardo di uno che la sa lunga “E’ un peccato che tu sia una tale stronzetta montata. Saresti potuta finire nel mio letto molto velocemente.” Concluse, mordendosi un labbro.
Non so perché, ma quel discorso mi stava mettendo parecchio a disagio. Lui mi stava mettendo a disagio.
“Dai per scontato che io ti sarei venuta dietro?” replicai, alzando un sopracciglio.
Ruotò gli occhi al cielo “Fidati, mi saresti corsa dietro.”
Scossi la testa, con una smorfia “Tu hai seri problemi con l’egocentrismo. Ci hanno fatto un sacco di libri su questa cosa, sai? Se tu sapessi leggere te ne comprerei uno.” Dissi, acida.
Rise leggermente, e si passò una mano tra i capelli. Una parte del mio cervello-la parte stupida- registrò che i suoi capelli sembravano davvero morbidi.
Sentii il trillo familiare di un cellulare, e Malik tastò le tasche dei suoi jeans fino a tirare fuori il suo telefono.
Mi trattenni dallo sporgermi per vedere che messaggio gli era arrivato. Non volevo fargli credere di essere interessata.
Aggrottò le sopracciglia, prima che un sorriso soddisfatto si allargasse sulle sue labbra. Le sue dita si mossero velocemente sulla tastiera, digitando una risposa, e poi ripose il cellulare nella tasca.
Si girò verso di me, che lo guardavo con un sopracciglio alzato.
“Vuoi sapere che c’era scritto?”
“No.”
“Va bene.”
Restammo in silenzio, mentre io continuavo a lanciargli occhiate furtive. La curiosità mi stava logorando, lo ammetto. Sono i drammi della noia.
“Se vuoi saperlo basta chiedere.” Ripetè, ed era chiaro che non aspettava altro che glielo chiedessi per potermelo rinfacciare.
“Non mi interessa. Per quanto ne so poteva essere tua madre che ti informava che c’è un panino al tonno in frigo.” Risposi.
Stava per ribattere, quando la campanella del pomeriggio suonò e tutti corsero-letteralmente-fuori dalla classe.
Malik afferrò il suo zaino sgualcito, alzandosi in piedi. “E comunque, era la mia ragazza.” Disse.
“Tu non hai una ragazza.”
“Stasera sì.” Rispose, prima di farmi un occhiolino malizioso ed allontanarsi.
Montato.

 
LA GENTE E’ STRANAAA, PRIMA SI ODIA E POI….SI AMAAAA!
Perdonate il mio momento Nannini (?) Che poi, era la Nannini che cantava ‘sta canzone?
Bah.
Come va la vita? Io ho preso 7 ad inglese e 7 a latino oggi, quindi mi sento like a boss.
*balla il mambo*
Deeeetto questo, cosa sta succedendo tra i due idioti? Niente, direte voi.
Eh eh, ma aspettate e vedrete (?)
Ora la smetto, anche perché mi sento in colpa perché ho risposto solo a 3 recensioni, ma sto per iniziare la lezione di pianoforte sooooo…Scappo!
Baci!

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Capitolo 7
*** Dreaming the wrong dream ***


Inspirai lentamente l’odore di salsedine che riempiva l’aria, sulla spiaggia. Andavo in Cornovaglia ogni santo anno, con tutta la mia allegra famiglia. Alloggiavamo in un bed and breakfast tristissimo, dove il più giovane poteva aver partecipato alla Rivoluzione Francese.
Però, sebbene facesse troppo freddo anche solo per pensare di fare il bagno e c’era sempre un tempo di merda, le spiagge ed il mare erano bellissime. Avevano un je ne sais quoi di suggestivo. Avete presente quel quadro di quel tizio in piedi come un idiota su una montagna a guardare il mare tempestoso? Ecco, lo scenario era quello.
Mi sdraiai sulla sabbia morbida e fredda, e chiusi gli occhi. Non volava una mosca, il che era abbastanza raro dato che la mia era una famiglia di psicopatici paranoici. L’unico suono che si sentiva era l’infrangersi delle onde sulla riva, e la risacca del mare.
E qualche gabbiano impazzito.
Ero immersa nel più totale relax, quando sentii dei rumori al mio fianco. Aprii solo un occhio, guardando alla mia destra, e scorsi una figura avvicinarsi.
Mi misi a mezzo busto, cercando di mettere a fuoco, e la figura si fece più evidente.
Sgranai gli occhi “Malik?!” esclamai, strozzata. Ormai lui era a mezzo metro da me, e sorrideva sghembo.
“Buongiorno.” Disse, prima di sedersi accanto a me sulla sabbia. Aveva un felpa blu indosso, dei jeans che quasi si confondevano con la sabbia e scarpe abbinate alla felpa. Notai anche un orecchino nero, sull’orecchio sinistro.
“Che diavolo ci fa qui, tu?” chiesi, sempre più sconvolta.
“Mi ci hanno trascinato i miei. Non sei l’unica ad avere dei genitori rompicoglioni.” Ribattè, serafico.
Aggrottai le sopracciglia, e tornai a guardare il mare davanti a noi. Era strano che fosse qui, in questa sperduta cittadina della Cornovaglia, proprio su questa spiaggia.
Ma non chiesi altro.
Si girò a guardarmi, e sorrise. Aveva un sorriso… Strano. Strano in senso buono, però. Non so, creava un piacevole contrasto con la sua pelle olivastra..
“Vorrei conoscerti meglio.” Disse, tranquillamente.
Sbattei le palpebre, prima di sorridere. Poi sentii qualcosa colpirmi la spalla sinistra, e feci una smorfia. Mi girai, ma non c’era nulla.
Quel qualcosa mi colpì di nuovo, e scattai in piedi, spaventata.
“Liz? Liz?” mi chiamò Zayn.
 
“Liz?”
 
“Liz? ELIZABETH!”
Spalancai gli occhi, e sobbalzai involontariamente. Mi ritrovai a fissare un paio di occhi chiari conosciuti, mentre dei capelli biondi mi solleticavano il viso.
Charlie ruotò gli occhi al cielo, scendendo dal mio letto “Alleluja, ce l’hai fatta a svegliarti! Ho dovuto quasi picchiarti!” esclamò.
Io sbattei le palpebre, confusa come un pesce rosso in un allevamento di trote.
Guardai le solite pareti violette della mia stanza come se non ci fossi mai stata. Vidi la foto di me, Jude e Carol in prima media appesa come sempre sull’armadio, l’iPod abbandonato sulla scrivania, qualche vestito a terra..
Quindi..Non ero sulla spiaggia in Cornovaglia?
“Non..Non eravamo in vacanza?” chiesi a Charlie, spaesata. Lei alzò un sopracciglio, guardandomi come se fossi una pazza.
“Manca ancora un mese alle vacanze di Natale, geniaccio.” Mi prese in giro.
Ma se non eravamo in vacanza, ed ovviamente non eravamo in Cornovaglia su nessuna stramaledetta spiaggia allora…Avevo sognato?
Ossignore, avevo sognato ZAYN MALIK? Di nuovo?! Ed io, lui, la spiaggia..
Lanciai un urlo dal nervoso, mentre seppellivo la testa sotto al cuscino con un colpo secco.
“Mamma, Liz ha dato di matto! Di nuovo!” urlò Charlie, uscendo dalla stanza d corsa.
Dannazione.
 
Arrivai a scuola correndo, il che era più raro di un panda razzista. Setacciai con lo sguardo il corridoio affollato, alla ricerca disperata di Jude.
Jude, Jude, Jude…Dove cazzo sei, Jude?!
Corsi fino al suo armadietto sperando di trovarla lì, ma non c’era nessuno. Sbuffai, pestando un piede a terra.
Jude arriva sempre in anticipo, ogni santo giorno, ed oggi che ne ho bisogno è in ritardo?
Ma perché tutte a me?
Perché?!
Tirai fuori il cellulare dalla tasca della giacca, bruscamente, e composi il numero di Jude che sapevo a memoria.
Uno squillo, due squilli, tre squilli..
Sbuffai nuovamente, prendendo a battere ritmicamente un piede a terra.
Quattro squilli, cinque squilli, sei squilli..
‘Ciao chiunque tu sia, stai parlando con la segreteria telefonica di Jude. Probabilmente sono occupata, lascia un messaggio dopo il..’
Attaccai, prima che il ‘bip’ metallico mi invadesse le orecchie. Io giuro che l’ammazzo quella bionda, un giorno all’altro.
Decisi di riprovare, prima di gettarmi dal terzo piano della scuola. Composi nuovamente il numero ed attaccai il cellulare all’orecchio.
Mi guardai attorno, e proprio nel momento in cui la voce di Jude esclamò “Pronto?” dalla cornetta la vidi dall’altra parte del corridoio.
“Idiota, girati.” Risposi, e lei prese a guardare alla sua destra e alla sua sinistra, confusa.
“Davanti a te!” sbottai.
Finalmente i nostri sguardi si incrociarono, e lei allargò le labbra in un sorrisone, alzando un braccio a mo’ di saluto.
Chiusi la chiamata, avvicinandomi frettolosamente a lei.
“Liz, non hai idea di cosa sto per raccontarti!” esordì su di giri lei, appena le fui accanto.
“Chiudi il becco ed ascoltami. Ho bisogno d’aiuto.”
Lei fece finta di non sentirmi, e prese a saltellare sul posto “So il suo nome! So il suo nome!” urlacchiò, senza smettere di sorridere.
La guardai confusa, aggrottando la fronte “Il nome di..Oh, non m’interessa! Jude, devi ascoltarmi un attimo..”
“Eravamo in piedi uno accanto all’altra, e poi è successo proprio come nei film! La metro ha frenato bruscamente e io gli sono caduta addosso, e lui fa..”
“Jude, frena un attimo!”
“..‘Tutto apposto?’ con la sua voce assolutamente sexy, ed io ‘Sì, scusa.’ e poi..”
“Jude cazzo, ascoltami!”
“..si è presentato! Si chiama Harry, come il principe d’Inghilterra! Non trovi che sia un nome meraviglioso? Io credo..”
“JUDE TAPPATI LA BOCCA!” urlai, stridula. Qualche ragazzo si girò ridacchiando, mentre Jude mi guardava offesa.
“Ehi, non c’è bisogno di essere così aggressivi!” disse, sulla difensiva. Io allargai le braccia, esasperata.
“E’ un quarto d’ora che cerco di parlarti!” mi lamentai. Lei ruotò gli occhi al cielo, sistemandosi lo zaino sulle spalle.
“Bhè, scusa tanto se volevo raccontare alla mia migliore amica del ragazzo che mi piace da una vita!” ribattè acida, prendendo a camminare per il corridoio senza aspettarmi.
Sbuffai, mentre le correvo dietro per raggiungerla. “Senti, capisco il tuo entusiasmo e giuro che dopo parleremo solo del nome sexy di questo tizio, ma ora devi ascoltarmi.” Dissi, seria.
Jude mi lanciò uno sguardo di sbieco, ancora offesa “Saltellerai?”
“Per tutta la scuola.” Promisi. Lei sembrò pensarci un attimo, poi acconsentì con un cenno del capo.
“Okay, spara.” Mi intimò.
Presi un respiro profondo, per darmi coraggio “HosogntilMlik.” Dissi, tutto d’un fiato.
Jude mi lanciò uno sguardo interrogativo, avvicinandosi di più a me “Cosa hai detto?”
Mi guardai intorno, accertandomi che nessuno ci stesse ascoltando “Ho sognato Malik.” Ripetei, a bassa voce.
La mia amica strabuzzò gli occhi, fermandosi nel mezzo del corridoio “Ti prego, dimmi che stai scherzando.” Iniziò, terrorizzata.
“Mi piacerebbe.” Ribattei, con una smorfia disperata.
“Quindi..Mi stai dicendo..Che ti piace?”
“JUDE!” gridai, prima di darle un sonoro schiaffo sul braccio.
“AHIA! Perché mi hai colpito?!” domandò sconvolta, massaggiandosi un braccio.
“Perché hai osato pensare una cosa del genere!”
Sbuffò, contemplando preoccupata il braccio fasciato da un maglioncino bianco.
“E allora perché l’hai sognato? Eh? Freud avrebbe da ridire su questo.” Jude girò il coltello nella piaga, gettando il mio umore più in basso di dove già era.
Ed era molto, molto in basso.
“Magari ho sognato di ucciderlo, e tu mi accusi per niente.” Ribattei, decisa.
Lei mi guardò negli occhi, cercando di capire se dicessi la verità.
Scosse la testa “Balle. Non saresti così preoccupata.”
“Okay, non ho sognato di ucciderlo. Ma questo non vuol dire niente.” Dissi, tentando di convincere più me che lei.
Niente.”
“Niente?”
“Nada.”
“Neanche un po’..”
“No.”
La conversazione si chiuse lì, e facemmo finta di niente per tutto il resto della giornata.
 
Arte. L’ora di arte a scuola era un po’ come un’ora di buco.
Ti siedi al tuo banco, o al banco di un altro, o sopra un altro come nel caso di quella troia di Terry Peters e fingi di disegnare.
 La Peters se ne stava tutta sghignazzate sulle gambe di bomba-a-mano-man, mentre lui la toccava ovunque, indisturbato.
Santo Dio, perché dovevano infliggere questa tortura a tutta la classe? Esistono le camere da letto.
I bagni della scuola.
I cespugli.
Anche i set dei film porno sarebbero andati bene, considerando quanto si stavano spingendo in là.
Ecco, ecco, adesso cominciavano anche a mangiarsi la faccia a vicenda, e a fare tutti quei rumori inquietanti simili a quando si stura un lavandino.
Disgustoso.
“Tutto apposto?” chiese la mia ispanica compagna di banco, con il suo solito accento arrrrrrrrrgentino.
“Sì, perché?” risposi ostentando tranquillità, ma senza togliere gli occhi di dosso dai due porno-divi.
“Avevi una faccia strana..” continuò, e finalmente distolsi lo sguardo da quei due.
Alzai le spalle, senza risponderle, poi abbassai lo sguardo sul foglio bianco che avevo davanti e feci una smorfia.
Disegnare mi annoiava terribilmente, ed oltretutto il più bel disegno che avessi mai fatto risaliva al secondo anno di asilo.
Incredibilmente, la prof. sembrò risvegliarsi dallo stato comatoso in cui era caduta appena entrata in classe, ed aggiustandosi gli occhiali battè bruscamente una mano sulla cattedra.
“Allora, cos’è questo chiasso? Dovete lavorare! E voi due..” fece cenno a Malik e Peters, che smisero di leccarsi  “Non siamo in un night club, quindi tornatene al tuo posto Peters, e di corsa!” concluse la Truman, gridando.
Tutta la classe cadde nel più totale silenzio, non per rispetto, ovviamente, ma per la sorpresa. E chi se lo immaginava che anche la Truman fosse una vera professoressa!
Malik sbuffò, mentre Terry scendeva velocemente dalle sue gambe e si avviava sculettando al suo banco, facendo oscillare la mini-mini-mini-mini-mini-mini-mini-mini gonna.
Passò accanto il mio banco, ed istintivamente tirai fuori una gamba per farle il solito sgambetto che sicuramente avrebbe sviato.
Non immaginavo che questa volta sarebbe davvero inciampata, e caduta urlacchiando con il sedere per terra.
Scoppiai a ridere, seguita da tutta classe. Peters diventò tutta rossa in faccia, prima di far scattare la mano in alto, furiosa.
“Professoressa, Calder mi ha fatto lo sgambetto!” si lamentò, prima di assumere una faccia addolorata e piegarsi sulla sua caviglia.
“E ora la caviglia mi fa malissimo!” continuò a piagnucolare, mordendosi un labbro. Oh, che attrice!
La Truman puntò i suoi su di me, furibonda “Calder, come ti sei permessa di fare lo sgambetto ad una tua compagna?! Sei impazzita?” mi chiese, gesticolando.
“Era uno scherzo prof. Pensavo che Terry ce li avesse gli occhi.” Risposi con tranquillità, scatenando altre risatine.
La prof. sbattè con la mano sulla cattedra un’altra volta, ammutolendo tutti. Praticamente stava tremolando. Potevo scorgere il suo doppio mento ballonzolare a destra e a sinistra.
“Fila dal preside, ora!” continuò, indicando con un dito la porta. Io mi alzai con uno sbuffo, e percorsi velocemente il tratto ultimo banco-porta.
Mi girai a guardare dietro di me proprio sull’uscio, e più dello sciame di ragazze preoccupate che aveva circondato la Peters notai lo sguardo penetrante di Malik, che mi guardava a braccia incrociate.
Lasciai la classe, e non ne fui mai così contenta.
 

 
 
IF THERE’S SOMEBODY CALLING ME ON, SHE’S THE ONE!
Buonciorno popolo, o meglio buonasera. Da oggi ho deciso di aprire ogni nota d’autore con un pezzo di una canzone, oggi per voi in diretta (?) She’s the one di Robbie Williams!
Detto questo, passiamo al capitolo. Liz comincia a sognare Dj Malik (era ora) e si è scoperto il nome di ragazzo-dagli-occhi-verdi.
Non che fosse un grande mistero, ma Harry sarà mucho mucho importante nella storia *ride maligna*
Detto questo, mi dileguo a vedere Peter Pan #yeep
Bacioni, siete meravigliose!

 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** AAA Looking for my sister ***


“Fammi capire, sei in punizione per un’altra settimana?”
La voce stridula di Jude mi fece alzare gli occhi al cielo, mentre portavo alla bocca un altro cioccolatino.
“A quanto pare si..Non credevo che quella stronza della Truman avvisasse i miei! Ma proprio ieri doveva ricordarsi di essere una professoressa?” mi lamentai, afferrando bruscamente un altro Ferrero Rocher.
Jude sbuffò dall’altro lato del telefono “Sei un’idiota!”
“Anche tu sei la mia migliore amica.”
“Avevo intenzione di combinare un incontro per farti conoscere Harry, e tu mandi tutto all’aria per cosa? Per la troiaggine della Peters!” continuò, e sono sicura che stesse camminando avanti e indietro per la sua stanza, facendo ondeggiare bruscamente i lunghi capelli biondi.
“Un incontro? E come esattamente, dato che a malapena conosce te?” la provocai, scettica.
“Ah ah, simpatica.” Commentò acida “Il mio piano era quello di farti dormire a casa mia, così avremmo preso la stessa metro per arrivare a scuola e lo avresti visto!” mi spiegò.
Io ruotai gli occhi al cielo. Jude pianificava tutto. Per farvi un esempio, a sette anni aveva pianificato quale sarebbe stato il giorno del suo matrimonio (ventuno giugno), e a quindici il giorno in cui avrebbe partorito il primo figlio.
E poi sono io quella problematica.
“Bhè, potrei dire che vengo da te per studiare..” ipotizzai.
“Vuoi studiare con me?”
“Ma sei fuori? Neanche per sogno! Sarebbe solo una scusa.” Ribattei ovvia, prima di alzarmi e muovermi verso la mia camera.
“Prova e fammi sapere, allora! Senti, che ore sono?”
Cercai con gli occhi la sveglia, e la trovai vicino all’armadio, a terra. La raccolsi e lessi l’ora ad alta voce “Le cinque.”
Le cinque…Quell’orario mi ricordava qualcosa. Le cinque, le cinque, le cinque…
I miei occhi si posarono su una foto di Charlie neonata appesa al muro, e per poco non mi scivolò il telefono dalle mani.
“CHARLIE!”
 
Scivolai veloce tra le porte della metro, superai una famiglia di turisti giapponesi e mi avviai correndo sulle scale per uscire dalla metro. Salii gli scalini a due e due, rischiando di travolgere un vecchietto paraplegico.
Avevo il fiatone, ma se possibile accelerai il passo. Spuntai su Churchill Street, e con orrore lessi sull’insegna di una farmacia che erano già le cinque e un quarto.
Continuai a correre, mentre pregavo tutti i santi che Charlie si fosse ricordata le noiose regole che i miei le ripetevano ogni giorno: ‘Se non vedi me, tuo padre o tua sorella fuori dalla scuola non muoverti e non andare con nessuno.’
Ma perché mia madre dava me il compito di andarla a prendere a scuola?! Non mi conoscevano, dopo sedici anni?
Finalmente fui davanti all’edificio in mattoni rossi su cui era inciso ‘Garden Elementary School.’, e presi a guardare ansiosamente nel cortile.
Nessuno. Non c’era nessun fottutissimo bambino, né genitore. D’altronde l’orario di uscita era le quattro e mezza..
Sentii il cuore salirmi in gola mentre entravo nei corridoi imponenti della scuola, alla ricerca di Charlie.
Magari era rimasta in classe a..Che so, disegnare fiorellini! Cosa fanno le bambine di dieci anni?
Le bambine normali, intendo. Perché ciò che facevo io a dieci anni non rientrava nella categoria della normalità.
Cazzo, mi stava salendo l’ansia.
I corridoi erano deserti, fatta eccezione per qualche bidello annoiato. Arrivai davanti alla segreteria, dove una donna sulla cinquantina si stava infilando il cappotto, pronta ad andarsene.
“Mi scusi, mi scusi sono la sorella di una bambina che frequenta la scuola. Si chiama Charli..ehm, Charlotte Calder, la conosce?” chiesi, mangiandomi quasi tutte le parole.
Questa mi guardò dall’alto in basso, come se fossi una psicopatica “Non conosco tutti gli alluni di questa scuola.” Borbottò, tirando su la zip del cappotto e facendo per andarsene.
“No, no aspetti!” la fermai per un braccio, e lei mi incenerì con uno sguardo.
Oh, ascoltami brutta vecchia!
“Dovevo venire a prendere mia sorella, ma ho perso la concezione del tempo e..Charlie ha dieci anni, è alta più o meno così..” indicai con una mano circa un metro e quaranta “Ha un sacco di ricci biondi, e gli occhi azzurri..E’ sicura di non conoscerla?” le chiesi di nuovo, sull’orlo della disperazione.
La tizia fece un respiro profondo, e scosse la testa “Mi dispiace ragazzina, ma non ho idea di chi sia. Magari sono venuti i tuoi genitori a prenderla, chiama loro.” Ribattè, prima di voltarmi le spalle ed andarsene definitivamente.
Emisi un verso strozzato, passandomi una mano tra i capelli. Merda merda merda merda..
“MERDA!” urlai, sbattendo un piede a terra, e la mia voce rimbombò nel corridoio deserto.
“Ragazzina, non urlare!” mi gridò un vecchio bidello, lanciandomi un’occhiata di fuoco.
“Vaffanculo!” risposi sempre urlando, prima di uscire dalla scuola. Spalancai il portone brusca, e corsi fin fuori dal cortile.
Guardai a destra e a sinistra, sperando di trovare Charlie seduta da qualche parte, ma non c’era. Vedevo le macchine sfrecciare veloci per le affollate strade di Londra, e in un secondo mi tornarono in mente tutte le puntate di Criminal Minds dove dei pazzi da legare rapivano dei bambini per..
Scossi la testa, cercando di non pensare a quelle cose. Charlie era sicuramente da qualche parte a fare l’idiota come al solito, sicuramente.
Sicuramente.
Ricominciai a correre, e presi a guardare all’interno di ogni bar a cui passavo accanto. Starbucks, Coffee Maker, The Tiki’s Bar, Ice-CreamLand..
Niente.
Entrai dentro Milkshakes’, dove c’era una festa di bambini, e cercai con lo sguardo una familiare chioma bionda. Setacciai il locale intero, ma Charlie non c’era.
Uscii dal locale, e mi assalì un’improvvisa voglia di piangere. Dove diavolo era Charlie?
Perché sono così stupida?
E se qualcuno l’avesse veramente rapita, e fosse colpa mia, cosa farei?
Scivolai sul marciapiede, sedendomi come una barbona davanti alla vetrina di una profumeria. Mi asciugai bruscamente una stupida lacrima, e tirai su con il naso.
Presi a guardare il cielo scuro di Londra, e mi ritrovai a desiderare che Charlie piovesse dal cielo con la sua aria presuntuosa e le sue manie da perfettina.
Io mi butto nel Tamigi se non la trovo.
“Calder?”
Chiusi gli occhi, sperando di aver sentito male. Ma quando li riaprii e guardai la figura slanciata davanti a me mi accorsi che avevo sentito benissimo.
“Malik.” Risposi incolore, prima di tornare a guardare il cielo.
Non avevo tempo per il talebano.
Sentivo il suo sguardo addosso, ma cercavo di non farci caso. Che m’importava di Zayn Jawacoso Malik? Mia sorella era da qualche parte sola per la città.
“Stai elemosinando o ti pesa il culo?” mi provocò divertito, e mai come in quel momento ebbi voglia di spaccargli la faccia a suon di pugni.
“Lasciami in pace.” Soffiai, appoggiando la testa alla vetrina. Non ero in vena di litigare.
Calò un silenzio gelido, segno che l’avevo davvero lasciato senza parole. Wow.
“Ehi, ti senti bene?” domandò subito dopo, dandomi un calcetto leggero alla gamba. Finalmente mi decisi a guardarlo, e se non l’avessi conosciuto avrei detto che era quasi preoccupato.
Mi scrutava attentamente con i suoi occhi neri, e a me venne di nuovo da piangere. Ma da dove esce tutta questa emotività?
“Ho..” deglutii a vuoto, distogliendo lo sguardo “Ho perso mia sorella di dieci anni.” Dissi, e dirlo ad alta voce lo fece sembrare ancora più disastroso.
“Come sarebbe a dire che l’hai persa?”
“L’ho persa, okay?! L’HO PERSA!” urlai, e qualche passante si voltò verso di me “Mi sono dimenticata di andarla a prendere a scuola e ora non la trovo, contento?” conclusi sempre urlando, prima di mordermi un labbro e cercare di non scoppiare a piangere davanti a lui.
Perché sarebbe stato davvero patetico.
Malik mi guardò in silenzio per un attimo, poi prima che me ne accorgessi si sporse verso di me e mi afferrò per un braccio, facendomi alzare.
“Malik, che cazzo stai..”
“Andiamo a cercare tua sorella.” Disse semplicemente, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé e senza mollare la presa sul mio braccio.
Sbattei le palpebre, sorpresa, mentre mi lasciavo trascinare da lui.
Negli ultimi quarantacinque minuti, il mondo sembrava essersi capovolto.

 
 
 
 
TONIGHT YOU LOOK SO PRETTY, YES YOU DO
In ordine:
·         Questo capitolo è un macello e so che mi vorrete uccidere #peace
·         Sono in un super cosmico magico (?) ritardo quindi ho risposto solo a cinque o sei recensioni #sisenteincolpa
·         Quel pezzo di canzone è tratto da Hey There Delilah dei Plain White T’s (Looooooouis!)
·         Devo scappare. Ricordate che se uccidete l’autrice non saprete il seguito :D

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Capitolo 9
*** Found it. ***


GIRLS THEY WANT HIM, GUYS THEY WANNA BE, WHO’S THAT BOY...
Questo capitolo è moltomoltomolto importante per la storia, ragazze. Quindi occhi bene aperti (?)
Mi sento like a boss perché ho risposto a tutte le 14 recensioni #olè
Che poi, 14 RECENSIONI SOLO AD UN SOLO CAPITOLO! Vi giuro, quando le ho contate non potevo crederci!
Primo perché in matematica faccio cagare, e secondo perché non mi sarei mai aspettata tante recensioni, ahxbahvsbxsnbxsj. Siete magnifiche, i love youuuuuu to space and back!
Grazie anche alle 62 persone che seguono questa storiella, alle 43 che l’hanno aggiunta ai preferiti e alle 6 che l’hanno aggiunta alle ricordate #sicommuove
E grazie anche a tutti coloro che leggono in silenzio, vi amo todos (?)
P.s. la frase in alto è tratta da Who’s that boy di Demi Lovato :)

 
 
 
 
 
“A che scuola va?” chiese Malik, mentre sfrecciavamo velocemente tra la folla di gente sul marciapiede, senza una meta.
“Alla Garden, su Churchill Street..Ho controllato tutti i bar su quella strada, e non c’era.” Risposi, passandomi una mano tra i ricci.
Zayn annuì impercettibilmente, prima di lanciare uno sguardo allo schermo del cellulare “Sono le sei meno dieci…In quasi due ore potrebbe essere andata anche a Manchester.”
“Rassicurante.” Commentai sarcastica “Comunque Charlie non sa prendere la metro, quindi sarà sicuramente a piedi.”
Malik fece una smorfia concentrata, facendo schioccare la lingua sul palato “Secondo me è ad un parco.” Disse infine, deciso.
“Un parco?”
“Un parco.”
“Grandioso, davvero.” Esclamai, facendo cadere le braccia sui fianchi “A Londra ci saranno un’ottantina di parchi, siamo a buon punto.” Continuai, con evidente sarcasmo.
“Se tu la finissi di lamentarti e cominciassi a camminare più veloce magari finiremmo prima di domani mattina.” Ribattè lui, critico.
E il peggio è che aveva ragione.
Malik accelerò il passo, e io dovetti quasi correre per raggiungerlo. Gli lanciai un’occhiata di sbieco, ma lui aveva uno sguardo indecifrabile, assolutamente neutro.
Sebbene fosse un irritante stronzo menefreghista ed io non avrei mai accettato di salire su una metro con lui, mi stava inspiegabilmente aiutando.
Avrei dovuto ringraziarlo.
..
Magari dopo.
 
“Quindi, ad Hyde Park non c’era, a Regents Park nemmeno, vicino a Buckingham Palace neanche..” ricapitolò Zayn, e mi venne davvero voglia di scavalcare quel muretto su cui ero appoggiata e gettarmi nel Tamigi.
Sospirai, e nascosi la testa fra le braccia.
“Voglio uccidermi.” Mormorai.
“Non qui ti prego, sarebbe davvero scontato buttarsi nel fiume.” Mi rispose intelligentemente Malik.
Alzai gli occhi al cielo, anche se lui non poteva vedermi. Restai ferma in quella posizione ad auto-commiserarmi per quelli che mi sembrarono secoli, finchè non lo sentii sbuffare.
“Andiamo Calder, non è divertente litigare con te se stai per suicidarti.” Si lamentò.
Non risposi, perché non riuscivo a pensare ad una risposta diversa da ‘Chiudi quella fogna Malik.’
Ad un tratto sentii qualcosa pizzicarmi un fianco, e sobbalzai. Mi girai verso Zayn, che sorrideva beffardo.
“Mi hai pizzicato un fianco?” domandai tra i denti, anche se suonava più come una minaccia.
Lui alzò le spalle “Forse sì, forse no..Chi lo sa?”
“Ti prenderei a sberle a volte. Anzi no, sempre.”
Sorrise di nuovo, mettendo in mostra la dentatura perfetta. Poi mi diede un altro veloce pizzico sul fianco, e saltai come una molla.
“Smettila!” urlai, dandogli una spinta. Zayn scoppiò a ridere, e strappò un sorriso anche a me.
Aveva una risata divertente, profonda ma..Divertente.
“Sei una sagoma, Calder.”
“E’ un insulto?”
Sembrò pensarci su un attimo, poi scrollò le spalle “Naah..Comunque, torniamo a cercare tua sorella?”
Quelle parole fecero sparire il mio sorriso, che aveva resistito per ben cinque secondi. Annuii, mentre il silenzio calava di nuovo gelido su di noi.
Riprendemmo a camminare fianco a fianco, mentre io calciavo debolmente una lattina vuota di coca cola.
“Com’è fatta tua sorella?” chiese d’un tratto, distogliendomi dai miei pensieri.
Alzai un sopracciglio, scettica “Ha dieci anni, Malik. Mi sembra eccessivo persino per te.”
“Idiota, lo so. Magari potresti darmi qualche dritta per riconoscerla, tu che dici?”
“Ha i capelli biondi, ma non biondi come quella puttana della Peters..” precisai, e lo vidi abbozzare un sorrisetto divertito “Biondi grano, più o meno, ricci, molto ricci e lunghi come i miei. Sarà un metro e quaranta o giù di li..”
“Ah, la tua altezza quindi!”
Gli lanciai un’occhiataccia, prima di mollarli un pugno sul braccio. “Cretino.” Lo apostrofai, gentilmente.
Lui non voleva togliersi dalle labbra carnose (carnose? Avevo davvero pensato carnose?) quel sorrisetto soddisfatto e divertito, mentre si aggiustava la giacca rossa e bianca della Columbia “Non ho niente contro le ragazze basse, comunque.” Continuò.
“Ci mancherebbe!” esclamai “E comunque, le ragazze basse sono più femminili.”
Malik mi squadrò dall’alto in basso, prima di assentire leggermente con la testa “Vero, ma dimostri molti meno anni di quanti ne hai. Ti fanno entrare nei locali?”
“E tu puoi entrare nella metro?”
Ruotò gli occhi al cielo “Questa non era divertente.” commentò.
Alzai lo sguardo da terra, e riconobbi la torre dell’orologio in lontananza. Le grandi e pesanti lancette segnavano le sei e venti del pomeriggio, e sicuramente i miei stavano tornando a casa.
Merda.
“I miei mi uccideranno.” Ragionai ad alta voce.
“Probabile.”
Sbuffai, lanciando un’occhiataccia a Zayn “Grazie per il supporto morale, è davvero efficace.” Gli dissi, sarcastica.
“Comunque anche io una volta ho perso mia sorella. Nel parcheggio del centro commerciale.” Rispose, con un’alzata di spalle.
“Hai una sorella? Che tragedia! Per lei.”
Mi fece il verso, infilando una mano nella tasca dei jeans ed estraendo un pacchetto di sigarette “Non diresti così se la conoscessi. Penso sia l’unica ragazza capace di tenermi testa in tutto il Regno Unito.” Si accese la sigaretta, e fece un tiro prima di voltarsi a guardarmi con un sorrisetto.
“Insieme a te, ovvio.” Aggiunse.
Feci un’espressione compiaciuta, aggiustandomi teatralmente i capelli come ad imitare le superstar. “Sì, lo so!”
“Non esultare, è solo perché non mi sto impegnando con te.”
“Oh, certo, perché nessuno resiste al fascino tenebroso di Zayn Jawacoso Malik, giusto?” lo presi in giro, guardandolo dall’alto in basso.
Soffiò del fumo davanti a sé, che velocemente si perse nell’aria “Credimi, saresti la prima a pregarmi per anche solo un bacio.” Continuò, sicuro di sé.
 “Tu non mi conosci, non puoi saperlo.”
Mi guardò malizioso “Mi stai per caso sfidando?”
Alzai un sopracciglio, confusa “E quale sarebbe la sfida?” domandai, ovvia.
“Chi prega per primo l’altro di dargli un bacio, ovvio.”
Scoppiai a ridere, di gusto “Questa sarebbe la scommessa? Ho già vinto, non ti conviene.” Lo misi in guardia.
I suoi occhi si accesero alla parola scommessa, e si piazzò completamente davanti a me, tagliandomi la strada.
Diede un’ultima boccata di fumo, prima di lanciare a terra la cicca “Se tu mi pregherai di baciarti per prima, dovrai venire a letto con me.” iniziò, deciso.
Strabuzzai gli occhi, e se avessi avuto dell’acqua in bocca gliela avrei sputata in faccia.
“Stai scherzando?”
“Sono serissimo.”
Scrutai nei suoi occhi marrone cioccolato (ancora con questi aggettivi?!) per vedere se fosse uno scherzo, ma sembrava fare sul serio.
Che cazzo di condizione era? Sarebbe stato una specie di stupro!
Ma io non avrei perso, ovviamente.
“Va bene, ma se sarai tu a pregarmi per primo di baciarti..” lasciai la frase in sospeso, pensando ad una condizione abbastanza dura.
Quando la trovai un sorriso soddisfatto illuminò il mio viso “..Dovrai urlare nella mensa che sei gay!”
Vidi la pelle scura di Zayn impallidire, prima che scoppiasse in una risata nervosa “Scordatelo Calder, non accadrà mai.” Sottolineò bene il ‘mai’, ma io scrollai le spalle e gli porsi una mano.
“Ci stai o non ci stai?” chiesi, sbrigativa. Se ci avessi pensato un secondo di più non avrei accettato, quindi era meglio muoversi.
Fece schioccare la lingua sul palato, prima di stringermi vigorosamente la mano. Poi con un movimento fulmineo mi tirò a lui.
“Prepara un completino sexy, hai già perso.” Soffiò a voce bassa, vicino al mio orecchio. Ebbi un brivido, ma fu solo un attimo.
“E tu prepara un megafono, dovranno sentirti fino a Dublino.” Risposi a tono, prima di allontanarmi velocemente dal suo viso.
“Dobbiamo ancora trovare mia sorella, Malik, quindi non restare lì fermo come un’idiota ed aiut..”
Non finii di formulare la frase, perché un risata squillante e familiare mi invase le orecchie. Mi girai verso la mia destra, e vidi le lunghe trecce bionde di mia sorella che tutta ridente se ne stava con due ragazzine, vicino ad una cabina telefonica.
Sentii il cuore salirmi in gola, fare una capriola, precipitare nel vuoto e poi tornare al suo posto. Un misto tra l’enorme sollievo ed un’inspiegabile furia assassina.
“CHARLOTTE!” urlai, correndo verso l’altra parte della strada. Vidi i suoi occhi saettare velocemente sulla mia figura, e un sorriso si aprì sul suo viso.
“Ciao Liz! Queste sono Tamara e Julie, e ve..”
Non la lasciai finire e la travolsi in un abbraccio da orso semi-ubriaco, facendola anche roteare in aria.
“Liz, Liz, non di fronte a tutti!” sibilò, mentre cercava di allontanarmi tirandomi i capelli.
“Charlie Charlie Charlie, prometto che non ti picchierò più con lo scopettone, non strapperò i tuoi poster di Hannah Montana e non lascerò morire di fame i prossimi pesci rossi che comprerai!” cantilenai, troppo felice per far caso agli sguardi confusi delle sue amiche nane.
“Va bene, va bene ma lasciami!” strillò, e finalmente mi decisi a posarla per terra. Era diventata tutta rossa sulle guance, e le trecce prima ordinatissime ora erano un groviglio confuso.
Ma chissene, l’avevo ritrovata. I miei non mi avrebbero sciolta nell’acido e io non mi sarei gettata nel Tamigi.
Avevo quasi voglia di ballare per quanto ero felice. Avrei potuto inventare una coreografia!
Passo a destra, passo a destra, scrollata di spalle, scivolata a sinistra..
Scossi la testa, e tornai a concentrarmi su Charlie “Va bene, adesso muovi il culo e andiamo a casa.” Dissi, prendendola per un braccio e trascinandola via velocemente.
“Ehi, dovevo salutare le mie amiche!” protestò, ma io feci finta di non sentirla. Incrociai lo sguardo di Malik, che si era seduto sul muretto del ponte, assolutamente a suo agio.
“Rimani qui, io torno subito.” dissi a Charlie, che subito fece per tornare indietro dalle sue amiche. La riacciuffai bruscamente per un braccio.
“Cazzo merda, Charlie! Sono quasi morta oggi pomeriggio per cercarti, vedi di non perderti di nuovo!” la ammonii, e lei con uno sbuffo incrociò le braccia al petto, innervosita.
Mi allontanai da lei, girandomi indietro solo prima di fermarmi davanti a Malik, giusto per controllare che ci fosse ancora.
Lui la stava guardando, con la fronte aggrottata “Bhè, vi assomigliate.” Decretò.
“Veramente lei è bionda con gli occhi azzurri ed io sono mora con gli occhi verdi.” Era forse diventato daltonico tutto d’un tratto?
“Il resto della faccia, intendo. E anche nei modi. Ti sta uccidendo con lo sguardo.” affermò divertito, prima di tornare a guardami.
“Sei venuta a ringraziarmi?”
Ruotai gli occhi al cielo, una cosa che facevo spesso quando ero con lui. Mi sarei slogata i bulbi oculari un giorno all’altro..
“Sono venuta a dirti che non sei stato troppo d’impiccio mentre cercavo mia sorella.” Parafrasai, perché non avrei mai detto ‘grazie’ a Zayn Malik.
Lui scese dal muretto, e ci trovammo a pochi centimetri di distanza. Aveva davvero delle lunghissime ciglia nere intorno agli occhi, e la pelle sembrava..Non so, levigata? Tipo quelle che si vedono nelle pubblicità delle creme L’Orèal.
Bhè era una bella pelle, fine della storia.
“E’ inutile che ti sforzi, Calder. Ho molta più esperienza di te..” prese un mio ricciolo, e se lo arrotolò lentamente tra le dita. Trattenni istantaneamente il respiro, ed indurii ogni muscolo.
Eravamo eccessivamente vicini.
Mi stava guardando in modo eccessivamente malizioso.
E faceva eccessivamente caldo. Quante cavolo di felpe mi ero messa addosso?!
“E so cosa piace alle ragazze..” continuò, la voce talmente bassa che faticai quasi a capire. Lo sentii avvicinarsi ad una mia guancia, e voltai bruscamente il viso.
“Non puoi baciarmi se non te lo chiedo io.” Gli ricordai, deglutendo a vuoto.
Non mi piaceva quando faceva così. Lui non mi piaceva in generale, ma quando si comportava come uno..uno..come il cretino che era, ecco, lo odiavo davvero.
Mi faceva sentire strana. Sentivo le viscere aggrovigliarsi inspiegabilmente, e mi sembrava faticoso anche respirare.
Non mi piacevano quelle sensazioni.
Malik sorrise tranquillo, passandosi una mano tra i capelli come a ravvivarseli “Neanche sulla guancia, suorina?” mi prese in giro.
“Ringrazia che ti permetta di respirarmi accanto.”
Scrollò le spalle, come se quello che dicessi gli scivolasse solo addosso “Come vuoi..Ci vediamo lunedì, Liz.
Mi salutò con il mio nome di battesimo, prima di voltarmi le spalle e prendere a camminare in un’altra direzione.
Liz, mi aveva chiamata Liz.
Ma chi cazzo l’aveva autorizzato a chiamarmi così?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** It's Liz, bitch. ***


Mi credete se vi dico che quando ho visto il numero di recensioni ho preso a saltare come una cogliona per tutta casa?
Vi rendete conto di quanto siete fantastiche? VE NE RENDETE CONTO? Voglio dire, siete uniche. E' per voi che continuo questa storia..
...E perchè non riesco a smettere di scrivere, AHAHA.
No sul serio, ogni vostra recensione me la rileggo una decina di volte, perchè le adoro. E anche se undici volte su dieci non vi rispondo, sappiate che leggo sempre e che vi AMO.

P.S. Per chi avesse dubbi, Zayn è VERAMENTE pakistano, da parte di padre. Non è un'invenzione della fanfiction :)


Scorsi con gli occhi tutti i cognomi presenti sul citofono, con un dito già alzato pronto a premere il bottone giusto.
Sylvester, Sylvester, Sylvester…Ecco, Sylvester! Suonai vivacemente il citofono, più e più volte. Considerato l’udito di Carol avrei potuto continuare a suonare per ore prima che se ne accorgesse.
“Chi è?” la voce metallica di Carol fece capolino, ed io ringraziai Dio, Gesù, Maria, il bue e l’asino di averla trovata in casa.
“La polizia, siamo venuti a prenderti.”
“Liz? Sei davvero una povera mentecatta, ma ti faccio salire comunque.” Rispose, prima che il cancello grigio davanti a me si aprisse con un sonoro ‘bip’.
Carol viveva ai confini dei confini dei confini della civiltà, quindi in periferia. Il suo era un condominio di sette piani abitato da circa sessantamila persone, e sembrava poter crollare a pezzi da un momento all’altro.
Tuttavia i suoi genitori avevano insistito per mandarla in un liceo  in culonia, ovvero al centro di Londra. Un posto pieno di fighetti miliardari che non facevano altro che parlare di quanto fossero fighetti e miliardari.
Diciamo che Carol, la sua fiammeggiante chioma e i suoi vestiti di H&M davano abbastanza nell’occhio in quella scuola, almeno a quanto mi diceva lei. Ma non le importava.
L’ascensore era rotto – tipico – quindi percorsi ben quattro piani a piedi prima di arrivare, con il fiatone, davanti alla sua porta.
Prima che potessi suonare il campanello lei apparve dalla porta, con un sorriso a sessantadue denti.
“Buondì sottospecie di scimmia mongoflettica, a cosa devo questa visita?”
“Fammi entrare e offrimi qualcosa da bere, idiota.” Ribattei gentilmente, prima di superarla e di farmi largo nella sua casa, che conoscevo da una vita.
Il solito divano rosso polveroso, l’angolo cucina disordinato, la TV accesa su MTV.. Ah, adoravo casa di Carol.
“Jude non c’è?” chiese, avvicinandosi al frigo ed estraendo un cartone d’aranciata.
Scossi la testa “No, non c’è..E non deve sapere che sono qui.” Aggiunsi, con uno sguardo eloquente.
Gli occhi di Carol si fecero improvvisamente interessati, mentre chiudeva con un colpo di bacino l’anta del frigo “Oh oh, cosa nascondi vecchia volpona?”
“Mollami l’aranciata e ti spiego.”
Mi lanciò il cartone, che afferrai prontamente al volo. Tolsi il tappo e tracannai un lungo e rigenerante sorso.
Posai l’aranciata sul piano cottura, e proprio in quel momento una specie di immensa palla di pelo prese a strusciarsi sulle mie gambe.
“Mr Purple!” urlai entusiasta, afferrando l’enorme gatto per prenderlo in braccio.
Mr Purple era un esemplare di gatto persiano di circa trecento chili e mezzo, ricoperto da quattro strati di pelo color miele. Carol l’aveva trovato per strada quando aveva tredici anni, e da quel momento non l’aveva più abbandonato.
Accarezzai la testa del gattone, e mi rivolsi di nuovo a Carol “Ho bisogno di seri consigli.” Cominciai, seria.
Lei si sedette sul bancone della cucina, prendendo a dondolare i piedi nel vuoto “Spara, sono tutta orecchie. Non c’è nessuno più bravo di me nel dare consigli.” Si vantò.
Sospirai, stringendo più forte Mr Purple “Ho fatto una scommessa…”
“Su chi vincerà tra Liverpool e Manchester venerdì? Anche io! Sono certa che il Manchester farà il culo a quei..”
“Carol, chissene frega del calcio!” la interruppi, alzando gli occhi al cielo “Ho fatto un altro tipo di scommessa.”
Restò in silenzio, intimandomi con lo sguardo a continuare.
“Ho scommesso su chi pregherà chi per primo per un bacio.” Dissi, tutto d’un fiato.
Carol alzò un sopracciglio, confusa, prima di rispondere con un sensato “Eh?”
Sbuffai, sedendomi per terra e posando Mr Purple sulle mie gambe. Continuava a fare quel ‘purrr purrrrrrr’ basso tipico dei gatti.
“Allora, c’è questo ragazzo, nella mia scuola..E’ un totale idiota, se ne sbatte una diversa a sera e se la smanatta come nessuno.” Cominciai.
“..L’altro giorno abbiamo fatto una scommessa: se io gli chiederò di baciarmi per prima perderò la scommessa, e lui potrà portarmi a letto. Se invece lui mi chiederà per primo di baciarlo dovrà urlare nella mensa che è gay.” Spiegai, e dirlo ad alta voce lo fece sembrare davvero stupido.
Forse perché era davvero stupido.
Carol mi guardava con un’espressione mista tra lo stupito e il perplesso. Ovvero, aveva un’espressione da pesce rincoglionito.
“Tesoro, scusa se te lo dico, ma sei davvero una povera deficiente.” Disse, decisa.
“Grazie tante Carol, anche io ti voglio bene.”
“Voglio dire, qual è il senso di questa scommessa? Almeno lui è carino? Ma è davvero gay?”
Alzai gli occhi al cielo, per l’ennesima volta “Lui è tanto figo quanto stupido, ed è molto molto stupido. E no, non credo sia gay. Sai, è talebano, o iracheno, o afghano..Bhè, di uno di quei paesi all’est dove le donne sono considerate meno importanti di un paio di mucche.” Conclusi velocemente.
Carol fece schioccare le labbra, con lo sguardo perso nel vuoto. “E tu vuoi vincere.. o perdere la scommessa?”
Le lanciai addosso Mr Purple e tutto il suo peso da lottatore di sumo; il gatto atterrò sulle sue gambe con un ‘miaoooo’ infastidito, e Carol strillò dalla sorpresa prima di lanciarlo a sua volta sul divano.
Povera bestiola.
“Voglio VINCERE, Carol! Cosa ti passa per la testa?!” esclamai scioccata, gesticolando.
“Ehi, calma tigre! Era solo una domanda! Comunque, perché mi stai coinvolgendo?” domandò, sospettosa.
“Perché per vincere devo essere..ehm.. irresistibile,capisci? Roba da far girare la testa. E mi servono i tuoi consigli, e soprattutto i tuoi vestiti, da battona esperta.” Spiegai, rigirandomi una ciocca di capelli tra le mani.
Carol fece una smorfia concentrata, prima di avvicinarsi a me e farmi alzare in piedi. Mi fece ruotare su me stessa, guardandomi attenta.
“Mmm..Sì, una silhouette magnifique.” decretò infine. Io scoppiai a ridere, dandole una leggera spinta “Ma smettila!”
“Comunque, sei venuta dalla persona giusta. Sarai così provocante che questo forestiero dell’est ti pregherà in ginocchio di baciarlo.” Continuò, prima di prendermi per un braccio e trascinarmi nella sua stanza.
Che inizino le danze.
 
 
Che sia maledetto l’inventore delle minigonne attillate. Quella cosa mi stava uccidendo, e sono sicura che non sarei mai riuscita a toglierla.
Fa niente, finchè mi dava un’aria favolosa avrei continuato ad indossarla.
Mi aggiustai la coda alta con un gesto veloce, mentre alcuni ragazzi nel corridoio si giravano verso di me, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Io l’avevo detto che mettere un reggiseno nero sotto una maglietta quasi trasparente non era una buona idea, ma Carol aveva insistito perché ‘farà un effetto vedo-non vedo molto rawwr.’
Sì, va bene.
Adocchiai la testa bionda di Jude vicino al mio armadietto, e se avessi potuto mi sarei messa a correre verso di lei. Peccato che quella gonna mi impedisse un qualsiasi movimento che non fosse camminare a passetti come un’idiota.
Oltretutto gli stivali di Carol mi stavano un po’ stretti.
Alla lentezza di un mammut appena sveglio arrivai fino a Jude, e mi appoggiai con una spalla al mio armadietto, stanca. Quegli stivali mi stavano uccidendo.
“Ciao Jude.” Dissi, tranquilla.
Lei si voltò con un sorriso verso di me, sorriso che si spense quando notò come mi ero vestita.
“Ma cosa diavolo ti sei messa, Liz?!” strillò, squadrandomi.
“Bah, non lo so, non ci ho neanche fatto caso..” feci la vaga, giocherellando con un mio bracciale.
“Mi prendi in giro? Sei..sei..Praticamente sei nuda!”
Sbuffai “Sei la solita esagerata! Non mi sembra che nessuno nella scuola stia notando come sono vestita.” Ribattei, decisa.
Gli occhi di Jude si posarono su un punto dietro le mie spalle, e la vidi alzare un sopracciglio “Veramente metà dei ragazzi di questo corridoio ti sta fissando il culo.”
“E l’altra metà gioca a carte?” scherzai, ma lei sembrò non cogliere la battuta.
Assottigliò gli occhi, sospettosa “Tu mi stai nascondendo qualcosa.” Affermò.
“No, non è vero!”
Jude arricciò il naso, ancora non convinta. Poi il suono della campanella ci fece sobbalzare entrambe.
“Io vado a Matematica, ma non finisce qui.” Mi minacciò, prima di allontanarsi velocemente verso la sua aula.
Jude era peggio di un mastino, non l’avrei scampata liscia.
Con un sbuffo aggiustai lo zaino sulle mie spalle, e mi avviai verso la classe di biologia. Mi guardai intorno, alla ricerca di un familiare ragazzo scuro, ma non lo trovai.
E che palle, per una volta che mi serve non c’è. E’ incredibile quel Malik, riesce a creare problemi anche quando non c’è.
Mi avvicinai alle scale, quando sentii un fischio alla mia sinistra, seguito da alcune risate.
Mi girai e vidi l’intera squadra di pallanuoto guardarmi, dandosi il gomito. C’erano tutti, eccetto Zayn.
Grandioso. Alzai gli occhi al cielo, e continuai a camminare per le scale, incurante.
“Ehi, tesoro, torna qui!” mi chiamò uno di loro, ed io gli lanciai un’occhiata infastidita.
Mmm, però era carino. Assomigliava un po’ a Jude Law, per intenderci.
Ma non era Malik.
“Devo andare a lezione.” Ribattei, decisa. Alcuni della squadra ridacchiarono, di nuovo.
Ma che cazzo avevano da ridere tutto il giorno? Se ne stavano lì, ammucchiati come polli, a ridere. Bah.
Il Jude Law dei poveri prese a salire le scale, fino a raggiungermi con un sorriso a trentadue denti.
“Io sono Will, piacere bellezza.” Mi porse la mano, presentandosi.
Guardai la sua mano a mezz’aria con una smorfia, prima di stringerla debolmente.
“Liz.” Risposi. Cazzo, volevo dare un nome falso!
“Non ti ho mai vista in giro, sei nuova?” continuò, e mi venne una gran voglia di prenderlo a pugni.
“Veramente sono in questa scuola da tre anni.” Ribattei, dura. Lui scoppiò a ridere, come a smorzare la tensione.
“Allora avrei dovuto guardare meglio.” Continuò, fissandomi con i suoi grandi occhi azzurri.
E’ inutile che flirti con me, amico. Se oggi non fossi vestita come una battona non mi avresti neanche guardata.
“Già, infatti.” Fu la mia articolata risposta. Ad un tratto lui tirò fuori dalla tasca dei jeans un iPhone.
“Me lo dai il tuo numero?” chiese, con l’aria di chi non fa altro dalla mattina alla sera. Io lo squadrai un attimo, poi afferrai il cellulare.
Avrei dato il numero di Carol, tanto scommetto che non avrebbe mai provato a chiamarmi.
Finii di digitare il numero e lo salvai con il mio nome, poi gli restituii il cellulare.
Will sorrise soddisfatto, rimettendo il telefono in tasca. Poi si avvicinò a me, e posandomi una mano su un fianco mi schioccò un bacio sulla guancia.
Ma tutta questa confidenza?
“Ci vediamo bellezza.” Mi salutò, e proprio mentre stavo per scansare la sua mano dal mio fianco una voce risuonò dalla fine delle scale.
“Wright, che stai facendo? Ti ho cercato per tutta questa cazzo di sc..” la voce di Malik si interruppe, mentre osservava me e William in cima alle scale.
I suoi occhi saettarono da me a lui, da lui a me, di nuovo da me a lui, come se stesse seguendo una partita di ping-pong.
Poi si fermarono su di me, e lo vidi squadrarmi dall’altro in basso, strabuzzando gli occhi.
D’un tratto il falso Jude Law mi mise una braccio intorno alle spalle – sì, intorno alle spalle-e sorrise a Zayn.
“Sono stato distratto da questa bambolina.” Si giustificò, scatenando altre risate nei ragazzi della squadra.
Prego, fate come se non ci fossi e come se non avessi un nome, eh!
Zayn salì le scale, fino a trovarsi davanti a noi. Aveva la mascella contratta, e mi lanciò uno sguardo di fuoco.
Mi sentii davvero andare a fuoco. Forse ero diventata una fiaccola.
“La conosco.” Sibilò, nella direzione di Will. Io scivolai con molta nonchalance dalla sua presa sulle mie spalle, e feci qualche passo all’indietro sulle scale.
“Adesso devo proprio andare. Ci vediamo dopo, Will.” Marcai bene sull’ultimo nome, lanciando però un veloce sguardo a Zayn, che ora sembrava concentrato sulla mia pseudo-maglietta.
Mi sentivo un po’ una puttana, ma dovevo vincere quella scommessa.
A tutti i costi.

 

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Capitolo 11
*** Get me with those green eyes ***


Ho una buona notizia ed una cattiva notizia: la buona notizia è che lunedì parto per il campo-scuola in Sicilia per tornare venerdì, la cattiva notizia è che non posterò fino a sabato a prossimo #OOOOPS.
Mi dispiace raCazze, ma sarò troppo impegnata ad abbordare (?) ragazzi siciliani per postare AHAH. No sul serio, non potrò proprio. Al massimo potrei postare lunedì mattina, se ci riesco..Ma non so.
Detto questo, spero che questo capitolo vi piaccia, perché è mucho importante :)
 

 
 
 
 
 
“Adesso tu mi spieghi per filo e per segno quello che stai facendo.” Mi ordinò Jude, sistemandosi meglio sul suo letto.
Io smisi di togliermi le sopracciglia, e sbuffai. “Mi sto togliendo le sopracciglia in modo da non assomigliare ad un orangutango.” Risposi.
“Sai che non intendevo quello.”
Posai le pinzette sul comodino, mentre prendevo a muovermi per la stanza in sella alla sua fighissima sedia girevole.
“Jude, lasciatelo dire, sei paranoica! Non sto facendo assolutamente niente!” insistetti, cercando di sembrare convincente.
Lei si aggiustò le pieghe del pigiama rosa con le anatre, prima di afferrare la mia sedia e farmi smettere di girare.
Mi fissò dritta negli occhi, e mi parve quasi di sentire la musichetta di Pshyco in sottofondo.
“Ti conosco meglio della collezione autunno-inverno di Jimmy Choo, quindi non tentare di prendermi in giro. Cosa-mi-nascondi?” scandì bene le ultime parole, ed io mi morsi un labbro, in difficoltà.
“Bhè, diciamo che..ehm, ho fatto una..mm” borbottai, tentando di prendere tempo.
“Hai fatto una cosa?
“Una scommessa. Una scommessa stupida.”
“Quanto stupida?”
Passai una mano tra i miei capelli, con una smorfia “Abbastanza stupida.” Decretai.
“E con chi?” continuò.
“Con Malik.” Mormorai, quasi me ne vergognassi.
Vidi la faccia di Jude impallidire, poi diventare di un rosso accesso, poi porpora, poi vermiglio..
“Con ZAYN MALIK?” urlò, strozzata.
“No, l’altro.” cercai di sdrammatizzare, abbozzando un sorriso.
“Tu sei fuori, Elizabeth! Dimmi almeno che è una scommessa innocente!”
Feci schioccare le labbra, riflettendo su quale potesse essere la sua percezione di ‘innocente’.
“Dipende da cosa intendi per innocente..”
Ridusse gli occhi a due fessure “Che. Scommessa. E’?” chiese, tra i denti.
“Diciamo che se lui mi pregherà per primo di baciarlo io avrò vinto, e dovrà urlare che è gay nel bel mezzo della mensa..” cominciai.
“E se invece tu perdessi?”
Feci una pausa, prendendo un respiro “Se lo pregherò io per prima di baciarmi potrà portarmi a letto.” Conclusi velocemente, guardando verso il basso.
Un tonfo sordo mi fece intendere che Jude era scivolata dal suo letto.
Sarebbe stata una lunga notte.
 
“Allora Jude, non sei contenta? Finalmente conoscerò il misterioso ragazzo della metro!” esclamai, cercando di farla sorridere.
Lei mi lanciò un’occhiataccia, continuando a camminare impettita per la metropolitana.
Era da ieri sera che mi teneva il broncio. Bhè, in realtà prima mi aveva fatto una sfuriata che probabilmente avevano sentito anche i nostri amici in Papuasia, dicendo che ero stata un’idiota, che stavo giocando con il fuoco, che non si scherza sul sesso e blabla.. Poi aveva iniziato la maratona del broncio.
“Eddai Jude, sei ancora arrabbiata?” chiesi, pizzicandole un braccio. Le si scansò, infastidita.
“Non sono arrabbiata, sono preoccupata.” Precisò, passando la tessera mensile della metro sul display e superando la barriera di controllo.
La imitai, e corsi fino a ritornare al suo fianco “Andiamo, è vero che il talebano ha il terrorismo nei geni, ma alla fine non è così mostruoso.” Cercai di tranquillizzarla.
Lei fece una smorfia poco convinta “E quel Will che hai rimorchiato per le scale?”
“Quello è stato un incidente di percorso. E comunque gli ho dato il numero di Carol.” Ridacchiai al pensiero della mia amica che veniva importunata da William Wright.
“Bhè, questa situazione non mi piace comunque. Quindi vedi di stare attenta e di vincere quella fottuta scommessa.” Concluse, prima di scivolare tra le porte della metro, con me al seguito.
Ci aggrappammo ad uno dei tanti pali, mentre la metro ingranava la marcia e partiva.
“A che fermata sale lui?” cambiai discorso.
“Alla prossima!” rispose entusiasta, tornando a sorridere.
Chissà com’era questo famigerato Harry. Considerando gli ex ragazzi di Jude poteva avere qualsiasi aspetto, anche quello di un gobelin.
Dio santo, mi ricordavo il suo primo fidanzato. Si chiamava Bobby Cox, ed era davvero un tipo strano. Non solo non era il massimo dal punto di vista estetico, con quella massa informe di ricci rossi, ma era anche fissato con i videogiochi di guerra e i fumetti di Batman.
Pregai almeno che questo Harry fosse vicino alla normalità. A sentir Jude era una specie di divinità, ma non ci facevo troppo affidamento.
La metro prese a rallentare, segno che stava arrivando la prossima fermata.
“Ecco ecco, è questa!” squittì su di giri Jude, stringendomi una mano.
Le porte si aprirono con il familiare ‘mind the gap between the train and the platform’ ed una folla di persone cominciò a salire.
Ad un tratto un ragazzo riccio fece il suo ingresso, e per poco non caddi stecchita a terra.
Il ragazzo in questione era una specie di dio greco sceso dritto dritto dall’Olimpo, con dei ricci castani perfetti che ricadevano sulla fronte, due occhi verde acceso, un fisico asciutto e un sorriso brillante.
Ossignore, è uno spettacolo. Basta, d’ora in poi si chiamerà Mr Sexy.
È una mia impressione o qualcuno sta suonando ‘I’m too sexy’ in sottofondo?
“Ciao Harry!” la voce acuta di Jude mi riportò sulla terra, e distolsi lo sguardo da Mr Sexy, che sicuramente mi aveva preso per un’idiota.
“Ciao Jude.” Rispose lui, con una voce perfettamente melodiosa, anche se profonda.
Devo ricordarmi di non fare la deficiente, devo ricordarmi di non fare la deficiente, devo ricordarmi di non fare la deficiente, devo ricordarmi di non fare la deficiente..
“E tu sei?” portò i suoi verdi su di me, con un sorriso.
“Deficiente.” Risposi, senza pensare. Mr Sexy scoppiò a ridere, mettendo in evidenze due fossette adorabili, mentre Jude mi lanciava un’occhiata confusa.
“Ehm, no no scusa, ero sovrappensiero..” tentai di giustificarmi “Io sono Liz.”
“E’ una mia amica, andiamo a scuola insieme.” Continuò Jude, mentre non finiva di mangiarsi con gli occhi Harry.
Provai un improvviso moto di fastidio verso di lei, decisamente ingiustificato.
Non fare l’idiota, Liz. Lo conosci da appena sette secondi!
“Non ti ho mai vista sulla metro.” Osservò Harry, tornando a guardarmi.
Oddio, che occhi stupendi..Non erano verdi insulsi come i miei, erano verde acceso, verde prato, verde collina verde di Windows, verde verde verde..
 “Ehm, sai, io abito da tutt’altra parte..Ma ieri ho dormito con Jude, cioè a casa di Jude e quindi..” lasciai la frase in sospeso, perché mi ero già  umiliata a sufficienza.
Fece un sorrisetto divertito, probabilmente pensando a quanto potesse essere rincoglionita l’amica-di-Jude.
“Tu a che scuola vai?” domandai, in un momento di rara lucidità.
“All’Academy of Arts.” Rispose, e riuscii a sentire un pizzico di fierezza mentre lo diceva.
Oooh, era un artista! Mr Sexy sarebbe stato come uno di quei pittori maledetti francesi, che facevano la vita Bohemi-qualcosa..
“Davvero? Che forza! E cosa fate nella vostra scuola?” domandò tutta entusiasta Jude, mettendo in mostra il suo sorriso perfetto.
“Oh, bhè..Ci sono le materie normali come negli altri licei, solo che ci sono molte più ore dedicate alla pittura, al canto, alla danza..” fece un gesto vago con la mano “A me piace particolarmente cantare.”.
“Anche a me piace cantare!” esclamò subito Jude.
“Purtroppo per le mie orecchie.” Aggiunsi.
Mi fece la linguaccia, e sentimmo la risata di Harry. Quello era davvero il colpo di grazia.
La metro rallentò, e Mr Sexy lanciò un’occhiata fuori dalle porte.
“Io scendo qui ragazze.” Ci disse, mentre le porte si aprivano davanti a lui.
“Ciao!” lo salutammo in coro, facendolo di nuovo ridere. Si aggiustò la sciarpa bianca attorno al collo e scese con un salto, insieme ad altre tre persone. La metro ripartì lentamente, e un attimo prima di sparire nel tunnel lo vidi girarsi di nuovo verso di noi.
Abbozzai un sorriso, e lui mi fece l’occhiolino.
Mr Sexy era davvero magnifique .
 
 
“Allora, che ne pensi?”
Rigirai la lattuga che avevo nel piatto con una smorfia “Sa di erba da campo di calcio.” Risposi, disgustata.
Jude alzò gli occhi al cielo “Scema, parlavo di Harry!”
“Oh..” dissi, abbandonando la forchetta sul piatto “Bhè, è carino..” mi mantenni sul vago.
“Solo carino? E’ bellissimo, è fantastico, è unico! Secondo te mi guardava?”
“Jude, eri a quindici centimetri dal suo naso, come avrebbe potuto non guardarti?”
“Bhè, ma guardava più te o me?”
In quel momento vidi Malik fare uscire dalla mensa, stranamente solo. Mi alzai, facendo strusciare rumorosamente la sedia.
“C’è Zayn, devo andare.” La liquidai velocemente, prima di oltrepassare la sua sedia.
Mi ero scervellata tutta la notte per trovare un modo che l’avrebbe portato a volermi baciare. E non l’avevo trovato.
Perciò avrei improvvisato.
“Ciao Malik.” Lo salutai, piazzandomi davanti a lui. Mi squadrò dall’alto in basso, con un sopracciglio alzato.
“Oggi niente abbigliamento da spogliarellista?” chiese, ironico.
“Ti è piaciuto? Avevo in mente di lanciarti anche le mutande, poi mi sono ricordata di non averle messe e quindi..” lascia in sospeso la frase, ad effetto.
Lui fece un sorrisetto accattivante, prima di mordersi un labbro. Poi mise una mano dietro la mia schiena, avvicinandomi a lui.
“Con le parole ci sai fare, ma sono i fatti che mancano..” mormorò vicino al mio orecchio, prima di prendere a designare il contorno della mia schiena con un dito.
Trattenni il respiro, e cercai di non pensare a quanto il suo tocco fosse..fosse…perfetto.
Dannato Malik, tentava di indurmi a peccare sfruttando le sue doti da manipolatore.
Mi allontanai, e ripresi a respirare regolarmente “Non vincerai mai questa scommessa.” Dissi, decisa.
“Vincerò molto più che quella.” Rispose enigmatico, prima di voltarmi le spalle e prendere a camminare verso la fine del corridoio.
Perché avevo il batticuore?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Metro guy. ***


WHEN IT’S BROKE AND YOU SAY THERE’S NOTHING TO FIX
I. came. back. WOOOOH! Sono tornata da tipo mezz’ora nella vecchia e adorata (sese..) Roma, e già mi trovo qui a postare #proud
Mi siete mancate ragazzuole! Coooomunque, la Sicilia era bellissima ed io e le mie amiche abbiamo abbordato un tipo troppo carino sul traghetto #yeep Oltretutto mi sono uccisa con i cannoli #sonsoddisfazioni
Detto questo, vi ringrazio millemila per le recensioni  e mi scuso per non aver risposto (tanto per cambiare..)
Voi come state? Spero bien bien (?)
Baaaaacioni!

 
 
 
 
 
Non sono mai stata una ragazza sportiva, di quelle che vedreste correre indossando dei terrificanti pantacollant e scarpe Adidas alle sette di mattina.
Non mi piace camminare, non mi piace correre, non mi piace muovervi. Se hanno inventato le macchine, gli autobus e le metro ci sarà un motivo, no?
Tuttavia, erano le sette e un venticinque della mattina ed io mi aggiravo a piedi per le vie di Londra, verso casa di Jude.
O meglio, verso la metro vicino vicino alla casa di Jude.
Diciamo che stamattina mi ero svegliata con un’improvvisa voglia di farle compagnia.
..
Scherzo, volevo solo rivedere Mr Sexy.
Scesi lentamente le scale della metro, tirando giù il cappuccio della felpa viola dalla mia testa, e frugai nelle mie tasche alla ricerca del lucidalabbra rosa brillante.
Oh oh, trovato! Impugnai lo spazzolino del lucidalabbra con fierezza, prima di passarmelo in modo esperto sulle labbra, senza neanche specchiarmi.
Una bambina sui sette anni mi guardò curiosa, prima di essere tirata via dalla madre per una mano. Scrollai le spalle, avviandomi verso la Linea 14.
Mi sentivo stranamente di buon’umore e stavo per mettermi a fischiettare, salvo ricordarmi che non sapevo fischiare.
D’un tratto riconobbi la figura alta di Jude, e mi avvicinai piano alle sue spalle. Le posai le mani sugli occhi, alzandomi sulle punte, e la sentii sobbalzare.
“Chi è?” chiesi, cercando di assumere un tono di voce basso e maschile.
Lei si liberò dalla mia presa, girandosi bruscamente. Strabuzzò gli occhi, sorpresa.
“Liz? Che cavolo ci fai qui?!”
“Contenta di vederti anche io, tesoro.” Ribattei, sarcastica.
“Perché sei venuta fin qui?”
“Per fare compagnia alla mia migliore amica ingrata, ecco perché!” feci una linguaccia ed abbassai la visiera del suo cappello, facendoglielo cadere tutto sulla faccia. Lei fece un verso infastidito, prima di riaggiustarselo sulla testa.
“Mi hai sorpresa, tutto qui.” Si giustificò, ancora vagamente sospettosa. Non voleva abbandonare quella smorfia strana, con il labbro superiore leggermente sporto verso l’infuori..
Alzai le spalle, fingendo incuranza “Charlie doveva andare a fare le analisi del sangue, quindi i miei rumorosi familiari mi hanno svegliata prima del solito.”
E questa era la verità. A casa mia il concetto di ‘silenzio’ era sconosciuto.
La metro arrivò, e una folata d’aria ci scompigliò tutti i capelli. Mi aggiustai una ciocca dietro le orecchie, prima di avvicinarmi alle porte.
Salimmo, e dopo numerose gomitate riuscimmo anche a trovare due posti vicini.
“Allora, l’hai fatta la ricerca di francese? Perché devo copiarla durante storia, tanto la Flanders ha quel problema strambo agli occhi..” Cominciai a parlare, ma Jude sembrava distratta. Continuava a mangiucchiarsi le unghie, persa in chissà quali pensieri.
Perché avevo l’impressione che Jude sapesse della mia cotta-lampo per Mr Sexy?
Perché avevo l’impressione che Jude sapesse sempre tutto?
Era troppo intelligente.
Schioccai due dita davanti alla sua faccia, e si riscosse “Ehi, parlo con te! Ho capito che voi bionde ci mettete un po’ ad assimilare i concetti, ma non esageriamo!” scherzai.
“Sì, sì puoi copiarla..” acconsentì, sempre sovrappensiero.
“Che cos’hai stamattina, Jude? Sembri su un altro pianeta.” Le feci notare. Lei si girò verso di me, e mi studiò per qualche attimo.
Cominciai a sentire un vago senso di colpa farsi largo dentro di me.. Via, vattene senso di colpa! Io non sto facendo niente di male.
Già.
Proprio così!
Finalmente Jude distese le labbra in un sorriso sincero “Niente, sono solo un po’ stanca. Sono contenta che tu sia venuta a farmi compagnia!”
Oddio, ora mi sentivo un vero mostro.
La frenata troppo brusca della metro fortunatamente interruppe il filo dei miei pensieri, e da come Jude trattenne il respiro capii che quella era la fermata di Ricciolo Hot.
Le porte si aprirono, e gettai un occhio fingendo noncuranza. Finalmente vidi salire la figura di Harry, e feci una veloce radiografia.
Jeans neri assolutamente sexy, mani infilate nelle tasche dei jeans neri assolutamente sexy, maglietta grigia e bianca assolutamente sexy, capelli scompigliati ad arte assolutamente sexy, cuffie nelle orecchie assolutamente sexy.
Questo sì che era un bel buongiorno.
Scrutò velocemente la metro con gli occhi, finchè non ci vide. Allargò un sorriso sulle labbra, prima di avvicinarsi e togliersi le cuffiette.
Oh, come era educato. Un ragazzo bello e pure educato. Non come Malik.
Ma che c’entra Malik, ora?
“Ciao splendori.” Ci salutò, facendoci l’occhiolino. Jude proruppe in una risata talmente acuta da far invidia ad un passero esaltato, ed io mi schiarii la gola.
“Ciao capelli selvaggi.” Lo salutai, con un sorriso. Lui alzò un sopracciglio, divertito.
“Hai qualcosa da ridire sulla mia capigliatura perfetta?”
“No, per carità.. Usi il ferro o i bigodini?” lo presi in giro. Mr Sexy rise, e notai il suo pomo d’Adamo andare su e giù.
Grazie a Dio nessuno poteva leggere nella mia testa..
“Io sono pelato.” Disse infine, fingendosi serio. Stavolta fui io a scoppiare a ridere, coprendomi i denti con una mano.
“Cosa ascoltavi, prima?” si intromise Jude, ed Harry portò l’attenzione su di lei.
“Oh, i Simple Plan..Non so se li conosci.”
“Scherzi? Li adoro!” squittì lei, con gli occhi che le brillavano.
“Ma dai? Qual è la tua canzone preferita?”
“Welcome to my life, sicuramente!”
“Sì, è fantastica!”
I due cominciarono ad intavolare un’allegra e lunga discussione sui Simple Plan, band che conoscevo solo di nome. Presi a contare le mie doppie punte, fingendomi annoiata quando in realtà ero solo terribilmente scocciata.
Jude era estremamente fortunata. Perché cavolo non ascoltavo anche io i Simple Plan? Ah sì, perché facevano schifo.
Perché non parlavano dei Coldplay? Se avessero parlato di loro avrei stracciato Jude con la mia suprema conoscenza di tutti i loro dischi.
Harry dovette notare che non stavo dicendo una parola, perché abbozzò un sorriso nella mia direzione “A te piacciono i Simple Plan?” chiese, gentile.
“Oh, sarebbero dei musicisti fantastici se solo sapessero suonare.” Risposi, sarcastica.
Incredibilmente lui scoppiò a ridere, divertito “E allora che musica ascolti, tu?”
“I Coldplay, se non ti dispiace.”
Mr Sexy ruotò gli occhi al cielo “Oh, che banalità! Para-para-paradise..” fece il verso alla canzone, facendo ridere Jude.
“Ma ti prego, sono lontani anniluce dai Simple Plan!” li difesi, decisa.
Harry stava per ribattere, ma la metro frenò e con un’occhiata si accorse che era arrivata la sua fermata.
“Continuerei a smerdare per ore i Coldplay, ma devo scendere.” Disse, con un sorriso strafottente.
Poi incredibilmente si sporse verso di me, poggiando un mano sul mio braccio e schioccandomi un veloce bacio sulla guancia. Lanciò un bacio a Jude, e poi scese di corsa dalla metro.
Oddio, oddio, oddio..Le farfalle ballavano il mambo nel mio stomaco, giuro. Aveva delle labbra a dir poco morbidissime..
“Ti ha dato un bacio sulla guancia! Ti ha dato un bacio!” esclamò scandalizzata Jude, tirandomi per un braccio.
“Lo ha dato anche a te..”
“No, a me ha lanciato un bacio, invece a te l’ha dato proprio sulla guancia!” insistette, diventando tutta rossa.
Borbottai qualcosa di incomprensibile, mentre la vedevo incrociare le braccia al petto e prendere a fissare il vuoto, astiosa.
Complimenti Liz.
 
 
“Calder, muovi quei grissini e corri sotto rete!” urlò Mr Jackson, soffiando con forza dentro quel suo fischietto infernale.
Sbuffai, mettendomi a malincuore sotto rette. Odiavo la pallavolo, e non ero affatto portata. Diciamo che io tentavo di schivare la palla, più che prenderla.
“Ehi, formazione quattro due due, chiaro?” mi gridò concitata Jessica Albore, l’appassionata di sport estremi.
“Formazione che?” ripetei confusa, ma proprio in quel momento un altro fischio ci avvertì che la partita stava ricominciando e l’altra squadra fece la prima battuta.
Vidi i miei compagni buttarsi tutti insieme per prendere quella stupida palla, che alla fine venne intercettata da Kim della classe di letteratura. La rossa la lanciò a qualcuno che non vidi, perché mi ero appena accorta che lo smalto si stava scrostando sull’unghia del mio pollice destro..
“CALDER, LA PALLA!” urlò Mr Jackson, mentre alzando gli occhi notavo il pallone cadere proprio al mio fianco, sotto le lamentele dei miei compagni.
“Ops, mi ero distratta…” mi giustificai, debolmente.
Sentii una risata fastidiosamente familiare partire dal fondo della palestra, e girandomi notai Malik appoggiato al muro che se la rideva, guardandomi.
Il prof. di ginnastica mi lanciò uno sguardo di fuoco “Che ne dici di fare dieci giri intorno alla scuola, così porti la manicure a prendere aria?” mi prese in giro, aumentando le risate di Zayn.
“E il signore là infondo muore dalla voglia di fare una sessione da cento di addominali, vero?” lo sfidò, e Malik smise di ridere.
“Anche duecento prof, non è un problema.” Ribattè, spavaldo. Qualche ragazza ridacchiò come una iena, ed io ruotai gli occhi al cielo.
“Allora accompagna Calder a correre, così vediamo se poi avrai voglia di fare duecento addominali.” Ordinò, e non trattenni un sorriso mentre mi avviavo verso la porta della palestra.
Sentii Malik avvicinarsi finchè fu proprio accanto a me.
“Sei un vero portento della pallavolo, sai?” mi provocò. Gli lanciai un’occhiataccia, notando la sua maglietta quasi trasparente perfettamente aderente al corpo.
“Ti sei vestito come se dovessi partecipare al concorso Mr Maglietta Bagnata.” Gli feci notare, con un sorrisetto.
Zayn ammiccò nella mia direzione, prima di avvicinarsi e posarmi un braccio intorno alle spalle, con molta nonchalance.
Strabuzzai gli occhi, cercando però di non mostrarmi troppo sorpresa.
“Ah, Liz Liz Liz..” cantilenò, prima di stringere la presa “Sei la peggiore scommessa che abbia mai fatto.”
“Sei un asso nei complimenti, Malik.” Dissi, acida.
“Vuoi che ti faccia dei complimenti, bimba?” mi stuzzicò, guardandomi con i suoi occhioni nocciola liquido.
Finsi di pensarci su per un po’ “Bah, se proprio ci tieni..” buttai lì, vaga.
“Oddio, sarà un’impresa difficile..”
Tentai di liberarmi dalla sua presa, abbastanza per mollargli una sberla, ma lui scoppiò a ridere e non mi permise di muovermi.
“Hai delle gambe davvero sexy.” Soffiò vicino al mio orecchio, prima di darmi un’allegra palpata al culo.
Sobbalzai, e sentii le guance andare a fuoco. Riuscii a pestargli un piede con forza, ed allontanarmi.
“Sei un pervertito!” esclamai, scandalizzata. Lui saltellò qualche secondo su un piede solo, con una smorfia.
“Non sei la prima a dirmelo e non sarai l’ultima.”
“E comunque intendevo dei veri complimenti. Sai, alcune ragazze possono apprezzare di non essere viste solo come un paio di tette e un sedere ambulanti!” continuai, gesticolando e prendendo a camminare all’indietro davanti a lui, come un gambero.
Mi osservò per qualche istante, con una smorfia concentrata sul viso. Un pallido raggio di sole si riflesse su entrambi, e lanciai uno sguardo contento al cielo di Londra, una volta tanto limpido.
“Ce l’ho!” esclamò, soddisfatto. Io alzai un sopracciglio, in attesa.
“Quando ti arrabbi – e succede spesso – diventi tutta rossa e poi gonfi le guance come un criceto!” disse, divertito.
“Paragonarmi ad un criceto è la tua idea di complimento, Zayn? Geniale!”
“Bhè, sì, perché sei adorabile.” Aggiunse, con una scrollata di spalle.
Aprii la bocca per parlare, ma non trovai nulla di sensato da dire.
Dio mio, quel ragazzo era più lunatico di mia madre nei suoi giorni NO, ovvero tutti i giorni. Un momento prima diceva un mucchio di stronzate, e il momento dopo se ne usciva con cose del genere.
Sentimmo suonare la campanella all’interno della scuola, e rallentammo la nostra camminata fino a fermarci.
Mi prese per un polso, avvicinandomi a lui “Ricorda Calder, io non perdo mai.” Mormorò, prima di allontanarsi con un sorrisetto strafottente.
Non sapevo quanto il confine tra realtà e gioco si stesse riducendo.
E questo non era affatto un bene.

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Capitolo 13
*** Call me maybe ***


Oggi avrei parecchi motivi per essere incazzata nera, tutttttttavia voglio mantere il mio umore allegro.
Tanto per cominciare vi ringrazio sempre per le numerose recensioni. Forse pensate che io non dia peso a quello che scrivete, ma fidatevi NON è così. Le recensioni che mi fate sono le cose più belle che qualcuno potrebbe mai scrivere sulle mie storie, sul serio #muchlove
Detto questo vi informo che ieri pomeriggio alle 15.59 ho finito di scrivere questa fan fiction AHAHA. Se i calcoli non mi ingannano (e potrebbero) saranno all’incirca una trentina di capitoli.
Cercherò di postare il più regolarmente possibile, lasciando comunque passare due o tre giorni da un capitolo all’altro, per mantenere il ritmo (?)
Adesso mi levo dalle balle, e vi saluto! Baaaci!
p.s. per tutti coloro che chiedono di Hoping for the sun..Ci sto lavorando, ragazze :)

 
 
 
 
 
 Hey I just met you, and this is crazy
but here’s my number..So call me maybe!

 
Come tutte le mattine da una settimana a quella parte mi avviavo per la metro, assonnata.
Quella giornata era iniziata davvero molto male..
 
“Voglio i Cheerios, voglio i Cheerios, voglio i Cheerios!” piagnucolò Charlie, come se avesse ancora due anni.
“Non me ne frega niente. I Cheerios li prendo io.” Ribattei brusca, versando tutto ciò che era rimasto nella scatola nella mia tazza.
Il piccolo mostro mi lanciò un calcio sotto al tavolo, e feci un verso strozzato dal dolore.
“Ma che cazzo, Charlie!” urlai, prima di lanciarle la scatola vuota in faccia, con forza.
“Liz, che diavolo stai facendo? Lascia in pace tua sorella!” mi sgridò Il Santo Patrono delle sorelle minori, ovvero mio padre, che chiaramente era entrato nello stesso istante in cui lanciavo la scatola a Charlie.
“Mi ha dato un calcio!”
“Non è vero, lei fa la prepotente!”
“Zitta mocciosa!”
Mia madre fece il suo trionfale ingresso, e sbattè una mano sul piano cottura “Non urlate!” cominciò, urlando ovviamente “Liz, non mi piace come ti comporti con tua sorella. Cambia atteggiamento.”
E certo, tanto era sempre colpa mia.

 
Passai l’abbonamento mensile alla metro sul display, e non alzai neanche gli occhi alla ricerca di Jude. Sapevo che oggi non sarebbe venuta a scuola, dato che aveva una visita medica o qualcosa del genere..
Bhè, non ci sarebbe stata ed io mi sarei impiccata dalla noia.
Mi misi ad aspettare la metro, e lanciai un’occhiata pigra al fiume di persone vicino a me. Come mai avevano tutti quelle facce scocciate?
Ah certo, probabilmente perché erano le sette e mezza di mattina. Le sette di mattina non dovrebbero proprio esistere, dovrebbero essere cancellate dagli orari.
A chi mancherebbero?
A qualcuno mancano le ore?
Ma che sto dicendo?
L’arrivo rumoroso della metro mi distolse dai miei vaneggiamenti, e mi sbrigai a salire e a cercare un posto a sedere. Che ovviamente non trovai.
La giornata stava precipitando.
Appoggiai la fronte al palo freddo a cui mi reggevo, e chiusi gli occhi. Probabilmente avrei dovuto smetterla di andare a dormire alle due di notte, se volevo avere un aspetto decente il giorno dopo. Ma infondo, ne vale la pena?
Ne vale la pena cosa? Oddio, a cosa stavo pensando? Cazzo, sto diventando vecchia e pazza. Magari mi erano pure venuti i capelli bianchi nel sonno, e ora me ne andavo in giro come un’ottantenne patentata.
No scherzo, io non avevo la patente.
Il treno fece una brusca frenata, e sarei finita a terra se non mi fossi ricordata di stringere la presa sul palo. Che riflessi pronti.
Le porte si aprirono, e vidi subito entrare Mr Sexy. Il cervello mi diceva di mettermi apposto quella specie di marmotta morta che avevo in testa, altresì detta capelli, ma i miei arti non sembravano rispondere all’impulso.
Avevo troppo sonno. Mi avrebbe vista al naturale.
Povero lui.
“Buongiorno!” esclamò, piazzandosi con un sorriso davanti a me. Naturalmente lui sembrava appena uscito dalla copertina di Vogue, e le luci al neon che illuminavano il treno erano niente in confronto al suo sorriso.
“Buongiorno..” risposi, mentre sulle mie labbra si dipingeva l’aborto di sorriso.
Aggrottò la fronte, squadrandomi “Hai la faccia di una che non ha dormito.”
“Infatti è così.”
“Sveglia tutta la notte a fare festa?”
“Oh sì..” assicurai, con un sorriso divertito “Festa con mia sorella di dieci anni e la sua nuova Barbie Malibù. E’ stato epico.”
Fece una smorfia, come se fosse dispiaciuto di essersi perso la festa dell’anno “Cazzo, l’ho persa..Non potevi invitare anche me?”
“E come facevo? Mandavo un piccione viaggiatore?”
“Che schifo i piccioni!”
“Poverini!” protestai, in loro difesa “Come ti sentiresti a mangiare gli avanzi degli avanzi di qualcun altro?”
“Guarda che io sono un homeless. Vivo sotto il London Eye, sui cartoni.” Continuò, fingendosi serio “Bevo l’acqua piovana.”
“Io sono praticamente orfana. Vivere con i miei o vivere con un gatto è la stessa cosa.”
Scoppiò a ridere, tenendosi saldo al mio stesso palo. Condividevamo un palo.
Che grande emozione!
“Sei davvero fuori, Liz.” Commentò divertito.
“Ti ricordi il mio nome?” chiesi, sinceramente stupita.
“Difficile dimenticarsi di una come te.”
Avrei voluto chiederli cosa intendeva con ‘una come te’, ma avevo paura rispondesse qualcosa del tipo ‘una povera psicolabile come te’, e quindi non chiesi nulla.
“Senti..” cominciò, puntando i suoi occhioni verdi nei miei “La prossima volta che organizzi un party con tua sorella e una barbie, invece di mandarmi un piccione viaggiatore prova a chiamarmi.” Tirò fuori il cellulare da una tasca, e me lo lanciò.
Lo presi al volo, e lo guardai con un sopracciglio alzato “Come faccio a chiamarti se ho io il tuo telefono?”
Harry alzò gli occhi al cielo, con un sorriso “Ma scema, devi memorizzare il tuo numero! Dai, dammi il tuo cellulare così ti scrivo il mio…”
Calma, calma Liz. Prenderai a saltare ed urlare come un’idiota quando sarai sola soletta nella tua camera.
Gli porsi il mio telefono, mentre digitavo il mio numero sul suo e lo salvavo con ‘Liz.’
Glielo restituii, mentre lui finiva di salvare il suo “Volevo salvarmi come ‘quella fuori del treno’, ma poi ho pensato che Liz fosse più adatto.” Gli dissi.
Lui sorrise, porgendomi il mio telefono. Poi la metro frenò, e con un’occhiata si accorse che era arrivata la sua fermata.
“Io vado, ci vediamo Liz.” Mi posò un bacio sulla guancia, prima di scendere in fretta.
Appena toccò terra e le porte si chiusero si voltò di nuovo verso di me, fece il segno del telefono con le mani e mimò con le labbra un: “Chiamami!”
Eccome se ti avrei chiamato, Mr Sexy!
 
“Dio, hai un aspetto orribile oggi!”
Chiusi con più forza del normale lo sportello dell’armadietto, trovando Malik alla mia destra che mi squadrava con disapprovazione.
“Sei un tesoro, Malik.” Gli risposi, acida.
“Di questo passo non vincerai mai la scommessa, lo sai?”
“Pensala come ti pare.” Conclusi, con un’alzata di spalle, prima di allontanarmi con una certa aura di mistero.
Avevo un piano geniale, che non avrebbe fallito.
 
Respira.
Feci una smorfia, mentre giravo su me stessa davanti allo specchio dello spogliatoio.
Respira.
Chiunque abbia inventato i mini shorts è un grande pervertito. E soprattutto non ne ha mai provato uno.
Respira.
Devo calmarmi, devo decisamente calmarmi.
Respira.
O la va o la spacca. È già tanto che sia riuscita a mettere in piedi una cosa del genere.
Grazie a Dio nella mia scuola ci sono abbastanza puttanelle da prestarsi ad una cosa simile.
Respira.
Feci un ultimo, profondo respiro prima di aggiustarmi il reggiseno viola del costume, ed uscire dallo spogliatoio.
Appena fui fuori venni investita da un forte odore di cloro, tipico delle piscine, e da una serie infinita di schiamazzi, trombette e cori da stadio.
Certo, come potevo sottovalutare un’interessantissima e decisiva gara di pallanuoto?
“Allora, si comincia?”
Adrienne Clarks e tutti i suoi due metri di gambe mi si avvicinarono, eccitati. Ovviamente anche lei era in mini shorts, reggiseno del costume e converse basse. Solo che a differenza mia sembrava una modella uscita da un servizio fotografico.
“Certo, tra due minuti iniziamo. Cosa c’era dopo il passo incrociato?” chiesi velocemente, nel panico.
Adrienne ruotò gli occhi scuri al cielo “Gamba sinistra in alto! Concentrati!” mi rimproverò, prima di tornare dalle sue amichette.
Oh, che si fotta. Ero stata io ad organizzare all’ultimo minuto una specie di performance, con una dozzina di ragazze semi-svestite come me, a bordo della piscina poco prima dell’inizio della gara. Come se fossimo delle vere cheer-leaders americane.
Malik era il capitano della squadra, doveva notarmi mentre ballavo come una una battona.
In quel momento entrò la squadra della nostra scuola, e tutta la fauna femminile della scuola trattenne il respiro.
Sbattei le palpebre, sorpresa. I ragazzi erano tutti in…mmmm, come dire, costume.
E non erano messi affatto male, come dire.
Come dire?
Malik entrò per ultimo con un sorriso beffardo, sotto una pioggia di applausi e cori, e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.
Non pensavo che fosse così abbronzato e così muscoloso. Aveva davvero molti, molti, molti, molti, molti, molti, molti, molti addominali..
Scossi la testa, distogliendomi da quei pensieri poco adatti. Mi avvicinai velocemente alle ragazze con cui avrei dovuto ballare, che stavano accostate sotto le tribune.
Dovevamo essere una specie di sorpresa.
“Caitlin vai a prendere il megafono, dobbiamo cominciare.” Dissi, concisa. Quella scattò velocemente, ed io mi rivolsi al resto della squadra.
“Allora, ehm..Praticamente adesso andiamo là in mezzo e balliamo..” cominciai, leggermente a disagio.
“Sì, questo lo sapevamo.” Mi interruppe quella troia della Peters. Io le lanciai un’occhiata di fuoco.
“Ho detto che dobbiamo ballare, non ascoltare le tue opinioni.” Ribattei acida, e lei ruotò gli occhi al cielo.
“Dicevo, andiamo lì, balliamo e poi ce ne andiamo svelte, chiaro? Ci sono domande?”
Kim alzò la mano, con entusiasmo. Sbuffai.
“Dimmi Kim.”
“Possiamo comprare dello zucchero filato dopo?”
“Dopo puoi comprare anche un cucciolo di iguana, non mi interessa.”
Sentimmo Caitlin schiarirsi la voce, attraverso il megafono, e tutta la platea si azzittì.
Lanciai uno sguardo a Zayn, che ridacchiava incurante insieme ai suoi amici.
“Per questa partita è stato proposto da alcune ragazze di dare un caloroso buona fortuna a tutti i ragazzi della squadra…” cominciò, e alla parola ragazze cominciarono i fischi d’apprezzamento.
“Quindi diamo il benvenuto a dodici splendide ragazze della Lincoln High School!” concluse Caitlin, mentre noi uscivamo da sotto le tribune, e ci posizionavamo a bordo piscina.
Tutti i ragazzi cominciarono ad applaudirci, e a lanciarci i primi apprezzamenti poco educati.
Io però guardavo Zayn, che mi fissava ad occhi sbarrati. Aveva smesso di ridere con i suoi amici, ora tutti presi a darsi il gomito, e mi squadrava dalla testa ai piedi.
Non trattenni un sorriso soddisfatto, mentre dallo stereo partiva la voce lasciva di Britney Spears. Avevo scelto il pezzo più spinto che avesse mai scritto, ovvero Gimme More.
Ballare davanti ad una platea ma soprattutto davanti a Zayn Jawacoso Malik seminuda un pezzo come Gimme More non era esattamente al numero uno nella lista di buoni propositi per il nuovo anno scolastico, ma erano dettagli trascurabili.
Fu proprio come nei filmetti da quattro soldi americani. Le fighe ballano e tutti vanno in iperventilazione.
Ovviamente io rovinavo il quadretto, ma il pubblico non sembrava accorgersene. E neanche Zayn, che continuava semplicemente a fissarmi tra lo sconvolto e l’incredulo.
Il pezzo finì, grazie a Dio. I piedi mi facevano malissimo, anche se il ballo consisteva soprattutto nel muovere il culo a ritmo, credo. Tutti i ragazzi ci acclamarono, e potevo leggere sulla faccia della Peters che era esattamente quello ciò a cui puntava.
Riportai lo sguardo sulla squadra di pallanuoto, e vidi quel tale…Come si chiamava? Wright qualcosa..
Dean?
Tom?
John?
Bhè, vidi il tipo a cui avevo dato il numero di Carol che mi faceva il segno del telefono, e gridava un “Chiamami!”.
Malik intercettò i nostri sguardi, e diede un colpo alla spalla di Wright. Questo lo guardò infastidito, prima che Malik lo superasse e cominciasse ad avvicinarsi verso me e le altre ragazze.
“Terry guarda, arriva Zayn!” mormorò una tizia dietro di me, alla Peters.
“Dio, quanto è figo..”
“Quanto sei fortunata, Terry!”
Patetiche.
Stavo per andare incontro a Zayn, quando la Peters mi tagliò la strada, interponendosi tra me e lui.
Ma che cazz..?
“Tesoro, come sono stata? Ti sono piaciuta?” squittì subito, prima di gettarsi al collo di Malik.
Stupida puttana bionda!
Zayn sciolse la sua presa, e la guardò con una smorfia “Sì, sì fantastica..Ora spostati.”
Con un gesto brusco la spinse da un lato e vidi dipingersi sulla faccia di Terry un’espressione sconvolta, che notandomi si trasformò in assassina.
Oh, dolce vendetta…
“L’hai messo in piedi tu questo spettacolino?” mi domandò Malik, velocemente.
“Bhè, può essere che abbia avuto un’idea..” mi mantenni sul vago, giocherellando con una ciocca dei miei capelli.
“Ti faccio i miei complimenti allora, è stata una bella mossa..” si complimentò, fissandomi negli occhi.
Probabilmente gli occhi erano la cosa più decente che avesse. Già, proprio così.
“Ma dovrai essere molto più nuda di così per farmi cedere..” continuò, accennando con un sorrisetto al mio stretto costume e ai miei shorts.
“A differenza di ragazze come la Peters, riesco ad ottenere quello che voglio anche con i vestiti addosso.” Ribattei cercando di mostrarmi sicura, anche se il cuore mi batteva all’impazzata.
“Puoi provarci.”
“Posso riuscirci.”
Girai i tacchi, allontanandomi verso gli spogliatoi.
A circa metà strada però mi accorsi che mi mancava una cosa fondamentale di Zayn: il suo numero.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Wrong date. ***


Aloha ragazze! Allora, prima di iniziare mi faccio un po’ di pubblicità *roll eyes*
Se volete, qui c’è il link della mia nuova, fresca, dissetante (?) storia
Pictures of you . Se il link non funzionasse, la trovate comunque nel mio profilo *genio*
Maa, passando a QUESTA storiella..Ho notato che molte di voi (grazie per le minacce di morte ragazze AHAH) sono leggermente preoccupate per la situazione Liz-Harry-Zayn, ed io vi dico..FATE BENE AD ESSERE PREOCCUPATE, AHAHA *risata malvagia*
Susu, non disperate! Tutto avrà un senso *yeeep*
Detto questo, vi ringrazio sempre per le splendide recensioni e spero che vi piaccia questo capppppitolo. Bye!

 
 p.s. avrei anche un disperato bisogno di un banner per la nuova storia, se qualche buona anima pia si offrisse. *balle di fieno* AHAH

 
 
“Pronto?”
“Salve signora Smith, c’è Jude in casa?” chiesi, appoggiando il telefono sulla mia spalla mentre ficcavo una maglietta nell’armadio.
“Sì, è in camera sua. Aspetta che vedo se dorme..” la sentii posare il telefono e allontanarsi a passi svelti.
Jude che dormiva alle…tre e quaranta di pomeriggio? Ma da quando?
Sentii un fruscio dall’altra parte della cornetta “E’ sveglia, te la passo.” Mi informò Mrs. Smith.
Ancora un silenzio snervante, prima che un colpo di tosse annunciasse Jude.
“Dao Liz.” Mi salutò, con la voce di qualcuno che si sta tappando il naso.
“Jude? Ti sei di nuovo messa una molletta sul naso per farlo diventare all’insù?”
“Do scema..” si interruppe, e riuscii a sentire una sorta di uragano dall’altro lato del telefono.
Si stava soffiando il naso.
“Do male, ho l’influenza e il raffreddore.” Continuò, con una voce deliziosamente nasale.
“Mi stai dicendo..Che domani non verrai a scuola?”
“E neanche dopodomani, credddo.”
Ero io o qualcuno stava suonando la musica de Lo squalo?
“No Jude, non puoi farmi questo! Senza di te a scuola sono persa, letteralmente! Chi mi dirà qual è la classe di spagnolo, o quella di francese?” mi lamentai, disperata.
“Dai Liz, non fare la melo..la melodr..ETCHU!”
Allontanai il telefono dall’orecchio, come se avessi paura che i suoi germi potessero contagiarmi.
“Okay Jude, ci sentiamo domani eh?”
“Si, si..Dao.” disse, e mi attaccò elegantemente in faccia.
O quasi.
Era un quasi attacco in faccia. Quanta maleducazione a questo mondo.
La vibrazione del mio cellulare, posato sulla scrivania, mi distolse dai miei pensieri. Lo afferrai, e vidi lampeggiare sul display il disegno di una busta che segnava l’arrivo di un messaggio.
 
Perché mi ha chiamata un tizio di nome Will chiedendomi di uscire? Gli ho detto di sì comunque.’
 
Mi schiaffai una mano sulla fronte, borbottando a mezza bocca un ‘merda’. Mi ero dimenticata di avvertire Carol!
Composi il suo numero velocemente, e aspettai che rispondesse.
“Oui?”
“Carol, che cazzo hai fatto?” la aggredii, prendendo a camminare avanti e indietro per la mia stanza.
“Oh oh, calma i tuoi bollenti spiriti, patata!” esclamò, divertita.
“La patata sta venendo a prenderti a sberle!”
“E comunque sono io che dovrei chiederti cosa tu hai fatto, dato che ho ricevuto la chiamata di uno sconosciuto convito di star parlando con te.” Precisò.
Ruotai gli occhi al cielo “Può essere che abbia dato il numero sbagliato ad un ragazzo..”
“Ah, quindi è un cesso a cui hai dato il mio numero per non farti chiamare?”
“Veramente è un tipo che assomiglia a Jude Law.”
“Mmmm…” la sentii borbottare, dall’altro capo del telefono “Ad ogni modo, ho finto con molta nonchalance di essere te. Avete un appuntamento da Jerry’s alle cinque.” Concluse, tranquillamente.
“E non ti è passato per la testa di dovermi chiedere qualcosa? Del tipo se mi andasse di uscirci?” domandai, ovvia.
“Eh, ora pretendi troppo! Io ti organizzo gli appuntamenti con i fighi, e tu neanche ringrazi?”
“Fottiti Carol!” mugugnai, prima di attaccarle il telefono in faccia, bruscamente.
Forse ero stata troppo dura, ma tanto lei non se la sarebbe presa. Non era come mia nonna, cioè Jude.
Mi gettai a peso morto sul letto, con uno sbuffo.
Ora mi sarebbe toccato uscire con il Jude Law dei poveri.
 
Feci schioccare la lingua sul palato, mentre mi rigiravo nervosamente il cellulare tra le mani, che segnava le cinque e venti.
Era in ritardo. La brutta copia di Jude Law era in ritardo. Ci rendiamo conto? Non solo io gli facevo il piacere di portare il mio culo sulla stupida sedia di questo stupido bar, ma lui non si degnava di presentarsi neanche in orario.
Sbuffai, mentre la cameriera mi lanciava l’ennesimo sguardo scocciato. Occupavo un tavolo e non avevo ordinato nulla, e la cosa pareva infastidirla.
Problemi suoi.
Spostai lo sguardo sulla strada, e vidi un pick up rosso frenare bruscamente a qualche metro dal bar. La portiera si aprì, e ne uscì un trafelato…
O cribbio, qual era il suo nome? Tim, Jim, Liam..
Cazzo.
Mi cercò con lo sguardo, e quando mi vide si aprì in un gran sorriso. Camminò velocemente fino al mio tavolo, prima di sedersi.
Mmm, però aveva davvero un sorriso carino. E gli occhi azzurri risaltavano sul viso chiaro.
“Scusa per il ritardo, l’allenatore mi ha trattenuto più del solito..” si giustificò, passandosi una mano tra i capelli.
Io scrollai le spalle “No, figurati, non è un problema.” Ribattei tranquilla.
Dovevo ricordarmi il suo nome, dovevo ricordarmi il suo nome, dovevo ricordarmi il suo nome..
L’innominato si soffermò a guardarmi, con un sorrisetto malizioso “Sei uno schianto oggi.”
Ah perché, ieri ero un cesso?
“Ma smettila!” gli dissi, alzando gli occhi al cielo. In quel momento arrivò la cameriera, che annoiata masticava una gomma.
“Volete ordinare?” ci chiese, con voce strascicata.
No, siamo qui perché vogliamo far prendere aria ai nostri vestiti.
“Io prendo un Mohito.” Disse tranquillamente l’innominato, senza neanche guardare il menù.
Un mohito? Alle cinque e mezza del pomeriggio? Perfetto, uscivo con un alcolista.
A questo punto ero più al sicuro con il pakistano pronto a farci esplodere.
“Mi serve un documento..” continuò la cameriera. Colui-che-non-poteva-essere-nominato frugò nelle sue tasche, alla ricerca della carta d’identità che mostrava che era un sexy e diciottenne senior. La cameriera gli lanciò un’occhiata, e annuì.
“Tu che prendi?”
Feci una smorfia, scorrendo con gli occhi il menù “Mmm..Una coca cola?”
La cameriera fece un sorrisetto stronzo ed inopportuno, appuntandolo.
“Vuoi anche la cannuccia?” mi prese in giro, ed io le lanciai un’occhiataccia.
“Perché, sai con quante enne si scrive cannuccia?” Risposi a tono, e lei smise subito di ridere. Sentii l’innominato soffocare una risata con una mano, mentre la cameriera se ne andava sbattendo i piedi.
“Sei stata grande!” si complimentò, ed io feci spallucce. “Non ho fatto niente..” minimizzai.
“Quindi non hai diciotto anni?”
“Evidentemente no.”
L’innominato fece un sorriso divertito, passandosi di nuovo una mano tra i capelli “Sei sempre così sarcastica con tutti?” domandò.
“Diciamo di sì..” risposi, facendo la vaga. E non avevo ancora ricordato il suo stupido nome, dannazione.
Puntò i suoi occhi nei miei, e cominciai ad avvertire un vago senso di disagio. Perché mi fissava così? Non sono l’ultimo pezzo di una torta, dannazione.
“Quando sei andata a letto con Zayn?” chiese, a bruciapelo.
Se quella cameriera di merda si fosse sbrigata e mi avesse portato la mia coca cola l’avrei sputata tutta sulla sua faccia.
“Sei impazzito?” gli dissi in risposta, stridula.
“Guarda che io e lui siamo molto amici, non devi farti problemi..”
“Senti…ehm, senti tu, io non sono andata a letto con Malik, va bene?” misi subito in chiaro, innervosita.
L’innominato sbattè le palpebre, sorpreso “Dici sul serio? Ma sul serio?” insistette, come se non mi credesse.
Alzai gli occhi al cielo “A meno che non sia andata a letto con lui nel sonno sì, sono sicura!”
Sulle sulle labbra si distese un sorriso, e potei vedere le sue spalle rilassarsi mentre si appoggiava allo schienale della sedia.
“Bhè, sono contento. Voglio bene a Zayn, ma è un po’ stronzo con le ragazze..”
“Perché, tu sei diverso?” lo provocai. Lui fece schioccare le labbra, prima di poggiare i gomiti sul tavolo, ed avvicinarsi di più al mio viso.
“Sono completamente diverso da lui, Elizabeth..”
“Liz.” Lo corressi.
“Okay, Liz.” Rettificò “E comunque, io non tratto male le ragazze che mi interessano.” Concluse, fiero.
Ah, quindi ti senti autorizzato a trattare di merda quelle che non ti interessano?
Stavo per ribattere, quando qualcuno molto educatamente sbattè sul tavolo il mio bicchiere di coca cola, facendo traballare il contenuto, e il mohito dell’uomo senza nome.
“Senti..Non credo che tra me e te potrebbe funzionare.” Dissi, finalmente.
Lui, che stava bevendo la sua bevanda, si fermò immediatamente. Posò il bicchiere sul tavolo, senza distogliere gli occhi dai miei.
“E perché?”
“Perché..Perchè non sei il mio tipo, ecco.” Buttai lì la scusa più vecchia del mondo, mentre prendevo un lunghissimo sorso di coca cola.
L’innominato alzò un sopracciglio “Ci siamo parlati solo due volte, come fai a saperlo?” domandò.
“Se una persona non ti piace lo sai subito.” Aggiunsi, velocemente, e lui scoppiò in un’inspiegabile risata.
“Quindi io non ti piacerei?” domandò, sempre ridendo.
Togli il condizionale, amico. Tu non mi piaci.
Frugai nella tasca dei miei jeans, e ne tirai fuori una banconota da cinque sterline che poggiai velocemente sul tavolo.
“Magari ci vediamo a scuola, eh? Grazie per l’invito, comunque.” Dissi con un sorriso tirato, alzandomi.
“Ehi ehi, non c’è bisogno che te ne vada! Resta qui, dai, parliamo d’altro..” tentò di convincermi, allargando le braccia.
“Davvero, devo andare. Ci vediamo..” lasciai in sospeso la frase, dato che ancora non ricordavo il nome, e mi limitai a fargli un cenno con la mano prima di camminare via, velocemente.
Santo cielo, avevo visto polipi meno invasivi di quel tizio! ‘Resta qui, resta là, cosa fai, cosa ordini, mi piaci, ti piaccio?..’ Che angoscia. E comunque non mi piaceva, non c’era attrazione tra me e lui..Se mi avessero messo davanti un palo della luce spento sarebbe stata la stessa cosa.
Mi sistemai una ciocca di capelli dietro le orecchie, mentre un tuono annunciava l’imminente pioggia. Presi a camminare più velocemente, dato che non avevo con me l’ombrello e volevo evitare di diventare un calzino bagnato.
Ad un tratto sentii due mani posarsi sulle mie spalle e sobbalzai dalla sorpresa, voltai la testa di scatto, pronta a prendere a ginocchiate l’eventuale aggressore, ed incontrai due familiari occhi cioccolato fuso.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando “Dannazione Malik, mi è preso un infarto!” mi lamentai, spingendolo via.
Lui rise, sistemandosi al mio fianco “Perché sono troppo bello e ti lascio senza fiato?” chiese, convinto.
“Perché le persone normali non saltano addosso ad altre persone che camminano tranquille.” Precisai, lanciandogli un’occhiataccia. Malik però sembrava particolarmente allegro, e non sembrava intenzionato a smettere di sorridere.
“Come mai così allegro? C’è la Peters da qualche parte?”
Zayn scrollò le spalle, puntando i suoi occhi nei miei “L’ho scaricata qualche ora fa..Era davvero angosciante. Per lo meno brava a letto.” Rispose sincero, ficcando le mani nelle tasche dei jeans.
Strabuzzai gli occhi, sorpresa “L’hai mollata? Oh signore, finirete sul giornalino della scuola! Anzi, che dico, su Newsweek, su People..” lo presi in giro. Lui ruotò gli occhi al cielo, con una smorfia.
“E tu che ci fai in giro?”
“Sono uscita.” Risposi solo, vaga.
“Grazie, questo l’avevo notato.” Ribattè, sarcastico “Avrai fatto qualcosa no? O sei solita uscire a camminare sola come un cane per Londra?”
“Questo improvviso interesse verso di me a cosa è dovuto?” giravo attorno alla domanda, perché non mi andava di dirgli con chi ero uscita.
Anche perché non lo sapevo neanche io.
Sbuffò, infastidito “E che palle, era solo per fare conversazione Liz!” esclamò.
Io feci una smorfia, calciando un sassolino a terra “Sono uscita con un tipo.” Dissi.
“Ah, e che tipo?”
“Non mi ricordo il suo nome, a dir il vero..”
“Mi prendi in giro?” continuò Zayn, lanciandomi un’occhiata stupita.
“No, non me lo ricordo sul serio! Tu lo conosci, è nella squadra di pallanuoto..”
“Wright?” mi interruppe subito, brusco. Io schioccai le dita, soddisfatta.
“Ecco, Wright, era questo il suo nome!” esclamai. Bhè,ora però non mi serviva più a niente.
Malik alzò un sopracciglio, guardandomi incerto “Sei uscita con quel coglione?”
“Non era tuo amico?”
Zayn alzò gli occhi al cielo “Amico è una parola grossa..Lo conosco da una vita, ma non siamo amici.” Precisò.
“Bhè sì, credo proprio sia lui. Alto, occhioni azzurri, assomiglia un po’ a Jude Law..”
“Sì, ho capito.” Mi interruppe di nuovo, infastidito.
Un sorriso si allargò sul mio volto, mentre gli facevo il gomito “Sei geloso, Malik?”
Mi lanciò un’occhiata scioccata, prima di fare una risata nervosa “Geloso di Wright? Ma figurati. Non è niente in confronto a me, e lo sappiamo entrambi.” Aggiunse, con un espressione eloquente.
“Non esserne così certo. Le possibilità che tu vinca la scommessa stanno andando giù giù giù giù giù..”
“Liz, non ci sono possibilità. C’è una certezza, ovvero quella che sarò io a vincere la scommessa.” Disse, sicuro.
“Non mi sembra che tu ti stia impegnando molto..” gli feci notare. Lui dipinse un sorriso soddisfatto sulle sue labbra.
“E questo mi conferma che sto vincendo.” Mi rispose, misterioso, ed io alzai gli occhi al cielo.
D’un tratto mi prese per un polso, e cominciò a trascinarmi per il senso opposto a dove stavamo camminando.
“Che cavolo stai..”
“Ti porto a vedere un posto, che ti piacerà di sicuro.”
E da lì cominciai a preoccuparmi.

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Capitolo 15
*** Coca-cola kiss. ***



FORGETTING YOU BUT NOT THE TIME
Devo confessarvi una cosa ragazze.
Ho paura, molta paura.
Mi sono barricata in camera, chiuso a chiave la porta, alzato il ponte levatoio, preso le mazze e gli scudi..Ma ho l'impressione che dopo questo capitolo qualcuna di voi mi ucciderà comunque AHAHAHA
Ragazze, che posso farci io? Non è colpa mia. E' colpa loro, dei personaggi. Prendono e fanno come vogliono!
Eeeh, le cose cominciano a complicarsi un po'. Ma non troppo, dai, sono buona infondo :)
Baaaacioni!


“Stai scherzando, vero?” chiesi, lanciandogli uno sguardo terrorizzato.
Zayn scosse la testa, divertito “Certo che no! Non sei contenta di essere qui?”
Feci un respiro profondo, tentando di calmarmi. Perché tutte a me?
Perché?
“Io odio pattinare sul ghiaccio. Hai presente il mio equilibrio, no? Bhè, immaginati se dovessi scivolare su una lastra di ghiaccio con due lamine di ferro al posto delle scarpe!” gli feci notare, gesticolando.
Malik fece finta di non sentirmi, e prendendomi per un braccio mi trascinò fino al bancone dove affittavano i pattini.
“No no no! Non pattino, non pattino, non pattino!” piagnucolai, tentando di divincolarmi.
“E smettila di fare tutto questo casino! Dovrò far finta che sei mia sorella minore, se continui così!” mi minacciò, guardandosi intorno come a controllare che nessuno ci stesse guardando.
La pista era piena di ragazzi e bambini ridenti, che leggiadri scivolavano sul ghiaccio.
Poi sarei entrata io, e avrei buttato giù anche la balaustra.
“Che numero vi serve, ragazzi?” ci chiese un uomo sulla cinquantina dietro il bancone, con una pancia che superava la circonferenza dell’Africa.
“Un quarantaquattro e un..” Zayn lascio la frase in sospeso, girandosi a guardarmi.
Io alzai un sopracciglio “No, non te lo dico!”
Mohammed sbuffò, poi con un solo e veloce gesto afferrò una mia gamba, tirandola verso l’alto.
Lanciai uno strillo, reggendomi prontamente al bancone.
“Trentasette!” esclamò soddisfatto, dopo aver osservato la mia converse, e lasciando finalmente la mia gamba.
“Ti ammazzo, Malik.” Sibilai, mettendomi a posto i jeans. Lui mi fece l’occhiolino, mentre il tizio ci forniva i pattini.
 
CINQUE MINUTI DOPO, SULLA TEMUTA PISTA.
“Okay, è stato bellissimo. Ora possiamo andare.” Esclamai tenendomi salda alla balaustra, l’unica cosa che mi impediva di sfracellarmi sul ghiaccio.
Mr Abbronzatura dell’anno rise, mentre tranquillo pattinava al mio fianco. Dove cavolo avesse imparato a pattinare non lo so..
Che ci fosse il ghiaccio in Iran?
O era Pakistan?
Vabbè, nel deserto.
“E dai, sciogliti un po’, sei un pezzo di legno!” commentò, pizzicandomi un fianco. Io feci una smorfia, senza muovermi.
“Forse non ti è chiaro, ma io non so pattinare. Capire tu quello che io stare dicendo?” lo presi in giro.
Lui ruotò gli occhi al cielo, poi inaspettatamente si avvicinò e mi afferrò per i fianchi, staccandomi dalla balaustra.
“No no no no no!” mi opposi, ma ormai mi stava trascinando in mezzo alla pista, e non sapevo come tornare indietro.
Le sue braccia avvolgevano interamente il mio busto, e le mie braccia. Indossava un giaccone della Quick Silver che riusciva a scaldare anche me.
Incredibile eh? Proprio il giaccone..
“Adesso ti insegno a pattinare, così la smetti di fare l’idiota.” Disse, posizionandosi al mio fianco.
“Fermo, fermo, non mollarmi!” gli ordinai, aggrappandomi spaventata ad un suo braccio.
Zayn rise, mentre il cappello nero gli scivolava un po’ sui capelli. Aveva dei denti bianchissimi, che si notavano particolarmente sulla sua pelle.
Ma forse l’ho già detto?
Strinse la presa sui miei fianchi “Lo faccio per il bene pubblico. Sei un disastro ambulante.” Commentò, con una smorfia.
Io gli feci la linguaccia, prima che cominciasse a pattinare, portandosi dietro me.
“Oddio Liz, devi muoverli i piedi!”
“Ah, non sto già pattinando?”
“No idiota, sono io che ti sto tirando!”
Alzai gli occhi al cielo, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
Stranamente, mi stavo quasi divertendo.
“Allora, muovi i piedi come faccio io..” mi disse, e osservai come si muoveva. Provai a muovere un pattino, ma dovevo aver sbagliato qualcosa perché mi sentii scivolare.
Zayn mi tenne più salda, riportandomi del tutto in piedi “Ma come fai a scivolare da ferma? Come?” chiese disperato e scoppiai a ridere, seguita da lui.
“Ma che ne so, scivola tutto qui!” esclamai, sbattendo un pattino sulla pista.
Zayn scosse la testa, poi lasciò la presa sui miei fianchi e si posizionò davanti a me.
Io gelai sul posto, e dovevo avere uno sguardo terrorizzato perché Malik scoppiò di nuovo a ridere “Oddio, calmati! Vedi che riesci a stare in piedi?” mi fece notare.
“Già, ma non credo di poter rimanere immobile sulla pista per sempre..”
“Ed io che sto a fare qui?” domandò retorico, e poi fece qualcosa che mi spiazzò del tutto.
Mi prese entrambe le mani, prendendo a pattinare con molta nonchalance all’indietro, mentre io gli stavo davanti.
Non ci eravamo mai presi per mano, e attraverso i suoi guanti neri di lana mi parve quasi di sentire una scossa elettrica. Ebbi l’istinto improvviso di accarezzargli le mani, ma mi trattenni.
Lo guardai negli occhi, con una smorfia imbarazzata “Sei bravo a pattinare, te lo concedo..” dissi, e lui fece un’espressione offesa.
Bravo? Sono un genio del pattinaggio, ragazzina!” rispose, prima di avvicinarmi con un movimento veloce, e farmi fare una piroetta.
Scoppiai a ridere, mentre stringevo più forte una sua mano “Porca miseria Zayn, così mi ammazzo!” esclamai sorridendo, quando mi trovai di nuovo davanti al suo viso.
Lo vidi sbattere le ciglia scure per qualche attimo, come se fosse sorpreso, rimanendo in silenzio.
“Ehi, ci sei?” lo chiamai, e lui scosse la testa velocemente, come rinsavendo.
“Si, si ero sovrappensiero..” rispose semplicemente, prima di riprendere a trascinarmi sulla pista.
D’un tratto, mentre pattinavamo, mi assalii un terribile dubbio.
Com’era possibile che ci stessimo divertendo, io e lui? Noi non riuscivamo a stare per più di cinque minuti senza litigare selvaggiamente, e invece oggi lui era così..così..allegro.
Sembrava un altro. Sembrava volesse fare la parte del..non so, del bravo ragazzo di cui tutte si innamorano.
Non mi avrebbe mai portata sulla pista di pattinaggio, se non fosse stato per vincere la scommessa.
Quel pensiero mi infastidii terribilmente, e in un attimo sciolsi la presa dalla sua mano. Mi avvicinai barcollando alla balaustra, e lì mi fermai.
Zayn si voltò verso di me, sorpreso, e scivolò velocemente al mio fianco.
“Sei già stanca? Vorrei farti notare che non abbiamo fatto neanche due giri.” Mi fece notare, con un sorrisetto.
Mi innervosii terribilmente, al pensiero che stesse facendo tutta questa farsa solo per la scommessa.
Perché me la prendevo? Era ovvio che lo facesse per questo.
E allora perché?
“Sai che c’è? Devo tornare a casa, adesso. Ci vediamo a scuola.” Dissi fredda, prima di tentare di allontanarmi.
“Ehi ehi, frena un attimo!” mi richiamò, afferrandomi per un braccio e portandomi di nuovo davanti a lui.
“Che diavolo ti prende, adesso?” mi chiese, confuso. Io contrassi la mascella, divincolandomi.
“Niente, non mi prende niente. Voglio solo andarmene.”
“Ma fino a due minuti fa ti stavi divertendo! Liz, che ti prende?” ripetè, scandendo bene le parole e fissandomi negli occhi.
Io sbuffai, allargando le braccia “Forse non mi va più di fare quella scommessa, va bene? Anzi, considerala annullata.” Continuai.
Malik aggrottò le sopracciglia, ancora più confuso “La scommessa? Che c’entra adesso la scommessa?”
“C’entra eccome, c’entra con tutto questo!” feci un gesto come ad indicare tutta la pista di ghiaccio “Non mi va di essere scorrazzata per tutta la città solo perché vuoi vincere quello schifo di scommessa.” Conclusi, tra i denti.
“Ti ricordo che tu hai accettato quello ‘schifo di scommessa’..” Mimò con le dita due virgolette “Qual è il problema adesso?”
“Cazzo Malik, è questo il problema!” replicai, alzando la voce “Il fatto che mi hai portato qui, che fai tutto il carino con me, che mi prendi per mano..E’ esattamente questo il problema!”
“Sei impossibile, Liz. Impossibile!” esclamò, nervoso “Cosa preferiresti che facessi, che ti prendessi a pugni?”
“No, non voglio che tu faccia niente!”
“E allora vattene! Che cazzo ci stai a fare ancora qui?”
“NON LO SO!” urlai, furiosa, mentre qualche ragazzo si soffermava a guardarci.
Malik contrasse la mascella, prima di distogliere lo sguardo velocemente. Io restai a guardarlo un altro attimo, prima di superarlo e scivolare molto lentamente verso la fine della pista, che fortunatamente era vicina.
Che si fotta, lui, quella scommessa e anche io, che avevo accettato. ‘Come rovinare un’intera giornata nel giro di qualche minuto’, avrei potuto scrivere un bestseller con questo titolo.
Non so neanche cosa diavolo mi era preso, perché mi ero innervosita così tanto, perché gli avevo urlato contro..
Però avevo ragione. Non riuscivamo a passare neanche cinque minuti insieme senza litigare. Siamo troppo diversi, lui è troppo lontano da me e io lo sono troppo da lui, è inutile girarci intorno.
Era inutile quella scommessa, era inutile continuare a parlarci. Dove volevo arrivare? E soprattutto, per quanto avrei continuato a fingere di non sentire l’effetto che faceva su di me?
Scossi la testa, come a scacciare quei pensieri dalla mia mente, mentre allacciavo la seconda scarpa e mi alzavo per restituire i pattini.
Li posai stancamente sul bancone, e senza neanche ringraziare il vecchio girai i tacchi per andarmene.
Presi a camminare verso la via di casa, con le mani nelle tasche della felpa, infreddolita. Sulla pista da pattinaggio faceva più caldo..Probabilmente perché ero attaccata al giaccone imbottito di Zayn.
Il cielo scuro di Londra non prometteva bene, e probabilmente si sarebbe scatenato un temporale epico nel giro di minuti. E i miei non avevano idea di dove fossi, quindi magari era meglio che mi sbrigassi a tornare a casa.
Velocizzai il passo, e tirai fuori il cellulare dalla tasca per vedere che ore fossero..
“BUH!”
“AH!”
Lanciai un urlo e sobbalzai, al sentire il gridare di qualcuno al mio fianco. Mi girai repentinamente, e quasi mi cadde la mascella quando mi accorsi di avere davanti un ridente Dio Del Sesso*.
Ovvero Harry-non-so-il-suo-cognome.
“Ti ho spaventata?” domandò, con un sorriso divertito. Io alzai gli occhi al cielo.
“No, ho urlato perché volevo testare le mie corde vocali.” Risposi sarcastica, facendolo ridere. Harry mi diede una delicata spintarella sulla spalla “Eddai, non puoi mica vivere in costante allarme terroristico!” esclamò.
Scrollai le spalle, mentre riprendevo a camminare “Comunque, che ci fai qui?” gli domandai, curiosa.
“Bah, vediamo, ad occhio e croce ci vivo..”
“Ma tu non vivevi sui cartoni?”
“Eh, infatti sono quelli..” indicò con un dito il marciapiede, dove si trovavano dei cartoni e un barbone con un cane spelacchiato.
Sorrisi divertita “Dai, sul serio, che ci fai qua?”
Harry alzò le spalle, prima di puntare i suoi occhi nei miei “Ti cercavo, bambola.” Rispose, imitando la voce di uno di quei boss della mafia nei film.
Oh, perché era così divertente?
“E mi hai trovata!”
“E’ destino!”
“O il fato?”
“Non sono la stessa cosa? Ehi, non mi hai più chiamato! Mi sono sentito offeso!” mi fece notare, sporgendo il labbro inferiore, come a mettere il broncio.
In realtà l’avevo chiamato, solo che avevo digitato il ‘#31#’ per far comparire un numero sconosciuto ed in un attacco di panico avevo messo giù senza parlare, subito dopo che aveva risposto.
Che idiota, eh?
“Già, scusa, è che ho avuto un sacco da fare e..” iniziai a giustificarmi, gesticolando vaga.
“E non ti andava di chiamarmi.” Concluse, con un sorrisetto che mise in evidenza tutti i suoi denti perfetti.
“Ma figurati, chi non vorrebbe chiamarti?” mi lasciai scappare, senza pensare. Mr Bombastic scoppiò a ridere, e la sua risata aveva un che di affascinante, divertente e tremendamente sexy tutto insieme. Puntò i suoi occhi verdi nei miei, prima di farmi un buffetto sulla guancia.
“Sai che sei proprio adorabile, quando sei in vena?” mi disse, mentre i suoi grandi occhi parevano quasi brillare
“Potresti farmi arrossire, sai? E ti assicuro che non sono come Anna dai Capelli Rossi che arrossisce per ogni caz..”
Non riuscii a finire la frase, perché lo sentii prendermi per una mano e il secondo dopo qualcosa di estremamente morbido si posò sulle mie labbra.
1, 2, 3.
Bastarono tre secondi, per comprendere che Harry mi stava baciando.
Le sue labbra sapevano di.. Sapevano di Coca Cola. Doveva averne bevuta un po’, prima di incontrarmi..
Coca cola e menta.
Harry mi stava baciando.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Chasing cars. ***


 Aloha bella gente!
Alloooooooora, le recensioni all’ultimo capitolo sono state più o meno come me le aspettavo..
‘BRUTTA ZOCCOLA SE NON FAI METTERE INSIEME ZAYN E LIZ TI LANCIO UN DUGONGO IN FRONTE!’
AHAHAHAHAHAHAHAHAH, vi amo ragazze. Anche quando mi minacciate di morte #muchlove
Ma andiamo avanti..In questo capitolo Harry non appare *le lettrici stappano le bottiglie di champagne* e anzi ci sarà un momento Lain (?), mentre il prossimo capitolo vi anticipo sarà morto Larry (e Louis non c’entra AHAH)
Detto questo vi ringrazio ancora per le hvagczfazdadcsvsjnx recensioni che mi lasciate ogni volta (e nell’ultimo capitolo abbiamo raggiunto le 26 RECENSIONI *muore*) e vi saluto.
I loooove you all!
 

 
 
Mi guardai attorno, furtivamente. Nel corridoio potevo scorgere dozzine e dozzine di ragazzi, ma lei sembrava non esserci.
Aveva detto che forse oggi sarebbe tornata a scuola, quindi dovevo prestare molta attenzione.
Mi incamminai verso il mio armadietto, quasi correndo e a testa bassa, pronta ad afferrare il libro di Inglese e correre verso la classe.
Forse il atteggiamento sarebbe sembrato strano a chi mi era attorno, ma a tutti era capitato di dover evitare una persona, no?
Anche se quella persona era proprio la loro migliore amica.
La verità? Mi vergognavo come..come..non so, come una gazza. Le gazze si vergognano?
Comunque, facevo bene a vergognarmi. Mr Sexy era la sua cotta, era a lei che piaceva da una vita, era lei che mi aveva rotto le palle per mesi e mesi su quanto fosse bello, fantastico, incredibile e via dicendo..
Le avevo praticamente rubato il ragazzo. Ero una ruba-fidanzati. Una ruba-cotte, una squallida persona che si appropriava dei Mr Sexy altrui..
Come avrei fatto a dirglielo? ‘Ciao Jude, mi sono presa una specie di cotta per Harry e lui sembra ricambiare, infatti ci siamo baciati…Ci vuoi il formaggio sulla pizza?’
Mi avrebbe uccisa. Anzi no, peggio, non mi avrebbe più rivolto la parola ed io mi sarei ritrovata sola come un cane solo al chiaro di luna..
In quel momento balenò nella mia testa il viso di Malik, e mi sentii terribilmente in colpa. Come potevo continuare con quella scommessa se nel mentre uscivo con Harry?
Dovevo tagliare i ponti con lui?
Volevo tagliare i ponti con lui?
Sbuffai chiudendo l’armadietto, stanca di tutta quella confusione che alleggiava nella mia testa. Perché non ero come Camille Shepard della classe di Chimica, che era fidanzata da tre anni con lo stesso ragazzo e non sembrava volerne nessun altro?
Perché sono una stupida a cui piacciono venti ragazzi contemporaneamente? Cosa c’è di sbagliato nella mia testa?
“LIZ!” sentii urlare al mio fianco e sobbalzai bruscamente, facendo scivolare i libri dalle mie mani.
Mi girai terrorizzata verso la voce che avevo sentito, ed incrociai gli occhi azzurrissimi di Jude che entusiasta mi sorrideva.
Eccolo, il magone al centro esatto del petto si faceva più pesante..
“Ciao Jude..” la salutai debolmente, tirando un sorriso sulle mie labbra. Lei in tutta risposta mi abbracciò stretta, ed io risposi all’abbraccio con una smorfia.
“Mi sembra una vita che non ci vediamo! Mi sei mancata durante questa settimana!” continuò, prima di sciogliere l’abbraccio.
“Oh bhè, infondo sono stati solo cinque giorni…”
“Dai dai, raccontami, è successo qualcosa di eclatante?”
Arricciai il naso, prima di chinarmi a raccogliere il libro ed il quaderno di inglese, per prendere tempo.
“Bah..Sinceramente non molto. La solita noia, sai che voglio dire..” risposi vaga, evitando di incrociare il suo sguardo.
Jude aggrottò le sopracciglia bionde, come insospettita, ed io quasi cominciai a sudare freddo.
Grazie al cielo – e non pensavo di dirlo mai – in quel momento la campanella suonò stridula, ed ebbi una scusa per andarmene.
“Vado ad inglese, ci vediamo dopo eh?” le dissi, velocemente.
“Liz, noi frequentiamo inglese insieme, non ricordi?” mi fece notare lei, con ovvietà.
Oh, dannazione.
 
Scivolai nel retro della palestra, e con un sospiro pesante mi sedetti accanto ad alcuni attrezzi impolverati.
Lì non mi avrebbe trovato nessuno, sicuro. Chi entrerebbe mai dentro questa specie di sgabuzzino mal messo? I palloni erano tutti all’interno della palestra, e a meno che proprio quel giorno il prof. Jackson non decidesse di far allenare gli studenti con la corda non c’era nient’altro di interessante.
Era tutto il giorno che scappavo, letteralmente, da Jude. Durante l’ora di pranzo mi ero rinchiusa nel bagno a leggere ‘Just Seventeen’ pur di evitarla, e nei corridoi fingevo di non vederla.
Lei se ne era accorta, eccome. E se prima sembrava confusa e preoccupata ora sembrava più incazzata, e aveva preso ad evitarmi anche lei.
Grandioso Liz, sei un vero asso nel campo delle amicizie. E per di più stai saltando la lezione di Spagnolo, per la quarta volta di seguito.
Sospirai di nuovo, appoggiando la testa al muro dietro di me e chiudendo gli occhi. Magari se mi fossi addormentata tutto questo ronzio fastidioso dei miei pensieri si sarebbe interrotto..
In quell’istante sentii uno scricchiolare inquietante, ed aprendo gli occhi notai con orrore che la porta dello sgabuzzino si stava lentamente aprendo, come nei film horror.
Non ebbi neanche il tempo di cercare un posto dove nascondermi che la figura di Zayn apparve, in tuta, alla ricerca di qualcosa..Mi notò immediatamente, e strabuzzò gli occhi.
“Liz?”
“Zayn!”
“Eh?”
“Cosa?”
Malik sbuffò, alzando gli occhi al cielo “Smettila di fare l’idiota!” mi rimproverò.
Io incrociai le braccia al petto, con una smorfia, mentre lo sentivo chiudersi la porta alle spalle.
“Perché sei nello sgabuzzino della palestra, e al buio?” domandò, confuso.
“La luce è fulminata.”
“Okay, e allora perché sei qui?”
Gli lanciai un’occhiata, arricciando il naso. Mi scrutava con le sopracciglia aggrottate, come se cercasse di capire cosa diavolo potesse portare una diciassettenne a rinchiudersi dentro uno sgabuzzino.
Al buio.
Durante le lezioni.
“Non ho voglio di parlarne..” borbottai infine, distogliendo lo sguardo. Lui rimase in silenzio per qualche attimo, poi un fruscio mi avvertì che si stava avvicinando e lentamente si sedette accanto a me.
“E’ pittoresco qui..Gli attrezzi impolverati, la lampadina rotta, i palloni sgonfiati, la muffa..” cominciò ad elencare, e mio malgrado abbozzai un sorriso.
Sentivo il suo sguardo addosso, mentre fingevo di essere interessata alle scuciture dei miei jeans anonimi e blu, ma non osavo guardarlo.
“Sei ancora arrabbiata con me?”
Feci una smorfia, come a pensarci, ma alla fine scossi vigorosamente la testa.
“Non hai intenzione né di parlarmi né di guardarmi, vero?” continuò, ed io annuii, sempre in silenzio.
Lo sentii sospirare leggermente, mentre si sistemava meglio al mio fianco “Va bene, allora possiamo stare zitti insieme. Ci divertiremo un sacco.” Disse, ironico.
Sorrisi di nuovo, disegnano con un dito dei cerchi circoncentri sulle mie gambe. Un’improvvisa malinconia mista al senso di colpa mi aveva colpita, e ringraziai il cielo che quel giorno Malik stesse comprendendo.
Lui prese a battere ritmicamente un piede a terra, e a seguire un non so quale ritmo con la testa.
Gli lanciai un’occhiata confusa, e lui alzò le spalle “Se non posso parlare potrò almeno muovermi, no?”
“Hai appena parlato.” Gli feci notare, e lui sorrise soddisfatto.
“Anche tu hai parlato. Lo dicevo io che hai la lingua troppo lunga per stare in silenzio.” Commentò.
Alzai gli occhi al cielo “Sei un cretino, e non smetterò mai di dirtelo.”
“Mi serviva qualcuno che me lo ricordasse, ogni tanto.”
Presi a guardare il soffitto, interessata. C’erano una marea di crepe, avrei potuto contarle all’infinito..
“Andiamo Calder, basta con quest’aria malinconica. Lo sappiamo entrambi che sei una stronzetta, e le stronzette non sono malinconiche.” Disse, deciso.
“Ho fatto un casino con la mia migliore amica, ho il diritto di essere depressa.” Replicai.
“E che avrai mai fatto?”
“Le ho rubato il ragazzo.” Risposi, brusca, e controllai la sua reazione con la coda dell’occhio.
Sbattè le palpebre, confuso, e sul suo viso apparve un’espressione indecifrabile.
Poi scosse la testa vigorosamente “Tu non hai un ragazzo.” Esclamò, sicuro.
“Ora ce l’ho, invece.”
“Non puoi avere un ragazzo!”
“Ma sei fuori, Malik?”
Zayn sbuffò, prima di alzarsi in piedi e trascinare su anche me. “Il tuo ragazzo..” virgolettò il termine con due dita “..Sa della nostra innocente scommessa?” insistette.
“Forse non ricordi, ma ho annullato quella scommessa.”
“Forse non ricordi, ma una scommessa non si può annullare.”
Lo guardai in cagnesco per qualche attimo, mentre lui reggeva il mio sguardo contraendo la mascella.
“Senti, sono stanca di tutti questi…sbalzi d’umore, okay? Tu puoi scoparti mezzo istituto ed io non posso uscire con un ragazzo?” ribattei, nervosa.
“Esatto, è proprio così!”
“Tu sei fuori, chiaro? F-u-o-r-i!” scandii bene ogni lettera, per fargli arrivare il concetto.
“No, sei tu..” mi puntò un dito contro “..che sei un’ipocrita! Dici a me che me ne faccio una diversa a sera, ma tu non sei diversa. Con quanti tipi sei uscita nel giro di tre giorni? Tre, quattro? E lo spettacolino in piscina?” mi accusò, duro.
“Mi stai dando della facile? Mi stai davvero dando della facile, Malik? Pensaci bene.” Sibilai, furiosa.
“Ti sto dicendo che non mi va che tu esca con il primo tizio che capita! E’ Wright? Giuro che se è lui ti..”
“Tu cosa, Zayn? Mi fai COSA?” lo interruppi, urlando “Non sei mio padre, non sei neanche il mio ragazzo e a malapena sei mio amico, si può sapere cosa vuoi da me?!”
Zayn strinse i pugni, e sembrò come trattenersi dall’urlarmi contro “Che cazzo, Liz, te lo sto dicendo! Non voglio che tu veda altri ragazzi!”
“E PERCHE’?”
“NON LO SO PERCHE’, va bene!” gridò, gesticolando “Non so perché e non lo voglio sapere, però mi da fastidio, okay? Mi da’ al cazzo che tu te la faccia con altri tipi, è chiaro il concetto?” concluse, sempre urlando.
Io rimasi in silenzio, e distolsi lo sguardo. Non mi piaceva più come una volta litigare con lui, non era più divertente da un bel po’.
Non mi piaceva come ci gridavamo contro, non mi piaceva come me ne andavo sempre incazzata, non mi piaceva più e basta.
Sentii qualcosa pizzicarmi gli occhi, e mi convinsi che fosse solo la polvere nello sgabuzzino.
“Senti, sono stanca di litigare con te, okay?” ripresi, abbassando la voce “Non mi diverte più. Se dobbiamo litigare ogni santa volta che ci incrociamo allora sarebbe meglio smettere di vederci.”
Zayn respirò profondamente, e lo vidi rilassare leggermente i pugni e le spalle. Si passò una mano trai folti capelli neri, e sospirò.
“Credi che servirebbe? Credi che se facessi finta di non vederti per i corridoi, o a lezione, o in mensa cambierebbe qualcosa?” domandò, scettico.
Alzai le spalle “Non lo so Zayn, non ne ho idea. Però non mi va di litigare ogni giorno, non mi va di urlare con te, non mi va di non riuscire ad avere una conversazione decente e..E non mi va tutto, va bene?” conclusi, velocemente.
Zayn mi scrutò con i suoi grandi occhi scuri, senza fiatare. Poi inaspettatamente, contro ogni logica, annullò le distanze tra noi e mi strinse in un abbraccio.
Gelai sul posto, mentre potevo quasi sentire il battito del suo cuore tanto mi stringeva forte tra le sue braccia. Forse non avrei dovuto ricambiare, dato che avevamo appena finito di urlarci dietro cose terribili, tuttavia non resistetti ed allacciai le braccia intorno al suo collo, rilassandomi.
“Siamo due idioti..” mormorò sui miei capelli.
“Parli di te al plurale?” Lo punzecchiai, e lo sentii sussultare leggermente mentre ridacchiava.
“Sta’ zitta e fatti abbracciare.”
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** On my arm. ***


Guardavo il numero di Harry sul display del mio cellulare, indecisa se chiamarlo o no. Durante questi giorni ci eravamo sentiti cose come una decina di volte, e lui era stato sempre così..Non so, perfetto, spiritoso, fantastico?
Harry era fantastico, punto. Era il tipico ragazzo di cui è talmente facile innamorarsi che neanche te ne accorgi quando succede, è il tipo di ragazzo sexy (non per niente era un Dio del Sesso*..) e divertente al punto giusto.
Oddio, detto così sembra una torta, da cuocere ‘al punto giusto..’.
Devo smetterla di pensare cose così idiote. Devo smetterla davvero.
Guardai il mio braccio destro, e non riuscii a trattenere un sorriso leggendo la scritta un po’ traballante fatta da Zayn il giorno prima, che recitava ‘Non abbaio, ma mordo’.
Sentii il telefono di casa squillare, e non mi disturbai a prendere il telefono, ci avrebbe pensato Charlie.
Tesi le orecchie, e potei sentire i pesanti passi di mia sorella salire le scale mentre borbottava qualcosa..Seguirono due colpi secchi alla porta, e non feci in tempo a dire ‘avanti’ che lei entrò.
“Che senso ha bussare se poi non aspetti la mia risposta?” le chiesi, innervosita. Charlie alzò gli occhi al cielo, e posando il telefono sulla spalla mimò con le labbra un ‘E’ Jude’.
Mi misi seduta sul letto ed indicando me stessa con due dita scossi vigorosamente la testa, come a farle intendere di dire che non c’ero. Charlie aggrottò le sopracciglia, poi portò il telefono all’orecchio.
“Mi dice di dirti che non c’è.” Esclamò, con tranquillità. Io presi un cuscino e glielo tirai dritto in faccia, sibilando un ‘idiota!’
“Ahia Liz!” si lamentò, massaggiandosi il naso. Poi prestò attenzione a quello che veniva detto dall’altra parte della cornetta, prima di rivolgersi di nuovo a me.
“Mi dice che puoi andare a farti fottere.” Disse, ed io alzai gli occhi al cielo.
Un premio a mia sorella, che non ha ancora capito cosa sia la discrezione.
Charlie allontanò confusa il telefono, lanciandogli un’occhiata. Poi scrollò le spalle “Ha attaccato, e sembrava piuttosto arrabbiata.”
“Grazie genio, c’ero arrivata anche io.”
“Perché la eviti?”
Sbuffai, lasciandomi cadere di nuovo sul letto “Storia lunga..” la liquidai. Lei posò il telefono sul mio comodino ed uscì saltellando dalla stanza, intonando ‘un elefante si dondolava sopra il filo di una ragnatela..’
Sono davvero una persona orribile, ma dove avrei trovato il coraggio di dirle che ora ero la ragazza di Harry? Sarebbe stata distrutta.
Anzi no, io sarei stata distrutta. Disintegrata.
Comunque anche lei non era affatto gentile, soprattutto con quell’invito a farmi fottere. Io non le avevo mai detto una cosa così, neanche quando mi aveva rubato il posto vicino a Billie Anderson sullo scuolabus, in quinta elementare.
Bhè, ora sono sola. Sola e senza amici.
Ah no, c’è Carol…
Dicevo, sola e senza amici. Com’era quel film, balla coi lupi? Ecco, io avrei ballato con i lupi. Sola con i lupi..
Il telefono squillò di nuovo e stavolta lo afferrai bruscamente, pronta ad affrontare Jude.
“Sai che ti dico? Puoi andare tu a farti fottere!” gridai, dando un pugno sul materasso.
“Oh, grazie amore, anche io penso che tu sia fantastica!” esclamò una voce maschile in risposta, ironica.
Io gelai sul posto, prima di schiaffarmi una mano sulla fronte e darmi della cretina.
“Cazzo Harry, scusa! Pensavo fossi..ehm, una mia amica!” mi giustificai, mordendomi un labbro.
“E’ una specie di saluto fra ragazze? Del tipo: ‘Fottiti!’ ‘Che ti venga un colpo’ ?” domandò, divertito.
Io risi, rilassandomi e sdraiandomi di nuovo sul letto “No, è solo che abbiamo litigato..Comunque, come va?” cambiai discorso, per evitare altre domande.
“Mi mancavi babe..”
“Babe?”
“Avevo momentaneamente dimenticato il tuo nome, quindi ho sviato con ‘babe’.” Scherzò. O almeno, sperai che scherzasse.
“Ah ah, divertente.” Commentai “Che fai?”
“Cavalco un cammello, e tu?”
“Qualcosa di incredibile: sono sdraiata sul mio letto.”
Harry fece un fischio, e scoppiai a ridere “Ma smettila, idiota!” lo rimproverai.
“E se ti raggiungessi?”
“In sella al cammello?”
“In sella al cammello.”
Lanciai un’occhiata alla sveglia sul comodino, che segnava le quattro e dieci. I miei sarebbero arrivati a casa solo tra due ore e mezza, rimaneva però mia sorella..
“Vieni pure, ma ti avverto: mia sorella di dieci anni è in casa.” Lo misi in guardia.
“La tua camera ce l’ha una porta?” chiese.
“Certo!”
“E allora non c’è problema, arrivo.”
E attaccò.
 
Sentii suonare il campanello e mi precipitai di corsa giù per le scale, facendo i gradini due a due.
“Apro io!” urlai, per evitare che andasse Charlie. Lei però sembrava particolarmente interessata ad un cartone in TV, e non mi prestava assolutamente attenzione.
Spalancai la porta, trovandomi davanti un metro e ottanta di puro lavoro divino, due occhi verdi brillanti, un sorriso sghembo e dei ricci sbarazzini.
Il mio ragazzo è un figo.
“Ciao splendore..” mi salutò, prima di avvicinarmi con una mano su un fianco e baciarmi.
Mr Sexy aveva questa peculiarità: saltare i convenevoli e passare direttamente alla parte in cui ci esploriamo le tonsille a vicenda.
Non mi lamentavo, comunque. Era un gran baciatore. Non di quelli che fanno girare la lingua come una centrifuga, e neanche di quelli che vanno lenti come un mammut incinta. Normale, perfetto.
Mi staccai piano dalle sue labbra, e con un cenno della testa indicai la nuca bionda di mia sorella nella stanza accanto.
“Ciao!” esclamò Harry, per attirare la sua attenzione. Charlie si riscosse, e si girò verso di lui.
Lo squadrò dalla testa ai piedi, prima di esibire uno dei suoi sorrisi angelici e fare un innocente ‘ciao’ con una mano.
Piccola ipocrita.
“Dai, entra..” dissi ad Harry, spostandomi di lato e aprendo di più l’uscio. Lui entrò in casa e si guardò attorno, interessato.
“Carina la tua casa, da come la descrivi mi aspettavo una trappola per topi.” Rispose, con un sorrisetto.
Io alzai gli occhi al cielo, prima di prenderlo per mano “Ti faccio vedere il piano di sopra, vieni.” Lo trascinai per le scale, velocemente.
“Tua sorella è dolcissima, comunque. Non devo più far fede alle tue descrizioni.” Continuò lui, divertito.
“Oh fidati, è solo perché non ti conosce. Con gli estranei è tutta zucchero, ma in realtà..è una iena.” Aggiunsi, serissima, e Mr Sexy scoppiò a ridere.
Ci fermammo davanti alla porta della mia stanza, che aprii con un colpo secco ed esperto.
“Ta-daaan!” esclamai, allargando le braccia. Lui entrò, curioso, e prese a guardarsi intorno.
Annusò l’aria, e sorrise “C’è odore di..deodorante alle conifere canadesi!”
“Lascia perdere, l’ha comprato mia madre e l’ha nascosto da qualche parte della mia stanza..” risposi, alzando gli occhi al cielo.
Harry posò gli occhi sulla foto nella cornice appesa all’armadio, e si avvicinò. “Questa è Jude, vero?” chiese, indicandola con un dito.
“Sì, quella a destra è Jude e quella a sinistra è Carol, che tu non conosci.” Spiegai.
“Quella al centro è davvero uno schianto..La conosci, per caso?”
Sorrisi, fingendo di pensarci “Bah, la conosco..Un po’ una scema, propensa alle figure di merda..” risposi.
Harry si voltò verso di me, e mentre allacciavo le braccia al suo collo mi posava qualche bacio leggero a fior di labbra.
Passai una mano tra i suoi ricci morbidi, approfondendo il bacio, e cominciammo a spostarci verso il mio letto.
“Quand’è che tornano i tuoi?” chiese, accarezzandomi lentamente i fianchi, sotto la maglietta.
“Due ore..” mormorai, e lo sentii sorridere sulle mie labbra.
“Ce le faremo bastare.”
 
 “Wow, esattamente in un ora e cinquantasette minuti. Ci meritiamo un applauso.” Esclamai, mentre mi aggiustavo la maglietta.
Harry mi lanciò un sorriso malizioso, infilandosi una converse, poi osservò la mia maglia e scoppiò a ridere.
“Che c’è?” domandai, confusa.
“L’hai messa al contrario, Lizzie.”
Stavo per ribattere, quando notai l’etichetta bianca che spuntava su un mio fianco e sbuffai.
“Hai ragione..Ehi, questo ‘Lizzie’ da dove esce fuori?”
Harry fece spallucce, senza smettere neanche per un secondo di sorridermi “Dato che quando ti ho chiamata Elizabeth mi hai dato un pugno, quando ti ho chiamata Beth mi hai morso, ho pensato a Lizzie..” si giustificò.
Lizzie..Mmm, carino. Ricordava un po’ troppo Lizzie McGuire, ma considerato che io continuavo a vederlo usando mia sorella come scusante era okay.
Vidi Harry piegare leggermente la testa di lato, mentre sollevava delicatamente un mio braccio: “Non abbaio, ma mordo…Chi te l’ha scritto?” domandò, curioso, tornando a guardarmi in faccia.
Improvvisamente quella scritta sembrò quasi bruciarmi sulla pelle, e mi affrettai a coprirla con una manica.
“Oh, nessuno..Un mio amico.” Borbottai, con una scrollata di spalle.
Mr Sexy fece una smorfia, e alzò un sopracciglio “Amico eh? Speriamo tu non abbia morso anche lui.” Commentò, acido.
“Cos’è, sei geloso Styles?”
“Gelosissimo.” Mormorò, prima di togliermi il fiato con uno dei suoi soliti baci da girar la testa.
Harry era da far girar la testa. Era da far girar la testa quando ti baciava, quando ti guardava, quando era a letto e anche solo quando stava fermo.
Però la scritta sul braccio ora sembrava davvero bruciare.
Mi staccai delicatamente, con un sorriso “Meglio che te ne vada. Penso che questo pomeriggio abbiamo traumatizzato a sufficienza mia sorella.”
Lui rise leggermente, appoggiando la fronte sulla mia “No, non è vero..Siamo stati silenziosissimi!” sussurrò, complice, prima di scoccarmi un ultimo bacio a stampo e scompigliarmi i capelli.
“I capelli no, Harry!” mi lamentai, con una smorfia. Harry mi fece la linguaccia, e schivò prontamente il cuscino che gli stavo tirando. Mi lanciò un bacio ed uscì dalla stanza, percorrendo le scale velocemente.
Mi affacciai dalla porta, e lo salutai con una mano “Ciao riccio!” lo apostrofai, e lui sorrise.
“Ciao amore.” mi fece l’occhiolino, e si chiuse la porta d’ingresso alle spalle.
Sospirai, mentre rientravo nella mia stanza.
Harry se ne era andato, ma la scritta continuava a bruciare.

 
 
 
Buonciorno racazze. Oggi sono iniziate le vacanze *PEPEPEPEPEPEPEPE*
Alors, in questo capitolo eccetto la scopata di Harry e Liz e la dolce conversazione tra lei e Jude non succede molto. Sono capitoli relativamente tranquilli, che sono più che altro concentrati sui sentimenti della nostra amaaaata protagonista.
Nel prossimo verrà introdotto un altro personaggio importante, che a sua volta ne introdurrà un altro ancora mucho importante AHAHA. E poi ricominceranno i casini #già
Spero non vi stiano annoiando questi capitoli, ma sono necessari :)
Detto questo, vi ringrazio come sempre per le splendidose (?) recensioni, siete fantaaaastiche. Solo una cosa: ragazze, io NON posterò ogni giorno. Primo perché tra un capitolo e un altro deve esserci un po’ di stacco, e secondo perché non avrei il tempo, nonostante la storia sia già finita. Ci sono autrici su questo sito che postano tranquillamente ogni due mesi, due o tre giorni non mi sembrano un’attesa troppo lunga, no? :)
Ringrazio ancora le lettrici, sia quelle che recensiscono che quelle silenziose. I love yaaa!
P.s. se volete seguirmi su Twitter sono  @xdrunkwitharry (non riesco a mettere il link, quindi dovreste cercarmi AHAHA)  No dai, basta che clicchiate sul simbolo (?) della pagina web sul mio profilo e vi appare :)
Byebye

*Dio del sesso è una citazione :)

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Capitolo 18
*** Teen Mom ***


Aloha racazze, e buona Pasqua!
Stasera sono di poche parole (?) quindi vi lascio subito al capitolo…Vi avverto che il nostro terrorista preferito non ci sarà né in questo capitolo né nel prossimo, ma poi tornerà alla riscossa più forte che mai (?)
Ora però viene introdotto un personaggio mucho importante #già
Byebye (cellulite) (?)
 

 
 
 
“Indovina chi viene a cena!” squittì mia madre, posando il telefono di casa sul comodino.
Io distolsi pigramente gli occhi dalla TV, puntandoli verso di lei “Se non si tratta di Leonardo DiCaprio non mi interessa.” Risposi, seria.
“Zia Jenna, con Madeline e Jesse.” Continuò, ed io mi feci improvvisamente interessata.
“Viene Mad? Sul serio? E’ una vita che non la vedo!” esclamai, entusiasta.
Mia madre annuì, mentre afferrava il tappetino in gomma blu e lo stendeva per terra, pronta per la sua sessione di addominali.
“Si trovavano a Londra per il weekend e ci siamo sentite, ovviamente ho invitato anche Madeline e il bambino..Ah, che gran macello che ha combinato tua cugina.” Concluse scuotendo la testa, amareggiata.
Io alzai un sopracciglio, scettica “Jesse non è un casino. E’ un bambino, e il casino l’ha combinato quel coglione che l’ha messa incinta.” Ribattei, per difendere Mad.
“Non dire queste parole!” mi rimproverò la Psyco-Bionda, severa. Io alzai gli occhi al cielo, mentre la vedevo stendersi e prendere a fare ‘ginnastica’.
Imbarazzante, terribilmente imbarazzante.
“Comunque…zia Jenna….mi ha….detto..” iniziò, quasi ansimando dato che stava facendo gli addominali.
“Ma’, o tagli corto o tagli corto.”
Vivien la salutista sbuffò, smettendo di fare ginnastica e mettendosi seduta sul tappetino “Tua zia mi ha detto che Madeline sta cercando di passare l’anno con le scuole serali, dato che durante il giorno lavora a quel fioraio..Ha detto anche che è ancora intenzionata a non dire nulla al padre del bambino.”
“E fa bene!” commentai, decisa. Il tale che un anno prima l’aveva messa incinta lo conoscevo solo di vista e di fama, dato che era il capitano della squadra di pallanuoto prima di Zayn. Era due anni più grande di me, ed uno più grande di Mad. Ora si era diplomato e grazie a Dio non vedevo più la sua faccia da cazzo nei corridoi, altrimenti avrei anche potuto prenderlo a ginocchiate.
La storia era stata abbastanza classica: festa, alcolici, una stanza e boom, mia cugina allora sedicenne incinta. Lui ovviamente non l’aveva più cercata, assolutamente inconsapevole, e lei non glielo aveva voluto dire anche perché si era trasferita con sua madre a Manchester, in seguito al divorzio dei suoi.
Mio zio acquisito aveva reagito decisamente male alla notizia. Prima l’aveva cacciata di casa per una settimana, in cui era venuta a stare con me, e poi aveva chiesto il divorzio da zia Jenna.
Erano stati dei mesi d’inferno, io che a soli quindici anni mi trovavo con cugina quasi coetanea alle prese con vomiti, contrazioni, cali di pressione e via dicendo e sua madre del tutto scioccata. Mad non era mai stata l’emblematico esempio della brava ragazza, ma zia Jenna non pensava sarebbe arrivata fino a questo punto.
“Quando torneranno a Manchester?” chiesi, riscuotendomi. Mia madre alzò le spalle “Non so, all’inizio avevano in programma di restare solo per un weekend, ma a questo punto potremmo anche ospitarli da noi per una settimana.”
“Si, si, si! Ti prego mamma, ospitiamoli ospitiamoli ospitiamoli ospitiamoli..” la pregai, congiungendo le mani.
“Ho capito, Liz! Devo chiedere a tuo padre, prima.”
Mi alzai di corsa dal divano, ed arrivai fino alla cucina dove trovai il fossile archeologico a mangiucchiare delle noccioline “Pa’, ospitiamo zia Jenna, Mad e Jesse per una settimana a casa nostra. Grazie per aver acconsentito.” Lo informai con un sorriso, prima di uscire dalla cucina per evitare domande e salire verso la mia camera, saltellando.
“Ma che sta succedendo in questa casa?!” sentii urlare mio padre, ma non gli diedi peso.
 
Battevo ritmicamente un piede a terra, fissando la finestra che dava sulla strada insistentemente.
“Smettila Liz, mi fai salire l’ansia!” si lamentò Charlie, poggiando l’ultima forchetta sulla tavola da pranzo.
Non le risposi neanche, continuavo a guardare sulla strada alla ricerca di una familiare Station-Wagon grigia metallizzata, da cui sarebbe uscita la mia adoratissima cugina e il mio adorabile nipotino.
In realtà era anche lui mio cugino, ma fingiamo che fosse mio nipote, che fa più effetto.
Comunque, Mad era l’unico componente del mio albero genealogico che dimostrava che non fossi stata adottata. Era esuberante, spigliata, divertente e non dedita alle regole.
Certo, da quando era diventata madre le sue priorità si erano leggermente riordinate ed era diventata più paranoica, ma rimaneva sempre la stessa vecchia e pazza Mad con cui avevo passato dei momenti fantastici. No?
Finalmente intravidi la loro auto, e lanciai un urletto entusiasta “Sono arrivati, sono arrivati, sono arrivati!” esclamai, correndo ad aprire la porta d’ingresso e catapultandomi fuori. Abitavo in un condominio, tuttavia il mio appartamento era su due piani.
Superai l’ascensore e presi a scendere a piedi tutte le scale del palazzo, di corsa.
Arrivai fino al portone che spalancai senza remore, e quando Mad mi vide lanciò un urlo entusiasta. Ci andammo incontro correndo, e ci stringemmo in un abbraccio così forte che per poco non cademmo a terra entrambe.
“Mad Mad Mad, mi sei mancata un casino!” le dissi, sincera, e lei fece una delle sue solite risate cristalline. Poi si staccò da me, per osservarmi meglio, e fece un fischio.
“Cavolo Liz, sei diventata un pezzo di figa in questo anno!” commentò, con la sua solita finezza. Io ruotai gli occhi al cielo, con un “Ma smettila!”.
Piuttosto lei era sempre stata bellissima. Un metro e settanta, capelli color nocciola ed occhi idem. Labbra carnose e sorriso da pubblicità della Mentadent.
Una modella, in poche parole. E anche dopo la gravidanza, che l’aveva un po’ appesantita, era rimasta stupenda.
Sentii qualche borbottio indistinto dietro di lei e notai la testolina riccia e bionda di Jesse che avanzava traballante, mano nella mano con mia zia.
“Oh, ma chi c’è là? Il mio Jesse?” chiesi, assumendo quella voce stupida che fanno tutti quando vedono un bambino piccolo. Ma non potevo farci nulla, era adorabile.
Jesse vedendomi si illuminò, e tese le manine cicciottelle verso di me che lo presi subito in braccio.
“Ah, è innamorato di te Liz!” esclamò mia zia con un sorriso che ricambiai.
“Allora, entriamo o restiamo a congelarci qua fuori? Forza, che sennò il bambolotto prende freddo e poi mi contagia!” disse Mad, avvicinandosi velocemente al portone.
“Hai sentito come ti chiama la mamma, Jesse? Ribellati!” lo incitai, ma lui rispose solo con un gorgoglio divertito.
Che dolce il mio nipotino!
 
“Allora, come scorre la vita qui nella capitale?” mi chiese curiosa Mad, seduta davanti a me sul letto.
Io scrollai le spalle, mentre giocherellavo con Jesse accoccolato tra le mie gambe “Come sempre.. La scorsa settimana c’era la Fashion Week, ed insieme ad una mia amica sono andata a spiare i modelli.” Risposi tranquilla, mentre Jesse divertito faceva scontrare due macchinine rosse tra loro.
“Ah, mi sono mancate le tue stronzate, Liz!” replicò Mad, ed io le feci una linguaccia.
Lei rispose con una smorfia buffa, ed io a mia volta arricciai il naso e aggrottai le sopracciglia. Poi lei tirò su la punta del naso con un dito, ed ora assomigliava terribilmente ad un maialino.
Scoppiai a ridere, mentre anche Jesse batteva le manine “Non sei cambiata neanche un po’, Maddie!” le feci notare. Ma lei scosse la testa, prima di fare un buffetto sulla guancia al piccolo.
“Ti sbagli, sono cambiata pure troppo..E’ questo posto, questa casa, che mi fa venire in mente un’altra me..” ribattè, un po’ amareggiata.
“Come stai davvero, Mad? Non devi rispondermi ‘Bene, bene’ se non è così.”
Sospirò, passandosi una mano tra i lunghi capelli, e solo in quel momento notai le occhiaie marcate sotto gli occhi “Sono stanchissima, Liz. Jesse non mi lascia un momento libero, neanche per respirare..Non che sia colpa sua, povero amore, ma mi sento come uno straccio da pavimenti.” Mi disse, con sincerità.
“Buum buum!” esclamò Jesse sulle mie gambe, divertendosi a lanciare i giocattolini sul letto. Gli accarezzai una guancia, osservandolo con una smorfia. Capelli biondini, occhioni azzurri, guance piene..Neanche a farlo apposta sarebbe potuto nascere più simile.
“E’ identico a…”
“Lo so, lo so.” mi interruppe Mad, con uno sbuffo “E’ fottutamente identico a quel fottuto stronzo. Stupida genetica. Ma i bambini non dovrebbero essere più simili alla mamma? Dico, l’ho partorito io o lui?” domandò stridula, sbattendo un pugno sul materasso.
“Per lo meno era carino e ha trasmesso i geni della figaggine. Pensa se fosse stato anche un cesso!” dissi, tentando di guardare il lato positivo della cosa.
Mad mi lanciò un’occhiataccia, poi però non riuscì a trattenere una risata “Bhè, ci mancava solo quello!”
La guardai nei suoi grandi occhi da cerbiatta, seria “Ci pensi ancora?” domandai, e non ebbi bisogno di specificare il soggetto.
Mad sospirò di nuovo, un’abitudine che non la voleva abbandonare, tenendo fisso lo sguardo su Jesse “Continuamente, Liz. Da quando mi sveglio – e fidati, mi sveglio molto presto – a quando vado a dormire. Penso che Jesse si meriterebbe un padre, una famiglia vera..Io faccio da madre e da padre per lui, ma non basto. Se io stessa ho ancora bisogno di una mamma che si occupi di me, come faccio ad esserlo per qualcun altro?” la voce le si ruppe leggermente, mentre alcune lacrime si affacciavano ai suoi occhi.
“Oh Mad..” mormorai, afflitta. Lei tirò su con il naso, asciugandosi velocemente un’unica lacrima che era sfuggita, ma che anche Jesse aveva notato.
Abbandonò le macchinine, e sporse le mani verso la mamma “Mamma triste?” domandò, incerto.
Aveva un anno esatto, e già parlava così bene.. Mad scosse la testa, sorridendo debolmente e prendendolo tra le sue braccia.
“No Jesse, non sono triste, è che ti voglio tanto tanto bene..” mormorò ad un suo orecchio, prima di stringerlo tra le sue braccia.
Io osservavo la scena, in silenzio e senza sapere cosa fare. Forse mi ero sbagliata, forse ero solo io a non essermi accorta di quanto Madeline fosse cambiata e di quanto si nascondesse dietro tutti i suoi sorrisi.
“Vorrei essere più grande, Mad, per darti una mano. Invece ho solo paura di dire le cose sbagliate e farti stare peggio.” Le confessai, sincera.
Lei mi sorrise dolcemente, cullando Jesse che si stava addormentando “No Liz, hai sedici anni e ti godi la tua vita da sedicenne. Sei esattamente come me un anno fa, solo meno stupida. O almeno te lo auguro, perché se ti fai mettere incinta anche tu giuro che ti picchio selvaggiamente..” mi mise in guardia, ed io risi alla sua espressione ammonitrice.
“Non preoccuparti, prendo la pillola.” Le dissi, e lei mi lanciò uno sguardo malizioso.
“Oh oh, la mia cuginetta è diventata grande!”
“Ma smettila!”
“Dai dai, quando è successo?” volle sapere, curiosa.
“Anche questo pomeriggio, se ti interessa, e proprio su questo letto.” La informai, e lei sobbalzò.
“Ma che schifo Liz! Dimmi almeno che hai cambiato le lenzuola!” si lamentò, con un’espressione schifata.
“Si che l’ho fatto, idiota!”
“Dai, sul serio, a quando la prima volta?” riprese.
Feci una smorfia, concentrandomi. Mmm, vediamo, quando ero stata con Mark? Giugno o luglio scorso?
“Credo questo Luglio, la prima volta..Alla casa al mare dei suoi genitori. Come mi pento!” esclamai, scuotendo la testa.
“Luglio? Ma tu non compi gli anni a Luglio?”
“E con questo?”
Mad alzò le spalle, sistemando il piccolo tra le braccia “Niente, era solo una conferma. E quindi la mia cuginetta ha perso la sua virtù…” concluse, melodrammatica.
“La verginità è come una bolla di sapone: una botta e non c’è più.” dissi, filosoficamente, provocando le risate isteriche di mia cugina.
“Ma quanto sei cretina, Beth!”
“Ancora con questo soprannome? Lo sai che non lo sopporto!”
“Beth Beth Beth Beth..” cantilenò, e io mi trattenni dal lanciarle un cuscino in faccia solo per rispetto di Jesse.
Poi Mad mi prese una mano tra la sua, e mi sorrise “Sono contenta di essere qui, Liz.”
Io le sorrisi, stringendo la sua mano più forte “Anche io, Mad. Anche io.”
 
 
 

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Capitolo 19
*** List ***


Numero uno: vi amo.
Numero due: vi amo.
Numero tre: ho già detto che vi amo?
Numero quattro: non sto perché sto dividendo in punti
Numero cinque: sto ancora tentando di riprendermi dalle foto dei ragazzi semi nudi (?) in Australia
Numero sei: questo capitolo è noioso. E’ l’anticamera dell’esplosione (?) che sarà il prossimo
Numero sette: baci princhepese

 
 
 
 
 
 
 
 
“Sai cosa? Stare sdraiati sull’erba dopo che ha diluviato non è un’idea geniale.” Dissi divertita, tamburellando le dita sul petto di Harry.
Lui aveva le braccia incrociate dietro la testa, che lentamente girò verso di me “Sei bagnata?” domandò, con un sorrisetto.
Domanda tendenziosa.
“Ho la maglietta completamente zuppa, credo. Se mi prendesse una polmonite e morissi?” chiesi ovvia, reggendomi meglio sui miei gomiti.
“E se un aereo precipitasse a duemila chilometri orari sulle nostre teste?” rispose intelligentemente, lanciandomi un’occhiata scettica con i suoi occhi verdi.
Il prato sotto di noi sembrava quasi scolorito rispetto ai suoi occhi.
“In quel caso spero colpisca te, perché non ho intenzione di morire prima di aver incontrato Johnny Depp.”
Harry si girò velocemente su un fianco, ed io mi sdraiai sull’erba. I miei capelli si sparsero un po’ ovunque, ma non me ne curai troppo perché ero troppo impegnata a fissare Harry che mi sorrideva.
Dio, sembrava un angelo.
Un angelo un po’ pervertito, ma sorvoliamo.
Chiusi gli occhi, schiudendo le labbra mentre si avvicinava al mio viso. Mi baciò delicatamente, mettendo una mano tra i miei ingombranti capelli ricci.
“Mmm, ho mai detto che amo i tuoi capelli?” mormorò, poggiando delicatamente la sua fronte sulla mia.
“Ami qualcosa più dei tuoi ricci?” domandai ironica, e lo sentii ridere leggermente.
“Incredibilmente, potrei rinunciare a qualche ciocca dei miei capelli per te.”
“Solo qualche? Valgo solo qualche ciocca di capelli del mitico Harry Styles?” domandai, fingendomi offesa.
Lui finse di pensarci un attimo, increspando le labbra, ed io con uno spintone lo feci rotolare più in là sul prato.
“Oh, come sei violenta Elizabeth Calder!” esclamò, portandosi melodrammaticamente una mano sul cuore.
Io ridussi gli occhi a due fessure, prima di avvicinarmi a lui quasi a gattoni e bloccargli velocemente le braccia, per minacciarlo “Mi hai chiamata Elizabeth? Sei ancora in tempo per rettificare!”
“Vai all’anagrafe e chiedi di cambiare il tuo nome. Di’ che ti scambiano per la regina e la cosa comincia a pesarti.” propose, senza neanche tentare di liberare le sue braccia.
“Già fatto. Mi hanno detto che se sono minorenne devo essere accompagnata da un genitore.” Risposi, amareggiata.
Harry sorrise beffardo “Ah ah, hai ancora sedici anni!” mi prese in giro.
“Ma stai zitto, che tu ne hai diciassette!”
“Diciotto, tra soli due mesi.” Precisò, ed io gli feci una linguaccia. Lui ribaltò velocemente le posizioni e mi ritrovai di nuovo sotto di lui, con i capelli sempre sparsi disordinatamente tra l’erba, che pullulava di chissà quali schifosi insettini.
Improvvisamente mi diede una schicchera sul naso, ed io strizzai gli occhi, dolorante.
“Ahia cazzo! Mi hai staccato il naso!” protestai, e stavo per mollargli una sberla quando sentii un inquietante ‘click’.
Sbarrai gli occhi, e notai che Harry tranquillamente a cavalcioni su di me mi aveva appena scattato una foto con il suo iPhone, e sorrideva sornione.
“Questa foto me la tengo, così posso ricattarti!” Esclamò, sventolando trionfante il cellulare. Io allungai un braccio per afferrarlo, ma lui lo allontanò prontamente.
“Styles, sto per strapparti violentemente le viscere. Dammi-quel-cellulare.” Sibilai.
Lui scosse la testa, con un verso di disapprovazione “Naah, è una bellissima foto.” Replicò.
“Ma scherzi? Già sono brutta di mio, se poi mi fotografi mentre faccio una smorfia non voglio neanche immaginare come sono venuta!” protestai.
Harry strabuzzò gli occhioni, quasi sconvolto “Tu? Tu pensi di essere brutta?” chiese, incredulo.
“Io non penso Harry, lo sai che mi affatica. E’ una certezza.”
Lui scosse la testa, vigorosamente. Poi prima che potessi rendermene conto e potessi coprirmi mi scattò un’altra foto, e puntando le braccia sul prato per reggersi si chinò su di me.
Mi mostrò la foto, e mi accorsi che i miei capelli erano messi peggio di quanto immaginassi.
“Non so cosa vedi tu, ma io vedo la ragazza che amo con i suoi capelli selvaggi sdraiata su un prato.” Mi disse, serio
Io puntai i miei occhi nei suoi, così chiari e limpidi. “Come hai detto?”
Harry aggrottò le sopracciglia, confuso “Che non so cosa vedi tu..”
“No, dopo!”
“..Con i tuoi capelli selvaggi?”
“No no, prima!” insistetti. Lui sbattè le palpebre un paio di volte, poi sorrise raggiante, e riuscì ad illuminare ogni cosa intorno a noi.
“Che sei la ragazza che amo.” Ripetè, ed io gli presi il viso tra le mani, e lo baciai con entusiasmo.
Harry era fantastico, Harry era magico. Harry mi faceva sentire bene come nessuno in quel momento, ed era il ragazzo perfetto.
Ed era il mio ragazzo.
E non volevo nessun altro.
Giusto?
 
Stavo sdraiata sul mio letto, a fissare con grande interesse l’alto soffitto sopra la mia testa.
Oh soffitto, perché non mi crolli in testa così da non farmi più combinare guai? Me lo merito, d’altronde. Sono una pessima amica. Potrei entrare nel libro dei libri delle pessime amiche, potrei vincere un Guiness..
Mi sentivo estremamente sola. Certo, ero appena tornata da una scampagnata ad Hyde Park con il mio ragazzo, mia cugina e Jesse erano in cucina a preparare la cena e sentivo la musica alzata al massimo volume nella stanza di mia sorella, ma metaforicamente ero sola come un cane.
Tornata a casa avevo composto il numero di Jude sul telefono, per raccontarle di Harry, ma poi mi ero ricordata che non potevo dirle ‘Ehi ciao, me la sono fatta con il tipo che ti piace ed oggi ci siamo rotolati per ore sull’erba..Ti va di andare a vedere il nuovo film con Ben Affleck?’
Basta, ora stilerò una lista dei motivi per cui vale ancora la pena vivere e non vale la pena affogarsi nella doccia.
Mi alzai bruscamente dal letto, mi sedetti alla scrivania e presi un foglio spiegazzato ed una penna viola.
 
-Motivi per cui vale la pena continuare la mia patetica vita.
 
Scrissi il titolo, poi presi a rigirarmi la penna tra le dita, pensando a qualche motivo. Improvvisamente venni illuminata, e presi a scrivere freneticamente.
Numero uno: se mi ammazzo non saprò mai la fine di The Vampire Diaries.
Numero due: se mi ammazzo non potrò più improvvisare dei concerti con la spazzola sul letto.
Numero tre: se mi ammazzo Charlie potrà mangiare tutti i Cheerios da sola.
Numero quattro: se mi ammazzo Charlie userà la mia stanza per costruire la cabina armadio di Hannah Montana.
Numero cinque: se mi ammazzo Mr Sexy avrà un’altra ragazza.
Numero sei: il numero cinque non è un motivo valido.
Numero sette:se mi ammazzo Malik farà esplodere la metro per la felicità.
Numero otto: se mi ammazzo la polizia internazionale non catturerà mai Malik
Numero nove: se mi ammazzo mia madre morirà di noia perché non saprà più contro chi gridare senza motivo.
Numero dieci: se mi ammazzo non farò mai pace con Jude.
Numero undici: se mi ammazzo Carol si approprierà dei miei beni. Che non esistono.
Numero dodici: se mi ammazzo non sposerò mai Ben Affleck.
Numero tredici: il numero dodici vale per due.
Numero quattordici: se mi ammazzo Malik si rimetterà con il cucciolo di Labrador spastico.
Numero quindici: parlavo di Terry Peters.
Numero sedici: se mi ammazzo non potrò più comprare gli smalti della Rimmel London.
Numero diciassette: ci sono le profumerie in Paradiso?
Numero diciotto: e Sky?
Numero diciannove: se mi ammazzo faccio un piacere a troppa gente.
 
Finii di scrivere, e osservai soddisfatta la mia lista dei motivi per continuare la mia patetica vita. Ben diciannove motivi, anzi ventuno perché il punto su Ben Affleck vale per due.
Ora tutto sembrava avere un vago senso.
Improvvisamente la porta della mia stanza si spalancò, e la figura minuta di mia sorella saltellò al mio fianco, facendo dondolare i ricci biondi.
“Prego Charlie, entra pure senza bussare.” L’accolsi, sarcasticamente. Lei fece finta di non sentirmi, e si sedette rumorosamente sul mio letto.
“Ho bisogno di un consiglio.” Esordì, con un’espressione seria.
“Non lo so chi è più carino tra Zack e Cody, Charlie. Probabilmente Cody.”
“Non è per quello, scema!” protestò, ruotando gli occhi al cielo “Si tratta di un ragazzo vero.” Precisò.
Alzai un sopracciglio, avvicinandomi con la sedia, più interessata “Che tipo di ragazzo?” domandai, circospetta.
“Eh, si chiama Samuel..” cominciò, prima di fare un sospiro “..Ed il fatto è che Samuel è proprio bello, capito? Cioè io ci parlo, ci rido e voglio dargli un bacio! Però lui è fidanzato con Cameron, e quindi non mi ama..Ed io lo amo e non glielo dico!” concluse, con una smorfia.
Non riuscii a trattenere un sorriso, davanti a tutto il suo monologo. Charlie era davvero una vipera, a volte, ma poi ogni tanto tirava fuori il suo lato da normale bambina di dieci anni e mi inteneriva da morire.
“E questa Cameron com’è?” le chiesi, e lei fece una faccia disgustata.
“E’ orribile! Ride come una stupida, e vuole sempre decidere lei chi far giocare ad acchiappa-fulmine in cortile! Però ha i capelli rossi lunghi fino a qui..” indicò con una mano l’altezza del suo fianco “..Tutti lisci, le lentiggini e gli occhi verdi come i tuoi. Ha detto che da piccola faceva le pubblicità in TV!”
“Sì, ed io sono Elisa di Rivombrosa. Ascoltami bene, Charlie: se questo Samuel ti piace tu..devi dirglielo, okay? Vai lì, prendi coraggio e glielo dici!” la intimai, con decisione.
“Sì, ma come faccio? Cioè lui è proprio il più bello della scuola, capisci? E’ famoso, tutte quelle più carine gli vanno dietro e lui è il più bravo della squadra di calcio, ed io non sono nessuno invece!” si lamentò.
Un senso di de-javù mi travolse in pieno, ma evitai di pensarci “Bhè, ma tu ci parli con questo Samuel?” 
“Ogni tanto sì. Lui mi regala sempre la sua merenda quando mi scordo di portarla, e l’altro giorno quando parlavo con Tom lui ci guardava fisso, ma proprio fisso eh..” puntualizzò.
Io battei una mano sull’altra, entusiasta “Allora gli piaci! E’ sicuro, gli piaci. E domani glielo dici, così lui molla Cameron la troietta.”
“Quindi..Se un ragazzo ti regala la sua merenda e guarda strano gli altri bambini con cui parli gli piaci?” domandò, insicura.
Io ci pensai un attimo, e mi tornò in mente quando Wright mi aveva chiesto il mio numero sulle scale, ed improvvisamente era arrivato Zayn..
Scossi la testa, per scacciare quei pensieri inutili dalla mia testa “Sì, è sicuramente così.” conclusi.
Charlie sorrise radiosa, prima di alzarsi dal letto e scoccarmi un bacio sulla guancia.
“Grazie Liz, sei la sorella migliore del mondo. Ma non dire che te l’ho detto.” Mi disse, complice, prima di saltellare fuori dalla mia stanza.
 
Numero venti: se mi ammazzo mia sorella di dieci anni non mi farà più riflettere sulla mia vita sentimentale.
 
 

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Capitolo 20
*** Park Bench ***


Vi consiglio di sedervi comode, prendere un bel respiro e allacciare le cinture molto strette perché in questo capitolo ci sarà una BUUUUM (?) esplosione.
Buona lettura babes :)
 
 
 
 
 
 
“Io esco, ci vediamo questo pomeriggio okay?” dissi a Mad, che stava imboccando Jesse sul seggiolone.
“Arriva il trenino, arriva il trenino!” ripeteva, per far aprire la bocca al bambino. Non che lui facesse qualche capriccio, anzi..Mangiava pure troppo per essere un bambino di quell’età.
“Ehi Mad, mi hai sentita?”
“Eh? Sì, sì..Non fare sega, mi raccomando!”
Ruotai gli occhi al cielo, mentre la salutavo con un cenno del capo e mi chiudevo la porta d’ingresso alle spalle, con un sonoro tonfo.
Come ogni mattina il mio cellulare vibrò nella tasca dei jeans, e già sapevo che era Harry che mi dava il buongiorno accompagnato da una delle sue soliti frasi senza senso..
‘Buongiorno oriente, come va la vita sul balcone? Ps sto studiando Shakespeare, e Romeo mi sta sul cazzo.’
Risi divertita, digitando una veloce risposta e riponendo il cellulare nella tasca.
Harry era così fottutamente divertente, e mi piaceva così tanto..E allora dov’era il problema?
Dov’è il problema, Liz? Eh? Perché ti fai certe domande?
Perché sei una psicopatica, ecco perché. Una povera matta che finirà in un ospizio circondata da gatti spelacchiati, come Mrs Cox, la nostra centenaria ex-vicina di casa.
Neanche me ne resi conto, ma superai di qualche centinaio di metri l’edificio della mia scuola. Solo quando riconobbi il fruttivendolo che solitamente era alla traversa DOPO quella della scuola tornai indietro, con calma però.
Non mi andava di correre.
Mi sarei spettinata i capelli e ci erano volute sei ore ed innumerevoli passate di gel per pettinarli, quella mattina.
Entrai nel cortile, dove gli ultimi ritardatari si apprestavano a correre verso l’atrio; principianti, se si è in ritardo lo si è con stile.
Qualcuno mi pizzicò i fianchi, e sobbalzai, colta alla sprovvista. Tuttavia non ebbi neanche bisogno di girarmi per capire chi fosse..
“Buongiorno Malik, delicato come sempre.” Lo salutai, acida.
Lui mi affiancò, con un sorriso brillante stampato sulle labbra. Sebbene facessero all’incirca quarantacinque gradi sotto lo zero lui girava con una maglietta a mezze maniche nera, dei jeans e un cappello.
Quale senso ha mettersi una maglietta a mezze maniche e un cappello? QUALE?
“Hai i calori?” gli domandai, scettica. Lui si osservò per un attimo, poi scrollò le spalle.
“Sono talmente hot che mi scaldo io stesso.” Rispose, altezzoso.
“Oddio Malik, questa era pessima! Ma pessima sul serio!”
“E smettila, che stai ridendo anche tu!”
Lo guardai con una smorfia, ma non potevo dargli torto. Fece un’espressione soddisfatta, aggiustandosi un orecchino.
“Allora, come va con..il tipo, come si chiama?” cominciò, lanciandomi uno sguardo veloce.
“Il tipo sarebbe..?”
“Il tuo ragazzo, sveglia.”
“Ah..” fu la mia intelligente risposta, mentre puntavo lo sguardo sulle mie scarpe “Si chiama Harry, Harry Styles.”
“Ossignore, che nome da checca..” commentò, con una smorfia disgustata. Io gli diedi una spinta, e riuscii a spostarlo di ben dieci centimetri.
“Non ti conviene quest’insulto, Malik, dato che da un momento all’altro potrei ordinarti di urlare nella mensa quella cosa che avevamo accordato..” lo provocai.
“Ma io non ho perso la scommessa.” Ribattè, ovvio.
“Oh, andiamo, come pensi di vincerla se sono fidanzata?”
“Fidanzata, non fidanzata, sposata, vedova..Non fa differenza per me, vincerò quella scommessa e basta.” Disse, con un sorriso beffardo e sicuro.
Lo squadrai per un attimo, e compresi che per un tipo come lui dovesse essere difficile accettare che una ragazza lo rifiutasse.
Era difficile da accettare anche per la mia sanità mentale, ultimamente.
“Sul serio Zayn, lasciami perdere. Ci sono dozzine di ragazze nella scuola più adatte a te che probabilmente hanno delle mutande con scritto sopra ‘prendimi Zayn’ ” Gli feci notare, senza scherzare.
Lui scoppiò in una fragorosa risata, tenendosi la pancia con una mano e trascinando dietro anche me. Aveva una risata divertentissima, giuro.
“No ti prego, presentamele!” esclamò, tra le risate.
Quando rideva i suoi occhi, stranamente, brillavano. Ed era..ehm, come dire, bello. Lo era davvero.
“Sul serio, la tua reputazione verrebbe rovinata se ci vedessero insieme! Sarebbe tutto un ‘Oddio, Malik esce con tizia-sconosciuta-dai-capelli-strambi!” imitai la voce di una delle tante oche che popolavano la nostra scuola, mentre spingevo con una mano il portone dell’atrio.
“Cos’hanno di strambo i tuoi capelli?” ribattè, confuso.
“Non lo so, dimmelo tu!”
“Bhè, non hanno niente di strano. Non ti si addicono queste paranoie da ragazza insicura.” Continuò, ficcando le mani nelle tasche dei jeans.
Io scrollai le spalle “Non è una paranoia, era tanto per dire..Sai quando dici quelle cose e neanche ci pensi perché le dai per scontato?” domandai, sperando mi capisse.
Zayn mi scrutò in silenzio per un attimo, socchiudendo gli occhi come ragionando.
“Liz?”
“Dimmi.”
“Sei bellissima.”
Strabuzzai gli occhi, guardandolo stralunata. Mi aveva veramente dato della ‘bellissima’?
Mi girai, come per controllare che non ci fosse nessuno dietro di me “Dicevi a me?”
Zayn ruotò gli occhi al cielo, con un sorriso “No, parlavo con Mr Robbins, l’inserviente ultra settantenne.”
“Perché mi hai dato della bellissima?”
Malik fece spallucce, lanciandomi un sorriso sghembo “Sai quando dici quelle cose tanto per dire, e non ci pensi perché le dai per scontate?” ripetè quello che avevo detto, ed io mi morsi un labbro, divertita.
“Che ci fate qui? Filate in classe!” ci rimproverò Mr Robbins con la sua voce graffiante e roca, e con lo scopettone in mano.
Zayn si avvicinò e mi stampò un bacio sulla guancia, e fu così fulmineo che non ebbi neanche il tempo di protestare.
“A dopo, dolcezza.”
Le mie gambe dovrebbero smetterla di tremare come gelatina.
 
Scarabocchiavo distrattamente sul foglio davanti a me, che invece avrei dovuto usare per prendere qualche appunto di storia.

Si, come no.
Disegnavo linee intrecciate tra loro, completamente prive di senso. Ma d’altronde, dovrebbero avere senso degli scarabocchi?
“Che ne dici di scendere dalle nuvole, signorina Calder?”
La voce acuta di Mrs Payton mi costrinse ad alzare gli occhi dal mio interessante lavoro, per qualche attimo. Le lanciai un’occhiata pigra, prima di tornare ad occuparmi dei miei affari, incurante.
Ero sicura che stesse per dirmi qualcosa come ‘Hai alzato gli occhi al cielo? Hai respirato in mia presenza? Dal preside!’ quando il suono stridulo e stonato della campanella invase l’aula, rallegrando gli animi di tutti.
Raccolsi i miei libri velocemente, per evitare di scontrarmi con Jude che era seduta a soli due banchi davanti a me.
Mi sentivo sempre peggio. Ero davvero scorretta nei suoi confronti.
Pensavo di essere immune ai sensi di colpa, dannazione.
Mi affrettai ad uscire dalla classe, con la mia borsa nera piena di spille di vario genere a tracolla. Era da una settimana che mi muovevo per i corridoi come una che sta per perdere un treno, e travolgevo chiunque senza neanche scusarmi.
Bhè, quello l’avevo sempre fatto.
Inserii velocemente la combinazione del mio armadietto, prima di aprire lo sportello e ficcarci dentro tre grossi libri..
Lo sportello si chiuse con colpo secco ed improvviso, ed io sobbalzai. Mi girai verso la mia destra, confusa, e quando incrociai gli occhi freddi di Jude mi sentii quasi mancare.
“Ah, sei tu..” borbottai, cercando di sembrare tranquilla.
Lei mi lanciò un’occhiata gelida, e mi sembrò davvero di essere percorsa da brividi di freddo. Jude era un mostro delle occhiatacce.
“Risparmiami i borbottii, Calder.”
Calder. Mi avrebbe potuto dare un pugno in faccia, e mi sarei sentita meno ferita.
“Volevo solo dirti che ho scoperto di te ed Harry, dato che non sono un’idiota.”
“Jude, te lo giuro, mi dispiace tantis..”
Alzò una mano davanti al mio viso, come a zittirmi. Si aggiustò una ciocca bionda dietro le orecchie, e riuscii a vedere che la mano le tremava leggermente. Forse dalla rabbia.
“Questo non è Gossip Girl, se ti scopi quello che mi piace non restiamo amiche.” Continuò, dura.
“Jude, ascoltami per un secondo! E’ per questo che ti evitavo, perché avevo pa..”
“Mark, Malik, Wright, Harry…Quanti ne vuoi per te, Elizabeth? Quanti ne servono per accrescere il tuo ego? Sei un’egocentrica, ecco la verità!”
La guardai con la bocca spalancata, stavolta davvero ferita “Questo non è vero, Jude. Io ti voglio bene, e tu lo s..”
“Scendi dalla passerella, Elizabeth. Saresti sorpresa di sapere che esiste un mondo oltre a te.” Mi interruppe sibilando, prima di oltrepassarmi dandomi una spallata.
Mi girai, e continuai a guardare in silenzio la sua schiena finchè non la vidi sparire nell’aula di Biologia.
Un applauso ad Elizabeth Calder dagli spalti, per essere riuscita ad allontanare anche la sua migliore amica e per non essere capace di affrontare la realtà.
Applausi, fiori sul palco, si chiude il sipario.
E rimango io, come una cogliona, ferma in mezzo al corridoio ora quasi deserto dopo il suono della campanella.
Diedi il pugno più forte che potei al mio armadietto di metallo, come se spaccarmi una nocca potesse essere di qualche aiuto e potesse essere uno sfogo sensato. Il colpo riecheggiò nel corridoio, mentre cominciavo a sentire le nocche bruciare dal dolore.
Lanciai uno sguardo al mio pugno destro ancora chiuso, e riuscii ad intravedere qualche gocciolina di sangue sgorgare da dei piccoli graffi.
Vaffanculo, non riesco neanche a dare un fottuto pugno ad un fottuto armadietto senza devastarmi una mano. Mi avviai a passo spedito verso il bagno, mordendomi il labbro inferiore per evitare di concentrarmi su quanto male mi facesse la mano; aprii la porta con un calcio, e mi posizionai davanti allo specchio.
Dalla coda alta alcuni ricci sfuggivano ribelli ed avevo la faccia di una che stava per scoppiare a piangere, dannazione.
Aprii il rubinetto con la mano sana, e ficcai sotto l’acqua gelida il pugno destro, osservando come l’acqua fredda bagnava anche la manica della mia felpa.
Jude non mi avrebbe mai più parlato, e non era di certo un suo errore. L’errore era mio, che sembravo fare sempre la scelta sbagliata.
Harry era la scelta sbagliata.
“Dai dai, vieni qua dentro..” una voce femminile mi sorprese, mentre attraverso lo specchio vedevo la porta del bagno aprirsi ed apparire una figura alta e slanciata, di schiena.
“Tanya, non mi va.. Mi sembra di averti già chiarito che non sono il tuo ragazzo.”
Strabuzzai gli occhi, mentre ancor prima di vedere Malik trascinato per un braccio dalla moretta riconoscevo la sua voce.
Tanya gli allacciò le braccia al collo, avvicinandosi al suo viso con una risatina “Ma smettila, ieri non la pensavi così..”
Zayn stava per ribattere, quando posando lo sguardo sullo specchio vide la mia immagine riflessa. Irrigidì ogni muscolo, mentre anche Tanya si staccava da lui, confusa.
Anche lei posò il suo sguardo su di me, e scoppiò a ridere.
“Oddio ragazzina, ti abbiamo traumatizzato?” chiese, divertita. Io mi sentii montare un misto tra rabbia e delusione nel petto, prima di voltarmi e guardare per solo un secondo Zayn negli occhi.
Sperai leggesse tutta la mai delusione che credo fosse abbastanza evidente. Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma io li superai entrambi ed uscii senza dire una parola dal bagno.
Appena uscita presi a correre, torturandomi il labbro inferiore. Lo sentivo, ero sul punto di crollare, sentivo come un peso in acciaio massiccio premere sul mio petto e degli aghi pungere nei miei occhi.
Scesi il più velocemente possibile le scalinate dell’atrio, ed ignorai le urla di protesta dell’inserviente, che mi gridava di tornare indietro immediatamente. Spinsi la porta e venni investita dall’aria gelida di inizio Dicembre di Londra, ma non smisi di correre. Sentivo il vento scompigliarmi i capelli disordinatamente, mentre la felpa mi scivolava lentamente sulle spalle, ma non me ne curavo.
Non stavo neanche pensando a ciò che stavo realmente facendo, né al perché lo stessi facendo, correvo a perdifiato e basta.
 
“Ho scoperto di te ed Harry..”
“Sei bellissima..”
“Scendi dalla passerella, Elizabeth.”
“E allora che ci fai ancora qui? Vattene!”
“Non sembravi pensarla così ieri..”
“Sai quelle cose che dici tanto per dire?”
“Gelosissimo!”
“Questo non è Gossip Girl.”
 
Mi fermai, appoggiandomi con una mano ad un palo, mentre sentivo la testa quasi scoppiare.
Basta basta basta pensieri, basta. Voglio spegnere il cervello, voglio spegnerlo per sempre e non dover più pensare ad Harry, a Zayn, a Jude a tutto ciò che combino e a tutto ciò che rovino.
Asciugai una lacrima, che era scivolata rovinosamente su una mia guancia.
Ma ne seguì un’altra, e un’altra ancora, e ancora un’altra e mi ritrovai a singhiozzare davanti ad una panchina alla traversa opposta a quella della mia scuola, mentre qualche passante mi lanciava delle occhiate confuse.
“Non avete mai visto una ragazza piangere per strada? Fatevi i cazzi vostri!” urlai, stridula. Una signora coprì indignata le orecchie di sua figlia di otto anni, che invece se la rideva.
Tirai su con il naso, prima che un altro singhiozzo mi investisse.
Era incredibile, ma piangere mi stava facendo sentire…meglio. Più i singhiozzi aumentavano più mi sentivo libera, nonostante gli occhi coperti di trucco pizzicassero da morire.
Asciugai con una manica della felpa i rimasugli di mascara che sicuramente era colato sulle guance, velocemente.
“Mi dispiace.”
Sussultai, alzando lentamente gli occhi. Davanti a me si trovava un trafelato Zayn Malik, che mi fissava mentre il suo petto si alzava e abbassa velocemente, segno che anche lui aveva corso.
Pensai di aver sentito male. Avevo sicuramente sentito male.
O forse stavo avendo un’allucinazione, chissà. Non mi sorprenderebbe troppo.
 “Mi dispiace..” riprese, deglutendo “Mi dispiace perché sono un coglione, mi dispiace perché ti ho trattata male, mi dispiace per tutte le volte che ti ho lasciata camminare via incazzata, mi dispiace per Tanya, mi dispiace perché non ti fidi di me..
..E mi dispiace se non riesco a starti lontano per troppo tempo.” Concluse, fissandomi con i suoi caldi occhi scuri.
Sentii qualcosa, al centro esatto del petto. Era come se qualcosa si fosse aggiustato, come se un pezzo mancante del puzzle si fosse finalmente trovato.
In quel momento capii che non importava quanto potessi essere arrabbiata con lui, non importava quanto potevo maledirlo né quanto potessi desiderare che sparisse dalla mia vita, perché era tutta una facciata. Capii che trovarmi a pensare ai suoi occhi scuri tutto il giorno non era normale, che il bisogno di averlo sempre intorno non era solo un capriccio stupido. Che non volevo più continuare la scommessa, perché sapevo di non volerla più vincere.
Perché mi ero fottutamente innamorata di Zayn Jawacoso Malik, e non potevo farci niente.
“Sto per perdere la scommessa, Zayn.” Dissi, con sincerità, e il sorriso che mi rivolse avrebbe potuto illuminare tutta Londra.
“Non c’è mai stata nessuna scommessa Liz, perché voglio baciarti da quando ti ho vista la prima volta.” Rispose a bassa voce, e prima che potessi battere ciglio si avvicinò alle mie labbra, e mi baciò.
Non fu il bacio più bello della storia, di quelli appassionati nei film d’amore quando lui e lei si rincontrano dopo anni. Stavo crepando di freddo, avevo il trucco colato sulle guance, un filo della sua barba mi pizzicava le guance e stava per piovere.
Ma fu di sicuro il più bel bacio della mia storia.

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Capitolo 21
*** Break up. ***


Io sono senza parole. Ve lo giuro, sono senza parole.
Ho cominciato a pubblicare storie su questo sito realativamente da poco, sebbene lo frequentassi da anni. Ho scritto le mie primisse one-shot su Justin Bieber, e  l'emozione di ricevere la PRIMA recensione in assoluto è stata fantastica.
Ho scritto un sacco, e mano a mano mi sentivo sempre più apprezzata.
Poi ho cominciato con questa fanfiction. Prima tre o quattro recensioni, poi sette, poi dieci, poi quattordici...
E all'ultimo capitolo CINQUANTADUE RECENSIONI. CINQUANTADUE FOTTUTE RECENSIONI. Per alcune autrici qui su EFP probabilmente è la normalità, ma per me significano TANTISSIMO.
Davvero ragazze siete splendide. Vi adoro, una ad una. Spero che Rock the World non vi delula mai, anche se ormai ci avviamo verso la fine..Otto o nove capitoli rimangono, compreso l'epilogo.
Ora vi lascio in pace. I love you.



UNA LUNGHISSIMA SETTIMANA DOPO, 7.30. QUEL BUCO DI CASA MIA.
 
“Liz..”
“Liz, alzati!”
“Ho perso il giocattolo di Jesse, sai dov’è?”
“Liz..”
“CAZZO ELIZABETH, MUOVI IL CULO!”
Ficcai la testa sotto al cuscino, mugugnando un ‘vattene’ scocciato. Mia cugina sbuffò, prima di sollevare tutto il piumone e lasciarmi le gambe scoperte.
“Maaaaaaaadelenie, ho freddo!” mi lamentai, con la voce ancora impastata dal sonno. Cercai a tentoni la coperta, con gli occhi semichiusi, e non la trovai.
“Che ne pensi di smettere di stare al telefono con il tuo ragazzo fino alle due di notte, e andare a dormire prima?” mi fece la predica, con cipiglio severo.
“Sembri mia madre, Mad..” borbottai, ed era un chiaro insulto. Lei sbuffò un’altra volta, e stava per ribattere quando il pianto isterico di Jesse dall’altra stanza ci interruppe.
Mollò il mio piumone, che crollò a terra, ed abbandonò la stanza velocemente per raggiungere il mio adorato e piangente nipote.
Mi passai una mano sul viso, sbadigliando. Signore mio che sonno, avevo bisogno di sei tazze di caffè.
Peccato che il caffè mi facesse schifo.
Il mio cellulare vibrò allegramente sul mio comodino ed allungai una mano per afferrarlo, pigramente. Sapevo che non poteva essere Zayn, dato che si svegliava all’incirca cinque minuti prima del suono della campanella, e perciò c’era solo un’altra persona che poteva scrivermi a quell’ora in tutto il Regno Unito.
 
‘E’ una cosa come il sesto messaggio a cui non rispondi. Mi sento un maniaco, però mi stai facendo impazzire, Lizzie..’
 
Feci un verso insofferente, mentre sotterravo di nuovo la testa sotto al cuscino e i fotogrammi di tutta quella settimana mi scorrevano veloci nella testa..
 
‘Com’è che si chiamava la checca? Henry, Hammy..”
“Harry, si chiama Harry e me l’hai già chiesto undici volte.”
“E questa è la dodicesima. Lo molli tu o vado io da lui? Se lo fai tu potrebbe anche conservare qualche connotato intatto..”
Alzai gli occhi al cielo, con una smorfia, ed allontanai una sua mano che giocherellava con i miei capelli. Puntai i gomiti sul materasso e poggiai il mento sui palmi. “Sto ragionando sul come fare. E tu sai che sono lenta a ragionare.” Gli feci notare.
Zayn sbuffò, puntando lo sguardo sul soffitto sopra di noi “Diventerò pazzo al pensiero di lui che ti bacia, capisci? Come ti sentiresti se me ne andassi in giro a limonare con Terry?”
Gli diedi uno schiaffo sul braccio, facendolo sussultare “Ti uccido, Zayn. Prendo una delle scorte di dinamite che nascondi qua dentro e ti faccio esplodere.” Lo minacciai, serissima.
Mi lanciò un’occhiataccia, prima che scoppiassimo entrambi a ridere e mi prendesse il viso tra le mani.
“Sei un disastro, Liz.” Disse, prima di baciarmi.
 
Mi alzai di scatto dal letto, o meglio dire rotolai dal materasso rovinosamente.
Comunque, appena fui in piedi mi posizionai davanti allo specchio, con un’espressione decisa dipinta sul volto.
“Oggi tu troverai il coraggio di mollare Harry Styles, hai capito idiota?” dissi a me stessa, facendo training autogeno.
Sì, avrei trovato quel coraggio.
Non so dove, ma l’avrei trovato.
 
Mi torturavo le mani, seduta su quella stupida panchina verde. Chi diavolo aveva avuto l’idea di dipingere quella panchina di verde?
Perché verde? E’ così disturbante come colore! Giallo, azzurro, violetto, porpora, nero..E invece no, l’avevano dovuta dipingere di verde!
Bleah!
Alzai gli occhi davanti a me, ed incrociai quelli verde acceso di Harry.
Come non detto.
Mi studiò per qualche attimo, soffermandosi sul groviglio attorcigliato che erano diventate le mie mani, poi con un sorrisetto amaro si lasciò cadere sulla panchina accanto a me.
“Ho come l’impressione di aver già visto questa scena..” esclamò, dopo aver fatto un profondo respiro.
“De-javù?”
“No, esperienza.” Rispose, prendendo a fissarmi serio negli occhi.
Deglutii a vuoto, distogliendo lo sguardo e puntandolo sul cielo stranamente azzurro sopra di noi. “Ho pensato per ore a come iniziare questo discorso, poi mi sono detta che avrei improvvisato e ora rimpiango di non essermi scritta un monologo sul braccio..” cominciai.
“Prova con ‘ti devo dire una cosa’..Di solito funziona.”
Tornai a guardarlo, e mentre lo fissavo puntare i gomiti sulle sue ginocchia e passarsi una mano tra i ricci ribelli mi sentii davvero un verme schifoso e viscido.
“E’ inutile dire che non sei tu il problema, ma io?”
Fece un sorrisetto, senza alzare lo sguardo “Sì, decisamente inutile.”
“Ti assicurò che è la verità. Sono davvero una brutta persona, Harry. Ma proprio orribile. Davvero, mi stupisco di come possa qualcuno stare al mio fianco senza gettarmi nel Tamigi dopo una mezz’ora..”
“Liz, ti prego, taglia con le stronzate.” Mi interruppe, e per la prima volta sentii una nota decisamente risentita nella sua voce.
Mi morsi un labbro, mentre mi avvicinavo a lui sulla panchina. Ero indecisa se posargli una mano sulla spalla o no, poi decisi che glielo dovevo e perciò cercai di fargli una carezza incoraggiante.
Era strano come toccarlo da una parte mi provocasse ancora dei brividi, per tutto il corpo.
“Harry, te lo assicuro, sei un ragazzo fantastico. Sono sicura che tu lo sappia, ma te lo dico comunque anche se sono certa che sei consapevole del fatto che dozzine di ragazze pagherebbero per stare con uno come te.” Gli dissi, sinceramente.
Lui fece schioccare la lingua sul palato, prima di scuotere la testa “Non le guardo nemmeno le altre, Liz.” Mormorò, lanciandomi uno sguardo penetrante.
“Dovresti, invece. Potresti già conoscere la ragazza perfetta per te, che ovviamente non sono io, e non essertene ancora accorto..”
“Parli della tua amica bionda che mi fa il filo? Me ne sono accorto, e anche se è molto simpatica e carina non mi interessa.” Mi interruppe di nuovo.
Sospirai, smettendo di accarezzarlo. Come al solito non ero capace di dire le cose giuste.
“Dimmi una sola cosa, e poi giuro che ti libererai di me..”
“Dai Harry, non dire così..”
“Come si chiama lui?” continuò, fingendo di non sentirmi. Mi irrigidì per qualche secondo, distogliendo lo sguardo dal suo.
“Non ha nessuna importanza.”
“Ha importanza, per me.” precisò. Io sospirai di nuovo, passandomi una mano tra i capelli “Si chiama Zayn.” Risposi, infine.
Lo vidi annuire in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto. Poi parve riscuotersi, e sforzarsi di fare un sorriso.
Era un sorriso davvero orribile, rispetto ai suoi soliti.
“Stammi bene, Liz.” Mi salutò, prima di farmi una veloce carezza sulla guancia ed alzarsi.
“Rimani il più bel ragazzo della metro che abbia mai visto.” Gli dissi, e stavolta il suo sorriso fu leggermente più sincero.
“Rimani la più bella ragazza abbordata su una metro che abbia mai visto.” Ribattè dolce, prima di voltarmi le spalle.
Mi dispiace, Harry.
 
“Hai una faccia orribile.”
“Anche io ti amo tanto, Zayn.”
Lui fece una smorfia, aprendo di più l’uscio per farmi entrare. La casa di Zayn era bella grande, nel quartiere di Soho, ed era arredata in stile tutto moderno come quegli appartamenti che si vedono nelle riviste d’arredamento super-chic.
Gli avevo chiesto se si era arricchito vendendo armi in Pakistan, ma lui come risposta mi aveva lanciato un cuscino in faccia.
La violenza sulle donne è un problema gravissimo al giorno d’oggi.
“Allora, che è successo?” insistette, guardandomi negli occhi. Io borbottai qualcosa di incomprensibile mentre mi gettavo a peso morto sul divano di pelle nera, e chiudevo gli occhi.
“Sono morta, cercarmi più tardi.” Dissi, malinconicamente.
Zayn sbuffò, e potei giurare che stava alzando gli occhi al cielo. Dopo qualche secondo di silenzio sentii il divano piegarsi leggermente, mentre le sue gambe sfioravano le mie, ed avvertii il suo braccio posarsi a qualche centimetro dal mio viso.
“Che ne dici di aprire gli occhi?” mormorò sul mio viso, e potevo sentire il suo respiro calmo.
Feci una smorfia, serrando ancora di più gli occhi “No!” mi opposi, decisa.
Seguirono altri attimi di silenzio, prima che avvertissi qualcosa di morbido e caldo posarsi sul mio collo..
“ZAYN!” urlai strozzata, strabuzzando gli occhi. Lui scoppiò a ridere, prima di lasciarmi altri sonori baci sul collo, divertito.
“Visto? Hai aperto gli occhi!” esclamò, con un’espressione soddisfatta dipinta sul volto.
“Solo perché mi stavi aggredendo.” Precisai, e potevo sentire le guance andarmi lentamente a fuoco.
Era quasi completamente sdraiato su di me, e poggiava le mani sul divano dietro la mia testa per non pesarmi addosso. Inutile negare che stavo davvero comoda in quella posizione, e godevo di una vista davvero niente male.
Mi metteva un po’ a disagio la sua innegabile bellezza. Io accanto a lui sparivo completamente, e non solo perché era almeno venti centimetri più alto di me ed io non portavo mai i tacchi.
“Non posso baciare la mia ragazza?” ribattè, accarezzandomi un fianco con un sorrisetto. Io presi a giocherellare con una catenina che portava al collo, distrattamente.
“Certo che puoi..Ora sei l’unico autorizzato a farlo.” Ribattei, sperando che capisse ciò che intendevo.
Sbattè le ciglia scure per qualche secondo, confuso. Poi potei vedere chiaramente il suo viso illuminarsi, e lasciare spazio ad un sorriso vittorioso.
“L’hai mollato?” chiese, senza nascondere l’euforia.
“Mmm..”
“Mmm sì?”
Ruotai gli occhi al cielo, abbozzando un sorriso “Sì Malik, ‘mmm’ vuol dire sì. Te lo dico a titolo informativo, così la prossima volta non..”
Non riuscii a finir di formulare la frase perché Zayn mi interruppe con un bacio mozzafiato, prendendomi il viso tra le mani.
Sentii le mie viscere aggrovigliarsi, il cuore fare salire in gola e poi precipitare giù e le gambe cominciare a molleggiare. Ogni volta che mi baciava, Zayn attentava alla mia vita.
“Propongo di festeggiare. Un naked-party, che in caso non lo sapessi prevede stare senza vestiti..” disse quando si fu staccato dalle mia labbra, ammiccando.
“Ma smettila..” protestai, prima di lasciarmi sfuggire un sospiro.
Non dovevo sospirare, dannazione.
Il sorriso di Zayn si incrinò, e l’espressione gioiosa di poco prima lasciò spazio ad una più preoccupata “Perché sospiri?”
Non risposi e mi limitai a concentrarmi di nuovo sulla sua collana, per non guardarlo negli occhi.
Lui prese le mie mani fra le sue, così che smettessi di giocherellare con quella catenella, e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
Aveva gli occhi più profondi che avessi mai visto, di un marrone cioccolato che era tutto meno che banale. Un momento sembravano scurirsi e tendere al nero, il momento dopo avevano dei riflessi quasi dorati..
“Liz, se vuoi stare con..quello là, devi dirmelo, okay?” tirò fuori, quasi tra i denti. Scrutava nel mio viso, come se cercasse di capire i miei pensieri.
Io però, con sua grande sorpresa, mi lasciai andare ad una risata liberatoria. Mi guardò con gli occhi sbarrati, come se fossi diventata pazza nel giro di trenta secondi.
“Hai fumato qualcosa, Liz?”
“No, sei tu che sei un grande idiota.” Lo rimbeccai, senza smettere di sorridere. Poi feci un respiro profondo, pronta a dargli qualche spiegazione.
“Harry mi piaceva tanto, okay? Tu non lo conosci, ma ti assicuro che è un ragazzo fantastico, bellissimo, divertente..”
Zayn sbuffò “Vogliamo scrivergli un sonetto di elogi?” mi interruppe, infastidito.
“Sta’ zitto coglione, e fammi parlare! Dicevo, Harry era fantastico ma aveva un problema, un enorme problema..” continuai, guardandolo negli occhi.
Lui attese in silenzio, aspettando che continuassi, ed io sorrisi.
“..Il problema era che non si chiamava Zayn Jawacoso Malik, capisci?” conclusi.
Un sorriso si allargò sulle sue labbra mentre si avvicinava di nuovo al mio viso, più lentamente.
“Sei grandiosa, Liz.” Disse, mentre mi accarezzava delicatamente i capelli.
“Cosa dicevi a proposito di quel naked-party, prima?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

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Capitolo 22
*** Above all ***


Have you ever loved someone so much you’d give an arm for?
Stasera sono di poche parole perchè mi girano le ovaie come se fossero in un un frullatore, LOL.
Che dire? Niente. AHAHAHAH. L’avete vista la live di Liam questo pomeriggio? MADO’ UNO PSICOLOGO AHAHA
Basta. La frase che apre questo spazio è di When I’m gone di Eminem, bellabellabella.
Byebye

 
 
 
 
 
 
 
 
Camminavo a passi veloci, stringendo talmente forte tra le mani quella collanina che quasi mi facevo male.
La felpa più stretta del solito mi infastidiva un po’, ma non le davo troppo peso. Era tutto per una buona causa, buonissima causa.
Mi fermai davanti alla porta in legno di ciliegio del condomino di Jude, e presi un profondo respiro prima di attaccare il dito sul citofono alla targhetta ‘Smith’.
Suonai giusto per qualche secondo, prima che la voce di Jude facesse capolino.
“Chi è?” gracchiò, metallica.
Mi tappai il naso con due dita “C’è una raccomandata, mi apre?” dissi, con la voce più nasale che riuscissi a fare.
“Certo.” Jude abboccò in pieno, e il portone massiccio si aprì. Corsi fino all’ascensore, salvo notare che era occupato. Sbuffai, e velocemente presi a salire le scale.
Un piano, due piani, riprendi fiato, tre piani, quattro piani, riprendi molto fiato, cinque piani..
Arrivai con il fiatone davanti alla sua porta, e mi appoggiai stanca al corrimano per qualche secondo..Che cavolo, avevo persino corso per lei.
Suonai al suo campanello, impaziente, e dopo un ‘Sto arrivando!’ la porta si spalancò, mostrando una Jude in tuta.
Strabuzzò gli occhi, squadrandomi dalla testa ai piedi “Liz? Ma che cavolo..”
“Quattordici settembre duemiladue, primo giorno di scuola elementare. Portavo queste trecce..” mi indicai con due dita i capelli “..quando una ragazzina dai capelli biondi con le mani sporche di pennarello si sedette al mio fianco, e mi tese la mano.” Cominciai.
Feci ciondolare davanti ai suoi occhi sconvolti la collanina che avevo stretta tra le mani, prima di continuare “Ventisette marzo duemilasei, festa di Sarah Parker al Luna Park. Lei aveva vinto un enorme pony di peluche buttando giù sei birilli, ed io invece niente. Tu hai fatto un lancio e hai vinto questa collana di finte perle della Sirenetta, e me l’hai regalata..”
Indicai poi la felpa stretta che mi avvolgeva il busto “Due dicembre duemilanove, indossavo questa felpa rosa con disegnata Pucca quando tu vincesti il torneo di pattinaggio sul ghiaccio, e da allora divenne la tua felpa porta fortuna..
“..Sedici luglio duemilaundici, Cory Tander ti molla con un patetico messaggio. Il giorno dopo lo incontro allo Starbucks, e gli rovescio sulla testa un frappè alla fragola, e questo è il bicchiere..” sventolai con fierezza il bicchiere di plastica che tenevo nella mano sinistra.
Jude aveva i grandi occhi azzurri lucidi, mentre un piccolo sorriso si allargava sulle sue labbra.
“Ci tengo a te, Jude. Sei la mia migliore amica, sempre. Anche quando mi dici di farmi fottere.” Conclusi, sincera.
Scrutai sul suo viso, per vedere se stesse valutando l’idea di perdonarmi o no. Poi con uno slancio improvviso allacciò le sue braccia al mio collo, quasi strozzandomi.
“Oh Liz, m-mi sei m-mancata da morire!” singhiozzò, stringendomi più forte “S-scusa s-se sono stata cattiva, ma pensavo che tu non mi volessi più e-e..”
“Jude, Jude ti prego, mi stai staccando la testa!” mi lamentai, senza però trattenere un sorriso. Lei allentò la presa e tirò su con il naso, asciugandosi velocemente con una manica qualche lacrima.
“Io perdono te per avermi mandato a fanculo se tu perdoni me per…tutto il resto.” Proposi, e Jude annuì vigorosamente.
“Ti perdonavo già mentre ti sgridavo..No, questo non è vero, ma il succo della storia è quello.” Replicò, abbozzando un sorriso tra le lacrime.
“Mi sono scordata di aggiungere due date, però..” ripresi, mordendomi un labbro.
Jude alzò un sopracciglio, confusa “E quali?”
“Quattro dicembre duemiladodici, io e Zayn Malik ci baciamo. Dodici dicembre duemiladodici, tronco la storia con Harry Styles.”
Jude strabuzzò gli occhi, che assunsero le dimensioni di una pallina da baseball, poi mi prese per una mano e mi tirò verso l’interno di casa sua.
“Devi raccontarmi TUTTO, dannazione!”
 
“Quindi si stanziano qui a vita?” chiesi, eccitata. Mio padre sbuffò, piegando il giornale e gettandolo sul tavolo.
“Non fare la sciocca, Beth, non sarà per sempre.” Ribattè, burbero.
“Bhè, mia sorella può restare quanto vuole in casa mia.” Replicò inacidita mia madre, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
“Bene bene, restate pure qui a litigare, io torno alla mia interessante vita.” esclamai, alzandomi dal tavolo e correndo verso il piano di sopra.
Dalla mia stanza proveniva una musica rilassante, stile onde del mare che si infrangono sulla spiaggia, e confusa aprii la porta.
La stanza era illuminata solo da una lampada azzurrina mai vista prima sulla scrivania e mia cugina se ne stava ad occhi chiusi sul mio letto, mentre la musica di gabbiani ed onde del mare veniva diffusa da un piccolo stereo a terra..
“Ma che cazzo stai facendo, Madeline?” chiesi, stridula, prima di spegnere con un calcio lo stereo ed accendere la luce. Mia cugina spalancò gli occhi, lanciandomi un’occhiataccia.
“Mi. Stavo. Rilassando. Porca. Troia.” Sibilò.
“Dov’è Jesse?”
“A dormire nella stanza degli ospiti, grazie a Dio. Ed io mi stavo riposando, prima che entrassi tu a rompere i coglioni.” Continuò, scocciata.
Io feci spallucce prima di avvicinarmi al letto e dare un calcetto alle sue gambe, per indicarle di farmi spazio.
“Allora, che ne dici di approfittare del sonno di Jesse per uscire a fare due passi?” proposi.
Mad strabuzzò gli occhi, prima di scuotere la testa vigorosamente “Non se ne parla neanche, proprio no..E se si sveglia e non mi trova? Chi lo calma?”
“Vorrei ricordarti che ci sono i miei e tua madre dentro questa casa, non è abbandonato a sé stesso.”
“Sì, bhè, ma non c’entra niente…”
Sbuffai, insofferente “E andiamo Mad, nonna Caroline quando perde la dentiera è più attiva di te! Forza, usciamo, ci andiamo un po’ a divertire!” insistetti, smuovendo un suo braccio, per incitarla.
Lei fece una smorfia, lanciandomi uno sguardo serio “Stasera. Stasera prometto che sarò tutta a tua disposizione, ma ora fammi dormire.” Accordò, prima di lasciarsi di nuovo cadere sul letto.
Aveva disperatamente bisogno di un ragazzo.
E purtroppo, sapevo benissimo anche di quale ragazzo.
 
“Ricordami ancora una volta perché ho accettato di partecipare a questa stronzata.” Disse per l’ennesima volta Zayn, lanciandomi un’occhiataccia.
“Perché vuoi sempre e solo il bene della tua ragazza?” tentai, ma lui fece una smorfia di disapprovazione.
Ruotai gli occhi al cielo, con uno sbuffo “Perché ho convinto i miei a lasciarmi casa libera questo sabato sera così da averla tutta per noi.” Recitai, e stavolta Zayn sorrise soddisfatto.
“Ecco, adesso mi sento più motivato!”
“Chiudi il becco e dimmi se siamo nel posto giusto, piuttosto.”
Malik fece scorrere lo sguardo per il quartiere squallido che ci circondava, attento, prima di annuire “Sì, è assolutamente qui. Ma ti ripeto, non lo sento da una vita, quindi non so se ci viene ancora..” replicò.
Io feci spallucce “Almeno è un inizio, no? E poi non è per me, è per..”
“..Quella depressa ragazza-madre di tua cugina, lo so. Perché diavolo non hai chiamato Teen Mom?”
Mi schiaffai una mano sulla fronte, esasperata, poi puntai lo sguardo verso il cielo “Dio, ti prego, se ci sei aiutami!” implorai, e sentii Zayn sbuffare.
“Ah ah, divertente! Se non ci fossi stato io con la mia immensa conoscenza di qualsiasi abitante di Londra, saresti stata fottuta.” Mi fece notare, impettito.
Io finsi di pensarci qualche attimo, poi gli rivolsi un sorriso radioso “Sì, è vero. Sei più utile delle pagine gialle.” Gli dissi, prima di scoccargli un veloce bacio a stampo e prendendo a trascinarlo per una mano verso il marciapiede opposto.
“Facile distrarmi così, eh?” disse, divertito.
“Abbastanza. Allora, in quale di questi patetici bar potrebbe trovarsi?”
Zayn arricciò le labbra, indeciso. Poi puntò deciso un dito verso la birreria alla nostra destra “Quello!” esclamò.
“Dici? Ci veniva spesso?” chiesi, curiosa. Ma lui alzò le spalle “No, mai visto in vita mia. Però mi ispirava.” Si giustificò.
Feci una smorfia “Ringrazia il cielo che sei bello, Malik. Almeno quello!”
 
QUATTRO BAR DOPO
“Mi fanno male i piedi..” mi lamentai, demoralizzata dopo l’ennesimo fallimento.
“Se ti aspetti che ti prenda in braccio, non succederà.” Replicò Zayn, con aria divertita.
“Grazie tante eh!” ribattei, esibendo una faccia offesa che lo parve divertire ancora di più.
Poi si avvicinò a me e con un gesto veloce mi sollevò per le gambe da terra, cogliendomi di sorpresa.
“AH, ZAYN! Scherzavo!” urlacchiai, mentre lui mi prendeva in braccio stile principessa.
“Anche io.” Replicò, mentre allacciavo le braccia al suo collo per non scivolare. Riuscivo a sentire il profumo di muschio dei suoi capelli, tanto eravamo vicini, e osservando la sua pelle scura e liscia non mi trattenni dal dargli un bacio sulla guancia.
“Profumi, sai? Il che è abbastanza insolito per un ragazzo..”
Scoppiò a ridere, mettendo in evidenza delle piccole rughe attorno agli occhi scuri, e mi sistemò meglio sulle sue braccia muscolose (mi stavo davvero sbizzarrendo con questi aggettivi..) “Guarda che io mi faccio tre docce al giorno, sono un ragazzo pulito..”
Stavo per ribattere quando passammo davanti alla vetrina di un bar, e riconobbi il ragazzo che cercavamo da tutto il pomeriggio seduto al bancone.
“Zayn Zayn Zayn, eccolo!” bisbigliai, concitata. Lui voltò repentinamente la testa verso il bar, e dopo qualche secondo lo vide.
“Oh, è vero..Cazzo, che squallore questo bar.” commentò.
“Ma lui non dovrebbe essere ricco sfondato?”
“Lo è, ma non so perché gli piacciono posti del genere. Una specie di modo per sfogare il suo animo da gangster. Bah.”
“Okay, mettimi giù, deve iniziare il piano.” Ordinai, ma lui si limitò a lanciarmi un’occhiata di sfida.
“E se non lo facessi? Sai, sono molto comodo in questa posizione..” strinse di più la presa sulle mie gambe, dandomi un pizzicotto su una coscia.
Io trattenni a stento una risata “Smettila Gheddy, e fammi scendere!” ripetei, prendendo a scalciare.
Lui mi posò a terra, con uno sbuffo “Che palle, è proprio necessaria questa cosa?” chiese, accennando al piano.
“Certo che è necessaria! Avanti, entriamo!” insistetti, prima di premere la porta a vetri ed entrare nel locale.
Un forte odore di alcool, sudore, droga e chissà quale altra schifezza mi inondò le narici, portandomi a fare una smorfia. Qualche uomo si girò a guardarmi, e a farmi l’occhiolino.
Bleah, che disgusto.
Sentii Zayn affiancarmi, e stringermi velocemente una mano “Non mi piace questo posto..” sibilò al mio orecchio, lanciando qualche occhiataccia in giro.
“Entro, svolgo il piano, e poi esco di corsa.” Risposi, sempre bisbigliando. “Come sto? Abbastanza provocante?” gli chiesi poi, accennando ai miei vestiti.
Lui mi squadrò, con una smorfia “Fin troppo.”
Annuii in silenzio e poi gli feci un cenno, lui con uno sbuffo lasciò la mia mano per allontanarsi.
Mimò con le labbra un ‘lo tengo d’occhio’ prima di avvicinarsi alla porta del bar, ed uscire.
Io puntai gli occhi di nuovo sul biondo, che giocherellava distrattamente con una birra al bancone. Mi avvicinai piano e lentamente mi sedetti sulla sedia accanto alla sua.
“Ciao!” lo salutai, esibendo uno dei miei migliori sorrisi. Lui si voltò annoiato, ma quando mi vide parve animarsi leggermente.
Mi scrutò dalla testa ai piedi con i suoi glaciali occhi azzurri “Ciao..” ripetè lascivo, prendendo un altro lungo sorso di birra e senza togliermi gli occhi di dosso.
“Hai un’aria familiare.” Continuò, con il suo marcato accento irlandese.
Forse perché hai messo incinta mia cugina, coglione?
Scrollai le spalle, continuando a sorridere tirata “Forse ci siamo già visti..Come ti chiami?”
“Gordon.” Rispose, tranquillamente, ed un incredibile voglia di spaccargli il naso con un pugno mi assalì.
Lo so che ti chiami Niall Horan, pezzo di deficiente che non sei altro!
Lui dovette notare un leggero cambiamento d’espressione sul mio viso, perché alzò un sopracciglio “Tutto bene, bimba?”
Oddio, oddio lo picchio. Giuro che lo picchio e gli rovino questo bel faccino.
Mi lasciai andare alla risata più falsa che avessi mai fatto, e mi passai velocemente una mano tra i ricci “No, figurati! Io sono Liz, comunque.”
“Okay, Liz, posso offrirti qualcosa da bere?”
Oh, che modo originale di attaccare bottone. Come cavolo aveva fatto mia cugina a prendersi una sbandata per lui?
Era a causa dei suoi mossi capelli biondi, del suo accento provocante e del suo visino angelico, anche se lui di angelico non aveva proprio niente?
Bah.
“Una soda andrà bene.” Dissi, decisa, ed inspiegabilmente colui-che-gravidava-le-adolescenti scoppiò a ridere, divertito.
“Una soda eh? Fammi indovinare, hai sedici anni.” Esclamò, derisorio.
“O magari non mi va di ubriacarmi alle cinque di pomeriggio, no?”
“Guarda che non è un problema per me, dolcezza.” Mi fece l’occhiolino, malizioso, prima di chiamare il barista.
“Ehi Jeff, due Jack Daniel’s!” ordinò, sbrigativo. Il barista pelato alzò lo sguardo dal bicchiere che stava pulendo, e mi lanciò uno sguardo pigro.
“Quella principessina non ci dovrebbe neanche stare qua dentro, Horan.” Disse contrariato, squadrandomi.
Niall fece un gesto seccato con la mano “Non fare il rompipalle Jeff, è con me.”
Il suddetto Jeffsbuffò, afferrando la bottiglia del superalcolico e prendendo a versare il contenuto in due piccoli bicchieri.
Wow, come è attento a preservare i giovani dai pericoli dell’alcool, quest’uomo. Un vero esempio.
“Di’ un po’, Gordon..” cominciai, appoggiando il mento su un palmo della mano “Quanti anni hai?”
“Diciannove.”
“Sai che penso davvero di averti già visto? A che scuola andavi?” insistetti, ostentando tranquillità.
Horan fece una smorfia, mentre il barista ci posava davanti i due bicchieri di Jack Daniel’s “Non mi piace quando sono le ragazze a farmi le domande..” ribattè, prima di dare un lungo sorso alla bevanda.
Poi mi porse il mio bicchiere, che afferrai con circospezione “Andiamo, fatti un sorso. Ti assicuro che non te ne pentirai..” mi invogliò, con un sorrisetto.
Io avvicinai il bicchiere, mentre l’odore pungente mi faceva arricciare il naso “Mmm, ha un odore strano..”
Non feci in tempo a riposare il bicchiere sul tavolo perché con un gesto fulmineo Niall lo spinse dal fondo verso la mia bocca, e mi trovai a sentir scorrere il liquido amaro del Jack Daniel’s giù per la gola.
“Ma sei fuori? Che cazzo!” urlai, dopo aver posato quel cazzo di bicchiere sul tavolo, bruscamente.
Niall scoppiò a ridere, sinceramente divertito “Era solo un po’ di alcool, non ti scaldare bambolina..”
“Guarda che io ho un nome, Niall.” Sputai tra i denti, e il sorriso sparì velocemente dal suo volto.
“Come fai a sapere il mio nome?” domandò, confuso.
“Andavamo nella stessa scuola, idiota. E si da il caso che ti stessi cercando.” Continuai, dura.
Chissene frega di come avevo progettato il piano, da adesso avrei improvvisato. Mi dava davvero sui nervi quel tizio.
Horan fece schioccare la lingua sul palato, socchiudendo gli occhi come per concentrarsi “Ecco perché mi sembravi familiare..Bhè, cosa ti serve? Se sei qui perché siamo andati a letto ed il giorno dopo io ero magicamente sparito puoi andartene..”
“Io? A letto con te? Ti prego Horan, stendiamo un velo pietoso su questa immagine.” Replicai, tagliente “Sono qui perché devo farti vedere una cosa, però devi seguirmi.”
Niall alzò un sopracciglio, abbozzando un sorrisetto malizioso “E’ una specie di giochino erotico? Perché se è così mi stai incuriosendo..”
“Ma tu pensi solo a scopare? Dio santo, Horan, è una cosa seria!” precisai, innervosita.
Lui alzò gli occhi azzurri al cielo, prima di finire in un solo sorso la sua bevanda. Posò poi il bicchiere sul tavolo, facendolo scivolare più in là verso il barista “E dove sarebbe questa cosa?” domandò, scettico.
Io mi alzai, aggiustandomi la felpa “Usciamo fuori, te lo spiego strada facendo.” Dissi, invitandolo con un cenno del capo a seguirmi.
Lui mi squadrò per qualche attimo, sospettoso. Poi con uno sbuffo scese dalla sedia, e si avvicinò a me.
“Ti seguo solo perché hai due gambe niente male.” Mise in chiaro.
“Come ti pare.”
 

 

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Capitolo 23
*** Broke down cryin' ***


Now and then I think of all the times you screwed me over..
Buonasssera. Come va racazze? Spero bene, e che il sole splenda alto nel cielo da voi, anche se sono praticamente le nove di sera #LOL
Detto questo, vi lascio al capitolo che è a little sad. Ma c’est la vie (?)
Byebye
p.s. mi sembra quasi scontato ringraziarvi immensamente delle kdnjhfgeuthoirtjbchd recensioni che mi fate *-* Siete splendide #muchlove

 
 
 
 
 
“Che palle, se mi avessi detto che c’era anche il tuo ragazzo non sarei venuto..” borbottò Horan, lanciando un’occhiataccia a Zayn che mi stringeva per un fianco, possessivamente.
“Ringrazia che non ti abbia staccato gli occhi a morsi, idiota.” Ringhiò Zayn, duro.
“Non so, uno dei due vuole pisciarmi intorno per marcare il territorio? Smettetela.” Mi intromisi “E poi non eravate amici, una volta? Tipo tutti ‘yo-yo come va, bro’?”
Niall sbuffò, alzando gli occhi azzurri al cielo “Io ero il capitano di pallanuoto e lui era il secondo, dopo me ovvio, miglior giocatore. Era normale che ci frequentassimo” spiegò.
“E adesso sono io il capitano.” Precisò Zayn.
“Solo perché me ne sono andato.”
“Facendo un grande piacere a tutti..”
Emisi un verso innervosito, pestando un piede a terra “E basta! Avete intenzione di continuare fino a casa?” chiesi, guardandoli entrambi.
“Senti bambolina, calmati! Mi stai trascinando in un posto sperduto senza neanche dirmi perché, quindi vedi di non farmi innervosire.” Sbottò Horan, gesticolando.
“Modera i termini quando parli con la mia ragazza, Horan.” Esclamò Zayn, incenerendolo con uno sguardo.
“Altrimenti?” lo sfidò Niall, avvicinandosi pericolosamente. Zayn mollò la presa sul mio fianco e gli si piazzò davanti, superandolo solo di qualche centimetro.
“Altrimenti il mio pugno potrebbe finire sulla tua faccia.” Sibilò.
“Provaci Malik, vediamo quanti denti ti ritrovi alla fine.”
“GUARDATE, UN PICCIONE IN BICI!” urlai, per attirare l’attenzione su di me. I due si girarono, come sperato, e mi lanciarono un’occhiata stralunata.
“Liz, che cazzo dici?”
“Era per farvi smettere.” Mi giustificai, con un alzata di spalle “Guarda, questa è casa mia!” indicai a Niall con un dito il condominio davanti a noi, e lui finalmente prestò attenzione a ciò che dicevo.
“Wow, bello. Grazie per la gita, io torno a casa.” Disse poco dopo, facendo per girare i tacchi ed andarsene. Io mi avvicinai velocemente, trattenendolo per un braccio.
“Guarda che faccio sul serio, Niall. E’ una cosa che ti cambierà la vita!” tentai di convincerlo, concitata. Lui alzò un sopracciglio, scettico “Mi cambierà la vita, eh?” ripetè.
“Se te lo dice ci sarà un motivo, genio.”
“Tappati la bocca, Malik. Non ti ho interpellato.”
Ruotai gli occhi al cielo, rinunciando a sprecare fiato per fare presente ad entrambi che si comportavano come degli idioti. Tirai fuori le chiavi di casa dalla tasca dei miei jeans, e le infilai velocemente nel portone.
“Horan, promettimi che non ti metterai ad urlare e non scapperai.” Gli dissi, guardandolo serissima.
Sul suo volto si dipinse un’espressione leggermente preoccupata “Si può sapere di cosa si tratta? Mi stai facendo salire l’ansia, cazzo!”
“Lasciati dire solo una cosa amico, dovresti frequentare più spesso le farmacie.” Continuò Zayn, divertito, ed io gli lanciai uno sguardo di fuoco.
“Eh?”
“Lascialo perdere.”
“Okay, aspetta qui sul pianerottolo e appena dico ‘Entra’ tu..entri, ovvio.” Spiegai a Niall, davanti alla porta di casa mia.
Lui batteva ritmicamente un piede a terra, nervoso “Come ti pare.” Rispose solo.
Io lanciai uno sguardo d’intesa a Zayn, il quale però si stava specchiando sulla teca di un quadro appesa accanto alla mia porta, aggiustandosi i capelli corvini.
Gli diedi uno schiaffo sul braccio, che lo fece sobbalzare. “Devo presentarti a mia cugina, Zayn!” Gli ripetei, per l’ennesima volta, prima di prenderlo velocemente per una mano.
Aprii la porta d’ingresso,  ed entrando urlai un sonoro “Sono a casa!”
Mi guardai intorno, trascinandomi dietro Malik, e trovai mia cugina sdraiata pacatamente sul divano.
“Ehi Mad, devo presentarti qualcuno..” cominciai, stringendo più forte la presa sulla sua mano. Madeline alzò gli occhi verso di me, e notando il mio tres magnifique ragazzo si drizzò subito in piedi.
“Ah, ciao!” esclamò, allegramente. Zayn la squadrò dalla testa ai piedi, sorridendo sornione.
Feci una smorfia, infastidita. Perché la guardava così? Perché mia cugina doveva essere così figa?
“Ciao, io sono Zayn.” Si presentò, porgendole una mano che lei si affrettò a stringere vivacemente. “Il mio ragazzo.” Puntualizzai, e notai lo sguardo di Mad farsi leggermente meno interessato.
“Io sono Madeline, comunque e..Perchè hai lasciato la porta aperta?” mi domandò, lanciando uno sguardo confuso alla porta.
Grazie a Dio dei passetti incerti si fecero sentire dalla cucina, ed apparve la minuscola figura di Jesse, che tendeva le manine verso Mad.
Zayn mi lanciò un’occhiata furtiva, ed io mi schiarii rumorosamente la gola mentre vedevo Mad prendere in braccio Jesse. “Ciao piccolo, saluta gli ospiti..” cominciò, prima di scoccarli un bacio sulla guancia liscia.
“Entra!” esclamai, verso la porta. Mad aggrottò la fronte al sentire le mie parole, mentre dalla porta faceva la sua apparizione Niall Horan, decisamente confuso.
Madeline impallidì, e per un momento temetti che stesse facendo scivolare Jesse a terra. Divenne bianca cadaverica, strabuzzando incredula gli occhi nocciola, e cominciò a boccheggiare.
Niall le lanciò uno sguardo interrogativo, notando poi il bambino biondo che portava in braccio.
Guardò Mad, poi il bambino, poi di nuovo Mad, ancora il bambino ed infine si voltò verso di me.
“Ma che cazzo sta succedendo?!” urlò, strozzato.
“Niall, ti presento tuo figlio e la ragazza che hai messo incinta un anno fa al Ballo di Primavera.” Dissi, serissima.
Ci fu un momento di silenzio assoluto, dove l’unico rumore percettibile erano i versetti incomprensibili di Jesse e lo sguardo di Niall si fece improvvisamente vacuo. Il tempo sembrò quasi cristallizzarsi per qualche attimo.
Poi udimmo un tonfo, e l’improvviso pianto isterico di Jesse.
Madeline era svenuta.
 
“Oddio, oddio e se è morta?”  chiesi preoccupata, mentre tamponavo la testa di Mad con un fazzoletto bagnato.
Zayn sbuffò, continuando a far dondolare Jesse tra le sue braccia, per calmarlo “Smettila, è solo svenuta!” rispose, deciso.
Feci una smorfia poco convinta, mentre osservavo gli occhi ancora chiusi di Mad e il suo colorito ancora pallido. “Dov’è finito Niall?”
Zayn fece spallucce, mentre Jesse si divertiva a tirare un filo della sua felpa rossa “Non lo so, è uscito di corsa dopo che hai fatto l’ultimatum..”
“Non era un ultimatum!” protestai “Era la verità, e lui doveva saperlo.”
“Non pensi che sarebbe stato meglio farlo decidere a lei..” fece un cenno con il capo verso Mad “che è la madre?” continuò. Io posai la pezza bagnata sul divano, e mi voltai per lanciargli uno sguardo infastidito.
“Grazie per il supporto, Zayn.” Sibilai, sarcastica. Lui mi fece la linguaccia, e la cosa parve divertire da morire Jesse, che scoppiò a ridere.
Zayn gli rivolse un sorriso dolce, prendendo a fargli il solletico sul pancino, e quella scena mi intenerì da morire.
Malik sembrava davvero portato per stare con i bambini, ed era..adorabile.
“Sei bravo con i bambini.” Diedi voce ai miei pensieri, e lui scrollò le spalle.
“Ho tre sorelle, di cui due sono più piccole di me. Mi hanno sfruttato come babysitter per anni.”
Stavo per ribattere che non ce lo vedevo proprio Zayn-sexy and I know it-Malik a fare da babysitter, quando Mad sbattè lentamente le palpebre, confusa.
“Mad, Mad come ti senti?” le chiesi subito, prendendole una mano. Lei aggrottò le sopracciglia, boccheggiando per qualche secondo.
“Ho..Ho fatto un incubo terribile, c’eri tu, e il tuo ragazzo e..” il suo sguardo si posò su Zayn, che teneva in braccio Jesse e strabuzzò gli occhi, mettendosi bruscamente seduta e divincolandosi dalla mia presa.
“Ti prego, dimmi che non l’hai fatto.” Disse tra i denti, guardandomi fissa negli occhi.
Improvvisamente tutto il piano che avevo organizzato per farla stare meglio sembrò perdere significato, e crollare su stesso come un castello di carta.
“Io..Madeline, volevo farti sentire meglio! Eri così triste, si vedeva che ti mancava, e poi avevi bisogno di aiuto e..”
“Non hai pensato che dovessi decidere IO sulla vita di MIO figlio? Eh?” mi interruppe, urlando.
“Mad, ti giuro, l’ho fatto solo per te!”
“Bhè, hai sbagliato, va bene? HAI SBAGLIATO!” gridò istericamente, allontanandomi dal divano con una spinta. La guardai ferita, aprendo la bocca in una ‘O’ muta.
Madeline puntò i suoi occhi su Zayn, sempre più furibonda, e velocemente si alzò dal divano “E tu che cazzo ci fai con mio figlio in braccio? Mollalo!” gli gridò contro, prima di strappargli bruscamente Jesse dalle braccia, che protestò debolmente.
“Ehi, calmati, non stavo facendo niente!” si difese Zayn, irritato. Mad gli lanciò un’occhiataccia, poi si guardò intorno.
“Lui è ancora qui?”
“No, è usc..”
“Bene, tanto meglio. Non sarebbe servito a niente.” Continuò, interrompendomi. Poi Jesse battè una manina sul suo collo, mormorando un “Pappa..” e lei sospirò.
Mi riservò una lunga occhiata penetrante, sistemando il bambino tra le sue braccia.
“Mi hai delusa, Liz.” Disse soltanto, in un soffio, prima di girarsi ed entrare nella cucina.
Sentii il gelo farsi velocemente largo dentro di me, e qualcosa pizzicarmi gli occhi.
Avevo combinato un disastro.
Di nuovo.
“Oh, Liz..” esclamò Zayn, con un sospiro, ed io scoppiai a piangere tra le sue braccia.

 

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Capitolo 24
*** Let her go. ***


LET’S WASTE TIME, CHASING CARS, AROUND OUR HEADS..
Del tipo che oggi sono euforica perchè ho preso 7 ad antologia #winforme Ma sono di fretta perché devo uscire a fare la pAxxèRèLLààà (?) con una mia amica.
Mi sento sempre un po’ una merdina a non rispondere alle vostre recensioni, ma voi lo sapete che vi amo vero? Voglio dire, non rispondo non perché credo di avercela d’oro, ma solo perché non ho mai tempo.
Però vi ammmmo da morire.
Detto questo, prendetevi questo capitolo. Spero non vi faccia schifo #love

 
 
 
 
 
 
 
Mi rigirai tra le lenzuola, intorpidita, mentre sbattevo lentamente le palpebre.
Dalle tendine color panna filtravano dei pallidi raggi di sole, cosa alquanto insolita considerato che il merdoso clima che caratterizzava Londra.
Ma non roviniamo questo idilliaco momento.
Dicevo, i pallidi raggi di sole filtravano dalle tende colpendomi dritta sul viso, ed illuminando il resto del letto. La stanza era calda, e così anche le lenzuola che mi avvolgevano..
..Che ci avvolgevano. Girai la testa verso Zayn, che dormiva beatamente al mio fianco. Vedevo il suo petto nudo alzarsi e abbassarsi ritmicamente e un’espressione serafica alleggiare sul suo viso.
La guancia sinistra era illuminato da qualche raggio di sole, e non potei fare a meno di pensare che era incredibilmente bello.
Zayn era ‘incredibilmente’ un sacco di cose. Incredibilmente stupido, incredibilmente permaloso, incredibilmente bello, incredibilmente divertente, incredibilmente bravo a letto, incredibilmente bravo a pattinare, incredibilmente romantico (quando voleva) ed incredibilmente mio.
Mi avvicinai di più al suo viso ed allacciai le braccia dietro al suo collo, prendendo ad accarezzargli i capelli morbidi.
“Zayn…” lo chiamai, mormorando, prima di lasciargli un bacio sul collo. Fece un verso incomprensibile, muovendosi appena.
Continuai a lasciargli dei baci qua e là, e lui strinse la presa sulla mia schiena, tenendo però sempre gli occhi chiusi.
Stava dormendo? Ancora? Oddio santo, un mammut avrebbe un sonno meno pesante del suo.
“Malik, svegliati.” Lo chiamai di nuovo, alzando un po’ la voce. Lui mugugnò qualcosa, avvicinandomi ancora di più a lui. E vi assicuro che eravamo già vicinissimi.
“ZAYN!” urlai nel suo orecchio, e lo sentii sobbalzare. Aprii gli occhi, confuso, e mi guardò stranito.
“Mmm, che cazzo Liz..Stavo facendo un sogno favoloso, dove mi svegliavi in tutt’altro modo..” mormorò, con la voce impastata dal sonno.
“Ho tentato, scemo..” ribattei, punzecchiando un suo fianco “Peccato tu abbia il sonno di un alpaca in letargo.”
Zayn richiuse gli occhi, prendendo ad accarezzarmi tutta la schiena, lentamente “Sei morbida.” Sussurrò, compiaciuto.
“Non posso dire lo stesso di te, ma credo sia un bene.” Replicai, trattenendo un sorriso malizioso.
Lui aprì un occhio, lanciandomi uno sguardo ammiccante, poi scoppiò a ridere “Che razza di pervertita! Molto peggio di me!”
Io feci una faccia offesa, allontanandomi dalla sua presa “Mi stai dicendo che sono una specie di maniaco?” chiesi, inacidita.
Malik mi riavvicinò a lui con un gesto veloce, e tirò il lenzuolo sopra le nostre teste. Le nostre fronti quasi si sfioravano mentre posava un braccio accanto alla mia testa, senza togliermi i suoi occhi scuri di dosso.
“Sei una visione.” Mormorò, prima di chinarsi sulle mie labbra e baciarmi, togliendomi il fiato come al solito.
“Mmm, dobbiamo andare a scuola.” Dissi debolmente, staccandomi a malincuore dalle sue labbra.
Lui sbuffò, prima di iniziare a lasciarmi piccoli baci sul collo “Oggi…non..ci..andiamo.” rispose, tra un bacio e l’altro.
Avrebbe fatto meglio ad allontanarsi, se voleva che mantenessi la mia precaria stabilità mentale.
Gli lasciai un bacio a fior di labbra, veloce, prima di scivolare via dalla sua presa e tirar via il lenzuolo.
“Intanto pensa ad un modo per farmi uscire da casa tua senza che tuo padre mi veda.” Gli consigliai, raccogliendo la mia biancheria da terra, ed indossandola.
Zayn crollò a peso morto sul letto, con un altro sbuffo “Sai che mi frega, ha visto passare più ragazze dalla mia porta che in un bordello.” Ribattè.
Io mi voltai lentamente verso di lui, scoccandogli un’occhiata gelida “Questa te la potevi risparmiare.” Dissi tra i denti, afferrando brusca la mia maglietta.
“Eddai Liz, stavo scherzando!”
“Sì, come ti pare.”
Presi i miei jeans, e li infilai con stizza. Il mio umore era cambiato nel giro di venti secondi e tutto a causa di una pessima battuta, che forse battuta non era.
Sentii il letto scricchiolare, mentre probabilmente Malik si alzava. Alzai gli occhi, e lo trovai in boxer a pochi centimetri da me.
Fanculo, la natura non poteva essere così generosa con una sola persona.
“Betty, lo sai che a me piaci solo tu, vero?” cominciò con una voce stupida, punzecchiandomi un braccio.
Io feci una smorfia, infastidita “Sai che odio quando mi chiami Betty.”
“E’ per questo che ti chiamo così.” replicò, con un sorriso divertito. Vedendo che rimanevo in silenzio si avvicinò, e mise una mano tra i miei capelli, accarezzandoli.
“Sono stato con parecchie ragazze Liz, ma tu sei l’unica che voglio sempre anche la mattina dopo.” Soffiò sul mio viso, piano.
Io abbozzai un sorriso, prima di prendergli il viso tra le mani e baciarlo.
Io e lui, in quella stanza.
E il mondo fuori.
 
Due valige aperte si trovavano al centro della mia stanza, e una valanga di vestiti si riversava sul letto, o per terra.
“Che stai facendo, Madeline?” chiesi, preoccupata.
Lei mi scoccò un’occhiata irritata, mentre finiva di piegare un paio di jeans per poi buttargli nella valigia “Faccio le valige.” Rispose, secca.
“Grazie al cazzo, l’avevo notato. Perché stai facendo le valige?”
“Perché me ne vado. Ce ne andiamo.” Precisò, senza guardarmi.
Restai in silenzio, mentre l’unico rumore che si avvertiva era il piegare veloce di Mad dei suoi abiti. Evitava il mio sguardo, e preferiva tenerlo fisso sulle pile di oggetti intorno a lei.
“Smettila con questa stronzata, non andate da nessuna parte.” Mi opposi, brusca. Lei fermò un attimo le mani, per riservarmi l’ennesima occhiata gelida “Mi dispiace dirtelo, ma non sei nella posizione di decidere per me. Di nuovo.” Aggiunse, sibilando.
“E’ per quello? E’ perché ho detto a Niall quello che non hai avuto il coraggio di dire tu?”
“Non mi parlare di coraggio, Liz! Non ti azzardare!” esclamò, stridula, prima di lanciare con forza un pacco di pannolini sul letto. “Tu non hai idea di cosa significhi avere coraggio, va bene? Ho avuto coraggio quando ho accettato di proseguire la gravidanza, ho avuto coraggio quando mio padre mi ha cacciata di casa, ho avuto coraggio il giorno del parto, ho avuto coraggio quando mi sono trasferita a cento chilometri dal posto in cui sono nata!” cominciò ad elencare, gridando.
“Hai deciso tu di fare tutto da sola! Sai benissimo che Horan è ricco da far schifo, e che la sua famiglia è tra le più influenti qui a Londra. Se glielo avessi detto forse lui ti avrebbe aiutata, ti sarebbe stato vicino!” replicai, gesticolando.
“Oh sì, come mi è stato vicino quando è scappato da casa nostra, l’altro giorno.” Ribattè, tra i denti, e stavolta non seppi che rispondere.
Restammo qualche attimo in silenzio, ferme l’una davanti all’altra. Poi lei si piegò sulle valige, e chiuse bruscamente le zip. Traballando si avviò verso la porta della stanza, con quelle al seguito.
“Mia madre mi aspetta in macchina con Jesse, torniamo a Manchester.” Mi informò, incolore.
Io presi un profondo respiro “Scappare non servirà a niente, Madeline”
“Ci vediamo, Liz.” Mi salutò, lanciandomi un’ultima significativa occhiata con i suoi grandi occhi nocciola.
Poi uscì dalla mia stanza, e mi sentii come se un double-decker bus mi fosse passato sopra diverse volte, facendo poi retromarcia e passandomi sopra un’altra volta.
Sentii sbattere la porta d’ingresso, e subito dopo vidi sbucare la testa riccioluta di Charlie dalla porta della mia camera “Chi è uscito?” chiese, ignara.
“Mad. Se ne è andata.” ribattei. Poi posai gli occhi su un cellulare abbandonato sul letto, che riconobbi facilmente.
Lo afferrai, sapendo già cosa fare.
 
 
“Fammi capire, noi siamo a dieci chilometri dalle nostre case, nel pieno centro di Londra, in un quartiere di fighetti che se la tirano fino a strapparsela per..Niall Horan?” chiese incredula Jude, guardandomi quasi sconvolta.
“Attenta analisi della situazione, ispettore Barnaby. Ora se magari tenessi gli occhi aperti davanti a te mi faresti un piacere, dato che dobbiamo ancora trovarlo.” Risposi sarcastica, cercando tra la folla un’ossigenata testa bionda.
“Non credo di ricordare com’è fatto.”
“Biondo, palesemente tinto, occhi azzurri, un metro e ottanta su per giù, aria da spaccone. Scommetto che te lo ricordi benissimo.” Replicai “E comunque ho provato a chiamarlo con il cellulare di mia cugina, ma non mi risponde.”
“Forse perché ha riconosciuto il suo numero.” Ipotizzò Jude.
“Ma figurati, quello non ricorderà neanche il suo nome.”
Sentii il mio telefono vibrare nella tasca destra dei jeans, e velocemente lo tirai fuori.
“Pronto?”
“Liz, luce dei miei occhi, dove cazzo sei finita?” la voce di Zayn, resa leggermente metallica dal microfono, risultava abbastanza irritata.
“Sono davanti ai Kensington Garden, sai quel posto dove si dice che stava Peter Pan..”
“E perché?”
“Sto cercando Horan, perché mia cugina oggi se ne è andata.” Spiegai, e lo sentii sbuffare.
“Quel finto biondo comincia a stare un po’ troppo tra le palle. Comunque, sto andando agli allenamenti, ma se vuoi stasera ci vediamo..”
“Mia madre ha detto che sto troppo fuori casa in questo periodo. Io le ho risposto che tutti i carcerati hanno le ore di libertà, e a quanto pare ho ‘urtato la sua sensibilità’, quindi sono in punizione. Se vuoi puoi entrare dalla finestra..” gli proposi, tranquillamente.
“Ma per chi mi hai preso? Io non mi arrampico sugli alberi! Troveremo un modo per farti uscire. Ci vediamo splendida.” Mi salutò, con la sua solita voce bassa e muccccccccho sexy.
“Ciao Zayn!” feci il rumore di un bacio per il telefono, prima di attaccare ed incrociare lo sguardo disgustato di Jude.
“Che c’è?” chiesi, confusa.
“Mi chiedo come sia stato possibile che tu e Malik..” rabbrividì, schifata “Non riesco neanche a pensare a quello che farete insieme.”
“Oh, come se non potessi immaginarlo! Forza, continuiamo a cercare Horan.”
 
DUE ORE DOPO
“Mi fanno male i piedi..” si lamentò Jude, sistemando meglio un sandalo Laboutine sul suo piede.
Sbuffai, prima di adocchiare una panchina e lasciarmi cadere su di essa, stanca. “In due ore e mezza non abbiamo risolto niente. Eppure ero sicura che abitasse qui!” Ragionai ad alta voce.
“Magari si è trasferito.”
“Magari se ne è andato da Londra.”
“Magari è in Galles.”
“Magari è crepato.”
Jude mi lanciò un’occhiataccia “Non si augura la morte a nessuno.” Mi rimproverò.
“Tu la auguri a Zayn.”
Fece un gesto seccato con la mano “Dettagli, dettagli..”
Mi rigirai il cellulare di Mad tra le mani, e sospirai “Mia cugina mi odia.” Dissi, amareggiata.
“Non ti odia, Liz. Come potrebbe? Siete cresciute insieme! E’ solo ferita per la storia di Horan..” tentò di consolarmi Jude.
“Alla fine aveva ragione, comunque. Quello stronzo è scappato.”
“Bhè, prova a metterti nei suoi panni..Lo hai portato in una casa sconosciuta, davanti ad un bambino di un anno appena e gli hai detto ‘Ciao, questo è tuo figlio’. Come avresti reagito tu?”
Tentennai per qualche secondo, insicura “Tanto per cominciare io ricordo le lezioni di Educazione Sessuale in seconda media, e so cosa sono le precauzioni.” Puntualizzai.
“Lo spero, perché non ho intenzione di aiutarti a crescere un piccolo talebano!”
Le diedi una spinta, e le feci una linguaccia.
Che idiota che era la mia migliore amica.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 25
*** Stregato. ***


AAAAAAAAAAAAAAAA
Parto per due giorni e quando ritorno trovo EFP in questo stato? Ma aiuto. Non capisco un cazzo #facepalm
Maaaa…Sapete che ho iniziato a leggere la saga degli Hunger games due giorni fa? E sapete che l’ho finita? AHAHA. No dai, ho finito i primi due libri, il terzo qui a Narnia deve ancora uscire *apre l’armadio sperando di trovare il libro* (?)
Sono una droga, ajdbhgfhbchjsdvshau
Voi li avete letti?
Va bbbbbene, detto questo vi lascio in pace. Grazie millemiliardi come al solito per le jsabcdugfurjfbah recensioni. Siete splendide :3
Bye
 
 p.s. so che avrete trovato gli ultimi capitoli noiosi, ma ci avviciniamo alla fine e nel prossimo ci sarà una bella sorpresina (?)

  p.p.s questo capitolo è corto e schifoso, ma prometto che il prossimo sarà migliore
 
 
 
“Perché Wright ci sta guardando male?” sussurrai a Zayn, appoggiato pacatamente sul mio armadietto.
Lui lanciò uno sguardo alle sue spalle, prima di sbuffare “A quanto pare era convinto che ti saresti messa con lui, ed ora mi odia. ‘Sti cazzi, dico io.” Rispose, prima di tirare fuori un pacchetto di Winchester dalla tasca.
“Oh, è così insulso quel tipo. E anche angosciante.”
“Deve ringraziare che non l’abbia già sbattuto fuori dalla squadra.” Commentò, prima di portare alle labbra una sigaretta, incurante del fatto che stessimo in corridoio.
Signore mio, quanto era sexy quando fumava.
“Posso fare un tiro?” chiesi, candidamente, mentre si accendeva la sigaretta. Lui strabuzzò gli occhi, e per poco non mandò il fumo di traverso.
“Te lo scordi. Da me non farai proprio nessun tiro.” Ribattè, deciso. Io gli punzecchiai un braccio “Eddai, sei così geloso delle tue sigarette?”
“Non è quello il punto. Non voglio baciare una ragazza a cui puzza il fiato. E sai quanto schifo contiene questa?” Disse, facendo un cenno alla sigaretta che teneva tra le dita “Bhè te lo dico io: tanto.”
“Tu puoi ed io no?”
“Esatto tesoro.”
La campanella suonò, ed io tirai fuori due libri a caso dall’armadietto “Ci vediamo alla prossima ora.” Lo salutai, e prima che potessi girarmi Zayn mi tirò a sé per un lembo della maglietta.
“Pretendo un bacio.” Protestò, prima di posare velocemente le sue labbra sulle mie. Sapeva di tabacco, e non era una novità, ma stranamente non mi dava affatto fastidio.
 
 
Entrata in classe scoprii che avevo preso i libri di Religione e Biologia quando c’era lezione di Grammatica.
Vabbè, non importa. Un libro vale l’altro.
La professoressa blaterava dell’analisi del periodo, ed io lentamente feci scivolare la testa sul mio braccio, per accomodarmi meglio.
Grazie al cielo la tipa davanti a me era alta sei metri e mezzo, quindi ero completamente fuori dalla visuale della prof. Ah, che soddisfazioni..
Improvvisamente un biglietto accartocciato atterrò sul mio bianco, e lo guardai confusa. Poi alzai lo sguardo sulla classe, ed incontrai gli occhi di Jude che mi faceva degli strani ed incomprensibili segni.
Non sapeva mimare i concetti. Non sapeva proprio farlo.
Afferrai il bigliettino, e velocemente lo spiegazzai per leggerlo:
Oggi Harry è tornato sulla metro. Non veniva da due settimane.’
Alzai un sopracciglio, leggendo. Perché Jude non arrivava mai dritta al punto? Perché girava intorno alla vera domanda inserendo particolari non necessari?
‘Che vuoi sapere su Harry?’ scrissi in risposta, e lanciai uno sguardo alla prof., che spiegava davanti alla cattedra. Finalmente si girò verso la lavagna, ed io tirai il biglietto a Jude, colpendola in testa.
Ops.
La osservai leggere velocemente, e muovere la mano sul foglio per scrivere, speravo, la vera domanda. Sperai davvero non riguardasse la storia lampo tra me e lui.
Stava per lanciarmi il biglietto, quando la prof. si voltò a guardarla, e lei lo strinse nella mano per nasconderlo. Mrs. Sanders la squadrò sospettosa, poi tornò a spiegare.
“..Perchè il participio non può essere il verbo della principale..” gracchiò, ed io smisi di nuovo di ascoltarla.
Presi al volo il bigliettino, sotto lo sguardo attento di Hannah Bott, la secchiona della classe, che fece una smorfia. Le lanciai un’occhiataccia, prima di concentrarmi sul messaggio.
‘Sembra un po’..Non so, strano. Giù di corda. Stamattina aveva persino le occhiaie, capisci? Poi ha ricevuto una ventina di messaggi, in soli cinque minuti. Ho allungato l’occhio ed erano tutti nomi femminili..Non è strano?’
Un improvviso moto di fastidio si fece largo in me. Solo nomi femminili? Occhiaie? Cos’è, era diventato un ragazzo squillo?
Il fastidio però velocemente si trasformò in senso di colpa. Forse era colpa mia, forse si sentiva…ehm…solo dopo che l’avevo lasciato?
L’avevo afflitto talmente tanto? Forse era proprio cotto di me, avevo fatto breccia nel suo cuore ed ora soffriva immense pene pensando a quanto fosse stato bello essere il mio ragazzo…Era stato travolto dall’uragano di emozioni che gli avevo fatto provare, era rimasto paralizzato dal mio incredibile fascino. L’avevo stregato!
Ma che cazzo dici Liz, ma ti sei vista?
Scossi la testa, e decisi che avrei smesso il prima possibile di parlare da sola.
‘Forse da’ ripetizioni di canto ad un college femminile.’ Scrissi la mia risposta, che effettivamente era priva di senso alcuno.
Lanciai il foglietto a Jude, che lo lesse velocemente. Poi si girò verso di me, con una faccia confusa, e mormorò un ‘Che cazzo dici?’
Vorrei saperlo anche io.
 
“Tu, io, sabato sera alle venti al Pacha.” Esclamò telegrafico Zayn, sedendosi sulla sedia davanti a me.
Alzai gli occhi dal piatto di riso davanti a me, e lo guardai confusa “Cosfa?” borbottai, a bocca piena.
“C’è una festa sabato al Pacha, per il compleanno di Drew Armstrong. Ci sarà tutta la nostra scuola ed anche un’altra di cui non ricordo il nome..Sarà epico.” Precisò deciso, prima di accorgersi che non eravamo soli a quel tavolo.
Puntò gli occhi su Jude, accanto a me, che lo guardava come a volerlo incenerire.
“Ciao biondina.” La salutò, con un sorrisetto strafottente.
Lei non rispose, e tornò a concentrarsi sul suo piatto con una smorfia. Zayn alzò un sopracciglio, guardandomi interrogativo, ed io scrollai le spalle.
“Ti ricordo che io sono ancora in punizione.” Gli risposi.
“Oh, chissene frega. Esci dalla porta sul retro, no?”
“Io non ce l’ho una porta sul retro.”
“E allora scendi dalla finestra!”
Alzai un sopracciglio, scettica “Ti sembro Spider-Man?” domandai, retorica.
 Zayn sbuffò, puntando i gomiti sul tavolo e guardandomi dritto negli occhi “Liz, sto parlando del Pacha, non di un pub di merda in periferia. Hai idea di cosa abbia dovuto fare Armstrong per procurarci i biglietti?”
“Cosa ha dovuto fare?”
Zayn fece spallucce “Niente, perché suo padre è un produttore discografico e glieli ha dati lui. Ma il senso è quello.” Concluse, velocemente.
Avevo sentito parlare del Pacha, ovviamente. E’ una delle discoteche più famose di tutta Londra, alla pari del Ministry of Sound. Ci si sballa da morire, e dicono che nessuno prepara i cocktail come li preparano lì.
Guardai Jude, che sebbene tentasse di fingere di essere annoiata stava quasi tremando dall’eccitazione.
“Tu che ne dici, Jude?” le chiesi.
“Non credo di essere stata invitata.” Replicò, infilzando la sua insalata con più forza del necessario.
“Tranquilla bionda, prendo un biglietto anche per te. Allora Liz, ci vieni o devo portarti di peso?” si rivolse di nuovo a me, insistente.
Lo guardai con una smorfia, indecisa. Come cavolo avrei fatto a scappare di casa se i miei erano a casa di sabato?
Dalla finestra era escluso.
Dalla porta sul retro anche perché non ho una porta sul retro.
Forse avrei potuto istigare Charlie a chiedergli di portarla a cena fuori da Nando’s, che lei adorava, così gli avrei tenuti occupati per un bel po’.
Oh, sono un genio.
Feci un sorriso trionfante, contagiando anche Zayn. “Ci vengo eccome, Malik.”
 
 
 

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Capitolo 26
*** With my high-heels on. ***


Quanto amo la vostra sincerità. Soprattutto quando mi dite che un capitolo fa davvero schifo e non vale la metà del tempo che l’avete aspettato AHAHA
Sì, stayourself, sto parlando con te! E sì, è più divertente sputtanare in pubblico che rispondere in privato #trolololol
No davvero, sono contenta che mi diciate quello pensate. E’ bello. Mmm. Mostra un certo feeling (?) tra di noi, ed è sempre una buona cosa.
Ah, e un’altra cosa: non è che Liz non sia più Liz, è sempre lei. Però quando le cose girano nella maniera giusta, che bisogno c’è di aggredirsi?
Mi dispiace se la storia non vi prende più come prima, o se pensate che Liz sia cambiata, ma questi capitoli sono stati scritti l’uno dietro l’altro mucho tempo fa, ormai, e non me la sento di cancellarli. E non mi sembra necessario prendere a farli litigare senza motivo.
Voi siete sempre fantastiche, comunque. Non potrei chiedere recensitrici (?) migliori.
Vi lascio, ciao.

 
 
 
 
 
 
Feci un profondo respiro, prima di alzarmi traballante dal letto. Allargai le braccia, come se fossi un gabbiano, per mantenere l’equilibrio mentre muovevo dei passi incerti verso la porta chiusa della mia stanza.
Quelle stupidissime scarpe avevano dei tacchi a spillo vertiginosi, come cavolo avrei fatto a camminarci per un’intera serata?
Misi un piede in fallo, e stavo per scivolare a terra quando mi ressi alla maniglia della porta. Sbuffai, rimettendomi dritta in piedi.
Ecco, se stavo in piedi e ferma riuscivo a non cadere. Avrei potuto passare la serata buona buona in piedi vicino al bancone, con questo accattivante vestitino verde smeraldo e un superalcolico molto chic tra le mani. Magari potevo anche inventare delle pose, del tipo testa leggermente inclinata di lato e sguardo perso, oppure mano sul fianco, bicchiere tra le labbra e sguardo verso un possibile barista..
Ma che diavolo sto dicendo? Scossi la testa, per scacciare quei pensieri senza senso dal mio piccolo cervellino bacato, e presi di nuovo ad esercitarmi sui tacchi camminando avanti e indietro per la stanza.
E che cazzo, non può essere così difficile! Se la Peters, che aveva un cervello paragonabile a quello di una trota morta, riusciva ad andarsene in giro vestendo dei tacchi più alti di lei stessa potevo riuscirci anche io!
Stavo giusto ripercorrendo il tratto letto-porta quando quella si spalancò, rivelando mia sorella.
Charlie mi squadrò, con gli occhi azzurri sbarrati “Ma cosa ti sei messa?!” esclamò, strozzata.
“Oh, una sciocchezza qualunque..” risposi, facendo un gesto vago con la mano. Lei fece una smorfia poco convinta, continuando a fissarmi dall’alto in basso
“E mamma lo sa?”
“Certo che no, va al bowling con te e papà stasera, giusto?”  le ricordai, sibilando. Lei ruotò gli occhi al cielo, spostando i ricci ribelli dietro la schiena.
“Si si, ho capito, li porto fuori. Ma tu sai cosa voglio in cambio!”
“Lo so Charlie, lo so. Avrai il mio smalto bianco domani.”
Charlie fece un sorriso vittorioso, prima di salutarmi allegramente con la mano ed uscire dalla stanza trotterellando.
Ero arrivata al punto di dover corrompere mia sorella di dieci anni per andare ad una festa.
Ero davvero alla frutta.
 
Il campanello trillò vivacemente, ed io mi lanciai un’ultima occhiata allo specchio.
I capelli erano sciolti come al solito, ma stasera avevo messo all’incirca sei chili di spuma per ‘ricci morbidi come la sssssseta’ come diceva la pubblicità, e sembrava aver funzionato.
Il trucco era leggero: matita nera sopra e sotto l’occhio, rossetto rosa brillante, fard rosa, leggero fondotinta e tre passate di mascara. Praticamente ero al naturale, no?
Il vestito era davvero davvero minuscolo. Ma sul serio. Credo che non mi siederò stasera, per evitare che l’orlo si alzi fino alle ascelle.
Il campanello suonò di nuovo.
“E UN ATTIMO!” urlai, innervosita. Malik e la sua impazienza mi stavano irritando, e se mi irritavo non sarei mai riuscita a superare le scale su quei tacchi.
Piano Liz, con molta calma riuscirai ad arrivare fino alla porta d’ingresso. Mi sforzai di muovermi nella maniera più sensuale possibile, ma credo sembrasse solo che mi fossi slogata l’anca o che mi mancasse qualche costola.
Dopo otto secoli e mezzo arrivai alla porta, presi un lungo e profondo respiro e poi abbassai la maniglia.
“Oh, ce l’hai fatta! Cosa non ti è chiaro di ‘dobbiamo arrivare pres..’ iniziò Zayn, nervoso, prima di guardarmi attentamente.
Mi fissò stupito sul viso per qualche attimo, poi fece scorrere lo sguardo sul vestito formato Barbie, indugiando sulle mie gambe, per tornare a guardarmi in faccia.
 “Stavi dicendo qualcosa prima, Zayn?” lo provocai, cercando di fare la voce più bassa e lasciva che mi venisse.
Lui alzò un sopracciglio, confuso “Hai mal di gola?”
“Cosa? No!”
“E allora perché parli con la voce di un trans?”
Sbuffai, prima di dargli una spinta brusca sul braccio “Sei un idiota. Adesso torno dentro e mi metto il pigiama delle Winx Enchantix, va bene? E tanto per dire, i tuoi capelli sono orrendi. Assomigliano ad un mocio.”
Non feci in tempo a pensare ad altri insulti, perché mi attirò a se e mi baciò, infischiandosene del fatto che potevo stare masticando una gomma.
I ragazzi non ci pensano mai a queste cose. Me lo vedo già, in prima pagina sul Time ‘ragazza muore asfissiata con una gomma da masticare durante un bacio.’
Il suo profumo Armani Code mi invase le narici, mentre appuntavo mentalmente che la sua camicia di stoffa bianca ed i suoi jeans neri gli stavano tres tres bien.
Il pezzo forte però rimanevano sempre gli occhi, scuri e profondi. Le mie viscere facevano il trenino al ritmo di ‘vamos a la playa’ quando mi guardava con quegli occhi.
“Dicevo che sono contento di aver aspettato.” Sussurrò al mio orecchio, prima di lasciarmi un bacio leggero sulla guancia.
“Comunque prima ho mentito. Ti stanno bene i capelli.” Confessai.
“Lo so!”
“Malik, dovevi rispondere ‘grazie, anche tu sei uno schianto’. Riproviamo.” Gli spiegai, prima di dargli spalle e fare per tornare dentro casa. Ad un passo dalla porta mi rigirai, e lo fissai con la faccia più stupita che riuscissi a fare.
“Oddio, come ti stanno bene i capelli!” esclamai, mentre lo vedevo trattenersi dal ridermi in faccia.
“Grazie, anche tu sei uno splendore. Le lucciole nella notte non brillano quanto te, la luna è una..ehm, cessa in confronto a te?”
Non mi trattenni dal ridere, mentre sentivo l’elettricità farsi più forte intorno a noi e stringevo la sua mano. Per un secondo mi passarono per la testa due paroline familiari, le vidi scorrere davanti ai miei occhi a lettere cubitali, ma mi riscossi velocemente.
“Andiamo?” gli chiesi. Zayn annuì, prima di trascinarmi fino alla sua Jaguar nera.
“Lei è la mia bambina, Susie.” Disse fiero, accarezzando il muso dell’auto.
Alzai un sopracciglio, scettica “Sai vero che finirò per sporcarla con qualche cocktail stasera?”
Si coprì la faccia con le mani, disperato “Non voglio pensarci, ti prego!”
Il mio ragazzo mi tradiva con la sua auto.
 
Caldo. Alcool. Fumo. Centinaia di persone che si strusciavano l’una sull’altra. Amplificatori alzati al massimo.
Il Pacha era una specie di ritrovo di centinaia di tipi e tipe che volevano sballarsi al massimo, un esempio era la tizia che si stava strappando i vestiti sul tavolo a pochi metri da me.
Un paradiso, in poche parole.
Zayn posò il suo braccio intorno alle mie spalle “Andiamo a bere qualcosa?” chiese ad alta voce vicino al mio orecchio, per farsi sentire.
Io annuii con un sorriso eccitato, mentre continuavo a guardarmi intorno come farebbe una bambina a Disneyland. Ero già stata in altri locali, ma il Pacha è il Pacha. Capito, no?
Mi prese per una mano, prendendo a trascinarmi vicino al bancone. Io cercai di reggermi sui miei tacchi alla bell’e meglio, ma Malik camminava decisamente troppo veloce.
“Se non vuoi che un tacco mi si conficchi nella caviglia, ti conviene non correre!” gli urlai, cercando di sovrastare il suono della musica.
Lui si girò verso di me, sorridendo malizioso “Posso aiutarti a toglierli, se vuoi. Ti da’ fastidio anche l’abito, per caso?”
“Ripensandoci, muovi il culo e stai zitto.”
Rise divertito, mentre finalmente notavo una di quelle sedie senza schienali libera e il bancone. Alla velocità di un bradipo incinta mi sedetti e ripresi fiato, stanca per quella camminata.
Zayn si sedette accanto a me, prendendo ad osservarmi divertito. Un fascio di luce fucsia proveniente dalle decine di lampadine sul soffitto gli attraversò il viso, illuminandolo, e non potei fare a meno di pensare che fosse bellissimo.
“Forse non avresti dovuto mettere un tacco quindici.” Suggerì.
“Io volevo venire in converse, ma poi sarei stata troppo bassa.”
“Per raggiungere un’altezza normale dovresti camminare sulla testa di qualcuno.” Mi prese in giro, prima che gli facessi la linguaccia.
Il barista fece la sua apparizione, con tanto di capello semi calato sul viso e sigaretta in bocca “Allora ragazzi, cosa vi porto?” ci chiese, spostando lo sguardo da me a lui.
Aveva dei piccoli occhi azzurri, i capelli neri e lunghi e un po’ di barba. Al Pacha tutto sembrava più figo.
“Due Brandy.” Ordinò velocemente Zayn, senza neanche degnarlo di uno sguardo. Il tipo assottigliò gli occhi, prima di rivolgersi a me.
“A te lo offre la casa.” Disse, facendomi l’occhiolino.
“A lei lo offro io.” Precisò Zayn, tra i denti.
“Io volevo pagarmelo.” Mi intromisi. Entrambi mi guardarono stralunati, poi Zayn soffocò una risata con una mano e il barista fece un’espressione divertita.
“I due Brandy arrivano.” Esclamò, prima di sparire dietro il bancone. Io girai sulla sedia, e puntai lo sguardo sulla folla.
Riconoscevo un sacco di gente della mia scuola, compresa Jude che ballava distrattamente con Adam della classe di Geografia. Sinceramente, non era poi così carino.
Comunque c’erano anche un sacco di altri ragazzi e ragazze mai visti prima d’ora, sempre della nostra età. Era strano, dato che doveva essere una festa privata.
“Ehi Zayn, chi sono quelli là?” gli chiesi, indicando un gruppetto di ragazzi seduti su un divano.
Lui assottigliò lo sguardo, per osservargli meglio “Mm, sono dell’altra scuola che ha invitato Armstrong.” Risposi, sicuro.
“E che scuola è?”
“Non ne ho idea, tipo Arts qualcosa..” continuò, incurante.
Io sentii il sangue gelarmi nelle vene, e mi girai precipitosamente verso di lui.
“Academy of Arts?” domandai, agitata. Lui schioccò le dita, soddisfatto.
“Sì, quella! Come hai fatto a saperlo?”
Fortunatamente in quel momento arrivarono i due Brandy ed io afferrai con forza il mio, prima di buttarlo giù quasi tutto.
Il sapore fortissimo e vagamente fruttato mi bruciò la gola, e feci una smorfia prima che Zayn me lo strappasse dalle mani e lo posasse di nuovo sul tavolo.
“Oh oh, vacci piano Liz! Questa roba non è birra.” Mi avvertì, leggermente preoccupato. Effettivamente avevo sentito la testa girarmi pericolosamente per qualche attimo, ma ora era tutto apposto.
Scossi la testa, alzandomi bruscamente e prendendolo per una mano “Sto alla grande! Dai, andiamo a ballare!” lo tirai verso di me, e lui si avvicinò con un sorrisetto.
Arrivammo fino al centro della pista, e lui posò le mani attorno ai miei fianchi “Sai ballare, tesoro?” domandò, accarezzandomi.
“Io? Ho fatto danza per ben cinque anni!” ribattei, sicura. Lui alzò un sopracciglio, scettico, ed io sbuffai “Va bene, non è vero, ma ho visto Step Up 3 l’altro giorno e ho imparato un sacco di cose.”
Malik rise, mentre allacciavo le braccia al suo collo “Allora andrai alla grande.”
Gli lasciai un bacio pieno d’entusiasmo sulle labbra, prima di cominciare a muovermi (per quanto riuscissi) a ritmo di musica.
“Stasera, ci divertiremo.” Gli assicurai.
 
MOLTI COCKTAIL E BALLATE DOPO
“No no! Ridammi il bicchiere!” mi lamentai, tentando di allungarmi verso la mano di Zayn.
Lui fece schioccare le labbra con disapprovazione, lanciandomi uno sguardo penetrante “Ora mi sento in colpa. Ti ho fatta ubriacare.” Disse.
Io feci un gesto seccato con le mani, sistemandomi meglio sul divanetto “Naah, non sono ubriaca. Sei solo tu un sadico che non vuole farmi divertire.” Mi lamentai, facendo una faccia offesa.
Lui scoppiò a ridere, prendendo un sorso dal mio drink “Io però mi sto divertendo da morire. Domani rimpiangerai di non ricordare questa sera, soprattutto quando hai versato il Ginger Ale sulla testa del festeggiato.” Rispose, con uno sguardo compiaciuto.
“Posso avere almeno un bacio o neanche quello mi è concesso?” continuai, acida. Malik lasciò velocemente il bicchiere e si avvicinò a me, posando una mano dietro il mio collo.
“Tutti i baci che vuoi..” mormorò, prima di togliermi il fiato con uno dei suoi soliti kisses-made-by-Malik. Mi aggrappai alle sue spalle, ricambiando forse con troppa foga perché lo sentii ridacchiare sulle mie labbra.
“Se hai intenzione di girare una specie di porno qua in mezzo io non ho niente in contrario.” Disse divertito, staccandosi. Io gli feci una linguaccia, poi osservai la porta del bagno nel fondo del locale e decisi di farci un salto.
“Vado ad ‘incipriarmi il naso’, ovvero vado al cesso.” Esclamai, alzandomi.
“Delicata come sempre, amore.” ribattè, prima di farmi l’occhiolino “E stai attenta, che vestita così ti portano via.” Mi mise in guardia, serio.
“Si si, come vuoi.” Acconsentii, prima di avviarmi. Superai la folla accalcata davanti a me a fatica, sgomitando a destra e a manca, e finalmente riuscii ad arrivare davanti alla porta con disegnato un omino con la gonna.
Spinsi sulla porta, e velocemente scivolai nel bagno senza neanche guardare davanti a me. Mi posizionai davanti allo specchio per controllare i miei capelli, quando riflesso vidi un ragazzo e una ragazza che si baciavano appassionatamente sulla porta del cesso.
Strabuzzai gli occhi, quando riconobbi una familiare testa riccia e castana, e cominciai quasi a sudare freddo.
Era Harry, era Harry ed era al Pacha. Era Harry, era al Pacha ed era nel mio stesso bagno. Era Harry, al Pacha, nel mio stesso bagno e baciava un’altra ragazza.
Merda.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 27
*** I do love you. ***


Buonasssssera ragazzuole. In questi due giorni ho preso un bel po’ di buoni voti, quindi mi sento hyped (?), ma domani ho il compito di latino *le lettrici sbadigliano disinteressate*
Coomunque, vi ho visto abbastanza allarmate per lo scorso capitolo AHAHA. Calm down, girls (?).
Ma all’ultimo capitolo ho ricevuto certe recensioni da schioppare dal ridere AHAHA oddio, c’era una ragazza che ne ha scritta una spettacolare..mmm, c’entrava il ragazzo della sua amica che si era scopato la loro migliore amica comune (?) SE STAI LEGGENDO SAPPI CHE SONO MORTA LEGGENDOLA AHAHA. Povera la tua amica, dille che le sono vicina #imwithyou
Ma ovviamente anche tutte le altre sono bellissime, come al solito :)
Ah, vi ricordi che siamo quasi alla fine..Meno due capitoli con l’epilogo, credo..
Ora vado, byebye

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era Harry, al Pacha, nel mio stesso bagno e baciava un’altra ragazza.
Merda.’
 
Sentii qualcosa di acido risalirmi per la gola, e sospettai fosse a causa dei troppi alcolici bevuti.
In quell’istante Harry alzò gli occhi davanti a sé, e mi vide riflessa nello specchio. Passò qualche attimo, nei quali trattenni il respiro e lui confuso cercava di capire chi fossi, e quando finalmente mi riconobbe sbarrò gli occhi verdi.
La biondina attaccata a lui mi squadrò con una smorfia, infastidita.
“Hellen, vai a prendere un drink.” Le ordinò, senza staccarmi gli occhi di dosso, e lei obbedì come un cagnolino, uscendo.
“E’ il tuo cucciolo da compagnia?” chiesi, sarcastica.
“Felice di rivederti, Liz.” Rispose lui, allargando un sorrisetto beffardo sulle labbra.
Serrai la mascella, girandomi precipitosamente verso di lui. Con quella camicia semi slacciata, la giacca blu alzata sui gomiti e i capelli più disordinati del solito era incredibilmente bello, dannazione.
“Da quando sei diventato uno stronzo?”
“Da quando ti interessa quello che faccio?”
Sentii il peso sullo stomaco che avevo da quando l’avevo visto farsi più pesante.
Scossi la testa “Non fare la vittima, Harry.” Gli dissi, decisa. Lui allargò le braccia, fingendo un sorriso, prima di avvicinarsi a me.
“Non sto facendo niente tesoro, non ti sto incolpando di nulla. Anzi, voglio farti un complimento, perché stasera sei da mozzare il fiato.” Rispose, con la sua solita voce bassa e provocante. Poteva anche solo dire ‘vado a pisciare’, ma con la sua voce sarebbe sembrato comunque sexy.
Il cuore prese a battermi più velocemente, mentre mi reggevo salda al lavandino e lo fissavo negli occhi. Eravamo molto più vicini ora, e potevo sentire il suo respiro sul mio viso.
“C’è il mio ragazzo di là.” Sentii il dovere di precisare, senza motivo.
Harry rise, sinceramente divertito “Stai tranquilla Liz, non ho intenzione di stuprarti.” Replicò, sarcastico.
Nonostante tutte le battute, non sembrava divertirsi per niente.
“Smettila, non intendevo quello.”
“Posso darti un abbraccio, Lizzie? Da amici.” Continuò, fingendo di non sentirmi. Io lo guardai negli occhi, con una smorfia. Probabilmente lui lesse la risposta sul mio viso, perché in un secondo mi ritrovai stretta tra le sue forti braccia.
Mi sembrò di tornare indietro di qualche settimana, a quando eravamo sdraiati sull’erba di Hyde Park..
Mi mancava Harry. Ma non capivo come mi mancasse.
“Dio, come mi sei mancata.” Mormorò ad un mio orecchio, stringendomi, ed io mi sentii percorrere dai brividi.
“Non è vero. Mi hanno detto che ti sei dato alla pazza gioia in mia assenza.”
“Tanto la tua assenza la sentivo comunque.”
Sospirai, ed accarezzai le sue spalle “Sono una stronza, non ti merito e lo sai. Lasciami perdere.” Gli suggerii, prima di staccarmi lentamente da lui.
Mi fissò negli occhi, serio “Voglio darti un bacio, Liz.” Disse, deciso.
“Ma io non voglio.” Mi opposi.
“Stai mentendo.”
“Non dire queste stronzate da telefilm, so cosa voglio.” Continuai, brusca. Lui avvicinò il suo viso al mio, posando due dita sotto il mio mento, ed io trattenni improvvisamente il respiro.
“Allora fermami. Dimmi che non mi vuoi, che sono un coglione, che hai bisogno delle tue distanze, che hai un ragazzo, dimmi quello che vuoi..Fermami e giuro ti lascerò stare.” Continuò, sussurrando, e accarezzandomi delicatamente il viso.
Mi passarono per la mente in un secondo tutte le giornate passate con lui, gli inseguimenti per la metro, le discussioni sui Coldplay e i Simple Plan, le foto, quando avevamo fatto l’amore nella mia stanza, il sapore dei suoi baci, quando aveva detto che mi amava, e mi stavo avvicinando piano alle sue labbra..
..Poi ricordai le litigate con Jude, i suoi sguardi feriti, quando mi ero chiusa nello stanzino della palestra, e Zayn. Zayn che mi aveva ascoltata, che mi prendeva in giro, che scherzava, che mi aveva portata a pattinare, che mi aveva rincorsa quel giorno fuori scuola. Zayn sul suo divano con me, Zayn che non voleva farmi fumare per il mio bene, Zayn che era geloso..
..E sviai il contatto con le sue labbra, girando il viso.
“Non è che non possa baciarti, Harry. Potrei farlo, non c’è nessuno qua dentro e nessuno lo saprebbe mai. Il punto è che io non voglio baciarti.” Gli chiarii, decisa.
Lui sbattè le palpebre un paio di volte, sorpreso, e restò un po’ in silenzio. Poi fece un sorrisetto amaro.
“Sei una testa dura, eh?”
“Sì, lo sono.”
Annuì in silenzio, prima di allontanarsi un poco e ficcare le mani nelle tasche dei jeans.
“Sono contento per il tuo ragazzo, Liz. Perché sei grandiosa. Un po’ stronza, ma grandiosa comunque.” Esclamò, con decisione.
“Ed io sono contenta per la prossima ragazza che amerai, perché sei speciale. Un po’ coglione, ma speciale.” Gli risposi.
Sapevo quello che volevo davvero, ora.
E sapevo cosa dovevo fare.
 
Uscii dal bagno del locale, e venni di nuovo investita dal caldo soffocante e dalla musica altissima. Feci scorrere lo sguardo sulla folla vociante, alla ricerca di una familiare faccia scura, ma non riuscivo a trovarlo.
Mi avvicinai al divanetto dove l’avevo lasciato, ma non c’era più. Era occupato da un paio di ragazzi che cercavano di abbordare alcune primine, e la cosa era decisamente patetica. Mi allontanai con una smorfia, mentre cercavo di calcolare quanto tempo potevo essere stata chiusa in quel bagno..
Probabilmente abbastanza da farlo andare via, dato che non c’era più. Sentii crescere un senso di angoscia mischiato al senso di colpa, mentre mi facevo largo a spintoni tra la calca verso il bancone.
Se ne era davvero andato?
Ero stata via così tanto tempo?
Avevo rovinato tutto, di nuovo?
Deglutii a vuoto, cercando di calmarmi. Calma Liz, calmati, adesso lo troverai e metterai tutto a post..
..Non finii di formulare il pensiero, perché scorsi la figura di Zayn seduta al bancone, che si rigirava distratto un alcolico tra le mani.
Feci un respiro di sollievo, prima di correre fino a raggiungerlo. Mi sedetti rumorosamente accanto vicino alla sua sedia, e lui alzò lo sguardo.
Non sembrava spassarsela. Accanto a lui c’erano tre bicchieri vuoti di chissà cosa, e ora faceva dondolare il liquido alcolico nel bicchiere, con lentezza.
Distolse lo sguardo, e prese un lungo sorso “Chi si rivede.” Disse poi, sarcastico.
“Quanto hai bevuto?”
“Sai contare?” replicò acido, accennando con la testa ai bicchieri vuoti.
Sospirai stancamente, passandomi una mano tra i capelli. Dovevo iniziare il mio monologo.
“Sono stata in bagno..” cominciai.
“Ma sul serio?”
“Sono stata in bagno, e ho incontrato il mio ex ragazzo.” Continuai, fingendo di non sentirlo. Zayn smise di giocherellare con il bicchiere, e mi lanciò uno sguardo freddo.
“Bene. Salutamelo.” Disse, duro.
“Gli ho detto che adesso avevo un altro ragazzo, e che era nel locale. Lui mi ha abbracciata, e poi mi ha chiesto di dargli un bacio..”
“Liz, hai intenzione di raccontarmi la tua allegra scopata o posso andarmene?” mi interruppe di nuovo, lanciandomi uno sguardo di fuoco.
“Se magari stessi zitto e mi ascoltassi capiresti, idiota!” replicai, alzando la voce. Zayn contrasse la mascella, puntando i gomiti sul bancone.
Io presi un respiro profondo, prima di continuare “Mi ha chiesto se potevo dargli un bacio, e sai cosa ho fatto?”
“Ti sei tolta le mutande?”
“Vaffanculo. Gli ho detto che non volevo baciarlo, e l’ho detto perché io amo solo te, pezzo di rincoglionito! Hai capito? Solo te!” cominciai a gridare, gesticolando.
Lui strabuzzò gli occhi, fissandomi semi sconvolto. Per un momento temetti che la musica avesse coperto la mia voce, ma dal suo sguardo capii che mi aveva sentita.
Sbattè le palpebre qualche attimo, aprendo la bocca in una ‘O’ muta “Liz, non so cosa dire..”
“Protesti cominciare con lo scusarti per non aver avuto fiducia in me, tanto per dire.”
Zayn continuò a fissarmi con i suoi profondi occhi scuri, in silenzio.
Forse non mi amava.
Forse stava per dirmi che stavo correndo troppo.
Forse voleva mollarmi.
Forse sono una cogliona.
D’improvviso si alzò, facendo rovesciare il contenuto del bicchiere sul tavolo, e mi strinse nell’abbraccio più forte che avessi mai ricevuto.
“Devo dirti una cosa, Liz.” Sussurrò vicino al mio orecchio, e non riuscivo più distinguere i battiti del suo cuore dai miei, tanto eravamo vicini.
Deglutii a vuoto, allacciando le braccia dietro la sua schiena e affondando il viso sulla sua camicia. Fa che non stia per dirmi di rimanere amici, fa che non stia per dirmi di rimanere amici, fa che non stia per dirmi di rimanere amici..
“Quando non rispondi alle mie chiamate mi sale l’ansia, e quando qualcosa ti far stare male faccio il coglione solo per farti ridere. Quando ridi con me mi sento il ragazzo più felice del mondo, quando mi baci la sento anche io l’elettricità, quando mi insulti mi ricordi che alla fine non cambierai mai, e quando facciamo l’amore mi sembra di arrivare dritto in Paradiso, quando ti addormenti mentre parliamo al telefono fino a tardi e urlo per farti svegliare mi sento che non c’è niente di meglio. Tutto questo discorsetto smielato era per dirti che ti amo anche io Liz, da impazzire, ma sul serio.” Disse tutto d’un fiato, tra i miei capelli, ed io mi sentii come se per tutto questo tempo fossi stata in apnea ed ora fossi arrivata in superficie.
Mi allontanai leggermente da lui, per guardarlo negli occhi, dolcemente. Accarezzai lentamente i suoi capelli neri e morbidi, prima di sorridere.
“Grazie Zayn, per tutto.” Dissi, prima di baciarlo con tutto l’entusiasmo che potessi avere.
 
 
“Aspetta, aspetta devo prendere le chiavi..” mormorai concitata, cercando di smettere di ridacchiare. Zayn dietro di me aveva allacciato le braccia ai miei fianchi, accarezzandoli e lasciandomi anche dei baci sul collo, che mi stavano facendo impazzire.
“Fermo fermo, ci sono i miei!” cercai di spostarmi, mentre infilavo le chiavi nella serratura, ma lui con un borbottio mi tirò di nuovo a sé.
“Naah, non è vero.” Replicò, immergendo il volto tra i miei capelli.
Aprii la porta di casa, finalmente, e con un sospiro di sollievo mi accorsi che tutte le luci erano spente e che non si sentiva un fiato, segno che i miei e mia sorella non erano ancora tornati.
“Avevi ragione, non c’è ness..” non riuscii a finire di pronunciare la frase, perché Malik prese il mio viso tra le mani e mi mise a tacere con un bacio a dir poco mozzafiato.
Risposi anche io con foga, mentre gli accarezzavo le spalle larghe prima di risalire fino ai capelli. Mmm, tres tres magnifique!
“I miei potrebbero tornare da un momento all’altro, lo sai?” gli sussurrai, quasi con il fiatone. Lui sorrise nel buio della casa, poggiando la sua fronte sulla mia.
“Credo che ormai sappiano che la storia dell’ape e del fiore è una farsa..”
Gli diedi un leggero schiaffo su una spalla, con una smorfia “Ma smettila!”
Zayn ridacchiò, prima di rubarmi un altro bacio e stringermi più forte per i fianchi.
“Senti, hai più visto Horan?” gli domandai, dal nulla. Lui fermò le sue mani sul mio vestito, e aggrottò le sopracciglia.
“Ma ti sembra il momento?”
“Tanto non possiamo fare niente qui! Guarda che mia sorella ha dieci anni, e ci crede ancora all’ape e al fiore.” Protestai.
Malik sbuffò, ruotando gli occhi al cielo e mollando la presa sui miei fianchi. “Sei mostruosa, mi stai privando di una focosa notte piena di..”
Non riuscì a terminare la frase, perché sentimmo entrambi un vociare intenso provenire dalla tromba delle scale, fuori dalla porta.
Gli lanciai uno sguardo terrorizzato, che lui ricambiò a pieno.
Cazzo.
“Sono i miei, sono i miei! Esci esci esci!” gli urlai, spingendolo velocemente verso la porta.
“No aspetta, non posso!” fece resistenza, fermando le mie mani “Se esco dalla porta di casa mi vedranno, genio!”
Mi paralizzai, accorgendomi che aveva ragione. Nel frattempo le voci si facevano più vicine, ed io cercavo di pensare ad una soluzione.
Pensa pensa pensa pensa pensa..
“Ho un’idea!” esclamò Zayn, e prima che potessi dire altro mi girò ed abbassò la zip del mio vestito sulla schiena, secco.
“ZAYN! Sei fuori di tes..”
Non riuscii a finire neanche stavolta, perché afferrò il pigiama che si trovava sulla poltrona alla mia destra e me lo lanciò.
“Togliti le scarpe e mettiti questo coso qua!” sussurrò, concitato.
Osservai il mio pigiama con occhi sbarrati, mentre mi chiedevo come cavolo potesse essere finito lì, ma il rumore delle chiavi nella serratura mi spronarono a lanciare i tacchi sotto al divano ed infilare il pigiama.
Zayn ficcò il vestito sotto un cuscino, poi mi tirò vicino a sé sul divano, posando un braccio attorno alle mie spalle, con nonchalance.
E così ci trovò tutta la mia allegra famiglia: seduti pacatamente sul divano, io in pigiama e lui con dei vestiti normalissimi, a guardare una partita di hockey.
Mio padre strabuzzò gli occhi, mia madre sembrava in procinto di avere una sincope e Charlie era  l’unica veramente indifferente, che sventolava un capello con i Muppets probabilmente vinto al bowling.
“Ciao, come è andata la serata?” chiesi, fingendo un sorriso calmo.
Mio padre fece slittare i suoi occhi da me a Zayn, da Zayn a me, di nuovo da me e Zayn ed infine si posarono su di me.
“Che state facendo?” sibilò, socchiudendo gli occhi.
“Guardiamo la TV, no?” risposi, ovvia. Mia madre mi squadrò, sospettosa, poi puntò lo sguardo su Zayn.
Lui sorrideva pacato, come se non stesse succedendo niente di strano “Io sono Zayn, il ragazzo di Liz.” Si presentò, tranquillo.
“Non è un po’ tardi per stare a casa di una ragazza, Zayn?” continuò mio padre, torvo.
“Papà, che. stai. dicendo?”
“No ha ragione, adesso devo davvero tornare a casa. Ci vediamo a scuola, Liz.”
Malik si alzò dal divano, facendomi l’occhiolino. Poi oltrepassò i miei salutandoli con un cenno del capo, e scompigliò i capelli a Charlie, che rise divertita.
Uscì di casa, prendendo a scendere velocemente le scale e lo fissai finchè mio padre non chiuse secco la porta.
“Chi ti ha dato il permesso di portare ragazzi a casa?” iniziò, diventando tutto rosso in faccia. I baffi stavano ballando la macarena sopra la sua bocca.
“Pa’, svegliati, l’età vittoriana è passata da un pezzo. Io vado a letto, bonne nui!” li salutai, trotterellando verso il piano di sopra.
L’ho. Scampata.
 

 
 

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Capitolo 28
*** Rock the world. ***


Eccoci, ragazze. Questo è il penultimo capitolo, poi ci sarà l’epilogo e poi avremo chiuso..
Non voglio pensarci D: Già mi mancate. Prima rileggevo TUTTE le vostre recensioni e non posso pensare che tra pochissimo dovrò cliccare il tasto ‘completa’ per questa fan fiction, e non ci saranno più gli aggiornamenti, nè le minacce di morte per postare in fretta..
Ma posticipiamo il momento di depressione assoluta al prossimo capitolo. Per ora godetevi questo :)
Vi amo.

 
 
 
 
                          
“Capisci? Mi ha detto ‘vuoi venire a casa mia? I miei non ci saranno’ Ma che cazzo, ti conosco da due ore e già vuoi portarmi a letto? Controllati, Dio!” esclamò stridula Jude, sbattendo un pugno sul tavolo e facendo traballare l’aranciata nel mio bicchiere.
Io diedi un altro morso al cornetto con la panna che stavo mangiando, e annuii comprensiva. Carol invece era totalmente concentrata sul suo Frappuccino al caramello, tanto da non preoccuparsi di far finta di ascoltare.
Jude parve accorgersi della nostra disattenzione, e fece una smorfia offesa “Mi state ascoltando, almeno?” continuò, scocciata.
“Ma cerfto che sfi!” assicurai, a bocca piena. Carol finalmente alzò gli occhi dal suo bicchiere, in tempo per annuire vigorosamente facendo ballare tutti i suoi lunghi capelli rosso fuoco.
Jude sbuffò, poco convinta, prima di dare un morso brusco al suo macaroon rosa.
“Bhè, in sostanza gli ho detto di andarsi a fare un giro.” Concluse, con un’alzata di spalle.
“Hai fatto bene! Ma di chi stiamo parlando?”
“Sveglia Carol, parliamo del tipo che l’ha abbordata al Pacha!”
La finta rossa si strozzò con il frappuccino, e prese a sputacchiarlo su tutto il tavolo. Diede qualche colpo di tosse, prima di posare con forza il bicchiere.
“Siete andate al Pacha e non mi avete invitata?! Siete delle migliori amiche di schifo!” si lamentò, assumendo la voce di una bambina di cinque anni.
“Guarda che era una festa privata, non potevi mica imbucarti come al solito!” le fece notare Jude, prima di aggiustarsi qualche ciuffo biondo che sfuggiva dalla coda.
“Bhè, fate comunque schifo.”
“E tu puzzi di prosciutto cotto.” Replicai. Carol mi fece la linguaccia, prima di afferrare di nuovo la bevanda ed attaccarsi alla cannuccia.
“Liz, Liz, guarda là!” mormorò d’un tratto Jude, fissando un punto oltre le mie spalle. Io mi girai lentamente, e strabuzzai gli occhi alla vista del ragazzo che si avvicinava.
“HORAN?” gridai, sorpresa. Un paio di persone si girarono nella mia direzione, ma non ci feci caso. Niall continuava ad avvicinarsi al nostro tavolo, con le mani nei jeans e un’espressione terribilmente nervosa sul viso.
Quando ci fu davanti non degnò di uno sguardo le mie amiche, e si concentrò su di me. Gli occhi azzurri solitamente freddi stavolta tradivano un accenno di impazienza, e il continuo muoversi della sua gamba destra era un chiaro segno di nervosismo.
Wow, dovrei lavorare a CSI, o una cosa del genere.
“Devo parlarti.” Mi disse, velocemente. Io lanciai un’occhiata a Jude, che annuì impercettibilmente, e poi mi voltai in silenzio verso di lui per intimarlo a parlare.
“Fuori.” Precisò. Io sbuffai, prima di afferrare la mia tracolla nera ed alzarmi.
“Ci vediamo dopo ragazze.” Salutai le mie amiche, prima di seguire Horan che si avviava frettoloso verso l’uscita.
Uscimmo dal bar, e ci posizionammo proprio sotto l’enorme scritta verde ‘Starbucks’.
“Allora, che vuoi?” domandai, secca. Lui si schiarì la gola, togliendo le mani dai jeans e ficcandole nella tasca della felpa bianca.
Santo Dio, datti pace Horan!
“Mi dispiace, okay? Non dovevo scappare. Non dovevo andarmene.” Rispose, con convinzione.
“E invece l’hai fatto.”
“Senti, cosa avresti fatto se una tipa mai vista prima ti avesse portato a casa sua dicendoti ‘Ehi, lo sai che hai un figlio?”
“Non sarei scappata dalle scale, per esempio.” Replicai, acida. Lui puntò i suoi occhi azzurri nei miei, in silenzio. Evidentemente non sapeva cosa dire.
Bhè, se aveva intenzione di farmi pena non ci stava riuscendo.
“Stammi a sentire, Horan, sono passate tre settimane da quel giorno e nel frattempo mia cugina, incazzata nera con me, è tornata a casa sua e si è portata dietro vostro figlio. Forse dovevi svegliarti prima.” Dissi, dura.
Sul viso di Niall si stampò un’espressione confusa, spaurita e sorpresa nello stesso momento. Avete presente quando un turista tedesco vi chiede informazioni e voi rispondete nella vostra lingua? Ecco, la sua faccia era come quella di un turista tedesco che non vi capisce.
“Frena frena, quella ragazza era..tua cugina?” domandò, incerto.
“Sì Holmes, proprio così.”
“E..che vuol dire che è tornata a casa sua? Dov’è adesso?” continuò, agitato.
Io ruotai gli occhi al cielo, spazientita “Senti, fai prima a dirmi perché sei venuto a parlarmi invece di andare avanti con le ovvietà.” Gli suggerii.
“Voglio parlarle, alla ragazza intendo, e voglio vedere mio..figlio.” concluse, quasi bisbigliando.
In quel momento mi fece una tenerezza incredibile. Non che d’un tratto Niall Horan fosse diventato un santo, ma con quell’aria nervosa, quello sguardo agitato e tutta quella goffaggine mi fecero tenerezza.
Sospirai, passandomi una mano tra i capelli “Abita a Manchester, con Jesse e sua madre.” gli rivelai.
Niall sbarrò gli occhi “Manchester?” ripetè, strozzato, ed io annuii in silenzio.
Ci fu qualche attimo di silenzio, nel quale lo sentii fare un sospiro stanco e passarsi una mano tra i capelli biondi. Poi si sedette sul marciapiede, affondando la testa tra le mani ed avvicinando le ginocchia al petto.
In silenzio mi sedetti vicina a lui, e gli posai un braccio sulle spalle. Mi sentivo molto mamma chioccia con i pulcini.
“Hai paura?” gli chiesi, piano. Lui annuì.
“Anche lei ha avuto paura, sai? Io c’ero quando è uscita dal bagno della scuola con il test positivo in mano, c’ero quando è scoppiata a piangere dicendolo ai suoi, c’ero quando suo padre l’ha cacciata di casa e c’ero quando ha detto al dottore ‘voglio continuare la gravidanza’. Anche lei ha avuto paura.” Ripetei.
“Io invece non c’ero. Non ho visto niente, non sapevo niente. Non l’ho aiutata quando probabilmente aveva le nausee, non c’ero alle ecografie, non c’ero il giorno del parto, al primo compleanno del bambino..Non c’entro niente con loro.” Replicò Niall, in un soffio.
“Certo che c’entri con loro, Horan. Jesse è anche tuo figlio, Madeline è la ragazza che l’ha messo al mondo. Siete i suoi genitori.”
“Non vorrà più vedermi.”
“Forse.”
“Mi prenderà a schiaffi.”
“Probabile.”
Puntò il suo sguardo nel mio, mortalmente serio “Dammi un buon motivo per cui dovrei farmi 450 chilometri in un pomeriggio e correre da loro.” Chiese.
“Perché lei vorrebbe che tu lo facessi. Anche se non lo direbbe mai. E perché tuo figlio si merita un padre, nonostante tu sia un cazzone.” Risposi.
Horan fece un respiro profondo, poi piegò le labbra in un leggero sorriso “Hai detto che si chiama Jesse?”
“Proprio così. E lei si chiama Madeline.”
“Madeline..” ripetè lui, come se dirlo potesse aiutarlo a ricordare. “Non ricordo neanche quella notte.” Continuò, amareggiato.
“Ho un sacco di foto a casa del Ballo. Lei non lo sa, ma le conservo tutte.”
Niall mi rivolse un sorriso divertito, e non potei fare a meno di pensare che per lo meno Jesse aveva ereditato i suoi begli occhi e la sua pelle levigata.
D’un tratto aprii la mia borsa, e frugai velocemente all’interno. Afferrai la penna blu, e presi un suo braccio, tirando su la manica della felpa.
“Ehi, che stai facend..” si oppose, ma io tenni saldo il braccio finendo di scrivere.
“Brancaster Road 115, interno B, sesto piano, Madeline Smith.” Lessi ad alta voce, riponendo la penna nella borsa, e alzandomi.
Niall guardò stupito il suo braccio sinistro, poi guardò me “Dici sul serio?”
“Metti le cose a posto, Horan.” Risposi soltanto, prima di voltargli le spalle e camminare via.
Che uscita ad effetto.
 
Accoccolata tra le braccia di Zayn disegnavo piccoli cerchi sulla sua maglietta viola, mentre lui mi accarezzava lentamente i capelli.
“Ho mai detto che adoro il fatto che la tua famiglia sia sempre fuori casa?” gli chiesi, con un sorriso.
Lui fece finta di pensarci un attimo, increspando le labbra “Bah, forse due o trecento volte..” rispose.
“E’ così che tutti i genitori dovrebbero fare! Lasciare la casa libera ai loro figli.”
“Se i tuoi lo facessero con te finirebbero con tre camion dei pompieri e un’ambulanza davanti al vialetto!”
Gli feci una linguaccia, a cui rispose con un lungo bacio sulla guancia. “Mmm, devo dirti una cosa..” cominciò poi, abbassando la voce.
Io sbarrai gli occhi, gelando sul posto. Gli rivolsi un’occhiata terrorizzata, e dovevo essere davvero buffa perché scoppiò a ridere.
“Dio mio Liz, non sto per dirti che ho l’AIDS, calmati!” esclamò, divertito.
“Di solito quando si inizia con ‘devo dirti una cosa’ non è mai un qualcosa di buono.” Ragionai. “E’ una cosa brutta o bella?”
Zayn socchiuse gli occhi, come a ragionarci su, ma senza smettere di giocherellare con i miei ricci “Mmm, dipende da come vedi la cosa..” rispose, vago.
“Dimmela e basta!” lo incitai, nervosa.
“Di là ho una camomilla se vuoi..”
“Sto per picchiarti selvaggiamente.”
“Okay, okay!” si arrese lui, alzando le mani in alto “Stasera sei invitata a cena da me.” mi rivelò, finalmente.
Io alzai un sopracciglio “Tutto qui?” chiesi, scettica.
“Bhè, sei invitata a cena da me con la presenza di mio padre, mia madre e le mie tre sorell..”
“Oddio no, NO!” gridai, sgusciando via dalle sue braccia e alzandomi dal divano.
“Dannazione Zayn, mi vuoi presente ai tuoi e me lo dici..UN’ORA PRIMA?” continuai ad urlare, gesticolando.
Era pazzesco! Malik era andato fuori controllo!
“Non farne una tragedia, Liz! Sono solo i miei. Ti assicuro che non sono niente di speciale.” Disse, rimanendo sdraiato sul divano.
“Bhè, ma ti pare il caso che io mi presenti vestita come una barbona in casa loro, con questo trucco praticamente inesistente e questo cespuglio in testa?” insistetti, indicando disperata i miei capelli.
Zayn mi squadrò, e un sorriso divertito si dipinse sulle sue labbra carnose. Poi si alzò lentamente dal divano, fino ad essermi davanti.
“Ai miei non fregherà niente di come sarai vestita, vorranno solo conoscere te, la tua famiglia, i tuoi voti, la tua fedina penale..”
“E smettila!”
Lui rise, prima di stringermi in un abbraccio che avrebbe dovuto rilassarmi “Sto scherzando. Stai tranquilla Liz, andrai alla grande.” Cercò di convincermi, accarezzandomi incoraggiante la schiena.
“Dici?” borbottai, poco convinta.
“Certo che sì! Sei un po’ una squilibrata, ma per qualche ora potresti anche riuscire a nasconderlo.”
Gli diedi uno schiaffo su un braccio, come al solito, ma lui prese il mio viso tra le mani e mi baciò delicatamente.
“Ti amo, Liz.” Mormorò sulle mie labbra, ed io non mi sentii mai così bene.
 
 
“Hai visto? Non è stato così disastroso.” Mi disse soddisfatto Zayn, posizionandosi sul sedile del guidatore ed ingranando la marcia.
“Eccetto quando ho detto a tua madre che il pollo era buonissimo e lei mi ha risposto che era del tacchino.” Gli feci notare, facendolo ridere.
“Bhè, in effetti quello è stato imbarazzante..”
“O quando ho detto a tua sorella che liceo frequentava e lei mi ha risposto che andava all’università. O quando mi sono rovesciata il succo di mela sulle gambe. O ancora quando mi sono strozzata con il curry..”
“Okay, okay è stata una successione di eventi imbarazzanti ma sai cosa? I miei ti hanno adorata, ed anche le mie sorelle.” Mi interruppe, lanciandomi uno sguardo penetrante.
A quelle parole sorrisi involontariamente “Dici sul serio o tanto per dire?” mi accertai.
“Sono serissimo.” Mi assicurò.
Stavo per ribattere, quando una vibrazione nella tasca dei jeans mi avvertì che mi era arrivato un messaggio. Afferrai il cellulare, e notai che proveniva da un numero sconosciuto.
Aprii il messaggio, confusa:
 
‘Grazie Liz. M. S.’
 
Il sorriso sulle mie labbra si allargò, mentre riconoscevo quella sigla.
“Chi è?” domandò Zayn, vedendomi sorridere come un ebete.
“Sono riuscita a combinare qualcosa di buono! Ci sono voluti sedici anni, ma ci sono riuscita!” Gli risposi, guardandolo emozionata.
Lui distolse un attimo lo sguardo dalla strada, e mi rivolse un’occhiata dolce.
“Sei la giusta dose di rock che ci vuole in ogni iPod, Liz.”
Restai in silenzio, cercando di pensare ad una risposta sensata, articolata, geniale, ad effetto. Qualcosa che lo spiazzasse.
E quindi dissi: “Eh?”
Malik alzò gli occhi al cielo “Santo Dio, a volte mi sembra di parlare con un criceto addormentato, non con una ragazza!” si lamentò.
“Senti, se non ti vado bene impacchetta le tue cose e torna in Afghanistan!”
“Vengo dal Pakistan!”
“Ed io che ho detto? Tanto è sempre Africa!”
Zayn scoppiò a ridere, ed io lo seguii a ruota, incapace di trattenermi.
In quel momento capii che non c’era niente di più perfetto di me e lui al buio nell’abitacolo della sua Jaguar nera, e che non avrei voluto essere da nessun’altra parte senza il mio Zayn Jawacoso Malik.

 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 29
*** Epilogo. ***


Ci sentiamo infondo *piange*


Epilogo-Cinque anni dopo.
 
We were both young when I first saw you,
I close my eyes and the flashback starts..                                                                                                                                   
 
 
“Muoviti Liz, o farai tardi!” mi urlò Jude dalla cucina, mentre io afferravo all’ultimo secondo la mio borsa e ci ficcavo dentro gli ultimi libri.
“Ho capito, ho capito! Taylor è sveglia?” le chiesi ad alta voce, sbrigativa.
“No, la nostra cara coinquilina ha detto che oggi salta le lezioni.”
Sbuffai, smettendo di lottare con i libri di Psicologia che stamattina avevano deciso di non entrare nella mia borsa.
“Questo vuol dire che dovrò passarle i miei appunti?” domandai, contrariata. Jude apparve dalla cucina, vestita con il suo solito e vecchio pigiama fucsia e una tazza di caffè bollente tra le mani.
“Perché, tu prendi appunti?” mi prese in giro, ed io le feci una vivace linguaccia. Poi afferrai le chiavi dell’auto dal mobiletto in ingresso e mi avvicinai velocemente alla porta d’ingresso.
“Glieli dai tu i soldi dell’affitto di questo mese a Rick?” domandai, sull’uscio.
Jude sbuffò “Perché devo sempre darglieli io?”
“Perché sappiamo tutti che lui ha una cotta madornale per te, e ti lascia sempre pagare di meno.” Ribattei, facendole l’occhiolino. Lei fece un gesto seccato con la mano, arrossendo leggermente e aggiustandosi una ciocca di capelli biondi, ora a caschetto.
“Smettila di dire stronzate e muoviti, che l’Università non aspetta te!” mi intimò, ed io mi richiusi la porta d’ingresso alle spalle, con fretta.
Un’altra mattina, un altro ritardo.
 
Parcheggiai la mia auto in un palese divieto di sosta, ma non me ne curai più di tanto. Avrei fatto pagare la multa a Vivien la matta, era il minimo dato che la tirchia mi faceva pagare da sola tutta la retta dell’università.
Scesi dalla macchina in fretta e furia, ed ebbi solo il tempo di darmi un’occhiata nel vetro del finestrino prima di cominciare a correre a perdifiato per l’enorme cortile che circondava l’edificio davanti a me.
Superai velocemente un gruppo di studenti che chiacchierava pacatamente, spintonandoli a destra e a manca e senza neanche fermarmi a chiedere scusa. Continuai a correre, il che era praticamente ruotine ormai, e mi aggiustai la borsa che stava per scivolare sulle spalle, prendendo a salire le enormi scale di marmo.
Ero in ritardo, ero in ritardo, ero in ritardo, ero in ritardo, ero in uno stramaledettissimo e fottutissimo ritardo..
Persa a guardare i miei piedi e nel filo dei miei pensieri mi accorsi troppo tardi che un ragazzo correva nella direzione opposta alla mia, e mi stava venendo contro.
Realizzai il tutto sotto quando mi scontrai con la sua ingombrante mole, caddi a terra, la borsa mi scivolò dalle spalle aprendosi e vomitando tutti i libri sulle scale e una miriade di fotocopie volarono intorno a me e lui.
“Ma che cazzo, guarda dove vai!” gli urlai, senza neanche guardarlo in faccia ed affrettandomi a raccogliere le mie cose.
“Bhè, tu non hai le gambe per spostarti?” ribattè, acido, e finalmente alzai gli occhi su di lui.
Era un ragazzo alto e slanciato, dalla carnagione olivastra e un sacco di capelli corvini sulla testa. Ma non fu questo a colpirmi.
Mi colpirono i suoi occhi, tendenti al marrone cioccolato. Quegli occhi mi ricordavano qualcosa, un qualcosa che doveva essere successo molto tempo fa..
L’avevo già visto.
“Liz?” soffiò, sbattendo le palpebre un paio di volte. Mi concentrai sul suono della sua voce, ed in un secondo capii esattamente chi mi trovavo davanti.
“Zayn.” Dissi, sconvolta. Continuavamo a fissarci in silenzio, a debita distanza, come se fossimo due estranei che si incontrano per la prima volta.
Vidi scorrere i fotogrammi dei miei anni al liceo davanti ai miei occhi, come se fosse un film. Mi rividi sedicenne a decidere quali tacchi rubare a mia madre per una festa, mi rividi osservare il capitano della squadra di pallanuoto con aria superiore, mi rividi parlarci per la prima volta..
..Mi rividi fare una scommessa, ma non ricordavo più di quale scommessa si trattasse. Mi rividi baciarlo più e più volte, e mi rividi sdraiata a ridere con lui sul suo divano.
Poi rividi il giorno del diploma, e il nostro addio.
“Sei..cambiata.” spezzò il silenzio lui, squadrandomi. Anche lui era cambiato: della leggera barba cresceva sulle sue guance, la mascella era più squadrata e forse si era anche alzato un po’.
Però gli occhi erano sempre gli stessi.
“Sono passati tre anni dall’ultima volta che ci siamo visti, mi sembra più che ovvio.” Replicai, alzando un sopracciglio.
Lui fece un sorrisetto strafottente, continuando a fissarmi “Sei sempre la solita acida, eh?”
“E tu hai sempre la stessa faccia da stronzo.”
Rise leggermente, e anche la sua risata mi parve più profonda. Si avvicinò piano, e si sedette accanto a me sulle scale, tra i miei libri sparsi e le sue fotocopie.
“Comunque non ti sei alzata per niente. Rimani una nana.” Mi fece notare, con tranquillità.
“Dopo tre anni di silenzio darmi della nana ti sembra il modo adatto per iniziare una conversazione?” gli chiesi, lanciandogli un’occhiata di fuoco.
“Oh, come se non te l’avessi mai detto!”
“Sei insopportabile Zayn, lo eri al liceo e lo rimani anche ora!”
“Si si, come ti pare..Comunque, che ci fai qui?” cambiò argomento.
“Faccio una scampagnata in bicicletta, non è forse chiaro?”
“Ah ah, che simpaticona Calder.”
Gli lanciai un’occhiata sorpresa “Ti ricordi il mio cognome?” domandai, quasi scioccata.
Lui sventolò davanti ai miei occhi un suo polso, attaccato al quale trillarono diversi bracciali. Uno in particolare attirò la mia attenzione: era semplice, d’argento, ma sopra c’era incisa una frase ‘Mi chiamo Liz Calder e sono la tua petulante ragazza.’
Sorrisi involontariamente, ricordando la faccia che aveva fatto il giorno di tre anni prima quando glielo avevo regalato, e tornai a guardarlo negli occhi “Lo tieni ancora al polso?”
Zayn annuì in silenzio, sorridendo a sua volta “Nel caso mi dimenticassi chi fosse la mia ragazza.” Si giustificò.
“Ma ‘Liz Calder’ non è più la tua ragazza.” Gli feci notare, e sentii una nota amareggiata nella mia stessa voce.
“Questo l’ha detto anche la mia ex un mese fa.”
Non riuscii a trattenere una risata sincera e liberatoria, mentre mi passavo una mano tra i ricci “Dio mio Zayn, fai sembrare che non sia passato neanche un minuto da quando ci siamo lasciati.” Dissi.
Mi lanciò uno sguardo penetrante, e restò in silenzio per qualche attimo “Potremmo far finta che sia così.” propose.
“Oppure potresti tentare di conquistarmi di nuovo, partendo da zero.” Rilanciai, provocatoria. Sulle sue labbra, carnose come le ricordavo, si dipinse un sorriso sornione.
“Allora, in questo caso, posso offrirti un caffè alla macchinetta. Che dovrai pagare tu, dato che ho dimenticato il portafoglio a casa.”
“Sei un gentleman terrificante.”
“Piacere, io sono Zayn Malik, e non ho intenzione di scusarmi dato che mi sei venuta tu addosso..Il tuo nome?” cominciò incurante, porgendomi una mano.
Trattenni una risata, mentre la stringevo con forza “Mi chiamo Elizabeth Calder, ma se provi a chiamarmi Elizabeth ti prendo a calci in culo quindi chiamami Liz.” Risposi, divertita.
Lui con un gesto veloce mi rimise in piedi, e i nostri visi furono a soli pochi centimetri di distanza.
“Mi sei mancata.” Soffiò sul mio viso, ed io inspirai lentamente ad occhi chiusi il suo solito odore di menta e Winchester, e fu come se avessi ancora sedici anni.
“Anche tu, Zayn Jawacoso Malik. Anche tu.”
 
 
 
 
FINE.

 
 
 


O cazzo.
E’ finita.
Ma sul serio.
Scrivendo la parola ‘fine’ sono stata colta da un senso di sollievo, perché questa è la prima fan fiction IN ASSOLUTO che porto a termine, ma anche da un senso di nosssssssssssssstalgia. Dio mio, quando ho iniziato questa storia non avevo idea che mi avrebbe coinvolta tanto, che mi sarei affezionata a Liz come se fosse una mia amica, che mi sarei affezionata così tanto a VOI.
Non pensavo neanche che avrei riscosso così tanto successo. E’ stato incredibile, davvero. Ognuna di voi, scrivendomi in una recensione le proprie opinioni, le proprie sensazioni, a volte tutta la loro vita (LOL) o anche delle critiche mi ha aiutata moltissimo. E’ grazie a voi che sono arrivata alla parola ‘fine’ scritta là sopra, e so che tutta questa pappardella suona davvero smielata e persino una principessa Disney mi sputerebbe in un occhio, ma vi voglio davvero bene :)
Grazie a greendayrection, che il 19 febbraio 2012 ha scritto la prima recensione in assoluto a questa storia.
Grazie a tutte coloro che l’hanno seguita, e che hanno speso il loro tempo a lasciarmi due parole.
Grazie a tutte coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite o le ricordate, anche se magari l’hanno lasciata lì ad ammuffire.
Grazie a tutte coloro che mi hanno minacciata di morte per postare prima.
Grazie a tutte coloro che hanno aperto il link di ‘Rock the World’, letto le prime righe e richiuso subito pensando ‘che cagata è questa?’
Grazie a tutte coloro che invece hanno seguito ogni aggiornamento.
Grazie a tutte coloro che mi hanno detto di averle rallegrate con due risate, perché significa moltissimo per me.
Grazie a tutte coloro che leggeranno questo capitolo e queste note chilometriche senza essere ricoverate per la glicemia troppo alta.
Grazie a tutte coloro che hanno imparato a sopportare il fatto che non rispondo alle recensioni perché occupata/e mi pesa il culo.
E, the last but not the least (?), grazie ai One Direction che in questi mesi mi hanno accompagnata tra risate, pianti, piani per pedinare il tipo che mi piace..
Grazie a tutte, ma proprio tutte.
#muchlove
 
 
p.s. avevo intenzione di non dirvelo, ma..diciamo che sto PENSANDO ad un seguito, ma non c’è nulla di certo :)

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