I'm on the road to love

di Alessandra S
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning ***
Capitolo 2: *** Something changed ***
Capitolo 3: *** Let's do it all again ***
Capitolo 4: *** I'm not pretending ***
Capitolo 5: *** Here we go again ***
Capitolo 6: *** Tonight I'm loving you ***
Capitolo 7: *** We meet again ***
Capitolo 8: *** This pain is just too real ***
Capitolo 9: *** I'm so afraid ***
Capitolo 10: *** Let's start again ***
Capitolo 11: *** Love is in the air ***
Capitolo 12: *** confessions ***
Capitolo 13: *** Paradise ***
Capitolo 14: *** mysterious ***
Capitolo 15: *** Still alive ***
Capitolo 16: *** your smile give me reason ***
Capitolo 17: *** don't be afraid, you'll be with me someday ***
Capitolo 18: *** Start again ***
Capitolo 19: *** please don't leave me here ***
Capitolo 20: *** My last breath ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** The beginning ***


I'm on the road to love

Capitolo 1 (The beginning)

 

L'aria mi pungeva le gambe intirizzite, questa volta non ce l'avrei fatta a rimanere su quello stramaledetto marciapiede fino alle sei, no, me ne sarei tornata a casa prima, verso le quattro.

Tanto un cliente ce lo avevo avuto, avevo guadagnato quaranta euro, mio padre non mi avrebbe picchiato.

Stavo pensando che mi sarei dovuta mettere dei collant quando una macchina nera si fermò davanti a me.

Si abbassò il finestrino e vidi un ragazzo sporgersi e farmi cenno di avvicinarsi.

Era bello, la pelle liscia e i capelli ricci e neri che contrastavano con la carnagione chiara.

Qualche neo sparso sul viso e gli occhi color nocciola.

«Quanto vuoi ?»

«Quaranta euro»

«Salta su»

Sorrisi soddisfatta, sarei scappata al gelo di quella notte di gennaio.

Aprii la portiera e mi sedetti sui sedili di pelle di fianco al ragazzo.

«Sembri giovane» mi disse

«Sono giovane»

«Quanti anni hai ?» lo guardai con gli occhi tremanti, molti mi scaricavano quando sapevano quanti anni avevo in realtà «Affari miei.»

«Diciotto ?»

«No»

«Allora quanti ?»

«Sempre affari miei.» dissi sospirando

«E perchè ...»

«Perchè faccio la puttana ? Affari miei.»

«Capisco...»

Frenò, scesi, rimasi a bocca aperta.

Si era fermato davanti a una villa di almeno tre piani.

«Questa è casa tua ?»

«Già» mi prese la mano e mi condusse dentro, passammo per molti corridoi e facemmo un'infinità di scale.

Dopo l'ennesimo gradino si fermò davanti a una porta di legno massiccio, la spinse, e mi fece entrare.

«Hai sete ? Vuoi qualcosa da bere ?»

«No, sono a posto, grazie» dissi un po' spiazzata da tutte quelle attenzioni.

Si sedette sul divano e io mi accomodai con grazia sulle sue ginocchia, mi circondò con un braccio e mi strinse forte al petto.

«Come ti chiami ?» mi chiese

«Adele, e tu ?»

«Nicholas».

Calò il silenzio, sentivo la sua mano che si muoveva delicata sulla mia schiena mentre cercava il contatto.

Posai le mie labbra sulle sue e iniziai a baciarlo, come di routine, un bacio senza emozione o sentimento, un bacio "sporco".

Mi sollevò e mi adagiò sul letto delicatamente.

Sentì il suo corpo aderire al mio e le sue mani scivolare sotto il minuscolo top.

Iniziò a strizzare i miei seni tra le sue dita e a quel punto io iniziai a sentire i brividi ...

 

 

 

 

 

Eccoci qua ragazze, con l'ennesima FF a rompervi le scatole.

Prometto che finirò le altre ma potrei anche non farlo.

Dipende da quante recensioni ricevo, altrimenti che le posto a fare ? Posso benissimo tenermele nella mia cartella nella memoria del pc se non volessi sapere cosa ne pensate !

Be', che dire ... fatemi sapere !

 

Emy McGray

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Capitolo 2
*** Something changed ***


I'm on the road to love

Capitolo 2 (Something changed)

 

Nicholas

 

Rimasi abbagliato dalla sua bellezza, certo era giovane, non dimostrava più di diciotto anni, ma, infondo, che me ne importava ?

Fermai la macchina: «Quanto vuoi ?»

«Quaranta euro»

«Salta su»

Era una ragazza molto sulle sue, provai a farle qualche domanda ma si ostinava a rispondere solamente "Affari miei" e, così facendo, mi fece capire che non aveva più di diciassette anni.

Quando mi fermai davanti a casa sembrò stupita «Questa è casa tua ?» mi chiese con la bocca spalancata.

«Già» dissi mentre pensavo che non doveva essere di buona famiglia, e forse era per questo che faceva la prostituta.

La presi per mano e la feci entrare, la mia stanza era all'ultimo piano.

«Hai sete ? Vuoi qualcosa da bere ?»

«No, sono a posto, grazie» mi rispose spiazzata, non penso fosse abituata a ricevere troppe attenzioni.

Mi sedetti e lei si accovacciò sulle mie ginocchia, iniziai a sentire i brividi correre lungo la schiena.

«Come ti chiami ?»

«Adele, e tu ?»

«Nicholas»

Poggiò le sue labbra sulle mie e mi diede un bacio, niente passione, niente amore, mi si gelò il sangue nelle vene, chissà quante altre volte l'aveva fatto.

La sdraiai sul letto e iniziai a strizzarle i seni.

Mi sentii strano, come se mi si fosse attorcigliato l'intestino, a disagio, come se quello che stavo facendo fosse sbagliato.

Forse era sbagliato, stavo toccando una ragazza che neanche conoscevo, una bambina che si meritava di essere felice e non di passare le notti sui marciapiedi.

Non mi ero mai sentito così male, eppure avevo pagato tante minorenni per "intrattenermi".

Forse avrei dovuto smettere, darle i soldi e riaccompagnarla a casa.

Tutto a un tratto posò le sue labbra tra i miei capelli.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Ci scoccò un leggero bacio, e poi sorrise.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Posò la mano sulla mia guancia e mi accarezzò dolcemente.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Iniziò a sbottonarmi la camicia, bottone per bottone, lentamente.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Quando raggiunse l'ultimo bottone iniziò far roteare la punta dell'indice sulla mia pelle.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

La strinsi tra le mi braccia con forza e lei si mise ad attorcigliare le dita tra i miei capelli.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

Non aveva fretta, si lasciò abbracciare, respirò sulla mia pelle e mi accarezzò la schiena.

Nessun'altra l'aveva mai fatto.

 

La notte passò in fretta, rimasi abbracciato a lei per molto tempo, sdraiati sotto il piumone.

Come se ci conoscessimo da tanto.

Come se ci amassimo.

Come se ci appartenessimo.

La sveglia suonò le sei.

La sentì sgusciare fuori dal letto.

Si rivestì lentamente.

Accesi la luce.

Mi sorrise.

«Dove vai ?» le chiesi

«Devo andare a scuola» sussurrò.

Aprii il comodino e le porsi una banconota da cinquanta «Tieni pure il resto» dissi.

«Oh, grazie»

«Vuoi che ti accompagni a casa ?»

«No grazie, non ti preoccupare» mi sorrise dolcemente, prese la borsa e uscì chiudendo la porta.

Già mi mancava.

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Capitolo 3
*** Let's do it all again ***


I'm on the road to love

Capitolo 3 (Let's do it all again)

 

Adele

 

Entrai in classe e posai lo zaino di fianco al mio banco poi afferrai il sacchetto con il cambio e andai in bagno.

Quella mini non era decisamente adatta per la scuola.

Mi misi i miei adorati Jeans stretti e m'infilai la maglietta con la chitarra elettrica verde, sopra la felpa larga, quella con le maniche a pipistrello, tinta sabbia.

M'infilai le mie All star blu e tornai in classe, non c'era ancora nessuno.

Mi sedetti, il mio banco era vicino alla finestra, adoravo perdermi con lo sguardo durante matematica o scienze, le altre materie le amavo.

Volevo finire gli studi, io.

Volevo una vita migliore di quella che stavo facendo.

Volevo che i miei figli fossero felici.

Mi legai i capelli in una coda disordinata.

Suonò la campanella e i miei compagni di classe varcarono la soglia dell'aula con aria assonnata e annoiata.

Anche io ero stanca, ma non perchè la sveglia era suonata troppo presto, loro non sapevano cosa si provava a stare in piedi ad un angolo tutta la notte, sperando che qualcuno ti chieda di salire.

Una lacrima scese giù e bagnò la guancia.

Sofia si sedette vicino a me «Ciao, come stai ?» mi chiese ingenuamente.

«Bene grazie»

«Dormito bene ? Ti vedo più riposata del solito» mi ritornarono in mente le immagini di quella notte, dormimmo abbracciati, non mi chiese nient'altro, niente sesso, niente preliminari.

Mi tenne stretta fra le braccia per tutta la notte e ci addormentammo sotto il piumone.

Ogni tanto mi accarezzava i capelli e sfiorava con le sue labbra la mia pelle per imprimerci un leggero bacio.

«Si, ho dormito benissimo, invece io ti vedo stanca»

«Non me ne parlare, stanotte non riuscivo proprio a prendere sonno» le sorrisi e poi la prof di francese entrò in classe.

Ci alzammo in piedi «Bonjour»

«Bounjour».

La lezione scorse lenta e io mi persi nei miei pensieri.

I suoi occhi.

Continuavano a saltarmi in mente.

Ossessivamente.

I suoi occhi che mi guardavano dolcemente.

Le sue mani che mi toccavano come se dovessi rompermi.

Quando iniziai a pensare a lui il mio cuore iniziò a battere un po' più velocemente.

Al suono della campanella sobbalzai, com'è che l'ora era passata così in fretta ?

La giornata passò così, tra sobbalzi e sospiri e non vedevo l'ora che fosse stanotte per poter sperare di rivederlo.

 

Camminavo nervosa su e giù per il marciapiede, ogni tanto una macchina si fermava ma io non mi avvicinavo, non volevo che mi portassero via, magari lui nel frattempo sarebbe arrivato e io me lo sarei perso.

Quindi continuavo ad aspettare.

 

Nicholas

 

"Torno ? Oppure no ?" queste domande mi stavano frullando in testa da tutta la sera.

"Mi fa male o bene ?" bene, bene decisamente.

Vabbè, allora torno.

Presi le chiavi, presi il giubbotto ed entrai in macchina sperando che fosse dov'era ieri.

 

Adele

 

Vidi la sua macchina avvicinarsi al marciapiede, sentì il mio cuore smettere di battere per un secondo.

Mi avvicinai.

«Ciao» lo salutai sorridendo

«Ciao come stai ?»

«Ora bene»

 

 

 

Ciao ragazze, mi prendo uno spazietto qui in fondo per dirvi che ho creato le schede personaggio.

Magari potreste passarci a fare un'occhiata.

http://emymcgray.webs.com/imontheroadtolove.htm <- questo è il sito

 

Emy McGray

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Capitolo 4
*** I'm not pretending ***


I'm on the road to love

Capitolo 4 (I'm not pretending)

 

Adele

 

Ci sedemmo sul materasso in silenzio, sorridevamo tutti e due.

A un certo punto mi tirò a se e mi strinse in modo paterno.

Mi sfilò la maglietta e iniziò a baciarmi come nessuno faceva più da tempo.

Iniziai a muovere le labbra insieme alle sue.

I suoi baci sapevano di menta fresca e amore.

Mi cinse delicato i fianchi e mi strinse forte.

Mi aggrappai al suo collo e lo strinsi, come fosse un'ancora di salvezza, e mi sentii così bene.

E così, tra le sue braccia, mi sentii volare.

 

Nicholas

 

Era bellissima.

I capelli castani sciolti sulle spalle che finivano in accenni di boccoli.

La frangetta disordinata sulla fronte.

Gli occhi color cioccolato che si guardavano intorno confusi e felici allo stesso tempo.

Le mani affusolate che si attorcigliavano nervosamente posate sulle gambe.

Arrivammo troppo in fretta perchè potessi godermi quella visione.

Salimmo in camera come la scorsa notte.

Ci sedemmo sul materasso e la strinsi a me dolcemente.

Iniziai a baciarla lento e mi godetti quelle sue labbra.

Rimanemmo abbracciati fino a quando lei non crollò addormentata tra le mie braccia e io la stesi sul letto e le sfilai le scarpe, dopo mi sdraiai al suo fianco e la strinsi a me trascinandola sotto le coperte.

La volevo.

Non fingevo e mi spaventava la cosa.

Avevo diciannove anni e poco tempo per l'amore.

 

Adele

 

Mi svegliai nel bel mezzo della notte.

Ero sdraiata tra le sue braccia sotto il caldo piumone.

Mi sentivo terribilmente bene.

Sarei potuta rimanere lì per sempre.

Mi strinsi ancora un po' a lui e lo svegliai.

«Oh, scusa, non volevo svegliarti»

«Non importa» sussurrò accarezzandomi i capelli e stringendomi ancora più forte.

Rimasi lì quella notte e dormii stretta ad un ragazzo di cui conoscevo solo il nome ma che sapeva farmi stare bene.

 

Come la volta scorsa la sveglia suonò troppo presto. Alle sei il suo "bip" fastidioso invase la stanza

e io mi alzai goffamente dal letto.

Lo vidi sedersi e strofinarsi gli occhi arrossati dal sonno.

Lo guardai desiderosa che mi chiedesse di restare.

Aprì il cassetto del comodino e mi porse due da venti.

Non mi avrebbe chiesto di rimanere con lui.

«Grazie» sussurrai insonnolita.

Mi rivestii e me ne andai.

Mentre scendevo le scale sentii un grande vuoto in mezzo al petto.

Non fingevo quando lo baciavo.

Non stavo fingendo in quel momento che la malinconia mi attanagliava, e cosa ottenni ? Solo tanta paura.

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Capitolo 5
*** Here we go again ***


I'm on the road to love

Capitolo 5 (here we go again)

 

Nicholas

 

Quando uscì dalla porta della camera sentii una grande fitta al cuore, già mi mancava.

Mi sdraiai sul letto cercando di dormire ancora un po'.

Non avevo voglia di andare a scuola oggi.

Il silenzio di quella casa rimbombava freddo, da quando mamma e papà erano morti ero rimasto solo.

Sospirando mi alzai e iniziai a frugare nell'armadio.

M'infilai un paio di jeans larghi e sgualciti e una maglia bianca.

Le scarpe da ginnastica le lasciai slacciate, non avevo voglia di legarle.

Mi buttai una felpa sulle spalle e scesi per prepararmi la colazione.

Guardai l'ora, 6 e 30, ero quasi in ritardo, dovevo prendere il pullman da lì a poco.

 

Adele

 

Anche quel giorno mi cambiai nei bagni delle ragazze e poi ritornai di corsa in classe.

Quella classe che da due giorni mi sembrava terribilmente fredda e senz'anima.

Non avevo decisamente voglia di stare ad ascoltare la gente che parlava di angoli e incognite.

A metà della prima ora stavo scoppiando, dovevo uscire a fare una passeggiata per i corridoi della scuola.

Alzai la mano, la prof mi guardò speranzosa, pregandomi con gli occhi che fosse una cosa intelligente.

«Posso andare in bagno ?» sussurrai, la prof delusa mi disse che potevo così mi alzai e uscii da quella trappola infernale.

Mi misi a gironzolare per i corridoi fino a quando non mi ritrovai davanti alle scale che portavano di sopra.

Non ero mai stata di sopra perchè c'erano solo le quarte e le quinte.

Decisi che in fondo non stavo facendo niente di male e incominciai a salire i gradini due a due.

Arrivata nell'androne del terzo piano alzai lo sguardo verso la vetrata, era molto grande ...

Iniziai a vagare a testa bassa esplorando ogni angolo fino a quando non andai a sbattere contro qualcosa, o meglio ... qualcuno.

 

Nicholas

 

Una tortura, ecco cos'era, una tortura.

Non riuscivo a concentrarmi quel giorno mentre la prof parlava di poeti morti da secoli.

Stavo impazzendo, avevo decisamente bisogno di distrarmi un attimo.

«Prof, posso andare in bagno ?» tuonai nel bel mezzo della lezione

«Che finezza ... Nicholas - disse la Masoero guardandomi con disprezzo - comunque si, vai, e non tornare in fretta» Mi aveva sempre odiato quella troia.

Mi alzai e uscii dalla porta sollevato.

Iniziai a camminare in modo disordinato per i corridoi del terzo piano che, come al solito, erano deserti.

Camminavo a testa bassa e non prestavo attenzione a niente e andai presto a sbattere contro qualcuno.

Alzai lo sguardo e mi parve di sognare.

Non era possibile.

«C-ciao» sussurrai, lei pareva imbarazzata

«Ciao» rispose lei guardandosi i piedi.
Era bellissima, come quando l'avevo lasciata stamattina.

Un'enorme felpa le cadeva sulle gambe fasciate da un paio di jeans e ai piedi non aveva più dei tacchi vertiginosi ma delle semplici All star, e i capelli legati in un dolce chignon che le lasciava scoperto il collo bianco.

«Io ... scusa, non volevo urtarti» dissi imbarazzato

«Oh, non ti preoccupare, non ti ho visto neanche io» sorrise dolcemente e mi mise definitivamente KO.

«Non pensavo che venissi in questa scuola» dissi, non aveva senso questa frase me mi terrorizzava l'idea che si girasse e se ne andasse come se niente fosse, volevo che rimanesse con me.

Scivolai lungo il termosifone acceso e la guardai aspettando che si sedesse al mio fianco.

Quando fu al mio fianco la tirai verso di me dolcemente.

Sentii la sua guancia posarsi sulla mia spalla e mi sentii in paradiso.

 

Adele

 

Guardai il suo viso angelico e poi abbassai gli occhi.

Non mi ero mai sentita tanto imbarazzata in tutta la mia vita.

Non volevo che la gente scoprisse il mio segreto e lui rappresentava un potenziale pericolo.

«C-ciao» balbetto sorpreso.

«Ciao» risposi strascicando leggermente la "o".

Sentii il suo sguardo bruciante addosso e cercai di farmi ancora più piccola.

«Io ... scusa non volevo urtarti» disse piano

«Oh, non ti preoccupare, non ti ho visto neanche io» sorrisi cortesemente.

Lo vidi sedersi davanti al termosifone e poi mi fissò, invitandomi a fare lo stesso.

Mi sedetti al suo fianco.

Quando sentii il suo braccio intorno alle mie spalle pensai che ora sarei anche potuta morire felice e posai la mia testa sulla sua spalla per godermi meglio quel momento.

«Ti voglio anche questa notte ...» sussurrò piano, sorrisi sentendo il mio cuore iniziare ad acelerare.

«Vedremo se non mi sarò già tra le braccia di qualche altro sconosciuto ...»

 

 

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Capitolo 6
*** Tonight I'm loving you ***


I'm on the road to love

Capitolo 6 (Tonight I'm loving you)

 

Adele

 

Le calze a rete mi davano un prurito bestiale.

Mi chinai per grattarmi il polpaccio quando sentii delle mani sui fianchi.

Mi alzai, un uomo di 40 anni circa mi stava guardando con un'espressione bramosa.

«Quanto vuoi ?»

«50»

«Facciamo 70 e ti tengo per tutta la notte» rimasi paralizzata

«Tutta la notte ?» ripetei terrorizza

«Tutta la notte ... dato che non sembri convinta facciamo 80» annuii spaesata e salii sull'auto di quell'uomo.

Tutta la notte.

Tutta la notte significava solo una cosa ... non avrei potuto vederlo.

 

Nicholas

 

Saltai in macchina verso le 3.

Era tardi lo sapevo.

Guidai come un forsennato sperando che nessuno se la fosse portata via.

Ma quando arrivai al suo marciapiede lei non c'era.

Sospirai.

Decisi che l'avrei aspettata.

Uscii dalla macchina e mi appoggiai al cofano guardandomi intorno.

 

Adele

 

Quando scesi l'uomo mi spinse dentro un minuscolo cancello e poi dentro a un ascensore.

Schiacciò il 5^ tasto e iniziammo la salita.

Mi piombò addosso senza grazia o ritegno.

Iniziò a toccarmi malizioso il seno e io stampai dei baci svogliati sul suo collo.

Mi sentivo sbagliata.

Mi sollevò la fascia nera che usavo come top e iniziò a baciare i capezzoli inturgiditi.

L'ascensore frenò bruscamente e l'uomo mi tirò dentro ad un monolocale e mi sbattè con violenza sul letto.

«Quanto anni hai ?» mi chiese strafottente

«Affari miei» risposi, vidi la sua mano alzarsi e dopo mi tirò un ceffone che mi fece girare la testa.

Gli occhi m'iniziarono a lacrimare con violenza.

«Rispondi, quanti anni hai ?»

«Sedici, signore»

«Oh, una bella puttanella giovane giovane» mi afferrò la testa e me la spinse in mezzo alle sue gambe nel momento in cui si sfilò il suo sesso dai pantaloni.

Me lo infilò con forza in bocca quasi facendomi soffocare.

cercai di ribellarmi, mi dimenai e cercai di allontanarmi ma aveva una presa ferrea.

A un certo punto mi sollevo il capo e mi piantò i suoi occhi nei miei.

«Senti troia di merda, se non fai bene il tuo lavoro ti picchio talmente forte che ti faccio uscire sangue pure dal buco del culo» iniziai a tremare violentemente e, rassegnata, iniziai a fare ciò che era il mio lavoro.

 

Nicholas

 

Non l'avrei vista oggi, dovevo rassegnarmi.

Salii in macchina e me ne tornai a casa.

Mi spogliai e mi sdraiai sul letto.

Mi sembrava più freddo e vuoto senza di lei.

 

Adele

 

Me ne stavo tremante e spaurita in un angolo.

I segni delle sue dita stampati con tanta violenza sul mio corpo.

Il naso mi sanguinava, le labbra erano spaccate e mi sentivo terribilmente debole.

«Alzati, stupida !» mi prese di peso e mi aprì con forza le gambe, iniziai a urlare come una disperata.

«Se non smetti di urlare Dio solo sa cosa ti farò» mi sussurrò con freddezza ma io ero troppo terrorizzata per ascoltarlo.

Continuai a urlare fino a che non mi fece male la gola.

Sentì le sue mani che percuotevano ancora il mio corpo.

Sentii un dolore penetrante invadere tutti i miei muscoli e il rimbombo dei suoi schiaffi riempire la stanza.

Iniziai a piangere, non avevo neanche la forza per scappare.

 

Nicholas

 

Chissà che stava facendo in questo momento, chi stava baciando.

Chi la stava possedendo.

Magari le stava pure piacendo.

Guardavo il soffitto della mia stanza senza riuscire ad addormentarmi.

Mi sentivo terribilmente vuoto.

E stupido.

Mi mancava.

Mi girai su un fianco e chiusi gli occhi provando a dormire.

 

Adele

 

Mi mancava Nicholas.

Mi mancavano le sue carezze premurose e i suoi baci pieni di passione.

Mi mancava essere abbracciata e addormentarmi nel suo letto.

Mi mancava la sveglia che suonava alle sei e il tragitto in pullman per tornare a casa.

«Smettile di piangere, pezzo di merda» disse l'uomo mentre affondava con vigore dentro di me.

La pancia contro il materasso e le gambe piantate sul pavimento.

Smisi di singhiozzare impaurita.

«Brava ... ora non fare il pesce morto, fai qualcosa ...» iniziai ad accogliere gli affondi, prima piano, poi con piacere, con forza.

Lo sentii urlare dietro di me e rabbrividii ma fui sollevata quando constatai che era solo un orgasmo.

Si sfilò piano da me.

Erano le sei, non mi aveva dato tregua un attimo.

Mi tirai su gli slip e la gonna, mi guardò con fare accusatorio.

«Dove vai ?»

«A scuola»

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Capitolo 7
*** We meet again ***


I'm on the road to love

Capitolo 7 (We meet again)

 

Adele

 

Uscii da quel condominio infernale, strinsi gli ottanta euro tra le mani.

Erano fin troppo pochi dato tutto quello che avevo subito.

Avevo sangue incrostato ovunque e la mia pelle era visibilmente arrossata e gonfia nei punti in cui mi aveva picchiato.

Speravo solo di dimenticare quella notte il prima possibile.

Salii sul pullman che mi avrebbe portato a casa e mi sedetti dietro all'autista.

Quando arrivai salii nell'appartamento attenta a non svegliare nessuno, afferrai la cartella e il cambio e ritornai subito giù, non avevo tempo da perdere.

 

Nicholas

 

Salii sul pullman semi vuoto, avevo fatto presto quella mattina.

Mi guardai un po' intorno e una ragazza catturò la mia attenzione.

Era semi-nuda, la cartella azzurra sulle ginocchia, che singhiozzava disperata.

Seguii i tratti delle spalle e la riconobbi.

Mi avvicinai ad Adele piano, sembrava parecchio scossa.

Le posai una mano sulla spalla e lei tirò su la testa scattando accompagnando il gesto con un urlo soffocato.

«Ehi, tranquilla, sono io ...» dissi col tono più dolce possibile.

Si alzò di scatto e si allontanò, scese alla prima fermata che il pullman fece e rimase ad aspettare quello dopo.

 

Adele

 

Quando arrivò il pullman salii e mi buttai su una sedia a caso.

Lasciai andare le lacrime che stavo trattenendo da quando quell'uomo mi aveva spinto dentro l'ascensore.

Piansi senza ritegno, fregandomene della gente che mi guardava strana.

Ad un tratto sentii una mano appoggiarsi alla mia spalla, la paura mi pervase, alzai di scatto la testa soffocando un urlo.

«Ehi, tranquilla, sono io ...» sentii la voce di Nicholas avvolgermi calda con un effetto rilassante sui miei nervi tesi, ma non volevo che mi vedesse in quelle condizioni.

Mi alzai e scesi dal pullman, sperando che non se la prendesse troppo.

 

Nicholas

 

Mi sedetti dove fino a poco fa c'era lei, la sedia era ancora calda.

Chiusi gli occhi e la rividi, incisa sotto le palpebre.

Le lacrime che rigavano le sue guance e tutto quel sangue sulla sua faccia, c'erano anche dei segni di lotta.

La sua pelle era arrossata, come se qualcuno l'avesse picchiata.

Rabbrividii.

Non potevo permettere che la trattassero così, quella notte sarei andato prima, l'avrei tenuta con me fino al suono della sveglia.

L'avrei tratta come meritava di essere tratta, da ragazza speciale, perchè era quello, speciale.

Con quei suoi occhi marroni che ti piantava addosso e tu ti sentivi così ... nudo.

Con quei suoi capelli lunghi e morbidi che profumavano sempre di mughetto.

Con quelle sue guance che diventavano rosse solo ogni tanto.

Mi faceva decisamente impazzire.

Guardai fuori dal finestrino, ero quasi arrivato.

Scesi, prenotai la fermata e aspettai davanti alle porte.

 

Adele

 

Scesi dal pullman e mi resi conto di essere in ritardo.

Nonostante questo camminai molto lentamente, ero ancora terribilmente spaventata.

Le gambe erano molli e sembravano non poter reggere il mio peso.

La cartella sembrava piena di mattoni anzichè di libri.

Quando arrivai davanti ai cancelli della scuola erano chiusi, come avevo immaginato.

Andai nel bagno pubblico più vicino e mi cambiai, mi lavai la faccia e cercai di togliere il sangue incrostato con scarsi risultati.

Guardai il mio riflesso nelle piastrelle bianche e mi sentii terribilmente sbagliata.

Quella non era la mia vita, non poteva essere.

Le lacrime ricominciarono a scorrere lungo le guance.

Oggi non ce l'avrei fatta ad affrontare una pesante giornata di scuola.

Uscii dal bagno e me ne tornai a casa, sollevata all'idea di non dover sopportare sei ore di lezione che mi avrebbero buttato giù ancora di più.

 

 

L'avevo già iniziato ma l'ho finito un po' di fretta con la musica che mi rimbombava le orecchie quindi se non vi è piaciuto non prendetevela con me ma con una forza superiore !

Con amore

 

Emy McGray

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Capitolo 8
*** This pain is just too real ***


I'm on the road to love

Capitolo 8 (This pain is just too real)

 

Adele

 

Forse ritornare a casa non era stata una così brillante idea.

Il silenzio mi torturava la mente.

La casa vuota mi metteva angoscia.

Mi coricai nel mio letto, quello che non usavo mai.

Mi coprii con il piumone fino a sopra la testa e rimasi lì, al buio respirando quell'aria satura e calda che mi asfissiava.

Il dolore mi pulsava nelle vene.

Odiavo la mia vita.

La odiavo.

Non la volevo più.

E tu stupido Dio, puoi anche riprendertela.

Se sono nata per soffrire allora meglio morire.

Sentii le lacrime pulsare agli angoli degli occhi, sgorgare lentamente per bagnarmi le guance e poi rompersi sulle mie labbra.

Uscii da sotto le coperte e mi avvicinai alla finestra.

Erano otto piani.

Otto piani in caduta libera.

No, non sarei sopravvissuta neanche per miracolo.

Aprii la finestra e il vento gelido mi colpì facendo seccare le lacrime sulla mia pelle.

Chiusi gli occhi e mi sporsi.

Prima il petto, poi la testa.

Lasciai andare le mani.

Mi alzai sulla punta dei piedi.
Lentamente.

Il dolore iniziò a pulsare ancora più forte dentro di me.

Piegai le ginocchia e salii sul davanzale.

Mi lasciai andare.

Mi sbilanciai fino a che non persi l'equilibrio.

Caddi.

Non sapevo più chi ero, non sapevo più dov'ero.

L'unica cosa che sentivo era l'aria tutto intorno a me.

Aria che mi percuoteva forte i vestiti e li faceva danzare elegantemente.

L'aria che mi mandava i capelli davanti agli occhi serrati.

Sentii qualcosa colpirmi la schiena, poi di nuovo e di nuovo ancora.

Sembravano unghie che si piantavano nella mia pelle.

Sbattei contro altre cinque cose più o meno, poi persi i sensi.

 

Nicholas

 

Quando suonò la campanella scattai in piedi e iniziai a camminare per i corridoi.

Dovevo trovarla, dovevo sapere che stava bene.

Dovevo vederla sorridere ancora per stare bene.

Vagai per il terzo piano senza grossi risultati.

Anzi, a dire la verità con zero risultati.

Poi capii, lei non poteva essere in quinta.

Aveva al massimo diciassette anni, quindi se non era al terzo piano non era di quarta.

Scese di fretta le scale, doveva essere in terza, per forza.

Adele dove cazzo sei ?

Ho bisogno di te.

Ho bisogno del tuo sorriso.

Ho bisogno di perdermi nei tuoi occhi.

Ho bisogno di tenerti stretta ancora per un po'.

Adele, dove sei ?

Non senti il mio urlo disperato ?

 

Adele

 

Luce.

Una forte luce bianca.

Ero morta ?

Forse.

Era il paradiso ?

No, no di certo.

Il paradiso sarebbe stato molto più ... affollato.

Mi alzai in piedi a fatica.

Il niente più assoluto.

Solo una forte luce bianca.

Avevo paura, e tanta.

Sentivo i brividi che scuotevano forte il mio corpo.

Non era vero quello che pensavo Dio.

Salvami.

Non era vero che volevo morire.

Io voglio vivere, voglio avere una lunga vita felice.

Stavo solo tanto male.

Ti prego Dio, se sei mai esistito, ti chiedo scusa, salvami.

Sei la mia unica speranza.

 

Nicholas

 

Seduto sul divano pensavo che la casa così vuota e silenziosa mi faceva quasi paura.

Pensavo che mi mancava e che non era normale.

Pensavo che avrei dovuto chiederle in che classe era così, se lei avesse voluto, ci saremmo fatti quattro chiacchiere ogni tanto.

Guardai l'orologio, era mezzanotte.

Sarei dovuto andare da lei se non volevo che qualcun altro se la portasse via.

Presi le chiavi della macchina e quelle di casa e uscii.

Il viaggio mi sembrò interminabile.

Svoltai l'angolo e ... non era possibile.

Non c'era.

Vidi un'altra prostituta, l'avevo vista chiacchierare con Adele.

Scesi e la chiamai.

«Ehi, Adele se n'è già andata ?»

«No tesoro - disse con voce bassa e vellutata - oggi non l'ho vista, probabilmente sta male»

Rabbrividii, l'ultima volta che l'avevo vista aveva del sangue incrostato sulla faccia e stavo piangendo.

«Grazie» sussurrai triste e risalii in macchina.

Guidai lentamente.

Accesi la radio per coprire il rumore delle lacrime che s'infrangevano sul sedile.

Vidi l'indicazione stradale per Genova.

Perchè no ?

Il mare è così bello ...

Svoltai e andai a Genova.

 

Adele

 

Mi sedetti, gambe incrociate sul pavimento e braccia incrociate al petto.

Iniziai a mordicchiarmi il labbro come facevo quando ero nervosa.

E adesso ?

Sentii la gola bruciarmi forte e iniziai a piangere.

E adesso ?

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Capitolo 9
*** I'm so afraid ***


I'm on the road to love

Capitolo 9 (I'm so afraid)

 

Adele

 

Smisi di piangere.

Tanto era inutile.

Tanto non serviva.

Tanto oramai ero morta.

Probabilmente questo era il purgatorio.

Probabilmente presto sarei andata in paradiso.

Dovevo solo aspettare e rassegnarmi.

Avevo appena smesso di credere quando sentii una mano sfiorarmi la guancia.

Mi alzai di scatto.

Mi guardai intorno.

Chi era ?

Cos'era stato ?

«Resisti Dada, sei forte, ce la fai» sentii le lacrime ricominciare a pulsare agli angoli degli occhi, solo una persona in tutto il mondo mi chiamava Dada, e quella persona mi mancava da morire.

«Fratellone» sussurrai, la voce mi si spezzò e iniziai a singhiozzare disperata.

Non ero forte.

Non ce l'avrei fatta.

Sarei rimasta lì per sempre.

Non sapevo cosa fare.

Non sapevo dove andare.

Persa.

Ero persa.

 

Nicholas

 

La sabbia fredda tra i piedi mi faceva il solletico.

Respirai a fondo l'aria salmastra che mi pizzicava il naso e sentii la gola bruciare.

Un'onda solitaria raggiunse le mie caviglie e mi fece rabbrividire.

Mi strinsi nel giubbotto sapendo che non serviva.

Mi sfregai le mani e decisi di tornare indietro.

Cosa ci fossi venuto a fare qui nemmeno lo sapevo.

 

Adele

 

Sembrava di essere sdraiata su una nuvola.

Il pavimento era talmente morbido ...

Ridacchiai mentre chiudevo gli occhi e mi lasciai cullare dal silenzio tutto intorno.

Mi sentii sprofondare sempre più in basso.

Non riuscivo più ad aprire gli occhi.

 

Nicholas

 

Erano tre mesi che non la vedevo.

Tre mesi che tutte le sere uscivo di casa e speravo di vederla aspettare su quel dannato marciapiede per poterla stringere a me e per poterle dire che l'amavo.

Tre mesi che non vedevo quel suo dolce sorriso.

Tre mesi che le notti mi sembravano eterne e fredde.

Tre mesi che pensavo solo a lei.

Tre mesi che non riuscivo a rassegnarmi alla sua assenza.

Tre mesi che mi sentivo smarrito e insignificante.

Tre mesi ed oramai era quasi natale e io non avevo voglia di addobbare la casa come tutti gli anni.

Non avevo voglia di comprare i regali per i miei fratelli come tutti gli anni.

Non avevo voglia di andare a trovare mamma e papà al cimitero come tutti gli anni.

Tre mesi che tiravo avanti.

Tre mesi che avevo smesso di vivere.

 

Adele

 

A volte mi chiedevo da quanto tempo ero in quello strano posto.

Un giorno, due, tre, mesi, anni.

A me sembrava un'eternità.

Una lenta tortura.

Il tempo scorreva sulla mia pelle lento e mi faceva ricordare.

Mi faceva ricordare il mio primo bacio.

Quando mio padre mi avevo obbligato a prostituirmi.

Mio fratello che mia abbracciava mentre piangevo.

Mia madre che aveva iniziato a fare la prostituta insieme a me per proteggermi.

Ma sopratutto pensavo a Nicholas.

Gli mancavo ?

Mi pensava ?
Si ricordava di me ?
Ogni tanto il mio nome gli tornava in mente ?
Ogni tanto chiudeva gli occhi e pensava alle mie labbra ?
Io lo facevo sempre.

Chiudevo gli occhi e sentivo le sue braccia che mi stringevano forti, le sue labbra che si posavano morbidamente sul mio collo, le sue mani che passavano tra i miei capelli ...

Mi mancava.

Non aveva senso.

Ma mi mancava comunque.

Chiusi gli occhi ancora una volta.

Potevo quasi sentirlo qua con me.

Potevo quasi sentire le sue braccia forti intorno al mio corpo fragile.

Lo amavo.

 

 

 

PS guardate che se lasciate una recensione non vi cadono le dita ...

Emy McGray

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Capitolo 10
*** Let's start again ***


I'm on the road to love

Capitolo 10 (Let's start again)

 

Adele

 

Dopo tre mesi passati in coma la scuola mi sembrava perfino bella.

La classe più colorata.

Le persone più felici.

Quando entrò la professoressa mi alzai in piedi felice di ritornare alle normalità.

Guardai fuori dalla finestra, tutto era coperto da un sottile manto di neve, ci avvicinavamo a natale.

Sospirai, tutto quel bianco mi faceva ancora paura.

Ritornai con la mente in classe e ricominciai a godere di una normale giornata scolastica.

 

Nicholas

 

In classe ero assente.

Straziato dal dolore.

Di solito non guardavo i TG, mi spaventavano, ma ieri non sapevo cosa fare e avevo acceso la tv beccandone uno.

Rimasi sconvolto subito, alla prima notizia.

"Una ragazza di sedici anni obbligata a prostituirsi tenta il suicidio buttandosi dall'ottavo piano ma sbatte contro un albero. Ora è in coma".

E poi il suo viso, fotogramma dopo fotogramma il cuore mi si lacerava.

Dopo queste immagini il vuoto, niente più sangue nelle vene, cadeva tutto dagli occhi.

 

Adele

 

Mentre camminavo per i corridoi della scuola tutti mi fissavano stupiti e io non potevo fare altro che chiedermi che avessero da guardare.

In realtà non me ne importava troppo, dovevo trovare Nicholas, mi era mancato da morire.

Salii al terzo piano e iniziai a camminare per i corridoi.

Stavo perdendo la speranza quando, passando davanti a una classe, sentii la sua risata.

La SUA rista.

Si era lui, ci avrei scommesso.

Mi avvicinai alla porta e la aprii timidamente.

Lo vidi che lanciava palle di carta stagnola a dei suoi amici.

Mi sedetti su una sedia vicino al muro e rimasi lì a guardarlo.

Era terribilmente bello.

I muscoli si tendevano eleganti sotto la maglia ogni volta che alzava le braccia per prendere la piccola palla luccicante.

I capelli ondeggiavano leggeri e la bocca sorrideva, ma mi sembrava troppo triste, troppo triste

e perfino per quel sorriso tirato.

Un ragazzo dai capelli corti sbagliò la traiettoria e mi colpì in testa.

Sorridendo presi la pallina e la rilanciai a Nicholas che era troppo impegnato a ridere per notarmi.

«Grazie» disse afferrando la pallina distrattamente.

«Di niente» risposi, e a quel punto si girò verso di me con un'aria stupita.

«A - Adele - balbettò in modo adorabile - io ... tu ... ma ...» si avvicinò con aria spiazzata e io non potevo fare a meno di sorridere.

«Io cosa ?»

«Io, pensavo fossi ... be' ... in coma» il sorriso scomparì velocemente come era apparso.

«Oh, quindi è per questo che mi fissano tutti oggi ... mi sono svegliata una settimana fa, mi hanno tenuta un po' in osservazione e poi mi hanno lasciato andare a casa, avevo una gamba rotta ma è guarita mentre ero in coma, ora zoppico un po' ma sono guarita» dissi sorridendo di nuovo e sorrise anche lui.

«Niente di più ? Ti sei buttata dall'ottavo piano e ti sei solo rotta una gamba ?»

«In realtà ho quasi rischiato di morire ... sai no cos'è il coma ?»

«Si ma ... ti sei solo rotta una gamba ?»

«Un miracolo vero ? In realtà mi si sono anche incrinate un po' di costole ma il chirurgo che mi ha operata aveva delle mani magiche e sono tornata come nuova in pochi giorni ...»

«Niente danni cerebrali, ossa frantumate, emorragie o cose del genere ? Solo il coma e una gamba rotta ?» mi guardava come se non riuscisse a credere che fossi ancora viva

«Be', l'albero ha attutito molto la caduta e poi sono atterrata su un cespuglio di rose, i rami flessibili hanno attutito l'impatto» ora i suoi lineamenti erano contratti in una smorfia seria, mi fissò gli occhi e mi chiese piano «Perchè ti sei buttata dall'ottavo piano ?» incassai il colpo

«Non ne voglio parlare» sospirò forte, come se si stesse trattenendo dal piangere

«Dimmi che non è colpa mia ... ti prego» sorrisi stupita, pensava davvero fosse colpa sua ?

«Non pensarlo, non farlo neanche per scherzo, sto bene insieme a te ...» respirò a fondo, come se si fosse tolto un grosso peso dallo stomaco, e poi mi abbracciò forte, mi strinse forte al suo petto e passò le sue dita tra i miei capelli.

I miei muscoli si paralizzarono sconvolti dai troppi brividi bollenti che li attraversavano.

Sentii i fuochi d'artificio esplodere dentro me e serrai le mie braccia attorno al suo collo.

Ora si che mi sentivo perfetta.

Ora si che mi sentivo al mio posto.

Ora si che mi sentivo amata.

Posò le sue soffici labbra sulla piccola cicatrice sottile che mi aveva lasciato la spina di una rosa su una guancia.

«Ti va se stasera t'invito a cena ?» mi sussurrò dolce

«Si, mi va» sentii il mio cuore riempirsi di felicità così tanto che sarebbe potuto scoppiare.

Lo percepii sorridere.

Senti le sue labbra che irradiavano calore e mi facevano venire i brividi.

La campanella suonò e lui mi lasciò andare.

«Ti vengo a prendere per le sette, ok ?»

«Ok»

Mi alzai e me ne andai veloce in classe.

Oggi era decisamente una bella giornata.

 

 

Questo è un classico capitolo di FF prodotto nell'anno 2011 corrispondente alla categoria merda, una categoria caratterizzata da frasi ripetute che non hanno ne capo ne coda, periodi lunghissimi e poco senso ... ammirate ç.ç

 

Emy McGray

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Capitolo 11
*** Love is in the air ***


I'm on the road to love

Capitolo 11 (Love is in the air)

 

 

Adele

 

Alle sette meno dieci ero al solito angolo che lo aspettavo scalpitando.

Mi strinsi nel giubbotto e chiusi gli occhi facendo finta che fossero le sue braccia a stringermi così forti.

Iniziai a oscillare piano fino a quando non sentii il mondo ribaltarsi e la testa iniziare a girare, ok dovevo smettere di muovermi mi stavo facendo venire il mal di mare da sola.

Sentii una macchina frenare e aprii gli occhi di scatto.

La sua macchina nera era una sagoma indefinita nel buio delle sere invernali.

Sentii il cuore perdere un battito.

Scese e mi baciò delicato sulle guance, «Dove ti porto, principessa ?» mi chiese piano.

«Ovunque, ma lontano da qui» dissi sentendo il marciapiede su cui passavo ore tutte le notti ringhiarmi sotto i piedi.

Mi aprii la portiera, fece il giro e si sedette e poi sentii il motore iniziare a correre sotto i sedili.

 

Nicholas

 

L'abitacolo era silenzioso, lei guardava fuori dal finestrino e un accenno di sorriso le imperlava le labbra.

Il giubbotto bianco le cadeva delicato sui jeans e la faceva sembrare terribilmente fragile ...

Era così bella ...

Senza fronzoli, semplice come i suoi baci.

«Dove mi porterai ?» mi chiese con un sorriso nella penombra.

«In realtà non lo so, pensavo di continuare a guidare fino a che non ci fossimo stancati di stare insieme» sorrise piano, in realtà io non mi sarei mai stancato di stare con lei.

 

Adele

 

Si fermò in un punto isolato e buio, sentii i brividi impossessarsi del mio corpo e non erano brividi di gioia.

Un milione di facce di ragazzi, uomini e anche donne m'investirono.

Quante volte mi ero venduta in posti come quelli e ora mi facevano paura.

Lo sentii tirarmi verso di lui e sollevarmi.

Scavalcò e mi posò delicatamente sui sedili di dietro.

Si sedette vicino a me e mi sentii nuda.

Avevo paura che volesse farlo con me.

Mi strinse dolce al suo petto, l'orecchio sul suo cuore, lo sentii battere velocemente e sorrisi.

Mi poggiai alle sue sue spalle e le sue braccia mi circondarono protettive.

In quel momento sentii le lacrime salirmi e spingere agli angoli degli occhi.

Me ne scappò una che cadde sulla felpa di Nick provocando un suono assordante al mio orecchio.

Lo sentì anche lui «Perchè piangi ?» mi chiese premuroso stringendomi ancora di più a lui.

A quel punto crollai, mi lasciai andare alle lacrime ripensando al giorno n cui mi ero buttata dalla finestra di camera mia, al perchè l'avevo fatto.

Da quando mi ero svegliata non era cambiato molto, mio padre mi aveva concesso un periodo di tregua per riprendermi totalmente ma aveva anche aggiunto che ero obbligata a a ricominciare appena mi fossi sentita un po' meglio perchè c'era bisogno di soldi.

Soldi.

Sembrava che non riuscisse a pensare ad altro.

Che non gli importasse della felicità della sua famiglia.

Mi aveva detto «Prova a fare un'altra volta una cosa del genere e se non muori di tuo t'ammazzo io» e poi era uscito dalla stanza dell'ospedale.

Le lacrime scendevano senza sosta, a mala pena mi lasciavano il tempo di respirare.

Poi sentii le sue labbra posarsi sulla mia fronte e mi tranquillizzai un po'.

Le sentii scendere e posarsi agli angoli degli occhi.

Poi sulla guancia e infine si posò sulle mie labbra per imprimerci un leggero bacio che me lo fece desiderare ancora di più.

«Cosa c'è ?» mi chiese dolcemente.

Iniziai a lottare contro le lacrime, ad ingoiarle e mi calmai.

Mi lasciai andare contro il suo petto e respirai a fondo.

«Odio la mia vita» sussurrai e lo sentii sospirare.

«Missa che questo l'avevo capito ma la domanda è ... perchè piangi ora ? Ora siamo insieme, io e te ...»

«Scusa, ti da fastidio ? Non piangerò più»

«Non mi da fastidio vederti piangere ... mi fa male, che è diverso»

«Perchè ? Perchè ti fa male vedermi piangere ?»

«Perchè ... - esitò - perchè mi fa pensare che abbia fatto qualcosa di sbagliato» sentii il mio cuore infrangersi un po' di più, speravo mi dicesse che era perchè mi amava.

 

 

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Capitolo 12
*** confessions ***


I'm on the road to love

Capitolo 12 (Confessions)

 

Adele

 

Rimanemmo così, stretti nei sedili posteriori della sua macchina a parlare, a ridere.

Lui ogni tanto mi stringeva un po' più forte, quasi avesse paura che scappassi.

Sentivo il suo cuore battere sotto la felpa pesante, i giubbotti li usavamo come coperte per ripararci dal freddo pizzicante che entrava dalle giunture delle porte.

Dopo qualche minuto di silenzio mi guardò negli occhi.

«Voglio sapere perchè hai tentato il suicidio» lo disse con una tale fermezza che mi fece quasi paura.

Sentii la saliva aumentare e l'atmosfera farsi pesante, tutto a un tratto i giubbotti e le sue braccia strette intorno al mio corpo non bastavano più a scaldarmi.

«Perchè lo vuoi sapere ?»

«Perchè ... ho avuto paura di perderti» soffiò, e sentii il mio cuore accelerare.

«Perchè ?»

«Perchè tutte queste domande ?» rispose divertito. E ora ?

«Perchè ...» non feci in tempo a rispondere che sentii le sue labbra sulle mie, soffici e calde come la cioccolata in inverno, dolci e rassicuranti come l'orsacchiotto con cui ancor dormivo.

Mi sentivo a casa, finalmente, dopo tanti anni, mi sentivo sicura e amata.

Mi strinse ancora più forte a lui e staccò le sue labbra dalle mie.

«Ti amo - sussurrò piano - ti amo da morire» mi lasciai stringere, mi lasciai avvolgere da quelle parole.

Incastrai la mia testa nell'incavo del suo collo e mi sentii esplodere di felicità.

Lui mi prese le spalle e mi allontanò da lui per guardarmi negli occhi.

«Ora però devi rispondermi» sospirai forte e mi strinsi di nuovo alla mia roccia di salvezza.

Rabbrividii al pensiero di quella notte, al pensiero di quell'uomo che non aveva avuto neanche un briciolo di rispetto.

Sentii qualcosa di caldo rigarmi la guancia e Nicholas asciugarmela con premura.

«Quella notte, quando non ci siamo visti, sono andata con un uomo sulla quarantina, mi ricordo che, iniziò a toccarmi violentemente e che mi chiese quanto anni avevo, gli risposi che non gli interessava e mi tirò un ceffone, poi, con la forza, iniziò a cercare di spogliarmi ma io non volevo, «mi faceva paura, così opposi resistenza e lui iniziò a picchiarmi, lo fece con tanta forza da lasciare le sue dita stampate sulla mia pelle ... - sentii la gola bruciare e le lacrime che iniziavano a scendere - Mi spaccò il labbro e mi fece sanguinare il naso, mi picchiò fino, circa alle cinque e poi cedetti, «ero troppo stanca e impaurita per opporre ancora resistenza. Mi ricordo il momento in cui l'ho sentito dentro di me, è stato ... terribile, mi faceva male e paura ... - il mio corpo iniziò a tremare violentemente e Nicholas mi strinse forte, premuroso - alle sei me ne andai con i soldi stretti in «pugno e pensai che non valeva la pena di essere trattate così per dei miseri pezzi di carta. Sul pullman piansi, non pensavo di poter piangere ancora dopo tutte le lacrime ... mi vergognavo, non volevo che la gente mi guardasse piena di graffi, sangue e impronte di mani sulla pelle, è per questo «che sono scesa quando mi ai salutato, non volevo che pensassi che fossi stata male che ti sentissi in colpa ... Poi sono arrivata in ritardo a scuola e allora sono andata in un bagno pubblico a cambiarmi, non avevo voglia di entrare.

«Sono tornata a casa ma il vuoto e il silenzio mi hanno solo aiutato a pensare di più quando volevo smettere.

Ero stanca della mia vita così mi sono avvicinata alla finestra, ho respirato l'aria fresca e mi ho «iniziato a dondolarmi avanti e indietro fino a quando non ho perso l'equilibrio.

Pensavo di morire ...»

Lo sentii stringermi forte e poi mi sussurrò piano «Mi dispiace, sarei ... sarei dovuto arrivare prima»

«No Nicholas, non è colpa tua, non pensarlo neanche. Non potevi saperlo» sorrise tristemente

«Sono felice che tu ora sia qui e non in paradiso, in purgatorio o in qualunque posto si vada dopo la morte»

«Non sai quanto lo sono io ...»

 

 

E come sempre a me non piace ... bhuaaaaaaa

Emy McGray

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Capitolo 13
*** Paradise ***


I'm on the road to love

Capitolo 13 (paradise)

 

Nicholas

 

Mentre mi raccontava di quella notte sentivo il suo corpo tremare sotto le mie braccia.

La paura gli rigava il volto e io avrei voluto non avergli fatto quella domanda.

Sentivo il cuore spezzarsi ad ogni parola.

Quando vidi quel sorriso triste incrinare le sue labbra alla fine del racconto mi sentii terribilmente colpevole.

Rimanemmo in silenzio e la notte ci scivolò tra le mani.

Chiuse gli occhi verso le tre e cadde in un sonno profondo.

Avevo paura di perderla, una paura tremenda di non essere abbastanza per lei.

Posai le mie labbra sulle sue palpebre e scivolai nell'incoscienza, mi addormentai con il mio angelo tra le braccia.

 

Adele

 

Lui era un mistero per me.

Mi amava, questa era l'unica certezza.

Non sapevo chi era, sapevo solo il suo nome e questo m'inquietava.

Abitava in una villa da solo, senza genitori o fratelli, ma veniva ancora a scuola.

C'era qualcosa che non mi quadrava in lui, c'era qualcosa che mi metteva paura ma, quando mi teneva stretta tra le sue braccia, non ci pensavo.

Aveva un buon profumo, genuino, di legno e polvere.

Mi ricordava l'odore della casa in campagna dei miei nonni e mi faceva sentire protetta.

Mi addormentai tra le sue braccia, quando riaprii gli occhi l'alba rosata illuminava tutto donando sfumature violette ad ogni cosa.

Sorrisi, pensando che oggi non avevo voglia di andare a scuola ma volevo rimanere così, stretta tra le sue braccia per sempre.

Lui era già sveglio, guardava fuori dal finestrino.

Alzai la testa per guardare i suoi occhi e lui si girò verso di me, sorridendomi dolcemente.

«Hai fame ?» sussurrò, e appena me lo chiese sentii il mio stomaco brontolare ... si, avevo fame.

«Si, un po'»

«Allora ti porto in un bel posto !» disse sorridendo.

Tornò a sedersi davanti al volante e io mi sedetti al suo fianco.

Mise in moto e accese la radio, le casse vibravano alle dolci note di someone like you.

Attraversammo il centro, deserto a quell'ora.

Parcheggiò e venne ad aprirmi la portiera, mi prese per mano e mi condusse in un bar davanti al Po.

Il cameriere ci fece sedere ad un tavolino sulla terrazza sulla riva del fiume e ci chiese gli ordini prima di andarsene.

Era un giornata fantastica, il cielo si era tinto di azzurro e non faceva neanche troppo freddo, al sole si stava bene nonostante fosse dicembre.

Sentii la sua mano serrarsi intorno alla mia e gli sorrisi, mi sentivo bene dentro.

«Hai freddo ?» mi chiese premuroso.

«No, sto bene»

 

Nicholas

 

Mentre aspettavamo la vidi perdersi con lo sguardo all'orizzonte.

Era bellissima, sempre, in ogni caso, anche ora che aveva i capelli arruffati dalla notte.

Le tenni stretta la mano, avevo paura di perderla, non sapevo niente di lei e mi terrorizzava questo.

Sarebbe potuta scappare e io non avrei avuto nessun mezzo per rintracciarla.

Il cameriere ci portò i due cappuccini e i cornetti e iniziai a mangiare il mio in silenzio.

Adele sorrise, vederla così raggiante mi faceva bene al cuore.

Mi faceva bene all'anima.

«Cosa vuoi fare oggi ?» le chiesi.

«Non lo so, per me va bene tutto»

«Anche a me va bene tutto, decidi tu»

«Niente di troppo impegnativo, ti prego, sono stanca»

«Va bene, niente di impegnativo ... possiamo andare a casa mia a fare i pigri» sorrise

«Si, ok, va bene»

Finì di sorseggiare il suo cappuccino in silenzio, guardando il corso del fiume che scorreva inesorabile.

Intanto mi alzai e andai a pagare.

 

Adele

 

Lo vidi alzarsi.

Stava andando a pagare.

Sorrisi dentro la tazza e continuai a guardare il fiume.

Oggi era tutto così perfetto.

Tanto perfetto che sembrare surreale.

Tanto perfetto che sembrava un sogno.

Tanto perfetto che sembrava il paradiso.

Tanto perfetto che quasi mi spaventava.

Ritornò da me, mi prese la mano e ritornammo in macchina, l'atmosfera leggera mi aiutava a sorridere, la sua mano destra posata sul mio grembo con le dita attorcigliate alle mie mi aiutava a sentirmi a casa.

 

 

Entrammo in casa sua e mi prese il giubbotto per appenderlo dentro ad uno sgabuzzino.

«Scusa per il disordine, non sono abituato ad avere ospiti» mi guardai intorno chiedendomi se mi stesse prendendo in giro, il parquet splendeva, il divano non era pieno d'indumenti e le scarpe erano messe in fila vicino alla porta.

Feci finta di niente e lo seguii sul divano.

Mi sdraiai con la testa appoggiata alle sue gambe e lui accese la TV.

Fece un po' di zapping per poi fermarsi su un canale dove stavano trasmettendo un cine-panettone natalizio.

Mi guardai un po' intorno, nonostante fosse molto grande mi sembrava una casa molto triste, non cera neanche una decorazione natalizia, un qualcosa di allegro, di personale.

«Non addobbi la casa per natale ?» gli chiese stupita, lo vidi sospirare

«Di solito lo faccio, quest'anno non ne avevo voglia»

«Perchè ?»

«Perchè non sono in vena» troncò bruscamente la conversazione e io non ebbi il coraggio di fargli altre domande così mi accoccolai ancora di più sulle sue gambe e mi godetti il calore del suo corpo.

 

 

 

 

Ciao ragazzi, solo due recensioni lo scorso capitolo ? Non vi piace la storia ? Guardate che se non mi fate sentire amata io mi faccio i complessi e poi cadi in depressione ... ç.ç

Non tiratemi questo brutto tiro perfavore !!!

Già che ci sono vi lascio il link di tre mie storie, andate a fargli compagnia perchè si sentono taaaanto sole, e recensite che non vi viene la piorrea ! (Se non sapete cos'è la piorrea WIKI IS THE ANSWER ! XD)

Tempus vulnera sanat: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=712730&i=1

Credo di amarti: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=724958&i=1

Don't you know ? What I want is just a kiss under the

mistletoe: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=888907&i=1

 

 

Emy McGray

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Capitolo 14
*** mysterious ***


I'm on the road to love
Capitolo 14 (mysterious)

Adele


Seduta vicino alla finestra sospiravo guardando fuori.
La mia mente era pervasa da pensieri di ogni genere.
Il mio cuore tormentato da troppe emozioni.
Ero felice.
Ero impaurita.
Ero confusa.
Ero contenta.
Ero scocciata.
Ero arrabbiata.
Ero pensierosa.
Sentivo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie, il suo sguardo che mi perforava, la sua mano posata sui miei capelli.
Mi mancava.


Nicholas

Forse avrei dovuto raccontarle tutto, dirle della mia vita, chi ero davvero.
Forse, a quel punto, mi avrebbe lasciato, non avrebbe più tollerato la mia presenza.
Forse a quel punto ci saremmo allontanati e lei mi avrebbe dimenticato.
Forse invece no.
Adele era una ragazza coraggiosa.
Adele era una ragazza fragile quanto il cristallo.
Adele era una ragazza forte.
Si, forse avrei dovuto ma mi terrorizzava l'idea.
Presi carta e penna e le scrissi una lettera.
Tutto quello che le avrei dovuto dire fin da subito glie lo scrissi lì.


Adele

Cara Adele,

il mio nome è Nicholas Jonas e vengo dall'America.
I miei genitori sono morti in un incidente stradale organizzato dalla mafia americana.
Io e i miei fratelli siamo scappati in Italia perchè rimanere in California era troppo pericoloso per noi.
Arrivato in Italia ho vissuto a Firenze, a Milano e infine mi sono trasferito a Torino dove sono entrato in un circolo pericoloso.
Prima d'incontrare te la sera spacciavo per potermi mantenere.
Non ho lavoro e non ho fonti economiche stabili, la casa l'ho ereditata da una mia bis nonna come tutto il resto delle cose che possiedo.
Ora ti devo pregare di interrompere i contatti con me perchè sono in guai grossi.
Non ho venduto la merce per troppe sere consecutive e devo riparare.
Se continuerai a frequentarmi potresti entrare a contatto con un mondo di cui è meglio non fare parte.
Non riuscirei a perdonare me stesso se venissi uccisa dal mio boss per ... punizione ...
Ti amo con tutto il mio cuore.
Tuo


Nicholas


Lessi lentamente la lettera, più volte ...
Sentii il mio cuore sanguinare violentemente.
Non ci potevo credere.
Lui non era quel tipo di ragazzo, lui era buono.
E poi cosa intendeva dire con la frase "Se continuerai a frequentarmi potresti entrare a contatto con un mondo di cui è meglio non fare parte."
Io ci facevo già parte di quel mondo, io ero una prostituta, se n'era forse dimenticato ?
Io vedevo la droga passarmi sotto il naso tutte le notti, io conoscevo un sacco di capi di queste ... come chiamarle ... gang.
Dovevo aiutarlo, non potevo lasciarlo solo, non ora, non così.
Dovevo fare qualcosa.
Subito.




Per favore, se leggete potreste recensire ?
Così, giusto per farmi sentire un po' amata, ne ho bisogno anche io ç.ç
Vi informo che non aggiornerò se riceverò meno di 5 recensioni, lo fanno tutto a questo punto lo faccio anche io anche se lo trovo estremamente fastidioso.

Emy McGray

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Capitolo 15
*** Still alive ***


Io però sono molto triste !
Non vi avevo chiesto la Luna, solo 5 recensioni, 5 dico 5 ... non 10, non 12 ... 5 !
E voi neanche quello !
E mi chiedo anche il perchè dato che se guardo ci sono 114 visualizzazioni.
Però questo giro aggiorno comunque perchè sono brava (e anche perchè Annavì vale 2 u.u)
Per il prossimo capitolo facciamo 7 recensioni ?
Daiiiii 7 !!!
Fatemi feliceeee !!!
Grazie comunque le 4 ragazze che hanno recensito !

SIETE BELLE !!



Emy McGray



I'm on the road to love
Capitolo 15 (Still alive)

Nicholas

Seduto sul davanzale della finestra pensavo che forse ora capivo come si era sentita Adele quel giorno.
Quando si era buttata giù.
Forse ora capivo com'era doloroso quel laccio che ti stringeva l'intestino e ti faceva venire voglia di lasciarti cadere.
Ma sapevo anche quant'era doloroso avere qualcosa da paerdere.
Sentii una piccola gocciolina rigare la mia guancia, l'asciugai in fretta.
Non sapevo cosa fare, mi sentivo perso.
Le avevo chiesto di lasciarmi stare ma senza di lei non sapevo da che parte girarmi.
E' assurdo quanto in fretta mia sia innamorato !
E' mai possibile ?
Può un umano creare una cosa così grande nel suo cuore in così poco tempo ?
Posai una mano sul vetro appannato dal freddo e asciugai la condensa.
Pensai che, dopo che Adele mi aveva fatto notare quanto la mia casa era spoglia, avevo addirittura fatto l'albero di natale.
Avevo persino comprato dei festoni e una ghirlanda e ... del vischio.
Speravo sinceramente di rivederla.
Speravo che fosse così incoscente da venire a bussare alla mia porta.
Speravo fosse così coraggiosa da baciarmi ancora.
Io non avevo il coraggio di farlo, mi sentivo un verme.
Posai gli occhi sui ritagli di giornale sulla scrivania, su ognuno c'era un annuncio diverso.

CERCASI AIUTO-PIZZAIOLO IN UN PICCOLO RISTORANTE FUORI CITTA'

CERCASI ASSISTENTE MECCANICO ANCHE SENZA ESPERIENZA PER PICCOLA OFFICINA IN PERIFERIA

CERCASI COMMESSO PER NEGOZIO MODA IN CENTRO

CERCASI COMMESSO PER ALIMENTARI VICINO ALLA STAZIONE

CERCASI CAMERIERE PER RISTORANTE DELL'ALBERGO "REGINA SOFIA"

Ad un certo punto avevo anche pensato di farmi assumere in un bordello ma poi mi era venuto in mente che così non avrei risolto niente, avrei lavorato sempre illegalmente.
Ma la mia preucupazione più grande non era trovare un lavoro, me la sarei cavata, quello che no riuscivo a capire era come fare ad uscire da quel mondo.
Una volta dentro a una banda di spacciatori ci esci solo se muori, e diciamo che morire non era proprio nei miei piani.
Era una via senza uscita.
Un vicolo cieco.
Una stanza buia e io non trovavo l'accendino per la candela.
Sentii altre piccole lacrime pulsare agli angoli degli occhi.
Mi sentivo messo all'angolo.
Sulla scrivania, vicino agli annunci, c'era un sacchettino trasparente, pieno di altri sacchettini più piccoli, piani a loro volta di polvere bianca.
Me l'aveva dato un mio compagno di banda "per i momenti critici".
Mi alzai e presi in mano il sacchetto, constatai che c'erano già sette sacchettini vuoti.
Me ne rimanevano altri ventitrè.
Riguardai i sacchettini vuoti con amarezza, stavo andando contro tutti i principi con cui mi aveva educato mia madre.
Sospirai lentamente.
farmi l'ottava dose della settimana mi sembrava esagerato quindi presi un pacchetto di sigarette e uscii in cortile per fumarlo, non mi piaceva che la mia casa puzzasse.
Acessi una sigaretta e mi sedetti su uno scalino, stretto nel giobutto, aspirando avidamente.
La testa piena zeppa di pensieri.
Tutto a un tratto mi venne in mente il suo sorriso e io mi sentii fregile e insicuro, come un bambino.
Mi strinsi le ginocchia al petto e cercai con tutte le mie forze di non piangere.

Dio ... dove sei quando ho bisogno di te ?

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Capitolo 16
*** your smile give me reason ***


I'm on the road to love

Capitolo 16 (your smile give me reason)

 

Adele

 

Quando arrivai davanti a casa sua lo vidi accoccolato su un gradino nel giardino dietro il cancello.

Sembrava così ... stanco.

Suonai al campanello per attirare la sua attenzione.

Lui si voltò curioso di vedere chi fosse e quando posò lo sguardo su di me la sua faccia si contrasse in una smorfia strana, sembrava felice ma anche spaventato di rivedermi.

Si alzò piano e buttò la sigaretta in un portacenere, venne verso il cancello lentamente e lo aprì.

Appena fu possibile mi strinsi forte a lui annusando l'odore acre di fumo che gli era rimasto addosso.

Sentii le sue braccia stringersi intorno al mio corpo piano, come se avesse paura che fossi solo un sogno.

«Perché sei tornata ?»

«Perché ho bisogno di te»

 

Nicholas

 

Stretti in un piumone sul divano del mio salotto la ascoltavo parlarmi arrabbiata.

Ero felice di rivederla, quasi non ci credevo che fosse proprio lì con me.

Era davvero infuriata, diceva che lei avrebbe fatto il possibile per aiutarmi, diceva che conosceva quel mondo da cui avevo cercato di preservarla meglio di quanto credesse.

In effetti aveva ragione, era pur sempre una prostituta, forse l'avevo sottovalutata.

La strinsi forte al mio petto e lei smise di parlare.

«Sappi che non ti lascerò più andare tanto facilmente» le dissi e lei posò le sue morbide labbra sulle mie.

Fu come versarmi un secchio d'acqua gelata in testa.

Il mio corpo incominciò a tremare e la mia testa a girare vorticosamente, mi venne la pelle d'oca e

sentii il mio cuore martellare ancora più forte di quanto non avesse fatto fino ad ora.

Rimanemmo lì, abbracciati, per non so quanto tempo, a me, però, sembrò davvero poco.

Rimanemmo lì, abbracciati per non so quanto tempo, con un "Ti amo" stretto tra i denti e un sapore soffuso di felicità nel cuore.

 

Questo è un capitolo intermedio quindi perdonatemi se è corto, e, anche se nessuno mi cagherà, potrebbe essere che in giornata pubblichi anche l'altro !

Con amore

Emy McGray
 

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Capitolo 17
*** don't be afraid, you'll be with me someday ***


I'm on the road to love

Don't be afraid, you'll be with me someday

 

Nicholas

 

Quella notte dormimmo abbracciati, come la prima volta che l'avevo conosciuta, come avrei voluto fare per il resto della mia vita.

Quella notte mi resi conto di amarla, amarla come non avevo mai amato nessuno.

Amarla con tutto me stesso.

Amarla più di me stesso.

Amarla.

Semplicemente amarla.

Ed era vero, era così.

Non stavo ingannando il mio cuore, lo sentivo dentro, come una sensazione viscerale che mi faceva stare sveglio a guardarla.

Era così bella.

Così calma mentre dormiva tra le mie braccia.

Non sapeva quello che l'aspettava.

Non sapeva i pericoli che correva.

O forse si.

Forse li sapeva.

Ma aveva deciso di rimanere al mio fianco, nonostante tutto.

La ammiravo.

Forse avevo anche un po' paura di lei.

Era una ragazza decisa, coraggiosa e terribilmente vera.

Vera fino all'ultimo respiro.

Sentii il cellulare vibrare sul comodino.

Lo presi e guardai il messaggio.

La luce bianca mi dette fastidio agli occhi quindi sbattei un po' di volte le palpebre prima di poter leggere una frase.

Una frase che mi fece venire i brividi.

O tu o la tua puttana, chi preferisci ?

Lo cancellai immediatamente e abbracciai forte Adele, la stavo mettendo in pericolo !

 

«Allora ? Questa canzone ?» scherzò spruzzandomi un po' d'acqua del lavandino addosso.

«Ehi, non posso fartela sentire ora, non è ancora finita» dissi sorridendo

«Uff - sbuffò - non è giusto !» mise il broncio finto, mi avvicinai a lei le strinsi le spalle e le diedi un rumoroso bacio sulla guancia che la fece sciogliere in un enorme sorriso.

«Tu sei la mia ragazza» le dissi

«Sì, e tu sei il mio di ragazzo».

L'abbracciai forte, ripensai al messaggio di questa notte, mi vennero i brividi.

«Ehi, ehi amore, cosa c'è che non va ?» mi chiese dolcemente

«Niente, tutto ok» mentii e sorrisi e lei mi strinse ancora più forte.

«Bene, ti amo»

«Oggi vado a cercare un lavoro» le dissi sorridendo

«Cavoli è fantastico ! Sono così felice per te !» la strinsi forte al mio petto, lei non sapeva a cosa stava andando incontro, non poteva saperlo, forse avrei dovuto dirle del messaggio ma avevo paura, paura che poi mi lasciasse.

Paura di restare di nuovo solo.

Paura di smettere di esistere.

Paura.

Una paura marcia.

E non riuscivo ad accettarlo.

 

Adele

 

Non riuscivo a smettere di sorridere se ero con lui.

Lo amavo, di questo ero certa.

Lo amavo con tutto il mio corpo.

Lo amavo con tutto il mio cuore.

Lo amavo con tutta la mia mente.

Lo amavo con tutta la mia anima.

Lo amavo con tutta me stessa.

Lo amavo e basta.

Lo amavo da morire.

Lo amavo e lui mi amava e questo mi faceva impazzire.

Non riuscivo a vivere senza di lui.

E chi se ne frega se era uno spacciatore, poteva essere anche un assassino, non me ne sarebbe importato niente, perchè io lo amavo e al mio sguardo lui era perfetto.

Passò troppo in fretta quel pomeriggio a casa sua e dovetti ritornare presto a casa.

Non sapevo che giorno fosse.

Non me ne importava.

Appena entrai nel mio piccolo appartamento lo trovai deserto, segno che doveva essere un giorno lavorativo.

Sul frigo c'era un biglietto per me.

Sorellina dove sei stata ? Mamma era furiosa ma sono riuscita a calmarla, nel frigo c'è del passato di verdure. Baci Fra.

Sorrisi, il mio fratellone, come al solito, mi aveva difesa.

Non avevo fame, per niente, avevo lo stomaco pieno di farfalle.

Quindi mi sedetti sul divano e accesi la TV, rimasi lì, davanti a quello schermo, non lo guardavo veramente, mi faceva solo compagnia.

Nella mia testa c'era un continuo susseguirsi di pensieri, frasi e momenti ingarbugliati l'uno all'altro.

Cercavo di sbrogliare questi pensieri ma non ci riuscivo, riuscivo solo a incasinarli ancora di più.

Stanca, smisi di pensare.

 

Nicholas

 

«Ti ho detto di lasciarla in pace ! Smettila ! Perchè te la prendi con lei ?»

«Me la prendo con lei perchè tu la ami, mica sono scemo, per questo il sono il boss e tu lo spacciatore»

«No ! Tu devi solo lasciarla stare capito ?»

«Ehi, frena frena, sono io che comando qui» mi disse con un ghigno malefico in faccia.

«TU DEI LASCIARLA STARE, CAPITO ?»

«Ullallà, non scaldiamo gli animi capito ? Altrimenti sarò obbligato a usare questa» disse estraendo una pistola dalla tasca.

Sbiancai.

«Bravo ragazzo, calmo e tranquillo. Che fai ? Non dici più niente ?» rise sprezzante

«Voglio solo che tu la lasci stare, lei non c'entra, non ha fatto nulla ...»

«Oh, ha fatto invece, ha fatto in modo che tu vendessi meno roba»

«Lasciala stare, ti prego»

«Perchè ? Perchè dovrei ?»

«Ti prego»

«Facciamo così, io la lascio stare ma voglio qualcosa in cambio»

«Cosa ?»

«Devi farmi un lavoretto, hai presente Tommaso ? Il figlio dell'avvocato ? Sta mettendo il naso in affari che non gli riguardano ... liberatene»

«MAI ! Non ucciderò MAI una persona»

«Allora dì pure ciao ciao alla tua amata Adele»

«No, no !»

«Deciditi» sospirai, qualunque decisione avrei preso qualcuno avrebbe perso la vita.

Dipendeva tutto da me.

 

 

Avevo promesso che avrei aggiornato in giornata, be' tecnicamente non è più giornata ma è comunque molto vicino no ?

Come vedete, la storia inizia a prendere una svolta pericolosa, come Nicholas aveva previsto, si insomma ... ci voleva un po' di pepe !

Con amore

 

Emy McGray

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Capitolo 18
*** Start again ***


I'm on the road to love

Capitolo 18 (Start again)

 

Nicholas

 

«E mi dica, ha già avuto esperienze come commesso ?»

«Si, ho lavorato in un negozio di abbigliamento per un annetto, qualche tempo fa»

«Bene bene» borbottò il signore davanti a me, grattandosi il mento

«Lei ha tutti i requisiti di cui abbiamo bisogno, è assunto ! Inizierà la prossima settimana nel pomeriggio, puntuale alle tre !»

«Sicuramente ! Grazie mille signore !» dissi sorridendo e correndo fuori dal negozio, dove mi stava aspettando il mio angelo.

La vidi seduta su una panchina, sorridente, e mi si riempì il cuore.

Mi avvicinai con e lei fissò i suoi occhi su di me, capendo già tutto.

Si alzò e mi buttò le braccia al collo.

«Tu non puoi neanche immaginare quanto io sia felice in questo momento» mi sussurrò piano.

Io la strinsi forte a me, la paura m'invase il petto, non volevo perderla.

 

Quella sera ero di nuovo il quel vicolo sporco, ad aspettare quel figlio di puttana che voleva fare del male ad Adele.

Vidi una macchina nera totalmente corazzata fermarsi davanti a me.

«Sali» mi disse con voce roca e io, con le gambe tremanti e la paura ne cuore, salii.

 

Adele

 

Di nuovo su quello squallido marciapiede ad aspettare qualcuno.

Non sapevo neanche chi.

Non sapevo quando sarebbe arrivato.

Non sapevo come sarebbe stato.

E tutto questo mi uccideva.

Mi muovevo su e giù sistemandomi il minuscolo top e le calze a rete.

Mi sentivo sporca, sbagliata.

Io appartenevo a lui ora, non ad altri sconosciuti.

Mi faceva arrabbiare tutto ciò.

Mi accasciai per terra con la testa tra le mani per prendermi un attimo di pausa dai miei pensieri quando sentii qualcuno afferrarmi di peso dai fianchi, tirarmi su e legarmi mani e piedi.

Iniziai ad urlare, a strepitare ma qualcuno mi blocco la bocca con del nastro da pacchi.

Io mi agitavo furiosamente ma non riuscivo a liberarmi.

Non riuscivo a difendermi.

M'infilarono in un bagagliaio e mi portarono via.

 

Nicholas

 

Mi portarono fuori città, molto fuori città, in una baracca dismessa.

Mi dissero che lì avrei avuto le mie risposte.

Ma io sapevo che non mi sarebbero piaciute.

Entrai nella catapecchia con passo tremante, era tutto buio, intravedevo solo delle sagome e delle urla soffocate.

Un brivido mi percorse la schiena.

Non volevo che accendessero la luce.

Non volevo.

ma lo fecero.

Accesero una lampadina che penzolava dal soffitto attaccata solamente con i cavi.

La stanza venne inondata da una fioca luce gialla e vidi quello che non avrei mai voluto vedere.

Adele, legata su un letto con lo scotch alla bocca e le lacrime agli occhi.

Mi avvicinai a lei e mi inginocchiai al suo fianco.

Sentivo le lacrime pulsarmi agli angoli degli occhi.

Non volevo che succedesse questo, non potevo vivere senza di lei.

Mi fissava con sguardo supplicante e io non sapevo come fare, non sapevo come salvarla.

«Ti giuro che ti tirerò fuori da qui» le sussurrai piano in un orecchio.

La vidi calmarsi un poco e le strinsi forte la mano incatenata e legata alla testiera del letto.

Mi si distruggeva il cuore a vederla così, a vederla in pericolo per colpa mia.

Avrei dovuto allontanarla, avrei dovuto lasciarla stare, ora sarebbe stata felice, nel suo lettuccio a dormire.

Non lì, in quella catapecchia fredda coperta solo da una top minuscolo, degli shorts inguinali e delle calze a rete larga; incatenata al letto come se fosse un uccellino in gabbia.

Mi tolsi la felpa e cercai di coprirla ma gli spifferi che penetravano dalle assi si legno erano troppi e troppo freddi perchè la sua pelle fredda potesse riscaldarsi almeno un po'.

«Perchè non la lasci stare ? - dissi con gli occhi umidi - che ti ha fatto ? Lei non c'entra niente, lasciala stare !».

Lo pregai, urlai, provai a fargli pena ma lui rimaneva impassibile, mi disse che sapevo gli accordi, mi disse che dovevo ricominciare a lavorare a breve.

«NO ! - risposi - NO ! Io voglio andare avanti, io voglio una vita migliore !»

Tirò fuori la pistola e la puntò verso Adele.

Sbiancai.

«No, non le faccia del male ...» sussurrai flebilmente.

«Sai cosa devi fare» disse e fece segno a due omoni di portarmi via.

«Pensa a quello che ti ho detto e domani vieni a prendere la merce ... altrimenti ...» disse facendo roteare pericolosamente la pistola.

I due omoni mi portarono via di peso, ero sconvolto, ero preoccupato ed ero impaurito.

La mia piccola Adele era legata ad un letto in una catapecchia in mezzo alla campagna selvaggia che c'era attorno a Torino.

Cosa potevo fare se non quello che voleva il boss ?
Niente, non avevo via d'uscita.

 

Adele

 

Mi facevano male i polsi e le caviglie, lo scotch sulla bocca mi tirava la pelle, il materasso era sporco e mi pungeva la schiena e faceva freddo.

L'unica cosa che mi proteggeva un minimo era la felpa di lana di Nick con qui lui aveva cercato di coprirmi.

Aveva ancora il suo odore addosso.

Sentii una lacrima scendermi giù dalla guancia.

Avevo paura.

Avevo una paura marcia di non rivederlo più.

Di non poter più baciare le sue labbra, di non poter più sentire le sue carezze sulla mia pelle, di non poter più sentire il suo odore intrappolato nei miei vestiti.

Avevo paura di non poter avere una vita migliore, la vita che avevo sempre sognato.

Avevo paura di non poter più aver dei figli ed educarli e amarli come i miei non avevano fatto con me.

Avevo paura di morire.

Non volevo che succedesse.

Ero troppo giovane, avevo troppi sogni e avevo troppa voglia di viverli.

Le lacrime iniziarono a cadere dal mio viso senza sosta, finendo con dei tonfi sordi sul cuscino.

La gola mi bruciava, avevo sete ma ero sola lì, sola e incatenata ad un letto, intrappolata in quella catapecchia come una farfalla in un barattolo di vetro.

Ero sola, era buio e avevo paura.

 

***

Bioncciornooo, lo so che è da tanto che non mi faccio sentire ma mica e facile scrivere una FF che parla di cose che tu non hai mai neanche lontanamente visto (per fortuna, aggiungerei) quindi perdonatemi !

Ecco ! Entriamo nel vivo dell'azione, allora ? Che ne dite ? Curiose di sapere come va a finire ? Purtroppo non rimangono molti capitoli, secondo la scaletta ancora quattro o cinque, anche di meno se li scrivo così lunghi !

Spero di rivedere i vostri nomi tra le recensioni delle mie prossime FF !

A proposito, ne sto scrivendo una sui One Direction se v'interessa !

Questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1028970&i=1

Con amore

Emy McGray

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Capitolo 19
*** please don't leave me here ***


I'm on the road to love

Capitolo 19 (please don't leave me here)

 

Adele

 

Aprii gli occhi sbattendo le palpebre due o tre volte.

La luce invadeva la piccola baracca e mi scaldava un po' la pelle.

La gola bruciava sempre di più e la saliva in bocca m'impastava i denti.

C'era un ragazzo seduto vicino a me.

La sua pelle era scura e i capelli erano corti.

Mi guardava con sguardo vacuo, si vedeva che gli dispiaceva, che lui non avrebbe mai fatto una cosa simile, ma doveva sottostare agli ordini.

Mugugnai un po' fino a quando lui, intenerito, non mi tolse lo scotch dalla bocca.

Respirai a fondo.

C'era una puzza terribile.

«Ho sete ...» sussurrai con voce roca.

Il ragazzo si alzò, prese una bottiglietta e l'avvicinò alla mia bocca senza proferire parola.

Presi dei lunghi sorsi, avida.

L'acqua fresca mi pulì la bocca da quel pastone che aveva formato la saliva e la gola si rilassò.

La bevvi tutta per poi sospirare soddisfatta.

Ma ero ancora lì.

 

Nicholas

 

Chiuso nella mia stanza stavo pensando a cosa fare.

A cosa fare per una vita migliore.

Una vita migliore con lei.

Con la ragazza che aveva ricominciato a farmi vivere.

Le lacrime bagnavano le mie guance.

La pensai in quella baracca, sola e incatenata un letto.

Impaurita e fragile ma forte come solo lei sapeva essere.

Era tardi.

Dovevo andare.

Presi la mia borsa piena di cocaina e scesi in strada.

Per ora quella era l'unica soluzione che mi veniva in mente.

 

Buttai la sacca a terra e mi accasciai.

Non riuscivo più a trattenere le lacrime e il dolore.

Non riuscivo più ad andare avanti.

Non riuscivo più a fare quella vita.

Non riuscivo più.

Mi alzai con gli occhi appannati dalle lacrime.

Ripresi la mia borsa e iniziai a camminare.

Volevo vedere che stava bene.

Volevo vedere che era ancora viva.

Volevo portarla via da lì.

 

Adele

 

Era notte, la catapecchia era buia e vuota, fatta eccezione che per me, ovviamente.

Un dolore lacerante mi attraversava i polsi e le caviglie e non riuscivo più a ignorarlo.

A un certo punto la porta si spalancò.

Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, avevo paura, paura che fossero loro.

Un ragazzo si avvicinò al letto e accese la luce.

Sorrisi quando vidi che era lui, era Nicholas.

Si chinò su di me e mi abbracciò forte, facendomi dimenticare il dolore per un po'.

Con un cacciavite aprì le manette e le catene che avevo alle caviglie e io mi alzai e mi stiracchiai, i miei muscoli erano intorpiditi e doloranti e i miei polsi e le gambe erano tagliate dal ferro.

«Ti amo, non lo dimenticare mai» mi disse stringendomi al suo petto e io sorrisi.

Sorrisi come non sorridevo più da tempo ormai.

«Ti amo anche io, ma ora andiamocene da qui, questo posto mi fa venire i brividi» sussurrai tremando.

Il suo sorriso dolce e rassicurante mi diede forza.

Spegnemmo la luce e ce ne andammo.

Dove ?

Non lo sapevamo.

Lontano.

Lontano da lì.

Lontano da quella città così pericolosa per noi.

 

Nicholas

 

Camminavamo in silenzio, lei mi seguiva.

Ero diretto verso casa mia.

Non era una buona idea, lo sapevo, ma volevo tentare.

Volevo prendere dei soldi e qualcosa da mangiare e poi scappare.

Non avevo un buon presentimento, ma tanto oramai eravamo morti, tutti e due, quindi tanto valeva provare.

Dopo poche ore arrivammo davanti alla mia villa.

«Nick, non mi sembra una buona idea ...» sussurrò lei.

«Non ci fermeremo per molto - le dissi sorridendo - il tempo di prendere qualcosa e andarsene»

«Dove ?»

«Non lo so, via ...»

«Non dureremo tre ore, Nicholas ...» sospirai, non saremo durati tre ore comunque.

Entrai e la trascinai dentro, presi tutto il denaro e qualche gioiello che apparteneva a mia madre.

Poi uscimmo.

«Che facciamo ora ?» mi chiese, mi strofinai gli occhi e sospirai.

«Non lo so» la vidi annuire decisa, stava prendendo atto della cosa.

«Potremmo prendere la tua macchina ...»

«Non mi sembra una buona idea, conoscono la mia targa»

«Prendiamola comunque ... andiamo all'aeroporto e prendiamo un last minute ...»

In quel momento uno sparo riecheggiò dietro di noi.

Le presi la mano e iniziai a correre, sentivo le loro scarpe pestare l'asfalto veloci.

Sentivo il suo fiato corto appena poco dietro la mia nuca.

Corsi, corsi più veloce di quanto le mie gambe mi concedessero.

Sentivo il suo polso stretto tra le mie dita.

A un certo punto non lo sentii più.

Mi girai e la vidi immobile, in mezzo alla strada, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati.

Mi avvicinai.

«Adele, corri, ti prenderanno se stai qui ...» il suo respiro era irregolare, era pallida.

Molto più pallida del normale.

Mi guardò, gli occhi pieni di lacrime.

Si accasciò piano a terra.

Il suo respiro si fece più pesante.

Vidi un rivolo di sangue formarsi sull'asfalto e un altro uscire dalla sua bocca.

«No ... no ti prego - sussurrai impaurito - no Adele, no, io ti amo, tu devi vivere ... io non sono niente senza te» la presi tra le braccia e la strinsi delicatamente.

Sentii le mie lacrime calde cadere sulle sue guance.

«Ti ... ti amo - sussurrò come voce fiacca e roca - ti amo, non lo dimenticare, non dimenticartelo ...»

«No, no, non lo dimentico ...»

«E non dimenticarti neanche di me»

«Come potrei ? Come potrei ?» sussurrai sconvolto

«Non mi hai fatto sentire la tua canzone ...» disse con un sorriso spezzato sulle labbra.

Iniziai a cantare, con voce rotta dalle lacrime e dal dolore.

 

 

If time was still
The sun would never never find us

 

La vidi tendere le orecchie, rilassare la bocca, che fino a poco fa era contratta, e sorridere.

 

We could light up
The sky tonight
I can see the world through your eyes
Leave it all behind

 

Chiuse gli occhi piano, e abbandonò la testa contro la mia spalla

 

If it's you and me forever
If its you and me right now
That'd be alright
Be alright

 

Il suo respiro si faceva sempre più debole, il suo sangue sporcava la mia maglia.

«E' bellissima ...» disse piano.

«No, non mi lasciare, ti prego ...»

«Ti amo» sussurrò un'ultima volta, per poi spirare e lasciarmi solo su quella terra malata e abbandonata.

 

***

 

Ehy bella gente, be', è quasi finita, magari posso fare ancora due capitoli, uno dal punto di vista di Adele e l'epilogo.

Ditemi voi cosa preferite.

So che è un po' tragica ma io sono fatta così ... perdonatemi !

Spero che leggiate le mie altre FF.

Con amore

 

Emy McGray

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Capitolo 20
*** My last breath ***


I'm on the road to love

Capitolo 20 (My last breath)

 

Adele

 

Eravamo usciti da casa sua.

Mi guardavo intorno spaesata.

E ora ?

«Dove andiamo ?» dissi dando voce ai miei pensieri.

«Non lo so - mi rispose stropicciandosi il viso - non lo so» annui preoccupata.

«Potremmo prendere la tua macchina ...»

«Non mi sembra una buona idea, conoscono la mia targa»

«Prendiamola comunque ... andiamo all'aeroporto e prendiamo un last minute ...» dissi sapendo che era davvero una pessima idea.

In quel momento sentimmo uno sparo proprio dietro di noi.

Nick afferrò il mio polso e cominciò correre.

Correva troppo veloce per me ma io cercavo di stargli dietro, non potevo fermarmi ora.

Il mio cuore batteva a mille.

Avevo paura.

Il mio fiato si spezzo, non ce la facevo più ma dovevo continuare a correre.

Sentii un altro sparo.

Mi fermai.

Mi misi le mani sullo stomaco.

Sentii il mio sangue caldo scorrere giù per il mio ventre.

Vidi Nick girarsi.

«Adele, corri, ti prenderanno se stai qui ...» mi disse con il fiato corto e irregolare.

Cercai di dire qualcosa ma una fitta mi trapassò lo stomaco.

Iniziai a respirare più velocemente e cercavo di non pensare al dolore.

Non riuscivo a sbattere gli occhi.

Li tenevo fissi sul viso di Nicholas.

Sarei morta da lì a poco.

Mi sarebbe mancato.

Mi sarebbe mancato da morire.

Non ce la facevo a stare in piedi.

Mi accasciai lentamente a terra e mi sdraiai.

Il dolore era troppo forte.

Cercai d'intensificare i respiri ma il dolore era forte e lacerante.

Nick si piegò vicino a me e mi strinse tra le braccia.

«No ... no ti prego ... no Adele, no, io ti amo, tu devi vivere ... io non sono niente senza te» lo sentii dire, le lacrime premevano per uscire ma mi sembrava di non avere più liquidi nel corpo.

A un certo punto sentii qualcosa di caldo corrermi lungo le guance, ma non erano le mie lacrime, erano le sue.

Presi una grossa boccata d'aria, dovevo parlargli, dovevo dirgli quello che sentivo.

«Ti ... ti amo - sussurrai con fatica - ti amo, non lo dimenticare, non dimenticartelo ...»

«No, no, non lo dimentico ...» mi disse con voce tremante e io mi sentii un po' più tranquilla,

«E non dimenticarti neanche di me» aggiunsi, con paura,

«Come potrei ? Come potrei ?» mi rispose, ero serena,

«Non mi hai fatto sentire la tua canzone ...» aggiunsi infine, sentendo la morte tirarmi per le gambe.

Lo sentii prendere un respiro e iniziare a cantare, con voce rotta dalle lacrime.

 

If time was still
The sun would never never find us

 

mi rilassai sentendo il suono della sua voce, mi rilassai e sorrisi

 

We could light up
The sky tonight
I can see the world through your eyes
Leave it all behind

 

mi sentivo debole, appoggiai la testa alla sua sballa e mi abbandonai completamente sul suo corpo, sapendo che lui non mi avrebbe lasciato cadere

 

If it's you and me forever
If its you and me right now
That'd be alright
Be alright

 

Non avevo più tempo, lo sentivo, sentivo la gola stringere.

«E' bellissima ...» dissi sperando che la mia voce debole arrivasse alle sue orecchie

«No, non mi lasciare, ti prego ...»

«Ti amo».

Spirai.

Morii lasciando una vita troppo brutta per essere vissuta.

Morii lasciando anche Nicholas.

Morii.

 

***

Ragassuoli ho deciso di fare due capitoli, almeno arrivavo a venti ! LOL

Be', che dire, Epilogo e poi ci si saluta.

In fondo sono contenta di averla finita (quasi) ne avevo troppe in corso, a qualcuna dovevo dire basta.

I saluti però li faccio all'Epilogo ok ?

Con amore

 

Emy McGray

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


I'm on the road to love

Epilogo

 

Nicholas

 

Quel giorno c'era il sole e questa cosa quasi mi dava fastidio.

Avrei voluto che il tempo si adattasse alla bufera che avevo dentro.

Fermai la macchina davanti al piccolo cimitero appena fuori la città, scesi e presi un lungo respiro.

Le mie gambe sembravano marmo, non volevano andare avanti.

M'imposi di entrare e iniziai a muovere lentamente le gambe verso il cancello.

Non c'erano molte persone radunate attorno alla sua tomba: suo padre, suo fratello, sua madre e sua nonna, basta.

M'infilai nel gruppettino e la vidi, stesa in una para di legno grezzo, la sua famiglia non poteva permettersi altro.

Il suo viso era bianco e ben truccato, addosso aveva un vestito lungo e candido che la faceva sembrare una principessa.

Sì, sembrava proprio una principessa addormentata.

Sembrava Biancaneve, ma lei non si sarebbe svegliata se mi fossi avvicinato e l'avessi baciata.

Il prete iniziò a parlare, lentamente, a bassa voce.

I miei occhi continuavano a scivolare sul suo corpo freddo e rigido, dai capelli fino ai piedi, era esattamente come la ricordavo, come l'avevo lasciata, la morta non l'aveva scalfita minimamente.

Era sempre bella.

E la sua bellezza, a differenza di quella delle altre ragazze, emanava luce, anche da morta ... emanava luce.

L'omelia durò poco, due signori ben vestiti e parecchio robusti presero la bara tra le braccia e la legarono a delle corde per calarla giù, in un buco nero e profondo.

«ASPETTATE - urlai, tutti si voltarono verso di me - aspettate prima di chiudere la bara ...» sussurrai piano.

Gli uomini la posarono nuovamente su quel tavolino che l'aveva retta fino a poco fa e mi fecero segno di avvicinarmi con sguardo compassionevole.

Feci grandi falcate per prendere più tempo possibile e mi avvicinai.

Le guardai ancora un po'.

Avvicinai la bocca al suo orecchio e le presi la mano, accarezzandola con il pollice.

La sua pelle era gelida, sembrava una bambola di porcellana.

«Adele, sappi che io ti amo e ti amerò sempre - sussurrai piano, così piano che anche io feci fatica a sentirmi - non ti dimenticherò mai, te l'ho promesso, e io mantengo le promesse - le lasciai la mano e le accarezzai il ventre nel punto dove le avevano sparato, c'era ancora il buco - mi dispiace così tanto ... che tu sia morta a causa mia ...» presi una rosa bianca che le avevo comprato e glie la sistemai sul cuore, così che potesse sempre sentirmi un po' più vicino.

Le lasciai un leggero bacio sulla guancia e mi allontanai.

I becchini ricominciarono la procedura, chiusero la cassa, e la calarono giù.

Mi sentivo ... perso senza di lei.

Perso.

Tornai a casa, guidai in silenzio.

La radio rimase spenta.

Appena arrivai mi chiusi in camera mia, mi sdraiai nel letto dove l'avevo stretta a me per la prima volta, dove avevo imparato ad amarla.

L'occhio mi cadde sul mio comodino.

Un'idea mi scosse le viscere.

Aprii il cassetto.

La pistola di mio padre era ancora lì.

Era carica.

La presi, la strinsi tra le mani come se fosse una vecchia amica.

Il metallo era freddo ma non mi faceva paura.

Me la puntai alla tempia.

Chiusi gli occhi.

"Amore aspettami, sto arrivando".

Sparai.

 

***

Be', sì, sono tragica lo so, ma a me il lieto fine non mi piace proprio, e poi, dal mio punto di vita, questo E' un lieto fine a tutti gli effetti. LOL

Sì insomma, se ne staranno insieme in qualsiasi posto si vada dopo la morte !

Mi mancherà questa FF ...

E mi mancherete voi, ma voi potete sempre passare a trovarmi e leggere le mie altre FF e lasciarmi una recensione.

O se proprio siete disperate e vi manco da morire potete inviarmi un messaggio personale, SENTITEVI LIBERISSIME DI FARLO LOL !

Grazie, grazie a tutte quelle che

  • hanno letto

  • hanno recensito

  • hanno sognato

  • hanno pianto

  • hanno riso

  • si sono emozionate

  • mi hanno messa tra le preferite

  • mi hanno messa tra le seguite

  • mi hanno messa tra le ricordate

  • mi hanno messa tra gli autori preferiti

  • si ricordano chi sono

  • ad Annavì, che anche se è sparita io la amo comunque

  • a tutte voi

Con amore

Emy McGray

(La vostra scrittrice, spero, preferita LOL)

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