Trittico di stelle cadute ed afferrate di kaos3003 (/viewuser.php?uid=15616)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E resterò con me a contemplare la sera ***
Capitolo 2: *** So many words are left unspoken ***
Capitolo 3: *** Niente storie, favole e chimere ***
Capitolo 1 *** E resterò con me a contemplare la sera ***
Titolo: E resterò con me a
contemplare la sera
Fandom: Harry Potter
Personaggio/Coppia: Severus/Harry
Beta
reader:
kimbnr
Prompt: 046-Stelle per
FanFic100_ita, “stella cadente” per fanworld
Rating: verde (per tutti)
Genere: introspettivo,
romantico, spaventosamente fluff
Avvertimenti: slash, relazione
adulto/minore
Conteggio
Parole:
433 (contatore)
Disclaimer: i personaggi
appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti legali. Questa
storia non ha nessuno scopo di lucro.
Riassunto: C'era una volta un
disegno che il tempo modificò, la fantasia di un bambino che mutò nella
speranza di un ragazzo.
Note: Il titolo è preso
dalla canzone “Se tu non torni” di Miguel Bosé. La storia è ambientata
in un ipotetico ottavo anno, senza però tenere conto del finale del
settimo libro.
La storia
è stata pubblicata il 6/08/10 su Nocturne Alley e
Amaranth Tales e consta di tre parti.
Tabella: qui
“Stanotte
le stelle cadenti sono veramente tante.” pensò, sdraiato sul prato,
seguendo con lo sguardo l'ennesima scia luminosa. Poco distante da lui
qualcosa, probabilmente uno gnomo da giardino, grugniva infastidito.
Da bambino
ricordava di aver fatto un disegno con un sacco di stelle cadenti...
Beh, più che stelle erano semplici, spesse righe gialle, ma sotto
quella volta stellata i suoi genitori erano ancora vivi e lo tenevano
per mano, sorridendo. Tutti sorridevano in quel disegno, perfino lui:
era semplicemente perfetto.
Un'altra
stella fendette il cielo notturno, intrecciando il cammino con una
sorella. Oggi, se avesse potuto, avrebbe rifatto quel disegno. Certo,
probabilmente le stelle sarebbero state ancora spesse righe gialle,
viste la sua incapacità nel disegno, ma qualcun altro lo avrebbe tenuto
per mano, forse addirittura abbracciato...
Harry
sospirò, accomodandosi meglio sull'erba umida. Aveva deciso di
trascorrere l'estate alla Tana più per abitudine che per un reale
desiderio, ma, se avesse potuto decidere, avrebbe saputo con chi voleva
passare quelle vacanze.
“La sua
incoscienza riesce ancora a sorprendermi.”
Il ragazzo
volse lo sguardo verso il limitare del giardino; l'oggetto dei suoi
pensieri si stagliava sicuro sull'oscurità della vallata, l'indelebile
espressione arcigna perennemente dipinta in volto.
“Non ti
aspettavo.” mormorò sorpreso. Certo, per un breve istante lo aveva
sperato, ma era un'azione quotidiana ormai, un po' come accarezzare la
sua bacchetta al mattino per sincerarsi che fosse vera: bisogni che,
pian piano, erano diventati abitudini.
L'uomo gli
si avvicinò con passo deciso, finendo per sedersi accanto a lui. Harry
non avrebbe mai pensato che Severus potesse sedersi sull'erba umida
nella notte di San Lorenzo, e indubbiamente il pozionista lo avrebbe
affatturato se avesse provato a rivelarlo a qualcuno.
Il frinire
dei grilli li circondava, quieto e solenne, mentre il profumo di legna
bruciata e menta lo raggiungevano, facendolo quasi ansimare.
Maledizione, aveva quasi dimenticato quanto potesse essere buono
l'odore di Severus.
“Lo so che
non mi aspettava.” mormorò Piton, accarezzandogli lo stomaco da sopra
la maglietta. “Lei è solamente un ragazzino idiota, esce la notte e non
si accorge se qualcuno si avvicina.” concluse, infilando una mano sotto
la maglia.
Harry
sbuffò. Non era irritato... Beh, non più di quanto lo era solitamente
quando si trattava di Piton, ma era cosciente che l'uomo si aspettasse
una reazione, seppur minima. In fondo, rifletté, Severus aveva appena
vinto molte delle sue remore raggiungendolo quella sera, accontentando
quello che, lo sapeva, considerava lo sciocco capriccio di un
marmocchio irritante, quindi lui doveva fare la propria parte.
Un'altra
scia fendette il cielo. Forse nemmeno nel suo disegno Severus lo
avrebbe abbracciato, ma sicuramente ci sarebbe stata quella mano calda
sulla sua pelle ad unirli. |
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Capitolo 2 *** So many words are left unspoken ***
Titolo: So many words are
left unspoken
Fandom: Harry Potter
Personaggio/Coppia: Severus/Harry
Beta
reader:
kimbnr
Prompt: 033-Troppo per
FanFic100_ita, “stella cometa” per fanworld
Rating: verde (per tutti)
Genere: introspettivo,
romantico, spaventosamente fluff
Avvertimenti: slash, relazione
adulto/minore
Conteggio
Parole:
540 (calcolatore)
Disclaimer: i personaggi
appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti legali. Questa
storia non ha nessuno scopo di lucro.
Riassunto: La pesante cappa
dell'afa estiva soffoca tutto, eppure c'è sempre posto per un'epifania,
per una cometa che, leggera, attraversa la mente e l'orgoglio.
Note: Il titolo è preso
dalla canzone “Star” dei Simply Red. La storia è ambientata in un
ipotetico ottavo anno, senza però tenere conto del finale del settimo
libro.
La storia
è stata pubblicata il 6/08/10 su Nocturne Alley e
Amaranth Tales e consta di tre parti.
Tabella: qui
“La
signorina Weasley le sta sempre molto vicino.”
Harry
sbatté le palpebre, confuso. Era ormai la quarta notte che si
incontravano nel giardino della Tana e solitamente trascorrevano quelle
ore in completo silenzio. Eppure ora Severus se ne usciva con quella
frase senza un motivo apparente.
Il cielo
era sgombro di nubi e la pressante afa estiva si faceva sentire
chiaramente; perfino gli gnomi da giardino avevano preferito ritirarsi
all'ombra delle siepi, piuttosto che infestare quel piccolo terreno.
“Beh, è
normale, credo.” rispose, preoccupato per le occhiate torve che Severus
gli lanciava. “Siamo amici, al momento abitiamo nella stessa casa...
insomma, è normale vedersi.”
“Amici.”
mormorò sarcastico l'uomo, fissando il cielo. Quella notte le stelle
non si vedevano. “Sa, dalle mie ultime informazioni gli amici non si
baciano in quel modo.”
Harry
sbarrò gli occhi a quella frase: era nei guai, grossi e pericolosi guai.
L'aria
sembrava essersi fatta più pesante e rarefatta, mentre l'uomo lo
squadrava. Ricordava bene quello che era successo quella mattina: Ginny
lo aveva praticamente bloccato appena fuori dal pollaio con una scusa
qualsiasi, baciandolo come se per loro fosse la cosa più naturale del
mondo. Merlino, Hermione lo aveva avvertito che la ragazza non aveva
preso bene la loro rottura, ma certamente non si aspettava che
scendesse al livello di un'invasata come Rodmilla Vane.
Fortunatamente
non erano andati oltre, ma Piton doveva avere qualcosa da ridire...
sarà stata per la mancanza di moralità ad infastidirlo, o forse perché
odiava i ragazzini in “perenne tempesta ormonale”, come li definiva
spesso un imbarazzato signor Weasley per scusare certe scoperte nelle
camere dei figli. Beh, questo avrebbe spiegato l'acidità durante le
lezioni.
Harry
deglutì e sperò di non balbettare. “Veramente è lei che... Aspetta, tu
come fai a saperlo?”
Era stata
un'epifania, forse più improvvisa dell'affermazione di Piton. Come
poteva il pozionista sapere di un fatto avvenuto quella mattina? Lui
doveva avere qualcos'altro di più importante da fare, qualcosa di
importante che non fosse stare dietro a lui per un'intera giornata.
No, non
era da Severus interessarsi di questioni tanto sciocche e nemmeno
mostrarsi così... senza difese, come se potesse cadere. Se lui cadeva,
come potevano tutti loro rimanere in piedi, come poteva uno sciocco ed
infantile Harry Potter sopravvivere a quella pace che lo svuotava
lentamente di senso?
Ok, lo
aveva raggiunto e gli aveva tenuto compagnia in quelle sere, ma
sicuramente era per non essere disturbato dai suoi gufi lamentosi non
perché... ne avesse bisogno? No, era semplicemente assurdo.
Improvvisamente
Harry scattò in piedi, afferrando Piton per un braccio. L'uomo lo
osservava dall'alto con uno sguardo strano, quasi spaurito... no,
doveva per forza essersi sbagliato; Piton non poteva avere uno sguardo
spaurito, non lui.
In quel
momento nemmeno il frinire dei grilli li circondava, lasciandoli così
soli con i loro problemi. Piton, il brillante doppiogiochista, si era
scoperto con un errore da novellino e ora guardava il suo avversario
con uno sguardo stranito, conscio forse del proprio svantaggio.
Il ragazzo
lo fissava ancora con insistenza, quando Severus lo costrinse ad
allentare la presa sul suo braccio. “Devo andare, farebbe bene a
tornare in casa.” disse secco, avviandosi poi verso il limitare del
giardino.
Harry
rimase a fissare il punto dove fino a poco prima si trovava l'uomo:
ancora non sapeva che non si sarebbero visti per il resto dell'estate. |
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Capitolo 3 *** Niente storie, favole e chimere ***
Titolo: Niente storie,
favole e chimere
Fandom: Harry Potter
Personaggio/Coppia: Severus/Harry
Beta reader: kimbnr
Prompt: 072-Riparato per
FanFic100_ita, “stella polare” per fanworld
Rating: verde (per tutti)
Genere: introspettivo,
romantico, spaventosamente fluff
Avvertimenti: slash, relazione
adulto/minore
Conteggio
Parole:
557 (calcolatore)
Disclaimer: i personaggi
appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti legali. Questa
storia non ha nessuno scopo di lucro.
Riassunto: la stella polare
non è fissa, ma varia per la precessione terrestre. Ma se nemmeno la
stella dei navigatori è affidabile, cosa possiamo aspettarci dagli
uomini?
Note: il titolo è preso
da “Afferrare una stella” di Bennato. La storia è ambientata in un
ipotetico ottavo anno, senza però tenere conto del finale del settimo
libro.
La
storia
è stata pubblicata il 6/08/10 su Nocturne Alley e
Amaranth Tales e consta di tre parti.
Tabella: qui
Da quella sera
Piton non si ripresentò più alla Tana; Harry, dal canto suo, era sempre
più nervoso e pronto a scattare per quel chiarimento mancato.
Probabilmente quella fu la prima volta che Ron Weasley accolse con
gioia l'inizio della scuola: prima l'amico chiariva con il vecchio
pipistrello unto, prima lui e Hermione avrebbero ritrovato la pace.
“Senti amico,”
iniziò, lasciandosi cadere sul sedile del treno. “Stanotte recuperi il
mantello dell'invisibilità e scendi a parlare con il vecchio
pipistrello e chiarite questa faccenda.”
Un colpo di
tosse lo fece voltare. “Dicevo, scendi a parlare con il professor Piton e chiarite questa
faccenda.” ripeté, calcando particolarmente la voce su quel professor Piton. Il terrore per la
reazione di Hermione alle volte era veramente più forte del disgusto
per Piton.
Harry fissava
in silenzio la campagna scorrere fuori dal finestrino. Le parole e lo
sguardo che Severus gli aveva rivolto quella sera gli avevano dato di
che pensare per il resto dell'estate, oltre al materiale per tormentare
i suoi migliori amici, ormai stanchi di sentire le sfuriate del ragazzo
su quanto Piton fosse idiota, infantile o frustrato.
Il ragazzo
ancora non parlava e Ron si mise le mani nei capelli. “Amico,” riprese
esausto. Avrebbe volentieri preso a pugni il suo migliore amico in quel
momento, “ sai quanto mi costi dirlo, ma Piton sembra farti bene.
Sei... contento dopo essere stato da lui.”
“Non era come
credevo...”
“E chi mai lo
è.” riprese Ron con rinnovata forza, felice per aver ottenuto una
piccola reazione. “Le persone non sono punti fissi, Harry.”
Fuori dal loro
scompartimento si avvertiva lo sferragliare del carrello dei dolci e le
voci concitate dei ragazzi del primo anno. Harry ora fissava la punta
delle proprie scarpe, non sapendo cosa rispondere; era veramente lui
quello in errore in quella storia? Aveva veramente sottovalutato tanto
Piton?
Un nuovo colpo
di tosse portò l'attenzione dei due sull'unica ragazza del gruppo. “E'
strano che io lo dica,” intervenne Hermione, chiudendo il pesante tomo
sugli usi di un'erba che non aveva mai sentito nominare. “ma Ron ha
ragione. Ti aspetti veramente troppo dal professor Piton.”
Sia Ron che
Harry la fissarono come avesse sviluppato una seconda testa.
“Io mi aspetto
troppo da Piton?”
“Mi dai
ragione?”
La ragazza
sbuffò a quel comportamento. “Sì Ron, hai ragione, e sì Harry, tu
pretendi troppo da Piton.”
Non doveva
sembrare troppo convinto, visto come si addolcì l'espressione di
Hermione. “Harry,” mormorò, afferrandogli una mano, “quell'uomo sta
rischiando molto per te, non ti devi sorprendere se... beh, se è un po'
possessivo.”
Il ragazzo
strinse la mano dell'amica: non aveva pensato alla questione in questi
termini. Forse Piton non aveva tutti i torti nel definirlo un
marmocchio viziato che si affidava sempre all'aiuto degli altri: aveva
contato troppo sulla sua fermezza e durezza, dimenticando troppe volte
di dare un punto di riferimento sicuro a quell'uomo.
Un gufo
picchiettò sul finestrino del treno ed Hermione lo fece entrare,
ricevendo in cambio una dolorosa beccata, probabilmente per averlo
fatto aspettare. Harry lo riconobbe come uno dei più scontrosi della
scuola e gli sfilò titubante il messaggio dalla zampa.
“Stanotte, nel
mio ufficio.”
Il ragazzo
sorrise, mentre il treno fischiava su una curva. Conosceva benissimo la
calligrafia del mittente, e, se non aveva mal interpretato il leggero
tremolio, quella sera avrebbero chiarito ogni cosa.
Fuori la
campagna inglese sfilava veloce davanti loro occhi. Ancora qualche ora
e sarebbero tornati ad Hogwarts, a casa. |
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