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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo- Il rosa fa paura *** Capitolo 2: *** Il colore cool del Diavolo è il rosa *** Capitolo 3: *** Il Club dei cioccolatini *** Capitolo 4: *** Oddio, siamo circondati! *** Capitolo 5: *** Una chiacchierata con la mamma *** Capitolo 6: *** Sta per... Alexis? *** Capitolo 7: *** La paglia sacra *** Capitolo 8: *** Come scavarsi la fossa da soli *** Capitolo 9: *** Quando gli altri scavano la tua, personale, fossa *** Capitolo 10: *** Il potere della concentrazione *** Capitolo 11: *** La maledizione dei trentatre stanzini *** Capitolo 12: *** Il bello addormentato nel corridoio *** Capitolo 13: *** Affogando in una tazza *** Capitolo 14: *** Fare fragola *** Capitolo 15: *** Costolette! *** Capitolo 16: *** Astici anarchici *** Capitolo 17: *** Eat my burrito *** Capitolo 18: *** Il ballo dello Spupazzamento *** Capitolo 19: *** Il cucchiaino assassino *** Capitolo 20: *** Tutto una Tempistica *** Capitolo 21: *** Nome in codice: Casino. Leggersi altrimenti come 'noia' *** Capitolo 22: *** Quando desideri che tuo figlio arrivi a casa con dei capelli blu *** Capitolo 23: *** Inquietudine nell'aree *** Capitolo 24: *** Illuminandosi d'immenso *** Capitolo 25: *** I corpi in prestito soffrono il solletico *** Capitolo 26: *** Altro che seghe mentali *** Capitolo 27: *** Caccole innamorate *** Capitolo 28: *** Pace e Amore (vedi anche: titolo Hippie) *** Capitolo 29: *** Quello che è teoricamente il periodo più bello dell'anno *** Capitolo 30: *** La stanza del college *** Capitolo 31: *** Incontri dal passato e padri a sorpresa *** Capitolo 32: *** Due capostipiti per due degni discendenti ***
Prima
di tutto, fatemi dire che questo è solo metà del prologo, in
realtà. L’altra arriverà, se lo desiderate.
Secondo,
i personaggi, probabilmente saranno OOC, quindi, uomo
allertato, mezzo salvato.
Terzo,
nessuno di questi personaggi mi appartiene.
Quarto
la citazione delle “Bene Gesserit”
appartiene al mondo di Dune, di Frank Herbert.
Ci
vediamo giù!
Symbiosis
Prologo
Il rosa fa paura
Era stato un anno
stupendo per Namine, sia con la scuola che in
famiglia. Si era addirittura iscritta al club di arte, dove, invece che
disegnare di soppiatto sui quaderni di matematica durante l’orario di
lezione, aveva tutto il tempo e la pace che voleva per dedicarsi ai suoi
schizzi.
Andava tutto
così bene quell’anno perché, finalmente, lei e Ventus erano
riusciti a interrompere la simbiosi che li
accompagnava da sedici anni. Ora Terra non li prendeva più in giro(alleluia).
Ma Namine era
veramente felice anche per il fatto di avere trovato un ragazzo, con cui stava più o meno dall’inizio dell’anno.
Ora che era aprile
e che la scuola era agli sgoccioli, si sentiva la ragazza più fortunata
del Mondo: stava con un ragazzo dolcissimo, con capelli castani e occhi chiari,
per intenderci, suo fratello Terra non la prendeva più in giro e lei e Ventus
erano liberi di pensare, ridere, arrossire senza che
l’altro provasse le stesse sensazioni in momenti poco adatti.
Certo, sentire Ventus così come lo sentiva lei gli mancava, erano gemelli, in fondo. Ma lo sarebbero sempre stati, con o meno quella strana e per nulla
gradita, anzi fastidiosa simbiosi che non rispettava la privacy di nessuno dei
due. Meglio così, davvero.
Aveva litigato di
nuovo con il suo ragazzo:”Sei sempre con i tuoi
fratelli, non usciamo mai da soli!” o una cavolata del genere.
Come pensava di
potersi permettere? Terra, il suo fratellone di due anni
più grande di lei e Ventus, e proprio Ventus, suo gemello. Erano
stati nove mesi nell’utero materno da soli, in totale simbiosi, per Dio!
Era naturale che
stesse con loro, erano la sua famiglia, con la mamma.
Come faceva a dire
queste cose? Forse perché era un solitario e viziato figlio unico?
…forse si.
Probabilmente in
questo non l’avrebbe mai capita, ma… non era vero che non erano mai
da soli! Era da aprile che lei andava a casa sua per le coccole e… non
era vero, ecco.
Forse doveva
essere solo più comprensiva. In effetti lui era
veramente un figlio unico…
Avrebbe cercato ti
tagliare più tempo per loro, in effetti il club
gliene portava via parecchio, anche se, al solo pensiero di rinunciarvi le si
stringeva il cuore.
Va be’, per
lui avrebbe fatto questo sacrificio. Ma non avrebbe
passato meno tempo con i suoi fratelli. A loro non poteva rinunciare.
Sperò solo
che lui potesse capirla.
Non poteva
crederci. L’aveva lasciata. Il suo unico amore l’aveva lasciata,
con la scusa che per lui, uomo di Mondo, Namine era troppo infantile, sempre a
disegnare cose senza senso, a leggere montagne di libri e manga, sempre
attaccata a i suoi fratelli.
E di li a una settimana si era trasferito con la famiglia
all’Isola Centrale.
Namine,
abbandonata a giugno su una torrida Destiny Island era
riuscita ad elaborare una sola ed una teoria(purtroppo dopo essersi consumata
gli occhi dal troppo piangere): era uno stronzo.
Terra si era
già preparato all’omicidio dello stronzo,
ma il trasferimento l’aveva fregato.
Ventus era
più preoccupato per la sorella che alla vendetta.
Sua madre non
sapeva che fare: l’aveva catalogata sin dall’inizio come cotta
adolescenziale, per cui non si era stupita più di tanto, ma questo non
le impediva di stare in pena per la sua unica figlia.
Per
cui, non solo Namine
stava male per conto suo, ma si obbligava anche a fare finta che la cosa non la
toccasse più di tanto, per non fare preoccupare troppo i suoi cari. Non
che la cosa funzionasse particolarmente.
Poi, si era anche
presa un insolazione con i fiocchi(c’era
veramente caldo e il sole picchiava parecchio), per cui aveva delle continue
nausee, capogiri e cose così.
Certo che
però la nausea andava avanti da più di una settimana, seguita da
una voglia di fragole che la lasciava senza fiato.
Ma non ci avrebbe fatto troppo caso. Era
sicura che fosse solo colpa della tristezza e del colpo di sole maledetto.
Finalmente la
scuola era finita.
Meno male, ultimante era sempre stanca, senza contare che la nausea e
la voglia di fragole persistevano.
Il problema era
che le era venuto un dubbio… ma non poteva essere. No, lo stronzo era
sempre stato attento. Non c’erano
possibilità che… no. No, assolutamente no.
Ti prego, fa che
sia no!
Comunque, per
scaramanzia era meglio controllare, giusto? Giusto.
Ecco il motivo per
cui si trovava nel bagno di casa sua un test di gravidanza in mano.
La scritta era in
rosa. Si rese conto di avere una paura sconsiderata del rosa, per non parlare della
scatolina, o meglio di ciò che conteneva.
Però, doveva tranquillizzarsi. Non poteva
vivere nel dubbio! Ma quale dubbio! Era solo per
curiosità! Si, si!
Si diede della
stupida da sola.
Namine aprì
la scatolina, seguì le istruzioni.
Nessuno si chiese
perché stesse così tanto nel bagno,
visto l’incredibile mole di tempo trascorsa li di recente.
Camminò su
e giù per la stanza per dieci minuti, prima di avere il coraggio di
avvicinarsi al lavello sul quale aveva abbandonato il test.
Lo prese in mano
ad occhi chiusi. Calma, si disse. Fai come le Bene
Gesserit. Cos’è che dicevano, con la litania sulla paura?
Anche se tentava
di ricordarselo, non ci fu storia.
Dopo altri dieci
minuti ad occhi chiusi con il test in mano, decise di
piantarla, e che naturalmente sarebbe andato tutto bene.
Aprì gli
occhi e… oh no. Nonono. Non andava affatto bene!
Per
chi a avuto voglia di arrivare fin qui…
Benvenuto!
Allora, come ho
già anticipato, questo è la prima parte
del prologo. L’altra arriverà, se lo desiderate!
Comunque, volevo
dirvi, di cose importanti, s’intende… i personaggi sono stati
scelti e arruolati per i ruoli che ricoprono in base a
mia ispirazione. Per cui, sicuramente saranno OOC.
Spero che nella loro diversità riusciranno a farvi ricordare i veri
personaggi di Kingdom Hearts.
È la prima
storia che scrivo per questo fandom! Spero vi possa piacere, e… boh. Non ho più nulla da dire, presumo.
Ah, si! Vi prego
di recensire!Vi prego!
Ah, perdonate i
miei errori di battitura, la mia tastiera è mezza monca(devo esercitare una certa pressione sulla lettera r, per
esempio, se voglio che compaia in una parola).
Capitolo 2 *** Il colore cool del Diavolo è il rosa ***
Vi aspetto giù
Vi aspetto giù! (al varco!!)
Prologo, parte 2
Il colore cool del Diavolo è il Rosa
Doveva essere entrata in catalessi, perché quando
qualcuno bussò alla porta del bagno, il sole era già tramontato
da un pezzo. Namine si guardo intorno smarrita, alla ricerca della fonte del
rumore.
Ventus bussò di nuovo:” Nami, sono tre ore che
sei chiusa in bagno! Stai bene?”
Silenzio sospetto da parte della ragazza.
“Namine, io entro, okay?”
La nostra povera donna si rese conto troppo tardi che suo
fratello stava antrando elei non aveva la forza per uno scatto supersonico per
nascondere il test( se lo avesse trovato, visto che lo aveva lanciato il
più lontano possibile da lei alla scoperta delle due orrende lineette
rosa).
Sfortunatamente, la fortuna è cieca, ma la sfiga ci
vede benissimo. In questo caso, Ventus, appena aperta la porta si
imbattè in un affarino bianco sul tappeto, pestandolo. Lo raccolse e lo
guardò a fondo, come se possedesse la vista a raggi x.
Poi, guardò la gemella:”Namine, che
significa?”.
Namine detestava quando usava quel tono di voce, non riusciva
mai a contrastarlo. Era un poter impari! Perché sua madre non
l’aveva donato anche a lei, invece che delle belle ovaie pronte a fare
degli scherzacci?! Non era giusto, ecco.
“Namine?” accidenti a lui e al suo tono di voce.
La ragazza, accoccolata sul pavimento del bagno(che da due
mesi era diventata la sua casa), alzò lo sguardo verso il suo gemello,
con il viso rigato da lagrime:”Secondo te che può mei significare?
Sono incita, stupido.”
Ventus fece una faccia fra lo scocciato e basito, un vero
programma. Namine sghignazzò interiormente.
“Sei… incinta? Ne sei sicura?” le chiese.
“Come fai ad essere incinta?!”
“Vuoi che ti faccia uno schemino?” Ventus la
guardò malissimo.
“Quindi, questo vuol dire che…””Sono
incinta dello stronzo, si.”
Passarono alcuni minuti in un silenzio imbarazzato, poi Ventus
si decise a chiedere:”Che hai intenzione di fare?”
Namine lo gurdò un attimo persa:”non lo so. Stavo
pensando che il rosa è il colore cool di Satana per
quest’estate.”
“Nami, è una cosa seria.””me ne renso
conto, Ven.””E…?””non prendermi per pazza,
ma… io pensavo di tenerlo.”
Il ragazzo la fissò per un po’. Quanto gli manca
la loro simbiosi in quell’istante. Senza di essa era semlpicemete
confinato nel suo corpo, incapace di dare un qualsiasi conforto alla gemella.
“Ne sei sicura?””No, come potrei? Ma…
non voglio pensare alle complicazioni che potrebbe avere l’altra
via.”
“Guarda che, pensandoci, l’aborto sarebbe la
soluzione più comoda.”
“Non per il mio senso di colpa, Ven.”
Ventus sorrise: Namine, la sua sorellina, incapace perfino di
uccidere una fastidiosa zanzara ronzante, o un ragno che attentava sempre alla
sua vita nascondendosi nei suoi capelli. Lei, l’altro specchio del suo
essere.
“Per me va be… ma mi sa che tu debba dirlo anche a
mamma e Terra…”
“Devo, eh?””Mi sa si di”
“Tu… CHE COSA?!” La reazione di Terra era
abbastanza prevedibile, tutto sommato. Ora doveva solo impedire che facesse
fagotto e andasse ad ammazzare direttamente lo stronzo.
Che, considerando la stazza del suo fratellone, non sarebbe
stata una cosa troppo facile. Acc.
“Lo UCCIDO! Vado a uccidere quello stronzo!!”
Ecco, appunto.
“No, Terra, ti prego! Non m’importa più di
lui, non ce ne bisogno!” Tattica inutile, quando il fratellone era
infuriato non serviva a nulla parlargli razionalmente.
“Namine ha ragione, Terra! Non ce ne bisogno!”
Neanche Ventus riusciva a calmarlo con il suo tono di voce magico. Accidenti.
Poi, la madre, per la prima volta da quando Namine aveva
sentenziato il suo stato, aprì la bocca:”Terra, piantala. Non
c’è bisogno di ucciderlo. Te lo hanno detto Namine e Ventus, e
hanno ragione. Se tua sorella che è la diretta interessata non vuole la
vendetta nel sangue, non l’avrà. Intesi?”
Grande mamma!
Acqua era l’unica a riuscire a far ragionare Terra, ma
d'altronde era sua madre, no?
Immusonito il ragazzo si sedette in malo modo sulla sedia
più vicina e guardò in cagnesco tutta la sua famiglia di
traditori pacifisti.
Acqua guardò la sua unica bambina:”lo vuoi
tenere, vero? Altrimenti non saresti neanche venuta ad informarci.”
“Si, mamma”
Terra la guardò con occhi completamente fuori dalle
orbite:”Come? Ma, Nami, sei una bambina! Non puoi tenerlo!”
“Se sono abbastanza grande da andre a letto con uno
stronzo, penso di esserlo anche per scegliere da me il futuro del mio
bambino.””Anche questo è tutto da vedere! Mamma, non puoi
permetter una cosa del genere!””Terra, taci. Nostra sorella ha
già deciso. Perché devi ostacolarla? La fai stare solo
male.”
Ventus guardò il fratello maggiore con astio. Come si
permetteva di trattare Namine come una bimba? Non la era più da un bel
pezzo e la loro epatia aveva fatto si che il loro livello fosse superiore a
quello degli altri infanti. Terra non sapeva di che parlava.
“be’… sappiate che io non approvo. Ma questo
non vuol dire che le imporrò il mio pensiero, fratellino. Sono solo
preoccupato””Lo siamo tutti.”
Dopo un lungo silenzio, la madre chiese a Namine:”Sei
sicira?”
“Si.””ok, per me va bene”
Il gel dell ecografia era freddo e gelloso. Non che il fatto
che fosse gelloso fosse una novità lampante.
Era metà ottobre e aveva una visita di controllo
dall’ecografista. Il tecnico diceva che i suoi bambini crescevano bene,
non avevano problemi visibili, e siccome erano stato fatti degli accertamenti,
neanche invisibili.
Lei aveva già i nomi, e questo le bastava. I suoi
fratelli erano diventati i suoi schiavetti personali(soprattutto Terra), sua
madre le aveva permesso di restare a casa da scuola per non affaticarla troppo.
Ora aveva tutto il tempo per affogarsi ci fragole con
panna(aveva un certo timore che uno dei suoi figli avesse una voglia gigante a
forma di fragola rosa sulla faccia), guardando la tv al caldo, a casa sua,
lontano dagli occhi indiscreti dei suoi compagni. Che poteva volere di
più?
Era il quindici di dicembre e ormai la scadenza si avvicinava.
Era stato deciso per il parto naturale e, soprattutto alla fine del termine.
Namine si sentiva gigantesca a di poco. E camminava da papera.
E era irascibile. E voleva non essere mai andata a letto con lo stronzo. E le
faceva male la pancia.
Aveva mangiato troppe fragole, ancora. Probabilmente avrebbe
estinto per sempre quel frutto dalla faccia della terra, se continuava a
ingurgitarne a tonnellate. AH!, un'altra fitta, accidenti alla congestione da
fragole! Poi, chissà dove Terra e Ventus riuscivano a procurarsele, era
dicembre, Santo Cielo! Non ci sono le frago a dicembre!
AHI! Uffa, sarebbe una bella cosa andare a prendere una
medicina, va…
Si era trovata all’ospedale magicamente: sua madre
l’aveva buttata in macchina, gridato a Ventus di prenderle la valigia, a
Terra di muoversi di non svenire, non sei tu che stai per avere due gemelli in
un colpo solo, ed erano partiti.
A Namine interessava solo che quelle tremende fitte
smettessero, AGH!
La guardavano con i loro occhioni blu. I suoi bimbi. Il suo
Sora e il suo Roxas.
Dopo tre ore di travaglio(“Bè, è stata ua
cosa abbastanza rapida, tesoro! Per te e per Ven io ne ho fatte sei!”),
aveva dato alla luce il suoi due bimbi.
Sperò solo che la “maledizione” di famiglia
saltasse almeno la loro generazione.
Si rese conto da sola che era una speranza assai vana.
Buondì!
Ecco a voi(sopra) la parte finale del prologo.
Da qui partirà la vera storia…
Grazie infinite per aver letto questa “cosa” e per
averla recensita, messa nelle storie seguite, o, addirittura, nei preferiti! Ne
sono onorata!
Come potete notare i personaggi li ho modellati a mio gusto e
piacimento, nella speranza che, almeno un pochino, pochino pochino pochino
siano IC. Ma non ci conto troppo.
I nostri eroi sono nati!!! Evvai, evvai, evvai…
Ok, la pianto.
Xemnas89: Eccomi! Spero ti piaccia! Terra
è un po’ scemo, non trovi?XD e grazie mille per aver recensito!!
Giulia__Chan: Grazie! Spero che anche questo
capitolo sia di tuo gradimento! Grazie mille per la recensione!
Dark Roku: Grazie!!! Sia per aver recensito
che per avermi fatto l’onore di aggiungermi alle seguite!!XD Spero che
anche questo capitolo soddisfi il tuo dialogo interioreXD e le tue pretese!
Sono veramente onorata!
Seymour: Son qui, per la seconda parte!!
Grazie per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia!!
Agito: XD ti sei ripresa? Anche la mia
essenza da Kifujin reclama una yaoi, ma… qui non posso… accidenti
alla mia mente malata! Sappi che anch’io amo la coppia, ma mi servivano
come zii, ehehe… per cui, così resteranno! XD Grazie mille per
aver recensito!
Bene, baldi giovani, vi saluto!
A presto con il primo vero capitolo, ricordatevi di dirmi se
questo vi è piaciuto! Vi pregoooooo!!!
Da quando avevano memoria, sia Roxas, sia Sora riuscivano a pensare insieme. Be’ direte voi, sono
gemelli! È il loro mistero e il loro fascino, quando da piccoli
cominciano a parlare e completare ognuno le frasi dell’altro.
Ma non si trattava solo di questo:
la loro mente era sempre insieme. Per esempio, in una passeggiata al porto con
Namine e gli zii, avevano sentito una vecchia commerciante urlare:” Tu, e colla bruta sana de’ to medra!!”
e avevano risposto in coro, tra l’altro non c’entrando
niente:”La mia mamma non è una brutta melanzana!!”
Ecco, queste cose erano all’ordine del giorno. Così come il piangere/urlare/mangiare/dovere fare la
popò, in sincrono. I primi mesi di vita dei due infanti sono
stati un inferno per Namine. Terra e Ventus, le infermiere, tentavano di
aiutarla il più possibile, mentre Acqua se la rideva sotto i baffi,
ricordandosi di se stessa con i suoi gemelli… ah, che bei ricordi.
Comunque, era chiaro a tutti della famiglia che i due bambini
fossero simbiotici per cui dovevano essere poste delle misure di sicurezza nel
tentare che i pargolinon si chiudessero nella loro unità mentale: vestitini
diversi, giochi diversi, uno con zio Ventus, uno con zio Terra, per tentare di
fare assorbire agli infanti degli atteggiamenti
diversi. Non che servisse.
I vestiti non interessano ai bambini di due anni, i giocattoli
se li scambiavano e se gli zii li portavano troppo lontani l’uno
dall’altro, piangevano disperati scatenando per tutta l’isola
l’ira funesta di pipistrelli furibondi.
Nessuno ce la faceva più. Be’ tutti tranne Acqua
che continuava a ridersela sotto i baffi.
Però Namine
ne era innamorata persa: erano i suoi bambini, che per una stranissima alchimia
somigliavano un sacco ai suoi fratelli e pochissimo allo stronzo. Sora era
Terra, praticamente, Roxas era spiaccicato a Ventus.
Un dejavù continuo.
Ormai i bimbi avevano cinque anni: Namine era molto fiera di
se stessa (soprattutto perché aveva evitato più volte il loro
omicidio da parte degli zii/vicini/pipistrelli), e dei suoi bambini.
Era fiera anche dei suoi fratelli, che erano riusciti a farli
discostare un poco. Molto poco, in verità, ma
almeno non parlavano più insieme. Il periodo dei tre anni era stato un
continuo eco urlato. Terribile.
Si erano trasferiti da poco una mamma e un bimbo di sei anni
di fianco a casa loro, così, Namine e i bambini, da buoni vicini erano
andati a presentarsi con ciambelle e dolcetti di benvenuto.
La donna, di nome Olette, era appena divorziata dal marito,
così, con il figlio era venuta ad abitare in una isoletta
tranquilla, che andasse bene per il figlioletto, un bimbo con capelli argentei
e faccino imbronciato perennemente, di nome Riku.
Fortunatamente, sotto gli occhi vigili delle madri, i tre
cominciarono a giocare selvaggiamente con le costruzioni, buttando pezzi di
lego fino nelle tazze di the sorseggiate dalle due donne (“Ma non abbiamo
fatto apposta, mamma!”).
Si prospettava una lunga sessione di pulizie post-lego per
Olette, ma almeno era felice che il suo piccolo Riku avesse dei nuovi amichetti.
Al compleanno dei loro sette anni, arrivò un'altra
vicina, un bambina della loro età di nome
Kairi, con una mamma e un papà simpaticissimi.
Era carinissima e solare con dei grandi occhioni blu.
Solo che non sapeva tacere un attimo.
A Riku disturbava moltissimo i suoi continui sproloqui, Roxas
diventava improvvisamente taciturno (di conseguenza, anche Sora, anche se un
po’ meno), e lei parlava, parlava,
parlava…
E assorbiva tutte le loro energie vitali. Ormai Roxas la
pensava così, ma, purtroppo, al suo gemello strambo la sua compagnia
piaceva, lo sentiva nelle viscere. Per cui anche lui
un po’ la trovava divertente… Riku la sopportava solo per Sora, era
evidente a tutti. Sora, il suo migliore amico, mentre Roxas era solo un appendice… ne era un po’ geloso. Soprattutto,
gli dava veramente fastidio il crogiolarsi del gemello dell’affetto di
Riku, visto che di mezzo c’era anche lui.
Un Roxas decenne leggeva
tranquillamente un libro in camera che divideva con il gemello, il quale, per
nulla tranquillo, sbuffava, scalciava e rompeva proprio le scatole. Il motivo?
Riku, finalmente uscito dall’età infantile della scuola
elementare, era entrato nell’età adulta, abbracciando il suo
istituto, con medie e liceo insieme. E, purtroppo, le sue vacanze di Natale non
coincidevano con quelle dei gemelli.
Sora, già traumatizzato dalla
mancanza del suo migliore amico (un calore piacevole gli pervadeva il petto),
e…
“Sora?”
“Si?” chiese con leggera sorpresa il ragazzino.
“Perché improvvisamente sto pensando a Riku e mi
sento arrossire?”
“Ah. Sarà un caso, no? Mancherà
anche a te!”
Roxas lo guardò negli occhi, perforandolo con lo
sguardo.
Sudore freddo, sudore freddo, va via!
O lo sentirà anche lui!
Ma a Roxas, che la situazione
l’aveva già chiara da un pezzo, non importava particolarmente.
Avrebbe preferito finire di leggere il suo libro, in tutta sincerità. Se
solo i loro stomaci avessero piantato
di ballare la conga con l’intestino, ne sarebbe stato felicissimo.
Finalmente!!! Il liceooooooo!!!!
Erano riusciti a sopravvivere fino alla veneranda età
dei quasi-quattordici anni! Erano nello stesso liceo che
frequentava Riku (“Mamma, io devo assolutamente andare in quella scuola!
Guarda, le aule, i laboratori, c’è perfino
il club di musica!! DAIDAIDAI!!””E tu,
Rox, che vuoi fare?””Oh, per me va bene tutto, mamma. Basta che lo fai felice, così l’angoscia
lascerà anche me.”), in classe con Kairi (Mamma, io devo essere in
classe con Kairi! È la mia migliore amica femmina! Con chi spettegolo, dopo? Rox non si avvince nelle crisi mondane!””Rox, che dici?””Basta che lo fai
tacere, o la vena che pulsa sulla mia fronte esploderà.”).
Tutti erano felici, be’, se non altro Rox non aveva un
attacco isterico causato dall’energia in eccesso di Sora da un pezzo, e
questo rendeva la vita molto più vivibile.
Poi, aveva intenzione di entrare nel CCI, ossia Club
Cioccolatini dell’Istituto. In poche parole i rappresentanti del corpo
studentesco… che avevano davvero un nome fantastico. Roxas aveva una
predilezione per i cioccolatini (o forse era Sora?), per cui, nella speranza di
allontanarsi dalle violente tempeste ormonali di suo fratello, si iscriveva ad un club diverso dal suo.
Anche perché, nel club di musica
giravano certi svitati che suonavano il sitar (“Ma è fantastico! Voglio
imparare anch’io!””…ma anche
no.”), per cui non voleva averci molto a che fare. Senza contare che non
sapeva battere il tempo neanche con uno stuzzicadenti, di pinghellare delle
corde senza parsi venire vesciche istantanee allucinanti e il fiato per
soffiare dentro un qualsiasi strumento. Non ce la faceva proprio, andava in
ipossia rapida e crollava a terra svenuto.
Comunque, tutto ciò non era un male. Sarebbe diventato
parte del CCI, e tante grazie! Sora non avrebbe riso per ultimo! AHAH!!
Intanto che si sfogava in questo delirio di onnipotenza, si
diresse al punto di incontro del club, una vecchia
aula di artistica.
Prese un bel respiro, si sporse dalla porta per vedere se
nella stanza c’era già qualcuno. Ed effettivamente era occupata da
un ragazzo… strambo.
Ma che razza di capelli erano quello?!
Rossi e totalmente senza senso! Come poteva essere un membro dei rappresentanti?! Va be’, di gente strana ce
ne a questo mondo, se stesso compreso, per cui entrò timidamente dalla
porta.
“Scusi, questa è la sede
del CCI?”
“ScuSI? Chi sono io, un
professore oppressore della mente degli studenti? Dammi del tu, il mio nome
è Axel. E si, il posto è giusto,
novellino! Benvenuto! E ricordati, il mio nome è Axel, A-X-E-L. Got it
memorized?!”
Oddio, non era strambo, era semplicemente pazzo.
Buon giorno!!
Lo prometto, con questo capitolo ho finito di correre!
Finalmente potremo gustarci (ma in realtà interessa veramente a
qualcuno?) tutte le vicende dei nostri beneamati eroi!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Vi lascio i ringraziamenti!
Sackboy97: mi fa molto piacere sapere che ti
piace… grazie! Spero che questo capitolo ti incuriosisca ancora! Grazie per avere recensito!
Seymour: ecco a voi, signori, gli
esemplari gemelli rari di femmina umana… a contatto con il mondo
circostante. Si può notare il disprezzo dei pipistrelli e della
pescivendola alla vostra desta. XD ok, la pianto. Scusa questa mia
immedesimazione in una guida turistica di un safari! Grazie per aver recensito!
Spero che ti piaccia anche questo capitolo!
Agito: Terra dice che per un certo
compenso potrebbe aiutarti a eliminare tutte le personalità che vuoi! Si
parte con l’asta… Terra, piantala! Va
nell’emisfero sinistro del cervello, sto cercando di usare la mia
creatività, insomma! Scusami. Il tuo flash è super bello, ero
quasi tentata… ma non potevo! Acc… grazie per aver recensito anche
questo capitolo, spero che quest’altro ti piaccia ancora!
Xemnas89: mi fa piacere che i miei scritti
siano terapeuticiXD. Scherzo. Però mi fa
piacere veramente che ti abbia regalato un sorriso… anche a Terra
piacerebbe aiutarti! XD spero che questo capitolo ti
sia piaciuto, grazie davvero per aver recensito il precedente!
Bene, ho finito! Vi ringrazio di nuovo per chi segue, chi mi
ha messo nei preferiti e che solo mi legge… ma… mi lasciate un commentino? Piccino piccino? Per favore! Guardate che
cerco di aggiornare più velocemente se sono motivata!
Sora sentì un improvviso senso di pericolo collegato a
qualcosa dal colore rosso… si volto, scrutò nel corridoio
scolastico, senza trovare la fonte di tale angoscia e capì che era uno
spettro di quello che pensava Roxas. Bah, chi se ne frega, Rox era in grado di
arrangiarsi… poi, lui stava andando con Riku in giardino, non aveva tempo
adesso! Perché suo fratello si cacciava nei guai nei momenti meno
opportuni?
Ok, Roxas, stai calmo. Questo tipo continua a guardarti negli
occhi sorridendo, come se dovessi ridere, ma non è necessario. Fuggi!
Dopo qualche istante di sbigottimento, Axel si rese conto di
aver sul serio spaventato la matricola. Se ne accorse dall’espressione
sul volto del ragazzo… tra lo scandalizzato e il terrorizzato. Una cosa
così.
Provò a fare della conversazione:”Ok, biondino,
tu come ti chiami? Cercherò di memorizzarlo!” Con un occhiolino
finale.
Fuggi!!
Ma il suo istinto sadico/masochista non glielo permise. O
meglio, l’orgoglio: non voleva tornare dal fratello che, sicuramente,
aveva avvertito qualcosa, senza essersi iscritto ad un club rispettabile. Non
che un club con unsemi
pazzoide-ribelle-rosso possa anche solo pensare di essere un club rispettabile.
Accidenti.
“… mi chiamo Roxas.” Un evoluzione per lui,
un passettino per l’umanità. Ma andiamo con calma.
Axel fece un grandissimo sorriso, felice che quel ragazzino
fosse finalmente riuscito a spiccicare una parola. Quasi quasi si metteva a
ballare il merengue, dalla gioia:”ok, carino, memorizzato!”
Si prese una grandissima occhiataccia per il carino. Oh, era
veramente carino, quel ragazzino. E aveva anche fatto la rima.
“senti… hai detto che questa è la sede del
CCI, ma nei sei certo? Ci sei solo tu.” Uh, era anche un po’
acidello. Carino!
“è perché gli altri devono ancora
arrivare, matricola! Comunque, come mai sei venuto qui? Vuoi diventare un
membro?””…””oook, come siamo suscettibili!”
“si, voglio diventare membro.””sai che o si
viene scelti dal popolo o hai bisogno di una persona dell’interno che ti
raccomandi, vero?”
… ok, il tipo parlava strano(popolo?), ma la cosa gli
era nuova. Accidenti a lui che non si era informato!
“… deve essermi sfuggito il
particolare.””ok… e sai che i primi due anni di liceo non
è consigliabile candidarsi?””no, perché?”
Axel lo guardò con gli occhi sgranati: quella matricola
non si era neanche presa il disturbo di documentarsi un pochino? Doveva
insegnargli tutto lui? Oh, che due scatole!
“Vedo che sai anche la storia del nostro nome,
complimenti! Da cosa pensi che derivi il ‘Club dei
Cioccolatini’?”
“ehm… vi piace il cioccolato?”
Axel si trovò tra l’imbarazzato e il trattenersi
dal crollare dal ridere. Scelse di stramazzare a terra ululando.
“Si, certo!! Perché ci piace il CIOCCOLATO!!!
Primino, sei il primo a dirmi una cavolata del genere!!”
“Che strano, a me sembrava la più
scontata.” Roxas stava sputando veleno dalla bocca. Più o meno.
“senti, la pianteresti di rotolarti e mi
spiegheresti?!”
Axel si fermò(stava ancora rotolando) e guardò
il ragazzino negli occhi. Occhi azzurri, profondi e seccati in una maniera
inimmaginabile. Che carino che era Roxas.
“ok, ok. Il club ha questo ignobile nome perché
ci sono persone come te(ossia primini, non tappetti), che invece di chiedere
aiuto a noi studenti più anziani, tentano di entrare nel club nel
classico modo: l’elezione popolare. E ci fanno delle figure da
cioccolatini, no? Poi, chiedono ai vecchi. Semplice, non credi? Non
perché ci piace il cioccolato.
Ma secondo te!”
Roxas rimase a bocca aperta: prima l’aveva chiamato
tappetto(non era colpa sua, ma della genetica!), secondo il nome del club dei
cioccolatini era… com’è che lo aveva chiamato? Ah,
già. Ignobile.
Roxas non poteva permettersi di entrare il quel circo di
buffoni. Doveva fare bella figura con Sora e Riku, dannazione! E Sora si
sarebbe reso subito conto, decifrando le loro sensazioni comuni che c’era
qualcosa che lo disturbava. O almeno, se gliene fosse importato qualcosa.
Intanto, Axel studiava il tappetto(aveva una gamma di
espressioni facciali notevoli!) e si accorse che stava per rinunciare al club.
Lo vedeva, nei suoi lineamenti quasi femminili, così carini…
“senti. So che quando si arriva qui è una mera
delusione. So anche di non essere un membro che ci si aspetta del comitato
scolastico. Ma prova, per favore: non ti costerebbe nulla, apparte, il tempo
che sprechi come libero, no? Dai, ti introduco io, così non provi
neanche a fare il cioccolatino!”
“… io non spreco il mio tempo libero.”
Che carino con il musino imbronciato.
“ne sono certo! Solo, prova. Che cosa ti costa?
Così potrai tornare vincitore a casa tua per le vacanze di Natale come
associato!”
“…ok. Ma solo se non mi chiamerai più
tappetto.”
“ok, carino!”
“E neanche carino!”
“E come dovrei chiamarti, di grazia?”
“Con il mio nome! Hai fatto una sviolinata incredibile
per il tuo, Axel, e poi non ti
ricordi come mi chiamo io!”
“Certo che me ne ricordo… Roxas.”
Uh, che brivido su per la schiena. Forse preferiva quando lo
chiamava tappetto.
“Sora!
Muoviti, devo andare al Club!” un Riku oramai provato stava tentando di
trascinare via il suo migliore amico da quella pettegola di Kairi(“Hai
visto che Larxen si è fatta delle ciocche rosa su quelle antenne che
sembrano quelle degli scarafaggi?””No, davvero?!”), con
scarsissimi risultati.
Il suo club si sarebbe riunito di li a poco(in realtà
la riunione doveva essere già iniziata da mezz’ora, ma nessuno era
puntuale tranne quel fiammifero incendiario), per cui era l’ora di
sbrigarsi: catturò Sora, caricandoselo come un sacco di patate sulle
spalle e cominciò a correre, nella speranza di seminare Kairi.
Kairi, che alle medi era campionessa dei cento metri.
A volte la vita è dura.
La ragazza li raggiunse un nanosecondo dopo, e, mentre Riku
cercava di seminarla con tutta la forza che aveva in corpo, le i continuava a
chiacchierare con Sora, che era comodamente buttato sulle spalle del ragazzo,
del nuovo colore di capelli di Larxen.
Allora Riku fece uso di una tecnica segreta ninja, imparata da
un grandissimo maestro(la Televisione):”Kairi, ho sentito che nei bagni delle
ragazze c’è una svendita di smalti flou!”
“Corro! Grazie, Riku!” e si allontanò
all’orizzonte alla velocità della luce.
Una volta sbarazzatosi della ragazza, si fermò e mise a
terra il suo migliore amico, che, per nulla contento dell’interrotta fase
di pettegolezzi, gli teneva una grazioso broncio.
Ma ormai Riku era abituato ai graziosi bronci
dell’amico, per cui, invece del solito sorriso, gli rivolse un occhiata
severa e disse in tono severo:”Sora, ti avevo avvertito che avevo il
club. Se volevi parlare da solo con me, ti sono rimasti più o meno dieci
secondi o il numero di metri che ci separa dal punto di ritrovo.”
Uffa, Riku era il solito piantagrane. Quando avrebbe imparato
a sorridere? Solo con lui si sdilinquiva un po’… nel senso che,
ogni tanto gli concedeva un sorriso.
“Uffa, Riku…” ma prima di riuscire a dar
voce ai suoi pensieri, un brivido gli percorse la schiena. E non era un brivido
per nulla spiacevole… e c’era sempre quella sensazione del colore
rosso persistente e pesante, nell’angolo della sua mente che aveva
catalogato come ‘Angolo di Roxas’… uhm. Suo fratello stava
architettando-subendo qualcosa di eccitante…
E la sensazione di vicinanza a Roxas si faceva sempre
più vicina…
“Uffa Riku nulla, su, lo sai che sono il responsabile
del CCI, e il mio sottospecie di segretario è una persona puntuale
quanto poco affidabile… senza contare il fatto che cerca di irretire
tutti nelle sue trame criminali.”
Detto questo, prese per mano Sora e cominciò a
tirarselo dietro, con fare scocciato. Ma la sua mano era così
calda…
Roxas sentì un calore improvviso alla mano e un rossore
fulminate allargarsi sul suo viso. Doveva essere colpa si suo fratello e di
Riku: solo lui riusciva a fare arrossire Sora(di conseguenza Roxas), in quella
maniera.
“Ehi, Roxas, stai bene?”
Oddio, siamo circondati.
Oddio, ma che succede?! Perché Rox continua con questi
brividi?!
RIKU!!! Togli la tua zampaccia da quella di Sora! O questo
tizio si farà delle idee strane!!!
“Roxas?”
ARGH.
La mente dei due si fece sovraccarica di informazioni, tutto
si fece nero e la testa andò a sbattere sul terreno rimbalzando, facendo
preoccupare, anche se inconsapevoli l’uno dell’altro, Axel e Riku.
Buongiorno!!
E anche qui ho finito! Scusatemi il leggero ritardo, non penso
riaccadrà… penso, eh.
Ecco a voi la spiegazione(ignobile) del club dei cioccolatini.
Ma dovevo metterci una cosa stupida. Dovevo.
E, per la prima volta su questi schermi, le emozioni di Sora e
Roxas insieme! È una fregatura, tutto ciò. Per una mano e un
nome… beh, pazienza.
Agito: Ciao, a te e al tuo alter ego(che
non ho ancora capito quale delle due personalità sia la più
spiccata)! Grazie mille!! Tranquilla, Terra lo convinco io, tu non
preoccuparti! Ecco un altro capitolo, lungo e senza un apparente senso logico(apparente!
Io so che ce ne uno! Lo so! Ne sono convinta!) comunque, grazie ancora per aver
recensito! Spero che anche questo ti sia piaciuto!!
Giulia__Chan: Ok, accetto il buono!
Grazie mille, spero che anche questo ti sia piaciuto!
Seymour: Viva le tempeste ormonali! Io,
personalmente, le adoro, tu? Ecco a te un altro capitolo, che spero ti sia
piaciuto! Grazie mille per aver recensito!!
Sackboy97: La storia del club… sa
tanto di bufala. Roxas è stato ingannato!! Si, i bimbi crescono! Magari
potessi andare anch’io, così veloce… comunque, grazie per
aver recensito, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Dark Roku:Scusa, non volevo aggiornare troppo in
fretta! Solo che, quando una cosa mi prende la eseguo alla svelta… tutto
qui! Mi fa molto piacere che tu sia ritornata a recensire! E Acqua con i baffi
mi spaventa. I ragazzi crescono e diventano sempre più scemi, a mio
parere. Sarà colpa mia? Chissà… Grazie mille per aver
recensito! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ciao ciao!!
Bene, signori, per oggi abbiam finito! Giuro che
tenterò di aggiornare in una sequenza stabile, ma io e il tempo
camminiamo su due fiumi diversi, per cui, farò il possibile.
Ringrazio di nuovo tutti, anche chi mi legge e non recensisce!
Ma una ricordatevi che più commenti ci sono, più
mi viene voglia di scrivere!!! Si, è sempre la mia minaccia, non velata,
stavolta!
Uno strano tepore li circondava, nel loro stato di incoscienza
congiunta. Tutto era nero, ma tutto era accogliente… quasi quasi non
avevano proprio voglia di svegliarsi. Svegliarsi avrebbe voluto dire fare i
conti con la realtà, cosa non proprio voluta, al momento. Avrebbero
dovuto far chiarezza sull’accaduto, molto poco chiaro. Infondo, era
già capitato che stessero male per un sovraccarico di emozioni, ma mai
da svenire. Anzi, meglio: Roxas si era già sentito male, per via delle
emozioni di Sora… ma ora erano svenuti entrambi! Che la simbiosi stesse
peggiorando?
Naturalmente, la loro congiunzione mentale pensò
questo. La loro mente non se ne rese neanche conto… anche perché
erano ancora svenuti.
Un raggio di luce ferì gli occhi chiusi di Roxas,
facendoglieli aprire di scatto, con il rischio di rimanere incautamente cieco.
“Ahi!” questo fu il commento principale.
“Ehi, Roxas, come stai?”
Un Roxas mezzo cieco seppe riconoscere la voce del suo amico
di infanzia, Riku. Lo guardò con odio per qualche istante(infondo, era
colpa sua se era diventato mezzo cieco, nel letto dell’infermeria, con un
bernoccolo sulla zucca grande come una montagna), e rispose con una certa
malagrazia:”Benissimo.”
Si tirò a sedere sul letto e si guardò intorno:
suo fratello dormiva a fianco a lui, a pancia in giù, completamente
indifeso. Non che ci fossero pericoli imminenti, apparte un ragazzo con i
capelli bianchi preoccupato. No, non era una gran minaccia.
“Axel se ne dovuto andare, almeno una persona doveva
dirigere la riunione del CCI. Ha detto, però, che si aspetta che tu
venga alla prossima. Ma, scusa, io sono il presidente, perché non hai
chiesto a me?”
Che discorso lungo e articolato per uno come Riku. Di solito
un ‘ciao’ poteva rappresentare un dialogo fatto e finito.
“Non ho intenzione di tornare al club. E non ho chiesto
a te perché non sapevo che tu ne facessi parte.”
“Sora non te l’ha detto?””A quanto
pare no.”
Si guardarono con astio per qualche istante, poi Roxas
sbuffo:”Scusa, sono solo scosso. Non mi capita spesso di svenire,
sai.”
“Ok.”
“Come, Sora e Roxas sono svenuti
entrambi?!””Mi ha appena chiama la scuola, Ven. Vado a prenderli,
per almeno due giorni staranno a casa. Mi sono già accordata con la
preside.””Ti accompagno, allora. Chiamo anche Terra?”
“Tu chiamalo, vediamo se riesce a venire.”
Ventus chiamò il fratello al lavoro(“Come?!
Entrambi? Arrivo!”), poi guardò la sorella: era una madre
premurosa e apprensiva. Il problema con i suoi bambini era che avevano la loro
stessa pecca passata… sperò che, come per lui e Namine, la
connessione sparisse al compimento dei quindici anni… all’inizio
della terza superiore. Dio, avevano ancora una sacco di tempo.
“Terra è arrivato, andiamo?”
Ma si, andiamo a trovare quegli sfortunati dei miei nipoti e
capiamo perché stavolta sono svenuti tutti e due.
Era sera, e Sora e Roxas erano a casa, per la prima volta da
quando era iniziata la scuola (era un liceo dotato di dormitori). Guardandosi
intorno, si dissero che niente era come la propria casa.
Erano venuti a
prenderli la mamma e gli zii, la nonna li spettavaa casa, con la cena pronta e un
abbraccio per ciascuno. La loro nonna era una galla.
Entrambi sapevano che finita la cena ci sarebbe stato
l’interrogatorio, ma al momento no n gliene importava tantissimo. La
nonna faceva da mangiare divinamente, confronto gli standard della mensa
scolastica e non si sarebbero di certo fatti scappare
l’opportunità dell’ultima cena del condannato, no signore.
Poi, era rilassante stare con la propria famiglia, invece che
con altri studenti scalmanati, urlanti e affamati. Era un piacevole cambiamento
della routine quotidiana.
Come al solito, Namine, si era seduta per terra, con i suoi
bambini, era il loro posto speciale: i suoi fratelli sapevano che se la donna
si sedeva su un cuscino per terra, la discussione diventava privata e se la
davano a gambe di volata. Namine non era simpatica quando si arrabbiava.
Sora e Roxas, invece, erano seduti di fronte alla madre, senza
cuscino, e guardavano ostinatamente per terra. Ormai conoscevano per nome e
cognome ogni macchiolina scura del parquet del soggiorno.
Nessuno dei due sapeva che dire: infondo, erano spaventati.
Poi, erano svenuti per colpa dell’eccitazione provocata da due uomini. Una cosa un po’
degradante, se ci si stava a pensare.
Non avevano ancora deciso se dire alla madre questo fatto, che
lei cominciò a parlare… di cose che non c’entravano
tantissimo. Ma di cosa stava parlando? Che c’entravano lei e lo zio?
“Sora, Roxas. Volevo parlavi di una cosa… un
po’ strana, in effetti. Sapete già ogni generazione di gemelli
nella nostra famiglia è sottoposta fino all’età di quindi
anni a una simbiosi… sembra una maledizione, non è vero?
B’è, non so se ci siete mai arrivati, ma più incamerate
emozioni, più uno di voi sta male, come succedeva a Rox da un po’.
Ma se tutti e due incamerate energia, allora tutti e due starete male e lo
svenire è solo una piccola parte delle cose che possono capitarvi.
Potreste sentivi… carichi, senza sapere perché, o “eccitati,
o stanchi, imbarazzati o doloranti, senza sapere che è l’altro che
vi fa sentire così. Potreste stare anche molto più male di
così. Per esempio, io e Ven eravamo stati ammalati per due mesi. Non
è una cosa con cui si più scherzare. Ci si deve convivere, ma per
un brave periodo di vita e io non voglio che i miei bambini stiano male.”
Ma che grandi scoperte. Sul serio li credeva così scemi
da non accorgersi dell’ovvio?
“Perché non mi raccontate che cosa è
successo?”
No, questo mai. L’imbarazzo di ammettere questa cosa mai.
“Bambini…” quando Namine impiegava quella
particolare enfasi nelle parole, era impossibile non provare un brivido freddo
giù per la schiena.
“Roxas…” Resiti, resisti!!
Vedendo che il suo bimbo biondo non sbottonava nulla, si
rivolse a quello moro. Quello che non riesce a tenere la bocca chiusa, quando
lei usava il suo tono speciale… Namine si sentì molto
potente:”Sora.”
Quest’ultimo guardò Roxas con un occhiata colpa
di terrore e di supplica. Stava per cedere, il piccolo voltagabbana!
“Be’, ecco… io e Riku stavamo andando al suo
club, ma poi è arrivata Kairi, e mi sono fermato a parlare. Riku
l’ha scacciata, poi, visto che ora era veramente in ritardo, mi ha preso
la mano. Per trascinarmi più alla svelta. Poi, non lo so, ho avuto dei
brividi. Di li a poco ho cominciato a vedere nero e sono svenuto.”
“quindi… in sostanza… Riku ti ha preso la
mano.”
“Si.”
Oddio, non era sicura di essere preparata a questo!
Ok, stai calma, respira, ragiona. Puoi farcela. Devi solo
parlare di sessualità ai tuoi figli, che vuoi che sia.
Per ritardare il momento, si rivolse verso Roxas:”E
tu?”
“…Axelmihachiamatopernome.”
“Eh?”
Roxas alzò gli occhi al cielo. Già era una cosa
imbarazzante, era anche costretto a ripeterla?!
“Axel mi ha chiamato per NOME! Hai capito? Sono svenuto,
ho fatto preoccupare tutti, ho fatto stare male anche lo scemo, qui, solo
perché un altro scemo mi ha chiamo per nome! C’è qualcosa di più imbarazzante!?”
Roxas si raggomitolò devastato sul pavimento, curandosi
di nascondere il volto rossissimo.
No, due no. Non entrambi. Ok, calma, respira.
“… chi è Axel?”
“è luogotenente di Riku.” Rispose Sora.
“…Luogotenente?””penso che intenda il
vicepresidente del CCI” rispose Roxas della sua posizione accucciata sul
pavimento.
“ah.”
“Rox. Tu sei stato male perché Axel ha detto il
tuo nome? Anch’io ti chiamo per nome e da quattordici anni! E poi,
è un uomo!”
“Lo so anch’io, grazie tante! Poi, chi è
che è svenuto perché Riku gli teneva la mano?!”
“Tu per un NOME!!”
“Tu per una MANO!!”
“NOME!!!!”
“MANO!!!!”
“Ok, ragazzi, calmatevi!!!”
Namine si era alzata in piedi, nella speranza di mettere pace
alla discussione, purtroppo senza successo: i ragazzi avevano cominciato a
urlasi tutto quello taciuto in quegli anni. Soprattutto Roxas aveva delle cose
da urlare al gemello:”Dici tanto a me, poi, invece che arrossire quando
Kairi ti ara vicino mi facevi stare male per Riku!! E non dirmi che mi sbaglio,
quando tu dicevi che eri con Kairi, sapevo per certo che in realtà eri
con lui! L’ho incontrata una volta quando tu saresti dovuto andare da
lei! Per cui non venirmi a rompere se siamo svenuti per colpa di un
uomo!”
Sora era rimasto basito(i suoi piani geniali per non farsi
scoprire neanche dal gemello erano andati meravigliosamente in fumo proprio
grazie al suo insospettabile alibi), e senza parole.
Namine era sorpresa, non più di tanto dalla
rivelazione, ma dal fatto che Roxas avesse tutta quella rabbia dentro…
inespressa e inarticolata fino a quel momento.
Si sentì inadatta: non solo are sola, ma i suoi bambini
erano adolescenti, con una sacco di problemi e svenivano per colpa di uomini.
“Tesoro, non è colpa di nessuno se i tuoi figli
sono potenzialmente omosessuali. Al massimo del padre, se proprio vogliamo dare
la colpa a qualcuno. Non puoi fare nulla se non stare vicina a loro.”
“Ma mamma… io non so che fare. Li ho portati a
casa per farli stare meglio, e ora sono tutti e due arrabbiati e confusi.
Veramente, non so che fare.”
Le due donne erano sedute in cucina,sorseggiando della cioccolata calda, che
si sa, lenisce tutti i mali del mondo. Anche Pandora in persona con il suo
stupido vaso non sarebbe riuscita a sconfiggere la cioccolata.
Namine, dopo che i suoi figli l’avevano abbandonata in
salotto furiosi, era andata a cercare consiglio dalla madre. Se non altro la
faceva sentire meglio la sua vicinanza.
Acqua guardò la figlia distrutta, quasi sull’orlo
del pianto, pallidissima. Era un sacco di tempo che non la vedeva in quello
stato, e si era promessa già quattordici anni prima che avrebbe fatto di
tutto per non vedere la sua bambina in quello stato.
“Sai, quando se rimasta incinta mi sono balzati in testa
i tuoi stessi dubbi”, disse, sorridendo,”sono stata davvero una
buona madre? Avrò preso la scelta giusta? Veramente? Ne sono certa? Poi,
mi sono accorta che non tutto dipendeva dalle mie scelte o i miei insegnamenti.
Certo, influiscono, ma non comandano l’individuo a cui li impartisci. I
tuoi bambini sono bellissimi, pieni di vita. Fra due anni perderanno la
simbiosi, in maniera che non stiano più male… e se anche gli
piacciono gli uomini, chissenefrega, ci faremo un sacco di risate io e te
guardando i tuoi fratelli. Dov’è il problema, amore mio? Io non lo
vedo…” disse, facendo un giocoso occhiolino.
Namine rimase interdetta per un po’, pensando alle
parole di sua madre.
Buondì!
Scusate per l’aggiornamento veramente poco tempestoso.
Mi dispiace, ma ormai a scuola si cominciano a tirare le somme… ed
è una cosa assai pericolosa.
Poi, a dirla tutta, aspettavo trepidante i vostri commenti,
ma… ne sono giunti pochi. No, non sto facendo l’offesa, non
pensatelo!
Lo so che lo state pensando!!
Tranquilli, scherzavo. Se ho ricevuto poche recensioni
è il segno che la mia ‘abilità’ di scrittrice
scarseggia, ultimamente o da sempre, dipende dai punti di vista.
Questo, però, non toglie che mi faccia un immenso
piacere riceverne, anche sono per dire due sciocchezze. Altrimenti mi
impegnerò di più, cosa che c’è comunque da fare, che
dite?
Comunque, perdonate il capitolo transitorio. Nel prossimo le
cose si appianeranno, e tutti torneremo alla normalità!... be’,
quasi.
Ora i ringraziamenti a due sante persone!!!
Agito: eheh… le nostre menti
malvagie complottano, ma… è tutto da vedere, temo. Sono una bimba
ancora inesperta di scrittura e già questa è ben oltre le mie
capacità… andremo per gradi, che ne dici? Grazie mille per aver
commentato, veramente un grandissimo grazie! Alla prossima!
Sackboy97: dire che la leggera confusione
dell’ultimo pezzo era voluta è considerato arrampicarsi
precipitosamente sugli specchi? Scherzo. Era una trovata ben congeniata, visto
che neanche quei due scemi sapevano bene cosa stesse loro capitando. Sto
cercando di convincerti, si nota? Va be’… mi dispiace che Axel ti
spaventi!XD Ho riso un sacco quando ho letto questo commento! Però non
so che farci, sul serio. Grazie mille per aver recensito!! Alla prossima,
spero!
Bene, gentiluomini e gentildonne, vi lascio a causa di un
crudele destino che mi vede come apparecchiatrice della tavola per il lauto
pasto di stasera.
Oggi ho pensato di darvi fastidio attraverso i miei schizzi
preparatori per le idee della storia: si possono trovare cose successe, ma
differenti, cose che non sono ancora accadute e mai accadranno e mie personali
schizzi per l’ora di matematica(apposta per questa). Anche se vado ad un
istituto d’arte non sono quella gran cosa, in realtà: le mani e i
piedi mi risultano ostici in una maniera ultraterrena, i volti sono storti e i
personaggi troppo magri. A voi guardare i capolavori, insomma. Scherzo, alle
mie compagne piacciono! Spero che nessuno stia male a guardarli, ma a voi la
decisione! Fatemi sapere che cosa ne pensate! Ci vediamo giù!
Sora non riusciva a crederci: non solo era stato colto in
fragrante da suo fratello, poi erano svenuti per colpa di due uomini, e solo perché a lui lo
tenevano per mano e all’altro
lo chiamavano per nome. No, non
poteva essere successo sul serio.
Si era rifugiato in sala, dopo un lungo errare per casa,
joystick in mano, pronto ad uccidere qualsiasichiunque fosse comparso sullo
schermo del videogame. Un modo come un altro per sfogarsi.
Uno zombie particolarmente accanito stava tentando di
mangiarsi il suo personaggio, quando, all’improvviso, zio Ventus gli
spense il gioco, guardandolo malissimo.
“Ehi, ma che…””Perché sei qui
pistolare con queste demenzialità invece che andare da tuo fratello e
chiarire?”
Il ragazzino mise una faccia imbronciata al massimo, guardando
da tutt’altra parte che negli occhi dello zio:”…non sono
fatti tuoi.”
Ventus sospirò, si portò una mano alla fronte e
contò fino a dieci: quei ragazzini l’avrebbero fatto ammattire, e
lui non ne aveva assolutamente intenzione. Avere trent’anni e un
affascinate camicia di forza non gli si addiceva per nulla.
Si buttò sul divano dove era spaparanzato il nipote,
gli prese il viso tra le mani, in maniera che presto o tardi Sora avrebbe
dovuto guardarlo negli occhi:”Si, invece, che sono affari miei. Siete la
mia famiglia, siete i preziosi bambini che io, vostra madre, vostro zio Terra e
la nonna abbiamo allevato con tanto amore e tanti sacrifici. E sono sicuro che
ne io, ne nessun altro, vi abbia mai detto <>. Si, sono quasi certo di non averlo fatto, tu che
dici?”
“Zio, io… non lo so. Non so che fare.”
Ventus sorrise, non gli era nuova questa frase: praticamente
da quando erano nati loro era la tiritera più gettonata da Namine.
“…perché non mi spieghi che cosa è
successo? Nessuno si è ancora preso il disturbo di farlo, in questa
casa.”
E allora Sora gli raccontò tutto quello che gli era
accaduto, e cosa era successo anche al fratello. Concluse con:”Siamo
svenuti per colpa di una mano e di un
nome!!! Come potremmo
sopravvivere?!”
Ventus aveva le lacrime agli occhi per lo sforzo sovraumano di
non ridere.
Non ridere, non ridere, Ventus, te lo ordino. Te lo impedisco!
Non ridere.
Ventus rise. Si accasciò sul pavimento e
cominciò a rotolare su di esso, da quanto rideva.
Sora ne fu molto scocciato, mise un broncio adorabile.
Sembrava una piccola nuvola con un temporale all’interno.
Una scena analoga si stava presentando sul terrazzo, ma i
personaggi principali erano Roxas e Terra, stavolta. Fra l’altro,
quest’ultimo non aveva neanche avuto l’accortezza o la delicatezza
di tentare di non ridere(Ventus, invece, prima di scoppiare, era evidentemente
lacerato dal tentativo di non deridere il nipote e lo scoppiare), per cui, ora
c’erano per casa due nubi di Fantozzi arrabbiate, una bionda e una mora,
e due tipi di risa ululate.
Namine e Acqua, in cucina, si guardarono intorno credendo che
la casa si fosse trasformata in una residenza infestata dai fantasmi.
“Zio, non c’è nulla su cui ridere! È
una cosa tragica! Come faccio ad avvicinarmi a qualcuno se svengo appena
pronuncia il mio nome?! Come faccio ad avere sentimenti normali quando tutto
quello che provo è gonfiato dalle sensazioni di quella palla al
piede?!”
Contegno, Terra, Contegno.
Ripresosi dall’attacco di risa, l’uomo
guardò il ragazzo negli occhi, e disse:” E io che ne so?”
con il sorriso sulla labbra. Cosa che Roxas trovò oltremondo fastidiosa.
“come e che ne so?!
Mi stai dicendo che devo andare a parlare con mio fratello per una cosa che
è… totalmente fuori dalla grazia del Signore! Io capisco che i
nati gemelli omozigoti sono molto uniti nella vita, ma così non ti
sembra troppo?!”
“… sai, io non riesco a vederla come la vedi
tu… sono l’unico figlio unico di questa generazione. Anche quando
Nami e Ven erano più piccoli, io ero solo contro di loro, mente e cuore
congiunti. Se devo dire la verità… mi sarebbe piaciuto avere una
‘palla al piede’ come avete voi.” Disse questo senza mai
abbandonare il sorriso.
Roxas ne fu molto colpito: non aveva mai pensato di poter
nascere ‘da soli’. Per lui, avere delle sensazioni aliene era
normale. Chissà cosa si provava ad avere delle sensazioni tutte
tue…
“Quando vostra madre e vostro zio persero la loro
simbiosi… fu un disastro. Ven era depresso, diceva che era come se gli
avessero portato via un pezzo di se. Con vostra madre, be’… lei non
si dispiace per molto tempo, visto ch aveva trovato un ragazzo al liceo che
frequentavamo. Si sentiva libera. Poi rimase incinta perché, senza la
simbiosi si sentiva troppo libera, se
capisci cosa voglio dire… e siete nati voi. Con i loro stessi geni e la
loro stessa simbiosi… e io, invece che andare a spaccare il muso a vostro
padre, rimasi con la mia sorellina ad aiutarvi a crescere. E non ho rimpianti
su quello che ho fatto, anche se un cazzotto a quello stronzo, scusami, glielo
darei ancora oggi.”
Rimasero in silenzio, ascoltando la notte. Poi, accortisi che
c’era un freddo boia(era inverno, dopo tutto), si affrettarono a
rientrare. Una volta sulle scale, Terra parlò di nuovo:” Per cui,
adesso, tu andrai a parlare con l’altro te stesso e vi metterete
l’animo in pace.”
“ma…”
“Niente ma, ragazzino. Vi abbiamo tirato su in una certa
maniera, e noi non ci fremo sconfiggere da due cottarelle.”
Poi, improvvisamente, realizzò cosa gli aveva detto
prima Roxas:” hai detto che Axel ti ha chiamato per
nome?””Si.””… Axel sta per…
Alexis?””Eh?”
“Be’, è un nome sia maschile che
femminile…””Zio, quante donne hai conosciuto che si
chiamavano Alexis?””Un sacco!””Aha… certo. No,
non si chiama Alexis.”
“Anita?””No. Axel.””Non è
un nome un po’ mascolino?””…”
L’occhiata lanciatagli dal piccoletto biondo gli fece
capire che sì, era un nome mascolino, e c’era anche un motivo per
cui lo era.
Terra deglutì, prese fiato e urlò:”
NAMINEEEEEE!!!!”
L’urlo sovraumano di Terra, con epicentro sulle scale
che portavano al primo piano, fece il giro di tutta la casa, il vicinato,
l’isola, l’oceano, il Mondo e l’Universo.
“Perché Terra ha gridato a quel
modo?””Avrà realizzato che Axel e Riku non sono
ragazze.”Ah, già.”
Rieccoci!
Povero Terra. Mi dispiace un po’ per lui…
Eccoci alla fine di un altro capitolo! Un altro capitolo
stazionario, in realtà, ma avevo bisogno di vedere gli Zii! Voi che ne
dite?
Mi fa piacere che siate tornati a commentare X3 il mio
orgoglio si crogiola nelle vostre recensioni fino a diventare una
pappetta… ah, che goduria….
Va ben, la pianto.
Fatemi sapere che cosa ne pensate degli schizzi!
Ora i ringraziamenti ufficiosi!
Giulia___Chan: Si, hai ragione, il nome
è molto peggio… ma immagina la voce sensuale di Axel che scandisce
il tuo nome… non fa venire i brividi?XD Dannate vacanze, sono servite
solo a riempirci di compiti. Namine… è una donna criptica.
Più che altro penso che sia preoccupata per la salute dei suoi pargoli…
grazie per avere recensito, te ne sono veramente grata! Spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto… anche solo un po’=)
Agito: Mi dispiace di averti fatto
scrivere due volte!XD ma grazie per aver ritentato a sfidare la linea inetta.
Voglio dirti, grazie davvero. Mi ha fatto sentire veramente bene ciò che
hai scritto… in realtà non sono piccola, anzi. Ma, in questo caso
intendevo piccola come esperienze in questo campo: si, anch’io ho letto
molte storie con il rating rosso, ed erano di ragazze più piccole di me.
Ma a me da fastidio scrivere una cosa se non ne sono certa per esperienza, sono
molto empirista su questo argomento: non trovo astuto scrivere un rapporto fra
due uomini senza sapere in realtà praticamente nulla sull’universo
omosessuale. Diciamocelo, le yaoi(Dio le benedica), sono storie carine, ma con
la realtà c’entrano ben poco. Per cui, sono ‘piccola’,
in queste occasioni di cui non ho esperienza. =) Il tuo Axel con la posa da
“So’ figo!” è bellissimo. È stupendo. E Riku,
alla fine, è il più assennato… per il momento. Chissà
cosa ci porterà il futuro? Per il resto, sono d’accordo con te:
Namine è una mamma terrificante quando ci si mette, e Adoro Acqua, Ven e
Terra. Ma adoro anche i pipistrelli dell’isola. XDAnch’io ho un fratellino
più piccolo. Un rompiscatole terrificante che mi vuole un bene quasi
soffocante… ma forse anch’io gli voglio un po’ bene. Sai che
in questa storia Terra ha una cosa come trentadue anni?XD povero, è
diventato vecchio all’improvviso. Va be’, ora saluto entrambi(si,
anche Al), e ti ringrazio ancora per tutto ciò che mi hai detto.
Inoltre, intendo finire questa storia, per cui non preoccuparti, ma prima o poi
arrivo sempre. Grazie veramente tantissimo. Spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto, e buona notte!XD
Sackboy97:Penso
che le mense siano i cruccidi ogni
studente che le frequenti. I bambini si divertono a litigare, ma non tanto a
farsi sgamare…XD mi fa piacere che la mia scrittura ti vada bene! Ne sono
orgogliosa e onorata, soprattutto! Grazie per aver recensito, veramente! Spero
che anche questo ti sia piaciuto!!
Edo: Benvenuta a questo girone
infernale(quello di chi dimentica le cose, penso)!! Mhuhahaha! Va bene, non
voglio farti fuggire ancora prima di averti conosciuta… grazie infinite
per aver recensito, anche solo adesso. Ne sono veramente felice! Sono
d’accordo su Namine, sarà una brava mamma… i gemelli saranno
sempre più strani. Ne ho quasi paura…XD ma si vorranno di nuovo
bene!=) più che altro sono preoccupata per Terra… XD spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie per avere recensito!!!
Ringrazio, inoltre, tutti quelli che leggono e basta, chi mi
ha aggiunto sui preferiti e sulle seguite!! Grazie!
Bene, ho finalmente finito… auff. Che fatica, la salute
non aiuta… odio la febbre. La detesto.
Va be’, io vi lascio, giovin signori e dolci
pulzelle… alla prossima!!
C’era voluta tutta la loro forza di volontà per
tentare di calmare Terra: apparte il fatto che si era rinchiuso/rifugiato in
camera sua fino a metà mattina, alla fine Acqua si era stufata della sua
reclusione, aveva forzato la serratura con successo e aveva trascinato il suo
figlio primogenito in soggiorno, dove la famiglia era riunita. Ma Terra non
aveva voluto sentire ragioni perché l’omone, con trent’anni
compiuti, aveva cominciato a battersi le mani sulle orecchie,
urlando:”Nonsentononsentononsentononsento!!”. Dopo dieci minuti di
‘nonsento’, tutti si erano stufati, i ragazzini erano imbarazzati e
irritati a morte, e a Terra fu permesso di fuggire in camera sua. Per cui, Sora
e Roxas tornarono a scuola nel pomeriggio, con uno zio, praticamente un padre
per loro, che no li voleva vedere, l’altro che sembrava particolarmente
evasivo sull’argomento(i due gemelli avevano deciso di comune accordo di
non indagare troppo a fondo sulla vita di Ventus), una nonna che sembrava
riscoprire la sua passione per le storie yaoi(e anche qui avevano deciso di
soprassedere), e una mamma che era totalmente fuori di testa per la
preoccupazione. Insomma, non era una gran situazione.
Senza contare, che ora che erano ritornati a scuola, erano in
balia dei torturatori più sexy di tutta la storia(il loro cervello in
comune aveva trovato questa definizione in accordo a entrambi), nonché
la causa della loro situazione familiare. Be’ non che le persone abitanti
al loro domicilio fossero particolarmente normali, figuriamoci sotto
stress.
Vivendo anche nella stessa camera anche al liceo, come se
vivere nella mente l’uno dell’altro non fosse abbastanza, erano
riusciti a raggiungere dei livelli di simbiosi mai sperimentati prima: erano
diventati praticamente telepatici, anche se in un raggio di venti metri
massimo, ma almeno si comprendevano senza troppo fatica. La cosa complicata era
che a ventuno metri non riuscivano a sintonizzarsi, sembrava di avere nel
cervello un telefono privo di campo. Questo, però non impediva alle loro
emozioni di intensificarsi. Era tutto un gran casino, ma permetteva loro di
trovare uno stratagemma silenzioso per non farsi riconoscere da quei due
l’indomani mattina.
Il giorno seguente, senza dirsi una parola(che infondo a loro
serviva ben poco), si recarono alla mensa per la colazione.
Il prendersi il cibo, mangiarlo, buttare gli avanzi e filare a
lezione fu eseguito con una perfezione e la discrezione degna di un ninja.
Durante le lezioni(letteratura, biologia e musica), finalmente
si rilassarono dopo tre giorni di pura e autentica stanchezza fisica e morale.
Ma la loro fortuna non era destinata a durare troppo. Infondo,
il troppo stroppia, no?
Solo Riku era riuscito a trovarli: erano truccati e vestiti da
Gothic Lolita, nel tavolo dei cosplay, in fondo alla mensa, che tentavano di
assumere un atteggiamento consueto… per due ragazzine amanti dei vestiti
appariscenti con due parrucconi giganti(Sora azzurro, Roxas rosso) . Non che la
cosa riuscisse loro molto bene(il sentirsi osservati minava la loro
abilità recitativa), senza scordarci che il nostro eroe sul bianco
destriero li conosceva da una vita e li avrebbe riconosciuti anche se si
fossero travestiti da pecore e si fossero mescolati ad un gregge. Era un uomo
attento ai particolari, lui.
“Mi potreste spiegare perché siete vestiti in
quella maniera?”
Le due ‘ragazzine’, si guardarono sgranando i loro
occhioni incredibili, tentando con un notevole insuccesso, di avere un aria
sorpresa e stralunata:”Eh?”
“Sora, Roxas. Perché siete vestiti da
femmine?””Ma noi siamo femmine.”
“Sora e Roxas sono due femmine, oggi? E io che pensavo
che fossero ragazzi tutti e due. O, almeno, che lo fosse Roxas. Non ho mai
parlato molto con Sora.”
“A meno che in questi due giorni non abbiano cambiato
sesso, sono due ragazzi, solitamente” Disse con una certa
malignità Riku ad Axel.
“Be’ speriamo di no. Anche perché devo
ammettere che i loro gusti in fatto di vestiario non mi garbano molto oggi. Li
preferivo quando erano solo due ragazzi semi-normali che svenivano in
contemporanea. Tu che ne dici?” chiese Axel con un sorriso sornione.
“Io so solo che io e Sora avevamo deciso d andare al suo
club di musica, oggi, perché doveva farmi sentire i suoi progressi. Ma
la signorina se ne è dimenticata, vedo.”
‘Fratello, dimmi che non è
vero.’’Accidenti, me ne ero dimenticato!’
“Allora, andiamo?”
Roxas guardò il fratello che lo implorava con gli occhi
e con la mente di non lasciarlo, anzi con la mente glielo stava ordinando perentoriamente,
ma non aveva mai fatto molto caso alle sue richieste. Poi, era vero che aveva
detto a Riku di andare al Club…
‘Scusami, Rox’”Arrivo, mio signore! Non
possiamo neanche più travestirci da femmine, adesso?! Guarda che
è divertente!!””Sii, sii, va bene, ma adesso va a cambiarti,
altrimenti Demix riderà di te per tutta la vita…”
E si allontanarono lasciando da soli Axel e Roxas, il quale
stava sfruttando i venti metri per ricoprire di improperi il proprio gemello
fedifrago, traditore, voltagabbana.
“Ok… senti, visto che sei rimasto da solo, ti va
di mangiare insieme a me? Però non in mensa, andiamo in
giardino.””Ma c’è freddo fuori!”
“Nah, non più di tanto. Poi, è l’ora
più calda della giornata! Andiamo ad assorbire gli ultimi raggi di
sole!”
Roxas non seppe mai cosa scattò nella sua mente per
ascoltare le parole di quello che era evidentemente un pazzo(era Ottobre, santi
numi!), ma lo seguì lo stesso nel cortile della scuola, dove,
effettivamente c’era il sole. Non che scaldasse tanto, eh.
Axel lo portò nell’angolo più luminoso e
appartato del giardino, si sedette con una grazia tutta sua e cominciò a
mangiare soddisfatto un panino al tonno della mensa.
Non vedendo trappole, Roxas decise, questa volta di fidarsi.
Questa volta, neh.
Si sedette anche lui, con le ginocchia al petto, abbastanza
distante dal ragazzo dai capelli rossi. Poi, si ricordò di come era
vestito, e si tolse il vestito da Gothic Lolita(tanto sotto aveva la divisa)
con annessa parrucca. Chissà perché l’aveva scelta di quel
colore, quella mattina: era una delle parrucche di Kairi, visto che quando
c’era una qualsiasi festa lei doveva avere un colore di capelli diverso,
ne aveva collezionate parecchie. Chissà perché una rossa?
“perché sei messo in una posizione di
difesa?”
“…Eh?”
Axel sorrise al suo smarrimento:”Sai, le posizioni
accovacciate come quella che stai assumendo tu sono indicative di autodifesa.
Non vuoi che qualcosa penetri il tuo guscio…”
“Ah. E tu come faresti a saperlo?”
“Perché vedevo alcuni dei ragazzi più
grandi dell’orfanotrofio studiare psicologia, e qualcosa l’ho
memorizzata anch’io.” Disse sempre sorridendo.
“Orfanotrofio?””Si, io vivo li. Be’,
per la maggior parte dell’anno vivo a scuola, ma alle vacanze torno a
casa.”
“Sei un orfano?””Che genio, che sei Roxy.
Forse è il parruccone che era troppo stretto per la tua testolina”
Che ghigno malefico che aveva. Bastardo.
“Scusa, sai se non so niente di sua grazia!” Ed
ecco l’adorabile bronco ricomparire.
Axel, sorridendo, prese un pacchetto di sigarette dalla sua tasca,
e se ne accese una, lasciando Roxas spiazzato:”Ma sei stupido? Lo sai che
ti fa male e che ti trovano a fumare ti becchi una sospensione?!”
“Oh, non rompere piccoletto, tutto questo lo di
già, non c’è bisogno che tu me lo ricordi, grazie.
L’ho memorizzato da un sacco di tempo.”
“E allora perché stai fumando, in pieno giorno,
con me che potrebbero additare come tuo complice?!”
“Eh?!””Butta via quella
cosa!””Roxas, piantala. Ciò che faccio è affar mio.
Non ti ho chiesto di fumare insieme a me, per cui non siamo
‘complici’, e io fumo da quando avevo dieci anni, non mi pare il
caso di smettere adesso.”
Il ragazzino lo guardò con una faccia imbronciata a dir
poco. Diciamo che era più nero dalla rabbia:”Perché
fumi?”
“Perché… sono fatti miei.”
“Allora ciao.”
Il ragazzino si
era alzato e si stava dirigendo velocemente verso la scuola. Axel
sbuffò, guardò con rimpianto la preziosa paglia, e la
gettò via, per rincorrere quello stupido ragazzino:”Aspetta,
tappetto!”
“Non mi chiamo tappetto! E non venire qui con quella
cosa!””L’ho già buttata, grazie tante!
Fermati!””No!!!”
Axel fece un balzo felino e atterrò Roxas.
Oh no.
Troppo vicino.
“Stammi lontano! Puzzi!!”
“Per tua informazione, mi lavo tutti i giorni, io!
Invece, c‘è qualcuno qui, che dovrebbe prendere in considerazione
un deodorante…”
“Di fumo, idiota!!!” urlòRoxas nell’orecchio del ragazzo.
“Ah! Comunque, un deodorante potresti usarlo senza
problemi…”
“oh, lasciami, cribbio!!”
Roxas cercò di divincolarsi, ma Axel era più
pesante e alto di lui, con più forza, oltretutto(Accidenti!), per cui,
riuscì solo a strofinarsi la divisa, composta da camicia bianca e
pantaloni grigi, sul prato. Che bello, avere così tante robe da
lavare…
“No, stai fermo! Adesso devo raccontarti una
storia…”
“Ma in questa posizione?!”
“Be’, guarda che sei abbastanza comodo, apparte
sulla schiena che sei appena un po’ spigoloso, ma non ne faccio un
dramma…”
“Togliti da sopra di me, cretino!!!””Non
scapperai?”
“…”
Axel si posizionòpiù comodamente sulla schiena del ragazzino:”C’era
una volta…”
“E va bene, non scapperò! Ok? Ora,
togliti!!”
Axel, abbastanza divertito rotolò via, lasciando a
Roxas la possibilità di respirare.“Ci
sei?””…””Stai bene? Non volevo essere così
materiale…””…””Sai, e mie tecniche sono
rinomate in tutta la scuola, per cui tu non saresti il primo che mi dice di
avergli fatto male…”
“Piantalaaaaa!!! Tu stai alludendo a ben
altro!!””Ma che cerino che sei quando arrossisci! Non
c’è niente di cui dobbiamo vergognarci…”
“AHHHHH!!! NONSENTONONSENTONONSENTO!!!”
“oh, non abbiamo fatto nulla di
male…””senti, perché non racconti la storia e
basta?!”
“okay, okay, va bene…”
Fece per prendersi un'altra sigaretta, ma Roxas, intrepido e
non avendo mai avuto a che fare con un fumatore seriale(non lo avrebbe mai
fatto altrimenti), intercettò la paglia, la prese e la spezzò.
Non la diede al suo discepolo, ma la buttò a terra e calpestò con
una certa violenza.
Poi guardò trionfante Axel, un Axel che era già
in volo per un altro attacco, rosso pure in viso con un espressione allucinata
e furiosa che molti lutti ad achei indusse.
“Non dovevi osareeeee!!!!”e con questo grido di battaglia fece
crollare di nuovo l’incauto ragazzino.
E gli somministrò la peggiore tortura mai inventata
dall’uomo, dall’epoca delle caverne, sino al giorno d’oggi:
il solletico.
Vedere il ragazzino che si contorceva fra le sua braccia aveva
un qualcosa di fantastico, che gli conferiva un certo potere… si stava
vendicando per l’offesa paglia caduta invano, ma si stava anche
divertendo. Infondo, un Roxas con il visino tutto rosso dalle risa, che tentava
di ribellarsi era una visione molto… sexy.
“Ahahahah, ODDIO, scusaaa!!! Ti prego,
perdonooooo!!!!”
“Non, dovevi osare, primino!! Le paglie sono
Sacre!!!””Va bene, ho capito, non lo farò più!!!
Bastaaaaaahahahaha!!!!”
Axel si fermò: era sopra Roxas, seduto sui suoi fianchi
per tenerlo fermo, con le braccia appoggiate al terreno, e guardò il
ragazzino negli occhi. Che begli occhi che aveva, così azzurri…
Anche Roxas guardò il suo torturatore negli occhi, rendendosi
conto solo ora in che posizione erano, e rendendosi conto che non gli
interessava minimamente. C’era l’angolino di Sora che gli chiedeva
che caspita gli stava succedendo, ma non prestò attenzione nemmeno a
quello, il viso di Axel si stava avvicinando, e…
Gli spriccini innaffiatori iniziarono la loro ruotin
pomeridiana, inondandoli d’acqua.
“Argh!!” con questa esclamazione che dice tutto,
balzarono in piedi e corsero via, completamente zuppi ad Ottobre.
Buongiorno!!!
Rieccomi, anche se so che non molti avranno sentito la mia
mancanza… ma… sono tornata per darvi fastidio, siiii!!!! E ne sono
orgogliosa!!!
Ok, i miei colpi di genio, sono andati…
Ah, Agito mi ha fatto notare(Grazie!!) che nel capitolo
precedente, è stato tagliato via un pezzo, per cui ora ve lo riporto
qui!
<>
Era una frase di Ventus nella ramanzina fatta a Sora.
Comunque, in questo capitolo notiamo progressi? No, vero?
Invece ci dovrebbero essere… accidenti…
Un ultima cosa prima di passare ai ringraziamenti at
personam(scusate ma io non studio latino, non vorrei sbagliarmi e uccidere
qualcuno che lo studia.): se avete dei disegni che vi ha ispirato questa storia(certo,
come no), mandatemeli che li pubblico!! Mi farebbe un piacere immenso, e mi
darebbe nuovi spunti, se voi me lo consentirete!
Bene, ora passiamo ai ringraziamenti!
Sackboy97: Ecco il capitolo, anche se un
poco in ritardo! XD povero Terra, non fa delle grandi figure… spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Grazie per avere recensito!!
Cipollotta91: Mi onori di piacere!! Sono
veramente felice che questa storia faccia sorridere e migliorare un poco la
giornata: se non si ride un poco delle disgrazie di personaggi immaginari, di
chi si potrà mai ridere?XD Tranquilla, il rapporto tra Sora e Riku si
srotolerà presto… ti do la mia parola! Grazie mille^.^! Spero che
anche questo capitolo ti faccia sorridere! Grazie mille per avere recensito!!
Agito: Buondì! Stavolta sono io
che sono in ritardo!! Ma ho anche messo il pezzo tagliato! Alla fine… va
be’, fa lo stesso! Comunque, grazie per avermelo fatto notare!!
Comunque… gli uomini dalla bocca larga? XD mi hanno davvero divertita
moltissimo, e, si, hai ragione, le tredicenni saputelle mi mettono paura, a
volte… anche se poi leggo un sacco di loro storie. Sono una persona
abbastanza ambivalente. Per i disegni… temo che lo sappia perché,
una volta che il quaderno degli esercizi è completo ho il bisogno
ossessivo compulsivo di tagliare tutti i disegni e attaccarli al muro di camera
mia^^. Già… Non preoccuparti, i pipistrelli stanno bene(ti mandano
i loro saluti) e dicono che usciranno dal letargo verso la primavera. Sai, io
mi metto in camera a ridere con loro(ho l’abitudine di leggere con la
luce spenta e le persiane chiuse, cosa che hai pipistrelli piacce assai), poi
arriva mia madre che mi dice:”Piantala di ridere da sola!!” con una
seguente frase che di solito è “Dammi una mano, non fai mai
niente!!” e mio fratello che ride nella sua stanza. Accidenti. Per i
disegni, certo! Anzi, come ho detto prima, ne sarei onorata!! Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere presto! Grazie mille per aver
recensito!!
Orbene, la mia persona si accommiata con un: Recensite, vi
prego!! Farei uscire i capitoli più in fretta, sarei più felice e
spensierata… Anche solo per dire ciao!(lo so che pergola mento non si
può, ma fa lo stesso, assecondate la persona ossessiva compulsiva).
MHUAHAHAH!!!
Comunque, ringrazio anche coloro che mi hanno messo nei
preferiti, nelle seguite e chi mi legge solamente!
“Light up, light up/As if you have a choice/Even
if you cannot hear my voice/I'll be right beside you dear…” Durante il suo assolo, Sora,
dopo aver avvertito il bisogno del fratello, sentì improvvisamente una
sensazione gelata e bagnata su per la schiena, e sperò con tutto il suo
cuore che Roxas stesse bene perché se gli fosse successo qualcosa di
irreparabile, sarebbe stata colpa sua. Poi si ricordò che se gli fosse
successo qualcosa di bruttissimo lo avrebbe di sicuro percepito. Che idiota.
“Beh,
Sora, Sei migliorato! Come ti viene, l’altra?”
“Bene,
anche se nel riff iniziale sono ancoraun po’ incerto. E anchenel
ritornello dove cantano:
‘This is the straw, final straw in the/Roof of my mouth as I lie to
you/Just because I'm sorry doesn't mean/I didn't enjoy it at the time’,
non mi riescebenissimo.”
“Tranquillo,
ti verrà meglio con l’esercizio!” Disse Demyx, il
responsabile del club di musica.
Riku era
rimasto in disparte ad ascoltare Sora, alle prese, per la prima molta nella sua
vita con uno strumento più sofisticato del flauto di plastica.
“Che ne
dici?”gli chiese il ragazzino.
“Non
sono male. E tu non suoni più da schifo, per cui tutto ciò che
strimpelli ha un suono orecchiabile.”
“Antipatico!””E
perché? Ti ho fatto un complimento, sai?”
“Sei
comunque un antipatico! Senti, andiamo a mangiare? Mi hai portato via dal cibo
senza pietà, prima!”
“Mangione.””Si,
e ne vado fiero.””Diventerai grasso, sai?””Ma lo
diventerai tu!””See… l’importante è crederci,
vero?””Riku, quanto tieni alla tua vita esattamente?””E
tu quanto tieni a me, esattamente?”
Era da un
po’ di tempo che Riku gli faceva queste domande a trabocchetto che lo
lasciavano completamente spiazzato e rosso come un aragosta appena uscita dalla
pentola e Sora non sapeva come intenderle: ci stava provando o stava facendo
l’idiota? Probabilmente stava facendo l’idiota come suo solito. Era
inutile farsi delle false speranze.
Perché
Sora sapeva benissimo di avere… un qualcosa per Riku, un calore
particolare. Aveva vagato all’interno della sua mente per anni, alla
ricerca di una risposta, fino a che, un giorno, un Roxas stufo di farsi delle
seghe mentali riconosciute come non sueaveva detto al fratello chiaro e tondo di piantarla, perché era
particolarmente lampante che Sora fosse innamorato del loro migliore amico.
Questa cosa aveva lasciato il ragazzo particolarmente frastornato e decisamente
confuso. Poi, aveva deciso, di comune accordo con un Roxas stanco
all’ennesima potenza di pensare a Riku, che non gliene importava niente,
e quello che sarà, sarà.
Ora, Riku,
con il suo comportamento per nulla delicato nei confronti del povero Sora,
aveva completamente mandato all’aria la sua ferma decisione di non
pensare a quella cosa. Ma che uomo simpatico.
Allora, di
solito Sora rispondeva a queste domande con dipende, tipo:”Dipende quanto
tieni alla tua vita.”Con fare minaccioso.
Al che Riku
scoppiava a ridere, di solito. Il che era uno spettacolo mozzafiato, visto e
considerato che di solito un ghiacciolo al limone era più caloroso di
lui e dispensava sorrisi molto più spesso di lui. Per cui, si può
capire un adolescente, incrisi
ormonale e mentale, quando lancia delle scariche di endorfine nel suo corpo,
appena vede il suo amore segreto sorridergli.Niente di più facile, no?
Piantala,
ti ha solo sorriso!!
Oh, Roxas
doveva essere entrato nel perimetro dei venti metri.
Che
cos’è successo con Axel, che mi sono sentito completamente eccitato
e infreddolito nello stesso tempo?
Non
sono fatti tuoi.
Oh,
si che lo sono. Sono fatti nostri, in realtà.
Oh,
guarda è taci.
Capisco…
e poi dici a me per un sorriso. Ma davvero è un orfano?!
È
probabile che quello che sai da mia fonte sia così, no? Che ne so se
è una balla?
Non
dovevi spezzargli la paglia. Sai che costano ventiquattro centesimi
l’una?
E
tu che ne sai?
Demyx.
Una volta ho provato a spezzargliene una e momenti mi ammazza.
Ah,
non l’avevo visto.
Certo,
altrimenti non ci avresti neanche provato.
Il contatto
mentale se ne andò come era arrivato, lasciando Sora più o meno
con i suoi pensieri. Dovevano allargare il perimetro, poteva tornagli utile.
Nei compiti in classe, se non altro.
“Sora,
ci sei? Non volevi andare a mangiare?””Si, ciccione,
arrivoooo!!!””Chi è che sarebbe il
ciccione?!””Ma tu, naturalmente!””Sora, quanto tieni
alla tua vita?!””E tu quanto tieni a me?”
Ah! Pan per
focaccia!!! Rispondimi, adesso!!! MHUHAHAHA!!!
Ma Riku non
riuscì a rispondere: rimase sbigottito a guardare la faccia trionfante
del ragazzino.
Mah…
sta arrossendo o è una nostra immaginazione?!
Rieccolo, non
che gli mancasse particolarmente.
Vattene!!!
Ok,
ok… tanto dopo vedo.
Oh, chissene
fregadel gemello
spione!:”Riku, ma… perché sei arrossito?”
Il ragazzo si
riscosse e guardò intensamente il terreno:”non sono arrossito.
Andiamo a mangiare, dai.”
E lo prese
per mano, come era solito fare per trascinarlo verso una meta. Solo, che
stavolta, Sora non ci fece troppo caso: era troppo concentrato ad assimilare il
volto di Riku, ogni sua sillaba e l’intonazione di ogni parola.
Dov’era
quella piattola del suo gemello quando serviva?! Doveva aiutarlo a capire!!!
Lo
riportò alla mensa, dove, veloce come un fulmine fece la fila fece il
cibo, riuscì a prendere qualcosa di semi commestibile e lo riprese per
portarlo nel loro posto sotto il portico(il rifugio anti-Kairy, by Riku), dove
sarebbero potuti rimanere senza che nessuno li avesse trovati.
“Riku,
stai bene?”
Il ragazzo
era sotto l’incantesimo mutismo già da dieci minuti, ormai. Non
era divertente mangiare da soli.
“…Rikuuuu?
Ci sei? Terra chiama l’astronauta Riku! È ora di tornare alla
base!!” Sora gli urlò nell’orecchio, sventolando la sua mano
davanti agli occhi dell’amico.
“…si,
tutto ok.”
“…ne
sei certo? Sembra che ti abbiano appena ucciso Suzuki-chan”
“che
c’entra quel vecchio orsetto, adesso?””Non lo so, mi sembrava
un paragone calzante…”
Si guardarono
per un attimo, entrambi incerti, per poi cominciare a ridere, senza un motivo
logico, solo per sfogare la tensione creatasi in quegli istanti.
Finirono per
rotolare e ridere selvaggiamente per terra.
Dopo che si
furono ripresi, rimasero in silenzio per un po’ a guardare il cielo,
stesi sull’erba, vicini, l’uno di fianco all’altro.
Poi, Riku,
voltò il viso e gli disse:”non mi hai ancora detto perché
sei andato a casa. Infondo, chiunque può svenire.”
Sora rimase
muto per un po’, incerto sulla spiegazione da dargli, se dirgli la
verità o accampare nellasolita sciocca scusa. Tentò prima con la seconda:” sai,
c’era il compleanno della mamma, e…””Tua madre compie
gli anni in Marzo.””Di zio Ven?””Non era il gemello di
tua madre?””Zio Terra?””Mi sembra in luglio.
Perché termini la frase con un punto interrogativo?””Della
nonna!!””Tua nasconde la sua età e la sua data di nascita da
quando, probabilmente, era ancora nell’utero della tua bisnonna. Sora,
non tentare di farmi fesso, perché io so le date di compleanno dei tuoi
cari meglio di te. Sono quasi quattordici anni che vivi con loro,
sai?””E che c’entra! Scommetto che neanche Roxas le sa,
quelle date!””io, invece sono certo che Rox le
sappia.””Antipatico.””Allora?”
Ok, Sora, o
gli dici la verità o la situazione si farà veramente brutta
qui…
“…è
perché io e Rox siamo svenuti.””si, questo era abbastanza
intuibile.””Se continui a fare l’antipatico non ti dico
più niente!!””ok, sto buono. Allora?”
“Ti
ricordi, che quando eravamo piccoli, io e Rox ci completavamo le frasi a
vicenda?””Si, eravate particolarmente
irritanti.””Grazie tante!!””Di nulla, ritorni, è
stato un piacere servirla. Ti muovi? Che c’entra con il vostro
svenimento?!””Se taci forse riesco a dirtelo!!”
Riku si
girò sul fianco per guardare meglio Sora, in attesa della rivelazione.
“Bene,
ecco… ioe Roxas siamo
simbiotici. Le nostre menti sono collegate, per cui le nostre emozioni,
sensazioni e vattelappesca. Quindi, come conseguenza logica, quando proviamo
delle cose, tutti e due, in contemporanea, le nostre percezioni si ingigantiscono.
Per cui… siamo svenuti per colpa tua e di quel tipo, come si
chiama…ah, si, Axel. Ci siamo sovraccaricati di informazioni, ed erano
informazioni troppo grandi da gestire sotto lo stress che entrambi ci
provocavate. Hai capito?”
“…siete…
Simbionti?”
“Si,
qualcosa del genere.”
“Ma…
io pensavo che un po’ tutti i gemelli avessero delle affinità
particolari. Ma sei sicuro?”
“Si!
Ora riusciamo anche ad essere telepatici nel perimetro di venti metri! È
una figata, da una parte, ma… non ho mai qualcosa di mio. Io e Roxas
condividiamo tutto, ricordi, amici, sentimenti e sensazioni. E pensieri. Con il
tempo e un certo allenamento siamo riusciti a distinguere le…
fantasie?... di uno e dell’altro. Ma ci è voluto molto. È
per questo che siamo svenutisiamo
stati a casa per due giorni.”
“Per
cui, a casa vostra lo sanno.”
“Certo!
Anche la mamma e zio Ven erano simbionti!”
“…una
cosa di famiglia?”
“La
nonna la chiama maledizione, ma non ci ha mai spiegato il perché. Tanto,
quando compiremo quindi anni, la simbiosi si spezzerà, e avrò una
testa tutta mia!”
“Oh,
Dio ce ne scampi e liberi!””E perché,
scusa?””Perché, secondo me, Roxas ti ha impedito di fare una
serie di scelte stupide, tipo… comprare tutti i volumi di quel manga
online, visto che c’era già qui, tipo non strafogarti con tutti i
dolcetti di Halloween, tipo il ricordarti di dar da mangiare ai tuoi numerosi
animali da fattoria… cosa del genere, in somma.”
“Continui
a fare l’antipatico!! Io ti rivelo il nostro più scuro e terribile
segreto e tu ci scherzi su!””Be’… Sora, vi conosco da
una vita. Questo ‘terribile e oscuro segreto’ va semplicemente a
incastrarsi con tutte le cose che avevo poco chiare sul vostro assurdo
comportamento…”
“Noi
non siamo assurdi!”Oh, si che lo
siete!””No!”Si!””Noooo!!!””Si,
all’infinito, sempre più di te!””Non vale così.
Poi,vorrei che ti sentissero i tuoi compagni di corso a fare dei discorsi
così infantili…””Sarà che con te, tiro fuori il
meglio di me stesso, no?””…non ne sono
convito…”
Riku sorrise
e i fece più vicino:”Va bene… comunque, c’è una
cosa che non mi è chiara: hai detto che la vostra simbiosi amplifica
ciò che provate. Per cui… le vostre emozioni.”
“Si!”
Sora era lieto di rispondere finalmente ad una domanda di puro interesse da
parte dell’amico.
“E, che
adesso siete in grado di scindere tra le informazioni e di capire di chi sono
le emozioni.”
“Esatto!
Ma allora posso sul serio chiamarti sempai, sei così
intelligente!!” Disse, prendendolo un po’ in giro per aver detto
una cosa particolarmente ovvia.
“Per
cui… tu sei svenuto per causa mia e Roxas per colpa di Axel?”
“aha…”
“Ma…
perché?”
Sora si
blocco dalla pulizia delle unghie alla quale si stava sottoponendo, si
tirò su a sedere e scattò verso la salvezza(lontano da Riku e
dalle possibili domande imbarazzanti).
Si era
scavato la fossa da solo. Che pirla!!!!
Sperò
intensamente che Roxas fosse molto, molto, molto lontano, magari impegnato con
Axel, troppo impegnato per sondare i suoi pensieri e…
È una
Band che mi piace molto, e volevo fare un poco i pubblicità occulta.
Scusatemi!XD
Ah,
Suzuki-chan è stato ripreso da Junjo Romantica, di cui il detentore dei
diritti è l’autrice Shungiku
Nakamura. È un manga Yaoi, che il Grande Demone celeste lo benedica!
Naturalmente qui non è ancora arrivato e se mai succederà,
costerà un rene solo il primo volume. Ma va be’.
Bene! Siamo
alla fine dell’ennesimo capitolo, e qualcosa si è smosso anche di
qua, visto che Sora ha rivelato tutto a Riku, senza chiedersi che cosa avesse
potuto pensarne Roxas. Pazienza, no?XD
Agito: Buongiorno!!! Ecco che cosa è
successo nell’aula di musica e oltre!! Alterego sta bene? Si è
ripreso dalla doujin? Spero di si, perché mi manca, quello screanzato!
Col pezzo mi sono arresa, lo ammetto. Non posso farcela, le mie conoscenze di
computer non arrivano a tanto. Sono una donna ignorante T.T. XD non vedo
l’or di vedere i tuoi lavori!! Sul serio, anche perché non li ho mai
disegnati neanche io da Lolite… ok, andate via brutti pensieri. Via!!
Come fai a tenere in vita così tante piante? Il io unico esperimento
botanico è stato un bonsai, ma, mia nonna(è tutta colpa sua!!),
siccome era inverno e secondo lei c’è troppo freddo, lo ha messo in
casa(prima era sul mio davanzale). È morto di stenti, il poverino. Ci
vediamo presto, grazie per avere recensito!! X3!! Spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto!!
Cipollotta91:
Niente annaffiatoi, visto? Sora è
riuscito a cacciarsi nei guai da solo, gli spriccini servono solo a persone
scantate… Mi fa veramente piacere sapere che questa storia ti piace! Mi
dispiace anche per i tuoi problemi, ma non vorrei essere troppo invadente, per
cui, ti dirò solo una cosa: basta un piccolo pensiero carino e tutto
tornerà a posto, se non altro nel tuo umore! Per cui non farti
abbattere, ok? Piuttosto, vai e fa vedere chi sei! …questo discorso
varrebbe pure per me, non facciamoci caso… comunque, grazie per aver
recensito!! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo e spero di vederti
ancora!
Sackboy97: si, ammetto che la scena degli spriccini
è particolarmente Hollywoodiana, ma non farci caso per favore…
è tutto un piano ben congeniato(spero) della mia mente malata…
comunque, ti ringrazio veramente perché anche se non trovi troppo da
dire, recensisci lo stesso. Grazie! Spero che continuerai, anche se questa
storia ti coinvolge poco… spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e di
rivederti presto!!
Edo: ciao orsacchiotto maniaco! Ricambio
l’abbraccio!! Risponderò solo all’ultima recensione, ti da
fastidio? Perché dopo mi viene troppo casino… ti chiedo perdono.
Comunque, la scena della paglia è direttamente tratta dalle mie
esperienze personali, e di solito, sono quella che rimane a fissare la sua
sigarette spezzata che cade nell’aree senza poter fare più
nulla… comunque, apparte questi pensieri tristi, sono felicissima di
averti ritrovata!!! Grazie per aver recensito anche l’altro capitolo!!
Sono felice che il tutto risulti divertente!! Comunque, spero di rivederti
presto!!
Seymour: Si, tutti si sono lamentati degli
irrigatori, poveri tati… effettivamente si sono svegliati al momento
sbagliato, che dici?XDgià,
con questo siamo all’ottavo… non avrei mai pensato di essere
così “costante”. Meglio così, no? Comunque,
Bentornato/a!!! mi dispiace dell’ambiguità della parola, ma non avendo idea, non offendere…
mi fa piacere riaverti!! Grazie mille per aver recensito, spero che anche
questo capitolo ti piaccia… a presto!!
Finito!! Alla prossima!!
Che penso sia abbastanza vicino…
Come sempre, ringrazio
coloro che mi hanno nelle seguite, nei preferiti, nelle ricordate, e anche solo
chi legge!
Però…
potreste lasciare un commentino, no? Per favore… sono una donna povera,
ho cinque figli da mantenere a casa… mio marito è morto in
guerra…
Capitolo 9 *** Quando gli altri scavano la tua, personale, fossa ***
“Ah, sono bagnato fradicio
Quando gli altri scavano la tua, personale, fossa
“Aaaah,
sono bagnato fradicio!” disse Roxas, inveendo contro gli infausti
spriccini, che erano scattati proprio al momento giusto. Ma, anche ad Ottobre
c’era bisogno di annaffiare il prato? Era così necessario?!
Lui
e Axel si erano rifugiati sotto i portici, inzuppati da far paura. Poi, come se
ce ne fosse una particolare necessità, Axel stava uccidendosi dal
ridere. Ma che bello.
“Perché
mai, di grazia, ridi in maniera cotanto sgarbata?!” Roxas era un fan
delle grandi saghe fantasy, per cui, senza una ragione spiegabile, quando si
arrabbiava, aveva una parlata particolarmente… articolata(?).
Axel,
dopo essersi ammutolito per qualche secondo, lo guardò in faccia, dove
vi era una espressione particolarmente imbronciata, con i capelli, di solito
per aria, spiaccicati sul viso. Lui tentò di darsi un contegno, davvero,
non sottovalutate il suo autocontrollo, perché… ululò un'altra volta.
Oramai
anche altri folli studenti che erano usciti in giardino li stavano guardando
male, ma tanto male. A Roxas gli sembrò di vedere tante figure nere
svolazzanti.
No,
solo un Dejà vu. Tranquillo, i pipistrelli non ti troveranno qui…
“Ma la pianti?!”
Axel
stava diventando cianotico.
“Guarda
che ti uccido il resto delle sigarette, sai?!”
Il
ragazzo ritornò un uno stato di semi-serietà.
“Bene,
ora che vossignoria ha finalmente finito di burlarsi della mia bagnata persona,
posso andare!”
“Fermati,
piccolo pazzo! Ma ti pare il caso di parlare in quella maniera?”
Per
tenerlo fermo, Axel gli aveva afferrato il polso. E con i capelli rossi,
lunghissimi, bagnati che aderivano al suo corpo, era uno spettacolo…
No,
Roxas, stai calmo e respira, inspira, espira, inspira e…
Ok,
respirare il quella maniera ridicola non serviva neanche a una ciabatta. Non
voleva stare male di nuovo, o, peggio, far avvertire i suoi pensieri a Sora.
Non troppo, almeno.
“Parlo
come mangio! Per cui, se non mi lasci andare, sarò costretto a usare i
tacchi!” disse indicando minaccioso le scarpe pesanti, grandi e puntute
da gothic lolita che spuntavano dalla sua borsa.
“Sono
stanco e freddo, e se non le dispiace, sempai,
vorrei andarmi a cambiare. Anche perché non ho nessunissima intenzione
di ammalarmi di nuovo!”
“Oh,
calmati. Sembri un’ aspide incazzata.”
Roxas
lo guardò stralunato:” un’ aspide?!”
“Si,
una piccola vipera che sputa improperi dalla sua piccola bocca.”
“Ma
non è vero!”
“Si,
invece! E sputi anche in maniera particolare! E poi, minacci le mie
paglie!”
Roxas
lo guardò malissimo.
“Vieni,
dai, ti presto una camicia.”
Eh?
Axel
lo trascinò verso i dormitori.
Ok,
o stava sognando(un sogno vivido e particolare) o Axel lo aveva portato in
camera sua, gli aveva gettato in faccia una maglietta dicendo:”Questa non
dovrebbe esserti troppo larga”, e si stava togliendo la sua camicia.
Oddio.
“Che
c’è? Avevo freddo anch’io, sai? Anche se ho una
personalità focosa, non vuol dire che…”
“Risparmiati
la battutaccia e poi vedremo se ti lascerò vivere.”
Axel
ridacchiò per l’espressione scocciata e terribilmente imbarazzata
di Roxas.
Aveva
ragione, la prima volta e dire che era carino.
“Con
chi dividi la camera?”
“Con
Saix. Un tipo con capelli blu e umorismo nella media, perché?”
“Così…
non gli darà fastidio?”
“…il
tuo pensiero mi sfugge.”
“Intendo…
che io sia qui.”
“…e
perché dovrebbe? Anche lui porta i suoi amici in camera nostra. E quel
simpaticone di Riku mi ha detto che viene in camera tua e di tuo fratello. Per
cui la tua domanda non ha senso.”
“Effettivamente…”
Roxas
rimase in silenzio, ma Axel non volle indagare, più di tanto. Anche
perché i capelli bagnati gli davano fastidio.
Andò
a quello che doveva essere il suo comodino(dove risiedeva un sacrosanto caos),
tarabaccolò alla ricerca di qualcosa sepolto sotto vari strati di
disordine ordinato e pescò fuori un elastico. Ma non un elastico
qualsiasi, un elastico con i pon pon verdi attaccati.
E
si fece una coda alta.
Roxas
rimase di sasso: un uomo con un elastico del genere, con dei capelli del
genere, legati, ancora un poco bagnati, rossi.
Stai
calmo e respira, inspira ed espira, inspira e… stupida ciabatta.
“Perché
te li leghi?”
“Perché
sono più comodo così.”
“Ma
perché quel laccio ha i pon pon verdi?”
“Perché
ho una segreta collezione di elastici e il verde sta bene con i miei capelli,
no, piccolo genio?”
“…perché
segreta?”
“Perché
se andassi in giro con i capelli legati nessuno riconoscerebbe quel bel
ragazzone con i capelli rossi sparati fin sulla luna, no? Un po’ di
collegamento, per favore.”
“…ok.”
L’immagine
di un Riku sorridente gli balenò in mente.
Piantala, ti ha solo sorriso!!
Era mai possibile che suo fratello si agitasse per
così poco? Lui aveva Axel mezzo nudo che si stava sedendo accanto a lui
sul letto e non aveva fatto trapelare nulla!
Che cos’è successo con Axel, che mi
sono sentito completamente eccitato e infreddolito nello stesso tempo?
Be’, quasi
niente.
Non sono fatti tuoi.
Oh, si che lo sono. Sono fatti nostri, in
realtà.
Oh, guarda è taci.
Capisco… e poi dici a me per un sorriso. Ma
davvero è un orfano?!
È probabile che quello che sai da mia fonte
sia così, no? Che ne so se è una balla?
Non dovevi spezzargli la paglia. Sai che costano
ventiquattro centesimi l’una?
E tu che ne sai?
Sta a vedere che quello
sfortunato del fratello aveva pensato anche solo una volta a fumare e…
no, niente, non trovava ricordi.
Demyx. Una volta ho provato a spezzargliene una e
momenti mi ammazza.
Bene, pericolo
scongiurato.
Ah, non l’avevo visto.
Certo, altrimenti non ci avresti neanche provato.
Oh,
che lavativo.
Certo
che anche Riku era bello che trasparente… se solo il suo stupido fratello
se ne accorgesse. Si sarebbe risparmiato tanti di quei viaggi in comune su Riku
che non ne aveva neanche una pallida idea…
Oddio,
ma…
Mah… sta arrossendo o è una nostra
immaginazione?!
Ora si che era curioso.
Vattene!!!
Uffa, si stava facendo
interessante la cosa…
Ok, ok… tanto dopo vedo.
Non
gli sarebbe sfuggito…
“Roxas,
ci sei? O sei diventato un ghiacciolo in tutto e per tutto?”
Ma
come faceva il suo povero cervello a gestire due conversazioni contemporaneamente,
eh?! Sarebbe diventato matto di li a poco.
“
Non sono un ghiacciolo!”
“Ah,
ecco, è tornato. Pensavo che i marziani ti avessero rapito il
cervello…”
Oh,
c’era andato abbastanza vicino.
“Si,
certo. Senti, mi spieghi una cosa?”
“Wow,
una domanda! Come se non me ne avessi mai fatte!”
“…
piantala di fare il sarcastico e taci.”
“Ai
suoi ordini, mia signora.”
“!”
“Oh,
calmati, stavo scherzando! Non capisci una battuta neanche a morire! Sa, fammi
questa domanda!”
“No.”
“…
bene, allora…”
Lo
attacco al fianco, urlando:”Ghirighirighiriiiiiii!!!!”
Aveva
già provato che con Roxas il solletico funzionava. Meglio approfittarne.
Poi,
gli doveva ancora una sigaretta e questo metteva Roxas in condizione di
schiavismo perpetuo.
“Nooooo!!
Piaaahahahntalahaha!!!”
“Allora
tu fammi quella domanda!”
“Siii,
va bene, lo prometto, ma basta!! Ti prego!!”
“ok.”
Effettivamente,
smise di tormentarlo. Ma lo imprigionò fra lui e il letto.
“…potresti
toglierti?”
“no,
temo di no.”
Roxas
lo guardò malissimo.
“Piantala
di guardarmi così, quando sei con me sai fare solo
quell’espressione!”
“Allora
domandati se c’è un motivo!”
“Ma
lo so già!””Ah, e sarebbe?””Che sai di essere
profondamente legato a me, ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo! Per cui fai
quella brutta faccia quando sei in imbarazzo.”
C’era
da dire che il quella posizione, tutt’altro che attiva, ingabbiato fra le
braccia di un ragazzo/uomo che andava affermando pacificamente per l’areeavesse un debole per lui, non era la situazione adatta per iniziare quel
discorso. In realtà, Roxas non si sentiva pronto e non lo sarebbe stato
mai, neanche tra miliardi di secoli a venire.
Accidenti.
Poi,
sentì l’urgenza del fratello, e i suoi pensieri inondargli la
mente.
Non
poteva crederci!
Quell’idiota
matricolato era riuscito a rivelare l’increscioso segreto che si
portavano dietro dalla nascita a quell’altro idiota, che logicamente
aveva fatto due più due.
Perché?!
Perché?!
Non
gli sarebbe piaciuto morire soffocato nella fossa scavata da altri. Prima
avrebbe ucciso l’idiota che gli era in groppa, in attesa di una risposta
ad una domanda amletica, poi, sarebbe andato da quell’idiota del suo
gemello e lo avrebbe strozzato, godendo come un riccio.
Buondì!
Premettendo
che sono in ritardo considerevole, mi infliggo un autoflagellazione in vostro
onore.
Poi,
vi chiedo ulteriore perdono perché questo è u capitolo mooooolto
transitorio, ma dovevo vedere come sviluppare le cose anche da questa
parte… per cui… perdono!
troverete
il disegno di Agito, di Sora e Roxas vestiti da Gothic Lolite! È
veramente bellissimo… e sono molto contenta che questa storiella le abbia
ispirato questo bellissimo disegno.
Cipotta91: Qui
non si vede ancora niente, se non i ragionamenti contorti di Roxas. Ma di
solito, uno spettatore onnisciente è sempre più presente di due
polli che si fanno delle pare senza saper nulla, che dici? Mi dispiace per il
nome! Penso i averlo fatto più volte, vero? Perdono! Ma ho una
spiegazione, anche se questo non mi assolve… sono dislessicaXD e se non
presto un’assoluta attenzione a ciò che leggo, il mio cervello
trova da solo una parola che gli va a genio. Per cui, scusa! D’ora in poi
starò più attenta!! Grazie per aver recensito, spero che anche
questo capitolo ti sia piaciuto!
Seymour: Grazie
per la delucidazione! XD e grazie per non aver mai pensato di
abbandonare… mi dispiace che questo capitolo sia così…
fermo. Spero che commenterai lo scempio lo stesso! Grazie per aver recensito!
Agito: Grazie
di nuovo per il disegno! Spero non ti dispiaccia che lo abbia pubblicato, mi
sono scordata di chiedertelo… accidenti. Oh, anima affine, una persona
che conosce gli Snow Patrol! Ma gli altri non li conosco... sono sempre
più ignorante, eh?XD
Mi
dispiace per la staticità del capitolo, fra l’altro, se sei finita
qua infondo, ti sarai accorta che questo lo è ancora di più. E la
cosa mi da fastidio. Mi devo impegnare di più, eh? Grazie per aver
recensito! Spero che recensirai anche questo…ciao anche ad Alterego!
Edo: Al suo
servizio! Grazie a te per aver recensito anche quello precedente! Si, i nostri
eroi sono per la maggior parte scemi. Peccato, eh? Ma per la lavata di capo
dovrete aspettare!! Mhuahahaha!! Va bene, la pianto… grazie per aver
recensito, spero di vederti anche in quest’altro!
Xemnas89: Stavolta
sono io che sono in ritardo!XD e capisco cosa significa essere sotto stress
pervari compiti. Maggio orrendo.
Mi fa molto piacere che la storia abbia un fondo terapeutico! XD ne sono
veramente lieta! Ecco il nuovo capitolo, spero che ti piaccia… grazie per
aver recensito, spero di vederti ancora!
Bene,
signori, anche oggi ho finito!
Giuro
che mi impegnerò di più, ve lo prometto! Solo che in questo
periodo mi sono ammalata, ho avuto un sacco di verifiche… tutto il
carico, insomma. Che bellezza.
Ringrazio
ancora chi ha recensito, chi mi ha aggiunta nei preferiti e chi nelle seguite!
Capitolo 10 *** Il potere della concentrazione ***
Il potere della concentrazione
Il potere della concentrazione
Sora
stava mostrando un abilità nel nascondersi/fuggire mai visto prima, e,
con questo, a pari passo, un ottusità degna di nota.
Perché
Sora stava fuggendo dal suo gemello Roxas.
Quasi
si rendeva conto da solo che era particolarmente inutile, scappare da una
persona con la quale dividi un legame mentale che era datato vecchio di quasi
quattordici anni, ma, così come la pulsazione alla fronte dove lui non si era ferito… era
terrorizzato.
Non
solo aveva rivelato come un pito il loro segreto al suo
migliore-amico/forse-qualcosa-di-più, ma si era fatto scoprire subito da
Rox. Che imbecille.
Girando
per i corridoi della scuola con un passo degno di una ballerina, e no, non gli
ippopotami ballerini, ma una vera ballerina leggera e aggraziata… certo,
con quei piedoni non si sarebbe mai detto… considerando anche che il suo
senso dell’equilibrio da sconcentrato rasentava un pericolo per ogni
essere vivente nell’Universo… ma solo in quel caso! Se rimaneva
presente riusciva a fare dei discorsi seri con Riku, con Rox… il
più era evitare di divagare… come stava facendo ora, porca
miseria! Se non ti concentri, il pazzo che hai per gemello ti troverà e
ti squarterà, se riesci a controllarti potrai scappare dall’isola,
vivere in clandestinità, con un pinguino e una amaca, con solo qualcosa
per vivere e… quasi quasi era meglio farsi squartare. Perché un
pinguino, poi?!
Il
problema era che se lui si sconcentrava, lui non avrebbe trovato Rox, ma lui
avrebbe localizzato lui… e si sa che quando si ha quasi la bava alla
bocca per l’ira, si ha una concentrazione quasi ossessiva - compulsiva.
Sora,
perso nei suoi pensieri, ma sempre con l’equilibrio di un equilibrista,
guardò nel corridoio, dove alcuni studenti stavano transitando,
svoltò a sinistra e… un’immagine raccapricciante lo
colpì: un ragazzo, che una volta doveva essere stato biondo(ora non si
capiva, la fronte stava tuttora sanguinando e l’onda rossa aveva
impiastricciato tutta la sua testa), con una camicia di almeno tre taglie
più larghe della taglia giusta, in boxer e a piedi nudi era fermo in
mezzo alla via. Sembrava che stesse aspettando qualcuno.
Naturalmente,
la cosa che spaventò di più il futuro martire Sora, fu i suo
viso: lo guardava con un ghigno sadico e disperato sul volto, il mento alzato,
dando l’impressione che lo squadrasse dal alto verso il basso… e il
sangue che colava dalla fronte di certo non era un bello spettacolo.
Ecco
perché anche a lui faceva male la testa.
Accidenti.
Sora
odiava quando Roxas si metteva ad urlare: primo, il tono dei suoi strilli era
di una certa sfumatura isterica-ragazzina-adolescenziale, secondo, rimbombava
una volta nelle orecchie, e un'altra nel cervello.
Che
strazio.
Poi,
come se ce ne fosse bisogno! Anche lui sapeva di avere fatto una cagata grande
come lo sterco di un mammut, probabilmente… chissà come era grande
la cacca di un mammut, avrebbe dovuto verificare, chissà se esistevano
dei documenti in biblioteca su…
“Ma
la vuoi smettere, per carità, di rimembrare sugli escrementi di un
mammifero deceduto da eoni?! Se non te ne fossi accorto, io sto esplicando!”
Perché
mai, quando Roxas si arrabbiava usava quel linguaggio arcaico? Non aveva senso!
Quando uno si arrabbia,, di solito perde tutto il controllo sulle funzioni
fisiche e verbali, no?!
Suo
fratello, l’unico uomo al mondo capace di perdere le staffe parlando da
galantuomo.
“Sora,
ti prego! Prestami ascolto!!”
“Ma
si!! Ora, non so come funzioni nella tua testa, ma io i sento sia con le
orecchie che con il cervello! Per un totale di due volte! Secondo te riesco a
distrarmi due volte contemporaneamente?!”
“Oh,
il fatto che tu riescapassare
dalla cacca di mammut alla mia parlata, ne è una prova, non trovi? Ma naturalmente,
io non so nulla…”
E
si accasciò sul suo letto(prima aveva trascinato Sora in camera loro
come un angelo vendicativo in camicia e mutande).
Almeno
il sangue si era fermato. Sora aveva paura che con tutto quel sangue che
sprizzava fuori per la pressione alta di un Roxas furioso, presto il suo
gemello sarebbe morto. E non ci teneva ad essere incriminato in un omicidio.
“…che
cosa ti è successo alla testa?”
Roxas,
troppo stanco per spiegare, lasciò che i ricordi aleggiassero nella loro
memoria condivisa.
Sora
chiuse gi occhi e vide le immagini come se fosse stato il fratello, sentendo le
sue sensazioni ed emozioni: prima di tutto era intrappolato fra il letto e
Axel, con il ragazzo che non sembrava avere alcuna intenzione di mollarlo. Non
che a Roxas sembrasse dispiacere più di tanto, lì per lì.
Poi, però aveva avvertito i pensieri di Sora e manifesto una rabbia
degna solo di uno zombie affamatoda
due anni che vedeva gli ultimi esemplari ci cibo volare via, in salvo, su un
elicottero.
“Axel,
lasciami andare.”
Ma
Axel era troppo occupato a rimirarlo nella sua larga camicia e nei
boxer(l’indumento era lungo, e i pantaloni bagnati per colpa dei dannati
spriccini), per notare il tono o l’espressione che il ragazzino stava
facendo.
In
realtà non rispose neppure, facendo imbestialire Roxas ancora di
più: ora era uno zombie a digiuno da dieci anni.
Con
un ringhio sovraumano, il ragazzino, per nulla palestrato, o preparato sugli
incontri di lotta, diede una testate pazzesca al mento di Axel e il mento di Axel
doveva essere molto aguzzo per provocare un taglio del genere sulla fronte di
Roxas, ma ecco spiegato il motivo della copiosa emorragia. Si tolse sa sotto il
ragazzo ululante, e urlando:”Scusa, non ce l’ho con te!” era
fuggito per i corridoi alla ricerca di uno studente in particolare da fare a
pezzi.
Sora
riaprì i suoi occhioni azzurri con una consapevolezza nuova/vecchia, ma
sicuramente più marcata: li aveva messi nei casini.
Forse,
la prima volta che lui e Rox avevano incontrato i loro rispettivi torturatori,
una debolezza dovuto alla presa alla sprovvista di Roxas li aveva fatti stare
malissimo.
Ma
questa volta tutto procedeva con calma, Roxas con Axel e lui con Riku:
c’era davvero quel bisogno disperato di provare che il suo
migliore-amico/forse-qualcosa-di-più gli volesse davvero il bene che lui intendeva nel senso
romantico?
Ma anche se ce ne fosse stato veramente
bisogno, e non ce ne, perché lo vediamo come ti guarda, perché
dovevi giocare proprio anche quella carta? Ora lui sa che sveniamo per colpa
sua e di Axel, per colpa di un sovraccarico ormonale. Non credi che, a conti
fatti, la tua situazione di stallo si sarebbe trasformata in una situazione di
pericolo/perdita?
Non ci avevo proprio pensato.
“Sora.
Sai che ti ammazzerei in questo momento, vero?”
“Si,
e vedo anche come ti piacerebbe farlo.”
“Bene.”
Un
silenzio disperato calò sui due, lasciandoli a ponderare su una
situazione che non aveva via di scampo.
Sarà veramente divertente se Riku
parlerà di questa storia al tuo lui, non credi?
Non è il mio lui, chiariamo. E giuro
che se lo fa lo castro con le mie mani, e dopo saranno affari tuoi, i suoi
genitali straziati.
Che schifo!
Sono solo realista, e ti stavo preparando
ad un tuo possibile futuro.
Questo non c’entra! Come pensi che io
possa pensare a quella cosa?! Sono un adolescente, io!
Si, certo. Prima di tutto so che cosa
pensi, secondo te, nessun adolescente ci pensa? Forse hai ragione, pratica
soltanto!
Roxas!
A una affermazione stupida, rispondo in
egual misura.
“Sei
impossibile!””Ah, io! Come se io ti avessi messo a nudo con una
persona esponenzialmente pericolosa! Poi, lo sai che voglio entrare nel CCI,
perché… perché tutto questo capita alla mia umile e modesta
persona?!” disse Roxas, buttandosi teatralmente per terra.
“Piantala,
scemo! Andrà tutto bene, se rimaniamo uniti! E sono sicuro che Riku non
ci tradirebbe mai! Lo sai che è nostro amico!”
“Io
so soltanto che è una serpe che striscia sull’erba liscia, e che
è un albino non dichiarato, o in realtà ha quarant’anni,
non può avere i capelli bianchi a quindici! È impossibile! E che
si è innamorato di te, babbuino! I segni sono così evidenti che
una stella cometa potrebbe passargli davanti e rimanere al buoi, tanto sono
lampanti! E so che, con me, si diverte a rompere i cosiddetti, senza una
ragione apparente. Per cui, potrebbe anche dire qualcosa ad Axel. OH, come ti
Odio!!!”
Ok,
quando Rox faceva così, era meglio lasciarlo sfogare, visto che, di
solito non si apriva granché. Sembrava quasi che esplodere/implodere al
momento di maggiore stress per entrambi fosse un giochino divertente per lui.
Ma
che aveva fatto di male, nella sua vita precedente per finire con un pazzo come
gemello, con cui aveva un collegamento mentale, per poi avere gli ormoni
raddoppiati nei momenti erano con i rispettivi ragazzi, perché, naturalmente, non potevano andare a scegliere
delle ragazze carine. No.
O
il suo karma era diventato nero alla nascita, o stava commettendo una brutta
azione dietro l’altra senza accorgersene.
Intanto,
Rox continuava a volgere le sue parole al vento(cosa di cui era ben
consapevole, fra l’altro).
Che
noia.
“Piantala
lì! Lo so che non eseguito una mossa furba sulla tua scacchiera, ma
ormai il danno è fatto e amen! Se Axel verrà a saperlo, buon per
te, quello tutte le volte che ti vede tenta di saltarti addosso, non credo che
gli dispiacerà apprendere che sei gay, ok?” l’ultima parola
lo aveva lasciato imbarazzato a morte.
“Per
me, chissene frega! Mi arrangerò, ok? Riku non è una persona
cattiva, e anche se sa che… siamo stati male per colpa loro, penso che
rimarrà mio amico e anche tuo, se è per questo! Per cui, pianta
lì!!” visto che da concentrato riusciva a fare un discorso serio?
Roxas
si era appallottolato per terra come faceva di suo solito quando c’era
qualcosa che non andava, lasciando una domanda sospesa fra loro.
Sora
fu ben felice di dare risposta:” Io penso che Axel rimarrà
comunque tuo amico, nel bene o nel male. Per cui, tirati su e fatti dare
un’occhiata a quella fronte. Ma di che è fatto quel mento, granito
a forma di freccia?!”
“…ha
un bellissimo mento, in realtà.”
“Non
ne dubito. Ma, a occhi e croce, il suo bellissimo mento di costerà un
altro viaggio in infermeria. Andiamo, va’.”
Roxas
si alzò stancamente da terra, guardò male un ultima volta il
fratello e con aria altezzosa di diresse verso la porta.
“Roxas?”
“Si?”
“Dimmi
che hai veramente intenzione di uscire di nuovo in mutande e veramente giuro di
ucciderci.”
Buona sera!!!
Ecco
a voi, in un aggiornamento lampo-veloce-come-la-luce-in-quanto-luce-è! Sarò
stata brava?!
Si,
mi sto auto elogiando, me ne rendo conto, ma… non avevo mai scritto
così tanto e ne sono felice! Per cui lasci temi crogiolare nel mio brodo
di giuggiole…
Ok,
finito.
Il
mento di Axel mi piace un sacco!XD
In
realtà non dico delle cose molto interessanti in questo spazio, nevvero?
…ooook,
non ne trovo, per cui la pianto…
Ah,
si, una cosa l’ho trovata: vedete, il capitolo precedente serviva a
preparare questo(come di solito fanno le cose indietro). Senza di esso non
avrei saputo come spiegare alcune cose a venire! Per cui, ecco la ragione di un
capitolo altrimenti un poco inutile… sono brava ad arrampicarmi sugli
specchi, né?
Va
bene, passiamo ai ringraziamenti!!!
Edo: Eccomi,
velocissima al traguardo! XD e dire che non ero per nulla convinta del laccio
di capelli… ma è una scusa per delle azioni future, per cui dovevo
metterlo!! Sono stra-felice che Axelino ti piaccia! Poi, poverino è
stato trattato malissimo…XD che mente perversa. Grazie per il complimento…
sai, come dicevo a Cipotta91, io sono dislessica(e disgrafica e discalculica,
in realtà), e veramente mi inorgoglisce un sacco sapere che ci sono
delle persone a cui piacciono le mie storie malate…XD grazie veramente! Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto!! Grande sulla puntualità!!XD e no,
non darò soddisfazione!!! Mhuhahahahaha!! Be’ un po’ di
calma…
Agito: In mia
difesa devo dire che Roxas non ha dato proprio una testata ad Axel. O meglio, quello che ne è uscito peggio
è Rox… ehe. Sono super felice che Axelino piaccia sia a te che ad
Alter Ego!!XD mi raccomando, a
tutte e due: un corpo si può condividere!! I nostri eroi condividono la
mente… che situazioni complicate che si vanno a formare, eh?XD si lo so,
sto straparlando, ma… volevo ringraziarti tantissimo, sia per le
recensioni che per il disegno… grazie veramente. Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto!
Sackboy97: Eccomi,
al suo servizio, Lord!XD spero che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie per
la recensione!
Cipotta91: Grazie!X)))
si, i nostri due polli parlano! Sono abbastanza scemi anche quando parlano,
temo… poverini! E temo che Axel non si avvicinerà per un po’,
per il sopruso e per l’orgoglio… non so…XD mi piace
instillare dubbi!XD tranquilla, scherzavo! Spero che il capitolo ti sia
piaciuto!! A presto e grazie!!!
Capitolo 11 *** La maledizione dei trentatre stanzini ***
La maledizione dei trentatre stanzini
La maledizione dei trentatre stanzini
“Sei in ritardo, schiavo! Muoviti,
devi ancora mettere a posto il resto del magazzino!”
Rox, calmati, ricordati che sei innamorato
di questo schiavista, se lo uccidi te ne pentirai…
Sora,
ti prego, non infierire.
Era
da due settimane che Axel lo trattava così, soprattutto dopo
l’incidente della testata. Quando, poi, si era presentato alla porta del
CCI, con gli occhioni pieni di falso pentimento per avergli quasi slogato la
mascella(mentre a lui avevano dovuto dare dei punti), il Despota per
antonomasia, l’unico ed irripetibile uomo con la testa ad ananas, lo
aveva sì, perdonato, ma in maniera tutta sua: da quel giorno era
diventato schiavo/cagnolino del CCI, in balia di ogni capriccio dei membri
partecipanti.
Anche
quel bastardo di Riku ci aveva preso gusto, chiedendogli più volte di
andare a prendere una qualsiasichiunque cosa il suo cervellino da albino non
rivelato pensava.
Inoltre,
si divertiva come un matto da quando Sora gli aveva parlato della loro
simbiosi.
È
incredibile quanta gente possa diventare stupida per una cosa tanto banale.
Comunque,
tornando alla realtà, appena aveva accettato la proposta di Axel per
diventare membro della congrega, questo si divertiva a fargli pulire gli
stanzini.
E
lo chiamava durante le lezioni per trasportare scatoloni su scatoloni di
libri(che prima erano in uno dei vari stanzini), per portarli in biblioteca, o
alla preside oppure, cosa veramente geniale, nello stanzino che avrebbe dovuto
pulire il giorno dopo.
Roxas
non aveva più la concezione di notte e giorno, visto che Axel gli
affidava i suoi incarichi di ronda notturna(i membri del consiglio erano tutto
fare), non riusciva a studiare perché Axel lo pretendeva per dargli
consigli di vita(inutili, fra l’altro), e non riusciva più a far
tornare la sua pelle della carnagione naturale. Troppi stanzini bui e
polverosi.
Roxas
stava sul serio pensando di: 1) darsi del cretino, visto che la situazione,
tutta quella situazione, se la era creata lui, 2) di far fuori
testa-da.ananas-rosso e, 3) di seguirlo subito dopo nella morte. Tanto la sua
pelle era condannata a rimanere grigia per l’eternità, era
condannato a un legame con un fratello scemo che si era innamorato del suo
migliore amico/bastardo(cof-cof), che si divertiva un mondo, no, un Universo
intero ad abbracciarlo e vedere che effetto faceva anche a Roxas.
Che
cose divertenti.
“Roxas,
sai che hai proprio delle belle occhiaie?”chiese un Axel incauto alla pausa
pranzo, dopo che lo stanco e spossato Roxas aveva messo a posto il tredicesimo
stanzino(“Ma quanti cavolo di stanzini ci sono in questa dannata
scuola?!””All’incirca trentatre, se mi ricordo
bene…”).
No,
sul serio, non era una domanda da premio nobel, visto che aveva sviluppato
delle occhiaie da dar vita ad un record di primati.
“…”
“Cos’è,
non dormi abbastanza? Che fa il nostro sguattero la notte, da essere
così stanco?” che ghigno malizioso del cavolo. Lo sapeva benissimo
quello che gli affibbiava.
“Scopo.
Ho scoperto la gioia del sesso.” Roxas aveva imparato da tempo che ad una
domanda stupida come quella appena rivoltagli, il suo interlocutore non si
aspettava minimamente che rispondesse con serietà esincerità. Provate la mistura con
un potentissimo sarcasmo sottile, e le domande idiote saranno presto messe da
parte!
Infatti,
da bravo uomo con la testa-ad-ananas-rosso, rimase spiazzato.
Ma
ci ha creduto sul serio secondo te?
Temo di si, Sora.
Ma non hai la faccia…
Devo dare una risposta sincera?
No, non serve, taccio…
Il
suo gemello era al tavolo con Riku, pochi metri più in la. Ormai il
semi-albino aveva imparato quando Sorino(da piccolo Namine si divertiva a
chiamarlo così) e Roxy(stesso motivo del Sorino) comunicavano fra loro. Era un ottimo
osservatore, per essere così rompiscatole, accidenti a lui.
Riku mi ha chiesto che cosa ti stavo
dicendo. Posso dirglielo o cominci a sbraitare come un’erudita ragazzina
isterica?
Io non sono una ragazzina isterica! E se
devi, va bene! Tanto, ormai, non ha più importanza!
Ok…
Ma
guardalo come ride, il bastardo!
Avevi promesso niente ragazzina isterica.
Infatti il “Bastardo” era molto
virile. Le ragazzine non dicono queste cose.
Se lo dici tu…
“Rox,
ci sei? A volte scompari dalla conversazione, sembra che tu ti stia facendo uno
di quei viaggi enormi.”
Ah,
è vero, era seduto con la luce dei suoi occhi, perché non gli
deva l’attenzione che meritava?
Ah,
si, la domanda idiota.
“Nulla,
è che ero rimasto scioccato che tu abbia creduto a ciò che ti ho
detto prima in risposta alla tua battutaccia…”
“Era
veramente un sarcasmo magistrale, te ne devo dare atto.”
Roxas
rise sereno, in compagnia di quell’idiota che riusciva sempre a farlo
arrabbiare.
“È
uno scherzo, vero?!”
Inizio
di dicembre, un freddo orrendo, notte, e quel decerebrato di Axel gli chiedeva
se potevano vedersi perché doveva dirgli una cosa.
Ma
stiamo scherzando?!
Rispose
al cellulare con una forza incredibile, animato da una di quelle poche
scintille vitali che possedeva ancora, dicendo che finalmente era riuscito a
pulire il trentatreesimo stanzino, stasera non c’era nessuna ronda e
aveva intenzione di dormire e non c’erano santi che tenevano.
Poi,
naturalmente, si alzò.
“Dove
vai?” Sora che stava praticamente dormendo in piedi, con lo spazzolino in
bocca, si sporse dal bagno quando sentì l’irritazione del fratello
farsi strada nelle sue ossa.
“Quel
cretino di Axel mi vuole vedere nella stanza del CCI. Ha detto che è
importantissimo.”
“Ah…”
Sora tornò nel bagno a spazzolarsi i denti con un’energia degna di
un autobus al sabato, quando magari tu vuoi andare da qualche parte e riescono
immancabilmente ad arrivare in ritardo e ad andare a passo di lumaca. Solo al
sabato.
“Perché
stai pensando agli autobus?””…Nulla, non preoccuparti…
Dormi, che è meglio.””Ok”
Roxas
si infilò la felpa e uscì.
Axel
lo stava aspettando davanti alla porta della sede, appoggiato al muro, calmo e
tranquillo.
Una
visione ultraterrena vedere un Axel calmo/tranquillo. Quasi impossibile, a dire
il vero.
Roxas
si affrettò(non troppo, però), verso il ragazzo, che lo accolse
sorridendo:”Sapevo che saresti venuto.”
“…in
fondo sono lo schiavo del CCI, per cui dovevo. Non si sa mai che cosa possiate
combinare voi del consiglio di notte.”
“Effettivamente…”
“Allora,
cosa volevi dirmi?”
“Prima
è meglio se entri, sai. I professori sono di ronda stanotte al posto
nostro, e se ci beccano fuori potrebbero pensare delle brutte
cose…”
Sarà
stato per l’espressione di Axel, o per il buio, o perché si
trovava in sua compagnia in un corridoio di notte, ma questo fece arrossire
Roxas fino alla punta dei capelli.
“…ok.”
“Eh
muoviti! Non ho mica intenzione di stare qui tuta la notte!”
“Senti,
io entrerò quando ne avrò voglia, ok?!”
“Ah,
questi bambini, che faticaccia che ci fanno fare…” dicendo
così si piegò e se lo caricò in spalla, con naturalezza.
“Dai,
sei il sacco di patate più leggero che io abbia mai sollevai!”
“Metti
giù la mia scandalizzata persona!”
“Eccolo
che ricomincia a parlare strano…”
Axel
spalancò la porta.
Evidentemente,
gli affiliati del consiglio studentesco(più immaginabile come una setta
che altro), non dormivano la notte, perché la stanza era illuminata,
c’erano gli striscioni attaccati alle pareti e tutti i ragazzi e la
ragazza facenti parte dei Cioccolatini.
Ma
perché sugli striscioni c’era scritto:”Grande Novellino! Ce
l’hai fatta!”?
Benvenuti!!!
Eccoci
alla fine dell’ennesimo capitolo! Lo so che sono un poco in ritardo,
ma… maggio è un mese urendo. Ma veramente. Io odio fisica.
Comunque.
Povero
Roxas, mi fa veramente pena. Mi sento un poco colpevole… chissà
come mai…
Ecco
a voi l’immagine esplicativa di Roxas spiritato.
Spero
vi piaccia! Mi sono divertita un sacco a farla!XD
Seymour: Mi
dispiace, ma nel vivo non ci siamo ancora una volta! Ma ci stiamo avvicinando
piano piano… nel prossimo prometto di essere più incisiva!XD
Grazie mille per aver recensito, sono molto lieta che i capitoli precedenti ti
siano piaciuti! Spero che ti piacerà pure questo!
Agito: No, anzi,
mi fa piacere che mi facciate notare i miei errori! Anche perché io non
li vedo(problema dislessia, temo)! E giuro che rileggo prima di postare! Me
tapina… T.T
Sono
molto felice che tu recensisca, comunque, a prescindere da cosa mi dici!XD Come
viene il cosplay? Spero che a tutte e due sia piaciuto il capitolo! Alla
prossima, grazie per aver recensito!!!
Edo:Graziegraziegrazie!!!XD sono veramente
felice che ti sia piaciuto!! E si, Sora è un poco semo, in realtà
un poco tanto, ma… pazienza!XD Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto!!! A presto!
Cipotta91: Mi
dispiace dirti che l’insanità mentale fa parte dei personaggi e
dell’autrice!XD per cui è altamente improbabile che
rinsaviscano… lo dico per esperienza… più che allontanarsi,
Axel si vendica alla grande, non ti pare?XD
Grazie
mille per aver recensito, spero che anche questo capitolo ti piaccia!
Sackboy97: Grazie,
e tranquillo, sono io che sono sempre in ritardo… che vuoi farci, la
scuola mi massacra. T.T mi fa veramente piacere sapere che la storia ti piaccia
sul serio… veramente, grazie! Spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo! A presto, stavolta! XD
Bene,
gente, abbiamo quasi finito anche stavolta! Sbaraccate tutto!
XD
grazie ancora a tutti quelli che hanno recensito!
Ma
ringrazierò anche coloro che mi hanno nei preferiti e nelle seguite, per
non parlare delle ricordate!XD
Capitolo 12 *** Il bello addormentato nel corridoio ***
“Che… che cosa significa tutto questo
Il bello addormentato nel corridoio
“Che…
che cosa significa tutto questo?” chiese un Roxas spaesato sulla spalla
di Axel, a mo’ di gufo.
“Che
sei ammesso, bimbo! Sei riuscito a pulire tutti e trentatre stanzini, a fare le
ronde e a sottostare al superiore!” Disse Larxen, annoiata e spaparanzata
sul divano che doveva essere stato portato in quella stanza abusivamente(i club
non potevano di certo avere quelle comodità).
“Non
dici nulla?””Si, intanto mettimi giù””Ooook, va
bene, come sei noiosino…” Borbottò mollandolo per terra con
una grazia che poteva essere soltanto innata.
“Ma
che carini che siete…” Larxen e i suoi commenti erano una cosa
nuova per Roxas. Insomma, un poco di creanza! Era già imbarazzato di
suo, se ci si metteva anche lei…
“Axel
aveva ragione, arrossisci per nulla.” Axel le sorrise, leggermente
complice della ragazza.
“Vero?
Poi, ha un caratterino che somiglia al tuo, quando si arrabbia. Solo è
un po’ più fine nell’eloquio.”
“Già,
Larxen non è certo un esempio di finezza.””Parla per te, Riku!”
Il
bastardo per eccellenza aveva fatto la sua comparsa(non che prima non ci fosse,
era semplicemente nell’ombra).
“Va
bene, prima che cominciate a litigare, potreste dare il benvenuto a Roxas?
Infondo, è il nostro nuovo membro!”
Non
smettendo mai di guardarsi male, Riku e Larxen dissero insieme con un tono che
avrebbe fatto gelare una camera frigorifera:”Benvenuto.”
Non
riusciva a crederci, finalmente era parte del consiglio studentesco! Era una
cosa magnifica, così brillante e lucente… no, in realtà,
quella era la stanza, visto che quel genio sopravalutato di Axel aveva fatto
spesa di alcolici(in realtà di birra, nulla di più serio), ma
Roxas non aveva mai bevuto in vita sua e questo faceva sembrare la stanza
brillante e lucente… oddio, era perso.
Gli
altri non aiutavano: gli illustri Cioccolatini dell’Istituto stavano
giocando con un videogioco, anzi, un karaoke. Un karaoke della Disney.
E
Roxas si stava sbudellando dal ridere all’esibizione di Axel nei panni di
quello stalker del principe Filippo, che avvistata Rosaspina si accinge ad
agguantarla.
Uno
spettacolo superlativo.
Finita
l’esibizione di Axel, Larxen, nel pieno delle sue facoltà
cognitive(oalmeno così
diceva lei), cantò insieme al principe Luigi, con Riku(che non si capiva
se ci fosse veramente con la testa), che interpretò un Baloo
alternativo, se così possiamo dire.
In
fondo, si divertivano veramente con poco.
Roxas,
nel suo stato di euforia indotta dall’alcool, si sentiva da Dio. Ma
sentiva che c’era qualcosa che non andava… sentiva la presenza,
quasi tangibile del fratello addormentato nella sua mente, che sognava cose
senza alcun senso apparente e ciò non era mai successo prima
d’ora. E Roxas non riusciva a capacitarsi dell’esistenza del
problema, visto che la birra lo aveva strasformato in un essere senza
particolare raziocinio.
Improvvisamente,
Axel, sempre dall’alto della sua esistenza illuminata, gli diede il
microfono e settò il gioco per la canzone di… aspetta, Roxas,
questo è uno dai cartoni preferiti di Sora, e tu sei più intonato
forse delle unghie sulla lavagna, non puoi cantare…
Sora
cominciò a sognare di cantare la canzone di Tarzan e dalla bocca di
Roxas uscì la sua voce, intonata e carica di passione, come si conviene
per qualsiasi persona che canta canzoni di cartoni animati.
Per
i gemelli, però fu solo un sogno(uno perché sognava davvero,
l’altro sotto i fumi dell’alcool). Riku, risvegliatosi dal coma nel
quale era caduto, riconobbe la voce di Sora e inorridì tutto d’un
colpo.
“Ma
perché devo portarlo in camera io?! Che si faccia pure scoprire! A me
non interessa!” un Roxas tornato alla semi normalità(gli faceva
male lo stomaco e la testa, e giurò che non avrebbe bevuto mai
più), aveva sulle spalle un sacco di patate più affascinate del
solito, che dormiva beato, incurante di ciò che gli succedeva intorno.
“Sei
quello con la camera più vicina, per cui lo porterai tu. Senza contare
che sono stanca e che Riku se l’è svignata quando sono scoccate le
tre, la Cenerentola in ritardo. Per cui lo porti tu.”
“Ma
anche io sono stanco! E pesa una tonnellata, e non so neanche dove siano le sue
chiavi! E ci sarà il suo compagno di stanza, io non l’ho mai visto
e non vorrei disturbarlo e…”
“Ragazzino,
stai disturbando me. Per cui, se non ti dispiace, invece che odiarti subito, ti
rinvio a giudizio. Ma porta il tuo ragazzo in camera, per cortesia, se non vuoi
essere fulminato dalla Dea.”
“Ma
che?!””Si, si, non mi importa, portalo solo via. Ah, domani
riunione alle tre del pomeriggio, mi aspetto che tu ci sia!”
“Vuoi
dire oggi!””Si, quello che è. Non farti beccare novellino. A
dopo, allora.”
E
lo lasciò lì, nel corridoio buoi con un Axel addormentato in
spalla.
Non
aveva azzeccato il ruolo di principe Filippo, lui era Rosaspina, altro che
frottole.
Sfruttando
l’ormai rinomata abilità di ninja, Roxas riuscì a portare
il bello addormentato davanti alla porta della sua camera, ma ora urgeva il
problema della chiave.
Roxas
non aveva la più pallida idea di dove quell’idiota le tenesse(e in
tasca non c’erano perché aveva già controllato).
Oramai
erano le cinque e il ragazzo era veramente stanco, o meglio distrutto. Axel
pesava un casino ed era molto più alto di lui e aveva dovuto trascinarlo
nel vero senso della parola per i
corridoi fortunatamente vuoti.
Stava
meditando se lasciarlo davanti alla porta(il suo compagno di stanzagli avrebbe aperto) o se tentare di
buttare giù la porta a pedate, quando magicamente la porta si
aprì.
No,
in realtà era stata aperta.
Era
stata aperta da un ragazzo dai capelli blu. Oddio.
Era
vestito già con la divisa, pronto per andare alle lezioni, se non per il
fatto che fossero le cinque.
Guardò
Roxas dall’alto verso il basso, per poi concentrarsi su la testa rossa
che il ragazzo teneva in spalla.
“Tu
devi essere Roxas.” Wow, Axel doveva imparare a tacere. Chissà che
gli aveva raccontato…
“Entra,
tranquillo. Il mio nome è Saix,
piacere.””…piacere.”
“Io
adesso esco, tu rimani pure.””No, adesso me ne vado, ho solo
portato Axel, visto che si è addormentato…””Davvero? A
me sembra così sveglio.””Eh?”
“A
mio parere sta facendo finta di dormire. O, magari si è svegliato mentre
lo portavi e si è divertito a farsi portare in spalla…”
No,
non poteva essere. Non poteva avergli fatto questo. Perché tutti
continuavano a fargli dire quelle due frasi?! Si sentiva così monotono!
Be’,
nel caso, i gradini li avrebbe sentiti tutti, per cui, pace. La sua vendetta
era già stata presa.
“Allora
a dopo.” E l’enigmatico uomo dai capelli blu uscì di scena,
lasciando la porta aperta.
Roxas
sfacchinò ancora un po’ Axel, trascinandolo in camera sua, per poi
lanciarlo con rabbia sul letto, così se fosse sul serio stato sveglio,
lo avrebbe sentito tutto! MHUAHAHAH!!!
Ok,
doveva andare a dormire.
Aprì
la porta, fece per uscire, ma vide una luce nel corridoio buio. No, nononono!!!!
Perché, in una notte di bagordi, dove avevano fatto più casino
del l’inferno stesso, proprio adesso
i professori dovevano fare la ronda! Ma non era possibile!
Che
brutta anima che doveva avere.
Roxas
si richiuse di volata in camera, imprecando sottovoce. Tentò anche di
dare un calcio alla porta, la quale di rivelò più dura del
previsto per il suo povero pollicione.
Saltellando
per la stanza, fra le mani il piede dolorante, si buttò sul letto dove
era sdraiato Axel, distrutto.
Era
stanco, aveva passato la notte in bianco, voleva tornare in camera sua e nel suo
letto.
Si
lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione.
Poi,
qualcosa cominciò a tremare. Roxas, spaventato si tirò su e
guardò terrorizzato il letto.
Non
era lui a tremare: era Axel.
Axel
che aveva trattenuto le risate fino a quel momento e adesso era arrivato al
limite ed esplose nel suo consueto ululato.
“Ma
allora eri sveglio!!!””Certo che lo ero!””Come sarebbe
a dire, ‘certo’?!””Ma ti pare che per due birre io veda
in cagone? Ma per chi mia hai preso?!””Per un uomo morto!”
Nella
sua furia omicida Roxas si gettò su Axel con la chiara intenzione di
strozzarlo il più a lungo e dolorosamente possibile, ma il ragazzo lo
catturò lo buttò sul letto.
Nella
loro consueta posizione di disparità.
“Lasciami!
Mi hai preso in giro!””No, quindi piantala. È vero, ti ho
fatto uno scherzo, ma non mi sembra il caso di arrabbiarsi così
tanto.”
Roxas
si sentiva impotente, imprigionato fra il materasso e le braccia di Axel.
Voleva
andarsene, voleva dormire.
Soprattutto, non voleva che lo vedesse
arrossire.
“Lasciami
andare.”
Memore
della volta precedente, Axel si tirò subito indietro, ma vedendo che il
ragazzino non faceva gesti inconsulti, si rilassò e si sedette meglio
sul letto.
“Sai,
mi fa veramente piacere che tu alla fine sia voluto entrare comunque nel CCI,
anche con l’accaduto dell’episodio traumatico. Ti succede spesso di
svenire?”
“Dipende.”
“…ma
che risposta è?””Una risposta.”
Roxas
si sedette, si tolse le scarpe e tornò sdraiato, accoccolato ai bordi
del letto.
“Bene…
ti è piaciuta la festa?””Se mi ricordassi qualcosa che non
fosse di averti trasportato sulle scale, forse.”
“Sai
che quando sei stanco sei simpatico come un pipistrello
rabbioso?””Non nominare invano i pipistrelli. Loro sentono
tutto.””…e straparli.””No, parlo per esperienza.
Fidati.”
Roxas
sbadigliò, ormai rassegnato a dover rimanere in quella camera. Almeno,
avrebbe dormito, e Axel si poteva scantare, perché ormai quel letto era suo per diritto
imprescindibile scritto dal destino cosmico.
“Ora…
sei un membro del consiglio…”
“Mhmm…”(suono
indistinto di qualcuno in dormiveglia).
“Meno
male che non ti sei intestardito a diventare un vero cioccolatino.”
Roxas
si era addormentato, e non rispose con neanche un piccolo mugugno.
Nel
sonno, si era girato verso il muro, ossia dove era seduto Axel e stava
accoccolandosi li.
Axel
sorrise e si stese di fianco al ragazzino dormiente, sorridendo.
Roxas
si strinse di più ad Axel inconsciamente.
Buon giorno!
Ce
l’abbiamo fattaaaa!!! Abbiamo un istante in cui non si
uccidono/azzuffano! Lo prendo come una vincita personale.
E
la simbiosi sta partendo per testa sua. Ormai è una cosa a se stante,
potrei presentarla come nuovo personaggio?
Inoltre,
ho aggiornato presto! Fantastico!
L’unica
cosa triste è che per il capitolo scorso ho ricevuto solo due recensioni…
dove siete finiti tutti?
Intanto,
non vi beccate il ringraziamento personalizzato! Aha!
Edo: Per il
momento, non credo che ad Axel importi particolarmente… non adesso,
almeno=) grazie
mille! Sono sempre felice di sapere che procedo bene… almeno per qualcuno…
grazie veramente tanto! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Sackboy97: Era
quello l’intento! XD e sono molto felice di essere riuscita a
terrorizzare qualcuno! Si, è una scuola gigantesca, me ne sono accorta
anch’io. Penso che mano a mano che il tempo passa, la storia stia
prendendo il sopravvento del mio cervello e parli da sola… questo si che
mi spaventa. Comunque, grazie mille per avere recensito, spero che anche questo
capitolo ti sai piaciuto!
Va
bene, questo è tutto…
Spero
solo che questo capitolo riscuota più successo del precedente.
Sora si svegliò presto quella mattina, ma con una sensazione di
stanchezza che non poteva essere concepita dalla mente umana
Affogando in una tazza
Sora
si svegliò presto quella mattina, ma con una sensazione di stanchezza
che non poteva essere concepita dalla mente umana. Non capendo assolutamente il
perché o il percome, decise che non gliene importava più di
tanto.
Si
guardò in giro per vedere se il suo sfortunato gemello fosse rientrato
con il favoredella notte, ma
i suoi dubbi furono fugati inun
istante, vedendo il letto sfatto nella cieca ira manifestata la sera precedente
prima di uscire, completamente vuoto.
Si
concentrò per sentire se Roxas fosse nel loro raggio d’azione, ed,
effettivamente lo sentì, ma era come più distante…
Naturalmente,
stava dormendo, e la stanchezza che imperversava anche in Sora, permeava ogni
cellula cerebrale e muscolare di suo fratello.
Dovevano
aver fatto bisboccia fino all’alba, i furbacchioni, totalmente incuranti
della scuola il giorno dopo.
È
incredibile quanto l’amore possa cambiare le persone, eh.
Sora
si alzò, leggermente infastidito per la stanchezza non sua, e si preparò per la scuola, molto svogliatamente.
A
colazione di Riku non si intravedeva neanche l’ombra, per Roxas e Axel
aveva già pensato di mandare la loro foto a quel programma televisivo
che trova le persone.
L’unico
era Demix, che pocciava elegantemente il viso nella scodella.
Sora
decise che, almeno si sarebbe seduto in compagnia.
“Demix!
Buongiorno!” sapeva benissimo di irritare qualsiasichiunque essere
vivente che aveva sonno con quella particolare formula del buon mattina, ma si
divertiva troppo per abbandonarla.
Non
che Demix lo avesse in nota più di tanto. Stava letteralmente affogando
nella tazza, e gli rispose con un gorgoglio soffocato.
Se
il buongiorno si vede dal mattino, allora sarebbe stato meglio fuggire. In
altro stato, possibilmente.
“Oh,
be’, certo! Sora è tanto stupido quanto una puzzola puzza! Na na
na!!!” un Sora particolarmente alterato parlava da solo per il corridoio
gremito di altri studenti(che lo stavano guardando come si guarda un tossico in
preda alle allucinazioni), su un commento ben poco lusinghiero che aveva
espresso la professoressa di matematica.
Certamente
quella materia non gli era particolarmente facile.
Se
sommiamo, poi, l’irritazione per essere stato mollato da suo fratello, il
suo migliore amico e basta, e
dall’ananas rosso per l’intera
giornata, allora, matematica digievolveava inquantistica nucleare.
Inoltre,
quel ghiro del suo gemello, aveva dormito sempre! Non si era svegliato neanche
una volta una!
Quel
ragazzo non era umano. No, entrambi loro non erano umani. E lui era tanto
sfigato da essere collegato mentalmente ad un ghiro travestito da umano.
Accidenti.
Be’,
almeno non era stato costretto ad espatriare.
Neppure
a cena si era presentato qualcuno dei suoi, ma, nota positiva, sentiva che
Roxas stava cominciando a svegliarsi, e soprattutto, Demix era sopravvissuto
all’annegamento della temibile tazza e ora somigliava una persona
semi-normale. Be’, perlomeno non aveva la faccia nel piatto.
Stavano
discutendo su come cantare un determinato pezzo di una nuova canzone, quando il
retrocesso migliore amico, fece la sua apparizione nella mensa.
Li
raggiunse, si sedette, e aspettò educatamente che Sora finisse di
sproloquiare.
Poi,
tranquillamente, disse:”Buongiorno.”
Demix,
uomo vissuto, si accorse che la bomba inesplosa stava per cedere e si
dileguò a velocità della luce verso la brillante salvezza che un
altro tavolo(possibilmente vuoto)poteva offrigli
.
“Buongiorno?
Ma hai idea di che ore siano?”
“Più
o meno le nove e mezza, si.”
“E
hai in mente che mi hai lasciato da solo tutto il giorno per poltrire?”
“Sora,
sono andato a dormire alle tre. Sono andato solo alle lezioni del pomeriggio, e
non sapevo come avvertirti.”
“Ma
perché mai siete andati a letto alle tre?!”
”In
realtà, io sono fuggito dalle grinfie di Larxen, Roxas non so a che ora
sia riuscito a fuggire, ma quando me ne sono andato era ancora completamente
perso. Non aveva mai bevuto, vero?”
“Roxas
ha bevuto?!” ecco spiegato tutti gli strani sintomi della mattina,
dall’alitosi fulminate al cerchio alla testa. Ma che bello, avevano
alcolizzato il fratello e lui si
doveva beccare il dopo sbornia?!
Che
vita ingiusta.
“Solo
una bottiglia, non preoccuparti troppo… più che altro era molto
allegro.”
“…
sono felice per lui.”
Sora
aveva intenzione di tenere il muso, e non ci sarebbe stata cosa che avrebbe
potuto farlo sbollire di li a poco, no.
“Sora,
mi dispiace. So che ci sei rimasto male perché ti abbiamo lasciato da
solo… per le prossime serate ti chiamerò, ok? Mi dispiace sul
serio.”
Ok,
un poco gli era passata, ma solo un po’.
“Ah,
non me la sono presa! Scherzo!” meglio buttarla così, anche
perché Riku non si scusava tutti i giorni… neanche con lui.
Non
che buttarla sullo scherzo lo ingannasse particolarmente, ma almeno gli faceva
capire che non era più arrabbiato.
“Be’,
che avete fatto ieri sera, allora? Apparte far ubriacare mio fratello,
intendo.”
Riku
rise e cominciò a raccontare della notte passata, di Axel e Roxas mezzi
ubriachi che cantavano insieme, di una Larxen isterica che comandava le
operazioni della festa.
Poi,
si ricordò una cosa:”Ah, ieri sera hai aiutato Roxas a cantare la
Canzone di Tarzan, vero?”
“…in
che senso?”
“Nel
senso che quando Roxas ha cantato ha cambiato radicalmente voce. Cantava con la
tua.”
“Non
capisco. Ieri sera mi sembra di aver sognato qualcosa di simile a Tarzan, ma
non mi ricordo di aver parlato con Rox. Poi, eravate troppo lontani, la sede
del CCI non è dall’altra parte della scuola?”
“Già.”
Roxas
si stava svegliando, finalmente. Guardò fuori dalla finestra e vide che
era già buio.
Sbuffando
per la giornata completamente sprecata a dormire, si rigirò sul fianco e
si trovò davanti alla faccia un altro viso, ancora addormentato, con la
bocca poco finemente aperta, che ronfava piano.
Il
ragazzino si spaventò un attimo, prima di ricordarsi perché Axel
fosse nel suo letto, ma quello, in realtà era il letto di Axel, per cui,
l’intruso maniaco era lui stesso, in quel contesto.
Che
meravigliosi tiri mancini gioca il destino!
Roxas
tentò di alzarsi, ma il braccio di Axel, che lo stritolava selvaggiamente,
non gli permetteva alcun movimento.
No, non ditemi che devo stare qui
finché Rosaspina non si sveglia.
Roxas!
Sora, piantala di urlare! Che
c’è?! Sono incasinato, in questo istante!
Abbiamo un problema grosso, a quanto mi
dice Riku.
Ah, Riku, che cosa faremmo senza di
lui…
Rox, ascoltami e piantala! Ci siamo fusi,
ieri notte!
La
mente di Roxas formò delle immaginine ben poco raccontabili.
Non in quel senso, cretino!
Devo ammettere che lo speravo.
L’incesto non è mai stato uno dei miei progetti futuri, in
realtà.
Roxas, hai cantato con la mia voce, a un
sacco di distanza da me!
In che senso?
Nel reale senso della frase, tu ci trovi
dei doppi sensi particolari?
Ma, non è possibile, eravamo troppo
distanti, e non ci siamo mai… ‘scambiati’.
Io te lo avevo detto che c’era un
problema, tu pensi all’incesto, sei un maniaco in erba, altro che palle.
Oh, piantala, adesso arrivo.
Cosa
più semplice a dirsi, che a farsi, visto che ora Axel lo stava usando
come se fosse un orsacchiottone.
Accidenti.
Quello
stupido uomo non voleva mollarlo! Dopo una lotta disperata durata svariati
minuti, Roxas si arrese, di nuovo stanco e ora sudato. Ma che meraviglia.
E
si fermò a guardarlo, per l’ennesima volta, come ormai faceva
sempre: i capelli lunghi e rossi sciolti e morbidi, finalmente, come quando lo
aveva visto bagnato dagli irrigatori bastardi, il volto rilassato, le labbra
leggermente socchiuse…
Si
accorse di stare percorrendo la linea delle labbra solo dopo quella che doveva
essere un’eternità.
Si
prese la testa fra le mani e si diede dell’imbecille, perché non
poteva comportarsi come una adolescente innamorata, ne andava alla sua
autoconservazione e virilità, accidenti!
Axel
emise un mugolio scocciato(il suo orsetto si stava dimenando un po’
troppo per i suoi gusti), e Roxas lo guardò di nuovo.
Poteva
diventare il suo hobby principale, orami era sempre a fissare il suo viso.
L’avrebbe
chiamato ‘l’osservazione di Axel solo perse stesso medesimo’.
“La
pianti di muoverti? Altro che pipistrello, tu sei una tarantola.”
“Continui
a fare finta di dormire per approfittare dei miei servigi, vero?”
Axel
aprì gli occhi, e sorrise divertito alla domanda imbarazzata e scocciata
di Roxas:”In realtà si. Sentire le tue dita sulle mie labbra
è stato praticamente sconvolgente, ragazzino. Ma sentire che continui a
fissarmi… è snervante, sai? Riesci a rendere
un’attività piacevole una cosa da brivido.” Che ghigno
malefico che aveva.
“Sei
tu che mi tieni prigioniero!”
“Eh,
quando hai ragione, hai ragione, Roxas.”
Aveva
pronunciato il suo nome come la prima volta che si erano conosciuti. Nononono!
Non il brivido freddo, non il brivido freddo, no! Per favore, no!
Ma
non doveva più preoccuparsi del brivido freddo, ormai.
Visto
che Axel lo stava baciando, ora, doveva preoccuparsi solo di non morire,
giusto?
Ah,
e di non uccidere senza particolare intenzione, anche Sora, visto che si
sentiva praticamente pronto per affogare in una tazza di latte.
Ma
da dove gli veniva questa?!
Buongiorno!
Devo
dire che Roxas ha la capacità di concentrazione di una farfalla. E credo
che tutto ciò sia per colpa mia…
Signori
e Signore, abbiamo raggiunto la quota di cinquanta recensioni!!!!! Me è
così emozionata!!!
Proprio
felice!!!
Veramente,
grazie a tutti! Senza il vostro sostegno non sarei mai riuscita ad arrivare
tanto lontano… grazie veramente!
Edo: Si, il
destino cosmico è sopra ad ogni cosa…XD lo so, Axel è
tremendamente irritante, a volte. Ma è così carino!! E, infondo,
gli vogliamo bene così com’è, no? Poi, in questo capitolo
non trovi che si faccia perdonare, in una qualche maniera?;) grazie mille per
aver recensito, aspetto di sapere se anche questo capitolo ti è
piaciuto!!
Sackboy97: è
spaventoso, vero? La voce di Roxas non deve essere rinomata per
l’armonia, a quanto pare. Chissà come, riesci ad essere sempre al
pari, anzi a precedere la trama… come fai? O mi leggi nel pensiero( e
questo devo dire che mi farebbe paura), o io che sono prevedibile…
accidenti. Davo migliora, eh? Va be’, spero che almeno il capitolo a
farti sorridere… grazie mille per aver recensito!
Seymour: Vedrai,
la simbiosi ci renderà la vita sempre più difficile… tanto
che diventerà un problema, temo. Direi, inoltre che Axel si espone molto
qui…XD spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!XD
Cipotta91: Be’,
in questo capitolo Axel si diverte, tutto sommato… deduco. Si, si, sta
dicendo che la vita è abbastanza buona con lui, tutto sommato. Eh, beata
gioventù.
Sora
è diventato la macchietta di fondo, povero tato.Tranquilla, si riscatterà!XD la
simbiosi… va da se, non ha bisogno dei nostri eroi per evolversi…
accidenti sta fuggendo per conto suo. Tranquilla, la riprenderò. Un
attimo… ok, catturata! Spero che anche questo capitolo sia piaciuta! A
presto!
Agito: Sono
felicissima di rivederti!!! Mi dispiace di averti disturbata anche per via
mail! Sul serio, spero di non essere stata troppo invadente… va be’
ormai è fatta. Che belli i piumini!! Gli stanzini, in realtà sono
il risultato di mie strampalate associazioni di idee: la mattina che ho scritto
quel capitolo, a scuola era venuta a trovarci una ragazza americana, e per
scambio culturale, lei ci ha insegnato un suo scioglilingua e noi uno
nostro… con i trentatre trentini. XD lo so cade un mondo. Ma ora so
“PiterPiperpickle a pack ofpiccledpeppers” o qualcosa
di simile. Sono felice che i pipistrelli li abbi notati qualcuno!XD i nostri
tati, sempre carini loro! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto,spero di vederti anche nel prossimo!
Bene,
signori e signore, anche per oggi abbiamo finito! Vi ringrazio ancora di tutto!
Baciare
Axel era un’esperienza particolarmente esotica per Roxas.
Già
baciare in generale era una novità assoluta, se contiamo pure i
simpatici brividi loattraversavano, per non parlare del
fatto che continuava soffermarsi sul pensiero di essere baciato da un esemplare
di cotale grazia, il mix lo mandava direttamente al manicomio, con camicia di
forza omaggio.
Era
una sensazione del tutto aliena, in parte pure viscida, ma non sgradevole.
In
realtà non sapeva bene come definirla.
Il
divertente era che aveva passato ben due mesi a pensare a un possibile contatto
romantico con Axel, per poi ritrovarsi a pensare a certe baggianate in un
momento come quello!
Insomma,
doveva tentare, perlomeno, di impegnarsi! E se ad Axel non fosse piaciuto? Se
lui non fosse stato bravo?
Cosa
diceva Kairi per queste situazioni?
Istinto
naturale, bella roba. Che cosa se ne faceva dell’istinto naturale,
adesso?!
Forza,
ricordati, ce la puoi fare… ah, certo! Teoricamente, l’uomo ficcava
tutta la lingua da lui posseduta nella gola della donna, che( secondo Roxas
doveva concentrarsi per non soffocare, ma stava cercando di non divagare), eseguiva
dei cerchi con la sua.
Dio,
che cosa imbarazzante.
Axel
si staccò un attimo per guardarlo con cipiglio:” Non fare
ciò che altri ti hanno raccontato, per cortesia.”
Ok,
tutto ciò era troppo per la sua testa, figuriamoci per quella di Sora
che… ma dove diavolo era? Non lo sentiva più.
“Ok”
ma che voce tremolante che aveva usato. No, sul serio, era davvero la sua voce?
“Bravo
il mio ragazzo.” Sorridendogli, lo tirò di nuovo a se, ma
aspettando che fosse Roxas a prendere l’iniziativa e si fermò a un
soffio dalle sue labbra.
Oh,
che stronzo.
Roxas
lo guardò malissimo: lo vedeva che era in un imbarazzo praticamente mortale,
doveva sottoporlo anche a prove di coraggio, adesso?!
Sempre
guardandolo con odio, Roxas accettò la sfida, avvicinandosi tremante al
viso di Axel, che sorrideva ancora.
E
si lasciò guidare da il più puro istinto animale, ossia maniera
della belva affamata, facendo un’irruzione violenta nella bocca dell’altro,
senza tante cerimonie.
Mai
sfidarlo. Mai.
Non
che Axel fosse particolarmente dispiaciuto, dalla maniera con cui rispose
entusiasta.
A
Roxas sembrava di averci finalmente preso la mano, quando la porta si spalancò
sbattendo(quella porta si sarebbe rotta presto se continuava ad essere sbattuta
a quella maniera)lasciando entrare
un Riku a dir poco livido, e non per il suo colore bianchiccio naturale, ma per
la rabbia:”Piantatela immediatamente! Sora è crollato grazie ai
tuoi ormoni in festa! Altrimenti ne risponderai direttamente a me!”
Signori
e signore, ecco a voi il prototipo ultima generazione del cavaliere albino:
buttate il noioso e obsoleto principe azzurro e destriero, questo nuovo modello
è maggiormente accessoriato e…
“Ma
hai capito si o no?! Sora è praticamente collassato!”
Ah,
ecco spiegato il perché della sua assenza all’interno della sua
testa. Effettivamente era una spiegazione lampante.
“Scusa
se interrompo l’idillio, ma di cosa stai parlando?” un Axel con
fare incazzoso sedeva sul letto, uccidendo con lo sguardo il suo capo, che si divertiva
sempre un mondo a rompergli le cosiddette uova nel paniere. Non solo alla
riunioni! No, ora anche con Roxas!
“Dico
quello che ho detto, se tu non capisci sono fatti tuoi!””Ma quello
che dice non ha alcun senso! Roxas era qui con me, non è colpa sua se
Sora è svenuto! Sono entrambi deboli di costituzione, no? Per questo
stanno spesso male!”
“Gli
hai davvero detto così? Limonate allegramente senza che lui sappia qual
è il vostro problema?”
“Che
problema?” una serie di immagini di un Roxas all’ospedale con una
malattia incurabile, cominciò a farsi strada nel suo agitato cervello:”Che
problema?” richiese, stavolta guardando il diretto interessato.
Roxas
sentiva di essere in una di quelle classiche situazioni di merda: il suo
probabile ragazzo voleva sapere cose che lui non aveva la benché minima
voglia di spiegare, mentre il futuro morto per castrazione a mani nude che
portava il nome di Riku, non sapeva farsi i fatti suoi.
Per
non parlare del gemello svenuto in corridoio lasciato solo.
Cacca.
E
va bene, voleva sapere la storia, gliel’avrebbe raccontata, così
si sarebbe spaventato a morte e fuggito e… non Roxas, non pensare troppo,
che ti fa male.
Intanto,
respira che fa sempre abbastanza bene:”Non c’è nessun
problema di sorta! Semplicemente, Sora e io siamo simbionti, e conviviamo
mentalmente. E se uno di noi si carica troppo, l’energia in eccesso va a
scaricarsi sull’altro, che di solito sta male. Per non parlare di quando
ci agitiamo entrambi. Ma, tranquillo, al compimento dei quindi anni
passerà!”
Lo
lasciò senza parole, perché in fondo, o gli credeva o lo avrebbe
considerato un pazzo, grazie, a questo ci arrivava anche da solo.
“Siete…
simbionti? Come i pesci e il corallo che a quindici anni hanno la scadenza?”
“…
qualcosa di simile.”
“Ed
è per questo che quando ci siamo conosciuti siete svenuti entrambi? Per la
carica in eccesso?”
“…si.”
“Oh,
non vorrei disturbare i lorsignori, ma a due chilometri di distanza c’è
un Sora per terra praticamente morto, mi dareste una mano almeno per portare
qui il suo cadavere? Così almeno potrò piangerlo.”
“Vieni,
povera vedova, andiamo a prendere il tuo defunto consorte!” Axel si era
alzato e aveva trascinato via un Riku recalcitrante(“Non è mio
marito!”) cavaliere albino alla ricerca del giullare/principessa.
Roxas,
aspettando il loro ritorno, si chiese perché e soprattutto come era
riuscito a finire in tutto quel caos.
Sul
serio, era all’apice della sfiga, mai vista tanta, fino ad allora.
Raccolto
Sora e portato in camera, lo stesero sul letto nella speranza che riprendesse
conoscenza, prima o poi.
Sora, ti prego, svegliati, qui è
successo un casino, scusa, non ho pensato alle conseguenze e…
Ma lo sai che sei rumoroso a dir poco? Ci sono,
non preoccuparti.
Il
ragazzo aprì gli occhi, realizzando che si trovava in compagnia dei tre
moschettieri.
Esordì,
sbuffando sonoramente:”Spero veramente che ne sia valsa la pena, perché
la testa mi fa ancora male…”
“Scusa.””Scusa
un ciufolo d’insalata. O pensi prima o almeno non avere rimpianti. Altrimenti
risulti incoerente.”
Roxas
si zittì: quando Sora si arrabbiava non era di certo la persona
più simpatica del mondo, soprattutto quando aveva ragione e poteva
infierire a piacimento sulla preda.
“Lo
so che ho ragione, tranquillo.”
Ecco,
appunto.
“Sul
serio mi dispiace!””Oh, piantala! Come vendetta personalizzata
penso che analizzerò i tuoi ricordi uno per uno, immagine per immagine, proprio
come detesti, va bene?”
“Fa
di me ciò che vuoi.”
“Per
cui… è vero?” Axel, il re degli inopportuni.
“Certo
che è vero, signor cretinetti.” Riku, l’imperatore degli
inopportuni.
I
due ragazzini li lasciarono bisticciare fra loro facendo fluire la loro memoria
condivisa.
“Ma…
avete fatto fragola!”
I
due litiganti si ammutolirono seduta stante, Roxas diventò praticamente
cianotico e tentò di farsi piccolo piccolo.
‘Fare
fragola’ era un modo di dire
che aveva messo su Kairi da qualche tempo, e significava semplicemente baciarsi
per lo più alla francese.
Naturalmente,
Sora adorava questo strano modo di dire, che quasi nessun essere umano
conosceva, e questo dava adito a fraintendimenti che…
“Che
cosa avete fatto?!””Che cosa abbiamo fatto?!”
“Fragola!””Fragola?
Ma che dici ragazzino, ci siamo solo baciati e…”
“
E’ quello che intende. Il baciarsi. È tutta colpa di Kairi.”
“Intende,
limonare?”””Temo di si”
Ma
Sora era troppo occupato per analizzare sapientemente le memorie di Roxas per
accorgesi dello scompiglio da lui creato, e a memorizzare possibili perle si
saggezza per il futuro, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Per
che altro serviva una memoria condivisa, altrimenti?!
“Hai
finito? Sai, è imbarazzante vedere il replay.”
“Oh,
se ha tenuto quasi sempre gli occhi chiusi…”
“Non
c’entra!” l’afflusso sanguigno sulle sue guance avrebbe dato
energia a una centrale nucleare.
“Va
bene, ho finito!””Sei felice ora?””Più che
altro, visto che anche Axel ora sa della simbiosi, vorrei sperare di non
svenire più. Speranza vana, vero?”
“Non
capisco, Rox, hai detto che siete simbionti, e questo è ok, e che se vi sovraccaricate
state male. Ma non riuscite a gestire le emozioni? Vi leggete anche nel
pensiero?”
“E
credo che quando le barriere siano abbassate si possiedano, in un qualche modo.”
Intervenne Riku.
“Eh?!””E’
quello di cui dovevo parlarti! Mi pareva piuttosto urgente, che dici?”
“Che
cosa vuol dire?”
“Che
Roxas è talmente stonato che delle campane rotte risulterebbero una
sinfonia gradevole.”
“Ma
non è vero! Ha una bella voce, ieri sera ha…”
“Quella
era la voce di Sora.”
Roxas
guardò negli occhi il fratello:”In che senso?””Nel
senso che tu alla festa hai bevuto(Ah, grazie per il dopo sbornia, comunque), e
io stavo dormendo. Nessuno dei due aveva le barriere alzate, così tu hai
cantato con la mia voce, o meglio, credo di aver cantato attraverso di te.”
“Ed
è un grosso problema?”
“Si,
Axel, lo è.”
“Non
ci è mai capitata prima una cosa simile: se stiamo male per delle
emozioni, figuriamo se ci ferissimo.”
“Dobbiamo
chiamare la mamma, forse, lei e zio Ventus…”
“Sono
d’accordo, ma magari lo facciamo domani, ti va? Tanto adesso staranno
andando a dormire, sono le undici passate… e io sono stanco, visto che al
contrario di qualcuno no ho dormito per tutto il giorno.”
“…
va bene.”
“Tornate
in camera.””Si, mammina Riku! Ai suoi ordini!” Sora, con l’ultimo
residuo energetico rimastogli in corpo si avvicinò zampettando a Riku,
che lo guardava divertito.
“Mammina?””Mammina!
Sei così apprensivo…”
E,
battibeccando allegramente, si incamminarono per il corridoio.
Axel,
mise fuori la testa dalla stanza e gridò:”Capo! Reggi il
piccoletto, un attimo!” e chiuse la porta.
“Mi
dispiace, avrei dovuto dirtelo prima.” Roxas trovava che il pavimento
fosse particolarmente interessante,
così… pieno di vestiti.
Com’è
che non li aveva notati, prima?
Axel
gli prese il viso fra le sua grandi mani calde e lo costrinse a guardarlo negli
occhi, baciandolo per l’ennesima, sperata, volta.
Un
urlo isterico avvertì i due ragazzi che Sora doveva essere crollato di
nuovo.
“Ma
la volete piantare!” Riku era veramente irritato.
“Che
cosa divertente.” Axel guardava la porta ghignando.
“Sono
felice che tu ti diverta alle mie spalle.””No, non alle tua,
è fare arrabbiare Riku che è divertente.”
“Certo,
quanto giocare bendato a moscacieca su un’autostrada.”
“Roxas,
non preoccuparti.””E di cosa dovrei preoccuparmi, di grazia?”
“Ci
ho messo un sacco di tempo per riuscire a catturarti, ora che sei nella mia
trappola non ti lascerò fuggire velocemente. Per cui, finché non dichiari
la tua eterosessualità, crollasse il mondo, continuerò a
baciarti.”
Che
strana dichiarazione. Be’, meglio di nulla, vero?
“Ok.””Grazie.”
Poi,
siccome Axel era troppo alto per lui, gli tirò sadicamente in capelli,
causando un “Ahi” molto poco convito, in maniera da poterlo baciare
ancora.
Dio,
era come avere dell’energia elettrostatica nelle labbra.
“Roxas,
ti muovi? Guarda che Sora non è mica leggero! E sono certo che rimanere
svenuto tutto questo tempo non gli faccia bene al cervello!”
“Il
capo ti chiama.” Rise Axel ad un soffio dal viso di Roxas:”Non
è consigliabile far arrabbiare il capo, al primo giorno di servizio,
oltre tutto.”
Questo
accese un’inaspettata scintilla nella mente di Roxas a proposito del CCI:”Ma
noi alle tre avevamo la riunione!”
“E
chi l’ha indetta, scusa? Il capo è qui, e non mi sembra che sia
arrabbiato per la nostra mancata presenza, ma per la seconda perdita di
coscienza del suo bello…”
“No,
non con Riku. Con Larxen.”
“No,
ti prego, dimmi che non è vero, che sono in un programma di scherzi, che…”
“E’
pericolosa?”
“Sarà
meglio che ti saluti per bene, prima che tu te ne vada. Potrebbe essere l’ultima
occasione per vederci da vivi.”
Buon Giorno!!!
Ecco
a voi il capitolo!!!
Scusate
se non rispondo alle recensioni, ma devo andare!
Per Sora cominciò un periodo travagliato, fatto da svenimenti,
giramenti di testa, ed infine, in bellezza, da sgradevoli epistassi che lo
coglievano del tutto impreparato sempre e solo quando Roxas si andava ad
infognare da qualche parte con Axel ad ogni
Costolette!
Per
Sora cominciò un periodo travagliato, composto da svenimenti, giramenti
di testa, ed infine, per concludere in bellezza, da sgradevoli epistassi che lo
coglievano del tutto impreparato sempre e solo quando Roxas si andava ad
infognare da qualche parte con Axel ad ogni santissimo cambio d’ora.
La
sua vita si era trasformata da una lucente pallina di felicità e
armonia, con ogni tanto qualche uragano non particolarmente gradito a un cubo angoloso
di gelosia(suo fratello aveva ciò che più desiderava e lui non
ancora, ma era sicuro che il suo piano malvagio un giorno avrebbe funzionato),
un barlume qua e la di dolcezza e preoccupazione da parte di Riku e in un mare
di sangue dal naso. Sul serio, era una cosa impressionate, non riusciva a
controllarne il flusso neanche volendo.
Sembrava
uno di quei vecchiacci maniaci dei manga, visto che, ormai a conti fatti, aveva
preso a girare con due stoppini di carta su per le narici sempre più
consumate.
Inutile
era dire a Roxas di controllarsi, visto che la parte fornita di raziocinio era
passata a lui, mentre l’altra metà, ora quella di Roxas, era
permeata da ormoni di ogni sorta che giravano liberi e giocondi nel suo cranio,
rimbalzando simpaticamente anche in quello di Sora, che ogni tanto si ritrovava
a ridacchiare istericamente senza un reale e solido motivo logico.
Poi,
a dirla tutta, era felice per Roxas. Non aveva proprio voglia di fargli notare
che in questa maniera sarebbe morto di poco, e in aggiunta
all’affascinate quadretto, per colpa sua e dell’ananas rosso.
Tanto
lui aveva Riku: si era fatto carico delle sue cure mediche, e dei fazzolettini.
A
Sora, in quei giorni ti confusione dovuti alla perdita di troppi globuli rossi
e ossigeno per il cervello, sembrava di vederlo vestito da infermierina, cosa impossibile, considerando il suo
carattere e…
Sora, quello che vedo addosso a Riku
è per caso un vestito da infermiera rosa?
Oh,
adesso non poteva neanche più fantasticare in pace! Infondo era colpa
sua!
No, ti assicuro che non ho mai pensato a d un
Riku in cosplay da infermiera…
Oh, piantala Rox! Sono quasi due settimane
che state insieme e io sto facendo del mio meglio per sopravvivere! Almeno
lasciami pensare in pace!
Come vuoi… ah, ha chiamato la mamma,
ha detto che a Natale vuole conoscere Axel…
Lo so, ho sentito anche io. Sarà
divertente vedere la faccia che farà zio Terra quando vedrà
“Alexis”, non trovi?
No, mr. simpatia, sarà una tragedia
come ad ottobre, visto che si rifiuta ancora di parlami.
Ben ti sta. Ora, lasciami dormire, per favore.
Ti avverto che sta per suonare la
campanella.
Se vorresti essere molto gentile, potresti
aspettare che arrivi Riku in mio soccorso, prima di cominciare a pastrugnare.
Sora
appoggiò la testa sul banco e tentò di non badare troppo alla
lezione di matematica.
Il
cavaliere albino,impavido e livido
di rabbia, per nulla immacolato(il sangue di Sora era una cosa incontenibile,
che gli aveva sporcato tutte le camicie della divisa da lui possedute), stava
correndo alla salvezza della principessa, trovando ad attenderlo un Axel
alquanto esagitato, con un Roxas imbarazzato e un Sora irritato.
Che
begli amici si era andato a trovare.
Non
che fosse sicuro che Axel fosse suo amico, no, non particolarmente.
Senza
dire una parola a i due voltagabbana, prese con se Sora, ogni giorno sempre
più pallido e avvilito e si allontanò velocemente verso il bagno,
rappresentate della salvezza.
Correndo,
si rifugiarono al suo interno, pronti per l’esplosione purpurea in
arrivo, che, insieme all’euforia di Roxas non tardò ad arrivare.
Sora
si accasciò sul lavandino, sfinito, lasciando che l’acqua pulisse
quel disastro, insieme a Riku.
“Sora,
ti stanno uccidendo.”
“Me
ne rendo conto.”
“Devi
dire qualcosa a Roxas! Ha le sue responsabilità! Non può
sottoporti ad uno stress tale tutti i giorni a tutte le ore!” Riku era
veramente stufo di vederlo in quello stato. Ancora un po’ e sarebbe
scomparso direttamente.
Ma
Sora, sorridendogli dal lavandino con un’espressione
enigmatica:”Sono io che ho deciso di non dire nulla, visto che è
così felice.”
“Ma…””No,
Riku, tu non lo senti come lo sento io. È veramente sconvolgente la sua
felicità, ed è la prima volta che la sento da parte sua. Quando
io ero felice in questa maniera Rox stava male e non diceva mai nulla, anche se
sapeva benissimo che non poteva nascondermelo, e io ho intenzione di fare lo
stesso.”
“Questo
non toglie che ti stia uccidendo. Diventerai uno spettro e tormenterai le
coppie gay di questa scuola.”
“Grazie
per l’augurio, eh”
Per
Riku vedere Sora in quello stato… non era tollerabile: era sempre
così pieno di vita(anche troppo, in realtà), era la sua lucciola…
non in senso ambiguo. Ma se Riku era il buio, allora, Sora era la sua lucciola.
A
volte si sorprendeva da solo a fantasticare con queste seghe mentali.
Dandosi
del deficiente(lucciola?), si disse che, almeno, l’indomani sarebbero
cominciate le vacanze natalizie, e forse,
i due coala si sarebbero dati un contegno.
Altrimenti,
avrebbe sguinzagliato personalmente Larxen, che era ancora sul piede di una
guerra nucleare per la riunione mancata.
Oh
si, si sarebbe divertito.
“Namine!
È ora di andare a prendere i ragazzi!” Ventus, l’unico
essere in quella casa ad avere una concezione spazio-temporale, tentava di
svegliare la sua gemella dal sonno fiabesco in cui era precipitata dopo ave
finito una tela particolarmente enorme, e, al tempo stesso, di convincere il
suo fratello maggiore che sì, doveva vederli, doveva vedere anche Riku e
“Alexis”, visto che a capodanno sarebbero sicuramente andati da
loro. Non che ci riuscisse particolarmente.
Dannazione,
era un uomo di trent’anni che aveva paura dei suoi nipoti! Non era
possibile!
“Non
li voglio vedere.””Tanto li vedrai, il problema non si pone neanche,
Terra.””Ma non li voglio vedere!””Questo non mi
interessa. Tu li tratterai come sempre, visto che sei lo zio, e tratterai bene
anche i loro amici. O lo dirò a nostra madre.”
“Come
è possibile che a quest’età tu debba ancora ricattarmi con
la mamma?”
“Comincia
a farti delle domande. Namine, muoviti, è già tardi ed è
dei tuoi figli di cui stiamo parlando!”
“Mmmh…””Si,
tesoro, alzati!”
La
scrollò un’ultima volta e la donna aprì gli occhi
inquietantemente all’improvviso, urlando:”Costolette!!!”
I
due uomini la guardarono con reverenziale timore, da un angolo della stanza in
cui erano fuggiti in extremis, visto che quando Namine sognava nessuno sapeva
ciò che sarebbe potuto accadere.
Piano
piano si avvicinarono di nuovo al divano dove Namine si era finalmente seduta.
“…dobbiamo
già andare?””In realtà dovevamo essere a ritirare i
tuoi pargoli più di mezz’ora fa, per cui, dovremmo
muoverci…””Ok…”
“Namine?””Che
c’è Terra?””Per quale motivo ti sei svegliata urlando
costolette?”
Sora
e Roxas erano praticamente gli ultimi studenti rimasti davanti a scuola,
perché, diciamocelo, quando suona l’ultimacampanella che decide l’inizio
delle vacanze, ogni essere vivente che si rispetti si volatilizza in un
nano-micro-secondo da davanti ai cancelli.
I
nostri eroi sostavano depressi e infreddoliti seduti sulle valigie, aspettando
quel casino che erano i loro parenti.
Certo
che si potevano anche muovere, considerando che erano giorni che nevicava e
c’era sicuramente freddo per un’isola quasi tropicale. Chiedevano
solo un poco di considerazione in più, non una gran cosa. Solo, il fatto
di non essere lasciati a morire assiderati.
Non
era tanto, no?
Li
sentirono arrivare mentre sgommavano sul cemento bagnato e con cumoli di neve
sparsi ai bordi, cosa abbastanza rischiosa, ma in questa maniera capirono
immediatamente che la loro candida mammina si era messa al volante e cercava
con tutte le sue forze di battere il record mondiale di rally, considerando la
loro velocità iperbolica.
Rassegnandosi
all’idea di un viaggio poco meno che movimentato, presero le loro valigie
e le trascinarono al lato opposto del parcheggio, dove Namine era riuscita a
planare senza causare tropi danni all’auto e al parcheggio stesso.
Axel
sedeva su una sbilenca poltroncina dell’autobus che portava
all’orfanotrofio, ascoltando la musica con un vecchissimo aggeggio per i cd.
Guardando
fuori dal finestrino, ripensava a quella sottospecie di folletto giocoso che
era Roxas e di tutti i momenti passati insieme delle ultime settimane.
Sorridendo
nel palmo della sua mano, facendo dei gran voli pindarici, si mise
improvvisamente a ridere con gusto e senza un particolare senso, guadagnandosi
un occhiata scocciata da parte di Saix, visto che nelle sue convulse risa lo
aveva urtato parecchie volte.
“Non
capisco questa tua uscita.””No, amico e non puoi!” disse
Axel, sempre ridendo.
“Immagino
di non poterlo sapere, giusto?””Corretto!”
“Ok…””Anzi,
no, ho bisogno di aiuto! Che gli regalo per Natale?!”
“Sono
sicuro che troverai la soluzione, ma ti prego di non rendermene partecipe nella
tua ricerca per il dono perfetto.”
“Ma
che gli regalo per Natale?!”
Il
dubbio amletico balenò in testa a Roxas come un fulmine a ciel sereno.
“Ti
prego di non coinvolgermi anche in questo.” Gli chiese un Sora
semidisperato mentre mettevano a posto il loro vestiario nei rispettivi
armadi:”Perché, finalmente non morirò dissanguato per
almeno una settimana, ora non puoi chiedermi di ascoltarti mentre parli di lui.
Già sento cosa pensi e mi basta. Per non parlare dei ricordi articolati.”
“Per
favore! Mi servi, lo sai che insieme formiamo un cervello! E poi, sei tu che
hai voluto vedere i replay!””Si, la prima e al massimo la seconda
volta! Poi, non vorrei dipendere da t per tutta la vita per avere un cervello
pieno, visto che da quanto dici tu da soli non ne formiamo neanche
mezzo.”
“Sora,
manca solo un anno!””Finalmente!””Di solito concorderei
con te, ma ora mi serve aiuto.””Chiedi agli
zii.””…non so se hai notato come ci ha accolto zio Terra. E
zio Ventus è troppo occupato a tenere sotto controllo lui, per pensare
ad altro.””Allora chiedi alla mamma!”
Roxas
si sedette sul suo letto, imbronciato.
“Non
puoi vergognarti, non per questo!” Sora e la facile lettura del pensiero.
“E’
imbarazzante, va bene?””Rox, convivi mentalmente con me da quindici
anni e vedo tutte le cose che fai con Axel, mio malgrado! Perché la
mamma ti darebbe così fastidio?”
“Non
lo so…”
“Allora
piantala di fare i capricci.”
Sora
si alzò, lasciando la valigia aperta, o meglio esplosa, in mezzo alla
stanza e uscì, con tutta l’intenzione di tornare ai suoi amati
video giochi.
Tanto lo sai che non mi sfuggi.
Roxas, per favore, come regalo di
compleanno, posso chiederti di uscire dalla mia testa almeno mentre ammazzo i
miei amati zombie?
Il nostro compleanno è già
passato e ti ho regalato proprio il gioco a cui vuoi giocare adesso, se ben
ricordi.
Accidenti. Va bene… che ne dici di
una cosa che ti ha detto che gli piace ma che non vuole fare sapere troppo in
giro? Una cosa solo vostra, insomma.
Non saprei, infondo ci conosciamo da poco
e…
Non mi importa… ora che ho fatto la
mia parte, lasciami!
E
finalmente Sora riuscì a concentrarsi sullo sterminio dei non morti in
pace.
Buona sera!
Io
chiedo venia.
So
che sono in ritardo pazzesco, che il capitolo è transitorio da morire,
lo so, lo so!!
Ma
non sapevo come fare! Avevo bisogno di un capitolo così!
Per
cui, chiedo venia.
Ragazzi,
è finita la scuola e io mi sono ritrovata a leggere come una tossica dei
fantasy bellissimi e… mi sono distratta. Ops.
Comunque…
ora li ho finiti e… prometto di rimanere concentrata.
Lo
giuro.
Ok,
è ora di piantarla, che ne dite?
Seymour: davvero
mi dimentico le parole? Accidenti. Non me ne accorgo, lo giuro emi dispiace!
Grazie mille, davvero, per essere sempre presente! Spero di vederti ancora!
Miky1991: nuova
accolita, che piacere conoscerti! Grazie mille, mi sono sentita davvero
lusingata… per tutto. Cerco sempre di metter qualcosa di mio e… ti
ringrazio davvero tanto, è importante che le persone apprezzino il mio
lavoro e… grazie. Ma non posso rivelarti nulla sulla simbiosi!XD temo che
dovrai continuare a leggere per saperlo… spero che i prossimi capitoli ti
rendano ancora più interessata. Spero di rivederti!
Cipotta91: mi
dispiace deluderti, ma dovrai aspettare ancora!XD si, sono una sadica neo
dichiarata. Il “fare fragola” è dovuto alla sorellina di una
mia amica che va ancora alle elementari e una sera io e la mia amica abbiamo
appreso che i bimbi chiamano così il baciarsi… e mi era entrato
nel cuore! Ho dovuto inserirlo… era troppo carino!XD forza per
l’esame! Grazie per aver recensito!
Agito: una
reputazione, eh?XD vorrei davvero vedere tu e Alterego come due persone
distinte in due corpi distinti… sarebbe stupendo!XD come mai tutti si
chiedono come Sora ha intenzione di prendersi la rivincita? Un attimo, per
carità, che respira. Già non ci riesce molto bene in questo
periodo… sono contentissima che ti sai piaciuto! Ci vediamo presto!!
Sackboy97: Larxen…
è una donna con le palle. È fantastica, nella mia testa, ma non
so bene come renderla per iscritto… e si, fa paura. Grazie mille per aver
recensito, sono sempre felice di farti almeno sorridere! Al suo
servizio!XD
Edo: non credo,
ma accetto il complimento! Più che altro, sei tu una grande! Ci sei
sempre a sostenermi… grazie! Io sono qui solo per intrattenere! E mi fa
veramente piacere che ti sia piaciuto!! Grazie ancora!!
È
mia impressione, o ho scritto di più nei ringraziamenti che nel
capitolo? Oddio.
Va
beh, ho fatto ammenda per non avervi ringraziato la volta scorsa!
“Perché
il soffitto di ogni stanza di casa nostra è infestata da quello che
sembra un’infestazione invasiva di vischio?”
Acqua
guardò stupita sua figlia, come se il suo piano, ancora oscuro a molti,
invece fosse palese come il sole che sorge, possibilmente, ad est.
“Be,”
disse guardo Namine con cipiglio,”Perché mi andava!”
Era
arrivato il natale, a casa dei nostri sfortunati e simbiotici eroi, e tutti si
davano da fare con le decorazioni: Roxas si stava impegnando per convincere suo
fratello che no, l’albero non doveva sembrare un cotechino, ma, per
l’appunto, un albero di Natale e di togliere tutti quei boa d’oro
luccicanti, che facevano solo venire il mal di testa, Ventus si stava
dilettando con la cucina, in compagnia di suo fratello maggiore, che in
realtà era solo nascosto dai suoi nipoti e non aiutava di certo alla
causa di feste serene in famiglia.
Poi,
c’era Namine, in quel momento in soggiorno che tentava di capire
perché sua madre, dopo una onorata vita alle spalle, donna forte e
solitamente lucida, stesse ricoprendo la casa di vischio.
Demenza
senile, forse?
Oh,
non le importava più di tanto, in realtà, che sua madre facesse
come voleva. D’altronde, oramai, al quel numero civico, chi non lo
faceva?
“Sora,
ti ho detto di no! Non puoi aggiungere altri nastri, così sembra sul
serio un cotechino, la soglia di albero-di-Natale-grasso è stata passata
dal diciottesimo ciclo di lucine!”
“Taci,antipatico! Guarda come diventa bello,
con questo boa argento e oro e rosso!”
Roxas
guardò quello che fu un albero di Natale di plastica, comperato al
supermercato, ora un groviglio magistrale di tutto ciò che avrebbe
potuto esserci nella scatola degli addobbi appena ripescata dalla soffitta.
“Incantevole.”
“Vero?”
Chiese conferma Sora, orgoglioso del proprio faticoso operato.
“No.”
Roxas si alzò da terra e andò verso la cucina, visibilmente
frustrato.
“Uffa,
sei veramente antipatico! Mamma, è vero che tutti quegli addobbi danno
un… qualcosa in
più?”
Namine
guardò a sua volta il risultato ottenuto dai suoi figli con
l’albero di Natale e rassegnata dal fatto che sicuramente l’anno
prossimo ne avrebbe dovuto prendere un altro, considerando che già
quell’affare ondeggiava sotto tutto quel peso, disse:” Magnifico,
tesoro”
“Vedi?”
Sora guardò Roxas con aria di trionfo, lieto che almeno qualcuno in
quella casa gli desse soddisfazione.
Roxas
sopirò ed entrò in cucina, dove i suoi zii stavano tentando di
preparare una cena di Natale adeguata.
O,
meglio, Ventus sfrecciava da una parte all’altra della piccola stanza,
mentre Terra era seduto e praticamente coricato sulla tavola, con un muso
così lungo che Roxas avrebbe potuto scambiarlo per un cavallo.
Be’,
almeno non sarebbero morti di fame.
“Ti
serve qualcosa, Rox?”
Ventus
stava litigando con gli astici che non aveva nessuna intenzione di venire
bolliti per il loro cenone, ma almeno si era accorto della sua presenza.
“Si.
O di avere quindi anni, o di vendere Sora al mercato nero della donazione degli
organi. Vivo, dopoalla sua macellazione
ci penserà qualcun’altro.” Disse, prendendo una sedia e
sedendosi anche lui a tavola.
Ventus
ridacchiò, ma la sua attenzione venne richiamata da un crostaceo che
stava allegramente filandosela per la cucina, indisturbato.
L’intervento
tempestivo di Terra salvò la loro cena, ma al caro prezzo di un dito
pizzicato crudelmente.
“Ah,
accidenti! Ventus, perché facciamo ancora gli astici per Natale? Sono
della creature inutili, e mi fanno anche un po’ schifo, in
realtà.”
“Perché
la sera della Vigilia non si deve mangiare carne, simpaticone.”
“Ma
per quale motivo dobbiamo mangiare dei crostacei anarchici che tentano di
fuggire e che si difendono strenuamente e con tutte le loro forze?”
“Perché
a mamma piacciono. Piantala di fare il bambino, Terra, se ti fa male va a disinfettarlo.
Anche se non ce ne sarebbe bisogno, eh.”
Terra
lo guardò male per un po’, poi si alzò e prendendo Roxas
per la collottola si avviò verso il bagno.
“Aiutami,
dai.””Zio, ti ha pizzicato, il dito non sanguina
neanche.””Ti ci metti anche tu, adesso?””A fare che
cosa, esattamente?””A rompere le scatole, naturalmente.”
“Non
era mia intenzionenuocere al tuo
ormai distrutto ego.”
Terra
lo guardò, notando che il ragazzo aveva iniziato a parlare con il
dialogo degno della istruita-ragazzina-isterica.
Forse,
Roxas si era sentito ferito dal suo atteggiamento freddo nei suoi
confronti…
Nha,
ma che stava a pensare.
“Per
quale ragionevole motivo, da quando siamo tornati, non hai ancora esplicato
parola in mia presenza, onorevole zio?”
No,
in realtà era arrabbiato come una belva.
“Perché
usi quel linguaggio senza senso per parlare quando sei arrabbiato? Fa perdere
tutto il patos della discussione.”
“Temo,
onorevole zio, che sia una cosa che mi viene naturale dalla nascita.”
E
lo aveva detto a Namine di non propinare ai bambini quelle sue serie fantasy.
“Be’,
suppongo di non sapere che cosa dire.””Perché, di
grazia?””Perché mi sento in imbarazzo, ecco
perché.”
Roxas
guardò il pavimento con aria colpevole:”Per cui… non sei
arrabbiato.”
Terra
dovette pensarci su a fondo, prima di rispondere, lasciando Roxas a bollire
come un cappelletto nel brodo. O un astice nella pentolona in cui l’aveva
costretto Ventus dopo insormontabili fatiche.
“…No,
non credo.”
Be’
era sempre un inizio.
“Che
cosa posso fare, zio?” che voce lamentosa che aveva in quel
momento,”A me Axel piace. E non ho intenzione di lasciarlo. Ma tu sei mio
Zio e non voglio essere costretto a scegliere fra l’amore di
nessuno.”
“Amore?”
Chiese Terra allarmato,”Quale amore?”
Roxas
arrossì e lo guardò negli occhi:”Fra il tuo o quello di
Axel.”
Fulmine
a ciel sereno. Con tanto di onomatopea coordinata.
Terra
rimase imbambolato per un poco ad analizzare il poco, in realtà, che gli
aveva appena detto il suo quasi - figlio(insomma, era sempre stato più
presente del padre, no?).
Ma
dopo un quarto d’ora, anche la pazienza di Roxas arrivava alla sua ultima
e fatale goccia:”Zio!!”
Amore?
Dio, come era possibile? Da quanto era che quei due andavano alle superiori?
Ah, si da quattro miseri mesi. E già si parlava di amore?! Dio, non
c’erano più i giovani d’oggi…
No,
non quelli che mettono incinta tua sorella e poi scappano, ma quelli che
aspettano per lo meno il consenso familiare.
Un
poco di criterio!
Doveva
smetterla di leggere i libri di Namine.
“Io…
non so che cosa dirti, Rox.”
“Allora,
non dire niente, per favore. Stai zitto, sorridi e annuisci. Ma non pensare mai
più a non parlare più con me.”
“Ehi,
chi ti credi di essere, bimbo?””Tuo nipote, al quale non hai
parlato da settembre.”
E
detto questo lasciò suo zio da solo a litigare con i cerotti(Terra non
si era ancora disinfettato l’attacco dell’astice).
Axel
era a caccia.
In
realtà, doveva solo trovare un regalo per Roxas, visto che quello per
Sora lo aveva già trovato e così pure quello del capo.
Ma
loro era pressoché inutili(soprattutto Riku).
Qui
ci voleva una pensata di genio, visto che anche il budget offerto
dall’orfanotrofio era abbastanza limitato.
Avrebbe
dovuto trovarsi un lavoro.
Ma
ora, pensiamo le cose importanti! Dunque…
A
Roxas non piacevano le cose luccicanti, vistose e pacchiane. Come avesse fatto
Axel a finire con uno così era un mistero per molti.
Poi,
adorava le cose pratiche e comode. E, anche se non sarebbe mai riuscito a
farglielo ammettere, carine.
Qui
sul serio bisognava avere un colpo di genio, e non era possibile che il suo
ragazzo fosse una persona tanto poco ambiziosa nella sua vita.
Un
poco di apparenza! Di stile! Non gli sembrava tanto, no? E non era neanche
particolarmente complicato. O almeno così credeva a lui.
Girovagando
per le vie affollate del centro, imprecando contro se stesso per la sua
dipendenza dal fumo e contro il freddo che gli aveva assiderato una mano, Axel
errava, nella speranza che qualcosa nelle vetrine si illuminasse o comparisse
una freccia gigante che indicava:”Regalo perfetto per Roxas, comodo,
pratico a e carino, per il quale non serve vendere un rene per
l’acquisto”, ma nulla succedeva.
E
mancava pochissimo a capodanno, accidenti, era già il ventisette!
Non
aveva tempo da perdere, doveva trovare un regalo adeguato, o…
Toh,
ma quello non era quel rompiballe di Riku?
Il
quale era appena entrato in un negozio di peluche?
Axel
lo seguì di soppiatto fino all’entrata, dove poteva vedere dalla
vetrina il principe albino stava cerando un qualcosa fra i tanti pupazzi.
Poi,
però, con un moto di stizza, mise giù uno scimmiotto che mangiava
una banana e uscì dal negozio, dove Axel gli aveva teso una trappola.
Non
che con Riku funzionasse mai, doveva avere un radar nascosto da qualche parte.
Probabilmente nei capelli e i raggi nocivi lo avevano fatto diventare canuto
prima del tempo.
Le
verità della vita scoperte così per caso.
“Axel.””Capo!
quanto tempo!””Sempre troppo poco.””Buon Natale anche a
te, Riku! Come stai? Io bene, le feste…””Oh,
piantala.””Ai sui ordini, mio signore! Che ci facevi in un negozio
del genere?”
Riku
sospirò già esausto della vitalità del collega.
Perché a lui? Che cosa aveva fatto di male? Stava solo cercando un
regalo…
“Volevo
un regalo per Sora e ho pensato che un qualcosa di queste cose…” dicendo
così buttò un occhio disgustato ai pupazzi in vetrina”
…Potesse piacergli.”
Axel
guardò accigliato un gattino miagolante di peluche per poi osservare
Riku, che sembrava caduto in un imbarazzo mortale.
Ghignando,
disse:”Ci tieni proprio tanto, eh?”
Un
silenzio imbarazzato riusciva ad essere molto più esplicativo di
tantissime parole dette alla rinfusa.
“Sai,
mi viene un po’ da ridere… Roxas e Sora sono fratelli gemelli,
condividono un legame mentale e sono entrambi gay, da quello che ho capito.
Povera la loro famiglia.” Axel si divertiva con molto poco, secondo Riku.
“Sora
non è gay! È solo…””Innamorato del suo migliore
amico! Chissà, si vedrà, vero?”
E
detto questo, sempre allegro, lasciò da solo il ragazzo psicologicamente
distrutto, fiero di avere avuto l’ultima parola almeno per una volta.
Poi,
siccome non voleva dare a Riku la possibilità di ribattere, si
allontanò molto velocemente dal luogo del delitto.
Dopo
un tot di tempo sprecato a cercare quel futile regalo(per quale motivo
c’era bisogno di un dono materiale per dimostrare il proprio affetto?!),
ebbe finalmente il colpo di genio.
Buona
sera!
Scrivo dopo la
sconfitta dei mondiali 2010! È incredibile, non trovate?
Apparte
ciò… be’, chissene frega!
In questo capitolo
andiamo alla ricerca dei regali di Natale! Mi ha divertita un sacco, anche se
non dovrei dirlo io… ma, si sa, sono una persona un poco
pressappochista… aha.
Mi ha fatto molto
ridere, nelle vostre recensioni, il fatto che tutti abbiano espresso la loro
curiosità per le costolette di Namine…
In
realtà… non c’è un motivo particolare. Una volta una
mia amica si era svegliata urlando “Costolette!” e non siamo mai
riuscite a capire il perché o il percome…
Altrimenti, per
fare una cosa simpatica, potreste darmi la vostra idea del perché Namine
urla costolette. Poi scegliamo quella più bella!
Si, lo so, non
sono una persona così importante da organizzare sondaggi, ma
l’idea mi solletica… XD
Edo:
Ecco a te una crisi isterica
di prim’ordine! Povero Terra, maltrattato dai suoi stessi nipoti e da
animali marini. Accidenti. Allora buone vacanze, spero di vederti presto e che
questo capitolo ti sia piaciuto!
Cipotta91:
Oh, gli esami… paura,
paurissima. XD si, in realtà siamo ancora arrancanti in salita, sia con
i regali che con tutto il resto… accidenti, costoro si perdono
nell’aree e se ne vanno in giro per conto proprio. Non so se
riuscirò a gestirli ancora molto, forse dovrei pagarli di
più…spero che anche
questo capitolo ti sia piaciuto!
Seymour: chiedo umilmente perdono per i koala. Sul
serio, mi dispiace! No, più che Terra, è Roxas ad uscire
completamente di testa, ma si sa, i giovincelli d’oggi sono una cosa
strana. Namine… penso che sia una cosa genetica, come si più
vedere anche Acqua ha le sue particolari uscite. Mah. Spero che ti sai
piaciuto! A presto!
Agito:
Voglio leggerla anch’io
quella storia! Deve essere una figata!XD la saga fantasy in cui mi sono persa
è quella dell’ Arciere di Kerry di Lynn Flewelling, che ti
consiglio… sono sicura che ti piacerebbe! Temo che in questa storia ci
siano un sacco di persone fuori di testa… o sarò io quella pazza?
I dubbi della vita. Mah. E, si, Sora sopporta, ma si riprende anche alla
svelta… Riku viene bastonato dalla sfacciataggine di Axel, che adoro. Lui
sa sempre tutto. Va be, spero che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie!XD
Sackboy97:
nah, nessuno sviene, per
questa volta! Anche perché se tutti continuano a stare male, questa
storia si trasformerà in uno scenario postbellico. E non sarebbe
divertente, no? I regali, i regali!!XD arriveranno, promesso!XD grazie per aver
recensito, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Bene, signori e
signore, a presto e con i regali di Natale! Anche se adesso siamo a giugno. Fa
un poco impressione, vero? Brr.
Riku
guardava basito il regalo appena scartato: una maglietta viola con sopra un chiwawa
visibilmente fuori di testa, o
meglio dire, arrapato, che teneva un burrito gigantesco alla base di una
interessante parte anatomica.
E
continuò a guardare la maglia con fare disgustato, sempre tenendola in
mano, per un tempo che gli sembrò interminabile.
“Allora,
ti è piaciuto il mio regalo, Capo?” Il ghigno di Axel si faceva
più largo e spaventoso ogni momento che passava.
Naturale
che quello obbrobrio fosse un regalo suo! L’aveva visto ad un tipo in
stazione e ne era rimasto talmente colpito che lo aveva fermato e gli aveva
chiesto dove l’aveva comprata.
In
fondo era perfetta per Riku. O meglio, per se stesso, visto che era da due
settimane che pregustava il momento in cui il Capo l’avesse avuto in
mano, per vederne la faccia.
Due
settimane spese in modo egregio, visto come lo stava ripagando Riku.
Fantastico,
fantastico.
Era
finalmente capodanno, e Axel e Riku erano stati invitati a casa dei gemelli.
Inoltre,
invito non era giunto da i due ragazzi, ma dalla nonna in persona, che li aveva
accolti con calore e a quello che Riku considerava un ghigno malvagio, ma non
si era posto troppe domande, conoscendola da un po’.
La
casa era piena di lucine(“Guarda, ti piace l’albero? L’ho
decorato io in persona!”) e aveva un eccesso preoccupante di vischio
attaccato ad ogni dove, in maniera che erano costretti a girare per le stanze
osservando meticolosamente ciò che li circondava(Acqua aveva inventato
tranelli particolari per cogliere chiunque in fallo), prima di osare a compiere
un passo.
Una
cosa stressante.
Poi,
visto che non si erano visti per Natale, si erano scambiati i regali, e con
ciò era giunto anche l’eat
my burrito, di cui Axel sembrava tanto fiero.
Almeno
gli altri aveva leggermente sviluppato la parte del cervello che porta al
buonsenso, anche se non era sicurissimo per Roxas, visto che stava con eat my burrito.
Il
ragazzo in questione era comodamente accoccolato fra le braccia di Axel,
entrambi seduti sul letto di Roxas, che se la rideva sotto i baffi. Che non
aveva, chissà il perché di questo stupido modo di dire.
Anche
quel voltagabbana di Sora se la rideva, anzi, si stava praticamente uccidendo
dal ridere, rotolando elegantemente per terra.
Era
lieto di dare così tanta felicità al Mondo.
“Grazie.”
Tanto non l’avrebbe mai messa, il problema neanche bussava alla sua
porta.
“Di
nulla, Capo! Sono sempre lieto di farti felice!” quel bastardo di Axel
continuava a sfotterlo alla grande.
Perché
anche lui non gli aveva preso qualche roba ridicola e si era dato da fare a
cercare un regalo?! Perché?!
Perché
era stato così serio da comprargli un pacchetto di sigarette(forse nella
speranza che schiattasse prima), sapendo che bene o male lui l’avrebbe
apprezzato?
Ah,
esistenza ingiusta.
“Sora,
muori, mi raccomando.” Sora stava ancora beandosi nel suo perpetuo
rotolamento e non sembrava volere smettere a breve.
“E’
inutile, sai? Quando ride così neanche io riesco a capire
qualcosa.”
Davvero,
per quale masochistico motivo Roxas si era messo con un elemento come Axel? Una
perdita di raziocinio improvviso? Alzheimer? Aveva perso il suo alleato con
più senno, era un’era nera nella storia dell’umanità.
“Perché,
che sta pensando?””Continua a ripetere: la sua faccia, guarda la
sua faccia, guarda che faccia ha fatto, e sembra che non si sia ancora
stancato.” Roxas abbracciò il pupazzo ragalatogli da Axel,
accoccolandosi ancora di più sul petto del ragazzo.
Dio,
come gli era mancato, il suo calore, il suo profumo…
Alzò
la sua testina e lo guardò, il suo ragazzo con i capelli legati del suo
regalo, un elastico con due fiorelloni blu. Era totalmente ridicolo e anche
Axel se ne rendeva conto, ma era un suo regalo.
Poi,
stava da Dio con i capelli legati.
Si
guardarono intensamente, avvicinandosi sempre di più e…
“Non
provarci!”
Oh,
Sora era risorto.
Roxas
lo guardò con odio profondo.
“Lo
sai che non vi è permesso, stasera! Vorrei rimanere in me, se non vi
dispiace!”
Ecco,
Sora, sdraiato per terra, con in testa la cuffia a forma di fragola(regalo da
parte di Axel) con la faccia intransigente era un vero e proprio spettacolo.
“Sora,
lo sai che sono quasi due settimane che non ci vediamo!””Non mi
importa!!””Sora, pianta…” ma il ragazzo si pigiò
le mani sulle orecchie e cominciò a sbraitare con tutte le sue
forze:”LALALALALALALALALà!!!! Non ti sento, non ti
sentoooo!!!”
“Guarda
che a me senti lo stesso, idiota!”
Sora
si tolse le mani dalle orecchie:ӏvero, non ci aveva
pensato.””Ma dai, che scoperta. Quando che tu
pensi?””Sempre, come solo tu puoi esserne
testimone!””Se il pensare a come fare a scaricare i trucchi per il
video gioco è un pensiero, allora si, pensi sempre.”
I
gemelli si guardarono con astio, e a Axel e Riku sembrò che l’aria
crepitasse dalla tensione.
“Sorino,”
provò Axel,”Dai, è l’ultimo dell’anno! E non ci
vediamo da un sacco!””Chiamami quando l’argomento
diventerà interessante, ok?””E, soprattutto, ci è
impossibile sfuggire a tutto il vischio che vostra nonna ha sparso in
giro.”
“Anche
a questo non avevo pensato.”
Roxas
e Sora rabbrividirono simultaneamente.
“Che
vi prende?” Riku e la sua curiosità.
Roxas,
pallido in volto, deglutì e rispose all’incauta domanda:”Che
Axel ha ragione. La nonna ha messo il vischio alla Vigilia, e li pensavamo che
fosse solo una decorazione innocua, in fondo anche Sora ha trasformato
l’albero in una cosa inguardabile,””Ehi!””…ma
la nonna no. A cominciare da Natale, ha preteso che le ‘regole del
vischio’ siano rispettate. Non ha perdonato neanche una volta.”
Un
brivido generale passò in mezzo a loro, li salutò e si mise a
sedere in circolo. Anche i brividi a volte si sentono desiderosi di compania.
“Per
cui…””I primi a cui è capitato sono stati lo zio Terra
e zio Ventus. Non ho mai visto i nostri zii tanto imbarazzati, neanche quando gli
ho detto che Alexis non era una donna.”
“Alexis?”
“Lascia
perdere.”
Così,
in preda ad uno spirito di autoconservazione, usarono la mappa che i ragazzi
avevano fabbricato in quei giorni per individuare tutta quella pianticella
malefica e scesero per cena, dove, grazie ad una presa di forza di Namine, era
stato tolta, con somma tristezza di
Acqua.
Grazia
al Signore, i parenti dei gemelli erano troppo fuori dagli schemi per provare
una qualsiasi minima soggezione, ela cena filò con serenità fino al dolce( preparato da
Ventus con la collaborazione straordinaria di Terra), dove, a quel punto,ragazzi sapevano che sarebbero
strabordati, visto la quantità incommensurabile di cibo e, soprattutto,
da una nonna che si divertiva in maniera crudele ad esercitare il cosiddetto
nonnismo sulle giovani leve, mettendo nei loro piatti una quantità
orrenda di roba, pretendendo, in oltre, che mangiassero fino all’ultima
briciola.
Ma
alla vista di una torta di cotanta bellezza, non seppero dire di no.
Ventus
guardò gli “amici” dei suoi nipotini fare l’ultimo
sforzo per farlo contento, anche se si vedeva benissimo la dolce sfumatura
verdastra sui loro volti all’entrata della torta. Almeno avevano superato
le prove di Acqua senza troppa difficoltà… sempre che fossero riusciti
a non vomitare.
Anche
Terra li guardava, e, benché conoscesse Riku da quando lui e sua madre
si erano trasferiti nella casa a fianco, lo trovava nuovo, visto la strana
piega degli eventi.
Soprattutto,
studiava ogni movimento di Axel: come guardava Roxas, come gli sforava la
mano… e, visto che Roxas cercava di non fare trapelare nulla dalla sua
espressione, Terra si scoprì a sbirciare le facce di Sora, per altro non
restando troppo deluso.
Sora
passava da un’allegra chiacchierata con Riku, in cui non c’era
assolutamente nulla di ambiguo(e lui lo sapeva bene, visto che era riuscito ad
origliare tutto), ad un’imbarazzata compiacenza che non c’entrava
assolutamente nulla col contesto.
Voleva
forse dire che Roxas si trovava davvero bene con quell’idiota con i
capelli rossi?
…
per quale motivo aveva quella ciospa rossa legata in due fiorelloni blu?
Va
bene, non volava sapere troppo.
Però,
guardandoli insieme… non era poi così male.
Terra
si ritrovò a sorridere da solo.
Namine
stava studiando i suoi polli( e sua madre) con un’inspiegabile allegria,
visto che tutto procedeva bene, senza che nessuno avesse ancora ammazzato
nessuno, e questa come non poteva essere non considerata come vittoria
personale? Poi, era così felice dei suoi bambini e… dei loro
amici.
Infondo,
erano effettivamente bei ragazzi, ma non si era mai soffermata sulla
possibilità di avere dei gusti in comune con i suoi figli. Ma andava
bene lo stesso.
L’unica
che la preoccupava veramente era Acqua che aveva chiaramente in mente qualcosa
che sarebbe piaciuto solo a pochi(ossia lei stessa), e se avesse potuto,
avrebbe fatto di tutto per evitare la catastrofe profetizzata… ma non
aveva molte speranze in merito. Per nulla, in realtà.
Finito
finalmente il dolce, il caffè, la frutta fresca, quella secca, poi un
altro giro di caffè, sembrò che i ragazzi potessero alzarsi da
tavola e scappare o decidere di andare in letargo, tanto il cibo che aveva
ingerito volenti o nolenti.
Naturalmente,
il destino non si diverte se non gioca brutti scherzi, anzi, in certi casi si
offende proprio.
In
questa particolare missione, Acqua era stata scelta.
Lasciò
con tutta calma che i ragazzi si alzassero, si dirigessero satolli in soggiorno
senza curasi eccessivamente delle trappole che li attendevano.
Poi,
eccolo li! Lì, nascosto nella lampadario, impossibile da individuare se
non si sa dove cercare esattamente, uno rametto di infido vischio!
“Sora,
Riku!” chiamò il suo sfortunato nipote e quello che avrebbe dovuto
essere il suo migliore amico, anche se a lei, anziana kifujin, ci aveva creduto molto poco, dopo che Sora era entrato
nell’era dell’adolescenza.
I
due che si stavano allontanando senza troppa fretta, si girarono lentamente,
ignari di ciò che sarebbe successo di li a poco.
“Si,
nonna?” non che suo nipote fosse così sveglio da arrivarci.
Acqua
sorrise malignamente:”Siete sotto il vischio, tesoro!”
L’atmosfera,
prima calda e rilassata si gelò all’istante.
Sora
e Riku, rimasti di sasso, non si mossero, forse morti dallo shock.
Roxas
e Axel, mano nella mano, si guardarono attoniti, mentre Ventus e Terra
somigliavano di più a due statue di cera.
Namine,
dopo il primo colpo iniziale, fu quella che si riprese più
velocemente:”Non è vero, mamma. Non c’è niente sul
soffitto, ne abbiamo tolto la maggior parte qui, e in cucina.”
“Temo
di non aver tolto quello nel lampadario, cara.”
Oddio,
sua madre era una pazza.
Lo
aveva fatto apposta, sapeva che dopo cena nessuno si sarebbe preso la briga stare
attento, soprattutto a ciò che gli era appeso sulla testa.
Sul
serio, era da ricovero.
Roxas
guardava preoccupato Sora, cercava di comunicare con lui, ma riusciva solo a
cogliere improperi molto poco eleganti e lusinghieri sulla loro matriarca.
Intanto
sentiva la mano di Axel tremare, e sapeva benissimo che stava facendo di tutto
per trattenersi dal ridere.
Be’,
infondo, lo stava facendo anche lui.
Però,
in onore del fratello mezzo morente dall’imbarazzo crescente , si
trascinò via quel peso morto del suo ragazzo, uscendo dalla stanza,
subito raggiunti dagli zii, Ventus nella loro stessa situazione di
soffocamento, Terra rosso in viso come Roxas aveva visto pochi nella sua
giovane esistenza.
Sentirono
un po’ di trambusto nella sala, e subito dopo, comparvero nel corridoio
Namine e Acqua, quest’ultima neanche lontanamente imbarazza, anzi,
seccata per essere stata trascinata via.
La
piccola cricca si disperse, Axel e Roxas corsero a perdifiato fino alla camera
dei gemelli, si chiusero dentro e scoppiarono a ridere disperatamente.
“Rox,
tua nonna è uno spasso!” Axel trovava la cosa abbastanza
divertente:” Quei due impediti non ce l’avrebbero mai fatta da
soli!”
“Hai
ragione” Roxas rideva ancora:” E non ce l’anno ancora
fatta!”
“Veramente
incredibile. Sai che la tua nonnina ha delle vaghe tendenze pervertite,
vero?”
“L’ho
sinceramente sospettato quando ha fatto baciare i suoi figli. E ora ci combina
questo… ah, vieni, tanto fra poco farei compagnia ad un corpo
morto.”
“We
did it?””Non ancora stanno parlando.””E… che si
dicono?””Sai che hai la stoffa da vecchia suocera? Sei
incredibile!”
“No,
sei tu che mi stai negando il piacere della vita! Avrei in mano il potere per
mettere in ginocchio Riku e non farlo più alzare dalla vergogna, e tu,
dopo che ti ho anche preso quel pipistrello-pupazzo mi deludi così?
Bene, bene. Grazie!”
“Prima
di tutto, quello è il regalo di Natale, secondo, già devo vederli
io, non ho la forza per raccontarlo.” Roxas rabbrividì fra se.
“Aha,
e vorresti cercare di cavartela così, eh?”
“Già,
per il momento si.”
Erano
tornati accoccolati sul letto come prima di cena, aspettando il fatale
congiungimento.
Però,
dopo n quarto d’ora, Roxas, non solo era ancora bello presente, ma
sembrava anche irritato a morte.
“Rox?””Non
capisco che cosa stia succedendo o cosa non
stia succedendo, ma non stanno facendo nulla, se non parlare. Di cose
inutili.”
“Be’,
sai che il capo è un fan delle cose inutili, e a tuo fratello è
piaciuta sul serio la cuffia-fragola…”
“Ma
io non ho tutta la notte!” Roxas alzò esasperato le braccia al
cielo.
Axel
cominciò a baciargli piano la testina:”Stai calmo e tranquillo,
vedrai che prima o poi si scanteranno e…”
“Axel,
smettila, non riesco a rimanere lucido…”
Axel
sorrise, sbuffando un poco nei capelli biondi di Roxas:”Ah, quindi se
faccio così…”
E
gli posò un leggero bacio sul collo:” Non riesci a rimanere presente,
eh? Ah, la mia tecnica di amante non è andata perduta, in fondo, sono un
genio…”
“Uhm…”
Axel
continuò a baciargli il collo, aspettando che finalmente quel cretino
del capo si desse una mossa.
Suonò
la mezzanotte e Roxas svenne.
Buona sera!
A
tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fini qui… benvenuti, e, vi
scongiuro di perdonarmi! Sono andata in vacanza, dimenticandomi furbescamente
il pc a casa.
Si,
so di essere una cima.
Mi
dispiace sul serio, ma mi farò perdonare, lo prometto!
In
tanto, forse, gli altri due ce l’anno fatta, io ho scritto di più
del normale e… chi è che trova la terza cosa positiva?
Acqua
mi è galoppata via dalle mani. A quel punto ho deciso che sarebbe stata
una kifujin, ossia una “nobile
ragazza marcia” ossia un termine giapponese per indicare una fan yaoi
datata.
Le
giovani sono le fujioshi, “
ragazze marce”, mentre per i ragazzi è fudanshi, ossia, “ragazzi marci”. Ah, in Giappone sono
considerati termini u poco dispregiativi, più o meno come otaku, per cui, se avete la fortuna
spacciata di andare a soggiornare li, non usateli.
Ringrazio
per l’informazione “Fra e Yumi”, nella postfazione in
“Mi vergogno da morire 2”, di cui i detentori dei diritti penso e
suppongo sia l’autrice e la casa editrice Magic Press.
Oddio
è mezzanotte, la carrozza sta per kamikazzarsi.
Vi
ringrazio tantissimo, a tutti coloro che leggono, che mi seguono in qualche
maniera, che mi mandano e mail di incoraggiamento!
Ringrazio
tantissimo coloro che ci sono sempre come recensori, che non mi hanno mai abbandonata.
In
particolare, stavolta, a: Seymour, Vul95, Cipotta91 e Agito!
Boooooooooooom!!!
Mi
rivedrete presto, anche se sembra più una minaccia, che altro!
Intanto
mi incammino verso casa, visto che la mia carrozza è passata a miglior
vita…
“Secondo te, la nonna ha messo delle telecamere, oltre al vischio
Il ballo dello spupazzamento
“Secondo
te, la nonna ha messo delle telecamere, oltre al vischio?”
Notte
di capodanno, dopo una sontuosa e deliziosa cena, Acqua, matriarca della
famiglia e sospettata fan girl, tende una trappola(in realtà il suo
piano era già partito alla Vigilia, ma li nessuno le aveva dato troppa
corda) a suo nipote Sora e al suo presunto migliore amico Riku.
Con
il vischio.
Se
questa si potrebbe denominare cattiveria, non avete mai ben conosciuto Acqua.
Riku
era piantato in piedi in mezzo alla sala e non aveva la benché minima
idea di cosa fare, anzi, non voleva proprio saperlo, in realtà.
Già
il fatto di essere rimasto chiuso in una stanza con Sora dava dei problemi alla
sua capacità razionale di analizzare i dati, figurasi l’immaginarsi
di telecamere pronte ad immortalare ogni sua singola parola o ogni suo singolo
gesto.
Soprattutto
il gesto.
Senza
contare che con Sora non c’era bisogno di una telecamera esterna, visto
che aveva qualcuno dentro al cervello.
Dannazione.
“…Sora,
dimmi che stai scherzando.””Non lo so, stavo chiedendo il tuo
parere…”
Riku
si buttò sul divano con rassegnazione, le mani nei capelli, pronte,
nell’eventualità, a farlo diventare calvo.
Sora,
dal suo cantone, era peggio che imbarazzato: se un termine per definire ciò
che in quell’assurdo momento stava provando esisteva veramente, non si
sarebbe potuto dire.
Il-termine-che-non-si-deve-nominare.
Si
sedette sul divano con Riku, aspettando che il suo amico tornasse a rivolgergli
la parola.
Anche
perché, quel silenzio e la tensione accumulata stava diventando troppo
divertente.
Sora
prese a tremare dal ridere, e si guadagnò un’occhiataccia da Riku,
ma ormai era troppo tardi, non c’era più possibilità di
salvezza.
“Meno
male che ridere fa buon sangue.””Riku, piantala di parlare come una
vecchietta.”
Riku
lo guardò malissimo, mentre lui cercava di non andare convulsamente in
apnea.
“Sora,
piantala! Se non l’hai notato, tua nonna è una maniaca, ci hanno
chiuso qua dentro e Roxas sicuramente sarà in ascolto! È una
situazione imbarazzante, va bene?!”
Sora
si gelò e lo guardò negli occhi, incredibilmente serio:”Lo
so. Ma mia nonna è sempre stata strana, e Rox è sempre in ascolto,
siamo in simbiosi semi-permanete. E ti sei accorto solo adesso che la
situazione è imbarazzante? Benvenuto nel mondo!”
“Sora,
io…”
Sora
continuò a guardarlo molto male.
“Mi
dispiace.” Disse con un singhiozzo rasente alla disperazione più
pura.
Ecco,
questo non se lo sarebbe aspettato da Riku, soprattutto perché quella
situazione non era assolutamente colpa sua: infondo era lui che era stato male e l’aveva detto ai suoi e questo aveva
dato a sua nonna tutte le carte in regola per cominciare a fantasticare e una
donna con tre figli ancora in casa, con solo i lavori giornalieri da fare, ha
molto, molto, tempo libero.
Riku
non aveva colpa.
Sora
girò il viso dalla parte opposta, nella speranza che se non
l’avesse visto in faccia sarebbe stato più facile parlarli.
Che
falsa speranza resa reale con velocità assurda.
“Sora,
ti dispiacerebbe guard…””Si. Dammi un attimo.”
Riku
aspettò e aspettò, lasciando che la sua irritazione
crescessea dismisura, sempre di
più, sempre più in alto, ad un livello altissimo, levissimo e
purissimo.
Sora
continuava a non guardarlo.
Chissà
perché, più si è arrabbiati, più si sorride. In
quel momento Riku aveva un ghigno malefico stampato sul volto.
Sora
decise, dopo un lungo ponderare che avrebbe anche potuto girasi, ma
sfortunatamente, si trovò davanti la faccia tirata di Riku, che lo
spaventò a morte.
Urlando,
saltò sullo schienale del divano e poi cadde per terra.
Non
era esattamente come aveva immaginato di parlare a Riku, no, non rivoltato per
terra in una posizione assurda.
Chissà
come si stava divertendo Roxas.
Non ne hai neanche un’idea.
Va’ via!
Ma io sono sempre con te è una cosa
inutile mandarmi via.
Si, ma almeno taci.
Ok,
ora che aveva una parvenza di solitudine, Sora si rimise seduto umanamente,
mentre, a quanto pare, Riku aspettava solerte il suo ritorno sul divano.
Addirittura
un poco simpatico:”Ti muovi?!” era stato proferito.
Oh,
che fatica.
Sora
si trascinò faticosamente sul cuscini.
“Grazie,
eh, per avermi aiutato e di esserti preoccupato per me!”
“Ero,
anzi, sono arrabbiato, Sora! Non è possibile che mentre parliamo tu ti
volti dall’altra parte, non lo concepisco!”
“Be’,
ero…””Non mi importa un accidenti di quello che eri! È
sempre così, quando riusciamo a passare un poco di tempo assieme tu
volti lo sguardo verso altro e a me non va! Sono o non sono il tuo migliore
amico?!”
Sora
abbassò il viso, incapace di guardarlo in faccia.
“No.”
Disse piano.
A
Riku si fermò il cuore, praticamente. Cosa stava dicendo?
“Non
sei più il mio migliore amico da molto tempo, in realtà.”
La voce del ragazzo si faceva man mano più fievole, e lui continuava
ostinatamente a guardare per terra.
“Ah,
davvero? Dovevi dirmelo prima, non avrei sprecato il mio tempo.”
Finalmente
Sora alzò gli occhi, vagamente infastidito dal tono di Riku:”Non
hai capito nulla come al solito, vero?”
“L’hai
detto tu che non siamo più amici per te e da tempo. Sono stato io lo
stupido a non capirlo.”
“No,
tu sei stupido e basta! L’ira funesta che infinite addusse morte agli
achei!”
Sora,
in una perfetta imitazione di Achille si buttò a pesce su Riku,
atterrandolo sul divano.
Non
poteva sembrare, ma in realtà era un ragazzo mediamente forte,
soprattutto quandoguidato dalle
proprie convinzioni.
Gli
si sedette sopra, non lasciandolo scappare, no, non stavolta. E se tutto andava
bene non sarebbe fuggito neanche lui.
Naturalmente
il fellone non gli dava molta collaborazione:”Scendimi di dosso,
Sora!”
“Neanche
per idea, brutto lumacone delle nevi! Non hai mai capito nulla e non capirai
mai niente! Non avevi capito che io e Roxas eravamo anormali, in una qualche maniera, che stavamo male per un motivo
ben più logico di quello che sembra! Ti ricordi quando mi hai chiesto
perché io sono svenuto e io sono fuggito? Perché non lo hai
chiesto ancora?!”
Riku
non aveva mai visto Sora così arrabbiato e così… rosso?
Perché aveva quell’espressione ferita?
“Perché
saresti fuggito ancora.”
Sora
lo guardò male, riconoscendo la propria trave nel proprio
occhio:”Forse si, hai ragione. Ma avrei tentato di resistere.”
Si
guardarono malissimo, Riku atterrato dal peso di Sora, che in realtà era
piuttosto leggero, anche se determinato.
“Allora
perché sei scappato?”
I
loro visi erano vicinissimi, mentre tentavano di ringhiarsi a vicenda,
nonostante la poca distanza li mettesse in imbarazzo.
Sora
fu tentato di distogliere lo sguardo un’altra volta, ma non poteva, non
in quella titanica gara a chi fulminava di più l’atro.
Anzi,
era così concentrato a friggere Riku che non si accorse di rivelare la
verità con voce aspra:” Perché sono innamorato di te,
cretino.”
Poi
si rese conto di ciò che aveva fatto e momenti svenne: spalancò
completamente gli occhi, abbandonando l’espressione ostile e mettendo su
in viso completamente devastato dell’imbarazzo.
Riku
non era sicuro di aver capito bene.
Ma,
in fondo era comprensibile per un ragazzo che pensa ad una dichiarazione con un
pochino più di romanticismo che i raggi d’odio che uscivano dagli
occhi dello spasimante, ma, soprattutto non si aspettava questo da Sora.
No,
era lui quello malato innamorato di lui! Non era neanche lontanamente possibile
che Sora, benvoluto da tutti, coccolato, in una bella famiglia(non troppo
normale) fosse… be’ innamorato
di lui.
No,
non era possibile che Axel avesse ragione, non esisteva!
“Che
cosa hai detto?”
Sora
si abbandonò esausto sul suo petto, incurante totale di ciò che
poteva essere, era troppo stanco.
Quindi,
ripeté atono:”Che sono innamorato di te.”
Non
poteva aver capito male ben due volte, no?
Se
non fosse stato tanto sollevato avrebbe maledetto Axel con una di quelle
bamboline voodoo che Larxen elargiva al Mondo.
Non
disse nulla, ma abbracciò il piccolo corpo del suo amico, stretto
stretto.
Poi,
lo tirò a se, e lo baciò.
In
quel momento scoccò la mezzanotte.
Acqua
era soddisfatta del suo operato: no, non aveva telecamere nascoste in giro per
la casa(in realtà una volta aveva tentato di installarle, ma Namine
l’aveva beccata), ma era abbastanza lampante che quei due finalmente si
fossero chiariti.
Almeno
adesso si guardavano in faccia.
Era
mattina, il primo giorno dell’anno nuovo stavano facendo colazione,
scambiandosi gli auguri.
Anche
perché, con il trambusto della sera prima non era stato possibile fare
gli adeguati saluti al nuovo anno, tranne per Ventus e Terra che avevano deciso
di uscire la sera prima e di andare a festeggiare in un pub, se non altro
lontano da i nipoti e possibili slinguazzamenti vari(parole testuali di Terra),
mentre lei e Namine avevano giocato a tombola fino alle quattro inoltrate, per
distrarla, visto che era dilaniata da due parti di se, ossia se dar
fiduciaa sua madre e, quindi,
credere inRiku, o di uccidere
entrambi e salvare almeno uno dei suoi bambini.
E,
siccome Acqua sapeva che il gene di pazzia era perlomeno latente nella sua
famiglia(lei stessa ne era una prova concreta, dopotutto), aveva cercato in
tutte le maniere di tenerla calma.
Naturalmente, aveva temuto per la sua
vita, ma quando aveva trovato i ragazzi addormentati sul divano abbracciati
tutti i suoi dubbi vennero fugati e così anche ogni problema di
interruzione di vitalità.
“Allora…
ciao.” Sora e Riku alla porta, si stavano salutando.
Roxas
e Axel li guardavano dalla finestra completamente basiti: no, cioè,
com’era possibile essere così impediti?! Non era umanamente
possibile!
Roxas
non capiva proprio per nulla, in fondo si erano dichiarati, e ci avevano messo
un tempo insopportabile, si erano comportati come due mongoplettici e poi
dovevano fare gli imbarazzati?!
“Axel,
dimmi che non sto vedendo e ascoltando quello che sembra essere.”
Axel
aveva una faccia brutta quasi come la sua:”Non so che cosa tu stia
ascoltando, ma per vedere, se vedi due imbecilli comportarsi da idioti, allora
temo che tu ci veda anche troppo bene. Anche io, in questo caso. Propongo di
strapparci gli occhi insieme dopo questa scena melensa.”
“Faccia
strada mio signore. La seguirò ovunque lei mi prometta di non farmi
vedere queste scandalose scene. La prego, My Lordo*”
“Non
credo di avere questo potere. Ah, a proposito o quasi, ti andrebbe prima che la
scuola inizi, di venirmi a trovare a casa mia?”
“All’orfanotrofio?””Mi
sembrava di abitare ancora li, ieri sera, poi non so se sono stato adottato nella
notte, allora non so quale sia il mio indirizzo attuale.”
“Hai
cominciato a parlare strano anche tu, sai?”
“Eh,
sarà la tua vicinanza…”
“Sapevo
che mi avresti dato la colpa per ciò.”
Axel
lo abbracciò e lo voltò verso di se:”Anch’io ne avevo
la certezza.” Disse sorridendo.
Stavano
per congiungere le loro labbra dopo un tempo che sembrava essere
un’eternità, quando, nella mente di Roxas scoppiò un urlo
improvviso:
Brutto stalker della finestra e della mia
mente, non provarci neppure!
Oh
no, non un’altra volta.
Vattene via dai miei pensieri, tu ieri ti
sei spupazzato Riku, no?! Adesso è il mio turno.
Non osare…!
Ma
Roxas aveva momentaneamente disconnesso la sua parte pensante per impegnarsi in
qualche cosa di primoldialmente piacevole.
E
a Sora ricominciò l’incessante nasale fiume purpureo.
Riku,
sospirando, prese a scarugare meticolosamente nella sua borsa alla ricerca
della scora di fazzoletti.
*”Yes,
my Lordo”, tratto dall’anime di Kuroshitsuji, quando Sebastian
annuisce alla richiesta di Ciel. Mi è sempre piaciuta questa frase
inglese giapponesizzata! Ha un suono fantastico.
Più
o meno è successo questo, quando ho letto il numero(e il contenuto, non
dimentichiamocelo), delle vostre recensioni.
Mi
sono sciolta.
Il
che non è un’immagine divertente(dipende sempre da che parte una
sta), ma sono così felice…XD
Ragazzi
e ragazze, vi ringrazio personalmente dal profondo del cuore, non ho mai
pensato che una cosa mia potesse… anche solo essere presa in
considerazione, figuriamoci a codesti livelli!XD
Per
cui, in un impeto irrefrenabile di gioia, ho schizzato queste cose, che spero
vi piacciano!
Guardatele,
eh! Anche perché è l’unica maniera in cui posso ringraziarvi…
Passando
al capitolo… dovevo farlo. Sapete che ho un’incredibile passione
per i flash back? Bene, ora lo sapete!
Se
avete in mente una cretina che scrive sorridendo, allora sono proprio io, non
dubitate.
Mhuhahahahah!!!
Sarephen: Tu mi
lusinghi! No, non smettere, ti prego!XD sono veramente… no, non felice,
è troppo poco, direi… fuori di me dall’emozione! E sono
veramente orgogliosa che ti piaccia! Grazie tantissimo per avere recensito!
Mikhi: Ma io
sono molto felice che tu abbia recensito, non importa quando hai deciso di
farlo(si, anche all’una mi piace, denota un certo stileXD) e spero che ti
sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie!!
Cipotta91: Mia
vecchia accolita(il vecchio non si riferisce all’età, bensì
alla data di unione alla setta)!XD si, non dovrei prendermi tutte queste
libertà, ma anche tu mi sei mancata! E no, neanche ciò è
un miraggio… anche se potrebbe. Chissà. Ti chiedo perdono per aver
fatto aspettare così a lungo! Anche a me piacciono i regali di Natale(
che ho deciso io, fra l’altro quindi era naturale che mi piacessero), ma
ne vado molto fiera!XD soprattutto la cuffia fragola. Grazie per essere stata
ancora qui, pronta ad accogliermi, spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto!
Ka93: Sei una
donna fantastica! Ti giuro, io non ce l’avrei mai fatta. A recensire
tutto, intendo. Sono una donna pigra… comunque, graziegraziegrazie!!! Non
sai quanto mi hai resa felice! Spero di continuare a vederti!!
_California Girl_: A
te svelati il mistero dello svenimento!XD anche a te, come a Ka93, che vi siete
fatte la rampicata dal primo capitolo, ringrazio dal profondo del cuore! Spero
di vederti ancora e che questo capitolo ti sia piaciuto!!
Edo: E
perché dovresti scusarti? Sei qui dall’inizio, praticamente a
confortarmi! Anche se arrivi un po’ in ritardo, chissene frega, tanto
sono lenta pure io(il che è un gentile eufemismo). Anch’io adoro
quella scena, direi che è quella che mi è piaciuta di più
scrivere… si, insieme a quella del divano di oggi!XD spero che tu stia
bene, non farti buttare giù, mi raccomando! Grazie infinite, spero che
anche questo ti sia piaciuto!
Seymour: Si, lo
so, sono lentissimi! E io con loro, e penso che questo c’entri con il
loro comportamento bradipesco… sono felicissima che tu abbia recensito e
che continui la faticosa scalata! Grazie di cuore! Spero che ti sia piaciuto
anche questo!!
Bene,
abbiamo quasi finito! Vi ringrazio tuttissimi ancora una volta, poi volo nella
luce del crepuscolo(sbrilluccicando?) selvaggiamente.
XD
Alla
prossima!
Gue
P.S:
Cuffia fragola? Ma dove mi è venuta fuori? E come ha avuto tanto
successo?!
“Roxas,
se non la pianti di farti delle seghe mentali giuro che ci uccido. Anche se non
è la prima volta che lo dico, stavolta lo faccio!!”
“Non
sono seghe mentali, signorino! È buona educazione portare un pensiero
quando si visita casa altrui, sto solo pensando a cosa…”
Sora
si diresse verso il muro più vicino e, volontariamente e in possesso di
tutte le sue facoltà mentali, o qualcosa giù di li, tirò
con tutta la sua forza disperata, una grandiosa testata al muro.
Dopo
il buio viene, come si sa, la luce.
Ma
ciò che Roxas percepiva non poteva avere nulla a che fare con essa. No,
troppo dolore.
Ci
voleva una soluzione e alla svelta, anche perché, quell’essere che
doveva essere suo fratello aveva fatto si che lui crollasse agonizzando in
mezzo alla strada.
Lo
aveva detto a sua madre che era pericoloso andare a fare la spesa con Sora, ma
lei, no, cosa dici, tesoro!
Bene,
dopo essersi ripreso aveva tutta intenzione di diventare figlio unico,
lavorando lui stesso per ottenere quel risultato.
Strisciando
mezzo cieco verso il marciapiede dove Sora aveva tentato il suicidio, tentando
di tirarsi dietro le due pesantissime borse della spesa, Roxas si chiese ancora
una volta perché, perché, quale
infimo scherzo del fato lo aveva obbligato a convivere e sopportare
quell’altra parte di se stesso?!
Perché?!
Se non la smetti, tiro un’altra
testata al muro.
Si, così ci verranno a raccogliere
con il cucchiaino, poi Axel sospetterà che sei stato tu ad uccidermi e
andrà da Riku e lo pugnalerà con lo stesso cucchiaino con cui mi
ha raccolto…
Eh?!
Poi si suiciderà con quello stesso
cucchiaino per sentirmi più vicino…
Poi dici a me che ho dei problemi?! Ti sei
appena fatto un viaggio alla Romeo e Giulietta in cui l’arma del delitto
è un cucchiaino, te ne sei reso conto?!
“Roxas,
sveglia! Qui altro che seghe mentali, c’è un trauma
cranico!”
“E,
sentiamo, di chi è la colpa?!”
“Mia,
grazie, ne prendo il merito con piacere. Basta che non dici più cose
così tanto assurde!”
“Ma
io non le ho dette, le ho pensateeee…”
“Rox,
siamo in mezzo ad una strada, potresti evitare?”
“Di
far che, mio illustro doppione?”
“Di
dire cazzate, per cominciare, poi lavoreremo sul resto.”
Sora,
anche lui con un mal di testa boia(che, infondo, si era propriamente cercato),
raccolse suo fratello e le pesantissime borse della spesa,
trascinandosi verso casa.
Ciò
che aveva causato questo divertente siparietto non era altro che l’invito
da parte di Axel di fargli visita a casa sua.
Ciò
che spaventava di più Roxas, come Sora ormai sapeva bene, non era il
fatto di andare a casa del ragazzo, ma di non sapere che cosa portare.
Inutili
erano stati i consigli di tutta la loro sgangherata famiglia, inutile il
consiglio di Riku(della benzina, per inciso, con qualche fiammifero/accendino che
dirsi voglia ), quando era passato a trovare i vicini(e Sora).
Tutto
inutile.
E,
non contento di aver demolito tutti i buoni propositi di aiuto da lui ricevuti,
doveva continuare a pensare sempre(!)
a cosa fosse andato bene da portare in un orfanotrofio.
Detto
questo, era facile intuire la motivazione di Sora quando si era avvicinato
furente a quel muro.
E,
inoltre, gli era anche toccato caricarsi del gemello e spesa per tornare a
casa!
“Ma
ti sembra giusto?! Non lo sopporto più! Non fa che pensare a Axel, Axel,
sempre ad Axel! Non che lui mi stia antipatico, ma ora in questo momento lo
odio!”
Riku
guardò il ragazzo con aria di superiorità, dicendo:”Io ve
l’avevo detto di portare della benzina e fiammiferi, ma voi noooo! O di
stare lontani da lui!”
“Questo
non mi sembra che tu l’abbia mai detto, comunque.”
“Beh,
l’ho pensato! È sempre stato una spina nel fianco, sin da quando
sono stato votato per diventate il presidente del CCI… fino
all’infinito e oltre!”
Sora
non l’aveva mai visto così irritato, anche perché, mostrare
una qualsiasi minima espressione era una ventata di novità.
“Perché?”
“Non
lo ha detto a Roxas?”
“Detto
che cosa?”
Riku
guardò Sora, poi si sedette sbuffando sul suo letto.
Possibile
che quell’essere fosse fastidioso anche a distanza?! Perché era in
camera sua con Sora e parlavano di Lui?!
“Perché
Axel ha dovuto fare lo stesso procedimento che ha fatto Roxas per entrare nel
comitato, io no, ho avuto l’onore di essere eletto dal popolo.”
La
faccia di Sora tradiva una certa ignoranza sulla questione:”…Eh
allora?”
“Ha
dovuto sottostare ai mie comandi, anche se era uno studente più
grande.”
“…Aha.”
Sora non riusciva ad afferrare il succo del discorso, ma era sicuro che, in
fondo, non gliene importava poi quel granché.
Riku
si arrese all’evidente disinteresse di Sora sull’argomento.
“Riku.”
Un
maialino avrebbe avuto sicuramente un suono più educato, quando il
principe albino grugnì in risposta del principesso.
“Secondo
te, il fatto che Roxas va a casa di Axel, dove non ci sono genitori o controlli
sui ragazzi grandi… non implica il fatto che…”
Riku
lo guardò, anche perché non capiva il perché era arrossito
così tanto:”Che?”
“Be’,
sai, conosco i pensieri di Roxas. Fuori sembra così tanto un
santarellino, ma… non vorrei che rimanessero troppo soli. Se capisci.”
“No.””Riku,
sei un idiota.””No, sei tu che non sai esprimerti! Come faccio a
capirti, altrimenti?!””Dovresti!””Ma
come?!””Ah, così!”
E
Sora poggiò le sue piccole labbra su quelle di Riku, sempre più
rosso.
Inoltre,
non diede neanche tempo al ragazzo di realizzare cosa caspita stesse facendo,
visto che, incomune accordo con
Roxas e Axel avevano deciso di non allargarsi troppo e… ah! Eureka, la
famosa luce!
Sora
cominciò a baciarlo, stuzzicandolo al gioco.
Be’,
chi era lui per rifiutare?
Si
trovavano praticamente nella stessa posizione del loro primo bacio, solo che
ora erano su un letto, e Olette era fuori con Namine(troppi stress in una volta
l’avevano portata a chiede aiuto in una giornata di shopping)…
Sora
si staccò e si mise seduto sul bacino di Riku.
“Hai
paura che possano spingersi oltre?”
“Li
conosci, no? E diventerebbe un problema, lo sai. Roxas mi sta maledicendonel suo arguto eloquio, in questo
istante, perché lo sto facendo morire dissanguato. Per non contare a
quella cosa della ‘fusione’. Pensa a come staremmo se andassimo
avanti.”
“Non
se ho idea Sora. Ma, visto che, comunque, Roxas sta già sanguinando,
torna qui.”
Sora
sorrise:”Agli ordini, Capo!”
“Chiamami
un’altra volta così e giuro che ti sbatto fuori di casa.”
“Certo
che io e vostra madre, al confronto, eravamo due santi!” esclamò
stupito e leggermente irritato Ventus.
Il
problema principale del condividere la mente e le emozioni con qualcuno e di
perdere litri e litri di sangue(se fosse stato un vampiro avrebbe avuto particolari
problemi), era che, con la famiglia che sapeva ciò che significava, era
una fra le cose più imbarazzanti dell’Universo.
Soprattutto
con uno zio che era riuscito a sopravvivere senza avere particolari problemi o
a darne a Namine.
Okay,
Namine era stato un poco stupida e sfortunata, ma aveva avuto il buon gusto di aspettare che la simbiosi finisse.
Accidenti.
“Questa
volta non è colpa mia!””No, non questa volta, ma in
praticamente in tutte le altre. Roxas, cosa avete al posto degli ormoni puri e
semplici? Li avete mischiati con qualche cos’altro, è impossibile
che…!””Oh, zio, mi dispiace, ma non so che farci!”
Ventus
guardò il suo(indisponente) nipote, che in quel momento aveva
praticamente due rotoli di carta igienica infilata su per il naso.
Sospirò
e disse con calma:”Non era per rimproverarti, Roxas. Mi sono solo
stupito… del tempo che cambia: prima di tutto, alla vostra età io
ero veramente un bravo bambino. E, inoltre, caro il mio cocchino, avevo
rispetto per mia sorella e non mi sarei neanche sognato di farla preoccupare o
stare male. Ma sembra quasi che tu e Sora vi divertiate a farlo.”
Roxas
lasciò cadere rumorosamente la testa sul tavolo della cucina, semi
disperato e semi singhiozzante.
Infondo,
suo zio gli aveva appena dato del pervertito e masochista, non delle cose che
facevano esattamente piacere.
Mentre
Ventus finiva di preparare il pranzo e Roxas agonizzava sulla sedia,
rientrò a casa Namine, che, vista la posa e le condizioni del figlio,
sopirò rumorosamente, uscì di nuovo e andò a prendere Sora
dai vicini, adducendo la scusa del pranzo.
Sul
serio, i suoi nervi, fra la madre pazza e i figli un po’ troppo precoci
per i suoi gusti, sarebbero ceduti di li a poco, non importava quante giornate
di svago riuscisse a concedersi, visto che quando tornava a casa la situazione
che le si presentava era sempre quella.
In
realtà era tutto un complotto per farla uscire di testa, e lo sospettava
già da un po’.
“Rox,
vieni in soggiorno?”
Roxas
risorse dal suo stato meditativo - coma profondo, si alzò e seguì
la voce della madre in sala, dove la trovò con Sora rosso in volto.
“Vi
devo parlare, Rox, quindi siediti.”
Roxas
andò a fianco del fratello seduto sul divano.
“Allora…”
cominciò la donna,” io vi voglio bene. Siete i miei bambini, e li
sarete sempre, non importa cosa facciate e con chi. Non importa se state
crescendo. Ma, per favore, non potreste controllarvi? È imbarazzante,
sia per me che per voi, e lo sapete benissimo! Per non contare il fatto che la vostra simbiosi sembra
diversa da quella che abbiamo affrontato io e Ventus, e non sappiamo che cosa
fare se dovesse accadervi qualcosa!”
I
due ragazzi si sentirono morire: possibile che tutti li dentro li credessero
così tanto libertini? Eppure conoscevano persone che lo erano molto
più di loro!
“Per
cui… niente. Vi chiedo solo di stare più attenti. Tutto
qui.” Namine raggiunse i suoi figli sul divano, sedendosi in mezzo a loro,
per abbracciarli:”Vi voglio bene, pulcini. Basta che non mi fate
preoccupare più di tanto, ok?”
E
i due pulcini dovettero capitolare alla richiesta della madre.
Kairi
era da un po’ che si sentiva esclusa dalla vita che circondava quella dei
suoi amici.
Non
li vedeva dall’inizio delle vacanze, anche se erano vicini di casa, ed
era una cosa che la irritava leggermente.
Così,
quel pomeriggio decise di andare a fare gli auguri a quei due scapestrati.
Che
si rivelarono gli esseri più ameboidi della terra.
Perché
durante le vacanze, invece che uscire e respirare il profumo della
libertà c’erano persone che stavano a casa a leggere o a giocare
alla play station?
Perché?!
“Mi
fa piacere vedere che siete occupati.” Il sarcasmo della ragazza era
percepibile.
Roxas,
dal suo libro non tirò su neanche il naso, mentre Sora ebbe almeno la
decenza di annuire, anche se provava che non la stava ascoltando affatto.
Eh,
va be’.
“Sora,
hai un altro joystick?”
“Si,
è bellissimo quel vestito.”
“Sora,
ti prego, ascoltami quando parlo.”
“E
anche il cappello.”
Kairi
era irritata al massimo della potenza.
Per
fortuna(per Sora, più che altro), Roxas uscì dal
libro:”C’è ne uno in camera nostra, penso. Sotto il letto di
Sora, ma attenta a tutto il resto del mondo che ha cacciato li sotto. Potresti
prendere il tetano se non stai attenta.”
“…ok.”
Così
Kairi cominciò la ricerca del joystick perduto nella camera dei gemelli,
cosa non da poco, considerando il caos imperante.
Dopo
mezz’ora di caccia al tesoro, lo intravide non sotto al letto(non
c’era un Mondo, no. Un Universo sarebbe stato più d’aiuto
per dare l’idea.) ma, bensì, sulla scrivania, semi sommesso da quelle
che erano… fotografie.
Kairi
ne prese una in mano e… capì per quale motivo non si erano fatti
sentire in quelle settimane.
Corse
in sala divertita, con in mano tutte le foto presenti sulla scrivania.
Poi,
scelta una in particolare, la mise in faccia a Sora:”Non mi avevi detto
che avevi trovato un marito!”
Sora,
alla parola ‘marito’ si risvegliò magicamente, esplodendo
con un “Eh?!”.
Ma
Kairi non aveva finito: andò di soppiatto da Roxas(che continuava
imperterrito a leggere) e scelse anche per lui un immagine:”Siete
cattivi, però, non mi avevate detto nulla! E neanche invitata al
matrimonio!”
A
quel punto, anche Roxas era sveglio e apprendeva.
Ora
si che la ragazza era contenta!
Buondì!
Ragazzi,
sono distrutta. Argh.
In
realtà, la colpa è solo mia, visto che al mio ritmo di vita, a
volte do una scossa un poco troppo forte, tipo non dormire per una notte intera
e poi andare a lezione di matematica alle nove e mezza di mattina.
Si,
è colpa mia.
Per
i resto… mi diverto troppo a scrivere! Anche se non dovrei dirlo, visto
che è naturale, ma… mi diverto a fare anche i compiti di italiano,
momenti, e questo è dire tanto.
Non
guardatemi così, so già di essere pazza!
E
Kairi… anche se all’inizio non fa parte della storia, apparte
essere un’appendice petulante, adesso entra! Wiiiiii! Una ola per lei!
Ricordate
che i cucchiaini sono esseri potentissimi!
Sarephen: Non so da
dove cominciare, se non con un grazie! Sono con te per il Grande Tempio!!! E
sono felice che la storia continui a piacerti! Anche se il mio ego si sta
gonfiando più del dovuto… ma pazienza!XD grazie infinite per aver
recensito!!
Fly89: Eccomi,
pronta a soddisfare un desiderio! Sono contentissima che tu ti sia tuffata e
che ti sia divertita nel leggerla! Grazie per aver recensito!
Ka93: Larxen
è la spacciatrice ufficiale di bambole voodoo, non sminuiamola, che
altrimenti ci fa fuori…XD la pubblicità… è venuta dal
cuore. Grazie per aver recensito!!
_California Girl_: Grazie
mille!^^ Roxas è così carino… apparte che la mia immagine
mentale è leggermente distorta, ma… grazie per aver recensito!!
Edo: Grazie,
grazie, sono orgogliosa dei miei disegniXD e purtroppo… si, sono due
imbranati, e temo che sempre li saranno. Perché, effettivamente, non
sono mai stati troppo svegli, no. Axel e Roxas… hai ragioneXD Ah, e no,
non sono clemente, sono semplicemente giusta, visto che a voi tocca ad
aspettare me! Grazie ancora!!
Seymour: Hai
compreso la vera essenza di Riku! Era quello che tentavo di fare passare
attraverso parole gentili… uhm. Sono felice che ti sia piaciuto!! Grazie!
Cipotta91: Anch’io
la voglio! Fondiamo un club con la cuffia a fragola! E poi… anch’io
attendevo questo momento. Solo che prima non ci entrava, non so se capisci.
Qui, anche con la forzatura della nonna maniaca, perché è questo
quello che è, sembra giusto… e la cosa mi spaventa, devo dire.
Paura. Comunque, grazie per esserci sempre!
Shine Mizuki: Non
so, dovrei chiedere loro… e ultimamente mi spaventano, devo dire!XD Sono
felicissima che la storia di piaccia, e orgogliosa dei miei disegni spastici!
Grazie infinite di aver recensito!!
Uff.
Non
scrivete mai mentre guardate un film, finite per distrarvi e di metterci delle
ore.
Tipo
io, adesso.
Ah,
Acqua ringrazia educatamente tutti! Anche lei è molto fiera del suo
operato…
Roxas era sul autobus, con la musica sparata nelle orecchie, e stava
cercando disperatamente una maniera per riuscire a sgusciare nella folla
compressa(neanche nelle più brillanti fantasie di un essere in trip ci
sarebbero state ottantotto persone comode
Tutto una tempistica
Roxas
era sul autobus, con la musica sparata nelle orecchie, e stava cercando
disperatamente una maniera per riuscire a sgusciare nella folla
compressa(neanche nelle più brillanti fantasie di un essere in trip ci
sarebbero state ottantotto persone comode sul mezzo, checché ne dicesse
il sapiente cartello appiccicato alla parete) per raggiungere un schifosissimo
e sporchissimo sedile libero.
Cosa
praticamente impossibile, visto che, apparte le persone munite di gigantesche
borse della spesa, avrebbe dovuto affrontare anche i temibili anziani che, per
non far sedere nessun altro vicino a loro, si mettono sul sedile esterno.
Se
provi a chiedere se puoi sederti, vieni fulminato.
No,
la vita di coloro che prendono i mezzi pubblici non è di certo semplice.
Ma
a Roxas importava fino ad un certo punto: dopo un po’ che uno si è
abituato, quando cerca un posto lo vede al colpo d’occhio e in quel
momento non riusciva nemmeno a darlo,
quel colpo d’occhio.
Per
cui si rassegnò in fretta, si trovò un posticino non troppo vicino all’ascella di quel
signore e neanche troppo lontano da quella vecchietta che stava mettendo a
posto le borse della spesa in maniera da prenderle velocemente prima di
scendere alla fermata.
È
tutta una questione di logica e tempistica.
E
stava consumando una tragedia, visto che non riusciva ad arrivare ad abbassare
il volume della musica e le cuffiette vomitavano:”Call me Artemis Fowl,
YEEEAAAAHH!!*” ad una frequenza sonora udibile anche a tredici chilometri
di distanza, guadagnandosi degli sguardi molto poco simpatici da parte della
vecchietta.
No,
Roxas sentiva che non si sarebbe alzata per fargli posto.
Come
se gli servisse anche la vecchietta per sentirsi male.
Kairi
aveva già fatto abbastanza per imbarazzarlo a morte, e con lui Sora.
Si
era proprio divertita, la piccola bastarda.
Ecco,
se volete non pensare a cosa vi è accaduto di brutto nella giornata, non
rimanete con voi stessi e con la vostra musica preferita, perché,
immancabilmente vi fermerete sulle canzoni più malinconiche che avete, a
pensare alle vostre sventure.
Ossia,
quello che stava capitando al nostro piccolo eroe al momento.
Lo sai benissimo che non serve a niente
pensarci, vero?
Parla per te. Io sono ancora traumatizzato
a morte. Mi sentivo un topo in trappola.
La situazione era condivisa in tutto e per
tutto.
Lo so, non c’è bisogno della
tua conferma.
Ma come siamo acidini.
Si, lo siamo. Sora, Kairi è una
bomba inesplosa! Adesso tutta la scuola saprà degli affari nostri!
Sulla bomba sono d’accordo, ma non
credo che Kairi sia così poco furba. Lo sa che ci farebbe arrabbiare,
per non parlare di Riku ed Axel. Non rischierebbe tanto.
Se lo dici tu…
Non preoccuparti. Piuttosto, vedi di
sottostare alla regola della mamma, una volta arrivato da Axel.
La genitrice non si deve crucciare, lo
sappiamo entrambi.
Ma io no. E non mi fido ne di te, ne di
lui. Soprattutto di te.
Quanto la fai lunga! Ah, è la
fermata.
Roxas
spintonò il signore dall’ascella grondante, si fece largo fra una
graziosa scolaresca salita al precedente stop e riuscì, non si sa come a
scendere.
Poi,
si accorse di una cosa.
Sora?
Nh?
Sai che l’orfanotrofio dista sette
chilometri da casa nostra?
E allora?
Allora perché riusciamo a
comunicare?
Perché siamo degli sfigati, io nella
fattispecie, visto che sono legato a te…
No, no, no! Prima erano venti stupidi
metri! Li avevamo contati!
Ah, Rox, ormai siamo spacciati.
Così,
con il silenzio stampa da parte di entrambi e con un altro peso nel cuore,
Roxas arrivò lemme lemmedavanti alla casa del suo ragazzo.
Oramai,
gli orfanotrofi sono strutture semi moderne e abbastanza accoglienti, anzi.
Ma
quello dell’isola somigliava tantissimo ad un castello diroccato.
Non
proprio un bel posto, no.
E
suonare al citofono era un vero dilemma per Roxas. Non che ci volesse una laura
specialistica, ma quando si trovava davanti ad un campanello andava nel panico
più completo e pensieri come:”Disturberò?”,
“Che sia questo il posto giusto?”, “Quale devo
suonare?”, gli riempivano la testa.
Stava
per entrare in una vera e propria crisi d’ansia, quando:”Suona quel
campanello, per amore del Dio Caldo!” echeggiò per il suo cervello
in confusione.
Prese
un bel respiro e suonò.
“Rox,
sai che sei rimasto fuori un quarto d’ora prima di prendere il coraggio
per suonare?”
“E
tu come lo supponi, scusa?”
“Be’,
c’è la telecamera di sorveglianza all’entrata. Ero passato a
vedere se eri arrivato e il vigilante mi ha detto che c’era un ragazzino
biondo che stava in piedi davanti al cancello da più di dieci minuti…”
“Non
lo sai per certo.”
“Allora
mi farò prestare la videocassetta e guarderò quanto tempo ci stai
effettivamente.”
Roxas
sbuffo, si guardò intorno e trascinò Axel dietro l’angolo,
bloccandolo al muro.
“Dovrei
considerare questo rapimento una maniera per non fare sapere all’intero
istituto studentesco quanto hai sostato sul mio uscio?” Disse Axel
ghignando.
“No,
ma potresti considerare questo come tentativo di corruzione per fermarti la
lingua.” Gli rispose a tono il ragazzo, per poi baciarlo, mettendo in
pratica l’avvertimento.
“Dovrei
farmi corromper più spesso.”
Roxas
rise felice, mentre accanto ad Axel, varcavano il portone.
Axel
gli fece fare il vero e proprio giro turistico del castello(lo era veramente,
ma alla morte del padrone, la nipote, ossia l’attuale proprietaria, lo
aveva trasformato in un orfanotrofio).
Se
dall’esterno poteva incutere timore, l’interno, non lo era affatto.
Sapeva quasi di ‘casa’.
Gli
fece conoscere il guardiano(un tale Cid, ma non sapeva se si trattasse di un
nome vero o di un soprannome) che aveva osservato la sua disavventura al
cancello.
Incontrarono
anche l’infermiera, Areith, e la padrona di casa, Tifa.
Gli
fece fare il giro della biblioteca, con tanto di bibliotecario e assistente
annessa, tali Leon e Yufi.
Per
non parlare dei suoi ‘fratelli’: alcuni li aveva già visti a
scuola, come Saix, ad esempio.
O
di sfuggita, come un tipo che si aggirava pure lui per i corridoi scolastici,
un ragazzo schivo che Axel gli indicò come Zexion.
Ma
anche se Roxas non li conosceva tutti, gli altri gli fecero capire di essere il
benvenuto e gli imposero di ritornare a bistrattare e distrarre il loro Axel.
Soprattutto
per dargli fastidio, se mai gli fosse riuscito, il ragazzo dubitava che le sue
attenzioni fossero per Axel un disturbo.
Scrivere
era per Roxas una felice attività. Gli piaceva, lo caricava di energie
positive e nei temi prendeva sempre di voti buoni.
La
professoressa diceva che aveva un’anima romantica.
Ma
avete mai provato a scrivere con un qualcosa che sembra un elefante sbuffarvi
nel cervello?
Un’esperienza
unica e irripetibile, fidatevi.
Tutto
ciò era dovuto al riprendere della scuola e ai vari test che i
professori, sadici perché sapevano benissimo che durante le vacanze
natalizie nessuno aveva svolto nulla, propinavano giornalmente agli studenti.
Nella
fattispecie, Roxas tentava di scrive il suo agognato tema argomentativo, mentre
Sora, più abituato alla perenne vescica al pollice dovuta a più
ore consecutive(o giorni, dipendeva) con in mano il joystick, si annoiava
immensamente.
E
Roxas aveva anche dimenticato la musica a casa, cosa da non fare, visto che,
con un qualche gruppo rock riusciva a non sentire quello sfaticato di Sora.
Se
fosse stato per suo fratello, avrebbe vissuto in un Universo alternativo a
combattere contro dei mostri.
Ma
siccome non era così, e fra neanche una mezzora bisognava consegnare
almeno la brutta, Roxas era spazientito come non mai.
Lo
sapeva che Sora non lo faceva apposta, lui era uno iperattivo e sedersi ad un
tavolo a scrivere era impensabile per lui.
Ma
dovevano farlo, per cui era inutile sbuffare.
Ma non mi va.
A me interessa?
Devo dedurre di no?
Bravo Polly, dopo ti do un crackerino.
Vaffanculo, te e il tuo crackerino.
Buondì!
Chiedo
perdono per il ritardo sempre più incalzante(si, so che non ha senso
come frase, ma mi piaceva il suono che ha), ma purtroppo devo studiare, fare i
compiti e vedermela con il raffreddore, si ad agosto.
Che
vita felice.
Ecco
a voi il nuovo capitolo!
Dove
si possono notare una serie di cose, che sembrano messe li a caso, ma in
realtà non le sono.
Ne
sono convita, e l’importante è la sicurezza prima di tutto!
So
che è un po’ cortino, ma i prossimi, che ho già buttato
giù, sono nettamente più lunghi…
Ok,
basta con la pubblicità, ora i ringraziamenti!
Mi
dispiace ma dovrò farli al volo, sono oberata da presenze come
matematica.
Per
cui, un grandissimo grazie a: Cipotta91, Ka93,
_California Girl_, Edo, Shine Mizuki, Fly89, Kingdom_Hearts_Mylove
E,
come sempre ringrazio chi mi ha tra i preferiti, seguite o solo ricordate!!
A
presto!
Gue
*
è una canzone vera! Si intitola “Call me Artemis Fowl”, ed
è troppo simpatica! Poi, essendo una che segue ancora le avventure di quell’uomo,
mi ha catturata immediatamente. Per cui l’ho messa.
Capitolo 21 *** Nome in codice: Casino. Leggersi altrimenti come 'noia' ***
Dal rientro scolastico, le giornate si scandivano con una
regolarità allarmante: mattina infinita, pomeriggio eterno, sera
“non mi ricordo ciò che è successo oggi”, ma, ohi,
tutti gli anni scolastici erano un po’ così, a quest’ora
dell’anno
Nome in codice: Casino.
(leggersi altrimenti come ‘noia’)
Dal
rientro scolastico, le giornate si scandivano con una regolarità
allarmante: mattina infinita, pomeriggio eterno, sera “non mi ricordo
ciò che è successo oggi”, ma, ohi, tutti gli anni
scolastici erano un po’ così, a quest’ora.
Ossia,
febbraio inoltrato.
I
nostri due sfaticati e stanchi eroi non riuscivano a capacitarsi di un tempo
così lungo, percepito in un istante così lieve. La magia della
scuola era terribile.
Comunque,
fra riunioni dei vari club, compiti in classe e nella propria stanza,
interrogazioni e uscite con i relativi uomini, la simbiosi, apparte il fatto di
essersi estesa ad un livello inaccettabile per entrambi, non sembrava aver dato
altri segni di vita.
Poi,
si erano anche dimenticati di dire alla famiglia di quella volta in cui si
erano fusi e si erano dimenticati pure che fosse successo.
Insomma,
tutto era nella ‘normalità’.
Era
anche un po’ noioso, a dirla tutta.
“Roxas?”
“Mhn?”
“Mi
spieghi che hai, ragazzino? Sei apatico come una medusa morta in questi
giorni!”
“Ti
ho già detto di non chiamarmi ragazzino! E piantala di paragonarmi a
delle cose assurde!”
“Sei
più acido del solito, volevo solo una schifo di spiegazione sul
perché. Hai le tue cose?”
“Axel!!””Che
c’è?!””Mi dici come faccio ad avere le mie
cose?””Be’, sai, domani c’è la luna
piena.””E cosa c’entra?!””Che il mestruo va, di
solito, con il ciclo lunare… sai che è probabile che i lupi
mannari inrealtà siano
donne col ciclo?”
Roxas
si mise una mano in fronte con violenza: perché, perché a lui?
Che aveva fatto di mal per trovarsi innamorato di… Axel?!
“Non
è questo quello che intendevo, visto che il mio corpo è
interamente maschile, la mia questione era cosa c’entrasse il ciclo!
Secondo, cosa mai ti viene in mente?!”
“Be’,
sai, a furia di convivere con delle donne, qualcosa la impari… e poi, non
trovi sia un ragionamento logico e fulmineo?””No.””Ah,
va be’.”
Camminarono
per il giardino perennemente innevato, fianco a fianco, Axel sereno, Roxas
leggermente fuori dai gangheri.
Axel
lo prese per mano:”Comunque, apparte gli scherzi, che hai? Sembri sul
serio una medusa.”
Roxas
sbuffò sconsolato:”Non lo so… è che mi annoio. Mi
viene quasi voglia di andare ad istigare Larxen per un po’
d’avventura… neanche quando ci baciamo succede più qualcosa
a Sora e così al contrario… non è più divertente
come prima.”
Axel
prese fuori una sigaretta e se la accese, pensoso, sotto lo sguardo vigile di
Roxas.
“Lo
sai che non mi piace, vero?””Che cosa?””Che tu fumi.””Ah,
e perché?””Perché quando mi baci sai
pestilenzialmente di fumo.”
Axel
ghignò divertito:”E la mia salute la dimentichi?”
Roxas
sorrise in maniera maligna:”Tesoro, quella mentale è già
andata, dovrei preoccuparmi anche per quella fisica? Dopo non avrei più
tempo libero!”
“Ah
si?””Direi di si.””Allora, se è per
questo…”
Axel
prese un tiro molto più lungo del suo solito, si chinò e
baciò Roxas, inondandogli la bocca, la gola e i polmoni di fumo.
Azioneche, conseguentemente, portò allo
strozzamento immediato di del ragazzo, facendolo tossire convulsamente.
“Che
caspita ti salta in mente?!”
Axel
sorrise ancora, lo ripescò dalla posizione accucciata in cui Roxas si
era andato ad infognare per sconfiggere la tosse e lo baciò di nuovo.
Poi,
disse:”Ora puzzi tu di fumo.”
No,
non poteva crederci:”Hai quasi ucciso ben due persone, una fra le quali
me medesimo, e te ne vieni fuori con questa messinscena?!”
“Così
non rompi più le scatole, tesoro.”
Roxas
lo guardò malissimo, ma Axel era ormai abituato alle sue occhiate, e
sereno e giocondo chiese:”Sora come sta?”
“Sta
che ad un’interrogazione straordinaria di matematica si è
capovolto sulla sedia e si è buttato per terra tossendo come un idiota,
visto che la prof non sa che la colpa è tua.”
“Ah,
è vero! Chiedigli scusa da parte mia!”
Scusa un corno!!
“Non
è incline ad accettare le tue scuse, dal tono che ha assunto.”
Le
giornate trascorrevano tranquille e monotone, sempre, sempre di più. Sora
aveva quasi voglia di tornare a casa, da quanto si divertiva a scuola.
Meno
male che c’era Riku, anche se adesso era troppo impegnato ad organizzare
le varie attività primaverili scolastiche, per star molto con lui.
Certo,
questo implicava che pure Rox e quell’omicida del suo ragazzo stessero
lontani e impregnati in attività competenti il CCI, ma almeno loro
riuscivano a vedersi.
Mondo
infame.
Rifletteva
su tutto ciò nella camera che condivideva col fratello(che era ad una
riunione straordinaria), mentre accordava la chitarra: almeno Demix era
contento dei suoi progressi, e non era neanche schifato dalla sua voce, per cui,
su quel fronte, andava tutto bene.
Be’
apparte il fatto che non aveva più voglia di suonare. O mangiare, o studiare,
di fare qualsiasi cosa, insomma.
Magari,
dormire, ecco, dormire non gli avrebbe dato così fastidio, almeno,
nell’oblio avrebbe passato un po’ di tempo senza rendersi conto che
quello passava.
Dio,
la noia lo stava uccidendo.
“Sora?””Si?””Axel
ha chiesto se una sera ci troviamo tutti insieme per festeggiare la fine della
preparazione dei giochi primaverili… ti va di venire?”
“…Si…”
“Sora,
sai che se continui a guardare il soffitto i compiti non si faranno da
soli?”
“Si…”
Roxas
sbuffò: se c’era qualcosa al Mondo che suo fratello non riusciva a digerire era la noia pura
e semplice.
Se
Sora si annoiava era un guaio, visto che cominciava ad avere la vitalità
di un gamberetto nella salsa rosa, cosa che in realtà poteva essere
giusto per un bambino di cinque anni, non per un ragazzo di quattordici.
Ah,
be’, c’era una maniera molto semplice per ripescarlo: bastava
distrarlo e lui aveva le chiavi di tutto il suo cervello, dopotutto.
Roxas
sorrise malignamente e pensò con tutto se stesso a Riku vestito da cameriera con una divisa
indecentemente corta che apriva la porta con un carrello di dolci, con su un
cartello con scritto ‘gratis’.
Anche
se a lui faceva veramente male anche solo immaginare ciò, Sora si
alzò sul letto di scatto guardò la porta(non si sa per Riku o per
i dolci gratis, ma Rox aveva un’idea.)
Poi
guardò Roxas:”Non è valido.”
”Tu
te ne stai li a ciondolare, io mi diverto.”
”Riku
è mio.”
”E
nessuno ha mai detto il contrario, anche perché a me fa venire la pelle
d’oca. Guarda!” e mostrò i brividi di terrore che gli aveva
provocato immaginare Riku in quella maniera a Sora.
Sora
finalmente rise, facendo sentire meglio entrambi:”Sei ridicolo, Rox!
Perché hai messo su quel teatrino, allora?”
”Che
domande, per avere la tua attenzione.”
“Ah.
Per cosa?”
Sapeva
che non aveva ascoltato, ma non che non avesse recepito nulla.
“La
festa, CCI, fine organizzazione giochi primaverili.”
“Ah,
si! Ma che cosa si fa ad una festa del genere?”
“Be’,
ti alcolizzano, poi ti fanno cantare al karaoke della Disney, di solito.”
“Si!
Vi batterò tutti!”
“Con
me non hai nemmeno l’ebbrezza della competizione.”
“Hai
ragione.”
“Quindi
va bene?””Ti ho già detto di si!””Bene,
perché è stasera.””E non potevi dirmelo
prima?””No, quell’idiota di Axel poteva dirmelo prima. Io
sono appena tornato dalla riunione e ti ho subito messo al corrente.”
“Ah,
ok…”
Roxas
andò alla scrivania e pescò uno dei suoi libri(la
‘Belgariad’ lo teneva impegnato da ben tre giorni e la cosa lo
irritava) e si sdraiò comodamente sul letto, cominciando a leggere.
Sora,
di nuovo annoiato, si guardò intorno: aveva già smanettato con la
chitarra quel giorno, fatto una buona parte dei compiti e letto i suoi fumetti
per quella che sarà stata la millesima volta.
Si
stava annoiando di nuovo e non ne aveva voglia.
Poi
gli venne un’idea: sfruttando lo spunto datogli dal fratello prima,
concentrò i suoi pensieri in un’immagine di Axel, sulla soglia
della camera, appoggiato alla porta, vestito con una divisa da poliziotto, che
giocava con le manette.
Sentì
Roxas sussultare, e arrossire al limite della decenza, mentre con lo sguardo cercava
l’Axel virtuale, naturalmente non trovandolo.
Guardò
Sora malissimo:”Lui è mio.”
”Lo
so.”
“Allora
perché?”
”Perché
mi annoiavo, che altro?”
“Finalmente
siete arrivati, pensavo di dover mandar una squadra di san bernardi a
recuperarvi!”
“Buonasera
Larxen.””Che è quel tono pivello? Solo perché sei
arrivato senza l’aiuto dei cani guida non significa che sei perdonato.
Siete in ritardo di venti minuti!”
“È
che ‘istituto è vasto.” E dicendo questo, Roxas si fece
largo e andò verso Axel senza tante cerimonie.
“Oddio,
no. Non ho niente contro i gay, ma voi sareste insopportabili anche come
etero.”
Sora
rise sotto i baffi, mentre guardava suo fratello che si baciava appassionatamente
con il suo ragazzo, finalmente senza morirne: non si sa bene come ma, piano
pianoerano riusciti a sviluppare
una semi immunità dagli svenimenti e idranti di sangue.
Meno
male, altrimenti sarebbero morti presto.
Be’,
tanto vale andare a cercare Riku, no?
“Sono
circondata da coppie. Che serata divertente mi aspetta!”
Ma
nessuno la stava piùad ascoltare.
Il
programma che Roxas aveva fornito a Sora fu inspiegabilmente seguito alla
lettera.
E
come da programma, Sora stracciò tutti, anche se contro Roxas non
gareggiò, per il semplice fatto che quell’ubriacone del fratello
era crollato prima del karaoke.
Ma
Sora si stava divertendo comunque, visto che anche se Larxen era una donna
dalla lingua pungente, una volta conosciuta non era così malvagia, quando Axel non limonava allegramente con
Roxas, parlava anche troppo e poi, c’era Riku, che da brillo era uno
spettacolo, perché si scioglieva come burro al sole.
Basta
dire che in quel momento Sora era seduto sulle sue ginocchia e il ragazzo lo
abbracciava teneramente, e avrete l’effetto voluto, non agitato, ma
shakerato.
“Certo
che hai fatto bene ad andare al club di musica, pidocchio! Ci hai stracciato
tutti!”
“Guarda
che non ci sono andato per battervi un giorno al Sing Star!” Rise Sora.
“In
realtà era tutto previsto.”
“Si,
Axel ne sono certo.”
“Capo,
tu taci e continua a fare le fusa.”
“Sei
solo geloso di non poterle fare tu le fusa…”
“Guarda
che io non le faccio, le fusa! Sono un uomo, io!”
“Si,
si…”
Axel,
già pericoloso da sobrio, da ubriaco poteva essere una bomba
incendiaria.
In
una previsione, per le settimane a venire, la colpa sarebbe stata solo sua, ma
in quel momento, nessuno pensava a delle conseguenze particolari, anzi.
Non
pensavano proprio.
Per
cui, la storia ci racconta di come sia stato dato per leggerezza il gesto che
avrebbe segnato la vita dei nostri eroi ancora una volta.
Ma
andiamo per ordine: Axel, imbronciato, cominciò a svegliare Roxas,
scrollandolo senza tante cerimonie.
Il
ragazzino aprì gli occhi impastati dal sonno e dall’ alcol, e
chiese un spaesato ‘che caspita succede’ agli astanti, per poi
ricevere come riposta che anche lui poteva fare le fusa e che non era geloso ne
invidioso da quello che presumeva di essere coerente da ubriaco alle quattro di
mattina.
“Eh?”
“Anch’io
so farle le fusa!”
“Eh?!”
Riku
rise e lo sfidò, stringendo a se Sora, impotente fra quelle due forze
che si scontravano con tanta irruenza.
“Certo
che ne sono in grado!”
”Pensi
di essere l’unico?!””Certo, unico ed inimitabile!”
”Povero
illuso!”
Si
guardarono malissimo, mentre Larxen fissava la scena divertita, Sora leggermente
impaurito mentre Roxas non ci aveva ancora capito molto.
Poi,
come se si fossero dati il via, Axel e Riku, baciarono il rispettivo partner con
irruenza, facendo diventare il bacio profondo, giocando a chi sapeva fare
più fusa.
E
qui, cominciò la fine del Mondo(mettetevi tutti al riparo!): Sora e
Roxas, nella confusione creata dai due uomini nella loro testa, dal bacio, da
tutto il bere e dalle difese abbassate completamente, si lasciarono andare.
Si
lasciarono vagare al confine della simbiosi, mescolando tutto ciò che
provavano, senza nulla che li proteggesse da loro stessi.
Poi,
quando aprirono gli occhi, capirono che c’era subito qualcosa che non
quadrava assolutamente con la situazione, perché Sora si era trovato tra
le braccia di Axel e Roxastra
quelle di Riku.
…e finita la maratona arriva ansate al traguardo!
Buongiorno,
miei fedeli!
Quando
smetterò di ansare, sarà tutto più facile…
Uff.
ok, ci sono.
Ah,
la ‘Belgariad’ è una saga di libri fantasy scritti da David
e Leigh Eddings, pace all’anima loro. Sono dei libroni enormi, ma sono
fra le mie letture preferite!
Comunque,
ecco a voi un altro capitolo, appena sfornato, per farmi perdonare della
confusione del precedente… su, chiudete l’occhietto bello…XD
Siamo
arrivati ad un pezzo(Alleluia!) che mi piace molto! Anche se non dovrei
dirlo…
Non
fate troppo caso all’autrice, mi raccomando.
Be’,
comunque…
I
ringraziamenti sono dovuti!
Ka93: Sono
felice che l’autobus abbia avuto così tanto successo!xD Anche
perché è la vita di tutti i giorni, e alla fine, queste
emanazioni di personaggi, non sono ne dei ne demoni, sono persone comuni! E
sono fiera di aver fatto passare il mio messaggio… ti ringrazio veramente
tanto, anche per il capitolo precedente che era veramente confusionale…
grazie. YEEEEAH!XD
Fly89: Kairi
non è il problema principale, adesso, direi. No, anzi, credo che i
nostri eroi potrebbero preferire lei a ciò che il destino ha in serbo
per loro!XD Ah, come sono sadica. Sai che si potrebbe formare
un’associazione pendolare? Non so, costruire un marchingegno che faccia
spostare le vecchie signore che non ti fanno sedere… non è una
brutta ideaXD.Grazie mille per
aver recensito!
Shine Mizuki: Ti
ringrazio per tutto! Si, anch’io vedevo un sacco Sora come Polly, prova
ad immaginartelo sulla spalla di Riku vestito da pirata… wow. Fa venire i
brividi. Grazie per aver recensito!
Edo: Sono
sempre più immerdati! Della serie, ‘Oddio, una bomba’. Ma
sono segretamente soddisfatta della mia cattiveria, per cui non mi faccio
problemi di sorta. Non troppi almeno… grazie mille per esserci sempre,
spero che questo sia meno ‘accozzaglia’!
Cipotta91:Sono felice che ti sia piaciuto! Io sono
convita che sia un poco confusionale… ma mi da molto sollievo sapere che
l’hai apprezzato! Anche perché l’effetto del tempo che
scorre è quello che ho tentato di dare, ma sono ancora inesperta…
ç.ç. Va be’, noi ci accontentiamo, per il momento! Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie per essere sempre qui!
_Ellla_: Roxas
è un uomo imbranato sotto certi aspetti!XD Per altri, è troppo
scantato, per i miei gusti…!XD Grazie mille per aver recensito!
Vampaia_Naito_4ever: Grazie
per aver recensito, mi ha fatto molto piacere! Spero che il capitolo ti
piaccia!
Bene,
pulzelle e giovinetti, il mio lavoro qui è finito, per oggi, ma non
disperate(e chi si dispera?!), tornerò presto!
Capitolo 22 *** Quando desideri che tuo figlio arrivi a casa con dei capelli blu ***
Avete presente il momento di panico mattutino, quando fuori dalle vostre
coperte calde ed accoglienti ci sono mediamente meno sedici gradi, la sveglia
è lontana un kilometro e mezzo(dove voi l’avevate messa di
proposito per costringervi ad alzarvi) e sap
Quando desideri che tuo figlio arrivi a casa con dei capelli blu
Avete
presente il momento di panico mattutino, quando fuori dalle vostre coperte
calde ed accoglienti ci sono mediamente meno sedici gradi, la sveglia è
lontana un kilometro e mezzo(dove voi
l’avevate messa di proposito per costringervi ad alzarvi) e sapete
che se metterete fuori dal piumone anche solo un dito, quello resterà
ibernato nel freddo ambiente che c’è al di fuori del lettone?
Be’,
quello non è niente, nulla, una quisquilia, in confronto a ciò
che stavano capitando ai nostri eroi.
L’ultima
tirata a dadi della Sorte, aveva deciso che farli mescolare fra loro sarebbe
stato, come dire, un episodio esilarante.
Non
per loro, comunque.
No,
loro erano nel panico più totale.
Anche
se i brividi, ma questa volta non di freddo, li attraversavano come bufali
inferociti.
Che
situazione edificante.
Ma
lasciate che vi illustri il perché del turbamento dei nostri
giovincelli, che in realtà, è una cosa molto semplice: Roxas si
trovava fra le braccia di Riku, tutto intento a litigare con Axel, che
stringeva a sua volta Sora.
Il
problema(oltre al fatto di ritrovarsi abbracciati a delle persone con cui
eviteresti anche la benché minima intimità), era che Roxas stava
guardando se stesso(che aveva un’espressione orripilata a dir poco),
nelle braccia calde e accoglienti di quello che doveva essere il suo uomo, o almeno così pensava.
Ma
non era neppure questo il vero problema(anche se tutto ciò lo aiutava
non poco). No, il vero dilemma era insito a non riusciva più a sentire
Sora.
Non
un alito di vento, neanche un grido mentale di disperazione, no, la sua
presenza era sparita completamente dall’angolino che nella sua testa
aveva catalogato come “Idiota”.
Non
c’era più.
Anche
se dalla sua faccia, capiva perfettamente che non era l’unico ad avere
dei problemi, in quel momento.
“Visto
che sei un povero illuso?”
“Le
tue non sono fusa, sono sfondamento!”
“E
che cosa significa?!”
“Significa
che…”
“Oh,
bambini, ma la volete piantare?!”
“Taci,
femmina!””Si, taci!”
Oh,
il dramma che si consumava all’esterno doveva essere una cosa divertente,
peccato che fosse troppo concentrato sulla sua - non più faccia.
Larxen,
a dir poco adirata da quei due esseri che contavano insieme un neurone e nulla
più, li annaffiò con una provvidenziale bottiglia d’acqua.
“Primo,
taci, lo andate a dire alle vostre mammine! Secondo, siete talmente ubriachi da
non accorgervi che i vostri amichetti hanno qualcosa che non va!”
E
detto questo, prese la sua roba e uscì sbattendo rumorosamente la porta.
“Megera!”
Riku
da ubriaco diventava non solo loquace, ma anche indisponente, a quanto pare.
“Lasciala
perdere.”
“Ma
sono fradicio!”
“E
a me importa qualcosa?!”
“Si,
dovrebbe, visto che è tutta colpa tua!”
“Ah,
va a quel paese, brutto essere che a quindici anni ha i capelli bianchi!”
“Non
è colpa mia!”
“Si,
da la colpa alla genetica!”
A
quel punto, probabilmente stanchi di sentire i due starnazzare, Sora e Roxas si misero ad urlare, poi con
un perfetto gioco di gambe, li calciarono giù da divano, provocando ai
due sfrattati una serie di poco eleganti parole.
Ma
non c’era tempo per starli ad ascoltare, non con l’allarme rosso in
vigore.
Gattonando
alla velocità della luce, i nostri eroi si andarono vicini, si
guardarono negli occhi e urlarono di nuovo.
“Perché
tu sei me?!”
“No,
perché tu sei me?!”
“Non
copiarmi, Sora, accidenti!”
“Roxas,
perché? Cosa accidenti è successo?!”
“Ti
ho detto di non copiare la mia sfigata persona!”
E
gli salò al collo, senza tante cerimonie.
“Roxas,
che fai?! Piantala! Siamo in un mare di cacca! Non c’è bisogno che
tu complichi le cose!”
“Se
ti elimino, allora forse, avrò qualche speranza di vita, accidenti a
te!”
“Siamo
in due! Piantala!”
Roxas
smise di tentare di ammazzare il suo corpo, con Sora annesso.
“Per
quale assurdo motivo non ti sento più?” chiese sconfitto.
Sora,
probabilmente resosi conto ora del fatto che il suo simbionte nonera in casa, disse:”Non lo so. Ma
non ti trovo da nessuna parte.”
Axel
e Riku, dopo essersi messi calmi ad ascoltare la tragedia in corso, non ci
avevano capito nulla, come da manuale.
“Che
è successo?”
“Axel,
non rompere. È tutta colpa vostra.”
“Perché?!”
“Perché
se tu e Riku non vi foste messi a fare gli idioti, questo non sarebbe
successo!”
“Oh,
Rox, andiamo, che cosa vuoi che sia…”
“Io
non sono Rox. Io sono l’altro.”
I
due ragazzoni continuavano a non comprendere una parola.
Roxas
si buttò le mani in faccia e si chiese per l’ennesima volta per
quale assurdo motivo tutte le peggiori sfighe dovevano capitare a loro? Non
potevano essere semplicemente dei bambini denutriti in una qualche parte del
Mondo?
No,
magari no.
Ma
un po’ meno di sfiga, accidenti?!
“Con
il vostro grazioso contributo, non sappiamo bene in quale maniera, ci siamo
scambiati.”
Sentire
parlare Sora in un lessico un poco più forbito doveva essere uno shock e
di quelli pesanti, pure, perché Axel e Riku, non appena avevano
realizzato qualcosa, tentarono di
darsi alla fuga, facendo scomodare i nostri confusi eroi alla loro rincorsa.
Prima
che riuscissero a raggiungere la porta, furono catturati ed abbattuti al suolo,
senza un minimo di pietà.
I
visi di Sora e Roxas erano storpiati da un sorriso maligno, l’aura che li
circondava era nerissima.
Non
si prospettavano giorni felici per i baldanzosi cavalieri, purtroppo con
macchie e paure.
“Non
potete pensare di scappare così impunemente, fautori del
disastro!”
“E
vorreste abbandonarci così?!”
Axel
e Riku si guardarono negli occhi e pronunciarono un unico:”Si.”
“Come
sarebbe a dire che vi siete scambiati?!”
“Mamma,
calmati, per il resto stiamo bene!”
“Roxas,
per l’amor del Cielo, non va bene per nulla! Non ti sei ascoltato mentre
mi parlavi, per Dio?!”
“Mamma,
non c’è bisogno di tirare in mezzo Dio, adesso!”
“Mi
chiami alle sei di mattina per dirmi che non si sa come, vi siete scambiati i
corpi e non riuscite più a sentirvi! E mi dici che non c’è
bisogno di tirare in ballo Dio?”
“Be’,
si.”
Namine,
distrutta, fece un respiro profondo.
Perché,
perché tutte a loro?
“Va
bene, figlio. Sono calma. Cosa stavate facendo prima? Mi rifiuto di credere che
stavate dormendo.”
Accidenti.
Roxas
guardò se stesso, e immaginò che sul viso di Sora chi fosse la
stessa espressione preoccupata.
“Che
ha chiesto?”
“Che
stavamo facendo per causare il disastro.”
“Accidenti.”
“Già.”
“Be’,
diglielo. Tanto siamo comunque spacciati.”
Roxas
si morse il labro. Infondo Sora aveva ragione.
“Eravamo
ad una festa. Con Axel, Riku e Larxen.”
“E
chi è Larxen?”
“Una
del CCI, ma non importa. Comunque, abbiamo bevuto un po’…”
“Che
cosa?!”
“Mamma,
piantala o non ti dico più nulla, ti prego.”
“Va
avanti.”
“…io
stavo dormendo sul divano, Sora era sveglio e giocava con il karaoke.
Poi
mi ha detto che Axel e Riku hanno iniziato a dare di matto, e hanno fatto una
specie di scommessa e ci hanno…”
“Si?”
“Sai
che è imbarazzante da dire?”
“Figlio,
non mi importa. Vai avanti.”
Roxas
si sentiva la febbre, da quanto stava arrossendo.
“Be’,
ci hanno baciati, sembra in contemporanea. E quando mi sono svegliato vi sono
visto seduto sul divano. E così per Sora.”
“E
poi?”
“Poi
ci siamo resi conto di non sentirci più.”
Namine
non sapeva se piangere o ridere.
Ma
i suoi figli non potevano essere dei normali adolescenti che ad una certa fase
si tingono i capelli di blu e cominciano a spacciare?
No,
magari no.
Sarebbe
stato un bel cambiamento di scenario, però.
“Mamma,
che dobbiamo fare?”
“Non
lo so, tesoro. A me e a vostro zio non è mai successo nulla di
simile… proverò a chiedere alla nonna.”
“E
cosa facciamo noi adesso? Oggi iniziano i giochi sportivi.”
“Non
lo so. È così terribile se vi chiedo di comportarvi come se nulla
fosse?”
“Non
mi piace!”
“Ma
non vedo altra soluzione, tesori miei.”
La
mamma aveva ragione, accidenti.
“Ok.”
“Intanto
io cerco una soluzione, non preoccuparti. Vi faremo tornare… voi.”
“Grazie
mi.”
“Mi
dispiace di non poter fare nulla di più…”
“Tranquilla.
È solo colpa di quegli imbecilli.”
Gli
imbecilli lo guardarono colpevoli.
“Dagli
un pugno da parte mia, ok? Mi passi Sora, adesso?”
“Va
bene, ciao mamma.”
E
passò il cellulare(preso in ‘prestito’ a Riku) al fratello,
per andare a buttarsi sul suo letto.
Axel
si alzò dall’angolo in cui era confinato e lo
raggiunse:”Ehm… che ha detto?”
“Di
comportarci normalmente intanto che lei cerca una soluzione con la nonna. E…
ah.”
E
gli tirò un pugno sulla spalla,”Mi ha detto di darti
questo.”
Axel
si massaggiò la spalla maltrattata, senza dire una parola.
Sora
finì di parlare con la genitrice e si buttò sul letto anche lui,
sbuffando come una ciminiera.
“Secondo
te torneremo mai normali?”
“Crudele
realtà o pietosa bugia?”
“Si,
ci sveglieremo come se nulla di questo fosse mai accaduto.”
Axel
e Riku li lasciarono in camera da soli, mentre Sora e Roxas crollavano
addormentati.
WOOOOOO!! E finisce così un altro capitolo!
Faticaccia.
Ma va tutto bene, forse risulto promossa anche a scuola, tutti i miei amici
sono finalmente tornati dal mare/montagna/collina/vacanzanonbeneidentificata.
Per
cui va tutto alla grande.
Se
non per i rimanenti tredici giorni di libertà, che dovrò usare
per fare i compiti… uhm.
Ma
passando al capitolo… è un po’ pesante, lo so. La parte
Fluff è andata nelle vacanze non bene identificate, ma ricompare,
tranquilli!
Solo
che per una tanta tragedia non ci stava così bene…XD
Per
cui, attenzione attenzione, si comincerà con i giochi primaverili!
Oh,
come mi divertirò!XD
Catherina Earnshw: Sarebbe
troppo bello!XD Ti devo contattare quando sono a corto di idee! Grazie per aver
recensito!
Ps:
perché la gomma era stata masticata esattamente trenta volte?XD
_Ella_: Mi
fa un piacere immane! Non saltellare troppo, però, perché altrimenti
incombe il mal di gambe(lo dice per esperienza).XD Adesso siamo ad un punto di
accettazione. Poi arriverà la rabbia? Comunque, grazie per aver
recensito!
Ka93: Eccolo!XD
Io voto per Axel,XD comunque, succederà un gran casino, credi in me! Si,
sono un poco sadica… comunque… grazie per aver recensito!
Shine Mizuki: Si,
la noia è una brutta bestia molto. Non la sopporto… ma lei mi sopraffa,
incurante di ciò che penso! Ti sembra un comportamento educato? Ok, la
pianto. Grazie per aver recensito.=)
Yuma_29: Qui,
in realtà, abbiamo il livello di panico/accettazione, ma i casini
arriveranno, tranquilla. XD Per cui… grazie per aver recensito!
Edo: Adesso
sono nella cacca! Ma era proprio li che li volevo, per cui va alla grande!XD
Grazie per aver recensito!
Cipotta91: Grazie!
In realtà, il tempo non mi sta a cuore, ma l’estate è un
periodo che si vive giorno per giorno e mi sono ritrovata a scrivere
così… ma sono molto contenta di averlo reso come intendevo. XD
Sora è succube sia di Roxas che di Axel, povero caro, non so più
come riscattarlo… ma pazienza. XD Ci penserò un’altra volte!
Grazie per aver recensito!
Bene,
ho finito pure oggi!
Ringrazio
tutti coloro che mi recensiscono: grazie veramente, mi date un sorriso enorme(i
miei mi guardano e pensano che sia pazza, ma pazienza)!
Ringrazio
anche coloro che mi hanno nelle preferite, che anche loro contribuisco alla mia
felicità, insieme ai signori nelle seguite e delle ricordate!
Ringrazio
le persone che leggono e basta, perché è sempre qualcosa di mio
che viene recepitoXD
Ok, niente panico, niente panico, non c’è ne bisogno,
proprio no
Inquietudine nell’aree
Ok,
niente panico, niente panico, non c’è ne bisogno, proprio no. Le
energie negative devono essere lasciate al di fuori di tutto ciò,
insieme alla paura, alla sensazione di totale incompetenza, al terrore.
E
al panico.
Acqua
troverà una soluzione, Namine ne era più che certa: infondo, sua
madre era la depositaria della sapienza di più generazioni, giusto?
Lei
avrebbe saputo come fare ad aiutare i suoi bambini.
Giusto.
Chissà
perché, Namine sudava freddo come quella volta che aveva scoperto di
essere incinta.
Ma
pazienza, ora non aveva tempo per se stessa, per le sue turbe personali, doveva
aiutare la sua discendenza a ritrovare la strada per il proprio corpo.
Letteralmente.
Per
cui, dopo aver ricevuto la telefonata dai suoi agitati figli, si alzò, e
si diresse in salotto, dove era custodito il ‘Triangolo della
famiglia’, un vero e proprio strumento musicale, che serviva a richiamare
l’attenzione degli abitanti della casa a qualsiasi problema esistente.
Purtroppo,
il triangolo non è uno strumento potente: magari un bel corno, ecco cosa
sarebbe servito!
Con
quell’aggeggio doveva andare a svegliare tutti gli addormentati parenti,
e suonarlo con insistenza molto
vicino al loro orecchio.
Namine
aveva la teoria segreta che sua madre avesse istituito il triangolo proprio
allo scopo di non essere disturbata eccessivamente per pure diatribe familiari.
Quindi,
armata e pronta a tutto quello che sarebbe potuto succedere a svegliare Terra o
sua madre(Ventus al massimo non si svegliava, ma non tirava calci nel sonno),
si accise ad andare al patibolo.
“Toc
- toc…”
Silenzio
tombale.
“Toc
– toc – toc…”
Nessunissima
reazione.
“Sora,
vuoi aprire questa accidenti di porta?!”
Che
picchio fastidioso. Ora si metteva pure a chiamarlo per nome, che antipatico.
Stava
dormendo, lui!
“Ehi!
Siete ancora vivi?!”
La
tentazione di urlare un:”No!” al picchio fastidioso era molto alta,
ma la stanchezza troppa.
“Sora,
apri quell’accidenti di porta!”
Gli
era indifferente chi fosse. Anche fosse stato il Signore in persona, non
avrebbe aperto.
Ma
Roxas doveva sempre rompere le famigerate uova nel paniere:”Sora, cercano
la tua augusta persona.”
Facile
a dirlo, per lui! Non era lui che si sarebbe dovuto alzare dal letto!
“Sora!
Alza il tuo elegante posteriore e vieni ad aprire!”
Oh,
uffa.
Sora
dovette alzarsi, in modalità sonnambula, ad aprire a quell’accidente di porta, dove un Riku
continuava a rompere le scatole.
“Era
ora!”
“Uhm…”
Sora
tornò a letto a possibilmente morire.
“Vuoi
alzarti? Dobbiamo andare, c’è la cerimonia di inizio delle
gare.”
“Ma
non deve andarci Rox?”
Riku
lo guardò un attimo, in maniera strana.
Perché
lo stava guardando così? Aveva sbavato durante la notte e la saliva si
era solidificata su tutta la sua faccia?
“Infatti
è Roxas che deve venire.”
Sora
lo guardò un po’ trasognato, prima di ricordare che cosa era
successo.
“Oh!”
“Già.
Lavati e vestiti, Roxas deve presenziare con l’uniforme. Poi dovrai
cambiarti per le gare… ti aspetto fuori, ok?”
“Ok.”
E
il picchio fastidioso che non aveva neanche tentato di consolarlo, se ne
andò, chiudendo la porta.
Sora
guardò suo fratello, ancora immerso nelle coperte, ma sapeva che era
sveglio e vigile, ferito, non ci voleva certo la simbiosi per accorgersene.
Sora
andò a sedersi dai suoi piedi, rimanendo in silenzio, aspettando che
l’altro dicesse qualcosa.
“Axel
non è venuto, eh.”
Che
voce soffocata che aveva attraverso al cuscino, mamma mia.
“Almeno
tu salti la cerimonia.”
“Io
ci tenevo alla cerimonia. Poi, non la salto, dovrò mettermi in tuta
subito e stare ad ascoltare il discorso che ho aiutato a preparare.”
“Mi
dispiace.”
“Anche
a me. Tanto.”
“La
mamma troverà una soluzione.”
“Certo.
Ma, nel frattempo, va a cambiarti, che hai la saliva sparsa per tutta la mia
faccia.”
Per quanto fosse edificante per la sua frastornata
persona vedere Riku tirato a lucido per presentare i giochi primaverili, la
situazione non lo divertiva per nulla. Il suo corpo non lo divertiva, le
persone che lo guardavano con le facce addormentate di chi
Non
ha la benché minima voglia di alzarsi, figurarsi cominciare a correre,
saltare e scalare un muro di prima mattina.
Per
non parlare di se stesso che lo fissava della folla.
Quello
non lo divertiva proprio per nulla.
Senza
contare che, a continuare a pensare a cose che come al solito non c’entravano
nulla su ciò che si stava dicendo, non aveva la benché minima
idea di cosa Riku stesse dicendo. Non che gli venisse richiesto un test dopo,
ma Roxas aveva annunciato qualcosa su un forse discorso da parte sua e…
non è che ne avesse una gran voglia.
Oh,
Riku aveva finito di ciarlare, finalmente, era ora, il discorso stava
diventando ansiogeno e asfissiante, per non parlare del noioso.
Sorridendo,
Sora scese del palco, pronto per andare a cambiarsi e mettersi una fetida tuta.
Ma
che goduria.
Roxas
lo raggiunse in spogliatoio, il ritratto ambulante di un morto che cammina
perché trascinato dal vento:”La prima gara è di salto in
lungo. Tu che cosa hai?”
Sora
stava lottando per la vita contro la fetida tuta, ma mai che nessuno si
accorgesse che stava per morire soffocato, no, dovevano venirgli a dire che
avrebbe disputato un incontro all’ultimo sangue in una cosa in cui sapeva
che si sarebbe rotto l’osso del collo.
Ma
com’è bella la vita,
dopo
cinque minuti di lotta Roxas decise che ne aveva avuto abbastanza del
contorcersi del fratello e finalmente lo aiutò a liberarsi
dall’infida tuta.
Sora
ne emerse annaspante, ma Roxas non aveva tempo per ciaccolare,e gli richiese scocciato in cosa
consistessero le sue mansioni sportive.
“mi
sembra che la prima cosa sia…”
“non
te lo ricordi?”
“Oh,
va bene, probabilmente ho la staffetta!”
“Probabilmente?”
“Si.
Piantala di fare l’offeso con me, comunque, non è solo colpa mia
di questa situazione, ok?”
Roxas
lo guardò come se avesse parlato in arabo astratto:”Perché?
Non sono offeso.”
“Dillo
a qualcuno che non ha il cervello, magari lui ti crede.”
E,
con la tuta domata, e le scarpe quasi a posto, Sora uscì dallo
spogliatoio, veloce come una vipera incazzata a cui è stata pestata la
coda.
La
giornata trascorse in maniera terrificantemente normale, per la situazione.
Ne
Axel ne Riku si erano avvicinati e questo non contribuiva certo al buon umore
dei gemelli, ma almeno nessuno dei due si era fatto male in maniera
irrecuperabile.
Cosa
volete che sia, una distorsione o due?
Comunque,
se i due cavalieri ben poco serventi se la stavano alla larga, Kairi aveva
colto al volo l’occasione per stare un po’ con loro.
E
questo significava spettegolare con Sora su chi e come e perché.
L’unico
problema era che Sora non stava mostrando il benché minimo interesse a
ciò che la ragazza gli stava dicendo(qualcosa su una nuova studentessa
schiva) e Roxas invece si.
Cioè,
Roxas che la aveva in nota per più di due secondi era già una
gradevole varietà di programma, ma che si facesse addirittura
coinvolgere nei gridolini di entusiasmo vario, cosa che di solito faceva Sora,
era in un qualche modo inquietante.
Ma,
ehi, quando hai un’occasione, sfruttala.
“Come
sono andate le gare oggi?”
Oh,
perché si erano spenti in simultanea?
“Bene,
tranquilla.” Roxas le rispose con gentilezza. Wow, stava davvero male.
“…State
bene? Era da un po’ che non vi vedevo così depressi…”
L’incupirsi
dei loro visi era un avvenimento da filmare, per poi montarli in un film sugli
alieni, se possibile.
“Avete
problemi con i vostri mariti?” Disse la ragazza per sdrammatizzare.
Accidenti,
che figura.
Vedendo
che nessuno dei due sbottonava qualcosa, Kairi tentò un approccio
più violento:”Allora? Ho notato che è tutto il giorno che
li evitate. Che è successo?”
“Cosa
ti fa pensare che sia successo qualcosa, ragazzina?”
Oh,
Axel che si degnava di mostrare la sua codarda e scortese persona.
“Le
loro facce. E non ti ha mai detto nessuno che sei maleducato?”
“Si,
qualcuno deve averlo fatto… ti dispiace alzarti? Sai, quello è il
mio posto, ragazzina.”
Kairi
prima guardò Axel con odio, poi guardò Roxase gli chiese:”Per te va
bene?”
“Si,
per favore, e scusalo.” Ma aveva parlato Sora.
“Va
bene, a voi vi perdono se poi mi raccontate tutto! Fate i bravi, eh?” E
si allontanò alla ricerca di una compagnia un poco più allegra.
Axel
si sedette finalmente al suo posto(si, ci aveva scritto anche il nome) e
guardò con smarrimento i ragazzi.
“Come
state?”
Il
corpo di Sora ebbe un fremito, causato palesemente dalla rabbia, ma il viso
rimase staticamente immobile:”Come qualcuno che è stato
abbandonato nel momento del bisogno.”
Axel
appoggiò il suo aguzzo mento sulla mano e sospirò
sonoramente:”Roxas, mi dispiace, ma ne io ne il Capo sappiamo come
comportarci. Senza contare che abbiamo discusso su il diritto di
proprietà molto… com’è che diresti tu? Ah,
animatamente.”
“Non
mi importa. Riku è venuto stamattina, potevi almeno farti vivo.”
“Sono
qui adesso, no?” Axel gli sorrise con calore, cosa che fece arrabbiare
ancora di più Roxas.
“Scusa,
ma in che senso ‘Diritto di proprietà’?” chiese Sora,
leggermente allarmato dall’enfasi che il ragazzo aveva usato per quelle
due parole.
Axel
si mise una mano nei capelli e li guardò imbarazzato:”Be’,
nel senso che non siamo venuti a capo di nulla, tranquilli, eh.”
“Axel.
Cosa significa?””E dai, Rox, se cominci ad urlare nella mensa non
è divertente…”
“E
tu cosa ci trovi di divertente, in codesta situazione?!” indicò se
stesso e il suo corpo:”Cosa troveresti divertente?! Il fatto che ci siamo
scambiati per colpa vostra, che non
sappiamo tornare come eravamo, che non riusciamo più a sentirci o il
fatto di essere stato deliberatamente ignorato per un giorno intero?! Eh,
raccontami, mio caro, cosa ci trovi, di divertente.”
Ok,
almeno non aveva urlato. Roxas era un mago a modulare la voce: riusciva a
realizzare una filippica immane in un sussurrò.
“Ok,
ok, calmati! Ma prometti di non urlare. E neanche tu.”
I
ragazzi si guardarono e risposero in simultanea:”Col culo!”
Axel
rimase basito di fronte a cotanta volgarità.
I
due continuarono imperterriti:”Seci sarà bisogno di urlare, allora
urlerò!””è un nostro diritto!””Poi, visto
come ci avete trattato oggi…””Si, urleremo.”
“Eh?!”
Troppe informazioni, per un personaggio come Axel. Una cosa per volta, per
favore.
“Axel,
muoviti, tesoro mio!” Oh, brivido freddo. Il corpo di Roxas che gli
diceva ‘tesoro mio’. Argh.
“Va
bene, va bene! Vi abbiamo evitati oggi perché non sapevamo come
comportarci! Dove inizia Rox e dove finisce Sora e così via, con la
simbiosi sembrava più facile, perché ognuno era se stesso! Ora
siete tu nel corpo di Rox e tu in quello di Sora! Che è territorio di
Riku e così il tuo è mio. Ma voi siete mischiati e…”
Axel
si abbatté sul tavolo, sconfortato.
La
reazione dei gemelli fu molto prevedibile:”Oh. Non ci avevamo
pensato.”
“Sapete
che siete inquietanti, vero?”
Eccomi qui!
Finito
anche questo capitolo, perdonate il ritardo magistrale, ma l’inizio della
scuola è stato semi traumatico. Togliamo anche il semi.
Ho
ritagliato un po’ di tempo e piano pianoci sono riuscita! Evviva!
Vi
ringrazio al volo, perché sono stanchissimaXD
Scusate
la mia poca volontà, mi farò perdonare, un giorno,
chissà…
Un
ringraziamento grandissimo a:
_Ella_, Shine Mizuki,
Fly89, Ka93, Edo, Cipotta91!
Grazie
a tutti coloro che leggono e che mi hanno in qualche modo sempre seguita!
La musica stava suonando un concerto con tutti crismi in camera dei
gemelli, il volume era talmente alta che si poteva sentire a miglia di
distanza, per la gioia dei vicini prossimi e lontani dei nostri eroi
Illuminarsi d’immenso
La
musica stava suonando un concerto con tutti crismi in camera dei gemelli, il
volume era talmente alto che si poteva sentire a miglia di distanza, per la
gioia dei prossimi e lontani vicini dei nostri eroi.
Non
che Roxas o Sora avessero qualsiasi intenzione di abbassare, non parliamo
neanche dello spegnimento dello stereo, per l’amor di Dio.
Anche
se erano già arrivate parecchie lamentele, educatamente mandate a quel
paese dall’espanso vocabolario di Roxas.
In
fondo, erano loro che avevano dei problemi, cosa voleva il Mondo? Avevano tutto
il diritto di ibernarsi nella loro camera e passarci non solo l’inverno,
ma possibilmente tutta la vita, se le cose non fossero tornate normali.
Senza
contare che l’indomani sarebbe cominciata la seconda settimana di quegli
schifi di giochi sportivi e, dulcis in fundo, le varie partite per i vari
tornei.
Ma
che bello.
Era
stata una settimana estenuante, senza possibilità di scampo, eppure
inesorabilmente veloce, in maniera che nessuno riuscisse a realizzare qualcosa
che non fosse:”Oddio, sto sudando come un mulo.”
Poi,
non si sa bene se per il sopracitato sudore, ne Axel ne Riku avevano tentato di
stare con loro il più del dovuto, come se si dovessero trattenere e se
non li vedevano la tentazione veniva affievolita, senza tenere in
considerazione i sentimentile
voglie di Sora e Roxas.
Che
esseri inutili.
Le
uniche volte che li degnavano della loro presenza(rare e fuggevoli), stavano a
chilometri di distanza.
Kairi
era arrivata non solo a chiedere se avessero litigato, ma se si fossero
scambiati il marito, conseguenza del fatto che per stare con i rispettivi
uomini dovevano scambiare i corpi e… oh, che casino.
Il
risultato di tutto ciò era che i gemelli stavano a immusonirsi nella
loro camera, con la musica ad un volume non esattamente umano, a urlare a tutti
coloro che provavano a mettere il naso attraverso la porta.
Poi,
il fatto di non essere più nella tragica simbiosi che li univa, che gli
risparmiava le parole e la fatica di esprimersi, avevano dovuto imparare a rapportarsi
esplicando ciò che pensavano, cosa nuova e strana, sicuramente per loro.
Una
sensazione i libertà inaspettata e non totalmente benvenuta, con una
serie di effetti collaterali.
Namine
non li aveva ancora contattati, ma Ventus li aveva chiamati dicendo che stavano
pensando a qualcosa intanto che la loro madre tornava a casa
dall’ospedale(aveva accennato qualcosa a proposito del Triangolo e un
calcio da parte di Terra, ma niente di cui si dovessero preoccupare troppo, infondo
era solo una piccola frattura), e gli aveva ribadito la solita fola di fare
come se tutto fosse normale e di non far capire a nessuno la situazione.
Come
se fosse facile, fare finta di uscire con il ragazzo di tuo fratello,
comportarti come tuo fratello e ‘fare
l’idiota’ come Sora(perla da Roxas).
Erano
stati così bravi che Kairi, di certo non la cima più alta di
tutto l’Universo, si era accorta immediatamente che c’era qualcosa
di sbagliato… o lei era in realtà un genio del male, o loro molto
stupidi.
Per
cui, la musica impazzava per l’aree da circa due ore, senza che nessuno
riuscisse a fermarla.
“Ragazzi!
Volete abbassare?!”
“Kairi,
se la tua concreta e non certamente benvoluta presenza non scompare
nell’arco di un lampo di luce, ti impalo come l’illustre Conte
Dracula impalava i mercanti, e come lui ti verrò ad osservare mentre
faccio colazione!”
“…Eh?”
“Vattene!”
“Oh,
piantatela, tutti e due! E spegnete quello schifo!!”
“Come
osi?” Roxas e la sua migliore espressione omicida.
Sora
sospirò pesantemente, cercando di mantenere la calma.
“Sai
che non è una buona idea insultare la musica preferita di una persona
con quella faccia da pazzo furioso, vero?”
“Il
mio viso non rammenta di certo l’espressione di un malato mentale!”
“Si,
tesoro, la ‘rammenta’.” Disse Kairi ridendo.
“La
mia persona è certamente offesa da tale insinuazione.”
“Oh,
povera la tua persona, allora. Ma parliamo delle orecchie sanguinanti del
vicinato. Che cosa caspita vi è preso? Probabilmente nessuno
sull’isola è riuscito a non sentire quel casino!”
“L’idea
era proprio quella, in realtà.”
“Dare
fastidio al Mondo?”
“In
verità a due persone in particolare, ma nessuno dei due si è
fatto vedere.”
“Ah.
Mi spiace.”
Il
viso di Roxas le sorrise:”Tranquilla, non è colpa tua.
È… Sora che è emotivamente instabile, io mi faccio solo
condizionare.”
“Be’,
mi sembra logico. Ma i vostri fidanzati perché mai non vi sono
più attaccati come le patelle? Due settimane fa era…”
“Fidanzato
non è il termine corretto.”
“…Eh?”
“Con
il termine fidanzato, si indica una coppia che si prepara al matrimonio, con
tutte le complicazioni del genere. Dire fidanzato così, per l’aria
che tira, non è giusto.”
Sora
si batté una mano in faccia. Sul serio Roxas pensava che lui avrebbe
detto una roba del genere?!
Kairi
rimase un attimo interdetta, poi, a prova di quello che pensava Sora-Roxas su
Roxas-Sora, disse:”Sai che ultimamente siete strani a dir poco? Sora,
parli come Rox. Non che sia un dramma, eh.”, disse, cercando di salvarsi
al limite.
“Tranquilla,
è un periodo così, passerà anche lui.”
Kairi
uscì dalla porta, e bisbigliò nell’orecchio del
ragazzo:”Spero veramente che sia così, Rox.”
Dopo
aver fatto l’ennesima figura barbina con Kairi, i ragazzi andarono a
dormire, in attesa dei nuovi giochi la mattina successiva.
Non
era normale la loro scuola: oltre ad avere trentatré stanzini, un
comitato studentesco che aveva un nome ridicolo, aveva anche due, ma due
settimane di sport non-stop.
Ma,
soprattutto, non era normale che avesse tutte
le strutture per torturare gli studenti con quelle stupide gare.
Il
problema principali dei giochi sportivi era che, bene o male, dovevi
partecipare.
Certo,
c’erano più e più attività, in maniera che gli
studenti non si stancassero e insorgessero/ammutinassero nei confronti della
presidenza, ma dopo una settimana di staffette e robe sul genere, chiunque,
anche lo sportivo più sfegatato e convinto, ne avrebbe avuto le scatole
piene.
Figuriamoci
degli adolescenti che sarebbero probabilmente finiti nel girone infernale
dell’accidia.
Ma,
finalmente(!) la settimana giungeva al termine, senza che nessuno si fosse
condannato all’Inferno Dantesco(in poche parole, ferito in maniera
mortale).
Certo,
se ne Axel ne Riku non si fossero mostrati di li a molto poco, sarebbero finiti
sicuramente a correre nudi con gli ignavi, e ben gli stava.
Sul
serio, era praticamente tutta la settimana che non li vedevano, visto che li
evitavano sia a mensa che per i corridoi, le riunioni del CCI non ne erano
state fatte(facile per Riku, visto che era il presidente, il bastardo), e le
varie gare si disputavano a seconda dell’anno di appartenenza.
Sora
e Roxas avevano deciso, dopo una lunga sessione di chiacchierata notturna, che
la prima volta che li avrebbero visti, li avrebbero castrati, così, per
darsi una soddisfazione personale.
Le
ultime gare erano le staffette di nuoto, e avrebbero dovuto partecipare
entrambi, visto che il loro capoclasse sapeva quanto erano bravi a
non-affogare, li aveva costretti.
Mogi
e per nulla dentro allo spirito della competizione, si avviarono negli
spogliatoi e si misero il costume, tremando per l’aria leggermente un
po’ troppo freschina, eh per i
gusti di uno mezzo nudo.
Si
portarono ai blocchi e attesero che arrivassero i loro compagni, che arrivasse
l’arbitro e che gli spettatori si sistemassero comodamente su delle
seggioline che non sarebbero mai state comode per nessun essere dotato di spina
dorsale.
Sul
serio, erano delle robe terrificanti per la schiena!
Annoiandosi
a morte, si misero a scrutare il pubblico apatici, ormai non credendoci neanche
più loro stessi: trovarono Kairi che rideva con la ragazza nuova, e
alcuni conoscenti che non li avevano proprio in nota.
Che
senso aveva guardare? Tanto lo sapevano che non sarebbero venuti. Anche se
avessero finito con le loro attività, non si sarebbero certi presi la
briga di fare il tifo per loro.
Che
illusi.
Finalmente,
anche la più piccola faccenda fu sistemata, tutti erano entrati e
avevano preso posto, l’arbitro era tornato da quella che doveva essere la
pausa paglia pre-gara e finalmente le staffette riuscirono a iniziare.
Sora
era il primo della squadra, Roxas l’ultimo, perché a detta del
capoclasse:”Siete i nostri assi nella manica!”, per cui il compito
di morire per la patria spettava a loro, a quanto pareva.
Sora
salì sul blocco, si mise in posizione(che lo faceva sentire ridicolo in
una maniera orrenda, con tutto il sedere in alto svettante), respirò a
fondo per calmare il cuore che, a differenza della parte razionale del suo
cervello, sentiva l’adrenalina e aspettò il fischio di quel tossico
dell’arbitro.
Che
era carino, per inciso, non sarebbe stato male…
L’arbitro
fischiò, e Sora dovette abbandonare i suoi cupidi pensieri, per
concentrarsi sullo stile libero e su ‘allunga
di più il braccio, cribbio, cosa sei, un Tirannosauro con le braccine
corte?!’.
Il
problema era che il corpo di Roxas aveva davvero le braccine corte, e lui
faceva molta più fatica di quanto non avesse mai fatto con le sue braccia, accidenti.
Riuscì
ad arrivare ad una posizione accettabile, del tutto recuperabile dal suo
secondo, che partì quando lui toccò il blocco, ed uscì
ansante e bagnato dalla vasca, completamente rosso in viso.
Dannate
braccia!
Si
sedette un attimo dal bordo a recuperare fiato, cercando di non essere troppo
nei piedi ai suo compagni di squadra, e si guardò in giro.
E
incontrò i suoi occhi, gli occhi freddi e allo stesso tempo intensi di
Riku.
Poco
distante da lui c’erano Demix e Axel, quest’ultimo che cercava lo
sguardo di Roxas, che però era troppo occupato con il riscaldamento per
guardarsi intorno.
A
Sora quella visone riscaldò il cuore di una speranza nuova, come se
avesse ritrovato Riku dopo tanto tempo(il che, a pensarci era vero).
Si
girò verso il fratello e gridò il suo nome, con tutta la forza
che i suoi polmoni riuscissero a metterci dopo uno sforzo di cento metri ad una
velocità terrificante, ma Roxas lo sentì comunque.
Poi,
guardò verso gli spalti e sorrise, le guance che si coloravano dopo
giorni e giorni di pallore e grigiore.
Si
era come acceso. Si era illuminato d’immenso.
Non
avendo tanto tempo per la contemplazione, però, si portò ai
blocchi, aspettando il compagno arrivasse a toccare il bordo per partire.
Nel
viso che era stato di Sora si leggevano senza nessuna fatica la voglia di
mettersi in gioco e di vincere, di spaccare il culo a tutti.
Ora
che aveva un pubblico degno, ne sarebbe stato ben lieto e avrebbe mostrato cosa
significava per lui non-affogare.
“E
il primo posto va alla prima, sezione B, per la straordinaria esibizione di
nuoto agonistico che isuoi
componenti ci hanno fornito! Applausi, prego!” Il giudice diede al
capoclasse la targa dei primi classificati, congraturandosi con tutti i
componenti della squadra, per poi passare ai secondi arrivati.
Roxas
e Sora erano orgogliosi della loro
vittoria, senza quella cosa che si chiama modestia.
Erano
addirittura irritanti.
Ma
ohi, avevano vinto, nessuno poteva dir loro nulla!
Sorridendo,
uscirono dalla piscina, finalmente in pace con il Mondo.
Vennero
intercettati da Kairi e Xion, che vennero a fargli le feste per la vittoria(loro
erano di un’altra sezione che aveva perso, AHA!),e si fermarono a
chiacchierare un poco con loro, felici e tranquilli come non erano da giorni.
“Scusare,
potrei rapivi R… Sora?”
No,
decisamente pronunciava il suo nome con un’altra risonanza.
Axel
era li, in tutto se stesso, leggermente a disagio.
Roxas
sorrise e si avviò con lui, fianco a fianco, senza salutare nemmeno gli
altri.
Sora
sopirò per la sbadataggine del fratello.
Poi,
vide Riku, appoggiato ad un albero poco distante da loro, che lo aspettava,e si mise a correre verso di lui.
Ta-Dan!!!
Perdonate
il mio ritardo, il capitolo a volte mieloso…
Sono
una donna, che ci volete fare! Anche se tento disperatamente di dare un senso a
dei pensieri minimamente maschili, non so se riesco così bene.
Anzi,
non credo, ma l’importante è che nessuno se ne accorga, no?XD
Per
cui, fate finta di nulla, dite si e annuite.
Spero
di non aver offeso nessun uomo che legge(se c’è qualcuno di voi
che mi legge ancora).
Questo
capitolo… è stato… non dico difficile, ma un qualcosa di
simile.
L’abbandono
chesubiscono i gemelli… non
sono certa di averlo reso come volevo, e sembrano più uniti che quando
avevano la simbiosi!
Paura.
Tanta
e di me stessa.
Be’,
come prima, sorridete ed annuite.
Ah,
alcuni mi hanno fatto notare che a volte la narrazione diventa
nebulosa(Grazie!).
Ve
ne sono grata, ma non so che farci T.T.
Io
leggo e rileggo e quello che riesco a trovare lo correggo, ma non noto tutto.
Anche
perché sono per lo più distrutta quando trovo uno spazio per scrivere
e…
Scusatemi.
Mi
impegnerò di più, non ho diritto alcuno di giustificarmi.
Vado
nel mio caro angolo…
I
ringraziamenti dell’angolo:
_Ella_,
Fly89, Ka93, Shine Mizuki, Edo, Catherina
Earnshaw, Kingdom_Hearts_Mylove
Per lo scorso capitolo, grazie! Ho messo
anche una strana gradazione di colore!XD
E: Axel_Fan_Love per
la recensione al secondo capitolo!
Ora vi lascio, e vi ringrazio ancore tutti!
Non vedo l’ora che arrivi il prossimo
capitolo! Sono mesi che ho voglia di scriverlo XD!
Scusate se non rispondo a tutti, ma ho poco
tempo a mia disposizione, e molto di questo viene consumato in stupidaggini.
Ma va be’XD
Alla prossima!!
Gue
Ps: grazie ancora a Axel_My_Love, per la recensione all’ultimo prima che io
aggiornassi XD
Capitolo 25 *** I corpi in prestito soffrono il solletico ***
Riku sapeva benissimo che per farsi perdonare l’assenza a dir poco
non giustificata avrebbe dovuto uccidersi e fare in modo che la sua testa fosse
regalata a Sora per lavare l’onta rabbiosa della sua mancanza, ma, tutto
sommato, non ci teneva particolarm
Attenzione!
Può darsi che il Rating di questo capitolo da giallo possa passare
all’arancione. Spero di non incorrere nelle ire di nessuno, io comunque
vi avviso, po mi farete sapere.
I corpi in prestito soffrono il solletico
Riku
sapeva benissimo che per farsi perdonare l’assenza a dir poco
ingiustificata avrebbe dovuto
uccidersi e fare in modo che la sua testa fosse donata e portata a Sora per
lavare l’onta rabbiosa della sua mancanza, ma, tutto sommato, regalare la
sua testa a Sora non era fra le sue opzioni più gettonate del momento.
Preferiva
tentare di riavvicinarsi da vivo e
con la testa ben piantata sul collo, con tutti i legamenti attaccati al posto
giusto, grazie tante.
Questo
non cambiava nulla, però, visto che i suoi desideri non erano neanche presi
in considerazione da Sora in quel momento.
Che,
per inciso, lo stava trascinando verso la camera che divideva con Roxas, con
un’espressione determinata su quel volto di solito giocoso.
Chissà
perché, Kairi, in uno dei rari momenti di intimità con lui, gli
aveva detto che quella che Sora aveva in quel momento era la classica
‘Espressione-Riku’.
Non
era di certo orgoglioso di scatenare al ragazzo una faccia simile.
Ne
era felice del fatto che Sora avesse in realtà la forza per spezzargli
un polso, così come stava facendo in quell’istante, ma in qualche
modo doveva pur espiare la sua colpa, no? Meglio il polso o il collo?
Come
già indovinato, Sora lo trascinò nella sua camera, aprì la
porta con violenza, lo buttò dentro con altrettanta potenza(che non era
di certo un bene), per sbattere l’uscio nel tentativo di chiuderlo.
Poi,
gli morse le labbra con tutto il risentimento covato in quei giorni, la rabbia,
l’insofferenza e l’impotenza per quella situazione.
Perché
anche lui capiva il perché ne
Riku ne Axel si erano avvicinati, ma non riusciva ad accettarlo.
“Sono
io! Sono sempre Sora!” disse guardandolo negli occhi con
rabbia,”Anche se cambio pelle, sono sempre io, cazzo!”
Riku
si meravigliò per la parolaccia, ma si fece più vicino:”Ho
bisogno che tu cambi pelle. Non posso, se vengo più vicino, anche se
voglio sentire il tuo tocco, non ci riesco, finché sei in questo corpo.
Capisci?!”
“Hai
ascoltato troppo i Placebo, lo sai?”
“Si,
lo so.”
“Ti fa così schifo
Roxas?”
“Be’…
non sei sicuramente tu.”
Sora
sorrise:”Chiudi gli occhi, allora.”
Scappare
per il giardino dopo aver aspettato così tanto tempo per dargli almeno
un pugno in faccia, non si era rivelata un’idea di quelle geniali geniali.
Soprattutto
perché Axel aveva le gambe più lunghe delle sue e se, per alcune
cose poteva essere utile ed eccitanti, per altri motivi erano molto scomode.
E
ne costituiva uno ulteriore il fatto che le sue lunghe e aggraziate gambe lo
stessero uccidendo così stravaccate su di lui, con tutto in loro peso
addosso a Roxas, già di per sé spossato per la nuotata era
oltretutto con il cuore dolorante per averlo visto finalmente dopo tanto tempo.
Ad
Axel(e alle sue gambe) non importava.
O
se gli importava, era molto bravo a non darlo a vedere.
Era
bravo, invece, a guardarlo negli occhi e a tentare di convincere un refrattario
giovine a guardarlo.
O,
se non altro, a tentare di non farsi castrare per l’eternità e
oltre, visto come si muoveva il ragazzino.
“Rox.”
Roxas
fece allegramente finta di non sentire e continuò a difendersi come
meglio poteva da colui che fino a due settimane prima circa, considerava, se
non la persona più importante della sua vita, almeno il suo ragazzo.
Si
vede che si era sbagliato.
“Roxas,
basta!”
“Tu,
villico fellone mi incateni al suolo e imprigioni la mia persona con il tuo
pesante corpo, dopo che sono stato ignorato per più cicli lunari e mi ordini, tu, cane rognoso e schifoso, di smetterla?!Ma io ti strappo gli occhi!!” e
cercò di arpionare la faccia di Axel, fortunatamente(un po’ per
Axel, un po’ perché in futuro se ne sarebbe potuto pentire) senza
successo.
“Roxas,
io non ti ordino nulla. Ti prego di smetterla, anche perché mi stai
facendo abbastanza male. E con i cicli lunari si intendono i mesi.”
Roxas
lo guardò scioccato.
“Ah,
ce l’ho fatta a farmi guardare!”
“Axel,
piantala di fare il coglione!”
“No,
anche se sono molto fiero di averti fatto smettere di parlare come un brutto
romanzo Fantasy! Ascoltami, testa vuota!”
“La
mia persona non parla come…”
“See,
se, ascoltami. Posso giustificarti la mia assenza.”
Roxas
smise di dimenarsi, ma lo guardò con odio:”Dovrei barattare il mio
perdono per una schifosa scusa che ti sei inventato all’ultimo momento?!
Va a farti fottere, Axel, da uno bravo.”
“L’idea
era proprio questa.” Axel lo guardò seriamente.
“Eh?!”
Sora
ci aveva pensato parecchio, in quei giorni: lo scambio di corpo era avvenuto in
circostanze sicuramente poco chiare, ma riusciva a ricordare l’agitazione
dovuto dall’alcool e dagli ormoni liberi e giocondi, sicuramente un
po’ troppo per conto loro.
Ne
zio Ventus ne la mamma avevano chiamato dopo l’avviso del ricovero in
ospedale, ma lui aveva avuto l’occasione di parlare un po’ con la
nonna, che aveva risolto con:”Se perderete ancora le inibizioni insieme
potrebbe essere che torni tutto a posto. Ma non so, tesoro. Quando l’ho
proposto a tua madre momenti mi mangia viva. Ne riparleremo, comunque, quindi
stai calmo e non dire nulla a Rox, ok? A Presto, amore.”
Pensandoci,
era effettivamente l’unica cosa che aveva un minimo di senso, se non era
una delle solite trappole di sua nonna(anche se era una possibilità
credibile).
Quindi,
all’insaputa di Roxas, che non smetteva di tentare di suicidarsi con vari
generi musicali, era riuscito a beccare Axel un giorno in corridoio e, dopo
molteplici lotte verbali, a fargli capire la sua idea.
L’unica
cosa, era che ad Axel(e probabilmente anche a Riku), la trovata non era
piaciuta per nulla, per via del patto di ‘Non-allungare-le-mani-sul-mio-ragazzo-che-altrimenti-te-le-taglio-la
notte-con-la-motosega’ che avevano stipulato i più grandi.
Perché,
perché, quando si trattava di incasinare la vita
a lui e a Roxas erano così d’accordo, mentre quando si trattava di
aiutarli dovevano fare le preziose prime donne?!
Comunque,
quel giorno, Sora era riuscito a parlane con Axel che l’avrebbe detto
sicuramente a Riku, in maniera che i due somari riuscissero a pensare e
riflettere sull’idea di Sora/Acqua.
Per
questo, ora, Riku stava seduto sul suo letto con gli occhi chiusi, visibilmente
scocciato dalla situazione.
Inoltre,
il fatto che avesse gli occhi chiusi, ricordava a Sora dei giuochini molto
divertenti eben poco convenzionali
e la situazione lo divertiva oltremodo.
“Che
hai da ridere?!”
“Non
hai idea di quanto tu sia ridicolo con gli occhi chiusi e teso come una
corda.”
“Scusa
se sei nel corpo di tuo fratello e la cosa mi da un attimo fastidio.”
Sora
gli mise una mano sugli occhi chiusi con delicatezza e disse:”Ma non
riesci a vedermi, adesso? Sono io, Riku. Non importa che contenitore ho, io non
cambio. Lo hai visto, ne io ne Rox riusciamo a immedesimarci pienamente
nell’uno e nell’altro, anche se siamo simbiotici. La mia
voce…” Sora si avvicinò al collo di Riku,”E i miei
gesti…” e lo baciò lentamente,”Ti sembrano sul serio
così diversi?”
Riku
rabbrividì piano e poi esalò un “No” tremante, che
fece ghignare un po’ Sora.
“Allora
mi aiuterai?”
Riku
sorrise, un poco bastardamente:”Se proprio devo”
Roxas. Riesci a sentirmi?
“Cosa
ha detto Sora?” la voce tenebrosa di Roxas era qualcosa di unico.
Tra
il terrificante e il seducente.
Axel
sospirò, cercò il pacchetto delle sigarette e se ne accesa una
per l’esasperazione:”Te l’ho già detto,Rox. Non farmi
ripetere una cosa che non mi va a genio.”
Axel
si era tolto di dosso a Roxas e si era seduto sull’erbetta umidiccia del
giardino che non era di certo una gran sostituta, soprattutto perché si
stava bagnando irreparabilmente il culo.
Non
era neanche una gran situazione, visto e considerato l’atteggiamento di
Roxas, che stava imbambolato a fissare il vuoto che non aveva neanche protestato
per l’odore di fumo e questo era sintomo di diversi problemi.
Provò
ad attirare la sua attenzione disegnando dei cerchiolini luminosi con la
paglia, anche solo per attirare la sua ira funesta, ma non ebbe riscontri di
alcun genere.
Sopirò
ancora:”Roxas.”
Niente,
solo sguardo vacuo all’ennesima potenza.
Gli
mise una mano sulla spalla, lo scrollò e lo chiamò di nuovo, ma
ricevette in riposta soltanto un mugolio indistinto.
“Oh,
piantala di fare il muso!”
“Uhum…”
Axel
si stancò e lo baciò.
Roxas? Ci sei?
Purtroppo,
le azioni premeditate, hanno il difetto di non essere centro di passione pura e
questo implicava un tempo decisamente maggiore prima di perdere completamente
il controllo.
Dio,
Sora riusciva a divertirsi molto lo steso, per carità.
Ma
dopo mezz’ora di sbaciucramenti vari, teso al massimo per riuscire a
percepire quella piattola di suo fratello, doveva ammettere che il suo piano
aveva delle falle.
Più
che altro, quel geniale piano, pretendeva troppo.
Non
che Riku si stesse lamentando, eh, tutto sdraiato comodo comodosul ragazzo, intento ad esplorare
perfino(a quel che pareva Sora), le capsule che gli aveva messo il dentista
l’ultima volata che ci era andato.
Non
stava funzionando, di Roxas non sentiva nulla, e per quanto provasse, perdere
ogni inibizione era più difficile di quanto si ricordasse.
Mentre
Sora pensava a tutte queste cose insieme, Riku decise di staccarsi un attimo,
così, per riprendere fiato, e vedendolo sconcentrato al massimo, ci
rimase anche un poco male, in realtà.
Per
vendetta, si mise seduto sul bacino di Sora/Roxas e cominciò a
sbottonargli i bottoni della camicia.
Cosa
che non rimase a lungo un segreto:”Che stai facendo?”
“Che
domande, aiuto te e quell’impiastro di tuo fratello.”
“Ma…”
“Si?”
Sora
si dimenò un poco:”Roxas soffra il solletico.”
Questo
fece ridere moltissimo Riku.
Non
che Roxas non fosse interessato a ciò che Axel stesse facendo alla sua
faccia(a occhio e croce, mangiandogliela), ma era in stato completamente
catatonico.
Meno
male che il corpo sa riconoscere degli schemi fissi.
Così,
mentre Axel si impegnava per divorargli il viso, Roxas rispose meccanicamente
al gioco.
Forse
perché in stato di shock, forse perché la situazione gli impediva
ogni tipo di pensiero coerente, mentre Axel decideva che alzargli la camicia e
esplorare la sua pancia, Roxas era già perso nella passione da tempo.
E
poi, le mani di Axel erano così calde…
Roxas?! E allora?!
Che c’è?!
Apri gli occhi, cretino che perde subito la
cognizione di se stesso!
Roxas
aprì gli occhi e si rese conto che le mani calde di Axel non
c’erano più.
In
compenso, c’era una testa bianca sulla sua pancia che si dava da fare
leccandogli l’ombelico.
“Riku?”
“Mhhm…”
“Riku,
tutto ciò fa venire alla mia persona una pelle d’oca che si
potrebbe tagliare e mangiare per il Ringraziamento.”
Eccomi tornata!
Sapevo
che non sentivate particolarmente la mia mancanza, ma sono qui comunque!!!!
Mhuhahah!
Comunque,
vi chiedo perdono per il ritardo stratosferico, ma il ritorno alle vecchie e
sono certa poco salutari abitudini scolastiche mi toglie un sacco di tempo.
Poi,
se contiamo che sono pigra per natura…
Bene!
Sembra
che ci sai stato un miglioramento, vero? Se non altro abbiamo risolto la
situazione abbastanza velocemente… più o meno…
Spero
che il Rating non sia salito troppo. A me non sembrava, anzi, ma se ho
offeso/scandalizzato qualcuno me ne dispiaccio sul serio.
Ora, i ringraziamenti!
Ah, questo verde fa male agli occhi, vero?XD:
Axel_Fan_Love!
_Ella_!
Ka93!
Seymour!
Edo!
Scusate
se non commento le recensioni, ma mi stanno per sbattere a nanna…
Comunque,
in somma, grazie veramente a tutti!
Soprattutto
a coloro che mi seguono da sempre e ogni tanto fanno sentire la loro voce, a
chi c’è sempre a recensire, veramente, vi adoro!
A
chi mi segue come lettura leggera e chi mi ricorda, chi mi ha nelle preferite.
È
grazie a voi che siamo riusciti a raggiungere le 150 recensioni, e ve ne sono
veramente grata.
Non che quello di ignorare qualsiasi cosa potesse avvicinarsi anche
lontanamente ad un rapporto interpersonale fosse l’intenzione premeditata
di Roxas
Altro che seghe mentali
Quando
cala la notte e fuori comincia a fare soltanto meno due al massimo, capisci che
è arrivato a Marzo, e ti trovi a pensare a tutto tranne a quello che
dovresti prima di dormire, perché sai
che quel determinato argomento ti terrà alzato e in ansia per tutta la
notte, che cosa si fa, immancabilmente?
Si
pensa a tutto quello che non si deve pensare, naturalmente.
Per
cui, non che quello di ignorare qualsiasi cosa potesse avvicinarsi anche
lontanamente ad un rapporto interpersonale fosse l’intenzione premeditata di Roxas.
Era
semplicemente accaduto ecco.
Inoltre,
non trovava affatto consono che nessuno avesse l’ardire di rivolgersi a
lui se non con deferenti suppliche.
Infondo,
la suapersona teneva a queste
formalità.
Oh, piantala.
Roxas
guardò Sora con puro disprezzo( o almeno, guardò con disprezzo la
sua ombra nella loro camera al buio): come si permetteva di mettere becco nei
sui personali e augusti pensieri?
“Rox,
a te sul serio sembra di avere
pensieri personali?” disse Sora, sdraiato sul suo letto, con la segreta
speranza di riuscire a dormire senza che Roxas si prodigasse in quelle sue
grandiose seghe mentali.
“Seghe
mentali, tua nonna. I miei sono…””Seghe mentali. Senta,
signor ghiacciolo, non rompere le palle a me e ricomincia a farti Axel. Stai
diventando una zitella frigida. Senza offendere le zitelle frigide.”
“Sora,
non sono affari tuoi.”
“Direi
che quando sei in pianta stabile nel cervello di un’altra persona, si
potrebbero detenere per lo meno i diritti delle azioni dell’imbecille in questione. Roxas, dormi.”
Sora
si mise più comodo sotto le sue montagne di piumoni, sempre con quelle
speranze che variavano a che suo fratello la piantasse di non parlare ad Axel a
che suo fratello la di parlare in generale.
“Spiacente
di deluderti.”
Sora
sbuffò nel buio:”Roxas, domani c’è lezione, abbiamo
addirittura due verifiche e un’interrogazione, ed è mezzanotte
passata! Vuoi piantarla e dormire? Altrimenti mi dici il vero problema che ci tiene svegli. Così mi metto
l’anima in pace!”
Dalla
frustrazione il ragazzo si era seduto di scatto sul letto.
Roxas
fece lo stesso, dai suoi che si sentivano dalla sua parte della camera.
Ma che?!
Sora
accese la luce, il volto contratto da rabbia repressa:”Bene, visto che ci
sei, adesso mi dici perché accidenti ti comporti così!”
“Sora,
piantala, mi sono mosso da solo!”
“Certo,
chi doveva muoverti? La fatina Campanellino Trilli?!”
“Piantala
di rompere, Sora! Non capisci mai che ti dico, io…”
“Adesso
ti dico che cosa ho capito non ascoltandoti mai mentre parli e curiosando nella
tua testa: sei offeso da morire perché Axel ti ha lasciato da solo ben
più di un mese fa! Godi da morire a vederlo cercare di riconquistare la
tua fiducia, giochi con lui! E continui imperterrito a far la parte della vittima!”
Che
bello quando lo shock è tale da far tacere anche un cervello
chiacchierone come quello di Roxas.
Sora
sopirò, esausto:” Senti, sul serio piantala di comportarti come un
bambino. Non mi sembra giusto nei suoi confronti, ne nei miei. Roxas, lui ti ama, ok? Non mi sembra un motivo per metterlo
in croce. O se non lo vuoi più, mollalo.”
Roxas
lo guardò smarrito:”Io non lo voglio lasciare.”
“Ne
ero certo.” E con un sorriso spense la luce, si rificcò sotto i
suoi adorati piumoni e si accoccolò nel suo letto, al caldo.
Una
piccola parte della sua mente, però, era ancora al freddo e continuava a
pensare senza posa a degli elastici verdi con i pon-pon.
Sora
la decretò una perdita di tempo semi-costruttiva e decise di lasciare
perdere suo fratello e le sue grandiose seghe mentali.
Ok,
fare degli esami di coscienza durante la notte è ufficialmente deleterio
per la salute, ma lo aveva aiutato(?) a pensare. E, anche se ammetterlo gli
costava praticamente tutto il suo ego, anche Sora.
Anche
se non aveva ben capito come era riuscito a farlo sedere, ma ormai erano n tale
casino che non poteva di certo più badare a tutte le piccole stranezze
che li circondavano. Non si preoccupava particolarmente per Sora, ne per se
stesso.
L’unico
per cui aveva dei dubbi, paure e altre cose leggermente confuse( o meglio
esplose) nella testa, era senza ombra di dubbio Axel.
Axel
che si era comportato come un perfetto gentiluomo da quando era tornato tutto
alla normalità( tranne per certe cose in cui non riusciva proprio a
trattenersi).
Il
problema era… che un Axel premuroso e… amorevole, tutto zucchero e
fiorellini svolazzanti era una cosa… raccapricciante.
Non
sapeva che dirgli, e trattarlo male gli veniva molto più facile che
spiegargli che lui non voleva un compagno che sembrava una ragazzina innamorata.
Avrebbe
cercato di sedurre Xion, altrimenti. Era abbastanza certo che la ragazza ci
sarebbe stata più che volentieri, ma lui non cercava lei.
Lui
voleva Axel, stupido, che fuma come un turco e che gli sbuffa addosso per dispetto,
che gli scompiglia i capelli per dargli fastidio, che gli fa il solletico per
dargli fastidio…
…
ora non era più tanto sicuro di rivolerlo.
Scusa se mi intrometto, ma starei cercando
di capirci qualcosa sull’arte greca.
Tanto ormai sono abituato.
Consiglio? Se nel mio compito trovo per
caso scritto ‘per darmi fastidio’, ti gonfio come una zampogna nei
suoi giorni migliori.
Sora, mi sorprendi! Sai addirittura che
cos’è una zampogna?!
Roxas, pensa ad Axel in maniera diversa,
tipo… quando siete da soli e non
cerca di darti fastidio.
No, Roxas, piantala, non voglio sapere!
Soprattutto, un’erezione durante il compito di Storia dell’arte non
mi diverte per nulla!
Antipatico.
Forse
era meglio concentrarsi sul compito, almeno per quell’ora.
Riku
era ad aspettare Sora al loro solito tavolo in mensa, insieme a un Axel
completamente affogato nel pranzo.
O
almeno così sperava Riku.
Demix
era concentrato a guardarsi in giro per cui Riku riusciva a rimanere ben
paciollo nella sua bolla di silenzio felice.
Delle
manine fresche gli si posarono sugli occhi e una voce femminile gli urlò
all’orecchio:”Indovina chi sono!”.
Oddio,
no, non ancora. Era possibile che facesse tutti
i giorni facesse quella sceneggiata quindi, invece di rispondere, Riku fece
un suono indistinto mugugnante che Kairi sapeva identificare come un ‘Giù
le mani dalla mia faccia o ti uccido lentamente e dolorosamente’ e con un
sorrisone disse:”Hai indovinato!”.
“Ciao
ragazzi!” Xion era diventata amica di Kairi e praticamente non la mollava
più. Se lui fosse stato al posto di Kairi le avrebbe già tirato
un ceffone. Proprio non riusciva a capire le dinamiche femminili. Pensandoci un
attimo, non capiva le dinamiche umane in generale.
“Come
state?” Chiese Kairi rivolgendosi alla tavolata.
Demix
si risvegliò dal sonno catatonico in cui era crollato e rispose
pimpante:”Bene! Voi ragazze?””Insomma… le verifiche ci
distruggono…””Tranquille, tanto qui non bocciano mai
nessuno…”.
Riku
lo guardò per un attimo:”Ma non hanno bocciato… Come si
chiama, quello con quel ciuffo ridicolo rosso e patito per
non-so-come-pronunciare-quale sport…””Ah, dici Wakka!””Si,
lui. Non era del tuo anno?”.
Demix ci pensò per un tempo
lunghissimo:”Questo potrebbe spiegare il perché non è
più in classe con noi.”.
Un
suono disgustato riecheggiò da Axel-vassoio-del-pranzo. Le ragazze
sorrisero concilianti. Riku non sapeva come fare ad adeguarsi ad un elemento
come Demix, ma era un amico di Sora.
Il
sua ragazzo ne conosceva di persone strane.
Certo,
neanche lui era un esempio di perfetta sanità mentale, figuriamoci Sora
stesso.
Sora
e Roxas insieme, poi, neanche a parlarne.
Guardò
Axel-vassoio-del-pranzo e provò quasi pena per lui. Quasi.
“Riku!
Hai tenuto i posti, vedo!””Dillo alle tue amiche. Prendi due sedie
e siediti, piaga.”
Sora
agguantò al volo una sedia e si avvicinò a Riku, dandogli un
leggero bacio a stampo.
Poi
si girò verso i suoi amici, piuttosto allegro per uno che ha appena
finito una mattinata piena di compiti e videAxel-vassoio-del-pranzo e rimase un
po’ di sasso.
Axel
non era mai arrivato a tentare il suicidio con la pappetta indefinita della
mensa.
Il
Vassoio parlò:”Rox…?””È a prendere il
‘cibo’.””Ok.”
Roxas, lo stai uccidendo.
Dimmi che quel che vedo non è lui
che cerca di affogarsi nel piatto della roba verde.
No, è la roba beige.
Oh, adesso si che sono sollevato!
Tu hai chiesto per la roba verde! Se non
sei preciso non è colpa mia.
Roxas,
che era riuscito a prendere i vassoi con tutte le robe di tutti i colori
possibili ed immaginabili, ma difficilmente commestibili e si avvicinò al tavolo, facendo i
dovuti ossequi a tutti i suoi amici.
Poi
guardò il suo ragazzo, che lo scrutava dal piatto in cui era affondato,
attraverso i capelli. Faceva veramente paura.
Così,
l’unica cosa che Roxas riuscì a fare, era prendergli la mano sotto
i tavolo e tentare di trasmettergli un po’ di calore.
L’unico
occhio visibile di Axel si sgranò dallo stupore e il ragazzo si tolse
dal piatto, guardando Roxas.
Sora
aveva ragione quando diceva che Axel aveva preso la roba beige che inquel momento gocciolava copiosamente dal
lato destro dalla faccia di Axel.
Se
non fosse stato così concentrato sugli occhi Axel probabilmente gli
avrebbe riso in faccia.
Cosa
che gli altri stavano cercando di non fare con tutte le loro forze( Kairi aveva
pestato con forza un piede a Demix per impedirgli di dire qualsiasi cosa stesse
per dire).
I
due ragazzi si guardarono per un periodo che parve a tutti interminabile e
carico di tensione, poi Roxas disse:“Che schifo, Axel pulisciti!”
sorridendo.
Axel
si riscosse e si portò la mano alla parte di faccia presa in
considerazione. Chiuse gli occhi e, con tono si supplica disse:”Dimmi che
non mi è andata nei capelli. Ti prego. È quella
verde?””Nah, quella beige. E, si, è anche nei capelli, oltre
che sulla tua faccia. Ah, sta colando sulla divisa.””Oddio,
no.”.
Non
che le cose si fossero sistemate così, con una battuta e via. Questo lo
sapevano entrambi e Roxas aveva elaborato una teoria personale( aiutato da
Sora), che se non avessero risolto tutta la questione, niente sarebbe stato
come prima.
O,
almeno, tornare ad andare d’accordo, non si chiedeva tanto. Avrebbe fatto
meglio a scrivere a Babbo Natale, magari gli faceva un regalo in anticipo.
Così,
quella sera, Roxas si presentò leggermente in ansia( le mani gli si
erano trasformate in due piscine), e bussò con una determinazione che
non sentiva assolutamente sua, alla porta della camera di Axel.
Sentì
un po’ di trambusto e qualche cosa urlata e la porta si aprì, con
il compagno di stanza di Axel sull’uscio. Com’è che si
chiamava? Saix?
Comunque,
quest’individuo dai capelli incredibilmente azzurri lo guardò
dall’alto al basso in attesa di un qualcosa.
Roxas
si schiarì la voce:”Ciao! C’è Axel?”.
Silenzio,
il ragazzo lo guardava come se potesse trasformarsi in un serpente a sonagli da
un momento all’altro.
“Ehm…”.
“Si,
sta facendo la doccia.”. Wow. Quando si dice un gran chiacchierone…
“Ehm,
posso entrare?””Sta per scattare il coprifuoco. Non rispetteresti
le regole.”.
Roxas
lo guardò stralunato per un momento, poi si riprese:”Tranquillo,
alle undici precise passano i topini a prendermi.” Tentativo di
battuta… aspetta, può ancora capirla e ridere… no, tentativo
floppato al massimo.
“Insomma,
me ne vado in tempo. Posso entrare?”.
Ok,
il tipo era decisamente inquietante.
“Si,
ma alle undici te ne vai.” Disse Saix con un tono che ammetteva tutto
tranne repliche.
“Ok,
ok, tranquillo.” E finalmente Roxas riuscì ad entrare nella
camera, con lo sguardo vigile di Saix che lo seguiva ovunque.
Aspettare
Axel in sua presenza non era umanamente possibile.
“Senti,
vado a parlare con Axel…””Va bene.””…
Ooook.” Roxas si defilò nel piccolo bagno.
Dove,
per qualche motivo non capibile al cervello confuso del ragazzo, non si riusciva ne a respirare ne a
vedere nulla. Sarà stata l’incredibile quantità di vapore
uscente da quella microscopica doccia?
Roxas reso improvvisamente non
vedente,seguì la voce di
Axel che canticchiava allegramente sotto lo scroscio della doccia.
Ripensandoci,
l’idea di venirlo a trovare non era stata una genialata degna del Nobel:
fra il compagno fin troppo e inaspettatamente ligio alle regole, il probabile
soffocamento e la situazione da evitare completamente
finché la simbiosi rimaneva in vigore, non era messo bene.
In
fondo, era il suo ragazzo quello nudo nella doccia.
Oh,
Sora l’avrebbe ucciso.
Qui,
altro che seghe mentali.
Sono tornata!!!
E
vi chiedo perdono per l’incredibile tempo sprecato. Sul serio, mi
dispiace, e giustificarmi per pararmi la coda di paglia non mi va. Soprattutto
perché sono stanca.
Per
cui… ecco a voi il nuovo capitolo!
Ah,
ho cambiato il Rating in arancione, così da non aver improvvisi
grattacapi…
Comunque.
Ho
capito che adoro far affogare la gente nel piatto. Sono un poco schizzo, lo so,
lo so. Comunque, come sempre, vi lascio sul più bello. Aha, se la faccio
franca anche stavolta, non so… accendo un cerino per la Madonnina…
rubo il divano( arancione superfigo) della mia auto scuola…XD
Vi
ringrazio per le magnifiche recensioni! E chi mi ha nei preferiti, seguiti,
guarda ogni tanto la pagina così per sfizio…
Comunque,
grazie a chi recensisce, mi date veramente un treno di energia.
Saix
era un poco irritato. Quella caccola del suo compagno di stanza aveva per
ragazzo una caccola bionda che non rispettava assolutamente le regole e questo
Saix non era disposto a sopportarlo ulteriormente.
Di
casinisti perpetui ne aveva già uno unico e solo e avrebbe combattuto
con le unghie e con i denti per farlo rimanere uno unico e solo.
Guardò
con sospetto la porta del bagno. E la guardò per cinque minuti buoni. Di
li ad una mezz’ora sarebbe scattato il coprifuoco e si sarebbe divertito
a scaraventare il ragazzino e eventuale appendice fuori dalla sua camera. Non
sopportava chi non rispettava le regole.
Anche
perché, l’unica volta che aveva infranto lui le regole, aveva l’ innocente età di cinque anni
ed era al parco giochi vicino all’orfanotrofio con Axel, in qualche
maniera lui era finito
dall’altalena contro un cipresso situato davanti all’altalena(a
distanza di sicurezza, ma per chi infrange le regole, il destino si diverte con
un umorismo particolare), con la fronte sanguinante e piangente, mentre
Axel(vero e proprio focolaio di ogni possibile rivoluzione e fautore della gara
di velocità su altalena) rideva della sua bellissima e nuovissima X
sulla faccia.
Che
sarebbe stata lì per sempre, o almeno finché non avesse trovato
una maniera per tornare indietro nel tempo e far si che la X finisse sulla
faccia, collo, corpo, dita dei piedi di Axel.
Per
questo, infrangere qualsiasi tipo di regola lo rendeva particolarmente
sensibile, e fronte cominciava a prudergli in una maniera incredibile e…
Ancora
venti minuti.
Calma,
Saix, calma. Ancora venti minuti.
Si
chiese se a questo punto non ci stesse male una risata malvagia.
Roxas
stava cercando di pensare ad una maniera per annunciare la sua imbarazzata
persona nella stanza senza per forza fare una figura un poco… indecente?
Ma
la sua testa andava ad intermittenza con ‘Axel-doccia-nudo’.
Axel
nella doccia nudo, bagnato, totalmente ignaro della sua presenza.
Roxas, fa qualcosa di anche solo un
po’ stupido e appena avrò la forza per farlo,ti picchierò
con tutta la forza dell’occasione.
Non
rispose; non ce ne era bisogno, e soprattutto non riusciva a mettere in ordine
un pensiero di senso compiuto.
Axel
del tutto ignaro del suo ospite, e allegro dopo una giornata in cui finalmente Roxas non gli teneva
ostinatamente il muso(subito adorabile, dopo un mese decisamente deprimente),
programmava di bistrattare un poco Saix, e poi sarebbe andatoa dormire.
Una
serata decisamente rilassante, dopo tutta la fatica fatta per organizzare i
giochi studenteschi, aiutare Roxas e suo fratello, tentare di farsi perdonare
da Roxas e non mancare a quello che è il suo dovere di segretario del
capo del CCI.
Segretario,
tzè.
Così,
avendo finito di lavarsi i lunghi e fluenti capelli, fischiettando, spense il
rovente getto d’acqua e uscì dalla doccia, prese un asciugamano e
con naturalezza se lo avvolse intorno alla testa, senza badare a ciò che
stava intorno. Tanto era il bagno che usava da una vita, ormai, lo conosceva a
memoria.
“Ehm.
Ciao, Axel.” Una vocina uscì da un angolo buio del bagno che lui
conosceva come la pianta dei suoi piedi.
Troppe informazioni non gradite,
troppeinformazioninongradite!!!!
Roxas,
cercando disperatamente di guardare tutt’altro tranne che Axel, non
riuscendoci particolarmente, completamente rosso dall’imbarazzo e ucciso
dalla curiosità, esordì pigolando:”Eh… sai avevo
voglia di vederti.”.
Axel,
che non aveva ancora bene registrato tutte queste informazioni in un colpo
solo, si rese conto di essere nudo con un asciugamano nei capelli. Oh,
be’.
Con
falsa nonchalance prese un altro telo e lo fermò intorno alla vita,
ridendo esteriormente, ma sentendosi un poco morire dentro. Ma solo un poco eh.
Oh,
Riku lo avrebbe ucciso se avesse fatto qualcosa di avventato.
E
anche Larxen, visto che trovava così carino Roxas. Se non altro si
divertiva a prenderlo in giro.
Comunque.
Riprendere controllo della situazione:”Ah, ok. Ti ha fatto entrare
Saix?””Si, anche se non era contento. Ha detto che alle undici mi
caccia fuori, comunque.”.
Come
faceva Roxas a sembrare così calmo?!
“Mi
sembrava strano da
lui.””Già…””…””Senti, mi
dovevi dire qualcosa?””Niente di particolare, solo che sono stato
noioso e…”
Pedante, maleducato, irritante femminuccia
in preda agli ormoni che fra l’altro sei anche adesso. Non credo di
avercelo mai avuto così duro, Rox. La cosa mi turba. Sai, fedeltà
e robe del genere…
Oh, taci. Almeno a te non vede nessuno.
“…
Quindi volevo dirti che mi dispiace. Tutto qui.” Roxas fece una studiata
alzata di spalle, attento a non far alzare troppo la felpa. Non si mai.
Axel
lo guardò con incredulità:”E sei venuto a dirmi questo,
quando una persona normale, pensandoci un attimo, avrebbe deciso che magari la
sera si fa la doccia, mezz’ora prima del coprifuoco, scatenando le ire
del mio compagno di stanza ligio alle regole, anche se deve essere per colpa
mia, introducendoti nel bagno mentre sono nudo e… grazie, mi fa
piacere.” Axel ghignò divertito al ragazzino nella più
completa disperazione dovuta ad un abissale imbarazzo.
“Be’,
ecco. Io la doccia la faccio al mattino. E ho appena finito di studiare per
domani. Poi, avevo già visto Saix e non mi era sembrata una persona
così rigida e…”.
Axel
rise:”Lo hai visto la mattina presto. Lui è mattiniero per natura
ed è felice di vedere che la gente affronta la giornata con impegno e
presto. E…” Axel ghignò maligno,:”Non sapeva che
venissi da un festino molto poco legale del CCI. Per questo è stato
gentile.””Tu quella volta non dormivi proprio, vero? Era tutta una
finta.” Axel rise e si piazzò davanti allo specchiò e
cominciò ad asciugarsi i capelli:”Nah. Era tutto un piano geniale
per portarti nel mio letto.” Roxas fece una smorfia strana, e si
avvicinò al ragazzo, abbracciandolo da dietro e soffiando sulla sua
pelle nuda:”Alla fine ha funzionato.”.
Ti ho già avvisato, vero? Riku mi
dice di dirti che è pronto per venire li ed ammazzarvi tutti se mi
succede qualcosa.
Che ci fa li Riku?
Aiuto in lettere.
Ma
per un po’ rimasero così, con Axel con ancora le mani nei capelli,
nel tentavo di fregarli con l’asciugamano, con Roxas aggrappato alla sua
schiena come un Koala.
Piano
piano, Axel cacciò via il telo, lasciando i suo capelli umidi cadere
sulla sua schiena(e Roxas) e prese le mani di Roxas nelle sue, bloccandolo in
quella posizione da affogamento nella sua chioma.
Ma
il ragazzino non si lamentava e respirava tranquillo sulla sua schiena, le sue
mani sulla pancia di Axel, disegnava cerchiolini con le dita, completamente
assorto.
Axel
sospirò forte:”Quand’è che compi gli
anni?””Il quindici di dicembre.”.
Il
ragazzo si abbandonò in un suono sconfortato e abbandonò la testa
sul suo petto:”Se continui così mi uccidi.”.
Roxas
rise in una parte indefinita fra le sue scapole, facendogli un poco solletico.
Axel
aprì le mani di Roxas e, girandosi, le mise intorno al suo collo, mentre
lui prendeva la vita del ragazzino:”Ti rendi conto che mi ucciderai,
vero? Che priverai il Mondo della mia bellezza?” Roxas si rabbuiò
un attimo, poi si alzò in punta di piedi per baciarlo, con passione mai
dimostrata in precedenza(non che facesse diventare triste Axel, questo no.).
Sempre
guardandolo negli occhi, come se fosse una sfida, con quei occhi decisi e
determinati. Poi si staccò e gli disse, sulle
labbra:”L’unico di cui ti devi preoccupare, qui, sono io. Non il
Mondo privato della tua sfolgorante persona luminosa e brillantinosa. Ok?”
Oddio, quegli occhi avrebbero potuto incenerire un dinosauro di quelli ghiacciati
nell’era glaciale.
Axel
sorrise e lo baciò di nuovo e ancora, sempre più velocemente e
con foga,con il cuore che batteva forte per l’adrenalina, così,
quasi con fretta o paura di sprecare anche solo un momento.
Roxas, datti una calmata.
Chiamare dopo., Roxas no casa
.
Roxas, non dire stronzate!
Ma
Roxas non ascoltava più nulla perché Axel gli stava baciando il
collo. Che bella sensazione.
Perché
non gli aveva parlato per un mese? Era così funzionale per certe cose.
E
poi… gli era mancato, nella sua stupidità e narcisismo. Era tutto
parte di Axel e suo.
Era
così… forte. Mentre si baciavano, con passione e rabbia, sempre
più a fondo, ritrovavano quella complicità che li aveva
accompagnati per mesi, e il desiderio.
Tanto
desiderio. Forse un po’ troppo.
Ma
ormai erano talmente partiti per la tangente che neanche il bazooka che Saix
stava preparando nell’altra stanza per spedire Roxas fuori dalla
stanza(naturalmente giocattolo con relativo cerchio rosso sulla bocca da fuoco)
avrebbe potuto distrarli particolarmente.
Roxas
spinse Axel verso il muro, continuando a baciarlo, senza quasi riprendere fiato,
mentre Axel stava tentando di mettere le mani sotto la felpa del ragazzino.
In
movimento era una manovra complicata, ma una volta sbattuta la schiena contro
il lavandino(Roxas voleva il muro, ma anche quel particolare sanitario andava
bene), tutto risultò più semplice: Axel risalì la schiena
di Roxas con le sue grandi e calde mani, bisognoso di scoprire ogni lembo di
pelle di Roxas, morbida pelle, di un corpo in forma e in piena crescita ed
eccitato e a causa tutta sua e…
Via
la felpa. Assolutamente obbligatorio.
Certo,
già Roxas era impegnato a non staccarsi dalle sue labbra(lingua/gola), e
non aveva una grande coordinazione braccia-mani-testa, per cui sfilare quella
stupida felpa risultò più arduo del previsto, ma ohi, la fortuna
premia i persistenti(?).
Che
bello il suo ragazzo a petto nudo, non se lo aspettava quasi.
Così…
umano: imbarazzato e desideroso allo stesso tempo, tentato da quello che
sarebbe potuto accadere e fremete delle sue attenzioni. Così piccolo
confronto a lui, ma non fragile. Roxas non era una ragazzina qualunque.
In
sostanza, da quello che riusciva a vedere, non era proprio una ragazza.
Roxas
si stufò di essere contemplato e, tirandogli come sempre i capelli(ahi),
lo tirò a se, baciandolo e mordendogli un poco le labbra.
Così,
come se volesse segnare il territorio.
Axel
sentì le mani del ragazzino accarezzargli il viso, i capelli poco prima
bistrattati, scendendo sulle spalle e sul petto, appena sfiorandolo, scendendo
ancora, sino al ventre, appoggiandole all’inizio dell’asciugamano, miracolosamente
ancora al suo posto, dopo tutte quelle emozioni.
Poi,
Saix bussò con decisione alla porta.
Axel
grugnì sulle labbra di Roxas, che ridacchiò, e disse:”Saix,
non rompere!”.
Come
se questa affermazione molto poco garbata potesse fermare un vigilante delle
regole:”Axel, è scattato il coprifuoco già da un minuto e
venti secondi, vi ho conceduto abbastanza. E poi, c’è il
rappresentante del CCI sulla nostra porta che reclama la tua
caccola.””Caccola?””Intendo Roxas, se si chiama
così.”.
Figuriamoci
se si metteva anche a fare da segretario, adesso. Ma per chi l’avevano
preso?!
Roxas
e Axel si guardarono negli occhi e sospirarono un po’ per la
frustrazione, un po’ perché in qualche maniera, venivano sempre
interrotti e non era una cosa piacevole, visto che significava imminente doccia
fredda per entrambi e per Roxas una gran lavata di capo.
Ah,
eccolo, aveva paura di averlo perso.
Ti odio, sei un deficiente e non so cosa
altro definirti se non la merda di Beethoven, ma non il musicista, ma di quello
stupido cane, che in realtà è una forza, ma tu sei la sua cacca
andata a male! Hai capito Roxas, mi senti?! Cacca di cane andata a male e
attaccata alla scarpa da mesi, scarpa dimenticata nella sacca da ginnastica di
zio Terra, con un panino al tacchino e ravioli di quelli che fa la mamma…
Basta! Ho capito, ci sono!
Era ora!
Sei stato male?
No, non propriamente. Cioè, mi
è girata la testa e ho visto tutto nero per un po’, ma niente
fiume di sangue o altro, ma ho visto tutto, per… non lo so!
Ah. Tutto tutto?
Come se per sbaglio avessi messo su un
porno-gay in dvd e non riuscissi a fermarlo o a cambiare canale e… non
farlo mai più.
Dopo ne parliamo.
No, dopo ne parliamo dopo nah cispa!
“Devo
andare, Sora mi ha dato della cacca di cane.” Axel rise:”Non
c’è nulla da ridere, sai? Adesso mi sorbirò una divertente
conferenza sul perché prima che finisca la simbiosi è necessario
astenersi da rapporti di qualunque genere… Sora se lo sta preparando. E ha
mandato il suo aguzzino. Ho un po’ paura, in realtà.” Axel
lo abbracciò e gli disse con voce gentile:”Sei proprio nella
merda, amore.”.
Capitolo 28 *** Pace e Amore (vedi anche: titolo Hippie) ***
Pace e amore, armonia, euforia, completo abbandono al sonno e ai sogni:
non sarebbe stato bellissimo
In questo capitolo ci sarà
un punto con un attacco di panico. Vi prego, se siete impressionabili, se ne
soffrite, saltatelo. Io non voglio proprio far star male nessuno… ne
offendere. Spero che vi piaccia, ci vediamo giù.
Pace e amore
(vedi anche: titolo Hippie)
Pace
e amore, armonia, euforia, completo abbandono al sonno e ai sogni: non sarebbe
stato bellissimo? Roxas ne era totalmente convito e si sa, le convinzioni fanno
bene alla salute solamente quando non hai un fratello gemello che ti urla nel
cervello cose molto foco fini e ancor meno sensate(guardare cacca).
Non
poteva starsene zitto? Già aveva interrotto il più che piacevole
interludio con Axel, e non gli importava che avesse visto tutto con conseguente
trauma psicologico con probabilmente permanente, non gli importava che uno dei
suoi zii non lo cagasse moltissimo e avesse steso sua madre mandandola in
ospedale per averle rotto quasi un braccio e che sua madre non potesse lavorare
in quanto pittrice e non ambidestra, non gli importava che sua nonna fosse una
strana donna con convinzioni ancora più strane con la preoccupante manifestazione
di interesse per ciò che facevano i suoi nipoti con due uomini e non per
la loro salute, non gli importava di quel manichino che sorrideva solo a suo
fratello(che musone) che lo stava scortando nella sua camera dove il
sopracitato gemello era pronto a mangiargli la faccia.
Non
lo tangeva proprio.
Forse,
lo preoccupava un poco l’individuo che condivideva la camera con Axel, ma
era comprensibile: era un pazzo completo con qualche sindrome strana per il
rispetto delle regole.
Era
abbastanza sicuro che tutti si sarebbe tenuti un attimo a distanza e
sull’attenti, se un individuo del genere condividesse la stanza con il
proprio ragazzo.
Era
sulle nuvole(intenzionato a rimanerci per un bel pezzo), ma non era
completamente avventato. Non ancora.
Oh,
accidenti il manichino albino era riuscito a portarlo da Sora senza che lui
opponesse resistenza particole: aveva immaginato una fuga a mo’ di super
ninja, il ritorno nella camera di Axel, che dopo che lui avesse steso il pazzo
coniglio bianco(gli era venuto un flash con Saix, orecchie bianche e orologio
da taschino che urlava isterico:”È tardi, è
tardi!!!”), lo accogliesse a braccia aperte con indosso ancora solo
quell’asciugamano e che avessero concluso ciò che avevano
cominciato.
Oh,
il fottuto manichino albino lo aveva chiuso nella sua camera con la temibile
presenza della chimera Sora.
Accidenti,
non doveva pensare alla fuga. Avrebbe dovuto metterla in atto.
“Mi
fa piacere che tu non sia riuscito a scappare. Altrimenti non avrei potuto
picchiarti come si deve.” Sora uscì da un angolo oscuro della
camera(dove probabilmente aveva aspettato coccolato un gatto bianco inattesa di
mettere in scena in suo piano malvagio).
Non
aveva un’aria rassicurante, no.
Non
si sarebbe sorpreso se nell’angolo buoi avesse trovato il cadavere del sopracitato
gatto.
“Piantala
di dire stronzate, Roxas!” Sora accese la luce e si sedette sul letto, le
mani nei capelli e un’aria completamente stravolta:”Avevamo deciso
che non avessimo fatto nulla finché la simbiosi non fosse scomparsa! E
io non ho sentito alcun ‘Puff’ per indicarne la dipartita!”
Roxas lo guardò stranito per un attimo:”Ma anche io parlo
così quando sono arrabbiato? Axel ha ragione a dirmi che parlo
strano…””Rox, ascoltami!” il viso di Sora era
stranamente verde nella sua decisione:”Collega i tuo due neuroni che non
sono andati a fare festa nel pisello, e immagina di vedere me e Riku, ma dal
punto di vista mio, dai miei occhi.””Che schifo. Non farmi
vomitare, andava tutto così bene fino a quando non sei arrivato tu
e…””Perché è quello che è successo a me
stasera. E lo sai che non ci tengo a sapere cosa fai tu quando sei con Axel.”.
Roxas
si riscosse un attimo(i neuroni erano tornati dal lungo viaggio) e lo
guardò, accorgendosi che non mentiva.
Dio,
che schifo, suo fratello si divertiva a guardare le coppie mentre erano in
atteggiamento intimo… non c’è un nome specifico per questa
malattia? Voyeurismo?
“Roxas!”
Sora era furioso:”Li sento i tuoi pensieri, coglione! Perché non
apri un attimo la mente a quello che non è l tuo solito e gigantesco
egocentrismo e ascolta i miei!”. Roxas sbuffò annoiato ma fece
come gli aveva detto Sora.
Ah,
era tutto vero. Accidenti.
Roxas
guardò per bene nei ricordi del fratello: vide che mentre era insieme a
Riku aveva cominciato a vedere delle immagini e flash di Axel con i capelli
bagnati che lo/li baciava, che lo/li toccava e lui/loro si eccitavano
tantissimo, ma nel frattempo c’era anche Riku che gli chiedeva se andava
tutto bene perché non aveva una bella cera, ma lui/loro continuavano ad
avere brividi lungo la spina dorsale per il ragazzo dagli occhi verdi e capelli
rossi e cominciava a sentirsi davvero male…
Roxas
interruppe la matassa di sensazione: fantastico, ora si sentiva in colpa,
leggermente geloso e di nuovo largamente eccitato.
Aveva
già detto Fantastico? Fantastico.
I
pipistrelli non avrebbero dovuto avere pietà di lui, in culla.
Si
sedette sul letto con Sora, che sembrava tutto tranne che calmo, anzi, avrebbe
potuto avere un attacco di panico da un momento all’altro se non avesse
cominciato a respirare come una persona normale e non come un mantice.
Roxas
lo abbracciò, circondandogli le braccia con le sue, il viso sul collo
del fratello:”Scusa.”.
Sora
respirò più forte, anche se più che un respiro sembrava
uno squittio.
Ma vaffanculo
Sul serio, mi dispiace.
Che me ne faccio delle tue scuse, adesso?
È tuta colpa tua se sto così.
“Respira.
Sora, respira con me.” Roxas lo lasciò, in maniera da agevolargli
il compito.
Dopo
cinque minuti con il panico incondizionato di Sora in entrambi i cervelli,
anche se cercavano di rimanere divisi più possibile, Sora
cominciò a smettere di piangere e ad avere una respirazione quasi
normale.
Se
non altro, non sarebbe morto in quel momento.
“Va
meglio.” Disse Sora con un certo sforzo.
“Ti
prendo un po’ d’acqua.” Roxas si allontanò un attimo
per riempire la bottiglia e si avviò in bagno.
Era
da tantissimo che Sora non aveva attacchi di panico: avendo un carattere
così estroverso e solare nessuno avrebbe detto che potesse cadere
così giù quando non riusciva a fare qualcosa che si era
prefissato, oppure quando raggiungeva l’obbiettivo, cadeva in isteria
più totale perché si accollato di così tanti pesi che
liberarsene all’improvviso era troppo, per lui.
Roxas
si sentiva una merdaccia per esserne il fautore.
Sto bene, non c’è bisogno.
Di uccidermi?
Nah, al massimo ti pesto per bene,
così siamo felici tutti e due.
Mi sembra ragionevole.
Roxas
tornò nella camera e dette la bottiglia al fratello che bevve piccoli
sorsetti e solo perché Roxas lo obbligava.
Altrimenti
si sarebbe semplicemente bagnato le labbra e tanti saluti.
Si
risedette sul letto e guardò Sora, pallido e provato, con ancora gli
occhi lucidi.
Poi,
sentì dolore al fianco e si accorse che Sora gli aveva appena tirato un
pugno che nessuno che aveva appena avuto un attacco di panico(Roxas ne era
certo), sarebbe stato in grado di tirare.
Si
accasciò sul letto dolorante, lamentandosi un poco, ma nulla di definito.
Sora
si girò verso di lui e lo guardò negli occhi:”Spero che
almeno tu ti sia divertito.”
Roxas
ripensò un attimo alla serata e sorrise:”Beh, abbiamo fatto pace.
Non era quello che volevi? Un bel lieto fine?”. Sora assottigliò
gli occhi tanto che sembrava che due fessure blu lo stessero trapanando.
“Va
bene, va bene, lo sai che mi dispiace veramente.””Mi viene il
dubbio che tu ti senta in colpa solo perché sono stato male.” Fu
il turno di Sora di essere folgorato da due fessure blu.
Sora
sopirò:”Lo so che ti dispiace. Ma non mi basta. Voglio che al
massimo ci possa essere un bacio, come facciamo io e Riku. Che non si vada mai
troppo oltre, come facciamo io e Riku. Non voglio che ti comporti mai
più così. Perché altrimenti io ci rimango secco e Riku
sarà costretto a vendicarmi e…””Perché ho
già sentito questo discorso?””Be’, Riku dovrà
sempre vendicare la mia morte, per cui, visto che sono minacciato spesso da
questa, lo avrò detto spesso…” Gli sorrise Sora.
“Ok.
Questo vuol dire nulla di quello che potrebbero essere i preliminari,
figuriamoci il sesso in se. Axel ne morirà, lo sai?””Direi
che sono disposto a sacrificarlo.””Ehi!””Se permetti,
tengo molto di più alla mia di pelle, che a quella del tuo
uomo.””Effettivamente…”
Dopo
aver deciso questa momentanea tregua(a discapito di Axel e Riku, ma avevano
detto in coro:”Si scantano!”),avevano parlato per una mezz’oretta, in cui, non si sa come, era
stato creato un nuovo verbo(‘Vichingare’, sinonimo di avere un atto
sessuale, a quanto pare), poi Sora era crollato addormentato.
A
quel punto, Roxas aveva spento la luce, sorridendo al suo fratellino ronfante.
Non
si sa per quale motivo, ma quando la tua vita è piena di roba(bella o
brutta che sia), sembra che il tempo abbia un buco gigantesco nel vortice spazio/temporale.
Per questo, fra compiti, ragazzi, amiche un poco galline ma buone, amici un
poco scemi/pazzi completi ma buoni(Roxas non era certissimo che Saix fosse a
postissimo, ma Axel si divertiva a bistrattarlo), si trovarono improvvisamente
a fine dell’anno scolastico.
Ma
un momento fa era Marzo! Roxas ne era certo!
Che
cosa era successo? Per quale distorsione temporale si era arrivati a giugno
inoltrato, con Axel impegnato a non farsi bocciare(non che fosse un completo
stupido, era che nonsi impegnava
così assiduamente come un qualsiasi studente medio. O mediocre, nel
genere.), per cui era semi-inaccessibile perché Saix lo teneva chiuso in
camera a studiare, Riku che se la ghignava alle spalle di Sora per
l’asino che Roxas aveva per ragazzo.
Poi
si ricordava che anche Sora era tappato in camera per studiare le materie che
non aveva in comune con Roxas, e ghignava molto meno.
Kairi
e Xion erano tranquille passavano il loro tempo libere a spettegolare e
ripassare quando non si sentivano sicurissime in una materia, ma non avevano
problemi particolari. In fondo, le ragazze sanno organizzarsi in maniera
diversa, bastava guardare come calcolavano alla perfezione quanto tempo stare
in un negozio per riuscire a rientrare prima del coprifuoco.
Demix
non era ben chiaro se ci fosse con la testa, per cui passava ogni momento
possibile con tutti gli strumenti disponibili nel club di musica, mentre
l’unico membro del CCI che tentava di fare il suo lavoro(Larxen), urlava
nelle orecchie del presidente e se avesse potuto anche in quelle del
segretario, ma per suo grandissimo dispiacere, non le era reperibile.
Quando
vedeva Roxas lo teneva con se a parlare per mezz’ora, per fargli sapere
quanto era dispiaciuta che il suo ragazzo fosse così occupato con lo
studio(:“Quel completo deficiente che non sa fare il suo lavoro e lo
molla tutto a me, accidenti! Non è possibile che qualsiasi essere possa
stare con lui, non mi meraviglia che vada da cani a scuola, visto come fa
l’idiota e…””Va bene, Larxen, gli porterò il tuo
messaggio.””Grazie, biondino. Ci si vede in giro, eh.”) per
cui, Roxas non si divertiva proprio tantissimo.
Ormai
mancava solo una settimana alla fine, ma i professori non accennavano assolutamente
a piantarla di programmare compiti.
Probabilmente
si sarebbero trovati l’ultimo giorno con un test di matematica, per la
felicità di ogni persona vivente che non fosse studente.
Anzi,
perché i docenti mettevano verifiche così alla fine, non si
rompevano a correggere tutta quella roba all’inizio delle vacanze?
Aspetta,
gli insegnati andavano in vacanza? O meglio, avevano bisogno di quella se in
realtà erano tutti robot(sua personale teoria) costruiti per rendere la
vita degli studenti un inferno?
No,
probabilmente si sbagliava.
Erano
robot impazziti per mano di un qualche
virus strategico di un qualche governo. E quel virus impediva ai robot di
tornare gli insegnati amorevoli che ti offrono i cioccolatini a fine lezione.
Nessuno
poteva essere così perfido da se.
Dopo
questo confortante pensiero tornò a concentrarsi al tema che il Robo-Ita
aveva assegnato( uno schifosissimo scritto descrittivo su qualcosa che ne Roxas
ne Sora sapevano).
Sul
serio, ci sarebbe stato da abolire l’ultima settimana di scuola. Insieme
alla prima.
Ripensandoci,
ci sarebbe da abolire la scuola e basta.
“Mamma,
hai pulito camera dei ragazzi?”
Namine,
finalmente tornata alla normalità(anche se non avrebbe mai perdonato
Terra per averla calciata contro il muro), aveva finito la sua nuova tela e,
risvegliatasi dal Mondo che il dipinto esercitava su di lei, si accorse guardando
con stupore il cellulare che quel giorno la scuola sarebbe finita e che non
aveva ne fatto spesa, ne pulito la casa.
Non
sapeva esattamente cosa stessero facendo i suo fratelli, e non le interessava
più di tanto, ma di sua madre(anche se era stata lei a partorire quel
robo di nome Terra), le importava un poco. Se non altro, le serviva.
Abbandonò
il pennelli di martora(che costavano una fortuna l’uno. Probabilmente
erano i peli del culo di martora) nel
lavandino e uscì in giardino a cercare Acqua, che canticchiava sulla
sdraio, prendendo il sole.
Ecco,
ci sono persone a cui capita la fortuna di vivere ancora in casa materna, con i
fratelli, due bambini da mantenere, un muso da continuare a mantenere con suo
fratello maggiore perché le ha sfracassato un braccio, un gemello che
non si capiva bene cosa ne pensasse, i due bambini sopracitati entrambi gay, ma
era certa che almeno la madre non se ne stava a prendere il sole. Non il giorno
in cui i suoi nipoti adorati tornavano da scuola.
Perché
a lei tutto questo?
Con
un singhiozzo disperato fece dietrofront e andò in camera dei suoi
figli(al secondo piano. Lei era stata in piedi tutta la notte per finite la
tela e salire le scale era un supplizio tale che era propensa se proporre a Satana
se metterle nella pene all’Inferno, nel girone dei genitori che odiavano
i propri fratelli e che non si prendevano cura dei propri figli) e la fece
arieggiare. Se non altro, non sarebbero morti per colpa della povere e delle
puzza delle scarpe da ginnastica che Sora aveva lasciato li a Natale.
E
lei, forse, non sarebbe stata gettata nel nuovo e da poco creato girone
infernale.
Guardò
la camera dei suoi bambini, e sorrise dolcemente per il casino apocalittico che
regnava incontrastato(lei non si azzardava a mettere a posto per paura di
rimare ferita gravemente, sia a livello fisico che psichico).
“Ehi,
che fai?” Namine si girò e si trovò Ventus sommerso da una
mastella di panni bagnati.
“Guardo
la camera dei miei bambini.” Ventus le sorrise, cercando di non far cadere
le lenzuola pesantissime:”Questo lo vedo. Ma intendevo, che fai ancora
qui? La scuola è finita da circa due ore, non sei ancora andata
prenderli?”.
“Secondo
te la mamma si ricorderà, prima o poi che bisogna venirci a prendere?”
“Io, intanto, vado a bar. Altrimenti
morirò a breve disidratato.”
“Rox,
il primo bar nelle vicinanze è a circa tre Chilometri, lo sai
vero?”
“Tranquillo,
torno per tempo.”.
Eccomi!
Fine
di un altro capitolo, ragazzi, il ventottesimo. Mio Dio.
Dunque,
due paroline su quest’ultimo… l’attacco di panico di Sora: io
spero vivamente di non aver offeso nessuno. Conosco una persona che ne soffre,
e io personalmente l’ho provato in forma diversa. Questo per dirvi che ci
ho pensato molto, prima di metterlo, e non lo faccio per fare la storia
più figa, ma perché vorrei dare un qualcosa di reale. E vi posso
assicurare che si può stare male anche per molto poco, per cui, in
guardia, e non caricatevi mai di troppa roba!
Il voyeurismo è:Con il termine voyeurismo
o scopofilia, più raro scoptofilia, si definisce
l'atteggiamento e la pratica sessuale di chi, per ottenere l'eccitazione e il
piacere sessuale, desidera e ama guardare o spiare persone seminude, nude o
intente a spogliarsi, o altresì persone impegnate in un rapporto
sessuale.[1] La masturbazione
spesso accompagna l'atto voyeuristico.
Grazie Wikipedia, se volete altre
informazioni, sono a disposizione per ricerche.
Adorovooooooo le ricerche. Ah, con il coniglio bianco dell’immaginazione
di Roxas, intendo il Bianconiglio di Alice e il Paese delle Meraviglie in una
scena del cartone Disney.
Che altro posso dire?
È pesante questo capitolo,
non nel senso di noioso(o almeno spero), nel senso che è… da
grandi? Non mi sarei mai aspettata di riuscire ad arrivare ad un livello del
genere, di ricevere tante recensioni, di amare così tanto questa
storia…
Spero che apprezziate ogni parola,
se non le mie nel commento alla fine(lungo e palloso), ma quelle nei capitoli.
Grazie a tutti, a presto! Vi prego
di farmi sapere cosa ne pensate, ok?
Ah, Buon Anno a tutti! Spero il
vostro 2011 sia iniziato bene!
Capitolo 29 *** Quello che è teoricamente il periodo più bello dell'anno ***
Estate
Quello che è teoricamente il più bel periodo
dell’anno
Estate.
Con
la parola estate ci si immagina il caldo, la libertà nelle uscite
serali, il mare, i giri per i mercatini tipici in quel periodo dell’anno.
Axel
avrebbe veramente voluto che la sua estate fosse un idillio sul genere, ma non
poteva neanche provare a sperare, data la sua situazione attuale.
In
realtà, l’unica cosa di ci aveva veramente bisogno di credere era
che il bambino che gli aveva azzannato braccio, di lì a un tempo
considerevolmente breve, l’avrebbe anche lasciato la sua presa ferrea.
Infondo,
il suo braccio era sudato fradicio e certamente non lo teneva fermo, nel vano
tentativo di far volare via quel pestifero essere. Naturalmente, quella cosa
attaccata al suo braccio con denti abbastanza appuntiti, per precisare, non era
l’unico dei suoi problemi.
Tipo
la piccola e dolce e irritantissima creatura che era aggrappata alla sua gamba
e reclamava attenzioni, credendo che il bambino che gli stava mangiando il
polso stesse giocando con lui.
Povera
illusa.
Forse
era un bene, perché se anche lei l’avesse morso al polpaccio non
avrebbe più risposto di se stesso e tutti l’avrebbero memorizzato come l’istruttore che
inceneriva di notte i bambini.
Si
ritrovò a pensare, vedendo altre piccole creature che si avvinavano per
vedere se potevano giocare con il tato dai capelli rossi, forse, non era male
una bella storia dell’orrore con bambini affumicati per benino per
sedarli, visto che ognuno di loro aveva la forza di un elefante maschio adulto.
Sul
serio, che davano da mangiare ai bambini in quell’isola?! Magri come
insetti stecco a dieta stretta, forti come un’accidenti.
In
un collegamento sinapsisale super veloce, mentre la bambina al polpaccio apriva
tutta la sua enorme boccuccia e
pensava chiaramente ad azzannarlo, quelle bestie erano insetti stecco messi a dieta, che, per la fame, erano usciti
dal loro mimetismo e si nutrivano dei poveretti che tentavo ai vari campi
estivi, di darsi un tono.
Senza,
a quanto pare, successo, visto che Roxas stava a guardare il nulla, facendo
colare il gelato e ogni tanto, con quella linguetta rossa, gli dava una
leccatina sovrappensiero(Axel avrebbe consegnato i piccoli mostri a dei signori
spiritisti, per poter essere quel gelato), senza aver in nota il suo ragazzo,
assediato da piccoli insetti combattenti.
Axel
non sapeva se la sua reazione era irritante come quella di Sora e di Riku,
accasciati al suolo dal gran ridere.
Sperando
che almeno il Capo si strozzasse(Sora era necessario solo per il momento, al
compimento dei famigerati quindici anni se ne sarebbe sbarazzato senza
pietà), Axel tentava di spiegare all’ormai orda di piccoli
indemoniati che il tato era stanco di giocare e che sarebbe andato a fare
neri(“No, non potete usare queste parole davanti a mamma e papà,
ne al capo del campo.”) quei voltagabbana(“Tatoooo!!! Che cosa
vuole dire?””Niente, tanto non ve lo dico. E staccatevi!!”)
dei suoi amici.
Finalmente
Tidus(l’azzanna-braccio) si staccò, lasciando il polso sanguinante
e, convinta la piccola Yuna che morsicare le persone non è una cosa
bella, Axel, guardato l’orario al totem-orologio(in questa maniera, tutti
gli animatori potevano vedere quando era finito il loro turno e volatilizzarsi
alla velocità della luce), anche perché il suo era sparito nella
lotta(ma non avrebbe di certo avvertito il padre di Tidus per fargli sapere che
forse il pargolo aveva ingerito qualcosa di potenzialmente letale), Axel, con
la maglia del campo gialla sgargiante a mo’ di canarino sotto effetto di
acido, e anche un poco sporca di sangue, si diresse verso il muretto dove erano
appostati i sui ‘amici’.
Roxas
lo vide arrivare da lontano, con i capelli(l’orgoglio di Axel)
completamente stravolti, un braccio bendato e leggermente zoppicante.
Gli
venne da sorridere: Axel aveva accettato il lavoro di animatore per aver
indipendenza dall’orfanotrofio e per poter mettere da parte qualche
centesimo per l’anno successivo, quando sarebbe diventato maggiorenne e
avrebbe lasciato l’istituto per cercarsi una casa tutta per se.
Quello
di lavorare al campo con i bambini era un rito di passaggio per gli ospiti
dell’orfanotrofio, e, tutti senza alcuna eccezione, a fine estate avevano
l’aspetto di profughi rimasti in camion per due settimane, con la sola
differenza di essere molto più
abbronzati.
Roxas
si alzò dal muretto e si ustionò le palme dei piedi sulla sabbia
bollente e dovette ricacciare in gola un insulto molto poco lusinghiero al
caldo e al Dio Sole.
Axel,
a vederlo balzellare sui piedi, nella speranza che a quello strano balletto
raffreddasse la sabbia, sorrise di tutto cuore.
Non
c’era bambino pestifero che riuscisse a turbarlo se ad accoglierlo a casa
dopo una giornata di lungo lavoro ci fosse stato Roxas.
Arrivato
da Roxas, che aveva scelto diplomaticamente di tornare sul muretto, lo salutò
con un bacio(attirando sguardi molto poco lusinghieri da parte di altri
animatori e di famiglie in spiaggia), stringendo a se quel piccolo corpo sempre
un poco fresco.
Lui,
invece, aveva un caldo bestiale.
“Axel,
mi fai più caldo tu che i quaranta gradi.””Te lo avevo detto
quando ci siamo conosciuti che ero un tipo caloroso, tesoro. Dove sono i due
bastardi che nel caso ritrovassero l’eterosessualità farò
in maniera che non possano mai procreare?” Axel si guardò in giro,
ma non c’era nessuna traccia di Sora e Riku.
Roxas
gli tirò i capelli(i suoi poveri, poveri
capelli) per attirare l’attenzione, facendolo chinare per ricevere un
altro bacio.
Forse
i capelli potevano sopportate la bistrattazione ancora per un poco.
“Sono
fuggiti in acqua quando hanno visto che guardavi il totem e ridevi come
Hannibal alla cena con gli ambasciatori cosi, quelli a cui ha servito un suo
paziente. Hanno pensato fosse un’idea migliore che venire mangiati per
cena.” Axel rise:”A te fa male leggere quei libri.””Lo
so, ma il Dottor Lecter è un personaggio straordinario.”
“Non
lo metto in dubbio, ma…””Zitto, o ti do in pasto ai
maiali.””Avete preso dei maiali e non me hai
detto?””Nah, devo anche trovare un adeguato sostituto. Che ne pensi
dei pipistrelli?”.
Dalla
fine della scuola(senza contare i due giorni di ricovero ospedaliero per il
colpo di sole causato dall’aver aspettato per più di tre ore sotto
il sole cocente), la vita era tornata in una carreggiata semi-normale: Terra
che cercava impieghi stagionali, Ventus confinato a casa fino alle nove di sera
prima di scomparire per tutta la notte e farsi trovare la mattina, come la
miglior massaia del mondo, con la colazione pronta in tavola, Acqua che,
fregandosene allegramente di cosa dicevano i sui figli(in fondo, quella era casa
sua), se ne stava nel giardino a guardare le lenzuola appena stese stravaccata
su una sdraio, mentre Namine, come sempre, cercava di educare i suoi non
propriamente dominati figli e tenere insieme la sua famiglia primigenia.
Un
lavoro non da tutti, se vogliamo.
Roxas
e Sora, raggiunto un accordo, certamente non condiviso da nessuno dei due,
erano stati leali fra loro, senza sgarrare particolarmente in eccedenti
dimostrazioni affettive con Axel e Riku.
Certamente
non riuscivano a cogliere la vera felicità del solo stare con la persona
che si ama, per via di quella piccola costrizione.
Prima
o poi, comunque, sarebbe giunto quel maledetto quindici di dicembre.
L’unica
cosa positiva dell’estate è che ci si può vedere la sera e
nessuno da fastidio più di tanto se torni tardi.
Così,
tutte le sere, un’ora dopo che zio Ventus era sparito per i suoi loschi
affari, i gemelli avevano il permesso di andare a fare un giro con Axel e Riku.
Per
Riku, che abitava nella casa accanto alla loro era semplice, ma Axel doveva
farsi metà isola in bicicletta alle due di notte e, di sicuro, non era
una cosa piacevolissima.
Anche
perché stava per tenersi la festa che rendeva nota la loro isola, una
roba che trasformava quel già infimo posto, in una roba talmente piena
di turisti, che era impossibile per gli autoctoni accettare l’importanza
mondiale di quell’accidenti di frutto di paopu.
Il
punto era che quella stupida simil palma fruttificava solamente in luglio e a
quanto pare era impossibile da coltivare in altri parti del mondo.
Il
vero guaio era il perché era
famoso ‘sto schifo di frutto: se si mangiava in coppia, non solo ci si
prometteva amore eterno, ma per qualche ragione, funzionava.
Certo,
altrimenti non sarebbe stato famoso.
Per
cui, tutte le coppie bruciate sia dal sole estivo sia dalla passione, si
recavano in pellegrinaggio alla piccola isola, facendola letteralmente
trasbordare.
Acqua,
da brava donna di casa, sapeva sfruttare la situazione a proprio vantaggio,
semplicemente sfrattando la sua prole e la prole della prole dal proprio nido,
cacciandoli in giardino(“Tanto c’è caldo!””Ma
mamma…””Oh, tesoro, non rompere!”), e affittando le
stanze ‘vuote’ ai turisti. Era un metodo come un altro per far su
dei soldi rispettabilmente.
Per
cui, visto che ormai tutti in famiglia sapevano che dal nove luglio al venti
sarebbero dovuti sloggiare, si organizzavano per trovare un riparo vero per la notte, chiedendo
ospitalità ad amici, o, come Ventus, continuando a scomparire come suo
solito.
Per
quell’estate, Namine e i gemelli avevano ottenuto asilo nella casa dei
vicini.
Olette
era stata contenta di aiutare, Riku non era contenessimo dell’invasione
della propria camera, ma si ricordava di qualche estate precedete in cui Sora e
Roxas, non avendo trovato ospitalità non avendo voglia di andare in
albergo, si erano ricoperti di macchie(allergia qualche pianta coltivata da
Acqua in giardino), di punture di zanzare(perché Acqua si ostinava a
tenere in giardino un barile pieno d’acqua dolce per innaffiare) e
avevano raggiunto il livello del crollo nervoso(Acqua amava intrattenere gli
ospiti fino a tarda notte, per cui, fino alle quattro del mattino nessuno nel
quartiere riusciva a dormire, figurarsi della gente campeggiata nel giardino
dell’epicentro del casino).
Per
cui aveva pensato che era meglio che dormissero a casa sua.
Driiiii!! Driiiiin!!
Driiiiiiiiiiiiiiinnnn!!!!
Chiunque
conoscesse Riku e sua madre da più di dieci minuti, sa che sono persone
dalla pressione molto bassa: fanno fatica, appena alzati, dopo un’intera
nottata di sonno, a fare qualsiasi cosa, da lavarsi i denti, a tenere una
conversazione, a dare risposte sagaci.
Per
cui, Kairi, che aveva bisogno di parlare con i gemelli, aveva teso un agguato
alle sette di una domenica mattina, sicura che a quel’ora non ci sarebbero
state rimostranze di alcun genere.
L’unico
problema era che non le apriva nessuno.
Insistendo
allegramente sul campanello, Kairi aspettava e aspettava… che noia. Lei
che di natura era una ragazza paziente, ora non riusciva proprio ad aspettare.
Caspita,
quella sera era l’ultima sera della fiera, e lei aveva un problema
grosso, grossissimo. E anche quei due poveri imbecilli di gemelli. Ma vi pare
che piuttosto che chiedere si richiudano sempre di più in loro stessi?
Bah, maschi.
Piuttosto,
era da mezz’ora sulla porta che suonava incessantemente il campanello e
nessun segno di vita nella casa. Fra molto poco il fattore ‘pressione
bassa’ sarebbe finito e lei sarebbe stata fatta a pezzi da Riku. Urgeva
una soluzione.
La
ragazza smise si suonare quel simpatico campanello(proprio un bel suono!) e
pensò intensamente a come districarsi da quello scoglio imprevisto.
Con
un’illuminazione improvvisa, si ricordò di aver un foglio nella
borsa, e se era fortunata, anche una biro. Alternativa di scrivere con il sangue
non era molto allettante, per quanto romantica.
Fece
scivolare il biglietto sotto la porta, dopo un certo sforzo, e decise di andare
a comunicare a Seifer che quella sera avrebbe conosciuto i suoi amici.
“E
io mi sarei alzato per questo?!””Che
è Rox?” Sora e Roxas, in maglia e boxer non propriamente sensuali,
sulla porta con la nota di Kairi in mano:”’Dovete venire stasera
alla festa, dovete conoscere il mio ragazzo! È un ordine, capito? Poi,
vi devo parlare di una cosa importante! K.’ Ma io la uccido.” Roxas
tentò di aprire la porta, naturalmente chiusa a chiave per la notte.
Inveì contro il Dio Porta e si girò per cercare le chiavi.
Sora
guardò con sufficienza il fratello che giocava alla caccia al tesoro,
senza dirgli che Olette le nascondeva da qualche parte nella sua camera ogni
notte:”Senti, invece di ucciderla, perché non ci andiamo? Ha detto
che ci vuole parlare, e io voglio conoscerlo questo tipo! Chissà chi
è. Per stare con Kairi deve avere… coraggio?” Sora si perse
nelle sue elucubrazioni mentali.
Roxas
si bloccò sotto il tavolino in soggiorno(stava ancora cercando le
chiavi, ma aveva appena captato il pensiero di dove erano effettivamente
nascoste), e bloccato nei viaggi che Sora si stava facendo su quali parole si
sarebbe potuto descrive questo misterioso uomo di Kairi.
Non
riuscendo, nessuno dei due a uscire da quel giro di immagini, colori, che
vorticavano velocissimi, ad inseguire ogni tipo di idee che balenavano anche
soltanto per un istante nell’anticamera del loro cervello condiviso,
rimasero così, Sora vicino alla porta, con la lettera in mano e Roxas sotto
il tavolino del soggiorno.
Almeno
finché Riku, con tutta la
calma possibile, non si svegliò, non si alzò, non andò in
camera della madre e di Namine(che dividevano momentaneamente), prese le chiavi
della porta, e scese in salotto, non facendo caso a nulla, neanche a
quell’idiota sotto un mobile. Andò, sempre con la lemma di un
bradipo in letargo, ad aprire l’uscio per prendere il giornale, ma
davanti alla porta, con una certa sorpresa, trovò Sora fermo immobile.
Credendo fosse uno scherzo idiota, non ci fece caso e si avvicinò, e
toccandolo, sentì che Sora riprendeva fiato, ritornando improvvisamente
tra i vivi.
“Ohi,
ci sei?” Sora lo guardò con sguardo spento. Scosse la testa, schiarendosi
le idee.
Dal
soggiorno si sentì una voce irata urlare:”Clarisse, mi pare
proprio che stavolta dovrò eliminarti!”.
“Dottor
Lecter, non mi pare il caso, sa? Potrebbe addirittura morire con me, visto come
perdiamo l’una nei pensieri dell’altro.”
Dalla
sala si sentì un ovattato:”…’Cidenti.”
Ciao!
So
che sono in ritardo pazzesco. Lo so, ne ho coscienza! Mi dispiace!
So
che non vi importerà moltissimo, ma sono qui. Non per essere linciata,
se possibile. Insomma, avevo dimenticato com’è bello scrivere,
rilassata, senza che il mondo non interferisca con robe chiamate tesine,
verifiche, orari sul genere… per cui, quello che voglio dirvi, prima che
mi ammazziate senza pietà(una parte perché in ritardo,
l’altra perché ho scritto di nuovo), che questo capitolo è
uno schifosissimo raccordo e che ci ho messo un’eternità per buttarlo giù. Vi chiedo scusa per i
soliti errori che non vedo, ho cercato di eliminarne il più possibile.
Comunque…
passando al capitolo: è uno schifoso raccordo a cui voglio bene! Chiedo
scusa per l’intrusione di Hannibal Lecter, di Thomas Harris, ma è
uno dei miei libi preferiti e non ho potuto fare a meno di
inserirlo.”Clarisse…”
Comunque,
altro personaggio, vita nuova! Schiopperò sotto peso tutti queste
persone che mi diverto ad inserire, lo so. Scusate l’accoppiata, ma ho
avuto un flash del manga di Kingdom Hearts di Kari che parla con Seifer che
arrossisce come un dolce poverino, e ho pensato che, visto che i nostri eroi
non sembrano portate per le fanciulle, lui ci poteva stare. Perdono!!!
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, perché, come vi ripeto, mi è
piaciuto pensarlo, disegnarlo e ponderarlo filo all’estremo. Una mia
compagna che non conosce il videogioco ha cominciato insistentemente a
chiedermi perché facessi una donna così figa di fianco a due con
una pettinatura così bruttaXD.
Comunque,
prometto che i farò sentire presto!
Se
mi lasciate un commentino… per sapere se la storia vi era appena un poco
mancata…
Namine sbatté la testa sul tavolo con violenza efferata
La stanza del college
Namine
sbatté la testa sul tavolo con violenza efferata. Lei, i suoi due figli,
Riku e la padrona di casa Olette si trovavano nella cucina di quest’ultima,
da poco divenuta depositaria del segreto della famiglia, probabilmente,
più maledetta di tutta l‘isola.
Non
che Olette non ne fosse felice(di fare parte del segreto, s’intende), ma
era il come e il quando era venuta a conoscenza di questa cosa: trovando, per
interdici, i due gemelli, uno sotto al tavolo sibilante cose senza alcun minimo
senso, l’altro piangente sulla spalla di suo figlio. Siccome non aveva
saputo bene cosa fare, la donna era andata a chiamare la madre dei due esseri disperati
e, dopo essere stata catapultata contro l’armadio da Namine in soccorso
dei suoi bambini, l’aveva seguita(subito dopo essersi ripresa dal
momentaneo brillare di luci nella sua testa) , e chiaramente, aveva espresso a
voce alta i suoi dubbi. Del tipo:”Ma cosa caspita sta
succedendo?!”.
A
quel punto, Riku, con espressione scocciata in faccia(come se lei avesse
qualche colpa in particolare o se avrebbe dovuto già sapere cosa stava accadendo), l’aveva portata in
cucina e le aveva accennato ad un legame
mentale che Sora e Roxas avevano dalla nascita, che stava peggiorando da un
po’ di tempo a quella parte. Aveva concluso quell’assurda favola
dicendo che erano le emozioni troppo forti a scatenare quelle reazioni e…
non aveva più aggiunto una parola, improvvisamente mettendo un
leggerissimo colore rosato pastello chiaro sulle gote. A quell’arrossire così
eclatante di suo figlio, Olette aspettò che Riku le spiegasse meglio, ma
ciò non avvenne.
Era
veramente stressante avere un ragazzo così riservato come prole unica.
Doveva essere colpa dell’assenza di quell’incapace del padre. La
mancanza gli aveva formato uno strano carattere.
Ma
quando la donna cominciò a pensare se arrischiarsi se chiedere di
quell’improvviso scoppio di emozioni, Namine entrò in cucina, le
chiese, con espressione disperata in volto, se aveva un foglio e pennarelli da
punta e colori diversi.
Dopo
il primo smarrimento iniziale, le rispose, come ogni persona normale:”Mi
spiace, ma ho solo pennarelli rossi e verdi, ma uguali. A che ti
servono?” facendo finta di dimenticarsi che nel periodo in cui aveva
pernottato nella sua dimora, Namine, le aveva finito le poche scorte di
pennarelli e carta che aveva in casa.
Namine,
però, era troppo concentrata a scrivere febbrilmente sul foglio bianco
da stampante(che, fra l’latro era uno degli ultimi, Olette sarebbe dovuta
ricordarsi di comprarli) un grosso titolo:”Cosa da non fare/sconsigliate
vivamente prima del compimento dei quindici anni”.
Entrarono
anche Sora e Roxas nella piccola cucina, un po’ pallidini, si accorse Olette.
Sarà stato un calo di zuccheri? I cali di zuccheri portano ad una
momentanea perdita della sanità mentale e del controllo delle ghiandole
lacrimali? Olette non lo sapeva, non era prontissima a scommetterci su tutti i
suoi sudatissimi risparmi.
Comunque,
i due ragazzini aspettavano solerti la ‘lista’ che la madre stava
ancora componendo.
Olette
guardò suo figlio e si accorse che lui guardava Sora con
un’intensità tutt’altro che discreta. Ne ebbe quasi paura:
se lei si fosse trovata al posto del ragazzino, sotto uno sguardo tanto
intenso, perlomeno si sarebbe voltata a cercare la fonte di quella potenza,
mentre sembrava che Sora non lo sentisse neppure. Olette si ritrovò a
pensare momentaneamente che forse era perché ci era abituato.
Ma,
ora torniamo al presente, a Namine che sbatte violentemente la testa sul tavolo
con fare sconfitto e consegna la lista al destino(nel senso che non guardava a
chi la passava, era troppo occupata a cercare di rompersi il naso contro il
tavolo di Olette).
Destino
volle che fosse proprio la padrona di casa a ricevere le direttive di quello
che, a quanto pare o era una cosa seria, o uno scherzo molto bene architettato.
Così,
sgranando gli occhi, lesse a voce alta:”Cose da non fare/evitare prima
del compimento dei quindi anni: niente rapporti con i rispettivi ragazzi.
Niente di niente, d’ora in poi. Evitare assolutamente di incontrarsi con
i ragazzi alla stessa ora, lo stesso giorno della stessa settimana. Evitate la
lettura nel pensiero, lo scambio di ricordi, quindi delle informazioni in
generale.”
Certo, come se fosse una cosa su cui noi
avessimo qualsiasi tipo ti decisione!
Rox, non rompere.
Ma hai ascoltato bene? Nella stessa
settimana?!
Ho sentito. Ma hai appena avuto
un’esperienza extracorporea senza alcun tipo di droga, ti sembra
l’ora di far dello spirito?!
Almeno non avrò mai bisogno di
qualcosa di potenzialmente letale se da grande farò il musicista, lo
scrittore o il pittore!
Tu che fai il musicista?!
Che ne sai se con la maturità la mia
voce non migliori?
Non deve migliorare, deve fare un vero
miracolo!
Oh, non esagerare!
No, no, adesso ti ricordo…
E
i gemelli tornarono alla tragicomica situazione in cui Riku li aveva trovati
quella mattina: tue ammutolite statue di cera.
Cosa
strana, era che anche Riku non dava segno alcuno di vita. In realtà, era
raggelato quando sua madre, a cui non aveva ancora detto nulla di Sora e sulla
loro ‘amicizia’, aveva scandito la parola ‘ragazzi’
dall’elenco della mamma di Sora.
Non
poteva essere vero, non scoperto in quella maniera: aveva tante cose da fare,
prima di soccombere alle lamentele della madre. Olette avrebbe dovuto scoprire
che lui era gay quando, dopo aver finito il liceo, sarebbe al college, allo
stesso college di Sora, e Olette li sorprendeva nella camera di Riku a fare
cose non proprio consone per la lieta ricorrenza della giornata dei genitori,
se a quel college esisteva una ricorrenza simile.
Altrimenti
non avrebbe dovuto saperlo mai.
Riku
guardò la madre sotto la folta e rassicurante frangia dei suoi fini e
prematuramente bianchi capelli e vide una cosa che avrebbe evitato tantissimo,
ma soprattutto sperare di non vedere mai: sua madre, con la sua migliore
espressione concentrata, che rileggeva attentamente la lista. Quella dannata
lista dove c’era scritto per ben due volte ragazzi. Stupida e stressata Namine, avrebbe puto pensare che lui,
in tutto il suo spirito di autoconservazione, non lo avrebbe detto sicuramente
alla sua genitrice.
Per
Axel era tutto più facile, era orfano! Una grande introspezione del
personaggio tragico, ma niente background. No preoccupazioni da parte di
genitori ansiosi in cerca di nipoti, no pressioni. Riku sentiva di odiarlo
molto, in quel momento, o, almeno, odiava il fatto di esserne geloso. Ma non
era il momento di stare a pensare a quell’idiota dai capelli ad ananas
troppo maturo! Sua madre aveva la faccia di una che sta realizzando una grande
verità e per lui era un grandissimo problema.
Sua
madre, con grande lentezza, tenendo sempre gli occhi sul foglio(che sarà
stato uno degli ultimo, visti quanti la mamma di Sora ne aveva usati in quei
giorni per i suoi ‘attacchi d’arte’) lo
chiamò:”Riku…?”.
Il
ragazzo interpellato, raggelando, rispose con un lievissimo cenno
d’assenso.
“Ma…
allora non è uno scherzo?”. Riku rise dentro di se con
gioia:”Certo che non è uno scherzo, ma’. Non scherzo su
queste cose.” Namine girò un po’ la testa per vedere la sua
ospite che discuteva con il figlio, ignare del panico creato in
quest’ultimo per colpa sua. Infondo, lei aveva quasi tifato per il suo
bambino e quel suo strano e apparentemente affidabile amico, per Natale. Poi, a
causa di quell’idiota sbiadito e di quello addirittura troppo colorato, i
suoi bambini erano peggiorati tantissimo e… a proposito di… no, non
ancora. Non era possibile.
Si
alzò scoraggiata e andò a scrollare quella massa indistinta di
menti che erano diventati i suoi figli, che ebbero l’incoraggiante
miglioramento della respirazione.
Era
sempre un inizio, no?
“Grazie
mamma. Eravamo bloccati in dispiacevoli ricordi di performance canore di
Roxas.””Ma sono sul serio sono così stonato? Guarda che la
mia voce è diversa…””No, Rox, ti assicuro. Ed è
normale che tu senta la tua voce diversa!””E perché, mai, di
grazia?””Boh. Non lo so, per cui non chiedere.””Se la
tua microscopica intelligenza non riesce a trattenere nella tua ridotta memoria
un dato di cotale importanza, allora non è consigliabile argomentare le
tue tesi con queste, già assenti dalla tua mente!” Namine
sbuffò forte:”Ragazzi fatela finita.”.
Era
una di quelle volte che il tono della loro madre rasentava il potere assoluto
della forza oscura. Meglio tacere.
“Devo
parlare con vostra nonna, e stavolta
le caverò fuori con la forza tutto quello che sa. Mi sono
stancata.” Namine era veramente arrabbiata, accidenti. Olette era
confusa, ma le sembrava abbastanza normale, tutto sommato. Non le era stato
richiesto di applicarsi a questa nuova realtà immediatamente, per cui
era anche abbastanza tranquilla, se non fosse stato per il fatto che nella sua
cucina sembrava appena scoppiata la Terza Guerra Mondiale, con Namine
tutt’altro che felice e i due ragazzini che sembrava pronti a fare una
strage. Almeno suo figlio sembrava felice, chissà per quale motivo
strampalato.
“Mamma,
è impossibile fare una cosa del genere. E non ho nessuna intenzione di
non vedere Axel fino al nostro compleanno, senza contare che viene a scuola con
noi ed è parte integrante del CCI. E credo che per Sora sia lo
stesso!” Roxas che teneva testa alla madre, rilassatissimo, come se
pensasse di avere ragione. Ma chi era Axel? Perché suo figlio si era improvvisamente
irrigidito?
E
perché guardava Sora come se volesse comunicargli col pensiero una cosa
di vitale importanza? Non che il ragazzino lo avesse in nota, comunque.
“Mamma,
Rox ha ragione! Anche io…” interruzione e analizzazione di dati
importanti:”Be’, stasera dovevamo uscire tutti insieme
perché Kairi ci ha invitati e ci ha minacciati di morte sicura se non ci
fossimo presentati! Rox e Axel e io e… lui.” Sora stava tentando
disperatamente di tenersi sul vago. Non era sicuro se la mamma di Riku sapesse
anche solo qualcosa, ma a giudicare da come di solito entrava nella stanza dove
erano rinchiusi lui e Riku nei pomeriggi di ‘studio’, ara pronto a
scommettere di no. E non si dica che non era ricettivo!
Tanto è un dato di fatto, non
preoccuparti.
Non
rispose neanche a suo fratello, ma guardò con intensità la
madre:”Mamma, non ha senso. Dovremmo essere rinchiusi in un manicomio
fino ai quindici anni e… non lo vogliamo. Ti promettiamo di stare
attenti. Ci controlleranno Ri… lui e Axel. Poi ci sarà anche
Kairi, non staremo per conto nostro. Te lo promettiamo.” E concludendo
con questo discorso da figlio responsabile, mise sul mercato la sua migliore
faccia determinata, facendo quasi vergognare Namine per come aveva reagito all’ultima
trovata della simbiosi per farla impazzire.
Se
fosse stata più attenta, si sarebbe accorta che i suoi bambini parlavano
al plurale, come se fossero un’unica entità.
Ma,
al momento non ci badò troppo: si passò una mano sul viso, a
cercare di ritrovare un poco di calma e guardò l’orologio appeso
al muro della cucina, accorgendosi che si erano fatte le nove passate.
“Va
bene. Ma state attenti, va bene? E fate i bravi, avete capito? Anche tu, Riku?”disse,
inchiodando il ragazzo sempre più pallido:”Niente emozioni forti
stasera, te ne prego, per non parlare da qui al quindici di dicembre. Sono
stanca di preoccuparmi.” E concluse con questo pensiero un poco
egoistico, ma vero.
“Un
momento… ma hai scritto ragazzi?!”
Sembrava che Olette avesse realizzato quello che suo figlio non voleva che
realizzasse, accidenti.
Stupido
background.
Erano
nella camera della madre e Riku non si stava divertendo per nulla. Forse,
‘nulla’, era anche un eufemismo.
Comunque,
era impegnato a spiegare che più o meno da Capodanno lui e Sora avevano
decisamente passato il limite dei semplici amici.
Sapete
di quelle discussioni imbarazzanti che si fanno con i genitori che vorresti non
arrivassero mai? Ecco, Riku era ingabbiato in una conversazione canone super
devastante.
E
sua madre non era di certo d’aiuto.
“Ehm…
non vi siete spinti troppo oltre, vero? E nel caso, avevate le precauzioni
giuste, ne sono certa.”
Odiava
sua madre quando faceva così: con una sola parola riusciva a caricarlo
di responsabilità e di aspettative senza urlargli contro, senza dargli
la possibilità di risponderle urlando.
Non
che sua madre urlasse mai, così immersa nel suo mondo pacioso.
Riku,
seduto sul letto, sottoposto al giudizio dell’inquisizione medievale,
cercava di rimanere calmo, senza riuscirci particolarmente:”Mamma, hai
ascoltato quello che dicevano giù in cucina? Le emozioni scatenano alla
simbiosi dei comportamenti strani e per nulla comuni, per cui fino al
compimento degli anni, non c’è possibilità che si faccia
qualcosa di ‘serio’. Senza contare che… ah, non ha
importanza.””Cosa? Cosa non ha importanza tesoro?””Non
dovevi venirlo a saperlo così. In realtà non dovevi proprio
venirlo a sapere.”.
Olette
si sedette sul letto con lui, con faccia pensosa:”Giornata dei genitori
al college?”.
Riku
si lasciò sfuggire un piccolo sorriso:”Qualcosa del
genere.”.
La
donna si lasciò sfuggire un piccolo sospiro e lo abbracciò
dolcemente, cullandolo.
“Tesoro,
ho mai sbagliato qualcosa? Sai, quando ho divorziato con tuo
padre…””Non credo sia per colpa di quello.””E
allora di cosa è colpa? C’è sempre un motivo, a casa
nostra, lo sai.””…è che è Sora. Non so
spiegartelo.” Riku si fece ancora più piccolo fra le braccia della
madre:”è sempre stato importante per me.”.
“Tesoro
io non so cosa dirti. Sai, non sono poi così felice. Magari, se provassi
a parlare con qualcuno…””Non sono malato, non puoi portarmi
dal dottore. Sono così, che tu lo voglia o no.” Il suo bambino,
fra le sue braccia era diventato un blocco di marmo. Stava trattenendo
addirittura il respiro.
Olette
lo abbracciò più forte:”No, Riku. Non intendevo questo e lo
sai. Sono solo spaventata, no avevo messo in conto nella mia vita di avere un
figlio… a cui non piacciono le ragazze. Ma non avevo messo neppure in
conto che tuo padre mi tradisse.” La donna sembrava veramente triste, ma
il suo unico figlio non poteva farci nulla.
Che
frustrazione.
“Mamma…
io sono felice. Lo sai che è così. Tu… devi solo non
preoccuparti per me, me la sono sempre cavata da solo.”
“Ci
proverò, va bene? Ma la mamma non promette nulla” Olette
baciò suo figlio suoi capelli lisci e fluenti, e continuò a
coccolarlo, abbracciati sul letto, in una posizione che più scomoda di
così, avrebbero dovuto chiamare un ingeniere per inventarla.
Per
il resto della giornata la casa rimase silenziosa, senza urli dei ragazzi,
senza il rumore della spatola di Namine su ogni superficie di legno(che avevano
acquistato strani soggetti con strani colori). Tutto taceva, forse per
l’imbarazzo creatosi fra Riku e la madre. Per non accennare neanche al
fatto del senso di colpa caduto sul coppino gracilino di Sora.
Roxas
era stanco della situazione di autocommiserazione in cui la sua mente girava
vorticosamente per colpa del fratello, senza contare che se non stava attento,
finiva di nuovo inglobato delle sconclusionate meditazioni di Sora.
Per
distrarsi, decise che uscire era un’ottima arma. Magari andare da Axel
per informarlo che quella sera si sarebbero dovuti subire Kairi e relativo e
romantico seguito alla fiera più snervante che l’uomo potesse
inventarsi.
Cercare
Axel a quell’ora significava andare in spiaggia a tentare di non ridere
delle sue improvvisate punizioni che affibbiava ai bambini che facevano
qualsiasi cosa al di fuori dell’ordinario, dal prendere il sole al
mordere i volontari che li tenevano a giocare per pochi spiccioli.
Roxas
si fece coraggio(c’era veramente caldo fuori) e si diresse verso la sua
meta, sotto il sole cocente.
Salve a tutti e ben ritrovati!
Rieccomi,
non desiderata assolutamente, ma sono di nuovo fra questi schermi con questo
capitolo difficile ma che mi ha impegnato veramente troppo tempo. Se mettete in mezzo che devo anche studiare e che ho
preso l’ultimo gioco di The Sims, il tempo si accorcia considerevolmente.
Ma, come dissi prima, sono ancora qui.
Grazie
ai grandi che hanno recensito: Seymour, Fly89, Ka93,
che ringrazio qua in toto(scusatemi tantissimo, ma non ho tempo!), con grande
affetto, però. Veramente grazie per avermi supportata in momento un
po’ difficile. Siete sempre presenti e lo apprezzo davvero e mi date il
motivo per andare avanti.
Si,
avete capito bene, è tutta colpa vostra. MHUHAHAH!! Comunque, sono io
che scrivo, quindi, picchiate me, se serve.
Spero
che questo capitolo, che mi serviva, non è messo a caso, anche se lo
sembra… non fateci caso, comunque, vi sia piaciuto, a tutti voi che
leggerete anche le note di questa… scrittrice? See, per modo di dire.
Vi
prego, mi lasciate un commentino, che fa bene al mio essere frustrato e
depresso?
Si,
sto racimolando compassione, ma se servirà, ne sarà valsa la
pena!
Capitolo 31 *** Incontri dal passato e padri a sorpresa ***
Roxas non poteva credere che la nuova fiamma di Kairi fosse realmente il
suo vecchio rivale dell’asilo
Ragazzi!!
Ehilà! Da quant’è che non mi faccio vedere? Tipo… un
anno? E sì, sono andata a vedere la data su Efp dell’ultimo
capitolo pubblicato.
Non
so cosa dire per chiedervi scusa, sul serio. Sono sempre stata determinata a
finire questa storia, mi sono sempre detta:”Si, tanto la
continuo…” e poi mi sono persa nel vuotopiù assoluto.
Ora,
io torno e spero che l’anno passato mi abbia cambiata e cresciuta, in
maniera da rendere tutto più divertente ed esaltate, a dei nuovi
livelli!
Piccolo
riassunto, poi, ci vediamo alla fine!
Sora e Roxas sono un singolare paio di
gemelli, che vivono una situazione strana addirittura per loro: la Simbiosi,
infatti, è qualcosa di particolarmente tangibile, che va dal confondere
le emozioni dell’uno con l’altro, allo scambio di pensieri in
diretta, scambio di corpi, e ultimamente fusione totale delle loro testoline.
Nella loro famiglia si era già presentato questo disturbo con Namine, la
loro madre, e Ventus, lo zio. Nonna Acqua sostiene che sia una maledizione, ma
Namine non ha mai approfondito il discorso quando era giovane, perché la
simbiosi è scomparsa al compimento dei quindici anni, proprio come aveva
predetto sua madre. Così, ecco le avventure di Sora e Roxas, due ragazzi
persi per Riku e Axel(il primo un principe albino dalla scintillante armatura,
l’altro un orfano fumatore con una zazzera di capelli che ricorda
particolarmente un ananas).
Nell’ultimo capitolo, nonna Acqua
aveva cacciato tutta la sua progenie fuori di casa per far spazio ai turisti
che durante l’estate arrivavano sull’isola per la Fiera del Frutto
dell’Amore.
E i nostri eroi, dopo l’essersi
liberati momentaneamente dell’ultimo tiro mancino della simbiosi, si
stavano preparando per andare alla Festa su ordine di Kairi, dove avrebbe
presentato loro il suo nuovo ragazzo.
Tutto chiaro, fino a qui? Bene! Cominciamo!
Incontri dal passato e padri a sorpresa
Roxas
non poteva credere che la nuova fiamma di Kairi fosse realmente il suo vecchio
rivale dell’asilo, per non parlare delle elementari e delle medie. Era
troppo per i suoi poveri nervi, figuriamoci per dei nervi in comune, tesi come
corde di violino.
No,
era troppo per il suo cervellino in sovraccarico guardare la sua amica (di
riflesso, se non altro), felice e gioconda, ridere per la faccia stralunata di
Seifer.
Che,
dall’espressione sconvolta, a occhio si ricordava di lui.
Sora
rideva sguaiatamente nella sua testa, ricordando le mitiche gesta del ragazzo
su Roxas (dal buttarlo per terra quando si sentiva molto caritatevole, al pestaggio
violento quando era veramente di cattivo umore), ma Roxas non poteva
permettersi di rincorrere i pensieri di quel voltagabbana del gemello, se
voleva rimanere cosciente, in previsione di un attacco a sorpresa di Seifer.
Meglio rimanere in allerta.
Axel
li guardava con un cipiglio interrogativo, passando da uno all’altro,
come se sospettasse una tresca segreta tra i due ragazzini, stringendo ben
forte la sua mano sinistra e privandolo dell’uso dell’arto
sopracitato, marcando strettamente il territorio.
Che
coglione.
Sul
serio, Roxas non si aspettava minimamente che la persona che Kairi, la dolce e
affidabile Kairi, volevapresentare loro fosse un soggetto del
genere, e il pensiero lo… sconvolgeva. (L’aveva già detto,
vero?).
Stupida
festa. Stupido frutto a forma di stella con proprietà semi- prodigiose.
Non era giusto, non era assolutamente corretto da parte della Provvidenza
metterlo in una situazione del genere con il suo arcinemico.
Insomma,
aveva già da gestire Riku, acciderbolina.
Che,
fra parentesi, se la stava spassando quasi quanto Sora(si vedeva che erano
fatti l’uno per l’altro), visto che il suo dolce fratellino gli
aveva raccontato, in gioventù, (be’, più in gioventù) delle
cattiverie che Roxas aveva dovuto subire da quel grande preservativo biondo (da bambinoportava
una cuffia particolare, sia d’estate che d’inverno, e a quanto pare
anche da liceale. Chissà se anchei suoi
nuovi compagni lo avevano soprannominato così).
“Allora,
questi sonoSora, Riku, Axel e Roxas! Ragazzi, questo
è Seifer!” Kairi, da brava padrona di casa, introdusse ognuno dei
suoi ospiti alla sua cerchia, come se fossero una lista della spesa.
“Ci
conoscevamogià.” Bravo Seifer, si
ricordava veramente di lui! Non ci avrebbe scommesso poi così tanto,
alla fine.
“Ah,
davvero? E come?”
”Andavamo
a scuola insieme, io e i gemelli.”
”Ma
dai? Perché non mi ricordo di te?”
”Non
ero esattamente loro… amico”.
Ma
cosa stava dicendo?! Gli ficcava la testa nel cesso della scuola, per la
misericordia divina!
“Eh,
già.” Roxas pregava in silenzio imbarazzato che li costringesse a
procedere per la fiera, in maniera da evitare il contatto anche solo aereo con
quell’essere.
”Seifer,
ma dove sei andato al liceo? Non ti abbiamo più visto!”
Voltagabbana.
No, mi diverto e basta!
“Ci
siamo trasferiti su un’altra isola. Però siamo tornati, da circa un
mese.”
“Svelato
il mistero.”
Roxas ringraziò di essere
collegato mentalmente con Sora e non Riku, perché se quella sottospecie
di pesce luccicante avesse sentito i sui pensieri il bullismo di Seifer sarebbe
stato abbandonato in un angolo come un piacevole ricordo.
Ehi!
Taci, voltagabbana.
“Bene,
se già vi conoscete, non so… andiamo a fare un giro per le
bancarelle?”
“Buona
idea.”
E
mentre la combriccola si avviava di sua spontanea volontà verso il caos
più assoluto, Roxas pensava a vari e irrealizzabili piani di fuga.
“Ma
che cosa accidenti era quella roba prima?”
Roxas
guardò Axel di sbieco, perso per una volta nei suoi pensieri. Non è che avesse poi tutta quella voglia di
raccontare al ragazzo che lo sopportava come nessun altro (se non sua madre)di come era stato vergognosamente battuto da quel
profilattico idiota per la maggior parte della sua vita scolastica. Era un
argomento sensibile, per lui.
“Ohi!
Dovrei preoccuparmi?”.
Axel
era veramente irritante quando ci si metteva davvero.
“No,
non devi preoccuparti.”
“Per
cui cosa dovrei fare?”
”Oh,
non lo so, va bene?! Voglio andare via da qui, e basta.”
Axel
lo guardò un altro poco, aspettando che Roxas dicesse qualsiasi cosa,
poi, da bravo uomo responsabile, decise lui:”Senti, se non ti va di stare
qui, ce ne andiamo. Non so che problemi tu abbia con il tizio, ma adesso non
importa. Di’ agli altri che ce neandiamo.”
Roxas
lo avrebbe baciato, ficcandogli in gola tutta la lingua di cui disponeva, se
non ci fosse stata tutta quella gente.
Raggiunse
Kairi e la fermò: ”Senti, io e Axel ce ne andiamo. Troppa gente,
qui.”
“Ma
siamo appena arrivati, non volete neanche prendere qualcosa?”
”No,
lo sai, ad Axel non piace la troppa gente…”
Il
che era palesemente falso, e anche
un babbuino che aveva visto solo per cinque minuti Axel poteva testimoniare il
contrario, ma al momento il suo cervellino non collaborava, rifiutandosi di
dare migliori suggerimenti.
Forse
l’ipotetico babbuino era più intuitivo di Kairi in quel momento,
per cui la ragazza non si rese conto della palla megatomica che Roxas aveva
appena raccontato. Oppure non le importava così tanto.
“Aspetta
un attimo, saluto Axel…” Kairi corse dal ragazzo, lo
abbracciò e ricorse da Roxas.
“Ve
ne andate così presto?” stupido pesce argenteo.
“Sì…
ci vediamo, ok?”
Sora, che sapeva già tutto e a cui non importava
assolutamente niente, si avvicinò comunque, per salutarli.
“Aspetta
un attimo! Vieni anche tu, Sora.” Kairi li prese per mano e li trascinò
via.
“Promettetemi
che vi scioglierete un po’ va bene? Non state lì preoccupati,
godetevi quello che avete!”. I ragazzi la guardarono stralunati.
”Kairi,
stai morendo?” chiese Sora un poco preoccupato. Simpatico a preoccuparsi
per quella pazza e non per suo fratello.
”No,
stupido! Promettetelo!”
”Ok,
ok…”
”Croce
sul cuore!”*
”Ma…!”
Kairi
fece quella faccia spaventosa di quando pretendeva qualcosa, e loro dovettero
farsi la croce sul cuore, anche se non avevano la benché minima idea di
cosa lei
intendesse.
Roxas
salutò di nuovo e si volatilizzò nella notte con Axel.
La
spiaggia aveva un che di pacifico, essendo ancora relativamente presto per le
coppie appartate e relativamente tardi per le famiglie uscite per una
passeggiata serale.
Non
che la solitudine aiutasse Roxas. In realtà c’erano ben poche cose
che avrebbero potuto aiutarlo in un momento come quello.
O
lo psicologo al quale si era rivolto dalle elementari alla fine delle medie per
evitare che cadesse in depressione per il maltrattamento continuo, o di
trasferirsi su un’altra isola immediatamente, senza voltarsi indietro.
Solo
con Axel.
Axel,
che si era tolto le scarpe e ora passeggiava a piedi nudi sulla sabbia, tracciando
su quest’ultima delle impronte che a Roxas sembravano poter diventare
eterne.
O,
almeno, lui se lo sarebbe ricordato in eterno.
Axel
aveva una mano nella sua, o,per meglio dire, la
stringeva in una morsa mortale e nell’altra aveva una sigaretta che
fumava quasi con rabbia.
Roxas
sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirglielo, ma non ne aveva tutta questa
voglia, a dirla tutta.
In
realtà non ne aveva neanche un briciolino.
Axel
aspettava, non propriamente paziente, continuando a camminare sulla spiaggia,
dimentico delle sue calzature da qualche parte nel buio, sapendo che sarebbe
stato proprio uno spasso cercarle
dopo, ma aveva soltanto due mani.
Le
scarpe erano soltanto al terzo posto della sua top ten d’importanza.
Guidò
Roxas alla familiare spiaggia dove lavorava e dove, a proposito, sarebbe dovuto
trovarsi l’indomani mattina.
Si
disse che non importava, tanto ormai, anche se odiava quel posto, erano
arrivati lì, e camminare a piedi nudi sulla sabbia era incredibilmente
faticoso.
Ora
doveva solo trovare un posto dove la sabbia non
sarebbe riuscita ad entrargli perfino nelle mutande e avrebbe potuto
ritenersi quasi soddisfatto.
Ah,
la sua sdraio (sì, ci aveva
scritto sopra il suo nome. Roxas aveva cominciato a pensare che marchiare le
cose come proprie fosse una malattia in continua evoluzione e lo aveva
avvertito che lui non si sarebbe
lasciato marchiare in maniera indelebile dal suo splendido nome, per quanto lo
amasse), proprio quella che cercava!
Trascinò
il corpo semi cosciente del suo ragazzo a sedersi su di essa.
Non
aveva una bella cera. Non che Roxas fosse particolarmente colorato di
carnagione, e sicuramente il buio non contribuiva a dargli un colore sano, ma
di solito non era cinereo.
Sbuffò
forte, nella speranza che Roxas la piantasse di perdersi nelle sue
elucubrazioni mentali e condividesse il suo dolore, ma non sembrava averne
l’intenzione. Almeno non per il momento.
Quel
ragazzino lo avrebbe ucciso con tutte le sue pare, la simbiosi, i suoi
problemi. Lo faceva fumare troppo.
Senza
contare che le sigarette erano aumentate ancora di prezzo.
Se
c’era una cosa che Axel non concepiva, era questa politica: cioè,
lui le comprava da quando era diventato abbastanza alto per spacciarsi per un
sedicenne e ciò era avvenuto da molto giovane, era fedele alla sua
marca, eccetto chea Roxas non dava fastidio a
nessuno. Era dipendente da quegli affari del cavolo.
E
allora perché il sindaco di quell’isoletta schifida continuava ad
alzare il prezzo del tabacco, adducendo a scusa che così la popolazione
dei fumatori diminuiva e moltissimi smettevano? Ci credeva! Fra poco nessuno se
le sarebbe più permesse, per cui l’industria del tabacco sarebbe
andata in fumo e…
“Mi
picchiava.”
Eh?
Axel si era talmente perso nella sua filippica contro le idee poco chiare del
sindaco che si era dimenticato di avere un ragazzo traumatizzato a fianco.
“Ci
conoscevamo dall’asilo. Lui era un idiota fatto e finito fin
dall’età di tre anni, mentre io ero completamente inglobato in
Sora, a quel tempo.”
Ah.
Bruttissimi ricordi, allora.
Axel
si girò verso il ragazzo e si mise in posizione da
‘ascolto’, facilitando le cose a Roxas.
La
modalità ascolto non falliva mai.
“…
Sora neanche se ne rendeva conto, ero io quello imprigionato. Non ero
abbastanza forte per avere una personalità mia e lui non ha mai sofferto
per… le botte. Perché la mia parte di coscienza le assorbiva da
sola. Anche se quelle hanno indubbiamente aiutato a costruirla.”
“…
che vuoi dire?”
Roxas
sospirò forte:”Per sopravvivere ho dovuto entrare a tutti gli
effetti nel mio corpo. Mi ha aiutato a sentire il dolore come mio e… mi
ha aiutato a comprendere che Sora non sente nulla di quello che provo
perché non gliene importa e non gli è mai importato. Anche
adesso, che la simbiosi è… Quello che è… Gli importa
solo di se stesso.”.
Al
che, Axel non sapeva che dire.
Roxas
sorrise triste alla luna:”Da lì, il dolore è cresciuto
sempre di più, perché avevo capito che il mio attaccamento a mio
fratello è a senso unico.“E capire questo è stato un
processo lungo e doloroso. Non solo mi sono serviti anni, ma ho dato la
possibilità a quella… bestia
di farmi quello che voleva, senza che reagissi. Sono anche andato da uno
psicologo del cazzo per un qualche
aiuto e ci sono andato da solo, perché mia madre era già sul
piede di guerra con le denunce e tutto. Ma non mi serviva che tutta
l’isola sapesse che sono un essere così schifosamente debole… Il medico mi ha fatto
capire che non importa quanto noi teniamo alle persone, perché prima o
poi si resta sempre fregati. Mi ha detto che non potevo vivere alle spalle di
Sora per sempre e che dovevo essere me stesso, per quanto mi riusciva.”
Roxas
tacque, e per un poco sentirono solo lo sciabordio del mare e alcune risate
provenienti da coppie sulla spiaggia.
“Quindi, svelato il grande mistero
del perché tendi a non fidarti della gente. Wow, non pensavo che
un’uscita serale avrebbe comportato tutte queste rivelazioni.”
“Piantala
di fare l’idiota, non è divertente per nulla. È per colpa
nostra che la sua famiglia si è dovuta trasferire.”
“Rox,
ti picchiava, il minimo che tua madre potesse fare era pestare a sangue lui e
tutta la sua famiglia.”
“No,
era un problema mio. Non di mia mamma o di Sora, era solo mio.”
Axel
sbuffò un’altra volta, tirando fuori il pacchetto di sigarette,
procurandosi un occhiataccia da Roxas (Ah, ma allora non gli erano sfuggite le
altre!) e se ne accese una, respirando profondamente, prima di girare un
coltello dimenticato in una ferita che non smetteva di sanguinare: ” No,
Rox. L’unico tuo problema è che sei un coglione.” Axel non
guardò il ragazzo negli occhi per paura di non riuscire più a continuare:
”Tu ti carichi di troppe cose, vuoi fare bella figura con tuo fratello,
che è, probabilmente più coglione di te, con il suo ragazzo
idiota. Vuoi fare il duro anche con chi ti sfracella il naso solo perché
devi dimostrare agli altri di sapertela cavare da solo. Trovo questo abbastanza
infantile. E, perché tu lo sappia, quello psicologo era un ciarlatano,
uno sano di mente non può dire delle cose simili! Dove caspita era
andato per trovare un tizio del genere? Al centro giovani?!”.
Il
silenzio imbarazzato si poteva accogliere come assenso?
“Guarda
che ci sono delle figure valide, lì dentro!”
“Non
lo metto in dubbio, ma la maggior parte non ci vuole stare o sono persone con
poca esperienza che devono fare della gavetta! E tu sei riuscito a trovare quello
pazzo!”
Axel
si portò una mano al volto, esausto. Possibile che dovesse essere sempre
lui a ricordargli le cose basilari del loro rapporto?
“Roxas,
non sei solo, cazzo. Ci sono io con te, anche se mi fai arrabbiare, anche se
devo aspettare per averti. Nonmi
importa un accidenti, dannazione! Ma mi fai imbestialire quando ti comporti
come se il peso del Mondo fosse tutto sulle tue spalle, come se dovessi
scoprire chi sei veramente per accettarmi come tuo compagno! Be, sappi che non
mi va, assolutamente.” Axel diede un ultimo tiro e lanciò il
praticamente-solo-filtro nella sabbia, sperando che la sua piccola bomba
andasse a dar fastidio a quella coppietta che ridacchiava in maniera schifosa
davanti a loro.
Ma
non sentì nessun urlo, quindi aveva sbagliato mira.
“Io
non penso di non averti accettato come compagno. Insomma, sei caduto dal cielo,
praticamente, e mi sono reso conto subito che non eri… un uomo normale.
Non per me, perlomeno. E mi sono sempre fidato di te, e anche quando mi hai
abbandonato avevo la certezza che prima o poi saresti tornato, se non per me,
per una cosa più importante, come il consiglio studentesco. Ci ho messo
tanto a fidarmi di te di nuovo per il semplice fatto che sono abituato a
perdere le persone in fattore di altre. E ho messo in pratica la tecnica del
‘non mi interessa’.”
“Anche
quella te l’ha insegnata lo psicologo?”
”No,
è tutta farina del mio sacco.”
Bugia,
ma non lo avrebbe saputo. Mai.
Axel
lo guardò: ”Lo so che ti ho ferito mollandoti così e mi
dispiace, ma non credo che potrai capire la confusione che provavo. Sì, sì, lo so che tu hai passato di
peggio, ma io conosco la mia confusione, tu la tua, e per me era ad un livello
troppo alto. Per cui me ne sono andato, sparito di scena, puff! Ma adesso sono
qui e ti impongo di combattere insieme, d’ora in poi. Ne hai bisogno,
altrimenti non sapresti come proteggerti!” Concluse, sorridendo
furbescamente.
Roxas
non sapeva se ucciderlo su due piedi con la sdraio firmata o baciarlo fino a
consumarsi le sue labbra, per non parlare di quelle di Axel.
“Sora,
ma quello con… quel tipo che sembra terrificantemente Axel non è
tuo zio?”
Riku
gli indicò un punto imprecisato nella folla immensa. Come poteva
pretendere che lui trovasse quello che stava indicando?!
“Là,
davanti a noi in linea retta. Non è Ventus?”
“E’
vero, hai ragione! Era un sacco che non lo vedevo! Aspetta, vado a
salutarlo!”
Ma
Riku non gli rispose perché era troppo occupato a guardare lo zio di
Sora, un uomo che conosceva da una vita, suo baby-sitter più volte,
baciare con leggerezza la copia esatta di Axel. O almeno sperava fosse un
doppelganger.
Ah,
sì, Axel era con Roxas in spiaggia a parlare di cose serie. Barba.
No,
comunque, suo zio con un altro uomo non lo sconvolgeva assolutamente.
“Andiamo?
Sono due settimane che non lo vedo!” Disse ridendo a Riku, che a quanto
pareva, invece era rimasto molto shockato.
“Sai,
mio zio deve uscire con un tuo parente stretto.”
“Eh?”
“Sora
lo ha visto alla fiera.” Roxas sorrise al ragazzo:” il tipo con cui
esce ti assomiglia un casino.”
“Perché
la cosa non mi sorprende?”
”Che
mio zio Ventus esca con un uomo o che quello sembri tuo padre?”
“Delle
due, scelgo la prima.”
Roxas
gli sorrise, comodamente spaparanzato su di lui, quasi facendo le fusa sul suo
petto:”Anche io avrei detto quella.”
Bene!
Eccomi
qui, di nuovo!
Mi
scuso ancora, veramente tanto. Non so se c’erano delle persone che ci
tenevano veramente a questa storia(più che altro non riesco proprio a
crederci), ma l’affetto che mi avete di mostrato e i messaggi che mi
avete mandato mi hanno reso veramente felice. Per cui, eccomi qui!
Ora,
non so se Seymour si ricorda di avermelo
chiesto, ma a suo tempo mi aveva posto questa domanda:”chi è il
padre di Riku?”.
Risposta:”Boh?”.
Ma
è una cosa pensata! So che non ci crederete mai, ma è
così!
Sin
dall’inizio avevo deciso di non mettere i nomi dei personaggi che non mi
servivano, dal padre di Sora e Roxas, il marito di Acqua, il padre di Riku, i
genitori di Kairi…
Non
ho scelto nemmeno il cognome dei protagonisti, perché non mi sembrava
giusto: voglio dire, se mi danno un cognome nel simpatico KH, allora, tanto di
cappello, ma non mi piaceva trovarne uno da me. Non perché sia
eccessivamente pigra, ma perché non mi sembra giusto^^.
Ragazzi,
volevo dirvi grazie. Per avermi seguito fino a qui, per avermi spronata, per
avermi fatto arrivare il coraggio di pubblicare ancora.
Ringrazio
tantissimo chi ha commentato l’ultimo capitolo, da il sopracitato Seymour, a
Ka93, Shine Mizuki, Odoru Hi Kaze No, a
_Ella_, che mi ha sgridata al momento giustoXD.
Ringrazio The light Wolf, che spero vivamente non
si sia stufata di leggere questa immensa cosa che è diventata Symbiosis
=)
Ragazzi,
il prossimo capitolo è già prontoXD, quindi non vi farò
aspettare troppo!
Ah,
ringrazio la mia Beta(finalmente non finiti le notte buoi) MartaWalla!
Ringraziatela anche voi, perché è stata lei a bacchettarmi le
mani sulla tastiera.
Capitolo 32 *** Due capostipiti per due degni discendenti ***
Mentre i suoi figli erano alla fantastica festa(dove lei non aveva nulla
da fare, per cui l’aveva evitata come la peste), Namine decise di andare
finalmente da sua madre a pretendere una risposta precisa alle sue domande
Due capostipiti per due degni discendenti
Mentre
i suoi figli erano alla fantastica festa, luogo dove lei non aveva nulla da
fare, per cui l’aveva evitata come la peste, Namine decise di andare
finalmente da sua madre perpretendere una
risposta precisa alle sue domande.
Dopotutto,
aveva perso troppo tempo, fra un’emergenza e l’altra.
Se
Acqua credeva che si sarebbe dimenticata di doverle dare una spiegazione,
seppur minima, di ciò che stava accadendo
ai bambini, di ciò che lei stessa aveva passato, allora non conosceva
bene sua figlia.
E
Namine aveva intenzione di cambiare completamente l’immagine che la donna
aveva di lei, se non altro per la sicurezza dei sui bambini.
Non
che pensasse fosse una roba semplice da fare, soprattutto perché Acqua
era immersa nella sua migliore performance da ‘donna di casa’.
Namine
sperò solo che gli ospiti fossero tutti fuori per l’ultima serata.
In realtà, sarebbe stata una cosa molto poco intelligente venire su un
isoletta sperduta con un unico obbiettivo e alla fine ignorarlo, per cui la
donna si sentiva molto propositiva.
Varcando
il cancello di quella che l’indomani sarebbe tornata ad essere la sua
casa, la donna non sentì nè urla nè strilli, nè
musica spacca vetri, quindi si diresse decisa in cucina, sicura di trovarci, se
non sua madre, almeno uno dei suoi fratelli.
Non
eracerta di dove si trovassero in quel momento,
anche perché non li vedeva da un pezzo.
Chissà
dov’erano andati a finire? Bah.
Armeggiò
un poco per trovare la chiave della porta di casa ed entrò nel suo
salotto, dove imperversava un CD che doveva essere di
Sora, se non era nel torto (quando arrivava un nuovo disco, Sora diventava
dipendente da questo per almeno due mesi e di conseguenza tutta la famiglia
finiva per imparare a memoria ogni singola canzone).
Sua
madre doveva aver messo a posto la camera dei suoi nipoti e aver sequestrato
varie cose da quella.
“We are listening an/ We are not
blind./ This is your life/ Decide your Time...” *
Sì,
era l’ultimo, maledetto disco di uno dei
suoi figli sicuramente.
“Mamma!
Sono io!” Namine si sentiva un poco deficiente ad annunciarsi a quella
che era anche casa sua.
Purtroppo
sua madre non la pensava così.
“Sono
in cucina!” Ah, fortuna! Forse era riuscita beccarla da sola!
Acqua
se e stava nella stanza, seduta al tavolo, contemplando vecchi album
fotografici.
“Che
cosa fai?” Chiese Namine.
La
donna alzò lo sguardo, andando ad incontrare quello della figlia:“Stavo
pensando alle mie nonne.”
“Uh?”
Acqua
sorrise condiscendete:” Te lo ho mai fatte vedere?Erano delle donne bellissime. Purtroppo però non ho ricordi
di Mitsuko, perché è morta prima che io potessi
conoscerla.” Acqua sorrise tristemente alla foto che aveva in mano, poi
la tese alla figlia perché la vedesse.
Quello
che Namine vide erano Sora e Roxas.
“Sai,
cara, penso che sia venuta l’ora di raccontarti una storia” disse
Acqua, sorridendole.
“Zio!
Zio, ciao!” Sora corse incontro a Ventus tirandosi dietro un
recalcitrante Riku, a cui non importava un fico molto secco di chi fosse
l’uomo misterioso, copia di quel ananas rosso. Proprio nulla. Anzi, se
magari fosse riuscito a stargli lontano sarebbe stato anche più felice.
Ma, apparentemente, a Sora importava moltissimo,
probabilmente più del necessario.
Ventus
li guardò sorpreso (come se uno non potesse aspettarsi di trovare dei
parenti nello stesso posto, durante il periodo
più importante dell’anno per gli affari dell’isola), ma non
sembrò andare particolarmente in panico, ne cercare di fuggire.
Riku doveva ammettere che aveva un grande
spirito di adattamento.
“Sora!
È un sacco di tempo che non ti vedo, brutta scimmia! Come stai?”
Ventus abbracciò il nipote, curioso
proprio come una stupida e urlante scimmia. Gli occhi del ragazzino,
però, non si erano staccati dalla faccia dell’illustre
sconosciuto.
Alla
mancanza di risposta alla sua domanda di circostanza, Ventus seguì il
suo sguardo, per poi presentare il suo compagno con un sorriso:”Lui
è Lea, un mio amico. Trattalo bene, capito?”
”Zio,
Non trovi che assomigli un sacco ad Axel?” Sora non aveva proprio la
forza per non soddisfare subito una sua curiosità. In fondo, se era
tanto amico di Kairi c’era un motivo.
Lea
guardò Ventus con aria interrogativa e l’uomo gli rispose con
molta calma che era il ragazzo dell’altro suo nipote.
Riku,
che nonostante il tempo che aveva trascorso con la famiglia di Sora, non era
ancora fuggito a gambe levate, provò una vera pietà per
l’ignaro uomo che probabilmente aveva avuto a che fare soltanto con
Ventus e non con l’intera e allegra brigata di matti. Poi, provò
una sincera pietà per se stesso.
Mentre Riku continuava a stupirsi di
questa sua resistenza ad una famiglia di pazzoidi e al fatto che lui stava proprio
con uno di questi, proprio il suo ragazzo scavava a fondo nella vita dello
sconosciuto-baciato-dallo-zio.
Da
quello che Riku stava ascoltando, e stava ascoltando molto poco, aveva capito
che Lea non era in alcun modo imparentato con Axel (“No, non ho fratelli
o sorelle di sorta, e no non ho figli. Ma che ti prende,
piccoletto?” ”Lea, non dare del piccoletto a mio nipote.” ”Guarda
che è effettivamente basso.”), anche se era praticamente uguale a
lui e parlava come lui e si atteggiava come lui… Magari era un Axel del futuro
che, distrutto per un’improvvisa perdita di Roxas, era tornato indietro
nel tempo e si era rifatto con lo zio identico a lui.
Riku
si chiese per quanto tempo avrebbe mantenuto integra la sua sanità
mentale, stando con persone del genere.
“Ah,
Zio, non sai dov’è zio Terra? È un sacco che non vedo
nemmeno lui e pensavo foste insieme.”
”Non
ne ho idea, Sora, sono andato da Lea quando la nonna ha deciso di sfrattarci,
per cui non lo vedo da allora. Inoltre, prima avevamo avuto una piccola
discussione, per cui…” Ventus andò sul vago.
Riku
sospettava che la ‘piccola
discussione’ riguardasse da particolarmente vicino Lea.
Namine
stava osservando incantate le immagini di quelle due ragazze, così
simili ai suoi bambini: le foto erano in bianco e nero, ma i visi e le
espressioni, le facce allegre delle due erano veramente la coppia sputata dei
ragazzi.
Com’era
possibile? Va bene la discendenza e il codice genetico (di cui lei in primis
sapeva palesemente poco), ma una roba del genere le sembrava esagerata,
accidenti!
“Questa
è la mia foto preferita” Acqua di intromise nei sui pensieri,
mostrandole un’immagine di Amaterasue Mitsuko, messe in posa spastica: quest’ultima per nulla convinta,
che tendeva la mano alla sorella, e la palese pazzoide che aveva
un’espressione felice in volto, come se non si fosse mai divertita tanto
in vita sua.
“Avevano
più o meno l’età dei ragazzi quando fu scattata questa
foto.” Le disse Acqua sorridendo.
Ok.
Addio realtà! Benvenuti spettri di donne uguali ai suoi figli.
“Mamma…
cosa c’entrano loro con Sora e Roxas, scusa? E non parlare di stronzate
come vite passate, o fantasmi! Non è possibile!”
Acqua
la guardò seriamente, per poi risponderle con un criptico: ”Eppure
sono le uniche spiegazioni possibili, non trovi?”.
No,
non poteva essere così. Perché a lei, Mondo Crudele?!
Namine
singhiozzò forte.
Acqua
sorrise ( dir la verità, sembrava più un ghigno compiaciuto):
“Siediti, tesoro.”
Roxas
si trovava comodamente spaparanzato sul petto di Axel. Erano ancora sulla
sdraio firmata, che però erano riusciti ad isolare dalle altre coppiette
miagolanti con il solo aiuto delle magiche
sigarette volanti, lanciate a caso nella notte.
Per
poco un simpatico buzzurro pompato aveva deciso di protestare, ma la sua
ragazza, quella miagolante, non
aveva voglia di “mischiarsi a
questi due froci deficienti” per cui Axel e Roxas se la erano cavata solo
con insulti gratuiti.
Il
che, secondo Roxas era perlomeno una grazia concessagli dal Divino,
perché, se a lui fosse arrivata un cicca
addosso mentre era felicemente a far dell’altro, avrebbe perlomeno
protestato selvaggiamente, ma, a parte i due simpatici esseri, nessuno era venuto a
reclamare vendetta.
Aspetta, magari si sono nascosti tutti e vi
stanno tendendo una trappola!
Sora, vattente. Già ho la testa
incasinata, non mi va di ritornare a modalità salvaschermo.
Axel,
che era stato preso e legato con i lacci delle scarpe ritrovate (dopo ben
mezz’ora di ricerca nel buio con il solo ausilio dell’accendino
come luce potente e soprattutto eterna, come
quell’impiastro del ragazzo continuava a ricordargli) alla sdraio firmata
(e fiera di esserlo, a detta del suo ragazzo), per evitare che le sue pensate
geniali li mettessero ulteriormente nei guai. Ma anche se sapeva benissimo di
aver combinato un casino, Axel pensava sinceramente di aver scontato la sua
pena per un tempo accettabile:“Mi sleghi, Amore?”
”Mi sleghi Amore, ‘sto cazzo Axel.
Così impari a rispettare gli spazi vitali altrui.” Roxas non era certo
d’umore brillante, e quei due gli avevano dato proprio noia.
“Ma
io non ho fatto niente!” Disse il bastardo ghignando selvaggiamente.
“Parliamone,
Amore: la tua persona è
particolarmente gradita agli occhi bendati della Dea della Fortuna, visto che
niuno stanotte è diventato un rogo fiammeggiante. Sei stato ancor di
più baciato da quella schifosa donna cieca per non essere stato battuto
a morte, anche se il tipo avrebbe adorato sfidarti ad amabile tenzone. Ma il fatto di essere legato non è stato
causato dal tuo tabacco volante, no, ma dalla tua stupidità unica!
Perché hai dovuto, ad ogni costo, divertirti a scacciare i nostri
vicini?!”
Axel
lo guardò con occhi stralunati per il discorso lungo ed articolato(era
un po’ che non lo sottoponeva al vocabolario fantasy), ma si riprese quasi
subito:”Rox, quella tipa miagolava!
E mifa senso avere intorno gente che scopa
miagolando!”.
Ok,
questa era un valido motivo, ma non poi così valido.
Roxas,
sconfitto in partenza dalla sua assoluta mancanza di voglia di litigare,
lasciò cadere la sua testa pesantemente sul petto del ragazzo, che non
approvò assolutamente il peso del suo cranio.
Ma
era una cosa su cui poteva soprassedere.
“Allora,
mi sleghi, Amore?”.
“Prima
di tutto” Cominciò Acqua: ”devi sapere che se si hanno delle
cose in sospeso nelle vite passate, di calibro molto importante, allora
è probabile che si rinasca con delle… similitudini. Nel senso che avrai sempre la stessa gente intorno,
anche se non le ricordi, anche se non rappresentano il ruolo che avevano in
passato. Finché non ti chiarisci con loro, la tua anima non avrà
pace, e non riuscirai a capire il perché delle tue azioni, o delle loro.
Questo, in breve, è quello che è successo ai ragazzi. O a te e
Ventus, anche se sembra che lui abbia accettato la cosa e ormai stia
proseguendo per il suo sentiero da solo. Ci sei fino a qui?” Le chiese la
donna.
Namine,
che non aveva mai sentito il bisogno di conoscere queste cose assurde, si
trovò in una posizione a dir poco scomoda, visto che quello che le aveva
detto sua madre aveva almeno un pizzico di senso.
Circa.
Ma
si ritrovò ad annuire, oramai nella storia.
“Amaterasu
e Mitsuko erano le mie nonne. Anzi, Amaterasu era mia nonna, Mitsuko mia zia.
Vediamo, cosa posso dirti di loro? Io so solo quello che mi raccontò
nonna Ama. Dunque: beh, erano gemelle, ma questo è ovvio, omozigote,
anche se erano diverse l’una dall’altra come il Sole e la Luna, ma
unitissime. Avevano una specie di simbiosi, anche se non aveva nulla a che
vedere con quella che hanno sviluppato i ragazzi.” Acqua si fermò
per bere un attimo, visto che era un racconto lungo e lei iniziava già
ad avere l’Isola Desertica in gola.
“Erano
libere e gioconde, sempre insieme, sempre unite. Finché non furono in
età da matrimonio.”
Namine
trovava strano il concetto, vedendo la foto di quelle due antenate semi
svestite e visibilmente idiote.
“Vedi,
i genitori erano di buona famiglia, stavano bene economicamente, ma questo non impediva
loro di scegliere dei buoni mariti per le loro due figlie. Amaterasu mi
raccontò che non era particolarmente felice del ragazzo che le scelsero,
all’inizio, perché era un suo amico d’infanzia e lei non si
era ancora resa conto di amarlo, a quattordici anni.” Acqua rise fra se
ricordando il volto incartapecorito della nonnina, mentre le raccontava che a
volte il suo sposo era particolarmente indisponente.
“Mitsuko,
invece, non fu tanto fortunata: venne data in sposa ad un figlio di
un’altra ricca famiglia, per il prestigio sociale, sai, e per quanto lei
provasse a soddisfare il piaceri di quell’uomo, lui non era mai
compiaciuto abbastanza. Amaterasu mi raccontò che nelle lettere che le
scriveva la sorella, si capiva che c’era qualcosa che non andava
assolutamente, ma Ama, che a quel tempo viveva su un’atra isola, non
intervenì, non andò a trovare la sorella, aspettando che il
problema si risolvesse da solo.”
“Che
stupida.” Disse Namine, immersa nella narrazione.
Acqua
sorrise paziente:”Così come fece Sora quando quel bambino
cominciò a picchiare Roxas.”
Al
che, Namine rimase sbalordita dal parallelo fatto da sua madre.
Accidenti, ha ragione.
“Ma,
a quanto pare, le cose, dopo un po’ di tempo, sembravano sistemate,
perché Mitsuko le mandava lettere più allegre e solari, sembrava
quasi ritornata se stessa.”
“Finché?”
“Finché,
una settimana dopo il compimento dei quindici anni di entrambe, non
arrivò ad Amaterasu una lettera che annunciava la morte di sua sorella.”
Acqua
guardò la figlia attonita con un sorriso triste sul volto: ”Vedi,
non si erano affatto sistemate le cose fra Mitsuko e il marito, semplicemente,
la ragazza si era fatta una ragione delle botte e degli insulti di
quell’essere, e si era trovata un amante per i giorni più
bui.”
“Ed
era per lui che sembrava più felice?”
“Ci
scommetterei.”
Namine
non sapeva più come reagire: ”Ma come è morta?”
Acqua
fece un sospiro profondo: ”Si buttò giù dalla scogliera, dopo
aver scoperto di essere rimasta incinta dell’amante.”
“…Eh?”
Namine guardò basita sua madre, nella vana speranza che stesse soltanto
prendendosi gioco di lei.
“Nella
lettera che Mitsuko lasciò ad Amaterasu, descriveva di come si fosse
innamorata del giovane giardiniere, un avvenente uomo dai capelli fulvi (il che
è un cliché indiscutibile, quello del giardiniere, intendo), e di
essere pienamente ricambiata. Con lui non c’erano violenze di ogni sorta,
perché era un uomo dall’animo gentile, anche se un poco
rozzo… Ma lei rimase incinta mentre il marito era andato, per affari di
lavoro, via da casa per ben sei mesi.”
“Così
tanto?!”
”Beh,
i trasporti di una volta erano senz’altro più lenti, cara.”
Namine
si morse il labro frustrata :”Quindi non avrebbe potuto fingere che fosse
il figlio del marito?”
”Probabilmente,
se avesse ragionato, si sarebbe accorta che il suo sposo era un completo
imbecille e che non sarebbe mai venuto a conoscenza di quanto una donna ci
avrebbe messo per partorire. Se gli avesse detto che noi donne abbiamo lo
stesso tempo di gestazione delle pecore, a mio parere lui ci avrebbe creduto
senza battere ciglio. Ma Ama mi disse che sua sorella amava i finali tragici, e
lei stessa aveva un animo melodrammatico che a volte le ispirava forti istinti
suicidi.” Acqua ridacchiò serena: ”Nonna Ama era una donna
che mi faceva ridere. Mi piaceva stare con lei.”
Namine
squadrò il volto di sua madre, palesemente persa nei suoi
ricordi:”Mi sarebbe piaciuto conoscerla.”
”Già,
sarebbe stato veramente divertente.”
Acqua
contemplò la foto delle due giovani ragazze: ”Quando il marito
tornò, ossia quasi un mese dopo la morte di Mitsuko, cercò il
giardiniere, ma lui era scomparso. Così rimase senza donna da
bistrattare, senza erede, deriso dai vicini, per cui decise di trasferirsi su
un’altra isola e da allora Amaterasu non ebbe più sue
notizie.”
“E
la nonna… Bis nonna?”
Acqua
fece un sospiro lunghissimo, per poi tacere per un minuto intero.
“…
La nonna mi disse… che quando le arrivò la lettera lei sapeva che
qualcosa non andava, disse che si era sentita come persa da un attimo
all’altro, senza sapere il perché o il percome. Quando fu a
conoscenza della fine tragica, e perlomeno stupida, della sorella, partì
immediatamente per l’sola dove Mitsuko aveva vissuto per un anno, da
sola, senza amici, con un marito che la tormentava, senza il sostegno di
nessuno.
Non
riuscì a trovare il giardiniere a parlargli, perché era
già scomparso, ma in camera di sua sorella trovò numerose lettere
di Mitsuko, indirizzate a lei e mai spedite,
dove le raccontava di come non riuscisse a reagire ai soprusi del marito, di
quanto fosse infelice, dove la pregava di aiutarla, perché non sapeva
che cosa fare. Poi c’erano le lettere dove spiegava di come si fosse
innamorata di quell’assurdo giardiniere e come fosse felice, nella bolla
che avevano creato. Nell’ultima lettera diceva di essere rimasta incinta
e di quanto fosse disperata, di non sapere che cosa fare. Il giardiniere le
aveva chiesto di scappare insieme a lui, ma Mitsuko era talmente in confusione
che non sapeva decidersi.”
“Io
avrei scelto subito di andarmene con lui.”
“Anche
io, cara, ma ti ho già detto che era una donna particolarmente
melodrammatica. Per cui, nella disperazione più totale, decise, il
giorno del suo quindicesimo compleanno, di
morire.” Acqua la guardò negli occhi: ”Capisci? È per
questo che la simbiosi che si è manifestata sia con te che nei tuoi
bambini finisce con il compimento dei quindici anni. Perché le anime di
Amaterasu e Mitsuko si sono separate nel peggiore dei modi, ossia con una morte
violenta. Nonna Ama diceva che da allora non si è mai più sentita
se stessa, mai più
completa.”
“E
quindi?”
“E
quindi, i tuoi bambini sono la reincarnazione di quelle due ragazze che si
stanno tenendo saldamente attaccate per non separarsi di nuovo, anche se a
volte la situazione diventa così potente da essere pericolosa.
Perché questo si manifesta quando uno dei due prova emozioni intense?
Perché in questa simbiosi, le due anime si uniscono terribilmente, per
evitare che una delle due vada via, come è successo in passato.”
“Ma…
e io e Ven, allora? Che cosa siamo, noi?” Chiese accigliata la donna.
“A
mio parere, e guarda che non sono un’esperta, siete i figli di Mitsuko
mai nati per quella sua tragica fine. Non ne sono certa, bada bene, ma nella
storia che mi raccontò nonna Ama voi non figurate da nessuna parte.
Invece, se foste quei bambini mai nati, la spiegazione logica e razionale
sarebbe che siete qui con il semplice compito di riportare Amaterasu e Mitsuko
nel nostro mondo.”
Be’,
era entusiasmante essere una bambina – mai - nataper suicidio della sua genitrice. Uno
spasso, proprio.
“Ma
tu e Terra?” “Noi non siamo stati toccati da questa storia,
probabilmente siamo due nuovi inserimenti di un’altra vita. Capita, sai?
Non è che il mondo giri intorno a voi.”
“Ah.
Logico. Quindi, per ricapitolare, io e Ventus siamo dei feti mai dati alla luce
perché nostra madre si è suicidata prima, e Roxas è
Mitsuko e Axel il giardiniere, Sora è Amaterasu e quindi il marito
sarà… Riku? Ma lo stronzo misogino sposo di Mitsuko?”
“Be’,
tesoro è facile: è quel bambino che lo picchiava sempre
dall’asilo fino alla fine delle medie, non trovi?”
“Sai
che Sora ha incontrato alla festa mio zio con quello che potrebbe essere tuo
padre?”
Sinceramente,
ad Axel non interessava. I suoi genitori era morti, e di parenti in giro non ne
aveva, ma soprattutto era ancora legato alla maledettissima sdraio, cosa non
solo scomoda, ma ormai perfino dolorosa, perché le sue braccia avevano
già da tempo deciso di smetterla di formicolare allegramente e di cominciare
a bruciare selvaggiamente. Per non parlare di quel peso morto di Roxas che se
ne stava comodamente spaparanzato su di lui e che ormai non riusciva più
a considerare un peso piuma.
“Davvero?
Magari è il mio doppelganger.”
“Anche
Riku ha detto così, ma ha spiegato a Sora che chi incontra uno dei suoi
doppioni in giro per il mondo, è destinato a combattere per prevalere
come essere.”
“Immagino
si augurasse la mia sconfitta.”
“Beh,
quell’idiota non ha detto nulla a Sora, ma dalla sua espressione
compiaciuta, si intuiva benissimo che nel caso ti avrebbe dato in pasto alla
tua ombra con anche un bel fiocchetto rosa in resta.”
“Per
l’amor del cielo, io col rosa sto malissimo”.
Roxas
ridacchiò e si protese a baciarlo, arrampicandosisul corpo del ragazzo.
Cosa
che Axel apprezzò, anche se sentirsi ben due gomiti piantati nello
sterno non era una cosa piacevolissima.
Gli
sorrise con malizia, e Roxas non poté fare a meno di ghignare di
rimando:”Magari ti slego. Mi divertirebbe cederti al doppelganger con
quel bel fiocchettino rosa, ma poi dovrei litigare il ragazzo con mio zio e la
cosa potrebbe essere considerata ambigua”
*Called
out in the Dark, canzone prevedibilmente degli Snow Patrol. Cioè, sono
fissata sul serio,è anche la mia suoneria per il telefono. Ecco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=GwTXwJg6_VE&ob=av2e
**MITSUKO (光子): nome
giapponese con significato “bambino di luce”/”Bambino lucente”.
Amaterasu (天照): nome
giapponese composto da AMA "cielo, cielo", elementi e TERASU
"brillare", perciò "splende sul cielo". Nella
mitologia, questo è il nome di una dea del Sole che governa il cielo.
Ringrazio ancora e ancora la mia beta,
qui soprannominata MartaWalla, perché so che le fa piacere!XD
Quando
si è trattato di scegliere il nome per le fautrici dell’intero
problema, mi sono immersa nei nomi giapponesi per bambine, anche se il mio
giapponese è ancora alla fase di gatto/neko e mare/ume. Però mi
sono divertita! Così come posso essere stata gabbata e aver dato a caso
dei nomi maschili.
Passando
al capitolo… domande?
Ho
pensato seriamente a KH e la cosa più bella di tutto il videogioco
è il “Cerca il vari ed innumerevoli Cuori dentro a Sora!” cosa
non semplice, visto che quel ragazzo sembra una matrioska e ogni gioco c’è
sempre più gente nell’immenso condominio che quel ragazzo ha per ‘cuore’.
Per cui, mi sono detta: fantastico!
Non
voglio dire che adoro lo ‘spiritismo’, o la meditazione, perché
non è che sia un interesse scontato, per quanto le mie magre possibilità
mi permettono, io pratico la meditazione e seguo vari corsi, per cui per me
sono cose reali.
Chi
è che borbotta, là in fondo? Razionalità, taci! Non rovinare
il momento magico!
Cosa
aggiungere, ancora? Ragazzi/e sono veramente felice che continuiate a seguirmi,
anche se sono probabilmente la peggiore ‘scrittrice’ al mondo, che continuate
a darmi consigli per migliorarmi, e che mi supportiate con la vostra veramente
incredibile gentilezza. Mi commuovo sempre un po’ a leggere le
recensioni.
Aggiungo
che vi adoro incondizionatamente.
Grazie
tantissimo a tutti, e al prossimo capitolo!
Che
non sarà preoccupante perché è già stato scrittoXD