Granger Girls riedizione

di dalastor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Harmony ***
Capitolo 2: *** A Diagon Alley ***
Capitolo 3: *** Rigel ***
Capitolo 4: *** Harry Potter ***
Capitolo 5: *** Il provino ***



Capitolo 1
*** Harmony ***


Introduzione

Anni fa inizia a scrivere una fanfic auror dove immaginavo che Harry ed Hermione avevano avuto una figlia, la storia s'ispirava al telefilm Gilmore Girls (Una mamma per amica). Secondo i miei progetti iniziali la ff sarebbe stata di pochi, capitoli massimo sei, ma la narrazione e i personaggi mi hanno preso la mano.
Granger Girls è diventato qualcosa di più lungo e per me più bello.
Scrivere una fanfic non è come scrivere un romanzo, i romanzi prima si scrivano del tutto e poi si si rielaborano anche cento volte prima che qualcuno diverso dello scrittore li legga; mentre spesso una ff si scrive e si posta capitolo per capitolo, senza programmazione così se ti vengono delle idee nuove o migliori in corso d’opera, spesso vengono ostacolate dai capitoli precedenti.
Grangers Girls nasceva per essere un opera piccola, le storie di una madre e di una figlia, ma intorno a questo nucleo, è cresciuta una saga corale fatta di personaggi diversi: quelli della Rowling oramai adulti (ma non vecchi) e i tanti originali creati da me.
Tempo fa (troppo) ebbi diverse crisi: personali, artistiche, ideologiche, tutto mi portò a lasciare molte cose che per me erano importanti, e in questo modo non solo ho smettere di scrivere, ma anche in un certo senso d’essere me stesso. Adesso mi è tornata la voglio di ricominciare a sognare e scrivere. Cosi ho deciso di riprendere questa saga, di correggerla sia a livello ortografico che tecnico che nelle sue imperfezioni.
Per questo nasce questa riedizione dove i primi capitoli saranno più lunghi, raggruppandoli insieme (come il primo che riprende i tre della precedente versione).
Per concludere un consiglio: per i nuovi lettori lascerò la versione precedente in rispetto dei ai commenti ai preferiti ecc; vi consigliò però di leggere solo la riedizione, a un certo punto le storie diventeranno le stesse.
Per chi mi faceva l’onore di seguirmi prima, al più presto continuerò a postare nuovi capitoli sia qui nella riedizione che per classica.
Buona lettura
Il vostro umile servitore e cantastorie

Dalastor

Capitolo 1: Harmony
 
“Howl” lesse su un cartello la professoressa Minerva McGranitt e continuò pensando: “E così è questo il posto dove si è rifugiata la più brillante studentessa che Hogwarts abbia mai avuto.” E si guardò intorno. “Sembra un posto piccolo, ma tranquillo, chissà perché la signorina Granger è fuggita in modo così strano quasi alla fine della guerra. Ma adesso questo non importa devo ritrovarla, abbiamo bisogno di lei.” E vide un caffè, nella insegna c'era scritto: Laura’s. “Chiederò qui informazioni.” Ed entrò.
“Buongiorno” disse la strega non appena dentro, accompagnata dal rumore del campanello sopra la porta.
“Buongiorno” salutò una ragazza da dietro il bancone “Cosa desidera?”
“Oh sì, del succo di zucca, per favore”
“Come mi scusi? Del succo di cosa?” domandò la babbana un po' stupita.
Che stupida qui non mi trovo a Hogwarts” pensò e correggendo l’ordinazione “Un caffè grazie.”
“Ah ok. Grande, medio o piccolo?
“Medio.”
“Da bere qui o da portare via?”
“Da portare via. Ah forse mi può aiutare?”
“Se posso certamente” rispose la ragazza mentre versava il caffè in un bicchiere di carta.
“Vorrei un’informazione: sto cercando una persona che vive qui. Si chiama Hermione Granger.”  
“Ma certo Hermione. La conosciamo tutti, è una delle insegnanti della scuola. Viene spesso qui a prendersi il caffè. Secondo la proprietaria ha una forma di dipendenza. ”
Un'insegnante?! E' nel suo stile.” pensò la professoressa sorridendo e domandò: “Sa dirmi dove abita?”
“E' facilissimo, una volta uscita di qui, basta che vada in fondo alla piazza e alla chiesa giri a sinistra. Andando sempre dritto, si troverà davanti a una casa isolata con un portico. Hermione abita lì.” disse e le diede il caffè.
“Grazie. Lei è stata molto gentile.” E dopo aver pagato si spostò per mettere zucchero, latte e cannella. (Io il caffè a Londra lo prendo così by Dalastor).
“Arrivederci.” Disse la strega prima di varcare la porta.
“Torni presto.” Rispose la ragazza sorridendo.
In quel momento un’altra ragazza uscì dal retrobottega e guardò la figura della McGranitt attraversare la strada dalle vetrate del caffè, poi si voltò verso la cameriera e le domandò: “Anita cosa voleva quella donna? Cosa le hai detto?”
“Niente ha preso un caffè e mi ha chiesto dove poteva trovare Hermione.”
“Maledizione!! Maledizione!!” gridò “Dammi il tuo cellulare, subito!!”
“Ma le tue regole…”
“Al diavolo le mie regole dammi quel dannato cellulare.”
“Sì, certo.” disse la babbana e le passò il telefonino. Laura lo prese in malo modo.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” domandò la cameriera.
“Sì, porco diavolo, hai sbagliato.” rispose la padrona del locale componendo un numero.
“Pronto Hermione? Sono Laura, c’è un problema. Ti hanno trovata, qui al caffè è venuta la McGranitt, mi dispiace.”
 
Dopo aver seguito le indicazioni ricevute al  locale, la strega si trovò davanti a una casa col portico; lo attraversò e stava per bussare quando qualcuno le arrivò alle spalle dicendo: “Salve”.
La professoressa McGranitt si voltò spaventata ed esclamò: “Oh, piccola mi hai fatto paura.”
“Mi dispiace. Sta cercando qualcuno?” disse una ragazza con i capelli neri, gli occhi verdi e una divisa da scuola privata.
“Scusa cosa hai detto?” domandò la donna; era rimasta stupefatta osservando quella ragazzina.
“Sta cercando qualcuno, signora?”
“Sì, sto cercando la padrona di casa, Hermione Granger.”
“Ah allora sta cercando mia madre.”
La strega sbarrò gli occhi. “Tua madre?”
“Ehm sì, signora. Io sono sua figlia. Harmony Hermione Granger. Lei chi è, mi scusi?”
“Oh che stupida non mi sono presentata, mi chiamo Minerva McGranitt. E sono un’ex-professoressa di tua madre.”
“Allora lei viene da Oxford.” disse Harmony entusiasta.
“Oxford?!”. La strega non sapeva cosa dire “Sì certo. Ehm sai dirmi quando rientra tua madre?”
“Dovrebbe essere qui a momenti. Oxford che bello, vorrei tanto andarci pure io. Ma che stupida che sono, aspetti professoressa che la faccio entrare in casa.” E si precipitò ad aprire la porta “Prego si accomodi.”
“Grazie” rispose l'ospite sorridendo ed entrò per poi guardasi intorno.
La casa non era molto grande, ma simpatica e piena di cose strane. La strega però notò che non c’erano oggetti magici; molti libri, ma nessuno di magia; poi la sua attenzione si spostò su una foto sulla mensola del camino: s’avvicinò e la guardò meglio.
La professoressa la prese in mano; mostrava il famoso trio a Hogwarts all’inizio del loro sesto anno, ma era stata modificata: non era più una foto magica, e le tuniche erano diventati vestiti babbani; ma la cosa più evidente era un’altra: Harry Potter era stato cancellato, Hermione rimaneva sola con Ron Weasley. La strega conosceva bene quella foto poiché era stata pubblicata, insieme a tante altre, sulla gazzetta del profeta dopo la sconfitta di Voldemort.
“Quella è stata scattata il giorno del diploma alla scuola di mamma.” Disse Harmony avvicinandosi alle spalle della strega.
“Ah sì, conosco il ragazzo vicino a lei è Ronald Weasley.” disse e lo indicò.
La ragazza sorrise: “Conosce lo zio Ron? Era il suo migliore amico ai tempi della scuola, dice che la faceva sempre arrabbiare.”
“E’ vero, ma non ti ha mai parlato di nessun altro?” domandò la strega.
“Certo di zia Ginny che è la sorella di zio Ron e zia Luna che è la sua fidanzata.”
“Conosco anche loro, ma tu li hai mai incontrati?”
“No.”
“Ah.” esclamò la strega e intanto pensava. “Perché non gli ha mai parlato di lui?
“Professoressa?”
“Sì? Dimmi?”
“Per caso lei ha anche conosciuto mio padre James Potter?”
La strega sbarrò gli occhi a quella domanda e rimettendo a posto la fotografia rispose: “Ehm, no mi dispiace, credo che si siano incontrati dopo la scuola.”
“Ah” sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo.
“Cosa gli è successo?”
“Lui è….”
“Lui è morto in un incidente d’auto.” rispose in modo freddo Hermione, appena entrata dalla porta d’ingresso.
Le due streghe si guardarono. Hermione era scura e si limitò a sussurrare: “Professoressa McGranitt.”
“Sono contenta di rivederla signorina Granger.” Rispose la professoressa.
Hermione chiese: “Le va una tazza di tè?”
“Sì, perché no.”
E la padrona di casa fece strada in cucina, ma poi si rivolse alla figlia: “Harmony, vai da Nancy per favore. Io e la professoressa dobbiamo parlare di cose importanti.”
“Ma mamma!!”
“Vai ti ho detto.”
La ragazza era stupita, sua madre non si era mai comportata in quel modo, era sempre stata la sua migliore amica; ciò nonostante la figlia uscì.
Ed Hermione raggiunse la sua ospite, che intanto si era seduta al tavolo. Hermione la guardò male e mise un bollitore pieno d’acqua sul fuoco.
“Un tempo avresti usato la magia, per fare il tè.” disse l'insegnante sorridendo.
Lei  non si voltò neanche e rispose: “Le cose cambiano, professoressa, e io non sono più la signorina Granger, non sono più una sua studentessa, ma soprattutto non sono più una strega.”
“Questo non è vero, per quanto tu possa fare o dire tu resterai sempre una strega.”
La mora si voltò, e guardò il viso sorridente dell'anziana strega. Erano passati quasi quindici anni dall'ultima volta che aveva visto quel sorriso, che appariva quando rispondeva esattamente a una domanda, o quando Grifondoro vinceva una partita, o quando lei e Harry passeggiavano insieme scherzando nei corridoi della scuola, ma Hermione scacciò l'ultimo pensiero dalla mente.
“Cosa vuole da me, professoressa? Perché è venuta a cercami?”
“Ho bisogno te. Hogwarts ha bisogno di te.”
Hermione non rispose.
La strega sospirò e continuò: “La scuola è in crisi non ci sono ricambi per gli insegnanti e molti ragazzi vanno a studiare all'estero, se continua così dovremo chiudere dopo mille anni di storia.”
“La cosa non mi interessa.” le rispose fredda la padrona di casa, versando il tè e allungandole la tazza, per poi prendere posto al tavolo.
“Un tempo Hogwarts era la tua casa, tua di Ron e di Ha….”
“Non dica quel nome!” esclamò Hermione quasi alzandosi dalla sedia.
“Harmony è sua figlia non è vero?”
“Sì.” Sussurrò e si sedette.
“Mah, quando è successo? E' per questo che sei scappata? Ma capisco se non ne vuoi parlare.”
“No, infatti , professoressa. E ora vada via e non torni mai più.”
“Come vuoi, ma c’è un’altra cosa che devi sapere, ti ho rintracciata grazie alle informazioni trovate dagli auror in un covo di Mangiamorte. Loro sanno dove ti trovi, stai attenta.”
“Ok, non si preoccupi. Grazie.”
“Addio signorina Granger.” disse la strega e alzatasi si diresse verso la porta.
“Addio.” Sussurrò Hermione non appena sentì la porta richiudersi dietro la sua mentore.
 
Il giorno dopo. Hermione era seduta a un tavolo del Laura’s, guardava fuori, aspettando la figlia.
Laura le si avvicinò e disse: “Posso sedermi?”
La strega sorrise ed annuì.
La padrona del locale si sedete fronte a lei e domandò: “Allora?”
“Allora che?”
“Non ti aspettavi proprio la visita ieri?”
“No, pensavo di essermi lasciata alle spalle tutto di quel mondo.” rispose e sorrise per poi prendere un sorso di caffè.
Laura sorrise amaramente e disse: “Alla fine certe cose ti raggiungono sempre nonostante tutto.”
“Già. Ma non mi pento della mia decisione. Era la migliore sia per me, ma soprattutto per Harmony. La guerra lo aveva cambiato.” E sospirò “Non mi amava, Laura, io ero la sua migliore amica non una ragazza d’amare. Ho scoperto d’essere incinta poco tempo prima della battaglia finale contro Voldemort. Dirglielo, in quel momento, era fuori discussione e dopo la vittoria costringerlo a stare con me solo per il suo senso di responsabilità era peggio, anche se lo amavo. Me ne andai, ogni cosa in quel mondo mi ricordava lui, e dopo sette mesi è nata Harmony. Il resto lo conosci.”
“Sì, e come sai anch’io sono scappata da tutto, e soprattutto da lui. Ma nessuna di noi può fuggire da quello che siamo, Hermione. Tu e io abbiamo fatto una scelta, ma non hai dato la stessa possibilità a Harmony. Lei è una strega e ha diritto di saperlo, di sapere di suo padre, di sapere che è vivo.”
La strega non rispose.
“Poi credo che tu lo ami ancora!” Sussurrò la padrona del locale prima d’alzarsi e andarsene nel retro bottega.
Lo so Laura, lo so.” pensò “Sì, lo amo ancora. Come si fa a non amare Harry Potter? Ma lo amo e lo odio allo stesso tempo.

Si lasciò andare ai ricordi. I Mangiamorte avevano attaccato la zona di Hyde Park e tra le tante vittime c’erano stati anche i genitori di Hermione. La battaglia era stata violenta e del tutto imprevista. Mentre l’ordine e le truppe auror si organizzavano, mentre una giovane strega si era nascosta in un sottoscala di Grimmauld Place, per poter piangere senza essere vista. Harry e Ron, come al primo anno di scuola, andarono alla sua ricerca. Una parte di lei desiderava essere trovata e così fu. Quando alzò gli occhi rossi di lacrime per vedere chi era il suo eroe, vide Harry  e ne fu contenta:  lui era l’unico che l’aveva sempre capita e che lei amava in silenzio da anni.
“Hermione, Hermione, ti prego esci di lì ” la chiamò più volte.
“No, Harry, lasciami in pace, voglio restare sola! Loro non c'entravano. Ora sono sola!” gridò.
Harry abbassò lo sguardo e poi entrò in quel nascondiglio basso e sporco, per sederle vicino. Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Lui le strinse la mano e le sussurrò: “Tu non sei sola, hai me.”
Hermione continuava a piangere, si voltò verso l’amico e disperata gridò: “Ah sì, ho te!! E per quanto tempo? Anche tu te ne andrai, moriremo tutti, Harry! Tutti!! Quel bastardo e i suoi ci uccideranno.”
“Io non lo permetterò, io ti difenderò, io ti… Hermione ti prego usciamo di qui” disse rendendosi conto per la prima volta che non sapeva cosa fare, non sapeva come consolarla.
Lei gli aveva appoggiato la testa sulla spalla. Mentre lui aveva sentito un fremito lungo la schiena.
“Perdonami Harry” sussurrò lei “Non voglio più combattere…”
“Hermione, io…”
Il giovane mago sentiva il calore del corpo della ragazza, l’odore dei suoi capelli. Le mise una mano sulla spalla e la strinse a se.
Lei sbarrò gli occhi incredula, poi sollevò lo sguardo, si guardarono per un tempo infinito. Lui la strinse ancora di più.
Gli occhi della strega erano vuoti e spenti.
Harry le si avvicinò baciandola sulle guance assaggiando il sapore salato delle sue lacrime, lei invece non sentì nulla.
Di nuovo calò il silenzio fra loro, ma dopo qualche minuto fu Hermione a prendere l’iniziativa, e lo baciò sulle labbra con passione. Dopo il bacio, i due si guardarono negli occhi.
“Hermione?!” le domandò lui incredulo.
“Harry, ti prego non dire niente, non pensare. Ti prego per una volta non pensiamo.”disse mentre si toglieva la giacca dell’uniforme auror e si apriva la camicetta.
“Non possiamo farlo, cerca di ragionare.” rispose confuso e imbarazzato.
“E' tutta la vita che ragiono e adesso sono stanca. Non voglio sentire più niente, stordiscimi, Harry. Ti prego annulliamo tutto almeno per qualche secondo.”
Si tolse la camicetta e si slacciò il reggiseno.
Lui le guardò i seni con il viso un po’ rosso d’imbarazzo e di lacrime, sussurrò: “Hermione, non è giusto…”
Lei gli prese la mano destra e se la mise sul seno.
Il seno era caldo e morbido e lui poteva sentire il battito del cuore dell'amica.
“Harry questa è unica cosa giusta da fare in un momento come questo.” Sussurrò la strega che poi slacciò i bottoni della gonna e si sdraiò, guardando il suo migliore amico.
Gli occhi di lei erano rossi e pieni di dolore chiedevano aiuto, chiedevano amore, pietà, e di non essere più sola.
Il giovane mago si mise su di lei e iniziò a baciarla sulle labbra e sul collo; a toccarle il seno, i fianchi e rialzatosi iniziò a spogliarsi.
Era la prima volta per entrambi. Quando finirono, Hermione era sdraiata sul pavimento freddo e sporco, con lo sguardo perso. Si vergognava, ma non d’essere nuda, ma di quello che aveva appena fatto, si sentiva sporca dentro, si sentiva una puttana da due soldi. Mentre Harry si rivestiva la guardava con dolcezza e le accarezzava con il dorso della mano il braccio. Hermione rabbrividì a quel contatto, non voleva essere toccata. Lui non disse nulla uscì dal nascondiglio e ne se ne andò.
Quello fu solo l’inizio. I due iniziarono a farlo sempre più spesso, solo per non sentire più niente, solo perché quando facevano sesso, per quei pochi istanti la guerra finiva, il dolore finiva.
Qualche mese prima dello scontro finale alla Torre di Londra contro le ultime forze di Voldemort, mentre i due ragazzi si rivestivano nella stanza di lui Hermione lo chiamò: “Harry…”
Di solito non dicevano nulla ne’ prima ne’ dopo, lo facevano e basta.
“Sì?” rispose lui mentre si rimetteva la camicia.
“Io credo d’amarti.”
“Cosa?” domandò alzando lo sguardo.
Lei aveva indosso solo le mutandine ed era in piedi davanti a lui. “Ti amo, Harry.”
Il ragazzo sospirò “Hermione io…. Non so che dire.”
Per un attimo alla giovane strega le sembrò di leggere in quegli occhi verdi il suo stesso sentimento, ma poi quegli stessi occhi divennero freddi e lui rispose: “Perdonami Hermione, ma io non ti amo, tu per me sei solo una cara amica.”
Per lei fu come ricevere una maledizione senza perdono e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ok va bene, non importa, devo solo convincermi che io ti servo solo per farmi fottere.”
“Ehi! Sei stata tu a iniziare questa storia. Hermione ci siamo solo usati a vicenda. Per stordirci a vicenda. Niente sentimenti. Niente coinvolgimenti.”
“Ok Harry, come vuoi, allora da oggi in poi mi paghi dato che sono la tua puttana! Anzi… perché solo la tua? Potrei andare anche con Ron! Anche lui è un mio amico e poi con Draco, con David, potrei farmi tutti gli auror.”
“Fai come credi, a me non importa.” Rispose Harry freddamente.
Lei lo guardò con odio e dopo essersi rivestita uscì.

“Mammy, mammy.”
Harmony l’aveva chiamata più volte, ma lei era talmente presa dai ricordi da non essersene accorta.
“Ehi sì, Harmony, dimmi cosa c’è?” esclamò la strega soprapensiero.
“Cosa c’è mamma? A cosa stavi pensando? E’ raro che tu abbia la testa fra le nuvole.”
“Scusami.” Sussurrò.
“Allora a cosa pensavi?”
“Niente di importante, ma dimmi come è andata a scuola?”
“Vuoi cambiare argomento? Ok è andata bene, hanno riportato i compiti di trigonometria ho preso A.”
Hermione sorrise e disse: “Molto bene.” Poi voltandosi “Scusa Anita puoi portare un caffè anche per Harmony per favore?”
“Certo” rispose la ragazza da dietro il bancone.
“Mammy?”
“Si”
“Chi era la donna che è venuta ieri? Era davvero una professoressa di Oxford?” domandò curiosa la ragazza.
Hermione si fece seria e rispose: “Sì, certo, chi altro vuoi che sia?”
“E perché è venuta a cercarti fino a casa?”
“Hamony mi dispiace, ma non voglio parlarne.”
La ragazza stava per protestare, quando vide passare dalle vetrate della tavola calda un suo amico, e lo chiamò e poi si precipitò fuori ad abbracciarlo.
Laura si avvicinò nuovamente a Hermione e disse: “Ho sentito la vostra discussione.”
“E’ molto curiosa.” disse la strega sorridendo e sorseggiando il caffè “Questo lato del suo carattere l’ha preso dal padre…”
Laura guardò i due ragazzi parlare felici e ridere. Si vedeva che Jess era ipnotizzato dagli occhi verdi dell'amica.
“Sì, ma da te ha preso il vizio d’avere solo ragazzi come amici.”
Hermione sorrise guardandoli.
“Tra qualche mese.” continuò Laura “Si renderanno conto che l’amicizia non gli basterà più.”
“Lo so. Il primo amore, così bello, nuovo, travolgente e semplice. Lo ricordi Laura?”
“No, è passato troppo tempo. Ma credo che tu lo ricordi bene, non è vero? Almeno Harmony ha aspettato di avere quattordici anni per innamorarsi, tu ne avevi undici.” disse ridendo.
Hermione mise il broncio, ma poi iniziò a ridere pure lei.

Hermione e Harmony tornavano a casa.
“Sei particolarmente felice oggi?” domandò Hermione guardando la figlia sprizzare gioia da tutti i pori.
“Lo sono mamma. Che ne dici se più tardi noleggiamo un film?”
“Tipo?”
“Willy Wonka e la fabbrica di cioccolata o i Pirati dei Carabi.”
“Ah siamo in fase amore per Johnny Depp…”
“Mamma!!” esclamò e la superò di un paio di passi per poi voltarsi. “Non credi che Jess assomigli un po’ a Jhonny Deep?”
“Non l'ho notato, ma se lo dici tu piccola.”
Arrivate a casa trovarono ad aspettarle quattro strani individui vestiti con degli ampi mantelli neri.
“E chi sono questi?” domandò Harmony.
“Che succe…” stava per domandare Hermione, ma non appena li vide gridò: “Oh mio Dio! Mangiamorte! Harmony corri subito da Laura!”
“Mammy?! Ma che?!!”
“Vai!! Corri!!”
La ragazza non se lo fece ripete due volte e se ne andò di corsa lungo il sentiero appena percorso.
Uno dei Mangiamorte fece un cenno a un altro perchè inseguisse la ragazza, Hermione cercò di sbarrargli la strada, ma il mago oscuro fu più veloce di lei e la saltò letteralmente.
“Maledizione.” Sussurrò la strega.
“Hermione Granger, mezzosangue, tenente della compagnia Griffondoro, il braccio destro di Harry Potter.” Gridò quella che sembrava essere il leader del gruppo.
“Cosa vuoi, Mangiamorte?” gridò la mora.
“La tua vita e per sapere dov’è Harry Potter.”
“Non so dove sia, se vuoi uccidermi avanti sono pronta, ma lascia in pace mia figlia non c’entra con tutto questo.”
“Non ti preoccupare morirai, ma sarebbe brutto separarvi.”
“Lurida stronza.” gridò Hermione.
La Mangiamorte alzò la bacchetta e disse: “Avada Keda…”
Una voce maschile dal margine del bosco gridò: “Expelliarmus” e un raggio rosso colpì la bacchetta della strega oscura.
Hermione guardò alla sua destra, aveva riconosciuto quella voce. Un sorriso comparve sul suo volto, non appena vide un uomo dai capelli rossi con ancora la bacchetta puntata contro i maghi oscuri, gridò: “Ron.”
Lui sorrise e disse: “Ciao, ‘so-tutto-io’ è da un po’ che non ci si vede. Lo sai che sei sempre più bella?”
“Ehi lo dico a tua moglie, lenticchia.” Disse un’altra voce e dal nulla comparve un biondo con indosso l’uniforme Auror.
“Zitto, Malfoy.” Lo rimproverò Ron.
Draco sorrise, ma poi tornò serio guardando i Mangiamorte e disse: “Era da un po’ che non vedevo feccia simile. Siete dei vigliacchi ad attaccare in tre una strega disarmata.”

Intanto Harmony inseguita aveva raggiunto il locale.
Laura era dietro il bancone.
La ragazza entrò sconvolta e gridò: “Laura aiutami!! Mi stanno inseguendo… Mamma  è in pericolo!!”
“Chi ti sta inseguendo? Calmati adesso e spiegami tutto.”
“Siamo tornare a casa, abbiamo incontrato dei tipi strani vestiti di nero e avevano delle strane maschere di metallo, mamma li ha chiamati in un modo strano…”
“Mangiamorte?”
“Sì, proprio così, ma chi sono? Cosa vogliono da noi?”
La porta del locale si aprì ed entrò l'inseguitore della ragazza, questo si guardò intorno e poi disse: “Pensavi davvero ragazzina che avresti potuto salvarti da me in un posto come questo?”
“Harmony.” sussurrò Laura “Stai dietro di me.”
La ragazza non se lo fece ripete due volte rifugiandosi alle spalle della padrona del locale.
“Babbana, tu non sai con chi hai a che fare, togliti dalla mia strada e forse avrai salva la vita.”
“Scordatelo Mangiamorte.”
“Come vuoi. Avada Kedavra!!” gridò il mago e dalla sua bacchetta scaturì un fulmine verde che colpì Laura in pieno, facendola cadere.
Harmony gridava e piangeva, mentre l'uomo le si avvicinava urlando: “Smettila stupida, voglio sapere dove si trova Harry Potter, altrimenti farai la fine della tua amica babbana.”
“Io non so chi sia questo Harry Potter, ti prego lasciami in pace.”
“Tu stai mentendo, ma ho un bel paio di trucchi per farti parlare.” Gridò il mago prendendola per un braccio, ma in quel momento si rese conto che il cadavere della ragazza appena uccisa era scomparso.
“Dov’è il corpo della tua amica?” gridò il mago oscuro minacciando la ragazza con la bacchetta e guardandosi intorno impaurito. “Chi era quella? Avanti dimmi chi era? Non era una semplice babbana?”
“Ora l’hai capito, idiota!” disse una voce femminile.
“Dove sei? Esci fuori o l’ammazzo” gridava l’uomo e strinse forte Harmony.
“Certo che non fanno più i Mangiamorte di una volta.” rispose Laura uscendo allo scoperto da dietro il retro bottega.
“Tu non sei una babbana. Cosa sei?”
Laura si mise a ridere e poi rispose: “Io sono una strega, duecento anni fa, lo ero.”
“Come ti sei salvata dall’anatema che uccide?”
“Merlino!! Ma quanto parli? Fai rimpiangere quel cane rognoso di Greyback che non ha detto una una parola durante il nostro duello nella metropolitana.” Poi sussurrò ad Harmony “Stai calma, piccola, andrà tutto bene” E le sorrise.
“Lascia andare la ragazza, e ti farò uscire di qui sulle tue gambe.”
Il Mangiamorte sudava freddo e con un filo di voce disse: “Lo scontro nella metropolitana? Greyback? I loro corpi sono stati trovati…. Tu sei? Non può essere, tu sei la vampira Laura Ossian delle ombre della morte.”
Harmony guardò Laura sorridere, ma in un secondo il viso dell'amica cambiò, le sue pupille diventarono d'oro con riflessi rosso sangue, i canini uscirono dalle gengive diventando simili a delle zanne, e le unghie delle mani s'allungarono.
“Sono anni che non uccido più nessun mago.” disse la vampira “Anni che non provo più sangue magico, pensare che un tempo non vivevo che per uccidere gente come voi.”
Il Mangiamorte lasciò andare la ragazza e cercando di fuggire, ma la vampira gli si lanciò contro come un predatore notturno.
Lui cercò di difendersi.
Ma Laura trovò la via per il suo collo per poi conficcargli le zanne nella giugulare.
Dopo pochi secondi il mago oscuro smise di dimenarsi, e il suo corpo cadde ai piedi della non-morta privo di vita.
Lei alzò lo sguardo, il suo viso era tornato normale, ma aveva la bocca ancora imbrattata di sangue.
Harmony la guardò stupefatta: “Laura, ma tu sei una vampira? I vampiri esistono? Vuoi spiegarmi cosa succede? E chi sono queste persone che vogliono uccidere me e mia madre? E chi è questo Harry Potter?”
“Sono una vampira.” rispose, preso un tovagliolo si pulì il viso. “Per il resto devi domandare a Hermione. Ora vieni andiamo da lei.”
La ragazza annuì e le due insieme uscirono dal locale.

“Oh guarda chi abbiamo qui, altri due eroi della guerra magica, il traditore Draco Malfoy e il miglior amico di Potter, Ronald Weasley.” disse la leader dei Mangiamorte.
“Hermione!” gridò Ron “Prendi questa.” le lanciò una bacchetta, che la strega prese al volo.
“Grazie, Ron”
Lui sorrise e aggiunse: “Ti ricordi come si usa?”
“Stupeficium” gridò Hermione colpendo con l’incantesimo il Mangiamorte più basso alla destra del capo. Facendolo sbattere una delle pareti in legno della casa, per poi cadere riverso al suolo.
Il rosso sorrise nuovamente e aggiunse: “Direi di sì. Proprio come ai vecchi tempi, ‘so-tutto-io’.”
Sul viso della strega comparve un sorriso simile a un ghigno, i suoi occhi avevano una luce tutta particolare e senza smettere di guardare i suoi nemici rispose: “Ron, lo sai che odio quell'assurdo soprannome.”
La leader dei Mangiamorte guardò il suo compagno rialzarsi dolorante e poi i suoi nemici, per un attimo sembrò valutare le forze in campo; poi sentì qualcuno avvicinarsi e vide Laura seguita da Harmony.
“Maledizione” sussurrò e disse: “Andiamocene”  Si smaterializzarono. Mentre Draco, Ron e Hermione cercarono di colpire gli altri con degli incantesimi, ma senza riuscirci.
Harmony chiamò: “Mamma!!” mentre correva verso di lei.
La strega era felice che sua figlia non fosse stata ferita, poi notò Laura seguire la ragazza.
Ma qualcos’altro attirò l’attenzione di Hermione, che puntò la bacchetta contro la figlia e gridò: “Stupeficium”
La ragazza gridò, quando sembrò che l’incantesimo o meglio gli incantesimi la stavano per colpire Anche Draco aveva lanciato un incantesimo non verbale, ma invece di colpire Harmony le due magie colpirono qualcosa dietro le sue spalle, qualcosa che non si vedeva, qualcuno protetto da un mantello dell'invisibilità.
 
Uno dei tre mangiamorte non si era smaterializzato, ma aveva usato un mantello dell'invisibilità e stava per attaccare la ragazza. Fortunatamente però, gli incantesimi di Hermione e Draco lo avevano colpito in pieno. Laura lo aveva trovato e aveva sollevato il mantello, ma l'aveva richiuso subito dopo: non era un bello spettacolo quel corpo fatto a pezzi.
Harmony era caduta a terra, per lo spavento e la sorpresa.
Hermione l’aveva aiutata a rialzarsi chiedendole: “Stai bene, tesoro mio?”
“Sto bene, mammy, ma cosa è successo? Chi erano quelli? E tu cosa hai fatto poco fa?”
“Harmony, scusami, ma te ne parlerò più tardi. Ho molte cose da dirti.” Rispose Hermione con un sorriso triste sul volto.
Intanto Ron, Draco e Laura si avvicinarono, i due maghi erano sorpresi nel vedere Harmony, la McGranitt li aveva informati della sua esistenza, ma una cosa era sapere che Hermione Granger aveva una figlia, un'altra era vederla e soprattutto notare che questa aveva gli occhi verdi e i capelli neri corvini.
“Come sta?” sussurrò Ron a Hermione che rispose: “Sta bene, grazie.”
Il mago sorrise sia a lei che alla ragazza, e poi abbracciò l’amica dicendo: “Sono contento di rivederti.”
Anche lei sorrise lo strinse forte e rispose: “Anch’io Ron, anch’io.”
Poi si separarono, lui aveva gli occhi lucidi.
“Ma sono molto arrabbiato con te, come ti sei permessa di andartene senza dirci niente e per tutti questi anni?” Poi guardò Harmony e le domandò: “Così questa è la piccola Granger?”
La strega annuì e aggiunse: “Tesoro questo è….”
“Lo zio Ron.” Rispose la ragazza con entusiasmo.
Il mago spalancò gli occhi, poi si mise a ridere e disse: “Sì, sono lo zio Ron. Piacere Harmony” e le diede la mano e Harmony la prese con gioia e poi lo abbracciò.
Se Ron aveva rallegrato la ragazza, Draco invece l’aveva resa inquieta e al tempo stesso affascinata, il biondo auror vestito di nero l’aveva guardata con attenzione e le aveva sorriso per un secondo, per poi rivolgersi ad Hermione: “A quanto pare non ci studiavi solo con…” ma lo sguardo della strega lo fulminò per un istante. Subito dopo i due si strinsero la mano.
“Noto Malfoy che non sei cambiato.” Disse l'ex-Grifondoro.
“Un po’ sì. Grazie alla tua migliore amica…”
“Oh non mi dire che...?”
“E sì, Ginevra Weasley è mia moglie e abbiamo anche due figli.”
Hermione sorpresa si voltò verso Ron.
“Non mi chiedere niente.” Disse il rosso “Non so come sia potuto accadere che una Weasley facesse coppia con un Malfoy. Alla Tana io e il resto dei miei fratelli cerchiamo ancora una spiegazione.”
“Divertente.” Aggiunse Draco “Ah Granger come hai notato il mangiamorte sotto il mantello?”
“Semplice. L’erba si piegava sotto i suoi passi.”
“Molto furba, ma non c’è da sorprendersi. Eri una fra i migliori Auror della compagnia Grifondoro durante la guerra.”
“Che complimento da un ex-mangiamorte. E tu come hai fatto?”
“Una foglia gli era rimasta attaccata addosso.” Rispose Draco mentre guardava Laura e le sorrise.

Circa due ore dopo, Ron andò al Laura’s per prende da mangiare.
Entrato nel locale si guardò intorno e sorrise. Non si sarebbe mai abituato a una tavola calda babbana, ma almeno quello della vampira non era un impersonale McDonald's. Laura era al bancone e aveva appena servito un caffè quando lui le si avvicinò.
“Che ti servo, straniero?” domandò lei scherzando.
Lui sottovoce rispose: “Non è che hai dell'idromele molto forte?”
Lei sorrise e prese una bottiglia di latte da sotto il bancone e poi due bicchieri: “Dalla riserva personale di madama Rosmerta.”
Il mago sorrise e lei versò il liquore nei bicchieri per poi passarne uno a Ron. Lui ne beve un sorso, sentendo il fuoco passargli per la gola fino allo stomaco e tossì un po’.
“Ehi continui a non reggere bene l’alcool, Ron.”
“Carina come sempre.” disse e finì il suo bicchiere.
La vampira beve tutto d'un sorso, per poi giocherellare malinconica con il bicchiere e gli domandò: “Come l'ha presa, Harmony?”
Ron sospirò e disse: “Prova a immaginare, le ha mentito per tutta la vita sull'essere una strega e su suo padre. La ragazza ha gridato più volte ed Hermione è rimasta sempre in silenzio. Nella rabbia Harmony assomiglia a suo padre.”
“Cosa ne pensi di questa storia? Tu che eri la persona più vicina a quei due.”
Ron prese la bottiglia del latte, si versò altro idromele per poi bere e disse: “Harry ed Hermione.” E sorrise malinconico “Non so se ero davvero la persona più vicina a loro, quei due sono sempre stati un mondo a parte. Non è stata la guerra a dividere il trio, ne’ come hanno scritto alcuni che io ero innamorato di Hermione, anche se era vero. Il trio non esisteva più già dai tempi del quinto anno, ma ne abbiamo preso coscienza solo molto dopo. Però mi chiedo come abbiano fatto quei due a mentirsi e a farsi così male a vicenda. Dammi qualche hamburger e del caffè, sarà una notte lunga.”
“Ok un paio minuti e sono pronti.” mormorò lei e scrisse l’ordinazione per poi passarla in cucina, e aggiunse sorridendo: “Portati dietro anche l’idromele, penso che ne vorrà pure Malfyo. Cosa farete adesso?”
“Intanto andremo alla Tana, poi a settembre a Hogwarts, Harmony non l'ha presa bene.”
“Lo immagino.” disse e si allontanò per prendergli le cose da portare “Ron, ma tu sai dov’è Harry?”
Il mago prese la busta di carta e rispose: “E chi lo sa? C’è gente che lo dà persino per morto, ma è vivo da qualche parte….” E poi sussurrò “E la ama ancora.”

Il sole era appena sorto quando Hermione entrò nella stanza di Harmony. La ragazza si era addormentata vestita e si notava che aveva pianto. La madre le diede qualche colpetto leggero e lei si svegliò.
“Amore dobbiamo andare” le sussurrò.
“Ah sì, mamma.” rispose lei ancora assonnata.
“Hai ancora un po’ di tempo.”
Uscita dalla stanza Hermione vide che in cucina c’era Ron con la testa sul tavolo che dormiva. La strega sorrise e gli si avvicinò. “Ron, Ron.” lo chiamò scuotendogli un braccio.
“Lasciami dormire ancora un po’ Luna….” mugugnò lui.
“Ron, svegliati.”
E il mago si svegliò di soprassalto con la bacchetta in pugno “Oh Hermione che succede, sono tornati i mangiamorte?!”
“No, stai calmo è che siamo quasi pronte. Draco dov’è?”
“E’ tornato a casa.” Rispose lui alzandosi e stiracchiandosi “Arthur, il più piccolo, ha un po’ di febbre e voleva suo padre. Draco voleva rimanere, ma si vedeva che era preoccupato così ' ho mandato a casa.”
“Ah ok.” E si fermò un attimo “Ron?”
“Si?”
“Cosa ne pensi di Harmony?”
“Che è molto simile a te, ma che ha anche molto, moltissimo di…. Hermione dimmi la verità non sai davvero dove sia?”
“No, Ron, e poi ti ricordo che è partito dopo di me e non voglio assolutamente parlarne.”
“Come vuoi.” e il mago abbassò lo sguardo.
“Sono pronta.” Esclamò Harmony uscendo dalla stanza con una valigia. All'inizio la ragazza aveva preso male il fatto di dover partire e lasciare la sua vita, ma poi passata la rabbia, i racconti della madre l’avevano affascinata e non vedeva l’ora di partire.
“Brava ragazza, andiamo allora?” Disse Ron ridendo.
“Sì, ma scusatemi un attimo, devo prima prendere una cosa.” Disse Hermione.
La strega salì le scale ed entrò nella sua stanza, qui dalla libreria tirò fuori un libro molto antico che aprì sulla scrivania. Questo in realtà era un falso volume che conteneva la sua seconda bacchetta più i due pezzi della prima. Hermione ne prese uno dei pezzi sorridendo nostalgica, per poi lasciarlo e per prendere la bacchetta integra. Accarezzandola pensò: “Quattordici pollici e mezzo di legno di vite flessibile, molto adatta per le trasfigurazioni.”
La puntò dinanzi a se e mormorò: “Nella sua anima c’è una piuma di Fanny, proprio come la sua… Dio non mi ero mai resa conto di quanto mi mancasse la magia fino a oggi pomeriggio.”
Poi si mise il giubbotto di pelle nera e il mantello degli auror con le decorazioni della guerra, tra queste c'era l'ordine di Merlino di terza classe.
Quando scese le scale Harmony la guardò sorpresa. Non aveva mai visto sua madre con vesti così minacciose, mentre per Ron fu come tornare indietro nel tempo, quando anche lui aveva indossato vesti simili. “Sei pronta?” disse lui.
Hermione annuì.
Ron uscì, intanto Harmony si guardava intorno. Appena varcata quella soglia avrebbe lasciato la sua vita per un’altra.
Hermione le si affiancò e le chiese: “Problemi piccola?”
“No, è solo che mi dispiace abbandonare questa casa e soprattutto dovermene andare senza salutare Jess.”
“Lo so, tesoro.”
“Mamma?!”
“Sì?”
“Sarà una fantastica avventura.” Disse Harmony entusiasta.
Hermione sorrise: “Sì, certo che lo sarà, sai io ho detto una cosa simile alla nonna quando sono partita per Hogwarts la prima volta.”
Le due Granger Girls uscirono insieme. Davanti a casa c’era Ron tutto soddisfatto che disse: “Ta-tan, ecco la vostra carrozza, mie dame.”
“Figo” disse Harmony guardando l’auto.
“Ma è… Ma è una Aston Martin, Ron.”
“E’ una DB5 1964, mi posso permettere il meglio.” (E’ l’auto dei miei sogni, l’auto di 007 NdDalastor)
Harmony, seguita da Hermione, canticchiava il tema di 007.
“Ron, ma adesso la burrobirra la prendi agitata non mescolata?” domandò Hermione scherzando.
Harmony non faceva altro che ridere.
Poi si sentì una voce femminile: “Qui c’è qualcuno che ha visto troppi film di James Bond..."
“Laura!” esclamò Harmony correndo ad abbracciare la vampira “Sono contenta che tu sia venuta a salutarci.”
“Non me lo sarei perso per niente al mondo Harmony.” disse stringendo la ragazza “Hermione...”
“Sei stata una grande amica in tutti questi anni, ti ringrazio.” E la strega le tese la mano che la vampira la strinse con gioia e le due si sorrisero.
La ragazza lasciando l’amica della madre le disse: “Laura, potresti salutare per me Jess?”
“Lo farò, buon viaggio. E vedrai che Hogwarts ti piacerà.” Poi si rivolse a Ron “Ciao straniero, salutami tutta la tua famiglia, ma in particolare Luna e Ginevra.”
“Lo farò vampira. Adesso però saliamo in macchina.”
Harmony salì dietro, mentre Hermione davanti con Ron.
“Mettetevi le cinture. Si vola!”
“Come si vola?” domandò Harmony.
“Tesoro questa è una macchina volante.” le rispose sorridendole Hermione.
“Evvai, zio Ron!.”
L’Aston Martin decollò: destinazione Tana Weasley.



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Capitolo 2
*** A Diagon Alley ***


Capitolo secondo:
A Diagon Alley

Dopo un po’ Harmony si addormentò, Hermione si voltò la guardò sorridendo e le mise addosso una coperta.
Ron senza distogliere lo sguardo dalla giuda le domandò: “Non deve essere stato facile crescerla da sola?”
“No, non lo è stato soprattutto l’inizio, ma sono contenta di come sono andate le cose dopotutto.” rispose lei rimettendosi seduta.
“Perché non ne hai parlato a nessuno? Potevamo aiutarti.”
“Forse perché temevo che lo avrebbe saputo...”
“Sarebbe stato cosi terribile. Harry aveva il diritto di sapere di Harmony, e tu potevi lo stesso andartene se non volevi stare con lui.”
“Non sarebbe stato cosi semplice, non ho avuto molta scelta Ron.”
“Invece si, potevi fidarti di lui, o fidarti di me.”
“Non potevo parlarne avrai messo in pericolo Harmony, c’erano troppi mangiamorte ancora in giro, tutti cosi desiderosi di vendicare il loro maestro. Lo sai che Voldemort e i suoi hanno sempre colpito Harry negli affetti. Immagina se qualcuno scopriva che il prescelto aveva una figlia? Dovevo pensare a lei prima di tutto.”
“Sempre molto prudente e razionale, ma secondo me c’era dell’altro non è vero?”
Hermione sospirò: “Era cambiato con la morte di Silente e con la guerra, non era più lo stesso, pensava solo alla vendetta…”
“E potevi dargli torto.”
“No… ma non volevo che mia figlia vivesse nell’odio…”
“Forse, ma tu volevi anche farlo soffrire, come ha fatto lui. Hermione dopo la tua partenza non è stato più lo stesso, è diventato: sempre più solo, più triste e oscuro; rintanato dentro Grimmauld Place. Abbiamo cercato in tutte le maniere di farlo uscire, ma niente poi poco prima che sparisse mi ha detto una cosa che non sono mai riuscito a dimenticare. Era in una stanza vuota seduto a terra in un angolo, io cercavo di farlo reagire dicendogli che doveva tornare a vivere; lui alzò lo sguardo, mi guardò con occhi freddi e tristi e rispose: Hermione è la vita.”
“E’ questo cosa dovrebbe dire?”
“Non lo so, dimmelo tu. Eri tu la persona più vicina a lui.” Disse Ron voltandosi a guardare la strega per un istante.
“Non è vero tu gli eri altrettanto vicino, eri il suo migliore amico.”
“Cerchi di cambiare discorso… Ok, io ero il suo migliore amico, ma non sono mai riuscito a capirlo fino in fondo, non come facevi tu. Voi due eravate simili, anime gemelle. Tu gli leggervi dentro, forse perché prima di incontrarvi eravate entrambi soli. Io la solitudine non la conosco, con la mia famiglia numerosa che avevo. Harry invece era orfano e tu figlia unica di genitori assenti; ed eravate tutte due dei diversi. Il bambino eroe e la perfetta studentessa. Insomma era logico che tra voi doveva nascere qualcosa.”
“Si, ma molti credevano che saremo stati io e te a finire insieme, dato che siamo al opposto.” disse scherzando Hermione.
“Cretinate, non è per niente vero che gli opposti si attraggono, quanto siamo stati insieme tu e io, due settimane?”
La strega sorrise e rispose: “Ma che saranno stati dieci giorni. Posso farti una domanda, Ron?”
“Si.”
“Perché hai smesso di fare l’auror?”
“Perché come portiere del Falmouth Falcons e secondo portiere della nazionale inglese guadagnavo di più. E poi… Dopo la guerra ero stanco dei morti e della violenza, ma adesso non faccio neanche il portiere, durante una partita ho avuto un brutto infortunio che mi ha compromesso per sempre la spalla.”
“E cosa fai?”
“Torno a Hogwarts e insegnerò volo con la scopa.”

Dopo circa quattro ore di volo arrivarono nei presi della tana.
“Sveglia Harmony” disse Hermione entusiasta e diede del colpetti alla figlia che si svegliò.
“Si, mamma che c’è?” domandò lei assonnata.
“Siamo quasi arrivati.”
“Ecco” gridò Ron.
E si vide una piccola e isolatta villetta di campagna, in stile inglese con a fianco un orto.
Hermione la guardò piena di nostalgia, mentre Ron atterrava. Lei si ricordo il giorno del matrimonio di Fleur e Bill, l’ultimo giorno felice del trio, ballò prima con Ron e poi con Harry, ma se con il primo fu divertente, tutto risate e piedi pestati, il secondo fu qualcosa di travolgente, d’emozionante. Harry la stringeva forte in modo deciso, e per lei non esistevano altro che quegli occhi verdi tanto da non rendersi conto che la musica era finta. Lui le sussurrò una sola parola: “Perdonami” per poi lasciarla al centro della pista.
Ron si voltò un secondo a guardarla, sapeva a cosa stava pensando, anche lui ricordava quel giorno, quel giorno in cui li vide ballare insieme e capì che era il terzo incomodo, che per quanto avrebbe fatto non poteva competere con Harry per il cuore di Hermione. Ma c’era una cosa di quel giorno che la strega non sapeva dopo che fu abbandonata sulla pista, che lui e Harry parlarono da soli.
E quella conversazione Ron non la dimenticherà mai.

Harry era fuori dalla tendone, non avrebbe dovuto uscire, era pericoloso un intero esercito di maghi oscuri e alleati di Voldemort lo voleva morto.
Era in piedi fiero, pronto ad affrontare qualunque pericolo, pronto alla guerra. Guadava le montagne, anche se era ancora estate già le cime dei monti erano innevate e sembrava che la su le nuvole nere minacciavano un furioso temporale.
Anche se aveva senti Ron avvicinarsi, Harry gli dava le spalle, e aspettò che l’amico gli andasse più vicino.
“La ami, Harry?” gli domandò.
Lui non rispose.
“Credo proprio di si.” Continuò il rosso sorridendo amaramente.
“E tu, Ron?” gli domandò senza voltarsi.
“E come potrei non amarla, sai sapevo che sarebbe finita cosi. Entrambi innamorati di lei.”
“Ron… il mio destino è segnato, anche se trovassi tutti gli horcrux, non potrei farcela contro Voldemort.”
“Non è vero Harry, tu hai me, hai Hermione. Ti saremo sempre vicini anche quando combatterai con Voldemort.”
Harry si volto e gli sorrise: “E la prima volta che pronunci il suo nome.”
“Voldemort è il tuo nemico non posso averne paura.”
Harry si voltò e per un istante sorrise.
“Io invece, Ron, ne ho tanta, tantissima paura, ma non di morire, di lasciarla. Ti prego stargli vicino, amala anche per me, tu la farai felice ne sono sicuro. Promettimelo, prometti di proteggerla e non dirgli niente di tutto questo. E adesso vai da lei…. Siate felici.” E tornò a guardare le montagne, il cielo lassù era diventato ancora più scuro e si sentì il fragore di un tuono.
“Grazie.” mormorò Ron mentre andava via.
Il giovane mago non rispose.
“Harry, sta arrivando una tempesta…”
“Lo so Ron la sto aspettando, l’aspetto da quando avevo un anno.”
Fu allora che Ron capì quanto era stato fortunato a conoscere e a essere il migliore amico di un uomo coraggioso come Harry Potter, un eroe, un tragico grande eroe.

L’auto atterrò e i tre scesero. Harmony si guardò intorno e pensò: “Cosi questa è una casa di maghi, a me sembra una casa di campagna come tante altre.” Ma guardando meglio e notò tante piccole cose, strani oggetti che si muovevano da soli, tutta quella stranezza le diede il buon umore. “Io già la amo questa magia.” pensò. Timidamente aveva seguito Ron ed Hermione che stavano per entrare in casa, quando sentì dal alto gridare: “Attenzione!! Largo!!”
E poi Ron gridare: “Harmony a terra!!!”
La ragazza si buttò e un ragazzo su una scopa le volò sopra.
“Miseriaccia!!! Acrux vuoi stare attento.” Gli gridò contro Ron, ma il ragazzo aveva già ripreso quota e gli gridò: “Scusami zio Ron!!”
Harmony dopo la caduta seguì affascinata il volo del ragazzo, e dopo essersi alzata entusiasta, ma tutta sporca, era corsa dalla madre chiedendo: “Cosa sta faccen…” indicando il ragazzo volante sul manico di scopa mentre questo aveva evitato una stana palla che era stata lanciata da una ragazza con i capelli rossi, che gridava: “Acrux questa volta ti stavo per colpire!!!!!!”
“Nei tuoi sogni, cugina, nei tuoi sogni, mai un Malfyo si fa ràcolpire da una Weasley.” gridò il ragazzo ridendo
“Ehi tu per metà sei Weasley” rispose la ragazza cercando di nuovo il colpire il cugino con il bolide poi notò chi c’era a terra e gridò: “Ciao papa”
“Papa?” domando sorridendo Hermione a Ron
“E si, è mia figlia Tabitha, ma si fa chiamare Tibby, è uno dei cacciatori di grifondoro.” Rispose lui con soddisfazione.
Hermione sorrise e continuo “E l’altro chi è?”
“E’ il figlio di Ginny e di Draco: Acrux è il capitano e portiere per serpeverde.”
Hermione fu sorpresa a sentire il nome serpeverde, ma Ron anticipò i suoi dubbi dicendo: “Non ti preoccupare è un bravo ragazzo anche se è un po’ scavezzacollo e presuntuoso. Serpeverde è cambiata dai nostri tempi, la professoressa McGranitt gli ha seguiti in modo particolare, eliminando sul nascere qualsiasi forma d’intolleranza, di razzismo e di magia oscura.”
Harmony intanto guardava affascinata i due ragazzi volare. La madre la guardò conosceva quello sguardo.
“Mamma ma cosa stano facendo?” le domandò la giovane strega.
“Volano su dei manici di scopa….” Iniziò a dire Hermione; ma Ron prese la parola: “Si chiama Quidditch, Harmony, è lo sport dei magi, è come vedi si fa su delle scope volanti…”
“E’… E’ fantastico.” Poi si voltò verso la madre “Mamma anch’io voglio volare come quei ragazzi, mi insegni?”
Ron non riuscì a trattenersi dal ridere, anche perché Hermione aveva fatto una faccia strana a quella richiesta.
“Harmony, ehm… io non so volare sulla scopa, non ho mai imparato.”
“Non ti piaceva il Quiditc, mamma?”
“Quidditch. Si certo, non mi perdevo una partita.”
“Si, ma ci doveva essere un certo giocatore in campo.” Rispose Ron che poi aggiunse “T’insegnerò io.”
“Davvero Zio Ron!!!” disse lei entusiasta “E quando? Quando?” domandò saltellando
“Presto, ma adesso entriamo in casa.”
“Mamma, vorrei restare a guardare se non ti dispiace?”
Hermione guardò Ron, e lui disse: “Non ti preoccupare tutto intorno alla casa sono stati riattivati i sistemi di sicurezza magici dei tempi della guerra, adesso la tana è sicura quanto Hogwarts e Grimmauld Place.”
La strega guardò la figlia e disse: “Ok rimani, ma non ti sognare di montare su una scopa?”
“Va bene” rispose Harmony un po’ contrariata.

Ron ed Hermione entrarono in casa, tutto era rimasto come la strega lo ricordava, anche se quella non era più la tana originale; quella era stata distrutta durante la guerra, e poi fu ricostruita identica in ogni minimo particolare.
Appena varcata la soglia Ron disse: “Mamma, siamo a casa!!!”
E Molly Weasley uscì dalla cucina, poi vista Hermione le corse incontro gridando e abbracciandola disse: “Oh piccola mia, quanto tempo? Quanto tempo?”
“Signora Weasley.” Disse Hermione commovendosi.
“Mi si è mancata cosi tanto, tesoro, ma niente più signora Weasley, sei grande ormai, chiamami Molly.” E la lasciò andare.
Molly Weasley era molto invecchiata, anche se i suoi occhi restavano dolci, nella guerra aveva perso cosi tanto: suo marito e Charlie erano morti, e Bill e Fleur avevano divorziato qualche anno dopo. Ma per fortuna c’erano anche stati dei momenti felici: la carriera e le vittorie di Ron, con lui la nazionale inglese aveva vinto la coppa del mondo sconfiggendo la Germania e il suo matrimonio con Luna e la nascita di Tibby; Ginny era diventa Auror e si era sposata con Draco e aveva avuto due figli, i Tiri Vispi Weasley erano diventati una catena con negozi in tutto il mondo, Fred si era sposato e da poco aveva avuto una coppia di gemelli, mentre George da anni conviveva con il suo compagno.
“Ma avanti, Hermione accomodati, ho preparato il the.”
“Grazie, Molly.”
Le due streghe si sedettero intorno al tavolino del salotto, mentre Ron rimase in piedi e si appoggiò al muro. Tre tazze, una teiera, una lattiera e dei dolci tutto sopra a un vassoio volarono lentamente dalla cucina per atterrare sopra il tavolino.
“Latte giusto e niente zucchero, mia cara?” domandò Molly
“Si giusto, ancora lo ricorda.” Rispose lei
“Certo.” Disse sorridendo poi si rivolse a Ron “E tu limone con tre zollette.”
“Si, mamma”
La strega fece tutto con un colpo di bacchetta.
Hermione prese la tazza e mescolo, per poi bere; quel sapore quel aroma di the tutto particolare che i Weasley si tramandavano da generazioni, gli riporto alla mente ultima volta che lo aveva bevuto in quello stesso posto, insieme con Molly, Ginny e Luna. Era stato qualche giorno dopo il matrimonio di Bill e Fleur. Ron le aveva dichiarato i suoi sentimenti, e adesso erano una coppia, Ginny era ancora in crisi per la fine della sua storia con Harry e Luna sembrava più strana del solito, al epoca nessuno sapeva che era già innamorata di Ron.
Durante quel the, Molly le aveva detto: “Per favore, Hermione, non illudere Ron, non farlo soffrire inutilmente.”
La storia fra loro fini dopo neanche una settimana, ma non ci furono ne’ liti ne’ grida, Hermione capì che era impossibile sostituire Harry nel suo cuore e Ron capì che lei non lo amava.
“Hermione cara?” domandò Molly dopo aver bevuto il the e aver rimesso la tazza sul piattino, e poi sul tavolino.
“Si?”
“Perché sei scappata tanti anni fa?”
La strega mora guardò Ron stupefatta. Lui si limito ad alzare le spalle e a fare un mezzo sorriso. Molly non sapeva niente di Harmony.
“Ehm… Molly, avevo una ragione molto importante, un grosso problema da risolvere.”
“Posso capire, ma non dovevi proprio andare via senza dirci niente.”

Intanto fuori Harmony continuava a guardare incuriosita i due ragazzi volanti. Poi notò in un angolo appoggiata alla parete un manico di scopa, si avvicinò, sul legno c’era incisa la scritta: Ninbus 2001. La ragazza solevò la mano per toccarla, ma la scopa si mosse e Harmony l’afferrò sentendo come una scossa elettrica, l’emozione crebbe, sentiva in lei l’adrenalina e aveva la consapevolezza che la scopa desiderava tornare a volare. Respirò profondamente si guardò intorno e poi tornò a guardare quel manico e sussurrò: “Ok piccola, facciamo.” Ci montò sopra si diede uno slancio in avanti e parti, stava volando. In brevissimo tempo riuscì a capire come funzionava, bastava spostare il manico e il peso in base alla direzione. Ma adesso voleva andare più veloce, sempre di più, salire di più.
Mio Dio è più eccitante della moto di Jess.” pensò “E’ fantastico. Non mi sono mai sentita cosi viva.
Guardò di fronte a se e vide i due ragazzi e accelerò ancora.
Tibby e Acrux si erano fermati e stavano parlando.
“Rientriamo, Acrux?” domandò la rossa.
“Si ok. Ehi hai notato che c’era una strana ragazza che ci guar….” Ma non riuscì a finire la frase che qualcosa di velocissimo era passato fra loro. I due si girarono e videro alla loro destra Harmony ferma a mezz’aria sulla scopa sorridente.
“Ma che cavolo combini?” gridò Tibby seguita da Acrux: “Si può sapere chi sei? E che ci fai sulla scopa di zio Charlie.”
Harmony si limitò a dire: “Gara?”
Acrux notò gli splendidi occhi verdi della ragazza e la luce che avevano, e rispose: “Perché no!!!”
E i due partirono insieme. Erano testa a testa. Notarono su una collina un grande abete.
“Fino a li e ritorno.” Gridò Acrux “Chi torna prima alla tana vince, ok ragazza del mistero?”
“Tutto chiaro, biondo.” Rispose lei e abbassò la testa e accelerò ancora, ma Acrux le era dietro e di nuovo furono alla pari, ma al passaggio del albero il serpeverde passò in vantaggio, ma subito dopo erano di nuovo testa a testa, poi per un attimo la strega lo superò.
Passarono di fronte a Tibby che gridava: “Forza, Acrux, fagli vedere chi sei.” poi notando la grinta della ragazza pensò: “Certo che se la cava benissimo quella, deve essere per forza un cercatore.” E cambiata idea iniziò a gridare: “Ragazza fagli mangiare la tua polvere.”
“Sei tosta!!!” le gridò lui, notando che era davvero carina con gli occhi smeraldo, i capelli lunghi e nerissimi, e un bel fisico.
“Anche tu” Rispose lei.
E atterrarono insieme.
“A quanto pare siamo pari.” disse Acrux.
Harmony annui sorridendo.
“Sei molto brava. Io sono Acrux Malfoy, piacere.” E il ragazzo tese la mano che Harmony strinse, intanto si era avvicinata Tibby e le domando: “Ciao, sai che sei una vera campionessa?”
“Grazie” rispose lei scendendo dalla scopa.
“Come ti chiami?” le domando la strega.
“Harmony Granger.”
“Granger?!!” disse sorpresa Tibby “Sei parente di Hermione Granger?”
“Si, è mia madre”

“Mamma, mamma.” Gridò Harmony entrando.
Molly guardò la ragazza che era appena entrata con sua nipote e poi Hermione.
“Che succede piccola?”
“Oh mamma ho volato, è stato fantastico, bellissimo, super.”
“Cosa?” disse la strega alzandosi “Ma ti aveva detto di non farlo!!”
“Ma Mamma, sono andata benissimo. Non è vero Tibby?”
“Si era bravissima signora Granger…”
“Signora Granger?” sussurrò Hermione.
“Papà dovevi vederla ha volato alla pari con Acrux.”
Ron spalancò gli occhi: “E' davvero cosi brava?”
“Si, zio Ron” rispose Acrux entrando “Siamo arrivati pari, ma la prossima volta sarò io a vincere Granger”
“Quando vuoi, Malfoy.” Rispose Harmony con tono di sfida. I due si guardavano con occhi di fuoco, ma poi scoppiarono a ridere.
“Tutto questo mi ricorda qualcosa?” sussurrò Ron.
Hermione intanto notò che Molly guardava stupita Harmony, e si affretto a fare le presentazioni: “Molly questa è mia figlia Harmony.” Poi alla ragazza: “Harmony lei è la madre di Ron.”
“Buon giorno signora Weasley. Sono contenta di conoscerla.”
“Ehm… si!” la strega non sapeva bene cosa dire mentre guardava gli occhi verdi della ragazza “Anch’io sono contenta, tesoro, benvenuta in casa mia.”
“Grazie” rispose la ragazza sorridendo.
“Harmony!!! Perché non vieni nella mia stanza cosi possiamo parlare in pace.”
“Posso mamma?”
“Si certo, ma basta con i voli per oggi.”
“Ok, ma voglio continuare a volare, è troppo bello.”
“Va bene, vedremo.”
“E vai!!!” poi alla sua nuova amica mentre andavano verso le scale “Tibby, devo scegliermi un manico di scopa, tu quali dici?”
“Per questo dovresti parlare con Acrux.”
“Ah si” e si voltò verso il giovane mago per poi sorridere, lui la guardò negli occhi.
“Acrux, Acrux” lo chiamò Ron.
“Ah si zio, cosa c’è?”
“No niente, niente. Ma stai attento con le Granger sono pericolose, ragazzo” disse Ron ironico
“Che?!” domandò Hermione
Ron si limito a ridere.
“E’ pericolosa, meglio mi piacciono pericolose.” sussurrò Malfyo mentre usciva.
“La tua Harmony, Hermione, deve essere una brava ragazza?” Disse Molly.
“Si, lo è.” rispose
“Ha gli occhi verdi e sa volare su una scopa, mi ricorda qualcuno.”
“Ehm” fece Hermione arrossendo.
Nei tre mesi successi Hermione insegnò ad Harmony tutte le materie dei primi tre anni di Hogwarts, tranne divinazione. La ragazza imparava in fretta, eccelleva soprattutto in trasfigurazione, in aritmanzia e rune antiche, ma fu in difesa contro le arti oscure che diventò bravissima, riuscendo a battere Tibby e persino Acrux, che era al sesto anno.
Poi a metà agosto arrivarono, tramite gufo, le lettere da Hogwarts, una con la lista per i libri del quarto anno di Tibby e l’iscrizione e lista per Harmony.
Le due ragazze erano diventate molto amiche, anche perché ognuna era affascinata dal mondo dell’altra.
“Siete pronte per andare a Diagon Alley ragazze?” domandò entusiasta Hermione.
“Certo” gridarono in coro le due ragazze.
“Perfetto, ma dobbiamo solo aspettare Ginny, adesso.”
“Hermione?!”
“Si Tibby?!”
“Alla zia non piace quel sopranome…”
Intanto le due ragazze parlottavano fra loro.
“Mi auguro di vedere James a Diagon Alley.” disse Tibby arrossendo un po’.
“Cosi finalmente potrò conoscerlo anch’io questo affascinante mago di diciotto anni che risponde al nome di James Sirus Lupin.”
“Ehi giù le mani ragazza, James Lupin è mio. A proposito ieri, Acrux mi ha chiesto di te e ha aggiunto che si troverà alla Gelateria Fortebraccio verso le quattro.”
“Ah davvero!!!” disse Harmony felice per poi correggersi subito “Non che la cosa m’interresi più di tanto naturalmente.”
“Certo naturalmente” rispose Tibby con un mezzo sorriso.
In quel momento si sentì bussare alla porta ed Hermione andò verso l’ingresso dicendo: “Finalmente è arrivata.” e aperta la porta si trovò di fronte Ginevra, la sua migliore amica di un tempo, le due rimasero a guardarsi negli occhi. I loro rapporti si erano deteriorati ancora prima nel iniziò della guerra.
“Hermione,” disse la strega freddamente.
“Ginevra.” rispose lei.
“Mi fai entrare nella casa dei miei genitori?”
“Si, certo” e si fece da parte.
Ginevra entrò e fu subito salutata da Tibby: “Ciao zia!!” e le si avvicino in compagnia di Harmony.
“Ciao Tibby.” le disse contenta poi guardò l’altra ragazza: “Tu devi essere, Harmony?”
“Si, sono io.”
“Draco e Acrux mi hanno parlato bene di te.”
Hermione si avvicinò e le domandò: “Come sta il piccolo Arthur, Ginevra?”
“Bene, Hermione, grazie.”
La tensione fra le due streghe si tagliava con una lama.
Usarono la Metropolvere per arrivare a Paiolo Magico e da li a Diagon Alley.
Harmony non poteva credere ai suoi occhi la strada era viva e piena di stranezze; e anche Hermione rimase sorpresa per alcuni cambiamenti: a fianco alla Gelateria Fortebraccio per esempio ora si trovava un Apple store, con in vetrina una scritta: “Harry Potter usava un mac-book”
“Mac-book?” domandò curiosa Tibby.
“Sono dei computer.” rispose Harmony.
“Computer!!!!!” gridò entusiasta la strega “Ne ho sentito parlare a scuola dai metà babbani. Voglio vederli? Vieni con me, Harmony? Cosi mi mostri come si usano?”
“Va bene.” Rispose “Mamma voi che fatte?”
Hermione guardò Ginevra e rispose: “Noi ci prediamo un gelato da Fortebraccio, vi aspettiamo lì. Per te va bene, Ginevra?”
“Si, Hermione.” e annuì.
Le due ragazze corsero elettrizzate dentro apple store, mentre le due streghe si sedettero in uno dei tavolini fuori, e poco dopo arrivò una elfa domestica.
“Buon giorno signore, sapete cosa ordinare?”
“Buon giorno. Si per me un gelato caldo.” rispose Ginevra.
“Ciao Victoria.” Disse Hermione leggendo il nome sul cartellino “Per me una coppa di gelato al pistacchio.”
L’elfa le sorrise, segnò l’ordinazione e salutò per poi tornare dentro al locale.
“Sempre gentile con gli elfi domestici e sempre a prendere quel assurdo gusto di gelato” disse Ginevra e aggiunse “Resti sempre un idealista e un po’ anticonformista, Hermione.”
“Che ci vuoi fare è difficile cambiare….” rispose sorridendo.
“Si, ma un po’ sei cambiata, non immaginavo che potessi smettere di praticare la magia, ne tanto meno che fossi diventata madre.”
“Sembra che siano rimasti tutti un po’ sorpresi.”
“Sai t’immaginavo con Harry, che lui fosse scomparso per cercarti per poi ritrovarti, e avere il vostro lieto fine.” Disse Ginevra “Sarebbe stato bello!”
Hermione abbasso lo sguardo: “Non lo so, non so cosa avrei fatto se un giorno Harry fosse comparso sulla soglia di casa mia, ero… sono cosi arrabbiata con lui.”
“Lo avresti perdonato!”
“Non ne sono cosi sicura, Ginevra.”
“Io si” disse la rossa sorridendo “citando Ron: tu sei sempre stata di parte nei suoi confronti, gli perdonavi tutto e se litigavate era sempre per motivi estremamente importanti.”
Victoria arrivò con i due gelati, le due streghe ringraziarono e l’elfa scomparve con un crack, Ginevra prese la cioccolata calda e la versò sul gelato di nocciola e intanto continuava dicendo: “Voi due avevate un rapporto molto particolare, cosa non facile da gestire.”
“Cosa vuoi dire?”
“Hermione, ma è possibile che dopo tanti anni non ci sei ancora arrivata.” rispose Ginevra ridendo “La storia dei migliori amici, o del rapporto fratello sorella, poteva andare bene fino ai tredici o quattordici anni, ma poi…”
Hermione arrossì.
“Voi non vi ti rendevate conto di quanto il vostro strano rapporto era fastidioso per i vostri partner.”
“Strano?” domandò Hermione sempre arrossendo.
“Tra Harry e Cho, al quinto anno, è finita perché lei era gelosa di te. Krum è andato a chiedere spiegazioni ad Harry sulla vostra presunta storia, a lui non a Ron.”
“Se dobbiamo rivangare il passato allora parliamo dei tuoi spasimanti, Ginevra, di Dean Thomas, di Michael Corner o di Neville” disse Hermione sorridendo.
La rossa fece una faccia strana e poi si mise a ridere: “Lo sai che Draco su Dean mi prende ancora in giro, mi dice che può capire che fossi innamorata di Harry, un po’ meno di Neville, ma Dean proprio no.”
“Non ha torto.”
“Sono d’accordo, ma tu non glielo dire. Draco non capisce che Dean era un mezzo per raggiungere Harry.”
“Ottima tattica.”
“Grazie, ma non è servita un gran che.” E tornò seria “Non hai idea di cosa vuoi dire confrontarsi con te. Hermione, io ti odiavo.”
“Forse anch’io ti ho odiato. Per questo dopo il funerale di Silente e il matrimonio di Fleur e Bill abbiamo smesso di parlarci.”
“Dovresti dire che io ho smesso di parlarti. Ero cosi arrabbiata e delusa di Harry e di te. Poi è scoppiata la guerra e quasi tutti noi siamo diventati auror. Tu, Ron e Harry in prima linea sotto gli ordini di Billy ed io e Neville a difendere il San Mungo, incarico che odiavo, avrei voluto combattere, ma quel desiderio scomparve subito arrivati i primi feriti. Mi davo da fare per aiutare i guaritori.”
“Per fortuna è finita. Ginevra, adesso però ci dobbiamo concentrare sulla nuova generazione per Hogwarts” e vide che le due ragazze uscire dal negozio che parlottavano felici fra loro e si avvicinarono “Guardale sembrano noi alla loro età.”
“Già.”
“Sembra che lasciandole sole a parlare abbiano appianato le loro divergenze” disse Tibby a bassa voce “Ottimo piano Granger.”
“Grazie, Weasley”
Ginevra fece segno alle ragazze di unirsi a loro e fece portare da un elfo domestico altre due sedie, poi Victoria prese le ordinazioni di Harmony e di Tibby, una torta alla cioccolata con gelato di vaniglia e un gelato alla zucca.
Finiti i gelati andarono alla libreria “Il Ghirigoro” per acquistare i libri, Hermione diede una occhiata alla lista e disse a Ginevra: “E’ incredibile molti dei libri sono gli stessi del nostro quarto anno.... anche se sono state aggiunte delle materie, guarda.” E le fece vedere la lista “Filosofia e storia babbana di Miller; e la Repubblica di Platone, ma questo lo dovremo comprare in una libreria normale.”
“No, c’è la Leviathan che vende solo testi babbani” rispose Ginevra.
“E’ li che mamma ha comprato il libro Sisterhood of the Traveling Pants.” Intervenne Tibby “Per poi darmi il nome di Tabitha, il suo personaggio preferito.”
Hermione guardò Ginevra e disse sorridendo: “Luna non è cambiata.”
“Per niente.”
“Ma dai hai il nome della più forte delle quattro. Anche se io preferisco Lena e Bridget” disse Harmony.
“Hai letto i libri della Brashares?”
“Si, sono tra i miei preferiti, Tibby?” (4 amiche e un paio di Jeans, la mia serie di libri preferita by Dalastor)
“Ti adoro sempre di più Harmony Granger” e abbracciò l’amica ridendo “Hai visto il film?”
“Si, era carino, ma Kostas lo immaginavo differente.”
Intanto Hermione e Ginevra parlavano dei libri:
“Cos’è questo: Dizionario dei mostri di Massimo Izzi?” domandò Hermione
“Certo che per essere la nuova professoressa di trasfigurazione, non sai molto dei cambiamenti di Hogwarts. Hanno diviso la materia di Difesa contro le arti oscure in due: teoria e pratica, con due insegnanti differenti, la teoria o riconoscere le creature oscure la insegna David Giles.”
Hermione sorrise e disse: “David…”
“E’ bello che sia tornato.”
“E la pratica chi la fa?” domandò Hermione
“Sembra che la preside non l’abbia ancora trovato insegnante adatto. Aveva pensato a Tonks, ma non credo voglia lasciare l'accademia auror.”
Comprati i libri o meglio dopo che le Granger Girls avevano saccheggiato sia la Ghirigoro che la Leviathan, e andarono da Madame Mcclan per le uniformi. La strega non era cambiata per niente, ma si stupì non poco quando Hermione le disse che Harmony aveva bisogno della cravatta nera, cioè quella che s’indossava prima dello smistamento. Dopo poco le due ragazze si provano nel retrò a provare le uniformi davanti allo specchio.
“Sei preoccupata per qualcosa, Harmony?” domandò Tibby visto che l'amica aveva lo sguardo un po’ cupo.
“Pensavo allo smistamento, tu sei a Griffondoro…” e guardò la cravatta rosso oro di Tibby “Ma io potrei finire ovunque, e non voglio perdere la mia unica amica.”
“Grazie” disse sorridendo Tibby “Ma non mi perderai, anche se dovessi andare a serpeverde noi due resteremo amiche, guarda le nostre mamme erano in case differenti, ma sono lo stesso diventate grandi amiche. Certo che se vieni messa in un’altra casa saremo rivali per la coppa di Quidditch.”
“E chi ti dice che sarò selezionata per far parte di una squadra?”
“Ma che stai scherzando, tu hai un talento naturale per il volo con la scopa, ce l’hai nel sangue, tu sarai un grande cercatore; per questo mi augurò che sarai smistata a Grifondoro abbiamo bisogno di un cercatore in squadra.”
“Si, ma io non ho neanche una scopa personale.”
Tibby cambiò discorso: “Certo che conosco qualcuno che sarebbe molto contento se tu venissi smistata a serpeverde.”
“Oh mio Dio, che ora sono?” domandò agitata Harmony.
“Non ti preoccuparti ci vogliono ancora due ore al tuo appuntamento.”
E le due streghe si misero a ridere.
Dopo aver acquistato le uniformi passarono a prendere il resto del corredo scolastico: il calderone, le provette, il telescopio e la bilancia.
“Ora manca solo la bacchetta” disse Hermione “Non ci resta che andare da Olivander.”
“Finalmente non vedo l’ora d’avere una mia bacchetta.” Esclamò contenta la ragazza.
“Harmony, ma noi dobbiamo ancora comprare delle cose e non vorrei che tu arrivassi in ritardo al tuo appuntamento galante.”
La ragazza arrossi e rimase a bocca aperta e guardò Tibby che però scosse la testa per fargli capire che non era stata lei a fare la spia.
Hermione e Ginny intanto ridevano.
“Sei sorpresa che lo sapevo?”
“Ehm si mammy, ma come hai fatto?”
“Allora prima di tutto anch’io sono stata una ragazza, ma anche prefetto e auror… in secondo luogo, Ginevra….” e fece finire l’amica
“Stamattina Acrux ne parlava di nascosto con Draco.”
“Quello stupido.” esclamò Tibby.
“E tu Tibby non ti devi vedere con James?” domandò Ginevra.
Adesso fu Tibby ad avere la faccia in fiamme e disse: “Zietta, non lo dirai a papà.”
“Non ti preoccupare non gli dirò niente, ho una idea precisa su come Ron la pensi su certi argomenti. Però brava la nostra Tibby ha incastrato proprio un bel ragazzo e di ben tre anni più grande.”
“Zia!!!” gridò lei.
“Allora Harmony dopo che hai comprato la bacchetta ci rivediamo alla gelateria di Fortebraccio. Va bene? E poi io e Ginny vi lasciamo ai vostri ragazzi.”
“Acrux non è il mio ragazzo, mamma, è un amico solo un amico.”
“Appunto è quello che temevo… Dicevo lo stesso alla tua età. Siamo intessi?”
“Va bene.” rispose Harmony annuendo.
“E che non ti venga in mente d’andare a Knockturn Alley, è pericoloso. Non sto scherzando, signorina.”
“Si, allora vado.”
E si diresse verso la fine di Diagon Alley e li si trovò davanti al negozio di Olivander, l’insegna diceva: “Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.”
Aperta la porta si sentì una campanella suonare. Harmony entrò, ma il posto sembrava deserto; la ragazza si guardò intorno le sembrava d’essere entrata in un luogo misterioso e sacro dove non si poteva che parlare ma solo sussurrare, c’erano tantissime scatole tutte ordinate, ma una cosa attirò la sua attenzione, in un angolo sul bancone illuminata da una luce c’era una teca con dentro un cuscino di velluto rosso con decori oro, su questo c’era una bacchetta spezzata in due parti, sulla teca c’era una fotografia e una scritta: “La bacchetta di Harry James Potter.” La foto ritraeva una ragazzo con gli occhi verdi e una cicatrice a forma di fulmine sulla fronte, Harmony lo guardando e sussurrò: “Papà”
Non era la prima volta che vedeva delle foto o dei disegni di suo padre, ma quella lo colpì in modo particolare, e che era una foto babbana non magica. Lo sguardo di Harry tradiva incertezza, era nervoso, impaurito, ma al tempo stesso nei suoi occhi verdi si poteva leggere coraggio ed eroismo.
“Buon pomeriggio.” disse una voce sommessa che fece sobbalzare la ragazza riportandola alla realtà. L’uomo era comparso dal retro bottega senza fare alcun rumore.
“Salve, dovrei acquistare una bacchetta?”
Olivander guardò la ragazza un secondo, poi sorrise e disse: “Ah si, si, si, ero sicuro che avrei conosciuto presto anche lei. Signorina Granger. Ha il stessi occhi di suo padre.” e guardò verso la teca “Sembra ieri che è venuto a comprare quella bacchetta. Undici pollici agrifoglio piuma di fenice…. Ma veniamo a lei. Sa io mi ricordo di ogni bacchetta che ho venduto.”
E si avvicinò ad Harmony, che solo allora notò che Olivander non solo con chiudeva mai gli occhi ma questi avevano le pupille color argento.
“Allora signorina qual è il braccio con cui usa la bacchetta?” e tirò fuori dalla tasca un metro a nastro con le tacche d’argento.
“Il destro, signore.” rispose lei.
“Lo alzi, per favore.”
E il fabbricante di bacchette prese tutte le misurazioni del caso e intanto diceva: “Come ben sa ogni bacchetta ha nel suo nucleo, una potente sostanza magica, crini di unicorno, piume della fenice o di ipogrifo, o tendini del cuore di Drago. Non esistono due bacchette uguali.” Poi aggiunse: “Può bastare” e dopo aver preso una scatola e averla aperta, passò alla ragazza una bacchetta dicendo: “Provi questa. Acero e tendini di cuore di drago. Sette pollici. Bella flessibile.”
Harmony l’agitò, ma non successe nulla.
Olivander gliela strappò di mano, le passò un'altra e disse: “Questa faggio e piume di fenice. Nove pollici. Molto flessibile.”
Ma neanche questa funzionò, si andò avanti cosi per altre diciotto bacchette.
Nonostante tutte quelle prove Olivander si era entusiasmato: “Una cliente difficile mmmm.” Poi guardò verso la teca “Mi domando se.” e andato dietro il bancone presa una chiave da un cassetto, aprì la teca prendendo il pezzo inferiore e lo diede ad Harmony, questa non appena la prese in mano sentì un calore improvviso su per le dita, l’alzo sopra la testa e la bacchetta sprigiono della luce dorata con scintille rosse.
Olivander sorrise ed esclamò: “A quanto pare questa bacchetta anche se spezzetta dal più grande mago oscuro mai esistito non ha intenzione di rimanere inoperosa, bene. Dato che è la bacchetta a scegliere il suo proprietario la ricostruirò. Mi dispiace signorina Granger, ma dovrà ripassare fra una settimana per la sua bacchetta.”
Harmoni non ne fu per niente seccata anzi l’idea che avrebbe avuto la bacchetta di suo padre le piaceva. “Va bene signor Olivander. Ma posso chiederle perché ha lei la bacchetta spezzata di mio padre?”
“E’ stato lui a darmela, prima di sparire, signorina. Capita che una bacchetta si rompa, e di solito se ne compra una nuova, ma lui non la voluta…”
“Ah, grazie tornerò fra una settimana. Buona pomeriggio.” e uscì.
Harmony percorse tutta la strada ripensando a cosa era successo.
Avrò la sua bacchetta, un legame con lui. E’ straordinario!!!” pensava “E’ stata con quella bacchetta che lui ha combattuto Voldemort. Mamma mi ha detto che anche la sua bacchetta a dentro una penna della stessa fenice, mi sembra si chiamasse Fanny e che appartenesse ad Albus Silente. Ma cosa penserà mamma del fatto che io avrò proprio quella bacchetta...
Da quando aveva scoperto chi era suo padre, aveva desiderato conoscerlo. Aveva letto molto su di lui e sulle sue impresse, ma trattavano l’eroe Harry Potter, non l’uomo e ne tanto meno il padre. Ron le aveva raccontato alcune cose di quando erano ragazzi: di quanto fosse bravo come cercatore e a volare con la scopa, ma un disastro nel ballo e timido con le ragazze, di come era un amico fedele, o di com’era un leader nato, della sua rabbia di fronte alle ingiustizie. Ascoltando quelle storie aveva trovato in se molti punti in comune con lui, anche se fondamentalmente rimaneva una Granger. Sua madre invece non le aveva detto quasi niente, limitandosi a spiegare con due parole la loro strana relazione d’amicizia, per lei era difficile parlarne sia per l’odio che per amore che ancora provava.
“Ma chi è in realtà mio padre?” si domandò “Chi è in realtà Harry Potter?”
Harmony poco dopo arrivò alla gelateria, ma con sua grande sorpresa invece di trovare sua madre e le altre, ci trovò Acrux che le sorrideva appoggiato a un muro.
“E’ tu che ci fai qui a quest’ora?” gli domandò la strega avvicinandosi.
“Che domande? Aspettavo te.” rispose lui prendendola per i fianchi per poi abbracciarla. I loro visi erano vicinissimi, si guadavano negli occhi, e per un attimo tutto il vociare di Diagon Ally sparì.
Oh mio Dio, sta per baciarmi.” pensò Harmony “Sto per ricevere il mio primo bacio.
Ma al ultimo secondo Acrux distolse lo sguardo per poi allontanare gentilmente la ragazza.
“Acrux…” sussurrò lei.
“Harmony, io… io non posso, tu ti meriti di meglio di un bastardo come me.”
“Perché questo non lo fai giudicare a me, biondo?” E preso per la camicia lo tirò a se baciandolo.
Finito il bacio, lei lo guardò rossa in viso e con una luce maliziosa e birichina negli occhi. Lui sorrise e disse: “Aveva ragione lo zio Ron: voi Granger siete pericolose.”
“Cosa!? Pericolose?! Non sai neanche quanto, Malfoy.” Disse lei ridendo.
Poi lui tornò serio: “Hamony, c’è una cosa di cui dobbiamo parlare.”
“Si, dimmi?”
“Ma intanto andiamo ci aspettano tutti ai tiri vispi Weasley.”
“Ma il negozio degli zii di Tibby è chiuso oggi?”
“Si, perché oggi c’è una festa privata, tanti auguri Granger, tanti auguri di buon compleanno.”
“Ehi ma per il mio compleanno è tra una settimana.”
“Si, ma il 29 agosto molti saranno già a Hogwarts, cosi tua madre ha pensato di farti una sorpresa in anticipo e potrai anche conoscere tutti gli altri.”
“Tutti gli altri?”
“Si, vecchi amici e alleati dei tuoi, ma anche qualche studente di Hogwarts.”
“E’ fantastico!!!” esultò la ragazza “Che stai aspettando? Andiamo.”
Mentre camminavano Acrux pensava guardando Harmony felice: “E’ bellissima, dolce, affascinante e anche matura per la sua età. Credo di essermi innamorato per la prima volta in vita mia.” E ripensò alla conversazione avuta quella mattina nella sua stanza con suo padre.
“Ciao Acrux” disse Draco entrando mentre lui si preparava.
“Ciao papà, cosa c’è?”
“No, niente.” E sedete sul letto “E da un po’ che non parliamo.”
Il ragazzo mugugnò qualcosa e annuì, per poi sorridere.
“E da un po’ di giorni che sei particolarmente allegro, come mai?”
“Niente di particolare. Ma perché me lo domandi?”
“Cosi. E’ strano, ma la tua felicità coincide con l’arriva nella casa dei nonni di una certa fanciulla con i capelli neri.”
Il ragazzo si voltò guardando suo padre che rideva.
“E cosi evidente?”
“Si, abbastanza.” poi l’uomo diventò serio “Acrux, tengo molto all’amicizia di Hermione, in gioventù non mi sono comportato bene con lei, ma per fortuna quei tempi sono finiti. Ora non voglio che Harmony soffra, è una brava ragazza, è il suo essere figlia di due eroi potrebbe portargli parecchi problemi a Hogwarts, non voglio che abbia un pure un cuore spezzato per colpa di mio figlio.”
“Papà ci tengo molto ad Harmony”
“Si, ma so che hai un’altra ragazza a Hogwarts. Dimmi la verità non è che per te Harmony è solo un avventura o che so io una scommessa.”
“Ehi mi conosci sai che non faccio di queste cose” e respirò profondamente “Credo di amarla, papà. Credo di essermene innamorato.”
“Credi?”
“Non lo so” rispose lui “E’ strano, ogni volta che c’è lei mi sento strano, è come volare su un manico di scopa a tutta velocità, poi ho lo stomaco in subbuglio e sento il cuore perdere un battito ogni qual volta che vedo i suoi occhi, che sento il suo profumo. Quando so che la devo incontrare sono stranamente allegro e conto i secondi. Non so se riesco a spiegarmi.”
Il genitore sorrise: “Ti sei spiegato bene, ragazzo, e credo proprio che tu sia del tutto cotto. Conosco bene le sensazioni che provi, le ho provate anch’io per tua madre e devo confessare di provarle ancora oggi, mi innamorò di nuovo di lei ogni giorno”
“Oh guarda il grande Draco Malfoy, il principe dei serpeverde, il mangiamorte rinnegato che diventa sentimentale a parlare della mia mamma.”
“Ehi ragazzo, non sei ancora abbastanza maturo per poter sfottere in questo modo il tuo vecchio.”
“E quando lo sarò vecchio mio?”
“Più o meno la prossima settimana.”
Padre e figlio si misero a ridere poi Draco continuò serio: “Mi raccomando di stare attento, non solo con Harmony, di recente gli attacchi dei nuovi mangiamorte sono diventati più frequenti, anche se il ministero cerca di insabbiare tutto. Guardarti le spalle”
La voce di Harmony riportò Acrux alla realtà.
“A cosa stavi pensando?”
“Niente d’importante. Ecco siamo arrivati.” Disse il giovane mago.
Harmony guardò il negozio e lo trovò già strano per essere un negozio di maghi. Si trovava ad angolo fra due strade, le mura erano dipinte di viola e c’erano ampie vetrine con scherzi e i più strani aggeggi mai visti. Sopra l’insegna “Tiri visti Weasley” c’era un enorme puppazzone in legno con un capello a cilindro sulla testa.
“Rappresenta i miei zii Fred e George.” Disse Acrux notanto che Harmony lo guardava incuriosita. “Quando il negozio è aperto muove gli occhi e si toglie il capello e sotto c’è un coniglio bianco.”
“Forte.” Mormorò Harmony.
“Sai non ricordo d’averlo mai visto chiuso. I miei zii si divertono veramente tanto con il loro lavoro ed è stato tuo padre a dar loro i soldi per aprirlo, mi sembra con il premo del torneo tre maghi.”
La giovane strega sorrise e notò che vicino alla porta c’era una piccola tarda in bronzo: “Questo emporio è dedicato alla memoria di nostro padre e di nostro fratello Charlie. Perchè sapevano ridere e scherzare come pochi.
Acrux stava per entrare nel negozio, aveva già la mano sulla maniglia in ottone quando Hamony lo fermo prendendolo per un braccio per un braccio, gli mormorò: “Aspetta….”
“Cosa c’è?”
La strega era nervosa e rispose: “Ho un po’ di paura.”
“Perché?” le domandò lui mettendogli una mano sulla spalla.
Lei abbassò lo sguardo e sussurrò: “Non conosco quella gente la dentro, ma loro sanno chi sono, forse si aspettano un’altra persona. Forse aspettano Harry Potter o la figlia del prescelto, ma io sono solo Harmony. Acrux, fino a tre mesi fa non sapevo niente di tutto questo, non sapevo d’essere una strega, ne d’essere la figlia di due eroi.” E si scostò da lui dandogli le spalle. “Non voglio deludere nessuno.”
“Tu non potresti maio deluderai nessuno, piccola, ma poi che cosa te ne frega? Si te stessa, è la cosa più importante.” Disse il giovane serpe verde sorridendo. “Le persone che sono venute a festeggiarti e a conoscerti sono fantastiche, loro hanno conosciuto veramente tuo padre e l’hanno amato per com’era, hanno saputo vedere oltre una stupida cicatrice e oltre la sua leggenda. Harmony guardami…”
La ragazza si voltò.
“Sono tutte persone eccezionali dargli la possibilità di conoscerti e di amarti come…. Ehm andiamo”
“Come?”
“Come che?”
“Avanti Malfoy, finisce la frase se hai coraggio” disse lei ridendo e mentre lo metteva alle strette.
“Non so di cosa tu stia parlando?” domandò lui un po’ agitato.
“Ah no” rispose lei mentre gli veniva vicino “Io invece credo di si?”
Il serpeverde si trovò ben presto con le spalle sulla porta del negozio.
“Mi sembra, biondo, che tu sia in una brutta posizione.”
Acrux sorrise “A me non sembra.” veloce le prese il volto fra le mani.
“Che vuoi fare?” domandò lei arrossendo.
“Oh Merlino, ma non ti stanchi mai di parlare, Granger.” E senza aspettare la risposta la bacio, lei lo spinse contro la porta, questa si apri, e i due ragazzi caddero uno sul altro dentro il negozio pieno di gente.
Alzato il viso Harmony vide per prima la madre diventare di tutti i colori, ed esclamò: “Ciao mamma. Conosci Acrux, vero?”
“Buon pomeriggio, signora Granger.” disse il biondo con tutta la sua faccia tosta.
Draco che stava con Blaise Zabini disse sorridendo: “Quello è mio figlio.” E Ginny lo guardò male.
Intanto George disse ad alta voce al fratello: “Non ci sono dubbi è la figlia di Harry.”
Finito il comico incidente la festa ebbe inizio. Il negozio di scherzi di Fred e George agli occhi della giovane strega somigliava al tè del cappellaio matto o alla fabbrica di Willy Walka. Era un posto completamente fuori testa, che rifletteva la personalità dei due Weasley più divertenti.
Il negozio aveva un’ampia sala e due scale che salivano a forma di otto nei soppalchi, il tutto era colorato da colori sgargianti e oggetti magici molto bizzarri. C’erano quadri e pupazzi a mola parlanti, teste imbalsamate che ridevano di chiunque e in angolo una vecchia cabina della polizia degli anni 60, ma invece d’essere blu era rossa. Dietro il bancone sul muro era appesa una enorme foto con tutto l’ES ai tempi della scuola con Harry al centro ed Hermione al suo fianco.
Hermione la guardò, guardò se stessa e poi tutti gli altri. Ron le si avvicinò e le disse: “Allora sembrava ancora un gioco, non è vero?”
“Già.” Mormorò lei. “Mio dio, ma i miei capelli erano assurdi.”
“Tu parli dei tuoi capelli guarda, la mia faccia sembravo un deficiente.”
“Se lo dici tu, finalmente ci sei arrivato; l’epoca lo pensavo” disse Hermione e guardò Harmony tra Tibby e Acrux e altri ragazzi, rideva e scherzava.
“Non preoccuparti…” le disse Ron.
“E’ un mondo nuovo per lei, ho paura che non ne conosca tutti i rischi o che si senta esclusa.”
“Anche per te era tutto nuovo, ma te la sei cavata più che bene, meglio di tanti che ci sono nati in una famiglia magica. Harmony è una ragazza forte come sua madre, non avrà problemi e poi a un certo punto devono affrontare la vita…”
“Ah da quando Ronald Weasley è così saggio?” Domandò Hermione divertita.
“Ehi sono cresciuto, maturato ho una famiglia adesso.”
“Ron quel videogioco babbano che cercavi è arrivato.” Gli gridò Fred dall’altra parte del negozio.
Hermione appoggiò il pugno destro alla bocca per mascherare che stava ridendo.
“Fred!!” gli disse Ron.
“Fratello, lo metto in conto o lo paghi adesso!!” intervenne George con accanto Luc che rideva pure lui.
Ron lasciò Hermione e andò a rimproverare i suoi fratelli.
“Certe cose non cambiano mai.” Le disse Ginny avvicinandosi a Hermione.
“Soprattutto quando si tratta di Ron.” Disse la Granger, poi le due streghe andarono verso il buffet per bere qualcosa e andando a sbattere quasi contro un coso rosa tutto tulle e nastrini con la scritta: “Filtri d’amore.”
“Oh Merlino. Ti ricordi?” disse Ginny.
“Ragazzine roba da ragazzine streghe.” Disse l’altra strega.

Intanto le paure e le insicurezze di Harmony erano sparite. La giovane strega capì che Acrux aveva ragione quelle persone erano venute a festeggiare e conoscere lei, Harmony Granger, non solo la figlia di Harry Potter. In alto tra le strane decorazioni faceva bella mostra di se un enorme striscione azzurro con scritto: “Benvenuta e Buon Compleanno Harmony!!!”
Tutti le sorridevano e non erano sorrisi di circostanza. Era strano, ma tra quella gente per la maggior parte sconosciuta e strana la giovane strega si sentiva a casa, in famiglia; era una bella sensazione.
Hermione le si era avvicina e le disse a voce bassa: “Devi dire qualcosa a mamma?”
“Ehm, direi di no.”
“No, perchè, non girarti, ma il ragazzo con cui sei caduta prima di sta guardando.”
Acrux non riusciva proprio a staccare gli occhi da lei.
Harmony si voltò leggermente lo vide e arrossì.
Intanto Tibby s’avvicino e le due s’allontanarono iniziando a parlottare fra loro.
“Allora che è successo?” le domandò la ragazza.
“Ci siamo baciati due volte.”
“Come? Mio cugino ti ha baciato.”
“Si e no.”
“Forza racconta.”
“Allora la prima volta lo baciato io…”
“Tu?”
“E si, non sì dava una mossa.”
“Sei fantastica”
“Ma poco fa, mi ha baciato lui, in modo molto più passionale”
“Harmony!” la chiamò avvicinandosi Hermione “Scusami, ma ci sono un po’ di persone che ti vogliono conoscere e salutare ti dispiace.”
“Ah no di certo.”
Le tre streghe si avvicinarono a un gruppo di tre strane persone, tutti sorrisero alla ragazza.
“Allora, Hamony, la professoressa McGranitt già la conosci, è la preside di Hogwarts.”
“Professoressa, allora non è vero che insegnava a Oxford?” disse la ragazza scherzando.
“Harmony!!!” esclamò Hermione.
La McGranitt si era messa a ridere “Lasci stare professoressa Granger. La ragazza dimostra d’avere carattere e coraggio, molto bene.”
“Professoressa?” domandò un uomo con dei piccoli baffi, ma dal aria simpatica.
“Si, professore Lupin, da quest’anno insegnerò trasfigurazione.” Rispose Hermione.
Remus guardò la preside e sorrise: “Ottima scelta, Minerva, davvero ottima.” Poi di nuovo a Hermione “Bene allora adesso la smetterai di chiamarmi professor Lupin, ora che siamo colleghi.”
“Non ci riuscirò mai, professore.”
“Non cambi mai.” Disse sorridendo il mago.
“Professore, lei è Harmony mia figlia.”
“Piacere professore.” E gli tesse la mano.
Lupin sorrise, stringendogli la mano e disse: “Io non sarò un tuo professore, puoi chiamarmi Remus.”
“Ok Remus.”
“Mi piace…. Anche se è presto cosa hai intenzione di fare dopo la scuola?”
“Non ho dubbi, Remus, farò l’auror.”
“Molto bene allora ti aspetteremo all’accademia.”
“Sarai degna dei tuoi genitori?” disse un uomo anziano con il viso solcato da cicatrici e che aveva un occhio molto strano, si aspettava che la ragazza abbassasse lo sguardo, invece lei rimase a fissarlo in un certo senso con aria di sfida.
Alastor si mise a ridere: “Non c’è dubbio che hai il coraggio dei Potter, ragazzina.”
Hermione ne fu un po’ contrariata non gli piaceva che qualcuno notasse che sua figlia fosse simile ad Harry ne che lei volesse intraprendere la professione di cacciatore di maghi oscuri.
Le presentazioni continuarono mai noiose, Harmony trovò Fred e George molto divertenti. Poi dal nulla spuntò una piccola testina rossa di appena sei anni, che subito si nascoste dietro le gambe di Fred.
“Papà?” disse la piccola tirandogli i pantaloni.
“Cosa c’è Lizzy?” domandò Fred scherzando.
La bambina guardava le due streghe molto intimidita: “Papà perché non glielo chiedi tu per favore?”
“Ma Lizzy, Hermione è un’amica, non devi avere paura di lei.”
“Papà, per favore…”
“E’ tua figlia, Fred!?”
“E' già, una delle due.” Poi alla bimba “Avanti fatti vedere.” Ma la bambina non ne voleva sapere.
Hermione si abbassò, sorrise alla piccola e gli disse: “Esci fuori cosa vorresti chiedermi?”
“Ehm, signora Granger puoi…”
“Si!”
“…firmare la mia figurine delle cioccorane?”
La strega spalancò gli occhi quando vide in mano alla piccola una figurina che la ritraeva ai tempi del suo quarto anno di scuola.
“Mamma hai delle figurine” esclamò Harmony e poi aggiunse “Sei carina!”
“Ma… Ma….” e presa la figurina di Lizzy l’autografo e dopo avergliela ridata il volto della piccola s’illuminò “Grazie. Lo sa signora Granger….”
“Chiamami Hermione.”
“Ehm si, Hermione che io di secondo nome mi chiamo come te: Hermione.”
La strega guardò Fred.
“Non è colpa mia è stata Emily, e poi il tuo e quello di Harry sono diventati nomi molto diffusi dopo la guerra.”
“Ah”
“Harmony!!” chiamò Lizzy che ormai aveva preso coraggio: “Mi firmi anche tu la figurina quando esce.”
“Ci sono anche le miei figurine?”
“No!!” rispose Lizzy “Ma quando sarai più grande avrai le figurine.”
“Ok, Lizzy, ma non è che hai qualche doppione della mia mamma da darmi?”
“Certo ne ho quindici, e anche di Zia Ginny e di Zia Luna. Se vuoi posso mostrarti la mia collezione”
“Sarebbe bello.”
“Ho anche il tuo papà.”
Fu solo allora che Harmony si ricordò della bacchetta e si domandò se doveva dire a sua madre quello che era successo da Olivander, cioè che lei avrebbe avuto la bacchetta di suo padre, fin da piccola raccontava tutto a sua madre, avevano sempre avuto un rapporto molto onesto, almeno cosi credeva.
No, non gli dirò nulla almeno per ora.” pensò “La bacchetta è una cosa mia, solo mia, ed è anche l’unico legame che ho con...
Dopo incontro con i gemelli madre e figlia si separarono. Harmony tornò a parlottare con Tibby, che era in compagnia di due studentesse. Mentre Hermione andò verso il bancone per trovare qualcosa da bere, meglio ancora se era del caffè.
“Ciao Hermione. Scusa il ritardo e scusami anche con Harmony.”
Erano passati tanti anni, ma quella voce non era cambiata e non poteva che appartenere a Luna Lovegood.
“Ciao Luna.” disse trovandosi di fronte a una donna incinta “Oh mio Dio, Ron non me lo aveva detto?”
“Tipico di Ronald, avere la testa fra le nuove.”
“Di quanti mesi sei?”
“Sette.”
“Non sono gemelli vero?”
“No, per fortuna, ma non lo dire a Ron, credo che voglia fare una squadra di Quidditch.”
“Uomini, non sono altro che dei bambini troppo cresciuti.” Disse sarcastica Hermione.
“E’ vero” disse Tonks mentre si univa a loro “Ma è questo il loro faschino, forse svegliano in noi istinto materno. Ciao Hermione, ciao Luna.”
“Ciao Tonks.” risposero insieme le due streghe.
Erano di nuovo tutte e tre insieme, Hermione guardò le due amiche se non fosse stato per loro non sapeva cosa avrebbe fatto quando.

Un mese dopo la scoperta d’essere incinta a Hermione iniziarono le nausee mattutine, al epoca dormiva in stanza con Luna a Grimmauld Place, doveva alzarsi e stare molto attenta a non farsi scoprire, ma Luna poteva essere strana, ma non stupida.
Uscita dal bagno Hermione trovò l’amica bionda appoggiata a una parete con le braccia conserte.
“Luna” disse sorpresa.
“Tutto bene? Stai bene?” domandò lei alzando lo sguardo.
“Nessun problema.” Rispose spaventata “Non sto molto bene.”
“Sai, Hermione, mia cugina di recente ha avuto un bambino?”
“Ah, sono contenta per lei, anche se non la conosco” rispose sudando freddo.
“Aveva le nausee tutte le mattina…”
“Scusami adesso vado a vestirmi.” e le passò accanto.
“Di quanti mesi sei?” sussurrò la bionda.
Le due ragazze si guardarono. Hermione si sentì cedere sulle gambe, Luna sapeva. Respirò profondamente e rispose: “Sono appena entrata nel quarto mese.”
“Di chi è? Di Ron o di Harry?” disse in modo freddo la corvonero.
Hermione abbassò lo sguardo e rispose: “Di Harry.”
Luna si lasciò andare a un sospirò di sollievo, la storia tra lei e Ron era appena iniziata e nonostante la guerra cercavo d’essere felici.
“Lui lo sa?”
Hermione scosse la testa e aggiunse: “Non lo immagina neanche.”
“Che intenzioni hai?”
“Non lo so, ho pensato a tutto, ma in realtà non so che fare.”
“Hermione non potrai tenerlo nascosto ancora per molto, inizia a diventare evidente. Lui dovrebbe saperlo, ne ha il diritto.”
“No!!!” alzò la voce Hermione, ma si pentì subito “L’unica cosa di cui sono sicura è che non voglio dirglielo, lui…” e si tocco la pancia “Lui è solo mio…”
Per un attimo calò il silenzio tra loro.
“Sei stata da un medico?”
“No.”
“Dovresti.”
“Si, ma dove?”
“Al San Mungo c’è un consultorio….”
“Luna, mio mal grado io sono diventata famosa, se mi vedono entrare nel consultorio.”
“Si può trovare un sistema, la polisucco per esempio.”
“Può nuocergli.”
“Ma potresti accompagnare qualcuno per esempio un’amica, mi metto un cuscino e divento io incinta.”
“Si, così a Ron prende un accidenti.”
In seguito le due ragazze chiesero aiuto pure a Tonks e a David Giles.
Il padre di Giles era originario di Howl, e lì ci aveva una casa la diede a Hermione.
E’ cosi Hermione Granger una notte uscì da Grimmauld Place, dal mondo magico, ma soprattutto dalla vita di Harry Potter, l’uomo che amava.
Arrivò il momento della torta, o meglio delle torte, erano due: una al cioccolato di buon compleanno, l’altro alla melassa di benvenuto.
Harmony spense in un soffio tutte le candeline e tutti applaudirono, a parte i gemelli che si misero a esultare, poi Molly taglio le torte, dando le prime due fette alla festeggiata, che assaggio per prima quella alla melassa, la sua preferita; era una normale torta alla melassa, ma sapeva di casa. La streghetta si guardò intorno, la maggior parte di quelle persone le aveva appena conosciute, alcune da tre mesi altre qualche ora prima, ma si sentiva a casa.
Dopo aver mangiato la torta Harmony stava per aprire i regali quando fecero il loro ingresso due ragazzi e una ragazza. Lei aveva la carnagione scusa olivastra e una giacca di pelle nera. Quello dietro di lei aveva la barba di qualche giorno, indossava uno spolverino alla Matrix anch’esso di pelle nera e aveva la mano destra fasciata e si guardava intorno alla ricerca di qualcuno, il terzo era pallido e con i capelli neri tutti tirati al indietro e indossava un impermeabile montgomery di taglio piuttosto classico poco adatto alla sua età. Quei tre guardarono nella direzione di Harmony per qualche minuto. E la giovane strega si sentì un po’ a disaggio a sentire quegli sguardi su di lei, soprattutto della ragazza che sembra guardarla in modo indecifrabile, mentre il ragazzo gli sorrise per un attimo e diede un colpetto alla sua amica come per dire di smetterla, lei gli diede retta, mal volentieri e intercettò lo sguardo di Hermione, le due si fissarono per un po’ per poi sorridersi, senza però rivolgersi ne un cenno di saluto o una parola.
Il gruppo si divise la ragazza e il ragazzo vestiti di pelle andarono a parlare con Remus, Tonks e Malocchio, mentre il terzo andò da Fred e poi insieme alla porta del negozio dalla quale dopo alcuni secondi ne entrò un altro ragazzo più grande degli altri con i capelli castani, e un soprabito blu di taglio militare.
La ragazza e Tonks intanto ridevano insieme, e il ragazzo finalmente trovò chi stava cercando cioè Tibby Weasley, si guardarono sorridendo e lui con il labiale le disse: “Ti amo.” Lei rispose “Anch’io” avrebbe tanto voluto poter correre da lui e baciarlo anche davanti a tutti, ma Ron era tollerante fino a un certo punto.
Tibby si avvicinò ad Harmony e le sussurrò: “Hai visto è venuto, il mio James!!!”
“E’ veramente carino e affascinante. Ma chi sono i suoi amici?”
“Ecco quelli sono Maurauders. La ragazza si chiama Rigel Black è molto simpatica ed è la figlia di Sirius Black…”
“Il padrino di mio padre?”
“Si, l’altro è Albus Piton, non mi è molto simpatico, a mio padre non piace e ancora meno a zio Draco, una volta sono quasi venuti alle bacchette. Ultimo entrato è Kostaki, lui è un vampiro.”
“Come Laura!!”
Il parlottare delle due streghe venne fermato dall’arrivo di Hermione: “Allora li vogliamo aprire questi regali?”
“Si, mamma. Vieni anche tu Tibby.”
Tutti i regali erano messi sul tavolo, Harmony non riusciva a credere ai suoi occhi erano tantissimi.
“Avanti, piccola che aspetti ad aprirli?” l’esortò Hermione.
“Non so da qual è iniziare, mamma?”
“Inizia da quello.” Disse Tibby indicando un pacco molto grande e dalla forma particolare “E da parte mia e della mia famiglia.”
Harmony lo guardò: “Non è possibile. Oh mio Dio.” E lo scartò subito “Ma questa è un manico di scopo, Oh Merlino, mi avete regalato una scopa.” E abbracciò Tibby.
“Non potevamo lasciarti senza?”
Ron e Luna si erano avvicinati sorridenti.
“Sono contenta che ti piaccia, Harmony.” disse Luna.
“Certo grazie tantissimo.”
“E’ una Spitfire, l’evoluzione della Firebolt, raggiunge la velocità di 260 km/h.” le spiego Ron.
Harmony accarezzò il manico in Tek, non vedeva l’ora di provarla e cercò con lo sguardo di Acrux.
E si arrivò al ultimo regalo quello di sua madre. Non appena Harmony aprì la scatola ne balzo fuori qualcosa di nero, che spavento molto sia la ragazza che quasi tutti i presenti.
Questa si rivelo essere una gattina nera dal pelo corto con al colo un ciondolo d’oro a forma di Ankh. Il felino, al centro della stanza, si guardò intorno osservando tutti, per poi guardare attentamente Harmony, miagolare e avvicinarsi lentamente. La ragazza la prese in braccio e si rivolse alla madre: “Mi piace un sacco, ma come si chiama?”
“Bastet, si chiama Bastet.”
Ron si avvicinò a Hermione: “Quella gatta mi ricorda qualcuno?”
“Ah si” rispose la strega sorridendo.
“Anche lei è in parte kneazle, come Grattastinchi?”
Hermione annuì e poi aggiunse: “Cos’è una strega senza un gatto?”
“E che fine ha fatto il tuo gatto, strega? Non sarà morto quel dannato sacco di pelli?”
“No, lo sai che i kneazle hanno vite molto lunghe.”

In un altro posto, molto lontano da Diagon Alley, un uomo rientrò in casa sua, ad aspettarlo alla entrata c’era un elfo domestico, che preso il mantello bagnato di pioggia, lo salutò: “Com’è andata Harry Potter signore?”
“Come al solito, Dobby, come al solito. Deed ha preparato la cena? Ho una fame che mangerei un drago.”
“Si, Harry Potter signore. Ma c’è un ospite che l’aspetta nel salone.” disse l’elfo preoccupato.



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Capitolo 3
*** Rigel ***


Capitolo terzo: Rigel

“Harry, è da un po’ che non ci si vede.” disse l’uomo seduto su una poltrona del salone.
Grattastinchi era vicino alla poltrona a fare le fusa.
Intanto Harry rimaneva sulla porta con la bacchetta stretta nel pugno.
“David, come mai da queste parti?”
“Ho solo un messaggio da consegnarti.”
Harry accese la luce e disse irritato: “Puoi dire alla Professoressa McGranitt o a Remus che come al solito non m’ interessa diventare un professore ne’ di Hogwarts ne’ dell’accademia auror. Ora te ne puoi andare, conosci la strada?”
“Si” risposte David un po’ sconsolato, alzatosi andando verso la porta. Quando fu accanto al padrone di casa questi gli mormorò: “Grazie per non aver mai detto a nessuno dove mi trovo.”
“Non puoi restare sempre solo.”
“Io sono Harry Potter, sono il prescelto, posso fare tutto.”
“Tranne che affrontare i tuoi sentimenti e i tuoi errori.”
“Se non sbaglio anche tu hai scelto la solitudine…”
“Hermione è tornata, insegnerà a Hogwarts.”
Harry si voltò ed esclamò: “La cosa non mi riguarda.”
“Sei uno stupido. Il destino ti ha dato una seconda occasione, non sprecarla inutilmente.” disse David e uscì dalla porta “Ah un’altra cosa i nuovi mangiamorte l’hanno attaccato casa sua, se non fosse stato per Ron e Draco, ora sarebbe morta per colpa tua. Volevano sapere da lei dove ti nascondevi. La prossima volta potrebbe non essere cosi fortunata.”

“Buon giorno signorina Granger” disse Olivander non appena Harmony in compagnia di Tibby e Acrux entro nel omonimo negozio di bacchette.
“Buon giorno. Vorrei sapere se la mia bacchetta è pronta?” domandò la giovane strega.
“Si, certo.” Rispose il vecchio mago che poi si rivolse agli altri due ragazzi “Mi ricordo di voi: Acrux Malfyo legno Frassino di 16 pollici con un anima di tendine di cuore di drago del estremo nord, e lei signorina Weasley legno di faggio 14 pollici anima di piuma di griffone. Ma non perdiamo ulteriore tempo ecco la sua bacchetta” e Olivander presse una scatola dal bancone, aperta, tirò fuori la bacchetta la offrì ad Harmony. La bacchetta sembrava nuova, la ragazza la prese e di nuovo sentì il potere scorre in lei; sentì l’anima della bacchetta contenta di tornare a fare magie, e perché no a combattere.
“Allora signorina Granger, come le sembra?” domandò il vecchio mago sorridendo curioso.
“Bene… è potente.” Rispose la ragazza sicura.
“Mi fa molto piacere, sa signorina nei tanti gli anni che faccio questo lavoro è la prima volta che riparò una bacchetta per venderla, ma questa è la migliore che ho mai fatto. C’è un’altra cosa che deve sapere, ho dovuto integrale la piuma della fenice con qualcosa di neutro, con qualcosa che ha in se del armonia, cosi ho usato la piuma di un ippogrifo.” E il vecchio mago la guardò con i suoi occhi d’argento “Credo proprio che da lei possiamo aspettarci grandi cose, proprio come i suoi genitori e come l’uomo che ha segnato il destino di suo padre. Si ricordi per fabbricare il ferro più resistente ci vuole il fuoco più caldo.”
“Grazie e me lo ricorderò.” Rispose Harmony un po’ intimidita e pagato Olivander i tre ragazzi uscirono dal negozio.
“Merlino quanto è inquietante quel uomo, sembra un mago oscuro” disse Tibby riprendendo a respirare.
“Me la fai vedere, Harmony?” domandò serio Acrux.
“Si...” Rispose la ragazza, e gli passò bacchetta.
Acrux la presa, la guardò e disse: “E’ incredibile, questa è la bacchetta che ha sconfitto Voldemort.”
“Per me è…” disse sorridendo Harmony “…è la bacchetta di mio padre.”
Il ragazzo dopo avergliela ridata le domandò: “Ti manca?”
“No, come può mancarmi, non lo mai conosciuto. Conosco la sua leggenda, ma so cosi poco di lui…”
E i tre ragazzi s’incamminarono per Diagon Alley. Arrivati al incrocio con Knockturn Alley trovarono ad aspettarli James Lupin.
“Jim!!” esclamò Tibby e gli corse incontro, si abbracciarono e si baciarono.
“E molto che aspetti?” gli domando la ragazza.
“No, sono appena arrivato. Dovevamo finire un lavoro.” Rispose lui sorridendo.
“Nessun problema?” domandò Tibby.
“No, solo un lavoro di routine, niente d’importante.”
“C’era anche lei?” mormorò la ragazza un po’ imbronciata.
James sta per rispondere quando Harmony e Acrux si avvicinarono.
“Malfoy” salutò James.
“Lupin” rispose lui.
Poi i due si sorrisero e si scambiarono una virile stretta di mano.
“Jim, lei è Harmony Granger.” Disse Tibby per presentare l’amica.
“La famosa figlia di Hermione e di Harry.” Disse James sorridendo e mettendo un pochino in imbarazzo la giovane strega.
James Lupin era proprio un bel ragazzo di vent’anni, poco più alto di Acrux, ma dal fisico muscoloso, vestiva alla babbana, con un paio di jeans neri e una maglietta, i suoi capelli erano corti, e aveva la un ombra di barba sul viso.

I quattro ragazzi andarono in un caffè, dove si misero a chiacchierare.
“Tibby mi ha detto che tu, Harmony, sei un asso con la scopa?” domandò James
“Tibby esagera…” rispose la ragazza
“Ma che, hai battuto il qui presente cercatore di serpeverde.” Rispose ridendo Tibby e indicò Acrux che la guardò male e dicendo: “Cugina adesso pubblica la notizia sul profeta dato che ci sei.”
“Parteciperai ai provini per il ruolo di cercatore, Harmony?” domandò James mentre beveveva il caffè
“Si, puoi darmi qualche consiglio, James? Visto che sei stato il cercatore, non che il capitano di Grifondoro.”
“Stai tranquilla e non innervosirti troppo, non credo che tu avrai problemi. I Grifondoro hanno sempre forgiato grandi cercatori…”
“Si, ma io non so se andrò a Grifondoro.”
“Ah scusa dimenticavo che non sei ancora stata smistata. Ma fossi in te mi augurerei d’essere messa in grifondoro. Primo perché è la migliore casa…”
E qui Acrux tossì come per attirare l’attenzione. James lo guardò e sorrise.
“… dicevo è la casa migliore. Poi è unica che ha bisogno di un cercatore. A proposito, Tibby, chi è stato nominato capitano?”
“Faith Baston.”
“Un ottima scelta.” James aggiunse. “Con lei non avrete problemi, è una fra le migliori cacciatrici che abbia visto, ha una ottima media.”
In quel momento sulla strada passarono Rigel Black e Albus Piton. James gli chiamo, ma loro si limitarono a salutare per poi andare via.
“James?!” esclamò Tibby un po’ preoccupata.
“Nessun problema, Rigel è sempre così quando deve avere a che fare con Torchwood 01…”
“Torchwood?”
“E’ una organizzazione babbana, tipo servizi segreti che s’interessa di situazioni fuori dal comune. I membri della 01 non sono male, ma quelli della 03 sono una vera rottura, non sanno niente di magia e pretendono di dirci come dobbiamo lavorare. Credo che un giorno o altro Rigel l’ammazzerà Capitano Harkness, capo della 03, soprattutto se continua a provarci con lei.”
“James ma mi spieghi che lavoro fatte voi marauders?”
“Ebbene, Harmony, ogni combattiamo le creature oscure fuori dalla comunità magica. Praticamente quando si tratta: di vampiri nel Sussex o di licantropi nella metropolitana, o di un goul a Whitechapel come questa mattina, chiamano noi che risolviamo il problema, spesso da soli altre volte come consulenti o associati ad altri tipo: Torchwood o l’associazione Helsing, una volta persino MI6 .”
“E cosa bisogna fare per far parte del gruppo?” domandò interessato Acrux.
“Principalmente bisogna essere molto tosti e sapersela sbrigare in ogni situazione, ma anche avere qualcosa di speciale, per esempio Albus è un alchimista di prim’ordine, Kostaki è un vampiro, e io sono un metamorfomagus e i mie sensi sono più sviluppati del normale.”
“E’ Rigel?” domandò Harmony.
James sorrise e aggiunse: “Rigel!? Senza di lei, i Marauders non esisterebbero. Ne è il leader…”
“Come? Pensavo fossi tu, James, a comandare?” domandò sorpresa Tibby
“No, io sono il suo braccio destro, faccio ufficiosamente da capo quando si deve trattare con gli altri dato che lei non è molto diplomatica.”
“James, vorrei conoscerla. Potresti organizzare un incontro fra noi?” domandò seria Harmony.
“Si, ma è provabile che Black non ne voglia sapere, te lo detto Harmony non è una persona molto sociale. Gli unici con cui parla siamo noi. Ma perché vorresti incontrarla?”
“Ho le mie ragioni James. Ti prego di fare un tentativo.”
“Ci proverò.”

Tibby cambiò argomento, il pomeriggio passò velocemente, verso le sette arrivò il momento di tornare alla tana, attraverso il paiolo magico. Tibby e James s’appartarono per baciarsi come pure Harmony e Acrux. Tra un bacio e l’altro il biondo le domandò: “Perché vuoi conoscere Rigel Black?”
“Voglio solo incontrarla, Acrux.” rispose lei in modo evasivo
“Non sarà che vuoi sapere dello scontro finale tra tuo padre e Voldemort? Perché se è cosi puoi risparmiare il tuo tempo. Rigel non ha mai parlato con nessuno di quella battaglia.”
Harmony lo zittì con un bacio e raggiunta da Tibby entrarono nel camino e tornarono alla tana. Appena tornate le due ragazze si rifugiarono nella loro camera e per parlare tranquille dei loro rispettivi ragazzi. Tibby fu chiamata dalla nonna per una commissione, mentre Harmony rimasta solo prese un libro dal suo baule. Il Volume s’intitolava: “Cronache delle guerre magiche vol V: personaggi della seconda guerra”. L’opera era composta di cinque volumi: il primo volume narrava gli eventi antecedenti alla prima guerra. Il secondo e terzo gli avvenimenti delle due guerre magiche, gli ultimi due le biografie dei personaggi principali dei due conflitti.
Harmony aprì il libro alla fine e scosse il dito sul indice dei personaggi del ordine della fenice, il primo nome era quello di suo padre, poi c’era sua madre e di seguito Ron, ma il nome che lei cercava era tra gli ultimi: Rigel Black. Sfogliò le pagine e trovò il capitolo dedicato a Rigel, ed iniziò a leggere: “Rigel Black, figlia di Sirus Black (vedi), padrino di Harry Potter. Rigel fece la sua comparsa poco prima del iniziò della guerra magica. Secondo fatti non confermati lei sarebbe uscita dal famoso velo del ufficio misteri, nel quale sarebbe caduto suo padre.
Diventata auror della compagnia Griffondoro, ha eliminato molti mangiamorte tra cui Bellatrix Lestrange, e avrebbe assistito, come unica testimone, alla scontro finale fra Harry Potter e Voldemort. Dopo la guerra lasciò gli auror, per dare la caccia ai mangiamorte e ai criminali di guerra fuggitivi. Nonostante sia una delle personalità di primo piano delle forze auror, la sua figura resta avvolta nel mistero.”

James era tornato nella sede dei Marauders, che si trovava a Knockturn Alley, questa era un palazzo oscuro, una via di mezzo tra la stamberga strillante e Grimmauld Place; oltre a fare da loro sede era anche la casa di Rigel e rifugio di Kostaki.
Tibby è fantastica.” Pensava James “Mi basta stare con lei un paio di minuti e mi rilasso del tutto, dimentico ogni cosa.” Poi sentì delle urla venire dallo studio di Rigel, e andò a vedere ci trovò Rigel sudata, che ansimava, terrorizzata.
“Rigel!!” gridò lui.
Lei si era presa la testa fra le mani. James l’abbraccio e le sussurrò: “Stai calma è finita. Dai…”
La ragazza si riprese in fretta, e costrinse James a lasciarla dicendogli: “Adesso sto bene, James, grazie.”
“Un’altro incubo?”
“Si, sempre lo stesso. Lo scontro con Bellatrix. Io la uccido ma poi sento qualcosa delle urla, c’è qualcuno e un incantesimo che mi colpisce e… ma non ricordo!! James non ricordo.”
“Non dovresti sforzarti, è inutile sei stata vittima di un incantesimo della memoria.”
“James, io devo ricordare! E’ importante, è un solo particolare, ma è importante. Ogni notte mentre dormo mi sembra d’andarci più vicino, sento di avvicinarmi alla verità, ma poi mi sfugge.”
“Rigel?” sussurrò lui.
Lei sorrise e rispose: “Non ti preoccupare, sto bene.” E gli mise una mano sulla spalla “Dimmi com’è sta Tibby? Com’è stato il vostro appuntamento?”
“Una meraviglia. Ah ho conosciuto Harmony Granger…”
“Harmony Granger?! Che tipo è?”
“E’ una brava ragazza, molto sicura di se e matura per la sua età. Rigel in che rapporti eri con sua madre?”
“Non buoni, anzi proprio tesi, non ci andavamo proprio a genio. Mi ha insegnato un paio d’incantesimi. Era forte, molto potente. Forse solo Harry le era superiore.”
“Harmony vorrebbe incontrarti?”
Rigel s’alzò e andò verso la scrivania, dando le spalle a James.
“Allora che fai, Black?”
“Che domande. La incontrerò è la figlia del uomo che ho giurato di proteggere e che mi ha salvato la vita.”

Alla Tana, Harmony si era addormentata vestita mentre leggeva, ma si svegliò sentendo picchiettare alla sua finestra, era una bellissima civetta delle nevi. Stava per farla entrare quando entrò Tibby che visto il gufo gridò: “Nonna, zia venite subito qui. Salite presto.”
“Tibby, ma che succede?” domandò Harmony agitata. Mentre la civetta non faceva altro che gracchiare andare su e giù per il davanzale, sbattendo nervosamente le ali come a dire di farla entrare.
Molly e Ginevra si precipitarono nella stanza e gridarono: “Tibby, Harmony che succede?”
“Guardate quel gufo…” disse Tibby indicando la civetta delle nevi “Non può essere lei, non è vero?”
“Oh Merlino.” Esclamò Molly.
Mentre Ginevra sbiancava in volto: “Credo che sia proprio lei.”
“Si può sapere che succede?” domandò Harmony
“Apri la finestra e farla entrare. Mamma abbiamo dei biscotti per gufi vero?”
“Io non ci capisco niente.” disse la ragazza mentre apriva la finestra, la civetta entrò, e volò sulla scrivania dove appoggiò la lettera che portava, guardarsi intorno, come a cercare qualcuno. Harmony le si avvicinò, e le accarezzò la testa. La civetta la scrutò e si mise di nuovo a gracchiare e sbattere le ali.
Ginevra e Tibby si avvicinarono.
“Non c’è dubbio. E’ Edvige…” disse Ginevra
“Ne sei sicura, zia?”
“Edvige?! La civetta delle nevi di...” esclamò Harmony
“E’ proprio lei, nessuno escluso Harry aveva una civetta delle nevi. E’ Edvige!! Harmony prendi la lettera e guarda chi la manda.”
Alla ragazza tremavano quasi le mani quando la prese. “Potrebbe essere una lettera di…” pensava, ma non osava sperarlo. L’aprì scoprendo che la missiva era di Rigel che fissava un appuntamento tra loro per dopodomani in uno Starbucks vicino alla King Cross Station. (E’ un locale che esiste veramente ci facevo colazione quando sono stato in vacanza a Londra by Dalastor)

Il giorno del incontro Harmony arrivò con due ore d’anticipo, per avere tutto il tempo di fare un salto alla British Library dove c’era una interessante mostra dedicata a Hans Christian Andersen, con prime edizioni, immagini e tante altre cose. In più c’era anche una retrospettiva sulla illustratrice spagnola Victoria Frances, che la ragazza amava molto. Quando entrò nel caffè noto Rigel seduta intenta la leggere un libro, le si avvicinò e disse: “Ciao Rigel!”
La ragazza alzò lo sguardo dalla lettura e disse: “Ciao Harmony.”
“Posso sedermi?”
“Certo” rispose Rigel chiudendo il libro per poi metterlo sul tavolo.
Harmony ne lesse il titolo: “Il principe di Macchiaveli, lettura interessante.”
“Si, sulla natura umana. Lo sai che assomigli a tuo padre? Hai i suoi occhi e i suoi capelli, ma tu li pettini.” Disse Rigel sorridendo
“Grazie.” E sorrise anche lei “Vado a ordinare. Tu vuoi qualcosa?”
“Si, un chocolate belgium e un altro cappuccino medio, grazie.” (chocolate belgium è un dolce alla cioccolata tipico degli Starbucks by Dalastor)
Harmony tornò con due cappuccini medi, lo chocolate belgium e un paio cookie al cioccolato e si sedette di fronte a Rigel, questa dopo aver bevuto un sorso di cappuccino, domandò: “Allora perché mi hai voluto incontrare?”
“Voglio sapere di lui, di mio padre, del suo scontro con Voldemort.”
“Prima il profeta e poi i libri hanno riportato che io ho assistito a tutto lo scontro in realtà non ho visto niente, combattevo contro Bellatrix un piano più sotto, ma giornalisti e storici vogliono solo scrivere la loro storia, non quella vera. Posso dirti che non ho mai sentito due auree magiche tanto potenti combattere l’una contro l’altra come quel giorno.”
Le due ragazze parlarono allo Starbucks per alcune ore. Poi Rigel guardò l’ora e si ricordò che aveva un appuntamento con Bernard Quatermass III nuovo capo di Torchwood 01.
Si alzarono e fu allora che Harmony notò una cosa sullo zaino di Rigel, c’era una piccola maschera d’argento con un catena passata attraversò i buchi per gli occhi, mentre Rigel aveva preso dalla spalliera della poltrona uno strano mantello nero.
“Rigel?” domandò Harmony “Ma cosa significa quella maschera?” la ragazza sapeva che le maschere d’argento erano tipiche dei mangiamorte.
“Ah questa!!” rispose la Black mettendo lo zaino sul tavolo e mostrandole la maschera.
“Non è la maschera di un….”
“Si, è la maschera di un mangiamorte. E’ quella di Bellatrix Lestrange, è la mia ‘pelle della tigre’…”
“La pelle della tigre?”
“Un trofeo. Molti di noi auror abbiamo dei ricordi sottratti ai nemici che abbiamo combattuto. Io ho questa e questo.” e le mostrò il mantello “Era Bellatrix, ma non sono l’unica: Malfyo ha la maschera, il mantello e il bastone di suo padre, un altro mio amico ha la maschera e l’ascia di Walden MacNair, Ron ha le maschere di Vincent Tiger e Gregory Goyle, mentre tua madre Hermione dovrebbe avere ancora il mantello Millicent Bulstrode.”
“E’ mio padre? Cosa ha lui?”
A quella domanda il tono di voce di Rigel cambiò diventando freddo e rispose: “Harry? Lui non ha niente.”
Le aveva mentito, lei sapeva quali erano i trofei di Harry Potter.
Le due ragazze uscirono e andarono alla metropolitana, per poi separarsi Rigel doveva prendere la Piccadilly per arrivare alla sede del Torchwood 01 che si trovava sotto il London Eye , mentre Harmony avrebbe presso la Cicle per  raggiungere il Paiolo Magico per poi tornare alla Tana con la metropolvere.

Mentre Rigel si dirigeva al binario riconobbe tra gente che andava dalla parte opposta una persona che non vedeva dai tempi della guerra, un nemico, un licantropo di nome Mark Talb.
Mark Talb era stato un mangiamorte, un criminale di guerra, un vero macellaio, ma non si erano trovate le prove dei suoi delitti, poco importava al tribunale se era coinvolto nel uccisione di Sanguini, e nello stupro di una auror di appena vent’anni al san Mungo. Talb si era fatto solo cinque anni ad Azkaban per poi uscirne e sparire. Erano state queste situazioni a far andare via Rigel dal mondo dei maghi e isolarsi e dare la caccia ai mangiormorte fuggiaschi, dove poteva dar ai maghi oscuri la punizione che meritavano, ben presto si rese conto che sarebbe diventata come gli uomini che braccava, che si stava lasciando andare al lato oscuro come sua madre.
Perché lui è qui?” pensò “Cazzo, Harmony!!!” e tornò indietro.

Rigel è simpatica, anche se qualcosa la turba molto e il suo modo di parlare di James mi fa pensare che ne sia innamorata e forse anche lui… mio Dio se fosse vero, Tibby ne sarebbe distrutta, poverina.” Pensava Harmony mentre aspettava al binario, senza notare che Talb era appena arrivato e la osservava. A un tratto la ragazza sentì dei mugugni e il mangiamorte si trasformò in un licantropo, il mostro era alto circa tre metri e molto grosso ed avanza verso la strega con la bava alla bocca e gli occhi gialli. Harmony gli puntò contro la bacchetta, ma non riusciva a pensare a nessun incantesimo tanta era la sorpresa e la paura. Il lupo stava per aggredirla, lei chiuse gli occhi e quando li riaprì vide emergere dal torace del mostro una lama d’argento sporca di sangue, il licantropo aveva gli occhi spalancati e la bocca sporca del suo sangue, con un suono secco e metallico la lama si ritirò e il mostro cadde morto a terra. Harmony alzò lo sguardo e vide Rigel, e la lama che usciva dal suo avambraccio destro.
“Tutto a posto?” le domandò la strega.
“Si, ma cos’era?”
“Si chiamava Mark Talb nella stirpe del Lycaon, un licantropo mangiamorte dei tempi della guerra.”
“Mio Dio, Rigel lo hai ucciso davanti alle telecamere?!”
“No, aveva lanciato un incantesimo per mandare delle immagini false. Harmony volevano ucciderti o forse rapirti.”
“Perché?”
“Sei la figlia di Harry Potter. Vogliono vendicarsi di lui o forse farlo uscire dal suo nascondiglio o pensano che tua madre sappia dove lui si nasconde.” E Rigel vide che la ragazza che tremava, al iniziò pensò che era la paura, ma subito si rese conto che la temperatura era scesa e gridò: “Maledizione…”
“Che succede?”
“Dissenatori.” e aveva estratto la bacchetta.
“Dissenatori? Ma non erano stati tutti distrutti?”
“Una storia creata dal ministero, i dissenatori esisteranno sempre perché rappresentano il lato oscuro dell’anima umana; si nutrono: di paura, di disperazione, d’odio e di follia. Harmony avrò bisogno del tuo aiuto, come te la cavi con l'incanto patronus?”
“Mamma mi ha addestrato molto sul Patronus, ma non sono riuscita ancora ad evocarne uno corporeo.”
“Ok sempre meglio di niente. Rimani calma, rimani concentrata, ricordati loro si nutrono della tua paura.”
Le due ragazze erano fianco a fianco quando i dissenatori iniziarono a comparire dai muri, dalla pavimento e dal soffitto, questi erano avvolti nei loro classici mantelli neri con cappucci, erano più o meno una decina e avanzavano verso di loro. Rigel li guardava la sua espressione era ferma e decisa, ma sudava freddo. Harmony invece era sbiancata, il cuore le batteva forte, e sentiva la gioia di vivere lasciala, abbandonarla, si sentiva come se cadesse in un abisso senza fine.
Rigel le sussurrò: “Stai calma. Pensa a tua madre. Pensa a tuo padre, non lo vuoi conoscere? Pensa ad Acrux non lo ami? Non vuoi tornare da lui?”
Lei non rispose.
“Harmony, sei una Potter.” le gridò “Tira fuori il tuo coraggio. Combatti!!!” e poi puntò la bacchetta contro gli spiriti neri e pensò “Un ricordo felice, un ricordo fenice. Harry che mi bacia, il suo bacio.” e gridò “Expecto patronum!!” e dalla punta della bacchetta scaturì una luce argentea che prese la forma di una manticora, questa balzò contro i dissenatori ruggendo; mordendoli, graffiandoli e pungendoli con la sua coda di scorpione, mentre sembrava che il patronus avesse la meglio, due spiriti neri si avventavano su Rigel e la sbatterono contro un muro e poi a terra, lasciandola in stato di semi incosciente.
Harmony era ancora in stato catatonico, mentre l’amica era sul punto di subire il bacio del dissenatore.
Rigel aprì gli occhi trovansi nel buio, stava guardando nel cappuccio di uno di loro, le tenebre la stavano attirando a se, ma in quel momento riuscì a ricordare, ricordava un’altra parte di quel giorno c’era una donna che urlava e poi il pianto, il pianto di un neonato.
Poi sentì ancora più freddo, e si sentì sola, sperduta, aveva voglia di lasciarsi, andare aveva già provato quella sensazione. Aveva appena sconfitto Bellatrix quando era stata colpita da due incantesimi: un oblivion, incantesimo della memoria e da radamantis che le aveva fatto esplodere il braccio fino al gomito.
E’ questa la morte?” Pensò “Non è poi cosi male.
“No, questo è peggio della morte.” Aveva una voce dentro la testa, la voce di suo padre. “Con il bacio un dissenatore ti priva della tua anima, fino alla morte del tuo corpo, non puoi permetterlo. Non ti ho mandato da Harry perché tu venga sconfitta.”
“Sirus! Papà! E’ bello risentire la tua voce…”
Poi un’altra voce: “Avanti, non morire, Rigel…. Non puoi morire…. uno, due e tre…” Erano le parole di Harry mentre la soccorreva, mentre le faceva un massaggio cardiaco e poi la respirazione bocca a bocca, aspettando i guaritori.
Poi sentì urlare: “Expecto patronum!!”

Un ricordo felice, ma certo Acrux.” Pensò Harmony e urlò puntando la bacchetta contro i due dissenatori che erano sopra Rigel: “Expecto patronum!!” La luce argenta scaturita dalla bacchetta prese forma corporea di un ippogrifo. Questo colpì i due dissenatori con gli artigli.
Rigel riprese i sensi, si alzò e disse: “Grazie. Ottimo tempismo. Ma adesso insieme.”
“Va bene” disse entusiasta la giovane strega “Dimmi quando?”
“Al tre. Uno… due…. E tre. Expecto patronum!!”
“Expecto patronum!!”
Rigel aveva pensato al suo primo incontro con James Lupin, mentre Harmony aveva pensato suo primo bacio con Acrux.
L’ippogrifo e la manticora fecero strage dei dissenatori, per poi scomparire.
“Harmony!” esclamò Rigel “Sei stata fantastica alla pari con tuo padre.”
Ma la ragazza era pallida in volto, sussurrò: “Rigel… io…” e cadde a terra. Era stata ferita al braccio sinistro.
La strega la prese e si smaterializzò davanti alla porta della tana, per poi prenderla a calci, gridando: “Muovetevi, maledizione, Harmony è stata ferita.”
Fu Ginevra ad aprire la porta e vedendo la ragazza priva di sensi gridò: “Mamma, Tibby, George correte presto!!!”
Tutti si precipitarono compresso Luc, il compagno di George.
“Oh Dio mio, Harmony!!!” gridò Molly non appena la vide.
“Come è successo?” domandò Ginevra a Rigel mentre questa entrava in casa.
“Dissenatori!!!”
“Dissenatori?” dissero in coro Ginevra e Tibby.
“Dia a me” disse Luc a Rigel. E la strega gli passò la ragazza per poi cadere in ginocchio tenendosi lo stomaco.
“Rigel che hai?” gridò Ginevra.
George la prese e la portò in salone.
“Mamma dobbiamo chiamare un guaritore e anche Hermione.” Disse Ginevra.
“Certo, va a chiamare Neville Paciock e poi mandiamo un gufo a Hogwarts per avvertire Hermione”
Ginevra si smaterializzò per chiamare Neville e poco prima il gufo volò verso la scuola.
Neville Paciock era diventato un guaritore durante la guerra, finito il conflitto continuò a lavorare al San Mungo diventando un importante guaritore, un ricercatore e adesso il professore di Erbologia nella sua vecchia scuola. Neville si era sposato con Susan Bones e avevano avuto un bambino di nome Bruce.

Ginevra arrivò a casa Paciock, per scoprire tramite il maggiordomo che Neville e Susan erano andati prima al cinema e poi dai genitori di lui. Frank e Anne Paciock erano tornati normali durante la battaglia del San Mungo.
Arrivata davanti al portone dei Paciock, Ginevra suonò il campanello ad aprigli fu Frank, che la riconobbe subito, ma notò pure la sua agitazione e le domandò: “Oh Ginevra che succede?”
“Dov’è Neville, signor Paciock?”
L’uomo non ebbe tempo di rispondere che il figlio comparve alle sue spalle.
“Che succede papa?.... Oh Ginevra?!”
“Neville devi venire subito a casa dei miei genitori….”
“Sì certo, il piccolo Arthur ha avuto una ricaduta?” poi si voltò verso sua madre “Mamma puoi prendermi la borsa che ho lasciato qui?”
“No, è Harmony è stata ferita da un dissenatore a King Cross.”
“Merlino, ma quando il ministero capirà che non si possono lasciare quegli esseri nel centro di Londra.” Esclamò Frank “Ma chi è Harmony?”
“Non la conosci. E’ la figlia di Hermione e di… Harry.” Rispose Neville mentre prendeva borsa e mantello dalla madre e salutava il piccolo Bruce: “Fai il bravo, mi raccomando.” E poi a Sussan “Non so quando torno, amore, non aspettarmi.” E le diede un bacio a fior di labbra e uscì.
“Neville grazie. Non volevamo chiamare un estraneo, scusa se ti ho rovinato la cena.” disse Ginevra dispiaciuta.
Il guaritore sorrise e disse: “Non fa niente, i miei capiranno. Spiegami tutto.”
“Non ne so molto, era con Rigel Black anche lei sta male.”
“Rigel? Allora dobbiamo andare prima in una erboristeria. Rigel potrebbe avere una crisi per mancanza di triptofano, lei è in parte Bakeneko.”
“Bakeneko?”
“Viene anche detta donna-gatto, è tipica del Giappone, oltre ad avere alcune caratteristiche dei felini, tipo agilità, forza e capacità di vedere al buio; invecchia in modo molto lento.”
“Non lo sapevo…”
“Lo sappiamo in pochi, io lo saputo da Harry quando è arrivata al San Mungo dopo lo scontro finale tra lui e Voldemort, insieme a me lo sanno Remus e suo figlio di James.”

Neville e Ginevra si smaterializzarono, andarono prima in una erboristeria e poi alla tana.
Dopo i saluti di rito Neville visitò per prima Rigel, che si trovava sul divano del salone, era cosciente stanca, ma cosciente.
“Ciao, Paciock. Come va?”
“Bene Black. A quanto vedo tu non stai benissimo.”
“Una delle mie solite crisi, ma dovresti prima dare un’occhiata ad Harmony.”
Neville intanto aveva preparato una siringa con triptofano, e gliela inietto entro vena nel braccio. “Tra un po’ ti sentirai meglio, ora cerca di dormire un po’, ed è un ordine del tuo dottore.”
“Certo dottore.” Rispose la strega sorridendo e chiudendo gli occhi.
“Dov’è Harmony?” domandò Neville.
“Di sopra, vieni faccio strada.” Rispose Ginevra.
“Ok” e la seguì, ma mentre saliva la scala Neville mormorava qualcosa e scuoteva la testa.
“Cosa c’è?” domandò l’amica
“Rigel, Ginevra. Le crisi si fanno sempre più frequenti e il Triptofano fa sempre meno effetto. Se continua cosi morirà entrò l’estate prossima.”
“Oh mio Dio e lei lo sa?”
“Si, ma sembra non importagli, ma adesso pensiamo ad Harmony.” Disse ed entrò con Ginevra nella stanza. Neville non appena vide la ragazza sdraiata nel letto guardò la strega che aveva al suo fianco e le disse: “E’ il ritratto di Hermione e Harry.”
“Non immagini quanto.” aggiunse Ginevra.
Neville la visitò, ma non appena ebbe finito si sentì qualcuno correre su per le scale, entrare nella stanza e domandare: “Come sta?” Era Hermione accompagnata da Ron.
“Sta bene, nessun problema. E’ stata più che altro la paura. Sono contento di rivederti Hermione.”
La strega si sentì meglio e disse: “Anch’io Neville, grazie d’essere venuto subito.” E l’ abbracciò.
“Nessun problema. Tua figlia è una ragazza forte, si riprenderà. Ora vado, ma mandatemi un gufo domani mattina e se ci sono problemi vengo subito. Ci rivediamo a scuola.” e Neville uscì dalla stanza seguito da Ginevra.
Hermione si avvicinò al letto della figlia e le rimise a posto i capelli che aveva sul volto.
“Cosa ho fatto, Ron.” disse “Avevo giurato che lei non avrebbe mai dovuto soffrire per colpa di Harry, non come me. Forse dovremo andarcene, scomparire…”
“Hermione, io non posso dirti cosa fare, ma in questi mesi ho ti ho visto felice come non lo eri più dai tempi della scuola. E ho visto tua figlia trovare il suo posto nel nostro mondo; portarla via sarebbe come ucciderla, ti odierebbe. In più hai visto come la guardiamo tutti, e come se lui fosse tornato e come se ognuno di noi avesse ritrovato una parte di se.”
“Ron grazie… di nuovo molto saggio, non so se m’abituerò.”
“Che vuoi farci ho avuto due ottimi maestri.” rispose lui sorridendo.
“Hermione.” Disse Tibby entrando nella stanza e guardando l’amica addormentata nel letto.
“Si Tibby?”
“Ah Rigel vuole parlarti e fuori nel coltile sta per andare via.”
“Grazie.”
La strega scese ed uscì. Rigel guardava verso il bosco come se si aspettasse che qualcosa di orribile dovesse uscirne da un secondo all’altro.
Hermione le si avvicinò mettendosi al suo fianco.
“E da un po’ che non ci vediamo, Black.”
Rigel sorrise, ma non si voltò. “Harmony come sta?”
“Bene, ora sta dormendo.”
“Ne sono felice. Ehm sono contenta del tuo ritorno.”
“Rigel… volevo ringraziati.”
“Ho solo fatto il mio dovere.” Rispose lei freddamente.
“Tu hai sempre messo il tuo dovere davanti a tutto anche davanti ai tuoi sentimenti e alla tua vita.” Ed Hermione fece per andarsene.
“Hermione…?”
“Si?”
“Se mai dovessi rivedere Harry, digli che mentre combattevo contro i dissenatori, ho rivisto parte del mio ricordo perduto. Ho sentito una donna urlare e il pianto di un neonato.’”
“Una donna che urla e un neonato. Non ci capisco gran che.”
“Neanch’io. Stai attenta, si stanno riorganizzando. Qualcuno sta di nuovo guidando le forze di Voldemort.”
“Lo so.”
Rigel si alzò il bavero del suo mantello ed uscì dal cortille. Hermione la osservò fin quando non la vide sparire nel oscurità del bosco. Lei e ultima dei Black non erano mai state amiche, tutte due  erano state innamorate dello stesso uomo.

Vi chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto qualche piccolo problema di salute, ora vi assicuro che i capitoli saranno postate con maggior frequenza.
Ringrazio chi ha commentato, chi ha inserito GG fra i suoi preferiti, ricordate e seguite. Grazie per tantissimo e a presto

Il vostro umile servitore Dalastor.



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Capitolo 4
*** Harry Potter ***


Capitolo quarto:

Harry Potter

Il giorno della partenza. Harmony e Tibby sul Hogwarts Express stavano cercando uno scompartimento libero, Acrux che era prefetto di serpeverde le aveva lasciate per prendere posto insieme ai suoi colleghi.
Le due ragazze si sistemarono in uno scompartimento con un uomo addormentato tutto avvolto in un mantello con cappuccio nero che nascondeva tutto il viso, tranne l’occhio sinistro.
Harmony e Tibby si sedettero nel sedile, guardando lo strano sembrava che quasi neanche respirasse.
“Secondo te chi è?” domandò Tibby.
“E’ semplice è il professore David A. Giles.” Rispose Harmony.
Tibby la guardò stupita “Ma come hai fatto?”
“Semplice è scritto sulla targhetta del suo bagaglio.” E indicò il baule sopra il professore, e poi aggiunse “Sarà il nostro insegnate di teoria di difesa contro le arti oscure.” E prese il volume sulle guerre magiche, lo aprì alla lettera G e lesse ad alta voce: “David Albus Giles. Ordine di Merlino di prima classe, eroe di entrambe le guerre magiche. Nipote di Albus Silente, membro del ordine della fenice e comandante della compagnia Corvonero…”
“Come? La compagnia Corvonero era quella in cui ha combattuto mia madre.” Intervenne Tibby. “Dev’essere il capitano Giles, mia madre me e parlò tante volte.”
“David Albus Giles.” Mormorò Harmony guardando attentamente quel mago, e continuò a leggere: 
…e stato soprannominato: l’eroe d’Edimburgo. Famoso per aver ucciso due importanti mangiamorte: Walden MacNair e Antonin Dolohov.” e la ragazza si fermò.
“Continua!” l’esortò Tibby.
“Non c’è scritto altro…”
“Strano già finito, per i miei e un eroe paragonabile ai tuoi genitori, e ma il tuo libro sopra le guerre magiche non dice molto.”
“Vorrà dire che lo conosceremo meglio quando si sveglia, Tibby.” Disse Harmony sorridendo e chiudendo il librone.
 
Il viaggio continuò tranquillo, David Giles dormì per tutto il tempo.
Quando ormai si trovano vicini alla scuola, Tibby disse: “Dovremo cambiarci, mettere uniforme.”
“Ah ok, direi d’andare in bagno a turno?”
“Si, non c’è altra soluzione di solito ci cambiamo negli scompartimenti.” Disse la giovane strega dai capelli rossi. “Ma non vorrei che il professore Giles si svegliasse nel momento sbagliato.”
“Si sarebbe un po’ sconveniente.” Aggiunse Harmony.
“Molto sconveniente.” disse David spaventando Tibby. L’occhio si aprì di scatto e il professore s’alzò, si tolse il cappuccio e si stiracchio, non dimostrava più di ventiquattro anni, aveva gli occhi neri e i capelli castani, sul suo collo faceva bella mostra di se una larga e profonda cicatrice che continuava anche sotto i vestiti.
“Ben svegliato” disse Harmony sorridendo.
“Grazie. Ma ora è meglio che esco. Signorine.” salutò con un ceno del capo, e se ne andò.
Le ragazze non lo rividero più per tutto il viaggio.
Arrivate alla stazione, scesero dal treno e sul binario  rincontrarono Acrux, che subito diede un bacio ad Harmony.
“Mi sei mancata, Granger. Questa nomina a prefetto è una vera rottura.”
“Poverino.” disse la ragazzo lo bacio ancora. “Va un po’ meglio?”
“Si, molto. Allora sei preoccupata per lo smistamento?”
“No, per niente.” Ma gli aveva mentito. “Non posso dirgli che non vorrei andare a Serpeverde.” pensò.
Acrux le prese per mano e mentre camminavano le sussurrò: “Ti amo e non m’importa se non verrai nella mia casa.” poi le sorrise.
“Acrux… io…” e anche lei sorrise per poi baciarlo.
“Ragazzi per favore, smettetela.” Esclamò Tibby “Primo siamo in pubblico, secondo mi fate sentire la mancanza di James”
“Se vuoi te lo presto.” Disse scherzando Harmony indicando il ragazzo.
“Granger. Non è male, ma preferisco quelli un po’ più maturi. Che si fanno la barba tutti i giorni.”
E le due ragazze si misero a ridere.
Intanto qualcuno enorme e con un vocione diceva: “Primo anno con me. Primo anno con me.”
Harmony lo vide e sorrise: “Fatemi indovinare quello è Hagrid?”
“Si, è proprio lui. E’ una persona eccezionale.” Disse Acrux. “Mi è stato molto vicino al primo anno quando nessuno voleva avere a che fare con me perché ero un Malfoy. E tramite lui ho scoperto d’amare le creature magiche.”
“Ho sentito che è stato vicino pure a mio padre. Vorrei conoscerlo….”
“E’ meglio più tardi adesso è impegnato con i nuovi arrivati.” Disse Tibby.
I tre ragazzi passarono accanto al mezzo gigante che vedendoli sorrise pensando: “Un nuovo trio, un nuovo branco di spostati. Dove sei Harry? Ora manchi solo tu.” Poi vide con la coda dell’occhio un’ombra scura allontanarsi dalla stazione, il mezzo gigante scosse la testa e pensò: “E’ lui. Il professor Silente sarebbe contento nel sapere che è tornato qui…
“Primo anno con me.” Ricominciò a dire il guardia caccia. “Forza piccoli sta per iniziare a piovere.” E le prime gocce di pioggia iniziarono a cadde e dopo poco si trasformarono in una tempesta.
 
Una moto nera, una Kawasaki Ninja ZX-10R, sfrecciava nonostante la tempesta vicino a Hogwarts. L’uomo che la guidava era vestito di nero con un casco dello stesso colore, dalla visiera si intravedevano solo i due occhi color smeraldo e una cicatrice sulla fronte a forma di fulmine. La piaggia, il freddo e il vento non gli davano alcun fastidio, ma la sua mente vagava nei ricordi, ricordi tutti legati a una sola persona. Il loro primo incontro sul treno, poi la notte di halloween, il troll e la nascita del trio, e gli anni di scuola con lei sempre al suo fianco.
“Quando è cambiato tutto, Harry?” si domandò “Quando lei è diventata la cosa più importante per te? Quando hai passato il limite dell’amicizia? Quando ti sei accorto d’amarla? Al ballo del ceppo con quel suo splendido vestito blu? O quella notte al ufficio misteri, quando credevi d’averla persa? O quando è morto il professor Silente? O dopo che avete fatto l’amore in quel sottoscala? Ma forse, stupido, l’hai sempre amata senza rendertene conto, e l’ami ancora.”
Arrivato nei pressi della stamberga strillante, fermò la moto e sceso si tolse il casco. Il temporale era finito per il momento. Il mago camminava verso la casa diroccata si lasciò andare nuovamente ai ricordi, riportando alla mente il giorno in cui Hermione gli aveva detto d’amarlo.
Si stavano rivestendo e lei lo chiamo: “Harry…”
Questo lo fece sobbalzare, non parlavano ne’ prima ne’ dopo averlo fatto.
“Si” rispose lui guardandola negli occhi.
“Credo d’amarti.”
“Cosa?” domandò.
“Ti amo, Harry.”
Quelle parole gli riempirono il cuore di una felicità immensa e per un attimo un solo attimo di paradiso pensò di rispondere: “Anch’io ti amo, Hermione, ti ho sempre amata.” Per poi stringerla a se, baciarla, baciare la sua Hermione, la donna che amava. Ma…
Il ragazzo sospirò “Hermione io…. Non so che dire.” e poi aggiunse “Perdonami Hermione, ma io non ti amo, tu per me sei solo una cara amica…” e vide la delusione e le lacrime in quegli splendidi occhi nocciola, e si odiò per quello che aveva fatto.
E poi litigarono come non avevano mai fatto prima, e lei se ne andò piangendo. Mentre lui per scaricarsi colpì il muro con un pugno.
Ma qualcuno aveva visto Hermione sconvolta e in lacrime lasciare la stanza, e la inseguì.
“Hermione che succede? Che hai?” le domandò Ron quando la raggiunse e la prese per un braccio.
“Niente Ron, lasciami, lasciami andare.”
“Dimmi cosa c’è? Ti prego, non posso vederti così?”
“Lasciami in pace.” Gridò la ragazza spingendolo via per poi fuggire.
Ron la guardò andare e sentì in se crescere una rabbia mai avuta prima, ed entrò nella stanza trovando Harry con lo sguardo basso, scuro in volto e ancora mezzo svestito. Il rosso ci mise pochi secondi a capire cosa era successo guardando l’amico e poi il letto disfatto.
“Cazzo Harry!!” Gridò “Ma cosa hai fatto ad Hermione?”
“Secondo te, Ron?” disse lui in tono sprezzante e menefreghista e poi aggiunse: “Me la sono scopata. E da tempo che va avanti questa storia, appena abbiamo un attimo libero ci diamo dentro. Due amici che si divertono. Dopo tutto me lo merito sono il prescelto e se poi muoio almeno mi sono tolto questo sfizio….”
A sentire quelle parole Ron non capì più nulla e gridò: “Harry. Ma che cazzo dicci? Ti rendi conto che stai parlando di Hermione?”
Lui sorrise e rispose: “E allora? Dovresti fartela anche tu non è niente male. Ah ho capito sei geloso perché io me la sono fatta per primo. Non ti preoccupare credo che lo farà anche con te, ha un certo avvenire come putt….”
Ma non finì la frase perché Ron lo capì al mascella con un destro facendolo cadere sul bordo del letto e poi a terra, Harry si riprese e si toccò il labbro sanguinante.
Ron era in piedi sopra di lui, nero, i suoi occhi erano colmi di rabbia e gridò: “Come puoi aver fatto questo proprio a Hermione? Come puoi dire queste cose, Harry? Cosa ti è successo, per diventare così?”
“Ho solo preso coscienza di…” sussurrò il giovane mago.
“Di cosa? Di cosa?” gridò l’amico.
Harry si rialzò e colpì l’amico a sua volta prima in faccia e poi allo stomaco. Ron gli restituì i pugni. La lotta continuo per mezz’ora circa, dopo di che i due ragazzi si trovarono stremati seduti sul pavimento con le schiene appoggiate al bordo del letto.
Ron si massaggiava il viso dolorante e diceva: “Lo sai che hai un destro niente male?”
“Anche tu.” Rispose Harry senza guardare l’amico e massaggiandosi lo stomaco.
“Per una volta ti ho capito meglio di Hermione, Harry…”
Il ragazzo non rispose.
“Se hai detto quelle cose a me e a lei c’è una ragione ben precisa, tu non vuoi metterci in pericolo. Pensi che se noi siamo davvero arrabbiati con te non ti seguiremo contro Voldemort. Forse ci sei riuscito con Hermione, perché lei adesso non riesce a pensare in maniera lucida visto….” e si fermò per poi sussurrare: “…che lei è innamorata di te.” A Ron faceva ancora male il sapere che non aveva avuto neanche una possibilità con la donna che amava.
“Ma Harry,” continuò “non ti libererai di me tanto facilmente. Ti seguirò fino alla fine, fino al inferno, fin dentro la Torre..”
E fu così, Ron seguì Harry come il più fedele degli amici, fino al giorno dello scontro finale. Ron rimase fuori nel cortile del castello, in cui si era rifugiato Voldemort, ad affrontare alcuni mangiamorte, mentre Harry e Rigel cercavano stanza per stanza il signore oscuro.
 
Dietro la casa stregata più infestata della Gran Bretagna, si trovava un posto accessibile solo a pochissime persone: il cimitero di Hogwarts; lì riposavano gli uomini e le donne che erano stati importanti per una delle scuole di magia e stregoneria più antiche al mondo. Il cimitero ero visibile solo a chi aveva una persona amata tra i defunti, ed Harry ne aveva tante. In quel luogo riposavano i suoi genitori, Cedric Diggory, Arthur e Charlie Weasley, e naturalmente il più grande preside che Hogwarts aveva mai avuto nella sua millenaria storia: Albus Silente. Harry per prima cosa avrebbe visitato le tombe dei genitori e poi quella del suo mentore, ma mentre passeggiava tra le lapidi, notò un mazzo di fresche rosse bianche deposte su una tomba la cui lapide era di pallido marmo. Si fermò e ne lesse le iscrizioni: “Sabrina Hallow nata il 25 maggio 1924 morta il 19 gennaio 1942. L’unico raggio di luce nella vita del uomo più oscuro.” Harry sapeva chi aveva deposto quelle rose, sapeva chi era Sabrina Hallow e sapeva chi era l’uomo più oscuro.
Continuò arrivando al centro del cimitero dove si trovava il monumento funebre dedicato a Silente, la statua di una grande fenice simile a Fanny con le ali aperte mentre spiccava il volo. Harry, come anche molti membri del ordine tra cui Hermione, lo consideravano una esagerazione, il preside ne avrebbe sicuramente fatto a meno. Appoggiato al piedistallo della statua c’era David Giles, aveva la testa bassa, ma sicuramente non stava pregando.
Harry sorrise, sapeva che lo avrebbe trovato lì, non perdeva occasione di tornare sulla tomba di suo zio ogni volta che si trovava nei paraggi e di lasciare delle rosse bianche per un amore del passato.
 
David Giles, era figlio di Ecate sorella di Albus Silente, ma zio e nipote non erano in buoni rapporti, avevano visioni del mondo molto differenti, anche se si rispettavano. David aveva ormai da anni un forte senso di colpa, perché l’ultima volta che si erano incontrati, l’estate prima della morte del grande mago, avevano litigato in modo molto duro.
“Ciao Giles.” gli sussurro Harry.
“Ciao Potter.” Disse lui e i due si strinsero la mano e David aggiunse: “Bentornato a casa.”
Harry sorrise “Vorrei poterti dire lo stesso, ma so che tu non consideri Hogwarts come casa tua.”
“Lo sai che non ho un posto che posso chiamare casa. Hai informato la preside che accettavi il posto d’insegnate di difesa?”
“Si, certo le ho mandato un gufo. Scusami un attimo.” E Harry si allontanò per mettere dei fiori sulle tombe dei suoi genitori, ma di fronte alle lapidi vide che qualcuno lo aveva preceduto.
“E’ stata Hermione, è venuta cerca un ora fa…” disse Giles che lo aveva seguito rimanendo però distante un paio di passi.
Harry sorrise ripensando alla prima volta che era stato in quel posto, era venuto solo con Hermione e anche quella volta la strega aveva lasciato dei fiori sulle tombe dei Potter.
Allora Harry le aveva detto: “Hermione, hai presente il ricordo di Piton legato ai miei genitori?”
“Si, Harry.”
“Mia madre da giovane mi ricordava te…” sussurrò il giovane mago.
La ragazza si commosse, se solo Harry avesse saputo che effetto facevano quelle sue frase, quei suoi complimenti, sul cuore della sua migliore amica, e se solo Hermione avesse avuto maggior consapevolezza dei suoi sentimenti.
 
“Harry?!”
“Si!?” esclamò sentendosi chiamare da David.
“Che fai sognavi a occhi aperti. Avevi una faccia da interdetto.”
Harry sorrise.
Poi David gli disse: “Andiamo? Ci stanno aspettando.”
Harry guardò verso la scuola, il cielo era nuvoloso il castello era nascosta tra la foschia, se ne vedeva solo la sagoma, ma per lui era bellissimo. “Sarà fantastico rientrare fra le sue mura, ma non più come studente ma come professore. Sto tornando a casa e ci sarà anche lei…L’iniziò di una nuova vita, un’altra possibilità forse.” Pensò.
In quel momento anche Hermione guardava Hogwarts, ma dal lato opposto e da molto più vicino nei presi della casa di Hagrid, facendo una passeggiata e pensava: “Dio, non pensavo proprio di tornare qui, soprattutto come insegnante. Tra qualche ora sarà ufficiale diventerò la nuova professoressa di trasfigurazione. Hogwarts è ancora bellissima, affascinante e maestosa come la prima volta che ho varcato la sua soglia. Quello fu l’iniziò di una nuova vita per me, ma anche questo è un nuovo inizio, una nuova vita per me e Harmony.”
Harmony non faceva altro che guardare da per tutto, ogni cosa per lei era nuova e magica, mentre passava per il grande portone pensò: “Hogwarts! Questa è Hogwarts, la mia nuova casa, il mio nuovo mondo, il posto a cui sono destinata. Un nuovo iniziò, una nuova vita con mamma, con una nuova amica,” e guardò Tibby “con il mio primo vero amore, un ragazzo fantastico” e si strinse al braccio di Acrux e lui le sorrise “e spero di incontrare anche lui… mio padre.
 
Ospedale di San Mungo, studio del guaritore Paciock.
Neville era alla scrivania e metteva i suoi oggetti personali in uno scatolone, era a fine turno, il suo ultimo turno, da domani sarebbe stato il nuovo professore di Erbologia a Hogwarts. La cosa lo rendeva particolarmente felice perché considerava il nuovo lavoro una specie di rivalsa di quando era studente, adesso sarebbe stato rispettato come professore e come eroe di guerra. Sua moglie Susan e il piccolo Bruce sarebbero andati a vivere in una casa a Hogsmeade.
Mentre lui pensava a tutto questo una infermiera entrò di corsa gridando: “Guaritore Paciock deve venire presto?”
“Che succede?” rispose lui “Io ho finito il mio turno….”
“Sibila Cooman ha una delle sue violente crisi.”
“Oh Merlino, vengo subito.” Rispose il guaritore e insieme all’infermiera si precipitarono fuori dallo studio.
La professoressa Cooman era dagli anni della guerra ricoverata al quarto piano del San Mungo le sue visioni si erano fatte più frequenti e riguardavano tutte morte e distruzione, è questo l’aveva fatta impazzire; anche se da molti mesi ormai non né aveva più, così che avrebbe finalmente potuto lasciare l’ospedale.
Neville arrivò nella sua stanza, la trovò nel suo letto in preda a violente convulsioni, e ordinò: “Una pozione calmante presto.”
“Subito.” Rispose l’infermiera.
Quando il guaritore stava per iniettarla, la Cooman si voltò verso di lui con gli occhi rivolti, disse con voce stridula: “Il Sangue… Il Sangue…”
“Si calmi, professoressa, si calmi…” disse Neville cercando di tenerla ferma.
“Il Sangue della fenice d’oro e il sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro signore…. L’oscuro signore…. L’oscuro signore tornerà.”
 
A Hogwarts, Harmony sempre in compagnia di Tibby e di Acrux, ritrovò sua madre sulla porta della sala grande che parlava della teoria degli insieme con la professoressa Vector, che era anche la vicepreside.
“Ciao, mamma.” salutò la ragazza, seguita dagli altri due.
Hermione le presento la vicepreside e poi madre e figlia andarono in una stanza.
“Aspetteremo qui che finisca lo smistamento degli studenti del primo anno.”
La ragazza annuì.
“Allora cosa ne pensi di Hogwarts?”
“E’ un posto fantastico, incredibile…” esclamò entusiasta la figlia.
“Che ti avevo detto?”
Tra le due calò uno strano silenzio, per anni erano state amiche prima d’essere madre e figlia, ma qualcosa si era rotto tra loro.
“Ti va di parlare?” domandò Hermione.
“Mmm di cosa?” disse confusa Harmony.
“Non so di noi, di te…”
“Cosa vuoi sapere?”
“Come va?”
“Sto bene.”
E di nuovo fu silenzio.
“Un tempo non era difficile per noi due parlare” sussurrò Hermione.
“Le cose cambiano… anche se mi dispiace mamma.”
Hermione sorrise “Si le cose cambiano, ma alcune restano sempre uguali.”
Harmony le sorrise.
“Allora vediamo un po’. Mi devi aggiornare su paio di cose, per esempio su un ragazzo di nome Acrux…”
“Mamma?!” esclamò la ragazza diventando tutto rossa.
“Lo ami?”
“Credo di si. Come si capisce?”
“Non lo so, forse non è tanto capirlo o saperlo, ma di sentirlo. Io ho sentito di amarlo…” ma si fermò.
“Chi papa?”
La strega non rispose.
“Mammy, perché non vuoi parlarmi di lui?”
“Mi ha fatto troppo male, Harmony.”
“Io devo sapere di lui, per me è importante.” Disse la ragazza seriamente.
“Perché? Abbiamo vissuto per quattordici anni senza quasi parlarne e adesso…”
“Tu mi avevi detto che era morto.”
“E’ in un certo senso lui è morto. L’Harry che conoscevo e amavo è morto.”
“Lui resta pur sempre mio padre. Non capisci senza di lui mi sento incompleta, sento un vuoto dentro di me. Io devo sapere, sapere chi era… chi è mio padre.” disse Harmony abbassando lo sguardo.
“So cosa provi. Conosco quel vuoto, lo provava anche lui non avendo conosciuto i suoi genitori. Tramite Remus e Sirus aveva conosciuto in parte suo padre, ma di sua madre non sapeva nulla; di Lily aveva solo una cosa: gli occhi, lui aveva gli occhi di sua madre come te, tu Harmony hai i suoi occhi.”
La ragazza lo aveva sentito dire molte volte da chi aveva conosciuto Harry Potter, ma sentirlo da sua madre fu come sentirlo dire per la prima volta. Capì d’aver fatto un altro passo verso suo padre.
“Harmony, so che tu hai letto di lui sui libri e che hai chiesto alle persone che lo conoscevano…”
“Si, ma tutti mi hanno detto che sei sempre stata tu, quella che lo conosceva meglio.”
“Forse è vero, ma nel momento più importante non sono riuscita a capirlo, forse ne ero troppo innamorata…”
“Anche lui lo era.” Disse la ragazza sorridendo.
“Cosa?”
“Anche lui ti amava mamma. Quando ho chiesto ai vostri amici, oltre a dirmi che tu lo capivi meglio di chiunque altro, mi dicevano che ti amava…”
In quel momento, la porta aprirsi e si vide Ron fare capolino: “Hermione, Harmony è il momento.”
Le ragazze Granger uscirono, trovandosi la sala più importante di Hogwarts era in festa, gli studenti delle quattro case festeggiavano i nuovi arrivati, Harmony restò sbalordita nel vedere quella enorme sala, il cielo stellato che le faceva da soffitto, e le candele che galleggiavano a mezz’aria.
“Incredibile, vero?” le sussurrò sua madre, che continuò dicendo “Anch’io non riuscivo a credere ai miei occhi quando ci sono entrata la prima volta. Ora coraggio.”
Tutti si stupirono quando la professoressa Vector, non solo non aveva ancora riposto il capello, ma aveva chiamato un ultimo nome, e che nome: “Granger Harmony Hermione.”
Gli studenti cominciarono a parlottare, la sala era percorsa da sussurri, mentre la ragazza la percorreva e sentiva su di se tanti sguardi curiosi. Ma continuò a camminare sicura di se.
“Granger, ha detto?”
“Che sia parente di quella Hermione Granger?”
La ragazza si sedette sullo sgabello, l’ultima cosa che vide fu il capello coprigli gli occhi e sentì un una voce sussurrale: “Ehm… Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E anche un cervello niente male. C’è voglia di conoscenza. C’è talento e un desiderio di mettersi alla prova. Mi ricordi… ma allora dove ti metto?”
“Non a serpeverde, non a serpeverde.” Diceva lei.
“Non a serpeverde, eh? E si mi ricordi proprio… Non credo staresti bene neanche a Corvonero allora ti manderò dove ho mandato i tuoi … GRIFONDORO.”
Harmony sentì il capello urlare l’ultima parola a tutta la sala. Si tolse il capello, appoggiandolo sullo sgabello, poi gli sorrise e gli sussurro: “Grazie.”
Il capello rispose al sorrise rimanendo stupefatto in un millennio nessuno studente lo aveva mai ringraziato. “Prego. Ricorda grifondoro: La più grande prova di coraggio è sopportare la sconfitta senza perdere il cuore.” (è una frase di Robert Green Ingersoll by dalastor)
“Lo farò.” poi presa la bacchetta, si voltò verso gli altri studente e trasfigurò la sua cravatta nera in una rosso e oro e poi fece comparire sul suo mantello il simbolo del griffone.
La tavola di grifondoro esplose in un lungo applauso, e qualcuno gridò: “Granger è dei nostri, Granger è dei nostri.”
Hermione che era seduta alla destra della McGranitt che sorrise e disse: “Un po’ esibizionista la ragazza, si vede che ha preso da suo nonno paterno.”
“Ma anche da suo padre.” esclamò Ron entusiasta.
“E già…” disse Hermione.
“Malfoy, mi devi due galeoni, avevi scommesso che andava a finire a corvonero.”
“Maledetto capello.” Rispose Draco ridendo.
La McGranitt si alzò e disse: “Benvenuti a tutti al nuovo anno scolastico di Hogwarts. Prima d’iniziare questo banchetto, vorrei dirvi che quest’anno ci saranno non poche novità, ma ci sarà tempo dopo per queste cose. Adesso buon appetito.” E la preside con un gesto fece comparire le vivande sui tavoli.
Tutti iniziarono a mangiare. Hermione, Ron, Draco erano stupefatti per quel cambiò di prospettiva, gli sembrava ieri di trovarsi nei tavoli delle loro case, e in un certo senso ci volevano tornare.
“Professoressa? Mi scusi” domandò Hermione.
“Hermione sarebbe ora che iniziasi a darmi del tu e a chiamarmi Minerva.”
“E che mi sembra ancora cosi strano.”
“Non c’è niente di strano, Hermione te lo sei meritato.”
“Minerva ha ragione, Hermione….” Intervenne Ron.
“Signor Weasley, lei continui a darmi del lei e mi chiamo professoressa McGranitt” disse la preside con tono severo.
Ron la guardò e tremò. Ma la professoressa sorrise e disse: “Scherzo, Ron. Uno scherzo da preside.”
“Merlino. Mi sono sentito come se fossi tornato uno studente.”
“Minerva, mi chiedevo se hai trovato un insegnate di difesa pratica?” domandò Hermione.
“Certo, il migliore al mondo, ma è una sorpresa, anche se è un po’ in ritardò.”
“Non è unico.” s’intromise Draco “Anche Giles e Neville lo sono.”
“Neville? Draco” gli rispose Hermione “Verrà domani era di turno al San Mungo.”
“David Giles è uno spirito libero.” gli disse la McGranitt “Lo è sempre stato, anche quando eravamo studenti.”
“Lei e David Giles siete stati studenti insieme, ma come è possibile? Dalle sue foto dimostra al massimo venticinque anni.” Domandò uno dei nuovi insegnati.
“David è nato nel 1924.” Gli rispose tranquilla Hermione.
“Ma dovrebbe avere una novantina d’anni. Non avrà creato una pietra filosofale o…”
“E’ diventato immortale durante la seconda guerra mondiale, sembra grazie al Digitabulum Uruk” disse Hermione.
Digitabulum Uruk era uno strumento magico composto da due elementi un guanto simile a un maglio di un’armatura e un pugnale nero. Il guanto poteva far ritornare in vita i morti per un paio di minuti, mentre il pugnale poteva tagliare qualunque cosa. Insieme potevano far resuscitare i morti, ma a costo della vita del mago che ufficiava il rito. David Giles era tornato dalla morte tramite il Digitabulum Uruk diventando così immortale.
 
“Tibby scusa.” disse Harmony mentre cenavano. Notò che nel tavolo dei professori c’era una donna con lunghi capelli neri e uno sguardo di ghiaccio che la stava fissando.
“Si, che c’è?” mentre provava l’arrosto.
“Chi è che sta parlando con la professoressa Vector?”
“Chi? Ah lei è la Parkison, infermia di Hogwarts. Hermione la conosce hanno fatto la scuola insieme. E molto brava, mi ha rimesso in piedi una infinita di volte dopo le partite, e a proposito sua figlia Leslie, che ha la nostra età, è il cercatore di serpeverde, mentre suo fratello Ryo è battitore” E l’amica glielo indicò al tavolo di serpeverde. “Vedi quel ragazzo biondo con cui sta parlando Acrux, lui è Ryo.”
“E’ la ragazza alla sinistra di Acrux è Leslie, giusto?” domandò la strega.
“Si è lei. Fino all’anno scorso era la ragazza di Acrux. Non ti ha mai parlato di lei?”
“No, mai Tibby. Sai cosa è successo fra loro?” domandò senza distogliere lo sguardo dalla serpeverde.
“Non lo so proprio, Harmony. Ma mio cugino a volte è fin troppo chiuso… non penso che te ne dovresti fare un problema. Sono solo amici adesso.”
Leslie Parkison si rese conto che Harmony la fissava, e tra le due iniziò un gioco di sguardi molto freddi. E la figlia di Harry Potter capì d’aver trovato la sua nemica, la sua nemesis, il suo personale Draco Malfoy.
“Come la storia dei miei insegna.” Sussurrò “Tibby, non esiste l’amicizia fra un ragazzo e una ragazza.”
Leslie venne chiamata da Acrux e distolse lo sguardo, mettendosi a ridere con gli altri serpeverde.
 
Il temporale era ricominciato: i fulmini illuminavano il cielo con il loro antico e misterioso potere e i tuoni subito dopo facevano sentire i loro boati; non c’era da stupirsi se gli uomini dei tempi antichi pensavano che fossero la manifestazione degli dei più potenti che governavano universo.
Harry e David aveva raggiunto Hogwarts, dopo essersi fermati a Hogsmeade per bere una tazza di caffè e lasciarsi andare ai ricordi.
Nel giardino della scuola c’era una enorme statua di granito nero che raffigurava la battaglia di Baker Street, questa era stata una delle prime battaglie della guerra magica, un epico scontro al centro di Londra, dove si confrontarono le forze auror con i mangiamorte.
La statua rappresentava Harry al centro della scena con uno sguardo fiero e coraggioso, da sembrare un misto tra un eroe greco e un cavaliere inglese, puntava la bacchetta contro i suoi nemici, ai suoi piedi Ron inginocchio che si teneva la spalla ferita, ma deciso combattere fino al ultimo e a non lasciare neanche mezzo metro ai maghi oscuri, a fianco a Harry c’era Hermione bella come un angelo, ma guerriera come la dea Athena in persona, dietro la strega, Luna che impugnava un arco appariva selvaggia come dea Artemide. E vicino a Luna si trovava Ginny nel atto di scagliare una palla di fuoco, sembrava la dea delle fiamme. Dietro a tutti c’era David Giles, il suo sguardo era oscuro e freddo come quello di un demone.
Harry guardò quel monumento tra inorridito e lo schifato, non c’era stato niente di epico o di romanzato in quella battaglia, c’erano stati tanti morti anche tra i civili babbani innocenti, era stato solo un bagno di sangue. In più Ginevra Weasley non aveva partecipato a quello scontro, avevano sostituito Laura Ossian, perché era una vampira con Ginevra.
 
Arvin Bael sentì bussare alla portone, quando l’aprì vide solo due ombre entrare, e il custode della disciplina e della sicurezza della scuola quasi tremò di fronte a loro. Erano Zuppi di pioggia.
Arwin gli guardò per un attimo con odio e paura. “Signori, vi stano aspettando.”
“Grazie e buona sera.” Disse Harry.
“Buona sera” disse David.
E i due insegnati di difesa salirono le scale per la sala grande.
Intanto finita la cena la McGranitt iniziò il suo breve discorso d’inizio anno, che si concluse con le presentazioni dei nuovi professori.
“Ecco allora i vostri nuovi insegnati, iniziamo con il nuovo professore di pozioni, non che nuovo capo della casa di serpeverde, l’auror Draco Malfoy.”
Lui s’avvicinò alla preside, mentre il tavolo dei serpeverde esultava e lo salutava. Draco sorrise e tornò vicino ad Hagrid.
La preside continuò: “Ronald Weasley che insegnerà volo.” E Ron avvicinò pure lui, era emozionato e tutto rosso.
Dal tavolo dei Grifondoro si velo una canzone: “Perché Weasley è il nostro Re.” e qualcuno gridò: “Ronald Weasley è il miglior portiere che la nazionale ha mai avuto.”
Ron era sempre più emozionato disse: “Grazie.” E tornò accanto ad Hermione.
“Sei stato grande.” Gli sussurrò l’amica.
“E’ bello essere tornati. Adesso però tocca a te.” Le sussurrò il rosso.
“Già speriamo bene.”
“E’ ora il ritorno fra queste mura di una fra le migliori streghe che io abbia mai visto. Signori, la nuova professoressa di trasfigurazione e capo della casa di Grifondoro: Hermione Granger.”
Hermione si avvicinò alla preside, mentre tutti i tavoli gridavano il suo cognome.
Ma la grande porta s’aprì, Harry e David entrarono e tutta la sala si zittì, tutti guardarono i due nuovi arrivati. Dai tavoli delle case si levò un brusio tutti si chiedevano: “Ma quello è Harry Potter?” “E’ veramente Harry Potter?” “Che ci fa qui?”
I professori erano ammutoliti. Draco, Ron e Hadrig dopo la sorpresa iniziale sorridevano. Hermione invece era turbata, lo guardava avanzare verso di lei.
Harry.” Pensò “Harry sei tornato. Per tredici anni, mi sono chiesta cosa avrei fatto rivedendoti. Vorrei tanto odiarti, ma sento che non ci riuscirò mai, perché dentro di me sono ancora la ragazzina di dodici anni che in questa stessa sala ti abbracciò. E lo vorrei fare ancora…
Hermione.” Pensò lui “Sei ancora più bella, sei bellissima. Ho cercato di dimenticarti inutilmente. Hai ancora quegli splendidi occhi castani, gli stessi che ho visto nel nostro primo incontro sul treno e adesso hai pure la stessa espressione che avevi durante la lotta contro il troll. Ti amo, mi strega. Ti ho sempre amato.
“Mio padre, quel uomo è mio padre.” Pensò Harmony, mentre lo vedeva passare tra i tavoli delle cose. Tibby le mise una mano sulla spalla e le sussurrò: “Tutto bene, Harmony?”
“Si, lui è davvero Harry Potter? E’ davvero mio padre?”
“Credo di si, Harmony.”
Un grifondoro disse: “Ma quel mantello nero che porta è davvero quello di Lord Voldemort?”
“Si” rispose un altro “E non solo quello, alcuni raccontano che abbia anche la bacchetta del signore oscuro.”
“La bacchetta di Voldemort?” sussurrò Harmony stingendo sotto il tavolo la propria.
 
Ron fu il primo ad avvicinarsi ad Harry. I due si guardarono negli occhi.
“Harry.”
“Ron.” Rispose il prescelto.
Sorrisero, si diedero la mano.
“Vieni qui, fratello.” Esclamò Ron, abbracciando l’amico con forti pacche. Si erano ritrovati, per la loro amicizia il tempo non era passato. A Harry tornò in mente il rincontro fra Sirus e Remus.
“Mi sei mancato Ron, ti va se dopo facciamo un partita a scacchi?”
“Certo, nessun problema, amico…” rispose Ronald con le lacrime agli occhi.
“Sono migliorato in questi anni, Weasley”
“Vedremo, vedremo, Potter.”
E i due si misero a ridere, Harry guardò Hermione. Tutti pensavano che lei sarebbe stata la prossima a riavvicinarsi, a salutarlo invece restò vicino alla preside ferma a guardarlo.
 
“Harry!!!!” gridò Hadrig rompendo incanto. Il mezzo gigante si avvicinò a Potter, era commosso fino alle lacrime. “Harry, ragazzo. Oh Merlino, pensavo che sarei morto senza poterti rivedere.”
“Hagrid, mio buon amico. Ho sbagliato ad andare via… scusami.” E guardò per un attimo di nuovo Hermione.
“No.” rispose il gigante “Avrai avuto le tue ragione. Adesso sei pure il professore di difesa contro le arti oscure. Il professor Silente sarebbe fiero di te.”
“Non credo…”
“Ehi, Hadrig sarò anch’io professore di difesa.” Gli disse David sorridendo, che aveva raggiunto il tavolo dei professori inosservato.
“David Giles, quanto tempo, non ti vedo dai tempi della guerra. Come va capitano di corvonero?”
“Bene, ragazzone bene.” Poi si rivolse alla preside “Professoressa McGranitt.”
“Professor Giles, Professor Potter benvenuti. Siete un po’ in ritardo.”
“Ci scusi.” Disse Harry. “Abbiamo ricordato i vecchi tempi e fatto visita ai nostri cari.”
La McGranitt sorrise “Non fa niente.”
Draco si era intanto avvicinato ai due ritardatari e disse: “Potter, Capitano David.”
“Malfoy” disse serio Harry e poi gli sorrise e si strinsero la mano.
“Sono contento di rivederti, Draco.” Intervenne David.
Intanto dall’altra parte del tavolo, Arwin Bael era andato a parlare con Pansy.
“A quanto pare il figlio al prodigo è tornato.” disse il mago.
“Si, tutto va secondo i piani” disse Pansy sorridendo soddisfatta.
“Ma il ritorno di David Giles non era previsto.”
“E’ vero, ma lui non sarà un problema. Te ne puoi occupare tu?”
“Con piacere.” Rispose l’uomo con un ghigno.
“Stai attento e cerca di non dare nel occhio.”
“Certo, mia signora, finalmente vendicheremo i nostri compagni.” Disse l’uomo prima d’andarsene.
Pansy guardò verso il tavolo dei serpeverde e incrociò lo sguardo con sua figlia Leslie.
“Questo sarà un anno scolastico interessante.”
 
Potter e Giles si avvicinarono alla McGranitt, ma cosi facendo Harry ed Hermione si trovarono l’una di fronte all’altro a pochissima distanza fra loro.
“Professor Potter.” gli sussurro lei freddamente.
“Professoressa Granger.” rispose lui
La preside presentò Harry e David dicendo che insieme avrebbero gestito l’insegnamento di difesa, ufficialmente perché dalla fine della guerra i pericoli erano aumentati, molti tipi di vampiri e di licantropi chiamati da Voldemort erano rimasti sul suono britannico, come anche fantasmi ostili e dissenatori, così il programma di difesa era diventato molto più lungo e complicato per una sola persona, ufficiosamente invece era per evitare le chiacchiere sulla presunta maledizione di quel ruolo.
Durante la breve presentazione Harry era distratto, sovra pensiero, tornò alla realtà solo quanto sentì gli applausi del tavolo di corvonero, perché David era stato nominato capo della casa.
Intanto Hermione cercava il volto di Harmony tra i grifondoro, voleva capire come la ragazza aveva reagito a vedere Harry, quando la trovò le sembrò tranquilla, forse un po’ sorpresa, ma calma.
Ron le sussurrò: “Tutto a posto?”
“Più o meno si. Tu lo sapevi?”
“No, ma ne sono contento. Harmony come l’ha presa?”
“Sembra bene. E’ una ragazza forte, la sua forza stupisce anche me a volte.”
“A me no.” Sussurrò Ron sorridendo.
 
Finito il banchetto gli studenti rientrarono ognuno nelle loro case. Hermione, come anche Draco e David, andò a incontrare il capo scuola e i due prefetti della sua casa. Il capo scuola di Grifondoro era una ragazza che si chiamava Robin Lefler. Hermione scoprì che era una sua fan, la cosa le fece piacere, ma la mise in imbarazzo. Mentre tornava verso gli appartamenti degli insegnanti incontro Harry.
“Professor Potter.” gli disse con un certo distaccò.
“Professoressa Granger.” rispose lui e le domandò sussurrando: “E' cosi che sarà fra noi da ora in poi, Hermione?”
La strega non rispose e stava per andare via.
“Hermione... io... io non ti ho mai dimenticata, ciò provato, ma non ci sono mai riuscito.”
“Anch'io...” sussurrò la strega.
“Allora...”
“Allora che Harry? Non possiamo tornare ad essere quello che eravamo. Tu mi hai fatto troppo male....”
“Non volevo, l’ho fatto perché pensavo di proteggerti. Sirus, Silente, Arthur sono morti per colpa mia, come pure i tuoi genitori.”
“Maledizione Harry.” gridò Hermione “Quando la smetti di voler per forza fare l'eroe, quando la smetti di sentirti in colpa per tutto, di sentirti responsabile di ciò che è accaduto. Sirus e Silente sono morti per difenderti, l'hanno scelto loro non è colpa tua. E’ stata colpa di Voldemort. Arthur e Charlie sono morti per la loro famiglia, e i miei sono state vittime innocenti della guerra. Smetti di sentirti in colpa e ricomincia a vivere.”
“Come? senza di te?”
“Harry... io... Harry c'è una...” pensava di parlargli di Harmony, ma non era il momento migliore per una tale rivelazione.
“Se ti ho mentito Hermione era perché volevo proteggerti, perché sono uno stupido egoista, perché ho pensato che potevo perdere tutto, ma non la mia Hermione”
“Tutto si può dire di Harry Potter tranne che sia mai stato un egoista...”
 
Harmony non aveva dormito molto quella notte, era sia eccitata e nervosa, era a Hogwarts, ma cosa più importante c’era anche suo padre. Appena alzata aveva passato tantissimo tempo in bagno per prepararsi al meglio, provando decine di acconciature davanti allo specchio per poi decidere di lasciarli liberi come al solito, e si truccò leggermente.
Tibby al dormitorio che le disse: “Ehi stavo per andare a fare colazione senza di te. Si può sapere perché ci hai messo tanto?”
“Ehm scusa. Andiamo?”
“Non hai risposto, Granger.” Disse la strega scendendo le scale. “Non è sicuramente per Acrux. Allora per chi?” domandò lei con tono ironico.
Le ragazze arrivate nella sala comune di Griffondoro, trovarono gli orari delle lezioni. La prima era alle nove e mezza ed era difesa teorica, poi trasfigurazione, dopo pozioni e dopo il pranzo per ultima difesa pratica.
Le due ragazze andarono a fare colazione, erano fra gli ultimi studenti, ma per fortuna non erano in ritardo per le lezioni. In sala grande videro Ron seduto al tavolo dei professori che aveva appena finito e si alzò per avvicinarsi a loro.
“Buongiorno, ragazze come va?” domandò il padre di Tibby.
“Buon giorno, zio Ron.” Rispose Harmony
“Ciao papa, come ti senti?”
“Male, quasi non ricordo da che parte si sale su un manico di scopa.” Disse lui tra la verità e lo scherzo
“Non ti preoccupare andrai benissimo.” Gli fece Tibby.
“Zio Ron, anche mamma sarà nervosa?”
“Chi, Harmony, tua madre? Hermione Jane Granger è una roccia, lei è nata per insegnare qui. Non per niente la chiamavamo “so tutto io”, non faceva altro che studiare. Era una tale noia. Poi c’è stata la storia del troll…”
Hermione era appena e entrata e stava sentendo tutto, si avvicinò alle spalle dell’amico e gridò: “Ron…”
Il mago saltò per la paura: “Oh Merlino, Hermione, ma che combini?”
“Tu cosa combini? Che stai raccontando?”
“Niente d’importante credimi.” Rispose Ron molto agitato.
“Allora non stavi raccontando della notte del troll. Perché se fosse così, dovrei dire alle ragazze che io ero chiusa nel bagno a piangere perché un zotico dai capelli rossi mi aveva chiamata ‘so tutto io’.”
“Non vorrei mettermi in mezzo.” Disse Tibby “Ma noi questa storia la conosciamo.”
“Come?!” esclamò Hermione.
Le ragazze annuirono.
“E’ aneddoto preferito di papa, avrò sentito mille volte da quando sono nata.” disse Tibby con un largo sorriso.
“Si, mamma lo zio Ron, lo ha raccontato anche a me e poi lo letto anche in alcune interviste che lui ha rilasciato.”
“Ronald Bilius Weasley” disse Hermione con una voce terrificante, voce che non Ron non sentiva da quando era studente.
“Oh Merlino.” E guardò le due ragazze “Ne riparleremo dopo.” Poi guardò l’amica che era nera e aggiunse: “Ora è ufficiale sono tornato a scuola…” e abbassò il capo sussurrando: “Harry dove sei? Aiuto amico.”
“Neanche il ritorno di Potter ti salverà da me Weasley, lo sai? Una sola parola: canarini.”
“Scusate, ma mi sono appena ricordato d’avere una lezione.” Disse Ron scappando.
“Ora capisco perché mamma e zia Ginny raccontano che eravate uno spasso.” Disse Tibby ridendo.
“Ron è sempre Ron.” Rispose Hermione sorridendo, poi guardò la figlia e disse seria: “Harmony vorrei parlarti. Scusa Tibby.”
“Ok, Hermione.” Poi al amica “Ci vediamo dopo prima d’entrare. Ricordati la classe di difesa si trova quattro piani sotto la nostra sala comune.”
“Sì a dopo.” Alla madre “Dimmi tutto”
“Allora.” iniziò e sospirò “Riguarda lui…”
“Harry Potter credo… Non ne abbiamo parlato ieri.”
“Ieri non sapevo che lui sarebbe ricomparso… Harmony non è facile per me lo capisci?”
“Gli hai parlato?”
“Sì, ma… non gli ho detto nulla di te, non ci sono riuscita.”
“Mamma!! Oh mio Dio. Potrebbe saperlo da altri…”
“Lo so, ma non è facile da dire. Che gli dicco: Ciao, Harry sai hai una figlia di quattordici anni ed è una tua allieva.”
“Ecco sarebbe un idea….”
“Sì, come no, cosi quello che non è riusciti a fare Voldemort e i suoi, lo faccio: io uccidere Harry Potter.”
“Potrei dirglielo io a fine lezione…”
“Così sarà Harmony, sua figlia a ucciderlo….”
In quel momento entrò Harry in sala grande, che pensava: “Dio, da quanto che non dormivo così bene, sarà stato rivederla o il dormire di nuovo a Hogwarts. Ora non vedo l’ora di fare una bella colazione come ai vecchi tempi. Poi vado a chiedere David se mi presta… Oh guarda c’è Hermione, sta parlando con quella Griffondoro, strano mi ricorda qualcuno, è proprio carina, forse è la figlia di qualche nostra vecchia conoscenza, per esempio di Remus.” E si avvicinò arrivando alle spalle di Hermione, madre e figlia erano talmente prese dai loro discorsi da non accorgersi di nulla fino al ultimo. Quando la strega si voltò se lo trovò davanti.
“Oh Harry. Che cavolo fai?” Esclamò.
Harmony arrossì non sapeva bene che dire.
“Ciao, avete già fatto colazione?” domandò Harry “Vi va se mi unisco a voi?...” e guardò Harmony sorridendo.
La ragazza abbasso lo sguardo e disse: “E’ tardi devo andare a lezione.” E corse via.
“Che strana Griffondoro.” Disse lui.
“Anch’io, devo andare.” Ed Hermione fuggì dalla sala grande, lasciando Harry impalato a non capire bene cosa era successo. Poi sentì una voce alle sue spalle che lo salutava: “Ciao Potter” si voltò e vide che erano Draco e David.
“Ciao Malfoy.”
“Ti va se facciamo colazione insieme?” domandò Draco.
“Certo.” E si sedettero al tavolo dei Griffondoro.
In quel momento comparve dal nulla Dobby.
“Harry Potter Signore.” Disse l’elfo. “Lei e David Giles signore e Draco Malfoy signore. Dovreste sedervi al tavolo dei professori.”
“Non ti preoccupare, non ci sono problemi. Portami la mia solita colazione. E per te, Malfoy?”
“Ciao, Dobby è così lavori per Potter?”
“Si, Draco Malfoy signore. Dispiace?”
“No, anzi ne sono contento. Allora portami: un caffè nero, dei toasts ben cotti, del burro salato e un succo d’arancia.”
Harry lo guardò sorpreso e disse: “Stai bene Draco?”
“Si, perché?”
“La tua colazione è babbana.”
“Oh è stata Ginevra, sai le colazioni babbane sono molto buone.”
“David Giles signore che prende?” domandò l’elfo.
“Per me, Dobby: un caffè macchiato da portare via e un succo d’arancia, c’è ancora una fetta di torta alla cioccolata di ieri sera?”
“Sì, David Giles signore, la vuole?”
“Sì, grazie Dobby, ma devo chiederti di fare in fretta ho lezione tra cinque minuti.”
“Sì, David Giles signore.”
“Dobby, tutto a posto? Deed?” domandò Harry.
“Dobby è contento e anche Deed. A Deed piace Hogwarts, piace la biblioteca e i giardini. Signore potrebbe dire a Deed di non andare in girò…”
Harry sorrise e disse: “Deed lavora alla biblioteca, Dobby. E poi ognuno di voi adesso può andare ovunque. Adesso però ci sarebbero le colazioni.”
“Si, Harry Potter signore.” E elfo sparì.
“Prima mi è sembrato che parlassi con Hermione?” domandò Draco ad Harry.
“Si, era con una strana ragazza, che è scappata appena mi ha visto.”
“Ti da detto niente?”
“Chi? Hermione? Ieri sera abbiamo scambiato qualche parola.”
Arrivarono le colazioni. David beve in un sorso del succo, per poi alzarsi dicendo: “Harry. Draco.” e se ne andò portando con se via il caffè e la torta.
“Ma si porta da mangiare in classe? La preside lo distrugge…” disse Draco.
“Lo sai com’è, David? Solo Hermione beve più caffè di lui.”
 
Harmony arrivata nell’aula di difesa teorica notò con sollievo che il professore non c’era ancora, e andò a sedersi accanto a Tibby, che le aveva tenuto il posto.
“Che è successo? Perché ci hai messo cosi tanto?” le domandò l’amica, non appena Harmony si sedette.
“Oh Niente ho incontrato mio padre…”
“Ah sì e cosa gli hai detto? E lui? Sa chi sei? C’era pure Hermione?” le domandò a raffica l’amica.
“Non so cosa mi è presa, Tibby?” rispose Harmony imbarazzata “Non ho detto una parola. Sono arrossita e sono scappata. Mi sono comportata come una stupida ragazzina anzi no, peggio come una di quelle oche che starnazzano con le loro voce stridule: Professor Potter o Harry Potter o quanto sono belli i suoi occhi verdi… Dio non ero pronta a incontrarlo, quello era mio padre, la prossima volta lo sarò e gli farò vedere chi è veramente sua figlia, chi è Harmony Hermione Granger.”
“E’ una ottima idea. Hermione non gli ha ancora detto niente, giusto?”
“Giusto, forse dovrei farlo io, ma mamma non vuole.”
 
David entrò in classe aveva finito la fetta di torta e stava bevendo il caffè, si avvicinò alla cattedra e ci appoggio sopra il bicchiere.
“Buongiorno ragazzi e ragazze. Finalmente qui a Hogwarts sì può prendere un buon caffè.” E si appoggiò sulla cattedra. “Mi chiamo David Albus Giles e sono il vostro professore di teoria di difesa. In questo corso imparerete a distinguere i vari mostri, chi sono, cosa fanno, i loro poteri e le loro caratteristiche.” E andò verso la lavanda e preso una bacchetta di gesso scrisse e leggendo: “Classificazione.” Per poi sottolineare la parola.
“Noi ci occuperemo dei mostri umani, metaumani e senzienti. Qualcuno sa farmi un esempio di uno mostro umano?” e tornò ad appoggiarsi alla cattedra.
Harmony alzò la mano.
“Sì, signorina Granger?”
“Un vampiro, professore.”
“Perfetto dieci punti a griffondoro. E sai dirmi un mostro metaumano?”
“Un gigante.”
“Si, giusto, e che differenza c’è tra un mostro umano e un mostro metaumano, signorina Granger?”
“Le dimensioni, un mostro umano ha dimensioni umane, un mostro metaumano ha dimensioni inferiori o superiori.”
“E’ così complimenti signorina Granger. Ora qualcuno sa dirmi la definizione di mostro senziente?”
Una serpeverde alzò la mano.
“Prego lei, signorina?”
“Parkison. Un mostro senziente ha intelligenza umana, riesce a ragionare e persino a parlare.”
“Ok, sa farmi un esempio?” domandò David.
“Un centauro o un fauno.”
“Si, dieci punti a serpeverde. Noi ci occuperemo appunto di mostri umani, metaumani senzienti. In poche parole: vampiri, licantropi, zombi, fantasmi e spiriti neri, essere acquatici, gorgoni ecc. Per ognuno ne studieremo le similitudini e le differenze. Invece draghi, fenici, ippogrifi, chimere, le studierete col professor Hagrid, in cura delle creature magiche. Ma ora facciamo un passo indietro, qualcuno sa la definizione di mostro?”
“La definizione di mostro di Flash Kirby” rispose Leslie “Dice: un mostro è un essere vivente a cui sono attribuite una o più caratteristiche straordinarie, per le quali si discosta enormemente rispetto ad altri considerati nella norma, “ordinari””.
“La definizione di Flash Kirby.” disse sorridendo il professore “Il problema ragazzi, che non esiste una definizione di mostro perché molti sfuggono a qualunque definizione. Anche la classificazione di cui abbiamo parlato poco fa lascia molto a desiderare.”
“E’ lei professore come si classifica?” Domandò Leslie alzando la mano. “Lei è un immortale, e ha ucciso tante persone in guerra, non è anche lei un mostro?”
“Forse si…” rispose David “Forse è vero anch’io sono un mostro che caccia altri mostri. Sono immortale, ma non per mia scelta ne farei volentieri fatto a meno…”
La classe a quelle parole restò un po’ scioccata, i maghi erano più longevi dei babbani, ma nessuno poteva dirsi immortale e chi ci aveva tentato di diventarlo veniva considerato un mago oscuro.
“Allora è anche colpa sua se ci sono le guerre, e vi chiamano eroi quando non siete altro che dei macellai di uomini.”
“Io e il professor Potter vi insegneremo a riconoscere e a combattere i mostri, ma nessun vampiro, demone o spirito oscuro ha mai fatto ciò che sono riusciti a fare certi uomini. Non dimenticatelo mai Lord Voldemort e i suoi mangiamorte erano degli uomini, degli uomini normali che possono essere più pericolosi dei mostri. Ma continuiamo a parlare della classificazione….”
“Professore ma non ha risposto…” disse Leslie.
David continuò spiegando i pregi e i difetti della classificazione dei mostri, facendo intervenire spesso i ragazzi. L’ora suonò, ma nessun studente si mosse.
“Ehi non dovreste andare da qualche parte, non so per esempio alla prossima lezione.” Disse sorridendo David. “Per la prossima volta voglio una relazione sulla classificazione pregi e difetti soprattutto i difetti.”
 
Fuori dall’aula, Harmony guardò Leslie mentre se ne andava.
“Adesso che lezione abbiamo?” domandò Tibby.
“Oh mio Dio, ora abbiamo trasfigurazione.” Rispose Harmony.
Hermione aveva avuto una prima lezione fantastica col primo anno, aveva trasformato la cattedra in una foca e viceversa, questo aveva reso i ragazzini euforici e ansiosi d’imparare, spiego in cosa consisteva la trasfigurazione e poi diede loro un fiammifero da trasformare in un ago.
Finita l’ora i ragazzi s’affrettarono a uscire.
La McGranitt entrò mentre Hermione rimetteva a posto l’aula per la prossima lezione con il quarto anno con le case di Griffondoro e Tassorosso.
“Allora com’è andata la prima lezione, professoressa Granger?” le domandò la preside.
“Al iniziò è stata dura ero più emozionata di loro.”
“Anch’io lo ero alla mia prima lezione, Hermione.”
“Dopo un po’ mi sono calmata e tutto è andato molto bene, i ragazzi era tutti entusiasti. Ho dato loro l’esercizio del fiammifero, ma nessuno ci è riuscito a trasfigurarlo in un ago, tranne Anisha House, una ragazzina d’origine indiana che ha reso il fiammifero d’argento e appuntito.”
La preside sorrise e aggiunse: “Mi ricorda qualcuno.”
Hermione arrossì.
“Nella mia carriera d’insegnante solo tu sei riuscita a cambiare il fiammifero alla prima lezione, al epoca anche il professor Silente ne restò stupito, ricordo che disse: la signorina Granger diventerà una strega di prim’ordine, e aveva ragione come sempre.”
I ragazzi del quattro anno entrarono al improvviso e subito salutarono la preside, mentre lei usciva dalla porta, ma si fermò un attimo a guardare Harmony e Tibby prendere posto ai primi banchi, e poi guardò sorridendo Hermione, che iniziava a parlare: “Buon giorno ragazzi…”
La lezione consisteva nel plasmare dà della argilla delle riproduzioni in miniatura del esercito di terracotta di Xi’an e poi farle vivere e combattere tra loro, la difficoltà maggiore consisteva nel fatto che bisognava non solo creare le statue, ma anche farle muovere e controllarle.
 
L’ultima lezione della mattina era la lezione di pozioni. Draco entro nella classe sbattendo la porta, per andare verso la cattedra, dicendo: “Non ci saranno ridicoli sveltoli di bacchette nella mia aula. Non mi aspetto che comprendiate la bellezza insita in un calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, e che comprendiate il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane, ammaliando la mente, stregando i sensi… Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, e mettere un freno persino alla morte.”
E guardò tutti con un’espressione fredda e gli occhi di ghiaccio, per poi senza farsi vedere fare occhiolino ad Harmony e Tibby.
“Cominciamo dalle basi. Signorina Parkison…” disse Draco guardandola.
“Si, professore.”
“Sta mattina passavo vicino alla porta della classe di difesa e ho sentito cosa ha detto al professor Giles. Io non tollerò certi comportamenti, certe mancanze di rispetto verso un insegnante, e se stranamente il professore di difesa ha lasciato correre, io non sono dello stesso avviso. Dimmi le proprietà del sangue di Drago scoperte dal professor Silente?” Era una domanda a livello M.A.G.O.
La ragazza non rispose.
“Non lo sai. Dimmi dove cercheresti Orialcon?”
Lesile si limito a guardare Draco, il suo viso era inespressivo, ma i suoi occhi tradivano un odio molto grande verso il professore.
Sul viso di Malfoy comparve un ghigno e disse: “Allora un’ultima domanda. Dimmi gli ingredienti per fare l’ambrosia?”
Leslie non fiato.
“Questo le serva di lezione signorina Parkison. Non offenda più nessun insegnante di questa scuola e perché se lo ricordi, cinquanta punti in meno a Serpeverde.”
I serpeverde protestarono, ma Dracò li zittì dicendo: “Un’altra sola lamentela e i punti saranno cento.”
La lezione continuò, Draco illustrò la pozione che dovevano preparare e poi iniziò a girare per i banchi aiutando tutti e facendo complimenti ad Harmony e Tibby per l’ottimo lavoro svolto.
Finita l’ora le due ragazze andarono verso i giardini, prima d’andare a pranzo nella sala grande, parlottarono fra loro.
“Caspita, tuo zio ha esagerato con la Parkison, umiliarla in quel modo.”
“Lo zio Draco ha molto rispetto per il professor Giles, Harmony. Durante la guerra, David Giles lo ha fatto entrare nella sua unità dei Corvonero quando nessun lo voleva perché ex-mangiamorte, in più gli ha salvato la vita.”
 
Il pranzo a Hogwarts era molto più pratico della cena e della colazione, su uno dei tavoli delle case venivano messi diversi tipi di sandwich, pizze, cucina etnica e altri piatti freddi. Gli alunni, come i professori, prendevano quello che voleva e potevano mangiare ovunque, tranne che nei dormitori e nelle sale comuni.
In questo modo l’ora del pranzo era diventato un momento particolare dove si respirava una atmosfera di tranquillità, s’intrattenevano interessanti conversazioni e relazioni, si poteva per esempio giocare a scacchi o navigare su internet con i computer sul tavolo dei Corvonero, o leggere libri.
Hermione ne rimase piacevolmente colpita da quei cambiamenti, si vedevano studenti delle diverse case ridere e scherzare fra loro, e anche qualche professore si lasciava andare. Seduto in un tavolo c’era Hadrig che parlava ridendo con Acrux e con uno studente di tassorosso mezzogigante, il “dibattito” verteva sulle abitudini dei draghi cinesi.
“Professoressa Granger, puoi unirsi a noi?” la chiamò la McGranitt che era in compagnia di quattro studentesse, Hermione si avvicinò e domandò: “Si preside, che c’è?”
“Vorremo avere la sua opinione su una trasfigurazione posta da Mary.” E indicò una ragazza di serpeverde. Questa arrossì, ma spiego la questione in maniera perfetta. Hermione entrò facilmente nella stimolante conversazione, mentre a pochi metri di distanza nello steso tavolo David, Draco e altri cinque studenti parlavano delle differenze fra l’empirismo inglese e il razionalismo francese.
Dopo qualche minuto la strega vide entrare Harry in compagnia di Ron, i due stavano ridendo e scherzando, tanto che a Hermione sembrò d’essere tornata indietro nel tempo.
“Scusatemi un attimo” e si alzò per andare da Harry rimasto solo perché l’amico era andato a prendere qualcosa.
“Harry” gli disse “Vorrei parlarti quando hai un minuto libero, è una cosa molto importante ti va bene alle sette alla quercia in riva al lago?”
“Va bene Hermione…”
In quel momento entrò Neville, che era appena arrivato a scuola, si avvicinò e li salutò: “Ciao Harry, ciao Hermione.”
“Neville!!” e si strinsero la mano, poi Harry continuò: “Sono contento di rivederti ho saputo del tuo matrimonio con Susan e del piccolo Bruce.”
“Grazie, Harry anch’io sono stato felice nel sapere del tuo ritorno, lo letto sulla gazzetta del profeta.”
Harry scosse il capo sbuffando.
“Dobbiamo organizzare una riunione fra noi, ci sono delle inquietanti novità.” Disse serio Neville “La professoressa Cooman ha fatto ieri un’autentica profezia che sembra riguardare… Voldemort.”
Hermione e Harry guadarono sorpresi il guaritore.
“Ne sei sicuro, Neville?” domandò il mago.
Ma lo sguardo serio dell’amico non lasciva dubbi.
“Organizziamola per quest’sera nella stanza delle necessità, l’orario lo comunicheremo attraverso il galeone falso del ES. Sei d’accordo, Hermione?”
“Si, perfettamente d’accordo.”
 
Hermione deve parlarmi di qualcosa d’importante…” Pensava Harry tornado alla stanza delle necessità dal pranzo in sala grande. “…e c’è anche una nuova profezia della Cooman. Bisogna organizzare un incontro, che strano sembrano essere tornati i tempi dell’esercito di Silente.” Si mise la mano in tasca e sentì il galeone falso, ormai lo teneva lì da tempo come porta fortuna.
Che strano tornare a usarlo.” pensò sorridendo mentre girava un angolo, ma andò a sbattere contro un tassorosso, che gli fece cadere i libri e rompere gli occhiali.
“Oh mi scusi signore, io non volevo. Mi scusi, mi scusi.” Diceva il ragazzino.
“Non fa niente, non ti preocupare. Tu tutto a posto?” disse Harry mentre raccoglieva gli occhiali da terra e gli guardava. “Dov’è Hermione quando mi serve un oculus reparo?” pensò sorridendo e tornò ad indosarli, la lente destra era scheggiata.
Sorridendo riprese a camminare verso la stanza delle necessità, avrebbe lasciato la lente rotta, voleva vedere cosa avrebbe fatto Hermione non appena lo vedeva.
Arrivato sulla porta della stanza delle necessità, stava per entrare quando vide una Griffondoro arrivare di corsa, la riconobbe subito era la ragazza con cui parlava Hermione a colazione.
“Calma.” le gridò “Non sei in ritardo, non sono ancora entrato.”
Harmony aveva il fiatone ed era rossa in faccia.
“Grazie…. professore.” Non sapeva che altro dire e non guardava Harry negli occhi.
Il mago pensò che la ragazza era intimidita da lui e le disse: “Prego, anch’io arrivavo spesso in ritardo. Adesso entriamo.”
“Professor Potter aspetti.”
“Si, che c’è signorina…?”
“Ha gli occhiali rotti.” La ragazza prese la bacchetta e gliela punto davanti agli occhi dicendo: “Oculus reparo” e la lente tornò integra.
Harry guardò la ragazza era cosi strano, le ricordava cosi tanto Hermione, aveva lo stesso suo sguardo, il suo tono di voce e la stessa luce negli occhi quando faceva un incantesimo.
“Professore… Signore… mi scusi.” Gli disse Harmony.
“Ehm si…” le rispose lui smettendo di fissarla.
La strega gli sorrise prima di sparire dietro la porta, anche quel sorriso gli ricordò Hermione.
Entrò nella stanza dicendo: “Buon pomeriggio ragazzi sedetevi, grazie.” Raggiunta la cattedra guardò la classe, ritrovando la ragazza con i capelli neri e gli occhi verdi, seduta accanto a una rossa che somigliava molto a Luna. “No, adesso mi preoccupo se tutti gli studenti mi sembrano assomigliare ai miei amici.” Pensò.
S’avvicino alla lavagna e disse ad alta voce: “Mi chiamo Harry James Potter.” E scrisse il suo nome.
“Professore noi sappiamo chi è lei.” Disse un griffondoro.
Harry gli sorrise e continuò: “Sono il vostro nuovo professore di difesa pratica. Direi d’iniziare subito.”
Si sentiva già fuori posto. “Cosa gli è passato per la testa alla McGranitt quando mi ha chiesto di diventare insegnante?” pensò “E cosa mi ha convinto a tornare qui?” poi sentì in se una voce femminile che non sentiva da anni, la voce di Hermione: “Che domande? Sei tornato per me, sei tornato per proteggermi, sei tornato perché sei innamorato di me.”
Hermione riesce sempre a convincermi a fare anche cose che non voglio fare, è sempre stato cosi fin da quando eravamo dei ragazzini. Ed eccomi tornato qui di nuovo, questa volta a insegnare ufficialmente come professore, è veramente strano che il posto sia pure lo stesso del ES.
“Allora.” disse “Dato che non ci conosciamo e che sono tre mesi che non fate incantesimi di difesa direi di cominciare con un po’ di ripasso. Per esempio l’incantesimo di disarmo: Expelliarmus.” Disse Harry portandosi davanti alla cattedra. Era ancora strano impartire delle lezioni. “Sono sicuro che Hermione se la caverebbe meglio di me in questo ruolo.” E di nuovo sentì la voce di Hermione dentro la testa: “Non è vero lo sai.” Si preoccupò “Che stia diventando schizofrenico a sentire sempre la sua voce” “No, scemo” gli disse la voce, poi ricordo quella notte al quinto anno quando i suoi due migliori amici gli proposero l’idea del ES e una frase di Hermione: “Harry, ma non vedi? E’ per questo che abbiamo bisogno di te… dobbiamo sapere c-che cosa vuol dire davvero affrontarlo… affrontare Voldemort.
Intanto aveva spiegato l’incantesimo e domandò: “Adesso avrei bisogno di un volontario per una dimostrazione pratica, qualcuno vuole venire?”
Ma nessuno disse nulla o si mosse, nessuno voleva passare per buono a nulla davanti al nuovo professore.
Harry sorrise e disse: “Avanti, non c’è niente di cui avere paura. Forza un po’ di coraggio e di saggezza.” Voleva con quella frase stuzzicare il coraggio dei Griffondoro e la conoscenza dei Corvonero.
Harmony si alzò dal suo posto e disse: “Vengo io professor Potter.”
“Ok signorina….?”
Ma Harmony non rispose e mentre camminava verso di lui, pensava: “Che strano, l’emozione d’incontralo è scomparsa. Adesso gli voglio far vedere quello che so fare, quello che sa fare sua figlia.
Arrivata davanti a lui, lo guardò negli occhi.
Di nuovo Harry non riuscì a non pensare quanto quello sguardo somigliava a Hermione e anche che quelli occhi verdi erano stranamente famigliari, per un attimo la sua mente sovrappose il viso di sua madre, Lily, a quello della ragazza che aveva davanti. Quelli occhi verdi erano gli occhi di sua madre, ma com’era possibile?
“Bene, signorina cominciamo?”
“Si, professore.”
“Ma ci vuole un po’ più di spazio.” E disse alla stanza “Ho bisogno di una stanza più grande per allenarci.”
La stanza delle necessità obbedì prontamente: la cattedra si mosse al indietro per venire inghiottita dalla parete e poi questo si spostò di qualche metro al indietro.
Harry e Harmony s’allontanarono di qualche passo, poi il professore domandò: “Pronta?” ed estrasse la sua bacchetta.
Harmony pensò estraendo la sua: “Quella è proprio la bacchetta di Voldemort…” l’aveva vista in una delle illustrazioni delle cronache poi rispose: “Si, signore...”
Harry presa posizione grido: “Expelliarmus”
L’incantesimo scaturito dalla bacchetta di Harry colpì quella di Harmony, la ragazza cercò di tenerla stretta, ma una forza incredibile gliela strappò di mano per poi lanciarla lontano. Harmony abbassò lo sguardo era così delusa di se stessa. Voleva fare bella figura invece, sapeva che però l'expelliarmus era l’incantesimo preferito da Harry Potter e che nessuno al mondo lo eseguiva meglio di lui.
Harry disse: “Accio bacchetta.” Richiamando a se la bacchetta di Harmony che gli volò nella mano sinistra.
“Che strano.” Pensò “Questa bacchetta è molto strana mi ricorda, la mia vecchia bacchetta.”
“Signore, vorrei riaverla.”
“Sì, certo.” E gliela lanciò, e Harmony la prese al volo.
“Grazie, signorina….” Poi alla classe “Un incantesimo di disarmo abbinato a uno di richiamo, può essere un buon sistema per mettere in difficoltà un avversario, naturalmente se si tratta di un mago.”
Harmony era ancora in piedi.
Harry la guardò, come se si aspettasse una reazione e le domandò: “Signorina… Cosa c’è?”
“Professor Potter… voglio la rivincita.” Disse Harmony alzando lo sguardo, i suoi occhi brillavano di una luce strana, sembrava che ci fosse un fuoco dentro, un fuoco verde smeraldo. “Voglio combattere contro di lei ad armi pari. Niente stupide dimostrazioni, un vero duello magico.”
La classe mugugnò e poi tutti guardarono il professore.
Tibby pensò: “Oh Merlino è pazza, è pazza come Ungaro Spinato.
Harry sorrise guardò quella strana ragazza negli occhi. Conosceva quello sguardo, lo aveva già visto molte volte sul viso di Hermione, soprattutto in quella stessa stanza durante gli allenamenti dell’ES.
Come professore non doveva accettare, ma qualcosa si accese in lui, anche perché oltre che ad Hermione quella ragazza le ricordava lui alla sua età, quando aveva affrontato il torneo tre maghi. Non poteva dirgli di no, era come dire di no a Hermione.
“Ok Griffondoro accetto la sfida.” E si tolse la giacca e si arrotolo le maniche della camicia.
Harmony fece lo stesso e disse: “Ci andrò piano con lei.”
“Qualcuno di voi Corvonero ha mai fatto da arbitro in un duello?” domandò Harry.
“Io, Professore.” e si alzò un ragazzo alto e robusto.
“Come ti chiami?” domandò senza distogliere lo sguardo da Harmony.
“William Gray”
“Bene William. Fai il tuo dovere.” Poi alla ragazza “Chi disarma prima avversario vince, va bene ragazza del mistero?”
“Perfetto.”
“Cominciate.” Gridò William.
Harmony lanciò expelliarmus non verbale.
Harry innalzando uno scudo, anch’esso non verbale.
Notevole, veramente notevole. Come ha fatto a lanciare un incantesimo non verbale se è solo al quarto anno?” Pensò lui “Lo scontro si fa interessante. Iniziò a divertirmi.” e sorrise.
E’ sorpreso!” pensò lei sorridendo “Ma ancora non ha visto niente.”
Harry lanciò un expelliarmus, ma Harmony alzò uno scudo respingendolo.
Ma quello era il Valiant.” Pensò “Come fa questa ragazza a conoscerlo? E’ uno degli incantesimi creati da Hermione.
Harmony gridò: “Ho bisogno di un potente soffio di vento e di un po’ di nebbia per vincere.
La stanza le obbedì, il vento distrasse Harry e subito dopo la nebbia nascoste la giovane strega che lanciò subito un expelliarmus, che disarmò il professore facendogli cadere la bacchetta a terra.
Lui stava per raccoglierla quando, sentì dire: “Accio bacchetta.”
La nebbia sparì e al suo posto comparve Harmony che teneva una bacchetta per ogni mano .
Harry s’rialzò e ridendo disse: “Ottimo lavoro, signorina… venti punti a Griffondoro.”
I Griffondoro applaudirono.
“Grazie, professor Potter.”
“Lei ha grandi capacità in difesa contro le arti oscure e ha sfruttare al meglio la magia della stanza delle necessità. Chi le ha insegnato a combattere?”
“Mia madre, professore.” Rispose Harmony mentre tornava al suo posto.
“E chi è la conosco?”
La ragazza non rispose.
“Posso sapere almeno il nome di chi mi ha battuto?”
“Si, certo, mi chiamo Harmony Granger, professor Potter.”
“Granger!!!” esclamò sorpreso Harry.
E l’ora suonò.
 
Harry uscì dalla stanza molto agitato, dopo che gli studenti erano usciti.
Harmony è sua figlia non ci sono dubbi.” Pensava mentre scendeva per raggiunge l’aula di trasfigurazione. “Perché non mi ha detto niente di sua figlia? Hermione ha una figlia, una figlia.
Arrivato davanti alla porta della classe di trasfigurazione l’aprì senza pensarci, gli studenti non erano ancora usciti. “Hermione.” Le grido “Io e te dobbiamo parlare!!”
Tutti guardarono Harry un po’ sorpresi, mentre il mago si avvicinava alla professoressa Granger.
“Perché? Perché non mi ha detto niente di lei?”
“Harry…” sussurrò lei poi disse alla classe: “Potete andare ragazzi.”
Gli studenti del terzo anno svuotarono l’aula in pochi istanti.
“Come osi entrare nella mia aula come un pazzo mentre io sto facendo lezione?”
“Me ne frego della tua lezione. Perché non mi hai detto d’avere una figlia?”
La strega non sapeva cosa dire.
“Allora Hermione?”
“Non era una cosa semplice da dire.”
“Non era semplice!! Ma scommetto che gli altri lo sanno. Come hai potuto tenermi nascosto questa cosa?”
“Io non volevo, cercavo il momento migliore.”
“Cazzo, Hermione, una figlia. Tu hai una figlia.” Poi si fermò un attimo “E’ per lei che sei fuggita da tutti, che sei fuggita da me?”
La strega annui.
“Chi è il padre?” domandò freddamente Harry.
“Harry...”
“Ti ho chiesto chi è il padre, cazzo.”
“E perchè vuoi saperlo? Perchè dovrei dirtelo? Che cosa t'interessa?”
“Tu dimmelo! Devo saperlo, se non me lo dici tu, l'ho chiederò ad Harmony.”
“Lasciala fuori da tutto questo” gli gridò Hermione.
“Allora dimmi quel nome...”
Non rispose e abbasso lo sguardo.
“Non mi lasci altra scelta.” Si volta e fece per andarsene.
“Harry dove vuoi andare?” gridò lei con le lacrime agli occhi.
“Vado da tua figlia, lei lo saprà.” le gridò.
“Ti prego no, lasciala in pace…” cercando di prenderlo per una spalla.
“No…” e si scrollò la sua mano di dosso, raggiungendo velocemente la porta.
Hermione cercò di corrergli dietro, ma inciampo in un banco cadendo. Harry sentì la caduta si voltò e gridò: “Hermione…” la soccorse gridando: “Mio Dio, Hermione.”
Lei alzò li viso e lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e di odio. Lui l’aveva vista piangere in quel modo solo altre due volte nel ufficio della Umbridge e poi quel giorno quando l’aveva respinta.
“Perdonami…” le sussurrò.
“Vai all’inferno….” Gli disse lei.
Lui la prese in braccio e la porta verso la cattedra.
Lei sentì il suo odore, in quelli anni non era cambiato, era sempre dolce e sapeva di uomo. Senza accorgersene appoggio la testa sul suo braccio, si sentiva protetta, la stretta di lui era calda e forte, ma non opprimente. Solo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato quel tocco gentile, di quanto gli fosse mancato lui. Quelle sensazioni erano un sogno, un sogno di un ricordo lontano. Harry la mise sulla sedia, per poi abbassarsi e guardala.
La strega aveva ancora gli occhi rossi e il viso bagnato dalle lacrime, lui gli accarezza il volto dolcemente, e poi le disse: “Perdonami, sono stato uno stupido….”
Lei lo guardò negli occhi stupefatta.
“….scusami non dovevo chiedertelo.” continuò il mago e stava per andare, quando lei lo chiamo: “Harry.”
Lui si voltò.
L’amica sorrideva e piangeva: “Davvero non l’hai capito, Harry? Harmony ha i capelli neri e gli occhi verdi… Signor Potter lei non ha spirito d’osservazione.”
“Hermione… Io non capisco.” Poi un lampo gli attraversò la mente “Oh mio Dio, lei, tu… io… io… io sono… oh merlino…. Miseriaccia…. Harmony è… lei è mia figlia… nostra figlia…. Io ho una figlia di dodici anni.”
“Quattordici anni, Harry…” lo corresse Hermione sorridendo.
“Quattordici… si certo quattordici. Ma com’è successo?”
“Com’è successo? Vuoi che ti faccia un disegnino?”
“Voglio dire… è fantastico, una figlia. Ho una figlia… io… Lei lo sa?”
“Si, sa che tu sei suo padre…”
“Quella matta lo sapeva e mi ha sfidato…”
“Cosa ha fatto?”
“Mi ha sfidato a un duello di magia e mi ha battuto davanti a tutti.”
“Veramente?” disse Hermione ridendo.
“E tutta sua madre, un pezzo staccato da un altro blocco.”
I due si misero a ridere insieme, non lo facevano più da molto tempo.
Harry però tornò serio e disse: “Perché non mi hai detto nulla? Perchè non mi hai detto che eri incinta?”
Hermione sospirò: “Harry… avevamo solo diciassette anni, e poi eravamo in guerra, tu eri cambiato…. Volevi solo la vendetta, vendicare Sirus e Silente per te era diventa un’ossessione, c’era solo odio nel cuore cuore…”
“Non è vero, Hermione, io non potevo di….”
“…tu non mi amavi Harry. Quando ho saputo di Harmony, non sapevo bene che fare, ma sapevo che dovevo difenderla, proteggerla. Sapevo d’amarla perché era mia e tua, era nostra Harry. Ma sentivo, ho sentito di doverla portarla lontano dalla guerra, dai tuoi nemici e dal tuo odio.”
“Sarei cambiato, per te, per lei. Non mi hai dato la possibilità di cambiare. Io ti a… io vi avrei protette.” Harry sospirò “Ma posso capire perché l’hai portata via, perché sei fuggita.” E pensava “Se solo sapessi quanto la tua lontananza mi abbia ferito, se solo sapessi quanto ti amo Hermione.
“Hermione, io voglio conoscerla, voglio far parte della sua vita. Ti prego.”
“Non dipende da me, ma da Harmony. Lei al momento è confusa, la sua vita è cambiata, anche se sta reagendo molto bene. Per ora cerca di starle vicino, cerca di conoscerla perché anche lei vuole conoscerti.”
Ed Hermione continuò raccontandogli la vita di sua figlia Harmony.


Vi ringrazio per tutti i commenti e per i ringraziamenti risponderò stasera a tutti.
E vi rimandò al 3 settembre per il prossimo capitolo, buone vacanze a tutti.




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Capitolo 5
*** Il provino ***


Capitolo Quinto:
 
Provino
 
Harry era euforico, aveva scoperto d’aver una fantastica figlia, una ragazza con la testa sulle spalle, e tramite Harmony si era riavvicinato a Hermione, ma al tempo stesso era terrorizzato, cosa ne sapeva lui di come si doveva comportare un padre di un’adolescente? Come doveva rapportarsi con lei?
Pensava a tutto questo mentre camminava per il corridoio del secondo piano. Quando sentì qualcuno dargli una pacca sulla spalla, si voltò e vide David che gli diceva: “Dalla tua faccia, Potter, pensò che tu abbia saputo di Harmony?”
“David! Non so che pesci prendere, non so come dovrei comportarmi con lei, so cosi poco dell’essere un padre. Non so come abbia fatto Hermione a fare la madre a soli diciassette anni?”
“Lei doveva non aveva scelta, aveva la responsabilità di una piccola vita a cui badare. Secondo me dovresti farti guidare dal tuo istinto e dai tuoi sentimenti verso Harmony e verso Hermione.”
“E se sbaglio qualcosa?”
“Sbagliare fa parte del gioco, non credo esistano persone pronte o preparare a fare i genitori, lo fanno e basta, Harry.” Rispose David mentre camminavano. “Chi dice che è pronto o sa trattare ogni situazione con i figli, mente e farà gli errori più grossi di tutti, fidati.” E aggiunse. “Poi anche se farai degli errori  differenza degli altri le persone che ti amano sanno perdonarti. Harry non credo esista persona migliore di te per essere un buon padre. Mio zio ti avrebbe detto di scegliere fra ciò che giusto e…”
“…ciò che è facile.” Continuò Harry sorridendo.
Le due maghi si misero a ridere e si incamminarono per il corridoio.
“Conosco qualcosa che potrebbe rilassarti, Harry.” Disse David
“Ah si. Una rivincita?! Perché no?”
“Stanza delle necessità tra dieci minuti?” domandò Potter
“Va bene, ma dovremo finire in un’ora. Ho fissato un incontro….”
“Lo so, ho anch’io uno dei galeoni falsi del ES.”
 
Un ora dopo Hermione fu la prima ad arrivare davanti alla porta della stanza delle necessità, stava per entrare quando sentì la voce di Draco: “Granger, sempre puntuale eh?”
“Anche tu, Malfoy.”
Il professore di pozioni guardò la porta e disse: “Ricordi quando vi abbiamo beccato qui dentro?”
“Ti avrei ammazzato quella volta.” Rispose la strega ridendo.
“Se non sbaglio poi vi siete vendicati sul treno del ritorno trasformandomi in un vermone, ho sputato bava per tre giorni.”
“Ecco adesso ho visto tutto, Malfoy che entra dentro questa stanza.” Disse arrivando Neville.
“Paciock”
“Malfoy.” E i due si stinsero la mano.
In passato tra i due non era corso buon sangue, durante la guerra erano diventati rivali per il cuore di Ginevra, ma avevano combattuto spalla a spalla per cinque giorni nella battaglia del San Mungo contro i vampiri del tedesco conte Orlock, uno dei più potenti alleati di Voldemort.
“Come al solito manca Ron ‘l’eterno ritardatario' Weasley” disse sorridendo Neville, mentre prendeva dalla tasca un pacchetto di sigarette.
“Vizioso di un Paciock, almeno dammene una.” Disse Draco.
Neville sorrise e diede una sigaretta all’antico rivale.
“Darete un cattivo esempio ai ragazzi. Siete dei professori adesso…” disse con rammarico Hermione.
“Professoressa Granger vedi studenti qui?” domandò Draco con un po’sarcasmo.
La strega scosse il capo.
“Studenti, non ce ne sono, ma ci sono che sono incinta.” Disse una voce femminile da dietro una colona “Spegnete quelle cose.” Era Luna appena arrivata da Hogsmeade.
“Draco!!! Hai sentito Luna. Spegni quello schifo, e se ti vedesse Acrux. Che esempio dai a tuo figlio?” Lo rimproverò Ginevra venuta con la strega bionda.
“A volte penso amico, che l’avrei dovuta lasciarla a te.” Disse Malfoy sorridendo buttando a terra la sigaretta per poi spegnerla con il piede.
Neville sorrise.
“Draco, il mozzicone.” Lo rimproverò Hermione.
“Granger.” Disse raccogliendolo da terra “Tu non potevi restare nascosta.”
Poi si sentirono dei passi di corsa e arrivò Ron.
“Ron, sei in ritardo!!” Dissero insieme Hermione e Luna.
“Luna ma tu che ci fai qui?” domandò il rosso con l’affanno.
“Ehi anch’io faccio parte della banda, ho ancora il mio galeone.” Gli rispose la moglie.
“Ron, dovresti fare qualcosa per questo tuo problema dei ritardi.”
“Smettila, Hermione, non siamo tornati ragazzi. E poi non sono l’unico a essere in ritardo mancano ancora Harry e David.”
Hermione prese dalla tasca: una pergamena e la bacchetta. E recitò: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” La mappa si aprì ed Hermione indicò la stanza delle necessità: “Vedi Ron, David e Harry sono già dentro.”
“L'avevi tu la mappa del malandrino? Da quanto tempo ce l’hai?”
“L'ho presa in prestito nel settimo anno…”
“E non l’hai più restituita…”
“Ehm no?”
“Ma è stato un furto… Chi sei tu? Che ne hai fatto di Hermione Granger?”
“Tu e Potter avete avuto una cattiva influenza su di lei, Weasley” disse Draco ridendo.
“Entriamo.” Ordinò Hermione ed entrò per prima.
“Qualcuno mi spiega perché quando non c’è Potter e la Granger a dare ordini?” domandò Draco.
“Non lo so, ma è sempre stato così. Secondo me è perché Harry ha il coraggio di un leader, mentre Hermione ne ha l’intelligenza.” Rispose Ron.
“Non sarà invece perché la Granger andava a letto con Potter?” domandò Draco.
“E’ probabile…” intervenne Ginevra.
E tutti si misero a ridere ed entrarono.
Dentro c’erano Harry e David che si stavano allenando a tirare di scherma, ma la cosa che colpì maggiormente le esponenti femminili del gruppo, era il fatto che i due erano a torso nudo.
Ginevra si avvicinò a una Hermione interdetta e le sussurrò: “Non c’è che dire, Harry non si è lasciato proprio andare in questi anni. Merlino, sudato e mezzo nudo è bellissimo.”
“Ma perché il capitano Giles non è mica da buttare?” sussurrò Luna alle amiche. E i loro sguardi si soffermarono su professore di teoria e sul suo avambraccio destro dove faceva bella mostra di se il marchio nero. Anche Draco guardò il marchio di David, stringendo il suo marchio nascosta dalla camicia.
David atterrò Harry e gli puntò la katana alla gola.
“Harry, no!!!!!” gridò Hermione e aveva messo mano alla bacchetta.
I due si voltarono, e subito dopo David aiutò Harry a rialzarsi dicendogli: “Niente male, sei migliorato, Potter complimenti.”
Harry sorrise, e si rivolse agli altri: “Un attimo... Arriviamo.”
David aveva fatto comparire un rubinetto e avevo messo la testa sotto il getto d’acqua, poi prese una asciugamano e dopo essersi assicurato la testa, se la mise sulle spalle. Harry fece lo stesso.
“Allora vogliamo iniziare.” Disse Harry dopo aver fatto comparire otto sedie più o meno in cerchio.
Tu si sedettero e il primo a parlare fu Neville: “La professoressa Corman ieri ha avuto una nuova profezia…”
“Autentica?” domandò Hermione.
“Si, la voce e il resto non lasciano dubbi.” E presa un pergamena dalla tasca iniziò a leggerla: “Il Sangue della fenice d’oro e il sangue del basilisco d’ombra sono tornanti nella casa dei quattro. L’oscuro signore tornerà.”
Sul gruppo scese un innaturale silenzio.
Hermione guardò un attimo Harry, poi parlò agli altri: “Direi che due parti della profezia siano chiari: con oscuro signore s’intende Voldemort, mentre con la casa dei quattro s’intende Hogwarts.”
“Ma cos’è il sangue della fenice e del basilisco, Hermione?”
“Non so Ron, potrebbero qualsiasi cosa… ma non credo siano Horcrux.”
Harry rimaneva in silenzio.
“Il sangue della fenice e del basilisco.” Sussurrò Draco “Si, dice che il sangue della fenice possa dare l’immortalità e che sia uno degli componenti della pietra filosofale. Il sangue del Basilisco è invece un potente veleno.”
“Non credo s’intenda sangue nel senso proprio del termine, Draco.” disse Hermione.
“Profezie a parte.” S’intromise Ginevra “Di recente sembra che siano in aumento gli avvistamenti e gli attentati dei mangiamorte rimasti in libertà.”
“E’ vero hanno attaccato anche Hermione e Harmony a Howl.” disse Ron.
Harry a risentire quella storia guardò la strega preoccupato.
“Sì, ma siete arrivati tu e Draco e Laura ha salvato Harmony.” Disse Hermione più che altro per non far calmare Harry.
Il mago pensava: “Ci sarei dovuto essere anch’io, è colpa mia loro vogliono me. Calma ora sei tornato per proteggerla. Nessuno, neanche Voldemort redivivo per la terza volta potrà far del male alle donne della mia vita.
“Sono organizzati, non agiscono più come piccole cellule indipendenti come dopo la guerra.” Continuò Hermione riportando Harry alla reatà. “Sono sicura che il loro capo sia il leader del gruppo dell’attacco a Howl.”
“Era una donna.” Disse tranquillamente Draco.
“Una donna?!” domandarono tutti tranne Harry che si limitò a guardare il biondo.
“So riconoscere i sessi attraverso le maschere d’argento, ogni mangiamorte sa.”
“Una donna?! Molto strano.” esclamò Ron.
“Si, lo so Weasley.” Rispose Draco “I mangiamorte sono una stirpe orgogliosa, maschilista e chiusa in se stessa. Non avrebbero mai accettato una donna come capo, a meno che questa non sia veramente importante per qualche ragione. C’è dell’altro sono molto giovani, motivati e ben aggiornati.”
“Come lo sai, Draco?” domandò Hermione.
“Mi sono tenuto informato, poi usano incantesimi nuovi, nuove armi e nuove tattiche, cioè molti di loro si sono evoluti, non ci troviamo di fronte a gente come mio padre o Bellatrix che non sapevano altro che usare bacchette e pozioni, questi sanno usare la tecnologia babbana come automobili, cellulari e computer. I loro capi hanno più o meno la nostra età.”
“Ciò non toglie, Draco, che sanno usare anche vecchi sistemi. Harmony è stata attaccata nella stazione della metropolitana di King Cross dà dei dissennatori e da un licantropo…” Disse Ron.
“Come?” gridò Harry “Cosa è successo? Quando è stata attaccata?”
“Poco prima di venire qui.” gli rispose Hermione.
“Hermione, voglio essere tenuto informato di cose come questa. Lei è mia figlia…”
“Scusami Harry, ma c’era Rigel con lei.” disse Hermione.
Lui si calmò e sussurrò: “Rigel…” e sorrise “…c’è sempre un Black quando un Potter ha bisogno.”
“Non temere, Harry. Tutti noi proteggeremo Harmony.” disse Ron sorridendo.
“Grazie, Ron grazie a tutti.” Disse Harry guardando l’amico “E grazie anche per quello che avete fatto tu e Draco a Howl.”
“Scherzi, tu avresti fatto lo stesso per Luna e Tibby, come per Ginevra e i due marmocchi di casa Malfoy.”
“C’è dell’altro, Harry.” Disse Hermione “Rigel durante lo scontro ha visto parte del ricordo di cui era stata privata: una donna che grida e una voce maschile che dice la parola: ‘avanti’.”
“Non è molto, Hermione.” Interviene Ron.
“Non abbiamo molto, una profezia quasi incomprensibile e parte di un ricordo perduto.” Rispose la strega.
“Quando eravamo dei ragazzi abbiamo avuto anche meno per risolvere misteri.” Disse Harry.
“Non c’è altra scelta che lasciar evolvere gli eventi e vedere dove questi ci portano.” Disse con voce fredda Draco.
“Malfoy ha ragione, questo è il turno di muovere dei nostri avversari.” Disse Ron, e tutti lo guardarono con gli occhi spalancati.
“Ehi perché se biondo dice una frase d’effetto voi quasi applaudite mentre se la dico io mi guardate come se fosse un evento storico?”
“Perché lo è!!!” rispose ridendo Hermione e tutti annuirono.
“Nah, se fossi un ex-mangiamorte sarei più rispettato.”
“Ragazzi…” disse David intervenendo per la prima volta. “Mi è arrivato un gufo da Alexander Saxon, il direttore di New Azkaban, Wilhelm Faust vuole parlarmi.”
“Wilhelm Josef Faust, il signore della morte di Galug.” Sussurrò Draco con un certo fremito nella sua voce.
Quel solo nome aveva fatto scendere il gelo nella stanza.
Faust era stato fra i peggiori mangiamorte, era un alchimista della via sinistra, cioè un ricercatore che cercava di ricreare una pietra filosofale anche migliore di quella di Flamel, usando però esseri umani per i suoi esperimenti, riprendendo in parte gli studi del suo antico avo Gilles de Rais, e uccidendo e torturando centinaio di babbani per la maggior parte bambini e prigionieri di guerra.
“Non l’hai mandato tu, David, quel verme a marcire a New Azkaban?” domandò Ron.
“Si...” rispose David.
“Mi è stato detto che adesso è paralizzato alle gambe ed è privo di un braccio.” Disse Draco.
Tutti guardarono David.
“Ehi io non c’entro, non ho fatto nulla mentre lo linciavano.” Rispose il mago.
 
La riunione finì poco dopo, ma mentre tutti andavano via Harry chiamò Ron e Draco: “Possiamo parlare un attimo.”
“Si, certo.” Gli rispose Ron e poi salutò Luna: “Ciao piccola, ci vediamo venerdì pomeriggio.” E la baciò
“Ciao, Ron.” Rispose lei sorridendo.
“Ciao, Weasley.” Disse Draco abbracciando la moglie.
“Ciao, Malfoy.” Rispose Ginevra.
Harry ed Hermione guardarono le due coppie, poi a vicenda, ma la strega distolse lo sguardo, per poi uscire dalla stanza con le due amiche e domandare: “Che fatte adesso? Tornate a subito a Hogsmeade?”
Ginevra e Luna si guardarono e sorrisero. “No, pensavamo di salutare prima i ragazzi.” Rispose Luna.
“Tu che idea avevi, Hermione?” domandò Ginevra.
“Avrei alcune spese da fare a Hogsmeade, e vorrei unirmi a voi.”
Luna sorrise: “Nessun problema, sarà come ai vecchi tempi…”
“Un momento ai vecchi tempi.” Disse Ginevra scherzando “Lei non veniva con noi, ma con Harry e Ron.”
“Hermione?” domandò Ginevra “Non dovresti parlare con Harmony di Harry?”
La strega sorrise: “E’ difficile, ma poi credo che Harmony sa gestire da sola la situazione dopo tutto è stata lei a far in modo che Harry scoprisse tutto.”
 
Intanto nella stanza delle necessità, Harry parlava con Ron e Draco, mentre David se n’era già andato.
“Ragazzi non sono gestire la situazione, ma voi come avete fatto quando siate diventati padri?”
Draco e Ron si guardarono.
“Benvenuto nel club, mister Potter.” Disse Ron. “Cosa vuoi sapere? Ti mettiamo a disposizione la nostra esperienza decennale di genitori. Per quanto Draco ha due figli maschi ed è più facile.”
“Più facile? Ma quando mai? Acrux è in una età difficile e per giunta si è innamorato di…” disse Draco guardando Harry.
“Non mi sembra un problema.” rispose Harry “Alla sua età è normale, a meno che non sia… non che ci sia niente di male oggi …”
“Ehi, è di un Malfoy stai parlando, Potter. L’amore di Acrux è una ragazza, e che ragazza, mio figlio ha gusti eccellenti in fatto di donne.”
“Torniamo al discorso d’essere padri, per favore?” domandò Harry. “Allora cosa dovrei fare, secondo voi? Hermione mi ha detto di conoscere Harmony piano piano e David mi ha consigliato di fidarmi dei miei sentimenti per loro.”
“Sono dei buoni consigli, Harry.” Intervenne Draco.
“E’ vero, Harry, ma per me c’è dell’altro. La cosa più importante del tuo ruolo di padre è difendere la tua bambina.” disse Ron seriamente.
“Difenderla? Da chi dai mangiamorte?” domandò Harry.
“No, da una cosa infinitamente più pericolosa…. I maschi adolescenti, i ragazzi.”
Draco e Harry guardarono Ron come se fosse pazzo.
“Harry, tua figlia è una bella ragazza e quelli sono in balia dei loro ormoni impazziti.”
“Scusa, amico, ma non stai un po’ esagerando?” domandò Harry.
“Sono d’accordo con Potter.” Disse Draco “E poi Tibby è una brava ragazza, con la testa sulle spalle che per fortuna ha preso da Luna.”
“Devo ricordarvi, signori, com’eravamo noi da ragazzi. Che ci eccitavamo guardando persino il pavimento.”
Harry e Draco dovettero amettere che Ron aveva ragione.
“Harmony è in una delle età più difficili.” Disse Ron “Può essere indifesa contro certi bastardi e tocca a te vigilare su di lei.”
“Ma? Harmony mi sembra ancora troppo giovane perché io mi preoccupi.”
“Harry…”
“Si, Draco?”
“No no, niente…”
“Ma se qualcuno la fa soffrire, io lo uccido.”
“Bravo è questo atteggiamento giusto.” Disse Ron ridendo.
Draco non sapeva bene che fare.
“Tibby lo sa fino ai sedici anni di ragazzi non se ne parla.” Disse Ron.
 
“Mi sei mancato…” disse Harmony tra un bacio e l’altro con Acrux, mentre stava appoggiata a un muro della scuola. “No, aspetta mi sono sbagliata, mi sono mancate le tue labbra, Malfoy.”
“Ne sono felice, Granger.”
La strega sorrise con il viso in fiamme, e i due ripresero a baciarsi, senza sapere che qualcuno di nascosto li stava osservando.
 
“Allora com’è riavere Harry nella tua vita, Hermione?” domandò Luna, mentre le tre amiche camminavano per il sentiero verso Hogsmeade.
“E’ strano, ed è diverso da come avrei immaginato di reagire nel rivederlo.”
“Che ti avevo detto a Diagon Alley, per quanto ci provi non riesci a odiarlo…” disse Ginevra.
“Non è solo questo.” Rispose Hermione sorridendo “E’ sempre stato così fra noi. Lui riesce ad abbattere le miei difese. Lui è Harry, il mio Harry …”
“E di nessun’altra.” Disse Luna. “Vi appartenete non importa quanto tempo sia passato, non importa cosa è successo tra voi, le vostre anime si cercheranno in eterno… Come me e Ron.”
“Quando hai capito che Ron era l’uomo che amavi, Luna?” domandò Hermione.
“Ricordi il nostro primo incontro sul Hogwarts Express…”
“Si… Già allora?….”
“L’ho visto e ho pensato questo ragazzo sarà mio.” Poi aggiunse “Loro possono dire quello che vogliono, ma sono le nostre prede, ultima parola è sempre la nostra.”
“Giusto, sorella, anche se a volte è bello farsi cacciare.” Disse Ginevra “Ero lusingata quando Draco e Neville ‘combattevano’ per me… erano così… così… virili.”
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre Luna rideva sotto i baffi.
Arrivati a Hogsmeade, entrarono al Lain, negozio di abbigliamento femminile. Mentre Ginevra chiedeva al commesso di un ordine fatto una settimana prima, Luna e Hermione si misero a guardare i vestiti per teenagers: magliette, pantaloni a vita bassa e qualche giacca.
“A Tibby piacciono i vestiti neri e un po’ trasgressivi, tende un pochino al dark.” Disse Luna guardando una giacca di pelle con simboli da aviatore. “Harmony che gusti ha?”
“Lei ha gusti classici, forse un po’ troppo da brava ragazza.” Rispose Hermione guardando una giacca di velluto marrone. “Anche se più di recente penso stia cercando un suo stile.”
“E’ una ragazza in gamba complimenti…” disse Luna.
“Si, lo so, sono stata fortunata.”
“Sei stata brava, altro che fortunata.”
La mora abbassò lo sguardo su un vestitino blu.
“Cosa c’è? Ti vedo un po’ turbata.”
Hermione sospirò e rispose: “Sono preoccupata, Luna, sta accadendo tutto cosi in fretta. I nostri rapporti forse si stano deteriorando. Eravamo molto unite prima…”
“Le cose cambiano, prendi me e mia figlia a volte mi sembra che per Tibby io più che sua madre sia una nemica con cui debba confrontarsi per forza.”
“Dio, mi auguro di non arrivare mai a questo. Ho sempre cercato di essergli una amica, siamo cresciute insieme. Vorrei tanto continuare a proteggerla come quando era bambina.”
“E’ più o meno la stessa idea che ha Ron, ma adesso le nostre figlie sono delle adolescenti, bisogna lasciarle libere anche di fare i loro errori.”
Hermione sorrise alla amica e disse: “Io sarò anche stata preparata, sarò anche stata una so tutto io, ma tu Luna hai sempre avuto una saggezza innata.”
“La saggezza della Lunatica Lovegood, sai mi manca un po’ quella ragazzina, un po’ strana…”
“Eravamo tutte un po’ strane…” intervenne Ginevra avvicinandosi “Hermione la secchiona saccente, Luna la matta saggia, e io la spericolata.”
Le tre si misero a ridere.
“Dovremo farlo una volta a settimana? Un bel incontro fra noi.” Suggerì Hermione “Magari anche con Tonks?”
“Si, è una buona idea.” Disse Ginevra.
“Concordo, poi prima di Natale dobbiamo tornare qui. Bisogna comprare i vestiti per la vigilia di Natale per le ragazze.” Disse Luna.
“C’è una festa da ballo per Natale? Non lo sapevo.” Esclamò Hermione.
“E per raccogliere fondi per la biblioteca.” Disse Luna.
Parlarono ancora per una ventina di minuti, uscite dal negozio si separarono e dopo averle salutate, Hermione prese la Merlino Street, strada principale di Hogsmeade per tornare a Hogwarts.
Ma appena lasciato il villaggio vide avvicinarsi David Giles che veniva dalla parte opposta, portava con se un borsone e legato a questo c’era qualcosa di avvolto in un velo nero chiuso da un cordini di stoffa viola.
Hermione sapeva cos’era quella cosa, era una delle reliquie dei fondatori, la più preziosa per i Corvonero, era Nyx la spada della strega, con quell’arma David si era guadagnato tra i mangiamorte lo pseudonimo di lama di morte.
“David…” lo chiamò lei.
“Hermione e tu che ci fai qui?” domandò lui quando le fu vicino.
“Sono venuta qui insieme a Luna e Ginevra e adesso stavo per tornare al castello.”
“Da sola, scherzi?” Disse lui “Ti accompagno…”
“Professor Giles, so badare a me stessa lo sai.” Ed estrasse la bacchetta.
“Lo so, professoressa Granger, ma se ti attaccano in tre o quattro sarebbero troppi anche per il braccio destro di Potter.”
“Ma sei appena arrivato, dovresti tornare indietro.” Disse lei un po’ preoccupata “In questo modo dovrai attraversare il sentiero al buio…”
“Vieni o no, Hermione?” Taglio corto il mago.
E i due s’incamminarono verso la scuola.
A un tratto mentre camminavano Hermione gli chiese: “David posso farti una domanda?”
“Si…” sussurrò lui.
“Perché sei tornato? Quando avevi giurato che non avresti più rimesso piede a Hogwarts, non sei tornato neanche per il funerale di tuo zio.”
“Sono a caccia, a caccia di mangiamorte…”
“Dove sei stato dopo la guerra?”
“Gli ho inseguiti per mezzo mondo: Turchia, Libano, Arabia Esaudita, Grecia Macedonia, Serbia, Croazia, persino in Russia, e li abbiamo fermati in Romania, grazie a Dracula. A proposito Victor Krum ti saluta.”
“Victor, come sta?”
“Benone, a un certo punto a fatto parte della squadra insieme: a Alastor Moody, Rigel, Bill Weasley, Nicole Bathory, Genevieve Delacour.”
“Genevieve Delacour, la zia di Fleur, la ricordo era più strana della nipote…”
“Si, è vero…”
E si misero a ridere.
“Ricordi il nostro primo incontro?” domandò David.
“E come potrei dimenticarlo.” Rispose lei arrossendo un po’ “Hai cercato di uccidere Harry….”
“Uccidere? Adesso non esageriamo era un vivace scambio l’opinioni.”
“Strano, ma io lo ricordo come un duello.”
“Hermione… io?”
“Si.”
“No, niente niente.” E il mago abbassò lo sguardo “Sei felice?”
“Com’è? Potrebbe andare meglio, ma si sono felice.”
“Immagino anche per il ritorno di…”
“Non lo so… ma dimmi cosa c’è… David…”
“Niente… ecco il castello, da qui in poi inizia il territorio di Hogwarts non avrai problemi. Ora ti la lasciò tenente Granger” e le fece il classico saluto del pugno sul cuore tipico degli Auror.
Hermione sorrise, rispondendo al saluto e disse: “Capitano Giles.”
Il mago si voltò e andò via per la sua strada.
 
Intanto dall’altra parte del castello Harmony, Acrux e Tibby stavano seduti tra le radici della grande quercia, guardando il sole tramontare dietro le montagne e con il lago nero che acquistava le più diverse gradazioni di colore.
“Posso unirmi a voi?” domandò Harry avvicinandosi alle loro spalle.
“Professor Potter!” esclamò Acrux scattando in piedi, mentre le due ragazze iniziavano a ridere.
“Ciao, zio Harry.” Disse Tibby.
Harry la guardò sorpreso, ma poi si mise a ridere.
L’unica che non diceva niente era Harmony, si limitava a guardarlo.
“Allora posso stare un po’ con voi? Vorrei parlarvi?”
“Certo che puoi zio Harry.”
“Tu sei Tibby non è vero?” domandò Harry “Sei fantastica come tua madre, lo sai?”
“Grazie.”
Acrux intanto guardava Harmony e poi disse: “Tibby noi dobbiamo andare!”
“Dov’è?” domandò la strega, ma poi guardo l’amica e poi il cugino che aveva uno sguardo molto deciso.
“Noi dobbiamo andare, non è vero Tibby?”
“Si, è vero. Ciao zio Harry. Ci vediamo dopo Harmony.”
La ragazza annuì per poi alzarsi mentre i suoi amici andavo via. Padre e figlia si guardarono, ma nessun parlò. Harmony si appoggiò con la schiena contro l’albero.
Harry sospirò e iniziò dicendo: “Hai dei buoni amici.”
“Lo so.” Rispose la ragazza.
“Gli amici possono essere una seconda famiglia.”
“Lo sai non è vero?” gli domandò la ragazza un po’ intimidita.
“Si.” Rispose semplicemente lui.
“Allora che facciamo?”
“Non lo so, io direi d’andare con calma conoscendoci un po’.”
“mmm ok, professore.”
“Professore?”
“Mi scusi, ma non riesco ancora a chiamarla…”
“Ok e non devi farlo se non vuoi o non te la senti. Ma non voglio che tu mi chiami professor Potter, quando non siamo a lezione. Un momento, come chiami Hermione a lezione?”
“Professoressa Granger.”
Harry spalancò gli occhi e disse: “Mio Dio.” E si mise a ridere “Tipico di Hermione.” E poi aggiunse: “Perché non mi chiami Harry?”
“Ok Harry, mi piace.”
“Ne sono contento.” E guardò alberò e sorrise “Questo posto è speciale…”
“Speciale?”
“Si, vieni ti faccio vedere una cosa…” e andò dall’altra parte del albero salendo sopra la roccia e diede la mano alla ragazza a raggiungerlo. “Vedi…” e le indico un punto dove un ramo era stato tagliato.
“Non ci vedo niente di strano, solo i cerchi del albero.”
“Aspetta.” E presa la bacchetta disse: “Troll nel bagno delle ragazze.” e colpì quel punto.
E sul legno comparvero dei nomi intagliati: Harry James Potter, Hermione Jane Granger e Ronald Bilius Weasley, il trio di Hogwarts.
“L’abbiamo scritto il giorno in cui abbiamo lasciato la scuola per cercare gli horcrux.”
Harmony toccò quei i nomi, accarezzando le lettere in rilievo.
“E’ stata Hermione ha farlo con un incantesimo che non avrebbe danneggiato l’albero, e che compariva solo con quelle parole o se noi fossimo morti.”
E Harmony lo guardò.
“Era un modo per dire che noi siamo esistiti, che è esistita la nostra amicizia, un modo per essere ricordati. Che ironia a pensarci è stato fatto l’ultimo giorno in cui siamo stati veramente amici. Questo posto per noi era speciale, era il nostro posto, ma non solo nostro.”
E si spostò a lato scendendo dalla roccia, seguito sempre dalla ragazza.
“Ecco guarda.” E puntò la bacchetta contro un altro ramo tagliato e disse: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” E comparvero quattro nomi: “James Potter, Sirus Black, Remus Lupin e Peter Minus. I Malandrini”
“Sono stati mio padre e Sirius a scriverlo” disse Harry sfiorando l’intaglio “Mentre Remus ha fatto incantesimo. Anche loro l’hanno scritto il loro ultimo giorno qui.”
“Sirius Black era il tuo padrino, non è vero Harry?” domandò Harmony toccando quel nome. “Era il padre di Rigel?”
“Si, ma Sirius non è stato solo il mio padrino, è stato anche un padre per me, anche se per poco tempo.”
“Oh.” Sussurrò Harmony e guardò Harry che guardava quelle scritte con tristezza, ma anche con grande orgoglio.
E dopo aver detto: “Fatto il misfatto.” Il mago puntò la bacchetta sulla corteccia a una ventina di centimetri della scritta dei malandrini, e disse: “Ippogrifo” e comparve la sagoma di un calderone sormontato da un boccino d’oro con incise quattro lettere, due sopra e due sotto: “J.P.” e “L.E.”
Harmony sorrise vedendoli “Erano, i tuoi genitori?”
“Si.” Rispose lui.
La ragazza toccò la scritta e poi disse: “Praticamente sono i miei nonni.”
Harry annui e poi le domandò: “Ti va di fare quattro passi?”
Harmony annui.
E i due si incamminarono verso la casa di Hagrid fianco a fianco.
“Tra due settimane ci saranno i provini per le squadre di Quidditch… so che sei brava a volare su un manico di scopa.”
“Non esageriamo sono discreta, molti mi hanno detto che volo come te.”
Lui sorrise: “Un giorno lo potremo verificare se vuoi.”
“Sarebbe bello, perché allora non voliamo insieme?”
“Sono molti anni che non volo più… In che ruolo vorresti giocare?”
“Come cercatore.” Rispose la ragazza sorridendo.
Lui sorrise e disse: “Sarai bravissima.”
“Ho paura che non mi prenderanno dopo tutto sono solo tre mesi che volo. Non vorrei deluderti.”
Harry la guardò serio e disse: “Tu non mi deluderai mai, piccola. Io e tua madre crederemo sempre in te.”
Harmony aveva spalancato gli occhi a sentire quelle parole, rossa in viso aveva guardò il padre e disse: “Harry, cosa hai provato quando hai capito che io….”
“Sono stato rapito da un centinaio d’emozioni differenti, ma alla fine provai un’immense gioia tanto da non riuscire a pensare… E’ difficile da descrivere… Ero felice come non lo sono mai stato in vita mia…”
“Ma quello è un ippogriffo?” gridò Harmony correndo verso l’orto di zucche a Hagrid, dove si trovava Fierobecco.
“Harmony non ti avvicinare troppo. Può essere pericolo.” le gridò Harry.
La ragazza si fermò, bloccata dalla sguardo freddo della creatura magica.
Harry tirò fuori la bacchetta temendo il peggio.
Ma Fierobecco s’inchino davanti alla strega, lei gli si avvicinò senza paura. La ragazza accarezzò l’ippogriffo sulla testa e sotto il becco. “Come sei bello.” Gli sussurrava. “Come sei dolce.”
Fierobecco felice giocava con la ragazza, da quando la creatura magica era tornata a Hogwarts tutti gli studenti, tranne Acrux, ne avevano paura.
“Harry sai come si chiama?” domandò Hamony mentre l’ippogriffo non la smetteva di giocare.
“Fierobecco è di Hagrid.” E lo disse mentre s’avvicinava, e anche lui accarezzò la creatura.
L’ippogriffo lo riconobbe subito iniziando a giocare.
“Io ed Hermione lo abbiamo salvato al terzo anno, insieme con Sirius.”
“Mamma ci ha volato in groppa, non ci credo.”
“Si, al iniziò ne aveva paura… poi si è divertita.”
E si allontanarono da Fierobecco.
“Il mio Patronus è un ippogriffo.” Disse Harmony.
“Hai un patronus corporeo? E’ incredibile…. L’hai usato quando sei stata attaccata dai dissennatori a King Cross, non è vero?”
Harmony abbassò il capo: “Avevo così tanta paura, per colpa mia Rigel poteva morire o peggio….”
“Anch’io avevo paura dei dissennatori, non c’è niente di cui vergognarsi. La paura fa parte di noi dobbiamo conviverci, Harmony, ma non farci dominare da essa.”
“Sarà questa la prossima lezione di difesa, professor Potter?” Domandò scherzando la ragazza.
“Divertente signorina Granger, molto divertente. Ti va di conoscere una persona?”
“Chi?”
“Lo vedrai.” Disse Harry sorridendo si diresse verso la casa Hagrid, seguito da Harmony.
“Credo che tu gli piacerai moltissimo.”
Harry bussò alla porta della capanna, ma nessun rispose.
Hagrid uscì dalla foresta proibita con in mano una cestino di funghi velenosi.
“Stava cercando me, professor Potter?” disse il mezzogigante avvicinandosi ai suoi due ospiti.
“Si, professor Hagrid.”
I due si misero a ridere.
“Mi chiedevo quando saresti venuto a trovarmi, Harry?” Domandò Hagrid.
“Eccomi qui, e come vedi non sono solo.” E indicò Harmony.
“Salve signorina Granger.” esclamò il mezzo gigante.
“Salve professore.” Rispose la ragazza.
“Ma che facciamo qui, entriamo in casa. Vi va una tazza di te?”
E il mezzogigante fece strada e aperta la porta tutti e tre entrano. Harry e Harmony si sedettero nelle sedia intorno al tavolo, mentre Hagrid posso il cestino si lavo le mani e riempito il bollitore, lo mise sul fuoco.
Harry si guardò intorno, sorrise e disse: “Qui è tutto rimasto come un tempo.”
Hadrig prese tre tazze, una grande come un secchio, le altre due normali, e sopra ognuna delle "piccole" c’erano scritti due nomi: ‘Harry’ ed ‘Hermone’.
Il mago prese la sua, la osservò con nostalgia e disse: “Le hai conservate?”
“Si, tutte e tre c’è anche quella di Ron. Allora perché sei venuto a trovarmi, Harry?”
“Volevo presentarti una persona.” E guardò Harmony sorridente e fiero.
“Hagrid, lei è mia figlia Harmony.”
 
New Azkaban era stata costruita sulle macerie della precedente prigione per maghi oscuri. David ci arrivò dopo il tramonto. Ai lati dell’enorme portone in due enormi nicchie ricavate dentro le mura d’ossidiana c’erano due statue di pietra alti circa dieci metri, i corpi dei due giganti sembravano schiacciati dal peso stesso delle mura, i loro volti non tradivano nessun sentimento, molti dicevano che quello a sinistra aveva uno sguardo folle e veniva chiamato Follia, mentre quello di destra era sopranominato Dolore. In realtà le due statue erano perfettamente uguali.
“Emeth” Gridò David. Emeth che in aramaico vuol dire verità.
Le due statue si animarono e lentamente uscirono dalle mura aprendo l’enorme per poi mettersi inginocchio. I due golem erano immuni a qualche incantesimo tranne a quello del loro risveglio.
David attraverso l’arco dell’entrata, sentendosi osservato dai due giganti che tenevano le teste basse. Ad aspettarlo nel cortile c’era una delle guardie, un Cointeach, che lo salutò con la sua voce spettrale e stridula: “Sera, signor Gilles, il direttore Saxon si dispiace, ma non è potuto venire ad accoglierla come avrebbe voluto, ma l’aspetta nel suo ufficio dopo la visita.” Un Cointeach è uno spirito tutelare simile a una banshee.
“Va bene, sarà lei la mia giuda? Signor…”
“Si. Mi chiamo Arn Macbeth. Se vuole seguirmi.” E gli fece strada fluttuando.
David avrebbe anche potuto muoversi da solo conosceva bene quel luogo di ceppi e catene, ci aveva accompagnato molta gente.
Attraversando il cortile vedeva i molti esseri che ci abitavano: i larvae spiriti simili ai dissenatori, ma avvolti in vesti bianche e portavano spade di fuoco fauto con le fiamme blu, i terrificanti Cu Sith, cani neri scozzesi grandi come dei buoi, le spaventose ed etere banshee e Gwenhidwy bellissime e agili.
Poi insieme con la sua giuda entrò al chiuso dove si trovavano le celle, alcuni prigionieri sentendo i l’eco di passi umani si precipitarono alle porte, per i prigionieri quello era il solo modo per vedere un altro essere umano. Molti lo riconobbero e iniziarono a insultarlo e a minacciarlo.
Tanto che persino Arn gli sussurrò: “Lei è molto odiato…”
“Ho tradito alcuni di loro, ad altri ho ucciso tutta la loro famiglia.” rispose David “Ma più mi odiano, più mi temono, e sanno bene che se anche fuggiranno sarò io a inseguirli senza alcuna pietà.”
Arrivati al livello nono cercarono la cella 47.
Arn aprì lo spioncino e gridò: “Prigioniero 947, sveglia hai visite…”
Faust era sul letto alzò la testa e annui e rispose: “Lo so, sono stato io a farlo chiamare… Entra Giles.”
Arn presa la chiave fece scattare la serratura arrugginita. I prigionieri del livello 9 erano considerati i più pericolosi o che si erano macchiati dei crimini più orribili durante la guerra per loro non c’erano ne’ privilegi, ne’ sconti di pena.
Aperta la porta David entrò, e notò subito che le pareti erano decorate con disegni anatomici molto ben fatti e scosse la testa pensando che era uno spreco che Faust fosse diventato un mangiamorte, quanto bene avrebbe potuto fare al umanità se il suo genio non fosse stato votato al male.
“E così rincontriamo.” disse il prigioniero alzandosi e mettersi seduto al bordo del letto.
“Dimmi, Giles, non ti rimorde la coscienza per quello che mi hai fatto.” Disse il mago oscuro sollevando la manica sinistra della sua camicia priva del braccio.
“A dire il vero neanche un po’… Faust l’hai voluto tu, hai seguito tu questa strada. Hai avuto quello che ti meritavi.”
“E tu quando avrei quello che ti meriti, capitano? Tu lo sai io e te non siamo poi così diversi…”
“Forse è vero, ma non ci io sto qui dentro e non sto morendo per un cancro al cervello. Perché mi hai fatto venire, Faust?”
“Credi in Dio, David?”
“No, ma non dirmi che hai scoperto la fede qui dentro? E che vuoi la redenzione dei tuoi peccati? O il perdono? Perché se è cosi allora hai sbagliato Albus, io non do seconde possibilità come mio zio.”
“Sto morendo, Giles, ma non sono stupido sapevo che non avresti avuto pietà di me. Ma ho paura, paura di quello che troverò dall’altra parte e la mia amata scienza non mi aiuta in questo caso.”
“Cosa vuoi da me?” gridò David.
“Voglio che tu mi aiuti ad andarmene meglio di come sono vissuto. Sei un killer, il migliore fra gli auror, uccidimi.”
“Per alleviarti le sofferenze che ti aspettano. Scordatelo, mi auguro che annegherai nel tuo stesso vomito e che il dolore ti faccia impazzire restando però cosciente fino alla fine.” E poi voltò verso la porta e gridò: “Mcbeth, qui abbiamo finito.” Poi al mangiamorte “Mi hai fatto solo perdere tempo.”
“No, aspetta.” Gridò il vecchio “Giles, posso darti una informazione che potrebbe salvare delle vite, e salvare me, la mia anima… Ti prego…”
“Tu non sai più niente, non ti ricordi sono stato io a interrogarti con il veritaserum. Hai detto tutto.”
“No, non tutto, ma devi promettermi che dopo mi ucciderai…”
“Dimmi.”
“Durante l’ultima battaglia tra oscuro signore e Harry Potter, alla torre di Londra quindici anni fa. Quel giorno per ordine del mio signore, ho cancellato dei miei ricordi legati a degli avvenimenti molto importanti, ma il cancro li ha risvegliati. Quel giorno ho fatto nascere una bambina.”
“Una bambina?”
“Si, la figlia del oscuro signore….”
“Chi è quella bambina? Chi era la madre?” David si lanciò contro Faust scuotendolo forte.
“Non lo so… non lo so, non lo ricordo.”
“Maledizione…” disse David rialzandosi.
“Adesso uccidimi….”
“Trovati qualcun altro che ti fa da angelo della morte, Faust, e poi l’eutanasia è un peccato, bruceresti a fuoco lento al inferno secondo la tua nuova fede.” Si alzò e la porta si aprì.
“Cosa… no ti prego…”
“Addio dottor Wilhelm Josef Faust, salutami il tuo oscuro signore quando vi rincontrerete.” e uscì dalla cella.
 
Dopo la visita ad New Azkaban, David non tornò a Hogwarts, ma fece una deviazione per Tana Weasley.
Arrivato nel giardino della casa di campagna, notò che tutto era perfettamente uguale alla Tana originale e si ricordò l’ultimo volta che c’era stato e quella non era stata una bella visita.
Dopo aver bussato, Molly aprì la porta e rimase sorpresa nel vedere quel mago dopo più di dieci anni.
“Giles… David Giles.”
“Signora Weasley.” Mormorò il mago.
A Molly non piaceva David, provava per lui dei sentimenti simili a quelli che provava per Sirus Black. David aveva addestrato Harry, Hermione e suo figlio Ron a combattere i mangiamorte, a uccidere, e lo considerava colpevole della morte di suo figlio Charles.
Adesso rivedeva David davanti alla sua porta proprio come il giorno in cui gli aveva portato il corpo di suo figlio.
“Mi scusi, se sono venuto senza avvisare, ma avevo urgenza di parlarle.” le disse mentre Molly lo faceva entrare.
“Si, va bene, ma di cosa?”
“Vorrei aspettare la vostra ospite del sabato pomeriggio, se intanto può offrirmi una tazza di tè o meglio di caffè, sarebbe perfetto.”
Per un attimo in quel mago dall’aspetto di un giovane di ventiquattro anni, Molly Weasley rivide la gentilezza di Albus Silente, ma lei sapeva bene che a parte il nome Albus, David Giles condivideva molto poco con lo zio.
Molly versò il caffè in una tazza e gliela diede, in quel momento qualcuno bussò alla porta era la professoressa McGranitt, dalla fine della guerra le due donne avevano preso l’abitudine di prendere il thè insieme il sabato pomeriggio.
“David che ci fai qui?” domandò la preside non appena entrò nel soggiorno di casa Weasley.
L’uomo alzò lo sguardo e disse: “Dovevo parlarvi, parlare con tutte due.”
La preside si sedette, su una delle poltrona poi imitata da Molly.
“Parla pure…” gli disse la padrona di casa.
“Voi siete state la coscienza del ordine prima e durante la guerra, so che molto spesso non avete approvato ciò che ho fatto, ma adesso ho bisogno del vostro consiglio, perché siete delle donne, delle madri, tu Minerva con i tuoi alunni. Voi conoscete l’amore, il perdono e la misericordia, meglio di me…”
“David…” disse la Mcgranitt, che solo un’altra volta aveva visto David Giles così umano e debole, e allora era ancora mortale.
Il mago bevé un sorso di caffè, come per darsi forza: “Ho saputo che Voldemort quattordici anni fa ha avuto una figlia…”
“Merlino…” esclamò Molly “Quel mostro… una figlia…”
“Ne sei sicuro?” domandò Minerva non meno sconvolta di Molly, ma sapeva gestire meglio le sue emozioni.
David annui: “Si, abbastanza sicuro ho parlato con Wilhelm Faust, il medico dei mangiamorte, è stato lui ha far nascere la piccola.”
“Perché non l’abbiamo saputo prima?” domandò Minerva.
“Perché Faust ha praticato su di se un incantesimo della memoria, il ricordo gli è tornato solo perché quel bastardo sta morendo di cancro. Rigel deve aver visto qualcosa quel giorno ecco perché l’hanno privata del ricordo.”
“Sai chi è? Sai chi è la madre?” domandò la preside.
“No.” E si sospirò “Non so neanche se la ragazzina sa chi è veramente suo padre…”
“Mi augurò di no, povera piccola.” Intervenne Molly.
“David hai qualche sospetto, su chi potrebbe essere?” domandò Minerva.
“Assolutamente no, potrebbe anche essere figlia di Bellatrix o di una qualunque mangiamorte.”
“Perché sei venuto a chiederci consiglio?” domandò la preside.
Il mago si alzò e andò alla finestra. “Cosa devo fare? Devo cercare quella ragazzina? E se la trovò cosa dovrei fare, sarebbe giusto dirle la verità su che mostro era suo padre o forse dovrei ucciderla solo perché è la figlia di Tom Riddle.”
“David… non lo dire neanche per scherzo, non puoi uccidere quella creatura solo per il suo sangue.” Intervenne Molly.
“Molly, ha ragione…” disse Minerva e aggiunse: “Tu non uccidi vite umane a vanvera o senza uno scopo…”
“E’ se quella ragazza un giorno diventasse la regina dei mangiamorte e se con lei le arti oscure tornassero a cercare di prendere il potere.”
“Noi le fermeremo di nuovo come abbiamo già fatto.” Disse sorridendo la professoressa. “Ma non credo che tu aspettasi il nostro consiglio per sapere come agire, tu credi nella giustizia, è uno dei fondamenti della giustizia è la presunzione d’innocenza. Non si può punire qualcuno perché questo potrebbe commettere un crimine. Tu non lo faresti mai….”
Il mago si voltò sorridendo e rispose: “Avevo bisogno di sentimelo dire…”
“Credi d’essere così diverso dal professor Silente.” Disse la McGranitt “In realtà anche tu concedi alle persone le possibilità di sbagliare e di rimediare ai loro errori, anche tu nel profondo del tuo cuore sai perdonare…”
“Io non so cosa sia il perdono, io ho perso quella facoltà tanto tempo fa…”
“Non è vero, un tempo non avresti avuto dubbi, un tempo per te esisteva solo la tua idea di giustizia, molto simile alla vendetta, qualcosa o qualcuno ti ha cambiato e credo di sapere chi…”
“Minerva, l’amore è per poeti…”
 
“E’ stato ad Azkaban…” gridò Arvin Bael entrando durante la riunione notturna dei mangiamorte, che si teneva nella camera dei segreti.
Bael era famoso per i suoi scatti d’ira, nonostante fosse il capo dei Nove, il gruppo d’elite dei nuovi mangiamorte, lui era uno dei più anziani li dentro anche se aveva da poco superato i quaranta anni.
“Calma, Bael, sapevamo che quel mezzosangue di Giles sarebbe andato ad Azkaban, per parlare con Faust.” Disse freddamente Pansy, guardando il mangiamorte come per ordinargli di mettersi seduto. Pansy era il capo di tutti i maghi oscuri, temuta e rispettata come Voldemort in persona, anche se era una donna, il motivo di tale leadership sedeva a fianco a lei: sua figlia Leslie, sua e del oscuro signore.
Al iniziò sembrava che il ruolo delle due Parkinson fosse solo di facciata, un ruolo simbolico, ma Pansy riuscì eliminando i concorrenti a farsi rispettare, lo stesso valeva per Leslie che aveva già partecipato a diverse missioni tra cui quella a Howl.
“Pansy, dobbiamo ucciderlo. Giles attualmente è un pericolo, più pericoloso persino di Harry Potter.” gridò Bael sbattendo il pugno sul tavolo di marmo verde Guatemala.
“Uccidere Giles…” disse John Keteb “E’ impossibile. Quando neanche l’oscuro signore ci è riuscito…”
“Allora che facciamo è possibile che lui sappia già di noi?” disse Bael.
“Non credo altrimenti sarebbe già venuto qui…” disse Ryo, che nonostante l’età si dimostra freddo e calcolatore.
“Adesso basta parlare di David Giles, troveremo il sistema per eliminarlo…” esclamò Pansy.
“Si, mia signora.” Disse Thomas Amduscia.
“Signora, i nostri alleati da tempo chiedono un’azione di forza, che dimostri che noi non abbiamo paura del ritorno di Harry Potter e della riformazione del gruppo che ha decretato la fine del nostro signore.” Disse Alfred Focalor.
“Una dimostrazione, vogliono una dimostrazione di forza.” Disse Pansy “Allora dì loro che l’avranno presto, che faremo tremare la comunità magica, come nei giorni di guerra, quando i maghi terrorizzati non alzavano gli occhi verso il cielo per paura di vedere il nostro marchio. La riunione è aggiornata.”
Tutti uscirono tranne Pansy e Leslie che si trattennero un po’ a parlare.
“Non hai detto una parola, tesoro, qualcosa non va?” domandò Pansy.
“Niente…” rispose freddamente la ragazza.
Pansy le sorrise e disse: “Mi sembra che sia un niente, molto importante. Forse è un niente legato a un certo serpeverde…”
“Mamma, lui è cosi preso da Harmony Granger… Io lo rivoglio, lo rivoglio per me…” E non era la richiesta di una bambina viziata, ma di una ragazza innamorata.
“Leslie niente si ottiene senza combattere nella vita, se vuoi qualcosa prenditela, è questa vale per ogni cosa dal potere all’amore, come anche il cuore di un ragazzo. Ne riparleremo piccola, vedrai che troveremo un modo per far tornare Acrux tra le tue braccia. Andiamo e tardi.”
“Va bene mamma, buona notte ti voglio bene…” e gli diede un bacio sulla guancia.
“Anch’io ti voglio bene piccola, ora vai a letto e sogna d’essere una regina.”
E salirono fino al bagno delle ragazze, lì si separarono. Pansy andò nella sua stanza dove qualcuno la stava aspettando nel ombra. “Ciao, mia regina….” Le disse lui, seduto su una poltrona.
“Non dovresti essere qui…” sussurrò lei.
“Spogliati per me.” Le ordinò la voce.
Pansy iniziò a togliersi i vestiti e mentre lo faceva gli domandò: “Fai le stesse cose con tua moglie?”
Lui la guardò con rabbia e disse: “Non parlare di lei… non parlare mai di lei….”
“Come vuoi, ma tu non rivolgerti mai più in questo tono con me, ricordi che potrei ucciderti se volessi… Io sono la regina dei mangiamorte…”
“Pensavo che fosse tua figlia la regina dei mangiamorte?”
“Spiritoso” e completamente nuda gli si buttò addosso. Lui la prese e la portò a letto, e le disse: “Durante la riunione ho notato che non eri tranquilla… cosa ti tormenta, amore?”
“Niente… baciami ora, baciami mangiamorte, fammi dimenticare, fammi dimenticare tutto. Fammi ricordare che sono una donna.”
“Hai paura di lui, anche se non vuoi ammettere neanche con te stessa.” Disse l’uomo mentre gli accarezzava la schiena nuda.
“Non è vero… non ho paura…” rispose lei ansimando un po’.
“Si…” le sussurrò al orecchio “Hai paura, ne sei terrorizzata. Perché sai cosa potrebbe farci se ci scoprire, perché sai che Giles non si fermerebbe di fronte a niente per ucciderci tutti. Lui non conosce paura, non conosce pietà… che grande mangiamorte sarebbe stato… meglio di mio padre o del tuo…”
Pansy si girà e gli disse: “Draco prendimi adesso, subito… ora.” lo bacia e lo strinse a se… e poi gli sussurra in un orecchio: “Lo faresti con mia figlia? Lo faresti con la figlia di Lord Voldemort?”***
 
“Brava Harmony.” Gridò Harry dagli spalti grifondoro dello stadio, dopo che la ragazza aveva fatto una splendida virata sul proprio asse. Erano ormai giorni che Harry addestrava Harmony a fare il cercatore per due o tre ore al giorno. Harry però non volava, le diceva cosa fare e correggeva i suoi difetti, ne era molto soddisfatto, Harmony aveva un talento naturale, riusciva ha compiere le manovre e i trucchi più difficili senza problemi, come lui era molto istintiva e spericolata.
Quando Harry vedeva la ragazza volare gli tornava alla mente la gioia che provava a cavalcare una scopa, più volte ebbe la tentazione di raggiungere la figlia con la sua vecchia firebolt, che lui portava sempre agli allenamenti.
Quel giorno ad assistere rimase anche Ron che aveva appena finito le lezioni.
“Certo che è brava.” Disse il rosso dopo aver guardato la ragazza per un po’. “Alla Tana quando gli insegnai a volare, il suo stile mi ricordava moltissimo il tuo. Bisogna ammettere che su una scopa e tutta suo padre.”
Harry sorrise e disse: “E’ veramente eccezionale Ron, sono molto fiero di lei.”
“Ne hai motivo….” rispose l’amico.
“Harmony, fai di nuovo quella picchiata e poi risali, cerca di migliorare il tempo di reazione e la risalita.” Le Gridò Harry.
“Va bene, Harry, ora ci prova” gridò Harmony ed iniziò a spingere la scopa in basso come in una caduta libera e quando arrivò a circa un metro dal suolo, risalì a tu tutta velocità.
“Puoi fare di meglio, ragazza.” Le gridò lui “I tempi andavano già bene, ma cerca d’essere più veloce e rendi l’angolo di risalita meno ampio. Riprova.”
“Certo capo.” Gridò la ragazza con entusiasmo, aveva l’adrenalina al massimo.
“Ti chiama Harry?” Disse Ron guardando l’amico.
“Si.” Rispose Harry senza smettere di guardare la figlia sul manico di scopa. “Dice di non riuscire ancora a chiamarmi papa. Ti sembra strano?”
“Forse un po’, ma è giusto che lo faccia con i suoi tempi.”
“In un certo senso questo fatto mi toglie un peso, neanche io mi sento pronto ad essere chiamato in quel modo.”
“A quanto pare fra te ed Harmony e cose vanno a gonfie vele, con il Quidditch avete trovato qualcosa che vi unisce.”
“Anche con altre cose: è molto brava in difesa, e ho scoperto che ha una passione per la musica rock, anche se i suoi gruppi preferiti lasciano a desiderare, legge molto…”
“Questo lo sappiamo da chi lo ha ereditato.” disse Ron scherzando.
“Già…” disse Harry sorridendo e continuò: “colleziona libri d’illustrazioni di Victoria Frances e che ama i pinguini.”
“I pinguini?”
“Si, i pinguini ne ha di tutte le misure, come peluche, nei disegni, sulle magliette è una cosa molto carina.”
“Direi di si. Tibby ha una passione per un peluche a forma di pipistrello, che chiama Battolomeo, glielo comprato al Dungers a Londra quando aveva sette anni. Sono un po’ strane le nostre ragazze, non trovi?”
“Si, lo sai che ha una gattina nera che si chiama Bastet, ricorda molto Grattastinchi.”
“Con Hermione come va?”
Harry sospirò e rispose: “Non saprei a volte ci avviciniamo a volte sembriamo distanti anni luce.”
“E Harmony cosa ne pensa?”
“Non le ho mai chiesto niente…”
“Secondo me approverebbe, forse ci spera pure un po’ che voi due possiate andare d’accordo e perché no, provare ad amarvi alla luce del sole.”
“Ron… Io…”
“Harry ascoltami bene, ti è stata data una seconda possibilità, non è una cosa che viene data a tutti…”
“David, mi ha detto qualcosa di simile.”
“Visto, e se lo dice David che cerca sempre di reprimere tutti i suoi sentimenti.” E Ron gli mise una mano sulla spalla “Harry farlo. Cerca d’essere felice con la donna che ami, te lo meriti più di chiunque altro al mondo. Questa volta non la devi proteggere da un mago oscuro pazzo e dai suoi tirapiedi, ne tanto meno devi nascondere ciò che provi perché tu e tuo migliore amico amante la stessa fantastica ragazza.”
“Grazie Ron.” Disse Harry sorridendogli.
“Promettimi che le parlerai? Promettimi che cercherete d’essere felici?”
“Si, lo farò.”
“Ricordi il nostro primo incontro con David?”
“Certo a Parigi.”
“Che splendida città, se non fosse per i francesi.”
“Dai, Ron se non ricordo male le francesi ti piacevano però…”
“Vero.” E il rosso sorrise, ma tornò subito serio “Quando vidi David, il luogo dove viveva e la sua solitudine… Quando notai quanto voi due eravate simili giurai che non avrei mai permesso a te di diventare come lui. Poi dopo la sparizione di Hermione, ti sei isolato da tutto e tutti, e con la tua fuga, ho avuto veramente paura per te, amico.”
“E avevi ragione, Ron, ma non mi sono isolato solo perché non c’era più Hermione, certo in parte era per questo, ma perché aveva paura di cosa ero diventato per uccidere Voldemort e anche perché mi sentivo privo di scopo. E assurdo da dire, ma la normalità mi faceva più paura persino del più potente mago oscuro. Non sapevo chi ero dopo averlo ucciso.” Poi guardò Harmony che gridava di entusiasmo mentre faceva le spericolate acrobazie. “Adesso so chi sono. So chi voglio essere. Lo capito, amico mio, quando ho rivisto Hermione nella sala grande e quando ho saputo d’avere una fantastica figlia. Voglio essere Harry Potter, solo Harry Potter, un uomo che ama le due donne più importanti della sua vita.”
“Harmony…” gridò Hermione appena arrivata sugli spalti mentre sua figlia compiva giri della morte, virate a trecentosessanta gradi, o passava traverso i tre anelli.
“Harmony, stai attenta.” le gridò la madre “Mamma mia… scendi subito signorina.”
“Ciao, mamma. Hai visto quanto sono brava?” le grido la lontano la ragazza.
“Basta adesso con questa roba. Scendi subito.” Poi a Harry “Sei stato tu a insegnargli queste cose?”
“Io? Le sapeva già. Ce l’ha nel sangue.” Rispose lui sorridendo.
La strega sorrise e guardò di nuovo la ragazza: “Quando è su un manico di scopa, ti somiglia ancora di più, ma vorrei che fosse meno spericolata di te.”
“E’ molto brava, Hermione e ha la testa sulle spalle.” Intervenne Ron.
“Mi auguro però che il Quidditch non la distragga dallo studio, come una persona che conoscevo.”
“Ehi non hai sempre detto che ti piacevano i giocatori di Quidditch bravi?”
“Ero una ragazzina.” Disse la strega ridendo “A quell’età ero facilmente influenzabile.”
“Hermione Granger, non è mai stata facilmente influenzabile, ma è sempre stata bellissima.” Disse Harry.
La strega arrossì e pensò: “Non è vero, ero influenzabile quando si trattava di te… e forse lo sono ancora.
 
“Capisco perché tua madre e zia Ginny si sono innamorate del professor Potter.” Diceva Tibby mentre accompagnava Harmony agli spogliatoi dopo gli allenamenti. “E troppo affascinante, amica mia, hai un padre veramente bello, è oscuro ma nel senso buono.”
Harmony si limitava a sorridere, poi vide sul sentiero una coppia venire dalla direzione opposta, la ragazza era Robin Lefler, la loro caposcuola, ma il ragazzo alto e moro non lo conosceva, i due erano abbracciati, ma non sembravano intimi.
Quando gli passarono vicini il ragazzo guardò Harmony con interesse ma anche con una certa aria di sfida, e si allontanarono.
Harmony domandò a Tibby: “Chi è quel ragazzo con Robin?”
“E’ Tim Drake, il nostro portiere e sarà il tuo rivale al provino per il ruolo di cercatore.”
“Tim Drake, sembra forte...” Disse soddisfatta la ragazza che non vedeva l’ora d’affrontarlo in campo e domandò: “Robin è la sua ragazza?”
“No, Robin stava con Conner, il migliore amico di Tim …” Tibby sembrò a disaggio a parlarne. “Conner è morto circa un anno fa durante un attentato da parte dei mangiamorte, insieme a Stephany Brown la ragazza di Tim, erano andati a comprare un regalo per il compleanno di Drake.”
“Mio Dio.” Esclamò Harmony.
“Dal quel momento Tim è cambiato, non parla quasi mai e sembra che abbia perso la gioia di vivere, era uno dei migliori studenti della scuola, adesso non fa altro che addestrarsi in difesa.”
Harmony pensò: “Anche se mi dispiace per lui, non gli concederò nulla, voglio essere un cercatore più di qualunque altra cosa al mondo.
 
Il giorno dopo gli allenamenti Harmony era sola negli spogliatoi, ed era appena uscita dalla doccia avvolta in un morbido asciugamano rossa. Si trovò davanti appoggiato al muro un serpeverde che fumava una sigaretta babbana, lo riconobbe subito era Ryo Parkinson, ex il miglior amico di Acrux.
Fra lui e Acrux era successo qualcosa tanto da farli litigare di brutto e troncare tutti i rapporti. Harmony sapeva che forse la causa era stata lei, ma il suo ragazzo non ne’ voleva parlare. La strega avrebbe voluto che le parlasse di cosa provava, dei suoi sentimenti, ma il ragazzo rimaneva chiuso in se stesso.
“Questo è lo spogliatoio femminile” gridò Harmony “Che ci fai qui?”
“Niente…” disse lui “Assolutamente niente” si vedeva che il ragazzo era leggermente ubriaco.
“Esci subito altrimenti…”
“Altrimenti, cosa ragazzina.” E il serpeverde la guardò attentamente. “Non sei male… capisco perché Acrux ti voglia.”
Harmony sentì un brivido. Ryo aveva uno sguardo da belva…
“Vattene o grido.” Disse la strega.
“Nessuno ti sentirà, siamo lontani dalla scuola. Gli studenti vengono qui per farci sesso…. Ma non credo che Acrux ti abbia già portato qui, non come ha fatto con mia sorella Leslie.”
“Ti ho detto d’andartene subito…” Harmony iniziava ad avere paura.
“Tu sei vergine lo sento dal tuo odore… potrebbe essere divertente arrivare prima di Acrux.” E avanzò verso di lei, la ragazza cerco di scappare, ma lui afferro l’asciugamano e glielo strappo di doso. Harmony gridò, aveva le spalle al muro. Ryo la guardò dai piedi alla testa e poi disse: “Non sei niente male, veramente un bel bocconcino.”
“Vattene… Vattene…” gridava la ragazza.
Lui era ormai su di lei, quando si sentì una voce: “Ryo Parkison…”
Sulla porta c’era Tim Drake, con gli occhi freddi come il ghiaccio, e la bacchetta puntata contro il serpeverde. “Lasciala andare subito!!” gli disse.
“Drake!!!” Dissi Ryo “Grifondoro, perché non ti levi da piedi…”
“Potrei farlo, ma non mi va, ho appena imparato a usare il Sectumsempra, vuoi provare il dolore delle carni tagliate, serpeverde?”
Ryo si alzò e senza dire una parola andò verso la porta, quando si trovò di fronte a Tim gli disse: “Un giorno… un giorno Drake, mi vendicherò.”
“Ti aspetto con ansia, Parkison, e avrai quello che ti meriti.”
Il serpeverde se andò.
Tim si avvicinò ad Harmony, raccolse l’asciuga mano e glielo diede. Harmony se lo rimise addosso, e mentre il ragazzo stava per uscire gli disse lei: “Grazie, Drake…”
Lui si voltò, le sorrise per un secondo e poi disse: “Lo sai che sei bellissima…” e se ne andò.
 
Harmony non raccontò a nessuno di quella spiacevole situazione, sapeva che sua madre ed Harry, come i loro amici avrebbero voluto punire Ryo e Acrux si sarebbe messo nei guai cercando di vendicarla, ma c’era dell’altro che la turbava, nei giorni seguente a quella storia si era ritrovata senza volerlo a ripensare a Tim Drake, al suo sguardo dolce, ai suoi occhi tristi, a quel sorriso e a quella frase: “Lo sai che sei bellissima…”
 
E arrivò il giorno del provino, Harmony era molto nervosa, non mangiò nulla a colazione e al uscita della sala grande incontrò Acrux, che le disse: “E’ il grande giorno, eh piccola.”
Lei gli sorrise, le piaceva quando la chiamava piccola: “Si, sono cosi nervosa, non riuscirò a fare niente. Non prenderò mai il boccino.”
Acrux la bacio per zittirla e poi gli disse: “Sarai fantastica. Vuoi sapere perché? Perchè io ti amo, non mi sarei innamorato di te se non fossi stata fantastica.”
“Acrux… io…”
“Harmony non avere paura, rilassati.” E la bacia nuovamente “Più tardi festeggeremo la tua vittoria.”
La strega gli sorrise e lo lasciò per andare a prendere la scopa e il restò, ma non appena entrò in sala comune si trovo davanti Tim, con indosso la divisa da Quidditch. I due si guardarono, poi lui la superò per uscire.
“Grazie…” sussurrò Harmony con lo sguardo basso e il viso arrossato.
Lui si fermò.
“Grazie per la scorsa volta, se non ci fossi stato tu Drake…”
“Granger...?”
“Si?” rispose lei si voltandosi.
“Vinca il migliore.”
“Si…”
Il ragazzo le sorrise lasciò la sala uscendo attraverso il ritratto della signora grassa.
La strega sospirò, si lasciò andare e pensò: “Pensa solo a vincere, Harmony. Perché mi tremano le ginocchia quando c’è lui? Perché ho paura quando mi guarda, ma al tempo stesso cerco il suo sguardo. I suoi occhi tristi e forti… I suoi occhi…. Vorrei consolare quelli occhi… Ora pensa a vincere, solo a vincere, ragazza.
Salì le scale del dormitorio e si vestì con la divisa da Quidditch, portando il casco sotto il braccio e uscì dalla sala comune. Era pronta.
 
Arrivò al campo ci trovò più gente di quello che immaginava, la scelta del nuovo cercatore di Grifondoro era da sempre una cosa molto seguita, anche perché sembrava che ci fosse una tradizione che voleva che la squadra rossoro di Hogwarts sfornasse i migliori cercatori della Gran Bretagna. Harmony si stava preparando ad aiutarla c’era Tibby, mentre dal altra parte c’erano Tim Drake e Robin Lefler.
Harmony aveva uno sguardo deciso mentre si sistemava le protezioni per gli avambracci e infilava i guanti, e i due avversari si guardarono nuovamente, e tutti intorno a loro sparirono.
“Tutto bene?” le domandò Tibby.
“Come? Si, certo…” rispose la strega.
Poi guardò verso gli spalti di Grifondoro e vide subito, Harry seduto accanto a Hermione, e poi Ron, Neville, ma anche Acrux e Draco, e Fred con la piccola Molly.
Harmony li saluto tutti alzando il casco.
“Manca poco, Harmony. Sei pronta?”
Lei la guardò e disse: “Sì, Tibby grazie…”
Le sorrise e aggiunse: “Dimostra cosa sai fare, amica mia, fargli mangiare la polvere.”
E Tibby se ne andò.
Mentre dall’altra parte, Drake controllava l’equipaggiamento.
“E’ la prima volta che ti vedo così nervoso, Tim?” gli domandò Robin.
“Non sono nervoso.”
“Si, invece…”
“Granger è forte, è molto veloce…”
“… e anche molto carina.” Aggiunse Robin.
“Ma che dici, ti sembra una cosa da dire prima del provino.”
“Ci dovresti provare, Tim… con lei intendo.”
“E’ ancora presto.”
“Non è presto per tornare a vivere, lei vorrebbe che tu…”
“Basta adesso….” Disse lui un po’ arrabbiato.
“Come vuoi.” Disse Robin abbassando lo sguardo.
“Scusami, Robin, io sono uno stupido.”
“Non è vero… Ma dimmi la verità un po’ di piace Harmony Granger?”
“Robin…” e guardò Harmony, poi s'infilò il casco. E l’amica lo lasciò.
Faith Baston andò verso il centro del campo.
 
“Si, comincia finalmente.” Disse Ron tutto eccitato, mentre sua figlia prendeva posto accanto a lui.
“Come sta, Tibby?” domandò Hermione.
“Sta bene, ma è un po’ nervosa.”
“Maledizione…” sussurrò la strega, ma sentì una mano sulla sua spalla, e si voltò e vide Harry che le sorrideva.
“Non temere, è brava molto brava… più brava di me.” Le sussurro lui.
La strega arrossì, e guardò verso il campo. “Ho paura che potrebbe strafare, che potrebbe farsi male.” Poi usò il binocolo magico per guardare il volto della figlia, mentre questa camminava verso il centro campo. “Non lo mai vista con un volto così deciso…”
“Non ci credo hai conservato il binocolo della coppa del mondo.” Disse Harry.
“E’ un tuo regalo non l’avrei mai buttato, Harry. Non vorrei che la pressione fosse troppa per la mia piccola.”
“Nah, è una Granger, è una Potter.” Esclamò Harry “E’ come un diamante che con la pressione diventa più duro.” E il mago sorrise.
“La terza generazione, eh Harry” Esclamò Ron attirando l’attenzione degli altri suoi due amici e continuò dicendo: “Se Harmony vince, sarà la terza generazione di Potter a fare il cercatore per grifondoro.”
“Se vince, Ron?” disse Draco voltandosi “Con Acrux, i Malfyo sono già cercatori da quattro generazioni…”
“Vuoi scommettere Malfyo, tre galleoni che Harmony batte Drake.” Esclamò Ron.
“Ci sto.” E i due si strinsero la mano.
“Ehi state scommettendo su mia figlia e poi che esempio date agli studenti?” disse Hermione, ma poi sentì Harry: “Io scommetto sette galleoni sulla vittoria di mia figlia. Ci stai serpeverde?”
“Si, Grifondoro.”
Hermione guardò Harry con un viso corrucciato, ma poi gli sorrise contenta soprattutto perché quella era la prima volta che lei sentiva lui chiamare Harmony sua figlia.
 
Faith invitò i due concorrenti a venire al centro del campo. Arrivati, il capitano fece le raccomandazioni del caso dicendo: “Conoscete le regole, il primo che prende il boccino diventerà il nostro nuovo cercatore, e ora stingetevi la mano.”
Harmony e Tim si strinsero la mano, montarono sulle scope e per poi volare. Faith lasciò andare il boccino, la gara era iniziata.
“Drake ha una firebolt come la tua Harry.” Disse Ron.
Harry sorrise, ma continuò a vedere la sfida tra i due ragazzi. Quanto gli mancava volare, quanto gli mancava il Quidditch.
Harmony e Tim si guardarono intorno, quella era la quiete prima delle tempesta, essere un cercatore non voleva dire soltanto essere il giocatore più veloce della squadra, ma anche riuscire a tenere sottocchio tutto il campo e anche il proprio avversario. Passarono buoni dieci minuti quando Tim partì in picchiata, ma risalì subito. Harmony gli sorrise da lontano.
“Il ragazzo ha provato una fitta Wronsky” disse Ron “Niente male, per fortuna che Harmony non ci è cascata.”
“Non è fortuna, Ron” gli rispose Harry, e poi sussurrò: “Lei ci sa fare.”
Ed ecco Harmony salì di quota a tutta velocità, aveva visto il boccino. Tim partì al inseguimento, in pochissimo tempo i due ragazzi si trovarono l’uno addosso all’altro.
Mi piace volare con Granger, è davvero brava....” Pensò Tim e poi guardò il volto della ragazza “E poi è proprio carina.”
Quando Harmony notò che Tim la stava guardando, sorrise e poi gli diede una gomitata sul petto.
“Miseriaccia che colpo, mai visto un gioco così maschio neanche in nazionale.” Disse Ron. “A vostra figlia piace giocare violento”
Hermione arrossì mentre Harry si mise a ridere e aggiunse: “Brava ragazza fai vedere ci sei…”
“Ron ha ragione.” Disse Draco ad Acrux “Stai attento con lei, figliolo, è pericolosa.”
Acrux sorrise e sussurrò: “Lo so papa, ma la amo anche perché è pericolosa.”
Tim intanto strattonava Harmony.
La ragazza stava per prendere il boccino, ed ecco lo afferrò ma i due manici di scopa entrano in contatto questo provocò una accelerazione, ed Harmony e Tim uscirono fuori dal campo volando verso la foresta proibita.
 
Dopo circa venti minuti in una radura, Tim si svegliò e si accorge d’essere sopra il corpo di Harmony ancora svenuta. Lui sorrise, ma si sentì tutto dolorante, si spostò dalla ragazza buttandosi su un lato e si sdraiò mettendosi a contemplare il cielo.
Poi si girò e guardò Harmony, e ripensando a quello che le aveva detto nello spogliato: “Lo sai che sei bellissima.” Quella frase gli era sfuggita non sapeva neanche perché.
Sì alzò per mettersi seduto, continuò a guardare la sua rivale, le tolse i capelli dal viso e senza neanche una ragione la baciò sulle labbra, e per un attimo, un solo attimo dimenticò Stephany. Ma le lacrime iniziarono a bagnargli il viso, e si domandò: “Come ho potuto? Come ho potuto dimenticarla? Come ho potuto baciare la Granger?”
Si alzò e si avvicinò a un albero, doveva sfogarsi, cadde in ginocchio.
Harmony riprese i sensi, si rialzò e vide Tim piangere e le si avvicinò.
“Tim…” Era la prima volta che lo chiamava per nome.
Lui si voltò e disse: “E’ colpa mia, se loro sono morti è colpa mia. Solo colpa mia…”
“Non è vero, Tim, non puoi punirti in questo modo.”
“E’ colpa mia e solo colpa mia.” E abbracciò Harmony, lei gli accarezzò la testa, come se fosse un bambino piccolo. Poi si mise in ginocchio e vide i suoi occhi, i suoi occhi tristi.
Senza accorgersene i loro visi s’avvicinarono, come anche le loro labbra, fino a baciarsi.
 
 
Eccomi tornato dopo la pausa estiva.
Voglio prima di tutto ringraziare chi mi ha commentato e chi a inserito mia storia tra le
preferite,  ricordate o seguite.
Voglio poi rimandarvi alla mio blog dove c’è un’importante novità, cioè e-fanfic in poche
parole la possibilità di scaricare gli ebook delle mie ff e leggerle su lettori ebook, tablet o smartphone. Fattemi sapere cosa ne pensate.
Ora vi saluto e vi rimando alla prossima settimana con il prossimo capitolo.
 
Vostro umile servitore
Dalastor



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