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Attenzione
: Questa storia non è mia, ma di
un'autrice di nome Rumaan, come potete notare dal
mio nickname.
La pubblicazione originale è in inglese e la trovate sul
sito Fanfiction.net, a
questo link:
Questa è solo una traduzione fatta da me, ovviamente con il
permesso
dell'autrice (il messaggio con cui mi autorizza a farlo è
trascritto nelle
"note dell'autore" sul profilo).
Storia scritta senza alcun scopo di lucro. I personaggi originari ed il
loro
mondo appartengono
a J.K. Rowling.
Dettagli importanti: Harry e Daphne si vedono già
in segreto ed Harry, Ron
e Draco sono amici.
Inoltre in questa FF Severus Piton è ancora vivo, ed
Hermione nella prima parte
della storia è molto testarda e molto OOC,
ma comunque migliorerà.
Spero vi piaccia. Buona lettura e se volete commentate.
Capitolo
1
Hermione uscì come una furia dal camino di Harry e Ron,
evidentemente
arrabbiata.
Harry riuscì addirittura a vedere del vapore uscirle dalle
orecchie e Ron giurò
che i suoi capelli avessero vita propria, frementi
di rabbia, il che li faceva sembrare quasi come i serpenti che aveva in
testa Medusa.
“L’avete visto?” gridò
Hermione.
Harry sussultò. Non aveva ancora bevuto il suo
caffè, ed una Hermione alterata
in quel modo non era mai stata qualcosa da affrontare senza prima aver
bevuto
il proprio caffè mattutino.
“Buongiorno anche a te, tesoro mio” disse
ironicamente Ron.
Hermione si limitò a guardarlo truce, non avendo esattamente
l'umore per essere
distratta dalle sue irritanti battute.
"Bene, allora lo avete visto!” strillò ancora una
volta, sbandierando in
giro la lettera come se fosse una demente.
Harry semplicemente allungò la mano, e con un cenno del capo
le chiese di
dargliela.
Non avrebbe avuto pace e, cosa molto più importante, non
sarebbe riuscito ad
avere il suo caffè, finché lei non fosse riuscita
a mostrargli cosa l'avesse fatta uscire dai gangheri in quel modo
quella
mattina.
Harry prese il foglio sgualcito e gettò via la busta.
“Cara signorina Granger,
Siamo dolenti di doverLa informare che una maledizione è
stata posta sugli ex
studenti di Hogwarts appartenuti alle case
di Grifondoro e Serpeverde. In modo tale da poterla combattere, abbiamo
dovuto
predisporre misure estreme ma,
per quando spiacevoli, necessarie. Abbiamo quindi associato tutti gli
studenti
di Grifondoro con un/a partner Serpeverde
disponibile, ed intrapreso una ricerca tramite test caratteriali molto
rigorosa, per riuscire, alla fine, ad associarLa ad un compagno
compatibile.
Dobbiamo altresì notificarLe che il suo partner
corrispondente è Draco Malfoy.
Cordialmente La invitiamo quindi a presentarsi all'incontro fissato per
Giovedì
27 Ottobre, dove saranno rivelati maggiori dettagli
sulla maledizione, e farà la conoscenza del Suo futuro sposo.
Sinceramente Vostra,
Hestia Jones.
Ministro della Magia"
Harry passò la lettera a Ron. “Potrebbero aver
sbagliato, Hermione”.
Hermione gli alzò contro la bacchetta, in segno di minaccia.
“Come esattamente
potrebbero aver sbagliato, Harry James Potter? Per prima cosa, che
maledizione
è questa? E seconda cosa, Malfoy? Dovranno trascinare il mio
cadavere per la
navata della chiesa, prima che io sia d'accordo!”.
Harry ignorò Hermione che brandiva la bacchetta, ben conscio
che non l'avrebbe
realmente affatturato; era solo molto irritata.
“Avresti potuto avere come compagno Gregory Goyle, o quella
frana di Marcus
Flint.”
Hermione soffiò indignata, “Credo che darei una
possibilità ad entrambi,
piuttosto che a quel maledetto furetto. Metterci a coppie con i
Serpeverde è
sbagliato. Come hanno potuto farci questo?”
Ron, che era stato strategicamente tranquillo ed in disparte fino a
quel
momento, saltò fuori con una delle sue battute,
“Pensa a
tutti quei bei piccoli cuccioli di furetto albino che avrai. Ma sono
realmente
definiti cuccioli, i baby furetti?”, chiese distratto.
Harry non seppe come riuscì a gestirla, ma soppresse con la
mano la risata che
stava per esplodergli dal petto, lanciando a Ron
uno sguardo, e parlando poi rivolto a lui, “Hai istinti
suicidi?”; successivamente
si mise ad osservare come Hermione si sforzasse
di parlare, nonostante fosse così arrabbiata.
“Oh no, in realtà credo che i baby furetti non
siano chiamati cuccioli, ma
volpini. Non vedo l'ora di giocare allo zio con la tua
cucciolata di volpini, Hermione” continuò
candidamente a dire Ron, non
comprendendo l'avvertimento di Harry nei suoi confronti.
“Sono felice tu ti stia divertendo tanto Ronald, ma alcuni di
noi ricordano la
vera natura della Casa di Serpeverde, e non trovano per niente
eccitante il
fatto che dovremo sposarli”, disse Hermione, gesticolando con
le mani per aria,
prima di uscire dalla stanza come una furia nello stesso modo in cui
era
entrata, e smaterializzandosi a casa sua.
“Credo che sia solo abbastanza sorpresa e turbata per il con
chi l'abbia messa
in coppia il Ministero ”, fece notare sarcasticamente Ron.
Harry scosse la testa in direzione del suo amico rosso. “Le
daremo un'ora per
calmarsi, poi ritorneremo sulla questione e
tenteremo di farla sentire meglio”.
Un'ora dopo Hermione era ancora ugualmente turbata. Aveva praticamente
scavato
un buco sul tappeto a forza di andare
avanti e indietro, e stava battendo i piedi su e giù,strappandosi in
contemporanea i capelli,
quando Ron ed Harry arrivarono
per vedere come stesse.
“Vuoi vedere chi ci siamo beccati noi?” chiese
Harry per iniziare la
conversazione, sperando che la sua curiosità avrebbe
superato
la rabbia estrema.
“Spero, Ronald, che ti sia capitata Millicent
Bulstrode,” disse Hermione
sgarbatamente.
Ron semplicemente inarcò un sopracciglio,
“Tristemente, meglio per te comunque,
sono stato estratto per fare coppia con
Tracey Davis. A dire la verità non posso dire di
ricordarmela. Qualche ricordo
al riguardo che vuoi condividere, Hermione?”
“Ehmm, nessuno, mi spiace”, disse Hermione, facendo
sfumare lievemente la
rabbia nel rispondere alla domanda. “E tu, Harry?”
“Io sono stato messo in coppia con Daphne
Greengrass” disse Harry con
noncuranza.
“Oh! Avevo dato per scontato che uno di voi avrebbe avuto
Pansy Parkinson. Mi
chiedo chi si sia beccato il Carlino”.
“ Non lo so, ma l'incontro è solo fra pochi
giorni, credo che avremo qualche
pettegolezzo” precisò Ron.
“Oh no, il Ministro non aspetterà fino a quel
momento per sentire ciò che io ho
da dire. Non posso credere che ci abbiano fatto
questo, e per di più mi hanno affibbiato quel codardo e
patetico Mangiamorte
dei miei stivali. Dimostrerò ad Hestia quanto sia veramente
insostenibile
quest'idea.”
Harry sospirò, riconoscendo i segni dell'imminente monologo
di Hermione sui
Serpeverde.
“É una maledizione, Hermione. Sono sicuro che
Hestia la settimana scorsa non
fosse così annoiata da decidere che tutto questo sarebbe
stato un divertente
espediente per dare una scossa alla monotonia del suo lavoro”.
“Sono passati otto anni da quando abbiamo lasciato Hogwarts,
come mai sentiamo
parlare di questa maledizione solo ora?”
“Non lo so, non ho la possibilità speciale di
intromettermi negli affari del
Ministro”.
“Tu e Ron siete Auror, perché non ve ne
hanno?”
Harry si passò le dita tra i capelli, già
scompigliati, per l'esasperazione.
Hermione era praticamente impossibile da trattare quando si arrabbiava
così.
“Non lo so, e no, prima che tu possa anche solo pensarlo, non
giocherò la carta
del – Io sono Harry Potter e quindi sono speciale –
solo perché tu possa
scoprire cosa sta succedendo. Inoltre Hestia non ci casca mai, nemmeno
quando
sono abbastanza stupido da farlo su tua richiesta.”
Hermione capì che Harry non si sarebbe piegato al suo
desiderio d’informazione
questa volta; si arrese quindi alla sua rabbia con
un grande sospiro e si buttò sul suo divano.
“Qualcuno ha parlato con Ginny?
Qualche indizio su chi le è capitato?” chiese
Hermione.
“É agli allenamenti delle Herpies. La squadra
intendeva essere irreperibile
fino alla prima partita della stagione, ad Halloween,
ma suppongo che il Ministro con la sua posizione avrà fatto
pressione e si sia
accertato che partecipi all'incontro” rispose Ron. Ginny era
infatti entrata
come giocatrice professionista di Quidditch per le Holyhead Harpies,
con grande
sgomento dei suoi pazzi fratelli giocatori, ai quali nessuno aveva
offerto
nemmeno un provino per una squadra professionista, figuriamoci un
contratto.
Ron ne fu particolarmente offeso, ma venne presto confortato dal fatto
che
avrebbe avuto i biglietti gratis per le partite di Quidditch
ed avrebbe capeggiato il team di sua sorella, lasciando perdere i suoi
amati
Cannoni di Chuddley.
“Devo sposare Malfoy! Cosa farò?” chiese
Hermione con un lamento.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo prima di sedersi di fianco a lei
ed
abbracciarla. “Andiamo, Hermione, non potrà
essere così male! La lettera diceva che hanno fatto dei test
sulla personalità,
quindi forse voi due siete più compatibili di quanto
pensi”, disse Harry,
ottimista.
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Harry?”
“Harry ha ragione, Hestia non ti avrebbe imbrogliato di
proposito, Hermione”,
commentò Ron.
“Forse avresti bisogno di dargli una possibilità.
Potrebbe essere cambiato”.
“Cosa è andato storto con voi due? Odiate Malfoy
più di me. O almeno, lo
facevate”.
“Non siamo più a scuola. Abbiamo dovuto lavorare
con persone con le quali non
avremmo voluto passare nemmeno un giorno.
Intendo, chi avrebbe pensato che sarei stato assegnato come compagno di
squadra
ad Ardian Pucey e che siamo
ancora messi così?”, disse Ron. “Tu
semplicemente non l'hai fatto perché lavori
nel Dipartimento per la Regolazione ed il Controllo delle Creature
Magiche”.
“Questo piuttosto dimostra la mia posizione, e non tirare in
ballo la storia di
Adrian, perché non è nemmeno una grande
pubblicità
per evidenziare quando siano cambiati i Serpeverde”.
Ron fece una smorfia, mentre cercava di pensare ad un modo per
contrattaccare
l'argomentazione di Hermione, ma, come al solito,
venne messo in difficoltà. La ragazza era di gran lunga
troppo intelligente,
addirittura troppo per il suo stesso bene.
“Provaci e pensa positivo, Hermione. Il Ministro non ci
farebbe fare tutto
questo senza un buon motivo”, ragionò Harry.
“Aspetta un attimo”, disse Hermione, e
tirò fuori la sua lettera sgualcita da
sotto il cuscino del divano. “Guarda, la lettera dice che ci
hanno associato,
ma non dice che dobbiamo sposarli. Semplicemente io
rifiuterò. Alla peggio cosa
possono farmi? Minacciarmi di espellermi dal mondo magico? Vorrei
vedere se
osassero tanto”, gridò gioiosamente Hermione,
sentendosi trionfante per aver
trovato una via di scampo.
“Non lo so, Hermione, loro parlano di una maledizione. Sono
sicuro che potremmo
avere una piccola possibilità a riguardo”.
“Così, è una maledizione. Sono sicura
che con una piccola ricerca, potremmo
scoprire di cosa si tratta e, con l'aiuto di Bill, potremmo
spezzarla. Credo veramente che il Ministro abbia esagerato”.
Harry e Ron rimasero a guardare, mentre Hermione volò
intorno per il suo
soggiorno, tirando fuori libri a caso dalle sue svariate
mensole di libri e scagliandoli sul basso tavolino da salotto.
“Sarò avvantaggiata,
e farò alcune ricerche generali prima dell'incontro
della prossima settimana”.
Loro scossero la testa, ben sapendo che non sarebbero riusciti ad
interrompere
quel fiume in piena. “Ehi, Ron, Bill è
già tronato
dall'Egitto? Mi piacerebbe vederlo prima dell'incontro, per vedere
ciò che
posso racimolare in fatto di notizie. Scommetto che lui
ha sentito qualcosa di questa maledizione”, chiese Hermione.
“Ehm, non ne sono sicuro. Veramente è un po' che
non sono a casa, ma posso
mandare un gufo a mamma e Fleur, e vedere se
è già tornato”.
“Sì, sarebbe fantastico”.
Hermione a quanto pare aveva tirato fuori tutti i libri che aveva
riguardanti
le maledizioni, ed ora stava sfogliando alcuni volumi
in contemporanea, mormorando da sola.
Harry e Ron quindi non potettero fare altro se non salutarla entrambi e
ritornare
tramite metropolvere al loro appartamento; si sarebbe solo annoiata se
l'avessero interrotta. Per ore non notò nemmeno che se
n'erano già andati.
Harry e Ron atterrarono di nuovo nella loro cucina ed Harry
preparò per
entrambi una tazza di tè, sentendone il bisogno
dopo aver avuto a che fare con una Hermione così maniacale
quella mattina.
“Allora, quando pensi che glie lo dirai?”, chiese
Ron.
Harry fece una smorfia, “Non lo so. Speravo di esporle
delicatamente il
problema, ma credo che semplicemente farei meglio a dirglielo chiaro e
tondo
prima che lo scopra da qualcun altro, all'incontro”.
Ron ridacchiò per il suo addolorato amico, “Non ti
invidio compagno, e se fossi
in te prediligerei un posto pubblico in caso perdesse completamente la
testa”.
“Daphne sta diventando insopportabile. Mi ha assillato per
anni per dire ad
Hermione di noi. Vuole uscire allo scoperto, ed il fatto che io
continui ad
essere riluttante nel raccontarglielo la sta facendo diventare
matta”.
“Non so perché si è messa con te.
È nettamente troppo di classe per uno
sciattone come te”.
“Ehi, dovresti dispiacerti per me, non fermi stare
peggio”.
“Cosa c'è da dispiacersi? Hai una ragazza
formidabile che ti ama, e tu sei
troppo codardo da dire alla tua migliore amica di lei.
Sei solo fortunato che Daphne non abbia ancora messo da parte il tuo
patetico
sederino”.
Harry picchiò la testa sul tavolo, “Lo so. Sono un
totale incapace. Ma Hermione
fa così paura quando è arrabbiata, ed odia i
Serpeverde! Non credevo fosse
possibile, ma il suo odio si è ingrandito maggiormente da
quando ci siamo
diplomati”.
“Crea campagne per la liberazione degli Elfi Domestici, non
è una cosa che la
farà addolcire nei confronti della Casa delle
Serpi”.
“Bene, allora quando le dirai che te la sei squagliata per
giocare a Quidditch
con i tuoi amici rettili? Lei pensa che tu tolleri
solo Pucey, non sa che sei un buon amico di tutti loro e che ci
socializzi nel
fine settimana”.
“Come si siamo finiti in questo casino?” gemette
Ron.
“Abbiamo abbassato la guardia, e la cosa successiva, come
sai, ci ha portato
fino ad avere un appuntamento, ed abbiamo iniziato
ad uscire con un gruppo di Serpeverde”
“Mentendone al riguardo con Hermione. Abbiamo veramente
istinti suicidi.”
“Già, e senza che lo sapesse abbiamo sotterrato
l'ascia di guerra con Draco”.
“Oh, dovremmo andare a trovarlo. Voglio vedere la reazione
alla sua lettera.”,
disse Ron, saltando immediatamente su dalla
sua sedia, eccitato.
Grazie
a chi ha già inserito la
storia tra le preferite e le seguite, e a chi ha commentato, anche da
parte
della vera autrice.
Ecco qui il secondo capitolo. Spero vi piaccia e buona lettura.
Capitolo
2
Draco
Malfoy si stava rilassando
nella sua biblioteca, contemplando il destino.
Se qualcuno, una decina di anni prima, gli avesse detto che gli sarebbe
stato
ordinato dal Ministero della Magia di sposare Hermione Granger, prima
lo
avrebbe affatturato, e poi avrebbe chiamato suo padre per sistemarlo
del tutto.
Ora, non disponeva più di questo lusso.
Suo padre era morto non molto tempo prima, dopo aver ricevuto il Bacio
del Dissennatore
ad Azkaban e lui, da solo, aveva dovuto sottostare ad un intenso
programma di
riabilitazione, che lo aveva forzato a vivere nel mondo dei babbani per
un
anno.
Era poi riapparso nella società magica, per trovarla molto
cambiata. Molti
amici e coscritti di Serpeverde ora lavoravano per il Ministero, e si
erano
fatti amici i Grifondoro, una volta rivali.
Gli ci era voluto ancora un po' per salire a bordo, ed aveva schernito
e preso
in giro Adrian per la sua nuova scelta di amicizia con Ron Weasley.
L'aveva
invece praticamente schiantato il fatto che Daphne Greengrass uscisse
con Harry
Potter.
Circa un anno fa, lei si era finalmente stancata dei suoi orribili
commenti, ed
aveva rifiutato di stare a sentire le sue sfuriate su quando fosse
disgustosa
la cosa; lo aveva quindi minacciato di tagliarlo fuori dalla sua vita
se non
avesse accettato la sua relazione, ed era stata abilmente sostenuta da
Blasie
Zabini e Theo Nott. Messo di fronte alla possibile perdita dei suoi
più cari
amici, Draco aveva quindi dovuto mordersi la lunga, ed accettare anche
di
incontrare Potter per renderla felice.
Nemmeno in milioni di anni avrebbe immaginato che sarebbe uscito a
divertirsi
con il “Martire-Suicida” ed suo amico del cuore
“Testa Rossa”. L'inferno non si
era ancora ghiacciato, ma era una cosa che sarebbe presto successa.
Severus Piton entrò nella biblioteca, “Hai
visite”, disse, sogghignando sulle
ultime parole, rendendo Draco praticamente sicuro sul chi fosse venuto
a
trovarlo.
Una delle cose più sorprendenti che accaddero dopo la
guerra, fu il matrimonio
di Severus Piton e Narcissa Malfoy.
Draco era rimasto completamente stranito quando lo avevano messo al
corrente
della loro relazione, ed al fatto che avessero maturato quei sentimenti
proibiti per anni. Non fu comunque un cambiamento che lo fece
scervellare
molto. Sua madre meritava di essere felice, e così anche
Severus, che aveva
dovuto fare il doppio gioco per così tanto tempo che ormai
aveva iniziato a
dimenticarsi chi fosse in realtà.
Severus non sarebbe mai stato un patrigno adorabile, ma Draco era un
Malfoy, e
quindi non ne aveva esattamene bisogno, così come nemmeno lo
voleva, un padre
del genere. Dopotutto, aveva avuto a che fare con Lucius Malfoy per i
primi
diciannove
anni della sua vita.
“Potter e Weasley?” chiese Draco.
“Come tu ti sia attaccato a quegli stupidi, non lo so.
Ospitano una sola
cellula cerebrale in due”, disse molto sarcasticamente
Severus.
Draco sorrise al suo patrigno, e scosse la testa. Certe cose non
sarebbero mai
cambiate. Non importa quanto innamorato fosse di Narcissa; a
Severus,
Harry Potter, non sarebbe mai piaciuto, puramente per chi fosse suo
padre e che
avesse sposato Lily Evans.
I sentimenti di Severus per Lily erano un pallido paragone per quelli
che
provava per Narcissa, ma non per niente era finito nella Casa di
Serpeverde. I
Serpeverde infatti serbano rancore e non dimenticano mai ciò
che gli è stato
portato via.
“Fanno fantasticare il mio ego. Mi sento come un vero genio
intorno a loro”.
“Bel lavoro. Allora, la Granger è stata scelta
come la prossima signora Malfoy.
Passando del tempo con lei capirai presto che a malapena gratti la
vernice nel
settore dei cervelli”, disse Severus pungente.
“Allora la mia intelligenza non incide molto sulla tua lista
dei meritevoli ”,
colpì di rimandò Draco, ben sapendo quanto
Severus fosse orgoglioso che lui fosse
arrivato al terzo posto nelle graduatore del suo anno, dopo la Granger
e Padama
Patil.
Draco si incamminò senza fretta verso il salottino, e rise
alla vista di Harry
e Ron, che sembravano quasi ammalati ed a disagio, circondati da tutto
lo
splendore dei Malfoy.
“Quante volte siete state qui voi due, che non riuscite
ancora a rilassarvi?”.
“Non ci posso fare niente, amico” disse Ron,
“Non è naturale per un Weasley
entrare così a fondo nella tana dei Malfoy”.
“Non preoccuparti. Tratterrò i miei antenati dal
cercare di ucciderti dai loro
ritratti, in caso individuassero quel tuo atroce colore che chiami
capelli”.
“Ahahah, maledetta faccia da furetto!”. Draco si mise la
mano sul cuore ed
indicò il suo aspetto perfetto “Oh donnola, mi
uccidi con la tua crudeltà”.
“Smettetela di bisticciare voi due, mi state facendo
diventare pazzo. Hermione
mi ha già regalato il mal di testa oggi”.
“Ahhh, state parlando della mia dolce piccola futura sposa!
Come ha preso la
novità?”.
“Più o meno come l'avresti presa tu al quinto anno
ad Hogwarts”.
“Già. Se fossi in te, Draco, mi assicurerei di
avere un perfetto e saldo
fascino, prima di comparire a quell'incontro, giovedì. Non
vorrei darle
l'occasione di maledirti appena ti vedrà”,
aggiunse Ron.
“Alla fine ha lo spirito storpiato dei Malfoy”,
disse lentamente Draco.
“Come stai prendendo tu la notizia?”, gli chiese
Harry.
“Abbastanza bene. Se non posso avere te, caro Harry, allora
credo che accetterò
la Principessa Grifondoro”, lo canzonò Draco.
Harry divenne verde, e quasi si soffocò, al pensiero che il
sarcastico biondino
covasse una segreta cotta per lui.
“Lascia in pace il mio ragazzo, serpe” disse
Daphne, mentre entrava nella
stanza. “Non devi avere quel colorito così
pallido, dolcezza, Draco stava solo
scherzando”.
“Lo sapevo”, disse Harry, ma il suo spudorato
tentativo di mentire venne
tradito dal suono della sua voce. Draco roteò gli occhi. Per
essere uno che
aveva salvato il mondo magico, il Bambino Che É
Sopravvissuto non era certo la
persona più intelligente.
Lei si fece strada per arrivare ad Harry e lo baciò, prima
di far muovere Ron
dal divano, così da potersi sedere di fianco a lui.
“Penso che Theo cercherebbe di picchiarti per la tua fortuna.
Credo però che la
sua prima tappa fosse Blasie”.
“Cosa avrebbe Nott da scaldarsi tanto?” chiese
Draco.
“É incazzato perché voi due, secondo le
sue testuali parole, - avete le
migliori ragazze di Grifondoro, e lui è rimasto con i resti,
– ed io concordo.
Lo hanno messo in coppia con Lavanda Brown”.
I tre ragazzi fremettero di compassione.
Ron si grattò la testa, cercando di capire chi fosse l'altra
ragazza di
Grifondoro che Theo avrebbe preferito. “Allora chi ha avuto
Zabini per rendere
Nott così geloso?”, chiese, facendo scambiare tra
Draco ed Harry sguardi
divertiti.
“Credo sia stato associato a tua sorella, Ron. La reazione di
Blasie è stata la
più grande emozione che io gli abbia mai visto
esprimere”, disse Daphne,
informando Ron.
Ron divenne verde al pensiero che Ginny venisse considerata dai
Serpeverde un
bel oggetto per cui litigare. Aveva visto solo Harry uscire con lei per
un
breve periodo, e tutto perché lui era il suo migliore amico
e non ne sapeva
praticamente niente di ragazze, a diciotto anni.
“Blasie ha sempre avuto una cotta per la piccola Weasley.
Ricordo che cercava
di negare la sua attrazione per lei durante il sesto anno”,
ribatté Draco.
“Pansy ne era impressionata”.
“Mentre sono sicura che tu lo abbia sostenuto
molto”, disse seccamente Daphne.
“Per favore, basta, quella è mia sorella. Non
voglio pensare che sia attratta
da qualcuno, lasciate in pace Romeo, alias Zabini”.
“Alla fine, saprò come compiacerla. Peccato per
Tracey Davis”, disse
sarcasticamente Blasie, mentre si univa agli amici. L'alto e scuro
Serpeverde
stava trascinandosi dietro un Theo Nott alquanto ridicolo.
“Credo che Severus
ci avvelenerà tutti. Stava mormorando qualcosa su dei gruppi
di selvaggi maghi
che popolano la sua casa, dopo avermi condotto verso di voi”.
“No, è solo per la presenza di Potter e Weasley.
Non prendete alcun drink che
vi venga offerto, ragazzi”, li provocò Draco.
“Comunque, credo che le congratulazioni ti siano dovute, per
aver finalmente
avuto l'opportunità di mettere le zampe sulla deliziosa
Rossa Weasley”, disse
Draco al suo impassibile amico.
Ron divenne porpora, “Ehi, quella è mia
sorella”, disse stizzito. Il bel
Serpeverde scelse di ignorarlo.
"Stessa cosa per voi eh", disse Blasie strascicando le parole,
"Comunque, dovresti fare qualcosa per quel nido che hai al posto dei
capelli,
Ron. Ho il presentimento che occuperanno il mondo e metteranno in piedi
una
nuova dittatura, che farebbe sembrare
Voldemort un dolce e soffice orsacchiotto di peluche".
I due ragazzi Grifondoro, sentendo quell'insulto, balbettarono. Blasie,
visto
lo shock sulle facce di Ron ed Harry, inarcò il sopracciglio.
"Voi due non eravate a conoscenza dell'immensa cotta che Malfoy
nascondeva
per la vostra piccola leonessa sin dall'inizio?".
"Non so perché tu sia sorpreso, Blasie; questo implicherebbe
che
attualmente dovrebbero pensare a come uscire da questo casino. Tutti
noi
sappiamo che la Granger è il cervello del gruppo."
osservò Theo.
"Ah sì, che stupido ad essermene dimenticato".
Daphne si sporse verso il suo ragazzo, sempre più
arrabbiato, e gli strinse la
mano, "Non lasciare che tocchino i tuoi tasti dolenti, caro. Sai che
tormentare i Grifondoro è il loro passatempo preferito".
"Questo non mi rende meno infuriato". ringhiò Harry. " E
cos'è
questa storia Draco? Provi qualcosa per Hermione?"
Daphne rise, "Non glie lo farai mai ammettere. Noi a Serpeverde avevamo
una scommessa in corso sin dal Ballo del Ceppo al quarto anno, non che
poi
Draco abbia finalmente confessato. Come la chiamavi si solito Draco?- Una sudicia piccola
Sanguesporco* - ? Ora è
troppo testardo per ammettere che è innamorato della donna
che non lo guarderà
mai in quel modo, o almeno finché non sarà fuori
pericolo di aggressioni
fisiche ed emotive".
"Sì, sì, ridiamo tutti su Draco Malfoy ed
inventiamo falsità su di lui.
Quante volte devo stressare voi zucconi che non provo niente per la
Granger? É
pazza, e sembra non possieda nemmeno una spazzola per pettinarsi",
disse
irritato Draco.
"Protesta sempre, ma io ho visto la foto che tiene sotto il letto"
disse Theo, prendendo in giro i perplessi Grifondoro.
Draco alzò in aria le mani per l'esasperazione "Almeno
ricordatevi in che
casa siete, ed anche che alcuni di voi hanno paura del mio patrigno",
disse, facendo passare lo sguardo su tutti loro. "Non
esiterò a dirgli di
avvelenarvi tutti nel modo più doloroso possibile".
"Mandi ancora Piton a combattere le tue battaglie?" disse Harry
simulando puro terrore. Desiderò poi non averlo fatto,
quando Draco gli lanciò
contro una fattura Pungente abbastanza dolorosa, senza la bacchetta.
"Severus ha più di qualche utilità. Trasformarlo
un mio insegnante privato
sull'uso della magia senza bacchetta è una di queste", disse
Draco.
Daphne decise di mettersi in mezzo e calmare l'atmosfera instabile. Non
importa
quando bravi fossero nel farlo, non intendeva lasciarli continuare a
divertirsi
lanciandosi fatture a vicenda. La rivendicavano come "rimpatriata dei
vecchi tempi", ma lei
sentiva che, quando loro cinque erano insieme, nel complesso, c'era
troppo
testosterone, tanto da rendere irrequieta la mano della bacchetta (o
nel caso
di Draco, dimostrare la sua nuova abilità nel fare magie
anche senza).
"Qualcuno ha sentito Pansy?" chiese Theo.
Ci fu un tramestio imbarazzato. Pansy non aveva preso molto bene la
gerarchia
del nuovo mondo magico. Si era trovata in difficoltà nel
dover sgobbare per
entrare in una società nella quale era già
indirizzata verso il culmine, per
poi trovarsi all'improvviso ad
essere considerata un rifiuto umano per aver voluto devolvere Harry
Potter al
Signore Oscuro.
Aveva cercato invano di andare al passo con i tempi, fallendo
miseramente, ed
era quindi fuggita per accettare un lavoro come insegnante a
Durmstrand, dove i
Purosangue venivano ancora considerati migliori degli altri.
"No", replicò Daphne. "Ci siamo scambiate un gufo qualche
volta,
ma dopo che le ho raccontato che uscivo con Harry, non mi ha
più risposto.
Credo sia andata in paranoia, ed abbia pensato di non potercela fare".
"Penso ancora che lei abbia bisogno di aiuto. Dovrebbe partecipare ad
alcune di quelle sedute di terapia che il Ministero ha organizzato per
aiutare
tutta la comunità con i loro problemi e venire a patti con
ciò che è
successo", disse Theo.
"George lo ha fatto per aiutarsi a superare la morte di Fred. Le sedute
erano divertenti, e lui ora è pieno di lodevoli iniziative.
Credo che Hestia lo
abbia assunto per parlare con quelli che ancora sono insicuri su
ciò che può
offrire questo servizio", rifletté Ron.
Draco scosse tristemente la testa. Si sentiva quello con le colpe
maggiori
riguardo ai problemi di Pansy. Sapeva che lei non si sarebbe mai
comportata
così con Potter, e non avrebbe mai creduto più di
tanto alla superiorità del
sangue puro, se non si fosse
innamorata di lui durante Hogwarts e non avesse assorbito tutte le
stronzate
che lui ripeteva alla lettera perché sentite dal padre.
"Sono andato a trovarla a Natale. Almeno sembrava felice. Non si stava
ancora vedendo con nessuno, ma sembrava stesse iniziando ad andare
avanti con
la sua vita".
Blasie diede a Draco una pacca sulla schiena. Tutti loro sapevano che
Pansy
aveva pensato per anni all'idea di sposare Draco, ma venne
caparbiamente
rifiutata, in quanto il biondino non ricambiava i suoi sentimenti.
"Credo
che la vedremo a questo incontro".
"Parlando di amici scomodi che stanno fallendo nell'adeguarsi ai
tempi...
Harry, quando dirai ad Hermione che stai uscendo con la nostra qui
presente
Daphne?", chiese Theo.
Harry alla domanda si fece piccolo piccolo e, vedendo il gruppo dei tre
alti
Serpeverde che lo affrontavano con identici sguardi truci, disse "Stavo
pensando prima dell'incontro. So che non sarei mai in grado di fare a
finta che
io e Daphne non significhiamo niente
l'uno per l'altra, giovedì, e non è nemmeno leale
nei confronti di Daphne mantenere
nascosta la nostra relazione".
"Sei sicuro, amico? Hermione era da dichiarare pazza oggi. Dubito
altamente che si sarà calmata per giovedì. Vuoi
aggiungere alla confusione
anche il fatto che le hai mentito?", chiese Ron.
I tre uomini Serpeverde, seri, dimostrarono la loro disapprovazione
all'incoraggiamento di Ron nel mantenere Daphne come un piccolo sporco
segreto,
ma non attaccarono invece l'atteggiamento da vigliacco di Harry verso
la loro
pazza cespugliosa amica,
poiché Daphne li aveva pregati di non interferire. Ma ora
erano passati anni, e
l'Eletto, vigliaccamente, si stava ancora trascinando avanti,
riluttante nel
raccontare alla Granger del loro fidanzamento.
Harry guardò male Ron, "No, questa storia è
già andata avanti abbastanza.
Devo smetterla di cercare di assecondare Hermione nella sua campagna
Anti-Serpeverde, e dirle la verità".
Daphne strillò ed abbracciò Harry. Per anni aveva
fatto a finta che non le
importasse che lui avesse troppa paura nel confessare alla sua migliore
amica
che uscivano insieme, ma nel profondo si domandava se lui la ritenesse
solo un
piacevole passatempo.
"Oh, Harry, lo fai sul serio?".
"Certo che lo faccio, dolcezza. Stavo pensando che potrei incontrarmi
domani con Hermione a Diagon Alley, tenermela buona lasciandola
girovagare per
il Ghirigoro per qualche ora, raccontarglielo, e poi trascinarla ad
incontrarti
al Paiolo Magico".
Daphne annuì, dando il suo assenso al piano, ed i suoi
fratelli Serpeverde si
compiacerono nel vederla sorridere da un orecchio all'altro. Poteva
indossare
la maschera da coraggiosa di fronte a loro, ma non erano stupidi, e non
poteva
nascondergli i suoi reali sentimenti. Uno stupido Grifondoro non era un
problema da imbrogliare con una faccia da poker, ma non poteva farlo
con i ragazzi
con cui era cresciuta. "Ehi, Blasie, hai
voglia di venire
al Paiolo Magico domani? Credo che ci sarà uno spettacolo di
fuochi d'artificio
con i fiocchi", disse Theo, con un sorriso diabolico.
Harry, di fronte al suo incombente compito, impallidì.
1 - la frase con
l'asterisco ( * )so
che non "suona" molto bene, ma
siccome l'autrice ha usato la parola - Mudblood - , ho preferito usare
questa
traduzione, in quanto è quella "fedele", piuttosto che usare
Mezzosangue, che si dice - Halfblood - , come
spesso hanno fatto nei libri originali, confondendo i due termini.
2 - Quando Blasie dice "Stessa cosa per voi eh", ci ho messo un
pochino a capire a cosa fosse riferito, sinceramente, ma poi ho capito
che lo
dice rivolto a Draco ed Harry, visto che Harry sarà
costretto a sposare Daphne
(per la gioia di lei) e Draco, essendo
segretamente innamorato di Hermione, come spiega subito dopo,
avrà finalmente
l'occasione di "mettere le zampe sull'oggetto dei suoi desideri",
come Blasie con Ginny.
Hermione
abbracciò Harry appena si incontrarono fuori da 'Il
Ghirigoro'. Il gufo del suo
amico era arrivato esattamente al momento giusto, facendola uscire dal
suo
malumore autoindotto ed organizzando un incontro. Nemmeno la ricerca
aveva
assorbito la sua mente, il che era molto insolito.
Aveva
permesso a Draco Malfoy di rovinare troppi giorni della sua vita, e
rimanere al
chiuso nel suo salotto, agitata per l'ingiustizia del destino, non era
proprio
il massimo. Così fu contenta di rispondere positivamente ai
piani di Harry per
passare il pomeriggio insieme, e già si stava immaginando
alcune stupende ore
rilassanti tra i libri, senza drammi o, cosa molto più
importante, non pensando
agli orribili e viscidi Serpeverde.
Hermione
fece un largo sorriso, mentre lasciava la libreria con un grosso
bottino di
nuovi libri appena usciti, da aggiungere alla sua già troppo
grande
collezzione. Harry, che non potè fare a meno di
aiutarla, pensò che fosse
stata una buona idea associarla a Malfoy. Come minimo il Manor aveva
molto più
spazio per accogliere le migliaia di libri che Hermione sarebbe stata
destinata
a comprare durante tutta la sua vita. Il suo appartamento era
già compromesso
dai troppi scaffali che erano stati impilati per mancanza di spazio, e
lei,
quindi, continuava ad impilare altri volumi per terra. Hermione sarebbe
stata
come in Paradiso fra i tomi polverosi che già componevano la
biblioteca
personale di Malfoy. Saggiamente però si tenne questo
dettaglio per sè, non
volendo innervosirla ancor prima di averle sganciato la bomba.
"Mi
mancavano giornate come questa", disse Hermione. "Negli ultimi tempi
ciò che facciamo sembra essere solo lavorare e cercare di
guarire le ferite
della guerra".
Harry
sorrise radiosamente all'espressione spensierata che Hermione
dimostrava al
momento. Troppo spesso infatti correva in giro accigliata, cercando di
riparare
alle disgrazie del mondo. Harry e Ron, nonostante fossero Auror e
responsabili
della cattura di tutti i Mangiamorte rimasti, si godevano la vita molto
di più
della loro seria amica. Secondo lei, invece, si divertiva
già abbastanza così.
Harry la portò poi a prendere ua Burrobirra, e parlarono
casualmente di questo
e di quello.
Harry
vide
Theo e Blasie avvicinarsi lentamente, e capì che avrebbe
fatto meglio a darsi
una mossa, se voleva raccontare ad Hermione della sua relazione con
Daphne. Non
voleva che Daphne entrasse, presumendo che lui glie lo avesse
già
detto, lo baciasse, e si sedesse con loro. Questo avrebbe
seriamente
causato l'auto-combustione di Hermione. "Hermione,
c'è una cosa che
ho bisogno di dirti".
"Guardali,
sono entrati qui come se fossero i padroni di questo posto. Spero che
li
rinchiuderai in prigione, Harry, dove non potrò vedere mai
più le loro orrende
facce", declamò Hermione.
Harry
sospirò; tutto il precedente cameratismo era sparito, e la
rabbia di Hermione
era tornata. Non doveva più girarci intorno per dirle di
Daphne.
"Hermione, ci siamo già passati un milione di volte. Non
posso
semplicemente gettare le persone ad Azkaban solo perchè
precedentemente erano
Serpeverde".
"Precedentemente
erano maligni Serpeverde, Harry. Dubito che
Theodore Nott sia innocente
cone fa credere. Suo padre era uno dei peggiori Mangiamorte. Scommetto
che ha
ricevuto il Marchio Nero come Malfoy. Hai cercato i segni del Marchio?".
"Sì
Hermione. Credo, infatti, che il Ministero abbia controllato tutti
i -
maligni Serpeverde - alla ricerca del Marchi Nero, e questo solo
perché tu sei
scattata come una furia, e loro hanno preferito assecondarti per farti
calmare".
"Credi
che abbiano semplicemente regolato la cosa trovando un incantesimo
molto forte
per nascondere tutte le tracce e le prove?", chiese Hermione,
completamente persa nella sua tirata.
Harry
picchiò la testa sul tavolo, "Ne ho abbastanza, Hermione.
Stai diventando
impossibile e, cosa più importante, uno zimbello. Non senti
cosa stanno dicendo
le persone di te?".
Hermione
scosse impaziente la testa, "Harry, stufarmi di sentire tutti i
pettegolezzi su di me, avrei già dovuto farlo durante il
nostro secondo anno ad
Hogwarts, quando tutti i Serpeverde mi auguravano di morire".
"Ma
è
proprio così Hermione, ne stai diventando ossessionata.
Hestia Jones si è già
giocata parecchie volte la reputazione per proteggere la tua posizione
all'interno del Ministero, ma anche lei si sta stancando della tua
vendetta. Se
non capisci che il mondo è andato avanti, ed anche in
fretta, allora ti
ritroverai senza un lavoro".
Hermione
venne presa alla sprovvista dalla veemenza delle parole di Harry. Era
così? Le
persone chiedevano sul serio che lei venisse licenziata? No vero? Lei
era
un'eroina di guerra ed inoltre, chiunque sia stato a Grifondoro o
Tassorosso,
ed al limite anche a Corvonero, durante i suoi stessi anni ad Hogwarts,
le
avrebbe dato ragione nell'essere così diffidente."Oh, Harry,
sono sicura
che sono solo i Serpeverde che stanno chiedendo che io me ne vada.
Probabilmente non riescono a sopportare il fatto che una Mezzosangue
gli stia
rendendo le vite così impossibili con la Campagna per la
Liberazione degli Elfi
Domestici", disse Hermione con leggerezza, mettendo da parte il suo
avvertimento.
Harry
ringhiò per la frustrazione, rivolto alla sua testarda
amica. "Hermione,
sei troppo cocciuta per il tuo stesso bene. Quando abbiamo iniziato a
provare
ad implementare la riconciliazione dopo la guerra, pensavo che fosse
Ron che
avrebbe avuto più difficoltà ad adattarsi. Non
avrei mai pensato che fossi
tu".
Hermione
era
troppo meravigliata dalla contrarietà palpabile di Harry,
anche solo per iniziare
a replicare alle sue accuse.
"Ma
tu
sei diventata ancora ed ancora più convinta che chiunque si
sia diplomato nella
Casa di Serpeverde sia un piccolo Voldemort in attesa, e francamente
sta
diventando una cosa noiosa. Quelli di noi che ti vogliono bene sanno
che loro
ti hanno reso la vita infelice, ed hai ogni ragione per essere
arrabbiata con
molti Serpeverde, ma l'opinione pubblica si fa domande sulla tua
sanità mentale".
"So
che
posso essere un po' testarda al momento ma, Harry, io non mi fido di
loro e non
credo nemmeno lo farò mai. Sono stati così pieni
di voglia di lasciare Hogwarts
la notte della Grande Battaglia per passare dal lato di Voldemort! E
non credo
che semplicemente all'improvviso abbiano cambiato le loro opinioni in
una
notte", disse Hermione, sulla difensiva.
"Ma
è
proprio questo il problema, Hermione, non è successo in una
notte. Sono passati
otto anni dalla Grande Battaglia, è stato fatto un sacco di
lavoro per guarire
i graffi e le ferite".
"É
semplicemente troppo difficile anche solo immaginare che abbiano
accettato la
nuova situazione così facilmente".
"Sappiamo
tutti che non è vero. La vecchia generazione dei sostenitori
di Voldemort ci ha
dato molti problemi, ma ora sono stati risolti. Non ti sei soffermata a
pensare
che quei Serpeverde che erano a scuola con noi, stessero solo
aspettando una
possibilità per pensare da soli? Tutti loro, crescendo,
hanno sentito quando
grande fosse Voldemort e quanto sarebbe stato bello se fosse tornato,
ma non è
stato esattamente così fantastico quando è
tornato sul serio", ragionò Harry.
"Non
lo
so, Harry. É difficile immaginare incompresi quei
piccoli compiaciuti
marmocchi che ricavavano piacere nel tormentarci".
"Lo
so,
io ho qualche visione dall'interno", disse Harry.
Hermione
lo
guardò intrigata. Harry, a differenza di
Hermione, doveva vedere e fare
tante cose nel suo ruolo di Auror, compreso interrogare i Mangiamorte.
"Ho
qualcosa da raccontarti, che ti ho nascosto perché so che
non saresti stata in
grado di accettare la notizia senza esplodere. Voglio che tu ti sieda
lì e mi
ascolti, perché, aiutami Hermione, se inizi a delirare, io
me ne andrò da
qui", disse severamente Harry.
Hermione
contrasse le labbra, mentre guardava il viso arrabbiato del suo
migliore amico.
Non lo aveva più visto così alterato da quella
volta al quinto anno, ma gli
fece un cenno del capo per farlo proseguire.
"Ok,
uscivo e continuo ad uscire con Daphne Greengrass", iniziò
Harry,
ignorando il quasi soffocamento di Hermione, mentre inghiottiva la
Burrobirra
troppo velocemente. "Ormai è qualche anno che ci
vediamo. Ci siamo
incontrati ad una festa a casa di Adrian Pucey, lo abbiamo
scimmiottato
insieme, e ci siamo divertiti. So che c'è molto che ancora
non capisci fino in
fondo, ma lei non è come te la immagini. É dolce,
divertente, intelligente, e
mi rende felice. Vorrei che accettassi la nostra relazione bene come ha
fatto
Ron, ma non ho molte speranze. Comunque, vorrei che la incontrassi, ti
sedessi
con lei, e le dessi un'opportunità per dimostrarti che ti
sbagli su di lei e
sui Serpeverde in generale".
Hermione
semplicemente iniziò a fissare Harry per parecchi minuti,
con la bocca aperta.
Non era lo sguardo più attraente del mondo, ma sicuramente
la diceva lunga su
quanto fosse scioccata." Ma.... ma.... ma .... come hai potuto
nascondermelo?", scattò finalmente.
Harry
la
prese in giro, "Hai veramente bisogno di chiedermelo? Hermione, non ti
sei
mai veramente aperta con qualcuno che una volta abbia indossato una
cravatta
verde e argento. Inveisci continuamente su quanto odi i Serpeverde con
me e
Ron. Come potevo anche solo pensare di dirti che mi sono innamorato di
una di
loro?".
"Non
riesco a credere che tu non me lo abbia raccontato e che vi siate visti
per
anni".
"Hermione,
questo è tutto ciò a cui riesci a pensare? Non
hai niente da dirmi sulla mia
attuale relazione?".
"Quindi è questa la speciale visione internasulla
psiche dei Serpeverde di cui parlavi?”, chiese Hermione.
"Sì,
so
che Daphne non era molto ben vista da te durante Hogwarts, ma veniva da
una famiglia
che sosteneva Voldemort. Abbiamo parlato molto di questo, e mi ha fatto
capire
che la maggioranza dei Serpeverde del nostro anno non ha avuto una
grande
scelta in ciò in cui credevano. Le famiglie Purosangue non
sono proprio il
massimo nello spiegare le cose ai bambini, e ad accettare punti di
vista
diversi".
Hermione
lo
guardò scettica, ma non voleva provocarlo tanto da farlo
andare via. Harry lo
avrebbe fatto solo se lei si fosse spinta oltre il limite. Si prese
qualche
secondo per respirare e calmarsi, prima di rispondere. "E tu ti fidi
completamente di lei su questo argomento? Se ricordo bene, lei e la
Parkinson
erano buone amiche".
Harry,
per
un momento, le lanciò uno sguardo omicida, ma, come
Hermione, non voleva
inscenare un violento litigio; specialmente mentre Theo e Blasie erano
seduti
lì vicino, sperando che accadesse. "Hermione", disse lui
sospirando,
"Solo, fidati di me per una volta. Posso dimostrarti che tutte le tue
idee
malsane riguardanti i Serpeverde non sono corrette, ma solo se tu
abbassi la
guardia e ti siedi per un momento con Daphne. Riesci a farlo?".
"Non
lo
so. Non negherò che sono ferita che tu abbia scelto di
mentirmi riguardo la tua
relazione; sono scioccata anche dal fatto che tu, fra tutte le persone,
stia
uscendo con una Serpeverde". Hermione, vedendo Harry abbassare la testa
e
rimanere deluso alle sue parole, capì che, se voleva tenerlo
come amico,
avrebbe dovuto confrontarsi con la Greengrass. "Ma se tu sei felice,
allora credo di essere felice per te", disse alla fine, quasi
soffocandosi
con le sue stesse parole.
Harry
rialzò
il viso, "Lo pensi sul serio?". Hermione semplicemente
annuì. "E
resterai qui per incontrarla per un minuto?", chiese Harry.
Hermione
scavò
a fondo nelle sue riserve interne di amicizia. Lei ed Harry
significavano
troppo, e ne avevano passate troppe insieme, perché una
piccola Serpeverde si
mettesse in mezzo; ma, se la Greengrass significava così
tanto per lui, allora
avrebbe inghiottito la bile ed avrebbe incontrato la donna. Almeno non
era
Pansy Parkinson. Hermione non era molto sicura che quella sarebbe
riuscita a
digerirla.
"Bene,
perché ora viene qui", disse Harry con un grande sorriso.
Hermione
si
girò, per vedere poi la Greengrass chiacchierare con Nott e
Zabini. Lei catturò
lo sguardo di Harry, sorrise ai suoi due vecchi compagni di Casata, e
si
allontanò. Hermione continuò a guardare i due
uomini Serpeverde, e li vide
fissare intensamente il suo tavolo. Chiunque avrebbe capito che stavano
valutando se avrebbero dovuto difendere la Greengrass da una ostile
Hermione.
Hermione a questa scena sorrise, almeno avevano paura di lei.
Harry
si
alzò in piedi, recuperando l'attenzione della sua amica, che
vide la Greengrass
avvicinarsi, sorridendole nervosamente. Hermione forzò un
sorriso di rimando, che,
secondo Harry, era più una smorfia che qualcosa di
amichevole, ma era estremamente
compiaciuto nel vederla chiudere la bocca e fermare i pregiudizi, tanto
da
cercare di farlo. Beh, fare quella una specie di sorriso.
"Daphne,
lei è Hermione. Hermione, Daphne", le presentò
Harry.
Daphne
allungò la mano per stringere quella di Hermione, e disse
timidamente,
"Ciao, Hermione. Piacere di conoscerti, finalmente". Harry di certo
non mancò di notare quanto lei avesse rimarcato quel -
Finalmente - . Ok, era
stato davvero un fifone totale a nascondere
la relazione alla sua
amica.
"Daphne",
disse un po' bruscamente Hermione, ma lo addolcì un pochino
con un cenno del
capo.
C'era
un
silenzio scomodo mentre Daphne ed Harry cercavano di pensare a qualcosa
da
dire, ed Hermione era tesa e completamente incapace di rilassarsi.
Questa
sarebbe stata la primissima volta che avrebbe condiviso "volentieri"
un tavolo con una Serpeverde, ed era imbarazzata.
Daphne
guardò giù nella borsa da shopping di Hermione,
che stava esplodendo per i
troppi libri. "Comprato qualcosa di interessante?", chiese lei,
sperando fosse un argomento che avrebbe aiutato a portare avanti la
conversazione.
"Oh,
solo alcuni libri sulle maledizioni. Ho capito quanto fosse inadeguata
la mia
collezione in questo campo quanto ho iniziato a sfogliarla tutta per
trovare
più informazioni sulla maledizione che il Ministero ci ha
lanciato",
replicò Hermione, un po' freddamente.
"Allora
sai di che maledizione si tratta?", chiese di nuovo Daphne, "Harry
dice che non ha idea di cosa sia".
"No,
ancora no; sembra che il Ministero se lo stia tenendo stretto il
segreto.
Comunque, volevo essere sicura che ci sarei riuscita il più
presto possibile,
perché sono totalmente intenzionata ad annullarla. Non ho
intenzione di sposare
Malfoy", disse Hermione, praticamente sputando quest'ultima sentenza.
"Oh",
proferì educatamente Daphne, nonostante Harry si stesse
schiarendo nervosamente
la gola. Daphne era leale quasi in modo feroce a Draco, come tutti i
Serpeverde
in generale lo erano tra loro. Daphne era specialmente orgogliosa di
come Draco
fosse cambiato, ed odiava chiunque non glie lo riconoscesse. La maggior
parte
dei loro primi litigi di coppia furono proprio sull'irriverente biondo.
Harry
non capiva come lei potesse difendere le azioni di Draco
così lealmente, ma
dopotutto Daphne poteva dire la stessa cosa di Hermione. Harry
oggi non
voleva dover arbitrare un incontro fatto di urla fra le due streghe, ma
fortunatamente
la sua ragazza capì che ora non era né il momento
né il luogo per difendere il
suo amico.
Anche
l'argomento di questa conversazione venne esaurito, ed Hermione
sentì di essere
stata gentile fin troppo a lungo. Trangugiò il resto del suo
drink, sorrise a disagio,
si alzò e la salutò, cercando di tagliare la
corda ed uscire dal locale il più
velocemente possibile. Daphne ed Harry esalarono un grande sospiro di
sollievo,
mentre la riccia Grifondoro scompariva fuori dalla porta babbana del
Paiolo
Magico.
"Avrebbe
potuto andare peggio", disse Harry, "Ho ancora tutti gli arti
attaccati".
Daphne
rise,
sentendosi sollevata e leggermente "confusa" che Hermione non
l'avesse attaccata appena vista. "Sembrava aver preso la notizia meglio
di
quanto ci fossimo aspettati".
L'espressione
di Harry si oscurò, "Solo perché le ho fatto
capire bene alcune cose e
l'ho minacciata di mettere fine alla nostra amicizia se avesse iniziato
a dare
di matto".
Daphne
guardò tristemente il suo moro fidanzato, "Oh, Harry, mi
dispiace. Non voglio
intromettermi tra te ed i tuoi amici".
"Ehi!",
disse Harry, abbracciando la sua strega, "Lei è l'unica che
rappresenta un
problema, non tu. Glie l'abbiamo data vinta troppe volte io e Ron,
ascoltando i
suoi sfoghi".
"Perché
odia così tanto i Serpeverde? Intendo, se dopo la guerra mi
fossi messa in
testa di individuare uno dei tuoi amici che sarebbe diventato
ridicolmente
testardo ed idiota, di sicuro non avrei pensato che sarebbe stata la
Granger.
Era sempre quella che calmava gli animi ad Hogwarts, ed era lei la
migliore a
fermare le stupide battaglie che ingaggiavate tu e Draco, prima che
diventassero qualcosa di terribile".
Harry
si
mise a guardare il tavolo, ripassando con le dita il cerchio bagnato
lasciato
dalla sua Burrobirra. "Lo so, ero certo che sarebbe stato Ron il
problema,
ma essere messo in squadra con Pucey dopo l'addestramento Auror gli ha
fatto
bene. Amano entrambi il Quidditch, e vanno d'accordo. Ron ed io eravamo
tanto
occupati con l'addestramento, dopo la guerra, e probabilmente abbiamo
lasciato
che Hermione ce la facesse da sola. Non avevo proprio notato che non
stava
prendendo troppo bene le cose in questi anni. Hermione ha sempre avuto
sentimenti forti, ed è così incredibilmente
appassionata di diritti e leggi per
gli oppressi che non mi sono accorto che il lavoro al Dipartimento di
Regolazione e Controllo per le Creature Magiche le stava rafforzando
gli
stereotipi. Devo veramente incolpare me stesso per essere stato
così preso
dalla mia vita da aver soprasseduto il cercare di aiutarla,
quando ho
visto che non stava bene. Non credo si sia ripresa completamene
dall'essere
stata così brutalmente torturata. É stata a lungo
sottoposta alle Cruciatus di
Bellatrix, e non si è piegata. Dopo che siamo scappati da
Malfoy Manor, c'era
ancora così tanto da fare che non abbiamo avuto tempo per
sederci e discutere
di come stesse lei. Si è ripresa fisicamente e non abbiamo
pensato di
assicurarci che si fosse ripresa anche mentalmente, prima di andarcene
di
nuovo. La Grande Battaglia poi è arrivata non tanto tempo
dopo, ed è costata
molto per tutti. Una volta che ce ne siamo accorti, comunque, avremmo
voluto
che andasse a quelle sedute di terapia del Ministero, ma
è sempre
Hermione, e non volevo farle fare niente che lei non volesse. Lei
è la sorella
che non ho mai avuto".
Daphne
si
coprì la bocca con la mano, "Mi sono completamente
dimenticata della sua
tortura. Come potrà sposare Draco e vivere al Manor?".
Harry,
considerando questo punto, divenne tetro, "Non lo so. Per come si sta
comportando al momento saremo fortunati se oserà tanto.
Potrebbe essere portata
al San Mungo. Hermione sta facendo affidamento sull'appoggio di Hestia
al
lavoro, ma anche lei sta rapidamente perdendo la pazienza per la sua
instabilità nell'andare avanti così, e
nel pensare che ogni Serpeverde sia
un Mangiamorte".
"Credi
che mandare George a parlarle la potrebbe aiutare?"
Harry
scosse
la testa, "Ci abbiamo già provato. Ha rifiutato
categoricamente di
ammettere che c'è qualcosa di storto in lei, e si
è messa a ridere quando ci ha
sentito dire che forse è più provata di quello
che crede dalla tortura".
"Cosa
farai?".
"Non
lo
so. Sono veramente preoccupato che sposare Malfoy sarà la
goccia che farà
traboccare il vaso. Lei è così tesa che potrebbe
rimanerci secca in qualsiasi
momento, e conosci Draco, non è la persona più
comprensiva del mondo. Le
infilerà il coltello nella piaga finché lei non
si spezzerà".
"Gli
parlerò, Harry. Gli farò capire che non
può comportarsi come al solito con
lei".
Harry
sorrise alla sua comprensiva dolce metà. Era stato davvero
fortunato quando lei
aveva accettato un appuntamento con lui. "Grazie, dolcezza," disse,
baciandola sulla fronte.
"Ok,
basta con le dimostrazioni pubbliche di affetto, Daphne, è
disgustoso",
disse Blasie, mentre Theo passeggiava intorno.
Daphne fece
una linguaccia, degna di una bimba immatura, all'enigmatico Serpeverde.
Lui
alzò il sopracciglio. "Sei veramente cresciuta, Greengrass",
la prese
in giro.
Theo
bevve
rumorosamente il suo Whiskey Incendiario, mentre si lasciava cadere di
fronte
ad Harry. "Sono contrariato, Potter. Stavo sperando che almeno una
maledizione ti avesse dato fuoco. Dicevi che la Granger era
aggressiva",
lo accusò il suo amico con gli occhi verdi.
"Devo
solo esserle grato che non abbia fatto niente a tè. Stava
cercando di
convincermi, ancora una volta, a trasportare il tuo sedere ad Azkaban".
Theo
rabbrividì, "Al momento ho compassione di Malfoy. Non
importa quando sia
insignificante la Brown, almeno io dormirò in pace. Se
avessi la Granger
vicino, sarei preoccupato che mi uccidesse nel sonno".
Harry
gemette, "Non metterle questa idea in testa, probabilmente lo
farebbe".
"O
magari lo farebbe lui", disse Blasie allegro.
Daphne
riportò la conversazione su argomenti più utili,
"Credete che Hermione
sarà in grado di trovare un modo per aggirare la
maledizione?".
Harry
strinse le labbra pensieroso. "Beh, se c'è qualcuno che
può farlo, quella
è Hermione. Mi ha salvato il culo talmente tante volte che
nemmeno me le
ricordo tutte, ed è sicuramente già all'opera. Ma
è solo una cosa vaga al
momento, finché non sapremo esattamente di che maledizione
si tratti, ed i
dettagli. Fino ad allora è difficile da dire".
"Aspetta
un attimo, la Granger cercherà di spezzare la maledizione?",
chiese
Blasie.
"Già",
replicò Daphne. "Si rifiuta categoricamente di sposare
Draco, e pensa che
spezzare la maledizione sia la soluzione migliore per lei".
"Se
la
Granger non avesse così paura, le offrirei il mio aiuto.
Preferirei non essere
legato alla Brown per il resto della mia vita, ma dubito che la pazza
riccia che hai come amica vorrebbe aiuto da un Serpeverde",
disse
Theo rivolto ad Harry.
Harry
rise,
ma dentro era triste. Odiava vedere Hermione così. Era
decisamente sottosopra,
ed aveva bisogno di aiuto, ma convincerla ad accettare questo aiuto non
avrebbe
funzionato. Lei odiava sentirsi fuori controllo, senza dubbio un
effetto
collaterale di quando era stata alla mercé di Bellatrix
Lestrange. Aveva
incanalato tutti i suoi sentimenti d'odio e di sfiducia contro la Casa
di
Serpeverde, ma questo stava diventando sempre meno sostenibile.
Becoming Mrs Malfoy Cap 4
Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, da ricordare e
seguite, e grazie anche a chi ha recensito :)
Lo so, avevo detto che avrei pubblicato questo capitolo ieri, ma
purtroppo ho qualche problema di connessione ad internet -.-".
Comunque ora sembra funzionare, quindi eccolo qui. :)
Capitolo 4
"Vedo
quindi che sei sopravvissuto", furono le prime parole che
sentì
Harry appena entrò nel suo ufficio, Lunedì
mattina. Lanciò uno sguardo alla posta che gli aveva appena
raccolto la
sua segretaria, e vide Draco Malfoy, rilassato e
perfettamenre a suo agio, dietro la sua scrivania.
"Buona
mattina anche a te, Malfoy", disse lentamente Harry.
"Che
disdetta, stavo sperando di rubarti il lavoro", continuò
Draco,
come se Harry non avesse parlato. "Adrian mi ha detto che diventare un
Auror funziona come attrattiva per le donne".
"Tu
hai già il nome dei Malfoy per farle cadere ai tuoi piedi;
aggiungici anche Auror, e le nostre streghe potrebbero simultaneamente
liquefacersi in macchie appiccicose".
"Mmmmm",
valutò Draco, "Questo probabilmente mi aiuterebbe con il
problema - Banshee selvaggia - ".
"Ehi,
è la mia amica quella di cui stai parlando", si
lamentò
Harry con Draco, lanciandogli dietro la sua pinzatrice.
"Nah,
lei è praticamente l'unica strega che resiste al mio
fascino,
al mio charm, ai miei soldi, ed al mio lavoro. Se l'unica via per la
popolazione magica di procreare fosse attraverso di lei, sarebbe un
pensiero alquanto pauroso".
"Vedo
che stai facendo pensieri positivi sulla furuta progenie dei Malfoy,
Draco",
disse sorridendo compiaciuto Adrian Pucey, dall'entrata della porta.
"Pensa
solo a quanto carini e dolci saranno i suoi pargoli, Adrian", aggiunse
Ron, che
camminava dietro di lui. "Con quei piccoli appuntiti lineamenti
caratteristici, capelli che hanno bisogno di un loro personale codice
postale, e quella combinazione di personalità
così
incantevoli, come la superiorità, la testardaggine, e la
voglia
di insultare. Ah, Malfoy, Malfoy. La vostra prossima
generazione
sarà una vera piaga".
Adrian
ed Harry risero, mentre Draco si accigliò. "Saranno sempre
più
belli dei tuoi, Weasley, con tutti quei capelli rossi e quelle
lentiggini. Posso capire perchè il Ministero ti abbia messo
in
coppia con Davis".
Harry
li interruppe, prima che esplodesse una guerra senza omissione di
colpi. "Hai ricevuto la lettera, Adrian?", chiese.
"Certo.
Sono in coppia niente meno che con Angelina Johnson", sorrise
caldamente Adrian.
"Nessun
dubbio allora, sul perchè sei così allegro questa
mattina. Miravi sempre a lei quando giocavi al campo di Quidditch, con
la
speranza che lei ti notasse, a dire il vero", disse Draco.
"Come
se non avesse potuto aiutarla a guardare tutta la mia gloriosa mole di
splendore", disse compiaciuto Adrian.
"Il
talento dei Serpeverde per il narcisismo non fallisce mai nello
sbalordire", osservò Harry con Ron.
Ron
semplicementè roteò gli occhi, "Credi che
troveranno mai
qualcuno che li ami tanto quanto loro amano sè stessi?".
Prima
che Draco o Adrian potessero rispondere, l'intero Ministero si scosse
leggermente, al suono di una distante esplosione.
Harry guardò
il suo orologio, prima di iniziare a dire parolacce. "Merda, questa
sarà stata sicuramente Hermione, mentre faceva qualcosa di
stupido, come far saltare in aria uno dei segretari di Hestia. Ero
qui proprio per tenerla sotto controllo", disse Harry, prima di uscire
di corsa dalla porta.
Adrian
alzò il sopracciglio e guardò Draco, che si stava
stendendo di nuovo sulla sedia di Potter, sfogliando i suoi documenti
"confidenziali". Adrian pensò a come ammonirlo, in quanto
non
era un impiegato del Ministero, ma poi ci ripensò. Non
voleva
essere affatturato da Draco, e se Potter era felice, o troppo stupido
da lasciare il biondo ficcanaso dietro la sua scrivania, allora sarebbe
stato un affare dello stesso Potter. Adrian non avrebbe mai permesso ad
un altro Serpeverde di sedersi alla sua scrivania. Dio sa quanto a
fondo avrebbe potuto scavare nei suoi affari, ed usarli poi contro di
lui.
Non
per la prima volta, Adrian scosse la testa alla folle fiducia del suo
collega Grifondoro; ma, invece che soffermarsi su questo, chiese
ad voce un'altra cosa, che lo stava tormentanto. "Non andrai ad aiutare
Potter
con la futura Signora Malfoy?".
"Certo
che no! Niente di ciò che dirò
penetrerà in quella
tragedia di cespuglio che lei chiama capelli. Inoltre, ritengo che la
mia presenza peggiorerebbe
solo le cose", replicò Draco.
Ron
annuì con il capo, in segno di assenso. "Dirà ad
Hestia
che nessuna cirsostanza le farà sposare Malfoy, e tantomeno
la farà
entrare nella famiglia dei Malfoy".
Adrian
ne fu divertito. Solo la Granger poteva pensare di riuscire a
sovrastare il Ministro e vincere. "Ha qualche speranza di successo?".
"Sei
preoccupato che riuscirà a rovinarti le
possibilità con
quella esuberante ex cacciatrice Grifondoro?", disse Draco
sarcasticamente.
Adrian
ignorò il suo ex strisciante compagno di Casata, e si
concentrò invece sul suo compagno di squadra.
"Nah",
rispose Ron", "Hestia non avrebbe fatto tutto questo se non fosse stata
l'ultima risorsa. Tutto ciò che Hermione farà,
sarà irritarla, ed è questo il motivo per cui
Harry è
andato a rincorrerla. Quando ha un grillo per la testa,
lei, tende a
rifiutarsi di accettare risposte negative".
Adrian
rabbrividì leggermene al solo pensiero. La Granger
normalmente
era molto valida come persona, ma quando le si sbarrava la strada e la
si faceva infuriare, semplicemente bisognava inginocchiarsi e pregare.
Infatti, pensandoci, l'unica persona che di solito emergeva illesa dal
"Tornado-Granger" era Draco Malfoy, il che probabilmente era
proprio per questo che erano stati associati. Per
far fronte ad entrambi, avevi
bisogno di una
costituzione d'acciaio.
Harry
arrivò fuori dall'ufficio di Hestia completamente senza
fiato.
Aveva osservato il rottame che una volta era un ufficio con occhio
preoccupato, ma con un sospiro di sollievo quando aveva capito che
nessuno era morto o stato ferito, senza contare la porta di Hestia. che
era infatti ridotta in una pila di frammenti che sventolavano, come una
specie di impressionante arco, che testimoniava la potenza
dell'incantesimo Reducto rivoltogli contro.
Harry
non ebbe molto tempo per rimanere confortato, mentre un urlo venne
emanato dal suddetto ufficio. Harry riconobbe la voce di Hermione poco
più avanti a lui. Il piuttosto acuto di risposta suonava
molto
come quello di un'incredibilmente stressata Hestia Jones.
Fece
un cenno di rassicurazzione a Percy Weasley e Julian St.
Ledger, i segretari di Hestia, che si stavano preoccupatamente
chiedendo
se avessero dovuto andare in aiuto al Ministro. "Non preoccupatevi,
entrerò io e la placherò", disse Harry.
Pima
di affrontare coraggiosamente ciò che conteneva l'ufficio di
Hestia, prese un profondo respiro. La situazione che vide, solitamente
lo avrebbe fatto ridere. Hermione si stagliava in alto, come un'arpia
vendicativa, mentre Hestia si stava rannicchiando nella sua sedia,
sembrando molto più che spaventata dall'arrabbiata e
sconvolta
Dea Grifondoro.
"Cosa
intendi nel dire che non puoi permettermi di rifiutare di sposare
Malfoy?", strillò Hermione.
"Non
è in mio potere, Hermione, perchè non lo capisci?
E' la
maledizione, non sono io che sto cercando di forzarti a farlo. Non
è
che io sia venuta al lavoro con l'idea di forzare i giovani maghi e le
giovani streghe a sposarsi".
"Andiamo,
Hermione, ha ragione", intercedette Harry, "Sai che Hestia non farebbe
mai una cosa del genere se non fosse necessario".
Hermione
si girò a fissare Harry, con le mani sui fianchi, "Io non lo
accetto! Mi rifiuto di sposare il furetto!"
"Non
hai capito che non hai scelta?"
"Oh
si, io ho una scelta. Non sono uno strumento del Ministero od una
qualsiasi, da forzare al matrimonio".
"Ascolta",
disse Hestia, "Tutto sarà spiegato Giovedì, e
capirai quanto io abbia le mani legate".
"Almeno
dammi qualcun altro. Diavolo, accetterei anche Nott. E' sempre meglio
di Malfoy".
"Le
coppie non sono negoziabili, mi dispiace. Anche questo verrà
spiegato Giovedì".
"Perchè
devo aspettare Giovedì per scoprire tutto?".
"Perchè
la maledizione non mi è stata rivelata, e la persona a cui
invece è stato detto lo spiegherà a tutti".
"Lo
trovo ancora più inaccettabile. Non posso credere che tu sia
incapace di dircelo prima"-
"Non
ho molto da dire, mi spiace. Per favore, Hermione, aspetta
semplicemente come qualsiasi altro. Non è una cosa ideata da
una
persona pazza per divertirsi".
Hermione
si ridimensionò, capendo che non avrebbe ottenuto niente, il
che, francamente, non accadeva molto spesso. "Credo di non avere
scelta",
mormorò infelice.
"Ora,
Hermione, ho un'importante incontro con il Ministro Georgiano fra dieci
minuti, e mi piacerebbe avere l'opportunità di provare
a sistemare il casino che hai fatto per entrare nel mio
ufficio".
Hermione
diede un colpetto alla sua bacchetta e tutto tornò com'era
prima
che lei ne entrasse come una furia. "Mi dispiace per questo,
sono
sclerata un pochino quando mi è stato detto da Percy Weasley
che
non eri disponibile".
Hestia
annuì con il capo e, mentre Harry conduceva la sua amica
fuori
dall'ufficio, rilasciò il respiro che stava trattenendo.
Hermione Granger la maggior parte del tempo era imprevedibile. Non
sapeva proprio come fosse stato possibile che lei e Draco Malfoy
fossero stati messi in coppia. C'era il reale pericolo che uno di loro
finisse ucciso dopo poche ore dal matrimonio. Ed Hestia scommetteva che
sarebbe stato l'irriverente biondo Serpeverde a perire.
Harry
prese in custiodia Hermione nel corridoio. Percy era
già
stato avvicinato da lei, per essere redargiuto con una serie
di
imprudenti commenti sul rispettare la tabella di marcia del Ministro
della Magia. Fortunatamente per lui, Harry la teneva ancora
stretta
per il braccio della bacchetta, e la fece marciare fuori dall'ufficio
senza altre disavventure peggiori.
"Hermione,
sei matta? Cosa ti ho detto solo ieri?".
"E'
stata colpa di Percy. Mi ha innervosito.", disse Hermione per
difendersi.
"Non
è una scusa, Hermione. Hai 25 anni, per favore puoi
dimostrarli e comportarti come tale?"
Hermione
resistette all'urgenza di fare una linguaccia ad Harry, in un chiaro
gesto infantile di sfida. Odiava quanto lui faceva la parte del capo ed
era ipercritico, specialmente perchè quello era il suo
ruolo! Da
quando Harry si preoccupava di tenere le redini? Hermione
sospirò internamente. Sapeva che era stata un po'
intrattabile
in questi giorni, ma non poteva farne a meno. Non era lei che
era
cambiata, stringendo con
le serpi un'amicizia che
i suoi amici
sembravano invece intrattenere.
"Ok,
ok, non avrei dovuto far esplodere la porta di Hestia. Ho perso un po'
il controllo".
"Un
po'?"
Hermione
ignorò l'intromissione di Harry, "Ma guarda, ora sto bene e
sono
calma, quindi semplicemente me ne tornerò al mio ufficio e
continuerò il mio lavoro".
"No,
vieni a prenderti una tazza di thè con mè e Ron",
disse Harry,
non volendo lasciare Hermione da sola, finchè non si fosse
calmata del tutto. Non voleva che lei tornasse ad irrompere da Hestia e
facesse saltare in aria il Ministro della Magia Georgiano, provocanto
una crisi diplomatica.
"Non
sono una bambina, Harry. Non ho bisogno di rimanere sotto il controllo
del tuo occhio vigile finchè non mi giudicherai di nuovo
innocua", disse Hermione, mettendo il broncio.
Harry
non era d'accordo. Hermione poteva essere totalmente infantile,
specialmente quando i suoi desideri venivano soprasseduti. Le ricordava
terribilmente Teddy dutante la sua fase dei due
anni.
"Semplicemente
torna indietro con mè. Non ti vediamo mai molto, e tu non
vieni mai a
fare una pausa nel nostro ufficio per un thè".
"Forse
per via di quell'orrenda serpe; Pucey è lì",
mormorò Hermione, prima di decidere di giocare a favore di
Harry. "Ok, verrò. Ma faresti meglio ad avere i biscotti".
"Condivido
un ufficio con Ron, credi che non ci siano dolci?", fece notare Harry.
Hermione
rise, e prese a braccetto Harry, per tornare all'ufficio di lui. Harry
sperava solo che Malfoy si fosse allontanato da qualsiasi cosa stesse
facendo lì quel giorno. Non voleva che Hermione
oltrepassasse il
limite nel far saltare in aria anche l'odioso Serpeverde appena lo
avesse visto. Harry era più preoccupato che lui si mostrasse
a
lei in realtà. Questa maledizione era arrivata proprio al
momento sbagliato per Hermione. Stava nutrendo ancora di più
i
suoi amari sentimenti verso i Serpeverde, e la facevano sembrare
più pazza che mai. Il fatto che lei fosse stata messa in
coppia
con Draco era stata solo la ciliegina sulla torta. Non che comunque
qualsuasi altro Serpeverde sarebbe stato accettato dalla sua amica, ma
Malfoy aveva un posto speciale per essere detestato, nel cuore di
Hermione.
Evitata
al momento la crisi, Harry lentamente tornò al suo ufficio.
Aveva pensato che una volta che Voldemort fosse morto, sarebbe riuscito
a "saltellare felicemente nel tramonto"; invece era stato allora che la
sua migliore amica aveva iniziato a fargli venire prematuramente i
capelli grigi ed a fargli passare notti insonni, e non sembrava che la
cosa sarebbe cambiata tanto presto.
"Qual
è la percentuale dei feriti/morti?", chiese Ron, mentre
Harry ritornava nell'ufficio Auror.
"Ti
ho sentito, Ronald", disse Hermione, seguendo Harry all'interno.
"Comunque ha subito danni solo la porta di Hestia, e ci è
mancato poco anche a tuo fratello, per alcuni altri stupidi commenti,
di
nuovo".
"Percy
è sempre stato un arrogante, tronfio, essere spregievole,
Hermione. Ti dò il permesso di farlo saltare in aria la
prossima
volta".
Hermione
sogghinò verso Ron, "Dubito che Molly sarebbe
così clemente".
Hermione
si guardò intorno, e salutò freddamente Pucey con
un
cenno del capo, prima di accorgersi finalmente di chi fosse seduto
dietro la scrivania di Harry, rilassato, con le braccia incrociate
dietro la testa, come se fosse il padrone del posto.
"Ciao,
micetta", disse lentamente Draco, rivolgendosi a lei, sogghinando
quando vide la rabbia iniziare ad infuocarle gli occhi.
Harry
gemette; le sue speranze che Malfoy avesse finalmente guadagnato un po'
di tatto e si fosse levato dai coglioni, erano state insoddisfatte.
Avvertì appena in tempo l'arrivo del disastro, per poi
"accidentalmente" posizionarsi nel mezzo, tra di loro.
"Che
cazzo ci fa lui qui?", chiese Hermione, con il disgusto
che trapelava evidente dalla sua voce.
"Sono
venuto a trovare Adrian, tesoro", disse Draco, buttando felicemente
maggior benzina sul fuoco della Granger.
Ron
ed Adrian iniziarono ad indietreggiare verso le loro scrivanie,
aspettando la ormai prossima esplosione.
"Non
chiamarmi così! Io non sono niente per tè, non
provare ad insinuare certe cose!", disse inferocita Hermione.
Il
biondo sembrò non interessarsi del pericolo in cui si
trovava,
ma dopotutto era Malfoy. Non avrebbe mai potuto resistere alla
possibilità di innervosire Hermione, pensò
amaramente
Harry.
"Ma
è qui che ti sbagli, sei la mia fidanzata", disse Draco,
squadrandola da capo a piedi. "Comunque mi sento in dovere di
informarti che i Malfoy appaiono in pubblico niente meno che stupendi
ed in perfetto ordine; dovresti voler lavorare un po' su questo,
sembri abbastanza esausta al momento".
Hermione
letteralmente crepitò di rabbia. I suoi capelli stavano
diventando arbusti per la seconda volta, ed era vicina a perdere il
controllo. "Non ti sposerò, maligno essere ripugnante!".
"Te
la dovrò far ricordare questa frase, quando nel
giro di un anno sarai la Signora Malfoy".
Hermione
iniziò a camminare sbattendo forte i piedi per terra in modo
stizzito "Se sono costretta a sposarti, allora puoi giurare che tu non
rimarrai vivo, nel giro di un anno!".
"Amo
quando ti arrabbi così. Sei un'arpia molto sexy, micetta",
disse
Draco, ammiccando verso di lei, e compiacendosi estremamente con
sè stesso.
"Non
sono una micetta! Smettila di dirmi porcherie come questa!".
Draco
le rise in faccia, "Ma diventi veramente una micetta deliziosa, tutta
arruffata e soffiante, con gli artigli di fuori, pronta a
graffiare".
"Ne
ho abbastanza", urlò Harry, fermandosi in mezzo ai due. "Tu
rimani lì", odrinò Harry a Draco. "Hermione,
vieni con
me".
Harry
dovette trascinare la furiosa donna fuori dalla porta. Felicemente si
imbattè nella tranquilla presenza di Luna Lovegood, che
mormorò
qualcosa su Malfoy alla ragazza, e trascinò un'ancora
fumante
Hermione con lei. Le stava massaggiando su e giù la
schiena, e stava riportando l'incandescente bruna al suo
ufficio, per bere una calmante camomilla. Luna era una buona amica, che
permetteva ad Hermione di inveiere contro Draco Malfoy almeno per
un'ora.
"Il
modo in cui sembri sempre evitare di essere assassinato da
Hermione
è per me una costante fonte di divertimento",
commentò
Ron, rivolto al soddisfatto Serpeverde.
"Micetta?",
riflettè Adrian. "Non avrei mai pensato di chiamare la
Granger
così, ma è molto adatto, Draco. Sicuramente
assomiglia ad
una micetta arrabbiata. O almeno, ad una feroce micetta".
Draco
non disse niente; semplicemente si sedette lì, sentendosi
incredibilmente compiaciuto della sua abilità nel rendere
furiosa la Granger più di qualunque altro sul pianeta. Era
una
fonte di orgoglio per lui, ed era una cosa che non passava mai di moda.
Harry
ritornò nel suo uffico, "Ci sono volte in cui ti odio
veramente, Malfoy", gemette.
Draco
semplicemente alzò le mani in segno di resa, ma l'aura
soddisfatta era palpabile intorno a lui.
"Non
andremo da nessuna parte con questo tipo di ammonimento, Harry", disse
Adrian. "Draco ama irritare la
Granger più di qualsiasi altra cosa,
finchè le fa perdere il controllo".
"Ti
ucciderà veramente, Malfoy", disse Ron. "Non so cosa stesse
pensando il Ministro, mettentovi in coppia".
"Hestia
diceva che le coppie non sono state fatte da lei. Hermione praticamente
l'ha pregata di assegnarle qualsiasi altra persona, tranne che Malfoy".
"Mi
chiedo, chi c'è dietro tutto questo?", chiese Ron.
"Non
lo so, ma sembrano aver deciso di formare le coppie molto bene,
malgrado la scelta di Draco con la Granger", replicò Adrian.
"Ahhhh,
ma Daphne mi dice che Draco nasconde una buona dose
di tenerezza
per la nostra Hermone", disse felice Harry, sapendo che questo avrebbe
fatto arrabbiare Draco.
"Non
provo niente per la Granger in nessun caso, forma o misura".
Adiran
rise, "Protesta sempre vosì veemente su questa cosa, che
ormai sappiamo tutti che è vero".
Draco
si accigliò, guardando il trio di Auror di fronte a
lui. "Voi non avete un Mangiamorte evaso o qualcuno a cui dare la
caccia?"
"Potremmo
averlo, perchè ce n'è uno seduto di fronte a
noi", osservò crudelmente Adrian.
L'espressione
di Draco si oscurò, "Se voi ragazzi avete finito di fare i
cazzoni, ci sono dei posti in cui devo andare".
"Oh
sì, ecco il Malfoy brevettato che non vede l'ora di scappare
quando una conversazione va a parare dove non gli piace", disse Adrian,
continuando a criticare Draco.
Ron
ed Harry amavano quando i due Serpeverde bisticciavano così.
Nessuno avrebbe potuto irritare Malfoy più velocemente dei
suoi
ex compagni di Casata, quando decidevano di ritorcergli contro il loro
orribile spirito pungente. Beh, nessuno eccetto Hermione, la maggior
parte delle volte. Draco mostrò ad Adrian il dito medio, e
velocemente se ne andò, con il mantello che sventolava
imperiosamente dietro di lui.
"Impara
sempre di più da Piton; è proprio una cosa di cui
il mondo ha bisogno", disse sarcastico Harry.
"Sai
che sei stato fortunato che io oggi fossi qui, per giustificare la
visita di Draco, no? Allora quando dirai alla Granger dei tuoi altri
sporchi
segreti Serpeverde? La Granger sa che voi due socializzate con me e sa
anche che tu Harry, esci con Daphne." fece notare Adrian, rivolto allo
sguardo confuso di Harry. "Ron me lo ha detto mentre stavi salvando la
Granger dall'essere licenziata. Ma quando le dirai tutto tutto? Anche
sul fatto che siete amici di Draco da almeno un anno?".
"Se
va tutto bene, mai", disse ottimista Ron.
Adrian
grugnì in risposta, "Sì certo, buona fortuna nel
metterle
le ragnatele agli occhi. Fatemi un favore, non diteglielo mentre io
sono nelle vicinanze. Sono troppo giovane e bello per morire".
Harry
e Ron si scambiarono uno sguardo. Erano terrorizzati al solo pensiero
del
giorno in cui avrebbero detto ad Hermione che avevano messo da parte le
passate divergenze con Draco. Lei sarebbe andata su tutte le furie.
Ummmm non so che dire, a parte i soliti ringraziamenti per chi
recensisce e mette tra le preferite, seguite o ricordate questa
storia xD...
Quindi buona lettura :)
Capitolo
5
Hermione
non era sicura di come fosse riuscita a farcela, ma aveva trattentuo
dentro di lei tutta l'ansia che le gironzolava intorno per i seguenti
tre giorni, finchè arrivò il Giovedì.
Aveva
passato il tempo mantendendo un basso profilo, dopo la mattinata
disastrosa del Lunedì. Per una volta aveva seguito il
consiglio
di Harry, sapendo che glie lo aveva dato in buona fede, e si era
concentrata invece nel leggere il suo nuovo materiale sulle
maledizioni. Non era andata molto lontano, il che era frustrante,
soprattutto perchè non sapeva la natura della maledizione, e
le
possibilità erano infinite. Ma si divertì a
leggere in
generale qualcosa in più su questo argomento; sapeva le
sarebbe tornato utile una volta che avesse avuto tutti i dettagli
necessari.
Il
suo camminare lento nel suo ufficio, venne interrotto dall'arrivo di
Ginny Weasley, che si era smaterializzata nel dipartimento,
impersonando quel piccolo uragano che in effetti era. "Ancora incollata
in questo angusto ufficio, vedo", furono le prime parole che le
uscirono di bocca.
"Conosci
il Ministero, le Creature Magiche non sono considerate abbastanza
importanti per farmi avere una sorta di ufficio scintillante nuovo di
zecca, come per Harry e Ron. Il fatto che sto anche portando avanti la
Campagna per la Liberazione degli Elfi Domestici ci rende ancora meno
popolari"
"Allora, deve essere
bello lavorare con Ernie".
Hermione
sorrise affettuosamente. Ernie MacMillan era un Tassorosso appassionato
quasi tanto quanto lei della Campagna per gli Elfi, sin da quando lei
l'aveva istituita. Lui era stato il suo unico successo di spicco per
il "C.R.E.P.A", fondato ancora al suo quarto anno ad
Hogwarts.
L'organizzazione era poi morta di morte narutale durante tutto il
dramma della guerra, ma ciò aveva fatto capire ad Hermione
che
le sarebbe piaciuto entrare al Dipartimento per la Regolarizzazione ed
il Controllo delle Creature Magiche al Ministero. Era rimasta felice
nello scoprire che, dopo essersi diplomato ai
M.A.G.O l'anno seguente, anche il mago con cui si occupava del
C.R.E.P.A, avrebbe
provato ad essere assunto lì. Lei intanto ottenne il proprio
posto, e poi si battè con tutto il dipartimento per
avere anche Ernie come impiegato. Purtroppo per loro, però,
gli venne
rifilato un minuscolo ufficio, proprio dietro al dipartimento vero e
proprio, come se
fossero stati fonte di imbarazzo per il capo.
"Sì,
è bello".
"Inoltre ti tiene
sotto controllo, anche se ho sentito che hai fatto prendere paura ad
Hestia l'altro giorno".
Hermione gemette, e si
prese la testa tra le mani. "Lo sa l'intero mondo?".
"Se per - intero mondo
- intendi la famiglia Weasley, allora sì, grazie alla gola
profonda di Ron ed Harry".
Hermione
continuò a nascontersi con le mani. "Bello. George
sarà un incubo".
"George
si sta già divertendo a ridicolizzare Percy, sempre per
l'altro
giorno, visto che lui si considera più in colpa di te. In
più, a parte Percy, noi Weasley, rendiamo la vita
molto interessante".
Hermione
sorrise stancamente alla sua amica rossa. "Non sono riuscita a ricavare
molte informazioni comunque. Maledetta quella volta in cui Harry si
è messo in mezzo. Ancora cinque minuti e credo prorpio che
Hestia sarebbe capitolata".
Ginny scosse la testa
per il divertimento, rivolta ad Hermione. "Draco Malfoy, eh?
Sarà una combinazione esplosiva".
"Non
succederà", ringhiò Hermione. "Mi rifiuto di
sposare quell'orribile e maligno piccolo furetto".
"Buona
fortuna. Io, personalmente, non vedo l'ora di diventare
la Signora Zabini. Ginevra Zabini, ha un bel suono, non trovi?".
"Non per te,
sinceramente. E' già abbastanza brutto che Harry stia
uscendo con Daphne Greengrass".
Ginny
era impressionata che Harry avesse finalmente racimolato abbastanza
coraggio per raccontare alla sua lunatica amica del suo fidanzamento
con la ragazza Serpeverde. "Ma Zabini è attraente. Tutte le
ragazze lo pensavano ad Hogwarts. Beh, tutte tranne una",
rettificò Ginny, dopo aver visto lo sguardo disgustato sulla
faccia di Hermione.
"Ugh.
Mi viene la nausea a sentir parlare di questi nuovi amori dei
Grifondoro verso i
Sereverde. E' deprimente. Siamo fatti per apprezzarli quando li
sconfiggiamo, non per girarci intorno pensando a quanto sono carini". Hermione
sputò la parola - carini - come se fosse un affronto al
suo vocabolario, usarla per descrivere un Serpeverde.
Ginny
roteò gli occhi. Harry e Ron non avevano esagerato quando le
avevano raccontato che Hermione stava peggiorando. "Andiamo, Hermione,
i tempi sono cambiati e non è più un crimine
apprezare la
'particolare bontà' di qualche Serpeverde. Comunque, sulla
mia
lista delle serpi più attraenti, c'è una certa
persona
bionda, che sarà presto il 'Signor Granger'".
"Ora
mi stai facendo desiderare di vomiare, Ginny. E' Malfoy, il
piagniucolante codardo che ci ha reso le vite impossibili ad Hogwarts".
"Ma sento che
è cambiato. Ron ed Harry mi dicono che è
maturato".
"Ron ed Harry? Come
potrebbero saperlo loro?".
Ginny
si diede mentalmente uno schiaffo. Maledizione, si era dimenticata che
Hermione non sapeva esattamente quanto interagivano i suoi amici con i
Serpeverde, ultimamente. "Oh beh, sai, ci vengono sempre a contatto, e
tutto grazie a Pucey".
"Immagino.
Era nel loro ufficio ieri, che mi tormentava, come sempre", si
lagnò Hermione. "Stavo sperando, per un minuto, che loro gli
stessero
rendendo la vita un inferno, facendo incursione a Malfoy Manor,
alla ricerca di manufatti Oscuri con cui chiuderlo ad Azkaban. Ma,
ancora una volta, se avessero fatto bene il loro lavoro, non avrebbero
notato quanto è cambiato".
"Hai
bisogno di iniziare a superare questo pregiudizo, Hermione. Se sposerai
Malfoy, non puoi continuare così come fai ora", disse seria
Ginny.
"Ti
ho detto che non c'è alcun modo, nemmeno all'inferno, che io
possa
sposarlo. Troverò una via d'uscita, anche se Hestia mi ha
detto
che non è una cosa negoziabile. Comunque,
cercherò un
modo per spezzare la maledizione, una volta che avrò
abbastanza
informazioni in merito".
"Sì, Bill
mi ha raccontato che lo hai già contattato per questo".
"Stavo
sperando che mi potesse dare alcune nuove notizie immediatamente, ma
sfortunatamente non sa niente. Comunqe ha promesso di aiutarmi una
volta
che lo avrò aggiornato". disse vivacemente Hermione,
considerando tutto.
"E' quasi eccitato
quanto te, alla prospettiva di una nuova maledizione in cui affondare i
suoi denti da lupo".
"Lui
è solo fortunato a non avere questa cosa del matrimonio a
pendergli sopra la testa", disse Hermione, con il cispiglio severo di
nuovo sul suo viso.
"In
qualche modo è una buona cosa, Hermione; lui sarà
in
grado di distanziarsi da tutte le emozioni, cosa che comprensibilmente
tu non sarai in grado di fare".
Hermione
annuì, ammettendo la verità di quella
dichiarazione.
"Allora, hai menzionato George. Ha ricevuto la lettera?".
Ginny
iniziò a ridere così forte da grugnire, cadendo
dalla sua
sedia. "Già, e non indovinerai mai chi ha avuto".
"Chi?", chiese
Hermione, ormai intrigata.
"Pansy Parkinson. Lui
è diventato pallido alla prospettiva di dover rimanere
incollato per sempre a lei".
"Oh, povero George.
Merita di meglio di quell'orribile carlino. Lei gli renderà
la vita impossibile".
"Lo so. Lei
è l'unica Serpeverde che non credo possa cambiare".
"Insieme
a Malfoy. Quei due sono perfetti insieme. Non ho mai capito
perchè non si siano sposati. Avrebbero permesso a
mèe e
George di rimanere fuori da questo casino, se lo avessero fatto",
disse amaramente Hermione.
Ginny tenne serrata la
bocca. Non voleva incoraggiare di nuovo un'altra sfuriata anti-Malfoy.
"Allora, condividerai
il pettegolezzo? Hai detto che hai visto Malfoy, ieri, nell'ufficio
Auror".
Hermione
rabbrividì. "Non ricordarmelo. Pensavo che avrei preso una
bella
risollevante tazza di thè con Harry, ma la faccia da furetto
era
lì. Lui ha seguito la sua solita routine: mi lancia qualche
insulto e prova ad imbarazzarmi".
"Sembra abbia
funzionato", osservò Ginny.
Hermione
semplicemente arrossì. Non sapeva perchè aveva
permesso a
Malfoy di irritarla così tanto. Era stato frustrante. Ginny
aveva anche quello sguardo che la dice lunga, come se avesse avuto
qualche rivelazione innovativa che voleva condividere con lei.
Fortunatamente per Hermione, Ernie decise che era arrivato il momento
buono per ritornare in ufficio, dopo la sua pausa pranzo.
"Ehi, Ginny, come
stai?", chiese lui.
"Sto bene. Stanca per
tutti gli allenamenti con le Harpies, ma ne vale la pena. Adoro giocare
come professionista di Quidditch".
Ernie
sorrise. Ginny Weasley aveva sempre amato giocare a Quidditch, ma aveva
dovuto farlo segretamente, a causa della natura iper protettiva di
tutti i suoi fratelli più vecchi. Era abbastanza divertente
che
lei fosse l'unica femmina su sette figli, e l'unica di loro a diventare
giocatrice professionista.
"Ho sentito che questa
era la stagione di chiusura dell'allenamento. Come mai sei qui?"
"Oh,
mi hanno dato una dispensa speciale per tornare, per questo incontro
che il Ministero terrà questa sera", disse Ginni prima di
sussurrare, "Sai, riguardo i matrimoni combinati Grifondoro/Serpeverde".
Ernie
alzò un sopracciglio. "Oh, quindi anche tu hai ricevuto la
letera. Sarei troppo sfacciato nel chiederti con chi sei stata messa in
coppia?".
"Non
è che le coppie siano un segreto di Stato, inoltre, anche se
lo
fossero, la verità verrebbe presto a galla in ogni caso.
Sono in
coppia con Blasie Zabini".
Ernie
annuì. "Capisco. Sembra che abbiano fatto un bello sforzo
nel
mettervi tutti in coppia con una dolce metà compatibile".
Hermione
lo guardò truce, ed Ernie impallidì. "Ovviamente,
eccetto
nel caso di Hermione. Intendo, Hermione e Malfoy, non potevano
scegliere due persone meno compatibili di così".
Hermione sorrise di
rimando all'ex Tassorosso,
ma non si accorse che lui roteò gli occhi in direzione di
Ginny,
prima di sillabare, "Sono veramente perfetti insieme. Chi altro
potrebbe sopportare uno di loro?".
Ginny
soffocò una risata. "Comunque, mi toglierò dai
piedi. Ho
promesso ad Harry e Ron che sarei passata a trovarli ed a salutarli,
prima di tornare a fare shopping in Diagon Alley".
Hermione
ed Ernie sorrireso entrambi a Ginny, e la salutarono con un cenno,
prima di prendersi per mano per parlare dell'imminente incursione nella
vecchia proprietà degli Yaxley, dove le condizioni degli
Elfi
Domestici erano pessime.
"Bene
bene, sono contenta di vedere questa eccellente squadra di Auror
lavorare duramente", disse sarcastica Ginny, mentre entrava
nell'ufficio di Harry, per poi trovarlo a giocare a Spara Schiocco con
Ron,
Adrian Pucey, e Robert Hilliard, un Corvonero che aveva frequentato
Hogwarts qualche anno prima di loro, ora compagno di squadra di Harry.
"Ginny!", urlarono
alzandosi Ron ed Harry, e spiaccicandosi su lei in un abbraccio di
gruppo.
"Ehi, allontanatevi da
me! Mi state stritolando a morte, razza di zotici!",
protestò Ginny.
"In
che modo stanno tornando in forma le Harpies, Gin? Vale la pena puntare
su di loro ogni galeone per la vincita del campionato?", chiese Ron
eccitato.
"Stiamo
procedendo proprio bene, Ron, e sai molto bene che non ti
darò
alcuna informazione in più di questa. Ci potrebbero essere
spie
ovunque in questo pericolante vecchio edificio".
"Sei proprio pallosa",
si lagnò Ron.
"Meglio
essere pallosa che diventare ex cacciatrice solo perchè sono
stata troppo stupida da spiattellarti i nostri segreti".
Ron
si cucì addosso un'espressione infantile, rivolta a Ginny,
ed
anche lei fece lo stesso. Harry sorrise da un orecchio all'altro ad
entrambi. "Noi ti aspettavamo secoli fa", disse.
"Oh
si, vedo proprio che siete così incredibilmente impegnati da
sudare sette camicie. Comunque, ho dovuto sorbirmi un monologo di
Hermione sul perchè Malfoy è così
maligno".
"Sta ancora
farneticando su questa storia?", gemette Ron.
"E'
Hermione quella di cui stiamo parlando. Non è che
improvvisamente dimenticherà ed andrà avanti, ma
almeno
così ho saputo che ieri, nel vostro ufficio, si è
imbattuta nell'irriverente biondo".
Harry
emise un lamento. "Non ricordarmelo. Volevo tentare di placare Hermione
portandola qui; se tutto fosse andato bene, le avrei fatto riprendere
il buon senso. Pensavo che Malfoy si fosse tolto dai coglioni, ma Draco
era ancora qui":
Ginny
iniziò a ridacchiare. "Scommetto che è stato
divertente".
"Lei ha quasi fatto
esplodere il nostro ufficio", disse Ron. "Tranquilla, non la incolpo.
Draco l'ha chiamata - Micetta - ".
Ginny
sputò un sorso del thè che Harry le aveva appena
allungato. "Micetta? Ma vuole vivere per vedere l'alba dei suoi
venticinque anni?".
"A quanto pare no", fu
la risposta secca di Harry. "Comunque, come stava oggi Hermione?"
"Si
sta impegnando a fondo per imparare tutto sulle maledizioni,
così sarà pronta per spezzare la nostra. Diceva
che Bill
è tutto eccitato e spumeggiante al solo pensiero".
"Bene, ricordami ti
stare alla larga da entrambi per un bel po' di settimane. Saranno
impossibili", disse Ron.
"Certo",
concordò Ginny. "Ma, parlando di cose impossibili, voi
zucche
vuote, quando direte ad Hermione della vostra amicizia con il suo
futuro marito? Prima mi è quasi sfuggito, quando stavo
cercando
di spiegarle che lui non è lo stesso marmocchio purosangue
con
il quale andavamo a scuola".
"Ah.
Entrambi vogliamo sapere la risposta a questa domanda, piccola
Weasley", di intromise Pucey. "Sono delle femminucce, hanno troppa
paura di ciò che gli farà la loro psicotica
amica".
"Ehi, lei non
è psicotica", la difese Ginny.
Adrian sorrise
compiaciuto ad Hilliard. "Se lo dici tu". Entrambi gli uomini
iniziarono a ridere.
Ginny
strinse pericolosamente gli occhi. "Pucey, giusto in caso tu te lo stia
domandando, non ho perso il mio tocco con la Fattura Orcovolante, ma
è un po' che non la uso. Ti stai offrendo come bersaglio per
aiutarmi a fare pratica?".
Adrian
inghiottì rumorosamente, ed una voce divertita, proveniente
dalla porta, disse "Queste Grifondoro sono una cosa spaventosa, Pucey.
Starei in guardia se fossi in tè".
Ginny
si voltò, ed arrossì quanto vide la figura di
Blasie
Zabini adagiata elegantemente contro lo stipite della porta. "Oh,
ciao", disse lei, sentendosi timida tutto ad un tratto.
Blasie
entrò nella stanza con passo non curante. "Stavo per
chiedere al
qui presente Adrian se gli andava di andare a pranzo",
osservò
Blasie, "Ma vedendo tè, che hai un viso decisamente
più bello...
te la senti di tenermi compagnia?", disse poi, rivolto a Ginny.
"Ehi!",
protestò Adrian, "Folle di streghe vorrebbero che andassi a
pranzo con loro".
"Esatto, Adrian,
streghe! L'ultima volta che ho controllato uno specchio, ero
decisamente un mago".
"Sì,
circa trenta secondi fa, e sono sicuro che lo specchio ti ha confuso
per una strega, vanitoso essere", mormorò Harry, rivolto a
Ron
ed Adrian, che risero sguaiatamente.
Blasie
non si degnò nemmeno di lanciare uno sguardo ad Harry; era
troppo
occupato ad alzare la mano di Ginny per baciarla, affascinando la rossa
Grifondoro, che balbettando gli diede una risposta positiva. Lui le
mise un braccio intorno alle spalle, guidandola fuori dalla porta, e
girandosi a sorridere compiaciuto verso gli Auror che aveva lasciato.
Ginny
cercò di stabilizzare il battito irregolare del suo cuore,
mentre si sedeva di fronte a Blasie Zabini; era sicura che lui lo
avesse potuto sentire, e ne sarebbe stato divertito. Non sapeva
perchè fosse così nervosa. Forse
perchè il
Ministero aveva deciso che quello sarebbe stato l'uomo a cui sarebbe
stata legata per molto tempo; o forse perchè nessuno con il
quale era uscita precedentemente, aveva avuto quell'intenso sguardo
scuro, cosa che questo alto Serpeverde invece aveva. Si sentiva come se
si
fosse trasformata nella dodicenne impacciata che era stata quando si
era trovata faccia a faccia con Harry. E non
aiutava di certo il fatto che Zabini non apparisse troppo annoiato nel
conversare con lei, che si sentiva completamente goffa ed a disagio.
"Allora, Zabini",
iniziò lei, "Cosa fai ultimamente?".
"Credo
tu possa chiamarmi Blasie, considerando che ad un certo punto ci
sposeremo. Lavoro con Draco. Portiamo avanti un laboratorio di pozioni
con Severus".
"Ok,
Blasie", disse timidamente Ginny, "Lavorare in un laboratorio di
pozioni, sembra interessante. Com'è lavorare con il
Professor
Piton?".
"Conosci
Severus, può essere duro, ma rispetta le nostre
abilità
in pozioni, e ceramente ama molto Draco, che mitiga abbastanza i suoi
modi rozzi".
"E'
semplicemente un po' strano cercare di immaginarsi Piton che nutre dei
sentimenti verso qualcuno. Lui è sempre stato
così
pessimo con i Gridondoro, ed in particolare con Harry!".
"Questa
è solo una parte del carattere di Piton. Lui nasconde un
cuore
d'oro, dietro quella freddezza esteriore, ed ora può
dimostrarlo, dato che non deve continuamente fare la spia
doppiogiochista, o qualsiasi cosa fosse".
"Beh, immagino di
sì. Ma è ancora strano immaginarmelo in questo
modo".
"Ora
che i confini stanno cambiando così tanto, probabilmente
avrai
l'occasione di vedere questo lato di Severus. Io lo vedo regolarmente,
il che significa che probabilmente lo farai anche tu".
Ginny
considerò strano il pensare che questa fosse la prima
volta in cui lui le si era rivolto come sua fidanzata. "Trovi che tutta
questa faccenda del -
matrimonio a causa di una maledizione - sia bizzarro? Devo ammetterlo,
io faccio veramente fatica ad accettarlo".
"Certamente
è ovvio che sia una delle cose più bizzarre della
mia
vita. Sono molto curioso di sapere cosa sia questa maledizione. Credo
che Severus sia stato consultato in qualche modo, perchè
è stato molto riservato, quando Draco ed io glie lo abbiamo
chiesto. Solitamente, lui ha sempre condiviso tutto con noi, ma questa
cosa deve essere veramene top secret, perchè non ci dice
niente".
"Hermione
sta cercando tra tutte le maledizioni. Ha anche messo mio fratello Bill
in allarme rosso, così possono lavorare per trovare un modo
di
spezzarla il più presto possibile, visto che l'incontro
è
previsto per sta sera".
"Ho
sentito da Adrian che la Granger ha fatto una scenata, atta a
rifiutarsi di
sposare Draco, nell'ufficio del Ministro della Magia, l'altro giorno".
La
lealtà di Ginny verso Hermione, e tutti i suoi amici, era
ferrea. Non importa quando bello fosse il Serpeverde che sedeva di
fronte a lei, e nemmeno chi fosse, lei non avrebbe criticato Hermione
con lui, anche se c'erano sia gli intenti che i presupposti. "Ad
Hermione non piace che le venga detto cosa deve fare senza saperne
prima il
motivo. Era solo frustrata per il fatto che Hestia la facesse
brancolare nel buio, ed allo stesso modo tutti noi".
"Mmmmm, se la metti
così", disse Blasie, sorridendole.
"Come
sta prendendo la notizia Malfoy?", chiese Ginny, cercando di
allontanare la conversazione dalla sua amica, ma anche genuinamente
curiosa.
"Conosci
Draco.... Beh, no, non attualmente. Non sta dimostrando niente. Non ha
reagito nè positivamente, nè negativamente, a
riguardo".
"Pensavo che sarebbe
stato almeno irritato dal rovinare il suo perfetto pedigree
purosangue", osservò Ginny.
"Nah,
Draco non è più così. Quando ha visto
la
realtà della guerra, con Voldemort che viveva a Malfoy
Manor, ha
dovuto crescere velocemente, e parte di quel processo è
stato
capire che è la magia che conta, non il sangue. E chi
può
mettere in discussione che la Granger sia una delle più
talentuose streghe nate negli ultimi tempi?".
Ginny
analizzò il tutto. Voleva dimostrare al più
presto ad
Hermione che Draco era cambiato. Aveva già avuto
quell'impressione dalle poche volte che lo aveva visto, ma non si erano
mai trattenuti molto a lungo, e non è che si fossero
confidati i
segreti. "Bene, è bello sapere che ha messo da parte tutto
il
fanatismo, ma gli va bene Hermione? La odiava così tanto a
scuola".
"Non
tanto quando voleva che voi pensaste, e se si è lasciato
alle
spalle il passato con Potter e Weasley, allora la Granger non dovrebbe
essere un problema. Certamente, se lei glie lo permetterà,
visto che sono
portato a credere che lui non le vada proprio a genio".
"Cosa intendi per -
non tanto quanto voleva che voi pensaste - ?", chiese Ginny.
Blasie
le fece un largo sorriso. "C'è una scommessa ancora aperta
nella
Casa di Serpeverde. Si dice che Draco sia segretamente molto preso
dalla
Granger, e lo sia stato sin dal Ballo del Ceppo, nel quarto anno.
Scusa, il tuo terzo anno".
"Veramente? Ma lui era
così maligno con lei, anche successivamente".
"Beh,
lui non ha mai ammesso di avere qualche sentimento nei suoi confronti.
Si arrabbia con le nostre provocazioni, e lo nega, ma nega un po'
troppo perchè noi possiamo credergli".
Ginny,
a questa rivelazione, cercò di riordinare i pensieri. "E'
molto
difficile immaginare Malfoy che nasconde una cotta segreta per
Hermione".
"Oh,
andiamo, tu non ti sei mai chiesta perchè fosse
così
orribile con lei. Con Potter e Weasley, tutti avremmo potuto
capire, ma Draco era vile con la Granger, come un ragazzino che tira i
capelli alla ragazzina che gli piace".
Ginny ci
pensò su. "Potresti avere ragione in qualche cosa, ma
potrebbe anche essere vice versa".
"Cosa intendi? Che la
Granger prova qualcosa per Draco?", chiese scetticamente Blasie.
"Certo,
lei è sempre così violentemente anti-Serpeverde,
ma odia
Malfoy più di tutto il resto di voi serpi messe insieme. E
tu
sai cosa si dice, che c'è una linea sottile tra l'amore e
l'odio. Lei lo odia quasi con passione. Se useremo la stessa logica che
tu hai usato con Malfoy, allora questo dice veramente tutto".
Blasie sorrise. "Mi
piace come pensi, piccola Rossa, e credo che i futuri Malfoy mi
procureranno molto divertimento".
Becoming Mrs Malfoy Cap 6Ummm allora..
grazie come
sempre a tutti per seguire questa storia ecc ecc. (ormai non mi dilungo
piùm perchè sinceramente sono sempre le stesse
cose da
dire, e suppongo abbiate capito che ne sono felice di
ciò che fate. Non offendetevi quindi :D ) ... Comunque,
forse
avete notato che ultimamente ci sto mettendo un po' più
tempo
nel pubblicare i capitoli, a discapito della "velocità" con
cui
avevo iniziato. In realtà con la traduzione sono a qualche
capitolo più avanti, ma mi sto trattenendo dal pubblicarli
celermente, perchè vorrei poterne avere qualcuno diciamo di
riserva, in caso per qualche tempo non riuscussi a tradurre e di
conseguenza nemmeno postare.
Intanto comunque, buona lettura di questo :D
Capitolo
6
Hermione
si appostò nell'angolo, sentendosi incredibilmente fuori
posto.
Solo il Ministero della Magia avrebbe potuto voler trasformare una
specie
di importante incontro in un evento sociale. Era stata un'idea
completamente stupida cercare di socializzare, prima dell'inizio.
Hermione non voleva bene aperitivi e scambiare qualche parola
con un branco di serpi, visto che aveva passato buona parte degli otto
anni precedenti a fare a finta che non esistessero. Voleva che
l'incontro iniziasse, per sapere di cosa fosse fatta questa maledizione
che aveva fatto decidere al Ministero di varare una stupida legge sul
matrimonio, e che poi l'aveva messa in coppia con
Draco-schifoso-Malfoy. Hermione battè impazientemente i
piedi
nel suo ancolo buio, e mormorò tra sè, mentre
guardava i
suoi per così dire amici che stavano ridendo o sorridendo
nel
centro della sala con le loro dolci metà di Serpeverde. Era
disgustoso. Harry lo poteva capire solo perchè aveva scelto
di
uscire anche precedentemente con la Greengrass, quindi avrebbe
ovviamente voluto passare del tempo con lei. Ma Ginny stava guardando
adorante Blasie Zabini, e lui, francamente, le stava facendo venire da
vomitare. Ron stava facendo battute di pessimo gusto con Tracey Davis,
che stava sorridendo e guardandolo con indulgenza, mentre lui si
ingozzava con ogni canapè che gli passava vicino. C'erano
delle
pozioni rallegranti dentro ai drink? Se così fosse stato,
perchè non stavano funzionando su di lei? Riusciva a sentire
che
la sua temperatura si stava alzando. Voleva solo che iniziasse
l'incontro, non passare una serata in mezzo ad uno spettacolo
natalizio.
Un
corpo alto le bloccò la vista, ed Hermione gemette, mentre
con
un accento sofisticato qualcuno le diceva sarcastico, "Allora
è
qui dove la mia amorevole piccola futura moglie si sta nascondendo".
"Vaffanculo
furetto, non sono dell'umore giusto".
"Oh
che peccato, ed io che ero qui per offrirti il mio braccio".
"Vuoi
qualcosa, o mi stai di fronte solo per il puro piacere di irritarmi a
morte?"
"Anche
se sarebbe stato molto divertente vedere quanto potrei irritarti prima
che tu esploda in milioni di minuscoli pezzettini di capelli crespi,
tristemente, devo solo scovarti, per portarti con me all'incontro.
Dobbiamo sederci con le nostre affascinanti spose", disse
sarcasticamente Draco.
"Bene,
il Ministro sa dove può ficcarsi quell'idea. Non mi
siederò di fianco a tè, e certamente non ti
sposerò",
disse secca Hermione, prima di allontanarsi spedita nella stanza, da
sola.
"E'
sempre un piacere, Granger", mormorò sottovoce Draco, prima
di seguire all'interno la sua fidanzata.
Hermione
si era deliberatamente incollata contro il muro, di fianco a Neville
Paciock, così che non ci fosse alcuna possibilità
per
Malfoy di potersi sedere di fianco a lei. "Ciao Hermione, sei sicura di
volerti sedere lì? Non c'è spazio per... ", disse
Neville, prima di affievolire la voce, rendendosi conto che lei non
voleva veramente far sedere Malfoy.
"Quella
è l'idea, Neville".
"Che
peccato, non hai pensato a guardare se il posto dietro di te fosse
vuoto, tesoro", sorrise soddisfatto Malfoy, da dietro di lei.
Hermione
girò la testa indietro e gli ringhiò, "Se ci
tieni alla
tua vita, Malfoy, allora ti suggerisco di spostarti al lato opposto
della stanza".
Malfoy
semplicemente continuò a sorriderle con ghigno soddisfatto,
prima di alzare una mano e scompiglarle i capelli, prendendola in giro.
"Lei è una piccola leonessa aggressiva, non è
vero,
Paciock?"
Neville
sorrise debolmente ad Hermione, non volendo entrare nell'argomento in
corso tra le due personalità imprevedibili.
Hermione
brontolò,
e stava per rispondere, quando Malfoy aprì la bocca. "Ora,
micetta, è il momento di ritrarre quegli artigli. Hestia sta
per
far iniziare l'incontro. Non vuoi rallentare maggiormente il
procedimento con una delle tue famose crisi, vero?"
Hermione
stava proprio per farlo, quando catturò lo sguardo
preoccupato
di Harry. Lui scosse la testa, avvertendola. Lei si guardò
intorno, e vide che molti dei presenti li stavano guardando, sbavando
al pensiero che lei perdesse la testa, e procurandogli così
un po' di
divertimetno. Questo era esattamente ciò di cui lei aveva
bisogno per ricordarsi dove fosse. Contò fino a dieci, e
prese alcuni respiri profondi, prima di rivoltarsi e focalizzarsi su
Hestia.
"Vedi?
Non è così difficile controllarsi. Presto ti
renderemo
una Malfoy", le sussurrò all'orecchio Malfoy.
Si
stava veramente divertendo a punzacchiarla, il cazzone. Semplicemente
ingnora il furetto, ripeteva tra sè Hermione, e
prendendo
anche profondi respiri stile yoga.
Hestia
diede il via all'incontro. "Buona sera, e grazie a tutti voi per
partecipare a questa serata. Sono molto compiaciuta nel vedere una
buona parte di voi lasciarsi il passato alle spalle e cercare di fare
amicizia con i partner con i quali siete stati messi in coppia".
Hermione
borbottò sottovoce, e notò che Hestia, nonostante
guardasse sorridente le persone come Ginny e Ron, non posò
lo
sguardo su di lei. Onestamente, non era una cosa strana che Hestia non
avesse minimamente guardato nella sua direzione per tutta la serata,
visto che probabilmente aveva paura di cosa sarebbe potuto accadere se
avesse accidentalmente incontrato il suo sguardo.
"Ora,
so che molti di voi sono desiderosi di sentire di che miseriosa
maledizione si tratti, e che ha indotto il Ministero della Magia a
prendere
delle così drastiche misure e forzare tutti voi in un
matrimonio
che non era nei vostri programmi. Vorrei chiarire che non abbiamo
varato alcuna legge solo per divertimento, e siamo sinceramente
dispiaciuti che siate stati messi in questa posizione. Abbiamo passato
gli ultimi anni a cercare di trovare un modo per aggirare la
maledizione, ma siamo stati un po' sfortunati".
Le
orecchie di Hermoine si drizzarono. E così loro erano a
conoscenza di questa maledizione da tempo! Si stava sforzando di capire
perchè lei o Bill non fossero stati consultati prima;
sembrava
fosse stato tenuto tutto segreto. In questo caso, doveva essere una
cosa terribile, pensò.
"Bene,
come tutti dovreste aver notato, la maledizione ha toccato solo
metà di quelli che hanno frequentato la Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts, e a quanto sembra, solo chi l'ha frequentata
durante i tempi bui della guerra. La maledizione è
stata scoperta dall'attuale Preside di Hogwarts, la professoressa
McGranitt. Quindi, lascerò il palco a lei, così
che
possa spiegarvi in modo dettagliato esattamente tutto ciò
che
sappiamo a riguardo", finì Hestia.
Minerva
McGranitt si alzò dalla prima fila di sedie, dove si era
seduta,
e salì sul palco. "Grazie per questa introduzione Hestia.
Buona
sera, è bello vedere così tanti miei ex studenti
radunati
insieme, ed è ancora più bello vedere che non ci
sono
state ripercussioni tali da creare feriti".
Una
piccola risata collettiva aleggiò per la sala, e
più di
un paio d'occhi fissarono speranzosi Hermione e Malfoy. Lei si
accigliò. Non era una specie di piccola intrattenitrice per
le
folle.
"Come
avete notato, le sole due Case di Hogwarts a cui è stato
chiesto
di partecipare questa sera sono quelle di Grifondoro e Serpeverde.
Abbiamo solo una piccola parte dei nostri alunni Grifondoro e
Serpeverde qui. So che sarete tutti curiosi di sapere perchè
solo un cerchio ristretto degli studenti di Hogwarts sembra essere
stata
attaccata da questa maledizione, e sono felice di
ragguagliarvi.
Qualche
anno fa, mi è apparsa in sogno Priscilla Corvonero. Lei mi
aveva
cercato in quanto Preside di Hogwarts, per informarmi che una
maledizione, creata da lei stessa durante la fondazione della scuola,
era stata attivata. Mi ha indirizzato verso un libro nascosto,
precisamente dei diari che
aveva trasformato in uno scoiattolo, nella biblioteca", li
informò
la McGranitt.
Hermione
drizzò le orecchie. Se la maledizione non l'avesse implicata
così tanto e così disastrosamente, allora sarebbe
stata
al settimo cielo al pensiero che dei diari di Priscilla Corvonero
fossero stati scoperti.
"In
questi diari, lei definiva le origini della maledizoine, e come
immaginava si sarebbe implementata successivamente",
continuò la
McGranitt. "Dopo il litigio, che portò Salazar Serpeverde a
lasciare al resto dei fondatori la costruzione di Hogwarts, Priscilla
decise che la scuola non sarebbe sopravvissuta ad scisma
simile una seconda volta. L'inimicizia tra le case di Godric Grifondoro
e Salazar
Serpeverde era ancora forte, ma non tornò più in
superficie, come invece era successo durante il litigio tra i due
fondatori. Priscilla decise di consultare Tosca Tassorosso, riguardo
questo problema, e venne deciso dalle due che una maledizione si
sarebbe attivata quando l'apatia tra le due case si fosse presentata di
nuovo. Loro pensavano sarebbe stato appropriato un certo tipo di
maledizione, non per separare le case, ma per forzarle ad essere
inseparabili, così che l'inimicizia non sarebbe cresciuta di
nuovo". La McGranitt venne costretta ad interrompersi qui, mentre a
questa notizia un mormorio si diffuse per la sala.
Hermione
era irritata da questa interruzzione. Battè impaziente le
dita
contro la sua pergamena, mentre attendeva che la sala di calmasse
"Potresti
diventare di nuovo un topo di biblioteca, Granger", sussurrò
una voce odiosa dietro di lei.
"Così
posso spezzare la maledizione e non essere legata a tè per
il resto della mia vita".
"Awww,
Granger, sei così prevedibile. Ho il cuore spezzato dal
fatto
che tu non sia eccitata alla prospettiva di sposarmi", disse
sarcasticamente Malfoy.
Hermione
si girò, per vedere poi quell'irritante sorriso sarcastico,
e
restrinse gli occhi per la contrarietà ed il disgusto. "Vai
a
farti fottere, Malfoy".
La
McGranitt si schiarì la voce. "Se per favore potessimo
continuare". La stanza divenne immediatamente silenziosa. "Grazie, so
che ci sono molte informazioni da darvi, ma faremo le domande alla
fine".
La
McGranitt bevve un sorso d'acqua. "Per continuare, Priscilla ed Tosca
decisero che una maledizione avrebbe impeditio a chiunque di
innamorarsi e trovare l'amore e la felicità ad Hogwarts, a
meno
che ciò non fosse accaduto con qualcuno appartenente alla
Casa
opposta alla propria".
Ancora
una volta dei sussurri irruppero tra i partecipanti. Hermione
inclinò la testa, pensierosa. Era vero che nessuno dei suoi
compagni avevano avuto una relazione duratura. Solo Luna ed Ernie si
erano sposati, ed erano una Corvonero ed un Tassorosso.
La
McGranitt alzò di nuovo la mano per chiedere silenzio. "Ora,
so
cosa tutti state per chiedere, perchè il bisogno di forzarvi
al
matrimonio? Capisco che molti di voi preferirebbero morire single,
piuttosto che
sposare un/a Grifondoro od un/a Serpeverde. Comunque, così
fecero Priscilla e Tosca, e lanciarono assieme la maledizione. Se la
generazione che dà il via alla maledizione non sposa il
partner
dell'altra Casa, allora Hogwarts verrà magicamente isolato e
chiuso per sempre, per le future generazioni di maghi e
streghe". Ci furono rantolii di shock nella stanza, a questa
rivelazione.
"Come
potete vedere, è solo per questa terribile cosa che Hogwarts
ed
il Ministero hanno messo in atto una così drastica misura.
Questa è la spiegazione della maledizione. Abbiamo passato
gli
ultimi due anni facendo del nostro meglio per trovare un modo di
spezzala, ma, tristemente, anche dopo consultazioni con vari
spezza-incantesimi, non siamo nemmeno vicini ad essere in grado di
farlo".
La
McGranitt prese un profondo respiro, sapendo che la sua prossima
dichiarazione sarebbe potuta essere controversa. "Ora, ciò
che
dirò fra poco non piacerà a molti di voi, ma sono
venuta
qui per portare il consiglio di Priscilla Corvonero e Tosca Tassorosso.
Le Case Grifondoro e Serpeverde ancora non progrediscono, ed
è
indispensabile mettere fine a questa inimicizia. Io concordo sul fatto
di mescolare streghe e maghi delle due case, così quei figli
avranno entrambi i patrimoni, ed è un buon modo per
risolvere il
problema. Se riusciamo ad avere una gerenazione di Grifondoro e
Serpeverde dai matrimoni riuscti, allora sarà un modo per
provare che non siete nemici incapaci di convivere insieme. Lasciamo
quindi il campo per le domande. Vi chiedo di essere pazienti, e di non
parlare tutti insieme, così che possiamo rispondere a tutte
le questioni".
Molte
mani si alzarono in aria, ed il rispondere a tutti fu una cosa che
richiese tempo. Hermione si estraniò, mentre i vari
dubbi venivano chiariti, finchè non
sentì la voce di
George Weasley, così si concentrò meglio.
"Come
sono stati scelti i nostri partner, ed è possibile, se siamo
veramene in disaccordo con la scelta fatta, cambiarli?".
Pansy,
che si era seduta il più lontano che poteva da George, gli
lanciò uno sguardo, ma non stava negando quel luccichio
speranzoso negli occhi, mentre entrambi si girarono verso la McGranitt.
"Vi
abbiamo smistati con i vostri partner più adeguati, ed
è
stato un suggerimento di Priscilla Corvonero. Anche se molti di voi
potrebbero non essere d'accordo, i vostri partner sono risultati avere
la maggior possibilità di successo per un riuscito
matrimonio, e
quindi, non è possibile negoziare".
Hermione,
e parecchi altri nella sala, borbottarono.
"Stavi
sperando di sfuggirmi così facilmente?" pronunciò
Malfoy al suo orecchio.
"Allo
stesso modo in cui tu non stavi sperando di liberarti di me. Almeno
avresti
potuto barattare una sporca piccola Sanguesporco come mè,
per una
purosangue", gli rispose stizzita Hermione.
Non
c'era nient'altro che silenzio dietro di lei, il che era insuale.
Hermione si girò per affrontarlo, per poi vedere
un'espressione
seria sul viso di Malfoy, che non reagiva nel suo modo abituale. Beh,
almeno non come nel suoi dibattiti con lei.
"Cosa?",
chiese.
"Non
dovresti presumere di pensare di conoscere mè o i miei
sentimenti verso i Nati Babbani, negli ultimi tempi", disse lui,
enfatizzando la corretta terminologia, a discapito dell'insulto che lei
aveva usato.
"Oh,
smettila, Malfoy, hai ricavato un grande piacere nell'infliggermi
quella parola per tutta la durata della nostra conoscenza".
"Sì,
quando a scuola ero un immaturo piccolo marmocchio, che sputava
sentenze che non aveva mai capito completamente. Sono passati otto anni
dall'ultima volta che ci siamo parlati, ed il mondo Magico è
cambiato. Tu non credi che io sia cambiato con lui".
Hermione
si fermò e lo guardò negli occhi, esattamente per
la
prima volta da quando lui era spuntato di fronte a lei precedentemente.
Non c'era alcun solito segno di scherno nei suoi occhi grigi, il che
diede da pensare ad Hermione che forse era cambiato davvero. Poi si
ricordò semplicemente con chi stesse parlando. "Ah! Per un
minuto mi hai quasi ingannato, Malfoy", disse lei, roteando gli occhi.
"Come se fossi contento nel macchiare la tua perfetta stirpe
purosangue",
pronunciò in tono di scherno, e girandosi di nuovo verso la
McGranitt.
Non
vide il momento di rabbia che passò sul viso di Draco.
Stupida
boriosa secchiona, pensò lui arrabbiato. Fra tutte,
perchè aveva dovuto beccarsi la strega più
testarda che
sia mai esistita? Guarda Blasie e la piccola Weasley. Lei presto
avrebbe adorato il suo futuro marito tanto quanto lui aveva fatto con
lei nel decennio scorso. Lei non era troppo cocciuta da rivangare il
passato. Ok, magari Blasie non si era esattamente comportato in modo
tanto irritante, così come invece aveva fatto lui con la
Granger, ma sarebbe stato bello se la Granger almeno avesse cercato di
credere veramente che lui fosse cambiato. Dannata inabilità
dei
Malfoy nell'avere matrimoni felici.
Draco
si guardò intorno; rimase sorpreso nel constatare che solo
poche
persone sembravano genuinamente infelici del proprio compagno. Pansy e
George Weasley si stavano guardando nello stesso modo in cui la Granger
guardava lui, il che non lo augurava a nessuno. Draco si
dispiacè per entrambi. Loro avevano passato otto anni
difficili,
e sarebbe anche stata una buona scelta associarli, se solo avessero
potuto guardare oltre i loro rispettivi ideali di come uno pensava
fosse l'altro.
Tra
tutti i Weasley, George era il suo preferito. Aveva una forza interiore
che pochi possedevano, il che lo aveva aiutaro ad andare avanti dopo la
morte del suo gemello e migliore amico, ed iniziare quindi una
nuova vita. Draco preferiva di gran lunga che Pansy fosse stata
assegnata a lui, piuttosto che a qualcuno come Thomas o Finnigan.
George era la persona perfetta per aiutarla a superare i suoi vari
problemi, e lei avrebbe potuto fare affidamento su di lui.
Basta,
Draco, si disse da solo. Smettila di essere così sdolcinato.
Hai
passato troppo tempo in compagnia di Daphne e Potter. Ti stai
trasformando in una sentimentale strega Tassorosso del quarto anno.
Fanculo, se la Granger non pensava che lui fosse capace di cambiare,
allora si sarebbe divertito con lei. Lo avrebbe fatto sentire
dannatamente meglio su molte cose. Far arrabbiare la Granger lo
divertiva sempre all'infinito.
"Allora
Granger, la tua ostilità mi porta a credere che stanotte non
vorrai portarmi a casa e testare la mercanzia", disse schernendola,
e sentendosi immediatamente meglio nel punzecchiare la tesa
Grifondoro.
Lui
rimase a guardare, mentre il collo di lei diventava rosso come i
capelli dei Weasley, sapendo che la sua faccia sarebbe stata
esattamente uguale. Lei si girò di scatto per affrontarlo. "
Sei
disgustoso, piccolo pervertito", sputò.
"Mmmmm
non così piccolo, Granger, o me lo avrebbero detto", disse
lui, sorridendo compiaciuto.
La
Granger cadde in completo shock, e per una volta nella sua vita era
rimasta senza parole. Draco si stava congratulando con sè
stesso. Perchè non aveva mai pensato di rivolgerle queste
parole
ad Hogwarts? Probabilmente perchè eri troppo preso da
pensare al
sangue diverso, che ad inventare nuovi insulti da rivolgerle,
pensò.
"Mi
chiedo se quei capelli, dopo che hai scopato, possano diventare ancora
più selvaggi, Granger", rimurginò lui,
guardandola
diventare sempre più rossa ad ogni secondo, in questa
conversazione. Lei sembrava completamente incapace di rispondere.
"Sono
sicuro che potremmo persuadere la McGranitt a lasciarci libero accesso
nella Biblioteca di Hogwarts, per una maggiore conoscenza
reciproca. Sono certo che è una delle tue fantasie",
continuò lui, amando l'imbarazzo di risposta di lei alle sue
insinuazioni.
"Tu,
squallida persona spregievole", riuscì a sputare lei, prima
si
saltare sulla sedia, prendendo dentro per Paciock ed alcuni altri che
la intralciavano nel compiere il suo desiderio di mettere
più
distanza possibile tra loro.
Mentre
usciva di corsa dalla porta, l'intera sala si girò a
guardarlo.
Draco alzò un sopracciglio in tono scherzoso, e sorrise
divertito.
Sul
palco, la McGranitt sospirò. Aveva voluto piangere quando
aveva
visto quella particolare coppia. Se qualcosa aveva potuto condannare
Hogwarts, allora stava cercando anche di spingere Hermione Granger a
sposare Draco Malfoy.
Nota
: Rowena
Ravenclaw in italiano è stata tradotta sia come Priscilla,
sia
come Cosetta Corvonero. Cosetta non mi è mai piaciuto,
quindi ho
scelto Priscilla.
Becoming Mrs Malfoy Cap 7Per prima cosa, grazie
come sempre a tutti :D
Seconda cosa... questo capitolo non mi convince molto dal punto di
vista della traduzione... qualche parte mi sembra di averla tradotta
usando anche termini ripetitivi ma non riesco a fare di meglio mi
spiace. Ogni volta che lo rileggo trovo sempre qualcosa da sistemare,
per poi rimettere tutto com'era prima xD Quindi mi sa che è
meglio fermarmi e pubblicare così, prima di combinare
qualche
disastro.
Comunque, spero che sia comprensibile lo stesso :) Leggete,
leggete, leggete ^_^
Capitolo 7
L'incontro
si era concluso dopo la melodrammatica dipartita di Hermione.
Nessuno in seguito fece qualche domanda in
più.
Invece, furono tutti ansiosi di uscire ed iniziare a spettegolare su
cosa
Draco Malfoy potesse aver detto alla lunatica Grifondoro per farla
andare via in quel modo. I cacciatori di pettegolezzi erano contrariati
che Malfoy se la fosse svignata. Non che comunque avessero molte
speranze di indurre il volubile Malfoy a raccontargli qualcosa.
Neville
si ritrovò circondato da persole che aspettavano che lui
raccontasse ciò che magari aveva origliato. Neville
provò
di essere l'amico leale che era sempre stato, e sostenne che non aveva
origliato assolutamente niente, mentre era concentrato sulle risposte
che stava dando la McGranitt. La folla si disperse, alquando delusa di
non avere dettagli su un così succulento pettegolezzo.
Alcuni
commenti poco genitili vennero sibilati su Neville e la sua labile
memoria, ma lui imperterrito li ignorò, come l'uomo sicuro
di
sè che era diventato.
Harry
aspettò finchè tutto fosse più
tranquillo, prima
di avvicinarsi a Neville. "Oh, quale devastazione mi
aspetterà
appena raggiungerò Hermione?"
"Non
sono proprio sicuro di cosa esattamente abbia portato Hermione ad
abbandonare l'incontro in quel modo. Malfoy stava facendo il solito
odioso e la stava evidentemente irritando usando insinuazioni sessuali.
Non ho idea del perchè Hermione abbia reagito
così. L'ho vista affrontare delle assolutamente
nauseanti
molestie da vecchi maghi, quindi questa dovrebbe essere stata una
passeggiata per lei", disse Neville, informando Harry.
Harry
e Ron si guardarono sconcertati. Hermione non era del tutto una
signorinella. Era cresciuta con due migliori amici maschi, ed aveva
vissuto con loro per circa un anno. Conosceva il funzionamento della
mente maschile, e se Malfoy si stava comportando come un ragazzino che
aveva appena scoperto di avere gli ormoni, allora Hermione doveva
essersene liberata. Ci era già passata con Harry e Ron,
mentre
scoprivano i loro.
Ginny
guardò i due e roteò gli occhi. Erano
così
sciocchi quando parlavano di Hermione. "Lo risolvo io, ragazzi. Non
preoccupatevene".
L'appartamento
di Hermione era buio, quando Ginny uscì dal camino. Questo
fatto
avrebbe scoraggiato suo fratello ed il suo amico, ma Ginny era
più astuta, ed aveva capito che era solo uno stratagemma per
tenerli lontani. Significava che Hermione era veramente sconvolta.
Ginny non perse tempo a cercarla in giro per l'appartamento; sapeva che
l'avrebbe trovata nella sua camera; era il suo luogo sacro. La
trovò raggomitolata sul pavimento, di fronte all'armadio. Si
stava sfogando piangendo, il che preoccupò immensamente
Ginny.
Hermione piangeva solo in rare occasioni, quando qualcosa andava
seriamente storto.
"Hermione,
tesoro, cosa c'è che non va?", chiese Ginny, abbassandosi
sul
pavimento di fianco a lei, e mettendole un braccio intorno alle spalle.
Hermione
cercò di inghiottire i singhiozzi, ma era infattibile. Stava
tremado e piangendo molto forte. Ginny non l'aveva mai vista in uno
stato simile.
"Ehi,
che è successo?", chiese di nuovo, ora diventando
più ansiosa.
Hermione
cercò visibilmente di ricomporsi, provando a
smettere di piangere. "Non so perchè l'ho lasciato colpirmi
così".
"Chi?
Malfoy?".
Hermione
annuì. "Stava facendo il solito odioso, ed io glie l'ho
lasciato fare".
"Cos'ha
detto esattamente?".
"Stava
facendo il cretino, imbarazzandomi deliberatamente offrendomi di,
testuali parole - testare la mercanzia - , e cose come questa".
"Hai
affrontato cose molto peggiori di questa, Hermione", precisò
Ginny.
"Lo
so. E' per questo che non so perchè ho reagito in modo
così forte. Era solo una stupida insinuazione, niente di
malizioso o irritante".
Ginny
veramente non aveva molto da dire. Riusciva a sentire che c'era
qualcosa che Hermione non stava ancora condividendo, ma sapeva che non
doveva forzarla a rivelarglielo. Se lei avesse voluto farglielo sapere,
allora glie lo avrebbe detto con i suoi tempi. Si sedettero entrambe in
silenzio, e rimasero così per un bel po'.
Hermione
appoggiò la testa sulla spalla di Ginny, ed emise un
profondo
sospiro. "Ginny", le chiese con la voce bassa, "Posso raccontarti
qualcosa?".
"Certo,
tesoro, sai che puoi dirmi tutto".
"Promettimi
che non lo dirai a nessuno".
"Croce
sul cuore, che possa morire", disse Ginny, sorridendo a quel giuramento
infantile.
"So
perchè ho reagito così", si interruppe Hermione,
con il
cuore che batteva forte per quello che stava per raccontare alla sua
migliore amica. Non lo aveva mai detto a nessuno prima, ed era nervosa
al pensiero di cosa avrebbe pensato lei. Ginny
semplicemente aspettò con pazienza.
"Durante
il sesto anno ad Hogwarts, ho iniziato a provare dei sentimenti per
Malfoy, e non intendo sentimenti di repulsione". Ginny, alla
rivelazione di Hermione, sussultò un pochino. Hermione
invece
si prese la testa tra le mani. "Lo so; è stato dopo che Ron
si era
messo con Lavanda, ed io mi sentivo tagliata fuori e sola. Harry
continuava ad uscire con le sue storie che Malfoy era un Mangiamorte,
il che me lo ha fatto notare più di come avevo mai fatto
prima".
La voce di Hermione era soffocata. "Quindi all'improvviso ho cominciato
a notare delle cose su Malfoy che prima non avevo mai notato. Quanto
soffici e setosi sembrassero i suoi capelli, quanto carino fosse il suo
sorriso, e come riuscisse a chiedere qualcosa di intelligente
in
classe. Prima che me ne fossi resa conto, stavo già
fantasticando su di lui, e non sto parlando di sogni in cui immaginavo
di prendere a pugni la sua faccia da furetto", disse Hermione,
arrossendo, e facendo credere a Ginny che si trattasse di
sogni
molto espliciti. "Quindi, stanotte, quando lui ha iniziato ad insinuare
cose intime come quella, io ero così imbarazzata. Mi sono
sentita come se lui si fosse insinuato nei miei ricordi del sesto
anno".
Hermione
si fece silenziosa, preoccupata della reazione che avrebbe avuto Ginny.
Ginny
non sapeva veramente come rispondere. Sapeva che sarebbe stata una cosa
cruciale. Hermione poteva sentirsi cone se avesse in qualche modo
tradito Harry, nell'avere sentimenti del genere.
"Quei
sentimenti non sono niente di cui provare vergogna, Hermoine. Comunque,
nessuno oltre a mè lo sa", disse Ginny.
"Non
credi che lui conosca la Legimanzia, vero? Io so solo che è
un buon Occlumante", chiese con voce bassa Hermione.
"Non
lo so. Severus è abile in entrambe ma Hermione, non
c'è
niente di cui essere sconvolta o imbarazzata. Chi non ha notato Malfoy
al sesto anno? Beh, almeno prima che sembrasse un fantasma certo. Dopo
l'estate era diventato una persona diversa dal piccolo ranocchio del
quinto anno. Si era alzato di parecchi centimetri, aveva sviluppato
spalle e
muscoli, ed era diventato veramente sexy".
"Ma era Malfoy, e , per rendere ancora peggiori le cose, era un
Mangiamorte", disse Hermione, arrabbiata.
"Tu
non lo sapevi. Nessuno di noi lo sapeva, ed avere una piccola
infatuazione per lui disconcentrava. Non c'è niente di cui
sconvolgersi, Hermione. Comunque, è stato molto tempo fa;
veramente, non dovresti lasciarti punzecchiare di nuovo".
"Non
sei arrabbata con me?".
Ginny
sorrise, "Dubito che perfino Ron o Harry si sarebbero arrabbiati con
te. Certo, all'epoca si sarebbero rivoltati, ma ora siamo tutti
più saggi, e sappiamo che quei sentimenti non significano
niente. E' solo una combinazione di ormoni e ferormoni".
Hermione
non sapeva se menzionare che mentre Malfoy le stava sussurrando certe
cose nell'orecchio durante l'incontro, lei aveva iniziato a
rivivere alcune delle sue fantasie del sesto anno. Quando lui aveva
menzionato la biblioteca, lei ne era rimasta inorridita. Aveva
immaginato
una scena simile a scuola, e mentre lui glie lo diceva, lei se ne stava
ricordando.
"Semplicemente
sarei mortificata se lui avesse usato la legimanzia su di
mè, ed
avesse scoperto quel periodo della mia vita", disse Hermione.
"Dubito
che l'abbia fatto, perchè avresti saputo che ti stava
frugando nella mente, se avesse invaso i tuoi ricordi".
"Hai
ragione. Ho completamente reagito a sproposito. Ora sono arrabbiata con
m+ stessa per essere stata stupida ed aver regalato al furetto la
reazione
che voleva".
"Lui
ha fatto la figura del ridicolo sorridendo compiaciuto da solo. Ma
almeno tu hai fatto concludere l'incontro. Stava diventando lungo e
noioso".
"Tutti
stavano di nuovo ridendo di mè, non è vero?".
Ginny
per un breve momento pensò di mentire, ma capì
che a lungo
andare sarebbe stato dannoso. "Un pochino. Sono
stati come
un branco di avvoltoi nel circondare Neville per cercare di sapere il
pettegolezzo, subito dopo".
Hermione
gemette. "Credi che semtterò mai essere così
impetuosa?".
"Nah.
E' ciò che ti rende Hermione. Adoro il fatto che tu abbia
tutta
quella passione, anche se alcune volte la usi in modi sbagliati".
Hermione
si strofinò la faccia, si soffiò il naso, e diede
a Ginny
un force abbraccio. "Sei la migliore, Ginny. Non so cosa farei senza di
tè. Harry e Ron sono senza tatto alle prese con queste
emozioni,
e Luna è troppo sognante".
Ginny
iniziò a sghignazzare. "Immagina se avessi raccontato a Luna
di
quei sentimenti. Lei avrebbe dato la colpa ai Gorgosprizzi o
chissà cos'altro".
Anche
Hermione iniziò a ridere, e presto entrambe le ragazze
diventarono isteriche.
"Draco
Malfoy, cosa c'è di sbagliato in tè?",
strillò
Daphne, appena saltò fuori dal camino a Malfoy Manor.
Severus
lanciò uno sguardo da sopra l'ultimo periodico di Pozioni
che
stava attentamente leggendo. "Buon giorno anche a lei, Signorina
Greengrass. Se per piacere potesse smetterla di gridare, sarebbe
apprezzato".
"Oh,
salve Signore", disse Daphne, un po' sconcertata dalla presenza dell'ex
Direttore della sua Casa. "Ehm, ha visto Draco?"
Daphne
odiava la sensazione pungente che le aleggiava intorno quando si
trovava vicino all'ex Professore di pozioni. Si sentiva sempre come se
lui le stesse leggendo la mente.
"Credo
possa essere nella biblioteca. E' ritornato circa un'ora fa, sembrando
immensamente compiaciuto con sè stesso".
"Non
si sentirà più così contento, una
volta che gli
avrò messo le mani addosso", disse ferocemente Daphne,
uscendo
dal salotto, e lasciando un divertito Severus Piton dietro di lei.
Daphne
aprì di scatto la porta già aperta della
biblioteca dei
Malfoy, "Draco Malfoy, porta immediatamente qui il tuo scheletrico
fondoschiena".
La
testa di Draco spuntò fuori da alcuni volumi,
"Perchè,
Daphne, questa deliziosa sorpresa?", pronunciò lui.
"Non
dirmi così, idiota totale. Ti avevo detto di comportarti da
vero
tè stesso per una sera, e non sei nemmeno riuscito a farlo!".
"Mi
dispiace, credo di essermi perso la parte in cui tu diventi mia madre",
Daphne
battè i piedi, "Draco, ti ho pregato di essere civile. Hai
detto
che ci avresti provato, ed invece hai causato una scena pietosa che
probabilmente anche la Gazzetta del Profeta riporterà
domani".
"Hai
mancato la parte chiave della sentenza, Daphne. Ho detto che ci avrei
provato. L'ho fatto, ma ho fallito. Non ti posso aiutare; la Granger
è semplicemente troppo diverente quando si arrabbia. E'
irresistibile".
"Sei
un cretino!".
"Da
quando hai avuto questa nuova notizia?".
"Da
quando sei stato messo in coppia con la Granger. Ti ucciderebbe
veramente cercare di mostrarle che non sei proprio una cattiva persona?"
"Perchè
dovrei? Comunque, lei è diventata insofferente. Ha
pregiudizi ed
è bloccata nel passato. Mi rifiuto di inseguirla, pregandola
di
credere che sono un essere umano e non l'incarnazione del male".
"Che
tipo di matrimonio avrai se continui a fare così?".
"Ehi,
perchè sono l'unico che dovra sopportare tutto questo? Lei
è praticamente una piccola Miss Perfezione".
"Non
l'ho chiesto a lei. L'ho chiesto a tè. Pensavo che almeno
per mè
lo avresti potuto fare. Lei è la migliore amica di Harry, ed
ora
lui è agitato, e mi sta rovinando la serata".
"Mi dispiace di essere un simile inconveniente per la tua relazione",
disse sarcasticamente Draco.
"Solo
comportati da tè stesso! Noi tutti andreamo a verdere la
partita
di Ginny, per l'apertura della stagione, ad Halloween, il che significa
che tu ed Hermione sarete molto vicini. Se fai di nuovo un casino come
oggi, sono praticamente sicura che non potrai avere dei piccoli Malfoy".
"Potter
non va bene per tè, Daph, sei diventata melodrammatica come
la
sua piccola cerchia di Grif-imbrantati", disse Draco, non completamente
colpito dal modo in cui lei lo stava trattando.
"Solo,
fallo per mè, Draco. Puoi?"
"Mi
lascerai da solo se ti dico che sarò carino con la mia riccioluta
spina nel fianco?"
"Sì".
"Ok,
tutto per liberarmi di tè".
Daphne
rivolse a Draco un sorriso raggiante. "Grazie. Se lei avesse visto il
tuo lato umano, avrebbe anche potuto iniziare a ricambiare la tua
cotta", replicò Daphne, per poi girarsi velocemente e
lasciare
la stanza, prima che Draco avesse potuto lanciarle addosso qualcosa di
pesante.
Appena
lei chiuse la porta, sentì il tonfo di uno dei libri, che
era
stato lanciato esattamente dove si trovava la sua testa solo un secondo
prima. "Maledetta ragazza impicciona!", sentì ringhiare. "E'
molto più semplice avere dei servi. Loro ti rispettano e non
ti
rispondono, e non fanno ridicole richieste su malignie arpie con cui si
è legati".
Daphne
rivolse a Severus e Narcissa un sorriso angelico, mentre usciva dal
Manor.
"Severus,
a cosa era riferito tutto questo?", chiese Narcissa.
"Chi
lo sa? Questi miei ex studenti hanno sempre una crisi, o qualcos'altro".
Narcissa
contrasse le labbra; sapeva che suo marito era a conoscenza di molto
più di questo. "Non dirmi così, tu sai
esattamente cosa
è accaduto".
Severus
sorrire alla sua astuta moglie. "Potrei aver sondato la sua mente
quanto è entrata qui come una furia, prima".
"Questo
è molto di più! Allora? Condividi!", richiese
imperiosamente Narcissa.
"Sì,
cara", sorrise Severus alla sua bellissima moglie. "Sembra che il tuo
problematico figlio abbia fatto fare una scenata alla Signorina
Granger, all'incontro di questa sera. Lei è uscita di
scatto,
imbufalita, e Daphne ora è arrabbiata con lui,
perchè lui
le aveva promesso che avrebbe provato ad andare d'accordo con quella
insopportabile so-tutto-io".
"Non
so se la sorte ha fatto una buona scelta, mettendo quei due in coppia.
Si uccideranno a vicenda".
"Ah,
ma pensa al divertimento che avremo, mia cara", disse Severus.
Narcissa
gli rivolse in risposta una risatina molto stile Black. "Certamente qui
intorno non ci sarà tranquillità", disse lei,
baciando il
marito.
"Madonna,
ne ho abbastanza di dimostrazioni pubbliche di affetto. Quella che stai
violando è mia madre, Severus".
"Oh,
stai zitto, Draco", disse Narcissa, arrosendo lievemente per lo sguardo
che il suo beffardo figlio le stava rivolgendo.
Ginny,
quella notte, ritornò alla Tana molto tardi. L'indomani
doveva
tornare in Galles. Harry e Ron la stavano aspettando svegli, e lei
sapeva cosa avrebbero voluto sapere.
"Come
stava Hemione?", chiese Ron.
"Stava bene, a parte qualche sentimento idiota per essersi lasciata
coinvolgere così tanto con Malfoy".
"Ti
ha detto perchè era così arrabbiata?", chiese
Harry.
Ginny
non sapeva se raccontare loro della segreta infatuazione di Hermione
verso Malfoy. Poi decise di stare zitta. Hermione glie lo aveva
raccontato in stretta confidenza, e probabilmente ne sarebbe stata
mortificata se lo avesse saputo qualcuno, e Ginny lo sapeva. Inoltre,
nemmeno per un secondo le aveva creduto, quanto lei le aveva detto che
era stata una cosa passeggiera. Infatti, ci avrebbe scommesso la scopa
da Quidditch, che quello fosse il motivo per cui Hermione era rimasta
sveglia tutta la notte. Sin dal suo appuntamento con Blasie, quando lui
aveva menzionaro i latenti sentimenti di Malfoy verso la sua migliore
amica, Ginny aveva iniziato ad osservare la loro relazione in una luce
completamente diversa. La risposta appassionata di Hermione contro
Malfoy, poteva essere facilmente scambiata per desiderio.
"Lo
ha fatto, ma non ve lo posso raccontare", replicò Ginny.
Entrambi
i ragazzi le rivolsero uno sguardo penetrante, "Andiamo, Ginny, saremmo
in grado di aiutarla se lo sapessimo", la pregò Ron.
"E'
vero, ma sarebbe anche come tradire la confidenza di Hermione, ed io
non voglio. Si sentirà già abbastanza tradita
quando
scoprirà che voi due siete diventati amici di
Malfoy alle
sue spalle".
Ron
battè la testa sul tavolo. "Qualcuno smetterà mai
ri
ricordarcelo? Questa cosa sta iniziando a regalarmi notti insonni".
"Ed
infatti dovrebbe. E' una vergogna il modo in cui voi avete mentito a
qualcuno che, come dite, è vostra sorella", li
sgridò
Ginny.
Harry
e Ron guardarono colpevoli il pavimento, e Ginny sospirò.
Non
sarebbe andata da nessuna parte con loro. Dubitava che sarebbero mai
riusciti a confessarlo ad Hermione. Peggio per loro, se lei lo avesse
scoperto da sola.
"Comunque,
pensavo aveste detto che Malfoy era cambiato", disse Gunny, cambiando
soggetto. "Lui sembrava sempre il solito cazzone sta sera".
"Lo
so, ma Hermione turba Draco tanto quanto lui fa con lei. Sembrano
incapaci di stare anche nella stessa stanza, senza litigare".
"Beh,
spero che l'uscita per la mia partita di
Quidditch aiuterà
a scoprire alcune carte, e non solo con Hermione e Malfoy. George
sembra aver bisogno di aiuto, nel rapportarsi con la Parkinson".
Ron
ridacchiò.
"Almeno
non assomiglia più ad un carlino", fu tutto ciò
che disse
Ginny, prima di dare un bacio ad entrambi sulla guancia, ed avviarsi in
camera.
Hermione,
impacciata, uscì dal camino dell'ufficio della
Professoressa McGranitt. Si era recalta lì per chiderle
scusa
per il suo comportamento della sera precedente. La sua rigida ex
professoressa di Trasfigurazione la invitò ad entrare nella
Presidenza con un cenno della mano, ed Hermione si guardò
intorno. Non c'erano più gli affascinanti ed insuali
artefatti che Silente teneva, e nemmeno Fanny; al contrario, ora era un
organizzato e pulito ufficio, appartenente a Minerva
McGranitt. La
McGranitt, sempre gesticolando, invitò Hermione a sedersi in
una
delle sedie davanti alla sua scrivania. Hermione non si sentiva
così nervosa sin dai suoi giorni ad Hogwarts; le sembrava
quasi
di essere tornata di nuovo a girovagare per il castello per
ore.
"Professoressa,
mi dispiace per ieri. Lo so, non avrei dovuto permettere a Draco Malfoy
di innervosirmi, ma immagino che le vecchie abitudini siano dure a
morire, ed è difficile non reagire".
Minerva
sorrise alla sua ex pupilla preferita. "Hermione, credo tu possa
chiamarmi Minerva. Abbiamo combattuto una guerra insieme. Ho perso il
conto di quante volte te lo abbia già detto in tutte le
volte
che ti ho visto".
"E'
una reazione spontanea all'essere qui di fronte a tè, di
nuovo
ad Hogwarts. E' come se fossi stata beccata a combinare qualche
marachella, e stessi aspettanto la tua punizione".
"Se
tu ed il Signor Malfoy aveste creato quello scompiglio ad Hogwarts,
allora inindubbiamente entrabi avreste affrontato una serie di
detenzioni ed alcune severe detrazioni di puniti alle vostre Case".
Hermione
rise, "Volevo farti qualche domanda, ma non me la sentivo di fartele di
fronte a tutti, l'altra sera".
"Sapevo
ne avresti avute, specialmente dopo che Hestia mi ha riferito la
vostra... ehm.... conversazione di Lunedì".
Hermione
si vergognò, ed arrossì. Le sue reazioni, messe
di fronte
alla McGranitt, sembravano sempre sbagliate. Hermione fissò
la
Preside. Lei era sempre stata qualcosa come un modello da seguire per
lei.
"Devo
ammetterlo, sono rimasta un po' sorpresa quando il tuo nome
è
stato associato a Draco Malfoy. Non pensavo che la sorte vi avrebbe
messi in coppia, visto la vostra storia esplosiva".
"C'è
un modo qualunque che mi può permettere di non sposarlo?".
Minerva
sospirò. "Speravo veramente che ci fosse, ma tristemenre le
coppie sono state concordate da Priscilla Corvonero. La sorte vi ha
assocati
secondo la personalità, l'intelligenza e le caratteristiche
più compatibili. Se ti rifiuti di sposare il Signor Malfoy,
allora la maledizione sarà completata, ed Hogwarts
dovrà
chiudere".
Hermione
stava per piangere. Da un lato non credeva che avrebbe dovuto sposare
il furetto, ma dall'altro non voleva privare la gioia di essere educati
ad Hogwarts ai bambini delle generazioni future, nemmeno ai
futuri
Serpeverde.
"Sono
un po' di difficoltà. Amo Hogwarts, e non voglio negare a
nessuno la possibilità di studiare qui, ma essere legata a
Malfoy è una cosa che non sono sicura di poter fare".
"Non
voglio forzare nessuno a fare qualcosa che va contro la propria
coscenza. Ti chiedo solo di pensarci su, Hermione".
"Se
ci fosse qualcos'altro come Hogwarts, allora senza dubbio rifiuterei,
ma Hogwarts è speciale. Non c'è un modo in cui
possiamo
spezzare la maledizione?"
"Fino
ad ora non ho trovato una soluzione. Ho messo al lavoro sul caso
alcuni dei migliori spezza-incantesimi, ma non abbiamo avuto fortuna".
"Ho
trovato Bill Weasley che si è offerto di aiutarmi. Me ne
vorresti se cercassi io un modo di spezzarla?".
"Certo
che no, Hermione, ma come ho detto prima, io ero la prima che si
opponeva all'idea; poi, mentre leggevo il diario di Priscilla, ho
iniziato a pensare che lei avesse qualcosa in mente. Comunque, sono
felice di prestarlo a tè e Bill, per vedere se riuscirete a
trovare qualche nuova notizia".
Hermione
sorrise eccitata. "Oh, lo faresti? Sarebbe bellissimo. I suoi diari
devono essere affascinanti".
"Sono
anche curiosa dei tempi che prevede questa maledizione per sposarsi",
disse Hermione.
"Questa
è una cosa su cui io ed il Ministero stiamo ancora
lavorando. In
raltà non sembra ci sia un limite di tempio per esaudirla.
Stiamo cercando di davi tutto il tempo possibile per
conoscere i vostri furuti sposi, sempre comuque in modo celere",
replicò la McGranitt.
Hermione
annuì. Almeno questo le dava un po' di tempo per cercare di
spezzarla.
La
McGranitt era compiaciuta nel vedere l'entusiasmo sul viso di Hermione.
Per un po' le era mancato. "Forse, invece che sprecare tempo nel
cercare di capirci qualcosa in tutto questo, dovresti passarlo a
cercare di conoscere il Signor Malfoy".
"So
tutto ciò che voglio sapere riguardo quell'uomo", disse
seccata Hermione.
Minerva
la guardò da sopra gli occhiali. "Sei sicura? Per esempio,
ti
sei mai fermata a pensare che non sei mai stata chiamata a Malfoy Manor
per verificare le condizioni degli Elfi Domestici?".
Questo
Hermione non lo aveva notato subito. Era già stata
anticipatamente
travolta dagli avvenimenti di Malfoy Manor in un modo molto meno
regale, come essere strascinata per i capelli da Bellatrix, invece che
e liberare i
poveri Elfi Domestici lì presenti. Se il trattamento che
riceveva Dobby continuava anche ora, loro erano sicuramente maltrattati
ed oppressi. Ne era rimasta molto delusa quando la chiamata per
ispezionare il Manor non era arrivata. "Lo ammetto, è una
cosa
che mi ha attraversato la mente un paio di volte".
"Questo
perchè la prima cosa che il Signor Malfoy ha fatto quando ha
preso possesso del Manor, è stata liberare tutti gli Elfi,
ed
offrire loro una giuta paga e le vacanze".
"Veramente?
Beh, devo dire che questo mi sorprende, specialmente visto come veniva
trattato Dobby".
"Dovresti
voler considerare il fatto che la guerra ha avuto un profondo impatto
sul Signor Malfoy, ed anche sui suoi contemporanei Serpeverde. Loro
erano giovani, impresionabili, e portati a pensare in un certo modo. Ma
Draco Malfoy non è suo padre. Il fatto che lui fosse un
Mangiamorte senza successo, ne è un'ampia dimostrazione".
Hermione
non voleva veramente pensarci. Le piacevano le cose così
come
stavano. Le piaceva pensare che Malfoy era stato un così
pessimo
Mangiamorte solo perchè era solo un codardo piagniucolante,
non
perchè aveva lottato con la realtà di una vita
simile.
"Immagino di sì", disse lei, riluttante.
Minerva
sorrise alla testarda donna di fronte a lei. Sapeva che non aveva
spinto Hermione molto lontano, ma seniva che le aveva tato qualcosa su
cui riflettere, riguardo a Draco Malfoy.
"Bene,
pensarci un po' di più potrebbe essere un'idea. Ora
andrò
un attimo a ritirare i diari da Madama Pince per tè".
Hermione
sospirò. Sperava che questa maledizione non si fosse mai
rivelata. Era stata perfettamente felice della sua vita,
finchè
non aveva ricevuto quella lettera dal Ministero. Ora, sapeva tutte le
cose che sperava di non conoscere. Harry si stava vedendo con una
Serpeverde, e le persone continuavano a dirle di dare una
possibilità a Draco Malfoy. Non era sicura di riuscire a
convivere con tutto questo.
Becoming Mrs Malfoy Cap 8I'm still alive :D Mio
dio, non riesco a credere di aver aspettato così tanto prima
di pubblicare questo capitolo O.o Giuro che non mi
indispettirò mai più per i tempi di attesa dei
nuovi capitoli delle storie che seguo xD Pensavo fosse
più facile sinceramente, non tanto per la
difficoltà nel tradurre, ma piuttosto per i tempi di
scrittura e revisione. Tenendo conto che questo non è un
lavoro, e che ovviamente la mia vita non gira solo intorno a questo,
davvero ho perso la cognizione dei giorni che passavano ed il tempo a
disposizione non è mai abbastanza per fare quello che si
vuole. Sarà anche che sento un pochino l'estate e mi
trasformo in un ghiro con questo caldo, e quando me ne sono accorta le
ore sono passate e non ho tradotto manco una riga -.-" Non so
voi, ma ho una sonnolenza addosso che non sopporto più u.u
Comunque ok, non mi dilungo più in cose che probabilmente
non vi interessano xD Mi dispiace per la lunga attesa, non era
programmata, ma ora eccovi qui l'ottavo capitolo :) Spero vi piaccia,
commentate se volete, eeeee buona lettura :)
Capitolo
8
Il
giorno di Halloween albeggiò chiaro e sereno. Harry
arrivò a Malfoy Manor con la metropolvere il mattino presto,
per dare a Draco i biglietti della la partita di Ginny, per apertura
della stagione di Quidiitch, così che lui avrebbe potuto
passarli al gruppo dei Serpeverde.
Piton
era seduto in salotto, bevendo una tazza di caffè e
scarabocchiando in un quadernetto.
"Potter",
disse lui, con cispiglio severo, mentre Harry appariva nel camino.
"Professor
Piton", rispose Harry; lui ancora non riusciva a soprassedere al fatto
di imbattersi regolarmente in Severus Piton. Continuava a sentirsi
impacciato di fronte alla cupa presenza dell'ex Professore, specialmete
dopo che lo aveva guarito per le ferite inflittegli da Lord
Voldemort, e dopo che Harry gli aveva visto i ricordi.
"Draco
è qui intorno?", chiese Harry, trascinando i piedi.
Severus
guardò di proposito i piedi di Harry, prima di dire
sogghinando, "Draco è nello studio, con Zabini".
Harry
fuggì con felicità dalla compagnia di Piton.
Severus
corrise crudele alla veloce dipartita del Grifondoro. Adorava far
sentire Potter non all'altezza.
Harru
bussò sulla porta dello studio di Malfoy, prima di aprirla.
"Per
la barba di Merlino, Draco, il tuo patrigno diventa sempre
più
inquietante man mano che invecchia; spero che non vorrà
usare
il salotto come nascondiglio".
Draco
sorrise divertito all'insopportabile Eletto. "Gli piace confondere i
visitatori. Si dà ancora più da fare se siete tu
o
Weasley".
"Beh,
ci riesce".
"Lui
lo sa, il che rende le vostre reazioni ancora più
soddisfacenti per lui".
Harry
arrossì di disappunto, odiando il fatto di essere
così facile da leggere. Decise di confondere un po' le
carte.
"Cosa diavolo c'era di sbagliato in tè l'altra sera?"
"Cosa?",
chiese Draco.
"Daphne
è veramente arrabbiata con tè. Stava mormorando
qualcosa
sul tuo comportamento e, credimi, non apprezzo il tuo nome che esce
dalle sue labbra così regolarmente", disse Harry.
"Urla
'Draco' in momenti inappropriati, Potter?", sogghinò Draco.
Harry
guardò truce l'irritante biondo. Draco a volte poteva essere
come un marmocchio.
Blasie
semplicemente roteò gli occhi. "E' stato così
tutta la mattina", disse, informando Harry.
"Cosa
centro io con tutto questo casino per il comportamento della Granger?",
si lamentò Draco.
"Ti
prenderai tutta la colpa, perchè hai detto che ti saresti
comportato bene, ma hai fatto allontanare come una furia Hermione
dall'incontro".
"Quando
voi riuscirete a far comportare bene quella pazza testarda donna che
chiamate amica, io vi seguirò".
"Con
questo cosa intendi?", chiese Harry.
"Che
stavo cercando di essere gentile e seguire le regole del Ministero, ma
tutto ciò che lei ha fatto è stato perdere il
controllo e
lagnarsi di mè. Mi sono annoiato a fare il carino. Se lei
continuerà a gettare fango su di mè, allora io
farò lo stesso", disse Draco.
"Perchè
questo è molto maturo", replicò Harry.
"Vai
a scocciare lei con questo. Lei è l'unica con il problema,
non io", mugugnò Draco.
"So
che lei ha un problema, e voglio darle l'aiuto di cui ha bisogno, ma
sarebbe impossibile da fare, se tu continui ad essere un cazzone",
disse Harry.
Blasie
sorrise divertito alla vista del suo biondo amico con il broncio.
Adorava vedere
Harry che gli faceva la ramanzina; era così divertente,
considerando la loro storia.
"Bene,
ti prometto ciò che ho promesso a Daphne giovedì:
questa sera farò il bravo".
Draco
roteò gli occhi, "Voi Grifondoro siete così
melodrammatici".
La
prima partita di Ginny della stagione, ospitava un gruppo di amici
più strano di tutti, che si incontrava per vedere una
partita di
Quidditch. Oltre alla solita congrega dei Weasley, più
Harry,
Hermione, Luna, Neville, ed alcuni dei vecchi compagni di
squadra
Grifondoro di Ginny, c'erano un gran numero di Serpeverde, condotti da
Daphne e Blasie. Hermione non rimase molto contenta nel vedere che
Draco
fosse incluso nell'uscita, e George non era troppo sicuro di come avrebbe
dovuto sentirsi per la presenza di Pansy. Comunque, erano riusciti con
successo ad evitarsi a vicenda, ma non avrebbe funzionato a lungo.
Nella compagnia era incluso anche Theodore Nott, che si era decisamente
rialzato il morale dall'ultima volta che Harry e Ron lo avevano visto.
"Cos'hai
da essere così allegro, Nott?", chiese Harry, quando
Hermione fu
a distanza di sicurezza dal poter sentire. "L'ultima volta che ti ho
parlato, ti stavi lamentando che il fato ti avevano incastrato con
Lavanda Brown".
"Sembra
che la McGranitt e la Jones abbiano fatto un errore! Hano fatto casino
duplicando la lista per il Ministero, ed hanno sbagliato ad assegnare
la partner a mè e Greg. Quindi alla fine non ho avuto la
Brown,
ma la infinitamente molto più appetibile Katie Bell",
gracchiò Theo, prima di sorprendere tutti mettendosi a
ballare
allegro.
Draco
e Blasie presto lo tennero a bada. Draco lo bloccò, mentre
Blasie gli legò le mani intorno alla testa. "Per la
bacchetta di
Salazar, Theo, ricomponiti. Sei un Serpeverde, non un Tassorosso".
Harry,
Ron e Neville, che erano lì vicino, stavano ridendo a
crepapelle. "Guarda cosa hai combinato ora, Theo. Hai fatto ridere di
noi i Grifondoro. Ricorda cosa ci ha sempre insegnato Severus: mantieni
sempre la facciata Serpeverde, specialmente di fronte ai Grifondoro",
gli ringhiò Draco, prima di liberarlo dall'incantesimo,
così che potesse sedersi.
"Ehi,
voi due, lasciate solo Theo. Se lui si danneggia, potrei essere
rifilata di nuovo a Goyle", urlò Katie, avvicinandosi,
rabbrividendo alla prospettiva di diventare la Signora Goyle.
Draco
si sentì un po' più coscente nell'affrontare di
nuovo
Katie. Nonostante le avesse inviato una scusa formale dopo la guerra,
per averla quasi uccisa con la collana maledetta al sesto anno, si
sentiva ancora incredibilmente in colpa riguardo
all'incidente.
"Ragazi,
non sono sicuro che abbiate incontrato Katie fuori dal campo di
Quidditch. Katie, questi sono Draco e Blasie; Blasie e Draco, aveve
incontrato la futura signora Nott", disse orgogliosamente Theo,
circondandola con un braccio. "Oh, che disdetta, stupido io. Ho
dimenticato che l'hai quasi uccisa, Draco".
Blasie
si coprì gli occhi con le mani, mentre Theo rivangava ancora
una
volta l'avvenimento; inceve Draco semplicemente ringhiò,
"Vaffanculo".
Katie,
imperterrita
come la ragazza che aveva passato il sesto anno nella squadra di
Quidditch di Hogwarts con i gemelli Weasley, semplicemente
mollò
uno scapelloto a Theo. "Idiota!", lo ammonì. "Malfoy si
è
già scusato con me per questo, quindi non c'è
bisogno di girarci intorno riportando a galla la vecchia storia.
Comunque, non eri
suo amico?".
Theo,
fisicamente avvilito sotto lo sguardo mortale che Draco gli stava
lanciando, mormotò solo un flebile "Scusa", prima di
risedersi
al suo posto, e tenendosi alla larga dal moto omicida del biondo.
"Mi
dispiace veramente di averti fatto del male, Katie", disse Draco,
pensando che fosse un buon momento per presentare le scuse verbali,
come aveva già fatto in modo scritto.
Lei
gli sorrise gentilmente. "Non preoccuparti. So che non avevi
deliberatamente programmato di fare del male a me; comunque, l'intera
faccenda della maledizione è un buon modo per noi di andare
avanti".
"E'
bello da parte tua essere così comprensiva", disse
rigidamente
Draco. Odiava dover fare questo teatrino. Non era usuale per i Malfoy
scusarsi o essere carini, ma doveva farlo per questa ragazza, per
rilassare gli animi.
Blasi
ne fu compiaciuto, quando la squadra si presentò, mettendo
fine
all'imbarazante silenzio che aveva seguio questo scambio di
battute.
Hermione
lanciò degli sguardi trovi a Malfoy, sedendosi dal lato
opposto
della fila di sedie. "Non riesco a credere che Harry e Ron non mi
abbiano detto che lui sarebbe arrivato", sibilò a Luna.
"Probabilmente
sapevano che avresti trovato qualche tipo di scusa per non venire, se
te lo avessero detto", ragionò la svampita bionda.
"Non
è leale farli mettere contro di me. No, infatti, non
è
leale includerlo nel mio stesso gruppo. Lo odio davvero".
"Sì,
sì, lo sappiamo tutti. I Serpeverde sono il male e Malfoy
è il generatore del Diavolo", disse Luna, con l'impazienza
che mostrava raramente.
Hermione
la guardò un po' scioccata. "Beh, veramente, Hermione, devi
iniziare a liberarti di questa ossessione che hai con i Serpeverde.
Tutti potrebbero pensare che tutto quest'odio testardo che nutri verso
Malfoy sia solo una maschera per una cotta".
Hermione
aprì e richiuse la bocca, sembrando quasi un pesciolino
rosso
confuso. Luna si stava avvicinanto un po' di più al
nocciolo,
dopo la sua amissione a Ginny dell'altra notte. "Non essere ridicola,
Luna. Come potrebbe qualcuno trovare quell'orribile scarafaggio
attraente?".
Luna
semplicemente lanciò ad Hermione uno sguardo di chi la
sapeva
lunga, e rivolse la sua attenzione al gioco. Hermione
sbuffò, si
strinse il busto con le braccia, ed iniziò a fissare rigida
il
campo. Odiava quando Luna era così perspicace. Era
disturbante
ed orribile quando ti si ritorceva contro. Comunque, lei aveva una
specie di cotta per il furetto quando era stata chiaramente
fuori di
testa al sesto anno. Era stata soprattutto colpa di Ron, che l'aveva
portata a mettere in atto misure disperate per distrarsi, non volendo
vedere lui mangiare la faccia di Lavanda ogni giorno, quando a lei era
piacuto per anni!
Hermione
sentì che qualcuno la stava fissando, e si girò
per
vedere chi fosse, non prestando alcuna attenzione ai giocatori che
sfrecciavano nel cielo. Incontrò lo sguardo costante di
Pansy
Parkinson. Il perchè loro avessero pensato fosse una buona
idea
portarla, era una congettura di tutti. Hermione supponeva che
probabilmente fosse lo stesso motivo per cui lei e Draco erano stati
inclusi nello stesso gruppo. L'idea malsana che se metti due persone
insieme, loro abbasseranno le asce di guerra ed inizieranno a piacersi.
Hermonione sbuffò mentalmente; era una fesseria.
Alzò un
sopracciglio a mò di domanda, rivolta allo sguardo di Pansy:
la
ragazza arrossì e tornò a guardare la partita.
Molto
più che guardare Draco con la coda dell'occhio, disse
Hermione a
sè stessa, Pansy stava probabilmente contemplando il
suicidio
perchè non avrebbe sposato Malfoy. Hermoine sperava che la
mora
Serpeverde lo avesse fatto. Dio sa, lei certamente non voleva essere
legata a lui.
Hermione
stava sviluppando un'emicrania colossale, e sapeva a chi dare la colpa:
a quel furetto platinato.
Pansy
distolse lo sguardo dalla belligerante strega riccia. Aveva appena
iniziato a rimettere insieme la sua vita, ed ora si sentiva come se
tutto fosse di nuovo in discesa. Ci aveva messo del tempo per venire a
patti con la nuova realtà. Aveva iniziato a sentirsi come se
si
fosse finalmente associata al resto del mondo magico, andando avanti
lontano da Draco, e poi all'improvviso era accaduto questo. Lei era
genuinamente curiosa di come sarebbero andate le cose tra Draco e la
Granger. Hogwarts ed il Ministero non avrebbero potuto scegliere una
coppia più esplosiva. Pansy sospirò, e
guardò
verso George Weasley. Lui le aveva a malapena parlato, da quando si era
presentata all'incontro del Giovedì precedente. Lei era
rimasta
piacevolmente colpita quando lo aveva visto di nuovo. Si era
trasformato in un uomo attraente. Non aveva la costituzione magra di
suo fratello Ron; era molto più musoloso. Era anche riuscito
a
gestire il suo orecchio mancante, con un comportamento sbarazzino che
urlava "Eroe di Guerra".
Blasie
e Theo l'avevano trascinata a questa partita, insistendo che doveva
fare
uno sforzo. Comunque, era stato tutto vano. George rifiutava
testardamente di andarle vicino, e lo sconforto si era semplicemente
accresciuto invece che essere diminuito. Lei non riusciva a ricordare
un sentimento più miserabile, e questo includeva anche quei
terribili mesi dopo che la guarra era finita, quando era stata
ghettizzata in Diagon Alley e Draco le aveva detto che non aveva
possibilità con lui.
"Pansy",
sibilò Blasie, "Potresti sembrare un po' meno triste?"
"Ci
sto provando, Blasie, ma non sono a mio agio qui, come lo sei tu. Mi
sento incredibilmente fuori posto, e Weasley si sta rifiutando anche
solo di guardarmi".
"Parlerò
a Ginny dopo la partita, lei sistemerà tutto".
"Cosa
intendi per - dopo la partita - ?".
"Torneremo
tutti da Molly a mangiare".
"Non
me lo avevi detto questo. Pensavo che avrei semplicemente dovuto
soffrire
durante questa partita e poi sarei potuta scomparire", gemette Pansy, a
voce bassa.
"Basta
piagniucolare, donna. Vuoi arrivare al giorno del tuo matrimonio senza
aver mai avuto una conversazione decente con George Weasley?"
"No",
mormorò penosamente, "Ma non voglio più rimanere
qui".
"Guarda,
Molly sarà tua suocera. Lei possiede tutta la potenza
matriarcale, e se lei non ti piace, allora nessuno dei suoi figli ti
piacerà mai".
"Bello,
mi stai veramente vendendo questo dopo-festa. Sto pensando di volarmene
via, finchè ancora posso", disse sarcasticamente Pansy.
"Non
preoccuparti, Molly è un tesoro. La sua corazza è
molto
peggiore del suo morso, e se lei può fare da mamma a Draco
Malfoy, allora tu non avrai alcun problema".
"Cosa
intendi per - fare da madre a Draco- ?", chiese Pansy.
"Draco
ha Molly costantemente appresso. Ron ed Harry stavano impazientemente
aspettando di vederla urlargli contro, nel vero stile Mamma Weasley che
riserva ai suoi bambini, ma lui è diventato tutto dolente e
patetico. Ron mi dice che lei ha lanciato uno sguardo alla sua
espressione molto Non-Malfoy e si è sciolta. Harry
diceva
che poi lei lo ha abbracciato forte, ed hanno visto Draco sorridergli
felce da sopra la sua spalla".
Pansy,
per la prima volta in quella sera, fece un sorriso. "Suona molto come
Draco", disse seccamente. "E' sempre riuscito ad affascinare le donne".
Blasie
sorrise malignamente. "Tutte eccetto la sua futura moglie. La Granger
non ne ha alcuna intenzione, e sta smuovendo mari e monti nel provarci
e scampare dal matrimonio con lui".
Pansy
tornò a guardare verso la brunetta, che si stava
imbronciando,
mentre faceva a finta di guardare la partita. "Se qualcuno
può
tirarci fuori da questo casino, allora io punto sulla Granger".
"Pensavo
che questa informazione ti avrebbe reso più incline a far si
che lei ti piaccia".
"Perchè
non dovrebbe piacermi?", chiese curiosamente Pansy. "Intendo, al di
là della nostra delicata storia ad Hogwarts, ed il fatto che
lei
detesta i Serpeverde".
"Perchè
lei sposerà Draco"m disse Blasie.
Pansy
lo guardò severamete. "So che a tutti voi piace vedermi come
una
infinitamente patetica fan di Draco ma, ho delle nuove notizie per
tè,
Blasie. Me lo sono tolta dalla testa, ed è da un po' che
è successo".
"Allora
perchè non sei tornata in Gran Bretagna?"
"Se
vuoi crederci o meno, ora mi piace insegnare e mi piace Durmstrang,
anche se fa più freddo che ad Hogwarts. I miei studenti ora
mi
rispettano ed è bello essere in grado di allontanare tutte
quelle aspettative che le persone hanno su come dovrei comportarmi o su
ciò in cui credo".
"Capisco".
"Bene,
perchè mi piace l'idea di essermi tolta Draco dalle scatole,
come se prima fossi stata una mediocre disgraziata che se
n'è andata.
Voglio bene a Draco ma non in quel modo. Ho capito che mi ero
innamorata di un ideale, e non veramente di lui".
Blasie
circondò Pansy con un braccio. "Buon per tè.
Meriti
qualcuno che ti veneri, non che ti prenda per garantita".
Pansi
guardò verso quella sorta di suo fidanzato con la testa
rossa.
"Certo; tristemente, sembra che otterrò solo questo".
La
squadra di Ginny vinse, ma l'uscita non poteva essere definita un
successo sotto tutti gli aspetti. Era fallita nel portare sia Pansy e
George, che Draco ed Hermione, un po' più vicini insieme di
quanto erano mai stati prima. Harry e Daphne avevano sorvegliato il
gruppo frammentato, e si erano sentiti demoralizzati al pensiero del
lavoro che avrebbero dovuto fare ancora.
"Perchè
non può semplicemente essere facile come per Blasie e
Ginny?",
mormorò Harry, mentre si sedevano, aspettando che Ginny
emergesse dal gruppo di giocatrici.
"Perchè
sarebbe troppo facile, e quando le vostre vite sono mai state facili?".
"Sai,
fa davvero schifo che dopo aver sconfitto Voldemort, io debba ancora
aver a che fare con le cazzate politiche; ma questa volta è
peggio, perchè è tra due miei amici".
Daphne
perfezzionò la sua espressione da "Te lo avevo detto", ma
prima
che potesse aprire la bocca per informare Harry che sarebbe andato
tutto bene, lui rispose. "Sì, sì, lo so, se mi
fossi
confrontato prima con Hermione su di tè, e l'avessi fatta
venire
ad alcune delle nostre feste, questo non sarebbe accaduto e bla bla bla
...".
Daphne
diede uno scapellotto al suo irritante fidanzato. "Dovresti mostrare un
po' più di rispetto di questo, alla futura Signora Potter".
Lo
sguardo di Harry si ammorbidì. "Mi piace come suona - futura
Signora Potter - ", disse, prima di dare a Daphne un bacio prolungato.
"Ehi,
ne ho abbastanza di questo; sto cercando di rallentare prima di farmi
fuori tutte le merendine".
"Amico,
non ti avevo detto che saremmo tornati alla Tana per cena?", chiese
Harry a Ron.
"Sì,
ma avevo fame".
Harry
alzò un sopracciglio, rivolto al suo appiccicoso amico, "Non
riesco a credere che tu sia cresciuto con la cucina di Molly e che
ancora ti stia ancora rimpinzando con quei rovoltanti polpettoni".
"Quello
era il mio stuzzichino", protestò Ron.
"C'è
qualcosa che non va in tè. Tua madre cucina benissimo il
cibo, e
ne fa montagne. Perchè dovresti aver bisogno di uno
stuzzichino?".
Ron
semplicemente lo guardò come se fosse matto. Il cibo era
importante a tutte le ore del giorno.
"Comunque,
hai fatto un salto da Hermione per dirle che i Serpeverde torneranno
alla Tana con noi?", chiese Ron, desideroso di cambiare il soggetto
dalle sue abitudini alimentari.
"Cosa?
E darle la possibilità di svignarsela da qui il
più velocemente possibile?".
Daphne
guardò il suo amato con divertimento. "Desidererai veramente
la morte quando Hermione lo verrà a sapere, non è
vero?".
"Ma
lei si rifiuterebbe di venire, se lo sapesse".
"Sai,
dovresti voler cercare di essere un pochino più onesto con
lei.
Avrà già abbastanza grossi problemi ad adeguarsi,
quando
capirà che voi siete stati così amichevoli con
Draco
nell'ultimo anno".
Sia
Ron che Harry rabbrividirono all'idea che Hermione lo scoprisse. Non
sarebbe stato carino. Harry si sentì in colpa, Daphne aveva
ragione. Non si sentiva bene nel continuare a mentire ad Hermione, ma
lei era troppo maledettamente spaventosa per il suo stesso bene. Ron ed
Harry non avevano possibilità contro di lei, se avesse
deciso di
lanciargli una maledizione, invece che semplicemente minacciarli di
farlo.
"Voi
due siete veramente patetici", disse duramente Daphne, prima si
spostarsi per sedersi vicino a Pansy, che era sola in un angolo.
"La
tua ragazza ha la lingua velenosa", si lamentò Ron.
"Ci
puoi giurare. Sfortunatamente per noi, lei tende ad aver ragione la
maggior parte delle volte".
Come al solito, Hermione era meno
che impressionata quando aveva capito che non avrebbero detto addio ai
Serpeverde alla partita.
"Cosa intenti per - Loro verranno con noi alla Tana - ?"
"Beh, abbiamo pensato che sarebbe stata un'idea carina".
"Un'idea carina? Siete completamente matti?"
"No, quella dovresti essere tu", mormorò Ron.
Fortunatamente per lui, Hermione non lo aveva sentito, troppo impegnata
ad inveire contro Harry. "Non riesco a credere che me lo stiate dicendo
solo ora. Non volevo nemmeno venire sta sera, ma voi mi avete ricattato
emozionalmente sul venire qui per supportare la prima partita della
stagione
di Ginny. Ora, avete tralasciato per convenienza l'informazione di chi
sarebbe tornato per cena alla Tana".
Harry trascinò colpevole i piedi. "Non volevo che tu non
venissi".
"Hai dannatamente ragione, ora io non verrò".
Fortunatamente per i due sventurati ragazzi, apparve Ginny, lavata e
cambiata di freco. "Cosa intendi nel dire che tu non verrai?".
"Andiamo, Ginny, non voglio dovermi sedere e passare del tempo con
quegli spregevoli Serpeverde".
"Bene, per iniziare, signorinella, uno di quegli - Spregevoli
Serpeverde - sarà mio marito ed il padre dei miei bambini,
quindi faresti meglio ad iniziare a sopportare la sua presenza.
Secondo, basta comportarti come una bimba troppo cresciuta. Capisci che
se Harry e Ron non ti hanno detto chi sarebbe ritornato alla Tana con
noi,
beh, il tuo comportamente di ora probabilmente ne è la
ragione".
Hermione abbassò silenziosamente la testa, visto lo sguardo
di
Ginny, che stava propriamente vestendo i panni di Molly, ma riprese
velocemente. "Ho già passato abbastanza tempo con loro oggi.
E'
stato bello, ed ho fatto conversazione con Daphne".
"Dire - Ciao - e - Come stai? - non costituiscono una conversazione,
Hermione", precisò Harry.
Ginny passò le sue braccia intorno ad Hermione, e
marciò
di gran lena verso il camino. "Non tollererò alcuna
stronzata da
tè stanotte. Tu ritornerai alla Tana, mangerai,
berrai, ti
abbinerai e ti siederai, facendo conversazione con i Serpeverde".
Hermione cercò di puntare i piedi, ma Ginny era
mostruosamente
forte, ed Hermione non era mai stata un tipo molto atletico. Un po' di
polvere volante, e stava già entrando nel camino, con Ginny
che
diceva chiaramente "La Tana". Hermione scomparì.
"Wow, la piccola Weasley è impressionante", fece notare Theo
a Blasie e Draco.
Draco sorrise malignamente al suo scuro ed alto amico. "Avrai pane per
i tuoi denti lì".
"Nah, Ginny è una gattina. Semplicemente falle pensare che
stai
facendo ciò che lei vuole, e sarà felice", disse
Blasie,
sempre un manipolatore Serpeverde. "Comunque, visto che lei
è
l'unica che sembra essere in grado di trattare la Granger, dovresti
essere felice che mi sposi", precisò, rivolto a Draco.
"Ti piacerebbe trasferirti al Manor?", fu la risposta di Draco.
Una volta che giunsero tutti alla Tana, Ginny trascinò
George ed
Hermione nel salotto. "Ascoltatemi, voi due stupidi testardi,
smettetela di essere così idioti ed andate a parlare con i
vostri promessi".
George semplicemente guardò la sua piccola sorella, "Cosa?
La
Parkinson? Lei vorrà a malapena parlare con un traditore del
proprio sangue".
Ginny gli lanciò uno sguardo che nemmeno Mollyavrebbe potuto
battere. "Lei è triste, e si sente tagliata fuori. Sii uomo
e
fai la prima mossa. Ti garantisco che lei non ti rifiuterà".
George ritornò in cucina, mormorando sulla sua esaltata,
impocciona sorellina. Non aveva volgia di ascoltare Ginny.
"Non provarci nemmeno con mè, Ginny. Sono venuta, mi
siederò lì, ma se pensi che parlerò
con quel
cretino maligno, allora hai sbagliato pensieri, specialmente dopo la
bravata che ha tirato fuori l'altro giorno".
Ginny capì che non sarebbe stata in grado di forzare
Hermione un
po' più lontano, quella sera. "Ok, andremo e faremo una
chiaccherata con Blasie, o con qualcuno". Poi, vedendo lo
sguardo
incredulo di Hermione, aggiunse. "Per mè. Sei la mia
migliore
amica e lui farà parte della mia vita, il che significa che
farà parte anche della tua vita".
Hermione grugnì, "Voi Weasley siete maligni nel ritorcermi
contro le emozioni. Ok, per tè", sottolineò lei,
"Andrò lì e chiacchiererò con Zabini".
Ginny le rivolse un sorriso radioso, "Grazie, Hermione, lo apprezzo
davvero".
Molly ed Arthur sorvegliarono con divertimento il gruppo di varie
persone nella cucina. Erano felici di vedere che Ron e Ginny si stavano
sforzando di integrare tutti.
Molly
invece era meno impressionata di vedere George muoversi furtivamente in
un angolo. Stava facendo un buon lavoro, nell'ignorare le tattiche
forzate di Ginny per farlo parlare con Pansy.
Molly
guardò verso la sua presto futura nuora. "Se George
continuerà ad ignorare quella povera ragazza, immagino
tocchi a
mè darle il benvenuto", mormorò ad Arthur.
"Credo
sia veramente una buona idea, amore".
Molly
camminò verso la giovane ex Serpeverde. "Ciao, cara, io sono
Molly", disse gentilmente lei.
Pansy
le sorrise tremolante, "Salve, io sono Pansy".
"Vedo
che quel mio stupido e testardo ragazzo si sta comportando meno che
gentilmente verso di tè".
Pansy
non era molto sicura di come rispondere a questo. Non conosceva molti
genitori che si sarebbero avvicinati ad un figlio di un precedente
nemico, e che avrebbero cercato di trattarlo come un proprio figlio.
"Vieni
con mè", disse Molly, agguantando la mano di Pansy, e
trascinandola verso George.
"George
Weasley, i tuoi comportamenti sono atroci. Non ti ho cresciuto per
essere un così borioso zotico!", protestò Molly
contro il
suo figlio gemello rimasto.
George
guardò vergognosamente la madre, e Pansy non potè
fare
altro che gongolare alla vista dell'uomo robusto e alto, che veniva
ripreso dalla madre molto più bassa di lui. George le
rivolte
uno sguardo irritato.
"Mi
dispiace", disse lei, "Semplicemente è troppo diverdente
vederti così impaurito".
"Non
sono impaurito", replicò alterato George.
"Certo
che non lo sei, caro", intervenne Molly. "Ora vai e mostra a Pansy dove
può lavarsi le mani prima di cena", continuò lei,
sentendosi molto compiaciuta del suo lavoro nel far almeno parlare quei
due.
George
uscì dalla cucina senza nemmeno controllare per vedere se
Pansy lo stesse seguendo o meno.
Pansy
le sorrise grata, contenta che la sua futura suocera avesse un animo
così generoso.
Molly
mise una mano sul braccio di Pansy, "Non lasciare che ti faccia alcun
male. Gli uomini Weasley non sanno non fare casino con una donna
forte", la avvisò la giovane donna.
Pansy
si affrettò nel segiure George, ma non riuscì a
trovarlo
nel buio dell'ingresso. "Weasley?", lo chiamò, ma non ci fu
risposta. "George? Non riesco a trovarti", lo chiamò, un po'
più forte.
Lei
sentì dei battiti sulle scale, ed un impaziente George
Weasley
sporse la testa dalla ringhiera. "Per la barba di Merlino, donna,
sbrigati".
Pansy,
ricordandosi l'avviso di Molly, si mise le mani sui fianchi, e rivolse
un cispiglio severo all'alto ragazzo con la testa rossa, "George
Weasley, non conitnuerò ad essere ignorata per poi cercare
di
essere gentile e non pestare i piedi, senza dire niente a tua madre".
Il
sopracciglio di George si alzò verso l'esuberante
Serpeverde.
Almeno non stava tenendo a bada il suo carattere. George rispettava
questo comportamento molto più del comportarsi
come uno
zerbino.
Lui
alzò le mani in segno di resa. "Non urlare, Parkinson, ho
lasciato la mia bacchetta nella cucina".
Pansy
sorrise e scosse la testa, "Non hai nemmeno una delle bacchette finte
con tè?".
George
sgranò gli occhi, "Le conosci".
Pansy
roteò gli occhi, "A noi Serpeverde voi Weasley potevate non
piacere, ma questo non ci ha fermato dal comprare gli oggetti da Tiri
Vispi Weasley. Sono geniali, e te lo posso dire, sono anche la
disgrazia della mia vita come insegnante a Durmstrang".
George
fece un cenno con la mano, "Felice che Fred ed il mio motto di
disturbare lo svolgimento della carriera scolastica di tutte le scuole
sia così permanente".
Pansy
rise, "Puoi dirlo forte. Il custode a Durmstrang fa sembrare Gazza un
dolce piccolo cucciolo. Gli studenti traggono grande piacere nell'usare
i vostri prodotti per rendere pietosa la sua vita".
George
guardò Pansy propriamente per la prima volta da quanto aveva
letto la sua lettera, e lei era riapparsa nella sua vita. Lui non aveva
prestato gran che molta attenzione a lei ad Hogwarts, e questo solo
perchè lei sembrava perennementa attaccata al braccio di
Malfoy.
Era rimasto sorpreso nel vedere che era cresciuta di aspetto,
somigliando molto meno un carlino e molto più una giovane e
bella donna.
Hermione
riusciva a sentire gli occhi di Ginny scavarle un buco sulla schiena.
Lei stava pensando di soprassedere e parlare con Arthur, ma sapeva che
Ginny avrebbe semplicemente trascinato Zabini verso di lei. Si
spostò lentamente verso l'attraente uomo, e disse
reclutante,
"Ciao, Zabini".
Il
sopracciglio di Blasie si alzò per la sorpresa che la
Granger lo
avesse raggiunto di sua spontanea volontà. Poi si accorse
dell'espressione di Ginny dietro di lui, e rise, "Ginny ti ha forzato
nel venire qui, non è vero?".
"Come
fai ad immaginarlo?", rispose sarcasticamente Hermione.
"Qual
era la minaccia? Credo sia una buona idea provare e constatare i suoi
metodi, prima che lei inizi ad usarli su di mè".
"Era
il parlare con tè o con Malfoy".
"Sono
sconcertato. Non è una grande scelta. Chi avrebbe voluto
parlare
con quell'imbronciato albino invece che con mè?".
Hermione
non potè fare antro che sorridere all'Italiano. Era molto
controvoglia, ma lui era veramente adorabile.
Ingoraggiato,
Blasie si inchinò e le sussurrò
all'orecchio. "Sai, lui non è così male".
"Non
tentare la fortuna, Zabini".
Lui
alzò le braccia in segno di arresa, "Oh, per favore non
farmi
del male, O Grande Granger", disse, prendendola gentilmente in giro.
"Almeno
hai il senso dell'umorismo. Ne avrai molto bisogno, visti i tuoi futuri
parenti".
"I
Weasley sono dei grandi", disse Blasie, causando un'alzata di
sopracciglio di Hermione, in segno di shock. "E pensa al divertimento
che avrò con i Weasley come miei futuri cognati".
Molly
sorrise, mentre si avvicinava a Draco. "Draco, caro, sono passati anni
dall'ultima volta che sei stato qui con Harry e Ron".
Sfortunatamente
per suo figlio più giovane ed il suo migliore amico, Molly
aveva
pronunciato quella sentenza incriminante mentre nella stanza era calato
per un momento il silenzio.
Gli
occhi di Hermione saettarono da Molly a Malfoy, per poi passare ai suoi
amici che erano diventati rossi, ed avevano la colpa disegnata sulle
loro facce. "Qualcuno mi spiega cosa intende Molly?", chiese lei a voce
bassa, suonando però molto minacciosa.
Becoming Mrs Malfoy Cap 9
Ebbene
sì, dopo soli
3 giorni ecco un altro capitolo :D Ed ho appena
iniziato a tradurre il 15°, dopo venti giorni di relax, in cui
mi ero fermata all'11° ^_^ Sto pensando di chiedere all'autrice
di poter tradurre anche qualche sua One-shot particolarmente carina (
una l'ho già tradotta, a dire il vero, ma devo ancora
chiederle il permesso per pubblicarla) ,
ed eventualmente, quando le avrà concluse, anche le altre
due
storielle da una ventina di capitoli ciascuna, sempre su Draco ed
Hermione. Mi sta appassionando questa cosa :D Credete che possa farlo,
o traduco male? xD A proposito,
ho cercato
di correggere gli eventuali errori di
forma/battutura/svista, qualche
parolina sbagliata/poco "italianizzata", ed anche qualche verbo
coniugato male ( -.-" ), nei precedenti capitoli
già
pubblicati. Come qualcuno mi ha fatto notare, ce n'erano, e scommetto
che non li ho nemmeno beccati tutti, quegli impostori u.u Comunque, buona lettura :)
Capitolo
9
Il
silenzio nella cucina della Tana stava diventando sordo, mentre
Hermione stringeva pericolosamente gli occhi, rivolta ai suoi due
colpevoli amici.
"Mi
stai dicendo che la Granger non sapeva che Draco è - amico -
di Potter e
Weasley?", sussurrò Pansy a George, mettendo la
parola -
amico - tra virgolette, visto che stava ancora cercando di comprendere
quello strano triumvirato.
"No",
replicò George. "Se la squgliavano per vedere i loro
amici Serpeverde in segreto, senza che Hermione lo sapesse. Ha
solo scoperto che Harry si stava vedendo con la Greengrass, e
questo perchè Harry era nervoso che all'incontro
lei si
accorgesse che il comportamento tra loro era troppo
accalorato, per
essere persone
che teoricamente si incontravano di nuovo dopo otto anni".
"Pensavo
che voi Grofondoro foste dei coraggiosi", disse Pansy, in tono di
scherno. "Daphne almeno mi ha raccontato che usciva con Potter anni fa,
ed io ero ancora incapace di adattarmi alla nuova situazione".
George
sorrise, mentre fissava il viso raggiante di Pansy. Forse Ginny aveva
ragione nel dire che tutto ciò di cui lei aveva bisogno era
mostrare di non essere la stessa ragazza che era stata nel passato, ad
Hogwarts. "Se la metti così, sembra molto vigliacco da parte
loro". Lui non commentò il resto della sua sentenza,
cercando di
metabolizzare il fatto che forse lei non gli si opponesse poi molto,
come invece aveva pensato.
Pansy
rise sommessamente, non volendo guadagnarsi l'attenzione di Hermione.
Non credeva che la bruna Grifondoro ci avrebbe pensato due volte nel
lanciarle una fattura. "Beh, questa serata è
stata molto
interessante. Dieci galeoni che lei affattura Weasley prima di
Potter; quello stupido di tuo fratello non ha mai saputo
quando
chiudersi la bocca".
George
ci pensò un attimo, mentre guardava la sua futura sposa, "Ci
sto
se posso cambiare Harry con Malfoy. Lui è abbastanza sciocco
da
pensare che questo sia il luogo ideale per far innervosire ancora
di più Hermione".
Anche
Pansy ci pensò un minuto, prima di annuire in segno di
assenso,
ed allungare la mano per stringere quella di George. Lui la strinse, e
sorrise furbescamente alla corvina Serpeverde. Forse la vita con lei
non sarebbe stata così male.
"Bene",
disse minacciosamente Harmione, "Non direte niente?".
Molly
cercò di fare la mediatrice. "Hermione, cara,
perchè non
spostiamo questa conversazione nel salotto? Sono sicura che Ron ed
Harry saranno felici di discutere di tutto ciò senza un
pubblico".
"Molly,
io non mi muoverò finchè loro non mi spiegheranno
cosa diavolo intendevi".
"Sono
sicura che semplicemente abbiano avuto dei contatti con Draco a causa
della relazione di Harry con Daphne".
"Sì",
disse intervenendo Ginny, "Daphne, certo, è stata alla Tana
molte volte per incontrare mamma e papà. Sai che loro sono
le
persone più simili a dei genitori che Harry abbia".
Lo
sguardo freddo di Hermione non si mosse dai visi di Harry e Ron.
"Veramente vi nasconderete dietro Molly e Ginny, e non tenterete di
spiegarmi niente da soli?".
Harry
riconobbe i segni; Hermione stava diventando furibonda, e sapeva che
lui doveva parlare per primo, per sdrammatizzare la situazione, prima
che gli scivolasse pericolosamente di mano. Sfortunatamente per lui,
prima che potesse aprire le labbra, Malfoy decise che quello sarebbe
stato
un buon momento per ricordare ad Hermione della sua esistenza.
"Immagino
che lo sporco segreto ora sia stato rivelato", pronunciò,
chiaramente divertito. "Mi dispiace informarti, micetta, che i tuoi
ragazzi sono diventati consorti del male", disse indicando
sè
stesso. "Ormai da almeno un anno. Sono anche venuti al Manor,
nonostante Severus si senta come tè riguardo alla loro
presenza
lì".
Hermione
continuò a fissare Harry e Ron, con il tradimento che si
mostrava chiaramente nei suoi grandi occhi marroni. "Come avete potuto
mentirmi così", sussurrò, prima di girarsi
per entrare nel camino. Prese una manciata di polvere volante, e stava
per scomparire, prima di notare il viso compiaciuto ed irriverente di
Malfoy. Colpì il biondo con una Fattura Pungente sulla
faccia,
per poi ritornare al camino ed usare la Metropolvere per allontanarsi
dalla Tana, in uno scoppiettio di fiamme verdi.
"Io
direi molto meno una micetta, e sicuramente molto più una
leonessa", commentò Blasie, rivolto al suo amico che si
stava
contorcendo sul pavimento, cercando di ridere e lamentarsi
contemporaneamente.
George
sorrise apertamente alla vista di Malfoy chiaramente dolorante, ed
allungò la mano verso Pansy, per ritirare la sua inaspettata
ricompensa.
"Stupido
maledetto essere", mugugnò Pansy, mentre scavava nel suo
portamonete per prelevare l'acconto.
Hermione
saltò fuori dal camino nel suo piccolo appartamento come un
uragano, ed
iniziò a gettare una quantità di cose in una
borsa, che
le sarebbero bastate per alcuni giorni. Non voleva rimanere
lì.
Sapeva che Harry e Ron avrebbero cercato di raggiungerla ad un certo
punto, e lei non voleva ascoltarli. Lanciò uno sguardo alle
foto
incorniciate sulla mensola sopra il camino, e le lacrime traboccarono
dai suoi occhi. Si fermò per qualche minuto a contemplare le
sue
amicizie, mentre pensava ai momenti felici con quei ragazzi. Si
chiedeva quando loro avessero deciso che sarebbe stato più
facile mentirle, piuttosto che cercare di spiegarle le cose. Il suo
cuore si
ruppe, mentre pensava al fatto che loro avevano fatto comunella con
Malfoy durante l'ultimo anno. Tirò fuori la sua bacchetta, e
fece saltare in aria le foto, sentento nient'altro che rabbia e
tristezza. Tirandosi dietro di lei la borsa, Hermione lasciò
il
suo appartamento, ed apparse nel giardino sul retro della casa dei suoi
genitori.
Hermione
aveva personalmente notato che le protezioni intorno alla casa erano
abbastanza forti come dovevano essere anche durante il tempo di pace. I
suoi genitori erano il suo punto debole. Non avevano la magia con la
quale difendersi, e lei si era assicurata di essere l'unico
essere umano con la magia che avrebbe potuto apparire dentro e fuori la
loro proprietà. Non ne era mai stata tanto compiaciuta come
ora.
Nessuno avrebbe potuto darle la caccia qui, senza dover usare il
tradizionale metodo babbano del bussare alla porta, e buona fortuna nel
cercare di scavalcare suo padre.
Matthew Granger aveva giocato
nell'Union Rugby nei tempi passati, quando era stato un giocatore
amatoriale. Non era mai stato abbastanza bravo da giocare per una
delle squadre migliori come il Bath, o le Leicester Tiger, ma aveva una
biona posizione nel livello più basso. Anche se ora aveva un
lavoro sedentario come dentista, non anveva del tutto lasciato perdere
questa passione. Continuava a fare jogging regolarmente nel parco
locale, e quando sua moglie glie lo permetteva, tornava a giocare
qualche partita con gli Over 50 nel Surrey.
Hermione entrò dalla porta sul
retro; suo padre si stava preparando un thè nella cucina.
Gli
lanciò uno sguardo, e collassò singhiozzando tra
le sue
braccia. Nonostante Matthew Granger potesse aver respinto diverse
paurose masse nei vecchi tempi, la vista della sua unica figlia
che piangeva istericamente era qualcosa che sapeva essere al di
là delle sue abilità. Si trascinò
appresso la
ragazza nel salotto, e la mollò tra le braccia della sua
confusa moglie. Tornò indietro, e preparò una
terza tazza
di thè. Il thè, come ogni Inglese sa,
è la cura
per tutte le donne piangenti.
"Hermione, cara, cosa c'è che non va?", chiese dolcemente
sua madre.
Rachel Granger era confusa, sua figlia era difficile da spezzare.
L'aveva vista piangere raramente, anche nel bel mezzo
dell'incredibilmente brutale guerra.
"Harry... Ron... hanno mentito... furetto maligno", fu tutto
ciò
che Rachel riuscì a capire dall'alterata sentenza che le era
stata offerta, come spiegazione, dalla sua solitamente calma ed
organizzata figlia.
Rachel alzò Hermione che piangeva, e la scosse leggermente,
prima
di dire severamente, "Ne ho abbastanza, Hermione Jean Granger. Non
riesco a capire ciò che dici mormorando tra il mo collo, e
stai rovinando una perfetta camicetta con il tuo incontrollabile
pianto. O ti calmi e mi spieghi cosa sta succedendo, o vai su in camera
finchè ci riuscirai".
Rachel odiava fare la parte del "genitore cattivo", visto che a suo
marito toccava sempre quella del "buono", ma per tutti gli sguardi
intimidatori di Matthew, lui era un completo debole quando si parlava
della sua piccola ragazza, e non avrebbe potuto fare niente per lei.
Una
volta che Hermione avesse spiegato ai suoi genitori cosa era accaduto,
allora Rachel avrebbe potuto distribuire il thè e
comprendere il
fardello.
Hermione si fece scivolare dal ginocchio di sua madre, e si
rannicchiò nel divano di fianco a lei. Abbracciò
un
cuscino per darsi conforto, prima di prendere alcune boccate d'aria ed
iniziare la sua storia.
"Bene, non vi ho detto niente di tutto questo perchè avevo
pianificato di cambiare le cose, ma un'antica maledizione è
stata rivelata a Minerva McGranitt, sapete, la nuova Preside di
Hogwarts". I suoi genitori annuirono. Non avrebbero mai potuto
dimenticare la McGranitt o la strana notizia che aveva portato con lei
nell'estate dell'undicesimo anno della loro figlia. "In sostanza,
questa maledizione è stata castata sulle case di Grifondoro
e
Serpeverde, a causa dell'inimicizia che è cresciuta tra le
due
durante la guerra. Ricordare le case di Hogwarts, giusto?", chiese
Hermione.
"Sì, cara, tu sei stata smistata a Grifondoro, ed i
Serpeverde
sono quelle serpi disgustose che hanno fatto maggiormente parte dei
Mangiamorte", disse pazientemente sua madre, non volendo irritare
Hermone, che voleva essere sicura che loro capissero le basi.
"Ok, scusate, volevo solo che mi seguiste con il discorso. Comunque,
questa maledizione dice che, senza la nostra generazione di Grifondoro
sposati con la controparte Serpeverde, e senza una discendenza, allora
Hogwarts sarà chiuso per sempre, magicamente isolato".
Sua madre rimase senza fiato, Hermione amava quella scuola. Suo padre
invece, tipicamente, aveva boccheggiato per l'ultima parte della storia.
"Cosa indenti per - sposare e procreare - ?", chiese lui,
disagiatamente.
"Esattamente quello; la sorte ci ha messi in coppia con i Serpeverde, e
noi dobbiamo aspettarci di sposarli per salvare il futuro di Hogwarts e
permettere alle future generazioni di piccoli maghi e streghe di
frequentarla".
Sua madre, molto più pratica e meno preoccupata del fatto
che Hermione
avrebbe dovuto sposarsi e fare sesso con un uomo, chiese, "Con
chi sei stata messa in coppia?".
L'espressione di sua figlia si oscurò, "Con quel piccolo
irrequieto furetto", sputò, non prestando attenzione alle
espressioni confuse dei suoi genitori.
"Chi?", chiese perplessa sua madre.
"Draco-maledetto-Malfoy, ecco chi",
"Quella piccola merdina", esclamò suo padre, facendo
schioccare le nocche.
Rachel si sentiva arrabbiata in favore della figlia. Una delle poche
volte che aveva visto Hermione piangere dopo l'età di sette
anni, era stata nell'estate del suo secondo anno ad Hogwarts, dopo il
suo ritorno, quando aveva raccontato ai suoi genitori della Camera dei
Segreti. Loro avevano già sentito prima il nome di Draco
Malfoy,
ma solo di come fosse irritante. Quella volta Hermione si era
arrabbiata ed aveva iniziato a piangere, parlando di "sanguesporco" e
"purosangue", e di sgradevoli ragazzi aristocratici che si auguravano
la sua morte perchè era nata da genitori babbani. Le
informazioni su Draco Malfoy non erano cambiate nel successivi anni, al
punto che loro non erano rimasti molto sorpresi dal fatto che lui si
fosse
rivelato un Mangiamorte, al sesto anno.
Rachel accarezzò i capelli della figlia, "Ma tu non dovrai
sposarlo, vero?".
Hermione tirò su col naso ed annuì, "Se voglio
salvare
Hogwarts, allora dovrò. Sto facendo del mio meglio al
momento per capirci qualcosa sulla maledizione. C'è anche
Bill,
sapete, il fratello più grande di Ron, che sta cercando di
informarsi per mè. Ma al momento non sembra una cosa molto
promettente".
"Non arrenderti, orsacchiotta", disse Matthew, usando il suo soprannome
infantile."So che se qualcuno può trovare una maledizione,
quella sei tu".
Hermione sorrise debolmente ai suoi genitori. "Non è questo
che mi ha fatto piangere comunque".
"No?",chiese suo padre, chiaramente sorpreso. Il pensiero che la sua
bimba dovesse sposare quella canaglia era abbastanza per fargli
desiderare di andare a strozzare il ragazzo.
"No, sono Harry e Ron. Mi hanno mentito per anni. Harry la scorsa
settimana mi ha raccontato che esce da tempo con una ragazza che
era a Serpeverde, ma non me lo ha detto prima
perchè non sapeva come avrei reagito. E poi, stanotte, alla
Tana, Molly accidentalmente si è lasciata scappare che loro
sono
amici di Draco Malfoy da almeno un anno", disse Hermione,
oltraggiata.
I suoi genitori si scambiarono degli sguardi. Non c'era alcun dubbio
sul perchè la loro figlia fosse così arrabbiata.
Lei
faceva parte del mondo di Harry e Ron e, se i suoi genitori sapevano
quanto lei detestasse Malfoy, allora i ragazzi sarebbero stati
sicuramente a
conoscenza dei suoi sentimenti per quel soggetto.
"Pensavo che loro lo odiassero tanto quanto tè", disse sua
madre.
"Lo pensavo anche io, ma come Malfoy mi ha molto felicemente informato
questa sera, loro hanno passato anche del tempo con lui al
Manor. Sapete, Malfoy Manor, dove noi siamo stati imprigionati".
Questa era una parte della sua vita di cui Hermione non parlava
molto frequentemente. Quando lei aveva rintracciato i suoi genitori, ed
aveva invertito l'incantesimo di memoria che gli aveva lanciato per
tenerli al sicuro in Australia, durante la guerra, gli aveva raccontato
solo a grandi linee di ciò che era successo quell'anno. La
maggior parte sulla battaglia finale. Era stato Harry che si era seduto
con Rachel e Matthew, e li aveva informati che Hermione era stata
torturata, quando erano rimasti per un breve tempo a Malfoy Manor.
Harry
aveva voluto che loro lo sapessero perchè Hermione si stava
rifiutando di chiedere aiuto, e lui non era sicuro di quanto lei ne
fosse rimasta colpita da tutto questo. I suoi genitori l'avevano
pregata di andare in terapia, ma Hermione si era rifiutata,
liberandosene dicendo che voleva solo andare avanti con la sua vita.
Loro, non avendo accesso alla vita magica della loro figlia, avevano
dovuto accettarlo, anche se non lo volevano veramente. Non potevano
decisamente mandarla da uno psicologo babbano.
"Cosa?", disse suo padre, massaggiandosi il viso per la confusione e la
frustrazione. "Perchè avrebbero voluto passare del tempo con
lui?".
"Non lo so. Ho potuto capire la relazione di Harry con Daphne
Greengras, e capire perchè mi ha mentito a riguardo. Lei non
è mai stata poi così terribile con noi a scuola,
e
sembrava un tipo a posto quando ci siamo incontrate. Ma Draco Malfoy,
non lo posso capire. Perchè avrebbero voluto essere suoi
amici?
Lui era così pessimo con noi, e dubito che sia cambiato
così tanto. Continua a trarre un incredibile piacere nel
tormentarmi", disse infervoratamente Hermione.
Rachel le accazezzò ancora una volta i capelli, "Va tutto
bene,
tesoro, rimani quì con noi, tanto quanto ne hai bisogno".
Hermione sorrise a sua madre con le lacrime agli occhi. I suoi genitori
non l'avevano mai lasciata sola, non importava ciò che
facevano
gli altri.
La Tana era nel caos; beh, era più caotica del solito. La
paggior
parte delle persone se ne erano andate, capendo che sarebbe stato
meglio dare spazio ai Weasley. Harry notò con piacere che
anche
Nott se ne era andato. Chissà cosa sarebbe uscito
dalla sua bocca in quel momento. Harry sorvegliò stancamente
la
scena. Come erano riusciti tutti ad andarsene in così poco
tempo? Guardò Molly urlare contro Ron per aver mentito alla
sua
migliore amica. Sicuramente aveva alcune cosa da dire anche ad Harry,
ma lui
rimase illeso dalla sua lingua tagliente. Daphne al momento stava
cercando di riparare al danno che Hermione aveva provocato al viso di
Draco, ma Harry sapeva per esperienza che solo il tempo avrebbe fatto
scomparire quella Fattura Pungente. Era lo stesso incantesimo che lei
gli aveva lanciato per renderlo irriconoscibile dai Ghermidori
durante quell'orribile anno di guerra. Quel ricordo fece sussultare
Harry; Hermione aveva fatto tutto il possibile per tenerlo al sicuro,
nonostante il considerevole rischio per sè stessa. Lei era
stata
straordinaria, e lo aveva supportato nella buona e nella cattiva sorte,
e questo era il modo in cui lui la ripagava.
Harry si diresse verso al sua fidanzata, che stava dicendo, "Draco,
stai fermo e basta comportarti come un bimbo picolo".
"Ma fa male", gemette il biondo.
"Ti sta bene, idiota", rispose Harry. "Non riesco a credere che tu
abbia pensato che fosse un buon momento per far irritare Hermione. Sei
fortunato che non ti abbia creato alcun danno permanente".
Draco fissò Harry, e si alzlò. Si diresse verso
lo
specchio sul muro, e si lamentò, mentre notava lo stato
della
sua faccia, gonfia e distorta.
"Guardami!", esclamò. "Sono orrendo. Non ti
chiamerò mai
più brutto, Weasley", urlò poi verso Ron, "Ora so
come ci
si sente".
Ron guardò Harry in disaccordo, mentre Draco continuava a
passarsi le mani sul viso, mormorando sulla sua perdita di fascino.
"Oh, cresci un po', enorme cretino", strillò Ginny, rivolta
a
lui, "Sparirà in poche ore. La cosa più
importante
è Hermione. Avevo detto a voi due di parlarle dei vostri
nuovi
amici".
"Ma lei avrebbe potuto ucciderci", gemette Ron.
"Oh, proprio come vi ucciderà ora?", chiese Ginny, con le
mani sui fianchi.
"Ginny ha ragione, Ron. Non avremmo dovuto mentire ad Hermione. Se lei
avesse fatto lo stesso con noi, ci saremmo stati male", intervenne
Harry.
"Non riesco a credere che voi non le abbiate raccontato di Draco",
saltò fuori Pansy.
Ron ed Harry guardarono esasperati la ragazza mora. "Esattamente,
perchè tu sei ancora qui?", chiese Ron.
"Ehi, lei ha ragione ad essere qui. Sarà mia moglie", si
intromise George.
Blasie inarcò un sopracciglio, "Mi fa male la testa",
commentò. "Pensavo che tu e Pansy non avreste nemmeno
provato a
guardarvi un'ora fa".
George scrollò le spalle, "Questo era prima della grande
rivelazione, e ci siamo messi d'accordo su una scommessa".
"Sì, grazie tante, Draco. Mi hai fatto perdere dieci galeoni
con
la tua inabilità di non tormentare la Granger", disse Pansy
all'ancora lamentoso biondo.
"Avete scommesso su chi Hermione avrebbe affatturato per primo?",
chiese Ginny, in disaccordo.
"Errr, ciao, io sono George Weasley, e lei è una Serpeverde.
Cosa ti aspettavi da noi in quella situazione?".
"Credo che diventerò matto", commentò Blasie,
rivolto a
nessuno in particolare. Guardò verso la sua rossa fidanzata.
"Hai bisogno che io faccia qualcosa? Altrimenti, credo che me ne
andrò a casa, e mi riprenderò da questo fiasco".
Ginny gli sorrise, "Sarebbe bello se potessi portare a casa con
tè Malfoy".
"Certo, nessun problema. Andiamo, brutto", disse lui al suo amico, che
stava guardando tristemente il suo riflesso sullo specchio. "Venite,
Pans, Daphne?".
Pansy guardò George, "Ora me ne andrò. Emmm,
è stato veramente bello incontrarti", disse timidamente lei.
George, in una rara dimostrazione di grazia, le baciò la
mano,
prima di rovinare tutto arruffandole i capelli perfetti,
"Grazie per i galeoni".
Pansy lo trafisse con lo sguardo, cercando di lisciarsci di nuovo i
capelli. Daphne rise, "Una parola di avvertimento, George. Non fare mai
casino con i capelli di una Serpeverde".
"Grazie per l'ammonimento, Daphne", disse sfrontatamente lui di rimando.
Una volta che i Serpeverde se ne furono andati, i Weasley ed Harry si
sedettero intorno al largo tavolo della cucina, mangiando
ciò
che Molly aveva preparato. Lei non era preoccupata della vasta
quantità di cibo che aveva cucinato per una folla maggiore.
Aveva nutrito Ron per almeno un quarto di secolo, e l'ammontare di
ciò che lui poteva spazzolare via continuava a sorprenderla.
"Sono molto delusa da voi, ragazzi", li
rimproverò.
"Hermione è come una vostra sorella. Merita di meglio, che
essere presa in giro".
"Molte grazie, mamma. Non riesco a credere che tu ti sia lasciata
sfuggire questo particolare".
"Ronald Bilius Weasley, come potevo sapere che voi non avevate
raccontato ad Hermione della vostra amicizia con Draco Malfoy?".
"Il fatto che tu non l'abbia mai vista con noi quando noi eravamo con
lui", precisò Ron.
"Sono felice che lei l'abbia scoperto. Non perdono le vostre azioni in
questo".
"Ma, mamma", gemette Ron, "Hermione è una matta quando si
parla di Serpeverde. Sai come reagisce".
Tristemente, Molly capiva ciò di cui suo figlio minore stava
parlando. Ormai da un po' anche lei era preoccupata della salute
mentale di
Hermione. Stava imbottigliando troppi sentimenti, e rifiutava di
cercare aiuto.
"Beh, sì, so cosa intendi, ma invece che mentirle su queste
cose, avreste dovuto farla confrontare con i suoi sentimenti, ed
aiutarla a superarli. Assecondando i suoi rancori per anni, avete reso
molto peggiore la situazione", li sgridò Molly.
Entrambi gli uomini si abbracciarono la testa. Non c'era via di
ritorno, sapendo troppo bene che Molly aveva ragione. Loro avevano
lasciato Hermone a deprimersi ed avevano fatto infinitamente peggio a
mentirle.
"Credo che voi due dovreste andare al suo appartamento e scusarvi",
suggerì Molly.
Harry e Ron sapevano che questo non era veramente un suggerimento, ma
un ordine. Annuirono, misero i loro piatti nel lavello, e si
avvvicinarono al camino per andare nell'appartamento di Hermione. Era
buio e faceva freddo, quando arrivarono. Era ovvio che lei non fosse
lì. Ron calpestò i vetri rotti dei resti della
foto. Si
abbassò e la raccolse. "Guarda questo", disse tristemente ad
Harry.
Loro si sentirono ancora più in colpa, quando videro
l'evidenza
della rabbia di Hermione. Lei gli voleva davvero bene, e non si sarebbe
mai comportata così se non si fosse sentita incredibilmente
tradita. "Deve essere andata dai suoi genitori", disse Harry.
"Sì, beh, non andremo lì a quest'ora della notte.
Perchè non le mandiamo un gufo ed andiamo a trovarla
domani?",
suggerì Ron.
"Buona idea".
Gli uomini tornarono alla Tana, ed iniziarono la loro umiliante lettera.
Blasie trascinò Draco fuori dal camino, nel grande salotto
di
famiglia al Manor. Severus e Narcissa si stavano rilassando in uno dei
divani, e sussultarono quando videro il fuoco diventare verde.
"Draco, sei tu?", chiese Narcissa, guardando sorpresa il figlio. "Cosa
diavolo gli è successo?".
"E' una lunga storia", sussurrò Blasie.
"Beh, fareste meglio ad andare avanti ed iniziarla",
pronunciò Severus, mormorando - Idioti - sottovoce.
"Zitto", riprese gentilmente Narcissa il suo sarcastico marito,
"Continua, Blasie".
Blasie delineò gli eventi della Tana per la madre di Draco
ed il
suo patrigno. Aveva visto l'enorme piacere che Piton ne stava ricavando
da quel racconto. L'uomo era veramente maligno in ciò che
gli
piaceva ascoltare sulle sfortune degli altri, specialmente su Potter ed
i Weasley.
"Draco", lo riprese Narcissa, "Non posso dire che tu non te lo sia
meritato. Che cosa orribile che hai detto alla Signorina Granger".
Draco sbuffò, rivolto a sua madre, "Guarda in che stato
sono. Sono brutto".
"Cosa ti aspettavi nel dire delle così cose stupide alla
Granger?", disse Severus, roteando gli occhi. "Sii solo grato che non
ti abbia sfigurato per bene".
"Domani andrai a casa della Signorina Granger, e ti scuserai", disse
severamente Narcissa.
I tre uomini la guardarono in disaccordo. "Mi vuoi morto?",
esclamò Draco.
"Odio dirlo, Signora Piton, ma la Granger è molto
più
propensa nel mandarlo al San Mungo, piuttosto che ascoltare le sue
scuse", commentò Blasie.
"So che sei una Piton ora, ma non vuoi veder continuare la stirpe dei
Malfoy?", continuò Draco.
"Smettila di essere così melodrammatico, Draco", disse
Narcissa.
"Anche se odio essere d'accordo con questi idioti, cara, Zabini ha
ragione. La Granger affatturerà Draco appena lo
vedrà",
disse Piton.
Narcissa strinse le labbra, non volendo che Draco ne uscisse
completamente illeso. "Ok, bene, devi scriverle una lettera, scusandoti
per il tuo orribile comportamento".
Draco guardò sua madre scioccato, "I Malfoy non si scusano
mai", disse sdegnato.
"Tu ti scuserai, ragazzo, che tu lo voglia o meno", disse fermamente
Narcissa. "Lei sarà la futura Signora Malfoy, e la tua
relazione
con lei non è migliorata. Mi rifiuto di presidiare una casa
dove
voi due sarete continuamente presi dal cercare di uccidervi l'uno con
l'altro".
"Un punto per la Signora Piton", si intromise Blasie. "Ed anche Pansy
ha avuto una conversazione con George Weasley sta sera".
Nascissa guardò lo scuro Serpeverde con approvazione, e poi
chiese, "Pansy è tornata?".
"Sì, ha dovuto lasciare il lavoro a Durmstrang grazie a
questa nuova legge. E' tornata per l'incontro".
"Oh, dovrò invitarla per un thè e chiaccherare un
po' con lei".
Draco cercò di svignarsela dalla stanza senza che sua madre
lo
notasse. Severus lo agguantò per il mantello, "Nascissa", la
chiamò lui.
Narcissa puntò il dito contro il suo disobbediente figlio.
"Non
pensare di riuscire a cavartela e non scrivere quella lettera. Dovresi
andare ed iniziare un abbozzo ora, e non pensare nemmeno di spedirla
senza che io prima l'abbia letta".
"Ho ventiquattro anni, non cinque", sbuffò lui, rivolto a
sua madre.
"Sì, ma finchè sei sotto il mio tetto, farai
ciò che dico io", disse severamente Narcissa.
"Tecnicamente, è il mio tetto", mormorò Draco.
Narcissa alzò delicatamente un sopracciglio, "Cosa hai
detto, dolcezza?", disse minacciosamente.
"Niente, cara madre", brontolò Draco, prima di uscire di
corsa dalla stanza.
"Tuo figlio è sempre una così bella fonte di
divertimento, cara", disse Severus a sua moglie.
Blasie rise, prima di vedere entrambi gli occhi dei coniugi puntarsi su
di lui. Velocemente disse un arrivederci, e se la diede a gambre. I
Piton erano una coppia formidabile, ma non dovevi farli arrabbiare se
volevi lasciare illeso il Manor.
Nuovo
capitoloooooooooo :) Se per caso vi stiate chiedendo che fine ha fatto
la maledizione, beh, è
ancora lì, ma si tornerà a parlarne fra un
pochino. Ora è tutto più concentrato nel far
capire ad
Hermione i suoi errori :) Comunque, buona lettura :)
Capitolo
10
La
mattina dopo, Hermione si trascinò fuori dal letto. Aveva un
aspetto terribile, ed aveva dormito a malapena. I suoi capelli erano
ancora più assurdi del solito, ed aveva dovuto raccoglierli
in una coda, per pura irritazione. Infilò i piedi dentro un
paio
di soffici ciabatte a forma di coniglio, indossò una vecchia
e
trasandata veste che possedeva da quando aveva tredici anni, ed a passo
lento scese le scale. I suoi genitori erano seduti in cucina, mentre si
gustavano un thè e dei toast. Sua madre le lanciò
uno sguardo,
notanto i suoi occhi gonfi e rossi, e piazzò una grande
tazza di
thè fumante di fronte a lei. Tutti e tre erano seduti
quietamente, mentre riflettevano sui drammatici eventi della sera
precedente.
La
tranquilla colazione venne disturbata dal frenetico
ticchettio di
un gufo sulla finestra. Rachel, che ormai aveva imparato questo strano
modo in cui veniva consegnata la posta, si alzò ed
aprì
la finestra. Volarono all'interno non uno, ma due gufi. Hermione
riconobbe il primo, mentre lui planava eccitato nella cucina.
Leotordo non aveva un'età definita, e continuava a
rendersi ridicolo in ogni piccola commissione che Ron gli
affidava. Hermone lo attirò sul tavolo, con la promessa di
qualche toast. Il secondo gufo aveva un prospetto diverso. Era un
grande gufo Reale, e sorvegliava in modo beffardo il comportamento di
Leo. Hermione non credeva che i gufi potessero sogghinare, ma questo
stava veramente sogghinando rivolto a ciò che si trovava di
fronte a lui. Hermione sventolò un altro pezzo di toast
verso di
lui, e venne trattata con uno sguardo insolente che voleva chiaramente
dire : Io sono superiore a tè ed al tuo schifoso pezzo di
toast.
Io ceno solo con la carne. Hermione sospirò e prese la
pergamena
legata alla zampa del gufo. L'imperioso sguardo che lui le
lanciò diceva senza alcun dubbio che avrebbe aspettato sulla
finestra della cucina fino ad aver ottenuto una risposta.
Hermione
non aveva nemmeno voglia di aprire la lettera da parte di Ron ed Harry.
La piegò in due, la riattaccò alla zampa di Leo,
e
rispedì indietro il gufo. Poi si dedicò alla
lettera
recapitata dallo stranamente familiare gufo Reale. Hermione
guardò la spessa pergamente che urlava ricchezza. Stava
iniziando ad avere un'idea da chi provenisse.
L'inchiostro verde confermò i suoi sospetti, mentre
rispolverava
alcuni ricordi del suddetto gufo Reale, che recapitava pacchetti di
dolci ad un certo biondo viziato. Hermione scarabocchiò
qualcosa
sulla busta, prima che la lettera ricevesse lo stesso trattamento della
prima, e venisse riattaccata alla zampa di un non molto convinto gufo.
Lui arruffò le penne in un chiaro disgusto per il
comportamento
oltraggioso di Hermione verso la sua preziosa lettera, e
volò
fuori apppena gli venne rilegata alla zampa.
I
genitori di Hermione non dissero niente durante questo processo.
Entrambi avevano riconosciuto Leo, ma erano perplessi sul da
chi provenisse la seconda lettera, e dal comportamento del gufo
Reale.
"Quello
era....ehm.... un gufo Nobile molto disprezzante", prese l'iniziativa
suo padre, sperando di guadagnare qualche spiegazione.
"Quello era un tipico gufo dei Malfoy", rispose Hermione,
ed i suoi genitori annuirono all'unisono.
Era
interessante vedere che il ragazzo Malfoy aveva almeno cercato di
inviarle una lettera, anche se di certo era solo piena di insulti,
piuttosto che di scuse.
"Dovrei aspettarmi dei visitatori più tardi?",
chiese suo padre.
"Harry
e Ron compariranno sicuramente. Dubito altamente che il furetto
rischierà il suo sangue puro nel mettere piede in un
quartiere
babbano".
"E dovrei lasciar entrare qualcuno?", chiese di nuovo
Matthew.
"No", fu la risposta schietta di Hermione. Non voleva sul
serio vedere nessuno oggi.
Matthew
semplicemente annuì. Si sarebbe assicurato di essere un
guardiano perfetto per sua figlia. Non l'aveva mai vista
così
sconvolta, nemmeno durante quell'anno traumatico dopo la sconfitta di
Voldemort, quando aveva passato così tanto tempo nel
seppellire
amici amati e cercando di ricostruire le istituzioni magiche.
Ron
sospirò, mentre riprendeva in mano la lettera ancora chiusa
e
rispedita al mittente da Hermione e la dava ad Harry. "Immagino che
darle una notte per calmarsi non abbia funzionato".
Harry
guardò la busta sciupata. Odiava essere ai ferri corti con
un
qualsiasi amico. Poteva ricordare, ancora troppo vividamente, i suoi
momenti nel ripostiglio sotto le scale di casa Drusley, e quando
solo si era sentito. "Andremo a trovarla dopo colazione".
Le
fiamme del camino nella cucina della Tana divennero verdi, mentre Draco
ne usciva, sembrando molto di cattivo umore e stringendo in
mano
una lettera simile alla loro.
"Hai cercato di scrivere ad Hermione, vero?", chiese Ron.
Draco
gli rivolse uno sguardo schifato, "Non ho avuto molta scelta.
Ho
detto a mia madre che i Malfoy non si scusano, ma e diventata brusca e
mi ha forzato a scrivere delle scuse alla Granger, e questo
è
quello che ho ricevuto", grugnì, allungando a Ron la lettera.
"Non pensavo che fossi in grado di ignorare il Galateo
del Comportamento dei Malfoy, nemmeno per tua madre", disse Harry.
"Non conosci mia madre, e quando ha Severus che le
incoraggia ogni singolo comportamento. Fa sembrare Voldemort un pezzo
di torta. Ho deciso che Hermione probabilmente sarebbe stata un'ancora
di salvezza".
Ron
sputò il suo succo di zucca, mentre rideva di ciò
che
c'era scarabocchiato di fronte a lui, prima di passare la lettera ad
Harry. Harry sorrise e lesse il commento tagliente di Hermione. "Solo
gli psicopatici scrivono in verde", lesse ad alta voce.
Ginny
e George iniziarono a ridere sotto i baffi, il che fece peggiorare
notevolmente lo stato d'animo di Draco. "Mia madre non ne è
stata molto divertita quando ha ricevuto indietro la lettera, ed ha
detto che devo andare da lei di persona. Insiste che devo far andare
bene le cose, se la Granger sarà la prossima moglie Malfoy".
Molly
annuì in approvazione. "Tua madre è molto
sensibile,
Draco. Mandare anvanti questa relazione infantile che hai con Hermoine,
non funzionerà".
Draco brontolò sottovoce, e si sedette
imbronciato in una sedia libera.
"Puoi venire con noi, se ti va", disse Harry. "Andremo da
lei dopo colazione".
Ron
fissò Harry in disaccordo, "Mi stai prendendo in giro, vero?
Se
ci presentiamo con lui, allora non ci perdonerà mai".
"Bene,
verrò lo stesso. Posso nascondermi dietro di voi, se lei mi
lancerà un'altra fattura. La mia faccia è appena
guarita", disse Draco con un brivido.
"Sai che ti dico? Perchè prima non mandiamo
Ginny a tastare il terreno?", suggerì speranzoso Ron.
Ginny
fissò suo fratello. "Sei matto se credi che andrò
a
placare i sentimenti di Hermione prima che tu ti sia mostrato a lei.
Credo che ti meriti tutto ciò che riceverai".
"Non vorresti perdere il tuo fratellino preferito,
vero?", gemette Ron.
"Perchè? Charlie è in pericolo?",
rispose Ginny.
Ron
la guardò scioccato. "Quanta gratitudine. Harry ed io ti
abbiamo
salvato dalla Camera dei Segreti. Dovresti ripagarci".
Ginny
semplicemente alzò un sopracciglio, rivolta verso di lui.
"Sai
cosa ti dico? Verrò con voi, ma solo per ridere quando tutti
voi
sarete affatturati da Hermione".
Ron,
Harry e Draco si calmarono. Ginny era spesso l'unica persona che poteva
avvicinarsi ad Hermione quando era presa in uno dei suoi scatti d'ira.
Probabilmente perchè era l'unica a non aver paura della
magia di
Hermione. Solo la presenza di Ginny, non importa quando inutile, almeno
gli avrebbe dato una speranza di uscire vivi da questo confronto.
"Diamo inizio a questa farsa", grugnì Draco.
Nel
momento in cui tutti loro raggiunsero la stazione treni più
vicina alla casa dei genitori di Hermione, Harry fu felice di avere
Draco come supporto. I fratelli Weasley non avevano passato tanto tempo
nel mondo babbano, e le loro domande su ogni piccola cosa erano state
simili a quelle che aveva fatto Hagrid quando, all'età di
undici
anni, lo aveva accompagnato per portarlo a Diagon Alley per la prima
volta. Dal ridere delle facce sui soldi di carta babbani,
all'esclamare ad alta voce sulla velocità ed i sedili dei
treni,
Harry aveva passato dei momenti difficili, guidandoli da un posto
all'altro, ed era rimasto il solo a focalizzarsi sul compito da
svolgere. Non aveva mai pensato che sarebbe stato consolato dalla
presenza di Draco Malfoy, principe Purosangue. Mentre Harry cercava di
tenere sotto controllo i Weasley, Draco aveva usato la sua esperienza
nel vivere nel mondo babbano per un anno, comprando tutti i biglieti e
tutti gli spuntini che sarebbero serviti loro per tenere Ron calmo e
sottomesso. Ron a volte era veramente come un bambino piccolo. Avevi
bisogno di una borsa speciale piena di snacks, giocattoli ed un cambio
di vestiti ogni qual volta partivi per una lunga uscita con lui.
"Per
favore, dimmi che non ci vorrà molto da qui", disse
sottovoce
Draco ad Harry. "Non credo di poter sopportare anche un viaggio in
autobus con quei due deficenti".
Harry forzò un sorriso. "Non ti preoccupare,
è una breve camminata".
Mentre
si avvicinavano alla casa dei Granger, Draco aveva notato che Harry e
Ron stavano diventato sempre più nervosi, ed il ghigno
maligno
di Ginny si stava trasformando in un largo sorriso.
"Cos'è
che vi fa annodare le bacchette?", chiese finalmente Draco. "La Granger
non sarà felice di attaccare voi due, una volta che mi
vedrà lì".
"Non è Hermione ciò di cui siamo
preoccupati al momento. E' più il fatto di entrare per
incontrarla".
Draco si accigliò per la confusione.
"Perchè?", chiese.
"Suo padre", fu tutto ciò che
riuscì a dire Ron.
"Quanta paura può fare un babbano contro tre
maghi ed una strega?".
Ginny rise di gioia, "Aspetta e vedrai, Malfoy".
Anche lui ora si sentiva apprensivo.
Harry
bussò alla porta di una bella casetta del 1930, con un
giardino
di fronte. Draco riusciva a sentirsi il cuore battere, mentre
aspettavano che qualcuno rispondesse. Odiava affrontare l'incertezza.
Dopo quella che era sembrata un'eternità, la porta venne
aperta,
e gli occhi di Draco si spalancarono in allarme, alla vista della mole
del padre della Granger.
"Ciao, Matthew, c'è Hermione?", chiese Harry. Molto
coraggioso,
pensò Draco; dopotutto, era pur sempre il "Ragazzo con
istinti
suicidi".
"Harry, Ron", li salutò Matthew, prima di stritolare Ginny
in un grande abbraccio. "Ginny, tesoro, come stai?".
"Bene grazie, Matthew".
"Bene, sali su. Hermione è nella sua stanza", disse Matthew.
Ron ed Harry emisero un sospiro di sollievo, e si avviarono per segiure
Ginny all'interno. Un braccio in mezzo alla porta gli impedì
di
proseguire.
"Non così veloci, voi due. Hermione non vuole vedervi".
"Ma noi vogliamo scusarci e spiegarle le cose", disse Harry.
"Mi è stato dato l'ordine di non lasciarvi entrare, sotto
ogni circostanza". Quello fu il momento in cui Matthew notò
Draco
appoggiato un più indietro. "Chi è lui?", chiese.
Draco decise, per una volta nella sua vita, di essere gentile e
mostrare le buone maniere, specialmente verso chi, con tutti i
presupposti, sarebbe stato suo suocero.
"Salve", disse Draco, portandosi avanti ed allungando la mano. "Sono
Draco Malfoy".
Matthew incrociò le braccia e fissò il giovane.
"So
tutto di tè, figliolo. Hai reso la vita di Hermione un
inferno, alla
vostra scuola di magia".
Draco fece un passo indietro da quello sguardo intimidatorio, e la sua
mano si strinse intorno alla tasca della giacca, agguantando
l'impugnatura della bacchetta, in caso avesse avuto bisogno di
difendersi. "Ehmm, beh, ecco, si", balbetto.
Ron finalmente perse il colorito verdastro, mentre guardava con ardore
lo spettacolo che gli veniva offerto. "Scommetto cinque galeoni che
Matthew sistema Malfoy", sussurrò ad Harry.
Harry lo guardò in esasperazione. Un confronto lì
era
tutto ciò di cui avevano bisogno. Draco poteva sì
aver
imparato alcune severe lezioni dalla guerra, ma avrebbe comunque
affatturato Matthew Granger se avesse voluto difendersi.
"Matthew, Draco non è lo stesso ragazzo bigotto che era a
scuola", disse Harry, assumento il ruolo di pacificatore. "Credimi, se
lo fosse, allora non sarebbe venuto qui alla ricerca di scuse per
Hermione".
Draco annuì in approvazione, sperando disperatamente di
riuscire
a scamparla dall'essere annichilito da quel gigante di un uomo.
"Hummm", fu tutto ciò che disse Matthew, squadrando Draco
dall'alto in basso.
"Matthew", chiamò Rachel Granger, comparendo dietro di lui.
"Harry, Ron, ciao. Mi dispiace, ma Hermione è veramente
sconvolta,
e si rifiuta di vedervi", disse, mandando via il suo intimidatorio
marito. "Perchè non entrare per una tazza di thè
dopo il
vostro lungo viaggio e mi spiegate ciò che stavate
pensando?". li
invitò.
Draco si avvicinò all'entrata, mentre Harry e Ron si
avviavano
in casa. Gli occhi di Matthew Granger non lo avevano lasciato un
attimo, e quello sguardo stava iniziando a dargli i brividi. "Chi
è
questo, caro?", chiese Rachel a Matthew.
"Questo è Draco Malfoy", fu la replica di Matthew.
"Oh, beh, non sono sicura che tu voglia entrare in una casa di babbani,
ma sei più che benvenuto per una tazza di thè, se
vuoi",
disse Rachel, rivolta al nervoso biondo.
"Grazie, Signora Granger, è molto carino da parte sua",
disse
gentilmente Draco, prima di seguire Harry e Ron all'interno, camminando
stancamente dietro al padre di Hermione.
Rachel lo invitò con un gesto ad entrare nel salotto, e
Draco si
guardò intorno. "Ha una bella casa, Signora Granger", disse.
"Grazie, Draco", fu la compiaciuta risposta di Rache. Lei si era
aspettata un ragazzo scontroso e sfacciato, non quel giovane
così gentile.
Harry e Ron rotearono gli occhi, mentre vedevano il famoso charm alla
Malfoy di Draco fare capolino ancora una volta, per intrappolare
un'altra madre che avrebbe dovuto odiarlo.
"Vorrei cogliere questa occasione per scusarmi del modo in cui ho
trattato sua figlia a scuola, Signora Granger", continuò
Draco. "Non ci sono scuse per il mio comportamento, ma la guerra ti
impartisce
molte dure lezioni, e la colpa di molte azioni che ho compituo con le
conivinzioni che ho appreso da bambino, sebbene sbagliate, sono mie".
Rachel sembrò confusa a queste inaspettate scuse. Hermione
aveva
semrpe descritto Draco Malfoy come arrogante e superiore,
così
lei non si era aspettata quell'umiltà da lui. Era anche
molto
attraente, con un colorito che gli donava perfettamente.
"Oh, per favore, chiamami Rachel", disse Rachel a Draco, sorridendo.
Lui le sorrise in modo affascinante di rimando, "Mi piacerebbe,
specialmente se sposo sua figlia".
Matthew gli lanciò uno sguardo incredulo, con Harry e Ron
che si
stavano stringendo la mano, meravigliati di quanto velocemente Malfoy
fosse riuscito a rivoltare in suo favore questa situazione. Rachel e
Draco continuarono a parlare, mentre lei gli mostrava tutte le foto
dell'infanzia di Hermione sulla mensola del camino.
"Malfoy è veramente abile nell'affascinare tutte le donne,
non è vero?", disse Ron ad Harry.
"Tutte tranne Hermione, sembra", fu la risposta di Harry.
Hermione aveva passato tutto il giorno ad iniziare a leggere i diari di
Priscilla Corvonero. Con lo stess e la pressione degli ultimi giorni,
non aveva avuto tempo di cominciare, ma la calma di casa sua le aveva
dato l'opportunità. Era passato tanto tempo
dall'ultima
volta in cui era rimasta ad ascoltare lunghi monologhi sulla pura
stupidità di Godric Grifondoro e Salazar Serpeverde. Con la
sua
indole alla lettura, comunque, Hermione era rimasta presa da
ciò
che stava leggendo. I fondatori di Hogwarts erano sempre stati una
fonte di fascino per lei, come lo erano anche i molti segreti della
scuola. Non era un segreto che lei avrebbe potuto praticamente recitare
a memoria il libro "Storia di Hogwarts", senza doverlo consultare. I
diari di Priscilla Corvonero erano così pieni di
conversazioni ed informazioni interessanti, che l'avevano
così presa da farle a
malapena notare il ticchettio alla porta.
Ginny bussò piano alla porta di Hermione. Non
aspettò una
risposta, ma aprì uno spiraglio per introdurre la testa.
"Permesso?", chiese.
Hermione alzò lo sguardo dall'ultimo diaro che stava
divorando. "Ehi, Ginny, certo entra".
Ginny si accigliò quando vide il viso di Hermione. Non
credeva
di aver mai visto su di lei un aspetto da "cuore spezzato", ed il suo,
di cuore, si strinse. Andò di cora da lei, e strinse la sua
infelice amica in un grande abbraccio.
"Mi dispiace così tanto che tu abbia dovuto scoprirlo in
quel
modo, Hermione. Li ho assillati per anni, perchè te lo
raccontassero".
"C'era qualcun altro, oltre a mè, che non ne era al
corrente?", chiese Hermione.
Ginny si morse un labbro, sapendo che la sua risposta avrebbe
intristito ancora di più Hermione. "No, mi spiace, lo
sapevamo
tutti".
Hermione semplicemente annuì in rassegnazione. "Non ti
incolpo,
Ginny. Sei apena tornata a Londra, e comunque non sei tu che avresti
dovuto raccontarmelo, ma loro. Sono solo delusa che abbiano
sentito la necessità di tenermi così tanti
segreti".
"Sarai felice di sapere che mamma li ha pestati, dopo che te ne sei
andata. Ron ha ancora paura che lei gli tagli le provviste di cibo".
Hermione sorrise debolmente. Poteva sicuraamente contare su Molly per
rimproverare gli infami dopo questa bravata, ma il dolore non era
ancora diminuito. "Sembra che abbiano preferito i loro nuovi amici
Serpeverde a mè", disse a bassa voce a Ginny.
"Oh no no no, Hermione, non pensarlo. Loro ti vogliono bene, davvero
così tanto che avevano troppa paura di dirti che erano
diventati
amici di un gruppo di serpi".
"So che tutti voi non credete che io non sappia di come le persone mi
vedono, ma lo so. So che sono stata irragionevole a volte, specialmente
quando si parlava di Serpeverde, ma è più facile
continuare
ad odiare. Odiare ha senso per me. Fa avere senso a tutto
ciò
che è successo da quando non eravamo niente più
che bambini".
Hermione aveva passato gran parte della notte precedente a pensare a
tutto. Mentre asciugava le lacrime del tradimento, aveva fatto il punto
della sua vita, e non le era piaciuto ciò che aveva visto.
Aveva
passato gli ultimi anni rimanendo precariamente aggrappata ad una sorta
di controllo, perchè non aveva mai voluto sentirsi tanto
senza
aiuto quanto si era sentita nel giacere sul pavimento del soggiorno dei
Malfoy, aspettando che Bellatrix la colpisse.
"Non voglio continuare così, Ginny".
Ginny mise la sua testa sopra quella di Hermione, ed iniziò
a
disegnare cerchi concentrici sulla sua schiena. "Cosa vuoi fare?".
"Voglio cercare aiuto. So che precedentemente ho caparbiamente
rifiutato, ma sono venuta
a patti con il fatto che non posso continuare a fare a finta che vada
tutto bene. Mi piaceva l'idea che tutti pensassero che ero forte ed
intoccabile, che Hermione Granger non aveva bisogno di aiuto, ma non
è la verità. A volte mi sento così
persa, come se
stessi affogando nel vuoto dentro di mè".
"Va bene, Hermione. Sai, Ron ed Harry hanno cercato aiuto quel primo
anno dopo la guerra".
Hermione guardò sorpresa Ginny. C'erano così
tante cosa
che stava scoprendo nelle ultime settimane. Stava diventando difficile
accettare tutte le rivelazioni. La sua testa stava girando.
Ginny notò lo sguardo sbalordito di Hermione. "Non te lo
hanno
detto perchè eri così irremovibile sul fatto che
tu non
ne avevi bisogno. Ma loro lo hanno fatto per far aver senso a tutto".
"Questo spiega come possono comportarsi così normalmente con
la
situazione corrente. Io mi stavo aggrappando all'idea che stessi bene.
So
anche che ero la più famosa Nata Babbana in prima
lina
nella guerra. Immagino di non aver voluto che le persone vedessero il
mio cercare aiuto come un altro motivo per insistere che i Nati Babbani
sono deboli, e non possono convivere con la realtà della
magia".
Ginny non aveva considerato questo aspetto della vita di Hermione. I
Weasley ed Harry non avevano niente da provare sotto quell'aspetto.
Avevano persone che li odiavano per la loro visione delle cose, ma non
avevano sezioni di società che cercavano di togliergli il
posto
che gli spettava nel mondo della magia. "Non è una debolezza
ammettere che hai bisogno di aiuto. Infatti, io credo sia una forza.
Perchè non andiamo a trovare George, domani?".
Hermione sorrise alla sua amica. Sapeva che Ginny doveva essere in
Galles quel giorno, ma probabilmente era rimasta a causa del casino che
era scoppiato la scorsa notte. "Va bene, Ginny, torna al tuo
allenamento. Andrò a trovare George da sola".
Poi vide lo sguardo scettico di Ginny. "Parola di scout", promise.
Ginny la derise. "Come se tu fossi mai stata uno scout".
"Ero una Brownie*. Lo odiavo. Mia madre mi faceva andare ogni settimana
all'entrata della chiesa, dove avrei dovuto fare cose come legare nodi
infiniti su una corda, solo per uno schifoso distintivo. E voleva
farmelo cucire da sola sulla mia uniforme", brontolò
Hermione.
Ginny gongolò. Non riusciva ad immaginare la bambina
precoce,
che Hermione inindubbiamente era stata, dover fare cose così
banali come legare nodi per alcuna ragione apparente. Poteva,
nonostante tutto, immaginare Rachel Granger forzarla ad andare. Rachel
aveva passato gran parte dell'infanzia di Hermione nel persuaderla a
lasciare il libro che aveva tra le mani e spingerla nel socializzare
con gli altri bambini. Si era sentita sollevata, quando aveva capito
che
molte delle stranezze di Hermione erano dovute al fatto che lei fosse
una strega.
Ginny rimase con Hermione a comparare le cose bizzarre che le madri
avevano fatto fare alle loro figlie, finchè la sua amica
riccioluta non si addormentò. Sorrise teneramente e la
coprì con il piumino. Lo sguardo stanco negli occhi di
Hermione
non le era sfuggito. Sapeva che la sua amica probabilmente
aveva passato sveglia la maggior parte della notte, analizzando tutto
ciò che era successo la notte prima. Zampettò
fuori dalla
stanza e, scese le scale, vide la scena più insensata di
sempre.
Seduta nel soggiorno c'era Rachel Granger con Draco Malfoy. Tutto
intorno a loro c'erano pile di album porta-fotografie, ed uno era
aperto, appoggiato sulle loro ginocchia. Malfoy stava ridendo
bellamente, mentre Rachel apparentemente gli stava raccontando alcune
storielle dell'infanzia della figlia. Ginny sbattè le
palpebre parecchie
volte, per vedere se la visione sarebbe evaporata, ma rimase tutto a
posto. Si diresse sbalordita in cucina, dove trovò Matthew
Granger dividere sconsolato una tazza di thè con Harry e
Ron, in
attesa.
"Da quanto va avanti?", chiese.
"Praticamente da quando siamo arrivati qui", replicò Harry.
"La maledizione di Draco Malfoy colpisce ancora", borbottò
Ron, masticando un po' di torta.
Matthew semplicemente scosse la testa. "Non capisco. Mi stavo
semplicemente
preparando a prendere a calci il suo culo ossuto, quando arriva Rachel
e lo invita ad entrare. La cosa successiva che so, è che lui
l'ha affascinata con delle scuse, e lei è andata in brodo di
giuggiole".
Ginny sorrise malignamente. "Non sentirti tagliato fuori. Malfoy ha un
talento nel legarsi al dito le mamme arrabbiate. Ron ed Harry erano
così eccitati la prima volta che lo hanno portato alla Tana.
Lui
e la sua famiglia si sono comportati da completi idioti con la mia, per
tutta
la loro vita. George ed io ci stavamo sporgendo dalla finestra,
credendo che lo avremmo visto contorcersi a causa delle maledizioni di
nostra madre, ed invece ciò che abbiamo visto è
stata la mamma che lo stringeva in un grande abbraccio, e si
lamentava su quanto magro lui fosse".
"Non ricordarmelo. Quando se n'è andato, era carico di mie
scorte di caramelle che fa mamma, e lei gli stava già
lavorando a maglia un
nuovo maglione alla Weasley, con il verde dei Serpeverde. Non pensavo
nemmeno che avesse della lana verde", si lamentò Ron,
chiaramente ancora traumatizzato dall'evento.
"E' stato il preferito di mamma da allora. Si lamenta sempre
che non ci viene a trovare abbastanza, e lui riceve sempre il
maglione
migliore a Natale. Credo che lei si sia rimasta un po' delusa dal fatto
che io non sia
stata messa in coppia con Malfoy. Sarebbe stata entusiasta ad averlo
come genero".
"Non lo so", si intromise Harry. "Zabini sembra dargli pane per i suoi
denti. Non credo non abbia notato che Malfoy, la scorsa notte,
portasse un maglione alla Weasley".
"L'ho detto una volta, e lo dico di nuovo : stupidi, falsi, bastardi,
Serpeverde", brontolò Ron.
Matthew sembrava piuttosto sotto shock, al pensiero di qualcuno
così manipolativo come suo genero. Sua moglie non sarebbe
mai
stata di nuovo la stessa. Già lo sapeva; lei avrebbe
smaniato su
Draco questo, e Draco quello, ogni mattina a colazione.
Brontolò, e si prese la testa tra le mani.
"Non preoccuparti, Matthew", lo consolò Ginny. "Hermione
tiene testa a Malfoy. Lei è la sua debolezza".
* Brownie è il termine che si usa per
definire una ragazza che fa la Scout.
Lalalaaaaaaaaaaa
:D Ecco l'undicesimo capitolo :D Grazie a chi ha recensito, e messo la
storia tra seguite ecc ecc.... Sono ancora bloccata al
capitolo 15 con la traduzione, però u.u In questi giorni
volevo provare anche io a scrivere qualcosa su Harry Potter, e mi sono
un po' lasciata prendere la mano xD Solo che non ne è venuto
fuori un gran che -.-" Mi sembra tutto già visto e
già sentito.. e sto aspettando un'illuminazione per creare
qualcosa di diverso dal solito xD Magari poi
deciderò di pubblicarla, ma chi lo sa u.u Cooomunque,
torniamo a noi. Hermione ha deciso di andare in terapia!!! Finalmente
ha preso coscenza di sè stessa, almeno un pochino, e cerca
di essere meno testarda :D Non so voi, ma io la vedevo solo come una
stronzetta ( perdonatemi il termine ) che fa i capricci, che non
ammetteva mai di sbagliare, e che pretendeva che la sua parola fosse
legge... se capite cosa intendo xD Per chi la pensava come
mè, comunque, fidatevi che migliorerà :D
Ok,
ho detto anche quello che non dovevo dire xD Leggete il capitolo, che
sicuramente vi interessa di più dei mei sproloqui :D Buona
lettura :)
Capitolo 11
Fedele
alla sua parola, Hermione andò a trovare George Weasley nel
suo
negozio in Diagon Alley il giorno seguente. Aveva avuto una mattinata
davvero difficile.
"Buona mattina
cara", cinguettò sua madre, mendre lei scendeva al piano di
sotto.
"Hai dormito
bene, orsacchiotta?", chiese suo padre, stampandole un bacio
in fronte.
"Sì,
non ricordo di aver sognato o altro. Da quanto tempo se n'è
andata Ginny?".
Matthew
lanciò a sua moglie uno sguardo di avvertimento, ma lei non
gli prestò attenzione.
"Oh, se
n'è andata quando anche Harry, Ron e Draco erano pronti".
La
mascella di Hermione cadde. "Draco? Come Draco Malfoy? Malfoy era in
casa Mia! Come hai potuto lasciarlo entrare, papà?".
Matthew
scrollò le spalle, e si intristì. "Non stavo
lasciando
entrare il piccolo moccioso, ma tua madre lo ha invitato per un
thè".
"Veramente,
Matthew, non ti avrei lasciato portare alla morte il povero ragazzo",
replicò Rachel.
Harmione
guardò suo padre, "Mamma è diventata matta?
Da
quando Draco la-piaga-della-mia-esistenza-a-scuola Malfoy è
un
povero ragazzo?".
"Da
quando è riuscito ad affascinare le mutande di tua madre.
Lei
è rimasta seduta lì tutto il pomeriggio, dandogli
thè e biscotti, mostrandogli tutte le tue foto dell'infanzia
e
raccontandogli tutte le tue storielle imbarazzanti".
Hermione
guardò sua madre in disaccordo. "Come hai potuto farmi
questo?
Lui mi sbatterà in faccia ogni piccola cosa che gli hai
raccontato".
"Hermione,
smettila di fare la sciocca, tesoro. Lui sembra essere cresciuto molto
da quando eravate entrambi a scuola. Secondo quanto mi hai raccontato
un decennio fa, lui non avrebbe mai messo piede dentro ad una casa
babbana, ma è stato gentle, affascinante e perfettamente
carino.
Non è vero, Matthew?".
Matthew
sembrava combattuto. "Tecnicamente, suppongo fosse carino. Non ha
provato ad insultare nessuno, ma questo non significa che lo perdono
per come ha trattato la mia piccola per tutti quegli anni".
Hermione
sorrise solare a suo padre. "Vedi, mamma? Questo è
ciò che i genitori dovrebbero fare. Sono fatti per sostenere
i
loro figli, non per andare in estasi per il nemico".
Rachel
sospirò, "Credo sia ovvio da dove tu tragga la tua
testardaggine, mia cara. E non sono andata in estasi, ma tu non mi hai
detto quanto di bella presenza fosse il tuo Draco".
Hermione
farfuglio, "Il mio Draco? Da quando lui è il mio Draco? E di
bella presenza? Solo se trovi attraenti i furetti con il muso
appuntito".
Rachel
lanciò ad Hermione uno sguardo superiore. "Ti voglio bene
cara,
ma a volte riesci ad essere deliberatamente cieca. Lui è
incredibilmente bello".
Hermione
borbottò qualcosa sulla pazzia della madre, ma in modo che
solo
suo padre potesse sentirla. Lui sorrise in risposta.
"Ooooh",
gridò Rachel. "Pensa a quanto carini saranno i
miei
nipotini. Spero che prendano il suo colorito. Bimbi dagli occhi grigi,
con capelli biondi e ricci sarebbero adorabili".
Hermione
la fissò come se stesse per aver un aneurisma, mentre
Matthew si
alzava dal tavolo. "Se discuterai di cose così spiacevoli,
allora io andrò ad aprire prima del solito lo studio".
Hermione
guardò suo padre a mò di supplica, pregandolo di
non
lasciarla sola con una madre pazza, mentre parlava di nipoti il cui
padre era Draco Malfoy. Lui ignorò il suo sguardo e se ne
andò alla svelta.
Hermione
sbattè la testa sul tavolo, e cercò di sovrastare
il monologo di sua madre sul soggetto.
Ginny
informò brevemente Ron ed Harry della conversazione con
Hermione, prima di andarsene e tornare agli allenamenti con le
Holyhead. Aveva aspettato finchè Draco non era tornato con
la
metropolvere a Malfoy Manor, non volendo raccontargli alcun che di
ciò che Hermione le aveva rivelato in un momento di
vulnerabilità. Aveva lasciato Ron ed Harry con rigide
istruzioni
nel continuare a strisciare per il perdono di Hermione. Gli aveva
raccontato che la ragazza sarebbe andata a trovare George
più
tardi al negozio, così l'avrebbero potuta trovare
lì.
Entrambi i ragazzi pianificarono una sorveglianza, atta a passare tutto
il giorno nel girovagare nei dintorni del suddetto negozio di George.
Pucey ed Hilliard ne erano veramente felici, perchè
significava
che avrebbero potuto rimanere il giorno intero al Paiolo Magico. Pucey
stava sperando che Angelina Johnson avrebbe fatto una comparsa al pub,
come di solito faceva per pranzo.
"C'è
un particolare motivo per cui devo sopportare voi due per tutto il
giorno nel mio negozio, oggi?", chiese George.
"Abbiamo
una soffiata che un Mangiamorte ricercato verrà a visitare
il
farmacista dall'altro lato, più tardi", disse Harry.
George
alzò un sopracciglio in disaccordo. "Beh, se pensate che
ci crederò, allora siete più stupidi di quando io
abbia
mai pensato. Se credete che vi lascerò infastidire Hermione,
allora avete bisogno di riconsiderare la questione, e velocemente".
"Non la
infastidiremo, ma vogliamo parlarle. Comunque, che fratello saresti
allora?", si lamentò Ron.
"Apparentemente
il tuo, ma se ho una scelta, allora scelgo Hermione", fu la risposta di
George.
Ron, usando il
solito modo di fare del fratello, semplicemente gli mostrò
la lingua.
"A che ora
pensi che verrà qui?", chiese Harry.
"Non
lo so. Ginny mi ha detto solo di aspettarla e di essere compassionevole
e di aiuto. Immagino che se devo essere bloccato qui con voi due,
allora potreste essere di aiuto ed andare a riempire quelle mensole
laggiù. Ieri è venuto qui un branco di ragazze e
mi hanno
quasi ripulito dei miei Sogni Svegli Brevettati".
Harry
e Ron sospirarono, ma sapevano che George li avrebbe messi al lavoro in
un modo o nell'altro. Era meglio riempire le mensole, che cercare di
servire mocciose troppo giovani per andare ad Hogwarts, in un giro di
shopping con i loro genitori.
Hermione
aveva passato la mattinata in purgatorio. Le parole di sua madre su
Malfoy a colazione le si erano incollate nella mente. Si era ritrovata
a pensare a quanto Draco si fosse sviluppato e quanto fosse cresciuto.
Ora che lo stress di dover sopportare ed eseguire gli ordini di
Voldemor era finito, lui sembrava veramente interessante. "Basta,
Hermione", convinse sè stessa. "Lui è un furetto,
e per
niente attraente!".
Ernie
alzò la testa, "Hai detto qualcosa, Hermione?",
"Ehm,
no, scusa; stavo solo parlando da sola", replicò Hermione,
arrossendo, e sperando che Ernie non avesse sentito niente.
Guardò
l'orologio, e fu felice di vedere che ormai erano le due di pomeriggio.
Significava che la calca dell'ora di pranzo giù in Diagon
Alley
era finita, e George avrebbe avuto più tempo per parlare,
piuttosto che cercare di servire i clienti contemporaneamente.
"Ernie,
sto andando a sgraffignare qualcosa da mangiare in Diagon Alley.
C'è qualcosa di urgente che hai bisogno io faccia questo
pomeriggio?".
"No,
Hermione, non preoccuparti, fai con calma. Sto solo stendendo il
rapporto sull'incursione nella vecchia proprietà degli
Yaxley
della scorsa settimana".
"Ok, posso
portarti qualcosa?".
"No, ho
mangiato un panino poco fa".
Hermione
era felice che fosse un calmo Mercoledì. Si stava sforzando
di
mantenere la mente concentrata sul lavoro, il che non le era mai
successo. Si sentiva ancora un po' agitata riguardo a tutto
ciò
che era successo, ed Ernie aveva provato a persuaderla di prendersi
libero il resto della settimana, ma lei non voleva che i suoi problemi
personali influissero sul suo lavoro più di quando non
facessero
già. Ernie aveva roteato gli occhi a quella risposta;
Hermione
aveva fatto più straodrinari non pagati di chiunque altro al
Ministero. Se qualcuno meritava di prendersi dei giorni di riposo per
malattia, quella era lei.
Hermione
canticchiò e sorrise, mentre scendeva per Diagon Alley. Era
un
bellissimo e soleggiato pomeriggio d'autunno. Il classico tipo di
giornata che ti faceva sorridere e dimenticare i tuoi problemi
istantaneamente. Hermione spinse la porta dei Tiri Vispi Weasley, ed il
sorriso sul suo viso si ghiacciò, mentre avvistava Ron,
precariamente bilanciato sopra una scala malmessa, nel
tentativo di rifornire le mensole di Pastiglie Vomitose.
"Divertente,
non pensavo che la paga da Auror fosse così
terribile da
farti aver bisogno di un secondo lavoro", disse Hermione.
Harry,
sentendo la voce di Hermione, alzò la testa dal bancone.
Hermione alzò un sopracciglio. "Vedo che Ginny vi ha
detto dove sarei stata questo pomeriggio".
Ron
saltò giù dalla scala, cadendo sull'ultimo
gradino e
trascinandosi dietro alcune Pastiglie Vomitose. "Hermione, ci dispiace
tanto. Non avremmo dovuto mentirti. Per favore, perdonaci", disse,
affievolendo la voce sulle ultime parole, così che divennero
confuse ed appena udibili, mentre giaceva ancora sul pavimento, con la
gamba attorcigliata intorno al gradino più basso, e con
alcune
Pastiglie sulla testa.
Hermione
non potè fare altro che ridere addosso al suo maldestro
amico.
Guardò verso Harry, che stava anche lui pregandola per il
pergono. Spalancò le braccia e li invitò a
raggiungerla. Loro scattarono verso di lei, e quasi la misero KO
con la forza del loro abbraccio.
"Beh,
è una cosa toccante", pronunciò una voce,
proveniente dalla porta.
Hermione,
Harry e Ron si girarono, per vedere Draco e Pansy all'entrata. Pansy,
decidendo di smorzare la crescente tensione, si mosse leggermente verso
di loro e disse, "Ciao, Hermione, come stai?".
"Attenta,
Pansy, lei morde", la mise in guardia Draco.
Pansy
fissò il suo irritante amico, prima di dargli uno
scapellotto. "Trattieniti, Draco, o lo dirò a tua madre".
George
in quel momento aprì la porta, mandando a sbattere Draco
contro
il cancelletto delle Puffole Pigmeee, che iniziarono con il loro acuto
cinguettio.
"Ciao,
Hermione. Vedo che quei due testoni sono riusciti a scusarsi", disse,
ignorando lo sguardo omicida che la brunetta stava inviando a Malfoy.
Hermione
smise di fissare Malfoy e sorrise dolcemente a George, "Non posso
rimanere arrabbiata con loro a lungo, non importa quando lo meritino".
"Ciao, George",
disse timidamente Pansy, "Sono venuta a vedere se ti andava di andare a
mangiare qualcosa per pranzo".
Harry, Ron ed
Hermione fissarono la Serpeverde in puro shock.
"Cosa?", chiese
sulla difensiva Pansy.
"Beh, sai,
è solo che George è un traditore del proprio
sangue ai tuoi occhi", se ne uscì goffamente Ron.
"Ora capisci
con chi ho a che fare, qui", commentò Draco, rivolto a Pansy.
Pansy
arrossì, "Non sei l'unico a cambiare".
"Sì,
quindi scendi dal piedistallo", disse George. "Mi piacerebbe venire a
pranzo Pansy, ma possiamo fare per domani? Hermione ed io abbiamo
già dei programmi".
"Certo,
non ero sicura che saresti riuscito a farcela, ecco perchè
mi
sono portata il piano di riserva", disse Pansy, indicando Draco.
"Ehi",
protestò Draco. "Quando sono stato retrocesso a tua seconda
scelta?".
Pansy
roteò gli ochi, "Sgonfiati, Draco. Non sei la mia prima
scelta da anni".
Hermione rise
di scherno, chiaramente non credendo a Pansy.
"Awwww,
micetta, so che trovi difficile crederlo, ma non tutti mi trovano
così sexy tanto quanto fai tu", disse falso Draco.
"Oh,
per favore, Malfoy. Se il tuo ego fosse ancora un po' più
gonfio, ci
sarebbe bisogno di un'atmosfera separata, per permettere al resto di
noi
di respirare. Comunque, tutti noi sappiamo che la Parkinson
è
ossessionata da tè".
Pansy
prese in giro la strega riccia, "Sai, Granger, hai bisogno di
iniziare a lavorare sulla tua attitudine. Non siamo più ad
Hogwarts, potrebbe essere una buona idea per tè capirlo".
"L'intero
mondo magico sa che hai lasciato la Gran Bretagna perchè non
potevi sopportare che il qui presente Malfoy non ricambiasse i tuoi
sentimenti".
Pansy
scattò di rabbia, "Tu non sai niente di mè,
quindì
perchè non smetti di saltare a conclusioni su cose di cui
non
puoi parlare? Primo: potrei, una volta, aver provato dei sentimenti per
Draco, ma era una cotta da ragazzina che va a scuola, come la tua sul
qui presente Weasley. Secondo: sono andata a Durmstrang
perchè,
credimi o meno, mi piace insegnare. Posso non essere una So-tutto-io,
ma ciò non significa che non ho un cervello. E, per ultimo,
prima di prendere in giro qualcun altro, perchè non ti fai
un
esame di coscenza? Perchè, da ciò che vedo da
qui, non lo
stai facendo troppo bene".
Con quello,
Pansy se ne andò come una furia dal negozio.
Draco
guardò la brunetta. "Per essere una persona così
intelligente,
Granger, sei veramente una giudicatrice. Forse è il momento
che
TU, scenda dal piedistallo", disse Draco, prima di seguire la sua amica
fuori dalla porta.
I
Grifondoro se ne rimasero molto più che un po'
scioccati. Hermione guardò verso George, con una espressione
sconcertata.
George
decise di intervenire e prendere il controllo della situazione, "Ok,
voi due", disse, indicando Ron ed Harry. "E' il momento di tornare al
Ministero, ed ai vostri veri lavori".
Entrambi
gli uomini sapevano che George era la persona più indicata
per
parlare con Hermione sul cercare aiuto, e su ciò che era
appena
accaduto. Volevano cirocondare la lora amica
in un abbraccio avvolgente, ma sapevano che non era
ciò di cui lei aveva bisogno attualmente. Sorrisero, le
baciarono una guancia, e scomparirono.
"Cosa
è appena accaduto?", chiese Hermione.
"Sei appena
stata messa sotto da un paio di Serpeverde", replicò George.
"Lo so. Quando
ha iniziato ad accadere?".
"Da
quando ti sei trasformata in una ragazza un po' stronza", disse George,
ignorando
lo sguardo ferito di Hermione. "Ascolta, Hermione, sai che ti voglio
bene, ma hai bisogno di soprassedere a questa vendetta che hai contro
tutti i Serpeverde che siano mai esistiti. Eri incredibilmente fuori
controllo verso Pansy poco fa, e ti sei meritata di essere derisa da
lei. Lei ha ragione, non la conosci; e tu, tra tutte le persone,
dovresti saper bene che non bisogna giudicare solo dall'apparenza".
Hermione
si prese la testa tra le mani. "Ci sto provando, George; non sembra, ma
lo sto veramente facendo. E' solo che questa legge sul matrimonio mi ha
lasciato senza difese. Non voglio essere legata a Malfoy. Voglio
sposare qualcuno che possa amare".
George
mise un braccio intorno alla sua amica sconvolta. Non avrebbe riportato
a galla il problema di Draco Malfoy ora, ma poteva indirizzarla verso
alcuni altri suoi turbamenti.
"Ci
stai veramente provando al massimo? Non entrerò nei dettagli
sull'incidente che è appena accaduto, perchè
riconosco
che non hai mai dato il meglio di tè con Malfoy nella stessa
stanza. Ma hai mai avuto più che una conversazione con
Daphne?".
"Le ho parlato
qualche volta", disse Hermione sulla difensiva.
"Davvero?",
chiese scetticamente George. "O hai solo scambiato convenevoli per
compiacere Harry?".
Hermione si
abbracciò la testa e si morse un labbro. "Ok, hai ragione.
Le ho detto il minimo per far felice Harry".
"Ecco, meglio.
Avrai bisogno di essere completamente onesta con tè stessa,
se vorrai trarre vantaggio dalle sedute".
"Chi ha detto
che andavo alle sedute?".
George
rivolse ad Hermione uno sguardo severo. "Se sei veramente intenzionata
nel dare una svolta ai tuoi problemi e lasciar perdere l'odio, allora
devi andare alle sedute. Mi rifiuto di aiutarti se non ci andrai".
Hermione
guardò l'espressione determinata sul viso di George, e
capitolò. "Ok, ci andrò. Sentivo che avrei dovuto
stare
alle tue condizzioni, ma speravo ancora di scamparla".
"Bel tentativo,
Hermione, ma no, sarò deciso con tè".
"Ok, cos'altro
mi chiederai di fare?".
"Non
così, ma voglio che tu passi del tempo con alcuni
Serpeverde".
Hermione,
a questo, si irrigidì. Non era sicura di essere a proprio
agio
con questa idea. Era stato già abbastanza difficile
ammettere che aveva
bisogno di aiuto, senza contare il fatto che ora avrebbe dovuto
iniziare a passare del tempo
con quelli verso cui indirizzava l'odio.
George
la guardò saccente. "Lo so, ti sto facendo fare qualcosa che
trovarai ardua, ma difficilmente chiuderò tè e
Malfoy
nel mio magazzino, finchè non ci riuscirai. Valuto
troppo
la mia merce, e sarebbe difficile spiegare la morte di un Purosangue al
Ministero. Stavo pensando a piccoli passi per cominciare. Che ne dici
se iniziamo a poco a poco? Credo che una tazza di caffè con
Daphne sarebbe una grande idea. Lei è l'amore della vita di
Harry, e significherebbe un mondo per lui se tu facessi uno sforzo per
conoscerla".
Hermione
annuì. Avrebbe potuto sopportare Daphne. Era stata carina
quando si erano incontrate al Paiolo Magico.
"Posso farlo,
anche se non credo che Harry meriti che io sia carina, dopo avermi
mentito per così tanto".
George sorrise.
"Concordo pienamente con tè, ma Daphne non lo merita. Lei ha
sopportato il fatto di mantenere
la sua relazione con Harry nascosta al pubblico per causa tua, e lo ha
sopportato perchè sa quanto tu significhi per Harry".
Quando
George la mise su quel piano, Hermione si sentì male per la
Serpeverde. Lei avrebbe odiato essere trattata in quel modo, e questo
l'aveva fatta vergognare che fosse stato il suo comportamento
irragionevole a permettere che questo accadesse. Hermione si chiese a
che punto fosse stata disposta a permettere ai vecchi rancori di
governarle così la vita ,
tanto che avevano infettato anche le
vite dei suoi amici più cari.
"Ok, allora
quando mi incotrerò con Daphne?", chiese Hermione.
"Oh,
credevi che io ti avrei sistemato la questione, non è vero?
No,
credo che il gesto sarebbe molto più apprezzato da Daphne se
la
invitassi tu stessa. Non ci sono mezze misure in questo, Hermione. Devi
lasciar uscire tutto".
Hermione
sospirò, riconoscendo la verità nelle parole di
George.
Se voleva andare avanti, allora avrebbe dovuto andare a far vistita ad
uno psicologo, ed avrebbe dovuto anche darsi da fare con
Daphne. Non era
un bene per lei continuare a delegare i suoi amici nell'inventare
ancora scuse a suo nome, compreso il trascinarla all'incontro con i
loro
amici Serpeverde.
"Narcissa,
veramente non capisco perchè mi hai fatto venire con
tè
per questa commissione", brontolò Severus, per quella che
sembrava essere la centesima volta quel giorno.
Narcissa
roteò gli occhi, "Bene. Per prima cosa, avevo bisogno che tu
mi
aiutassi a cavarmela con le cose babbane, considerando che hai
passato così tanto tempo a Spinners End. E secondariamente,
perchè stiamo dimostrando un fronte unito come genitori di
Draco".
"Veramente
non voglio essere contato come uno dei genitori di Draco. Se lui fosse
mio, allora non sarebbe mai stato così viziato", si
lagnò
Severus.
"Sì,
sono sicura che sarebbe cresciuto sotto un regime austero con
tè, Severus. Comunque, tutti quei piccoli ciondoli che era
solito portare da Hogwarts ogni estate, dimostrano quando severo
saresti stato", disse tagliente Narcissa.
"Non erano
ciondoli! Erano premi per il suo eccellente lavoro in Pozioni ogni
anno", si difese Severus.
Narcissa
sbuffò. "Sono sicura che vedremo un mobiletto pieno di cose
simili in casa della Signorina Granger, perchè lei superava
Draco in Pozioni ogni anno".
Severus
ebbe la vergogna di arrossire. Mormorò tetramente sottovoce
qualcosa sugli irritanti studenti So-tutto-io, e le mogli impiccione.
Se
gli sguardi avessero potuto uccidere, allora Severus si sarebbe trovato
vedovo in quel preciso momento. Sua moglie, comunque, era immune ai
suoi
sguardi, e continuò a camminare regalmente per la
strada.
"Di nuovo,
perchè stiamo andando a fare vistia ai genitori della
Granger?", chiese Severus.
Narcissa
sospirò, "Non è difficile da capire, Severus. Non
so
perchè devo continuare a spiegartelo. Dicevi di essere
brillante".
"Ci provo,
perchè Narcissa Malfoy in un'area babbana è
qualcosa che non avrei mai pensato di poter vedere".
Narcissa
strinse le labbra per l'irritazione, rivolta al suo contrariato marito.
"E'
Piton, ora. Dovresti pensare di ricordartelo, considerando che sei
quello che mi ha sposata. Comunque, Draco è tornato a casa
parlando di quando amorevole sia la Sinora Granger, ed io ho pensato
che sarebbe stata una bella cosa invitarla al Manor per un
thè".
Il
viso di Piton si illuminò con un sorriso per la prima volta
da
quando avevano lasciato Malfoy Manor. "Per varore, dimmi che vuoi
inviatare anche la Granger. Non vedo l'ora di vederla sovrastare Draco.
Mi sento come se mi sia stato precluso tutto il divertimento fino ad
ora".
"Non
lo farò per intrattenere tè, Severus, ma per
cercare di
riconciliare Draco con la Signorina Granger. Non possiamo lasciarli
continuare a combattere l'uno contro l'altro. Voglio dei nipoti",
spiegò Narcissa, con la stessa voce che era solita usare con
Draco quando era disobbediente.
Severus
gongolò. "Immagina solo come sarebbero i figli della Granger
e di Draco", disse con un brivido.
Narcissa
guarò irritata il marito."Promettimi solo che tirerai fuori
il
tuo miglior comportamenteo per l'intero periodo in cui saremo in casa
dei Granger. Non denigrare la Signorina Granger di fronte a loro, o non
mormorare niente che riguarda So-tutto-io ricciolute".
"Sì,
cara",
disse Severus, con un tono deluso, tanto da far sembrare quasi
che Narcissa avesse appena cancellato il Natale e gli avesse detto che
Babbo Natale non esiste.
"Bene.
Ora, dovrebbe essere proprio lassù", disse cinguettando
Narcissa, ed indicando il pezzo di carta sulla sua mano, su cui era
scritto l'indirizzo.
Aveva
dovuto cavare a forza l'informazione da Draco, che era profondamente
sospettoso delle sue intenzioni. Lei però gli aveva detto
che stava solo
pensando di creare una composizione floreale con consegnarla alla
maniera babbana, per ringraziarli nell'aver ospitato suo figlio per un
pomeriggio. Draco non aveva potuto ribattere, visto che era una cosa
che Narcissa faceva sempre. Ovviamente, lei di solito non usava il
metodo babbano, ma lui aveva pensato che farlo in questo modo avrebbe
messo i
Granger più a loro agio.
Narcissa
suonò il campanello, ed ammirò il giardino di
fronte all'abitazione. Almeno i Granger sembravano essere rispettabili,
visto la loro
casa. Il suo sopracciglio si alzò per la sorpresa, mentre
l'uomo più ben messo di stazza che lei avesse mai visto
apriva
la porta.
"Si?", chiese
enigmatico Matthew Granger.
"Salve,
sono Narcissa Piton, la madre di Draco Malfoy Mi stavo chiedendo se il
Signore e la Signora Granger fossero in casa", chiese Narcissa,
presentandosi.
Matthew
sembrò leggermente divertito, e chiamò sua
moglie.
"Rachel, la madre di quel piccolo mo.. ehm.. di Draco Malfoy
è
qui".
Narcissa
notò il cambiamento di frase, ma venne confermato solo da
una debole stretta delle labbra.
Rachel
apparse, sembrando un po' stranita, visto che stava spazzando la
polvere
dalle scale. "Salve, sono Rachel Granger, e questo è mio
marito
Matthew. Per favore, entrate".
"Grazie.
Sono Narcissa, la madre di Draco, e questo è mio marito
Severus
Piton", disse Narcissa, indicando Severus, che era rimasto indietro,
cercando di non sembrare troppo scontroso.
L'insolito
gruppo entrò nel salotto dei Granger, e dopo che Rachel ebbe
dispensato thè e torta, si sedette, cercando di trovare un
argomento di conversazione.
"Suo figlio ha
dei modi molto gentili, Signora Piton".
"Per
favore, mi chiami Narcissa. Dopotutto i nostri figli si sposeranno.
Sì, Draco ha imparato le buone maniere; tristemente non le
mostra sempre".
Severus
rise, mentre cercava, molto poco convincente, di trasformare la risata
in un attacco di tosse. Narcissa gli lanciò solo uno sguardo.
"Scusa,
Severus, ma dove ho già sentito il tuo nome?", chiese Rachel.
"Di
solito insegnavo pozioni ad Hogwarts, ed ero il Direttore della Casa di
Serpeverde. Ho deciso di ritirarmi dopo che la guerra è
finita".
"Oh,
sì", disse debolmente Rachel. Hermione aveva raccontato
tutto ai suoi genitori dello sleale insegnante di Pozioni, nonostante
la sua condotta dopo la guerra avesse reso più
accondiscendente sua figlia, a riguardo.
Matthew
Granger rise di scherno, ed affondò più a fondo
nella
sedia. Prima era Draco Malfoy il furbastro in casa sua, che
parlava
dolcemente con sua moglie, ed ora era il professore che era stato
abbastanza crudele con sua figlia per gran parte della sua carriera
scolastica. Se Matthew avesse conosciuto la legimanzia, allora avrebbe
capito che Severus si sentiva sconfortato tanto quanto lui. Entrambi
gli
uomini si ignorarono, e continuarono a bere il thè,
come se
fosse una cosa normale.
"Mi
dispiace piombare qui non annunciata", disse Narcissa, "Ma volevo
invitarvi per un thè a Malfoy Manor questa Domenica. Con
vostra
figlia, certo".
Matthew
guardò sua moglie in allarme. Sarebbe stato strano andare in
una
casa sulla quale tutto ciò che avevano sentito non era
niente di
buono. "Oh, non ne sono sicuro.." iniziò a dire Matthew.
"Sarebbe
bello, Narcissa. Ci piacerebbe venire, e certo, porteremo Hermione", lo
interruppe Rachel, sembrando deliziata. Lei amava entrare nel mondo
magico ed andare alla Tana. La trovava affascinante.
"Vorrei
assicurarvi che prenderemo il thè molto lontano dal posto
che
Hermione ha visitato precedentemente", disse sconfortata Narcissa,
sentendosi come se avesse dovuto sottolinearlo. "Chiedo scusa senza
riserve per l'atrocità che è accaduta a vostra
figlia
sotto il mio tetto, e spero che lei sia in grado di venire, senza che
debba
portare a galla troppi terribili ricordi".
Matthew
si contorse nella sedia, ma dopo essersi beccato uno sguardo da sua
moglie, tenne chiusa la bocca. Severus non si era aspettato delle scuse
dalla sua, di moglie, e sembrava voler essere in un qualsiasi altro
posto.
"Grazie
per essere schietta su quell'incidente, Narcissa. Non
mentirò
nel dire che non sarà difficile per Hermione,
pechè lo
sarà di certo. Ma spero, che con il supporto di entrambi i
genitori, lei sia in grado di partecipare senza problemi", disse Rachel.
Narcissa
sorrise alla madre di così buon cuore seduta di fronte a
lei.
"Vedo chiaramente da dove la Signorina Granger abbia tratto la sua
natura compasionevole. Ho sentito molto parlare del suo lavoro con gli
Elfi Domestici".
"Sì,
ad Hermione piace creare campagne per quelli che lei vede come
oppressi. Credo che dopo la guerra abbia continuato a causa del
sacrificio di un Elfo Domestico di nome Dobby, che l'aveva salvata da..
ehm... casa vostra", finì incerta Rachel.
Immediatamente
l'atmosfera divenne tesa, nel portare a galla quei fatti oribili.
Narcissa non si era mai sentita così piena di vergogna
come ora per le sue precedenti
credenze, seduta di fronte ai genitori
di una ragazza che prima aveva disprezzato.
"Mi
dispiace davvero per tutto ciò che ha sofferto vostra
figlia,
per mano della mia famiglia", disse Narcissa. "Il mio primo marito non
era un uomo gentile, ed è morto seguendo le sue convinzioni.
Io
provo vergogna nel dire che abbiamo cresciuto Draco con quei
pregiudizi. Io non sono mai stata più orgogliosa di mio
figlio di quando è tornato dal mondo babbano così
cambiato".
Narcissa
non si era accorta di star piangendo finchè Rachel non le si
era
avvicinata per sedersi di fianco a lei, ed aveva preso la sua mano in
segno di conforto. Narcissa sentiva che magari avrebbe potuto provare a
rassicurarli al massimo del possibile, sul fatto che la loro figlia
presto si sarebbe ritrovata con il suo, di figlio, anche se lei stessa
non si era mai confrontata con Draco sui suoi sentimenti per la
ragazza. "Ora lui può provocarla, ma so che lo fa
perchè
non sa esattamente come interagire con lei. Ho sempre sospettato che
lui avesse una debole cotta per vostra figlia; infatti, ha sempre
parlato di lei
in passato. Non dimenticherò mai la sua lettera da Hogwarts
dopo
il Ballo del Ceppo. Lui ne era rimasto ipnotizzato, mentre io non ne
ero rimasta tanto entusiata in quel momento. Ma lei sarà un
bene
per lui, e spero che lui sarà lo stesso per lei".
Matthew
non sapeva molto bene come reagire alla direzione che la conversazione
stava prendendo. Non era usuale nel primo incontro avere
così
tante cose da rivelare. Oltretutto, non era una normale ricorrenza
avere nella stessa stanza, seduta di fronte a te, la donna la cui
sorella aveva torturato tua figlia. Si girò verso l'altro
uomo
poco a suo agio. "Allora... ehm... sai qualcosa dell'Union Rugby?".
Severus
sulle prime sembrava incredulo ma, dopo aver guardato verso la sua
solitamente composta moglie che stava piangendo, decise di tentare la
fortuna. "Mio padre era un babbano, ma la nostra famiglia teneva di
più al Rugby League".
"Ahhh, allora
dove sei cresciuto, su al nord??, replicò Matthew.
E
continuarono a sostenere una surreale conversazione sullo sport.
Narcissa non potè fare altro che sorridere alla vista del
suo
di solito intimidatorio marito, che invece ora aiutava a rompere
l'atmosfera pesante.
Capitolo
dodici!!! :D
Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei ricordare/precisare di nuovo
alcune cose, in caso a qualcuno, tra le tante storie che si leggono,
siano sfuggite ecc ecc.
Vi prego quindi di prendervi questi due minuti in più per
ciò che ho da dire.
Per prima cosa, grazie a chi recensisce ed inserisce questa storia tra
preferite, seguire, e da ricordare. Come sempre, sono felice che vi
piaccia. Vuol dire che ho fatto una buona scelta.
La seconda cosa, che raggruppa gran parte di tuto il
resto, riguarda le recensioni.
- Rileggendole, mi sono accorta che in alcune ho
risposto ( o almeno così mi sembra ) in un modo un po'
"sfacciato". Spesso non faccio caso a come "parlo", e non penso a come
le mie parole possano essere interpretate da altri. Poi riflettendoci
me ne rendo conto, ma ormai il danno è fatto. Mi scuso
quindi,
perchè veramente non era mia intenzione. E' vero che non ci
sono
stati messaggi di risposta in cui qualcuno se ne è lamentato
( e
ce ne sarebbe stato motivo ), ma per precauzione e per
chiarire
tutto credo sia meglio precisare.
- C'è una persona, al contrario di ciò che ho
detto
sopra, a cui invece non ho mai risposto. Ci tengo a spiegare
che
siccome lei/lui non da un parere personale, ma scrive solo un riassunto
del capitolo, non so proprio cosa dire. Spero quindi non me
ne
voglia, ma ripeto, non saprei proprio cosa rispondere.
- In ancora altre recensioni, qualcuno si è riferito a
questa
storia indicandola come "mia". Mi pare di aver fatto notare ad ogniuno
che in realtà non l'ho scritta io, ma lo dico di
nuovo. Questa
è una traduzione, ed ho creato apposta questo account,
secondo
le regole di EFP, per pubblicarla con il permesso della vera autrice.
Vorrei pregarvi quindi, se potete, di cercare di evitare l'uso
di
questi aggettivi/pronomi possessivi. Mi sento quasi una "ladra" quando
li leggo, e non voglio nè appropriarmi nè mi
siano
attribuiti meriti che non ho. Ripeto, io ho solo il "merito"
di
tradurla in italiano, e se proprio volete, di averla scelta tra le
tante.
Infine la terza cosa. Ribadisco che gli errori che trovate nei
capitoli, che spero vivamente non siano eccessivi, sono di
battitura/svista, e non perchè io non conosca l'italiano.
Per
quante volte venga riletto tutto, certi mi sfuggono proprio. In alcune
recensioni mi sono stati fatti notare, ed appena avrò tempo
ricontrollerò di nuovo i capitoli, ma vi prego di non
scanzalizzarvi se trovate qualche lettera in più od in meno
(
come le due Z su zio o zia che qualcuno ha individuato xD ), od altri
errori insomma. Mi è stato anche più volte
consigliato un
Beta ma, come ho già risposto, non ne sono in
cerca. So
che continuerò a sbagliare, ma vorrei che questa traduzione
rimanesse completamente mia e, se affidassi il compito di correggere i
capitoli a qualcun altro, alla fine sentirei il dovere di dividere il
successo od il fallimento con questa persona, il che non mi va proprio
"a genio". E' la prima volta che inizio una cosa che devo assolutamente
portare a termine ( si lo ammetto, inizio sempre tante cose e
poi
non ne finisco nessuna -.-" ), e voglio poter dire di avercela fatta
"da sola", senza interventi esterni "importanti" quanto un Beta,
così da incolparmi od essere fiera di me stessa. Ovviamente
ciò non toglie che i consigli sono sempre ben accetti, ma
escludete a priori quella opzione xD
Ok, mi credo di aver detto tutto. Spero di non avervi annoiato (
anche se immagino sia stato impossibile ), ma ci tenevo a dire queste
cose. Vi lascio finalmente al
capitolo.
A presto :)
P.s. Questo è per una persona in particolare. Lei/lui
capirà credo.
Ce la sto mettendo tutta anche per non usare
più l'accento su "me & te"... <---- e questo
l'ho scritto due volte perchè la prima avevo
sbagliato
-.-" xD
Capitolo 12
Daphne
era seduta nell'appartamento di Harry con un thè ed un
toast,
quando un gufo becchettò alla finestra. Lo riconobbe come lo
strano gufo appartenente ad Hermione. La prima volta che lo aveva
visto, ne era stata alquanto allarmata, visto che i piccoli gufi
dell'Est non erano gli uccelli più attraenti del mondo, con
le
loro orecchie a ciuffo. Harry aveva riso alla sua reazione, ed aveva
detto che Hermione non riesciva a fare a meno di aiutare gli animali
che venivano lasciati sulle mensole dei negozi a causa del loro strano
aspetto. Si era poi dilungato nel raccontare storie su un gatto, di
nome Grattastinchi. Più per il divertimento di
Daphne, Ron
aveva insistito che quel gatto fosse una creatura del diavolo. Daphne
aveva aperto la finestra, e lasciato entrare il gufo.
Controllò
a chi fosse indirizzata la busta, per vedere se la lettera fosse per
Ron o per Harry, e rimase sorpresa nel vedere il suo nome impresso sul
lato frontale. Mentre la apriva, il suo cuore batteva forte. Era una
spiacevole missiva in cui Hermione la metteva in guardia sul lasciare
Harry?
Cara Daphne, so
che non sono stata la più bendisposta nei tuoi
confronti fra tutti gli amici di Harry. Mi piacerebbe scusarmi
per
questo, e fare pace con te. Mi stavo chiedendo se vorresti
incontrarmi per pranzo un gioro di questa settimana. Per favore, rimanda
indietro il gufo e fami sapere se e quando puoi. I migliori
auguri, Hermione Granger
Daphne
se ne stava ancora seduta lì, con la bocca spalancata,
quando
Harry entrò passeggiando per la cucina, asciugandosi i
capelli
con un asciugamano.
"Da chi arriva quella, Daphne?", chiese Harry.
Daphne
indicò il gufo seduto sul balcone della finestra, che
aspettava
una risposta. Harry riconobbe il gufo da lontano, ed
inghiottì
amaramente. Daphne sventolò la lettera sotto il suo naso,
e lui la prese, sperando che Hermione non fosse uscita di
testa
ed avesse scritto una spiacevole lettera alla sua ragazza. Quando
finì, guardò sorpreso Daphne.
"Credi che sia una sorta di scherzo e che lei mi farà
scomparire?", chiese Daphne.
"No",
rispose Harry. "Significa che Hermione ti ha accettato e vuole
incontrarti per conoscerti. Ieri è andata a trovare George,
per
parlare del cercare aiuto per i suoi problemi. Pensavo che non sarebbe
successo niente, visto che si è lanciata contro Draco e
Pansy
come sempre".
"Dici che vuole trovare il fondamento del suo problema con i
Serpeverde?".
"Sembra
di sì. Sono veramente orgoglioso di lei, visto che pensavo
che
questo fidanzamento forzato con Draco l'avrebbe fatta scappare dal lato
opposto, ma ha avuto un faccia a faccia con Ginny, ha riconosciuto i
suoi problemi, e vuole rinnovare la sua vita. Credi che la
incontrerai?", chiese Harry, sperando, ma non contando appieno, che la
sua fidanzata dicesse di sì.
Daphne
sorrise. "Quanto dura di cuore credi io sia? Se Hermione mi
sta
tendendo un rametto d'ulivo, allora certo che lo accetterò.
Sarebbe di cattivo gusto da parte mia non considerare ciò
che mi
hai appena raccontato, e comunque probabilmente rinforzerebbe solamente
tutti i suoi stereotipi negativi sui Serpeverde".
Harry la baciò. "Sei la migliore, Daphne".
"Lo
so. Draco farebbe meglio ad apprezzarlo, anche perchè io
potrei
essere l'unica sua possibilità per rabbonire Hermione nei
suoi
confronti".
Hermione
non sapeva se essere contenta o meno quando Daphne le spedì
una
risposta, dicendo che sarebbe stata libera per pranzo il
Venerdì. Certamente era apprensiva su tutto l'intero
esercizio,
ma aveva promesso a George che avrebbe pienamente seguito il piano, e
non voleva rimangiarsi la parola data. Si era anche sentita male quando
George le aveva spiegato cosa aveva dovuto sopportare Daphne,
perchè Harry aveva avuto troppa paura nel raccontarle che si
era
innamorato di una Serpeverde. Nessuno meritava di dover nascondere la
propria relazione. Ma Hermione ora aveva cose peggiori a cui pensare.
La sua prima seduta di terapia era quella sera, e ne era estremamente
preoccupata. Non importava quanto George le avesse raccontato; Hermione
non pensava che sarebbe riuscita ad aprirsi con un estraneo.
Sospirò e continuò a lavorare sulla nuova
legislazione
per gli Elfi Domestici, che voleva presentare ad Hestia. Sperava
veramente che il Ministro l'avrebbe accettata.
Draco
si fermò nel salotto di famiglia, mentre sua madre chiamava
il
suo nome. Dannazione, stava sperando che sarebbe riuscito a scappare
nella relativa salvezza del suo studio, prima che lei riuscisse a
beccarlo. Non lo aveva mai annoiato quando lui si trovava
lì, probabilmente condizionata da anni di vita con Lucius,
che
accettava di essere disturbato nel suo studio solo se il Manor stava
andando a fuoco.
Draco
aveva una vaga idea di ciò di cui sua madre voleva
parlargli.
Lei era stata troppo curiosa sul suo viaggio dai Granger, e lo aveva
bombardato di domande quando era tornato la notte precedente.
Reclutante aveva risposto a tutto, irritato nel vedere quanto sua madre
fosse interessata all'intera faccenda. Gli occhi di lei si erano
illuminati, quando Draco le aveva raccontato che aveva passato il
pomeriggio con Rachel Granger. Aveva notato lo sguardo calcolativo che
era passato per un attimo nei bellissimi occhi di sua madre. Lei stava
architettando qualcosa e, per essere completamente onesti, lui non
voleva sapere di cosa si trattasse.
"Come è andato il lavoro, caro?", chiese Narcissa.
"Bene", disse sbrigativamente Draco. "Ho sentito che hai avuto qualcosa
da fare con Severus".
Narcissa annuì. "Avevo bisogno che lui mi aiutasse in una
cosa".
"Bene, per quando non mi riguardi, sono felice", rispose Draco.
Narcissa
rise, il classico suono che di solito faceva felice Draco. Sua madre
aveva sofferto abbastanza durante la seconda venuta di Voldemort. Aveva
avuto abbastanza grattacapi perchè lui doveva accettare la
missione di uccidere Silente ed entrare nelle schiere di Voldemort come
Mangiamorte. Aveva litigato con il suo primo marito, e poi si era data
all'alcool, per sopportare la pressione della sua casa trasformata nel
Forte di Voldemort, ed aveva dovuto convivere con la sua instabile
sorella che la usava come bersaglio ogni qual volta Draco non imparava
qualcosa abbastanza in fretta per il piacere di Bellatrix. Il solo
fatto che fosse sopravvissuta era miracoloso.
"Certo che ti riguarda, tesoro. Voglio essere sicura che il mio
ragazzino sarà felice".
Il cuore di Draco si fermò. Significava che sua madre si era
impicciata dove non aveva ragione di farlo.
"Che cosa hai fatto?, chiese apprensivamente.
"Non
è niente di troppo terribile, Draco, smettila di guardarmi
così. Sono andata a trovare i Granger con Severus",
replicò lei.
Draco
grugnì forte. Ecco perchè a lui piaceva tenere il
più lontano possibile i suoi affari dalla madre ficcanaso.
Ed il
fatto che lei si fosse trascinata appresso il suo scontroso
patrigno non faceva presagire niente di buono. Poteva immaginare quando
musone fosse stato Severus in un contesto così piacevole ed
allegro.
"Perchè avresti voluto andare a trovare i Granger? E
perchè ti saresti portata Severus?", chiese di nuovo Draco.
"Per
invitarli a prendere un thè Domenica e, certo, mi sono
portata
Severus. Lui è il tuo patrigno, e dovrebbe essere coinvolto
in
queste cose", disse Narcissa.
Draco sembrava esserne rimasto orrorificato. "Cosa?".
"Pensavo
che ti avrebbe fatto piacere. Ti è piaciuta così
tanto
Rachel, che ho pensato che sarebbe stata una buona idea invitarli qui,
così potremmo conoscerci tutti. Lei è deliziosa.
Comunque, ho bisogno che tu sia quì Domenica, con il tuo
aspetto
migliore", disse Narcissa, informando suo figlio.
"Per favore, non dirmi che hai incluso tutti i Granger in
quell'invito".
"Sciocco
che sei, Draco, certo che l'ho fatto. Pensavo che sarebbe stata una
buona opportunità per me nell'incontrare per la prima volta
la
Signorina Granger. Non considero affatto di averla incontrata per la
prima volta nell'altra sua visita al Manor", disse Narcissa.
Draco
grugnì di nuovo. "Bene! Lei mi odia, e questa è
la sua
occasione per lanciarmi contro quel gigante di suo padre", disse poi
lamentandosi.
Narcissa
rise. "Non so veramente che intendi, Draco. A volte sei veramente
così melodrammatico. Solo sii qui Domenica alle tre in punto
di
pomeriggio, e assicurati di portarti appresso le buone
maniere,
perchè non voglio essere messa in imbarazzo", disse
severamente
Narcissa.
Draco
capì che sua madre era mortalmente seria. Lei aveva cercato
un
modo per intervenire sin da quando aveva sentito parlare della legge
sul matrimonio ed aveva visto con chi Draco fosse stato messo in
coppia. Narcissa Piton era sembrata troppo felice della sua futura
nuora. Aveva annuito significatamente, e non le era sembrato tanto
importare che un matrimonio con Hermione Granger avrebbe significato
mettere fine alla linea purosangue dei Malfoy.
Dopotutto,
se lei aveva sposato un Mezzosangue, probabilmente significava che le
sue precedenti opinioni sulla purezza del sangue erano cambiate.
Oltretutto, ospitare uno psicopatio assassino di masse nella
tua
casa per un anno o giù di lì, ti avrebbe fatto
cambiare
completamente idea su molte cose. A Draco era successo. Si era
ritrovato a sperare che Harry Potter potesse farcela nell'uccidere il
Signore Oscuro.
Draco
scosse la testa rivolto verso sua madre, e se la svignò
prima
che lei potesse iniziare a domandargli altre cose, come inginocchiarsi
e proporre alla Granger di entrare nella famiglia Malfoy proprio quella
Domenica.
Il
cuore di Hermione stava battendo forte, mentre si avviava alla seduta
di terapia. Non era del tutto sicura di cosa aspettarsi, e non aveva
molta voglia di spiegare i suoi fatti personali ad un completo
estraneo. Non era il modo classico in cui lei faceva le cose. Hermione
era estremamente attenta sul con chi aprirsi.
"Non ti piace molto parlare delle tue emozioni, vero?",
osservò Hera Jennings, la sua psicologa.
"No",
replicò Hermione, prima che il sopracciglio alzato di Hera
le
facesse elaborare una risposta meno monosillabica. "Non mi piace
sentirmi fuori controllo. A volte le mie emozioni possono farmi sentire
così, quindi io tendo a mostrarle solo alle persone di cui
mi
fido".
Hera
annuì. "Questo è comprensibile, con tutti gli
avvenimenti
che hai affrontato quando la tua personalità aveva appena
iniziato a formarsi".
Hermione non sembrava contenta di dove la conversazione stesse andando
a parare, il che non fu perso da Hera, che osservava.
"Ora,
Hermione, io ho bisogno che tu veda questo incontro come un luogo dove
puoi essere completamente a tuo agio ed onesta. Se vuoi avere successo
nel superare i tuoi problemi, allora devi fidarti di me ed
aprirti completamente", disse Hera.
Hermione
sospirò. George l'aveva avvertita che quello era
ciò che
avrebbe dovuto fare. "Ci voglio provare veramente, Hera, ma
è
una cosa che non è naturale per me".
"Tutti
reagiamo in modo diverso al dolore. Alcune persone si aggrappano ad
altre, trovando conforto nel non essere soli, mentre altre
imbottigliano le loro emozioni. Nessuna delle due azioni
è
corretta per guarire".
Hermione
riconobbe la verità nelle parole, ed anche nelle sue stesse
azioni. Aveva represso i suoi sentimenti, nascondendosi dietro una
facciata d'odio. Aveva fatto di tutta l'erba un fascio, con la casa di
Serpeverde, dipingendo tutti come sleali a causa delle azioni di pochi.
Questo era accaduto nonostante la consapevolezza che Severus Piton
avesse coraggiosamente agito come doppiafaccia per l'Ordine della
Fenice. Lui era un esempio di coraggioso Serpeverde che non meritava di
essere denigrato da lei.
"Quindi questa settimana ti incontrerai con la fidanzata di Harry,
Daphne. Come ti senti a riguardo?", chiese Hera.
Hermione notò che George aveva informato bene Hera.
Lei non era sicura di esserne felice. Da un lato, non le piaceva essere
messa in
discussione da altri, specialmente sulle sue personali emozioni, ma
dall'altro la cosa avrebbe reso le sedute molto più semplici
per
Hermione da sopportare, se non avesse dovuto rivelare tutto da
sola.
"Sono
in ansia. Quando George mi ha raccontato di come Harry abbia tenuto
segreta questa relazione perchè era preoccupato di come io
avrei
potuto reagire, mi sono sentita in colpa. Non voglio essere un ostacolo
per la felicità dei miei amici", confidò
Hermione.
"La relazione tra Daphne ed Harry ti ha fatto pensare diversamente sui
Serpeverde, in generale?".
"Ho
capito che ho rigettato le mie cattive esperienze con alcuni di loro
sull'intera Casa. Non ho un reale motivo per odiare
Daphne o non fidarmi di Zabini, e non ho alcuna prova per accusare Theo
Nott di essere un Mangiamorte. Ma mi faceva sentire meglio pensarla
così. Era più facile credere che tutti i
Serpeverde
fossero malvagi, piuttosto che affrontare i miei problemi",
confessò Hermione, sapendo che questa era la
verità.
"Quindi cosa hai represso per tutto questo tempo?", chiese Hera.
"Il fatto che sono stata torturata da Bellatrix Lestrange e che Draco
Malfoy ne sia stato testimone", sussurrò Hermione.
"E questo come ti fa sentire?".
"Debole e vulnerabile", replicò Hermione.
"Perchè?", chiese Hera.
Hermione
ora stava piangendo apertamente. Le lacrime le stavano rigando
silenziosamente il viso, mentre lei faceva chiarezza dentro di
sè.
"Perchè
non potevo fermalo. Ero senza aiuto. Se non fosse stato per Dobby, io
avrei potuto morire sul pavimento di Malfoy Manor di fronte alle
persone che mi hanno sempre denigrato per qualcosa di cui non ho colpa.
Semplicemente a causa di dove e da chi sono nata".
"E come ti senti riguardo a ciò che ti è accaduto
ora?", continuò Hera.
"Mi
sento arrabbiata e delusa. Arrabbiata del fatto che ci siano persone
che mi considerano senza valore solo perchè sono nata da
genitori babbani. Arrabbiata del fatto che le loro opinioni siano state
espresse chiaramente e che, per un lungo tempo, non siano
state contestate. Delusa perchè i loro genitori sono rimasti
lì ed hanno guardato. Una madre od un padre dovrebbero
provare
dell'empatia per la figlia di qualcuno che viene maltrattata in quel
modo. Ma loro semplicemente sono rimasti lì come se nulla
fosse".
"E come ti senti a vedere quelle persone andarsene in giro ora?".
"Sento
rabbia. Non mi piace che siano scampati facilmente alle conseguenze.
Loro hanno supportato l'ideologia che mi ha messo su di un pavimento
per
essere torturata. Mi risulta davvero difficile vederle nella
società come se niente fosse cambiato", disse Hermione.
"Credi
che potrebbero essere cambiati? Che le cose che hanno supportato una
volta non facessero parte del loro pensiero reale?", chiese Hera.
"Mi
piacerebbe crederlo, ma lo trovo difficile. Tutti mi dicono che i
Malfoy si sono riformati, ma sono in contrasto con questo concetto".
"E cosa mi dici su questa legge sul matrimonio? Come ti fa sentire?",
indagò Hera.
"Mi
fa sentire ancora una volta vulnerabile e senza aiuto. Mi ritrovo di
nuovo in una posizione dove ho una ristretta possibilità di
scelta sulla mia stessa vita, ed odio questa cosa", disse Hermione.
Hera
riusciva a capire di aver portato Hermione al massimo del suo limite,
quel giorno. Le emozioni pulsanti nella stanza la stavano per
soffocare.
Lei non intendeva andare così a fondo, così
velocemente,
ma poteva vedere che non c'era niente di casuale riguardo questa
giovane donna. Hermioen Granger non faceva le cose con dei compromessi.
Lei era il tipo da tutto o niente, il che era il motivo per cui odiava
in un modo apparentemente illogico. Ma quando guardavi alla radice dei
suoi problemi, non c'era niente di irrazionale. Erano un tentativo di
prendere il controllo di qualcosa che era sempre stato al di fuori, del
suo controllo.
Una
volta che Hera vide uscire Hermione, osservò la lettera che
giaceva sulla sua scrivania da quella mattina. I genitori di Hermione
le avevano chiesto un consiglio sul portare Hermione a Malfoy Manor per
prendere un thè, visto che erano stati invitati da Narcissa
Piton. Sapendo ciò che sapeva ora, Hera pensava che potesse
andare solo in due modi. O sarebbe stato un assoluto disastro, o
ciò avrebbe spinto ancora di più le
emozioni di
Hermione nell'uscire allo scoperto, e nel posto in cui lei si era
sentita più vulnerabile. Di solito, Hera avrebbe proibito ai
genitori di permettere che ciò accadesse, specialmente
così presto, viste le sedute di terapia. Ma, sfortunatamente
per
Hermione, la legge matrimoniale non le permetteva di avere molto tempo
per indirizzarla verso i suoi sentimenti e, se lei voleva essere in
grado di sposare Draco Malfoy, allora un ricorso ad una così
drastica azione era il modo migliore per farla scendere a patti con la
realtà. Hera sperava solo che i Malfoy fossero veramente
cambiati, e potessero mostrare ad Hermione il supporto di cui lei aveva
bisogno.
Daphne
ed Hermione si sedettero l'una di fronte all'altra, un po' insicure di
come andare avanti. La parte dei saluti era stata facile, ma ora
dovevano instaurare una sorta di conversazione, e questo non lo era.
Nessuna delle due sapeva molto dell'altra. Hermione non era mai
stata interessata a Daphne, ad Hogwarts, ed Harry non aveva veramente
voglia di parlare di Hermione con Daphne, visto che lui si sentiva
colpevole per tutta l'intera situazione.
"Allora", disse Hermione. "Come vi siete incontrati tu ed Harry?".
Daphne rilasciò il respiro. Almeno questa era una cosa di
cui avrebbero potuto parlare per un po'.
"Ci
siamo incontrati in una delle partite di Quiddith che Adrian e Ron
organizzano regolarmente. Non è stato molto tempo dopo che
Ron
era stato messo in squadra con Adrian, al Ministero, e le cose erano
ancora un po' messe male. Non c'era molta fiducia tra i due, ma
entrambi nutrivano l'amore per il Quidditch, e non potevano organizzare
una partita senza raggruppare i rispettivi amici. Ron aveva
già giocato con
Adrian, insieme ad altri Serpeverde e Grifondoro, quando un giorno ha
pregato Harry di unirsi a loro. Harry non aveva molta voglia di
partecipare, ma ci è andato lo stesso, perchè era
stato Ron ad averglielo chiesto", disse Daphne, informando Hermione.
Hermione sorrise di scherno, "E anche anche perchè non
riesce a resistere a giocare a Quidditch. Lui lo adora".
"Beh, sì, anche per quello", sorrise Daphne.
"Quindi, giochi anche tu a Quidditch?", chiese Hermione.
"Oh,
no. Non sono di alcun aiuto su una scopa. No, i giocatori di Quidditch
tendono ad incontrarsi da qualche parte dopo aver giocato, come ai Tre
Manici di Scopa, ed io sono andata con loro. Devo ammettere che sono
rimasta un po' sorpresa di vedere lì Harry, e ci siamo messi
a
parlare mentre bevevamo una Burrobirra. La seconda cosa che mi ricordo,
è che il pub si era svuotato, ed era rimasto solo Harry. Io
me
ne sono andata. Lui mi ha invitato per cena e le cose semplicemente
sono andate avanti da lì", replicò Daphne.
"Sono
felice di sentire che almeno ora Harry riesce a parlare con le ragazze
che gli piacciono. Di solito era completamente incapace di chiedere di
uscire ad una ragazza", disse Hermione, gongolando.
"Ad
un certo punto ha dovuto crescere, ma ciò non significa che
non
fosse comunque un po' incapace. Ho aspettato per giorni che mi inviasse
un gufo, ma non ho ricevuto niente. Alla fine, ho dovuto chiedergli io
di uscire una seconda volta", disse ridendo Daphne.
"Che
gli serva di lezione per non avermi parlato di te. Di solito era
da me che veniva, quando voleva consigli su di una donna",
replicò Hermione.
"E' migliorato. Ora non devo più scandigli bene le cose",
disse Daphne.
"Povero Harry. Non era un asso nel capire le ragazze".
"Non ti preoccupare. D'ora in avanti sarò io ad aver a che
fare con lui", brontolò Daphne.
Questo
fece sentire male Hermione. Aveva visto tante ragazze cadere ai
piedi di Harry per anni, non sapendo che lui avesse una relazione con
Daphne. Aveva anche cercato di incoraggiarlo ad uscire con alcune di
loro.
"Mi
dispiace, Daphne. Mi sento veramente in colpa per il fatto che tu ed
Harry abbiate dovuto vedervi di nascosto, solo perchè lui
aveva troppa
paura di dirmi che si stava vedendo con una Serpeverde", disse
Hermione.
Daphne
sorrise rivolta alla strega riccioluta. "Non è completamente
colpa tua, Hermione. Harry avrebbe dovuto avere il coraggio di
raccontarti che stava uscendo con me".
"Lo
avrebbe fatto se io non fossi stata così cieca quando si
parlava
di Serpeverde. Sono stata così sleale e piena di pregiudizi
verso tutti voi per molto tempo", confessò Hermione, ora
trovando la cosa più facile, visto che si era già
confrontata con Hera su
questi sentimenti .
Daphne
mise una mano sul braccio di Hermione. "Veramente, è
capibile.
Intendo, i Serpeverde non erano esattamente accondiscendenti verso di
tè, quando hai iniziato Hogwarts. Voglio assicurarti che io
veramente non la penso più così sui Nati babbani.
VedereVoldemort in azione, ed essere stata ad Hogwarts durante quel
terribile settimo anno, mi ha guarito da tutte le idee malsane sulla
purezza del sangue. La realtà era solo brutale e
terrificante".
"Sì, credo che tutti stiamo ancora cercando di recuperare",
disse a bassa voce Hermione.
"Alcuni
più di altri", disse intenzionalmente Daphne. "So che non
vuoi
sentire questa cosa, ma anche Draco ha sofferto molto. Non conosco
nessuno che sia più cambiato di lui a causa dell'esperienza
che
ha vissuto".
Hermione
riuscì a sentirsi irrigidire, al nome di Malfoy. Era felice
che lei
e Daphne fossero riuscite ad avere un pranzo civile, ma non era sicura
di quanto sarebbe continuato il tutto, se Daphne avesse iniziato a
parlare
di Malfoy.
"Non voglio parlare di lui ma, Hermione, ha solo bisogno che
tu gli dia una possibilità", continuò Daphne.
"Ascolta,
Daphne, riconosco di non essere stata sempre imparziale, specialmente
verso di te, ma Draco Malfoy non merita una possibilità
da parte mia. Ha fatto cose che non credo riuscirò mai a
perdonargli", disse di scatto Hermione.
"Sì,
e le ha fatte in età molto giovane. Non aveva molte
possibilità di impedirlo", iniziò
Daphne, prima che
Hermione la interrompesse.
"Lui
aveva una scelta sul suo comportamento. Nessuno lo ha fatto essere un
cazzone così arrogante, che coglieva ogni
opportunità per
prendere di mira chi considerava inferiori a lui".
"Hai
ragione. Lui ad Hogwarts era insopportabile, ma era un ragazzino
viziato che aveva sentito troppe conversazioni di aldulti. Non era
protetto come molti di noi, qui. Ha vissuto e respirato l'ideologia
della purezza del sangue. Gli era stato detto che Voldemort era un
grande mago sin dalla culla, ed io non ne sarei sorpresa se la sua
prima parola fosse stata - Sanguesporco - ", disse Daphne.
"Non
me lo stai facendo piacere, Daphne. Infatti, stai solo rinforzando
ciò che io già pensavo di lui",
completò Hermione.
"Perchè
non stai ascoltando ciò che ho da dirti. E' difficile andare
contro ciò che hai sempre pensato fosse giusto per tutta la
tua
vita, specialmente quando sei un purosangue e ci sono certi standard.
Rispettare i più vecchi, specialmente tuo padre,
è uno di
quelli. Non sei incoraggiato nel fare domande su ciò che ti
viene raccontato. Infatti, sei attivamente scoraggiato nel farlo. La
verità ha colpito Draco solo quando si è trovato
in
ginocchio tra le schiere di Voldemort", spiegò Daphne.
"Ora per lui è facile affermare questo", disse Hermione con
tono di scherno, "Ma le sue azioni non lo confermano".
"Davvero?",
rispose scocciata Daphne. "Non si è rifiutato di uccidere
Silente? Lui non avrebbe potuto farlo. Noi tutti lo abbiamo visto
deteriorarsi quell'anno. Gli era stata assegnata una missione in cui
era una cosa certa che fallisse, tutto per punire suo padre. Harry
mi ha raccontato ciò che lui ha detto in cima alla Torre di
Astronomia, ed è uno dei motivi per cui Harry è
riuscito
a perdonarlo per le sue azioni passate. Ha visto quando
tormentato fosse Draco, e quanto Silente lo avesse quasi convinto
di entrare a far parte dell'Ordine della Fenice, ma comparve
Bellatrix. Draco ama sua madre più di tutte le cose al
mondo, e
vederla essere punita per i Suoi errori lo ha quasi ucciso".
Hermione
era silenziosa. Non sapeva come rispondere. Aveva trasformato tutto il
suo mondo in bianco e nero, ma nelle ultime settimane aveva assistitio
alla riemersione del grigio. Non voleva ritrovarsi ad essere
dispiaciuta per Malfoy. Voleva continuare ad odiarlo. Certamente
apprezzava la spiegazione del suo comportamento che Daphne le stava
dando.
Daphne
riusciva a vedere il terribile conflitto interiore di Hermione. "Per
favore, Hermione, dagli solo una possibilità. Lui
è
diffidente, ma se glie ne dai l'opportunità, allora la
coglierà. Questo è tutto ciò di cui ha
bisogno".
"Facile a dirsi, difficile a farsi, Daphne. Lui mi fa infuriare".
Daphne
rise di comprensione. "Credimi, ti capisco molto più di
quanto
tu creda. Ma una volta che supererai le sue bravate e scoprirai il vero
Draco, vedrai quando sia veramente diverso. Potrebbe sorprenderti".
L'arrivo
del loro pasto interruppe quella pesante conversazione. Le donne
iniziarono ad intavolare argomenti meno intensi, e mentre parlavano,
scoprirono di avere molto in comune, molto più di quando
Hermione avesse immaginato fosse possibile.
Hermione
se ne andò dal locale con molte cose in più a cui
pensare. Daphne aveva ragione sulla sua valutazione di Malfoy? Lui non
le aveva mostrato in alcun modo di essere cambiato. Davvero? Le chiese
una voce nella mente. Ricordati di quanto è sembrato deluso
all'incontro, quando tu ti sei auto-definita una
Sanguesporco. Se fosse veramente rimasto lo stesso idiota che era stato
ad Hogwarts, non credi che avrebbe protestato a gran voce sul dover per
forza sposarti? Non si sarebbe seduto dietro di lei, sussurrandole
all'orecchio e scompigliandole i capelli. Lui l'aveva avvolta, sicuro e
deliziato nel prenderla in giro, ma non più con quei
toni sinistri e maligni che usava quando erano ad Hogwarts. Ed anche se
lei detestava che lui la chiamasse micetta, non era la stessa cosa di
Sanguesporco. Effettivamente, se fosse venuto da qualcun altro, avrebbe
pensato che quello fosse un nomignolo affettuoso. Hermione aveva fatto
un giro di 180° tra le sue stesse emozioni negli ultimi
giorni, tanto
da sentirsi ora senza energie. Tutto ciò che voleva fare,
era
collassare sul divano, mangiando gelato e qurdando film a caso. Promise
a sè stessa che per tutto il fine settimana avrebbe fatto
solo
quello.
Becoming Mrs Malfoy Cap 13
Ciao ragazzi.
Dopo due anni sono tornata. Mi spiace enormemente non aver
più continuato la traduzione... Posso solo dire, a mia
discolpa, che ho passato dei momenti davvero difficili, che comunque
non sono conclusi, e la passione per questa storia è finita
con l'esaurirsi. Esiste il blocco del traduttore? Perchè tra
le tante cose, anche volendo, non riuscivo proprio a combinare qualcosa
di buono con i capitoli. Ieri sera ho letto dei messaggi privati, dove
qualcuno mi chiedeva di aggiornare. Penso mi siano stati la molla che
mi mancava per ricominciare. Infatti, oggi sono qui a pubblicare di
nuovo. Chiedo scusa a chi si era appassionato e poi
è rimasto deluso dal non leggere più nulla. E'
una cosa che nemmeno io sopporto, ma purtroppo come ho capito, capita.
A me per prima, in questo caso.
Spero
comunque che continuerete a seguire la storia, nonostante tutto questo
tempo.
A
presto, S.
Capitolo
13
"Draco
Malfoy, vieni quaggiù. Ora!", urlò Narcissa a suo
figlio,
che ancora non aveva fatto la sua comparsa, e mancavano solo quindici
minuti perchè arrivassero i Granger.
Il
lento suono di passi sulle scale, annunciavano la lenta andatura di
Severus. Narcissa si girò per vedere come gli sarebbero
stati i
vestiti babbani che lei aveva scelto per lui. Il labbro inferiore di
Narcissa si sporse, ed un cispiglio marcò le sue solitamente
bellissime fattezze. Si mise le mani sui fianchi.
"Cosa hai messo?",
chiese.
"Le mie cose", rispose
Severus.
"Cosa è
accaduto ai pantaloni ed alla maglia che ho tirato fuori per te?".
Severus
lanciò a sua moglie uno sguardo che solitamente riservava ai
Grifondoro: un mix di disprezzo e compassione.
"Non guardarmi
così , Severus Piton", disse Narcissa.
"Presumevo stessi
scherzando", replicò Severus, per rispondere alla sua
precedente domanda.
"Da quando io scherzo in
fatto di moda?", chiese Narcissa.
"Da quando hai tirato
fuori quel tipo di cose per me e, per di più, sono blu",
disse tagliente Severus.
"Credo che tu sia
adorabile in blu".
Una risata beffarda
dietro la coppia sposata che battibeccava, tradì la presenza
di Draco.
"Era tempo che ti
presentassi", disse Narcissa, girandosi per affrontare suo figlio.
Lei
automaticamente iniziò a lisciargli i capelli, controllando
il
suo viso in cerca di sbaffi, e trafficando con la sua maglia,
lisciandogliela sulle spalle.
Draco si
divoncolò dalla presa di sua madre, "Madre, basta. Ho
ventiquattro anni, ora credo di potermi vestire da solo".
"Ecco perchè
indossi ancora i vestiti che tua madre sceglie per te", disse
sarcasticamente Severus.
Drago
lanciò uno sguardo al suo patrigno. "Non pensavo che
l'argomento
fosse importante. Comunque, io sono quello che ha comprato i vestiti;
mia madre semplicemente li ha considerati adatti per oggi".
"Fai un figurone in
jeans, Draco", disse smaniando sua madre. "E' una buona cosa che tuo
padre non sia qui a vederti".
"Parlando
di dinosauri fuori moda, madre, cosa stavi pensando, cercando di far
uscire Severus dai suoi vestiti e facendogli indossare qualcosa con i
colori?".
"Pensavo
solo che anche lui avrebbe voluto far sentire più a loro
agio i
genitori di Hermione", disse sospirando Narcissa.
Draco
ghignò."Sì, perchè la Granger
è sempre stata la
studentessa preferita di Severus. Com'è che la chiamavi di
solito, Sev? Una insopportabile So-tutto-io?".
Severus
guardò con disappunto il suo figliastro."Sei l'unico ad
essere insopportabile ora, Draco".
Narcissa
esprimette disapprovazione. "Ne ho abbastanza. Ora è troppo
tardi perchè Severus si cambi. E voi due terrete il vostro
miglior comportamento di sempre. Non prenderai in giro Hermione, Draco,
e vale anche per te Severus. Non puoi fare il musone in un
angolo. Mi aspetto totalmente che facciate conversazione con il Signore
e la Signora Granger. E non dimentichiamoci che questa è la
prima volta che Hermione ritorna a Malfoy Manor, da quell'incidente;
quindi, se vuoi renderete la cosa ancora più difficile per
lei
di quando non sia già, allora incapperete nella mia collera".
Sia Draco che Severus
annuirono. Sapevano che Narcissa non stava scherzando, e lei era
veramente paurosa quando si impuntava.
Le
guardie chiamarono. "Bene, questa sarà Hermione che gli
appare
al di fuori del cancelli. Per favore, puoi andare e farli entrare,
Draco?".
Draco
percorse il lungo sentiero da Malfoy Manor ai cancelli. Era
incredibilmente ansioso. Questo era un momento di "o la va, o la
spacca",
per lui e la Granger. Se si fosse comportato male, allora sapeva che
non ci sarebbe stata via di ritorno. Non aveva nemmeno bisogno che sua
madre gli ricordasse l'ultima visita lì della Granger. Quel
giorno sarebbe rimasto impresso nella sua memoria per sempre. L'orrore
nel vedere Potter, Weasley e la Granger trascinati dai ghermidori, ed
anche sua zia depravata e pazza torturare la Granger, che
sopportava fieramente l'agonia in cui lui sapeva si trovava. La sua
cotta per la brunetta quel giorno si era trasformata in amore. Ci aveva
messo anni nel capirlo, ma vederla contorcersi sul pavimento,
rifiutandosi di rivelare i segreti di Potter, aveva solo confermato
quanto incredibile lei fosse. Era un peccato che lei fosse
completamente incapace di vederlo come niente altro che il piccolo
marmocchio che l'aveva presa di mira senza pietà durante i
loro
anni ad Hogwarts. Se Draco avesse avuto una Giratempo, sarebbe tornato
indietro, e si sarebbe preso a schiaffi da solo, per essere stato
quell'idiota, ed avrebbe potuto avere la sua possibilità di
felicità per il futuro.
Hermione
prese un profondo respiro, mentre sorvegliava i grandi cancelli di
ferro battuto con un po' di panico. Non si sentiva nemmeno vicina
all'essere abbastanza pronta nell'affrontare questo demone, ma sua
madre non le aveva dato scelta. Ripensò al
Venerdì sera.
"Hermione, ho guardato
nel tuo armadio, e non hai per niente vestiti decenti", le disse sua
madre, quando era tornata a casa.
Hermione
si accigliò in confusione. Perchè sua madre stava
sfrazzando nei suoi vestiti? E cosa intendeva esattamente con - decenti
- ?
"Decenti per cosa?",
urlò di risposta Hermione, salendo le scale.
"Per il thè
di Domenica", le rispose Rachel. "Non
siamo mai andati ad un thè. Dove andremo?", chiese Hermione,
ferma sullo stipite della porta, mentre fissava sua madre che stava
letteralmente frugando nel suo armadio. "Andremo a Malfoy
Manor. Narcissa è venuta qualche giorno fa per invitarci",
replicò sua madre. Hermione si
appoggiò alla porta. Da quando loro venivano
invitati a Malfoy Manor? E come mai nessuno aveva pensato che potesse
essere importante raccontarle che Narcissa Piton aveva fatto un salto?
Ad Hermione sembrava di star vivendo in un universo parallelo, dove
niente era come doveva essere. "Cosa? Andremo a
Malfoy Manor? Quando avete deciso di non chiedermi se per me andava
bene?", scattò Hermione. Rachel sorrise
indulgentemente a sua figlia, il che fece crescere ancora di
più la rabbia di Hermione. "Cara, se io ti avessi
chiesto di venire, allora tu avresti detto di no, senza nemmeno
prendere in considerazione la cosa". "Per un motivo, mamma.
Sono già stata a Malfoy Manor, e non
è stata esattamente una passeggiata", esclamò
Hermione. Rachel si
avvicinò a sua figlia, e le prese la mano. "Sì,
lo so, cara. Ma apparentemente devi sposare Draco, e credo che tu abbia
bisogno di confrontarti con queste cose, specialmente visto che Malfoy
Manor è casa sua". Hermione non aveva
veramente considerato questo aspetto, su tutte le
cose riguardanti il matrimonio, ed iniziò ad iperventilare.
"E'
troppo presto", disse. Rachel spinse Hermione
sul letto, e la circondò con le braccia,
incoraggiandola nel predere lenti respiri profondi. "Per favore, cerca
di calmarti. Ho avuto l'ok per questa vista dalla tua terapista. Non
voglio stressarti. Hera ha detto che normalmente non lo
raccomanda così presto, ma date le circostanze niente
è
esattamente normale. Ha anche incluso una lettera per te", disse
Rachel, allungando una busta verso Hermione. "Per favore, leggila
prima di decidere lo stesso di rifiutare di venire a Malfoy Manor con
me e tuo padre". Cara Hermione, tua madre mi ha
scritto, chiedendomi se io pensassi che una visita a
Malfoy Manor potesse essere troppo presto per te da affrontare.
Di solito, io proibirei delle azioni del genere così presto,
ma
sento che, nel tuo caso, potrebbe essere una buona cosa. Prima di
sentirti tradita da tutti noi, per favore, leggi i miei motivi per
essere d'accordo. Ti trovi in una
posizione molto scomoda, dove dovrai sposare un uomo il
quale hai considerato un nemico per molto tempo. Non solo ti ha preso
di mira durante i tuoi giorni a scuola, ma ha anche assistito
all'evento più doloroso della tua vita. La tentazione di
seppellire la tua testa nella sabbia e non andare deve essere molto
forte, ma sarebbe un errore. Dovrai confrontarti
con questo aspetto della tua vita ad un certo
punto, se questo matrimonio prosegiurà, ed io sento che
è
meglio farlo prima. Potrebbe anche aiutarti a legarti con Draco Malfoy.
E' la chiave per un matrimonio riuscito. I migliori auguri, Hera.
Hermione
lesse parecchie volte la lettera, prima di rispondere a sua madre.
"Perchè Narcissa era qui?".
"E' venuta per fare la nostra
conoscenza, visto che saremo parenti per
via del matrimonio. E' stata molto gentile e piacevole. Noi vogliamo
solo rendere le cose più facili per te e Draco, e voi due
avete bisogno di passare del tempo insieme".
Hermione era troppo logica per non
vedere il doppio senso. Doveva
essere in grado di passare più di pochi minuti nella stessa
stanza con il furetto, senza mettere in atto battaglie. Era reclutante
nell'essere d'accordo per andare, e si sconcertò parecchio
nel
trovarsi poi in giro per negozi il Sabato, per trovare qualcosa di,
come diceva sua madre, "più carino" da mettere.
Ecco quindi come si era ritrovata nel
rimanere di fronte ai cancelli di
Malfoy Manor, con indosso un vestito fatto di Cashmere Jersey, che sua
madre aveva scelto. Si sentiva nervosa e non a suo agio, e questo si
incrementò quando riconobbe Draco Malfoy avvicinarsi a loro
dal
vialetto.
Lui ricompose le guardie, ed
aprì il cancello. "Buon pomeriggio,
Signore e Signora Granger, Hermione", diesse lui gentilmente.
Matthew ed Hermione fecero una
smorfia, mentre Rachel andava in brodo
di giuggiole mentre Draco le baciava la mano. "Oh, Draco, caro. Pensavo
di averti detto di chiamarmi Rachel".
Hermione si tese inconsciamente,
quando il Serpeverde rivolse la sua attenzione su di lei. "Molto
carina, Granger", disse.
Hermione alzò un
sopracciglio, rivolta al comportamento molto
Non-Malfoy, mendre Draco stava di fronte a lei. Non era mai stato
così gentile con lei. Lui le offrì il braccio,
per
condurla dentro casa. Lei lo guardò diffidente, e poi si
volse
verso sua madre, che annuì in incoraggiamento. Lei
sospirò, e mise la mano leggera sul suo avambraccio.
Uno strano silenzio vagò
tra la giovane coppia, finchè raggiunsero la metà
del viale.
"Starai bene? Ti assicuro che la casa
non ha lo stesso aspetto", le chiese Malfoy con apprensione.
Hermione si girò a
guardarlo sorpresa. Non pensava che lui
sarebbe stato a conoscenza di quanto difficile sarebbe stato quel
giorno per lei.
"Veramente, Granger? Pensi
così male di me?", disse Malfoy, leggendole il viso come un
libro.
Hermione arrossì. "Sono
solo sorpresa che tu abbia capito che
questa è la prima volta che torno qui, o che almeno tu
ricordi
quel giorno".
Malfoy roteò gli occhi.
"Credo che avrei cambiato nome se tu
avessi ricevuto un invito per tornare, micetta. E tu pensi che
io
sia un bastardo senza cuore. Come avrei potuto dimenticare quel giorno?
E' segnato come uno dei peggiori della mia vita".
Hermione decise di ignorare l'uso del
termine - micetta - rivoltole
ancora una volta. Pensava che Malfoy non si fosse nemmeno accorto di
averlo usato. "Immagino di non aver mai veramente pensato a quanto quel
giorno ti possa aver toccato".
"Sì, perchè tu
pensi che io sia Draco il Mangiamorte, che
si viderte a torturare Nati Babbani", disse sarcasticamente lui.
"Non intendevo quello", disse
Hermione, irritata. "Non penso a te come un Mangiamorte".
"Immagino sia già
qualcosa", mormorò Malfoy. "Ma mi credi ancora un
malvagio, altrimenti non saresti stata
così arrabbata con Potter e Weasley per essere
stata messa in
coppia con me".
Hermione abbassò lo
sguardo. Aveva capito che non lo credeva
più così malvagio, e quando lui la mise
così, si
sentì male. "Immagino di vederti ancora come il ragazzino di
dodici anni che mi chiamava Sanguesporco e che mi augurava che il
Basilisco mi uccidesse".
Lei alzò lo sguardo verso
Malfoy, mentre finiva di parlare, e si
sorprese di vedergli le guance più rosse. Lui si
fermò e
le girò il viso verso di lui. "Non sono più quel
bambino
viziato. La guerra mi ha fatto capire quando ridicolo e distruttivo
fosse quel pensiero. Ed inoltre, l'anno che ho vissuto nel mondo
babbano, senza magia, mi ha aiutato a capire quanto stupido io sia
stato nel pensare che i babbani fossero inferiori, "disse seriamente.
"Il sangue non mi importa più".
Hermione non potè fare
altro che credergli. Lui la guardava
dritta negli occhi, con una intensità che non poteva essere
falsa.
Lei gli mise le mani sul bracco. "Va
bene, Malfoy, ti credo. So che
sono stata testarda verso di te ed i Serpeverde da quando da
guerra è finita, ma riconosco che questo ha più a
che
fare con me che con voi, e sto ricevendo aiuto".
Malfoy le sorrise, prima di prenderle
la mano e riportarla sul suo
avambraccio. "Mi fa piacere sentirlo, micetta. Ora, faremo meglio ad
andare in casa, prima che mia madre abbia un crollo di nervi e creda
che ci siamo uccisi a vicenda".
Draco si sentiva accaldato e
formicolante mendre conduceva Hermione per
il resto del viale, fino a casa. Trovava difficile digerire
ciò
che era appena accaduto tra di loro. Avevano appena raggiunto una
comprensione che lui pensava fosse stata impossibile. E la Granger
aveva ammesso di aver sbagliato. Sembrava che, dopotutto, lei volesse
dargli una possibilità. Doveva ringraziare Pansy e George
per
averlo permesso. George gli aveva rivelato alcune cose che erano
successe nel negozio, dopo la dipartita di Pansy, che sembravano aver
fatto breccia nella sfera emozionale della Granger, dietro la quale si
nascondeva. George era stato brutalmente onesto con la cespugliosa
Grifondoro, e le aveva fatto cercare aiuto. Ciò gli regalava
una
speranza che, se il matrimonio fosse andato avanti, non sarebbe stato
un completo disastro.
Come Draco aveva predetto, l'insolita
lunga camminata per arrivare al
Manor aveva lasciato Narcissa in uno stato di agitazione. Era
sottosopra, quando loro apparvero.
"Rachel, cara, che bello vederti.
Prego, entra, Matthew, e dai il cappotto a Tufty".
Matthew si guardò intorno,
finchè sua moglie notò
il piccolo Elfo Domestico che stava pazientemente aspettando per
prendere la sua giacca.
"Ah, Hermione, sei qui. Sei squisita",
disse felice Narcissa, quando Hermione entrò dietro suo
padre.
Draco non potè fare altro
che ghignare alla vista della nervosa
Grifondoro che veniva stretta in un abbraccio da sua madre. Era ovvio
che lei non sapesse cosa fare con le mani, e le mise leggere sulla
schiena di Narcissa. Il suo viso era visibile da Draco e Severus, ed
era perplessa.
La regina di ghiaccio che era Narcissa
in pubblico, non somigliava a questa dolce donna.
"Cissa, dovresi lasciar andare la
ragazza, così che possa respirare", suggerì
Severus.
Draco guardava, mentre Hermione notava
il suo ex professore di Pozioni.
"Professor Piton, è bello
vederla", disse la Granger, mentendo pateticamente.
"Signorina Granger", riconobbe Severus.
Hermione stava cercando di fare del
suo meglio per mantenere la calma,
mentre iniziava a camminare per il Manor. Era praticamente
irriconoscibile dall'ultima volta in cui era stata lì, ma
alcuni
particolari le erano subito sembrati familiari, e stava iniziando ad
avere sconfortanti flashback su quei bui giorni durante la guerra.
Era così presa nei suoi stessi pensieri da non
essersi
accorta che tutti stavano guardando lei e le sue reazioni di sottecchi.
Non riuscì a fare nient'altro che iniziare ad iperventilare.
Era
tutto un po' troppo. Entrarono in una bel soggiorno, riempito con molte
piante, che sembrava una estensione del giardino all'esterno. Appena
tutti gli altri iniziarono a sedersi, Hermione rimase ancora bloccara,
fissando di fronte a lei con occhi vaqui. Immediatamente si
girò.
"Non posso farcela", disse piangendo.
"Devo uscire da qui".
Rachel e Matthew iniziarono ad
inquietarsi per la loro visibilmente
scossa figlia, e Narcissa si morse un labbro, non sapendo cosa
suggerire. La persona più improbabile si intromise.
"Draco, perchè non porti
fuori la Signorina Granger a vedere il
giardino?", disse Severus, guardando la rigida ragazza con qualcosa di
simile alla compassione.
Draco tentò di guidare
Hermione nel giardino attraverso il
patio, ma lei semplicemente rimase lì nel panico, sembrando
ignorare tutto ciò che la circondava. Lui finì
con
prenderle la mano e trascinarla fuori.
I giardini erano confusi per Hermione.
Era bloccata nel rivivere tutto
ciò che era accaduto, e nel pensare a come sarebbe potuta
fuggire. Venne spinta a sedere su un muretto di sassi, e delle dita
comparvero davanti al suo viso.
"Terra chiama Granger", disse Malfoy,
continuando a seventolarle la mano di fronte agli occhi.
La sua attenzione ritornò
al presente. Lei si guardò
intorno un po' confusa nel vedere dove fossero, e scoprì di
di
essere seduta su di un lato di una fontana, con Draco Malfoy
inginocchiato di fronte a lei.
"Bentornara, Granger. Stai bene?",
chiese Malfoy.
Hermione gli rivolse uno sguardo
esasperato. "Oh sì, tutto
perfetto, grazie. Ho appena avuto un crollo di fronte a tua madre ed il
Professor Piton", replicò sarcasticamente lei.
"Ah, ecco la Granger che tutti noi
conosciamo ed amiamo", disse Malfoy.
Hermione si accorse di essere
all'esterno senza una giacca, ed era
Novembre. Il giardino sembrava praticamente desolato in quel rigido
giorno d'inverno.
"Come mai non ho freddo?", chiese
Hermione.
Malfoy roteò gli occhi,
"Ero fiducioso della tua uscita dalla
catalessi facendo domande. Abbiamo messo un incantesimo riscaldante nei
giardini".
"Oh", fu la sua risposta.
Malfoy si alzò, e si
sedette di fianco a lei, faccia a faccia.
Si esaminò per un momento le unghie. "Allora, ehm.. vuoi
parlarne?", chiese.
Hermione lo gardò con uno
sguardo di succifienza. "Oh, Draco",
disse con falsa voce, "Stavo morendo di voglia dall'aprirmi con
te sui miei problemi. Sono sorpresa che tu non lo abbia notato
prima".
"Pensavo che volessi affrontarli
ultimamente", disse Malfoy.
"Cosa intendi?", chiese Hermione.
"Pansy ha detto che hai iniziato ad
andare in terapia, e Daphne mi ha
raccontato che hai arrangiato un pranzo con lei e vi siete parlate per
un'ora o giù di lì", spiegò Malfoy.
"Questo è tutto quello che
le persone fanno ultimamente?
Spettegolano? E cosa ne sa Pansy del fatto che vado in terapia?".
"In caso tu non lo abbia notato,
George e Pansy se la stanno cavando
molto meglio di noi. Hanno passato del tempo insieme. George le ha
raccontato che tu stai cercando aiuto, quando si è scusato
per
quanto fossi stata intollerante con lei nel suo negozio", la
informò Malfoy.
"Traditore", mormorò
Hermione.
Malfoy ghignò, "Aggiungi -
del proprio Sangue - dopo a quello, e sembrerai Pansy ad Hogwarts".
Hermione mostrò la lingua a
Malfoy.
"Ero sincero un minuto fa. Se vuoi
parlare di qualcosa, puoi farlo", disse sinceramente Malfoy.
Dalla sua seduta con Hera, Hermione
era migliorata nell'esprimersi, ma
ciò non significava che voleva aprire la sua fragile psiche
con
Draco Malfoy. Era una cosa troppo nuova e non aveva esperienza nel
farlo.
"Grazie. E' un bel gesto, ma sto
ancora venendo a patti con tutta la
faccenda del parlare delle mie emozioni", replicò Hermione.
Malfoy sorrise di un sorriso genuino.
Era qualcosa che Hermione non
aveva visto troppo spesso sul suo visto. "Conosco quel sentimento. Dopo
la guerra, il Ministero mi ha fatto partecipare alle sedute. Era
obbligatorio per gli ex Mangiamorte scampati ad Azkaban".
"Pensavo che tu fossi l'unico
Mangiamorte che non è stato spedito lì", lo
interruppe Hermione.
"Esattamente. Era quasi come se loro
avessero formulato le peggiori punizioni da sopportare, per me".
"Awwww, Malfoy, mi dispiace
così tanto per tè", disse falsamente
Hermione.
"Mi lascerai parlare, o ti lamenterai
di ogni cosa che dico?", chise Malfoy.
"Ok, scusa. Per favore, vai avanti e
sputa fuori tutto. Sono
decisamente curiosa di conoscere ciò che porta Malfoy a
comportarsi così", rispose lei.
Malfoy le sorrise calorosamente. "E'
un primo passo Granger? Stai ammettendo che hai un interesse verso di
me?".
"Continui o cosa?", lo riprese lei.
"Comunque, come stavo dicendo,
sembrava che il Ministero avesse trovato
i modi migliori per torturarmi. Prima mi hanno spedito nel mondo
babbano in cui vivere per un anno, e l'unico contatto con i maghi che
mi era permesso avere era di vedere il mio terapista una volta a
settimana. Al momento, pensavo che fosse peggio di essere condattato ad
Azkaban. Poi ho capito quando fossero inventivi i babbani. Noi maghi
siamo solo capaci di sventolare e dare un colpetto con le nostre
bacchette. Puoi immaginare quando disastroso sia stato il mio primo
tentativo di lavarmi i vestiti o di cucinare", disse Malfoy.
Hermione rise felice. Non riusciva
nemmeno ad immaginare il Signor
Purosangue a cavarsela per un giorno. "Non potevi solo pagare un
addetto alle pulizie ed andare nei ristoranti?", chiese lei.
"No. Il Ministero mi ha dato un
sussidio. Il punto dell'esercitazione
era imparare ad apprezzare i babbani e le soluzioni che hanno trovato
per vivere senza la magia. Trattare i babbani come Elfi Domestici, non
avrebbe funzionato molto nel mostrarmelo", la informò
Malfoy.
"Credo che il mio terapista volesse uccidermi nelle prime sedute.
Invece che aprire il mio cuore sulla vita sotto il comando di
Voldemort, ho passato tutto il tempo mormorando su lavatrici e toast
bruciati".
Hermione stava ridendo così
forte che era quasi caduta nella
fontata, "Attenta", la mise in guardia Malfoy, mentre la afferrava.
"Era dura, e mi sentivo nudo, ma alla
fine mi ha aiutato a dare senso a
ciò che era successo. Intendo, ciò che sto
cercando di
dire, Granger, è di convincerti. All'inizio ti sentirai
molto
più emotiva, ma ti aiuterà".
Hermine annuì, sendendosi
un po' commossa. Chi pensava che Malfoy potesse darle un buon consiglio?
"Allora, hai mai pensato di mettere le
radici nel mondo babbano?", chiese curiosamente Hermione.
Malfoy rise. "Alla fine dell'anno, era
arrivato a piacermi il vivere
nel mondo babbano. Non sapevo cosa fare quando mi hanno allungato di
nuovo la bacchetta. Ci passo ancora regolarmente del tempo,
lì.
Potter ed io abbiamo in comune la passione per i film d'azione".
"Questa sarebbe una cosa da vedere! Tu
ed Harry andare al cinema insieme", disse Hermione.
"Vieni con noi la prossima volta.
Harry spesso si porta Daphne", la invitò Malfoy.
Hermione gli sorrise timidamente.
"Credo che mi piacerebbe".
I due rimasero in silenzio per un po'.
Hermione si stava godendo la
pace dei giardini. Lei stava sempre correndo di qua e di là
a
Londra, tanto da avere raramente il tempo per godersi la quiete della
campagna, e non c'era niente di più rurale di Malfoy Manor.
Sedersi lì, ascoltando gli uccellini, con Malfoy, era una
delle
cose più piacevoli che aveva fatto in quel lungo periodo.
Ciò la rese triste. Era sempre troppo impegnata.
Malfoy le toccò un braccio.
"Andiamo, faremo meglio a tornare
indietro. Gli Elfi Domestici hanno passato ore a preparare un delizioso
thè, e ne sarebbero devastati se tu non fossi lì
ad
assaggiarlo".
"Perchè io in
particolare?", chiese Hermione.
"Perchè tu sei la famosa
Hermione Granger, liberatrice degli Elfi Domestici. Loro ti adorano",
disse ridendo lui.
"Veramente?", disse eccitata Hermione.
"Credi che potrei andare ad incontrarli?".
"Li farebbe felici. Ti
porterò nelle cucine dopo il thè", le promise
Malfoy.
Hermione gli sorrise felice, ed il suo
cuore mancò qualche
battito nel vedere quando sorprendentemente bello fosse, con i capelli
arruffati dal vento.
Il thè andò
bene. Rache e Matthew si rilassarono, quando
videro tornare la loro figlia con un sorriso sul suo viso, ridendo per
qualcosa che Malfoy le stava raccontando. Rachel lanciò a
Matthew uno sguardo trionfante. Narcissa si compiacette, quando Draco
fece sedere Hermione tra di lui e Severus, e trascinò il suo
patrigno in una conversazione a tre sulle Pozioni. Presto l'ex
professore e la sua vecchia studentessa intrapresero una complicata
conversazione sull'aconito e sui Licantropi. Come il solito, Hermione
stava animatamente discutendo sugli uguali diritti per i Licantropi,
usando l'esempio dell'umanità di Remus Lupin, per portarsi a
casa un punto a favore.
"La cosa che sta dimenticando,
Signorina Granger, è che Lupin
fosse un eccezione alla regola. I Licantropi sono molto più
somiglianti a Fenrir Greyback, e sono sicuro che lei non abbia bisogno
di ricordarsi di lui", disse Piton.
Hermione rabbrividì
leggermente. "No, ma Greyback era un esempio
estremo. Credo veramente che i Licantropi sarebbero molto
più
come Remus, se gli si desse un'opportunità di integrarsi
meglio
nella società, e l'Aconito gli dà questa
possibilità".
Piton roteò gli occhi,
rivolto all'appassionata brunetta. "Anche
se lei scoprisse di aver ragione a riguardo, e ne dubito seriamente,
dovrebbe ancora superare l'incomprensione e la paura che ha la
cominutà, specialmente dopo i crimini di Greyback, sotto il
controllo di Voldemort".
"Non accetto le vedute limitate, e sto
facendo progressi con gli Elfi
Domestici. Le persone hanno perfino iniziato a liberare i loro", disse
Hermione, lanciando uno sgardo ammirato a Malfoy.
Severus la ignorò."
Sì, ma la cosa che non sta prendendo
in considerazione è che gli Elfi Domestici sono piccoli e,
alcuni dicono, carini. Inoltre a loro piace lavorare, e baratterebbero
le loro famiglie qundo si parla di paga e vacanze. Secondo la sua
legislazione, l'opzione più facile è liberare gli
Elfi
Domestici e pagarli una miseria", disse untuosamente Piton.
Le spalle di Hermione si alzarono
leggermente. Piton aveva ragione.
"Beh, credo ancora che con un po' di
lavoro e di educazione, le
opinioni possano essere cambiate nei confronti dei Licantropi", disse
lei.
"Tipica attitudine Grifondoro, non
notate le sfumature", disse tagliente Piton.
Capendo che questa conversazione
avrebbe potuto trasformarsi molto
velocemente in un litigio, Draco si offrì di portare
Hermione a
vedere gli Elfi Domestici.
La Granger battè le mani,
"Ooooh si, per favore", disse eccitata.
Narcissa sembrava divertita, mentre
Severus la osservava chiaramente indifferente.
"Noi saremo fuori nella serra, Draco",
disse Narcissa, informando suo
figlio. "Rachel ha espresso il desiderio di vedere alcune delle nostre
piante magiche".
Draco condusse Hermione giù
nella grande cucina, sul retro del
Manor. Aveva già avvertito i suoi Elfi di aspettarsi un
visitatore, e loro si erano tutti eccitati. La spinse all'interno,
davanti a lui, e lei venne assediata da Elfi adoranti.
"Padroncina Granger, è
venuta a trovarsi", le disse felice un piccolo Elfo.
"Il Padrone ha detto che sarebbe
venuta a trovarci, ma non non pensavamo che avrebbe voluto vederci",
disse un altro.
"Certo che sarei venuta giù
a trovarvi", disse Hermione, toccata dal benvenuto che aveva ricevuto.
I due Elfi la trascinarono al tavolo e
la fecero sedere, mentre un
altro le metteva di fronte un piatto pieno di torte e biscotti.
"Oh, grazie, ma non riuscirei a
mangiare altro dopo quel delizioso
thè", disse Hermione, più per il disappunto degli
Elfi,
"Il Padrone ci ha dato tutti i suoi
piatti preferiti, e noi li abbiamo
preparati specialmente per lei", disse ancora una vola il primo Elfo.
Hermione lanciò a Malfoy
uno sguardo interrogativo. Lui se la
cavò con una faccia innocente, non volendo raccontarle di
aver
chiesto ad Harry e Ron una lista delle sue torte preferite,
così
che loro potessero prepararle per quell'oggi.
Hermione si sistemò, e
parlò con gli Elfi. Scoprì
che i loro nomi erano Coco, Tilly, Weetie, e Tufty, che aveva
già incontrato di sopra.
"Allora, ditemi, come siete pagati? E
come sono le vacanze?", chiese
Hermione, non riuscendo a trattenersi, ed ignorando lo sbuffo
proveniente da dietro di lei.
"Il Padrone è troppo
gentile con noi. Lui ci da un Galeone a settimana, e due giorni liberi
al mese", disse Tilly.
"Abbiamo provato a contrattare, ma il
Padrone si è rifiutato di accettare di meno", disse
tristemente Coco.
Hermione rise. "Ma sicuramente volete
essere pagati giustamente, e questo sembra molto leale".
"Noi seviamo il Padrone
perchè gli vogliamo bene. Accetteremmo molto meno", disse
semplicemente Tilly.
Hermione inarcò un
sopracciglio.
"Il Padrone è tanto buono
con noi", disse Weetie. "Abbiamo anche
dei vestiti nuovi quattro volte l'anno. Tutto ciò che
vogliamo".
Hermione osservò
ciò che stavano indossando. Tutti tranne
uno vestivano con un grembiule. "Ma portate tutti un grembiule, tranne
Coco", precisò lei.
"Oh si', ma i grembiuli sono
più comodi", disse Tufty. "Solo
Coco vuole vestiti adatti", continuò lui, langiando uno
sguardo
cupo alla suddetta Elfa.
Coco lo ignorò, facendogli
semplicemente una linguaccia, e
facendo svolazzare la gonna del suo vestito. "Coco adora i bei vestiti,
ed il Padrone mi compra sempre i più belli", disse felice.
Hermione passò
più di venti minuti con gli Elfi
Domestici. Adorava il loro entusiasmo, e poteva vedere quanto veramente
piacesse loro lavorare a Malfoy Manor. Sembrava che Malfoy fosse di
gran lunga diverso dal padre, che aveva comandato in modo orrendo Dobby.
"Grazie per avermi portato ad
incontrarli", disse Hermione, mentre tornavano dai genitori.
"Nessun problema. Sapevo quanto ti
piacesse parlare con loro, e loro chiedono sempre di te a Potter e
Weasley".
Quando Hermione ed i suoi genitori se
ne stavano andando, Hermione si
sentiva molto più a suo agio. Non riusciva a credere che le
fosse piaciuto il pomeriggio a Malfoy Manor, ma era la
verità.
La piacevole visita aveva lavato via la macchia del suo imprigionamento
lì. Hermione non voleva dirlo a sua madre, che sembrava
molto
compiaciuta con se stessa, ma aveva avuto ragione nel
trascinarla lì. Anche se all'inizio era stato difficile,
aveva
conosciuto meglio Draco Malfoy, e sentiva di aver iniziato a
comprendersi con lui. Era ancora decisa a spezzare la maledizione, ma
non la sentiva più come una sentenza di prigionia, come
prima.
Malfoy, dopo aver salutato i suoi
genitori, si girò verso
Hermione. "Mi è piaciuto il nostro pomeriggio insieme,
micetta",
disse.
"Prima che vada, dimmi una cosa.
Perchè micetta?", chiese Hermione.
Malfoy rise, attirando l'attenzione su
di lui. "Non riesco a resistere.
Odi così tanto quel soprannome", replicò, prima
di
abbassarsi e sussurrarle nell'orecchio. "Comunque, quando ti arrabbi,
sembri proprio una una micetta con gli artigli di fuori e tutta
arruffata. E' adorabile"
Hermione non sapeva se essere irritata
o imbarazzata. Optò per
una combinazione delle due. Le sue guance si arrossarono, mentre gli
lanciava uno sguardo. "Non sono adorabile!", sibilò.
"Certo, non lo sei, micetta", disse
lui, ammiccando.
Hermione si allontanò
rapidamente dall'irritante biondo, andando
verso sua madre, che li stava guardando con una scintilla divertita
negli occhi.
*L'aconito è una pianta. Da
quello che ho capito io, dovrebbe
essere l'ingrediente principale per la Pozione Antilupo, ovvero ( per
chi non lo ricordasse, cosa di cui dubito ma lo dico lo stesso xD )
quella che beveva Remus Lupin durante la luna piena, per rendersi, in
un certo qual modo, innocuo.
Buon giorno gente : ) Ecco qui il nuovo capitolo :) Buona lettura !
Capitolo 14
Hermione
quella mattina si svegliò con sentimenti confusi. Sua madre era
stata trionfante tutta la sera, su che successo fosse stata la visita a
Malfoy Manor. Anche suo padre sembrava essersi rilassato un po' di
più, calmato dall'apparente agio di Hermione nel rimanere con
Draco Malfoy. Hermione era rimasta soddisfatta dal fatto che suo padre
ed il Professor Piton avessero potuto parlare, tra tutte le cose, di
rugby, anche se avevano fazioni differenti. Ma ora, rimanendo a letto,
Hermione non era sicura di come si sentisse riguardo a tutto. Il
giorno prima sembrava come se fosse stato un pomeriggio fuori dal
tempo. Lei era stata così preoccupata di tornare a Malfoy Manor,
e poi Malfoy era stato così carino, e l'aveva fatta estraniare
da tutto. Non era mai stato così carino con lei, ed ora si
sentiva insicura. Avevano tutti ragione su di lui? Era veramente
cambiato? Lei aveva portato avanti tutta questa rabbia e tutto questo
odio per niente? Non era sicura di come sentirsi su nessuna delle cose.
Sembrava come se gli ultimi anni fossero stati uno spreco della sua
vita. Ora ne era confusa su così tanti aspetti. Maledì il
fatto di dover andare al lavoro, quando tutto ciò che in
realtà voleva fare era rimanere a letto ed analizzare ciò
che stava succedendo sulla Terra.
La
cosa migliore di essere una strega era il tempo che Hermione
risparmiava dal fare la pendolare. Significava che aveva un'intera ora
extra per stare a letto, e non doveva preoccuparsi di schiacciarsi
dentro ad un treno nel centro di Londra, con centinaia di altri
lavoratori. Hermione scese le scale, e si sedette con una rifocillante
tazza di tè e qualche toast. Sua madre stava canticchiando
mentre gironzolava per la cucina.
"Come ti senti questa mattina, orsacchiotta?", chiese Matthew, guardando al di sopra del giornale.
"Bene",
mormorò in risposta Hermione, sperando che nessuno dei suoi
genitori potesse notare che si sentiva un po' giù di corda.
Ovviamente
le sue speranze erano vane, e sua madre le si avvicinò con uno
sguardo penetrante. "Cosa c'è che non va, tesoro?", chiese.
"Niente", disse Hermione.
"Non dire così. Io sono tua madre, so che c'è qualcosa che non va. Andiamo, apriti", domandò Rachel.
Matthew
semplicemente si sedette dal lato opposto di Hermione, con uno sguardo
di sufficienza sul viso. Sapeva di essere alle strette, ed avrebbe
dovuto aprirsi.
"Mi sento solo un po' strana, dopo ieri".
"Beh, era palese che accadesse, non è verò?", commentò Rachel.
"Non
lo so", disse stizzita Hermione. "Sono confusa. Perché Malfoy
era così carino? Non lo è mai stato con me. E
Narcissa Piton era solo strana. Ogni volta che l'ho vista, è
sempre stata così superiore, non lasciandomi alcun dubbio sul
dove lei pensi che sia il mo posto nel mondo, ma ieri era accogliente e
dolce. L'unico che era normale, era Piton. Ha continuato a farmi
sentire una sciocca studentessa, riguardo alla Pozione Antilupo".
"Non
so come fossero prima Narcissa e Draco, ma da quando li abbiamo
incontrati sono stati solamente gentili ed amichevoli. Non è
possibile che siano veramente cambiati? Narcissa è perfino
uscita dai suoi schemi per far sentire me e Matthew i benvenuti
ed a nostro agio nel tuo mondo".
Hermione
si strofinò la fronte. "Lo so, ed è questo che mi
confonde. Solo due minuti fa tutto ha perso senso per
me, ed ora mi sento come se il mio mondo fosse sottosopra".
Rachel
sorrise, e prese la mano di sua figlia. "Hai solo bisogno di un po' di
tempo per abituarti al cambiamento, tesoro. Prendi tempo, e passane un
po' con Draco. Sono sicura che i tuoi sentimenti verranno fuori da
soli".
Hermione
rivolse a sua madre un sorriso stanco. Rachel si rialzò. Matthew
si avvicinò, e prese la mano di sua figlia. "Sai che non mi
piace tanto essere d'accordo con tua madre, ma credo che in questo caso
abbia ragione. Prova a fidarti dei tuoi istinti, orsacchiotta. Cosa ti
stanno dicendo su Malfoy?".
Con
quello, suo padre aveva raggiunto il nocciolo del perchè
Hermione fosse così sconcertata. Il suo istinto, il
giorno prima, le aveva detto di fidarsi di Malfoy, e lei si era
rilassata in sua presenza. Ma il suo cervello continuava ad urlare
pericolo, riguardo al loro passato, il che si era risolto con bizzarri
incubi durante la scorsa notte, tutti riguardanti Malfoy in forma di
Mangiamorte.
Nonostante
ad Hermione piacesse Ernie, lui non era uno dei suoi amici più
cari, e non sentiva il bisogno di confidarsi con lui. A volte ne era
veramente felice. Aveva bisogno di qualche ora di normalità,
senza domande sulle sue sedute di terapia, o sui suoi sentimenti verso
Malfoy.
Sfortunatamente
per lei, quelle ore passarno in fretta, e prima di rendersene conto Ron
ed Harry stavano scardinando la porta del suo ufficio, mentre cercavano
di aprirla
"Ok, Hermione. Pausa pranzo. Prendi la borsa ed il cappotto", urlò Ron, dopo aver rimesso nei cardini la porta.
"Ciao
anche a te, Ronald. Che bello da parte vostra richiedere in modo
così calmo la mia presenza a pranzo", disse sorridendo Hermione.
"Scusa, dolce Hermione. Vorresti accompagnarci nel nostro cammino per il nutrimento?", disse sarcasticamente Ron.
Ernie rise, mentre Harry roteò gli occhi.
"Ora che me lo avete chiesto con almeno una modica domanda, grazie, sì. Dove andiamo?", chiese Hermione.
"Non lo so. Harry, hai qualche idea?".
I
tre si sistemarono in un piccolo cafè, un po' fuori mano. Di
solito era abbastanza tranquillo, il che era una cosa che amavano.
Era un posto perfetto per parlare, ed il fatto che Harry e Ron
fossero entrati scardinando la porta del suo ufficio, significava che
volevano tutti i dettagli succulenti sulla sua visita del giorno
precedente a Malfoy Manor. Hermione, nel panico, gli aveva inviato un
gufo il Venerdì notte, dopo che sua madre le aveva sganciato la
bomba, ed entrambi le avevano inviato rassicurazioni in risposta. Una
volta che ebbero ordinato, Harry e Ron si sedettero, e fissarono in
aspettativa Hermione.
"Bene,
come potete immaginare, ho avuto un mini crollo, ed è stato
altamente imbarazzante. Piton ha dovuto alzarsi e prendere in mano la
situazione", disse Hermione con un brivido.
Ron
fece una smorfia. "Mi spaventa ogni volta che vado a trovare Malfoy.
Sta sempre a gironzolare nel salotto. Scommetto che ha sposato la madre
di Draco solo perchè così avrebbe potuto rimanere ancora
nelle nostre vite, fregandoci".
"Allora,
cosa è successo?", chiese Harry, riportando la conversazione sul
tema principale, ed allontanandola dallo sfogo anti-Piton di Ron.
"Malfoy
mi ha portato fuori in giardino, io mi sono calmata, ed abbiamo
parlato. Poi siamo rientrati, abbiamo preso il tè, e mi ha
portato a far visita agli Elfi Domestici", disse Hermione.
"Ooooh,
hai visto Coco? Lei è come la versione femminile di Dobby,
quando arriva Harry. Mi dico sempre di chiederle se è una sua
parente. E' sempre adorante nei confronti di Harry, come se fosse il
messia", fece notare Ron.
Hermione
rise, mentre Harry guardò malissimo il suo irritante amico
rosso. "Hai finito, Ron? Ora posso continuare a chiedere ad Hermione le
cose importanti?".
Ron
divenne rosso brillante. "Ehm.. sì, immagino di sì.
Comunque, è arrivata la mia patata. Ho fame, tu parla, Hermione".
Sia
Harry che Hermione distolsero l'attenzione da Ron, che ora stava
felicemente punzecchiando la più grande patata che Hermoine
avesse mai visto.
"Allora, di cosa avete parlato tu e Draco?", chiese Harry.
"Sedute
di terapia. Lui mi ha detto di tenere duro, anche se mi sento delicata
ed impressionabile all'inizio. Ha detto che anche lui prima odiava questa
cosa, ma poi gli è servita. Mi ha anche raccontato un po' della
sua vita nel mondo babbano".
"Allora è una cosa positiva", commentò Harry.
"Beh, immagino di sì", replicò Hermine.
"Cosa intendi con - immagino - ?", chiese Harry.
"Non lo so. Mi sento solo molto strana su tutto ciò che
è successo ieri. Mi ha fatto sentire calma e rilassata, ed ho
passato dei momenti piacevoli".
"Ed
ora sei confusa, perchè lui è Malfoy e tu non dovresti
provare nessuno di quei sentimenti per lui?", fece notare Harry.
Hermione semplicemente annuì.
Harry
sorrise, ed annuì di consapevolezza. "Già fatto e
già visto, noi due", disse, indicando se stesso e Ron.
"Quando per la prima volta abbiamo iniziato a girare amichevolmente
intorno a Draco, sembrava innaturale. Quello era il bambino che era
stato il mio maggior rivale a scuola, e sedersi e scherzare con lui era
strano. Ma non puoi pensala troppo in questo modo, perchè ti
regalerai solamente un mal di testa. Se ti fa sentire bene, allora
continua".
"Sembri mio padre. Questa mattina mi ha detto di seguire il mio istinto".
"Ho sempre detto che tuo padre è un uomo saggio", commentò Harry.
"Solo perchè hai paura di lui", disse rocamente Ron.
Harry
semplicemente gli diede uno scapellotto. "Ascolta Hermione, l'intero
punto del tuo andare alle sedute di terapia è che così tu
possa convivere con i tuoi problemi e non sentire più odio. Non
credo che tu debba portare avanti l'ostilità solo perchè
pensi di essere troppo amichevole con Draco troppo velocemente".
Questo
aveva un grande senso per Hermione. Era vero che lei si stava
preoccupando molto del giorno prima, perchè pensava che si
sarebbe dovuta sentire non a suo agio con Malfoy molto più a
lungo. Aveva partecipato solo a poche sedute di terapia. Pensava che i
suoi progressi sarebbero stati molto più lenti di quando
sembravano essere in realtà. "Quindi, tu non credi che sia
troppo presto per lasciar passare tutta la rabbia?".
"Hai sempre appreso velocemente le cose, Hermione. Chi sa cosa è normale con te?", disse Ron.
"Grazie, credo", replicò Hermione.
"Ecco
una possibilità per vedere se ieri è stata o meno una
coincidenza. Draco è appena entrato", disse Harry, indicando
l'alto biondo ancora al bancone.
Come
se si fosse sentito addosso tre paia di occhi, Malfoy alzò lo
sguardo, e li beccò a fissarlo dall'angolo. Hermione
sussultò, mentre lui sorrise nella loro direzione e gli si
avvicinò.
"Potter, scambia il posto con me", ordinò Malfoy, quando raggiunse il loro tavolo.
Harry in risposta alzò semplicemente un sopracciglio.
"Se
credi che io mi voglia sedere di fianco a quel barbaro mentre mangia la
sua patata, devi cambiare idea. Finirei con l'essere ricoperto di tonno
e formaggio", si impuntò Malfoy.
Harry
roteò gli occhi e sospirò. Si alzò soprattutto
per mantenere la pace, ma anche perchè un piano gli si
stava formando nella mente, per aiutare Hermione, ed avrebbe richiesto
la veloce ripulitura del piatto da parte di Ron.
Malfoy,
prima di sedersi, si attardò per mostrare di essere più
alto di Harry. Piazzò la sua tazza di caffè da asporto
sul tavolo, di fronte a lui, e la prese tra le mani. "Il Ministero non
dovrebbe collassare con tre degli eroi in pausa pranzo in
contemporanea?".
"Ma tu almeno hai un lavoro, Malfoy?", chiese dolcemente Hermione.
"Sì, lavoro alle Pozioni Serpentine".
"Oh", disse Hermione, prima di riprendere. "Allora prepari tè e caffè per quelli che ci lavorano veramente?".
Malfoy le sorrise di scherno. "Ritrai quegli artigli, micetta. Io possiedo la compagnia, con Severus e Blasie".
Ora
Hermione era stupita. Arrossì, si imbronciò
lievemente e guardò Harry, che immediatamente imprecò,
dopo aver guardato l'orologio. "Merda, Ron, mi ne sono completamente
dimenticato, ma Kingsley è arrivato prima, ed ha spostato di
qualche ora l'incontro per gli Auror. Dobbiamo essere lì fra
dieci minuti".
Velocemente, Ronald inghiottì il boccone, e si ficcò il rimanente enorme pezzo di patata in bocca.
"Ronald,
è disgustoso", disse Hermione. "No, no, non parlarmi
finché non hai finito di masticare. Non anelo ad essere
annaffiata".
"Non
c'è tempo per aspettare, Hermione. Verremo da te
più tardi", disse Harry, prima di trascinarsi dietro Ron fuori
dal cafè.
Hermione
ora era rimasta sola, con Malfoy come compagnia, e si sentiva
incredibilmente impacciata. "Ehm... bene, prenderò il conto e
tornerò al lavoro", disse.
Malfoy
le bloccò il braccio, mentre lei attirava l'attenzione della
cameriera. "Credo che Harry si dispiacerebbe se distruggessi questo bel
piano per lasciarci da soli svignandotela".
Hermione si accigliò in confusione, e guardò Malfoy, che aveva un sorriso compiaciuto sul viso. "Cosa intendi?".
"Ha appena mentito sull'incontro degli Auror per lasciarci soli. Sembra pensare di aver avuto un motivo per farlo".
"Come sai che ha mentito? Tu non lavori nel dipartimento Auror. L'incontro potrebbe stato essere davvero spostato".
"Perché
ho percorso gran parte della strada fino a qui con Adrian, che avrebbe
saputo se l'incontro fosse stato spostato, e invece stava pianificando
di passare la sua pausa pranzo con Angelina Johnson nel negozio
Articoli di Prima Qualità per il Quidditch".
"Oh", disse un po' vagamente Hermione, prima di ripetere la stessa parole con molta più enfasi e rabbia.
"Precisamente",
rispose Malfoy. "Ora, micetta, perchè Harry ha pensato che noi
avessimo bisogno di parlare privatamente?".
Hermone
fece un balzo, non volendo realmente parlare con l'irriverente
Serpeverde di quanto confusa si sentisse nei suoi riguardi.
Decise di mentire sfacciatamente. "Non lo so".
Malfoy
la guardò assolutamente non impressionato. "Dovresti provarci di
nuovo, senza torcerti le mani, il che svela completamente il fatto che
stai mentendo".
"E
se non volessi dirtelo? Harry non ha ragione nel cercare di forzarmi
per parlare con te di cose di cui non sono ancora pronta",
disse imbronciata Hermione.
"Allora riguarda ieri?".
"Come lo sai?", chiese Hermione, prima di maledirsi per essersi fregata da sola.
"Perché
non saresti Hermione Granger, se non ti fossi stressata nell'analizzare
tutto ciò che è accaduto ieri", la informò Malfoy.
"Beh, non hai trovato strana la cosa?".
"Veramente,
no. Sono compiaciuto del fatto che tu non ti sia stressata troppo, e
che ad un certo punto sia almeno riuscita a rilassarti".
"Perché
sei così carino?", sussurrò Hermione, prima di
distogliere lo sguardo, un po' imbarazzata dalla sua stessa domanda.
Sentì
Malfoy sospirare, prima che le sue dita le prendessero il mento e le
girassero il viso, per affrontarlo. "Preferirei dirtelo mentre mi stai
guardando, così più tardi non potrai persuaderti che io
sia stato veramente sarcastico e non pensassi alcuna parola di
ciò che dirò. Che tu ci creda o meno, Granger, io non ti
odio. Mi dispiace per l'inferno che ti ho fatto passare a scuola. Ero
un bambino arrogante ed altezzoso, con un diavoletto sulla spalla, ed
odiavo il fatto che tu mi battessi in tutto, quando io ero un
Purosangue e tu una Nata Babbana. Questa non è una scusa, solo
la verità".
Hermione
gli controllò il viso, cercando un qualche segno per vedere se
le stesse mentendo. Non riuscì a trovarlo. Aveva anche
permesso alla sincerità di irradiare dai suoi occhi. Annuì lievemente, e lui le lasciò il visto.
"Quindi,
possiamo provare a lasciarci il passato alle spalle e provare a
conoscerci a vicenda? Sai, solo in caso dovessimo sposarci", chiese
Malfoy.
Hermione
si stizzì appena. Incrociò le braccia. "Io non ti
sposerò. Spezzerò la maledizione!", dichiarò.
Malfoy
le rivolse un mezzo sorriso. "Ed io non mi aspetto niente di meno da
parte tua, micetta, ma passare un po' di tempo insieme non ci
ucciderà".
"Dipende. Se continui a chiamarmi micetta, allora questo fatto ti ucciderà", disse Hermione.
Malfoy rise. "Ma non riesco a farne a meno. Lo rendi così divertente".
"Immagino di poter sopportare nell'essere nella stessa stanza con te, senza dover andarmene", concesse Hermione.
"Oh, che magnanima, micetta".
"Non tentare la fortuna, Malfoy. Irritami troppo ed io converto il mio comportamento", lo minacciò Hermione.
Malfoy
le lanciò uno sguardo divertito. "Se non l'hai notato, tesoro,
non sono mai stato troppo preoccupato del tuo comportamento. Comunque
quella Fattura Pungente faceva male".
Hermione gongolò. "Vorrei scusarmi per averti rovinato il viso perfetto, ma te lo meritavi".
"E' perfetto, non è vero?", disse Malfoy.
Hermione roteò gli occhi. "Sgonfiati, furetto. Non sei così attraente".
"Sono
ferito, Granger. Comunque, viene da una ragazza che è uscita con
Ron Weasley. Non credo che tu abbia molto gusto in ambito dell'aspetto estetico".
Hermione
affilò lo sguardo, prima di chiedere il conto alla cameriera.
Malfoy si alzò, prendendosi la tazza di caffè. "Mi
piacerebbe sul serio se potessimo provare ad iniziare di nuovo,
Granger, mi dispiace per tutti i grattacapi che ti ho dato ad
Hogwarts, e per come sei stata trattata dalla mia famiglia durante la
guerra. Il mio comportamento è stato imperdonabile, e non ti
biasimo se rifiuterai di avere qualcosa a che fare con me".
Hermione
si sentiva combattuta. Aveva odiato per così tanto quest'uomo.
Malfoy aveva rappresentato tante brutte cose della sua vita, e si stava
scusando per il dolore che le aveva causato. Era stato veramente
gentile con lei, come il giorno prima, e stava anche continuando a
dimostrare di avere un lato sensibile. L'empatia era una cosa che non aveva mai associato a Malfoy, ma ora stava mostrando una
comprensione per i suoi sentimenti che era abbastanza impressionante.
Suo padre le aveva detto di seguire il suo istinto, e quell'istinto le
stava dicendo di dare a Draco Malfoy una seconda possibilità. Se
anche questa volta avesse fatto casino, allora lei lo avrebbe
annichilito.
"Mi piacerebbe", rispose timidamente lei.
Malfoy
le rivolse un largo sorriso, prima di annuire ed uscire dal
cafè. Hermione fu felice di notare che i sentimenti confusi che
l'avevano perseguitata per tutto il giorno erano scomparsi. Forse
Harry avrebbe ricevuto una piccola visita, dopotutto. Era praticamente
sicura che si aspettasse il suo ritorno di tutta furia, dopo aver
sistemato quell'idiota. Decise sarebbe stato più divertente
lasciarlo aspettare per tutto il pomeriggio. L'aspettativa di
imbattersi in un'arrabbiata Hermione lo avrebbe terrorizzato l'intera
giornata. Hermione si congratulò malignamente con se
stessa.
Becoming Mrs Malfoy Cap 15
Bentrovati con il nuovo capitolo :) Se
qualcuno si stava chiedendo dove fosse finita la maledizione, beh,
eccola di nuovo qui ^_^ Buona lettura, e alla prossima!
Capitolo
15
Hermione
si era arrangiata per passare un po' di tempo con Bill Weasley, a Villa
Conchiglia, il fine settimana seguente la visita a Malfoy Manor.
Con tutto lo scombussolamento emotivo nella sua vita, sentiva di aver
tralasciato i diari di Priscilla Corvonero e, di conseguenza, la
maledizione. Non poté fare a meno di sentirsi un po' in
colpa
per aver messo davanti a questo i suoi bisogni, ma Harry e Ron
l'avevano presto zittita. Avevano ragione loro, lei aveva bisogno di
sistemarsi, prima di poter veramente lavorare sulla maledizione. Ora si
sentiva molto più stabile di come era stata per anni. Le
sue sedute con Hera stavano continuando, e si stava togliendo dal petto
molti sentimenti imbottigliati. Da quella chiacchierata con Malfoy nel
cafè, si era sentita anche molto più incline al
perdono.
Ora sapeva di essere pronta per rintracciare la maledizione.
Aveva
passato ogni singolo secondo che aveva di quella settimana, dopo il
lavoro, a leggere i diari di Priscilla, ed ora era pronta ad
incontrare Bill e dare il via alla ricerca per spezzarla. Hermione
riusciva a capire ciò che intendeva Minerva McGranitt;
Priscilla
aveva veramente descritto dettagliatamente il caso. I suoi diari
spiegavano l'inizio del battibecco, la disputa, ed il duello tra
Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro, che erano stati vividamente
sostenuti dai loro rispettivi studenti. Non era una cosa salutare per
Hogwarts, od il mondo magico in generale, e tristemente avevano
lasciato la loro eredità di conflitto tra le due case, che
continuava anche dopo millenni.
Hermione
aveva duplicato ciò che aveva letto, e lo aveva spedito a
Bill,
così che potesse essere al corrente delle stesse cose. Aveva
una gran voglia di sapere ciò che lui avrebbe fatto con i
diari.
Hermione
arrivò con la Metropolvere a Villa Conchiglia alle dieci
precise
di Sabato mattina. Aveva le farfalle nello stomaco, ed era veramente
eccitata. Da quando
lei, Harry e Ron avevano cercato di sconfiggere Voldemort, appena
adolescenti, non lo era mai più stata così tanto.
Non c'era niente come il brivido stimolante di una
maledizione, a parte il promuovere la sua Campagna per la Liberazione
degli Elfi Domestici.
"Ehi,
Hermione", disse Bill, arrivando dalla cucina, ed entrando nel salotto
con due tazze di caffè in mano. Ne passò una ad
Hermione.
"Grazie per avermi duplicato i diari. Sono una lettura affascinante".
Hermione
sorrise al più grande dei Weasley. Le piaceva Bill. Era
quello
più simile a lei, fra tutti i fratelli. Amava cercare e
risolvere situazioni difficili. Questo era il motivo per cui era
diventato uno Spezza-incantesimi. Prese la tazza di caffè, e
ne
bevve contenta un sorso. "Fleur fra il caffè migliore di
tutti",
commentò.
"Ci ha anche fatto dei croissant. Vai in cucina e
prendine qualcuno", le disse Bill.
Hermione
non aveva mangiato niente a colazione di proposito. Freur, per la sua
gioia, somigliava alla suocera Molly. Adorava nutrire le persone, e
non avresti mai potuto andartene da Villa Conchiglia senza che ti
avesse portato qualcosa da mangiare almeno una volta. Si sedettero sul
tavolo della cucina, con un piatto di brioches calde
tra di loro.
"Comunque,
mi dispiace per quel zuccone di mio fratello", disse Bill. "Non riesco
a credere che lui ed Harry abbiano aspettato così tanto per
metterti al corrente della loro amicizia con Malfoy".
Hermione gli sorrise. "Non mentirò,
dicendo che questa cosa non mi ha fatto male, perché lo ha
fatto. Molto. Ma
ora immagino di poter capire un po' meglio di quanto facevo prima".
Bill
le rivolse un'espressione confusa. "Ero un po' poco ragionevole quando
si
parlava di Serpeverde. Non avrei capito. Questa maledizione mi ha fatto
osservare me stessa, e capire che ero irrazionale e con dei
pregiudizi. Ho iniziato a vedere una psicologa del Ministero, e mi ha
aiutato molto nel capire i miei problemi, che pensavo di aver
già superato, ma erano solo stati sepolti in
profondità
dentro di me", spiegò Hermione.
"Puoi anche essere stata un po' pazza quando si
parlava di Serpeverde,
ma loro sono solo fortunati che tu sia così tendente al
perdono.
Voi tre avete affrontato troppo insieme, per mantenervi dei segreti
così grandi", disse Bill.
"Se mi mentiranno di nuovo, non se la caveranno
così facilmente. Li scuoierò vivi", promise
Hermione.
Bill rise. "Ecco la mia ragazza", disse con un
sorriso. "Allora, ho sentito che sei andata a Malfoy Manor la scorsa
settimana".
"Ultimamente non c'è niente che venga
mantenuto segreto?".
"Non tra i Weasley", disse ridendo Bill. "Come
è andata?".
"Bene.
Ho avuto un piccolo crollo nervoso, ma Malfoy mi ha portato a fare un
giro per i giardini. Abbiamo parlato di un bel po' di cose, e almeno
è diverso da quando andavamo a scuola. Ma continua a farmi
saltare i nervi".
Bill
rimase un po' in silenzio. Da ciò che aveva visto a quel
disastro di cena alla Tana, poche settimane prima, Hermione e Malfoy
provavano dell'attrazione sessuale l'uno per l'altra. Aveva potuto
notare che Malfoy prendeva in giro senza pietà Hermione,
perché voleva ottenere una sua reazione, e quella reazione
gli
piaceva. Aveva un aspetto magnifico quando si arrabbiava, e
Malfoy era una persona passionale.
"Non sarebbe Malfoy, se non facesse
saltare i nervi a qualcuno", fece notare Bill.
"Vero", concordò Hermione. "Comunque,
torniamo agli affari, e parliamo di questa maledizione".
"Ora
mi trovo concorde con la McGranitt. Il quadro che ha descritto
Priscilla Corvonero non è piacevole. Quando andavo ad
Hogwarts, la rivalità tra Serpeverde e Grifondoro c'era, ma
niente a che vedere con questo".
"Benvenuto
nel mio mondo", disse Hermione. "Io li ho sempre e solo visti come
persone
orribili. Immagino che il primo anno non sia stato così male
ma,
con l'apertura della Camera dei Segreti, la rivalità si
è
intensificata, ed è arrivata fino al punto attuale".
Bill rimuginò. "Sei sicura di voler
ancora spezzare questa maledizione, adesso?", chiese.
"Capisco
cosa intendi, ma è facile per te dirlo, perché
non
sarai costretto a dover sposare un Serpeverde. Nemmeno io penserei che
sia una cattiva idea mantenerla, se non fossi una delle sfortunate che
deve averne a che fare", replicò Hermione.
Bill le sorrise. "Sì, capisco. La
odierei anche io se non potessi essere in grado di scegliere".
"Allora, hai qualche idea?".
"Mmmm,
non molte. So solo ciò che vedo. Priscilla ha usato la sua
conoscenza di Hogwarts per mettere in atto la maledizione. E'
una di quelle streghe che hanno creato Hogwarts, con i piani, le scale
che
cambiano, e tutto il resto", disse Bill.
"Sì, e sembra che abbia chiesto a
Tosca Tassorosso di usare il potere degli Elfi Domestici", aggiunse
Hermione.
"Questo
per me è l'aspetto più interessante di questa
maledizione. Non ho mai sentito parlare di qualcuno che abbia usato
questo potere per fare una cosa del genere, anche se tu
potresti
non esserne così impressionata", commentò Bill.
"Non
approvo che i maghi e le streghe abusino dei poteri degli Elfi
Domestici per il loro stesso guadagno, ma ho fatto molte ricerche su
Tosca Tassorosso e, per essere onesta, lei è probabilmente
la
più compassionevole di tutti i maghi e le streghe in cui io
mi
sia mai imbattuta, nei loro riguardi".
Bill rivolse ad Hermione un sorriso sfacciato.
"Eccetto te, ovvio":
Hermione roteò gli occhi, e lo
allontanò dall'ultimo croissant, prima di fregarselo.
"Ehi, quello era l'ultimo",
piagniucolò Bill.
"Si, e tu li mangi sempre", rispose Hermione.
Bill
le lanciò uno sguardo risentito, ma lei sapeva che non lo
era
davvero. Era solo l'appetito dei Weasley che stava parlando.
Hermione
guardò le sue note. "Comunque, so che voi Weasley nutrite un
amore immens per il cibo, ma torniamo alla maledizione. Stavo
pensando che, perché la maledizione venisse attivata, doveva
essere stata racchiusa da qualche parte ad Hogwarts".
Bill annuì. "Ha senso, ma doveva
esserci qualcosa che percepisse il potere dell'inimicizia tra le due
case".
Sia
Bill che Hermione si sedettero, e ci pensarono su per un bel po'. Era
vero, come avrebbe fatto la maledizione a sapere quando attivarsi?
Doveva essere in grado di percepire che la situazione tra le Case di
Grifondoro e Serpeverde era ad un punto di rottura.
"Non
credi che possa essere successo a causa della Grande Battaglia, vero?
Quando Hogwarts era sotto attacco. Voldemort era un Serpeverde, ed
Harry era un Grifondoro", chiese Hermione.
Bill
scosse la testa. "Sarebbe potuta essere un'ipotesi corretta, ma stiamo
dimenticando una cosa. Non erano solo un Grifondoro ed un Serpeverde
che stavano combattendo, ma era l'intera Hogwarts, ed anche l'intero
mondo magico. Ed oltretutto voi avevate Piton che combatteva per
l'Ordine, e Codaliscia che combatteva per Voldemort. Non erano
nemmeno gli unici che combattevano da un lato - innaturale -".
Hermione
scosse le spalle. Aveva sperato che sarebbe stata una cosa che
sarebbero riusciti a mettere subito in chiaro, ma non era stato
così. Bill aveva ragione, sarebbe stata troppo imprecisa
come
idea, e Voldemort era riuscito ad ammassare un'impressionante folla di
seguaci anche al di fuori della casa di Serpeverde.
I
due si scambiarono le teorie per ancora qualche ora, prima che Fleur
tornasse e gli facesse ripulire il tavolo della cucina dai loro
appunti. Costrinse Hermione a rimanere per pranzo. I bambini erano con
Molly, che aveva invitato Teddy ed Andromeda per passare la giornata
alla Tana.
"Allora, cosa farai domani, Hermione?", chiese
Bill. "Hai del tempo per andare ancora un po' avanti su queste
ricerche?".
Hermione
stava per dire di sì, quando si ricordò di aver
promesso a Ginny che l'avrebbe aiutata e sarebbe andata con lei a fare
shopping ad Hogsmeade. Ginny non aveva avuto abbastanza tempo per farlo
durante la stagione, come avrebbe invece voluto, e le piaceva passare
così la maggior parte dei suoi giorni liberi. "Ho promesso a
Ginny che l'avrei aiutata a trovare qualche vestito per la Festa di
Natale del Ministero", disse Hermione.
Bill
iniziò a ridere. "Buona fortuna con quella lì,
Hermione.
Sai pensando di partecipare, quest'anno? Mi fa sempre ridere il fatto
che
mia sorella, che non è impiegata al Ministero, ci vada,
mentre
tu, che sei andata a lavorare lì subito dopo aver passato i
M.A.G.O., non ci vada mai".
"Bill, sai quanto odio le cose come questa. E'
una cosa così pretenziosa, ed io non ho pazienza".
"Sai, potresti semplicemente andare e gustarti il
cibo, o ballare, come fa Ginny", precisò Fleur.
"Potrei,
ma non me la caverei. Avrei sicuramente persone che mi gironzolano
intorno per biasimarmi su quando poco consona sia l'ultima legge per
gli Elfi Domestici", disse tagliente Hermione. "No, andrò
dai
miei genitori, come faccio ogni anno quando festeggiano il Natale. A
volte paga veramente avere dei genitori babbani".
Fleur e Bill guardarono Hermione in esasperazione.
Ginny
aveva detto ad Hermione di incontrarsi ai Tre Manici di Scopa, ad
Hogsmeade, a mezzogiorno. Avrebbero preso un caffè, prima di
passeggiare per la strada principale. Ginny l'aveva più che
altro trascinata nel negozio di abbigliamento, il Stratchy &
Sons.
"Perchè
non siamo andate a Diagon Alley, se sei determinata a dare un'occhiata
ad ogni singolo stile che abbiano mai inventato?", chiese Hermione.
"Lì c'è molta più scelta".
"Sai
quanto odio tutta l'attenzione. Vengo sempre scocciata da persone che
vogliono foto ed autografi. Mi accorcia troppo il tempo che ho per fare
shopping. La cosa bella di Hogsmeade è che la maggior parte
della gente mi vede ancora come Ginny Weasley, la studentessa di
Hogwarts".
"Sì, immagino. Io credo di essere
semplicemente abituata alla pazzia di Diagon Alley".
"Almeno
non è tanto male quanto quella terribile strada dove mi hai
trascinato un Sabato. Come si chiamava? Oxbridge Road?"
"Oxford Street, e sì, è un
errore metterci piede nel fine settimana".
Ginny
scrollò le spalle, mentre si ricordava della folla e
dell'inabilità delle persone di non prendere dentro le une
contro le altre. La sua mentre stava cercando di individuare il vestito
perfetto con cui non sfigurare al fianco di Blasie.
Hermione
vagò per le varie sezioni dedicate all'abbigliamento delle
streghe. Si stava appoggiando contro un vestito, in modo assente, e si
stava guardando allo specchio, quando vide una testa di un biondo
impossibile al di sopra della sua spalla.
"Quel
colore ti sta bene, micetta, ma non pensavo fossi una ragazza a cui
piace il verde. Non è un po' troppo Serpeverde, per i tuoi
gusti?".
"Ah
ah, Malfoy, sto solo aspettando Ginny. Tu cosa stai facendo,
gironzolando in un negozio di vestiti, fissando le donne? E' una cosa
un po' perversa, anche per te".
Malfoy
strinse gli occhi, ma decise di rispondere alla domanda, prima che lei
lo insultasse. "Sto aspettando Blasie. Sta seguendo Ginny come un
cucciolo che si è perso. Ti ho visto, e la tentazione di
avvicinarmi e punzecchiarti è stata irresistibile".
Hermione alzò lo sguardo, per vedere
poi Ginny marciare verso Zabini. "Non posso fare niente senza che lui mi segua in
giro, facendo commenti su tutto",
esclamò Ginny.
Zabini semplicemente sorrise. "Ti stavo aiutando,
tesoro".
"No,
non lo stavi facendo. Stavi solo diventando irritante, ed insistevi che
provassi qualcosa nel verde Serpeverde. Malfoy, ti chiedo di portare
via il tuo amico ora, prima che io sia forzata a fare qualcosa di
drastico", patteggiò Ginny.
"Solo se dopo, entrambe, verrete a mangiare
qualcosa con noi", disse Malfoy.
Ginny roteò gli occhi. "Sì,
lo faremo. Ora scomparite!".
Zabini
soffiò un bacio volante alla sua irritata fidanzata, mentre
Malfoy semplicemente ammiccò verso Hermione e disse, "Ci
vediamo
dopo, micetta".
Hermione
gli lanciò uno sguardo, ma si girò di nuovo verso
la sua
amica rossa, che stava, ancora una volta, cercando tra gli appendini.
"Uomini", se ne uscì Ginny.
"Non riesco a credere che dovremo andare a pranzo
con loro", grugnì Hermoine.
"Pensavo avessi detto che ora trovavi
più facile stare con Malfoy", disse Ginny.
Hermione
guardò sospettosamente la sua amica. "E' vero, credo, ma
ciò non significa che oggi voglia andare a pranzo con loro".
"Ma non avevi anche detto che voi due
eravate d'accordo nel lasciarvi il passato alle spalle ed iniziare
d'accapo?", chiese Ginny.
"Beh,
sì", replicò Hermione. "Ma non deve essere
necessariamente
così. Oltretutto oggi è troppo provocante, e io
volevo solo passare dei bei momenti con te".
"Oh", fu tutto ciò che disse Ginny.
Hermione
ora stava veramente sospettando qualcosa. "Ginny Weasley, tu hai detto
a Zabini di incontrarvi oggi, e gli hai chiesto di portarsi
dietro Malfoy, non è vero?", la accusò.
Ginny
almeno ebbe la vergogna di arrossire. "Beh, non è che sia
riuscita a
vedere molto Blasie. Ed il fatto che tu abbia detto che lo scorso
Sabato
è andato bene, e mi abbia raccontato della conversazione di
Lunedì, mi ha fatto presupporre che non ti sarebbe pesato se
avessimo
pranzato insieme".
Hermione
non voleva urlare contro la sua amica, specialmente visto che a Ginny
piaceva veramente Zabini, ed a causa della natura competitiva del suo
lavoro era spesso immersa in periodi di allenamento in posti dove non
erano permessi visitatori. "Credo possa andare bene", grugnì
Hermione.
Ginny sorrise. "Penso sia un soprannome carino".
"Lo sarebbe, ma pensavi anche che quella
maledetta Puffola Pigmea fosse adorabile, quando avevi quindici anni".
"Basta
brontolare, miserabile donna. Avrebbe potuto essere peggio, tipo
continuare a chiamarti con tutti quei soprannomi che usava ad
Hogwarts. Almeno micetta è dolce".
Hermione non disse niente, e semplicemente
pescò solo un vestito nero da far ispezionare a Ginny.
George
e Pansy si sedettero ai Tre Manici di Scopa, per pranzare. George stava
scandagliando l'area per trovare un possibile negozio in vendita dove
aprire una seconda attività dei Tiri Vispi Weasley. Pansy si
era rivelata una sorprendente affarista, ed era riuscita a far
abbassare i prezzi
offerti dalla maggior parte delle persone meno indulgenti.
"Quel posto dal lato opposto di Zonko era
perfetto, ma era appunto al lato opposto di Zonko", disse
George.
"Sì",
riflettè Pansy. "Ma potrebbe giocare a tuo favore. Tutti
quelli
che frequentano Zonko sarebbero felici di venire a visitare il tuo
negozio".
"Certo,
ma avere il tuo maggior rivale così vicino non è
una
buona cosa per gli affari. O almeno, questo è ciò
che
dicono i manuali", fece notare George.
"Da
quando hai iniziato a mettere in pratica le regole degli altri? Se per
te va bene, allora segui il tuo istinto. E' quello, che ti ha
portato così lontano".
George la guardò e le sorrise. "Hai
ragione, Parkinson. Mi piace il modo in cui pensi".
Pansy
gli sorrise, e scosse la testa. "Oh, e dovresti pensare anche ad aprire
un negozio nel villaggio vicino a Durmstrang. I bambini lì
smaniano per i tuoi prodotti. E scommetto anche quelli di Beauxbaton".
"Mmmmm un impero di Tiri Vispi Weasley. Potrebbe
piacermi. Pensi in grande, Pans".
"Sono una Serpeverde", disse lei,
ammiccando.
"Ha ragione", disse una voce alle spalle di
George.
Pansy alzò lo sguardo, e vide Blasie e
Draco. "Cosa fate qui, voi due?", chiese con un largo sorriso.
"Abbiamo
avuto la stessa vostra idea. Pranzare con le nostre Grifondoro. Se mai
usciranno dal negozio di vestiti, ovvio", replicò
Blasie.
George
sorrise al suo presto cognato. "Allontanare Ginny dalle nuove tendenze
in fatto di vestiti è una cosa che nemmeno Voldemort
riuscirebbe
a fare".
"Racconta.
Io sono stato mandato via da lì perché non
prendevo la
cosa abbastanza seriamente", spiegò Blasie. " I tuoi piani
per
l'espansione suonano bene. Dovrai avere successo, perché
posso
occuparmi di un solo cognato senza
speranza".
"Ah, Ronnicuccio. Credo che Fred gli abbia fatto
sbattere la testa, da piccolo", disse George.
Blasie rise. "Stavo pensando a Percy, non alla
Donnola, ma ora che lo menzioni...."
"Povero Ron, non capisco perché sia
amico di tutti voi", disse Pansy.
Blasie e Draco unirono il loro tavolo a quello di
Pansy e George.
"Veramente rovinerete il mio appuntamento in
questo modo?", chiese George.
"Esatto. Dobbiamo assicurarci che tratti bene la
nostra ragazza", replicò Draco.
"Pensavo che voi Serpeverde foste freddi,
crudeli, ripugnanti e senza amici", precisò George.
"Hai passato troppo tempo con la Granger",
rispose Draco.
George scrollò le spalle.
"Probabilmente".
"Ehi,
vi ho sentito. Ci sto lavorando sodo", disse comparendo Hermione ed
avvicinandosi al tavolo, dove collassò sulla sedia vuota
più vicina, il che la portò a sedersi di fianco a
Malfoy.
"Dov'è Ginny?", chiese Blasie.
"L'ho
lasciata a pagarsi un nuovo vestito. Ho pensato che se me la fossi
svignata quando non stava prestando attenzione, avrei potuto
riuscire a mangiare qualcosa".
Ginny
in quel momento entrò nel pub, trasportando un paio di
borse.
"Sei un'amica schifosa, Hermione", la rimproverò.
"Pensavo che sarei morta lì dentro",
la punzecchiò di risposta Hermione.
"Me
lo ricorderò per la prossima volta in cui mi trascinerai al
'Ghirigoro' e mi terrai prigioniera lì per l'intero giorno.
'Oooh,
Ginny, guarda! Libatius Borage ha pubblicato un nuovo libro di pozioni!
Credi che sarebbe meglio dell'ultimo manuale di Arsenius Jigger?", la
scimmiottò Ginny, imitando il suo tono di voce.
Hermione
semplicemente le fece una linguaccia. Sia le orecchie di Blasie che
quelle di Draco si erano tirate al sentir nominare 'pozioni'. "Allora,
cosa ne pensi dell'ultimo libro di Borage?", chiese Blasie.
Ginny
alzò le braccia al cielo. "No, mi rifiuto di permettere una
qualsiasi discussione di pozioni intorno a questo tavolo. Mi fa pensare
solo di essere seduta nei sotterranei di Piton, e di star sorbendomi
tutte le sue lezioni".
Tutti
e tre i fanatici di pozioni misero il broncio. ""Bene", disse Hermione.
"Ma ciò significa che io bandisco qualsiasi discorso sul
Quidditch".
Pansy si intromise, "Io metto il veto sulle
discussioni riguardanti i Serpeverde maligni", disse con un sorriso
sfacciato, rivolta verso Hermione, la quale arrossì appena.
"E non è nemmeno permesso analizzare
una qualsiasi nuova legge per gli Elfi Domestici allora", aggiunse
George.
"E nemmeno conversazioni sui furetti",
contribuì Draco.
"Dannazione, ecco che il mio intero repertorio
è volato dalla finestra", disse Hermione, facendo la finta
irritata.
Quando
la McGranitt entrò ai Tre Manici di Scopa, poche ore
più
tardi, dovette sbattere doppiamente le palpebre, mentre i suoi occhi
incrociavano il rumoroso tavolo dei ragazzi, che continuava ad essere
scosso da risate. Era veramente un tavolo misto, con studenti di
Grifondoro e Serpeverde? Gli occhi di Minerva si fecero ancora
più grossi quando vide Hermione seduta lì. Dopo
l'esibizione
della ragazza, il mese passato, al Ministero, Minerva non aveva molta
speranza che il matrimonio tra lei e Draco Malfoy sarebbe avvenuto.
Aveva fatto del suo meglio per far notare alcune caratteristiche ad
Hermione sul ragazzo Serpeverde, il giorno dopo, ma non era sicura di
come la sua vecchia pupilla l'avesse presa. Ora sembrava
però
che ci fosse stato un gran cambiamento nelle ultime due settimane,
perchè quella donna, che precedentemente non era in grado di
interagire con un Serpeverde senza urlargli contro ed
affatturarlo, era seduta come se si stesse divertendo. E Draco Malfoy
era
lì, di fianco a lei, come se non fosse stato per niente
insolito.
Sconcerto
a parte, era una mera fortuna che lì seduti di fronte a lei
ci fossero
alcuni degli studenti affetti dalla maledizione. Minerva stava giusto
duplicando e spedendo delle lettere ad ognuno. All'inizio della
settimana le era infatti stata fatta visita da Priscilla Corvonero, la
quale l'aveva informata che, se i matrimoni non fossero stati celebrati
prima della fine dell'anno accademico, allora Hogwarts avrebbe dovuto
chiudere i battenti. Ci sarebbe voluta quindi una buona organizzazione
per essere sicuri che tutti si sarebbero sposati in tempo,
Minerva
si avvicinò al chiassoso tavolo. "Beh, è bello
vedere che
i miei ex-studenti siano riusciti a lasciarsi alle spalle le
rivalità di scuola", li salutò.
Hermione
arrossì, mentre alzava lo sguardo verso la Preside di
Hogwarts.
Era ancora imbarazzata per il suo comportamento all'incontro al
Ministero, di fronte ad una donna per cui aveva un assoluto rispetto.
Malfoy le lanciò uno sguardo divertito, così gli
tirò un calcio da sotto il tavolo e ghignò,
mentre lui
mugugnava di dolore.
"Perchè non si unisce a noi, Prof...
ehm Minerva?", chiese Hermione.
Minerva
sorrise. "Mi piacerebbe, ed ho anche alcune novità per voi
che
riguardano la maledizione, quindi la cosa mi fa risparmiare un po' di
tempo".
Le
orecchie di Hermione si tesero, ed il tavolo divenne molto
più
tetro. Non importava quando tutti ormai potevano starsi simpatici,
perché a nessuno di loro piaceva l'idea di essere forzati a
sposarsi a causa di una maledizione.
"Non
sono di certo le migliori notizie", continuò Minerva.
"Priscilla
Corvonero mi ha contattato ancora una volta attraverso un sogno. Mi ha
detto che Hogwarts ha tempo fino alla fine di questo anno accademico,
per far sì che i matrimoni abbiano luogo".
Hermione si sentì stringere il petto
da una morsa. A malapena riusciva a respirare, da quanto era
stretta.
"Abbiamo fino a metà giugno?", chiese
squittendo Pansy.
Hermione
osservò il tavolo, e notò che tutti provavano il
suo
stesso panico. Il suo sguardo si posò per ultimo su Malfoy,
il
quale la stava scrutando con preoccupazione.
"Non c'è modo di cancellarla?", chiese
Malfoy.
Minerva
fece una smorfia. "Sfortunatamente no, ci abbiamo già
provato il
più a lungo possibile. Mi dispiace rovinarvi una domenica
come
questa", disse prima di alzarsi in piedi. Abbassò lo
sguardo,
per osservare i suoi vecchi alunni. "Il prossimo sabato si
terrà
un incontro ad Hogwarts, che avrà inizio alle 10 di
mattina".
Poi uscì dal bar ed iniziò a chiacchierare con
Madama
Rosmerta.
Il tavolo rimase silenzioso per dei buoni minuti,
mentre digerivano l'informazione.
"Pensavo che fosse solo un grande scherzo, e che
non avremmo veramente dovuto farlo", disse George.
"A me lo dici", mormorò Zabini.
Hermione sembrava solo mortificata.
"Per favore, dimmi che stai facendo qualcosa per
tirarci fuori dalla maledizione", disse Pansy.
Hermione
guardò con sorpresa la ragazza Serpeverde. Non immaginava
veramente che qualcun altro fosse convinto tanto quanto lei di
spezzarla. "Ieri ho visto Bill Weasley. Abbiamo iniziato a lavorare sui
diari e mettere insieme alcune teorie, ma ancora non siamo veramente
arrivati da nessuna parte".
"Forse sarebbe una bella idea ampliare il lavoro
per rompere la maledizione", suggerì Malfoy.
Ginny
annuì entusiasticamente. "Credo che siamo tutti d'accordo
nel
dire che nessuno di noi vuole essere forzato al matrimonio,
indipendentemente da quanto ci piacciano le coppie", disse, schioccando
uno sguardo ammirato a Zabini.
Hermione
ci pensò. Sarebbe stato stupido insistere nel far lavorare
solo
lei e Bill sulla maledizione. Se avessero avuto un gruppo intero a
lavorarci, avrebbero potuto arrivare più lontano. Hermione
era
anche conscia di essere seduta con una talentosa parte di maghi, che
avevano superato molte più avversità di quante ne
avessero mai superate altre generazioni alla loro età.
"Credo
che sarebbe davvero una grande idea, Malfoy", rispose. "Potremmo
ottenere molto di più. Tutti noi abbiamo talenti e
preparazioni
in aree diverse, quindi avremmo un campo di ricerca più
ampio".
"Che
ne pensate di ritrovarci la prossima settimana, dopo l'incontro ad
Hogwarts?", suggerì Pansy. "Saremo tutti nello stesso
posto, quindi sarebbe stupido non trarne vantaggio".
"Sembra
un buon piano. Contatterò Bill per vedere se è
libero il
pomeriggio di sabato prossimo", disse concorde Hermione.
Il
gruppo non se la sentiva di provare a ripristinare l'atmosfera libera
ed allegra che c'era stata prima che Minerva McGranitt entrasse ai Tre
Manici di Scopa. Tutti si avviarono per strade diverse, cercando di
rimanere ottimisti sul fatto che avrebbero potuto spezzare la
maledizione e decidere se e quando sposarsi.
Becoming Mrs Malfoy Cap 15
Benritrovati a tutti :) Non mi dilungo, ho già perso
troppo tempo in quest'ultimo anno, non pubblicando. Mi spiace. Non sono
stata costante per problemi personali e familiari. Chiedo venia.
Ancora. Abbiate pietà :D
Buona lettura :)
Capitolo 16
Hermione
prese a braccetto Harry e Ron mentre entravano nel castello di
Hogwarts. Sorrise, quando vide tutti gli attuali studenti
gironzolare, mentre si godevano il fine settimana. Si sentiva come se
il tempo fosse tornato indiero e loro fossero state ancora una volta
matricole. Hermione doveva ammettere che le era mancato
quel posto. Nonostante la guerra intrapresa li, aveva amato la vita al
castello.
"Sembra strano essere tornati", commentò Ron.
"Mi chiedo se Minerva ci lascerà dare un'occhiata in giro", disse Harry.
"Shhhh, non dirlo, oppure non riusciremo di nuovo a scollare Hermione dalla biblioteca", disse scherzando Ron.
"Spero che potremmo andare a visitare la sala comune di Grifondoro", continuò Harry. "Mi manca quel posto".
Ron ed Hermione annuirono, ed i tre pensarono nostalgicamente a quanto si erano divertiti nella torre.
"Bene, bene, non sono Potty, la donnola ed il manico di scopa?", biascicò una voce alle loro spalle.
Il
trio si girò di colpo e toreò gli occhi, quando vide
Malfoy, affiancato questa volta da Zabini e dalla Parkinson.
"Ah ah, Draco", disse Harry.
Malfoy
ghignò. "Non sono riuscito a resistere. Non mi sembrerebbe
Hogwarts, se non facessi dei commenti pungenti su voi tre".
Daphne sfrecciò tra i tre Serpeverde, e si diresse verso Harry, soffocandolo di baci.
"Daphne, per favore, puoi provare un po' meglio a tenere alto il nome dei Serpeverde? Non
è consono adulare in quel modo il Ragazzo d'Oro, e stiamo
ricevendo strani sguardi da tutti i marmocchi", disse Malfoy.
Daphne
si girò per affrontare il suo biondo amico. "Non mi interessa.
Ho aspettato anni per poter fare delle cose come questa, e non mi
fermerò solo perchè tu non riesci a digerirlo".
"Non
sono io che ne sono preoccupato; ho visto dimostrazioni di affetto
per Potter molto più nauseanti. Hai solo traumatizzato quei
poveri Serpeverde laggiù", replicò Malfoy.
Tutti
si voltarono verso il luogo che stava indicando Malfoy, ed Hermione non
potè fare altro che ridere alla vista del gruppo di Serpeverde
del sesto anno, le cui facce erano somiglianti al verde delle loro
divise.
"Non
credo si riprenderanno dall'aver visto il grande Principe Serpeverde
fare comunella con i Grifondoro", provocò Ron.
Malfoy fece una smorfia. "Ma per favore, che ridicolo nome è questo".
"Non peggiore di micetta", si intromise Hermione.
"Non farmi iniziare a chiamarti Ragazza d'Oro dei Grifondoro", la punzecchiò di rimando Malfoy.
Questa volta fu Hermione a fare una smorfia. "Ok, ammetto che sono dei soprannomi terribili e stupidi".
"Bene, quindi non chiamatemi più in un modo del genere", ordinò Malfoy.
"Allora torniamo a furetto", disse con un ghigno maligno Ron.
Tutti
alzarono di colpo lo sguardo all'udire la tuonante voce di Hagrid che
li chiamava. "Voi, entrate! La Professoressa McGranitt è pronta
ad iniziare".
Harry,
Ron ed Hermione si stamparono sul volto un grande sorriso, facendosi
piccoli e correndo ad abbracciare Hagrid. I Serpeverde ghignarono,
mentre i tre li sorpassavano. Hagrid lanciò uno sguardo a
Malfoy, e si voltò verso Hermione. "Quel tipo non ti sta dando
alcun problema, vero?".
Hermione
sorrise al mezzo gigante iper-protettivo. "Non ti preoccupare, Hagrid.
Se esce troppo dai gangheri posso sempre prenderlo di nuovo a pugni".
"Ecco
la mia ragazza, Ermione", disse Hagrid, stringedola fino a quasi non
farla respirare più. "Comunque, è meglio che andiate
dentro, così la Professoressa McGranitt può iniziare".
Hermione,
Harry e Ron si sentirono definitivamente tornati ad Hogwarts quanto
entrarono in ritardo nella Sala Grande, ricevendo dalla McGranitt uno
sguardo molto irritato. Il fatto li portò a ricordare le lezioni
di Trasfigurazione. Tutti e tre si affrettarono, ed automaticamente di
diressero verso il tavolo dei Grifondoro. Si sedettero insieme, ed
Hermione scosse leggermente la testa, mentre realizzava di avere
praticamente la stessa vista di Malfoy che aveva avuto per sei anni.
L'unica differenza è che invece di sguardi e ghigni, lui aveva
un enorme sorriso stampato in faccia, ed ammiccò verso di lei
quando si accorse del sopracciglio alzato di Hermione. Lei roteò
gli occhi e gli fece una linguaccia. Dovette smetterla di ridere quando
lui le mormorò di rimando "Molto maturo da parte tua".
La
professoressa McGranitt si schiarì la voce, ed osservò i
suoi ex studenti. "Sono veramente dispiaciuta di avervi ad Hogwarts per
circostanze così orribili. Comunqe, sono triste di annunciare
che dovrete imperativamente sposare colui o colei che la Sorte vi ha
assegnato".
Ci
furono un sacco di mormorii irritati, ed alcuni sguardi molto poco
benevoli lanciati alla Preside. Nessuno apprezzava il fatto di essere
la generazione che aveva scatenato la maledizione, ed aveva visto
fuggire la personale scelta del proprio compagno. Ci furono anche
alcuni commenti maligni sui Tassorosso ed i Corvonero, che chiaramente
avevano avuto origine dal tavolo dei Serpeverde, ma Hermione si
ritrovò a pensare di aver sperato che il Cappello Parlante
l'avesse invece smistata a Corvonero.
La
McGranitt alzò le mani ancora una volta per chiedere silenzio.
"Sì, so che è veramente spiacevole, ma se per favore
vorreste calmarvi, allora potrò continuare. In ogni caso, come
stavo dicendo, ora i matrimoni che devono essere celebrati per salvare
Hogwarts hanno un tempo limitato. La scorsa settimana, in un sogno,
sono stata informata da Priscilla Corvonero che ciò dovrà avvenire entro la fine dell'anno accademico di
Hogwarts".
Minerva
si zittì il tempo necessario per lasciare completamente
comprendere alla sala quell'informazione. I sussulitii scioccati la
informarono che non era stata una notizia molto ben accetta. Non che li
biasimasse. Minerva era anche preoccupata perchè non era sicura
che tutti avrebbero acconsentito alle nozze, ed in quel momento i suoi
occhi si soffermarono su Hermione Granger. Era rimasta piacevolmente
colpita che alcune coppie che inizialmente le avevano regalato un bel
mal di testa ora avessero risolto i loro problemi; George Weasley e
Pansy Parkinson ne erano un esempio. Ma non aveva idea in che modo
l'avrebbe presa Hermione. Non sembrava più provare quella
profonda antipatia per Draco Malfoy che aveva all'ultimo incontro di
mesi prima, ma ciò non significava che lei fosse pronta a
sacrificarsi per Hogwarts. L'unica cosa che rendeva speranzosa Minerva
in questo caso, era che Hermione amava Hogwarts, ed avrebbe odiato
vedere il castello chiuso e precluso alle future generazioni.
Minerva
era anche insicura su cosa ne pensasse Malfoy. Lui era stato messo in
coppia con una nata babbana, ed anche se dopo la fine della guerra era
cambiato, non significava che fosse necessariamente pronto a mettere
fine alla linea di sangue puro dei Malfoy. Minerva si era già da
tempo rassegnata sul fatto di aver bisogno di parlare da sola e
privatamente con entrambi, per capire pienamente cosa stessero
pensando. Sperava solo di non avere più il mal di testa. La
preoccupazione e lo stress di tutto ciò la stava portando a
notti insonni. Sospirò, mentre chiese silenzio alla sala.
"Ora,
so che non ciò non vi da molto tempo per conoscere i vostri
compagni e nemmeno di pianificare il matrimonio da sogno che molti di
voi potrebbero aver sempre desiderato".
Draco
lanciò a Pansy uno sguardo di chi la sapeva lunga. La ragazza lo
aveva costretto a giocare a "sposo e sposa" sin da quando era
stata abbastanza grande da fare a finta di star percorrendo una navata.
Da quando aveva tredici anni sognava il vestito da sposa, e da quando
ne aveva quindici il giorno perfetto del suo matrimonio.
La
McGranitt continuò a parlare, e Draco si ricordò dei
noiosi discorsi di quando frequentava Hogwarts. Almeno lei andava
dritta al punto, al contrario di Silente. "So che molti di voi
potrebbero non aver deciso se voler procedere o meno con il piano del
Ministero. Comunque, prima che decidiate definitivamente di non sposare
la persona con la quale siete stati messi in coppia, mi piacerebbe che
veniste a parlarmi. Se vi rifiuterete di sposarvi, sarete attaccati da
tutto in mondo magico della Gran Bretagna. Dovrà essere
costruita una nuova scuola per poter insegnare ai maghi ed alle
streghe, il che potrebbe richiedere parecchio tempo, e probabilmente
significa che una giovane generazione potrebbe perdere la
possibilità di studiare e di avere una corretta educazione.
Durmstrang e Beauxbatons potrebbero non essere in grado di ospitare
tutti gli studenti in più".
Draco
ghignò all'udire quell'emozionante discorso che la McGranitt
stava propinando a tutti loro. Era una tattica tipicamente Grifondoro,
cercare di appellarsi alla coscenza di tutti e sperare che sarebbero
caduti nella trappola del "bene superiore" per le future generazioni.
Tra i Serpeverde non molti sarebbero stati toccati da questo argomento,
anche se la perdita della tradizione di Hogwarts sarebbere stata dura
anche per loro. Draco sapeva a chi principalemente la McGranitt stava
rivolgendo quel discorso, e guardò verso la Granger per vederne
la reazione. Prevedibilmente lei si stava mordendo un labbro, sembrando
combattuta. Sapeva che andava contro il suo carattere accettare un
simile patto, ma anche permettere che Hogwarts fosse chiusa sarebbe
stato impensabile. Il castello era stato il suo primo contatto con il
mondo magico, e sia lei che Potter ne erano affezionati per
ovvi motivi.
"Prima che tutti voi ve ne andiate, per favore, Hermione Granger e Draco Malfoy, potete venire con me?", concluse la McGranitt.
Draco
sbuffò per l'immenso interesse che il resto della sala aveva
immediatamente mostrato per lui e la Granger. Velocemente
recuperò la sua maschera impassibile, non volento che qualcuno
riuscisse a decifrare i suoi sentimenti nell'avere così tanti
occhi puntati addosso. Lanciò un veloce sguardo alla Granger, e
le vide fare la stessa cosa, solo molto peggio. Era chiaramente rossa ed
ansiosa, mentre cercava di ignorare le chiassose persone che ora
stavano fissando lei e lui.
Sbrigativamente
i due seguirono la McGranitt, che li condusse nel suo ufficio. Non si
guardarono nemmeno intorno, troppo concentrati su ciò che voleva riferire loro.
"Mi
spiace avervi richiamato in quel modo, ma volevo assicurarmi di avere
la possibilità di parlare ad entrambi prima che scompariste. So
che questa decisione è probabilmente la più difficile per
voi, e volevo essere sicura che riusciste a ragguagliarmi. A
differenza del Ministero, non ho sentito il bisogno di farvi sedere di
fianco al vostro compagno", disse la McGranitt, guardando divertita
Hermione, la quale arrossì.
Herione si schiarì la voce. "Si, beh, immagino che uno di noi avrebbe dovuto sedersi nel tavolo della Casa dell'altro".
"Tu", mormorò Malfoy, interrompendola.
Hermione semplicemente guardò irritata il biondo, che le sorrise.
"Comunque,
mi sto chiedendo a che punto siate nel decidere. E' stata una
piacevole sorpresa vedervi entrambi ai Tre Manici di Scopa la scorsa
domenica, e spero ciò significhi che è stato fatto
qualche progresso".
Hermione
era profondamente a disagio a causa dell'intera conversazione. Era
imbarazzate ed il suo cambiamento di sentimenti nei confronti di Malfoy
era troppo nuovo per spiegarlo a parole. Magari non lo odiava
più come aveva fatto precedentemente, ma non era sicura di
volerlo sposare. Riusciva ancora a farla diventare pazza. "Ehm,
immagino si possa dire che stiamo cercando di conoscerci",
mormorò Hermione.
La
McGranitt sorrise sollevata. "Beh, è una buona cosa. Sono
compiaciuta che almeno ora riusciate a rimanere nella stessa stanza per
un tempo prolungato. E lei, signor Malfoy? Questa decisione non
avrà conseguenze solo per lei, ma anche per la sua famiglia".
Malfoy
alzò un sopracciglio alla domanda della McGranitt. "Le assicuro
che il pensiero dei Malfoy sulla questione del sangue è
significativamente cambiato. E come unico Malfoy in vita, la famiglia
segue la mia decisione. In ogni caso le famiglie purosangue si stanno
estinguendo a causa dei matrimoni misti, quindi avrei ugualmente dovuto
espandere i miei orizzonti".
Hermione
cercò di non ridere, dopo aver sentito in che modo pomposo ed
etichettato si era espresso Malfoy. Sapeva che lui non riusciva a farne
a meno. La McGranitt aveva chiesto una cosa molto personare, ed era
difficile rispondere con i dovuti termini. Era anche sconcertante avere
l'attenzione dei vari Presidi di Hogwarts, che non stavano nemmeno
cercando di nascondere il loro interesse per l'intera conversazione.
Hermione non potè fare a meno di notare il vecchio amico di
Harry, Phineas Black, che stava osservando un suo parente, disgustato
dal pensiero di Malfoy sulle famiglie di sangue puro.
"Allora
entrambi deciderete di sposarvi?", disse la McGranitt in un modo che le
era incredibilmente alieno. Hermione capì che la faccenda
dell'avere la maledizione che pendeva sopra la testa stava causando
molto stress alla Preside.
"Uh,
beh, in realtà non ne abbiamo ancora parlato", si intromise
Hermione, prima che Malfoy potesse fare la sua uscita con qualche frase
sarcastica. Riusciva a capirlo dall'espressione del suo viso, che non
sarebbe stata affatto una cosa carina. "Spero ancora di poter riuscire
a trovare una soluzione per spezzare la maledizione. Bill Weasley ed io
ci stavamo già lavorando".
Un
moto di tristezza passò sul viso della McGranitt. "Oh, beh,
certo, è una bella notizia", disse, con quel tono che in
realtà vuol dire l'esatto opposto.
Hermione
non poteva lasciare la Preside a sentirsi così pessimista
riguardo all'intera situazione. "Ma sono sicura che se non verrà
trovata alcuna soluzione allora io e Malfoy cercheremo di salvare
Hogwarts", disse in fretta, prima di rendersi conto delle parole che
aveva pronunciato.
La
McGranitt la guardò e le sorrise radiosamente, il che era stato
alquanto sinistro, per essere completamente onesti. Hermione non
voleva guardare Malfoy, che, ne era sicura, la stava osservando
con quello sguardo che di solito riservava alle cose che trovava
morbosamente interessanti.
Comunque,
a quanto pareva, il suo cervello in quel momento non riusciva a
comandare gli occhi, perchè si ritrovò a fissare dalla
parte di lui. Lui la stava addocchiando come se fosse rimasto sorpreso, ma
con una scintilla negli occhi che trovò un po' sconcertante.
Non sapeva cosa potesse significare.
La
McGranitt sembrò ritrovare la sua solita compostezza e
velocemente li ringraziò, prima di farli uscire dal suo
ufficio.
Hermione
ora si sentiva in un qualche modo inopportuna, nel corridoio con
Malfoy. Non aveva idea di dove fossero Ron ed Harry. Sapeva che Ginny
era in giro con Blasie. "Allora, tutto ciò è stato...
ehm.. un po' intenso", commentò Hermione, come se avesse avuto
il dovere di interrompere il silenzio che si era creato.
Malfoy semplicemente le lanciò di nuovo quello sguardo, ma non le rispose verbalmente.
"Beh,
allora immagino che andrò a cercare Harry e Ron. Probabilmente
saranno nella sala comune dei Grifondoro", disse Hermione, desiderosa
di scappare dalla tensione che si era creata nell'aria.
"Non
credo che li troverai lì", disse con un cenno Malfoy, indicando
la finestra. Lei seguì il suo sguardo, e vide due figure molto
familiari che stavano volando verso il campo di Quidditch.
Hermione mormorò qualcosa. "Oh", borbottò. "Immagino che allora andrò in biblioteca".
Prima
di poter fare un passo, Malfoy le agguantò la mano.
"Perchè non passiamo insieme un po' di quel tempo di cui
stavi parlando prima? Ti mostrerò i posti nei quali andavo
spesso, se tu farai lo stesso", suggerì lui, con un sorriso
biricchino.
Hermione
percepì un po' della sua compostezza fare ritorno. Con
un'occhiata cercò di farlo sentire il più fuori agio
possibile, mentre pensava di fargli visitare la sala comune dei
Grifondoro. Era sicura che ciò avrebbe scosso la sua facciata
impassibile. "Certo, sembra divertente. E visto che siamo già
qui, prima lo farò io", disse Hermione, prima di prenderlo per
mano e trascinarlo al dipinto della Signora Grassa.
Malfoy agrottò le sopracciglia, mentre Hermione gongolava. "Non è stato divertente", le brontolò.
"Si invece", le rispose divertita lei, mentre le scappava un'altra risata.
"Pensavo che voi Grifondoro foste carini e cordiali", le mormorò.
"Esatto, ma ciò non si estende agli ex Serpeverde ed ai Malfoy", replicò Hermione
"Quei
ragazzini del terzo anno sono solo fortunati che io sia un uomo
cresciuto, altrimenti li avrei presi a sberle su quella loro piccola
disgustosa testolina", disse con un broncio Malfoy.
Hermione
non potè fare altro che ridere di nuovo. Voleva farlo agitare,
ma non aveva tenuto conto di un branco di terzini, che si erano
sentiti in dovere di difendere la loro famosa eroina di guerra, ed una
manciata di prodotti Tiri Vispi Weasley.
"Sei solo fortunato che io conoscessi il controincantesimo per quel
particolare proddotto. George li ha testati su di noi per mesi, fino a
quando non mi sono stufata di diventare variopinta ed ho trovato un
rimedio", disse Hermione.
"Sì,
beh, ne parlerò con Pansy. E' una
discriminazione oltraggiosa, che tutti abbiano i colori della loro
casa, tranne Serpeverde. Quando lo scoprirà, quei ragazzini si
beccheranno un'orribile sorpresa, e sarà verde, argento e
sibilante", mormorò Malfoy.
Hermione
gongolò ancora una volta, mentre faceva tesoro del ricordo di un
Malfoy colorato a strisce rosse ed oro, ruggente come un leone e
l'emblema Grifondoro tatuato temporaneamente su ogni guancia. Non
vedeva l'ora di raccontarlo ad Harry e Ron, e congratularsi con George.
Era valsa la pena aver patito quella sofferenza mentre testava il
prodotto, ora che aveva visto Malfoy somigliare al Signor Grifondoro.
"Se
fossi in te, non mi metterei troppo a mio agio. Ora scenderai nella
tana dei serpenti", fece notare malignamente Malfoy.
Hermione
roteò gli occhi. Non aveva paura di un branco di adolescenti
Serpeverde, e comunque sapeva che Malfoy non avrebbe permesso che le
accadesse nulla di davvero terribile. Era in ogni modo curiosa di
vedere i sotterranei. Harry e Ron ovviamente glie li avevano descritti
durante il loro secondo anno, ma voleva vederli da sola. Non lo avrebbe
ammesso con nessuno tranne se stessa, e comunque appena appena, ma
voleva anche vedere dove Malfoy aveva trascorso sei anni e mezzo della
sua vita.
Scesero
nei sotterranei bui, ed Hermione rabbrividì. Era un posto
deprimente in cui essere piazzati, ma non riusciva ad immaginarsi i
Serpeverde felici in un luogo più allegro ed accogliente. Lo
avrebbero trovato irritantemente carino. Malfoy la condusse attraverso
cuniculi adibiti a corridoi, finchè arrivarono di fronte ad un
muro di pietra. Aveva precedentemente minacciato un Serpeverde di
passaggio per farsi dare la parola d'ordine. Apparve una porta, ed
entrarono in una sala lunga e bassa, decorata con sedie intagliate ed
uno squisito caminetto, sotto al quale si trovava l'unico colore
allegro della stanza: un fuoco luminoso e scoppiettante. La sala comune
era adorna di diverse lampade appese, che bruciavano con un alone
verde. Era buia come aveva detto Harry ma, invece che trovarla
deprimente, Hermione la trovava, in un certo qual modo, un pochino da
sogno. Era come se si fosse imbattuta nella sala grande appartenente
alle creature marine del lago. Scandagliò completamente la
stanza, immagazzinando tutti i dettagli, prima di voltarsi verso
Malfoy, che la stava osservando fissa.
"Allora? Che ne dici? Probabilmente penserai che sia buia e povera", disse.
Hermione
sorrise nel sentire quel tono sulla difensiva. Nonostante tutte le
brutte parole che dicevano, i Serpeverde sembravano essere anime
sensibili, che non la prendevano bene quando venivano criticati. Se la
prendevano sempre a cuore.
"Mi
piace, in un modo strano. Sembra quasi appartenga al mondo
subacqueo o ad una fiaba. Harry e Ron certamente non le hanno reso
giustizia".
Malfoy la guardò con un'espressione indagatoria. "Potter e Weasley? Non li ho mai portati quaggiù".
Hermione imprecò sottovoce. "Oh sì, ehm, penso ce li abbia portati Daphne", mentì.
"Bel
tentativo, Granger. Immagino allora che si siano infiltrati qui ad un
certo punto, durante Hogwarts, probabilmente usando quel mantello
dell'invisibilità. Andiamo, sputa il rospo".
Hermione
pensò brevemente se fare la spia e raccontare a Malfoy di come
lo avevano imbrogliato al secondo anno. Avrebbe fatto patire le pene
dell'inferno ad Harry e Ron, ma era tempo che qualcun altro sapesse i
segreti che quei viscidi avevano. "Ok, sono entrati quando eravamo
tutti ad Hogwarts, ma non si sono infiltrati, sono entrati
baldanzosamente, con te al loro fianco".
Malfoy inghiottì due volte, e guardo incredulo Hermione. "Eh? Che intendi?".
Hermione
non potè non ghignare. "Abbiamo fabbricato la Pozione Polisucco
durante le vacanze di Natale durante il nostro secondo anno. Harry e
Ron hanno strappato un capello da Tiger e Goyle, e si sono fatti una
bella chiacchierata con te riguardo la Camera dei Segreti, qui, in
questa stanza".
Malfoy
era senza parole. Aveva la bocca aperta, e gli occhi non si erano
spostati dal suo viso. La stava semplicemente fissando incredulo. "Hai
amorevolmente detto che speravi sarei stata uccisa dal basilisco", non
riuscì a non aggiungere Hermione.
Malfoy
sussultò, prima di guardare colpevole il pavimento. "Sì,
beh, all'ora ero un piccolo idiota immaturo. Non sapevo di che diavolo
stessi parlando. Facevo solo il pappagallo di mio padre".
Hermione
gli mise una mano sul braccio. "E' tutto ok, Malfoy. Credo di poterti
perdonare per alcune brutte parole che hai detto quando avevi dodici
anni".
Malfoy
la guardò, grato. Poi riuscì a digerire il resto di
ciò che gli aveva riferito. "Hai detto che sono venuti qui a
Natale?".
Hermione
annuì. "Quei bastardi! Gli ho raccontato della stanza segreta
sotto al pavimento della sala da pranzo di Malfoy Manor. Poche
settimane più tardi siamo stati invasi da quelli del Ministero
che la cercavano. Fortunatamente, avevamo incantesimi potenti tutto
intorno, il che significava che non potevano trovarla".
"Non
sprecherei fiato con Harry e Ron per cercare di farli sentire in colpa.
Avevi detto che stavi nascondendo oggetti oscuri di valore lì
dentro".
"Beh, non è questo il punto", insistette testardamente Malfoy.
"In
realtà sì. Ma rimarremo a discutere di questo per tutto
il giorno? E perchè la sala comune è deserta? E'
pazzesco. Voi Serpeverde vi seppellite sul serio sotto terra?", chiese
Hermione, presa dalla stanza vuota, il che era in completo contrasto
con l'affollata sala comune Grifondoro, diversi piani più su.
"Non essere ridicola. Anche noi siamo
umani", anfatizzò Malfoy. "Saranno semplicemente in giro a fare
cose da Serpeverde. Picchiare qualche Tassorosso, o qualcosa del
genere".
Hermione roteò gli occhi. Tipiche dannate Serpi. Alcune cose non cambiavano mai.
"Allora,
ora che abbiamo il posto tutto per noi, micetta, ti va di vedere la mia
vecchia stanza?", la provocò Malfoy, con uno sguardo
lussurioso.
Hermione
lo guardò con disdegno. "Non essere disgustoso, Malfoy. Il
pensiero di stare così vicina a te, mi fa venire voglia di
vomitare. Ma sono curiosa riguardo la stanza. Voglio vedere il posto in
cui complottavi piani maligni".
"Sì,
continua a ripetertelo. Vuoi solo vedere dove dormivo. Se ti comporti
bene, potrei anche lasciarti distendere sul mio vecchio letto".
"Prima probabilmente dovrei disinfettarlo".
Salirono
le scale che portavano ai dormitori. Camminarono brevemente lungo
il corridoio che portava alle camere dei ragazzi, prima che Malfoy
aprisse una porta, che conduceva in una versione più piccola
della sala comune. C'erano ancora lampade appese che emanavano quel
bagliore verde, ed un paio di sedie intagliate. I quattro letti a
castello non erano la versione accogliente di quelli Grifondoro, erano
intagliati nel legno scuro, ed avevano dei serpenti che salivano a
spirale sulle colonne. Comunque, non fu quello che fece fermare
Hermione in stato di shock, ma fu piuttosto una massa contorta sotto una
coperta in uno dei letti, con dei capelli lunghi e rossi che spuntavano
sopra uno dei cuscini.
"I
miei poveri occhi", urlò Hermione, schiaffandosi una mano sopra
il viso. "Ginevra Weasley, che diavolo stai combinando?".
Uno
scricchiolio arrivò da quel punto, assieme ad una voce
profonda che imprecava. Malfoy se ne stava invece di fianco ad
Hermione, a sogghinare. "Credo sia piuttosto ovvio, Granger".
"Draco, togli gli occhi dalla mia ragazza, e porta fuori la Granger", ordinò Zabini.
"Vieni
con me, micetta. Sembra siamo stati battuti sul tempo", ghignò
Malfoy, chiaramente divertito dall'intera situazione.
Hermione
ritornò nella sala comune Serpeverde, cercando di recludere
alcuni recenti ricordi nel bidone della spazzatura del suo cervello.
Tristemente, le immagini si rifiutavano di scomparire.
"Immagino questo risponda alla tua domanda sul perchè la sala comune fosse vuota", disse da dietro di lei Malfoy.
"Come fai ad essere così calmo? Abbiamo appena trovati i nostri due più cari amici, sai... a fare cosacce".
Malfoy
rise forte. "Sai, puoi chiamarlo con il suo nome. Si chiama sesso. Sono
sicura che in ventiquattro anni, tu abbia letto almeno qualcosa a
riguardo".
"Smettila di prendermi in giro. Io sono traumatizzata", disse Hermione, puntando i piedi sul pavimento.
"Come
diavolo hai fatto ad avere due ragazzi come migliori amici sin da
quando avevi dodici anni, ed ancora lasciarti imbarazzare da una cosa
così?", chiese Malfoy.
"Solo
perchè sono ragazzi, non significa che ne parlino ventiquattro
ore su ventiquattro, sette giorni su sette", si difese Hermione.
"Oh
giusto, ho dimenticato che è di Potter e Weasley che stiamo
parlando. Potter è a malapena riuscito a chiedere a Daphne di
uscire, e Weasley non è messo molto meglio, quando si tratta di
donne".
Hermione
venne salvata dal dover difendere ancora i suoi amici dalla comparsa
della coppia colpevole. Ginny sembrava parecchio imbarazzata, e cercava
di incontrare gli occhi Hermione. Lei, in compenso, trovava molto
affascinante il caminetto. Zabini e Malfoy osservavano le due ragazze
in completo divertimento.
"Cerchiamo Potter e Weasley?", suggerì Zabini.
Hermione
e Ginny presero al volo l'occasione per lasciare l'imbarazzante
atmosfera nella sala comune Serpeverde. Nessuna delle due parlò,
fino a quando furono a metà strada per il campo da Quidditch.
"Sono così in imbarazzo", mormorò Ginny. "Blasie aveva
giurato di aver corrotto i piccoli serpeverde per farli uscire. Non
immaginavo che tu e Malfoy sareste entrati".
"Sì, beh, la sala comune era deserta", disse Hermione, non sapendo cos'altro dire.
"Ora penserai che io sia depravata", continuò Ginny.
"Certo
che no. Tu e Zabini uscire insieme, e vi sposerete prima di Giugno, a
meno che non spezziamo questa maledizione. E' naturale che vogliate
controllare se siete compatibili. Vorrei solo non averlo visto. Una
domanda, comunque: perchè il dormitorio Serpeverde?".
Ginny
diventò dello stesso colore dei capelli. "Dillo a qualcuno, e ti
ucciderò personalmente usando solo la maledizione Orcovolante.
No, me lo rimangio. Raccontalo a qualcuno, e io dirò a tutti
della tua cotta per Malfoy al tuo sesto anno, incluso Malfoy.
Era una specie di fantasia mentre ero qui ad Hogwarts. Avevo notato
Blasie ancora prima di iniziare ad uscire con Harry, al Luma Club, e
pensavo fosse eccitante".
Hermione lanciò un'occhiata a Ginny. "Io ho avuto una leggera e insana infatuazione per Malfoy, che era stata indotta dalla mia rabbia contro tuo fratello e Lavanda. Io non mi sono creta fantasie sul fare sesso con lui nei dormitori Serpeverde, a differenza di qualcuno di cui non faccio nomi".
"E
questo, ovviamente, spiega perchè voi due foste diretti alla sua
vecchia stanza, in un sotterraneo Serpeverde deserto. Sicura che non
stavate per accertare quando sareste stati compatibili? E comunque, non
avevi detto di aver fatto dei pensieri indecenti su di te, Malfoy ed
una biblioteca?", la provocò Ginny.
Hermione
guardò male la sua amica. "Credo di averti preferita quando eri
troppo imbarazzata per parlare. E, come ho detto a lui, il pensiero di quello mi fa venir voglia di vomitare".
Ginny
sorrise apertamente ad Hermione. "Quindi ne hai discusso con Malfoy,
eh? Quel sexy biondo ti fa eccitare tutta?", la provocò ancora
lei.
Fu
il turno di Hermione di arrossire. "Smettila, e certo che no. Riesco a
malapena a sopportare di stare nella stessa stanza con lui".
"Continua a raccontartelo, micetta. Scommetto che gli salterai addosso prima della fine dell'anno".
"Zabini è un'influenza disgustosa per te, e tu sei depravata", sbottò Hermione.
Blasie tirò una gomitata sul fianco a Draco. "Che dicono?", chiese, indicando Hermione, che sembrava scossa.
"La tua piccola rossa probabilmente la sta ragguagliando con tutti gli scabrosi dettagli della vostra recente attività".
"Non sembravi trovarli così scabrosi, prima, quando sbavavi su Ginny", disse Blasie.
Draco
inarcò un sopracciglio. "Non ho guardato la tua ragazza, e lo
sai. La piccola Weasley non mi è mai interessata".
"Solo perchè, invece, hai sempre avuto gli occhi su di una brunetta cespugliosa".
Draco
scrollò le spalle. Con Hermione che al momento gli parlava, non
gli importava più negare il fatto che fosse infatuato di lei.
"Oooh, non lo neghi. L'hai finalmente ammesso con te stesso?", disse divertito Blasie.
"E
allora? So che lo sapete tutti. L'unica che non lo sa è la
Granger, e così rimarrà", ordinò Draco.
"Cos'è successo?", chiese Blasie.
"Ha
detto all McGranitt che, se non riuscirà a spezzare la
maledizione, probabilmente mi sposerà. Pensavo avrebbe
sicuramente lasciato chiudere Hogwarts. E' ciò che farei io, se
fossi in lei".
Blasie
fece un fischio. "Wow, che grande ammissione da parte sua. E se tu
fossi in lei, probabilmente ora saresti già andato ad uccidere
Serpeverde a caso. La Granger ha molta più compassione.
Può averci odiato ed aver cercato di farci arrestare parecchie
volte, ma almeno non ha cercato di ucciderci".
Draco ne riconobbe la verità, e fece un cenno con la testa.
Avevano
raggiunto tutti il campo da Quidditch, e Ginny urlò a Ron ed
Harry di riportare il sedere a terra. Avrebbero incontrato Bill alla
Testa di Porco di lì a venti minuti.
Becoming Mrs Malfoy Chapter 17, a harry potter fanfic | FanFiction
Capitolo 17
Alla Testa di Porco, Draco
aspettò finchè tutti furono seduti. Fortunatamente per
lui, Ron, Harry e George erano dispisti in fila uno di fanco all'altro,
immersi un una conversazione su qualcosa di imprecisato. Passò a
tutti le bevande, lasciando le loro per ultime. Poi, appoggiandogli il
vassoio di fronte, glie li rovesciò sulle mani.
"Ehi, perchè?", si lamentò Ron.
"Per esservi intrufolati nella sala comune dei Serpeverde al secondo anno ed aver fatto irruzione a Malfoy Manor!".
Ron ed Harry si guardarono
disorientati, e poi lanciarono delle occhiate ad Hermione dall'altra
parte del tavolo. Lei alzò le mani in segno di resa. "Non
incolpate me quando escono i vostri piccoli segreti", disse con
sufficienza.
"Oh, se stiamo spiattellando tutti i
nostri segreti di Hogwarts, magari Malfoy sarebbe interessato al
perchè tu non fossi con noi, Hermione, e perchè eri in
Infermeria per il resto delle vacanze di Natale", disse
vendicativamente Ron.
Lei strinse gli occhi. "Se sapessi ciò che è meglio per te, chiuderesti la bocca immediatamente".
"Donnola, ti chiedo immediatamente di spiegarmi che cosa intendi", disse Draco.
"Beh, diciamo solo che dà un
significato completamente nuovo al soprannome che le hai affibiato",
cercò di rivelare Ron, prima che Hermione si sporgesse sopra il
tavolo, facesse volare le bevande, e gli mettesse le mani sulla bocca
per zittirlo.
Draco era definitivamente inderessato
al sapere quella cosa che Hermione non voleva così
disperatamente fargli conoscere. Addocchiò Potter, che era
scosso dalle risate.
"Non osare, Harry", lo avvisò Hermione.
Harry rise ancora più forte
"Diciamo solo che Hermione si è trasformata in qualcosa di
piuttosto peloso, invece che in Millicent Bulstrode", disse Harry,
facendo scivolare indietro la sedia, fuori dalla portata di Hermione.
Nessuno poteva accusare Draco di
essere lento. Mise insieme le piuttosto ovvie informazioni. "Ti sei
trasformata in un gatto, Granger?".
Hermione ruggì, il che lo divertì ancora di più.
"Sapevo che la trasformazione con la
Pozione Polisucco non era indicata con gli animani, ma chi si aspettava
che gli effetti durassero per più di una decade?", la prese in
giro, mentre lei arrossiva.
"Ho preso un capello dalla divisa di
Millicent Bullstrode, che si è rivelato essere un pelo di gatto
invece che un suo capello", disse lei vergognosa.
Tolse le mani dalla bocca di Ron,
prima di soffocarlo a morte, scese dal tavolo, riparò
velocemente i danni che li circondavano, e cercò di deviare i
suoni delle risate che provenivano da tutti.
"Vi odio entrambi", disse a Ron ed Harry, che stavano maniacalmente ridendo di lei.
Draco le mise le mani intorno alle
spalle. "Non preoccuparti, Micetta, è bello sapere che sei
umana. Beh, a parte il rimanente DNA di gatto".
Lei scosse le spalle per toglierselo di dosso, e lanciò uno sguardo allo sfacciato biondo.
"Capisco il bisogno di picchiare Ron ed Harry, ma io che avevo a che fare con tutto questo?", chiese George..
"Oh, non era per quell'incidente, ma
per altre cose", disse Draco, vago, capendo all'improvviso di non voler
che nessun altro sapesse di quando era successo poco prima nella Torre
Grifondoro.
Sfortunatamente per lui, Hermione aveva in mente la vendetta. Lo guardò minacciosamente, prima di voltarsi verso George.
"Un paio del terzo anno hanno pensato
di dover difendere il mio onore, quando ho portato Malfoy a visitare la
sala comune dei Grofondoro. Hanno usato le tue Fanatiche Decorazioni di
Quidditch contro di lui, che lo hanno trasformato in un leone
Grifondoro per venti minuti".
Questa volta fu il turno di Draco di
imprecare, mentre la tavola rideva forte. "Non è
divertente e, Pansy, mi aspetto pienamente che tu faccia qualcosa per
questa oltraggiosa discriminazione. George produce oggetti solo per i
sostenitori di tre case di Hogwarts, e non ne ha alcuna versione
Serpeverde".
Pansy smise immediatamente di ridere. "Che intende, George Weasley?", chiese, mettendosi le mani sui fanchi.
"Oh oh, ora sei nei guai con la signora, Georgino, e fa paura", lo prese in giro Ron.
Pansy rivolse uno sguardo penetrante
al più giovane degli uomini Weasley, la cui voce si
affievolì presto, ed iniziò a mormorate tra sè
prima di girarsi.
"Beh, non è una cosa che
pensavo di fare prima, ma avrò in vetrina le versioni Serpeverde
entro la fine della settimana", disse George, placando Pansy, sapendo che non era una battaglia per lui vincibile.
"Faresti meglio. Passerò a controllare".
George deglutì, mentre Pansy
si voltava, e Draco ghignò. Riusciva ad essere veramente
terrificante quando si metteva qualcosa in testa. Hermione non aveva
ancora raggiunto i suoi livelli.
Draco si girò verso Blasie,
che si stava ridendo sommessamente, e lo minacciò. "Smetterei di
ridere se fossi in te. Ci sono ancora alcuni segreti da raccontare".
Ginny sbiancò, e guardò
preoccupata i suoi fratelli. Fortunatamente, per l'armonia del tavolo,
Bill comparve prima che altri segreti potessero essere spiattellati.
"Ho chiesto a Rosmerta una stanza
privata", disse Hermione, conducendoli nel retro, dove una sala con
una panca ed un grande tavolo era stata preparata. Ron addocchiò
la montagna di tramezzini, da un lato, con interesse.
Hermione lo notò, e
roteò gli occhi. "Forse dovresti darci dentro con i tramezzini,
mentre io preparo". Sapeva che sarebbe stato più semplice
nutrire lo stomaco di Ron, piuttosto che farlo aspettare. Avrebbe solo
portato a parecchie interruzioni.
Draco, Harry e Blasie guardarono allarmati la strega cespugliosa. "Non sarà una lezione, vero Potter?", chiese Blasie.
Harry scrollò le spalle. "Chi
lo sa? E' Hermione. Le piace scendere nei dettagli, ed è molto
presa dallo spezzare la maledizione".
"Chi la può biasimare, visto che deve sposare questo babbeo", lo derise Blasie.
"Almeno lei ha accettato di sposarmi.
Probabilmente si sarebbe applicata al massimo se fosse stata incastrata
con te", replicò Draco.
"Cosa?", chiese Harry, a scoppio ritardato. "Hermione quando ha accettato di sposarti?".
"Pirima nell'ufficio della McGranitt.
Ha detto che se non riusciva a spezzare la maledizione, si sarebbe
sacrificata ed avrebbe tenuto aperto Hogwarts".
Harry fischiò. "Wow, è una grande ammissione, questa, per Hermione".
"Beh, anche la McGranitt l'ha un po'
spinta. Pensavo che avrebbe urlato quando Hermione ha detto che si
stava impegnando per rompere la maledizione".
"Minerva si sentirebbe come se avesse deluso Silente, se non riuscisse a mantenere aperto Hogwarts", disse Harry.
"Non hai messo un qualche tipo di
pozione dell'amicizia nel thè della Granger a Malfoy Manor?",
chiese Blasie. "Recentemente è stata proprio irriconoscibile".
"Ha solo capito che non può resistere allo spettacolare fascino dei Malfoy", la prese in giro Draco.
"Mi sento male. Se Ron ed io
l'avessimo incoraggiata anni fa ad andare a cercare l'aiuto di cui
ovviamente aveva bisogno, allora si sarebbe ristabilita anni fa.
Invece, avevamo troppa paura di darle una spinta, e così le
abbiamo mentito", disse colpevole Harry.
Draco guardò Blasie. "Ecco
perchè non mi piacciono i Grifondoro. E' così deprimente
il fatto che si sentano sempre in colpa".
Prima che Harry potesse ribattere sui Serpeverde, Hermione li richiamò all'ordine per l'incontro.
"Hai fatto davvero un buon lavoro nel radunarli tutti insieme, Hermione", disse Bill un paio d'ore più tardi.
Lei osservò la stanza, e
rimase impressionata da quanto seriamente ogniuno la stava prendendo.
Persino Theo Nott era lì, e fu sorpresa di notare che anche lui
nascondeva un cervello funzionante dietro quel comportamento scherzoso.
Rimase anche sbalordita dal fatto che proprio lei stesse presiedento un
incontro in una stanza che conteneva Harry, Ron, Ginny, George, Neville
e Bill di Grifondoro, e Malfoy, Zabini, Nott, Daphne, Tracey Davies, e
la Parkinson dal lato Serpeverde. Al momento, la ricerca si stava
ampliando. Dopo aver riempito la sala con ciò che fino a quel
momento lei e Bill avevano messo insieme, avevano iniziato a parlare
delle loro competenze, ed erano stati divisi in gruppi adatti. Sperava
che un così alto numero di persone avrebbe acellerato l'intero
processo.
"Sì, dopo che Minerva la
scorsa settimana ci ha detto che avremmo dovuto essere sposati entro la
fine dell'anno accademico, sembrava stupido provare a fare tutti solo
noi due. Non sono solo io che non mi sento a mio agio con l'intera
situazione", gli disse Hermione.
Bill osservò la sala. Rimase
sorpreso di vedere come tutti stessero cercando di darsi da fare. Sapeva
che Harry non avrebbe avuto problemi, visto che era già
innamorato di Daphne, ma non aveva immaginato che anche i suoi altri
compagni ci avrebbero provato. Ma ancora, Blasie era più o meno
fatto apposta per Ginny, ed erano perfetti l'uno per l'altro. Ron e
Tracey sembravano stare relativamente bene. Sembrava si piacessero,
anche se non avevano necessariamente sentimenti romantici. L'alta
strega Serpeverde non era definita proprio un amore, ma almeno stavano
cercando di andare d'accordo. Mentre per George e Pansy, beh, lei gli
stava facendo uscire quel po' di personalità che sembrava essere
stata sepolta assieme a Fred. Lui aveva iniziato ad essere più
solare, ed i suoi ultimi prodotti dei Tiri Vispi Weasley erano un po'
meno oscuri. Pansy si era molto interessata al negozio, visto che aveva
dovuto abbandonare la cattedra, e stava dando a George diverse
prospettive.
Ma la coppia più intrigante
per il momento erano Hermione e Malfoy. Il profondo antagonismo era
sparito tra di loro. Malfoy flirtava e prendeva in giro Hermione, non
permettendole mai di prendere le cose troppo seriamente. Lei aveva
bisogno di un'influenza come quella nella sua vita. Era rimasta a lungo
nel buio, e si era nascosta dietro le sue conferenze, ma al momento
aveva una nuova possibilità di vita. Rideva molto di più.
e non schizzava in piedi per offendere. Il fatto che riuscisse a
rimanere seduta lì con un branco di Serpeverde, facendo ricerche
sulla magia degli Elfi Domestici, era impressionante.
Bill era andato a trovare Minerva
dopo il suo incontro con Hermione la settimana prima, a Villa
Conchiglia. Dopo aver letto da cima a fondo i diari di Cosetta
Corvonero, era andato a parlarle riguardo i suoi sogni. Avevano
entrambi avuto un'interessante conversazione su quanto benefici
sarebbero stati non solo per Hogwarts, ma anche per l'intera
comunità magica. Minerva era piuttosto convinta che spingere
insieme le due case avrebbe significato che qualcuno come Voldemort non
sarebbe più stato in grado di far andare a rotoli il il sistema
del Cappello Parlante ancora una volta. Serpeverde e Grifondoro
sarebbero stati fortemente legati, e ci si sarebbe liberati di un sacco
di pregiudizi che ancora abbondavano. Lui non poteva che esserne
d'accordo, ma ancora non gli piaceva l'idea di forzare le persone al
matrimonio. Aveva avuto una buona idea nel pernsare che lavorare
insieme sulla maledizione, come in quel modo, avrebbe significato che
molte delle coppie selezionate sarebbero rimaste insieme. Harry e
Daphne avevano pianificato di sposarsi già prima di questo;
Daphne era solo stata estremamene paziente per la mancanza di coraggio
di Harry nel raccontare ad Hermione di lei. Era poi abbastanza sicuro
che Ginny e Blasie non avrebbero atteso molto prima di seguire i loro
passi. Anche le altre coppie sembravano solide. Per quanto lo
riguardava, la maledizione aveva già fatto la sua magia, unendo
le due case.
Bill alzò lo sguardo quando
Hermione iniziò a dare un capo ed una coda alla sessione di
ricerca. "Ok, per ora ci siamo rimasti sopra abbastanza. Penso sia il
momento di fare un riassunto, prima di organizzarci per incontrarci di
nuovo un'altra volta", disse.
Ci fu un grande tramestio di sedie,
mentre tutti mettevano via le loro piume e pergamete, ed Hermione
radunava la pila di libri verso di lei, per poi rimetterli nella sua
piccola borsetta di perline.
"Harry, sei riuscito a scoprire una pista sul cosa abbia potuto innescare la maledizione?", chiese.
Harry guardò il gruoppo. Si
erano scervellati molto su questo. A parte l'ovvia Grande Battaglia di
Hogwarts, sembrava non ci fosse nient'altro di concreto. Bill aveva
avuto ragione nel dire che le divisioni erano state molto sottili, e
che l'Harry contro Voldemort non fosse il semplice fatto che l'aveva
fatta iniziare. Almeno finchè Neville non aveva iniziato a
parlare della Stanza delle Necessità, ed Harry aveva ricordato
l'intero incidente durante la Battaglia di Hogwarts, quando stava
cercando il diadema di Cosetta.
"Beh, è stato Neville a farmi ricordare qualcosa, in realtà", disse un po' insicuro.
I Serpeverde sembrarono un po'
critici all'idea che Neville Paciock fosse uno da brillanti idee.
Sapevano che era coraggioso, ne aveva dato prova durante il loro mezzo
settimo anno, ma non era effettivamente il più intelligente tra
tutti. Harry guardò Neville, per fargli continuare la storia.
Povero. Nonostante ora fosse molto più forte, ancora non
era molto a suo agio nel stare seduto con così tanti dei suoi
precedenti nemici, e non riusciva mai a guardare in faccia Malfoy.
"Ho raccontato ad Harry di alcune
particolarità della Stanza delle Necessità. Ci ho passato
gran parte del settimo anno lì dentro, capeggiando la ribellione
contro i Carrow, ed ho imparato a conoscerla bene. Ma se stiamo
cercando possibili luoghi dove scagliare una maledizione, allora credo
che quello sia il posto dove iniziare. Per quanto ho letto, la stata
è stata deliberatamente incorporata nel castello da Cosetta
Corvonero, e lei è quella che l'ha disegnata, per essere
specifici", spiegò Neville.
Molti nella sala si guardarono
straniti, non sapendo perchè questo fosse importante, ma
Hermione e Draco guardarono entrambi verso Harry ed urlarono "Tiger!",
all'unisono.
Ron sembrava confuso come tutti gli altri. "Cosa? Perchè Tiger?", chiese.
"Davvero, Ronald, non riesci nemmeno a capire questo?", chiese incredula Hermione.
Lui la guardò ancora confuso. Lei sosporò e scosse la testa.
"Ron, ricordi durante la Grande Battaglia, quando noi tre cercavamo
il diadema di Corvonero, e Draco, Tiger e Golye hanno cercato di
fermarci?", ricordò Harry al suo migliore amico.
"Sì, ma cosa ha a che fare con
Corvonero e la maledizione? Il diadema è stato distrutto
perchè era un horcrux".
"Sì, ma stiamo cercando
qualcosa che possa aver innescato la maledizione. Quel controndo
è stato decisamente tra Grifondoro contro Serpeverde, dove sono
state lanciate Maledizioni Senza Perdono, e Tiger è morto",
spiegò pazientemente Harry.
Tutti nella sala sembravano eccitati ad una possibile svolta.
"E' una reale possibilità", si
intromise Bill. "Specialmente visto che la stanza era un lascito di
Crovonero ad Hogwarts. Potrebbe aver facilmente innestato la
maledizione all'interno della costruzione della sala".
Hermione ricominciò a tirare
fuori i libri dalla borsetta, e distribuendoli velocemente a loro.
"Neville, tu lavori al castello. La stanza è ancora
accessibile?".
Lui scosse la testa. "E' una delle
prime cose che ho controllato quando ho iniziato come Professore di
Erbologia. Nutro un po' di affetto per quel posto, ma non esiste
più".
Le spalle di Harry si afflosciarono.
"Non ci ho mai pensato. Quindi se non esiste più come facciamo a
spezzare la maledizione?".
"La stai guardando nel modo sbagliato
", disse Malfoy. "Potrebbe non essere la stanza in se stessa, ma
l'incidente che è accaduto lì".
"Mmmm.... no, non credo", disse
Hermine. "La stanza è molto importante, ma non nel modo in cui
crediamo noi. Penso sia il fatto che parte del castello sia stata
distrutta solamente da Grifondoro e Serpeverde".
"Sì, ma intere sezioni del castello sono state distrutte quella notte", commendò Blasie.
"Vero, ma abbiamo già spiegato
che la Grande Battaglia è il motivo per cui i legami si sono
fatti sottili. La guerra contro Voldemor non è stata solo
Grifondoro contro Serpeverde, ma ha coinvolto tutte le case",
spiegò Hermione.
"Credo che si siamo imbattuti in
qualcosa", disse Bill. "Potrebbe essere il nostro lasciapassare per la
maledizione. Ha senso, ci siamo con i tempi e, come ha detto Harry,
qualcuno è morto, il che potrebbe essere stato considerato come
un aver oltrepassato i confini da Corvonero. E la maggior parte delle
persone normali".
"Ma è accaduto anche quando
Voldemort ha aperto la Camera dei Segreti, quando era uno studente ad
Hogwarts. Mirtilla Malcontenta è stata uccisa dal Basilisco",
fece notare Ginny. "Sicuramente allora anche quello potrebbe essere l'innesco
per la maledizione".
"No", disse Draco. "Mirtilla era una cosa rara. Una Serpeverde Nata Babbana".
Ci furono dei mormorii per la sala. Tutti sapevano che esistevano, ma erano una tale rarità.
"E' uno dei motivi per cui ha passato dei gran brutti momenti ad Hogwarts".
Ron ghignò "Dimenticavo che era la tua ragazza al sesto anno".
Metà della sala rise, ma Draco mandò solo uno sguardo di ghiaccio a Ron, che suggeriva una vendetta successiva.
Pansy, sentendo il bisogno di difendere il suo amico, si intromise. "Tu dimentichi che frequentavo Draco al sesto anno, Ron".
"Non ricordarmi cose così. Mi
fa capire che non avevi gusto quando eri una ragazzina", si
lamentò George con Pansy.
"Almeno io non uscivo con uno stomaco
senza fondo, come qualcun altro che non menziono", lanciò la
frecciatina Draco, guardando fermamente verso Hermione.
"Mmmm... Mi piacerebbe avere uno stomaco senza fondo", disse Ron. "Potrei davvero mangiare tutto il giorno".
Harry lanciò in testa a Ron un tramezzino rimasto. "Ti sta insultando, cretino".
"Sì, ma non c'è partita. Lui ha praticamente pomiciato con Mirtlla Malcontenta. E' rivoltante".
"E'
così sensibile, le persone lo prendono troppo in giro e lui si
sente solo e non ha nessuno con cui parlare. Non ha paura di mostrare i
suoi sentimenti e piangere!", lo prese in giro Harry, citando le parole di Mirtilla su Draco.
"Ew... Draco, hai davvero tradito Pansy con un fantasma?", chiese Blasie, sembrando disgusato.
Draco sembrava prondo a lanciare una sedia al prossimo che avrebbe pralato di lui e Mirtilla.
Billi si schiarì la gola e disse "Per quanto affascinante sia questo discorso, possiamo per favore
rientrare nei ranghi prima che uno o più di noi venga
assassinato?".
Hermione cercò di non
gongolare, mentre Malfoy stava seduto lì con il viso di pietra.
Era così arrabbiato che la mascella gli si era irrigidita. Non poteva fargliene una colpa.
Harry e Ron si stavano facendo beffe
del periodo più brutto della sua vita, e di fronte ad altri.
Bill non aveva torto. Sembrava stesse per uccidere qualcuno.
Bill la incitò ad andare avanti.
"Comunque, come stavamo dicendo,
sembra che ci siamo imbattuti in qualcosa con la morte di Tiger nella
Stanza delle Necessità. So che questa settimana dobbiamo tutti
lavorare, ma è possibile che riusciate a liberarvi per il
prossimo Sabato e che ci incontriamo di nuovo qui alla stessa ora?",
chiese.
Ci furono cenni di assenso.
"Ok. Nel frattempo, se vi viene in
mente qualsiasi cosa, buttatela giù. Al momento non abbiamo
molto su cui lavorare, quindi qualsiasi cosa, non importa quanto
insignificante possa sembrare, potrebbe essere rilevante".
Ci fu un trascinarsi di sedie, mentre
molte persone sparivano di nuovo al bar per approfittare del resto
della serata o l'uscita fuori casa, se avevano altri programmi. Harry
afferrò il braccio di Hermione, così che ancora non se ne
andasse.
"Volevo parlarti", disse.
"Ok, spara".
"Volevo chiedere a Daphne di sposarmi
nella maniera adeguata. Ho questo anello in tasca da quando abbiamo
ricevuto le lettere dal Ministero, ma non sono sicuro di come
procedere", disse timidamente.
Hermione
soppresse un sorriso. Povero
Harry, era davvero imbranato quando si parlava di ragazze. Andava
talmente tanto nel panico che avrebbe detto o fatto qualcosa di
sbagliato. Era piuttosto dolce che il salvatore del Mondo Magico fosse
così socialmente timido. Tutti si aspettavano sempre
che fosse al centro dell'attenzione ed alla ribalta, ma si sentiva
molto più felice fuori dai riflettori.
"Perchè non programmi solo
qualcosa di semplice?", gli suggerì lei, sapendo che qualcosa di
elaborato sarebbe sicuramente finito male, con Harry così
nervoso riguardo a tutto.
"Tipo cosa?", chiese senza speranza.
"Che ne dici del nuovo ristorante che
ha aperto nella Roma magica? La Gazzetta del Profeta ci ha scritto un
articolo. Si dice sia praticamente impossibile fissare una
prenotazione, ed è molto romantico ed intimo":
"Come faccio a prenotare, se è difficile?", andò ancora nel panico Harry.
Lei non potè fare a meno di
roteare gli occhi. "Davvero, Harry, sei veramente serio nel farmi
questa domanda? Usa il tuo nome. Dubito che rifiuterebbero un tavolo a te, Harry Potter".
"Oh", disse lui. "Odio davvero fare cose così".
"Lo so, ma se vuoi farle la proposta
nella maniera giusta, senza incasinare tutto, allora questo è
probabilmente il modo migliore".
"Sì, hai ragione".
"Oh, comunque, cos'era quella cosa a proposito di Malfoy, prima?", chiese.
"La cosa di Mirtilla?".
"Sì".
"Come facevo a resistere? Trovo
ancora enormemente divertente che Draco abbia raccontato tutto a
Mirtilla Malcontenta, tra tutte le persone che poteva scegliere",
disse.
"Lui non ne era divertito, ed è stata una cosa piuttosto cattiva".
"Sì, non preoccuparti, mi aspetterò la sua vendetta. E non dovrebbe nemmeno provarci, se non gli sta bene".
Hermione non potè che essere
un pochino d'accordo. Era vero che Malfoy poteva essere incredibilmente
tagliente, e che le aveva rovinato la vita. Ma le dispiaceva per lui
per quella cosa di Mirtilla, a causa del grande stress al quale era
sottoposto all'epoca. Chiaramente non si era sentito in grado di
parlarne con nessuno dei suoi amici, ed aveva usato Mirtilla come una
valvola di sfogo. Ora capiva quanto parlare delle proprie
preoccupazioni con qualcuno fosse catartico, e lei stava precisamente
facendo quello con la psigologa.
Di nuovo, non poteva aspettarsi che
Harry e Ron concordassero. In materia di sentimenti, avevano sempre
avuto il tatto di un cucchiaino.
Becoming Mrs Malfoy Chapter 18, a harry potter fanfic | FanFiction
Capitolo 18
Hermione sentì
che stava per sbattere la testa sul tavolo. Il gruppo misto di Grifondoro e
Serpeverde si incontrava ogni sabato pomeriggio nel retro dei Tre Manici di
Scopa ormai da un mese, ed il progresso era molto lento. Avevano fatto un
leggero passo avanti quando avevano avuto la conferma che era stata la morte di
Tiger nella Stanza delle Necessità ad innescare la maledizione. Lei aveva unito
le forze con Malfoy che, avendo così tanti Elfi Domestici, aveva una buona
conoscenza della loro magia. Se ne era maggiormente interessato dopo che Dobby
aveva fatto la sua apparizione a Malfoy Manor per soccorrere Harry, Ron ed
Hermione quando erano stati per un breve periodo imprigionati lì. Le aveva
raccontato che a nessun Malfoy piace essere impreparato, ed aveva bisogno di
quelle informazioni perché non lo fosse nemmeno lui. Hermione non era troppo
sicura di come si sentiva a riguardo. Dopo tutto, era stata quella mancanza che
le aveva salvato la vita. Ma comunque non si aspettava che Malfoy ospitasse
maghi oscuri psicopatici con la mania del sangue puro molto presto.
Avevano scoperto che Cosetta Corvonero aveva fatto incorporare a Tosca
Tassorosso la magia degli elfi domestici per tutto il castello, dopo che il
Serpeverde aveva lasciato all'improvviso la scuola.
Gli Elfi possiedono una magia complessa, spesso più avanzata di quella degli
umani che servono. La loro complicata natura li rende felici rimanere sotto il
controllo dei maghi e streghe che li possiedono. Anche se lei era sicura che
fosse a causa del condizionamento degli umani che la pensassero in quel modo.
Era inoltre sicura che una volta che la sua legge fosse stata varata, loro
avrebbero potuto essere educati sul loro incredibile potere, e si sarebbero
ribellati da soli, lontano dal maligno controllo dei maghi e delle streghe che
volevano solo usarli per il proprio vantaggio.
Sembrava che Rowena e Tosca avessero utilizzato questa potente magia e
l'avessero intrappolata all'interno dei muri stessi del castello di Hogwarts.
Questa magia avrebbe colto ogni inimicizia che portava alla morte di un
Serpeverde o di un Grifondoro. Era strutturata in un modo tale che avrebbe
ignorato le morti accidentali causatale dalle lezioni o dal Quidditch. La morte
doveva arrivare da un vero odio, e sembrava che l'uso dell’Ardemonio da parte
di Tiger per uccidere Harry, Ron ed Hermione, assieme alle Maledizioni Senza
Perdono, fosse proprio quella cosa. Malfoy aveva parlato con il più vecchio e
con più esperienza dei suoi Elfi Domestici, Tufty, che aveva confermato che
fosse realmente possibile, anche se ci sarebbe voluto un Elfo con enormi
capacità.
Così, avevano identificato e confermato ma maledizione, ma questo era
praticamente tutto. Tutti stavano diventando frustrati e coscienti del fatto
che erano praticamente incapaci di arrivare ad una qualsiasi pratica soluzione
per spezzarla. Perfino Bill non era arrivato ad alcun che.
"Aspettate", urlò Bill, mentre tutti iniziavano a rimettere a
posto le cose, dopo una giornata lunga e frustrante. "Potrei averi trovato
qualcosa".
Le spalle di tutti si drizzarono, la speranza tornò su tutti i presenti, e calò
un'atmosfera eccitata di anticipazione, mentre osservavano con aspettativa
Bill.
"Ho letto parecchi libri sulle maledizioni incorporate negli edifici, e
sono arrivato alla conclusione che debba essere offerto un tributo di sangue di
qualche genere".
Il dusgusto apparve sul volto di parecchie persone.
"Cosa? Intendi che dovremmo sacrificare qualcuno?", chiese Ron.
Bill chiuse gli occhi in segno di sconfitta. "Come hai mai potuto avere
una cotta per lui?", chiese ad Hermione, pugnalato ancora una volta
dall'incapacità di pensare prima di parlare del fratello più giovane.
Lei non potè far altro che sorridere a Bill. Ron aveva molti pregi, ma quando
si parlava di pensare a magie complesse, di solito andava in alto mare.
"No, Ronald, un tributo di sangue non significa necessariamente uccidere
qualcuno", spiegò lei. "Puoi offrire una piccola quantità di sangue
come simbolo. Solo la magia più oscura richiede che una persona venga completamente
dissanguata, e Cosetta Corvonero non l'avrabbe usata ad Hogwarts".
Ovviamente Ron non era l'unico ad aver confuso i riti di sangue, perchè ci fu
un sospiro di sollievo che aleggiò per la stanza, alla spiegazione di Hermione.
"Quindi abbiamo solo bisogno del sangue di un Serpeverde e di un
Grifondoro?", chiese Pansy.
Bill scosse la testa. "No, sarebbe troppo facile. Deve essere qualcuno che
dimostri che la maledizione non è necessaria".
"Qualcuno che neghi la maledizione", proseguì Hermione.
Malfoy sogghinò. "Quindi, praticamente qualcuno che provi che Serpeverde e
Grifondoro possono sopportarsi? Qualcuno così", chiese, alzando in aria la
mano di Daphne, e mostrando il grande diamante dell'anello che aveva al dito.
"Certo", dissero Hermione e Bill all'unisono.
"Perché c'è sempre bisogno del mio sangue?", si lamentò Harry.
Hermione provava della tenerezza per il suo amico. Era il sangue di lui che era
servito per far tornare in vita Voldemort, ed apparentemente ora il suo sangue
era necessario per far finire la maledizione.
"É perché tu sei il Ragazzo Che E' Sopravvissuto", disse Ron.
"L'Eletto", disse George, unendosi a lui.
"Una spina nel fianco", aggiunse Malfoy.
"Quindi che dobbiamo fare?", chiese Daphne, ignorando gli immaturi
ragazzini che al momento stavano prendendo in giro il suo fidanzato.
"Beh, controlleremo solo per esserne sicuri, ma credo che dovrai
prelevarti del sangue e farlo penetrare nei muri dove la maledizione è stata
attivata", disse Bill.
"Ma la Stanza delle Necessità è stata distrutta", fece notare
Neville.
Ci fu un grugnito generale nella sala. "Sembra che il tuo sangue non
servirà", commentò Blasie rivolgendosi ad Harry.
"E' possibile che funzioni nel corridoio fuori dalla Stanza?", chiese
Hermione.
Bill ci pensò per un minuto. "É possibile. Intendo, Corvonero doveva
essere a conoscenza della possibilità che la stanza potesse essere distrutta.
Vale la pena provare, comunque".
"Allora che stiamo aspettando? Andiamo ad Hogwarts ora", disse Ginny.
"Neville, andrebbe bene?", chiese Daphne. "Alla McGranitt non
dispiacer se ci presentiamo in massa per praticare un rito di sangue nel
corridoio del settimo piano?".
Neville sorrise. "Credo le starebbe bene, visto che serve a salvare la sua
preziosa Hogwarts. E se hai con te un professore..."
"E da dove lo prendiamo un professore?", chiese Theo.
Pansy gli tirò una sberla sulla testa. "Usa il cervello che so che
possiedi", disse.
Theo guardò Pansy. "Scusa, sembravo Weasley. Sapevo che Paciock era il
nuovo Professore di Erbologia, me lo sono solo dimenticato per un attimo".
Bill e George sembravano sapere che la frecciatina di Theo non era rivolta a
loro. "Ehi!", protestò Ron. "Io non sono lento".
"No, tu sei solo speciale", disse Malfoy.
"Chiudi il becco, faccia da furetto!".
"Per quanto divertente sia", iniziò sarcasticamente Hermione,
"Mi piacerebbe muobermi ora. Sarebbe bello rompere questa maledizione una
volta per tutte".
Il gruppo di ex studenti di Hogwats si avviò verso il castello. Neville aveva
inviato il suo Patronus con un messaggio per la McGranitt, spiegando ciò che
stavano facento. La Perside li stava aspettando ai cancelli.
"Credete davvero di aver trovato un modo per spezzare la
maledizione?", chiese quando arrivarono.
"Non lo so", rispose sinceramente Bill. "Ma vale la pena fare un
tentativo".
La McGranitt annuì.
C'era un'aria nervosa intorno al gruppo, mentre camminavano versso il settimo
piano. Tutti speravano davvero molto che avrebbe funzionato e l'avrebbero
spezzata. Arrivarono allo stendardo di Barnabas Il Babbeo e, tutto ad un
tratto, sembrarono tutti con il fiato sospeso, come se si stessero mentalmente
preparando per la gioia od il disappunto che l'esperimento avrebbe portato.
"Non torno qui da quel giorno", mormorò Malfoy ad Hermione.
Lei sorrise tristemente al biondo. Aveva dimenticato che lui non era tornato ad
Hogwats per ripetere il settimo anno.
"Hai mai preso i MAGO?", chiese lei.
"Sì, li ho superati con un corso di corrispondenza con il Ministero. Ho
dovuto aspettare fino alla fine del mio anno nel mondo Babbano, ma non sarei
comunque tornato ad Hogwarts".
Hermione non si arrischiò a chiedere il perchè. Avrebbe avuto dei momenti
difficili se fosse tornato. Non sarebbe stato esattamente il benvenuto. In
effetti, non molti Serpeverde del loro anno erano tornati. Blasie, Daphne, e
Tracey sì, ma non si erano mai trovati davvero di fronte all'intero gruppo di
Mangiamorte, e si erano tenuti sulle loro. All'epoca, lei si era chiesa se
altri Serpeverde, quelli che non erano tornati, avevano raggiunto i MAGO, e se avessero
dovuto andare da qualche parte tipo Durmstrang per superarli. Ma sembrava che
il Ministero avesse superato questo problema, e trovato un modo per loro per
fargli fare gli esami senza dover tornare ad Hogwarts.
"Allora, Bill, dobbiamo dire qualcosa?", chiese Harry, mentre stava
di fronte al muro che di solito era la postazione della Stanza della Necessità.
"Non che io sappia. Per ciò che ho letto, le maledizioni come queste sono
più rivolte all'effettivo rito di sangue, piuttosto che ad un qualche
incantesimo od incanto".
Harry prese il coltello che Neville gli allungava, e tracciò una leggera linea
nel palmo della mano. Daphne rabbrividì, mentre lui le allungava il coltello.
"Odio il sangue", disse lei, prima di prendere un profondo respiro e
tracciare una stricia simile sul suo palmo.
Lei ed Harry si presero le mani, mescolando il loro sangue prima di spingere i
palmi contro le pietre del muro. Ci fu un leggero flash di luce blu, e loro
ritrassero le mani.
"Pensi abbia funzionato?", chiese Hermione a Bill, con uno sguardo
speranzoso.
"Difficile a dirsi, ma la luce blu è un buon segno. Dimostra dei residui
magici, ed ho avuto reazioni simili quando spezzavo maledizioni per la
Gringotts. Quindi penso dovremmo assolutamente prenderlo come un buon
segno", rispose.
Si sollevarono suoni di sollievo tutto intorno, mentre assimilavano le parole
di Bill. Harry pulì e guarì la mano di Daphne, ed allungò la sua perchè la
guarisse Herione. Daphne sembrava davvero scossa e pallida per l'intera
faccenda, così Hermione mandò velocemente fuori Harry.
"Immagino sia fatta quindi", disse allegramente Ron.
Lei sorrise e poi guardò Malfoy. Questo significata che lei non avrebbe più
dovuto passare dell'altro tempo con lui, e certamente non doveva sposarlo.
Anche se era felice per il futuro, si sentiva un po' triste del passato, il che
era sorprendente. Quando era stata per la prima volta rivelata questa
maledizione, non aveva sperato altro che non vederlo mai più. Ma lavorandoci
su, era arrivata ad apprezzarlo. Poteva ancora essere irritante, ma certamente
non lo odiava più. Lui la facva ridere con il suo umorismo sarcastico, e lei si
divertiva a discutere di vari argomenti con lui. Essendo cresciuto anel cuore
di una delle famiglie con il sangue più puro del circondario, aveva una
prospettiva sulle cose che lei non aveva mai sentito. Potevano non concordare
sepre, ma era stimolante dibattere con lui. Malfoy si voltò a guardarla
stranito, mentre lei continuva a fissarlo. Lei arrossì leggermente, ma gli
lanciò un debole sorriso. Lui strinse appena gli occhi, ma non disse niente,
voltandosi di nuovo verso Ron, che stava macchinando dei piani per il
festeggiamento.
Molto più tardi quella notte, al Paiolo Magico, Draco osservò Hermione, che
stava ridendo forte degli atteggiamenti di un Ron ubriaco. Era brilla, ed aveva
un aspetto ricidolo con quel fard rosa sulle guance. Un atteggiamento festoso
aveva coinvolto il gruppo.
Erano originariamente tornati ai Tre Manici di Scopa per cena, prima che
Neville li convincesse che sarebbero dovuti andare a fare una visita ad Hanna
Abbott, che lavorava al Paiolo Magico. Draco aveva più che un debole sospetto
sul fatto che Paciock fosse più che altro interessato alla Tassorosso, e stesse
pensando se fare o meno un tentativo, ora che la maledizione era stata
spezzata. Ma essendo senza speranza come ogni altro Grifondoro quando si
parlava di ragazze, Paciock aveva avuto bisogno di una quantità piuttosto alta
di incoraggiamento liquido, per andare e chiedere ad Hanna di uscire insieme.
Paciock ora stava appoggiato contro il bar, più che altro bisognoso del suo
supporto, non per sembrare figo, chiaccherando con Hanna, che non sembrava
turbata.
Era rimasto ormai un piccolo gruppo. Harry e Daphne se ne erano andati per
primi, disgustosamente innamorati. Blasie e Ginny li avevano seguiti non molto
più tardi, e Draco non aveva bisogno di usare l'immaginazione per indovinare
cosa avrebbero fatto, grazie a ciò che era successo nei dormitori Serpeverde.
Draco guardò verso l'angolo, dove Pansy e George si erano infrattati, e sogghignò
nel notare che si stavano baciando.
Sembrava che non tutti i Grifondoro fossero degli incapaci con le donne. George
era stato abbastanza bravo con Pansy, e lei era caduta tra le sue braccia.
Draco era contento per lei. Meritava di essere felice. Gli era corsa dietro
abbastanza a lungo, e lui non l'aveva mai trattata con il rispetto che avrebbe
dovuto quando erano ragazini, accettando la sua cott ed usandola a suo
vantaggio. Dopo la guarra ci aveva messo un po' per rimettersi in carreggiata,
e questo lo aveva portato ad essere brutalmente onesto con Pansy sui suoi
sentimenti molto platonici per lei. Ma ora lei sembrava aver trovato qualcuno
che la rendeva felice e la trattava bene, e nel posto più improbabile. Questo gli
fece riportare la sua attenzione di nuovo ad Hermione. Era confusionante e
complessa, e lui sperava che sarebbe riuscito a leggerla un po' meglio. Il modo
in cui lo aveva guardato ad Hogwarts gli aveva regalato un po' di speranza che
forse lui non le fosse così indifferente, come lo era una volta. Sapeva che non
lo oodiava più. Avevano lavorato davvero bene insieme, nello spezzare la
maledizione, e pensava che lei fosse riuscita a rispettarlo. Ma non mostrava
alcun segno di provare sentimenti più profondi. Grugnì mentalmente. Era
assolutamente ingusto che lui fosse più innamorato di lei che mai.
"Oh! É disgustoso! Prendetevi una stanza!", urlò Ron.
Sembrava che Draco non fosse l'unico ad aver notato la coppia sbaciucchiona.
George si allontanò da Pansy, abbastanza a lungo da agrottare la fronte verso
il fratello. "Solo perchè non riesci a trovare una ragazza che ti baci,
non significa che devi rompere le scatole a tuo fratello".
"Io trovo una ragazza che mi baci", obiettò Ron.
"E' per questo che Tracey Davis e laggiù a tradirti con Michael Corner,
allora?", chiese George.
"Tracey ed io non ci pensiamo in quel modo", disse Ron offeso.
"Beh, lei sembra stia festeggianto la fine della maledizione andando a
cercarsi qualcun altro il più velocemente possibile", disse
scherzosaamente George.
Ron si illuminò di rosso, con uno sguardo un po' dispiaciuto.
"Non ascoltare George. Sai che gli piace prenderti in giro", disse
Hermione, non volendo che il suo amico fosse triste. "Comunque, ho visto
quella biondina laggiù addocchiarti per tutta la sera".
Ron alzò lo sguardo, e puntò la strega bionda che distolse lo sguardo,
imbarazzata ad essere stata beccata a fissarlo. Ron gonfiò il petto, e si alzò
per parlare con lei. Draco sorrise, mentre Hermione si perdeva di nuovo tra le
risate.
"Comunque, per quanto sia stato divertente, io vado a seguire il consiglio
di mio fratello", disse George, trascinando in piedi Pansy, che arrossì.
"George", esclamò scandalizzata.
"Oh, per favore, sono Hermione e Malfoy. Credo siano entrambi abbastanza
intelligenti da capire cosa faremo quando ce ne andiamo insieme", disse
George.
"Prima di tutto, non salterò nel letto con te. E anche se lo facessi, non
è una cosa che dovresti dire", insistì Pansy, imbarazzata.
"Chi ha detto niente riguardo al letto? Volevo portarti di sopra per
quella sfida di schacchi che mi hai lanciato la settimana scorsa in negozio. E
qui non potremmo giocare. É troppo rumoroso", la prese in giro George.
Pansy arrossì ancora di più, sapendo che George aveva deliberatamente fatto
suonare la sua affermazione precedente più sporca di quanto fosse, e ciò fece
ridere di nuovo Hermione. Draco roteò gli occhi. George era davvero uno spasso
a volte.
Il rosso si abbassò, per baciare Hermione sulla guancia.
"Congratulazioni per aver spezzato la maledizione. Fai la brava",
disse, scompigliandole i capelli.
La strega riccia roteò gli occhi. "In che guaio mi potrei cacciare al
Paiolo Magico? E comunqe, Malfoy è qui e Ron è laggiù", disse Hermione,
indicando il bar, prima di rendersi conto che Ron doveva aver avuto fortuna ed
era sparito.
"Oh!” esclamò. "Malfoy è ancora qui. Sono sicura che starò
bene".
"E' questo che intendevo. Devi guardarti proprio dal fascino di Malfoy. Ti
striscia addosso", disse George, facendo un mezzo sorriso al suo confuso
amico, prima di ridere ed uscire dal pub con Pansy.
Hermione sembrava proprio adorabilmente confusa, e Draco soppresse un sorriso.
George stava chiaramente cercando di causare più caos possibile. E Draco sapeva
che se voleva che Hermione rimanesse, allora avrebbe dovuto trattarla come
facevano quei suoi buoni a nulla di amici. Come se non avesse notato quanto
incredibilmente bella fosse. "Ti va un altro drink?", chiese lui.
Lei semmbrò un po' insicura, chiaramente rimuginando sulle parole di George.
"Non lo so. Credo dovrei andare a casa".
"Perchè? Ancora non sono nemmeno le undici. A meno che il tuo spaventoso
padre non ti abbia dato il coprifuoco".
Lei rise. "No, ora sono tornata al mio appartamento. E anche se fossi
stata ancora a casa, papà avrebbe camminato in tondo nel salotto finchè non
fossi tornata a casa. Non ha molto spesso l'occasione di comportarsi da padre
preoccupato, e si diverte ogni volta nel farlo":
"Quindi puoi rimanere per un altro bichciere?", chiese insistentemente
Draco.
"Immagino di sì", disse lei, ancora non troppo sicura se avrebbe
dovuto o meno.
"Per favore. Tutti gli altri se ne sono andati, ed io ho le precise
istruzioni di non tornare a casa almeno fino a mezzanotte. Mia madre ha una
serata romantica con Severus", mentì.
Lei diventò un po' verde. "Ma Malfoy Manor chiaramente è abbastanza grande
perchè tu ci possa stare".
"Non ci crederai, ma sono rientrato in momenti piuttosto
imbarazzanti".
"Cavolo, Malfot! Non voglio nemmeno immaginarmi Piton in quel modo".
Draco schioccò la lingua. "Allora, un altro drink?".
Lei alzò lo sguardo, come per accertarne il suo bisogno. Lui si cucì addosso la
sua migliore espressione innocente, e sbattè le ciclia. "Bene, allora. Ma
solo per un'altra ora",
Lui si abbassò e le sussurrò allorecchi. "Grazie. Quella strega laggiù
sembrava che stesse per saltarmi addosso se te ne fossi andata".
Hermione si girò verso la direzione che lui aveva indicato, e notò una strega
grassoccia, di trent'anni passati, addocchiarlo come se fosse una torta
fumante. Rabbrividì e tornò a voltarsi verso di lui. "Non potrei mai
lasciarti a questo destino", disse.
Lui si allontanò verso il bar, prima di lasciare che un ghigno trapelasse. I
Grifondoro erano così facili da manipolare.
Era passata più di un'ora, quando Hanna arrivò per cacciare via la Grifondoro
che continuava a ridere, ed il Serpeverde che continuava a ghignare.
"Andiamo, ragazzi", disse. "Quest'anno voglio riposare un
po'".
Hermione si voltò e fissò piuttosto triste la bionda Tassorosso. "Oh,
scusa, Hanna, che ore sono?".
"Sono le due passate", replicò lei, sorridento alla bruna leggermente
scossa.
"Cosa?? Ma erano le undici solo un minuto fa. Farei meglio ad andare a
casa":
Si alzò di fretta, e l'alcool le andò dritto alla testa. Barcollò appena, e
Malfoy lla afferrò per un braccio. "Stai in piedi, Granger".
"Che cosa mi hai dato?", chiese. Erano anni che non si sentiva così
ubriaca.
"I cocktail migliori del Paiolo. Come si chiamava l'ultimo, Abbott?".
"Credo fosse la Vendetta Serpeverde", replicò Hanna..
Hermione buttò indietro la testa e rise. "Si è vendicato di me, ottimo.
Faccio fatica a stare dritta".
La proprietaria del pub sembrava divertito. Non aveva mai visto così la sua
vecchia amica. Di solito si permetteva solamente di diventare brilla, così non
perdeva il controllo. Ma eccola lì, assolutamente ubriaca, che aveva bisogno di
Malfoy perchè la tenesse in piedi. Figurarsi, Hanna non immaginava nemmeno che
Hermione avrebbe passato tre buone ore in compagnia di Malfoy, palesemente
divertendosi.
Li aveva guardati per la passata ora e mezza, ed Hermione si era divertita un
mondo. Comunque, non era sicura se avrebbe dovuto fidarsi del biondo per
portarla a casa. "Vuoi usare la Polvere Volante per andare a casa?".
"Oh, no", replicò l'altra strega, ridendo. "Non credo che sarei
in grado di usarla correttamente. Probabilmente finirei nella camera da letto
di qualcun altro. Finirò con il disturbare la serata romantica di tua madre
Piton, Malfoy".
"La porto a casa", disse Malfoy.
Hanna gli lanciò uno sguardo serio. "Faresti meglio, Malfoy, se sapessi
ciò che è meglio per te",
"Non preoccuparti, Hanna. Malfoy badereà a me. Dopo tutto, riesco a
batterlo a duello se fa qualcosa", disse lei, estraendo la bacchetta ed
agitandola, prima di lasciarla cadere.
Il mago biondo si fermò e la raccolse. "Credo sia meglio che la tenga
io".
Hanna li ossrevò, mentre lui conduceva fuori dal locale la strega instabile. Si
morse il labbro, non sicura di aver fatto la cosa giusta nel non insistere a
portare lei stessa Hermione a casa. Per quanto aveva detto prima Neville,
sembrava che Malfoy fosse un uommo diverso, e lo aveva visto abbastanza con
Harry e Ron, ma ad Hanna non piaceva quel luccichio nei suoi occhi quando
guardava Hermione. Era quasi come se la volesse mangiare.
Draco portò Hermione al punto di Smaterializzazione senza farla cadere, il che
sentiva essere un qualcosa per il quale congratularsi con se stesso. Voleva che
si ubriacasse un po', perchè sapeva che così sarebbe rimasta un po' più a lungo,
ma non aveva immaginato che i cocktail l'avrebbero portata a quel livello.
Sembrava che l'ultimo fosse stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Fortunatamente, lui si era preso dei drink meno letali, ed era abbastanza
sobrio.
Comuque, non era sicuro in che modo Hermione sarebbe stata in grado di
Smaterializzarsi a casa. Probabilmente sarebbe finita per spaccarsi. Doveva
vedere se l'aria fresca l'aveva fatta riprendere un po'. La lasciò andare, e
lei ondeggiò un po' prima di appoggiarsi pesantemente contro il muro. Ottimo!
Non c'era alcuna possibilità che sarebbe riuscita a Smaterializzarsi, e lui non
sapeva dove lei vivesse.
"Granger, dove vivi?", chiese, sperando che fosse una di quelle
piccole comunità magiche, dove sarebbe stato facile trovare la casa.
"Vivo a Paddington. É nella Londra Babbana".
Dannazione. Non sarebbe di certo stato in grado di vagare per la Londra Babbana
con Hermione, cercando di farle ricordare esattamente dove vivesse.
"Ok, Granger. Ti riporterò a Malfoy Manor con me. Non puoi
Smaterializzarti, e probabilmente finiresti per spaccarti".
Hermione sbattè civettuola le ciglia. Scosse leggermente la testa, come per
schiarirsi le idee, ma sembrò fallire ed annuì. Perfino in quello stato, era in
grado di capirlo.
"Ci imbatteremo da qualche parte in Piton?", chiese.
Lui sorrise. "No, saranno a letto. E' tardi".
Draco le prese la mano e si Smaterializzarono al Manor. Fortunatamente, non
avrebbero dovuto attraversare il lungo vialetto fino alla casa, dato che
potevano Materializzarsi oltre le protezioni.
Hermione grugnì e si strinse lo stomaco, quando arrivarono, e lui le mise un
braccio intorno alla vita per sostenerla, in caso si fosse sentita male.
"Stai bene?", chiese.
"Mi sento male".
"Prendi dei respiri profondi, e dimmi quando te la senti di
muoverti".
Si appoggiò a lui, e fece alcuni respiri lunchi e profondi. "Ok, ora sono
pronta".
Sfortunatamente, la sua stabililtà non lo era, e dopo che inciampò contro la
quinta tavola, lui capì che avrebbe svegliato tutti. La prese in braccio per
salvare i cimeli di famiglia, ed evitare di disturbare sua madre ed il suo
patrigno.
"Che stai facendo?", chiese lei, confusa.
"Sveglierai tutti, se continui ad andare contro tutto. Così è più facile,
veloce e meno rumoroso. Vuoi davvero che Piton arrivi e ti veda così?".
Lei rabbrividì alla prospettiva. "No, mi toglierà dei punti e mi metterà
in punizione".
Draco rise, ma non si preoccupò di correggerla.
Cercò di portarla dal suo lato della casa. Aprì al porta della sua stanza, e la
lasciò sul letto. "Rimani qui, io torno subito per portarti un
pigiama".
"Questa è la tua stanza?", chiese lei addocchiando i libri di fianco
al tavolo.
"Sì".
"Non è molto Serpeverde. Mi aspettavo che fosse decorata di verde, ed
avesse un serpente gigante dipinto sul muro", disse lei, prima di ridere
per la battuta non originale.
Draco roteò gli occhi. "Forse voi Grifondoro fate cose del genere, ma
personalmente io preferisco decorare meglio la mia stanza".
"E' carina, confortevole", replicò, osservando la stanza decorata al
naturale.
I muri erano crema, ed i mobili di legno pregiato. C'erano mensole di libri
lungo un lato, e due porte che portavano a chissà dove. Presumette che una
portasse ad un bagno. Si trascinò giù dal letto, e barcollò per la sala
verso le mensole, mentre lui apriva una delle porte, per rivelarne un armadio
guardaroba.
Hermione fece vagare le dita tra i libri. Ne aveva molti che aveva anche lei.
Sapera che c'era una biblioteca a Malfoy Manor, così rimase sorpresa che ne
avesse molti nella camera.
"Ecco, è il meglio che posso fare", le disse alle spalle.
Lei si voltò troppo velocemente, facendo girare la stanza, e dovette
appoggiarsi ai libri. Prese i vestiti che Malfoy le allungava, e li strinse al
petto. "Grazie", replicò.
Non fece alcun tentativo di muoversi. Rimase semplicemente lì a fissarlo. Era
piuttosto bello. In effetti, aveva lo aveva notato tutta la sera, che era
cresciuto in un uomo dannatamente attraente. Quando le aveva fatto alzare i
piedi da terra, non aveva potuto non notare che aveva anche un buon profumo.
Aveva fatto del suo meglio per non far scorrere le mani tra i suoi capelli, per
vedere se erano morbidi quanto sembravano.
Fece scorrere gli occhi sul suo corpo, rendendosi conto quanto si fosse
sviluppato, prima di toranre a guardarlo negli occhi. Decise di fare, per una
volta nella sua vita, di fare qualcosa di spontaneo e temerario, e cercò di
giocare.
"Quindi dormo qui?", chiese, cercando di avere un tono di voce
passionale.
"No, scusa, non volevo intendere nulla di tutto questo. Sono passato di
qui per darti qualcosa da indossare".
Hermione decise di dover provare a flirtare un po' meglio, se lui si fosse
comportato così responsabilmente. Si avvicinò di nuovo al letto maliziosamente,
ma l'effetto si rovinò un pochino per il fatto che quasi si inciampò da sola a
metà strada. Si sedette, e battè una mano di fianco a lei, come per invitarlo.
"Oh, non importa. E' un letto molto grande".
Malfoy si schiarì la gola, ed Hermione fu felice di notare che ora sembrava
molto meno sicuro. "Ehm... Granger, davvero non credo sia una buona
idea".
Lei rise rauca. "Credo tu possa chiamarmi Hermione. Dopo tutto, fino ad
oggi, eravamo praticamente fidanzati, Draco", disse, insicura di
essere riuscita a produrre la voce miagolante che sperava.
Nel profondo della sua mente, sapeva che l'alcool aveva pericolosamente
diminuito le sue inibizioni. Si rialzò in piedi, e camminò verso Malfoy, che si
itrasse finchè non fu con le spalle al muro. Si spinse sulle punte dei piedi, e
gli sussurrò all'orecchio. "Hermione suona più intimo, non credi?".
Malfoy deglutì chiaramente, e lei lo prese come un incoraggiamento. Non aveva
mai provato prima a sedurre qualcuno, ed era contenta di cosa era riuscita ad
ottenere. Tracciò una scia di baci, dall'orecchio in giù, lungo la mascella, e
lo baciò dolcemente all'angolo della bocca.
Si ritrasse brevemente, ma quando tutto ciò che lui fece fu fissarla con gli
occhi confusi, si spostò, pronta per essere uccisa. Il biondo rimase come una
statua per pochi secondi, prima che prendesse Hermione tra le braccia, la
attirasse a lui, e la baciasse appassionatamente.
Becoming Mrs Malfoy Chapter 19, a harry potter fanfic | FanFiction
Capitolo 19
Hermione si
svegliò con un allegro sole che penetrava dalla finestra. Doveva essersi
dimenticata di chiudere le tende prima di andare a dormire la notte prima, ed
ora il brillante sole d'inverno la stava accecando. Sbirciò di sottecchi, e si
sedette velocemente, confusa.
Quella non era la sua camera.
Qualcuno si schiarì la gola, ed Hermione incrociò gli occhi con quelli di un
piccolo Elfo Domestico.
"Signorina Hermione, il Padrone Draco ha detto a Coco di darle questi.
Coco li ha lavati per lei, e sono tutti belli e puliti". L'Elfo Domestico
indicò i suoi vestiti, posizionati ordinati su di una sedia.
Lei chiuse brevemente gli occhi, mentre gli eventi della notte precedente le si
riversarono addosso, ma si ricompose, perché non voleva crollare di fronte
all'Elfo. Lo avrebbe detto a Malfoy. "Grazie mille, Coco", fu tutto
ciò che disse.
L'Elfo Domestico fece un cenno di assenso e si inchinò, prima di schioccare le
dita ossute e Smaterializzarsi fuori dalla camera.
Hermione grugnì, si sdraiò di scatto sul letto, e si schiacciò un cuscino sul
viso. Che stava pensando? Quello era il problema: non aveva pensato, e si era
ubriacata pesantemente. Ringraziò la sua buona stella che Malfoy avesse almeno
avuto degli scrupoli e non avesse davvero dormito con lei. No, l'aveva baciata
con trasporto, e poi depositata nella stanza degli ospiti.
Ed ora lei si sentiva umiliata. Era vero che non si sarebbe mai gettata su di
lui se non fosse stata ubriaca, ma lo aveva fatto, ed almeno gli doveva dare
atto di essere stato un gentiluomo, respingendola.
Ecco perché lei non si ubriacava. L'ultima volta che era stata così
intossicata, aveva permesso alle gemelle Patil di portarla ad irrompere
nell'Ufficio Misteri. Ovviamente, era stata ripescata prima che potesse
gironzolare da qualche altro posto vicino al dipartimento. Non ci voleva una
super guardia di sicurezza per sentire e rintracciare una donna ubriaca che
straparlava sui tacchi alti. Era stata fortunata a non aver perso il lavoro.
Sospettava che Hestia ci fosse passata sopra per la sua reputazione di eroina.
Se Hermione avesse saputo in qualche modo come uscire da Malfoy Manor ed avesse
avuto la sua bacchetta, sarebbe sicuramente strisciata via di nascosto senza
vedere Malfoy. Sfortunatamente, avrebbe dovuto trovarlo per reclamare la sua
bacchetta, che lui aveva preso perché lei non riusciva a maneggiarla. E dire
che era famosa per essere la Strega più brillante della sua era. A volte la
vita non era per niente giusta.
I suoi pensieri vennero interrotti da un lieve bussare alla porta.
"Hermione, sei lì dentro?". La voce di Malfoy arrivava dall'altra
parte.
Per un breve momento, contemplò l'idea di ignorarlo e fare a finta di essere
tornata a dormire, o di essere fuggita dalla finestra, il che era una
prospettiva sempre più attraente, di secondo in secondo. Non aveva bisogno
della sua bacchetta. Avrebbe potuto andare a comprarne un'altra da Olivander.
Ma se non le fosse andata bene come l'altra? Poi si rese conto che Malfoy era
una delle persone più insistenti ed irritanti del pianeta. Se non si fosse
confrontata subito con lui, l'avrebbe rintracciata al suo ufficio, e lei non
voleva per niente un pubblico.
Si sentiva già abbastanza male con una persona unica.
Si districò dal groviglio di lenzuola e coperte, e raggiunse a piedi nudi la
porta, la aprì di poco e sbirciò fuori.
"Ciao, Malfoy", cercò di dire freddamente, ma ne uscì solo un
sussurro mortificato. Stupida voce che non ascoltava ciò che le comandava il
cervello!
Lui la osservò in viso, prima di dire qualcosa. "Mia madre voleva farti
sapere che il pranzo sarà servito tra un'ora e mezza".
Hermione aveva completamente dimenticato che Malfoy viveva con sua madre ed il
suo patrigno. Ci sarebbero state più persone ad assistere alla sua vergogna. Che
tipo di uomo vive ancora con sua madre?, pensò malignamente. Si chiedeva se
lui avesse detto qualcosa di cosa era successo la notte precedente. Non poteva
sopportare il pensiero che Piton sapesse che lei si era gettata addosso a
Malfoy ed era stata rifiutata.
"Ehm... Credo... Cioè, dovrei andare a casa", disse esitante.
"Rimani a pranzo. Mia madre si dispiacerà se rifiuti".
"Non credo davvero sia una buona idea".
"Hermione", disse lui, con la frustrazione che trapelava nella voce.
"Per una volta nella tua vita, non iper-analizzare tutto. Non essere
testarda e rimani solo a pranzo. Credimi, ci saranno più domande se
rifiuti".
Lei divenne rosso acceso, e guardò ovunque, tranne che il biondo al momento
allungato contro lo stipite della porta. Annuì. "Ok, rimarrò".
"Pensavo che ormai fosse Draco".
Si riscosse dal suo stato di mortificazione, e gli lanciò uno sguardo
penetrante. Ci voleva proprio lui, l'idiota, a ricordarle la scorsa notte,
invece che fare a finta che non fosse accaduto. Lui sogghignò, prima di
voltarsi.
"Aspetta, Malfoy. Dove pranzate, e come ci arrivo?", chiese, uscendo
dalla camera per chiamarlo.
"Tornerò a prenderti. Comunque, quei vestiti stanno meglio a te che a me,
micetta", disse lui, prima di camminare per il corridoio.
Hermione ritornò velocemente nella sua stanza, e sbatte forte la porta,
ignorando la risata che riusciva sentir arrivare da oltre la porta. Osservò i
pantaloncini corti e la maglietta che lui le aveva dato da indossare, capendo
solo in quel momento che ovviamente risalivano a quando faceva parte della
squadra di Quidditch di Serpeverde, con il blasone di Serpeverde. Il set era di
quando lui era più magro, e la stringevano nei punti più sbagliati. Giusti
sarebbe stata la parola adatta, se solo stesse cercando di impressionare
qualcuno. Ruggì lievemente, mentre si lanciava verso il bagno. L'ira era meno
potente, visto che non c'era nessuno a testimoniarla.
Esattamente un'ora e mezza dopo, Malfoy stava di nuovo bussando alla sua porta.
Ovviamente, quando lei stava meledicendo i suoi stupidi capelli. Si rifiutavano
di essere qualcos'altro, oltre a ricci scomposti sulla testa, in un modo
ridicolarmente cespuglioso. Come se non bastasse, aveva il mal di testa che le
martellava nel cervello, ed aveva un umore tetro. Imprecò, quando rinunciò a
domare i suoi capelli ribelli, ed andò con passo pesante verso la porta,
"Hai la mia bacchetta?", chiese gracchiante, allunganto
imperativamente la mano.
"Eccola, micetta", replicò lui, mettendogliela in mano.
Appena sentì la familaire pulsazione di magia con la bacchetta in mano, repisrò
un po' più facilmente. Non si sentiva mai completamente a suo agio senza.
Pensava fosse il risultato della guerra.
Malfoy sembrò capire che lei non avrebbe parlato, mentre si avviavano di sotto,
ma a metà scalinata lei gli afferrò il braccio per fermarlo.
"Tua madre sa della scorsa notte?", chiese lei.
"Ovviamente, Hermione, altrimenti penserebbe che tu sia davvero strana, ad
arrivare presto la mattina per farti una dormita", disse seccamente
Hermione. Gesticolò con la mano libera, impazientemente. "Non il perchè
sono qui, ma sai, riguardo... alla... cosa che è accaduta", mormorò.
"Oh, sì, racconto tutto a mia madre delle ragazze che bacio", disse
sarcasticamente, prima di roteare gli occhi. "Non essere sciocca, Granger.
Ho detto solo che ti sei ubriacata un po' troppo e non potevi andare a
casa".
"Grazie, e mi dispiace davvero per tutto".
"Intendevo sul serio ciò che ho detto prima. Cerca di non comportarti come
al solito. Non c'è bisogno di farne un affare di stato".
Leì annuì, ma non riuscì quasi a guardarlo in faccia. Era facile dirlo per
Malfoy, non era stato lui a gettarsi su di lei. Non era lui che si era completamente
umiliato da solo.
Continuarono a camminare verso la sala da panzo, e lei si sistemò nervosamente
i capelli, prima di entrare. Non avrebbe contato nulla in quella massa
incasinata, ma lo sperava lo stesso. Ignorò lo sguardo divertito che Malfoy le
lanciò. Non avrebbe capito il suo dolore; aveva dei capelli perfetti, che erano
un totale spreco per un ragazzo. Che cosa avrebbe fatto, se avesse avuto
capelli come quelli. Lui li manteneva solo corti e puliti.
"Non morde", commentò lui.
"No, ma Piton potrebbe".
Malfoy emise una risata simile ad un latrato. "É vero. Ma almeno non sei
Potter. Ancora non lo sopporta".
"Draco, caro, sei tu?", chiamò Narcissa.
"Sì, madre. Stiamo arrivando.
Hermione si intimidì. Non era mai stata in casa di un amico, a causa della
troppa ubriachezza. E Malfoy non era esattamente un amico. Era molto
imbarazzante, senza contare la pomiciata. Lanciò uno sguardo veloce alla
tavola, e vide Narcissa sorriderle incoraggiante.
"Salve, Signora Piton. Mi spiace doverla disturbare", disse
gentilmente.
"Non ce n'è motivo, cara. Non disturbi. Come puoi vedere abbiamo un sacco
di spazio. Preog, siediti e prendi una tazza di thè".
Hermione scivolò nella sedia più vicina, e stava per prendere un sorso di thè
che Narcissa le passò, quanto un calice di pozione le comparve sotto il naso.
"Pensavo che la Signorina Garnger avrebbe preferito prima questo",
disse Piton a sua moglie.
Hermione alzò lo sguardo dalla pozione antisbornia, per rivolgerlo all'ex
Professore, sconvolta. Severus Piton aveva appena fatto qualcosa di carino per
lei?".
"Dovrebbe berlo, Signorina Granger. Non l'ho avvelenata".
Hermione arrossì. Piton la faceva sempre sentire come se fosse stata una
ragazzina di Hogwarts di dodici anni, e cercò di compiacerlo. "Certo che
no, Professore. Grazie molte", disse, e mandò giù la pozione.
Il suo mal di testa passò quasi immediatamente. Il cattivo gusto in bocca si
attenuò, e lo stomaco smise di contrarsi. Si sentiva quasi come se le fosse
stato dato un nuovo corpo, tutta nuova e timida.
"Fortunatamente, ancora non è stata inventata una pozione che riesca a
sciogliere quel nido in cima alla testa", sbiascicò Piton, annullando
automaticamente il piacevole sentimento che Hermione aveva appena iniziato a
provare per lui. Non è che lui avesse i capelli migliori del mondo.
"Severus!", disse alterata Narcissa.
Malfoy sogghinò, ed Hermione gli lanciò uno sguardo astioso. Narcissa spostò
velocemente la conversazione su argomenti meno litigiosi, ed Hermione mangiò
velocemente , volendo portare a termine quel pranzo il prma possibile, così che
avrebbe potuto strisciare di nuovo al suo appartamento e nascondersi.
Quando finirono, Malfoy e sua madre la accompagnarono al salotto, dove si
trovava la loro connessione Metropolvere.
"Grazie di nuovo per avermi permesso di restare", disse Hermione a
Narcissa.
"Non c'è problema. Sarei felice che venissi più spesso. Preferibilmente
per altri motivi, piuttosto che essere troppo ubriaca per tornare a casa".
Malfoy rise fore. "Aspetta fino alla prossima Vendetta Serpeverde. L'hai
buttato giù come se fosse stato succo di zucca".
"Di sicuro starò lontana da qualsiasi cosa abbia a che fare con i
Serpeverde".
"Spero tu non voglia davvero, Hermione cara. Io per prima adorerei vederti
di nuovo", disse Narcissa.
Hermione arrossì un pochino. Non aveva intenzione di essere così scortese, ed
intendeva solo Malfoy, non sua madre. Malfoy ghignò consapevole.
"Spero di non avervi svegliato, o rovinato la serata romantica",
disse.
Narcissa lanciò uno sguardo confuso al figlio. "Non vi abbiamo per nulla
sentiti".
Narcissa rimase a guardare, mentre Hermione prendeva una manciata di Polvere
Volante, la ringraziava ancora una volta per la sua ospitalità, e spariva tra
le fiamme verdi. Appena la giovane donne se ne fu andata, si voltò verso il
figlio.
"Che serata romantica, Draco", chiese.
"Potrei aver detto ad Hermione una piccola ed innocente bugia, per farla
rimanere al pub con me la notte scorsa".
Narcissa incrociò le braccia, e lo guardò incredibilmente adirata.
"Cosa? Ha spezzato la maledizione, e voleva andarsene presto come tutti
gli altri hanno fatto. Non uscirà volontariamente con me", spiegò.
"L'hai fatta ubriacare di proposito?".
"No! Volevo mantenerla brilla, così si sarebbe rilassata, ma non così
tanto da fare in modo che non riuscisse ad andare a casa".
"Sarà meglio che sia la verità, Draco Malfoy", lo minacciò Narcissa.
"Lo è. Non sono così meschino".
"Sembrava molto imbarazzata questa mattina. Più di quanto uno si aspetti,
per un qualcuno che è rimasto solo la notte perchè non poteva andare a
casa".
Draco imprecò, e Narcissa sorrise tra sè. Aveva sempre saputo quando mentiva,
ed era veloce a capirlo. Aveva reso la missione della sua vita dopo la guerra,
e la morte di suo padre, lavorare sui suoi modi. Aveva capito quanto spocchioso
e macchinoso fosse diventato suo figlio, e voleva cambiarlo.
"Potrebbe avermi baciato", disse lui reclutante.
"Hai approfittato di quella povera ragazza?"
"No!", esclamò lui. "Per ma barba di Merlino, madre, per che
uomo mi hai preso? Era ubriaca!".
Narcissa si addolcì, e sorrise al figlio. "Certo che non lo hai fatto,
caro", disse, accarezzandogli la guancia.
Lasciò suo figlio e tornò nella sala da pranzo, dove Severus stava legggendo e
bevendo tranquillamente un thè. Si strofinò contenta le mani mentre entrava, e
lui osservò quel suo insuale gesto con interesse.
"Che cosa ti rallegra?", chiese.
"Oooh... devo inviare un gufo a Rachel Granger", strillò contenta.
"Quei due finiranno insieme, te lo dico io".
Severus tornò al suo libro di Pozioni, chiaramente non interessato. "Non
ne vedo alcun segno. La ragazza riesce a malapena a guardare Draco".
"É solo perché la notte scorsa lo ha baciato".
"Mi manca di capire perchè sia così importante. Era ubriaca. Le persone
fanno cose stupide quando lo sono".
Lei fece ondeggiare una mano, come per scacciare le obiezioni come se fossero
state una mosca fastidiosa. "Sei un uomo. Non capisco. Se so una cosa di
Hermione Granger è il fatto che non si getta su di un uomo qualsiasi, troppo
ubriaca o per nulla. Ovviamente, sono contenta che Draco non si sia
approfittato di lei, ma è un po' un peccato, perchè ora è terribilmente
imbarazzata, e li allontanerà un pochino. Scommetto che si sente ridicola e,
nonostante tutto, un po' rifiutata".
"Spererei che lui non l'abbia usata", disse Severus, distogliendo
l'attenzione dal libro di Pozioni, all'idea che il suo figliastro facesse una
cosa così reprensibile.
Lei sospirò. "No, era esattamente la cosa giusta da fare, ma dovrà
faticare molto per far in modo che lei voglia vederlo di nuovo. Era
mortificata. Devo dirlo immediatamente a Rachel".
"Fai ciò che devi, ma per favore non immischiarmi nei tuoi piano. Non
voglio avere niente a che fare con quella so-tutto-io cespugliosa, o con
l'amore incasinato per la vita di tuo figlio".
Narcissa si indignò. "Draco non ha un amore incasinato".
Severus la guardò scettivo. "Aveva una cotta per la Granger da Hogwarts.
Non era difficile capirlo. Credo che persino i suoi amici l'abbiano notato, ad
un certo punto. Erano solo il suo infernale orgoglio e le stupide nozioni sulla
purezza del sangue, che lo trattenevano dal fare qualcosa. Poi ha combattuto
dal lato opposto nella guerra, diventando un suo nemico più che mai. Ed ora,
quando lei lo bacia, lui deve rifiutarla perchè è troppo ubriaca, facendola
sentire umiliata. Se non è incasinato questo, non so cos'altro lo sia".
Lei strinse le labbra e sospirò. Odiava quando suo marito aveva ragione.
Sarebbe stato più difficile di quanto aveva previsto.
Ma almeno Rachel avrebbe saputo come rivoltare Hermione.
Draco si stava trascinando su per le scale, ignaro dei piani di sua madre per
renderlo felice. Si afflosciò sul letto, e cercò di non pensare alla notte
passata. Stava iniziando a contemplare la camera in movimento. Hermione gli aveva
quasi fatto avverare una delle sue più grandi fantasie, la solo perchè era
molto ubriaca. Non era così scemo da credere che lo avrebbe mai fatto, se non
avesse avuto una grande quantità di alcool che le nuotava nel sangue.
Ed ora lui era rimasto con i ricordi di uno dei baci più belli della sua vita,
ed era successo nella sua camera. I ricordi lo avrebbero tormentato. Draco sapeva che non poteva continuare a baciare Hermione. Avrebbe dovuto
fermarsi davvero presto, perchè le mani di lei stavano vagando ovunque, e gli
stavano facendo dimenticare tutti i motivi per cui non avrebbe dovuto cedere.
La allontanò, e la spinse leggermente indietro.
"Cosa c'è che non va, Draco?", chiese suadente.
"Dobbiamo fermarci".
"Perché?", chiese, facendo scorrere le mani sul suo petto e
baciandogli la gola.
"Perché sei davvero ubriaca, Hermione".
"Quindi? Mi piace ciò che stiamo facendo. A te no?".
Lui le catturò le mani, che stavano minando un po' troppo il suo autocontrollo.
"Troppo, ma domani mattina lo rimpiangerai".
Sembrava come una bambina alla quale avevano tolto la caramella. "No, non
lo farò", disse, cercando di districare le mani dalla sua presa.
"Hermione, ho detto di no! Non è una buona idea".
Lei lo guardò ferita. Fece un passo indietro, ed abbassò lo sguardo al
pavimento. "Immmagino tu non voglia toccare una Sanguesporco. Potresti
infettarti con i miei germi".
Draco ruggì. Solo Hermione riusciva a trasformare in quel modo qualcosa,
facendo sembrare il suo nobile gesto una cosa schifosa.
"Ti ho appena baciata, quindi non ha senso"; disse, cercando di
rimediare alla situazione.
"Sì, ma non vuoi continuare".
"Solo perchè hai bevuto troppo", disse lui, frustrato.
Mai provare ad avere ragione con una persona ubriaca. Capì quanto vero osse.
Era impossibile, specialmente quando la persona ubriaca in questione era una
strega bella, testarda e cespugliosa, determinata a prevalere. Era anche
abbastanza irragionevole da capire come un insulto qualsiasi cosa lui dicesse.
Hermione si voltò e lui udì un singhiozzo sospettoso. Oh, no! Stava per
piangere. Non pensava avrebbe mai visto Hermione piangere, non importava quanto
cattivo fosse nei suoi confronti.
"Per favore, non piangere", disse.
"Non sto piangendo", replicò lei, la voce fievole che sottintendeva
una bugia. "É solo... perché nessuno mi vuole?".
Ora Draco si sentiva anche peggio. Avrebbe dovuto lasciarla andare via dal pub
alle undici. Le mise le mani sulle spalle.
"Hermione, tu sei bellissima, e mi piacerebbe continuare a baciarti, ma
domani mi odierai, se continuiamo".
Lei tirò su con il naso, e seppellì il viso nella sua malgietta. Draco le
accarezzò i capelli, e la lasciò piangere. Almeno quando era ubriaca non
diventava violenta. Probabilmente lo avrebbe ucciso.
Draco venne riscosso dai suoi pensieri da Coco. "Padrone Draco, la
Signorina Herione la lasciato questi nella stanza degli ospiti. Vuole che Coco
li lavi prima di rimetterli nel suo armadio?".
Il piccolo Elfo Domestico teneva in mano i vestiti che Draco aveva prestatao ad
Hermione per dormire. "No, non preoccuparti. Lasciali solo lì",
disse.
Aspettò finchè l'Elfo non se ne fu andato, prima di prendere la maglietta e
sentire il profumo di Hermione. Poi si diede dello stupido per le sue azioni.
Chiaramente stava perdendo la testa. Per fortuna era nella sua stanza, perchè
se qualcuno lo avesse visto avrebbe riso per quanto patetico era. Invece di
fantasticare sulla donna, era meglio passare il tempo cercando di capire come
farle passare l'imbarazzo e farla di nuovo saltare addosso a lui. Sobria questa
volta.
Sapeva esattamente chi aveva bisogno di incontrare
Hermione era contenta di essersi allontanata dalla scena del primine. Al
momento, desiderava non vedere mai più Draco Malfoy.
"Eccoti qui! Dove diavolo sei stata?", le urlò Ron, mentre usciva dal
camino.
Lei alzò lo sguardo, per vedere Harry e Ron di fronte a lei. I capelli di Harry
erano ancora più scompigliati del solito, come se ci avesse passato di continuo
le mani.
"Cosa? Avevamo detto che ci saremmo incontrati oggi?", chiese lei.
"No, Hanna è venuta a contollare se eri tornata a casa sana e salva questa
mattina, e tu non eri qui, quindi è venuta a chiamarci. Ti stiamo aspettando da
un paio d'ore. Stavo per denunciare la tua scomparsa", disse Harry.
"Hanna non vi ha detto che ero con Malfoy?", chiese lei, diventando
più confusa ogni minuto. Ora non aveva proprio bisogno di sentire questo
dramma.
"Sì, ma ne sembrava preoccupata", spiegò Harry.
Hermione non riuscì a non ridere un pochino. "Andiamo, siete voi che siete
stati per anni amici di Malfoy, ma ancora non vi fidate di lui se mi porta a
casa?".
Harry e Ron sembrarono un po' presi alla sprovvista.
"Beh, se la metti così...", disse Harry.
"Ma non ti ha portata a casa. Dove sei stata?", chiese Ron.
"Ero troppo ubriaca per Smaterializzarmi a casa, e Malfoy non sapeva dove
vivessi, così mi ha portato a Malfoy Manor, ed ho passato la notte lì”.
Poi sconcertò completamente i suoi amici, iniziando a piangere.
"Che ti ha fatto, Hermione?", chiese di getto Ron. "Per Godric,
se ti ha toccato, lo spello vivo".
Harry sembrava altrettanto omicida. Lei smise di singhiozzare, abbastanza per
dissuaderli dall'idea che Malfoy le avesse fatto qualcosa di male, prima che
continuassero e rendessero peggio la situazione.
"No, non è così. Sono io che gli sono saltata addosso e lui… lui mi ha
rifiutata".
Harry e Ron la coinvolsero in un abbraccio di gruppo, e la schiacciarono tra
loro ed il divano.
"Shhh, non piangere", disse Harry.
"Mi sento così stupida", singhiozzò.
"Non volevi dormire con lui, vero, Hermione?", chiese Ron, un po'
insicuro.
"La scorsa notte sì. L'ho anche pregato, ma non ha voluto".
"Ma è una bella cosa, no?", chiese Ron di nuovo, completamente
stranito.
"Sì, ma non mi fa sentire meno rifiutata od umiliata", rivelò.
Harry e Ron strinsero Hermione di nuovo, e la lasciarono sfogare. Erano
contenti del fatto che Draco avesse degli scrupoli, e non si fosse approfittato
della loro amica. Ma sapevano anche della sua fragile autostima quando si
parlava di ragazzi. Malfoy ne era stato la principale causa quando erano stati
ad Hogwarts, e sembrava che per sbaglio l'avesse fatta sentire di nuovo brutta
ed assolutamente incapace di essere amata.
Draco fece irruzione nella camera di Blasie, svegliando i due occupanti nel
letto. "Dormite ancora?", chiese incredulo. "Sono passate le due
del pomeriggio".
Blasie alzò la testa. "Che fai, Draco? Non puoi semplicemente entrare come
una furia nella mia camera".
"Sì, posso. Ora esci, voglio parlare con la piccola Weasley".
"Fuori dalle scatole, Draco", disse scocciato il suo amico.
"Hai tempo fino al mio tre, e poi vi toglierò le coperte".
Ginny si tolse i capelli dagli occhi, e se li strofinò assonnata. "Blasie,
fai quello che vuole e basta, altrimenti non se ne andrà mai. Ci vorrebbe una
tazza di caffè. Malfoy, dammi un minuto per mettermi dei vestiti".
Blasie lanciò uno sguardo al suo irriverente amico, ma sapeva riconoscere una
battaglia persa quando la vedeva. Scese goffamente dal letto, si mise una
vestaglia, e spinse fuori a mali modi il biondo dalla stanza, così che la sua
ragazza poresse rendersi presentabile.
"Non so perchè non ti sbatto semplicemente fuori a calci e non cambio gli
incantesimi", grugnì al suo amico, probabilmente prossimo ad essere ex.
"Perchè li spezzerei", replicò Draco. "Ora vai a fare il caffè.
Lungo, niente zucchero, in caso te lo sia scordato".
Blasie mormorò qualcosa sul caffè addosso a Draco, piuttosto che farglielo
bere, ma lui non se ne preoccupò. Piaceva troppo a Blasie, perchè lo facesse.
Un richiamo attutivo provvenne dalla camera, dicenogli che Ginny era vestita e
stava aspettando. Aprì la porta ed entrò.
"É meglio che sia importante, Malfoy", gli ringhiò.
"Lo è. Ho bisogno del tuo aiuto".
Ginny gli fece una linguaccia. "Non lo stai facendo bene".
"Riguarda Hermione", disse lui, e le orecchie della rossa si
drizzarono. "Ma prima che ti dica qualcosa, devi giurare che non farai mai
cenno a questa conversazione con nessuno. Nemmeno Blasie".
Lei roteò gli occhi, ma acconsentì. Malfoy effettuò l'incantesimo Vincolante,
che l'avrebbe coperta di bolle se non avesse mantenuto la parola. Lei avrebbe
obiettato, ma sapeva che avrebbe fatto la stessa cosa.
"Ora che ci siamo rassicurati, sei pronto a dirmi di che si tratta?",
chiese lei.
Draco iniziò quindi ad aggiornare la rossa. Dovette fermarsi per permettere a
Blasie di portare dentro il caffè. Il bel Serpeverde non fu affatto felice,
quando venne prontamente spinto fuori di nuovo.
"Allora, fammi capire. Hermione ti è praticamente saltata adosso?",
chiese Ginny, quando finalmente lui finì la storia. "Sapevo da quel fine
settimana ad Hogwarts che voleva ancora venire a letto con te!".
"Beh, questa mattina non sembrava più pesar... aspetta, che intendi con
ancora?", chiese.
Ginny iprecò. Non poteva dire a Draco che Hermione aveva avuto delle fantasie
su di lui al sesto anno, vero? Hermione si sarebbe arrabiata. Ma comunque,
avrebbe aiutato il biondo ad avera la sua rivincita.
"Ora ti dirò una cosa che Hermione mi ha raccontato in completa
confidenza. Usalo contro di lei, e giuro che mi assicurerò che tu non possa mai
avere un mini Malfoy".
Lui semplicemente annuì.
"Ok, dopo l'incontro al Ministero in Ottobre, dove Hermione è impazzita,
mi ha raccontato una cosa che non aveva mai detto a nessuno prima di allora.
Sto interamente infrangendo il codice di amicizia, raccontandotelo, quindi non
farmene pentire, Malfoy".
"Continua e basta".
"Beh, Hermione aveva una cotta per te al sesto anno".
Draco si sedette in fondo al letto, con la bocca aperta. Davvero ad un certo
punto piaceva ad Hermione? Prima che avesse rovinato le sue possibilità
cercando di uccidere Silente, diventando un Mangiarmorte ed in generale dalla
parte del Signore Oscuro.
"Cosa?", chiese confuso.
Ginny non poteva fargliene una colpa. "Sì, aveva una piccola infatuaizone
per te, ed alcuni pensieri impropri".
Lui sogghinò. "Fantaasticava su di me, vero? Quale ragazza ad Hogwarts non
lo faceva?".
Lei roteò gli occhi, prima di lanciare un cuscino al Serpeverde. "Scendi
dal piedistallo, Malfoy. Nessun altro a parte Hermione può averti trovato
attraente quando eri tutto preso dalla Stanza delle Necessità".
Lui la prese in giro. "Quindi dici che anche tu hai fantasticato su di me?
Blasie lo sa?".
Lei sembrò scocciat.a "Malfoy, non eri nelle mie fantasie da ragazza, ed
io sempre immaginato di essere con Blasie".
Draco rise forte. "Davvero? Fantasticavi di essere con Blasie nei
dormitori Serpeverde? Che piccola sporcacciona!".
"Sì, beh, almeno non sognavo di sedurre un Serpeverde nella
biblioteca", sputò fuori, prima di deglutire e mettersi le mani sulla
bocca. Non aveva intenzione di rivfelargli così tanto.
"La Grenger voleva sedurmi nella biblioteca di Hogwarts, vero? Ora perchè
non mi sorprende? Magari le darò un'occasione per farlo".
"Se si lascerà mai avvicinare ancora da te".
Lui si ittì e sospirò. Ginny aveva ragione. "Potresti aver ragione. Dovevi
vederla prima. Era mortificata, e sarebbe striscaita via da Malfoy Manor se
solo avesse saputo la strada".
"Certo che l'avrebbe fatto. Ma non puoi biasimarla. Ha appena scoperto di
avere ancora una cotta per te, dopo tutti quegli anni in cui pensava tu fossi
il diavolo".
"Che devo fare? Non mi permetterò di avvicinarmi a lei a più di un metro
di distanza, se la conosco bene".
Ginny ne riconobbe la verità. Hermione era ridicolarmente testarda.
"Sai che devi solo incolpare te stesso?", chiese Ginny.
"Io? Che ho fatto?", replicò, confuso.
"Sei il motivo maggiore per cui ha una così basa autostima. Tutti quegli
anni a ridere del suo aspetto, ed a compararla praticamente con un troll,
hanno dato i loro frutti".
Lui grugnì. "Sapevo che il mio passato sarebbe tornato a
tormentarmi".
"Sì, beh, fortunatamente per te, non è irrimediabile. Rispetterà il fatto
che tu abbia mostrato degli scrupoli, la scorsa notte, e devi solo mostrarle
che è attraente. Ed io ho il posto perfetto", disse lei, e procedette con
il creare un piano con lui.
Rachel si sedette gongolante di fianco a Matthew, come un gatto che aveva
appena catturato un topo.
"Come mai sei così contenta?", chiese lui. "E dove sei
stata?".
"Oh, ho incontrato Narcissa per pranzo a Diagon Alley", replicò.
Sua moglie avrebbe dovuto essere una strega. Adorava assolutamente il mondo
magico. Avere una figlia che lo era, non era lo stesso, perché Hermione aveva
la sua vita. Ma ora Rachel aveva un'amica strega, e passava un sacco di tempo a
placare la sua curiosità su tutto.
Lui alzò un sopracciglio. "Capisci che Diagon Alley è per i maghi,
giusto?"
Rachel roteò gli occhi. "Ed io ero con una strega. Comunque, riesci
davvero ad immaginarti Narcissa che passa del tempo nella Londra
Babbana?".
Matthew riconobbe del vero nelle sue parole. La bionda di ghiaccio non era a
suo agio tra le persone non magiche. In effetti, era stata una sorpresa che lei
e Rachel fossero diventate così buone amiche. Si vedevano piuttosto
regolarmente. Narcissa aveva anche allacciato la casa dei Granger alla
Metropolvere, così le visite erano molto più facili. Matthew non ne era rimasto
molto contento, più che altro perché Rachel non ne aveva parlato con Hermione,
prima di procedere. Non era nemmeno sicuro se Hermione lo sapesse già.
Recentemente non era andata molto a trovarli, perché si stava facendo in
quattro nel cercare di rompere la maledizione che l'avrebbe legata a Draco
Malfoy.
"Quindi, a parte incontrare Narcissa e passare del tempo in Diagon Alley,
per cosa sei così eccitata?", chiese.
"Hermione è rimasta a Malfoy Manor per il fine settimana", disse
allegramente.
Matthew si raddrizzò. Non sembrava qualcosa per cui essere elettrizzati.
"Che intendi?", chiese.
"Beh, era in giro a festeggiare la fine della maledizione, si è molto
ubriacata, e Draco l'ha riportata al Manor".
"Ha spezzato la maledizione? Questa è la mia rag... aspetta, hai detto che
Malfoy ha portato mia figlia a casa sua quando era ubriaca?", ringhiò, le
enormi mani strette a pugno.
Rachel osservò divertita, mentre suo marito si arrabbiava. Adorava prenderlo in
giro. Gli batté una mano sul braccio, rassicurante. "Non preoccuparti, non
l'ha toccata. Anche se non per mancanza di suoi tentativi".
Mattew si stava accendendo di un allarmante colore rosso. "Che intendi? Lo
ucciderò, quel piccolo bastardo. Avrei dovuto farlo quando è venuto qui!".
Rachel gongolò, facendolo arrabbiare ancora di più.
"Non vedo cosa ci sia di così divertente!", ruggì.
"Dovresti solo stringere la mano a Draco, non cercare di ucciderlo. A
quanto pare, Hermione lo ha baciato ma, essendo lui un gentiluomo, ci ha dato
un taglio, sapendo che era ubriaca".
Le sue grandi spalle si rilassarono, ed emise un profondo respiro. "Quel
ragazzo è fortunato".
"Magari ora ammetterai che non è poi così male?".
Matthew era ferocemente leale nei confronti di Hermione. Sapeva che se la stava
cavando meglio con Malfoy, ora, ma non gli avrebbe dato alcuna approvazione
finché non l'avesse data anche lei.
"E' a porto", disse senza entusiasmo Matthew.
Rachel rise. "Ci sarà un uomo giusto per la tua bambina?".
"Solo perché ti ha incantata con un sorriso ed alcune belle parole, non
significa che mi prenderà in giro altrettanto facilmente".
"Lascerai mai perdere? Volevo rendere le cose più facili per Hermione, e
considerando che non si stava comportando da idiota irritante come lo
descriveva lei, ho deciso di dargli il beneficio del dubbio, con te che gli
stavi con il fiato sul collo ed Hermione che si è fiondata nella sua
camera".
"E non aveva niente a che fare con il suo sorriso ed i denti bianchi
luccicanti?".
"É un ragazzo attraente. Non c'è niente di sbagliato a volere questo per
mia figlia", disse lei sulla difensiva.
Lui le lanciò uno sguardo. "Cosa avete pianificato tu e Narcissa? Non può
essere niente di buono".
"Sapevi che Hermione trova ogni anno una scusa per evitare di partecipare
alla festa di Natale del Ministero?", chiese Rachel.
"No. E anche se fosse?".
"É l'evento più grande dell'anno, e la sua non partecipazione non è
evidentemente vista di buon occhio dalle sfere alte del Ministero".
Matthew mugugnò. Voleva che Hermione avesse successo. Aveva sacrificato gran
parte della sua giovinezza per assicurarsi di avere un posto nel mondo magico,
e lui voleva che quel posto fosse grande.
"A quanto pare, dice che noi diamo una festa di Natale lo stesso
giorno".
"Ed è un male per la sua carriera?", chiese lui.
Rachel annuì e basta.
"Allora cosa avete organizzato tu e Narcissa?".
"Ho detto che Hermione sta con noi quella sera ogni anno e, visto che ora
siamo connessi con la Metropolvere, Draco dovrebbe venire a prenderla e
portarla alla festa", disse Rachel, con le dita incrociata, sapendo che il
supporto di suo marito sarebbe stata la chiave.
"Non può essere Harry, o Ron?".
"Beh, Harry porterà la sua fidanzata, ed a quanto sembra Ron ha incontrato
una ragazza al pub la notte scorse, e le ha già chiesto di andarci con
lui", replicò Rachel.
"Il tizio, Paciock?", chiese Matthew, disperandosi un po'.
"Esce con qualcuna".
Matthew grugnì. Avrebbe dovuto essere d'accorto con quella sciocchezza. Non
voleva che Hermione non riuscisse a realizzare le sue ambizioni solo perché non
partecipava ad una festa. Poteva essere tanto anti-sociale quanto testarda fino
all'osso, e non era un bene, se questo Ministero insisteva che gli impiegati partecipassero
ai loro eventi. "Ok, lo accetto, ma ad una condizione".
Rachel strinse le labbra. "Quale?".
"Voglio chiacchierare un po' con Malfoy. Puoi andare ad aiutare Hermione a
cambiarsi, e lasciarmi parlare con il ragazzo".
Rachel strinse gli occhi, ma glie lo concesse. Non pensava davvero che sarebbe
riuscita ad avere il suo supporto, quindi era più che preparata a permettergli
qualche concessione.
"Draco, caro, sei tu?", gridò Narcissa, appena Draco entrò.
"Sì, madre".
"Puoi venire qui un minuto? Voglio parlarti".
Drago ruggì. Era stato portato in giro per i negozi da Ginny Weasley per tutto
il giorno, e forzato a tentare la fortuna a causa della sua idea di sorprendere
Hermione. Al momento, davvero non se la sentiva di ascoltare qualsiasi cosa sua
madre gli avrebbe detto.
Riluttantemente, entrò nella serra, il luogo preferito di sua madre, perfino
d'inverno.
"Cosa c'è, madre? Ho avuto una giornata difficile".
Narcissa corrugò la fronte. "Non c'è un modo per parlare con la donna che
sta facendo del suo meglio per assicurarti la felicità futura?".
Lui guardò il soffitto, come per trovare la forza. "Che hai fatto
ora?".
"Potrei essermi organizzata con Rachel Granger, in modo che tu possa
portare Hermione alla festa di Natale del Ministero", disse lei.
"Oh", esclamò lui.
"É tutto quello che hai da dire?".
"No, è solo che sono un po' sorpreso. Sono uscito a fare compere per tutto
il pomeriggio con Ginevra Weasley, ed ho dovuto pagare un vestito per Hermione,
che non mi è stato concesso di vedere, perché potessi portarla alla
festa", disse lui, rabbrividendo al pensiero.
Narcissa si congratulò. "Hai avuto la stessa idea. Sapevo che eri
innamorato di lei".
Non gli piaceva assolutamente la direzione che stava prendendo quella
conversazione. Bastava dare a sua madre una mano, e si sarebbe presa l'intero
braccio. "Non ho mai detto di essere innamorato di lei".
Lei gli sorrise semplicemente comprensiva, e gli accarezzò una guancia. "É
giusta per te", fu tutto ciò che disse.
Draco rabbrividì ancora di più. Sua madre a volte era davvero irritante.
Hermione si stava congratulando con sé stessa per il lavoro ben fatto. Ancora
una volta, aveva sconfitto i poteri maligni al lavoro, e si era liberata di una
noiosa festa. Non le importava quanto Ginny dicesse quanto buono fosse il cibo,
o la musica. Lei non voleva essere inseguita per la sala da maghi viscidi che
al confronto facevano sembrare Cormac McLaggen un santo, o dover cacciare via
quelli arrabbiati per la sua ultima legge a protezione degli Elfi Domestici.
Assolutamente. Quell''anno, come ogni anno da quando aveva per la prima volta
rifiutato di parteciparci, sarebbe rimasta con i suoi genitori, e guardato la
trilogia di Star Wars con suo padre, finché non si fosse addormentata sul
divano. Aveva anche provato a schivare Malfoy dalla tragedia della settimana
prima. Harry e Ron l'avevano confortata, fatta mangiare cibo spazzatura e
rallegrata con le loro buffonate. Era andata a dormire sentendosi marginalmente
più felice, ma continuava ancora a non desiderare di posare mai più gli occhi
su Malfoy. Tristemente, il suo subconscio non la pensava allo stesso modo, nel
dimenticare tutto. I suoi baci avevano popolato i suoi sogni, e negli ultimi
giorni si era svegliata con le labbra formicolanti. Comunque, era determinata a
non arrendersi ai suoi impulsi, non importava quante volte i suoi sogni la
portassero nella biblioteca di Hogwarts e la facessero sedurre un Malfoy con
gli abiti da Serpeverde, che faceva quello che lei voleva. Era sbagliato, e lei
non ne avrebbe avuto niente a che fare.
Hermione ciabattò di sotto con le sue comode pantofole. Una volta c'erano stati
dei gatti disegnati, ma ora erano così messe male che assomigliavano di più a
palle di lana senza forma. Si era messa il pigiama felpato e più confortevole
che aveva, ed aveva legato i capelli in una coda scompigliata.
"Sicura di non voler indossare qualcos'altro?", chiese suo padre, adocchiando
il pigiama con i pinguini.
"Perché? Non è che ci aspettiamo visite", replicò.
Suo padre la guardò in dubbio, come se avesse voluto dirle qualcosa, ma sua
madre entrò nella stanza. "Voi due cenate qui, come sempre quando guardate
Star Wars?".
"Sembra un buon piano. Va bene per te, orsacchiotta?".
Rachel poi si accorse di Hermione, quando lei si alzò per far partire il film.
"Ehm... Hermione, tesoro, non vorresti cambiarti?".
Lei sbuffò. "Che avete voi due per volere che mi cambi? Indosso sempre
questi pigiami, e nessuno dei due se ne è mai lamentato prima".
I suoi genitori osservarono sfuggenti la stanza, evitando sia i suoi occhi che
quelli dell'altro. Hermione sospirò. Odiava quando facevano così. Solitamente
significava che avevano organizzato qualcosa. L'ultima volta, un "bel
giovanotto" del loro studio era stato invitato a casa per incontrarla. Lei
non ne era rimasta contenta, e l'avevano stressata su quanto non apprezzasse
che i suoi genitori le procurassero una vita amorosa, non importava quanto
schifosa fosse.
Ora, comunque, le sembravano un po' a disagio. Sua madre si diede alla fuga, e
suo padre premette play, così da far iniziare la musica iniziale di Star Wars.
Hermione dimenticò presto lo strano comportamento dei genitori, mentre si
ingozzava di pasta e sospirava alla vista di Han Solo, la sua cotta
adolescenziale. Ok, era un po' abrasivo, ma almeno c'era del fuoco in lui. E
sì, era egoista e doveva essere costretto a fare le cose, ma toglieva il fiato
alla Principessa Leia. Almeno non era come Luke Skywalker, gentile ma noioso.
E sì, stava certamente ignorando la parte del suo cervello che le faceva notare
quanto quei tratti fossero simili ad un certo biondo rompiscatole di fronte al
quale si era umiliata. Non lo avrebbe di certo guardato Draco Malfoy con gli
occhi a cuoricino solo perché l'aveva baciata come nessun altro prima di
allora.
Hermione presto perse il divertimento per il film, visto che il suo cervello
stupido e testardo si rifiutava di smetterla. Le sovrapponeva di continuo
l'immagine di Malfoy a quella di Han Solo, e lei stava rapidamente perdendo la
volontà di vivere. E dovevano ancora vedere altri due film e mezzo.
Il suono proveniente dal camino dei suoi genitori la scossa dalla catarsi. Urlò
e corse a prendere la sua bacchetta, mentre una figura alta e magra uscì dalle
fiamme smeraldine.
"Chi sei?", urlò lei, puntando la bacchetta all'intruso e
lanciandogli uno Schiantesimo.
L'intruso venne spinto indietro, sbattendo dolorosamente contro il caminetto, e
scivolando a terra.
Rachel arrivò di corsa nella stanza, mentre Matthew iniziava a ridere forte.
Hermione corse verso di lui, e fece scendere il cappuccio del mantello, per
rivelarne Draco Malfoy.
Il suono si sentì ancora, e ne uscì Ginny, che si inciampò in Malfoy e gli
cadde addosso.
Rialzandosi in piedi, si voltò verso Hermione, se sembrava bloccata
dall'incredulità, inginocchiata al fianco di Malfoy. "La prendo come una
conferma che non le avete detto di essere allacciati alla Metropolvere".
Rachel scosse la testa, un po' distratta mentre Matthew era ancora scosso dalle
risate.
Ginny sventolò una mano di fronte al viso della sua amica. "Hermione.
Ciao, terra chiama Hermione", la chiamò.
Hermione si risvegliò dalla trance, e guardò accusatoria i suoi genitori.
"Sapevo che stavate pianificando qualcosa", disse con la voce piena
di rabbia.
"Tesoro, non arrabbiarti. Vogliamo solo che tu sia tenuta di conto al
Ministero, e la tua non partecipazione sta annullando le possibilità di una
promozione", disse sua madre di getto.
Hermione batté i piedi come una bambina. "Non ci voglio andare! Odio
quelle stupidaggini!".
Ginny roteò gli occhi. "Hermione Jean Granger, ci sei venuta una volta!
Ora smettila di lamentarti come una bambina e muovi il culo su per le scale. Ho
del lavoro da fare".
"Perché dovrei?", chiese con un ringhio.
"Non fare in modo che ti costringa. Abbiamo imparato tutti quanto penosa
sia la tua forza fisica all'apertura della stagione di Quidditch", la
minacciò la rossa.
Hermione abbassò la testa sconfitta. Lanciò un breve sguardo a suo padre. Aveva
una vaga speranza che si sarebbe alzato ed avrebbe buttato fuori Ginny.
"Hermione, dovresti Innervare Malfoy", la chiamò Ginny.
Hermione per un momento pensò di ribellarsi e lasciarlo schiantato. Ma sapeva
che se non l'avesse fatto lei lo avrebbe fatto Ginny, e quindi ci sarebbero
stati più scotti da pagare. Volteggiò la bacchetta da sopra la spalla, e Draco
si sedette, strofinandosi la testa e vendendo scomparire dalla porta il suo
appuntamento.
Rachel si abbassò verso di lui. "Oh, Draco, mi spiace tanto. Non pensavo davvero
che Hermione avrebbe reagito in quel modo, ma non volevamo darle alcun preavviso,
perché probabilmente si sarebbe trasportata nel suo appartamento ed avrebbe
rifiutato di uscire".
Draco mugugnò, mentre iniziò a dolergli la nuca. Si tastò la testa, e trovò un
bernoccolo grande come un uovo.
"Ti porto del ghiaccio per quello", disse Rachel, lasciando Draco
sotto lo sguardo divertito di Matthew Granger.
Draco all'improvviso si sentì un po' a disagio. Il gigante padre di Hermione lo
metteva tremendamente alle strette, e sapeva che Matthew non lo avrebbe accolto
calorosamente. E nonostante non potesse nuocergli fisicamente non significava
che l'anziano non lo volesse. Draco non aveva dimenticato lo sguardo minaccioso
che gli aveva lanciato la prima volta che si erano incontrati.
Rachel tornò di corsa, allungò a Draco una sacca di ghiaccio, e si affrettò via
di nuovo.
Guardò confuso la sacca, non sapendo cosa farci. Ciò rese Matthew ancora più
spavaldo, il che ora stava iniziando ad essere irritante. Prese tra le mani la
bacchetta. Non si sapeva mai.
"Mettiti il ghiaccio sopra al bernoccolo che hai dietro la testa",
spiegò finalmente l'altro uomo.
Il biondo fece come gli disse, e mormorò di sollievo, mentre il dolore si
affievoliva.
"Grazie", replicò, rialzandosi in piedi e spazzolandosi mantello e
vestiti.
Si era vestito di nero, visto che Ginny si era rifiutata di dargli qualche
dettaglio sul vestito di Hermione.
"Bene, Malfoy, siediti lì", disse Matthew, indicando una poltrona.
"Io e te faremo una piccola chiacchierata".
Draco fece un salto. Se lo aspettava. Matthew si era presentato come il tipo di
padre che avrebbe voluto mettere delle regole prima che sua figlia scomparisse
dalla porta, (beh, in realtà dal caminetto), con lui. Non rendeva comunque meno
minaccioso l'ex giocatore di rugby.
"Quali sono le intenzioni verso mia figlia?", chiese l'uomo.
Draco si sistemò il colletto della camicia. Non lo sapeva nemmeno lui quali
erano le sue intenzioni verso Hermione. "Ehm... buone", disse
esitante.
Matthew aggrottò la fronte verso l'uomo a disagio. "Buone? É tutto? Non
sai se vuoi uscire con lei o essere solo amici?".
Ora stava iniziando a sudare. "Vorrei uscire con lei, se lei signore me lo
permettesse".
"E se Hermione è d'accordo, come la tratterai?".
"Come una principessa", replicò automaticamente.
Mattew tossì. "Che pateticamente prevedibile. Lo hai letto nel Manuale
sul come andare d'accordo con i padri difficili? Come faccio a sapere che
non la prenderai in giro o le farai calare maggiormente l'autostima?".
Draco non si stava divertendo. Non aveva mai dovuto persuadere un padre che lo
disapprovava di essere all'altezza, prima di allora. Di solito, i padri
spingevano verso di lui le figlie purosangue, chiaramente puntando alle sue ricchezze.
Non aveva mai preso parte ad un interrogatorio (perché lo era) con qualcuno che
chiaramente si stava divertendo a farlo penare. "Sua figlia mi piace da
tanto. Rimpiango profondamente il dolore che le ho causato. Apprezzo la sua
acutezza, ed ammiro la sua intelligenza. É leale con i suoi amici e dedita al
suo lavoro. É feroce ed appassionata, e molto bella. Se uscisse con me, glie lo
farei sapere".
"É bello sapere che hai colto quelle qualità che rendono unica la mia
Hermione. Meglio di ogni altro suo altro stupido fidanzato abbia fatto. Ti darò
il permesso di corteggiarla, ma se fai un passo falso mi assicurerò che tu non
sia più in grado di afferrare la bacchetta", lo minacciò Matthew.
La voce di Rachel si udì dal piano di sopra, mentre chiamava Matthew perché
salisse ad aiutarla a cercare qualcosa. Lui si alzò ed andò verso la porta.
"Ancora una cosa, ragazzo. Riportami di nuovo mia figlia ubriaca, e ti
taglierò i gioielli. La aspetterò finché non sarà tornata a casa, sta
notte".
Draco annuì, sperando che l'intimidatorio uomo uscisse dalla stanza. Si sentiva
prosciugato, dopo quella "conversazione", ed ancora non aveva nemmeno
parlato con Hermione. Ma non aveva dubbi che quella sera sarebbe stata
altrettanto difficile. Le era stata fatta un'imboscata, quindi non sarebbe
stata carina con nessuno, e lui sapeva che sarebbe stato l'unico che avrebbe
sopportato il suo brutto stato d'animo.
Di sopra, Hermione stava proprio per perdere la pazienza, ed allontanare sia
Ginny che sua madre, che stavano cercando di acconciarle i capelli.
"Ci rinuncio", disse Ginny, alzando in aria le mani. "Come
riesci ogni volta a combinare qualcosa con questo casino selvaggio?".
Hermione guardò pigramente la sua amica allo specchio. Lei, ovviamente, sapeva
bene come fare con i propri capelli, ma non avrebbe aiutato, in protesta per le
loro azioni.
Rachel aveva frugato nel suo bagno, alla ricerca di un qualche tipo di cura
magica, ma era tornata a mani vuote. "Ancora non riesco a credere che tu
abbia ereditato i capelli di mia zia Emmelina. Era una mucca vendicativa, e mi
odiava", si lamentò.
Ginny si era ora spostata sul viso di Hermione, e le stava applicando il
fondotinta sulla pelle. Hermione smise di agitarsi, sapendo che era meglio
rimanere buona e ferma. Non avrebbe dato a Ginny la scusa per legarla ad una
sedia. In ogni caso, i capelli stavano già protestando abbastanza al posto suo.
Ginny finalmente finì, ed Hermione si guardò allo specchio. Doveva ammettere
che nessuno truccava meglio di Ginny, che aveva deciso di enfatizzare i suoi
occhi, enormi e con un ombretto grigio fumo. Solo una spolverata di fard sulle
guance, e un lucidalabbra rosato completavano il look.
Mentre Hermione stava ammirando l'effetto, Ginny aveva aperto la sacca del
vestito, ed ora davanti ad Hermione ce n'era uno bellissimo. Era lungo fino al
ginocchio, con una fascia intorno al collo. Per gran parte era nero, ma
aveva la fascia e l'orlo rosa, con dei fiori neri. Estremamente alla moda, ma
elegante e femminile. Hermione se ne innamorò immediatamente.
"Oh, Ginny! É meraviglioso".
Ginny sorrise. "Si è vero, e mi ci è voluto un giorno intero per trovarlo.
Quindi sistemati i capelli, ed entraci. Devo prepararmi per stendere
Blasie".
"Pensavo lo avessi già fato nel dormitorio Serpeverde", la prese in
giro.
Ginny arrossì un pochino, ma sorrise di rimando.
Draco era ufficialmente annoiato. Che stavano combinato quelle scoppiate?
Quanto ci voleva per mettere un vestito? Poi si ricordò lo stato in cui erano i
capelli di Hermione, e ghignò. Le tre stavano probabilmente lottando con quel
casino pauroso. Forse le aveva messe al muro.
Passò il resto dell'attesa divertendosi al pensiero dei capelli di Hermione che
prendevano il comando in storiche battaglie famose.
Finalmente, dopo quelle che erano sembrate ore, udì dei passi scendere le
scale. Si alzò ed andò nel corridoio, sapendo che sua madre andava sempre in
brodo di giuggiole quando lui e Severus erano lì ad aspettarla ed apprezzare i
suoi sforzi per essere bella.
Rachel emerse per prima, con un'aria un po' misteriosa, mentre Matthew la
seguiva da vicino, sembrando un po' impacciato ma lanciandogli sguardi
minacciosi. Ginny fu la prossima. Era bella nel suo vestito lungo e verde, con
i capelli che le scendevano sulla schiena ed increspati sul viso.
"Stai bene, rossa", disse Malfoy. "Sai cosa fare, per essere una
Weasley".
Ginny gli passò davanti ondeggiando i capelli. "Ci vediamo dopo. Per
quanto mi piacerebbe vederti sbavare, ho un appuntamento dal quale essere
prelevata".
Lui sogghignò. "Ora so chi porta i pantaloni nella vostra relazione.
Assicurati di portare qualcosa di carino da far indossare a Blasie".
Ginny gli lanciò uno sguardo, ma non riuscì a mantenere la facciata, e scoppiò
in una risata mentre se ne andava.
Draco rimase ad osservare le scale. Riusciva a sentire dei movimenti, e sperò
che Hermione si sbrigasse e scendesse. Non poteva essere così male. Anche se,
pensandoci, Draco non credeva di averla mai vista portare una gonna fuori
Hogwarts.
Dopo pochi altri secondi di attesa, Hermione finalmente iniziò a scendere le
scale, e Draco si maledisse tra sé, mentre la mascella gli cascava alla vista.
I capelli erano stati acconciati, ed elegantemente raccolti. Il vestito le
faceva risaltare la figura, ma in modo classico. Ma fu quanto gli occhi
raggiunsero i piedi di Hermione, che scoppiò a ridere.
"Cosa?", sbottò lei, mentre arrivava all'ultimo gradino.
Il suo imbarazzo per essere faccia a faccia con Malfoy scomparve di nuovo, per
l'irritazione della sua reazione. Era davvero così ridicola quando indossava un
vestito?
Rachel stava lanciando al biondo uno sguardo confuso, mentre Matthew sembrava
che volesse spezzarlo in due.
"Credo tu abbia dimenticato qualcosa", disse, indicando le pantofole
di pana che Hermione portava ancora.
"Oh", esclamò lei, arrossendo.
"Ginny mi ha lasciato vedere le scarpe, quindi so per certo che non sono
quelle", disse.
Appellò le scarpe con un Accio, allungandone una ad Hermione per mettergliela
al piede.
Hermione arrossì ancora di più, quando capì che Malfoy aveva intenzione di
metterle le scarpe. Scivolò fuori dalle pantofole, ed indossò i tacchi alti.
Sua madre sospirò contenta da dietro di lui, invece lei si rifiutò di guardare
chiunque, specialmente sua madre, che si comportava come se fosse il matrimonio
di Hermione, e non una stupida festa di Natale alla quale era stata forzata a
partecipare.
Finalmente mise la mano sul braccio di Malfoy, mentre lui la scortava verso il
camino.
"Come ci si sente, sapendo che ho pagato tutto quello che indossi,
micetta?", le chiese con un sorriso scherzoso.
Hermione ruggì, e lo colpì al braccio con la borsa. "Scendi dal
piedistallo, Malfoy".
Ma non poté far altro che sorridergli. Sapeva che lo aveva detto per darle la
possibilità di picchiarlo e mettersi a suo agio.
Harry era seduto con Daphne, Adrian, Robert e la sua accompagnatrice nella sala
da ballo che il Ministero della Magia aveva preso in affitto per il Ballo di
Natale. Non poté non ghignare alla vista di Ron, che veniva trascinato per la
pista da ballo dalla compagna, Eve Marling. Non era cambiato dal ragazzino di
quattordici anni che si era reso ridicolo al Ballo del Ceppo. Odiava ancora
ballare. Ma a differenza di Padama Patil, Eve era abbastanza attraente perché
lui le concedesse di ballare. In ogni caso, stava facendo un lavoro pessimo, il
che faceva ridacchiare Harry.
"Non so perché tu stia gongolando come una ragazzina di quattro anni,
Harry. L'unico motivo per cui non sei in pista anche tu, trasportato in giro
come una scimmia vestita, è perché Daphne ci tiene alle dita dei piedi",
disse Adrian, con aria di scherno.
Harry aggrottò le sopracciglia verso il collega. "No, non è vero. A Daphne
non piace nemmeno ballare, giusto amore?", chiese alla sua fidanzata.
"Ehm...", disse lei, chiaramente non volendo mentire od urtare i suoi
sentimenti.
"Andiamo Daphne, facciamo vedere al Prescelto come ballano i
Serpeverde", disse Adrian, allungando una mano e conducendo Daphne in
pista, dove la fece girare elegantemente.
"Spaccone", mormorò Harry.
Robert rise semplicemente, ed andò a recuperare la compagna al bar, prima di
dimostrare che anche i Corvonero potevano ballare bene. Harry di deprimette,
sentendosi più che un po' abbandonato. Di solito lui e Ron venivano insieme a
questi eventi. Questo era il primo anno che era riuscito a portare Daphne,
visto che, anche se Hermione non vi partecipava, avrebbe comunque sentito
parlare dell'appuntamento Serpeverde di Harry dal gossip del Ministero.
Harry spiò Angelina, che tornava da una chiacchierata con i suoi amici, le
afferrò la mano, e la trascinò in pista. Glie l'avrebbe fatta vedere a quei
Serpeverde.
"Ehm... Harry, credi sia una buona idea?", chiese Angelina. "Mi
ricordo che la Patil si è lamentata per giorni delle ferite che le hai lasciato
sui piedi al Ballo dei Ceppo, ed era solo un ballo".
"Erano quegli stupidi ragazzi di Durmstrang. Comunque, è successo una
decina di anni fa. Sono sicuro di essere più bravo a ballare, ora".
Angelina rabbrividì leggermente, ma vide Adrian ballare con Daphne, e decise
che avrebbe potuto scaricare Harry, lasciarlo con la donna che amava, e tornare
dal suo appuntamento infinitesimalmente più coordinato.
Hermione non poté non sentirsi un po' nervosa nell'entrare nella sala da ballo.
L'ultima volta che aveva partecipato ad una di queste cose era stata appena
dopo la guerra, dove ancora una volta Ron era riuscito a rovinarle la serata.
Non aveva litigato con lei per il suo accompagnatore, perché in effetti era
lui. No, si era invece ubriacato alla grande, e vomitato sopra di lei. I due
balli ai quali aveva partecipato, le avevano fatto lasciare la sala in lacrime,
cercando di controllarsi e non affatturare Ron per la rabbia.
Malfoy le strinse la mano. "Perché sei nervosa?", chiese.
"Non sono brava in queste cose. Gli unici due balli ai quali sono stata, sono
stati un completo disastro".
"Oh, non direi che il Ballo del Ceppo sia andato male. Avevi l'intera
popolazione maschile di Hogwarts che ti sbavava addosso", le disse Malfoy.
Hermione lo guardò sconvolta.
"Sì, anche i Serpeverde", confermò con una risata.
Hermione ridacchiò. "Ma per favore. Come se aveste potuto soprassedere ai pregiudizi
sul sangue, solo per ammettere che fossi un po' attraente".
Malfoy si abbassò per sussurrarle all'orecchio. "Ne saresti sorpresa.
Molti cuori Serpeverde sono stati spezzati quella notte. Eri una Nata Babbana,
ma assolutamente bellissima".
Hermione arrossì. Il suo autocontrollo da quindicenne non avrebbe retto, al
saperlo. Probabilmente non sarebbe stata così timida nel far sapere a Ron i
suoi sentimenti per lui. Ma comunque, la loro relazione non era finita troppo
bene, quindi probabilmente era stato un bene che non fosse successo prima della
Grande Battaglia.
La voce di Malfoy si abbassò ancora un po', mentre le continuava a parlare.
"Ma sta sera sei da infarto".
Hermione lo guardò in viso ed arrossì ancora di più, quando vide il desiderio
nei suoi occhi. Le mancò il respiro e non riuscì a non avvicinarsi a lui, che
abbassò lentamente la testa.
"Cazzone, eccoti qui. Devo incolparti per questo, Draco?", gridò Blasie
da dietro di loro.
Malfoy imprecò sottovoce, ed Hermione riguadagnò il controllo. Che diavolo
aveva pensato? Non aveva nemmeno la scusa di aver bevuto qualcosa. Lei e Malfoy
si girarono a guardare Blasie, che stava arrivando tempestoso, con al seguito
una gongolante Ginny.
Hermione non riuscì a non scoppiare a ridere, quando vide il mazzo di fiori che
Blasie aveva in mano.
"Buona scelta, piccola Weasley", biascicò Draco.
"Perché la mia compagna, la mia compagna donna, è arrivata nel
mio appartamento con dei fiori per me, da farmi tenere durante il ballo?",
esclamò furente Blasie.
"Andiamo, Blasie. Sappiamo tutti chi porta i pantaloni nella vostra
relazione, e non sei tu. Comunque, sei sempre stato un po' femmineo".
Hermione non aveva mai visto così tante emozioni sul viso di Blasie Zabini. Era
orgoglioso di mantenere le distanze da tutti, ed aveva il tratto Serpeverde di
trovare le emozioni un po' troppo complicate. Ma ora, era dannatamente
arrabbiato, e lo dimostrava. Ad ogni secondo che passava, sembrava che le
orecchie gli stessero per fumare.
"Ti uccido!", urlò, mentre si allungava verso Malfoy, che scattò
velocemente dietro Hermione, nascondendosi dalle conseguenze dell'ovvia stupida
idea che aveva impiantato nella testa di Ginny.
La terza festa ufficiale di Hermione venne salvata dall'essere un totale
disastro grazie a Ginny, che afferrò i vestiti di Blasie. "Non osare fare
un altro passo verso Hermione", ruggì Ginny. "Non ho passato ore
questa sera a prepararle, per non parlare dell'intera giornata in compagnia di
Malfoy, che mormorava e si lamentava, perché tu potessi rovinare tutto in un
secondo".
Blasie si prese qualche secondo per respirare profondamente, e riportare il suo
temperamento fuori controllo. "Ora chi sta facendo la ragazzina, nella tua
relazione", grugnì Blasie.
"Scusami, stai dicendo che le ragazze sono deboli ed incapaci di
difendersi?", obiettò Ginny.
"Faresti meglio a spiegarti, Zabini. Ho avuto la meglio con Mangiamorte
adulti, quando tu stavi ancora imparando incantesimi difensivi di base",
fumò Hermione.
Blasie sembrò un po' imbarazzato, quando si trovò di fronte a due così potenti,
che erano anche donne. "Non intendevo quello".
"É meglio per te. Non uscirò con un sessista che pensa che le donne siano
deboli in ogni cosa, forma e misura", continuò Ginny.
"Tesoro, sei così formidabile che fai paura ai maghi più grandi nella loro
forma migliore", ritrattò velocemente Blasie.
Malfoy ghignò semplicemente, per il suo punto di vantaggio da dietro Hermione.
"Amico, questa è Hermione Granger. Solo un idiota non si nasconderebbe
dietro di lei".
"Quel che è", biascicò Blasie, prima di entrare nella sala da ballo.
"I fiori ti donano, in ogni caso. Illuminano i tuoi occhi. Ginny ha scelto
i colori giusti", urlò Malfoy al Serpeverde che spariva rapidamente.
"Idiota", disse Ginny, appoggiandosi alla spalla di Malfoy.
"Attenzione, Weasley, sono ad un appuntamento con la Granger. Solo lei può
testare la merce. Sono un tipo monogamo", la prese in giro.
"Come se volessi toccarti, furetto", sbottò Hermione.
"Ehi, non gettare al vento le mie speranze proprio ora. Ho
specificatamente chiesto al barista di prepararti la Vendetta Serpeverde".
Hermione roteò gli occhi, ma per una volta rifiutò di arrabbiarsi.
"Faresti meglio a preoccuparti della tua di vendetta, perché Blasie non
sembrava un coniglietto molto contento".
Malfoy annuì verso Ginny. "Mi relazionerò con la rossa qui presente. Lei
lo addolcirà per me".
"Dipende, Malfoy. Cosa farai per me?".
"Diciamo solo che potrei aver risolto i problemi di sponsor delle Holyhead
Harpies. La squadra potrà permettersi le ultime Firebot, dopo tutto", la
informò.
Ginny squittì, ed iniziò a saltellare. "Davvero?".
Lui annuì, e si ritrovò al braccio una rossa troppo entusiasta.
"Ehi", la riprese. "Che ho detto rigurdo alla merce? Solo la
Granger qui può".
Ginny lo lasciò, sorridendo da un'orecchio all'altro. Spinse Hermione verso
Malfoy. "Lo hai sentito", disse. "Vai a sbaciucchiarlo per
me".
Hermione lancià alla sua amica uno sguardo irritato. Ginny sapeva quanto male
si sentisse riguardo all'intera faccenda, e riportrla a galla così era cattivo.
"Mi riserverò un ballo", disse Malfoy, ovviamente capendo quando poco
a suo agio fosse.
Lei gli lanciò un'occhiata di ringraziamento, ma non notò il sorrisetto che lui
rivolse a Ginny, che si preparò ad affascinare ed a far tornare il buon umore
al compagno. Il suo lavoro per ora era finito, ed Hermione si sentiva molto più
ben disposta nei confronti di Malfoy.
Narcissa Piton addocchiò contenta la sua opera. Lei e Severus erano arrivati
alla festa mentre Draco aveva usato la Metropolvere per raggiungere i Granger,
e sorprendere e costringere Hermione a partecipare. Guardò suo figlio, mentre
conduceva la bruna nella pista da ballo ed iniziava a ballare elegantemente un
valzer con lei.
Come sempre a questi eventi, il ballo iniziava molto tradizionalmente, per
compiacere tutti i partecipanti che si lamentavano della nuova musica inadatta.
Come Malfoy, Draco doveva brillare in tali circostanze, e Lucius si era
assicurato che prendesse lezioni di danza sin da bambino. Sorrise, mentre
ricordò quanto suo figlio le odiasse. Si era imbronciato ed arrabbiato, per
cercare di convincerla a cancellarle. Ma Lucius si era fermamente opposto. Non
era accettabile essere in qualche modo socialmente incapace in qualcosa, per un
Malfoy.
Draco cercamente non sembrava rimpiangere quelle lezioni ora, mentre conduceva
esperto Hermione.
Narcissa sospirò alla vista, e Severus la guardò. "Cosa ti rende così
sentimentale, Cissa?", chiese.
Lei indicò verso Draco ed Hermione. "Non sembrano perfetti insieme?".
Suo marito roteò gli occhi. "Almeno lei ha i capelli sotto controllo. Devo
ammetterlo, sono sorpreso che tu stia incoraggiando questa infatuazione di
Draco. Pensavo che avresti fatto di tutto per tenere lontani quei capelli dal
lingaggo di famiglia. Immagina se i tuoi nipoti li ereditassero".
Narcissa gongolò, e colpì leggera Severus sul braccio. "Smettila, Severus.
So che sei più appassionato alla ragazza di quanto ti piaccia ammettere. Come potresti
non esserlo, con quel cervello che si ritrova?".
Severus agrottò le sopracciglia. "Non sono appassionato di
un'insopportabile so-tutto-io come lo è la Signorina Granger".
Lei lo guardò consapevole. "Certo che no, caro. E non l'avresti mai voluta
a Serpeverde".
Severus decise ovviamente che ballare avrebbe zittito la sua troppo entusiasta
moglie, e la condusse in pista. Lei cedette, e volteggiò felice verso Draco ed
Hermione.
"Cari", disse emozionata mentre si avvicinavano a loro. "Siete
divini insieme. Hermione, sei incantevole sta sera".
A Narcissa piaceva il fatto che la ex Grifondoro riuscisse ancora ad arrossire
ai complimenti. Significava che non se li aspettava, come invece facevano molte
altre donne della sua età. La gran parte di quelle che Draco aveva accompagnato
a tali eventi prima di allora esigeva che le fosse detto quanto bella fosse. Si
aspettavano anche una proposta di matrimonio per diventare la prossima Signora
Malfoy, e lei era rimasta estremamente contenta che Draco si fosse deciso a
pensare da solo e non si fosse inchinato alle tradizioni della famiglia Malfoy.
Baciò Hermione e poi Draco, prima di sussurrare all'orecchio di suo figlio.
"Assicurati di non incasinare tutto sta sera. Non ti perdonerà mai se
farai altri errori con lei".
Draco lanciò a sua madre uno sguardo, prima di scansarsela di dosso, così da
poter tornare a ballare con Hermione.
Harry doveva ammettere che ballare non era poi così male, finchè si era tra le
braccia della donna che si amava. Avevano danzato per diverse canzoni ormai, e
non si era annoiato od irritato. Era felice di passare il tempo con Daphne. Poi
sentì qualcuno battergli violentemente sulla spalla.
"Harry! Merlino, Harry! Hai visto?", chiese Ron, chiaramente
sconvolto da qualcosa.
Harry si accigliò. "Cosa, Ron?".
Ron indicò semplicemente una coppia dall'altra parte della pista. Harry vide
che si trattava di Malfoy. "É solo Draco. E allora? Viene ogni anno".
Il suo amico spinse la testa di Harry, per farlo guardare meglio. "So che
porti gli occhiali, ma cerca di non essere così cieco. Guarda chi è la compagna
di Malfoy".
Harry osservò la ragazza, e gli cadde la mascella quanto capì che si trattava
di Hermione. "Hermione? Cosa? Com'è riuscito a farla venire?".
"Non lo so. Non sembra nemmeno arrabbiata", commentò Ron.
I due ragazzi corsero dalla loro migliore amica. "Ehi, Draco, spostati.
Vogliamo ballare con Hermione".
"Davvero? Tutti e tre? Non sarebbe un po' strano?".
"Spostati e basta", disse Ron, tirando una gomitata a Malfoy.
Hermione si ritrovò ad essere trascinata per la pista da ballo da due paia di
mai. "Che ci fai qui? E con Draco?", chiese Harry.
"Hai bevuto qualcosa? Non sei ubriaca, vero?", disse Ron.
Lei roteò gli occhi verso il suo amico rosso, ed ignorò le domande. "Mi
hanno teso una trappola", replicò ad Harry. "Malfoy ha complottato
con i miei genitori e Ginny".
Ron si sporse per annusarle l'alito.
"Ronald, non sono ubriaca!", sbottò lei.
Il suo amico si ritrasse, sembrando un po' basito. "Scusa, è solo che sei
volontariamente qui con Malfoy. Pensavo solo che avrei dovuto controllare, in
caso gli fossi saltata addosso in pista".
"Onestamente, Ronald, la tua mancanza di fiducia nei miei confronti mi
insulta".
"Quindi non stai più evitando Draco", proseguì Harry.
"Beh, è piuttosto difficile farlo, dato che sua madre ha connesso il
camino dei miei genitori alla Metropolvere, e lui compare in salotto".
"Quindi Rachel è ancora amica di Narcissa Piton? Strano", disse Ron.
Sia Harry che Hermione non lo badarono. "Rende sempre difficile ignorarlo",
constatò Harry di Draco.
Prima che fosse aggiunto altro, uno dei motivi per cui Hermione di solito
evitava questi eventi come la peste si intromise nella loro conversazione.
"Scusatemi, Signor Potter e Signor Weasley, ma devo davvero parlare con la
Signorina Granger qui presente".
Entrambi gli uomini si ritrovarono spinti via da due dei gomiti più ossuti mai
esistiti. Una vecchia rigida trafisse Hermione da sopra gli occhiali.
"Signorina Granger, sono sbigottita dalla sua ultima legge. Ho
dovuto perfino liberare i miei Elfi Domestici per evitare le ridicole sanzioni
che sono ora state imposte dal Ministero. Devo davvero protestare".
Hermione iniziò a sentire il sangue salirle alla testa. Odiava il fatto di
essere un facile bersaglio per ogni purosangue dalla mente bigotta, perché la
sgridassero solo per volere alcuni diritti di base per gli Elfi.
Stava giusto per colpire la vecchia strega, quanto una voce strascicata la
interruppe.
"Zia Araminta, che bello vederti", biascicò Malfoy con un perfetto
accento tagliente, che ricordò ad Hermione di come fosse imparentato con molte
delle persone che le rendevano la carriera lavorativa un inferno.
"Oh, Draco caro, non ti vedo dal ballo dell'anno scorso. Tu e tua madre
dovreste proprio venire a trovarmi".
Malfoy sorrise affascinante alla donna anziana. "Lo dirò a mia madre.
Sarebbe delizioso. Ora, se non ti dispiace, vorrei reclamare la mia
compagna", disse, prendendo la mano di Hermione.
La Signora Rosier sembrava presa alla sprovvista. "Hai accompagnato qui la
Signorina Granger?".
Dal modo in cui venne sputato il suo nome, Hermione seppe di non farsi
illusioni sul come la Signora Rosier vedesse lei ed i Nati Babbani in generale.
"Sì", replicò Malfoy. "É stata così gentile da avere pietà di me
ed accettare di essere la mia dama sta sera”.
"Cosa deve pensarne tua madre? Non dovresti corteggiare una ragazza
diversa? Una delle Greengrass per esempio? Di certo non la più vecchia, ho
sentito che si è mescolata al ragazzo Potter. Davvero un peccato".
Hermione riuscì a vedere Harry scaldarsi dietro la Signora Rosier ma, prima che
potesse intervenire, Malfoy decise di mostrare le unghie. "Mia madre è
amica intima di quella di Hermione, ed è eccitata all'idea che io la stia
accompagnando sta sera. E poi dovresti sapere che noi Malfoy facciamo ciò che
più ci aggrada". Inchinò leggermente la testa, e trascinò via con stile
Hermione, verso la pista.
"Dovrei svenire e chiamarti mio eroe ora?", chiese Hermione,
divertita.
Lui ghignò. "Pensavo di salvarti prima che la affatturassi e finissi ad
Azkaban".
"É andata molto vicina a beccarsi una Fattura Gambe Molli. Anche se credo
possa essere ancora in pericolo. Harry sembra stia per esplodere ogni minuto
che passa e, l'ultima volta che l'ha fatto, ha gonfiato sua zia".
Il sopracciglio di Malfoy si alzò in sorpresa, ed Hermione lo ragguagliò sulla
zia di Harry, Marge, e di come fosse stata Obliviata appena prima il loro terzo
anno ad Hogwarts. Quando la storia finì lui stava ridendo forte.
"Non che non se lo meritasse, quella mucca odiosa", commentò
Hermione.
Malfoy sentì una pacca sulla spalla, e si voltò per vedere Adrian Pucey.
"Draco, se non ti dispiace, mi piacerebbe rubarti la deliziosa dama per un
ballo".
Malfoy sogghinò verso Hermione. "Vedi? Te l'avevo detto che i ragazzi Serpeverde
hanno un debole per te ai balli, micetta".
Lei arrossì un po' ma sorrise a Pucey, mentre lui la faceva volteggiare lontano
dal biondo.
"Come mai volevi ballare con me?", chiese. "Non credo ci siamo
mai scambiati più di poche parole":
Pucey ghignò. "Ah, ma ora posso raccontare ai miei nipoti che ho ballato
con Hermione Granger, e che lei non mi ha affatturato".
Hermione non potè far altro che sorridere.
Draco si appoggiò al muro, mentre guardava Hermione che ballava con i
Serpeverde presenti. Era una vista bizzarra, osservarla ballare energicamente
con Theo Nott. Se qualcuno gli avesse detto, ancora alla partita di Quidditch
di Halloween, che sarebbe finito con l'accompagnare Hermione Granger alla festa
di Natale del Ministero, e che lei avrebbe ballato di sua spontanea volontà con
praticamente ogni Serpeverde della sala, lui lo avrebbe fatto ricoverare al San
Mungo per pazzia. Era grandiosa la differenza che potevano fare un paio di
mesi. Ora tutto quello che doveva fare era farle ammetterle che voleva baciarlo
di nuovo.
"Sembri abbastanza contento di te stesso", disse Daphne, mentre si
avvicinava con Pansy alle calcagna. "Bel lavoro nell'aver fatto
partecipare Herimone".
"Sì, come ci sei riuscito?", chiese Pansy.
"Diciamo solo che mia madre può anche non avere più Malfoy come cognome,
ma è ancora una serpe".
"Ed è sposata con Severus. Ha ospitato due volte Voldemort per anni, ed è
riuscita a vivere per raccontarlo. É piuttosto notevole", precisò Daphne.
"É bella", commentò Pansy.
"Lui le muore dietro più di quanto abbia fatto al Ballo del Ceppo",
raccontò Daphne.
"Raccontami. Io l'ho quasi ucciso quella notte. Era il mio
accompagnatore, ed invece è rimasto tutta la sera lì a fissare la Granger come
un idiota", replicò Pansy.
"Posso ancora sentirvi entrambe", disse Draco.
"Sono sorpresa", rispose Pansy. "Pensavo fossi diventato sordo,
stupido e cieco, a causa della gloriosità della Granger".
Lui roteò gli occhi, ma distolse lo sguardo dalla sua compagna e si focalizzò
invece sulle due amiche. "Felici ora?", chiese.
"Almeno abbiamo attirato la tua attenzione", disse Daphne.
"Allora, come va l'Operazione Hermione?".
Draco sospirò. "Beh, non mi odia più, e la piccola Weasley dice che aveva
una cotta per me, ma non credo lei ne sia consapevole".
Pansy sogghignò. "É rigenerante vedere che il fascino dei Malfoy non è
infallibile".
"Sei stata troppo intorno ai Weasley. Ti stanno facendo il lavaggio del
cervello", disse lui tagliente.
"Sei solo geloso perché George mi bacerò senza l'aiuto dell'alcool".
"Se vuoi baciare un rosso balordo troppo cresciuto, allora sta
completamente a te", biascicò Draco.
"L'invidia non ti si addice, Draco", lo prese in giro Pansy.
Lui borbottò, prima di tornare a guardare Hermione, che ora stava ballando con
Blasie e ne stava lisciando le penne arruffate.
Hermione
si stava divertendo alla grande. Se avesse saputo che sarebbe stato così
divertente, avrebbe iniziato ad andarci anni prima. Anche se, se fosse venuta
allora, avrebbe passato più che altro la sera a tenere d'occhio i Serpeverde
presenti e cercare di persuadere Harry ad arrestarli.
Si sentiva piuttosto grata a Cosetta Corvonero e la sua maledizione. Se non si
fosse attivata, allora probabilmente lei sarebbe rimasta bloccata nel
continuare a seppellire i suoi problemi e non cercare aiuto.
Nonostante il trauma, specialmente nei primi giorni, si sentiva più bilanciata
e contenta di quanto fosse stata per anni. E ballare con i Serpeverde era
infinitamente preferibile a Ron ed Harry che, benedetti ragazzi, non avevano un
minimo di ritmo.
I suoi occhi saettarono verso Malfoy, che era appoggiato al muro mentre parlava
con Daphne e Pansy. Sembrava irritato, ma sapeva che aveva quella scintilla
negli occhi ogni volta che veniva preso in giro da quelli a cui teneva. Non
aveva mancato di notare che l'aveva quello sguardo anche quando prendeva in
giro lei.
Ginny era andata a riprendere Hermione nel suo ufficio, per aver ignorato
Malfoy durante la settimana. La rossa le aveva raccontato che lui provava dei
sentimenti per lei, ed era crudele ad ignorarlo. Personalmente, lo aveva
trovato un po' difficile da credere.
Per quanto non volesse ammetterlo, sapeva che la sua cotta per il biondo era
tornata. A parte il fatto che questa non era solo una reazione al suo aspetto e
la sua delusione nei confronti di Ron. Questa volta gli piaceva davvero anche
la sua personalità. Ed anche se voleva credere che Malfoy provava lo stesso per
lei, era troppo insicura quando ci pensava. Aveva davvero quello sguardo
incredibilmente attraente, quando la guardava, o se lo stava solo immaginando?
"Hermione, grazie a Dio, eccoti qui". La voce affannata di Minerva
McGranitt la distolse dai suoi pensieri.
Allontanò lo sguardo da Malfoy, che osservava sognante da sopra la spalla di
Blasie, e guardò verso la Preside di Hogwarts, che le si stava avvicinando con
una fretta insuale.
"Ah, Signor Zabini, questo riguarda anche lei. In effetti, dovete radunare
quelli che sono stati colpiti dalla maledizione. Devo parlarvi
urgentemente", disse la McGranitt.
"Minerva, che è successo? Abbiamo già spezzato la maledizione,
ricordi?", disse Hermione con un cispiglio.
La McGranitt scosse la testa. "No, non l'avete fatto. Pensavate di sì, ma
sono stata contattata da Cosetta, che mi ha informata del fatto che vi siete
sbagliati e la maledizione è ancora attiva".
La testa di Hermione si bloccò per un momento. Dannazione, ora che aveva appena
iniziato a venire a patti con i suoi sentimenti, la maledizione era tornata,
pendendo sopra di loro come la spada di Damocle.
Minerva McGranitt guardò tristemente il gruppo di ex studenti radunati al suo
incontro messo insieme alla meglio. Aveva preso in prestito una vicina sala
conferenze, e quelli coinvolti avevano lasciato la festa di Natale del
Ministero per sentire ciò che aveva da dire. Sembravano preoccupati, anche. Era
dispiaciuta di dover dare loro questa notizia, visto che era stata così
orgogliosa di loro quando sembrava avessero scoperto la maledizione e
l'avessero spezzata. Era rimasta ancora più contenta quando non avevano rotto i
nuovi legami tra loro. In effetti, sembrava che avesse funzionato, nel portarne
alcuni ad essere più vicini. Per esempio, Pansy Parkinson sedeva con la testa
appoggiata alla spalla di George Weasley, che aveva il braccio intorno a lei.
Minerva non aveva mai pensato che quell'accoppiata sarebbe stata così perfetta,
quando era stata estratta dal Cappello Parlante. Ma i suoi occhi si
soffermarono più che altro verso Hermione Granger, che stava seduta rigida con
occhi ansiosi. La sua mano sinistra era stretta forte da Draco Malfoy, che le
stava lanciando sguardi preoccupati. Era ovviamente in ansia per l'effetto che
questa notizia stava avendo su di lei, e Minerva era piuttosto sconcertata da
quanto si fossero avvicinati i due. Riscaldava il cuore. Non lo aveva
immaginato quanto aveva istruito solo sulla situazione.
Comunque, non erano radunati perché lei osservasse quanto erano cresciuti come
persone da quando erano studenti.
Si schiarì la gola. "Mi spiace trascinarvi via tutti dalla festa, ma pensavo
voleste sapere il più presto possibile".
Ci furono cenni di assenso per la sala.
"Sono stata contattata da Cosetta Corvonero questa sera", iniziò,
"Che mi ha informata che, anche se siete sulla strada giusta per quanto
riguarda la maledizione, non avete trovato le giuste condizioni per
spezzarla"
"Beh, quali sono queste giuste condizioni? Intendo, abbiamo un Grifondoro
ed un Serpeverde insieme, che si amano. Sicuramente questo dovrebbe provare che
le due case non si odiano come un tempo", urlò George.
"Lo so, e pensavo davvero anche io che sarebbe finita. Ma apparentemente,
anche se avete avuto l'idea giusta, questa particolare coppia non rientra nei
criteri che ha imposto Cosetta".
"Che schifo", borbottò Ron. Aveva molto da perdere se la maledizione
non poteva essere spezzata. Eve gli piaceva davvero, ma avrebbe dovuto sposare
Tracey Davis, a meno che non fossero riusciti a scoprire le ridicole
restrizioni imposte dalla Corvonero.
"Lo so, Ron, e capisco quanto frustrati vi debba rendere. Ammetto che
anche io ero irritata, quanto mi è stato spiegato. Ma Cosetta ha insistito sul
fatto che non è che relazioni tra Grifondoro e Serpeverde non si siano formate
in passato. Non hanno semplicemente avuto un reale impatto nella rivalità tra
le due case", spiegò.
"Ma ha detto che abbiamo avuto l'idea giusta?", chiese Hermione.
"Sì. In effetti, credo fosse piuttosto impressionata da quanto vi siete
sforzati di lavorare come gruppo su ciò".
Hermione si isolò, mentre il resto del gruppo discusse furiosamente delle
implicazioni della notizia della McGranitt. Ora che avevano ricevuto questa
informazione, aveva un'idea precisa di ciò di cui c'era in realtà bisogno, ma
non voleva rivelare la direzione che aveva preso la sua mente, ancora. Sarebbe
stato prematuro per un inizio, ma ancora non era preparata per la pressione che
le sarebbe stata imposta, e sperava tanto che Bill le avrebbe fatto gettare al
vento quell'idea.
Percepì Malfoy stringerle la mano, e si riscosse dai suoi pensieri. Non sarebbe
stato un bene agire in quel modo così distaccato. Anche se gli altri avrebbero
pensato che fosse solo la sua ansia per il fatto che la maledizione non era
stata spezzata, Ron ed Harry avrebbero automaticamente capito che stava
pensando a qualcosa. Conoscevano troppo bene il suo sguardo
"distratto", come lo chiamavano loro.
Non c'era molto altro di cui discutere, ed un gruppo molto depresso tornò al
ballo. Ormai nessuno voleva rimanere alla festa, ma non volevano nemmeno andare
a casa tanto tristi.
"A qualcuno andrebbe di tornare a Malfoy Manor per un tè?", suggerì
Malfoy.
"Sembra un'idea, Draco", disse Pucey.
"Controllo solo se mia madre è ancora qui".
Riapparse dopo dieci minuti.
"Sono tornati al Manor", informò il gruppo, che era ormai pronto ed
in attesa.
Draco li condusse verso il retro del Ministero, nella sala più grande, dove
partirono per il Manor.
"Eccovi, Draco", li accolse sua madre. "Mi chiedevo dove foste
spariti tutti".
"La McGranitt voleva parlarci. Doveva informarci che la maledizione,
nonostante tutto, non è stata spezzata".
Hermione notò il veloce sguardo che sia Malfoy che Narcissa le lanciarono a
questa notizia, ma lei fece finta di non essersene accorta. Non voleva che
qualcuno la tirasse in ballo e le chiedesse la sua opinione. Non finché lei non
avesse pensato bene alle cose.
"É un peccato. Proverete di nuovo a spezzarla? Siete più che i benvenuti
ad incontrarvi qui, ogni volta", offrì volontaria Narcissa.
"Ancora non abbiamo avuto il tempo di discutere della mossa successiva.
Siamo venuti dritti qui, dopo aver parlato con la McGranitt", disse
Malfoy.
Narcissa annuì semplicemente ancora una volta, lanciando un altro sguardo ad
Hermione.
"Bene, verrò a portare del tè", disse Narcissa. "Hermione,
vorresti venire ad aiutarmi? So che Coco sarebbe felice di vederti di
nuovo".
Non c'era modo di scamparla, ed apparire esitante avrebbe causato solo altri
sospetti. "Sarebbe fantastico, grazie, Signora Piton".
"Quante volte ti ho detto di chiamarmi Narcissa? Comunque Signora Piton
suona così strano. Ancora non ci sono abituata".
"Solo perché Malfoy è un nome così distinto. Come può qualcuno viverne
senza?", urlò dietro di lei Malfoy.
Narcissa roteò gli occhi, e sorrise ad Hermione. "Penseresti che Draco
avesse soprasseduto al suo orgoglio per il nome ormai, ma no, è proprio come
suo padre, sotto quell'aspetto".
Hermione non poté far altro che stringersi nelle spalle, e non passò
inosservato.
"Non in quel senso, cara. Volevo solo dire nel fatto dell'arroganza. Credo
che Draco abbia imparato presto quanto fossero sbagliati gli ideali di Lucius
riguardo i purosangue ed i Babbani, quando la realtà della guerra lo ha
colpito".
"Mi spiace, mi ci vuole solo un po' per abituarmi".
La donna le batté una mano sul braccio. "Ora, mi dici cosa ti rende così
pensierosa, sta sera?".
Hermione grugnì tra sé. Non voleva avere questa conversazione, ora. "Oh, è
solo la maledizione. Avevo sperato che non ci fosse più, ma ora è tronata, ed è
deprimente".
"Certo che lo è, ma cerca di non preoccuparti troppo. Ho molta fiducia che
la spezzerai. E poi il mio Draco può corteggiarti come si deve, senza la
minaccia di tremende conseguenze su di voi".
Hermione si immobilizzò nel corridoio appena fuori la cucina. "Che
intende?", chiese lei.
Narcissa sorrise gentilmente alla strega riccia. "Conosco Draco meglio di
chiunque altro, probabilmente incluso sé stesso. Ha avuto una cotta per te per
un lungo periodo. Non era più che attrazione quanto eravate a scuola, ma credo
che durante l'ultimo anno di guerra si sia trasformata in qualcosa di più per
lui".
"Ma questo non ha senso", obiettò lei.
"Quanto mai l'attrazione ha senso?".
Hermione non aveva una risposta, perchè anche lei si era trovata attratta da
Draco al loro sesto anno, quando continuava a lanciarle insulti ed era un
Mangiamorte, anche se lei non ne era a conoscenza.
"Ma perchè durante l'ultimo anno della guerra?".
La strega bionda la guardò analitica. "Non credo tu capisca quanto
incredibilmente coraggiosa sei stata in questa casa. Quando sei stata tortura
da mia sorella e non ti sei piegata. Non so chi altro avrebbe potuto riuscirci,
eccetto forse Harry Potter stesso".
Hermione abbassò lo sguardo. Era molto strano discutere di quello con la
sorella della donna che l'aveva torturata nella stessa casa.
"Non dire niente. Volevo farti sapere che Draco nutre dei sentimenti
profonti per te. Non è il primo ad ammetterli, e probabilmente non è abituato a
morstrarli, ma gli importa davvero. So che non è lo stesso per te, ma volevo
dire qualcosa, in caso tu sia preparata a dargli un'occasione, anche in caso tu
non riesca a spezzare la maledizione. Inoltre, spero che tu non sia arrabbata
com me per aver collegato il camino dei tuoi genitori alla Metropolvere. Mi
piace molto Rachel, ma il trasporto Babbano non è il mio forte".
Hermione apprezzò il cambio di soggetto, specialmente dato che era stata appena
colpita da eccessive informazioni, nel caso di Malfot. Non era sicura che
sarebbe stata in grado di apprenderle tutte finchè non fosse rimasta sola, e
capace di pensare senza distrazioni. Poi c'era il problema della maledizione.
Era tutto molto complicato.
Qundici minuti dopo, Hermione tortò con i vassoi di tramezzini, torte, ed una
teiera di tè che levitava dietro di lei. Narcissa aveva deciso di lasciarle a
lei, sparendo per recarsi nelle stanze private, dopo averle dato un bacio sulla
guancia.
Lei sorrise, mentre i soliti sospetti - ok, solo Ron - fecero razzia dei
vassoi, come se non avessero mangiato da mesi. Venne preso deciso che avrebbero
provato ad in contrarsi lì la sera sabato seguente, dato che Malfoy Manor aveva
una grande biblioteca e, ovviamente. Turry, che aveva già fornito le
informazioni di cui avevano bisogno sulla magia degli Elfi Domestici.
Presto rimasero solo Hermione e Draco, mentre lei stringeva la sua tazza di tè
come se fosse stata un salvagente. Il biondo dovette sorridere. Non le sarebbe
saltato addosso, anche se in realtà non gli sarebbe importato se lo avesse
fatto lei. Le parlò di cose a caso, che la fecero rilassare appena.
"Grazie per il tè e l'ospitalità, Malfoy", disse Hermione.
"Immagino dovrei tornare ora. Se conosco mio padre, starà consumando il
pavimento, in attesa del mio ritorno".
Draco avrebbe scommmesso tutto il contenuto della sua camera blindata alla
Gringott che Matthew sarebbe rimasto a fissare l'orologio, volendo che Hermione
tornasse a casa. "Perchè non dai un'occhiata alla biblioteca prima?",
chiese. "Ancora non l'hai vista".
Sorrise teneramente, mentre lei si eccitò visibilmente a quella prospettiva, e
la condusse per la casa, finchè raggiunsero l'angolo in cui era situata la
biblioteca. Aprì le porte e rimase indietro, mentre lei entrò, si fermò in
mezzo alla stanza, e si guardò intorno.
Lei ne era immune, essendo cresciuto lì, ma guardare la sua reazione gli fece
ricordare quanto fosse notevole. I muri erano straripanti di mensole, e c'erano
scompartimenti organizzati secondo il contenuto. La sezione più usata era
quella di Pozioni. Severus e Draco avevano aggiunto molto materiale lì.
Hermione zampettò verso lo scomparto più vicino, e fece amorevolmente scorrere
le dita sui tomi di Incantesimi.
"Questo posto è fantastico", disse, voltandosi per guardarlo in viso.
"Sei la benvenuta nel venire qui quando vuoi", le offrì lui.
"Non dirlo, non ti libererai mai di me", disse lei, prendendolo in
giro.
Draco non rispose, mentre realizzò che in realtà non voleva affatto liberarsi
di lei. Poteva anche vivere nella biblioteca, per quanto gli importavca,
specialmente se avesse significato che l'avrebbe vista ogni giorno. Lo stufava
doverla corteggiare, e voleva semplicemente uscirsene e dichiarare che la
amava, ma sapeva che l'avrebbe mandata completamente fuori di testa, e se ne
sarebbe corsa via ad almeno un miglio di distanza. Avrebbe dovuto farlo
lentamente, e sperava che, una volta che si fosse fidata di lui, sarebbe anche
arrivata ad amarlo. Non era garantito, ma almeno sapeva che era attratta da
lui.
Sarebbe stato molto più felice, se avesse saputo che fatica stava facendo lei a
mantenere le distanze, e non era solo a causa della libreria. Le piacevano i
momenti come quello con Malfoy. Non si comportava da idiota, lei non reagiva, e
si beavano semplicemente della loro compagnia. Era carino, un'emozione che lei
non avrebbe mai pensato di associare a lui, ma era esattamente così.
Perlustrò ancora un po' la biblioteca, prima di avvicinarsi ad un libro che
sperava di accapparrarsi da anni, ma non aveva avuto fortuna. Era fuori stampa
da chissà quando nel diciassettesimo secolo. Si voltò per guardare Malfoy.
"Hai la Storia di Merlino di De Montfort", disse scioccata.
"Sì", disse semplicemente lui.
"Nemmeno ad Hogwarts c'è", disse lei, scuotendo il libro come se,
così facendo, si duplicasse in qualche modo.
"Lo so", replicò Malfoy. "Mio padre lo ha acquistato degli anni
fa, e no, non so come, ed in realtà non sono praticolarmente sicuro di volerlo
sapere".
"Doveva rivelare i segreti di Merlino e Morgana La Fey che nessuno
sapeva", disse in estasi lei.
Lui annuì. "L'ho letto. Non sono sicuro ci credere a ciò che De Montfort
asserisce ma, se è vero, è affascinante".
Hermione sosppirò. Voleva disperatamente leggerlo ma, se lo avesse avuto nella
sua collezione, allora non lo avrebbe mai fatto più uscire da casa sua. Magari
un giorno Malfoy l'avrebbe fatta tornare e leggerlo. Lo rimise nel posto in cui
l'aveva trovato.
"Farei meglio ad andare", disse, con le dita ancora appoggiate al
mono, come se fosse reclutante a lasciarlo andare.
Lui allungò il braccio. "Ti scorto a casa".
"Non devi. Beh, in reatà, devi portarmi di nuovo nel salotto, perchè mi
perderei in questo maniero enorme. Ma, comunque, non c'è bisogno che mi tieni
d'occhio fino a lì. Dopo tutto, è solo da camino a camino", disse lei,
sentendosi di nuovo sicura.
Lui roteò gli occhi. "So che sei abituata a Potter e Weasley, ma dammi un
po' di credito. Sei la mia accompagnatrice, ed io porto sempre a casa le mie
donne".
"E probabilmente nel loro letto", mormorò lei.
"Cosa?".
Hermione arrossì. Sperava davvero che non lo avesse sentito.
"Niente", disse, cercando di assumere un'espressione innocente, ma
sembrando solo colpevole.
Uscirono dal camino nel salotto dei Granger. "Davvero non credo che la
Metropolvere sia creata perchè due persone viaggino allo stesso tempo",
disse lei, spazzolandosi le spalle dalla cenere.
Il biondo scrollò le spalle. "Rimarresti sorpresa da ciò che viaggia con
la Metropolvere. Alcune storie che ho sentito erano davvero incredibili".
"Davvero, non voglio saperlo".
Malfoy sorrise storto. "No, è stato Adrian Pucey a raccontarmele. Se ne
esce fuori con delle cose seriamente depravate. Pensandoci, lui ed Angelina
sono probabilmente perfetti insieme".
"Sono stata realmente bene sta sera", disse lei, riportando il
soggetto a loro.
"Cosa? Nonostante il fatto che abbiamo scoperto che la maledizione non è
stata davvero spezzata?".
"Sì, tenendo conto perfino di quello. Normalmente queste feste non mi
piacciono, ma è stato divertente".
Le fece scorrere un dito sulla guancia. "Ne sono felice. Anche io mi sono
divertito. Di solito mia madre mi rompe le scatole perchè partecipi. Severus se
la svigna con regolarità, quasi come fai tu".
Hermione sentì le guance arrossarsi sotto il tocco di Malfoy. Si sentiva come
se stesse per perdere il controllo del suo corpo negli ultimi giorni,
specialmente per ciò che riguardava il biondo. Le stava dicendo qualcosa, ma
lei non gli stava dando attenzione. Invece, stava osservandogli la bocca come
se fosse stata acqua, e lei rimasta nel deserto per quasi un mese. Non seppe
cosa glie lo fece fare, la si avvicinò a lui, si alzò sulle punte dei piedi, e
premette le labbra sulle sue. Il suo corpo sembrò sciogliersi a quel contatto.
Erano incredibilmente soffici ed allettanti. Il braccio di lui le scivolò
intorno alla vita, avvicinandola mentre approfondiva il bacio.
Miagolò appena, quanto lui la allontanò.
"Impazzirai e correrai via, questa volta?", chiese lui. "Perchè
se è così, dovremmo probabilmente finirla ora".
Hermione trovava difficile parlare. Non le piaceva per niente sentirsi così
ragazzina vicino a lui. Aveva un cervello impressionante, anche se diventava
vuoto quanto gli si avvicinava. Così decise di scuotere la testa, ed
avvicinarsi di nuovo a lui. Lui le sorrise, prima di stringerla di nuovo,
pronto a baciarla.
La coppia era nel suo piccolo mondo, inconsapevole di ciò che la circondava,
quanto una luce accecante li abbagliò.
Hermione, mezza cieca, saltò lontano da Malfoy, mentre suo padre agrottava la
fronte alla scena.
"Pensavo di aversi sentita rientrare, tesoro", disse suo padre,
pugnalando con lo sguardo il ragazzo.
Anche se doveva sentirsi imbarazzata all'essere beccata a pomiciare come una
ragazzina, lei non potò non sorridere divertita alla vista del viso più pallido
del solito di Malfoy. Era bello sapere che fosse intimidito da Matthew Granger.
Qualcuno doveva arrestare la sua arroganza.
"Ehm... sì... ciao, papà", disse lei, con tutta l'eloquenza di una
tredicenne.
"Beh, ora che hai ringraziato Malfoy per la serata, credo sia il
momento di trovare il tuo letto", le raccomandò il padre, calcando
particolarmente la parola, ed intendendo chiaramente che il biondo non
l'avrebbe seguita per le scale.
Lei arrossì e biasicò qualcosa a Malfoy, prima di fuggire dalla scena del
crimine.
Draco venne lasciato con un arrabbiato Matthew Granger. Come si spiega ad un
padre oltraggiato che era stata sua figlia a fare la prima mossa, per la
seconda volta nel giro di poco tempo? Almeno non era ubriaca. In effetti, non
credeva di averla vista bere qualcosa di alcolico. COmunque, non pensava che
sarebbe stata la cosa migliore da dire al gigante con le braccia incrociate che
al momento lo stava tenendo d'occhio.
"Bene, ora che ho portato Hermione a casa, ritornerò al Manor", disse
lui invece.
"Non così veloce, ragazzo".
Draco imprecò sottovoce. Beh, valeva la pena fare un tentativo.
"Che cos'era esattamente quello, con mia figlia?", chiese Matthew,
"Un bacio della buona notte?", suggerì Draco, un po' esitante.
"Un bacio da dieci minuti?".
Represse una risposta sarcastica sulla punta della lingua. Farsi nemico suo
padre non gli avrebbe giovato per niente con Hermione.
Fortunatamente, sembrava che Matthew non volesse una risposta. "Potrei
averti dato il permesso di uscire con Hermione, se lei era d'accordo, ma non
significa che ti ho dato il via libera al mangiarla nel mio salotto".
Draco voleva precisare che in realtà aveva rifinito il suo stile nel baciare,
per evitare di consumare le ragazze troppo presto, ma decise per una risposta
più rispettosa. "Sì, signore. Non accadrà più".
"Sarà meglio", russ' Matthew, frima di scortarlo verso il camino.
Draco fu felice di svignarsela a Malfoy Manor con tutte le membra intatte.
Hermione fuggì nella sua stanza al piano superiore, con le mani premute sulle
guance. Non capiva cosa le stesse accadendo. Sua madre era seduta sul suo
letto, che la stava aspettando.
"Ti sei divertita?", chiese Rachel, guardando le guance arrossate
della figlia con divertimento.
Lei si sedette sul letto di fianco alla madre. "Sì, è stata una bella
festa".
Rachel soppresse un sorriso. Aveva tenuto sotto controllo Matthew il più a
lungo possibile, ma quanto era diventato ovvio che la coppia si stava più
baciando che parlando, suo marito era schizzato di sotto per interromperli.
Sapeva anche se sua figlia non le avrebbe mai rivelato nulla senza un
incoraggiamento. "Draco bacia bene, quindi?".
La testa di Hermione scattò in alto, e guardò sua madre mortificata.
"Mamma", si lamentò. "Non puoi farmi domande come questa".
"Sì che posso, sono tua madre. Comunque non ti avrei chiesto i
dettagli".
Hermione si prese la testa tra le mani e grugnì. Voleva bene a sua madre,
davvero, ma a volte era troppo. Questa era una di quelle volte.
"Sto ancora aspettando, Hermione. A meno che, certo, tu non voglia fare
questa conversazione di fronte a tuo padre. Finirà presto di torchiare il
povero Draco".
Lei alzò le mani per la disperazione. "Bacia bene. Ecco! Sei contenta
ora?".
Rachel sorrise dolce alla figlia."Ora esci con lui? Ufficialmente?",
chiese.
Lei scosse la testa. "Non so cosa stia succedendo tra noi. Io ho iniziato
il bacio. Di nuovo".
"Ti piace", constatò sua madre, e le battè una mano sulla spalla.
"Credo di più che piacermi, ma non so cosa farci. E' tutto così
complicato. Non so nemmeno se voglio che mi piaccia, ed ora la maledizione è
tornata, e l'obbligo di essere insieme pende ancora sopra di noi".
"La maledizione è tornata? Pensavo l'aveste spezzata".
"Anche io, ma Minerva McGranitt è venuta a cercarci alla festa questa
sera, per informarci che non è per niente così".
"Quindi, avete qualche idea di cosa fare, questa volta?", chiese
Rachel.
"Beh, Corvonero ha detto a Minerva che eravamo sulla strada giusta, così
almeno non dobbiamo iniziare da capo la nostra ricerca. A quanto pare abbiamo
usato solo la coppia sbagliata, il che mi ha fatto pensare che magari...",
iniziò lei, prima di bloccarsi.
Anche se sua madre non era una strega, o molto istruita su come funzionasse la
magia, sapeva ugualmente dove la mente di sua figlia stava andando a parare.
"Credi che magari il contro incantesimo abbia a che fare con te e
Draco".
Hermione annuì semplicemente, e diventò triste.
"Lo sospetta qualun altro?", chiese Rachel.
Lei strinse le labbra. "Forse Bill credo, specialmente quanto sentirà che
l'abbiamo quasi spezzata. La sua mente non ci metterà molto ad arrivare alla
stessa conclusione della mia, ma nessun altro sospetta qualcosa, ne sono
sicura".
"Quando parlerai a Draco?".
Lei scrollò le spalle. "Non ne sono sicura. Non sono nemmeno sicura di
volerlo, ma Narcissa mi ha detto qualcosa questa sera che mi fa pensare",
disse, prima di bloccarsi di nuovo.
Rachel mise le braccia intorno a sua figlia, e la avvicinò per un abbraccio.
"Non credo che Draco sarà un problema. A meno che non mi stia
completamente sbagliando, quel ragazzo è innamorato di te oltre ogni dire. Ma
non credo che tu ancora lo sia".
Hermione appoggiò la testa sulla spalla di sua madre. "Non so cosa
provo", confessò. "Non ho mai pensato che sarei stata così bene con
lui, ma quando siamo da soli, lo sono. Ho sempre saputo che fosse attraente, ma
la sua repellente personalità sopraffaceva il suo aspetto, ed ora che è
cambiato, lo stanno facendo anche i miei sentimente. Non riesco a pensare
correttamente quanto gli sono intorno, e continuo a fare cose stupide, come
baciarlo. E poi questa sera Narcissa arriva e mi confonde ancora di più,
dicendomi che Malfoy ha sempre provato qualcosa per me".
Tirò su con il naso, e Rachel le accarezzò in circolo la schiena. "Il mio
consiglio è di non pensarci troppo. Dovresti fidarti delle tue emozioni e
smetterla di combatterle, perchè tu credi che sia quello che ha senso. Non
renderti triste respingendolo perchè è quello che credi che dovresti fare. Se è
cambiato allora dagli un'altra possibilità, specialmente se ti rende
felice".
"Perchè è tutto così complicato?".
Sua madre sorrise. "Perchè non sei fatta per le cose semplici, Hermione,
non lo sei mai stata. Se lo avessi fatto allora saresti rimasta con Ron, non
importa quanto incompatibili foste".
"Ma perché Malfoy? Sicuramente è solo il destino che si sta prendendo
gioco di me".
"Forse... o forse il destino dice che è più adatto per te che gli altri.
E' intelligente, ingegnoso, e ti fa accelerare il battito. Perchè dovresti
voler essere adatta a qualcosa di meno?".
Lei scrollò le spalle, prima di sbadigliare assonnata. Rachel le baciò la
gronte, prima di spingerla verso il bagno. "Ora vai, cambiati e fatti una
bella dormita. I tuoi sentimenti od i problemi non se ne andranno tanto presto,
quindi è meglio metterli da parte fino al mattino".
Hermione raccolse il suo pigiama e si avviò al bagno. Rachel sorrise dietro di
lei. Era orgogliosa di quanto lontano fosse arrivata sua figlia nell'ultimo
paio di mesi. Ora tutto ciò che doveva fare era accettare quello che il cuore
le stava dicendo ed aprirsi per Draco Malfoy. Se glie lo avesse permesso,
avrebbero potuto essere molto felici insieme,
Litigiosi, ma felici.
Hermione si stiracchiò, mentre si svegliava da una buona dormita. Nonostante
fosse tornata tardi e quel bacio con Draco Malfoy, era crollata a letto e si
era addormentata subito.
Sorrise al pensiero della notte precedente. Si era divertita. Beh, non la parte
della maledizione, ma nemmeno quello l'aveva abbattuta. Si sentiva come se
finalmente fosse venuta a patti con i sentimenti per Malfoy. Le piaceva,
qualcosa in più potenzialmente, e non sarebbe scappata da questo. La
conversazione con sua madre la notte prima le aveva fatto capire quanto stupido
fosse fare una cosa del genere. Quindi cosa importava se la sua relazione con
Malfoy non fosse convenzionale, o ciò che le persone si aspettavano?
Sbadigliò, mentre si sistemava su di una sedia in cucina. Si versò una tazza di
tè e lo sorseggiò, non ricordandosi quando fosse stata l'ultima volta che si
era sentita così in pace.
"Allora, avrò una spiegazione per ciò che è successo ieri notte?", le
chiese suo padre.
Lei si voltò per guardarlo. Aveva uno sguardo confuso per la sua espressione
serena ed il fatto che l'avesse beccata a baciare Malfoy.
"Ehm... mi piace Malfoy", disse lei, con la voce che si acuiva,
facendola sembrare quasi una domanda.
"Beh, l'avevo capito, considerando che continuavi a baciarlo".
Hermione sorrise al padre iperprotettivo. Era stato facile recentemente, visto
che la sua avita amorosa non esisteva prima.
"Allora, esci con lui o no?", chiese impazientemente Matthew.
Lei inclinò la testa da un lato. "Non ufficialmente, no, ma forse
rettificherò questa settimana".
Suo padre roteò gli occhi. "Che è successo al tuo odio?", chiese, e
suonò più come una delusione.
"Ha dato prova di essere diverso. E nonostante abbia cercato
disperatamente di continuare ad odiarlo, mi ha convinta".
"Non tanto quanto te".
"Che intendi?", chiese lei.
"Sei stata sconfitta dal fascino di quel ragazzo. Almeno sei durata più di
quanto abbia fatto tua madre".
Lei gongolò appena. Malfoy non ci aveva messo molto impegno con sua madre.
Aveva solo dovuto mostrarle i denti bianchi e lei si era sciolta. Mmm...
pensare a quei denti la fece pensare alle sue labbra, e non ci volle molto
prima che iniziasse a rivivere il bacio.
"Non voglio nemmeno sapere dove sia la tua mente al momento", disse
contrariato suo padre. "Ma do al ragazzo il permesso di uscire con
te".
Lei grugnì e seppellì il viso tra le mani. "Papà! Sono una donna adulta,
non ho bisogno del tuo permesso per avere un appuntamento".
"Sì, che ne hai bisogno. Non ti voglio sistemata con uno qualsiasi. Almeno
Malfoy ha avuto il buon senso di non intimidirsi completamente quando gli ho
chiesto quali fossero le sue intenzioni verso di te".
Hermione alzò con orrore la testa dalle mani. "Per favore, papà, dimmi che
mi stai prendendo in giro. Non hai strapazzato Malfoy su ciò che prova per me,
vero?".
Matthew incrociò le braccia al petto. "Certo che sì. Non permetterò ad un
buono a nulla di uscire con mia figlia".
"Ho venticinque anni".
"Quindi? Sei ugualmente mia figlia".
"Probabilmente non mi vorrà mai più vedere".
"Se è così non è all'altezza. Ma conoscendo la mia fortuna, sarà
irritantemente tenace e continuerà a girarti intorno. Almeno ha riconosciuto le
tue buone qualità, il che è più di quanto possa dire dei tuoi altri ragazzi
ignoranti".
Hermione venne salvata dal deprimente imbarazzo in cui l'aveva messa suo padre
da un gufo che beccava alla finestra. Entrambi riconobbero il gufo reale che
aveva fatto loro visita mesi prima.
Matthew grugnì. "Sapevo che sarebbe stato difficile scaricarlo".
Lei lanciò a suo padre uno sguardo reprimente. Non importava se nessuno dei
precedenti ragazzi era adatto, se questo era così che si comportava con loro.
Si alzò ed aprì la finestra, per far entrare il gufo. Questa volta era meno
sprezzante. Probabilmente gli erano state dette delle belle cose su di lei. O
forse era l'assenza di Leotordo. Non riusciva ad immaginare che il gufo di Malfoy
si fosse scandalizzato a causa dell'animale spennacchiato di Ron. Fece cadere
il pacco che portava prima di acconsentire ad essere brevemente rifocillato.
Forse il gufo poteva comportarsi normalmente se nessuno degli altri dei Malfoy
era intorno a vedere un comportamento così indegno.
Hermione portò il pacco in tavola, e si sedette prima di aprirlo. Sussultò,
mentre l'involucro si scartava, per rivelare il libro di De Montroft. Un pezzo
di carta volò a terra non visto, mentre lei era troppo occupata a guardare
amorevolmente il tomo.
Matthew roteò gli occhi, e si abbassò a raccogliere la lettera. Non ci voleva
uno scienziato nucleare per capire a chi fosse inviata. Doveva dare credito a
Malfoy. Sapeva come intontire sua figlia.
Le diede una veloce letta, prima di attirare la sua attenzione, così glie la
dovette passare. Non poté far altro che sbuffare. Hermione,
volevo darti questo libro per farti sapere quanto sia stato bene la notte
scorsa, specialmente l'ultima parte.
Ti piacerebbe uscire martedì sera? Io e Potter stiamo pensando di andare al
cinema, e dato che lui si porterà Daphne, mi chiedevo se volessi accompagnarmi.
Draco.
Hermione sospirò, mentre rileggeva la lettera. Pensava che avrebbe dovuto
chiedere lei a Malfoy di uscire. Per il momento, era lei che aveva fatto le
mosse tra di loro.
Ok, magari era perché Malfoy aveva paura che lo affatturasse, ma non le
dispiaceva. Le piaceva il fatto che lui avesse un sano rispetto della sua
rabbia e capacità con gli incantesimi. L'auto preservazione, dopo tutto, era
sempre stato un tratto dei Malfoy.
Mise giù la lettera, ed aprì il libro. Era felice di non avere niente in
programma quel giorno perché, se lo avesse avuto, avrebbe dovuto essere
cancellato per permetterle di sedersi e leggere. Il suo scomparire tra le
pagine aveva anche aggiunto il beneficio di far desistere suo padre dal
tentativo di intromettersi nella sua vita amorosa.
Draco era un po' nervoso, mentre aspettava fuori dal cinema. Harry aveva
lanciato uno sguardo al suo viso ansioso, riso di lui, e sparito a comprare i
biglietti per il film.
Daphne era più accondiscendente. "Perché sei così preoccupato?",
chiese al biondo.
"Non vedo Hermione dalla festa, quanto mi ha baciato quanto l'ho portata a
casa".
Daphne sembrò eccitata, e batté le mani. "Ooooh! Non ho mai pensato che
Hermione sarebbe arrivata così lontana e baciarti, da soli, e due volte".
Lui roteò gli occhi alla reazione melodrammatica della sua amica. Ma pensava la
stessa cosa. Quando era stata rivelata quella maledizione, non si immaginava
che Hermione si sarebbe addolcita nei suoi confronti, abbastanza da permettersi
di arrivare così vicina alle sue labbra.
"Ma ora sono preoccupato che possa uscire di testa. L'ultima volta che mi
ha baciato, mi ha evitato per giorni".
Daphne guardò dietro di lui e sorrise. "Non credo tu debba preoccuparti di
questo. Hermione sta arrivando proprio ora".
Lui si voltò, per notare in che modo disinvolto Hermione stesse camminando
verso di loro. Sembrava felice e pacifica, e lui se ne impressionò, dato che
non la vedeva così dai primi anni a scuola. In quel momento della sua vita, la
vista di una sorridente Hermione Granger non gli aveva dato alcun piacere. In
effetti, aveva fatto del suo meglio per rubarle la felicità. Borbottò al
pensiero. Non c'era dubbio sul perché lei lo avesse odiato per così tanto. Era
davvero stato un cazzone con lei.
"Ciao", disse sorridente Hermione, mentre raggiungeva Draco e Daphne.
"Dov'è Harry?", chiese, guardandosi intorno.
"É andato a comprare i biglietti per il film", replicò Daphne.
"Che cosa guardiamo?".
Daphne grugnì. "Ho cercato di contrattare per una commedia carina, ma
eravamo in due contro una, e questi due balordi volevano guardare l'ultimo
horror. I poster dicono che è pieno di sangue, cadaveri fatti a pezzi, e
violenza".
Le spalle di Hermione si afflosciarono. "Mi spiace essere arrivata in
ritardo proprio oggi. Avrei potuto aiutarti nel formare una ribellione contro
una tale mostruosità di scelta".
Draco sogghignò. Lui ed Harry si assicuravano sempre di coordinare il loro
arrivo precisamente, così che potessero fare squadra contro Daphne e guardare
quello che volevano. Se lo avesse lasciato da solo, Harry si sarebbe arreso
alla scelta di Daphne, e si sarebbero trovati incastrati con un film melenso.
"Come mai sei arrivata in ritardo?", chiese lui.
Hermione sorrise radiosamente. "Abbiamo finalmente liberato a forza gli
Elfi Domestici a Yaxley Manor. Ci stavano provando da quasi sei mesi,
ormai".
Draco e Daphne si guardarono, e non poterono non ridere. Ma Daphne si addolcì,
dando ad Hermione un grande abbraccio.
"Congratulazioni, Hermione. È una grande notizia".
"Sì, ridete di me quanto volete, ma è sul serio un grande traguardo".
Harry a quel punto ritornò, e si avviarono per fare razzia del negozio di
dolciumi, per acquistare caramelle da smangiucchiare per il nervoso durante il
film.
A metà proiezione, Draco pensò che il braccio gli si sarebbe staccato. Hermione
lo stava stringendo così forte, che la circolazione del sangue era in pericolo.
"Sai che è solo finzione, vero?", chiese lui in un sussurro.
Lei annuì ma, prima che potesse replicare, il cattivo riapparve, rincorrendo
una ragazza del gruppo di adolescenti, prima di ucciderla in una marea di
sangue. Hermione sobbalzò, piagnucolò leggermente, e nascose il viso sul suo
braccio.
Draco non poté far altro che ridere.
"Non è divertente", lo sgridò lei, prima di dargli un pizzicotto.
"Odio i film horror, e tu sei cattivo a farmelo guardare".
"Ehi, attenta! Il mio povero braccio maltrattato avrà bisogno di cure,
strega violenta!".
Lei gongolò, ma poi gli strinse ancora più forte il suddetto braccio, quanto la
tensione nel film raggiunse il massimo. Squittì in terrore, mentre l'eroina
cercò di scappare, indossando non molto di più che l'intimo.
"Sai, se avessi combattuto i Mangiamorte vestita in quel moto, sono sicuro
che la guerra sarebbe finita molto più velocemente", disse lui. "Io,
per esempio, avrei felicemente combattuto dietro di te".
Hermione lanciò un'occhiata all'irriverente biondo. "Smettila di essere un
tale pervertito! Comunque, sarebbe stato sinistro, se fosse accaduto. La
maggior parte dei Mangiamorte che ho combattuto erano abbastanza vecchi da
essere mio padre. Ed io ero un'adolescente".
Ci furono un sacco di "Shhhhh!", dalle persone di fronte a loro.
Draco li guardò, e stava per iniziare a litigare, quanto Hermione gli lasciò il
braccio, e lanciò una versione aggiornata dell'incantesimo Muffliato, che aveva
modificato lei, così che non ci fossero irritanti brusii di sottofondo. Poteva
essere usato al cinema, senza irritare gli altri.
"Vero", disse lui. "Ma ad Hollywood avrebbe funzionato. Cioè, le
attrici sono quasi sempre molto più giovani dell'uomo".
Lei lo guardò confusa. "Vuoi davvero iniziare una conversazione sul
sessismo e l'età nell'industria cinematografica mentre siamo al cinema?".
Lui scrollò le spalle. "Per essere onesto, questo film è un po' noioso, ed
il fatto che il protagonista abbia da poco passato i quaranta, ma stia
interpretando un ragazzo di appena vent'anni, e corteggiando una ragazza appena
uscita dall'adolescenza, mi ci fa pensare".
Hermione sbatté le palpebre, a questo diverso lato di Draco Malfoy. Non
l'avrebbe dai pensato come una persona irritata dal sessismo palese.
"Vuoi solo fare in modo di piacermi di più?", chiese lei.
"Ti piaccio?".
Lei scacciò via la domanda. "Ora non è importante".
"Mi permetto di differire. Se ti piaccio, allora ho una speranza",
disse lui con un mezzo sorriso.
Lei lo fissò per un momento, prima scuotere le mani come se stesse allontanando
qualcosa di irritante. "Ti dà fastidio la discriminazione?", chiese,
"Sì, ma non dovresti esserne troppo sorpresa. Sono un Mangiamorte pentito.
Una volta che capisci quanto sia ridicola la supremazia del sangue, capisci
quanto siano sbagliate tutte le forme di discriminazione".
Lei continuò a guardarlo, come se all'improvviso gli fossero spuntate due
teste.
"Sono più di un bimbo biondo. So che il mio bel aspetto distrae, ma
possiedo un cervello abbastanza decente, e dovresti imparare a guardare
oltre", la prese in giro.
Lei gli fece una linguaccia, prima di sbuffare ed aggrapparsi di nuovo al suo
braccio.
Lui si strofinò il punto dolente. "Il mio povero braccio".
"Smettila di fare la regina del melodramma", lo rimbeccò.
Lui sorrise semplicemente alla Grifondoro, e le prese fermamente le mani tra le
sue. "Non preoccuparti, ti proteggerò io dai grandi mostri cattivi",
disse, gesticolando verso lo schermo.
Hermione tornò a guardare il film, appena in tempo perché qualcuno perdesse la
testa. Si coprì gli occhi, mentre pezzi del corpo volavano in un bagno di
sangue, ed il biondo senza cuori di fianco a lei rise per la sua reazione.
La cena dopo il film fu in evento scherzoso. Hermione non vedeva Harry così
rilassato da molto tempo, ed era contenta che fosse così felice con Daphne. Si sentiva
ancora triste e che il suo comportamento distruttivo ed inflessibile di prima
lo avesse portato a nasconderle la sua relazione per così tanto. Era fortunato
che Daphne fosse così paziente con lui. Non molte ragazze avrebbero comportato
il suo atteggiamento codardo nell'affrontarla sui suoi problemi con i
Serpeverde.
Mentre camminavano per Trafalgar Square, tornando da Charing Cross Road, Harry
incrociò il braccio con quello di Hermione.
"É un pezzo che non ti vedevo così felice", disse lui.
"É perché sono felice", replicò semplicemente lei.
Harry si abbassò, e le diede un buffetto sulla guancia. "Lui è adatto a
te".
"Che intendi?", chiese lei.
"Ti rilassa. Sei stata tesa per molto tempo, e Ron ed io non riuscivamo
mai a farti sedere e divertirti".
"E credi che Malfoy ci riesca?".
"Ti ha fatto divertire alla festa di Natale, e sta sera, per una volta,
non avevi quello sguardo serio".
Hermione ci pensò. Magari doveva pensarci di nuovo. Harry aveva ragione; si
divertiva a passare il tempo con Malfoy. La prendeva in giro senza pietà, ma
non aveva quel tono dispregiativo che manteneva d Hogwarts. Invece, era
piuttosto carino. Prendeva in giro tutti ma, con lei, ci metteva più calore.
Narcissa aveva ragione? Provava da tempo dei sentimenti per lei? E cosa
significava per lei? La conversazione con sua madre di sabato sera le aveva
aperto un po' gli occhi. Aveva accettato la sua cotta per Malfoy, e comunque
non avrebbe potuto nasconderla, specialmente quando il suo corpo continuava a
tradirla, e farle fare cose come saltargli addosso. Sarebbe stato sbagliato
lasciar semplicemente scorrere e vedere dove le cose l'avrebbero portata?
Probabilmente no. Aveva venticinque anni, aveva dovuto iniziato a vivere presto
e, anche se si trattava di Draco Malfoy, nessuno dei suoi amici né la sua
famiglia avrebbe avuto qualche problema.
"Mi piace pensare di essere adatta a lui anche io", replicò.
Harry sorrise. "Senza alcun dubbio".
Si separarono quanto raggiunsero il Paiolo Magico, e rientrarono nel mondo
magico. Harry e Daphne si Smaterializzarono all'appartamento di Harry. Anche se
Hermione viveva nella Londra Babbana, avrebbe potuto tornare a Paddington con
il bus dal ristorante, ma aveva preferito camminare fino a Charing Cross Road e
Materializzarsi nel suo appartamento. Aveva anche deciso, durante la
passeggiata, di andarci con Draco.
"Ti va di venire da me a prendere un caffè?", chiese.
Malfoy ghignò. "Così che possa vedere dove vivi per future occasioni in
cui sarai messa al tappeto dalla Vendetta Serpeverde?".
"Sì, ed anche perché sarebbe carino passare del tempo noi due da
soli".
Malfoy strinse la mano intorno l'avambraccio di Hermione. "Conduci, mia
signora", disse.
Lei roteò gli occhi. "Sei così sdolcinato a volte".
"Ma so che lo adori, micetta".
Li fece Materializzare di fronte alla porta dell'appartamento, all'improvviso
nervosa di ciò che Malfoy ne avrebbe pensato. Lui si guardò brevemente intorno,
prima di andare dritto verso le mensole di libri che lei teneva nella stanza,
ed osservando la sua collezione.
"Tè o caffè?", chiese lei.
"Tè, credo. Domani devo andare al lavoro".
"Non puoi arrivarci in ritardo? Pensavo fossi il capo", lo rimbeccò
lei.
Lui la guardò. "Lavoro con Severus. Ricordi quanto fosse intollerante sui
ritardi ad Hogwarts?".
Hermione rise. "Pensavo fosse un tuo impiegato".
"E' Severus. Non credo sia mai stato impiegato di qualcuno. Ti onora,
accettando di lavorare per la tua organizzazione".
Lei rise sommessamente, prima di preparare il tè in cucina. Quanto tornò,
Malfoy aveva messo diversi libri sul basso tavolino, e li stava osservando.
"Dove te li sei procurati questi?", chiese, senza alzare lo sguardo.
Hermione sogghignò. "Essere una famosa eroina di guerra ha alcuni
vantaggi".
Lui alzò la testa, e notò la sua espressione derisoria. "Credevo che le
uniche copie conosciute fossero nella collezione di Bathilda".
"Infatti. Ma, come sai, è stata uccisa durante la guerra. Non aveva
parenti e, quando il Ministero ha preso la sua collezione, mi ha offerto di
dare una prima occhiata alla sua biblioteca, prima che andasse in
vendita".
Malfoy rise. "Pensavo fossi a favore della condotta leale, micetta. Suona
come se tu abbia usato la tua reputazione per averne un vantaggio".
Lei sorrise da un orecchio all'altro. "Era per il bene superiore. La
vendita è servita a procurare i fondi per ricostruire Hogwarts".
"Sei più Serpeverde di quanto tu sappia".
Qualche mese prima, Hermione sarebbe esplosa ad una frase del genere, ma ora la
capiva come un complimento da parte dell'ex Serpeverde. Sorseggiò il suo tè,
mentre lui continuava a curiosare tra i libri.
"Puoi prenderli in prestito se vuoi", disse.
"Davvero?", disse lui. "Li lasceresti uscire da casa tua?".
Hermione scrollò le spalle. "Non è che li stia prestando a Ron. So che tieni
ai libri tanto quanto me, e Malfoy Manor ha probabilmente la migliore
biblioteca conservata fuori Hogwarts".
"Grazie, Hermione. Ma e se venissi solo qui a leggerli?".
Lei lo guardò sospettosa. "Così puoi tornare qui e spiarmi?".
"Più o meno".
Lei scosse la testa alla sua incorreggibilità. "Allora faresti meglio a
portarli con te".
Veloce come un fulmine, Malfoy aveva riposto attentamente i libri sul tavolo,
portata sul divano, ed allungato su di lei. Prima della terapia, ciò l'avrebbe
mandata fuori di testa, facendola sentire in trappole e fuori controllo. Ora
l'anticipazione del suo bacio le stava causando le farfalle svolazzanti allo
stomaco.
"Ma come potrei fare questo se non fossi qui?", disse lui, prima di
inclinare la testa e baciarla.
Hermione sospirò, ed avvinghiò le braccia intorno al suo collo, facendogli
scorrere le mani tra i capelli. Aprì la bocca, mentre lui le mordeva il labbro.
Amava davvero baciare Malfoy. Lui si mosse lungo il suo collo, e lei sussultò,
arcuandosi verso di lui, mentre trovava il punto sensibile appena sotto
l'orecchio. Le fece scorrere le dita lungo la schiena, e se la modellò addosso.
"Malfoy", mormorò lei, mentre lui le leccava il lobo dell'orecchio.
Lui si fermò, ed allontanò il viso. "Davvero, Hermione! Sai quanto sia
scoraggiante?"
Lei lo guardò confusa. "Cosa?", chiese, notando che si era fermato.
Poi la assalirono i dubbi. Aveva fatto qualcosa di davvero sbagliato? Il
paralizzante pensiero che lo avesse completamente scoraggiato, la fece
intorpidire.
"E' come se l'incubo che ho fatto al quinto anno con la McGranitt fosse
diventato realtà".
Hermione sbatté le palpebre, chiedendosi perché lui si stesse lamentando della
McGranitt al quinto anno, quanto avrebbe potuto baciarla.
"Mi metteva in punizione e poi mi faceva dormire con lei, e mormorava
Malfoy proprio come hai fatto qui", disse lui con un brivido.
"Hai fatto un sogno erotico su Minerva McGranitt?".
"No!", esclamò Malfoy. "Ho detto che ho avuto un incubo".
"Non vedo l'ora di raccontarle che avevi una cotta per lei", disse
lei prendendolo in giro, cercando di sopprimere una risata ma fallendo.
Malfoy la guardò con orrore. "Non osare!".
"Come mi fermerai?".
La osservò brevemente, come per saggiare la sua debolezza. Poi fece scorrere le
dita lungo i suoi fianchi finché non raggiunse la vita, ed iniziò a farle il
solletico senza pietà.
"Basta!", urlò lei.
Lui rallentò. "Allora, a chi lo racconterai?".
Hermione, testarda come sempre, non poté soprassedere al suo comportamento.
"A Minerva", disse.
"Risposta sbagliata", replicò, iniziando a solleticarla di nuovo.
"Ok, ok, non lo dirò a nessuno!".
"Bene", disse lui, appoggiandosi sui gomiti mentre la guardava
riprendere fiato.
"E stato sleale, Malfoy", disse lei triste, quanto riprese in
controllo del respiro.
"Non tanto quanto pianificare di raccontare alla McGranitt i miei
incubi".
"Tu saresti stato imbarazzato per un momento, ma io sono quasi morta
soffocata".
"Ora chi sta facendo la regina del melodramma?".
"Credo di aver bisogno di un bacio per sentirmi meglio".
Lui sogghignò. "Si può fare, ma solo se prometti di mormorare Draco, e non
Malfoy".
"Si può fare, ma solo se rendi il bacio davvero, davvero bello",
disse tendenziosa lei.
Malfoy non era mai stato uno troppo timido per non accettare una sfida come
quella.
Hermione stava sbadigliando, quando entrò in ufficio la mattina seguente,
nonostante il riposo minimo. Malfoy non aveva lasciato il suo appartamento, la
notte prima, fino alle prime ore mattutine.
Era riuscita a controllarsi e non invitarlo nel suo letto, ma si erano
divertiti a baciarsi e sussurrarsi nelle orecchie per ore. Lo aveva poi
finalmente sbattuto fuori, quando aveva capito quanto tardi fosse. Lui aveva
provato a farle gli occhi da cucciolo, ma era stata irremovibile. Anche se al
momento riusciva a conviverci, non era abbastanza preparata perché le cose
andassero così velocemente. Di conseguenza, era rimasta troppo sotto sopra per
dormire bene. Il solito metodo di rilassamento, ovvero leggere a letto, non
aveva funzionato così era rimasta invece sdraiata lì, a ghignare come una pazza
nell'oscurità.
Ernie alzò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta che stava leggendo, assieme al
caffè.
"Sembri felice oggi", le fece notare.
"Già. Lo sono", replicò allegramente lei.
Lui strinse gli occhi. "Perché sento che quest'aria allegra non riguardi
puramente il risultato dagli Yaxley di ieri?".
Lei ghignò in risposta.
"Smettila!", si lamentò Ernie. "Fa paura vederti così".
Lei rise. "Bello. Vuoi che vada in giro a prendermela con tutti ed imprecando
per qualsiasi cosa?".
"Sì. Sarebbe più normale".
Hermione lanciò in testa al suo collega un pezzo strappato di un pacco. È
sleale! Ho il diritto di essere felice".
"Immagino di sì, ma ieri ho parlato con Hanna, e so che la maledizione non
è stata spezzata. Ho pensato che saresti stata arrabbiata e delusa".
"Non tutto gira intorno alla maledizione", rispose fiaccamente lei,
prima di seppellirsi nella posta in arrivo.
Ernie la guardò sospettosamente; c'era qualcosa in corso che la Grifondoro non
gli stava raccontando. Poteva essere stato un Tassorosso, ma non re stupido.
Hanna gli aveva anche raccontato della notte in cui Hermione si era ubriacata
con Malfoy. Ora che la maledizione era tornata, si sarebbe aspettato che lei
girasse in tondo nell'ufficio, arrabbiandosi di maledizioni Serpeverde. Ma
invece era lì, che semplicemente sbadigliava contenta.
Draco vagò per l'ufficio Auror, e sogghignò quando vide Harry, Ron, Adrian e
Robert seduti a giocare a Sparaschiocco.
"Voi ragazzi non avete del lavoro da fare?", chiese.
"Potrei dire lo stesso di te. Passi metà della tua vita qui", replicò
Adrian.
"Alcuni di noi sono importanti, ed hanno incontri con il Ministro".
Harry roteò gli occhi. "Sì, sappiamo tutti quanto importanti siano in
Malfoy, Draco".
Draco non si preoccupò di rispondere. Invece, continuò a camminare, e si
sedette sul bordo della scrivania di Harry, frugando nella sua posta.
"Ehi, smettila!", protestò Harry.
"Non penserai mica che sia venuto a trovare te, vero? Dovevo sapere gli
ultimi pettegolezzi. Come faccio a ricattare i miei competitori se non so che
illegalità stanno commettendo?".
"Per favore, dimmi che stai scherzando".
Draco alzò lo sguardo da un succoso comunicato che stava leggendo sulla CEO di
una compagnia di pozioni rivale. "Se ti rende felice".
Harry guardò senza speranza verso Adrian, che scrollò semplicemente le spalle,
sembrando divertito.
"Serpeverde", mormorò Harry, prima di ignorare qualsiasi libertà si
stesse prendendo Draco. Non si sentiva in grado di affrontare uno scontro quel
giorno. Sperava solo che, qualsiasi cosa stesse facendo Draco, non gli avrebbe
portato dei grattacapi.
Adrian guardò il biondo, che era impegnato a creare duplicati dei documenti
sulla scrivania di Harry. Strinse gli occhi. Il suo amico sembrava felice.
Quasi felice quanto un Tassorosso. Non aveva mancato di notare che Draco e la
Granger stavano migliorando. Aveva portato la maniacale cespugliosa alla festa
di Natale, ed aveva ballato con lei per lunghi periodi, quella sera.
"Perché sembri un gatto che ha catturato il topo?", chiese Adrian.
Draco spinse via la corrispondenza di Harry. Tristemente, c'erano solo un paio
di documenti utilizzabili, ma sarebbero stati utili nell'assicurarsi un grande
contratto che stava al momento inseguendo.
"Niente", disse Draco con un sogghigno leggero.
"Tu ed Hermione avete fatto qualcosa dopo che si siamo lasciati ieri
sera?", chiese Harry.
"Sapevo che la piccola Grifondoro era coinvolta, da qualche parte",
constatò Adrian.
Draco ignorò il suo compagno. "Abbiamo preso del tè".
"Dove?", chiese Harry. "Gli unici posti aperti a quell'ora in
Diagon Alley sono i ristoranti ed il Paiolo Magico".
Draco lanciò un'occhiata al rompiscatole Ragazzo-Che-E' Sopravvissuto. "Mi
ha invitato nel suo appartamento", disse riluttantemente.
"Oh, hai avuto fortuna?", chiese prendendolo in giro Adrian.
"Non sono affari tuoi".
"Lo prendo per un no", replicò irriverente Adrian.
Draco si alzò e lisciò io vestito. "Bene, ora che ho ciò per cui sono
venuto, dirò addio a voi perdenti".
"Rimani a pranzo", disse Harry.
"Non posso. Ho dei piani in programma molto più allettanti".
Ron grugnì. "Uh, tu ed Hermione ora vi state davvero frequentando, vero?
Era rivoltatemene allegra quando l'ho incrociata nell'ingresso, prima".
Draco non si diede la pena di rispondere. Era a metà strada oltre la porta, e
non vedeva il motivo di condividere così tante informazioni con gli Auror.
Adrian se ne sarebbe divertito troppo.
Ron guardò Harry. "Si frequentano, vero?".
Harry sorrise semplicemente. "Credo si siano solo baciati, ma non penso ci
metteranno molto a diventare una coppia ufficiale".
"Sarà insopportabile", mugugnò Ron.
"Pensavo volessi che Hermione fosse felice", disse Harry.
"Infatti, ma non con Malfoy. Quei due dovrebbero rimanere separati per un
motivo. Riesci ad immaginarti come sarebbe la vita se si mettono insieme?
Nessuno sarà più in grado di vincere un litigio, con nessuno dei due".
"E se ci riuscissi, il cervello della Granger si alleerebbe con la
malignità di Draco, per inventare un piano perfetto su come ucciderti per
vendetta", constatò Adrian.
Ron si prese la testa tra me mani, e grugnì di nuovo. Harry rise. "Beh,
non abbiamo mai visto Hermione così felice, quindi io sto con loro".
"Hai sempre avuto istinti suicidi", disse Adrian.
Draco arrivò allegro nell'ufficio di Hermione. Si fermò, quanto si rese conto
che lei non era lì, e si guardò intorno. Qualcuno che gli ricordava vagamente
Hogwarts era seduto all'altra scrivania nell'ufficio, e lo fissava.
"Non anche tu", mormorò il familiare ex compagno di scuola.
Lui aggrottò la fronte. Sapeva che era stato un Tassorosso, ma questo era
tutto. Non gli veniva in mente il nome. Poi notò un promemoria sulla scrivania
di Hermione, indirizzato alla divisione Elfi Domestici, ed i due nomi. Uno era
di Hermione, l'altro Ernie Macmillan. Ecco come si chiamava!
"Ciao, Macmillan. C'è Hermione", chiese Draco.
"Sì, tornerà in un minuto. È solo stata chiamata per incontrare il grande
capo".
Si sedette dietro la scrivania di lei. "La aspetterò proprio qui, allora,
se per te va bene".
Ernie cercò di non sussultare al biondo Serpeverde. Da quando conosceva Draco
Malfoy, non aveva mai chiesto il permesso per fare qualcosa. Se voleva quel
qualcosa, se lo sarebbe preso e basta.
"Allora, devi essere rimasto davvero contento per tutta quella cosa degli
Yaxley", disse Malfoy, facendo conversazione.
Stava diventando parecchio strano per Ernie. Prima, Hermione era felice, quando
lui si stava invece preparando ad affrontare un'arpia su tutte le furie, ed ora
Malfoy stava cercando di intavolare una conversazione gentile. "Ehm...
sì".
"Bello, davvero. Irma Yaxley non è mai stata una che cambia idea. Gli Elfi
Domestici non sarebbero stati liberati per principio".
"Sì, anche Hermione l'ha pensato. Ci ha lavorato sopra per anni. Era così
eccitata quando abbiamo avuto i risultati dal Wizengamot, ieri".
"Sembra proprio da Hermione", disse sorridente Malfoy.
Ernie sussultò, e pregò che Hermione tornasse molto velocemente dal suo
colloquio. Non era sicuro di quanto a lungo Malfoy fosse riuscito su quella
strada.
Come in risposta alle sue preghiere, la porta si aprì ed Hermione entrò molto
meno felice. Ernie capì perché, quando notò il loro capo alle sue calcagna.
"Ora, Hermione, capisco cosa vuoi dire, ma non è proprio fattibile",
disse Drystan Jones.
"Ma ho parlato con Michael, ed ha detto che dai dato loro un aumento di
fondi per aiutare le negoziazioni con i Lupi Mannari".
"Hermione, devi capire che alcuni progetti hanno bisogno di fondi
extra".
"Ma abbiamo fatto davvero un buon lavoro alla proprietà degli Yaxley, e
conosco almeno altri due casi che richiedono la stessa azione".
"Sì, ma dovrai aspettare i fondi del prossimo anno. Ora i soldi non sono
accessibili".
"Ciò che vuoi dire è che non lo sono per gli Elfi Domestici", disse
ammutinante Hermione
Draco notò che si stava arrabbiando parecchio, e stava per alienare interamente
il suo capo. Fortunatamente per lei, lui conosceva molto bene Drystan. Non era
un compagno particolarmente piacevole me, quanto seguiva suo padre per il
Ministero parecchi anni prima, corrompendo i Capi di vari dipartimenti, aveva
conosciuto Drystan, ed il Capo del Dipartimento per la Regolazione e il
Controllo delle Creature Magiche rispettava il nome dei Malfoy.
"Ciao, Drystan. Quanto tempo", disse.
Drystan si voltò, e vide Draco seduto dietro la scrivania di Hermione.
"Draco! Che ci vai da queste parti? Avresti dovuto venire dritto nel mio
ufficio".
Lui si alzò, si mise di fianco ad Hermione e le mise un braccio intorno alle
spalle. "Oh, oggi non sono venuto per trovarti. Sono qui per portare la
mia ragazza a pranzo, e congratularmi con lei per la spettacolare vittoria di
ieri".
Hermione si era tesa, quando Malfoy le aveva messo un braccio intorno. L'ultima
cosa di cui in quel momento aveva bisogno era che il suo capo pensasse che lei
avesse visite personali fuori e dentro l'ufficio per tutto il giorno.
"Oh, esci con Hermione?", chiese Drystan, praticamente insultante, e
sorpreso.
Lei strinse gli occhi.
Malfoy le baciò la fronte. "Sì, siamo andati a scuola insieme", disse
lui, come se quello spiegasse tutto, il che non era così.
Tutti sapevano che i Malfoy erano stati sostenitori di Voldemort, mentre
Hermione era la migliore amica di Harry Potter.
"Mmm .... sì", disse il suo capo, ovviamente non volendo precisarlo.
"Sono così felice che sia riuscita a liberare gli Elfi Domestici nella
proprietà degli Yaxley. Irma non si sarebbe mai arresa. È importante che
cerchiamo di lavorare contro punti di vista come i suoi, se vogliamo avere una
comunità armoniosa".
Drystan mormorò ancora un qualcosa, e Draco si spinse oltre. "In effetti,
gli Elfi Domestici dei Malfoy sono stati liberati molto tempo fa, perché
sapevano che fosse un'importante concessione per cambiare le vecchie e
pericolose abitudini verso i machi e la superiorità del sangue".
L'uomo anziano sembrava combattuto. Era ovvio dal suo passato che non
considerasse gli Elfi Domestici importanti, ma era altrettanto chiaro che non
voleva alienarsi una delle famiglie purosangue più antiche, e sembrare
sostenitore di punti di vista poco popolari.
"Beh, Hermione, mi incontrerò di nuovo con i finanziatori, e vedrò se
riuscirò a racimolare per te dei soldi".
Hermione era delusa ed arrabbiata, quando Drystan se ne andò. Malfoy era
entrato ed aveva smontato la sua autorità nel suo ufficio!
"Che pensavi di fare?", chiese, svincolandosi dalla sua presa.
"Cosa? Ti ho aiutato a trovare i soldi di cui avevi bisogno", disse
lui, sorpreso dal suo tono ostile.
"No, sei arrivato, hai preso il sopravvento e praticamente minacciato il mio
capo nel darmi quei soldi".
"Ma ottenerli non era la cosa importante?".
"No, non voglio seguire i vecchi metodi per guadagnare fondi. Voglio che
ci dia i soldi perché è quello che deve fare, come Capo del dipartimento".
"Ma, micetta, conosco Drystan da tempo, lui non lavora così, ecco
probabilmente perché sei in questo vecchio ufficio".
Hermione si sentì ferita. Sapeva che se si fosse inchinata a Drystan ed avesse
invitato Harry Potter alle sue stupide feste del dipartimento, lei ed Ernie
avrebbero ricevuto un trattamento molto migliore, ma si rifiutava di farlo.
"Non chiamarmi micetta, o non provare ad affascinarmi a modo tuo. Non
voglio che le persone interferiscano sul mio posto di lavoro. Non lo permetto
nemmeno ad Harry, quando ci prova, e tu non sei un'eccezione. Sono
perfettamente in grado di cavarmela. Non sono una donna che ha bisogno di
aiuto, o della guida di un uomo".
"Non stavo cercando di fare questo. Volevo solo usare la mia conoscenza
con Drystan per aiutarti".
"Beh, sembra che tu sia saltellato qui ed abbia completamente smontato la
mia autorità", replicò lei.
Malfoy le si avvicinò, e la guardò con intensità negli occhi. "Non volevo
farlo, Hermione. So che sei più che in grado di avere quello che vuoi. Io
volevo solo risparmiarti dello stress, specialmente visto che stai lavorando a
questa maledizione".
Lei si calmò un pochino. Ancora non era molto felice del biondo, ma le sue
intenzioni erano buone. Non conosceva altro modo per farlo. Era un Malfoy ed un
Serpeverde, dopo tutto.
"Ok, ti perdono, ma non pensarci nemmeno a provarci di nuovo", lo
avvertì.
Lui sorrise. "Mi ritengo avvisato. Non voglio incappare in qualche altra
fattura. Preferisco i tuoi baci".
Hermione arrossì, ed il sopracciglio di Ernie si alzò. Aveva avidamente
guardato lo scambio di battute, godendosi la prima fila che gli era stata
concessa su quella coppia affascinante. Hannah non sarebbe stata l'unica con
dei nuovi pettegolezzi, la prossima volta che si sarebbero incontrati.
Una volta che si furono seduti al tavolo, e la cameriera ebbe preso i loro
ordini, Hermione decise di spostare su di loro il soggetto. Malfoy si era
riferito a lei come la sua ragazza di fronte al capo, ma lo aveva detto solo perché
così Drystan l'avrebbe presa più seriamente?
Voleva dei chiarimenti, prima di intraprendere la situazione molto più
complicata della maledizione.
"Malfoy?", iniziò Hermione.
"Draco", la interruppe lui.
"Cosa?".
"Ci siamo già passati la notte scorsa. D'ora in poi mi chiamerai Draco.
Ricorda? I baci e tu che mi chiami Malfoy non vanno bene insieme".
"Oh, sì, scusa, me ne sono dimenticata", disse lei. "Draco,
intendevi sul serio quello che hai detto a Drystan?".
"Cosa? Il mio discorso sulla situazione degli Elfi Domestici che deve
cambiare per far cadere le vecchie abitudini?".
"No.… beh, sì, è vero e sono felice che tu la pensi così. Ma mi riferivo a
quando mi hai chiamata la tua ragazza", disse lei, un pochino imbarazzata.
Lui sogghignò dall'altra parte del tavolo. "Non sei la mia ragazza?".
Lei sbuffò. Odiava quando Draco le rivolgeva contro le sue domande. Era un'abitudine
irritante. "Rispondi e basta alla mia domanda".
"Sì, lo intendevo sul serio".
"Oh!".
"Perché? Non lo sei?".
"Immagino di sì. Suona solo davvero strano".
Draco rise. "Più strano che baciarmi?"
Lei ne riconobbe la verità. Sorrise al suo ragazzo. Le ci sarebbe voluto
un po' per farci il callo. "No, credo di no. Ma ora è ufficiale".
"Già", disse lui stringendole la mano. "Il che significa che un
sacco di sbaciucchiamenti sono d'obbligo".
"Non in pubblico!", lo castigò lei
Lui le mise il broncio. "Mi togli tutto il divertimento".
"Qualcuno deve farlo".
Draco si allungò sul tavolo e le rubò un veloce bacio sulla guancia. "I
Malfoy hanno dei problemi a prendere ordini".
Hermione roteò gli occhi, ma non si permise di seguirlo. Non si sarebbe
abbassata al suo livello per fare qualcosa di ancora più oltraggioso solo per
provare di aver ragione. Lui era proprio persistente.
Comunque, ora che aveva chiarito un punto, doveva introdurre l'aspetto
problematico della loro relazione: la maledizione.
"Prima di incontrarci al Manor sabato sera, andrò a trovare Bill",
gli disse.
"Non verrà anche lui al Manor?".
"Sì, ma devo vederlo prima, per discutere di alcune cose".
"Perché?".
"Perché credo di sapere come metterci fine".
"Cosa? Da quando?", chiese Draco.
"Da quando la McGranitt ha sganciato la bomba che non era stata
spezzata".
"Te lo sei tenuto per te".
"Ci ho pensato molto", spiegò lei. "E non ero nemmeno sicura che
avrei potuto fare ciò che la maledizione richiedeva, ma ora ho la risposta. Mi
piacerebbe che venissi con me da Bill".
Draco non era mai stato lento a comprendere. Non gli serviva che le cose gli
venissero spiegate, prima che riuscisse a mettere insieme i pezzi.
"Coinvolge anche me", disse lentamente lui.
"Sì".
"Noi siamo la chiave, non è vero?".
"Io la penso così. Credo si possa trattare di noi o di George e Pansy, o
forse tutti noi insieme. Ma il fatto che Daphne ed Harry non abbiano spezzato
la maledizione, mi ha fatto capire che probabilmente siamo noi".
"L'inimicizia che una volta esisteva tra di noi?".
"Quello, ed il fatto che noi rappresentiamo esattamente ciò che Cosetta
voleva unire, il che mi fa pensare si tratti di noi".
"Purosangue e Nata Babbana. Beh, potrebbe avere senso".
Hermione annuì. "Lo, so, ma credo significhi anche che dobbiamo essere
innamorati".
"Ed ecco perché non ne hai parlato", constatò lui.
Hermione annuì di nuovo, ed abbassò lo sguardo alla sua frittata. Si era
sentita a disagio a rivelarlo a Draco. Non era sicura di essere innamorata di
lui, ancora, ma era a buon punto. Sperava che, qualsiasi maledizione Cosetta
Corvonero avesse creato, avrebbe colto il potenziale di una relazione, e non
solo le cose concrete. Che poi, cosa era concreto in una relazione?
Lui le coprì le mani con le sue. "Non devi imbarazzarti con me, Hermione. È
ancora presto per noi due, e tu hai fatto tanta strada in poco tempo. Non cerco
una dichiarazione da te. Ce la prenderemo comoda e, se Corvonero non lo
capisce, allora non è la strega intelligente che si dice fosse".
Hermione si rassicurò, alle parole di Draco. Era felice che non le stesse
mettendo fretta. Voleva preservare ciò che avevano ora, e non sentiva il
bisogno di correre per raggiungere qualcosa di più profondo. Era passato molto
tempo da quando lei aveva smesso di frequentare qualcuno, e voleva godersi il
periodo della luna di miele.
Gli sorrise. "Non è che non possa. In effetti, credo di esserlo, ma non
voglio spingere i miei sentimenti", spiegò vagamente. Non voleva nemmeno
dire la parola con la A.
Draco le accarezzò le mani. "Non preoccuparti. So che non sei una che fa
qualcosa senza che sia un sentimento coinvolto. E, anche se lo fossi, non lo
faresti con me".
Fu sollevata che fossero riusciti a passare oltre una conversazione così
imbarazzante in modo molto calmo. Non pensava che avrebbe potuto analizzare e
dissezionare tutto così velocemente con Draco.
"Allora... Bill. Dove lo incontreremo?", chiese Draco.
"A Villa Conchiglia. Di solito vado lì verso le 10 del mattino. Riesci ad
arrivare da me alle dieci meno dieci?".
"Penso possa andare. Comunque, hai iniziato a leggere il libro di De
Montfort?".
"Se l'ho iniziato? L'ho praticamente divorato prima di alzarmi dal tavolo
della colazione la mattina in cui me lo hai inviato".
Draco rise, ed il resto del pranzo passò allegramente. Parlarono di libri,
pozioni, e lui cercò di far interessare Hermione alla sua squadra di Quidditch.
Lei sbadigliò giocosamente, e fece finta di notare che ore fossero.
"Wow, è già così tardi? Farei meglio a tornare in ufficio", disse.
Lui roteò semplicemente gli occhi. "Ti porterò alla loro prossima partita,
e li adorerai!.
"Draco Malfoy, sono amica di Ron, Harry e Ginny da molti anni, e tutti
loro hanno fallito nel rendermi più che leggermente interessata al Quidditch. Perché
pensi che con farai diversamente?".
"Perché sono il tuo ragazzo", disse lui, alzando un sopracciglio.
Hermione rise apertamente. "Hai dimenticato che uscivo con Ron?".
Il suo ragazzo sbiancò. "Per favore, Hermione, non riportarmelo mai più
alla mente. Ho baciato le stesse labbra che ha toccato la Donnola. Che schifo.
Ho praticamente baciato Ronald Weasley".
"Che melodrammatico. Io non voglio nemmeno pensare a quante ragazze tu
abbia baciato, se stiamo proprio rivangando il passato".
"Non tante quanto dicevano".
Hermione sembrò divertita. "Cioè non sei tipo da una botta e via?".
Lui rabbrividì. "Uh, suona così brutto. No, certo che no. Se fossi andato
con tutte quelle ragazze che dicevano, quando mai mi avrebbero visto ad
Hogwarts? Se non avessi avuto Pansy ancorata al braccio, generalmente sarei
stato in giro e seguire gli ordini del Signore Oscuro".
Lei aprì la bocca, la lui la precedette prima che riuscisse a parlare. "E
non credo proprio di essere andato a letto con qualche ragazza a tredici anni! È
proprio sbagliato. Ero un bambino, molto interessato al Quidditch e ad
affatturare Potter".
"Ma hai avuto un sacco di tempo da quanto hai lasciato Hogwarts".
"Sì, la maggior parte del quale l'ho passato a ricostruire il nome e la
reputazione dei Malfoy. E non molte ragazze erano interessate ad uscire con me,
quanto ero considerato fortunato ad essere scampato ad Azkaban".
Hermione si rassicurò un pochino, sul fatto di non star uscendo con una specie
di Casanova con chissà quante esperienze. Lei stessa non ne aveva molta, e la
faceva sentire un po' meglio sapere che nemmeno lui ne aveva tanta.
Dopo pranzo, lui insistette per accompagnarla alla porta dell'ufficio. Si fermò
al di fuori, e si abbassò per un bacio. Un bacio lento, che sembrò farle venire
i brividi sulla schiena. Almeno finché la porta non si aprì, e lei cadde
all'indietro.
"Ah! Pomici con Malfoy durante l'orario di lavoro, Hermione? Che poco
professionale!", esclamò forte Ginny, proprio di fianco alle sue orecchie.
Hermione sobbalzò e si strofinò l'orecchio, sentendosi scoperta. "Ginny?
Che ci fai qui?".
"Vengo a controllarti. Il che è anche un bene", disse l'irriverente
rossa.
"Hai un tempismo terribile", grugnì Draco.
Ginny gli lanciò semplicemente un sorriso abbagliante. "Almeno non entro
come una furia nelle camere, minacciando di togliere le coperte".
"Era un'emergenza!".
"Posso dirlo anche io. Ho bisogno di sapere i pettegolezzi da questa
ragazza qui, quindi togliti dalle scatole, Malfoy. Anche tu, Ernie", disse
Ginny, mandandolo via poco cerimoniosamente dall'ufficio.
"Oggi è decisamente una giornata troppo bizzarra per me. Mi porto il
lavoro a casa, Hermione. Ci vediamo domani", disse Ernie, felice di
fuggire da quel manicomio che era diventato il suo ufficio.
"Ciao", gli disse allegramente Ginny, prima di sbattere in faccia la
porta a Draco. Fece marciare Hermione verso la sedia, la spinse giù, e si
accomodò sulla scrivania di fronte a lei. "Allora, ora sbaciucchi un
Serpeverde, eh?".
"Dovresti saperne tutto a riguardo", mormorò Hermione sulla difensiva.
"Mmm... di sicuro Blasie sa baciare. Scommetto che per Draco è lo stesso.
Mi chiedo se gli abbiano dato lezioni su come far tremare le gambe alle
ragazze, quanto sono stati smistati in quel covo".
Hermione si nascose il viso. "Ne dubito. Prendi Tiger e Goyle. Non mi
sarebbe piaciuto baciare nessuno di quei due troll".
"C'è un'eccezione ad ogni regola", le concesse Ginny.
"Comunque, cosa ci fai qui? Non dovresti essere con le Holyhead?".
"No, abbiamo il giorno libero perché abbiamo sconfitto il Puddlemore
United questa settimana. Allora, Signorinella, tu e Draco sembrate molto
appiccicosi ultimamente", disse Ginny, non curante del tentativo di
Hermione di cambiare argomento.
Lei arrossì leggermente. "Immagino di sì", disse.
"Immagini? Vi ho appena beccati a cercare di mangiarvi la faccia, e tu
immagini semplicemente che potreste esserlo? Quindi, quanto seria è la
faccenda? Vi baciate solo, o in realtà vi frequentate?".
Hermione odiava quelle conversazioni con Ginny. Le trovava sempre imbarazzanti
oltre ogni limite. "Ci frequentiamo", mugugnò.
La rossa squittì e batté le mani. "E' così eccitante! Non frequenti da
anni qualcuno! Non riesco a credere che Draco Malfoy sia il tuo ragazzo".
Hermione tossì. "Non siamo a scuola. È tutt'altro che eccitante".
"Lo è e basta. È come una torrida storia d'amore. Anni di odio che si
trasformano in una relazione".
"Che cavolo hai letto?".
"Cosa? Mi annoiavo con le Holyhead".
"Ed ora io ne pago le conseguenze".
"Smettila di lamentarti, e comincia a raccontare", disse Ginny,
perdendo la pazienza con la riluttanza della sua amica.
Hermione chiuse gli occhi, e rinunciò a continuare il lavoro di quel
pomeriggio.
Hermione non vedeva Draco da quel giorno al Ministero. Erano passati solo
un paio di giorni, ma sembravano di più. Le aveva mandato qualche gufo, ma era
rimasto bloccato nel suo laboratorio a creare qualcosa. Anche se gli mancava,
era rimasta comunque un po' contenta di quella pausa. Aveva un'enorme mole di
lavoro da finire, ora che Drystan le aveva concesso del denaro in più.
Si sentiva sottosopra quando Draco era in giro. Era proprio quella cosa di cui
aveva letto ed anelato, ma ora che stava accadendo a lei si sentiva fuori
controllo. Cioè, era esilarante essere al settimo cielo per la maggior parte del
tempo. In quel momento stava seduta nel salotto, in attesa che lui arrivasse.
Dovevano essere a Villa Conchiglia in dieci minuti, e lei ridicolamente sveglia
dalla mattina presto, e si era già cambiata diverse volte d'abito. Il suo lato
logico risentiva della sua presenza. Non era una di quelle ragazze che
passavano il tempo a programmare l'abbigliamento successivo. Di solito era
troppo occupata con la testa infilata in un libro.
Il crepitare del fuoco la riscosse dai suoi pensieri, ed apparve Draco, sembrando
divertito di averla fatta sobbalzare.
"Oh, bene sei qui. Andiamo?", disse Hermione, faticando a
riguadagnare la sua compostezza di pochi minuti prima.
Perché doveva essere così bello? Era già abbastanza difficile stare dietro ai
cambiamenti che stava apportando alla sua vita, senza che lui le facesse
battere forte il cuore ogni volta che lo vedeva.
"Aspetta un minuto", disse lui, camminando verso di lei. "Ancora
non mi hai dato il mio bacio del buon giorno, e sono passati un paio di giorni
da quando ci siamo visti l'ultima volta".
Lei quasi si strozzò. Ovviamente lui l'aveva notato, e sembrò più divertito che
mai. Comunque, lei era una Grifondoro, e non si tirava indietro ad una sfida.
Si abbassò, e diede un bacio a Draco.
Bill non poté non sorridere alla stramba coppia che apparve dalla connessione
alla Metropolvere di Villa Conchiglia.
"Siete in ritardo di venti minuti", disse. "Mi stavo chiedendo
se foste arrivati o meno".
Hermione lanciò uno sguardo a Draco, che avrebbe steso un uomo. Comunque, lui
sembrava invece un gatto che aveva catturato il topo.
"Mi spiace, Bill. È sorta una complicazione che ci ha ritardato",
disse, cercando di lisciarsi i capelli.
"Una buona complicazione", mormorò Draco.
Lei sembrò mortificata, e guardò il suo ragazzo come se avesse voluto
ucciderlo. Bill non si faceva illusioni sul cosa li avesse trattenuti, e decise
di salvare il Serpeverde dal famoso temperamento iracondo di Hermione.
"Nessun problema. Ora che siete qui, volete spostarvi in cucina? Fleur ci
ha lasciato delle brioches".
I tre si sistemarono intorno al tavolo della cucina. Come alla Tana, era
strapiena, ma accogliente. Hermione adorava stare lì. Era quasi come se le
riportasse ai giorni felici e spensierati della sua infanzia. Comunque, spinse
via la nostalgia dalla mente, ed aprì la borsa. Prese la sua ricerca, la
sparpagliò per il tavolo, e prese un ravvivante sorso di caffè, prima di
lanciarsi nella spiegazione.
"Credo di sapere come spezzare la maledizione", disse senza alcun
preambolo.
Bill osservò Hermione da sopra la sua tazza. "Anche io, credo. Ti va di
scambiarci le idee?".
Hermione sorrise. Bill era il suo Weasley favorito, dopo Ron e Ginny. Era così
intellettualmente intraprendente, e si nutrivano a vicenda le menti.
"Secondo la McGranitt, la maledizione è stata quasi spezzata, ma Harry e
Daphne non adempivano alle richieste".
"Sì, Minerva mi ha spedito un gufo, dove sottolineava questa parte".
"Quindi siamo sulla strada giusta. Dobbiamo solo trovare la coppia
giusta".
"Il che spiegherebbe il perché tu e Draco siete qui", disse Bill.
Lei rise. "Anche tu sei arrivato a questa conclusione".
"E' ormai un po' che ci rimugino sopra. Ha senso. Molto di più che Harry e
Daphne".
Draco tossì. "C'è bisogno che io sia qui? Cioè, nessuno dei due ha bisogno
di qualche mio consiglio".
Hermione roteò gli occhi al biondo melodrammatico. "Devi stare qui, visto
che riguarda te".
"Sei sicura che non si tratti di George e Pansy?", chiese Bill.
"Sì. Avevo pensato che potessero essere loro, ma ci ho pensato di nuovo
meglio nei pochi giorni passati. Dobbiamo essere io e Draco. Rappresentiamo le
qualità che Grifondoro e Serpeverde volevano nelle loro Case", spiegò.
"A Salazar Serpeverde sono sempre piaciuti gli intelligenti ed
ambizioni", disse Draco, lisciandosi le penne.
"O i vili, deviati e purosangue", precisò lei.
"Lo dici come se fosse una cosa brutta", si lamentò il biondo.
"E di certo Hermione è coraggiosa, intrepida e Nata Babbana", si
intromise Bill.
"Allora perché non Pansy e George? Hanno entrambi qualità simili",
chiese Draco.
"Più che altro a causa del sangue, penso. Sono entrambi Purosangue.
Un'unione tra loro due non è così controversa come una tra te e me", disse
Hermione.
"Vero. Ogni figlio che scodelleremo significherà la fine di una lunga
linea di Malfoy Purosangue".
Hermione sbiancò al pensiero di bambini. Draco sapeva esattamente dove la sua
mente stava andando a parare, e decise di prenderla un po' in giro.
"Allora, Bill. Questa maledizione potrebbe richiedere un figlio per essere
spezzata?".
Lei si strozzò con il caffè.
Bill rise di gusto. "Calmati, Hermione. Malfoy ti sta solo creando
fastidio".
Lei guardò semplicemente l'irriverente ex Serpeverde, e gli diede un pizzicotto
sul braccio.
"Attenta!", esclamò lui. "Mi sono appena liberato delle ultime
botte che mi hai lasciato".
"Te lo meriti per avermi deliberatamente spaventata in quel modo".
"Non ho potuto farne a meno, micetta. Sembravi così impaurita solo
all'idea".
"Comunque", disse Hermione esasperata, voltandosi verso Bill.
"Credi che l'idea che abbiamo di spezzare la maledizione possa essere
cambiata?".
Draco si isolò presto, mentre Hermione e Bill iniziarono una discussione molto
tecnica su riti di sangue e spezzare maledizione. Non che non fosse interessato
a tutta la teoria, perché lo era, ma se lo erano perso subito. Bill era uno
Spezza-incantesimi con molto talento, ed Hermione si era impegnata tantissimo
per conoscere tutto quello che conoscevano gli esperti, in ogni ambito.
Probabilmente avrebbe potuto tornare nel mondo Babbano e diventare fisico
nucleare molto facilmente, dopo soli pochi salti in biblioteca. Il suo cervello
a volte era incredibilmente pauroso. Il sole che filtrava tra le nuvole di dicembre
lo fece uscire a vagare. Villa Conchiglia era davvero un posto bellissimo. Era
remoto, come molte residenze dei maghi. La spiaggia era splendida, un esempio
di quelle che rendevano la Cornovaglia una popolare destinazione per molti
surfisti della Gran Bretagna. Vide una lapide stagliata verso il lato del
cottage, e si incamminò per sapere chi fosse sepolto lì. Rimase scosso, quando
scoprì che si trattava di Dobby.
Sentì un moto di rimpianto, mentre rimaneva di fronte alla piccola tomba
dell'Elfo Domestico che era stato tormentato dalla sua famiglia. Era stato un
bambino pestifero, ed aveva trattato l'Elfo con rispetto nullo, trovando
divertente che Dobby si punisse da solo. Ma non era mai stato così felice di
vederlo quando si era Smaterializzato al Manor ed aveva aiutato Potter,
Weasley, e specialmente Hermione. Sapeva che era morto ad un certo punto,
durante la guerra, ma non era un soggetto di cui aveva parlato con Potter, che
sapeva avere un grande affetto per lui.
Una piccola mano afferrò la sua. "Sarebbe stato orgoglioso di te",
disse semplicemente Hermione.
"Dobby?".
"Sì. Sarebbe stato orgoglioso che tu abbia liberato i tuoi Elfi Domestici.
Adorava essere libero", disse con un sorriso.
Lui aggrottò la fronte. "Lo sarei stato anch'io, se fossi stato trattato
nel modo in cui facevamo con lui. Ha avuto la peggio tra tutti gli altri Elfi
Domestici, perché ovviamente odiava essere un servo".
Hermione fece girare il viso di Draco verso di lei. "Non dartene troppa
pena. Sei cambiato così tanto, e Dobby sarebbe stato il primo a farlo notare. I
tuoi Elfi sono felici, e ti adorano".
"Come è morto?", chiese.
Lei sussultò. "Non lo sai?".
"No. Non mi sono mai sentito a mio agio nel chiederlo ad Harry".
"Mentre si Smaterializzava via dal Manor, si è trovato il coltello di
Bellatrix nella schiena".
Lui chiuse semplicemente gli occhi. "Quindi noi siamo responsabili anche
della sua morte?".
Hermione gli strinse solo la mano, e gli mise la testa sulla spalla. Draco
aveva bisogno di tempo per comprendere parti della guerra che aveva appena
scoperto, e lei lo avrebbe aiutato.
Draco si allontanò dalla tomba di Dobby, e camminò un po' per poi sedersi su di
una delle dune di sabbia. "Allora, cosa avete concluso tu e Bill?".
"Beh, abbiamo capito che dobbiamo fare solo lo stesso rito dell'altra
volta, ma con me e te".
"Davvero? Avete passato tutto quel tempo solo per dire questo?".
Lei si mosse il labbro ed aggrottò un sopracciglio. "Sta zitto! Abbiamo
anche discusso di qualche altra possibilità, in caso non funzionasse".
Draco la guardò. Aveva quell'espressione che amava. Era quella distratta, che
era arrivato a capire significasse che stava pensando troppo. Quel particolare
sguardo lo fece volerla distrarre, ma si trattenne, rendendosi conto che voleva
districarsi i pensieri il più possibile, prima di andare a Malfoy Manor poco
dopo. Rimasero seduti così per un po', prima che lui decidesse che aveva
pensato troppo ed avesse bisogno di divertirsi.
"Andiamo", disse, trascinandola su con la mano. "Facciamo una
passeggiata sulla spiaggia".
Hermione gli sorrise. "Fai il romantico, Draco?".
"Forse?", disse lui con un ghigno, e lei automaticamente non si fidò.
Ed aveva ragione. Appena raggiunsero l'acqua, lui la prese in braccio e ci si
incamminò finché non gli ebbe raggiunto le ginocchia.
"Non osare!", gracchiò lei.
"Osare fare cosa?".
"Lasciarmi cadere nell'acqua fredda del mare".
"Cosa sei pronta a fare per fermarmi?".
"Darti un bacio?", chiese lei, leggermente speranzosa.
"Ma per favore! Ora me lo prendo in ogni caso. Devi essere un po' più
creativa, Granger".
Hermione si scervellò. Non riusciva a pensare a nient'altro che ad uno
spogliarello, ma non sarebbe accaduto.
"Troppo tardi", le sussurrò all'orecchio lui, prima di lasciarla
cadere nell'acqua ghiacciata.
Lei riemerse annaspando. "Sei decisamente nei guai ora, Malfoy!",
urlò, mentre i respiri diventavano flebili per il freddo.
Draco rise semplicemente, così lei si immerse di nuovo e gli afferrò le gambe,
trascinando sotto anche lui.
Dieci minuti dopo, un divertito Bill guardava attraverso la finestra della
cucina, mentre due ragazzi bagnati come un calzino e tremolanti ritornavano
indietro.
"E' un po' freddo per una nuotata", commentò.
Hermione gli lanciò solo uno sguardo esasperato. Draco, d'altro canto, sembrava
trarre pieno vantaggio dal fatto che Hermione si era tolta la giacca, ed i
vestiti le si stavano appiccicando addosso, modellandone la figura.
"Andiamo al Manor", disse velocemente il biondo, prima che la sua
ragazza si togliesse qualche altro vestito di fronte all'altro uomo. "Ci
sono un sacco di bagni per noi, così ci riscaldiamo più in fretta".
La trascinò verso il camino. "Ci vediamo tra un po', Bill", disse,
prima di gettare un pugno di Polvere Volante tra le fiamme e sparire con
Hermione.
Bill scosse la testa. Malfoy era riuscito a fare l’impossibile: far illuminare
Hermione, e farla comportare come una bambina.
Hermione arrossì all'espressione sul viso del suo ex professore. Le
sopracciglia di Piton si alzarono, alla vista della coppia che uscì dal camino,
che aveva ovviamente appena finito di ridere mentre li aveva beccati bagnati e sporchi.
Erano coperti di fuliggine, che si stava loro appiccicando tra i capelli ed i
vestiti. Sembrava che ne stesse traendo troppo divertimento dalla loro
comparse, ma in ogni caso Draco non si fermò abbastanza perché fosse detto
qualcosa, continuando a tirarla dietro di lui.
La depositò nella stessa stanza in cui era stata la prima volta. "Gli
asciugamani sono nel bagno", disse, prima di spingerla nella direzione
della doccia. "Dirò a Coco di lasciarti dei vestiti caldi sul letto".
Tutto ciò che lei riuscì a fare fu annuire grata. I denti le stavano battendo,
ed aveva troppo freddo per fare qualcosa, tranne saltare sotto il getto caldo
della doccia. La Manica era frizzante a metà giugno, figurarsi nel mezzo di dicembre.
Dopo aver passato venti minuti a riguadagnare la temperatura corporea, Hermione
uscì dal bagno, trovando i vestiti lasciati per lei sul letto. Roteò gli occhi,
quando vide cos'erano. Un paio di jeans, ovviamente trasfigurati da quelli di
Draco, e la stessa maglia di Serpeverde che aveva indossato la volta
precedente.
Si mise i jeans, la maglietta dei Serpeverde, sapendo che Draco (e
probabilmente anche Ron) stavano cercando di farla esplodere, e poi indossò un
paio di calzini felpati. Non c'era molto che potesse fare con i capelli, a parte
asciugarli finché non diventarono tanto ricci da formarle un'enorme nuvola
intorno alla testa.
Bussò alla porta di Draco, e la aprì quando lui la chiamò. Sperò di non averlo
fatto, quando si rese conto che lui stava vagando con solo i pantaloni addosso.
"Non credi che dovresti avvisare le persone quando sei mezzo nudo, prima
di farle entrare?".
"Ti sembro mezzo nudo? Indosso più vestiti di quanto farei d'estate in
spiaggia. Comunque, tu sei la mia ragazza. Non è che abbia invitato ad entrare
in camera mia una tipa a caso".
Lei distolse l'attenzione dal petto nudo di Draco, e fece vagare lo sguardo
alla libreria. "Sai che abbiamo molti libri uguali, vero?".
"Sai come si dice. Le grandi menti pensano uguale".
Lei sorrise, ma mantenne lo sguardo fisso sui libri. Draco non aveva certo
bisogno di gonfiare ancora di più l'ego che aveva.
La porta di aprì di scatto, e Narcissa infilò la testa. Sussultò, quanto vide
Hermione. "Ciao, Hermione, non avevo capito fossi arrivata".
"Abbiamo fatto un tuffo nel mare", spiegò Draco.
L'anziana strega sembrò un po' perplessa, ma non si preoccupò di chiedere
ulteriori spiegazioni al figlio. "Harry e Daphne sono di sotto", li
informò. "Draco, caro, dovresti metterti una maglietta".
"E' ciò che sto cercando di fare, ma continuo ad essere interrotto".
"Non essere scortese. Non ti si addice", riprese lei il figlio
irritato, prima di voltarsi verso Hermione. "Aspetti che Draco ti mostri
la strada?".
"Sì", disse Hermione. "Mi perdo in questo posto".
Narcissa rise. "Sì, ci vuole un po' per trovare la bussola. Vieni con me.
Ho sistemato le cose per voi nel salotto grande".
Hermione seguì Narcissa in una stanza che non aveva mai visto. Era grande e
comprendeva la maggior parte dell'ala frontale della casa.
C'erano un sacco di cibo e bevande impilate sui vari tavoli.
"Grazie per il rinfresco", disse.
La bionda sorrise. "Verrà il tuo amico Ron, così ho pensavo che avrei
dovuto avere del cibo a portata di mano".
Lei rise allegra, e così Harry, che era seduto in uno dei divani con Daphne.
"Ehi, Hermione", disse, prima di notare cosa indossasse. "Perché
porti una maglietta dei Serpeverde".
Hermione roteò gli occhi. "E' l'idea che ha Draco di scherzo. Mi ha
lanciata nel mare a Villa Conchiglia, ed avevo bisogno di un cambio di
vestiti".
Harry scosse semplicemente la testa. "Non avrei dovuto chiederlo".
L'incontro andò bene. I partecipanti rimasero impressionati, ancora una volta,
della logica di Hermione e Bill, e c'era stata un'aria speranzosa quando
avevano capito che la maledizione sarebbe stata spezzata. Ron e Neville, in
particolare, erano molto felici che accadesse. Nessuno dei due voleva rimanere
incastrato in una relazione che non voleva, dato che avevano ragazze non
Serpeverde. Neville si era brevemente allontanato per vedere la McGranitt, che
aveva dato loro, di nuovo, il permesso di invadere Hogwarts il giorno seguente.
Hermione e Draco avrebbero adempiuto al rito di sangue, quella volta.
Un'atmosfera festiva aveva riempito la stanza, e tutti loro si erano seduti a
chiacchierare e mangiare il cibo che aveva fornito Narcisa. Gli occhi di Ron si
erano spalancati, quando avevano notato quanto ce ne fosse. Stava ancora
facendo razzia di tutto.
"Dai sdegno al nome dei Weasley", disse in disgusto George, mentre
guardava la performance di suo fratello.
"Che vuoi dire?", chiese Ron, sputando in giro pezzetti di cibo, con
la bocca piena.
"Oh, Ron, devi fare così? Non parlare con la bocca occupata", disse
Ginny, spazzolandosi i resti dal braccio con un'espressione infelice in viso.
"Ho appena provato la mia teoria", rimarcò George.
Ron masticò esageratamente il cibo, guardando Ginny, prima di parlare di nuovo.
"Che ho fatto?".
"George ha ragione. Ti comporti sempre come se non mangiassi da anni, e
poi ti ingozzi come se poi dovessi fare una dieta", commentò Ginny.
"Non è vero!".
"Narcissa ha detto che ha portato così tanto cibo perché sapeva che
saresti arrivato", disse Harry.
Ron diventò rosso porpora, e sbuffò. Si spostò dai tavoli e camminò verso
l'altro lato della stanza, molto lontano da quelli che lo criticavano. Odiava
quando la sua famiglia lo rimproverava, e George e Ginny erano i peggiori.
"E' senza speranza", constatò Ginny, guardandolo allontanarsi.
"Non importa ciò che faccia mamma, lui fallisce nell'imparare le buone
maniere basilari".
"State di nuovo commentando Ron, voi tre?", chiese Hermione, mentre
si avvicinava. Non aveva mancato di notare la sua fuga lontano dagli amici, ed
i sibili.
"Stava sputacchiando cibo in giro, ed in generale comportandosi come se
non avesse visto cibo per mesi", disse Ginny.
Hermione scosse semplicemente la testa. Ron non sarebbe mai cambiato, non
importava quanto si irritasse Ginny. "Daphne mi dice che avere scelto una
data per il matrimonio", disse ad Harry.
Harry tossicchiò. "Sì, per fine marzo. Daphne ama la primavera, e per
allora saranno sbocciati i tulipani e i gigli".
"Oh, sarà meraviglioso", disse Ginny, prima di andare verso Daphne
per discutere di tutti i dettagli.
Hermione e Draco erano spaparanzati su divani opposti, guardando al casino che
era rimasto nell'ormai stanza vuota.
"Non c'è dubbio sul perché Grifondoro e Serpeverde si siano tenuti lontani
così a lungo. Quando sono insieme lasciano il caos. E non di parti del corpo,
ma di croste di panini", disse Draco.
Hermione osservò la sala. Sembrava davvero un campo minato. I Grifondoro erano
sempre stati famosi per le loro feste, e sembrava che i Serpeverde fossero
simili. Si alzò di malavoglia, ed iniziò a raccogliere i piatti.
"Che stai facendo?", chiese Draco.
"Cosa credi stia facendo? Pulisco. Non possiamo lasciare così".
"Sì che possiamo, Tufty starà dando di matto nell'attesa di pulire un po'
".
Lei sbuffò e continuò a sistemare la stanza. Draco la guardò solamente, ed
aspettò finché lei non decise che avesse un aspetto migliore, prima di tirarla
via dalla sala.
"Dove andiamo?", chiese.
"Rimani con me, stanotte".
"Non lo so, Draco. Non sono sicura che sia una buona idea".
"Andiamo", la incoraggiò. "Puoi rimanere nella stanza dove hai
dormito la volta scorsa".
Hermione era divisa in due. Non voleva particolarmente tornare a casa nel suo
appartamento vuoto, quando poteva passare più tempo con Draco. Ma non voleva
nemmeno che lui pensasse che sarebbe necessariamente andata così ogni volta.
"Ti dico cosa fare. Vieni di sopra, prenditi una tazza di tè, e
pensaci", disse persistente.
Si ritrovò a cedere, soprattutto perché, molto profondamente, voleva rimanere
con lui quella notte.
Hermione si svegliò con le farfalle nello stomaco. Al suo cervello ci volle un
momento per controllare il sistema nervoso. Era il giorno x per la maledizione.
Se le loro azioni di quel giorno non l'avrebbero spezzata, allora sarebbero
realmente stati ad un punto morto.
Anche se lei e Draco erano più vicini che mai, non significava che voleva
doverlo sposare. Avrebbe piuttosto invece scelto, di sposarlo. E, per farla
sentire ancora più sotto pressione, aveva Neville e Ron che contavano su di lei
per la loro felicità futura. Non voleva che questo tentativo di spezzarla
fallisse, forzandoli a sposare streghe che non amavano, solo per tenere aperto
Hogwarts.
"Riesci a fare silenzio, lassù? Il tuo cervello sta praticamente
urlando", disse una voce assonnata dietro di lei.
Oh, e poi c'era l'ansia riguardo al fatto che aveva fatto esattamente ciò che
aveva detto che non avrebbe fatto, ed era andata a letto con Draco.
Un braccio strisciò attorno alla sua vita. "Smettila di pensare così
tanto. Un giorno andrai in combustione spontanea, a causa di tutte le
analisi".
Hermione si voltò e guardò il biondo con il quale condivideva il letto. Era
deliziosamente arruffato la mattina, ed aveva anche il segno del cuscino più
divertente che lei avesse mai visto, stampato in faccia. Le sopracciglia le si
alzarono.
"Cosa?", chiese lui, stranito.
"Sembra che io non sia l'unica con i capelli selvaggi".
Lui se li appiattì e grugnì. "E' colpa tua. Tutto quello scorrere di dita
tra di loro ha fatto effetto".
Lei fece una smorfia, incredula. "La prossima volta mi dirai che la
condizione dei miei capelli è contagiosa".
Draco strinse gli occhi pensierosamente, e le esaminò i capelli. "Potrebbe
essere. Ovviamente hanno una cattiva influenza sullo stile Malfoy".
"Fai un baffo a Gilderoy Allock, quando si parla di ego".
"Io ho vinto il Premio su Settimanale Strega di Sorriso-Più-Affascinante,
lo scorso anno. Nel mio profilo, hanno gentilmente glissato sui miei non
proprio salutari anni da adolescente".
"Credo di ricordarmelo. Ho visto l'uscita da Molly".
"Non dirmelo. Hai scritto all'editore con una strillettera, e l'hai
minacciato di imprigionarlo per aver dato il premio ad un Serpeverde, in
particolare al Draco Malfoy dei tuoi stivali".
Lei si fece piccola piccola. La sua presa in giro non era poi molto lontana
dalla verità. Era uscita completamente di testa, ed aveva sbraitato a lungo con
Harry e Ron di questo.
"Qualcosa del genere", mormorò.
Draco rise e rotolò sopra di lei. "Vorrei che ti fosse stato permesso di
tenere il Gira-Tempo che avevi al terzo anno".
Lei aggrottò la fronte. "Come lo sai?".
"Me lo ha detto Harry. In effetti, credo mi abbia sbattuto in faccia il
fatto che ha avuto una parte nella fuga dalla giustizia di quel maledetto
Ippogrifo".
Hermione non si sentiva in vena di iniziare in litigio con Draco su quanto si
meritasse di essere stato ferito da Fierobecco. In ogni caso, era stato un
graffio, e quell'idiota con la puzza sotto al naso ne aveva fatto un affare di
stato.
"Comunque, perché vorresti che avessi ancora il Gira-Tempo?".
Lui sogghignò malignamente. "Mi piacerebbe fare un piccolo viaggetto ad un
anno fa, e far completamente esplodere il tuo vecchio auto-controllo".
Draco mantenne poi la sua posizione sopra di lei, e si beò del petto di
Hermione contro il suo, mentre ascoltava i dieci minuti di spiegazione sui
pericoli del viaggio nel tempo e nel permettere che il suo passato o futuro se
stesso lo vedesse.
Mormorò un mite "Sì, micetta", prima di far divergere la passione
della sua ragazza in una direzione molto più produttiva.
Hermione si trovò di nuovo a camminare di fianco a Draco giù per le scale di Malfoy
Manor, per fare colazione, con Narcissa e Piton. Questa volta non si sentiva
ugualmente umiliata, ma era un po' ansiosa.
"Tua madre penserà che io sia una specie di zoccola", sussurrò.
Lui roteò gli occhi. "Sì, sono sicuro pensi sia scandaloso che la mia
ragazza sia rimasta anche la notte".
"La tua ragazza da meno di una settimana".
"Ti conosco da quando avevamo undici anni, e ti sono morto dietro per
quasi dieci anni. Non è come se ci fossimo incontrati la settimana scorsa.
Comunque, ti ho mai detto che ho scoperto di mia madre e Severus quando lui una
mattina è apparso a tavola a colazione?".
"Oh, per la barba di Merlino! Piton!", si lamentò lei.
"Che ha?"
"Ci sarà anche lui!".
"Quindi?".
"E' solo dannatamente strano. Sono qui a camminare per la strada della
vergogna di fronte al mio vecchio professore".
"A Piton non importerà. Ha sempre pensato che i Grifondoro fossero
moralmente delinquenti".
"Dovrei svignarmela ed incontrarti dopo ad Hogwarts. Così tua madre non
saprà mai che sono rimasta sta notte".
"Hai dimenticato di Tilly che ci ha spaventati questa mattina nella
doccia. Sono sicuro abbia già detto a mia madre che sei qui".
Le guance di lei si infuocarono. "Dirà a Narcissa che eravamo nella doccia
insieme, non è vero?".
"Non preoccuparti, le ho ordinato di non farlo".
"Hermione, Draco, perché ci mettete tanto?", chiamò Narcissa, uscendo
dalla sala per scovarli.
"Arriviamo, madre. Hermione qui sta avendo un mini-crollo", disse
Draco.
La strega anziana svoltò l'angolo, appena in tempo per vedere la coppia ferma
sul pianerottolo. Hermione era ovviamente molto imbarazzata.
"Perché?".
"Crede penserai che lei sia una donna facile, per essere rimasta
stanotte".
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, allora Draco in quel momento si
sarebbe trovato mutilato a terra, a dissanguarsi lentamente fino a morire.
"Non riesco a credere che tu l'abbia appena detto", sibilò veemente
Hermione al suo ragazzo.
Narcissa rise semplicemente. "Non essere sciocca, cara. Non sono
antiquata. Anzi, è bello avere un'altra donna in giro per casa".
Hermione stava ancora pugnalando Draco con lo sguardo. "Ti odio".
"Non preoccuparti, mi farò perdonare più tardi", replicò
maliziosamente lui.
Hermione riuscì solo a dargli un pizzicotto e camminare con più dignità
possibile giù per le scale, verso sua madre.
"Non lasciare che Draco ti metta nel sacco. Si delizia a prendere in giro
quelli che ama", le disse Narcissa.
Lei rifiutò di guardare il bel biondo, mentre marciava nella sala da pranzo per
affrontare Severus.
Minerva McGranitt stava aspettando il gruppo che stava per arrivare dai
cancelli del castello. Avevano deciso di mantenersi in pochi. Erano solo
Hermione, Draco e Bill. Non volevano procurare inconvenienti alla Preside od al
resto del corpo studentesco di Hogwarts. I nervi di Hermione stavano saltando,
e perfino Draco sembrava ansioso. Aveva quell'espressione tirata che di solito
sfoderava quando si sentiva sotto pressione. Ricordava ad Hermione il loro
sesto anno, quando aveva costantemente quello sguardo. Bill, in contrasto,
stava fischiettando felicemente, il che era altamente irritante.
"Salve", li accolse Minerva. "Non viene nessun altro?".
"No, abbiamo pensato che il gruppo sarebbe dovuto consistere delle persone
essenziali", spiegò Bill.
"Sì, probabilmente è così".
Camminarono fino al settimo piano in silenzio, ed Hermione si ritrovò di nuovo
di fronte allo stendardo di Barnaby il Babbeo.
Questa volta non c'erano sentimenti malinconici, e non era più confusa riguardo
a ciò che provava per Draco. Gli strinse la mano, che era ancorata forte alla
sua. Lui le sorrise rassicurante.
Era strano per lei essere la prescelta. Era abituata a coprire le spalle ad
Harry. Alla fine, poteva pur essere stata cruciale nell'aver portato sano e
salvo il suo migliore amico alla battaglia finale con Voldemort, ma era lui che
aveva dovuto affrontare il terribile viaggio nella Foresta Proibita incontro al
suo destino. Ovviamente, spezzare la maledizione non era questione di vita o di
morte, ma era importante per molte persone, e riusciva a sentirle la pressione.
"Respira, donna, o rimarrai stecchita", le sussurrò Draco.
Hermione rilasciò il lungo respiro che aveva tenuto intrappolato nel petto. Finché
non glie lo aveva fatto notare, non se n'era nemmeno accorta. Alzò lo sguardo
verso i suoi occhi, mentre univano i palmi e mescolavano il sangue.
"Ora chi è una piccola sudicia Sangue-sporco?", disse lei prendendolo
in giro.
"Zitta, micetta, o rovinerai il momento cerimoniale".
Lei gli mostrò infantilmente la lingua, il che lo fece ridere. Si voltarono
verso il muro, e misero le mani contro la pietra. Si riuscivano a sentire le candele
gocciolare, mentre tutti rimanevano silenziosi, in attesa di ciò che sarebbe
accaduto. Arrivò il lampo di luce blu, per loro grande disappunto.
"Immagino sia tutto, quindi", disse Draco.
Bill si accigliò. "Ero sicuro che avrebbe funzionato".
Minerva sembrava solo in ansia. Spezzare la maledizione l'avrebbe sollevata dal
pensiero di cosa avrebbero fatto i suoi ex studenti. Non era stata cieca,
quando era andato da lei il nuovo Professore di Erbologia, Neville. Era
innamorato perso di Hannah Abbott, ma avrebbe dovuto sposare qualcun altro.
Hermione era silenziosa. Le era tornato lo sguardo - distratto -.
"Aspettate. So cosa dobbiamo fare".
Si voltarono tutti verso di lei.
"Non credo affatto che il rituale debba essere eseguito qui. Cioè, la
Stanza delle Necessità non ha un grande valore simbolico. Perfino molte poche
persone sapevano che fosse qui. Penso che il rito di sangue debba avere luogo
nel cuore dei territori di Grifondoro e Serpeverde", spiegò.
"Le sale comuni", disse Draco.
"Esattamente. Credo che fare ciò che abbiamo provato qui, negli altri due
luoghi la spezzerà definitivamente. Mmm... mi chiedo, se ci avessimo pensato
prima, se avrebbe funzionato anche con Harry e Daphne".
"Forse", disse Bill. "Ma io penso che l'inimicizia tra voi due è
ciò su cui era più focalizzata Corvonero".
"Probabilmente. Comunque, questo mi fa pensare…".
Draco mise un braccio intorno alle spalle di Hermione, ovviamente preoccupato
che si stesse incolpando per aver dimenticato qualcosa. "Recentemente,
qualcuno ti ha mai detto che sei brillante?", disse, nel tentativo di
rallegrarla.
Lei sorrise da un orecchio all'altro. "Io sono la strega più
brillante della nostra epoca".
"Probabilmente anche la strega con la testa più grossa della nostra
era".
"Senti chi parla!", replicò lei, pizzicandolo sul braccio.
"Sei troppo violenta per il tuo stesso bene, oltretutto".
Bill rise semplicemente, mentre Minerva rimase a fissare confusa le buffonate
dei due vecchi nemici. In effetti, riconciliare il Draco e la Hermione che
erano stati suoi studenti con quella coppia affiatata era molto difficile.
"Allora, dove per prima?", chiese Bill.
"Beh, visto che siamo qui, potremmo andare dritti alla Torre dei
Grifondoro", disse Minerva, distogliendo gli occhi dai due.
Hermione sentì il cambiamento nell'aria, quando riaprì il taglio sul palmo
nella sala comune dei Grifondoro. L'atmosfera pulsava di energia. Lo prese come
un buon presagio. Era anche una buona cosa che Minerva avesse sgomberato la
stanza da tutti gli studenti che si stavano rilassando. C'erano stati uno o due
sguardi cattivi in direzione di Draco, ma bisognava aspettarselo. Quando lei e
Draco spinsero i palmi di nuovo contro il muro, ci fu un lampo accecante di
luce verde, e la pesante tensione che aveva riempito la stanza scomparve.
"Beh, è diversa, il che è positivo", constatò Bill
"Giù nelle segrete!", disse allegramente Draco.
Questa volta fu il turno di Hermione di ricevere occhiate, e qualcuno osò
sibilare "Sangue-sporco" verso di lei, mentre passavano.
Draco si voltò veloce come la luce, ed afferrò per il mantello il ragazzo che
aveva parlato. "Scusati!", ordinò.
"No", disse il Serpeverde.
Il biondo strinse la presa sulla veste dello studente.
"Signor Malfoy, tolga le mani dal Signor Brutus ora!", esclamò
Minerva, oltraggiata.
"Non finché non si scuserà per aver chiamato Sangue-sporco la mia
ragazza".
"Sei una disgrazia per il nome dei Malfoy", biascicò Martin Brutus.
Draco, facendo emergere la natura dei Malfoy, sibilò cattivo al ragazzo.
"E tu non sei degno di baciarle i piedi. Ora scusati, prima che distrugga
gli affari di tuo padre. E sai che ho il potere per farlo".
Hermione gli mise una mano sul braccio. "Draco, non ne vale la pena".
"Per me sì", replicò lui, senza distogliere lo sguardo dal ragazzo.
Si fissarono a vicenda, finché il ragazzo sembrò leggere l'intendo irremovibile
negli occhi di Draco. "Scusa", mormorò ad Hermione.
"Dì di nuovo una cosa del genere quando sono nei paraggi, e ti manderò al
San Mungo", lo minacciò Draco.
Il ragazzo se la svignò, con la coda tra le gambe.
"Ricordami di rimanere nelle tue grazie, Malfoy", disse Bill.
Draco stava ancora fissando la porta, ma si voltò e gli sorrise. "Beh, dicono
che i pentiti siano sempre i più inflessibili".
Minerva continuò a tenere le labbra serrate, e lanciò a Draco uno sguardo di
rimprovero. "Facciamola finita, prima che il Signor Malfoy cerchi di
assalire qualcun altro dei miei studenti".
"Spero gli dia una punizione", disse Draco, molto poco impressionato.
"Non si preoccupi, Signor Malfoy. Mi occuperò del comportamento del Signor
Brutus quando avremo finito qui".
Quando la sala comune dei Serpeverde venne sgomberata, la familiare tensione,
che c'era stata nella Torre, tornò. Hermione e Draco si tagliarono i palmi per
la terza volta, e li premettero contro il muro. Questa volta ci fu un lampo di
un rosso brillante, e l'atmosfera di dissipò ancora. Mentre si voltarono per
andarsene, Minerva crollò a terra con un urlo. Bill la afferrò per le braccia e
la distese sul divano più vicino.
"Cos'ha che non va?", chiese agitata Hermione.
"Non lo so. Non ho mai visto niente del genere, nemmeno quando una
maledizione era stata spezzata male", replicò Bill.
Hermione lanciò qualche incantesimo di diagnosi sulla Preside svenuta, ma
mostravano tutti risultati normali. "E' quasi come se si fosse
addormentata profondamente", constatò.
"Come in coma?", chiese Draco.
"Sì e no. I suoi segni vitali sono buoni, e penso dovremmo solo aspettare
che si svegli".
Così i tre si sedettero ed attesero.
Trenta minuti più tardi, Minerva finalmente si stiracchiò. Si sedette, e si
guardò intorno spaesata. "Che è successo?".
"Speravamo potessi dircelo tu", disse Bill. "Sei semplicemente
svenuta, e non ti svegliavi".
Minerva radunò i pensieri. "Ero in trance. Credo che l'abbia ingegnato
Cosetta, così che potesse comunicare con me".
"Questa cosa di Corvonero che ti contattava è stata davvero strana",
commentò Draco.
Minerva sorrise. "Sì è vero, e sono davvero felice che sia finalmente
finita".
Hermione sussultò. "Cioè ha funzionato?".
La Preside le batté una mano sulla spalla. "Sì, ce l'hai fatta".
Hermione diede il cinque a Bill, strinse Minerva e poi quasi strangolò Draco
con un forte abbraccio. Quando lo lasciò andare, era rosso in viso, e
tossicchiava.
"Che carina. Spezzi la maledizione e poi cerchi di assassinarmi".
Hermione era troppo felice della notizia per fregarsene dei lamenti dei suo
ragazzo. "Oh, sta zitto e smettila di comportarti come un bambinone.
Torniamo ai Tre Manici di Scopa, e diamo agli altri la buona novella".
"Solo se prima possiamo spaventarli un po’", chiese Draco.
"No, non faremo a finta che la maledizione non sia stata risolta. È
crudele e sleale".
"Sarebbe divertente. Riesci ad immaginarti quanto stressati diventerebbero
Paciock e Weasley?".
"E' orribile, Draco", disse lei con un tono proibitivo.
"Mi rovini tutto il divertimento".
"Questa maledizione ha molto di cui rispondere", mormorò Bill a
Minerva. "Quei due insieme saranno un completo incubo. Spero sarai ancora
Preside, quando i loro figli arriveranno".
Minerva sbiancò al pensiero.
La tensione nella stanza sul retro dei Tre Manici di Scopa era palpabile. Tutti
quelli che avevano aiutato a decifrare la maledizione erano radunati lì, più
Hannah ed Eve. Ron era pallido e sconvolto, e stringeva forte la mano di Eve.
Era così nervoso che non aveva nemmeno toccato i biscotti in mezzo al tavolo.
Lo stesso non poteva essere detto di Ginny, che li stava sbocconcellando. Era
ansiosa, e doveva tenere le mani occupate.
"Quanto avevano detto che ci avrebbero messo?", chiese Theo.
"Non ci abbiamo messo molto quando l'abbiamo fatto noi, ma immagino che ci
possano essere state delle complicazioni", replicò Daphne.
"Ottimo! Complicazioni... Proprio quello di cui avevamo bisogno",
mormorò amaramente Ron.
"Se qualcuno può riuscirci, allora quella è Hermione. Quando mai ha
fallito?", rassicurò i presenti Harry.
Era l'unica cosa che dava loro la speranza. Hermione Granger non falliva,
specialmente quanto erano coinvolte ricerche e capacità in qualcosa di magico.
Era troppo capace per lasciarsi sconfiggere. Ne erano sicuri.
Comunque, i loro cuori persero un battito mentre la porta si apriva di scatto,
ed un deluso Draco entrò. Sospirò. "Mi spiace ragazzi, non ha
funzionato", mormorò sconsolatamente.
La stanza emise un sospiro. Hannah iniziò a piangere, mentre seppelliva il viso
nel collo di Neville. Le spalle di Ron caddero, e lui e Tracey si guardarono
scontenti.
Hermione arrivò poco dopo, e guardò il gruppo depresso. "Perché siete
tutti così sconvolti?", chiese.
"Draco ci ha detto quello che è successo", replicò Pansy.
"Draco Malfoy!", urlò lei. "Ti avevo detto di non
spaventarli!".
Draco sogghignò malignamente. "Scusa, micetta. Non sono riuscito a
resistere",
"Sei un idiota!", disse sibilando.
"Aspetta", disse Harry. "Significa che in realtà avete spezzato
la maledizione?".
"Certo che sì. Lei è la strega più brillante della nostra
epoca", rispose Draco.
Una cospicua dose di biscotti venne lanciata contro il biondo Serpeverde, prima
che la notizia venisse completamente assimilata, e brindassero tutti allegri.
Hannah saltò su e coinvolse Hermione in un grande abbraccio. "Oh, grazie,
Hermione! Sei la migliore".
Hermione si sedette su di una roccia che sovrastava la Stamberga Strillante, e
guardò il sole tramontare. Ormai era da un po' che la festa continuava ai Tre
Manici di Scopa. Il sollievo che provavano tutti di non doversi sposare per
tenere aperto Hogwarts era immenso. Lei era anche incredibilmente contenta per
Ron e Neville. Le loro vite sarebbero davvero state infelici, se avessero
dovuto lasciare le streghe di cui si erano innamorati, per sposare altre due
donne. Era davvero felice di essere stata essenziale nell'aiutarli ad evitarlo.
Sorrise, mentre pensava al viaggio che lei stessa aveva affrontato. Quando
tutto quello era stato rivelato, non avrebbe mai pensato che la maledizione in
realtà sarebbe stata una benedizione travestita. Era stata una vera sciocca ad
aver permesso che la sua vita venisse riempita da così tanto odio e pensieri di
vendetta. Invece di godersi la pace per la quale aveva duramente combattuto,
era rimasta amara. Ma, grazie alla maledizione, aveva affrontato i suoi demoni,
cercato l'aiuto di cui aveva bisogno, ed ora trovato la felicità nel luogo più
improbabile.
Lui le mise un braccio intorno alle spalle. "Allora, è qui che ti eri
nascosta", mormorò Draco.
"Mmm... mi è sempre piaciuto quassù. È così pacifico".
Il biondo si sedette sulla roccia di fianco a lei. È vero".
"Ci stanno andando ancora pesante?".
"Credo che Madama Rosmerta dovrà mandarli via a calci".
Lei gongolò. "Quindi, come ci sente ad essere dal lato vincente?".
Lui le fece il solletico sul fianco. "Felice! È bello non doversi più sentire
costretti".
"Certamente. Magari ora le cose tra di noi andranno normalmente".
"Significa che mi lascerai, visto che ora non dovrai sposarmi né far
chiudere Hogwarts?".
Hermione ammiccò verso di lui. "Credo tu ormai sia bloccato con me,
Malfoy".
Lui se la tirò più vicina. "Bene, perché è proprio così che mi
piace".
Lei gli appoggiò la testa sulla spalla, e rimasero seduti a guardare in
silenzio il tramonto, godendosi semplicemente la reciproca compagnia, non
sentendo il bisogno di parlare.
Quando il sole tramontò completamente, Draco si voltò verso di lei. "Ti va
di andartene da qui?", chiese.
"Sì", disse lei, rabbrividendo. "E' ancora Dicembre, dopo
tutto".
"Torni da me?".
Hermione annuì, ed insieme si Smaterializzarono di nuovo al Manor.
Hermione tirò una sberla ad Harry, mentre cercava di sistemarsi per l'ennesima
volta il farfallino, e roteò gli occhi verso Ron, che stava di fianco a lui.
"Harry, smettila!", sibilò. È perfetto, e lo rovinerai se
continui".
"Non riesco a farne a meno", si lamentò. "É troppo
stretto".
"Sei solo nervoso, quindi smettila di toccarlo e pensa solo a quando sia
meravigliosa Daphne, ed a quanto tu sia fortunato a sposarla oggi".
Harry si voltò per osservare tutti i presenti che guardavano loro tre. È
scorretto", mormorò. "Vorrei che fosse già finita".
"Datti un contegno, amico", sussurrò Ron. "Daphne merita di
avere tutta la pompa magna e le cerimonie che vuole. Dopo tutto, ha dovuto
sopportarti mentre la nascondevi per anni".
"In ogni caso, se te la fili ora, io e Ron saremmo ufficialmente i
peggiori testimoni di sempre".
Hermione gongolò appena, mentre ricordava quanto scioccate fossero rimaste
alcune persone, quando Harry aveva annunciato di volere come testimoni Hermione
e Ron. Molti della vecchia generazione si erano aspettati di essere inclusi
nella lista di Daphne ma, anche se lei la adorava, sarebbe stato strano non
essere al fianco di Harry. Lei e Ron erano sempre rimasti con lui durante gli
avvenimenti più importanti della sua vita, ed il matrimonio non era
un'eccezione. Così avevano ignorato la tradizione, ed Hermione e Ron erano
ufficialmente i testimoni.
Harry e Daphne avevano originariamente organizzato un matrimonio in primavera a
causa del limite di tempo imposto dalla maledizione, ma la data era stata
cambiata quanto era stata spezzata, e portata a quel giorno di luglio, ad
Hogwarts, di fianco al Lago Nero. Minerva ne era rimasta toccata, quando Harry
e Daphne le avevano chiesto il permesso di sposarsi lì. Era stata la prima
reale casa di Harry, e la maledizione che pendeva su di loro un catalizzatore perché
la loro relazione diventasse pubblica. I prati di Hogwarts erano inoltre
abbastanza grandi da contenere tutti gli ospiti che erano stati invitati al
matrimonio di Harry Potter.
La musica iniziò, ed il mormorio degli invitati si alzò, in attesa della
comparsa della sposa. Hermione rise ancora una volta, mentre si alzavano anche
mormorii mentre Draco avanzava verso l'altare come testimone di Daphne. Dopo la
scossa che aveva causato la posizione di Hermione, come testimone di Harry,
l'organizzatore del matrimonio aveva deciso di mantenere segreto il ruolo di
Draco. Sarebbe stato divertente vedere quanto si sarebbero scandalizzati gli
ospiti.
Daphne aveva cercato di coordinare Draco con le damigelle, ma lui aveva
rifiutato assolutamente di vestirsi di qualche colore pastello. Aveva allora provato
a fargli indossare almeno una cravatta della stessa tonalità.
Il resto della marcia nuziale continuò lentamente, mentre Astoria, la sorella
più giovane di Daphne, Tracey e Pansy seguivano Draco. Poi apparve Daphne al
braccio del padre. Hermione sentì gli occhi riempirsi di lacrime, mentre
guardava quanto bella fosse. Harry aveva la bocca aperta, quando prese la sua bellissima
sposa.
La cerimonia fu lenta, ed Hermione agguantò la bacchetta quando arrivò il
momento in cui qualcuno avrebbe potuto obiettare alla loro unione. Non che si
aspettasse che qualcuno lo facesse, ma non sarebbe stata la vita di Harry, se
non ci fosse stato qualcosa di drammatico. Fortunatamente, non dovette
affatturare nessuno, e presto Harry e Daphne vennero presentati agli ospiti
come Signore e Signora Potter.
Mentre tornavano indietro lungo la navata, Hermione allungò il braccio perché
Draco lo afferrasse. Lui la guardò male, ed allungò il suo perché lo prendesse
lei.
"Io sono il testimone", obiettò lei.
"Non tentare la fortuna. Comunque, Cormac McLaggen è qui, e ti ha adocchiata.
Voglio assicurarmi che noti la tua mano sinistra".
Hermione roteò gli occhi. Gli uomini della sua vita, quando avrebbero capito
che Cormac McLaggen non era altro che una spina nel fianco? Non aveva mai
provato niente per lui, e mai lo avrebbe fatto. Era Cormac che persisteva con
la sua cotta. Sorrise malignamente, quando seguì i suoi occhi che si fermavano
sull'enorme anello di fidanzamento che le brillava al dito.
Draco le aveva chiesto di sposarlo il mese precedente. Narcissa li aveva spinti
a lungo perché rendessero la loro relazione più ufficiale e permanente, ma loro
avevano resistito per altri sei mesi. Poi avevano capito entrambi quanto fosse
ridicolo non fidanzarsi. Non erano dei bambini che si sarebbero pentiti di una
tale decisione, e si conoscevano bene sia dentro che fuori. Così si erano
ufficializzati, ma ancora non avevano fissato una data per il matrimonio.
Avevano accennato qualcosa per l'estate successiva, e si sarebbe ovviamente
tenuto al Manor, ma volevano prendere un po' in giro Narcissa e Rachel, che
erano costantemente sui carboni ardenti, in attesa dell'annuncio.
Il ricevimento era al culmine, quando Hermione si rese conto che Draco era
sparito. Dov'era? Aveva ballato con Blasie, Bill e Theo, mentre lui
chiacchierava con Pansy e George, ma poi non lo aveva più visto. Aveva iniziato
a setacciare la sala in cerca del suo fidanzato scomparso, quando arrivò Ginny.
"Ho un messaggio da Draco. Qualcosa a proposito di un libro di pozioni
raro che è andato a prendere nella biblioteca. Vuole che tu lo veda e persuada
Minerva a venderglielo".
Hermione roteò gli occhi. Era tipico di Draco. Dovevano godersi il matrimonio,
e invece lui stava perlustrando gli scaffali della biblioteca di Hogwarts per
vedere se avrebbe potuto accaparrarsi qualche volume raro. Dubitava altamente
che Minerva sarebbe stata favorevole a venderne qualcuno.
Camminò per il corridoio fino alla biblioteca, ed aprì le porte già aperte.
"Draco?", chiamò, incapace di vederlo alla luce flebile.
Si voltò di scatto, mentre le porte si chiudevano con un incantesimo. Sentì dei
passi dietro di lei e si voltò di nuovo, per notare poi Draco appoggiato contro
uno degli scaffali, che ondeggiava la bacchetta in una mano. Fece scorrere gli
occhi su di lui, vedendolo abbigliato con l'uniforme da Serpeverde. Lo guardò
confusa, e poi sussultò, quando lui agitò la bacchetta e si trovò vestita da
Grifondoro.
Camminò verso di lei, e la spinse contro i libri. "Pensavo di darti
un'opportunità per realizzare quella fantasia che avevi di me in
biblioteca", le sussurrò all'orecchio, prima di sferrare l'attacco.