Il Clan

di Nimirose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Io sono Eltanin Narcissa Granger Malfoy ***
Capitolo 3: *** Ma è il mio bambino! ***
Capitolo 4: *** Tre regole fondamentali per vivere a casa Granger Malfoy. ***
Capitolo 5: *** Il cuore della Tempesta ***
Capitolo 6: *** Guarigione e rabbia ***
Capitolo 7: *** Confronto ***
Capitolo 8: *** AVVISO ***
Capitolo 9: *** Visioni e Amore ***
Capitolo 10: *** Della responsabilità. ***
Capitolo 11: *** Un unico, casto bacio ***
Capitolo 12: *** Tuoni e fulmini in sala grande ***
Capitolo 13: *** Ora è il vostro turno. ***
Capitolo 14: *** NON CI SI SMATERIALIZZA A HOGWARTS! ***
Capitolo 15: *** Nimue ***
Capitolo 16: *** Quotidianità ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Questo non sarà un vero e proprio capitolo, bensì una piccola introduzione a una long-fic che si preannuncia complessa e articolata, anche dal punto di vista strutturale.
 
Nel prologo, o primo capitolo che dir si voglia, potrete trovare una parte narrata in prima persona dalla protagonista, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, che vi illustrerà il suo mondo.
In quelli successivi, invece, vi sarà all’inizio di ognuno uno stralcio dei pensieri della protagonista, passando poi, con un’interruzione netta, alla terza persona e al proseguo della storia.
Ho pensato di farvi avere subito una lista dei personaggi principali, quelli già conosciuti nella precedente fiction (che vengono ripresi, ovviamente) e quelli della nuova generazione, soprattutto perché saranno molti e sparpagliati per tutti e sette gli anni.
Un’ultima cosa, se non avete ancora letto la mia precedente fic “Comprare un Malfoy”, è consigliabile farlo, ma non necessario, la storia resta in piedi da sola, tranquillamente. il primo capitolo, anzi il prologo, questo weekend.
 
Come nei migliori poemi, a voi l’invocazione delle muse, o più correttamente, in questo caso, una poesia per aprire le danze.
 
 
Sfiorano con un dito la superficie delle cose.
Lucido e traslucido.
Limpido come uno specchio e liscio come vetro.
Inconsistente come aria sottile e tenue.
Dissolto in nuvole di vapori colorati solo in apparenza.
 
La mia superficie.
Un fragile riflesso d'acqua, oceano misterioso di pensieri nascosti.
Un brillio giocoso, mentre lo scampanellio della realtà si realizza.
Un allegro sentiero, oscuro presagio di ciò che vi è più avanti.
 
Loro sfiorano con un dito la superficie delle cose.
E ivi cercano il significato dell'anima propria e altrui,
Ma senza mai affondare l'intero braccio al di là di ciò che appare in superficie.
 
Non mi troveranno mai.

 
 
Dedicata a Hermione, Draco, ed Eltanin, per aver il loro vivere così VIVIDAMENTE nelle mia fantasia.
 

 
Lista personaggi:
 
Clan Granger Malfoy:
Hermione Jean Granger e Draco Lucius Malfoy
Figli:
Eltanin Granger Malfoy: settimo anno
Pegasus Granger Malfoy: sesto anno
Phoenix Granger Malfoy: sesto anno
Lupus Granger Malfoy: terzo anno
Columba Granger Malfoy: secondo anno
Hydra Granger Malfoy: secondo anno
Orion Granger Malfoy: primo anno
 
Clan Potter:
Harry James Potter e Ginevra Molly Weasley
Figli:
Albus Severus Potter: Hogwarts Terminata da due anni.
James Sirius Potter: settimo anno
Lily Jean Potter: settimo anno
 
Clan Zabini:
Pansy Parkinson e Blaise Zabini
Figli:
Lirael Jean Zabini: sesto anno
Galen Draco Zabini: sesto anno
Caillean Hermione Zabini: terzo Anno
 
Clan Nott:
Luna Lovegood e Theodore Nott
Figli:
Lorcan e Lysander Nott: secondo anno
 
Clan Weasley:
Charlie Weasley e Katie Bell
Figli:
Brian Arthur Weasley: quinto anno
Cassandra Lyra Weasley: quarto anno
 
Billy Weasley e Fleur Delacour
Figli:
Victor Weasley: Hogwarts terminata da quattro anni
Dominique Jean Weasly: quinto anno
Louis Weasley: quinto anno
 
Percy Weasley e Penelope Weasley
Figli:
Elizabeth e Katherine Weasley: Hogwarts terminate da tre anni.
Molly Weasley: secondo anno.
 
George Weasley e Angelina Jhonson
Figli:
Fred Jr Weasley: sesto anno
Roxanne Molly Weasley: quinto anno
Ginevra Angelina Weasley.quarto anno
 
Note:
Non ci sono i credits perché tutto ciò che trovate scritto su una mia storia è sempre, esclusivamente composto da ME. Niente citazioni, che si tratti di poesia, racconti, disegni.
Robba mia, come si dice qui XD
Nimi vi saluta, come sempre, e si augura che vogliate aspettare il primo capitolo con la stessa ansia con cui avete atteso il primo capitolo di “comprare un Malfoy”.
Seguitemi, e prometto scintille!
Baci a pioggia,
Nimi

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Capitolo 2
*** Io sono Eltanin Narcissa Granger Malfoy ***


Io sono Eltanin Narcissa Granger Malfoy.
Sono Eltanin, l’Occhio del Drago, primogenita del clan Granger Malfoy.
Sono Eltanin, e sono nata in una notte di tormenta, mentre tuoni e fulmini squarciavano il cielo, ed irrompevano nella camera di mia madre, per proteggermi dal terrore del mondo esterno.
Sono Eltanin, regina della tempesta, tra le mia dita scorrono veloci i lampi del cielo infuriato.
Sono Eltanin, e accanto a me cammina un drago nero, per proteggermi sempre.
Io sono Eltanin Narcissa Granger Malfoy, e sono una strega dannatamente potente.
 
Vivo a Granger Manor, nel Norflok, solcando le orme delle guerriere icene che sono venute prima di me. Vivo nella patria di Boudicca, la strega che morì sacrificando il suo sangue per un incantesimo di protezione permanente sul suo paese e sui suoi abitanti. Siamo tutti suoi figli e sue figlie, ed io più di tutti, poiché è a lei che devo la mia vita. Percorro i suoi passi, camminando sulla sua terra, prego il suo spirito, guardiano di questi luoghi, e amo le vite a cui lei ha dato una possibilità.
Ogni centimentro del Norfolk, per me come per Boudicca un tempo, è sacro.
Anche la pioggia, che qui, scroscia continua e abbondante.
Io amo la pioggia, le tempeste, il tempo freddo e umido dell’antica terra degli iceni.
Sono in molti a non sopportare il clima di queste lande, ma io non potrei mai farne a meno. Perché ogni tormenta, ogni temporale, qui, è il simbolo dell’amore tra i miei genitori, un altro dei doni di Boudicca.
Quando mio padre e mia madre spariscono ridacchiando in camera, in pochi secondi il cielo assolato si rannuvola, e gocce di pioggia precipitano sulla mia testa come lacrime di angeli.
Se loro si amano, il cielo piange di gioia, e piove.
La tempesta, i fulmini.. sono solo la dimostrazione fisica di questo amore che mi ha cresciuta.
E se i miei genitori si amano, allora io so che il mondo è un posto meraviglioso, dove vivere, ed ogni goccia di pioggia, ogni tuono, mi riporta alla mente quanto amore esiste in questo universo. Gli spirito mi hanno rivelato questa verità, in un momento in cui ho creduto di non poter essere amata mai.
La mia famiglia, però, mi ha sempre amata, senza eccezioni.
Mia madre, che agli occhi del mondo, è divina.
Una Dea, dicono.
Una donna-demone, dice mio padre, quando la fa infuriare e lei decide di schiantarlo. Non sbaglia mai il bersaglio, mia madre.
Perché mia madre è Hermione Jean Granger, la mezzosangue più famosa e potente del mondo.
Anche la più ricca, ma in famiglia non badiamo ai soldi, forse perché ne abbiamo troppi.
Mia madre, però, non è sempre stata così. Mi hanno raccontato, tutti i miei padrini e madrine, che sono davvero tanti, davvero, che la madre affettuosa che conosco, l’algida bellezza vestita di scarlatto, la furia protettiva che mi difende sempre e comunque, era in realtà, ai tempi della scuola, una so-tutto-io, timida e ben poco carina.
E mio padre, che è Draco Lucius Malfoy, erede di una delle più antica casate nobiliari di maghi purosangue, ha una storia diversa, eppure straordinariamente simile.
Di mio padre, i miei padrini mi hanno detto che era il peggior nemico di mia madre a Hogwarts, che è un ex Mangiamorte. E che un giorno le colleghe di lei, per farle un regalo, lo acquistarono a un’asta di scapoli d’oro, e lei, per vendetta, decise di farlo lavorare come operaio al suo servizio. Ma, si sa, da cosa nasce cosa.
Ora, beh, ora anche gli dei piangono, quando mia madre si spoglia.
Ma se gli dei piangono, a vedere lei nuda, credo che a vedere mio padre almeno si facciano venire gli occhi lucidi.
Boudicca mi ha raccontato di loro, della nostra famiglia, agli albori.
Lei gli aveva visti arrivare, e li aspettava. Due anime spezzate, cuori affranti, e spiriti impauriti.
Maschere che celavano emozioni, e due persone troppo simi per restare a lungo nascoste l’una all’altra.
Passo dopo passo, con lacrime e parole, risate e dolori, hanno affrontato i loro demoni, rendendosi completi, creando la tempesta perfetta.
 Creando me, l’occhio del drago.
E dopo di me vennero il Pegaso e la Fenice, il Lupo, la colomba e l’idra, e infine, giunse l’uomo, Orione.
I miei fratelli, Pegasus e Phoenix, gemelli, Lupus, Columba e Hydra e il minore, Orion.
Siamo sette, destinati, per una profezia della regina Icena Boudicca, e salvare la sua terra e il mondo tutto.
Noi siamo uniti, siamo un clan.
Mia madre ha fatto di noi un esercito, conducendoci in oriente, per imparare le tecniche di combattimento dei monaci guerrieri, e finora, finchè ha potuto, ha combattuto come una furia per proteggere la nostra gioventù e preservare la nostra innocenza. Ha usato tutte le armi a sua disposizione, politica, denaro, influenza. Potere. Mia madre è una strega potente, e non tollera minacce ai suoi figli, chiunque abbia osato muovere un dito solamente contro uno soltanto di noi, non è finito bene.
Hermione Granger è spietata, se si parla della sua prole, e suo marito Draco Malfoy le fa da scudo.
Siamo tanti noi sette, da proteggere, ma nessuno è mai riuscito a farci del male.
Ma quest’anno, anche il più piccolo di noi sarà ad Howgwarts. Tutti nutrono timore in proposito, ma non io.
Il Clan dei Granger Malfoy, si riunirà, unito, tra le pareti della scuola.
Nulla potrà fermare i sette fratelli di Boudicca. Nulla.
D’altro canto, io sono Eltanin, la maggiore.
E l’occhio del Drago possiede poteri che altri non hanno.
Io controllo la tempesta, crogiolandomici dentro come nel calore di un abbraccio, senza alcun timore.
Il tuono mi vibra dentro, le gocce mi scivolano addosso seducenti, il lampo scalda il mio corpo e il mio cuore.
Infanta, giocavo a nascondino con i fenomeni atmosferici, chiamando tuoni e lampi.
Il fulmine mi accarezza lento, attraversandomi come una scarica di potere benigno e di forza rinvigorente.
La pioggia che cade mi avvolge, senza bagnarmi davvero, amandomi come mi amano i miei genitori, come mi ama il mondo intero.
Le gocce di pioggia sono lacrime degli dei, estasiati alla vista dell’amore nel mondo, ed io voglio assorbirne ogni minima parte.
Non ho mai avuto paura.
Ecco perché posso controllare le tempeste e i fenomeni atmosferici.
La furia della tempesta giace nelle mie mani.
 
Ho cominciato presto, a praticare la magia, terrorizzando i miei genitori.
Ma uno spirito mi guidava.
Boudicca mi ha insegnato, ed io ho appreso.
Solamente con lo sguardo, sono in grado di lanciare fatture ed incantesimi.
Posso guarire con l’imposizione delle mani, leggo nella mente altrui, ma a volte mi limito a utilizzare l’empatia necessaria per comprendere.
Capire, conoscere, è sempre importante, per qualsiasi magia.Non puoi combattere ciò che non comprendi, né puoi proteggere chi non si conosce.
Ed ecco perché l’empatia. Capire l’altro, sempre.
Con Boudicca imparo ogni cosa, dai nomi delle cose, ad incantesimi nuovi e complessi a fatture perdute nel tempo, rimaste soltanto nella sua memoria.
E questo mio potere, questa magia selvaggia che mi si agita dentro, sarà ciò che permetterà ad Orion di sentirsi al sicuro, anche senza mia madre.
Questa magia allo stato brado che coltivo da anni, dentro me, proteggerà tutta la mia famiglia, creerà una barriera, tra loro e il male.
D’altro canto, io sono Eltanin, la primogenita, e questo è il mio dovere.
Sono potente, reale e forte.
Come disse mia madre, e mio padre prima di lei, sono rossa come il sangue e vera come la carne.
Quest’anno, sarò lo scudo contro il male per ciascuno dei miei fratelli.
Che pegaso, spalanchi le ali possenti, la fenice canti gioiosa, il lupo ululi di notte la colomba sia libera nell’aria frizzante e l’idra ruggisca. Io sarò l’armatura, per il piccolo uomo di nome Orione.
 
Perché io sono Eltanin Narcissa Granger Malfoy.
Sono l’Occhio del Drago, primogenita del clan Granger Malfoy.
Sono Eltanin, e sononata in una notte di tormenta.
Sono la regina della tempesta, tra le mia dita scorrono veloci i lampi del cielo infuriato.
Sono Eltanin, e accanto a me cammina un drago nero, per proteggermi sempre.
 
Io sono Eltanin Narcissa Granger Malfoy, e sono una strega dannatamente potente, provate a prendermi, ora
.
 
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Mio personale angoletto:
Va beeeene!
È un inizio strambo e lo so, nessun dubbio!
Cercavo solo di dare una prima impressione di Eltanin, potente e unita ai fratelli in modo quasi morboso.
Le avventure vere e proprie cominciano nel prossimo capitolo, preparatevi a lacrime di addio che sono in realtà arrivederci, riunioni, litigate, amori segreti e amori molto meno segreti.
Spero che possiate apprezzare, almeno in parte, lo spoiler!
Baci baci
Nimi

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Capitolo 3
*** Ma è il mio bambino! ***


Quest’anno entrerà a Hogwarts anche Orion, mio fratello minore. In famiglia sono tutti preoccupati, lui sembra essere il più fragile di noi sette fratelli. Ma io so che se la caverà. E in ogni caso, ci saremo noi a fargli scudo, se avrà bisogno.
Io frequenterò il settimo anno, sarò la prima di noi sette a dove affrontare i MAGO. Almeno, a farmi compagnia, ci saranno quei gemelli scompagnati dei Potter. Certo, non credo che potrò mai contare su James o Lily per un ripasso, ma d’altro canto, non ne ho bisogno. Credo che quei due mi vedano come una sorella maggiore, qualcuno su cui contare, un po’ come se fossero un’estensione della mia famiglia. Che non è totalmente errato, come concetto, considerato che Harry Potter e Ginny Weasley, i loro genitori, sono due dei miei padrini e madrine. Ma se prendessi questo come punto di riferimento valido, temo che sarei imparentata con mezza Hogwarts, visto che la lista dei miei genitori adottivi include tutti i Weasley Senior, gli Zabini e i Nott. E i loro figli sono davvero tanti, sparpagliati nei vari dormitori.
Lily però, ogni tanto, insiste ancora nel trattarmi come la “sorella che non ha mai avuto”, parole sue. E mi perseguita per i corridoi, le aule, in sala grande. Le do retta, finché posso, ma a volte.. beh a volte mi sento molto fortunata a poterla chiudere fuori dal mio dormitorio. Già, perché io, come tutti i miei fratelli e le mie sorelle, sono di casa a Serpeverde, mentre Lily Potter, indegna figlia di suo padre, alloggia in una stanza dalle pareti rosso oro. Perché indegna? Non so, chiedete a suo fratello gemello, James, che è peggio di lei. Cuore impavido, certo, ma quei due, davvero, cervello zero. Lily è una furia, come sua madre, ma senza la sua capacità di risultare adorabile e aggraziata, cosa che getta Ginevra nel panico. James è un maniaco persecutore invece, e la faccia di Harry ogni volta che lo vede fare il cretino con una ragazza davanti a lui è di pura disperazione.
Almeno, io avrò la mia famiglia accanto. E non vedo l’ora che cominci l’anno, in modo da poter accogliere Orion tra le nostre braccia calde. Per lui sarà il primo anno, e voglio che tutto sia stupendo, ai suoi occhi. Anche le lezioni di storia della magia!
Sono spaventata e insieme felice, all’idea di questo settimo anno. Felice, perché saremo di nuovo in sette, ma spaventata, perché nelle mie ossa sento che c’è qualcosa in arrivo. Boudicca si è mostrata spesso negli ultimi giorni, e non sono sicura sia un buon segnale. Ma la felicità prevale, ed io e i miei fratelli gioiremo in quest’anno che sono sicura sarà fantastico.
Lily romperà, James mi perseguiterà, Lirael si nasconderà, e i malandrini attaccheranno con i loro scherzi. Ma io rientrerò ogni giorno tra le braccia di sei parti di me, riunendomi a loro.
Perché anche qui, nei sotterranei di Serpeverde, lontani da casa, noi del Clan Granger Malfoy, siamo una famiglia, sempre uniti e insieme.
Che poi ciascuno di noi abbia amicizie all’esterno, soprattutto nelle altre case, non conta.
Il nucleo, l’essenza, di ciò che siamo, è questo.
Siamo Granger Malfoy, un Clan, un branco, un unico essere.
E niente ci può cambiare.

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Il primo giorno di settembre, come sempre, il binario 9 e tre quarti era affollato e rumoroso. Ragazzini dagli 11 ai 17 anni erano impegnati a discutere delle loro vacanze, ridacchiando e rumoreggiando, mentre altri trascinavano pesanti bauli sul treno, o salutavano affettuosamente i genitori, prima di schizzare con aria sollevata verso gli amici.
Si formavano e si disfavano parecchi piccoli gruppi, vuoi di genitori, vuoi di studenti, che si raccoglievano in campanelli a scambiarsi i convenevoli del caso.
Ma nessun gruppo, né alcun conciliabolo di amici, poteva stare al passo con l’arrivo dell’enorme, maestosa, e soprattutto estremamente numerosa, famiglia Weasley. Quando parecchie teste rosse attraversarono il passaggio, attirando l’attenzione dei rumorosi ragazzini presenti sul binario, scoppiò il caos.
-Mamma sto bene, lasciami!-
-E mi raccomando con..-
-Sì papà! Fred..-
-Domi!-
-Cass!-
-Gin!-
-Tornate qui!-
-Luis!-
-Fred! Roxy!-
-Niente scherzi, aspettate almeno di salire sul..-
BUUUM.
-Wahwahwah! Grande, donna esplosiva!  Magica  Roxy!-
-Luis, smettila subit!-
-Piantala Domi!-
-Dove sono James e Lily?-
-Qui!-
-Playboy!-
-Brian! Il Perfetto prefetto!-
-Ehi Cass, dov’è Molly?-
-Là in fondo..-
Bum Bum. BUUM.

 
Le tre detonazioni a catena dei fuochi d’artificio a innesco ad acqua “leggermente modificati” da Roxanne Weasley, degna figlia di suo padre George, zittirono tutti, facendo risuonare nelle orecchie dell’intera famiglia uno strano cinguettio, e nient’altro.
Roxy si tolse i tappi dalle orecchie, facendo segno a Fred e Luis di fare lo stesso. Quando la imitarono, sghignazzò, guardando i genitori, gli zii e i cugini che si premevano le mani sulle orecchie.
-Roxy, sei mitica! Quando li hai inventati questi? Non ti ho visto trafficare molto quest’estate..- le disse suo fratello Fred.
-Già! Geniali! Menomale che ci hai dato i tappi però!- ridacchiò suo cugino Luis, osservando la sorella Dominique darsi dei leggeri colpetti alle piccole orecchie.
Il sorriso di Luis si spense velocemente, vedendo Lily Jean Potter scuotere ferocemente la testa, liberandosi del ronzio, e dirigersi verso di lui a passo di carica con una mazza da battitore in mano.
-Oh oh!- mormorò, seguito dai cugini.
-Luis Weasley! Che hai fatto stavolta! Brutto..- la voce di Lily diventava sempre più simile a un ringhio, e Luis indietreggiò, indicando Roxy con la mano.
-No.. No! Stavolta non è colpa mia! Lei.. loro.. fuochi.. Non io, giuro!- e cominciò a correre, inseguito da una Lily estremamente inferocita, che brandi va la mazza e lo inseguiva come fosse un bolide.

***
 
Il resto della famiglia dai capelli rossi, intanto, fece giusto in tempo a liberarsi del ronzio cinguettante, che vide avvicinarsi a loro, con aria tranquilla e serena, i Nott e gli Zabini.
Pansy corse incontro a Ginny e Fleur, mollando in mezzo alla strada il suo amato Zab, o Blaise, come i comuni mortali erano soliti chiamarlo, i tre figli, e Luna e Theo, con i gemelli.
Inchiodò a metà strada, voltandosi con aria contrita verso il gruppetto, e facendo cenno a Luna di seguirla. Quando questa l’ebbe raggiunta, però, non ci fu santo che tenesse. In un secondo furono tra le braccia delle amiche e colleghe, ridendo come sciocche, e tornando ragazzine.
-Ragazze!- strillò Pansy.
-Che bello vedorvi..- continuò Fleur.
-E non per lavoro!- terminò Luna, accompagnando la frase con un sorriso dolce.
Ginny sorrise di rimando, mentre dietro di loro, la prole delle tre disgrazie si cimentava in un’ampia gamma di smorfie di disgusto, osservando la riunione delle quattro amiche.
-E il Boss? Non è ancora arrivata?- chiese Luna, agitata come sempre, quando le si prospettava l’idea di rivedere il suo capo dopo una lunga (circa) separazione.
Il marito le arrivò alle spalle, cingendola per la vita, mentre i gemelli Lysander e Lorcan aumentavano le smorfie.
-Non ti preoccupare. Arriverà presto..- disse.
-Ma.. Theo! È un mese che non la vediamo!-
Fleur ridacchiò dell’impazienza della collega, mentre Blaise fece una smorfia, per sottolineare che capiva perfettamente l’umore della donna. Anche lui non aveva potuto vedere il suo capo, ed era lievemente agitato.
I tre pargoli Zabini, annoiati dalla lunga conversazione tra gli adulti, afferrarono per le braccia i gemelli, e li trascinarono verso i ragazzi Weasley.
Tre chiome lucenti e corvine, accompagnate da due teste bionde e ricce, si mischiarono alle sfumature rosse della folla Weasley.
-Galen!- tuonò Luis.
-Galen!- gli fece eco Fred.
-Galen!- lo spintonò Roxy.
-Ciao ragazzi..- disse lui, portandosi una mano dietro la testa, come a schermarsi dalla vivacità dei tre.
-Ma quale ciao! Li hai visti i miei fuochi, prima? Anzi li hai sentiti?- Roxy sorrise, mostrandogli la dentatura perfetta.
-No.. cioè io.. beh noi non.. oh, ciao Dominique!-
-Bonjour Galen. Sempre rumorosi, voi, eh?- disse lei, passandogli accanto. E Galen arrossì per l’imbarazzo.
Mentre Galen finiva spintonato a destra e a sinistra, preso in giro dagli amici appena reincontrati, Lirael raggiungeva Lily, salutandola piano. Stava ancora ascoltandola urlare contro gli scherzi idioti dei cugini, quando il Clan fece il suo ingresso.
Certo, i Weasley erano tanti, e i Nott e gli Zabini facevano sempre una certa impressione, sulla gente, per i loro modi raffinati, ma, il Clan, quello non lo batteva nessuna famiglia.
Erano un branco, si muovevano come un esercito, come fossero un unico essere, con la grazia di un felino.
Mentre la banchina intera, genitori e ragazzi, si zittiva, il clan Granger Malfoy fece il suo ingresso.
In testa al gruppo, Hermione Granger, la matriarca dai capelli ricci e scuri perfettamente curati, e dietro di lei, il paradiso, nei colori dell’oro pallido e dell’argento tempestoso.
Hermione , con l’orgoglio nel cuore, la schiena eretta, la testa alta e fiera, meravigliosa nel suo vestito scarlatto allacciato dietro il collo, guidava la sua famiglia, conducendo il marito Draco, scanzonato e bellissimo e i sette stupendi figli lungo la banchina.
L’effetto, come ogni anno, era sorprendente. Il silenzio calava sulla folla, gli occhi degli uomini risplendevano e le donne trattenevano il respiro.
Hermione e Draco erano la coppia del secolo, e i loro figli erano la prole del millennio.
Sette giovani ragazzi e ragazze, tutti biondi platino, tutti con occhi grigi che parevano perforarti l’anima, tutti con labbra rosse e carnose.
Parevano usciti da una rivista per modelli, anche il più piccolo, di soli undici anni.
In più, emanavano una strana aura di potere, ed erano sempre circondati da una strana varietà di animali.
Quando una fenice decise di atterrare sul braccio muscoloso di uno dei ragazzi più grandi, una delle signore sulla banchina svenne, vedendolo sorridere.
 
*
 
-Phoenix! Smettila di fare il cretino! E di ad Ankaa di rimanere lontana per ora!- sbottò la ragazza più grande, rimproverando secca il fratello. Quello, con uno sbuffo scocciato, fece librare nuovamente in aria la fenice, che svanì in una fiammata.
La ragazza si volse nuovamente verso la madre, che aveva osservato l’alterco tra il divertito e il preoccupato. A un cenno della figlia, riprese la sua marcia, ma l’incanto si era rotto, e ormai l’intera banchina aveva preso a parlare concitatamente dell’apparizione del Clan Granger Malfoy.
Hermione non fece in tempo a protestare, che si ritrovò circondata dalle quattro disgrazie più assillanti del mondo.
-Boss!-
-Boss!-
-Boss!-
-Herm!-
-Buongiorno, ragazze. Ora staccatevi, vi prego.-
Draco intanto si era allontanato dalla moglie irritata con un risolino, evitando i fulmini che le uscivano dagli occhi, per andare a raggiungere gli amici un po’ più in la.
-Ho detto staccatevi, adesso.- ripeté Hermione, fulminando Draco come meglio le riusciva, legata dall’abbraccio da piovra di Ginny.
-Sì ma ci sei mancata!- strillò Luna.
-Sì dobbiamo raccontarti un sacco di cose! E in ufficio..-cominciò Pansy, tutta presa.
Hermione agitò la mano, stroncando le sue parole sul nascere.
-Nemmeno per idea. Oggi saluto i miei figli, che partono per Hogwarts. Niente lavoro!- disse decisa.
-Ma.. –
-Mais..-
-Niente, ho detto. E ora raggiungiamo gli altri.- terminata la frase, si avviò a passo di carica verso la numerosa compagnia, addolcendo lo sguardo alla vista delle teste platinate. Raggiunse Draco, acchiappandolo per il colletto, e gli stampò un lungo bacio sulle labbra, ricambiata con passione.
-Wow. Grazie tesoro. Per cos’era questo?- chiese lui, ghignando.
-Per avermi dato questi meravigliosi ragazzi. Grazie Malfoy!- rispose lei, facendo scoppiare a ridere tutti gli adulti e i ragazzi che la sentirono.
-Beh.. Non c’è di che. Quando vuoi, davvero. Anche adesso. Qui. Ora. Fammi solo togliere i pantaloni..- cominciò lui, infervorato.
-Filtri, Draco, Filtri!- urlò l’intera compagnia.

**
 
Eltanin scosse la testa, davanti all’ennesima battuta idiota del padre. Ormai in famiglia era diventata un’abitudine quella di gridargli contro la parola “Filtri” ogni volta che diceva qualcosa di imbarazzante. Sua madre non glielo aveva mai raccontato, ma lei era convinta che ci fosse una storia parecchio interessante, dietro quell’esclamazione.
Stava ancora riflettendo sulla poca riflessività del padre, quando un ammasso di carne e capelli rosso fuoco le si gettò addosso sulla schiena.
-Eltanin! Sei arrivata! Meno male, sai quanto mi stavo scocciando con James! Come sei bella Eltanin! Eltanin cosa..-
-Buongiorno Lily- sbuffò la ragazza, rassegnata. Erano passati meno di due minuti, e la sua persecutrice numero uno l’aveva già acchiappata.
-Eltanin, buongiorno..-
-Caillean! Che bello vederti!- sospirò sollevata, nel vedere la più giovane delle ragazze Zabini avvicinarsi a lei, seguita dai gemelli. –Galen, Lirael. Ben trovati. Com’è andata l’estate?-
-E a me non lo chiedi come è andata? Eh Eltanin? Non è bello vedermi?- tentò Lily, strillando –Sei cattiva!-
Disse infine, imbronciandosi e provocando le risate dell’intero gruppo.
-Non prendertela Lil! È solo che Eltanin stava aspettando me.. Non è vero dolcezza?- chiese James, sbucando alle spalle della bionda con aria ammiccante.
-Nemmeno nei tuoi sogni, Potter. Resti sempre pervertito e scocciatore a quanto vedo.-
-Certo, Baby, solo per te.-
-E per le altre duemila ragazze della scuola!- ridacchiò Luis, aggiungendosi al gruppo, e portando con sé i gemelli, che sghignazzavano deliberatamente.
-E’ inutile, James! Con nostra sorella ti dice male! Vero Nin?- ridacchiò Pegasus, dando di gomito a Phoenix.
Eltanin si scocciò, e trainando Caillean con sé, si allontanò verso i genitori.
-Ma guarda questi! Non siamo nemmeno saliti sul treno e hanno già cominciato a comportarsi male! Oh Caillean, meno male che ci siete tu e i tuoi fratelli!- sospirò la bionda, trascinandosi dietro la ragazzina più piccola. –Dimmi, Lirael ha ancora paura di me? Pensa di evitarmi per tutto l’anno?-
La bruna sorrise, come a scusarsi per il comportamento irrazionale della sorella. –Credo di sì, Eltanin.. ma mi dici dove mi stai portando? Tra poco mi si staccherà il braccio se continui a tirare!-
-Scusa, non volevo! Pensavo solo di raggiungere mamma e Orion. Sai, con il fatto che è il primo anno anche per lui ci aspettiamo grandi pianti e tragedie.- concluse, fermandosi a osservare da pochi passi di distanza il suddetto fratello che subiva la consueta tortura matriarcale delle rassicurazioni.
-Visto?- chiese a Caillean, indicandole la scena. –Mamma ha cominciato. Orion non ne uscirà intero! Meglio che vada a salvarlo, che dici?-
-Ma no! Lascialo, se la cava da sé!- rise leggera l’altra, facendo sbuffare Eltanin.
-D’accordo, d’accordo! Sai, sono un po’ preoccupata per Rigel..Stavolta la McGranitt non la prenderà bene..-
Caillean la guardò perplessa.
-Chi è Rigel?- chiese.
-Oh. Sì. Già. Non credo che tu l’abbia mai conosciuta. È l’animale di Orion.- rispose Eltanin, sovrappensiero.
Caillean la guardò storto, arricciando il nasino delicato.
-Eltanin, se ha accettato il tuo Drago, un cavallo alato, una fenice, un lupo e un’idra, direi che non si farà grossi problemi..-
La bionda la guardò male.
-hai dimenticato la colomba. E comunque non è per questo.. è che Rigel è una pantera.- vedendo che l’altra continuava a fissarla dubbiosa, Eltanin continuò –E’ una predatrice. Non è Rastaban, che è enorme ma può rimpicciolire, e ha un suo proprio buon senso. I draghi ragionano, almeno il mio lo fa. E anche l’idra della piccola gemella. Non è nemmeno un tenero uccellino, o un animale da poter appioppare ad Hagrid con la certezza che si troverà  bene in un recinto. È un felino predatore, indipendente e cacciatore. Attacca, semplicemente. Ed è in sintonia solamente con Orion. Questo non piacerà alla McGranitt..-
Caillean rifletté per qualche minuto.
-Si, ma a questo punto ha convenuto che i vostri animali devono restarvi vicino, no? E non può escludere la pantera di Orion per questo.. sarebbe discriminante, e in più, tua madre rivolterebbe mari e monti!-
Eltanin sorrise, scompigliandole i capelli.
-Sei proprio furba per avere solo 13 anni, ragazzina!- tornò seria di colpo, riprendendo a trascinare la ragazza verso il gruppo. –La mia preoccupazione non è SE la McGranitt accetterà Rigel. È COME la accetterà.- sbuffò, lisciandosi i capelli perfetti. –Vieni, Raggiungiamo mia madre, vedo già le lacrime.-

**
 
-No! Ho detto di no!-
-Cara, sii ragionevole..-
-Non voglio essere ragionevole! È il mio bambino!-
Hermione Granger stava dando spettacolo, avvinghiata al figlio minore in partenza per Hogwarts.
-Non può andarsene! Anche lui no! Ha bisogno della sua mamma!-
-Va bene, Hermione, ha bisogno di te. Ma potrai aiutarlo a distanza, che ne dici?- tentò Draco, cercando di liberare il disgraziato figliolo dai tentacoli materni.
-No!-
-Mamma, mi soffochi così!- bisbigliò Orion, strozzato dalle forti braccia della donna.
-O per merlino! Scusami piccolo mio! Stai bene?- chiese, staccandosi e aggiustando la divisa al figlio.
-Sì mamma, a posto..-
-E allora lo vedi che hai ancora bisogno di me? Non ti lascio andare!- strillò lei tra le lacrime e i singhiozzi.
Draco si passò una mano sugli occhi, disperato. La stessa scena si era ripetuta per tutti i figli, ogni volta che prendevano l’espresso per la prima volta. Amava sua moglie e amava i suoi figli, ma a volte, aveva l’impressione che insieme, cercassero di ucciderlo con sottili tattiche psicologiche. Come lo sfiancarlo a morte. Guardò disperato verso la folla di ragazzi, cercando con lo sguardo la luce dei suoi occhi, la maggiore dei suoi figli. Quando la vide, il sollievo lo pervase.
-Nin! Ti prego dacci una mano! Altrimenti non partirete più!- la supplicò.
Lei sorrise, divertita e assieme rassegnata. Sapeva che sarebbe successo, era inevitabile. Si posizionò davanti alla madre, che la fissò con aria disperata, sempre artigliata al povero Orion.
-Mamma.-
-No!-
-Mamma, non facciamo altre scene, dai.- sbuffò allo sguardo di pura furia che la madre le rivolse. Hermione Granger era una leonessa, con i suoi figli, si sarebbe mangiata chiunque li toccasse.
-Mamma..- continuò, con voce calma –Lo sai che Orion deve partire. Però sai anche che io sarò lì a proteggerlo. Sempre.-
-Ma tu sei solo la sua sorellina!- berciò lei, singhiozzando.
-Mamma, ti giuro solennemente che scatenerò i miei fulmini e le mie tempeste addosso a chiunque osi sfiorare il tuo bambino. Arrostirò anche la preside, se necessario, promesso.- ridacchiò Eltanin cercando di staccare il ragazzo dall’abbraccio materno.
-Lo giuri?- chiese Hermione, improvvisamente seria.
-Te lo giuro, mamma.-
-Sento qualcosa di strano nell’aria, Eltanin.. Tu no?- chiese allora, asciugandosi una lacrima e facendo fuggire il figlio.
-Sì, l’ho avvertito. Ma per ora non è niente, puoi stare tranquilla. In ogni caso parlerò con la preside e terrò gli occhi aperti, va bene? Ora asciugati il viso, dai!-
Hermione rise, afferrando il fazzoletto di raso che la figlia le porgeva.
-Sono ridicola vero?-
-Ogni anno, mamma.- rispose quella.
-non so come mi puoi sopportare..-
-Perché tu ci ami così tanto, mamma.. Tanto che il tuo amore è la nostra forza, ogni giorno.-
-Oh Eltanin! Vieni qui, abbracciami, prima di partire!- Hermione strinse forte a sé la figlia, che ricambiò di buon grado.
-Ci vediamo a Natale!- le sussurrò all’orecchio –Intanto, prenditi cura dei tuoi fratelli. Conto su di te.-
-Certo mamma.-
 
***

Quando Hermione si guardò intorno, asciugandosi gli occhi per osservare i figli che caricavano i bauli sul treno, si accorse che anche Pansy aveva pianto parecchio.
Mentre la fissava divertita, quella sbottò strillando: -Cosa posso farci, quei tre mi prosciugano l’anima e quando se ne vanno si portano via anche il mio cuore!- disse, soffiandosi forte il naso.
Hermione, finalmente leggera, rise, seguita dal marito.
 
 *******************
 
I bauli erano stati caricati, gli addii ultimati, e i ragazzi si apprestavano a salire sull’espresso, tra grida di gioia e schiamazzi confusi.
Mentre, accalcandosi contro le porte scorrevoli del treno, le chiome rosse dei ragazzi Weasley si mischiavano a quelle nere e lisce degli Zabini, ai biondi ricci dei Nott e all’oro pallido dei Granger Malfoy, Eltanin strattonò Orion per la manica, tirandolo un attimo in disparte, prima di montare sul vagone.
Lui si fermò accanto a lei con un sorriso, tutti i fratelli rispettavano l’autorità della sorella maggiore, e soprattutto, tutti ne rispettavano l’opinione, quando decideva di esprimerla.
Così, Orion ascoltò.
Orion senti.-
-Dimmi, Nin.-
Eltanin sospirò, nessuno, a parte i suoi fratelli e sorelle, la chiamava in quel modo. Un’abitudine cominciata da Pegasus quando era piccolo, e ancora non sapeva parlare bene. Gli altri, dopo, si erano adeguati, e a lei non dispiaceva, finché era la sua famiglia a farlo.
-Volevo solo farti sapere che ci siamo noi, con te. Siamo una famiglia, anche a Hogwarts. se avrai bisogno, chiamaci, anzi chiama me. Accorrerò, davvero.- lo fissò negli occhi, per essere certa che avesse compreso. Aveva fatto il medesimo discorso a tutti e sei i suoi fratelli, e nessuno aveva dimostrato incertezze al riguardo.
Orion, difatti, sorrise sereno, rispondendole: -Lo so, Nin. Non ho paura.-
Eltanin sorrise in risposta e si avviò con il ragazzo verso le porte del treno, che già fischiava, guidandolo con un braccio sulle sue spalle.
 
**
 
-Nin! Nin! Qua!-
Eltanin si sentì chiamare appena mise piede sul treno, accompagnata da Orion.
Hydra faceva capolino con la testa da uno scompartimento pochi metri più avanti, agitando le braccia per farsi notare dalla sorella. Ringhiò di disappunto, quando la gemella Columba la afferrò per il colletto tirandola nuovamente dentro, e rimproverandola per i suoi modi rozzi con una vocina delicata.
La sorella maggiore rise, dirigendosi con il più piccolo vero di loro.
Sapeva chi avrebbe trovato e dove.
Nello scompartimento da cui si era sporta Hydra, tutti i suoi fratelli. In quello accanto, i tre Zabini, e parte dei Weasley, mentre nell’ultimo comparto si trovavano i malandrini, con l’eccezione dei gemelli diabolici, confinati nello scomparto Granger Malfoy, accompagnati dai Potter e dai Nott.
Nel primo settore, osservò Eltanin, Caillean, aveva già aperto un libro sulle ginocchia, e sorrideva serena, mentre Lirael osservava con aria annoiata il paesaggio che già scorreva fuori dal finestrino e Cassandra e Dominique discutevano animatamente sulle proprietà dei cosmetici babbani, interrogando Ginevra, e talvolta Molly, sugli ingredienti in essi contenuti. Galen guardava Dominique con aria afflitta, perennemente ignorato, ed ignorando i tentativi di Brian di instaurare una conversazione intelligente.
Accanto a loro, Luis, Roxy e Fred, già cercavano di coinvolgere James nell’ennesima loro marachella, mentre Lily protestava gridando ai quattro venti il suo disappunto e i due, piccoli Nott, cercavano di farsi ancora più piccoli.
Eltanin alzò un sopracciglio, perfetta imitazione di sua madre, e si diresse con Orion verso la direzione indicatale da Hydra.
Aprì la porta e ondeggiando si diresse verso il posto che i fratelli le avevano lasciato libero, accanto al finestrino. Fece accomodare Orion accanto a lei, onore che spettava ogni anno al fratello o alla sorella che iniziava la scuola.
Osservò i suoi familiari, seduti come sempre attorno a lei, sorridenti, in attesa di una sua parola. Ogni loro movimento, ogni loro atteggiamento, testimoniava il loro modo di essere.
Davanti a lei, Pegasus e Phoenix, seduti vicini, sorridenti, anzi sogghignanti. Agitavano in aria la bacchetta con gesti teatrali nella sua direzione, ululando sinistramente. Portavano la divisa sempre allo stesso modo, senza giacca, anche in inverno, la camicia perfetta, stropicciata ad arte e con le maniche arrotolate fino al gomito, i primi bottoni slacciati e la cravatta allentata alla perfezione. I pantaloni erano aderenti, le scarpe senza macchia. Quei due facevano sempre strage di cuori, e non gli interessava  minimamente.
Accanto a loro, Lupus, come sempre in silenzio, un libro posato sulle ginocchia e lo sguardo lontano. La divisa era perfetta, la cravatta perfettamente allacciata e la giacca elegantemente piegata sopra il libro. Lupus non era mai in disordine, e allo stesso tempo, non eccedeva mai.
Columba e Hydra sedevano una di fronte all’altra, lanciandosi sguardi minacciosi. Al contrario di Pegasus e Phoenix, le gemelle erano sempre in lite, per i più futili motivi. Columba incrociava le braccia linde sul petto, imbronciandosi delicatamente, la divisa perfetta, appena stirata, con la gonna che le scendeva sotto il ginocchio. I suoi capelli biondi erano raccolti in un’ordinata coda di cavallo, che ondeggiava seguendo i movimenti del treno. Al contrario, Hydra, con il volto che sembrava sporco di fuliggine, come le braccia e le mani (tanto che Eltanin si chiese dove diavolo si fosse cacciata nei pochi secondi in cui si erano perse di vista) guardava la sorella gemella agitandosi sul posto e strattonando la cravatta già stropicciata, come la camicia.
Eltanin sospirò, guardandola. Con lei aveva fallito su tutta la linea per quello che riguardava la grazia.
Orion, invece, accanto a lei, sembrava venire su meglio. I vestiti erano ordinati e senza pieghe, e anche privo della cravatta, doveva attendere lo smistamento per ottenerla, sembrava un piccolo principe.
Perfetto.
Davvero perfetto.
Vai con le chiacchere d’inizio anno!
Pensò Eltanin.
 


-Allora ragazzi.-
-Buongiorno Nin!-
Risposero quelli ad una voce, facendole alzare nuovamente il sopracciglio, questa volta con irritazione.
Phoenix ridacchiò.
-Ridi poco, gemello diabolico!- lo rimproverò lei. –Avete ancora intenzione di distruggere la scuola, quest’anno, tu e quell’altro a fianco a te?-
I due sghignazzarono, e annuirono, rivolgendole un sorriso convinto.
-Non pensateci nemmeno! Quest’anno non ho intenzione di spiegare ANCORA alle mie amiche perché i miei fratelli sono la peggiore sciagura mai abbattutasi su Hogwarts!- sbottò Columba, lasciando perdere per un attimo la lite con la sorella.
-Concordo.- sussurrò Lupus, lisciando la giacca.
-Anche io, per una volta.- aggiunse Hydra, guardandoli di traverso.
-Ma daaai!- Esclamarono in coro i gemelli, con un sorriso a trentadue denti. –Non siamo una sciagura! Siamo divertenti! E poi Rox ha già..-
-Alt!- li fermò Eltanin ridendo –Non state esagerando? Non ci siamo ancora a scuola!-
-Già, ma portarsi avanti è sempre un’ottima cosa!- disse Pegasus.
-Mai rimanere indietro con il lavoro!- insistette Phoenix. –Indovina chi ce lo ha insegnato?- chiese poi, ridacchiando.
-Scommetto che non ti riferivi proprio a questo, eh Nin?- domandò spavaldo Orion.
La maggiore si passò una mano sugli occhi, in un’ottima imitazione del padre, e scosse la testa.
-Orion, prometti che non seguirai mai e poi mai la strada della perdizione imboccata da queste due carogne!- pronunciò in tono solenne, con il viso atteggiato a una maschera di dolore.
Orion si adattò alla serietà della sorella, e alzando la mano destra, e portandosi la sinistra al cuore, disse in tono altrettanto drammatico: -Lo giuro!-
E l’intero scompartimento scoppiò a ridere.
-Va bene, va bene, ci arrendiamo! Siamo dei pessimi esempi! D’accordo?- sghignazzò Pegasus.
-Non v’era dubbio alcuno, mio Lord.- rispose Eltanin in tono compito, facendo di nuovo scoppiare tutti a ridere.
-E a proposito di cattivi esempi, avete già ricevuto gli inviti al Lumaclub?- chiese Eltanin –giuro, Lumacorno è un gran professore, ma dovrebbe piantarla con queste sciocchezze dei ritrovi per “celebrità”.-
-Quello che vuoi dire, Nin, è che dovrebbe piantarla di tallonare te, per i suoi ritrovi per “celebrità”!- ridacchiò Hydra.
Eltanin fece una smorfia, e scacciò il pensiero con un gesto della mano.
-Zitta simpaticona, che se non mi sbaglio vuole anche te! E pure tutti voi!- ribatté, indicando uno per uno i fratelli.
-Sì ma che noia! Cosa vuole da noi poi!- rispose Columba.
-E’ ovvio, no? Siamo i figli del mago e della strega più ricchi e potenti del mondo magico. Eltanin ha poteri straordinari, e ciascuno di noi, singolarmente, possiede doti molto particolari. Lumacorno è un collezionista, e ci vuole tutti, come farfalle infilzate da spilli.- disse Lupus.
Eltanin lo guardò con gli occhi sgranati. Era davvero raro che il ragazzo parlasse così a lungo davanti a tutti loro, certo, si confidava, ma mai di fronte alla fratellanza intera.
-Eh?- chiese stupita Hydra, sconcertata dal fiume di parole del fratello.
-Ma sì, l’unica cosa che Lumacorno aspetta, è che Eltanin faccia danzare i fulmini a una sua festa, Phoenix faccia comparire e scomparire Ankaa, Columba parli con un canarino e via dicendo. Merlino, sarebbe il suo passaporto per il ministero, in un impiego in cui il suo unico lavoro sarebbe sorridere!- si fermò, per riflettere qualche secondo. –Mi chiedo se forse quest’anno non dovremmo partecipare, un paio di volte. Potrebbe venire utile anche a noi..-
-Lupus..- mormorò stupefatta Eltanin, per poi riprendersi in fretta sotto il suo sguardo indagatore e balbettare una risposta adeguata. –Si.. sì.. cioè, potrebbe essere un’idea, cioè, credo sia il caso di discuterne quando arriverà l’invito per il primo party, no?- e sorrise per mascherare la confusione.
Gli altri annuirono meccanicamente, ancora meravigliati. Ma tutti sapevano che se Lupus parlava, allora quello che diceva era da tenere in considerazione, così si annotarono mentalmente di accettare le proposte future di Lumacorno.
Poiché il silenzio era calato sullo scompartimento, Eltanin pensò bene di interromperlo introducendo un nuovo argomento.
-Voi avete qualche idea su chi sarà il nuovo professore di Difesa? E gli altri? È cambiato qualcuno?-
-La McGranitt c’è di sicuro, chi la smuove, quella!- ridacchiò Pegasus.
-E la Coooman non sono ancora riusciti a cacciarla, ma quest’anno è tornato anche Fiorenzo, alleluja!- aggiunse Phoenix.
-Vector, per aritmanzia. Ruf, storia della magia. Pozioni, ovviamente Lumacorno. Cura delle creature magiche, Hagrid ma anche la Caporal, se le dividono.- Columba tirò un bel respiro. -Babbanologia, Seamus Finnigan. Era compagno di mamma e papà, sapete? Comincia quest’anno. Astronomia, ancora non si sa.. è cambiato. Ma io punto su Fiorenzo, era bravo! Antiche Rune, sempre la Babbling. Per Erbologia la Sprite, al solito, e Incantesimi sempre Vitious. Resta in sospeso proprio Difesa, credo che non lo sappia nemmeno la McGranitt!- terminò, in un risolino.
Hydra, grugnì –Ma come diavolo fai a sapere tutte queste cose??-
-Le chiedo a mamma e papà, ovvio!-
-Beh, io sono piuttosto curiosa di sapere chi sarà il nostro insegnante di difesa!- esclamò Eltanin allegra.
Orion rise. –Dì piuttosto che sei piuttosto curiosa di misurarti con lui o lei che sia! Da quello che mi hanno raccontato, per te è la sfida dell’anno!-
-Beh, si.. anche quello!- replicò lei, facendogli la linguaccia, e facendo ridere tutti.
-Dillo che ti diverti a umiliarli Nin!- rincarò la dose.
-Oh non saprei.. forse un pochino..- sorrise la ragazza. –Ora vieni qui, piccolo insolente e chiudi quella boccaccia da rana!- gridò, tirando il fratello verso di sé e facendolo strillare divertito.
-Basta, basta Nin, pietà!- ride lui.
-Solo perché sei tu!- rise lei, lasciandolo andare.
Il clan dei Granger Malfoy sorrideva rilassato, mentre il paesaggio scorreva veloce al finestrino. Quando erano tra loro, quando erano insieme, avevano l’impressione che nulla al mondo potesse disturbare quell’universo felice in cui vivevano.
Eppure, quel giorno, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, aveva un presentimento che non riusciva a spiegarsi.
-Ragazzi..-
-Dicci Nin..- la incoraggiò Phoenix, per una volta tranquillo.
-Stasera riunione, mi raccomando. Ci sono alcune cose davvero importanti di cui vorrei parlarvi. Non mancate, per nessun motivo al mondo.-
-Mai Nin. Sai che sono sacre.- rispose Pegasus.
-Certo.- confermò Columba.
-Sì- aggiunse Lupus.
-Sempre- rincarò Hydra.
-Eh?- chiese Orion.
Eltanin sorrise, il piccolo di casa ancora non era al corrente del rituale familiare che avevano inventato per dividere qualcosa anche lì a Hogwarts.
-Nulla Orion, te lo mostreremo dopo cena.-
-Ok..- fece lui, esitante.
Eltanin si crucciò per un attimo ancora.
-Un’altra cosa, ragazzi.-
-O Merlino, che c’è ora?- chiese roteando gli occhi Hydra.
-Fai la brava Hydra!- Sbottò irritata Eltanin –E’ qualcosa a cui penso da un paio di giorni.. Credo che quest’anno la McGranitt non la prenderà tanto alla leggera, con i nostri.. accompagnatori.-
Sei occhiate piene d’odio la fulminarono.
-Cosa vorresti dire?- le ringhiò contro Pegasus.
-Non starai parlando dei nostri animali, vero?- ruggì Hydra.
Eltanin fece un gesto imperioso, a fermare qualsiasi protesta.
-Calmatevi. Sì, sto proprio parlando dei nostri animali. E non sto dicendo che dovremo rimandarli a casa.- le fronti corrugate di sei ragazzi preoccupati si distesero. –Ma che quest’anno dovremo agire diversamente dal solito.-
Eltanin si crucciò, rivolgendo lo sguardo ai gemelli.
-Mi spiace ragazzi, ma quest’anno Ankaa e Markab non se ne potranno più svolazzare per i corridoi della scuola. Poniamo dei limiti, per quanto possibile!-
I due la guardarono malissimo.
-Ma.. ma Ankaa è una fenice! Lei fa quello che le pare, mica glielo dico io dove svolazzare!- intervenne Phoenix.
-No, ma puoi gentilmente suggerirle di non comparire in classe in una fiammata di fuoco bruciando i compiti di metà scolaresca. Sono certa che non le dispiacerà. D’altro canto non ama gli spazi chiusi. E se vuoi tenere il trespolo in camera, prego! Ma non terrorizzare nessuno! Sono stata chiara?- chiese, guardandolo con cipiglio severo.
-Cristallina.- rispose lui, di mala voglia.
-E Markab? Lui mica vola! Cioè vola, ma è un po’ più ingombrante di una fenice! E non brucia nulla, giuro, Nin, non fa male a nessuno!-
-E un cavallo volante, Pegasus. L’anno scorso ha morso due studenti, perché credeva fossero mele, si è divorato i miei compiti in classe, così come i libri di parecchi ragazzi di Serpeverde. Deve stare fuori dalla scuola, ci sono meravigliosi cortili all’esterno!- lo sgridò Eltanin.
-Ma Nin..-
-Niente Ma! Non riscriverò pergamene e pergamene di compito solo perché Makarb ha deciso che gli piace il sapore di quello che scrivo. Farai come ho detto. Ovviamente, Lupus, parlo anche per te. So che da molti meno problemi degli altri ma.. è comunque un lupo! Ti supplico, non lasciarlo più andare in giro da solo. Spaventa la gente. E non farlo mangiare davanti ad altri, almeno non la carne cruda, terrorizziamo le persone, così. E la McGranitt soprattutto. Capito?-
-Sì. Credo tu abbia ragione, Nin.-
-Grazie al cielo, qualcuno di buon senso!- esclamò la ragazza. –Ora. Columba, con te andiamo abbastanza sul sicuro. Phact è un uccellino tanto caro, una colombella adorabile, almeno quando non decide che qualcuno gli sta antipatico e lo bersaglia con la sua.. ehm. Beh diciamo che lo bersaglia. Evita questi episodi, e andrà bene, visto il suo bersaglio preferito è la nostra amata preside, d’accordo?-
Columba annuì, arrossendo.
-Hydra.- sospirò Eltanin. –Con Sherasiph potrebbe essere più complesso, vero? Direi che ha il tuo stesso carattere. L’anno scorso si è mangiata tre studenti di Grifondoro, solo perché a te stavano antipatici!- disse, guardandola con estrema severità, mentre i gemelli ridacchiavano. –Ok, non dico che se si mangiasse Lily non mi farebbe piacere, ma poi, farglieli risputare è un incubo! Davvero, Hydra! Sinceramente credo non sarebbe una pessima idea affidarla alle cure di Hagrid, almeno per un po’. Magari solo mentre sei a lezione, o durante il giorno.-
-Ma..-
-Ma un par di puffole, Hydra! Non la controlli, e lo sai. Non ti chiedo di separartene per sempre, solo di affidarla alle cure di Hagrid, o della Caporal, se preferisci, per un po’, così la McGranitt si addolcirà. D’accordo?-
-Va bene..- rispose la piccola, con le lacrime agli occhi.
-Orion, parliamo di Rigel.- riprese Eltanin. Sapeva che stava affrontando un argomento spinoso, e sapeva di aver imposto regole spiacevolissime a tutti i suoi fratelli. Ma non vedeva proprio come fare in altro modo, quest’anno. –Allora, tesoro, capisci che Rigel non è esattamente un gattino, vero?- chiese con la speranza che il ragazzo si mostrasse ragionevole.
-Certo. Ma insieme abbiamo imparato a mutarlo.- sorrise lui.
Eltanin sgranò gli occhi.
-Cosa??-
-Ma sì, quello che fai tu con Rastaban. Se lui da Drago diventa serpente, Rigel da pantera diventa un gatto. Però è difficile, non posso farlo sempre ne mantenere quell’aspetto a lungo. Anche perché i suoi istinti si risvegliano comunque.- rifletté ad alta voce.
-Ma è perfetto, Orion!- esclamò Eltanin. –Non deve esserlo sempre, deve solo dimostrare alla preside che può restare sotto controllo!- disse abbracciandolo. –Rastaban può rimanere serpente a lungo e al contempo restare cosciente di sé stesso perché è parte delle sue caratteristiche di Drago. Ma riuscirci, anche per pochi momenti, con la tua pantera, è magnifico! Sono fiera di te!- la ragazza strinse forte il fratellino, pensando che iniziava proprio bene, come anno.
-Ma che cavolo! Perché lui sì e noi no? Anche noi vogliamo un abbraccio!- protestò un gemello.
-Lui se lo merita, voi, invece, e intendo voi due specificatamente, meritate la lapidazione all’istante.- disse fredda Eltanin, staccandosi da Orion.
-Grazie!- dissero in coro i due.


**
 
-Eltanin!!!-
Una testa rossa sbucò nello scompartimento, facendo voltare tutto il clan.
-Lily.- sospirò rassegnata quella.
-Sbrigati, sbrigati! Tra poco arriviamo! Oh ma tu hai già la divisa! Come vorrei essere previdente come te! Ma non hai le spille! Non eri prefetto? Credo che tu le debba indossare..che emozione, il nostro ultimo anno, dai avanti, indossa tutto, tra poco..-
-Lily! Ho capito, mi preparo. Ora esci, riunione di famiglia.- rispose secca Eltanin, sempre sorridendo.
-Oh! Ma certo, ci manca solo! Non volevo disturbarti, non sia mai! Fate una bella riunione, e mi racc..-
-Lily!-
-Ciao!-
E la testa rossa sparì, defilandosi nel proprio scompartimento.
-Wahwahwahwah! Oh Nin! Vedervi insieme è sempre stupendo!- ridacchiarono i suoi fratelli, quando la porta si fu chiusa alle spalle della Potter.
-Sì, uno spasso.- rispose lei. –Avanti, ragazzi, finiamo di prepararci, la farfallina aveva ragione, siamo quasi arrivati.-
E detto questo cominciò ad appuntarsi sul petto le varie spille. Quella da prefetto, da caposcuola, da capitano della squadra di quidditch.
In più, come tutti i suoi fratelli, la spilla che la identificava come membro del Clan Granger Malfoy: un piccolo rubino intagliato a formare una rosa, dal quale partivano le iniziali GM, il loro simbolo da sempre. Anche la Granger Malfoy Corporation aveva lo stesso emblema.
-Pronti?- chiese.
-Pronti.- risposero sei voci in coro.
 
***************
 
Come ogni anno, la vista di Hogwarts, appena uscita dal treno, la lasciava senza fiato.
Il lago, il castello, il tramonto.
E come ogni anno, mancava solo una cosa.
Quando tutta la famiglia fu scesa, e i Weasley, gli Zabini e i Nott con loro, Phoenix le diede di gomito.
-Allora Nin? Anche quest’anno?-
-Sempre, Phoenix, sempre.- sospirò. –Venite qui, faccio in modo che arriviate asciutti.-
Passò la mano sopra la testa di ciascuno di loro, fratello, Weasley, Zabini o Nott che fosse.
-Perché Nin?- chiese Orion. –Il cielo è sereno..- e si interruppe subito. Se il cielo era sereno ma sua sorella li rendeva “impermeabili”, allora qualcosa stava per succedere.
Mentre il Clan faceva cerchio intorno a lei, per darle spazio e, soprattutto, per guardarla bene, Eltanin si posizionò comoda, in piedi, al centro. Le braccia spalancate, pian piano venivano portate verso l’alto. Il suo sorriso, prima spento, si apriva sempre più, mentre lei avvertiva l’elettricità crescere nell’aria.
Avrebbe potuto chiamare la pioggia schioccando le dita, ma in quel modo, si sarebbe persa parte del divertimento.
Voleva sentire l’elettricità dei lampi attraversare il suo corpo, i fulmini giocare sulle sue mani, tra le sue dita. Voleva vederne la luce azzurrina brillare attorno a sé. Voleva sentire le prime gocce di pioggia scivolarle sul viso, dapprima lente, fino a diventare un torrente d’acqua. Voleva assaporare il venticello leggero trasformarsi in una bufera, avvolgerla e scaldarla, per poi correre via, verso le nuvole. Voleva ascoltare i tuoni lontani farsi vicini e amarla, amarla tanto da annunciarle l’arrivo della sua tempesta.
Eltanin amava la tempesta, e amava scatenarla.
Soprattutto il primo giorno di scuola, prima di accedere al castello.
I suoi fratelli ridevano, intorno a lei, mentre i fulmini cadevano e si schiantavano a pochi centimetri da lei e da loro, sicuri e in salvo, perché nessun fenomeno atmosferico avrebbe mai nuociuto loro, quando Eltanin poteva controllarli tutti.
I suoi fratelli ridevano, girando di corsa intorno a lei, con le teste rovesciate, ed Eltanin rideva anch’essa, esaltata, emozionata, satura di potere.
-Rastaban!- gridò.
E all’improvviso, quando un lampo squarciò il cielo, un enorme drago nero apparve sopra di lei, che tendeva le braccia, come ad accoglierlo.
-Rastaban! Mio Rastaban, adorato! Ogni tuono, ogni fulmine, ogni singola goccia di pioggia.. è tutto per noi! Rastaban vieni da me!- gridò, in estasi.
Il drago si volse, fiondandosi in picchiata verso Eltanin, che rideva felice.
Gli altri alunni, quelli del primo anno almeno, i quali non avevano mai visto una scena simile con la manifestazione dei poteri della ragazza, rabbrividirono terrorizzati, mentre gli altri rimasero a fissare la scena affascinati, sapendo bene come si sarebbe svolta, eppure comunque appassionati dalla cosa.
Rastaban stava ancora scendendo a tutta velocità verso Eltanin, che aveva alzato un braccio come a volerlo accogliere. La tempesta si scatenava, dando il suo meglio in fulmini, vento e tuoni, quando infine, il drago fu a pochi millimetri dalla mano della ragazza, e agli occhi di tutti, parve scomparire, mentre lei tirava giù di scatto il braccio.
Ricolma di felicità, potere, ed estasi, Eltanin alzò nuovamente il braccio, ridendo e mostrando alla folla un lungo serpente nero attorcigliato lungo l’arto, che alzò il capo spalancando le fauci, prima di spostarsi più comodamente sulle spalle della padroncina, avvolgendosi solo in parte alle sue braccia.
Ai fianchi dei fratelli che la circondavano, intanto, erano apparsi una fenice di fiamme, un cavallo alato di un intenso blu, un lupo dalla pelliccia bianca, una colomba dalla voce incantevole, un mostro leggendario chiamato Idra, e una pantera dalla pelliccia più scura della notte.
La maggiore del Clan prese il fratello minore per mano, portandolo al centro del cerchio con lei.
-Orion.- sospirò, sorridendo. –Qui, dobbiamo separarci, per qualche momento. Hagrid ti guiderà, con la barca, noi ti aspetteremo al castello, in sala grande. Il Clan ti ama, Orion, qualsiasi sia la strada che sceglierai, ricordalo, piccolo.-
I fulmini e i tuoni incoronavano la ragazza, mentre baciava il fratello e lo conduceva per mano dagli altri perché ricevesse il saluto di tutti i fratelli. La pioggia battente aprì loro un sentiero asciutto quando lo condusse per mano verso Hagrid e le barche illuminate, affidandolo a un destino più grande persino della tempesta.

 
Eltanin sorrise al mezzogigante, consegnandogli la mano di Orion.
-Mi sa proprio che non ce la facevi eh Eltanin? Ci dovevi far piovere anche quest’anno! Ma io mi sono attrezzato oggi guardaci!- disse l’uomo, indicando le barche piene di ombrelli. –Ti conosco, donna tempesta!- rise lui, poi si chinò verso il ragazzo. –E tu? Ci devi essere Orion! Quanto tempo che non ti vedo! La tua mamma mi ha detto che venivi sai? Io sono uno dei tuoi padrini, sai?- chiese, gonfiando il petto.
Eltanin represse un sorriso, mentre Orion sorrise liberamente.
-Oh, lo so signore. Mamma mi racconta spesso delle vostre avventure.- rispose, facendo diventare rosso Hagrid.
-Sì, sì.. beh.. Ora è meglio che ci muoviamo.. ecco, sì. Andiamo, ecco.- si rivolse alla folla di ragazzini dietro di lui. –Primo anno! Con me! Alle barche!- strillò. –Ciao Eltanin, ci vediamo dentro!- le disse, facendole l’occhiolino.
-Certo, professore.- rispose lei, avviandosi verso le carrozze.
 
**** 

Il viaggio in carrozza fu velocissimo, ed anche asciutto, grazie alla magia di Eltanin, ed al contrario degli altri studenti, in gran parte imbronciati per la tempesta.
Certo, avevano apprezzato l’incantesimo di Eltanin, ma non particolarmente le conseguenze. Quelle erano, come dire.. bagnate.
Arrivati al castello, anche i membri del clan si divisero. Ciascuno voleva recuperare le proprie amicizie, adempiere ai propri doveri, sistemare i propri animali.
I gemelli diabolici corsero vicino a Fred, Roxy e Luis, mentre Lupus raggiungeva Caillean, per scambiarsi i libri. Hydra e Columba, invece, corsero subito verso Lorcan e Lysander, che arrossirono solo a vederle, mormorando un ciao in contemporanea. Eltanin, invece, si allontanò per comportarsi, come il protocollo voleva, come prefetto e caposcuola, almeno il primo giorno.
Anche entrati in sala grande, i sei fratelli non fecero molto caso l’uno all’altro, e rimasero divisi così com’erano, in posizioni strategiche per comunicare con gli amici alle tavolate delle altre case.
Solo, prestavano continua attenzione alle porte d’ingresso, in ansia per l’inizio dello smistamento.


 
Finalmente, la McGranitt fece entrare i nuovi alunni, una massa di ragazzini undicenni ansiosi e agitati, che non riuscivano a stare fermi. Anche in quel parapiglia. Eltanin poteva riconoscere il fratello, Orion era calmo come sempre, sereno e sorridente, quasi pacifico. Gli occhi di tutto il Clan erano puntati su di lui, erano tutti curiosi.
Gazza entrò quindi con uno sgabello a tre gambe, dove adagiò il famoso e noto capello a cono, sempre più sdrucito. Un taglio di aprì lungo di esso, e la familiare voce intonò la filastrocca di benvenuto a vantaggio dei nuovi arrivati.
 
Cari alunni, cari alunne, professori di questa scuola ammirata,
un anno difficile alle porte nostre ancora si presenta,
ancora una volta, ascoltate questa mia supplica accorata,
Credete a questa mia filastrocca, che nuovamente si fa attenta!
Quest’anno ricordate quel che dico
Uniti restate e sempre credete
Nelle profezie, nel valore di un amico
Nella conoscenza, nella tempesta, nelle ore liete,
In fratelli e sorelle, del sangue il legame
Riconoscete sempre senza mai scordare
Che l’amore è ciò che annulla le brame.
Ma orsù’, senza più indugiare,
per voi, giovani studenti della scuola, le quattro case,
quale sarà la giusta collocazione, per voi, la giusta base?
Grifondoro, forse, di rosso ed oro dipinta,
arditi e coraggiosi di cuore vi hanno trovato posto,
è la casa dove l’impulsività è in avanti sospinta,
e l’onore coll’orgoglio alla chiamata han risposto.
O forse è Tassorosso la vostra casa,
amici fedeli vi troverete,
lealtà, che la pazienza sposa,
e lavorare molto è piacevole, credete.
Sarà magari Corvonero la vostra dimora?
Intelletto e acume, ragione e sapienza,
questi ragazzi son svegli, e lo han mostrato finora!
Han la risposta pronta, e piena efficienza!
Chissà, invece potrebbe essere Serpeverde, lo sai?
In questa casa sono scaltri, furbi e astuti,
Ma scoprirai gli amici più fedeli che potrai trovare mai,
l’ambizione e l’onore, qui son sempre piaciuti.
Quindi fidati di me, il tuo cappello preferito,
so io dove farti finire, senza sbagliare!
Non esitare, quando ti chiamo, io ti ho avvertito,
corri dai tuoi nuovi amici e comincia a sognare!

 
Dopo la filastrocca, lo smistamento cominciò, lasciando Eltanin un po’ impensierita dalle prime frasi del cappello parlante.
Un anno difficile..
Restare uniti e il valore del sangue, fratelli e sorelle..
Profezie..
Merda! C’avrei giurato!
Sapeva che quell’anno qualcosa sarebbe andato storto, il cappello non aveva fatto altro che confermarglielo. Ma perché si chiedeva.
Che cosa, di preciso sarebbe accaduto?
Le sue riflessioni vennero bruscamente interrotte dalla voce secca della McGranitt che scandiva il nome di suo fratello.
-Orion Granger Malfoy!-
Eltanin, come gli altri cinque fratelli e sorelle, volse di scatto la testa verso il palco, per guardare il grande momento di Orion.
Questi, sorrise alla preside, che parve sciogliersi, e procedette con grazia verso lo sgabello, dove la professoressa gli appoggiò il cappello sulla testa.
 
Un altro Granger Malfoy!
Ma quanti siete..
Che bellezza, ogni anno uno o due!
Spero che tu abbia capito quello ho detto prima Orion..
Ma mi raccomando, ricorda a tua sorella di rifletterci, stasera.
È molto importante, per tutti noi.
Ovviamente, so benissimo dove devi andare.
SERPEVERDE!
 
Strillò il cappello ad alta voce.
Come per tutto il clan, anche per Orion la destinazione era scontata.
L’intera tavolata si alzò in piedi ad applaudire, orgogliosa di avere un altro Granger Malfoy in casa.
Anche parecchi altri, da altre tavolate, applaudirono. James e Luis, dal tavolo di Grifondoro, addirittura salirono sulle panche battendo i piedi e fischiando a due dita, mentre Roxy gridava sconcezze.
Il clan, invece, si alzò delicatamente in piedi, applaudendo con grazia, mentre Eltanin, che era la maggiore, spalancava le braccia per accogliere il nuovo arrivato in un abbraccio.
Fece sedere Orion accanto a sé, onore che non era concesso molto liberamente, e più tardi, quando il banchetto fosse arrivato a tavola, l’avrebbe servito dal suo piatto.
Piccoli rituali, per far sentire importante ciascuno dei membri della famiglia.
Eltanin ne riconosceva l’importanza da quando aveva dovuto affrontare il primo anno, il primo smistamento, da sola, senza parlare con nessuno, sentendo la mancanza della sua famiglia.
L’anno dopo, all’arrivo di Pegasus e Phoenix, non aveva permesso che i due provassero le stesse orribili sensazioni, e aveva cominciato con i riti di famiglia, la tempesta il primo giorno, l’abbraccio, il piatto in comune, le riunioni.
Per farli sentire a casa. E in effetti, funzionava.
 


La McGranitt si schiarì la gola, prima di pronunciare un incanto sonorus che l’avrebbe resa udibile in tutta la sala.
-Ragazzi.. Ragazze.. Benvenuti e bentornati a Hogwarts!- esclamò. –Prima di lasciarvi avventare sulla cena, alcuni annunci. Prima di tutto, i vostri nuovi insegnanti. Come potete notare, è di nuovo con noi la Professoressa Caporal, che si alternerà con il Professor Hagrid nelle lezioni di Cura delle creature magiche. Per Babbanologia, quest’anno abbiamo un nuovo arrivato, il professor Seamus Finnigan, stimato ex alunno di questa scuola, nonché eroe della seconda guerra magica. Un applauso, prego!- attese  che gli applausi terminassero e riprese il discorso. – le lezioni di Divinazioni saranno divise tra la professoressa Cooman e Fiorenzo, che al momento non è presente. Quelle di astronomia, invece, saranno appannaggio riservato di Fiorenzo, espertissimo, in materia. Per Difesa contro le arti oscure, io e il Professor Silente, dal suo quadro, ovvio, abbiamo elaborato un piano d’insegnamento molto particolare, che vi sarà rivelato solamente il primo giorno di lezione. Per ora sappiate solamente che non vi sarà un solo insegnante ma molti.-
Fece una pausa, fulminando gli studenti, che avevano cominciato a bisbigliare tra loro.
-INOLTRE!-alzò la voce per fasi sentire –Vorrei fare alcuni annunci. I permessi per gli animali al fuori del regolamento scolastico verranno rilasciati domani. Signorina Granger Malfoy, la aspetto nel mio ufficio alle 8.00 precise!- sibilò, mentre Eltanin annuiva in risposta, obbediente. –I nuovi prefetti si facciano istruire da chi riveste l’incarico da un po’. I nuovi capiscuola sono Eltanin Narcissa Granger Malfoy, Serpeverde, e Max Carpenter, Corvonero. Fate riferimento a loro per ogni dubbio. I capitani delle squadre di quidditch: Serpeverde, Eltanin Narcissa Granger Malfoy. Grifondoro: Beth Missith. Tassorosso: Brian Weasley. Corvonero: Henry Thomas. Capitani, avete una settimana per fissare e fare le audizioni per le vostre squadre. Buona fortuna. Ed ora! Buon  appetito!- batté le mani due volte, e un succulento banchetto apparve davanti agli studenti.

***
 
Eltanin tirò un sospiro di sollievo, quando la preside smise di parlare e fece comparire le cibarie.
Non che la trovasse noiosa, intendiamoci, ma ogni volta qualcosa dentro di lei fremeva, come se credesse fermamente che l’avrebbe rimproverata davanti a tutti.
Cosa che in effetti, quel giorno era successa, circa.
Orion, accanto a lei sorrideva, felice, ed Eltanin non voleva deluderlo, così riempì il piatto delle sue pietanze preferite, colmò il suo boccale di burrobirra e quello del fratello di succo di zucca.
Quando ebbero finito di divorare ogni prelibatezza proposta, fino alle ultime briciole di torta di melassa e all’ultima goccia di succo, la sala era piena di ragazzi satolli che stavano per alzarsi e dirigersi verso i rispettivi dormitori, o che lo avevano già fatto. Così, la ragazza fece un cenno ai fratelli.
Era ora di ritirarsi, e come ogni anno, lo avrebbe fatto insieme, mostrando a tutti gli studenti, nuovi arrivati e veterani, chi era davvero il Clan Granger Malfoy.
Eltanin si alzò per prima, trascinando con sé anche il fratello minore, che la seguiva incantato.
Dopo di lei, Pegasus e Phoenix, seri in volto. Poi, in ordine, Lupus, Columba e Hydra.
Tutto il resto della tavolata rimase seduto, ad osservare, così come le altre case. Quei pochi ragazzini che provarono ad alzarsi per seguirli furono subito bloccati dai loro compagni più anziani, che bisbigliarono loro: -Sta giù! È il Clan, non è roba per te! Guarda e zitto!-
Eltanin chiuse gli occhi, intonando una melodia a labbra dischiuse, ondeggiando su sé stessa. Le sue mani mostravano nuovi fulmini, mentre si scostava dalla tavolata, seguita dai fratelli, in ordine di età.
Dietro di lei, i gemelli cominciarono a cantare con un tono leggermente più basso, oscillando allo stesso ritmo della ragazza. Lupus subito dietro, con la voce più simile ad un ruggito che ad una voce umana. Hydra e Columba, contrasto e contralto, seguivano il gruppo tenendosi le mani, le teste vicine. Orion chiudeva la fila, con la voce profonda, che pareva scavare nell’anima altrui.
Eltanin alzò le braccia, mostrando i fulmini tra le dita, e aumentando il tono di voce.
Lei guidava, e il Clan seguiva.
Uscirono dalla sala grande, percorrendo nel silenzio assoluto i corridoi, nemmeno Pix osava infastidirli.
Si ritrovarono davanti all’ingresso dei sotterranei, la sala comune di Serpeverde, ancora avvolti da quella specie di trance in cui cadevano un po’ di più ad ogni nota che cantavano.
Davanti all’ingresso, Eltanin abbassò le braccia, e socchiuse gli occhi, sbattendo le palpebre.
-Siamo arrivati- disse.
-Parola d’ordine?- chiese Pegasus.
-Unione.-
Le porte si spalancarono davanti a loro, rivelando una sala già piena di gente, i Serpeverde non erano particolarmente portati per il sociale, ma estremamente territoriali, e portati all’adorazione di chi reputavano potente. Come il Clan, ad esempio.
I sette fecero il loro ingresso compatti, camminando uniti, le bionde chiome ondeggianti e gli occhi tempestosi fissi davanti a loro.
Al centro della sala scura si fermarono per guardarsi intorno.
Eltanin sentì i loro compagni bisbigliare concitati, per poi defilarsi a una sua occhiata.
Perfetto, avevano bisogno di spazio e intimità, per quella riunione. C’erano cose che non voleva far sapere ancora a nessuno, al di fuori della famiglia. Prima, era necessario consultarsi, capire cosa il clan pensava, cosa voleva.
Per sicurezza, una volta che tutti e sette furono sprofondati sui divani e sulle poltrone accanto al camino, la ragazza gettò un Muffliato su tutti loro.
Phoenix e Pegasus, come sempre, non riuscirono a mantenere il silenzio per più di pochi secondi, e scoppiarono a ridere.
-Certo che non ti sei proprio contenuta, quest’anno eh Nin?- chiese uno.
-Dobbiamo stare buoni, dicevi.. eh certo, se tu lanci fulmini in sala grande!- aggiunse l’altro.
E continuarono a ridere, provocando uno scompisciarsi generale mentre la ragazza si crucciava, irritata.
-Oh, ma tacete, una buona volta! Devo ricordarvi forse che questo è il mio ultimo anno? Se non mi diverto un po’ adesso..-
-Dicono tutti così!- la accusò sghignazzando una delle gemelle.
-Oh basta, insomma! Orion si starà ancora chiedendo perché diavolo non l’abbiamo lasciato andare a dormire..- sbottò Eltanin, ormai estremamente seccata.
-Presto detto, fratellino. Eltanin ha indetto le “assemblee di famiglia” al secondo anno, e da allora, ogni sera, almeno per qualche minuto e non importa l’ora, ci troviamo per fare due chiacchere, discutendo di argomenti più o meno importanti.- trillò Columba, come se stesse ripetendo a memoria una lezione.
Eltanin sospirò, con un sorriso.
-Esatto, sorellina. Ma il motivo fondamentale per cui ci ritroviamo, è per non perdere il senso della parola famiglia. Per continuare a sapere, nell’animo, che noi siamo Granger Malfoy, anche quando siamo lontani da casa. E, ovviamente, per parlare dei nostri problemi, che ad oggi, e vorrei farvi notare che siamo solo al primo giorno, anzi nemmeno, sono diversi.- la ragazza fulminò con gli occhi tutti i presenti, mentre cercava di sciogliere con le dita almeno qualcuno dei nodi in cui sembravano intrecciarsi sempre più i suoi capelli..
Hydra e Columba si avvicinarono, con gli occhi che brillavano. Come gli altri, adoravano la sorella, e in quanto femmine, amavano la sua lunga chioma, almeno quanto amavano acconciargliela, ma Eltanin no lo permetteva spesso.
Quella sera, però, con un sorriso la ragazza porse loro la spazzola che aveva appena materializzato, e si voltò quel tanto che bastava alle piccole per districarle i capelli.
-Ma fate attenzione a quello che dico, d’accordo?- chiese loro.
-Certo, Nin!- esclamarono in coro. Pettinare Eltanin era una delle poche cose che non faceva litigare le gemelle.
Poi Eltanin tornò a guardare il resto della “truppa”.
-Per prima, cosa, complimenti, piccolo Orion. Per lo smistamento, l’ingresso a Hogwarts e tutto il resto. Ci rendi fieri di te ogni giorno.- disse al fratello
-Grazie Nin.- sussurrò quello, imbarazzato.
-Ora, volevo avvertirvi che ho prenotato il campo da quidditch per un’ora ogni mattina, dalle 7.00 alle 8.00, per una settimana, perché possiate allenarvi in vista delle selezioni. Solo perché sono il capitano non c’è motivo perché io non debba scegliere qualcuno che si dimostri migliore di voi.- sibilò, socchiudendo gli occhi. Non era mai stata clemente con chi si dimostrava pigro e batteva la fiacca, ed era contro qualsiasi forma di nepotismo, anche se desiderava ardentemente giocare con una squadra composta dal Clan al completo. –Le selezioni saranno tra una settimana esatta, e voglio sottolineare che il campo sarà aperto agli allenamenti vostri come a quelli di chiunque, a Serpeverde. L’avviso è in bacheca da poco dopo la cena. Quindi, datevi una mossa, domattina non ammetto ritardatari. Columba, Hydra.- si rivolse Eltanin sbirciando le due, che smisero per un attimo il movimento ondulatorio delle spazzole per guardarla. –Quest’anno mi aspetto che giochiate anche voi, non avete scuse.- entrambe annuirono con fare enfatico, felici della proposta. –Voi due, con Lupus, farete le selezioni per il ruolo di cacciatori. Insieme, non avrete rivali. I gemelli, ovviamente, battitori.- disse, guardandoli storto. –Ma per l’amor di merlino, niente ossa rotta, se ci riusciamo, quest’anno, ok?- chiese con una mano sugli occhi.
-Ma ceeerto!- risposero i due in coro. Con un po’ troppo entusiasmo, forse.
-Io sarò Portiere..-
Sei volti la guardarono allucinati, e una delle gemelle le tirò per sbaglio una ciocca di capelli.
-Coosa? Portiere? Perché non cercatore? Dove lo troviamo un altro cercatore bravo come te?- balbettò Pegasus, mentre Phoenix annuiva disperato.
-Mi sembrava ovvio. Orion, sarà il nostro cercatore.-
Il suddetto Orion, si voltò di scatto verso di lei, mentre gli altri si rilassavano visibilmente. Il piccolo della famiglia era un genio sulla scopa.
-Ma.. Ma Nin! Io sono al primo anno, non posso! Non mi faranno giocare!- disse, confuso.
-Oh, io scommetto di sì. Domani devo comunque andare a parlare con la McGranitt, e le chiederò anche il permesso per farti partecipare alle audizioni. E non ti preoccupare, lo concederà.-
-Come mai ne sei così sicura?- domandò Lupus, tranquillo.
-Perché altrimenti verrebbe citata per discriminazione. Ma non vi preoccupate, ci penserò io.- poi Eltanin si fece seria. –E qui arriviamo agli altri due problemi spinosi..- mormorò a mezza voce.
Di nuovo, sei paia d’occhi si volsero verso i suoi, con un luccichio attento.
-Come vi avevo già avvertito in treno, sembra che la McGranitt non pabbia preso granchè bene l’arrivo dell’ennesimo animale “fuori dal regolamento”. –
Sei persone sbuffarono, una dopo l’altra, ed Eltanin sospirò.
-Lo so, ragazzi, lo so. È spiacevole. Ma le cose stanno così.- continuò lei. –Domani, quando andrò nell’ufficio della preside, voglio essere certa che i vostri compagni siano sotto controllo proprio come vi ho chiesto. Porrò dei limiti anche alle richieste su questo non ci sono dubbi. Almeno l’influenza dei nostri genitori, nonché l’ottimo rendimento scolastico e la perfetta condotta di alcuni di noi..- e così dicendo fulminò con gli occhi i gemelli, che assunsero un’espressione innocente –Come dicevo, almeno tutto ciò ci aiuterà, e al massimo potrò sempre minacciare la McGranitt di trasferirmi, o lasciare la scuola. Non lo sopporterebbe mai. In ogni caso, domattina voglio vedere Markab e Sherasiph da Hagrid, Rigel diventare un tenero micetto, e se mai Ankaa dovesse bruciare qualcosa, non ci sarà lacrima tenga. E tu, Lupus, tieni Rayet sotto chiave, non lo voglio vedere a tavola per pranzo, domani!- guardò con aria minacciosa tutti i suoi fratelli, inducendoli ad annuire contriti, ed ad abbassare lo sguardo, seppur con rammarico.
-su ragazzi.. non per molto, almeno una settimana, perché la megera si abitui all’idea e ci sbatta tutti fuori..-
Qualche sorriso ricomparve sui volti attorno a lei, e la provocò inducendola a sorridere a sua volta.
-Bene. Visto che siamo d’accordo..- e qui si interruppe, vedendo le occhiate ostili che le venivano rivolte. –Diciamo circa d’accordo. Volevo aggiungere, che forse, come diceva Lupus stamattina, è il caso di cominciare ad assecondare il nostro direttore di casa. È arrivato il momento di ingraziarsi Horace Lumacorno, una volta per tutte, dopodiché farà lui il lavoro sporco al posto nostro. E avremo poco da litigare con la McGranitt. Che ne dite?-
Un coro di ovazioni accolse la proposta, interrotte solamente dai gemelli che si immobilizzarono per qualche secondo con una faccia schifata.
-Ma questo vuol dire che dovremo partecipare alle feste!-
-E comportarci bene vestendoci eleganti!-
-Bleah!- urlarono in coro.
Eltanin rise, divertita.
-Non preoccupatevi, quello che Lumacorno si aspetta da voi sono proprio gli scherzi più spettacolari e colorati che possiate inventare. Rallegratevi!-
Hydra e Columba ridacchiarono, divertite dalla reazione dei fratelli, e continuarono a lisciare i lunghi capelli di Eltanin, quando lei riprese a parlare.
-Ora qualcosa di davvero importante, ragazzi. Gemelline, per favore, sedetevi qui, accanto a me. Ascoltate bene tutti.- fece una pausa, non sapeva come cominciare, senza farla sembrare una cosa folle. –Avete ascoltato il cappello, oggi?- chiese infine.
Gli altri annuirono, confusi.
-Sì, Nin, hai ragione.- disse Lupus, facendosi scuro in volto.
I gemelli e le gemelle li guardavano confusi, facendo saettare lo sguardo da lei a lui, mentre Orion si faceva serio.
-Nin..-disse a bassa voce.
Lei lo guardò, preoccupata.
-A me il cappello ha detto qualcosa di specifico..-
Eltanin sussultò.
-Mi ha detto.. ha detto le solite cose, che mi riconosceva, che sapeva dove mettermi. Ma ha detto anche che sperava avessi compreso le sue parole, e che dovevo pregarti di rifletterci, perché sarebbe stato importante per tutti.- concluse, la voce bassa e modulata.
Ci fu un momento di silenzio, mentre ciascuno ripensava alla filastrocca dello smistamento.
-E allora? Cosa volete che sia! Quel cappello ha sempre qualcosa da dire, ogni anno! Non era niente di che..- provò a sdrammatizzare Pegasus, senza grande successo.
-E’ dall’ultimo anno prima della scomparsa di Voldemort che il cappello non da un avvertimento simile. O dice una parola meno gradevole di “virtù” e “uguaglianza”.- disse cupamente Lupus, accarezzando la copertina del libro di storia di Hogwarts che teneva sulle gambe. –Non è un buon segno.- ripetè, scuotendo la testa.
-No, Lupus, hai ragione.- gli rispose Eltanin, seria. –E’ un pessimo segno. E dovremmo aggiungere, a questo pessimo segno, altri pessimi segni. Anzi, presagi, a voler essere precisi.- mormorò.
Eltanin si rannicchiò sulla poltrona, accarezzandosi  i capelli e lasciando vagare lo sguardo nel vuoto per un attimo.
-Nei giorni prima della partenza, quando eravamo al Manor, Boudicca è venuta spesso a trovarmi, sia nei sogni, che alla spiaggia.- fece una pausa, osservando gli altri che la scrutavano attenzione. Boudicca era il loro spirito protettore, e nessuno di loro lasciava passare una sua visita senza rifletterci sopra. Vero, lei visitava Eltanin molto più frequentemente degli altri sei, e si era occupata di gran parte della sua istruzione, ma tutti loro, nessuno escluso, le erano debitori, le dovevano la loro stessa vita.
In contemporanea, presero a tormentarsi la sottile catenella d’oro che Boudicca aveva donato loro ancor prima che nascessero.
-Non mi ha detto nulla di particolare, non ha fatto profezie. Ma era agitata, e il suo modo di parlare era strano.- sorrise. –Più del solito. Credo che volesse dirmi qualcosa, avvertirmi, ma non potesse farlo. Sapete per qualche regola del cavolo che rende tutto più difficile.- Eltanin sbuffò, contrariata dalla cosa.
–In ogni caso,- riprese –Credo che anche lei sappia che qualcosa sta per accadere. In più, è da quando siamo tornati dal monastero con mamma che sento qualcosa agitarsi nel mondo. Me lo sento dentro, io SO, che quest’anno qualcosa accadrà, che equilibri che non sono tali rivolteranno il mondo magico. C’è un grosso pericolo, nell’aria, lo sento vibrare.- rabbrividì, al pensiero. –Anche mamma, ha detto lo stesso, prima di lasciarmi salire sul treno.  E, se lo sente anche lei, è reale. Lo sapete.-
Attorno a lei, sei volti si contrassero in smorfie rassegnate.
Hermione Granger poteva fiutare un pericolo per i suoi figli da distanze incredibili, sia in termini di tempo che di spazio. Quindi, se diceva che qualcosa li minacciava, non poteva essere altrimenti.
Eltanin prese un respiro, vedendo le facce scoraggiate dei fratelli.
-Parlerò anche di questo, alla preside. Sono certa che mi ascolterà, prende molto sul serio certe cose, lo sapete. Inoltre suggerirei di sentire gli Zabini, magari hanno qualcosa da dirci. Gemelli? Si può fare?- chiese, guardando Pegasus e Phoenix.
-Certo. Risposero quelli. –Contatteremo Galen domani stesso, e te lo porteremo qui domani sera, potrai parlarci a tuo piacimento.- conclusero.
Lei li fulminò.
-Ragazzi, non dobbiamo mica torturarlo ed estorcergli delle informazioni! Basterà che gli diciate che ho bisogno di lui. Anzi meglio, ho bisogno di tutti e tre gli Zabini. Lupus, tu senti Caillean, io cercherò di braccare Lirael, o chiederò a Lily di farlo per me.- concluse sospirando rassegnata all’idea. –Ci servono tutti e tre i veggenti, se vogliamo tirarne fuori qualcosa di buono.-
Le sei teste bionde annuirono, concordi, e cominciarono a pianificare il giorno successivo.
-Va bene, ragazzi, ora tutti a dormire, temo di avervi fatto fare tardi, e domani vi dovrete alzare non presto, di più. Ricordate cosa vi ho chiesto. Animali, quidditch, McGranitt. E le lezioni, ovvio.- sorrise, alla smorfia di disappunto dipinta sul volto dei gemelli e di Hydra. –Ora buonanotte a tutti, dormite bene. Ci vediamo domattina al campo!-
Disse, prima di alzarsi sciogliendo la riunione.
 
Eltanin si diresse verso i suoi alloggi da caposcuola, quell’anno, almeno, avrebbe avuto una camera tutta per sé, senza doversi preoccupare delle “coinquiline”.
Con un sorriso, si lasciò cadere sul letto morbido, chiudendo gli occhi stanchi.
Sono tornata..
Pensò, felice.
Si girò sulla pancia, appellando pergamena e inchiostro, voleva scrivere ai genitori prima di cascare dal sonno.
 
Cara mamma, caro papà,
come sempre, e prima di ogni cosa, vi amo.
Siamo appena arrivati a scuola ma già le cose hanno preso strane strade.
Orion è Serpeverde, non preoccuparti papà, non infrangeremo il primato Malfoy!!
Ma c’è altro a preoccuparmi. Il cappello parlante ci ha avvertiti di fare attenzione, che sarà un anno difficile. Tu lo avevi detto, mamma, e anche io lo sentivo. Ho avvertito i ragazzi, e domani convocheremo i veggenti Zabini, magari otteniamo qualche informazione.
Lo so, lo so. Avvertirò anche la preside, mamma, non preoccuparti.
Quest’anno voglio fare entrare anche Orion in squadra, così giocheremo tutti, almeno quest’anno, sei felice, papà? Sono certa di sì.
Scesa dal treno ho scatenato la solita tempesta, mi è piaciuto così tanto! Ne sento ancora il sapore sulla lingua. Sono anche riuscita ad evitare quella piattola di Lily Potter per quasi tutto il giorno. Non è grandioso?
Ho grandi aspettative per quest’anno, e già domani sono attesa nell’ufficio della McGranitt per alcune importanti faccende.. vi racconterò meglio domani sera, ora crollo dal sonno.
Un abbraccio,
La vostra devota e affezionata figlia
Eltanin Narcissa Granger Malfoy
P.S.: come vanno le tempeste li da voi? Non scatenate tornado, mi raccomando!
 
Eltanin terminò la lettera, chiuse la pergamena con il suo sigillo, e la affidò a Rastaban, dopo averla resa impermeabile con il tocco delle mani. Il Drago sarebbe uscito dai dormitori sotto forma di serpente e avrebbe spiegato le ali nella sua vera forma solo quando fosse arrivato in cortile. In pochi attimi avrebbe raggiunto Granger Manor, consegnato la lettera, rassicurato i suoi genitori, e sarebbe tornato da lei, fedele come sempre.
-Grazie Rastaban- mormorò Eltanin, prima di infilarsi la lunga camicia da notte bianca e scivolare sotto le coltri.
-Ci vediamo domani, Hogwarts.- sussurrò, addormentandosi.
 
 
 
Mio personale angoletto:

 
Ok, va bene, è terribilmente introduttivo, come capitolo, ma almeno potete conoscere i personaggi! No? Volete uccidermi subito? Va bene, ho da fare, scappo!
Giusto per fare un appunto:
i nomi dei sette fratelli sono tutti nomi di costellazioni, a parte Eltanin, che è il nome di una stella della costellazione del Dragone (Draco). Ho usato i nomi latini, che erano più suggestivi. I nomi degli animali protettori sono invece i nomi (in greco per la maggior parte) delle stelle più brillanti (nel caso di Eltanin  Rastaban è una stella vicina) della suddetta costellazione.
D’altro canto, in “comprare un malfoy”, i nomi dei fanciulli vengono scelti appunto in base agli animali che li proteggeranno, quindi la cosa delle costellazioni è un dettaglio tecnico, in verità..
Lasciando perdere i tecnicismi.. vi è piaciuto il primo, vero, capitolo? R.S.V.P.
Non dico una recensione, ma una frasetta? Un commentino? Una critica costruttiva sarebbe ben accetta.
Anyway, un paio di ringraziamenti:
Grazie a Grumpy, Serpeverde_4ever93 (mi segui sempre tu! Ma grazie!)e Directionerispromise, grazie grazie grazie, bellissime recensioni!
Grazie ai 44 diamanti che hanno inserito anche questa mia nuova storia tra le seguite, prometto, farò del mio meglio per non deludervi!
Grazie agli 11 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, ma davvero?? Troppo gentili!
E grazie a Herm_Malfoy, che l’ha messa tra le ricordate. Non son degna ti cotanto onore!
Grazie anche agli 8 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi fate piangere, davvero!
Vi adoro tutti, nessuno escluso.
Baci baci baci
 
Nimi

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Capitolo 4
*** Tre regole fondamentali per vivere a casa Granger Malfoy. ***


Noi Granger Malfoy  facciamo branco, lo sappiamo.
E tendiamo anche a mostrarlo.
In comune non abbiamo solo il cognome, ma anche i tratti fisici. Gli stessi capelli lisci e biondi, chiari quanto l’oro. Gli stessi occhi azzurri, la cui sfumatura varia a seconda del nostro umore. La stessa bocca rossa e carnosa, gli stessi tratti solidi e decisi, ma anche delicati.
I colori li abbiamo ereditati da nostro padre, ma la bocca.. Quella bocca che fa sospirare le ragazzine di ogni casa e anno dietro i miei fratelli, che rende così belle le gemelle quando fanno il broncio, che mostra il lato sensuale di me e quello più severo.. Quella bocca, in grado di esprimere ogni sentimento del mondo, ci arriva da nostra madre. Lupus comunica con gli occhi, come fa nostro padre, ma è l’unico di noi. Tutti gli altri sorridono, si corrucciano, stirano le labbra. Mostriamo tutti i nostri sentimenti in modo aperto, perché così ci è stato insegnato.
Per me, all’inizio, non è stato così semplice, o forse, al contrario, lo è stato troppo.
Ebbi qualche problema, infatti, con le mie compagne di casa.
Non dico di averle odiate, direi piuttosto che convivevamo in pacifico silenzio, che, negli ultimi anni, si è tramutato in muta adorazione.
Ma prima che questa pace avesse inizio, ci sono state delle questioni.
Ho un vivido ricordo del primo giorno, anzi, della prima notte di scuola.
Sola, spaventata, anche se da brava Granger Malfoy non l’avrei mai ammesso, ero corsa su per le scale del dormitorio femminile, gettandomi sul letto ancora prima di cena. Quando le mie compagne erano giunte, mi stavo cambiando per la dormire, mi ero appena levata la camicia, e davo loro le spalle.
Quello che videro, mi avrebbe segnato per tutti gli anni che trascorsi in loro compagnia a Hogwarts.
Sulla mia schiena svettava infatti un grosso tatuaggio, un enorme Drago nero avvolto da un fulmine, e le ragazze che lo videro, non la presero molto bene. Mi diedero della folle, e della donna di facili costumi  e insultarono mia madre, per aver permesso una cosa simile. Se mai nella mia vita ero stata infuriata, non era stato che uno sciocco capriccio, rispetto al sentimento che provai allora. Rastaban apparve al mio fianco, sempre fedele, distruggendo metà dell’ala femminile dei sotterranei. Il cielo divenne scuro, le nuvole si addensarono, coprendo la luna, e i fulmini piovvero.
Dovettero chiamare i miei genitori per riuscire a controllarmi, per farmi calmare.
Non vado orgogliosa di quell’episodio, ma posso dire anche che in seguito nessuno, Serpeverde o meno, ha osato pronunciare una parola sulla mia schiena, o su quella dei miei fratelli. Tantomeno sulla sanità mentale di mia madre, che ci impresse l’inchiostro nella carne di persona, il giorno del nostro undicesimo compleanno.
Nei nostri tatuaggi, eseguiti dalla saggia mano di mia madre, sono presenti antiche rune di protezione, studiate da lei stessa, e grazie a un incantesimo si adattano al nostro corpo che cresce. Le rune ci permetto di avvertire gli attacchi alle spalle, un grande vantaggio, in battaglia. I disegni, invece, vengono da noi, o meglio, sai sogni che Boudicca ci ha inviato. Se il mio rappresenta un Drago, quello di Pegasus un cavallo imbizzarrito, quello di Phoenix una felice che canta e via dicendo.
So bene che questo mi rende ancora più particolare agli occhi degli altri, ma chi conta realmente, è solo e sempre la mia famiglia, e se il tatuaggio mi aiuta a proteggerli, tanto meglio.

 
 
 
Hogwarts, camera di Eltanin, primo giorno di scuola, ore 5.40 a.m.
 
Eltanin senti Rastaban strisciare sul letto, verso di lei.
-Mmmh. Umpf.-  brontolò, cercando di voltarsi dall’altra parte.
Hehehe.. Sentì la voce del Drago ridacchiare dentro la sua testa, divertito.
-Gnorf! Astaba assiami domiee.- biascicò, lasciando che si avvolgesse sul suo braccio e stringendo l’enorme serpente al petto.
-però buono. Ho sonno.- ribadì, rannicchiandosi in posizione fetale.
Non puoi dormire El.. hai da fare oggi! Continuò Rastaban, telepaticamente. Un sacco di cose! Hagrid..Quidditch..Preside! eheheh non si dorme oggi, pigrona!
Le passò la coda tra i capelli scompigliandoglieli, con grande disappunto della ragazza, che si agitò cercando di cacciarlo.
-Nanna.-
Sveglia El!
-No per niente.-
Il drago, camuffato da serpente, si ritrovò a compiere un gesto molto umano, e molto Malfoy. Scosse la testa, rassegnato.
D’accordo, El. Allora vorrà dire che non ti consegnerò la lettera dei tuoi. Se non vuoi svegliarti..
Tentò, in un attacco di psicologia inversa.
E stranamente, funzionò.
Eltanin quasi si capottò per la fretta di mettersi a sedere. Al grido di battaglia di “Sono sveglia! Sono sveglia!” la ragazza cercò di tirarsi ù per alzarsi, salvo poi accorgersi di essere finita arrotolata nelle lenzuola e che anche quelle parti di lei che non lo erano comunque bloccate al letto.
Confusa, socchiuse un occhio, mentre con la mano sinistra cercava di ravviarsi i capelli per scostarli dal viso. Sbuffò, contro un ciuffo ribelle.
Quando entrambi gli occhi furono discretamente aperti e vigili, Eltanin si guardo intorno, controllando quel letto-trappola che non la voleva far uscire.
Sorpresaaaaaaaaa! Le strillò in testa Rastaban, ridacchiando.
Gli occhi della ragazza di si spalancarono alla vista degli ostacolai che le impedivano di liberarsi dalle coperte. Fulminò il Drago con gli occhi, sibilandogli: -Tu lo sapevi, eh ruffiano!-
Certo che sì. Io ero sveglio. E, per inciso, ho la tua lettera.
-Va bene, va bene..  Fammi solo svegliare questi disgraziati.- sbuffò un’irritata Eltanin.

 
Prima regola della famiglia Granger Malfoy: mai irritare, seccare, o anche solo rivolgere la parola alla primogenita di casa il mattino appena si alza. Soprattutto se è mattino presto.
 
Eltanin afferrò la bacchetta e prese bene la mira. Badate bene, non è facile mirare a sei bersagli in contemporanea!
Di fatto, al suo mormorare –Levicorpus!- sei corpi rannicchiati qui e lì per tutto il letto attorno a lei si sollevarono di scatto in aria, a testa in giù.
Un ottimo modo di svegliarsi, El, i miei complimenti. Saranno tutti felici, ora!
-Non mi frega un’amata puffola se sono felici- rispose mentre i suoi fratelli strillavano, appesi per aria intorno a lei. –nessuno gli ha dato il permesso di intrufolarsi in camera mia. E la mattina sono irritabile, lo sanno tutti!- grugnì infine.
E si vede! Ridacchiò il serpente. Dai apri la lettera!
Eltanin afferrò con la mano sinistra la lettera che Rastaban aveva lasciato cadere accanto a lei, continuando a fissare con astio i suoi malcapitati consanguinei.
Muovendo finalmente le gambe, si sistemò comodamente, e, bacchetta in mano, li squadro con aria feroce.
-Allora?- ruggì, mentre una cacofonia di lamenti la tormentava.
-Tiraci giù!-
-Nin!-
-Mi va il sangue alla testa!-
-Woooo!-
Lei si fece più feroce ancora.
-Ho chiesto, e allora?- cosa diavolo ci fate in camera mia? E nel mio letto, dannazione!- stava quasi ringhiando. –Ora capisco perché mamma schiantava papà! E quando lo appendeva al cancello del Manor! State per fare la medesima fine, quindi vi conviene parlare!-
Pegasus deglutì rumorosamente. Le “avventure” passate dei loro genitori erano famose, ma anche nel presente, Hermione non si risparmiava, e se arrabbiata, non esitava a sfogarsi sul marito.
-E’ che noi..- cominciò, interrompendosi subito sotto lo sguardo inquisitore della sorella.
-Non prendertela Nin!- intervenne Phoenix, lo sguardo implorante.
-C’è una spiegazione logica per tutto questo, Nin.- tentò Lupus, mantenendo una parvenza di calma esteriore, mentre invece sudava freddo.
-Sì che c’è!- strillò Hydra
-Ma certo..- le diede corda Columba.
-Allora sentiamola.- sibilò Eltanin, fissandoli.
Orion le tirò un lembo della camicia da notte, attirando su di sé il suo sguardo.
-Non arrabbiarti con loro, Nin.- bisbigliò. -Avevo nostalgia di casa, e sono andato dai gemelli. Ma anche loro erano malinconici, e abbiamo raggiunto Lupus. Lui non è mai allegro, quindi siamo corsi dalle ragazze, loro sorridono sempre..- continuò, tentando un sorriso disperato. –Alla fine eravamo tutti insieme, ma tu mancavi e così.. Beh così siamo venuti da te, ma tu dormivi.-
Eltanin si intenerì, e le luccicarono gli occhi per la commozione.
-Oh Orion, piccolino, vieni qui!- strillò, facendolo planare tra le sue braccia. Guardò gli altri malissimo, e mormorò: -Liberacorpus!- facendoli precipitare tutti, chi sul letto e chi per terra, a sbattere il sedere sulla pietra.
Sospirò, la mattina non andava mai nulla per il verso giusto!
-Va bene, dai. Rialzatevi, disgraziati. Tutti qui sul letto, vicino a me. Ieri sera ho scritto a mamma e papà, Rastaban mi ha portato la risposta. La leggiamo?-
-Sii!- strillarono le gemelle.
Eltanin afferrò la busta e fece accomodare il serpente nero accanto a lei, sul cuscino.
Vedi che ora sei felice di svegliarti?
Chiese quello, rivolgendole un’occhiata assonnata e ricevendo in cambio uno sguardo assassino.
-Allora! Sentite..- ed Eltanin srotolò la pergamena, spezzando il sigillo, per cominciare a leggere a voce alta.

 
Cara Eltanin, cari tutti voi figli miei (tanto lo so che la aprirai insieme agli altri!),
Caro Pegasus, caro Phoenix, caro Lupus, care Columba e Hydra, e caro Orion!
Come sempre, e prima di ogni cosa, vi amiamo.
La mamma di più. Papà dice che non è vero, ma l’amore della mamma non si può battere!
Orion, siamo fieri di te, lo saremo sempre.
Complimenti ragazzo! Sei degno figlio di tuo padre! Zitto Malfoy.
Perdonate vostro padre, deve sempre mettersi in mezzo. Ma io..
Da quello che mi dici, forse i brutti presentimenti che abbiamo avuto, non erano così errati, vero Eltanin?
La mia Nin non sbaglia mai! Draco! Taci!
Dicevo..
Convocare gli Zabini mi sembra un’ottima idea. Anche se, davvero, non so come Pansy abbia potuto avere dei figli così dotati nella preveggenza! E così a modo! Proprio diversi da lei.. avranno preso da Blaise, non c’è altra spiegazione.
Ma, ancora, sto divagando.
Avvertire Minerva mi sembra quantomeno sensato, Eltanin. Pensavi di fare tutto alle sue spalle??
E sì, siamo felici per la tua squadra. Papà ha fatto.. IO SONO MOLTO FELICE! FELICISSIMO!
Come dicevo, ne siamo felici, e papà ha appeso uno striscione fuori dalle finestre del soggiorno.
Ma temo sia volato via, con la tempesta di questa mattina. Non che noi Noi un sacco, Nin! Appena tornati a casa, devi sapere..
Tuo padre non imparerà mai l’uso dei filtri per la bocca, davvero.
Ma ti prometto di evitare i tornado, i cortili non si sono ancora ripresi da quelli dell’anno scorso.
In ogni caso, scrivimi per ogni dettaglio, sono ansiosa di saperne di più.
 
Un bacio,
Mamma e papà, che vi amano sempre.
 
Eltanin lasciò andare la pergamena, che si richiuse con uno schiocco.
Guardandosi attorno, vide tutto il suo clan ridacchiare, le parole di mamma trasmettevano sempre allegria, anche quando trattava argomenti seri.
Scosse la testa, divertita anche lei, e richiamò l’attenzione del gruppo.
-D’accordo, d’accordo, i nostri genitori sono divertenti.- ammise con un sorriso –Ma ora, direi che è il momento per tutti di andare a prepararsi. E soprattutto, è il momento per VOI di alzarvi dal mio letto! E lasciarmi un po’ di privacy, si spera.- sbuffò, ancora contrariata dal risveglio. –Andate a farvi una doccia, vestitevi e ci troviamo in sala comune. Tra mezz’ora, non un minuto di più, capito?- chiese fulminando con gli occhi le gemelline, che arrossirono. Quelle due facevano sempre tardi, Columba perché perdeva tempo davanti allo specchio, e Hydra.. Beh Hydra faceva tardi e basta. Quando erano insieme, poi, facevano tardi il doppio.
I fratelli presero l’ultima frase di Eltanin come il congedo che era, e filarono via di corsa, ma solo dopo averle schioccato un bacio sulla guancia ciascuno. Lei sorrise, e li salutò.
La facevano diventare matta, infilarsi nella sua camera di soppiatto, intrufolarsi, prenderle in giro..
In fondo.. non puoi non adorarli, vero El?
Le chiese Rastaban, ancora accoccolato sul cuscino, un occhio aperto e l’altro no.
Lei lo guardo di traverso, sbuffò, ma poi ammise: -Già. E sanno anche come farsi perdonare, quei piccoli diavoli!- disse, alludendo ai baci e agli sguardi da cucciolo che le erano stati rivolti.
E da chi hanno imparato secondo te?
-Va beh. Sei antipatico oggi! Mi hai pure svegliato! Io vado a farmi la doccia, è meglio.- brontolò allora lei.
Scese veloce dal letto e si sfilò la camicia da notte. Poi lanciò uno sguardo al serpente, che si era riaddormentato e ora giaceva incurante del mondo su un morbido cuscino.
-Se io sono sveglia, anche tu!- bisbigliò.
Eltanin afferrò il cuscino per due dei suoi angoli, e lo ribaltò, capottando l’ignaro Rastaban.
Sono sveglio! Chi devo uccidere?
-Wahwahwah! Ora siamo svegli tutti e due! Te lo meriti!- rise lei, ma a una sua occhiataccia, abbassò il tono della risata e lo prese in braccio. –D’accordo, dai. Per farti felice ora ti porto in doccia con me, contento?-
Al bagno dei prefetti?
Chiese lui. Rastaban si presentava sotto forma di serpente, vero, ma era un drago, ed amava oltre ogni dire l’acqua calda, bollente, e soprattutto, potercisi immergere e crogiolarcisi. Eventualmente, si accontentava anche di quella fredda, non era male, ma l’acqua calda del bagno dei prefetti, con tutti quei saponi che gli facevano luccicare le scaglie, era insuperabile.
-No, non abbiamo tempo. Quello stasera, promesso. Adesso solo doccia calda, alla vecchia maniera. Va bene? Pace fatta?-
Se proprio devo..
Eltanin rise, e si trascinò dietro un serpente nero non particolarmente sveglio, o almeno non felice di esserlo.

 
 
Quando scese in sala comune, Eltanin non si aspettava certo di trovare effettivamente tutti i suoi fratelli. Erano dei tiratardi, e lei lo sapeva.
Invece, arrivata vicino ai divani neri di pelle davanti al camino, se li trovò schierati, tutti vestiti e in ordine, o quasi.
Spalancò gli occhi per la sorpresa, e Pegasus rise, per ricevere in fretta una gomitata da Lupus, che lo riportò alla serietà.
-Per farci perdonare di stamattina, Nin.- disse quest’ultimo.
Lei boccheggiò, incredula.
Allora? Da chi l’hanno imparato a farsi perdonare, eh, El?
Rastaban la raggiunse lento, ancora intorpidito dall’acqua calda.
-Zitto Rastaban, va! D’accordo, ragazzi, i miei più vividi complimenti e il mio perdono. Ma non fatelo più, o prometto che la prossima volta vi ci strozzo, con le lenzuola.- un brivido percorse i ragazzi davanti a lei. –Ok. Ora andiamo a fare colazione, abbiamo solo mezz’ora prima degli allenamenti. Avete con voi la borsa?-
Cinque braccia sollevarono all’unisono la sacca da quidditch, e cinque teste annuirono.
-Bene, andiamo in sala grande, allora. Non so voi, ma io ho fame.- disse infine Eltanin, voltandosi.

 
 
In sala grande c’erano solo un paio di persone, nessuno si svegliava alle sei e un quarto solo per fare colazione, e il primo giorno di scuola nessuno aveva programmi prima dell’inizio delle lezioni.
Nessuno tranne i Granger Malfoy e quel pugno di Serpeverde che avevano visto l’annuncio per le selezioni dei giocatori di quidditch, ed ora erano indecisi se ammirare il loro capitano per l’organizzazione, che aveva permesso loro di avere il campo per allenarsi, oltre che per le selezioni, o strangolarlo, perché aveva piazzato gli allenamenti così presto.
Una difficile decisione.
Eltanin si avviò verso i posti che occupavano solitamente quando erano tutti insieme, ossia non molto spesso, almeno non a tavola, e si accomodò con grazia.
Non aveva ancora finito di bere il suo the, che cominciò a parlare.
-Bene, visto che siamo stati così veloci, vi dico subito che avete un quarto d’ora per finire la colazione.- sei sguardi stupefatti la fissarono.
-Eh, mi spiace, ma forse non avete calcolato che prima degli allenamenti dovete sistemare gli animali? Quando andrò dalla McGranitt voglio che siano tutti organizzati e soprattutto, disciplinati. Almeno in apparenza.. mi sono spiegata?- domandò minacciosa.
Hydra deglutì.
-Certo Nin!- rispose poi, annuendo energicamente.
-va bene. Finite di magiare, va!- borbottò Eltanin, passando un piatto stracolmo di uova, prosciutto e bacon al serpente, accomodatosi sul tavolo, proprio a fianco a lei.
Pappa!
Strillò Rastaban, felice, prima di spalancare le fauci, inghiottire il tutto in un boccone e chiederne ancora. Per quanto potesse sembrarlo, non era un serpente, ma un Drago, e doveva mangiare quantità di cibo adatte. I quattro piatti che divorò erano solamente un antipasto, più tardi sarebbe andato da Hagrid e lui gli avrebbe procurato la solita valanga di carne cruda, o magari, se Eltanin non aveva bisogno di lui, si sarebbe fatto un viaggetto fino a qualche landa desolata, per divorare un paio di animali solitari.
Pappa!
Ripeté.
-Ma quanto mangi, Rastaban!- si lamentò Eltanin, che infine decise di accumulare su unico piatto una montagna di cibo e di metterglielo sotto il naso. –To’! adesso fa il bravo e mangia in silenzio. Poi mi devi aiutare con gli animali degli altri..- concluse.
Rastaban annuì, almeno avrebbe avuto un’ottima scusa per andare da Hagrid, e soddisfare il suo stomaco.

 
 
Un quarto d’ora dopo, i sette fratelli e un serpentello si alzarono dal tavolo, per dirigersi verso la capanna del custode di Hogwarts, in giardino.
Quando il mezzogigante li vide, strillò di gioia.
-Eh! Siete già venuti a trovarmi! Ci scommettevo io!- gli gridò, cercando di stringerli tutti in un unico abbraccio.
-Certo che veniamo a trovarti!- rise forte Eltanin, seguita dai fratelli. –E abbiamo anche bisogno di te!- aggiunse.
Hagrid la guardò attento, ed anche un po’ sospettoso.
-Per i nostri animali, Hagrid.- aggiunse poi lei.
Quando lo vide tirare un sospiro di sollievo sorrise, sapeva che i suoi genitori ed i suoi padrini gliene avevano fatte passare mille e una, e che quindi, per lui, sentirsi chiedere un favore da una Granger, significava automaticamente guai.
-Vedi, quest’anno vorremmo impegnarci per non.. turbare eccessivamente la scuola e gli studenti. Vero ragazzi?- Ringhiò, con un accenno di minaccia nella voce.
-Verissimo! – dichiararono quelli, lievemente intimiditi.
Hagrid fece un grande sorriso, pieno di orgoglio per essere stato scelto come persona di fiducia di quegli strani ragazzi, che tenevano ai loro animali più che a loro stessi.
-Ma certo! Vi aiuto io! E poi mi sa che bisogna darci da mangiare a Rastaban, o sviene qui!- ridacchiò.
Eltanin si volse verso il serpente.
-Rastaban.- disse –Muta, per favore.-
Quello annuì, felice. Amava tornare alla sua forma originale, spiegare le ali e sentire il vento sulle scaglie. Ma per stare accanto a Eltanin doveva rimanere in forma di serpente, e quindi non faceva tante storie.
Scrollò il muso triangolare, e venne avvolto da una cascata di scintille. In pochi secondi, era di nuovo Rastaban, il grande Drago nero dell’oriente. Sentiva il sole splendere e brillare, riflettendosi su ciascuna delle sue scaglie nere, lucide come metallo. La brezza leggera gli solleticò le ali, e lui non trattenne un ruggito di gioia.
El!
-Mi piace vederti felice, Ras.- sorrise lei.
El Sali! Andiamo a farci un giro, dai! Vieni, senti la libertà sulla tua pelle!
Rastaban strillava, emozionato per la ritrovata forza del suo corpo.
Eltanin continuò a sorridere, ma scosse la testa. –Non posso ora Ras. Faccende terrene inchiodano i miei piedi al suolo. Ma tu vai, c’è del cibo per te, da qualche parte. Sentirai la mia voce, quando avrò bisogno di te..-
Non fece in tempo a terminare la frase, che il Drago aveva già spiccato il volo, diretto verso le praterie del nord, con un sorriso triste che denotava la sua malinconia nel doversi separare dalla sua protetta.
Eltanin volse gli occhi dal cielo, accecata dalla vista del sole, e tornò a guardare Hagrid.
-Bene, come sempre Rastaban, il MIO drago, se la cava da sé. Più tardi lo chiamerò indietro per aiutarti con gli altri.- Hagrid sorrise in estasi, adorava il “cucciolo” di Eltanin. Gli ricordava il piccolo Norberto, e Rastaban, che era buono di cuore, gli permetteva di accarezzarlo e una volta, anche di toccargli le ali.
-Hagrid? Hagrid?- lo scosse Eltanin, mentre i suoi fratelli ridevano. –Hagrid, torna sulla terra.- disse roteando gli occhi per il disappunto. Quando lui tornò a fissarla, anche se ancora con occhi sognanti, lei sbottò. –per Merlino, uomo, quel Drago ti piace più del cibo!-
Hagrid arrossì, imbarazzato.
-Va bene, Eltanin, va bene! Ci sto qui, adesso. Quali animali bisogna sistemare?- chiese brontolando.
Lei alzò gli occhi al cielo, nel rispondere.
-Sicuramente, Markab, il cavallo alato di Pegasus. Credo che una distesa d’erba possa andare, magari con un recinto per avvertire gli studenti di non ficcare il naso.- Riflettè.
-E che mangia, Markab? Ma poi, se ha le ali, mica scappa?- chiese il mezzogigante.
-No, di questo non preoccuparti, ci parleranno i ragazzi con i loro animali, non scapperanno.- rispose, sovrappensiero.
-Mica lo devi legare, eh Hagrid!- strillò Pegasus. –E mangia erba, anche se gli piacciono le cose dolci. Ma non deve mangiarne troppe, poi gli fanno male!- aggiunse.
-beh ma allora è facile! E ci posso dare uno dei miei biscotti, se ce li faccio?- domandò curioso.
I sette fratelli impallidirono. I biscotti di Hagrid erano strumenti per spezzare la dentatura altrui.
-meglio di no, sarbbero troppo dolci per lui..- balbettò il gemello, terrorizzato per i bei denti del suo cavallo.
-Già, già, ci hai proprio ragione. Niente biscotti!- decretò.
Eltanin sospirò di sollievo, e proseguì.
-poi c’è Ankaa, la fenice dell’altro diavolo lì. Ma non vorrei che rimanesse all’aperto, Phoenix dice che non ama eccessivamente prati e boschi.. sai dove potremmo sistemarla?- chiese.
Hagrid ci pensò un attimo, poi ridacchiò.
-Nella camera dei segreti, ecco dove!-
I fratelli lo guardarono malissimo.
-Beh non ci sono più segreti, ma si chiama ancora così.. è ampia, di pietra, e fresca. Non potrebbe nemmeno andarci a fuoco nulla laggiù!-
Phonix lo guardò storto.
-Beh?- chiese il mezzogigante. –E’ vero! Ed è uno spazio enorme che nessuno usa! Fallo tu!-lo incoraggiò-
-Non mi sembra un’idea malvagia, Hagrid- sussurrò Eltanin.
-Ma dai!- strillò invece Phoenix.
-Ma dai un corno, Phoenix. L’anno scorso avete dato fuoco a parecchie cose, per la scuola, inclusi i capelli della professoressa Cooman. Quest’anno non si ripeterà, mi sono spiegata?- chiese, guardandolo minacciosa.
Lui deglutì, annuendo.
-Bene, poi c’è Rayet. Non è un grosso problema, se lo lasciamo qui con te può stare a casa tua, durante le lezioni. Poi Lupus può riprenderlo, sempre che prometta di non dargli carne cruda per pranzo!- esclamò, fulminando il fratello colpevole.
-Non lo farò, prometto. E se lui ne avrà proprio voglia, lo porterò da Hagrid. Bene?-
-Bene, piccolo. Ottimo.- concluse Eltanin, mentre il mezzogigante annuiva comprensivo.
La maggiore sospirò, ora c’era un problema, anzi, due.
-Per Sherasiph.. beh è un problema. Spaventa gli studenti, non c’è dubbio. D’altronde è un enorme serpente a due teste, non ci si può fare molto.- rifletté, pensierosa. –Non può stare nel lago in pieno giorno, verrebbe avvistata da tutti e segnata a vita come una creatura mostruosa. Meglio di no. E se..- cominciò, volgendo gli occhi verso Hydra. –Hydra, pensi di riuscire a convincere la tua amica a starsene buona buona se le costruiamo una zona a sua forma e misura?- le chiese con tono serio.
Il volto della piccola si accese di speranza. –Certo!-
-Allora potremmo creare un piccolo lago artificiale, un po’ distante da qui. E tutt’intorno far crescere un meraviglioso meleto. Mangia mele, vero?- chiese a Hydra.
-Sì! E le piacerebbe tanto! Ma.. ci vorrà un sacco di tempo!- si lamentò.
-non se Rastaban ci aiuta.- Aggiunse Eltanin. –Il laghetto lo posso creare io con un incantesimo, ma agli alberi ci pensa lui, nessun problema. E la stessa cosa si potrebbe fare per Rigel.- Disse, voltando gli occhi verso il fratello più piccolo. –Finché sta a scuola la devi tenere in forma di micetto, o saranno guai. Ma quando si sentisse stringere in quel corpo.. posso crearle una piccola giungla solo per lei. Che ne pensate?-
I due erano entusiasti, ma Hagrid era scettico.
-Io non lo so se ce la fai, Eltanin..- disse, incerto.
-Aspetta e vedrai.- ribatté lei, decisa.
Si concentrò per richiamare Rastaban, e poi tornò a voltarsi verso l’uomo.
-Dove possiamo fare i due laghi?- chiese.
Hagrid sospirò, sconfitto e si diresse con i fratelli Granger Malfoy verso la zona che riteneva più indicata per quel lavoro.
In meno di mezz’ora, Eltanin e il suo Drago sistemarono le zone che le erano state indicate trasformandole rispettivamente in un meleto e ina piccola giungla. Sorrise soddisfatta, quando Hydra strillò di gioia e si gettò nel piccolo lago, chiamando Sherasiph a giocare con lei. Orion fu più contenuto, lasciando scivolare dalle sue braccia un bel gattino nero, che prese velocemente le sembianze di una grossa ed elegante pantera. L’animale gli lanciò uno sguardo riconoscente, avventurandosi tra le fronde.
Eltanin sapeva che non tutti i suoi fratelli avevano la sua stessa capacità di comunicare mentalmente con i loro animali, ma in ogni caso, si intendevano alla perfezione.
-Bene, esordì, ora che anche questa è fatta, direi che dovete correre, perché sono quasi le sette, fratelli belli!- sghignazzò, e questi presero ad agitarsi e correre in tondo, scontrandosi l’uno con l’altro numerose volte, prima di ritrovare la strada per la casupola di Hagrid, dove avevano lasciato le sacche.
Eltanin rise.
-Vi aspetto al campo tra cinque minuti!- grido loro dietro.
Posò la mano sul fianco di Rastaban e alzò lo sguardo.
-Fammi volare, Ras.- sussurrò. –Fammi sentire il vento.-
Questo allungò una delle sue ali a farle scaletta, e lei vi si appigliò per saltargli in groppa.
-Fammi sentire il vento.- ripeté Eltanin, mentre chiamava la tempesta.
Quando volava, lo faceva sempre, o quasi, sotto la pioggia. Lei e il Drago nero sfrecciavano tra i fulmini, lasciandosi scivolare addosso l’acqua piovana, ridendo e accelerando i battiti cardiaci. Era il suo modo di amare, quello, donare infinita libertà, e mai guardare indietro. Sempre avanti, sempre veloci, sotto la pioggia battente e selvaggia.
Eltanin era la regina delle tempeste, perché delle tempeste aveva il sapore e l’anima libera. Infinito amore e infiniti spazi, vortici di vento e nuvole dalle forme strane, fulmini a due code e tuoni lontani.
Poteva sentirli sulla lingua, Eltanin, anche nel breve tratto fino al campo.
Rastaban la fece girare un po’ più del necessario, sentendo la sua anima tendersi verso i confini del mondo, verso la libertà, ma poi, a malincuore, la posò davanti ai suoi fratelli, schierati e pronti, sul campo da quidditch.
-Ma non avevi detto che ci aspettavi qui?- le fece il verso Hydra.
-Hai fatto tardi tu, stavolta!- trillò allegra Columba.
Eltanin fece qualche passo verso di loro, lentamente, gli occhi rivolti al cielo e un’espressione sognante in volto.
I sette la guardarono e tacquero.

 
Seconda regola di casa Granger Malfoy: quando la primogenita di casa ha Quella certa espressione, mai irritarla, seccarla, o anche solo rivolgerle la parola. Sarebbe completamente inutile. E soprattutto, molto doloroso, quando questa si fosse ripresa.
 
I sette fratelli salirono sulle scope ultimo modello, scoccando un’ultima occhiata alla sorella nel mondo dei sogni. Quando volava o scatenava una tempesta, si estraniava dal mondo, rimanendo in quel suo universo di sogni e nuvole ancora per qualche tempo, prima di tornare alla realtà.
 
**
 
Eltanin ci mise qualche attimo, prima di realizzare di non essere più nel cielo con le braccia spalancate, ma a terra, i piedi solidamente attaccati al suolo, e gli occhi fissamente persi nel nulla.
Scosse la testa, felice del breve viaggetto tra le nuvole, e osservò i suoi potenziali giocatori.
A parte i suoi fratelli, abituati a giocare con la pioggia, la maggior parte degli studenti che si allenava aveva grosse difficoltà a stare in sella alla propria scopa, così come a evitare che i fulmini bruciassero le code di saggina.
Accanto a lei, Orion, che ancora non poteva giocare.
A parte i miei, sono davvero tutti scarsi, quest’anno.
Va beh, vorrà dire che darò loro una settimana, alternando pioggia e sole, e se alla fine avranno migliorato il volo darò loro una chance.
Pensò Eltanin. Poi sospirò, e si sedette ad osservare, in attesa delle 8.00 e del suo incontro con la McGranitt.
 
*********
 
Quando il momento giunse, Eltanin fischiò, richiamando i fratelli.
-Ora vado dalla preside, voi, mi raccomando, continuate ad allenarvi ancora un po’. E fatevi una doccia, prima di lezione, puzzate!- sbottò, ridendo.
-Sì capo! Risero tutti in coro.
-ci vediamo dopo, ragazzi!- disse Eltanin, allontanandosi verso il castello.
Sfortunatamente per lei, appena mise piede all’interno, una creatura agitata e chiacchierante le si gettò contro.
-Eltanin!- strillò la creatura.
Riconoscendo la chioma distintiva, nonché lo speciale braccaggio tipico, Eltanin sbuffò.
-Lily. Non dovresti essere a letto? O a fare colazione? O dall’altra parte del castello, ovunque ma non qui?- chiese, sperando in una risposta affermativa.
-Ma no, sciocca!- trillò lei, abbracciandola. –Venivo a cercarti al campo, volevo chiacchierare!- continuò.
-Immaginavo, non so perché.- sospirò la bionda. –Comunque non posso, Lily. Va a cercare tuo fratello, io devo andare a parlare con la preside.-
-Ma mio fratello è noioso! Ed è un ignorante..-
-Su questo non posso darti torto..-sbottò Eltanin, divertita.
-..ed io ho bisogno di aiuto con un paio di materie, quest’anno ci sono i MAGO!- continuò la rossa, imperterrita.
Eltanin si bloccò, udendo l’ultima frase.
-Lily non è possibile! Dimmi che al primo giorno di scuola non sei già rimasta indietro!- sibilò incredula.
-Forse un pochettino.. con i compiti..- rispose l’altra, strascicando i piedi.
-Ma non è realistico, davvero. Sei un disastro. In ogni caso, ne parleremo più tardi, ora devo scappare.- la bloccò Eltanin, proseguendo verso gli uffici della McGranitt.
Dietro di lei, Lily strillò, facendo sobbalzare un paio di giovani studenti.
-Allora ci conto eh! Grazie!-
Eltanin si passò la mano sugli occhi. Aiuto, è un tornado! Pensò.
Rassegnata, giunse davanti alla scalinata per la presidenza e mormorò la parola d’ordine rivolgendosi al gargoyle : -Piuma di zucchero-
Il gargoyle ruotò su sé stesso, scoprendole il passaggio e le scale per l’ufficio. Eltanin salì, ripassando mentalmente gli argomenti di cui discutere con la preside.
TocTocToc.
-Avanti.-
La voce non più giovanissima della McGranitt la invitò ad entrare, e la ragazza si rassettò l’uniforme, prima di comparirle davanti. La prima impressione è tutto, le aveva detto spesso sua madre.
-Puntuale come sempre, signorina Granger Malfoy. Ha spaccato il minuto.- disse secca la preside, indicando l’orologio, che indicava le 8.00 del mattino.
-Faccio quello che posso, professoressa.-
-Ne sono convinta, Eltanin, ne sono convinta. Allora, come ogni anno, convincimi del perché dovrei tenere un drago nei cortili della scuola. E gli altri animali. E una pantera, quest’anno.- la voce della preside, però, risuonava stanca, già rassegnata.
Ed Eltanin sapeva che questo significava una cosa sola. Avrebbe vinto lei.
-Non se ne deve preoccupare quest’anno, professoressa. Ho provveduto stamattina io stessa perché tutti gli animali della mia famiglia venissero alloggiati in modo consono e lontano dagli studenti. Mi serve solo il permesso di far svolazzare Ankaa.. la fenice..-chiarì –nei sotterranei. Così nessun tipo di chioma rischierà l’incendio, quest’anno.- Eltanin sorrise al ricordo. –E inoltre, ho trasformato due zone del parco del castello in piccoli.. “parchi naturali”, adattandoli alle migliori condizioni per Sherasiph.. l’idra.. e Rigel, la pantera. Sarebbe opportuno fare in modo che gli studenti non si avvicinino più di tanto.- continuò la ragazza.
Minerva McGranitt la guardava stupefatta.
-E come avresti fatto, benedetta ragazza?? Non è mica uno scherzo creare “parchi”!- strillò.
-Con l’aiuto di Rastaban. Lui ha scavato i laghi artificiali e io li ho riempiti d’acqua. Lui mi ha procurato i semi e io li ho fatti crescere. Non è stato complesso.- riferì tranquilla.
La preside scosse la testa. Negli ultimi sei anni era stata ogni minuto sempre più impressionata dai poteri di quella ragazza, e quell’anno, evidentemente, non aveva intenzione di deludere le sue aspettative.
-Bene.- mormorò. –Mi auguro quindi che quest’anno avremo un numero ridotto di incidenti, vero Eltanin?-
-Non assicuro nulla per quanto riguarda i gemelli e i loro scherzi. A quelli deve pensare lei, ma contribuirò comunque. Pensi il prossimo anno, che non sarò più qui!- sorrise la giovane.
L’altra fece una smorfia, al pensiero.
-Allora abbiamo concluso, direi. Ci vediamo a lezione signorina..-
-Aspetti.- la bloccò Eltanin. –Devo ancora parlarle di due cose.-
La preside si mise comoda, ogni parola che fosse uscita dalla bocca di quella ragazza, indicava più guai di quanti se ne potessero immaginare.
-Bene. Mi dica tutto.- sospirò rassegnata.
-La prima cosa riguarda la mia squadra di quidditch.- disse Eltanin. –Voglio che Orion abbia la possibilità di partecipare alle selezioni.-
L’altra donna si imporporò, infuriandosi.
-E’ fuori discussione! È al primo anno! Nemmeno per idea! No, no e ancora no. E niente di quello che dice potrà convincermi del contrario!-
Eltanin la guardò tranquilla, piegando il capo di lato.
-Allora devo supporre che le eccezioni fatte per la sua casa, tra le quali spiccano i nomi di Harry Potter e di suo figlio Albus, nonché dell’altro figlio, nemmeno tanto bravo tra parentesi, James, siano dovute al fatto che appartengono alla sua casa e a niente altro? Perché mi scoccerebbe fare un reclamo ufficiale, in merito.- sospirò, come se fosse realmente dispiaciuta. –Altrimenti, potrebbe sempre ammettere Orion alle selezioni. Alle selezioni, badi bene, non direttamente in squadra, dove si confronterà con alunni a lui superiori per età e conoscenze sul campo, sfidandoli per il posto di cercatore.-
-Cercatore?- sbottò la McGranitt, confusa. –Non sei tu il cercatore?-
-Quest’anno sarò il portiere, preside. Io difendo gli anelli, proteggo la casa. È il mio ruolo.- affermò sicura.
-E sia, Eltanin, ma non credere. Orion non potrà partecipare agli allenamenti pre-selezioni, e dovrai ottenere un permesso speciale dal direttore della tua casa, il professor Lumacorno. Inoltre, se vedo che i suoi voti sono bassi, ritirerò immediatamente il ragazzo dalla squadra, intesi?- e fulminò la giovane donna con uno sguardo crudele. –Un’altra cosa. Voglio che il professore ti affianchi nella scelta dei membri della squadra, alle selezioni. Questa scuola non tollera il nepotismo.- ringhiò.
-Come vuole. Non c’è problema per me. In ogni caso, con i miei fratelli sono sei anni che vinciamo la coppa, quindi, tutto sommato, direi che non ce la caviamo male.- mormorò a mezza voce. Poi si fece seria in volto e riprese a parlare. –C’è un’ultima cosa di cui è necessario discutere, preside. E non è una cosa che renda felice me o altri. Riguarda l’avvertimento del cappello parlante.-
La McGranitt si fece scura in volto, ma le rivolse tutta la sua attenzione. Eltanin le spiegò tutto dall’inizio, dai suoi sogni, i presentimenti, gli avvertimenti di sua madre. Le disse anche quello che aveva sussurrato il cappello a Orion, e delle sue intenzioni di convocare i tre Zabini per ottenere informazioni, e magari una lettura del futuro.
L’altra, sempre più stupita e al contempo angosciata, si disse d’accordo.
-Certo, mi sembra un buon punto di partenza. Le parole del cappello hanno spaventato me e tutto il corpo insegnante, e sapere che trovano altre conferme è.. spaventoso, ecco. Ti autorizzo a fare ciò che ritieni saggio per saperne di più, a patto che tu venga ad informarmi sempre, proprio come oggi.- smise di parlare, prendo fiato. Allungò le mani attraverso la scrivania, e strinse tra le sue, vecchie e rugose, quelle giovani e lisce della ragazza. –Potrà non sembrarti, Eltanin, ma io mi fido di te. Molto più che di tua madre, o del tuo padrino. Loro erano impulsivi, spregiudicati, e hanno rischiato la morte diverse volte. Ci hanno salvato tutti, è vero. Ma non erano come te.- respirò a fondo, chiudendo gli occhi. -Tu sei forte e solida, una quercia che pianta le sue radici nell’amore per la sua famiglia, e allunga i suoi rami a proteggerla. Per questo so di potermi fidare di te, perché farai sempre la cosa migliore per Hogwarts, e per i suoi studenti.-
Eltanin guardava la vecchia preside con le lacrime agli occhi, era commossa da una simile manifestazione di affetto e di fiducia.
-Vai ora, devi cominciare le lezioni. A proposito, dovresti avere Difesa, le prime due ore, vero?- chiese, con un sorriso malizioso. Quando la ragazza annuì, fece una risatina. –Vorrei proprio vedere il tuo viso quando vedrai il professore! Quanto sono contenta di aver introdotto questo programma proprio ora!-
Rise ancora, abbandonandosi sulla poltrona.
-Ora vai Eltanin, o farai tardi.-
Eltanin annuì, e si smaterializzò davanti all’aula di difesa, facendo sussultare un paio di studenti già in attesa.
 
 
Nel suo ufficio, La McGranitt scosse la testa.
All’interno della scuola non ci si può smaterializzare né materializzare.
Se lo ripeté più volte, lentamente. E quasi si convinse che Eltanin non avesse appena infranto una delle più sacre e forti leggi di Hogwarts. Che non ne era in grado.
-Almeno, è dalla parte dei buoni.- mormorò.

 
 
Eltanin guardò l’orologio.
Le 9.29 precise.
La porta dell’aula era ancora chiusa, ma la lezione avrebbe dovuto iniziare in quel momento esatto, e per la ragazza non era ammissibile, per un insegnante, poi, fare tardi in certe occasioni. Quando scoccarono le 9.30, la ragazza si scocciò, e spalancò le porte dell’aula, entrando a lunghi passi.
-Mi aspettavo che fosse lei la prima ad entrare, Signorina Granger Malfoy.- disse una voce profonda, da un angolo.
Lei sbuffò, facendo segno agli altri, rimasti fuori, di avanzare.
-Ci manca solo. Lei è in ritardo, professore- disse, stizzita.
-Non credo proprio, Eltanin. Sono sempre stato qui, dalle otto di stamane. Aspettavo che voi entraste. E ovviamente, lei è entrata, esattamente come mi aspettavo facesse.- ridacchiò la voce.
Eltanin aguzzò gli occhi, cercando nell’ombra la figura che le parlava.
-Chi è lei, professore?- domandò, sospetta.
La figura fece un passo avanti, sorridendo con il volto e con gli occhi. La pelle scura brillava sotto il sole autunnale che entrava dalle finestre, e i colori sgargianti dei suoi abiti fecero sorridere la ragazza.
-Ma come, non mi riconosci più, piccolina?- chiese, ridendo.
-Kingsley!- strillò lei. –Ma che ci fai qui? E il ministero?- domandò, andandosi a sedere, in prima fila, come sempre.
-Per le prossime due settimane farà a meno di me. Non sono poi così importante!- sghignazzò quello, poi volse lo sguardo verso gli altri studenti, che lo guardavano affascinati e avevano ascoltato la conversazione interdetti. –Su, ragazzi, sedetevi e prendete..-
-NON SONO IN RITARDO E SE LO SONO E? COLPA SUA!- l’urlo animalesco di una belva mezza donna mezza fiamma che di cognome faceva Potter e di nome Lily, lo interruppe. La ragazza entrò sbattendo di qua e di là cartella, libri e pergamene, frugando nella borsa per cercare la bacchetta e trascinando per un braccio il fratello James, presunto colpevole del ritardo.
Kingsley non si trattenne e scoppiò a ridere.
Eltanin scosse la testa, di nuovo.
-Va bene, va bene! Entrate, ragazzi!-
-Kingsley!- strillò di nuovo Lily, mentre James si riscuoteva dal suo fare gli occhi dolci ad una Serpeverde vicino a lui.
Chissà perché ci cascano tutte.
Si chiese Eltanin, guardandolo.
-Kingsley!- urlò anche lui.
Appunto. Non è mica tanto intelligente, quello.
-Già.- Rispose il ministro. –E se ora voleste sedere, potrei anche discutere la cosa con tutta la classe.- disse in tono pacato.
Non appena si furono seduti anche gli ultimi due, sul banco di ciascuno apparve una pergamena, che tutti lessero con curiosità.

 
Programma di Difesa contro le arti oscure:
 
1-20 settembre: Leggi magiche e regolamentazione della magia oscura. Le tre maledizioni senza perdono.
Docente: Kingsley Shacklebolt
20-30 settembre: I maghi oscuri, psicologia del nemico.
Docente: Narcissa Black Malfoy
1-10 ottobre: L’occlumanzia
Docente: Draco Lucius Malfoy Granger.
10-20 ottobre: protezione e prevenzione contro i maghi oscuri.
Docente: Harry Potter.
20-31 ottobre: Il duello e l’attacco secondo le tecniche orientali.
Docente: Hermione Jean Granger Malfoy
1-10 novembre: Armi e manufatti magici, come riconoscere quelli oscuri.
Docenti: Blaise Zabini e Theodore Nott.
10-20 novembre: curare le ferite da magia oscura
Docente: Ginevra Molly Weasley Potter
20-30 novembre: la prima difesa e la fuga
Docente: George Weasley.
 
E così via.
 

 
Eltanin lesse accuratamente, per poi rivolgere a Kingsley un cipiglio interrogativo.
In che senso “e così via”?
Il ministro le sorrise e parlò.
-Come potete vedere, quest’anno avrete diversi insegnanti.- si interruppe. –Ad eccezione del sottoscritto, che vedrete solo i primi dieci giorni, gli altri vi insegneranno a turno, sempre di dieci giorni, argomenti diversi. Argomenti in cui sono altamente specializzati, possiamo dire.-
Squadrò i suoi studenti, in gran parte stupiti dai nomi famosi che leggevano.
-Riconosco che sono in gran parte personaggi molto conosciuti, alcuni molto amati altri il contrario. Ma sono soprattutto, per voi, insegnanti. Vi ficcheranno in testa le nozioni più importanti e specifiche in cui avreste mai potuto sperare, vi insegneranno tecniche di difesa e protezione che non avreste mai sognato. E fate attenzione a ciascuno di loro, perché ognuno, a suo modo, a qualcosa da offrire in esperienza e in conoscenza. Una sola delle loro parole potrebbe salvarvi la vita, un giorno, credetemi. Quindi, non sottovalutate nessuno di loro.- respirò a fondo, controllando negli occhi dei ragazzi che avessero compreso bene le sue indicazioni.
-Ora,- ricominciò, sorridendo a Eltanin –Credo che ci sia una tradizione da rispettare. Signorina Eltanin, se lo desidera io sono pronto.- disse, indicando la piattaforma per i duelli.
Eltanin sorrise, prendendo la mano che Kingsley le aveva gentilmente offerto.
In classe, intanto, si era scatenato il caos.
Il tifo sfegatato di Lily sovrastava ogni voce, ma non copriva comunque tutto. Eltanin sentì le scommesse volare, da un lato lei, ragazza diciassettenne che aveva sconfitto e massacrato ogni passato insegnante di difesa, alla prima lezione, e dall’altro, Shacklebolt, ministro della magia e membro influente del Wizengamot.
La ragazza ignorò le voci, sorridendo a Kingsley, e chiese un arbitro con voce cristallina.
Per una volta, quaranta mani si sollevarono all’unisono, ansiose di poter guardare da vicino quello scontro epico, il primo che, forse, Eltanin avrebbe perso.
Kingsley scrutò con occhi attenti tra la folla, e scartò subito i due Potter, troppo esaltati per fare qualsiasi cosa. Tirò fuori dalla mischia un ragazzo di Grifondoro, fisicamente insulso ma con l’aria di chi la sa lungo, e due occhi che parevano molto attenti.
L’insegnante e la sua allieva salirono in pedana, e il ragazzo avviò il duello.
Inchino, passi indietro, inchino.
Uno, due tre, addosso!
Dopodiché, nessuno comprese più con chiarezza quello che stava accadendo.
Eltanin danzava sulla pedana, evitando ogni tipo di fattura, mentre Kingsley la incalzava, sempre senza perdere la calma. All’ennesima fattura gambemolli, la ragazza si protesse con un piccolo sortilegio scudo, giusto il necessario per non venire colpita. E le scommesse cominciarono a farsi interessanti.
Il duello durò quindici minuti, e alla fine Eltanin, per non tirarla troppo per le lunghe, disarmò veloce quanto abile il ministro.
-Granger vince!- strillò l’arbitro, provocando a un atterrato Kingsley una risata.
-Sarebbe Granger stravince, ragazzo! Ma non credo che sia il nome giusto..- gli disse, accennando alla ragazza.
-E’ Granger Malfoy, il mio cognome, idiota.- sibilò lei. -Sbaglia un’altra volta e ti farò pentire di essere nato.- aggiunse.
Il ragazzo annuì, veloce e spaventato, e corse a posto.
Urla di giubilo per la vittoria della compagna, si alzarono dai banchi di Serpeverde, ma anche da parecchi di quelli Grifondoro.
Kingsley si rialzò, rassettandosi i vestiti.
-Complimenti Eltanin. Non mi dolgo di certo, ad essere battuto da te, anzi è un onore. Direi, 10 punti a Serpeverde, per la bravura.- si congratulò con la ragazza.
Lei chinò il capo e ringraziò, aggiungendo i suoi complimenti per l’ottimo duello, complimenti che raramente le sfuggivano di bocca, e che suscitarono mormorii per tutta la classe.
Dopodiché tornò a posto, con eleganza, e si dispose per la lezione.
-Bene, ora che abbiamo ottemperato anche a questa tradizione, direi di cominciare- fece Shacklebolt. –Allora, con me imparerete cosa è lecito e cosa no, quali incantesimi e maledizioni vi è consentito utilizzare in un duello, una battaglia una guerra. E vi verranno mostrate ed insegnate le maledizioni senza perdono. Pronti?-
Un entusiastico assenso rimbombò per tutta la classe.

 
 
-Lily, aspetta!- gridò Eltanin, raggiungendo la ragazza, che appena era finita la lezione era schizzata fuori dall’aula.
La rossa, quasi per magia, si bloccò, voltandosi subito.
-Eltanin? Vuoi parlarmi? Davvero?- chiese speranzosa.
-Ho bisogno di un favore. Disse la bionda, afferrando l’altra e cominciando a trascinarla verso l’aula di pozioni. Avevano di nuovo lezione insieme, e non voleva arrivare tardi per nessun motivo.
-Da me? Un favore da me?- chiese sempre più stupita Lily, trotterellando dietro ad Eltanin.
-Sì esatto.- sospirò lei. –Ho bisogno di parlare con Lirael, urgentemente. Tu devi parlarci e convincerla a presentarsi all’ingresso del castello oggi, all’ora di pranzo. Tu sei sua amica, accetterà se glielo chiedi. Se glielo chiedo io invece, fuggirà. Ma mi raccomando, Lily, è una faccenda importante e tu devi essere discreta. Non farne parola con altri. Portamela e basta.-
-Posso venire anche io?- strillò subito l’altra, eccitata per la missione.
-No, non puoi. È una faccenda del clan.- la bloccò Eltanin.
-Ma se deve venire Lirael..- aggiunse piagnucolando Lily.
-Dobbiamo parlare con gli Zabini, tutti e tre. Ma tu resta in sala grande, intese?- chiese, fissandola negli occhi.
Quella sorrise, trillando un –Certo!- che certo non pareva affatto.

 
 
Le due ore di pozioni passarono veloci, la precisione di Eltanin l’aveva sempre vinta, contro qualsiasi filtro. Ed il suo istinto l’aiutava parecchio.
Per una volta, i complimenti del vecchio Lumacorno, non furono sgraditi, anzi, furono una premessa positiva per il discorso che Eltanin doveva fargli a lezione terminata.
 
Quando tutti ebbero riposto bilancini, ingredienti e libri, ripulito i calderoni e sgombrato l’aula, Eltanin si avvicinò alla cattedra con passo aggraziato e un sorriso stampato in volto.
-Professore..-
-Oh signorina Granger Malfoy! Complimenti, complimenti! Anche oggi ha ottenuto un risultato fantastico! Un siero perfetto, oserei dire!-
-La ringrazio. Ma non era di questo che ero venuta a parlarle.- si interruppe un momento, aspettando che il professore alzasse gli occhi su di lei, quando lo fece, riprese la sua filippica. –Vede, ieri sera parlavo con i miei fratelli..-
-ottimi ragazzi, tutti! Anche se alcuni sono un po’ indisciplinati..- borbottò lui a mezza voce.
-Certo. Dicevo, parlavamo ieri sera, e si ventilava la possibilità di partecipare ai suoi.. Incontri, diciamo.-
-Volete venire ai party?- chiese Lumacorno, con voce speranzosa.
-Esattamente professore. Lo riterremmo opportuno, visti i partecipanti.-
-Ma certo, cara figliola, certo! Il primo si terrà a fine settembre, come sempre! Posso contarvi tutti e sette nella lista degli invitati?- chiese, incredulo.
-Certo.- sorrise lei. –Non mancheremmo per nulla al mondo.- fece una pausa, fissando il professore, entusiasta. –Inoltre, avrei da chiederle un piccolo favore, due per la precisione. Come sa, quest’anno sono il capitano della squadra di quidditch, e volevo..-
Mezz’ora dopo, Eltanin uscì dall’aula con il permesso scritto del professore per Orion e la sua assicurazione che avrebbe preso parte alle selezioni senza intervenire più di tanto.
 

 
 
Lily trascinava l’amica Lirael Zabini per il braccio.
-Davvero Lira, devi venire!- diceva strattonandole un braccio. –Non puoi non presentarti, me l’ha chiesto Eltanin di portarti, e lo sai, a me Eltanin non chiede mai nulla!-
La rossa rise, felice. La brunetta, invece, cercava di strappare la sua manica dalla presa ferrea dell’amica, e si divincolava, impaurita.
Lirael era letteralmente terrorizzata dal Clan Granger Malfoy, in particolar modo dalla sua punta di diamante, la sorella maggiore Eltanin.
Certo, Lily le aveva detto che i Granger Malfoy avevano chiamato a raccolta tutti e tre i fratelli Zabini, ma lei non capiva perché, e non voleva andare. A quanto pare però, l’altra ragazza era di tutt’altro avviso. Lirael era una persona riservata, timida, si spaventava facilmente e amava passare i suoi pomeriggi nella foresta, magari con un libro sotto braccio, o semplicemente ad ammirare le gioie della natura. Stava abbastanza bene con sua sorella minore Caillean, altrettanto silenziosa, per quanto maggiormente estroversa, ma non comunicava molto con il suo gemello Galen. Socievole, affabile e pieno di amici.
Lirael, quegli amici, quelle persone, voleva solo evitarli, fuggirne lontano. Ovviamente riconosceva di avere qualche problema relazionale, ma stava bene così, e non desiderava interferenze nella sua vita tranquilla.
A parte Lily, ovvio. Lei era arrivata come una furia di chiacchiere e movimenti e non se ne era più andata, nonostante le sue proteste. Così, alla fine, erano diventate amiche.
Una strana ragazza, se si considerano i genitori, in particolare la madre Pansy Parkinson, aggressiva donna in carriera, carro armato emotivo nonché migliore amica di Hermione Granger, matriarca del Clan.
-Ma Lily..- tentò ancora, disperata.
-Niente ma, stavolta Lirael. E poi te l’ho detto, hanno chiamato anche i tuoi fratelli, non c’è niente da temere!-
Alla fine, Lirael si arrese, scoraggiata, e si lasciò trascinare dalla rossa verso l’ingresso del castello.

 
 
I gemelli diabolici, come l’intera scuola chiamava i due Granger Malfoy speculari, stavano ridendo tra loro davanti all’aula di Aritmanzia, aspettando Galen.
Quando di fronte a loro passarono anche Luis e Domi, i due coinvolsero il ragazzo nella discussione, che prevedeva un ipotetico confronto tra gli scherzi inventati dai due.
Luis si fermò immediatamente, attirato dall’argomento, ma Dominique, dopo pochi minuti, cominciò a battere a terra con il piede, facendo risuonare i tacchi contro la pietra.
-Alors? Louis, mi annoio, andiamo!- strillò infine.
-Piantala Domi! Siamo qui da due minuti! E qualcosa mi dice che stiamo aspettando Galen..- aggiunse, ammiccando nella sua direzione.
-E quindi?- arrossì la ragazza –Non mi importa, sai? Sei un cretino, ecco cosa sei! E solo tu potevi sceglierti certe compagnie!- strillò ancora, facendo per andarsene.
In quel momento, le porte dell’aula si aprirono, e tra la folla spiccò il moro Zabini, che due paia di mani afferrarono e trascinarono verso il muro, mandandolo “accidentalmente” a sbattere contro la scontrosa Dominique Weasley.
-Io.. IO.. scusa, cioè, sono stato.. ecco..- balbettò.
-Sì, sì, Oracle, abbiamo capito, sei un imbecille. Vieni con noi, nostra sorella ti vuole!- cianciò Phoenix.
- Sei stato convocato, Oracle. Tutti voi Zabini, a dire il vero. E lo sai che a Nin non piacciono i ritardi!-proseguì Pegasus, sorridendo.
Chiacchierando, i gemelli si incamminarono verso l’ingresso del castello, seguiti da Galen, Luis e Dominique, che armeggiava con uno strano affare.
-Che bella riunione!- Sbuffò il ragazzo, esasperato, dietro i due.

 
 
Lupus entrò piano in biblioteca, amava quel posto, e sapeva che ci avrebbe trovato Caillean.
Scivolò veloce tra i tavoli, in silenzio, fino a raggiungerla al solito posto.
Le fece un gesto con il capo, guardandola.
Caillean sorrise, comprensiva. Chiuse delicatamente il libro, lo rimise in cartella, e seguì il ragazzo fuori dal loro sancta sanctorum.
Non avevano bisogno di parlare per capirsi, e per questo si apprezzavano a vicenda. L’indole tranquilla e pacata di lei ben si sposava con quella cupa e silenziosa di Lupus, che non amava parlare né vivere nella confusione. Il loro amore per i libri e la conoscenza li univa poi ancora più strettamente, spingendoli a cercarsi piuttosto spesso.
-Caillean.- bisbiglio Lupus, appena fuori dalla biblioteca. –Mia sorella ti cerca. Ha convocato voi Zabini per l’ora di pranzo.- si voltò verso il corridoio e prese a camminare.
Vedendo che la ragazza non si era mossa, tornò a guardarla, girandosi.
-Vieni?- chiese.
Caillean annuì, silenziosa, e lo seguì senza altre domande.
Eltanin non la cercava se non aveva bisogno realmente, lo sapeva. E a lei non dispiaceva poterle dare una mano, se poteva. La trovava simpatica, dolce, a ben guardare. E Caillean era una delle poche persone a dirlo o a pensarlo, motivo per il quale si trovava alla perfezione a parlare con lei. Non provava soggezione, o paura. Era solo Eltanin, per lei, e null’altro.

Così, in silenzio, Lupus e la minore degli Zabini si incamminarono verso l’ingresso.
 
 
 
Ore 12.30, ingresso del castello.
 
Quando Eltanin arrivò, davanti al portone, appoggiati a muretti, seduti per terra, in piedi a ridere, c’erano all’incirca.. un mucchio di persone.
Sospirò.
Doveva aspettarsi che chiedere ai gemelli di convocare Galen avrebbe significato avere tra i piedi anche Luis. Strano che non si vedessero anche Fred Jr e Roxy! No, un attimo. Erano solo accucciati dietro i gemelli. In compenso erano riusciti a trascinarsi dietro quella falsa farfalla di Dominique, la sorella di Luis, che invece era ben visibile ed appariscente. In questo modo Galen non avrebbe spiccicato parola, per Merlino!
E chi diamine seguiva quell’oca bionda?
No, no e ancora no!
Pensò Eltanin, maledicendosi per non aver pensato prima a quell’eventualità. Dietro Dominique, infatti, si nascondevano tre figure dai capelli più o meno rossi. Spiccavano Cassandra e Ginevra, le chiome rosso vivo schiarite quasi fino a diventare color carota, perché quello, secondo MagiVogue, era il colore dell’autunno, e nessuno aveva spiegato loro che si parlava di colore delle foglie, d’autunno.
Molly si teneva in disparte, i capelli di un caldo rosso mogano, tranquillo come lei e come il padre Percy. Le osservava, facendosi piccola, ed Eltanin pensò che ancora non riusciva a superare il suo timore della gente.
Sarebbe potuta andare d’accordo con Lirael!
A proposito di Lirael..
Eltanin la scorse imbronciata e afflitta in un angolo, tenuta stretta da una sorridente ed entusiasta Lily Potter.
Anche lei? Non la mia persecutrice, almeno lei no!
Si disperò la ragazza. E subito dopo, giusto per peggiorare ulteriormente il pomeriggio, vide accanto a lei l’altra sciagura della sua vita, l’altro indegno e malaugurato Potter, che di nome faceva James.
Ma chi ce li ha portati tutti questi, qui?
Si chiese, a metà tra la angoscia e il terrore.
Sul muretto, Hydra strillava, strattonando per un braccio Lysander, mentre Columba lo tirava tirava per l’altro braccio. Lorcan, impotente, osservava la scena sconcertato.
Eltanin era scoraggiata.
Sapeva bene che le gemelle giocavano con i due piccoli Nott come se fossero pupazzi, anzi, bambole, ma davvero era esterrefatta davanti a quella scena.
Mancava solo Brian Weasley, e il quadretto di famiglia sarebbe stato completo.
Come non detto!
Esclamò tra sé, quando il sopracitato prefetto di Tassorosso le passò accanto salutandola, per poi fermarsi mezzo metro davanti con aria sorpresa.
Ecco. Ora, l’ingresso di Hogwarts raccoglieva tutti Weasley, gli Zabini, i Nott e i Granger Malfoy della scuola. Ed erano davvero un mucchio!
Eltanin sospirò, come aveva potuto pensare di mantenere la cosa discreta, non lo rammentava nemmeno più.
In effetti, a parte Orion che ancora non conosceva quasi nessuno, l’unico ad eseguire il suo compito senza sbrodolare sul numero di “invitati” era stato Lupus, Morgana lo benedicesse!
Quando si mostrò, entrando nella chiazza di luce pallida che il sole autunnale forniva, Eltanin riuscì a sembrare estremamente minacciosa, almeno secondo i suoi fratelli, che arretrarono veloci, un sorriso colpevole stampato in volto.
-Scusate ragazzi..- Sibilò –Non si era detto di convocare solamente i tre fratelli Zabini?!- domandò in quello che sembrava più un ringhio che una frase.
-Beh ecco..- cominciò Pegasus, dando una spallata al fratello.
-Sì insomma..- continuò quello.
Eltanin li fulminò, inferocita.
-Beh.. Insomma.. cioè.. Un par di puffole, cioè! Siete degli incapaci ecco cosa siete! Ora Lirael non mi vorrà più parlare, Galen sarà distratto e Caillean dovrà occuparsi di tutti e due! Imbeccili tutti e sei!- si sfogò.
Un tuono rimbombò in lontananza, dando voce alla sua rabbia.
Eltanin era sempre molto controllata per un motivo, si diceva a scuola, ma nessuno, al di fuori del Clan, sapeva quale.
Ora anche la tribù di Weasley Zabini e Nott poteva intuirlo.
Il cielo si oscurò, le nubi si addensarono, e il fulmine colpì, poco distante dal gruppo, che sobbalzò.

 
Terza regola di casa Granger Malfoy: mai far infuriare seriamente e ripetutamente la primogenita di casa, le conseguenze potrebbero rivelarsi fatali, soprattutto se non si ha un parafulmine a portata di mano.
 
-Nin..- mormorò Orion, preoccupato.
Tutto il clan aveva già visto la sorella in preda alla rabbia, e non era un bello spettacolo. Diventava pericolosa, certo, ma non tanto per gli altri, che cercava comunque di difendere, quanto per sé stessa, che tendeva a prosciugare di ogni energia.
-Nin niente!- strillò lei –Non era complicato! Per Merlino vi avevo chiesto una cosa! E invece stamattina non solo mi sono ritrovata il letto pieno di gente, ho dovuto svegliarmi all’alba, sistemare i vostri animali, assistere ai vostri allenamenti, parlare con la preside per voi.. ma nemmeno siete stati in grado di fornirmi un pranzo tranquillo! Dovevo solo parlare con gli Zabini!-
Orion si fece avanti, mentre tutti coloro che non erano Granger Malfoy arretravano, spaventati, e il clan si chiudeva in cerchio attorno alla ragazza.
-Eltanin- ripeté, prendendole le mani. –Calmati. Siamo qui. Gli Zabini sono qui.- respirò a fondo, fissandola negli occhi. –Mangeremo tutti insieme, anche con gli altri. Staremo in compagnia. Il resto può aspettare, davvero.- le strinse le mani più forte. –Eltanin. Calma. Non devi fare tutto da sola.- mormorò l’ultima parola con un tono dolce, quasi dondolato, nemmeno fosse una ninna nanna.
Orion era bravo, con le persone, e anche di più, era bravo con sua sorella.
Sapeva quando tirare ed insistere, e sapeva quando lasciare andare. Quando lei doveva lasciare andare.
Ed Eltanin lasciò.
Il cielo si schiarì, le nubi scomparvero, nessun tuono, nessun fulmine.
Solo Eltanin, la sua rabbia, il suo autocontrollo.
Chiuse gli occhi.
-Grazie, Orion. Raggiungimi con gli altri al meleto, vi aspetto lì.- disse, lasciandogli le mani.
Sempre ad occhi chiusi, oltrepassò i fratelli, zigzagando tra loro, e il resto del gruppo, lievemente atterrito. Raggiunse Rastaban, che l’aveva avvertita gridare, ed ora attendeva ad ali spiegate. Gli salì in groppa, e con lui si sollevò, libera nel vento.
Dall’alto, strillò ai ragazzi: -Ci vediamo al meleto!- e volò via.
 
James, ancora un po’ confuso, si limitò a chiedere: -Perché, a Hogwarts c’è un meleto?-
L’intero gruppo alzò gli occhi al cielo, mandandolo al diavolo e scoppiando a ridere.

 
 
Un quarto d’ora dopo, Eltanin scendeva dal dorso di Rastaban, che la guardava preoccupato.
Sicura che va tutto bene?
Le chiese.
-Certo. Ero solo molto.. stanca. No. Irritata. No. Nervosa? Non so, Rastaban, forse tutto questo insieme. Certo è strano per me scoppiare così il primo giorno.- aggiunse preoccupata.
C’è qualcosa nell’aria, El. Magia che vibra dove non dovrebbe. Magia vecchia..
Eltanin lo fissò, corrucciata. –Magia antica?-
Non proprio. È.. vecchia. La magia antica profuma, come un libro, come una quercia. Ma questa.. puzza. Puzza di morte e di tombe.
La ragazza roteò gli occhi.
-Perfetto. Proprio quello che serviva in questo momento. Vecchia magia puzzolente. Davvero perfetto!-
Simpatica, El, davvero.
-lo so. E aggiungerei..-
Il dialogo tra Eltanin e Rastaban venne bruscamente interrotto dalla voce di una scocciatrice che la ragazza credeva dovessero segnalare come ricercata. Avrebbe visto benissimo la faccia di Lily su un manifesto del Ministero con sotto la scritta: “Indesiderabile numero uno” , altro quella di suo padre ai tempi!
-Eltaaaaaaaaanin! Eltaaaaaaaaaaanin!- gridava, risalendo il pendio che portava al meleto.
L’Eltaaaaaaaaaanin in questione si pressò gli occhi con le mani, cacciando indietro il mal di testa.
-Ciao Lily.- mormorò sconfitta.
Dietro la rossa che correva, venivano tutti gli altri rossi, ovvero tutti i Weasley. Nell’ordine, Fred, Roxy, e Luis che si spintonavano vicino ai gemelli diabolici.
Poi Dominique, nel suo rosso tendente al biondo, che chiacchierava fitto fitto con Gin, Cass e Molly. Beh, Molly ascoltava. E si tirava dietro il povero Brian, coinvolto in tutto quello per puro caso.
Dietro la Weasley Tribe, correvano le gemelle, trascinandosi dietro i gemellini Nott. Eltanin si chiese se a quei due un giorno sarebbe cresciuta la spina dorsale o se sarebbero rimasti senza a vita. O forse erano così solo con le gemelle, pensò. Interessante.
James cercava di coinvolgere, infruttuosamente, Lupus e Orion in una discussione sui metodi di conquista del gentil sesso, mentre uno, Lupus, lo guardava disgustato, e l’altro, Orion, cercava di non scoppiare a ridere.
Per ultimi, arrivavano lenti i tre fratelli Zabini, le chiome corvine che oscillavano brillanti al sole, un’espressione calma in volto. Evidentemente Caillean aveva costretto i due fratelli maggiori a una breve sessione di meditazione, prima di incamminarsi, o nessuno dei due sarebbe stato così tranquillo.
Sono tutti tuoi..
Sghignazzò Rastaban, estremamente divertito dalla situazione.
-Tu credi?- gli chiese Eltanin sottovoce. –Non penserai certo di svolazzartene via a divertirti vero? Ho bisogno di te QUI. Sai com’è.. potrei perdere il nuovo la calma- fece un gesto noncurante con la mano, alludendo all’episodio di poco prima.
Sei una donna crudele.
-Vieni qui, bel serpentello mio..- sorrise lei, aprendosi in un ghigno malizioso.
Crudele dico io!
-Sì, sì.. ora vieni!- ripeté lei, ridendo.
 
 
-Ma.. Stai parlando da sola, Eltanin?- le chiese Lily, che ormai l’aveva raggiunta.
-No, Lily.- Sbuffò lei. –Parlavo con Rastaban.- disse, indicando il drago, che si agitava prima di trasformarsi di nuovo in serpente.
-Oh! Ci puoi parlare?- domandò stupita.
-Da quando sono nata.- ribadì lei.
-Lo possiamo fare tutti, con i nostri animali, anche se non bene come Nin.- aggiunse Pegasus che intanto le aveva raggiunte, insieme al resto della compagnia.
-Davvero?- chiese James, sempre curioso.
-Certo!- rispose Phoenix.
-Siiii!- strillò Hydra, partendo di corsa e lanciandosi nel laghetto, a raggiungere il suo idra lacustre, mentre Columba sbuffava impaziente.
Eltanin si coprì gli occhi. Possibile che Hydra non riuscisse a rimanere asciutta e linda per più di cinque minuti consecutivi?
-Va beh. Direi di ignorare la pupattola e mettere qualcosa sotto i denti. Muoio di fame. Gemelline avete fatto incursione in cucina come vi avevo chiesto?- chiese Eltanin.
Certo!- disse Columba con un sorriso. –Abbiamo chiesto a Winky! Sarà qui tra pochi secondi con un carico di vettovaglie!- rispose.
-Ben fatto bimba!- la gratificò la sorella e Columba gonfiò il petto come un pavone, orgogliosa del complimento.
-Quindi siamo qui per un pranzo in compagnia?- chiese Brian, esitante. Brian era una persona pacifica, socievole ed espansiva. Andava d’accordo con tutti, proprio come suo padre Charlie, ma al contrario di sua sorella Cassandra, era calmo e tranquillo, ben disposto per la riflessione e la conversazione.
-Anche.- Rispose evasiva Eltanin.
-E per che cos’altro?- domandò Fred, mentre tirava di soppiatto uno spintone a sua sorella minore Roxy, più conosciuta a Hogwarts come la “donna esplosiva”.  Quella gli rifilò una gomitata e lo mandò a sbattere contro Luis, che si rifece  contro entrambi i gemelli, per parità di cose.
Se a scuola, in quegli anni esisteva qualcosa di simile a ciò che i malandrini prima e i gemelli Weasley poi erano stati per gli studenti, i professori e Gazza, allora quel qualcosa era un gruppetto di ragazzi di diverse case piuttosto unito e così composto: i cosiddetti gemelli diabolici, Pegasus e Phoenix Granger Malfoy, gli ideatori degli scherzi più terribili e crudeli che Hogwarts avesse mai visto. Fred Weasley Jr e sua sorella Roxanne Weasley, rispettivamente chiamati The Bum Bum man, a causa dei molteplici crolli e disastri da lui provocati, e la donna esplosiva, per la sua insana e violenta passione per fuochi ed esplosioni di sorta. A loro si affiancavano Luis, l’uomo in bianco, per i suoi numerosi flop con l’altro sesso, il cui compito, di solito, si limitava alle risate del dopo scherzo, e alle battute divertenti. Del gruppo faceva parte anche Galen, suo malgrado, nel ruolo di coscienza, palo e uomo delle ramanzine. Nonché, spesso e volentieri, di salvatore in extremis.
Hogwarts, secondo Eltanin, non aveva mai visto gente peggiore. Persino Pix cambiava corridoio quando li vedeva insieme. Erano amati e temuti allo stesso tempo, e le loro burle erano rinomate quanto la palude lasciata dai gemelli Weasley al quinto anno. Fred teneva alto il nome di famiglia, eh sì! Ma i suoi fratelli.. beh loro erano le menti più contorte che Hogwarts avesse mai conosciuto, portati alla vendetta ma ancor più allo sberleffo, erano davvero implacabili.
E Serpeverde nell’animo, per di più.
In ogni caso, quando Fred chiese il vero motivo per il quale erano lì, Eltanin ritenne saggio e consigliabile vuotare il sacco, prima diventare vittima di uno dei loro “meravigliosi” scherzi.
-Allora..­- cominciò, prima di essere interrotta da Dominique.
-Non me lo dire! Hai finalmente deciso di sottoporti ai nostri trattamenti di bellezza!- strillò emozionata, seguita a ruota da Cass e da Gin.
Quelle tre dovevano smetterla di perseguitarla per convincerla a fare da cavia ai loro esperimenti con trucco e parrucco, davvero.
Sbuffò, e le fissò con cattiveria.
-Beh magari no. Scusa, continua.- balbettò Domi, facendosi scudo di Galen.
-In realtà volevo parlare con Galen, Lirael e Caillean. Ma mi sembra opportuno aggiornarvi tutti, in ogni caso.-
Prese un bel respiro e raccontò tutto dal principio, cappello parlante, presentimenti, sua madre e la preside.  Aggiunse le ultime parole che aveva scambiato con Rastaban, ritenendole significative, e il Drago, ormai tornato serpente, le si accoccolò in grembo.
-Afferrato il problema?- chiese, fissandoli uno a uno.
Lily interruppe le sue riflessioni e la fissò.
-Direi di sì. Siamo ampiamente nella merda, ma non sappiamo bene di quale tipo.- quando voleva, la rossa sapeva essere sintetica. –E, immagino, abbiamo bisogno dei tre ragazzi qui,- disse indicando i tre fratelli Zabini –Perché ci chiariscano un attimo la tipologia di sterco in cui affondiamo al momento. Magari con una profezia o due.-
-Estremante chiara, direi!- disse Pegasus ridendo delle espressioni sconvolte delle ragazze.
-Chiara e concisa, si.- confermò Eltanin. –Abbiamo bisogno di voi, Galen, Lirael e Caillean. Delle vostre straordinarie capacità. Siete tre veggenti potentissimi, se siete insieme, e ci serve, ci serve davvero.-
Li guardò con sguardo implorante, supplichevole. Aveva davvero bisogno che accettassero.
Lirael, con grande sorpresa di tutti, fu la prima a parlare.
-D’accordo.- bisbigliò, a bassa voce ma senza esitare. –Lo faremo. Il nostro compito è quello di portare aiuto, e non mettere in difficoltà. Non c’è motivo per rifiutare. E come voi, anche noi abbiamo avvertito qualcosa.- tacque, guardando Caillean.
-I nostri sogni sono avvolti dalla nebbia, che porta magia vecchia, come ha detto il tuo Rastaban. Non è bene, per ora possiamo dirti solo questo.-
Eltanin osservò Galen, che annuiva ma restava in silenzio.
-Galen?- domandò. –E tu cosa ne pensi?-
-Io sono un maschio. Le profezie sgorgano attraverso il corpo e la voce delle donne, mai attraverso il mio, che è solo un conduttore di forza, per loro.- Rispose tranquillo. –Potrei obbiettare e rifiutarmi, ma chi sono io, per oppormi alle voci della dea?- scosse la testa, tranquillo. –In più sono d’accordo con loro.- sorrise, i capelli corvini che scintillavano al sole.
Eltanin sorrise di rimando, tranquillizzata dalla sua espressione serena.
Nel meleto non volava una mosca, tutti erano in ascolto.
-Quando pensate possa essere un momento propizio?- domando la ragazza bionda.
Caillean guardò verso il cielo, imitata da Lirael.
-Stanotte.- disse.
-A mezzanotte.- aggiunse la sorella.
-In un luogo a metà.- continuò Galen.
Eltanin sospirò.
-Perfetto. Stanotte, alle 11.30, ci troveremo tutti all’ingresso del castello. Torneremo qui.-
-Sì.- disse Caillean –E’ un buon posto. E benigno, anche.-
-Portate tutti i vostri animali.- sussurrò Lirael, facendo sussultare il resto del clan. –Nella loro forma originale. Niente serpenti, o micetti.-
Galen annuì, serio. –Sarà necessaria una magia potente, loro aiuteranno anche solo essendo presenti.-
-D’accordo!- esclamò Eltanin, disfando la tensione nell’atmosfera. –Ora che siamo d’accordo per stasera.. e che le cibarie sono qui..- aggiunse, indicando con il dito una grande tovaglia stesa all’ombra e ricolma di ogni ben di dio –Direi che possiamo pranzare!-
L’attesa nell’aria si sciolse come neve al sole, e anche i tre Zabini, serissimi fino a poco prima, sorrisero lanciandosi verso il cibo.
Le chiacchere abbondarono, Eltanin sventolò in faccia a Orion il permesso per le selezioni ottenuto da Lumacorno, e annunciò ai fratelli la loro prossima partecipazione al party di fine settembre.
Un coro di “oooh”, delusi e meno delusi, accolse l’avviso. A qualcuno non spiaceva, mentre altri, come Lupus, detestavano l’idea.
Si parlò parecchio del nuovo programma di Difesa, anche perché la maggior parte dei genitori dei presenti avrebbe partecipato come docente, prima o dopo.
Eltanin era entusiasta, non un solo insegnante, ma nove, e lei avrebbe potuto scontrarsi con tutti quanti! Ovviamente tutti avevano saputo del duello contro il ministro, e si parlò parecchio anche di quello, e qualcuno, i fratelli della ragazza, in particolare, aggiunse che non vedeva l’ora di assistere al suo scontro con la madre.
A Eltanin brillarono gli occhi.
Hermione era l’unica ancora in grado di batterla, e lei adorava letteralmente gareggiare con lei. Era uno scontro epico, ogni volta.
Poi venne il turno del quidditch, delle selezioni, gli allenamenti e le partite future.
I Granger Malfoy risero, sostenendo che per quanto gli altri avessero potuto mettere su squadre da record, loro avrebbero vinto in ogni caso, come sempre. Brian, capitano e cercatore della squadra di Tassorosso, rise e li minacciò, facendo cenno a una fantomatica arma segreta appena scoperta. Cass ridacchiò, rischiando di strozzarsi, e disse qualcosa a proposito della “magnificenza” e della “bellezza” di questa misteriosa arma segreta. Al che, Brian arrossì, tirandole uno scappellotto. Il resto del gruppo li guardava confuso, che c’era di bello in un’arma?
James e Lily avevano già cominciato a lamentarsi per l’orario delle selezioni, mentre Fred e Roxy non vedevano l’ora, adoravano volare.
il pranzo trascorse quindi tranquillo, con i ragazzi persi nelle chiacchiere.
 
***********
 
Venuto il momento di tornare a lezione, Eltanin si separò dal gruppo, incaricando Lily di informare il Prof Vicious che non se la sentiva di andare a lezione.
A volte saltava, con motivi più o meno importanti, ma nessuno dei professori gliene faceva un problema, anche grazie al fatto che per molte cose non aveva bisogno di lezioni. Per le altre, era svelta a recuperare e svolgeva ogni compito per tempo.
Quel giorno, Eltanin aveva due cose in mente. Informare la preside del piano notturno, e, soprattutto, volare con Rastaban.
Doveva scaricarsi, lo sapeva.
Sentiva ancora la magia tremolare intorno a sé, il suo autocontrollo vibrare, tentennare, e lei aveva bisogno di staccare, prima di sera.
Se non lo avesse fatto, non sapeva cosa sarebbe potuto succedere.
 
*****
 
Quando gli altri si furono allontanati, si smaterializzò nell’ufficio della McGranitt, facendola quasi schiattare di paura, e le raccontò tutto, dalla strana adunata che aveva trovato fuori dal castello, alla decisione degli Zabini di aiutarli, all’appuntamento notturno. Quando la preside annuì, dandole il suo assenso, Eltanin si smaterializzò nuovamente, direttamente al meleto, accanto a Rastaban, scioccando ancora una volta la donna.
Le prudevano le mani, tanta era la magia che sentiva dentro di sé.
-Rastaban!- gridò
El. Andiamo.
-Voliamo Rastaban! Veloci, liberi! Voliamo, voliamo!- gridò, sempre più forte, già sul dorso del Drago, sollevato a metà.
-Più in alto!- strillò. –Più veloce! Più forte! Portami via, Rastaban!- Una nota di disperazione si fece largo nella sua voce, e l’animale si affrettò, preoccupato.
Non avevano nemmeno raggiunto i confini della scuola, che Eltanin gridò, un grido inarticolato, improvviso quanto acuto.
Dalle sue mani nacquero fulmini gemelli, e dai suoi occhi si riversò il tuono. Sorrise felice, e la tempesta che le si agitava dentro si scatenò, libera e selvaggia, nuvole nere e venti del nord, grandine e pioggia.
Eltanin e Rastaban volavano, senza costrizione alcuna, e la ragazza si sentiva leggera, potente ma innocua.
Volarono fino agli antipodi e ritorno, portando ovunque la furia della sua tormenta, l’amore del suo temporale, bagnando i campi e salutando le foreste e gli oceani.
 
****
 
-Grazie Rastaban-  mormorò Eltanin distrutta, atterrando nuovamente nel meleto di Hogwarts, sotto la pioggia che lei stessa portava. –E’ stato meraviglioso.-
Anche per me. Come sempre, mia El.
-Ti amo, Rastaban, lo sai, vero?-
Certo, ed io amo te, piccola El.
Lei gli abbracciò il grosso collo coperto di scaglie, sospirando di felicità.
-Bagno caldo?- sussurrò, con aria complice.
Rastaban tornò serpente in pochi secondi, sfoggiando un’aria sorniona davvero difficile da mostrare per un rettile, e annuì, scuotendo vigorosamente il muso.
-Perfetto!- disse lei.
Pochi minuti dopo, Eltanin e il suo enorme serpente nero erano immersi nella grande vasca da bagno dei Prefetti, riempita dell’acqua più calda che fosse possibile trovare, e della schiuma colorata più profumata e rilassante mai inventata.
-Almeno questo ce lo dobbiamo, prima di stanotte..-
Mormorò a mezza voce Eltanin, mentre il serpente si attorcigliava sul suo braccio. Era sicura che non sarebbe stata una notte facile da dimenticare.
 

************************************************
 
 
Mio personale angoletto:
Giooooorno!
Prometto che non andrò così lenta anche nei prossimi capitoli, giuro!
Anche perché descrivere un anno giorno per giorno potrebbe essere.. complesso?!
In questo capitolo vengono fuori diverse cose, tra le quali i nomi dei professori di difesa (lo so che li desideravate profondamente!!) vi ispirano? E si realizzano alcuni degli eventi pronosticati nel precedente capitolo.
Vediamo Eltanin a lezione, e scopriamo alcuni suoi lati che non si erano notati prima. Ad esempio il fatto che deve trattenersi, altrimenti.. altrimenti? Sorpresa! Per ora sappiate solo che si deve controllare, una volta, il primo giorno è “esplosa” e non è stata buona cosa.
Il volo con Rastaban.. vi piace? A me parecchio. Mi chiedo cosa proverei io, una tale sensazione di libertà.
Spero di essere riuscita a chiarire qualcosa in più su un paio degli altri personaggi, clan escluso. Fondamentalmente abbiamo un gruppo di novelli malandrini, peggiori dei precedenti, che tendono a stare sempre insieme. Poi c’è un gruppo di signore comandato da Dominique con la passione per il pettegolezzo e la cosmesi. Gli Zabini fanno gruppo solo per la profezia, per il resto si dividono, quanto ad amicizie. I due piccoli Nott, invece, sono tirati di qua e di la dalle gemelline del clan, per lo più. In ogni caso, se non capite chi è chi, o fate confusione con i genitori, tornate all’introduzione, c’è la lista dei personaggi, con le parentele etc.
La parte della profezia ho pensato di metterla nel prossimo capitolo, altrimenti non finiva più, questo.
Per il resto.. com’è andato il capitolo? XD
Ringraziamenti:
Grazie a Serpeveverde_4ever93 e ladyathena, che mi recensiscono da sempre, grazie mille!
E grazie ai nuovi recensori, anche per le meravigliose opinioni sulla vecchia storia: Grumpy, Directionerisapromise, Baba_, Believe_Giulietta e Giorgia0391, grazie mille!
Grazie ai 52 diamanti che hanno inserito anche questa mia nuova storia tra le seguite, siete fantastici!
Grazie agli11 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, meravigliosi!
E grazie a Herm_Malfoy e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Mi sento onorata!
Grazie anche agli 9 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento magnificamente!
Siete tutti fantastici.
 
Un bacio,
Nimi

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Capitolo 5
*** Il cuore della Tempesta ***


Di essere diversa, l’ho sempre saputo.
Sin da quando ero appena nata, e Rastaban mi sussurrava parole confortanti che solo io potevo udire, attraverso il suo uovo non ancora schiuso.
Lo so da quando ho scatenato la mia prima tempesta, per un capriccio che mia madre non aveva voluto soddisfare, spaventato tutta Bonducawich.
Lo so, da quando per la prima volta ho davvero perso il controllo, al primo anno, e ho rischiato di spazzare via la scuola di magia e stregoneria più famosa del mondo.
Da allora, lavoro su me stessa giorno e notte, controllando le mie emozioni e le mie reazioni, non lasciando trapelare nulla di me, se non con la mia famiglia.
Da allora, se lo stress, la situazione complicata, la pressione, o qualsiasi altra cosa in questo strano e misterioso mondo lo richiedono al mio corpo, io lascio tutto, e volo via con Rastaban, a raggiungere una minuscola isola al largo delle coste icene, lontano da casa.
Lì, dove niente e nessuno può ferirmi, o meglio essere ferito da me, mi lascio andare, libero dalle sue catene la magia che ho dentro, perché cavalchi i venti, si mischi con il mare, affronti i cieli. Sull’isola, sono sola, ad eccezione di Rastaban, e niente può fermare quello che sono.
Perché alla fine dei conti, io sono nata nel cuore della tempesta, e della tempesta posseggo il cuore, selvaggio e indomito.
In tutta questa magia pura, quella che mi domina e che domino a mia volta, però, manca qualcosa.
L’ho sempre saputo, come ho sempre saputo di essere diversa.
Se il mio cuore è il cuore della tormenta, allora dentro di me c’è lo stesso vuoto che si può trovare all’interno di un ciclone, nel suo occhio. Un vuoto desolante, stranamente quieto, deserto in modo triste quanto pauroso.
Nel mio cuore, nella mia anima, c’è un buco, che non so come riempire.
Ho amato i miei genitori, i miei fratelli, e i miei padrini e madrine, come se fossero un’estensione di cio che io stessa sono. Ma non ho mai amato qualcun altro oltre a loro, e non sono sicura se sarò mai in grado di farlo.
Al mio spirito, manca l’amore, quello vero, quello che completa una persona permettendole di fondersi con un’altra.
Ed io, nella mia grandiosità, in tutte le mie capacità magiche, il tutto il mio essere speciale, non so dire se ne sarei mai in grado, abbandonare così tanto me stessa per donarmi interamente ad un altro.
Inoltre, chi può stabilire se sarebbe davvero una buona cosa? Chi può dire se lasciarmi andare all’amore, demolire le mie barriere, così faticosamente costruite, possa essere una saggia idea?
Con ogni probabilità, quelle stesse barriere cadrebbero, e con esse ogni briciola del mio autocontrollo, lasciando fuoriuscire ogni goccia del potere che mi scorre nelle vene, distruttivo e crudele, selvaggio e senza limiti.
Se io amassi, il mio amore ucciderebbe probabilmente ogni cosa ed ogni essere vivente, intorno a me, compreso l’oggetto del mio amore.
E quindi, da qui nasce il mio dubbio: sperimentare quello che tutti, nessuno escluso, definiscono l’esperienza più bella della vita, rischiando, o rimanere controllata, preda della mia tempesta interiore, agitandomi senza risoluzione? Io, ancora, non ho questa risposta. Ho un’altra domanda, però.
Chi potrebbe mai essere così coraggioso da amare una tempesta dagli occhi di drago?

 
 
Stanza di Eltanin, ore 22.30.
 
Eltanin era appena rientrata dal bagno dei prefetti, con Rastaban, estremamente rilassato al fianco.
Era ancora avvolta nello spumoso accappatoio, quando prese la decisione, sofferta, di scrivere alla madre.
Sei sicura, El?
Lei sospirò. –Non posso fare altro, Ras. Sono fuori controllo, l’hai visto anche tu.-
Scosse di nuovo la testa, avvertendo un brivido di paura al ricordo dell’episodio.
-Non posso fare altro. Non posso rischiare, non adesso. Non con Orion.-
Rastaban si accoccolò sul letto, mentre lei si sedeva alla scrivania con un gemito rassegnato.
Vuoi tornare all’isola?
-E dove se no?- la voce di Eltanin era salita di un tono. –Devo buttare fuori un po’ di.. rabbia, magia.. quello che è. Sono pericolosa adesso, per tutti!- alla fine della frase stava quasi strillando.
El..
-Lo so.- Mormorò lei in risposta, stendendosi accanto al serpente sul letto.
Chiuse gli occhi, stringendo la bacchetta, e in pochi secondi i ricordi la sopraffecero.
 
Flashback, sei anni prima:
 
Era il primo giorno, il cappello parlante l’aveva appena smistata a Serpeverde.
Non a Grifondoro, con i Figli di Harry, non a Tassorosso, con quei ragazzi dall’aria pacifica. Nemmeno a Corvonero, dove i ragazzi sembravano così calmi e sereni. L’aveva mandata a Serpeverde, dove sarebbe stata sola, in mezzo a facce sconosciute che la fissavano di traverso, ridacchiando. Non sapeva se per il suo cognome, o se qualcosa in lei stessa poteva scatenare quegli attacchi di risa, ma Eltanin si sentiva in ogni caso un’indesiderata.
Non terminò nemmeno la cena, scappò subito verso i sotterranei, dove suo padre le aveva detto si trovavano i dormitori della casa. Li trovò in fretta, e sgattaiolò dentro la sala comune appena la porta si aprì e facendo uscire una coppia di ragazzi.
Salì al dormitorio delle ragazze, scoppiando a piangere sul letto. Non si accorse nemmeno del tempo che passava, riusciva a concentrarsi solamente sulle immagini della sua famiglia, che aveva lasciato a casa. I genitori, i fratelli, il piccolo Orion, appena 5 anni. Loro non avrebbero mai riso alle sue spalle, anzi, l’avrebbero protetta, sempre.
Quando finalmente decise di alzarsi dal letto, e cambiarsi per la notte, aveva ancora le lacrime agli occhi.
Si era appena slacciata la camicetta della divisa, sfilandola dalla gonna, e la stava lasciando scivolare a terra, quando improvvisamente irruppero nella camera altre due ragazzine della sua età, smistate poco prima con lei.
Si Bloccarono all’ingresso della stanza, fissandola.
Lei di voltò di scatto, spaventata.
-Che diavolo hai sulla schiena?- chiese la ragazza bionda, con aria schifata.
Eltanin balbettò qualcosa, insicura.
-Si, che cos’è?- domandò la seconda ragazza, riservandole la stessa curiosità che si ha per una ferita sanguinante, un po’ macabra e al contempo disgustata.
-E’ il.. il.. mio ta..ta.. tatuaggio!- riuscì infine a dire la bionda, impaurita.
Le due sgranarono gli occhi, e scoppiarono a ridere.
-Un tatuaggio?? solo i babbani stupidi se lo fanno!- disse la bionda
-E le ragazze facili!- la interruppe l’altra. –Ma tua madre lo sa?-
-Me.. me lo ha fatto lei..- rispose Eltanin, umiliata.
Altra risata crudele.
-Merlino e Morgana! Che madre deficiente che hai!- rise ancora la bionda, sempre più cattiva.
Dopo di che, Eltanin non riuscì mai a ricordare di preciso l’accaduto.
Le dissero che aveva urlato, ma non un normale grido di rabbia. Le dissero che la sua rabbia aveva squarciato il cielo, che Rastaban le era comparso di fianco, in forma di Drago, distruggendo metà dei dormitori, e spaventando a morte le ragazze, con la sua furia.
Le riferirono che i fulmini della tempesta che aveva invocato erano rossi, invece che della normale tonalità di bianco accecante, e che il cielo era diventato nero come la pece, la luna scomparsa.
Le ragazze erano svenute, prosciugate di ogni magia ed energia, il volto disfatto dalla paura.
La McGranitt, Hagrid, ogni componente del corpo insegnanti aveva provato a fermare la sua rabbia, ma Eltanin era ormai preda di qualcosa di più grande di lei, ed erano stati chiamati i suoi genitori, nella possibilità che si dovessero salutare un’ultima volta. Appena sua madre era uscita dal camino, si era precipitata verso la stanza della figlia, che da diverse ore, ormai, lanciava fulmini sanguigni e distruttivi sull’intera scuola.
Eltanin di tutto ciò ricordava solo le sensazioni, la rabbia, la furia, il vuoto.
Ma ricordava anche, in ogni dettaglio, il viso disperato di sua madre, che correva nella stanza, liberandosi delle braccia di Hagrid, che la trattenevano, per venirle incontro, e abbracciarla.
Ricordava suo padre, il volto stravolto dal terrore, le lacrime che gli rigavano le guance, cadere in ginocchio accanto a lei e afferrarle una mano, mormorando frasi sconnesse sulla paura che aveva avuto, la paura di perderla.
Ricordava di aver sussurrato –Mamma..- mentre lasciava cadere le braccia, e riportava dentro di sé la tempesta e la magia tutta.
-Papà..- e il suo corpo che si accasciava tra le braccia solide della madre, che la prendeva in braccio e la appoggiava sul letto semidistrutto lì accanto.
Quella notte, Eltanin lo ricordava bene, aveva rischiato di perdere sé stessa, smarrendosi nella magia, nell’odio e nel dolore, il vuoto dentro di sé che rischiava di sommergerla. Ma aveva ritrovato la strada, grazie all’amore della sua famiglia, e al loro abbraccio.

 
Fine flashback.
 
Eltanin sbatté gli occhi più volte, riprendendosi da quel ricordo così vivido in lei.
Da quella volta, l’autocontrollo era stato il suo principale obbiettivo, oltre, ovviamente, la protezione della sua famiglia, a cui si era dedicata anima e corpo.
Ma in quel giorno, solo poche ore prima, qualcosa si era incrinato, dentro lei, e aveva rischiato di distruggere tutto, letteralmente.
Dei suoi fratelli, nessuno sapeva con precisione cosa era accaduto, quel primo giorno, e mentre gli altri erano a conoscenza solamente delle leggende che circolavano in merito all’episodio, come tutti, a scuola.
Solo James e Lily, inoltre, erano presenti a Hogwarts, quell’anno, e Eltanin non era sicura di come avessero presa la cosa.
Stava ancora riflettendo e ricordando, quando Rastaban le sussurrò:
Ancora El?
Lei sospirò.
-Certo, Ras. Sempre.-
Devi smettere di pensarci, El, o ti ridurrai a un guscio vuoto.
Un altro sospiro.
-Non sono certa di non esserlo già, Ras. Io..- Eltanin deglutì, cercando il coraggio di parlare. –Io non so amare. E non sono certa di riuscire mai ad imparare..-
El.
La interruppe lui, severo.
La tua tempesta, quella che ti si agita dentro. Non è solo rabbia e vento e pioggia, sai? È anche amore, El. Tanto amore, amore per la vita, per le persone, per gli esseri viventi tutti..
A quel punto fu Eltanin a interromperlo, con un gesto secco della mano.
-Forse. Forse no, e sono solo uno strumento di distruzione, chi lo sa. In ogni caso, tra dieci minuti mi aspettano giù tutti i miei fratelli, ed è meglio che non scenda in accappatoio.-
Con una risatina, scese dal letto e aprì l’armadio, sotto lo sguardo pieno di rimprovero di Rastaban.
Visto che la loro sarebbe stata una missione segreta, tanto valeva evitare la divisa. Eltanin la detestava, letteralmente. Erano maghi e streghe, dovevano proprio indossare gonnelline scozzesi??
Preferiva i vestiti lunghi, magari da strega, a pezzo unico. Non che portare la gonna corta le dispiacesse, tanto che si accorciava anche l’uniforme, ma certo, lo scozzese era proprio terribile.
Dall’armadio scelse infatti un vestito, lungo fino alle caviglie e leggero, di seta bianca. Di fattura semplice, ma meravigliosa, proveniva, come la maggior parte dei suoi capi, dalla Boutique di Madame de Chevaiz, grande amica di sua madre e ottima stilista.
Lo indossò veloce, ravviandosi i capelli ed intrecciandoli, solo per ripensarci all’ultimo minuto e scioglierli. L’arte della preveggenza non era cosa da poco, al contrario di quello che Sibilla Cooman pareva suggerire con le sue lezioni, ed Eltanin sapeva bene che era necessario che i partecipanti a un rito profetico non indossassero nulla di intrecciato, nemmeno i capelli.
Con un sospiro, indossò le infradito, e scese in sala comune, con il serpente in braccio.
Almeno avrebbe avuto quei due minuti di tempo per scrivere la lettera a sua madre.

 
 
 
Cara Mamma,
Scrivo a te e solamente a te, con la preghiera di non condividere con nessuno quanto sto per dirti, se non strettamente necessario.
Stamattina, mio malgrado, ho rischiato di nuovo di perdermi.
La magia stava per catturare di nuovo la mia anima, e questo solo perché, evidentemente, non ho costruito barriere abbastanza solide, quest’estate.
Dunque, è con rammarico che ti devo chiedere il permesso di tornare sull’isola di Lif, per la prossima settimana, con l’intenzione di caricare i miei nervi per questo anno.
Mi dispiace abbandonare Orion proprio ora, ma temo che potrei essere ancora più pericolosa se gli rimanessi vicino in queste condizioni.
Ora ti lascio, i miei fratelli stanno per arrivare e ci recheremo al meleto per aiutare gli Zabini con la profezia.
Fammi sapere appena puoi, noi ti invieremo un’altra lettera, stavolta in comune, appena saputo qualcosa.
 
Con amore,
la tua figlia della tempesta,
Eltanin

 
La ragazza fece appena in tempo ad affidare la pergamena, dovutamente resa impermeabile e incorruttibile, al gufo di famiglia, che la sala comune si riempì di teste bionde.
-Ehi Nin!- gridò uno dei gemelli, abbracciandola da dietro.
-Che fai?- chiese l’altro, schioccandole un bacio sulla guancia.
-A chi scrivi?- strillò Hydra, gettandosi sul divano.
-Che cosa scrivi?-le fece eco Columba, con voce tranquilla, sedendosi con grazia.
-Avevi bisogno di qualcosa?- domandò Orion, vedendola preoccupata.
-Quello è il gufo di famiglia.- osservò Lupus, per poi ritornare in silenzio.
Eltanin sospirò. Ci sarebbe mai stato un segreto in quella famiglia? Si chiese. Assolutamente no, si rispose quasi subito.
-Tutti seduti, ragazzi. Scrivevo a mamma, la informavo.- mentì. –E ora guardiamo voi- disse, facendo frusciare la seta contro la pietra del pavimento.
Squadrandoli uno per uno, passò lo sguardo su tutti loro, roteando gli occhi, alla fine.
-prima di tutto, una domanda. Ma la divisa vi piace davvero così tanto?? No perché io non capisco, davvero..- Eltanin era allibita, nessuno di loro aveva rinunciato all’uniforme in favore di qualcosa di più.. non sapeva nemmeno lei. Più elegante, più comodo, più adatto, più.. qualsiasi altra cosa.
Sei facce le sorrisero, strafottenti.
-E tu invece la odi così tanto?- chiese Pegasus, lanciandole una pallina di carta che il suo gemello aveva appena realizzato strappando una pagina da un taccuino, pescato chissà dove. Eltanin sussultò, quando venne colpita, ma non reagì.
Al secondo centro del fratello, che stava esultando per la mira perfetta, e vedendo che Phoenix si adoperava per creare altri proiettili, Eltanin li guardò storto, credendo di riuscire a distrarli. E cominciò a parlare.
-Allora, innanzitutto.. ma Hydra, la doccia l’hai fatta, almeno??- chiese rivolgendosi alla sorella più piccola.
-Sì ma poi c’era il camino che..-
-Va bene. Non lo voglio sapere. Quando..- la frase si interruppe quando uno dei proiettili dei gemelli, più grosso degli altri, le centrò esattamente la bocca, inducendola a tossire e sputacchiare.
Eltanin fulminò i due, che si spanciavano dalle risate, rotolandosi sul divano tanto da cascare a terra.
-Phoenix! Pegasus! È vostro il blocco?- chiese.
Quando i due annuirono, la ragazza, sempre più irritata, puntò la bacchetta, sussurrando: -Incendio!- il notes prese fuoco, tra le mani dei ragazzi, che presero a gettarselo l’un l’altro, mentre tentavano disperati un incantesimo Aguamenti.
Alla fine fu Lupus, scocciato dal caos creatosi, a estinguere l’incendio e mettere i due a sedere, sempre sotto lo sguardo sadico della sorella.
-Grazie Lupus.- disse quella. –Ora che nessuno gioca più col fuoco, vi avverto subito. Toglietevi di dosso ogni cosa che avete di intrecciato. Cravatte comprese. Tenete pure le scarpe, tanto le dovrete togliere al meleto, dovremo stare a piedi nudi. Per il resto, portachiavi, trecce, sciocchezze varie.. liberatevene prima di arrivare lì. Ora intendo.-
I fratelli si mossero veloci, slacciando, togliendo e scastrando. Via le cravatte, le cinture e le trecce di Columba.
Eltanin li guardò soddisfatta.
-Bene. Direi che possiamo andare!- disse.
L’intero clan, comprendendo l’importanza di ciò che stavano per fare, si zittì, i volti che diventavano seri.
In silenzio, sette fratelli uscirono dai dormitori, scivolando nella notte e confondendosi con essa.

 
 
 
All’ingresso del castello, gentaglia della peggior specie attendeva l’arrivo di Eltanin e del Clan.
Una ragazza dalla scompigliata chioma rosso fuoco, indegna del cognome ereditato dal padre(nonché del nome ereditato dalla nonna e del secondo nome preso dalla madrina), tale Lily Jean Potter, si era acquattata dietro una statua, canticchiando la colonna sonora di un film babbano chiamato James bond.
Suo fratello, altrettanto indegno dei suoi nomi, attendeva invece appostato a lato dell’ingresso, con il solo e unico scopo di spaventare Eltanin, facendola finire in braccio al suddetto indegno James Sirius Potter.
Tre ragazzine, il cui unico intento nella vita era scoprire il segreto della perfetta manicure, si davano lo smalto a vicenda, in piedi su rumorose scarpe dotate di alti tacchi a spillo. Dominique, Cassandra e Ginevra Weasley non conoscevano niente di più sacro del nuovo smalto rosso di Dior. Almeno, Molly Weasley, quasi degna della nomea perfetta del padre Percy, sedeva tranquilla e in silenzio.
Poco distante da lei, Roxanne Weasley e suo fratello Fred, altri due assolutamente meritevoli della fama che il loro cognome portava, cercavano di attaccare alla divisa di Fred un petardo, anzi una fila di petardi, babbani, mentre questi chiacchierava con Brian, cercando di coinvolgerlo in qualche scherzo malefico.
Lysander e Lorcan Nott, invece, spalancavano gli occhioni, osservando terrorizzati la scena, e sperando, o temendo, che le loro salvatrici/torturatrici arrivassero presto.
Quella marmaglia disorganizzata, attendeva solo il clan Granger Malfoy, mostrandosi, intanto, in tutto il suo scioccante e disordinato caos.
 
Quando Eltanin oltrepassò la soglia dell’ingresso, fulminando James ancor prima che potessere emettere un fiato per cercare di spaventarla, si bloccarono tutti sul posto, sorridendole in risposta allo sguardo malevolo che lei lanciò loro.
-Gli Zabini?- Mormorò, immobile alla testa del gruppo formato dai fratelli.
Fred, un sorriso finto sul viso, mentre cercava di spegnere i petardi con sua sorella, le indicò i gradini sulla destra, anche nella speranza di riuscire a liberarsi dei rimproveri e dei petardi mentre la ragazza non guardava.
Eltanin si voltò, con tutto il Clan.
Galen. Lirael e Caillean formavano un triangolo perfetto, le mani appoggiate le une sulle altre, senza intrecciare le dita. Gli occhi erano chiusi, i volti rilassati. Nessuno di loro indossava la divisa, ma lunghe tuniche bianche, semitrasparenti, che volteggiavano nella brezza autunnale.
Eltanin annuì una volta, soddisfatta.
-Bene. Stanno preparandosi. Noi incamminiamoci, loro ci seguiranno, non preoccupatevi.-
Condusse in avanti i fratelli, e il resto del gruppo fece spazio, per lasciarli passare. Appena scesero i gradini, Eltanin si bloccò, guardando l’indegna figura di Lily Potter.
-Lily.- sospirò. –Si può sapere cosa stai facendo?- le chiese, vedendo che questa non accennava a scostarsi dalla statua, e continuava a far scattare gli occhi prima a destra e poi a sinistra, canticchiando una strana canzoncina.
-Siamo in missione segreta, no?- le chiese lei, sorridendo.
-Veramente no.- rispose Eltanin, spazientita. –Abbiamo il permesso scritto della preside..- disse, tirando fuori un foglio dall’aria molto ufficiale.
-Oh.- rispose l’altra con aria delusa. Poi si avvicinò al fratello, altrettanto deluso per il fallimento con Eltanin, e gli diede una gomitata.
-Te l’avevo detto che non era un segreto!-
La bionda sospirò, e riprese ad avanzare, voleva arrivare velocemente al meleto, sapeva che gli Zabini avrebbero avuto dei preparativi da fare prima del rito, e questo avrebbe dovuto svolgersi  esattamente a mezzanotte.
-Andiamo.- disse, con voce ferma.
Bene o male, chi velocemente, chi meno, chi silenziosamente chi urlando, si incamminarono tutti, compresi i fratelli dalla chioma corvina, silenziosi ed irreali, sotto la luce della luna.
 
Fu un lungo tragitto. James e Lily avevano litigato, fermandosi giusto quei rari momenti in cui lui si allungava verso la maggiore dei Granger Malfoy per farle un complimento.
Fred, Louis e Roxanne avevano chiacchierato sempre, cercando di coinvolgere anche i gemelli diabolici nei loro poco costruttivi discorsi, beccandosi, però, solamente occhiatacce.
Dominique, disturbata dal fatto che Galen fosse troppo concentrato per accorgersi di lei e, come sempre, inciampare per l’imbarazzo, si dava più arie del solito, gesticolando e strillando, con le altre due che le andavano dietro, divertite.
Almeno, pensava Eltanin, i suoi fratelli avevano il buon senso di rimanere in silenzio, e conservare la concentrazione.
Raggiungere il meleto, comunque, fu un sollievo immenso, ed Eltanin, quasi si accasciò a terra, per la felicità.
Al che, i tre Zabini si mossero velocemente, afferrando ciascun componente del gruppo, e sistemandolo in una precisa posizione, ingiungendo al malcapitato/a di restare fermo.
Infine, i ragazzi vennero posizionati in due cerchi concentrici, a racchiudere i tre fratelli.
Un cerchio più esterno, protettivo, composto dai Weasley, dai Potter e dai piccoli Nott. Era un cerchio ampio, i ragazzi erano parecchio distanziati l’uno dall’altra, ma era solido. I legami di sangue, e di amicizia, creavano linee invalicabili, per chiunque, barriere che era possibile sorpassare solamente se tutti loro avessero dubitato di questi legami, di questi collegamenti che li univano.
All’interno, un secondo cerchio, più piccolo, composto dal Clan Granger Malfoy, dai sette fratelli biondi. Era un cerchio protettivo, ma non solo. Concentrava la magia del luogo, e di tutti loro, facendola convergere verso i veggenti Zabini, al suo interno.
Lirael e Caillean ancora si aggiravano per i due cerchi, imponendo a tutti di levare le cravatte, slacciare le cinture, togliere le scarpe e le calze. Eltanin sorrise, alla richiesta di Caillean, e lanciò lontano le infradito.
Galen, aspettava il ritorno delle sorelle all’interno del cerchio, e intanto accendeva un piccolo fuoco, usando la magia.
Quando tutti e tre gli Zabini furono rientrati al centro di tutto, sia loro che il resto del gruppo, si inginocchiò, reverente.
Galen, ancora con gli occhi aperti, guardò Eltanin.
-Convocate i vostri animali, ora.- mormorò.
Sette teste bionde si chinarono, gli occhi chiusi, e in pochi secondi, dagli alberi di mele comparvero le bestie più disparate.
Una fenice atterrò sulla spalla di Phoenix, un cavallo alato arrivò nitrendo e scalpitando per affiancarsi a Pegasus, un lupo dalla pelliccia bianca come la neve si accucciò ringhiando accanto a Lupus, un’idra uscì dall’acqua del laghetto per sistemarsi dietro Hydra, una piccola colombella volò sulla mano sollevata di Columba, e una grossa pantera si adagiò sul grembo del piccolo Orion.
Galen tornò a fissare Eltanin.
-Eltanin?- chiese, la voce che era un sospiro.
Lei sorrise, guardando il grosso serpente vicino a lei.
-Rastaban- mormorò.
In pochi secondi, quello che era un serpente tornò ad essere un drago, sotto lo sguardo, preparato ma comunque scioccato, di molti dei presenti.
Eltanin poggiò la mano sulle nere e calde scaglie dell’amico, sospirando forte.
-Perfetto- sussurrò Galen. –Dateci un minuto, poi cominceremo.-
Lentamente, prese le mani delle sorelle, e insieme, accesero tre grandi candele, di tre colori diversi: una rossa, una nera ed una bianca. Le appoggiarono tra loro, prima di afferrarsi le mani, includendo le candele all’interno di un triangolo che non era possibile spezzare.
Chiusero gli occhi, tutti e tre.
-Cominciamo.- disse Galen.
Era scoccata la mezzanotte.
 
**
 
Eltanin guardava i tre fratelli Zabini oscillare, sempre più velocemente, le fiamme delle candele alzarsi alte nella notte.
Sapeva che le cose sarebbero andate così, l’aveva già visto accadere, ma rimaneva sempre un po’ sconcertata. Probabilmente perché il loro potere di preveggenza rispecchiava lievemente la sua paura del futuro.
Quando si immobilizzarono, seppe che era il momento.
-Parlate, veggenti!- ordinò, con voce forte.
-Che cosa chiedi, Occhio del Drago, regina di tempeste?- rispose Lirael, cantilenando, con voce che non era la sua.
-Che cosa cerchi, Principessa del fulmine, distruttrice del mondo e sua salvatrice?- continuò Caillean.
Eltanin deglutì, leggermente spaventata.
-Cerco la verità, spiriti. Chiedo una profezia, chiedo che dipaniate le nebbie del futuro per noi, che non sappiamo come affrontarlo- gridò, ma la sua voce si perse nel vento.
-Hai paura, Occhio del Drago?- disse Lirael.
-Ci temi, regina di Tempeste?- continuò Caillean.
-Non mentirci!- strillarono entrambe, quando lei aprì la bocca per rispondere.
-Sì, a entrambe le domande!- strillò Eltanin. –Chi non teme il futuro? Chi non teme le forze oscure che lo governano? Si ho paura di voi!-
Le due risero, compiaciute.
-Bene! Fai bene a temere il futuro, piccolina! Il vuoto nel tuo cuore è pericoloso sai?- domandò Caillean, la voce sempre distorta.
-Ma ora non siamo qui per te! Siamo qui per portare aiuto, una minaccia incombe- continuò Lirael.
Galen taceva, concentrato.
-Quale minaccia?- chiese Eltanin, attenta.
-Le profetesse parleranno per noi!- dissero in coro le sorelle, prima di spalancare gli occhi.
La bionda sussultò, entrambe le ragazze avevano l’intero occhio nero, come se fosse stato interamente coperto dalla pupilla. All’unisono, voltarono all’indietro la testa, fissando il cielo.
-Vedo tre figure..- cominciò Caillean.
-La madre e il padre, il figlio al centro..- continuò Lirael.
-Sorridono, in piedi, su un’alta collina..-
-Lunghe ombre dietro di loro, si allungano ombre inquiete dietro di loro..
-Un fiume scorre ai loro piedi..-
-E’ un fiume di sangue..-
-Nel fiume passano un piatto..-
-Una lancia..-
-Una spada..-
-E una coppa..-
-Altre ombre, su questo fiume, e su questi oggetti..-
-Non sono oggetti, sono strumenti..-
-Di nascita..-
-Di morte..-
-Strumenti di sconfitta..-
-E di vittoria..-
-Trovateli.-
-Trovateli.-
-Vedo tre figure..-
-La madre e il padre, al centro il figlio..-
-Ombre dietro di loro..-
-Verità celate..-
-Mistificate per secoli..-
-Rese leggende..
-Ritorte contro sé stesse..-
-Scoprite chi sono..-
-Scoprite i loro nomi..-
-Trovate il volto del vostro nemico..-
-Solo allora potrete sconfiggerlo.-
-Comprendetelo.-
-Comprendetelo.-
-Un’occasione favorevole..-
-E insieme sfavorevole..-
-Sette fratelli e sette protettori dovevano nascere..-
-Sette e sette per farli tornare..-
-Sette e sette per farli scomparire..-
-La soluzione giace nell’occhio del Drago.-
-Esso smarrirà sé stesso nel vuoto..-
-Si perderà nel cuore della tempesta ma tornerà, per distruggere e salvare..
-O resterà, trovando la pace e negandola al mondo.-
 
Con un sospiro, i tre ragazzi si accasciarono a terra, chiudendo di scatto gli occhi.
Le fiamme del falò si innalzarono di colpo, per poi spegnersi altrettanto improvvisamente, gettando l’intero gruppo nel buio totale.
Eltanin era ancora scioccata per le parole che aveva udito dalle veggenti, ma si riscosse veloce, prendendo la situazione in mano.
-Ragazzi, fate luce.- disse, con tono fermo.
Sei bacchette si alzarono, illuminandosi e illuminando la vallata intera.
I Granger Malfoy, in silenzio, si alzarono, per prestare soccorso agli Zabini, stesi a terra, e assicurarsi delle loro condizioni.
Gli altri, invece, continuavano a rimanere immobili, la bocca spalancata per lo stupore, osservando quelle figure snelle dai lunghi capelli biondi, impalpabili ed eteree, che si muovevano leggere sotto le direttive della sorella maggiore, raccattando da terra ogni cosa, cancellando le tracce del loro passaggio e congedando gli animali.
La scena era assolutamente irreale, e i Weasley, i Potter e i Nott, la guardavano con gli occhi di chi crede di osservare una meraviglia irripetibile.
Eltanin si accucciò accanto a Caillean, sollevandole le palpebre per controllarla. Quella sorrise, dischiudendo gli occhi, confusa.
-Com’è andata?- domandò.
Eltanin le chiuse la bocca con un dito, scuotendo il capo.
-Più tardi, piccolina. Ora vi riportiamo al castello..- fece segno ai gemelli di avvicinarsi e indicò loro gli altri due Zabini, che cominciavano in quel momento a svegliarsi.
Pegasus si avvicinò a Lirael, sollevandola delicato tra le braccia, mentre Phoenix, con uno sforzo in più, sollevò Galen, sbuffando.
-Phoenix..- mormorò Lirael a mezza voce, cercando di allungare una mano verso il volto del gemello.
Pegasus fece una smorfia, irritato.
-Ehi fratello! Mi sa che la bella addormentata qui, preferiva te! Ma scambiare ME per te.. che errore madornale!- commentò, ridacchiando, prima che la sorella maggiore lo facesse tacere con lo sguardo.
Lupus si avvicinò a Eltanin che stava per prendere in braccio Caillean.
-Faccio io.- ringhiò.
-Come preferisci.- rispose tranquilla la sorella, sorridendogli.
Quando ogni cosa fu raccolta e tre fratelli Zabini si trovarono tutti al sicuro tra le braccia più o meno confortevoli di uno dei suoi fratelli, Eltanin diede il segnale per rientrare, e condusse tutti di nuovo al castello, stavolta, almeno, in una processione un po’ più dignitosa e soprattutto, con suo grande sollievo, silenziosa.

 
Arrivati al castello, forti del permesso della preside, si recarono in sala grande, per discutere qualche minuto, prima di separarsi per la notte.
Eltanin segnalò ai fratelli dove far accomodare i loro “fardelli” e si sedette a sua volta, a capotavola.
Sulla tavolata, calò il silenzio.
E chi, nel gruppo, era più adatto a interrompere un silenzio carico di tensione, se non l’indegna nonché probabilmente folle figlia di Harry Potter?
-Woa.- disse. –E’ stato.. E’ stato.. Woa!- il tono della voce della rossa si alzava gradualmente, mentre Eltanin immaginava un’esecuzione in stile militare.
-Giàààààà!- continuò Fred, sulla stessa falsa riga. –E’ stato un grande Woa!-
-Puoi giurarci fratello!- ribadì Roxy, battendogli il cinque.
-Sì, ma da panico! E che panico! Io quasi me la facevo sotto!- intervenne Louis.
Eltanin scrollò la testa, sconsolata.
I suoi fratelli la guardavano, in attesa, ma l’attenzione del resto del gruppo era interamente focalizzata su quanto WOA fosse stato l’intero spettacolo.
-Ora ascoltate.- tuonò. –Stasera, anche mettendosi a discutere, non ne caveremmo un ragno dal buco, siete tutti agitatissimi, e anche io. Galen, Lirael e Caillean, poi, sono talmente stanchi che potrebbero addormentarsi qui.- si interruppe, guardando verso i tre, di cui il ragazzo cercava disperatamente di tenere gli occhi aperti, Caillean poggiava la testa sulla spalla di Lupus, quasi del tutto vigile, seppur stanca, mentre Lirael aveva ceduto del tutto, abbandonandosi al sonno e sdraiandosi sulla panca, accovacciata contro Phoenix, il gemello “giusto”.
La ragazza sospirò.
-Ma prima di tornare nei nostri dormitori, ancora due parole- continuò. –Innanzitutto, avete ascoltato la profezia, avete già qualche idea?- chiese, speranzosa.
Vide i due Nott crucciarsi, e scambiarsi qualche sguardo pensieroso.
Caillean sorrise, e propose di descrivere più nel dettaglio le figure che aveva visto, magari poteva aiutare.
Eltanin ringraziò, sospirando, poi spostò nuovamente lo sguardo verso Lorcan e Lysander.
-Voi sapete qualcosa, non è così?- chiese, indagatrice.
Loro arrossirono sotto il suo sguardo e si spintonarono a vicenda cercando di convincere l’altro a parlare. Infine, Lysander prese la parola.
-Non ne siamo sicuri.- disse.
-Potrebbe esserci qualcosa, di quello che è stato detto..- continuò Lorcan.
-Leggende, mezze verità.. antichi miti, cose che non si ricordano..- proseguì il fratello.
-Ma non siamo certi, dobbiamo controllare.-  concluse l’altro.
Eltanin li guardò con attenzione.
-Va bene. Fate tutte le ricerche che vi servono, vi farò avere dalla preside un permesso speciale, anche per la sezione proibita. Lupus e Caillean vi aiuteranno. Magari prendete anche Orion, con voi, gli farà bene capire come funzione la biblioteca.- disse infine.
A quel punto, stava per sciogliere la seduta, quando Pegasus le afferrò una mano.
-Nin..- cominciò.
Lei lo guardò, sapeva già cosa voleva dire.
-Nin ascolta..-
-Lo so. Volete sapere dell’Occhio del Drago, del cuore della tempesta e del pericolo. Non è vero?- chiese, una nota triste nella voce.
-Nin non ti chiederemmo nulla, ma.. potrebbe essere importante, questa volta.- ribadì Phoenix.
Eltanin sospirò, risiedendosi.
-Bene. In realtà c’è poco da sapere.- accarezzò Rastaban, tornato serpente, con gesti lenti. –L’Occhio del Drago?- chiese sarcastica, indicando l’animale. –C’è poco da dire, non trovate? La nostra particolare simbiosi ci permette di comunicare, lo sapete. E ancora, possiamo vedere le stesse cose, con gli occhi del Drago. E come sapete, i Draghi neri vedono il male e il bene nelle persone, distinguono le ombre. Ecco perché Occhio del Drago. Io vedo, esattamente come vede Rastaban. E viceversa, ovvio.- scrollò le spalle, distratta. –Per le altre cose, invece.. Non è cosa che vi riguardi, e non è a voi che posso parlarne. Sappiate solo che è meglio starmi lontano, se mi arrabbio. Ma questo già lo sapete.- sorrise, in risposta alle smorfie buffe dei fratelli.
Eltanin respirò a fondo, buttando fuori l’aria tutta d’un colpo.
-In ogni caso, proprio perché non sono a prova di bomba, ho scritto a mamma, chiedendole di potermi assentare da scuola, per uno dei miei ritiri.- fissò negli occhi ciascuno dei suoi fratelli, prendendo su di sé tutta la loro delusione, la rabbia, la confusione.
Lily si riscosse, e prese a gridare, urlando alla ragazza che non poteva, non doveva andarsene, non in quel momento.
Eltanin si alzò, confusa e triste.
-Ora torniamo in camera. Ne parleremo ancora domani. Pegasus, Phoenix, accompagnate le ragazze Zabini al dormitorio, da sole non ce la fanno. Tutti voi, invece, cominciate a riflettere. Buonanotte, ragazzi.-
Eltanin concluse, e si voltò per andarsene, seguita dai fratelli.
Era stato tutto molto più difficile di quanto avesse creduto.

 
 
 
Eltanin si svegliò molto presto, la mattina dopo, e non in maniera piacevole.
Quando cercò di aprire gli occhi, il viso schiacciato da un peso anomalo contro il cuscino, vide solo nero, spaventandosi.
Avvertiva anche uno strano fardello all’altezza dello stomaco, che non riusciva a spiegarsi, e uno più in basso, all’incirca verso il ginocchio sinistro.
Cominciando a irritarsi, ancor prima di aver visto la luce del sole, Eltanin alzò le braccia, molto simile a uno zombie, portandone una al viso e una allo stomaco. Le sue dita riconobbero immediatamente i bizzarri carichi che le gravavano sul corpo.
Con una smorfia, visibile solo a metà, portò entrambe le mani al volto e scaraventò a terra un Rastaban non esattamente leggero, che si era accoccolato accanto a lei sul cuscino, talmente vicino da farle girare collo e testa, e schiacciandole la faccia con la sua coda.
Dannazione El!
Sbottò il serpente, rotolando sul pavimento, e sciogliendo le spire in cui si era avvolto.
-Mmh.. grumpf! Grassh!- borbottò lei di rimando.
Con qualche difficoltà si tirò seduta, sempre mugugnando. Voltò lo sguardo verso il suo stomaco, che sentiva più pesante che dopo un’indigestione.
La rabbia le deformò i lineamenti.
Sei teste bionde occupavano il suo letto, di frodo, e due di esse anche il suo corpo.
Hydra dormiva russando contro le lenzuola all’altezza della sua pancia, e Pegasus era steso di traverso con le braccia e parte della schiena ben poco leggiadramente adagiate sulla sua gamba sinistra.
Eltanin si scosse con furia, facendo svegliare tutti i suoi fratelli.
-Nin! Buongiorno!- esclamò Hydra, sollevando la testa dal suo stomaco.
-Nin..- osò sottovoce Lupus, cosciente del casino in cui si erano cacciati.
-Sorellina.. Buongiorno..- tentò Columba, con un sorriso angelico.
Gli altri sorrisero, tentennanti.
Eltanin mugugnò maledizioni per trenta secondi buoni.
-Oi, iccoi tiscrasai, mmhio i uscio!!-
I ragazzi si guardavano smarriti, senza comprendere le parole della ragazza, ma temendo la sua espressione.
-Eh?- osò dire Phoenix.
Eltanin si passò una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi.
-Ho detto: Voi, piccoli disgraziati, io vi uccido!- ripeté, scandendo bene le parole. –Ma che vi è saltato in testa! Di nuovo! Ma non avete capito che non vi voglio qui??- ringhiò.
In un attimo, i ragazzi biondi erano tutti appesi per aria, a testa in giù, e la sorella li guardava infuriata dal letto, bacchetta in mano, facendoli volteggiare.
-Allora?- strillò –Avete capito? Non si sale sul letto di Eltanin! Ripetete!-
Quelli ci provavano, rotolando veloci come trottole sopra la sua testa, ma con poco successo.
Quando un gufo picchiettò alla finestra, Eltanin perse del tutto la pazienza, e invece di far scendere i fratelli, sgridandoli con un’occhiataccia, li schiantò tutti e sei, facendoli ricadere a terra svenuti.
Almeno, pensò andando ad aprire la finestra, sono cascati sul materasso.
Lo stesso che mi hanno rubato stanotte!
Aggiunse.
Ignorò gli sguardi di rimprovero di Rastaban, e lesse la pergamena che aveva strappato al gufo reale di suo padre.
 
Eltanin,
tra due minuti al camino della tua sala comune.
Mamma.
 
Lasciò che la lettera le cascasse dalle mani, e abbandonò i fratelli svenuti in favore di una veloce fuga verso la sala comune, dove il volto di sua madre sarebbe apparso di lì a poco tra fiamme del caminetto.
Scese le scale, rapida, e ancora in camicia da notte si fiondò verso il camino, inginocchiandosi di fronte ad esso.
Si torse le mani dal nervosismo, impaziente.
Doveva parlare con sua madre, e doveva farlo al più presto. Non solo per la profezia ascoltata la sera prima, ma anche perché qualcosa dentro di lei stava incrinando, e aveva bisogno delle sue parole per aggiustarlo.
Dovette aspettare solo pochi istanti, perché il volto di Hermione Granger, bellissimo e sorridente, rassicurante come sempre, apparve veloce tra le braci, lanciando un bacio alla figlia, a distanza.
-Buongiorno Nin..-
-Mamma!- strillò lei.
Hermione rise.
-Sai, piccola, quando eravamo giovani, avevamo più o meno l’età di Lupus, forse un anno in più, io ed Harry, il tuo padrino, usavamo questo stesso metodo per parlare con il suo di padrino, che al tempo era ricercato.. e combinare un sacco di guai..- sospirò ricordando i vecchi tempi, ed Eltanin sorrise in rimando, le faceva sempre piacere ascoltarla raccontare certi aneddoti.
-Mamma è importante.-
-Lo so, tesoro.- sospirò, nel fuoco. –Dimmi tutto.-
Eltanin tentennò, indecisa su cosa raccontare prima, su cosa fosse più urgente. Poi si decise per quello che, al di là di lei, era più giusto.
-Allora.. ieri notte gli Zabini hanno guardato nel futuro, e la dea ha parlato. Si è rivolta a me, mamma.- fece una pausa, ricordandolo –Mi ha chiamata come fa Boudicca, mi ha chiamata l’Occhio del Drago.-
-Gli spiriti conoscono tutto, bambina. Conoscono tutto anche di noi.- le rispose Hermione, saggia.
-Lo so. Ma hanno anche parlato di altro che mi riguarda, hanno detto che il mio vuoto può salvarci o distruggerci tutti, che è pericoloso.- si morse un labbro, indecisa su quanto dire. –Hanno detto anche molto altro, ma per ora niente che aiuti, spieghi o comunque nulla di immediato.-
-Cioè?- chiese Hermione, curiosa.
-Te lo recito?- domandò in risposta la figlia.
-D’accordo.-
-Allora..-Eltanin prese un bel respiro e ripeté l’intera profezia dall’inizio, per la madre, velocemente. Alla fine tirò un lungo respiro, sorridendo al volto perplesso tra le braci. –Mi ricorda qualcosa- aggiunse –Ma non saprei dire cosa. E alla fine, quella parte che mi riguarda, mi inquieta parecchio.-
Hermione si mordeva il labbro inferiore, un sopracciglio sollevato, terribilmente simile alla figlia bionda.
-Hai ragione ricorda qualcosa anche a me. Non so devo pensarci.- disse infine. –Ma non credo che fosse solo di questo che volevi parlarmi, tanto più che il pericolo non pare imminente..- le sorrise, comprensiva.
Eltanin chiuse gli occhi, incapace di parlare. Si sentiva stringere dentro, un groppo le saliva in gola, ma non sapeva come spiegare tutto alla madre, anche se sapeva che lei avrebbe capito.
-Hai proprio bisogno di tornare a Lif?- chiese allora sua madre, gentile.
Eltanin sospirò, una lacrima le solcò il volto.
In un secondo, Rastaban le fu accanto, avvolgendosi in nere spire al suo fianco.
-Mamma la magia mi sta vibrando dentro, veloce, più veloce del solito. Spinge, vuole uscire.. sono già uscita due volte con Rastaban e non diminuisce..- si interruppe, posando una mano sul serpente. –Mamma qualcosa turba i miei equilibri, le mie barriere vacillano. Ieri ho rischiato, davvero, Orion mi ha riportato indietro, ma ci è mancato poco. Troppo poco.- aggiunse, una nota di rammarico nella voce.
-Va così male?-
Eltanin la fissò, attraverso le fiamme.
-Mamma, ho appena schiantato i tuoi figli, solo perché mi avevano svegliato.- disse secca.
Hermione rise, senza riuscire a trattenersi.
-In un certo senso se lo sono meritato.. dovrebbero conoscere le nostre regole!- ridacchiò, per poi tornare seria di botto. –Comunque hai ragione, è meglio che tu torni all’isola, per la prossima settimana. Devi scaricarti.- disse
-Già. Decisamente.- continuò Eltanin, distogliendo poi lo sguardo.
-Nin.. ehi, Nin!- la chiamò Hermione dal camino. –Non devi dubitare mai di te stessa. Potevi cedere, ma non l’hai fatto. Potevi lasciarti travolgere, ignorare i sintomi, continuare e poi fracassarti nel caos, ma non l’hai fatto. Mi hai chiamato, hai deciso di allontanarti, anche se non è quello che desideri. Non dubitare di chi sei, Nin, perché sei una grande donna, davvero.- le disse sua madre, un sorriso dolce sul volto.
-Grazie mamma.- mormorò la ragazza.
-ora vai a cambiarti, poi vai da Minerva e dille tutto, aggiungi che le comparirò nel camino tra poco. Ora parlerò con i tuoi fratelli, credo si siano svegliati.- disse, accennando alle spalle di Eltanin.
Lei si voltò di scatto, guardando i sei fratelli scendere dalle scale dei dormitori femminili di corsa, spintonandosi.
-Bello scherzo, Nin!- le gridò contrariato Pegasus, sfregandosi un gomito.
-che fai per terra?- domandò Hydra, curiosa.
Lei si voltò per asciugarsi le lacrime e salutare con un cenno la madre.
-C’è mamma, nel camino. Vuole parlarvi.- disse ai fratelli, scattando poi su per le scale, diretta in camera.
I fratelli la fissarono, stupiti, e scrollarono le spalle, voltandosi verso il camino.
-Mamma! Strillarono, in coro.
-Bambini miei!- rispose lei.
Si avvicinarono, disponendosi a semicerchio intorno al volto di Hermione.
-Oh ragazzi non sapete quanto mi mancate!-
-Anche tu ci manchi!- sospirò Columba, felice di vedere il volto della madre, anche senza poterlo toccare.
-Parliamo un po’, vi va?- chiese la donna, rivolgendosi ai figli.
-Tutto quello che desideri, mamma.- rispose Lupus.
-Bene. Ascoltatemi allora..-

 
 
Eltanin si era chiusa in camera, con Rastaban, e si era gettata sul letto, in lacrime.
Non ce la faceva più, qualcosa si stava spezzando, e lei doveva andarsene, prima che quel qualcosa spezzasse anche lei.
Si vestì in fretta, sgusciando fuori dalla camera prima e dalla sala comune poi nel più assoluto silenzio.
Si diresse a passo svelto verso la presidenza, dove entrò senza nemmeno bussare.
La McGranitt, per quanto seccata dall’intrusione, e ancor più per i metodi sgarbati della ragazza, che davvero non voleva decidersi, una buona volta, a entrare e uscire come Merlino comandava dal suo ufficio, per una volta ignorò l’irritazione crescente, a causa degli occhi gonfi e rossi della giovane in questione.
Alla vecchia Minerva la rampolla del clan Granger Malfoy poteva non stare molto simpatica, ma in ogni caso, sapeva riconoscere una studentessa in cerca d’aiuto, quando ne vedeva una.
E in quel momento, davanti a sé, la ragazza poteva anche stare in silenzio, ma sopra di lei sembrava brillare un’insegna al neon con scritto HELP ME! in fucsia e oro.
-Eltanin!- esclamò la preside.
-Professoressa..- mormorò quella.
-Cosa succede? I tuoi fratelli..- cominciò la donna.
-No, no, stia tranquilla. Si tratta di me.- sospirò lasciandosi cadere su una poltrona.
-Non sono sicura di essere più tranquilla, in questo caso..- ribadì la donna, fissandola con un misto di sospetto e preoccupazione. –Quando riguardano te, i guai hanno la tendenza a divenire.. Enormi, per così dire.-
-Lo so.- disse Eltanin, con aria stanca, massaggiandosi le tempie. –Senta non voglio crearle tanti problemi, non ora, ma devo dirle alcune cose e farle alcune richieste, e in fretta.-
La McGranitt batté gli occhi, quella ragazza diventava più maleducata ogni secondo che passava. Se solo non fosse stata una studentessa così ineccepibile! Magari, in quel caso, avrebbe avuto il coraggio di sbatterla fuori dal suo ufficio a calci.
-Allora?- chiese, impaziente.
-Allora è un disastro. Le dico subito che tra poco mia madre le comparirà nel camino, le confermerà le mie parole e parlerà con lei di alcune cose. Poi, volevo dirle che ieri notte abbiamo ottenuto una profezia, dai ragazzi Zabini, mamma gliela reciterà, io non ce la faccio, al momento.- si strofinò gli occhi, il mal di testa che incombeva. –Per il momento non sembrano esserci gravi catastrofi pronte a divorarci, ma solo per ora. In compenso, ci sono cose da capire, volti da identificare e oggetti da trovare. E abbiamo bisogno di fare ricerca. Se ne occuperà un piccolo gruppo di noi, capeggiato dai piccoli Nott, che come lei sa bene, sono dei geni con i libri e le leggende.- Eltanin si interruppe, facendo un gesto elegante con la mano. –Oltre a loro, Lupus, mio fratello e Caillean Zabini, altrettanto bravi con i libri. Vorrei che si aggiungesse anche Orion, potrebbe imparare come muoversi, in biblioteca. Ma servirà un suo permesso speciale, dovranno guardare ovunque, anche nella sezione proibita.-
La preside guardava la ragazza davanti a sé accigliandosi sempre più. Sembrava che Eltanin avesse fretta, che soffrisse, per qualcosa che lei non riusciva a comprendere. Avrebbe voluto aiutarla, ma come? E in cosa, poi. Quindi, si limitò ad ascoltarla attentamente, firmando subito il permesso che chiedeva, e aggiungendo solo: -Vorrei che fossero comunque seguiti da qualcuno di più adulto, e possibilmente responsabile. Magari tu stessa.-
Un gesto brusco della ragazza la fermò, mettendola a tacere.
-Io non posso, devo andarmene.- replicò, ferma.
-Come scusa??- domandò scioccata la preside.
-Devo tornare a casa, per una settimana, circa. Le dirà tutto mia madre..-
-Ma.. Ma Eltanin, le lezioni..-
-Professoressa, i professori non ne faranno un dramma se mi allontano per un po’. Le mura della scuola, e Hogwarts stessa, invece, potrebbero risentirne parecchio, se io rimango.- si sporse verso la donna più anziana, permettendole di fissarla negli occhi.
Minerva McGranitt, per la prima volta nella sua carriera di insegnante e di preside, arretrò, davanti a una studentessa.
Gli occhi di Eltanin erano neri come la pece, costellati di stelle brillanti e di fulmini rossi, e per un secondo solo, un attimo appena, le parve di scorgerci la sagoma di un Drago infuriato, tra di essi.
Altrettanto in fretta, Eltanin abbassò le palpebre,  rilassando il viso, e la preside cercò  di convincersi di essersi immaginata tutto, ma proprio mentre si stava ripetendo queste parole, la ragazza riaprì gli occhi, mostrando nuovamente l’espressione inquietante di prima, seppur mitigata.
La professoressa McGranitt si accorse di essere arretrata parecchio, e cercò di recuperare la dignità perduta, sistemando nuovamente la sedia e tossicchiando.
-Allora.. Ehm.. Quando partiresti, Eltanin?- 

 
 
Il tavolo dei Grifondoro era particolarmente rumoroso, quella mattina.
Non che solitamente non lo fosse, certo, ma quella mattina in particolare, la colazione volava ovunque, tranne che nelle bocche degli affamati.
Certo, concentrare tutti i malandrini ad un unico tavolo, non era stata un’idea geniale, e nemmeno farli sedere accanto ai Potter, o al resto del Clan Granger Malfoy. Il tutto, mischiato e shakerato, aveva prodotto una discussione sulla precedente nottata, degenerata poi, ovviamente, in una lotta col cibo.
I professori, esterrefatti, fissavano la scena, indecisi se, e soprattutto come,  intervenire.
La battaglia sembrava avere due principali schieramenti, capeggiati, e da chi, se non loro, dai due gemelli con la mente più diabolica mai creata.
I due biondi, sembrava, avevano avviato la guerra alimentare per stemperare la tensione, attendendo l’arrivo della sorella maggiore, e alla fine, avevano coinvolto l’intera sala, partendo dal tavolo rosso oro, al quale di erano accomodati insieme agli amici, e dilagando ai Corvonero, i Tassorosso e infine anche agli algidi Serpeverde.
Lily Potter, l’indegna, lanciava urla belluine, in piedi sul tavolo con le mani cariche di frittelle da usare come munizioni. Accanto a lei, altrettanto scatenato, suo fratello James, abbracciato alla ciotola della farina d’avena, da cui lanciava mestolate di roba, bianchiccia e melmosa.
I piccoli Nott, coinvolti loro malgrado, si erano rifugiati sotto il tavolo, un libro ciascuno, almeno finché le gemelline Granger Malfoy non li ebbero trascinati allo scoperto, e usati come bersagli umani.
Brian e Galen, all’inizio, avevano provato a mediare la cosa, indurre i ragazzi a posare le polpette e i toast, ma alla fine, come era inevitabile, si erano trovati coinvolti in qualcosa di più grande di loro, e avevano ceduto. Galen, in realtà, soprattutto per pararsi davanti a Dominique, urlante, e proteggerla rispondendo al fuoco al posto suo. Brian, invece, semplicemente perché sembrava davvero divertente, e nonostante la sua natura calma, non disprezzava mai un po’ di divertimento.
Lupus e Caillean facevano a gara a chi tirava più lontano, senza mirare davvero alla testa di qualcuno, ridacchiando tra loro.
Roxanne e Fred, al contrario, erano impegnati in una lotta sanguinaria, e fratricida, a quanto pareva, dato che si accanivano con ardore l’una contro l’altro, da pochi metri di distanza. Roxy aveva appena spiaccicato sulla testa del fratello una torta di proporzioni gigantesche, quando le porte della sala si spalancarono, con un rumore assordante,  e il soffitto cambiò aspetto, da un cielo sereno di prima mattina, divenne una notte di tuoni e fulmini.
Strano! Pioveva davvero!
Lily sobbalzò, quando un fulmine cadde poco distante da lei, e saltò in braccio al fratello.
Immediatamente, l’intera sala voltò la testa e gli occhi verso l’ingresso, solo per vedere un’infuriata primogenita del clan, i capelli biondi sciolti nel vento, le labbra corrucciate in un ringhio muto, e le mani tremolanti per l’energia azzurra che vi scorreva, fare il suo più o meno trionfale ingresso in una sala ormai silenziosa e immobile.
I fulmini continuavano a saettare, dal soffitto, ma senza mai colpire nessuno, e i tuoni rimbombavano, asciutti.
-Direi che può bastare.- disse Eltanin, la voce che non ammetteva repliche.
In una frazione di secondo chi era salito sui tavoli scese, sedendosi composto, chi ancora impugnava il cibo a mo’ di munizione, lo lasciò ricadere nei piatti, rapido, e chi gridava, tacque.
Eltanin sollevò la bacchetta, leggera, e mormorò un gratta e netta, pulendo tutto il macello sui tavoli e sul pavimento. Almeno, gli elfi si sarebbero risparmiati un bel po’ di lavoro.
Altrettanto rapidamente, i piatti vuoti o distrutti tornarono ad essere ricolmi di pietanze, la colazione perfetta.
La ragazza avanzò lentamente verso il tavolo dei Grifoni, accomodandosi a un capo della tavola, e richiamando a sé tutto il gruppo, gli occhi che ancora stillavano fulmini.
-Nin.. ehm..- Cominciò Hydra.
-Sì?- sibilò sorella, inviperita.
-Non è che potresti almeno far smettere di piovere? Sai com’è, fa freddino..- continuò James, beccandosi un’occhiataccia.
Nonostante questo, la ragazza chiuse gli occhi, strizzandoli, e la pioggia sparì, con sollievo di tutti.
-Grazie..- Sospirò Galen.
-Niente grazie, disgraziati. Si può sapere cosa stavate facendo, per le sottane nere di Morgana?- chiese, arrabbiata.
-beh noi stavamo discutendo di ieri sera, e poi..- cominciò Pegasus.
-Stavate, tempo passato, ed è ciò che mi interessa. Non voglio sapere come siete arrivati dalla profezia, una cosa terribilmente importante, a.. una lotta con il cibo..- fece una smorfia disgustata –Ma in ogni caso, ora ascoltate. Come vi ho detto ieri, oggi me ne vado, parto per una settimana.-
Tacque, aspettandosi le reazioni arrabbiate dei fratelli.
-Lo sappiamo Nin.- disse Lupus, con un sorriso.
-Lo sapete?- Chiese lei stupita.
-Già. Stamattina mamma ci ha chiarito un paio di cose, e sappiamo che non puoi fare altro. Ci dispiace certo, ma comprendiamo.- continuò Orion. –E ci mancherai, anche per solo per una settimana.-
Eltanin era a un passo dall’implosione, lo sentiva, dentro di sé.
-Grazie, ragazzi..- sussurrò.
-Noi siamo una famiglia, Nin. Un branco. Siamo il Clan, siamo i grandi Granger Malfoy. Non c’è nulla che tu possa fare, o dire, che potrà mai indurci a credere il contrario. Quindi, se devi andare, vai. Noi sappiamo che tornerai.-
Eltanin guardò stupita la piccola Columba, non parlava mai così tanto, e ancor più raramente i suoi discorsi assumevano una tale filosofica profondità.
-Ma certo.- le sorrise –Non preoccupatevi, tornerò presto. Ho sistemato le cose per le selezioni del quidditch, si terranno appena torno, cioè tra circa una settimana, non di più. Allenatevi, scansafatiche!- ridacchiò, vedendo la faccia allibita e un po’ disperata dei gemelli. –Sì anche voi!- ribadì, indicandoli.
-Ho anche ottenuto un permesso per Lysander, Lorcan, Lupus, Caillean e Orion per la biblioteca, compresa la sezione proibita. Potrete recarvici in ogni momento, anche di notte. Vi prego di verificare ogni ipotesi, idea e supposizione. E di cercare anche quello che non pensereste possibile. È davvero importante. I Nott guideranno il gruppo, e non si discute. Il permesso è valido per una persona in più, qualcuno dal quinto anno in su, no, non voi, gemelli diabolici, qualcuno di responsabile.- si volse verso il gruppo, scrutandoli con attenzione. –Nella lista di persone con queste categorie sono inclusi Brian, ovviamente, Galen, se non si fa coinvolgere da i suoi disperati compari, Lirael, altrettanto ovviamente, e Dominique.-
I prescelti si guardavano l’un l’altro, confusi, quando Eltanin riprese parola.
-Vi alternerete ad aiutare i ragazzi più piccoli con le loro incursioni in biblioteca, non voglio che siano mai soli, chiaro? Altrettanto vale per gli altri.- si volse verso i fratelli, guardando in particolare i gemelli. -Stabilite turni di guardia, bisogna proteggere i tre Zabini, in particolare Lirael e Caillean. Altrettanto per i piccoli Nott. Le ragazze, anche se girano sempre in gruppo, e hanno Dominique a difenderle, voglio che siano scortate in ogni caso. Organizzatevi con i più forti in difesa, consiglierei.. mio dio non credo a quello che sto per dire.. consiglierei Lily, a patto che resti concentrata, Louis, Fred e Roxy, sempre che non stiano vicini. Ovviamente tutti noi, era scontato. Pegasus e Phoenix organizzeranno i turni di sorveglianza, non voglio che nessuno di voi sia in nessun momento della giornata, scoperto. Anche di notte dormite tutti insieme, nello stesso dormitorio, ma mai nello stesso momento.- lanciò un’occhiataccia ai fratelli. –Usate la mia camera, visto che vi piace tanto..-
I ragazzi arrossirono, sotto lo sguardo intimidatorio della sorella.
-Bene, credo di avervi detto tutto. Farete come ho chiesto?- domandò.
-Certo Nin!- e per una volta, almeno, quel “certo” sembrava davvero certo.
-Allora io vado. Devo davvero scappare, prima di distruggere qualcosa. Tornerò il prima possibile, promesso.-
 
***********************
 
Prima di voltarsi, Eltanin lanciò un’ultima occhiata ai fratelli, agli amici e ai quasi-cugini.
Non poteva rimanere, lo sapeva, anche se le si spezzava il cuore a vedere Lily piangere, o Hydra soffiarsi il naso.
Doveva scappare, e doveva farlo subito.
Uscì dalla sala grande di corsa, il cuore che minacciava di scoppiarle in petto, la magia che le rimbombava dentro.
Corse veloce, fino al cortile all’ingresso, e chiamò Rastaban, urlando disperata.
Il Drago nero atterò accanto a lei, guardandola con occhi colmi di comprensione e di affetto.
Andiamo El.
-Portami via, Ras!- gridò lei, ansimando. –Vai veloce, dobbiamo correre, mi devo allontare, devo scappare!-
El..
-No Ras, basta! Voliamo, voliamo sull’isola, la magia sta per spezzarmi, e spezzare tutto ciò che amo..- si interruppe, singhiozzando. –Dobbiamo correre via, ora!- gridò.
Rastaban non indugiò oltre, e si sollevò nel cielo, con Eltanin distrutta e potente, troppo potente, sul dorso.
 
**
 
Il Drago impiegò pochi minuti, per arrivare sull’isola di Lif, al largo delle coste di Bonducawich, ma Eltanin scese subito, boccheggiando, e si strappò di dosso la divisa che indossava, per poi gettarsi a terra, le mani che si infilavano tra la sabbia, le mente scombussolata, le labbra che mormoravano una preghiera.
In pochi istanti, la presenza di Boudicca fu accanto a lei, le mani fresche e impalpabili a sfiorarle la fronte.
 
Passerai anche questa, figlia mia.
Non dubitare,
né di questo, né di te stessa.
Sei qui, ora, sfoga la tua rabbia,
cedi il tuo amore,
fai uscire la tua magia.
Sei potente,
Figlia della tempesta,
Occhio del Drago,
ma imparerai a controllarlo,
lo giuro su questo sacro suolo.

 
Eltanin fece appena in tempo a sussurrare: -E come?-, che Boudicca era già sparita, lasciandola sola con Rastaban su quell’isola deserta, fatta di sabbia e di laghi, fiori rossi e alberi bianchi.
Eltanin si sdraiò, lasciando che il terreno che penetrasse nella pelle, la voce della terra le mormorasse all’orecchio, e la brezza marina le sfiorasse il corpo.
In pochi istanti, un urlo squarciò il silenzio, e la ragazza smise di cercare di trattenersi.
Dal suo corpo, dai suoi occhi, dalle mani, sgusciavano fuori fulmini rossi come il sangue, che andavano ad abbattersi contro il terreno nudo o si perdevano nel mare.
Ogni suo respiro diveniva vento, folate incontenibili e violente, che si scontravano l’una con l’altra formando tornado e turbini, e richiamando nuvole scure.
Ad ogni grido, la pioggia cadeva più violenta, trasformandosi in grandine e in uragano.
Eltanin gettava fuori la sua tempesta, riversando all’esterno parte della sua magia, quella parte che non poteva più contenere, che la dilaniava, crudele.
Lampi verdi e gialli partivano dalle sue mani, per schiantarsi contro alberi e onde, la magia doveva uscire, ma non esisteva un modo semplice perché accadesse.
Rimaneva sdraiata a terra, sulla sabbia nuda, osservando la tormenta agitarsi sopra di lei, sollevando le braccia per incontrarla, amandola, amando sé stessa. Accanto a lei, immobile, vigile, si stagliava la figura imponente di Rastaban, che mai, a nessun costo, avrebbe abbandonato la sua protetta.

 ******************
 
Intanto, a Hogwarts, aula del primo anno di Pozioni, ore 12.00 del mattino:
 
Orion aveva appena terminato la sua seconda lezione di pozioni, convinto che fosse una bella materia, ma che certo il professore fosse un po’ troppo strano, per i suoi gusti.
Stava giusto rimettendo il libro in borsa, quando un ragazzo mai visto prima gli si avvicinò con sguardo curioso, seppur indagatore.
-Orion, giusto?- chiese, con voce gentile, fin troppo.
-Esatto. Orion Granger Malfoy. Tu sei..- chiese lui.
-Mortimer. Mortimer Smith.- lo guardò facendo un sorriso che a Orion sembrò terribilmente fasullo. –Lo so, è un nome assurdo, vero? Ma sai, i genitori, la famiglia blabla..-
Orion guardava il nuovo arrivato parlare, osservandolo bene.  C’era qualcosa, qualcosa di strano e indefinibile, che lo disturbava, nel ragazzo. Sembrava gentile, e non aveva ancora detto una parola fuori posto, ma Orion era in qualche modo disturbato, dalla sua presenza.
-Sai, non so se ricordi, ma siamo stati smistati insieme, anch’io sono Serpeverde, come te.- lo guardò di traverso, sbattendo le lunghe ciglia. –Tu non dormi spesso in camera tua, vero?- domandò.
Orion era spaesato, non ricordava il ragazzo, e non gli sembrava di averlo mai visto, né a lezione né in dormitorio. Era anche vero che a lezione non parlava spesso con i suoi compagni, allo smistamento era tropo emozionato per prestare attenzione ad altri, e infine, in effetti, non aveva mai dormito, davvero, in stanza.
Scosse la testa, per rispondere alla domanda.
-No non molto.- aggiunse a voce.
-Lo immaginavo..- sorrise l’altro. Un sorriso che non gli arrivò mai agli occhi.
Orion tentò di svicolare.
-Beh, io ora dovrei andare, sai ci sono alcuni amici che mi aspettano, qui fuori..-
-Vengo con te allora!- aggiunse l’altro, veloce.
-Se proprio vuoi..- si arrese Orion, e uscì a fianco del ragazzo dalla buia aula, sentendosi dannatamente a disagio.

 
 
Fuori dall’aula:
 
Galen sbuffò, annoiato. Aspettare non gli dispiaceva, ma aspettare in compagnia di sua sorella Lirael, era un’altra storia.
-Ma sei sicuro che fosse questa la lezione? Proprio certo?- domandò con voce apprensiva.
-Per la decima volta, Lirael, sì, ne sono certo.- ripeté, in tono annoiato.
-E allora perché non è ancora uscito??- sono già tutti fuori!- strillò la ragazza, in risposta.
-Starà parlando con qualcuno, o si è attardato a pulire, sai com’è..-
-No, non lo so com’è! E se poi..-
Lirael si interruppe, vedendo il ragazzo uscire sano e salvo dall’aula, e tirò un respiro di sollievo, che trattenne in fretta, però, quando vide l’individuo che lo accompagnava.
Galen, anche lui stranito dalla cosa, si avvicinò ad Orion, seguito dalla sorella, ma il ragazzino che lo seguiva si staccò subito da lui, proseguendo per il corridoio.
Nel passare, urtò accidentalmente Lirael, che senti un brivido freddo percorrerle la schiena.
-Scusa..- disse Mortimer, con un sorriso maligno sul volto, prima di avviarsi verso la parte opposta del corridoio.
Lirael rabbrividì di nuovo, e Galen la affiancò immediatamente.
-Che c’è? Chi è?- chiese preoccupato.
-Non lo so. Ma sono certa di averlo già visto, e non in questa scuola..- sussurrò lei, sconvolta.
Orion li stava ancora guardando, disorientato, quando ud’ un grido terribile provenire dal fondo del corridoio.
Era stata Caillean, vicino all’ingresso della torre di Corvonero, a gridare, per poi accasciarsi a terra, ed ora l’intera Hogwarts la fissava senza muovere un dito.
Gale e Lirael schizzarono come missili, accorrendo al capezzale della sorella, e minacciando gli inutili studenti di crudeli ritorsioni, se non si fossero immediatamente levati di torno.
Almeno, si accorsero, accanto a lei c’era Lupus, che le sollevava delicatamente la testa, controllandole le pupille.
Galen gli corse di fianco, agitato.
-Cos’è successo? Perché ha gridato? Perché è svenuta?- chiese.
-Non ne ho idea. Ma se trovo il bastardo che le ha fatto questo..- ringhiò Lupus.
Lirael si avvicinò anch’essa, prendendo una mano della sorella tra le sue.
-Caillean.- la chiamò.
Immediatamente, la ragazza sbattè le palpebre, riprendendo colore.
Il suo sguardo, però, era colmo di terrore.
-Tu.. Lirael tu l’hai toccato!- strillò, il panico che le chiudeva la gola.
-Calmati Caillean! Calmati!- la incitò Lupus, preoccupato.
Lirael e Galen si scambiavano sguardi preoccupati e confusi allo stesso tempo.
-Sì.. Sì! l’hai toccato ora, proprio adesso! Merlino, non avresti dovuto!- e Caillean scoppiò a piangere, esausta e frustrata perché i fratelli non capivano.
Orion si accigliò, solo un secondo, prima di sfiorare la spalla di Galen richiamando la sua attenzione.
-Galen.. qual è l’unica cosa che Lirael ha toccato, negli ultimi cinque minuti, a parte te e me?-
Lo fissò con gli occhi chiari, indagatori, e Galen si rabbuiò.
-Quel ragazzino..-
Lupus alzò il volto, gli occhi ad incontrare quelli del fratello.
-Chi?- domandò, la voce molto simile a un ringhio.
Orion ci rifletté bene e poi rispose piano: -Mortimer Smith. O almeno così dice. Dice anche di essere stato smistato con me, primo anno, Serpeverde. Ma ad essere sinceri io non mi ricordo di lui, per nulla.- rifletté un secondo ancora, in silenzio. –E faccio fatica a leggergli dentro. Ha qualcosa che non va.- mormorò.
Caillean aprì di nuovo gli occhi, fissando Orion intensamente.
-Non è ciò che sembra. È il male, talmente crudele da travolgermi. L’ho sentito.-
Il silenzio che seguì venne interrotto dall’ennesimo ringhio di Lupus.
-Galen. Aspetta qui i miei fratelli, ti scorteranno da Madama Chips, porta tua sorella in infermeria.-
Galen lo guardò stupefatto.
-E tu cosa pensi di fare?- gli chiese.
-Io vado ad ammazzare quel bastardo.- mormorò, scattando verso la direzione che Orion gli indicava.
Il moro, però, lo afferrò saldamente per le spalle, non permettendogli di partire alla carica.
-Dove credi di andare Lupus?- gli chiese –Quando Caillean si sveglierà sarà te che vorrà vedere al suo al fianco, lo sai.. Non starai certo pensando di lasciarla sola, vero?-  pose l’ultima domanda nel tipico tono del fratello maggiore molto protettivo, e Lupus si calmò, comprendendo le preoccupazioni del ragazzo, e sentendosi in colpa per aver anche solo pensato di lasciare sola l’amica.
-Bene.- disse –Chiamo i gemelli, poi andiamo in infermeria.-
Agitò lievemente la bacchetta,  facendone scaturire un argenteo patronus, ovviamente dalla forma di lupo, e lo spedì alla ricerca dei fratelli.
 
In pochi minuti Pegasus e Phoenix stavano correndo verso di loro, il fiato corto e le bacchette spianate, pronti ad ogni tipo di attacco.
Il loro sguardo divenne gelido nel guardare il corpo riverso della piccola Caillean, e il fuoco della rabbia accese i loro occhi.
Terribilmente simili al fratello minore, ringhiarono a una sola voce: -Chi è stato?-
Lupus scosse le spalle, impossibile capire se fosse triste per la ragazza o arrabbiato con il colpevole.
Orion guardò i fratelli, strattonandoli per la manica.
-Non importa, ora. Caillean deve andare in infermeria, subito!- disse.
Galen annuì vigorosamente, mentre Lirael guardava il volto della sorella con le lacrime agli occhi.
-Allora portiamocela.- intervenne Pegasus, risoluto.
Lupus sollevò il corpo dell’amica e accompagnato dai fratelli e dagli altri due Zabini, si diresse verso il santuario di Madama Chips.

 
 
-Si riprenderà, vero- domandò Lirael, che sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
Madama Chips annuì bruscamente, mentre rovistava tra le sue pozioni.
-Certo, e anche in fretta. È solo sotto shock, anche se non so cosa abbia potuto causarlo.- li fissò sospettosa, quei ragazzi, i Granger Malfoy in particolare, le procuravano spesso e volentieri più pazienti di quanti ne potesse desiderare. –Deve solamente riposare.- aggiunse, in tono più dolce.
Gale tirò un sospiro di sollievo, mentre Lupus si sedeva accanto alla branda.
Madama Chips lo guardò severa.
-Scusa signorino, ma cosa credi di fare? Se pensi che ti permetterò di rimanere..-
Le parole le morirono in gola, guardando negli occhi il ragazzo. Occhi ardenti, infervorati, che certo non si sarebbero lasciati convincere dalle sue parole.
Sospirò rassegnata e fece un gesto cedevole con la mano.
-Va bene! Ma uno solo di voi, uno solo può restare! Capito?- chiese, arrabbiata.
-Certo.- rispose Orion, svelto. –Rimarrà Lupus, noi andiamo.- continuò, trascinando via dalla stanza Lirael e Galen, quasi di peso.
Appena fuori, il moro strattonò il braccio che Orion gli tirava, liberandosi dalla sua presa.
-Perché? Io voglio stare con mia sorella, dovevi lasciarmi parlare con Madama Chips!- gridò.
-Galen, lo so che volevi rimanere. Ma lei non avrebbe fatto restare più di una persona e pensavi forse di sfidare Lupus? Perché avresti potuto spostarlo da lì solo svenuto, lo sai bene anche tu. E non ci sono molte persone che possano battere Lupus a duello, regolare o meno, quando è infuriato. Sai anche questo, credo.- gli disse, guardandolo negli occhi con tutta la calma in suo possesso.
Galen scosse la testa. Sapeva che l’altro aveva ragione, ma non era disposto ad ammetterlo. Non in quel momento, con la sua sorellina minore ancora svenuta a pochi metri di distanza da lui.
Fu Lirael a rompere il silenzio, quella volta.
-Va bene, quanta rabbia qui, eh? Facciamo tutti un bel respiro, e soprattutto, chiamiamo gli altri. Mi sembra d’obbligo una riunione-
Phoenix annuì energicamente, d’accordo con lei.
-Sì, mi sembra il minimo. Tra un quarto d’ora al meleto.  Avvisiamo noi gli altri, voi cominciate ad andare.-
Così dicendo sorrise alla ragazza e si scambiò uno sguardo d’intesa con il gemello, per scomparire veloci nei corridoi un attimo dopo.
Lirael sospirò, e si rivolse ai due rimasti.
-Andiamo?-
 
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Un quarto d’ora dopo, come avevano detto i gemelli, l’intero gruppo si ritrovò all’ombra dei meli creati da Eltanin.
C’erano Lily e James Potter, che si lamentavano per terribile e terribilmente sentita mancanza di Eltanin, così lontana. I due Nott, che nonostante la loro piccola statura e il fisico gracile erano riusciti a trascinare su per il pendio una gigantesca pila di libri, e al momento ci affondavano con tutta la faccia. Dominique, Cass e Ginevra ostentavano un’aria annoiata da cui trapelava tutta la loro curiosità, invece evidente sul volto di Molly, seduta accanto a loro. Brian cercava di dividere Hydra e Columba che bisticciavano, e al contempo di contenere Fred e Roxy, scatenati. Lirael, Galen e Orion sedevano in disparte, osservando la scena, cupi in volto.
Pegasus si alzò, suo malgrado, in assenza di Eltanin, era lui a dover prendere la parola in simili situazioni.
-Ragazzi.. Ragazzi..- tentò di richiamare l’attenzione di tutti, ma senza successo. Ciascuno era talmente immerso nei propri pensieri, nelle proprie azioni da ignorarlo totalmente, Zabini esclusi, per quanto tristi.
Pegasus si spazientì. Come faceva Eltanin con un solo sguardo a ottenere l’attenzione di tutti, con una parola a farli voltare verso di lei, per lui rimaneva un mistero inarrivabile.
Il gemello gli venne incontro, ancora più irritato di lui. Phoenix fischiò a due dita, emettendo un suono abbastanza acuto da richiamare gli sguardi dell’intero gruppo, che interruppe chiacchiere ed attività per fissare i due.
-So bene di non essere Eltanin, e ci mancherebbe altro! Ma vi dispiace ascoltarmi un decimo di quanto ascoltavate lei?- chiese Pegasus, che capiva solo in quel momento quanto fosse grande il fardello della sorella e di come lei lo facesse sembrare leggero, invece. Prese un lungo respiro, e ricominciò: -Allora, prima di tutto, grazie per essere venuti, anche se in realtà non avevate molta scelta. Al suo ritorno mi sorella vi avrebbe ucciso sapendo che non avevate risposto ad una convocazione!- ridacchiò, pensando terribili conseguenze dell’evenienza.
Lily sorrise, annuendo con energia.
-Eh già! Eltanin ci avrebbe aperto in due, sicuro come la morte!- trillò allegra.
Phoenix faticò a trattenere una risata, e Pegasus scosse la testa.
-In ogni caso, aperti o chiusi..-proseguì –Abbiamo un problema, e sarà meglio discuterne.- gli occhi del Clan si fecero attenti, come quelli di parecchi altri.
-Prima di tutto, dovete sapere che Caillean è in infermeria, svenuta. C’è Lupus con lei, quindi non corre alcun pericolo. Però dobbiamo parlare di come ci è finita.- sospirò, chiedendosi se stesse effettivamente dicendo le cose giuste. –Pare che un certo Mortimer Smith, primo anno, Serpeverde, centri qualcosa. Orion, per favore racconta come sono andate le cose.- Chiese, cedendo la parola al fratello più piccolo, che si alzò e ripeté la descrizione degli avvenimenti di poco prima, aggiungendo tutti i dettagli a cui riusciva a pensare.
-Io sono certo di non averlo mai visto, nemmeno allo smistamento. Ne sono sicuro. Mi sono scervellato per ricordare il suo volto, ma non compare da nessuna parte, prima della lezione di oggi.- fece una pausa, come a ripensarci. –E comunque, Mortimer nasconde qualcosa, anche se non so cosa. Non riesco a leggere i suoi sentimenti, non vedo la sua anima, e questo vuol dire soltanto che me la sta nascondendo, insieme al suo nome vero e alle sue intenzioni.- pensò ad alta voce. –Sono certo che non sia chi dice di essere.- concluse.
Pegasus e Phoenix annuirono contriti, e al contempo spaventati. Orion non mentiva mai, e se non vedeva l’animo di quel ragazzino misterioso, allora qualcosa di sbagliato c’era.
Lirael si alzò dalla pietra dove si era accomodata, sollevando timidamente un braccio.
-Io.. Io non vorrei sbagliarmi..- disse, e incoraggiata dal fratello proseguì. –io credo di aver intravisto il volto di Mortimer, quando mi ha urtato.. E.. Non era il volto di un normale ragazzino.- continuò –c’era qualcosa che gli deformava i lineamenti, come una grande rabbia, odio, più probabilmente. Credo abbia mostrato il suo vero volto per un attimo.-
Phoenix la guardò, inclinando la testa di lato.
-Ti sei spaventata?- chiese. Quando lei annuì, rimettendosi a sedere, lui andò avanti. –Allora è probabile che fosse proprio questo il suo scopo. Spaventarti e indurti a fare un passo indietro, magari proprio non riferendo quello che avevi visto.- le sorrise, dolcemente. –Ma è evidente che non sa chi sei, se lo credeva davvero.-
Lirael arrossì, imbarazzata per il complimento.
-In ogni caso- riprese Pegasus, -Credo che il problema sia grosso. Cosa credete sia meglio fare? Io e Pjoenix abbiamo pensato che la cosa migliore potesse essere provare a contattare Eltanin, almeno fare un tentativo, e nel frattempo continuare a proteggerci a vicenda, intensificando i turni di guardia. Cosa ne pensate?- domandò al gruppo.
Alcuni, spaventati, si limitarono ad annuire, ed altri convennero con la proposta con grida vigorose.
Poi, perché un suo intervento non mancava mai, la sua voce si sentiva forte ad ogni riunione, Lily prese la parola:
-Quindi mangeremo insieme? Sempre? Che figata!- strillò. Poi si impensierì. –Ma sarà meglio pranzare al nostro tavolo, se questo Morty è di Serpeverde.. almeno saremo più lontani possibile da lui!- esclamò.
I gemelli annuirono, pensando che in fondo, anche se veniva dall’indegna figlia di Harry Potter, era un’idea decisamente sensata.
Incoraggiata, Lily continuò: -E dovremmo anche dormire assieme! Come ha detto Eltanin! Ma nella sua stanza? Sicuri e possiamo? E sarà sicuro stare nello stesso dormitorio di Morty?-
Pegasus sospirò. –Sì, Lily, dormiremo assieme. Sì, staremo nella camera di Eltanin, ci ha autorizzati. E Sì, sarà sicuro per diversi motivi. Innanzitutto non se lo aspetta, e inoltre possiamo difendere una stanza singola molto meglio di quanto non faremmo con una stanza di dormitorio. Soddisfatta?- chiese guardandola male.
Lei sorrise, e annuì con energia. –Vado a preparare il pigiama buono!- strillò, correndo verso il castello.
-Ferma lì!- rise Phoenix, acchiappando la rossa per il colletto e rimettendola a sedere. –Prima mandiamo il messaggio a Eltanin, che dici? E poi ci sono le lezioni, non vorrai saltarle, vero? Eltanin si arrabbierebbe molto!-
Lily fece una smorfia di disappunto, ma dissimulò bene, e promise che avrebbe seguito ogni lezione con la massima attenzione.
-Perfetto. Il messaggio chiederò ad Ankaa di portarlo, almeno sono sicuro, o quasi, che la mia adorata sorellina non la friggerà.- concluse Phoenix, in tono semiserio e preoccupato allo stesso tempo.
-Scriviamo questo messaggio, e mandiamolo, prima che il cielo ci crolli in testa.- terminò per lui il gemello.

 
 
Isola di Lif, al largo delle coste del Norfolk. Stesso giorno, ora sconosciuta.
 
Eltanin non sentiva più il suo corpo, le sue braccia, o il suo viso.
Ormai, dopo tante ore di fusione con la tempesta, sentiva solo il fulmine, la pioggia ed il tuono.
Sentiva le onde, la marea crescente dentro lei e il lento ritrarsi del mare dal litorale.
Avvertiva la terra, fine sabbia bianca, argilla cedevole in cui affondava e di cui era fatta ogni sua parte.
Nei suoi occhi, gemme e boccioli rosso intenso sbocciavano come sbocciavano i lampi, ed il suo cuore era esso stesso uno di quei fiori sanguigni.
Non sentiva le lacrime, calde, che le scendevano sul viso, ma sentiva il fuoco scorrere nelle sue vene, come lava bollente, ed inchiodarla al suolo.
Non poteva vedere la forma delle nuvole, ma poteva percepire il loro addensarsi, come nebbia nella notte, tutto intorno a lei.
Eltanin non vedeva più con i suoi occhi, ma con quelli del Drago, e attraverso lui interpretava le forme del mondo. Gridando dava lei stessa la nascita di un nuovo universo, la magia pura che si riversava fuori dal suo corpo dando struttura alle sue urla di creazione.
Implodeva, creava, formava.
Intorno e dentro di lei la tempesta, inarrestabile e selvaggia.
Nessuna comprensione, nessun riconoscimento, nessuna pietà. Solo la furia della tormenta.
 
Tra le sue urla, di sollievo, di rabbia e d’amore, Eltanin poteva ancora scorgere il vuoto dentro di sé, e si sentiva incrinata da quella crepa nella sua anima. Un dubbio la consumava, mentre gettava nel cielo quanto di sé non poteva contenere all’interno del corpo. Era in grado di amare? Avrebbe mai conosciuto l’amore, il vero amore, che tutto consumava e accendeva, come fiamma brillante nella notte?
L’Occhio del Drago, la regina di tempeste, avrebbe mai incontrato la donna che lei sentiva di essere, in qualche recondito anfratto di sé?
Domande e dubbi, e il cielo sopra di lei, e la terra sotto.
Il suolo sacro della patria icena tremava al suono di invisibili tamburi, pesanti colpi riecheggiavano corteggiando il suo spirito, e la sua vista duplice. Poteva percepire i passi lontani dei guerrieri, delle donne icene scese in battaglia per la loro casa, la loro famiglia, i loro figli. Tenevano il ritmo per lei, facendo vibrare la sua mente ad ogni colpo.
Ed i dubbi svanivano sotto quei suoni pesanti, per poi ricomparire l’istante seguente, come un incubo da cui era impossibile svegliarsi.
 
Eltanin si piegava, senza spezzarsi mai, alla sua stessa magia, lasciando che scorresse, che fluisse.
La lasciava libera, almeno su quell’isola.
Troppo potere, per una ragazzina sola, troppa responsabilità, per le sue spalle fragili.
Troppo, troppo.
I fulmini rossi squarciavano il cielo e la ragazza sorrideva nel guardarli, sentendoli nascere dentro di sé.
Troppo potere, pensava, se ancora qualcosa poteva pensare.
 
Ma, improvviso, tra un lampo e l’altro Eltanin scorse un bagliore dorato, esterno e inafferrabile.
Qualcosa di esterno si era intromesso, qualcosa minacciava la sua isola, il suo personale santuario.
Guardò meglio, schiarendosi la vista.
Una fenice. Fuoco, dove l’acqua e la tempesta trovavano dimora.
Le sue mani si mossero veloci, i fulmini partirono micidiali.
Con un grido, la sua mente entrò in risonanza con il Rastaban, il Drago. I suoi occhi divennero gli occhi di lui, le loro volontà un’unica simbiotica energia.
Si alzò, appoggiandosi interamente al dorso del Drago nero.
-Uccidi.- mormorò.
La tempeste aumentò in violenza, e Rastaban divenne feroce. Senza nemmeno sollevarsi in aria, cominciò ad aggredire la sfuggente creatura di fuoco, che cercava disperatamente di avvicinarsi.
Eltanin attaccava, e Ankaa scappava, per poi tornare.
Nessuno, a Bonducawich, aveva mai visto un simile spettacolo venire dall’isola di Lif.
 
Durò due giorni, la follia di Eltanin, la furia della tempesta che possedeva il suo cuore e la sua volontà.
All’alba del terzo, la fenice cantò.
E l’intera isola, per quanto sconvolta e sottosopra, si fermò ad ascoltare.
Un canto lento, struggente e malinconico. Con una nota di disperazione, perché non poteva assolvere all’incarico che il suo protetto le aveva chiesto di eseguire.
Eltanin finalmente abbassò le braccia, staccandosi da Rastaban e separando la sua essenza da quella di lui.
Fece due leggeri passi in avanti, verso la creatura di fuoco, e alzò un braccio, perché potesse posarvisi sopra.
-Ankaa..- Mormorò, guardandola da vicino.
La fenice le allungò una zampa, continuando il suo canto, ed Eltanin tolse da essa il rotolo di pergamena che vi era legato.
Quando ebbe compiuto questo gesto, la fenice si volo, trascinando via con sé il suo meraviglioso canto, e la ragazza, esausta, non più supportata dalla meravigliosa musica ultraterrena, crollò al suolo, accasciandosi a terra.
A proteggerla, Rastaban, che si avvolse attorno al suo corpo indifeso, a guardia del suo sonno.

 
 
Intanto a Hogwarts..
 
Orion rientrò al castello per le lezioni del pomeriggio, come Pegasus aveva suggerito.
Purtroppo per lui, ad attenderlo all’ingresso trovò nuovamente Mortimer, in sua attesa, a quanto sembrava, e con un sorriso ambiguo sul volto.
-Ehi!- esclamò il ragazzo –Dove sei stato per pranzo? Speravo che avremmo mangiato insieme!-
Orion esitò, davanti a lui si trovava sempre a disagio.
-Ero con la mia famiglia.- replicò.
-Ma certo! La famiglia prima di tutto, vero?- chiese Mortimer, il sorriso che si faceva sempre più strano.
-Mmh.- mugugnò Orion, agitandosi.
Mortimer si sistemò la divisa, già impeccabile, e scrollò la borsa che portava a tracolla.
-Beh.. Allora faremo meglio ad avviarci alla lezione di trasfigurazione, la McGranitt non mi sembra tipo da perdonare un ritardo..- quando Orion lo fissò con aria interrogativa, il ragazzo si spiegò: -Beh sì, abbiamo le stesse lezioni, e pensavo potessimo andarci insieme, sai non conosco ancora nessuno..-
Al minore dei Granger Malfoy questa proposta suonava tanto di costrizione, dato che non vedeva modo di rifiutare. Infine, con un cenno del capo, cedette alla richiesta di Mortimer, e si avviò silenzioso al suo fianco.
Mentre quest’ultimo parlava e chiacchierava, raccontando a Orion qualche sciocchezza che lui non ascoltava minimamente, questi si impegnava a trovare un modo per liberarsi dello scocciatore, nonché possibile e probabile agente del male in borghese, senza però arrivare ad una conclusione decente.
In classe, infatti, finì seduto proprio accanto a lui, condividendo con lui il banco.
 
Alla fine della lezione, Orion era stordito dalle chiacchere del compagno, chiacchere futili e non richieste, che per di più gli avevano impedito di seguire una delle sue lezioni preferite.
Si sentiva così confuso, che mentre metteva via i libri, pensando di andare a trovare Caillean in infermeria, prima di cena, borbottò tutto il tempo, e uscendo dall’aula non si accorse nemmeno di Mortimer che lo seguiva passo passo, sorridendo, anche.
Quando ci fece caso, guardandosi alle spalle, si bloccò, e lo fissò di traverso.
-Scusa perché mi stai seguendo?- chiese irritato.
-Beh perché non sono ancora pratico del castello e temevo di perdermi.. in effetti non mi sembra la strada per la sala grande, questa..- sorrise l’altro.
Orion sbuffò, sempre più seccato.
-Infatti. Sto andando a trovare un’amica in infermeria, segui qualcun altro fino a cena!- sbottò.
Mortimer sorrise, sfiorandogli una spalla. –Ma allora vengo anche io!- esclamò –Quale modo migliore di fare nuove amicizie!- disse contento, riprendendo ad avanzare con passo spedito, inarrestabile.
Almeno, pensava il biondo, in infermeria ci sarebbero stati gli altri, e l’avrebbero aiutato a liberarsi di quel tizio, misterioso individuo e possibile killer psicopatico, per quel che ne sapeva e soprattutto ne capiva.

 
 
Lupus leggeva a mezza voce brevi brani di Storia della magia, guardando di sottecchi il viso sereno e finalmente sveglio di Caillean.
-Non fermarti..- lo pregò lei, quando lui si interruppe per osservarla meglio.
Lupus sorrise, divertito. Che le piacesse quel libro, era risaputo, quasi quanto a sua madre. Riprese a leggere, tranquillo, o almeno abbastanza tranquillo quanto il fatto che la ragazza fosse sveglia gli permetteva di essere.
Almeno, non ringhiava più quando qualcuno si avvicinava.
E mentre stava per iniziare il capitolo preferito di Caillean, entrò Orion, accompagnato da uno strano ragazzino con uno sguardo ambiguo, quasi maligno.
Lupus chiuse il pesante volume, sorridendo al fratello.
-Orion. Sei venuto a trovare la mia Zabini preferita?- chiese gioviale. Poi spostò lo sguardo sull’altro ragazzino, facendo dei suoi occhi pozze di ghiaccio  duro. –Chi sei?- chiese, la voce tagliente come una lama.
L’altro rispose in fretta, facendo uno dei suoi migliori sorrisi.
-Sono un amico di Orion. Mi chiamo Mortimer Smith.- disse sicuro di sé.
Caillean svenne di nuovo, sentendo quella voce. E Lupus si voltò di scatto verso di lei, preoccupato.
Quello che Mortimer non si sarebbe mai aspettato fu il ringhio che gorgogliò nella gola del biondo, e il suo scatto ferino verso di lui.
-A quanto sembra- disse –Lupus di nome, ma anche per altro, eh?-
Orion si parò davanti alla branda di Caillean, ben sapendo che di lì a poco ci sarebbe stato uno scontro, e piuttosto violento, conoscendo il fratello.
-Se stai insinuando che io sia un lupo mannaro ti sbagli. Sono molto peggio.- disse Lupus, infuriato.
In pochi secondi, quella che doveva essere una piccola rissa divenne un vero e proprio scontro, e per quanto Mortimer fosse solo del primo anno, si difese bene.
Purtroppo, per quanto fosse bravo, certo non era al livello del suo avversario, uno dei migliori duellanti che Hogwarts avesse mai visto, e uno dei peggiori, a livello di attinenza alle regole. Soprattutto quando era arrabbiato. E Lupus combatteva solamente se era arrabbiato.
In pochi secondi aveva distrutto le difese del ragazzino, abbattuto i suoi scudi, disarmato e schiantato.
Il moro fece un volo di cinque metri, atterrando proprio ai piedi di una visibilmente irritata preside McGranitt.
Questa sobbalzò, fece uno scatto all’indietro, e sgranò gli occhi, guardando lo studente-cartoccio appena accartocciatosi davanti a lei.
Sollevò lo sguardo, fissando i due fratelli e sospirando forte.
-immagino che lei sappia già di essere in punizione per i prossimi due mesi, vero?- chiese guardando Lupus.
Questi annuì, calmo, e si voltò, rientrando piano in infermeria.
La donna scosse la testa, incredula.
-Era tutto tanto facile, con i vostri genitori.- mormorò, e pensò a quanto fosse vero, malgrado il padre avesse cercato di uccidere il precedente preside e la madre fosse finita in punizione talmente tante volte da farle perdere il conto.
 
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Mortimer venne ricoverato in fretta da Madama Chips, ancora svenuto, e venne fatto accomodare su un letto giusto di fronte a Caillean.
Quando questa si svegliò, trovandoselo davanti, seppur ridotto male, un brivido di paura la fece tremare, ma non abbassò lo sguardo, né si ritrasse terrorizzata, come in realtà era.
Invece, gli parlò, la voce bassa e debole.
-Io so chi sei.- disse.
-Davvero?- chiese l’altro, con un sorriso di scherno dipinto sulle labbra.
-So chi non sei. E non sei Mortimer Smith, uno studentello sprovveduto finito per caso a Serpeverde. Non sei nulla di buono. Non sei vero, sei come uno specchio deformante. Mostri un volto, ma non è il tuo. E come ho già detto, non ti chiami certo Mortimer Smith.- concluse, fissandolo.
-E come dovrei chiamarmi, di grazia? Credo che la caduta ti abbia..-
-Non ti piacerebbe sentirmi pronunciare il tuo nome. Io sono una profetessa, e tu lo sai, e in quanto tale rendo reali le cose a cui do un nome.- lo fissò, allungando il volto verso di lui. –Posso farlo, se lo desideri. Posso dire il tuo nome, e mostrare a tutti il tuo volto, libero dalle maschere con cui lo copri, Mo..-
-Nooo!- strillò l’altro, bloccandola.
-Come pensavo.- Disse Caillean, a mezza voce. -Sei lui. Sei tornato. Mi spiace, ma non posso permetterti certo di andartene in giro così..- Cominciò la ragazza, ma venne interrotta da Mortimer, che catturò i suoi occhi, bisbigliando piano.
-Certo che non puoi.- disse –Certo. Ecco perché dovresti restare qui.. –
Agitò le mani davanti a lei, in gesti lenti e incomprensibili. Caillean provo a distogliere gli occhi, ma senza successo. E piano, tutto ciò che era luce intorno a lei divenne buio, la tenebra la avvolse.
Mortimer si alzò dal suo letto, per avvicinarsi a quello della ragazza.
La squadrò, osservandola con attenzione. Che piccolo corpo, per una mente così arguta! Scosse la testa, e prese fiato.
-Madama Chips! Madama Chips! Caillean sta male! È svenuta di nuovo, non riesco a svegliarla!- strillò.

 
 
Quando Lirael e Galen vennero avvertiti dalla preside in persona del peggioramento della sorella minore, stavano appena uscendo dalla classe di Divinazione di Fiorenzo, assieme ai gemelli, con cui partecipavano alla maggior parte delle lezioni.
Vedere la McGranitt con il volto contrito proprio di fronte a loro, fece crollare Lirael, afferrata al volo da Phoenix, che non poté fare altro che sollevarla tra le proprie braccia.
-E’ peggiorata, vero?- chiese Galen, cupo.
La preside annuì, schiarendosi la voce.
-Sembra entrata in coma, ora. La botta della caduta deve essere stata molto forte..- sussurrò, un groppo in gola.
-Andiamo.- disse Pegasus, deciso.
 
Poco dopo, l’infermeria era affollata come poche volte nella storia di quel luogo era accaduto.
Gli Zabini, il Clan, i Weasley, i Potter e i Nott, si erano ritrovati accanto al letto della povera ragazza, per donare una parola di conforto, una rassicurazione, a lei, ai fratelli, ma anche a sé stessi.
Lirael giaceva rannicchiata tra le braccia di Phoenix, che si rifiutava categoricamente di lasciare andare, dopo averne afferrato i lembi della camicia semislacciata.
Galen teneva gli occhi chiusi, timoroso di aprirli e scoprire che sì, effettivamente era sua sorella quella stesa sul lettino, quasi morta. Dominique gli si era avvicinata, in silenzio, e gli aveva preso la mano, che lui stringeva convulsamente.
Ginevra disquisiva con Madama Chips di ogni possibile e mai inventata pozione, e anche di alcune che per il momento erano solo una sua idea. Come tutti, sapeva che qualcosa si poteva fare, ci credeva, e non voleva mollare quella sua convinzione. Pegasus provò a trascinarla via, sapendo bene che per ora potevano solo sperare, e pregare che Eltanin, con le sue capacità curative, tornasse presto da loro.
Lupus sedeva immobile, troppo sconvolto anche per dire una singola parola, e per una volta, anche le gemelline lo imitavano.
La preside irruppe sulla scena, spezzando il silenzio angosciante.
-Ragazzi, un attimo di attenzione. Prima di partire Eltanin è venuta da me, a chiedermi alcuni permessi speciali per voi.- Mormorò. –Prima di tutti, la concessione per la biblioteca, ma mi pare che di quella vi abbia già parlato, e ne stiate già usufruendo.- disse, indicando i piccoli Nott, che sfogliavano furiosamente un tomo ciascuno. Sorrise ai due, che però parvero non accorgersi nemmeno di lei. –In secondo luogo, avete la mia particolare autorizzazione a dormire tutti insieme, nello stesso dormitorio e nella stessa stanza. Immagino che Eltanin vi abbia..-
Phoenix annuì pensieroso. –Ci ha detto lo stesso, raccomandandoci di usare la sua stanza da caposcuola. E di non dividerci mai, né per i pasti, né per i corridoi. Abbiamo già organizzato turni di sorveglianza speciali, nessuno di noi girerà da solo, ma sempre accompagnato da qualcuno di esperto in difesa.-
La preside fece un cenno soddisfatto e rivolgendosi all’intero gruppo aggiunse: -Infatti, mi sembra un’ottima idea. In queste particolari circostanze, inoltre, vi consiglierei di evitare per stasera la sala grande, Winky vi porterà la cena direttamente in camera, se ne avete piacere.-
-Certo- rispose Pegasus. –Sarebbe decisamente meglio.-
-Bene, allora.. io vado. In bocca al lupo, ragazzi.-
-Grazie- rispose un coro di voci flebili.

 
 
Mezz’ora dopo, una camera relativamente piccola ospitava un numero di persone relativamente grande.
Otto Weasley, due Potter, due Zabini su tre, due Nott e cinque Granger Malfoy erano stipati nella stanza da caposcuola di Eltanin. Per fortuna, la ragazza amava lo spazio, e il lusso ancor di più.
Pegasus e Phoenix allargarono la stanza, trasfigurandola. Poi trasfigurarono il letto, aumentandone le dimensioni, e la sedia della scrivania, trasformandola in una comoda poltrona. Fecero lo stesso con una Chaise longue che Eltanin aveva fatto portare da casa direttamente nella sua camera, e che venne ridotta a un letto a due piazze. La vasca stessa divenne un giaciglio, non il migliore, ma comunque accettabile.
Alla fine, chi più chi meno comodamente, tutti furono sistemati, anche se non senza proteste.
Lily, come sempre, voleva dire la sua, e proprio non le andava di dormire accanto a suo fratello, tanto più che russava! Lui per contro, non voleva una calciatrice professionista vicino, e la loro lite scatenò una lotta globale.
E diciannove persone che urlano e strepitano, agitando le bacchette e dandosele senza riserve, non sono certo facili da gestire!
Phoenix si massaggiò le tempie, esausto, con Lirael ancora attaccata alla sua camicia che lo fissava con sguardo implorante e fragile.
-Sì sì.. Ho capito Lira..- le disse sorridendole. Agitò la bacchetta, puntandola contro il putiferio che regnava nella camera e pronunciò: -Immobilus!- alle sue parole, diciassette adolescenti scatenati si bloccarono, cominciando a volteggiare per aria.
-Perfetto disse Phoenix. –Ora chiariamo: questo non è un pigiama party ma una riunione strategica, e vi sarei grato se smetteste di urlare ed agitarvi, la povera Lira è già abbastanza impaurita di suo.- con un sorriso, mosse di nuovo la bacchetta, mettendo fine all’incantesimo e lasciando i suoi amici e fratelli a schiantarsi per terra.
-Ora capisco perché Eltanin lo fa sempre! È estremamente soddisfacente!- disse, ridendo.
 
Dopo che si furono abbuffati  con le cibarie prelibate servite loro da Winky, i ragazzi presero posizione a letto, ad eccezione di Orion, che si sarebbe ritrovato a dormire nella vasca.
Le gemelline si abbatterono come un tornado sul letto a due piazze, trascinando con loro anche i due poveri e disgraziatissimi Nott, le teste ricciute che ondeggiavano strattonate dalle ragazze.
Phoenix, non riuscendo a staccare Lirael dalla sua camicia, sospirò e se la portò a dormire sulla poltrona, da dove avrebbe potuto controllare tutta la stanza.
James e Lily, loro malgrado, dovettero dormire nello stesso letto, per quanto non vicini, ma separati da un santo Brian, paziente come mai. Accanto a loro le altre ragazze, Dominique, Ginevra, Cassandra e Molly. Galen, imbarazzato, dichiarò di preferir lasciare loro maggiore spazio possibile, dormendo a terra. Il rossore sulle guance, però lo fregò sulla bugia.
Roxy e Fred, invece, al grido selvaggio di “Pigiama party!” avevano trasfigurato due cuscini in sacchi a pelo, stendendoli sul pavimento, subito imitati da Pegasus.
Phoenix sospirò, ancora.
-Va bene abbiamo capito, è molto divertente. Parliamo del nostro piccolo problema con un tizio che si fa chiamare Mortimer..- disse.
Orion, ancora in piedi, si rabbuiò.
-Ve l’ho detto, non è quello che sembra. È pericoloso, ne sono certo.-
-Su questo siamo d’accordo, direi.- concordò Pegasus. –Il problema è come comportarci ora che lo sappiamo.-
Brian intervenne, la voce calma e tranquilla.
-Continuiamo con i turni di guardia, dormiamo insieme e spostiamoci almeno in coppia, come avevamo già stabilito. Per il resto, fondamentalmente evitiamolo quanto più possibile. Mi sembra l’unica cosa che possiamo fare, per ora.- disse.
Phoenix ci pensò un attimo, poi annuì. Come sempre, Brian sapeva vedere le cose nel modo più oggettivo e pratico possibile, mostrandole anche a loro nella stessa maniera.
-Hai ragione. E se ci cerca, facciamo finta di nulla, come se non sapessimo quanto è pericoloso. Cosa che in effetti non sappiamo per certo, ma sospettiamo ampiamente.- aggiunse, prima di crucciarsi, pensieroso. –Mi chiedo anche dove sia finita Ankaa, mi aspettavo, se non che Eltanin tornasse, almeno un suo messaggio.-
A quelle parole, l’intera camera si fece silenziosa.

 
 
Orion trascorse due giorni a cercare di evitare Mortimer, senza alcun successo.
Si univa a lui e agli altri per i pasti, chiacchierando di qualsiasi cosa, lo seguiva per i corridoi, e si sedeva al suo fianco a lezione.
Fece del suo meglio per ignorarlo, o almeno trascurarlo a tal punto che sperava si sarebbe stufato, prima o poi, ma il ragazzo non mollava.
E l’intero gruppo dovette sorbirsi pranzi e cene assillato dalla sua esigente compagnia, nonché dalla sua voce petulante e dal suo sorriso malizioso.
Il secondo giorno, a cena, Lily ebbe una crisi di nervi, e rischiò di spaccargli la faccia a mani nude, senza bisogno di alcun incantesimo.
Evitata la tragedia, grazie a un pronto quanto rapido intervento di Pegasus, che afferrò la ragazza sotto le ascelle trattenendo la metà superiore del suo corpo mentre quella inferiore continuava a tirare calci, i ragazzi cominciarono davvero a chiedersi dove fosse finita Eltanin.

 
 
 
Isola di Lif, al largo delle coste del Norfolk, stesso giorno.
 
Ankaa..- bisbigliò Eltanin senza forza, sollevandosi da terra. –Era qui, vero, Ras?- chiese, con gli occhi disperati. –Era qui, e mi ha portato..- si guardò la mano sinistra, in cui stringeva un pezzo di pergamena impermeabile.
Lo aprì, le dita tremanti.
 
Nin,
 
Ora come mai, abbiamo bisogno di te.
Mamma ci ha spiegato, fai quello devi, ma torna, prima che puoi.
Caillean è in coma, e si direbbe che il merito sia tutto di uno strano tizio, di nome Mortimer Smith.
Appena puoi, torna, ci servono i tuoi poteri e soprattutto, i tuoi consigli.
 
Con amore,
I tuoi fratelli e sorelle.
 
Eltanin pianse, leggendo quelle poche righe.
Pianse, perché ancora non poteva partire, perché il suo rituale non era terminato, e lei lo sapeva.
Gettò il foglio lontano, sconsolata, e si rassegnò.
Prima di tornare, doveva ancora ritrovare il suo centro, il punto di sé che le avrebbe permesso di rimanere in equilibrio.
Così, si accovacciò a terra, infilando le mandi nella sabbia, la schiena nuda appoggiata al suo drago. Chiuse gli occhi, ascoltando.
Ascoltava il mare, il lento scrosciare delle onde, il vento, che disperdeva piano le nubi, i fiori, che sbocciavano in silenzio.
Ascoltava Rastaban, il suo respiro profondo e sicuro, il battito del suo cuore di Drago, in sincrono con quello di lei.
Ascoltava la terra, il suo passato ed il suo futuro, ascoltava gli spiriti.
Ascoltava ogni cosa, Eltanin, tranne sé stessa. Eliminò il suo corpo e la sua mente dall’equazione, e poi, più lentamente, anche il suo cuore.
Visse, quel giorno e il successivo, vivendo il mondo intorno a lei.
 
La notte passò, e così il giorno, finché il tramonto non tinse nuovamente di rosso le coste dell’isola.
Eltanin aprì gli occhi, piano, abituandosi nuovamente alla luce e alla vita, riappropriandosi di sé stessa e del suo corpo.
Si stiracchiò, dolcemente, e si sdraiò sulla distesa di fiori rossi, rapendone uno al suo giaciglio. Lo infilò nei capelli scompigliati, una macchia sanguigna in un mare d’oro.  Si allungò, stiracchiando i muscoli indolenziti e sorridendo a Rastaban, felice ma distrutta.
Credo sia ora di andare, El.
Lei sorrise.
-Si Ras. Abbiamo fatto quello che dovevamo, e ora sono pronta.-
Lo vedo.
Rispose il Drago, guardandola di traverso.
-Smettila Ras! Mi prendi sempre in giro!- ridacchiò lei.
Ma poi gli sorrise, e nuda com’era, si arrampicò sul suo dorso, pronta a volare di nuovo nel cielo spazioso, vestita solamente di un fiore rosso.
Andiamo, strana creatura.
Eltanin rise, ancora esaltata dall’esperienza appena vissuta. Le capitava ogni volta, dopo essere stata sull’isola. Uno stato di benessere generale scendeva su di lei, calmandola e rendendola languida e felice quanto l’abbraccio di un’amante.
-Voliamo un po’ Ras, prima di tornare a casa!-
Come desideri, El.
E insieme, i due si alzarono in volo nel cielo tinto dei colori del tramonto, felici.

 
 
Hogwarts:
 
Mentre Eltanin meditava, Pegasus combatteva una lotta estenuante contro la terribile, nonché indegna, ovvio, figlia di Harry Potter. Lily non si tratteneva, scalciava imprecava e minacciava, ogni volta che intravedeva il volto di Mortimer. E l’unico abbastanza forte da tenerla ferma e impedirle di ucciderlo, purtroppo per lui, era proprio Pegasus.
Lirael, ormai, non si staccava più dall’altro gemello, con profondo disappunto del fratello Galen, ma continuava ad avere negli occhi un’aria terrorizzata. Il resto del gruppo stava allerta, dormiva assieme, mangiava assieme, pasti spesso infestati da un simpatico e invadente Morty, come Lily aveva deciso di chiamarlo, e proteggeva Caillean, sempre in coma profondo.
Tutti pregavano per il ritorno della sorella maggiore dei Granger Malfoy, perché era ovvio, lei sapeva cosa fare. Lei avrebbe preso in mano le redini della situazione e portato tutti loro in salvo.
Al momento, da soli, si sentivano persi, e confusi.
Quel senso di desolazione, però, svanì come neve al sole il giorno del ritorno di Eltanin.
Ritorno che certamente entrò nelle leggende di Hogwarts.

 
 
Eltanin tornò giusto in tempo per colazione, quattro giorni dopo la sua partenza.
Solamente, nonostante il volo notturno, ancora non aveva perso l’aura di potere assunta sull’isola, né l’espressione sognante, così come la sensazione di essere su un altro mondo.
Difatti, scordò completamente di non avere vestiti addosso, e di stare cavalcando un Drago.
Semplicemente, atterrò con Rastaban davanti all’ingresso del castello, dove una folla di studenti passeggeri si trasformò in una folla di curiosi.
Certo, veder planare un enorme Drago nero, le fauci spalancate, nel cortile della scuola, per di più con a cavallo la donna più bella che si possa immaginare, vestita solo dei suoi capelli e di un fiore del colore del sangue, non era cosa da tutti i giorni.
Eltanin smontò, e fortunatamente i suoi capelli erano abbastanza lunghi da coprire ogni cosa, altrimenti, sarebbe stato davvero un problema, visto che lei rimase diversi minuti in piedi accanto a Rastaban, accarezzandolo e ringraziandolo, persa nelle sue personali fantasie.
Quei minuti, una volta che la massa di spioni si fu resa conto che la donna in questione era Eltanin Narcissa Granger Malfoy, entrarono nella leggenda.
Ci volle comunque poco perché la ragazza si rendesse conto delle sue condizioni di abbigliamento, e, arrossendo, si smaterializzasse in camera propria, trovandola sfigurata e sformata.
 
Dopo aver indossato veloce la divisa, Eltanin corse giù, verso la sala grande, Rastaban già tornato serpente e avvinto al suo braccio.
Corse per i corridoi, fece le scale di corsa, e svoltò gli angoli veloce, voleva rivedere i suoi fratelli e voleva farlo subito.
Prima di spalancare le porte della sala grande, si fermò, riprese fiato, si lisciò la gonna ed assunse un’espressione seria. Quel Mortimer, se era presente, doveva capire subito con chi aveva scelto di giocare.
Entrò, infine, soffermandosi all’ingresso per cercare con gli occhi la sua famiglia.
Certo, ebbe poco da cercare, perché come sempre, una voce si levò tra tutte, acuta e incredibilmente alta.
-Eltanin! Eltaniiiiiiiiiiin!- strillò Lily, vedendola.
La bionda si avviò veloce verso il tavolo dei Grifondoro, vedendo lì anche tutti i suoi fratelli, che avevano un espressione stranamente sollevata nel guardarla.
La gonna oscillava, scoprendo porzioni di gamba che ogni ragazzo si voltò a divorare con gli occhi. La camicia mezza slacciata, per una volta non in ordine come sempre, lasciava intravedere generose porzioni di pelle, e la cravatta abbandonata ai lati del collo non copriva certo molto di più. I capelli disordinati creavano un effetto sconvolgente intorno al volto della ragazza, acuito dal fiore color sangue che vi navigava al centro.
Se sull’isola Eltanin si era rivelata per la donna potente e bellissima che era, ancora non aveva perso quell’aura di seduzione che solitamente nascondeva, ma che possedeva per nascita, al pari di una veela.
I ragazzi di tutta Hogwarts, dai più giovani ai veterani, la osservavano camminare piano per la sala, fino a raggiungere il tavolo Grifondoro, con aria estremamente sognante.
-Fratelli. Sorelle. Sono tornata.- Disse Eltanin a bassa voce, una volta raggiunti gli amici.
-Nin..-
-Nin..-
Al clan venivano meno le parole, e non era una cosa che accadesse spesso.
Lily, invece, piangeva, felice, mentre James la fissava con gli occhi sbarrati, incredulo e affascinato.
Eltanin scrutò ogni viso, ogni paio d’occhi, attorno a lei, fino ad incontrarne un paio assolutamente sconosciuti. I suoi occhi dardeggiarono, infuocati.
-E tu chi saresti?- chiese, la voce simile a una lama ghiacciata.
-Mortimer Smith, signora, per servirti!- rispose il ragazzino, sorridente.
Eltanin vide rosso. Lo avrebbe voluto distruggere lì, sul momento, ma si trattenne.
-Tu non fai parte del Clan, ne dei suoi amici. Vattene immediatamente.- sibilò.
-sono amico di Orion.- replicò lui.
-Ne dubito seriamente. Ma in ogni caso, non sei amico mio, ed io non ti voglio. Questa è una cerchia ristretta, solo per fratelli ed amici. E tu non sei né l’uno né l’altro per me. Ho detto vattene.- rabadì, la voce sempre più simile a un sibilo crudele.
-D’accordo, tanto ho finito la colazione! Ci vediamo dopo Orion!- e le sue parole, mentre si allontanava saltellando, suonarono come una minaccia.
Eltanin respirò a fondo, prima di accomodarsi.
-E ora,- disse –Raccontatemi cosa è successo. Nell’ordine, Caillean,  chi è quello, e perché mangia con voi.-
Con un sospiro, si apprestò ad ascoltare i racconti, confusi e disordinati, della sua famiglia.
 
 
 
Mio personale angoletto:
Capitolo lungo? Ma cosa mi dite maaaai!
Spero che vi sia piaciuto, però..
È particolarmente intenso, eltanin affronta una parte di sé che le crea da sempre parecchi problemi, e che cominciamo appena a svelare. La profezia viene pronunciata, e, per ora, lasciata da parte, ma il male si manifesta, almeno sembra.
Personalmente ho amato scrivere di Eltanin sull’isola, e ho amato quello che ne è uscito, ma voi?
Cosa ne pensate? E del rapporto tra Eltanin e Rastaban?
Se avete consigli opinioni, idee, sono felice di ascoltarvi tutti!
Ringraziamenti:
Grazie a Serpeveverde_4ever93 e ladyathena, che mi recensiscono da sempre, grazie mille!
E grazie alle new entry, più o meno new,  per le stupende opinioni sulla nuova e sulla vecchia storia: Grumpy, LadySaphira, Directionerisapromise, Baba_, Believe_Giulietta e Giorgia0391, grazie mille!
Grazie ai 54 diamanti che hanno inserito anche questa mia nuova storia tra le seguite, merci!
Grazie agli14 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, meravigliosi!
E grazie a Herm_Malfoy e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. What a wonderfull thing!!
Grazie anche agli 10 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo tutti, indiscriminatamente.
 
Un bacio,
Nimi

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Capitolo 6
*** Guarigione e rabbia ***


Parla Eltanin
 
Alla fine, sono dovuta tornare.
Ho dovuto lasciare la mia isola, abbandonando la quiete magica che si impadronisce di me ogni volta che mi ci reco.
Sono tornata a Hogwarts, dove una grande minaccia incombe, rischiando di dare libero sfogo a ciò che mi si agita dentro, liberare la vera me stessa.
Sono tornata, piena di dubbi e domande, chiedendomi se davvero sono in grado di salvare questi luoghi e le persone a me care, o se semplicemente, con un tocco delle mani potrei distruggerli.
Sono tornata, indossando nuovamente la maschera di vetro che copre ogni mia emozione, la controlla, senza mai mostrare chi sono in realtà e cosa provo.
Sono tornata, perché la mia famiglia è l’unica che mi vede per la persona che sono, e non per la persona che fingo di essere, e perché loro hanno bisogno di me, o anche solo di sapere che ci sono, se mai ne avessero bisogno.
Quante volte ho sentito pronunciare il mio nome come una richiesta, quante volte l’ho sentito pronunciare come una preghiera.
I miei fratelli sanno chi sono, e mi amano comunque.
Ma io so che un giorno la mia presenza non sarà più necessaria, anche per loro, che un giorno troveranno qualcuno da amare con tutto il loro essere, ed allora, io passerò in secondo piano.
Questo lo so, e sarò felice per loro, quando accadrà.
Ma, comunque, continuo a chiedermi se in quel momento, sarò ancora utile a qualcuno, se qualcuno, uomo o donna, familiare o sconosciuto, pronuncerà ancora il mio nome come se fossi l’unica cosa al mondo in grado di renderlo felice.
Mi chiedo se ancora qualcuno mi cercherà, con l’amore nella voce.
Questo è il dubbio che non oso esprimere, che divora pian piano il mio cuore. E questa, è la ragione per cui amo la terra dell’isola di Lif, dove i dubbi tacciono e le certezze vivono.
Il suo suolo, è impregnato della stessa materia di cui è composta la magia, sogni, speranze, e vita. Ma soprattutto, certezze e verità inoppugnabili.
A Lif, è il potere a regnare, e il potere sbarra l’accesso ad ogni dubbio e insicurezza.
Ora, però, una profezia ha chiamato in causa me e quel potere che risiede in me, chiedendo a gran voce l’aiuto dell’Occhio del Drago.
Per proteggere i miei fratelli, la mia famiglia, e coloro che conosco, io giuro, sul mio stesso sangue e sulla mia magia, di fare ogni cosa in mio potere per eliminare la minaccia che incombe su di noi.
Sperando che la mia anima non vada prima in frantumi, come un cristallo già incrinato.

 
******************************************************
 
 
Per Eltanin non era stato semplice seguire le numerose voci che raccontavano un totale di venti storie diverse, incluso l’appassionante racconto di una battaglia epica con tanto di fuoco e fiamme, fughe rocambolesche ed inseguimenti. Lily Potter aveva davvero una fantasia sfrenata.
Alla fine, in un modo o nell’altro, ottenne una versione più o meno continua e coerente dello svolgersi dei fatti. Ma quello che sentì non le piacque nemmeno un po’.
Innanzitutto, Caillean in coma era una pessima cosa.
Orion, a quanto sembrava, era pedinato da quello sembrava essere un tizio parecchio ambiguo e nemmeno un po’ dalla parte dei buoni.
Lirael, pareva in stato di shock permanente, e si riusciva con difficoltà a staccarla dal braccio di Phoenix.
Per di più, James aveva smesso di parlare, in favore di un’attività che agli occhi di Eltanin era parecchio fastidiosa, ossia fissarla con sguardo allucinato.
Era forse possibile che una manciata di giorni di assenza provocassero tutti questi disastri? Pensava Eltanin, guardando attenta tutte quelle facce speranzose.
Sospirò, rassegnata.
-Va bene, ora non facciamoci prendere dal panico.- disse –Per prima cosa, sarà meglio andare a dare un’occhiata alla piccola Caillean, vorrei verificare di persona cos’ha. Poi sarà meglio che mi presenti nell’ufficio della McGranitt, dovrei farci due chiacchere. Tenete lontano quel Mortimer da Orion, se ci riuscite. E ci vediamo per pranzo, per discutere nuove linee d’azione, ok?-
Annuirono tutti, un largo sorriso sul volto, sollevati che ci fosse qualcuno a guidarli, anche se in realtà, il più sollevato era Pegasus, a cui il ruolo di capitano della truppa andava decisamente stretto.
Eltanin sorrise aggiungendo: -E ora andiamo a trovare Caillean.-

Si alzò, risoluta, e dopo di lei gli altri, seguendola allegri.
 
 
Nel suo studio, Minerva McGranitt rifletteva, pensierosa.
Nella sua vita, nessuno studente le aveva creato così tanti problemi come Eltanin Narcissa Granger Malfoy.
E al contempo, nessuno studente era mai stato più dotato.
Persino i suoi genitori, sua madre, addirittura, pupilla di ogni insegnante ad Hogwarts, curiosa e studiosa fino all’estremo, non possedeva il talento magico della figlia.
Volendo esaminare l’altro lato della medaglia, neppure suo padre, ex Mangiamorte e killer fallito di presidi, era riuscito a crearle tante magagne!
A ben guardare, nemmeno tutti i suoi padrini e madrine, Harry Potter incluso, con le loro scorribande, i loro mantelli invisibili, le loro avventure troppo simili a tentativi di suicidio, si avvicinavano di centimetro alla marea di problemi che la ragazza tendeva a creare.
La preside si stropicciò gli occhi, incredula che questo suo fugace pensiero fosse tanto vicino alla realtà.
Il primo giorno di scuola, Eltanin aveva rischiato di distruggere la scuola in questione.
I giorni successivi, aveva preferito modellarla a suo piacimento, manipolando e controllando ogni singolo studente, che oggi, o la venerava, o la temeva.
In effetti, anche lei stessa era caduta vittima della sua rete, i primi tempi per puro timore e successivamente preda di quel fascino irresistibile che la ragazza emanava, e che la spingeva ad abbandonare ogni supposta severità nei suoi confronti. Certo, dopo il loro ultimo incontro, la preside sentiva nuovamente in lei quella sensazione di agitazione e ansia nei confronti di Eltanin, e soprattutto dei suoi poteri. Per quanto si ripetesse che quell’ombra di magia allo stato puro che la ragazza le aveva lasciato intravedere durante l’ultimo colloquio fosse stata solamente una sua mera impressione, sapeva che non era così, e sapeva che Eltanin avrebbe potuto incenerirla sul posto, in quel momento.
Minerva sapeva bene che la ragazza non era entrata a Hogwarts per imparare la magia, pratica o teorica, bensì per imparare a relazionarsi con la gente, ed il mondo in generale.
Sarebbe stato suo compito, in quanto preside e amica di famiglia, aiutarla, ma Eltanin aveva rifiutato qualsiasi tipo di sostegno, morale e non, rinchiudendosi in un bozzolo di solitudine e isolamento, ergendosi sulla sua persona per portare avanti i suoi propositi e proteggere i suoi cari.
La McGranitt, a quel punto, però, si domandava se ciò non fosse accaduto anche a causa sua, se non fosse stato un suo fallimento, una mancanza che aveva portato la ragazza a divenire chi era attualmente. Si tormentava, crogiolandosi nell’idea di non essere stata all’altezza del suo predecessore, Silente, nel comprendere e aiutare i suoi studenti, idea che in verità l’ossessionava dalla sua dipartita.
Era davvero quello il giusto modo di fare, il giusto comportamento, nei confronti degli studenti e di questa studentessa in particolare? Stava forse agendo in modo scorretto, era impreparata a quel compito?
Non fece in tempo nemmeno a pensare una risposta convincente, che la fonte dei suoi dubbi si smaterializzò nel suo ufficio, proprio davanti alla sua scrivania, fissando corrucciata il suo volto preoccupato.
 
**
 
-Professoressa sta bene?- chiese Eltanin, guardando la preside prendersi la testa tra le mani e scuoterla violentemente.
-Non volevo disturbare.. se non è un buon momento torno più tardi..- Per una volta, Eltanin si sentiva in imbarazzo davanti a Minerva McGranitt, intuendo la sua preoccupazione e anche la fonte di quest’ultima, individuandola in sé stessa.
L’ultima volta che l’aveva vista, era troppo sconvolta per controllarsi, e il bisogno di allontanarsi dalla scuola era così urgente da spingerla a mostrarle quella parte di lei che tendeva a indurre il panico in chi la intravedeva. Non era stato un atto cosciente, solo, voleva, anzi doveva andarsene, e il suo potere aveva agito al suo posto.
Quindi ora, vedendo la vecchia preside così afflitta, non poté non assumersi la colpa di qualsiasi fosse il suo cruccio.
La McGranitt alzò il viso, cercando di addolcire gli occhi e scosse la testa, riassumendo un’aria compita e severa.
-Resta. O esci e rientra, se pensi di riuscire a bussare, una volta tanto, Eltanin.- rispose, cercando di assumere l’espressione più inflessibile che aveva a disposizione.
-Temo che non rientri nelle mie capacità, Professoressa.- rispose Eltanin con un sorriso.
-Allora siediti e parla, così magari concludiamo qualcosa.-  sospirò la donna.
-Grazie. Per prima cosa, desideravo comunicarle che sono rientrata, e che adesso non sono più un pericolo, mi può tranquillamente guardare negli occhi senza vederci nulla di preoccupante. E anche.. beh, che il mio modo di rientrare potrebbe aver provocato un po’ di scompiglio stamattina..-
-Ti prego, Eltanin, non dirmi che la storia della principessa nuda a cavallo di un drago nero è vera..- sgranò gli occhi, fissandola e realizzando la verità. –Oh merlino, non solo è vera, ma si riferisce a te!- esclamò.
Eltanin arrossì. –Beh, ecco, è probabile. Ma io non..-
-Tu non un paio di puffole, signorina. Ma ti pare il caso di dare spettacolo a questo modo? Non riesco a credere che tu l’abbia fatto!- la preside, ancora una volta, era sconvolta, e il volto di Eltanin, almeno per una volta, era viola per l’imbarazzo.
-Beh, Professoressa, non è stata colpa mia, non esattamente..- cominciò.
-E di chi è stata, del paio di puffole di cui sopra?- chiese sconcertata la donna.
-No, senta, davvero, non sono mai molto in me, quando torno da questi.. queste vacanze, chiamiamole così. Non sapevo nemmeno dov’ero, non di preciso. Ma non le ha raccontato niente, mia madre?-
La preside sospirò, cercando di ricomporsi e di assumere un’espressione il più possibile neutra.
-Sì, anche se non è scesa nei dettagli.. Ma questo mi sembra un po’ troppo!-
-Veramente non così tanto, preside. È esattamente come sono quando torno dall’isola.- rispose seria Eltanin, e la preside sbuffò.
-E con un rapido cambiamento d’argomento, passerei a parlare di quello per cui è venuta a cercarmi.-
Eltanin sorrise, piuttosto felice di averla scampata anche quella volta.
-Certo. Comincerei con la questione di Caillean.- fece una pausa, soppesando le parole. –Vede, sono andata a trovarla, poco fa, e ho scambiato quattro chiacchiere con Madama Chips. Nemmeno lei crede che si tratti di un semplice coma, indotto dalla caduta. La nostra infermiera è convinta che Caillean sia stata colpita da un qualche tipo di maledizione, o qualcosa di simile, e che il suo sia una specie di sonno di protezione. Quello che io penso, invece, è che il sonno non sia una protezione, ma una costrizione. E che il suo corpo, prima o poi, morirà avvolto da quello stesso sonno.-
-E tu, Eltanin, credi di poter fare qualcosa a riguardo?- chiese la professoressa, con un tono a metà tra il sarcastico e il serio.
La ragazza inclinò il capo, sovrappensiero. –Forse. Non ne sono certa, soprattutto perché non ho voluto dare false speranze ai fratelli, e quindi non ho esaminato Caillean quasi per nulla.-
-Cosa ti servirebbe per esaminarla con calma, e possibilmente fare qualcosa a riguardo? Perché sai, l’ultima cosa che serve a questa scuola, è un’altra studentessa che rischia la morte a causa di un male sconosciuto..- e l’ultima frase, stavolta, venne pronunciata in tono decisamente sarcastico.
Eltanin ridacchiò, sentendo lo spirito ironico e per la prima volta quasi umoristico della professoressa.
-Se è possibile, vorrei portarla in camera, questo pomeriggio, dopo le lezioni. Anzi, meglio, prima delle lezioni. Restando da sola con lei, o magari con i miei fratelli, potrei verificare se effettivamente si può fare qualcosa.-
La McGranitt annuì, non del tutto convinta ma temendo che quella potesse essere l’unica via per aiutare la piccola Zabini.
-Poi?- chiese, temendo che le richieste non fossero terminate.
-Poi vorrei parlare con lei di quel ragazzino che sembra essere la causa di tutto. Le dice qualcosa il nome Mortimer Smith?-
La preside sbattè le palpebre, confusa.
-Beh, è un nuovo alunno, smistato quest’anno a Serpeverde.. Brillante direi, almeno per quello che riguarda le mie lezioni. E non ho sentito nessuno dei professori lamentarsi di lui. Certo, la rissa con Lupus non ha certo aiutato!- Aggiunse, guardandola male.
-Non sono responsabile delle azioni di mio fratello, professoressa.- ribadì Eltanin –In più ero anche assente, quando la rissa si è svolta. In ogni caso, è sicura di ricordare lo smistamento del ragazzo?- chiese, indagatrice.
-Certo che lo ricordo! Ricordo ogni smistamento, dall’anno in cui ho cominciato ad insegnare qui!- rispose sdegnata la preside.
-Perfetto. Allora saprà spiegare a me e ai miei fratelli, nonché ai nostri amici, perché non ricordiamo nulla di quel ragazzo finché non è comparso a lezione di pozioni con Orion, il giorno in cui sono partita. È Strano, non trova?- domandò
-Noon ci avrete prestato attenzione, prima. Semplice.-
-Preside, credevo mi conoscesse meglio.- riprese Eltanin –Io presto attenzione a tutto. E posso assicurarglielo, quel ragazzo è comparso dal nulla. E inoltre, c’è qualcosa di sbagliato in lui. Orion non riesce nemmeno a leggergli dentro.- la ragazza si fece seria, fissando preoccupata la donna davanti a lei.
-Ma sì, ovvio! È il diavolo in persona, perché non ci ho pensato prima?- rispose la professoressa, irritata. –Senti Eltanin, di questa cosa non voglio davvero più sentirne nulla. Mortimer Smith è un ragazzo come gli altri, e mi sembra che voi tutti gli stiate dando un po’ troppa importanza.-
Eltanin si crucciò, sapendo bene che la McGranitt, per una volta, si sbagliava.
-Sarà come dice, ma glielo dico subito. Se quel ragazzo si avvicina troppo a me o a uno dei miei fratelli, non risponderò delle mie azioni. Io non gli credo, e non lo voglio vicino a noi.- chiarì infine.
Minerva scosse nuovamente la testa, come a voler scacciare un pensiero molesto.
-Fai un po’ come ti pare..- rispose, improvvisamente stanca. –Prima di cocludere questo inconcludente incontro, avete ottenuto qualche risultato dalle ricerche in biblioteca?-
-Non so dirglielo, ancora. Stasera faremo una riunione, e mi farò riferire dai piccoli Nott qualsiasi dettaglio abbiano trovato.-
-Bene.- rispose Minerva, cercando di cacciare l’improvvisa stanchezza che le era calata addosso. Avrebbe voluto cercare di far riflettere Eltanin su quanto irragionevoli fossero i suoi sospetti, le sue ricerche, che non c’era nulla di cui preoccuparsi, ma una parte di lei, ancora lucida e vigile, glielo impedì. Fece un gesto con la mano, cacciando quei pensieri dalla sua testa. –Bene. Ora vai, Eltanin, credo tu abbia lezione adesso.- terminò.
Eltanin sorrise, e si smaterializzò davanti alla porta della serra numero 3, per la lezione di Erbologia.
Appena fu scomparsa, la preside crollò con la testa sulla scrivania, sprofondando in uno strano sonno senza sogni.

 
 
Appena Eltanin comparve, a fianco della serra, un turbine rosso le si fiondò accanto.
Lily Potter, indegna figlia di suo padre, la brancò per la vita, stringendo forte.
-Eltanin! Sapessi quanto mi sei mancata! E poi devo raccontarti..- Eltanin la lasciò parlare senza ascoltarla più di tanto, mentre se la scrollava di dosso con malagrazia.
Poco più in là, si sentì un tonfo. James, al solo comparire della ragazza, aveva spalancato la bocca, sgranato gli occhi, e soprattutto fatto volare a terra tutti i suoi libri.
I ragazzi con cui stava chiacchierando fino ad un momento prima, erano scoppiati a ridere, ed ora indicavano a turno lui e poi lei.
Eltanin si scocciò, e, liberatosi dei tentacoli della Potter indegna, si diresse a passo spedito verso il gruppo.
-James Sirius Potter, chiudi quella bocca da pesce lesso. Non fare l’idiota, almeno per una volta.- gli sibilò contro. Poi, rivolgendosi al resto dei grifoni: -E voi piantatela di ridere, altrimenti ve lo do io qualcosa per cui farlo. Come una gamba rotta a testa, ad esempio.- fulminandoli con gli occhi, si girò per andarsene, subito seguita dal Potter Maschio, che le trotterellò accanto sorridente.
Eltanin sbuffò, rassegnata. Si rivolse alla rossa, che ancora parlava con la capienza di un fiume in piena.
-Lily.. Lily! Lily ascoltami, per Morgana!- la scrollò per le spalle, e quando finalmente ottenne la sua attenzione, riprese a parlare. –Lily senti, ho bisogno che tu mi ascolti bene, capito?-
Ad un suo cenno positivo, si spiegò.
-Ora dobbiamo andare a lezione, altrimenti la McGranitt mi espelle, non c’è dubbio. In compenso, a metà della prima ora, fingerò di sentirmi male, perché devo fare una cosa importante. Tu ti offrirai per accompagnarmi fuori, capito? Bene. Quando saremo uscite, dovrai andare a recuperare i miei fratelli, tutti quanti. Li fai uscire dalla classe con una scusa e dici loro di raggiungermi in infermeria. Capito tutto?- scrutandola negli occhi per capire se la ragazza aveva effettivamente compreso le sue istruzioni, proseguì. -I gemelli li trovi a Pozioni, Lupus credo sia ancora in infermeria, quindi lascia stare. Hydra e Columba sono a storia della magia, mentre Orion dovrebbe trovarsi a Difesa. Te lo ricordi?-
Lily annuì, ed Eltanin fece tutti gli scongiuri che le vennero in mente.
-Mi raccomando, gli Zabini devono restare in classe, anche se Lirael ti supplica per rimanere con Phoenix, ok?-
Altro movimento affermativo del capo.
Eltanin sospirò, chiedendosi cosa, di preciso, sarebbe andato storto.
 
Cinque minuti dopo, Eltanin era in infermeria, assieme a James che pareva più stordito del solito, pensando che non era esattamente quella la tempistica a cui aveva pensato. E nemmeno la modalità, considerando che Lily si era subito messa ad urlare qualcosa a proposito di crampi ed emicranie, qualcosa di talmente confuso che la professoressa Sprite le aveva lasciate subito uscire, per di più con James come supporto, dato che Lily non pareva precisamente in sé.
Pochi attimi più tardi, la raggiunsero anche i suoi fratelli, con aria stranita.
-Si può sapere perché mandi Lily? Non abbiamo capito niente di quello che farfugliava..- chiese Pegasus, ancora stordito dall’imponente discorso della ragazza, del quale aveva compreso solo la parola “infermeria”.
Eltanin sconfortata, sbuffò.
-Lascia perdere.. E comunque non avevo di meglio, per le mani. Ora piantatela, tutti quanti e andiamo in camera mia, io porto Caillean. Ho il permesso della preside, e ho bisogno di esaminarla con calma.-
Detto questo, sollevò la ragazza tra le braccia e si smaterializzò in stanza, seguita dai fratelli e dai Potter, che vi si recarono a piedi. Lupus correndo, poiché irritato per essersi visto soffiare via la sua amica.
 
*****
Quando i ragazzi arrivarono in camera, Caillean giaceva sdraiata sul grande letto di Eltanin, e questa, con gli occhi chiusi, intenta a passare le mani a pochi centimetri dal suo corpo.
-Entrate, ma rimanete lontani.- li avvertì Eltanin. –Se potete, mettetevi in cerchio, intorno a me.-
Eltanin spalancò gli occhi, ma ormai non guardava più il mondo con i suoi occhi, bensì con quelli di Rastaban, abbarbicato al suo braccio sinistro. Nei suoi occhi, solitamente grigi e splendenti, ora si rifletteva la notte scura, coronata da lampi rossi e draghi volanti.
Una volta entrata in risonanza con Rastaban, gli occhi di entrambi assumevano quello strano aspetto, vagamente ultraterreno, oltre che spaventoso.
Le mani della ragazza vagavano, sul corpo disteso della minore degli Zabini, l’espressione concentrata.
Quando si interruppe, con grande sollievo degli spettatori, si volse verso Orion, chiedendo: -Ora la vedi?- con voce ancora vagamente sognante.
Il più piccolo dei Granger Malfoy annuì, esterrefatto. E pian piano anche gli altri fratelli.
Lily stava per chiedere spiegazioni, confusa, ma Eltanin la interruppe con un brusco gesto della mano.
-Silenzio.- disse. –Non dite una parola. Osservate e basta, e se non riuscite a vedere, tacete comunque.-
Continuò a passare le mani sopra Caillean, con gli occhi chiusi, stavolta.
-Il coma non è un sonno di protezione.- disse –Una cortina maligna la sta soffocando, impedendole l’accesso alla vita. È come un velo di spessa nebbia, la avvolge, stringendola in una morsa gelida. Dobbiamo strappare via da lei questa nebbia.-
Si rivolse ai fratelli, sperando che capissero le sue parole. Orion vedeva la stessa cosa che vedeva lei, ma al suo contrario non sapeva bene come muoversi, per tirare fuori la ragazza da quella schifezza.
-Prendetevi per mano, e fate un cerchio. La mia sola energia non basterà.-
I fratelli eseguirono, fiduciosi, e si strinsero attorno alla sorella maggiore.
Eltanin era sempre più concentrata, l’attenzione focalizzata su Caillean, le mani che vagavano sopra di lei.
-E’ come una ragnatela, densa e scura. L’unico modo che abbiamo per salvarla è svolgerla, filo dopo filo, lentamente. dovrete sorreggermi, concentratevi su di me, a lei ci penso io.-
Con gesti lenti, simili a quelli di una persona anziana che dipana una matassa di lana, Eltanin cominciò a muovere le mani, su e giù per il corpo sdraiato di Caillean, lungo le gambe, le braccia e intorno al viso.
Orion, l’unico che poteva vedere cosa effettivamente stesse facendo, la vedeva afferrare sottili fili di nebbia opaca, svolgerli, sollevandoli dal corpo della ragazza, e passarvi sopra l’altra mano, rendendo chiaro e luminoso ciò che prima era nero e scuro.
Eltanin, dentro di sé, sentiva le energie scivolarle via, ma non desisteva nel suo tentativo di salvare l’amica. Rastaban era sempre più pesante sulle sue spalle, ma nemmeno per un secondo pensò di lasciarlo, i loro occhi lavoravano insieme, e senza di lui, non avrebbe potuto combinare nulla.
I lunghi capelli biondi cominciarono a risplendere, man mano che il lavoro su Caillean procedeva, e lentamente si sollevarono, formando un sole attorno al suo viso, come un’aureola di pura luce.
Le labbra mormoravano formule di guarigione, antiche come il popolo degli iceni che le aveva create, e che Boudicca aveva suggerito alla sua protetta molto tempo prima.
Quando la ragnatela fu eliminata del tutto dal corpo della piccola degli Zabini, le gote di quest’ultima ripresero colore, e il suo respiro si fece regolare. Quello di Eltanin, al contrario, cominciò ad assomigliare ad un ansito, e mentre chiamava il nome di Caillean, prima dolcemente e poi quasi fosse un grido, divenne un vero e proprio ansimare.
-Caillean!- urlò.
-Caillean!- in un sussurro, il clan Gran Malfoy fece coro alla primogenita.
-Caillean!- gridò nuovamente, seguita dai fratelli.
Alla terza invocazione, finalmente, la ragazza si tirò a sedere, scattando su, più confusa che mai. E pochi istanti dopo, svenne di nuovo, senza forze.
Nell’istante in cui la ragazza sveniva, Eltanin chiuse gli occhi, e si accasciò a terra con un rantolo, priva di forze. I suoi fratelli caddero in ginocchio, prosciugati di ogni energia, ma ancora vigili.
Mentre Lupus si trascinava verso il letto, per raggiungere la sua amica, James scattò in avanti, rompendo il cerchio, per sollevare da terra Eltanin, ancora svenuta. La depose piano accanto a Caillean, guardandola fisso e con gli occhi spalancati. Ancora una volta, quella ragazza lo aveva sorpreso e sconvolto, e perché no, anche spaventato.
La Zabini più piccola, emise un lungo respiro, prima di sbattere le palpebre e guardarsi intorno.
-Caillean!- sussurrò Lupus, afferrandole la mano.
-Per Morgana.. che male alla testa!- esclamò la ragazza. –Lupus? Dove sono? L’ultima cosa che ricordo è che..- si interruppe riflettendo. –No,- disse –Non ricordo proprio più niente.-  si fermò a pensare, ancora una volta. –Forse.. forse ricordo Mortimer..-
-Ti ha fatto lui questo?- chiese Pegasus, sperando in delle risposte.
-Io.. Io non ricordo.- rispose la mora. –Però so una cosa. Prima di finire.. in questo stato, avevo capito qualcosa. Credo di aver capito il nome di quel tizio, ne sono abbastanza sicura. Sapevo chi era. Ma onestamente, ora, non lo ricordo più.-
Scosse la testa, provocandosi un capogiro, e tornò ad appoggiarsi ai cuscini. Guardò la ragazza al suo fianco, stupita.
-Eltanin?- chiese.
-Credo abbia consumato un po’ troppe energie, cercando di guarirti. Ora dormirà parecchio, e al risveglio avrà una gran fame.- intervenne Orion, che aveva già visto la sorella in quello stato, la volta che aveva guarito entrambi i gemelli dopo una brutta caduta. I fratelli annuirono, e Hydra scattò fuori dalla camera, dicendo che sarebbe andata a chiedere a Winky di portare del cibo, visto che entrambe le ragazze ne avevano bisogno.
-Dovremmo avvertire i tuoi fratelli, Caillean.- disse Phoenix. –Lirael era in panico, non scherzo.- e così dicendo si incamminò anche lui fuori dalla stanza, diretto all’aula di Aritmanzia, per prelevare i due Zabini restanti, ed in particolare una Zabini, mora e con occhi azzurri che facevano piangere il cielo per la loro bellezza.

 
 
Parecchie ore dopo, al sorgere di un nuovo giorno, più splendente che mai, Eltanin si ritrovò in camera una sorpresa ancora più grossa di quella già ricevuta i giorni precedenti.
Nel suo letto, dove nemmeno ricordava di essere arrivata, in realtà, si trovava non solo l’intero clan, ma anche Caillean e Lirael Zabini, la prima al suo fianco e la seconda attaccata al “povero” Phoenix, e Lily Potter, campionessa mondiale di calcio intra lenzuola. Per di più, accasciato al lato del letto, giaceva un russante James, che pareva non avere alcuna intenzione di svegliarsi.
Certo, tutto questo se non si contavano gli altri Weasley, i Nott, e Galen Zabini, sparsi sul pavimento, svaccati su una strana poltrona che lei non riconosceva e sdraiati nella sua vasca da bagno.
E perché diavolo i suoi capelli sembravano la criniera del re leone?
Eltanin si sollevò a sedere di scatto, grugnendo il suo disappunto in ogni direzione le fosse consentito dal collo bloccato.
Nuovamente, si domandò perché diavolo dovesse avere il collo bloccato, e portò faticosamente il braccio dietro la nuca, solo per trovarvi un addormentato quanto pesante Rastaban, e subito dopo trascinarlo giù con un gran tonfo.
El!
-Grumpf!-
Non mi sembra un buon motivo per svegliarmi a questo modo!
-Grumpf grumpf!-
Allora si che si spiega!
Eltanin cercò di fare un briciolo di chiarezza nella sua mente, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che quei risvegli da incubo cominciavano a ripetersi con una frequenza un po’ troppo allarmante.
Purtroppo per lei, schiantare tutti i presenti era fuori discussione, c’era la possibilità che qualcuno di loro tornasse fuori utile. Di conseguenza, decise per la soluzione più diretta e semplice, per quanto fastidiosa. Prese fiato e gridò: -Sveeeeeeeeeeeeglia!-
Teste bionde, ricce, more e rosse di ogni sfumatura saltarono per aria, le bacchette in mano, con l’espressione di chi sta per essere trucidato.
Rastaban si godeva la scena, dal suo angoletto tra le coperte, sibilando divertito.
Eltanin, invece, sibilava furiosa.
E piano piano, tutti i suoi fratelli arretrarono, scendendo dal letto.
Incautamente, a suo rischio e pericolo, l’indegna figlia di Harry Potter rimase, stiracchiandosi e sbadigliando. Sei paia di occhi grigi la fissarono con terrore, e il settimo paio con puro odio. Pochi secondi dopo, Lily rotolava sul pavimento duro, senza averne ben capito il motivo.
-Bene.- disse Eltanin –Credo che ora ci si possa organizzare per la colazione. Io e Rastaban andiamo a fare un’immersione nel bagno dei prefetti. Ci vediamo in sala comune tra un’ora, in sala grande andiamo insieme.-
Detto questo, afferrò una divisa pulita, afferrò Rastaban (contento all’idea del bagno ma non altrettanto della presa) e si diresse verso l’uscita, calpestando chiunque le capitasse a tiro.

 
 
 
Un’ora e un quarto più tardi, davanti all’ingresso della sala grande, Eltanin terminava di istruire i fratelli e gli amici sull’entrata in grande stile che si proponeva da prima.
Per primi i due piccoli Nott, ad aprire un corteo che corteo poi non era. Dopodiché, tutto il clan dei Weasley, Dominique, Cassandra e Ginevra, in tutto il loro splendore, in apertura, poi Louis Roxanne e Fred con i loro sorrisi malandrini, e infine Molly e Brian, l’aria tranquilla e rilassata.
Dietro di loro, la famiglia più influente di Hogwarts, il Clan Granger Malfoy, sette biondi ragazzi e ragazze, guidati come sempre dalla sorella primogenita, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, un enorme e nero serpente avvolto intorno alle spalle, le fauci spalancate. Attorno a loro volteggiavano una fenice ed una colomba, scalpitava un cavallo alato, strisciava un’idra e camminavano con passo felpato un lupo bianco e una pantera nera.
Improvvisamente, l’intero gruppo si aprì in due ali, mostrando un ragazzo e una ragazza pressoché identici, l’aria seria, i capelli corvini lucenti e gli occhi azzurri brillanti come zaffiri. La carnagione era chiara, l’andatura lenta e ritmata, almeno finché i due Zabini gemelli non si separarono anch’essi, rivelando a loro volta la sorella minore, facendo spazio a Caillean, che avanzava calma e sorridente, come se non si fosse mai sentita male.
La ragazza arrivò in testa al gruppo, seguita da Eltanin, dai fratelli e dal resto dei ragazzi.
Con calma, si sedette al tavolo dei grifoni, accanto a lei Lupus, sempre vicino, e davanti a lei la maggiore del Clan.
Mentre i ragazzi si accomodavano al tavolo e i loro animali, tranne Rastaban, come sempre, sparivano in una fiammata scintillante di magia, qualcun altro, il volto contratto dalla rabbia e dall’odio, correva fuori dalla sala, gettando a terra la borsa con i libri.
 
**
Lily, scomposta come sempre, non trattenne una risata nel guardare Mortimer fuggire dalle grandi porte della sala grande, per giunta perdendo la sacca.
E stava ancora ridendo, mentre suo fratello James le soffiava il posto alla destra del suo idolo.
Quando lo vide, però, cominciò a ringhiare, afferrando una ciocca di quei capelli rosso scuro quasi castano che le facevano tanta invidia e tirando, tirando forte. Il posto a destra di Eltanin, in quei giorni era suo, suo, e solamente suo. E giù le mani eh!
Ma James non era da meno. Per restare dov’era, lottò con le unghie e con i denti, graffiando la sorella e imprecando come un folle. Vicino a quella splendida ragazza voleva rimanerci lui, lui e solamente lui. E giù le mani eh!
Eltanin roteò gli occhi, spazientita.
-Seduti!- ordinò. –Entrambi! Non mi importa chi a destra e chi a sinistra, ma sedetevi, per la miseria!- batté il palmo della mano contro il tavolo, e il gesto pose fine ad ogni controversia, o quasi.
Perlomeno, fece sedere i contendenti, anche se scappellotti e spintoni si sprecarono, alle sue spalle. Mentre Lily pestava il fratello, in ogni caso, continuava a sorriderle, e lo stesso valeva per James, che non smetteva di guardarla con la bocca aperta e leggermente sbavante.
Eltanin si chiese cosa cavolo avessero quei due, in particolare negli ultimi giorni, ed in particolare James. Che Lily si comportasse come una pazza senza criterio.. Beh ci erano abituati tutti, ormai. Ma James, erano più avvezzi alla vista del suo modo di fare da playboy incallito.
Comunque, la ragazza si riscosse, tornando a guardare tutto il gruppo.
Si servì porzioni abbondanti di uova e pancetta, per poi riempire un intero vassoio di prelibatezze per Rastaban, e attese che gli altri si servissero a loro volta, poi si rivolse agli Zabini, che parevano “lievemente” inquieti sulla sedia, così come i Nott.
Li guardò di traverso, alzando un sopracciglio con aria interrogativa.
-Devo forse dedurre che abbiate qualcosa da dirmi?- seguì un silenzio quasi imbarazzante. –Sputate il rospo, avanti!- li incoraggiò.
Caillean, come sempre, si fece avanti per prima.
-Vedi, mentre tu eri fuori a prepararti con Rastaban, noi.. abbiamo discusso un paio di idee che abbiamo avuto sulla profezia..-
Eltanin si accigliò ancor di più: -Un paio di idee?-
-Beh più che altro un idea.- ribadì Lirael.
-Riguardo una parte della profezia.- aggiunsero i Nott in coro.
L’espressione della ragazza si fece attenta e con un gesto li esortò a continuare.
-La parte sugli “strumenti.- disse Caillean –L’elenco è chiaro..-
-Piatto, lancia, spada e coppa.- concluse Lirael.
-E anche il fatto che dovremmo trovarli.- aggiunse Eltanin, secca.
Le due Zabini e i Nott la guardarono storto.
-Già, ma prima dovremmo sapere cosa si intende con quelle parole.- ribadì decisa Caillean. –Le profezie parlano spesso per enigmi, ma in questo caso potrebbe anche essere esplicita.- guardò la sorella con fare eloquente.
-Ne abbiamo parlato, e pensiamo che si possa riferire alle quattro reliquie del popolo fairy.-
Lily intervenne per la prima volta, brillantemente: -Eh?- chiese, mentre ancora finiva di ingurgitare le uova.
Lirael scosse la testa, scocciata dall’ennesima espressione di innocenza dell’amica.
-Il popolo Fairy, la corte fatata. Vi dice niente?- chiese guardandosi in giro. –Ma sì, fate, folletti, Berretti rossi, Leprecauni..Fondamentalmente esseri incantati.-
-Si dice che abbiano creato quattro strumenti magici, che nel tempo sono diventanti talmente antichi da venire ricordati come reliquie.- concluse Caillean, per spiegare l’attinenza all’argomento.
A quel punto intervenne Lysander Nott, puntando il dito sull’illustrazione di un grande volume che aveva appena spalancato davanti ad Eltanin: -I nomi originali: il calderone..- disse indicando la figura di un recipiente argentato lungo e sottile. –Si riferisce alla coppa, credo.- mormorò sovrappensiero.
Lorcan continuò, allungando la mano verso l’immagine di una spada: -La spada. Questa è rimasta uguale, direi.-
Di nuovo Lysander: -L’altare, ovvero il piatto.-
E Lorcan: -E infine l’Athame, ovvero la lancia.-
Alcuni minuti di silenzio seguirono le parole dei ragazzi, mentre Eltanin rifletteva, finchè Roxy, che non riusciva a sopportare il silenzio a lungo, sbottò di colpo: -Oh, ma andiamo! Pensate davvero che qualcuno si aspetti che noi si vada a scorrazzare per la scuola cercando oggetti appuntiti e bicchieri luccicanti??-
Eltanin la guardò storto, prima di parlare: -Vorrei ricordarti che i nostri genitori hanno salvato il nostro mondo proprio in questo modo. Ma comunque, non credo sia questo il nostro caso.-
-Che intendi Nin?- chiese Pegasus, curioso.
-Intendo dire che questa profezia, come le altre profezie, ha pronunciato parole che non per forza vanno interpretate in senso stretto. Potrebbero essere una metafora. O magari essere proprio queste reliquie, ma nel corso dei secoli essere state trasfigurate talmente tante volte da essere irriconoscibili. O ancora, per quel che ne sappiamo, essere state rese esse stesse esseri fatati.- si fermò, per pensare alle sue stesse parole. –Lorcan, Lysander, credo che siate sulla pista giusta, ma che ci sia parecchio da studiare, in proposito. Cercate altri dettagli, la storia, l’aspetto, il percorso di queste cosiddette reliquie.. per il momento è la nostra idea migliore.- guardò gli altri con occhi di ghiaccio. –Altri suggerimenti? Opzioni? Proposte?- chiese.
Eltanin fu indecisa se definire il silenzio assenso che calò sulla tavola confortante o scoraggiante.

 
 
Nei successivi due giorni, fu solo grazie alle rocambolesche corse della sorella maggiore se a Orion non venne un esaurimento nervoso.
Da quando aveva visto Caillean entrare in sala grande in perfetta salute e persino con aria allegra, Mortimer Smith aveva stretto la sua presa ferrea sul minore dei fratelli Granger Malfoy, e non sembrava avere nessuna intenzione di mollare.
Inizialmente, la reazione del ragazzo era stata di furia, rabbia mista ad odio, ed Eltanin sospettava anche una punta di paura. Certo, Mortimer non si era aspettato che una ragazza qualsiasi, anche se qualsiasi poi non era, disfasse l’incanto che lui aveva creato, una maledizione così stretta da non poterla nemmeno intravedere, con i normali occhi di un uomo.
Ed ecco perché la sua seconda reazione fu di completo e totale attaccamento al piccolo Orion, che, a torto, riteneva il più debole del Clan, il più manipolabile, la mente più facilmente accessibile. Secondo Mortimer, un continuo e serrato “corteggiamento” del ragazzo avrebbe potuto portarlo ad ottenere la sua amicizia e con essa la sua fiducia.
Di conseguenza, lo seguiva a lezione, si sedeva accanto a lui inviandogli indesiderati bigliettini con proposte per il dopolezione, si lamentava dei professori, confidando ad Orion particolari della sua vita fasulli quanto ripetuti, e il tutto nel tentativo sgangherato di costruire un’amicizia dove non vi era nulla.
Purtroppo per lui, questa sua strategia aveva due grosse falle. Orion, prima di tutto, non era disposto a cedere tanto facilmente, anche se l’insistenza del ragazzo, gli inseguimenti, le chiacchiere e le confidenze non richieste nonché esplicitamente false lo stavano mandando al manicomio. In secondo luogo, il sopracitato Orion aveva sei scudi estremamente resistenti nei suoi fratelli, ed uno in particolare nella sorella maggiore, testarda e decisa più che mai a schermarlo dall’ambiguo Mortimer e dalle sue trame.
Eltanin andava a prendere il fratello fin dentro l’aula, cacciava l’altro ragazzo dal suo fianco con sguardi crudeli e gesti brutali, senza tuttavia ricorrere mai alla violenza, per non passare dalla parte del torto. Ma per il momento, almeno, la sua sola presenza sembrava spaventarlo abbastanza da indurlo ad allontanarsi al solo vederla. Quello che la ragazza si chiedeva, era quanto sarebbe durato quel timore, e quando, invece, il signorino Mortimer si sarebbe fatto avanti per colpire di nuovo, come aveva già fatto con Caillean.

 
 
 
Il terzo giorno, infine, arrivò il momento delle selezioni per la squadra di quidditch di Serpeverde, rimandate a causa dell’assenza del capitano.
Eltanin, nello spogliatoio femminile, stava indossando la divisa della squadra, con gesti lenti e rilassati, godendosi l’attesa di uno dei momenti che preferiva, a scuola.
Allacciò, strinse, e lisciò, per poi appuntarsi infine al petto la spilla di rubini e diamanti con le iniziali GM che portava sempre, come i suoi fratelli.
Sorrise, pregustando il volo.
Il quidditch e le scope non erano esattamente come volare a dorso di drago, ma la sensazione che si provava era simile, e inoltre la sfida, il confronto, le portavano l’adrenalina ai massimi livelli, facendola sentire in vetta al mondo.  A Eltanin piaceva vincere, e ancor di più le piaceva vincere dopo aver combattuto accanitamente. La competizione era il suo forte, e non perdeva occasione per mettersi in gioco.
Quel giorno non avrebbe gareggiato lei stessa, ma dentro di sé già si preparava alle partite future, e sentiva scorrere dentro di sé l’adrenalina che tanto le piaceva.
Stava ancora sorridendo, preda di quei pensieri piacevoli, quando Hydra mise la testa dentro lo spogliatoio, strillando: -Nin! Nin! Che ci fai ancora lì? Ti stanno aspettando tutti! Qui si vuole volare, sai??- e così come era comparsa scomparve, veloce e ridacchiante.
Eltanin scosse la testa, si alzò e si rassegnò ad uscire, per cercare di disciplinare quella massa di ragazzi vocianti che sentiva urlare anche da lì.
Arrivata sul campo, venne affiancata velocemente dal direttore della sua casa, il professor Lumacorno, che come aveva promesso alla preside l’avrebbe aiutata nelle selezioni, e come aveva promesso a lei, non si sarebbe intromesso più di tanto.
-Eltanin! Che piacere! Allora diamo inizio ai giochi?- chiese gioviale, battendo due volte le mani.
La ragazza sorrise, voltandosi a guardarlo e salendo sul suo manico di scopa personale, ultimo modello, ovviamente: -Stia a vedere, Professore!- gridò, lanciandosi nell’aria.
La risata di Lumacorno la seguì fino a parecchi metri di quota.
 
Quando Eltanin arrivò a una considerevole altezza, si posizionò al centro del campo, puntò la bacchetta verso la propria gola e pronunciò l’incanto Sonorus.
-Ehi Voi!- disse, la voce che si udiva ovunque, per il campo da quidditch. Parecchie teste si voltarono a guardarla, chi ridacchiando, chi con rispetto e chi con una punta di timore. L’intero Clan era schierato, in attesa di istruzioni.
La ragazza sorrise. –Bene! Ora che ho la vostra attenzione.. Tutti a terra! A terra e scendete dalle scope!- ordinò. Non l’avrebbe mai confessato, ma si stava divertendo da morire.
Allibiti, tutti i ragazzi presenti obbedirono, sotto lo sguardo dittatoriale di Eltanin. I meno scioccati erano i fratelli, che conoscevano benissimo le tecniche di allenamento di quella tiranna che era la loro sorella maggiore.
Lentamente scese di quota anche quest’ultima, un sorriso sadico dipinto sulle labbra.
-Perfetto. Prima di tutto vediamo chi di voi sa volare e chi invece è venuto qui solo per farmi perdere tempo.- lanciò un’occhiata verso l’estremità opposta del campo rispetto a quella dove erano schierati i candidati. –Sulle scope!- gridò. –Veloci! In alto! Dieci giri di campo! Veloci!-
E mentre lei stessa scattava veloce volando più rapida di tutti gli altri ragazzi, i suoi fratelli erano già saltati sulle scope ed erano partiti ridendo, il vento a scompigliare i biondi capelli. Se Eltanin vinceva sempre, Orion era sempre secondo, dietro di lei, e poi Phoenix, Hydra, Lupus, Columba e Pegasus. Dopo di loro, arrivava la massa di studenti che si proponevano per questo o per quel ruolo, e che già cominciavano a capire che non c’era gioco.
Al termine del non giro, la ragazza si fermò al “traguardo”, in attesa dei suoi concorrenti, urlando incitamenti e al contempo insulti. Mentre il resto del clan sfrecciava davanti a lei con espressione divertita, Eltanin sorrideva soddisfatta, adocchiando il Professor Lumacorno, che annuiva altrettanto soddisfatto.
Ma al passaggio della folla di altri piccoli e grandi Serpeverde, perse il sorriso in favore di un ghigno.
Quando anche l’ultima scopa la sorpassò, ricominciò ad abbaiare ordini: -Non fermatevi! Non fermatevi! Continuate a volare! Chi non ce la fa si può anche auto-eliminare, non voglio scarti in squadra!- strillava, la voce amplificata dall’incantesimo. –E ora..- annunciò, con un brivido malvagio nella voce –Un po’ di zig zag!-
E cominciò a far partire piccole lingue scintillanti dalla bacchetta, dirette in ogni direzione, contro tutti i partecipanti, per verificare chi fosse realmente in grado di reggersi in sella.
I Granger Malfoy ridevano, evitando agili ogni scintilla, senza nemmeno barcollare, e correndo sempre più veloci sulle loro scope.
-Chi cade può considerarsi fuori!- gridò di nuovo Eltanin.
Dieci giri, sei ragazze e sette ragazzi eliminati, e parecchie risate di capitano e professore dopo, la ragazza fece nuovamente atterrare i candidati rimasti, che ormai, oltre ai suoi fratelli non erano più così tanti.
-Perfetto! Una buona scrematura, direi.. Ora possiamo passare alle selezioni vere e proprie!-
E con questa frase, il capitano della squadra di quidditch di Serpeverde, convinse l’intera casa della sua natura crudele e malvagia.
 
Eltanin sottopose tutti coloro che vollero cimentarsi nel tentativo di entrare in squadra a prove di resistenza, abilità e concentrazione, e, a seconda del ruolo desiderato, di capacità effettive.
Se ciascun membro del Clan non ebbe problemi a superare la selezione, compreso il piccolo Orion, che al contrario se la cavò egregiamente, degli altri ragazzi alla fine ne rimasero meno di una decina, due a concorrere per il ruolo di cercatore, assieme ad Orion, tre potenziali cacciatori e tre battitori.
A quel punto, la competizione si fece accanita, ed Eltanin cominciò a divertirsi sul serio.
-Io direi, se non vi sentite troppo stanchi..- rise, divertita –Di fare una piccola partita! Voglio vedervi giocare, voglio vedervi sul campo!-
In pochi secondi, si erano formate le squadre, il boccino volava e la pluffa veniva lanciata ed afferrata con sicurezza. Ma il capitano ancora non era contento.
Eltanin guardò il cielo, il suo sguardo si fece scuro, e in pochi minuti venne a piovere, di quella pioggia fitta e fastidiosa che disturba la vista e la concentrazione. Dopo la pioggia, vennero i fulmini, ed i tuoni, mentre la ragazza rideva.
-Mi spiace per voi, ma noi giochiamo con questo tempo, quasi sempre! Poiché posso controllarlo, ci avvantaggia! E se non sapete giocare così.. siete fuori!- si alzò ancora di più, per osservare la partita dall’alto. Uno dei cercatori avvistò il boccino, ma in meno di due secondi perse la presa sul manico della scopa, e scivolò verso terra, prima di essere bloccato per aria da Eltanin, che lo mormorò un Levicorpus per poi depositarlo a terra e cacciarlo, con una smorfia.
-Ragazzini! Siete pregati di rimanere in sella alla scopa!- esclamò.
Phoenix rise, colpendo un bolide con la mazza e spedendolo verso il gemello, che a sua volta lo colpì mandandolo a colpire il cercatore avversario rimasto. Hydra rise, la pluffa stretta tra le braccia e Lupus e Columba ai lati, pronti ad afferrarla per gettarla nei cerchi indifesi. Orion, intanto, svolazzava felice, tenendo d’occhio il boccino, e ci volle poco perché lo notasse e acchiappasse.
Nel frattempo, il resto della truppa era ancora occupato a capire come rimanere in sella alla scopa e volare senza uccidersi o schiantarsi.
Eltanin si abbassò, accostandosi al Professor Lumacorno. Sollevò un sopracciglio, sorridendo: -Allora Professore? Cosa ne pensa?-
Lui la guardò allegro, da sotto l’ombrello che aveva appena materializzato.
-Penso che abbiamo una squadra, Signorina! Una squadra tutta con lo stesso cognome del capitano!-
Eltanin volò via, ridendo felice.
 
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In quel momento, né lei, né i suoi fratelli, nemmeno il professor Lumacorno, avevano realizzato che la Preside non si vedeva da qualche giorno, né per i corridoi né in sala grande, e quando se ne fossero accorti, avrebbe potuto essere tardi.
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Mio personale angoletto:
Questa volta, il capitolo è più breve, e soprattutto, più frammentario.
Facciamo un passo avanti con la profezia, ma di poco, prometto che nel prossimo avrete una rivelazione, ma tutto con i giusti tempi! Se l’avessi inserita ora, sarebbe suonata terribilmente sbagliata, e centrava come i fichi a colazione.
Eltanin capitano è fantastica, e mi piace esplorare tutti questi lati di lei, voi che ne pensate?
E la McGranitt? Sarà nei guai? Chissà! XD
Mortimer è assillante, ma si cominciano a notare un paio di “assalti” più piacevoli.. guardate bene! J
In conclusione.. che ne pensate di questo capitolo?
Ringraziamenti:
Grazie a Serpeveverde_4ever93 , ladyathena, che mi recensiscono da sempre, grazie mille!
E grazie a tutti coloro che hanno deciso di darmi una loro opinione, mi stimolano a fare sempre meglio!: Grumpy, LadySaphira, Directionerisapromise, Baba_, Believe_Giulietta e Giorgia0391, grazie mille!
Grazie ai 62 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, merci!
Grazie agli17 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, meravigliosi!
E grazie a Herm_Malfoy e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Thanks!!
Grazie anche agli 10 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo tutti, indiscriminatamente.
 
Nimi

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Capitolo 7
*** Confronto ***


Parla Eltanin:
 
Qui a Hogwarts sono Capitano della squadra di quidditch della mia casa. Difendo gli anelli, come difendo i miei valori, nel mio ruolo di portiere. E non ho mai perso. Non ho mai lasciato che il nome della mia famiglia cadesse a terra, perché so anche troppo bene che le persone che ambiscono a vederci infangati, sono tante quante quelle che ci idolatrano. Io preparo il terreno, comportandomi come la più preparata delle studentesse, la migliore delle atlete, la più corretta tra i prefetti e i capiscuola, perché l’anno prossimo, in mia assenza, i miei fratelli possano vivere in questa scuola con allegria, senza sforzarsi troppo verso la perfezione.
E quanto è curioso, tutto ciò, se si pensa che in effetti io sono figlia della caposcuola più famosa del mondo magico, e di uno dei suoi atleti migliori.
Ma in verità, tutti noi, Granger Malfoy, Weasley, Nott e Zabini, abbiamo ereditato dai nostri genitori caratteristiche e tratti, non solamente somatici.
Non è bizzarro, mi trovo a riflettere, che alla fine Brian, il figlio del grande cercatore e caposcuola Charlie Weasley, sia diventato a sua volta prefetto e capitano della squadra di quidditch, seppur di Tassorosso, nel ruolo anch’esso di cercatore?
O anche, che Molly Weasley abbia ereditato il viso appuntito del padre Percy, e i capelli rosso mogano della madre Penelope, assieme alla loro indole pacifica per quanto anch’essa di diversa casa? O che i figli di George Weasley, tutti e tre, ciascuno a suo modo, siano delle bombe ad orologeria, sempre pronti a fare baldoria e a creare caos, tra le giovani menti di Grifondoro e nel caso di Ginevra, di Tassorosso? Tutti i fratelli Zabini sono la copia sputata del padre Blaise, con l’intelligenza della madre Pansy e un dono come la preveggenza ereditato chissà dove. La curiosità di Luna Lovegood è fluita direttamente nel sangue dei suoi saggi figli, rendendo quelle teste ricce e bionde un covo di informazioni. Dominique, addirittura, è simile a sua madre al punto che a volte qualche vecchio professore la scambia per la coraggiosa veela che aveva partecipato al torneo Tremaghi.
È quindi un caso, se noi, tutti noi, siamo quello che siamo, atleti, studiosi, malandrini o veela? O forse è il destino, mischiato al sangue, che ci ha reso tali?
Ed ora, che un nuovo grande pericolo minaccia noi, le nostre famiglie e il mondo tutto, mi chiedo se forse, non era il fato a volerci coinvolti in questo, a volerci emulatori delle gesta dei nostri parenti.
Il tempo è una ruota sempre in movimento, che gira su sé stessa,  e noi siamo parte del flusso che scorre continuo con essa.
Così come i nostri genitori hanno affrontato maghi oscuri e si sono cimentati in ricerche mortali, così, oggi, noi ci apprestiamo a fare lo stesso, ed io mi trovo ad essere alla testa di un esercito che ha in me fin troppa fiducia, mentre il male avanza inghiottendoci con le sue tenebre scure.

 
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Nella sala comune di Serpeverde, il ragazzo da tutti conosciuto come Mortimer Smith, non si dava pace.
Era quasi mezzanotte, e ormai il buio ammantava ogni cosa, ad eccezione della piccola zona davanti al camino, rischiarata da un leggero fuocherello.
Le fiamme illuminavano il volto contratto dall’odio del ragazzino, distorcendone ulteriormente l’espressione contrita, e i capelli neri e lisci sembravano prendere fuoco, sotto quella luce.
La rabbia per essere stato nuovamente escluso dalla stanza e più in generale dalla cerchia, del moccioso a cui stava così tanto accanitamente facendo la corte, gli incendiava il petto.
Se solo quella sgualdrina bionda, quella sciacquetta da due soldi, Eltanin, la sorella maggiore, non fosse tornata da dovunque si era rifugiata, magari, anzi probabilmente, anzi sicuramente! Sarebbe riuscito a conquistare la fiducia e l’amicizia di quell’idiota.
Si muoveva avanti e indietro davanti al fuoco, il ragazzo che si faceva chiamare Mortimer, con ansia e furia sempre crescenti.
Chi era mai quella donna, anzi quella ragazza, per chiuderlo fuori, per guardarlo con sufficienza, con disgusto addirittura! Chi era mai quella lì, per escludere lui, lui che era al mondo da secoli, che aveva visto regni nascere e morire, ere cupe crearsi e cadere, incantesimi scaturire dalle bacchette più impensate e maledizioni farsi oscure nel tempo!
Per la rabbia, per l’odio che gli divorava il corpo, che lo squassava, consumandogli il sangue, si affondò le unghie in volto, procurandosi ferite simili a lunghi e profondi solchi, da cui colava un liquido nero, denso.
Con una smorfia di rabbia, disgustato da sé stesso, si passò la mano destra su entrambe le guance, chiudendo i tagli e scrollandosi di dosso il fluido scuro, che gocciolò a terra, vicino ai divani.
Si sedette su una poltrona in pelle nera, rialzandosi poco dopo e cominciando a camminare veloce, non riusciva più a stare fermo.
Quasi correndo, oltrepassò l’entrata della sala comune, uscendo nei corridoi, preda degli stessi sentimenti negativi che fino ad un minuto prima gli opprimevano il petto.
Camminava, il piccolo Serpeverde, percorreva i corridoi con una meta ben precisa, la mente troppo annebbiata dalla rabbia per riconoscerlo, persino con sé stesso.
Continuava a tornare con il pensiero al momento dell’entrata della piccola veggente, la ragazzina mora, che aveva maledetto e che qualcuno aveva guarito.. Ma non qualcuno a caso, era stata lei, la bionda donna dei suoi incubi, quella vampira succhiatenebre, che in sé stessa portava solo luce e tempeste.. Come si era permessa! E come aveva potuto, poi! Erano forse così forti, i suoi poteri, da contrastare l’oscurità dentro di lui, quella stessa oscurità con cui aveva colpito la veggente?
Era ironico che proprio la sua nascita, la sua e quella dei suoi sei insulsi fratelli, fosse stata necessaria al suo ritorno nel mondo. Soprattutto adesso che la sua stessa esistenza sul quel piano universale era messa in pericolo da questa ragazza la cui venuta al mondo l’aveva consentita.
E dentro di sé, in un angolo nascosto del suo cuore nero, di cui il ragazzo non avrebbe mai ammesso l’esistenza, lui temeva quella donna. La temeva in un modo che non sapeva spiegarsi, non riusciva a comprendere, e questo lo portava ad odiare lei ed i suoi fratelli con ancor maggiore intensità.
Mentre formulava quest’ultimo pensiero, Mortimer era giunto, camminando a passo svelto, davanti all’ufficio della preside, sua meta ultima, per quanto inconscia.
Che sciocco era stato, a credere che quella professoressa sarebbe stata il suo maggiore ostacolo in quella scuola!
In pochi secondi fu dentro, posizionandosi davanti alla scrivania, sulla quale la preside aveva abbandonato la testa, preda del sonno.
La maledizione con cui aveva colpito la McGranitt, era molto simile a quella utilizzata contro Caillean, ma era più potente, e soprattutto più sottile ed infida. Gliela aveva gettata appena messo piede ad Hogwarts, conscio del rischio che avrebbe corso nel rivelare troppo di sé ad una donna arguta come lei, così forte. Era stata progettata per agire lentamente, senza segni evidenti. Come quella lanciata alla piccola Zabini, avrebbe dovuto avvolgere la preside in una ragnatela di tenebre, spingerla in un sonno senza sogni, o al contrario, pieno di incubi, da cui era impossibile risvegliarsi, ma al contempo, Mortimer aveva fatto sì che mentre l’oscurità avvolgeva la professoressa, chi la circondava si dimenticasse di lei, del suo ruolo, addirittura del luogo dove dormiva. L’avrebbe resa una sconosciuta agli occhi dei suoi stessi cari.
E lui sapeva bene quanto questo potesse far soffrire.
Rise, osservando il sonno maledetto della donna, almeno qualcosa stava andando per il verso giusto.
 
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Eltanin aveva appena chiuso la porta in faccia a quel vermicolo di Mortimer Smith, stalker, pedinatore, e ambiguo ragazzino che non si decideva a lasciare in pace Orion e il resto di loro.
Alle sue spalle, James sorrideva con aria idiota, fissandola di sottecchi, mentre tratteneva per le braccia una scalciante nonché imprecante furia rossa, ovvero sua sorella Lily, indegna figlia di Harry Potter.
Ma siamo sicuri che siano figli suoi? Pensò Eltanin, roteando gli occhi. Se solo non conoscessi così bene Ginevra…
Rastaban ridacchiò in un sibilo, nell’ascoltare i suoi pensieri.
-Che vuoi, anche tu!- ringhiò lei di rimando.
Piano, si voltò verso l’erinni dai capelli color del fuoco, che stava ancora sputacchiando aggettivi infami sul conto del ragazzino appena chiuso fuori, imitando un pugile e iniziando la parodia (o quella che sembrava una parodia) di un combattimento a mani nude.
Eltanin sospirò, accorgendosi che sulla questione non avrebbe ricevuto aiuto da nessuno dei suoi fratelli o amici, dato che tutti stavano sistemandosi per andare a dormire, ignorando le imprecazioni della ragazza.
-Lily..- cominciò.
-No, Eltanin, non mi fermare, non mi fermare! Ora esco e lo stendo! Gancio destro! Gancio sinistro! Dritto!- urlava l’indegna, agitando a caso i pugni stretti e saltellando sul posto.
Pegasus rise di gusto, osservandola agitarsi sotto lo sguardo allibito di Eltanin.
-E chi ti vuole fermare Lils?- chiese, divertito –Se vuoi posso prestarti anche la mia mazza da battitore, ho sentito che fai faville con quella in mano!- ridacchiò, alludendo al passato spericolato della Potter come battitrice nella squadra Grifondoro. Lei e Roxy, insieme, ne avevano fatti fuori non pochi di giocatori, e non tutti della squadra avversaria.
La battuta, in ogni caso, gli riservò un’occhiataccia della sorella maggiore, che sperava di ricondurre Lily alla ragione in tempi brevi.
-Ok Lily! Lo sappiamo, lo vuoi uccidere. Ma noi pensavamo a qualcosa di più sottile di un pestaggio, quindi perché non ti metti seduta e taci?- chiese Eltanin con voce calma.
-Oh.- disse delusa la ragazza, bloccandosi con i pugni ancora alzati. –Va bene. Ma solo perché io so che tu lo schiaccerai!- esclamò poi, sedendosi di schianto sull’ampio letto, con un sorriso a trentadue denti sul viso.
Altro sospiro, per Eltanin.
-D’accordo.- si arrese –Ora, se non vi dispiace, andrei in bagno a cambiarmi, ho sonno e non mi spiacerebbe andare a dormire.. e vedo che voi siete già tutti pronti, al contrario di me!- disse, lievemente seccata per l’esagerato usufrutto non solo della sua camera ma anche del suo bagno.
Veloce, sgattaiolò dietro la porta di quest’ultimo, chiudendosela alle spalle e ottenendo finalmente un po’ di pace. Circa. Dall’altra parte della soglia, infatti, Lily cantava a squarciagola, mentre Dominique bussava, scongiurandola di aprirle e rivelarle i suoi segreti di bellezza, o almeno di permettere a lei e alle altre due grazie, Cass e Gin, di usare su di lei i loro prodotti, o di truccarla, o consigliarle questa o quella vestaglia. Erano anni che provavano a convincerla, e la forzata vicinanza di quei giorni, nonché i molteplici rifiuti, non avevano sortito alcun effetto sulla loro testardaggine.
Eltanin sospirò, si lavò la faccia con acqua fredda, cercando di recuperare un minimo di controllo, e indossò velocemente la camicia da notte, sbarazzandosi della divisa. Uscì ancor più velocemente, quando persino suo fratello Lupus cominciò a chiamarla, dall’altra parte della porta.
-Nin!- stava ancora gridando, quando si mostrò.
James tentò di svenire, non era la prima volta che la vedeva abbigliata per la notte, ma ogni volta era uno shock. Per lui, Eltanin era una dea lunare, avvolta dalla chemise di seta bianca che le arrivava ai piedi, le spalline sottili che le ricadevano leggiadre sulle spalle, il seno generoso che si intravedeva sotto la stoffa. Non credeva di aver mai visto nulla di così aggraziato e meraviglioso, ed ogni notte lo dimostrava svenendo ai suoi piedi, o almeno provandoci.
Fortunatamente, quella sera la ragazza si coprì veloce con una vestaglia, per quanto trasparente, che lo fece solamente tremare.
Eltanin, dopo aver guardato male James, che ancora sbavava, si rivolse in fretta al fratello che l’aveva chiamata, con aria preoccupata. Lupus non avrebbe chiamato per qualcosa di poco importante.
-La mamma ha scritto.- disse lui, porgendole serio una pergamena.
Lei sgranò gli occhi, la afferrò e la srotolò, leggendo a mente, per il momento.
 
Eltanin,
 
Qualcosa disturba i miei sogni e le mie percezioni di voi.
Anche il sonno di  tuo padre è agitato.
Cosa succede?
Siete in pericolo?
Non ho più sentito la preside McGranitt, sai perché Minerva non mi risponde?
Sono preoccupata, rispondi presto.
 
Con amore,
Mamma.

 
Eltanin guardò le frasi vergate con inchiostro nero ancora per alcuni momenti, gli occhi fissi sulle parole “Preside McGranitt”, e infine, con un respiro affannato, lasciò che la pergamena le scivolasse tra le mani, fissò lo sguardo e cadde, afflosciandosi sul pavimento svenuta.
James accorse terrorizzato, assieme ad altre venti persone.
Lupus afferrò la lettera e le diede una scorsa veloce, per poi alzare gli occhi e guardare con aria preoccupata i fratelli.
-Chi è Minerva McGranitt?- chiese, sillabando bene le ultime due parole.

 ****
 
Eltanin sognava, distesa sul pavimento di fredda pietra.
Ma nel suo sogno, non c’era pietra, né freddo, bensì una spiaggia bianca blandita dalle onde e costellata da fiori rosso sangue, la spiaggia dell’isola di Lif.
Nel suo sogno, non era notte, ma pieno giorno,  e la tempesta nel suo cuore era solo lì, chiusa nella sua anima, eppure tanto leggera.
Nel suo sogno, Eltanin camminava a piedi nudi sulla sabbia, un fiore nei capelli e un velo bianco ad avvolgerle il corpo candido.
Sorrideva, felice, come se il vuoto dentro di lei fosse finalmente colmo, come se avesse tutte le risposte e nessuna domanda, come se il tempo non contasse e le responsabilità non avessero peso.
Davanti a lei apparve Boudicca, il volto calmo e le vesti sempre colorate, con il torque d’oro al collo, che quella volta pareva splendere più del solito. Boudicca sorrideva tranquilla, e quando Eltanin si fermò davanti a lei scrutandola con gli occhi grigi, le sfiorò la fronte in gesto benedicente.
Benvenuta figlia mia.
La sua voce parve rimbombare nei cieli, ed Eltanin barcollò, sotto la potenza di quel saluto, ma sorrise a sua volta e rispose, facendo scivolare le parole su quel filo rosso che aveva imparato collegare lei e la sua mentore.
Grazie, madre mia e di tutti gli Iceni.La guardò con cipiglio interrogativo, seppur sereno. Perché sono qui? Ho deviato dal mio cammino? Domandò.
Boudicca sorrise, il volto pieno di compassione.
Allungò il braccio sinistro verso il viso della ragazza, e passò la mano lungo tutto il suo volto, sussurrando: Ricorda.
 
Con quell’ordine, o preghiera che fosse, in Eltanin si accese la comprensione, ed un interruttore scattò.
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi ancora sul pavimento freddo della stanza.
Se per lei, in sogno, era passata almeno mezz’ora, nella realtà non erano passati che un paio di minuti, e accanto a lei si trovavano tutti i suoi fratelli, compreso Lupus con la lettera ancora in mano ed un aria confusa sul volto, e James, che la guardava preoccupato.
Rapida come solo lei poteva essere, strappò dalle mani del fratello la pergamena, rileggendo le poche righe con voracità e furia. Appellò piuma e inchiostro, e veloce scrisse sotto di esse poche parole:
 
Maledizione.
Ti faccio sapere.

 
Chiamo Ankaa, la fenice del fratello, e affidò a lei la lettera, con precise istruzioni di portarla indietro a Granger Manor, ma di impedire a qualsiasi costo alla madre di raggiungerla.
Fatto questo, senza nemmeno guardarsi intorno, senza prestare attenzione al gruppo di persone confuse che la fissavano, aprì la porta della camera, sciogliendo gli incantesimi di protezione che la bloccavano, e si fiondò fuori, ancora in camicia da notte e vestaglia.
Allibiti, i fratelli e il resto del gruppo non poterono fare altro che seguirla, specialmente James, che non aveva nessuna intenzione di perdersi la visione di Eltanin in versione notturna per i corridoi.

************* 
 
Eltanin correva, il cuore in gola, il terrore negli occhi.
Correva, sapendo che alla preside, a Minerva, alla professoressa preferita di sua madre, cara amica di famiglia e madrina dei gemelli, era successo qualcosa, e che forse era troppo tardi.
Il petto sembrava esploderle, l’ansia la divorava, il sangue le scorreva bollente come lava nelle vene.
Cosa aveva fatto? Come aveva potuto scordare in quel modo la sua preside? Perché era successo tutto questo?
Poche domande, quelle che riuscì a farsi mentre correva verso le scalinate protette dai Gargoyles, la camicia da note bianca che svolazzava, la vestaglia allargata alle sue spalle, insieme ai biondi capelli, rendendola simile a un fantasma.
Davanti all’ingresso dell’ufficio si bloccò, affannata. Quasi non si accorse, dietro di lei, della presenza dei fratelli, e del gruppo di ragazzi che l’aveva seguita correndo fino a lì. In ogni caso, non ci diede peso.
Prese un lungo respiro ed entrò, sotto lo sguardo stupito degli altri ragazzi che non ricordavano più quel luogo, né la sua funzione.
 
Quando Eltanin fece il suo ingresso nell’ufficio della preside, scarmigliata, la veste agitata dal vento, focalizzò principalmente due cose.
Il corpo di Minerva McGranitt, riverso sulla sua scrivania, il respiro affannoso ma ancora regolare, per quanto quasi interamente ricoperta dalla stessa ragnatela di tenebra che aveva avvolto Caillean.
E Mortimer Smith, che davanti a lei rideva, rideva come solo un folle può ridere, ignaro della sua presenza nello studio.
La ragazza sgranò gli occhi, ma poi la sua espressione si fece dura. In fin dei conti, lei sapeva che Mortimer era crudele, che era qualcosa in più di quel che sembrava. Perché non il colpevole del quasi assassinio di Caillean e della preside?
Un sibilo le uscì di bocca, al pensiero che quel ragazzino disgustoso avesse messo le mani sulla sua insegnante, e finalmente, questi si accorse di non essere più solo, nell’ufficio.
Interruppe di botto la risata, per voltarsi lentamente verso la presenza che avvertiva alle sue spalle.
 
Eltanin e Mortimer si trovarono uno di fronte all’altro.
Lei, bionda, alta, scarmigliata ma ancora con il fiore rosso tra i capelli, dono dello spirito di Boudicca. Gli occhi grigi rilucevano di rabbia ed amore allo stesso tempo, la bocca era distorta in un ringhio di pura furia, e dietro di lei, a sostenerla, il suo Clan, e tutti i suoi amici.
Lui, piccolo, i capelli lisci e neri appiattiti sulla testa, l’uniforme perfettamente stirata ed abbottonata. Gli occhi scuri brillavano d’odio e di malizia allo stesso tempo, e la bocca era piegata in un sorrisetto ambiguo, mentre adocchiava la ragazza. Dietro di lui, il vuoto, le ombre.
 
Si fronteggiarono silenziosamente, per qualche secondo, soppesandosi a vicenda.
Alla fine, Eltanin parlò, o meglio, ringhiò:
-Tu cosa ci fai qui?- chiese, la rabbia che le cresceva dentro.
Lui sorrise, come divertito dalla situazione. Spostò lo sguardò sulla McGranitt, arrotolando intorno a un dito un filo di tenebra.
-E tu?- rispose, con voce suadente –Questo luogo non esiste, non lo sai?- continuò, mentre con un gesto delicato, quasi invisibile, inviava il filamento di oscurità verso la ragazza. Avrebbe indebolito la sua presa sulla donna più anziana, ma in quel momento la cosa più importante era rendere docile la bionda, impedirle di ostacolarlo ancora.
Con suo grande stupore, però, Eltanin afferrò la tenebra con la punta delle dita di una mano, e vi passò sopra l’altra, rendendola luminosa. Lo fissò, la rabbia negli occhi e una sfida sulle labbra.
-Non mi incanti, ragazzino. Il giochetto della tenebra non funziona più con me.- disse secca.
Mortimer barcollò, confuso, ma si riprese in fretta.
-Ma sulla tua amata preside a quanto pare sì..- sibilò, spostandosi quel tanto che le permise di notare l’addensarsi della ragnatela sulla donna.
 
Mentre la rabbia di Eltanin cresceva, dietro di lei venti ragazzi osservavano la scena allibiti e confusi, chiedendosi dove diavolo erano capitati e soprattutto cosa diavolo ci faceva un corpo abbandonato in quel posto. Di chi fosse il corpo, poi non avevano proprio idea. Avrebbero tutti voluto aiutare Eltanin, ma più si chiedevano come, più non riuscivano a trovare il modo.
A peggiorare ulteriormente la situazione, contribuì l’arrivo di alcuni professori, attirati lì dal caos e dal rumore, e che, a quanto pareva, non avevano certo le idee più chiare dei ragazzi, sulla funzione del luogo.
Lumacorno si strofinava le mani sul pancione, guardandosi intorno, mentre Seamus si rivolgeva a Lily in cerca di spiegazioni, e la Sprite borbottava contro i risvegli improvvisi.
Lirael e Caillean erano sempre più spaventate, avvertendo sulla pelle la tenebra che Eltanin poteva vedere con tanta chiarezza, e anche Galen rabbrividiva, le percezioni alterate e i sensi completamente all’erta.
I Granger Malfoy, d’altro canto, non spostavano lo sguardo dalla sorella maggiore, fiutando la sua furia nell’aria.
 
Ma Eltanin era ormai completamente estraniata da tutto ciò che non era Mortimer e la preside.
Non vedeva più nulla, se non il suo nemico o la donna che intendeva portare in salvo.
Non provava più nulla, se non la rabbia, la collera e l’impeto di forza che queste le donavano.
Dentro di lei, nient’altro che la più buia e scatenata delle tempeste, il suo cuore vuoto che si colmava di magia pura e smaniava di riversarla all’esterno, sotto forma di fulmini e scintille.
Se mai Hogwarts poteva ricordare qualcosa di simile, avrebbe rammentato, sei anni prima, la follia della stessa ragazza, autodistruzione, quasi, solo per uno sciocco tatuaggio.
Ancora una volta, Eltanin stava per perdere il controllo, e Mortimer sorrideva, senza averne idea.
 
La ragazza urlò, un grido potente ed inumano, subito prima di gettarsi con le mani alla gola del ragazzino, costringendolo con le spalle alla parete di dura pietra, a destra rispetto alla vetrata, che si infranse poco dopo, rivelando un enorme drago nero, le fauci spalancante quanto la bocca della sua padrona, in un lamento muto tanto quello di Eltanin era fragoroso, ma cupo quanto quello di lei era violento.
Mortimer, che non si era certo aspettato un attacco fisico e immediato di quel tipo, si trovava ora immobile, bloccato dalle forti braccia della ragazza, terrorizzato dagli occhi di lei, che erano diventati identici a quelli del drago, dalle sue labbra, distorte in una smorfia bestiale, che gridavano il suo dolore e la sua magia.
Fuori, la tempesta scaturita dal cuore e dall’anima di Eltanin imperversava su tutto il castello, più probabilmente sull’intera scozia, fulmini rossi coronavano il cielo, partendo da nuvole scure che coprivano la luna, e tuoni rimbombavano così vicini da sembrare all’interno della stanza stessa.
Negli occhi di Eltanin erano sbocciati fiori rosso sangue, come quello che aveva tra i capelli, e cieli scuri si susseguivano in un contorno di fulmini sanguigni e draghi neri dalle ali spalancate, gli stessi occhi che aveva anche la belva ruggente al suo fianco.
Rastaban, preda della stessa furia della sua protetta, demoliva pietra dopo pietra l’ufficio della preside, ringhiando rabbioso, gli artigli che afferravano ogni cosa avesse a tiro solo per scaraventarla lontano.
Ormai, la ragazza non poteva più contenersi, aveva perso il controllo, e la magia si riversava fuori dal suo corpo e dal suo spirito come sangue da una ferita aperta, impossibile da chiudere. Eltanin doveva trovare, per la salvezza della scuola e il suo stesso bene, un motivo per rientrare in sé stessa, per fermarsi, per cicatrizzare quello squarcio da cui continuava a colare fluido magico.
 Fortunatamente per tutti, quel motivo esisteva, ed era lo stesso motivo che aveva scatenato la rabbia e la magia selvaggia della ragazza.
Eltanin doveva trovare un modo di salvare la preside, doveva capire cosa diavolo le era stato fatto e scoprire se vi era qualcosa in grado di disfare quello che Mortimer le aveva fatto.
 
Davanti a sé, Mortimer vedeva una furia bionda, dagli occhi selvaggi come la tempesta e rossi come sangue.
Davanti a sé, Mortimer non aveva più la ragazza dai lisci capelli lunghi che gli aveva sbattuto la porta in faccia poco prima, ma una creatura indiavolata, figlia della bufera e di un drago, in grado di ucciderlo lì, su due piedi, sbriciolando le sue ossa tra le dita candide e sottili.
Le sue urla, inumane, feroci, sembravano arrivare da un altro mondo, e gli entravano direttamente in testa, penetrandogli i timpani e trapanandogli il cranio.
Il volto era sfigurato, le labbra, solitamente atteggiate in una posa dolce, se rivolta ai fratelli, o dura, se rivolta a lui od altri, erano contorte e contratte, spalancate in quell’urlo acuto che lo distruggeva.
Mortimer cercava disperatamente di liberarsi della sua presa ferrea, di strappare quelle mani bianche dal suo collo, contorcendosi sotto il loro tocco, quando finalmente Eltanin staccò una mano, seppur tenendolo inchiodato al muro con l’altra.
Il ragazzo però non si sentì esageratamente rassicurato dal gesto, al contrario.
La mano della giovane donna, infatti, cominciò a brillare di un’elettrica luce blu, e piccoli fulmini partirono dalle sue piccole dita, colpendo la parete ai lati del suo viso, ed immobilizzandolo. Il grido si interruppe, ma solo in apparenza, poiché nella sua mente continuò, portato avanti dalle fauci del drago, che non le aveva mai richiuse.
Eltanin sorrise in modo crudele, sollevando la mano libera all’altezza del volto terrorizzato di Mortimer, che cominciò a scuoterlo a destra e a sinistra, con velocità.
Lei annuì, il sorriso spietato dipinto sul viso, e gli occhi ancora in risonanza con Rastaban. Allungò l’indice, provocando al ragazzo un profondo e lungo taglio sulla guancia sinistra, da cui gocciolò uno strano liquido nero e denso, che lei stessa guardò con disgusto cadere a terra. Inclinò la testa, tornando a puntare gli occhi surreali in quelli di lui.
-Cosa sei tu?- chiese, la voce lontana e distante, un tuono che echeggiava dietro ogni parola.
-Io?- Rispose Mortimer, la voce strozzata. –Tu, cosa sei!- cercò di ribattere.
-Io sono la prima di sette, io sono il cuore della tempesta, io sono l’occhio del drago. Io sono la tua rovina.- sibilò lei, mentre la tormenta si scatenava ancora più furiosa fuori dalla stanza, la pioggia che entrava dallo squarcio nel muro, provocato da Rastaban. –Dimmi cosa hai fatto.- lo minacciò.
Lui rise, prima di tossire, a corto di fiato, sotto la sua stretta letale.
-Cosa ho fatto?- domandò cercando di sorridere nonostante l’affanno –non ho idea di cosa parli..-
Eltanin strinse di più, e con l’altra mano scagliò altri fulmini sempre più vicino al suo volto.
Mortimer rise, terrorizzato e al contempo esaltato dalla situazione, dalla scoperta di un nemico alla sua altezza.
-Non ridere!- tuonò lei, colpendolo in pieno petto con un fulmine più potente dei precedenti.
Lui tossì, sputando sangue nero sul pavimento.
-Va bene, va bene.. Non rido!- si arrese, un sorriso storto sulle labbra. –Dimmi cosa vuoi sapere, occhio del Drago..-
La ragazza ringhiò, sempre più infuriata. –Tutto! Voglio sapere tutto!- esclamò, la tempesta che le si agitava in petto.
-Tutto non puoi, scegli, prima di sette, scegli..- impose Mortimer, la voce che si faceva sempre più sottile, sotto la stretta sempre più ferrea della donna.
Eltanin gettò il capo all’indietro, in un ringhio di muta rabbia, i capelli scarmigliati che si sollevarono in una folata improvvisa di vento, mentre gli occhi diventavano sempre più selvaggi, e la mano manteneva la sua presa letale sul ragazzo.
-Come posso salvare Minerva McGranitt?- domandò infine, il volto contorto dalla furia.
-Non puoi.- rispose lui. –La maledizione è pensata per non avere cura, se non quella che la persona stessa può somministrarsi..-
-La maledizione..- continuò lei, sibilando. –Qual è? Quale?-
Mortimer rise, divertito dal potere che sentiva di avere in quella situazione, nonostante sembrasse il contrario.
-Nel momento in cui in lei fossero nati cupi pensieri, il dubbio si fosse insinuato nella sua coscienza, nel suo animo fosse sorta la tentazione di cedere, anche se solo per un attimo, il sonno l’avrebbe avvolta, soffocando la sua anima e le ferite che essa stessa si era inflitta.- sorrise, di quel suo ambiguo sorriso che lo contraddistingueva, così in contrasto con la furia della tempesta che dominava Eltanin e il mondo intorno a loro. –Soddisfatta?- chiese, alzando un sopracciglio.
Lei lo scaraventò a terra, con un solo gesto della mano, e lenta si volse verso di lui, la figura in controluce, i capelli al vento.
-Vattene, ora.- sillabò, protetta dalla sagoma lucente di Rastaban.
Mortimer si rialzò in fretta, massaggiandosi la gola e ridendo, e sgusciò via, sotto gli occhi scuri della ragazza e quelli allibiti di professori ed alunni.

 *****
 
Mentre il mondo tornava al suo posto, e i venti si placavano, mentre i fulmini diminuivano, tornando ad essere comuni scariche di elettricità statica, mentre la pioggia passava da impervia a delicata e le gocce si allungavano a sfiorare le ali nere di Rastaban, aperte a proteggere Eltanin, questa chiudeva piano gli occhi, chinandosi sul corpo stanco della professoressa McGranitt.
Dentro di lei, ancora si agitavano vento e tempesta, grandine e magia, ma per una volta, grazie all’affetto e alla preoccupazione per l’anziana donna davanti a lei, non aveva ceduto del tutto, mantenendo  quel poco di controllo su sé stessa che le aveva permesso di riprendere in mano le redini del suo animo, invece di lasciarlo vagare e distruggere ogni cosa.
Si appoggiò con la schiena allo stomaco ricoperto di scaglie nere di Rastaban, che richiuse le ali a coprirla parzialmente. Lasciò che il mento le cascasse sul petto, gli occhi le si chiudessero, i capelli le ricadessero sul viso. Quando lo sollevò nuovamente, sempre avvolta dalle ali del drago, gli occhi aperti uguali ai suoi, fissò lo sguardo serio sul gruppo di studenti e professori che fissavano allibiti la scena.
 
Né i Granger Malfoy, né i loro amici, né tantomeno i professori che li avevano raggiunti, avevano capito qualcosa in quello che avevano visto.
Certo, il Clan conosceva la rabbia della sorella maggiore, e sapeva spiegarne le reazioni, ma non conosceva la ragione più profonda per la quale si era scaraventata fuori dalla loro camera fino a quel posto dimenticato da dio, per infuriarsi a causa del cadavere di una sconosciuta.
Gli altri, invece, nemmeno quella conoscevano, e a vedere Eltanin  imbestialirsi a quel modo per un corpo probabilmente morto, in un luogo misterioso per di più, avevano avuto reazioni delle più diverse.
I professori, che comunque avrebbero dovuto saperne qualcosa, erano scioccati, in primo luogo per il ritrovamento del corpo, e secondariamente per la reazione di forza  sconvolgente mostrata dalla ragazza.
I ragazzi, invece, erano in parte impauriti e in parte esaltati dai poteri di Eltanin.
Lily la guardava con un filo di bava alla bocca, felice che qualcuno fosse finalmente riuscito a suonarle di santa ragione a quell’infame vermicolo di Mortimer Smith, e per di più che quel qualcuno fosse proprio il suo idolo biondo. Suo fratello aveva un identico filo di bava che colava dall’angolo della bocca, ma probabilmente per diversi motivi.
I gemelli Nott tremavano come foglie, accucciati l’uno accanto all’altro, a terra, accanto alle gemelline.
Brian, con aria seria, aveva spinto dietro di sé la sorella Cassandra, che al contrario pareva parecchio eccitata dall’evento, e spingeva per vedere meglio. Dominique parlottava fitto fitto in francese con Louis, coinvolgendo di tanto in tanto anche Ginevra. Molly spaventata, era corsa a rifugiarsi dietro Fred, che osservava attento la scena, accanto a sua sorella Roxy. I tre Zabini, invece, tenevano gli occhi spalancati, rimanendo in prima fila, e osservavano lo svolgersi dell’azione da semplici spettatori, preda di una trance impossibile da spezzare.
Quando Eltanin spalancò gli occhi, fissando il gruppo, fecero tutti, istintivamente un passo indietro.
Nella sua voce, echeggiavano ancora i suoni della tempesta, e nessuno, nemmeno i suoi stessi fratelli si sentiva effettivamente al sicuro.
-Chi di voi conosce questa donna?- chiese.
I professori si guardarono tra loro, per poi volgere gli occhi verso gli studenti, con fare interrogativo. Dopodiché, non trovando risposte, si rivolsero alla ragazza.
-Eltanin..- cominciò Lumacorno, nervoso. –Non sappiamo chi è.. Non l’abbiamo mai vista prima! E a dirla tutta, non sappiamo nemmeno dove siamo..- concluse.
Le lo fulminò con gli occhi.
-Voi non ricordate la vostra Preside? La Professoressa McGranitt?- insistette con voce tonante.
Il gruppo si scambiò sguardi confusi.
-Non c’è mai stata una Professoressa McGranitt a Hogwarts.. E nemmeno una preside.. o un preside, se è per questo.- Intervenne la professoressa Sprite, con tono bonario.  –La scuola è gestita dal Consiglio Docenti.- terminò, cercando di sembrare rassicurante. Alle sue spalle Lumacorno e Seamus annuivano frenetici, mentre davanti a lei i ragazzi si scambiavano confusi cenni di assenso.
Negli occhi di Eltanin balenò per un secondo ancora la rabbia, e a Rastaban fuggì un potente ruggito.
-E Mortimer Smith? Chi è Mortimer Smith?- domandò di nuovo, la voce sempre più bassa e vibrante.
Lumacorno si fece avanti, sfregandosi le mani e mordicchiandosi il labbro inferiore. –E’ un tuo compagno di casa, Eltanin.. primo anno, ottimo studente..-
Avrebbe continuato, ma venne interrotto dal grido rabbioso della ragazza.
-Questo non è vero!- strillò lei, poi chinò nuovamente la testa, per richiudere gli occhi e recuperare la calma.
Quando li riaprì, si abbandonò ancor di più contro il drago, lasciandosi avvolgere più strettamente dalle sue ali, e chiese ai fratelli e al resto dei ragazzi di scostarsi dai professori. Si fermò un secondo a riflettere, il capo inclinato e i biondi capelli che le cadevano sul viso come un fiume dorato, dopodiché invitò anche il direttore della sua casa a farsi da parte.
Guardando negli occhi i due adulti rimasti, che la osservavano straniti, domandandosi che intenzioni avesse, mormorò un’unica parola, senza nemmeno prendere in mano la bacchetta, cogliendoli di sorpresa.
-Oblivion!- sussurrò.
Una scia di magia pura partì dal suo cuore fino ad arrivare alla mente dei due professori, facendogli scordare le ultime ore.
- Avete sentito alcuni rumori, vi siete alzati per controllare, ed era solamente Pix. Siete rientrati e avete ricominciato a dormire tranquilli. Non avete visto né me, né il professor Lumacorno, né gli altri ragazzi. Non siete mai stati qui, né avete trovato alcun tipo di cadavere. Ora tornerete nelle vostre stanze.- continuò.
I due annuirono meccanicamente, e se ne andarono.
 
Rimasta in compagnia dei soli fratelli e degli amici, oltre che dell’unico professore trattenuto, Eltanin venne subito subissata dalle domande.
E mancò veramente pochissimo perché non schiantasse tutti.
Soprattutto dato che non era esageratamente calma e tranquilla, anzi, si sentiva ancora vagamente agitata, rabbiosa.
Se mamma schiantava papà ci sarà stato un buon motivo..
Pensò, mentre cercava di tirare all’interno di sé stessa tutti i fili della sua magia e della sua essenza, che fino a quel momento aveva gettato fuori e riversato verso l’esterno. Richiamava a sé il suo spirito, facendogli seguire un corso fluido, come il fiume che scorre veloce verso il mare. E intanto, cercava disperatamente di recuperare un briciolo di calma. Fallendo miseramente, ovvio.
-Tutti zitti!- ringhiò.
Si spostò dalla sua posizione privilegiata, nel caldo abbraccio di Rastaban, e con andatura lenta si avviò verso il maggiore dei suoi fratelli, e quando gli fu davanti, con grazia, si sfilò il fiore rosso dai capelli disordinati, facendolo roteare per qualche secondo tra le dita.
-Ora, se volete capirci qualcosa in più, vi consiglio di tacere, e di fare come vi dico.- annunciò, il tono di voce leggermente irritato. -Quando vi sarò davanti, toccate il fiore, sarà tutto più chiaro.- terminò.
Ovviamente il bocciolo sanguigno veniva dall’isola di Lif, ed era stato toccato dalle mani sacre di Boudicca, e queste due cose insieme, oltre alle proprietà insite nel fiore stesso, ne facevano una gemma dai molteplici doni, tra cui anche quello di annullare la nebbia oscura che copriva gli occhi dei ragazzi e del professore, nascondendo loro la verità.
Uno dopo l’altro, a cominciare da Phoenix, seguito da Pegasus, Lupus, le gemelle e tutti gli altri, Lumacorno per ultimo, presero la gemma tra le mani, o ne sfiorarono i petali, e i loro occhi presero a risplendere di comprensione e al tempo stesso di orrore.
Lirael, guardando la professoressa, scoppiò a piangere, mentre Dominique cercò di svenire, prontamente soccorsa da uno scosso Galen. Lupus ringhiava, infuriato, ma il resto del Clan rimaneva immobile, sul volto una smorfia di dolore e incredulità. Lily, al suo solito, imprecava, agitandosi sui piedi, ma suo fratello era impallidito al punto che Eltanin lo fissò a lungo, prima di distogliere lo sguardo. Aveva un’espressione seria che non era sicura di avergli mai visto in volto, seria e determinata, e per una volta, somigliava davvero a suo padre.
Il professore, invece, rimase fermo sul posto, il viso sconvolto che mostrava ogni segno della sua insicurezza e della sua paura.
-La.. La puoi guarire?- mormorò, senza nemmeno guardare la ragazza.
Gli occhi di tutti si fissarono su Eltanin, che scosse lieve il capo.
-Ora come ora non posso.- rispose lei –La maledizione di Mortimer è infida, ma soprattutto non permette ad altri di intervenire.-
Pegasus scosse il capo, frustrato. –Ma non è come quella di Caillean? Lei l’hai guarita, quindi potresti..- cominciò, subito zittito da un brusco cenno della sorella.
-Non è la stessa. È simile ma non identica.- disse Eltanin –E’ più profonda.. mettiamola così, quella di Caillean era simile a una ferita del corpo, quella della preside è più simile a una ferita dell’anima..- esitò, indecisa su come continuare –E’ stato proprio lui a dirlo. “Nel momento in cui in lei fossero nati cupi pensieri, il dubbio si fosse insinuato nella sua coscienza, nel suo animo fosse sorta la tentazione di cedere, anche se solo per un attimo, il sonno l’avrebbe avvolta, soffocando la sua anima e le ferite che essa stessa si era inflitta”.- sospirò, sconfitta. –Questa è la maledizione, prima ho costretto Mortimer a dirmela..-
Qualcuno, nel gruppo, deglutì, ricordando come Eltanin aveva “costretto” Mortimer a parlare, poco prima.
Lily ruppe il silenzio, la voce tesa e preoccupata: -E non si può fare proprio niente per aiutarla? Voglio dire, tu puoi sempre fare qualcosa!- esclamò, gesticolando animatamente. Stranamente, James per una volta evitò di dare corda al parapiglia che stava per scatenare, azzittendola e facendola sedere su una delle poltrone dell’ufficio, nonché provocandole un broncio visibile da lì al continente.
Eltanin sospirò, in un misto di sconfitta e di speranza. –L’unica cosa che posso fare- disse –E’ portarla sulla mia isola, l’isola di Lif, e affidarla alle cure degli elementi e degli spiriti del luogo. Deve combattere da sola, e vincere, io spero. Se ci riuscirà, si libererà dalla maledizione e dalle tenebre, altrimenti non potremo fare nulla per lei. L’isola la aiuterà, per quanto possibile, e impedirà all’oscurità di diffondersi oltre.-
Pegasus annuì, serio. –Credo che dovresti portarcela subito, allora.- disse.
-Pensate voi a richiudere il muro e a sistemare l’ufficio?- domandò la sorella, incerta.
-Sicuro. Ora vai, e torna presto, non puoi saltare le lezioni, non avresti scuse, stavolta.- Aggiunse Phoenix.
Eltanin annuì, e fece per voltarsi, quando le tornò in mente una cosa, e si girò verso il professor Lumacorno.
-Professore.- cominciò –Non le ho chiarito la mente per il gusto di farlo. Ho bisogno che lei sia dalla nostra parte. Che ci aiuti e ci sostenga, come faceva la McGranitt poco prima di essere maledetta, ma dovrà agire nell’ombra, senza farsi notare. E io so che questo è il modo di agire che le riesce meglio.- concluse, assottigliando gli occhi.
Lumacorno annuì, incerto se sentirsi minacciato o orgoglioso, per quelle parole.
Al che, Eltanin si avvicinò alla professoressa, la sollevò tra le braccia, e salì sul dorso di Rastaban, che si involò nella notte, diretto all’isola di Lif.
Fred scosse la testa, imitato da Luis e Roxy. –E a noi i cocci!- esclamò ridacchiando.
James gli tirò uno scappellotto, serio in volto. –Sta zitto, e lavora, una buona volta.- disse, la voce ferma e la bacchetta già all’opera.

 
 
Quando Eltanin arrivò sull’isola, era ormai esausta, fisicamente ed emotivamente.
Rastaban appoggiò lei e la preside al suolo con delicatezza, e si accucciò protettivo accanto alle due.
La ragazza si fece coraggio, e, lentamente, trascinò la donna più anziana verso una macchia di fiori rossi, dove credeva sarebbe stata più protetta.
Mentre si impegnava in questo compito, però, davanti a lei apparve la figura semitrasparente di Boudicca, che le sorrise con affetto.
 
Figlia mia. Benvenuta.
Vedo che il tuo carico non è dei più felici.

 
-Madre. Bentrovata.- sussurrò Eltanin, senza trovare la forza per comunicare col pensiero. –E’ ..un fardello terribile.- disse, le lacrime agli occhi.
 
Non temere, Eltanin, non temere mai, ci sono io con te.
Porta Minerva McGranitt al confine tra terra e mare, dove il sangue corre sul litorale.
Spogliala dei suoi abiti mortali, perché la pelle viva sfiori la sabbia sacra della terra icena.
Da donna a donna, da madre a figlia, da spirito a mortale, farò ciò che è in mio potere, per aiutare la sua anima.

 
Le disse Boudicca, indicando un punto dell’isola, dove le onde si infrangevano contro la spiaggia chiara e i fiori del colore del sangue coprivano gran parte della terra. Eltanin strinse i denti, sollevò di nuovo la professoressa, e la portò in quel luogo preciso, prendendo poi a toglierle i vestiti, perché rimanesse con il corpo nudo sulla sabbia, come lo spirito le aveva detto.
Guardando il viso già più sereno della sua preside, la ragazza si portò una mano al volto, distrutta da dolore e paura. Se quel ragazzino poteva fare così tanto male a qualcuno di così potente come la McGranitt, era terrorizzata all’idea di quello che avrebbe potuto fare al resto di loro. Cercò disperatamente di trattenere le lacrime finché Boudicca non apparve dietro di lei, mettendole le mani sulle spalle, e la incoraggiò.
 
Piangi, bambina, piangi se lo senti davvero.
Le tue lacrime, se sono sincere, non potranno che fare del bene a questa donna.

 
A quel punto, Eltanin non sentì più freni, e calde lacrime presero a sgorgarle dagli occhi, amare e piene di dolore. Singhiozzi rumorosi le sfuggivano dalle labbra, il suo volto una maschera di sofferenza illuminata dalla luna e dai lampi che cominciavano a comparire nel cielo. I capelli biondi e lunghi erano agitati dal vento, sparsi nell’aria da potenti folate improvvise.
I petali dei fiori volarono nel vento, andando a incorniciare quel viso disperato e perfetto, accogliendo le lacrime salate e deponendole con delicatezza sul corpo ai suoi piedi.
Eltanin piangeva, Boudicca cantava, Minerva giaceva a terra e Rastaban faceva da scudo al gruppo intero, le ali spalancate a proteggerle.
Andò avanti a lungo, e per ogni lacrima che la ragazza versava, le tenebre che avvolgevano la McGranitt allentavano di un po’ la loro ferrea presa, cedendo alla luce del suo cuore tempestoso.
Quando finalmente Eltanin smise di piangere, cadde priva di forze accanto alla donna che aveva trascinato a forza sull’isola, sdraiata al confine tra terra e mare, cielo e oceano, fulmine e pioggia.
Due lacrime ancora le rigavano il viso, mentre le onde le lambivano i capelli, facendoli somigliare a lunghe alghe chiare, e la pioggia le cadeva lieve sul volto, bagnandole le labbra gonfie.
Lentamente, fluidamente, cullata dalla parole e dalla voce di Boudicca, Eltanin scivolò in un sonno ristoratore che le fece chiudere gli occhi, sempre al riparo dell’ombra del drago.
Quello che sognò, fu anch’esso parte del disegno degli spiriti.
 
Eltanin non era certa di essersi addormentata, le sembrava solamente di aver chiuso un momento gli occhi, per averli riaperti l’istante successivo. Eccetto, forse, per il particolare insignificante del fatto che quando si era alzata, si era sentita estremamente leggera, quasi inesistente. E, voltandosi indietro, aveva accertato che effettivamente era così, poiché il suo corpo giaceva ancora sulla sabbia, il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente, un sorriso leggero sulla bocca, e gli arti rilassati.
Nel sogno, Eltanin scrollò le spalle, sapendo bene che cose ancora più bizzarre accadevano sull’isola di Lif, e non c’era quindi nulla da preoccuparsi. Se lo spirito si staccava dal corpo, una ragione esisteva.
L’Eltanin spirituale si mosse, accorgendosi di volteggiare, invece di camminare, e vagò per qualche momento sopra l’isola, esplorandone il perimetro dall’alto, quando infine, qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione, proprio dove riposava il suo corpo materiale. Fu lì in un istante, ritrovandosi di fianco ad esso ad osservare una strana scena.
Davanti a lei, lo spirito incorporeo di Boudicca camminava a passi lenti verso un altro spirito, anch’esso femminile, che lei non aveva mai visto, fino a trovarsi esattamente di fronte ad esso. Protese le mani in avanti, il palmo alzato ad incontrare quello dell’altra donna, che fece lo stesso.
L’altro spirito, sorridente quanto Boudicca, indossava una lunga veste blu come l’oceano, ed altrettanto mossa, e portava i capelli lunghi e ondulati, di una strana tinta sui toni dell’azzurro chiaro, sciolti sulle spalle ma agghindati con alcune conchiglie e perle di fiume. Strani simboli, scritte nelle lingue più antiche, si muovevano sulle sue braccia, senza fermarsi mai, rilucenti e brillanti sotto il cielo improvvisamente sereno.
I due spiriti si guardavano negli occhi, scambiandosi sorrisi segreti, le mani giunte e gli occhi pieni di compassione e al contempo potere. Poco alla volta, però, girarono il viso verso Eltanin, che, sempre incorporea, le osservava attenta, ed entrambe la fissarono in silenzio.
Lei inclinò il capo, chiedendosi cosa le due volessero da lei, cosa dovesse comprendere, in quella visione così enigmatica, ma di colpo, senza che potesse fare nulla per impedirlo, si sentì risucchiare all’interno del suo stesso corpo, con una spiacevole sensazione di costrizione, e le due donne scomparvero dal suo campo visivo.

 
Eltanin si svegliò di botto, boccheggiando per lo spavento, o meglio, per la sorpresa.
Non si trovava più accanto alla preside, ma al centro dell’isola, vicino ad un piccolo lago naturale, e Boudicca non si vedeva da nessuna parte. In compenso, almeno Rastaban era accanto a lei, solido e rassicurante, come sempre.
Per un momento, si chiese cosa avesse voluto dire quel sogno, poiché sull’isola nessuna visione arriva senza un motivo. Ma poi, accorgendosi delle tinte sempre più chiare del cielo, e del fatto che l’alba stava ormai per arrivare, si affrettò a salire sul dorso del Drago per tornare a Hogwarts.
Questa notte è stata davvero infinita.Pensò, mentre si godeva il volo di ritorno.

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Il giorno dopo, a colazione, le occhiaie di Eltanin sembravano toccare terra.
Certo, anche il resto del gruppo non era messo meglio, ma la ragazza batteva tutti, senza ombra di dubbio.
Quella mattina, su suggerimento di Caillean, avevano deciso di sedersi al tavolo dei Corvonero, più riservati dei Grifoni, e di approfittarne per parlare un po’ degli ultimi avvenimenti.
L’unico problema, era che se per i commensali abituali, come gli Zabini e i Nott, e per il Clan, non  era un problema mantenere la moderazione e il tono discreto considerati adeguati alla tavolata di quella casa, per alcuni Grifondoro, come l’indegna figlia di Harry Potter e alcuni suoi cugini, ad esempio certi fratelli portati per le malandrinate, come Fred e Roxy, la cosa era un’enorme difficoltà.
Dopo un paio di imprecazioni di Lily, infatti, furono praticamente cacciati dal tavolo, o almeno gentilmente  invitati a cambiare “locazione”, come disse un Corvonero amico di Lirael, che divenne subito rossa per l’imbarazzo, si scusò e trascinò nuovamente i fratelli e il resto dei ragazzi dai Grifondoro, che li accolsero urlanti.
La casa più intellettuale di Hogwarts, certo non era la più propensa ad accogliere uno schiamazzante gruppo di ragazzi, ma questi avrebbero comunque sempre potuto trovare ospitalità presso la tavola di Godric, per quanto invadenti fossero i suoi commensali.
Eltanin alzò gli occhi al cielo, mettendosi a sedere. Non poteva credere di essere appena stata cacciata dai seri Corvonero, e anche se il suo imbarazzo non era palese quanto quello di Lirael, non era certamente inferiore.
-Bene- sibilò tra i denti –Ora che siamo riusciti a farci cacciare dai più educati della scuola, credo che dovremmo discutere di un paio di cose..- iniziò.
-Sicuro! Iniziamo dal vermicolo.. guardatelo lì, tutto tronfio come un avanzo del polpettone di nonna Molly andato a male.. Ma ora gliela facciamo vedere noi..- esclamò Lily, imprecando ad alto volume in direzione del tavolo Serpeverde, dove sedeva Mortimer, anche troppo sorridente per gli avvenimenti della sera precedente.
Eltanin stava per intervenire mettendola a tacere, ma James la precedette, l’aria seria: -Lils, ora basta. Davvero.- disse, scuro in volto. –Eltanin come è andata ieri con la preside?- chiese, senza provocazioni o toni derisori nella voce.
Sorprendentemente, Lily tacque, ed Eltanin boccheggiò un paio di volte, prima di riprendersi e trovare la prontezza per rispondere.
-Sì.. Ecco.. Allora..-
-Davvero loquace, Nin!- rise Hydra, prendendola in giro.
Lei arrossì, poi riprese a parlare come una furia. –Le preside è sull’isola, stabile per ora, con l’aiuto di Boudicca. Nott e Nott, voglio sapere se sapete qualcosa di un certo spirito, capelli azzurri lunghi, intrecciati con conchiglie e perle, pelle diafana, veste blu e scritte incomprensibili sulle braccia, che si muovono e brillano. Indagate e fatemi sapere.- sputò, tutto d’un fiato.
I due non dovettero nemmeno pensarci un minuto che sorrisero ed esclamarono in coro: -La Dama del lago!-
Come era già successo poco prima, una Lily molto masticante e molto poco convinta, li guardò male e biascicò: -Eh?-
Per la prima volta in vita sua, Eltanin lasciò cadere la testa sul tavolo, insieme a tutto il contegno e la dignità.
Ma come poteva quella ragazza comportarsi così??
Almeno, quella reazione ebbe il positivo effetto di far ridere l’intero gruppo, stemperando la tensione. L’intero gruppo a parte James, che fulminò la sorella, quasi avesse commesso un omicidio.
-Va bene! Mi arrendo! Lily ripeterà la stessa allucinante parola ad ogni passo avanti che faremo!- esclamò Eltanin, rialzando la fronte e gettando in aria le braccia. –Spero che voi, almeno, vi impegnerete un po’ di più! Torniamo alla tizia in blu. Dama del Lago?- domandò rivolgendosi ai gemelli Nott con il sopracciglio alzato.
Quelli soffocarono l’ennesima risata e Lysander prese la parola: -Si, la Dama del Lago. Quella che ci hai fornito è la descrizione di una figura leggendaria che viene chiamata esattamente Dama del Lago.-
Lorcan continuò: -Già, ma al momento sappiamo solo questo, non è una mito particolarmente conosciuto. O di cui ci siamo occupati spesso.-
La ragazza scosse la testa. –Bene. D’ora in poi ve ne occupate. Di questo e delle reliquie, ovvio. Consideratela una ricerca particolarmente urgente. Inoltre, ormai lo abbiamo capito, Mortimer è coinvolto, anche se non sappiamo come.-
-Sinceramente, non vorrei sbilanciarmi, ma credo che lui sia una delle tre figure della profezia.- disse Caillean, mentre i due Nott annuivano, obbedienti.
Eltanin la guardò fissa, sapendo che aveva ragione ma non volendo crederci. Infine annuì, lenta.
-L’avevo pensato anche io. State attenti, ragazzi, specialmente tu Orion, sembri essere il suo bersaglio prediletto.- disse.
E con un ultimo avvertimento al gruppo di stare in guardia ma di non fare nulla di avventato, Eltanin si congedò, allontanandosi verso le aule per le lezioni del giorno.

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Due occhi del colore del ghiaccio scrutavano attenti gli alberi di mele che circondavano il laghetto sulla collina. Occhi curiosi e preoccupati allo stesso tempo. Occhi che si domandavano quale sarebbero stati i risultati di ricerche tanto veloci e frettolose, se ce ne fossero effettivamente stati, occhi che si chiedevano se fosse stata una buona idea affidare quell’indagine così importante ad altri, per giunta così giovani. Erano occhi mutevoli, in grado di trasmettere il calore dell’affetto e il gelo dell’odio, per poi tornare impassibili come un lago ghiacciato, e tacere ogni emozione. Quegli occhi potevano catturare l’anima altrui, con la loro bellezza, racchiudendola in una gabbia di lunghe ciglia bionde, potevano strapparla al corpo solo fissandolo, e l’occupante sarebbe stato ben felice di farsi rapire in quel modo.
Ma la preoccupazione e le domande inespresse permanevano, in quei meravigliosi occhi. Sarebbe riuscita a difendere sé stessa e i suoi cari da quel mare di tenebre che li minacciava?
Eltanin non lo sapeva.
Così, finalmente, chiuse gli stupendi occhi color della tempesta, e si sedette in riva al lago, i piedi nudi immersi nell’acqua, e il capo lievemente piegato verso sinistra, in attesa degli amici che l’avrebbero raggiunta di lì a pochi istanti.
Su una pietra vicino a lei si accomodò Rastaban, le scaglie nere stese sotto il sole, un’espressione goduriosa dipinta sul muso, come se i tormenti negli occhi della sua protetta non lo toccassero affatto.
-Ras- mormorò lei –Se davvero così rilassato?-
Sì.
Rispose lui.
-Come fai? Non sappiamo nulla, non abbiamo certezze, viviamo nel terrore di un ragazzino e al momento, la nostra unica speranza sono due bambini che vivono di libri e leggende..-
L’hai detto tu, El. Non abbiamo certezze. Ma, e questo lo dico io, non possiamo fare niente in proposito. Per ora, almeno, possiamo solo aspettare.
Ad Eltanin si strinse la gola e rispose con la voce strozzata: -Quindi dovrei stare qui, con le mani in mano, ad attendere il peggio?- chiese.
Raccogli le forze, El, arriverà il momento di combattere. Adesso è il momento di aspettare, e di fare quello che puoi per difendere chi ti sta intorno. Come hai fatto negli ultimi due giorni.
-Avrei potuto fare di più.-
Non è vero. Lo sai bene, ognuno di voi sa fare qualcosa meglio di altri. E tu dovevi coordinare la squadra e difenderla, mentre i piccoli si occupavano delle ricerche.
-Forse.- ammise infine lei, chinando il capo.
Non forse. È così, e tu..
Rastaban non poté continuare la conversazione poichè fecero irruzione nel meleto due Potter scalmanati, seguiti a ruota dalle gemelline, che trascinavano una carriola a testa ricolma di libri, e i due Nott, il naso immerso in voluminosi tomi. Dopodiché li raggiunsero l’intera giovane generazione Weasley, i tre Zabini, ed il Clan al completo.
Eltanin sospirò, la pace era finita, così come il tempo delle riflessioni.
-Abbiamo portato il pranzo!!- strillò Lily, l’indegna, prendendosi immediatamente uno scappellotto dal fratello, che si attirò un’occhiata furiosa della ragazza e una incuriosita da tutti gli altri, in particolare da parte di una ragazza alta e bionda, che lo fece immediatamente arrossire come un peperone, reazione che provava una volta per tutte la parentela con sua madre Ginny Weasley.
Con una risata generale, i fratelli disposero le vettovaglie su una sorta di grande tovaglia a quadri recuperata chissà dove –le vie di Lily erano innumerevoli e misteriose- e tutta la truppa vi si sedette attorno, pronta ad abbuffarsi, aspettando solo un cenno del capitano in carica, ossia della bella bionda che fulminava i disertori.
Eltanin sbuffò, facendo un cenno con la mano, e i ragazzi si gettarono sul cibo come se fossero digiuni da settimane, chiacchierando e rumoreggiando come se fossero un centinaio di soldati in congedo, e non solamente una ventina di ragazzini. Non che questa fosse una novità, soprattutto considerando che l’ultima volta che avevano provato a sistemarsi a un tavolo leggermente più silenzioso erano stati cacciati a calci.
Parecchi sospiri e occhiatacce più tardi, le cibarie si esaurirono, esattamente come la pazienza di Eltanin, mentre Lily digeriva rumorosamente sdraiata sull’erba a gambe larghe, e le gemelline litigavano per l’ultimo dolcetto. I gemelli invece chiacchieravano pigramente del più e del meno, organizzando assieme a Luis il primo scherzo dell’anno, e decidendo se fosse meglio allagare la sala grande o riempire la stanza di uno dei professori di giunchiglie strombazzanti..
All’ennesima proposta, Eltanin si sentì esplodere, e decise di schiantare tutti in massa, ma per non rischiare di ritrovarsi con una massa di gente inutilmente priva di sensi, preferì immobilizzarli sul posto con una pratica fattura gambemolli.
Soddisfatta, sorrise felice, tenendo la bacchetta tra le dita.
-Bene, ora che siete tutti attenti, possiamo cominciare a parlare delle cose importanti che potrebbero rovinare la nostra vita- il sorriso le si allargò a dismisura mentre guardava attenta i ragazzi impastoiati.
Con la bacchetta, indicò i due Nott, liberandoli, e successivamente Lupus, e Caillean.
-Cosa mi sapete dire, trascorsi questi due giorni, della Dama del lago?- chiese.
Come sempre Lysander e Lorcan fecero da portavoce, anche perché erano i principali addetti alle ricerche.
-E’ complicato..- cominciò Lysander, grattandosi la testa.
-parecchio complicato.- aggiunse il fratello, imitandolo.
-Nessuno ha mai detto che fosse semplice.- esclamò Eltanin, ormai esaurito ogni grammo di pazienza che potesse mai aver avuto.
-Beh.. Mettiamola così: la Dama del lago non è una persona, o uno spirito.- disse Lysander.
-E’ più un titolo, che si trasmette di spirito protettore in spirito protettore..- continuò Lorcan.
-Una sorta di “Somma Sacerdotessa di tutti gli spiriti”..- andò avanti Lysander.
-Che però non da ordini, ma solo consigli.- concluse Lorcan.
Entrambi tacquero qualche istante, riflettendo, poi Lupus prese la parola proseguendo al posto loro.
-In effetti, i risultati che abbiamo trovato si discostano parecchio rispetto a quelle che sono le leggende babbane legate a questo.. titolo. Nei libri che abbiamo scovato, parecchio impolverati e nascosti in angoli remoti della sezione proibita, se mi consenti la digressione, la Dama del lago era inizialmente una creatura sospesa a metà tra il mondo mortale e il mondo fatato, il suo aspetto era all’incirca quello che tu hai descritto l’altro giorno a pranzo.. a proposito ma come..-
Eltanin lo interruppe con un gesto.
-Non chiedere, è meglio così.- disse secca.
Lupus si schiarì la gola, e lasciò che fosse Caillean a continuare il report.
-Come diceva Lupus, era sospesa a metà, ma come per ogni creatura c’è sempre un modo per porre fine alla vita, e qualcuno trovò il modo di uccidere anche lei. Prima di perdere le forze, però, mentre il suo sangue celeste si riversava sulla terra, la Dama riuscì a creare un incantesimo in grado di trasmettere i suoi poteri allo spirito più meritevole, ad uno spirito femminile che come lei avesse sacrificato la vita per la sua terra e i suoi figli, carnali o meno. questo accadde millenni e millenni fa. – tacque un secondo, indecisa su come continuare. –Abbiamo seguito le tracce delle varie Dame nei secoli, ma ad un certo punto, più o meno in epoca romana, si perdono nella confusione delle battaglie tra maghi e babbani..-
-Io so chi è.- intervenne brutalmente Eltanin.
-Come?- chiese stupito Lysander, sostituendo per una volta Lily e la sua complementare esclamazione, “Eh?”.
-Ho detto che io so chi è oggi la Dama del Lago.- alzò il capo, fissando gli occhi turchesi di Caillean. –E’ Boudicca.- disse.
Qualche secondo di confusione seguì la rivelazione improvvisa e inaspettata della ragazza, che continuò a guardare negli occhi la piccola Zabini, senza distogliere lo sguardo, il volto estremamente serio. Caillean fu la prima a muoversi, annuendo piano.
-D’accordo. Eltanin, non ti chiederemo come lo sai, prenderemo l’informazione per buona e basta. Ma c’è un’altra cosa importante che devi sapere, visto che tu, con Boudicca, sembri essere in contatto.- sussurrò. –La Dama del lago non si limita a salvaguardare le terre e la gente sotto la sua protezione. Il suo spirito ha un compito preciso e particolare, e molto importante. Deve proteggere le reliquie, difenderle da coloro che sono malvagi e privi di un cuore puro, e all’occasione, trovare la persona a cui affidarle, cercando di consegnargliele.-
Caillean smise di parlare, per guardare con occhi intensi l’amica, davanti a lei.
-Non è un compito semplice- aggiunse Lysander.
-Affatto- disse il  fratello –Soprattutto perché ciascuna reliquia ha una duplice natura.-
-Può essere sia benigna che maligna..- continuò il primo.
-Può fare del bene o del male, a seconda di chi la impugna, e delle sue reali intenzioni.- terminò il secondo.
Eltanin li spronò a continuare, ma vedendo che non avevano intenzione di proseguire, rivolse loro una domanda diretta, cercando di sfuggire allo sguardo penetrante che Caillean non smetteva di rivolgerle.
-Quindi? Cosa sapete dirci di nuovo sulle reliquie? Sbizzarritevi pure, avanti!- li esortò.
Lupus arrossì lievemente, imbarazzato per non aver colto l’allusione, e prese la parola.
-Beh, come ogni artefatto del popolo Fairy, anche le quattro reliquie cambiano aspetto adattandosi al mondo e all’epoca. In questo caso sono state trasfigurate, trasformate in varie creature fatate, in creature magiche, e infine, in ciò che sono attualmente, ossia in persone viventi. Almeno, hanno l’aspetto e la parvenza di persone di viventi. Si comportano, parlano e vivono come persone comuni. O meglio, come maghi e streghe, comuni.- disse, quasi in un sussurro.
Eltanin trattenne un respiro, mentre i Nott annuivano energicamente e Caillean continuava a guardarla con aria indagatoria e decisa.
Questa sì, che era una notizia da un milione di dollari.

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Quella notte, Eltanin sognò nuovamente Boudicca, sempre sull’isola, che le rivolse una semplice parola.
 
Attendimi.
 
Al risveglio, la ragazza comprese che avrebbe effettivamente dovuto aspettare, e che l’attuale Dama del lago sarebbe venuta da lei, quando il momento fosse stato propizio.

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Nei giorni successivi accaddero parecchie cose.
Il Ministro Kingsley tornò al ministero, lasciando la cattedra di difesa a Lady Narcissa Black Malfoy, con grande gioia di Eltanin, che adorava la nonna paterna, e che si dilettò in lunghe chiacchierate con lei davanti a the e biscotti, discutendo della situazione, dei problemi, e delle possibili soluzioni, di questi ultimi.
Orion continuò ad essere perseguitato da Mortimer il vermicolo, come Lily continuava a chiamarlo, ma veniva anche continuamente scortato dalla sorella maggiore, dai gemelli diabolici, e dall’indegna figlia di Harry Potter, che nonostante fosse estremamente fastidiosa, sapeva benissimo come difendere sé stessa e gli altri.
Le selezioni per la squadra di quidditch di Tassorosso diedero i loro frutti, e Brian, in quanto capitano, scovò una nuova cacciatrice dal grandioso talento, oltre che dai meravigliosi occhi scuri. Quelle per la squadra Grifondoro riconfermarono James in porta, Fred cacciatore e Lily e Roxy battitrici, con gran sconforto del loro capitano, che sospirava di sollievo all’idea di avere per l’ultima volta i fratelli Potter in squadra, per quanto bravi. In effetti, già si lamentavano per gli orari degli allenamenti, posti la mattina, e pensare che avevano anche il turno dopo Serpeverde! Se avessero avuto Eltanin, come capitano, non ne sarebbero usciti vivi.
Nei medesimi giorni, la stessa Lily Potter che si lamentava per gli allenamenti di quidditch, si muoveva in modo decisamente particolare per il castello. Dal pranzo al meleto, la ragazza, che poteva sembrare tonta ma che era solamente un po’ più lenta di altri, e a questo compensava con un istinto finissimo, aveva subodorato qualcosa di strano, nelle occhiate tra Caillean ed Eltanin, e si era messa in testa che quest’ultima fosse in pericolo. Con grande sconcerto e irritazione della bionda Serpeverde quindi, aveva deciso di tampinarla ad ogni ora del giorno e della notte, muovendosi per i corridoi come fosse in un film di spionaggio, le spalle al muro e gli occhi che saettavano a destra e a sinistra. Ogni tanto la bloccava, fermandola per le braccia, e avanzava canticchiando di una decina di passi, per controllare che ci fosse campo libero. Altre, le afferrava all’improvviso la tracolla, strangolandola quasi, e la svuotava del suo contenuto per controllare che non ci fosse al suo interno nulla di pericoloso, chessò, bombe, o manufatti maledetti. Da quando Narcissa aveva cominciato a spiegare come ragionavano i maghi oscuri, poi, Lily era partita in quarta, assaggiando anche il cibo di Eltanin, prima che esse stessa potesse metterci mano, per evitare che il vermicolo l’avvelenasse.
Il 28 settembre, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, era diventata lei stessa una bomba, ed era in procinto di scoppiare.
Ecco perché la notte decise di dividere la truppa in due diverse camere, nella speranza di riuscire a dormire almeno un po’ in tranquillità, solo qualche minuto.
Tutti i suoi piani però, vennero disattesi da un inaspettatamente cavalleresco James Potter, che pretese di effettuare la divisione secondo il sesso, invece che per carattere ed attitudine, come la ragazza avrebbe desiderato. Così, mentre i diabolici gemelli si richiudevano la porta alle spalle, Eltanin si rese conto di essere intrappolata nella sua stessa stanza con una Lirael piangente per la separazione da Phoenix e terrorizzata per la forzata convivenza con lei, una Caillean dallo sguardo fisso e sempre più profondo, nonché indagatore, e, soprattutto, una fin troppo sorridente Lily Potter.
Appena la porta sbattè dietro di lei, Si accorse di essere circondata, a destra le Zabini, a sinistra Dominique, Cass e Gin che non vedevano l’ora di cogliere l’occasione per vestirla come una bambola, e davanti, il peggio del peggio, la sogghignante e terribile Lily. Dietro i principali pericoli per la sua salute mentale, le gemelline, che già discutevano, Molly, che leggeva un romanzo in disparte e Roxy, che miscelava con attenzione chissà quali pericolose sostanze. Tra tutti quei volti minacciosi in prima linea, Eltanin scelse il male minore, e si consegnò nelle mani della spietata nonché meravigliosa veela.
Afferrando al volo l’occasione, Dominique si esibì nel suo sorriso migliore, e afferrò anche la bionda, con grande entusiasmo delle altre due. La trascinarono in bagno, mentre le Zabini si lamentavano per aver mancato la presa e Lily imprecava per essersi fatta sottrarre la preda.
Mezz’ora dopo, quattro ragazze emergevano dalla toilette, tre delle quali mostravano un’espressione estasiata, quasi paradisiaca, in volto, mentre la quarta pareva più arrabbiata di quando era entrata. A quanto pareva, trenta minuti di maschere facciali, creme idranti, massaggi alle tempie e quant’altro, non avevano grande effetto su Eltanin. Se poi tutto ciò era seguito da una rapida nonché rude svestizione con seguente vestizione con abiti da notte non di suo gradimento quanto imbarazzanti, la cosa, ai suoi occhi, si faceva grave.
Al contrario, agli occhi delle altre ragazze, comprese le gemelline e Lily l’indegna, la maggiore del Clan faceva la sua porca figura, avvolta in una nuvola di trasparente chiffon rosso ciliegia, bordato di fine pizzo nero, una camicia da notte più simile a un babydoll che a una vera chemise. Sotto lo chiffon si intravedeva la biancheria elegante ma semplice, sempre nera, di seta bordata dello stesso pizzo che orlava il babydoll. Un reggicalze sosteneva i lunghi collant neri, in pendant con la biancheria, ed ai piedi, invece, calzava ciabattine a tacco basso dello stesso rosso dello chiffon.
Persino Molly, la timidissima Molly, si lasciò sfuggire un gemito di stupore ed apprezzamento.
Il gemito di Eltanin, al contrario, fu di puro sconforto.
-Oh Eltanin, siamo così felici! Non abbiamo mai potuto farlo.. Sai, per via del fatto che dividevamo la camera con tutti quei ragazzi..-  ciarlò felice Dominique.
La bionda, però, la stroncò sul nascere.
-Abbi pietà, Domi, e taci..- cominciò.
Quando la porta si aprì all’improvviso, però, si diffuse il silenzio totale.
E quando nel vano della porta apparve James Potter, la bocca aperta, le gote viola per l’imbarazzo, che in ogni caso era pari a un decimo di quello che provava Eltanin, il silenzio divenne ancora più pesante.
Da quello che le altre ragazze notarono, il ragazzo sbavava anche un pochetto, dall’angolo sinistro della bocca, che non riusciva assolutamente a chiudere. In un modo o nell’altro, comunque, balbettò: -I…Io.. Avevo.. cioè, io.. Io dovevo.. credo..-
Lily roteò gli occhi, scocciata. Si scaraventò giù dal letto, dove si era già stravaccata e gli si piazzò davanti, ignorando i suoi tentativi di sbirciare oltre le sue spalle.
-Che diavolo vuoi James?- gli sbraitò in faccia.
-Pigiama..- riuscì a mormorare lui, la voce roca.
Roxy, ridendo dietro Lily, lo tirò alla ragazza, che afferratolo, lo ficcò tra le braccia del fratello, per poi cacciarlo malamente fuori dalla stanza.
-Vai via ora!- strillò, spintonandolo.
-Sì..- disse lui, voltandosi un’ultima volta, sempre più rosso. –Cia.. Ciao Eltanin..- balbettò infine, agitando il pigiama stampato a orsacchiotti.
Quella arrossì a sua volta, nascondendo il viso tra le mani, e cercando di coprirsi il più velocemente possibile con un cuscino afferrato li a fianco.
Lo schianto della porta, le segnalò che, forse, poteva provare ad alzare gli occhi, perché magari, e solo magari, era stato tutto un sogno.
Ovviamente non era così, e una ghignante Lily si era avvicinata a lei con intenzioni pericolosamente dubbie.
La afferrò per un braccio, trascinandola verso il letto, ed invitando il resto delle ragazze a fare altrettanto. E un invito di Lily, ahimè, era difficile da rifiutare.
In pochi minuti il grande letto ospitava un assurda congrega di ragazze dai 12 ai 17 anni, più o meno recalcitranti, più o meno impigiamate, ma tutte coscienti che il grido “Pigiama Party!” di Lily Potter era una vera e propria dichiarazione di guerra, quindi, o ti arrendevi e accettavi, o combattevi e accettavi comunque.
Eltanin si lasciò andare con la testa sui cuscini, aspettando che la ragazza la costringesse a intervenire, e pronta ad opporsi se le avesse chiesto qualcosa di esagerato.
In effetti, la prima domanda che Lily fece, sparando a bruciapelo, nemmeno fosse davvero in guerra, fu piuttosto diretta, per quanto non rivolta alla bionda.
Gli occhi verde smeraldo si accesero, fissandosi sulla piccola Caillean, e il sorriso della rossa sembrava una lampadina.
-Zabini Junior..- cominciò, facendo le fusa peggio di un gatto –Parlaci del tuo rapporto con Lupus Granger Malfoy!- la incitò, puntandole contro la bacchetta, la punta illuminata da un Lumos, ad imitazione dei film polizieschi che amava tanto.
Lirael scoppiò a ridere, mentre Caillean arrossiva violentemente.
-Ma.. Ma che vuol dire??-
Lily sorrise, sorniona. –Esattamente ciò che ho detto. Voi due piccioncini state sempre insieme, fate gli amiconi.. lui si è addirittura battuto per il tuo onore! Io alla storia degli amici tanto amici ci credo poco..- ribadì, guardando di sbieco il circolo femminile che aveva creato. –E voi?-  le ragazze scoppiarono a ridere, mentre la piccola Zabini si faceva ancora più piccola.
-Non c’è niente da dire!- strillò. Poi fece un lungo respiro, calmandosi. –Non c’è niente da dire.- ribadì –Io ho scelto la strada della dea, e questa strada non prevede uomini. Lupus lo sa, e lo accetta.- terminò, più tranquilla.
Lily la scrutò, dubbiosa. –Sarà, ma non sono sicura che tu l’abbia accettato allo stesso modo..- disse, provocando un altro scroscio di risate femminili. Scrollò la testa, volgendosi verso le gemelle.
-E voi due?- chiese, la voce suadente, gli occhi che brillavano. –Con i gemelli Nott? Eh? Eh?- continuò, tirando loro piccole gomitate.
Hydra, vendendo la sua piuma di zucchero fare su e giù a causa dei colpi della rossa, si voltò indispettita, e grugnì in direzione di Lily: -A noi non piacciono i maschi!-
Columba più gentile, aggiunse: -Esatto, non siamo interessate. Ma i Nott fanno tutto quello che gli chiediamo, e ci sono utili.- al che, entrambe alzarono le spalle, in stereo, lasciando basita, forse per la prima volta, Lily, che però non ci mise molto a recuperare.
Infatti, scrollò rapida le spalle, tornò a sorridere come una volpe in caccia, e si girò verso Lirael.
-Tu, Zabini Senior.- si pronunciò, puntandola col dito indice e sorridendo quasi a mostrare i canini. –Si proprio tu. Che cosa ci dici del tuo flirt con Mr. Phoenix??-
Se in queste situazioni di solito si arrossisce, Lirael preferì sbiancare, e lo fece con tutta sé stessa, prosciugando di ogni traccia di colore il volto già chiarò.
-Io.. Io non..- tentò.
-Sì, sì, lo dite tutte! Io non, ma io, perché di qua, ecco di là..- diceva Lily, agitando la bacchetta che cominciò ad emettere scintille ovunque.
-Ma tra noi davvero non c’è niente!- esclamò Lirael, il pianto nella voce.
Eltanin si fece attenta. Se non era una pessima osservatrice, se la conoscenza dei suoi fratelli non la tradiva e se quello che vedeva e sentiva in quel preciso momento non era un illusione, allora, forse, non era sbagliata l’intuizione di Lily. Giusto quella volta, per precisare. Così, si arrischiò a chiedere: -Perché dici così Lirael? Non ti piace Phoenix?-
Alla ragazza scese una lacrima, mentre parlava: -Certo che mi piace! A chi non piace? Chi non si innamorerebbe di lui? Chi non vorrebbe donargli il proprio cuore? Ma lui non guarderà mai verso di me, non cercherà mai il mio viso, tra tutti, non domanderà mai del mio, di cuore. Io sono solo.. solo Lirael.-
Lily tacque, non sapendo cosa altro dire.
Eltanin, invece, si sporse in avanti, cercando di coprirsi alla bell’e meglio, e prese la mano di Lirael tra le sue. –Tu sei addirittura Lirael. E, per come la vedo io, è anche troppo, per una sola persona.- disse, un sorriso dolce sulle labbra. –Inoltre, tu potrai non accorgertene, ma per me che sono sua sorella è chiaro, anzi chiarissimo. Phoenix ti vede, cara, ti vede benissimo. E ti cerca, con gli occhi e con il cuore, ogni giorno. Ma non farà mai il primo passo verso di te- sospirò –E’ un codardo, non ci si può fare niente.- terminò, riadagiandosi sui cuscini.
Lirael la fissava con gli occhi sgranati e un’espressione esterrefatta sul volto, assolutamente incredula per le belle parole che le aveva rivolto. Saranno state vere? Avrà voluto ingannarla? Voleva aiutarla, confortarla? Sospirò leggera, prima di richiudersi in sé stessa a riflettere su quello che la bionda le aveva detto.
Lily sbattè più volte gli occhi, troppo concentrata a realizzare cosa era appena successo, come poteva Eltanin, la sua Eltanin, la rude e burbera Eltanin, suo mito, idolo e mentore –a distanza, s’intende-, essersi comportata così dolcemente con una ragazza esterna alla sua famiglia, e che per di più non era lei, non era Lily! Continuò a sbattere gli occhi, finché Eltanin stessa le richiuse la bocca con un gesto secco della mano,portandola a voltarsi verso di lei.
Gli occhi verdi della ragazza si accesero, non per la rabbia, ma per la frenesia di attirare ulteriormente l’attenzione della bionda su di sé.
-Bene, bene bene!- strillò –Ora che questa faccenda è chiarita, io passerei al caso più urgente e rilevante della settimana! Anzi dell’anno! Del secolo intero!- gridò, alzando la voce sempre più. Le ragazze la guardavano incuriosite, bionda compresa, fin quando lei non puntò la bacchetta, ancora illuminata sulla punta, proprio verso la maggiore dei Granger Malfoy, indicandola con precisione.
A quel gesto, Eltanin sussultò, preoccupata a morte per le sicuramente non benevole intenzioni dell’indegna Lily, che invece ridacchiò tra sé, scosse i capelli e la guardò con occhi divertiti.
-Ecco a voi, la pietra dello scandalo, la donna dalla lettera scarlatta, la ragazza in babydoll che sconvolse una scuola intera.. ecco a voi, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, protagonista dell’intrallazzo più interessante di cui discuteremo oggi- assottigliò gli occhi, mentre le altre si stringevano maggiormente intorno a lei, e la bionda sbuffava infastidita, senza capire di cosa diavolo stava parlando l’altra.
-Ma cosa dici, Lily? Lo sai almeno che cosa è la lettera scarlatta??- domandò, irritata.
-No e non mi interessa, però donava al colore del tuo pigiama di oggi.- rispose quella, sorridendo. –Inoltre,- riprese, alzandosi dal letto e cominciando a camminare avanti e indietro davanti al letto –Quello di cui dovremmo davvero parlare..- allargò il sorriso sornione –E’ la tua storia con mio fratello James!- esclamò, bloccandosi sul posto e facendo una piroetta a mani giunte. –Quanto ho fantasticato su questo momento! Quanto ho sperato! È un sogno che si avvera! Io ed Eltanin.. parenti! Anche se grazie a quel buono a nulla di James che alla fine…- Lily continuava a parlare a ruota libera, sotto gli occhi esterrefatti di tutte, soprattutto della supposta futura sposa, che non sapeva nulla di tutto ciò. Le altre facevano vagare lo sguardo dalla rossa alla bionda come se seguissero una partita di tennis, alla stessa velocità, senza decidersi su chi fissare definitivamente.
Alla fine, Eltanin scoppiò, e afferrò la furia dai capelli infuocati per un braccio, interrompendo l’ennesima piroetta, e rimettendola a sedere di scatto, con un ringhio.
-Lily!- ruggì. –Ma cosa vai farneticando?? Ma ti pare di raccontare certe sciocchezze??-
-Ma non sono sciocchezze.- ribadì lei, ridacchiando. –Io ho visto bene come lui ti guarda, da un po’ di tempo a questa parte..-
Molly, stranamente, decise di intervenire, parlando per la prima volta dall’inizio della serata. –In effetti, è dall’inizio dell’anno che guarda Eltanin e solo Eltanin..- sussurrò, concentrata.
-E non è mai andato a letto con nessuna! Anche se è già passato quasi un mese dall’inizio dell’anno..- continuò Dominique, sovrappensiero. –Non è da lui. No, proprio, no.- disse, scuotendo la testa.
Lily annuiva, sicura delle sue parole. –E se mio fratello si comporta in questo modo, può esserci solo un motivo..-
-E bhe, da Dongiovanni qual è!- esclamò Cass, ridendo.
Rannicchiata nel suo angolo, rossa per la vergogna, Eltanin borbottava dimenticata da tutte le altre.
Sperava disperatamente di continuare a rimanere dimenticata, ma la sua, come sempre, era una vana speranza.
Lily, ridacchiando, le si accostò sui cuscini, la bacchetta in mano, e uno scintillio poco rassicurante negli occhi. –Allora.. e tu invece?- le chiese –Sono certa che anche tu hai notato il suo comportamento.. E sono sicura che non ti dispiace per nulla!- esclamò.
Eltanin borbottò qualcosa, nel silenzio creatosi intorno a lei, ma la rossa la incitò a ripetere più chiaramente e a voce alta, così lei si ritrovò a strillare: -Non ho notato proprio un tubo di niente! Per Morgana, ma voi pensate solo e solamente ai maschi!- gridò rossa come un pomodoro, gli occhi solitamente gelati in fiamme. –E ora andatevene tutte a dormire!-
Alla risata che seguì il suo sfogo, Eltanin si arrese, e prese attivamente parte alle chiacchiere delle ragazze, a patto che lasciassero fuori qualsiasi cosa riguardasse la sua sfera sentimentale.
Parlarono di tutto, della situazione sempre stabile della preside, che non presentava né miglioramenti né peggioramenti, delle possibilità delle varie squadre di quidditch e delle quattro case di vincere le due coppe, dei progetti dei malandrini, e delle possibili interpretazioni della profezia.
Accennarono all’imminente party di fine settembre di Lumacorno, e alla decisione dei gemelli di organizzare una sorta di “after party” nella sala comune di Serpeverde, dopo la festa ufficiale, per smaltire la parte noiosa. Hydra riferì che i due ne avrebbero parlato al resto della combriccola il mattino successivo, nella speranza di rialzare le sorti dell’umore della compagnia, al momento a terra. A quella notizia, Lily emise un grido di gioia, sempre pronta a fare baldoria.
Ma dopo le ultime speculazioni sulla possibilità di recarsi in coppia o da soli al party, erano tutte assonnate, e crollarono addormentate lì dov’erano.
 

Per Eltanin, come già era successo altre volte, quel torpore improvviso fu l’inizio di un sonno profondo e magico, l’inizio di qualcosa di più intenso della magia stessa, che trasportò la sua mente e il suo cuore lontano, su un’isola accessibile solamente a lei, mentre il resto delle ragazze dormivano tranquille.
 

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Mio personale angoletto:
Buondì e buona settimana!
Ormai il mercoledì è diventato l’appuntamento fisso per gli aggiornamenti!
Capitolo lungo, ma non così lungo, nevvero? Dite di sì, daaaai!
Finalmente si comincia a capire qualcosa delle reliquie, e appare un personaggio benigno, sempre nelle vesti di Boudicca, quanto sarà importante il suo ruolo?
Per coloro di voi che temevano per la sorte di Minerva, voilà, nessuna preside morta! Ma anche lei, come gli altri personaggi, deve affrontare prove difficili.
Mortimer si svela, almeno in parte, e mostra la sua follia e il suo odio, rivelando parecchio su di sé. Cosa ne pensate del monologo iniziale su di lui? E del “combattimento" tra lui ed Eltanin? Sono state le parti più belle da scrivere, anche se la più divertente è stata certamente l’ultima, quella con l’interrogatorio di Lily!!!
Ringraziamenti:
Un grazie particolare LadySaphira, che ha voluto tornare indietro e recensire tutti i capitoli dimenticati, fornendomi preziosi consigli, come sempre.
Altrettanto devo ringraziare ladyathena, fedele seguace delle mie storie, Grumpy, appassionato lettore e recensore, Giorgia0391, che non si risparmia mai, ed eLi__xD, nuova lettrice ma non meno entusiasta ed entusiasmante.
Grazie quindi a tutti coloro che scelgono di lasciarmi un’opinione, e che mi recensiscono da sempre, grazie mille!
Grazie ai 65 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, non ve ne pentirete!
Grazie agli19 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche agli 11 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo tutti, tutti quanti.
Alla prossima,
Nimi

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Capitolo 8
*** AVVISO ***


Signori e signore, Ladies and Gentlemen, sono molto dispiaciuta, ma dovrò rimandare la pubblicazione del capitolo, a causa del fatto che ancora non ho imparato a scrivere mentre deliro per la febbre.
so bene che non vi interessa un cippa lippa del fatto che io sia sull'orlo del collasso, e che state impugnando proprio ora forconi e quant'altro per uccidermi in direttissima, ma vi prego di riflettere.
se mi uccidete non saprete mai come finisce?
piccolo spoiler solo per farvi contenti, mercoledì prossimo vi aspetta un siparietto con protagonisti James ed Eltanin, e conseguenti spioni di famiglia.

Ancora tante scuuuuuuuuuse!!!!
aspettatemi, giuro che torno presto, mercoledì, per la precisione.

baci
Nimi

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Capitolo 9
*** Visioni e Amore ***


Parla Eltanin:
 
Ci sono persone, che lasciano un segno indelebile nella nostra vita. A volte passano leggere, sfiorandoci solamente, altre, al contrario, ci poggiano la mano sulla spalla, per non lasciarci mai.
Nel mio caso, è stato uno spirito protettore a segnare il mio cammino, e a essere sinceri, anche a permetterlo. Senza Boudicca, infatti, non avrei nemmeno potuto venire al mondo, ma da quando sono nata, la sua presenza forte e compassionevole non mi ha mai lasciato.
Mi ha donato Rastaban, il compagno della mia vita, il mio drago, perché potessi condividere con lui ogni momento. Ha allacciato al mio collo una sottile catenina d’oro intrecciata nello stesso metallo nobile del suo torque. Mi ha preso per mano, guidandomi durante i primi difficili passi nel mio potere, insegnandomi come gestirlo ed incanalarlo al meglio.
Boudicca non è stata, come molti credono, una seconda madre. È stata qualcosa di più, eppure qualcosa di meno.
Una guida, quando ne abbisognavo una. Una mentore, per comprendere e gestire la magia pura. Una confidente, con tutte quelle facezie che non osavo rivelare a mia madre. Un’insegnante, per le formule e l’uso della magia antica. E spesso un’amica, cosa che non riuscivo ad trovare, al di fuori dei lei.
Boudicca è stata una regina tra gli iceni, una donna potente tra le streghe, una guerriera e al contempo una madre protettrice della sua famiglia e del suo popolo tutto. Ha combattuto e al contempo ha compreso l’amore e la compassione, la passione e la pietà. Lei incarna tutto ciò che io aspiro a diventare, ma non so se sarò mai in grado di essere.
Adesso, anche a causa delle recenti scoperte sul suo ruolo nel mondo e dei miei sogni strettamente connessi ad esso, il nostro rapporto sta cambiando, si sta evolvendo.
In che modo, e verso quale direzione, nessuno può dirlo.
Caillean, la minore e la più potente dei veggenti Zabini, mi guarda negli occhi cercando la mia anima, perché credo lei sappia fino a che punto tutto ciò stia cambiando, e forse, sa anche cosa Boudicca si aspetta da me.
I questo caso, vorrei tanto che me lo spiegasse, perché io non lo so.
E inoltre continuo a domandarmi, se i veggenti sono altri, perché Boudicca continua a rivolgersi a me in sogno? Cosa vuole da me, da Eltanin?
O forse vuole qualcosa dall’Occhio del Drago, dalla regina delle tempeste?

 
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Se dopo le importanti discussioni di origine sconosciuta, nonché le cuscinate e le confidenze forzate che Lily aveva innescato, le ragazze erano scivolate agevolmente nel sonno, e per Eltanin era stato ancora più semplice. In pochi secondi era caduta in un sonno magico indotto di cui non era assolutamente consapevole, ma che non era la prima volta che lo sperimentava.
Incosciente, si era lasciata andare sul grande letto, gli arti abbandonati scomposti sulle lenzuola, la bocca schiusa e i capelli biondi sparpagliati sul cuscino. Il respiro era lento e regolare, e chiunque l’avesse guardata, a meno che non avesse deciso di scuoterla con violenza, non avrebbe mai pensato che la sua mente fosse stata attirata in un vortice profetico al di là di ogni possibile tocco.
Lo spirito di Eltanin, quindi, vagava.
 
Un attimo prima si era rifugiata in un angolo del letto per evitare di attirare l’attenzione della diabolica nonché indegna figlia di Harry Potter, e adesso, Eltanin si trovava, ancora, sulla sua isola, a fissare una scenetta alquanto bizzarra.
Vicino al laghetto che aveva fatto da sfondo anche alla sua precedente visione, accucciata vicino a delle giunchiglie, la tunica colorata raccolta in vita e il torque d’oro che brillava al sole, c’era Boudicca, che però non la degnava di uno sguardo. A proposito, si chiese Eltanin, chissà perché in questi suoi “sogni” era sempre sereno, il cielo. Lo spirito continuava a ignorarla, osservando invece i due animali che teneva in mano. Nella destra, un piccolo di corvo gracchiava affamato, protendendo il becco verso l’alto, mentre Boudicca provvedeva a sfamarlo. Nella sinistra, o meglio, intorno ad essa, un serpente verde scuro, decisamente.. pasciuto. Eltanin non avrebbe saputo descriverlo in altro modo. Il serpente restava arrotolato intorno alla mano e al braccio sinistro dello spirito con aria.. pasciuta, e occhi decisamente soddisfatti, privi di quella brama da predatore che contraddistingue i rettili.
Eltanin osservò Boudicca alzarsi, lo sguardo fisso sui due animali, sempre tacendo.
Tacque anche lei, sapendo bene che sull’isola di Lif anche il silenzio aveva un motivo, e che il momento di parlare, se doveva arrivare, sarebbe arrivato.
Infatti, pochi istanti dopo, lo spirito parlò, sempre senza distogliere lo sguardo dall’uccello e dal serpente.
 
Il piccolo corvo non ha ancora imparato a volare , ma già il grande serpente aguzza la vista per tenerlo d’occhio.
Grandi feste si terranno, il giorno della sua nascita, sia fatto in modo che non sia il giorno anche della sua morte.
Silenzio.
Il più piccolo guiderà la più grande.

 
Allora, Boudicca alzò lo sguardo, fissando gli occhi tempestosi di Eltanin, con un sorriso pieno di amore e di forza. Dopodiché, la ragazza venne strappata alla vista della sua mentore e risucchiata da un vortice di immagini confuse e poco piacevoli. Per una frazione di secondo le comparve davanti agli occhi l’immagine di un corvo nero, che subito dopo si tramutò nel cadavere insanguinato di sé stesso, e poi, ancora più velocemente, indistintamente, in un volto di bambino, di cui distinse solo gli occhi scuri e i capelli castani. Le immagini successive furono peggio. Davanti agli occhi le comparve Mortimer, ridente, la bava alla bocca, gli occhi rivoltati, e poi il suo viso folle chiaro e nitido, il sorriso ambiguo, tra altri due volti, uno maschile e uno femminile, in ombra. Di nuovo Mortimer, di spalle, il capo leggermente ruotato, in modo da lasciar intravedere gli occhi scuri, e un taglio sulla guancia, da cui colava sangue nero e oleoso, dal corpo, invece, partivano due diverse ombre, che si muovevano, contorcendosi, una in modo diverso dall’altra. Poi comparvero ancora le figure che avevano affiancato Mortimer pochi istanti addietro, sempre con lui, a sagoma intera, e improvvisamente a tutti e tre comparve in mano un lungo coltello affilato, sporco di sangue rosso e lucente che gocciolava a terra, dove giaceva un corpo riverso in posizione innaturale, e che con grande orrore di Eltanin si rivelò essere la prima Dama del Lago. Ancora, l’immagine scomparve in fretta, sostituita nuovamente dal corvo, vivo e morto, e dal ragazzino sconosciuto, in sequenza rapida, poi, apparve inaspettata una strana luce, un bagliore luminoso e caldo, che riscaldò anche il cuore della ragazza, provato dalle terribili visioni. Al centro di questi raggi luminosi, come se fosse sempre stata lì, apparve una lunga lancia, il manico di legno dipinto e la punta di pietra grezza. Quando Eltanin allungò la mano per afferrarla, si sentì risucchiare indietro all’interno del suo corpo, mentre riviveva con gli occhi della mente, ancora una volta, le immagini  flash che aveva già visto.
 
Ansimando per lo spavento, Eltanin si tirò a sedere sul letto, ingarbugliata nelle lenzuola, la schiena velata di sudore. Una parola le risuonava ancora nell’anima, “Athame”.
Sapeva cos’era quell’ultima cosa che aveva intravisto e che l’aveva scaldata tanto, ma non poteva ancora esserne certa.
Aveva bisogno di riflettere, e non poteva farlo lì, con una gamba di Hydra sullo stomaco e il prepotente russare di Lily nelle orecchie. Delicatamente, cercando di non far rumore, scostò le coperte e scese dal letto, evitando tutti gli ostacoli umani sul suo cammino.
Ancora non si capacitava di aver accettato di dormire nel mezzo del letto e di quella confusione di femmine appiccicaticce.
Svelta, silenziosa, si infilò la vestaglia, e scivolò fuori dalla camera, al sicuro, almeno sperava, dalle curate grinfie delle arpie, dirigendosi verso la sala comune, dove si supponeva avrebbe trovato un po’ di pace.
Mentre scendeva veloce e taciturna le scale del dormitorio, Eltanin si strinse addosso il pigiama, rendendosi conto di indossare ancora quell’indecente babydoll che le cugine Weasley l’avevano costretta a infilarsi per dormire. Per un attimo pensò se non fosse il caso di risalire a cambiarsi, ma poi scosse la testa. Era ancora presto, nemmeno le 4.30 del mattino, e non ci sarebbe stato nessuno a vederla in quelle assolutamente scandalose condizioni. In compenso, continuava a sentirsi terribilmente imbarazzata.
Rastaban l’aveva seguita non appena si era accorto che la ragazza era sveglia, ossia subito, e in quel momento scivolava lento e pigro accanto a lei, diretto verso il pavimento davanti al camino, che si augurava la ragazza avrebbe presto inondato di caldo fuoco.
Infatti, appena lui si fu accomodato sulla pietra e lei accucciata sulla morbida pelle nera del divano, sibilò un Incendio muovendo appena la bacchetta, e allegre fiamme cominciarono a danzare nella cappa, attirando lo sguardo di Eltanin che rimase quasi ipnotizzata da esse, tanto era assorta dalle sue riflessioni.
Mentre fissava il camino, continuava a rimuginare sul sogno appena fatto, su Boudicca, e su sé stessa. Era così immersa in questi pensieri, che non sentì nemmeno James che si avvicinava alle sue spalle.
 
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James avanzava verso il divano silenzioso, convinto che la ragazza si fosse addormentata. A poco più di un metro da lei si fermò, osservandola mentre gli dava le spalle, gli occhi chiusi.
Eltanin aveva la bocca carnosa e rossa socchiusa, il volto pallido segnato dalla preoccupazione, ma bello come quello di una divinità lunare. I capelli biondi si allungavano sulla spalliera del divano, come un lungo fiume d’oro chiaro, mentre le lunghe ciglia tremolavano sugli occhi chiusi.
Il ragazzo sospirò rumorosamente, la primogenita del Clan era una visione, anche così scomposta, e purtroppo per lui ormai erano giorni e giorni che non riusciva a pensare ad altro. O ad altre, se era per quello.
Non avrebbe mai voluto svegliarla. Al contrario, desiderava poter restare per l’eternità a guardarla.
James non era una cima, nemmeno un vero atleta. Non era un intellettuale, un combattente provetto o speciale in qualsiasi voglia modo. Aveva un padre particolare, certo, ma era un ragazzo come tanti, i cui occhi non riuscivano più a staccarsi da una meravigliosa ragazza bionda, e il cui cuore faceva strani balzi al solo incontrare il suo sguardo.
Sapeva bene che se anche Eltanin si fosse mai accorta di queste nuove emozioni che gli sbocciavano in petto, l’unica cosa che ne avrebbe fatto sarebbe stato gettarle lontano con una scrollata di spalle. E sapeva che non l’avrebbe fatto per cattiveria, o crudeltà, ma perché Eltanin non avrebbe potuto accettarle (figurarsi ricambiarle) a causa di tutte quelle responsabilità che le stavano velocemente ricadendo sulle spalle. E del potere, ovviamente. Proprio come sua madre aveva dovuto farsi da parte per anni prima di ottenere l’amore di suo padre, James sospettava che anche lui si sarebbe trovato ad attendere, sperando e supportando in tutto ciò che gli era possibile la sua amata.
E pregandola, adorandola, venerandola. Proprio come una vera Dea.
 
Mentre James rifletteva su come nel tempo si ripetessero gli stessi schemi, e su quanto fosse bello osservare la protagonista del suo, questa sobbalzò, spalancando gli occhi e vedendolo appostato alle sue spalle. Meno di dieci secondi dopo, il ragazzo si ritrovò a terra, stordito da una scarica elettrica partita dalle mani della piccola ed indifesa Eltanin, che lo osservava ora seccata e terrorizzata al contempo, dal bordo più alto del divano.
Morgana quanto era bella!
 
-James! Sei scemo??- sussurrò in tono concitato la bionda, precipitandosi verso di lui.
Quello, ancora in parte intontito dalla scarica sorrise inebetito, sollevando il capo.
-Oddio l’ho danneggiato in modo permanente.- borbottò Eltanin, preoccupata. –Lily mi assillerà per decenni.-
-No.. Io sto bene- arrischiò James. –Ouch!- gli sfuggì però subito dopo, mentre si portava la mano alla testa. –Beh, quasi del tutto.-
-Brutto idiota! Perdi sangue. Hai sbattuto dopo che ti ho fulminato.. Pensavo fossi Mortimer. Riesci ad alzarti? Anzi no, meglio che tu stia li, dammi qualche secondo, vedo cosa posso fare..-
James guardò con stupore la bionda scavalcare il divano e dirigersi verso di lui, e per poco non svenne. Certo che la ragazza aveva un corpo scolpito nel marmo.. E con quel pigiama si vedeva tutto! Arrossì violentemente mentre Eltanin si muoveva veloce verso di lui, chinandosi sul suo volto.
-Ora sta fermo Potter, devo trovare il modo di ricucirti, altrimenti chi la sente tua sorella!-
Gli prese il volto tra le mani, con gesti lenti e accurati, alzandolo da terra. Il giovane cercava disperatamente di svenire e di trattenere strani impulsi, mentre cedeva alle mani curative della ragazza, pensando di sentire le campanelle dei cherubini trillare per lui.
Eltanin gli accarezzava con delicatezza la  nuca, dove si trovava il taglio, sorridendo dolce, come una madre che stringe a sé il figlio. Le dita scivolavano agili e leggere tra i folti capelli di James, curando con il loro tocco la ferita, mentre dalla stupenda bocca uscivano le parole cantilenate di un’antica formula di guarigione.
Mio padre me l’aveva descritto diverso il paradiso.. pensò James prima di svenire.

 
 
Quando il giovane Potter si risvegliò, si ritrovò seduto sul divano, anche se non era ben chiaro come ci fosse arrivato, il corpo avvolto da una coperta (anch’essa di dubbia provenienza) e il capo posato su una delle delicate spalle di Eltanin.
Accorgendosene, rischiò di svenire ancora.
Lei rise, vedendolo sbattere gli occhi confuso e stupito.
-Ti sei svegliato.- proclamò, guardandolo di traverso.
-A quanto pare..- A quanto pare non riesco a  trovare due parole sensate in croce, quando c’è lei vicino..
Lei indicò la spalla. –Ti spiace.. scusa, ma cominci a pesare!- rise di nuovo, di quella risata che riusciva a scaldarlo, ma che non sentiva più tanto spesso, da molto tempo.
James si sollevò di scatto, trascinando con sé la coperta e visto che c’era, anche Eltanin, avvolta anche lei nella calda trapunta. In un attimo si trovarono a terra, a fianco a Rastaban, accanto al camino, lei sopra e lui sotto, intrappolati dal plaid.
Se James arrossì, Eltanin arrossì di più, ed entrambi fecero a gara nello scusarsi, agitarsi, muovere a caso le braccia e le gambe nel vano tentativo di liberarsi. Alla fine, erano più aggrovigliati di prima.
-Morgana santissima! Meno male che non ci vede nessuno!- mormorò Eltanin, le guance in fiamme.
-Credo sia meglio muoversi uno per volta, e lentamente, se vogliamo scastrarci..- tentò James, imbarazzato. –Vado io.-
Con qualche minuto di pazienza, e parecchio self control che nemmeno lui sapeva di possedere, il ragazzo si liberò, alzandosi e porgendo la mano a un’Eltanin ormai al collasso.
-Posso guarire una ferita alla testa con l’imposizione delle mani e guarda qui..- borbottò, lisciandosi il pigiama. E rendendosi conto che non era un pigiama, ma un babydoll. James si accorse del suo ulteriore imbarazzo e voltandosi le porse la coperta.
-Grazie.- sussurrò lei, tornando ad accoccolarsi sul divano.
-Figurati..- rispose lui, tacendo per un attimo. –Scusa Eltanin, ma perché sei qui sotto?- chiese timidamente.
-Potrei farti la stessa domanda.- ribatté lei piccata.
-Beh, io ho seguito te.- James scrollò le spalle, come se fosse una risposta ovvia.
-Ah. Allora si spiega.- ribadì lei, ironica. –Beh, volevo pensare.- ammise infine.
-Brutti pensieri?-
-Sì. No. Cioè, buoni per un verso, ma spaventosi, per me.- respirò a fondo. –Credo di aver avuto un’altra visione.-
Nonostante si aspettasse il contrario, Eltanin non vide il volto di James illuminarsi, e non sentì la sua bocca pronunciare le fatidiche parole: “cosa hai sognato”, che includevano il sottinteso: dicci tutto perché è una buona cosa e tralascia i tuoi sentimenti a riguardo.
Non che la ragazza si sentisse trascurata dai suoi famigliari, ma sapeva anche troppo bene che ogni indizio che lei riusciva a raccogliere era troppo importante perché ci si soffermasse sul suo stato d’animo, e ultimamente questo non l’aiutava.
James che taceva, invece, stranamente sì. Così continuò, raccontandogli dall’inizio il suo sogno, includendo anche le sensazioni che le aveva trasmesso e la paura che aveva provato al risveglio.
Il ragazzo ascoltava senza interromperla, attento ad ogni parola. A volte annuiva o inclinava il capo come a chiedere spiegazioni, ma non fermò mai il getto di parole che usciva da Eltanin, percependolo come uno sfogo, qualcosa che raramente la ragazza si concedeva.
Esauritosi il fiume di parole, Eltanin sospirò, guardando in basso, mentre James continuava a tacere.
-Ora penserai che sono folle. So che questo è importante, e che in fin dei conti le mie paure sono infantili..-
Il ragazzo scosse la testa sorridendo.
-Non c’è niente di infantile. E sinceramente, cominciavo a pensare che tu non fossi umana!- ridacchiò. –Sempre seria, sempre salda, una roccia. Sapere che anche tu sei spaventata da tutto questo è.. Beh, è confortante.- James aveva un sorriso sincero mentre parlava, ed Eltanin lo fissava stupita.
-Va bene.- sorrise lei a sua volta. –Allora adesso, sempre che tu non voglia cominciare a fare l’idiota, restituiscimi il favore, ho sonno.- disse, appoggiando la testa sulla spalla di lui, che arrossì fino alle dita dei piedi. –Me lo devi, ricorda che io ti ho fatto da cuscinetto per un bel po’.- sorrise di nuovo, mettendosi comoda.
Quando la ragazza sollevò lo sguardo verso il volto di lui e lo vide rigido e violaceo, non trattenne una risata, divertita dal suo imbarazzo.
 
Ed evidentemente rise talmente forte da provocare una folata di vento, che altrettanto evidentemente sbilanciò l’equilibrio precario della marea di spie nascoste alle loro spalle, sulle gradinate del dormitorio.
Una cascata di ragazzi e ragazze dalle chiome rosse nere e bionde piombò rumorosamente nella stanza, ammassandosi uno sopra l’altra ai piedi delle scale, con tanto di lamenti per il dolore e sguardi imbarazzati. Lily l’indegna, invece, sfoggiava un sorriso soddisfatto e sornione sul viso sollevato dalla massa di corpi a terra.
Eltanin e James, che si erano voltati di colpo pronti a fronteggiare un attacco più o meno esplosivo, i fulmini che già brillavano tra le dita di lei, sbuffarono, a metà tra il sollievo e l’irritazione.
La ragazza impiegò una frazione di secondo per accigliarsi, mostrando la sua rabbia con ogni singolo muscolo facciale, nonché una numerosa variazione di espressioni tempestose e minacciose degli occhi grigi.
-Immagino che a questo punto io non abbia bisogno di ripetere nulla, mi sbaglio?- chiese, la voce gelida.
Lily annuì energicamente, agitando in aria il braccio e districandosi dal resto dei ragazzi.
-No, no, non ti preoccupare Eltanin! Abbiamo sentito tutto tutto!!!- strillò energicamente, balzando fuori dal gruppo e cercando di estrarre dalla massa intricata a terra.
-Immaginavo.- rispose la bionda. –Allora sarà il caso che veniate a sedervi tutti qui, e mi esponiate le vostre sicuramente brillantissime idee in proposito.- terminò, ghiacciando tutto il gruppo.
 
Pochi istanti dopo, il Clan, la famiglia Weasley, i tre Zabini e i Nott erano tutti seduti, chi sulle poltrone e i divani, chi a terra su cuscini appena materializzati, attorno a Eltanin, e la fissavano con un misto di aspettativa e timore.
Sicuramente interrompere un potenziale momento magico della bionda non era stata un’idea brillante, e un briciolo di paura rimaneva ancora nei loro sguardi.
Rastaban invece, che aveva osservato tutta la scena, ridacchiava sibilando, sotto gli occhi severi e irritati della sua padrona.
Il silenzio avvolse ancora per qualche momento la sala comune, mentre i vari ragazzi cercavano il coraggio di intervenire con una qualche frase sensata, ma poi Eltanin sbuffò sempre più irritata, ruppe la tensione che si era creata.
-Vedo che di brillantissime idee nemmeno l’ombra.- disse secca. –Allora comincio io, e comincio con un paio di domande a cui gradirei che vi sforzaste di rispondere. Provate ad attivare i neuroni.- prese un bel respiro, mentre pensava a come porre le sopracitate domande. –Innanzitutto, al di là delle altre immagini, esaminiamo l’ultima. Sono abbastanza sicura che si tratti di una delle reliquie. Quando mi sono svegliata quella parola, “Athame”, mi rimbombava in testa, e se non sbaglio la lancia è una delle quattro..-
Lysander la interruppe veloce: -Sì, la lancia è chiamata Athame..-
-Ed è la meno potente delle quattro, anche se non meno importante.- concluse Lorcan.
Eltanin si accigliò. –Quindi credete che si tratti proprio di quello, eh?- chiese con un sospiro. –E il resto? La filastrocca di Boudicca? Credete sia un indizio per trovarla?-
Pegasus scrollò le spalle, dando di gomito al fratello. –E’ molto probabile in effetti, Nin. Soprattutto considerando le immagini flash, oltre che le parole dello spirito.- disse.
-D’accordo.- concesse la ragazza. –Allora tiratemi fuori qualche interpretazione decente e che ci sia d’aiuto.-
Lirael strinse forte la mano di Phoenix, e allungò il collo verso Eltanin, con aria indecisa e spaventata: -Beh.. il fatto che tu abbia visto un corvo, e che Boudicca stessa abbia parlato di questo animale potrebbe farci supporre che la reliquia sia in un Corvonero..-
La bionda annuì pensierosa. –Sì è molto probabile, soprattutto se diamo per buone le teorie secondo le quali le reliquie sono nascoste sotto forma di persone. Ma perché la visione del corvo morto? E cosa centra il compleanno con la morte? Io non ho intenzione di uccidere nessuno, nemmeno per ottenere una reliquia.- a quest’ultima osservazione scosse il capo con violenza, come a voler cacciare lontano quella possibilità.
-Non credo volesse alludere a un omicidio da compiere, ma a uno da sventare.- rispose Caillean.
Il gruppo annuì e Lupus proseguì: -In effetti le parole esatte erano: “sia fatto in modo che non sia il giorno anche della sua morte”. Un avvertimento, magari.-
-Eltanin ma il viso che hai visto dopo il corvo.. te lo ricordi?- chiese concentrata Lily.
Molte teste si voltarono a fissarla, straniti per il fatto che la domanda uscita da quella boccuccia di rosa terribilmente irriverente avesse formulato una domanda inerente alla discussione in corso.
-Beh.. Credo.. No, cioè non molto.. era un volto maschile, giovanissimo, un bambino. Capelli e occhi castani.- balbettò Eltanin, più stupita di tutti.
-In più lo spirito ha parlato di un “piccolo corvo, che deve ancora imparare a volare”. Non potrebbe essere del primo anno?- domandò Columba sorridendo.
-Sì è probabile.- concordò la sorella maggiore. –E il serpente? Qualche idea? Non credo sia una figura cattiva, di per sé, ma..-
Dopodiché Lily se ne uscì con il secondo intervento intelligente della serata, lasciando tutti a bocca aperta.
-Non potrebbe essere Lumacorno?- chiese sovrappensiero. –Cioè, voglio dire, lui è direttore di Serpeverde, è panciuto, come il serpente del sogno, e tiene sempre d’occhio tutti..-
-Il fatto che tu ci sia arrivata perché il serpente è panciuto come Lumacorno mi lascia comunque un po’ in dubbio sulla tua intelligenza, Lils, ma potresti anche aver fatto centro.- Ridacchiò James, sempre al fianco di Eltanin. –E così avrebbe anche senso la storia delle grandi feste, sapete il party di Lumacorno e via dicendo..-
-Già.- annuì la bionda al suo fianco. –E magari avremo un’occasione di trovarla proprio a quel party, domenica. “Il più piccolo guiderà la più grande.”- ripeté Eltanin, citando le parole di Boudicca. –Orion, mi sa che questa frase parla di te. Forse per le tue capacità di scrutare l’anima altrui..- proseguì, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Forse.- aggiunse il più piccolo dei Granger Malfoy, intimidito.
Poi, di botto, il volto di Eltanin si scurì, cupo: -Ora manca la parte delle immagini di Mortimer.- disse –Direi che ora possiamo dirci sicuri, lui è una delle tre persone della profezia. E dato che restava in mezzo alle altre due, credo il figlio. Ora dovremmo scoprire chi sono la madre e il padre però..-  sospirò lievemente scoraggiata. –la risata da folle la capisco, sappiamo che è pazzo, non era difficile. E possiamo decifrare anche le altre due figure nell’oscurità. Ma perché due ombre?-
-Perché Mortimer non è ciò che sembra, ed evidentemente non lo era nemmeno nelle sue vite precedenti.- rispose Orion. –E dobbiamo prepararci, perché secondo me anche lui cerca le reliquie. Forse per far tornare anche gli altri due su questa terra. O forse per compiacerli.- aggiunse, stringendosi nelle spalle.
-Bene. Perfetto.- disse Eltanin, frustrata. –Quindi abbiamo una potenziale reliquia dal volto sconosciuto, Lumacorno che occhieggia qua e là, e Mortimer che cerca di fregarci la soluzione. Non vi sembra fantastico?- chiese ironica. –In più, non so se l’avete notato dal mio racconto, ma qualcosa, magari i pugnali insanguinati e il corpo ai loro piedi, mi fa pensare che siano stati questi tre loschi figuri a uccidere la Dama del Lago, tempo fa. Nott e Nott, voglio che indaghiate su quella morte, sono sicura che da qualche ci sono i nomi degli assassini, e voi li troverete. Così sapremo chi sono i nostri nemici.- sbuffò e roteò gli occhi, lasciandosi andare con la schiena sul divano, e appoggiando involontariamente la testa sulla spalla di un violaceo James.
All’involontario (circa) ridacchiare del gruppo, Eltanin li guardò di traverso, chiedendosi che diavolo avessero da fissarla, ma poi si rese conto della sua posizione, e si sollevò di scatto, lasciando cadere la coperta e imporporandosi.
-Che cavolo ridete! Datevi una mossa piuttosto, ormai sono le sette, e oggi abbiamo da fare! Vi voglio tra cinque minuti di nuovo qui, vestiti e pronti!- strillò.
Certo spaventarsi davanti ad Eltanin avvolta in chiffon trasparente era parecchio strano, ma anche mezza nuda la ragazza riuscì a intimidire quasi tutti, a parte, ovviamente, Lily l’indegna, che ridacchiò più forte ancora e chiese a pieni polmoni: -E cosa dobbiamo fare oggi di preciso miss Babydoll?- mentre James sveniva per l’ennesima volta quella sera, sopraffatto dalla vista.
Fulmini azzurri crepitarono tra le mani di Eltanin, che alla fine non si trattenne e arrostì l’erinni dai capelli di fuoco che sarebbe dovuta essere la figlia di Harry Potter.
-Cosa fate ancora qui?? Andate, avete cinque minuti!- abbaiò al resto del gruppo che si affrettò ad obbedire. –Quella ragazza mi ucciderà, parola di Granger Malfoy.- aggiunse a bassa voce, scuotendo sconsolata il capo.
 
In cinque minuti l’intero gruppo di ragazzi era pronto a partire per qualsiasi ignota destinazione, preparato ad affrontare qualsiasi avversità e predisposto all’avventura, qualsiasi essa fosse. Soprattutto, erano tutti in perfetto ordine e con tanto di parafulmine nello zaino.
Eltanin, che intanto aveva risvegliato Lily e schiaffeggiato James, nonché cambiato abbigliamento, sbuffò e si trascinò dietro l’intera combriccola.

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Quando Eltanin e gli altri furono arrivati in sala grande e si furono accomodati al tavolo Grifondoro, i gemelli sopportarono il silenzio per un totale di dieci secondi, dopodiché attaccarono con la lista furibonda dei preparativi per l’after party che avevano deciso di organizzare.
Sotto gli occhi lampeggianti della sorella maggiore, i due coinvolsero Louis, Galen, James, Fred e Roxanne nella discussione a proposito di ciò che era necessario procurarsi, di chi invitare e degli incarichi da distribuire.
Stranamente, Eltanin lasciò correre, la mente impegnata in un unico pensiero che dalla sera prima non la abbandonava mai. Se solo quella sciocca figlia indegna non avesse fatto allusioni.. Ma con i se non si va da nessuna parte, e la bionda rimuginava di continuo sulle parole di Lily e sul comportamento di James di quella mattina.
Era davvero possibile che le cose fossero esattamente come la rossa aveva detto? Quante probabilità c’erano che Lily avesse ragione e che James avesse una cotta per lei? Scarse, di sicuro. Ma c’erano? E il comportamento del ragazzo quella stessa mattina, cosa significava? Perché significava qualcosa, ma cosa? E lei cosa pensava a riguardo?
La sfilza di domande inespresse martellava il cranio di Eltanin, che cominciava a non poterne più. Doveva assolutamente ed imperativamente cambiare discorso, possibilmente prendendo le redini della conversazione e distraendo quel suo cervello impegnato in riflessioni completamente inutili.
-Va bene- quasi strillò –Adesso direi che la festa dei gemelli passa in secondo piano, dovremmo pensare prima alla festa vera e propria, quella di Lumacorno. Non scordate che il piccolo Corvonero probabilmente sarà lì!- esclamò, cercando di ritrovare un minimo di pace mentale.
-Si ma ci saremo anche noi, che serve di più?- osservò strillando Lily, che tacque alla prima occhiataccia della bionda. –Va bene, taccio.- aggiunse, deglutendo l’enorme boccone di uova e pancetta che si era infilata in bocca.
-Non voglio sentire scuse- continuò Eltanin –Se c’è una reliquia in gioco occorre organizzarsi e pianificare. Allora, ovviamente dovremo andare in coppia, ma voglio che le coppie siano pensate per la difesa, ad esempio..-
-Absolutement No!- esclamò Dominique, interrompendola bruscamente. –Le chevalier per la festa non puoi sceglierlo tu!-
-Eltanin non farci questo!- strillarono in coro Gin e Cass.
-E già!- aggiunsero i gemelli. –Dov’è il divertimento se no??- chiesero ridacchiando.
Il sopracciglio destro della ragazza si sollevò lentamente, in una muta minaccia.
-Non mi interessano i vostri desideri, i sogni d’amore e via dicendo. Questa sarà una battaglia, quindi niente scuse e assumete un assetto da battaglia. Come dicevo le coppie saranno quelle che decido io.-
Mezz’ora più tardi, dopo discussioni, obbiezioni, repliche e modifiche, Eltanin aveva per le mani un elenco di accostamenti più o meno adeguati, che soddisfacevano sia lei che il resto.
Le gemelline, toste e forti, avrebbero accompagnato i Nott, decisivi per il resto della battaglia. Lupus non aveva accettato al suo fianco nessuno che non fosse Caillean, i gemelli Phoenix e Pegasus avrebbero scortato rispettivamente Lirael e Lily, con grande felicità della prima, e divertimento della seconda. Ma come aveva detto Eltanin, ci voleva qualcuno di forte che frenasse quella bomba a orologeria dai capelli rossi, e quindi il compito del gemello era proprio questo, far sì che la suddetta non esplodesse in faccia a nessuno. Fred e Roxy, anche se fratelli, volevano andare insieme, per divertirsi alle spalle di tutti. Qui la bionda si era dovuta semplicemente arrendere, perché i due non accettavano nessuna soluzione alternativa. Brian avrebbe accompagnato sua cugina Gin, mentre Luis avrebbe scortato Cass. Orion sarebbe rimasto al fianco della timida Molly, e con grande sconcerto e felicità di questi, Galen avrebbe potuto condurre alla festa la sua adorata Dominique.
L’unico accostamento che Eltanin faceva fatica a digerire, era proprio il suo. Aveva cambiato apposta argomento, e alla fine si era ritrovata in coppia proprio con l’uomo che tormentava i suoi pensieri, James Potter. Al contrario, lui sorrideva felice.
Ma perché lui?? Si chiedeva la ragazza. E soprattutto, perché non se va dalla mia testa!
Era così impegnata a rimuginare, che Lily dovette simpaticamente scuoterla per la spalla un paio di volte perché si accorgesse delle domande che tutti le facevano, e che erano fondamentalmente riassumibili nella richiesta di “congedarsi”, poiché era sabato ed era programmata l’uscita a Hogsmeade.
Lei scosse la testa, per scacciare ogni domanda inopportuna nonché pensiero imbarazzante dalla sua mente, e sorrise all’intero tavolo.
-Oh NO, Nin! NO!- esclamò Phoenix agitandosi –Non dirci che abbiamo da fare anche oggi, non dirlo perché vado ad affogarmi nel lago nero!-
Lei sorrise ancor di più e replicò in tono calmo: -Allora vai a preparare il costume da bagno, perché lo dico. Abbiamo da fare.- le espressioni sui volti intorno a lei mutarono in un secondo da felici a deluse, mortalmente deluse. –Per vostra fortuna,- continuò –Abbiamo da fare proprio a Hogsmeade. Mi sono accordata con nonna Narcissa, ieri, dopo la sua lezione, per incontrarci con mamma e papà ai tre manici di scopa, in mattinata. Circa tra.. beh mezz’ora. Quindi è meglio darsi una mossa, non credete?- chiese, sempre sorridendo.
-Sì!- strillò Columba. –Mamma! Che bello, l’anno scorso non l’abbiamo vista prima di natale!-
-Dopodiché credo ci serviranno dei vestiti, per domenica sera.-
-Oddio no, lo shopping con mamma no!- esclamò Hydra, allergica a qualsiasi tipo di capo elegante.
-E invece sì. Vi direi anche che potremmo evitare e indossare un vestito a caso, ma non credo sarà così semplice, non con Hermione Jean Granger Malfoy alle calcagna.- rispose Eltanin. –Rassegnatevi.- terminò, guardando i volti sbiancati del gruppo, eccetto ovviamente le facce delle tre grazie, specialmente quella di Dominique, che risplendeva di gioia. –Ora che avete mangiato, quindi,- continuò la ragazza, -E che Rastaban si è mangiato tutto il mio cibo- aggiunse, con una punta di rassegnazione nella voce, -Direi che dovremmo muoverci, ci aspetta un incontro di fondamentale importanza, e nonna ci attende all’ingresso.-.
 
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Mezz’ora dopo, il Clan capeggiato dalla Nonna Narcissa si approntava ad entrare al pub più conosciuto di Hogsmeade, seguito a ruota da Zabini, Nott e Weasley.
In pochi secondi gli occhi allenati di Eltanin individuarono i genitori, seduti ad una lunga tavolata in loro attesa.
Hermione stava strillando aspramente contro Draco, che sorrideva imbambolato, stravaccato su una seggiola che faceva oscillare su due gambe. Se la donna sembrava sul punto di esplodere, con tanto di bacchetta alla mano, l’uomo era la personificazione del relax, gli occhi che splendevano solo per la bellissima moglie.
Eltanin si affrettò verso di loro, per impedire che la madre perdesse le staffe e schiantasse il marito come suo solito, mandando in frantumi il loro proposito di essere discreti. Narcissa la tallonava, dilungandosi su quanto fossero carini e dolci i due, mentre la ragazza cercava solo di impedire il decesso di uno dei due dolciumi sotto forma di coppia.
Come sempre la sua velocità non servì a nulla, e quando arrivò di fronte alla madre, Draco era già steso sul pavimento, schiantato.
-Mamma!- la rimproverò Eltanin.
-Oh ciao piccola mia!- rispose Hermione. –Tuo padre oggi è proprio irritante, sai?-
-Ti sembra un buon motivo per schiantarlo in mezzo al pub quando abbiamo bisogno di voi? Di entrambi voi..- ribadì la ragazza, le mani sui fianchi, mentre il resto della famiglia le raggiungeva.
-Oh su, non essere bisbetica! È solo un piccolo schiantesimo, guarda ora lo sveglio eh?- e con un piccolo movimento della bacchetta l’uomo tornò a sbattere le palpebre sorridendo confuso. –Ma ci siete tutti!- continuò Hermione, muovendosi verso i figli. –Amori miei tutti, quanto mi siete mancati!- strillò, cercando di abbracciarli tutti in una volta.
Eltanin sbuffò. –D’accordo mamma, ora tira su papà e sediamoci, abbiamo parecchio da raccontarti.-
La donna annuì, tornando seria in pochi secondi, e schiaffeggiò il marito per svegliarlo bene, poi si predispose ad ascoltare la storia della figlia, mentre tutto il gruppo si sedeva al tavolo.
Quanto Hermione adorasse le lunghe tavole piene di giovani e possibilmente di figli suoi, non era quantificabile a parole, così disse semplicemente: -Ditemi tutto.-.
Eltanin si guardò attorno, e con la muta approvazione dei fratelli riassunse gli ultimi avvenimenti e le loro ipotesi, dal ritrovo del corpo maledetto di Minerva McGranitt in avanti.
Alla fine, anche il volto di Draco si era incupito e quello di Hermione risplendeva di rabbia.
-Al momento non abbiamo prove, e non possiamo fare nulla, nessun intervento diretto.- disse l’uomo, apparentemente calmo. –Tutto ciò che è possibile fare è in mano vostra, noi vi aiuteremo con le ricerche, usando i libri del manor, ma di più non ci è concesso. D’altro canto mi sembra che anche voi da soli stiate facendo un ottimo lavoro, e sono stupito dalle vostre analisi.- aggiunse sorridendo ai figli.
-Vostro padre ha ragione.- convenne Hermione, accigliata. –Dall’esterno, e con queste informazioni non possiamo intervenire. Ma.. Una cosa che possiamo fare c’è!- terminò, un sorriso sornione sulle labbra e un luccichio malizioso negli occhi. –Mi è sembrato di capire che domani ci sarà un party!-
Hydra roteò gli occhi, sbuffando e pregando: -No lo shopping no, lo shopping no..-
-Tutti a fare shopping!- strillò infine la madre, per la gioia di Dominique, Cass e Gin. –Ho già preso appuntamento con Madame de Chevaiz!-
 
*****
 
In meno di un battito di ciglia Hermione materializzò tutti, compreso uno sconsolato Draco che con Madame aveva uno strano rapporto, a Londra, davanti alla Boutique di alta moda.
Madame li aspettava sulla soglia con un’espressione allegra in volto, e appena li vide si fiondò ad abbracciare Hermione con tutta la forza che i suoi anni le concedevano.
-Bambina! Che bello vederti! Che bello vedervi! E il Clan al completo, poi, è un vero onore!- si fermò per osservare anche tutti gli altri, e sospirò soddisfatta. –E mi hai portato anche i Weasley, tutti direi! I figli di Ginevra.. e I due piccoli Nott! Vostra madre è adorabile, ragazzi!- poi si volse verso gli Zabini, con un’espressione parecchio divertita. –La vostra invece è un tornado, ma vestire Pansy è un vero piacere!-
La donna anziana passò davanti a quel variegato gruppo di ragazzi, sorridendo a ciascuno. –Un uccellino mi ha detto che parteciperete a un party, diciamo informale. E ad un After-Party, a quanto ho capito.- sospirò felice. –E’ proprio il caso di chiamare i miei adorati Jean, almeno loro si potranno occupare dei giovanotti!- terminò.
Chiamati i tre baldi giovani dallo stesso nome, li inviò assieme ai ragazzi a prendergli le misure e far provare i completi che aveva preparato.
Poi Madame si volse verso le ragazze, di cui si occupava sempre personalmente.
-Chi comincia?- chiese.
Ovvio come no, Dominique cercò di staccarsi un braccio per indicare sé stessa, facendo ridere la donna.
-Perfetto, abbiamo una volontaria! E con lei direi anche le altre due Weasley che le stanno appiccicate. Trasferiamoci nella sala dei camerini, sono certa che gli abiti perfetti per voi si trovano già nei salottini.- disse, un sorriso malizioso sul volto.
Le ragazze la seguirono nella direzione opposta a quella dove erano scomparsi i ragazzi, trovandosi così in un’elegantissima nonché comoda sala prove. Tre enormi camerini si trovavano su una delle lunghe pareti, l’interno nascosto da pesanti tende di velluto bordeaux. La parete opposta coperta interamente di specchi e le due rimanenti disseminate di poltrone e divanetti.
Hermione si sedette soddisfatta su una poltrona in stile Luigi XIV, la sua preferita, e si preparò alla sfilata, incoraggiando le tre a provare gli abiti approntati per loro. Quando il primo gruppo di ragazze fu entrato nei camerini le due donne cominciarono a chiacchierare fitto fitto, come due amiche che non si vedevano da anni, cosa che, come Draco sapeva anche troppo bene, era assolutamente falsa. Al massimo avevano saltato l’appuntamento della settimana precedente.
In pochi minuti dai camerini emersero tre bellissime ragazze, con addosso tre stupendi e sbarazzini abiti da cocktail.
Dominique indossava un abito senza spalline, in seta rossa arricciato sul seno, scollatura a cuore, e sotto il tessuto plissettato scendeva a trapezio fin sopra il ginocchio, una fascia in vita di seta nera da cui partiva un delicato velo di pizzo a completare la seta blu. L’abito di Cass, invece, era di chiffon nero, tempestato di piccoli rubini in pendant con la seta che le circondava la vita, e terminava anch’esso sopra il ginocchio, con uno svolazzo. Gin al contrario vestiva anch’essa di rosso, un vestito con il corpetto a cuore ricamato tono su tono che si allargava in un’ampia gonna di leggera che arrivava sotto il ginocchio, quasi a metà polpaccio.
-Merveilleux!- esclamò Dominique, estasiata –Che vestiti fantastiques!- poi si crucciò un secondo, pensierosa. –Ma pourquoi tutti rossi?- chiese confusa.
Madame le sorrise, lo sguardo lontano, la mente che ricordava un particolare evento di tanti anni prima. –Sono tutti rossi perché le donne della famiglia Granger Malfoy vestono solo quel colore, e se volete dare un’impressione di unità e forza sarà il caso che facciate lo stesso. Non vi piace come colore? Ho scelto un sfumatura che donasse a tutte voi, indipendentemente dal colore di capelli.-
Dominique la guardò con rinnovato rispetto negli occhi luccicanti. –E’ perfetto.- disse semplicemente.
Dopodiché, le tre si cambiarono veloci, per dare la possibilità ad altri di tentare la sorte con gli abiti di Madame.
Seduta sul divano, questa ridacchiava con Hermione, sostenendo di essere vecchia, sì, ma di non sbagliare mai un colpo.
Dopo di loro si accomodarono in camerino, quella strana stanza da cui arrivavano in continuazione urletti di gioia, le due sorelle Zabini. E mentre loro uscivano, vestite, entravano nella stanza i ragazzi in smoking, Draco compreso, che spalancarono gli occhi di fronte a tanta bellezza. Phoenix soprattutto, che non staccava più lo sguardo da Lirael.
Questa era stata spinta ad indossare un tubino sorprendentemente corto per i suoi standard, in seta, con la scollatura a cuore. Anche se né materiale né la scollatura erano esagerati, Lirael non poté non arrossire per la quantità estremamente ridotta di tessuto che componeva il vestito, mettendole in mostra le gambe. E a vedere lo sguardo fisso e colmo di ammirazione di Phoenix arrossì ancora di più, imbarazzata. Sua sorella Caillean invece era assolutamente a suo agio nell’abito monospalla, e faceva giravolte per far ondeggiare roteare e sollevare la gonna di seta, che le arrivava al ginocchio.
-Bello eh, Lirael?- chiese allegra –Un rosso stupendo.-
L’altra arrossì ancora, annuendo, e corse di nuovo in camerino, mentre il gemello la seguiva con gli occhi, incantato, ed Hermione guardava i due con affetto materno, incrociando le dita.
Dopo le due Zabini entrarono in camerino Molly, Roxanne e Lily, che uscirono quasi subito. La minore dei Weasley indossava un abito semplice di raso rosso, che le arrivava ben sotto le ginocchia, in considerazione della sua giovane età e della sua timidezza patologica, il raso la avvolgeva all’altezza del petto, sostenuto da due larghe spalline, e si allargava a trapezio sulle gambe. Roxanne, facendo come sempre la spiritosa, allungò fuori dal camerino una gamba lunga, agitandola su e giù, solo per cadere di sedere fuori dalla tenda, ridacchiando. Il suo abito era anch’esso di raso, ma senza spalline. la scollatura a cuore la stringeva nei punti giusti, evidenziandone le curve femminili. Anche questo era un tubino, sempre plissettato, ma più lungo di quello di Lirael, e sul corpetto lucide perle nere definivano la forma del vestito, scolpendolo.
-Mi piace!- esclamò la ragazza –Fa molto anni venti, tipo ragazza del gangster!- poi strizzò l’occhio al fratello e tornò a cambiarsi. Lily, l’ultima rimasta in camerino, sembrava non volersi decidere ad uscirne, e ci volle del bello e del buono da parte di una estremamente paziente Eltanin per convincerla.
-Ma Eltanin!- esclamò la ragazza –Questo vestito è allucinante! Non posso andare in giro così!- strillò, mentre la bionda perdeva la pazienza e le catturava un braccio, trascinandola fuori. Quando uscì, per quanto riluttante, la sala tacque per lo stupore. I lunghi e scompigliati capelli rossi della ragazza scendevano sulla schiena scoperta. Il vestito di seta rossa, allacciato stretto dietro il collo aveva un’accentuata scollatura a cuore, e scendeva aderente a coprirle il corpo snello, fino alle ginocchia. Sembrava Marilyn Monroe in versione erinni selvaggia.
Eltanin, che si era stupita per la bellezza del vestito e per come donasse alla rossa, la scrollò sibilandole: -Quest’abito è perfetto, e tu lo indosserai.- e a nulla valsero le repliche e le preghiere di Lily, se non a divertire il gruppetto.
Le gemelline si fiondarono appena possibile nei camerini, per uscirne in fretta vestite in modo identico. Gli abiti eleganti ma non esagerati erano uguali, dalle spalline sottili e la linea semplice e modesta, almeno in apparenza. Sulla schiena una piccola gala si univa in un fiocco, dando un ulteriore tocco di femminilità al vestito.
Le due si batterono il cinque e corsero a cambiarsi, mentre Eltanin si alzava per scoprire il suo destino.
Madame, però, era di tutt’altro avviso, e battè le mani per richiamare l’attenzione di tutti.
-Signori! Ora che abbiamo vestito la maggior parte delle ragazze e i ragazzi quasi del tutto, sarà il caso di soffermarci a pensare un attimo agli accessori, soprattutto per questi ultimi.- con un cenno richiamo i tre Jean, che si presentarono spingendo nella sala enormi cassettiere aperte.
-Innanzitutto, nessun uomo o ragazzo che dir si voglia abbandonerà questa boutique con uno smoking e nessuna cravatta, dimenticatelo. E i gemelli, signori, i gemelli.- si soffermò un secondo davanti all’ampia scelta nelle cassettiere, e cominciò ad estrarne numerose cravatte. –Parlando  di Granger Malfoy le cose si fanno semplici, quanto a colori. Per ciascuno di voi ragazzi, anche tu Draco, non scappare, c’è una cravatta rosso sangue e gemelli con rubini incastonati. Sapete bene, che è una tradizione, e inoltre si intonano con i vestiti delle vostre dame.- li rimproverò, cominciando a distribuire le suddette cravatte e i sopracitati gemelli, sistemando un colletto qui e una manica là. -Ovviamente siete pregati di non dimenticare la rosa all’occhiello.- aggiunse. –Draco, per te, come sempre, cravatta rosso sangue e gemelli con diamanti.- aggiunse, sorridendo al biondo imbronciato, che rispose borbottando qualcosa di molto simile a un “Ma perché anche io, non capisco cosa centro è tutto perché quella lì mi ha fatto innamorare, dannata Granger aspetta solo che torniamo a casa e io..”
Madame rise, divertita. –Oh caro Draco, non sei cambiato per nulla! E lasci sempre a casa i tuoi filtri, noto!-
Hermione rise con lei, correndo però a baciare il marito con dolcezza.
-Madame- intervenne esitante Eltanin. –E.. Io?- chiese.
-Per te mia cara c’è sempre tempo, nonché magnifici vestiti. Ma ora proporrei di cacciare i ragazzi.. No, Draco, tu non sei incluso,- disse, mentre Hermione riacchiappava il marito per il colletto, riportandoselo al fianco borbottante. –E mandarli a divertirsi, noi ragazze potremmo pranzare qui e fare due chiacchere, dopo di che ci sarà tutto il tempo per trovare il vestito di Eltanin.-
Con un sospiro di sollievo da parte dei ragazzi e uno sbuffo scocciato da parte di Draco, i primi si cambiarono, per sgattaiolare via il prima possibile.
Le ragazze invece si accomodarono in cerchio attorno a Hermione e Madame, pronte al pettegolezzo e cariche di notizie divertenti.
 
Da fuori del negozio, i giovani sentirono un urlo poderoso e terribilmente conosciuto levarsi verso il cielo.
Eltanin gridava e imprecava all’indirizzo di Lily, indegna figlia di Harry Potter, protestando vivamente per qualsiasi cosa quella avesse detto, e nessuno dei ragazzi pensò anche solo per un istante di rientrare nella boutique a controllare. Al contrario, rabbrividirono e fuggirono a gambe levate.

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Mentre i ragazzi facevano incetta di provviste e decorazioni a Hogsmeade, nella Boutique Eltanin sosteneva un’aspra battaglia contro la tendenza al pettegolezzo e alla supposizione di Lily, che strillava liberamente a sua madre il suo profondo desiderio di diventare parente della bionda, e di quanto questo suo sogno fosse più vicino di un passo, grazie alla scenetta spiata alla mattina. Scenetta che descrisse ai coniugi Granger Malfoy in modo minuzioso e dettagliato, sotto lo sguardo truce della protagonista e quello torvo del padre, che impiegò una frazione di secondo a scoppiare a piangere gridando minacce per il supposto pretendente e via dicendo.
-La mia bambina! È troppo giovane per queste cose, è ancora la luce dei miei occhi! Non lascerò che un bellimbusto di infima categoria me la strappi dalle braccia, mai e poi mai! Perché il cielo mi è avverso, cosa ho fatto di male perché quel piccolo ignobile Potter desiderasse proprio lei! Ma non gliela..- il probabilmente lungo monologo dell’uomo venne interrotto dalla moglie, che prese a scrollarlo urlandogli contro: -Filtri, Draco, Filtri! Non è mica così bambina, sai?? Reinserisci i filtri, per Merlino!-
Eltanin cercò di sprofondare nella moquette il più possibile e prese in considerazione l’idea di scappare subito, vestito o meno.
 
Dopo parecchie speculazioni su altre coppie, risate e imbarazzi, nonché una notevole quantità di sandwich divorati, compresi quelli mangiati da Rastaban, che alla sola vista del cibo aveva cominciato a sbavare sul pavimento, Madame si riscosse, e fece alzare Eltanin in piedi, per girarle lentamente intorno.
-Informale, sì.. ma non troppo, non per te. E niente rosso, stavolta. Seta, della più pregiata. Anzi no, meglio altro.. Ma che sia bianco, vogliamo farti sembrare eterea, leggera e potente al contempo.- schioccò le dita. –Vai in camerino, c’è il vestito adatto a te.- disse infine, e aggiunse: -Hermione se vuoi ne ho preparato uno anche per te, ho appena terminato di cucirlo.- con un gesto congedò le due, che si diressero verso i salotti di prova.
Hermione impiegò pochi minuti per cambiarsi e uscì dal camerino indossando uno splendido vestito del colore del sangue, senza spalline, con un’ampia scollatura. Era aderente fino ai fianchi, di seta, e poi si allargava improvvisamente in un turbine di chiffon, seta e tulle, avvolgendo la donna come una nuvola. Infilò i lunghi guanti rossi e si voltò verso il suo pubblico, cercando con gli occhi il volto di suo marito, per averne l’approvazione.
Draco, che la fissava come un assetato nel deserto può guardare un’oasi, si alzò improvvisamente, per camminare lento e felino verso la moglie, che lo guardava a sua volta con infinito desiderio.
-Amore mio bellissimo- le disse –Non sai cosa mi fa venire in mente di farti questo vestito! Dovrò dare una festa solo per fartelo indossare e potertelo strappare via alla fine..- il suo monologo pieno di amore e passione venne interrotto dalla bocca carnosa di Hermione, che si posò decisa su quella di Draco, coinvolgendolo in un lungo e romantico bacio.
Madame emise un sospiro tremulo, guardandoli. –Siete sempre stupendi insieme, ragazzi. Non c’è da stupirsi che tutti i vostri figli siano così belli..-
Hermione si staccò dal marito per voltare lo sguardo appannato su Madame, e successivamente sulla figlia maggiore, che usciva in quel momento dal camerino.
-Ha ragione, Madame, sono stupendi.. e non c’è da meravigliarsi che gli dei piangano lacrime di pioggia al solo vederli insieme.- disse, rassestandosi il vestito e sorridendo ai genitori.
Se venne udita realmente da qualcuno, però, non si seppe mai. Al suo comparire la confusione e il chiacchiericcio sparirono, sostituiti da un silenzio reverenziale.
Eltanin sfoggiava un abito candido del colore della luna, composto da centinaia di veli di chiffon sovrapposti a creare un effetto vedo non vedo. Due strati di velo più lunghi degli altri le risalivano sul seno andando ad allacciarsi dietro il collo, lasciando scoperta una notevole porzione di pelle con una profonda scollatura a V. Di lì, i numerosi veli ricadevano leggeri allargandosi a formare una gonna asimmetrica, corta sul davanti e lunga dietro, lo strascico che si allungava sulla moquette della boutique. La parte posteriore del vestito, aveva una scollatura bassa, anch’essa a V, e scendeva in un numero infinito di veli ondeggianti. Come la parte davanti, anche quella dietro era decorata da migliaia di meravigliosi diamanti, che risplendevano come stelle ad ogni movimento della ragazza.
Eltanin girava su sé stessa, osservandosi, ma sentendo il silenzio di tomba che la circondava, alzò lo sguardo confusa.
-Che c’è?- chiese –Perché mi fissate tutti? Il vestito non mi sta bene? Non riesco a vedermi dietro..-
A Madame scese una lacrima, e Draco svenne, tale e quale a sua madre.
Hermione, ancora vestita di rosso, si avvicinò alla figlia con sguardo commosso, per abbracciarla. –Sei stupenda, mia piccola Eltanin. Una Dea. Non oso pensare a come staresti con un abito da cerimonia vero e proprio..-
Lily, indegna figlia di Harry Potter, fischiò in segno di apprezzamento, per poi gridare: -Lo stendi, James, con questo vestito!- e ritrovarsi schiantata pochi secondi dopo.
 

Impacchettati tutti i vestiti, gli accessori, le scarpe, la combriccola salutò Madame con affetto e gratitudine, e fuori dalla Boutique Hermione abbracciò stretta le figlie, per sorridere poi al resto delle ragazze.
-Mi raccomando, bambine, fate attenzione domani sera.. cercate la reliquia, ma se non la trovate ritiratevi, non rischiate troppo.. Non voglio andarmene sapendovi in pericolo.-
-Non ti preoccupare mamma- le rispose Hydra –Abbiamo Eltanin a proteggerci, e con lei non c’è pericolo che tenga!-
Hermione sospirò, poi diede un altro abbraccio alle figlie e si smaterializzò, stringendo forte a sé Draco, ancora svenuto.
Subito dopo, visto che la sera cominciava a calare, Eltanin prese per mano le altre e le smaterializzò con sé davanti all’ingresso di Hogwarts, in barba a qualsiasi legge magica la governasse, e da lì scortò le ragazze verso la camera, in modo da poter abbandonare lì pacchi e pacchetti prima di spostarsi in sala grande per la cena.
 
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Se quella notte e il giorno successivo filarono via lisci come l’olio, non disturbati da visioni sgradite e sogni pseudo profetici, altrettanto tranquillo non si poté definire l’animo di Eltanin.
La ragazza difatti, continuava ad avere per la mente un fastidioso pensiero fisso, un volto, per la precisione, ed un nome, le ronzavano in testa più molesti di una mosca Tze-tze. Se chiudeva gli occhi, era il viso di James a comparirle davanti, e se provava a rilassarsi era il nome di lui a salirle alle labbra. Tutto ciò, per Eltanin, era diventata una faccenda davvero seccante. In quel modo, la sera del party di Lumacorno arrivò anche troppo presto, e con essa la terribile verità di doversi far accompagnare proprio dal suo pensiero fisso.

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Hogwarts, 30 settembre, ore 20.30.
 
-Dominique, per morgana! Vuoi uscire da quel bagno?? Siamo in parecchie a doverci preparare lo sai??-
Roxy strillava tempestando la porta del piccolo bagno di pugni.
Effettivamente, la veela era chiusa in quella stanza da parecchio, e per quanto tutte le ragazze sapessero che non sarebbe stata tra le più veloci a prepararsi, aveva insistito talmente per essere la prima che alla fine l’avevano accontentata.
Ma ora, a un’ora dal party di Lumacorno, in camera di Eltanin c’erano nove ragazze in mutande che speravano di ottenere anche solo cinque minuti di bagno per loro, il necessario per farsi una doccia e truccarsi con uno specchio davanti. Qualcuna si era adattata, cercando di stendere il mascara utilizzando lo specchietto della cipria come unico aiuto, e sperimentando le più improbabili contorsioni per non cascare o rovinare del tutto il trucco.
-Ma Eltanin dov’è? Se lei non c’è io non me lo metto questo stupido vestito!- si imbronciò Lily, seduta mezza nuda sul letto. –Proprio no! Devo imperativamente discuterne con lei!- si lamentava.
-Eltanin sta usando il bagno dei prefetti- rispose Lirael, cercando di darsi una parvenza di dignità mentre si metteva lo smalto. –Cosa che avrebbe potuto fare anche la nostra Dominique, se solo avesse avuto abbastanza testa da pensarci.- aggiunse.
-E non viene qui?- domandò di nuovo Lily, delusa e sconcertata.
-No, con lei ci vediamo direttamente fuori dalla sala comune.- ribatté Caillean, sistemandosi uno sbaffo di lucidalabbra. –Ma mi ha incaricato di minacciarti pesantemente, se ti fossi rifiutata di vestirti.-
-Davvero ha detto così? Com’è gentile a preoccuparsi per me!- sospirò la rossa, trasognata. –Vabbè, allora mi vesto.- concluse, cominciando a litigare con l’abito e la sua “stupida cerniera inventata da qualcuno di sicuramente molto stupido”.
Alla fine, in un modo o nell’altro, dopo essersi minacciate a vicenda parecchie volte, aver dato di testa un centinaio di modi, e aver insultato sé stesse e le amiche in tutte le lingue conosciute, alle 21.30 le ragazze erano pronte, e si apprestavano a uscire dalla stanza per incontrare i loro cavalieri.
 

Se spesso il bagno dei prefetti era un via vai di gente, comprese parecchie coppiette che approfittavano di sfroso della vasca, quando vi entrava Eltanin era sempre vuoto, e tale rimaneva fino a quando lei non decideva di uscirne. Questo perché logicamente nessuno, nemmeno le ragazze più ardite, osava disturbare i momenti di relax che la bionda si concedeva.
Quindi, quando Eltanin, uscì dalla vasca piena di acqua calda e schiuma, assieme al suo adorato Rastaban, il silenzio attorno a lei sembrava risuonare come una melodia attorno a lei. Nuda e gocciolante la ragazza si stese per qualche minuto sul divano accanto alla parete, lasciandosi avvolgere dal vapore caldo e cercando di concentrarsi sull’obbiettivo di quella sera.
Avrebbe dovuto essere semplice, in fin dei conti non si poteva certo paragonare all’affrontare Mortimer, o a una delle sue fughe sull’isola. Ma il suo sguardo continuava a vagare e fermarsi sull’abito bianco, appeso poco distante da lei, in una teca di vetro apposita. E la sua mente continuava a chiedersi se quel determinato abito le sarebbe davvero stato bene, se qualcuno l’avrebbe apprezzata, se lui l’avrebbe trovata bella. Non erano domande che si poneva spesso, Eltanin era abituata fin da piccola a feste e ricevimenti, vestiti eleganti e complimenti, ma questa sera tutto le pareva un problema insormontabile. Il perché poi, non lo sapeva nemmeno lei.
Non sarà che quel piccolo Potter ti piace davvero?
Le chiese Rastaban sibilando.
Lei scosse la testa, gettando gocce d’acqua per tutta la sala. –Non diciamo idiozie. Sono solo preoccupata per la reliquia..-
Seee, come no. Ma ci credo, davvero. Solo.. In questo caso che centra il vestito?
-Beh, mi sembra ovvio. ..È perché.. perché senza vestito non posso andare al party.- rispose infine soddisfatta.
Sì, Sì.. se ne sei convinta tu.
-Certo, è così. Ne sono convinta. Cioè sicura. Cioè.. Ecco.. ma perché mi distrai infame di un serpente??-
E con l’ennesima scrollata di spalle, che inondò nuovamente l’animale d’acqua, Eltanin si alzò dal divano e si avviò verso la pila di asciugamani li accanto. Se ne avvolse uno intorno al corpo, sospirando per il piacere del contatto con la spugna morbida, e si spazzolò i lunghi capelli, per poi asciugarli con un veloce tocco di bacchetta. Poi si diresse dubbiosa verso la teca con il vestito, guardandolo con espressione crucciata. Sollevò un sopracciglio, scosse la testa e si rassegnò. Prelevando l’abito dalla vetrina, cercò di non pensare a quel volto fin troppo conosciuto e se lo infilò veloce, sistemandolo qua è là. Provò a muoversi e a girare su sé stessa, accorgendosi che quel vestito non era solo bello, a anche pratico, e che con quello indosso avrebbe potuto combattere senza problemi, o senza dover strapparlo in nessun punto. Le gambe erano libere di scalciare e muoversi agilmente, e l’allacciatura dietro il collo le consentiva anche una grande libertà di movimento per le braccia. Inoltre, grazie al materiale così leggero, non si sentiva minimamente impacciata, anzi.  Si fermò un attimo a riflettere, la bacchetta in mano. Sapeva che sua madre di solito la nascondeva nei guanti lunghi fino al gomito in queste occasioni, ma lei non adorava portarli, e così cercò di convincere la bacchetta a entrare nella pochette, senza risultati. Alla fine gettò via la borsetta sbuffando e decise di riporre quella dannata bacchetta assicurandola alla guaina per pugnali che portava a entrambe le cosce. Nell’altra ripose uno stiletto, perché in fondo, pensava, non si sa mai, e se le fosse caduta la bacchetta quello avrebbe potuto esserle utile in fondo.
Rassegnata all’idea di dover uscire, si allacciò al collo il ciondolo di famiglia, uguale alla spilla che portava sempre, e si avviò verso la sala comune, al di fuori della quale la stavano sicuramente aspettando gli altri. O almeno sperava.
 

Quando Eltanin comparve davanti al gruppo, calò il silenzio. James emise un respiro strozzato, solo per venire schiaffeggiato dalla simpatica sorella, che lo trattenne in piedi evitandogli di svenire e fare la figura del fesso per l’ennesima volta.
Lentamente i gemelli lasciarono le mani delle loro dame (non che per Pegasus fosse un problema, visto che la sua “dama” era impegnata a pestare il fratello) e si avvicinarono sorridendo alla sorella maggiore, baciandola su una guancia.
-Come sempre, sei bellissima Nin.- Disse Phoenix.
-Eterea e leggiadra come una Dea.- continuò Pegasus.
Raramente i due si comportavano da gentiluomini, ma ogni volta che vedevano la sorella agghindata non resistevano, e lasciavano quella parte di loro libera di complimentarsi e farli agire da veri Gentlemen. Sempre sorridendo si scostarono dalla ragazza, per tornare accanto alle proprie compagne.
Eltanin rimase composta e ferma, mentre le ragazze la scrutavano con un misto di invidia e timore e i fratelli la guardavano con affetto e ammirazione.
-Bene. Direi che siamo pronti..- disse –Capite che non è solo una festa, vero?- chiese guardandoli con severità –Stiamo andando alla ricerca di qualcuno che potrebbe trovarsi in pericolo, ed al contempo essere la chiave di volta di questa difficile situazione.. Non possiamo permetterci errori, nemmeno uno. Dobbiamo trovare quel ragazzo e portarlo in salvo. O tirarne fuori la reliquia. O qualcosa di simile.- disse, confondendo anche sé stessa. –Se vedete qualcuno che vi insospettisce, che vi fissa.. beh più del solito intendo.. se individuate qualcuno che pensate possa essere il ragazzino che stiamo cercando, venite da me. Non correte verso di lui, ma verso di me, e cercate comunque di non perderlo di vista. Se ci fosse, evitate Mortimer, a tutti i costi. Non credo che Lumacorno l’abbia invitato, considerando quello che sa, ma con lui non si può mai sapere.- fece una pausa, pensierosa. –Ovviamente, che ci piaccia o no, dovremo dare spettacolo, più o meno. E non intendo nel senso di fare casino..- sillabò, fissando con aria minacciosa l’indegna figlia dei Potter. –Dobbiamo sembrare forti, e in una certa misura, pericolosi. Comportatevi di conseguenza.-
-Nin, ma dovevi farci la predica anche prima della festa??- si lamentò Hydra.
-E se non ve la faccio io allora chi?- ribatté l’altra, le mani sui fianchi. Poi sospirò. –Bene, sistematevi a coppie, per favore, James, vicino a me.- nel momento stesso in cui pronunciò queste parole, un fulmine in smoking le atterrò al fianco, i capelli rosso castano scompigliati.
-Lily!- strillò James, il fulmine atterrato. –Ma ti pare che mi devi spintonare?? So camminare io!-
In quel momento, Eltanin capì che sarebbe stata una serata lunga e difficile.
-Andiamo.- mormorò –comincia la caccia.-
 
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Nella sala approntata per il party, Lumacorno attendeva impaziente i suoi ospiti d’onore, sempre che non avessero deciso di non presentarsi proprio. Erano già le 21.45 e del Clan nemmeno l’ombra. Ma come il professore amava ripetere, le persone davvero importanti non arrivano mai in orario.
Quando la porta si spalancò, rivelando gli invitati più importanti della serata, Lumacorno tacque allibito, e altrettanto fecero gli altri presenti.
Ventidue ragazzi, le chiome variopinte e i visi seri facevano la loro comparsa nella sala.
Alla testa del gruppo, avvolta nei veli di chiffon bianco, Eltanin avanzava fiera, il vestito che frusciava e metteva in mostra le splendide gambe, al braccio di James Sirius Potter, altrettanto serio e composto.
Non un filo di trucco disturbava la perfezione del suo viso, non un movimento fuori posto la faceva apparire meno aggraziata, non una risata intralciava il suo lento incedere. I mille diamanti sul vestito rilucevano, facendo brillare anche lei, e i suoi passi erano delicati e leggeri. Un’aura di incredibile potere nonché di perfezione avvolgeva lei e il suo cavaliere, allungando i tentacoli a sfiorare tutti gli astanti.
Dietro di lei, avvolti dalla medesima aria di fierezza e serietà, il resto del Clan, la famiglia Weasley, gli Zabini e i Nott si allungavano come una piramide umana, proteggendo le spalle di Eltanin con fare da guardie del corpo. Le scaglie nere di Rastaban si potevano intravedere tra i veli della gonna della ragazza, che frusciavano con lui.
Lumacorno, scrollando la testa per riprendere il controllo del suo corpo e della sua lingua, sorrise e si avvicinò alla primogenita dei Granger Malfoy.
-Che piacere! Eltanin che piacere avervi qui tutti! E tu sei uno splendore, davvero!-
Lei inclinò il capo con un sorriso lieve, come a concedere all’uomo la sua approvazione.
-Ma prego, prego! Entrate e dissetatevi, c’è un ottimo buffet, che mi è stato procurato proprio da una mia ex studentessa, oggi lavora in Francia, sapete, come chef..- si interruppe bruscamente, ad un cenno imperioso di Eltanin, e si fece leggermente da parte per lasciar entrare il gruppo, correndo subito dopo appresso alla ragazza.
-Ehm.. Eltanin perché non ci mostri.. qualcosa ecco, non saprei, un fulmine o due.. Sai, per rallegrare la festa!-
Lei lo guardò con un aria tra l’imbarazzato e il disgustato. Sapeva bene che avrebbe dovuto mostrare i suoi talenti e sbalordire la folla, cosicché il professore potesse ancora una volta vantarsi della sua alunna preferita, e di come lei seguisse le sue istruzioni. Sapeva bene di doverlo fare contento, che questo era il prezzo da pagare per ottenere sconti e aiuti in futuro, per avere maggiore libertà d’azione. Sapeva tutto ciò, ma non poteva impedirsi di provare avversione per quella richiesta ben poco implicita, di esserne nauseata, per certi versi.
Nonostante queste sue sensazioni, però, annuì, accondiscendente, e abbandonò il braccio di James, che la lasciò andare, chinandosi a baciarle il dorso della mano. Raccolse un lembo del vestito in una mano, avvicinandosi a Lumacorno e indicandogli di fare spazio.
-Quello che sono in grado di fare non è sempre privo di rischi, né per me né per gli altri. Sarebbe meglio se vi allontanaste.- sussurrò, e la sua voce scivolò come incantata verso ciascuno dei presenti.
Eltanin chiuse gli occhi, abbandonando le mani sui fianchi. Si chinò per un secondo, permettendo a Rastaban di arrampicarsi sul suo braccio sinistro, poi alzò al cielo entrambe le braccia, una avvolta da nere spire, l’altra candida come la luna.
Sorrise, avvertendo il brivido della magia selvaggia cominciare ad accarezzarla, mentre il suo intero corpo si caricava di elettricità e tempesta. Con gesti deliberatamente lenti, dalle mani che già brillavano per i fulmini trattenuti, indicò al suo “pubblico” la grande vetrata. Questa si spalancò, lasciando entrare un vento freddo e forte, che scompigliò abiti e pettinature, facendo arretrare ulteriormente la folla. Piccole gocce di pioggia cominciarono a cadere al suolo e nubi scure si addensavano coprendo la luna. Ormai preda della sua magia, Eltanin rise, rise forte, allungando le mani verso la finestra aperta. La pioggia si infittì, il vento soffiò più forte e nel cielo ormai scuro cominciarono ad apparire i primi lampi, seguiti da fragorosi tuoni.
La luna era coperta ma gli occhi argentati di Eltanin potevano vederla con chiarezza dietro le nubi nere gonfie di pioggia. Un fulmine entrò attraversando il varco della finestra aperta, andando a colpire il pavimento. Da lì, “strisciò” verso la ragazza e la avvolse, facendola risplendere come fosse essa stessa un fulmine, i capelli sollevati dal vento che brillavano attorno a lei.
Per Eltanin non sarebbe mai esistita magia più potente e selvaggia, più libera e appassionata, di quella della tempesta. Sentire il suo corpo invaso dalla magia pura, sentirlo formicolare, posseduto dalle forze della natura e degli elementi, sentirlo svincolato, finalmente, in grado di sfogare il potere limpido e sconfinato che possedeva, gettandolo nel mondo esterno. Questa era vera magia.
Erano queste le sue sensazioni, mentre tendeva le braccia verso il cielo e liberava Rastaban dal corpo di serpente. In pochi secondi l’animale era scivolato in cortile, strisciando nella pioggia, e lasciandosi avvolgere dal familiare calore del tocco di Eltanin tornava ad essere un gigantesco drago nero, le ali aperte nel vento, le fauci spalancate. Lanciò un’ultima occhiata alla sua protetta e si involò nel cielo scuro, con un ruggito di felicità.
Eltanin rise, rispondendo con la sua gioia a quella del drago, poi abbassò le braccia, ponendo fine allo spettacolo e rimandando i fulmini che l’avvolgevano verso l’esterno.
Chiuse gli occhi, sorridendo, ritemprata da quella tempesta che lei stessa aveva scatenato.
 
 
La finestra si chiuse con uno schiocco, e il silenzio calò sulla sala. Perfino Lumacorno taceva, davanti all’esibizione di potere a cui avevano appena assistito. Da un punto imprecisato intorno a lei, però, partì il primo applauso, che ruppe la tensione e venne seguito da uno scroscio di altri battiti di mani. In un attimo, Eltanin fu circondata da persone che l’acclamavano, gridando il suo nome e cercando di richiamare la sua attenzione. In mezzo a quella folla, però, distinse nettamente il suono del silenzio che un unico ragazzo provocava. Un bambino, quasi, il cui volto serio la riportò alle immagini della visione.
-E’ lui..- sussurrò, mentre questi si voltava per allontanarsi dal centro della sala.
La ragazza fece un cenno al gruppo dietro di lei, e riferì in fretta quello che aveva intravisto, facendo scattare tutti sull’attenti.
Ringraziò veloce i presenti e il professore, facendo un inchino con estrema grazia, poi afferrò il braccio di James e si lo guidò verso la direzione in cui aveva visto sparire il viso del ragazzo, mentre gli altri, sempre a coppie, si disperdevano  sempre in caccia dello stesso soggetto.
Eltanin lo vide di nuovo di sfuggita, stava per uscire dalla sala da una porta secondaria, e gli corse dietro, trascinando con sé anche l’inconsapevole James. Trovò il giovane appena fuori dalla sala, lo sguardo perso nel vuoto, un accenno di sorriso sul volto.
-Sei tu..- ansimò, cercando di attirare la sua attenzione. Quello si voltò, sempre sorridendo trasognato.
-Sì, sono io.- rispose con una vocina sottile e modulata. –Tu cosa desideri da me?- chiese fissandola negli occhi tempestosi.
-Io.. Io..- tentò lei. Poi deglutì, cercando di ritrovare la parola perduta. –Io non lo so.- ammise.
L’altro, davanti a un James sempre più confuso, sorrise ancor di più. –Questo è un bene, giovane Eltanin Narcissa Granger Malfoy. Non sempre una certezza è cosa positiva, in queste cose.- rispose lui. –Io vedo nel tuo cuore che non vuoi uccidermi, ma che temi sia l’unico modo per salvare questo mondo. Non avere paura, non sarà così.-
Lei strinse più forte la mano di James tra le sue, e quasi in lacrime domandò: -Ma allora come? Cosa devo fare, dimmelo ti prego.. Io.. Io non so più cosa posso fare!-
Il ragazzo abbassò lo sguardo sulle mani intrecciate dei due giovani e annuì, palesemente soddisfatto. –Hai già cominciato, Eltanin. Non è con il potere che potrai avere me e i miei fratelli, ma con l’amore. Pensaci. Per ora mi fermo qui, non posso dirti altro ora.- fece una pausa, pensieroso. –Vediamoci tra due giorni, a questa stessa ora, nell’ufficio della preside McGranitt. Porta anche i tuoi fratelli e i tuoi amici, se desideri. Lì ti dirò ciò che so, e ciò che posso.- concluse, fuggendo nei corridoi bui.
-Aspetta! Non andartene!-strillò la bionda, voltandosi per inseguirlo, ma fu trattenuta dalla stretta di James, che la fermò mormorando: -Adesso non servirebbe, Eltanin. Aspettiamo, vedrai che verrà, l’incontro l’ha stabilito lui.-
Eltanin, stretta nella presa del ragazzo, sentì il cuore rimbalzarle nel petto, senza tuttavia comprenderne il motivo. Il calore che veniva dal corpo di James scaldava anche lei, la scaldava dentro, e nemmeno di questo sapeva il perché. Ripensò alle parole e allo sguardo indagatore del bambino, che aveva parlato di amore e aveva fissato gli occhi sulle mani strette dei due. Ripensò ai discorsi che aveva fatto con sua madre, chiedendole cosa fosse l’amore, e alle sue risposte vaghe, agli accenni al famoso batticuore e al cuore caldo, ai momenti che aveva visto condividere dai suoi genitori, innamorati al punto da perdersi l’uno nello sguardo dell’altra. Ripensò ai suoi genitori, alla loro storia, ai momenti speciali che li aveva visti condividere, a quando li vedeva danzare insieme, muovendosi come un’unica persona, e a suo padre che le raccontava di come le loro anime si fondessero, in quegli attimi.
Ripensò a tutto questo, e di getto, voltandosi verso James, gli sussurrò: -Non mi inviteresti a ballare?-
Lui, stupito, sorrise, e annuendo la ricondusse all’interno della sala. La lasciò al centro della stanza, sola e confusa, riguardo sé stessa e i suoi sentimenti, ,mentre si dirigeva verso il professore per chiedergli il permesso di mettere un po’ di musica.
Quando tornò vicino ad Eltanin, partì un meraviglioso valzer, quello viennese, che sapeva lei adorava.
La ragazza si sentì prendere per la vita con delicatezza, e di riflesso sollevò leggera la mano, ad incontrare quella di lui. Sotto gli occhi stupefatti della folla e ancor di più dei fratelli, sorrise, cominciando a volteggiare al braccio del giovane Potter.
In un attimo, non ci fu più nessuno, attorno a loro, la sala era deserta, agli occhi di lei, uno spazio creato apposta per Eltanin e James, James ed Eltanin, perché potessero danzare e guardarsi negli occhi, in un vortice di piroette e sguardi. Il vestito di lei si muoveva con un leggero fruscio, spandendo luce ovunque, e la cravatta bianca di lui pareva trattenere in sé il candore del mondo, la sua genuinità.
Danzavano, senza pensare ad altro che non a loro stessi, ai loro corpi uniti in quell’abbraccio innocente e convulso, in quella melodia che li avvolgeva, quasi unificando le loro anime.
Quando la musica terminò ed Eltanin e James tornarono nel mondo terreno, scoprendosi osservati con infinito stupore da tutti i presenti, la ragazza arrossì, inchinandosi al pubblico che fino a qualche minuto prima la acclamava per il suo potere, e che ora la festeggiava per qualcosa di molto diverso.
E si ritrovò a chiedersi cosa fosse, quel qualcosa.
Confusa, stordita e senza ancora aver capito i propri sentimenti su quello che era appena successo, Eltanin corse via, lasciandosi alle spalle James e tutto ciò che non poteva comprendere.
Corse fuori, chiamando Rastaban perché la portasse via, lontano da quel caos di anime ed emozioni, lontano da tutto.
 
*************************

Quando fu a cavallo del Drago nero, volando sotto la pioggia battente, il vestito che si appesantiva e si strappava, Eltanin cercò di schiarirsi la mente, ma tutto ciò a cui riuscì a pensare era che di li a poche ore sarebbe cominciata quel dannato After party organizzato dai gemelli, e che lì avrebbe rivisto proprio il ragazzo che la confondeva così tanto.
Con uno sbuffo, mutò la sua confusione in rabbia, almeno quella sarebbe stata più semplice da gestire.

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Mio personale angoletto:
va bene, ho bigiato una settimana causa malattia e vi siete ritrovati con un lunghissimo capitolo terribilmente svolazzante.
Lo so, lo so, contenuto poco e frizzi e lazzi parecchi.
Però, comunque, mi pareva il caso che fosse arrivato il momento di fare un capitolo più incentrato sui sentimenti, o meglio sulla scoperta dei sentimenti, di Eltanin.
Anche se in effetti non è dei meglio riusciti, devo ammettere. Un po’ frammentario, anche.
Mi perdonate?
Spero per voi di si, altrimenti (spoiler) non vedrete mai Eltanin ubriaca alla festa dei gemelli.
Ho anche voluto inserire un breve punto di vista dello stesso James, che comincerà a diventare sempre più importante. E anche darvi uno scorcio della coppia Draco/Hermione, come li vede Eltanin e come sono anche davanti ai figli.
Allo stesso tempo, ho tralasciato Mortimer, mi spiace, ma almeno per questo capitolo niente angoscia! J
È andata tanto male?
Fatemi sapere, mi raccomando!
Ringraziamenti:
molte grazie a ladyathena, fedele seguace delle mie storie, justSay, che mi ha cambiato il nick a tradimento, e quasi non la trovavo più, Giorgia0391, che anche se appena tornata dalle ferie (giuro ti odio) non si risparmia, _Lils, con tutti i suoi complimenti, LadySaphira e i suoi consigli (visto che minerva non è morta?? Eh??), Rospetta89, nuova lettrice, ed eLi__xD, oltre che lysdance1 e the_rest_of_me, che si sono preoccupate per la mia momentanea infermità.. beh oddio, una delle due voleva uccidermi!! J
Grazie quindi a tutti coloro che mi hanno recensito e continuano a farlo, siete una gioia per gli occhi! Che vi leggono, ovvio.
Grazie ai 67 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, non ve ne pentirete!
Grazie agli20 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy, mimi84 e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 12 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo tutti, senza esclusione di colpi.
Alla prossima,
Nimi

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Capitolo 10
*** Della responsabilità. ***


Parla Eltanin:
 
Sono stata cresciuta nella consapevolezza del mio potere.
Sono stata cresciuta nella coscienza di ciò che sono.
Ho sempre saputo  che sule mie spalle, per quanto giovani ed esili, gravava un fardello di responsabilità che non mi è mai stata data la scelta di rifiutare.
E proprio perché so questo, proprio perché mi è stato insegnato che il mio dovere verso il mio ruolo era accettare e prepararmi ai miei difficili compiti futuri, proprio perché so questo, la scelta che mi si pone davanti ora è dolorosa ma non difficile.
Il mio percorso è stato tracciato, i miei passi segnati da quando sono nata.
Deviare, non è una possibilità.
Scegliere il mio cuore, non è una possibilità.
E anche se nemmeno sono certa dei miei sentimenti, delle mie reali sensazioni, l’unica cosa che, in coscienza, posso fare, qualsiasi essi siano, è ignorarli, calpestarli, gettarli lontano, dove i miei occhi non possano nemmeno sfiorarli, dove il mio cuore non possa soffrire per essi, dove la mia mente non possa venirne distratta.
Guardo quegli occhi verdi adoranti, quello sguardo riverente che mi prega di riconoscere l’esistenza del suo proprietario e mi sento fremere, ma non è importante, tutto questo. Quello che devo fare, tutto quello che devo fare, è chiudere i miei di occhi.
Chiudere gli occhi e chiudere il cuore, vietando a quello sguardo di penetrarvi, infidamente, e sconvolgermi.
Devo ricordare, riprendendo consapevolezza di chi sono e di quali sono i miei doveri, devo mantenermi sul sentiero che il destino ha scelto per me, devo attenermi a ciò che il fato ha deciso io fossi.
Devo ricordare chi sono, il mio ruolo nel mondo e l’immenso potere che mi è stato donato per adempiervi.
Non posso perdere il controllo, mai.
Inoltre, se anche io scegliessi di lasciarmi andare a un qualche fantomatico sentimento, chi potrebbe mai ricambiarmi?
Nemmeno James ne sarebbe in grado.

 

******************************
 
Eltanin era arrabbiata, confusa e infelice, e nascosta nel meleto, sotto la pioggia assieme a Rastaban, ancora si chiedeva perché diavolo aveva deciso di danzare con James, e cosa poi avesse sentito nell’animo mentre volteggiavano.
Perché qualcosa aveva sentito, e su questo non aveva dubbi. Ma cosa, per tutte le sottane inamidate di Morgana!
La confusione aumentava, e con essa la rabbia, con la rabbia la pioggia, e con la pioggia il sommo divertimento del drago nero, che sghignazzava a fianco della ragazza.
Questa camminava avanti e indietro, gesticolando animatamente con le braccia e imprecando tra i denti in tutte le lingue conosciute dal mondo umano e non. Certe volte le lunghe lezioni di Boudicca su lingue antiche e sconosciute si rivelavano estremamente utili. Conoscere l’aramaico, il marino, l’iceno e il bretone antico lasciava un ampio margine di inventiva con le imprecazioni.
Terminata la sfilza di maledizioni nelle varie lingue, Eltanin sospirò rassegnata, sapendo benissimo che in realtà qualsiasi cosa lei avesse provato su quella pista da ballo non aveva alcuna importanza, perché lei era la primogenita del Clan, la loro guida, e come sapeva anche troppo bene in fondo al cuore, un mero contenitore per un potere tanto grande da spaventare perfino lei.
E i contenitori non amano, né tanto meno sono amati.
Con un ulteriore sbuffo di irritazione e di rassegnazione, si trascinò sotto sotto la pioggia, diretta al castello e a quel maledetto after party dei gemelli.
Sorridendo e sibilando, Rastaban mutò nella sua forma serpentina e la seguì.
 
***********
Nella sala comune di Serpeverde la festa era già cominciata, e sembrava nel pieno del suo svolgimento. La sala era addobbata con festoni magici che continuavano a cambiare colore e posizione, attorcigliandosi e sciogliendosi, prendendo improvvisamente fuoco per poi tornare allo stato di quiete, arrampicandosi sui muri e ricadendo di colpo sul volto di questo o di quello studente. Agli angoli opposti della stanza erano state sistemate la postazione del Dj, che inondava il posto di musica babbana e magica, e l’angolo bar, dove un esaltatissimo Fred preparava cocktail di tutti i generi, compresi alcuni particolarmente esplosivi, con l’aiuto di sua sorella Roxanne. Al centro della sala, sgombera da divani e ostacoli vari, la pista da ballo lasciava spazio ai numerosi invitati di scatenarsi sulle note della musica più diversa, dalle Sorelle Stravagarie ai Limp Bizkit. Su alcuni cubi delle simpatiche quanto svestite signorine si agitavano a ritmo, scuotendo le chiome e non solo. Sotto i cubi, alcuni simpatici quanto allupati signorini, le guardavano sbavando copiosamente. Sui divani addossati alle pareti, ma non solo a dire il vero, alcune coppiette si stavano già dando da fare, risucchiandosi la faccia a vicenda, e in certi casi cercando di spogliarsi, a vicenda.
I gemelli diabolici ridevano come pazzi ballando in mezzo alla pista: Phoenix stringeva a sé un’emozionata e visibilmente felice Lirael, facendola piroettare e trascinandosela di nuovo contro, mentre Pegasus cercava di contenere i danni di Lily, che era salita su uno dei cubi con una bottiglietta di coca cola in mano e cantava a squarciagola, dimenandosi come una pazza e saltellando su un piede solo. Poco distante, James fissava la sorella con aria corrucciata, le braccia incrociate sul petto e un aria per nulla felice. Galen, invece, fissava senza vergogna la meravigliosa Dominique, che assieme alle due amiche Cass e Gin ballava ridacchiando lì vicino. Molly sedeva timida e silenziosa vicino a Lupus e Caillean, che parevano essersi appena accomodati dopo una sessione di frenetico ballo saltellante, mentre suo cugino Brian si dirigeva verso il bar in compagnia di una graziosa ragazzina bionda, la nuova cacciatrice della squadra di quidditch Tassorosso, che il ragazzo aveva reclutato poche settimane prima. Le gemelline trascinavano qua e là i due poveri Nott, che sembravano terrorizzati, anche se non si capiva bene se dalla festa o dalle gemelline stesse, ed Orion chiacchierava allegro con alcuni compagni di corso.
 
Entrando, Eltanin diede una scorsa alla sala e ai suoi fratelli, e una smorfia di disappunto le comparve sul viso.
Ma un momento di pace le sarebbe mai stato concesso? Cominciava a dubitarne.
La rassegnazione lasciò nuovamente il posto alla rabbia, e lei si diresse a passo di marcia verso la poltrona che solitamente occupava in sala comune, e che in quel momento si trovava in un angolo, per di più infestata da due miseri Corvonero che si stavano sbaciucchiando con intenzioni piuttosto chiare.
Adocchiati i due, il suo sguardo si fece feroce, ed Eltanin aumentò l’andatura, camminando veloce nel suo vestito bianco e luccicante, ma completamente bagnato, che quindi invece di frusciare come doveva, emetteva uno strano suono umidiccio, simile ad uno “squoshsquosh”.
Irritata e nervosa, digrignando i denti e stringendo i pugni si fermò a pochi metri dal suo obbiettivo, ed evocò una folata di vento caldo per asciugarsi gli abiti e i capelli. Inavvertitamente, a causa del suo nervosismo, l’aria calda evocata non fu proprio un alito, ma più che altro un tornado, che sollevò gonne, scompigliò pettinature e procurò gridolini di sorpresa, attirando l’attenzione dell’intera sala sulla ragazza, che a quel punto aveva una chioma bionda degna di un leone, occhi grigi che minacciavano lampi, e un vestito sbrindellato a metà che era più trasparente che bianco.
Eltanin ricominciò ad esplorare la vasta gamma di imprecazioni in lingue sconosciute ai più, sibilando tra i denti.
Questo, tuttavia, non fermò la sua avanzata verso la sua poltrona, lo sguardo assassino pronto a colpire. Quando fu davanti alla coppietta, che nemmeno il ciclone era riuscito a distrarre dai suoi propositi amorosi, si schiarì la gola rumorosamente, lasciando libera la componente omicida del suo sguardo di vagare sui due e di pietrificarli sul posto. Il suo posto.
-Spostatevi subito, pessimi esempi di esseri umani.- sibilò, la voce come una lama ghiacciata.
I due, colpiti in pieno petto dal livello di crudeltà dello sguardo e dal gelo della voce, schizzarono dall’altra parte della stanza come due ippogrifi imbizzarriti, ed Eltanin si lasciò cadere sulla poltrona, abbandonandosi sullo schienale morbido con la testa e lasciando ricadere le braccia sui braccioli come se fosse seduta su un trono. Allungò le gambe, esausta e infuriata, la musica che le martellava nelle orecchie, assordandola, e si guardò in giro per trovare qualcosa da bere.
Tempo zero secondi e fu assediata da una massa di indesiderati quanto rumorosi famigliari e amici, tutti che reclamavano a gran voce qualcosa, da un parere sulla festa a una spiegazione sulla sua improvvisa fuga al party di Lumacorno. Lily l’indegna, poi, era particolarmente insistente, con la sua vocina acuta che strillava a pieni polmoni quanto fosse divertente ballare, quanto fosse divertente la festa, quanto fosse divertente lei stessa.
In meno di zero secondi, Eltanin ne aveva già abbastanza, e le dita sfrigolavano di elettricità, pronte a colpire. Ed in effetti colpirono, nemmeno tanto a sorpresa, considerando i precedenti.
Lily Jean Potter e la sua voce fastidiosa si trovarono a terra, mezze arrostite ma ancora con il sorriso sulla faccia, ridacchiando e mormorando esagerati complimenti alla ragazza bionda.
-Portatemela lontano, per amor di Merlino!- imprecò Eltanin, prima di afferrare Fred (che si era per sua sventura preso una pausa dal bar) per la cravatta e trascinarlo a due centimetri dal suo viso. –Tu! Portami da bere! Vino elfico!- sbraitò. –E voglio la bottiglia, non un cavolo di bicchiere, capito??- strillò ancora.
Fred si mise sull’attenti eseguendo un veloce saluto militare e poi schizzò verso il bar, ridacchiando, per tornare pochi istanti dopo con la bottiglia richiesta e un calice.
Eltanin guardò disgustata il bicchiere, e con un gesto brusco lo fracassò a terra. Stappò con facilità dovuta a una lunga pratica la bottiglia di vino e bevve, a canna. Dopo aver tracannato parecchie sorsate direttamente dal collo della bottiglia, rialzò lo sguardo già lievemente appannato sui presenti.
Se c’era qualcosa in cui Eltanin e sua madre Hermione erano assolutamente identiche, era il loro amore per il vino elfico e la loro incapacità di reggerne la minima quantità. Anni prima, quando ancora la casata Granger Malfoy non era che un misero sogno di Lady Narcissa, le amiche di Hermione si erano adoperate per aiutare la signora Malfoy ad unire i due giovani rampolli, utilizzando appunto un paio di bottiglioni di vino particolarmente pregiato. Ovviamente Hermione, che al momento teneva Draco in ostaggio, li aveva utilizzati per ubriacarsi, e conseguentemente schiantare il supposto futuro sposo.
In questo, sua figlia maggiore era dannatamente uguale a lei. Ecco perché prese James per la manica della camicia e se lo trascinò al fianco, mormorando un misto di imprecazioni e sdolcinatezze.
-James!- strillò afferrandolo –Vieni subito qui! Viscino viscino a me! Porco merlino ma i tuoi occhi sono proprio ved.. verr.. colorati come l’erba!- mormorò scrutandolo. –Scenti una cosa ma tu che diavolo vuoi da me, per tutte le sotto..scotto.. per tutte le gonne che stanno sotto di Morgana.. No pecchè sciai..-
Eltanin continuò a bere e a dire cose senza senso compiuto per altri venti minuti, al termine dei quali parve scocciarsi essa stessa. Guardò male il malcapitato dagli occhi “color dell’erba” che aveva tra le mani e pensando bene di prendere esempio dalla madre, estrasse la bacchetta e lo schiantò.
-Ti sta bene ecco.- berciò sotto lo sguardo stupefatto di tutti. –Fred.. altra bottiglia!- gridò poi. Il poveraccio non perse tempo, e pochi secondi dopo Eltanin aveva tra le mani un’altra bottiglia di vino e l’aria soddisfatta di una gatta che fa le fusa.
Lentamente, per non irritarla, familiari e amici indietreggiarono, abbandonando lo schiantato James a sé stesso, per la filosofia fin troppo spesso applicata nelle vicinanze della bionda, soprattutto in caso di ubriachezza, per cui valeva il motto “ciascuno per sé”.  D’altro canto, una Eltanin ubriaca è una Eltanin pericolosa.
Così la ragazza rimase sola con la sua bottiglia, praticamente distesa sulla poltrona nera, un’aria estremamente soddisfatta in volto.

 
 
Qualche ora dopo, la festa andava verso la sua conclusione, e i pochi studenti ancora presenti erano quelli addormentati per terra o i festaioli recidivi, che non si arrendevano all’idea che il party fosse effettivamente finito.
La musica andava e veniva dalla piattaforma del Dj che era appositamente stata incantata per continuare a suonare tutta la notte, anche se in verità ormai la fattura si stava disfando.
In un angolo, ancora mezza addormentata su una poltrona nera, c’era Eltanin, una bottiglia di vino mezzo vuota in mano e assolutamente alcun ricordo delle ore appena trascorse nella mente.
Oh mio dio. Pensò la ragazza. Cosa diavolo ho fatto? E questa che è?? Si chiese sollevando davanti agli occhi la bottiglia.
Oh MerlinoMorganaCirce. Oh MerlinoMorganaCirce. Ditemi che non l’ho fatto, ditemi che non mi sono ubriacata, ditemi che non è successo di nuovo!
Osservando con sguardo critico e oggettivo la quantità di vino rimasta, e analizzando in modo obbiettivo il livello del suo martellante mal di testa, Eltanin concluse che sì, effettivamente si era ubriacata.
Con un sospiro rassegnato al limite della disperazione diede un’occhiata per la sala, scorgendo i suoi fratelli sparsi qua e là, più o meno sorridenti, più o meno ubriachi fradici. Quello che sapeva per certo, era che lei si era ubriacata, peggio di una spugna.
Almeno, pensò, ho smaltito la sbornia. Si disse, subito prima che una fitta di emicrania da alcool le trafiggesse il cranio. O quasi. Aggiunse.
Pensando di riuscire a farsela passare del tutto, o almeno sperandolo, Eltanin si alzò per dirigersi a passi lenti e cauti verso l’uscita della sala comune, nel buio dei corridoi notturni.
Appoggiandosi alla parete si mosse verso una direzione sconosciuta anche a lei, e girovagò per diverso tempo, svoltando angoli a caso e salendo scale che non aveva mai visto. Quando una delle rampe cominciò a muoversi all’improvviso, Eltanin si accasciò sui gradini, sconfitta dalla sbornia, dalla stanchezza e dall’emicrania. Per consolarsi, una volta che le scale si furono fermate, tracannò un’altra sorsata di vino, incurante della possibilità di peggiorare ulteriormente le sue condizioni.
Mentre ancora se ne stava mezza sdraiata con la schiena appoggiata al corrimano di marmo, soffiando imprecazioni e sbuffando avvilita, udì una voce sibilante venire da poco più su. Le sue orecchie si fecero attente, gli occhi si spalancarono, ed Eltanin fu in piedi in frazione di secondo, per quanto traballante. In qualche modo sconosciuto persino a lei riuscì a risalire la rampa di scale, che continuava ostinatamente a muoversi, facendola barcollare e sbilanciare, e costringendola a fare le capriole più improbabili per salvare quello che restava del vino. In ogni caso, salì i gradini fino ad arrivare al terzo piano, sull’ala est. Qui, seguì quella voce che aveva udito, e alla quale sembrava essersene unita una seconda, femminile.
Cercando di fare del suo meglio per sembrare furtiva, cosa che la fece somigliare terribilmente a Lily quando le faceva da guardia del corpo, si avvicinò il più possibile alla stanza dove dalla quale provenivano le voci.
La sala dei trofei.. pensò. Beh certo, in quel posto ammuffito non ci va mai nessuno.. Se volessi tenere una riunione segreta quale posto migliore? Si chiese, ignorando appositamente il fatto che in quella sala c’erano non solo tutte le coppe vinte dal suo padrino Harry, ma anche diverse targhe in onore di sua madre.
Svicolando qua e là, si avvicinò all’ingresso della stanza, cercando di buttare dentro un occhio, ma quello che vide la gelò sul posto.
Al centro della sala si trovava Mortimer, il più possibile eretto sulla sua persona, il volto pallido una maschera di impenetrabilità. Eltanin conosceva bene quell’espressione, suo padre Draco l’aveva mostrata a lei e ai suoi fratelli una volta e una volta soltanto, raccontando loro del marchio che portava sul braccio e della sue vicende durante la guerra. Quella era la maschera che lui, come molti altri, indossava al cospetto di suo padre o di chiunque gli fosse superiore. Una maschera pensata per non lasciar trapelare alcun tipo di sentimento, alcuna emozione, nessun segno del proprio privato pensiero.
Ed in effetti Mortimer era sovrastato da due figure fatte di oscurità e tenebra che sembravano essere decisamente superiori a lui. Figure che stillavano magia oscura, potere maligno e crudele, Eltanin poteva sentirlo strisciare attorno a lei, sui muri, lungo le finestre, vicino alla sua stessa pelle. Per un attimo ringraziò di essere abbastanza potente da non poter essere nemmeno toccata da quell’oscurità, ma subito si chiese se effettivamente fosse così, se le tenebre non la toccassero perché non era loro possibile o semplicemente perché ancora non avevano forma.
Spaventata, ma più sull’attenti che mai, Eltanin si accucciò all’entrata della stanza, sbirciando furtivamente al suo interno.
Mortimer proiettava, esattamente come nel suo sogno, due ombre differenti, che si attaccavano l’un l’altra con ferocia, ed era avvolto da uno spesso strato di tenebra, simile a quello che egli stesso aveva gettato sotto forma di maledizione contro Caillean e la McGranitt, anche se la cosa non sembrava infastidirlo. Su di lui incombevano due forme dalle sembianze umane completamente plasmate nell’oscurità più nera, lunghi fili d’ombra che emanavano un senso di perversa crudeltà si dipanavano da esse. Una di queste figure aveva sembianze maschili, corpo solido e taurino, e quella che sembrava una folta barba. Sul viso erano perfettamente visibili due occhi rossi come braci, e sopra di essi, ai lati del capo, due lunghe corna si attorcigliavano in modo scomposto. L’altra figura, invece, era chiaramente femminile, alta e sottile, gli occhi altrettanto rossi e spietati ma nascosti da quelli che sembravano lunghi capelli spettinati. Entrambe mostravano un sorriso crudele, che sembrava pronto ad aprirsi e mostrare fauci affilate. Le sagome erano in continuo cambiamento, l’aria intorno a loro che tremolava leggermente, la forma delle loro vesti che ondeggiava in un perenne mutamento, si scioglieva e si disfava per poi tornare a ricomporsi.
Eltanin, davanti a quella vista, dovette trattenere i conati.
Mortimer, al contrario, sembrava saldo e deciso, senza alcuna esitazione nello sguardo, solo quella maschera impassibile che lo nascondeva al mondo.
-Piccola, piccola creatura del mio ventre..- sibilò la figura femminile, sghignazzando –Com’è che ti fai chiamare ora?-
Il ragazzo rispose senza tentennare, senza lasciare che la sua voce tremasse. –Mortimer, madre.-
la figura si strinse all’altra, maschile, ridendo una risata cattiva. –Mortimer! MortimerMortimerMortimer..- ripeté sempre più veloce facendo ondeggiare il capo. Poi si bloccò, infuriata: -Tu non sei mai stato Mortimer! Non lo sarai mai! Non sei un ragazzino qualsiasi, sei Mordred! MORDRED!- gridò rabbiosa per poi distogliere la sua attenzione da lui e rivolgerla all’altra figura, addolcendo il sorriso ed emettendo versi simili a fusa.
L’ombra maschile distolse gli occhi dalla compagna e si rivolse anch’essa al ragazzino, sotto lo sguardo allucinato di Eltanin. –Ricorda sempre chi sei, Mordred, e chi siamo noi..- mormorò, la voce profonda che pareva sorgere dagli abissi infernali. –Non sarai mai come gli altri, capisci? Tu sei il figlio di Morgana le Fay e di Myrddin Wyllt, e non potrai mai somigliare ad alcun essere mortale.- fece una pausa, come a sottolineare l’importanza delle proprie parole –Ed ora, aggiornaci sulla tua ricerca.- ordinò.
A quella richiesta Mortimer, o meglio Mordred, ebbe un attimo di esitazione, che bastò a far infuriare la donna d’ombra e irritare l’uomo.
-Non dirmi che sei ancora al punto di partenza..- sibilò lei –Circe maledetta, lo sai quanto è importante! E non dirmi che non hai fatto progressi nemmeno con i sette..- gli occhi rossi risplendettero di rabbia, accendendosi come una foresta che brucia.
Mortimer si fece sempre più piccolo, sapendo bene che le cose stavano esattamente in quel modo, e non parevano destinate a cambiare.
-E’ come dice tua madre, Mordred?- tuonò Myrddin.
-Sì, signore.- rispose lui, chinando il capo. –Ma dovete capire, la maggiore, quella ragazza bionda, quella.. quella.. quella donna, è molto più potente di quanto credessimo! Più potente di Nimue!-  strillò, in preda al panico.
-E’ mortale, non può essere più potente di lei!- sibilò la donna, inviperita –E noi abbiamo ucciso Nimue, dimentichi? L’abbiamo fatta a pezzi, dissanguata, disintegrata!-
-Non è la stessa cosa..- mormorò Mortimer/Mordred. –Voi non siete qui, non siete umani..-
-Noi non siamo mai stati umani!- si infuriò ancora di più la donna.
-Come desideri, Madre.- rispose Mortimer rassegnato –Fatto sta che io da solo, in questa forma limitata, non posso batterla.-
Gli occhi delle due figure brillarono, ed Eltanin non capì se per la rabbia o il disappunto.
-Allora nutrici, Mordred, nutrici e rendici un po’ di quella sostanza che ti abbiamo ceduto per fare di te quello che sei ora. Restituiscicela e torneremo ciò che eravamo.- tuonò l’uomo.
Riluttante ma obbediente, Mortimer sporse in avanti un braccio, denudandosi il polso, ma le due figure lo afferrarono con i loro tentacoli d’ombra attirandolo nel loro abbraccio. Quello che successe dopo fu confuso, e la ragazza bionda che spiava la scena non lo comprese del tutto. Sul corpo del ragazzino parvero aprirsi numerosi tagli dai quali colava il denso e vischioso fluido nero che aveva già visto in precedenza, e le bocche ghignanti delle due figure si chinarono sui quei tagli come per succhiare via dal corpo di Mortimer quello strano sangue. Lo stringevano tra loro, le labbra che lo ghermivano con ferocia, i tagli dapprima puliti che venivano lacerati, e la linfa vitale del ragazzo che colava lenta fuori dalle ferite, fino a toccare il pavimento.
Man mano che bevevano, le due figure divenivano più solide, nitide, meno sfuocate. Prendevano forma, pur rimanendo fatte d’ombra e tenebra, i volti si delineavano, senza tuttavia assumere un aspetto definitivo.
Eltanin assisteva impotente alla scena, guardava quell’odiato vermicolo di Mortimer venire dissanguato quasi a morte da quelli che sembravano essere i suoi genitori, due creature oscure e potenti, dai nomi terribilmente familiari, che continuavano a rimbombarle in mente. Osservava la famiglia, che non appariva certo come un quadro idilliaco, avventarsi uno sull’altro, rubare potere e sangue nero l’uno dall’altro, ferirsi quasi a morte l’uno con l’altro.
Ed il terrore cominciò a correrle nelle vene, se prima semplicemente le strisciava addosso.
La ragazza sentiva il potere malefico delle creature aumentare ogni secondo di più, lo sentiva diffondersi nella stanza, contaminandola, avvelenando quei simboli di vittoria e corrompendo ogni testimonianza del trionfo del bene sul male.
Non riuscì a muoversi, incapace di pronunciare verbo alcuno, o di formulare anche solo un piccolo incantesimo. Rimase lì, sull’uscio della sala, la bocca spalancata e gli occhi pieni di orrore, accucciata nella speranza di non essere vista. Fissava Mortimer, o Mordred, come l’avevano appena chiamato, dissanguarsi e morire per quella che probabilmente i suoi genitori consideravano una “causa superiore”. E lei sapeva, lo sapevano tutti i giovani del mondo magico, dove quel tipo di cause portavano. Portavano a Voldemort, e a maghi oscuri come lui. Ma quello che lei si trovava davanti era qualcosa di più. Più malefico, più perverso, più.. reale, in qualche modo. Il male davanti a lei non era solamente nella volontà delle due creature, ma nella loro stessa essenza. Eltanin poteva percepirla, e la sentiva nera come la notte più buia, malvagia come il diavolo stesso, e soprattutto, la sentiva diversa da quella di Mortimer, che era crudele, sì, ma per scelta e non per nascita.
Guardò e fissò i tre stretti in quell’abbraccio mortale per un tempo che le parve infinito, e quando finalmente le due creature si staccarono dal ragazzo, lasciando che si accasciasse a terra privo di forze, trasse un lieve sospiro di sollievo. Continuò a fissarli, mentre ridevano e sparivano in una voluta di fumo denso e scuro, più solidi e nitidi di quando erano apparsi.
E quando fu certa della loro scomparsa, si lasciò andare, vomitando tutto ciò che aveva in corpo, insieme alla paura e all’orrore per quello che aveva visto.
 
Mentre si sciacquava la bocca con una sorsata di vino per poi sputare di nuovo, le giunse all’orecchio una flebile risata.
Dall’interno della sala, Mortimer stava ridendo, ancora per terra.
-Oh bionda..- sussurrò, con enorme sgomento di Eltanin, che lo credeva svenuto, se non morto. –Sarai anche potente, ma ora sai cosa devi affrontare..- cercò di sollevare un braccio a coprirsi gli occhi, ma, troppo debole persino per quel gesto, lo lasciò ricadere a terra. –Ahahah- rise leggero –Ora sai, piccola Eltanin, ora sai..- fissava il soffitto, ridendo come un povero folle mentre i tagli si rimarginavano.
La ragazza corse più velocemente possibile al suo capezzale, nella speranza di poter salvare, oltre che il suo corpo anche la sua anima.
-Mortimer! Mortimer!- lo chiamò, prendendogli la testa tra le mani –Non deve essere così per forza.. Non devi restare con loro!- esclamò –La tua anima può cambiare, credimi.. Puoi essere migliore, non devi lasciare che ti facciano questo! Sono i tuoi genitori, ma non ti possiedono..-
Lui la guardò di sbieco per una frazione di secondo, ricominciando poi a ridere. –Non credere, bionda, non credere! Tu pensi di dirmi quattro paroline rassicuranti, mentre sono ferito, e avere la mia lealtà!- sputò un grumo di sangue, tossendo –Credi che io non sappia cosa vuoi veramente da me? Credi che io sia così sciocco da non sapere che ciò che desideri è solamente il mio potere, il potere del figlio di Morgan e Myrddin? Come tutti, anche tu vuoi il mio sangue nero, il sangue che ha permesso la sconfitta e la morte di Nimue, il sangue e il potere che permetteranno la resurrezione del più grande male che il mondo abbia mai conosciuto..- Mortimer continuò a delirare a lungo, confondendo i nomi e i luoghi, facendo accuse e implorando la pace, insinuando che la ragazza volesse attirarlo dalla sua parte per un misero gioco di potere.
Eltanin continuava a tenergli il capo in grembo, accarezzando i suoi capelli sottili, sconsolata. Era triste per quell’anima perduta, ormai completamente corrotta, incapace di aprire gli occhi sulla verità del mondo. Era triste per quello che era convinta sarebbe stato il suo destino, e quindi gli restò accanto mentre guariva, lentamente e dolorosamente, dai tagli e dalle ferite inflittagli dai suoi stessi genitori.
Quando il processo e le parole terminarono, Eltanin si alzò, avendo compreso che per Mortimer, o Mordred che fosse, non c’era speranza di redenzione, ma senza nemmeno avere la forza di annientarlo in quel momento, sofferente a causa della sua stessa madre, e lo abbandonò, senza una parola, sul pavimento della sala dei trofei, nel corridoio del terzo piano del castello di Hogwarts.

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Quando rientrò in sala comune, Eltanin stava trattenendo con difficoltà le lacrime. Non piangeva, ancora, perché sapeva che era urgente radunare i suoi fratelli e i loro amici e cercare di sbrogliare almeno in parte quella matassa di problemi. Ma dentro, non poteva fare a meno di soffrire, di sentire su di sé il fardello dell’anima perduta di Mortimer, il peso del suo proprio potere, il peso della responsabilità e della forza che Mortimer stesso le attribuiva.
Ancora una volta, per quanto sottilmente, le era stato ricordato che i suoi doni avevano uno scopo, e che lei, fondamentalmente, esisteva per perseguire quell’unico obbiettivo, nella lotta contro la magia oscura. Eltanin accettava tutto questo, come sempre, ma ancora di più ne sentiva il peso, ora che comprendeva quanti sacrifici sarebbero stati fatti nel raggiungimento di quest’obbiettivo, da lei, da coloro che amava, e persino dai suoi nemici.
Rifletteva su ciò, mentre con aria grave girava per la sala, svegliando uno per uno i fratelli e gli amici, e azzittendoli con un incanto silencio. Camminando lenta li portò tutti con sé in camera sua, come un biondo e meraviglioso pifferaio magico, sbarrando la porta e apponendovi sopra il maggior numero di protezioni magiche che riuscisse a immaginare.
Il gruppo la guardava sbalordito e un po’ sconvolto, mentre i primi raggi del sole entravano dalla finestra a illuminare il suo volto pallido, e quando sciolse l’incantesimo di silenzio che li avvolgeva, si scatenò il caos. Lily e Fred fecero a gara a chi strillava più forte, cercando di attirare la sua attenzione, Lirael piangeva aggrappandosi a Phoenix, le gemelline urlavano protestando per il trattamento, e più assordante di tutti, James rimaneva in silenzio a fissarla. In un secondo, Eltanin replicò l’incanto silente, sapendo che altrimenti non sarebbe riuscita a parlare.
-Ora che siete disposti ad ascoltare, ho delle cose da dirvi.- iniziò, con un tono che non prometteva nulla di buono –Ho visto una cosa, mentre giravo per i corridoi stanotte. E non è una cosa buona.- fece una pausa, prima di ricominciare e raccontare ogni dettaglio della scena appena vista.
-Ora vi farò delle domande, poi scioglierò l’incantesimo, e voi, con calma, proverete a rispondere. Spero vi sia chiaro che non siamo più alla ricerca di qualcosa di vago e distante, ma stiamo per prepararci a combattere contro un nemico reale e potente, che tutti noi, me compresa, dovremmo temere.- respirò a fondo, e puntò lo sguardo sui Nott e su Lupus e Caillean. –La dama del lago, la prima.. E’ possibile che il suo nome fosse Nimue? Non era mortale, vero? Sulla sua morte, cosa sappiamo? Perché quello che credo è che le tre figure l’abbiano in qualche modo raggirata e uccisa a tradimento, ma non so come. Chi è Myrddin? Morgan le Fay lo sappiamo, ma pensavo fosse morta. E Mordred? Ma soprattutto, cosa vogliono?-
Con un cenno annullò l’incantesimo, e sollevò nuovamente gli occhi a incontrare quelli dei fratelli.
Lorcan e Lysander Nott si scambiarono un’occhiata cupa, e il primo alzò la mano per intervenire: -Non abbiamo trovato molto sulla morte della Dama del Lago nei libri di storia della magia. Solo pochi accenni, e qualche indicazione a proposito di una guerra sanguinosa. Ma se volessimo esplorare altre strade..- cominciò.
-Esploriamole. Esploriamo l’intera giungla, se credete che possa servire.- concordò Eltanin.
-Esplorando altre strade- proseguì Lysander –Si può parlare delle leggende babbane. Nella loro versione, in gran parte errata comunque, si parla di tale Re Artù, salito al trono grazie all’aiuto di Mago Merlino- e qui la maggior parte dei ragazzi sbuffò –E alla spada della Dama del Lago, Excalibur. Artù aveva una sorella, una strega malvagia, dicono, chiamata Morgana, che lo ingannò ed ebbe con lui un figlio di nome Mordred. Alla fine di tutto, Merlino impazzì, Artù fu ucciso in combattimento da Mordred che morì a sua volta, e Morgana venne inghiottita dalla terra stessa per ordine della Dama, unica superstite del massacro.-
Eltanin fissò i gemelli seria, annuendo lenta.
-Potrebbe essere, per alcune cose. Una storia vera storpiata dai babbani, certo, il buon Merlino, principe degli incantatori, Morgan le Fay, strega oscura completamente folle, e la Dama.. Ma Myrddin?-
Lupus scosse la testa, sovrappensiero: -Myrddin è un altro nome per indicare Merlino. Myrddin Wyllt, o Myrddin Emrys. Merlino il pazzo, e Merlino il saggio.- fece una pausa, le mani tra i capelli. –Credo che questo sia un guaio più grosso di quello che credevamo.-
-Se le due figure sono Morgana e Merlino, e il figlio è Mordred, allora c’è qualcosa di sbagliato in quello che si trova sui libri. Almeno nella maggior parte. Ma se ricordate la profezia diceva: “ La madre e il padre, al centro il figlio/ Ombre dietro di loro/ Verità celate/ Mistificate per secoli/ Rese leggende/ Ritorte contro sé stesse”- aggiunse Caillean, citando la profezia pronunciata da lei e da sua sorella.
-Già.- concordò Eltanin. –Ci siamo lasciati distrarre dalle reliquie, ma non erano la sola cosa da trovare. Quindi, visto che non credo vogliate dirlo voi, lo dirò io.- fece una pausa, abbracciando con lo sguardo l’intera stanza e tutti i presenti –Merlino è Myrddin, non è mai stato buono e quello che sappiamo in proposito è una menzogna. Lui e Morgan le Fay erano compagni, e hanno avuto un figlio di nome Mordred che è attualmente ritornato in vita sotto le sembianza di un ragazzino di nome Mortimer, che sta cedendo la propria anima perché i genitori tornino in vita per distruggere noi e il mondo magico intero. La prima Dama del lago, che probabilmente si chiamava Nimue, è stata uccisa da questi tre soggetti in un lontano passato, e ora noi dobbiamo risolvere le cose, dato che il terzetto è tornato, pronto per distruggere ogni cosa.- sospirò nervosa –Ho sbagliato qualcosa?- chiese.
Lysander la fissò negli occhi, un tremolio di paura chiaramente visibile. –I babbani sostenevano che Myrddin fosse per metà demone.- sussurrò, il terrore nella voce.
Eltanin roteò gli occhi. –Perfetto. Così almeno sappiamo cosa diavolo significa quella specie di sangue nero che c’è nelle vene di Mortimer. O Mordred, che dir si voglia. E Morgana?- domandò.
-Su di lei non si hanno notizie in questo senso, si sa solo che era una maga oscura, e terribilmente potente.- le rispose Lorcan.
-Sempre meglio.- la bionda fissò i due Nott con ardore e riprese a parlare: -So che avete fatto le ore piccole, ma sinceramente non mi interessa. Adesso è lunedì mattina, per martedì a pranzo voglio che abbiate raccolto ogni notizia esistente su Myrddin, Morgan le Fay e Mordred, nonché su Nimue e sui modi in cui tutti questi personaggi sono collegati. Non accetto scuse. Saltate le lezioni, portatevi dietro chiunque nel gruppo possa aiutarvi, ma fate quello che vi ho chiesto. Martedì notte dobbiamo incontrare il ragazzo di Corvonero che dovrebbe essere la reliquia e per allora voglio saperne abbastanza. Sono stata chiara?- domandò scrutando i gemellini, che annuirono seri.
-Voglio che vi sia chiara una cosa- aggiunse Eltanin, guardando uno per uno i fratelli e gli amici –Questa non è più una semplice ricerca. Non è nemmeno un gioco. Questa è una guerra. Ricordate come è finita l’ultima, ricordate le morti e il sangue, le vite sprecate e la paura di cui ci hanno raccontato i nostri genitori. Ricordate la storia, e state all’erta, allenatevi, se potete. Non la passeremo senza combattere. Questa è una guerra.- ripeté, prima di voltarsi per uscire dalla stanza.
Mentre usciva, le voci mischiate delle due sorelle Zabini la raggiunsero, ripetendo l’ultima parte della profezia.
-La soluzione giace nell’occhio del Drago.-
-Esso smarrirà sé stesso nel vuoto..-
-Si perderà nel cuore della tempesta ma tornerà, per distruggere e salvare..-
-O resterà, trovando la pace e negandola al mondo.-
Eltanin, che al sentire le voci si era irrigidita sulla porta, lasciò ricadere le spalle, come schiacciata dalla responsabilità che perfino la profezia le dava, poi si allontanò veloce, seguita da Rastaban.

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Quel giorno, il giorno in cui Eltanin scendeva in guerra con il suo esercito di amici e fratelli, era anche il giorno in cui Draco Malfoy sarebbe arrivato a Hogwarts per tenere la sua prima lezione di Difesa contro le arti Oscure.
Dunque, proprio in quel momento glorioso, il padre della ragazza che disseppelliva un’ascia di guerra da un terreno esageratamente antico, saliva con passo baldanzoso i gradini d’ingresso del castello, per poi, dopo aver controllato che nessuno lo vedesse, schizzare via correndo veloce verso l’aula di difesa. Come sempre, infatti, era in un terribile ritardo. La cosa non aveva grande importanza di solito, essendo lui a capo dell’azienda di famiglia, tranne, ovviamente, quando veniva beccato in flagrante ritardo dalla moglie, socia alla pari. Se invece doveva tenere una lezione, il problema era più serio, e così, i lunghi capelli che sventolavano alle sue spalle, correva come un forsennato verso l’aula.
Si perse anche un paio di volte, per la fretta, svoltando un angolo sbagliato prima e prendendo le scale sbagliate poi, che ruotarono vorticosamente su sé stesse scaraventandolo al terzo piano, ala Ovest, dove ancora, dal suo primo anno di scuola, si aggirava un certo cane a tre teste di nome Fuffi.
Insomma, alla fine, ottenuto il passaggio dalle scale per l’ala est del piano, con i pantaloni pietosamente azzannati e scuciti dal tentato e quasi riuscito morso del tenero cagnolino, arrivò davanti all’aula con il fiatone, cercando di riprendersi appoggiato allo stipite del portone. Con sua grande sorpresa, questo si spalancò improvvisamente dall’interno, facendolo cascare a terra di sedere.
-Porca Morgana e Santo Merlino!- esclamò, per poi guardare in su e scoprire il bellissimo e adorato nonché terribilmente irritato viso della maggiore delle sue figlie.
-Sei pregato di evitare di pronunciare certi nomi tanto alla leggera.- disse questa.
-Nin! Per Merlino che bello vederti!- strillò Draco, sbracciandosi.
-Padre.- rispose Eltanin con voce severa ed espressione corrucciata. –Prima cosa, come ho già detto, evita di nominare certi maghi, non sai quello che dici. In secondo luogo.. Cosa diavolo ci fai seduto per terra fuori dalla classe? Sbaglio o dovresti interpretare il ruolo del professore in questi giorni?- chiese, sollevando un sopracciglio curato.
L’uomo si sollevò di scatto, sorridendo come un’ebete, e si lisciò i vestiti. –Ma certo! Io Sono il professore!- disse, con aria saputa –Ora vedrai!- ribadì sbattendo gli occhioni e incamminandosi a passo di marcia verso l’interno dell’aula.
Volgendo gli occhi al cielo, Eltanin agitò la bacchetta puntandola verso i calzoni stracciati del padre eseguendo un incantesimo non verbale per ripararli, poi lo seguì rassegnata.
Quando Draco salì in cattedra, sempre con il suo sorriso da ebete stampato in faccia, l’intera classe cominciò a chiacchierare vivacemente commentando il nuovo insegnante. Le ragazze ridacchiavano nascondendo il viso dietro i libri ed esprimendo il loro parere estremamente positivo sul look e l’aspetto del nuovo professore, mentre i ragazzi sussurravano tra loro a proposito delle grandi imprese che si diceva avesse compiuto (ma quali? Si chiedeva Eltanin) e soprattutto sulla sua opera di conquista della donna più bella ricca e famosa del mondo magico, ossia sua moglie Hermione Granger.
Eltanin sbuffò, ascoltando i suoi compagni, anche se doveva riconoscere che il padre non sembrava invecchiato di un anno, dall’aspetto che aveva nelle foto del matrimonio, e che sua madre era effettivamente meravigliosa, una grande conquista. Stava ancora pensandoci, quando si sentì strattonare per la cravatta da quella simpatica creatura indegnamente chiamata Lily Jean Potter.
-Si?- le sibilò in faccia. Non che ci fosse molto spazio di manovra visto la ragazza l’aveva trascinata fino a tirare il suo viso a due centimetri da quello dell’altra.
-Eltanin! Eltanin! EEEEEEltanin!- esclamò la l’indegna.
-Ripeto: sì?- ribadì lei.
-E’ tuo padre quello! E’ Draco Malfoy!- le strillò nell’orecchio.
-Veramente è Draco Granger Malfoy, e sì, mi pare evidente che è mio padre. Mi lasceresti, ora?- sibilò la bionda.
-Oh certo scusa. Certo che è proprio fico! E guarda, ha i capelli lunghi e biondi, come i tuoi! E..-
-Lily per l’amor di dio piantala. L’hai visto sabato a Hogsmeade, lo vedi ogni estate, pasqua e natale. Direi che vi conoscete!- sbottò, rassettandosi la camicia.
-Ma non così!- ribatté la rossa, esaltata –Non come professore! Ti rendi conto? Tuo padre professore di Difesa! Non è emozionante??-
-Settimana scorsa c’era mia nonna Narcissa.- ribadì Eltanin. –E settimana prossima ci sarà tuo padre.-
-Non è la stessa cosa!- sibilò Lily, avvicinandosi pericolosamente alla bionda. –Lui.. Lui fa un altro effetto, ecco!-
Eltanin stava aprendo la bocca per intimare l’erinni color del fuoco di tacere una volta per tutte, quando sentì il padre schiarirsi la gola per indurre la classe al silenzio. Stranamente, al contrario di quanto accadeva di solito in casa, la cosa funzionò. Ed evidentemente ne fu stupito lo stesso Draco, che si agitò sorridendo ed esclamò: -Ehi Nin! Visto che con loro funziona? Lo sapevo io!!- per poi tornare a farsi serio ed assumere un’aria scrutatrice e indagatoria, un’espressione tipica dei Malfoy che assumeva spesso e volentieri con i suoi dipendenti, per intimidirli e indurli a fare il loro lavoro, e che aveva tentato anche con i figli, senza alcun tipo di successo, dato che si ritrovava sette facce identiche alla sua con la medesima espressione stampata in viso. Con la moglie non aveva nemmeno mai provato, sapendo benissimo che Hermione Granger (ormai) Malfoy non si sarebbe certo lasciata spaventare da una faccia, tantomeno dalla sua.
In compenso, gli studenti sembravano discretamente impressionati, e soprattutto, con grande soddisfazione di Draco, incredibilmente attenti.
-Allora!- cominciò –Io sono.. beh, sono il professore, mi pare ovvio!- disse, beandosi di quel termine. –Sono il professor Draco Granger Malfoy, e in questi giorni vi insegnerò i principi dell’occlumanzia!- concluse felice.
Eltanin, dal suo banco, scuoteva la testa, le mani tra i capelli, mentre Lily continuava a tirarla per la camicia e James, seduto alla sua destra, scrutava prima lei e poi suo padre, con aria preoccupata. Era tanto impegnata a disperarsi, che non si accorse di avere gli occhi grigi di Draco puntati addosso, mentre sorrideva e si apprestava a parlare di nuovo.
-Ma prima di cominciare..- disse l’uomo –Lo sapete tutti quanto voglio bene alla mia bambina, la mia piccola.. beh non tanto piccola ormai.. ma si sa i figli son sempre piccoli per noi genitori! ..Eltanin! E’ un fiore questa ragazza, una pietra preziosa, una gemma! È bellissima, bravissima e io l’adoro, quasi quanto amo sua madre..-
Eltanin si alzò allora improvvisamente e facendo parecchio rumore.
-FILTRI! Papà, per amor di Dio, i Filtri!!- esclamò, rossa in viso.
-Certo tesoro, certo.- rispose lui serafico, mentre gli studenti sghignazzavano. –E siccome oggi sei così carina, assegno 10 punti a Serpeverde. E ne tolgo 10 a Grifondoro, sia perché Potter ti guarda troppo che.. beh, perché mi stanno antipatici! Anche quel rompiscatole di Harry lo era, e mi fregava sempre in difesa!-
Un mormorio si levò dalla classe, chi si lamentava e chi esultava. A sorpresa, ma non troppo, Lily era tra coloro che esultavano, lanciandosi in calde acclamazioni del nuovo professore, con sua somma gioia e diletto.
Eltanin impugnò la bacchetta. –Papà, anzi, professor Granger Malfoy, c’è una tradizione da rispettare. Ti sfido a duello!- esclamò, cercando di porre un freno all’esultanza generale.
-Magnifico, Nin, magnifico!- rispose lui tranquillo. –Cosa ne dici di tentare una sfida fra occlumanti? Così potremo anche dare una dimostrazione ai tuoi compagni!- disse felice.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, acconsentendo, sotto lo sguardo curioso e incoraggiante dei compagni di corso. –Va bene. Quella è la pedana, chi perde la bacchetta, esce dai limiti segnati, o segnala la resa, ha perso.-
-Perfetto, figlia mia, perfetto!- rispose Draco, avviandosi allegro verso la pedana per i duelli.
-E ricordai i filtri, per l’inferno!- lo sgridò la ragazza.
Un minuto dopo, padre e figlia erano in piedi uno davanti l’altra, bacchette tese e in guardia, occhi chiusi per favorire la concentrazione, cercando di penetrare nella mente dell’avversario.
Draco era un Legilimens naturale, con capacità molto sviluppate in quel campo, ma Eltanin aveva imparato presto a controllare i suoi pensieri, e con essi la sua anima, per non perdere mai il controllo della sua magia. Quindi, la sfida non aveva un esito così certo, e le mani che impugnavano le bacchette tremavano per lo sforzo, mentre i contendenti digrignavano i denti e cercavano una falla nella mente dell’altro. Eltanin, che non aveva ricevuto solamente gli insegnamenti del padre, ma anche quelli dei vari parenti compresa la madre e la nonna, ricordò una lezione tenuta dalle due donne qualche tempo prima. Hermione insisteva con lei sul fatto che se si fosse mai voluta insinuare a forza nella mente di un qualsiasi essere umano, avrebbe dovuto cercarne i punti deboli, i pensieri e i ricordi più piacevoli e per questo più facili da aggirare. Con suo padre, senza nemmeno bisogno di cercarli, Eltanin sapeva che quei ricordi erano quelli che riguardavano sua madre, soprattutto i primi tempi, le prime volte che la vide dopo la fine della scuola. Le bastò scandagliare ai limiti della mente di Draco per trovare il primo, la visione di Hermione per la prima volta con i capelli scompigliati, vestita con dei jeans strappati e una maglia dei Guns and roses. Amò quel pensiero, come lo amava Draco, e poi lo aggirò veloce, per entrare nel profondo della sua mente, e sconvolgerla, portando in superficie i suoi ricordi peggiori, anche se solo per quel breve attimo che fu sufficiente a fargli lasciare la presa sulla bacchetta. Intanto la ragazza manteneva una presa ferrea sui suoi pensieri, circondando la sua mente di potente acciaio magico, impenetrabile a qualsiasi attacco, inviolabile a qualsiasi incantesimo. Quando la bacchetta del padre rotolò a terra, i due aprirono gli occhi, sorridendo, e l’uomo si inchinò con garbo alla figlia, riconoscendo la sconfitta.
-I miei complimenti Nin. Davvero un’ottima giocata.- disse sorridendo. –Come sempre, non lasci nemmeno uno spiraglio e in compenso sai insinuarti terribilmente bene. E quel ricordo.. Ah tua madre così vestita mi faceva morire d’amore! Sai ogni tanto ancora la indossa quella maglia, ma solo quella per..-
-Filtri, papà filtri!- strillò Eltanin, prima di essere costretta ad ascoltare cose che mai avrebbe voluto sentire.
-Sì, sì, hai ragione.. Bene ragazzi, avete visto due occlumanti esperti all’opera. Che conclusioni ne traete? Chiese alla classe.
Gli studenti si guardarono confusi, in realtà l’unica cosa che avevano visto erano due persone praticamente identiche, fronteggiarsi ad occhi chiusi con la bacchetta tesa, fino a che all’uomo non era caduta di mano.
-Proprio nessuna Prof! Non c’abbiamo capito un accidente!- strillò infatti Lily.
-Dieci punti per la sincerità, Potter femmina. Tu si che mi piaci, mica tuo padre.- rise Draco, mentre Eltanin tornava al suo posto. –Ecco, quello che abbiamo fatto, è stato un esempio di tentata legimanzia, respinta da potente occlumanzia. Con legimanzia intendiamo l’utilizzo dell’incanto Legilimens atto a forzare la mente dell’avversario, o del nemico, per conoscerne le intenzioni o irretirlo con falsi pensieri. Ovviamente, è un incanto semplice da usare sulle menti più deboli, mentre quelle più forti, come quelle della mia adorata figlia- continuò, sporgendosi sulla cattedra e ammiccando verso la figlia in questione –Resisteranno, e saranno difficili da spezzare. L’occlumanzia è ,al contrario, quell’arte, perfettamente padroneggiata dalla mia fantastica..- e venne interrotto dalla peggiore delle occhiate assassine di Eltanin –Dicevo.. l’occlumanzia è quell’arte complessa, nonché poco nota che consiste nello svuotare la mente, e creare una barriera che impedisca ad altri di penetrarvi.- Draco si guardò intorno, formando le coppie per l’esercitazione. –Ora faremo un po’ di pratica. Divisi in due vi eserciterete a entrare nella mente dei vostri compagni, e viceversa, a difendervi da questa intrusione. L’incantesimo per penetrare i pensieri è “legilimens” mentre per proteggervi non esiste alcun incanto, dovete solo vuotare la mente, renderla una tabula rasa, rilassandovi e proteggendovi al contempo.- si guardò intorno, cercando di capire se era tutto chiaro. –Avete capito? Se il vostro avversario si fa troppo invadente, usate un sortilegio scudo, confido che ne siate in grado. Per ora useremo incantesimi verbali, la prossima volta proveremo quelli non verbali. Eltanin, tu in coppia con me.-
Sollevata, Eltanin si avvicinò al padre, e prima di proseguire la lezione gli mormorò sottovoce: -Domani a pranzo ci troviamo tutti al meleto. Devi venire anche tu, manderò un patronus a prenderti.-
Lui annuì serio e la lezione pratica ebbe inizio.

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Se Eltanin ebbe il suo bel daffare a trattare con il padre durante le lunghissime due ore di Difesa, in biblioteca la squadra composta dai Nott non era meno impegnata.
Lorcan e Lysander avevano reclutato Lupus e Orion, Caillean e Galen, Brian e Molly, oltre alle gemelline come scorta di sicurezza. In totale formavano una squadra agguerrita e numerosa, pronta a confrontarsi con ogni sorta di scaffale e di libro, anche il più pesante e polveroso. E, in effetti, era proprio con quelli che avevano a che fare.
Avevano dovuto stregare Madama Pince, che stava per dichiarare l’allerta nazionale alla vista della prima decina di libri nelle loro mani, dopodiché avevano bloccato l’accesso alla biblioteca stessa, per avere campo libero.
Si erano addentrati nella sezione proibita, sugli scaffali più alti, recuperando i tomi più nascosti. Avevano disfatto la precisa ed accurata catalogazione della bibliotecaria, mormorando una preghierina di scuse e promettendo di rimettere tutto a posto, per liberare i volumi occultati dietro altri libri, o in strani scomparti più o meno segreti. Una volta scoperta l’esistenza di questi ultimi, Brian inviò la piccola Molly a chiamare Fred e Roxy, fiducioso che i due, esploratori incalliti, avrebbero saputo trovare qualsiasi altro nascondiglio.
In effetti, con il loro arrivo vennero alla luce diversi testi che nessuno aveva osato pensare di trovare, e i due Nott, assieme a Caillean e Lupus si dedicarono alla lettura intensiva.
 
Era già calata la notte e la luna risplendeva tonda e piena nel cielo, quando Lorcan e Lysander strillarono all’unisono –Trovato!- con voce emozionata e bagliori commossi negli occhi. Mostrarono un’opera ciascuno, piene delle informazioni che cercavano, e subito dopo si immersero nello studio approfondito dei due libri, bisbigliando tra loro, di quando in quando.
Sospirando, la forza lavoro che si occupava dello spostamento pesi e volumi, si rassegnò a rimettere tutto a posto, tranne i due preziosissimi testi appena scovati, e ad impiegarci la notte intera, se fosse stato necessario.
 
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Eltanin, per una volta almeno, si era goduta un sonno senza sogni, visioni o profezie, in una camera stranamente vuota rispetto al solito e in un letto a sua totale disposizione, visto che aveva cacciato, se non dalla stanza almeno dalle coperte, tutte le ragazze.
Al suo risveglio, avvenuto senza piedi in faccia né rumori terribilmente simili al grugnito di un maiale, la ragazza si ritrovò a sorridere, felice per quella breve pausa che le era stata concessa. Poi ricordò gli avvenimenti della notte precedente, il motivo per cui erano così pochi in stanza, e cosa la aspettava a pranzo, e il suo sorriso si spense di botto.
E rimase spento per l’intera mattinata, colazione e lezioni comprese.
Rimase spento fino a pranzo, e continuò a esserlo, quando mando il suo patronus al padre perché lo conducesse al meleto.
Restò spento anche quando questi arrivò, e quando arrivarono i suoi fratelli, gli Zabini, i Weasley e i Nott, che imbracciavano due pesanti libri dall’aria antica.
Non si riaccese nemmeno mentre i gemelli raccontavano al padre gli ultimi avvenimenti, i nomi scoperti e le novità.
Il sorriso di Eltanin rimase schiacciato dalla consapevolezza sempre più forte e pesante delle responsabilità che tutto ciò comportava per lei.
Infine, quando Draco fu aggiornato e il pranzo procurato dalla gentile Winky spazzato via degli affamati, Eltanin prese le redini della conversazione, rivolgendosi ai piccoli Nott.
-Allora, vedo due volumi piuttosto interessanti, ditemi che avete trovato qualcosa.- disse.
-Oh sì.- rispose Lysander, gli occhi che brillavano.
-Abbiamo trovato tutto.- terminò Lorcan, con un sorriso abbagliante.
Per un secondo, gli occhi di Eltanin si accesero di speranza, brillando nell’illusione di non essere proprio lei la salvatrice e la disfatta del mondo magico.
-Parlate.- ordinò autoritaria.
-Questi libri erano i più nascosti della biblioteca, Eltanin. Abbiamo addirittura smontato dei muri per trovarli. In quel posto ci sono più scomparti segreti che in tutto il castello, davvero! Ci hanno aiutato Fred e Roxy a cercarli, altrimenti da soli non ce l’avremmo mai fatta.- disse Lorcan.
-Ho capito, ho capito. Allora, i libri?- chiese secca.
-I libri sono il primo e il secondo volume della vera storia della Dama del Lago, di Merlino, Morgana e Mordred. Nel primo l’autore, che rimane anonimo, si concentra sulla Dama, dilungandosi sui suoi poteri, sulla sua azione benefica, sul suo aspetto e i suoi doveri. Parla di maghi e babbani che l’hanno incontrata, e dei nomi che le hanno dato e con cui è conosciuta.  C’è la descrizione delle specie magiche che lei stessa ha creato, donando al mondo parti della sua infinita magia. Magia pura, per intenderci, e si parla di specie come le fate, gli unicorni, le fenici.. I draghi neri. Credo che questo tu debba leggerlo, per saperne qualcosa di più, ma giusto per darti un’idea, la risposta alla domanda che vuoi farmi è sì, la Dama del Lago originale si chiamava Nimue. C’è anche l’elenco completo di tutti spiriti che successivamente hanno ricoperto questo ruolo, compresa Boudicca, acquisendone i poteri. La cosa importante da sapere è che Nimue aveva poteri sconfinati, e nessun limite di territorio, ogni terra, mare o lago era sotto la sua protezione, e così i suoi abitanti. Le Dame successive invece, possedendo solo una parte del potere originario, sono state legate alla terra per cui hanno sacrificato sé stesse, potendo intervenire solo in certi luoghi consacrati, oltre che nei loro territori. La loro benedizione è comunque qualcosa di molto importante, e potente, e non viene concessa con leggerezza. Voi sette fratelli siete un’eccezione, qualcosa che non si vedeva dai tempi di Nimue, e che probabilmente è stato fatto con uno scopo ben preciso.- disse Lysander, guardandola negli occhi.
-Com’è morta?- chiese Eltanin, mentre ogni parola pronunciata dal ragazzo si abbatteva sulla sua consapevolezza come un masso.
-Nimue? È stata uccisa. L’autore riporta tutte le versioni che sono state date, ma indica come veritiera quella del suo assassinio da parte di Myrddin e Morgan le Fay, oltre che del loro figlio Mordred. Qui si passa al secondo volume, ma comunque chi scrive mantiene una certa continuità, inaugurandolo con la morte di Nimue. Dice che questa, pur contenendo in sé tutta quella magia e tutto quel potere, non si sentiva completa, e a un certo punto cominciò a cercare ciò che le mancava. Quando scoprì che era l’amore a mancarle, Morgan e Myrddin spinsero il figlio nutrito di tenebre a sedurre la Dama, e quando lei fu distratta.. su questo punto non è molto chiaro, parla solo di distrazione e tradimento, ma non scende nei dettagli. Però dice che un attimo prima di spirare, Nimue formulò l’incantesimo per cedere i propri poteri ad uno spirito protettore, e da questo a un altro, in un continuo succedersi di Dame fino a..- Lysander si interruppe.
-Fino a?- lo incoraggiò la bionda.
-Fino alla centesima, l’ultima alla quale si sarebbero trasmessi.- terminò, deglutendo rumorosamente.
-E qual è il problema? Perché mi pare che un problema sia evidente.- si irritò Eltanin.
-Il problema è che Boudicca è la centesima, secondo l’elenco.- disse Lorcan.
-Ah.- Eltanin si scurì in volto, preoccupata. Questo non era un bel segnale. –E del terzetto malefico cosa potete dirmi, invece?- chiese però, evitando di preoccupare gli altri.
-Possiamo confermare le teorie per cui Merlino era un mezzo demone, d’altronde tu non hai forse visto delle corna quando li spiavi?- domandò Lorcan.
-Sì, e occhi rossi, ardenti come braci. Ma anche morgana li aveva.- rispose la ragazza.
-Ecco. Se Myrddin era nato da una donna mortale e da un demone di rango superiore, prima di unirsi a Morgan le Fay le fece bere un po’ del suo sangue, contaminandola e segnando anch’essa come semidemone, seppur di rango inferiore. L’autore ipotizza che sia stato proprio questo a farla impazzire e diventare così crudele. Il figlio, Mordred, è demone per tre quarti, anche se meno potente del padre, il suo sangue nero lo dimostra, ma in compenso possiede un’anima umana. In ogni caso, i tre girarono il mondo per secoli, spadroneggiando su questo e su quel regno, magico o meno, finché non si accorsero che nel mondo esisteva un essere magico più potente di tutti loro tre messi insieme, e qui si arriva alla morte di Nimue. Dopodiché, l’unica cosa che l’autore aggiunge è che dopo la morte della Dama l’intero mondo magico si unì per dare loro la caccia, stanarli e ucciderli. Evidentemente però, il sangue demoniaco era abbastanza forte da dare loro la possibilità di risorgere, un giorno, e qualcosa mi dice che ha a che fare con la fine delle cento Dame. Nel volume non si spiega come e perché i tre sarebbero ritornati, dice solamente che le reliquie avrebbero avuto un ruolo fondamentale.-
Il silenzio calò nel meleto mentre i gemelli Nott consegnavano a Eltanin i pesanti volumi, e nessuno, nemmeno Lily, osò aprire bocca.
La maggiore dei Granger Malfoy era ghiacciata, terrorizzata dalle nuove rivelazioni e spaventata dal futuro che si prospettava davanti a tutti loro. Mentre prendeva in consegna i libri, sotto lo sguardo attento del padre, le sembrava di fare molto di più, qualcosa di molto simile al pronunciare un giuramento di fedeltà a una causa, per la precisione quella della salvaguardia del mondo magico, e al contempo accettare quello di lealtà di tutti coloro che la circondavano, e che sembravano prometterle il loro sostegno imperituro.
Ancora una volta in pochi giorni, trattenne le lacrime, evitando lo sguardo pesante di James, schiacciata da una responsabilità terribile.
Con i libri sotto braccio e Rastaban accanto, si allontanò dal meleto e da quegli occhi che continuavano a ricordarle all’infinito chi lei fosse e quali fossero i suoi doveri.

 
 *********************************************
 
 
Eltanin trascorse il pomeriggio in volo con Rastaban, riflettendo, pensando, in realtà cercando di svuotare del tutto la mente, liberandola da tutte le idee che le risuonavano in testa.
Sentiva che i suoi fratelli, il suo Clan, ma anche la famiglia Weasley, i fratelli Zabini e i gemelli Nott, si aspettavano da lei qualcosa di importante, una decisione, in un senso o nell’altro. Possibilmente nel senso in cui lei sceglieva di salvarli tutti. Le sembrava che loro la guardassero con ansia, rovesciandole addosso tutto il carico di incertezze che loro stessi provavano, e sperando che fosse lei a risolvere i loro problemi, rispondere alle loro domande, chiarire i loro dubbi.
Ma dentro di sé, Eltanin non aveva soluzioni, né risposte, né tantomeno certezze.
Occhi grigi e severi, tanto simili ai suoi, quello stesso pomeriggio l’avevano scrutata in attesa di ordini, di disposizioni su come muoversi, di una pianificazione chiara e precisa. Ma la verità, era che Eltanin non sapeva più da che parte voltarsi. Era stato quasi semplice arrivare fino a quel punto, cercare, scoprire, informarsi. Alla fine, erano solo nomi da trovare, e storie, come tante altre. Ma ora, che la battaglia si faceva imminente, la ragazza non sapeva nemmeno più se voleva combatterla.
Come poter scegliere fra sé stessi e il mondo? Siamo pur sempre esseri umani, la nostra essenza plasmata nell’egoismo e nell’autoconservazione, non nello spirito di sacrificio..
Pensava Eltanin, i capelli sollevati dal vento, le cosce strette sul dorso del drago, le braccia aperte ad accogliere il vento.
Come possono chiedermi una cosa simile? Si aspettano troppo da me, alla fine, sono solo una ragazza di diciassette anni, il mio potere non mi rende speciale quanto loro vorrebbero..
Continuava a ripetersi, incapace di accettare la sua essenza di leader.
E James.. ed io e James, e quello che potevamo essere e avere e non mi permetteranno mai di conoscere, quel sentimento che non ha nemmeno fatto in tempo a fiorire, prima di essere schiacciato ed ammazzato dalla realtà di ciò che sono.. Mentre Phoenix si avvicina a Lirael, impara ad amarla, la tiene stretta, mentre Lupus afferra la mano di Caillean e Galen cerca gli occhi di Dominique, io rimango in un angolo, chiedendomi perché devo fermarmi, perché sia questo il destino che mi hanno assegnato..
Eltanin non resistette a lungo, e spinse il drago ancora più in alto, sollevandosi sulle gambe per sentire l’aria sul viso. Cavalcando Rastaban, in alto nel cielo, solcando i venti, cercava di lasciarsi indietro questi pensieri opprimenti, e per una volta sentirsi realmente libera, sciolta da catene mentali e fisiche, senza obblighi e doveri, responsabilità e impegni.
Volando, con il suo compagno di una vita, cercava di lasciarsi andare, pur sapendo che presto, fin troppo presto, sarebbe dovuta tornare con i piedi per terra.

 *****
 
Poco prima delle dieci di sera, nella stanza della caposcuola Serpeverde, il Clan attorniato dal fedele gruppo di amici dai capelli più o meno rossi, aspettava, paziente per quanto possibile, il rientro della sorella maggiore.
L’avevano vista fuggire con i libri sotto braccio e la decisione più importante del mondo da prendere.
Lei non l’aveva detto, loro non l’avevano chiesto, ma tutti sapevano che Eltanin avrebbe dovuto scegliere, avrebbe dovuto capire se mettersi al comando di quell’esercito disposto a combattere per lei e per il mondo magico, o lasciarsi andare e lasciare andare anche tutti loro, preda del fato crudele.
Quella sera, la bionda avrebbe scelto, e loro erano in attesa di lei e delle sue decisioni.

 
Quando la porta della stanza si aprì, rivelando una figura pallida e sottile, i sei fratelli sospirarono di sollievo. Qualsiasi cosa fosse accaduta, Eltanin non li aveva ancora abbandonati, e se non aveva deciso, almeno non li aveva lasciati soli.
Senza nemmeno sollevare gli occhi, dopo aver posato i libri sul comodino accanto al letto, la bionda parlò: -Andiamo, è ora.- disse semplicemente, prima di uscire nuovamente dalla stanza muovendosi nei corridoi bui con la sicurezza di un comandante, diretta all’ufficio della preside.
Come se fosse una processione, Eltanin guidò i fratelli e gli amici fin sopra le scale, dentro lo studio, arrestandosi davanti all’apparizione del giovane Corvonero che aveva incontrato al party di Lumacorno.
Il ragazzo che portava in sé la prima reliquia.
Il ragazzo che era la reliquia.
Il ragazzo che avrebbe cessato di esistere per permetterle di ottenere quella dannata reliquia.
Il ragazzo che avrebbe sacrificato ogni cosa, persino la sua stessa essenza per donarle la reliquia, e con essa una possibilità di salvare il mondo.
E quel ragazzo, era proprio di fronte a lei, giovane, i capelli castani e un sorriso dolce e sereno, come se tutto questo non fosse che un rituale di passaggio, per lui.
-Buongiorno Eltanin.- disse tranquillo.
-Buongiorno.. scusa non so come ti chiami..- rispose lei, esitando.
-Il mio nome non ha importanza, e in verità non ne ho mai posseduto uno vero, se non quello che mi diede Nimue all’inizio dei giorni, e che solo lei conosceva.- sorrise di nuovo, voltandosi a guardare il cielo scuro fuori dalla finestra. –Lei conosceva i nomi di tutte le cose, di tutti gli uomini.- continuò, la voce improvvisamente malinconica.
-Non devi farlo, se non vuoi.- disse di getto Eltanin, sconcertando tutti, Corvonero compreso.
Questi sorrise ancor di più, e rispose –Cosa non devo fare Eltanin?-
Lei esitò –Sacrificare te stesso per noi.. faremo in un altro modo, troveremo un'altra maniera.. Tu hai il diritto di vivere la tua vita, sei solo un bambino!- esclamò, disperata.
Lui la guardò con occhi dolci, prendendole una mano tra le sue. –Giovane Eltanin, è davvero di me che parli? O di te stessa? È per il mio sacrificio che temi, o per il tuo? Io so che tu sei realmente preoccupata per me, ma mi chiedo quanto tu effettivamente desideri il compito che ti devo affidare assieme alla mia essenza.-
La giovane Granger Malfoy voltò il capo, nascondendo gli occhi dietro ai capelli biondi.
-Parla Eltanin. È l’ultima occasione per te per dire ciò pensi realmente.-
La voce della ragazza si fece un sussurro leggero:  -Se dicessi ciò che penso realmente dovrei rifiutare sia la reliquia che l’impegno che comporta.- si fermò, lasciando che sia il giovane e sia i suoi compagni comprendessero a pieno il significato delle sue parole. –Ma per diritto di nascita, o per dovere, non saprei dirlo ormai, sono cosciente di non potermi sottrarre a ciò. O almeno, so che se mi rifiutassi, l’intero mondo magico potrebbe perire insieme alla mia scelta assurda ed egoistica.- i suoi occhi grigi tornarono a fissare il ragazzino davanti a lei. –Quindi tacerò, questa volta, e accetterò ciò che puoi darmi.-
Eltanin aveva preso una decisione, e per quanto il suo io ne soffrisse, per quanto la parte di lei che desiderava la libertà chiedesse di essere sciolta dalle catene e il suo cuore ne venisse tormentato, non avrebbe cambiato idea.
Si era condannata da sola a una vita di responsabilità e doveri, si era sottomessa al ruolo che il destino le aveva affidato ed era pronta ad accettarne le conseguenze, pronta a prendere le redini di quell’incarico e renderlo grande, anche a costo di sé stessa.
-Se questo ti rende più facile sopportare il tuo sacrificio, sappi che da parte mia non ve n’è alcuno. Io non devo essere ucciso, o morire in alcun modo. Non sono un uomo, ne ho solo la forma, ed è in virtù di essa che mangio, dormo e rinasco, compio i cicli vitali che la mia attuale forma richiede, ma in realtà io sono l’essenza stessa dell’Athame, della prima reliquia. Nel momento in cui tu formalmente accetterai di prendermi in consegna, io tornerò semplicemente ad avere la mia forma primordiale, quella che mi donò Nimue. Diventerò il pugnale atavico, e al tuo tocco tornerò ad essere la luce e il calore con cui sono stato creato, ti entrerò dentro, diverrò parte del tuo cuore. Hai paura?- le chiese guardandola con occhi pieni di compassione.
-Sì.- rispose lei, onesta.
-Non devi, ma forse è meglio così. Ricorda, quello che ti ho detto e che ti dirò vale per me come per gli altri portatori di reliquie e non temere, anche loro verranno da te presto.-
Eltanin sospirò, sempre più in ansia.
-Ripeti con me, Eltanin. Io, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, figlia di Hermione Jean Granger e di Draco Lucius Malfoy, presto il mio cuore e il mio potere al servizio del mondo, per proteggere questa terra e i suoi abitanti, e accetto dalle mani Nimue l’Athame, la reliquia prima.-
-Ma.. ma questo non è il giuramento che lega gli spiriti protettori ai poteri della Dama del Lago?- chiese confusa.
-No, è simile, perché entrambi danno accesso a un grande potere, e implicano grandi responsabilità. Ora ripeti, se è quello che vuoi.-
Con voce alta e chiara, afferrando le mani protese del giovane, Eltanin pronunciò il giuramento.
In quei pochi secondi che impiegò a ripetere le esatte parole della promessa, il giovane Corvonero cominciò a risplendere di un bagliore caldo e accogliente, perdendo la forma umana in favore di quella più antica dell’Athame. Nel silenzio che avvolgeva la voce di Eltanin, risuonava una strana melodia, soprannaturale e meravigliosa, e la luce che avvolgeva la reliquia, assieme alla reliquia stessa, entrarono nel petto della ragazza, che trattenne il respiro con un ansito, protendendosi in avanti.
La bionda sentì le mani e il corpo bruciare, il petto sembrava andarle a fuoco e dentro di sé avvertì il peso e il calore della reliquia, il familiare senso di responsabilità e il fardello che veniva con esso.
 
 
Sotto gli occhi stupefatti e increduli del gruppo dietro di lei, trattenendo a stento le lacrime, Eltanin corse verso il vuoto che si era formato davanti a lei alla scomparsa del giovane Corvonero, sfondò la finestra con un urlo e si lasciò precipitare nel vuoto, per atterrare sul dorso di Rastaban, che portò lei e il suo pianto nascosto lontano dagli occhi e dalla portata di chiunque.
Rastaban volò attraverso i cieli della Britannia, dalla scozia al Norfolk, fino all’isola di Lif, portando con sé Eltanin e le sue urla di disperazione, le sue lacrime che spingevano per uscire e il suo dolore, la sua magia pura e la sua tempesta che si rigettava fuori dal suo corpo.
Quando il drago atterrò sulla spiaggia, Eltanin si precipitò giù, facendo evanescere i propri vestiti, rimanendo nuda e vulnerabile di fronte alla sua propria sofferenza. Le lacrime scorsero, i singhiozzi furono molti, le urla non si fermarono.
Dal corpo pallido della ragazza uscivano fulmini rosso sangue, esternazione del suo dolore, il vento la avvolgeva con vortici violenti e la pioggia le tormentava piacevolmente la pelle.
Eltanin corse, attraversando l’isola sui piedi nudi, gettando fuori di sé la sua rabbia e la sua angoscia, distruggendo ciò che le intralciava la strada, scavalcando con furia gli ostacoli sul suo percorso.
In riva al mare, squassata dai singhiozzi, alla fine gridò.
-Perché! Perchèèè! Io non lo desideravo, non lo volevo!- pianse  -Perché a me tutto questo potere, perché a me questa responsabilità! Perché! Rispondete, qualcuno, qualcuno mi risponda.. Qualcuno..- mormorò infine, crollando in ginocchio, la testa tra le mani, le lacrime che scorrevano.
Attorno a lei fulmini e vento, nubi e pioggia, la furia degli elementi che la proteggeva dal suo stesso dolore.
 
Non seppe dire quanto tempo passò tra le urla e le domande senza risposta, inginocchiata sulla spiaggia, i lampi che scoccavano. Ma quando finalmente sollevò il capo aprendo gli occhi, davanti a lei c’era Boudicca, sorridente e altera.
 
Sono fiera di te figlia mia.
Ancora una volta, mi rendi orgogliosa di come sei cresciuta, delle scelte che compi.
Ancora una volta, ti scopro migliore dell’ultima volta che ti ho incontrata.
Ancora una volta, sono felice di essere la tua mentore.

 
-Perché a me, Boudicca? Puoi dirmelo?- chiese Eltanin, disperata.
 
Non c’è risposta a questa domanda, solo un infinito amore e una enorme compassione.
Sappi solo che non c’è solo questo ad attenderti, non c’è solo dolore, ma c’è l’altra metà di te, che ti aspetta.
Non ora forse, ma ci sarà. Posso vederlo.

 
Eltanin sollevò lo sguardo triste sullo spirito, e mormorò: -Lo credi davvero? È reale?-
Quando la vide annuire, un sorriso sincero sul viso, si rilassò, e si rialzò per tornare ad Hogwarts.
Poi si fermò improvvisamente, voltandosi di scatto: -Come sta Minerva?- chiese.
 
Migliora.
Sente e capisce, e oggi ha ascoltato il tuo dolore e la tua decisione.
Questo la aiuta, le facilità la ricerca di sé stessa, tanto quanto il fatto che tu abbia portato vicino a lei la reliquia.

 
-Bene- sospirò Eltanin, risalendo in groppa a Rastaban. –Ora devo andare.- disse, mentre il drago si sollevava nel cielo, portandola di nuovo verso i suoi doveri.

 *****************
 
Mentre volava indietro, verso la scuola, Eltanin rifletteva sugli ultimi avvenimenti e su quello che sentiva dentro.
Non sapeva dove la ricerca delle reliquie e il confronto con Myrddin, Morgana e Mordred l’avrebbero portata. Sapeva dove si trovava, sapeva quali erano i suoi sentimenti (circa) in quel momento. E sapeva di non volersene perderne nemmeno un frammento.
Atterrata davanti a Hogwarts, non perse tempo, e dopo essersi avvolta in uno stendardo strappato alla sala comune, si smaterializzò nella camera dei ragazzi, il volto rigato di lacrime e il corpo pallido che crepitava di fulmini azzurri coperto a malapena dal tessuto. Con la voce spezzata e i capelli scompigliati, svegliò James, che sbattè gli occhi più volte, incredulo.
Prendendolo per mano, smaterializzò sé stessa e il ragazzo in una camera vuota nella torre nord, disabitata da tempo.
-James- sussurrò, lasciando cadere a terra lo stendardo. –James ho bisogno di te.-.

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Mio personale angoletto:
giù i forconi, ho postato!
In ritardo, lo ammetto, ma solo un giorno! Chiedo venia! Cos’è quella falce?? Mettetela subito giù!! Piano con i Nimicidi, non fanno bene alla salute..
In questo capitolo quante novità, eh! È venuta fuori un sacco di roba che scotta, che ne dite?
Approvate? Se non approvate.. beh ormai l’ho scritto.
So che morivate dalla voglia di vedere Draco insegnante, et voilà! Magari la prossima volta lo faccio esibire in classe di Orion, o dei gemelli, che dite?
Strano ma vero, l’indegna figlia di Harry Potter non ha fatto troppo caos in questo capitolo, ma per una volta va bene così.
Spero non averlo fatto troppo pesante, o troppo spezzato.. volevo concentrarmi su Eltanin e sul suo personale contrasto interno:  piaceri o doveri? Spero di esserci riuscita, almeno un po’!
Commentate e fatemi sapere che ne pensate..
Ringraziamenti:
molte grazie a ladyathena, justSay, LadySaphira, Rospetta89, eLi__xD, lysdance1 e the_rest_of_me, per le recensioni, sono tutte fantastiche e piene di complimenti e consigli, grazie!!
Grazie ai 68 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, non ve ne pentirete!
Grazie agli23 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy, mimi84 e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 15 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo e vi inondo di baci
Nimi

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Capitolo 11
*** Un unico, casto bacio ***


Gentili signori e signore, sappiate che sono una donna davvero, davvero sfigata.
Al momento ho (senza motivo apparente) un paresi facciale, e quindi, sbavo da un sorriso da pirata. Poiché lo sbavare rende la tastiera del computer parecchio scivolosa e l’occhio ballerino mi rende la visuale del monitor parecchio complessa, questo sarà un mini capitolo, giusto per non farvi stare troppo sull’attenti dato come vi avevo lasciato l’ultima volta.. Si lo so che sono malefica.
Un paginetta per soddisfare qualche curiosità, ma riprenderò a pieno ritmo as soon as possible, promesso!
A proposito, poiché io sono paralizzata, letteralmente, in questo capitolo anche Eltanin sarà paralizzata, metaforicamente. Altrimenti non vale, e mi sento sola!
Nimi (fine premessa lunga e barbosa)

 
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Parla Eltanin:
 
Merda.
Che cosa ho fatto?
Merda.

 
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Eltanin era paralizzata.
Rimaneva in piedi, nuda nella sua grandiosità, davanti a uno stupefatto James, riflettendo in silenzio sull’enormità delle parole appena pronunciate. “James.. James ho bisogno di te”. Aveva davvero detto questo?
Un momento. Si disse. Cos’è che ho appena detto? O meglio, perché l’ho appena detto? E sono nuda, Madre de Dios! O mio dio, cosa sto facendo? E perché voglio farlo così intensamente?
Analizzando la situazione con cura e quasi con calma, il petto che correva veloce su e giù a causa del suo ansimare, Eltanin cercava di trovare almeno una risposta a una delle innumerevoli domande che le saltavano in testa.
Una parte di lei, per quanto non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, comprendeva e approvava in pieno ogni sua azione e ogni sua parola, e desiderava replicarle, rinforzarle e amarle sempre più. Ma la parte di lei che aveva la maggioranza di voti nel parlamento del suo cervello aveva messo un enorme divieto di accesso, sia alle parole che alle azioni.
Cervello e cuore avevano imbracciato le armi, e, revolver alla mano, si stavano sfidando a un duello all’ultimo sangue.
Scesa dal dorso di Rastaban si era sentita sicura di sé e di quello che intendeva fare, ma ora.. ora si chiedeva come avesse anche solo potuto pensarlo. Si mordicchiava il labbro nervosa, ripensando a quando si era materializzata nella camera dei ragazzi, praticamente nuda, aveva afferrato James e si era smaterializzata con lui nella torre.
C’era materiale per una storia leggendaria, certo. Ma di quelle con un bel finale o di quelle tragiche? Il solo pensiero la paralizzava. Di nuovo.
Sempre torturandosi il labbro, senza riuscire a dire una parola al povero James che la guardava esterrefatto, Eltanin, immobile, pensava e ripensava alle parole che aveva sussurrato al ragazzo, chiedendosi se erano vere, sentendosi bloccata dal terrore che lo fossero, non in grado di muovere un muscolo al pensiero delle sue stesse azioni.
 
Nel vedere il ragazzo che la fissava, con occhi che erano fuoco ma anche domanda, Eltanin si rese conto di come dovesse apparirgli.
Non solo completamente nuda, ma anche circondata da elettricità e fulmini, i capelli gonfi e scomposti, avvolta essa stessa in un vento innaturale che proveniva dal suo stesso corpo. Spaventosa nel suo immenso potere, di cui era contenitore e manifestazione.
Ecco quello che doveva sembrare a James, un’erinni vendicativa, (una vera, non come sua sorella Lily), un vortice di potere e paura, priva di alcun tipo di bellezza, spoglia di alcun tipo di ornamento, letale per qualsiasi mano potesse pensare di sfiorarla.
Nemmeno James, l’intrepido e spesso cretino figlio di Harry Potter, avrebbe mai trovato il coraggio di allungare la mano ad afferrarla, mentre era avvolta in quel turbine di potere e pioggia. Nessuno, nemmeno lui, avrebbe mai allungato la mano verso il suo cuore, per amarla.
Eltanin si sentiva terrorizzata da questa consapevolezza, e paralizzata. Ancora.
Immobile quanto può esserlo un petalo nel vento, lasciava la sua anima vagare, mentre il suo corpo si irrigidiva come pietra sul posto, gli occhi argentati fissavano pieni di dubbi quelli verdi e brillanti del ragazzo, le lacrime che sembravano avere la sua stessa paresi.
Mentre il silenzio calava sui due, lei finalmente si mosse, rabbrividendo, lasciando andare i singhiozzi trattenuti, cercando di coprire con le mani e le braccia quel corpo di cui si vergognava così tanto, fonte di un potere così vasto.
 
Se lei cercava di coprirsi, James, spaesato, si scervellava per trovare un modo da gentiluomo per impedirglielo.
Per tutti gli dei, era ovvio piovesse, qualcuno lassù, qualche Dea della notte, della luna, dell’amore, doveva pur piangere d’invidia a vedere quel meraviglioso corpo nudo, quel viso innocente e sfolgorante, quei capelli tanto biondi da sembrare colate d’oro.
Qualcuno lassù, qualche giovane Dio del giorno, del sole, della vita, doveva pur piangere per la tristezza di non poter nemmeno avvicinarsi quella donna bella, ma così bella da accecare, e potente, seppur pura e candida nel suo infinito potere, di non poter nemmeno ambire a sfiorare una sua mano.
Ecco perché pioveva sempre, in sua presenza.
La sua bellezza, la sua essenza, il suo spirito, si elevavano fino al cielo, ad accarezzare i volti degli dei, sospiranti, che piangevano per la lontananza da lei.
E lui l’amava.
Amava il suo corpo, la sua anima, i suoi fulmini.
Amava vederla composta, ben vestita ed elegante, ed amava guardarla in preda alla furia della tempesta, con i capelli bagnati, selvaggia.
Amava ascoltarla dare ordini, severa come un generale e pericolosa come il drago che l’accompagnava.
E amava anche i suoi lati fragili, quando lo guardava spaurita, coma ora, in cerca di risposte.
James amava Eltanin sempre, ogni secondo di ogni minuto, ogni ora di ogni giorno.
James amava Eltanin, e per lui non c’era null’altro da dire.
 
Per Eltanin, invece, c’era un sacco di roba da dire. E la disse tutta, blaterando tra sè, per lo più.
Che faccio? Ma faccio?
Meglio che dica qualcosa. Anzi, meglio non dica niente, ho detto anche troppo. Ma se sto in silenzio, poi lui equivoca.
Ma poi, perché diavolo mi sono spogliata? Non volevo! O lo volevo?
E lui? O mio Dio chissà come mi vede lui.. devo sembrare un ammasso di capelli e ossa.. un infero appena resuscitato.. e i fulmini! Ma per una volta non possono rimanere al loro posto? Una volta soltanto? Almeno non è ancora scappato. Beh, lo farà tra poco, e io ne approfitterò per scavare una fossa molto profonda e gettarmici dentro.
E poi, io che mi credevo tanto responsabile, adesso sono qui, da sola con un ragazzo, nuda, in un posto dove non ci troverebbe nessuno. Dov’è finito il mio senso del dovere? Gioca a nascondino?
Ma soprattutto, e prima di ogni cosa… come dannazione fa Dominique in queste stupide, stupidissime situazioni?
 
-Eltanin..- sussurrò infine James, tentennando, il braccio alzato per metà.
-No James, lo so, non devi dire nulla!- strillò l’altra. –Lo so, sono stata una sciocca a portarti qui, a parlarti in quel modo, so che non vuoi me, che non mi desideri, ne potrai farlo mai.. Credimi James, non mi faccio illusioni, ho solo pensato.. per un secondo ho creduto.. per un attimo io..-
James la guarda sempre più stupefatto.
Lui non voleva lei? In quale film?? In quale leggenda?? Ma forse in qualche cartone giapponese che non è mai piaciuto a nessuno! Alla fine anche Ranma si innamora.. circa.
Lui non voleva lei? Ma se aveva dedicato tutta la sua vita  osservarla di nascosto, a guardarla, ascoltarla quando non pensava lo vedesse.
Lui la voleva eccome.
 
E mentre ancora Eltanin berciava stupide e inutili ragioni per cui lui assolutamente non poteva desiderarla, lui sorrise, sfiorandole il volto con il dorso della mano.
A quel tocco, la ragazza spalancò gli occhi grigi, spaventata e confusa. Tremando, posò le sue mani bianche a coprire quella abbronzata di James, ad assaporarne la pelle, e la sensazione che le dava. Lo trattenne contro di sé per alcuni secondi, chiudendo gli occhi. Sospirò di piacere e mormorò lieve il suo nome.
-James..-
-Eltanin..- disse lui, avvicinando il proprio viso a quello di lei. –Dolce, bellissima, meravigliosa Eltanin.. Come puoi anche solo pensare che io non ti voglia? Che io non ti desideri?- ormai stava parlando a un soffio dalle sue labbra, e la ragazza ansimava per l’emozione. –Come puoi pensare che io non ti ami?- le chiese infine.
-Ma..- sussurrò lei –Ma i miei fulmini, la tempesta.. Non hai paura di me? Come puoi toccarmi quando sono così? Quando il mio intero corpo è fatto di magia pura, quando divento selvaggia e frenetica, incontrollabile.. Non hai paura di me?-
Se James avesse esitato, Eltanin avrebbe rinunciato, chiudendo per sempre ogni spiraglio di speranza per il suo cuore.
Ma James scosse deciso la testa, a pochi centimetri dalla sua.
-Mai.- disse, la voce bassa e roca –Non ho mai avuto paura di te. Paura di quello che provavo per te, certo. Ma mai di te, Eltanin. Io ti amo, e amo i tuoi fulmini e le tua tempeste, ti amo sempre, quando sei il perfetto esempio di eleganza e quando cavalchi nuda un drago nero sotto la pioggia. Amo te e amo la tua magia. E non ho paura, mai.-
-James..- Eltanin si sentiva un po’ sciocca, incapace di fare altro se non ripetere all’infinito il suo nome, quasi fosse un mantra. Ma in quella situazione, sapeva di non essere né il comandante né il generale, ma la fanciulla da salvare, mentre James era uno stupendo principe venuto a salvarla dai ghiacci del suo inverno personale.
Così, quando lui fece scendere la mano dalla guancia al collo della ragazza, lei non si oppose, e non lo fece nemmeno quando trascinò il suo viso verso il proprio, coinvolgendola in un casto bacio.
Lì, all’ultimo piano della torre più alta di Hogwarts, all’esatto centro della scuola, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, diede il suo primo bacio a James Sirius Potter, aprendo il cuore alla vita e alle infinite possibilità dell’amore.
In quel luogo che nessuno ormai frequentava da anni, due labbra si sfiorarono nel modo più innocente, senza oltrepassare mai confini carnali, eppure condividendo ogni frammento della propria anima, suggellando un patto silenzioso fra le proprie essenze, fondendosi in un unico essere.
Più che se avessero fatto l’amore, Eltanin e James, con quel bacio si promisero l’eternità, si promisero infinito rispetto e imperitura unione.
 
Ed Eltanin, quando le sue labbra sfiorarono le labbra di James, esplose.
La magia in lei, esplose, il suo essere, il suo spirito esplosero, la tempesta selvaggia in lei esplose.
Il suo potere, tutto quanto, moltiplicato dalla forza di quel bacio e delle rivelazioni a cui aveva portato, esplose, scorrendo tranquillo al di fuori della sua bocca, dalle sue mani, scivolando lungo i suoi capelli. Il potere fece di Eltanin un portale, e lei lo sentiva, tanto quanto sentiva la bocca di James sulla sua.
Sentiva il potere scorrere, lontano da lei eppure sempre collegato con il suo cuore pulsante, e con le sue mani intrecciate a quelle del ragazzo.
Eltanin avvertì fili di magia arrivare alla foresta proibita, la sentì prendere fuoco, e bruciò con essa.
Fluì con la sua forza magica fino al lago nero, lo sentì debordare dagli argini, e cantò con le sirene.
Affondò con il potere nella terra della collina, lo senti avvolgersi attorno alle radici del meleto, e fiorì con lui.
Una calda brezza la avvolse, facendo volare alti i suoi capelli, e trascinando la sua anima fino in cielo, per poi restituirla al corpo.
Infine, la bocca ancora incollata a quella di James, Eltanin  sentì la vita stessa crearsi e disfarsi dentro il suo corpo, in una tempesta di pioggia e vento, in un rimescolarsi dei quattro elementi fondamentali del mondo e della magia, e seppe che, se avesse voluto, ora che aveva aperto il suo spirito al più puro degli amori, avrebbe potuto donare la vita, crearla lei stessa con un gesto della mano, o al contempo, distruggerla con un bacio soltanto.
 
Quella notte Hogwarts visse la più grande delle tempeste mai viste al mondo, una tempesta destinata a forgiare un amore e a liberare lo spirito e la magia di una delle creature magiche più uniche dell’universo.
Ogni studente, professore, fantasma o creatura del castello sentì il potere di Eltanin venire liberato e riversarsi nel mondo, sentì il sangue scorrere più veloce, sfiorato dalla magia selvaggia, il corpo tremare di piacere, al contatto con quel velo di forza magica. In un istante, ogni essere vivente all’interno delle mura di Hogwarts si svegliava, spalancando gli occhi e domandandosi cosa avesse cambiato così in profondità il tessuto stesso dell’universo,
In lontananza, un Drago dalle enormi fauci ruggiva la sua felicità, la sua protetta aveva capito cosa significava amare.
 
Eltanin, staccando le labbra da quelle di James, che le sorrideva, sentiva il potere scorrerle dentro ancora più vivo, ancora più frizzante, e i fulmini azzurrini avvolgevano entrambi.
Merda. Mi sa che ci sono cascata in pieno.
Pensò prima di sorridergli a sua volta.
 
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Mio personale angoletto:
Capitolo extra corto, ma almeno Eltanin non rimane paralizzata a lungo, e voi avete quasi per tempo una risoluzione della situazione disambigua che si era creata tra i due.. noooo?
Vi prego don’t kill me!
Sto già messa abbastanza male, eh! L
Comunque, più che un capitolo è un piccolo intermezzo, dedicato solo a James ed Eltanin.. e chissà se i poteri rinvigoriti della ragazza potranno fare qualcosa anche per la preside??
D’altronde si sa, quando si ama si è sempre più forti!!
Alla prossima con un paio di reliquie e il mondo sull’orlo del baratro!
Ringraziamenti:
Molte grazie a ladyathena, justSay, LadySaphira, _Lils, Rospetta89, Giorgia0391, e lysdance1 per le recensioni, sono tutte fantastiche e piene di complimenti e consigli, grazie!!
Grazie ai 68 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, non ve ne pentirete!
Grazie agli23 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy, mimi84 e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 16 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo e vi inondo di baci
Nimi

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Capitolo 12
*** Tuoni e fulmini in sala grande ***


Pensavate che non scrivessi più eh??
Volevo solo ingannarvi con il mio meraviglioso quanto terribilmente lungo soggiorno presso un ospedale incredibilmente bianco.
Lo so, lo so, ormai ci speravate quasi che non tornassi, dite la verità.. beh peggio per voi, vi stupirò con un capitolo fantasticosissimo!

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Parla Eltanin:
 
Un bacio.
Un unico, casto, bacio, e non sono più quella che ero prima.
Come se una linea netta e rossa dividesse la mia vita in due parti, posso chiaramente distinguere il tempo, le azioni, le parole dette prima di James, e tutto ciò che verrà dopo. Potrei rimangiarmi tutto, dicendo che è stato un errore, trovando una scusa, ripiegando su un incanto imperius, se proprio devo.
Ma non lo farò mai.
James E’ quella linea rossa, James è il mio passo in avanti nel superarla, James è il mio potere mutato ed esteso, ora. 
Nel momento stesso in cui le nostre labbra si sono sfiorate, io sono morta, e al mio posto è rinata una nuova Eltanin, più consapevole, più potente, e soprattutto, rinata nell’amore non per sé stessa o per la famiglia, ma per un uomo.
Era solo un bacio, eppure ha cambiato ogni cosa.
Ora una nuova forza scorre in me, un potere nuovo e una nuova coscienza, che fluiscono dentro di me, correndo nel mio sangue, ribollendomi    nelle viscere, collegandomi con ogni essere vivente in questo mondo. Ora un filo sottile come tela di ragno mi rende partecipe della vita della terra, di uomini animali e creature, posso sentirne ogni pensiero ed ogni sensazione.
E’ diverso. Io sono diversa. Le labbra e il cuore di James mi hanno cambiata, trasformandomi in qualcosa di meglio.
Boudicca, molti anni fa, mi insegnò a controllare la mia forza selvaggia, dicendomi di trovare dentro di me, nel mio cuore, un posto dove riporla. Non vi riuscii, e per trattenere quel potere troppo grande per me, creai nella mia anima una stanza buia, con pareti d’acciaio, inafferrabile e impenetrabile, e vi richiusi la mia magia. Ma la magia è selvaggia, e di tanto in tanto usciva, evadeva da quella cella buia per emergere in superficie, e distruggere tutto ciò che toccava. Quando James mi ha sfiorata, amandomi, ha cambiato tutto ciò. La stanza buia è divenuta un luogo di pace, con il cielo per soffitto e prati verdi come pavimenti. Edera rampicante ne ricopre le pareti, fiori rosso sangue punteggiano i campi. Il mio nuovo potere, da questo luogo, è in collegamento eterno con il mondo intero, ed io ne gioisco.
Aver oltrepassato la linea rossa.. non v’è mai stata cosa più bella.
Ora ho James, e questa nuova magia.
Potrà anche essere qualcosa a cui non sono preparata, ma sento che io e lui, con il potere che mi è stato donato, potremo fare grandi cose.

 

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La stanza circolare era illuminata dai primi, tenui, raggi di sole, e l’alba accarezzava i volti sorridenti di due ragazzi che avevano da poco scoperto qualcosa di molto importante su loro stessi.
La luce scivolava leggera sui mobili coperti da pesanti ed impolverati drappi bianchi, sfiorando ora un pianoforte, ora un divano in velluto.
Sul letto, i due giovani, avvolti nelle antiche lenzuola di seta verde, cominciavano a muoversi, dando i primi segni del loro risveglio. I lunghi capelli biondi di lei erano sparsi sul cuscino, e alcune ciocche andavano a intrecciarsi a quelli rosso scuro e disordinati di lui. Faccia a faccia, le mani intrecciate e i corpi accostati il più possibile, sembravano già essere un unico essere, sebbene ad unirli vi fosse stato un unico, casto bacio.
La bionda sbattè le ciglia dorate, aprendo gli occhi per prima, mentre l’altro sbadigliava e sollevava le palpebre a sua volta.
-Ciao- sussurrò Eltanin, un tremito nella voce, l’insicurezza nel cuore. E se lui avesse cambiato idea? Strinse più forte le sue mani, sperando che non fosse così.
-Ciao- rispose James sorridendo, incantato dalla bellezza degli occhi di lei, dalla sua potenza e dalla sua vulnerabilità in un unico momento. Avrebbe desiderato fermare il tempo, rimanere per sempre fermo in quell’istante meraviglioso in cui sentiva la sua essenza collegata a quella di lei, e ancora non temeva di perderla.
Si erano addormentati in quella stessa posizione, e così si erano risvegliati, il viso di lui all’altezza di quello di lei, gli occhi di lei fissi in quelli di lui, aggrappati l’uno all’altra come se fossero l’ultima speranza l’uno per l’altra.
Ma la mattina, un velo di incertezze annebbiava la felicità di entrambi, se lui, se lei, se io. Ma soprattutto se lui. Eltanin rabbrividì, all’idea che lui potesse volerla lasciare sola, all’idea che di ritrovarsi nuovamente sola, con il cuore spezzato per di più. E rabbrividì ancora, pensando che era folle credere che lui sarebbe rimasto.
Ma James la guardò preoccupato, aggiustandole le coperte sul corpo.
-Hai freddo El?- chiese ansioso.
-No..Io.. Aspetta come mi hai chiamata?- ribadì lei, riscuotendosi, e facendo arrossire James.
-Io.. beh io.. Beh, tutta la tua famiglia ti chiama Nin.. E dagli altri ti fai chiamare solo per cognome, o al massimo per nome.. e io speravo che tu.. che io..- deglutì rumorosamente, chinando il capo.
Con un gesto lieve della mano la ragazza riportò gli occhi di lui all’altezza dei suoi.
-Cosa?- chiese.
-Speravo di poterti chiamare in un modo solo mio.. solo nostro. Non ti piace?- domandò preoccupato.
Eltanin lo abbracciò di slanciò, tacendogli il fatto che già Rastaban la chiamava in quel modo, perché in fondo non le importava. Tutto ciò che importava, in quel momento, era che lui volesse lei, la volesse per davvero.
Certo, questo era tutto quello che contava, ma quando si ricordò di essere ancora nuda, sotto le lenzuola, si staccò veloce come un fulmine, arrossendo di botto.
-Scu.. scusa io, cioè, non mi ricordavo.. ecco..- balbettò.
James sorrise, stringendosela di nuovo al petto, ignorando, seppur a fatica, il fatto che fosse nuda. La abbracciò con forza, sussurrandole tra i capelli: -Non devi mai vergognarti di nulla, con me. Io sono James, sono qui per te, e ti amo.-
Continuò a sussurrare parole dolci, mentre avvicinava le sue labbra a quelle di lei, unendole in un bacio, il secondo tra loro, che decisamente non fu casto come il precedente. Eltanin non aveva mai baciato nessun altro, e nemmeno aveva in programma di farlo, ma quella danza di lingue la accendeva dentro, la sollevava da terra, la gettava in un abisso di gioia mai provato.
La connessione con il creato, con gli elementi e tutte le creature si rafforzò ancora di più dentro di lei, e scelse di condividerla con James, che spalancò gli occhi, esterrefatto dalla grandiosità di quel potere che poteva solo sfiorare.
Mentre il bacio diventava sempre più intenso, nuove tempeste si scatenarono su Hogwarts e su tutta la Scozia, mentre i due erano avvolti dai fulmini di Eltanin, che parevano accarezzare James con la stessa delicatezza con cui lo sfiorava lei.
Dividersi fu un’agonia, ma un’agonia doverosa, c’erano cose da fare, scelte da compiere e scelte da spiegare ad altri.
Eltanin esitò, ancora ansimante per la lunghezza e la profondità del bacio, così James prese la parola per primo.
-Vuoi dirlo subito agli altri?- chiese, cercando di essere il più gentile possibile.
Lei tentennò, divisa tra il desiderio di urlare il suo amore al mondo e la comprensibile necessità di tenere ancora tutto nascosto, per timore che altri potessero sfruttare questo loro legame come un vantaggio.
-No.- disse infine –Aspettiamo.- temeva per James e per quello avrebbero potuto fargli, se il suo amore fosse stato messo in piazza. Dopotutto, i loro nemici non avevano scrupoli, in proposito.
Lui sorrise di nuovo. –D’accordo. Come vuoi.- rispose, accondiscendente.
Lei lo fissò accigliata.
-Però tu sei mio, non si discute.- disse secca Eltanin fissandolo negli occhi.
-Io sono sempre stato tuo, non si discute.- le rispose James fissandola negli occhi.

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Hogwarts, sala grande, ore 8,30 del mattino.
 
La famiglia Weasley, i Potter, gli Zabini e i gemelli Nott, ma soprattutto il Clan Granger Malfoy, attendevano lievemente in ansia l’arrivo dei due esponenti più anziani delle famiglie, ossia James ed Eltanin, che al momento erano impegnati a farsi le coccole nella torre più alta del castello.
Un mormorio preoccupato si levava dal gruppo, seduto come sempre al tavolo dei Grifondoro, mentre venivano discusse le teorie più assurde e le ipotesi più astruse.
-Rastaban potrebbe aver avuto un improvviso attacco di fame draghesca ed esserseli pappati entrambi!- esclamò con tono accusatorio Lily, fissando in cagnesco il povero e sconsolato serpente, che sapeva benissimo dove si trovava la sua protetta,  e sopportava la rossa nonché indegna figlia di Harry Potter e i suoi sproloqui solo perché sapeva che se l’avesse azzannata probabilmente Eltanin se la sarebbe presa con lui.
-Taci Lily.- sbottò malamente Phoenix, stringendo a sé Lirael, che aveva gli occhi sgranati per l’apprensione. Quella ragazza davvero non sapeva reggere la tensione, pensò Pegasus, ridacchiando, e si voltò verso la rossa che fulminava il suo gemello.
-Già, Lily, magari Rastaban se li è mangiati!- rise di nuovo –Oppure- propose, adocchiando i due che si abbracciavano poco distante sotto lo sguardo ben poco  benevolo del fratello di lei, Galen, -Stanno facendo esattamente come Phoenix e Lirael!- disse. – O anche meglio!-
A quelle parole, il volto di Lily si illuminò, quello dell’intero Clan sbiancò, e molti altri si fecero perplessi. Per quanto Pegasus avesse voluto scherzare e prendere in giro la piccola Potter, nessuno aveva considerato seriamente quell’ipotesi, ed ora, invece, si ritrovavano tutti a prenderla seriamente in considerazione, nel bene e nel male.
D’altronde, avevano sentito tutti la scossa improvvisa di potere benevolo che aveva attraversato il castello e il loro stesso corpo quella notte, e come spiegarla altrimenti? Il silenzio calò sull’angolo della tavolata occupato dal gruppo, mentre le riflessioni si intensificavano, e le emozioni di ciascuno in merito si facevano più palesi.
Fortunatamente, ad interrompere questo scenario praticamente apocalittico, ci pensò l’entrata in scena di uno dei protagonisti dell’immaginaria quanto ormai spinta fantasia dei ragazzi.
James entrò in sala grande con il solito passo spavaldo, tronfio e arrogante come se non fosse mai sparito dalla stanza durante la notte, come se nulla fosse accaduto, come se Rastaban non se lo fosse mai divorato, come se non avesse, ovviamente nelle menti distorti dei suoi amici, copulato più e più volte con la Principessa del Clan Granger Malfoy.
Ovvero, entrò in sala grande come se fosse un giorno qualunque.
E come un giorno qualunque, sotto gli occhi stupefatti dei ragazzi che avevano rimuginato sulla sua scomparsa fino a pochi secondi prima, subì il solito attacco delle Potter-fans più accanite. Ragazze si alzarono da ogni tavolata per corrergli incontro e, miagolando e facendo le fusa, complimentarsi con lui per ogni sciocchezza, dalla divisa impeccabile, cosa che quel giorno era palesemente una menzogna, poiché ci aveva dormito dentro, ai meravigliosi capelli, altra bugia, dato che non aveva nemmeno tentato di pettinarli visto che i fulmini di Eltanin li avevano resi più scombinati del solito, al magnifico sorriso, verità innegabile questa, dato che James non si era mai sentito più felice e non riusciva a nasconderlo.
In ogni caso, il ragazzo era circondato, e non riusciva a respingere nessuna delle giovani fanciulle, almeno non gentilmente. Così si ritrovò ad arretrare davanti a delle ragazze adoranti per la prima volta in vita sua, schermandosi il viso con le mani, cercando di indietreggiare e al contempo di far indietreggiare loro con gran sconcerto sia delle ragazze in questione, sia della sala tutta, che fissava la scena impietrita.
Mai si era visto il playboy di Hogwarts rifiutare un complimento, una carezza o un bacio dalle studentesse più carine e civettuole della scuola. Mai si era visto James Sirius Potter Indietreggiare di fronte a una ragazza che cercava conforto, mai lo si era visto rifiutarne una. Cosa stava accedendo? Il mondo girava forse al contrario?
Mentre tutta la scuola si poneva domande di importanza vitale, James era impegnato con le sue Potter-fans, e il Clan osservava allibito la scena, fece il suo ingresso la donna che nelle sue mani delicate e bianche come gigli custodiva i cuori di ogni studente, maschio o femmina, di Hogwarts che l’avesse mai vista camminare per i corridoi della scuola, che l’avesse mai scorta combattere con una bacchetta in mano, che l’avesse mai intravista volare a dorso di drago. Entrò in sala grande la donna più bella che avesse mai varcato i confini del castello, erede dei geni della Mezzosangue più famosa della storia, della bocca rossa e carnosa più desiderata nei secoli, delle sopracciglia più perfette mai create, erede del Mangiamorte pentito più conosciuto nei secoli, dei capelli biondo platino di una dinastia millenaria, di occhi argentei tramandati di padre in figlia. Ma soprattutto, erede di un potere devastante, capace di creare la vita e di distruggerla in una frazione di secondo, erede di quel potere che non si tramanda ma nasce spontaneo in un cuore puro, erede di un potere che fa di lei la donna più bella, più potente e più ricca del mondo magico. Esattamente come lo fu sua madre un tempo.
Ed Hermione Granger non avrebbe mai accettato di vedere il suo amato Draco Malfoy circondato da altre donne.
Eltanin, fece il suo ingresso, trionfale, regale, mostrando la sua bellezza e il suo splendore in tutta la loro grandiosità per una volta, poiché si sentiva completa, si sentiva felice, si sentiva amata. In collegamento con il mondo, fili di potere che si dipanavano da lei per andare a conficcarsi nella terra, nei fiumi, nei vulcani e nel vento, nelle creature viventi e nelle rocce, negli uomini e nelle donne.
Eltanin si sentiva immensa, si sentiva immensa e piena d’amore, ma poi lo vide.
Vide l’uomo che l’aveva fatta sentire in quel modo “gingillarsi” con un gruppo di donnicciole senza senso, ragazzine che non avevano né capo né coda, che non valevano un quarto di lei. James le dava le spalle, troppo impegnato con le sue fans per vederla, e lei era troppo arrabbiata per ascoltare anche solo una sua parola.
Allora, qualcosa dentro di lei si mosse. Non seppe bene cosa accadde, o come accadde, ma accadde.
Quello che si era mosso dentro di lei doveva essersi mosso anche al di fuori di lei, sul suo viso, perché vide  i suoi fratelli contorcere il viso per la paura, e il resto della scuola, professori compresi, arretrare con le sedie o schizzare in piedi.
Mentre il corpo flessuoso di Eltanin si contraeva per la rabbia, lampi azzurrini la avvolsero, rendendola ancora più bella.
E dal soffitto mutevole quanto immutabile della sala grande di Hogwarts cadde un potente fulmine, che andò a schiantarsi esattamente tra l’amato James Sirius Potter e il gruppetto di pettegole e civette. Dopodiché, dal medesimo soffitto mutevole quanto immutabile, incantato dal Preside Silente tanti decenni prima, in modo che avesse la sola parvenza di un particolare tempo atmosferico alla volta, cominciò a piovere vera pioggia, a tuonare veri tuoni, i fulmini precipitarono sul pavimento di liscio marmo, circondando James e isolandolo dalle ragazze, e la grandine scese a manciate.
Tra tutti, a restare maggiormente sorpresa della cosa, fu proprio l’artefice del fatto.
Mentre i professori guardavano allibiti la pioggia cadere allagando la sala, e i più solerti provavano a porvi rimedio con un paio di incantesimi di livello avanzato, completamente inutili a dire il vero, mentre la maggior parte degli studenti afferrava qualche focaccina non troppo inzuppata e se la dava a gambe, mentre le oche-fans strillavano e starnazzavano fuggendo, mentre l’intero Clan Granger Malfoy fissava la scena a bocca spalancata, così come i Weasley, gli Zabini e i Nott, Eltanin rimaneva ferma, in piedi, gli occhi aperti e confusi, guardando James circondato dai suoi fulmini. La ragazza era rimasta sconvolta dalla sua stessa magia, ed era pietrificata.
Come sempre, ad interrompere l’allegra ma non troppo scenetta, ci pensò Lily, che senza spaventarsi più di tanto esclamò a gran voce: -Ma brava Eltanin! Mi sa che finalmente ci imparentiamo! Era ora!-
Molte facce terrorizzate si volsero verso di lei, più scioccate che altro, mentre una, la causa di tutto quel guardarsi a vicenda, in realtà, le lanciò un’occhiataccia e alzò il sopracciglio con aria minacciosa nella sua direzione.
-Che sciocchezze, Lily Potter!- ribatté infatti Eltanin secca. –Sediamoci, dobbiamo parlare di un paio di cose.- Concluse la ragazza.
Si avviò a passo svelto verso il tavolo, la testa bassa, lasciando cadere i capelli sul viso perché nessuno potesse notare il suo volto terribilmente rosso. Da dietro le spalle le giunse una voce allegra:
-Ehm.. Eltanin?-
-Sì?- ruggì lei, voltandosi di scatto.
-Non so cosa ne pensi tu, io sono d’accordo se vuoi lasciare mio fratello ingabbiato dai tuoi adorabili fulmini, ma.. non potresti almeno far smettere di piovere? È scocciante!-
Se prima il viso di Eltanin era rosso, dopo quella frase attraversò un’intera gamma di colori, dal verde al viola.
-O mio Dio! Si subito.. cioè.. ma come faccio?- in preda al panico, Eltanin tentò un paio di deboli incantesimi, che fallirono miseramente, grazie anche alla sua agitazione. A quel punto, da dietro le sue sbarre di lampi, intervenne James.
-El.. Non puoi controllarlo come controllavi l’altro potere. Ricordi cosa hai detto? È dentro di te, ma è tutto intorno a te.-
Eltanin era sull’orlo delle lacrime. –E allora? Come faccio? Cosa..-
-Rilassati. Chiudi gli occhi e respira. E trova la tua magia. E possibilmente dopo falla rientrare dentro di te, o rimettila a posto, così posso uscire.- ripose James.
Ubbidiente come non si era mai vista, la maggiore del Clan, chiuse gli occhi e si concentrò, sentendo nel suo ventre gli elementi e il potere, richiamando la tempesta e rimettendo a posto l’immutabile quanto mutevole soffitto di Hogwarts, con sicuramente gran sollievo del ritratto del defunto Albus Silente.
Sbatté le palpebre, intontita e sconcertata, poi guardò gli altri, i suoi fratelli, e spostò lo sguardo.
-Sediamoci. C’è molto da dire e poco tempo per farlo.- mormorò.
Il gruppo continuava a fissarla tra il sollevato e l’allibito, incerti se essere felici per lei o preoccupati, ma vi fu un rilassamento generale, anche se quasi impercettibile, quando videro James accomodarsi al suo fianco, scaraventando lontano la sorella. Se lui, che aveva appena rischiato la vita per sua mano, si fidava di Eltanin, allora non c’era nessuno che avesse il diritto di dubitarne.

**
 
Dopo qualche secondo di imbarazzato silenzio, la ragazza aprì la bocca per parlare, ma venne preceduta dall’indegna figlia di Harry Potter, che con uno smagliante sorriso stampato sulla faccia, le mani giunte e gli occhi sognanti, strillò a gran voce: -Finalmente diventiamo sorelle!-
La bionda arrossì, balbettò cercando di negare, e James, di riflesso tirò uno scappellotto alla sorella. –Ma tu non sai proprio tacere, tonta di una Potter??- la rimproverò, seppur con il sorriso sulle labbra.
Quella gli restituì lo scappellotto sotto forma di coppino, e strillò di nuovo, divincolandosi: -Lasciami, antipatico! Tonto ci sarai, io sono terribilmente Potter-speciale! Ho un grande intuito io!- scrutò i volti divertiti degli altri ragazzi con aria di sfida. –Che c’è? Che vi guardate?? È vero, grande intuito io! Chi l’aveva detto che questi due avrebbero fatto cippete cioppete? Io, ecco!- terminò, incrociando le braccia sul petto e fissando con occhi arrabbiati gli amici.
-Cippete cioppete??- sussurrò confuso Phoenix al gemello, che non smetteva di ridere.
-Ma sì, Phoenix.. Usa l’immaginazione!- gli rispose questo, cercando di sopprimere lo sghignazzamento compulsivo. Poi si rivolse alla rossa, con una parvenza di serietà sul volto: -Veramente Lily tu avevi accennato al fatto che Rastaban se li fosse pappati.- disse Pegasus, cercando di non ridere troppo.
-Anche quella era una possibilità.- Ribatté Lily, sempre più indignata. –Ma questa è decisamente meglio!- strillò, gli occhi che si accendevano di curiosità e divertimento nel fissarsi su Eltanin.
Mentre Eltanin sprofondava sul tavolo, cercando di diventare parte del tavolo stesso per sparire per sempre e non dover mai più guardare in faccia i suoi amici, una voce amica le venne in soccorso.
-Ora basta.- disse Caillean con voce forte, alzandosi in piedi. –Ora basta. Sappiamo tutti che qualcosa è successo stanotte, lo abbiamo avvertito. E non solo noi Zabini, ma anche tutti voi, Weasley, Nott e Granger Malfoy.-
Lirael si alzò, andando a posizionarsi accanto a lei: -Un grande potere è tornato nel mondo, anche se non sappiamo come o perché. Un brivido infinito di magia selvaggia è partito dal centro della terra e ha toccato tutti gli esseri di questo mondo, babbani, maghi, creature.-
Caillean continuò, sotto lo sguardo rapito e stupefatto del gruppo, e quello serio e consapevole di Eltanin e James: -Non ci interessa sapere cosa avete fatto per risvegliare questo potere, ma ora è importante che venga addestrato.- i suoi occhi si fissarono in quelli della ragazza bionda: -Eltanin, devi poter controllare le tue nuove capacità. Vai a Lif, e studia. Qui ci penseremo noi, e James resterà per aiutarci a capire come è successo.-
Così dicendo tornò a sedersi, seguita a ruota dalla sorella.
Eltanin le fissava, instupidita. L’unica cosa che le pareva di aver sentito erano le parole “Vai” e “James resterà”.
-NO!- strillò, perdendo la calma come nessuno l’aveva mai vista fare. Si alzò in piedi di scatto, sbattendo entrambi i palmi delle mani sul tavolo, e incatenando il suo sguardo a quello delle sorelle Zabini. –NO!- Ripeté.
Caillean e Lirael si scambiarono uno sguardo enigmatico, prima di alzarsi a loro volta, fronteggiando la furia bianca che avevano davanti.
Ad un’unica voce parlarono. –Ricordi la profezia Eltanin Narcissa Granger Malfoy?-
-Non mi importa, al diavolo le profezie, al diavolo voi!-  urlò ancora la ragazza, sempre più sconvolta.
Caillean cominciò, la voce che diventava profonda e gli occhi vacui: -La soluzione giace nell’occhio del Drago.-
Poi Lirael: -Esso smarrirà sé stesso nel vuoto..-
Di nuovo Caillean-Si perderà nel cuore della tempesta ma tornerà, per distruggere e salvare..
E lirael concluse: -O resterà, trovando la pace e negandola al mondo.-
Entrambe tornarono in loro stesse, fissando la bionda.
-Sai che lui potrebbe essere ciò che ti porterà a perderti.- disse Caillean. –Sai che tu sei colei che è destinata a salvare o distruggere il mondo, e vuoi mettere in pericolo tutto questo per un uomo?- le chiese inquisitoria.
Il viso di Eltanin era rigato di lacrime, ma la sua espressione decisa non era cambiata per nulla.
-Certo che lo so.- rispose, mentre le lacrime salate continuavano a scorrerle lungo le pallide gote. –Certo che lo so. Ma James non lascerà che io mi perda. Lui è la mia ancora, il mio motivo per restare, il mio centro.- tacque un attimo, scuotendo la testa. –Da quando sono nata vengo istruita per il grande momento in cui salverò il mondo, o la famiglia, o quello che sarà. Da quando sono nata non ho pensato ad altro che agli altri, mi sono allenata, ho rinchiuso la mia magia, ho rinchiuso me stessa e blindato il mio cuore. Non lo farò mai più. Non ora che ho capito cosa significa averne uno, non ora che un uomo mi ha nuovamente donato la pace, non ora che so cosa significa amare.- abbassò gli occhi, triste e consapevole. –Voi non me lo strapperete via. Non lo farete, o allora sì che saprete cosa vuol dire perdere l’occhio del drago.-
Eltanin si rimise seduta, sotto lo sguardo allibito dell’intero gruppo.
Le sorelle Zabini sospirarono preoccupate e tornarono anche loro a sedersi.
Nel silenzio generale che regnò per i successivi trenta secondi, tempo massimo di silenzio a cui Lily riusciva a resistere, Eltanin si lasciò andare, appoggiandosi all’ampio petto di James, e nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla. Certo, ancora non era facile per lei manifestare il suo affetto in modo così aperto, ma in quel preciso momento aveva bisogno di sentire il ragazzo vicino a sé, aveva bisogno di sentire il suo profumo, di toccarlo e sapere che c’era, era lì con lei. James, stupito, sobbalzò inizialmente, ma poi il suo sguardo si addolcì, e la circondò con le braccia.
-Ma come siete pucci pucci!- trillò Lily, avendo raggiunto il limite massimo dei trenta secondi senza parlare.
Eltanin allora sollevò un dito e fece partire una piccola scossa, giusto per addormentarla una mezz’oretta, il tempo di discutere le prossime mosse in pace.
Quando la rossa crollò sul tavolo col sorriso sulle labbra, risatine serpeggiarono per il gruppo, e finalmente Phoenix prese la parola.
-Bene, direi che i punti salienti sono chiariti, tipo chi sta con chi e cosa hanno fatto..-
-Mica tanto Phoenix..- grugnì Eltanin da sopra la spalla di James, un ghigno sulle labbra –Direi che qualcuno.. Tu per la precisione, ha saltato il suo giro in questo gioco tanto divertente di “Chi sta con chi”..- ridacchiò, fissando la sua mano intrecciata a quella di Lirael, seppur ben nascosta sotto il tavolo. Caillean sorrise divertita, e fissò la sorella: -Giàààà… non dovete dirci qualcosa? Qualcosa di mooolto importante?-
I due ragazzi “presi di mira” arrossirono, balbettarono, e alla fine, sotto tortura verbale di una ventina di scatenati Weasley, Granger Malfoy, Zabini e Nott, confessarono. O meglio, balbettarono qualcosa di simile a un “Sì d’accordo è vero”, prima di far scoppiare l’intero tavolo a ridere, e di diventare rossi come pomodori maturi.
Davanti a loro, Eltanin li guardava e rideva, rannicchiata tra le braccia di James, che la stringeva forte, senza mai staccare gli occhi da lei. Per la prima volta in tutta la sua vita, si sentiva una normale studentessa di Hogwarts, che scambiava pettegolezzi con gli amici, rideva, non fulminava nessuno, e non gestiva sei fratelli e i loro stravaganti animali.
Poi Bryan disse: -Quindi come ci organizziamo? Sapete, battaglie imminenti, poteri sconosciuti, ombre oscure, maghi redivivi.. ce l’abbiamo un piano da sfruttare a breve?-
Ed il mondo da “normale ragazza di Hogwarts” crollò addosso a Eltanin con tutti i suoi mattoni e le tegole.
D’altronde lei era ciò che era, anche se innamorata, e pur rimanendo nella stessa posizione, giusto per chiarire che per lei separarsi da James non era un opzione, sospirò ed espose le sue idee.
-Io e James andremo a Lif, devo imparare a non far piovere dai soffitti.- sorrise mentre lo diceva. –Andremo a dorso di drago, in volo faremo prima.- a quell’affermazione, tutti, compreso James, ma soprattutto compreso il drago in questione, a cui era praticamente cascata la mascella, tacquero allibiti. Eltanin non aveva mai accettato di dividere il “suo” Rastaban con nessuno, nemmeno con i suoi fratelli, non lasciava neanche che lo sfiorassero, figurarsi cavalcarlo, e vedere con quanta facilità acconsentiva ora a volare assieme a un’altra persona, era qualcosa di strabiliante.
Notando gli sguardi che le venivano lanciati, Eltanin aggrottò la bella fronte, corrucciandosi: -Che c’è? Non vi sta bene?- domandò. Non ricevendo risposta sorrise serafica al resto del gruppo, non senza prima lanciare un’occhiata a Rastaban, in cerca di approvazione. Quello si riscosse dallo stato di shock e inclinò la testa serpentina:
Se è un tuo desiderio, El, a me sta bene. Sono molto, molto felice per te, davvero. Ora non ci sarò solo io per te, ma anche lui, e so che non ti deluderà.
Alla ragazza sfuggì una lacrima, che asciugò veloce con il dorso della mano prima di proseguire.
-Allora, invece parliamo della questione reliquie. Hanno detto che sarebbero venute loro da noi, ma ancora non se ne vede traccia. Cosa ne pensate, dovremmo andare a cercarle? Personalmente credo sia meglio aspettare, anche se sta diventando impellente trovarle. Il problema è sempre Mordred e la sua disgustosa famiglia, se le trovano prima di noi.. Allora sì che sarà un problema.-
Galen intervenne, sorprendendo tutti: -Potremmo rimandare la questione a dopo il tuo rientro da Lif, e intanto noi che rimaniamo sorveglieremo Mordred ogni giorno, ovunque, lo pedineremo e lo distrarremo, evitandogli di incontrarsi con Merlino e Morgana o di cospirare con chicchessia. Gli legheremo le mani, metaforicamente, si intende.-
-Mi sembra un ottimo piano, Galen. E visto che è una tua idea, perché non fai tu anche i turni di sorveglianza del ragazzo?- ghignò Eltanin, sempre accovacciata tra le braccia di James, che la sosteneva in silenzio. –Sei bravo a organizzare le cose, e magari fatti aiutare da Dominique. Tenete presente solo un paio di elementi: voglio squadre sempre di almeno due persone, e queste squadre devono complessivamente avere queste capacità, per ogni evenienza: forza bruta, forza in difesa, evocazione di patronus parlanti, conoscenza del castello e dei suoi miti nonché della storia. Ad esempio, un’ottima squadra potrebbe essere composta da Lily e da Orion, che si bilanciano e compensano le mancanze l’uno dell’altra. Ovviamente la forza bruta la mette tutta Lily.- sorrise ironica guardando la cosiddetta “forza bruta” sbavare svenuta sul tavolo. –In ogni caso, continuò, Galen, tu e Dominique preparerete i turni per almeno una settimana, direi, senza considerare né me né James, e organizzerete le “distrazioni” per ciascuna squadra. Vi ricordo che abbiamo ancora l’appoggio del professor Lumacorno se vi servisse per nascondere o far passare inosservata qualche infrazione.-
A quell’ultima osservazione, i gemelli scoppiarono a ridere, fissandosi.
Eltanin roteò gli occhi, fulminandoli con lo sguardo: -Non QUEL tipo di infrazione, tonti! Anzi, mentre sono via, esigo un comportamento esemplare, niente e nessuno vi dovrà poter accusare di nulla. Nulla, ci siamo spiegati?- chiese, mandando saette dagli occhi.
I fratelli deglutirono rumorosamente e annuirono.
-Perfetto, altrimenti avrei mandato subito un gufo a mamma per informarla.- ghignò. –Tornando a noi- proseguì, spostando lo sguardo verso l’intero gruppo: -Voglio un esercito.- disse scandendo le parole.
Dopo un attimo di silenzio, Pegasus si fece forza e si voltò a guardarla. –Come scusa?- chiese sussurrando.
-Ho detto che voglio un esercito.- rispose lei tranquilla.
-Nin, in che senso vuoi un esercito?- chiese pacato Lupus.
Lei sorrise con aria spietata, e li guardo tutti uno per uno. –Tutti voi, ciascuno a suo modo, a caratteristiche degne di un soldato, un infermiere, un killer. Se, e dico se perché vorrei evitarlo ma lo ritengo possibile, se si dovesse arrivare a un’altra battaglia come quella che i nostri genitori hanno affrontato, non voglio arrivarci impreparata. Anni fa Harry guidò il mondo magico contro Voldemort, e fu una carneficina, anche se ne uscirono vincitori. Ma noi non siamo loro, e mi rifiuto di perdere in battaglia anche uno solo di voi. Quindi, voglio un esercito, voi sarete il mio esercito.- si fermò un attimo, trattenendo il respiro. –Comincerete ad allenarvi tra voi, i più grandi ed i più esperti aiuteranno i più giovani, mi aspetto che ciascuno trovi qualcosa in cui se la cava meglio degli altri, e ne faccia la sua specialità. Quando sarò tornata, vi addestrerò io. Uno per uno, colpo dopo colpo, tattica dopo tattica, farò di voi dei combattenti, saprete difendervi e saprete attaccare, ve lo prometto. Ma prima superiamo questa settimana.- guardò l’orologio e sbuffò, alzandosi. –E muovetevi anche ad andare a lezione, siete già tutti in ritardo di venti minuti!- strillò infine.

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Mentre il gruppo usciva dalla sala grande trascinandosi dietro una Lily intontita e trasognata, Eltanin provvide a ripulire il disastroso allagamento della stanza da lei stessa provocato poco prima. Dopo di che si lasciò cadere seduta sulla panca, a fianco di James, e sfiorò con gli occhi lui e Rastaban, unici rimasti nella sala.
Sospirò, chinando il capo in atteggiamento pensoso.
-James..- cominciò, senza trovare le parole.
-Sì?- provò lui, incoraggiante.
Un altro sospiro, Eltanin non riusciva proprio a parlare, nonostante sapesse di doverlo fare.
-James, Lif non è il paradiso che in molti credono, soprattutto quando ci sono io.- sputò infine, quasi sussurrando.
El!
-No, Ras, è vero. Se mi accompagnerà deve saperlo, perché potrebbe essere in pericolo. Io potrei essere un pericolo.- rispose la ragazza, fissando gli occhi in quelli dorati del serpente.
-Sapere cosa?- si intromise James.
El, non farlo non rinunciare a..
-Non sto rinunciando. Voglio solo che sappia.- ribatté la bionda, prima di distogliere lo sguardo da quello di Rastaban e fissarlo assorta in quello del ragazzo accanto a lei. –James hai sempre saputo che ero potente, ma non hai mai capito quanto. A Lif la mia magia esce libera e selvaggia, e spesso è brutale, quasi distruttiva. Quando ero più giovane Boudicca poteva controllarla e fermarmi, quando necessario, ma da un po’ non è più possibile. Sia io che Ras sappiamo bene come agire e comportarci sull’isola, e i miei fulmini non sono un pericolo per lui. Ma tu..- tacque qualche secondo, incerta. –Ma tu?- chiese poi semplicemente. –Cosa accadrebbe se dovessi colpirti per errore, se perdessi nuovamente il controllo, se lo scudo protettivo attorno a te vacillasse, anche solo per un secondo?-
James stava per rispondere ad ognuna di quelle domande, obbiettando che in ogni caso lui l’avrebbe accompagnata, ma lei lo interruppe prima ancora che potesse pronunciare una parola.
-Inoltre,- disse –Bisogna considerare il fatto che il mio potere è mutato.- abbassò lo sguardo, imbarazzata. –Prima la mia magia scorreva fuori dal mio corpo senza alcuna possibilità di controllarla, un fiume in piena che dirompe dagli argini, e anche quando non ero sulla terra sacra di Lif la sentivo agitarsi dentro di me come una marea che rischiava di sommergermi.- soppesò le parole, attenta a ogni termine. –Adesso è diverso. Il mio potere ora è sempre in me, ma è anche fuori di me. Non so spiegartelo bene in effetti, ma quello che devi sapere è che questo potere mi collega alle cose, agli esseri viventi e alla terra. E non so quali potrebbero essere gli effetti quando mi aprirò e lo lascerò uscire, soprattutto in una terra impregnata di magia come quella dell’isola. Voglio dire, potrebbe abbracciare ogni cosa accarezzandola, oppure stritolandola, non lo so. E se.. – deglutì a vuoto. –E se tu non te la sentissi di accompagnarmi, io non te ne farei una colpa..- proseguì, la voce sempre più stentorea. Poi, sotto lo sguardo dolce del ragazzo, cominciò a blaterare e borbottare: -E poi io cambio e divento strana.. E forse è meglio che tu non mi veda così.. E ho la tendenza a spogliarmi.. E sembro invasata..- improvvisamente assalita dai dubbi, a Eltanin la decisione di portarsi dietro James non sembrava più così giusta, almeno finché lui non la fece tacere con un tenero bacio a fior di labbra, sussurrando sulla sua bocca: -Ho sempre desiderato volare a cavallo di un drago- prima di ricominciare a baciarla.
Eltanin sospirò, e nuovi fulmini caddero dal soffitto incantato.

 *******************
 
Mentre Eltanin e James si avviavano verso il meleto con Rastaban per dargli modo di trasformarsi senza dare troppo nell’occhio e partire alla volta di Lif, un Pegasus ancora sghignazzante trascinava, aiutato dal fratello Phoenix, decisamente più imbronciato, una ragazzina dalla chioma rossa e dall’aria rintronata verso l’aula di Difesa.
-Maledizione!- imprecò Phoenix –Saremo ancora più in ritardo! Ma perché Nin fa queste stupidaggini??- chiese volgendo gli occhi al cielo.
-Non è esattamente una stupidaggine,- lo contraddisse il fratello, ridendo –Se non l’avesse fulminata non avremmo potuto parlare di nulla..- sorrise, ricordando le ultime parole di Lily prima di svenire, colpita da una saetta di Eltanin. –“Pucci Pucci”..- ripetè, scuotendo il capo. –Decisamente fuori di testa questa ragazza.-
Proseguendo verso l’ aula Phoenix lo fissò stralunato, e in un bisbiglio gli domandò, diretto e franco come solo i gemelli possono essere tra loro: -Senti ma a te piace questa furia rossa?-
L’altro rise più forte ancora, e con fare sibillino rispose: -A chi non piace l’aria? E questa ragazza è come una fresca brezza estiva, e come tale non è cosa che si lasci catturare, nemmeno dalle capaci mani di un Granger Malfoy..- rise di nuovo ed entrò in aula, sollevando la suddetta ragazza tra le braccia. Sbuffò e sempre ridendo aggiunse: -Sarà anche come aria, ma di certo non è quello il suo peso!- per tutta risposta, Phoenix rise con lui.

***
 
Quando Draco Malfoy Granger vide i suoi due figli entrare nell’aula dove stava tenendo lezione ai Grifondoro e ai Serpeverde dell’ultimo anno, non notò assolutamente la ragazza svenuta tra le braccia di uno dei due, ma solamente le due teste bionde che gli si avvicinavano sorridenti.
Un allarme scattò immediato nella sua testa, memore dei tempi di guerra e degli anni passati a Hogwarts, nessuno studente sarebbe mai entrato in un aula che non fosse la sua, a lezione iniziata, se non per un grave pericolo. Realizzata questa conclusione, il biondo corse a perdifiato verso i figli, il volto distorto da una smorfia angosciata, negli occhi il terrore. E probabilmente era stato proprio quello a impedirgli di vedere che i due ragazzi stavano ridacchiando, e dunque il tanto temuto pericolo non era che una sua illusione.
In ogni caso, corse loro incontro, abbracciandoli di slancio, prima Phoenix e poi Pegasus.
-Oh figli miei!- gemette –Carne della mia carne, sangue del mio sangue! Non piangete vi proteggerò io da questo incombente pericolo che tormenta le vostre notti! Cancellerò dai vostri volti la paura e dai vostri occhi il terrore, non dovete temere nulla!- berciava, strillando. E intanto prendeva tra le mani ora il viso di uno, ora il viso dell’altro, sotto gli occhi esterrefatti non solo dell’intera classe, ma anche dei suddetti figli, che lo guardavano indecisi se farlo internare direttamente al San Mungo, o prenderlo a schiaffi sul posto.
Mentre il piangente Draco abbracciava per l’ennesima volta Pegasus, nello stringerlo a sé si accorse improvvisamente che qualcosa non quadrava. Abbassò lo sguardo dal viso alle braccia del ragazzo e vi scorse Lily, docilmente rannicchiata, che russava di gusto.
Al che, il sedicente protettore di figli fece un salto indietro, gli occhi spalancati, e i sopracitati figli scoppiarono a ridere.
-Papà, Nin ha steso Lily durante una discussione con un piccolo fulmine..- cominciò Phoenix, sovrastando le risate della classe, e azzittendo tutti gli alunni. Chiunque sapeva che non era il caso di ridere delle azioni della primogenita del Clan.
-Già, proprio stesa.- continuò Pegasus, il sorriso sulle labbra. –E poiché ha lezione con te, e tu meglio di tutti qui dentro sai svegliare la gente svenuta per un fulmine.. – aggiunse, sottintendendo l’implicita richiesta di far rinvenire la ragazza, mentre la stendeva su un banco vuoto.
Draco indietreggiò di un paio di passi, cosa aveva combinato quella sua folle e meravigliosa figlia stavolta.. Certo che quella Potter rossa se le andava a cercare, e probabilmente Nin aveva agito per il meglio. Pensò, cercando di non darci troppo peso. A proposito di Potter vari ed abbinati.. aggiunse dentro di sé.
-E suo fratello dov’è?- chiese ad alta voce, cercando di non far sembrare troppo importante la domanda. Poi realizzò un’altra cosa. –E NIN DOV’E’??- chiese con voce tonante, scuotendo le pareti dell’aula. Quello sì che era l’uomo che tutti temevano, il Mangiamorte redento, il Malfoy crudele e spietato che sapeva diventare una vera belva, se le circostanze lo richiedevano.
Curiosamente, Lily scelse proprio quel momento per stiracchiarsi e mugugnare: -Starà facendo Pucci Pucci con James..- detta questa frase inopportuna e che avrebbe probabilmente segnato la morte prematura del fratello, la ragazza ripiombò in un sonno profondo.
Appena quelle parole vennero pronunciate, tutta la classe, Grifondoro, Serpeverde, probabilmente anche i muri, seppe di essere in grave pericolo. Calò un silenzio di tomba, Draco Malfoy Granger chiuse gli occhi e i suoi studenti se la svignarono correndo, mentre i muri, poveri loro, erano costretti a rimanere.
Quando l’uomo riaprì gli occhi per guardare i figli, l’argento liquido delle sue iridi era incandescente.
-COOOOSA?- gridò, infuriato come un animale. –Dove sarebbe mia figlia? A fare cosa? Potter deve morire è deciso.- strinse forte la bacchetta e si gettò il mantello alle spalle, dirigendosi a passo di marcia verso la porta. I gemelli si scambiarono uno sguardo terrorizzato e imprecando riacciuffarono il padre, costringendolo a sedersi su una sedia appena materializzata, per legarlo ad essa con un Incarceramus.
-Cosa pensate di fare voi due eh? Devo andare! Esigo vendetta! Potter deve morire per aver insudiciato l’onore della famiglia..- Strillava Draco, infuriato. E poiché non accennava a smettere, i due malandrini gli regalarono un incanto silencio. La bocca dell’uomo continuò a muoversi, ma non emetteva più alcun suono, per la gioia dei due gemelli.
-Ora che sei nelle condizioni di ascoltarci, papà, calmati un po’.- cominciò Pegasus, una sfumatura ironica nella voce. Quando vide che il padre si era azzittito, sciolse la fattura, senza tuttavia slegarlo, e gli si pose davanti, affiancato dal fratello.
Per un attimo Draco sorrise, lo sguardo lontano. –Questa situazione mi ricorda qualcosa.. ma invece di due figli c’era la mia futura moglie, e invece di essere legato a una sedia lo ero a un cancello..- il suo sorriso si ampliò, ricordando i tempi in cui una spietata Hermione era solita appenderlo mezzo nudo al cancello di Granger  Manor, mezzo nudo e semisvenuto, offesa per una qualsiasi sciocchezzuola. Poi tornò al presente, e il suo sorriso si spense del tutto. –Slegatemi subito!- ordinò.
-Papà, sai che ti vogliamo bene ma..- cominciò Phoenix
-Ma Nin ci fa molta più paura di te, e anche la mamma.- continuò Pegasus. –Ora, se noi ti lasciamo uccidere Potter maschio, credo che le due potrebbero prendersela un pochetto. E noi non vorremmo andarci di mezzo, capisci?- spiegò paziente.
-Inoltre,- proseguì il fratello –Ucciderlo potrebbe rivelarsi un’impresa un po’ più complessa di quello che credi, dato che non ha semplicemente marinato la lezione per pomiciare con nostra sorella, ma la sta accompagnando proprio in questo momento all’isola sacra di Lif. A dorso di Drago.- aggiunse, lasciandogli intendere quanto fosse importante la cosa.
Tempo trenta secondi, e l’infuriato Draco Malfoy si trasformò in una piccola fontana d’acqua salata. Le lacrime zampillavano da ogni dove, copiose come mai.
-La mia bambina! La mia piccola, piccola bambina! Lui l’ha rapita, io lo so! Se ne è approfittato, Nin vuole solo il suo papà.. Nin non si sposerà mai, resterà sempre con me! Ed è troppo piccola, è appena una bimba! Oh povera la mia figlia prediletta..-
Sommersi da un tripudio di singhiozzi, gemiti e lacrime, i due gemelli decisero che forse era il caso di far intervenire Gran Generale in capo, ovvero la Matriarca del Clan in persona.
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Mio personale angoletto:
ok, capitolo breve, ma se avessi aggiunto tutto quello che volevo avreste davvero impiegato una vita a leggerlo. Questione di priorità! J
Nel prossimo affronteremo la questione tra Draco e la nostra adorata matriarca, che immagino sappiate tutti chi sia, ritroveremo Eltanin alle prese con il suo allenamento personale a Lif, e il resto del gruppo intento a eseguire gli ordini di Eltanin a Hogwarts.. Ma accadranno cose che non vi aspettate.. quindi non mancate il prossimo appuntamento, perché rivelazioni saranno fatte e atti importanti compiuti!
Se volete uccidermi, dunque.. beh aspettate, ho tanto da scrivere!! Please!
Che ve ne è parso della scena tra draco e i gemelli? Anche se è incompiuta.. tanti di voi volevano vederlo a lezione con loro e io beh.. ho stravolto un po’ le cose ma vi piace? Io mi sono divertita un mondo a scriverla.
Trovate Eltanin un po’ troppo zuccherosa? Fatemi sapere tutto quello che pensate!

Ringraziamenti:
Molte grazie a the_rest_of_me, ladyathena, justSay, LadySaphira, _Lils, Rospetta89, Giorgia0391, per le recensioni, mi avete commosso, giuro!! Grazie anche a tre nuovi recensori, maryam, Serepta e CChanel, anche per i complimenti su “Comprare un Malfoy”, grazie mille!
Grazie ai 79 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, non ve ne pentirete!
Grazie ai23 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy, mimi84 CChanel e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 19 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti, mi sento grande!
Vi amo e vi inondo di baci
Nimi

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Capitolo 13
*** Ora è il vostro turno. ***


Ho avuto un blocco. Giuro. Non riuscivo più a scrivere una parola, anche se le idee erano tutte lì.
Infatti questo capitolo non mi piace, mi sembra scritto male e poco bilanciato.
Pazienza, vi dovrete accontentare, perché è stato davvero straziante rileggerlo e rendermi conto che non mi piaceva!
Nimi

*****
 
Parla Eltanin:
 
All’idea di portare con me James, l’altra metà del mio cuore, l’uomo che ha fatto di me una creatura d’amore invece che di furia, l’essere che più di tutti mi completa, ho avuto paura.
Cosa accadrebbe se mai gli succedesse qualcosa? Se per un fatale errore il mio potere dovesse sfuggire al mio controllo e schiantarlo al suolo? Cosa accadrebbe se fossi io la causa dell’apparire di dolore e panico su quel viso che per me è più prezioso della mia stessa vita?
Ma poi la mia mente ha capito quello che il mio animo, nel profondo, sapeva già.
Non solo non potrei mai fargli del male, ma soprattutto, lui per me viene prima di ogni altro, sopra ogni cosa, e le nostre anime sono così strettamente legate che non potrei sopportare la sua lontananza per più di poche ore.
Quindi, no, non partirei mai senza di lui.
E per lui, per difenderlo, per preservare ciò che siamo, abbatterò ogni minaccia, distruggerò con le mie stesse mani i demoni venuti dal passato per portare il male, annienterò Merlino, Morgana e Mordred, e finalmente vivremo una vita di pace.
Ma non permetterò che qualcuno, magari James stesso, muoia in questa mia battaglia, e l’amore che provo per lui mi ha reso solo più determinata. Creerò un esercito, il mio Clan, la mia famiglia, i miei fratelli e sorelle, che fino ad ora hanno giocato alla guerra con gli immensi poteri che Boudicca ha donato a loro e a me alla nascita, stanno per divenire la punta di diamante dell’armata del bene più potente che sia mai esistita.
Il mio padrino Harry, ai tempi della seconda guerra magica, si impegnò molto, imparò incanti e fatture e alla fine sconfisse il suo nemico, e anche lui lo fece per salvare il suo cuore, la sua Ginny. Ma molte vite si persero in quella battaglia, molti morti pesano sulla sua coscienza, per quanto il senso di colpa sia mitigato dal sapere che molte altre vite avrebbero potuto andare sprecate se avesse agito differentemente. Lui stesso me lo disse, quando ero ancora una bambina, chissà, forse proprio come se avesse avuto un presentimento di quello che avrei dovuto affrontare più avanti.
Io però non sono il mio padrino, e arriverò pronta alla mia guerra. Arriverò con un esercito di guerrieri addestrati, la cui magia è forte, e alcuni dei quali sono nati appositamente per quel momento. Non lascerò scegliere al mio nemico il campo di battaglia, al contrario, lo spingerò a sfidarmi dove e quando io preferirò.
Nel mio cuore scorre una magia antica quanto la terra e il cielo, e alla testa dei miei fratelli combatterò per proteggere l’altra metà del mio spirito.
Perché alla fine, tutti noi dobbiamo combattere per qualcosa, ed io ho scelto di combattere per difendere il mio amore per James.

 

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Sotto il pallido sole di ottobre le scaglie nere di Rastaban brillavano come pietre preziose, mentre il drago si stiracchiava ozioso vicino al lago creato dalla sua compagna all’interno del meleto.
Eltanin intanto passava le mani piccole e delicate lungo il suo collo, accarezzandone la struttura e i muscoli forti e vibranti che si potevano percepire sotto le squame nere. Conosceva l’animale, e sapeva che dopo essere ritornato alla sua forma originale, anche se non lo dava a vedere, era sempre lievemente teso e nervoso, leggermente agitato, così cercava di rassicurarlo, nonostante scalpitasse quanto se non più di lui all’idea di potersi alzare in volo.
Qualche passo più distante, la bocca spalancata, la mascella quasi disarticolata, James Potter fissava la strana coppia con un misto di ammirazione e incredulità. Gli era capitato di vedere il drago in “versione integrale” , ma lo spettacolo della trasformazione era ancora inedito, per lui. Così si limitava ad osservare rapito l’animale possente che affiancava la donna della sua vita, senza trovare il coraggio per avvicinarsi.
 
Eltanin non aveva mai volato in compagnia, tanto meno in compagnia maschile, e quindi non aveva nemmeno riflettuto sull’effetto che Rastaban e il volo avevano su di lei, su quell’effetto che la privava di ogni freno inibitore, spronandola verso ciò che è sconosciuto ma desiderato. Così, appena fu interamente a contatto con il drago, senza troppo riflettere, cominciò a levarsi le vesti per poter meglio aderire alle nere scaglie di Rastaban, che reagiva alla presenza della ragazza con un cupo brontolio per lui associabile alle fusa di un gatto. Perdendosi sempre più con i pensieri nel cielo che iniziava a coprirsi, Eltanin si sciolse i lunghi capelli e saltò agilmente sul dorso del drago, sdraiandosi indolente a pancia in giù sulla schiena dell’animale.
Ormai immersa nelle sue riflessioni, rapita dall’imminente tempesta, incredibilmente assorta e proiettata in quel mondo di scaglie nere di drago, pelle bianca come giglio e fiori rosso sangue, voltò il viso verso James, che la guardava sempre più sconcertato e stupito, seppur incanto dalla bellezza di ciò che vedeva. Pigramente, con aria maliziosa e pura assieme, la ragazza gli fece segno di raggiungerla, e quando lui non riuscì a saltare con la stessa sua agilità, lei gli afferrò un braccio e lo trascinò di forza al suo fianco.
 
Prima ancora che James potesse gridare, spaventarsi o protestare, Eltanin lo guidava in quella che era la prima esperienza straordinaria della giornata, a cavallo di un drago nero, abbracciato alla donna più bella del creato, per di più completamente nuda, e in alto nei cieli, ad attraversare nuvole di tempesta facendo lo slalom tra i fulmini. Se in quel momento gli avessero chiesto di nominare una cosa qualsiasi da ottenere per magia, qualsiasi cosa, il ragazzo non avrebbe saputo rispondere.
Gli sembrava di avere già tutto.

*************************

  
Hogwarts, aula di difesa, stessa ora.
 
Se in un primo momento, quello di furia omicida verso James, i gemelli avevano pensato di poter ricondurre il padre a più miti consigli, davanti alle lacrime inarrestabili, ai gemiti e ai singhiozzi, gettarono la spugna.
Mentre l’indegna figlia di Harry Potter continuava a ronfare con gusto qualche banco più in là, Pegasus e Phoenix si rassegnavano a concludere la mattinata in bellezza tra parenti e pianti.
E a proposito di Lily, era evidente che la ragazza a dormire ci aveva preso gusto, visto che nonostante l’esaurirsi  dell’effetto della scarica di Eltanin, quella continuava a russare imperterrita.
Così, in quell’ambiente rilassato e soprattutto silenzioso, i due ragazzi, che non per nulla erano chiamati “i gemelli diabolici”, si organizzarono per portare da loro molto velocemente, in un battito di ciglia diciamo, l’unica persona che avrebbe potuto riportare il padre alla ragione.
I gemelli si apprestavano a organizzare un passaggio (assolutamente illegale) in metropolvere nel camino dell’aula di difesa per la loro madre, l’autorevolissima, nonché potentissima, bellissima e spesso e volentieri terrorizzante, Hermione Granger Malfoy.
Ma come si dice di solito, a mali estremi, estremi rimedi.
Mentre Draco Lucius Malfoy Granger continuava a lamentarsi e a piangere, agitandosi sulla sedia, Phoenix mandò Ankaa, la sua fenice, ad avvertire la madre del camino che si sarebbe aperto di lì a poco e dell’emergenza in corso, mentre Pegasus armeggiava con alcune polveri all’interno della canna fumaria. Degni eredi dei gemelli Weasley, tendevano a unire l’esperienza avventurosa dei genitori e la tendenza allo scherzo del padrino, ossia George Weasley, in una combinazione che definire esplosiva è poco, erano le menti diaboliche dietro qualsiasi grande scherzo mai fatto a Hogwarts dai tempi di Fred e George, anche se non sempre gli esecutori.
In ogni caso, cose come creare passaggi illegali per la metropolvere non erano certo una novità per i due ragazzi, che eseguirono i compiti velocemente e con poca fatica.
In meno di dieci minuti che ebbero come sottofondo grida isteriche e singhiozzi, Pegasus e Phoenix avevano sistemato tutto, Ankaa era tornata, e il gruppetto stava aspettando la grande matriarca, eccezion fatta forse per Draco, che non faceva altro che piangere.
 
Quando Hermione Granger comparve nell’ampio camino dell’aula di difesa, l’espressione sul suo volto era di ghiaccio. La donna uscì dalla canna fumaria facendo ticchettare gli alti tacchi a spillo sul pavimento di pietra, ancora avvolta da un ampio mantello rosso, che gettò veloce sulla cattedra, prima di andare a piazzarsi esattamente davanti a suo marito, ancora legato e immobilizzato.
Gettò uno sguardo sconsolato ai figli, scosse la testa rassegnata, e, strizzata nel suo elegante tailleur rosso fuoco, con tutta la potenza della sua mano, piazzò il primo ceffone della giornata.
SLAP.
Sulla pallida gota di Draco Malfoy Granger comparvero cinque dita rosse ben delineate mentre il suo viso si voltava verso destra per la forza dell’impatto. Mentre assorbiva il colpo, il biondo tacque, giusto quella frazione di secondo che gli permise di tornare a voltarsi verso i famigliari e ricominciare a caragnare.
-La mia bambina! Me l’hanno rapita.. Lei! La luce dei miei occhi! È solo una..-
SLAP.
Hermione, sotto lo sguardo tra lo scoraggiato e il divertito dei figli, diede al marito un secondo ceffone, e, vedendo che si apprestava a ricominciare a piangere fiumi di lacrime per la sua “bambina perduta”, gliene assestò altri due, per buona misura.
SLAP, SLAP.
Draco vide rosso e poi viola, mentre la sua faccia, a suo parere ormai attaccata al resto del corpo solo per un esile filamento di tessuto muscolare, si girava di qua e di là sotto il tocco non propriamente delicato, ma indiscutibilmente deciso della moglie. Sollevò lo sguardo a fissare gli occhi di quest’ultima, laghi profondi in cui amava perdersi.
-Amore mio! La nostra piccola..- iniziò a dire.
-“amore mio” un paio di zufoli, Draco Lucius Malfoy.- lo fermò quella, mandando lampi dagli occhi. –Cos’è ‘sta scenata da “Apocalypse Now?”-
Mentre i gemelli cercavano, senza troppo riuscirvi, di trattenere le risate, Draco interruppe i gemiti per strizzare gli occhi e guardare con aria confusa e stranita l’amata consorte.
-Apo-che??- chiese, indeciso se sentirsi insultato o meno.
Hermione scosse la testa, volgendo gli occhi al cielo. –Lascia perdere Draco. E piantala di piangere!-
-Ma tu non capisci! L’ha rapita! Lui..-
-Merlino, Morgana e Circe!- strillò la donna –Chi per tutti gli dei è stato rapito e da chi, inutile furetto in forma umana?-
-Ehi!!- protestò sdegnato il biondo, guardandola storto, ma la matriarca a quanto pareva non era decisamente dell’umore di scusarsi, e lo fissò torva. –Sì sì, non ti arrabbiare!- continuò allora lui –ma lui l’ha rapita! E i nostri figli degeneri non mi lasciano andare a ucciderlo!- urlò poi. Vedendo che Hermione si limitava a sollevare il sopracciglio curato con espressione interrogativa, il biondo la fissò con aria sconvolta e gridò, disperato: -Nin! Nin è stata rapita!- strillò infine.
A quelle parole, il viso di Hermione si vece pallido come il marmo, e mentre già sfoderava la bacchetta per massacrare l’eventuale rapitore, si volse verso i figli imprecando. –Per quale dannatissimo motivo avete legato vostro padre quando la mia Nin è stata portata via?- ringhiò nella loro direzione.
Dopo un iniziale momento di puro terrore, poiché si sapeva che Hermione Jean Granger Malfoy, se arrabbiata, non faceva prigionieri, i due gemelli si fissarono l’un l’altro, poi fissarono il padre legato, e infine tornarono a guardarsi negli occhi, scoppiando a ridere.
-Mamma davvero, tra pochi minuti ti sentirai taaaanto ridicola ad avere ancora in mano quella bacchetta..- sghignazzò Pegasus. La madre li guardò confusa e rimise la bacchetta al suo posto, nel fodero di cuoio che portava al braccio sinistro, fatto su misura per lei.
-Parlate, allora. Dove diavolo è vostra sorella?- chiese, con tono esigente.
-A Lif. O almeno è lì che è diretta.- disse semplicemente Phoenix.
-E il fantomatico rapitore?- li incalzò Hermione.
-Oh quello!..- iniziò Pegasus, venendo interrotto dalla vocina squillante di Lily, che a quanto pare si era svegliata, e dopo essersi messa comoda a gambe incrociate sul banco dove aveva dormito fino a qualche minuto prima, osservava sorridendo la scena.
-A questo posso rispondere io!- trillò, tirando fuori da una tasca della divisa una mela rossa e succulenta e staccandone un morso con gusto. Mentre ancora masticava, richiamò l’attenzione della donna e continuò, allegra: -Credo che il prof si riferisca a mio fratello!- esclamò, entusiasta –Non è fantastico?? Probabilmente diventeremo parenti!- strillò felice, lanciando in aria per errore la mela smangiucchiata.
Dopo aver ascoltato queste poche parole, Hermione si volse nuovamente verso i figli, e con voce gelida disse: -Esigo una spiegazione.-
Pegasus arrossì, mentre Phoenix era ormai piegato in due dalle risate, e cercava di non cascare a terra.
-Mettiamola così mamma: Nin ha una certa età, e poi..- cercò di spiegare Pegasus, terribilmente imbarazzato.
La donna si ritrovò a rovesciare di nuovo gli occhi al cielo e rispose secca: -Ma sì, non mi interessano i dettagli della vita sessuale di mia figlia maggiore! Ha il diritto di fare le sue scelte, e Merlino sa che quella ragazza ha più buon senso di tutti noi messi insieme. Ma voglio sapere dove è ora e con chi. Parlate!- con questa affermazione andò molto molto vicino ad uccidere il marito provocandogli un attacco di cuore.
Draco tacque di botto, ponendo fine anche ai gemiti e ai singhiozzi,  e la fissò terrorizzato, mentre i gemelli si guardavano chiedendosi quanto rivelare.
-Allora?- chiese la donna, impaziente.
-Beh,- cominciò Phoenix, rosso per le risa e ormai seduto a terra, dove era cascato per il troppo divertimento. –Beh, direi che tua figlia s’è innamorata, mamma. Ed è una cosa seria, mica quisquilie!-
-Traduci.- chiese di nuovo Hermione.
-Allora, da dove cominciamo?- si domandò il ragazzo, fissando il fratello. –Meglio dall’inizio, circa. Diciamo che si è innamorata di James Potter, gemello della folle ragazza seduta dietro di te- fece una pausa, mentre la madre si voltava a dare un’occhiata veloce a Lily, non avendo a disposizione il sopracitato gemello. –E pare si siano scambiati anche un bacio, perché tutta Hogwarts ha tremato è risuonato di un nuovo potere l’altra notte.- si fermò a riflettere, per poi riprendere, incitato dal fratello. -Nin è cambiata, mamma, l’amore per quel ragazzo l’ha cambiata. Ha una nuova energia, un potere diverso, e stupendo quanto temibile. Non è stato solo il bacio a cambiarla, ma i sentimenti che ha liberato, crediamo.-
-Sì. E il problema è che non li controlla più come prima. Per quanto sia immenso il suo autocontrollo, stamattina ha rischiato di friggere l’intera sala grande solo perché alcune fanatiche si erano avvicinate a James. È lui l’unica cosa in grado di destabilizzarla ora. Quindi è partita assieme a lui per Lif, per imparare. Tornerà la prossima settimana, intanto ci ha organizzato e lasciato dei compiti da eseguire.- terminò Pegasus.
Hermione rifletté un secondo sulla cosa, scosse la testa e sorrise, al pensiero della sua figlia maggiore innamorata. –Finalmente..- mormorò a mezza voce, mentre allungava la mano a fare una carezza al povero Draco, ancora legato come un salame e nuovamente piangente. Gli asciugò le lacrime con le dita e si chinò finché il suo viso non arrivò all’altezza di quello del marito. –Draco.- disse dolcemente –Draco, amore mio.. Noi ci siamo trovati. E’ stato quasi un miracolo, ma ci siamo trovati. Ci siamo amati, anche se i nostri cuori sembravano non poter funzionare mai più.- fece una pausa, accostando la guancia a quella di Draco –Vorresti davvero negare questa possibilità anche a tua figlia?- gli domandò.
-No.- la risposta del biondo, secca, ma sentita e piena di amore, arrivò dopo qualche secondo, durante i quali il panico all’idea di perdere la figlia prediletta, il dolore che provò capendo di doverla lasciare andare, si misurarono con la gioia per lei e l’orgoglio per cotanta figlia. –No, non lo impedirò.- sospirò l’uomo, sotto lo sguardo comprensivo della moglie.
E appena pronunciò queste parole, un tornado rosso gli si scagliò addosso, mentre era ancora legato, e lo trascinò a terra, sedia e tutto, in un fiume di lacrime e di parole. –Oh Prof!- singhiozzava Lily, indegna figlia di Harry Potter, aggrappandosi alla camicia del vecchio nemico del padre, -Professore, lei sì che è un uomo buono! Così comprensivo! Saremo parenti allora!- strillava la ragazza, soffiandosi rumorosamente il naso in un lembo del suo mantello.
A quel punto, Pegasus, che al contrario di suo fratello si teneva ancora in piedi, si schiantò proprio a terra dal ridere, fissando la scena terribilmente comica davanti a lui e il viso sconcertato e terrorizzato del padre.

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Isola di Lif, qualche ora dopo.
 
Rastaban atterrò sul terreno consacrato di Lif poche ore dopo, depositando a terra i suoi passeggeri, tra tuoni e lampi e pioggia.
Mentre James si dava alla discesa cercando di non incespicare troppo, Eltanin scivolò giù dal dorso del drago con agilità, respirando a fondo l’aria della sua isola, e godendosi la sensazione della sabbia sotto i piedi. Si stiracchiò come un gatto sonnacchioso, felice di essere lì, felice di essere con James, felice di essere viva.
Sentiva ogni cosa. Sentiva il respiro lento delle piante, il gorgoglio felice del lago, il costante e quieto spirito di Boudicca. La vita pulsante del mondo le sembrava avere il cuore in quell’isola, e si sentiva come se questo cuore battesse solo per lei, facendola vibrare e fremere.
Si inginocchiò sul terreno sabbioso, sotto lo sguardo stupito del ragazzo, che ancora non aveva passato lo shock causato dalla sua nudità, e mentre il cielo tuonava e dardeggiava, e la pioggia fredda, acqua di vita, le cadeva sul volto, infilò le mani nella terra, assorbendone la forza e godendone la sacralità.
Con le dita nella profondità dell’isola, ascoltava, in silenzio. Ascoltava e percepiva, vita e morte in un unico ciclo ripetuto, fiori rosso sangue che nascevano e altri che appassivano, in un continuo ricambio di realtà su quel suolo. I fiori toccarono la sua mente, e poi il suo cuore, allungando piano le loro radici e i loro canti fino a lei.
Eltanin non si trattenne, e cantò con loro, una nenia dolce, dai toni bassi, che narrava di vita e di morte, di coloro che nascono e di coloro che sono, ma anche di coloro che non esistono più ma che furono. Un canto pregno di significato, ma privo di furia. Con la commozione nel cuore, l’amore nell’anima e la comprensione nello spirito, Eltanin cantò nella lingua dei fiori rosso sangue, narrando dei sacrifici che venivano fatti  per permettere loro di vivere, del vento che li sfiorava di giorno, delle stelle che parevano pregare per loro ogni notte.
Eltanin cantò un canto antico, che né umano né dio aveva mai udito, e questo fu il regalo dell’isola di Lif per dimostrarle il suo amore.
-Canta, mia dolce Eltanin, canta..- mormorava Boudicca, piangendo lacrime trasparenti.

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Hogwarts, Aula di difesa.
 
Phoenix guardava la scena allibito, inorridito quasi quanto il padre, mentre al contrario, il fratello si rotolava in terra dalle risate.
Dopo qualche momento ancora di confusione e abbracci lacrimosi da parte di Lily, Hermione gettò un’occhiata ai figli, perché si decidessero a fare qualcosa in merito. Occhiata che andò completamente sprecata con il primo, ma andò a segno con Pegasus, che si alzò ancora sghignazzante per strappare il Draco dalle grinfie dell’indegna figlia di Harry Potter.
Sempre ridendo, se la caricò in spalla e fece un cenno al gemello, che si accomiatò dai genitori balbettando: -Be.. Bene. Direi.. Direi che.. ora noi.. beh, ora noi andremmo, ecco. Io e Pegasus dobbiamo fare un piano di allenamento e divisione compiti per gli altri del gruppo.. sai mamma, mentre Nin non c’è dovremmo cominciare a formare una specie..- e lì si bloccò incerto se dire e quanto dire, ma fortunatamente gli venne presto in aiuto il fratello, che cominciava a stancarsi del suo fardello.
-Sì, sì, bla bla. Sai quello che avete fatto voi al quinto? Quando Harry s’è messo ha insegnare difesa a tutti? Una roba simile, ma più organizzati. Dobbiamo formare un vero esercito. Almeno, questo è quello che dice Nin.- Scrollò le spalle, per quanto gli era possibile. –Quindi ora porto questo pacco.. (termine che provocò ulteriori grida di protesta da parte del famigerato “pacco”) in camera sua, poi andiamo in biblioteca e ci organizziamo. A pranzo dobbiamo avere per forza qualcosa da presentare ai ragazzi..-concluse lanciando uno sguardo al fratello, che annuì e si volse per uscire.
Hermione annuì, pensierosa, e prima di lasciarli andare ricordò loro l’utilità del sistema da lei ideato dei galeoni d’oro che richiamavano a raccolta i loro proprietari. Dopodiché, i due gemelli sparirono, con tanto di Lily urlante appresso, e i due coniugi Granger Malfoy rimasero soli nell’aula.
 
-Tesoro..- biascicò Draco, ancora legato alla sedia ormai rovesciata. –Tesoro, scusa..-
-Sì, Draco?- chiese Hermione, sovrappensiero.
-Senti tesoro, lo so che sei un tantino portata al sadismo, ma forse qui si esagera no?- protestò, lievemente irritato.
A quel punto la donna si voltò a guardarlo corrucciata, ma cosa mai voleva quel furetto, ancora! Così lo vide, accartocciato a terra, impacchettato come un salame e stropicciato dalle lacrime di poco prima. Non si trattenne e scoppiò a ridere, di quella risata pura e gioiosa che nasce dalla pancia, e che diciassette anni prima il marito le aveva restituito.
-Sai Malfoy..- disse, chinandosi verso di lui con aria sorniona –Questa tua “situazione” mi ricorda qualcosa.. e tu sai che effetto mi fanno certi ricordi..- terminò, mentre lo sguardo le si faceva vitreo.
-Già!- strillò lui, -pensa che anche io prima ho detto..- si fermò un secondo, riflettendo sulle ultime parole della moglie. –Oh.- mormorò, sorridendo felice, e cercò disperatamente di liberarsi delle corde, per poter rivivere certi “ricordi” con la moglie, che però scoppiò a ridere, tirò su lui e la sedia, per quanto ben impacchettati, e lo liberò con un piccolo incantesimo.
-Ora vieni a prendermi, Malfoy!- trillò, dopo aver sigillato la porta dell’aula.
-Arrivo, mia bellissima!- ruggì lui, per inchiodarla pochi secondi dopo a una parete.
-Oh, Malfoy!- strillò Hermione, imitando la voce di un’adolescente qualsiasi. –Dimmi, Draco,- sussurrò poi, con la voce roca per la voglia –Quante ragazzine hanno gridato il tuo nome tra queste mura?-
Lui la rovesciò sulla scrivania, facendo volare pergamene e volumi ovunque. –Nessuna di cui possa ricordare il nome.. Per me esiste il tuo solamente, e sei una donna, mia stupenda Hermione..- mormorò, prima di baciarla con ardore e lasciarsi andare con lei alla passione.
Intanto, sul castello si era scatenata l’ennesima tempesta.
Perché si sa, anche gli dei piangono quando Draco ed Hermione si amano.
 

Qualche momento dopo, quando entrambi si furono rivestiti, e sfoggiando espressioni terribilmente soddisfatte aprirono la porta, si trovarono davanti un gruppetto di studenti Tassorosso del primo anno che cominciava a riunirsi davanti all’aula per la lezione.
Hermione, la chioma scarmigliata e i vestiti (per quanto tutti indossati) ancora in disordine, si ritrovò a venir fissata da una massa di ragazzini stupefatti, che fulminò uno per uno.
-Invece di stare lì a guardare con la bocca aperta come pesci lessi, rendetevi utili, ragazzini.- brontolò. –La lezione è annullata, ma voi avete un paio di compiti da svolgere. Prima cosa dividetevi e andate ad avvertire tutti gli insegnati a capo delle case.. Caro, chi sono adesso? Lumacorno per Serpeverde, certo. La Sprite per Tassorosso..  Corvonero, Vitious, ovvio. Ma chi c’è per Grifondoro adesso che..- si interruppe, allo sguardo allarmato di Draco. –Ehm. Chi c’è a capo di Grifondoro?- chiese con fare autorevole.
Poiché tra i ragazzini il silenzio continuava, si volse verso il marito, che rispose senza esitare: -Seamus. Seamus Finnigan.-
-Dai!- ribatté lei stupita. –Addirittura capo della sua casa? Bravo il nostro Seamus!- sorrise.
-Ehm.. Cara?- la interruppe Draco.
-Sì?-
-I ragazzi. I compiti.. che volevi fargli fare?-
-Aaah, già.- si volse di nuovo verso gli studenti e sorrise. –Allora, tu, andrai dalla Sprite- disse indicando un ragazzo a caso –Tu, da Lumacorno, tu da Vitious e tu.. tu da Finnigan. Andate dai professori, e dite loro che sono arrivata, che mi fermerò qui per tutta la settimana e che a cena dovremo discutere di alcune cose.-
Hermione fece per andarsene insieme al marito, ma un lieve –Scusi..- dalla folla dei ragazzi richiamò la sua attenzione.
-Sì?- domandò, alzando il sopracciglio, identica alla figlia maggiore.
Il ragazzo deglutì rumorosamente, ma poi si decise: -Scusi.. Ma lei chi è?-
Draco scoppiò a ridere, divertito dalla domanda, che ormai nessuno più poneva loro, mentre la donna sorrise. –Taci Draco, come sei scortese!- sibilò –Io, ragazzino, sono Hermione Jean Granger Malfoy, moglie del vostro attuale professore di difesa, vostra futura professoressa di difesa, madre del Clan Granger Malfoy.. ebbene sì, quelle meraviglie son tutti figli miei.. eroina di guerra, donna più potente ricca bella e famosa del regno magico. Quindi, tesoro, sono certa che i professori vorranno essere avvisati del mio arrivo.-
Un gridolino scappò di bocca al ragazzo che aveva avuto l’infausta idea di porre la domanda, e accompagnato da un coro di urletti, scattò verso l’aula di Babbanologia, dove avrebbe trovato il professor Finnigan, seguito a ruota dagli altri studenti.
Sul viso di Hermione si dipinse un ghigno soddisfatto.
-Tesoro, come avrei fatto a crescere tutti quei figli senza di te? Tu sì che sai come trattare i giovani amor mio!- le bisbigliò Draco in un orecchio, facendola ridere.

 
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Corridoi vicino alla biblioteca
 
-D’accordo, Lily, se ti lasciamo andare prometti che non strillerai? Sai com’è, qui siamo davvero vicini alla biblioteca..- cominciò Pegasus.
-E poi non ci piace tenerti imbavagliata, ma lo faremo, se ci costringi..- continuò Phoenix, per poi liberarla dal fazzoletto che le avevano cacciato in bocca per evitare che le urla della ragazza si udissero per tutto il castello.
-Ouuuuf..- sospirò lei, seduta per terra, la schiena contro il muro. –Ma dico io, proprio voi non le conoscete le buone maniere eh??- bisbigliò infuriata.
-Sì, infatti, siamo due maleducati per definizione, ora potresti, gentilmente fare la brava ragazza?- tentò Phoenix.
Lei lo fulminò. –Te, poi, non mi stai simpatico proprio per niente. L’altro te è meglio.- si imbronciò, prima sollevarsi e afferrare entrambi per le braccia, trascinandoli verso la biblioteca. –Beh, visto che dobbiamo, vediamo di fare i compiti. E poi sono sicura che ci saranno anche Galen e Dominique, dovevano studiare un piano per i turni di guardia, e pure i Nott, quindi anche le gemelline, Caillean e Lupus. Forse anche Molly. E quindi anche Fred e Roxy, avranno incantato Madama Pince per cercare altri libri, anche io voglio fare Indiana Jones in biblioteca! Scommetto che troverò più libri di tutti!-
E con questa entusiastica affermazione, la rossa si precipitò all’interno dell’un tempo silenzioso istituto, trovando, in effetti, una corrucciata coppia composta da Galen e Dominique che cercava disperatamente di concentrarsi su alcuni fogli con liste di nomi, giorni e orari. Al loro fianco, c’erano Caillean e Lupus immersi nella lettura di voluminosi tomi dall’aria noiosa, e a quanto sembrava dai loro visi irritati, poco utili. Lirael, accanto alla sorella, sfogliava annoiata un elenco di titoli, ma si illuminò come un albero di natale al solo scorgere Phoenix, e gli corse incontro provocando la caduta di almeno tre pile di libri. Madama Pince era in un angolo, sfogliando le pagine di un libro senza apparente interesse, e sembrava in trance.
Nella sezione proibita, Fred e Roxy  guidavano le operazioni di scavo, come si sarebbero potute chiamare, poiché comprendevano anche degli scavi effettivi, trapanazioni di mura, rilevamento e rimozione di doppifondi segreti, il tutto con l’obbiettivo di trovare  volumi nascosti, che passavano poi ai gemelli Nott di modo che questi li esaminassero per decidere se rimetterli via o tenerli fuori, per analizzarli più a fondo. Intanto, Bryan e sua cugina Molly mappavano gli scaffali e i muri della biblioteca, compresi i nascondigli, per ogni eventualità.
Qualche tavolo più in là, Cass e Gin si davano lo smalto a vicenda, consultando importantissime riviste sui colori dell’inverno che stava arrivando, mentre Louis cercava di carpire da loro almeno un paio di segreti su come conquistare una donna e le gemelline lo prendevano in giro senza pietà.
-Visto?- esclamò sorridente e soddisfatta Lily, indicando Zabini, Weasley, Nott e Granger Malfoy al lavoro. –-Manca solo Orion! Ehi, ma non doveva non rimanere mai solo?- domandò, arricciando le labbra.
-Cazzo!- imprecò Pegasus. –Ehi voi!- strillò, rivolgendosi agli altri. –Ehi voi! Mi ascoltate?- gridò, infuriato. –Tutti a lavorare, però vi siete dimenticati della cosa più importante! ORION dov’è? E Mortimer? LI AVETE LASCIATI SOLI!- i suoi occhi grigi mandarono lampi, mentre il resto del gruppo si immobilizzava sul posto e impallidiva. La bocca si storse in una smorfia di pura rabbia, mentre afferrava Lily per un braccio e la trascinava fuori. –Andiamo Lily. E speriamo che non sia troppo tardi. Phoenix, comincia a pensare al piano di allenamento.-
E mentre trascinava con sé la ragazza verso l’aula di Babbanologia dove si trovava in quel momento Orion, o almeno avrebbe dovuto trovarsi, Pegasus non smise un attimo di pensare a quanto si sentivano persi senza la loro sorella maggiore. A quanto lei li guidasse, sempre e comunque, e a quanto fosse pesante il fardello che dovevano prendersi in carico loro in sua assenza, anche se suddiviso su parecchie spalle.
-Non ne facciamo una giusta!- imprecò, strattonando Lily, che, per una volta, davvero non aveva colpa. –Nemmeno mezza giornata! Non dico un giorno intero, nemmeno mezzo! E già l’abbiamo messo in pericolo! Divina Circe, proteggici tutti.. Ma soprattutto, riportaci Nin in fretta!- e con un ultimo scatto, raggiunse l’aula.
Davanti ai due grandi battenti di legno massiccio, inchiodò di botto, ansimando, e catapultando la rossa figlia di Potter verso il pavimento, nell’impeto del momento.
-Ok. Ora entro, anzi entriamo, tu prendi Orion, e io, se quel maledetto di Mordred l’ha sfiorato anche solo con un dito, lo ammazzo. Ok Lily?- chiese, fissando la porta chiusa. –Ok Lily? Ma dannazione, perché non mi rispondi??- chiese irritato, per poi volgere lo sguardo intorno a sé e scoprire che la rossa lo fissava con aria piuttosto infuriata da terra. –Ops. Scusa Lily!- esclamò allora Pegasus, trattenendo una risata.
-Vabbeh. Voi Granger Malfoy non ce l’avete una via di mezzo eh?- lo fulminò lei, tirandosi in piedi con la divisa che andava ovunque tranne dove avrebbe dovuto. –Ora andiamo, va’.- concluse ridacchiando.
Prendendo un gran respiro, Pegasus spalancò diretto la porta dell’aula, facendo irruzione nella stanza, e sbalordendo professori, studenti e persino i personaggi di un paio di quadri.
Mentre Lily Potter sorrideva alla classe con aria divertita e trasognata, fischiettando allegra e salutando tutti mentre faceva riverenze ed inchini agli stupefatti allievi del primo anno, Pegasus scrutava l’aula in cerca del fratello minore e del suo eventuale persecutore.
-Professore, chiedo scusa per l’intrusione.- iniziò, con voce profonda –Cerco mio fratello Orion Granger Malfoy, un’emergenza di famiglia. Ora.- il tono era imperioso, quasi un comando, e più che chiedere ordinava. Seamus lo trovò molto simile a quello usato dal padre Draco Malfoy in certe situazioni, anche se mai con i figli, da quanto aveva capito, e per questo si affrettò a rispondere.
-Non si sentiva bene, così un suo compagno l’ha accompagnato in infermeria.-
Gli occhi argentei di Pegasus si accesero d’ira, e la sua bocca si storse in una smorfia crudele, mentre Lily smetteva di insultare le matricole e si immobilizzava sul posto.
-Chi e quando?- chiese Pegasus, gelido, e quando notò l’espressione confusa del professore ripeté: -Chi l’ha accompagnato e quanto tempo fa?-
-Ah!- rispose Seamus –Un certo Mortimer Smith, qualche minuto fa.. perché?- domandò, sempre più confuso.
-Questo non la deve riguardare, sono affari del Clan. E come ben saprà, non è bene mischiarsi negli affari del Clan. Tutto quello che deve sapere è che Mortimer Smith non deve nemmeno avvicinarsi a mio fratello Orion, e che se accadrà ancora, sarà lei a subirne le conseguenze.- Pegasus si voltò di scatto, afferrando per un braccio Lily, che aveva cominciato a imprecare appena sentito il nome mortale di Mordred, e trascinandola fuori –Vieni Lily. Andiamocene. Dobbiamo recuperare Orion.-
-E picchiare Mordred?- sussurrò lei con il sorriso sulle labbra, mentre già oltrepassavano i portoni dell’aula.
-Anche quello se ti va.- rispose lui, una luce divertita negli occhi e un pensiero costante in mente.
Ma quando torna Nin??

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Isola di Lif, mattina
 
James era rimasto come in trance a osservare la sua Eltanin cantare con i fiori sanguigni dell’isola, fondersi con essi, creare il loro antichissimo cerchio di nascita, vita e morte con la sua sola voce.
Era rimasto immobile, preso in un incantesimo di infinita bellezza che lo scuoteva da dentro e rendeva anche lui parte di quel terreno sacro che Eltanin stava pregando con la voce e con il corpo.
Ora iniziava a comprendere come potesse Rastaban rimanere ore, giorni, settimane, fermo a vegliarla, su quell’isola, in completa risonanza con lei e con il suo cuore, perché piano piano, anche il suo animo cominciava a danzare allo stesso ritmo di quello di lei.
Era una cosa infinita e magica allo stesso momento, era breve, lunghissima e senza tempo, e in lui non vi era alcuno stimolo se non accondiscendere alle silenziose parole di Eltanin.
Volare era stato selvaggio e incontrollato, libero e urlato, mentre questo, questo era silenzio e preghiere, voce antica e lacrime, comprensione e disperazione. Questo era la tempesta di fulmini di sangue, controllata dalle mani sante di Eltanin, santa ai suoi occhi e a quelli del mondo che doveva salvare.
 
Boudicca aveva osservato la sua pupilla cantare le canzoni antiche dell’isola, nella lingua della terra, e piangendo lacrime invisibili a molti, aveva sussurrato la sua approvazione. Aveva guardato dietro di lei, piangendo per l’amore che legava i due giovani, e che aveva temuto non sbocciasse mai, ma che era infine divampato, costruendo un nuovo potere dentro una nuova Eltanin, migliore di quanto mai avesse potuto immaginare. E aveva guardato gli occhi del giovane, leggendovi solo amore e comprensione, la decisione a non lasciare più quel fiore prezioso, a costo della propria vita. Vi aveva letto il sacrificio, l’essere disposti a sacrificare il proprio intero essere per sostenere l’altra metà di sé stessi, coscienti che è troppo importante per non annullarsi per essa. E per lui, e per lei, e per quelle canzoni antiche, Boudicca piangeva.
 
Eltanin cantò, fino a che nascita vita e morte non ebbero compiuto il loro corso, fino a che i fiori rossi come il sangue non ebbero più nulla da dirle, ma nel suo cuore si annidò una nuova consapevolezza, sfocata ma presente. Davanti a lei, Boudicca, la sua mentore. Dietro di lei, Rastaban, il suo compagno, e James, la metà della sua anima. Li sentiva pulsare, dentro di sé, come sentiva la terra e il cielo e la tempesta. Come sentiva il mare e le creature e i fiori.
Poi, una voce, lieve, trasparente come la sua proprietaria, interruppe i suoi pensieri.
-Ora cominciamo il nuovo allenamento, Eltanin.- mormorò Boudicca.
La ragazza sollevò il capo, stordita da tutta la vita che poteva percepire, e la guardò negli occhi sorridenti.
-Sì.- rispose semplicemente.
-Il potere che ti è stato donato è immenso, ancora non riesci a comprendere quanto. E proprio a causa della sua immensità, sarà difficile per te rimanere concentrata a lungo su una sola delle cose che percepisci. Devi imparare a dividere le sensazioni, i fili di magia che ti legano all’universo e a tutto ciò che esiste. Altrimenti impazzirai.-
-E come?- chiese insicura Eltanin.
-Cominciamo con la meditazione. –rispose Boudicca. –Con questa imparerai a concentrarti, poi a distinguere le varie esistenze e successivamente a individuarle. Sarà anche un ottimo strumento per quando imparerai a sfruttare il potere per creare.- allo sguardo confuso della ragazza, Boudicca sorrise. –Non dirmi che non ti sei resa conto poterlo fare.. quel fremito al ventre, quel formicolio alle mani.. non si tratta più solo di guarigione, figlia mia. Ora possiedi la vita in te.-
E con un altro sorriso, lo spirito iniziò il lungo percorso d’istruzione della ragazza dagli immensi poteri, mentre dietro di lei, un drago nero  e un uomo innamorato osservavano con attenzione.

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Hogwarts, fuori dall’aula di trasfigurazione
 
-Dove si saranno cacciati..- mormorò Pegasus preoccupato. Dopo aver inviato il suo patronus ai fratelli per avvertirli di controllare la zona dell’infermeria e poi correre subito in loro aiuto, lui e Lily avevano cercato per dieci minuti buoni Orion, setacciando il corridoio in cerca di una traccia, per quanto minima, ma non erano riusciti a trovare nulla. E Pegasus cominciava a innervosirsi.
Mentre ancora aspettavano i rinforzi, però, gli parve di udire un gemito soffocato provenire da una nicchia nascosta. Nicchia che ovviamente il gemello sapeva esistere, e che aveva appena controllato, senza risultati. Ma forse si era  sbagliato, dati i rumori che parevano provenire dal suo interno.
Con furia, gettò di lato il pesante arazzo, mentre la rossa sfoderava la bacchetta con aria guardinga e combattiva. Nulla. Non c’era nulla.
-Ma che diavolo..- cominciò Lily.
-Shh!- Pegasus le fece cenno di tacere, perché come i figli di Potter dovevano sapere anche troppo bene, se non si vede nulla, non è detto che non vi sia nulla. Cominciò a tessere un complicato incantesimo non verbale, pensando che sua sorella avrebbe davvero dovuto essere fiera di lui, data la difficoltà della fattura. Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio, mentre continuava a formulare l’incanto nella sua mente, poi, spalancandoli, mormorò: -Revelio!- 
Come se qualcuno avesse sollevato un telo, apparvero improvvisamente due figure minute davanti agli occhi più (quelli di Lily) e meno (quelli di Pegasus) stupefatti degli spettatori. Davanti a loro, Mordred cercava di penetrare nelle difese magiche di Orion, che sudava per la fatica di dover mantenere alzato un sortilegio scudo di potenza elevatissima in condizioni decisamente non ottimali, considerando un visibile e non esageratamente pulito squarcio all’altezza del polpaccio.
A quella vista, Pegasus imprecò, e lo sguardo della rossa ragazza al suo fianco si fece duro e deciso.
-Siete arrivati troppo tardi..- cantilenò Mordred, la voce che lasciava trasparire tutta la sua follia, l’ombra che si stagliava doppia dietro di lui. –Tardi, tardi, tardi.. Ormai l’ho colpito, e la mia tenebra gli entrerà nel sangue.. l’ho infettato!- strillò, a guardare i due. –E poi, dai! Cosa pensavate di fare voi due? Voi, che dovete usare anche la bacchetta per combattere! Non siete vostra sorella, senza di lei non siete niente e lo sapete!- gli occhi di Mordred si fecero crudeli –Lei forse, qualcosa poteva fare.. ma voi! Voi, siete senza speranza.. del Clan destinato, addirittura, ce n’è uno solo! Non fatemi ridere più del necessario!- concluse, prima di scoppiare in un’aspra risata.
Pegasus riuscì a malapena a controllarsi, ma non abbassò la bacchetta. –Può darsi. Forse non sono mia sorella, forse sono debole e devo utilizzare la bacchetta per combattere.. Ma non sono solo. Noi Granger Malfoy non lo siamo mai. Tu, invece, lo sei sempre, ecco perché perderai.-
Appena terminò di parlare, dietro di lui sbucarono i restanti quattro fratelli Granger Malfoy, Phoenix, Lupus, Hydra e Columba. Mentre Lily indietreggiava, sapendo che quella non era la sua battaglia, e mentre tutti ringraziavano Circe per il fatto che l’avesse capito, sul volto esausto di Orion spuntò un sorriso, e su quello di Mordred morì un ghigno.
Nella calma irreale del momento, i cinque appartenenti al Clan si disposero a semicerchio attorno ai due ragazzini, Pegasus al centro, e puntarono le bacchette, incanalando la loro energie tramite queste.
-Vattene ora, Mordred.- Iniziò Pegasus.
-Vattene ora.- continuò il suo gemello Phoenix.
-Vattene.- proseguì Lupus.
-Vattene.- fu il turno di Hydra.
-Vattene.- disse quasi in stereo Columba.
-Vattene ora, Mordred!- urlò infine Orion, raccogliendo le forze che gli erano state trasmesse dai fratelli e gettando a terra il suo avversario.
Mordred cadde e non poté evitarlo. Si guardò attorno confuso, stordito, chiedendosi cosa potesse essere accaduto di tanto potente da sconfiggerlo. Sapeva che la bionda maggiore non c’era, e quindi cosa? Cosa aveva provocato quel suo disastro? Non lo sapeva, e non saperlo lo terrorizzava ancora di più.
Scoordinato, si alzò in piedi e fuggì per i corridoi, senza sapere bene quale direzione prendere.
 
Orion sorrise, soddisfatto. Ma appena l’adrenalina fu calata, sentì una fitta al polpaccio e contorse il viso in una smorfia di dolore, accasciandosi a terra.
I fratelli corsero verso di lui, per soccorrerlo, mentre una sempre più confusa Lily correva verso l’infermeria ( o quella che credeva essere la direzione dell’infermeria) gridando a pieni polmoni: “All’armi! All’armi! Uomo ferito, ripeto uomo ferito! Uomo in mare!” e gongolando anche un po’ nel gridarlo, poiché era una vita che sognava di poterlo farle (e meno male che ancora non era mai salita su un taxi!).
-Orion!- gridò spaventata Hydra, correndo verso di lui, con la gemella al fianco.
Subito, anche il resto del gruppo si avvicinò con aria preoccupata e sommerse Orion di domande. Questi sorrise debolmente, stringendosi la ferita al polpaccio con la mano e provando a fermare il sangue.
-Non è niente..- ansimò prima di lasciarsi sfuggire un gemito –E’ solo.. E’ solo un taglio.. Ma andrà curato perché Mordred ha lasciato che la sua tenebra scivolasse al suo interno..- mormorò queste ultime parole, e svenne, accasciandosi tra le braccia di Pegasus.
Columba strattonò Hydra per un braccio e si avvicinò al fratello. Mentre la sorella le infondeva le proprie energie da dietro, sfiorandole le spalle, lei allungò le mani a posizionarle sullo squarcio aperto e sanguinante della gamba di Orion. Gli altri indietreggiarono, nella speranza che la piccola di casa riuscisse almeno a migliorare la situazione con le sue doti di guarigione.
Columba e Hydra avevano sempre avuto particolare affinità con la natura. Ma se le capacità di Hydra erano più orientate verso la distruzione e il caos che la natura era in grado di creare, e dunque la rendevano più predisposta all’attacco, Columba aveva talenti collegati alla guarigione e alla cura, connessi con la pace e la creazione naturali. Dunque, i fratelli si fecero da parte perché potesse esercitare le sue arti sulla ferita del più piccolo di loro, che andava assumendo un aspetto sempre peggiore.
Concentrandosi, Columba dirottò la propria energia verso di essa.
 
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Nella stanza del professore di difesa, Hermione Granger Malfoy si apprestava a rendere felice per l’ennesima volta il biondo maritino e scatenare un’altra tempesta su Hogwarts, ma qualcosa, sulla schiena, le provocò un dolore acuto. Nuda, accucciata tra le lenzuola e con gli occhi sgranati, fissò Draco, che rispose al suo sguardo con aria impaziente.
Uno dei minuscoli tatuaggi magici che costellavano il drago e la rosa sulla schiena di Hermione, la runa che indicava il nome del minore dei suoi figli per la precisione, le aveva appena comunicato un pericolo imminente.
-Orion..- mormorò la donna, prima di scattare fuori dal letto e vestirsi veloce come un fulmine, presto imitata dal marito, che non sottovalutava mai un’intuizione della moglie.
In pochi secondi, erano entrambi fuori dalla camera, che correvano come forsennati verso l’aula di babbanologia, seguendo il presentimento di Hermione.

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-Non so se riesco..- ansimò Columba –Non so se riesco a resistere..-
-Columba! Non mollare! Non è tanto diverso da guarire Sherasiph!- strillò Hydra da dietro di lei, continuando a trasmetterle ciò che poteva.
-Se fosse in forze forse.. Forse sarebbe più semplice.. Così.. Così, non sono sicura che funzionerà..- terminò la gemella, continuando a gettare verso Orion il suo flusso guaritore, senza tanti risultati, con grande orrore del Clan e di Lily, che, ormai ammutolita, fissava la scena con aria terrorizzata.
Una speranza leggera come l’aria e fresca come la brezza primaverile arrivò con il rumore dei tacchi di Hermione che sbattevano contro il pavimento di pietra mentre correva in soccorso del suo figlio minore.
-DOV’E’? DOV’E’ ORION?- gridò disperata, allontanando il resto della sua prole a spintoni.
Venne bloccata dal marito giusto in tempo, prima di scaraventare lontano anche le due gemelline, che continuavano la loro opera, imperterrite.
-AARGH!- strillò la donna, alla vista del corpo svenuto e sanguinante del figlio. –Cosa gli hanno fatto? Chi è stato?- domandò, la voce una lama di ghiaccio, terribilmente simile a quella della figlia maggiore nei suoi momenti di furia. –Chi ha fatto questo a mio figlio?- domandò ancora, la voce che ordinava, impartiva un comando e sibilava promesse di vendetta.
-Mamma.- la richiamò Lupus –Mamma non è il momento della vendetta questo. Bisogna salvare Orion, la sua gamba è infetta, chi l’ha ferito ha infiltrato nel suo sangue la tenebra più scura e pericolosa.-
Phoenix annuì. –Le gemelle non riescono a ripulirla, eliminando la tenebra, quello potrebbe farlo solo Nin, probabilmente. Ma Columba potrebbe guarirlo e metterlo in uno stato di stasi temporanea, finché lei non torna, se solo Orion fosse meno debilitato.-
Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di Hermione, rimasta senza parole e terrorizzata. Guardò il marito, sperando in una soluzione, dopotutto, un tempo, anche lui era stato un mago oscuro, e magari sapeva come risolverla. Draco sorrise, le asciugò le lacrime dal viso e si rivolse ai figli.
-Quindi se la ferita fosse su un corpo forte potreste guarirla, o almeno far sì che il ritorno di Nin non sia troppo tardi?- chiese, guardando Hydra.
-Sì, papà.- rispose lei, senza deconcentrarsi.
-Perfetto.- rispose l’uomo –Spostatela sulla mia, di gamba.- disse, stracciandosi i pantaloni e porgendo il polpaccio agli occhi dei figli stupefatti.
-No! Draco!- Hermione ormai non resisteva più, e l’idea di rischiare anche la vita del marito la schiacciava. –No, usate la mia.- disse poi, ricomponendosi e allungando la bellissima gamba verso il gruppo.
-Onestamente, Mamma, temo che la tua sia troppo sottile. È meglio sfruttare quella di papà, se proprio deve essere fatto in questo modo.- disse Pegasus, scuro in volto. Accanto a lui, il gemello annuiva, tetro.
-Avanti.- disse allora Phoenix –Facciamolo.- e con il fratello si mise ad operare una  fattura complessa e articolata, che andava eseguita a quattro mani in perfetta sincronia. Mormorando l’incantesimo i due muovevano decisi la bacchetta dalla gamba di Orion alla gamba del padre, fino a che la ferita del primo non scomparve e il padre si accasciò invece a terra per il dolore, sofferente, ma ancora vigile.
Hermione corse a posizionarsi alle sue spalle, mentre le mani di Columba si muovevano veloci da Orion a Draco, gli occhi chiusi, la fronte corrucciata in una smorfia concentrata. Finalmente, mentre il minore del Clan sbatteva gli occhi riprendendo conoscenza, la ferita che era stata sua e che ora apparteneva al padre, smise di sanguinare e lenti rivoli di nebbia nera scivolarono fuori dallo squarcio.
Columba non richiuse la ferita, sapendo che alla sorella maggiore, in quel caso, sarebbe toccato l’ingrato compito di riaprirla, per pulire completamente il corpo dalla tenebra. Invece, la stabilizzò, immobilizzando il polpaccio in uno spazio e in un tempo al di fuori di quella dimensione, un tempo che avrebbe potuto aspettare Nin per essere guarito. Quando Hydra le lasciò le spalle, insieme fecero in modo di applicare ai bordi del taglio, ora pulito, erbe medicamentose essiccate e nuovamente inumidite con la loro saliva, per non correre rischi ulteriori di infezione.
Al termine di questa operazione, Columba svenne, esausta ma felice del suo lavoro, e la sua gemella la sostenne, carezzandole il volto stanco.
 

Attorno al gruppo, cosciente solo di ciò che avveniva al suo interno, si era ormai radunata una folla variegata, composta da studenti, professori e anche fantasmi, attirati dalle urla e dal caos che il Clan aveva provocato, e la suddetta folla iniziò ad applaudire, quasi fosse uno spettacolo allestito per il loro diletto.
Hermione non resse altri cinque minuti, e tremante, dopo aver adagiato il marito ormai addormentato tra le braccia di Pegasus, si alzò in piedi, svettando tra tutti con la sua bellezza e la sua aria regale.
-Chi ha fatto questo alla mia famiglia, chiunque di voi abbia osato alzare un dito sui miei figli, arrecare danno a mio marito, chiunque sia inizi a tremare, perché Hermione Jean Granger Malfoy ottiene sempre la sua vendetta.- detto questo, si voltò verso la sua famiglia, e sollevando magicamente il marito, condusse tutti fuori dalla vista della folla sbalordita, dirigendosi verso un posto tranquillo.
 
***************************
 
Quando il Clan (quasi) al completo, Lily al seguito, arrivò in biblioteca, scatenò un uragano di caos e domande.
La tribù Weasley, i Nott, e gli Zabini assalirono chi questo chi quel fratello per sapere cosa fosse accaduto, e che ne fosse stato di Mordred. Così la confusione permeò il sacrario di madama Pince, ancora sotto incantesimo, fino a che Hermione non interruppe tutti salendo in piedi sulla sedia e attirando l’attenzione dei presenti con un battito di mani.
Appena il silenzio calò sulla sala, la donna si sedette sulla stessa sedia su cui era salita in piedi e accavallò le gambe, assumendo un’espressione seria.
-Allora.- cominciò –Mi pare evidente che avete un problema.- dichiarò.
 Raccontò cosa era appena avvenuto e si fece raccontare quello era accaduto in precedenza, vegliando il marito dormiente con ansia contenuta solo in apparenza.
-D’accordo.- disse infine  –Facciamo portare del cibo, devo parlarvi. Hydra ve ne occupate voi?- chiese facendo un cenno alle figlie, che annuirono entusiaste e scomparirono per qualche minuto per poi tornare con la promessa di un lauto pranzo preparato dalla sempre fedele Winky.
Il silenzio calò sulla biblioteca mentre adulti e giovani si predisponevano ad ascoltare le parole della matriarca del Clan, che carezzava con aria pensierosa i capelli di Draco, ancora svenuto.
Quando finalmente furono portate cibarie e bevande, il pranzo venne ingerito in una quiete carica di tensione e di aspettativa, gli occhi dei gemelli Granger Malfoy che saettavano da un genitore all’altro, lo sguardo di Lily, inaspettatamente silenziosa, che non si fermava per più di qualche secondo sulla stessa persona, e il volto preoccupato di Columba che di tanto in tanto imponeva nuovamente le mani sulla gamba del padre, sperando di portare un qualche miglioramento.
Terminato il pasto, Hermione si guardò intorno, scorgendo molti volti angosciati, e, inaspettatamente ma non troppo, molte nuove affinità. I suoi figli, gruppo compatto come sempre, traevano forza da altri, e la donna vide Lirael Zabini avvicinarsi a Phoenix con aria triste, per afferrargli una mano e stringerla tra le sue, bianche e delicate. Vide le figlie minori prossime al pianto, e Lorcan e Lysander  Nott accostarsi a loro come a volerle proteggere. Vide Caillean Zabini stringere a sé il volto sconvolto dalla rabbia di Lupus, cullandolo come fosse un bambino, per calmarlo. Pegasus rimaneva solo, ma di tanto in tanto la madre lo vide lanciare occhiate furtive in direzione della rossa furia figlia di Potter, con curiosità, almeno. Guardando al di là dei suoi figli, vide Dominique Weasley con gli occhioni viola sgranati, abbrancata a Galen Zabini, che cercava, per quanto imbarazzato di rassicurarla. Vide Cassandra e Ginevra Weasley circondare il cugino Luis in cerca di conforto, mentre Bryan consolava Molly, e Fred e Roxy si tenevano per mano come quando erano bambini.  Hermione sapeva che in quel momento di profondo panico spettava a lei il compito di rasserenare le menti dei ragazzi, figli suoi e non.
Non questa volta.
Pensò, prima di alzarsi in piedi e cominciare a parlare.
-Non è la nostra guerra.- iniziò –Non è più la nostra guerra. È la vostra. Ai nostri tempi, io e tutti i vostri genitori, abbiamo combattuto. Abbiamo lottato. Ci siamo battuti per il nostro futuro, sfidando qualcosa che era più grande di noi, e noi non avevamo i vostri poteri, le vostre capacità. Noi siamo stati derisi, perseguitati, condannati senza possibilità di appello, ma abbiamo combattuto la nostra guerra, e abbiamo vinto. Siamo vivi. Siamo innamorati. Abbiamo avuto il futuro che sognavamo. E ora, questa, non è più la nostra guerra.- Hermione si morse a sangue il labbro, terrorizzata per quello che sapeva avrebbero affrontato i figli, poiché lo aveva affrontato anche lei ai suoi tempi, ma cosciente che questa volta non sarebbe stata lei a combattere per loro. Era il loro destino, questa battaglia, era per questo che erano nati, come lei era nata per risolvere l’enigma delle ampolle nei sotterranei il primo anno, o per usare i gira tempo al terzo, e salvare il padrino di Harry. Ognuno nasceva uno scopo, e quello dei suoi figli era chiaro. Si voltò di schiena, per nascondere le lacrime che minacciavano di colarle sul viso. –Non combatteremo per voi. Resteremo dietro le quinte, vi forniremo ciò di cui avete bisogno, vi diremo di sì, crederemo alle vostre parole. Ma sarete voi a dover sconfiggere questo nemico. Sarete voi a dover eliminare questa minaccia che grava sul mondo magico come pesante ombra nera. Non vi diremo cosa fare, non organizzeremo  i vostri allenamenti. Ora è il vostro turno.- Sollevò il marito da terra con un semplice incantesimo di locomozione, e con lui si avvicinò all’uscita della biblioteca. –Ci troverete in camera del professore di difesa, aspetteremo lì il ritorno di Eltanin.-
Sulla porta esitò, fermandosi un momento nel silenzio più completo. Sempre senza voltarsi indietro, ripeté, scandendo bene le parole, che risuonarono nella sala: -Ora è il vostro turno.- e poi uscì, scomparendo nell’ombra del labirinto di corridoi della scuola di magia più famosa al mondo.
Nulla era sembrato tanto difficile a Hermione Jean Granger Malfoy  quanto lasciar andare i suoi figli per la loro strada.

 
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In biblioteca, pochi secondi dopo l’uscita di scena della matriarca del clan, fu il caos.
Grida, pianti, terrori per scenari apocalittici descritti fin troppo nel dettaglio, si diffusero tra gli scaffali, mentre Luis correva in tondo con le mani tra i lunghi capelli, Gin e Cass si abbracciavano piangendo, Caillean e Lirael erano cadute nuovamente in trance, prendendo a ripetere in continuazione la profezia, e Lily, unica superstite al terrore collettivo aveva agguantato una mela dagli avanzi del pasto.
Guardandola con interesse, come se paragonasse il rosso del frutto al colore dei suoi capelli e lo trovasse scialbo, l’indegna figlia di Potter scrollò le spalle, alzandosi in piedi e salendo sulla sedia fino a poco prima occupata da Hermione. Tornò a guardare la mela nella sua mano, poi sorrise, adocchiando la folla urlante sotto di lei, e prese la mira.
-OOOUUCH!- il grido di dolore di Pegasus riecheggiò nella biblioteca già colma di urla.
Il ragazzo si fermò sul posto, massaggiandosi la spalla dolorante e lanciando occhiate piene di risentimento a Lily, che rimaneva sempre in piedi sulla sedia a guardare divertita tutti gli altri. Come fosse un segnale, anche gli altri si immobilizzarono, per poi raccogliersi attorno alla ragazza.
-Beh finalmente.- disse questa.
-Finalmente cosa??- chiese confuso Phoenix, che stringeva tra le braccia Lirael, essendo appena riuscito a riacchiapparla dopo la trance.
-Finalmente fate silenzio!- ridacchiò la rossa. –Ma cosa vi aspettavate? Che la Prof facesse tutto lei? Oh, ma sveglia! Prima ce la stavamo cavando alla grande mi sembra..- roteò gli occhi in segno di infinita pazienza. –Gli adulti ci hanno solo prestato una gamba, e che sarà mai! Ora da bravi riprendete a fare quello che avevate cominciato che magari arriviamo da qualche parte eh??-
L’incredibile e soprattutto inaspettato buon senso di Lily Jean Potter rimbombava come mille campane alle orecchie dei ragazzi, che annuirono e, per una volta, fecero quello che l’erinni dai capelli di fuoco aveva appena proposto.
Si rimisero al lavoro.
D’altronde, era il loro turno, e una guerra li aspettava.

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Lif, terzo giorno.
 
James aveva meditato assieme a Eltanin, anche se non gli era stato richiesto. Voleva unire la sua mente a quella della sua amata, non solo le sue labbra. E ora si sentiva in collegamento con lei, poteva sentire il battito vivo e forte del suo cuore, poteva assaporare il gusto dolce e intenso dei suoi pensieri, senza tuttavia conoscerli, poteva udire la musica della sua voce anche quando taceva, e, soprattutto, poteva sentire l’energia correre tra loro, unendoli come fossero un unico essere, e tramite quel filo argentato, trasmettere a lei la sua forza.
 
Eltanin sentiva tutto. Nel suo ventre come nella sua mente milioni di fili la mettevano in comunicazione con il mondo, e ora, al tramontare del terzo giorno durante il quale aveva meditato e si era lasciata prendere da tutti quei collegamenti, poteva distinguere ciascun filato, ciascun legame, poteva accarezzarlo e tramite questo accarezzare la persona, la creatura, l’essere ad esso collegato, poteva vedere la trama della vita e dell’universo intero dispiegarsi davanti a lei, brillante di luce come mille diamanti sotto il sole, bella, infinita e grandiosa.
Poteva sentire i fiori, la sabbia e il cielo. Mosse i fili, e cento fiori del colore del sangue sbocciarono attorno a lei, milioni di granelli di sabbia salirono a circondarle il corpo nudo, roteando nel vento e rivestendola della terra sacra di Lif, la tempesta si annunciò nei cieli con il rombare di mille tuoni, e con un singolo fulmine. In Estasi, la ragazza sollevò il braccio rivestito di sabbia ad incontrarlo, e lasciò che il fulmine azzurrino si avvolgesse su di esso, lo fece scivolare tutto intorno a sé, ricoprendosene come se fossero le spire di un serpente.
Poteva sentire James, e non aveva mai sentito tanto amore dentro di sé.
Ora Eltanin controllava il suo potere, gestiva i fili che la legavano al mondo, amava la terra l’oceano le nuvole. E amava James. Lo amava così tanto che lo sentiva pulsare dentro di sé, nel profondo della sua anima.
Raccolse dentro di sé il filo argenteo che li collegava, e sentì lui.  Lo senti, lo assaporò, ci si avvolse. Lo amava e sentiva che lui amava lei.
I suoi occhi si spalancarono per inghiottire tutto di lui, per divorarlo, per assorbirne la più intima essenza.
Mentre si avvicinava a lui con passo felino lo vide sorridere e il mondo si spalancò davanti a lei. Lasciò che la sabbia cadesse libera dal suo corpo, lasciandola nuda di fronte a lui, avvolta solo del fulmine azzurro che la rappresentava così tanto.
 
James vide Eltanin aprire gli occhi grigi come la tempesta che imperversava su di loro, sgranarli quando lui sorrise in risposta al suo sguardo. E amò quegli occhi, tanto quanto amava la sua anima, i suoi fulmini, e i suoi poteri.
Avvolta nella sabbia sembrava una dea, e quel lampo sembrava raccontare una storia, intorno a lei.
Quando cominciò a camminare verso di lui, con quel suo incedere degno di una pantera, James sentì la bocca che si asciugava, e quando lasciò cadere la sabbia che ricopriva il suo corpo, la sentì arida come un deserto. I lunghi capelli di Eltanin erano agitati nel vento, che sembrava sollevarla da terra, quasi fosse una dea, i suoi occhi ardevano di un fuoco freddo e meraviglioso, le sue mani si muovevano invitanti verso di lui.
Ma continuò a sorridere, perché lui era James e lei era Eltanin, e nulla di ciò che poteva esserci tra loro sarebbe mai stato sbagliato.
Alla fine, furono uno di fronte all’altro, lei nuda, coperta da un unico fulmine, la pelle bianca come giglio, la bocca rossa come fuoco e gli occhi brillanti come argento, e lui vestito, i capelli rosso scuro, quasi castani, disordinati più del solito, un sorriso sbarazzino e innamorato.
Con un gesto Eltanin fece evanescere i vestiti di James, lasciandolo nudo quanto lei, e avvolgendolo con lo stesso fulmine che avvolgeva lei.
Novelli Adamo ed Eva, in un paradiso sacro al mondo terreno e non a un dio sconosciuto, James ed Eltanin erano un uomo e una donna legati dall’amore e dal destino, gli sguardi uniti, le mani intrecciate, i corpi mossi da un desiderio carnale quanto spirituale.
Il fulmine li avviluppava in una spirale antica come il tempo, spingendoli ad amarsi, su quel sacro suolo che celebrava la carne e il sangue, l’amore e la vita.
Quando furono uno stretto all’altra, le loro labbra si incontrarono, destinando i due ad un amore più profondo dell’inferno stesso.
James attirò Eltanin più vicina a sé, stringendola per i fianchi, e lei gli cinse il collo, piangendo lacrime di gioia e d’amore. Crollarono in ginocchio, le bocche incollate, i corpi desiderosi di trovare sollievo, l’amore che permeava ogni granello di sabbia su cui si distesero.
 
-James!- strillò Eltanin al culmine del piacere, cavalcando un’onda fino ad allora a lei sconosciuta .
-Eltanin- strillò James nello stesso momento, per lo stesso motivo.
Partendo dal fulmine che avvolgeva i due innamorati, un brivido scosse il mondo, mentre l’orgasmo scuoteva i due, destinandoli per sempre l’uno all’altra, e la tempesta perfetta ebbe inizio.
 
Mentre il sangue della verginità della ragazza marchiava l’isola di Lif mischiandosi con il seme del ragazzo, mentre la tempesta turbinava sopra i loro corpi felici e gli abitanti di Bonducawich osservavano gli strani fenomeni che si manifestavano su quella strana isola, mentre tutto ciò accadeva, Eltanin e James si sentivano solo questo.
Ignari, o meglio indifferenti, al fatto di essere il punto focale del cambiamento radicale appena avvenuto nel mondo, il centro da cui era partito, si tenevano stretti, amandosi come solo due giovani possono fare, e sentendosi solamente Eltanin e James, nulla più di questo.

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Hogwarts, Camera dei segreti, stesso momento.
 
I gemelli avevano scelto la camera dei segreti per allenare quello che sarebbe diventato un esercito a causa dei grandi spazi, dei nascondigli e delle molteplici possibilità che questa offriva in quanto luogo abbandonato.
Ma mentre una battaglia tra squadre “nemiche” era nel pieno del suo svolgimento, la caverna, e Hogwarts tutta, venne scossa da un terremoto, che attraversò le fondamenta della scuola e arrivò alla torre più alta.
-Cosa è stato?- chiese piano Lirael, sconvolta.
-Eltanin.- dichiarò sua sorella Caillean –Eltanin e James. Avete sentito quel brivido di magia pura attraversarvi il corpo vero?- quando tutti attorno a lei annuirono, riprese a parlare. –Eltanin e James hanno appena modificato il tessuto del mondo. Hanno compiuto il rito più sacro, hanno liberato i poteri di lei. Ed ora, potrà salvarci o distruggerci tutti.-
Il silenzio calò sui presenti, come una pesante cortina di fumo.

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Mio angoletto personale:
Va bene, ora accanitevi.
Lo so, il capitolo non è eccezionale e salta come un disco rotto.
Ma almeno è pubblicato, quindi giù i forconi.
Avrei voluto portarlo avanti ancora un po’, ma onestamente mi è sembrato meglio interrompere arrivata a un certo punto, proprio con l’affermazione cruciale della profetessa Zabini che comincia a vedere i segni: Eltanin e James hanno cambiato la struttura del mondo, ed evidentemente l’occhio del drago comincia ad aprirsi, perché salvezza e distruzione sono vicine.
So che mancano le reliquie, ulteriori notizie e ricerche e approfondimenti su Mordred e la sua psiche, ma non ci sarebbero davvero stati, sarebbero finiti per essere pezzi di cose piazzati qua e là a caso. Quindi, sorry, next time.
Cosa ve ne pare della scena in cui Hermione lascia andare i figli? Anche lì, c’era tanto da dire o poco spazio per farlo, quindi mi sembra di averne colto solo un frammento, d’altronde non è lei la protagonista.
Lily torna in scena con un ruolo quasi primario, affiancata quasi sempre dai due gemelli, e spesso da una mela rossa, strana combinazione eh? Però mi piace!
Eltanin comincia a scoprire sé stessa e il suo potere, come finirà? E la ferita di Draco?
Molte domande, poche risposte!
Nel prossimo capitolo, rivelazioni, eserciti e reliquie, non mancate!
Ringraziamenti:
Molte grazie a ladyathena, salkmania22, justSay, LadySaphira, _Lils, Rospetta89, CChanel, Serepta, e the_rest_of_me per le recensioni, siete fantastici, e vi prego, siate pazienti con questa piccola e indegna tizia che si blocca!!
Grazie ai 80 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, farò del mio meglio!
Grazie agli23 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy, mimi84 e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 19 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti!
Il mio amore per voi è senza confini
Nimi

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Capitolo 14
*** NON CI SI SMATERIALIZZA A HOGWARTS! ***


Parla Nimirose, prima che la fustighiate:
 
A volte le cose non vanno come avevamo previsto.
A volte le cose non vanno e basta, si fermano e tu non puoi farci nulla.
A volte a fermarsi non è la vita, non sono le cose, ma sei tu stessa.
E allora cerchi di riprendere in mano quello che eri, cerchi con tutta te stessa di raccattare i frammenti della tua anima, sperando che nessuno veda quanto ti ha ferito e ti ha fatto male guardarla andare in frantumi.
E allora rimani li a guardare quei pezzi di specchio sparsi sul pavimento di un ospedale in cui speravi di non dover tornare mai, ma che ora si macchia del tuo sangue e della tua vita.
E allora provi, tenti e cadi, senza riuscire, perché sai che sollevarti è l’unica via, ma a volte non dipende da te, e tutto ciò che puoi fare è riprovare, ancora e ancora.
Quando è il corpo a fermarsi, mentre la mente va avanti, fisserai un punto nel vuoto, cercando di non guardare quello che ti accade. Cercando di non pensare.
A volte le cose non vanno come previsto, ma se lo si desidera davvero si può superare qualsiasi difficoltà.
Quindi, davvero, scusate il mio ritardo, ma come ho già detto, le cose non sempre vanno come desideriamo, soprattutto se le desidero io.
 
Nimirose
 
 
Parla Eltanin:
 
Dicono che la luna sia incostante, mutevole e bugiarda.
I tragici amanti di Verona, Romeo e giulietta, Montecchi e Capuleti, le addossarono la colpa di essere “bugiarda”, ma io so che non è così. La luna è sempre la stessa, eterna, immutabile e meravigliosa, e la sua incostanza rimane negli occhi di chi la guarda, fidandosi erroneamente di una vaga impressione visiva, delle tenebre che ne nascondono una parte, delle stelle che ne illuminano un’altra.
Non è una colpa avere mille sfaccettature, non quanto lo è non saperle cogliere, non quanto lo è accusare e odiare l’oggetto tanto poliedrico da suscitare invidia e confusione nell’animo altrui.
Io so come si sente la luna, perché anche io mi sento allo stesso modo. Infinita, molteplice e sfaccettata.
In me, la divinità convive con la donna, l’amore con l’odio, il potere con la fragilità.
Non sono più la ragazza che ero un paio di mesi fa, ed ora mille facce di ciò che sono, di chi sono, brillano alla luce del giorno o illuminate da quei raggi lunari che tanto sembrano ingannatori.
Sono la figlia di mia madre, la principessa di mio padre, la guida dei miei fratelli. Sono la compagna di Rastaban, il Drago nero d’oriente, sono l’Occhio del Drago, sono la detentrice di una magia così antica da vibrare nella terra. Sono la migliore amica che possiate mai desiderare e la peggior nemica che possiate mai incontrare.
Ma soprattutto, sono una ragazza innamorata, e la metà complementare di James Sirius Potter, che a sua volta è la mia. E questo mi sembra sia la cosa più importante di tutte.
A volte mi chiedo però quale sia il ruolo di questo mio sentimento infinito nella battaglia che ci apprestiamo a combattere. Nimue, la Dama del Lago, mille volte più potente di me, è morta, dicono, uccisa dal suo stesso amore, ma io? Sarò abbastanza forte per riuscire a combattere nonostante l’amore che mi scorre nelle vene come fuoco?
No. No, io combatterò perché amo, e amerò combattendo. Difenderò i miei sentimenti, li proteggerò.
Che sia stato l’amore a fare di me una creatura speciale, fin troppo simile alla Dama del lago originaria, non è in dubbio. Come non lo è il fatto che sarà l’amore che provo a fare di me lo strumento perfetto per la sconfitta delle tenebre.
Forse è a questo che ero destinata, ad amare e a salvare.

 
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Isola di Lif: Notte del 3 giorno.
 
Ancora avvolti da quel bizzarro fulmine azzurro, Eltanin e James rimanevano rannicchiati uno contro l’altra, beandosi della reciproca vicinanza. Forse lui avrebbe voluto parlare, rassicurarla, dirle qualcosa, e forse lei desiderava lo stesso, ma gli bastò guardarsi negli occhi per sapere che non c’era nulla da dire, nulla da spiegare. Erano Eltanin e James, e lì, le spiegazioni iniziavano e terminavano. Forse avevano impiegato un po’ prima di riconoscersi, ma ora, ora che avevano toccato l’una il cuore dell’altro, non si sarebbero persi mai più.
Il fulmine circondava i loro corpi, distesi sotto la pioggia e la tempesta, sulla sabbia bianca di Lif, tra centinaia di fiori rosso sangue, e da loro partiva a ricoprire l’intera isola, muovendosi a spirale, disegnandone una perfetta sul terreno dell’isola. Al suo centro, i due giovani si sfioravano, mani bianche sulla pelle liscia e nuda, labbra gonfie di baci su altre labbra, in pura contemplazione del corpo dell’altro, dell’amore e della meraviglia dell’altro.
Eltanin avrebbe potuto sentire tutto, ma in quel momento sentiva solo James. Solo le sue dita, solo i suoi occhi, solo il suo amore. Lo sentiva così tanto che le travolse il cuore, e per parità di conti, lei travolse lui, piangendo di felicità.
Aggrappandosi al suo collo con una disperazione feroce, sussurrò: -James.. James, amore mio.. Come.. Come ho fatto a.. a meritare te?- nei suoi occhi brillavano lacrime salate, e nel suo sorriso splendeva una scintilla di inestinguibile gioia. – Come ho avuto tanta fortuna?- chiese ancora.
Lui la strinse forte a sé, consapevole dell’intensità dei sentimenti di lei, poiché erano anche i suoi, e cercò di calmarla, cullandola tra le proprie braccia.
-Come fanno?- si sentì chiedere improvvisamente, mentre Eltanin rialzava il volto dall’incavo della sua spalla, dove l’aveva nascosto.
-Cosa?- chiese perplesso.
-Come fanno.. gli altri.. le persone normali.. Come possono, come fanno a sopportare tutta questa..- fece una pausa, cercando la parola appropriata e spaventando a morte il ragazzo –Tutta questa felicità?- concluse infine, gli occhi brillanti e le scie di lacrime ancora visibili sul viso. –Come possono farlo? Io.. io.. Mi sembra di scoppiare tanto sono felice, non avrei mai creduto che..- il suo viso si incupì leggermente, mentre abbassava lo sguardo –E se tu mi lasciassi? Se tu te ne andassi e io rimanessi sola.. Non credo che potrei mai reggere, mi distruggerei..-
Eltanin si stupì di sé stessa, non sapeva di provare certe cose, né di avere certi timori. Esplicitarli a voce alta, la terrorizzò, ma James la strinse più forte a sé, come a voler cacciare via quel pensiero sciocco e riprese a cullarla fra le sue braccia.
-Come puoi pensare che io ti lascerei mai andare via? Mai, mia El, mai. Ti amo troppo per scappare via da questa “esagerazione di felicità”, come la chiami tu.. e riguardo a questo, non so come facciano gli altri, ma ti dico come faremo noi: un passo alla volta, un giorno dopo l’altro. E saremo felici in eterno amor mio.-
A Lif la notte stava lasciando il posto ad un nuovo giorno, ed Eltanin, sotto lo sguardo infuocato del sole nascente, si rituffò tra le braccia dell’amato, rinnovando ancora una volta la loro promessa di amore e desiderio.

**************************

 
Hogwarts: sotterranei del castello, camere di Eltanin.
 
Caillean rabbrividì, quando all’alba il secondo terremoto squassò le fondamenta del castello, ma non accennò altre reazioni. Era appena sorto il sole, ma lei era già sveglia, l’unica, in quello sconclusionato gruppo di folli quanto potenti personaggi.
Lupus schiuse gli occhi, come avvertendo la sua agitazione, e si avvicinò alla poltrona su cui si era accomodata. –Caillean..- la chiamò piano, la voce ancora un po’ impastata dal sonno. –Caillean, stai bene? È successo qualcosa?- chiese, più vigile, con la bacchetta pronta all’uso.
Lei sorrise, scuotendo la testa, e gli fece cenno di sedersi con lei, così Lupus abbandonò i modi aggressivi per passare alla sua versione notturna, ossia un ragazzino spettinato, dagli occhi argentati e brillanti e dai modi bruschi e rudi. D’altronde, il suo nome veniva dalla costellazione del lupo, che si sa, è un animale notturno, con un grande spirito interiore.
Quindi si accasciò con modi decisamente poco delicati accanto alla piccola Zabini, sedendo a gambe incrociate sulla pietra nuda e poggiandole il capo in grembo. –A me non la fai, Caillean Zabini. Cosa è successo?- domandò di nuovo, voltando la testa quel tanto che era sufficiente per fissarla con gli occhi brillanti e indagatori.
Lei sospirò, arrendendosi. Con Lupus non aveva scampo, sapeva sempre cosa pensava, in ogni momento, se era preoccupata, triste o felice. La ragazza pensò che se non avesse già scelto la via della dea, forse avrebbe dovuto riflettere un po’ di più su tutto questo. Ma poi scrollò la testa, che razza di pensieri, in un momento simile!
Lo fissò attenta, calma come sempre, anche se dentro di lei si agitavano mari d’ansia ben poco repressa. –L’hai sentito prima?- gli chiese.
Lupus la guardò stranito. –No, cosa dovrei aver sentito?-
Lei sospirò, esausta. Era così difficile, sentire tutto e non poterlo spiegare. Ma forse era per quello che era sempre andata molto d’accordo con Eltanin. Entrambe avevano sulle spalle più potere di quanto non ne volessero.
–Il.. terremoto. Mentre sorgeva il sole, circa.- disse infine. Poi fece una pausa pensando a come proseguire. Corrucciò il volto ancora infantile, e le si imbronciarono le labbra. –Eltanin e James..- cominciò per poi interrompersi subito. –Beh, è mattino, direi che potremmo svegliare gli altri, anche se è un po’ presto. Parlerò con tutti voi, credo sia meglio.- Concluse, sciogliendo il cipiglio che le aveva segnato il viso. Sorrise a Lupus, che annuì e si alzò, scrollando malamente ora questo ora quel membro della sua famiglia.
-Sveglia! Sveglia fannulloni!- strillò, suscitando innumerevoli gemiti di protesta da altrettante teste platinate e rosse. –Giù dalle brande, c’è da discutere!- continuò, sotto lo sguardo divertito di Caillean.
In pochi minuti quella che doveva essere la stanza da caposcuola di Eltanin e che attualmente sembrava un dormitorio per studenti indisciplinati, si era riempita di zombie insonnoliti che attendevano il proprio turno per recarsi al bagno e verso la doccia. Mentre Dominique, già meravigliosa e pimpante di prima mattina, trascinava Cass e Gin, seguite a ruota da una calma e rilassata Lirael verso i bagni dei prefetti, in modo da smaltire un po’ di coda per l’unico bugigattolo presente nella stanza, i ragazzi si affollavano davanti alla porta, supplicando Hydra e Columba di darsi una mossa ad uscire.
Quando le due gemelline finalmente furono pronte, si presentarono nella stanza in modo completamente diverso. Tanto Columba era linda e ordinata, i vestiti stirati e ben ripiegati, altrettanto Hydra era disperatamente in disordine, con i capelli spettinati e la camicia fuori dalla divisa. Così, mentre ridendo a crepapelle Lupus e Orion si gettavano insieme sotto la doccia per risparmiare tempo, ai gemelli diabolici sfuggiva un gemito di frustrazione.
-Ma come diavolo fa Eltanin a tenerti in ordine?- sbuffò Phoenix.
-Beh non è che lo faccia proprio eh..- replicò il fratello squadrando la ragazzina, che ghignava divertita.
-Beh, sicuramente fa meglio di così! Non ho mai visto Hydra a colazione conciata in questo modo!- strillò il primo, raggiungendo con le ultime parole un acuto che nemmeno i migliori cantanti avrebbero potuto eguagliare.
Così i due, ridendo e bofonchiando si accingevano a rimettere in sesto, sotto lo sguardo impaziente e un po’ disgustato di Columba, la sua gemella. Pochi istanti dopo, le ragazze rientrarono dal bagno dei prefetti, i ragazzi terminarono le docce, e anche i due sconsolatissimi biondini, abbandonato ormai il pigiama, erano rientrati nella divisa di Serpeverde. Mentre la truppa si accingeva a muoversi per  uscire (finalmente) da quella (dannatissima) stanza, si sentì un gemito di protesta provenire da un imprecisato punto all’interno della stanza.
Con occhi che mandavano scintille, Phoenix si voltò verso la supposta (e sbagliata) direzione di arrivo del verso: -CHE DIAVOLO C’E’ ANCORA?- Strillò, la pazienza (quale?) ormai andata a farsi benedire.
Alle sue spalle, il gemello rideva come un pazzo, indicando il grande letto e l’involto di coperte sopra di esso. –Mi sa.. oddio che ridere! .. Mi sa che ci siamo dimenticati qualcuno! Wahwahwah!- impugnando la bacchetta mormorò un Levicorpus che sollevò una Lily Jean Potter molto addormentata e molto aggrappata al cuscino. E anche parlante nel sonno, a quanto pareva.
-Eltanin.. io.. cattiva.. James Bond.. Brutto vermicolo..- smorfie tra l’allegro e l’arrabbiato si dipingevano su quel volto pallido coperto dai rossi capelli color del fuoco mentre ancora Pegasus teneva l’indegna figlia di Harry Potter sollevata per la caviglia ossuta.
Phoenix spalancò gli occhi, incredulo, e la mascella quasi gli toccò terra. –Non ci credo..- disse soltanto, prima di cominciare a scuotere la testa, frustrato e indignato nonché terribilmente atterrito da quella vista. Il resto del gruppo restò in silenzio, indeciso se scoppiare a ridere o seguire l’esempio di Phoenix e dare di matto. Solo Lirael si avvicinò al ragazzo per cingergli le spalle con fare confortante e mormorargli qualche parola compassionevole. –No Lira, non starmi vicino, ormai sono rovinato, un giocattolo rotto, sono spezzato..-farneticò, in un crescendo di urla –Ma come diavolo fa Nin a fare tutto?- urlò infine, accasciandosi tra le braccia della fidanzata, che si lasciò scappare una piccola risata sotto i baffi.
-Suvvia fratello!- lo scosse Pegasus –Qui recupero io la bella addormentata.. voi avviatevi in sala grande, tra qualche minuto arriviamo anche noi..- concluse dopo aver lanciato un’occhiata scettica alla sopracitata “bella addormentata”.
Con aria rassegnata, Phoenix guidò il resto del Clan, i Weasley, gli Zabini e i Nott,  verso quella meta che sembrava così ardua da raggiungere, ossia la sala grande.
 
Qualche minuto dopo, alla tavolata affollatissima dei Grifondoro si erano aggiunti quasi due dozzine di commensali, compresi Pegasus e l’erinni dai capelli di fuoco, che si ingozzava e sorrideva a tutti, ignara delle occhiate omicide dell’altro gemello Granger Malfoy.
-Bene.- iniziò Lupus. –Ho chiesto anche a mamma e papà di raggiungerci a tavola, perché mi sa che questa vien fuori per essere una cosa importante..- disse guardando di sottecchi Caillean che annuì. Si fece scuro in volto mentre beveva il caffè, ripensando alle parole dell’amica di quella mattina.
La parte della tavolata occupata dal gruppo di scalmanati, Lily inclusa, era stranamente silenziosa quando i coniugi Granger Malfoy fecero il loro ingresso in sala per accomodarsi al tavolo accanto ai figli.
Draco fece una smorfia.
-Figli! Ma non vi vergognate a sedere a questo tavolo?- indicò con un gesto plateale tutti i Grifondoro che li circondavano –Traditori! Voi, sangue del mio sangue, Serpeverde nel cuore, che sedete al tavolo di Godric..-
Hermione lo zittì con uno scappellotto e sbuffò. –Circe incoronata, Malfoy, ma quante stronzate stamattina!- lanciò un’occhiata verso il tavolo dei discendenti di Salazar: -Volevi forse che si sedessero con quel simpaticone di Mordred?-
-No tesoro.-
-E allora taci.-
-Sì tesoro. Ti amo tesoro.- rispose lui, un sorriso a trentadue denti sul viso e gli occhi puntati verso la scollatura dell’amata moglie, che a sua volta ribatté con un ceffone ben assestato.
Il gruppo di ragazzi rise, vedendo che almeno quei due si comportavano come sempre, nonostante la gamba ferita di lui e il palese terrore di lei.
-Allora?- chiese Hermione –Non ci siamo seduti in mezzo ai ragazzini per nulla.- concluse, tamburellando con le unghie perfette sul tavolo, e sollevando un sopracciglio altrettanto perfetto in richiesta di spiegazioni.
Caillean soffiò via una risata, pensando che non era simile alla figlia, ma proprio uguale, se si escludevano i colori. Poi, scuotendo via i pensieri superflui iniziò a parlare, raccontando di come avesse avvertito per la seconda volta il terremoto, e di quello che secondo lei significava.
-James ha liberato i poteri di Eltanin, credo, in qualche modo, aprendo il suo spirito, il suo cuore o quello che vi piace di più, le ha dato il pieno accesso ai suoi poteri originali che prima erano.. non so, bloccati forse. Ma scatenandoli in questo modo, sciogliendo a tal punto.. qualcosa è cambiato, non solo in Eltanin ma nella trama stessa del mondo. Lo avevo già avvertito la prima volta, ma la seconda è stata più di una conferma, è stato molto simile a una crescita. È come se ogni volta James aprisse un po’ di più quella porta che consente a Eltanin di rientrare in possesso dei suoi poteri.- fece una pausa, riflettendo. –L’occhio del drago si sta aprendo, ed è James a permetterlo. Ma mentre si apre, mostrandosi in tutta la sua gloria, il mondo cambia per adattarsi al suo modo di vedere. Ora l’unica domanda è: è una cosa buona o terribile?- pronunciò le ultime parole fissando negli occhi i componenti del Clan, matriarca inclusa
-No.- rispose Hermione. –Mia figlia non è pericolosa.- la voce era fredda ma decisa, tanto quanto gli occhi grigi di Draco si erano fatti plumbei. –Eltanin non è pericolosa.- ripeté abbassando la voce. –Ma se anche lo fosse, io non mi pronuncerò contro qualcuno che non può difendersi, solo perché mi sembra di sentire che ci siano cambiamenti.- ora le sue parole erano una sfida, a chiunque volesse contrastare il suo ruolo di madre, il suo affetto di mamma, e la sua certezza per quella ragazza che sembrava nata già adulta. –Ora è il vostro turno, ma non fate idiozie. Giudicare troppo in fretta non porta a nulla di buono.- Draco le stringeva la mano e la guardava annuendo serio.
-Non volevo giudicare, Hermione.- disse piano Caillean, triste per essere stata fraintesa. –Volevo che rifletteste. Perché chiunque torni da Lif, non sarà più la stessa Eltanin che avete sempre amato. Sarà cambiata, tanto profondamente, tanto radicalmente, che non sono certa che sapremo riconoscerla. Onestamente, non sono nemmeno certa se sarà lei a saperci riconoscere.- continuò, scuotendo la testa. –Ora lei non solo ha cambiato il mondo e la sua struttura, ma ne è diventata il cuore in qualche modo. Il centro raggiunto da ogni essenza di ogni essere. Sarà intenso.- terminò, una venatura di tristezza nella voce.
Hermione, guardando l’espressione spaventata dei suoi figli, sorrise e alzò la testa, mostrandosi ancora più fiera.
-Bene.- disse –Evidentemente era questo il suo destino. Non ci riconoscerà? Pazienza, la riconosceremo noi, e le faremo ricordare chi è e chi siamo noi per lei. La famiglia, il Clan, è tutto.- Draco annuì, e i fratelli Granger Malfoy lo imitarono di lì a pochi attimi.
-In ogni caso- Esclamò Phoenix interrompendo il silenzio carico di tensione che si era creato –non ho nessuna intenzione di accettare di rimanere senza Nin! Stamattina ci ho quasi rimesso la salute mentale!- concluse con un mezzo singhiozzo, tornando a rifugiarsi tra le braccia confortevoli e confortanti di Lirael.
-Eh già.- continuò Pegasus, adocchiando le gemelline che litigavano e Lily che si ingozzava ferocemente. –Senza Nin siamo tutti nella mer..-
-Pegasus Granger Malfoy!- ringhiò Hermione dal suo lato della tavola –Immagino tu non stessi per dire quello che penso vero?- continuò, e dopo che il ragazzo ebbe borbottato un “certamente no mamma” riprese a scrutare il gruppo, lo sguardo inferocito: -Lieta anche che vi siate interessati alla salute di vostro padre, marrani! Che razza di simpaticoni ho messo al mondo, e non è nemmeno stato semplice!- esclamò, levando gli occhi al cielo.
-No, però farli è stato parecchio divertente..- la interruppe Draco.
-Tu taci, marito da due soldi.- lo rimbeccò, fulminandolo con gli occhi.
-Comunque i suoi figli non hanno torto Madame Granger Malfoy.- intervenne Dominique Weasley, mostrando la solita carica di fascino e diplomazia, in tutto e per tutto simile alla madre Fleur. –Senza Eltanin siamo persi.. nessuno di noi ha idea di cosa fare. Certo, continuiamo ad allenarci, giriamo compatti e nessuno rimane mai solo, proprio come ha chiesto sua figlia prima di partire. Ma suo marito è ferito e non sappiamo curarlo, Mordred continua a essere una minaccia, non abbiamo ritrovato nemmeno una reliquia e non abbiamo uno straccio di piano. Onestamente, come esercito facciamo schifo.- concluse, guardando la matriarca del Clan negli occhi. –Madame Granger Malfoy, lo so che ha giurato di cedere il passo a noi, ma la prego, lei che è della stessa pasta di sua figlia, ci dia un’idea. Almeno un’idea.-
Hermione sputò un’imprecazione alla babbana, quella ragazza ci sapeva davvero fare, e se mai avesse voluto un lavoro nel campo della pubblicità, della comunicazione o anche dei nargilli per quel la riguardava, lei glielo avrebbe offerto su un piatto d’argento, pagandola a peso d’oro. –D’accordo.- disse quindi. –Ho un’idea.-
Mentre Hermione esponeva il suo “diabolico” piano, che comprendeva pizzi, vestiti eleganti e cene di gala, il medesimo ghigno si dipingeva sul volto dei ragazzi, mentre quello di suo marito sbiancava.
-Hermione io però dal parrucchiere non ci vado più, eh!- sbottò terrorizzato Draco, ricordando ancora un simpatico Jean Luis che aveva in passato minacciato la sua meravigliosa chioma, arricciacapelli alla mano.
E sdrammatizzando il momento, il gruppo rise di cuore.

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Dall’altra parte della sala, al tavolo di Serpeverde, qualcuno sembrava non provare gli stessi sentimenti degli altri studenti di Hogwarts. Non sembrava essere agitato per il compito di trasfigurazione, non pareva innamorato, felice, preoccupato, di fretta o impegnato. Non studiava, davanti a lui non c’erano libri aperti, non faceva conversazione e non rideva con nessuno, attorno a lui c’era spazio vuoto sulla panca, non mangiava, aveva il piatto pieno e le posate intonse.
Guardava dritto davanti a sé, fissando un gruppo di ragazzi e ragazze di case diverse raggruppati per la colazione sotto l’egida di Godric Grifondoro. Il padre di alcuni di loro era gravemente ferito, la loro leader sembrava scomparsa, eppure, quei ragazzi ridevano. Sembravano felici. Felici.
E lui? Perché lui non era felice? lo era mai stato nei suoi lunghi secoli di vita? Con Nimue, forse. No, lei era tutta una bugia. Una bugia ricamata di fragole e distrutta per un bisbiglio malevolo dei suoi genitori. E ora, perché Quelli si permettevano di sbattergli in faccia la felicità che lui non avrebbe mai provato?
L’avrebbero pagata. L’avrebbero pagata tutti, giurò Mordred a sé stesso.

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Hogwarts, corridoi vicino la biblioteca, quarto giorno di assenza di Eltanin.
 
Lorcan e Lysander Nott, orgoglio del pacato padre Theodore Nott e della folle quanto adorata madre Luna Lovegood, erano sempre stati due studenti esemplari. Mai saltata una lezione. Il massimo dei voti nella maggior parte delle materie, se si escludono quelle più fisiche, come Difesa contro le Arti Oscure. Qualche difficoltà con il volo, al contrario di tutti i loro amici, ma non se ne facevano certo un cruccio.
Ed in più, avevano la più vasta conoscenza della biblioteca di Hogwarts che qualsiasi studente mai uscito da quella scuola potesse vantare. Superavano persino Hermione Granger, soprattutto considerando le ultime esplorazioni che erano stati in grado di eseguire grazie ai fratelli Weasley e all’aiuto del Clan.
A Lorcan e Lysander quella possibilità, scavare tra gli scaffali della biblioteca a qualsiasi ora del giorno e della notte, cercare scomparti segreti e trovarli con al loro interno preziosi quanto antichi volumi rilegati, usare la loro capacità di ricercatori sopraffini per un fine elevato, ai gemelli Nott, fare tutto questo dava una sensazione simile al paradiso, per la quale avrebbero pagato qualsiasi prezzo. Comprese le guardie del corpo fisse che si ritrovavano a fianco ad ogni ora del giorno.
Quel giorno, le guardie in questione erano ben rappresentate da Lily Jean Potter, una disgrazia per qualsiasi biblioteca o volume cartaceo, ma ottima combattente, e Galen, buon combattente e soprattutto ottimo lettore. Ad affiancarli, per dare una mano ai Nott con i nascondigli, Fred Jr, che non disdegnava mai di saltare una lezione per far saltare in aria qualcosa. Lorcan e Lysander si augurarono che quel “qualcosa” non fosse proprio il libro che cercavano.
Al capo di quella buffa spedizione, i due guidarono tutti nella penombra rassicurante della biblioteca, tirando un sospiro di sollievo nel ritrovarsi nel loro habitat naturale.
-E ora- bisbigliò Lorcan
-Cominciamo a cercare.- terminò Lysander.
Con l’aria seria e concentrata, i due indicarono due pile di volumi chiedendo silenziosamente ai ragazzi più grandi di sistemarli su due tavoli, in modo da poterli studiare mentre Fred cercava altri nascondigli.
Le mani di Lorcan, come quelle di Lysander, sfioravano una per una le coste dei libri con reverenza e amore, con rispetto, mentre gli occhi scivolavano da un titolo illeggibile all’altro con curiosità visibile. Come se fossero uno lo specchio dell’altro, i due si accomodarono simultaneamente sulle rosse poltrone imbottite della biblioteca, prendendo in mano il primo volume della pila e aprendolo con un sospiro di felicità.
Non c’era niente per i due gemelli come sfogliare le pagine di un libro antico. Forse sfiorare la mano di Hydra e Columba, pensarono assieme, arrossendo all’improvviso.
No. Dovevano concentrarsi. Niente Hydra e niente Columba. Ecco perché non le volevano mai in biblioteca con loro, nonostante la loro evidente forza d’attacco e di difesa. Erano pericolose loro stesse. Una vera rovina per la ricerca. Una DISTRAZIONE. Eh, no. Non potevano permetterglielo. Meglio soli.
E con un sospiro che era quasi un lamento, lasciarono andare il pensiero delle due piccole pesti per tornare a concentrarsi sui pesanti tomi davanti a loro.
 
Nonostante i loro sforzi, quel giorno Lorcan e Lysander non ottennero nulla che già non sapessero, ma questo li spronò a continuare le ricerche con più vigore, rinnovando il bando dalla biblioteca per le due gemelle, richiedendo la presenza di entrambi i fratelli Weasley specializzati in esplosioni, sia Fred che Roxy, e di un corpo di guardia più numeroso e scelto, ovvero composto da Lupus, gran lettore, Caillean, che otteneva informazioni anche da quei libri che sembravano non darne, e Pegasus, riflessivo ma dotato di abbastanza forza bruta da rendersi utile anche in uno scontro.
Con questo staff a loro disposizione, e la certezza che le due piccole Granger Malfoy non avrebbero turbato la loro concentrazione, i Nott cominciarono a cercare accanitamente. Eltanin stava per tornare, e loro non volevano essere gli unici a mani vuote. Forse non erano utili in combattimento, ma come sostenevano sempre, conosci il passato del tuo nemico e il suo futuro sarà nelle tue mani. E loro volevano consegnare il futuro di Mordred e dei suoi terribili genitori alla Principessa di Hogwarts, perché lo accartocciasse tra le sue dita delicate e affusolate, bianche come gigli, eliminando il male dalle loro vite una volta per tutte.
Ma dovevano leggere. Anche a costo di farsi sanguinare gli occhi, avrebbero letto. E avrebbero contribuito a salvare il loro stesso futuro.
 
Finalmente, mentre quasi il sole faceva capolino, Lorcan cominciò a notare qualcosa di strano nel libro che stava leggendo.
-Lys..- bisbigliò, la voce assonnata.
-Che c’è Lorc? Hai trovato qualcosa?- domandò, gli occhi che si illuminavano.
-Io.. Io non lo so. Questo libro.. Mi pare di averlo già letto. Ma.. Mi pare.. strano. Ci puoi dare un’occhiata?-
-Mmh? Certo, passa qui.- rispose il fratello allungando una mano e afferrando il tomo.
Mentre Lorcan Nott faceva scorrere le pagine immergendosi nella lettura del volume, sapeva di avere gli occhi di Lysander piantati addosso, perché ora capiva cosa il suo gemello aveva voluto dirgli. Non sapeva, però, di avere anche quelli di tutti gli altri puntati contro. La stanza sembrava infatti essersi immobilizzata, e Lupus, Caillean, Fred, Roxy e Pegasus tenevano lo sguardo fisso sui due fratelli, nella speranza che finalmente ci fossero novità.
Lorcan terminò la lettura in un paio d’ore, poi sollevò il capo verso Lysander e annuì, sapendo che lui avrebbe compreso.
-Lo sapevo!- bisbigliò piano quello.
-E già. È una grande notizia.-
-Decisamente.-
-Scusate?- chiese irritato Pegasus, battendo ritmicamente il piede a terra. –Che avreste trovato di grazia?- domandò ironico.
Lorcan tirò fuori dalla bisaccia che aveva portato i due volumi più importanti mai trovati fino a quel momento, la vera storia della Dama del Lago, di Merlino, Morgana e del figlio Mordred.
-Questi ve li ricordate?- chiese Lysander con voce cupa.
-Certo che sì. Hanno mandato fuori di testa Nin!- rispose Lupus.
-Eh, non aveva poi tutti i torti..- bisbigliò il fratello dandogli una gomitata e scurendosi all’occhiataccia dei gemelli.
-Bene. Quest’altro,- disse Lorcan indicando il volume appena letto –sembra essere la versione unificata e senza censure di questi due.- terminò, tornando a indicare i primi due volumi.
Caillean tremò. –In che senso senza censure?- chiese, spaventata.
-In due sensi, crediamo. Il primo, il più ovvio, è che alcuni particolari sono diversi, più crudi, più violenti più realistici. E soprattutto alcuni dettagli sono stati aggiunti.- disse Lorcan, serio.
Lysander annuì. –Ascoltate questo paragrafo, è riportato, a differenza degli altri libri, prima dell’elenco degli spiriti protettori che sono succeduti a Nimue.- fece una pausa e cominciò a leggere a voce alta.


-Riporto qui sotto l’elenco degli spiriti protettori che si sono succeduti a Nimue, la prima, grande, Dama del Lago, secondo i suoi desideri. Sempre secondo il suo incantesimo, i suoi poteri potranno essere trasmessi fino alla centesima donna che sacrificherà sé stessa e la sua vita per la sua terra e il suo popolo, poi, sarà il nulla. Ho fatto un incantesimo all’elenco, che aggiungerà da solo i nomi degli spiriti man mano che questi assumeranno i poteri e l’incarico, poiché io devo correre a nascondere questo libro, per timore che i miei parenti lo scoprano e lo distruggano, togliendo al mondo la possibilità di conoscere la verità. A te che stai leggendo queste righe, Attenzione! L’elenco qui riportato è sfalsato, poiché la strega più crudele degli ultimi secoli lo ha modificato, inserendo il suo nome per primo, pretendendo per vanità di assumere un titolo che non la riguardava solamente per farsi bella. Ella non ha sacrificato nulla, e nessun potere ha ottenuto, non ha mai rivestito il ruolo di Dama del Lago. Il nome riportato è Morgause, ma il suo vero nome è Morgan Le Fay. Guardatevi da lei e dal suo compagno, così come dal suo diabolico figlio!”-

Lysander tacque, scrutando i volti attenti che lo circondavano.
-Ma allora..- bisbigliò Lupus, veloce come sempre.
-Esatto- concordò Lorcan. –Boudicca non è l’ultima Dama.-
Un silenzio carico di tensione calò sul gruppetto, che alla luce del sole ormai pieno appariva stordito quanto felice.
-Abbiamo ancora una possibilità.- mormorò Pegasus.
-Esatto ancora una volta.- rispose Lysander. –E non è tutto. Caillean, dovresti dare un’occhiata a questo libro, crediamo ci sia scritto più di quello che possiamo vedere.. ulteriori modifiche, se così si può dire. In particolare in questo punto.- disse, aprendo il libro a una pagina precisa. –E’ come se ci fosse un segnalibro, ma non è il nostro forte capire queste cose..- mormorò, stropicciandosi gli occhi.
Caillean passò lievemente la mano sopra la pagina indicata, chiudendo gli occhi per concentrarsi.
-Le parole si spostano.. i significati si muovono.. Fluidi come l’acqua.. lettere e verità.. AAH!- come se si fosse scottata, Caillean allontanò bruscamente la mano dalle pagine, indietreggiando e finendo tra le braccia di lupus, che la salvò dal pavimento. Lysander e Lorcan, che reggevano il libro, persero anch’essi l’equilibrio e si ritrovarono a terra, non avendo fedeli cavalieri pronti ad afferrarli.
La piccola Zabini stringeva a sé la mano, apparentemente illesa, ma che bruciava come se andasse a fuoco.
-Mi dispiace..- mormorò, stringendosi a Lupus. –L’incantesimo di protezione che ricopre quelle pagine.. è terribile. Non è solo potente, è davvero cattivo. Non sono riuscita ad andare oltre.. ho capito solo che al di sotto c’è una verità che l’autore non voleva svelare, forse nemmeno a sé stesso..-
I gemelli Nott si guardarono. –Non importa, Caillean.- disse il primo.
-Guarda cosa hai fatto apparire sulla copertina.- disse il secondo, porgendole il libro.
Nell’angolo in basso a destra, sotto il titolo, spiccava dopo il tentativo una M puntata e decorata.
-Questa è l’iniziale dell’autore!- esclamarono in coro i Nott, sorridendo felici.

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Isola di Lif, Alba del quinto giorno
 
Eltanin sospirò, felice.
Dentro di sé si chiedeva se non fosse tutto un sogno, e se non lo fosse, come potesse essere accaduto proprio a lei. Nemmeno le parole dolci di James erano riuscite a rassicurarla del tutto, ed ora esitava ad aprire gli occhi, temendo in qualche modo inconscio di non trovarlo più al suo fianco.
Però, tra un brivido di paura e uno di desiderio, sentì anche una piccola scossa, che la spronò a spalancare gli occhioni color della tempesta.
James era accanto a lei, e questo la fece sospirare nuovamente, stavolta di sollievo. Ma su di loro, c’era uno strano fulmine azzurrino, se così si poteva chiamare. Probabilmente era stato quello a darle la scossa, pensò Eltanin.
Osservò attentamente lo strano fenomeno, notando che il fulmine sembrava partire dal punto in cui i loro corpi si toccavano, all’incirca all’altezza del cuore, e da lì pareva descrivere, inizialmente sopra di loro e successivamente sulla nuda terra, una doppia spirale intrecciata, che si estendeva per tutta l’isola.
Ancora più bizzarro,  James non solo non aveva sentito nulla, ma continuava a dormire con un sorriso beato sul viso. Guardandolo, Eltanin non poté che sorridere a sua volta, ma si costrinse a distogliere lo sguardo per concentrarsi sulla spirale di fulmini che scorreva sui loro corpi.
Scosse lievemente il suo compagno, posandogli un bacio leggero sulla tempia, e quando questi aprì le palpebre ancora assonnate e sbadigliò, non si trattenne dal fare una risatina divertita, che si rispecchiò nel volto sorridente di lui, e che al contempo parve scuotere l’isola intera. Eltanin rise, e altri cento fiori rossi sbocciarono, nel laghetto a pochi metri di distanza da loro si creò una piccola fontanella naturale, una brezza improvvisa sollevò un turbine di petali rossi verso il cielo in mille disegni colorati e Rastaban sputò una vampata di fuoco piccola ma impressionante.
Eltanin rise, e il mondo rise con lei.
James si sollevò a sedere, abbracciandola da dietro.
-Hai visto El? Anche il mondo è felice se sei felice tu!- disse, ridacchiando e mordicchiandole il collo.
Se Eltanin si era spaventata per come l’isola aveva reagito alle sue emozioni, ora si sentiva sollevata, e felice, per quella reazione, nonché per quella del suo adorato James.
Improvvisamente, dietro di loro, comparve Boudicca.
-Ora sei tu il centro di questo mondo.- Disse, la voce forte e priva di esitazioni. –Esso reagirà a te e alla tua magia come per milioni di anni ha reagito a quella di Nimue. Stai diventando il fulcro di questo universo, la sua struttura, la base, la vita stessa della terra. Stai diventando la fonte primaria della creazione.- Boudicca fece una pausa, guardando negli occhi Eltanin, che si era immobilizzata, non più felice ma terrorizzata, dietro di lei centinaia di corvi che si involavano nel chiarore dell’alba, spaventati quanto lei.
-Ma credo sarà meglio fare qualche esercizio, prima di rimandarti indietro, che dici Nin?- Sospirò Boudicca, lievemente esasperata.
Eltanin annuì, assolutamente incapace di fare altro, se non stringere con tutte le sue forze la mano di James.

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Hogwarts, 5 giorno di assenza di Eltanin.
 
Mentre i gemelli Nott, esausti ma contenti,  illustravano al gruppo riunito per la colazione i risultati ottenuti quella notte, esaltandosi ogni secondo di più, Lirael Zabini si stringeva sempre di più al braccio di Phoenix Granger Malfoy, ormai dichiaratamente suo fidanzato, nonché secondo il suo pensiero, uomo della sua vita.
Non che non prestasse attenzione alle parole di Lysander e Lorcan, non sia mai, sua sorella Caillean le avrebbe fatto una predica lunga ore, se avesse agito così, ma per quanto porgesse un orecchio all’interessante cascata di informazioni dei Nott, tutto il resto del suo corpo nonché della sua mente si rivolgeva solo e soltanto a Phoenix.
Di quando in quando scorgeva la madre di lui, la grande e potente Hermione Jean Granger Malfoy, scoccarle un’occhiata, ma nemmeno quegli sguardi, che per anni avevano smosso il mondo intero in una frazione di secondo, riuscivano a distoglierla dal suo intento. Ovvero sentirsi sicura e protetta tra le braccia di quel ragazzo che le mandava in pappa il cervello e in subbuglio il cuore.
Strane sensazioni, quelle di Lirael, quando la sua pelle sfiorava quella di Phoenix, fossero anche solo le due mani, o magari le dita. La ragazza sentiva di perdere ogni capacità cognitiva, e di potersi affidare solo e solamente a quel punto di sé stessa che confinava con il corpo di lui, a quel legame sottile ed invisibile che la legava a lui, più forte di qualsiasi altra cosa. Più forte dell’amicizia che provava per i suoi compagni, dell’affetto per i fratelli, della rabbia e del dolore che aveva sentito quando Caillean aveva perso conoscenza.
Lirael sospirò. Forse doveva fare qualcosa in merito, chiedere a qualcuno. Ma a chi? Non certo a sua sorella. Lei, così composta, così perfetta, certo non si era mai sentita eviscerare solo per dei volgari...sentimenti. l’avrebbe giudicata imperfetta, indegna di fare parte di quel trio di veggenti che erano sempre stati, chissà forse non le avrebbe più permesso di parlare con la voce della Dea. Ma Lirael sapeva che la Dea aveva anche un altro aspetto, oltre quello casto e virginale che mostrava Caillean, un aspetto appassionato e innamorato, un aspetto che Lirael era certa provava sentimenti e si sentiva.. Eviscerare da questi.
Non poteva nemmeno parlarne con Galen, il suo sapiente fratello, che sicuramente, seppur controvoglia, si sarebbe sentito in dovere di sfidare Phoenix a duello, facendosi battere clamorosamente, dato che nessuno, a Hogwarts era mai riuscito a sconfiggere il ragazzo,  se non il suo gemello, a volte, e ovviamente Eltanin, campionessa indiscussa. Ma ora Eltanin non era lì, e anche se ci fosse stata, Lirael si era sempre sentita in imbarazzo, piena di timore reverenziale di fronte a lei. La ragazza sapeva quanto e forse più di Caillean quanto fosse potente la bionda Serpeverde, e vedeva il suo potere crescere, anche se nessuno pensava lo percepisse. No, Lirael non avrebbe mai parlato con Eltanin. E nemmeno con la sua controparte allegra, Lily Potter. Certo con questa si correva il rischio che andasse a sventolarlo a destra e a manca in meno di venti secondi, ma soprattutto, Lirael temeva quella parte di Lily che la rossa non mostrava mai, e che forse non aveva nemmeno coscienza di avere. Temeva il suo potere, la sua furia selvaggia e incontrollabile, perché Lirael, da veggente qual era, sapeva che c’erano. Lo sapeva e temeva anche la rossa, seppur meno della bionda.
In ogni caso, Lirael rimaneva con un dubbio di importanza immensa, e torcendosi le mani, si voltò verso l’unica ragazza che sperava potesse aiutarla.
-Domi..- bisbigliò dando di gomito alla bellissima Weasley, che si voltò sbattendo le lunghe ciglia.
-Sì?- chiese lei con voce melodiosa.
-Devo chiederti una cosa..- balbettò Lirael, mangiandosi le parole. Gli occhi di Dominique si spalancarono per  la sorpresa. –E’.. E’ personale però..- continuò Lirael, che sostenuta da un cenno d’incoraggiamento della veela, andò avanti, bisbigliando. –Ecco io sento qualcosa.. nello stomaco, tipo qui- e si segnò con le mani un punto all’altezza del ventre. –Ogni volta che sfioro Phoenix, ogni volta che lo guardo, ma io non.. non capisco perché…-
Dominique la fermò con un cenno imperioso del capo e un sorriso sulle labbra.
-Ah mon Amie! Sei innamorata piccola amica mia!- ridacchiò, indicando l’oggetto dell’amore di Lirael –Sei innamorata e cupido ti ha preso con le sue frecce proprio in fronte. Quello che senti è desiderio, mon tresor. Desideri l’oggetto del tuo amore, e non c’è nulla di male, davvero. Vuoi toccarlo, averlo, possederlo. Bada solo che non ti scappi di mano!- la rimproverò infine ammonendola con gesto della mano.
Lirael inclinò il viso. –Davvero? È amore? Solo amore? Non sono malata?-
-ma no, sciocchina!- rise Dominique –E’ amore al cento per cento!-
-E tu come lo sai, Domi?-
Dominique lanciò un’occhiata piena di “volgare” sentimento verso il composto fratello di Lirael, Galen, e sorrise. –Lo so, fidati.-.

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Così, mentre Lirael e Dominique disquisivano dei “volgari” sentimenti e desideri dell’una e dell’altra, i Nott aggiornavano chi ancora era all’oscuro delle ultime novità. Quando finirono, la tavolata si fece silenziosa, i suoi componenti pensierosi, per una volta, persino Lily l’indegna taceva, cercando di raccapezzarsi in quel labirinto di informazioni.
Pegasus, infine, scosse la testa. –Riassumendo,- disse –Abbiamo un padre ferito gravemente, le reliquie disperse e non disposte a venire da noi ma solo da Eltanin, che tra parentesi è in ferie a termine da stabilire, un libro che dice la verità, forse, ma che non è disposto a dirla a noi, e un’iniziale  del probabile autore che si perde tra la copertina vecchia e lacerata e che ovviamente non possiamo fare nulla per identificare. Dimentico qualcosa? Ah, certo. Mordred e i suoi simpatici genitori sono costantemente in agguato e noi non abbiamo idea di come liberarcene, se non consideriamo il piano di mia madre, piano costituito da trine e merletti, per lo più.- sprofondò la testa tra le mani, affondando le dita tra i capelli e disse con voce disperata –Idee? Suggerimenti? Modalità di suicidio anticipato prima che ci pensi Mortimer Smith, primo anno Serpeverde?-
I membri della compagnia si guardarono negli occhi confusi e imbarazzati, chiedendosi se ci fosse in effetti una soluzione, quando la furia rossa, l’erinni per definizione, la Potter sciagurata, alzò ben poco timidamente la mano e strillò altrettanto poco timidamente –Se vuoi Malfoy, io mi offro volontaria per accoppare il vermicolo Mortimer!-
E con quest’unica frase, in pochi secondi, Lily l’indegna era riuscita a sdrammatizzare una situazione che pareva irrisolvibile.
Mentre tutto il tavolo rideva e Pegasus abbracciava la rossa Potter, confusa alla massima potenza, un commento sfuggì alle labbra di quest’ultimo: -Speriamo che Nin torni presto.. ormai non reggeremo più molto a lungo..- ma bisbigliò talmente a bassa voce, che nessuno lo udì, anche se molti lo intuirono.

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Intanto, dal tavolo Serpeverde, Mordred, al secolo Mortimer Smith, correva via dal tavolo della colazione, rifugiandosi nel corridoio antistante alla sala trofei, e lì crollando a terra in lacrime.
I libri e gli appunti si sparpagliarono tutto intorno al corpo esile del ragazzino, che ragazzino in verità non era, nemmeno nell’animo, e questi peggiorò la situazione sferrando calci alle carte e ai quaderni e riusciva a colpire, nel vano sforzo di sfogare tutta la rabbia e il dolore repressi.
Inutile.
Calde lacrime salate continuavano a scendere lungo le sue guance, bagnando un viso infantile che Mordred non sentiva suo, ma che al contrario lo imprigionava, lo legava e lo opprimeva.
Si graffiò il volto, urlando per il senso di oppressione che sentiva su di sé, per la rabbia, l’incomprensione la frustrazione. Sangue nero cadde in grosse gocce a terra, e nel vederlo Mordred urlò ancora più forte, l’angoscia che cresceva.
Un giocattolo rotto, un essere senza scopo, immeritevole, inutile, insensato. Ecco cos’era.
Crudele, infame, gioco malvagio, perverso alla nascita, intrappolato in una forma non sua. Ecco cos’era.
Chi l’aveva reso questo? Chi era il responsabile del suo stato? Chi, chi avrebbe mai potuto incolpare delle sue sofferenze?
Perché l’aveva fatto? Perché gli avevano fatto questo, l’avevano reso un essere tanto abominevole? Perché, perché era toccato a lui e non ad un altro, a chiunque altro?
Le unghie continuavano il loro percorso distruttivo, quasi volessero strappare una maschera che Mordred si era autoimposto, quasi volessero levare con la forza quella pelle che lui stesso non sopportava su di sé, non voleva più addosso. Non era il suo vero aspetto, non era sé stesso, e con le unghie e il sangue voleva dimostrarlo a nessuno se non alla propria mente distorta dal dolore, e per ogni goccia nera che macchiava il suolo, per ogni stilla di sofferenza che gli macchiava il cuore, Mordred provava meno panico e più rabbia, meno ansia e più voglia di rivalsa, meno tristezza e più odio.
Alla fine, le sue lacrime e il pianto divennero una maschera di sangue nero come la notte e un ghigno crudele, privo d’anima, privo di senso compiuto.
-Ah! Se Sapeste! Se solo voi sapeste!- strillò quasi, la voce roca e crudele, rivolgendosi a un pubblico non ben definito, per quanto fosse facile indovinare i destinatari di quel monologo impregnato di pazzia. –Se voi sapeste, non mi considerereste così infimo.. Voi, che siete sempre felici, che non fate altro che essere felici, anche quando non dovreste, anche quando non potreste essere felici! Voi che non sapete odia, che non sapete nemmeno cosa l’odio sia, in realtà.. che non comprendete che l’odio è un sentimento più forte dell’amore, meno immediato, certo, ma più subdolo, più crudele, più solido. Chi odia non odia improvvisamente, comincia pian piano, senza nemmeno accorgersene, con un sussurro malevolo nel cuore, finché dentro di sé non vi è più spazio se non per l’odio. L’odio, quest’odio che voi non conoscete, non comprendete, l’odio che voi disprezzate e denigrate, è un sentimento più forte dell’amore, è un sentimento più difficile. Amare qualcuno è semplice, essere felici è semplice, un sorriso, ci si apre, si è felici. Ma odiare. Odiare… Ah, l’odio è un sentiero irto di spine, che porta alla solitudine e all’introspezione, alla conoscenza di sé stessi focalizzata a conoscere ciò che si odia, e voi, voi non lo vorreste mai, vero?- Mordred crollò a terra, rattrappendosi su sé stesso, il sangue nero che continuava a colargli dal viso. –Odiare è difficile, forte e crudele. E a volte non si ha scelta.*-
Terminato il monologo chiuse gli occhi, esausto, e si lasciò andare, svenendo sulla fredda pietra.

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Quinto giorno, Isola di Lif
 
-Non è questo che ti sto chiedendo, Eltanin.- sospirò Boudicca, mentre la ragazza cercava di concentrarsi per seguire le istruzioni dello spirito. –Se ti sforzi, se ti concentri così tanto, perderai di vista quello che davvero conta.- si avvicinò alla bionda, che pareva sull’orlo delle lacrime, e la fece sedere accanto a sé, su una sporgenza naturale del terreno.
-Ascoltami, Eltanin.- ricominciò, stavolta con un tono più comprensivo. –Dentro di te esistono mondi che nessuno di noi può immaginare, universi interi di potere e di magie ancora da venire, dentro di te c’è l’ordine e c’è il caos, pronti a scontrarsi, implodere e con il loro scontro creare quello che noi altri possiamo solo sognare.- fece una pausa, poi riprese, fissandola negli occhi grigi. –Dentro di te esiste tutto questo, ma tu devi lasciarlo andare, e lascarti andare tu stessa. Apri la mente, apri il cuore, apriti al potere. E l’universo risponderà così forte che non potrai non sentirlo. Chiama i tuoi mondi, Eltanin, chiamali.-
Detto Questo Boudicca le prese le mani, tirandola in piedi, e la lasciò delicatamente, dopo averle fatto chiudere gli occhi. Continuò a parlarle, citando questo e quel mondo spirituale, con la voce tranquilla che Eltanin aveva sempre sentito accanto a sé, sin da bambina, e questo la aiutò a rilassarsi.
Mentre Boudicca parlava ed Eltanin si lasciava prendere dai flussi magici che la circondavano, una consapevolezza sbocciò dentro quest’ultima.
Ogni creatura, ogni essere, il mondo intero era collegato al suo cuore. E fintanto che questo restava aperto, fintanto che questo amava, fintanto che questo concepiva il creato come un’unica enorme essenza grondante d’amore, allora il creato  avrebbe risposto alle sue domanda.
Avrebbe potuto tirare un filo di quel meraviglioso arazzo intessuto nell’esistenza del mondo, e far nascere una vita, o strapparne un altro e stroncarne un’altra.
Se avesse voluto, avrebbe potuto creare una vita, dal nulla più completo.
C’era talmente tanto dentro di lei, che riempire quel vuoto, quell’assoluto niente, le sembrò quasi un obbligo.
Aprì gli occhi, meravigliata da quella consapevolezza, e sorrise a Boudicca, che la guardò orgogliosa.
Eltanin  affondò le mani nella terra, e da essa nacque un albero, rigoglioso e forte, le cui foglie avevano le forme più disparate e i colori più diversi, e di cui simili non se ne erano mai visti prima. Lei ne sfiorò il tronco cangiante, e i rami fremettero, le foglie frusciarono e l’intero albero sembrò emettere un borbottio di piacere.
 Il primo esemplare della sua specie mostrava la sua gioia nell’essere al mondo.
Eltanin sorrise, fiera di sé stessa, e volse lo sguardo al povero James, momentaneamente dimenticato e lasciato a sé stesso sulla spiaggia.
Si chiese se fosse arrabbiato con lei, dato che non la guardava più, gli occhi chiusi e le braccia intrecciate dietro la testa, ma appena lui sentì il suo sguardo su di sé, si voltò e le sorrise, sereno, facendole dimenticare ogni sciocco pensiero in proposito.
Quando le si avvicinò, un fiore tra le mani e uno sguardo felice in volto, alla bionda strega parve di nascere una seconda volta, o forse una terza, o la centesima, chissà. Di fatto, ogni volta che lui la guardava in quel modo, lei provava la stessa meravigliosa sensazione, e non riusciva a pensare di stancarsene nemmeno in secoli e secoli. Le prese le mani tra le proprie, quale meravigliosa ed incredibile emozione, facendole battere forte il cuore.
-Eltanin.- bisbigliò –C’è ancora qualcosa che devi fare su quest’isola. Ancora qualcuno che devi salvare.-
Lei sospirò. Lui sapeva sempre come guidarla in quel tortuoso labirinto di responsabilità che la sovrastava, pensò.
E con passo lento ma fermo si diresse mano nella mano verso quell’angolo dell’isola di Lif dove la preside di Hogwarts riposava inquieta.

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Hogwarts, 5 giorno di assenza di Eltanin, primo pomeriggio, Bagno dei prefetti maschile.
 
-Non dovrebbe essere tornata ormai?- sbottò Fred Weasley, interrompendo la quiete che si era creata.  I
I ragazzi del gruppo si trovavano infatti tutti all’interno del bagno per i prefetti, in cui erano sgattaiolati dopo aver praticamente torturato Brian e Galen per ottenerne la parola d’ordine. Certo, in quel modo, almeno teoricamente, avrebbero potuto rilassarsi, lasciando andare un po’ della tensione che li attanagliava negli ultimi giorni.
Cosa che non stava accadendo.
-Allora? È via da un bel po’, no?- rincarò l’esplosivo Fred.
A quanto pareva non bastavano vapore e schiuma per lasciarsi dietro le spalle il nervosismo e la preoccupazione.
-Non è così semplice Fred..- cominciò Phoenix dalla vasca, immerso fino al mento nell’acqua e nelle bollicine multicolore.
-Beh, non dovrebbe nemmeno essere così difficile!- intervenne improvvisamente Galen, dall’altra parte della sala da bagno, stupendo anche sé stesso. –Scusate.- si corresse subito. –Non so quello che dico.. è solo che..- si interruppe in un singulto.
Lupus gli si avvicinò, avvolto in un asciugamano candido, posandogli una mano sulla spalla. –Certo, Galen. Lo sappiamo. È difficile per tutti noi.-
Pegasus annuì, dando man forte al fratello, e Phoenix si sollevò a sedere sul bordo della vasca accanto a lui, facendo segno anche a Orion e Lupus di avvicinarsi.
-Ora basta preoccuparsi.- disse forte, con una voce sicura anche se lui, sicuro, proprio non si sentiva. –Oltre ad essere una cosa inutile, sappiamo benissimo che Nin è molto più potente di quanto sospettiamo o pensiamo, e che qualsiasi cosa debba affrontare là fuori, tornerà ancora più forte di quando è partita..-
Brian, che non aveva ancora aperto bocca, lo guardò con gli occhi pieni di dubbi. Lui non aveva capacità da veggente, non vedeva oltre il velo e non viveva con Eltanin, fino a quel momento aveva solo visto cose terribili e riposto speranze in una ragazza bionda esile come un fuscello, sperando che effettivamente fosse potente quanto sembrava. –Ne sei certo?- chiese, inquieto. Cercava rassicurazioni, per lui, per la sua famiglia, per sua sorella Cass.
Phoenix annuì. –Ne sono certo.- disse, sperando di esserlo davvero.
Non che non si fidasse di sua sorella, questo mai, ma cominciava a chiedersi perché ancora non fosse tornata. Se le responsabilità non fossero troppe. Lui lo stava provando sulla sua pelle in quel momento, ed erano troppe, in effetti, ma lui non era Nin. Si chiedeva se qualcosa fosse successo, magari a James. Se ormai fossero lontani, e loro, che erano rimasti a Hogwarts, fossero ormai soli. Se, se, se. Per Phoenix c’era un’intera sequenza di “se” nemmeno tanto a rallentatore nella sua testa, ma una sola risposta. Anche “se”, lei sarebbe tornata, alla fine, perché una Granger Malfoy non abbandona mai il Clan. Una Granger Malfoy sente dentro al cuore se qualcosa non funziona, e, in quel momento, non funzionava nulla.
Una Granger Malfoy, sarebbe tornata, ed Eltanin era Granger Malfoy fino nel profondo delle ossa.

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Isola di Lif:
 
Dentro di Eltanin c’era una nuova consapevolezza, dentro James c’era una nuova maturità, dentro la Preside di Hogwarts, Minerva McGranitt, c’era una nuova coscienza di sé stessa, senza insicurezze, dentro Boudicca c’era un nuovo orgoglio per la sua protetta, dentro Rastaban c’era una nuova comprensione fiera.
Cinque giorni, cinque creature nuove.
Cinque giorni, un’isola cambiata.
Cinque giorni, un mondo con un cuore rinnovato e uno spirito differente.
Ora, potevano partire.
*
Dopo aver salutato e abbracciato Boudicca, Eltanin smaterializzò la preside McGranitt direttamente all’ingresso del castello di Hogwarts, e saltò sul dorso di Rastaban insieme a James.
Ora controllava il suo potere. Ora poteva tornare a casa, con James. Con Minerva. Con Ras.
Tornava dalla sua famiglia.
Tornava a casa.

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Hogwarts
 
Con grande sconcerto degli studenti che nulleggiavano davanti all’ingresso del castello, oziando nelle ore buche che erano concesse loro, si materializzò, direttamente sui gradini, proprio in mezzo al gruppetto di lazzaroni, la Preside McGranitt.
Dopo aver mostrato per qualche minuto stupore e confusione, la donna riprese in fretta il suo severo cipiglio, preparandosi a una predica di notevole portata per quei ragazzi che chiacchieravano invece di sfruttare il tempo per studiare.
Poi esitò, per una frazione di secondo, non sapendo se il castello ed i suoi abitanti avessero nuovamente memoria del suo ruolo e del suo aspetto. Evidentemente attese un secondo in più, perché i ragazzi che fino a un minuto prima si lasciavano andare a pigre discussioni sui più futili argomenti, erano scattati in piedi, balbettando scuse dei tipi più assurdi.
-Preside McGranitt!- saltò su uno.
-Noi.. Noi stavamo studiando.. Davvero!- intervenne un altro.
-Ceerto! Lei non vede i libri perché.. Beh perché erano esercizi pratici!- concluse la terza, con un sorriso che cercava di essere convincente, mentre il primo ragazzino svegliava uno dei suoi compari con una gomitata.
La Preside, accigliandosi, rispose: -Sarà meglio che sia davvero così signorina Ross. E voi, Signori Chapman, Green e Cooke, vedete di darvi una rassettata, sembrate appena usciti da una partita di quidditch particolarmente agitata.-
Così dicendo, internamente soddisfatta per aver ottenuto indietro in modo effettivo il suo posto nel mondo, la preside McGranitt si diresse verso l’entrata del castello, quando alle sue spalle, il rumore di una tempesta che si avvicinava la distrasse abbastanza da farla voltare nuovamente per fissare il cortile principale di Hogwarts, davanti al quale si tendeva l’ingresso.
Sapendo cosa stava per accadere, sussurrò ai ragazzi che la circondavano: -Signori, entrate nel castello, ora. Ross, vada ad avvisare Lily Potter, aula di Babbanologia, settimo anno, poi passi dall’aula di incantesimi a chiamare Brian Weasley, quinto anno. Chapman, chiami i gemelli Nott, aula di Pozioni, secondo anno. Green, vada nella Serra 4, vi troverà Pegasus e Phoenix Granger Malfoy, ed anche Galen e Lirael Zabini. Dite a tutti loro di avvertire fratelli e sorelle e di correre immediatamente qui. Signor Cooke, lei andrà direttamente dai professori di Difesa, Hermione e Draco Granger Malfoy, e poi dai responsabili delle case.- fece una pausa, prendendo fiato ed anche coraggio. -Portatemi subito qui tutti coloro che ho nominato, dite loro che Eltanin Narcissa Granger Malfoy e il suo compagno stanno tornando.-
Un attimo dopo, i quattro ragazzi erano scomparsi all’interno del castello, i volti seri e un po’ spaventati, che testimoniavano la loro determinazione mentre correvano per i corridoi, ciascuno alla ricerca di una diversa aula, ciascuno diretto a chiamare una diversa famiglia.
Come un piccolo demonio dai capelli biondi, Alexandra Ross, spalancò la porta dell’aula di Babbanologia, con una strana urgenza nel cuore e strillò in faccia al professor Finnigan: -Professore! Subito all’ingresso del castello, lo dice la preside! Lei e Lily Potter!- ansimò, esausta per la corsa –Dice di dirvi che Eltanin Narcissa Granger Malfoy e il suo compagno stanno tornando!- strillò ancora, ma non fece in tempo a terminare la frase che Lily l’erinni si era già catapultata fuori dalla classe in direzione dell’ingresso del castello. Con un po’ più di dignità, ma non troppa, anche Seamus raccolse le pieghe del mantello e sfrecciò fuori, camuffando la sua corsa da camminata a passo svelto.
Al che, Alexandra riprese a correre, diretta verso l’aula di incantesimi, dove avvisò il più calmo dei Weasley, che produsse un Patronus argenteo per avvisare fratelli, sorelle e cugini sparsi per tutta la scuola.
Lo stesso fecero Alex Chapman e Leo Green, avvertendo rispettivamente i gemelli Nott, che si scambiarono un’occhiata e corsero, forse per la prima volta in vita loro, come se dalla velocità dipendesse la loro stessa vita, e i fratelli Zabini assieme ai maggiori esponenti del Clan presenti, Pegasus e Phoenix. Al contempo vennero avvertiti professori, responsabili e i genitori della tanto annunciata Eltanin.
Mentre per i corridoi e le aule di Hogwarts correvano trasparenti e leggeri i più disparati Patronus, gli appartenenti al Clan, alla tribù Weasley e alle famiglie Zabini e Nott, si affannavano verso l’uscita della scuola, e verso l’imminente ritorno della sorella maggiore, la loro preziosa ed attesissima Nin.
 
Fuori dal castello, ad attendere il radunarsi delle genti di Eltanin, parenti ed amici, la tempesta infuriava e con essa si preannunciava il ritorno sempre più vicino dell’algida principessa del Clan.
 
Ovviamente, poiché tutto quel correre e strillare, affannarsi e sgolarsi, produrre patronus e incantesimi messaggeri non sarebbe mai potuto passare sotto silenzio in un luogo come le torri di Hogwarts, ad accorrere non erano stati solo i familiari e gli amici, ma anche un gran quantitativo di estranei, curiosi e pettegoli di ogni età, anno e casa.
Tra di essi, chi avesse guardato con attenzione, avrebbe scorto un piccolo ragazzino rattrappito su sé stesso, lo sguardo che rifletteva il panico e l’odio che riempivano la sua anima. Mordred, o Mortimer che dir si voglia, era scattato al pari di un furetto (ricorda qualcuno?? NdA) per scoprire in che stato precisamente la potentissima bionda era tornata dall’isola. Quando era partita, il suo stato oscillava tra la paura e l’amore, il potere e la responsabilità, ma recarsi in un luogo sacro, in compagnia della metà della propria anima per di più, che effetto avrebbe avuto su quella che già prometteva essere un ostacolo terribile per i suoi piani? Per i piani dei suoi diabolici genitori, Myrddin Wylt e Morgan le Fay, demone e semi demone, entrambi folli, entrambi crudeli? E dunque, l’animo un mare in tempesta, Mordred attendeva assieme alla folla, sotto la pioggia, solo per sapere di che morte sarebbe morto, quanto i suoi genitori l’avrebbero torturato prima di disfarsi del tutto di lui.
Certo, tutto si sarebbe aspettato, tranne quello che realmente vide.
 
Assieme alla McGranitt, in prima fila ad aspettare la figlia, Hermione Granger Malfoy e il marito Draco, seduto su una sedia materializzata apposta per lui e per la sua gamba inferma. Attorno a loro, Pegasus, Phoenix, Lupus, Hydra, Columba e Orion, in trepidante attesa della sorella. Un passo dietro di questi, Lily Potter, che sgambettava e strillava d’impazienza, guastando il silenzio ricco di aspettative che si stava creando. Per lo meno, strillò finché la sapiente mano di Caillean Zabini la mise a tacere, strangolandola, quasi. Accanto a Caillean, la sorella Lirael e il fratello Galen, affiancati dai piccoli Nott, Lorcan e Lysander, che spuntavano a un angolo della fila. Dalla parte opposta, invece, l’intera tribù Weasley scalpitava, scrutando il cielo, dal pacato Brian alla sua deliziosa sorella Cassandra, dai fratelli Dominique e Luis, che parlottavano fitto fitto in francese, come sempre nei momenti di nervosismo, alla timida Molly, che stringeva la mano della cugina Ginevra, la quale a sua volta occhieggiava i fratelli maggiori Fred e Roxanne, stretti in un silenzio tutto loro.
Se ad attendere con il cuore in mano il ritorno di Eltanin e James c’era un discreto numero di persone, gli occhi persi a scrutare il cielo scuro, ad assistere a tutto ciò vi era praticamente l’intera scuola, poiché il castello sembrava essersi svuotato e aver rigettato l’intera comunità di alunni ed insegnanti al suo ingresso.
 
Infine, quando anche l’irremovibile Hermione sembrava dare segni di cedimento, la tempesta, i tuoni e la pioggia, così come erano iniziati cessarono.
Rimasero, in ogni caso, gli onnipresenti fulmini, che solcavano il cielo azzurro partendo da un punto scuro in lontananza e andandosi a schiantare ora qui e ora lì, vicino ai familiari e alla folla.
I giardini di Hogwarts, che come da copione a metà ottobre erano tinti di rosso e ricoperti di brina, causa le rigide temperature scozzesi, sotto gli occhi stupefatti della comunità scolastica iniziarono a rifiorire, il prato rinverdì e crebbe folto, fiori colorati lo adornarono aprendo le magnifiche corolle di petali delicati, gli alberi ormai spettrali e privi di fronde, tornarono improvvisamente allo splendore del verde e delle foglie, cespugli e siepi crebbero dal nulla fino a donare un aspetto di meravigliosa primavera all’intera scuola.
-Wow. È arrivata la primavera?- chiese Lily l’indegna, sorridendo felice alla vista dei fiori.
-No.- mormorò in risposta la più giovane delle veggenti Zabini. –E’ arrivata Eltanin.- concluse Caillean.
 
E mentre gli spaesati allievi della scuola si guardavano intorno osservando una primavera che non era prevista, nel cielo un enorme quanto orgoglioso drago dalle scaglie nere eseguiva capriole e salti mortali, acrobazie che nemmeno i fratelli di Eltanin poterono fissare senza rimanerne affascinati.
Quando il Drago, infine, decise di atterrare, chiunque poté vedere con chiarezza che sia lui, sia i suoi due passeggeri erano avvolti dagli stessi fulmini che fino a un minuto prima avevano colpito il suolo con ferocia.
Mentre Rastaban, le squame nere che scintillavano sotto il sole, si accomodava con tutta la sua potenza muscolare al suolo, lo sguardo dei presenti si volse verso i due ragazzi che lo cavalcavano.
Delicatamente, come se lo facesse da sempre, James Sirius Potter scivolò con grazia sul prato, in uno sconcertante costume adamitico, che lasciò sbavanti la maggior parte delle studentesse e sconvolte le professoresse. Fortunatamente, un secondo prima che la fauna maschile di Hogwarts insorgesse e linciasse il malcapitato quanto attraente esponente della famiglia Potter, in particolare una frazione di secondo prima che Draco Granger Malfoy dimenticasse di essere infermo e si scagliasse a bacchetta spianata sul suddetto esemplare di homo-insidiosus-filiae-carae (uomo insediante la cara figlia), uno dei fulmini che avvolgevano la ragazza ancora sul drago scese a colpire il prato ai piedi di James, che in pochi secondi si ritrovò coperto da un curioso paio di bermuda di intessuti in lunghi fili d’erba.
Con un sorriso, James, ormai coperto, porse una mano alla compagna, Eltanin Narcissa Granger Malfoy, anch’ella adornata solo della sua bellezza luminosa e dei lunghi capelli, che scarmigliati le ricadevano sul petto e sulla schiena, lunghi abbastanza da coprirla dove necessario.
La ragazza diede un’ultima carezza a Rastaban, prima di afferrare la mano che le veniva porta, e lasciarsi scivolare accanto al ragazzo, in un tripudio di beltà e sorrisi segreti.
Appena un suo delicato piede dalla pelle candida sfiorò il suolo, alla destra di Eltanin nacque e crebbe in tutta la bellezza e delicatezza che gli era propria un albero di fiori di ciliegio. Stese i suoi rami carichi di petali bianchi dalla sfumatura rosata sopra Eltanin, che ancora stringeva la mano di James, e velocemente quanto erano nati, i fiori scomparvero, sfaldandosi nei mille petali che li componevano, che a loro volta caddero a pioggia sul corpo di Eltanin e li rimasero. Pima che questa potesse muovere un altro piede in avanti, il ciliegio era di nuovo in fiore, e James, inginocchiato accanto a lei, le cedeva il passo con grazia.
Così Eltanin avanzò, e ad ogni nuovo metro percorso, dove il suo piede poggiava, un ciliegio cresceva, sfioriva e rifioriva, lasciando che migliaia di petali candidi andassero a ricoprire quel corpo di donna innamorata.
Fu così che venne creato il viale dei ciliegi di Hogwarts, che la leggenda  dice legare indissolubilmente le anime che osano percorrerlo mano nella mano, nei rari giorni di fioritura.
 
Mentre Eltanin camminava, creando quel sentiero che sarebbe entrato nel mito, la folla attorno a lei taceva incantata, senza neppure la forza di bisbigliare quei commenti che avrebbero solitamente accompagnato un simile ingresso. Ragazzi e ragazze, alunni e professori, fissavano la bionda incedere lentamente, come una sposa lungo la navata, vestita di bianchi petali vellutati e di un sorriso che pareva illuminare il mondo intero, e dietro di lei, con uno sguardo pieno di adorazione e di consapevolezza, James, novello Peter Pan, nei suoi calzoni verdi fatti d’erba e  stretti in vita da un tralcio d’edera.
 
Anche Mordred, nei panni mortali di Mortimer Smith, taceva osservando l’avanzare di Eltanin. Taceva e dentro di sé gridava d’odio e d’orrore, per quella creatura così simile a Nimue, la Dama del Lago che amava e odiava, lo spirito che aveva tradito e che ancora, col suo unico ricordo, gli incuteva terrore e senso di colpa. Mordred taceva, sapendo che anche troppo presto avrebbe dovuto parlare, e molto, per spiegare ai potenti e crudeli genitori chi si era ritrovato davanti.
 
Infine, Eltanin e James giunsero davanti alla preside e alle loro famiglie, riunite per aspettarli.
In un gesto, Rastaban, il possente drago, divenne un serpente dalle scaglie nere come la notte e velocemente raggiunse la sua padrona, per accomodarsi sulle sue spalle.
Eltanin prese per mano James, Inchinandosi alla sua famiglia e a sua madre, sempre senza parlare, sorridendo con la bocca e con il cuore. Riunirsi a loro, era una gioia che le risuonava nel petto, così come lo era stringere a sé l’uomo che amava.
Prima ancora di pronunciare verbo, Eltanin si inginocchiò davanti a suo padre, il dolore negli occhi, l’angoscia nel cuore, soffriva quanto e forse più di lui, nel vederlo ferito e immobile, sudato e sofferente. La ragazza si portò entrambe le mani al cuore, lasciando che il genitore vedesse le lacrime di amore scorrerle sul viso, lasciando che vedesse quanto lo amava, e che capisse che anche se ora era una donna, lui sarebbe sempre rimasto suo padre. Eltanin si stringeva il cuore, e Draco, guardando la luce dei suoi occhi brillare a quel modo per lui e solo per lui, le sfiorò il viso, mormorando le parole che non avrebbe mai pensato di pronunciare: -Ti benedico Figlia mia. Benedico il tuo cuore, che è anche il mio, e benedico la tua unione con il tuo compagno James.- parlò in un soffio, esausto per il dolore alla gamba. Ma poi la vide sorridere dolcemente, e altrettanto dolcemente posare le mani su quella ferita che pareva inguaribile.
Guardò la sua Eltanin tirare fuori dallo squarcio ancora aperto neri brandelli di tenebra, e sfiorarli con le labbra, trasformando ciò che era scuro e crudele in qualcosa di buono e luminoso. Il buio che passava per le mani di Eltanin si convertiva in fili di luce dorata, che lei lasciava andare nel vento primaverile gettandoli a sfiorare ora questo ora quello studente, che sospiravano di benessere.
-Sarai sempre mio padre- Mormorò infine, lasciando andare l’ultimo filo di luce dorata e sporgendosi a sfiorargli la fronte con un bacio.
Poi Eltanin, in tutta la sua bellezza rivestita di petali di ciliegio, si volse verso la madre, sorridendo. –Come potevi pensare che non ti avrei riconosciuta?- guardò il resto dei suoi fratelli e sorelle, gli amici, gli insegnanti. –Come potevate pensare che non vi avrei riconosciuti?- sorrise dolce, facendo un gesto con le braccia, come se volesse stringersi a tutti loro, mentre James la circondava da dietro, chiudendola in un abbraccio protettivo. –Voi, voi tutti, famiglia, amici, insegnanti.. Voi siete la base su cui appoggia il mio potere. Su cui io mi appoggio. Se voi non ci foste, non potrei esistere.-
Hermione era sull’orlo delle lacrime, e non si trattenne. Gettandosi tra le braccia di quella sua figlia così speciale, perse qualsiasi briciola di dignità avesse accumulato in quei mesi in favore della migliore e più piacevole condizione di madre che ritrova una figlia.
-Oh piccola mia! Eltanin, piccola mia!- singhiozzò –Temevo di perderti, di non rivederti più.. Non fare mai più una cosa del genere!- strillò poi, cercando di recuperare punti. –Tuo padre era preoccupato.- esclamò, incrociando le braccia e piantando a terra i piedi.
-IOOO?- strillò il padre in questione. –Eri tu che non riuscivi più a trattenerti!- ribatté Draco.
Eltanin rise, divertita da quel diverbio tra i genitori, così familiare e così pieno d’amore al tempo stesso. E quando Eltanin rise, il mondo rise con lei, un torrente prese a scorrere a un passo dall’orlo del suo abito, zampillando allegramente dall’interstizio di due rocce, un roseto crebbe e fiorì improvvisamente circondando l’ingresso del castello, cento pettirossi unirono il loro canto alla sua risata.
Di riflesso, James rise con lei, schioccandole un bacio alla base del collo, e facendole il solletico, cosa che la fece ridere ancora di più.
Ed Eltanin rideva, le rose fiorivano, l’acqua zampillava e gli uccelli cinguettavano, finché una barbara donna dai lunghi capelli color del fuoco e un sorriso felice stampato sulla faccia interruppe la sua risata saltandole al collo e abbracciandola.
-Eltaniiiin! Ma che bella sei oggi! Sapevo che saresti tornata però speravo che Rastaban si mangiasse quel cretino di mio fratello.. ma va bene lo stesso, sono così feee oooh! E lasciami stupido di un James!-
Eltanin si sentì strappare di dosso la ventosa a due braccia di nome Lily, e guardò con sollievo al suo salvatore: James Potter, suo amato nonché sventurato fratello della sopracitata ventosa a due braccia. Sospirò e guardò la ragazza: -Grazie Lily. Sono contenta di essere tornata. Ora però stai tranquilla.-
Quella, dopo aver sbavato un po’, annuì vigorosamente dicendo:  -Certo Eltanin.-  e ritornò al suo posto. Eltanin avrebbe scommesso di vederla scodinzolare, se non avesse avuto la certezza matematica che la ragazza, di code non ne aveva.
Ritornarono tutti seri, compresa la folla di curiosi, che si era concessa un momento di ilarità nel vedere l’agguato della Potter femmina, ma che era ritornata a tacere ed ascoltare.
-Senti, Nin..- Cominciò Pegasus.
Lei scosse la testa. –Non dovete dirmi nulla. So già tutto. Prima di tornare ho.. beh diciamo che ho mosso qualche filo.- sorrise, inclinando la testa. –Ho visto tutto ciò che è accaduto, ed ora vorrei andare con voi al meleto, dovremmo discuterne. Spero abbiate il libro.- disse, fissando con occhi profondi i gemelli Nott, che annuirono. –Bene. Ci vediamo lì tra venti minuti. Vi voglio bene.- disse, e, afferrata la mano di James, scomparve assieme a lui e a Rastaban.
Mentre gli studenti osservavano meravigliati il punto in cui era scomparsa, la preside sbuffò. –Sempre a contravvenire alle regole quella ragazza! NON CI SI SMATERIALIZZA ALL’INTERNO DI HOGWARTS!- strillò quasi, provocando una sonora risata nel gruppo familiare che la circondava.
 
Così, i Granger Malfoy, i Weasley, i Nott, gli Zabini e una borbottante Preside McGranitt, si incamminarono verso l’interno del castello, percorrendo i giardini interni e risalendo la collina del meleto.
Là, finalmente riuniti, si sarebbe discusso di nuovi poteri e nuovi amori, di piani e di reliquie, di nemici e di alleati, di vittorie e di sconfitte.
Ma soprattutto, non si sarebbe parlato, perché già tutti loro ne erano coscienti, del sollievo provato nell’essere di nuovo tutti insieme.
 

 *******************************************
 
Mio angoletto personale:
Va bene, quanto mi odiate?
Vi prego risparmiatemi.
È luuuungo come capitolo, lo so.
E so anche che è prolisso, descrittivo e cambia punto di vista ogni due per tre.
MA! C’è un ma.
In questo momento Eltanin non è certo allegra e spensierata, e non avrei saputo renderlo abbastanza bene, se non proprio con un linguaggio così appesantito e importante. Fatemi sapere che ne pensate!
Volevo anche fornire un minimo di scorcio di alcuni personaggi che spesso e volentieri tralascio, essendo secondari o comunque parte di una moltitudine praticamente INFINITA!!! Spero apprezziate anche questo J
Se poi parliamo di Mordred, l’asterisco stava lì per un motivo valido, ossia il fatto che quel monologo in particolare è tratto da una cosa scritta da me in passato sulla mia pagina Facebook, che si chiama Psicopatia crescente (il link non lo metto perché onestamente sono un’incapace) se volete passate a dare un’occhiata, come per la Fanfic, è tutta roba mia, tranne le foto, tutti miei gli scritti, tra racconti poesie e piccoli intrallazzi. XD
Ho voluto aggiungere qualcosa all’arrivo di Eltanin con il viale di ciliegi e il piccolo fiume e via dicendo, un po’ per far comprendere ancora meglio quanto in profondità arrivino i suoi poteri, un po’ perché quel dannato viale mi sembrava troppo romantico per resistere..
Di nuovo, mancano le reliquie, il piano di Hermione non è stato svelato, di come Eltanin sarà d’ora in poi non si dice nulla e molte cose ancora restano in sospeso. Credetemi, sarei andata avanti a scrivere per chiarirle, ma poi finiva che più che un capitolo diventava un racconto breve XD
Abbiate fede, e nel prossimo risolveremo parecchie cose. Intanto però è tornata la McGranitt! Contenti?
Ringraziamenti:
Molte grazie a ladyathena, justSay, _Lils, Rospetta89, CChanel, per le recensioni, siete pazienti, fantastici, e meravigliosi. So che mi odiate per il ritardo, ma vi prego, non perdete la pazienza! XD
Grazie ai 83 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, grazie, e miglirerò!
Grazie agli23 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Lery1, mimi84, CChanel e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 20 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti!
Non so più come amarvi, siete troppo stupendi.
Nimi

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Capitolo 15
*** Nimue ***


Parla Eltanin:
 
Noi due attiriamo gli uragani
E a pensarci, che accada perché siamo come loro?
Perché, involontariamente ne condividiamo l’anima ribelle , lo spirito giocoso ma indomabile?
 
Noi siamo una giravolta di perle sul viso e fiori nei capelli,
noi siamo fulmini rosso fuoco sprigionati dall’energia dell’universo,
noi siamo gioia e dolore, il viso di mille colori dipinto.
 
Noi due attiriamo gli uragani.
Perché come loro,
siamo ribelli e incontrollabili, giocosi ma indomabili, furiosi ma entusiasti.
 
Un circo roteante di espressioni canore e sensazioni tattili,
un vortice continuo di piroette e volteggi di acrobati senza tetto ma con un’anima
un turbinio di saettante volontà e risate,
trucchi e giochi di vita
una girandola continua di qua e di là, di ora e di dopo, di presto e di tardi.
 
Noi due attiriamo gli uragani.
Perché come loro,
siamo ribelli e incontrollabili, giocosi ma indomabili, furiosi ma entusiasti.
 
Noi due,
come gli uragani,
siamo senza freni in questa vita che non riesce a contenere il nostro essere vivi.
 
****
 
La mia Vita è una danza tribale,
su un ritmo di sangue ed eccessi.
 
Questo mio corpo e questa mia mente
guerra eterna dichiarano al mondo.
 
Ho scelto di vivere con furia sanguinaria, e sfruttare ogni attimo lottando per esso.
Combatto ora e in futuro contro ogni cosa e persona per ottenere infine il mio diritto alla libertà.
 
Mille nemici a impedirmi la gioia.
Mille ostacoli sulla mia via.
Mille difficoltà a contrastarmi.
Ma io porto avanti la mia guerra di felicità.
Con ferocia mi lancio contro i troppi nemici, ostacoli e difficoltà, brandendo me stessa come unica arma.
Ma io voglio uscirne vincitrice e vincitrice sarò.
 
La mia Vita è una danza tribale
Su un ritmo di sangue ed eccessi.
 
Ed io continuo a ballare
Guardando negli occhi il mio trionfo
Ma soprattutto sempre scegliendo di essere Me.
 
 
 
Hogwarts, giardini:
 
Appena Eltanin si fu smaterializzata insieme a James, con grande disappunto della preside, i coniugi Granger Malfoy tentarono di prendere in mano la situazione per portare l’intera compagnia, amici, parenti, tribù varie, al meleto.  Così, mentre Hermione insultava Draco per la sua incapacità di rimanere in fila e Minerva continuava a borbottare regole su regole nonché le varie punizioni adatte alle situazioni in corso, la compagnia finì per portarsi da sé, recandosi al suo ritrovo abituale, sotto lo sguardo stupefatto e incredulo di tutta la scolaresca.
In cima alla fila, a condurla con un entusiasmo esagerato anche per lei, Lily, l’indegna figlia di Harry Potter, che guidava il corteo strillando incitamenti alternati a marce nuziali, fischiettando fanfare trionfali assieme a minacce più o meno esplicite contro il “vermicolo”. Dietro di lei, i gemelli Granger Malfoy: Phoenix finalmente rilassato, quasi sull’orlo delle lacrime per il sollievo, con Lirael attaccata al braccio, e Pegasus che non smetteva di sghignazzare ascoltando la rossa cantare a squarciagola. Ancora più indietro, il resto del gruppo, in un ammasso confuso di esclamazioni di giubilo e trepidazione, agitazione e borse, divise ordinate e linde e camice spiegazzate. Le gemelline strattonavano I Nott senza pietà, esaltate al limite del possibile, Dominique e Luis parlavano in un concitato quanto incomprensibile francese, Cass tirava Molly per la manica cercando di guadagnare terreno, Lupus e Caillean circondavano Orion in un silenzio pieno di parole non dette, e Galen arrancava dietro la mezza Veela. Privo della calma che solitamente lo caratterizzava, anche Brian si era fatto coinvolgere da Fred e Roxy, che lo strattonavano ora di qui e ora di lì, e assieme a Hermione e Draco chiudeva il gruppo.
Detto questo, la brigata impiegò un lasso di tempo particolarmente lungo per raggiungere l’agognato meleto e i loro amici che già li attendevano tra gli alberi.
 
Quando Lily, finalmente e con sua grande impazienza, raggiunse la sommità della collina, addentrandosi tra le piante, si bloccò appena vide il fratello ed Eltanin, emettendo un verso a metà tra il meravigliato e il disgustato. Perché diavolo James stava così appiccicato alla sua amica??
Dal canto loro, dietro l’erinni dai capelli rosso fuoco, il resto della compagnia si era fermato allo stesso modo, seppur per diverse ragioni: a loro, i due innamorati, sembravano un quadro rinascimentale, con tanto di sottofondo.
E come dargli torto. Eltanin, sempre avvolta nell’ampio vestito di petali di ciliegio, sedeva con la schiena appoggiata al tronco di un melo, le gambe delicatamente ripiegate sotto di sé, gli occhi socchiusi, e il capo reclinato per un quarto. Un sorriso lieve quanto sereno aleggiava sul suo volto, mentre con gesti leggeri accarezzava la chioma rosso mogano di James, che poggiava mollemente la testa sul suo grembo, semisdraiato sul prato. Questi teneva tra le mani uno strano strumento, fatto di legno e d’edera intrecciata, le corde intessute in tela di ragno, resistente, nonostante questo.
Il Clan, la Tribù, i Nott, gli Zabini e l’unica Potter rimasta guardarono a bocca aperta la scena, mentre la maggiore dei Granger Malfoy oscillava il capo al ritmo dolce delle note di James, e cominciava a cantare seguendo la musica:
 
Quanto tempo che non guardavi il cielo, Creatura Perduta?
Quanto tempo che non cercavi le stelle brillanti nella notte scura?
Quanto tempo che hai rinunciato alla speranza e ai sogni del mondo infinito?
 
Le stelle brillano ancora, Piccola Mia.
Il cielo splende e la speranze esiste.
Prendi le mie mani e cammina con me,
Prendi le mie mani e cammina con me, te li mostrerò.
 
Ma tu prometti, Piccola Mia, prometti,
Prometti che non rinuncerai mai, mia piccola creatura, Perduta e Ritrovata..
 
Vedendoli arrivare, Eltanin interruppe il suo canto e scosse lievemente il braccio di James, inducendolo a voltarsi con lei verso gli altri.
Mentre ragazzi, ragazze, adulti e preside si commuovevano per il meraviglioso canto, chi in modo serio e composto, chi versando qualche dignitosa lacrimuccia, chi scoppiando vergognosamente a piangere con tanto di moccolo al naso, si veda l’indegna sorella del musicista e il padre privo di filtri della cantante, quest’ultima sorrise, illuminando il mondo intorno a lei, e inducendo persino gli usignoli posati sui rami a gorgheggiare felici.
Tra le lacrime altrui i due ragazzi si alzarono da terra, rimettendosi in piedi e sorridendo agli astanti. Eltanin allargò le braccia in un abbraccio invitante, e in pochi secondi venne travolta da una furia rossa indegna del proprio nome, che la stringeva singhiozzando e sghignazzando allo stesso tempo.
-Eltaniiiin!!!- strillava Lily –Oh, oh Eltaniiiin! Quanto ci sei mancata! Quanto MI sei mancata! I tuoi fratelli non sanno fare nulla senza di te!- disse più pacatamente staccando un secondo il volto pseudo piangente dalla spalla dell’amica. –Eltaniiin!- riprese a singhiozzare –Ero proprio nei guai senza di te..- si staccò di botto lasciando andare la ragazza e cominciò a strusciare i piedi per terra, calciando lontano qualche pietra e abbassando lo sguardo.
-Lily?- la richiamò dolcemente la bionda.
-Sì.- rispose la rossa con un filo di voce.
-Sei di nuovo indietro con i compiti e Lumacorno è disperato e non sa che farsene di te?- chiese Eltanin, il sorriso che le aleggiava vago sulle labbra.
-…- Silenzio.
-Lily.- la richiamò divertita.
-Sì.-
-Lo sospettavo.- e il sorriso della maggiore dei Granger Malfoy si allargò fino a risplendere, mentre tratteneva una risata.
-Sei arrabbiata?- chiese la rossa, quasi timorosa di sentire la risposta.
-Sono orgogliosa. Di tutti voi. Avete fatto un lavoro magnifico mentre non c’ero, vi siete presi le vostre responsabilità, avete agito e vi siete frenati quando dovevate, avete capito un po’ di più cosa significa essere ciò che siamo. Anche tu, Lily.- fece una pausa, cercando di trattenere una risata e poi aggiunse: -Anche se non hai fatto i compiti!-
Mentre la Potter indegna arrossiva di imbarazzo e di felicità, venne sbalzata via da unaltro corpo in movimento che si precipitò tra le braccia ancora spalancate di Eltanin.
Mentre Hermione scuoteva impotente il capo, ormai rassegnata, Draco si era infatti liberato della sua presa per gettarsi ad abbracciare la sua figlia maggiore in uno spargimento di lacrime, isterismi e amore paterno.
-Figlia mia! Carne della mia carne! Sangue del mio sangue! Ma come sei bella, ma come sei simpatica! Oh ma quanto mi sei mancata! Tua madre diceva che dovevamo solo aspettare, ma io le ho detto che..- smise un attimo di parlare, slacciandosi da un’Eltanin piuttosto divertita per minacciare James con un dito e fulminarlo con gli occhi. –TU!- strillò –Tu non mi piaci! Avrò anche detto a Nin che mi sta bene, ma tu non mi piaci, e non-toccarla-con-quelle-mani!- gridò infine, mentre mulinava le braccia per allontanarlo dalla preziosa figlia. James si ritrasse con un sorriso divertito, mentre Eltanin cercava di riacchiappare il padre anti-James, senza alcun successo. Maggior fortuna ebbe Hermione, che, con la prontezza di riflessi sviluppata in anni di convivenza con il biondo scattista, lo afferrò per la chioma platinata e lo strattonò indietro, prima che riuscisse a mutilare l’amore della vita di sua figlia, e strattonandolo lo fece cascare a terra. Eltanin rise e con lei rise sua madre, mentre Draco faceva smorfie irritate e si massaggiava le parte lesa con entrambe le mani.
Dopo un giro di saluti generali, più o meno sconvolti, tra cui spiccò sicuramente quello del fratello Phoenix, che si avvicinò a Nin con l’aria di chi ha appena visto un fantasma e scoppiò a piangere per il sollievo di averla di nuovo a Hogwarts, James ed Eltanin tornarono ad accomodarsi sul prato verde e invitarono gli altri a fare lo stesso.
-Allora- cominciò Eltanin facendosi seria –Credo che voi abbiate parecchio da raccontarmi, no?- chiese, interrogando i fratelli con gli occhi.
-Non ne hai idea! Se vuoi comincio io!- strillò felice Lily.
-Ma anche no!- intervenne subito Phoenix, mentre gli altri sghignazzavano –Tu taci, creatura diabolica!- ribatté, mentre nei suoi occhi si rispecchiava tutta la frustrazione che la giovane Potter gli aveva causato negli ultimi giorni.
-Eltanin, perché non cominciate voi?- domandò Caillean, tranquilla –Ultimamente abbiamo sentito parecchi cambiamenti nel tessuto del mondo, e ho come il sospetto che voi due ne siatela causa..-
Eltanin arrossì, sapendo bene come, di fatto avevano apportato quei cambiamenti, ed esitò una frazione di secondo prima di rispondere, così James prese la parola al suo posto.
-Non c’è poi così tanto da raccontare. Eltanin ha ottenuto il pieno possesso e controllo dei suoi poteri, attraverso riti sacri su suolo sacro, si è esercitata e ora è molto simile alla Dama del Lago primigenia, Nimue.  Anche se sono convinto che ancora non sia una.. – tentennò un attimo sulla parola da usare –Trasformazione, se vogliamo chiamarla così, completa. D’altro canto mancano ancora tre reliquie, fonti importanti del potere di Nimue, e qualcosa mi dice che l’iniziazione non è compiuta del tutto.. L’Occhio del drago è aperto ma ancora non attivato, se volete vederla nel modo più semplice.-
Mentre Eltanin lo guardava adorante, grata per averla salvata dalla situazione imbarazzante, Caillean sorrideva, decisa a non indagare ulteriormente su questi “riti sacri” di cui era stata fatta menzione da James, e Draco e il resto del lato maschile Granger Malfoy massacravano il ragazzo con lo sguardo, indecisi se porre o meno la domanda che li tormentava e che avrebbe potuto decretare la fine della giovane vita di Mr. Potter Jr.
A togliere tutti dall’imbarazzo ci pensò Lily l’erinni, che con l’aria più innocente ed ingenua del suo repertorio, chiese: -Quali riti?- per poi raccogliere una mela rossa da un ramo e addentarla con gusto.
Diverse paia d’occhi si voltarono a fissarla, sgranati, per poi passare alternativamente da lei a James ed Eltanin e poi a Draco, ormai livido in volto. Quando la velocità del passaggio di sguardi si fece ridicola anche per il sorriso divertito di James, questi sbuffò e non si trattenne.
-Oh insomma Lil! Se sono sacri sono anche non di comune conoscenza, tu che dici?? Sacro uguale sconosciuto a più uguale fatti gli affari tuoi. E piantala di ficcare il naso negli affari miei e di El!-
-Sentilo lui!- rispose la rossa. –Solo perché ora tu ed Eltanin vi sbaciucchiate non hai mica il diritto di dirle quello che deve fare o quello che deve dire, ochessòio! Lei è più amica mia che roba tua!- si inalberò Lily, scattando in piedi e minacciando il fratello con urla belluine e gestacci.
Intanto, la bionda di cui tanto si discuteva, si era fatta piccola piccola, rintanandosi col viso incredibilmente imporporato contro il petto di James, senza riuscire a reagire granché alle domande impertinenti di Lily.
Hermione decise allora di prendere le redini della situazione e si alzò, costringendo entrambi i Potter a mettersi seduti e rimproverandoli con lo sguardo.
-Sì, d’accordo, che razza di riti si siano fatti a Lif non interessa a nessuno,  o meglio, forse a qualcuno interessa, ma io ho detto il contrario e vi sfido a contraddirmi.- passò lo sguardo truce sul gruppo e dato che non vennero rilevate obiezioni proseguì –Piuttosto, ci interessano le conseguenze. Nin, è realistico quello che dice Caillean, il mondo è cambiato grazie a te?-
Eltanin sospirò, annuendo.
-E come di preciso?- la incalzò la madre.
La ragazza inclinò il capo, a riflettere. –Non saprei spiegarlo bene. Non credo sia un concetto possibile da esprimere a parole.. però quello che ha detto Caillean non si discosta molto dal nocciolo della questione. La struttura dell’universo, la trama degli arazzi della vita, il modo in cui viene concepita la creazione.. sono cambiati.. si sono come.. spostati. In qualche modo, ora il cuore della magia, il cuore del mondo e di questa terra.. sono io. È tutto collegato, normalmente, ed ora, è tutto collegato a me. Ciò che deve nascere e ciò che deve terminare; la vita, la morte, la crescita; gli esseri magici e quelli che non lo sono, le creature senzienti e le rocce o le piante. Le mie risate creano ruscelli, l’avete visto, e la mia essenza crea viali alberati, in un certo modo.. Non dipende tutto da me, ma piuttosto da ciò che il mio cuore è diventato.. una sorta di centro, di fulcro per l’universo. E se mi lascio andare, rilasciando il potere, il fulcro si sposta, si muove e il mondo cambia.-
Hermione tacque un attimo, pensierosa.
-Quindi.. sei una sorta di rivoluzione magica.- disse poi –Puoi controllarlo?- chiese infine.
Eltanin guardò dolcemente James, accanto a lei e sorrise. –Sì, ora posso. Alcune cose sono fastidiose ma non è un grosso problema.-
-Ad esempio?- domandò ancora Hermione, sempre concentrata sul problema.
-Mh.. ad esempio i vestiti. Mi sento assolutamente costretta nei vestiti comuni, e la mia pelle agogna il contatto con la roccia, la terra il mondo tutto.. Se potessi vestirei solo di luce, ma temo non sia consentito dal regolamento scolastico- disse, sorridendo alla preside McGranitt. –E nemmeno James credo che ne sarebbe troppo felice..- aggiunse, sogghignando nella sua direzione, mentre il ragazzo si faceva verde di gelosia alla sola idea.
-Beh, a questo si può rimediare facilmente.- la interruppe la madre –Se Minerva da il suo permesso puoi indossare vesti.. beh, come quella che hai ora, magari un po’ più modesta che ne dici?- chiese scrutando il vestito di petali di ciliegio.
-Che si può fare, ma nasconderei comunque la cosa con un incantesimo di disillusione, credo sia meglio tenere un profilo basso..- rispose Eltanin. 
-A questo ci arriveremo dopo, per ora limitiamoci a scambiare le ultime notizie.- disse Hermione tornando a sedere accanto al marito. –Bene credo che ora tocchi a noi. Fuori le novità, ragazzi.-
I ragazzi più giovani cominciarono a guardarsi l’un con l’altro, non sapendo come cominciare. Alla fine fu Lupus a prendere la parola, e riassunse tutto ciò che era accaduto da quando la sorella era andata a Lif, l’attacco di Mordred a Orion, la conseguente ferita riportata da Draco, l’addestramento di tutto il gruppo atto a renderlo un piccolo esercito, l’abbandono di Hermione e Draco e il loro cedere il passo, le scosse avvertite da Caillean riconducibili ai riti a Lif, e infine, ultimo ma non per importanza, le ricerche in biblioteca e il ritrovamento del libro.
A queste parole i gemelli Nott si affrettarono a tirare fuori tre tomi dalle loro bisacce, mostrando a Eltanin e James le differenze tra i primi volumi sulla storia della Dama del Lago, l’elenco in particolare, e l’ultimo ritrovato.
Le mostrarono le pagine del libro che nemmeno Caillean era riuscita a leggere e l’iniziale comparsa sulla copertina, spiegando cosa avevano scoperto e come, gli occhi luccicanti d’orgoglio (e di notti insonni).
Eltanin era  esitante a prendere il libro appena ritrovato tra le mani, come se avvertisse la potenza dell’incantesimo gettato su di esso. Quando James le sfiorò la mano sorridendo incoraggiante, però, non dubitò più, né di sé stessa né delle sue capacità, e davanti alla sua famiglia che fissava ad occhi sgranati ogni suo gesto, afferrò con decisione il tomo, aprendolo esattamente alla pagina che aveva quasi fatto impazzire Caillean.
I suoi occhi vennero catturati dalla fluidità delle parole in movimento, e distrattamente allungò una mano ad afferrare un raggio di sole, che riversò sulla pergamena ingiallita, come in trance. –Revelio..- mormorò.
Gli occhi sbarrati, fissava le pagine, le parole, e in realtà molto più lontano, mentre davanti a lei una scena di milioni di anni prima si dispiegava come se si stesse svolgendo in quello stesso momento.
Eltanin vide dispiegarsi davanti a sé le pieghe del tempo, perché la storia di Nimue, del suo amore e della sua morte potesse mostrarsi davanti a lei.
Mentre guardava, gli occhi fissi davanti a sé eppure distanti milioni di chilometri e di anni, lacrime di sangue le scendevano lungo il volto, e singhiozzi le squassavano il petto.Se nessuno l’interruppe, fu solo per merito di James, che in qualche modo comprese quanto fosse importante tutto quello.
Intanto dalla sua bocca uscivano le parole che furono vergate sulla pergamena migliaia di anni prima e dunque la voce di Eltanin narrò per la prima volta dopo millenni la vera storia della Dama del Lago.
 
La morte di Nimue
 
La Dama del Lago viveva da sempre.
Nimue Esisteva, come esistevano le montagne, i fiumi, i boschi.
I secoli, i millenni, il tempo, non avevano peso sulla sua essenza, sul suo potere e su lei stessa.
Nimue esisteva, semplicemente, illuminando il mondo con la sua luce e la sua magia.
Ma un giorno, Nimue non seppe mai quando, la Dama avvertì dentro di sé una fitta dolorosa, all’altezza del petto, dove giace il cuore e con esso tutti i sentimenti più intimi.
Si sentì vuota, e non seppe dire perché.
Cercò conforto nelle creature magiche che essa stessa aveva creato e portato nel mondo, vagò per tutte le terre conosciute e non, alla ricerca di quello che sentiva mancarle, si guardò intorno spaesata, mentre per la prima volta dall’inizio dei tempi, dai suoi occhi del colore del cielo scendevano strane gocce di acqua salata.
Perché? Cos’era accaduto? Si chiedeva Nimue, sfiorandosi le gote bagnate con le dita sottili.
La mancanza d’amore aveva creato un spazio vuoto dentro di lei, ma la Dama non poteva comprenderlo.
Lei amava, sì, amava come una madre, una sorella e un’amica, amava le montagne, i fiumi e i boschi e tutte le creature che li popolavano, ma non amava come ama un donna.
Eppure, quando vide Lui camminare lungo il torrente, non fu più la Dea, non fu più la Dama del Lago, fu solo Nimue, una donna con un cuore grande e pronto a innamorarsi.
Lui, alto, biondo come il grano maturo, un sorriso aperto e felice sul volto e la gioia evidente sul viso.
Lui, Artù, non un re, come raccontarono alcuni, non un eroe, come dissero altri, ma un semplice contadino. Lui, semplice e bello, tanto quanto era dolce.
Si guardarono negli occhi, si sfiorarono, Nimue crollò, trovando ciò che cercava, riempiendosi di quell’amore che tanto aveva agognato.
Quel torrente fu tutto il loro mondo per giorni, Artù e Nimue passeggiavano, mangiavano e parlavano sulle sue sponde, amandosi semplicemente con lo sguardo.
Se la Dama del Lago non provava più sensazioni  di vuoto dentro di sé, qualcun altro, vicino a lei, spiava la sua felicità e urlava nel profondo di sé stesso tutta la rabbia e l’odio che il mondo poteva contenere.
Figlio di un mezzo demone e di una donna folle e contagiata dal sangue del demone, Mordred osservò la Dea di luce che tanto desiderava, stringere la mano di un altro, e odiò quell’uomo mortale. E odiò anche la sua Dea, perché lo aveva tradito, era lui, che avrebbe dovuto amare, non uno sciocco contadino.
Merlino e Morgana sussurrarono alle orecchie del figlio crudeli menzogne ed egli, spinto da questo e dall’odio in cui era nato e da cui era stato plasmato, agì.
In segreto, mentre Nimue voltava lo sguardo, rapì Artù, lo uccise e nascose il suo corpo nelle profondità dell’inferno, dove solo un demone come lui l’avrebbe visto, e non certo un angelo al pari della sua Dea.
Ma Nimue tornò a volgere gli occhi verso colui che amava e non trovandolo, pianse, e quello che prima era amore, dentro di lei, divenne dolore.
Ancora una volta, Morgana e Merlino, crudeli, suggerirono a Mordred di farsi avanti e conquistare il cuore della bella Nimue, Dama del lago, e lui, che aveva occhi solo per lei, la trascinò con sé lontano dal torrente e dai ricordi che questa condivideva con Artù.
Amore, forse, fu quello disperato e sofferto di Nimue, la potente e triste dama del Lago, Dea della luce e donna inconsolabilmente alla ricerca dell’uomo da amare per tutta l’eternità.
Amore, forse, fu quello travolgente e devastante di Mordred, il confuso e devastato figlio del demone, Dio del buio ossessivamente tormentato da un amore mai completamente corrisposto.
Ma infine, in qualche modo, con qualche strana via, i due si incontrarono, i loro cuori, uno bianco e luminoso, l’altro nero e sporco di cenere, si unirono, e quello che poteva essere fu. Un amore strano, contorto, angosciato da parte della grande Dama, che si sentiva in colpa per aver abbandonato il torrente e il suo primo amore, Artù, senza sapere dove fosse, e disperato da parte di Mordred, che si tormentava nella disperata idea che la compagna scoprisse la verità su ciò che aveva fatto.
Ma fu amore, e nessuno dei due poté negarlo.
E di nuovo, Mordred sentì i diabolici genitori sussurrare al suo orecchio menzogne che risuonarono come verità al suo cuore nero e pieno d’ansia.
Nimue lo tradiva? Nimue lo disprezzava? Nimue lo amava davvero?
Ed un giorno, infine, la tragedia.
Mentre il cuore della Dama del lago, finalmente quieto e sereno si lasciava andare al sentimento profondo che sentiva per il figlio del demone, questi cedette alle lusinghe crudeli del genitore, e si avventò contro di lei.
Non avrebbe avuto nessuna speranza, Mordred, se Nimue non l’avesse amato così tanto. Non avrebbe potuto sopraffare quella Dea così potente e luminosa, ma poté uccidere la donna, la donna che aveva un cuore innamorato e che desiderò per lui la redenzione e la vita, e per sé stessa la morte, piuttosto che la vita priva d’amore.
Mordred pianse e si disperò su quel corpo senza vita, su quella pelle bianca da cui scivolavano via i tatuaggi azzurri, segno del potere, gridò, sovrastando le ultime parole della Dama del Lago, che con tutto il suo amore trasmise i suoi poteri alle generazioni future di spiriti protettori e spirò, un addio sussurrato e un sorriso sulle labbra.
Mordred pianse, ma aveva scelto, e da certe scelte non era possibile tirarsi indietro.
Potrà Mordred perdonare sé stesso e credere ancora nella luce quando lui stesso l’ha avvolta nel buio più completo?
Stretta tra le braccia di James, circondata dal suo Clan e dagli amici, Eltanin riemerse dalla trance, le immagini sparirono dai suoi occhi, l’incontro con Nimue e con il Mordred di allora si fece sempre più sfocato.
Singhiozzava, come singhiozzava Nimue dopo la scomparsa di Artù, ma le lacrime che piangeva erano lacrime di sangue, che sporcavano il suo viso e il petto del suo amore, a cui si era appoggiata.
Sapeva di aver letto ad alta voce ciò che gli altri non potevano leggere, ma ripeté ciò che aveva visto di persona, ciò che aveva sentito, l’aspetto di Nimue, il suo dolore e l’amore gioioso prima e disperato poi che provò. Mordred, un uomo e un demone, ma certo non dall’aspetto di un undicenne, che provava amore, contorto ma pur sempre amore, per la Dama, spietato quanto innamorato.
Con un filo di voce, la più giovane delle veggenti Zabini la guardò negli occhi e mormorò, ripetendo l’ultima domanda posta dal libro: -Potrà Mordred perdonare sé stesso e credere ancora nella luce quando lui stesso l’ha avvolta nel buio più completo?-
Il Clan per intero si fissò, scuotendo il capo, ma con gli occhi tornò a chiedere a Eltanin. È da lei che si aspettavano un giudizio finale.
E Lei, continuando a versare lacrime vermiglie, sospirò, sconfitta.
-No. Mordred non si perdonerà mai. Non solo ha ucciso l’unica persona che amava e rendeva più lieve il suo cuore, ma ha anche spento, insieme alla sua luce, quella del mondo intero. Si è condannato al dolore, e ha condannato tutti noi, se non vi si porrà rimedio.-
Detto questo, la giovane Dama in erba chinò la testa, sopraffatta dalle emozioni e il suo compagno la strinse forte a sé, mentre il clan di cui fa parte freme, un po’ per la paura un po’ per la rabbia che proprio la loro sorella adorata debba subire e vedere tutto questo.
 
Mentre il clan, assieme ai Potter, agli Zabini, ai Nott e ai Weasley riflette indeciso sul da farsi, se muoversi, se incitare la loro bionda leader, se avvicinarsi e consolarla, qualcuno, nell’ombra, osserva la scena.
Di nascosto, Mordred li aveva seguiti, sopraffatto dalla necessità di sapere e dalla rabbia.
 
Ma nel momento stesso in cui il ragazzo stava per farsi avanti, Eltanin sollevò la testa dal petto di James, passando le delicate mani bianche ad asciugare le lacrime di sangue che ancora le colavano dagli occhi. –Piango per Mordred e per ciò che ha perso. Piango e prego, per la sua infanzia perduta, per i suoi genitori, mostri abbietti e crudeli, e continuo a pregare, nella speranza che né lui né loro feriscano questo mondo mai più. Troppo dolore è stato inflitto da una sola famiglia solo per il gusto di farlo. Troppa sofferenza. Ed ora prego perché finisca. Prego perché mi sia data la forza di fermare questa crudeltà..-
 
Eltanin venne improvvisamente fermata nelle sue suppliche da un urlo animalesco proveniente dagli alberi poco distanti da loro.
Mordred uscì dall’ombra, mostrandosi loro, in tutta la sua furia che in realtà nel suo aspetto da undicenne sembrava più follia. Si mostrò e continuò a urlare, ringhiando come un animale, digrignando i denti, in uno spettacolo che della pace raccontava poco. Infine parlò, ancora rosso in viso.
-Voi! Voi! Sempre sempre Voi!- strilla piangendo e graffiandosi il volto. –Voi! Che mi mettete i bastoni tra le ruote, che impedite la riuscita dei miei piani, voi, che mi odiate così tanto per nessuna ragione! Voi, insulsi ragazzini nemmeno 18enni che pensate di essere alla pari con me, un essere millenario che ha visto il mondo sorgere dalle mani della vera e unica Dama! Voi, inutili creazioni delle sue mani sacre, spreco del suo tempo e del suo amore!- gridava, Mordred, sempre più forte, inveendo contro il Clan e il mondo tutto. –Voi! Siete inutili ma voi! Voi potete vedermi! Voi avete letto il libro che ho scritto! Voi sapete chi sono, vane creature! Voi sapete! Sapete che non sono sempre stato cattivo, che questa crudeltà che mi è porto dietro è solo unna maschera, datami dai miei genitori, mostri orrendi, impostami! Mai voluta! Come tutto quello che ho fatto d’altronde.. tutti i miei gesti, le mie azione.. tutte imposizioni, tutte! Io non sono cattivo, io sono buono e voi potete, voi dovete vederlo! Voi lo vedrete e mi aiuterete! Siete gli unici che possono farlo, potete aiutarmi, potete salvarmi! Dovete tirarmi fuori dai guai, perché alla fine dei c0onti, lo capite anche voi che non è mia la colpa della morte di Nimue..- le ultime parole gli uscirono in un rantolo, sussurrate quasi, mentre, ancora paonazzo in volto fissava con gli occhi fuori dalle orbite il gruppo.
 
Dopo pochi istanti di silenzio, interrotti solamente dall’ansimare di Mordred, Draco Malfoy si alzò, e prese la parola, serio in volto.  –Invece è colpa tua. E credo tu lo sappia benissimo.- si interruppe un attimo volgendo per qualche secondo lo sguardo a terra, prima di tornare a posarlo sul ragazzo, che aveva ora assunto una posizione di difesa. –è colpa tua e lo sai. So quello che dico, so di cosa sto parlando. Il mio passato è pieno di pessime scelte, di strade obbligate e prefabbricate per me da miei genitori. Ma ora so che erano sempre e comunque scelte mie. Avrei potuto ribellarmi, ma non l’ho fatto e tu nemmeno. Se poi ho potuto riscattarmi, se ho potuto diventare l’uomo che sono ora, è solo grazie all’amore che provo per mia moglie e i miei figli. Questa possibilità, che loro mi hanno dato, e che anche tu hai avuto, tu l’hai gettata via, preferendo che fossero altri a scegliere per te, a scegliere il male per te.-  Draco tacque nuovamente, passandosi le mani sul viso. –Quindi ora vattene, perché nelle file del bene non c’è più posto per te. – detto questo, l’uomo, sconsolato, rientrò nel gruppo dei suoi familiari, nel suo Clan, che aveva salvato il suo cuore e si lasciò stringere dalla braccia forti di sua moglie, affranto dal flusso di ricordi che l’ammonimento a Mordred aveva scatenato in lui.
Eltanin, che aveva ascoltato l’intero dibattito seduta, sempre accanto a James, si alzò lentamente, seguita dal suo amato, e piano, un passo dopo l’altro, la pelle bianca e luminosa che risplendeva avvolta nei petali di ciliegio, si avvicinò al piccolo ragazzo che la guardava disperato. Ricambiò il suo sguardo con uno pieno di disprezzo e di dolore, e restando immobile, muovendo solamente il braccio, gli diede un unico, potente schiaffo sul suo volto di undicenne. Poi, con tutta la solennità e la regalità in suo possesso, guardò negli occhi stupefatti il ragazzino e pronunciò poche lapidarie parole, una sentenza quasi. –Ho sentito il coltello entrare nelle sue carni. Ti ho visto impugnarlo. Ho provato il dolore fisico per la morte che le infliggevi e quello spirituale per il tuo tradimento. Nimue ti amava. E tu, Mordred, hai distrutto lei e quel sentimento meraviglioso con una foga e una crudeltà impressionanti. Io non sarò Nimue, non sarò la Dama del lago, non ancora almeno- e i suoi occhi si fecero di fuoco nel guardarlo –Ma sta pur certo che lo diventerò. Che sacrificherò me stessa, se necessario per diventarlo, per essere all’altezza di quella creatura magnifica che creò la magia. E con il mio potere, Mordred, ti schiaccerò. Ti ridurrò in frantumi, per quello che le hai fatto. Perché nessuno si merita di essere tradito come tu hai tradito lei.-
E con queste parole, si voltò e si incamminò giù dal pendio, incoraggiando familiari e amici a seguirla.
 
 
Mio angoletto personale:
Sono tornata, dopo ben un anno di assenza.
Non so quanti di voi mi seguano ancora o se abbiate tutti perso pazienza e speranze e rinunciato a seguirmi. In caso, onestamente, capirei.
In mia difesa posso dire che oggettivamente non HO POTUTO letteralmente scrivere, e anche ora mi risulta difficile connettere i pensieri molto a lungo.
Sto combattendo ma più spesso che no perdo. Mi perdo.
Sperò comunque che il capitolo vi piaccia anche se è un po’ di passaggio, perché nel prossimo sveleremo il piano trine e merletti di Hermione, facendo precipitare ancora di più nella follia Mordred, ritroveremo le tre reliquie e soprattutto ci abitueremo di nuovo a una vita “tranquilla”, come può esserlo la vita di Eltanin. Ma ancora prima.. Eltanin dovrà fare i conti con qualcosa che davvero non si aspettava..un fidanzato a scuola! XD
Anche le due poesie introduttive e la canzone di Eltanin e James sono tratte dalla mia pagina facebook Psicopatia Crescente, di cui come ho già detto non metto il link perché sono un’incapace.
Abbiate fede e nel prossimo capitolo che prometto cercherò di rendere anche un po’ più leggero e comico, molte cose si sistemeranno. E prometto di non farvi aspettare un altro anno J massimo un mesetto suvvia ce la fate..
Ringraziamenti:
Molte grazie aladyathena, justSay, _Vedra, Firebolt96, tenshina, Lils, CChanel, per le recensioni, siete pazienti adorabili e io vi amo. Non avrei mai proseguito senza i vostri incoraggiamenti. Spero mi seguirete ancora, nonostante il ritardo.
Grazie ai 93 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, grazie, e prometto di postare presto!
Grazie agli 34 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, mi date gioia!
E grazie a sweetvaly, Believe in little things, mimi84, CChanel e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 28 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti! Siete aumentati! Grazie mimlle non so più come dirvelo, grazie!
Se l’amore avesse un nome sarebbe quello di tutti voi.
Nimi

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Capitolo 16
*** Quotidianità ***


~~Capitolo 15

Parla Eltanin:

Mi sento forte. Mi sento potente. Ma soprattutto, mi sento amata.
Nella mia vita c’è sempre stato molto amore, fraterno, familiare, amichevole. Ma non c’è mai stato nulla di simile. L’amore che provo ora spazza via qualsiasi altro sentimento io abbia mai provato, e mi stupisce e mi sorprende ogni momento, Lui mi sorprende ogni momento. James è la vera me, è la parte che mancava al mio cuore e mi rende integra, crea la pace dentro di me, la pace e la tempesta. Lui è come un fulmine insanguinato che mi nasce dal cuore, illumina la notte e mi avvolge, mantenendomi.. mantenendomi viva.
Ora grazie a James conosco l’amore vero e so che darei tutto per salvare questo sentimento. Come fece Nimue, molti, molti anni fa. Ora capisco perché la Dama del lago non poteva continuare a vivere a sola, perché sentiva una necessità così forte di amare. Perché l’amore è un sentimento che permea tutto il creato, impregna la terra, si avvolge intorno ai nostri cuori e ai nostri corpi.
Non esiste vero potere senza amore, Nimue lo sapeva e ora lo capisco anche io.
È dal mio cuore innamorato che partono i fulmini simbolo del mio potere, è dal cuore che si dirama il mio potere sul mondo magico e su quello mortale. È con il cuore che posso sfiorare le menti elle genti e degli esseri viventi e non.
Ed il mio cuore gli appartiene, appartiene a James. Allora forse gli appartiene anche il mio potere, ma non ha importanza visto che senza di lui mi sentirei impotente e incapace di agire.
Ed ora invece sono pronta.
C’è un piano, c’è la mia famiglia, ci siamo noi. Sono pronta per tutte le responsabilità da cui ho cercato di fuggire finora. Sono pronta ad affrontare i nostri nemici. E giuro che li distruggerò, non fosse altro che per poter vivere la gioia di ciò che ho appena scoperto senza timori.
Guardate tutti, veggenti, esseri magici, creature senza magia.
Guardate e gioite.
L’occhio del drago si sta spalancando, e non sarà la distruzione la sua scelta, ma l’amore.
Guardate e gioite.
Il mio potere assieme all’amore che provo sta facendo di me lo strumento di salvezza che stavate aspettando.
L’occhio del drago si sta spalancando, ed io ne sono il centro pulsante.


Il variopinto gruppo di familiari e amici scendeva la collina per rientrare nel castello, Eltanin in testa, mano nella mano con James e lo sguardo trasognato. Rastaban era tornato alla sua forma “ridotta” e si appoggiava protettivo alle spalle della sua compagna di mille viaggi. Il vestito di questa frusciava, spargendo tutto intorno profumo di ciliegi in fiore, ma i suoi occhi si facevano stanchi e il corpo sempre più pesante. Al suo fianco il compagno la sorreggeva, nonostante questa si ostinasse a continuare a camminare, e dietro di loro Hermione e Draco scrutavano preoccupati la figlia che sembrava star per crollare da un momento all’altro.  Ancora più indietro gli altri sei appartenenti al Clan, gli occhi di tempesta, le labbra carnose e i biondi capelli. Pegasus, Phoenix, Lupus, Columba, Hydra e Orion procedevano in silenzio, osservando senza parlare. Al contrario il terremoto Lily Potter non smetteva un secondo di ciarlare, perlopiù da sola, visto che né i tre fratelli Zabini, né i gemelli Nott e nemmeno il resto della tribù Weasley pareva ascoltare le sue parole. Anche la Professoressa McGranitt sembrava stranamente silenziosa e senza rimproveri.
Quindi, il corteo scendeva lento e quieto calpestando l’erba verde della collina del meleto.
Dopo qualche metro però, Eltanin, Occhio del Drago e primogenita del Clan Granger Malfoy, barcollò, e fece per cadere, svenendo.
Sei fratelli e sorelle, due genitori e un’amica inopportuna si fiondarono verso di lei per soccorrerla, Ma James, più veloce e preparato, la mente che andava di pari passo con quella della sua amata, si limitò a piegarsi lievemente verso di lei per raccoglierla in un abbraccio e poi tirarla su, trasportandola tra le braccia. Eltanin, ancora incosciente, appoggiò il capo contro il suo petto e gli avvolse le braccia intorno al collo, facendolo sorridere.
Si girò lievemente verso i familiari di lei e il resto del gruppo e il suo sorriso si allargò.
-per il momento ci salutiamo qui. El è stanca e vorrei portarla a riposare. Direi che ci aggiorniamo domattina a colazione.- fece per voltarsi poi ci ripensò –Pegasus, Phoenix, vi occupate ancora voi dei ragazzi per favore? Almeno stanotte.-
Annuirono tutti , in silenzio, tranne Phoenix che lanciò un grido disperazione all’idea di dover gestire ancora quella masnada di bestie. Sue esatte parole.
Al che Eltanin si strinse ancora di più a James e con una smorfietta disse, ancora addormentata a metà –Voglio andare a letto.. portami a letto..-
Il che fece sorridere James per la dolcezza e l’innocenza della frase, e infuriare Draco, riacchiappato per la collottola dalla moglie Hermione appena in tempo, prima che si scagliasse contro il più giovane dei Potter, mentre Lily discuteva dei nomi da dare ai possibili e numerosi nipoti che i due le avrebbero sicuramente sfornato, ascoltata da Pegasus che cercava di evitare una strage di Potter vari da parte del padre.
Al che, data la confusione, James si voltò di spalle e ripetè –Ho detto che ci vediamo domattina. Cercate di contenervi se vi riesce, almeno stanotte.- e con uno sbuffo si smaterializzò con Eltanin nella camera della torre al centro di Hogwarts, dove i due si erano scambiati il primo bacio.
Non prima, certo, di aver sentito la McGranitt strillare –No! Un altro che si smaterializza no! È CONTRO LE REGOLE!-

La Professoressa McGranitt, dopo aver salutato il gruppo all’ingresso del castello, si recò quasi correndo verso il suo ufficio, strillando la parola d’ordine ai gargoyle di guardia.
Era terrorizzata dall’idea che anche quello, come molte cose (ad esempio la sua stessa esistenza) fosse stato cancellato dalle menti degli studenti e magari abolito definitivamente, e che non fosse poi tornato al suo originario splendore.
Non era così, visto che i gargoyle la riconobbero subito e la fecero passare in tutta fretta (ma senza correre, perché si sa che al massimo la preside può affrettarsi, mai correre).
D’altro canto, quello che trovo superate le scale non la aiutò granché.
L’ufficio era quasi completamente distrutto, una finestra sfondata, un muro abbattuto e calcinacci ovunque (cap.7, la prima reliquia NDA), dato che sì, i ragazzi avevano provato a riordinare, ma non si erano poi impegnati così tanto, a giudicare dall’attuale stato di cose nello studio.
La preside allora scosse la testa e alzò le braccia impugnando la bacchetta per far tornare ogni cosa al suo posto.
-Ogni cosa al suo posto.- mormorò, sorridendo –proprio come ora, dentro di me, non esiste più dubbio e disordine, anche quest’ufficio tornerà a posto.-
Riabbassò lentamente le braccia per un momento, la bacchetta sempre in mano e un sorriso sul volto.
-Grazie, Eltanin Narcissa Granger Malfoy per avermi aiutata. Grazie per avermi restituita a me stessa.- Sussurrò, prima di riprendere il lavoro di ripristino della stanza.
Quello che non sapeva, la professoressa, era che l’allieva più dotata e combina guai della storia poteva sentire anche quel sussurro riconoscente, e nel sonno sorrideva, felice.

Se la McGranitt si era fiondata nelle sue stanze a passo apparentemente calmo, la matriarca del Clan, Hermione Granger, stava per scappare a gambe levate nella stanza di suo marito, non volendo essere vista dai figli piangente e ridotta in uno stato decisamente non consono alle sue usuali abitudini.
Vedendola ridotta in quel modo, il marito la prese per mano e si scusò velocemente con il resto del gruppo, portando l’amata moglie nelle sue stanze per nasconderla e consolarla.
-Hermione.- mormorò, una volta chiusa la porta alle sue spalle. –Hermione cosa c’è? Eltanin è tornata, sta bene.. certo è in compagnia di quell’esserino insulso di Potter Junior, ma non pensavo che la cosa ti dispiacesse così tanto..- Draco non fece in tempo a terminare la frase che la donna più bella e potente del mondo magico, nonché sua moglie, gli si gettò tra le braccia, piangendo senza riuscire a trattenersi.
-Draco! Draco! Oh Draco, amore mio.. Ho paura, così tanta paura.. –
Draco, stupito, la strinse lievemente tra le braccia carezzandole una guancia umida di lacrime, che continuavano a scorrere. –Ma perché hai paura mio prezioso tesoro?Ora è tutto a posto e Nin..-
Al che Hermione pianse più forte e staccandosi dal petto del marito lo tempestò di pugni gridando a squarciagola.
-No! No! Tu non capisci, stupido di un Malfoy! Niente è a posto! Niente! Nin.. Eltanin.. quello che dovrà affrontare, lei  e tutti i suoi fratelli, non lo vedi? Stupido, stupido Malfoy, non capisci mai niente e io soffro!- si interruppe, tirando su con il naso come una bimba e staccandosi dal marito, con suo grande sollievo, visto che i pugni di Hermione potevano anche essere piccoli ma erano decisamente pesanti.
Draco allora la afferrò per le spalle, stringendola in una presa solida quanto il suo amore. –Hermione. Smetti di preoccuparti. Eltanin e i suoi fratelli sono potenti  e sanno difendersi ancora meglio di noi alla loro età. Ovviamente sei preoccupata, lo sono anche io, sono figli nostri, dopo tutto.  Ma loro ce la faranno, tutti loro, insieme. E tu lo sai, devi saperlo.-
Draco le sorrise, dolcemente, e Hermione si ricordò ancora una volta perché lo aveva sposato.
-Ti amo così tanto, Draco.- mormorò, tornando ad appoggiarsi a lui, delicatamente stavolta.
-Anche io, Hermione, anche io.- rispose lui.
Dopodiché si abbandonarono sul letto, uno accanto all’altra, le mani intrecciate e gli occhi fissi nello sguardo dell’altro. Rimasero così tutta la notte, come una coppia di adolescenti che ha appena scoperto di amarsi, sfiorandosi solamente con le mani e con gli occhi.
Eltanin, nel sonno, li sfiorò con un bacio, prima di passare alla stanza successiva.

A differenza della placida notte che i genitori si apprestavano a passare, smarriti nel loro stesso amore, il Clan disperava, specialmente i due gemelli, Phoenix per primo, all’idea di dover trattare ancora da soli con quel rumoroso e terribile gruppo di ragazzi.
Stranamente però, una volta tornati in stanza, i ragazzi, Zabini, Nott, Weasley e i minori del Clan stesso, si fecero la doccia ordinatamente, si infilarono i vari pigiami e si misero a dormire placidamente.
Il tutto sotto lo sguardo atterrito e lievemente tendente all’isterico di uno dei gemelli che cominciò piano a mormorare tra sé –E’ un trucco. Deve essere un trucco. Anche Hydra si è lavata senza storie e l’erinni dai capelli rossi dorme composta. CI DEVE ESSERE UN TRUCCO!- strillò Phoenix, sotto lo sguardo divertito del fratello. –non capisco, io non capisco.. –biascicò poi, sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Al che, Pegasus gli mise una mano sulla spalla e intervenne per frenare la follia dell’altro.
-Ma non capisci, Phoenix?- chiese sorridendo. –E’ un dono. Un dono di Eltanin, per te che ti sei sforzato così tanto. Un piccolo gesto d’amore per i suoi fratelli.- disse. E con un ultimo sorriso sghembo andò a sdraiarsi a terra, accanto alla branda di Lily, per dormire anche lui.

Sorridendo, mentre si svegliava dal precedente svenimento, Eltanin aveva ancora in mente l’immagine dei fratelli, placidi nel loro sonno, dei genitori, innamorati e sereni, e della preside, finalmente tranquilla.
Sorridendo, Eltanin si svegliò, stropicciandosi gli occhi, mentre ricordava gli ultimi avvenimenti e si guardava intorno.
Si trovava, si rese conto, nella torre più alta di Hogwarts, nella stessa stanza dove aveva dichiarato i suoi sentimenti a James, e si chiese come ci fosse arrivata. Ricordava di essere svenuta, il formicolio dovuto alla smaterializzazione congiunta, e un buon profumo, come se respirasse aria di mare.
Si ricordava, capì, James.
La ragazza si levò a sedere, rendendosi conto di essere stata adagiata sul letto per diverse ore, considerando la scarsa luce che proveniva dalle finestre. Sentì le lenzuola sfiorarle la pelle nuda, e petali di ciliegio farle il solletico tra le coperte.
Ancora una volta, si trovò nuda e imbarazzata in un letto di fiori.
Batté gli occhi, rinfrescando lo sguardo e a fianco a sé vide il suo amato, vide James seduto su una poltrona, poco distante da lei, che le sorrideva gentile.
Immediatamente Eltanin arrossì, non ancora abituata alla presenza maschile al suo fianco, e si strinse ancora più forte nelle coperte.
-Hiii!- strillò. –Non guardare! Non guardarmi James! Sono nuda!!- urlò ancora, i livelli di imbarazzo saliti ormai al massimo.
Questo rise di gusto, guardandola. –Lo so bene El! E lo vedo anche meglio! Sei stupenda lo sai? Anche con le guance tutte rosse per la vergogna..-
-Maniaco!- riprese lei a strillare –Porco!- continuava, bersagliandolo coi numerosi cuscini a portata. –Non fissarmi così!- gridava preda di un imbarazzo sempre più grande.
-El, se continui a lanciarmi cuscini poi con cosa ti coprirai?- chiese lui con un sorriso sghembo.
Le guance in fiamme, Eltanin riprese il tiro al bersaglio –James Sirius Potter! Vergognati! Girati subito! Non guardarmi!- urlava, tirando cuscini con gli occhi chiusi.
E continuò a urlare, finché il sopracitato Potter non le si avvicinò tranquillo per avvolgerla nelle sue forti braccia.
-Ma che fai? Aiuto, mi assalgono..- gridava lei, cercando di liberarsi da quella morsa ferrea, nonostante il suo corpo  ci si trovasse molto a suo agio. Dicotomia che Eltanin davvero non  riusciva a comprendere.
Eltanin! Eltanin!- la riprese allora James, con tono calmo ma fermo –Eltanin sono io. Non il primo sconosciuto che passa. Calmati.-
-Ma.. Ma.. io non sono.. non so cosa..-
-Cosa non sai mia adorata?-
-Non so come fare!- scoppiò lei, iniziando a piangere disperatamente.
James sbatté le palpebre perplesso.
-fare cosa Eltanin??- chiese.
-Ecco.. io lo so che.. beh prima.. l’altro giorno.. circostanze speciali, particolari.. noi non.. tu non sei costretto..- balbettò questa cambiando sfumatura di rosso sulle guance dal rosa acceso al porpora violaceo.
Le sopracciglia di James scattarono verso l’alto, mostrando che ancora non comprendeva il problema in questione.
-Oh dai James!- strillò la ragazza cercando di divincolarsi – Lo so che non sono una di quelle ragazze che piacciono a te, tutte trucco e ciglia, sorrisi e ammiccamenti.. Credi davvero che non sappia quanto sono inadatta al tuo fianco? Certo, sull’isola il discorso era diverso, ovvio, sembravo tutta un’altra persona.. e tu ti sei lasciato trascinare, ma era colpa della mia magia, non certo merito mio..-  Eltanin abbassò lo sguardo, volgendo gli occhi verso il pavimento.  –Io non posso essere quella che tu vuoi. Non così. Non quando sono così.. ordinaria.- sospirò. – non ne sono capace. Non so essere la fidanzata perfetta che desideri e che meriti..-
Nemmeno le lasciò terminare la frase e James si stava già alzando dal letto, l’espressione sempre più furiosa. Nel mettersi in piedi aveva lasciato la presa sulla ragazza, che sprofondò nuovamente tra le coltri, il viso rosso per l’imbarazzo.
-E’ davvero questo che pensi di me El?- le chiese, accigliato –Pensi davvero che tutto quello che mi interessa siano ciglia svolazzanti e rossetti? – voltò il capo, abbassando la voce –Davvero pensi così male di me?-
La ragazza, che ormai era sull’orlo delle lacrime allungò un braccio di lui, disperata –No James! No! Davvero.. Io solo.. – iniziò, non molto sicura su come proseguire. –Io.. non so come fare James!- strillò infine, tra le lacrime.
A quel punto James si riscosse dal suo stato di irritazione e la afferrò per il braccio, tirandola in piedi sul pavimento, davanti a lui.
-Eltanin guardami.-  disse. –Ho detto guardami.- ripeté, strattonandola con più gentilezza possibile. La portò al centro della stanza, mentre le lacrime di lei non accennavano ancora ad arrestarsi, e le prese il volto tra le mani, sollevandolo perché potesse guardarlo. –Guardami- ripeté ancora, con voce più gentile  stavolta. Lei finalmente alzò gli occhi a incontrare quelli di lui ma l’espressione triste non se ne andava, mentre stringeva a sé il lenzuolo, a coprire il corpo nudo e il proprio imbarazzo, o più probabilmente, a coprire il proprio cuore.
-Dovrei lasciarti libero James.- mormorò.
E il viso di lui si riaccese nuovamente per la rabbia.
-Ora basta Eltanin.- ordinò, perentorio. –Basta evitarmi, basta nasconderti- e così dicendo le tirò via il lenzuolo dalle mani, facendolo cadere a terra –Basta fingere e basta  comportarsi come una bambina impaurita.-
Eltanin sollevò il sopracciglio nel gesto tipico di sua madre, nessuno si permetteva mai di parlarle a quel modo, non ci era abituata. Fece per farglielo notare, quando l’altro riprese la parola.
-Basta anche fare la superiore, quando sei con me. Basta fare la supereroina, giocare a essere Eltanin l’intoccabile. Tra queste mura, in questa stanza, dove ci siamo solo io e te, basta. Qui, adesso, ora.. siamo solo io e te, un ragazzo e una ragazza, che si amano, si desiderano e sono..complementari. niente stronzate mistiche qui, niente dubbi infantili. – il suo sguardo si addolcì nuovamente, e mentre Eltanin apriva la bocca per protestare, gliela chiuse con un bacio. –Niente finzioni tra noi Eltanin. Siamo James ed Eltanin, e non abbiamo bisogno di nulla di più.- le sussurrò sulle labbra, prima di calare nuovamente sulla bocca rossa di lei e riprendere a baciarla.
Eltanin si lasciò andare a quel bacio che sapeva così tanto di casa e di amore. Si abbandonò tra le braccia di James, solamente come una ragazza innamorata tra le braccia del suo amato. Scacciò i dubbi, allontanò le insicurezze, mandò via ogni pensiero tranne uno. –James..- mormorò, lo sguardo appannato dal desiderio e  la voce colma d’amore, mentre lui la prendeva tra le braccia e la depositava sul grande letto pieno di petali di ciliegio profumati.
-Eltanin..- rispose lui con la stessa voce, mentre la guardava, nuda e sdraiata, con gli occhi che parevano chiamarlo per nome e la bocca rossa lievemente aperta in un tacito invito. Sdraiandosi con i gomiti ai lati del viso di lei riprese a baciarla, e l’istinto prevalse su entrambi. Per la prima volta senza essere circondati da magia di sorta, i due accostavano il proprio corpo a quello dell’altro, mentre Eltanin apriva le ginocchia invitandolo dentro di sé e James sfiorava con la bocca ogni centimetro del corpo di lei. Il volto di Eltanin arrossì per l’imbarazzo e il piacere, quando quella bocca scese ancora più in giù, baciando e stuzzicando il suo centro di donna, ma non si sottrasse, anzi prese a mugolare mentre dentro di sé scopriva un universo femminile mai compreso prima.
E James si ritrovò stupito dalla sua audacia successiva, quando, volendo ricambiare il piacere che le era appena stato donato, Eltanin prese prima tra le mani e poi in bocca i suoi genitali.
Non vi era magia in quei gesti, se non quella dell’amore reciproco, e quando finalmente James entrò in lei, cavalcarono assieme un’onda di piacere puro, senza fulmini o draghi, solo come Eltanin e James, solo come ragazzo e ragazza.
Certo, fuori era scoppiata una tempesta come mai se ne erano viste, e ai lati del letto erano nati e cresciuti due alberi di quercia decisamente rigogliosi, ma in verità, chi diavolo ci stava facendo caso in quel momento??

Il giorno dopo, mentre tutti i componenti del clan, della tribù Weasley, dei veggenti Zabini e gemelli Nott esitavano ancora ad aprire gli occhi, Eltanin e James si stavano guardando reciprocamente, immersi negli occhi dell’amato, le mani intrecciate e i corpi nudi tra le lenzuola.
-Non dubiterò mai più di noi, James, te lo prometto..- iniziò a dire lei.
-Lo so.- rispose lui, sorridendo.
-Solo perché te l’ho detto io!- rise lei, facendogli la linguaccia. James, non potendo sopportare alcun affronto strillò –Ah è così, piccola serpeverde? Ti prendi gioco di me??- e ridendo come un pazzo si gettò sulla ragazza facendole il solletico, così da farla ridere. –Ah no, potente grifondoro, mi arrendo mi arrendo!- strillò lei felice, per tornare ad accomodarsi tra le sue braccia, soddisfatta.
-Ti amo James- sussurrò.
-Anche io ti amo Eltanin.- le rispose lui in un mormorio. –Però ora dobbiamo alzarci!- disse forte subito dopo. –Abbiamo una giornata piena oggi eh! E non sai ancora come vestirti!-
Eltanin grugni, scontenta come sempre all’idea di doversi alzare. –Ma non possiamo rimanere a letto ancora un po’?- chiese, con un tono a metà da bimba e metà insinuante, mentre lo sbirciava con occhi provocanti da sotto i cuscini in cui si era seppellita.
Ed Ecco, in quel momento James ebbe un attimo di esitazione. Vederla così.. beh di sicuro era meglio delle fatiche che li aspettavano fuori dalla stanza. Ma si riscosse piuttosto velocemente scuotendo la testa. –No no El! Dobbiamo lavorare!- squittì.
-D’accordo..- accettò lei anche se non di buon grado. Poi gli sorrise e ghignò. –Ma non prima di aver fatto un bagno!- strillò veloce. E mentre si smaterializzava gli gridò –bagno dei prefetti , se non mi raggiungi entro cinque minuti inizio da sola!- lo sfidò ridendo.
E mentre scompariva, seguita a ruota da James, tutta la scuola si svegliò con le orecchie colme di quella risata gioiosa.

Mezz’ora dopo, al tavolo di Grifondoro si erano riuniti tutti in paziente attese di Eltanin e di James, compreso Rastaban, seccato per non aver potuto partecipare al bagno caldo.
Quando la porta della sala grande si spalancò per far passare i due ragazzi, l’intera sala li vide procedere mano nella mano, gli sguardi incatenati e un sorriso sul viso, dritti verso il tavolo dei parenti e amici.
Come aveva già accennato, Eltanin era piuttosto intollerante ai tessuti normali, e quindi era vestita con uno strano ed etereo vestito grigio, stretto in vita e lungo fino ai piedi, svolazzante, quasi. Come lo avesse creato i suoi parenti ancora non lo capivano, ma certamente non era una stoffa di questa terra. E nessuno di loro aveva intenzione di turbare la sua serenità chiedendole alcunché.
Beh quasi nessuno.
-Wow Eltanin!!- strillò Lily Potter, l’indegna. –Ma che bel vestitooo!- continuò, stropicciandosi l’uniforme. –Ma come l’hai fatto? eh? Come? Con cosa?? Posso toccarloooooo…- gridò allungando la mano verso il corpo della ragazza, subito riacchiappata per la collottola da Pegasus, che con un sorriso la rimise a sedere.
-Ciao Nin! Ciarlarono invece tutti assieme i suoi fratelli e i genitori.
-Buongiorno Eltanin.- dissero compostamente tutti gli altri.
-Ohi, ci sono anche io qui!- si irritò James –Non sarò bello come El, però ricevere il buongiorno sarebbe carino!- disse, i pugni sui fianchi, in posa arrabbiata. –Vabbè vi perdono solo perché siete voi.- aggiunse poi ridendo, quando vide i visi attoniti degli astanti.
-Dai El sediamoci e aggiorniamoci.- disse, facendo accomodare accanto a sé la sua  dama.
-Certo- sorrise lei.
E quella mattina il cielo incantato del soffitto di Hogwarts risplendeva di un magnifico sole.

La prima a prendere la parola fu Hermione, rivolgendosi alla figlia, che stava accarezzando e nutrendo amorevolmente il suo drago in forma di serpente, aiutata da James.
Tossicchiò, prima di parlare: -ehm ehm.. Eltanin? So che Lily è stata.. come dire, inappropriata nel domandartelo, ma penso che sia una cosa che ci stiamo chiedendo tutti.. come è fatto il tuo vestito?- domandò sorridendo.
Senza distogliere lo sguardo da Rastaban, Eltanin sospirò –Oh, niente di speciale.- disse –Sono solo falene.- e con un piccolo gesto tolse l’incanto mostrando per un momento il reale tessuto che componeva l’abito, migliaia di stupende falene grigie che sbattevano le ali felici e le svolazzavano intorno. –Io sarei uscita così, ma James ha ritenuto meglio camuffarlo.- proseguì, facendo sparire con un altro gesto le ali che sfarfallavano allegre su di lei e lasciando attoniti tutti gli astanti. Per la bellezza dello spettacolo, per l’insolita creazione, per la forte e meravigliosa impressione che lasciava negli occhi e che faceva fatica a sparire.
-Foooorteeee!- si udì trillare nel completo silenzio.
L’indegna figlia di Potter masticava una lucida mela rossa (di cui le era caduto di bocca un grosso boccone appena Eltanin aveva tolto l’incanto) e aveva gli occhi che brillavano, nonché le mani pronte a scattare in avanti per accarezzare vestito e falene. Fortuna sua Pegasus le stava al fianco, prontissimo a rimetterla seduta più o meno composta ogni volta che rischiava di alzarsi e fare qualcosa di stupido. Ossia piuttosto spesso.
A quel punto, vedendo che l’erinni dai capelli rossi era sotto controllo, Eltanin prese la parola: -Ragazzi, perché non mi fate un riassunto di come ve la siete cavata e di cosa è successo in mia assenza?- chiese, guardando il gruppo.
E Phoenix scoppiò in lacrime.
-Non puoi capire! – sigh sob –è stato un inferno!- sob sigh –Non lasciarci mai più!- sob sob –Ma come fai tu a gestire tutto!- sigh sigh.
Alzando un sopracciglio con aria interrogativa Eltanin si rivolse allora all’altro gemello, Pegasus, per delle spiegazioni leggermente più approfondite.
Quello sospirò, passandosi la mano tra i capelli biondissimi.
-Devi capire Nin, che tutti noi abbiamo avuto difficoltà di diverso tipo in tua assenza, ma forse quello che ne ha sofferto di più è stato proprio questo qui- disse indicando il gemello ancora singhiozzante –Soprattutto perché non si dava pace e non riusciva proprio a gestire tutto senza il tuo aiuto. A gestire TUTTI senza il tuo aiuto.- e questa volta indicò, in modo un po’ meno appariscente la rossa Potter accanto a lui –Ma ora che sei tornata è tutto a posto. Tornerai a gestire stanze, pranzi e turni, e Phoenix potrà smettere di disidratarsi a furia di pianti nervosi.- concluse, con un sorriso beato sul volto.
-Pensa che una volta quello lì- strillò Lily indicando Phoenix con faccia irritata –Mi stava dimenticando in camera!- sbuffò rumorosamente. –Meno male che c’era l’atro quello lì- indicò Pegasus al suo fianco che cercava di non ridere –Che mi ha trovata e recuperata! È molto meglio, tra l’altro quest’altro qui, è più simpatico Hermione, t’è venuto meglio.- disse alla matriarca in tono cospiratorio.
Hermione a quel punto voltò lo sguardo molto in fretta sulla figlia maggiore, non sapendo che reazione aspettarsi.
Eltanin alzò delicatamente il volto e sbattè le lunghe ciglia tre volte, prima di sorridere e parlare con voce gelida come l’inferno. –Non ci penso proprio a tornare in quella stanza sovraffollata.- disse. –Sono forse vostra madre, che devo crescervi e educarvi ogni giorno? Non mi sembra, e anche vostra madre, che per inciso è anche la mia, non si prende più questo disturbo, dato che si suppone che ciascuno di voi sia abile e arruolabile. Letteralmente, dato che dovreste formare un esercito. Dovete crescere, ragazzi, non aspettarvi sempre di contare sul mio appoggio e sul mio aiuto. È stato difficile quando non c’ero, ma ce l’avete fatta, o sbaglio?- continuò Eltanin, nonostante l’aumentare dei singhiozzi di Phoenix e lo stupore crescente del resto della tavolata. –Io continuerò a dormire con James – proseguì, mentre le guance le si tingevano di rosso –nella stanza all’ultimo piano della torre al centro del castello, se aveste bisogno..- e li scrutò con severità –E intendo reale bisogno, tipo Mordred che attacca, non la disorganizzazione dilagante o Lily che dorme o Hydra che non riesce a vestirsi decentemente, potete sempre mandare un patronus.- concluse con un sorriso dolce, in contrasto con la voce di pietra con cui aggiunse, sempre sorridendo: -E non voglio sentire obbiezioni.-
Per un  momento il silenzio calò sulla tavola, interrotto solo dal ticchettio delle posate di Eltanin e James che continuavano a mangiare tranquilli e dai singhiozzi disperati di Phoenix.
Lo interruppe Hermione, sorridente per la decisione della figlia: -Allora ragazzi, non aggiornate Eltanin sul resto?- chiese.
-Certo!- esclamarono in coro le gemelline, che si tuffarono in un rocambolesco racconto di come i gemelli Nott avessero setacciato la biblioteca e scovato il libro che avevano letto il giorno prima. –Siamo stati bravi vero Nin?- domandarono insieme, sporgendosi dal tavolo verso di lei.
Con un lieve sorriso che le piegava gli angoli della bocca questa annuì, e rispose: -Certo, molto. Tutti quanti. Avete collaborato come una vera squadra, e mi rendete molto fiera per questo.- esaltazioni e grida di gioia si levarono dal tavolo.
Tra un urlo e una capriola durante la colazione Eltanin viene aggiornata su tutto, dalla novella coppia ufficiale, Phoenix e Lirael, alla scenata di  Draco al sapere della sua partenza, all’attacco di Mordred a Orion e via dicendo. In pochi minuti il Clan riassume gli avvenimenti di una settimana, per quanto rocamboleschi e pieni.
A quel punto l’occhio di Caillean si fissa su di lei, curioso. –E tu Eltanin? Non ci racconti nulla sui nuovi poteri?- chiede.
La ragazza sospira, appoggiando il capo alla spalla di James che prende ad accarezzarle il capo. Dopo un attimo di indecisione prende la parola e inizia una breve spiegazione.
-Vediamo..-inizia titubante Eltanin –Direi che come sapete si sono evoluti, e sono cambiati. Ho creato una connessione con l’intero universo magico e non, un numero impossibile da contare di fili si dipana dal mio cuore per allacciarsi al cuore o all’essenza di ogni creatura vivente e non di questo mondo.. non so bene come descriverlo in realtà. Però è molto potente come nesso.. Mi rende ancor più me stessa e allo stesso tempo meno, visto che sono Eltanin persona consapevole e al contempo l’universo tutto. In compenso questo legame mi fa pensare, soprattutto dopo aver parlato con Boudicca durante questi giorni, che potrei essere la prossima Dama del Lago.- esitò un attimo, incerta su cosa dire. –Non come le ultime però, non come Boudicca.- mormorò sprofondando il capo ancora di più nelle spalle di James.
-Come Nimue.- Terminò Caillean al posto suo, sorridendo.
-Sì, come Nimue.- concordò Eltanin, tornando a guardare il gruppo. –Non voglio sembrare  arrogante, o presuntuosa.. è solo che i poteri di Nimue sembrano coincidere con quelli che sto sviluppando io. Non sono legati a un territorio per sacrificio di sangue, come ad esempio per Boudicca, ma sono legati alla terra tutta. Mi connettono alla terra.- fece una pausa. –che non abbia ancora terminato di svilupparli ne sono certa, non sono nemmeno in possesso di tutte le reliquie. So che devo ancora terminare la mia crescita. Ma sono terrorizzata all’idea che questa crescita comporti comunque un sacrificio di sangue, se non il mio quello di qualcuno che mi è caro. Preferirei morire io se ci penso..-
Caillean allungò la mano fino a prendere quella di Eltanin. –Eltanin- disse, guardandola –Noi veggenti avevamo paura di quello che saresti potuta diventare con i nuovi poteri. Avevamo paura che ti saresti persa e ci avresti distrutti senza pensarci troppo. Invece hai un’ancora Eltanin. Una bussola per i tuoi sentimenti, che aiuta e ti indica giusto e sbagliato, buono e cattivo.. e anche quello che c’è nel mezzo.- disse, strizzando l’occhio a James. –Sai che è lui la tua ancora e la tua bussola. Che lui non ti permetterà mai di perderti. Quindi smetti di preoccuparti dei possibili sacrifici futuri e concentrati su quelli attuali.. tua madre ha un piano che ci metterà tutti a dura prova!- e rise, sdrammatizzando il momento e trascinando con sé nella sua risata anche gli altri.
Quando Eltanin si riprese si girò verso la madre e chiese: -Allora mamma, qual è questo piano terribile e pieno di sacrifici?-
-Oggi si va a Hogsmeade, giusto?- chiese Hermione di rimando, con aria sorniona.
-Si perché?- rispose quella confusa.
Hermione rise, ma Draco stava già piangendo.

Mentre l’intero Clan, la tribù Weasley, i gemellini Nott e i tre Zabini su recavano assieme a Hogsmeade, Eltanin prese un attimo da parte suo padre Draco, che la guardò stranito e fece per proseguire.
-No papà.. fermati un attimo vuoi? Volevo dirti una cosa..-
A Draco luccicarono gli occhi, finalmente potevano parlare senza quel Potter in mezzo! Solo lui e la sua figlia prediletta!
-Ma certo luce dei miei occhi, dì tutto al tuo papino!- cinguettò.
-Papà.. volevo ringraziarti. So bene che senza di te Orion non ce l’avrebbe fatta.. e che sarebbe stata colpa mia, se fosse morto. Quindi, quindi beh, volevo ringraziarti, per quello e anche per tutte le volte che ti lanci in mia difesa, anche quando non è assolutamente necessario..- ridacchiò guardando verso James che camminava più avanti. –Sono queste cose che ci fanno capire quanto sei speciale, come padre e come persona.. anche se spesso noi non ci facciamo caso e ancora meno spesso lo diciamo, io so che tu ci sei per me e per i miei fratelli, posso sentirlo, nel tuo cuore, che rimbomba nel mio. Sei un papà fantastico..e quindi.. quindi niente, grazie papà.- mormorò, chinandosi verso di lui per porgergli un bacio leggero sulla guancia.
Draco, che era rimasto ipnotizzato dalla figlia e dalle sue parole tutto il tempo scoppiò in lacrime come un bambino e dopo qualche secondo svenne, sopraffatto dalla gioia.
A quel punto Eltanin, che non sapeva bene cosa fare del padre, venne soccorsa dalla madre, infatti Hermione, vedendo il marito cascare come una pera a terra, marciò verso i due, gli occhi fiammeggianti puntati sulla figlia: -Che gli hai fatto Nin??- chiese accusatoria.
-Io.. niente.. gli ho detto grazie..- mormorò lei con un filo di voce.
Al che la donna afferrò al volo la situazione e da arrabbiata passò a divertita con una contagiosa risata. –Oh che marito idiota mi sono trovata!- disse, tra una risata e l’altra. Poi, puntando la bacchetta verso il marito pronunciò: -Draco locomotor!- e l’uomo si sollevò velocemente e seguì docile la moglie. –Ho imparato dopo i primi schiantesimi.- disse quella, la mano che non impugnava la bacchetta appoggiata al viso, mentre ricordava i primi tempi del matrimonio. –Tuo padre era davvero insopportabile a volte e io, mi capirai, ero costretta a schiantarlo. Ma poi metterlo a letto era una tal fatica! Non sembra ma pesa il biondino eh! Sbuffò ridendo. –Così ho creato appositamente per lui questo incantesimo. Cosa ne pensi?- chiese sorridendo alla figlia, che scoppiò a ridere e seguì la madre e il padre svenuto e incantato in testa al gruppo.

Mentre il gruppo camminava compatto seguendo Hermione,  una voce si levò inopportuna, strillando a gran voce.
-Hey tutti!- strillò Lily Potter sbracciandosi senza ritegno. –Hey! Non vi pare sia il caso di fermarsi?- chiese indicando i “Tre manici di scopa”.
Di colpo l’intero clan, soprattutto la parte maschile, si voltò con occhi supplichevoli verso Eltanin, in attesa di un insperato assenso. Questa guardò James, sollevando un sopracciglio per conoscerne l’opinione, e vedendo nei suoi occhi la stessa supplica dei fratelli si mise a ridere e si diresse di buon passo verso il pub. Mentre rideva e camminava spalancando la porta tra il vociare di fratelli, genitori e amici, si sentì strattonare per la mano e subito si girò pronta ad attaccare un fantomatico inseguitore, solo per trovarsi davanti la faccia da playboy del suo fidanzato, che pareva cercare di acchiapparle la mano in un gesto affettuoso con stampato in viso un sorriso a trentadue denti.
Eltanin scosse la testa, abbandonando l’atteggiamento difensivo e scuotendo leggermente la testa.
-Dovrò abituarmi a queste cose, temo..- mormorò, tra il divertimento generale.

Quando tutti ebbero smesso di ridere, si furono accomodati e ebbero ordinato da bere, rischiando a turno di farsi fulminare dalla primogenita del clan, quest’ultima si decise a chiedere alla madre alcune informazioni fondamentali.
-Allora mamma- cominciò Eltanin interrompendo le conversazioni allegre degli amici e attirando su di sé l’attenzione. –Quale sarebbe questo tuo malvagio piano?- chiese sorridendo.
-Uuuh!- trillò Hermione in risposta –E’ un piano davvero malefico giuro!- ghignò –Soprattutto per tuo padre e per i ragazzi..- disse ridendo. –Ma ho pensato fosse meglio coinvolgere anche un paio delle mie collaboratrici, aspetta che le chiamo per avvertirle che ci vediamo qui.- detto questo sollevò l’elegante borsa di Luis Vuitton per estrarne un telefono cellulare e comporre un numero.
-Pansy?- chiese la donna –Pansy ci sei? Ma che diavolo è quel rumore? Va beh, non importa ho cambiato idea non voglio saperlo. Chiamavo solo per dire a te e alle altre disgrazie che vi aspettiamo ai Tre manici di scopa, stiamo bevendo una cosa.- si interruppe un attimo con aria scocciata, allontanò il cellulare dall’orecchio guardando storto la cornetta, come se potesse trasmettere l’irritazione alla sua vice tramite il telefono e riaccostandolo pronunciò poche e definitive parole. –Avete cinque minuti.-. E tornò a sorridere alla figlia.
-Saranno qui tra poco, intanto godiamoci la burro birra.- disse, come se non avesse appena minacciato velatamente le amiche, mostrando quanto simile fosse alla sua primogenita.

Non avevano nemmeno terminato il primo boccale di burro birra che fecero la loro entrata trionfale Pansy , Fleur e Luna. Dopo che Pansy ebbe salutato e sbaciucchiato a dovere i propri figli, Fleur ebbe aggiustato il trucco di Dominique e Luna ebbe cacciato gli ultimi nargilli dalle spalle dei gemellini, le tre disgrazie si accomodarono accanto al loro capo, sorridendo.
-Bon jour Boss!
-Che bello rivederti finalmente!
-Sì, sì, va bene disgraziate, andiamo avanti che mi servite. allora, adesso ascoltate e poi quando vi chiamo intervenite, d’accordo?- raccomandò loro Hermione.
-Surement Boss!
-Perfetto. allora ragazzi, gli occhi a me. Soprattutto tu Nin, sei l’unica che ancora non sa nulla. Iniziamo con un piccolo ripasso. quello che abbiamo e quello che ci manca, direi. I poteri di Eltanin stanno crescendo e in poco tempo potrebbero fare di lei la nuova Nimue, punto a nostro favore. Voi vi siete già organizzati come piccolo esercito e siete in grado di combattere e proteggervi, altro punto a nostro favore.  Siamo venuti a conoscenza della verità, intesa come passato e presente, e l’unica cosa che non sappiamo è cosa vogliono fare Myrddin Wildt e Morgana le fay una volta risorti, anche se sappiamo che non sarebbe una bella cosa. Grosso punto a nostro favore, soprattutto se contiamo il fatto che le autorità ci credono e sono dalla nostra parte. Ci mancano tre reliquie, ahi. ma d’altronde sappiamo che verranno presto e spontaneamente a consegnarsi  nelle mani di Nin. Quindi è un mezzo punto a sfavore. Sappiamo che il nemico immediato, quello che dobbiamo sconfiggere qui e ora è Mordred, alias Mortimer Smith, e che questa è una cosa fattibile. La domanda è quanto vogliamo tenere la cosa sotto silenzio. E soprattutto, se uccidiamo Mordred, i suoi genitori moriranno con lui o che altro? Questo dovremmo capirlo. Finché non lo facciamo, è meglio che rimanga in vita o potremmo combinare un disastro. Qui si tocca il tasto dolente. Non sappiamo nulla  del come e del quando avverrà la resurrezione dei due, e non sapendolo non abbiamo idea di come impedirlo o combatterli. quindi la mia idea è questa.- fece una pausa e prese un grosso respiro. –Provochiamoli finché non saranno talmente arrabbiati da uscire dal loro nascondiglio di loro propria volontà, quando ancora non saranno pronti. Sembrano essere impulsivi oltre che crudeli, quindi magari a furia di spingerli sull’orlo del dirupo loro cadranno. E anche se loro saranno usciti fuori irriflessivi e privi di addestramento mentre noi saremo preparati ad accoglierli. – concluse.
-Sono d’accordo- disse Eltanin annuendo. –Ma per caso avevi anche una vaga idea su come di preciso provocarli?- sorrise alla madre.
-Eh.-
-Era un sì?- chiese la primogenita ridacchiando.
-Diciamo che ho un’idea su come iniziare.- rispose la madre sorridendo feroce.
E mentre Draco sbatteva ripetutamente la testa contro il tavolo, Hermione si lanciò in una divertente spiegazione.
-Allora, se non sbaglio tra una ventina di giorni sarà Halloween, giusto?- chiese alla tavolata, e quando tutti annuirono perplessi sorrise. –C’è sempre un banchetto giusto, per l’occasione?- di nuovo tutti ad annuire. –E se quest’anno facessimo diventare il banchetto una festa ? diciamo un ballo.- e nei suoi occhi comparvero stelle brillanti, mentre il marito si accasciava definitivamente con la testa sul legno del tavolo.
Eltanin rise forte. –Mamma, dì la verità, tu vuoi solo andare da Madame de Chevaiz  e comprare un vestito nuovo!- la accusò, scatenando risate in tutto il gruppo.
Hermione rise a sua volta e ribattè –Potrebbe anche darsi.. diciamo.. certamente.- e rise ancora. –Ma non è solo questo!- strillò, alzandosi in piedi e sbattendo con forza una mano sul piano già malmesso. –E’ un’occasione, capite? per provocare. Eltanin si potrà vestire come Nimue, tatuaggi e tutto, James potrà essere Artù, e voi la loro scorta, il  loro esercito.. dovranno essere costumi che riportino Mordred e quei suoi dannati genitori indietro con la memoria!-
-E tu avrai un vestito nuovo.- aggiunse Eltanin, che però cominciava ad afferrare il senso del piano della madre.
-Beh è ovvio.- disse quella, risiedendosi calma e guardandosi le unghie con aria indifferente.
tra Eltanin e James ci fu un rapido scambio di sguardi, una tacita domanda e un tacito assenso. Poi la maggiore del clan sorrise alla madre e le rispose –Mi sembra un’ottima idea.- lasciando disperdere tutta la tensione che si era accumulata al tavolo. un grido di giubilo si levò dal gruppo e ci vollero diverse occhiatacce di Hermione e figlia per rimettere tutti a sedere.
cosa piuttosto inutile, visto che nell’esatto istante in cui tornò il silenzio le tre disgrazie per antonomasia entrarono nel pub precipitandosi rumorosamente verso il loro Boss e sollevando un gran polverone. Tra baci, abbracci e rimproveri il caos si scatenò nuovamente, e la tavolata, appena rientrata nei ranghi non fu altro che un cumulo di braccia, gambe e bocche strillanti.

Parecchi schiantesimi più tardi, un’Hermione molto più irritata e una Eltanin sempre più imbarazzata, guidavano il gruppo verso la loro boutique di moda preferita, Quella di Madame de Chevaiz.
Hermione strattonava un riluttante Draco per il braccio mentre borbottava imprecazioni sul fatto che vedere le riunioni di famiglia interrotte dalle sue dipendenti (si anche amiche a volte, ma non quella volta nel particolare) non era la sua massima aspirazione nella vita, mentre Eltanin, saldamente tenuta per mano da James, che sfoggiava un allegro sorriso, diventava via via più rossa in volto, mentre le amiche e peggio ancora le amiche di mamma, continuavano a fare domande inopportune e a ridacchiare del suo imbarazzo.
dopo quelli che alle donne Granger Malfoy sembrarono anni, si ritrovarono tutti davanti alla bottega, i ragazzi e gli uomini lievemente abbattuti e le ragazze che si sfregavano le mani. In fatto di moda e shopping, lo sapevano tutti, Hermione Jean Granger Malfoy non faceva mai le cose a metà.
-Hey boss, ma Madame lo sa che arriviamo?- chiese Pansy, dubbiosa per l’elevato numero di persone presenti.
Hermione sbuffò. –Ovvio. ho prenotato tutta la giornata con lei, e le ho anticipato che ci serviranno servizi molto particolari e per molte persone.-
-Ma come sei brava amore mio!- esclamò Draco, nonostante la contrarietà per l’ennesimo pomeriggio per negozi.
-Sì lo so caro.- rise lei. –Vogliamo andare?- chiese indicando la porta.
Ma prima che suo marito la aprisse per lei, James si lanciò in avanti e sorridendo affascinante verso la sua dama spalancò i battenti con un inchino, dicendo soavemente –Tu per prima mia amatissima e bellissima Eltanin- e mentre lo diceva continuava a fissarla negli occhi e a sorridere con dolcezza, facendo guadagnare a metà degli uomini sposati un ceffone e degli insulti.
-Tu, a me, non mi hai mai guardata così!- sbottò Pansy, dopo aver tirato una borsettata al marito.
-Non mi ami piùùùùù! – scoppiò a piangere Ginny, davanti a un impotente Harry.
-Mon dieu che starà fascendo Bill?- sospirò Fleur, l’unica non accompagnata.
-…- Luna senza parlare fissava con aria vendicativa il povero Theodore, che non sapeva nemmeno cosa stava sbagliando.
come sempre Hermione fu la più diretta, e guardando con rabbia il marito, già terrorizzato, sollevò la bacchetta e lo schiantò in mezzo secondo per sorridere poi con aria soddisfatta.
in tutto questo caos Eltanin fissava James piena d’amore (e di imbarazzo) e si dondolava sui suoi stessi piedi, facendo oscillare il vestito, mentre la sconsiderata e indegna figlia di Harry Potter sorpassava tutti e poneva fine alle dispute entrando in negozio con un risolino.
-Vabbè, io entro eh.- sorpassò l’allibito fratello e si incamminò, sotto lo sguardo sbigottito e nuovamente silenzioso del gruppo.
Hermione scoppiò a ridere, produsse un veloce reinnerva, e si trascinò dietro l’amato biondino che intanto piangeva  -Ma si può sapere perché mi schianti sempre, razza di donna demone?-dietro di lei le altre coppie, i figli, la tribù Weasley, gli Zabini e i piccoli Nott. sulla soglia, ancora indecisi, rimasero solamente Eltanin e James, che continuavano a fissarsi l’un l’altro.
-Do..Dovremmo andare non credi?-sussurrò lei.
-Sì dovremmo..- ribatté lui, incantato dagli occhi di lei.
-Allora..- disse lei incerta, facendo un passo verso la porta e verso di lui.
-Già..- rispose lui, lasciando andare quella maledetta porta e correndo incontro alla donna che amava, per scambiarsi un bacio profondo e intenso. –Non smettere mai di guardarmi così- mormorò Eltanin a mezze labbra. –Nemmeno se mi implori.- rispose lui sul ciglio di un nuovo bacio.
E fu così, abbracciati l’una all’altro e palesemente innamorati, che li trovò Draco, spedito dalla moglie a recuperare i due dispersi.
-Allora venite? Cosa state.. AAAARGH!- gridò, prima di lanciarsi contro James con intenti omicidi.
-Protego.- con un gesto della mano Eltanin frappose uno scudo fra loro e il padre, sorrise e lo guardò divertita.
-Hai del rossetto su tutta la faccia Papà.- gli disse sorridendo.
-Che?- chiese quello stranito, mentre continuava a cercare di penetrare lo scudo per arrivare alla figlia evidentemente bisognosa del suo aiuto.
-Expelliarmus. Levicorpus.- con un altro paio di gesti, la ragazza sequestrò la bacchetta del padre e lo fece levitare trascinandolo all’interno del negozio con lei e James, ancora abbracciati.

-Ma dove vi eravate cacciati.- cominciò a dire Hermione, prima di vedere il marito galleggiare per aria privato della bacchetta. –Che ha combinato stavolta?- chiese, ridendo.
-IO non ho fatto nulla! è quello sciagurato di un Potter! ad Azkaban bisogna mandarlo!- strillava il biondo agitandosi per aria come un acrobata.
-Non credo che stesse facendo nulla di diverso da quello che facevi tu poco fa, papà.- disse Eltanin, facendo ridere ancora più forte la madre e tutto il gruppo.
-Non stavo facendo niente io!- strillò allora Draco, ormai paonazzo dalla furia.
Hermione sollevò un sopracciglio, imitata dalla figlia e smettendo di ridere lo apostrofò –Tesoro, il tuo, anzi il nostro niente, ce l’hai spalmato sulla faccia.- disse, indicando con il capo lo specchio. Lui ci si guardò e sobbalzò.
-Oh.- disse, per poi riprendere il filo del discorso –Questo non solo non prova nulla, ma non significa nulla! Io posso, lui no!
-Per tutti i folletti Malfoy!- si spazientì Hermione –Ripigliati! pensa se avessi avuto io un padre munito di bacchetta ai tempi! e comunque basta, mi hai stufato!- e lo schiantò, per maggiore sicurezza.

-Siete sempre un gruppetto allegro ragazzi miei- disse ridacchiando Madame de Chevaiz, mentre entrava nell’atrio del negozio. –Buongiorno Hermione, mia cara, quanti bei visitatori mi porti oggi!!- esclamò ricambiando l’abbraccio entusiasta della donna.
-Oh madame mi sei mancata!- strillò.
-Ma che sciocchezze, ci siamo sentite per telefono ieri- chioccò la donna più anziana.
-Fa niente!- rise l’altra.
E improvvisamente tutti scoppiarono a parlare contemporaneamente, cercando di salutare la loro stilista preferita, comunicando già qualche preferenza, lamentandosi in un paio di casi..
Il caos venne educatamente interrotto da Madame che si fece argo tra tutti per andare ad abbracciare Eltanin, commossa.
-Ogni volta che ti vedo sei più bella, figlia di mia figlia- si complimentò con lei guardandola.
-Anche voi Madame de Chevaiz, anche voi. Ogni giorno pare dare una pennellata di colore in più ai vostri occhi.-  rispose Eltanin.
-Ma questo giovane qui accanto?- chiese sbirciando James –E’ forse quello che penso?- domandò ridacchiando mentre la bionda diventava rossa e si voltava a nascondere il viso contro il petto del compagno, che l’accolse con dolcezza.
-Lo è, lo è..- disse amareggiato Draco, che si stava riprendendo in quel momento. –Purtroppo per tutti noi.. Hermione lo hai fatto ancora!- strillò in tono accusatorio. –Smettila!-
-Ah Draco Malfoy.. in Granger.. è sempre bello vederti!-ridacchiò Madame
-Anche per me, mia signora, soprattutto quando mia moglie non mi schianta.-
-Su avanti tutti quanti!- li esortò allora la stilista –Spostiamoci di là! Di là! saremo sicuramente più comodi, c’è più spazio e anche un piccolo buffet.
Come sempre Madame aveva fatto apparecchiare qualche tavolino con te e cibarie per sfamare gli ospiti mentre si parlava dei vestiti, e tutta la truppa vi si gettò come se non mangiassero da anni. Solamente James e Draco rimasero al fianco delle loro compagne, inesorabili  e innamorati. Madame lì scrutò per scuotere poi la testa, e sedersi tra Hermione e Eltanin.
-Allora signore.- esordì – come mai questo appuntamento così importante?- chiese.
-Vede madame, abbiamo un problema di natura.. malevola diciamo.- iniziò Eltanin, -e abbiamo pensato di provocare i nostri nemici per portarli allo scoperto, in particolare in un’occasione che richiede. beh richiede abiti- concluse sorridendo.
-Che tipo di abiti di preciso?- chiese Madame confusa –Da battaglia? perché credo di poter creare qualcosa di adatto che respinga gli incantesimi ma non sono sicura di essere..-
-No no no.. – La interruppe Hermione. –Abbiamo bisogno di abiti per un ballo, il ballo di halloween.- le spiegò velocemente. – dovranno essere molto particolari però.- disse seria  -Seguire una linea precisa e ricalcare una determinata idea.
-Oh, capisco. Allora certamente posso aiutarvi.-
-Temo che andranno fatti su misura, uno per uno. e incantati, dopo. ma a quello posso pensarci io.- Aggiunse in fretta Hermione.
-Credi forse che sia troppo vecchia per usare una bacchetta?- la rimproverò Madame –Magari lo faremo insieme, così saprò esattamente cosa fare- aggiunse sorridendo.

In men che non si dica gli assistenti della stilista, i 3 Jean, avevano preso misure e dati di tutti e il gruppo poté iniziare a discutere dei costumi.
Non c’era dubbio sul ruolo di Eltanin e di James, che avrebbero impersonato Nimue e Artù, anche se c’era qualche dubbio e discussione sulla fisicità del costume.
Eltanin non riusciva a indossare nessun tipo di fibra, nemmeno magica, e quindi, anche se con grande rimpianto di Madame, il suo costume sarebbe stato creato da lei stessa. ma James? Eltanin era abituata a vestirlo quando si vestiva lei, e sperava di farlo anche stavolta, ma Artù, nella storia, era un contadino. Vestiva abiti semplici e adatti alla vita all’aria aperta. Così la ragazza si rassegnò e descrisse nei particolari i vestiti di Artù il giorno che era stato ucciso da Mordred, così come li aveva visti nella sua visione, con lo scopo di colpire il più possibile. quanto al proprio costume, non volle dire una parola, poiché lei, anche se voleva somigliare a Nimue, non voleva essere lei, e avrebbe indossato i propri poteri non quella della prima dama del lago.
si decise anche che le coppie di adulti avrebbero dovuto essere presenti almeno in numero di 3, ovviamente i Granger Malfoy, poi i Potter, visto che probabilmente sarebbero stati invitati comunque e infine gli Zabini, entrambi molto forti e versatili nelle arti magiche. I loro costumi richiesero molte più discussioni e anche qualche urlo, ma infine fu stranamente Lily l’indegna a venirsene fuori con l’idea vincente. Se ne stava appollaiata su uno dei tavoli da buffet con una mela mezza mangiata in una mano e un tramezzino morsicato nell’altra, quando, sovrastando il caos con la sua voce squillante chiese con aria allegra –Non dovremmo chiederci cosa fa paura a Mordred?-
-Taci Lily- la rimproverò suo padre, sbuffando.
-No sul serio, è halloween no? quindi dobbiamo fargli paura. E quindi la domanda è cosa fa paura a Mordred?-
Il silenzio scese sul gruppo che si mise a riflettere e a mormorare idee a mezza voce. –Nimue.- disse uno. –stare solo.- Disse un altro. –La morte.- un’altra ancora.
La rossa furia fece dondolare i piedi con rabbia e alzò gli occhi al cielo. -Ma che tonti! è un bambino no? Avrà paura dei genitori!- rise, per poi arretrare davanti allo sguardo arrabbiato della madre. –Ovviamente dei genitori. ripeté in un singulto con un sorriso tremulo mentre si dava alla fuga.
-Per circe, come ho fatto a non pensarci?- Eltanin scosse la testa, arrabbiata con sé stessa. –L’ho anche visto, mentre parlava con loro, ed era terrorizzato. E’ ovvio che preferirebbe morire che avere di nuovo a che fare con loro.-
-Sì, beh, e come lo mettiamo in atto, se decidiamo per questo?- chiese Luna trasognata.
-oh di questo non dovete preoccuparvi!!- esclamò Madame –E’ compito mio, e so esattamente come fare- sorrise. –Invece credo che i ragazzi saranno piuttosto semplici da vestire.- continuò –Il clan ovviamente tutti uguale, direi con l’aspetto di derivazioni in un certo senso, di Eltanin, o Nimue che dir si voglia. i Weasley invece da quello che sono, una vera e propria tribù guerriera. a  protezione dei loro amici. Gli Zabini saranno ovviamente vestiti come gli antichi profeti, mentre i gemellini porteranno l’alloro dei saggi. In ogni caso vedrete tutti tutto il 31 sera, quando vi farò recapitare i costumi a Hogwarts- sorrise con aria complice e iniziò con aria concentrata a scarabocchiare nuovi bozzetti per i vestiti da creare.

Hermione sorrise guardandola e fece un cenno agli altri, alzandosi in piedi.
-Arrivederci Madame- sussurrò con un mezzo sorriso sulla bocca.
-Sì sì, ora vattene.- rispose quella brusca, presa completamente dalla foga della creazione. Hermione non la vedeva così da giorno del in cui alle aveva annunciato il proprio matrimonio.
-Andiamocene ragazzi.- disse perentoria, e portò fuori tutto il gruppo salutando con un cenno i tre Jean che si facevano sempre più vicini alla loro stilista.

-Direi che siamo a posto non è vero ragazzi?- chiese Hermione allegra una volta alla luce del sole.
-Direi di si mamma. cosa ci manca?- chiese Eltanin. facendosi pensierosa.
-Nulla.- rispose la madre. –Ora tornate al castello e vivete i prossimi venti giorni come normali studenti, studiate, scherzate, divertitevi.. state in guardia, ovviamente, e continuate a stare assieme, esercitatevi come stavate già facendo ma soprattutto mostrate a Mordred cosa si sta perdendo. lo farà impazzire.- rise forte.
Eltanin si accostò a James, appoggiandosi a lui come se lo facesse da tutta la vita. –Sì..- mormorò. –Viviamo felici e mostriamogli la.. felicità..- continuò, voltando il capo per guardare negli occhi il suo compagno. –Mostriamogli l’amore- sospirò felice.
-Ma magari quello no!- scattò subito Draco, paterno e protettivo come sempre, e come sempre riacciuffato per un pelo dalla moglie.
-Va bene Ragazzi, è inutile indugiare oltre, tornate pure al castello, è quasi ora, e ricordate di avvisarci se succede qualcosa. Io e vostro padre torniamo nel Norfolk, da lunedì sarà Harry a farvi da professore, se ricordate il programma.-
-Già è vero!- scattò Eltanin, già esaltata, mentre Harry faceva un breve inchino al gruppetto di ragazzi. –Aspetto con ansia la prima lezione, professore!- gli disse lei entusiasta.
Il ragazzo-che-era-sopravvissuto-fino-a-quel-lunedì guardò la moglie. –C’è qualcosa che devo sapere?- chiese confuso.
-Niente di importante caro.- rispose Ginny dandogli qualche pacca sulla spalla. –La tua potentissima figlioccia ha solo la divertente abitudine di sfidare i nuovi insegnanti il primo giorno di lezione- consluse, sorridendogli.
-Cavolo.-


Mio angoletto personale:
si va bene, non andiamo da nessuna parte con questo capitolo, ma se andavo dove volevo andare leggevate per due mesi. già così ho l’impressione di aver scritto troppo! voi che dite? più che altro ho scritto tanto di cose frivole. e sappiate che ne manca ancora un pezzo. ben 20 giorni di vita quotidiana senza grossi balzi, con qualche gag ma senza l’eccitazione di alcuni capitoli precedenti. però anche questo doveva starci, non potevo descrivere solo le emozioni forti e le battaglie..
qualsiasi recensiione e consiglio è, come sempre, ben accetto.
p.s.: chi di voi è andato a vedere la mostra di Harry Potter?? io sì, è grandiosa.

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