Me And The Dragon

di Drake_o
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Masquerade ***
Capitolo 2: *** My Sweet Prince ***
Capitolo 3: *** D'on't Play With me 'Cause You Play With Fire ***
Capitolo 4: *** Love Potion N°9 ***
Capitolo 5: *** I Won't Be No Runaway 'Cause I Won't Run ***
Capitolo 6: *** Without A Focus ***
Capitolo 7: *** And I'll Wonder Why I Couldn't Make You Stay ***
Capitolo 8: *** I'm No Good ***
Capitolo 9: *** There is no saving anything, we are swallowing the shine of the sun ***
Capitolo 10: *** Alien Observer ***
Capitolo 11: *** Anyone's Ghost ***
Capitolo 12: *** Ticking Like A Bomb ***
Capitolo 13: *** Someone Told Me Not To Cry ***
Capitolo 14: *** Lost Boys ***
Capitolo 15: *** My Place And Time ***
Capitolo 16: *** The Shifters ***
Capitolo 17: *** You Can't Forgive What You Can't Forget ***
Capitolo 18: *** The Prince's Gift ***
Capitolo 19: *** My Immortal ***
Capitolo 20: *** Me and The Dragon Can Chase All The Pain Away ***
Capitolo 21: *** You Are Going To Keep My Soul ***
Capitolo 22: *** I Will Take The Dark Part ***
Capitolo 23: *** No Matter How Sad ***
Capitolo 24: *** Three Witches ***
Capitolo 25: *** Your Heart Will Break, Whatever You Do ***
Capitolo 26: *** Always ***



Capitolo 1
*** Masquerade ***


La storia inizia ad Ottobre del terzo anno ad Hogwarts, l'età dei protagonisti è 13/14 anni. Post libro due, con background più o meno fedele del libro tre.
 
 
 
Autore: Drake_o
Beta: serpeverde_18
Beta: Boann



 
 
 
Me and The Dragon

Capitolo Uno
 
Masquerade


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Il pomeriggio del 31 ottobre, nella sala comune dei Serpeverde, Draco osservava una pergamena appesa nella bacheca. Annunciava una festa in costume in occasione della notte di Halloween. La festa si sarebbe tenuta nella Sala Grande di Hogwarts dalle sette di sera. L'entrata alla festa era negata a chi non indossava un costume.
Draco sospirò. Non era così entusiasta all'idea di travestirsi ma trovava la festa un'ottima occasione per divertirsi alle spalle di qualche Grifondoro.
 
"Dolcetto o Scherzetto!?" Gridò una voce dietro di lui. Draco si voltò di scatto trovandosi davanti il viso di suo padre. Scioccato, fece un incauto passo indietro e quasi inciampò nella gamba di un tavolino ma si riprese, cercando di darsi un contegno, e alzò gli occhi. 
Fu allora che notò l’occhiata stupita di Tiger che teneva in mano una maschera dalle fattezze di Lucius Malfoy.
 
"Come osi? Razza di troglodita!" sbottò a denti stretti. Con un movimento nervoso della bacchetta bruciò la maschera.
Tiger si rese conto che la maschera stava bruciando solo quando la fiamma raggiunse le sue dita. Squittì e la lasciò cadere di colpo, sventolando la mano.
Draco si sentì bruciare il viso per l'imbarazzo. Tutti gli studenti nella sala comune si erano voltati. Nessuno di loro sapeva quanta paura avesse veramente di suo padre. E nessuno avrebbe mai dovuto saperlo.
"Che avete da guardare? Pensate agli affari vostri!" Disse freddamente e se ne andò in camera.
 
-*-
 
Alle sette e mezzo di sera La Sala Grande era già piuttosto animata e altri studenti entravano mostrando il proprio travestimento, tra le risate.
Draco aveva optato per un costume da vampiro. Aveva dovuto stregare i suoi canini per farli apparire più lunghi degli altri suoi denti e aveva indossato dei normali abiti neri sotto il mantello.
Non si ricordava perché, dopo aver rifiutato numerose volte, aveva lasciato che Pansy Parkinson gli truccasse gli occhi con la matita. Tuttavia doveva ammettere che quella sottile linea nera sotto le iridi grigie, dava un certo stile al suo look.
Quando Harry Ron e Hermione entrarono nella Sala Grande, Draco era seduto a un tavolo con alcuni Serpeverde del terzo anno.
Hermione era vestita da fata, con i capelli tirati su e delle ali trasparenti che, grazie a un incantesimo, si muovevano sulla sua schiena. Era davvero uno splendore nel suo vestito corto e luccicante.
Ron era vestito da vichingo con un grosso elmetto cornuto, due trecce di capelli rossi che uscivano dai lati, un gilet peloso e degli stivali di pelle marrone.
Harry era vestito da Merlino con un abito blu, lungo fino ai piedi, un cappello a punta e una lunghissima barba bianca appesa alle orecchie.
Draco scrutò i tre Grifondoro con aria sufficiente. Distese il braccio sullo schienale della poltrona girandosi verso di loro mentre gli passavano accanto.
La ragazza Nata Babbana sembrava molto più carina di quanto avesse mai pensato, ma i due ragazzi erano assolutamente ridicoli.
"Merlino, Potter?" lo schernì curvando un lato delle labbra in un mezzo sorriso "Davvero epico!"
"Come sei riuscito ad entrare senza un costume, Malfoy?" rispose Harry tranquillamente.
Draco aprì leggermente le labbra in una finta risata. "Attento Potter, ti stai pestando la barba." disse poi seriamente.
 "Oddio, questi due!" sbuffò Hermione affrettandosi ad allontanarsi tirandosi dietro Ron.
Harry si voltò seccato per seguire Hermione e inciampò sulla barba. L'elastico tornò indietro facendola salire di scatto fin sulla sua fronte sollevando i suio occhiali.
Draco premette insieme le labbra, facendo spuntare i canini appuntiti, e rise sommessamente con il naso mentre gli altri Serpeverde ridevano a crepapelle.
Harry si tolse la barba dagli occhi e si sistemò gli occhiali sul naso, in silenzio, seguendo Hermione. Non aveva alcuna intenzione di litigare con Malfoy quella sera. Voleva solo godersi la festa.
 
-*-
 
La serata proseguiva bene, fiumi di Burrobirra scendevano da costruzioni di ghiaccio. Vari dolciumi e snack salati dalle forme disgustose, tutte rigorosamente in tema con la notte di Halloween, riempivano i vari tavoli disposti nella Sala Grande. Anche l'arredamento era in tema e ovviamente i fantasmi di Hogwarts erano tutti invitati.
Draco non aveva mangiato molto, come suo solito, ma senza rendersene conto aveva bevuto una grossa quantità di Burrobirra che adesso gli danzava fastidiosamente nello stomaco. avvertiva una certa necessità di andare in bagno ma, abituato ad ignorarla fino all'ultimo minuto, non ci fece caso.
Non si divertiva molto spesso, era sempre in guardia e sempre di pessimo umore, raramente si rilassava e quasi mai rideva o sorrideva genuinamente. Quella sera, però, si stava rilassando un po' di più e, a parte le infinite ed insistenti avance di Pansy e di qualche altra ragazza Serpeverde, era riuscito a passare una bella serata.
Gli altri Serpeverde e i suoi amici avevano fortunatamente dimenticato la sua performance del pomeriggio facendola passare per una delle tante manifestazioni del suo nervosismo. 
Erano passate all’incirca quattro ore dall’inizio della festa quando, durante una conversazione con Goyle, Draco si rese conto di non riuscire a stare fermo. Capì in quel momento quanto fosse impellente il bisogno di fare pipì.
Si guardò intorno e dopo essersi scusato con l'amico, s’incamminò verso i bagni. Mentre camminava, si malediva per aver aspettato così a lungo. Non aveva problemi a trattenersi per molte ore, ma sapeva sempre quando era il momento di cercare un bagno prima di finire in umilianti posizioni o di cominciare a pestare i piedi come un bambino.
Questa volta aveva abbassato troppo la guardia e se ne pentiva. Quando arrivò di fronte al bagno e vide la lunga fila che vi si era formata davanti, gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Sprofondò le mani nelle tasche a si mise in fila con un'espressione molto preoccupata. Non poteva smettere di fare passi avanti e indietro, spostando il peso da una gamba all'altra e continuando a guardare oltre quella marmaglia di gente che si muoveva con una lentezza snervante.
 
A un tratto fece un passo indietro e si piegò in avanti gemendo. In quel momento Harry uscì dal bagno strappandosi disgustato la barba di dosso, e gettandola in un secchio. Come si girò, vide Draco piegato in due, con gli occhi chiusi che aspettava il suo turno in fondo alla fila. Non aveva molta voglia di rivolgergli la parola ma vedendolo così non poté che avvicinarsi a lui e domandare:
"Tutto ok Malfoy?"
 
"Mh?" Draco emise un flebile gemito senza neanche tirarsi su.
"É l'epico Merlino che ti parla. Stai bene?" ripeté un po' preoccupato.
Draco si rialzò, tremando, una mano che stringeva il cavallo dei pantaloni. "Direi che sono molto lontano dallo stare bene, Potter!" gracchiò la voce del biondo mentre due lacrime gli rigavano il viso e i canini sporgevano dalle sue labbra.
Harry avvertì uno strano calore appena notò la mano di Draco, i suoi occhi umidi e la matita nera che colava in righe verticali sul suo viso.
Si morse un labbro, trattenendo un sorriso. Il Principe di Ghiaccio se la stava facendo addosso! Quella visione gli stava suscitando una sensazione nuova che non riusciva ancora a definire. Sicuramente provò un po' di compassione per lui. Dopotutto, Harry era una persona amichevole per natura e anche se il Serpeverde non era mai stato carino con lui non se la sentì di lasciarlo in quella situazione.

"C'è un altro bagno non lontano da qui," disse Harry piano."Se vuoi te lo indico."
"Stai scherzando Potter?! Dovrei fidarmi di te?" Sbottò Draco senza riuscire a smettere di battere i piedi per terra con la mano ben salda tra le gambe.
Che cavolo aveva Potter? Non poteva essere vero, quella era sicuramente una trappola!
Draco rabbrividì pensando alla possibilità di poter essere preso in giro da Harry e amici in quella situazione. Però, davvero, un altro bagno lo avrebbe salvato. Sentiva di essere pericolosamente vicino alla catastrofe.
"Ok, se non vuoi... buona serata!" disse Harry girandosi per andare via.
"Aspetta Potter!" chiamò Draco "Ok, dimmi dov'è! Non posso aspettare un minuto di più!"
Harry arrossì. Non pensava realmente che il Serpeverde si sarebbe fidato di lui, evidentemente la situazione era al limite. E comunque non capiva come poteva sentirsi così... vibrante, alla vista di quella scena.

Si affrettò nella penombra di un corridoio deserto mentre Draco lo seguiva gemendo ad ogni passo.
All'improvviso il biondo si fermò incrociando le gambe e piegandosi in avanti.
"Ecco il bagno!" disse Harry davanti ad una porta. Si girò verso il Serpeverde per trovarlo arrotolato su se stesso, tremante come una foglia.
"Non ce la faccio! Sta uscendo!" si lamentò Draco strizzando gli occhi.
"Coraggio, ce la puoi fare!" lo incitò Harry gentilmente.
 
Draco stava provando a trattenersi ma si sentiva come pieno di acqua dalla testa ai piedi. 
Raccolse tutte le forze rimastegli e si gettò verso la porta del bagno ma appena la attraversò si sentì esplodere. Una cascata trasparente sgorgava attraverso le dita ancora chiuse tra le gambe. Draco si chinò appoggiandosi al muro, lo sforzo di trattenersi era ormai inutile. La battaglia era persa. Guardò terrorizzato il liquido inzuppare i suoi pantaloni e scendere fino a formare una pozza sul pavimento. Durò abbastanza a lungo considerando per quanto tempo si era trattenuto. Un periodo in cui Harry non riuscì a togliergli gli occhi di dosso. Draco combatteva i singhiozzi che gli bloccavano la gola.
 
Ormai le lacrime scendevano copiose sul suo viso ma non voleva di certo mettersi a singhiozzare davanti a Potter. Sentiva il viso bruciare e sapeva di avere gli zigomi rossi per la vergogna.
Quando alzò gli occhi vide che anche Harry era piuttosto imbarazzato ma che lo fissava con uno sguardo che non voleva metterlo a disagio.
"Non lo dirò a nessuno, non preoccuparti," disse Harry
Draco non credeva alle sue orecchie. Guardò imbarazzato Harry tirare fuori la sua bacchetta e gettare un incantesimo per pulire i suoi vestiti e il pavimento.
"Grazie," mormorò prima di tornare a guardare l'altro con gli occhi sgranati quando entrambi sentirono una voce echeggiare nel corridoio.
"Dov’è?" la voce si avvicinava.
Draco riconobbe la voce. "Non può essere vero!" sussurrò.
Udirono Gazza indicare la strada a qualcuno: "Li ho visti entrare lì dentro poco fa".
La porta del bagno si spalancò improvvisamente, facendo sobbalzare i due ragazzi.
"Draco!" tuonò Lucius senza neanche considerare la presenza di Harry. "Ero qui a Hogwarts per parlare con Silente. Sono sceso a salutarti, ma non riuscivo a trovarti." Guardò per un attimo i due ragazzi. "Che cosa stai facendo qui con Potter?" L'espressione di Lucius esprimeva il suo disgusto. "E per quale motivo stai piangendo?"
La scena era piuttosto equivoca: Draco in lacrime, spalle al muro, e Harry davanti a lui con la bacchetta in mano.
Draco passò in rassegna nella sua mente alcune possibili bugie, ma nessuna lo avrebbe salvato dall'ira di suo padre.
"Hai aggredito mio figlio!" Ruggì Lucius guardando Harry.
Harry rabbrividì. Lo sguardo di quell'uomo era davvero spaventoso.
Non sapeva cosa dire, aveva notato la tensione fra padre e figlio e anche fare finta di aver aggredito Draco poteva non essere una buona idea. Questo considerando anche il fatto che Lucius avrebbe trovato umiliante la debolezza di Draco.
Draco inspirò profondamente.
"Che sta succedendo qui?" Severus Piton si affacciò alla porta.
Harry impallidì.
"Severus, giusto in tempo." Disse Lucius. “Sono sicuro che puoi occuparti tu di dare la giusta punizione a Potter per aver aggredito Draco."
"Senza dubbio Lucius" rispose Piton con il suo solito tono freddo e distaccato. "Di grazia, posso sapere cosa è successo?"
Harry sospirò.
Prima che Lucius potesse parlare, Draco tagliò corto: "Ho avuto un incidente."
Harry e Piton lo guardarono in silenzio.
"Cosa?" tuonò Lucius infuriato.
Draco tremò per un attimo poi riprese. "Avevo urgente bisogno del bagno ma c’era una fila infinita e Harry mi ha portato qui. Non ce l’ho fatta comunque, ecco il motivo delle lacrime," disse Draco. La sua voce quasi tremava. "Harry ha usato un incantesimo di pulizia, per questo ha in mano la bacchetta. Mi ha solo aiutato.”
Harry sgranò gli occhi. Era sicuro che il Serpeverde avrebbe approfittato della situazione per fargli scontare un'immeritata punizione con Piton - non solo per essere maligno come suo solito ma anche perché, come Harry aveva percepito anche se mai sospettato, aveva molta paura di suo padre.
"Beh, suppongo che possiamo andare," disse Piton. "Il mistero è risolto."Mise una mano sulla spalla di Harry spingendolo gentilmente fuori dal bagno e lanciò uno sguardo a Lucius, che non toglieva il suo dal figlio. "Lucius?" aggiunse stringendo un po' gli occhi.
"Potete andare Severus," disse Lucius senza guardarlo.
Harry guardò Draco che se ne stava con la testa china, completamente rassegnato.
Piton si trascinò dietro Harry e la porta si chiuse dietro di loro. Il ragazzo notò lo sguardo preoccupato dell'insegnante.
"Signore," chiese nervosamente mentre si allontanavano nel corridoio. "Cosa farà Il signor Malfoy?"
"Come posso saperlo Potter? Torna alla tua festa." Disse lui, lasciandolo davanti ala Sala Grande.
Harry sospirò.
 
Rientrato nella sala, si diresse verso un tavolo di Grifondoro. 
"Dove sei stato Harry?" Ron gli dette una piccola spinta, uscendo tutto sudato da un gruppo di studenti che ballavano in mezzo alla sala.
 
"In bagno," disse Harry con la mente altrove.
"Ti senti male?" Chiese Ron preoccupato.
"Oh no, no. Mi sono fermato a parlare."
Per il resto della serata non fece altro che lanciare occhiate alla porta della Sala Grande sperando di veder rientrare Draco.
 
 
-*-
 
Verso la fine della festa, la musica era bassa e la Sala grande piena di coriandoli colorati e di striscie di carta magica arancione e nera, che pendevano dal soffitto. Ancora qualcuno si dondolava al ritmo lento della musica o si accasciava sui divani a forma di zucca. Due studenti del quinto anno si sbaciucchiavano dietro una colonna.
 
Harry era seduto su uno sgabello a forma di ceppo da ghigliottina con tanto di ascia coficcata dentro. Aveva l'aria abbattuta e lo sguardo fisso sulla porta.
 
Hermione si avvicinò a lui. "Harry vuoi dirmi cos'hai? Sembri così preoccupato!" 
Harry raccontò a lei e Ron quello che era successo. I due acconsentirono a non divulgare la notizia ma solo perché Draco aveva fatto un gesto gentile verso Harry risparmiandogli una punizione.
 
"Non conosco per niente Malfoy," disse Hermione, "però ho sentito dire che suo padre è molto severo, molto rigido, e che lo costringe a essere come lui. Credevo fosse solo una diceria... "
"Spero solo che non sia stato troppo duro nel punirlo," commentò Harry.
"Che? Sei preoccupato per Malfoy?" Ridacchiò Ron. "Harry, quante Burrobirre ti sei bevuto stasera?"
Harry arrossì. "No, è che... Lucius Malfoy stasera aveva un’espressione folle. Mi ha fatto venire il mal di stomaco solo guardarlo."
"Perché? lo hai mai visto meglio di così?" gli rispose Ron gettandosi su un grosso cuscino sul pavimento. "Tra un po' me ne vado a letto" sbadigliò.
"Anch'io!" disse Hermione.
 


Draco non si era fatto vivo. Dopo che Ron e Hermione se ne furono andati Harry decise di tornare in quel bagno.
 
Aprì la porta e guardò il muro vuoto su cui si era appoggiato Draco un paio d'ore prima.
Sospirò e, mentre stava per andarsene, sentì un piccolo rumore che lo fece voltare.
"Draco?" chiamò.
Camminò verso i cubicoli dei gabinetti finché vide sbucare un lembo del mantello di Draco.
Bussò alla porta. "Draco? Sei qui?". Non rispose nessuno.
Harry aprì lentamente la porta e vide Draco seduto sul pavimento, con la schiena al muro, e raggomitolato con il viso tra le braccia.
Si chinò di fronte a lui "Draco?”
"Vattene Potter, per favore,” rispose Draco con la voce spezzata.
"Dimmi solo se stai bene." Disse Harry preoccupato.
Draco alzò lentamente la testa e il cuore di Harry si strinse. Il ragazzo aveva un occhio nero, vari graffi sul viso, un labbro sanguinante e sembrava respirare a fatica.
"Draco… mi dispiace. Io.."  Se lo avesse saputo, Harry avrebbe preso la punizione di Piton senza pensarci troppo, dopotutto non avrebbe scrostato più di dieci calderoni. Certo non poteva immaginare quello.
"Non preoccuparti Potter." Draco poggiò la testa al muro. "Ci sono abituato." Si fermò un momento, affaticato, chiudendo gli occhi, poi li riaprì. "É proprio ironica la sorte. Uno di noi soffre perché non ha un padre e l'altro perché ne ha uno così...Non abbiamo qualcosa in comune alla fine?"
Harry lo guardò quasi con le lacrime agli occhi. "Non avresti dovuto dirglielo," disse piano guardando il pavimento."io potevo anche..."
Draco emise un rantolo preoccupante. Sembrava che non riuscisse a respirare. Harry lo guardò meglio aveva poggiato le mani a terra e chinato la testa. "Draco?"
Vedendolo scivolare privo di senesi si precipitò su di lui, afferrandolo prima che urtasse il pavimento con la testa.
"Aiuto!" Gridò Harry senza pensare che nessuno poteva sentirlo.
"Che succede?" Una voce dietro di lui lo fece sobbalzare. Si girò e vide il fantasma.
"Mirtilla, sono così felice che tu sia qui!" disse sollevato.
"Oh Harry!" Gongolò il fantasma. "Mi fai arrossire. Oh! É Malfoy quello? Che gli è successo?"
"Mirtilla, per favore, vai subito a chiamare il professor Piton!" incalzò Harry appoggiando Draco a sé e posandosi la sua testa in grembo.
"Vado subito!" Il fantasma scomparve dentro il water.
Harry toccò il polso di Draco cercando di ricordarsi come si faceva. Sentì un debolissimo battito e sospirò.
Guardò il viso sanguinante di Draco per qualche minuto e spostò i capelli biondi dai suoi occhi con un gesto che subito dopo trovò inopportuno.
Piton entrò nel bagno
"Sono qui!" gridò Harry.
L’insegnante, vedendo Draco, si chinò su di lui.
"L'ho trovato qui," disse Harry confuso. I due si guardarono per un attimo con lo stesso pensiero.
Piton sollevò il corpo esanime di Draco e Harry lo seguì fino all’Infermeria.
 
-*-
 
"Va a dormire Potter." Disse freddamente Piton uscendo dall’Infermeria. "Madama Chips si occuperà di lui. Non c'è di che preoccuparsi.”
 
Quella notte Harry non riuscì a chiudere occhio. Rimase nel suo letto a fissare il baldacchino e ad aspettare la mattina per poter tornare da Draco.
 
 
h+d





 

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Capitolo 2
*** My Sweet Prince ***



Trad. Titolo: Mio Dolce Principe 


 

 
 

 
Capitolo 2

My Sweet Prince
 
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Non avrei mai pensato che mi avresti fatto traspirare.
Non avrei mai pensato di far traspirare te.
Non avrei mai pensato di riempirmi di desiderio.
Non avrei mai pensato di provare tanta vergogna.
Io e il drago possiamo cacciare via tutto il dolore.

 
Never thought you'd make me perspire
Never thought I'd do you the same
Never thought I'd fill with desire
Never thought I'd feel so ashamed

Me and the dragon 
Can chase all the pain away
(Placebo- My Sweet Prince)
 
 
 
 
Mentre Harry si stava vestendo le prime luci dell'alba accesero vetri delle finestre nel Dormitorio di Grifondoro. Ron stava ancora dormendo quando abbandonò la sua stanza per lanciarsi nei corridoi deserti del castello.
Durante tutto il tragitto che lo avrebbe portato in Infermeria incontrò solo qualche Elfo Domestico.
Spinse la porta lentamente. Da lontano vide i capelli biondi sbucare tra un cuscino e una coperta. Si avvicinò piano, nella stanza non c'era nessun'altro e tutto era silenzioso.
Draco dormiva, apparentemente rilassato, il suo viso era stato pulito dal sangue e le sue ferite superficiali, erano state curate dalla sapiente bacchetta di Madama Chips. Le ciocche di capelli biondi cadevano disordinatamente sugli occhi chiusi e in quel momento il suo respiro era lento e regolare. Harry lo guardò per qualche minuto e sospirò sollevato. Draco stava bene.
Si stava rilassando e tutta la stanchezza accumulata in quella notte insonne si face sentire. Si voltò per andarsene quando notò la mano di Draco, aperta sopra le coperte, all'altezza del suo... Harry sentì un flebile gemito. Guardò il viso del ragazzo, lo vide contrarsi leggermente, poi tornò a fissare le dita che adesso stringevano le coperte.
Harry si avvicinò al letto e appoggiò una mano sulla spalla di Draco.
"Ehi, Draco?" sussurrò. "Draco?" riprovò. "Malfoy!" disse un po' più forte.

Draco si svegliò di soprassalto. "Potter?" Lo guardò incuriosito tirandosi lentamente a sedere sul letto con una smorfia di dolore.
"Come stai?" chiese Harry preoccupato.
"Bene. Credo. A parte qualche costola rotta," rispose Draco, stiracchiando leggermente la schiena. Guardò meglio Harry e notò che era molto stanco e spettinato. Potter è sempre spettinato, pensò.
"Draco, mi dispiace per ieri notte, davvero. Sono ancora un po' sconvolto," disse piano Harry guardando il pavimento.
"Dispiace a me che hai dovuto assistere a tutto questo." Rispose freddamente l'altro, guardando altrove.
Harry lo guardò, notando gli occhi socchiusi e le sopracciglia corrucciate in un'espressione preoccupata.
"Mi ha portato tu qui?" chiese il biondo senza girarsi.
"É stato Piton. Io ti ho trovato, ricordi?" chiese Harry.
"Qualcosa." rispose lui vago. A un tratto si piegò un po' in avanti e infilò una mano sotto le coperte lasciandosi sfuggire un gemito.
"Ti senti bene?" chiese Harry avvicinandosi a lui.
Draco lo guardò con la testa bassa un po' imbarazzato. "Non ci crederai Potter, devo andare in bagno!"
Harry arrossì.
"Mi sono svegliato qualche ora fa ma non riuscivo a stare in piedi, poi non c'era nessuno così ho deciso di aspettare. Ma mi sono riaddormentato." spiegò Draco
"Veramente? Ma che cavolo di infermeria è questa?" Harry si guardò intorno e poi guardò di nuovo Draco
"Adesso, però, sto proprio scoppiando." Confessò il ragazzo stringendo insieme le gambe e chinandosi in avanti.
"Ti aiuto io ad arrivare al bagno, appoggiati a me!" Si offrì Harry avvicinandosi al letto.
"Grazie, Potter," rispose Draco arrossendo a sua volta.
Harry prese un suo braccio e se lo passò intorno alle spalle, cingendogli i fianchi.
Draco gemette quando Harry strinse troppo il braccio intorno alle sue costole rotte.
"Scusa!" Harry si voltò preoccupato e nel farlo mise un piede su un lembo di coperta sceso fino al pavimento e scivolò a terra trascinando Draco con sé. Con un tonfo sordo i due ragazzi si trovarono a terra.
Harry, disteso di schiena sul pavimento, sentì improvvisamente uno strano calore all'altezza dello stomaco. Si voltò dolorante verso Draco, steso a pancia sotto sopra di lui. Il Serpeverde aveva la fronte poggiata sul braccio, e una smorfia di dolore ma anche una sorta di sorriso. E piangeva... o rideva?
"Potter," esordì con voce rauca, senza aprire gli occhi. "Credo di avertela appena fatta sul maglione." Harry impallidì, poi scoppiò in un grugnito che ben presto si trasformò in una risata. Lo guardò di nuovo e notò che Draco stava singhiozzando, tra il riso e il pianto.
"No! Potter fermati, mi scappa!"si lamentva Draco, mentre la pancia di Harry sobbalzava per le risate premendo il suo ventre e facedolo lacrimare per la tensione.
Harry cercò di mettersi seduto. "Mi fai male!" ringhiò Draco che, con le costole che lo stavano uccidendo dal dolore, non riusciva a trovare le forze per tirarsi su. Si sollevò a fatica sulle braccia.
"Scusa" Harry sospirò. "Sono caduto come un sacco di patate. É colpa mia!" Non riusciva a smettere di ridere, anche lui con le lacrime agli occhi.
Si rialzarono goffamente. Tra le risate e la debolezza erano entrambi un po' barcollanti. Si guardarono per un momento negli occhi, poi distolsero lo sguardo.
 
-*-
 
Harry si accorse di quanto Draco era magro e leggero, mentre lo aiutava a camminare lungo il corridoio luminoso dell'ospedale.
Arrivati davanti alla porta del gabinetto Draco mise una mano sulla parete. "Entro da solo, grazie." Disse all'altro togliendo il braccio dalle sue spalle.
"Sei sicuro?" chiese Harry vedendo la sua difficoltà nello stare in piedi. Non credeva che Draco potesse farcela.
"Sì sono sicu-" Il biondo perse l'equilibrio e si accasciò al suolo ma Harry lo riafferrò per un braccio.
"Oh cavolo!" Draco si portò una mano tra le gambe. Harry sentì un rumore ormai molto familiare e si affrettò a portarlo di fronte al water. Draco s'infilò una mano nei pantaloni del pigiama, ormai piuttosto bagnati.
Harry si sentì le guance in fiamme e un brivido gli corse lungo la schiena quando vide il liquido cadere sul pavimento prima di spostarsi in direzione della ceramica. Deglutì mentre cercava di dare un nome alle sensazioni che il corpo tremante di Draco, praticamente appoggiato al suo, gli stava provocando.  

Draco premette una mano sullo sciacquone, poi la appoggiò al muro di fonte a se. Rimase con la testa china in avanti e i ciuffi di capelli che gli coprivano gli occhi.
"Oddio," sospirò. "Sono mortificato, Potter." Si girò lentamente a guardare imbarazzato la macchia sul maglione di Harry.
"No, non importa, davvero." Harry scosse la testa in modo un po' infantile, tirò fuori la bacchetta e ripulì con un incantesimo se stesso, Draco e il pavimento.
"Ti senti meglio?" chiese Harry cercando di sorvolare l'imbarazzo.
Draco annuì. "Grazie," disse piano.
 
-*-
 
Quando tornarono nella stanza Draco si sedette sul letto, dolorante. Harry lo guardò, notando che aveva diverse fasciature su tutto il corpo. Non riusciva a credere al modo brutale in cui suo padre lo aveva picchiato. Ed era sempre stato così? Harry non se ne era mai accorto. Ma, in fondo, non conosceva Draco che superficialmente.
"Harry," la voce di Draco lo scosse dai suoi pensieri. Lo aveva appena chiamato Harry? "Grazie per essere tornato a cercarmi ieri," disse Draco guardando il pavimento. "Credo che tu mi abbia salvato la vita. Nessuna delle persone che conosco avrebbe mai fatto tutto questo per me."
Harry trattenne il respiro come per far durare di più il suono della voce di Draco dentro di sé. Il Principe di Ghiaccio si stava sciogliendo davanti ai suoi occhi.
"L'ho fatto volentieri," rispose poi, guardandolo in faccia. "Sono certo che i tuoi amici farebbero lo stesso se ne avessero l'occasione." Lo disse ma non era proprio sicuro al riguardo.
"Io non ho amici Potter," gli rispose freddamente l'altro mentre si appoggiava ai due grossi cuscini sullo schienale del letto.
Harry rimase in silenzio.
"Non è colpa loro, ma mia." Riprese Draco. "Non mi fido di nessuno e tratto sempre tutti piuttosto male. Quelli che vedi sempre intorno a me sono quelli che vorrebbero essere miei amici -  non di certo perché gli sono simpatico - ma che io non ho mai accettato come tali."
"Perché non lo fai allora?" chiese Harry ingenuamente.
"Perché non è da me" disse Draco seccamente. Poi guardò fuori dalla finestra, incrociando leggermente le braccia. "Ieri sera, prima che ci incontrassimo di fronte al bagno, stavo organizzando un brutto scherzo per te e i tuoi amici. Ci tenevo a fartelo sapere."
Harry alzo le sopracciglia "Beh, allora fottiti!" disse sarcastico scuotendo leggermente la testa.
Gli si aprì il cuore quando, alle sue parole, le labbra di Draco si curvarono leggermente in un sorriso e i suoi occhi le seguirono. Un sorriso contenuto ma sincero, che per una volta non aveva quella solita aura di malignità.
"Farai tardi a lezione, Potter. Addio." Lo scacciò Draco, ritornando al suo tono freddo.
"Beh, riprenditi presto," disse Harry prima di voltarsi.
Mentre camminava verso l'uscita le sue labbra si allargarono in un sorriso. Anche Draco sorrise alle sue spalle benché meno intensamente. Ma solo perché sorridere così, non era da lui.
 
 
h+d
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Note conclusive:
Listen to My Sweet Prince by Placebo
http://grooveshark.com/s/My+Sweet+Prince/4fsAUD?src=5
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Capitolo 3
*** D'on't Play With me 'Cause You Play With Fire ***


Trad Titolo: Non giocare con me, perchè giochi col fuoco.
 


 
  
 


 
Capitolo Tre
 
Don't Play With Me 'Cause You Play With Fire 


 
Photobucket
   
Nessuno ti salverà se non nuoti verso la barca
Nessuno ti salverà se non afferri la corda 
Nessuno ti troverà se ti nascondi nel buio
Nessuno ti troverà. 
 
 
'Cause no one's gonna save you
If you don't swim for the boat
No one's gonna save you
If you won't take the rope
No one's gonna find you
When you're hiding in the dark
No one's gonna find you

(OK GO: End love)
 
 
 
 
 
 
 
Appena Harry lasciò la stanza, la mente di Draco tornò in un momento alla notte precedente.
Il suo sorriso scomparve e i suoi occhi si contrassero, pensando al primo forte schiaffo che suo padre gli aveva dato e che lo aveva letteralmente fatto volare sul pavimento.
Sospirò e cercò di allontanare il resto dei ricordi, con i pugni stretti sulle coperte. Il suo cuore batteva talmente forte che lo sentiva pulsare nelle tempie.
Poco dopo, Albus Silente e Severus Piton entrarono nella stanza, dirigendosi verso il suo letto.
Draco si passò velocemente le mani sugli occhi.
"Buongiorno Draco" disse Silente.
"Buongiorno Signore" rispose il ragazzo, con voce atona.
"Come ti senti?" chiese Piton nascondendo bene la sua preoccupazione dietro il suo sguardo impassibile.
"Bene, grazie, Signore" rispose Draco.
Silente non riusciva a decidere chi dei due fosse più freddo.
"Ieri sera sei stato picchiato in modo molto violento" disse al ragazzo "Se Potter non si fosse preoccupato per te, beh, potresti anche non essere qui adesso."
Draco si strinse leggermente nelle spalle alla voce del preside, senza spostare gli occhi dalla coperta. Lo sapeva che Harry lo aveva salvato e già pensava che sarebbe stato meglio se nessuno lo avesse cercato.
"Draco" continuò Silente "Abbiamo già capito chi biasimare per questo ma vorremmo la tua conferma"
Draco sospirò "E' mio padre, Signore." e i suoi occhi bruciarono.
Silente si voltò verso Piton "Come pensavamo" disse piano e si rivolse a Draco "Non preoccuparti, non verrà a sapere che sei stato tu a dircelo" lo rassicurò poggiandogli una mano sulla spalla.
Draco si irrigidì al contatto con la mano grande e gentile del preside e non alzò gli occhi.
Silente sospirò "Madama Chips dice che potrai tornare a lezione tra qualche giorno. Se hai bisogno di qualsiasi cosa sai dove trovarci" concluse Silente.
"Grazie, Signore" Draco alzò lo sguardo per un attimo, verso i due uomini. Sul volto del preside vide un'espressione indefinita, poteva essere preoccupazione ma anche colpevolezza. Quella di Piton invece, seppur ben celata, era sicuramente preoccupazione.
 
Appena i due insegnanti se ne furono andati, Draco si distese sui cuscini e guardò fisso il soffitto. Sapeva che nessuno avrebbe potuto evitare quello che era successo. Se Lucius poteva, da sempre, arrivare dentro Hogwarts con tale facilità, doveva avere qualche potere su Silente, di cui nessuno era a conoscenza.
Ma, Piton. Perché si preoccupava di lui? Non gli era mai piaciuto come l'amico di suo padre, ogni tanto, lo guardava. Si sentiva investigato, spiato.
Se Lucius aveva un informatore fedele ad Hogwarts, quello era sicuramente Piton. L'uomo che aveva sempre visto entrare e uscire dal suo studio, al Maniero dei Malfoy. Quello che Draco aveva sempre schivato e guardato con sospetto e al quale suo padre aveva affidato il compito di insegnargli l'occlumanzia. Il ragazzino aveva imparato presto e alla perfezione, l'arte di nascondere i propri pensieri e adesso la usava contro suo padre e Piton, ogni volta che si sentiva osservato in modo particolare.
Draco sospirò, Potter che gli salvava la vita era una cosa assurda. Sirese conto che da quando lo aveva incontrato di fronte al bagno quella notte, non era più riuscito a rivolgersi a lui come era solito fare. La disponibilità e dolcezza di Harry lo avevano disarmato. Ma aveva di certo altro a cui pensare in quel momento e Potter tra i piedi poteva soltanto peggiorare le cose.
Lucius non amava affatto vedere suo figlio insieme a Potter. In molte occasioni aveva trascinato Draco lontano da lui e anche quando fingeva di essere decorosamente cortese con il bambino sopravvissuto, nei suoi occhi si leggeva il disprezzo. Lo stesso disprezzo che a volte Draco aveva visto rivolto a sé.
Sospirò, gli occhi gli bruciavano ancora ma non uscì nemmeno una lacrima.
 
 
-*-
 
Harry era in classe, il viso poggiato sulla mano, ma la sua mente non era lì con lui.
"Cos'è che stai guardando da circa 10 minuti?" chiese Hermione sottovoce, sporgendosi in avanti per vedere fuori dalla finestra.
"Ah, niente." rispose lui confuso.
 
Nessuno avrebbe accettato che lui e Draco fossero amici.
Forse Hermione e Ron... No. Forse Hermione, avrebbe capito i sui sentimenti, se Harry le avesse raccontato tutto. Ma non se la sentiva proprio di farlo.
Fece finta di non aver nemmeno visto Draco, dopo che i suoi amici erano andati a letto, la sera prima.
"Hai sentito di Malfoy?" sussurrò Hermione
"N..No, che cosa?" mentì Harry
"E' in infermeria" disse lei "Pensi che sia stato suo padre? Ma è tornato poi, ieri sera?"
"No. Non è tornato... Te l'ho detto che Lucius Malfoy aveva uno sguardo da folle!" rispose Harry sottovoce.
 
-*-
 
I giorni passavano. Harry non tornò più a trovare Draco e si comportò come faceva sempre, perché pensò che era quello che Draco voleva intendere con quell'addio secco. Ma anche perché non voleva rovinare l'equilibrio tra le case di Hogwarts e perché era quello che Ron e Hermione si aspettavano da lui.
Non parlò, né chiese di Draco a nessuno per almeno 4 giorni. Quando passava vicino a qualche Serpeverde però, ascoltava attentamente ogni piccolo bisbiglio per carpire qualche notizia.
Finché un giorno sentì qualcuno dire che Draco stava bene e sarebbe tornato a lezione l'indomani.
Harry lo vide al tavolo dei Serpeverde a colazione, la mattina successiva. Si scambiarono soltanto un veloce sguardo, sopra l'orlo delle coppe del succo di zucca.
Non avevano ancora avuto una lezione insieme quando, nel tardo pomeriggio, Harry vide riflesso nello specchio del bagno, Draco, sfrecciare dietro di lui imprecando, con una mano stretta al cavallo dei pantaloni.
 
Harry si voltò e vide la porta del gabinetto chiudersi. Aprì il rubinetto e si insaponò le mani. Dopo poco, Draco uscì e gli si affiancò al lavandino. Sembrava un po' preoccupato. Harry lo guardò mentre si lavava le mani.
"Tutto bene?" chiese Harry voltandosi verso di lui. La felicità di rivederlo gli fece accelerare il battito cardiaco.
"Sì... "rispose Draco con freddezza. "Anzi, proprio no!" aggiunse subito dopo.
"Come mai?" chiese Harry curioso.
"Cosa vuoi sapere, Potter?!" sbottò il biondo.
Harry fu colto alla sprovvista da quel tono.
Draco lanciò una veloce occhiata alla porta, come per controllare che nessuno stesse entrando, poi lo squadrò dalla testa ai piedi, prima di abbassare la voce.
"Hai raccontato qualcosa a qualcuno?" sibilò, gli occhi grigi assottigliati in uno sguardo sospettoso.
"No" rispose Harry guardando fermamente dentro di essi.
"Tieni i tuoi Grifondoro fuori dalla mia vita privata! Chiaro, Potter?!
Draco era freddo come un iceberg, che dopotutto era la sua temperatura abituale, ma così diverso da pochi giorni prima, come se niente fosse successo tra di loro.
"Ti ho dato la mia parola. E non l'ho fatto!" disse Harry, quasi offeso. Sperò che Ron o Hermione non si fossero fatti sfuggire qualcosa. In fondo si sentiva colpevole per averlo detto anche solo a loro due.
Draco curvò leggermente un lato delle labbra "Non giocare con me, Potter! Giochi col fuoco!" disse ancora più gelido. Poi uscì dal bagno.
"Col ghiaccio, semmai!" sibilò Harry quando la porta si chiuse. Avrebbe voluto rispondere a tono a quella sua frase da sbruffone.
Rimase lì appoggiato al lavandino con la sua immagine nello specchio, che lo guardava con aria smarrita e offesa. Non riusciva a credere quanto si sentiva stupido, per aver anche solo pensato che Draco potesse essere diverso. Che non sarebbe più stato il rivale di prima.
Lo aveva ringraziato, certo, dopotutto Harry gli aveva salvato la vita! Ma poi basta. Finita lì. Non c'era niente di più.
Addio. Neanche quello gli aveva più detto.
Non poteva essersi sbagliato, qualcosa era successo. Ma forse non sarebbe dovuto succedere.
La cicatrice gli provocò uno strano solletico. Non poteva fare la figura dello stupido con Malfoy!
No. Avrebbe sotterrato quei sentimenti fino a farli sciogliere nel profondo del suo cuore e svanire per sempre.
Si passò una mano sul viso. Si sistemò gli occhiali sul naso e istintivamente i capelli sulla fronte a coprire la cicatrice. Uscì dal bagno e si incamminò verso la sala comune di Grifondoro, con un masso nello stomaco.

 
 
h+d
 






 
Note conclusive:

music: OKGO- End Love - http://grooveshark.com/s/End+Love/4nwmuJ?src=5
music2: The Rolling Stones - Play With fire - http://grooveshark.com/s/Play+With+Fire/3R7AQM?src=5

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Capitolo 4
*** Love Potion N°9 ***


Trad Titolo:  Pozione d'amore N°9

 

 
 
 
 
  Capitolo Quattro 

Love Potion N°9
 
 
lucius1
 
 
 
 
Ho costruito un ponte tra di noi e lentamente l'ho bruciato
Cinque anni fa, nel mio cortile ho gridato l'amore
Poco sapevo, che il vero amore ancora non mi aveva trovato 
 
 
 
I made a bridge between us then I slowly burned it 
Five years ago, in my backyard I sang love away
Little did I know that real love had not quite yet found me
(Youth Lagoon: July)

 
 
 
"Buongiorno" esordì Piton entrando in classe con il suo solito passo incalzante e un'espressione che dava a pensare tutto, meno che quello che aveva appena detto.
Harry sospirò e lanciò un'occhiata a Draco, una fila più avanti di lui sul lato opposto della classe. Notò che era meno composto del solito, oscillava un piede con le caviglie incrociate sotto la sedia il viso appoggiato su una mano.
Piton si schiarì la voce "Aprite Storia Delle Pozioni a pagina 40, al paragrafo Pozione N°9" Il gesso fluttuò andando a scrivere il titolo sulla lavagna dietro di lui.
 
"La Pozione N.9 è un potentissimo filtro d'amore creato nel lontano medioevo, da un gruppo di maghi del sud dell'Europa." Cominciò l'insegnante.
"Filtro d'amore!" sussurrò Ron "interessante!"
"ah...patetico!" lo schernì Hermione, sorridendo divertita all'occhiata che ricevette in risposta.
Anche Harry sorrise.
Piton continuava a spiegare. "Annoverato tra le pozioni più pericolose al mondo, questo filtro d'amore ha una rara composizione, secondo la quale l'ultimo ingrediente va aggiunto pochi minuti prima della somministrazione. Non vi insegnerò a creare questa pozione, per ovvi motivi, ma mi limiterò a parlarvi della sua storia.  Agli ingredienti della lista che trovate sul libro manca l'ultimo e più importante. Solo pochissimi maghi conoscono l'intera ricetta."
 
"Di sicuro Piton la conosce. Guarda come si pavoneggia!" sussurrò Hermione a Ron alzando le sopracciglia.
Ron sembrava contrariato dalla negazione dell'insegnante e non rispose.
"L'essere umano che ingerirà la pozione, si innamorerà perdutamente della prima persona che vedrà, riaprendo gli occhi, dopo che l'effetto si sia propagato nel suo flusso sanguigno." continuò Piton.
Harry guardò Draco e lo vide scrutare Piton in modo particolarmente serio.
 
"Le conseguenze di questo amore indotto, sono però con molta probabilità, letali. La sfortunata vittima, amerà l'altra persona con tutte le sue forze. Ma se questo amore non verrà ricambiato con la stessa intensità la pozione si trasformerà in un veleno che condannerà la persona ad un amore frustrante e insoddisfatto e la porterà alla totale devozione per l'amato dimenticandosi di se stessa e del proprio corpo. Finché in estremo, si lascerà morire di fame."
 
Piton quasi sobbalzò quando sollevò gli occhi sulla classe e trovò tutti gli sguardi attenti puntati su di sé.
Tutti tranne uno. Come Harry notò, Draco fissava la sua scrivania con un'espressione terribilmente triste, come se stesse per piangere.
Dopo quasi due ore dall'inizio della lezione Harry alzò di nuovo gli occhi dai suoi appunti e guardò verso Draco.
 
Il Serpeverde sembrava molto teso, la schiena era dritta come sempre ma il suo corpo aveva una rigidità che non gli era solita. La sua mano sinistra era stretta al bordo laterale della sedia e il suo viso leggermente contratto. Sembrava impaziente, ma con molta discrezione.
 
Harry lo guardò meglio e notò che si contorceva impercettibilmente e premeva le gambe insieme di tanto in tanto. Quelli erano segni inconfondibili di un'urgenza che Harry conosceva bene. Si era trovato fin troppe volte a soffrire per lunghe ore di pozioni. Piton non lasciava mai uscire nessuno durante le sue lezioni. Eppure era sicuro che non avrebbe negato una pausa a un Serpeverde agonizzante. Soprattutto a Draco.
 
Improvvisamente si rese conto di non ricordare nemmeno una volta Draco, alzare la mano in classe e chiedere di uscire. Però si ricordava bene di averlo visto un po' impaziente a volte e poi lasciare la classe di fretta alla fine della lezione con gli occhi lucidi, senza nemmeno prendere i suoi libri.
Non aveva idea di come facesse o del perché Draco si trattenesse sempre fino alla fine delle lezioni e in modo così discreto, da non aver mai attirato l'attenzione di nessuno.
 
Harry si imbarazzava sempre quando gli capitava. Finiva spesso a dovere uscire per ultimo dalla classe per potersi tenere una mano stretta tra le gambe senza farsi notare e poi correre in bagno cercando malamente di passare inosservato.
In effetti non lo aveva mai visto il biondo in ovvia difficoltà come alla festa di Halloween. Comunque adesso, benché camuffata la sua disperazione era visibile a Harry.
 
Sperò che Piton se ne accorgesse. Ma non fu così.
Un quarto d'ora dopo, vide Draco piegarsi in avanti leggermente, i suoi occhi umidi contrarsi la sua gamba oscillare sù e giù velocemente. Il tutto con la consueta discrezione.
Fortunatamente dopo altri cinque minuti, Piton chiuse il libro e congedò la classe.
Prima che Harry alzasse gli occhi sentì l'aria muoversi e capì che Draco era appena volato fuori dalla classe. Si voltò e vide Zabini raccoglire le sue cose.
"Ron, prendi i miei libri per favore, devo andare in bagno" disse Harry uscendo velocemente dall'aula.
 
Entrò nel bagno e sentì uno sgocciolio di acqua che cadeva sul pavimento mentre la voce di Draco imprecava. Vide una pozza uscire da sotto uno dei cubicoli e si rese conto che il Serpeverde aveva ceduto prima di arrivare alla meta.
"Draco?" lo chiamò Harry
"Sparisci Potter!" gridò Draco con rabbia.
Harry notò che il biondo aveva usato un incantesimo di pulizia per il pavimento e probabilmente anche per i suoi vestiti.
Quando Draco uscì sbattendo la porta del gabinetto, Harry notò che aveva gli occhi arrossati e un'espressione piuttosto preoccupata.
"Che ti succede?" gli chiese con dolcezza.
"Perché ti interessa tanto?" disse l biondo in tono sprezzante
"Non ti ho mai visto così in classe! Pensavo che ti sentissi male" rispose Harry.
 
Il Serpeverde strinse gli occhi. Non riusciva a credere quanto la sua voce fosse sincera. Non era abituato alla sincerità e a qualcuno che si preoccupava a tal punto, per lui. E il ragazzo non smetteva di farlo.
"E da quanto tempo ti diletti a guardarmi in classe, Potter?" lo schernì, trovandola la sola cosa da fare in quel momento, con l'intenzione di allontanarlo.
 
Harry arrossì "Non è che mi piaccia guardarti!" disse, goffamente accigliato.
Draco si appoggiò con la schiena al muro e sospirò, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni e chinando un po' la testa con un'espressione alquanto triste e pensierosa.
 
Harry lo guardò "Draco, puoi parlare con me." gli disse piano.
 
"Potter, Non ho voglia di parlare con te! E smettila di chiamarmi per nome, non abbiamo tutta questa confidenza!" rispose freddamente il biondo.
Harry lo guardò per un momento ancora, cercò di non soccombere alla rabbia che gli stava montando dentro, poi disse "Bene! Hai ragione, non so nemmeno perchè mi sto preoccupando per te! Malfoy!" e uscì dal bagno.
Draco lo guardò andare via senza cambiare espressione. Non poteva dire a nessuno cosa lo tormentava durante la lezione di pozioni. Né si sognava di dire a Potter, che dalla notte di Halloween la sua famigerata resistenza era notevolmente indebolita.
Draco era solito trattenersi per ore, a volte giornate intere, prima di decidere di andare in bagno, un po' come molti ragazzini della sua età ma nel suo caso, il motivo era diverso. Per insegnargli a non mostrare qualsiasi accenno di debolezza, tra le altre cose, Lucius aveva educato suo figlio, ad andare in bagno solo quando poteva farlo senza dover domandare a qualcuno o doversi scusare. Questo comportava il ricordarsi di usarlo anche quando non ne sentiva la necessità o prima di qualche lunga permanenza in un dato luogo. Cosa che Draco trovava molto difficile.
 
 Talmente abituato ad ignorare il suo bisogno, Draco se ne dimenticava sempre e per resistere dignitosamente finché era necessario, usava il suo ferreo autocontrollo che fino a quel momento non lo aveva mai tradito.
Con la severa istruzione di suo padre aveva sviluppato una resistenza incrollabile e fuori dal normale, poteva arrivare al limite delle sue possibilità senza battere ciglio solo allora cominciava a notarsi la sua situazione. Spesso i sui gesti un po' bruschi o la sua gamba che oscillava, venivano confusi con le manifestazioni del suo solito nervosismo. 
Ma dalla notte di Halloween, o meglio dalla mattina successiva, il suo elegante e discreto modo di trattenersi era diventato difficile da praticare. Dopo un po' che Draco aspettava, I suoi muscoli cedevano e doveva ricorrere a metodi imbarazzanti per non rischiare di bagnarsi in pubblico. Questo lo rendeva completamente normale e non diverso da tutti gli altri ragazzini della sua età, i quali però avrebbero semplicemente chiesto di uscire dalla classe prima di arrivare a quel punto. Ma Draco si sentiva profondamente umiliato dalla situazione. Era molto dura arrivare alla fine delle lezioni in quel modo. 
 
Si domandò se suo padre lo avesse ferito a tal punto da creargli questo problema. Ma non osò chiedere a Madama Chips o a nessun'altro.
Non voleva che qualcuno sapesse cosa gli stava succedendo, tantomeno Potter e quegli altri due insopportabili Grifondoro. Avrebbe trovato una soluzione da solo. Iniziando col fare più attenzione a quello che beveva.
 
-*-
 
Quella notte Harry si chiuse nelle tende del suo baldacchino, si buttò sul suo cuscino e sospirò. Il respiro regolare di Ron, che dormiva nell'altro letto, non lo rilassava come al solito.
C'era qualcosa che non riusciva a capire, cosa gli era sfuggito? Non aveva mai avuto nessun tipo di sentimento positivo verso Draco. Dalla prima volta che lo aveva visto e si era rifiutato di stringergli la mano, aveva avvertito la rivalità che li avrebbe tenuti separati. Ma si era sempre ricordato dei suoi occhi dalle iridi grigioazzurre e aveva ripensato per ore a quello sguardo. C'era qualcosa in fondo a quegli occhi che lo aveva affascinato e incuriosito. Solo che non lo aveva mai ammesso, nemmeno a se stesso e si era concentrato sull'avere un rivale da combattere o quantomeno da tenere alla larga da sé e dai suoi amici. Draco d'altra parte aveva sempre confermato il suo ruolo di rivale; aveva insultato e deriso lui e i suoi amici senza tregua fino a quella sera.
 
Harry si tirò su a sedere, determinato e aprì la mappa del malandrino. Scrutò il dormitorio dei Serpeverde e vide che Draco era nella sua stanza ma era l'unico ancora in piedi e camminava su e giù, come un animale in gabbia. Lo osservò per un po'.
Ad un tratto lo vide uscire dalla stanza e poi dalla sala comune. Harry guardò l'orologio, era mezzanotte. Prese il mantello dell'invisibilità, la mappa e la bacchetta e si affrettò giù per le scale.
Arrivò vicino al punto in cui, appena dietro l'angolo si era fermato Draco. Si affacciò e lo vide camminare tre volte avanti e indietro nel corridoio. Al suo terzo passaggio il muro si aprì.
 
Harry lo seguì dentro la stanza e si fermò nascondendosi dietro un vecchio divano. Anche se era invisibile aveva troppa paura di essere scoperto.
La stanza era poco illuminata, solo da qualche lampada che qua e là tra e pile di oggetti e artefatti di ogni sorta, si era accesa al loro ingresso. Ma la luce che filtrava dagli spazi tra i mobili accatastati, era piuttosto bassa. Draco era quasi al buio.
 
Un rumore strano e ovattato che Harry non aveva mai sentito prima riempì la stanza.
"Ti stavo aspettando. Non mi piace aspettare!" tuonò la voce di Lucius.
Harry rabbrividì e si nascose meglio.
"Mi dispiace, Signore" rispose Draco
Harry sospirò in tensione.
"Sono molto deluso dal tuo comportamento Draco. Sei il mio unico figlio e sai cosa mi aspetto da te! Ti ho cresciuto perché tu fossi degno del mio nome e dell'eredità della Magia Oscura. Non perdonerò un comportamento inappropriato! Sono stato chiaro?"
- ecco da dove viene quel tono... - pensò Harry e si sporse dal suo nascondiglio.
"Sì, Signore!" rispose Draco.
 
Harry vide che il biondo stringeva forte nel pugno la sua bacchetta, nascosta, col braccio teso al suo fianco. Si ritrasse dietro lo schienale del divano e ascoltò.
 
"Anche oggi hai avuto un incidente?" chiese Lucius serio
"No." mentì Draco
"Perché menti?!" si innervosì Lucius
"Non sto ment..." Il suono di un forte schiaffo fece sobbalzare Harry e il suo cuore prese a battere forte.
 
Si sporse di nuovo da dietro il divano e vide Draco alzarsi piano da terra, con una mano sul viso.
"Metti via quella bacchetta! " Ruggì Lucius "Vuoi batterti con me forse?!"
L'uomo si avvicinò a lui "Evita di raccontarmi bugie! Cosa pensi che io non abbia modo di sapere quello che fai?! Se scopro che te la sei ancora fatta addosso come un bambino giuro che..."
 
"Mi ucciderai?" gridò Draco con le lacrime agli occhi. "Uccidimi allora! perché non lo fai subito?! "
"Come osi parlarmi così?!"  Lucius afferrò il collo della sua camicia e schiacciò Draco contro il muro "Sei un mago purosangue e i tuoi modi devono essere all'altezza della tua stirpe! Non devi mostrare la tua debolezza! E non devi mai abbassare la guardia!"
"Non è vero!! Il mio sangue non è puro!! Basta con queste bugie!" gridò Draco esasperato
 
-Cosa??- Harry si sporse di più dal suo nascondiglio. Aveva sentito bene?.
 
 "Stai insultando tua madre per caso?" chiese Lucius senza lasciarlo.
"Quella non è mia madre! lo so che non lo è! Tu l'hai uccisa mia madre!!" Draco urlava con la voce spezzata.
"Silenzio!"  gridò Lucius furioso tirandogli un altro schiaffo.
"Lo so che le hai dato la pozione N°9! Me lo ricordo! Non mangiava più!" gridava Draco tra i singhiozzi.
"Basta!" tuonò Lucius "Tu non ti ricordi proprio niente! Questa è l'ultima volta che osi parlare con me di questa cosa! Non provare mai più a dire una sola parola su tua madre!" Urlò e lo spinse a terra con forza.
 
Draco atterrò sulle mani e rimase fermo.
"Rialzati e comportati come si deve! Non voglio più vederti abbassare la guardia!" gridò Lucius. "Da ora in poi ti terrò d'occhio, ricordatelo. Non ammetto stupidaggini!"
Con un rumore ovattato il Mago scomparve dietro un cumulo di oggetti.
 
Harry rimase fermo a guardare Draco che si alzava da terra massaggiandosi un braccio, tremando e respirando affannosamente, scosso dai singhiozzi. Tirò due violenti calci alla porta di un armadio, e lanciò uno straziante grido di rabbia. Poi si voltò e si diresse a lunghi passi verso l'uscita con il viso rigato di lacrime e lo sguardo più gelido che avesse mai avuto. Harry vide meglio il suo viso, quando il biondo attraversò un fascio di luce. Per un momento giurò di aver visto I suoi occhi brillare di una strana luce rossastra.
 
-*-
 
Harry fece fatica a prendere sonno quella notte e quel poco che riuscì a dormire fu infestato da incubi. Il tentativo di sotterrare i suoi sentimenti era fallito completamente. E adesso la curiosità verso il rivale lo consumava.
La mattina seguente, non vide Draco a colazione ma mentre stava per entrare nella classe di Difesa Contro Le Arti Oscure lo vide poco lontano. Piton lo aveva fermato nel corridoio.
"Cose è successo alla sua faccia, Signor Malfoy?" chiese l'insegnate al ragazzo
"Sono ...Caduto dalla scopa" mentì Draco guardando a terra.
Piton premette insieme le labbra impercettibilmente, in segno di disapprovazione. "Pensavo che fossi un bugiardo migliore, ragazzo" disse sospirando e curando le ferite sul suo viso con un piccolo movimento della bacchetta. "Non esitare a visitare Il mio studio she hai bisogno di qualcosa"
"Non ho bisogno di niente. Grazie, Signore" disse Draco freddamente. La disponibilità di Piton lo infastidiva.
 
Si diresse verso la classe. Entrando, passò davanti a Harry senza neanche guardarlo.
Hermione e Ron, seduti i loro tavoli, si domandavano cosa rendesse Harry così triste e preoccupato. Non poterono fare a meno di notare le occhiate costanti che lanciava a Malfoy.
"Harry, cosa c'è che non va?" gli chiese Ron sporgendosi verso di lui.
"Niente" mentì Harry.
 
 
h+d
 
 
 
 
 

 
 

Music: Youth Lagoon : Juy   http://grooveshark.com/s/July/4iTuaY?src=5

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Capitolo 5
*** I Won't Be No Runaway 'Cause I Won't Run ***


Grazie alle mie Beta, a chi legge e in particolare a chi commenta!   
 
Trad Titolo: Non fuggirò   (mi permetto di interpretare i titoli quando in italiano non suonano bene come in inglese)



 
 

  
 
 
Capitolo Cinque

I Won't Be No Runaway 'Cause I Won't Run

 
434786-1-1-2
 
 
 
 
Tieni gli occhi chiusi
cadi in questo specchio 
il male ti si attorciglia intorno, ti immobilizza
Ma stai sicuro che non sei da solo
alla fine puoi vedere
attraverso le alte mura che costeggiano la tua strada
i problemi che accecano e assillano la tua mente  
 

 
  
Keep your eyes closed
Fall into this mirror
An evil wind spins round
Tie your spirit down
You’re not alone, rest assured
At the bottom you can see

 through the walls that stand high in your way
Troubles that blind and hover over your head


(Sleepy Sun: open eyes)
 
 


 
"Non ci credo.." sospirò Hermione appoggiandosi allo schienale della poltrona nella sala comune. 
"Lo so, anch'io sono piuttosto sorpreso." disse Harry
Ron lo fissava in silenzio.
 
Harry non ce l'aveva fatta a nascondere ai suoi amici ciò che aveva visto la notte precedente.
 
"Allora sua madre potrebbe essere stata una Nata Babbana...come me!" disse Hermione "Come quelli che lui disprezza tanto!" sospirò.
 
"E perché Lucius le avrebbe dato il filtro d'amore?" chiese Ron incuriosito.
 
"Magari era innamorato di lei e voleva sposarla a tutti i costi. E forse non sapeva quanto fosse pericoloso..." ipotizzò lei " no, no, aspetta, se Draco se lo ricorda forse erano già sposati e lui era un bambino. Magari lei ha scoperto che Lucius era troppo coinvolto con le Arti Oscure e voleva lasciarlo, quindi lui le ha dato la pozione per non disonorare la famiglia con un divorzio!" Hermione era agitatissima.
 
"Pensi davvero che non sapesse quanto fosse pericolosa la pozione?" chiese Ron
 
"Mah! Chissà cos'è successo veramente!" sospirò Hermione "Non avrei mai immaginato una cosa del genere. Malfoy e suo padre mi parevano..." fece una pausa fissando un punto indefinito sul muro "Però in effetti mi è sempre sembrato molto teso le poche volte che l'ho visto accanto a suo padre." Hermione si fermò ancora fissando il pavimento e si accorse che aveva notato molte più cose di quanto pensasse, sul conto del Serpeverde.
 "Adesso mi spiego un po' meglio la sua aggressività" affermò in tono analitico.
 
Harry era sollevato di poter condividere con loro i suoi dubbi. Si sentiva al sicuro insieme a Ron ed Hemione. Stava lì ad ascoltarli e questo gli bastava. Certo, non aveva condiviso proprio tutto…

 
-*-
 
Harry se ne stava disteso sul suo letto, chiuso nelle tende a scrutare il nome di Draco sulla mappa del malandrino. Era mezzanotte e Draco sembrava ancora fermo in camera sua.
Erano passati diversi giorni dall'ultima volta che lo aveva visto uscire di soppiatto dal dormitorio e aveva controllato la mappa ogni notte, sicuro che sarebbe successo ancora.
 
 
Aveva deciso di non investigare più sé stesso riguardo ciò che aveva provato per il Serpeverde, voleva solo seguire quell'istinto e capire dove lo avrebbe portato.
Il suo buon senso, se ne aveva uno, gli diceva che quella era la cosa giusta: se non poteva salvare Draco dalla violenza di suo padre, avrebbe almeno cercato di aiutarlo ad evitarla o come minimo sarebbe stato lì al suo fianco e non lo avrebbe lasciato solo.
Draco non voleva parlare con lui e a Harry sembrava molto chiaro che il Serpeverde non volesse diventare suo amico. Ma non poteva più tornare indietro, qualcosa era successo e per quanto Draco lo negasse, Harry sapeva che anche lui lo aveva capito.
Si stiracchiò, dando un'altra occhiata alla mappa e vide Draco che usciva dalla sala comune.
Prese di fretta il mantello e chiuse la mappa.
Si incamminò in un lungo percorso attraverso i corridoi del castello, seguendo Draco, non con poche difficoltà. Il ragazzino era davvero sempre in guardia; spesso si girava di scatto puntando la bacchetta a due millimetri dal naso invisibile di Harry, il quale tratteneva il respiro e rimaneva immobile.
Quando salì dopo di lui, una lunga scala, si ricordò di essere già stato in quel luogo.
Arrivò in cima e osservò Draco camminare verso un oggetto alto e coperto da un telo nero. Harry si fermò dietro il largo corrimano di pietra delle scale. Sentì una fitta al cuore quando il biondo tirò via il telo nero e si avvicinò, poggiando le dita sulla superficie argentea dello specchio.
Harry ansimò e pensò a quando aveva guardato in quello specchio e si era sentito il cuore scoppiare. Draco guardò lo specchio, inspirò profondamente e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Cadde in ginocchio poggiando le mani a terra e rimase in silenzio, a testa bassa.
Harry strinse le dita sulla pietra delle scale cercando di immaginare cosa stesse vedendo.
 
Ad un tratto sentì che qualcosa non andava. Guardò Draco e vide che anche lui stava alzando la testa guardando verso le scale con sospetto.
Harry sentì di nuovo quel rumore ovattato e si mosse velocissimo. In un balzo raggiunse Draco e si inginocchiò accanto a lui, ricoprendolo col mantello dell'invisibilità. Gli mise un braccio intorno alle spalle e premette una mano sulla sua bocca. "Siamo invisibili non ti muovere!" sussurrò e in quel preciso istante Lucius entrò nella stanza .
Harry sentì le lacrime di Draco bagnargli la mano.
 
"Dove sei?!" gridò Lucius furioso, guardandosi intorno.
Draco trattenne il respiro quando suo padre camminò verso lo specchio e si fermò ad un centimetro da lui.
Lucius guardò dentro lo specchio. Draco vide la tristezza profonda sul volto di suo padre e quella che gli sembrò l'ombra di una lacrima nei suoi occhi. Subito dopo, la sua espressione cambiò. "Draco!" gridò furioso.
Draco sobbalzò, si strappò dal viso la mano di Harry ma lui la premette sulla sua spalla per costringerlo a rimanere lì.
Lucius si incamminò e sparì giù per le scale. I suoi passi si allontanarono fino a sparire.
Harry e Draco ripresero a respirare nello stesso momento. Draco si alzò in piedi scivolando fuori dal mantello e si fermò di spalle, a due passi da Harry.
 
"Perché ?!" gridò con rabbia.
 
"Non volevo spiarti! " disse Harry con sincerità alzandosi in piedi e togliendosi il mantello" Stavo solo cercando di..."
Draco si girò verso di lui e lo spinse indietro bruscamente.
 "Ma cos'hai in quella testa sfregiata Potter?!" gridò "Non capisci che devi starmi lontano? Mio padre ucciderà me, e anche te se non la pianti di metterti in mezzo! Devi andartene!"
 
Harry lo guardò senza dire una parola. All'improvviso sentì qualcosa, alla sua destra. Si sentì osservato e si voltò.
Un brivido lo percorse quando vide i suoi genitori che lo guardavano sorridendo da dentro lo specchio.
Draco guardò lo specchio e poi Harry.
Poteva immaginare cosa stesse vedendo. Sapeva molte cose sul suo conto.
Aveva sentito Lucius parlare spesso della storia del Prescelto e sempre nutrito una certa riverenza verso il bambino che era sopravvissuto al Signore Oscuro. Ma da quando lo aveva conosciuto e Harry si era rifiutato di stringergli la mano, per ripicca o per delusione, lo aveva reputato un antipatico e uno stupido. Quello che non riusciva a negare era che Harry era l'unico tra le persone che conoscesse, ad avere dentro una sofferenza profonda quanto la sua. E l'unico che avrebbe forse potuto capirlo.
 
Nonostante Lucius lo avesse cresciuto con l'idea che Harry fosse suo nemico, in fondo, molto in fondo al cuore, Draco era ancora libero da quei retaggi. Per questo sentiva inconsciamente la debolezza di Harry, quando lui la mostrava, con un trasporto ambiguo tra il senso di potere e la profonda empatia.
 
"Non guardarlo Potter. Quello specchio è peggio di una maledizione." gli disse freddamente.
Harry sapeva bene di cosa stava parlando. Anche se era dal primo anno di scuola che non rivedeva lo Specchio delle Brame.
"Non rifletto il tuo volto ma i desideri del tuo cuore" Disse Harry. Sollevò la bacchetta con tutta la sua forza di volontà e mosse il telo nero ricoprendo lentamente l'immagine dei suoi genitori.
Draco guardava immobile la scena con il viso ancora rigato di lacrime e con la serietà e il dolore negli occhi, di chi assiste al funerale di una persona cara.
Entrambi rimasero in un solenne silenzio per quasi un minuto.
 
"Sei uno stupido." disse Draco rompendo il silenzio  "Cosa credi che io mi diverta a prenderle da mio padre? Secondo te perché nessuno lo ha mai fermato? Non puoi fare niente Potter! " Draco lo guardò dritto negli occhi.
"Spero solo di averti evitato un po' di botte, almeno per una volta.." disse Harry ricambiando lo sguardo.
Draco strinse i denti "Per quanto mi riguarda, hai solo peggiorato le cose. Sarà meglio che te ne vada finché sei i tempo! Mio padre tornerà a cercami. E sarà infuriato per non avermi trovato!."
"Io non me ne vado!" Harry alzò la voce.
"Devi stare lontano da me!" gridò Draco in risposta portando minacciosamente una mano alla bacchetta."Credimi, tu non vuoi essere mio amico!"
Anche Harry strinse le dita intorno alla sua bacchetta."Non fuggirò come un codardo! Non ho paura di tuo padre!" gridò.
Draco lo guardò sprezzante "Sei un vero eroe Potter... E un vero idiota." disse freddamente. Lanciò un'ultima occhiata allo specchio e si voltò scendendo le scale.
Harry sospirò, rimase per qualche minuto a fissare le scale e lo specchio. Poi si incamminò verso il suo dormitorio.
 
-*-
 
La mattina successiva Harry e Draco avevano entrambi un'aria stanchissima. Draco aveva passato la notte nella sala comune sdraiato sullo scalino di pietra davanti alla finestra a fissare il soffitto. Harry a guardare la mappa del malandrino aspettando che Draco andasse a letto.
Il Serpeverde non lo guardò neanche una volta, mentre sedevano agli estremi opposti della Sala Grande a colazione. Harry invece lo guardò finché Ron non gli dette una gomitata  "Passami un muffin per favore!" gli disse il rosso sbadigliando, poi si girò a guardare il tavolo dei Serpeverde con sospetto.
 
-*-
 
"Aprite il libro a pagina 68. La pozione delle tre streghe" disse Piton sedendosi alla sua scrivania.
Harry ringraziò Merlino che quella fosse storia delle pozioni e non una lezione pratica, così poteva poggiare la testa sulla mano e fare finta di ascoltare.
La voce di Piton gli rimbombava nel cervello.
 
"La Pozione delle tre streghe è una miscela molto antica. Si chiama così perché gli ingredienti principali di cui è composta sono estratti da corpi di tre creature femminili. La ricetta è stata tramandata segretamente di madre in figlia e fu, per un lungo periodo di tempo, conosciuta e prodotta esclusivamente da streghe. Nessun mago ne era a conoscenza fino alla prima metà del 900..."
 
Per tutta la prima ora, Harry stava praticamente dormendo ad occhi aperti. Dopo un po’ si scosse per evitare di cadere con la faccia sul libro. Si aggiustò gli occhiali e istintivamente, alzò lo sguardo verso Draco.
Notò che il biondo era piuttosto teso. La mano tremante attaccata al lato della sedia, le ginocchia strette... Harry sospirò e scosse leggermente la testa.
Piton guardò un momento verso Draco. "Si sente bene Signor Malfoy?" chiese assottigliando gli occhi.
 
"Sì, Signore!" rispose Draco fermamente, aggiustandosi sulla sedia per darsi un contegno. La sua postura non aveva comunque perso la solita eleganza.
 
Harry sapeva che adesso Draco era indignato con se stesso per aver attirato l'attenzione di Piton.
 
Venti minuti più tardi Harry si sentiva male solo a guardarlo.
 
La mano stretta alla sedia si apriva e si chiudeva. E le sue gambe tremavano e oscillavano a momenti alterni. Non riusciva a credere come potesse ancora mostrare dignità e compostezza nonostante a guardarlo attentamente si intuisse il livello della sua sofferenza.
 
Lo stava guardando così attentamente che notò il brivido che ad un certo punto attraversò il suo corpo. Gli occhi del Serpeverde si chiusero stretti per qualche secondo.
Harry controllò l'ora. Mancavano 5 minuti alla fine della lezione ma dubitava che Draco ce l'avrebbe fatta stavolta.
Quando Piton congedò la classe. Harry vide Draco a testa bassa, stretto nelle spalle con entrambe le mani ai lati della sedia, mandare a quel paese Zabini mentre il ragazzo cercava di capire se stesse bene.
 
Quando tutti furono usciti, Ron e Hermione erano fuori dalla porta ad aspettare Harry, che era rimasto indietro dentro l'aula. Guardava Piton, avvicinarsi a Draco.
 
"Malfoy che succede? Ti senti male?" Gli chiese l'insegnante.  Harry notò che gli dava del tu come faceva con lui quando erano soli.
Draco scosse la testa.
Harry vide le lacrime scendere sul suo viso nonostante i suoi occhi fossero coperti dai ciuffi di capelli.
"Non sembra proprio che tu stia bene" incalzò l'insegnante guardandolo dall'alto in basso.
"Sto bene Signore. Per favore... se ne vada.." disse Draco con voce tremante.
Piton alzò un sopracciglio e poi si accorse delle lacrime. "Alzati e seguimi in infermeria, Malfoy" ordinò serio.
Draco scosse la testa di nuovo tremando.
"No.." disse con un filo di voce. Piton gli mise una mano sulla spalla spingendolo indietro per guardarlo in faccia, cercando di capire cosa avesse.
"Adesso basta Malfoy vuoi dirmi cosa..." Piton si bloccò sgranando gli occhi in un'espressione di stupore anche troppo esplicita per il suo solito, quando sentì il rumore di acqua che cadeva sul pavimento. Draco si era portato una mano tra le gambe ma non era servita ad arginare la quantità di liquidi che cercava di trattenere. Due forti getti uscirono dal suo corpo senza controllo colando giù dalla sedia  e urtando sonoramente il pavimento. Poi Draco riuscì a fermare il flusso, con un'enorme sofferenza.
"Malfoy!" Piton sembrava furioso.
 
 
Harry senza far rumore corse fuori dalla classe spingendo Hermione e Ron che sbirciavano dentro. Poi chiuse piano la porta.
"Perché non hai chiesto di uscire se ne avevi bisogno?"chiese Piton innervosito.
 
Draco rimase in silenzio con la testa bassa.
 
Piton tirò fuori la bacchetta e ripulì i suoi vestiti e il pavimento. Draco non smise di fissare l'orlo screpolato del suo banco, stringendo gli occhi mentre sentiva i suoi vestiti asciugarsi, sotto la mano che stringeva ancora tra le gambe.
Piton incrociò le braccia, in piedi davanti a lui. "Guardami" disse in un tono che cercava di essere gentile.
Draco alzò lentamente lo sguardo. Quando l'uomo vide il viso del ragazzino bagnato di lacrime e l'espressione dei suoi occhi, sospirò.
"Draco," disse piano. "Non ti ho mai visto comportarti così. Devi spiegarmi cosa ti sta succedendo." disse preoccupato "Sei un ottimo studente, un mago brillante e sei sempre il più composto della classe. Cosa ti ha portato a fare questo?
"Non posso parlare con lei, Signore." disse Draco, ancora tremando, senza guardarlo. "Posso andare adesso?"
"Certo. Puoi andare" sospirò Piton, sapendo che non era il momento di discutere.
Draco si alzò sofferente e uscì in fretta dalla classe. Si diresse verso il bagno lungo il corridoio deserto.
 
Attraversò la porta del bagno e dopo tre passi si fermò terrorizzato. Si voltò e vide suo padre appoggiato al muro con le braccia conserte.
"Dove credi di andare?" disse Lucius.
Draco lo guardò triste " Io..Devo...Devo andare in bagno..."
"Vieni subito qui" tuonò Lucius
"Sì, Signore" rispose Draco guardando a terra.
 
-*-
 
Harry, Ron ed Hermione si erano fermati in cima alle scale dei sotterranei.
"Non ho mai visto Malfoy così indifeso..." disse Hermione pensierosa.
Harry pensò che Draco non sarebbe stato molto felice di saperlo.
"Ora che ci penso.." disse Ron, "avete mai visto Malfoy chiedere di uscire dalla classe? In tutti questi tre anni non ricordo nemmeno un episodio... Pensate che ci abbia obliviati?" chiese corrucciato.
"Macché! Perché avrebbe dovuto?" sbuffò Hermione "Comunque hai ragione neanche io me lo ricordo...".
 
"Credo che lo faccia, per non mostrare alcuna debolezza..." disse Harry cauto.
 
"Sempre a causa di suo padre?"  chiese Hermione.
 
Harry annuì. Draco era stato davvero imperscrutabile fino a pochi giorni prima. Si chiedeva cosa gli fosse successo.
 
-*-
 
"Vieni più vicino!" ordinò Lucius
Draco si avvicinò tremando, i suoi muscoli erano esausti e non riusciva più a trattenersi senza piegarsi in avanti e premere le mani tra le gambe respirando in modo incostante.
"Dov'è la tua dignità?!" Lucius lo guardò sempre più infuriato.
"Raddrizza la schiena e smetti di comportarti come uno stupido babbano!"
"Devo.. Devo andare ... Veramente!" si lamentò Draco contorcendosi.
"Pensavo l'avessi già fatta sul pavimento! Davanti al tuo insegnante!" lo aggredì Lucius.
 
Draco si sentiva così frustrato che credeva di svenire. Perché suo padre doveva sempre fare di tutto per umiliarlo così? Dentro di sé sapeva che non avrebbe smesso di torturarlo "Non sono riuscito a resistere, ci ho provato!" cercò di difendersi.
Lucius lo afferrò per un braccio e lo sbatté con la schiena al muro, premendolo contro le piastrelle.
"Tu non ci devi provare! Ci devi riuscire!" gli gridò in faccia. "Togli quella mano e smetti di dimenarti" gli ordinò l'uomo strattonandolo.
Draco si fermò ansimando, lasciò la stretta e un secondo dopo sentì il liquido caldo scorrere copiosamente inzuppando i suoi pantaloni e cadere lungo le sue gambe fino al pavimento, senza riuscire a fermarlo. Lacrime bollenti gli rigavano il viso.
 
Lucius fece un passo indietro "Assolutamente miserabile! Cosa ti ho insegnato fino ad oggi?" tuonò e gli tirò uno schiaffo pieno di disprezzo con il dorso della mano, tanto forte che se non lo avesse tenuto per un braccio il ragazzino sarebbe caduto a terra. L'anello che portava al dito lasciò un profondo graffio sulla guancia di Draco.
"Basta per favore... Basta.." disse lui con un filo di voce. Nascose il viso tra le mani e singhiozzando scivolò lentamente lungo il muro fino a sedersi su pavimento bagnato.
Lucius guardò il figlio per un momento. Era la prima volta che Draco gli chiedeva di fermarsi.
"Sono profondamente deluso. La prossima volta non sarò così paziente!" gli disse
sprezzante.
Scuotendo la testa in disapprovazione, roteò la bacchetta, ripulendo i vestiti di Draco e il pavimento. Poi se ne andò.
 
-*-
 
"Oh cavolo!" Harry si fermò in mezzo al corridoio mentre si dirigeva insieme a Ron ed Hermione verso la lezione successiva "Ho lasciato il quaderno nell'aula di Pozioni! Andate avanti ci vediamo in classe" disse agli altri due.
Scese di corsa le scale del sotterraneo. Arrivò all'aula, origliò alla porta e poi la aprì lentamente. La classe era vuota. Entrò e prese il quaderno, domandandosi dove fosse Draco.
Si avvicinò all'ufficio di Piton e sbirciò dalla serratura. Vide l'insegnante grattarsi casualmente, con la punta dell'indice, l'interno di una narice e capì che era da solo.
Uscito dalla classe per andarsene vide il corridoio che portava ai bagni.
 
Quando aprì la porta del bagno trovò Draco seduto a terra tremante con la testa tra le mani.
Si accovacciò davanti a lui afferrandogli istintivamente i polsi. "Draco! Stai bene?"
Ma Draco lo spinse indietro con violenza e si alzò di scatto gridando "Lasciami stare!" la sua voce era stremata, esasperata e piangeva rabbiosamente.
Harry atterrò indietro sulle mani, si rialzo subito e andò verso di lui.
"Che è successo?" chiese vedendo il livido e il graffio sul suo viso.
"Ti ho detto vattene! Lasciami in pace!" gridava Draco tra i singhiozzi tenendosi la testa tra le mani. Harry cercò di afferrare di nuovo i suoi polsi ma Draco lo spinse via colpendolo. Gli occhiali di Harry si infransero a terra. Harry continuò a cercare un contatto ma Draco lo respingeva 
"E' stato tuo padre? Draco? E' stato qui?" gridò Harry tentando di avvicinarsi e schivando i colpi selvaggi.
"Basta!...Vattene!" gridava Draco tra i singhiozzi. "Vattene!"
Ma Harry riuscì a bloccare per un momento le sue mani e a penetrare tra di esse.
Si gettò verso di lui e strinse le braccia intorno alle sue spalle.
Draco si fermò. Smise immediatamente di urlare, di combattere e lasciò lentamente scendere le braccia lungo i fianchi.
Harry ansimava con le lacrime agli occhi. Sentì il corpo di Draco tremare per i singhiozzi, il respiro affannoso che lentamente si calmava e rimase stupito, quando il biondo, poggiò lentamente la testa sulla sua spalla.
Harry aprì una mano sulla sua schiena e lo strinse più forte a sé. Notò che non ricambiava l'abbraccio, sembrava non sapere nemmeno cosa fosse. Però, non osava resistere.
 
Nemmeno Harry era stato abbracciato molto, da quando i suoi genitori erano morti. Di sicuro non dai Dursley.  Ma aveva riscoperto quella sensazione dolce dopo aver conosciuto Ron ed Hermione, e la signora Weasley che non gliene faceva mancare. Amava gli abbracci e l'energia che riuscivano a generare.  Ma quell'abbraccio era speciale, raro. Harry sentiva qualcosa di sconosciuto attraversare ogni vena del suo corpo. Era felice di aver ritrovato quella dilagante sensazione di calore e felicità che aveva provato, stando vicino a Draco poco tempo prima. Adesso sapeva che non si trattava di un'illusione. Si domandò se anche lui riusciva a sentirla.
 
Draco tirò su la testa e fece un passo indietro con lo sguardo basso e il viso leggermente voltato.
Superò Harry, e passando accanto ai suoi occhiali, li riparò con gesto veloce della bacchetta puntandola in basso al suo fianco.
Harry prese gli occhiali da terra, se li mise e si voltò a guardare Draco che camminava verso la porta.
"Non fuggirò! Non ci contare!" gli disse sicuro di sé
 
Il biondo si fermò un momento senza girarsi, poi se ne andò in silenzio.
 
 
 
h+d
 
 









Please, dettagliate i commenti e ditemi anche cosa non vi piace :) sono davvero curiosa e mi aiuta a continuare la storia sulla linea giusta.

ascoltate la musica! >_< 
Grazie! D.  

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Capitolo 6
*** Without A Focus ***


 



Note del capitolo:
 
Questo capitolo è consequenziale a quello precedente.  
Scusate se è un po' corto! Spero vi piaccia.  

Trad Titolo: Senza una singola immagine a fuoco
 

 
 
 
 
 
  
   
Capitolo Sei

 
Without A Focus
 
Draco-3-draco-malfoy-8560265-385-455  
    
 


Sebbene tu sia qui, sono ancora solo
non hai altro che ragione, quando sostieni che non ho sentimenti
mi sento umiliato dentro, non posso negarlo.
senza una singola immagine a fuoco
non so se la prospettiva cesserà di esistere.
  
 
 
Though you’re here, I’m still alone inside.
I’ve got no feeling you’re nothing but right.
It’s humbling when I’m here, I cannot lie.
I’m humbled here, I mean I’m humbled inside.
Without a single image as the focus,
I don’t know if perspective ceases to exist.

(Rosebuds: Without A Focus)
 
 
 

 
Draco era disteso sul suo letto arrotolato nell'accappatoio, dopo una lunga doccia.
Il profondo graffio sul suo viso ancora bruciava e nonostante l'acqua calda, si sentiva ancora piuttosto teso.
Non si presentò all'ultima lezione del pomeriggio. Rimase sul letto e pensò a sua madre. L'immagine della mano che offriva una piccola bottiglia a Lucius lo tormentava. Si premette le mani sulle tempie e strinse gli occhi.
Perché non riusciva a ricordare cosa, di preciso, lo aveva colpito di quella mano?
Draco si ricordava di quando sua madre aveva smesso di curarsi di lui e di sé stessa. Per due lunghi anni si era comportata in modo molto strano, non era più uscita dal Maniero, a parte le volte in cui fuggiva e suo padre doveva andare a cercarla nel bosco, durante la notte.
Per mesi prima di morire, era rimasta a letto.
Draco sentì il suo cuore spezzarsi.
Si rannicchiò su se stesso. Cercò di andare più indietro nella memoria e ricordare qualcosa di bello. Ma era quasi impossibile.
Si fissò le ginocchia sospirando e ad un tratto, ricordò un'immagine di sua madre che apriva le braccia verso di lui, e la sua mente deviò immediatamente verso Harry.
 
-*-
 
"Hey!" Harry entrò in classe trafelato per la corsa e si sedette vicino a Hermione.
"Cos'è quello?" chiese lei scrutando la sua spalla da vicino.
Harry si girò e vide la macchia umida sul maglione grigio. "Ah...Niente!" disse imbarazzato portando una mano verso di essa. Ma la ragazza lo fermò.
"Aspetta un attimo!" disse. Roteò la bacchetta sulla sua spalla.
La macchia cominciò a luccicare emanando un bagliore argenteo, si coagulò in una massa informe e subito dopo, in una stringa composta di fili sottili come capelli, che pendevano dalla punta della bacchetta.
 "Di chi sono queste lacrime, Harry?" chiese Hermione, seria.
Sollevò la stringa e la mise dentro una boccetta di vetro. 

Harry la guardava smarrito.
 
-*-
 
Draco si era addormentato. Dormì per ore finché qualcuno non entrò nella stanza e lo svegliò.
"Draco?" disse Goyle buttando la borsa su una poltrona "Non sei nemmeno venuto a cena, stai bene?"
"Sì, sto bene" il biondo si stropicciò gli occhi alzandosi a sedere sul letto.
Pansy si affacciò alla porta della loro camera "E' qui?...Draco?"
Draco si strinse nell'accappatoio. "Che cosa vuoi strega? Questo non è il dormitorio femminile. Vattene." disse seccamente.
"Ah, meno male!" disse la ragazza sollevata incrociando le braccia.
"Meno male cosa?" chiese Draco seccato.
"Meno male che stai bene." disse Pansy piano, alzando leggermente le sopracciglia. "Oggi non mi avevi ancora insultata, stavo cominciando a preoccuparmi!"
Draco la guardò accigliato.
"Ma non hai fame?" chiese lei andandosi a sedere sula poltrona.
"Te ne vuoi andare?" sbottò Draco in risposta.
In quel momento Tiger si affacciò alla porta ciancicando un biscotto. "Draco stai bene? " disse estraendo da una scatola la mano grassoccia e piena di briciole. "Non hai nemmeno cenato.... Vuoi un biscotto?"  gli chiese gentilmente. Draco lo guardò male e si girò dall'altro lato sbuffando.
Che cosa avevano i suoi compagni? Ci si mettevano anche loro adesso?
"Andatevene tutti!" tuonò alzandosi in piedi.
Pansy fece una smorfia tirando un po' indietro la testa. "Calmati, ok?"
"Non gradisco la vostra eccessiva preoccupazione! E vorrei essere lasciato in pace!" disse, il biondo tirando occhiate gelide a tutti.
Pansy lo guardò con sufficienza, Tiger deglutì nervosamente e se ne andò. La ragazza uscì dalla stanza dopo di loro. "Buonanotte Goyle! E buona fortuna!"
 
"Draco?" Goyle si sciolse la cravatta verdeargento.
"Eclissati!" lo seccò il biondo chiudendosi nelle tende del suo letto.
 
-*-
 
"Ahio! Qquello era il mio piede Ron!" si lamentò Hermione.
"Scusa! E’ buio!" disse Ron cercando di camminare propriamente, lungo i corridoi deserti del castello, strizzato tra lei e Harry sotto il mantello dell'invisibilità.
"Sei sicura Hermione? Nell'ufficio di Silente?" chiese Harry
"Sicurissima. Avevo letto del pensatoio su Storia Di Hogwarts e poi quando sono stata nel suo ufficio l'ho visto con i miei occhi!"
"E sai come si usa?" chiese Ron inciampando.
"Certamente! Sono andata a riguardare tutte le istruzioni, quando ho visto la macchia sulla spalla di Harry ho capito subito che in quelle lacrime si erano impigliati dei ricordi. Perché quando succede, le lacrime prendono un colore argenteo e brillano leggermente, come la polvere sulle ali delle farfalle" disse la ragazza.
"Ci siamo" disse Harry a bassa voce, aprendo la porta dello studio di Silente.
Uno degli anziani maghi nei ritratti appesi al muro, russò rumorosamente.
"Fate piano, il pensatoio è là" disse Hermione indicando il bacile di pietra sulla scrivania del preside.
Si raccolsero intorno ad esso, i visi illuminati dal bagliore del liquido magico che vi fluttuava dentro.
"Adesso, Harry" disse toccando il liquido con la bacchetta.
Harry versò il contenuto della piccola bottiglia dentro il pensatoio. I ragazzi misero una mano nel bacile, seguendo i movimenti di Hermione, e si sentirono lentamente trascinare dentro di esso.
 
Atterrarono nel salotto di un antico maniero, dove Lucius stava parlando con un uomo.
Draco, sui sette anni, stava spiando da dietro una porta. I tre non riuscivano a vedere chi fosse l'interlocutore di Lucius, la vista era occlusa da una colonna.
 Ma quando la mano dalla manica nera allungò a Lucius una boccetta di vetro, videro Draco aguzzare gli occhi.
"Eccola." disse l'uomo da dietro la colonna. Parlava piano e la sua voce non si distingueva bene. "Ricordati, l'ultimo ingrediente va aggiunto alla fine e poi avrai cinque minuti esatti per somministrare la pozione"
"E...Draco?" chiese Lucius preoccupato "Cosa gli succederà?"
"Questo dipende solo da lui, quando crescerà lo saprai" rispose l'uomo.
"Morirà?"
"Lo sapevi che questo avrebbe avuto delle conseguenze, Lucius!" la voce dell'uomo sembrava tesa.
 
Il ricordo evaporò e un altro si materializzò davanti ai loro occhi.
 
Draco era in camera sua seduto sul pavimento con un'espressione tesa e triste. Guardava i cristalli ottagonali che roteavano fluttuando a mezz'aria, davanti ai vetri della finestra. Le nuvole si aprirono nel cielo e un raggio di sole toccò i cristalli. Subito, la stanza si riempì di arcobaleni e un piccolo uccello color ruggine cominciò a cantare da dentro la gabbia vicino alla finestra. Draco sorrise leggermente e il suo viso si rilassò.
 
L'immagine di un altro ricordo si mise a fuoco.
 
I tre si trovarono nella camera sontuosa di un castello, dove una donna troppo magra giaceva in un grande letto a baldacchino. Il suo corpo esile, quasi non faceva una forma sotto le coperte.
I lunghi capelli biondi erano sparsi sul cuscino e scendevano fino a terra e gli occhi grigi guardavano un punto indefinito del soffitto.
La porta della camera si aprì e un bambino biondo di circa nove anni entrò con un piatto e un cucchiaio in mano.
 "Mamma...Mangia, per favore."
Il piccolo Draco cercò di nutrire la donna, ma lei lo scacciò facendo cadere il piatto a terra con un gesto inconsulto della mano e si girò dall'altra parte.
Draco rimase fermo a guardare sconfortato il piatto sul pavimento. Salì sul letto e accarezzò i piedi della madre da sopra le coperte. Poi poggiò il viso su di essi e chiuse gli occhi.
 
Il ricordo cambiò ancora.
 
Draco, sempre di nove anni, era spalle al muro all'angolo di un corridoio. I suoi occhi spalancati pieni di lacrime e il suo petto scosso da singhiozzi che cercava di trattenere. Alle sue spalle in fondo al corridoio c'era una porta dalla quale provenivano le urla disperate di una donna. Al secondo grido, la donna chiamò il suo nome. Draco singhiozzò guardando fisso di fronte a sé e tremando. Al terzo grido si coprì le orecchie con le mani e si rannicchiò su sé stesso.
Lucius uscì dalla porta della camera e voltò l'angolo opposto del corridoio. Il suo volto era livido e i suoi occhi umidi, Draco lo guardò passare. Poi si voltò verso la stanza.
Camminò lentamente verso la porta, entrò e vide la mano di sua madre adagiata sul pavimento, il suo braccio pallido penzolava dal letto. Lo sguardo di Draco salì piano dalla mano fino al viso della donna che era livido e i suoi occhi vuoti e scavati, la bocca semi aperta.
Draco si coprì il volto. Dietro di lui in un angolo buio della stanza c'era qualcuno che Draco non poteva vedere ma i tre ragazzi ne sentirono la presenza.
All'improvviso Lucius entrò nella stanza e lo afferrò per un braccio portandolo via.

"E’ morta?" chiese Draco con orrore. "E’ morta?!" chiese di nuovo. Lucius non rispose.

"Silenzio!" lo spinse dentro la sua camera e chiuse la porta a chiave.

Draco rimase lì per un momento, tremando, con gli occhi sgranati. Poi si gettò sull’uscio e cominciò a battere i pugni sul legno, gridando. Ma nessuno venne ad aprire.
Il bambino si inginocchiò con la testa bassa e le mani aperte appoggiate alla porta. Poi si rialzò, camminò verso la gabbia vuota vicino alla finestra, guardò la foglia secca sul fondo di essa e alcuni frammenti di cristalli sparsi a terra. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Si accasciò sul pavimento singhiozzando, si arrotolò su se stesso con la testa tra la braccia.
 
Il ricordo sfumò, le immagini vorticarono in una spirale confusa.
 
Improvvisamente i tre ragazzi videro il volto di Voldemort che si avvicinava all'ombra di un cappuccio nero e la voce di un bambino che piangeva, lunghe ciocche di capelli biondi occludevano in parte la vista. Fu soltanto un cupo momento e poi vennero violentemente sputati fuori dal pensatoio.
 
"Oh mio dio!! " Hermione tremava, si alzò a sedere sul pavimento di marmo con le lacrime agli occhi.
Harry si tirò su in silenzio con lo sguardo torvo, e una mano sulla fronte. La sua cicatrice lo stava torturando.
Ron aveva gli occhi sgranati ed era ancora disteso a terra. "Quello era...?" balbettò.
"Voldemort!" disse Harry seccamente.
Ron deglutì. Hermione guardò Harry, seria.
I maghi nei dipinti cominciarono ad agitarsi.
"Andiamo via! Presto!" disse Harry prendendo il mantello mentre Hermione recuperava i ricordi dal pensatoio.
 
-*-

In piena notte, i tre erano in silenzio nella penombra della sala comune. 
"Sono agghiacciata, non credo che riuscirò a dormire." disse Hermione stringendosi nelle braccia, seduta sul tappeto.
Ron era già sdraiato sul divano ma il suo sguardo era vacuo. Harry camminava avanti e indietro davanti alla finestra, tormentandosi la fronte.
Pensò ai cristalli nella camera di Draco. Non capiva cosa di quell'immagine lo aveva colpito così tanto ma non riusciva togliersela dalla testa.
 
 h+d
 
 





 
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Capitolo 7
*** And I'll Wonder Why I Couldn't Make You Stay ***


 

 

 

Avvertimento: Ho modificato una cosa. Le scale che portano all'aula di Divinazione sono le scale di pietra di una normale torre. Non la sottile scala a chiocciola originale con la botola incima.

Trad Titolo:  E mi domanderò perchè, non sono riuscito a farti restare.

 
 

 

Capitolo Sette 
 

And I'll Wonder Why I Couldn't Make You Stay

 

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So di aver voluto più di quello che potevi darmi

So che verrà un giorno in cui capirò

Fino ad allora cercherò di risolvere il tuo mistero

E mi domanderò perché non sono riuscito a farti restare

Sorridere al rifiuto - la mia specialità

Per un po' ho pensato che fosse una cosa buona

Mi hai dato tutti i tuoi segreti, mi stavi mettendo alla prova?

Cos'altro potevo fare se non sorridere?

   

I know I've wanted more than you could give to me
I know there'll come a day I understand
Until then I'll be trying to solve your mystery
And wonder why I couldn't make you stay

Smiling through denial - my specialty
I thought that was a good thing for a while
You gave me all your secrets were you testing me?
How could I do anything but smile?

(Lou Barlow: Legendary)

 

 

 

 

 

-Inizio Sequenza flashback-

 

Lucius Malfoy sedeva alla scrivania del suo studio al maniero, i gomiti sul tavolo e il viso tra le mani, tremava, piangendo sommessamente. Le sue mani si chiusero in pugni che sbatté violentemente sul tavolo. Le lacrime rigavano il giovane viso che aveva da poco superato i trent'anni.

La porta dello studio si aprì piano e un uomo della stessa età, con lunghi capelli neri e il naso adunco entrò, richiuse la porta e camminò lentamente verso la scrivania.

La sua espressione era cupa, il dolore si leggeva nei tratti del volto.

"Perché hai lasciato che lo facesse lui?" chiese .

Lucius scosse leggermente la testa e la chinò, infilando le mani tra i lunghi capelli biondi.

"Non ce l'ho fatta, Severus, non potevo." la sua voce era rotta dal pianto.

"Dov'è Draco?" chiese Piton.

"In camera sua...Lo sa, se è questo che stai per chiedermi. L'ha vista con i suoi occhi."

Piton camminò verso la finestra e guardò fuori, il giardino avvolto nella nebbia della notte. "Isy..." sussurrò.

Un lacrima scivolò sul suo volto.

 

- Fine Sequenza Flashback-

 

Lucius sedeva alla scrivania del suo studio nel Maniero.

"Di cosa volevi parlarmi, Severus?" chiese serio, scrivendo su una pergamena.

"Di tuo figlio." rispose Piton secco, guardando il cielo grigio fuori dalla finestra. Si voltò e camminò verso la scrivania.

"Cos'ha combinato?" chiese Lucius senza togliere gli occhi dalle sue carte.

"Proprio niente" rispose lui.

"Dunque?" Lucius continuava a tenersi impegnato con le pergamene.

"Quando deciderai di prestare attenzione te lo dirò"

Lucius alzò uno sguardo freddo e irritato, ripose la piuma nel calamaio e si appoggiò allo schienale dell'antica poltrona di legno con le braccia distese sui braccioli.

"Ebbene?" disse un po' contrariato.

"Non mi permetterò, come non ho mai fatto, di dirti come crescere tuo figlio" iniziò Piton "Però posso dire di essere la persona che lo conosce meglio dopo di te. E ho notato che in questo periodo il ragazzo è particolarmente stressato. Credo che tu stia un po' esagerando con lui."

Lucius lo scrutò impassibile. "Cosa te lo fa pensare?"

"Non mi piace quando fai così, Lucius" disse Severus guardandolo negli occhi " Vorresti negare che lo stai picchiando? Che lo stai maltrattando e terrorizzando più di quanto tu abbia mai fatto?"

Piton sembrava più inquieto del solito. Lucius alzò una mano.

"Calmati Severus. Mio figlio non è più mio da molto tempo. Il Signore Oscuro vuole che lui sia perfetto e infallibile. E io devo assicurarmi che lo sia! Perché saremo io e Narcissa i primi a pagare se questo non avverrà! E tu lo sai benissimo"

"Non è così che lo rendi perfetto. Lo stai distruggendo." Piton lo guardò accigliato.

Lucius si alzò poggiando le dita sulla scrivania. "Severus, se tu avessi dei figli forse potresti capire. Ma cosa ne sai?"

"Sono un insegnante! So molto più di quanto pensi, sui figli degli altri. A volte, più di quanto ne sappiano i loro stessi genitori!"

"Adesso basta!" tuonò Lucius "Mi sono stufato delle tue ramanzine pedagogiche. Mio figlio è bravo a scuola? I suoi voti sono buoni?"

"Sono ottimi" rispose Piton guardandolo con disgusto.

"Bene! Allora questa conversazione termina qui." Lucius uscì dallo studio.

Severus fece un respiro profondo e pieno di rabbia, poi si alzò e lasciò la stanza.

 

-*-

 

"C'era qualcuno nella camera da letto...Anche Ron lo ha sentito." sussurrò Hermione bevendo il tè seduta su una poltrona della sala comune.

"Sì, anche io.." Harry sospirò. "Poteva essere chiunque però. Era tutto così confuso... Ma tu hai detto che il pensatoio si usa per rivedere con più distacco e attenzione i propri pensieri e per fare collegamenti. Ma io non ci capivo niente!"

"Forse quando si guardano i pensieri di qualcuno senza il suo permesso, si vedono male... " disse Ron "Come la tv babbana via cavo! Fred e George l'estate scorsa ci hanno provato a collegarsi illegalmente e..."

"No, Ron, non c'entra niente!" lo interruppe Hermione "E poi anche se fosse, se Malfoy ha lasciato, anche involontariamente quei pensieri sulla spalla di Harry, forse in un certo senso lo ha autorizzato a vederli"

"Come ci sono finiti sulla tua spalla Harry?" Ron si voltò perplesso verso l'amico.

"N..No... è.. mh...poi te lo spiego! Che dicevi Hermione?" balbettò Harry imbarazzato.

La ragazza si sfregò il mento tra l'indice e il pollice con gli occhi semichiusi. "E se qualcuno avesse modificato la sua memoria? Le voci erano strane, come campionate.. e le immagini a volte troppo acquose. Nel libro c'è scritto che le immagini e i suoni dei ricordi sono molto realistici...Oppure lui li ricorda così, perché sono cose dolorose..." Hermione si mise una mano sulla fronte. "Non lo so! E poi non riesco a togliermi dalla testa quell'immagine di Tu_Sai _Chi, non sembrava un ricordo suo... Quei capelli lunghi e biondi che erano davanti all'immagine.. oddio mi viene mal di stomaco solo a pensarci!"

Harry la guardò e deglutì. "Beh, intanto quello che abbiamo capito è che sua madre è morta, che qualcuno ha dato a suo padre la pozione che l'ha uccisa, e che suo padre è sempre stato un malefico bastardo!" concluse bevendo un sorso di tè.

Hermione sospirò.

Grattastinchi schizzò dentro la sala comune inseguendo il topo di Ron, su per le scale del dormitorio.

"Crosta!!" urlò Ron "Ferma quella belva, Hermione!"

 

-*-

 

Draco scese le scale del dormitorio ed entrò nella sala comune di Serpeverde. Era mattina presto, ancora nessun altro si era alzato. Si sedette sul davanzale di pietra di fronte alla finestra e contò mentalmente i giorni.

Erano già passate due settimane da quando suo padre si era fatto vivo l'ultima volta.

Il ragazzino aveva cercato di rimettersi in riga e ci era riuscito. Non voleva dare a suo padre un altro motivo per farsi insultare e ammazzare di botte.

Aveva ignorato completamente Harry e si era ricordato, quasi sempre, di usare il bagno anche quando non ne aveva proprio bisogno. Così era riuscito ad evitare incidenti o dolorose attese in classe. Anche così si sentiva piuttosto stressato ma almeno aveva tutte le ossa intere e sentiva che la sua resistenza era migliorata.

C'era una cosa però che lo infastidiva da morire. Potter e i suoi due amici lo fissavano tutto il tempo. Draco non li sopportava più. 

Si sentiva quei sei...Otto occhi, sempre piantati dietro la nuca e faceva di tutto per non sembrare a disagio.

 

-*-

Harry aveva deciso di osservare per un po' Draco senza stargli troppo vicino. Come un vero angelo custode lo guardava dalla mappa del malandrino di notte e dal suo banco, di giorno. Aveva notato che Lucius Malfoy non si era più fatto vivo e che Draco stava decisamente meglio. Lo aveva lasciato riappacificare con i suoi rituali e adesso lo vedeva un po' più sano, se non più tranquillo.

"Uff! Non la sopporto questa torre!" si lamentava Ron, salendo la larga scala a chiocciola di pietra, verso l'aula di Divinazione.

"Hey, è la settimana dei Serpeverde?" chiese a Harry che saliva al suo fianco.

"Pare di sì" rispose lui varcando la porta e vedendo Goyle seduto ad un tavolo.

Silente aveva indetto una settimana ogni tre mesi, in cui gli studenti di una casa frequentavano tutte le materie che non avevano messo nel piano di studi, per poter condividere meglio con gli altri i loro interessi e per conoscere altre possibili materie.

Questo aveva fatto andare nel pallone Hermione che durante la settimana dei Grifondoro, era impazzita insieme alla sua clessidra giratempo. Ci aveva messo un po' per riprendersi.

Draco saliva le scale pensieroso, era quasi in cima quando il fastidioso rumore di un ruscello proveniente da uno dei quadri magici appesi ai muri, gli fece ricordare improvvisamente che doveva andare in bagno. Si voltò e vide la professoressa Sibilla Cooman salire le scale poco dietro di lui.

Non sarebbe andato a chiederle il permesso di scendere di nuovo, per non parlare del fatto che avrebbe fatto tardi a lezione. Aveva già preso una nota e fatto perdere punti ai Serpeverde, per aver saltato Storia Della Magia all'inizio del mese. Non poteva di certo permettersi altre inettitudini.

Continuò a salire, stimando mentalmente quanto avrebbe potuto resistere e decise che ce l'avrebbe fatta fino alla fine delle due ore.

Si stupì quando vide per la prima volta la classe di Divinazione e notò che assomigliava più ad una sala da tè che ad una classe. L'odore di fiori e incenso lo nauseò istantaneamente.

Si sedette al tavolino rotondo con Goyle e subito dopo notò seccato Potter, Granger e il noiosissimo Weasley, seduti al tavolo alla sua destra.

L'insegnante cominciò la sua lezione. Dopo dieci minuti Draco era già piuttosto annoiato e si chiedeva per quale motivo si dovesse studiare una materia così inutile.

Più il tempo passava, più Draco si sentiva nervoso e impaziente.

 

-*-

 

Dopo più di un'ora dall'inizio della lezione, Hermione pizzicò il braccio di Harry.

"Ahio!" si lamentò lui "Cosa c'è?" disse sotto voce.

"Che ha Malfoy?" sussurrò Hermione incuriosita.

Harry si girò cercando di non dare nell'occhio e vide per prima cosa, la mano di Draco che stringeva un lato della sedia. Lo guardò e riconobbe subito la sua postura.

"Lo sta facendo di nuovo" disse Harry tra sé e sé.

"Che cosa?" chiese Hermione.

"Non sta chiedendo di uscire...non vedi?"

"Veramente no.. " disse Hermione "Mi sembrava solo un po' teso".

"Guarda la sua mano" sussurrò Harry. Si rese conto che il suo sguardo sul Serpeverde si era affinato notevolmente, tanto da notare più cose degli altri.

"Hai ragione..." disse Hermione allungando il collo, "la mano lo tradisce un po'"

"Di che stiamo parlando? " intervenne Ron.

"Niente... Malfoy.." disse Harry un po' imbarazzato.

 

"E adesso passiamo alla lettura delle foglie di tè!" annunciò la professoressa sorridendo.

"E che diavolo sarebbe?" chiese Draco a Goyle. Il ragazzo scosse il capo.

"Oh no!" disse Hermione.

Harry la guardò "Il tè..."

"Sarà costretto a berlo" disse lei preoccupata.

Ron li guardava di traverso. "Che cavolo sta succedendo?"

Draco sbuffò innervosito ai bisbigli petulanti dei Grifondoro dietro di lui.

 

"Preparate le tazze!" disse la professoressa infilandosi dei ridicoli guantoni da cucina.

Harry si voltò. Lo sguardo preoccupato con cui il biondo stava scrutando l'enorme teiera, che l'insegnate trasportava, lo fece sospirare.

Draco dette un'occhiata piena di disgusto a Sibilla Cooman mentre lei gli versava il tè nella tazza. Sperò che almeno non la riempisse fino all'orlo, ma fu proprio quello che fece.

Rimase in silenzio a guardare mestamente i cerchi concentrici che si allargavano sulla superficie del liquido e le foglie di tè che fluttuavano pian piano verso il fondo della tazza.

Sospirò e la prese in mano.

La professoressa poggiò la teiera "Dopo aver bevuto tutto il tè, capovolgete la tazza sul piattino" squittì.

Harry, Ron e Hermione osservavano il Serpeverde sorseggiando i loro tè.

Draco beveva lentamente, cercava di rimandare la fine della tazza per paura che la professoressa pensasse che ne volesse ancora.

Appena finì di bere la sua gamba cominciò a saltellare nervosamente.

"Adesso prendete la tazza capovolta e scambiatela, due a due, con chi è alla vostra destra"

Draco sollevò lentamente il piattino e si girò verso Harry.  La sua mano tremante faceva tintinnare la tazza.

La mano ferma di Harry afferrò il piattino e il suono cessò. "Stai bene?" gli chiese.

Draco gli lanciò un'occhiata gelida, prese la tazza di Harry e si voltò, mettendola sul suo tavolo.

Harry lo guardò un momento poi si girò. Quando voltò la tazza e ci guardò dentro, emise un sospiro di stupore.

"Cosa c'è?" chiese Hermione.

"Il Gramo!" disse Harry smarrito.

"Eh?" Hermione lo guardò.

Ron alzò le sopracciglia.

Draco capì che c'era qualcosa che non andava con le sue foglie di tè e si girò innervosito "Cosa?! Cosa c'è?!"

"Niente" risposero i tre scuotendo la testa e sfornando tre falsissimi sorrisi.

Draco si rigirò seccato.

"Ma che cavolo!" bisbigliò Harry agli altri due.

"C'è una maledetta capra nella tua tazza, Potter! Spero che tu sappia cosa significa!"

Disse il biondo, nervosamente senza girarsi del tutto verso di lui.

"Quello sarebbe il tuo Gramo, Harry" sussurrò Hermione nascondendo un sorriso.

Il Gramo era tutto quello che Harry vedeva nelle sue foglie di tè dall'inizio dell'anno. La prima volta era stato uno shock, essendo uno dei peggiori presagi di morte. Ma alla fine ci aveva fatto l'abitudine.

Adesso però, era molto curioso di sapere per quale motivo, l'unica altra persona in tutta la scuola ad avere il Gramo nelle sue foglie di tè, era Draco Malfoy.

La professoressa girava per i tavoli controllando le tazze.

Harry mosse le foglie in quella di Draco con un dito. Ci mancava solo che la professoressa facesse una delle sue scenate.

Draco nel frattempo aveva le sopracciglia sempre più basse sugli occhi e la sua mano tremava ormai in modo visibile. Il tè aveva aggiunto una pressione non indifferente alla necessità che già lo tormentava.

 

"Vuoi dire che è veramente al limite anche se non sembra?" chiese Hermione sussurrando.

"Sì, " disse Harry piano. "L'ho guardato spesso, ormai ho capito. Tende a tenere una postura elegante e composta ma dentro si sta contorcendo. Se io fossi a quel punto, mi vedresti saltellare per la stanza!" disse Harry arrossendo.

"Sta piangendo." sibilò Hermione.

Harry si girò di scatto. Draco non stava piangendo ma aveva gli occhi piuttosto lucidi, segno che era arrivato ad uno stadio critico.

"Deve chiedere di uscire! Ma perché non lo fa?!" disse Harry nervosamente "Facciamo qualco..."

Prima che potesse finire la frase, Hermione era già in piedi. "Voi due non vi muovete!" disse, e fingendo di barcollare in avanti, passò oltre il loro tavolo e si aggrappò alla sedia di Draco.

"Ma che fa?" Sibilò Ron.

Come sentì la sedia muoversi, il biondo si voltò infastidito.

Hermione chiamò l'insegnante. "Professoressa, per favore posso andare in infermeria? Mi sento poco bene." si lagnò con una mano sulla fronte.

"Ma certo cara! " squittì la professoressa dietro gli spessi vetri dei suoi occhiali "Vuoi che qualcuno ti accompagni?"

Hermione non aspettava altro che questo.

Draco, tra le due donne, si tormentava coi denti il labbro inferiore cercando di diventare invisibile.

"Sì, magari! Per favore Malfoy accompagnami!" disse Hermione.

Draco fissò il pavmento sconcertato.

"Forza Malfoy ! Che aspetti?" disse la professoressa delusa dalla mancanza di cortesia del ragazzo.

Draco gelò Hermione con uno sguardo mentre si alzava e la seguì fuori dalla classe.

 

Mentre Hermione scendeva i primi gradini della torre sembrava stare molto meglio di prima.

"Cos'è questa storia?" chiese Draco infuriato, cercando di non perdere il controllo ad ogni scalino. Si mise una mano in tasca per allentare la pressione. Alzarsi non lo aveva certo aiutato. E nemmeno scendere le scale era tanto piacevole.

"Perché non me lo dici tu, Malfoy?" Rispose lei secca.

"Cosa dovrei dirti?" Draco era molto spazientito.

Ad un tratto dovette fermarsi. Si piegò leggermente in avanti strizzando gli occhi.

"Si vede da lontano un miglio che devi andare in bagno" disse Harmione senza peli sulla lingua. E guardò Draco arrossire senza perdere il suo sguardo gelido.

"E per quale motivo questo sarebbe un tuo problema, Granger?" rispose lui sempre più nervoso.

Adesso fu Hermione ad arrossire. Si era dimenticata di non dover sapere niente di niente su di lui.

"Mah, no, è che ho notato che ti avrebbe fatto comodo una pausa e..."

"Hai notato!" ringhiò Draco tra i denti "Ma che carina!"

Un' ondata di urgenza lo costrinse a piegarsi in due, rimase lì con la testa bassa e le  mani sulle ginocchia. 

"Hey, sentiti libero, non siamo più in classe" disse Hermione guardandolo.

"Che vorresti dire adesso?" alcuni ciuffi di capelli gli coprirono gli occhi.

"Che ultimamente ti ho visto, in classe, che non chiedi mai di uscire quando ne hai bisogno.. perché lo fai?"

"Mezzo-Sangue" Draco alzò la testa e la guardò malissimo "Fatti gli affari tuoi e sparisci!" ringhiò a denti stretti.

Hermione scrollò le spalle "Esatto, Mezzo-sangue e fiera di esserlo!" e cominciò a scendere le scale un po' scocciata.

Draco si raddrizzò deciso ad arrivare al bagno, ma ogni scalino era una sofferenza. Almeno la strega se n'era andata e poteva stingere una mano tra le gambe, cosa che a quel punto lo aiutava poco ma era meglio di niente.

Sentiva di essere già oltre il limite. Sperò che il bagno non fosse lontano dalla fine delle scale, ma soprattutto sperava di vederla, la fine delle scale. E di non incrociare il quadro con la cascata.

Finiranno prima o poi! si disse continuando a scendere, agonizzante. Si chiese come aveva fatto a trovarsi di nuovo in quella situazione, dopo tutta la fatica per evitarla.

"Malfoy! Sei ancora qui?" sbottò Hermione risalendo le scale.

Draco era sovrappensiero e, alla comparsa improvvisa di Hermione davanti al suo naso, si scosse e perse il controllo. Fece due passi indietro e portò entrambe le mani tra le gambe per evitare la catastrofe. Infine si inginocchiò sulle scale scomodando tutta la stirpe di Merlino in una sola imprecazione.

"Oh" Hermione si rese conto di aver fatto un danno. "Scusa.. io.." lo fissò.

 La ragazza si stupì di come il biondo riuscisse a mantenere una certa dignità anche in quella situazione.

"Smaterializzati Granger!!" ruggì Draco con la fronte poggiata su un ginocchio e il viso teso cercando di riprendere il controllo del suo corpo. Stirò la schiena tremando e guardando fisso davanti a sé. La sua vista si offuscò per le lacrime e un leggero gemito gli sfuggì dalle labbra.

Un rumore di acqua che picchiettava sul pavimento fece rabbrividire Hermione.

Guardò Draco e vide i fiotti trasparenti trapassare le sue dita strette sulla stoffa dei pantaloni e gettarsi tra le sue ginocchia sulla pietra delle scale, formando un rigagnolo che piano piano, passò vicino ai sui piedi.

Hermione abbassò lo sguardo su di esso con le guance rosa acceso. Vide che Draco cercava ancora di trattenersi.

"Dovresti lasciar andare, non è molto salutare." gli disse imbarazzata.

Draco tremò dalla rabbia "Stai zitta, stupida strega!!"

"Hey calmati! Ma che hai!?" si lamentò lei.

"Che hai tu!? Ti piace guardare?!" le rispose lui indignato.

Hermione arrossì ancora di più ma non riuscì a togliergli gli occhi di dosso. Si rese conto che Draco era davvero carino e che così imbarazzato, arrabbiato e vulnerabile le piaceva ancora di più.

Dopo un po', Draco, tirò fuori la bacchetta, sospirando, con la mano tremante.

Hermione prese la sua velocemente e lanciò un incantesimo di pulizia.

"Oh! Grandioso!" sbottò Draco alzandosi in piedi amareggiato "Sempre la prima della classe, vero Granger?" le disse freddamente.

Poi si girò e se ne andò su per le scale, asciugandosi gli occhi con le mani.

Hermione si sentì ferita, non capiva il perché di quella sensazione. Insomma, per quanto potesse sapere di lui, era sempre quello stronzo di Malfoy! E lei aveva pure cercato di aiutarlo.

 

Quando Draco rientrò in classe con gli occhi rossi e un'espressione devastata, Ron e Harry si guardarono.

Appena il biondo si sedette al suo posto, Harry si sporse verso di lui.

"Dov'è Hermione?" sussurrò.

Draco non lo guardò neanche, si girò elegantemente sulla sedia e gli dette le spalle facendo finta di seguire la lezione.

Harry si voltò verso Ron scuotendo la testa e Ron tirò un'occhiata minatoria a Draco.

Harry si sporse di nuovo ed afferrò il braccio di Draco "Dov'è?!" sussurrò con un po' di rabbia nella voce.

Draco si voltò verso di lui con occhi affilati senza dire niente. Si scrollò di dosso la presa di Harry, quasi offeso dal suo gesto, e si girò di nuovo.

 

In quel momento Hermione entrò dalla porta e si diresse al suo tavolo.

"Tutto bene cara?"  chiese L'insegnante sorridendo.

"Sì grazie, adesso mi sento meglio" disse Hermione guardando di traverso Draco. Lui la ignorò.

"Cos'è successo?'" sibilò Ron. Harry si avvicinò per sentire.

"Niente di che..." Sussurrò Hermione vaga, sedendosi.

Ron si sentì bruciare di gelosia. Hermione gli piaceva molto ma non aveva ancora trovato il coraggio di dirglielo per paura di rovinare l'amicizia o perché non voleva essere rifiutato. Era terrorizzato all'idea che lei potesse innamorarsi di qualcuno prima che lui le confessasse i suoi sentimenti.

Harry nel frattempo fissava Hermione che aveva lo sguardo basso sul tavolo, e pensò che avrebbe dovuto andare lui al posto suo. Sentiva di essersi perso qualcosa.

 

-*-

 

"Allora ce lo dici?" chiese Ron poggiando le mani sul tavolo della sala comune sul quale Hermione stava  leggendo un grosso libro.

"Dirvi cosa?" disse lei senza togliere gli occhi dal libro.

"Che è successo oggi"  Ron si sporse verso di lei mentre Harry si avvicinava al tavolo.

Hermione si appoggiò allo schienale della sedia incrociando le braccia. Poi alzò lo sguardo verso Ron. "Non ce l'ha fatta ad arrivare al bagno" disse seccamente e tornò al suo libro.

Harry e Ron si guardarono. Davanti a Hermione! Non avrebbero voluto essere nei suoi panni!

"Ecco perché aveva quella faccia!" sghignazzò Ron.

Harry sospirò. Avrebbe sicuramente controllato la mappa quella notte.

"Beh" Hermione riprese guardando verso di loro. "Stava scendendo le scale con un po' di difficoltà e... Credo di averlo involontariamente spaventato facendogli perdere il controllo." disse tristemente. "Era molto arrabbiato con me" aggiunse.

"E poi..?" chiese Harry incuriosito.

"Cosa vuoi i particolari?" disse Hermione sarcastica.

"N..No! Dicevo... Che ha detto?" Harry balbettò e arrossì.

"Niente. Se n'è andato" disse lei.

Harry si sentiva strano. E lo sguardo che Draco gli aveva dato dopo in classe? Sembrava quasi accusarlo di aver mandato Hermione a torturarlo.

Non lo voleva tra i piedi, però poi lo accusava di non essere lì quando era il momento? Maledetto Serpeverde!

Harry si stava innervosendo veramente.

"Ragazzi guardate qui!" Hermione puntò un dito sulle pagine ingiallite del libro e lesse

"Pozione N°9 uno dei più pericolosi filtri d'amore... Ecco qui: Una maledizione è legata alla pozione. Se a ingerirla sarà una donna, e la pozione si tramuta in veleno, il suo primogenito sarà condannato alla stessa sorte quando si innamorerà di qualcuno."

"E' terribile!" disse Harry preoccupato.

"Pazzesco" sibilò Ron.

"Ecco di cosa parlava Lucius Malfoy nel ricordo" disse Hermione seria "Ha paura che suo figlio muoia? ...Forse però preferisce ammazzarlo lui a forza di botte!"

"O magari lo tratta freddamente perché impari a non amare nessuno..." Harry si ricordò di quello che Draco aveva detto dei suoi amici, quella mattina all'infermeria.

"C'è un limite a tutto però!" disse Hermione indignata. "E poi perché ha dato il filtro alla moglie se non la amava abbastanza da poterla salvare e se non voleva rischiare la vita di suo figlio?" si fermò per un momento con lo sguardo triste "Quell'uomo è un pazzo e un codardo! Povero Draco..." sospirò.

 

"Come lo hai chiamato?" chiese Ron indispettito.

 

h+d

 

 

 

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Questa foto di Harry e Ron mi faceva pensare a questo capitolo e la faccia di Ron era troppo buffa! Ho dovuto metterla!

 

Grazie a Tutti!! 

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Capitolo 8
*** I'm No Good ***


Avvertimenti:  c'è un bacio etero ma non vi spaventate. ;)

Trad Titolo:  In Me Non C'è Niente Di Buono 

 

 

 

 

 

 

Capitolo Otto

I'm No Good

 

892162-1-1

 

 

 

Mi sono tradito

Come sapevo sarebbe successo

Ti avevo detto che ero nei guai

Lo sai che in me non c'è niente di buono

 

 

I cheated myself,
Like I knew I would,
I told you I was trouble,
You know that I'm no good.

(Amy Winehouse: You know I'm no good)

 

 

 

La calma apparente delle due settimane precedenti era svanita dopo l'intervento infelice di Hermione.

Draco era nervoso come sempre, ma nei quattro giorni successivi all'incidente sulla torre di Divinazione lo mostrava apertamente.

I compagni Serpeverde schivavano il suo sguardo e non gli rivolgevano la parola. Solo Tiger e Goyle gli stavano ancora intorno, loro malgrado.

Infine Draco aveva riflettuto un po' e poi si era calmato.

Era molto confuso riguardo alla strega Nata Babbana. Rileggendo Storia di Hogwarts, si rese conto che trattenendolo sulla torre, Hermione gli aveva forse evitato un po' di problemi.

La torre di Divinazione, come le sale comuni, i dormitori, l'infermeria e pochi altri luoghi del castello, era protetta dall'esterno con potenti barriere magiche. Nel caso della torre, questo serviva per garantire alla pratica magica di svolgersi senza interferenze e aiutare le giovani menti a concentrarsi su di essa. L'incanto poteva aver protetto anche Draco dagli incantesimi di spionaggio di suo padre.

Infatti per la gioia di Harry e la salvezza di Draco, Lucius Malfoy non si fece vivo.

Hermione era stata irruenta, invadente e sicuramente aveva mancato di tatto ma in fondo, non era cattiva. A Draco dava spesso sui nervi il suo essere inopportuna e petulante, ma non gli era sfuggito che fosse una strega molto brillante e intelligente.

 

 -*-

 

Qualche giorno più tardi Hermione stava studiando nella biblioteca sotterranea di Hogwarts.

La Biblioteca-Archivio Storico, dove lei amava andare a cercare antichi libri dimenticati, raccoglieva tutto il sapere Magico mondiale. A differenza di quella scolastica nei piani alti, questa era costruita in una spirale circolare sotto al castello e si estendeva in profondità per 20 piani, ai quali si accedeva con un ascensore magico, un po' malandato, ma che era sempre meglio di un migliaio di scale.

Mentre la ragazza era intenta a leggere, qualcuno prese un libro da uno scaffale di fronte a lei lasciando un buco vuoto. Hermione alzò gli occhi e vide Draco attraverso il buco, che scriveva seduto ad un tavolo poco distante.

Sapeva che il ragazzo studiava volentieri, e che in quanto a voti era uno dei pochi con cui lei poteva davvero sentirsi in competizione.

Lo osservò per un po' e notò che era teso e che ogni tanto oscillava un ginocchio impercettibilmente, ma la sua postura era impeccabile come sempre. Pensò che fosse nervoso e sperò che non ce l'avesse ancora con lei.

Decise di scorrere un po' con la sedia e toglierlo dal suo campo visivo per continuare la sua ricerca sulla maledizione della pozione N°9.

Studiò per più di due ore senza alzare la testa. Poi trovò un interessante titolo di bibliografia e si precipitò tra gli scaffali.

"Oh Merlino!" gracchiò stirando il braccio verso l'alto per raggiungere il libro che era appena troppo in alto.

A lei piaceva prendersi i libri da sola e odiava aspettare i vecchi e lenti maghi addetti al luogo, che erano anche gli unici autorizzati ad usare l'incantesimo di appello sui libri della biblioteca.

Improvvisamente una mano sfilò il libro dalla mensola al posto suo.

Hermione seguì il libro con lo sguardo e come si girò si trovò due occhi grigi puntati nei suoi.

Rimase per un attimo intimidita dalla profondità di quello sguardo così vicino e poi sorrise imbarazzata, cercando di darsi un contegno. " Ah.. Grazie " disse porgendo le mani per avere il libro.

Ma Draco piegò il gomito tenendo il libro sollevato vicino alla testa. "Cosa stai cercando Granger?" chiese con gelido garbo, senza spostare lo sguardo di un millimetro.

Il cuore di Hermione cominciò a martellare. Si ricordò di aver lasciato i libri e gli appunti aperti sul tavolo. Forse Draco li aveva visti prima di andare a cercarla. Mentire non sarebbe stato intelligente.

"Sto facendo il tema di pozioni sul filtro N°9." disse orgogliosamente e vide una impercettibile reazione negli occhi del ragazzo. Draco le lasciò il libro tra le mani, senza smettere di guardarla.

 "Grazie...E tu? Su cosa lo fai il tema?" chiese lei cercando di fare conversazione.

"Non sono affari tuoi. " Disse il biondo seccamente.

"Ah sì? E perché allora la mia ricerca sarebbero affari tuoi?" chiese Hermione un po' seccata.

"Non lo sono, infatti." rispose Draco senza modificare il suo tono e se ne andò.

Hermione rimase lì, con la bocca semiaperta. "Ma, quant'è ostile!" sibilò tra sé e sé innervosita. Poi tornò al suo tavolo.

Restò concentrata sui libri per più di due ore e scrisse il suo tema di pozioni, ma non riuscì a trovare niente di nuovo sulla maledizione della Pozione. Si stiracchiò e si sporse un po' per guardare Draco. Notò che mentre leggeva e scriveva, era sempre più teso, il suo sguardo un po' accigliato e il suo ginocchio non smetteva più di saltellare.

Aveva una mano poggiata in grembo e con grande sorpresa di Hermione, ad un tratto la mano scese tra le sue gambe e si chiuse stringendo per qualche secondo.

Hermione arrossì e distolse lo sguardo.

"E' proprio un bambino!" Pensò. Ma la voglia di tornare a guardare attraverso il buco nello scaffale la tormentava. Alzò lo sguardo di nuovo e il buco dello scaffale venne richiuso dal grosso libro che tornava al suo posto, coprendo completamente la sua finestra su Draco.

Hermione guardò i suoi appunti e dopo un secondo, mise tutto a posto dentro la sua borsa e si avviò verso l'uscita.

Mentre aspettava che il lentissimo ascensore scendesse a prenderla fino all'ultimo piano sentì dei passi dietro di sé.

Draco entrò nell'ingresso e appena vide Hermione di spalle, girò sui talloni e fece per andarsene.

"L'ho appena chiamato!" disse Hermione che si era voltata in quel momento.

Draco si bloccò. Si girò di nuovo e camminò verso l'ascensore "Ci vedo, grazie" disse un po' seccato.

Hermione si accorse che era molto impaziente. Camminava su e giù dietro di lei. Sempre con compostezza, ma a modo suo irrequieto.

"Hai trovato quello che cercavi?" chiese Hermione voltandosi verso di lui.

Draco si fermò appena lei lo guardò e andò ad appoggiarsi al muro "No, non l'ho trovato"

disse seccamente.

Hermione era sorpresa che avesse anche solo risposto.  "E.. cosa non hai trovato?" chiese curiosa.

"Il libro che hai preso tu" rispose lui senza guardarla e incrociò le mani davanti a sé tenendo il quaderno.

"E perché non me lo hai detto? Potevamo dividercelo!" disse Hermione sorpresa.

Draco ignorò la sua gentilezza "Era interessante?" chiese. Lasciò il muro e andando ad affacciarsi sulla profonda spirale di piani della biblioteca, guardò verso l'alto a che punto era l'ascensore. 

"Era normale, niente di che" disse lei vaga guardando il biondo che tornava verso di lei. "Stai bene Draco?" chiese ad un tratto.

Lui si voltò, sembrava quasi che lo avesse insultato. "Mi hai chiamato Draco"disse freddamente.

"Sì l'ho fatto. E allora? Non è il tuo nome?"

"Non ci sono abituato!" rispose lui.

"Ok, Malfoy..." disse Hermione alzando gli occhi. "Ti ho chiesto se stai bene"

"Sto benissimo, Granger!" la sua risposta suonò quasi come: stai zitta Granger!

Hermione apprezzò il modo delizioso in cui Draco arrossiva mantenendo il suo solito sguardo gelido. Una striscia rosa appariva sul suo volto proprio al di sotto dei i suoi occhi e lo faceva sembrare un po' più piccolo della sua età.

Draco era perfettamente al corrente del suo urgente bisogno ma ormai non aveva alcuna voglia di scusarsi con la mezzosangue e dopotutto, contava di poter resistere almeno fino all'ultimo piano.

"Finalmente! " disse Hermione quando l'ascensore aprì le porte.

Draco sospirò. Appena entrarono si appoggiò indietro su una parete e strinse le dita sul corrimano, piegandosi leggermente in avanti.

Hermione posò la borsa sul pavimento e guardò fuori dalla parete di vetro. L'ascensore era piuttosto grande e la parete che dava sulla spirale di piani della biblioteca era trasparente.

La ragazza si voltò e si accorse che Draco aveva incrociato le caviglie e dondolava un po' un ginocchio fissando la porta.

L'ascensore si fermò al piano successivo e tre studentesse di Corvonero del secondo anno entrarono. Tutte e tre guardarono Draco, il quale si irrigidì un pochino raddrizzando la sua postura e riportando le mani incrociate insieme al quaderno davanti a sé.

Hermione lo guardò mordersi piano il labbro inferiore e tirare occhiate investigative alle tre ragazze con fare un po' preoccupato. Le tre studentesse civettavano tra di loro chiaramente interessate a lui, voltandosi di tanto in tanto.

Più Draco le guardava gelido e seccato più le ragazzine arrossivano e ridevano tra di loro.

Dopo due piani le ragazze scesero, Draco sembrò rilassarsi un attimo e riprendere ad oscillare casualmente un ginocchio appoggiandosi al corrimano.

Nel guardare la scena Hermione stava sorridendo come un ebete senza rendersene conto.

"Cosa ti diverte Granger?!" esordì Draco nel silenzio.

Hermione perse il sorriso"N...Niente!" com'è scorbutico! Pensò.

Draco diventava sempre più impaziente, si voltò verso la parete appoggiandosi in avanti al corrimano e abbassò la testa.

Per Hermione era così ovvio ormai che non ce la faceva più.

"Draco?"

"Non gradisco che mi chiami per nome!" si rivoltò il biondo.

"Sei sicuro di stare bene?" chiese lei ignorando la sfuriata.

Draco chiuse gli occhi e non rispose.

"Sembri un po' irrequieto" lo pressò la ragazza.

"Grazie! Sto bene!" tagliò corto Draco nervosamente.

"A guardarti direi che ti farebbe comodo un bagno" disse Hermione senza riuscire, come sempre, a smettere di dire quello che pensava e ad affermare che aveva ragione.

Draco le lanciò un'occhiata tagliente "E sarà quello che troverò quando usciremo da questo arnese!" disse nervosamente, voltandosi e incrociando le braccia.

Hermione tornò a guardare fuori dalla parete di vetro. Almeno lo aveva ammesso.

All'improvviso l'ascensore sobbalzò e si bloccò. La luce andò via ma quella che proveniva da fuori della vetrata non li lasciò al buio.

"Che è successo?" chiese Hermione spaventata.

"Che è successo, Granger? Pensavo fossi la strega più intelligente della scuola!" la schernì Draco, e poggiò un dito sul pannello di controllo "Si è bloccato!"

"Davvero lo pensavi?" chiese Hermione quasi lusingata.

Draco neanche rispose, cominciò a camminare su e giù per l'ascensore. Il suo autocontrollo stava sfumando, questo inconveniente non calcolato lo aveva fatto innervosire e trovava più difficile trattenersi in modo discreto.

Hermione guardò il ragazzo appoggiarsi di nuovo alla parete e stavolta, anche se con molta discrezione e nella penombra, dare una solida strizzata.

Una voce gracchiante uscì dal pannello di controllo.

A tutti i maghi e le streghe intrappolati: stiamo provvedendo alla riparazione dell'ascensore, in pochi minuti riprenderà a muoversi. Ci scusiamo per l'inconveniente!

 Hermione sospirò e si sedette a terra.

Alcuni minuti passarono e Draco non riusciva più a stare fermo. Malediceva se stesso e l'ascensore dentro di sé, mentre camminava su e giù senza tregua.

Strinse le dita sul corrimano, piegandosi un po' in avanti. Il suo respiro irregolare e gli occhi lucidi dicevano a Hermione che non era molto lontano dalla catastrofe.

La ragazza si alzò in piedi.

"Senti.. non so quanto sia grave la tua situazione ma se l'ascensore riparte siamo quasi arrivati.." cercava di rassicurarlo.

"Chiudi quel becco Granger! Non ho davvero voglia di parlare di questo!" le disse lui stringendo gli occhi.

Hermione lo guardava offesa, con un leggero broncio sul viso.

Draco la vide e si sentì molto maleducato.

"Ok, scusa." disse piano.

"Cosa?" Hermione non credeva alle sue orecchie

"Ho detto scusa! Sei sorda?" ribatté il biondo senza riuscire ad essere più gentile. L'insopportabile urgenza lo rendeva doppiamente intrattabile.

Hermione alzò un sopracciglio "Pensavo che il Principe di Ghiaccio non osasse pronunciare quella parola" lo schernì.

"Quello sì che è un soprannome idiota!" disse Draco corrucciato.

A Hermione scappò una risata, così sincera e carina che Draco non poté non ammirarla.

L'ascensore ripartì. "Evviva!" disse Hermione.

Draco, con la schiena e un piede appoggiati alla parete, si era stretto una mano tra le gambe senza poterne più fare a meno e sentì che la stoffa cominciava a bagnarsi. Per quanto tentasse di nasconderla dietro la gamba piegata, Hermione notò la sua mano e si accorse che la situazione era drammatica. 

"Resisti, siamo al piano. C'è un bagno non lontano dall'ascensore." gli disse con cortesia.

Draco annuì tristemente senza guardarla e cercò di concentrarsi.

Appena l'ascensore si aprì, usci tempestosamente, quasi urtando gli studenti che aspettavano fuori.

Hermione raccolse la sua borsa e il quaderno di Draco scusandosi con gli studenti e poi corse dietro di lui.

Lo trovò di fronte alla porta del bagno piegato in due.

 "Oh, andiamo!" disse e lo afferrò per un braccio trascinandolo dentro il bagno e spingendolo dentro un cubicolo. Poi chiuse la porta.  Sentì Draco ansimare e mugolare nello sforzo di aprire i bottoni e finalmente un sospiro e il rumore di acqua sulla ceramica, le disse che era andato tutto bene.

La ragazza sospirò di sollievo.

Dopo più di un minuto Draco sembrava ancora in piena attività, Hermione guardò verso il cubicolo con gli occhi sgranati. "Senti ma... da quanto...?"

"Dammi tregua Granger!" la interruppe Draco. E lei si zittì.

 Poco dopo un vecchio mago bibliotecario entrò nel bagno. Hermione colta di sorpresa si rifugiò con un veloce movimento dentro il cubicolo di Draco.

"Oh, ma certo, entra pure!" disse il biondo seccato mentre tirava lo sciacquone e si teneva chiusi i pantaloni con la mano.

"Ssshhhh!" disse Hermione "C'è un uomo!" e lanciò un sortilegio al cubicolo per nascondere i suoi piedi.

Poi guardò la macchia bagnata sui pantaloni che Draco aveva appena riabbottonato e puntò la sua bacchetta per pulirli ma Draco le bloccò la mano scuotendo la testa.

Tirò fuori la sua bacchetta e lanciò l'incantesimo lui stesso.

Sentirono il vecchio mago sospirare in modo un po' eccessivo e si guardarono senza riuscire a fermare un sorriso, distogliendo lo sguardo.

Draco si appoggiò di schiena alla parete e incrociò le braccia. "Grazie" disse seccamente a Hermione la quale alzò gli occhi incredula. "Ah.. prego" rispose.

Abbassando lo sguardo notò al polso del Serpeverde, un bracciale di un bianco quasi innaturale, fatto di fili intrecciati, con la chiusura d'argento.

"Senti, ma perché ti trattieni sempre fino all'ultimo secondo?" gli chiese incauta.

Draco la guardò recuperando la poca freddezza che aveva perso "Cosa ti fa pensare che io abbia voglia avere questa conversazione con te?"

"Sono solo curiosa.." disse un po' imbarazzata.

Il vecchio mago bibliotecario uscì dal bagno.

"Beh, io devo andare" disse Draco mettendo una mano sul pomello della porta.

Il cervello di Hermione improvvisamente si spense e il suo corpo agì secondo l'istinto primordiale. Si avvicinò, prese la mano del ragazzo e la tolse dalla maniglia della porta, poi alzandosi in punta di piedi, lo baciò sulle labbra.

Draco rimase per un attimo immobile, un brivido gli attraversò la schiena.

Hermione prese il suo viso tra le mani e lo baciò ancora. Draco chiuse gli occhi.

Improvvisamente sentì un piacevole calore avvolgerlo. Quando prì gli occhi vide Hermione abbracciata a lui, con la testa sul suo petto.

Non aveva mosso un dito verso di lei, e le sue labbra non avevano ricambiato il bacio. La ragazza lo lasciò andare e arrossì. Si sentì immensamente in colpa ripensando alla maledizione della pozione e il suo cuore rallentò. Ma che diavolo stava facendo?

Draco la guardò per un attimo in silenzio. "Non dovrei essere qui" disse. E aprì la porta per uscire. In quel momento sentì un rumore familiare e si bloccò guardando la porta del bagno.

"Resta lì dentro!" disse a Hermione chiudendola nel cubicolo.

Improvvisamente Lucius entrò nel bagno e la porta sbatté dietro di lui chiudendosi.

"Molto bene!" disse camminando verso Draco che era rimasto in piedi davanti al cubicolo.

"Adesso ti metti anche ad amoreggiare con una mezzosangue?! Cos'altro vuoi fare per rovinare la mia reputazione?"

Draco lo guardò inorridito.

"Spostati" disse Lucius

"Lasciala stare" rispose Draco calmo.

"Ho detto, spostati"

Draco non si mosse.

Lucius lo afferrò per un braccio e lo spinse da parte con violenza sbattendolo contro il muro.

Hermione si lasciò sfuggire un gemito. La porta del cubicolo si aprì e Lucius prese la ragazza per una spalla.

Draco scivolò lentamente lungo il muro con la testa tra le mani.

"Non provare più ad avvicinarti a mio figlio, lurida mezzosangue!" tuonò Lucius.

Hermione tremava con gli occhi sgranati mentre l'uomo la sbatteva fuori dalla porta del bagno buttandola a terra.

Si rialzò da pavimento e tornò verso la porta, ma trovò che era chiusa a chiave. Accostò l'orecchio e sentì la voce di Lucius.

"Alzati!"

Draco si tirò su a fatica, la testa gli faceva male e vedeva tutto offuscato. Riuscì a mettersi seduto e si tocco la fronte. Gocce di sangue cadevano sulla sua camicia.

"Non hai tempo da perdere per relazioni sentimentali o di altro tipo! Soprattutto con una mezzosangue! Pensa a diventare un mago impeccabile e a difendere il tuo onore!"

Lucius si chinò sul ragazzo, prese il suo braccio destro e tirò su la manica della camicia. Il marchio nero apparve sulla pelle chiara del suo avambraccio. Draco gemette di dolore, bruciava come il fuoco vivo mentre tutto il resto del suo corpo perdeva sensibilità.

"Questo, è la ragione per cui vivi! Non te lo dimenticare!" gli gridò in faccia suo padre.

Hermione si chiedeva di cosa stesse parlando. Sentì i passi dell'uomo approcciare la porta e si rifugiò dentro il bagno delle donne.

Un rumore, come un fruscio ovattato la incuriosì e poco dopo si affacciò fuori per trovare il corridoio vuoto.

Rientrò di corsa nell'altro bagno e vide Draco seduto a terra contro il muro, che si stringeva l'avambraccio sopra la manica della camicia.

"Draco!" la ragazza si inginocchiò vicino a lui. Spostò i capelli insanguinati sul lato della sua fronte scoprendo la ferita. "Dobbiamo andare all'infermeria! Dobbiamo avvertire Silente!" disse allarmata.

"Vattene Granger" Disse il ragazzo con un filo di voce "Silente lo sa. Non ti mettere in mezzo anche tu"

Hermione lo guardò preoccupata. 
Draco si alzò barcollando e raggiunse il lavandino. Mise la fronte sotto l'acqua che diventò subito rosa mischiandosi al sangue.

Hermione lo raggiunse, lo guardò tirarsi su, appoggiarsi al bordo del lavandino con la testa bassa, l'acqua e il sangue che cadevano a gocce dai suoi capelli, e le lacrime che tremavano sui suoi occhi. Si sentì spezzare il cuore.

Draco si sedette di nuovo a terra. Hermione si avvicino a lui e lo abbracciò.

Sentì il suo viso bagnato sul collo e un profumo che non aveva mai sentito in vita sua. Draco odorava come se fosse appena stato fuori in una notte invernale. Questa fu l'immagine che generò nella sua mente, l'odore che sentiva, di foglie, di alberi, di neve.

"Perché tuo padre ti tratta così?" chiese Hermione.

Draco singhiozzò e lei lo strinse di più a sé.

"Ti prego, vattene." disse, con voce spezzata, il Serpeverde che non pregava mai nessuno.

L'anno prima Draco avrebbe affatturato la Mezzosangue senza pensarci due volte, ma in quel momento, con il viso affondato tra i suoi capelli ricci, e le sue braccia intorno a sé, sentiva che non avrebbe mai voluto che le succedesse qualcosa di male.

Hermione si alzò piangendo, si mise in spalla la borsa e se ne andò.

Arrivata all'ascensore, strappò un foglio dal suo blocco. Scrisse qualcosa e poi lo toccò con la bacchetta.

Il foglio si piegò nella forma di un piccolo volatile e si librò nella spirale bianca salendo fino al pianterreno.

Planò sulle scale, sotto gli archi, e su per la torre, fino a scontrare sulla porta dell'ufficio di Silente cadendo sulla soglia.

Il preside alzò lo sguardo al piccolo rumore sordo. Lasciò la sua scrivania e andò ad aprire la porta. Si guardò intorno con sospetto prima di rendersi conto del piccolo volatile di carta che batteva le ali su pavimento.

Lo prese in mano e il foglio si aprì.

 

                 S.O.S. aggressione

 bagno uomini piano -3  biblioteca archivio storico

 

Note conclusive:

 

Una volta per tutte: Questa non è una Dramione!! lo prometto! E poi spero si capisca. :[   

 

 Music: Amy Winehouse - You Know I'm No Good    http://grooveshark.com/s/You+Know+I+m+No+Good/4nPglR?src=5

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Capitolo 9
*** There is no saving anything, we are swallowing the shine of the sun ***


 
 


Premessa
una piccola nota che avrei dovuto scrivere prima

Se fino ad ora vi è piaciuta, fidatevi di me e pazientate. Vi racconterò questa storia in modo che possiate godervi ogni capitolo senza esaurire subito tutto quello che ho da dire. Non vi spaventate se Hermione interagisce con Draco, perché Harry e Draco sono la coppia di questa storia e arriveranno dove vi aspettate che arrivino.
Ma i miei protagonisti sono ancora tredicenni, anche se a volte parlano come se fossero più grandi. Stanno appena scoprendo il loro corpo e i loro gusti sessuali. Hermione è una ragazza, quindi è più sveglia, sa già cosa vuole e ha cercato di prenderselo (Precisiamo: è lei che ha baciato Draco, non si sono baciati a vicenda) ma Harry e Draco nascondono o rifiutano l'attrazione che stanno cominciando a provare l'uno per l'altro. E' normale che delle ragazze entrino nella loro vita ed è normale che un tredicenne che prova attrazione per il suo stesso sesso, si senta confuso e cerchi, per prima cosa, di relazionarsi col sesso opposto. In questo caso Draco non ci riesce proprio. Perché è ovvio che le donne non fanno per lui, se non come mamme.
Inoltre vi sto raccontando di come mi sono immaginata il personaggio di Draco motivando il suo carattere e dandogli qualcosa in più. Ci vuole un po' di tempo per conoscerlo. Come Harry, anche chi legge, lo sta conoscendo piano piano. Per questo non arrivano subito al sodo...
Il personaggio di Hermione nella mia storia ha un ruolo rivelatore, ci racconta il lato di Draco nel suo rapporto con la madre e il suo personaggio dal punto di vista di una donna. L'attenzione è su di lui, non su di loro insieme.
Poi c'è l'Omorashi! (vedi nota sul mio account) tanto complesso quanto semplice. Harry prova una chiara attrazione per Draco in certe situazioni che lo rendono più vulnerabile e ancora non capisce il perché. Una cosa tipica dell'Omorashi è scoprire questa passione da piccoli e non capire che sia legata alla libido, ovvero realizzare che l'euforia che si prova a vedere una persona (che già ti piace) in quella sitiazione, sia effettivamente eccitazione sessuale. E' una scoperta parallela al sesso.
 
Buona lettura!


  
Trad Titolo: Non c'è salvezza per nessuno, noi divoriamo la luce del sole



 
 
 
     
Capitolo Nove

There is no saving anything, we are swallowing the shine of the sun

  
 
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Ascolta, bambino
segui questi passi verso il basso
c'è ragione di credere che io e te siamo in armonia
non sei solo, stai tranquillo
in fondo potrai aprire gli occhi
 
Open your ears child
Follow these steps down
There’s reason to believe we’re in harmony
You’re not alone, rest assured
At the bottom you can open your eyes
(Sleepy Sun: open eyes)

 
 
Draco si premeva una mano sulla tempia, mentre il sangue scendeva lungo il suo viso e giù fino al collo. Si sentiva debole e per un po' sperò di morire.
Non riusciva a pensare a nient'altro che a suo padre e al Signore Oscuro. Si sentiva addirittura in colpa per non aver evitato il bacio di Hermione. Come suo padre gli aveva sempre detto il bacio è il primo passo verso il tradimento. E l'abbraccio, un modo subdolo per testare la forza del nemico. Le dimostrazioni di affetto sono roba per babbani, non all'altezza di un mago delle Arti Oscure.
Non aveva mai ricevuto un bacio o un abbraccio da lui. Non che ci sperasse o lo desiderasse più. Sua madre sì, lo aveva riempito di affetto, per quel poco che era stata con lui. Se solo avesse potuto ricordarsi qualcosa. Ma lo sapeva, era stato così.
Pensò all'abbraccio di Harry. Non sembrava che stesse testando la sua forza, peraltro più che inesistente in quel momento. Sembrava piuttosto che gli stesse regalando un po' della sua.
Ma non poteva essere suo amico. Draco era il più giovane dei Mangiamorte e il suo unico obbiettivo era fare la volontà del Signore Oscuro.
 
Sperò che nessuno entrasse più nel bagno, che Hermione non tornasse o che non avesse detto niente a nessuno. Così lui sarebbe morto in pace durante la notte, perdendo lentamente i sensi.
Non mi salvate per favore.
Non mi salvate.
La porta del bagno si spalancò e Silente si avvicinò a lui.
 
-*-
 
Hermione entrò nella sua stanza con aria devastata. Gettò la borsa sulla poltrona e andò a guardarsi allo specchio. I suoi occhi erano arrossati dal pianto, il suo sguardo sconvolto e i suoi capelli...brillavano?
Hermione si avvicinò allo specchio estrasse la bacchetta e la roteo sui capelli bagnati che le si erano appiccicati al collo insieme al sangue del ragazzo.
"Perché piangi tutti i tuoi ricordi?" sussurrò.
 
-*-
 
Draco sedeva sulla poltrona dell'ufficio di Silente mentre madama Chips curava le sue ferite. Il dolore era sparito subito, quando la donna aveva roteato la bacchetta sulla sua testa.
"Questo però non è in mio potere Albus" disse la donna guardando il taglio sulla guancia pallida, che non era andato via insieme agli atri graffi.
"Va bene Poppy, per il resto come sta?"
"Tutto a posto" disse la donna fermamente "Non andare subito a dormire figliolo, hai preso una bella botta!" aggiunse guardando il ragazzino.
"Bene. Grazie, puoi andare" disse Silente calmo.
Quando la donna fu uscita dalla porta, versò due tazze di tè.
"Questo si chiama Infuso Della Felicità. Non bisogna abusarne ma qualche volta ci vuole proprio e ti assicuro che ti sentirai subito meglio!" disse sorridendo "Da dove viene il taglio che hai sulla guancia?" aggiunse vago.
"Credo sia l'anello di mio padre, Signore" rispose Draco con voce atona.
Il Preside si sedette sulla scrivania di fronte a Draco. Lo guardò e vide un volto scioccato e frustrato. Sospirò.
L'anello di suo padre era sicuramente un artefatto di magia oscura se aveva lasciato un taglio che Madama Chips non poteva curare.
"Vorrei che tu sapessi che quello che è successo, non è totalmente fuori dal mio controllo." Disse Silente "Ho dovuto acconsentire a tuo padre la possibilità di entrare a Hogwarts a suo piacimento. Ma il patto era che non facesse del male agli studenti, tra i quali sei compreso anche tu. Come spero potrai confermare, non era mai accaduto in questi anni. Fino alla notte di Halloween."
Draco annuì debolmente. Per lui non faceva differenza. Accadeva a casa ad ogni singola vacanza. Il suo disappunto per essere stato salvato dal dissanguamento semivolontario era ancora vivo in lui.
"Draco" il Preside si chinò un po' e il ragazzino alzò lo sguardo su di lui. "Ognuno di noi ha la sua anima e ognuno compie le proprie scelte." disse "Tu non sei come tuo padre anche se lui vorrebbe così. Sei solo un bambino adesso, ma stai crescendo e presto sarai un mago adulto con delle responsabilità sempre più grandi, verso la gente che ti sta intorno. Devi scegliere da che parte stare fin da ora. E devi farlo ascoltando te stesso. Non puoi sbagliarti."
Draco si sentì bruciare gli occhi.
Silente non sapeva che lui aveva il marchio nero sul braccio? Eppure era sicuro di sì.
Il suo comportamento bipolare aveva un senso, dunque. Stava cercando solo di essere sé stesso. Rifiutava quello che fino a poco fa aveva accettato senza fiatare. Ma come fosse successo non riusciva a spiegarselo.
"Avanti, bevi figliolo, non te ne pentirai" disse Silente vedendo che la tazza era ancora lì.
Draco prese la tazza e bevve un sorso. Subito si sentì inondato di calore e il suo corpo si rilassò. Al secondo sorso la sensazione si ripeté. L'effetto era breve ma intenso e se i sorsi si sovrapponevano, prendeva sfumature interessanti. Ad un tratto Draco ebbe quasi voglia di ridere.
"Come ho detto all'inizio dell'anno, a causa dell'evasione di Black, ho dovuto approvare che i Dissennatori stessero a guardia del castello." riprese Silente "E come avete capito tutti, quando li avete disgraziatamente incontrati sul treno, sono esseri molto pericolosi. E lo sono ancora di più per le persone che hanno ricordi particolarmente brutti nel loro passato."
Draco guardò il pavimento. Si ricordava bene di quel viaggio sul treno. Del gelo, dei pianti che sentiva e di quando fuggendo da uno dei Dissennatori, si era gettato alla cieca dentro lo scompartimento dei gemelli Weasley e si era quasi fatto la pipì addosso dalla paura. I doppioni lo avevano preso in giro per i successivi due mesi. Allora Draco, per non essere da meno, aveva preso in giro Harry che era addirittura svenuto per aver avuto la sfortuna di essere troppo vicino a una di quelle creature.
"Ho chiesto al Professor Lupin di insegnare a te e a Harry l'incantesimo Patronus. Un'arma per allontanare i Dissennatori. E' un incantesimo molto avanzato ma sono sicuro che anche tu, come Harry ha appena fatto, sarai in grado di impararlo senza difficoltà." affermò Silente.
Guardò gli occhi grigi di Draco e le sue labbra si strinsero insieme. "Somigli sempre di più a lei..." disse senza pensare.
Draco lo guardò sorpreso.
"Tua madre, Draco." sospirò Silente "Riposi in pace." aggiunse.
"Conosceva la mia vera madre, Signore?" chiese il ragazzino sorpreso.
"Certo, una delle streghe più oneste e brillanti che abbia mai incontrato!" disse il Preside con un po' di tristezza nello sguardo.
Draco lo guardò pensieroso.
Come avrebbe voluto chiedergli di più! E chissà quanti altri insegnanti sapevano che Narcissa non era che la sua matrigna. E dunque, che lui non era un mago purosangue...
"E' permesso?" disse Lupin affacciandosi alla porta.
"Entra pure, Remus" fece cenno Silente. "Gradisci un Infuso Della Felicità?"
 
-*-
 
Mentre lui e Lupin scendevano le scale del castello, Draco sentì il desiderio di fermarsi al bagno ma non osò dire niente e continuò giù per le scale. Le due grandi tazze di Infuso Della Felicità si erano fatte strada dentro di lui facendolo sentire piuttosto sollevato ma adesso anche un po' impaziente.
"Sei pronto ad incontrare un vero Dissennatore? " chiese Lupin.
Draco annuì. Non lo era affatto, ma supponeva di  non avere scelta.
Si incamminarono verso il lago. La brezza invernale fece rabbrividire Draco e stimolò inesorabilmente il suo bisogno.
Come arrivarono al lago Lupin si guardò intorno per assicurarsi che non ci fossero Dissennatori vicini, per il momento.
"Iniziamo con il pronunciare l'incantesimo a vuoto, studiando il movimento del polso." disse l'insegnante alzando la bacchetta.
Draco lo seguì.
"Adesso voglio che tu pensi a un ricordo. Il più felice che hai. Deve essere molto forte e molto importante, perché dovrai aggrapparti ad esso con tutto il tuo cuore prima di essere in grado di lanciare un Patronus. Quando avrai fermato il ricordo nella tua mente, allora potrai provare."
Draco cercò un ricordo, impazientemente camminando su e giù. Pensò al bacio di Hermione e provò l'incantesimo. Dalla sua bacchetta uscì una flebile luce bianca che sparì subito.
 
-*-
 
Hermione era intenta a leggere seduta sulla poltrona della sala comune, quando Harry e Ron attraversarono il dipinto.
"Hey! Dove sei stata tutto il giorno?" chiese Ron.
"In biblioteca" rispose lei seccamente.
"Certo...come ho potuto pensare che ti riposassi di sabato pomeriggio!" Ron roteò gli occhi.
"Niente di nuovo?" chiese Harry curioso.
Hermione gli porse una bottiglietta.
"Ancora lacrime!?" chiese Harry?
"Lacrime di chi?!" chiese Ron. La sua voce oscurata dalla gelosia.

"Calmatevi" disse Hermione "Oggi ho incontrato Lucius Malfoy! Ho assistito alla visita che ha fatto a Draco" si fermò sentendo un nodo alla gola "Gli ha spaccato la testa sul muro! E' un pazzo! Dobbiamo fare qualcosa!!" disse scoppiando in lacrime.
"Come sta Draco?" chiese Harry angosciato.
"Ho avvertito Silente, credo che stia bene.."  singhiozzò Hermione.
Harry le mise una mano sulla spalla. "Lo so, stai tranquilla. Adesso guardo la mappa."
Mentre Harry apriva la mappa del malandrino, Ron guardava Hermione serio.
"Non è nel castello!" disse Harry sorpreso.
"Come?" Hermione si avvicinò e Ron la seguì.
"Ah, eccolo! E' al lago! Con il professor Lupin!"
I tre si guardarono negli occhi. Harry scappò in camera e tornò un momento dopo con il mantello dell'invisibilità.
 
-*-
 
"Coraggio, prova di nuovo" disse Lupin.
Draco pensò a sua madre. Ma il fatto che non riusciva a ricordare niente lo deprimeva e basta. Provò ad aggrapparsi a quel poco che aveva in mente e ripeté l'incantesimo. 
Una luce più forte uscì dalla bacchetta.
"Bene! " disse Lupin, poi si girò indietro sospettoso. L'aria si fece fredda e Draco rabbrividì vistosamente stringendo le gambe. 
Un Dissennatore si avvicinava.
"Prova contro di lui!" disse Lupin.

Draco puntò la bacchetta tremante contro la creatura ma subito sentì un pianto, come venire da sotto un cuscino. Poi il pianto divenne improvvisamente forte e un grido gli squarciò i timpani, un dolore reale e intenso lo sovrastò.
Draco aprì gli occhi e vide Lupin. "Tutto bene ragazzo?" disse l'insegnante con un pezzo di cioccolata in mano.
Draco si tirò subito su a sedere "Cos'è successo?" disse respirando affannosamente.
"Sei svenuto. E' normale." l'insegnante era seduto vicino a lui.
 "Chi stava piangendo?" chiese.
"Nessuno. Quello è probabilmente il tuo peggior ricordo, figliolo. Mangia questo e ti sentirai meglio" disse tranquillo l'insegnante alzandosi in piedi e addentando a sua volta del cioccolato.
 
 Draco si guardò terrorizzato i pantaloni per paura di aver perso il controllo. Fortunatamente era tutto ancora in suo potere, ma uno spasmo acuto gli disse subito che lo sarebbe stato ancora per poco.
Si alzò da terra pensando che era svenuto come quello stupido di Potter.
"Allora proviamo ancora... Cos'hai Malfoy?" l'insegnante guardò il ragazzino, che era rimasto piegato in due con le mani sulle ginocchia e il volto contratto.
Draco non rispose, per un attimo aveva pensato di riuscire ad alzarsi ma in quel momento si era reso conto dell'impossibilità della cosa.
"Sto bene, Signore" disse finalmente recuperando il controllo.
"Non sembra proprio" disse Lupin.
Draco tremava come una foglia. Cercò di alzare la bacchetta ma non riusciva più a muovere un muscolo.
Lupin lo guardò meglio. Intuendo improvvisamente cosa non andava, si chiese per quale motivo non pronunciasse la sua richiesta. Eppure non sembrava molto timido.
Draco sentì una lacrima scendergli sul viso. Voleva dirlo, voleva chiedere ma non ci riusciva, era bloccato. L'insegnamento impietoso di suo padre lo aveva fatto diventare un automa.
Ma non aveva nessuna intenzione di ripetere la miserabile scena avvenuta davanti a Piton.
Lupin aspettò per vedere se il ragazzo si decideva a dire qualcosa. "Hai freddo?" gli chiese per muoverlo a parlare.
Draco deglutì a fatica e annuì debolmente. Ma un'altra lacrima gli scese sul viso. Non sapeva neanche come stesse facendo a rimanere immobile.
"Torneremo presto al castello non preoccuparti" disse il professore continuando a guardarlo.
Ad un tratto Draco raccolse tutta la sua volontà e scappò via .
Lupin sorrise e scosse la testa quando lo vide dirigersi verso gli alberi.

Draco si sbottonò i pantaloni e si liberò con un gemito di piacere, dietro un grosso albero. Chiuse gli occhi lasciando andare la testa leggermente all'indietro. La sensazione era decisamente meravigliosa.
Mentre era lì, qualcosa attirò la sua attenzione. Sul tronco dell'albero all'altezza della sua spalla, c'era piccola incisione che sembrava un alfabeto sconosciuto. Era chiaramente opera di una bacchetta magica. Come pensò all'ipotesi, la sua bacchetta ebbe come un sussulto nella sua tasca. Draco pensò di avere le allucinazioni per l'estasi della liberazione.
Quando ebbe finito. Tornò dall'insegnate con lo sguardo a terra.
"Mi perdoni, Signore" disse evitando il contatto visivo.
"Non c'è niente di cui scusarsi!" disse Lupin sorpreso "Riprendiamo la lezione".

Andarono avanti ancora un po’, fino a quando l'aria si fece di nuovo gelida ed entrambi rabbrividirono. Stavolta i Dissennatori erano quattro.
"Stai in guardia!" disse Lupin alzando la bacchetta. Due Dissennatori si avvicinarono e Draco cominciò a sentire quel pianto. Un pianto di bambino. E pensò a sua madre, alla stanza da cui venivano le sue ultime grida. Improvvisamente si sentì malissimo. Alzò gli occhi e davanti a lui c'era uno di quei mostri che assomigliavano così tanto all'ombra informe del Signore Oscuro. Draco alzò la bacchetta con la mano sinistra e un ricordo gli apparse nella mente dal nulla. Lo fissò nel suo cuore e pronunciò la formula.
"Expecto Patronum!" disse, senza gridare ma con una forza nella sua voce, che non aveva mai sentito prima. Una luce accecante si sprigionò dalla punta della sua bacchetta.

Lupin e i tre Dissennatori che lo stavano attaccando vennero spinti indietro dalla luce.
L'insegnate vide un grosso animale saltare sopra di sé e sentì un'ondata di calore spazzare via i Dissennatori.
Draco guardò stupito il poderoso unicorno galoppare sul filo dell'acqua del lago e illuminare la notte.
"Notevole!" disse L'insegnante tirandosi su da terra.
 
 
h+d





 
Note conclusive:
 
Grazie a tutti per aver letto. E spero di aver spiegato bene tutto nella premessa!  

Una parte del brano musicale lo avevo già utilizzato al capitolo 5 quindi non sto a rimettere il link.  A presto! D

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Capitolo 10
*** Alien Observer ***





Trad Titolo: Osservatore Alieno
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo Dieci

 
Alien Observer

 
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Osservatore Alieno
Lo sento nelle tenebre
sono arrivato a sentirlo qualche volta
mentre segue le luci della strada
domandandosi come potremmo mai nasconderci

 
I feel it in the darkness
I've got to feel it sometimes
Following the street lamps
Wondering how we're every meant to hide

(Grouper: Alien observer)
 



 
Harry, Ron e Hermione uscirono dal castello e si avventurarono verso il lago sotto il mantello dell'invisibilità.
Più scendevano più la temperatura si abbassava.
Ron rabbrividì "Non mi piace affatto questo posto di notte! Ci sono i Dissennatori fuori dal castello, non dovremmo stare qui!" si lamentò.
"Piantala Ron!" disse Hermione senza notare il suo sguardo ferito.
"Dovrebbero essere più avanti, da quella parte" disse Harry controllando la mappa.
Improvvisamente l'erba ghiacciata scrocchiò sotto i loro passi. Harry sentì un grido e la sua testa divenne pesante.
"Harry!" Hermione urlò quando si accorse delle decine di Dissennatori che li attaccavano alle spalle.
Il mantello dell'invisibilità volò a terra.
Harry cercò la sua bacchetta ma non sapeva più dov'era, non sapeva più neanche cosa volesse dire bacchetta. Crollò a terra e vide il cielo stellato coprirsi di un ombra nera. Le grida gli riempivano il cervello.
Ron si gettò su Hermione per proteggerla e i Dissennatori fluttuarono su di loro.
Improvvisamente, la notte si illuminò. Harry vide un unicorno bianco saltare proprio sopra di lui e trascinare via i Dissennatori. Chiuse gli occhi e vide di nuovo l'unicorno, gli sorrise.
Uno schiaffo lo fece tornare alla realtà. "Harry! Ron non si sveglia!" diceva Hermione allarmata.
Harry si tirò su sconvolto e barcollò verso Ron. Si avvicinò al suo viso. "Respira" disse.
"Si è buttato su di me e mi ha nascosta dai Dissennatori!" Piagnucolò Hermione.
"Aiuto..." si lamentò il rosso con un filo di voce.
"Ron! Stai bene?" gridò Hermione con le lacrime agli occhi.
"No..." disse Ron tirandosi su a sedere.
Hermione lo abbracciò.
Harry sospirò pensando che sarebbe stato saggio portare della cioccolata.
"Prendi un po' di questa" disse Hermione porgendogliene una barretta.
"Wow, davvero ci hai pensato?" Harry la scartò incredulo.
"E dall'inizio dell'anno che ci sono i Dissennatori a Hogwarts e tu esci senza cioccolata?" lo rimproverò la ragazza.
Harry raccolse il mantello e ricoprì tutti e tre. "Di chi era quel Patronus?" disse tra sé e sé
"Quel chi? Chi era?" ciancicò Ron in confusione guardandosi intorno.
"Patronus, Ron" suggerì Hermione "E' un incantesimo contro i Dissennatori e prende la forma dello spirito guida di chi lo performa" spiegò "Non ricordo la forma del Patronus di Lupin sul treno, ma potrebbe essere il suo. Sembrava molto potente."
"Un unicorno.. " sibilò Harry. In fondo c'era solo Lupin là fuori capace di lanciare un...
"Ma certo! Come ho fatto a non pensarci!" disse poi guardando i suoi amici "Lupin è qui per insegnare il Patronus a Draco!"
A lui lo aveva insegnato usando il Molliccio ma probabilmente quello di Draco non si trasformava in un Dissennatore. Harry ricordò che a causa del suo molliccio la classe fu interrotta e Draco, come molti altri non aveva affrontato quella creatura.
"Dici davvero?" Hermione si sentì un po' tagliata fuori. A lei nessuno aveva insegnato il Patronus.
"E' molto possibile" rispose Harry. Dopo aver visto i suoi ricordi pensò che anche Draco come lui, era sicuramente un bersaglio facile per i Dissennatori. E questo Silente lo sapeva. Quindi sapeva anche di sua madre e del fatto che non era purosangue.
"Se è un Unicorno allora potrebbe essere di Malfoy." disse Hermione "Come il quadro nel ricordo"
"Quale quadro?" chiesero Harry e Ron all'unisono.
"Non lo avete visto? " disse lei sorpresa."Era un quadro con un unicorno disegnato sembrava importante nei suoi ricordi."
"Ripensandoci, in effetti... un quadro..." Harry aveva la strana sensazione di deja-vu e non capiva perché il suo cervello aveva ritenuto di poco conto ricordare quel quadro. Invece Hermione se lo ricordava chiaramente mentre Ron nemmeno lo aveva visto.
Harry era preso dai suoi pensieri quando Hermione gli tirò la manica della veste.
"Eccoli!" disse vedendo le due figure non lontano, sedute su una roccia.
Non si avvicinarono troppo avendo notato che il Professor Lupin godeva di un senso dell'udito straordinario.
"Riesci a sentire cosa dicono?" chiese Harry.
"Macché! Non sento un accidente!" si lamentò Hermione.
 
"Un Unicorno, un bellissimo e potentissimo animale!" sorrise Lupin con lo sguardo pensieroso, "Il Patronus prende la forma del nostro spirito guida, sai?"
Draco guardò il braccialetto bianco che aveva al polso sinistro. L'insegnante gli ficcò in mano dell'altra cioccolata.
"Mangia che stasera ci hanno davvero drenato..." si guardò intorno "Però! Hai ripulito tutta Hogwarts con quel Patronus!"
Draco inclinò leggermente le labbra, il tono dell'insegnante lo fece quasi sorridere. Quasi.
In fondo scoprì che Lupin gli piaceva. Era l'unico insegnate che non lo faceva sentire proprio a disagio. Seppure Lucius lo denigrasse per il modo trasandato in cui si presentava, e lui stesso aveva espresso di conseguenza il suo disprezzo davanti agli altri studenti, non aveva mai veramente pensato ciò che aveva detto.
"Torniamo al castello" disse Lupin alzandosi e passò una mano sulla testa di Draco, arruffandogli i capelli.
Draco si irrigidì come faceva ad ogni contatto umano.
"Rilassati un po'o ti verrà un infarto a vent'anni!" sorrise l'uomo.
 
"Stanno arrivando!" disse Hermione e tutti e tre si schiacciarono contro la parete di una grossa roccia.
Mentre passavano davanti ai tre, Draco si voltò di scatto e puntò la bacchetta verso la roccia.
"Che succede?" chiese l'insegnante.
"Ho sentito qualcosa" disse Draco.
Harry trattenne il fiato. Il biondo lo stava guardando dritto negli occhi, senza saperlo.
"Sarà qualche animale, non preoccuparti" disse Lupin continuando a camminare e annusando l'aria della notte con sospetto.
Draco abbassò la bacchetta poco convinto e lo seguì.

 
-*-

Hermione era seduta sul divano della sala comune con un libro e lo stomaco sottosopra per l'incontro con i Dissennatori.
Harry si sedette accanto a lei nelle stese condizioni.
"Il Patronus non è solo un incantesimo" disse Hermione leggendo sul libro che aveva in mano "E' un'autoterapia: l'incantesimo Patronus, genera sentimenti positivi partendo dai ricordi felici di chi lo performa. Necessita di molta energia fisica ma rigenera la persona a livello psicologico."
"E' vero, non ci avevo pensato, ma l'ho sentito quando ho lanciato il mio primo Patronus" disse Harry.
"Silente avrà visto in che condizioni era Draco e avrà deciso curarlo così..." ipotizzò lei. "Hai visto il mio gatto?" aggiunse poi poggiando la testa alla spalliera del divano "Non lo trovo più."
Harry scosse la testa "Starà torturando crosta!" anche Ron si era lamentato delle frequenti scomparse del suo topo dicendo che ogni volta tornava sempre più malconcio.
"Anche tu adesso lo accusi ingiustamente?" si ribellò Hermione.
Ron entrò nella sala comune sbadigliando "Io me ne vado a letto"
"Notte" risposero all'unisono Harry e Hermione.
Ron li guardò un momento e poi si incamminò su per le scale.

 
-*-
 
Draco era sdraiato sul suo letto con le tende chiuse. La testa poggiata su un braccio, accarezzava la pelliccia fulva di Grattastinchi. Il gatto si era intrufolato nella sua stanza e non se ne voleva andare.
Pensò ai suo peggiori ricordi, quelli che i Dissennatori facevano emergere con grande maestria.
Ricordò il giorno in cui suo padre lo aveva trascinato via e chiuso in camera, le grida di sua madre, il suo volto pallido senza vita. Quella era l'ultima volta che aveva pianto prima di quell'anno. Ed era una delle poche cose che ancora si ricordava anche se a piccoli flash.
I Dissennatori avevano sicuramente pane per i loro proverbiali denti.
Pensò alla facilità con cui era svenuto davanti al Dissennatore. Ecco cosa aveva provato Harry sul treno. E lui lo aveva ridicolizzato per settimane. Sospirò.

 
-*-
 
Nei giorni successivi Ron si rese conto che non solo Harry ma adesso anche Hermione, fissava il tavolo dei Serpeverde.
"Mi passi lo zucchero?" le chiese.
Hermione glielo passò distrattamente e infilò la zuccheriera dentro la sua tazza di tè facendola rovesciare.
"Ohmmerlino! Scusa!" disse impacciata.
Ron la guardò cupo. "Da quando in qua non guardi quello che fai? Mi sembri impazzita." disse, e si alzò da tavola.
Draco alzò gli occhi al trambusto del tavolo dei Grifondoro e incrociò lo sguardo di Harry. Si chiese quale fosse la forma del suo Patronus, quale il suo ricordo felice e cosa avesse sentito quando era svenuto.  Le grida che aveva sentito la notte prima  di fronte a quel Dissennatore, ancora gli davano i brividi. 
 
Harry dall'altro lato, con gli occhi fissi nei suoi, ripensava all'Unicorno, che lo aveva salvato dal dolore atroce delle grida di sua madre, a lei che cercava di separarlo dalla letale bacchetta di Voldemort, alle sue ultime parole...non Harry.

 
-*-
 
Nel pomeriggio erano tutti nella serra di Erbologia per l'ultima lezione del giorno.
Era una di quelle giornate grigie e piovose in cui l'insegnante aveva diviso a coppie gli studenti e li aveva messi a fare un po' di lavoro manuale.
"Legate una foglia di ognuna di queste cinque piante in un piccolo fascio. Dopodiché le metteremo ad essiccare. Fate molta attenzione a non dimenticarne nessuna. Vi serviranno come ingredienti per le future classi di pozioni."
Draco non poteva credere di essere finito casualmente in coppia con Hermione e seduto sulla panca di pietra vicino a lei, cercava di concentrarsi sul lavoro e ignorarla completamente. Harry era con Lavanda Brown e Ron con Pansy Parkinson.
Le tre coppie si scambiavano sguardi loschi e indagatori.
Il ticchettio e lo sciabordio continuo della pioggia sui vetri della serra, fece improvvisamente ricordare a Draco che per l'ennesima volta si era dimenticato dell'esistenza dei bagni e dalla mattina ancora non ci era tornato.
Cercò di non pensarci e incrociò le caviglie sotto la panca oscillando leggermente un piede.
Dopo un po' Hermione rovistò nella borsa e tirò fuori un quaderno.
"Ho dimenticato di ridarti questo" gli disse mettendolo sul tavolino davanti a loro.
Draco guardò il quaderno per un secondo. "Grazie" disse freddamente senza guardare la ragazza o smettere di lavorare alle fascette di foglie.
Hermione lo scrutò.
Dopo un'ora Draco cominciava a dare chiari segni di impazienza e di nervosismo.
Hermione si sporse verso di lui. "Tutto bene?"
"Per favore, Granger!" Draco si voltò ghiacciandola con lo sguardo.
Hermione riprese il suo lavoro. Ma non riuscì a smettere di lanciargli continue occhiate.
 
"Benissimo Signorina Granger, continui così" disse l'insegnante, passando tra gli studenti a controllare il lavoro.
"Signor Malfoy questa fascetta manca della foglia di Claudius e quest'altra del Ranuncolo Selvatico. Faccia più attenzione" aggiunse continuando il giro.
Draco sospirò seccato e riprese le due fascette una delle quali gli esplose tra le mani, disperdendo intorno tutte le foglie. Il biondo poggiò le mani sulle ginocchia stendendo le gambe davanti a sé e abbassò la testa. In quel momento avrebbe voluto dare fuoco all'intero cestino di foglie.
"Draco stai bene?" chiese Hermione chinandosi per guardarlo in faccia.
Il ragazzo non rispose, sospirò e si appoggiò con le mani al bordo della panca piegandosi un po' in avanti.
"Ti stai rifiutando di chiedere si uscire dalla classe non è così?" sussurrò Hermione in modo supponente.
"Granger, questo tuo monologo finisce qui!" sbottò Draco senza guardarla.
Hermione sospirò e tornò di nuovo al lavoro.
Harry continuava a lavorare alzando di tanto in tanto gli occhi su Draco anche se il biondo non ricambiava mai il suo sguardo.

 
-*-
  
Draco guardò l'orologio, un quarto d'ora e la tortura sarebbe finita. Gli sembrava un'infinità di tempo e con la pioggia che non smetteva di sgocciolare tutto intorno alla serra, resistere era davvero una lotta.
"Ma perché non glielo chiedi e basta? Ti lascerà uscire!" gli sussurrò di nuovo Hermione incapace di frenare le sue parole.
"Non ho bisogno che tu mi faccia da baby sitter!" disse Draco innervosito.
"A me sembra di sì!" ribatté lei e distolse lo sguardo all'occhiata malefica del biondo.
 
La professoressa batté le mani "Venite tutti qui e mettete i cestini sul tavolo di marmo. La lezione è quasi finita, li controllerò personalmente, poi potrete lasciare la classe due a due dopo il controllo.
Draco si alzò stringendo i denti. Camminò con eleganza sebbene con la schiena un po' rigida verso il tavolo insieme agli altri. E ci poggiò sopra il cestino.
 
Harry, poco distante, guardò le dita pallide e magre, tormentare l'angolo del tavolo prima di sparire delicatamente dentro la tasca dei pantaloni scuri. Erano abbastanza stretti da mostrare quanto a fondo, la sua mano stava andando e svelare un leggero rigonfiamento che fece arrossire Harry. Guardò le belle labbra di Draco, perdere colore sotto la stretta selvaggia dei denti bianchi. Il cuore gli batteva forte e la sua cicatrice cominciò a pizzicare leggermente.
Draco non aveva tregua, pestava i piedi e dondolava le ginocchia ma, con infinita dignità, riusciva a non dare troppo nell'occhio.
L'espressione sul suo viso era un po' preoccupata ma lo sguardo nei suoi occhi era immobile e gelido come sempre. Così profondo però, che quando Harry per un attimo lo incrociò sentì un brivido dietro la nuca.
Non si capacitava di come Draco sembrasse indifeso come un cucciolo e nello stesso tempo pericoloso e minaccioso come un serpente.
Lavanda Brown sorrideva a Harry costantemente, e lui rispondeva ai sorrisi imbarazzato.
"Datti una mossa Carotene, ho da fare per Natale!" intimò Pansy a Ron che si era bloccato a guardare Hermione e il modo in cui lei fissava Malfoy.
"Sarai felice di sapere che siamo tra gli ultimi" sussurrò Hermione a Draco, vedendo che l'insegnante aveva cominciato il controllo in senso antiorario.
"Entusiasta!" le rispose lui sprezzante, a denti stretti.
Dopo un po' Draco si staccò di poco dal gruppo e andò ad appoggiarsi con la schiena alla parete di pietra. Tenendo le mani in tasca, piegò un ginocchio e poggiò casualmente un piede sul muro aspettando il suo turno.
Hermione però aveva visto i suoi occhi diventare lucidi. Anche Harry lo guardò prima di uscire dalla classe. L'incontro con la sua squadra di Quidditch lo aspettava e non poteva rimanere ad attendere gli altri.
Ron lasciò l'aula insieme a Dean, dopo che entrambi avevano passato il controllo.
 
Quando finalmente la professoressa li congedò, Draco usci dalla serra di fretta e si diresse verso l'unico bagno che conosceva nelle vicinanze. Girò l'angolo e si getto verso la porta trovandola chiusa a chiave.
"Occupato!" gridò una voce da dentro.
Draco imprecò gettando a terra la sua borsa e cominciò a camminare da un muro all'altro del corridoio.
Hermione lo aveva seguito e, come girò l'angolo, lo trovò che tirava calci al muro.
"Draco? Che succede?"
"Taci Granger!" disse Draco stringendo i pugni.
Hermione bussò alla porta del bagno
"Occupato!" disse di nuovo la voce.
Guardò Draco con tenerezza scuotendo leggermente la testa. Lui si avvicinò di nuovo al bagno e tirò un calcio alla porta "Datti una mossa!" gridò.
Hermione sgranò gli occhi. Il biondo si appoggiò con la schiena al muro imprecando sottovoce con il viso tra le mani. Poi riprese a camminare avanti e indietro.
La ragazza capì che aveva decisamente passato il suo limite di resistenza e stava dando i numeri. Sperò che chiunque fosse nel bagno si sbrigasse. Anche perché come sapeva, non c'erano altri bagni vicini.
"Draco perché non esci nel cortile?" gli disse Hermione. Sebbene sapesse che quello significava ripassare dalla classe e chiedere alla professoressa il permesso di uscire da lì.
"Ti piace tanto dire agli altri cosa fare, vero Granger?" la aggredì Draco con le lacrime che cominciavano a far brillare gli occhi grigi.
Dette un altro calcio alla porta "Esci da questo maledetto bagno!!" gridò di nuovo con tono arrogante e crollò con un ginocchio a terra
"...Non ce la faccio più..." sussurrò subito dopo stringendo gli occhi.
Hermione lo fissò e deglutì imbarazzata. Si sentiva stranamente impotente e attratta dalla scena.
Draco si rialzò e in un ultimo momento di follia, dette un calcio così forte che la porta si aprì e rivelando Neville Paciock, con gli occhi sgranati, seduto sul water.
"M-Ma...Malfoy!!!" Neville diventò paonazzo.
Hermione arrossì e si portò le mani alla bocca.
Draco entrò senza neanche pensarci si diresse verso il basso lavandino. Stretto nelle spalle, si sbottonò i pantaloni e cominciò ad ansimare "oh, wow.." con gli occhi semi chiusi riversò un potente getto trasparente nel lavabo di pietra.
La ragazza, con la mascella a penzoloni chiuse la porta. Si chiese come avesse avuto la forza di sfondarla.
"Che schifo Malfoy, ma che fai?" Hermione sentì la voce di Neville che si lamentava inorridito dalla scena e Draco che gli rispondeva freddamente senza scomporsi "Chiudi quel forno, non ce la facevo più."
"Gentile come sempre!" ribatté Neville.
Hermione sorrise. Poi si girò a guardare Draco che era ancora visibile di tre quarti di fronte al lavandino, dalla fessura della porta mezza scardinata. Guardò le sue labbra semiaperte e si sentì ribollire dentro. Distolse lo sguardo.
"Reparo" disse puntando la bacchetta sulla porta che tornò a posto.
Mentre l'acqua del lavandino scorreva. Vide Neville uscire, furioso e rosso di vergogna, dal bagno e scappare su per le scale.
Draco uscì subito dopo. Prese la sua borsa da terra e si avviò elegantemente nel corridoi senza nemmeno guardarla.
Ma dopo pochi passi si fermò senza girarsi e sospirò.
Hermione camminò verso di lui e lo abbracciò da dietro stringendo le braccia intorno alla sua vita.
"In questo modo ti farai del male..." gli disse piano.
"Non mi importa" rispose lui seccamente.
La ragazza si appoggiò alla sua schiena e improvvisamente, lui si sentì avvolgere da un ricordo, l'abbraccio di sua madre, il suo sorriso, le sue mani sulla sua schiena, i capelli biondi e lunghi che lo sfioravano.
Hermione sentì che Draco non si muoveva verso di lei e lo lasciò andare delusa.
Appena lo fece il ricordo di Draco svanì nel nulla. Guardò la ragazza allontanarsi e salire le scale di fretta.
Dopo poco s'incamminò anche lui.
Una porta cigolò nel corridoio deserto, Ron si affacciò corrucciato, stringendo i denti con le lacrime agli occhi.

 
-*-
 
"Possiamo andarci stanotte?" chiese Hermione a Harry. Era molto curiosa di sapere cosa ci fosse nei ricordi che Draco aveva versato sui suoi capelli.
"Dopo controllo la mappa" rispose Harry addentando una salsiccia. "Ma dov'è Ron?"
"Non ho idea..." disse Hermione sovrappensiero.
 
Più tardi, entrando nella sala comune dei Grifondoro, Hermione si rivolse preoccupata a Harry
"Non è neanche venuto a cena! Ma dove sarà?"
"Fammi vedere in camera" disse Harry.
"Ron sei qui?" chiese entrando.
Nessuno rispose. Harry si avvicinò alle tende chiuse del letto di Ron.
"Ron?"
"Mh?" disse una voce da dietro le tende.
"Stai bene?" chiese preoccupato.
"No"  fu la breve risposta.

Harry aprì le tende del letto e lo vide sdraiato con la testa sotto il cuscino.
"Che ti prende?" incalzò.
Ron si sedette sul letto. A quel punto Harry notò il suo occhio nero.
"Che ti è successo?" lo guardò sconvolto.
"Sono caduto dalle scale.." rispose Ron atono.
"Da quali scale? Quando?" Harry esaminava il grosso livido dell'amico.
"Harry, pensi che io piaccia a Hermione?" chiese il rosso con aria depressa.
"Credo di sì... Ma perché lo chiedi a me? Ci hai messo qualcosa su quell'occhio?"
"No...Ok, non sono caduto dalle scale" ammise Ron.
"E allora cosa?"
"Ho fatto a botte"
"Con chi?"
"Prometti di non dirlo a Hermione?"
"Promesso"
"Con Malfoy"
"Chi?"
"Hai sentito"
"Ron ma perché?" Harry aveva notato Draco un po' accigliato a cena, ma gli sembrava la sua normale espressione. In effetti però, si massaggiava la mascella.
"Ho iniziato io, l'ho colpito e lui mi ha messo al tappeto" sospirò.
"Perché?" chiese Harry calmo.
Il rosso sospirò di nuovo."Li ho visti che si abbracciavano."
Il moro si sentì gelare dentro. "Sul serio?" si sedette sul letto accanto all'amico con aria cupa.
"Pensi che stiano..." chiese Ron.
"Oh, no, no..." Harry cercò di convincere sé stesso.
"Ma allora tutta quella storia della maledizione?" si domandò il Rosso.
"Magari, Hermione si è presa una piccola cotta per lui" ipotizzò Harry.
"Ah.." fece l'altro con aria suicida. "O forse sta cercando di ucciderlo!" disse poi speranzoso.
"Non credo, Ron. No" disse Harry scuotendo la testa.
Dopo un momento di silenzio si alzò "Stanotte andiamo al pensatoio per quel ricordo che ha trovato Hermione. Vuoi venire?"
Ron Ruggì e infilò di nuovo la testa sotto il cuscino.
"Devo prenderlo come un no?"  chiese Harry.

 
-*-
 
Harry e Hermione aprirono la porta dell'ufficio di Silente. Ed entrarono coperti dal mantello dell'invisibilità.
"Oh no!" disse Harry.
"Cosa?" Hermione si voltò.
Harry indicò l'armadio aperto e vuoto "Il Pensatoio. Non c'è più!"
 
 
h+d





 

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Capitolo 11
*** Anyone's Ghost ***






Trad Titolo:  Il Fantasma Di Nessuno 
 

 
 
 
 
 
 
Capitolo Undici
 
Anyone's Gost

 
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Avevo un buco al centro
dove il fulmine era passato attraverso
Ho detto ai miei amici di non preoccuparsi
avevo un buco al centro
per qualcuno non era un evento marginale
ho detto ai miei amici di non preoccuparsi
non volevo essere il tuo fantasma
non volevo essere il fantasma di nessuno
 
I had a hole in the middle
where the lightning went through it
Told my friends not to worry
I had a hole in the middle

someone's sideshow wouldn't do it
I told my friends not to worry

Didn't want to be your ghost
Didn't want to be anyone's ghost

 (Arcade Fire: anyone's ghost)
 
 





 
Dopo colazione, Harry e Hermione passeggiavano sul grande ponte di legno di Hogwarts.
"Non mi parla, Harry! Non riesco a capire!" si lamentava Hermione.
"Stai tranquilla gli passerà" rispose Harry sovrappensiero.
"Ma cosa gli passerà? Neanche so quale sia il problema!"
"Qualsiasi cosa sia gli passerà, credimi." disse di nuovo lui guardando le cime innevate delle montagne.
Ron la ignorava da un paio di giorni ormai, Harry aveva dovuto tenere in piedi la storia della caduta dalle scale. Non voleva svelare a Hermione i veri sentimenti dell'amico. Adesso era preoccupato per Draco, che sembrava piuttosto depresso e frustrato e per Hermione, che sembrava muoversi in modo decisamente incauto, rispetto ai suoi standard.

 
-*-
 
Più tardi, tra il pranzo e la lezione di Trasfigurazione Harry si stava riposando sul suo letto quando Ron entrò in camera e si lanciò sull'altro letto sbuffando.
"Come va?" disse Harry con la faccia pressata sul cuscino.
"Lo odio!"
"Chi?"
"Indovina?"
"Stai parlando di Draco vero?"
Ron fece una smorfia "Perché lo chiamate per nome?!" grugnì.
Harry non rispose.
"Andiamo Harry! " disse Ron innervosito "Ammettilo, Malfoy è stato uno stronzo assoluto per gli scorsi due anni! Un codardo! Un bullo! Un presuntuoso e arrogante che chiaramente simpatizza per le Arti Oscure, come quel mostro di suo padre! E adesso? E' diventato il figlio di Hermione! L' ho vista come si prende cura di lui! Come lo guarda, come lo controlla!"
Harry sgranò gli occhi...Ron si sarà accorto anche di come lo controllava lui? Sperò che fosse davvero accecato dall'amore per Hermione e avesse dimenticato di guardare il suo amico per un po'.
Non aveva mai visto Ron così arrabbiato.
Pensò a quando Draco lo aveva insultato, irridendo la sua famiglia numerosa e povera, solo perché Harry in quel momento aveva scelto il rosso come amico e non gli aveva stretto la mano. E aveva continuato ad insultarlo per i successivi due anni. Ma tutt'ora Harry riusciva a vedere qualcosa negli occhi di Draco che gli diceva che quell'arroganza, era solo uno scudo ad un'immensa fragilità e che era tutto quello che aveva, per difendersi da chi lo costringeva a comportarsi così, da chi lo aveva cresciuto come un cane da combattimento al prezzo della sua libertà.
"In realtà non è così male.." disse Harry pensando ad alta voce.
"Cosa?!" Ron si alzò dal letto e cominciò a camminare su e giù nella stanza. "Stai scherzando vero Harry? Avresti dovuto vederlo quando mi ha fatto questo! " disse Ron indicando il suo livido non ancora guarito del tutto.
"Gli sono corso dietro su per le scale. Lui si è girato e io l'ho colpito. Allora sai che ha detto? Pezzente, se osi ancora toccarmi ti spezzo una mano! Io non ci ho visto più e ho fatto per tirargli un altro pugno ma lui mi ha colpito per primo e sono rotolato dalle scale! Non si è nemmeno girato per vedere come stavo! Mi ha lasciato là! Potevo essere morto!"
"Ron, non esagerare, stai calmo..Sei tu che lo hai aggredito!" Harry lo guardò con tenerezza. "Lo so che è uno stronzo, ma cerca di capire... ha perso sua madre, forse tre anni fa, e ha un padre violento e pazzo! Non posso neanche pensare a cosa sia stato crescere in un ambiente così austero e ostile come la casa dei Malfoy!" si fermò un attimo e pensò al suo sottoscala a casa dei Dursley e a suo zio che gli urlava in faccia cose terribili su sua madre e lo rinchiudeva a chiave nella sua stanza. Forse qualcosa riusciva a immaginare.
"Hai ragione è proprio un violento come suo padre!" disse Ron sprezzante.
"Non volevo dire questo Ron! Draco non è così!" gridò Harry. Doveva scegliere le sue parole con cura perché era sicuro che Ron non avrebbe capito quanto lui si sentisse vicino a Draco.
"Proprio tu Harry?" si rivoltò Ron "Tu che fino a poco fa avresti combattuto contro di lui se avesse osato torcere un capello a me o a Hermione! Adesso lo stai giustificando!"
Harry saltò in piedi "Ron! Non è una cattiva persona! Vuole solo che tutti lo pensino!"
"Beh, con me ci è riuscito!" disse Ron "Tu ed Hermione state solo cadendo nella sua trappola! Vi siete fatti intenerire dal fatto che ha perso sua madre! E  allora? Questo non fa di lui una brava persona! O sbaglio? E non gli dà il diritto di comportarsi così o di essere scusato! Usare la morte di sua madre per farvi passare dalla sua parte è veramente squallido!"
Harry, accigliato, rimase un momento a guardare Ron in silenzio "Perdere la propria madre non è una cosa semplice, Ron. Spero che tu debba affrontare molto tardi questo dolore." Disse cupo.
"Scusa Harry, non volevo dire.."
"Ve bene. Ci vediamo a lezione" Harry prese la borsa con i suoi libri e uscì dalla stanza.
Ron sospirò. "Giuro che lo umilierò davanti a tutti quel maledetto!!" disse stringendo i denti.
 
-*-
 
Pochi giorni più tardi, Draco era in classe per l'ultima lezione del pomeriggio. Guardava la neve che aveva imbiancato la foresta, attraverso le finestre bifore.
Piton entrò in classe.
Draco si voltò e vide Hermione seduta accanto ad una ragazza di Tassorosso.
Dalla lezione di erbologia non le aveva più parlato. La stava ignorando come faceva con Harry per evitare di trovarsi nei guai ma soprattutto perché non voleva che suo padre facesse loro del male.
Si stupì del fatto che Hermione gli fosse mancata. Ma gli era mancata lei, o i ricordi di sua madre che lo assalivano ogni volta che lei lo toccava?
Harry, due file indietro, notò lo sguardo del biondo su di lei e il rumore secco di una piuma che si spezzava, gli disse che anche Ron lo aveva notato.
"Calmati! " sussurrò all'amico.
 
"Copiate questa ricetta dalla lavagna" disse Piton mentre il gesso scriveva "E appena avete finito, prendete posto al tavolo di lavoro."
Dopo pochi minuti gli studenti cominciarono ad alzarsi. Ron si rese conto che l'ultimo posto disponibile era accanto a Malfoy e lo guardò con disdegno.
"Nemmeno io muoio dalla voglia di starti accanto, Weasley"  disse Draco in risposta allo sguardo disgustato di Ron.
"Ci scommetto Malfoy" rispose lui seccamente.
Harry li guardò sospettoso e si scambiò qualche occhiata con Hermione che era dal lato opposto del tavolo.
Ron, guardò Malfoy con la coda dell'occhio e premette insieme le labbra.
In verità il Grifondoro aveva un piano ormai da giorni. Lo aveva osservato per un po' e da quella mattina a colazione lo aveva seguito. Fortunatamente il Serpeverde non era mai tornato nella sala comune durante tutto il giorno. Era stato facile tenerlo sott'occhio. Aveva passato le ore libere a leggere e i tempi brevi tra una lezione e l'altra con i suoi compagni. Ma non lo aveva visto entrare in un bagno, nemmeno una volta.
Lo aveva lasciato solo cinque minuti per andare in bagno lui stesso, ma quando lo aveva fatto Malfoy era già dentro la classe di pozioni.
Ron lo scrutava per carpire qualche segnale di impazienza e sperava di vederlo abbastanza presto. Lo avrebbe preso in giro e umiliato davanti a tutta la classe.
Si sentiva subdolo e maligno, ma aveva un buon motivo.
Draco ogni tanto spostava il peso da una gamba all'altra ma, in piedi davanti al tavolo di lavoro, lo facevano un po' tutti. Lo osservò mentre andava alle mensole a prendere gli ingredienti ma non riusciva a notare niente di strano.
Dopo quasi un'ora lo vide incrociare le caviglie mentre tagliava a fette una radice. Ma anche quella gli sembrò una posizione abbastanza casuale.
Un'ora e mezza era passata. Malfoy era ancora perfettamente composto e Ron completamente consumato dal suo piano.
Pansy Parkinson andò da Piton con una boccetta in mano "Signore, il sudore di sirena è finito"
Piton prese la boccetta dalle mani della ragazza sospirando. "Beh, ce n'era esattamente abbastanza per tutti. Questo significa che qualcuno ha sbagliato le quantità." disse guardando gli studenti che subito controllarono nervosamente le loro pozioni.
"Torno tra un minuto. Non voglio sentir volare una mosca" l'insegnante uscì dalla porta.
In quel momento Ron tagliò distrattamente un pezzo di radice troppo dura che rimbalzò sul suo tagliere e si tuffò nella pozione di Draco.
La pozione ribollì e cambiò colore.
"Che diavolo fai, Pezzente?" ringhiò Draco.
"Non ho fatto niente!" ribatté Ron.
"Hai buttato qualcosa nella mia pozione, ti ho visto!" disse il Serpeverde stringendo gli occhi.
"Non è vero, dì piuttosto che hai sbagliato la pozione e vuoi dare la colpa a me!" Ron lo guardò dritto in faccia.
Draco afferrò la camicia del rosso al petto tirandolo verso di sé "Come osi?!"
"Hey, lascialo andare!" si intromise Harry.
Ron cercò di reagire e tirò fuori un sorrisetto provocatorio "Guardati sembri proprio quel pazzo violento di tuo padre!"
Tutta la classe era ammutolita.
Lo sguardo di Draco cambiò e diventò talmente cupo che Ron si irrigidì in una smorfia aspettandosi un pugno.
"Miserabile." disse Draco.
Solo il suono della sua voce gli fece venire freddo. Quando lo lasciò, Ron per poco non cadde a terra. Poteva giurare di aver visto i suoi occhi brillare di una luce rossastra.
Con un movimento di una velocità impressionante, Draco tirò fuori la bacchetta e la puntò sul naso di Ron. "Ritira quello che hai detto e scusati" intimò.
Harry lo guardò "Draco, fermati!"
"Stai zitto Sfregiato!" lo aggredì Draco senza rendersi conto di quanto lo aveva ferito. Il suo odio verso Harry era chiarissimo in quel momento. Ron ne aveva fatta una delle sue.
"Expelliarmus!" Hermione dal nulla lo disarmò.
Draco si voltò furioso verso di lei e Ron colse l'occasione. Placcò il Serpeverde spingendolo a terra. I loro due calderoni caddero dal tavolo schizzando pozioni dovunque. Ron si era avventato sulla serpe come un vero leone.
Harry cercava di strapparlo da Draco mentre Hermione faceva il giro del tavolo per correre in suo aiuto.
Prima che anche Zabini e Pansy potessero intervenire, la porta si aprì e subito si richiuse alle spalle di Piton, con un tonfo sonoro che gelò tutti quanti.
L'insegnante camminò verso di loro, furioso. Ripulì il disastro sul pavimento e poi guardò i ragazzi.
"Potter, Weasley, Granger, Malfoy rimanete in classe alla fine della lezione. Vi siete appena guadagnati due ore di punizione. E venti punti a testa vi verranno tolti! Adesso riprendete a lavorare o rifate daccapo le vostre pozioni!" disse indicando i due calderoni vuoti.
I ragazzi si tirarono su da terra guardandosi in l'un l'altro e rimisero al lavoro. La tensione era alle stelle, tutti gli studenti lanciavano occhiate preoccupate a Ron e Draco come se la lite dovesse riprendere da un momento all'altro.
Draco era furioso con Harry ed Hermione. Come poteva Weasley sapere di suo padre se non erano stati loro a dirglielo? Tutto quello che potevano aver raccontato al Pezzente passò per la sua mente e lo fece rabbrividire.
Ron dette un'occhiata furtiva al Serpeverde e vide che aveva gli occhi un po' lucidi. Sperò di avergli fatto male. Poi si ricordò di essere atterrato con il gomito sul suo addome e di averlo sentito ringhiare e irrigidirsi alla pressione.
Pensò che forse, per una volta, aveva fatto la mossa giusta. Le sue labbra si curvarono da un lato, in un mezzo sorriso maligno che era tipico di Malfoy ma che in quel momento gli calzava alla perfezione.
 
-*-
 
"Complimenti Potter. La tua promessa vale quanto un fico secco!" sussurrò gelido Draco, passando accanto a Harry alla fine della lezione.
Harry guardò il pavimento sentendosi spezzare il cuore. Aveva promesso di non dire niente, ma non era stato capace di farlo. Perché si fidava dei suoi amici. Non si sarebbe mai aspettato un tale tradimento da Ron. Evidentemente l'odio che provava per Draco e la gelosia verso Hermione lo facevano andare proprio fuori di testa.
 
Quando tutti ebbero lasciato la classe. Piton ordinò ai quattro di sedersi su una fila di scrivanie davanti alla cattedra.
Notò che i Grifondoro si erano seduti insieme, mentre Draco era tre scrivanie lontano da Ron.
Il gesso scrisse qualcosa sulla lavagna.
"Consegnatemi le bacchette e scrivete un tema su questo argomento. In silenzio. Dopo potrete dirmi il perché stavate lottando sul pavimento come degli sciocchi bambini"
Disse l'insegnante nel suo tono cupo.
I ragazzi consegnarono le bacchette e cominciarono a scrivere.
"Sarò nel mio ufficio per un po'. Non c'è bisogno di dirvi che non siete autorizzati a lasciare l'aula senza il mio permesso." Piton chiuse la porta dietro di sé.
La tensione salì all'istante ma tutti rimasero in silenzio.
Dopo circa mezz'ora Harry si muoveva qua e là sulla sedia.
"Che hai?" chiese Hermione.
"Devo andare in bagno, non ce la faccio più! Ma dov'è Piton?!"
Hermione sospirò. Guardò Draco e notò che anche lui non sembrava molto tranquillo. Era teso e la sua mano sinistra era aggrappata al lato della sedia. Notò il braccialetto bianco che cadeva fuori dalla sua manica e ripensò al bacio in biblioteca.
"Harry" disse piano la ragazza "Vado io a chiamare Piton. Perché non provi a convincere Draco a venire con te?"
"Ok, ci provo." disse Harry guardando il biondo "Grazie!"
Hermione si alzò e uscì dalla porta. 
"Dove va?" chiese Ron.
"A chiamare Piton" disse Harry. Poi si alzò e cominciò a camminare per la classe.
"Mi scappa da morire!" Si lamentò a voce un po' più alta per vedere la reazione del Serpeverde.
"Interessante Potter. Se non ti dispiace sto cercando di concentrarmi sul tema" disse Draco infastidito, senza neanche guardarlo.
Harry sospirò. Come poteva pensare che Draco avesse ammesso qualcosa davanti a Ron? Sarebbe morto piuttosto.
"Appena torna Piton gli chiedo di uscire." disse Harry in un ultimo tentativo.
"Ok quattrocchi, tornatene al tuo posto!" disse Draco con disprezzo.
Harry tornò a sedere e si strinse le mani tra le gambe.
Hermione rientrò in classe "Harry, Piton si è arrabbiato. Ha detto che non sarei dovuta uscire dalla classe."
Harry si alzo e andò alla porta. "Beh allora vado a dirglielo io!"
"Mi ha tolto altri cinque punti!" si lamentò Hermione.
"E cosa dovrei fare? Non ce la faccio più!" disse Harry battendo i piedi a terra.
In quel momento Piton entrò dalla porta e si trovò davanti Harry che si contorceva. "Signore, posso..."
"Vada, Signor Potter" disse l'insegnante sospirando con le sopracciglia basse.
Harry uscì di fretta.
Hermione notò che Draco raddrizzava la sua postura, mentre Piton camminava verso la cattedra.
"Torni al lavoro, Signorina Granger" disse il professore sedendosi.
Ron stava esaminando la postura di Draco. Nonostante la compostezza fosse impeccabile, la sua gamba che ogni tanto oscillava, la mano stretta alla sedia e gli occhi leggermente contratti, lasciavono intuire la sua lotta interiore.
Non aveva chiesto di uscire e Ron ne era compiaciuto. Avrebbe voluto che tutta la classe fosse lì, ma anche poter raccontare che Malfoy se l'era fatta sotto durante le ore di punizione, gli sarebbe bastato.
Il Serpeverde era molto popolare e rispettato a scuola, soprattutto per il nome di suo padre, ma il suo atteggiamento tutt'altro che amichevole gli aveva procurato tanti nemici non dichiarati tra le varie case di Hogwarts.
"Signor Weasley, ha finito il suo tema?" chiese Piton.
"No, Signore!" disse Ron sobbalzando e tornando ai suoi fogli.
Harry rientrò in classe con il volto rilassato.
Si sedette e vide Hermione che scrutava Draco. La ragazza scribacchiò qualcosa sul bordo del suo foglio e dette una gomitata a Harry che, la guardò e poi abbassò gli occhi sul foglio: 
 
dovrei parlare per lui?
Harry sgranò gli occhi e scosse leggermente la testa.
Hermione scrisse ancora:        non ce la farà! guardalo!
Harry scrisse sul suo foglio:    deve farlo lui, non credo che apprezzerebbe.
In realtà posso fare di meglio!   Scrisse lei e strizzò un occhio a Harry
Il ragazzo la guardò inquieto e sperò che non facesse niente di imbarazzante come a Divinazione.
Hermione raddrizzò la schiena e fissò Piton.
L'insegnante, sentendosi osservato, alzò gli occhi da ciò che stava facendo e la guardò, vide uno strano movimento nei suoi occhi e le chiese:
"Si sente bene Signorina Granger?"
Gli altri tre si voltarono verso di lei. Hermione arrossì "Sì Signore, mi scusi".
"Ma che fai??" sussurrò Harry
"Cercavo di fargli notare Draco!" rispose lei senza muovere le labbra.
 Ci provò di nuovo e quando Piton la guardò puntò un subdolo dito verso Draco.
"Signorina Granger, vuole condividere il suo problema?" disse Piton un po' seccato.
Hermione si irrigidì e guardò gli altri che la fissavano. Si alzò in piedi e disse "Credo che sia giusto fare una pausa. Non possiamo stare chiusi in classe per quattro ore di fila, Signore"
"Se ha bisogno di una pausa, le è concessa" tagliò corto Piton.
"Intendevo che tutti dovremmo fare una pausa" disse lei cercando di ammiccare.
"Chi desidera uscire può chiederlo e non gli sarà negato. Ma questa è una punizione Signorina Granger, non un pic-nic. Non sia sciocca e torni al suo lavoro!" la seccò Piton, senza capire il suo intento.
"Mi scusi Signore"  Hermione si sedette delusa. 
 
-*-
 
Mancavano circa venti minuti alla fine della punizione e Hermione non poteva più vedere Draco soffrire a quel modo.
Guardò Harry e anche lui sembrava preoccupato per il Serpeverde.
Ron lo fissava compiaciuto e assaporava la vendetta.
Hermione ebbe un'idea e si maledì per non averci pensato prima. Accartocciò un foglio e si diresse verso il cestino. Nel tragitto passò davanti alla scrivania di Draco e urtò di proposito il suo calamaio facendolo cadere a terra.
"Oh scusa!" pigolò
"Sei proprio una farfalla Granger!" sussurrò Draco tra i denti.
"Silenzio" Piton invertì l'accaduto con un cenno della bacchetta.
"Grazie Signore" disse Draco
"Prego." rispose lui "Torni al suo posto Signorina Granger" L'insegnante sembrava piuttosto irritato. Poi si voltò di nuovo verso Draco e lo osservò.
Hermione sorrise. Finalmente era riuscita ad attirare l'attenzione su di lui.
"Signor Malfoy si sente bene?" chiese Piton.
Draco alzò lo sguardo "Sì, signore"
L'insegnante lo guardò meglio "Allora perché sembra che stia stoffrendo?"
Draco alzò uno sguardo torvo "Sto bene, Singore" la sua voce tremava leggermente e sembrava un poco sforzata.
Piton abbassò la testa sui fogli che stava correggendo e Draco tornò al suo lavoro.
Hermione vide l'insegnante alzare di nuovo la testa dopo un po' e scrutare il Serpeverde con un'intensità che sembrava cercare di leggere la sua mente. Ed era proprio quello che Piton stava facendo, ma invano.
Dopo un po' che guardava il ragazzo Piton si alzò e si diresse alla sua scrivania. Gli altri tre lo guardarono attenti.
"Signor Malfoy si alzi e mi segua, senza discutere."
Draco guardava a terra come se fosse appena stato insultato. Si alzò con cautela sentendo tutti i suoi muscoli urlare per lo sforzo di mantenere il controllo e i suoi occhi divennero lucidi.
Seguì l'insegnante fuori dalla porta e gli altri tre lo guardarono uscire camminando dritto e composto ma con una mano in tasca e un'ovvia inclinazione all'altezza della vita.
L'insegnante si fermò davanti alla porta del bagno, la aprì e guardò il ragazzino che si era fermato cercando di rimanere immobile sul posto.
"Avanti" disse nervosamente l'insegnante.
Ma Draco non si mosse. I suoi occhi sempre più lucidi ma il suo autocontrollo impeccabile.
"Entra." disse di nuovo l'insegnante.
Draco riuscì a rimanere immobile nonostante fosse ormai oltre ogni sua possibilità e sentiva che la fine era vicina. Ma l'insistenza di Piton lo infastidiva generando in lui una reazione contraria.
Piton cercò di leggere la sua mente e questa volta notò che la tensione che il suo corpo richiedeva per trattenersi, aveva indebolito le barriere dell'occlumanzia e qualche pensiero stava sfuggendo al suo controllo.
Lo sentiva ripetere qualcosa come "non mostrare debolezza" come una specie di mantra.
"Non capisco perché fai questo a te stesso." disse l'insegnante "Quindi adesso vorresti tornare in classe?" chiese.
Draco abbassò lo sguardo e soffocò un singhiozzo, mentre tremava come una foglia e una seconda lacrima scendeva sul suo viso.
"Capisco." disse Piton "Ti aspetto in classe" e se ne andò. Quando fu alla porta, dette un'occhiata al ragazzino e lo vide precipitarsi nel bagno.
Scosse la testa ed entrò nell'aula.
Harry ed Hermione smisero di parlare e Ron guardò con sospetto l'insegnante.
Draco riuscì a malapena ad entrare dentro un cubicolo prima che il liquido caldo cominciasse ad inondare il pavimento sotto di lui, scendendo come una cascata tra le sue gambe e superando ogni barriera che cercava di arginarlo. Draco stringeva le mani ma niente poteva più fermare il getto potente.
Si appoggiò con la schiena alla parete del cubicolo costatando che aveva perso la battaglia. Le lacrime continuavano a scendere e i singhiozzi gli si affollavano in gola.
Se nessuno si fosse intromesso, era sicuro che ce l'avrebbe fatta ad arrivare alla fine come aveva fatto così tante volte.
Si ricordò che non aveva la sua bacchetta e si sentì perduto.
 
Piton guardò la bacchetta di Draco sulla cattedra e sospirò. Probabilmente non era riuscito ad arrivare in tempo e adesso non poteva intervenire senza magia.
Ma così avrebbe imparato a chiedere, la prossima volta. Avere sempre la possibilità di aggiustare tutto con la magia era troppo facile. Non lo avrebbe aiutato a cambiare abitudine.
 
 
Draco sospirò, i suoi pantaloni stavano diventando freddi. Non aspettava mai così tanto prima di riparare i danni. Questo gli ricordò di quando era un bambino piccolo e le rigide regole di suo padre portavano spesso a disastri del genere. Sua madre gli insegnò presto gli incantesimi di pulizia, anche prima che avesse una bacchetta, prestandogli la sua. Così non doveva sentirsi umiliato in pubblico e poteva riparare qualche errore.
Quella stessa bacchetta, fatta di biancospino e di crine di Unicorno, era quella che Draco aveva usato da quando aveva iniziato il primo anno ad Hogwarts.
Ad un tratto sentì delle voci nel corridoio e intuì che gli altri erano stati congedati dalla punizione. Il suo battito aumentò e si schiacciò contro la parete del cubicolo, quando la porta del bagno si spalancò.
"Lasciami!" gridò Ron "Sei qui Malfoy?!" chiamò con una punta di cattiveria nella voce.
"Ron! Lascialo in pace!" Hermione gridò. "Ron!" Harry entrò dietro di lei e rimasero sulla porta mentre Ron camminava verso i cubicoli.
"Oh aspetta! Forse posso dirlo da solo, c'è un lago proprio qui sotto" disse il rosso fermandosi davanti al cubicolo.
Draco chiuse gli occhi e tremò per il freddo e per lo stress.
"Malfoy se l'è fatta addosso come un bambino! Stai sicuro che domani lo saprà tutta la scuola!" gridò Ron sbattendo violentemente una mano aperta sulla porta.
Al colpo secco, gli occhi di Draco scattarono fulminei e indignati verso porta. Il cubicolo si aprì di botto. Il biondo uscì e afferrò Ron per il collo della camicia, spingendolo verso il muro su cui lo schiacciò con violenza.
"Provaci e giuro che la tua vita diventerà un inferno!" gli disse a denti stretti con gli occhi ancora pieni di lacrime.
 Hermione e Harry, spalancarono gli occhi, notarono i pantaloni bagnati di Draco e arrossirono.
Ron rimase per un attimo a bocca aperta. Poi cercò di liberarsi dalla stretta del Serpeverde ma le sue mani, sebbene tremanti, erano troppo forti.
"Vuoi che sbatta la tua faccia in quel lago, stupido Weasley?!" disse Draco, tagliente.
"Non ho paura di te, Malfoy!" gridò Ron.
"Evidentemente non mi conosci abbastanza!" rispose il biondo.
Hermione decise che la cosa doveva finire lì. Prese la bacchetta di Draco dalle mani di Harry che era rimasto pietrificato al suo fianco, e camminò verso di lui.
"Il Professor Piton ci ha detto di restituirti questa" gli disse calma guardando con una stretta al cuore i suoi occhi umidi.
Draco si voltò verso di lei, gelido. Le strappò di mano la bacchetta con violenza e lanciò un incantesimo di pulizia. Ci mise talmente tanta energia, che tutti gli altri tre si sentirono come dopo una doccia calda in vestiti appena stirati, e tutto il bagno brillava.
Draco uscì asciugandosi gli occhi con la mano e passando accanto a Harry, lo fulminò con lo sguardo.
Harry sentì lo stomaco contrarsi. Ce l'aveva a morte con Ron per aver rivelato quello che sapeva. E come poteva non capire che stava solo peggiorando le cose? Hermione era visibilmente dalla parte di Draco perché Ron si stava comportando da idiota.
In più adesso Draco ce l'aveva anche con lui! Grazie Ron!
 
Draco trovò la sua borsa fuori dall'aula, la prese e si incamminò verso il dormitorio.
Fece una doccia calda per cercare di calmarsi. Era sicuro che suo padre si sarebbe fatto vivo da un momento all'altro. Quando tornò in camera, trovò Grattastinchi sul suo letto.
Lo spinse via nervosamente e vide sulle coperte un grosso topo tramortito.
"Non li voglio i tuoi regali! Tornatene dalla tua stupida padrona!" disse al gatto che si arrotolava alle sue gambe facendo le fusa. Poi guardò meglio il topo e vide che aveva intorno al collo un nastro con i colori di Grifondoro.
 Capì subito che era il topo che Ron teneva sempre in mano. Lo prese, lo infilò in una gabbia incantata e lo chiuse in un cassettone.
Si distese sul letto chiudendo le tende e si addormentò esausto.
 
-*-
 
Quando si svegliò era già mattina.
Si chiese come mai suo padre non si fosse fatto vivo. Forse per una volta aveva fatto qualcosa di giusto. 
Ignorò Harry e gli altri a colazione. Mentre Blaise, Pansy, Tiger e Goyle gli chiedevano della punizione, Draco si inventò quanto fosse stato semplice stare lì a scrivere un tema.
Ad un tratto Piton si alzò e raggiunse la tavola dei Serpeverde. "Signor Malfoy, è desiderato nel mio ufficio tra quindici minuti"
Draco annuì "Sì, Signore" e lo guardò freddamente.
"Ti sei appena preso un'altra punizione?" chiese Goyle.
"Certo che no! " si rivoltò Draco "Vuole insegnarmi delle pozioni avanzate e dobbiamo discuterne" mentì. Non gli piaceva vantarsi dei suoi voti anche se avrebbe potuto farlo. Ma in quel caso doveva mascherare la sua preoccupazione sembrando fiero di sé.
"Sul serio?" gli occhi di Tiger si aprirono in adorazione.
Pansy guardò Blaise, poi Draco, con sufficienza e un po' di invidia.
"Voltati, Strega" le disse il biondo sentendosi lo sguardo addosso.
Pansy alzò le sopracciglia e rispose con una smorfia.
 
Draco si diresse verso l'ufficio di Piton. Entrò dopo aver bussato e si sedette al cenno dell'insegnante.
"Draco" esordì lui "Capisco che questo non sia un bel periodo per te, ma il tuo comportamento non è accettabile, per non dire completamente ridicolo!"
Draco si irrigidì sulla sedia e lo guardò freddamente. Non sarebbe riuscito a spiegare a Piton il motivo del suo comportamento.
"Ne vogliamo parlare?" chiese il professore.
"No, Signore" rispose Draco fermamente.
Piton tentò di nuovo la legilimanzia ma trovò un muro invalicabile nella mente del ragazzino che lo fissava con i suoi occhi grigi, taglienti.
Piton era davvero fiero di come era riuscito ad imparare quello che lui gli aveva insegnato, ma nello stesso tempo temeva di aver fatto un errore a tagliarsi fuori dal mondo interiore di Draco. Il ragazzino era sempre più chiuso e nervoso. Una bomba a orologeria pronta ad esplodere.
"Pensi che possiamo riuscire ad avere un dialogo, o sto sprecando preziosi minuti della mia vita qui?" chiese l'insegnante.
"Non avrò questa conversazione con lei!" Draco rispose seccamente.
"Ti è richiesto di rispettare i tuoi insegnanti Draco. Non permetterti di parlarmi in quel modo." disse Piton calmo ma con tono autorevole.
Draco si alzò in piedi buttando a terra la sedia "Se non la smette di insistere dirò a mio padre che vuole forzarmi a parlare!"
Piton lo guardò senza battere ciglio. "Sappiamo bene entrambi che non faresti una cosa del genere." disse "Domani alle 20 presentati nel mio ufficio."
"Per cosa?" sbottò Draco, guardandolo con disprezzo.
"Punizione." disse Piton tranquillamente. "Sei congedato."
Draco se ne andò infuriato lasciando a terra la sedia e chiudendo la porta dietro di sé con troppa energia.
L'insegnante scosse la testa. "Quel ragazzino!" disse tra sé e sé.



 
h+d





 

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Capitolo 12
*** Ticking Like A Bomb ***





ATTENZIONE!

Questo era il capitolo 12 che per errore ho postato al posto del 10!! 
(Adesso troverete  il vero 10 e l'11 che avevo saltato. Ho solo modificando il post capitolo 10 qundi vi risulterà come letto ma non è così. Avete due capitoli da leggere!)
D.



Trad Titolo: 
Ticchettando come una bomba




 
 
 
Capitolo Dodici

 
Ticking like a bomb
 
 
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Come vorrei essere cresciuto il secondo
 In cui ti ho stretto tra le mie braccia per la prima volta
Tu mi baci da sotto un cappuccio
Io comincio a ticchettare come una bomba
 
Non mi chiameresti mai bambino
Se mi conoscessi veramente
Ma ho aspettato così tanto il tuo amore
Combatterò, bambino, per non farti del male.
  Boy, I wish I grow up the second
I first held you in my arms
Underneath this hood you kiss
I tick like a bomb

You would never call me baby
If you knew me truly
Oh but I waited so long for you love
I will fight baby not to do you wrong 

 
(Perfume Genius - The Hood)
                                                                                                              
 
 
 
 
 
 
"Sono già le undici!" sbadigliò Ron stiracchiandosi davanti alla finestra della sala comune.
Harry chiuse il libro che stava leggendo e si stropicciò gli occhi sollevando gli occhiali. "Sì, credo sia ora di andare a letto."  La sala comune era ormai deserta.
Hermione scese dalle scale del dormitorio femminile e si sedette sul divano accanto a Harry con aria triste.
"Non riesco proprio a trovare Grattastinchi, ormai è una settimana!"
"Magari Malfoy lo ha bruciato in un camino!" disse Ron e si avviò su per le scale del dormitorio. "Sarebbe l'unica cosa buona che ha fatto in vita sua!" disse prima di sparire.
Harry e Hermione si guardarono.
"Dice che Crosta è scomparso e che è sicuramente stato mangiato da Grattastinchi."
Hermione scosse la testa. "Non è così!" disse offesa.
Harry sbadigliò e si appoggiò sullo schienale del divano.
"Senti Harry..." disse la ragazza "Mi presti la mappa del malandrino? Non ho pensato che potevo guardare lì per trovare Grattastinchi"
"Certo" disse Harry prendendo la mappa dalla borsa "La riprendo domani però, ora vado a dormire"
"Ok, grazie!" disse Hermione affrettandosi verso la sua camera.
La ragazza si chiuse nelle tende e aprì la mappa pronunciando le parole magiche.
Andò subito a guadare il dormitorio dei Serpeverde e scoprì con gioia che Draco era l'unico ancora in piedi ed era solo nella sala comune.
Si mise il cappuccio della sua veste e scappò via dalla sala comune in silenzio.
 
-*-
 
Draco se ne stava seduto sul davanzale di pietra, sotto la grande finestra, alle luci soffuse e basse delle torce. Sebbene la sala comune dei Serpeverde fosse nei sotterranei, godeva di una bellissima vista dalle sue finestre, poiché Hogwarts era costruita in cima ad un monte roccioso e regalava anche ai piani piu bassi una vista dall'alto.
Amava stare davanti a quella finestra e guardare fuori, in particolare di notte e quando nevicava.
Le cime imbiancate degli alberi e delle montagne in lontananza erano una visione pacifica e spettrale nello stesso momento. L'immobilità e il silenzio che la neve imponeva a qualsiasi paesaggio sul quale posasse il suo manto, aveva sempre attratto immensamente Draco. Gli piaceva sognare di essere là, in mezzo a quel biancore senza spigoli, sentendo un enorme pace al solo pensiero.
Hermione correva cautamente per i corridoi deserti. Avendo la mappa era sicura che Harry e Ron non potevano scoprire dove fosse andata e aveva spiato i Serpeverde tra uno scambio e l'altro della sua Giratempo, scoprendo la parola d'ordine della sala comune.
Draco appoggiò la testa al muro. Da tre giorni non pensava ad altro che a quello che era successo a pozioni.
La rabbia verso Harry lo consumava e anche se cercava di negarlo si sentiva ferito dal tradimento.
Il dipinto si aprì all'improvviso e Draco scattò in piedi con la bacchetta puntata.
"Hey, calmati, sono solo io" disse una figura nell'ombra.
Draco la guardò con sospetto senza abbassare la bacchetta.
La figura si mosse fuori dall'ombra togliendosi il cappuccio della veste e rivelò il viso di Hermione.
"Che cosa ci fai qui?" la aggredì Draco
"Sono venuta a trovarti" disse lei avvicinandosi.
"Non sei la benvenuta qui dentro" rispose lui sedendosi dove era prima e guardando fuori.
Hermione si sedette accanto a lui.
"Quale parte della mia frase non ti era chiara, Granger?" Draco la guardò freddamente.
"Sono qui per chiederti scusa" disse lei, senza scomporsi.
"Non le voglio le tue patetiche scuse! Tornatene dai leoni." Draco si girò di nuovo verso la finestra. "E assicurati di aver chiuso bene la gabbia del Pezzente!"
Hermione sospirò.
"Mi dispiace per quello che ha fatto Ron e volevo dirti che mi sono sbagliata. Stavo cercando di aiutarti ma credo che tu non abbia bisogno del mio aiuto"
Draco si voltò incuriosito e nervoso "Cosa vorresti dire?"
La psicologia inversa di Hermione stava colpendo nel segno.
"Voglio dire che tu sai chi sei e sai cosa stai facendo. Non hai bisogno dell'aiuto di nessuno."
"Non mi psicanalizzare!" ribatté Draco freddamente guardando fuori dalla finestra.
Poi rimase in silenzio, ma le parole di Hermione gli avevano aperto una voragine dentro. Poggiò la fronte sul vetro sospirando.
"Cosa c'è?" chiese Hermione avvicinandosi un po'.
"Io non so chi sono" disse piano Draco. Tirò su la testa perdendo lo sguardo nella neve lontana. Era quella l'unica cosa che gli faceva smettere di sentire il ronzio dei suoi pensieri e il morso delle sue angosce.
"Certo che lo sai, Draco. Magari lo stai scoprendo proprio adesso"
Le parole di Hermione erano dolci ma Draco resisteva a quella dolcezza che gli penetrava dentro e muoveva i suoi pensieri.
Hermione gli toccò il polso sinistro e Draco fremette girandosi verso di lei.
"Cos'è questo?" chiese la ragazza toccando il braccialetto bianco.
Draco lo guardò. "Me lo ha dato mia madre per il mio primo compleanno"
Rispose un po' assente.
Hermione sollevò il suo polso ed esaminò il bracciale. "Lo ha fatto lei?"
"Credo di sì" rispose il ragazzo.
"E' bellissimo. E' incantato per crescere insieme a te?" domandò ancora.
"Non è mai stato stretto né largo abbastanza per toglierlo e comunque non si apre..." disse Draco e guardò la ragazza che passava un dito sui fili intrecciati.
"E' talmente bianco! Sembra che non si possa mai sporcare!"
"Infatti è così" Draco la osservava ancora.
Quando si trattava di imparare qualcosa Hermione si concentrava e perdeva interesse per tutto il resto. A Draco piaceva questo lato di lei perché la rendeva meno petulante e perché in questo, dopotutto la sentiva simile. Studiava sempre e si teneva informata e aggiornata su tutto, proprio come faceva lui.
La trovò improvvisamante buffa, mentre scrutava la chiusura del bracciale come una vecchia strega artigiana.
"Di cosa è fatto? " chiese lei ad un tratto.
Draco non rispose e contò nella mente i secondi che ci avrebbe messo ad arrivarci da sola.
Tre...Quattro...
"E' crine di Unicorno!" disse esaltata.
"Corretto Granger. Dieci punti a Grifondoro" disse Draco serio.
Hermione rise. "Che stupido!" La sua risata era bella e cristallina. Draco si sentì meglio per un momento e sorrise.
"Dove avrà trovato il crine di Unicorno? E' talmente raro!" disse lei.
Il sorriso di Draco si spense lentamente "Questa è una cosa che non saprò mai" disse guardando fuori.
"Perché?" chiese Hermione, anche se sapeva già la risposta.
Draco si fermò un momento. Non avrebbe mai confidato niente ad un Grifondoro. E dopo quello che era successo si fidava ancora meno.
Hermione sapeva di aver toccato un tasto dolente.
"Il crine di Unicorno è molto potente" disse cercando di sviare il discorso "Non invecchia mai ed è l'arma migliore contro la Magia Oscura. E' praticamente la sua antitesi". Si spinse più vicino e gli prese la mano stringendola tra le sue.
Draco sentì un improvviso calore e vide il volto di sua madre che sorrideva, i lunghi capelli biondi che le volavano sul viso con il vento.
Chiuse gli occhi e si ricordò dell'abbraccio di sua madre. Si sentì avvolto dalle sue braccia e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Quando li aprì vide dei capelli ricci e si accorse che Hermione lo stava abbracciando. Affondò il viso tra i suoi capelli e richiuse gli occhi.
Una serie di immagini gli attraversò la mente.
Si ricordò del modo in cui sua madre amava passare le mani sulla schiena delle persone facendole sentire subito meglio. Era una specie di potere che aveva e che tutti adoravano, in particolare i bambini.
Hermione lo strinse di più e improvvisamente la visione divenne cupa e tetra.
Il viso di sua madre era vicino e bagnato di lacrime, i suoi lunghi capelli occludevano la sua vista, le parole che sentiva erano confuse. Urla, gemiti, pianti e una voce spettrale. Il volto di Voldemort gli apparve davanti agli occhi.
Draco spinse via Hermione che si aggrappò alla finestra per non cadere a terra.
"Che succede?" chiese la ragazza sconvolta.
Il respiro di Draco era accelerato. "Cosa stai facendo?" le chiese con rabbia.
"Ti sto...abbracciando?" disse lei incredula.
"Perché vedo mia madre quando lo fai?"
"Ah beh, questa è una cosa che speravo non succedesse.." disse lei delusa.
Si sentiva come Wendy che cercava di fare di Peter Pan il suo partner, mentre lui non sapeva nemmeno cosa fosse un bacio e cercava solo la sua mamma scomparsa.
Hermione amava quella storia babbana, ma la parte di Wendy era così struggente! Non poteva credere di essere finita prprio in quel ruolo! Lui, l'irraggiungibile e sfuggente Peter Pan sul davanzale della finestra e lei, la ragazzina londinese innamorata che lo avrebbe aspettato per sempre, invano. No, proprio no!
"E' magia?" chiese Draco serio.
"Io direi più, una sindrome" lo schernì lei.
"Ma non mi dire!" rispose Draco innervosito "Non sono pazzo! Quando mi abbracci vedo chiaramente mia madre e ricordo cose di lei che non sapevo di conoscere!"
"Che problema hai con tua madre?"  chiese Hermione ricordandosi che lui non le aveva detto che era morta.
"Non sono affari tuoi" rispose lui.
"Forse la stai proiettando su di me!" disse lei fredda.
"E perché dovrei?"
"Sarei curiosa di saperlo!"
Hermione si sedette con le braccia incrociate.
Draco guardò fuori dalla finestra.
 
"Mi dispiace" disse lui piano, dopo un po'.
"Di cosa?"
"Di averti delusa" rispose accigliato, guardando fuori.
Adesso sì che era un perfetto Peter Pan. Hermione sospirò. Lo guardò stringere le dita sulla pietra del davanzale. Draco era sempre teso, sempre a combattere tutto e tutti. Sempre a cercare di tenersi dentro i sentimenti, le emozioni, le lacrime e qualsiasi cosa chiedesse di essere liberata fino all'esplosione inevitabile.
E' una prigione, più che una persona. Pensò Hermione.
Il viso di Draco aveva un'espressione così triste che la ragazza non riusciva a non provare tenerezza.
"Posso dirti una cosa?" disse avvicinandosi a lui. Draco la guardò.
"Smetti di negare al tuo corpo qualsiasi cosa ti chieda. Questo secondo me sarebbe un bel passo avanti" disse con dolcezza.
Lui abbassò di nuovo lo sguardo in silenzio. Ad un tratto il suo braccio cominciò a bruciare e sentì un ronzio in testa. Si premette il braccio sullo stomaco e strinse i denti.
"Cosa c'è?" chiese Hermione preoccupata.
"Niente...Vattene"  disse Draco cercando di non far trapelare il dolore nella sua voce.
"Ma..." Hermione non capiva.
"Ho detto vai via!"  Draco si alzò e scappò su per le scale del dormitorio.
Hermione rimase a guardare le scale sorpresa per un attimo.  Poi si prese la sua veste e uscì dalla sala comune.
 
-*-
 
La mattina seguente, preoccupata per non aver visto Draco al tavolo delle serpi, Hermione stava uscendo dalla Sala Grande per raggiungere Harry e Ron. Improvvisamente si trovò di fronte il Serpeverde con un gatto rosso che penzolava dal suo pugno come un vecchio asciugamano.
"Sono sicuro che questo appartenga a te" disse Draco in tono provocatorio porgendole il gatto.
"Grattastinchi! Ma dove lo hai trovato?" chiese la ragazza prendendo l'animale tra le braccia.
"Nel mio letto." Insinuò il biondo e passò oltre, entrando nella sala grande.
Hermione arrossì, e affondò il viso nel pelo del suo gatto annusandolo con la speranza di sentire di nuovo l'odore di Draco. Ma sentì solo l'odore di un gatto pulito.
Harry e Ron si avvicinarono.
"Malfoy aveva il tuo gatto?" chiese Harry.
"Sì, cioè, no, lo ha trovato in giro e me lo ha portato! Ah, ecco Harry devo ridarti questa, non l'ho nemmeno usata!" disse la ragazza porgendogli la mappa. Si stupì che adesso Harry chiamasse Draco per cognome.
Harry la guardò con un po' di sospetto e si accorse che Ron aveva lo sguardo fisso su Draco in fondo alla sala grande.
 
-*-
 
"Hai sentito cosa ha detto?!" sibilò Ron con la voce sforzata abbassandosi dietro la sfera di cristallo al tavolo di Divinazione.
"No, non ho sentito" rispose Harry a bassa voce. Aveva già capito che sarebbe stata un'altra sfuriata di gelosia.
"Io sì! E l'ho sentito bene! Ha detto che Grattastinchi era sicuramente di Hermione.  Come a dire che avessero qualcosa in comune. Poi ha detto che l'ha trovato nel suo letto!"
Ron quasi si strozzò nell'impeto con cui cercava di comunicare la sua rabbia a Harry, parlando sottovoce.
"Sono sicuro che hai capito male Ron" gli rispose calmo.
"No, Harry non fare così, era lampante! Voleva dire quello!"
"Secondo me stai esagerando e senti cose che non sono vere"
"Ti dico che è così Harry! Guardala non si siede nemmeno più con noi!" disse guardando Hermione qualche tavolo più avanti.
"Quello è perché tu non le parli!" Harry si stava innervosendo.
La professoressa li guardò e Ron ingoiò le parole che stava per dire.
Harry si sentiva un masso nello stomaco. Va bene che Draco lo ignorava, ma che adesso avesse una relazione segreta con la sua amica e lei neanche glielo avesse detto, era davvero troppo.  In più Ron, sempre più geloso, stava rovinando i rapporti con entrambi. Per un momento pensò che il suo amico potesse avere ragione. Draco stava agendo di proposito, invidioso perché Harry aveva degli amici veri mentre lui no, cercava di mandare all'aria il suo gruppo.
Sospirò e porse la tazza alla professoressa che versava il tè, preparandosi a salutare il suo ennesino Gramo.
 
-*-
 
Nel pomeriggio mentre Harry e Ron camminavano nel corridoio videro Draco che, con una certa fretta, incedeva nella direzione opposta.
Harry udì chiaramente una vena dell'amico esplodere mentre il biondo si avvicinava.
Appena fu abbastanza vicino, Ron gli tagliò la strada mettendosi davanti a lui.
Harry notò che Draco fece un passo indietro, cosa che non era da lui e pestò un piede a terra.
"Levati di mezzo Weasley, non ho tempo per te" disse freddamente.
"Ah no? E come mai? Stai andando da LEI, così di fretta?"
Harry notò gli occhi di Draco e mise una mano sulla spalla dell'amico.
"Ron, credo che tu ti stia sbagliando" disse piano.
"Di cosa stai parlando Weasley?" chiese Draco infastidito spostando discretamente il peso da una gamba all'altra.
"Non fare lo gnorri!! Lo so che ti vedi con Hermione!" ruggì Ron.
Draco sfoderò un mezzo sorriso gelido "Non sapevo che fosse la tua ragazza, Lenticchia"
E si girò andandosene dall'altro lato.  Appena girò l'angolo imprecò stringendosi una mano tra le gambe. Non c'èrano altri bagni in quella direzione. Draco aveva appena finito di soffrire due lunghe ore di agonia in classe, e voleva un bagno più di qualsiasi altra cosa al mondo in quel momento.
Pestò i piedi e cercò di riprendere il controllo.
Sentì di passi dietro di lui e si ricompose girandosi.
Ron lo spinse verso il muro e Draco gemette contorcendosi. Non poté fare a meno di portarsi di nuovo una mano a stringere il cavallo dei pantaloni.
"Che cosa c'è? Te la fai sotto?" Ron si sentiva sempre più sicuro di sé.
"Weasley giuro che me la paghi, levati di mezzo" disse Draco con voce sforzata.
Harry li raggiunse "Ron! Aspetta!"
"E se ti vedessero tutti adesso? Non dovrei raccontarlo a nessuno!" gridò il Rosso e alcuni studenti in lontananza si voltarono.
Draco scattò verso di lui con la mano sempre stretta tra le gambe e lo afferrò per il collo con l'altra mano e il braccio teso tenendolo distante da sé.  "Non osare Weasley!" disse stringendo le dita attorno alla sua gola.
Harry si sentì improvvisamente avvampare le guance alla scena. Cercò di mantenere la calma. Non sapevo più cosa fare. Chi doveva difendere, cosa voleva vedere o cosa no..
Ron diventò rosso per la stretta ma riuscì a piegare il braccio di Draco fino a schiacciarsi su di lui contro il muro e si staccò a forza le sue dita dal collo. Il Serpeverde stava concentrando la sua forza in qualcos'altro, batterlo era sicuramente più facile.
Ron lo premette vigliaccamente contro il muro vedendo da vicino i suoi occhi che si riempivano di lacrime e subdolamente gli affondò un pugno in pancia.
Sentì un rumore di liquido che si riversava sul pavimento di pietra e vide l'espressione di terrore di Draco che si piegò in avanti gemendo, tra le braccia strette del leone. Il biondo riuscì a fermare il flusso ma tremava come una foglia.
Harry spalancò la bocca sorpreso dall'azione di Ron. Per quanto avesse dubitato di lui e creduto per po' alla teoria del suo amico, non poteva pensare che Draco si meritasse questo.
Due studenti che passavano in fondo al corridoio si erano voltati a guardarli. Prima che potessero avvicinarsi, Harry ripulì tutto con un incantesimo e sperò che Draco riuscisse a trattenere quello che restava.
Ron si voltò verso Harry deluso, e lui lo strattonò indietro. 
"Ma cosa cavolo ti prende Ron?! " disse scuotendo la testa.
Lo sguardo che ricevette quando abbassò gli occhi su Draco gli fece sciogliere il cuore. Afferrò il biondo per un braccio e lo trascinò dentro il bagno.
Il Serpeverde entrò in un cubicolo senza neanche chiudere la porta.
Il debole gemito di piacere che seguì, attraversò i timpani di Harry con un'intensità inaspettata.
Harry si infilò le mani in tasca e lo guardò. Le spalle dritte di Draco, le linee snelle del suo corpo che si distinguevano sotto i vestiti e le punte dei ciuffi biondi che disegnavano piccole curve irregolari una sull'altra, catturarono la sua attenzione. Ripensò a loro due distesi sul pavimento dell'infermeria che ridevano. E gli venne un po' di malinconia.
Draco andò a lavarsi le mani e guardò Harry attraverso lo specchio. Per un momento ricordò di quando era con lui davanti allo specchio delle brame. Aveva lottato con sé stesso per non mettere Harry in pericolo quel giorno, era l'unica cosa che lo avesse trattenuto dall'uscire dal mantello dell'invisibilità.
Sapeva che anche Harry vedeva sua madre nello specchio e lo sapeva, per il modo in cui insieme, avevano sepolto i corpi immaginari delle due donne sotto quel telo nero. Avevano improvvisamente celebrato il loro funerale privato, quello che a entrambi era stato negato in precedenza...
Cacciò via quell'immagine dalla mente.
"Potter, adesso lo affatturo quello stolto del tuo amico!" disse asciugandosi le mani.
Poi si voltò a guardare Harry, che lo fissava in silenzio con quell'aria da bambino imbranato e quei deliziosi occhi verde smeraldo.
"Cosa!?" disse freddamente il biondo "Vuoi essere ringraziato? Grazie! Potevi intervenire prima!"
Harry non rispose e lo guardò uscire dalla porta.
Ron aveva ragione, Draco era sempre il solito ed era proprio uno stronzo! Lo allontanava, poi pretendeva che lo aiutasse! E cosa cavolo stesse combinando con Hermione solo Merlino lo sapeva! Però Harry non aveva dubbi, lo voleva vicino. Avrebbe combattuto per farglielo capire, se era questo che serviva. E non si sarebbe arreso al suo rifiuto. Perché quando sentiva anche solo il suo odore, gli tremavano leggermente le ginocchia e si sentiva arrotolare lo stomaco come la prima volta che aveva usato una passaporta. La sua mente si catapultava altrove. Il tutto iniziava con un profumo fresco e sensuale per poi finire con l'odore aromatico della legna che brucia ancora nei camini nella chiare sere di inizio primavera, passando per tutta una serie di fragranze che portavano la mente di Harry lontano in un luogo familiare ed accogliente.
Si stupì quando uscendo, vide che Draco se n'era andato via ignorando Ron, che aspettava fuori dal bagno la gloriosa battaglia.
"Torna qui codardo!" gli urlava il rosso mentre lui voltava l'angolo con il suo incedere regale.
 
-*-
 
Quando entrò in camera sua, Draco trovò il cassettone aperto e la gabbia rotta sul pavimento.  Il topo era sparito e Goyle era sdraiato a terra privo di sensi.
Lo schiaffeggiò e il ragazzino si riprese.
"Che hai combinato?"chiese Draco.
"Io? Quel topo! E' un mostro! Io l'ho salutato e lui mi è esploso in faccia!"
Draco lo guardò perplesso. "Salutato? Esploso come?" e guardò la gabbia che era spaccata in due e tutta piegata in fuori.
"Non lo so, dopo la botta sono svenuto." il ragazzo si massaggiò la testa.
"E tu perché vai ad aprire i cassetti?" lo rimproverò Draco.
"Ci sono i miei vestiti lì dentro." si lamentò Goyle.
Draco dette un'occhiata altezzosa ai vestiti di Goyle, sparsi sul pavimento e appesi al cassetto poi premette le labbra insieme e sospirò.
Si sedette sul letto, guardò sotto il cuscino e trovò un pezzo di pergamena.
Se lo sentiva. Quando suo padre voleva vederlo quello era ciò che succedeva. Non sapeva come facesse da tanto lontano a far apparire quei bigliettini autodistruttivi, che si bruciavano dopo che Draco li aveva letti.
Questo diceva: "Domenica mattina ore 9" che significava che sarebbe venuto a prenderlo. Subito dopo la pergamena bruciò tra le sue dita.
 
-*-
 
"Signor Malfoy..." una voce stridula e spaventata echeggiava nei sotterranei del Maniero.
"Silenzio! Spiegami come fa un mago a farsi catturare da uno stupido gatto?!"
"Non è così stupido..."
"Ho detto Silenzio!!"  Lucius si voltò verso il piccolo uomo che si rannicchiava nelle spalle facendosi più basso di quello che già era.
"Sei un'inutile bestia! Torna subito a Hogwarts e tienimi aggiornato! Non voglio più sentire sciocchezze del genere. Mio figlio deve essere sempre sotto i tuoi occhi!"
"Sì Signor Malfoy" disse l'uomo; il suo corpo sembrò scomparire e un topo grigio uscì dalla stanza.
 
 
 
h+d





Note conclusive:
 
MUSIC  Perfume Genious : Hood   http://www.youtube.com/watch?v=OOpkr8uNWpk

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Capitolo 13
*** Someone Told Me Not To Cry ***


Trad Titolo: Qualcuno mi ha detto di non piangere.
 
Dunque.. Narcissa versione cattiva non piace molto nemmeno a me. Fate finta che sia un'altra Narcissa! Io l'ho immaginata con i capelli neri, di bell'aspetto ma fredda, competitiva, gelosa, e sleale.
comunque non appare molto per adesso! spero di non deludere la fan della vera Narcissa! 
 Buona Lettura!  
D. 
 




 
 
 Capitolo Tredici

Someone Told Me Not To Cry

 
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Qualcosa riempì il mio cuore di niente
Qualcuno mi disse di non piangere
ma adesso che sono più grande,
il mio cuore è più freddo
e ho capito che quella è una bugia

 
Somethin’ filled up
my heart with nothin’,
someone told me not to cry.

But now that I’m older,
my heart’s colder,
and I can see that it’s a lie.

(Arcade Fire: Wake up)
 
 
 
-Sequenza Flashback-
 
"Lasciami!"
Severus teneva per i polsi una donna dai lunghi capelli biondi che gridava e si dimenava come una pazza.
Dalla porta chiusa vicino a loro, proveniva la voce di Lucius.
"Cosa gli ha fatto? Lasciami!" Urlava la donna spingendo verso la porta.
"Is, calmati, respira! Calmati-" Severus si bloccò guardandola negli occhi, stupito.
Un bagliore rosso riempiva le sue iridi, mentre il suo viso diventava cupo. Stringeva i denti ringhiando come un cane e il suo corpo si contorceva per liberarsi dalla presa.
Appena Lucius entrò nella stanza, la donna si liberò dalle mani di Severus che la guardava terrorizzato, e si avventò su di lui buttandolo quasi a terra. 
"Cosa hai fatto a mio figlio?! Bastardo!" gridava, "Portalo qui, subito!"

"Basta, Isa! Ha avuto quello che si meritava! Non deve rispondermi così!" Diceva Lucius cercando di fermare le mani della donna che lo spingevano, lo colpivano e lo graffiavano con rabbia.
"Ti prego calmati!" Severus cercò di bloccarla da dietro. Lucius le stringeva le braccia e guardava turbato il bagliore rosso nei suoi occhi.
"Ti odio! Ti odio!! Riportami subito Draco!" Gli gridava in faccia la donna con gli occhi infuocati. Poi all'improvviso il suo corpo si accasciò,  tra le braccia di Severus.
I due uomini la adagiarono sul letto.
"Che cos'era?" chiese Lucius con apprensione "Non l'ho mai vista così!"
Severus guardava serio la donna distesa. "Sta avvelenando il suo cuore... Nutrito da tutto ciò che scatena la sua ira. Le sta togliendo la sua personalità e la sta trasformando in un demone - Che lei si ribelli oppure no, non fa più alcuna differenza ormai."
Lucius incurvò le sopracciglia con ira. "Sta diventando pazza. E' questo che succederà?"
"No, Lucius, sta soccombendo alla maledizione." lo riprese Severus con gli occhi lucidi "Sto lavorando ad una pozione. Spero solo che non sia troppo tardi."
Lucius chinò la testa stringendo i pugni. Poi si voltò e uscì dalla stanza.
Severus uscì poco dopo, andò a prendere il piccolo Draco di otto anni e lo portò da sua madre.
"Svegliala" gli disse
Draco toccò il viso di sua madre con la mano e la donna aprì gli occhi.  Severus vide il bagliore rosso, fece un passo verso di lei ma notò improvvisamente le iridi tornare grigie.
"Draco..." sussurrò la donna, e lo abbracciò "Cosa ti ha fatto Lucius?"
Draco scosse la testa.
"Ti ha picchiato?"chiese lei toccandogli la guancia visibilmente arrossata.
"No, sto bene" Draco scosse la testa di nuovo.
"Dimmelo tesoro, a me lo puoi dire!" la donna lo accarezzava dolcemente.
Il bambino abbracciò sua madre nascondendo il viso tra i suoi capelli.
 
"Hai fatto bene a non dirle niente. Deve stare tranquilla."
Disse Severus al bambino mentre uscivano dalla stanza.
"Voglio restare qui con lei!" Draco si fermò nel corridoio con decisione, guardando Severus.
L'uomo rimase un silenzio per un momento. "D'accordo. Tornerò tra poco a vedere come sta."
Disse poi riaprendo la porta.
Draco entrò e salì sul letto. La donna lo abbracciò amorevolmente con gli occhi chiusi.
 
-Fine Sequenza Flashback-
 
Piton sedeva nella penombra, alla scrivania del suo uffcio. Con la bacchetta puntata sulla tempia, ne estraeva fili argentati e li riponeva in alcune bottiglie davanti al Pensatoio.
Sospirò. E chiuse una delle bottiglie.

 
-*-
 
Harry, Ron e Hermione si dirigevano verso il cortile, dove il resto degli studenti era riunito per la consueta gita domenicale a Hogsmeade.
Mentre passavano di fronte all'ingresso della Sala Grande videro Silente in piedi davanti al camino e vicino a lui, Lucius Malfoy e Draco.
Hermione strinse il braccio di Harry che si voltò. "Come osa farsi vedere qui!?" disse furiosa.

"Farò in modo che sia di ritorno per l'ora di cena" disse Lucius spingendo gentilmente Draco verso la fiamma verde della metro polvere.
Silente annuì e li salutò.
Harry e Hermione entrarono nella sala. Ron rimase fuori, un po' seccato.
Mentre spariva dentro le fiamme, Draco si voltò e incrociò per un istante lo sguardo di Harry.
"Signore, perché Malfoy non viene a Hogsmeade?" chiese Harry.
Silente lo guardò come se fosse felice della sua preoccupazione verso il compagno.
"Aveva da fare con suo padre. Tornerà stasera per cena." disse mestamente.

 
-*-
 
Draco sedeva al lungo tavolo nel maniero dei Malfoy con suo Padre.
 Narcissa si sedette e gli sorrise. "Bentornato Draco"
"Buongiorno Narcissa."
"Madre!" lo rimproverò lei "Gradisco essere chiamata Madre!".
"Sì...Madre" disse Draco freddamente.
"Allora come va la scuola?" Riprese la donna recuperando un falso tono di interesse.
Gli elfi domestici servirono il pranzo. Draco non aveva voglia di mangiare, si sentiva un boccino al posto dello stomaco. In quel momento avrebbe preferito stare nelle scuderie del maniero a spalare cacca di cavallo piuttosto che seduto su una poltrona di velluto davanti a quella megera e agli sguardi insidiosi di suo padre.
Buttò giù a fatica piccoli bocconi cercando di non fare conversazione.
Dopo pranzo rimase sul divano del soggiorno con Narcissa per un po'. L'atmosfera era sempre tesa tra di loro e ogni parola fendeva l'aria come una spada.
"Oggi è un giorno importante per te Draco" disse la donna solennemente.
"Cerca di comportarti come si deve e non deludere tuo padre. Sai quanto crede in te."
Draco non la guardò neanche. Dubitava fortemente che suo padre credesse in lui.
"Sì, Madre" rispose gelido.
 
Nel pomeriggio Draco e suo padre entrarono nella grande sala sotterranea del castello.
Draco sentiva la mano di Lucius spingere la sua spalla, gentilmente ma con forza mentre camminavano verso il lungo tavolo. I Mangiamorte seduti attorno ad esso si alzarono in piedi al loro ingresso.
Draco riconobbe Piton e la sorella di Narcissa, Bellatrix che lo guardò e gli sorrise con un ghigno a dir poco spaventoso.
Lucius mostrò a Draco il suo posto e poi andò a capotavola.
"Da oggi mio figlio Draco presenzierà alle nostre riunioni." disse.
"Non è troppo giovane?" chiese uno dei Mangiamorte.
Lucius si girò verso il figlio, con un leggero cenno della testa.
Draco lo guardò e tirò su la sua manica destra. Il marchio nero brillò di un nero lucido sulla sua pelle e lui si morse un labbro per soffocare un gemito di dolore.
"Il Signore Oscuro ha messo il marchio sul suo braccio, perché ha pensato che ne fosse all'altezza. Volete forse discutere la sua volontà?" disse Lucius guardando negli occhi ogni Mangiamorte.

"Draco ha imparato alla perfezione L'occlumanzia quando era solo un bambino e chiunque di voi può testare le sue capacità.  A tredici anni è già un mago preparato e brillante, più di quanto molti di voi lo siano mai stati! Ed è stato cresciuto per servire il Signore Oscuro dal giorno in cui è nato!"
Draco si sentì nauseato più che mai, alle parole di suo padre.
"Perché il marchio è sul suo braccio destro?" chiese un altro Mangiamorte sospettoso.
"Questo non ti riguarda! E' sempre un Marchio Nero." rispose Lucius freddamente. "C'è ancora qualcuno che ha delle domande?" tuonò. Ma nessuno rispose.
Piton guardò Draco dietro un'espressione impassibile.
Poi Lucius sollevò la sua manica sinistra. E così fecero tutti gli altri al tavolo.
"Giuro eterna fedeltà al Signore Oscuro" dissero in coro.
Draco non disse niente. Si chiese come mai gli altri non sembravano provare dolore quando il marchio brillava di un nero lucido sul loro avambraccio. Piuttosto sembravano in una sorta di lussuriosa estasi.

Quando tutti si sedettero Draco sentì una fitta nel basso ventre e l'ansia lo avvolse.
Ripensò velocemente a tutto quello che aveva bevuto, poi cercò di ricordarsi l'ultima volta che aveva usato il bagno e la triste rivelazione fu che era stata la mattina presto prima di scendere nella Sala Grande.
Come se non bastasse, la gola secca per la tensione dell'incontro lo aveva costretto a bere un paio di bicchieri d'acqua poco prima.
Draco fece un respiro profondo. Sfoggiò la sua migliore postura e cercò di stare calmo e concentrato, dicendosi che sarebbe andato tutto bene. E auto-rassicurandosi sulla breve durata dell'incontro nonostante, in realtà, non ne avesse idea.
Purtroppo i Mangiamorte avevano un bel po' da discutere. Per la prima ora parlarono di persone che Draco non conosceva e di fatture e maledizioni che non aveva mai sentito nominare.
Sperò che suo padre non si aspettasse di vederlo partecipare alla conversazione.
Lucius guardò suo figlio.
Composto come un principe, i ciuffi biondi che ricadevano sugli occhi, lo sguardo attento e immobile, il volto impassibile. Quando voleva, sapeva essere un vero Malfoy. Pensò che quasi quattordici anni fossero abbastanza per iniziare a prendersi delle responsabilità, o cercò di convincersi che era così. Anche se la sua pelle liscia e la luce nei suoi occhi lasciavano intendere che era ancora poco più che un bambino.
Draco cominciava a sentirsi a disagio. Cercava di mantenere la compostezza ma non poteva fare a meno di muovere un piede sotto il tavolo. Cominciava a sentire la pressione della vita bassa dei pantaloni proprio nel punto più insidioso. Riusciva non far trasparire niente dai lineamenti del suo volto ma non sapeva quanto avrebbe potuto ancora resistere.
Dopo un'altra ora il suo tremore era quasi visibile. Piton lo guardò e si rese conto che qualcosa non andava. Guardò Lucius ma si accorse che non accennava alcuna attenzione verso il figlio.

Draco si morse un labbro per un momento. I suoi occhi iniziavano leggermente a diventare lucidi.
Improvvisamente la discussione si fece più pesante. Lucius batté un mano sul tavolo, Draco sobbalzò leggermente e subito si ricompose ma sollevò un ginocchio e poggiò il piede sulla base del tavolo premendo insieme le gambe ma sempre con discrezione e cercando di non essere rilevabile.
"Il nostro obiettivo è uno solo ed è l'obiettivo del Signore Oscuro." gridò Lucius. "Il bambino sopravvissuto è a Hogwarts. E troveremo il modo di portarlo da Lui! Mio figlio e Piton sono dentro la scuola e sapranno aiutarci a trovare un modo di far arrivare Potter dal Nostro Signore! Quando riusciremo ad arrivare a lui, Potter deve essere catturato vivo. Ma su chiunque si metta in mezzo sarà lecito usare ogni anatema senza perdono!"
Draco deglutì. Ebbe una visione di Hogwarts in fiamme, i Mangiamorte scagliavano maledizioni a destra e sinistra uccidendo gli studenti a sangue freddo e il suo cuore si fermò.
Non sentiva di appartenere a quella gente si sentiva come il proverbiale pesce fuor d'acqua, che non riusciva a respirare o a muoversi propriamente dentro quell'atmosfera che non era sua.  Guardò Piton. Come poteva insegnare ai ragazzi durante la settimana e tramare la loro morte la domenica? Draco avrebbe voluto scappare via dal maniero e non tornarci mai più. Ma doveva fare molta attenzione ai suoi pensieri. La sua concentrazione impegnata a non mostrare quanto all'interno si stava contorcendo, indeboliva vistosamente il suo potere di occlumanzia. E nessuno a quel tavolo doveva sapere niente di quello che stava pensando.

Riuscì a rimanere impassibile e quantomeno composto, ma i suoi occhi cominciavano a svelare la sua agonia.
Piton lo guardò di nuovo e strinse insieme le labbra.
Lucius si alzò in piedi e tutto il tavolo lo segui. Per non dare nell'occhio Draco si alzò con gli altri ma stare dritto in piedi era dolorosissimo e quasi impossibile.
Il ragazzino cercò di raddrizzare quello che di lui si vedeva al di sopra del livello del tavolo. Ma ormai tremava, si contorceva in maniera quasi esplicita e i suoi occhi erano chiaramente lucidi e la sua espressione preoccupata.
Lucius congedò l'assemblea e mentre i Mangiamorte lasciarono le sedie, si avvicinò alle spalle di Draco che era rimasto immobile. Si chinò su di lui e sussurrò con rabbia "Dignità!" poi seguì gli altri verso la porta "Severus per favore vai con Draco di sopra nel soggiorno." disse prima di uscire.
"Certamente Lucius" rispose Piton e guardò il ragazzino. Appena il padre aveva varcato la porta Draco aveva perso la sua compostezza, si era seduto di nuovo stringendo le mani tra la gambe con gli occhi chiusi.

Piton si avvicinò a lui "Adesso puoi andare in bagno" gli disse piano.
Draco cercava la forza di alzarsi senza perdere il controllo.
Piton lo spinse leggermente con una mano sulla spalla  "Alzati Draco" .
Si alzò senza riuscire a stare decentemente in piedi e andò verso il bagno ma mentre chiudeva la porta sentì che la situazione gli stava sfuggendo di mano nel vero senso della parola.
I suoi muscoli non aspettarono che riuscisse ad aprire i bottoni, prima di lasciar andare litri di liquido caldo, che Draco cercò in tutti modi di fermare ma senza risultati.  Restò lì a guardare la pozza che si allargava ai suoi piedi, con la terribile sensazione di sconfitta che provava ogni volta. Il suo autocontrollo era veramente troppo compromesso. Le situazioni di stress, erano decisamente i momenti in cui avrebbe dovuto fare più attenzione, erano quelle che più spesso lo facevano irrigidire al punto da dimenticarsi completamente del suo corpo.

Sospirò tirando fuori la bacchetta per ripulire il danno. Poi cercò di sistemare con acqua fredda il rossore dei suoi occhi ma non ci riuscì completamente.
Dopo un po' uscì dal bagno. L'aria affranta e lo sguardo basso fecero intuire a Piton cos'era successo.
"Perché devi sempre arrivare a questo punto?" gli chiese in tono di rimprovero.
Draco non rispose.
"Non potevi andarci prima dell'incontro?" lo pressò l'insegnante.
"Non ne ho avuto l'occasione " disse Draco freddamente.
"Ti credo a malapena, sciocco ragazzino" disse Piton con un tono un po' più morbido. "Andiamo di sopra" aggiunse camminando verso la porta.

 
-*-
 
Lo stesso pomeriggio per le strade di Hogsmeade, Harry, Ron e Hermione passeggiavano sulla neve mangiando caramelle. Ron cercava di ignorare Hermione e parlare con Harry ma il ragazzo era molto distratto e rispondeva raramente alle sue domande.

Dean e Neville li salutarono da lontano. Ron, annoiato dai due musi lunghi, colse l'occasione e li raggiunse.
Harry si voltò verso Hermione che si sedeva su una panchina di pietra. Moriva dalla voglia di chiederle cosa stava succedendo tra lei e Draco.
"Hermione" esordì "Sei così pensierosa ultimamente..." disse buttando lì l'argomento.
La ragazza sospirò."Se almeno Ron la smettesse di fare finta che non esisto!"
"Herm, lo so benissimo che non è quello che ti rende pensierosa. Mi chiedevo se c'è qualcosa che non m hai detto... Riguardo Draco" riuscì a dire.
Lei lo guardò e arrossì leggermente. "No.. non c'è niente." disse scuotendo la testa.
Harri sospirò "Diciamo che ti credo, ma so che la mappa non ti serviva per cercare Grattastinchi, altrimenti l'avresti aperta davanti a me e avresti cercato il gatto. Dunque, cosa ci hai fatto quella notte?"

Hermione si morse un labbro. "Va bene, Harry. Quel giorno in biblioteca io e Draco ci siamo baciati" disse seccamente.
Harry cercava di capire perché si sentiva nervoso. Non era geloso di Hermione. Lei era come una sorella e niente di più. Era solo la sensazione che venisse allontanata da lui e da Ron che gli dava fastidio? Draco si stava insinuando tra i suoi amici e stava seducendo Hermione. Allora era vero? Ron aveva ragione!
"Harry... è stato solo un bacio non fare quella faccia per favore..." Hermione lo guardava stupita.
"Scusa" Harry cercò di uscire dai suoi vortici shakespeariani e tornare a ragionare lucidamente sulla situazione.
"Ci siamo baciati un volta. Tutto qui." disse Hermione. "Quella sera ho usato la mappa per cercare Draco e vedere se era da solo. Sono andata nella sala comune dei Serpeverde e gli ho chiesto scusa per quello che Ron aveva fatto nel pomeriggio."
Harry annuì "Ok." disse piano. "E poi cosa?"
"Basta, non mi ha più parlato da allora" disse lei con lo sguardo basso. "Ti sembrerà strano ma...Mi piace, Harry, ma non credo di piacere a lui. Perché lui, pensa solo a sua madre. E si comporta in modo strano, dice che quando mi abbraccia vede lei. Ha come dei flash di cose passate."
"Dei flash? Come delle allucinazioni?" disse Harry guardando fisso davanti a sé e lasciandosi cadere sulla panchina.
"Non proprio..." Hermione lo guardò "Io credo che qualcuno abbia fatto confusione con i suoi ricordi."
"Sul serio? E cosa te lo fa pensare?"
Hermione strinse gli occhi. "Quelli nel pensatoio erano confusi, a volte le immagini erano sbiadite e certe voci erano strane come modificate camuffate."
"Sei sicura?"
"Mhm" Hermione guardò Ron che tornava verso di loro. 

"Vado con Dean e Neville al pub ci vediamo dopo!" disse il rosso di fretta e si voltò tornando dai due amici.
Hermione sospirò. "Non credevo che Ron potesse essere tanto cattivo. Non lo riconoscevo quel giorno sai?"
Harry la guardò pensando che Ron era fortunato che lei non lo avesse visto, pochi giorni dopo, attaccare Draco nel corridoio. E decise di non dirglielo.
"Ron è solo geloso di noi, Herm."
"Dici?"
"Pensaci, stiamo sempre intorno a Draco e sempre a parlare di lui. Si starà sentendo un po' tagliato fuori... Sai che lui non lo sopporta proprio. E sappiamo perché. Draco ha sempre insultato la sua famiglia nei modi più sgradevoli."
"Pensi che faccia parte della sua maschera da purosangue? O Draco è veramente così senza cuore?" Hermione lo guardò.
Harry abbassò la testa. Poi appoggiò le mani indietro sulla panchina e guardò l'orizzonte bianco e grigio per la neve.
"Draco è uno stronzo. E' freddo e distante. Non c'è dubbio che abbia un caratteraccio e che sia velenoso come una serpe a volte. Però io credo che in fondo non sia così cattivo e nemmeno così superficiale. Suo padre lo ha davvero deviato lo ha cresciuto mettendogli in testa un sacco di menzogne"
Hermione guardava Harry attentamente. "Anche io credo che abbia qualcosa in più di quello che mostra."
"Però" disse Harry  e si girò verso di lei "Se riesci a giustificare Draco, puoi fare lo stesso con Ron. Anzi, di più perché conosci Ron e già sai cos' ha dentro di sé."
"E' vero, è che, quando l'ho visto agire così, ho avuto paura che fosse quello, ciò che aveva dentro di sé e che io non avevo mai notato. Non riesco a perdonarlo" disse lei scuotendo la testa leggermente.
Il ragazzo abbassò lo sguardo. "Capisco, io non faccio che credere alle sue teorie su Draco e smettere di crederci subito dopo... Comunque non trovi che sia sempre più facile essere capiti se si diventa da cattivi a buoni piuttosto che da buoni a cattivi...?"
Hermione annuì. "Hai ragione. Ron ha diritto ad un'altra chance...o più di una." lo abbracciò e si sentì fiera di essere sua amica "Grazie, Harry. Ti voglio bene."

 
-*-
 
Draco era seduto su una poltrona del soggiorno con aria depressa, mentre Piton camminava su e giù davanti alla finestra.
"Faremo tardi per cena" disse l'uomo guardando l'orologio sul muro.
"Io non ho fame" la voce di Draco era fredda e triste.
Piton lo guardò. Il ragazzino era molto magro e aveva notato che aveva spesso poco appetito, Ma forse per il portamento elegante, il suo corpo non sembrava sofferente quanto la sua anima.
"Eri un bambino felice" disse senza pensare.
Draco si voltò a guardarlo. "Come ha detto, Signore?"
"Eri un bambino felice. Mi ricordo di quando sei nato. E di tua madre."
Draco si alzò e andò davanti al professore "Cosa sa di mia madre, Signore?"
Piton lo guardò, adesso sì che vedeva la fame. Fame di informazioni.
"Era una donna molto bella e intelligente, e i suoi profondi occhi grigi mi stanno guardando in questo momento."
Draco arrossì. Piton gli aveva appena fatto un complimento? Oh, no. Stava sicuramente cercando di confonderlo così non avrebbe fatto altre domande.
"Signore, mi dica di più, per favore"
L'uomo lo guardò, non aveva mai visto Draco pregare qualcuno per qualcosa ma adesso era proprio quello che i suoi occhi stavano facendo.
"E tutto quello che posso dirti adesso"

Draco abbassò lo sguardo. Il tono dell'insegnante lo avvertì che la conversazione era finita. Dopotutto, quando sua madre aveva smesso di essere la persona che lui conosceva, aveva otto anni. E sebbene si fosse curato di lei per tanto tempo non riusciva a ricordare quasi niente di prima di quell'anno. 
Tornò a sedersi sulla poltrona.
Piton andò da lui. "Ti parlerò di tua madre, ma non qui." disse piano.
Draco alzò lo sguardo sorpreso. "Grazie, Signore" disse. Avrebbe voluto tornare subito ad Hogwarts e passare la sera ad ascoltare quello che Piton sapeva di lei.
Lucius entrò impettito nel salotto.
"Severus, puoi riportare Draco a Hogwarts. Ma prima lasciami parlare con lui un momento, in privato."
"Come desideri, Lucius. Aspetterò fuori." disse calmo Piton e uscì dalla stanza avviandosi verso l'esterno.
 
"Alzati in piedi!" la sua voce divenne più cupa appena l'insegnante se ne fu andato.
Draco si alzò e subito Lucius gli strinse una mano alla gola togliendogli il respiro.
"So benissimo cos'hai combinato! E sei fortunato che non sia successo durante l'incontro! Anche se contorcersi come un bambino lo trovo altrettanto inopportuno!"
Lasciò andare Draco, che si portò una mano al collo cercando di respirare.
"Ti avevo avvertito! Non lo sai che presenziare ad uno di questi incontri è come stare di fronte al Signore Oscuro in persona? Devi essere perfetto! Impeccabile! Senza difetti!"
Lucius lo prese e per la maglia e lo tirò verso di sé.
"Sei uno di noi adesso! E' ufficiale! E un giorno il Signore Oscuro ti chiederà di fare qualcosa per lui. Non potrai rifiutarti e se fallirai, sarai torturato e ucciso. E con te tutta la tua famiglia!"
Draco vide la paura negli occhi di suo padre, non si ricordava di averla mai vista prima. Lo guardava senza riuscire a dire una parola.
"Capisci? Devi essere un guerriero del Signore Oscuro e non devi lasciarti trasportare da nessuna emozione. Perché sono quelle che ti porteranno a fallire!!"
Lucius lo spinse indietro con violenza e Draco cadde addosso alla poltrona. Rimase a terra guardando il padre che scuoteva la testa guardandolo dall'alto in basso.
"A volte mi domando se ne sia valsa la pena..." disse piano. "Vattene! Torna a quella stupida scuola e cerca di non infangare il mio nome!!"
 
Draco uscì dalla porta a grandi passi, i singhiozzi che gli si affollavano in gola e le lacrime che gli appannavano la vista.
Se ne era valsa la pena?...di cosa? Aver ucciso sua madre? Aver avuto un figlio con una mezzosangue? Non averlo ucciso insieme a lei?
In ogni caso si sentiva disprezzato e calpestato e odiato. Costretto a fare cose che non voleva fare e trattato come un inutile animale. Sentiva la rabbia salire dentro, il sangue che ribolliva e gli occhi che bruciavano.
"Draco!" Piton lo chiamò quando lo vide uscire dalla porta senza aspettare.
Ma lui non si fermò, gettandosi nel cortile con i pugni chiusi e le spalle strette.
Piton lo raggiunse e lo fermò. "Che succede?" gli chiese quando girò di fronte a lui e vide gli occhi pieni di lacrime. Il ragazzino tremava di rabbia e soffocava i singhiozzi.
"Cosa ti ha fatto?" chiese Piton con un'espressione più preoccupata del solito.
Ma Draco chiuse gli occhi le lo spinse via continuando a camminare nel giardino.
Piton si voltò, lo vide gridare di rabbia e colpire le piante con pugni e calci.
Andò da lui e lo fermò prima che si facesse male. Quando strinse le mani intorno ai suoi polsi, Draco scoppiò in singhiozzi e cadde a terra in ginocchio.
Il marchio nero cominciò a bruciare. 

Piton lo lasciò e inginocchiatosi davanti a lui, cercò di immaginare cosa Lucius gli avesse detto.
Accarezzò i capelli biondi mentre lui piangeva con le mani a terra e la testa bassa.
"Calmati..."gli disse piano.
Draco scosse la testa "Non ho mai scelto di essere quello che sono!"
 Gemette di dolore stringendo nella mano l'avambraccio mentre il Marchio Nero bruciava più che mai e adesso sembrava anche fare male come se qualcuno ci avesse piantato dentro un coltello. Il suo respiro era affannoso.
"Se ti calmi il dolore passerà" disse Piton.
"Lo odio...Lo odio!" gridava il ragazzino tra i singhiozzi senza riuscire a placare la sua ira.
Piton sospirò.
 
Improvvisamente Draco si alzò in piedi e tornò verso il maniero con decisione. Piton gli corse dietro. Quando si mise di fronte a lui per fermarlo, vide le sue iridi brillare di un rosso vivo. Il suo volto era cupo e pieno di odio il suo respiro affannoso.  
"Draco!" Piton lo scosse. Tutto un tratto, i suoi occhi tonarono grigi e si chiusero mentre il suo
corpo si accasciava privo di sensi. L'uomo fermò la sua caduta.

 
-*-
 
Come ogni domenica sera, la Sala Grande era rumorosa. Tutti si mostravano gli acquisti fatti a Hogsmeade e si scambiavano caramelle.
Ron parlava con Dean e Neville mentre Harry e Hermione fissarono la porta della Sala Grande per tutta la cena. Draco non tornava.
Più tardi nella sala comune Harry aprì la Mappa del Malandrino ed esclamò "E’ tornato!"
"Davvero?" chiese Hemione avvicinandosi per vedere. Il nome di Draco era nella sua stanza nel dormitorio dei Serpeverde.
"Dobbiamo trovare il pensatoio Harry" sospirò Hermione tirando fuori dal colletto della divisa una catenina dorata a cui era attaccata una piccola bottiglia di vetro piena di fili bianco argento.
 





h+d
 
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Capitolo 14
*** Lost Boys ***


Sono particolarmente affezionata a questo capitolo e soprattutto a quello successivo. :)
buona lettura!
 
Trad Titolo: Ragazzi Perduti
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo Quattordici
 
Lost Boys
 
 
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Da ciò che vedo, sei magnifico
combatti il male con tutto ciò che fai
ogni tuo gesto è spettacolare
non posso fare altro che stare qui sdraiato e amarti.
Da ciò che vedo sei terrorizzato
la diffidenza ti scorre attraverso
il tuo sorriso nasconde qualcosa di doloroso
mi fa restare sdraiato qui ad amarti.
Da quello che faccio ricevo la sensazione
che potresti essere lì sdraiato e amarmi anche tu.
 
From what I've seen, you're magnificent
You fight evil with all you do
Your every act is spectacular 
It makes me lay here and love you

From what I know, you're terrified 
You have mistrust running through you 
Your smile is hiding something hurtful 
It makes me lay here and love you

I have a feeling from what I do 
That you might lay there and love me too

(The P.o.S.: Lay and Love)
 
 
Taschino
 
Harry, Ron e Hermione si aggiravano per la Stanza Delle Cose Nascoste.
A Harry era tornata in mente quella stanza piena di oggetti, che aveva visto la prima volta seguendo Draco nella notte. Sperava che il Pensatoio si trovasse là o che almeno ce ne fosse un'altro ed era riuscito ad aprirla mentre camminava avanti e indietro nel corridoio riflettendo su dove Silente avesse potuto nasconderlo.
 
I tre si aggirarono per diversi minuti rovistando ovunque tra le cataste impolverate.
Ron si mise in testa un cappello che cominciò a dargli consigli su come conquistare le ragazze.
Una maschera a forma di testa di mulo morse il dito di Harry che gracchiò spaventato mentre
Hermione venne quasi strozzata da una collana di diamanti stregati.
 
"Wow guardate!" disse Ron estasiato "Un orologio babbano!"
Harry si avvicinò.
"Cosa ci farà qui?" si chiese Ron scuotendolo vicino all'orecchio "Sembra pure rotto!"
"Fammi vedere!" Harry prese il grosso orologio da tasca le se lo rigirò tra le dita. "Mio zio Vernon ne ha uno così. Si carica con questa vite" disse tirando la pallina di metallo in cima all'orologio.
Con un piccolo flash di luce la vite si alzò, le lancette cominciarono a girare in senso antiorario e il quadro dell'orologio si aprì di scatto.
Harry e Ron trasalirono. Poi scrutarono l'interno dell'oggetto che mostrava delle rotelle con sopra delle lettre e dei numeri, come quelle del lucchetto di una valigia.
Hermione si avvicinò incuriosita. "Cos'era quel lampo?" chiese. Guardò l'orologio e gridò "Per tutti i sortilegi! Quello è..." Gli altri due si voltarono verso di lei in orrore.
"Un orologio babbano..." disse Hermione delusa arrivando vicino a loro.
I due ragazzi sospirarono. "Hermione! Mi hai fatto prendere un colpo!"  si lamentò Ron con una mano sul cuore.
"Guarda Hermione, si è appena chiuso." la informò Harry " Prima era diverso, tira questa vite"
Harry le dette l'orologio e Hermione tirò la vite. Con un altro flash e il quadro si aprì.
"Allora avevo ragione!! E’ un Passatempo!" urlò Hermione spaventando Ron per la seconda volta.
"Cos'è un Passatempo?" chiese Harry incuriosito.
"E uno strumento molto antico che ti permette di passare del tempo in un qualsiasi posto del mondo, senza che quel tempo ti sia tolto. Quando ritorni è all'incirca la stessa ora dello stesso giorno in cui sei partito...Non credevo che ne avrei mai visto uno!" disse la ragazza ammirando l'oggetto.
"Ma è fantastico! " disse Ron "In qualsiasi posto del mondo?"
"Sì" Hermione era compiaciuta "L'ho letto in un libro dell'archivio storico. Sapete che materializzarsi all'estero è molto difficile, con questo strumento si può fare ma soltanto per alcuni giorni. A metà del 1900 è stato bandito perché troppi maghi lo usavano e le linee temporali si stavano aggrovigliando..." Hermione si sentì mancare e si appoggiò a un comodino.
"Stai bene?" le chiese Harry
"Sì..sì.." La ragazza si toccò la fronte "E' solo un po' di stanchezza credo."
Ron le aveva preso di mano il Passatempo "Dunque.... Questo è impostato per l'Italia - Firenze - per quattro giorni - ora di arrivo dieci del mattino...E come si attiva?" disse capovolgendolo.
Hermione lo guardò "Se fossi in te non ci giocherei troppo, quando sono difettosi e vecchi causano spaccamenti gravi. Ho letto di un mago che ne aveva trovato uno e negli anni sessanta, lo ha usato per andare a New York, ma si è materializzato per metà a Berlino mentre l'altra metà l'hanno ritrovata in Tibet dopo molti anni... "
Ron rabbrividì e ridette a Hermione il Passatempo, che nel frattempo si era messo a ticchettare come un orologio. Hermione lo guardò, lo chiuse e notò la lancetta dei secondi sul quadro, che si muoveva come in un normale orologio.
Harry si voltò di scatto quando sentì uno strano rumore e fece cenno agli altri di fare silenzio.
Tornarono sotto il mantello dell'invisibilità e spiarono tra le fessure delle cataste di mobili. Un'altro rumore che proveniva dall'entrata colse la loro attenzione.
"E' Draco!" sussurrò Harry.
Il biondo era entrato nella stanza con un obiettivo preciso e il suo sguardo fermo faceva intendere dove si trovasse. I tre si sporsero un po' ma non riuscivano a vedere.
Poi capirono.
"Buonasera, Signore" salutò Draco con voce atona.
"Questa è lontana dall'essere una buona sera" disse Lucius.
Draco lo guardò serio, non capiva a cosa si riferisse finché non sentì il ticchettio ma non si voltò verso la fonte del rumore.
I tre si guardarono "Quando è arrivato?" chiese Ron sussurrando.
"Non capisci di cosa sto parlando?" Lucius si incamminò dentro la stanza.
Harry, Ron e Hermione rimasero paralizzati quando lo videro arrivare davanti a loro.
"Non ti sei accorto che non siamo soli?!" gridò Lucius facendo volare via il mantello dell'invisibilità e puntando la bacchetta contro i ragazzi.
Draco che lo aveva seguito, si mise subito tra loro e suo padre puntando la bacchetta su di lui.
"Stai scherzando vero? Come osi puntarmi la bacchetta!!?" Lucius gridò infuriato. Alzò il braccio pronto a scagliare un incantesimo.
Prima che Harry e Ron increduli, portassero le mani alle loro bacchette, Hermione decise che valeva la pena provare, prima di essere polverizzati da un incantesimo di Lucius Malfoy. Si assicurò di essere in contatto fisico con Ron e Harry, prese il braccio di Draco e premette la vite del Passatempo chiudendo gli occhi.
Un flash blu accecò Lucius, e lo spinse a terra. Quando si rialzò era completamente solo nella stanza e un vecchio orologio da tasca cadde sul pavimento.
 
"Ahu!" disse Harry quando Draco gli atterrò sullo stomaco. 
"Scusa!" rantolò Draco, e cercando di tirarsi su si bloccò per un momento con gli occhi dentro quelli di Harry.
"Ha funzionato!" gridò Hermione saltando in piedi dopo aver controllato che non le mancasse nessuna parte del corpo.
"Cosa ha funzionato?" si lamentò Ron con gli occhi strizzati massaggiandosi un gomito.
Harry e Draco si alzarono da terra guardandosi intorno.
"Il Passatempo! Siamo a Firenze!" disse Hermione con un sorriso da un orecchio all'altro.
"Evviva! Ev.." Ron si guardò toccandosi dappertutto e poi sospirò di sollievo. "Evviva!"
Harry si guardava intorno ammirando la piazza, la meravigliosa chiesa e le persone che camminavano e scattavano foto. Non aveva mai avuto la possibilità di viaggiare e adesso si sentiva come se qualcuno gli avesse fatto un regalo.
Draco li guardava con le braccia incrociate. "Come ci siamo finiti a Firenze?" disse freddamente.
Hermione lo guardò. "Con il Passatempo che abbiamo trovato nella Stanza..." si fermò "Draco, grazie per averci difesi da tuo padre."
"Sì, grazie..." disse Harry.
"Aarrgh-grazie!" disse Ron dopo che Hermione gli aveva pizzicato un braccio con violenza.
Draco li guardò con sufficienza senza proferire parola.
"Siamo bloccati qui per quattro giorni." disse Hermione. "Ma nessuno lo saprà mai. Non dovremmo goderci la vacanza a questo punto?"
"Ma certo! Mio padre dice che fanno una pizza fantastica in Italia!"  disse Ron.
"Buona vacanza"  la voce di Draco tagliò l'entusiasmo come la lama di una Katana. Si voltò e si allontanò nella piazza.
"Aspetta! Restiamo tutti insieme!" gridò Hermione.
Harry lo seguì.

"Eddai Hermione!" disse Ron guardandosi intorno entusiasta di non avere Draco tra i piedi "Che ti importa? Andiamo! Guarda che roba! Non vedo l'ora di vedere tutta la città! E siamo liberi di uscire di sera! Herm.." Ron si accorse che stava parlando da solo, si voltò e vide attraverso un'infinita e impenetrabile fila di turisti giapponesi, Hermione e Harry che parlavano con Draco.

"Non ho intenzione di passare quattro giorni interi con Weasley!" ribatteva il biondo incrociando le braccia.
"Vedrai che andrà tutto bene ci parlerò io"  disse Hermione.
"Non ho bisogno che ci parli. Mi annoia e mi infastidisce, non me lo voglio trovare all'interno del campo visivo!" Draco se ne andò da solo.
"Che facciamo? " chiese Hermione.
"Stai con Ron, ci ritroviamo qui tra un'ora ok?" disse Harry.
"Va bene..." Hermione abbassò lo sguardo. "A dopo"

Harry prese la strada che aveva imboccato Draco ma non riusciva più a vederlo. Camminò per un po' completamente confuso, guardandosi intorno affascinato dalle novità.  Andò sempre dritto finché non arrivò in un'altra piazza con una fontana. Scrutò la piazza assolata e vide una figura magra ed elegante, che seduta sul bordo di marmo della fontana, con i gomiti sulle ginocchia, guardava per terra.
Harry camminò verso la fontana e si sedette accanto a Draco.
"Lo so che non ti piace Ron, almeno quanto tu non piaci a lui, però credo che avremo bisogno di Hermione qui. Non ti va di tornare da loro?"
"Non mi va Potter. E Weasley è l'ultimo dei miei pensieri"
Harry sospirò. "Senti, non farà l'idiota, è troppo felice di essere qui, sarà distratto."
"Non è quello il problema!" Draco sembrava spazientito. Pensava a suo padre che gli aveva puntato una bacchetta in faccia per la prima volta nella sua vita. Si ricordò che sua madre gli aveva proibito di usare la magia su suo figlio, per qualsiasi cosa. E lui la aveva ascoltata.
Era forse l'ultima cosa che gi era rimasta di lei? E adesso... era andata anche quella.

Quanto tutto non avesse senso intorno a lui, in quel momento, non riusciva proprio a spiegarlo a Harry. Però lui capì e Draco sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
"Non dovevi metterti contro di lui per noi." disse dolcemente.
Draco si voltò stupito. "Non ho chiesto il tuo parere." disse. E subito dopo sperò di non averlo detto. Si sfregò il viso con le mani e rimase lì con le dita tra i capelli.
Ma Harry, che lontano dal conoscere la legimanzia, aveva comunque sentito qualcosa di più di quel tono arrogante, sorrise. "Senti. Non so perché non mi parli più, o perché da quando è successa quella cosa ad Halloween, sei ancora più distante di prima. Almeno prima mi sfottevi! Mi cercavi anche, per sfottermi! Adesso invece...." Harry sospirò e guardò la piazza "Insomma, è la prima volta che riesco ad andare all'estero in vita mia e ho sempre desiderato vedere una città diversa da Londra. Questi quattro giorni sono un regalo piovuto dal cielo!  Avremo tempo di riposarci e rilassarci e anche di riflettere su quello che non va. E quando torneremo..."

"Mio padre ci farà fuori" concluse Draco.
"Certo che sei di un ottimismo davvero rigenerante!" Harry alzò gli occhi al cielo.
"Cosa c'è, ti manca qualcuno che ti sfotte?" chiese Draco, "Se vuoi ti presento tutta la casa dei Serpeverde e anche qualcuno delle altre case." disse guardando davanti a sé.

Harry si morse un labbro. "Pessimista e pure antipatico..." disse poggiando le mani sul marmo e stendendo le gambe in avanti.
Draco si voltò posando il mento sulla spalla e scrutò Harry dalla testa ai piedi. Stava lì con gli occhi chiusi, appoggiato indietro sulle mani con le spalle strette e il viso leggermente inclinato in alto, come per prendere i raggi di sole.
Harry sentì il suono di una risata trattenuta. E aprì un occhio guardando in basso verso di lui e poi lo richiuse. "Cos'hai da ridere?"
"Che fai cerchi di abbronzarti?" lo schernì Draco "Non sai che la pelle bianca è un segno di nobiltà? Vuoi diventare scuro e rugoso come un contadino?"
"Sei davvero un finocchio Malfoy" Harry non aprì neanche gli occhi.
Draco non rispose.

"Potter..?" disse calmo.

"Eh?" Harry non fece in tempo a girarsi che uno dei pesci di bronzo ai lati dell fontana gli spruzzò in faccia mezzo litro d'aqua.

"Non mi insultare." disse il biondo serenamente.

Harry lo guardò sgocciolante, si tolse gli occhiali li strofinò con un lembo della camicia e se li rimise sbuffando.
"Siamo in mezzo ai babbani ricordatelo!" sussurrò Harry e starnutì.
"Rilassati Potter, sono solo trucchetti da illusionista" rispose freddo il Serpeverde tornando a guardare la piazza.
"Torniamo da loro?" disse poi strappando al moro uno sguardo sorpreso.
Mentre si alzavano tirò fuori la bacchetta e senza farsi notare asciugò i vestiti e i capelli di Harry che si voltò guardandolo storto ma con gratitudine.
 
Quando si ritrovarono con gli altri Hermione sembrava felicissima mentre Ron perse il sorriso appena vide Draco. Se Draco avesse avuto un sorriso la cosa sarebbe stata reciproca.

"Ho comprato una guida in Inglese" disse la ragazza soddisfatta.
"Con cosa l'hai pagata?" chiese Harry
"Con questa!" disse lei sventolando una carta di credito babbana.
"Cos'è quella cosa?" chiese Ron.
"Una carta con dentro soldi babbani. Me l'hanno data i miei per le emergenze. Fortunatamente me la porto sempre dietro! Ma non preoccupatevi sarà come se non li avessimo mai spesi questi soldi"

 
-*-

Andarono in giro per la città tutto il pomeriggio. Hermione leggeva la guida anche se non sempre veniva ascoltata.  Quando alzava lo sguardo Harry e Ron si voltavano verso di lei, esibendo forzate espressioni di attenzione. Mentre Draco, che le camminava accanto sembrava l'unico veramente interessato.
Harry ed Hermione si divertirono un mondo guardando Draco e Ron che, separatamente,  studiavano con interesse e diffidenza, ogni oggetto babbano dentro i negozi del centro, privilegiando quelli di articoli da regalo e design.
La sera, con grande gioia di Ron mangiarono una deliziosa pizza in un ristorante.
Era già buio quando entrarono in un albergo. Hermione andò al bancone e con un loschissimo confundo riuscì a convincere l'albergatore che era maggiorenne. Poi tornò dai ragazzi.
"Questa città e piena di turisti." Sollevò una chiave attaccata ad un portachiavi di metallo "E' l'ultima camera, ce la divederemo" disse alzando le spalle.
Entrarono in ascensore a Hermione notò che Draco si appoggiava al muro con le mani in tasca in un modo che le era familiare.
Harry toccò il portachiavi che penzolava dalla mano di Hermione  "Che cos'è?"
"E un giglio*, il simbolo di Firenze. L'ho letto nella guida. Carino vero?"
Harry annuì.
 
DSC0602 

Quando Hermione aprì la porta anche la sua bocca si spalancò.
La stanza sembrava un piccolo appartamento. Le pareti erano affrescate con immagini di campagne sterminate e il soffitto con un drammatico cielo, pieno di angeli e uccelli. Un salottino era disposto davanti alla porta e dietro il grande divano due letti matrimoniali poi la stanza faceva una curva, dove si trovava la porta del bagno. C'era anche un tavolo abbastanza grande in un angolo.
 
"E' bellissima!" disse la ragazza aprendo le tende della finestra "E anche la vista!"
 "Sì ma, ci sono solo due letti" disse Ron "Io non ci dormo con la Serpe!"
"Non ti scomodare anima nobile, io prendo il divano" gli rispose Draco freddamente senza guardarlo. Tutto sommato era un gran bel divano.
"Beh" disse Harry  "Allora suppongo che questo sia il nostro letto Ron" 
Draco si sfilò la maglia grigia della divisa e si allentò con movimenti fluidi e precisi la cravatta verdeargento.
Harry lo guardò mentre si avvicinava alla finestra con la stessa espressione cupa che aveva quella mattina e capelli spettinati. Pensò che avrebbe dovuto spettinarli più spesso.
 
"Vi dispiace se faccio una doccia?" disse Harry.
"No no" rispose Hermione "Un momento, fammi solo fare pipì " si infilò in bagno e uscì poco dopo.
"Ok allora vado" disse Harry e chiuse la porta.
Appena l'acqua della doccia cominciò a scendere, Draco sentì un brivido e si rese conto che era tutto il giorno che non andava in bagno.
"Allora vi è piaciuta Firenze? Ci sono ancora un sacco di cose da vedere!" disse Hermione eccitata togliendosi le scarpe e sedendosi sul letto a sfogliare la guida.

"E' fantastica!" disse Ron sdraiato sul suo "Io vorrei venire a vivere qui! Senti che temperatura? Ed è inverno!"

"E a te è piaciuta?" chiese Hermione.

Draco non si voltò "Sì, ma non sono dell'umore giusto per divertirmi." disse con freddezza.
"E quando mai sei dell'umore per divertirti?" disse Ron con un braccio sugli occhi.
Hermione si voltò verso Draco, grata che non avesse accolto la provocazione. Lo guardò meglio e notò che camminava su e giù davanti alla finestra con un'espressione abbastanza eloquente.
Anche Ron da sotto il braccio lo spiava e aveva capito che Draco, non stava esprimendo la sua sofferenza. Quando notò lo sguardo amorevole di Hermione su di lui. Sentì le orecchie bruciare.

Harry uscì dal bagno, Draco si voltò muovendo un passo verso di esso, quando Ron che era molto più vicino, balzò giù dal letto dicendo "E’ il mio turno!" e si chiuse dentro.
Hermione aveva capito la situazione e chiamò Ron, ma lui aprì l'acqua della doccia e fece finta di non sentire.
"Draco, volevi andare in bagno?" Hermione lo guardò mentre fissava la porta con uno sguardo così immobile e pieno di ira, che ebbe timore che il bagno prendesse fuoco da un momento all'altro.
"Non importa" rispose lui sedendosi al tavolo. Harry tirò fuori la testa dall'asciugamano con cui si stava tamponando i capelli e guardò Draco, che era appoggiato in avanti sul tavolo con una mano sugli occhi e un a gamba irrequieta.
"Devo chiamare Ron? Lo faccio uscire."
"Lascialo stare, Potter" disse il biondo.

I minuti passarono e Draco si mordeva un labbro con gli occhi un po' lucidi mentre passeggiava su e giù davanti al divano.
Harry non poteva più vederlo così anche se per qualche motivo non riusciva a smettere di guardarlo e Ron stava di nuovo esagerando. Si alzò e bussò alla porta. "Ron sei lì dentro da un secolo!!"
La porta si aprì e Ron apparve sulla soglia avvolto in un asciugamano bianco. "Cosa c'è?"  
Draco camminò verso il bagno e urtando la sua spalla entrò chiudendo la porta con un calcio.
Ron venne sbattuto in avanti "Hey!" gridò e cercò di riaprire la porta. "Ci sono i miei vestiti la dentro!"
Harry lo fermò "Ron! Ma che...Smettila!" disse tra i denti facendo un cenno con la testa verso Hermione.
Ron si girò e vide lo sguardo minatorio della ragazza.
"I miei vestiti..." disse di nuovo.
 
Intanto Draco, arrivato appena in tempo, si stava godendo la meravigliosa sensazione che quasi lo faceva fremere di piacere.
Fece una doccia calda, poi si concentrò sugli incantesimi per rendere i suoi vestiti lavati e stirati e far apparire dei pantaloni di un pigiama nero e la maglietta che venne fuori grigia e rigorosamente a maniche lunghe.
Sentì delle risate provenire dalla stanza. Quando aprì la porta rimase sconvolto.

Si trovò davanti Ron in un completo rosa da balletto, con tanto di gonna di tulle e scarpette col gesso.
"Scusa!" rideva Hermione "Devo aver sbagliato incantesimo!"
"Toglietemi questo coso!" gracchiava Ron cercando di uscire dall'attillato body di lycra.
"Ron, sul serio dovresti farci un pensierino, ti sta benissimo!" Harry si rotolava sul letto dalle risate.
Draco camminò dietro il rosso e si avvicinò a Hermione tra i due letti. Lei lo guardò mentre si accostava al suo orecchio e le sussurrava qualcosa, in maniera piuttosto sensuale che fece sciogliere lei e innervosire Ron.
"Nocturnus abitus!" disse la ragazza e Ron finalmente fu in pigiama.
"E' rosa!" protestò Ron
"Grazie" disse Hermione, divertita dal fatto che Draco sapesse meglio di lei incantesimi come quelli.
"Non c'è di che" rispose Draco freddamente guardando Ron, mentre gli passava vicino per andare al divano.
"Sei proprio un bravo elfo domestico!" sputò il rosso ed emise un rantolo soffocato, quando al veloce movimento della bacchetta di Draco, le mutande gli si restrinsero di tre taglie.

Hermione puntò la bacchetta su Harry, che chiuse gli occhi e strinse le spalle. Sospirò di sollievo quando vide il pigiama rosso.
"Rosa!" borbottò di nuovo Ron mettendosi sotto le coperte.
"E' tutto quello che posso fare Ron!" disse Hermione un po'offesa.
Draco si sdraiò sul divano, tirando su distrattamente la coperta e rimase un po' a guardare il soffitto affrescato.
Harry si sedette sotto le coperte e restò per un po' a fissare il retro del divano e i ciuffetti di capelli biondi che sbucavano dal bracciolo.
Hermione leggeva e Ron si girava nervosamente nel letto accanto a Harry.
"Buonanotte!" disse Hermione ad un certo punto, e spense la luce.
 
La notte era silenziosa e tutti si erano addormentati ma Draco stringeva gli occhi e si girava sul divano mentre sognava.

Il portone di Hogwarts tremava sotto i forti colpi dati dall'esterno.

Draco lo guardava spaventato. 

"Aprilo" diceva la voce di Lucius e si sentì afferrare il collo. "Ho detto aprilo!" Lucius lo forzava verso la porta e spinse la sua mano ad aprire. Il braccio di Draco cominciò a bruciare.

 
Decine di Mangiamorte entrarono nella scuola lanciando maledizioni e anatemi da ogni parte uccidendo gli studenti a sangue freddo uno ad uno.
Draco si guardava intorno terrorizzato. Vide Ron e Hermione nella sala grande.

"Scappate!! " gridò, ma un Mangiamorte li colpì e Draco vide i due corpi volare in aria e atterrare al suolo senza vita. Gli occhi incavati e i volti grigi...
Harry corse da loro gridando.  Poi vide Draco e andò da lui puntandogli la bacchetta "Sei stato tu!! Li hai uccisi! " Draco si guardò il braccio e vide che la sua manica era arrotolata e il segno era visibile sulla sua pelle.
"Sei un Mangiamorte!! Un disgustoso, vile, Mangiamorte!" gli urlava in faccia Harry.

Improvvisamente qualcuno afferrò il ragazzo da dietro e un altro lo legò. Harry venne trascinato via.
"No! No!" Draco cercò di seguirlo ma suo padre lo teneva per un braccio.
"Ottimo lavoro figlio mio, il Signore Oscuro ne sarà compiaciuto"
 

Hermione si svegliò sentendo un piccolo rumore. Si tirò su a sedere e vide Draco davanti alla finestra, con la fronte e una mano appoggiate sul vetro.
Era illuminato dalla luce gialla dei lampioni, si vedevano scintillare le lacrime nei suoi occhi e sul suo viso.
Hermione prese la bacchetta e lanciò un incantesimo muffliato su Ron e Harry perché non si svegliassero con la sua voce.
"Draco" chiamò.
Il biondo si voltò.
"Vieni qui" disse lei con fare materno.
Draco andò da lei asciugandosi le lacrime.
"Cosa c'è?" chiese la ragazza.
"Niente, un incubo..." disse lui vago.
Per un attimo Draco sembrava davvero un bambino, in quel momento aveva messo da parte l'arroganza e l'orgoglio ed esprimeva la solitudine e il bisogno di qualcuno che lo rassicurasse.
Hermione era così intenerita che non aveva voglia di pensare a cosa fosse giusto o no. Stese una mano aperta sul letto. "Resta qui" disse dolcemente.
Draco la guardò per un attimo, poi si sdraiò sopra le coperte accanto a lei.
"Va tutto bene" disse la ragazza accarezzando i capelli biondi, così pallidi anche nel buio della notte. "Mia mamma, quando ero piccola, mi diceva sempre che gli incubi sono le cose brutte di cui il cervello si deve liberare. Sono solo quelle cose che passando davanti ai nostri occhi se ne vanno."
Draco inspirò profondamente e Hermione vide un'altra lacrima scendere dalla punta dell'occhio allungato e sciogliersi nei capelli.
Lui si girò e le dette le spalle, lasciò che Hermione gli accarezzasse i capelli finché non si addormentò.
La ragazza lo baciò sulla testa e presa la coperta dal divano gliela mise sopra con cura.
Poi lo abbracciò da dietro e si addormentò con il viso tra i suoi capelli morbidi respirando quell'odore di neve che amava tanto.
 
-*-

Il mattino seguente Draco si svegliò con la voce di Ron nelle orecchie "Non ci credo!" diceva il rosso.
Aprì gli occhi e si ricordò di essere nel letto di Hermione. Si voltò ma lei non c'era.
"Vi siete divertiti?" chiese il rosso in tono provocatorio.
"Chiudi il becco Weasley!" sibilò Draco prendendo la coperta e andando a sedersi sul divano.
"Che succede?" Harry emerse dalle coperte tastando il comodino.
"Malfoy si è infilato nel letto di Hermione stanotte!" ruggì Ron.
"Mmmmm" Draco gettò il viso tra le mani.
"Cosa?" Harry si mise gli occhiali e guardò Draco di spalle sul divano.
"Calmi!" Hermione uscì dal bagno già vestita e pronta per uscire. "Abbiamo solo fatto due chiacchiere stamattina"
"Come no.." disse Ron e si infilò in bagno sbattendo la porta.
 
Mentre passeggiavano verso la galleria degli Uffizi Hermione leggeva la guida.
"La Galleria degli Uffizi è stata costruita nel 1581 sotto richiesta del Granduca Francesco De' Medici, figlio di Cosimo..."
"Hermione?" le si avvicinò Harry.
La ragazza si voltò un po' infastidita.
"Che ci faceva Draco nel tuo letto?"
Hermione sospirò. "Harry, ha avuto un incubo, l'ho visto che piangeva davanti alla finestra. Che avresti fatto tu?"
Harry arrossì. "Beh..."
"Mi sembrava che avesse bisogno di un po' di affetto e gli ho parlato... tutto qui. Perché che pensavi?" aggiunse seria.
Harry la guardò "No, niente ero curioso..."
"Comunque Ron la deve finire... E' diventato davvero insopportabile!" disse lei entrando nel museo.
Passarono per normali studenti inglesi con tanto di sconto sul biglietto. Poi Hermione trovò una scolaresca dell'Essex in gita, e si avvicinò ad ascoltare la professoressa che spiegava.
Harry la raggiunse poco dopo.


Anche Draco era lì, un po' più avanti, con una mano in tasca e il suo portamento elegante, che guardava un quadro ascoltando l'insegnante.
Una ragazza del gruppo di studenti si voltò e gli sorrise. Draco spostò un momento lo sguardo su di lei e poi tornò a guardare il quadro senza cambiare espressione.
La ragazza fece un passo indietro. "Serpeverde...Che scuola è?" chiese incuriosita leggendo il distintivo sulla sua maglia.
"La scuola di magia" disse Draco freddamente. 

La ragazza scoppiò a ridere. Un ragazzo accanto a lei guardò Draco alzando un sopracciglio. "Certo! La scuola di magia..." disse con strafottenza.
Le labbra di Draco si allungarono leggermente mentre arricciava un poco il naso "Che c'è, vuoi vedere la bacchetta?" disse, portando sensualmente una mano al primo bottone dei pantaloni, con lo sguardo fermo e la sua tipica freddezza.
La ragazza rise di nuovo facendo gli occhi dolci a Draco, mentre il ragazzo lo guardò disgustato e si allontanò.
Poco dietro di loro Hermione guardò Harry e spalancò la bocca sorridendo, Harry arrossì e scoppiò a ridere portandosi una mano sulle labbra.
 
Rimasero per ore a camminare per la galleria, si dispersero e si ritrovarono un po' di volte. 
Hermione vide Draco che fissava serio, un grande quadro con l'immmagine di una donna avvolta nei lunghi capelli biondi.
"E' la Venere di Botticelli!" disse Hermione avvicinandosi.
"So leggere, Granger" disse Draco. Ma poi si voltò leggermente incurvando metà delle labbra in un sorriso.
Hermione gli sorrise. "Ti piace?"
Draco annuì. "Devo dire che preferisco le opere d'arte babbane, ai noiosi quadri parlanti.
Questi dicono molto di più nel loro silenzio."
Hermione lo guardò con malinconia. "Sono felice che tu sia così sensibile" sussurrò. E subito dopo si chiese perché lo avesse detto.
 
 
Più avanti in un'altra sala Ron e Harry ridevano, mentre camminavano, indicando dei quadri.
"Ecco, quello sei tu nel 1400." disse Ron puntando il ritratto di un tizio coi capelli castani e un cappello nero.
Harry rise "Quello con il mantello celeste invece sei tu!"
"Naaa troppo effeminato!" fece Ron sventolando una mano.
"Uh guarda Hermione, è identica! E quello è Malfoy con lo sguardo gelido"
"Harry devi vedere questo! E' Piton con la pelliccia!"
I due scoppiarono a ridere sonoramente e la guardia del museo si schiarì la voce.
 

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[* Giglio, in inglese Lily flower]



MUSIC: LAY AND LOVE    http://www.youtube.com/watch?v=9Zg6svDmc6o








 

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Capitolo 15
*** My Place And Time ***


Note del capitolo:
 
TRAD TITOLO: Mio Luogo E Mio Tempo 
Ciao a tutti,
questo è il capitolo che non vedevo l'ora di postare. Spero che vi piaccia.
lo dedico a chi si domandava come fosse una scena erotica e omorashi.
questo è solo l'inizio di quello che potrebbe essere. E che sarà ;)
baci a tutti e grazie perché seguite la mia storia!! siete importanti!
 
adesso prendetevi la calma necessaria e attacate la musica! (link in fondo al capitolo)
enjoy. 
D. 

 
 





Capitolo Quindici

 
My Place And Time
 
 Senza titolo 


 
Qui
Sono il mio luogo e il mio tempo
Qui nella mia pelle
Posso finalmente iniziare
A lasciar passare oltre, il tardo secolo
 sotto questo il cielo notturno
Il domani non significa niente
 
Here
Are my place and time
And here in my own skin
I can finally begin
Let the century pass me by
Standing under night sky
Tomorrow means nothing

( Arcade Fire: Deep Blue)
 



 
Quella notte Ron non riusciva proprio a chiudere occhio. L'ira gli ribolliva dentro e continuava a rivedere in loop la scena di Draco nel letto di Hermione, immaginandosi le cose più assurde e che lo facevano rabbrividire.
Allungò il braccio sul comodino col cuore che martellava. Ringraziò mentalmente Fred e George per avergli insegnato l'incantesimo del sonno profondo, che usavano per assicurarsi di non svegliare i genitori mentre sgattaiolavano via di casa nella notte.
Lo lanciò sugli altri tre. Poi si alzò e andò verso il divano. Si fermò a guardare il Serpeverde che dormiva disteso su un fianco con il viso sprofondato nel cuscino e una mano aggrappata a un lembo della coperta.
Ron strinse gli occhi. Ricordandosi di tutte le volte che il biondo la aveva insultato e aveva deriso apertamente la sua famiglia e di quando lo aveva visto con Hermione e alle sue mani che gli stringevano il collo.
In quel momento avrebbe voluto prenderlo a calci, ma cercò di calmarsi e pensò a cosa avrebbero fatto i gemelli nella loro astuta malignità goliardica. Un sorriso gli si aprì sulle labbra.
Andò in bagno vuotò il bicchiere degli spazzolini e lo riempì di acqua tiepida.
Poi tornò al divano alzò la coperta e versò l'acqua piano piano tra le gambe di Draco. Per assicurarsi che si vedesse bene ne versò un altro bicchiere. Poi prese la bacchetta di Draco e la nascose sotto il letto di Hermione, rimise a posto gli spazzolini, e tornò a letto tutto soddisfatto.
Si addormentò come un bambino.
La mattina seguente Draco si svegliò e subito sgranò gli occhi. Si tirò su a sedere e sollevò le coperte in orrore.
Nello stesso momento Hermione, appena alzata, camminava verso la finestra legandosi i capelli e notò lo sguardo preoccupato del ragazzo.
"Che è successo?" gli chiese.
Draco abbassò le coperte di scatto e la guardò impassibile. Poi si voltò e vide che la sua bacchetta era scomparsa. Si sentì il cuore in gola.
"Draco?" Hermione lo scrutava con aria interrogativa.
 
Ron nel frattempo si era svegliato e si godeva la scena seduto sul letto facendo finta di stiracchiarsi. "Che cosa c'è Hermione?" chiese ad alta voce attirando anche l'attenzione di Harry.
Draco si voltò verso di lui fulminandolo con lo sguardo.
Harry si stropicciò gli occhi e si mise gli occhiali. 
Draco abbassò lo sguardo mentre Hermione ancora lo fissava.
Improvvisamente si alzò dal divano, ci gettò sopra la coperta con rabbia e andò a chiudersi in bagno.
Hermione, Harry e il soddisfattissimo Ron lo videro passare con il pigiama bagnato e rimasero in silenzio.
 
Poi Ron scoppiò a ridere.
"Ron!" Hermione lo riprese subito con un tono piuttosto duro.
Harry si alzò e andò al divano, sollevò la coperta e vide la macchia bagnata.
Ron riprese a ridere "Malfoy! Quanti anni hai?" gridò.
"Piantala Ron" disse Harry serio.

Draco rimase con la schiena sulla porta e le braccia incrociate.
Da bambino gli era capitato, a volte di bagnare il letto ma...non dopo i tre anni! Non poteva credere che gli fosse successo proprio ora e proprio là!
Chiuse gli occhi ingoiando la rabbia alla voce di Ron che lo chiamava. Si guardò i pantaloni e li toccò con sospetto.
 
Hermione incrociò le baraccia guardando il divano. Poi prese la bacchetta e la roteò sulla macchia bagnata.
"Opus aperi!" disse e tutto il liquido si staccò dalla stoffa del divano e si sollevò lasciandolo asciutto. Fluttuò sopra di esso rivelando la sua composizione chimica come H2O.
Harry e Ron la guardarono stupiti.
"E' acqua!" disse Hermione. E la fece sparire con un gesto veloce della bacchetta.
Sentendo la voce di Hermione, Draco ebbe la conferma dei suoi dubbi e capì subito cos'era successo.
Ron deglutì e perse il sorriso. "Beh... se uno beve acqua.." cercò di deviare i sospetti ma non fece altro che attirarsi due sguardi accusatori.
"Ok Ron, perché questo scherzo di dubbio gusto?" chiese Harry guardandolo negli occhi.
Draco uscì dal bagno guardando Ron "Restituiscimi la bacchetta! Adesso!" disse freddamente.
Ron lo guardò corrucciato. "Io non l'ho presa!" mentì.
Hermione, sospirò. "Adesso basta. Ron, la bacchetta." disse.
 
"Senti come lo difendi... neanche fosse tuo figlio!" disse Ron infuriato e il gelo calò nella stanza.
Draco si avvicinò a Ron che era ancora seduto sul letto sotto le coperte "Non te lo voglio chiedere un'altra volta, Weasley"
Ron si alzò e andò prendere la bacchetta sotto il letto di Hermione che lo rimproverò subito.
"Speravi di dare la colpa a me?!" disse guardandolo con sufficienza.
"N...No..Io.." Ron era in imbarazzo. Intanto Draco gli strappò di mano la bacchetta, prese i suoi vestiti e si chiuse in bagno.
"Non mi aspettavo che fossi tanto maligno!" disse la ragazza.
Harry lo guardava serio senza dire niente. Cosa che ferì Ron più di una raffica di insulti.
 
Quella mattina Ron e Draco camminavano a un miglio di distanza, per le strade della città. Harry e Hermione fianco a fianco si voltavano di tanto in tanto a guardarli.
"Che vacanza pietosa..." sibilò Hermione.
Harry sorrise tristemente e scosse la testa. "Senti, ma dove hai imparato quell'incantesimo per rivelare la composizione chimica? Sembra roba molto avanzata"
Hermione lo guardò confusa "Hem...strano...Non me lo ricordo" disse sembrando molto sincera.
Si rilassarono nel giardino botanico. Poi verso l'ora di pranzo si sedettero a mangiare un panino sulle panchine di un parco. Hermione aveva provveduto a tutto. I panini con ogni tipo di prelibatezza toscana e le bevande babbane da lei preferite.
Ron si attaccò alla bottiglia da un litro di tè freddo alla pesca e se la scolò tutta nel giro di mezz'ora.
Gli altri si divisero della Coca Cola che Draco in principio assaggiò con diffidenza.
Passarono il pomeriggio camminando per il mercato aperto di San Lorenzo e le strade del centro. Harry e Hermione camminavano sempre insieme, Ron li ignorava mantenendosi a distanza e Draco camminava quasi sempre dietro tutti.
Così facendo aveva notato che Ron continuava a guardarsi intorno con un espressione preoccupata.
Mentre erano dentro un grande negozio di caramelle lo vide stringersi una mano al cavallo dei pantaloni e piegarsi in avanti mentre era fuori dalla vista degli altri.
Più tardi mentre camminavano per una strada un po' isolata, Draco si fermò. Vide Ron bloccato in mezzo al marciapiede che tremava pestando i piedi a terra. Conoscendo bene la situazione si rese conto meglio di lui cosa stava per succedere. Guardò Harry e Hermione che erano molto più avanti. Prima che si voltassero afferrò il braccio di Ron e lo trascinò in un vicolo deserto.
"Lasciami!! Malfoy! Che vuoi fare??" si dimenava Ron e si piegò in avanti mugolando.
Il biondo lo spinse voltando l'angolo, in un altro vicolo. Quando lo lasciò, Ron si guardò con orrore i pantaloni fradici e la pozza che si stava allargando ai suoi piedi.
Draco si voltò di spalle per dargli un po' di privacy. Tirò fuori la bacchetta e si sporse dietro l'angolo controllando che Harry e Hermione non li stessero seguendo. Ron improvvisamente si avvicinò a lui, lo spinse contro il muro e gli tirò una ginocchiata tra le gambe.
Draco si piego in due con un gemito e Ron gli dette un pugno in faccia buttandolo a terra. La bacchetta di Draco rotolò sul pavimento.
"Bastardo! Adesso come torno da Hermione!!" Urlava Ron furioso "Ti volevi vendicare? Non ti basta quello che già stai facendo?"
Draco ebbe la conferma che il Grifondoro non conosceva incantesimi di pulizia. Si sollevò sulle braccia tremando e cercando di sopprimere la voglia di vomitare. Sputò il sangue e si passò il dorso della mano sulla bocca.
"Weasley, sei un completo idiota!" disse con la voce sforzata.
"Ron! Draco!" La voce di Hermione venne da in cima al vicolo"
Il rosso entrò nel panico. "Maledetto! Che faccio adesso?! Questa me la paghi!"
Draco lo guardò accigliato, si sforzò di arrivare alla bacchetta e un secondo dopo Ron sentì un soffio di aria calda andare dalla punta dei suoi piedi fino ai capelli.
Hermine sbucò dal vicolo insieme a Harry.
Ron si guardò i pantaloni asciutti e sospirò. Poi guardò Draco indignato.
"Draco!" Harry si chinò su di lui. "Che è successo?"
"Gli ho dato un calcio nelle pa..." Ron si fermò rendendosi conto di non avere una prova contro di lui o una motivazione al suo gesto.
"Ron!" Hermione era sempre più disgustata.
 
 
Mentre Draco era seduto su una panchina con i gomiti sulle ginocchia, Hermione tornò dalla fontanella con un fazzoletto bagnato e si chinò davanti a lui passandoglielo sul labbro sanguinante.
Draco la guardò un po' malinconico.
Gli ricordò come sua madre si prendeva cura di lui senza quasi mai fare uso della magia. Quei gesti babbani di Hermione erano così materni e così familiari.
"Grazie Grang... Hermione" si sforzò di dire.
Hermione per poco non cadde all'indietro "Figurati... come ti senti?" gli chiese alzandosi in piedi davanti a lui.
"Meglio" disse Draco, anche se il dolore era ancora piuttosto forte.
Hermione si chinò su di lui e lo baciò sulla fronte.
 
Poco lontano Ron ruggì di rabbia "L'ha baciato!!"
"Ron guardami!" diceva Harry "Stava cercando di aiutarti!"
"Ti dico di no Harry! Voleva che tornassi da Hermione coi pantaloni bagnati per vendicarsi! E poi visto che lo avevo picchiato, mi ha asciugato prima che arrivaste così sembrava che io avessi fatto tutto da solo! E proprio furbo!"
Harry alzò gli occhi al cielo "No, non è andata così... stai delirando."
Ron incrociò le braccia e guardò verso Draco ed Hermione.
Harry sospirò "Possibile che non ti rendi conto che così stai peggiorando le cose? Fermati un attimo e pensa! Tutto quello che stai combinando spinto dalla gelosia ti sta facendo sembrare peggiore di lui! Invece che conquistare Hermione o far sembrare Draco meno attraente stai facendo tutto il contrario! Ti stai mettendo dalla parte del torto! Sei quello prepotente e arrogante... e a Hermione non piacerai mai così!"
Ron lo guardò e sbuffò.
"Per l'amor di Merlino! Tu sei Ron Weasley e lui e Draco Malfoy non il contrario!" disse guardandolo negli occhi. "Ti consiglio di andare a chiedergli scusa, tanto per cominciare"
"Non me ne importa niente!" ululò Ron con lacrime di rabbia negli occhi "Che stiano insieme se vogliono!"
Harry strinse gli occhi. "Non esiste! Non staranno insieme!"
Ron lo guardò stupito. "Sei geloso?"
Harry arrossì.
"Non dirmi che anche a te piace Hermione!" il rosso sgranò gli occhi in orrore.
Harry lo guardò confuso. "N...No..." disse con cautela.
"Ah, meno male... mi ha fatto prendere un colpo" disse Ron sospirando.
"Vai a chiedergli scusa, dammi retta.." Harry si affrettò a cambiare discorso.
 
Dopo un po' Ron si avvicinò alla panchina e Draco alzò lo sguardo stringendo gli occhi alla luce diretta del tramonto.
"Mi dispiace" disse il rosso guardandolo dall'alto in basso, con un tono veramente poco convinto.
Draco ricambiò lo sguardo senza rispondere.
 
Tornarono in albergo con cartoni di pizza e bottiglie di acqua.
Mentre Hermione preparava il tavolo della camera, e Ron si toglieva la maglia, Draco si lavava le mani in bagno quando Harry entrò "Scusa posso? Non ce la faccio più!" disse.
Draco lo guardò. "Ok...Potter"
"Scusa, scusa" disse lui sbottonando in fretta i pantaloni e sollevando la tavoletta. Subito si udì lo scroscio nel water.
Draco sentì un brivido sulla schiena e le gambe gli tremarono per un attimo. Si immobilizzò senza capire il significato della sua reazione. Guardò Harry di spalle e senza rendersene conto apprezzò il sedere alto e piccolo che disegnava la sua forma attraverso i suoi pantaloni. Poi si voltò verso la sua immagine nello specchio guardandosi stupito. Si asciugò le mani ed usci in fretta dal bagno.
 
Mentre mangiavano Hermione guardò Draco che prendeva piccoli morsi dalla pizza, seduto elegantemente. Poi guardò Harry e Ron che si ingozzavano disordinatamente mentre parlavano. Sorrise pensando che non le dispiaceva nessuno di loro.
"Mi mancherà questa pizza!" disse Harry.
"Mi mancherà tutto di questa vacanza " disse Ron. "Tranne Malfoy!"

Draco lo guardò sopra l'orlo del bicchiere da cui stava bevendo, senza dire niente.
"Già, anche se stai zitto, lo so cosa stai tramando..." disse Ron.
"Basta Ron!"  Hermione sbuffò. "Ho preso un dolce ne volete?" disse mettendo a tavola una torta con panna e fragole.
"No grazie" disse Draco quando lei gli passò il piatto.
"Che hai paura di ingrassare?" lo schernì Ron.
"Tu di sicuro non ne hai" rispose lui freddo.

Ron prese un cucchiaino di panna poggiò l'indice sulla punta del cucchiaino e lo lanciò a mò di catapulta sulla faccia di Draco.
Il biondo trasalì quando la panna si spiaccicò sul suo viso.
"Ron ! Ma che ca..." Harry lo guardò male.

Draco si passò una mano sul viso e guardò Ron con disprezzo. "Cosa sei, ritardato?"
"Sì sono ritardato! E allora? Meglio che essere un maniaco dell'autocontrollo e figlio di un Mangiamorte!" lo schernì il rosso.
"Ron!" Hermione lo fissava fin troppo arrabbiata.
Draco lo guardò in quel modo che Ron odiava. In fondo agli occhi grigi c'era qualcosa di imprevedibile e inquietante. Un bagliore rosso...

Il biondo si alzò da tavola e andò a lavarsi il viso nel bagno. Cercò di calmarsi, sentì il braccio bruciare leggermente. Quando tornò nella camera, andò davanti alla finestra e guardò fuori.

Ron si alzò da tavola e si avvicinò a lui.
"Vorrei chiarire un punto, Malfoy. Qualsiasi cosa tu abbia cercato di fare oggi, non l'ho apprezzata! Non voglio favori dai figli dei Mangiamorte!"
Draco chiuse gli occhi "Chiudi quella bocca Weasley"
"Ron, per favore. Smettila" Harry si alzò in piedi.
"Lo so cosa stai cercando di fare!" urlò Ron inseguendo Draco che stava camminando verso la porta della camera deciso ad uscire.
"Stai cercando di portare Harry dalla parte di quelli come tuo padre! Sei molto astuto ad usare Hermione come esca! Ma io non ci cadrò nella tua trappola.."

Draco si voltò, ma con tutta la forza di volontà non riuscì a fermarsi, si avventò su Ron buttandolo a terra come un animale sulla preda.
Era sopra di lui, il corpo teso come un arciere, con una mano lo teneva per il collo e l'altra in alto pronta a tirare un pugno.
Ron si copriva il viso con le braccia.
Draco lo guardò un momento e abbassò la mano "Complimenti per il coraggio, leone!" si alzò e uscì dalla camera.
 
Quando Ron tolse le braccia dal gli occhi trovò Harry e Hermione che lo fissavano seri.
"Avete visto la reazione?! Ho ragione! Altrimenti perché se la prenderebbe così?"
Harry sospirò.
"Ron" disse Hermione "Tu non lo conosci... non è come credi"
"Tu invece lo conosci bene vero?" insinuò Ron.
Hermione si voltò e uscì dalla stanza.
 
Draco si era appoggiato alla ringhiera del balcone nel corridoio dell'albergo.
La ragazza uscì sul balcone e lo abbracciò da dietro.
"Mi dispiace, Draco"
Ma lui si alzò e la respinse scuotendo la testa.
La ragazza si sentì spezzare il cuore.
"Weasley è geloso di te. Ti vuole bene" disse Draco, trovandosi sorpreso delle sue stesse parole. Non sapeva perché, ma era certo che Ron voleva bene a Hermione. Mentre lui... era solo un pericolo per tutti loro.
"Ha ragione" disse poi, mentre lei lo guardava triste, "Weasley ha ragione" ripeté.
"Non devi starmi vicino, nessuno di voi deve farlo. Io... non vi voglio intorno! Quando saremo di nuovo a Hogwarts non saremo amici e non andremo in giro insieme!"
Hermione aveva gli occhi lucidi. "Ho capito" disse piano. Rientrò nel corridoio e andò verso la camera.
Harry e Ron erano sul terrazzo della stanza.
"Ron se non ti dai una calmata la perderai per sempre!"
"Ma Harry! Non capisci che è pericoloso? Ho sentito dire a mio padre che secondo lui Lucius Malfoy è impelagato con i Mangiamorte!"
"Questo non vuol dire che lo sia anche Draco! Lascia che ognuno di noi abbia la sua opinione!" disse Harry innervosito.
Ron lo guardò perplesso.
 
-*-
 
La mattina successiva dormirono un po' di più. Ron e Draco sotterrarono momentaneamente le asce di guerra nel silenzio e la giornata trascorse senza troppi litigi. Hermione portò i ragazzi a passeggiare lungo il fiume, e al tramonto giunsero a Ponte Vecchio.
"Qui gli amanti sigillano il loro patto in lucchetti di ferro, alla ringhiera del ponte e poi gettano la chiave in acqua" disse la ragazza guardando I grappoli dorati appesi all'antico ferro battuto.

Mentre Ron e Harry leggevano incuriositi i nomi sui lucchetti, Draco si appoggiò alla ringhiera e guardò il panorama.
Hermione si affiancò a lui.
"Domani tuo padre ci aspetterà, dobbiamo essere pronti. Forse se arriviamo con un piano... Siamo sempre quattro contro uno." disse ottimista.
"Non credo che mio padre si farà fottere da quattro tredicenni.. Ma grazie per la stima" disse Draco toccando casualmente i lucchetti appesi. Ne sollevò uno e lo guardò.
"Andiamo?" disse Harry da lontano, "Ho una fame!" e cominciò a camminare.

Hermione sorrise guardando Draco. Sollevò una mano e lentamente gli accarezzò il viso
"Tu sei più intelligente di tuo padre. Non avere paura di lui" gli disse.
Draco la guardò turbato e strinse gli occhi.
"Granger?"
"Sì?"
La fissò ancora per un attimo.
"No, niente..." disse lui, poi si voltò e si incamminò dietro a Harry.
Hermione si trattenne un momento sul ponte. Di nascosto, tirò fuori dalla tasca un lucchetto antico, lo avvicinò alla bocca e sussurrò qualcosa. Poi lo attaccò alla ringhiera. Lo chiuse con tre chiavi, ne gettò una in acqua e mise le altre due in tasca.
Si allontanò girandosi una volta guardare il lucchetto.
 
                    
 
-*-
 
Quella notte Harry fece uno strano sogno. Due mani si stringevano per i polsi mentre del sangue colava lentamente sotto di esse.
Si svegliò a notte fonda e si sedette sul letto grattandosi la cicatrice. Inforcò gli occhiali e vide Draco di spalle, seduto sul divano con il viso tra le mani.
Guardò Ron e Hermione che sembravano dormire profondamente. Per sicurezza lanciò un incantesimo Muffliato e isolò i suoi due amici dai suoni della stanza.  Si alzò piano e andò davanti al divano.
"Tutto bene?" chiese .

Draco alzò lo sguardo spostando le dita.
"Sì" disse e si distese sul divano con un braccio sugli occhi.
Harry si sedette sul tappeto davanti a lui e prese a dondolarsi avanti e indietro, abbracciato alle ginocchia. "Stai pensando a domani?" chiese.
 "Sì" disse di nuovo il biondo. Scostando un poco il braccio dal viso, girò la testa verso Harry che in quella posizione, alla luce ambrata dei lampioni che entrava dalla finestra, sembrava proprio un bambino.
"Pensi che il piano di Hermione possa funzionare?"  

Draco si girò lentamente sulla pancia e poggiò il mento sulle braccia. "Onestamente, non lo so" disse. "Odio dire questo ma mio padre non può non sapere cos'è un Passatempo e sarà lì ad aspettarci. Non se ne sarà andato. E anche Hermione lo sa. Però è un'ottima leader e pensa che abbiamo bisogno di un piano anche se non lo useremo, per sentirci meno vulnerabili. Sono certo che non abbia parlato in modo ingenuo."

Harry lo ascoltava a bocca aperta. Come aveva capito bene Hermione in poco tempo! E come la stimava! Aveva ragione e...beh se lei lo avesse sentito in quel momento, gli avrebbe chiesto di sposarla! Magari pure di fronte a Ron...
Pensando alla scena, gli venne da ridere. Gli partì una di quelle risate isteriche a scoppio che cercò di trattenere per non fare troppo rumore.

Draco si voltò verso di lui "Cosa ti diverte tanto, Potter?" disse con tono offeso.
Harry lo guardò e il fatto che si fosse già offeso lo fece ridere ancora di più, "Pppfffffffff " si portò una mano sulla bocca.
Un attimo dopo con un rumore sordo, un cuscino colpì la faccia di Harry.
Quando cadde e rivelò il ragazzo con i capelli dritti e gli occhiali storti. Draco si morse un labbro per non sorridere. "Perché ridi di me?"
"Non rido di te!" si lamentò Harry aggiustandosi gli occhiali "Certo che sei permaloso!"

"Ti sto parlando seriamente e tu scoppi a ridere?" ribatté Draco. "Sei proprio cerebroleso!"
Harry scoppiò di nuovo in una risata silenziata. Aveva le lacrime agli occhi e le guance rosse. Gli sembrava di essere in classe, davanti a Piton in preda ai fumi della pozione esilarante.

Nascose il viso tra le ginocchia cercando di fermare la risata, che gli partiva direttamente dal petto.
"Dimmi perché ridi di me!" Draco lo guardava con un sorriso nervoso, che lo divertì un sacco.
Gli rivolse gli occhi lacrimanti "Non sto ridendo..." si fermò e deglutì in preda ai singhiozzi "di te-heehehehe" non riusciva a fermarsi. "Paranoico!" disse in un ultimo sforzo.
"Potter la finisci? Sei ubriaco?" Draco lo guardò pesando che avesse davvero qualche rotella fuori posto. Però doveva ammettere che era buffo.
"Scusa..." disse Harry cercando di respirare "Non so cosa mi stia prendendo, mi sento come... quando sei in classe e non puoi ridere..capisci?"

"Certo!" disse Draco seccamente "E' perché sei folle." e si sdraiò di nuovo sulla schiena.
Harry prese un cuscino e glielo tirò in faccia. Draco sollevò il cuscino ma Harry saltò sopra il divano a cavallo del suo stomaco, fermandogli un braccio con il ginocchio.
"Potter che ca..."

Harry gli pressò il cuscino sulla faccia "Non dire parolacce!" disse. Poi subito alzò il cuscino e lo guardò. Una striscia rosa attraversava il viso di Draco per orizzontale sotto gli occhi indignati e semicoperti dai ciuffi di capelli.
"Scendi, Potter!" ordinò a denti stretti.
Harry gli pressò di nuovo il cuscino sul viso, ridendo piano "Ssshhh! Sveglierai quei due!"
e rialzò il cuscino.

"Potter alzati da lì! Mi scappa!" si lamentava Draco con gli occhi lucidi, contorcendosi sotto le gambe di Harry mentre cercava di respingere con il braccio libero, il cuscino che il moro stava riabbassando su di lui.
La risata di Harry era cristallina come quella di un bambino. Alzò il cuscino ancora. "Che hai detto?" chiese con innocenza.
"Aah! Aha! Piano!" Draco stringeva gli occhi mentre Harry si aggiustava seduto su di lui.
"Devo fa.." il cuscino ripiombò sul suo viso.
"Falla pure, ci sono abituato!" disse Harry.

Draco si liberò il braccio dal suo ginocchio "Potter!"
Lottarono uno contro l'altro, con in mezzo il cuscino finché Draco non lo spinse via e Harry perse l'equilibrio cadendo in avanti sopra di lui.
Un secondo dopo i loro occhi erano alla distanza minima di messa a fuoco.
Harry smise di sorridere e si sentì un po' strano. Guardò gli occhi grigi brillare nella penombra dietro i ciuffi biondi disordinati, la pelle bianca e liscia del suo viso, le belle labbra semiaperte e provò l'impulso di continuare a scendere e toccarle con le sue. Draco rimase immobile per un attimo fissando gli occhi verdi che lo ipnotizzavano.

"Scendi, maledizione!" ringhiò poi in un fremito, spingendolo.
"No!" disse Harry e si sedette un po' più indietro sopra di lui, notando improvvisamente che Draco sembrava piuttosto eccitato... Arrossì. Ma la cosa gli fece solo venire voglia di continuare.

"Giuro che te la faccio addosso se non ti alzi!" si lamentò il biondo.

"Avanti falla, non sarebbe la prima volta!" disse Harry con una malizia molto infantile.

"Scendi!"

"No"

"Ok!" disse Draco in tono di sfida.
Harry lo guardò mentre ancora gli teneva i polsi bloccati e sgranò gli occhi quando sentì il calore sotto di sé. Subito dopo, un sorriso gli distese le labbra.

"Guarda che scherzavo!" disse, ma non si spostò.
Draco sorrise ma il suo sguardo era ancora un po' offeso e incrociò le braccia sul petto "Cavoli tuoi Potter! Io non riesco più a fermarmi!"
Harry scoppiò a ridere, senza domandarsi quanto tutto quello fosse così assurdo, perché si sentiva terribilmente euforico.
Sentiva tutto, il getto e il calore che si ampliava sotto di lui, che scendeva tra le sue gambe sull' addome di Draco e poi sul divano. Era una sensazione nuova, era eccitante, ma somigliava molto a un gioco innocente o a un dispetto tra bambini. Decise che gli piaceva ma non sapeva come esprimere quello che sentiva.

"E' calda" fu tutto quello che riuscì a dire.

"Bella scoperta, genio" ribatté Draco che ormai si era rilassato con le bracci a dietro a testa. E si lasciò andare fino alla fine, sospirando.

"Non ci credo che lo hai fatto davvero!" rise Harry sapendo di metterlo in imbarazzo e trovò adorabile lo sguardo che ricevette in risposta.

"L'hai voluta Potter. Così impari a scherzare con me!"

"Ppfff! Sbruffone!" Harry sbuffò ridendo poi lo guardò negli occhi.  "Tra un po' affoghiamo se non ti fermi"

"Ti affogo io Sfregiato, non so cosa ti faccia venire queste idee..."
 
Ci fu un attimo di silenzio in cui Harry sentì un brivido dietro la nuca e si tuffò su di lui.
 Draco lo bloccò, le mani aperte sul suo petto "Che cavolo fai Potter?"

"Come se quello che abbiamo fatto finora, fosse normale!" sussurrò Harry, gli spostò le mani, si abbassò e lo baciò sulle labbra.
Draco tremò. Il suo braccio cominciò a bruciare e la cicatrice di Harry a pizzicare.
Le labbra calde di Harry premevano sulle sue. Era una sensazione che non assomigliava a niente che avesse mai provato prima. Il cuore gli batteva all'impazzata.... e si mise a piangere.
Si staccarono e si guardarono.

Harry spalancò gli occhi quando notò le sopracciglia chiare, tese in un'espressione ferita e le lacrime che scendevano sulle tempie bagnando i capelli biondi.

"Ti ho fatto male?" chiese preoccupato e lo fissò mentre lo sentiva, sotto di lui, scosso dai singhiozzi. Cosa lo aveva fatto piangere?

"No!" disse Draco asciugandosi gli occhi.

"Ma.. perché...?"

"Alzati Potter!" ribatté Draco, cercando di ignorare cos'era appena successo e l'erezione di Harry che gli premeva sulla pancia.

Harry si spostò all'indietro e si sedette sul divano tra le ginocchia aperte di Draco. Lui si tirò su, trovandosi Harry di nuovo a due millimetri dal naso e le gambe incastrate sotto le sue. I pigiami bagnati gli si appiccicavano addosso ma nessuno dei due provò disagio per quello o si guardò con disgusto.
Draco si sentiva un cumulo di malinconia e frustrazione nel petto. Non gli piaceva essere fuori controllo e in quel momento, lo era stato totalmente. Si era fatto rapire da qualcosa di ignoto e più grande di lui.

"Cosa vuoi da me?" gli chiese tra le lacrime.
Harry in risposta lo strinse tra le braccia.
Draco chiuse gli occhi arrendendosi alla forza inesorabile che scorreva in tutto il suo corpo, come sangue bollente nelle vene. Lentamente portò le sue braccia intorno a Harry ma senza stringere, poggiò le mani sulla sua schiena.
Harry sospirò alla sensazione di benessere che quel gesto gli provocò. Sentì le lacrime bruciare negli occhi e avvertì l'ultimo singhiozzo soffocato, far fremere le spalle dell'altro.


Draco sentì il profumo di Harry. Era soave e rassicurante, il calore della sua pelle e la forza del suo abbraccio erano la cosa più bella che avesse mai provato, ma per qualche motivo ebbe paura e si tirò indietro cercando di evitare il contatto visivo.
Scese dal divano in silenzio e prese la bacchetta per ripulire tutto.
Anche Harry si alzò.
 
Lanciati gli incantesimi, Draco sospirò e si sdraiò di nuovo sul divano accavallando le gambe e incrociando le braccia dietro la testa.
Harry lo guardò asciugandosi gli occhi. "Se vuoi dormire me ne vado" disse piano. "Io non ho sonno..." aggiunse stiracchiandosi.
Draco lo scrutò in silenzio.
"Allora resta. Neanche io ho sonno" disse poi.
Harry sorrise mentre Draco prendeva i grandi cuscini dello schienale del divano glieli passava.
"Grazie!" disse lui stendendoli sul tappeto accanto al divano. Erano così comodi che sembravano quasi un letto.

Harry cercò di cambiare discorso e divagare da ciò che era successo per non cadere nell'imbarazzo che aveva gelato quel momento meraviglioso. "Tornando alle cose serie... Domani dovremo essere pronti a tutto."
"Sì" disse Draco e lo guardò negli occhi "Però promettimi che tu e gli altri ve ne andrete subito."
"Lo sai che non posso promettertelo" la notte era fredda e rabbrividì stringendosi nelle braccia.

Draco aprì la grande coperta e la divise con lui.
"Oh, grazie!" sibilò Harry quasi commosso.
"Dovete correre più veloce che potete e lasciare la stanza."
"Faremo del nostro meglio per correre. Va bene?"
"Allora non vuoi capire." disse Draco freddamente.
"Non ti lascerò là con lui!" ribatté Harry
"Harry! E' mio padre!" il biondo lo guardò adirato. " Che farai? Verrai a salvarmi dalle vacanze estive?"

Harry lo fissò smarrito. Lo aveva appena chiamato per nome. "Certo che verrò" disse fermamente.

Draco sospirò e si girò dall'altra parte "Buona notte, Potter"

"Notte.." disse Harry un po' imbronciato. Non avevo voglia di dormire! pensò.
Si sdraiò tirando su la coperta fino al naso. Non capiva perché, ma avere Draco lì accanto, lo faceva sentire al sicuro e rilassato. Alla fine si addormentò e per la prima volta dopo tanti anni con il sorriso sulle labbra. Dormì un sonno profondo e riposante come quello di un neonato.
Dopo un po' Draco si voltò. Vide che Harry già dormiva, poggiò il viso su un braccio osservando qualche istante l'espressione serena del bambino sopravvissuto.
Si sentì improvvisamente scaldare il cuore da quelle labbra rosa semiaperte e sorridenti e i capelli spettinati che scoprivano la cicatrice sulla fronte.

"Chissà che hai da ridere" sussurrò. Poi gli sfilò piano gli occhiali, li chiuse e li poggiò sul tavolino, prima di sdraiarsi di nuovo chiudendo gli occhi.
 
-*-
 
La mattina seguente Hermione si svegliò per prima, scese dal letto e si voltò verso il divano. Si avvicinò e guardò con un tenero sorriso i due ragazzi che dividevano la coperta.
Draco si svegliò più tardi con il rumore della doccia. Si voltò e vide Harry. Un canto stonato gli disse che sotto la doccia c'era Weasley.
Si sedette sul divano stropicciandosi la faccia e improvvisamente si ricordò ogni singolo particolare della notte precedente. Si abbracciò le ginocchia.
La sua mente era bianca come un foglio di pergamena, come se niente dentro di lui avesse il desiderio di muovere un qualsiasi giudizio, positivo o negativo, su ciò che era successo. Un'aula  di tribunale vuota e l'imputato che si guardava intorno smarrito.
Harry si svegliò di colpo ad un acuto di Ron.
Guardò l'immagine sfocata sul divano, che lo rassicurò dicendo "Weasley in doccia"
Draco soffiò leggermente col naso sorridendo alla faccia di Harry, mentre tastava il pavimento alla ricerca degli occhiali, che peraltro non ricordava di aver tolto. Sembrava una talpa appena uscita da un buco. Una talpa carina.
Il biondo allungò un braccio sul tavolino e gli passò gli occhiali.
"Ah, grazie" disse Harry.
 
-*-
 
L'ultimo giorno trascorse in fretta. Dopo tutta la tensione di quelli precedenti, Hermione era riuscita a pacificare l'atmosfera. Harry non capiva come facesse ma in quei giorni l'aveva trovava diversa, più matura del solito, ancora più esperta e un po' incauta.
La ragazza aveva parlato con Ron mentre Harry e Draco avevano passeggiato fianco a fianco in silenzio. Non erano riusciti dirsi una parola su quello che era successo. Un incredibile imbarazzo, rispetto alla disinvoltura con cui avevano gestito almeno parte della cosa.
Draco continuava a chiedersi cosa lo avesse fatto piangere. Concluse che erano state lacrime di paura, per aver perso il controllo di sé come mai prima di allora.
Quel bacio era stato inevitabile come la forza che attrae due calamite. Era stato assurdo come fare meno per meno o zero per zero. Fuori dal tempo e dallo spazio come un triangolo delle bermuda, in cui tutto ciò che li circondava era sparito per un lunghissimo minuto.
Era stato solenne, ancestrale, atavico,
come se lì, su quelle labbra, fossero il suo tempo e il suo luogo.
Per sempre.
Senza che il domani avesse più un significato.
 
-*-
 
Prima che arrivasse la mezzanotte, i quattro si prepararono per tornare. Riuniti al centro della stanza d'albergo si guardarono negli occhi.
Hermione si tolse l'orologio da polso e lo tenne in mano contando i minuti.
 



...Continua
 
h+d
 

 




Note conclusive:
 
Grazie per aver letto, spero che la scena omorashi non vi abbia disgustato!
vi prometto che non passerà troppo tempo prima che i due cuccioli si incontrino di nuovo.
intanto vi prego di esprimere il vostro commento! sono molto curiosa!
D.
E come sempre la musica vale la pena di un'ascolto e anche il video è proprio carino!
MUSIC http://www.youtube.com/watch?v=oeuLtcVuFHU&feature=related 



 

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Capitolo 16
*** The Shifters ***



Note del capitolo:
 
TRAD TITOLO: non c'è una vera traduzione. Si riferisce allo spostamento to shift = sopstarsi, spostare.
Io qui lo attribuisco al tempo. time shifters potrebbe voler dire coloro che spostano (mutano) il tempo.
grazie dell'attenzione e di tutti i vostri splendidi commenti. 
D. 
 


 
 
 
 
 
 
Capitolo sedici

The Shifters

 
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Il suono è un'onda come le onde dell'oceano
la luna suona le onde  come un violino, spingendo e tirando da riva a riva, 
la più grande melodia che tu abbia mai sentito.
E se io fossi il cielo della notte? 
Se io fossi il cielo della notte, questa sarebbe la ninna nanna che ti lascerei.
 
 
Sound is a wave like a wave on the ocean
Moon plays the wave like a violin, pushing and pulling
From shore to shore, biggest melody you never heard before, no

What if i were the night sky? if I were the night sky

It's my lullaby to leave by

(Andrew Bird: Shifters)
 
 
             
 
 
 
Quattro giorni prima, erano arrivati alle dieci del mattino a Firenze. Secondo le regole del Passatempo, spiegate da Hermione, l'ora di ritorno sarebbe coincisa più o meno con l'ora di partenza, ovvero mezzanotte. Non con quella fissata sull'artefatto a forma di orologio da taschino.
A mezzanotte e mezza ancora niente era successo. Rimasero seduti in silenzio, Harry e Hermione sul divano, Ron e Draco sulle due poltrone della stanza d'albergo.
Draco alzò lo sguardo e vide che Hermione lo stava fissando dolcemente con un sorriso triste.
Lui pensò a cosa le aveva detto sul balcone e ripeté a se stesso che doveva andare così. Abbassò lo sguardo e sentì l'ombelico pizzicare.
"Lo sentite anche voi?" chiese Hermione "l'ombelico "
Gli altri annuirono.
 "Mettete una mano sopra la mia " disse alzandosi e allungando il braccio in mezzo alla stanza.

Ron si precipitò quasi inciampando per essere il primo a mettere la mano su quella di Hermione.
Poi arrivò Harry, e poi Draco mise la sua su quella di Harry.
Un flash blu illuminò la stanza. Chiusero gli occhi.
Fu un breve attimo ma sospeso come in un sogno. Draco vide il viso di sua madre che sorrideva e i suoi occhi grigi che lo guardavano con un'intensità così reale...
Improvvisamente aprì gli occhi ed era buio pesto.
La prima cosa che provò fu un gran freddo e si rese conto di avere le mani nella neve.
"Dove siamo?" disse Harry.
"Non vedo un accidente!" Ron agitava le braccia di fronte a sé
"Ahi cretino!" Draco si massaggiò un occhio.
"Lumos" disse Hermione per prima poi le altre bacchette si accesero.
"E' la foresta proibita!" disse Harry, cercando di vedere oltre la densa nebbia e le cime degli altissimi alberi la fioca luce del cielo notturno.
"Guardate, il passatempo!" gridò Ron puntando la bacchetta a terra. L'orologio era gettato sulla neve vicino ad un tronco.
"Come ci siamo finiti qui?" disse Hermione.

"Penso che tu ci possa arrivare da sola...o mi sbaglio?" disse una voce e da dietro un grosso tronco Lucius Malfoy uscì accendendo la sua bacchetta.
I ragazzi trasalirono e si raggrupparono con le bacchette puntate contro di lui.
Lucius si avvicinò. "Non siate sciocchi" disse e afferrò Draco per un braccio "Tornatevene a scuola."
Hermione afferrò l'altro braccio di Draco e puntò la bacchetta contro Lucius. "Lui torna con noi!"
"Ragazzina, non ti mettere contro di me" sibilò Lucius.

"Vattene!" gridò Draco a Hermione. Harry e Ron puntarono le loro bacchette contro il mago ma prima che dicessero qualcosa Lucius li disarmò tutti e quattro. Le luci si spensero.

Dal niente, un grosso cane nero assalì Lucius gettandolo a terra e  Draco venne spinto contro un albero. Con la bacchetta di Lucius, anche l'ultima luce si era spenta, il buio denso li avvolse di nuovo.
Hermione urlò. Harry e Ron la presero per mano e la trascinarono via
"Ci sono i lupi!!" gridò Ron scappando alla cieca, inciampò e urtò la testa contro una radice perdendo i sensi e il contatto con gli altri. Si udirono guaiti e latrati.

Anche Hermione inciampò, cadde nella neve, si voltò e vide le sagome dei lupi che correvano verso di lei  e i loro occhi che brillavano nel buio. Si sentì afferrare per i vestiti dalla bocca di uno di loro. Strillò e si dimenò ma venne trascinata via.

Harry correva e chiamava i suoi amici, si sentì balzare un lupo sulla schiena e cadde a terra.
 
 
-*-
 
Quando riaprì gli occhi Hermione vide una flebile luce di torcia. Un muso bianco e un naso nero, si sentì leccare la guancia. Quando mise a fuoco vide un guizzo bianco tra i cespugli poi si voltò e vide Harry a terra con sopra un lupo o un cane nero che sembrava molto...
"Il Gramo!!" gridò la ragazza.
Il cane scappò via. Harry aprì gli occhi e si tirò su. "Che è successo?" disse rabbrividendo nei vestiti fradici e gelati. Ron accanto a lui si alzava con gli occhi semichiusi.
Si trovavano davanti al portone di Hogwarts ai loro piedi c'erano delle strisciate sulla neve come se qualcuno li avesse trascinati fin là.
"Le nostre bacchette!" notò Harry guardando a terra, e le raccolse. "E Draco dov'è?" si guardò intorno.
Improvvisamente Hermione ricadde a terra.
I ragazzi la soccorsero. Vedendo che non si risvegliava si allarmarono "Presto portiamola in infermeria!"  disse Ron.
 Quando entrarono nel portone videro Silente lì davanti.  Si guardarono sconcertati.
"Andiamo" disse Silente sollevando Hermione "Venite con me".

 
 -*-
 

All'alba Draco aprì gli occhi dolorante e si trovò davanti un folto pelo nero.
Come si mosse, il pelo si sollevò e vide il lupo che si avvicinava a lui con il muso.
Si tirò su a sedere e scalciando a terra si allontanò finché non fu con le spalle contro un albero.
Con sua sorpresa il lupo si mise a leccargli la faccia. Notò che somigliava più a un cane che a un lupo. 
Draco trovò la sua bacchetta accanto a sé, si alzò tremando dal freddo e con un forte mal di testa, ma con la sensazione di essere stato fino a quel momento sotto una calda coperta.  
Il cane si incamminò guardandolo come se volesse essere seguito. Draco camminò dietro di lui, non aveva nemmeno l'energia di fare un incantesimo per asciugarsi i vestiti, e la neve alta comunque avrebbe vanificato l'incantesimo.
Il cane lo portò all'uscita della foresta davanti al castello. Draco si voltò per ringraziarlo ma era già sparito.
Harry era stato tutta la notte al capezzale di Hermione insieme a Ron che dormiva arrotolato su una poltrona di legno dell'infermeria. Guardò il polso della ragazza e notò che aveva un nastro legato attorno con attaccata una piccola chiave.
Chiuse la mappa del malandrino, che aveva controllato compulsivamente tutta la notte, quando vide Draco davanti alle porte di Hogwarts.
Corse fuori dal'infermeria e scese all'ingresso, lo trovò che entrava nel castello vistosamente stremato, con il viso graffiato, i vestiti bagnati e sporchi di fango.
"Draco" disse avvicinandosi "Come stai?"
Il biondo lo guardò "Devastato" disse con un filo di voce. Si sentiva come se avesse corso per la foresta tutta la notte.
"Che ti è successo? Dov'è tuo padre?"
"Non lo so Potter, l'unica cosa che mi ricordo è che mi sono svegliato sotto un grosso cane nero..." rispose confuso. "Dove sono Granger e Weasley?"
Harry lo guardò preoccupato. Potevano essere veramente attendibili le foglie di tè della Cooman? Anche Hermione aveva urlato al Gramo e Harry aprendo gli occhi aveva intravisto un cane nero fuggire via.
"Potter?"
"Eh?...In infermeria ma stanno bene... " rispose Harry riemergendo dai suoi pensieri. "Ero preoccupato per te" aggiunse abbassando la voce.
"Torna da loro" rispose Draco, incamminandosi verso i sotterranei.
Harry rimase lì a guardarlo mentre si allontanava. Era chiaro che quel momento in cui si era sentito così felice, non si sarebbe ripetuto molto presto.
Il biondo era freddo e scostante un'altra volta. O meglio come sempre...
Non voleva essere respinto, non voleva che si preoccupasse per lui. Eppure aveva capito quanto Draco tenesse a lui. Questo ignoto legame, percettibile solo a loro due, era sempre più forte. Un filo che Draco ogni volta recideva con tutte le sue forze e distruggeva con tutto l'odio possibile ma che suo malgrado si ricongiungeva, rinasceva dalle proprie ceneri come una Fenice e brillava con la purezza di un Unicorno.
 
In tarda mattinata Hermione si era ripresa perfettamente dopo le cure di Madama Chips, e Silente le disse di stare più attenta a non stressarsi con il troppo studio.
Aver vissuto quattro giorni in uno era stato stremante. Hermione già viveva il doppio ogni giornata per stare dietro alle lezioni con la Clessidra Giratempo. La ragazza attribuì a quello il suo malore della notte precedente.
I tre non capivano come mai il Preside non si fosse arrabbiato con loro vedendoli tornare nella notte dalla foresta.
Li aveva aiutati e non aveva pronunciato una sola parola di rimprovero.
 
-*- 
 
Una settimana passò in fretta. Il Natale era alle porte e la Sala Grande, all'ora di colazione, iniziava a profumare di zenzero. Harry guardava il tavolo dei Serpeverde ogni mattina, una sola volta, e quella volta incrociava puntualmente gli occhi grigi che guardavano verso di lui. Non sapeva che anche Draco guardava una sola volta verso il suo tavolo e sempre nello stesso momento. Ognuno pensava che l'altro lo osservasse tutto il tempo. Nonostante questo, Harry si era arreso alla freddezza di Draco e aveva smesso di cercare di parlare con lui. Per un po' rimasero distanti e recuperarono il loro ruoli, tutto tornò come prima del viaggio col Passatempo. Almeno all'apparenza.
Hermione e Ron invece, avevano ricominciato a parlarsi normalmente. Crosta era tornato e Grattastinchi era stato scagionato.
 
Sabato mattina Harry si svegliò sognando di nuovo le due mani che si tenevano per i polsi e il sangue che colava tra di esse. Ma il sogno si prolungò stavolta e vide le due mani lascarsi e allontanarsi.  Sul polso di una di esse, sotto la macchia lasciata dal sangue, vide un tatuaggio che diceva :
Sempre 
Nel pomeriggio Harry fu accompagnato personalmente da Hagrid e Silente al caveau della Banca Gringott per prelevare dei soldi. Poi al negozio di Accessori per il Quidditch dove comprò una scopa e una divisa nuove, dato che le sue erano state distrutte durante l'ultima partita.
Silente gli ordinò di portare il mantello dell'invisibilità e coprire bene la cicatrice. Le precauzioni per la possibile presenza di Black non erano mai troppe.
Harry entrò nella stanza blindata da solo. Non amava andare là dentro. Ogni volta si riprometteva di tornare con calma e mettere in ordine tutte le cose che Silente e Hagrid avevano accatastato là dentro. Ma non era facile. Quelli erano gli oggetti che avevano tolto dalla casa dei suoi genitori. Un po' di cose che avevano pensato di conservare per lui.
Harry sospirò e cominciò a mettere i galeoni nel sacchetto che aveva in mano.
Quando ebbe finito dette un'ultima occhiata alla stanza. Lo colpì una cornice che sbucava da dietro altre cose.
Si avvicinò e sfilò il quadro guardandolo con stupore. Arrotolò la tela in un vecchio straccio e lo portò con sé.
 
-*-
 
"E' questo vero?" chiese, dopo aver tirato fuori il quadro da sotto il letto e aver tolto lo straccio.
Hermione spalancò gli occhi. Il quadro ritraeva un Unicorno che intingeva il suo corno in una fontana. "E' proprio lui! Dove lo hai trovato?"
"Era tra le cose tolte dalla casa dei miei." rispose Harry.
Hermione aveva voltato il quadro e lesse "Nel bene e nel male, Sempre. Lady Aloisir Veckbalnas. Conosci qualcuno che si chiama così?"
Harry scosse la testa."Non so davvero chi possa essere."



 
-*-   
 
La voce del professore di storia della magia rimbombava nell'aula mentre Harry con il viso poggiato su una mano disegnava Unicorni sulla pergamena.

"...Si dice che il grande mago Merlino avesse usato l'Incantesimo del Poi per vedere il futuro e così evitare la guerra che avrebbe decimato un'intera generazione di maghi...."

Harry alzò gli occhi verso Draco. Accidenti a te Principe di Ghiaccio! Cosa pensava che Harry si sarebbe fatto ammazzare da suo padre? Perché non si lasciava un po' andare? Probabilmente qualsiasi cosa stesse provando, rimaneva imprigionate dietro quelle sue sbarre interiori prima di arrivare al suo sguardo, prima che potesse incurvare le sue labbra o aprire le sue braccia.

Harry avrebbe voluto alzarsi in quel momento e andare lì a scuoterlo urlandogli in faccia.

"Secondo antichi scritti sulla magia," continuava l'insegnante  "Sono quattro le condizioni per compiere il viaggio nel futuro con l'Incantesimo Del Poi. La prima riguarda il tempo: si può vedere uno stralcio di futuro ma solo per pochi minuti e una sola volta nella vita. La seconda riguarda la carne: si deve abbandonare il proprio corpo ed entrare ospite del corpo di qualcun'altro. La terza riguarda la ragione: non si può incontrare sé stessi perché si rischierebbe la follia, né si può rivelare la propria identità agli altri. La quarta riguarda lo spazio: si può interagire con lo spazio ma se si lascia qualcosa si deve portare via qualcos'altro."

Draco guardava fisso il libro, perso nella lettera maiuscola iniziale del capitolo, una grossa D  sulla quale si arrotolava un lupo bianco.  Ripensò a quello che era successo con Harry per la prima volta volontariamente e si sentì smarrito. Perdere il controllo non era mai stato così bello e così giusto.
Harry distolse lo sguardo dal biondo e tornò ai suoi unicorni d'inchiostro,
Draco si voltò un momento verso di lui e lo osservò disegnare mentre Hermione ascoltava con interesse la lezione e Ron guardava Hermione.

"E' un incantesimo molto complesso e pericoloso in cui la Magia incontra lo Sciamanesimo. Se usata in modo sbagliato l'interazione con il futuro o anche solo la conoscenza di una parte di esso può avere dei risultati catastrofici nella vita di una o più persone. Fortunatamente questo non è un incantesimo che tutti possono compiere, la purezza d'animo è necessaria per intraprendere questo viaggio."
 
-*-

Harry chiuse il libro sospirando.

"Hai ascoltato qualcosa di tutta la lezione?" gli chiese Hermione alzando un sopracciglio.

"Qualcosa" rispose lui vago. Ma, Unicorni, arcobaleni, cristalli e Draco. Erano tutto ciò che gli passava per la testa in quel momento.
 
 
h+d
 
 
 

 
Note conclusive:
 
enjoy 
MUSIC: http://www.youtube.com/watch?v=HOEINejnJVw

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Capitolo 17
*** You Can't Forgive What You Can't Forget ***


Note del capitolo:
 
Trad Titolo: Non si può perdonare ciò che non si può dimenticare  
 
 




 
 
    Capitolo Diciassette
 
You Can't Forgive What You Can't Forget
 
 
draco1    
 
 

Non voglio vedere cosa succede dopo
non voglio stare nella casa di mio padre, non più
non voglio vivere con il suo debito
non si può perdonare, ciò che non si può dimenticare.
 
 
Don't wanna see what happens next, 
 Don't wanna live in my father's house no more.
 Don't wanna live with my father's debt,
 You can't forgive what you can't forget,
(Arcade fire: Windowsill)
 
 
 
 
 
 
 
"Passa un buon Natale Harry" disse Ron abbracciando l'amico "E tieni gli occhi aperti!" gli sussurrò nell'orecchio.
"Certo, anche tu Ron" disse lui.
"Buon Natale Ron! Torna presto!" disse Hermione abbracciandolo, con una punta di malinconia nella voce.

Crosta sgusciò fuori dalla tasca di Ron, senza che nessuno se ne accorgesse e scappò dentro un buco nel muro.

Ron guardò Hermione per un momento e sospirò prima di seguire Fred e George nella fiamma verde della metropolvere.
Hermione e Harry si sorrisero, rendendosi conto di essere entrambi un po' tristi per la partenza di Ron.
Si voltarono verso Draco che sedeva con le braccia conserte su una panca alla fine di un lungo tavolo. Scrutava le ultime madri e i padri ritardatari che venivano e prendere i figli il per
Natale il 24 Dicembre, con il suo solito sguardo freddo e distante.

Suo padre non aveva mandato un gufo o nessun altro tipo di messaggio. Ma Draco credeva che sarebbe arrivato come ogni anno a prenderlo alla vigilia e si era presentato nella Sala Grande per non deluderlo. Ma Lucius non era arrivato e ormai gli altri studenti erano quasi andati tutti via.
Draco riavvolgeva nella mente le parole che suo padre gli aveva detto dopo l'incontro con i Mangiamorte - a volte mi chiedo se ne sia valsa la pena - e ogni volta la sua rabbia era maggiore. Non riusciva nemmeno a ricordarsi cosa era successo dopo. Si era risvegliato nel suo letto la mattina seguente senza nessun ricordo preciso.

Il suo sguardo andò su Harry. Si guardarono per un po'. I suoi occhi non riuscivano a cambiare rotta dal verde smeraldo.
Harry si incamminò verso di lui.
"Merda!" sussurrò Draco guardando altrove.
"Non vai a casa per Natale?" chiese Harry.
Il biondo lo guardò serio.
"Che c'è? Domanda sbagliata?"
"Sul serio" disse lui gelido "Potter, vattene"
"Vuoi venire con noi a Hogsmeade più tardi?" chiese Harry cercando di cambiare argomento.
"No, grazie!" Draco si volto dall'altro lato.
"stronzo" disse Harry sottovoce.
"Come hai detto?" Draco lo guardò innervosito.
"Niente" rispose Harry alzando le sopracciglia, e tornò da Hermione.
 
"E assolutamente intrattabile!" si lamentò.
Hermione lo guardò triste. Non aveva più provato a parlare con Draco, aveva troppa paura che quello che lui aveva detto sul balcone a Firenze fosse definitivo. E fino ad ora non c'era dubbio che lo fosse. Li ignorava come se non esistessero. Hermione rimandava il momento in cui lui l'avrebbe rifiutata apertamente per sempre.
Mentre i pochi studenti che sarebbero rimasti al castello uscivano verso il cortile per la gita a Hogsmeade, Harry e Hermione videro Draco lasciare dalla sala grande.
"Draco!" Hermione non resistette e lo chiamò avvicinandosi a lui. Ma il biondo si voltò con lo sguardo tagliente "Ti ho detto di starmi lontana!" disse prima di andarsene.
Hermione si sentì bruciare gli occhi. Harry la prese per un braccio e la trascinò via.
 
Draco camminava verso la sala comune, pieno di rancore. Il fatto che suo padre non fosse venuto a prenderlo e non avesse avvertito lo fece sentire inutile e abbandonato. Anche se di voglia di vedere lui o Narcissa non ne avesse nemmeno un po'.
Girò l'angolo sovrappensiero e andò a sbattere contro qualcosa di nero che odorava di pozioni.
"Signor Malfoy, la prego di fare attenzione" disse la voce fredda di Piton.
"Mi perdoni, Signore!" disse Draco massaggiandosi il naso.
"Non tornerà a casa per Natale?" chiese l'insegnante.
"Sembrerebbe di no...Signore"
"Allora passi nel mio ufficio verso le otto stasera"
"Sì... Signore" disse il ragazzino sorpreso, sperando di non essersi guadagnato un'altra punizione per chissà cosa.
 
-*-
 
Appena raggiunse la sala comune deserta dei Serpeverde, Draco si sedette sul davanzale di pietra, davanti alla grande finestra.
Si domandò cosa gli importasse se Lucius non era venuto a prenderlo. In fondo non ci voleva tornare al maniero. Non voleva vedere quella matta di Narcissa. O peggio tutta la schiera di Mangiamorte.
Ma per quanto odiasse suo padre, Draco non riusciva a smettere di cercare di compiacerlo, di renderlo fiero di lui, di farsi amare. Si sentiva come se non sarebbe mai stato libero finché suo padre non gli avesse riconosciuto qualcosa. Anche che fosse stato solo la pacifica rassegnazione al fatto, che suo figlio non sarebbe mai diventato come lui.
 
Essere un mago infallibile, senza sentimenti, senza emozioni, senza pietà. Devoto per la vita alle Arti Oscure e a Lord Voldemort.
Trattenere tutti i suoi istinti e i suoi desideri, tranne quello di odiare e fare del male agli altri.
 Disprezzare chiunque non fosse purosangue e devoto al Signore Oscuro.
Non abbassare mai la guardia, non mostrare nessuna debolezza nel corpo e nelle parole.
Non fidarsi di nessuno, non parlare della propria vita privata o dei propri sentimenti.
Non avere amici ma solo stupide guardie del corpo, pronte a gettarsi ai suoi piedi.
 
Ecco cosa avrebbe reso Lucius fiero di lui.  Ma dopo tutto questo, lo avrebbe amato?
E lui sarebbe stato mai sé stesso così?
Se questo era amore, allora Draco non voleva avere a che fare con l'amore.
Sospirò, rendendosi conto in quel momento, che suo padre non lo avrebbe mai amato per quello che era.
Se qualcuno lo aveva mai fatto, quella era sua madre... e  Hermione e...
...Harry.
Pensando a loro il cuore di Draco si scaldò. Il modo in cui li stava tenendo lontani era disperato.
Non era solo perché suo padre era contrario, e non solo perché aveva paura che avrebbe fatto loro del male. Ma anche perché non si sentiva parte del loro mondo. Sentiva che non sarebbero mai stati amici, che quella era un'utopia lontana come un sogno. Anche se-
Ripensò a Harry, a quando quella sera gli aveva detto che in fondo avevano qualcosa in comune. Ad Halloween. Dove tutto era cominciato.
Prima di allora, Draco aveva avuto un controllo su se stesso, talmente forte e infallibile che nessuno aveva mai sospettato che fosse diverso da suo padre. Nessuno si era domandato perché non chiedesse mai niente. Era perfetto così e non lasciava trapelare un minimo segnale di debolezza. Ogni sentimento, ogni desiderio, ogni dolore era chiuso ermeticamente dentro di lui. Inoltre Lucius non lo aveva mai picchiato dentro la scuola. Lo aveva fatto a casa, ma un po' meno di frequente e sempre facendo attenzione a curare le sue ferite prima di rimandarlo in pubblico. Per i primi due anni ad Hogwarts, ad ogni visita aveva trovato un perfetto Malfoy;  a testa alta, sprezzante, prepotente, arrogante. Che denigrava come lui, tutti i mezzosangue, che non perdeva un'occasione per essere malvagio. Lucius aveva addirittura finto di frenare e rimproverare l'aggressività del figlio in qualche occasione. Solo per guadagnare la stima di qualcuno.
Poi ad Halloween del terzo anno, lo aveva visto piangere a testa bassa davanti a Harry Potter.
Quella notte Draco dopo aver visto lo sguardo di suo padre aveva capito che non la avrebbe passata liscia.
E da quella notte di due mesi prima, Harry era stato diverso. Il modo in cui lo guardava, era diverso. E Draco, per quanto cercasse di negarlo, non poteva fare finta che non fosse successo niente.
 
-*-
 
 
Il biondo Serpeverde, camminava verso la Sala Grande un po' prima dell'ora di pranzo. Sentì delle voci e si fermò dietro l'angolo.
Harry camminava a con passi nervosi nel corridoio.
"Harry!" Hermione lo rincorreva. "Vuoi dirmi che hai? "
Il ragazzo si buttò di schiena contro il muro. Aveva le lacrime agli occhi.
"E' il mio padrino!" disse seccamente.
"Chi?" Hermione sgranò gli occhi.
"Sirius Black!" rispose Harry "Ho sentito la McGrannit e il Ministro parlare di lui! Custodiva l'incanto fidelius sulla casa dei miei genitori ed era il mio padrino... E' chiaro che i miei si fidavano ciecamente di lui. E lui li ha traditi!" la voce di Harry era rotta dai singhiozzi.
Hermione lo abbracciò.

Draco si schiacciò contro il muro con uno sguardo di stupore.
"Andrò a cercarlo e lo rispedirò ad Azkaban!" disse Harry in preda alla rabbia.
Draco provò un brivido sentendo la voce rabbiosa di Harry e il suo braccio bruciò.
"Harry, è pericoloso, pensaci bene. Non è il caso." Hermione cercava di calmarlo.
"Spero che lui trovi me, allora! Dicono che mi stia cercando!"
"Non dirlo neanche per scherzo!"

Draco si sentì mancare. Black cercava Harry? Un altro Mangiamorte a piede libero!
"Non ne posso più di tutti questi misteri! Perché non me l'hanno detto subito?"
"E' per proteggerti"
"Avevo un anno quando l'ho ridotto in un'ombra! E lo farò di nuovo! Non ho paura di Voldemort!"
Il braccio di Draco bruciò di più e lui si sentì ribollire il sangue. Strinse i denti ingoiando un gemito di dolore. Ma che diavolo stava succedendo? Guardò con un occhio da dietro l'angolo del
muro e vide poco lontano i due appoggiati alla parete del corridoio.

"Harry, vedrai che lo troveranno e avrà quello che si merita."
Harry guardava il pavimento con rabbia cercando di calmarsi, annuì tristemente. Hermione girava tra le dita le dita una piccola bottiglia piena di qualcosa di argenteo, attaccata ad una catenina che aveva intorno al collo. Draco la guardò incuriosito.
 
"Draco!" qualcuno lo toccò sulla spalla e Draco teso com'era, quasi morì dallo spavento, scattando fuori dal suo nascondiglio con una mano al petto.
 "Oh scusa.. non volevo spaventarti!" disse Goyle.
"Draco?" la voce di Hermione lo gelò.
Si voltò e la ragazza era dietro di lui.
"Ci stavi spiando?" disse cupa.
"Figurati, Granger" Draco recuperò immediatamente la sua freddezza "Cosa vuoi che me ne importi delle vostre chiacchiere da Grifondoro?" disse sprezzante. Il suo sguardo cadde sulla boccetta di vetro che penzolava sullo stomaco di Hermione. Notò i filamenti argentei dentro di essa.
"Certo.. " disse la ragazza alzando le sopracciglia. "Allora scusa se ho interrotto le vostre dissertazioni filosofiche!" e si girò andandosene.
Harry che li aveva raggiunti incontrò per un momento, con gli occhi ancora lucidi, lo sguardo di Draco poi si voltò e se ne andò dietro ad Hermione.
 
"Draco, posso dirti una cosa?..."
"Levati dai piedi Goyle!" sbottò Draco e se ne andò infuriato verso la Sala Grande.
 
A cena gli studenti erano sì e no una decina, e Silente decise, per quei giorni, di far sedere tutti allo stesso grande tavolo insieme agli insegnanti.
Draco si voltava ogni tanto a guardare Harry all'estremo opposto della tavolata. Ma Harry era perso nei suoi pensieri. Perfino Silente aveva intuito che c'era qualcosa che non andava.
"Che Bello ci sono i Crackers!" disse spezzando in due un grosso biscotto dal quale saltò fuori un cappello da strega.
Anche Goyle aprì un Cracker e uscì fuori una parrucca da demone.
"Draco?"
Draco si voltò e inorridì all'amico con i lunghi capelli bianchi. "Oh Goyle, per piacere..." disse voltandosi di nuovo.
"Draco devo dirti una cosa" disse Goyle togliendosi la parrucca.
"Cosa?" disse seccato il biondo.
"E' un po' che volevo dirtela… è successo ad Halloween, poi sei stato in infermeria tutti quei giorni e mi sono dimenticato."
Draco si voltò incuriosito "Dunque?"
"Sai quella gabbia che hai in camera? Quella antica con dentro...una foglia secca?"
"Sì, e allora?"
"Allora, la notte che tu non sei tornato, dopo la festa, io sono entrato in camera e nella gabbia c'era un uccellino che cantava... Mi sono anche un po' spaventato" disse cautamente il ragazzino.

Draco lo stava fissando incredulo. Lo prese per il collo della camicia "Se questo è uno scherzo te la faccio pagare!" gridò.
Tutta la tavolata si girò verso di loro.
"Signor Malfoy" disse Piton calmo " Almeno a Natale potrebbe smettere di maltrattare i suoi compagni?"
Draco lo guardò smarrito, "Chiedo scusa, Signore" non si era reso conto di quanto aveva urlato. Lasciò andare lentamente la maglia di Goyle che con un sussulto si ricompose.
Si voltò verso Harry e vide che anche lui lo stava guardando.

Poi tornò a pensare alla gabbia.  
"E poi?" sussurrò a Goyle.
"Cosa?" chiese il ragazzo scostandosi leggermente.
"Dov'è finito l'uccellino?"
"Ah...Ha cantato per molto tempo e poi ho sentito un piccolo rumore ed è svanito." disse il ragazzo.
Draco guardò il piatto davanti a sé. Poteva essersi ritrasformata la foglia?...o forse era entrato dalla finestra.. No non era possibile.
"Di che colore era l'uccellino?" chiese ancora Draco.
"Era arancione..scuro"

"Come le foglie secche" disse il biondo quasi sottovoce.

"Sì esatto" rispose l'altro infilandosi in bocca una patatina fritta.
Un brivido lo attraversò da capo a piedi. Era sicuro che gli incantesimi di quel tipo si spezzassero quando qualcuno moriva. Quanti giorni aveva aspettato, da bambino, che quella foglia tornasse ad essere un uccellino e a cantare per lui prima di perdere le speranze! Dopo che aveva trovato la stanza di sua madre vuota. Senza che nessuno dicesse niente, senza un funerale, senza una parola. Solo quell'immagine della notte prima, quel viso grigio era l'ultima cosa che aveva visto.

Silente guardava le facce tristi dei due ragazzi. Poi guardò Piton che non sembrava di un umore migliore. La Cooman era rigida, e Lupin nemmeno si era presentato per il suo problemino con la luna piena. La McGrannit pareva perfino annoiata...
Il preside si alzò in piedi e si schiarì la voce.

"Vorrei augurare a tutti voi un buon Natale. Dato che siamo così pochi, ho deciso che in questi giorni ci uniremo tutti allo stesso tavolo. In giorni come questi mi torna sempre in mente mia madre che mi ha lasciato molti anni orsono. E ogni volta, mi dico che nessuna madre è abbastanza vecchia per morire. Ma chi di noi a questo tavolo non ha perso qualche persona cara nella vita? Vorrei che pensassimo a chi ci ha amato e a chi ci ha donato la vita. A loro vorrei dedicare questo brindisi e questo giorno. Ricordiamoci che quelle persone non ci hanno lasciato per sempre. Vivono dentro di noi nei nostri ricordi e nella forza che noi abbiamo di andare avanti.
Ai nostri padri, amici e amiche, fratelli e sorelle, ma soprattutto alle nostre madri voglio brindare. A loro, che per quanto poco siano state al nostro fianco ci hanno reso quelli che siamo, a loro e a quell'amore che non teme nemmeno la morte, io alzo il mio calice!".
Tutti lo seguirono e i bicchieri tintinnarono mentre molte voci auguravano Buon Natale.

Harry sospirò, alzò tristemente il calice e guardò verso Draco che teneva in mano il bicchiere senza particolare entusiasmo.
Non riusciva a smettere di pensare che se suo padre non lo avesse ridotto come uno straccio avrebbe visto quell'uccellino cantare di nuovo, anche se solo per una notte.
 
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 h+d
 
               
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note conclusive:
E' breve ed é un capitolo di passaggio, ma servono anche questi!:)a presto! e grazie per aver letto!
 
 MUSIC: http://www.youtube.com/watch?v=p8aH3YJGhwU

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Capitolo 18
*** The Prince's Gift ***


Note del capitolo:
Trad Titolo: Il Dono Del Principe
citando il titolo del capitolo della Row the Prince's tale 
 
Spero vi piaccia il mio fanta-casting! e le fanart :)
i colori dei capelli e degli occhi di Dakota Fanning sono queli che immagino quando penso a Draco! e James Campbell Bower è sempre stato il giovane Lucius per me! soprattutto in questa foto! il mix di questi due dovrebbe dare il Draco che ho sempre immaginato ^^
ma anche la libera interpretazione di tutti. perché credo che Harry e Draco siano semplicemente diversi per ognuna di noi eppure, sempre loro!
per Sev non ho trovato un attore che mi soddisfacesse pienamente ma questo non è poi così male, credo. 
 
Allora buona lettura. Grazie per la vostra curiosità che significa tanto per me!
D. 
 
 
 
 
Capitolo Diciotto
 
The Prince's Gift
 
isy, chapter 14
 
 
Il dolore mi ha trovato quando ero piccolo
il dolore ha aspettato, il dolore ha vinto
il dolore che mi ha fatto prendere pillole
è nel mio miele è nel mio latte
è da solo la metà del mio cuore
sulle acque,
coprimi di cianfrusaglie, compassione
perché non voglio dimenticarmi di te
non voglio dimenticarmi di te.
 
Sorrow found me when I was young,
Sorrow waited, sorrow won.
Sorrow that put me on the pills,
It's in my honey it's in my milk.
It's only about half a heart alone
On the water,
Cover me in rag and bones, sympathy.
Cause I don't wanna get over you.
I don't wanna get over you.

(The National: sorrow)
 
 
 
Alle otto di sera in punto del 24 dicembre, Draco sedeva nell'ufficio di Piton mentre l'insegnante apriva un armadio con le ante a vetri.
Poggiò sulla scrivania un bacile di pietra, pieno di uno strano liquido il cui riverbero argenteo gli illuminò il viso.
 "Questo è un pensatoio, permette di vedere i propri ricordi o quelli degli altri in modo molto realistico." disse "Come ti avevo promesso, Draco. Consideralo il mio regalo di Natale." Aggiunse muovendo la bacchetta. Una boccetta di vetro fluttuò dalla mensola fino al bacile, si stappò e riversò il suo contenuto nel liquido che si increspò leggermente formando cerchi concentrici.

Draco lo guardò incuriosito.

"Immergi la mano nel Pensatoio" disse Piton facendo lo stesso.
Draco fece come gli era stato detto e subito smise di sentire il peso del suo corpo.

Fluttuava in aria tra le nuvole e pian piano, atterrò sull'erba davanti a un lago. Sullo sfondo riconobbe il castello di Hogwarts.
Due ragazzine di undici anni stendevano una coperta sull'erba e vi poggiavano sopra dei libri.
Una era rossa di capelli e aveva occhi color smeraldo, l'altra era bionda con sottili occhi grigi.
Draco la riconobbe subito. Era sua madre, non poteva sbagliarsi, gli somigliava come fossero due gocce d'acqua, anche lo sguardo, gelido, era esattamente come il suo. E notò che al collo portava una cravatta verdeargento. L'altra ragazza, una cravatta rossa.

"Vieni Sev!" gridò la rossa Grifondoro. Un bambino della stessa età coi capelli neri, occhi scuri e la divisa di Serpeverde, si avvicinò e si sedette con loro sula coperta. Le bambine si scambiavano occhiate complici e sorridevano mentre il bambino era intento a studiare un grosso libro. Draco lo guardò e capì che quello era Piton.
"Hanno sbagliato a metterci insieme nel gruppo di lavoro di Pozioni!" diceva la rossa.
"Li distruggeremo tutti!" sorrideva la bionda.

Il giovane Severus le guardava soddisfatto.
 
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L'immagine cominciò a sbiadire e subito Draco si trovò in un loggiato di Hogwarts, dove sua madre, la ragazza rossa e Piton di circa tredici anni camminavano insieme. Quattro ragazzi Grifondoro si avvicinarono a loro. Il più alto, che era anche il più attraente, urtò con violenza la spalla di Piton.

"Oh, scusa!" disse poi con un ghigno.
 "Attento! Potrebbe tirarti un malocchio!" disse con scherno, un ragazzo dai capelli castani e occhiali tondi, che stava al suo fianco. Lui e la ragazza rossa, si scambiarono un lungo sguardo.

Piton li scrutava con sospetto.

"Hey troglodita, impara a camminare!!" gridò la bionda al ragazzo alto.
"Non ti alterare biondina!" le rispose il ragazzo con un largo sorriso, allontanandosi.
"Black! Te li strappo tutti quei ventiquattro denti del cavolo!" gli gridò dietro la ragazza.

Draco la guardò divertito a bocca aperta... sua madre gli somigliava proprio tanto! Era così strano riconoscersi in qualcuno a tal punto.
"Non ti preoccupare Sev, lo sistemo io quel mentecatto!" disse la bionda mentre i quattro ridevano in lontananza.
Il ricordo si dissolse e un altro prese il suo posto.
Piton a circa quattordici anni stava distillando una pozione nell'aula dei sotterranei, con sguardo concentrato e movimenti attenti.

La porta si aprì. Un ragazzo biondo molto affascinante con i capelli lunghi fin quasi alle spalle e dei penetranti occhi celesti, entrò camminando in modo elegante, con delle boccette di ceramica in mano.  
"Allora" disse poggiando le boccette sul tavolo accanto a Piton " Scaglia di tritone, artiglio di drago, fegato di lucertola surgelato..." continuò mettendo in fila le boccette e sollevandone davanti al viso "Secondo te, Sev, hanno surgelato solo il fegato o tutta la lucertola?" chiese stappando la boccetta e annusandoci dentro con la faccia schifata.
"Non dire stupidaggini Lucius, ovviamente solo il fegato." disse Piton con superbia mentre l'altro infilava due dita nel collo della boccetta.
"Sbagliato!" disse Lucius sventolando una lucertola rattrappita davanti al naso di Piton.

Lui indietreggiò, la coda della lucertola si spezzò e l'animale cadde nella pozione, facendola ribollire. 
"Lucius!!" urlò Piton irritato.
"Ops..." Lucius lo guardò.

Piton strinse insieme le labbra in un'espressione che Draco conosceva bene.
 "Andiamo Sev! Rilassati! Siamo già in punizione... Non può andare peggio di così" disse Lucius alzando le spalle e sedendosi su un banco.
"A volte sei davvero un cretino!" disse Piton preparando daccapo il suo calderone.
"Eddai Sev... Sev... Dai, non fare quella faccia... mi sembri mia nonna! Sev!"
Mentre armeggiava sul tavolo di lavoro, Piton sorrise dandogli le spalle.


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Draco guardava la scena con gli occhi sgranati. Quello non poteva essere suo padre. Non poteva.
Il ricordo si appannò e un altro si mise a fuoco.

Lucius, Severus, la ragazza rossa e la madre di Draco, sempre intorno ai quattordici anni, sedevano ad un tavolo a I Tre Manici Di Scopa, parlando e bevendo Burrobirra.
Lucius non toglieva gli occhi dalla bionda che ogni tanto ricambiava con un'occhiata gelida ma molto sensuale incurvando leggermente un lato delle labbra e lui sorrideva un po' impacciato. Piton e la ragazza rossa invece, si scambiavano sguardi significativi.
Lucius e Severus sembravano molto uniti. Si tiravano a vicenda subdoli pugni sulle gambe, se uno dei due diceva qualcosa di imbarazzante davanti alle ragazze.
Tutti e quattro sembravano così felici e spensierati. Draco pensò che non era mai stato così con i suoi amici. E ancora, che quello non poteva essere Lucius.
 
Il ricordo cambiò ancora.

Lucius pestava i piedi davanti alla porta della sala comune "Sev! Non mi ricordo la password ti prego apri non ce la faccio più!" diceva stringendo una mano al cavallo dei pantaloni.
Piton si avvicinava guardandolo con sufficienza "Lo sai? C'era il bagno ai Tre Manici Di Scopa" disse sarcastico.
"Lo so! Non ci dovevo andare prima! Apri questa porta!"
"Strano, io avrei detto di sì" rispose Piton.

"Perché guardi me invece della tua ragazza? Apri per favore! Sto morendo!"
"Come sei infantile!" disse Piton e poi pronunciò la parola magica.
Lucius si precipitò in bagno e Piton lo seguì lentamente.

Mentre si lavava le mani, Lucius gli si affiancò al lavandino.
"Secondo te cosa pensa di me la tua amica?" gli chiese.
"Chi Isy? Mah... penserà che sei un cretino!"
Lucius lo guardò torvo.
"Sto scherzando" disse Piton serio.
"Come no.."
"Lucius, cosa vuoi che pensi? Che sei carino e simpatico e mi sembrava che il suo sguardo dicesse tutto. Non ha mai guardato me, così!"
"Credo di essere innamorato" disse Lucius appoggiandosi al lavandino con lo sguardo a terra.

Piton era silenzioso.
Lucius lo guardò accorgendosi che stava trattenendo a malapena una risata.
"Dico sul serio!" disse tirandogli un pugno sulla spalla.

Piton ridendo, strinse le spalle per incassare il colpo.
"Tanto lo so che anche tu sei innamorato!" disse Lucius alzando le sopracciglia.
"No, io no" rispose Piton tornando subito serio.
"No, io no! Ma ti senti?" disse Lucius uscendo dal bagno mentre Piton si guardava serio nella specchio.


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Un altro ricordo si materializzò davanti agli occhi di Draco che guardava le scene sempre più stupito.
Piton di quindici anni, guardava da una finestra bassa due ragazze che camminavano nel loggiato. Una era più alta, snella con riccioli neri , l'altra un po' più bassa, anche lei con i capelli neri.


La ragazza con i capelli rossi e la madre di Draco camminavano nella direzione opposta e incrociarono le due ragazze.
"Sento puzza di Mezzosangue!" disse la ragazza più alta.
"Se annusi bene c'è anche puzza di figlia di una sgualdrina e mezzosangue!" disse l'altra.
La bionda si bloccò in mezzo al loggiato, si voltò di scatto e camminò verso le due ragazze. agguantò il collo della camicia di quella più bassa "Ripeti se hai il coraggio, miserabile puttana!"
La ragazza rossa la guardava preoccupata.

La mora sembrava un po' spaventata ma non meno arrogante "Pensi che non ne abbia? Figlia di una prostituta lurida mezzosangue! Tua madre è una schifosa prostituta babbana! E tu sei tale quale!!" sputò la ragazza "Chi ti credi di essere solo perché stai con Malfoy? Quello stupido può averne mille di ragazze purosangue! E prima o poi ti lascerà per una di loro!"
Draco la riconobbe. Quella era Narcissa, e quella accanto a giudicare dallo sguardo spiritato era sua sorella Bellatrix.
La madre di Draco alzò un lato delle labbra nel suo mezzo sorriso così simile a quello del figlio "Dovevo capirlo. Sei solo gelosa." disse spingendola indietro. "Miserabile cagna! Il tuo sangue puro non vale un bel niente!" sputò sprezzante e se ne andò camminando fiera accanto all'altra ragazza.

Il ricordo sfumò piano e un altro prese il suo posto.

La ragazza bionda, sui quindici anni, Sedeva sul muretto davanti alla finestra, nella sala comune dei Serpeverde. Stava nella stessa posizione in cui Draco sedeva sempre, guardando fuori come ipnotizzata, la foresta innevata sotto il cielo nero.
Il cuore di Draco prese a battere velocissimo.
Severus si avvicinò a grandi passi e si sedette sul tappeto davanti al camino, visibilmente sconvolto.
La bionda si voltò, "Sev, che ti succede?"
Ma lui non rispondeva e sedeva lì con le mani tra i capelli e la testa bassa.
La ragazza si inginocchiò dietro di lui e cominciò a passare le mani sulla sua schiena.
Draco si ricordò della sensazione delle sue mani, di come il suo tocco rilassava i muscoli e riempiva l'anima di calore.
Il viso di Piton sembrava rilassarsi ma i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Lei se ne accorse e lo abbracciò da dietro. "Cos'é successo? Parlami, Sev"
"Ho sbagliato tutto! Adesso mi odia!" disse lui quasi tremando.
"Perché dici così?"
"Ho rovinato tutto Isy... Lei non vuole più vedermi. L'ho chiamata...Mezzosangue"
La ragazza lo strinse a sé.
"Perché Sev?"
"Non lo so... ero... furioso." Piton chiuse gli occhi.
"Non ti odierà mai, forse non può capirti completamente e quindi non può amarti come meriti. Ma sono sicura che a modo suo, ti ama. E ti amerà sempre"
"Grazie Isy..." sospirò Severus.
 
Il ricordo cambiò ancora.
 
La madre di Draco sedeva di nuovo sul muretto davanti alla finestra. Questa volta guardava un assolato paesaggio primaverile.
Severus leggeva un libro sul divano.
La ragazza si voltò "Venite a Hogsmeade oggi pomeriggio?"
"Lucius ci viene. Io rimango qui" fu la piatta risposta.
Lei si alzò dal muretto e si piazzò davanti a lui con i pugni sui fianchi.
"Adesso basta fare il depresso! Porta il tuo sedere fuori da qui!" disse. Gli strappò il libro dalle mani e lo gettò dietro il divano.
"Isy! Per favore!"  si lamentò lui sbuffando.

Lei si chinò poggiando le mani sulle ginocchia di lui e avvicinò il viso al suo.
"Guardami! Se continui così diventerai un noiosissimo professore di pozioni! E gli alunni ti tireranno pezzi di carta imbevuti di saliva e ti faranno le boccacce, quando volterai loro le spalle! E' questo che vuoi? Eh? Dillo!" Cominciò a picchiarlo con un cuscino. Severus si difendeva coprendosi con le braccia. "Isy! piantala!"
 "Dillo dai! Voglio diventare un barboso professore di pozioni! " faceva lei, imitando la sua voce.
"Lo è già!" disse Lucius appena sceso dalle scale del dormitorio, beccandosi subito un cuscino in piena faccia "Hey! Che ca.." un secondo cuscino lo colpì mentre gli altri due ridevano.

Il ricordo cambiò.


La Sala Grande era addobbata per una festa. Piton Guardava le scale, dalle quali stava scendendo la ragazza dai capelli rossi, in un meraviglioso vestito da sera. Era bellissima e i suoi occhi verdi colpirono Draco particolarmente.

Il ragazzo grifondoro con gli occhiali tondi e i capelli castani, le prese la mano e i due entrarono nella sala grande. La ragazza e Piton si scambiarono una veloce occhiata.
L'espressine di Piton era così triste che Draco si sentì dispiaciuto.
"Sev, ballo io con te, togliti quella faccia però" disse Lucius mettendogli una mano sulla spalla.

Piton sorrise. "No grazie, preferisco ballare con quel tavolino che è sicuramente più esperto di te!"
"Non sai che ti perdi, sciocco!" disse Lucius alzando un sopracciglio.
"Guarda chi c'è" Piton salutò qualcuno in cima alle scale.

Lucius guardò con stupore e riverenza la ragazza bionda che scendeva le scale.
Anche Draco guardò sua madre, con la stessa espressione. Il vestito celeste polvere avvolgeva un sottile e armonioso corpo da diciassettenne, e i ciuffi di capelli biondi e mossi sfioravano morbidi il suo viso luminoso.
Lucius andò verso di lei, la abbracciò, la sollevò tenendola per la vita e la baciò in un modo che fece rabbrividire Draco.

Eppure... gli abbracci... e i baci...pensò.

Lucius e la ragazza entrarono nella Sala grande e lei prese a braccetto Piton che era sulla porta trascinandolo dentro con sé.  Draco notò da un lato, il grifondoro alto coi capelli neri che aveva urtato Piton nei ricordi precedenti, fissare sua madre in modo sospetto.
Un altro ricordo prese campo.

Lucius e Severus a 24 anni sedevano sulla riva di un lago.  Draco lo conosceva, era il lago nel terreno del Maniero.
Il viso di Lucius era un po' più teso e Draco cominciava a distinguere meglio i tratti familiari.
"Lucius" disse Severus " Non essere incauto, il limite è molto sottile"
Il ragazzo si voltò verso di lui "Il Signore Oscuro è potente! Hai visto quello che può fare! Cambierà il modo!"
"Non so se cambierà il mondo, ma ti ripeto. Non essere incauto. Questo non è un gioco"
Lucius espirò profondamente. "Lo so benissimo Severus. Non mi fare le prediche! Tu ci sei dentro quanto me!"
"Ma io non ho nessuno da proteggere!" ruggì Severus.
Il ricordò cambiò ancora.

Severus era nella foresta proibita a raccogliere piante per le sue pozioni. Ad un tratto un rumore lo fece voltare e vide un unicorno agonizzante sdraiato a terra. Si avvicinò all'animale estraendo la bacchetta cominciò a muovere le mani sul candido corpo recitando una formula che sembrava una canzone o una preghiera.
Dopo un po' l'unicorno saltò in piedi e galoppò via. Severus sorrise. Poi guardò a terra e vide del crine dentro una pozza color argento.

Con la bacchetta sollevò il fili di crine inzuppati di sangue di unicorno e li mise in una boccetta di vetro. Subito il sangue rimasto, venne assorbito dal terreno della foresta producendo il suono di una profonda esalazione.
I ricordo sfumava su Severus che adesso stava distillando qualcosa in un piccolo laboratorio mentre faceva una treccia del crine di Unicorno. Poi immerse la treccia in un liquido e il crine generò una potente luce bianca.
Il ricordo cambiò.

Severus chiudeva il braccialetto bianco introno al polso della ragazza bionda.
"Non toglierlo mai, ti proteggerà" disse dandole un bacio sulla fronte.
Il ricordo cambiò di nuovo.
Severus guardava dalla finestra dello studio di Lucius nel giardino del Maniero, la ragazza bionda con il piccolo Draco di meno di un anno, sedeva su una coperta adagiata sull'erba e giocava con lui.

Severus scendeva le scale e usciva in giardino.
"Sev! Vieni qui!" lo chiamò lei " Tieni, prendilo in braccio!" disse porgendogli il neonato.
"Ma...Non so come fare! Lo farò cadere! " disse preoccupato muovendo impacciatamente le braccia.
"Ma dai guardati, sei bravissimo!" diceva lei ridendo e ammirando l'amico con il bebè tra le braccia. Il piccolo Draco guardava Severus con gli occhi sbarrati.
"Perchè mi guarda così?...Isy? Non devo stargli molto simparico!"
La ragazza piegò la testa da un lato. "Ma no, guarda... sorride" disse.

Draco sorrise guardando la scena.

Poi la ragazza riprese il bambino e lo baciò stringendoselo al petto. "Non ti lascerò mai, Draco. Sarò sempre conte. Sempre." sussurrò.
Gli diceva piano mentre Severus la guardava con un sorriso un po' triste.
Draco sentì di nuovo il peso del suo corpo e quando si trovò seduto nell'ufficio di Piton si sentì stringere un nodo alla gola.
"Grazie....Signore" fu tutto quello che riuscì a dire.

Piton sospirò. "Non c'è di che" disse piano. "Spero non ti abbia messo troppa malinconia"
Draco scosse la testa ma la teneva bassa perché i suoi occhi erano già lucidi.
"Non c'è niente di male se sei triste. Per quanto io ami questi ricordi, ogni volta che li vedo provo molta malinconia. Era come una sorella per me... Isadora" disse l'insegnante.

Draco sospirò al nome di sua madre, che nessuno aveva più pronunciato per tanto tempo, e una lacrima cadde sul suo ginocchio e si sciolse sulla stoffa dei pantaloni. La coprì maldestramente con la sua mano ma subito dopo un'altra cade sulla mano.
"Mi scusi Signore" Draco si asciugò le lacrime "Non sono triste" ma più parlava più le lacrime scendevano "Ho apprezzato molto il suo regalo" rimase con la testa bassa e si coprì gli occhi con il braccio.

"Draco, puoi piangere se vuoi. Non mi offendo" disse Piton, e roteò la bacchetta per mettere del tè sul fuoco.
Draco annuì in silenzio, asciugandosi le lacrime con la manica nonostante Piton avesse fatto apparire dei fazzoletti sulla scrivania.
L'insegnate recuperò i ricordi e li rimise nella boccetta.

Draco sollevò la testa e lo guardò incuriosito. "Perché non tocca le bottiglie, Signore?"
Piton lo guardò, felice che il ragazzino fosse così attento anche in un momento del genere.

"Perché se lo facessi vedrei i miei ricordi. Ma li vedrei in modo un po' caotico e se fossero troppo brutti o dolorosi potrebbero provocarmi uno shock. Quando si conservano i propri ricordi e meglio farlo in contenitori d'argento. L'unico materiale che li isola"

"Capisco..." disse Draco pensando alla bottiglia che Hermione portava al collo. Il cotenuto era sicuramente un ricordo e lei la toccava, quindi non era il suo.

"Un po' di infuso?" chiese l'insegnate porgendogli una tazza.

"Grazie" disse Draco prendendo la tazza "Signore, questo bracciale lo ha fatto lei?" disse poi guardandosi il polso.
Piton annuì.

"E cosa... a cosa serve?" chiese di nuovo.
Piton poggiò la tazza sul tavolo. "L'unicorno è la creatura più pura che esista, il suo crine è una forte protezione contro le Arti Oscure. Infatti le bacchette fatte con il nucleo di crine di
Unicorno sono le più difficili da convertire alla magia oscura, e rimangono molto legate al loro primo possessore."

" La mia bacchetta.." disse Draco.
"Esattamente. Quella era la bacchetta che apparteneva a tua madre. Hai notato che se la usi con la mano sinistra la potenza degli incantesimi migliora?"

Draco annuì pensando al suo patronus.
"Quando ho temuto che tuo padre stesse prendendo una strada pericolosa, le ho regalato il bracciale di crine, imbevuto in sangue di Unicorno, perché la proteggesse.  Lei ha deciso di donarlo a te quando hai compiuto un anno.

Draco abbassò lo sguardo sul suo polso.
"Quel bracciale è il motivo per cui il tuo marchio nero è sul tuo braccio destro e non sul sinistro".
Il ragazzino lo guardò con un'espressione interrogativa.
"Quando il Signore Oscuro ha deciso che dovevi avere il marchio nero, il tuo braccio sinistro lo ha rifiutato. E lui lo ha fatto sul destro - Devi sapere che, come un anello di fidanzamento si mette sull'anulare sinistro, perché si dice che le vene che passano da quel dito vadano direttamente al cuore, così il marchio nero, bruciato sull'interno dell'avambraccio sinistro,  nutre il tuo cuore e si nutre dei desideri del tuo cuore.

Qualora il tuo desiderio sia per la magia oscura, il marchio lo accrescerà e ti renderà potente, ma se il tuo desiderio è contro la magia oscura, il marchio cercherà di convertirti lentamente attraverso il tuo cuore. Il decorso di questa conversione può essere devastante.
Il bracciale ha protetto il tuo cuore dal convertirsi completamente al male, tu eri un bambino e hai accolto ingenuamente il marchio nero e tutto quello che portava con sé, dunque non hai preso una vera posizione fin ad ora se non una leggera inclinazione al male che ti ha reso capace di fare quello che volevi. Non sarà così per sempre. Stai crescendo e le tue prese di posizione si stanno definendo. Non sarà facile trovare un bilanciamento costante tra il bene e il male, per farli convivere dentro di te.

Devi essere cauto e furbo. E non devi cedere né all'uno né all'altro."
Draco lo fissava serio.

Così, quella sensazione di ospitare una guerra civile dentro di sé, era vera. E Silente si riferiva a quello quando diceva di prendere una posizione.
"Morirò?" il ragazzino lo guardò quasi speranzoso.
"Prima o poi, come tutti"  disse l'insegnate sorseggiando il tè.
"Signore, chi era la ragazza con i capelli rossi?"

Il volto di Piton cambiò espressione. Draco vide improvvisamente quella tristezza che aveva visto sul suo volto da giovane.
"Mi scusi, ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No," Piton scosse la testa "No, no, é solo che quella, è un'altra lunga storia. Te la dirò la prossima volta"

Draco annuì. Le domande gli si affollavano in testa e non sapeva più cosa chiedere.
"Signore? Mia madre, si sedeva spesso sul davanzale della sala comune?"
"Per quel che mi ricordo, sempre! Ci metteva dei cuscini e lo faceva diventare un divano. A volte ce la trovavo addormentata di mattina!" Piton sorrise al pensiero "Però prediligeva le notti invernali, rimaneva ore a guardare la foresta coperta di neve."

Draco si sentiva molto vicino a sua madre il quel momento. Per così tanto tempo l'aveva creduta perduta e adesso era come se fosse lì di nuovo.
C'erano così tante domande che avrebbe voluto fare ma non desiderava altro che rimanere con il ricordo di lei che lo teneva tra le braccia.

 
-*-

"Buon Natale, Draco" Disse Piton davanti alla porta dell'uffcio.
"Grazie, Buon Natale anche a lei, Signore"
Draco si avviò nella penombra dei corridoi, verso la sala comune. Si sedette sul davanzale della grande finestra con un cuscino, guardando la neve sulla foresta e si addormentò lì, con la voce di sua madre che diceva:
"Non ti lascerò mai, Draco, sarò sempre con te. Sempre."
 
 

 
h+d


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Note conclusive:
 
MUSIC: http://grooveshark.com/s/Sorrow/3gkhca?src=5 
 
Link adorabile fanart Sev e Lily
http://i216.photobucket.com/albums/cc218/Lawlietta/MATD/705605.jpg 

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Capitolo 19
*** My Immortal ***


Note al capitolo:


Trad Titolo: Mio Immortale
Quest capitolo e il prossimo sono piuttosto densi e pieni di risposte. Spero di gratificare tutte le attese e farvi venire voglia di leggere ancora. 
Grazie
D. 
MUSIC: http://grooveshark.com/s/My+Immortal+Full+Band+Version/Qydm0?src=5  
 
 
 





 
 
 
Capitolo Diciannove
 
My Immortal
 
ema_darkbone___harry_potter_oc_by_da__stamps-d3hb3rz
 




Sono così stanco di stare qui 
oppresso da tutte le mie paure infantili 
E se devi andartene 
Vorrei che tu te ne andassi e basta 
Perché la tua presenza indugia qui 
E non mi lascerà da solo

Queste ferite sembrano non guarire 
Questo dolore è troppo reale 
C'è semplicemente troppo, che il tempo non può cancellare 


Quando hai pianto ho asciugato tutte le tue lacrime 
Quando hai urlato ho combattuto tutte le tue paure 
Ho tenuto la tua mano durante tutti questi anni 
Ma tu hai ancora tutto di me 
I'm so tired of being here 
Suppressed by all my childish fears 
And if you have to leave 
I wish that you would just leave 
'Cause your presence still lingers here 
And it won't leave me alone 

These wounds won't seem to heal 
This pain is just too real 
There's just too much that 
time cannot erase 

When you cried I'd wipe away 
all of your tears 
When you'd scream I'd fight away 
all of your fears 
I held your hand through 
all of these years 
But you still have 
All of me

(Evanescence: My Immortal)

 
 
 
La mattina del 25 dicembre Goyle scese nella sala comune e trovò Draco addormentato sul davanzale di pietra.
"Buon Natale" gli disse fermandosi davanti a lui.
Draco aprì gli occhi confuso e si tiro su a sedere. "Cosa?"
"Buon Natale!" ripeté Goyle guardandolo perplesso.
"Certo...Anche a te" rispose il biondo alzandosi e salendo su per le scale del dormitorio.
 
-*-
 
Harry e Hermione si scambiavano i regali sotto l'albero della sala comune dei Grifondoro.
Un libro sulla storia delle sirene per lei, una scatola con tutto per la manutenzione della scopa per Harry. I terribili maglioni fatti da Molly Weasley e...
 "Dov'è il regalo di Ron? " chiese Hermione.
Harry cercava tra la carta colorata sparsa sotto l'albero. " Non c'è nient'altro..." disse " Magari arriverà a colazione"
Scesero nella Sala Grande e dopo aver mangiato, si sedettero sui divani davanti al camino con gli altri pochi studenti rimasti. Harry si voltò e sospirò lanciando un'occhiata a Draco, che era seduto sul davanzale e guardava fuori dalla finestra ignorando tutti gli altri.
Penso di andare lì e provare a parlargli, ma immaginò che lui si sarebbe alzato e sarebbe andato via come faceva sempre. In fondo preferiva che restasse nella stessa stanza con loro, anche se un po' lontano.
Si buttò indietro sullo schienale del divano e subito si rialzò sorpreso.
 "Cos'è?" disse toccandosi dietro la schiena.
Hermione guardò sotto il cuscino su cui si era disteso e vide una cosa grigia accartocciata.
"Herrol!" disse sorpresa tirando su il piccolo gufo stravolto.
"Ecco il regalo di Ron!" Harry sollevò il grosso pacco legato alla zampa del gufetto.
Lo sciolsero, dettero a Herrol un po' d'acqua e qualche carezza poi aprirono i due pacchetti con i loro nomi mentre Grattastinchi giocava con la punta del nastro sul divano.  
"Oh, Ron..." sussurrò Hermione guardando la foto nella cornice d'argento, in cui una Hermione di undici anni gli dava un bacio sulla guancia e lui faceva una faccia schifata mentre Harry rideva. "Come eravamo piccoli al primo anno!!" disse sospirando.
Harry aprì la sua scatola "Che roba è?" disse tirando fuori una specie di trottola dorata.
"Ah! é uno Spioscopio! Serve per avvertirti in caso ci siano persone che vogliono farti del male nei paraggi." Hermione sorrise "Con questa storia di Black siamo tutti molto preoccupati!"
 
Draco non aveva ricevuto un regalo, era arrivato solo un biglietto quella mattina con il gufo di suo padre.
Buon Natale -  Lucius e Narcissa
Ma non a lui importava molto di avere un altro pesante cimelio dorato con il marchio della famiglia Malfoy. Non gli importava niente di nessun regalo, se non di quello che Piton gli aveva fatto la sera prima. Non smetteva di pensare a quei ricordi e a quanto diversa avrebbe potuto essere la sua vita. A quanto somigliasse a sua madre in tante cose e dopotutto anche un po' a Lucius. E a Piton di cui non si era mai fidato veramente e invece si era dimostrato il migliore amico di sua madre e teneva a lui, a quanto pareva più di quanto ci tenesse Lucius e senza farlo notare aveva cercato di stargli vicino.
Si voltò a guardare Harry e Hermione che scartavano i regali e si sorridevano, e un po' li invidiò. Poi si alzò e decise di tornare nella sala comune a leggere per ammazzare il tempo.
Mentre passava vicino al divano dove sedevano i due ragazzi, udì un sibilo. Si fermò e si voltò.
Lo Spioscopio vorticava nella mano di Harry. Conosceva quello strumento e vederlo girare gli dette la conferma di ciò che pensava. Avrebbe fatto loro del male, anche se non voleva.
Harry e Hermione spostarono lo sguardo dalla trottola dorata a Draco il quale si voltò e si incamminò di fretta verso l'uscita. Ma non notarono Grattastinchi, che nel frattempo raspava nervosamente sotto il divano, schizzare via nella stanza rincorrendo Crosta.
Lo spioscopio si fermò.
Harry e Hermione si guardarono tristi. "Non può essere Draco! Sono sicuro che è rotto!" disse il ragazzo amareggiato e lo rimise nella scatola.

 
-*-


Le vacanze finirono in fretta, come sempre. Harry e Ron erano nervosi per non aver ancora finito i compiti, mentre Hermione si sentiva molto più riposata nonostante avesse fatto doppi turni di studio con la Clessidra Giratempo.
"Odio il primo giorno di lezione dopo le vacanze!!" diceva Ron stiracchiandosi "Non dovrebbe esistere, bisognerebbe iniziare dal secondo o dal terzo!".
I tre ragazzi camminavano lentamente verso l'aula di storia della magia, quando Draco li superò nel corridoio. Mentre passava accanto a loro sentì di nuovo il sibilo dello spioscopio.
Un topo salì sui pantaloni di Ron e si infilò nella sua tasca. "Crosta! Ecco dov'eri finito!" disse il rosso.
Anche Harry sentì il sibilo e si guardò intorno "Ma, lo avevo lasciato in camera!" disse confuso.
"L'ho portato io!" disse Ron mostrando l'oggetto che girava sul palmo della sua mano "Così posso dimostrarti qualcosa!" e indicò Draco che si era fermato poco distante.
Il Serpeverde si voltò indignato.
"Weasley te lo faccio ingoiare quell'affare!" gli disse guardandolo in faccia.
"Ti brucia la verità eh?" lo schernì Ron.
"No ragazzi, per favore!" Hermione si mise in mezzo a loro.
"Spostati Mezzosangue!" Disse Draco dandole un'occhiata gelida. Notò che aveva ancora la piccola bottiglia appesa al collo. "Non vi voglio più tra i piedi, è chiaro?! Sono stanco delle vostre trovate geniali!"
"Siamo solo preoccupati per te!" disse Hermione.
"Sì, lo vedo!"
"Io sono preoccupato per Harry, non per lui!" disse Ron "E lo spioscopio conferma che ho ragione!"
"Ron, potrebbe essere difettoso! E credevo glielo avessi regalato per proteggerlo da Sirius Black! " Hermione cercava di mediare.
 "Non è difettoso!" rispose Ron offeso.
La ragazza si voltò verso il biondo "Draco, noi non ce l'abbiamo con te! Io..."
"Granger, perché non mi lasci in pace e ti trovi un ragazzo tra i Grifondoro? Guarda come sono coraggiosi e riconoscen-"
Prima che potesse finire la frase, Hermione gli tirò uno schiaffo talmente forte che gli girò la testa da un lato.
Harry e Ron rimasero pietrificati.
Draco si voltò piano verso di lei. La ragazza aveva gli occhi lucidi per la frustrazione ma non smetteva di guardarlo fisso, indignata.
"Come ti permetti?" disse Hermione seria.
Draco la guardò confuso, gli aveva tolto le parole di bocca. E nonostante tutto si sentì terribilmente in colpa per quello che le aveva appena detto.
"Per chi mi hai presa? Stupido ragazzino! Io non vado in giro a cercarmi un fidanzato! E se qualcuno si preoccupa per te, non vuol dire che ti cadrà ai piedi come tutte quelle oche di Serpeverde! " continuava Hermione sporgendosi verso di lui.
Draco fece mezzo passo indietro, poi si voltò e se ne andò di fretta.
Harry si staccò dagli altri e gli corse dietro. Girò l'angolo e lo trovò con la schiena al muro.
"Lasciami stare Potter" disse subito il Serpeverde.
Harry gli mise le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi. "No! Basta con questa storia! Non sei un pericolo per me. Quello Spioscopio non funziona!"
"Invece funziona bene. Ma non ce la faccio a credere che sia vero..." Draco alzò lo sguardo su di lui per un attimo avrebbe voluto di nuovo quell'abbraccio. Per un attimo soltanto, riprovare quel calore, e consolare Harry come avrebbe voluto fare giorni prima, quando lo aveva visto piangere nel corridoio.
"Non voglio farti del male... ma so che finirò per farlo. Una volta per tutte, stammi lontano!" disse spingendolo indietro con forza. Harry indietreggiò alla spinta e rimase lì a guardarlo con aria ferita.
In quel momento Hermione e Ron girarono l'angolo. Draco posò di nuovo gli occhi sulla boccetta di vetro al collo della ragazza. Alzò istintivamente una mano verso di essa, e Ron pensando che volesse colpire Hermione, andò contro di lui. Il biondo si ritrovò Ron addosso e lo spinse indietro ma Ron fece resistenza e lo spinse a sua volta.
"No! " Hermione si mise nel mezzo cercando di separarli.
Harry strattonò Ron e lo tirò verso di sé. "Volete smetterla!?"
"Voleva picchiare Hermione!" gridò Ron infuriato.
"Cosa?" Draco lo guardò con disprezzo. "Non ho mai picchiato una ragazza!"
"Invece lo stavi facendo!" disse Ron continuando a dimenarsi tra le mani di Harry.
Draco si voltò verso Hermione "Non volevo picchiarti" disse.
La ragazza annuì. "Lo so Draco, senti..." cercò di parlare ma lui la interruppe.
"Dove hai preso quella cosa che porti al collo?"
Lei lo guardò preoccupata. "Perché lo vuoi sapere?"
"Sono tuoi quei ricordi?" chiese il ragazzo con sospetto.
"No" disse sincera Hermione.
"Di chi sono?!"
Lei non rispose e abbassò lo sguardo.
Draco mosse velocemente una mano verso di lei, Hermione stavolta fece mezzo passo indietro trovandosi spalle al muro e Draco la seguì riuscendo ad afferrare la bottiglietta.
Ma appena strinse le dita intorno al vetro, chiuse gli occhi e soffocò un gemito come se qualcuno lo avesse colpito allo stomaco, poi cominciò a tremare. Improvvisamente i ricordi nella bottiglia gli passarono davanti agli occhi. Li vide tutti, chiaramente, uno per uno.
Hermione e gli altri lo guardarono sgomenti. La ragazza gli mise le mani sulle spalle, "Draco? Cos'hai?" chiese.
Ma il biondo non rispose. Un dolore forte e reale attraversò il suo corpo e la sua mente. I suoi pensieri scomparvero e al loro posto si insinuarono grida, risate agghiaccianti, pianti di bambini, la voce di sua madre, e di suo padre, il volto di Voldemort.
La mano di Draco lasciò andare la bottiglietta e lui cadde a terra privo di sensi. Harry si gettò su di lui. Hermione gli toccò il viso. Chiamarono il suo nome, cercarono di scuoterlo ma il ragazzino non riapriva gli occhi.
 
-*-
 
Quando li riaprì, Draco era al buio. Non sapeva dov'era né perché.
Tutto quello che ricordava erano le grida e le immagini che ancora gli annebbiavano la mente.
Ne vedeva dei piccoli flash nel buio della stanza e le voci echeggiavano come fantasmi intorno a lui. Vide una sagoma nera nella penombra che si avvicinava.
"No!" gridò stringendosi la testa tra le mani mentre lacrime bollenti gli rigavano il viso.
"Draco" disse una voce che sembrava venire da sott'acqua.
 
Il professor Piton si sedette sul letto dell'infermeria.
Draco lo guardò, si mise seduto, la testa gli girava e non riusciva a vedere bene davanti a sé.
"Ti avevo avvertito di non toccare tuoi ricordi." disse l'uomo.
Draco continuò a premersi le tempie.
"La signorina Granger mi ha raccontato di come li ha trovati, erano nelle tue lacrime, senza volerlo li avevi affidati a lei."
Draco si piegò in avanti, le immagini dei ricordi sembravano incastrati nelle retine. Non riusciva a cancellarli o a evitare di vederli o sentirli. Nemmeno le lacrime li portavano via.
Quasi involontariamente, appoggiò la fronte sul braccio di Piton e si aggrappò con una mano alla manica della sua veste.
Piton lo guardò stupito. Alzò il braccio e lo mise intorno alle sue spalle, stringendo a sé il ragazzino. Draco si appoggiò sulla sua spalla singhiozzando.
 "Ho guardato quei ricordi, ho dovuto farlo. E credimi, non avrei voluto rivedere quella cosa." disse l'insegnante "Perdonami, è colpa mia se non ricordi che i momenti più terribili."
 
-*-
Nel frattempo Harry e Hermione irrompevano nell'ufficio di Piton.
Lo avevano seguito quando l'insegnate aveva sequestrato la boccetta di Hermione ed era andato a controllare i ricordi. Sapevano che così avrebbero scoperto dov'era il pensatoio.
"Per fortuna che questa volta è uscito di fretta senza mettere tutti gli incantesimi di protezione!" disse Hermione sbloccando la porta.
"Presto!" Harry spostò il pensatoio sulla scrivania.
 "Era così vicino a noi! E non lo sapevamo!" disse  Hermione pensando a quante lezioni di pozioni avevano passato nella stanza accanto. "Eccola è questa" trovò la sua bottiglietta sulla mensola.  "Harry, vai prima tu io sto di guardia. Non sappiamo quando tornerà."
"Va bene" disse Harry e dopo aver versato il ricordo nel pensatoio ci infilò la mano.
 
Non passò molto prima che il ragazzo ricadesse sulla sedia dell'ufficio  tremando, gli occhi pieni di lacrime, scosso dai singhiozzi.
Hermione andò da lui "Harry cosa c'è?" chiese preoccupata vedendo il suo viso sconvolto.
Lui non disse niente. Prese il mantello dell'invisibilità e uscì di corsa dall'ufficio.
 
Hermione fece un profondo respiro. Lanciò un incantesimo alla porta sapendo che se Piton fosse tornato mentre lei era nel pensatoio, sarebbe stato completamente inutile ma era comunque meglio di niente.
Mise una mano nel bacile e fluttuò lentamente dentro di esso.
Atterrò in una casa moderna dentro una camera da bambini dove vide una culla, dei cristalli che roteavano davanti alla finestra producendo piccoli arcobaleni tremolanti sulle pareti giallo ocra e un uccellino color ruggine che cantava in una gabbia.
Si avvicinò alla culla e vide due neonati di pochi mesi, uno biondo e uno moro che dormivano vicini. Il bambino dai capelli scuri teneva una mano sulla guancia dell'altro che aprì due grandi occhi grigi.
In quel momento due donne entrarono nella stanza. Hermione riconobbe la donna dai lunghi capelli biondi e dal viso così simile a quello di Draco, e l'altra dai capelli rossi e gli occhi verde smeraldo non poteva che essere Lily, che aveva visto nella foto in camera di Harry.
"Lo appendo qui?" diceva Isadora sollevando il quadro con l'unicorno.
"Lì andrà benissimo." disse Lily "Sei davvero brava a dipingere sai?"
"Grazie!" la bionda voltò il quadro e scrisse qualcosa sul retro con un pennarello. "Ecco fatto, qui sarà al sicuro!" disse mostrandolo a Lily. La rossa la guardò seria.
"Sempre, Isy" disse con un lieve sorriso.
Hermione vide la scritta e strinse gli occhi
Isadora si avvicinò alla culla "Vi siete già svegliati? Questi due non ci danno tregua!"
Lily sorrise avvicinandosi anche lei. "Secondo te loro lo sentono? Guarda come si tengono stretti"
"Io credo di sì" disse Isadora "Erano lì con noi"
Le due donne si presero per mano "Io sento la tua mancanza quando siamo lontane, in un modo particolare. Come se sapessi sempre dove sei e non vedessi l'ora di raggiungerti." disse Isadora.
"Harry è diverso quando voi non siete qui. E anche io mi sento strana" rispose LIly.
 
Il ricordo cambiò.
Le due donne, nella cucina della stessa casa si divertivano a trasfigurare foglie di vari colori in piccoli uccelli.
I due bambini, di poco meno di un anno, seduti sul tavolo ridevano divertiti e si tiravano i capelli e i vestiti a vicenda cercando di prendere gli uccellini che si posavano sopra di loro. Le due donne li guardavano sorridendo.
Un uomo, che Hermione riconobbe come James Potter entrò in cucina e prese in braccio il piccolo Harry. Draco protestò quando Harry gli fu strappato dalle mani. "Mio!" disse imbronciato.
"Hey tu, non starai troppo insieme a quel teppistello?" disse sollevando Harry davanti a sé mentre il figlio gli afferrava le guance con le piccole dita.
Isadora rise. "Non è mai abbastanza vero Draco?" disse al bambino che guardava Harry con le braccia tese verso di lui, aspettando che tornasse.
"Ally!" gridò il bambino.
Isadora lo baciò sulla testa bionda. "Adesso Harry torna, non ti innervosire"
Anche Harry si sporgeva dalla spalla di James con le mani tese verso Draco.
"Ecco, ecco! Mamma mia!" disse James rimettendolo seduto dov'era prima.
"Aco!" disse Harry appena fu di nuovo al suo posto, allungando le piccole labbra rosse in un sorriso.
Hermione guardò i due bambini con il cuore gonfio di tenerezza, notò il braccialetto bianco al polso sinistro di Draco prima che il ricordo sfumasse in un altro.
 
Era sera e nella casa le luci erano accese. Le stanze addobbate per la notte di Halloween.
Hermione udì una porta sbattere, un grido e un tonfo. Qualcuno urlò il nome di James. Poi vide Isadora correre dentro la camera dei bambini e prenderli entrambi dalla culla.
Lily entrò indietreggiando e di fronte a lei Voldemort entrò puntandole in faccia la bacchetta.
La donna e si mise davanti a Isadora facendo scudo col suo corpo "No! Non Harry! Per favore prendi me ma non lui!"
Hermione guardava la scena con le lacrime agli occhi. Vide Voldemort alzare la bacchetta mentre Isadora stringeva Draco e Harry. I lunghi capelli coprivano il bambino e Hermione ricordò quel momento in cui aveva visto il volto di Voldemort nei suoi primi ricordi, attraverso ciocche di capelli biondi.
"Dammi il Segreto!" urlava il mago.
"Non lo avrai!" diceva Lily cercando di proteggere i bambini e l'amica mentre Harry piangeva.
"Sto per ammazzarti come una cagna. Dammi il segreto o ucciderò anche tuo figlio" la voce gelida di Voldemort fece rabbrividire Hermione.
"Non lo avrai da me" disse Lily " E non lo avrai da nessuno!"
Il mago guardò le due donne con disprezzo "Pensate di poter decidere qualcosa stupide streghe? Avada Kedavra!" tuonò, e Lily cadde a terra.
"No!!" gridò Isadora in lacrime mentre Harry piangeva più forte.
Voldemort si avvicinò a lei. "Per l'ultima volta! Dammi ll Segreto Delle Tre Streghe!" disse puntando la bacchetta su Harry.
"Non lo avrai così!" disse Isadora.
"Allora come?" ringhiò il Voldemort.
"Nessuno potrà più averlo" disse la donna
"Cosa stai blaterando insignificante mezzosangue? Mi hai preso per uno stupido?"
Isadora lo guardò "L'hai uccisa! e non potrai più averlo, mai più." disse voltandosi verso Lily senza vita sul pavimento. 
Hermione senza fiato, guardò Harry e Draco e li vide stringersi a vicenda le mani sui vestiti e tirare l'uno verso l'altro.
"Adesso tu mi darai quel maledetto segreto altrimenti I bambini moriranno!" ruggì il mago.
"No! Uccidimi se vuoi! Ma io non posso più darti il segreto."
"Non mi sfidare! "
 "Lascia in vita Harry e Draco...loro non c'entrano niente!" piangeva Isadora.
La sagoma nera puntò la bacchetta sulla fronte di Harry e lanciò la maledizione. Isadora strinse a sé i due bambini e venne spinta contro il muro con violenza.
Una forte luce bianca si sprigionò da Harry che rimase completamente illeso a parte la piccola cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Quando Isadora riaprì gli occhi vide un'ombra nera fluttuare nella stanza a mezz'aria dove prima c'era Voldemort. Guardò bambini smarrita.
L'ombra si avvicinò a lei.
"Traditrice! Lo sapevi cosa sarebbe successo? Sapevi che mi avrebbe distrutto?" sibilò la voce del mago che ora sembrava venire da una profonda caverna. L'ombra le puntò contro la bacchetta e strappò Draco dalle sue braccia.
"La mia ultima energia la userò per uccidere tuo figlio, se non mi darai quel maledetto Segreto!" disse stringendo il bambino che urlava tendendo le braccia verso Harry.
Improvvisamente Lucius Malfoy e Severus Piton entrarono nella stanza.
Piton, sconvolto, si inginocchiò in lacrime davanti a Lily la sollevò e la strinse tra le braccia.
Lucius si mise tra Voldemort e Isadora guardò Draco tra le braccia nere e scheletriche del mago. "No! Mio Signore! Risparmi la mia famiglia!" lo implorò.
"Lucius! Tua moglie mi ha tradito!"
"Prenda me e lasci andare loro!" disse Lucius fermamente.
Il mago lo guardò stringendo a sé il bambino con la bacchetta puntata su di lui.
"Se tu prometti di nascondermi finché non avrò di nuovo un corpo io li risparmierò. Ma metterò su di loro il marchio. Un marchio è come un giuramento e non potranno più tradirmi."
Lucius lo guardò impotente e rassegnato. "Come desiderate"
Si voltò verso Isadora che lo guardava seria.
L'ombra di Voldemort sollevò la mano armata, prese il braccio sinistro di Draco e vi poggiò la punta della bacchetta ma questa venne respinta con un lampo di luce. Provò di nuovo ma senza riuscirci.
Il mago si infuriò guardò il bracciale bianco al polso del bambino "Cos'è questo? Togli questo bracciale!" gridò alla donna.
Isadora si avvicinò e cercò di toglierlo sperando di non riuscirci e così fu. Il braccialetto non accennava a voler sciogliere la chiusura.
Il mago la spinse via e provò a toglierlo con un incantesimo, ma niente lo scalfiva e Draco lo guardava dritto negli occhi in silenzio.
"Non penserai di averla vinta piccolo demone!" gridò Voldemort e puntò la bacchetta sul braccio destro di Draco. Il marchio apparse sulla pelle del bambino i cui occhi si riempirono di lacrime di dolore. Harry dalle braccia di Isadora guardava Draco con gli occhi spalancati.
Isadora alzò gli occhi su Severus che era in ginocchio davanti a Lily con il viso sconvolto e aveva alzato lo sguardo su di lei.
Voldemort prese il braccio sinistro della donna e la marchiò con la bacchetta.
Isadora gridò di dolore e il suo grido si sciolse nelle orecchie di Hermione insieme al ricordo davanti a lei.
 
Adesso Isadora, con il viso stanco e sciupato, era seduta nel giardino del maniero ad un tavolo di ferro battuto bianco, in braccio teneva Draco di tre anni che aveva uno sguardo serio e triste per un bambino così piccolo. Accanto a lei sedeva Severus.
"E' sempre peggio Sev, più vado avanti e più mi sento debole. Sono sicura che questo non sia un normale marchio nero e anche Silente lo pensa. Ha detto che potrebbe uccidermi."
Severus studiava il marchio sul braccio della donna mentre Draco ci passava sopra la sua piccola mano. "E' possibile che sia maledetto... Cercherò delle pozioni! Non preoccuparti non permetterò che faccia del male anche a te!"
"Grazie Sev" disse lei abbassando lo sguardo  "Comunque...Ho sistemato tutto con Silente. Harry e Draco riceveranno il segreto quando sarà il momento. Fate in modo che crescano al sicuro. Proteggeteli."
"Isy, non dire così, troverò il modo di salvarti! "
"Hai salvato Draco, con questo bracciale." disse lei sorridendo.
"Ti avevo detto di non toglierlo..." sibilò Severus.
Lei gli prese la mano. "Va bene Sev, è così che devono andare le cose."
 
Il ricordo cambiò.
Piton entrava nella camera di Draco, che nel ricordo aveva nove anni, trovandolo sdraiato a terra su un fianco, ai piedi della gabbia vuota.
Si chinò su di lui e lo guardò mentre gli occhi grigi fissavano il vuoto.
"Draco, guardami" disse l'uomo. Ma il bambino non reagiva.
"Tua madre se n'è andata..."
Lucius entrò nella stanza e si avvicinò a loro. Guardò un momento il figlio.
"Severus, cancella i suoi ricordi." disse seccamente.
"Perché?" chiese Piton alzandosi in piedi e voltandosi deluso.
"Perché non deve soffrire, deve essere forte. Non potrà permettersi di piangere!" il volto di Lucius era pallido e sofferente, ma freddo e immobile come quello di una statua.
"Fallo adesso" disse.
Piton prese la bacchetta, lentamente la avvicinò a Draco che lo guardò in faccia e alzò le mani cercando di bloccare la sua, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime e il suo sguardo si incupiva. Piton sembrava molto turbato da quello sguardo e chiuse gli occhi prima di pronunciare le formule. L'immagine divenne nebulosa e scomparve.
 
Hermione atterrò sulla sedia dell'ufficio, sconvolta.
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-*-
Draco aprì gli occhi con la testa appoggiata alla spalla di Piton che gli stava accarezzando i capelli.  Vide da vicino il suo polso un po' scoperto dalla manica della veste nera. Afferrò la sua mano e si staccò da lui improvvisamente. Sollevò la manica e lo guardò con rabbia. "E' stato lei! Ha dato a Lucius la pozione N°9!"
Piton lo guardò confuso. "Di cosa stai parlando? "
"Ho visto questo tatuaggio! lo stesso che era sul polso di chi ha portato la pozione a mio padre! Adesso lo ricordo! Perché lo avete fatto? L'avete uccisa?"
Piton guardò il suo tatuaggio che diceva:
 Sempre
 E sospirò.
"Ero io Draco, ma la pozione che stavo dando a tuo padre non era la N°9 e non ha ucciso tua madre. Era una pozione per cercare di salvarla."
"Ma c'era l'ingrediente segreto! Era la pozione N° 9! E mia madre, non mangiava più... e non voleva vedere nessuno... "
Piton scosse la testa. "Non è l'unica pozione con quella formula. Ce ne sono almeno altre dieci" disse calmo l'insegnante."Isadora, era stremata dal marchio nero, io ho provato a salvarla ma la pozione che ho distillato, sfortunatamente non ha funzionato."
Draco guardò a terra.
"I tuoi ricordi sono confusi e mischiati insieme. Quando li ho cancellati tu hai resistito con l'occlumanzia che avevo iniziato ad insegnarti, ma eri scioccato e hai trattenuto solo, o quasi, ricordi brutti. Quelli belli sono rimasti talmente sepolti in te per la paura che avevi di perderli che non sei più riuscito a farli riaffiorare. Me ne sono accorto solo quando mi hai chiesto di tua madre. Non si cancellano i ricordi delle persone. E' una magia difficile e pericolosa e non funziona quasi mai. Il malomodo in cui ho cercato di cancelarli ti ha involontariamente permesso di ricordare cose impossibili per l'età che avevi. Credo che Potter non possa ricordare questo momento, ma solo portarlo inconsciamente dentro di sé."
Draco lo guardava sconvolto.
"Voldemort ha maledetto il marchio nero che ha messo su tua madre. Perché ha capito che quando Isadora sarebbe morta, il segreto che cercava da anni sarebbe passato a te e a Harry. Ma Il male non poteva convivere con la purezza dell'anima di tua madre e il marchio la logorava, anno per anno. La mancanza di Lily alla quale era legata indissolubilmente, le aveva tolto metà della sua forza. Voldemort l'ha tenuta in vita così per nove anni per avere il tempo di recuperare un corpo. Poi ha cercato ancora di strapparle il segreto prima di ucciderla ma non ci è riuscito, perché il segreto era al sicuro. Da allora sta cercando di diventare più forte e di capire come prendervi quel segreto."
Draco era sorpreso e confuso "Cos'e il Segreto?" chiese.
"Domani Silente vi spiegherà tutto. Adesso riposati Draco, hai bisogno di stare tranquillo. Madama Chips ti darà un sedativo."
 
-*-
 
Nell'infermeria deserta Draco era disteso sul letto con gli occhi chiusi ma nonostante il sedativo non riusciva a dormire. Pensò alla donna dai capelli rossi, quella che aveva visto nei ricordi di Piton, i suoi occhi verdi lo avevano colpito tanto perché erano gli occhi di Harry. Lei e Isadora erano state condannate a morte quella stessa notte. La notte di Halloween. E proprio quella notte lui e Harry erano tornati amici, tredici anni dopo. Perché erano amici da piccoli, erano quasi fratelli in quelle immagini, come anime gemelle che non possono stare separate per troppo tempo. Ma cosa li rendeva così? Cos'era quel segreto?
Draco si sentiva spossato e narcotizzato ma il suo cervello era irrequieto e il suo cuore batteva forte.
Ad un certo punto, sentì una goccia cadere sul suo viso.
Aprì gli occhi, si sedette sul letto dell'infermeria confuso e guardò nella penombra della stanza ma non vide nessuno. Pensò di avere allucinazioni dovute al sedativo. Ma Harry doveva essere stato lì perché sentiva il suo odore così chiaramente.
E sentiva anche la sua presenza come se fosse ancora... di fronte a lui.
Allungò una mano nella stanza deserta e toccò qualcosa nel vuoto. Chiuse la mano e tirò.
Il mantello dell'invisibilità cadde a terra rivelando Harry che piangeva.
Gli occhi verdi fissi nei suoi.
"Eri lì con me... " disse il ragazzino tra le lacrime "Io mi sono sempre immaginato quel giorno.... E pensavo di essere solo dentro una culla." Poi prese il braccio destro di Draco, che lo guardò in silenzio senza fare resistenza. Harry tirò su la sua manica, scoprendo il Marchio Nero. La cicatrice sulla sua fronte cominciò a bruciare.
 
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h+d










 

 
Note conclusive:

Allora spero che vi siano piaciuti i piccoli Harry e Draco indissolubili, che si tengono stretti. il piccolo demone e il suo immortale che finalmente, in questo e nel prossimo capitolo capiranno perchè cavolo da quella notte di Halloween si sono sentiti così strani e diversi. 
Cercherò di postare presto per non farvi perdere il filo! un abbraccio e vi prego commentate!!  
Grazie D.  

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Capitolo 20
*** Me and The Dragon Can Chase All The Pain Away ***


Note del capitolo:
Tadaaaa! ecco il capitolo chiave. sperio che vi piaccia. Questo dovrebbe spiegare molte altre cose. 
ma la storia no è finita. Anzi, l'avventura è appena cominciata!
 
TRAD TITOLO:  Io E Il Dragone Possiamo Allontanare Tutto Il Dolore 
vi consiglio di ascoltare la musica prima di leggere e poi mettere quella strumentale mentre leggete.
io e le mie fissazioni... ^^ 

MUSIC:
http://www.youtube.com/watch?v=MVpJVZO4ZLA
http://grooveshark.com/s/Between+The+Bars/48FjVu?src=5
la prima e poi la seconda (che la stessa però strumentale e che io adoro ma solo dopo aver conosciuto la prima)





 
 
 
 
 
Capitolo Venti


Me And The Dragon, Can Chase All The Pain Away

 
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Bevi con me, adesso
e dimentica tutta lo stress dei giorni passati
fai quello che ti dico e ti farò stare bene.
Caccerò via le immagini incastrate nella tua mente.
Quelle persone con cui hai vissuto
e che non vuoi più intorno,
che ti spingono, che ti pressano
e non si piegano al tuo volere,
io le terrò ferme.
 
Bevi piccolo mio,
guarda le stelle
ti bacerò ancora
tra le sbarre
continuo a vederti lì
con le mani alzate
che aspetti di essere preso
 
Bevi un'altra volta
e ti farò mio
ti terrò al sicuro nel profondo del mio cuore
separato dal resto, dove mi piaci di più
e conserverò le cose che ti sei dimenticato.
 
 
Drink up with me now
And forget all about
The pressure of days
Do what I say
And I'll make you okay
Drive them away
The images stuck in your head
People you've been before
That you don't want around anymore
That push and shove and won't bend to your will
I'll keep them still 

...
(Elliott Smith - Between The Bars)
 
 
 
 
 
 
 
 
Alle prime luci dell'alba nell'infermeria, ancora prima di aprire gli occhi Draco avvertì il peso di qualcosa adagiato sul suo petto, uno strano calore sulla guancia e un odore che avvolgeva i suoi sensi ei suoi pensieri, lo faceva sentire al sicuro e a suo agio, lo confortava. Aprì gli occhi.  
Harry col viso affondato nel cuscino, i capelli spettinati e gli occhiali storti dormiva sdraiato accanto a lui e aveva una mano aperta sulla sua guancia. Draco si tirò su a sedere e il braccio di Harry scivolò verso il basso. Provò un brivido quando la mano del ragazzo si mosse e toccò involontariamente la pelle del suo fianco che si era scoperta.
Cercò di ricordarsi come erano finiti nello stesso letto.
Ad un tratto le immagini agghiaccianti dei suoi ricordi, gli attraversarono la mente come un fulmine, provocandogli una dolorosa fitta alle tempie. Si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi. Dopo poco sentì il braccio di Harry scivolare via lentamente. Si voltò e afferrò il ragazzo per la camicia prima che volasse giù dal letto.
Harry aprì gli occhi e di riflesso si aggrappò al braccio di Draco.
"Stai attento, Potter" Draco lo tirò verso di sé facendogli spazio sul letto.
Harry si tolse gli occhiali e passò le mani sul viso poi rimase immobile. Gli sembrava di avere un buco al centro dello stomaco, ancora le voci dei ricordi di Draco gli rimbombavano nella mente. Si stese sui cuscini e si voltò verso il biondo che si massaggiava le tempie.
Draco lo guardò e ricordò quel bambino. Era proprio il suo odore che lo faceva sentire in pace com'era da piccolo?
 
 
-*-
 
Silente prese posto alla scrivania e guardò con affetto i tre ragazzi seduti di fronte a lui.
Harry e Draco lo guardavano in attesa delle sue parole. Hermione sedava accanto a loro seria e composta.
 
"E' giunto il momento che sappiate come stanno le cose," cominciò con voce calma guardando i due ragazzi.
"Quando le vostre madri avevano tredici anni fecero un patto l'una con l'altra. Un patto di sangue.
Come due ingenue ragazzine che vogliono essere amiche per sempre, incisero i loro polsi con la magia e li accostarono pronunciando una formula.
Questo gesto spinto dall'amore che avevano l'una per l'altra le ha rese speciali e ha reso voi due speciali.
Quando la professoressa Cooman notò i loro polsi le collegò ad una profezia e disse che le ragazze erano le prescelte che avrebbero rigenerato il Segreto perduto.
Le aiutò a compiere il patto la seconda volta, 13 anni dopo il 31 ottobre del 1980 e in quel momento, come Sibilla Cooman aveva predetto, erano appena rimaste incinte di voi due.
Sibilla, che presiedeva il patto, entrò in trance e pronunciò una profezia generata dal patto stesso:
"Tre le streghe, due i bambini, in quella notte e non prima, del male saranno la sicura rovina."
In quel momento un segreto, chiamato il Segreto Delle Tre Streghe, si formò nella sua mente e lei lo sussurrò all'orecchio delle due ragazze. Esse divennero le uniche custodi del segreto che si credeva perduto da molti decenni.
 
Il Segreto delle Tre Streghe era sempre più raro, le donne che lo conoscevano lo potevano tramandare soltanto oralmente alla propria figlia, e solo con riti ben precisi. Era chiamato così perché legato alla Pozione delle Tre Streghe che si prepara come sapete con ingredienti estratti da tre creature femminili. Le prime due sono sempre due donne, la terza creatura dipende dall'intento della pozione, che molto spesso in passato era la protezione dei propri figli.
Ma quando una persona molto malvagia capì che il segreto poteva donare un immenso potere anche ad un uomo, cominciò ad uccidere tutte le donne che lo possedevano per farselo dire, ma senza riuscirci. Finché non ce ne fu più nemmeno una che lo conoscesse. Si pensò che quel segreto fosse estinto con loro.
La pozione chiamata Delle Tre Streghe non fu più distillata da nessuno. Perché senza il segreto anche la ricetta era perduta.
L'unico modo per rigenerare il segreto era un patto di sangue fatto in circostanze particolari che per il volere degli astri fu quello delle vostre madri, ignare di tutto e ingenuamente spinte solo dall'amore.
Voldemort scoprì che due donne avevano il segreto e che esso poteva essere la sua fortuna o la sua rovina. Quando capì che le vostre madri erano quelle due donne, cercò di farsi rivelare il segreto da Lily e poi da Isadora. Ma non ci riuscì. Entrambe morirono per salvare il segreto e i loro figli, da lui.  
 
Ma quel segreto doveva arrivare a voi, perché la profezia fosse compiuta. Solo voi che siete sangue del loro sangue avreste potuto ricevere quel segreto, tredici anni dopo il secondo patto delle vostre madri, ovvero il 31 Ottobre di quest'anno.
 
Con la morte di Lily il segreto non poteva più essere tramandato con il rito previsto, per il quale servivano entrambe le custodi.
In quella stessa notte, Isadora fu marchiata dal Signore Oscuro e condannata per questo a morte, io le proposi così di nascondere il segreto in un posto sicuro perché voi due poteste trovarlo quando sarebbe stato il momento, altrimenti sarebbe morto con lei nove anni dopo . E trovammo il modo per poterlo conservare.
L'incantesimo del Poi utilizzato insieme ad un Passatempo ha reso possibile il nostro intento.
 
Inizio Sequenza Flashback-
 
"E' un incantesimo pericoloso Isadora. Sii prudente."  disse Silente in piedi davanti alla ragazza, sulla torre di Astronomia.
"Lo so ma non ho scelta. Harry e Draco devono avere questo segreto. Lily non c'è più e... è giusto così." rispose lei.
 
Silente annuì. "Hai messo il passatempo nella stanza delle cose nascoste e loro lo troveranno là. E' là che ti manderò, dentro quella stanza che è anch'essa un luogo senza tempo. L'unico luogo dove l'Incantesimo Del Poi e il Passatempo si possono fondere per il nostro intento.
Ricorda le condizioni dell'incantesimo.
Hai una sola possibilità di fare questo viaggio.
Quando arriverai, individuerai la persona che ti sembrerà più giusta e prenderai il suo corpo amalgamandoti con il suo spirito. Userai il passatempo che tu stessa hai preparato.
 
L'attivazione del passatempo creerà la dimensione alternativa che ti darà quattro giorni di tempo per portare a termine la missione, invece dei pochi minuti che l'incantesimo concede. Se i miei calcoli sono esatti dovrebbe andare tutto bene.
 
Dovrai portare questo lucchetto magico e trovare un luogo sicuro dove appenderlo e lo chiuderai con tre chiavi. Una la nasconderai nel luogo dove lo hai chiuso, una la lascerai nel futuro e una la porterai qui e la conserverai dove solo Draco e Harry potranno trovarla. Ricordati che devi fare uno scambio, se lasci il lucchetto dovrai portare qui un altro oggetto appartenente a quel luogo.
 
Il Lucchetto magico infine funziona così: per dare a Draco il diritto di aprirlo, dovrai fare in modo che lui si fidi di te, per almeno tre volte, prima di sussurrare il segreto dentro il lucchetto e chiuderlo.
Là sarà al sicuro da Voldemort nascosto due dimensioni temporali da lui, lo proteggeranno il presente nel quale stiamo compiedo l'incantesimo, il futuro nella stanza delle cose nascoste e la dimensnione creata dal Passatempo. e si conserverà anche se tu dovessi mancare, finché i ragazzi non troveranno tutte le tre chiavi e potranno aprirlo. Allora sarà il momento giusto e avverrà tutto spontaneamente.
E' tutto chiaro?" chiese il mago.
 
"Sì"
 
"Stenditi adesso."
 
La ragazza si stese sul tavolo di pietra in cima alla torre di astronomia.
 
"Chiudi gli occhi e pensa intensamente alla tua missione." Silente pronunciò una formula muovendo la bacchetta e le mani lentamente mentre le nubi vorticavano sopra la torre in una spirale tetra accesa da fulmini e ramificata di saette.
 
Pochi minuti passarono.
 
Quando la ragazza riaprì gli occhi, erano pieni di lacrime.
 
"Allora. Come è andata?" chiese Silente aiutandola ad alzarsi.
 
"Bene, è andato tutto come doveva andare" disse la ragazza e sospirò "Ma Lucius ha portato il Passatempo nella foresta e li ha aggrediti. Ti prego, quando succederà, assicurati che tornino tutti sani e salvi. Harry e Draco erano grandi...erano così belli...così dolci.  ...Non lo vedrò crescere vero Albus? Spero che Draco diventi una persona saggia."
 
"E' tuo figlio Isadora, non avere dubbi."
 
-Fine Sequenza Flashback-
 
 
"Avrai una studentessa fantastica insieme a Harry e Draco" mi disse alla fine "Si chiama Hermione. E' il suo il corpo che ho scelto e il suo aiuto è stato prezioso."
disse Silente sorridendo alla ragazza.
 
Hermione si asciugò una lacrima e sorrise.
Draco si voltò a guardarla.
Silente sorrise "L'affetto che Hermione ha provato per Draco e i ricordi che ha tenuto vicini per giorni, hanno creato la condizione giusta e hanno concentrato le forze dell'incantesimo su di lei, così che Isadora fosse attirata verso quel preciso momento nel futuro che ha reso tutto questo possibile."
Guardò Draco " Per lo stesso motivo, vedevi tua madre quando Hermione ti abbracciava. I ricordi che portava al collo a contatto con il suo corpo femminile, e il tuo desiderio di rivedere tua madre, facevano riaffiorare le cose rimaste sepolte nella tua mente, quelle che hai cercato di salvare con l'occlumanzia, o quelle brutte, rimaste irrimediabilmente impresse dentro di te, anche dopo che Severus aveva cancellato i tuoi ricordi. I ricordi che hai visto ieri non li avresti mai ricordati da solo perché eri troppo piccolo, ma versandoli tra le lacrime sulla spalla di Hermione li hai potuti vedere. Anche se sarebbe stato meglio farlo con l'ausilio di un Pensatoio."
 
Hermione sospirò e sorrise a Draco.
 
Silente si schiarì la voce. "Infine, è questo il motivo per cui non ho potuto impedire a Lucius di entrare a Hogwarts, perché non volevo modificare il futuro. Sapevo che grazie a lui Draco e Harry si sarebbero avvicinati, avrebbero scoperto al momento giusto la stanza delle cose perdute e il giorno in cui tutti sareste stati là dentro insieme, Isadora avrebbe compiuto l'incantesimo. Ma tutto doveva svolgersi senza il mio intervento diretto." continuò guardando serio i ragazzi.
"Il 31 ottobre di quest'anno voi avreste dovuto diventare i custodi del segreto e probabilmente avrete percepito in qualche modo l'energia del patto delle vostre madri. Ma non lo avete ricevuto come dovevate e quindi avete forse la sensazione che vi manchi qualcosa e che potete trovarla l'uno nell'altro. Ed è proprio così. Solo voi due e solo insieme potete trovarlo. Dal 31 ottobre si è innescato un meccanismo che vi permetterà di trovare le chiavi e ricevere il segreto. Ma questo sta solo a voi. Non temete, gli eventi vi guideranno e così farà l'istinto che è dentro di voi dato dal sangue delle vostre madri. Non importa quanto ci vorrà. Io cercherò di aiutarvi per quello che potrò ma sono sicuro che troverete la strada da soli."
 


-*-
 
 
Quando uscirono dall'ufficio di Silente, Draco guardò Hermione .
"Grazie," le disse. "Mi dispiace di averti trattata tanto male, sono uno stupido!"
Lei lo abbracciò e lo strinse a sé "Non importa nemmeno io sapevo cosa stavo facendo...ma sono felice di aver aiutato tua madre. Doveva essere una donna meravigliosa."
Draco ricambiò l'abbraccio "Come te" le sussurrò nell'orecchio.
Hermione si sentì il cuore in gola.
 Mentre Harry li guardava sorridendo, la ragazza accennò a sciogliere il nastro con la chiave dal suo polso ma Draco la fermò.
"Tienila tu. Sarà più al sicuro." le disse.
"Va bene" sorrise lei "Purtroppo non ricordo dove siano le altre due, ma credo faccia parte di questo incantesimo." disse un po' sconsolata."Se avete bisogno di aiuto io ci sarò"
"Grazie Hermione" disse Harry.
 
 
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-*-
 
Draco camminava al fianco di Harry dopo aver salutato Hermione.
Non riusciva a smettere di pensare alle parole di Silente.
Non era Hermione, era sua madre che gli aveva accarezzato i capelli quella notte rassicurandolo dopo un brutto sogno, come aveva fatto a non riconoscere quei gesti? Era lei che puliva il sangue dal suo viso quel giorno sulla panchina, dopo il pugno di Weasley, e lei che aveva smascherato lo scherzo del Pezzente togliendolo dall'imbarazzo e forse lei aveva fatto sbagliare a Hermione l'incantesimo che aveva trasfigurato Ron in un abito da ballerina, per dispetto. Ed era lei che gli aveva sfiorato il viso per l'ultima volta, sul ponte, dicendogli che non doveva temere suo padre, prima di sparire per sempre. La sua complicità era stata così perfetta, come avrebbe voluto che fosse lì adesso, quante cose avrebbe potuto dirle, quante cose avrebbero fatto insieme...
 
Harry notò le lacrime scendere sul viso di Draco e si fermò.
Lo vide appoggiarsi con la schiena al muro e chinare la testa. Andò davanti a lui e lo abbracciò. Lo strinse a sé. Draco mise una mano sulla sua schiena e appoggiò il viso sulla sua spalla.
"Lo so" gli disse Harry. "Anche a me mia madre, manca così tanto"
Non era poi così difficile intuire cosa stesse pensando Draco in quel momento, ma Harry lo stupiva quando con precisione rispondeva a i suoi pensieri come se li avesse appena espressi.
"Però, loro due sono dentro di noi. Il loro sangue è qui. Adesso tocca a noi proteggere il loro segreto e vendicare la loro morte." disse il moro con sicurezza.
Draco alzò la testa e lo guardò negli occhi.
"Non so nemmeno da dove cominciare!" disse tra le lacrime "Harry, io non posso combatterlo"
Draco sollevò la manica destra scoprendo il marchio nero.
"Io sono con lui, te ne sei dimenticato?" disse piano.
 
Harry lo guardò e la sua cicatrice cominciò a bruciare. Si portò una mano alla fronte.
Alzò gli occhi su Draco che aveva ricoperto il marchio.
 
"Non importa!" disse "Non devi stare con lui. Stai con me!"
"Non posso."
"E allora tua madre ha fatto tutto questo per niente! Vuoi dire che tua madre e mia madre sono morte senza un motivo!?" Harry alzò la voce.
Draco sospirò. "Sarebbe inutile. Se tradissi il Signore Oscuro, verrei torturato e ucciso insieme a mio padre e a tutta la famiglia Malfoy!"
"E tu hai paura di morire?" gli chiese Harry.
 
Draco rimase in silenzio. Non aveva mai avuto paura di morire, perché si faceva tanti problemi se morire era stato spesso quello che desiderava di più? Però in quel momento c'era qualcosa che non gli faceva più odiare la sua vita come prima. C'era una missione e c'era un legame. C'era Harry.
E' così che funzionava dunque? Quando non si ha niente da perdere e si odia la propria vita, è facile non avere paura della morte. Ma quando è il momento di morire sul serio, improvvisamente le cose per cui vale la pena vivere, escono dall'oscurità.
 
-*-
 
Vieni stasera alle otto alla torre dell'orologio.
 
Recitava il foglietto che apparve sulla scrivania di Draco, il giorno seguente. Si voltò e vide Harry che strizzava un occhio dal suo banco mentre Piton gli dava le spalle.
Subito si voltò di nuovo, in imbarazzo, controllando che nessuno avesse visto.
 
Quella sera dopo cena Harry aprì l'armadio e tirò fuori una bottiglia di burrobirra che i gemelli Weasley gli avevano regalato.
La nascose nella borsa e si lanciò nei corridoi fino alla torre dell'orologio.
Non era ancora in cima alle scale quando vide la sottile silhouette di Draco seduto sul muretto concavo che circondava il grande orologio di vetro. Il quadro trasparente del macchinario sembrava un'enorme finestra rotonda. Le maestose lancette passavano lentamente davanti ad esso come pale di un mulino a vento e Draco era lì, stagliato in controluce che guardava fuori.
"Ben arrivato! Sono qui da almeno un quarto d'ora." disse quando lo vide.
"Scusa" disse Harry e tirò fuori la burrobirra.
"Hai preso una sufficienza a pozioni?" chiese Draco vedendo la bottiglia.
Harry sorrise "Purtroppo no...Volevo solo bere una cosa con te, rilassarci e stare... qui, senza nessuno intorno."
"Ok..." disse il biondo.
 
 
La bottiglia vuota di burrobirra era a terra nella penombra.
 
"E così è stato il Marchio Nero a ucciderla?" chiese Harry che in fondo per qualche motivo non aveva mai creduto alla maledizione della pozione N°9.
Draco annuì.
"E il tuo Marchio Nero? Il bracciale ti proteggerà?" chiese Harry preoccupato.
"Piton dice che non sarà così per sempre. Che sta a me trovare la giusta misura tra il bene e il male per non soccombere al marchio."
Harry lo guardava serio. In quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa per Draco, dentro di sé continuava pensare che lo avrebbe difeso da tutti, lo avrebbe protetto a qualsiasi costo. Avrebbe allontanato chiunque volesse fargli del male e lo avrebbe fatto sorridere.
Pensò alle loro madri, si sentiva meno solo adesso che condivideva con lui quel dolore.
 
Harry gli raccontò dei Dursley, di come veniva trattato a casa loro. Gli raccontò di quante volte lo avevano chiuso a chiave nel sottoscala per ore e ore. E Draco, un po' a fatica, raccontò a Harry di come suo padre lo chiudeva in camera come fosse una prigione e di come lo addestrava a non mostrare alcuna debolezza.
Poi gli raccontò i ricordi che Piton gli aveva mostrato ed entrambi constatarono che Il professore era stato davvero molto innamorato della madre di Harry. Harry disse a Draco che suo padre non era così malvagio come sembrava ma che probabilmente, come aveva detto Piton, il suo Marchio Nero lo dominava e il suo cuore era ormai invaso dal male e dalla devozione per il Signore Oscuro. Ma quella notte aveva offerto la sua vita in cambio di quella di Isadora e di Draco e in fondo anche di quella di Harry, che in quel momento era nelle braccia di sua moglie.
Ma Draco sosteneva che Lucius sapesse qualcosa del Segreto e che stesse facendo tutto questo solo per aiutare Lord Voldemort ad ottenere ciò che voleva.
Parlarono per ore. Era piacevole anche se gli argomenti erano pesanti. Ma i due ragazzini sentivano di avere un milione di cose da dirsi. Dopo aver visto sé stessi da piccoli qualcosa si era aperto dentro di loro, dopo aver conosciuto l'amore tra le loro madri il loro corpo vibrava di una nuova frequenza ed era la stessa per tutti e due.
 
Harry era sdraiato nella conca che il muretto rotondo faceva intorno all'orologio.
e Draco era seduto a terra sotto di lui, con la schiena al muro. Appoggiò indietro la testa che toccò il fianco di Harry, lui di riflesso mise il braccio intorno alle sue spalle. Draco chinò il viso da un lato sul suo braccio, mentre la mano di Harry gli accarezzava i capelli.
"Vuoi sapere la verità?" disse Draco piano.
"Mhm"
"Sono terrorizzato"
Harry si voltò a guardare i morbidi capelli che stava toccando. "Perché?"
"Mio padre capirà che sto tradendo i Mangiamorte."
"Tuo padre non saprà niente. E io ti difenderò" disse Harry con sicurezza.
Il cuore di Draco batteva velocissimo quello di Harry era lento e rilassato. Draco si girò verso il muro e sprofondò il viso nel maglione di Harry. Avvolto dal suo braccio, respirò quell'odore familiare che gli calmò il cuore. Come faceva Harry ad essere sicuro che lo avrebbe difeso e come faceva a convincerlo che andava tutto bene, così, in due parole?
 
"Hai detto che il Marchio Nero ti costringe a non rinnegare totalmente il signore oscuro. Tu non farlo, rimani con lui ma senza essere suo. E nel frattempo cercheremo le chiavi del lucchetto."
"Come fai a fidarti di me, Potter?" Draco si voltò e lo guardò negli occhi  "Sono tecnicamente un Mangiamorte!"
"Non lo hai voluto tu. Io mi fido e basta! Non devo darti spiegazioni"
 "Non sarai così ingenuo da credere che perché dormivamo insieme da neonati possiamo fidarci l'uno dell'altro?! Il patto di sangue lo hanno fatto le nostre madri non noi!"
"Ma erano incinte di noi"
Draco sbuffò.
"Forse preferisci fare il Voto Infrangibile?" disse Harry .
Draco si alzò da terra e si mise a sedere sul muretto. "Il mio marchio è già un Voto Infrangibile..." guardò fuori e incrociò le braccia sul ginocchio piegato di Harry che lo srutò serio. "Sei tu che non ti fidi di te stesso" disse.
 
Le sue parole penetrarono Draco come un coltello. Rimase in silenzio, mentre le ripeteva nella sua mente.
L'orizzonte era limpido, la luna piena illuminava la notte come un enorme faro e la vista era magnifica. La larga ombra della lancetta dei secondi passò a grandi rintocchi, prima sul volto di Harry e poi su quello di Draco. Harry si girò verso di lui. Afferrò le sue braccia e lo tirò verso di sé.
Draco si sbilanciò in avanti ma oppose resistenza, tese le braccia appoggiando le mani sul muretto fermandosi a pochi centimetri da lui.
"Malfoy, sei peggio delle inferriate dei Dursley lo sai?'" gli disse sorridendo."mi sembra di baciare qualcuno da dietro le sbarre" aggiunse.
E poi si sciolse allo sguardo del biondo.
Con una piccola smorfia tra l'offeso e lo strafottente, Draco alzò solo gli occhi con la testa bassa. Harry afferrò la sua maglia, lo tirò con forza verso di sé e lo baciò. In quel momento Draco mancò l'appoggiò sul muretto e scivolò rischiando di cadere di sotto. 
Si misero a ridere, e non riuscivano più a smettere. Harry si sentì stringere il cuore, quella risata era solo per lui. Draco non rideva così per nessunaltro. Non rideva mai.
 
Harry si tirò su a sedere e lo abbracciò. Poi gli stampò un bacio sulle labbra e un altro e un altro ancora mentre Draco cercava di liberarsi dalla sua presa ma senza fare uso di tutta la forza necessaria. Una parte di lui combatteva, l'altra si arrendeva alla furia di Harry, ai suoi denti che gli mordicchiavano le labbra.
Era come una lotta, un'azzuffata tra cuccioli di cane che si mordevano con finta ferocia e lentamente mollavano la presa. Era un gioco, in cui Harry si rendeva conto che stava tenendo Draco Malfoy, sì proprio lui, per la maglia come se volesse dargli un pugno ma poi gli dava un bacio. E lui si lasciava baciare e anche strattonare, anche se con moderazione, a volte si ribellava e lo spingeva via, a volte Harry intravedeva gli angoli delle sua bocca piegarsi in un sorriso mentre lo baciava.
Continuarono per un po' e i baci diventavano sempre più profondi. Draco si trovò in bocca la lingua di Harry e per un momento rimase perplesso. Poi cominciò a piacergli, i brividi gli correvano sulla schiena. E così Harry gli aveva dato il suo primo vero bacio...
Si ricordò quello che aveva visto dare da Lucius a sua madre. Era proprio così, profondo.
 
"Tuo..." sussurrò Harry prendendogli il viso tra le mani e accostando al fronte alla sua.
"Mio" rispose Draco sorridendo.
 
Si abbracciarono stretti, tanto da sentire l'uno il cuore dell'altro e il calore dei due corpi si univa creando un'energia intorno a loro che li faceva sentire invincibili.
Non servivano parole e non ne avrebbero avute, per descrivere quello che provavano.
Harry sapeva con certezza che loro due, insieme, potevano allontanare qualsiasi dolore.
 
Furono solo baci, innocenti baci, prima che si addormentassero l'uno sull'altro, proprio come due cuccioli.
 
La mattina dopo Draco era sdraiato tra le gambe di Harry, con il viso adagiato sul suo petto e le braccia intorno a lui. Harry, disteso nella curva del muretto con un piede a terra e le braccia intorno a Draco.
La gigantesca campana dell'orologio, a due metri da loro, suonò le sette in punto.
I due sobbalzarono. Si guardarono in faccia con gli occhi spalancati tappandosi le orecchie con le mani.
Il suono era fortissimo. Beh certo, doveva svegliare tutta Hogwarts!
 
"Ma che cavolo!!" urlò Harry la voce sovrastata dal poderoso rintocco.
La campana cessò.
 
"Per Morgana!" disse Draco seccato, alzandosi e sistemandosi i vestiti.
 
"Non era previsto che ci addormentassimo qui" disse Harry con i capelli più arruffati che mai.
"Beh non succederà mai più, questo è sicuro" rispose Draco mettendosi in spalla la borsa.
Harry si alzò "Vuoi scendere da solo?" gli disse stropicciandosi un occhio.
Draco lo guardò un momento. Poi annuì "Ci vediamo dopo" disse serio e si incamminò giù per le scale.
Il cuore di Harry batteva forte ripensando alla sera prima. Non si chiese il perché di niente. Rimase un momento a guardare la chiara mattina invernale attraverso il vetro dell'orologio, assaporando la felicità che lo riempiva.
 
-*-
 
 
Quando Draco entrò nella sala grande a colazione Hermione e Ron cominciarono a bisbigliare.
Harry lo guardò e accennò un sorriso. Draco dovette mettere una buona dose di volontà nel sopprimere il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra.
Pansy lo salutò sdolcinata.

"Come sei carino stamattina!" disse addentando una fetta di pane.

"Vorrei poter dire lo stesso di te" disse Draco con un sorriso sarcastico. Si sedette a tavola e si versò una tazza di tè.
La ragazza alzò le sopracciglia e si girò seccata verso Zabini.
Intanto Draco guardava dentro la sua tazza e pensò che se quella mattina avesse letto le foglie di tè, avrebbe sicuramente visto due occhi verdi.
 
h+d

 
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Tra le Sbarre - Elliott Smith
Bevi piccolo mio
stai sveglio tutta la notte,
 con le cose che sapresti fare
 che non farai ma che potresti,
 il potenziale che hai, ma che non vedrai mai
le promesse che tu solo farai
 
Bevi con me, adesso
e dimentica tutta la pressione dei giorni
fai quello che ti dico e ti farò stare bene
caccerò via le immagini incastrate nella tua mente.
Quelle persone con cui hai vissuto
e che non vuoi più intorno
che ti spingono che ti pressano
e non si piegano al tuo volere
io le terrò ferme
 
Bevi piccolo mio,
guarda le stelle
ti bacerò ancora
tra le sbarre
continuo a vederti lì
con le mani alzate
che aspetti di essere preso
 
Bevi un'altra volta
e ti farò mio
ti terrò al sicuro nel profondo del mio cuore
separato dal resto, dove mi piaci di più
e conserverò le cose che ti sei dimenticato
e quelle persone con cui sei stato
che adesso non vuoi più intorno
che ti spingono e ti pressano
e non si piegano al tuo volere
io le terrò ferme.
 




 
Note conclusive:
 
ho messo l'intero pezzo tradotto perchè trovo che sia bellissimo!
Spero vi sia piaciuto il capitolo e che non sia troppo intricato! 
questa è un po' la prima parte della storia. dal prossimo capitolo che posterò, se ci riesco, tra una settimana si passa alla seconda parte.
una abbraccio e grazie per essere stati fedeli lettori!!
D. 

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Capitolo 21
*** You Are Going To Keep My Soul ***


Note del capitolo:

Avvertimenti:
Ho accennato ad alcuni eventi del libro tre e dell'inizio del quattro che sarà lo sfondo dei prossimi capitoli. Ovviamente le mie descrizioni sono solo accenni a quello che spero tutti vi ricordiate. La notte alla stamberga strillante, la coppa del mondo di Quidditch, l'arrivo delle scuole estere a Hogwarts, il Torneo Tre Maghi ecc...
E poi nella mia storia, Cho Chang arriva nella vita di Harry a metà del terzo ann dopo essersi già lasciata con Cedric.
Grazie a tutti per la pazienza!! avete aspettato tanto e non so se questo capitolo sarà all'altezza di questa atttesa!
Come sempre faccio troppe cose insime, due storie da seguire sono faticose! Ne sa qualxosa la mia Beta! e anche la mia Quasi-Beta!
 
Trad Titolo: Conserverai La Mia Anima
Bellissimo pezzo MUSIC: http://grooveshark.com/s/Keep+Sake/3wIlPy?src=5 
 

 


 
 
 
 
Capitolo Ventuno
 
You're Going To Keep My Soul
 
619373
 
 
 
 
Uno terrà i miei ricordi, un altro chiuderà la porta
Uno mi lascerà senza forze, uno vorrà di più
Tu conserverai la mia anima, che è fatta per essere tua da molto tempo.
 
 
 
One gonna hold my memories, another gonna close the door
One gonna leave me restless, another wanting more

You're gonna keep my soul, it was yours to have long ago



(Keep Sake: State Radio)
 
 

 
 
 
 
- Sequenza Flashback -
 
La Fenice Fanny arruffava le piume sul trespolo dorato alle prime luci dell'alba. Silente tornava nel suo ufficio dopo aver controllato che Hermione si fosse ripresa dallo svenimento della sera precedente. La prima parte del piano era conclusa con successo ed era pronto a spiegare ai ragazzi tutta la storia del Segreto.
 
"Volevi parlarmi?" disse la voce fredda dell'uomo che trovò seduto alla sua scrivania.
"Mi dispiace Lucius," disse calmo Silente avvicinandosi a lui, "da oggi in poi devo interrompere il tuo permesso di materializzarti dentro Hogwarts. Se vorrai vedere Draco nella scuola, lo farai qui nel mio ufficio, davanti a me."
Lucius lo guardava infuriato. "Quello che  successo  stato un caso. Non succederà di nuovo!" disse serio.
 
"Li hai trascinati nella foresta proibita e li hai aggrediti. Non mi sembra un caso" disse Silente con il suo tono pacato ma fermo. "Non tornerò sulle mie decisioni. Non posso permetterti di attentare alla vita dei miei studenti" continuò il Preside.
 
"Bene." Rispose Lucius cupo, alzandosi dalla sedia del preside. "Allora prenderò i miei provvedimenti" si voltò e sparì nel fuoco verde del camino.
 
Silente Sospirò.
 
-Fine Flashback-
 
-*-
 
Erano passati tre giorni da quando Silente aveva raccontato loro la storia del Segreto.
Hermione aveva detto a Ron quello che poteva rivelare, ma il rosso continuava a domandarle cosa fosse successo a Harry che sembrava molto distratto e stranamente felice.
Draco era silenzioso come al solito ma era più calmo, i suoi amici lo guardavano con sospetto. Soprattutto quando videro che era diventato anche un po' più gentile.
Lui e Harry Avevano deciso di vedersi solo in segreto per parlare di qualsiasi nuovo indizio sul ritrovamento delle chiavi e lasciare che all'apparenza tutto fosse come sempre. Soprattutto per non elargire informazioni pericolose a qualche possibile spia.
Ma non ebbero il tempo di vedersi un'altra volta.
 
Quella mattina, mentre scendevano a colazione Harry, Ron e Hermione videro Draco all'ingresso del castello con suo padre. Silente era sulla soglia come se li avesse appena salutati.
Harry vide Draco allontanarsi mentre un elfo si caricava sulle spalle il suo baule.
Corse fuori sulla neve e si fermò vicino al Preside. Draco si voltò verso di lui mentre saliva sulla carrozza trainata da un Thestral.
Solo dal suo sguardo, Harry capì che non lo avrebbe rivisto presto. Si sentì mancare la forza nelle gambe e guardò il Preside mentre la carrozza partiva.
Silente gli mise una mano sulla spalla. "Mi dispiace Harry, ho dovuto negare a Lucius la possibilità di entrare a Hogwarts come ha fatto finora. E lui ha detto che Draco finirà l'anno con insegnanti privati. Purtroppo è un suo diritto. Ma cercherò di rimediare." disse "Torna dentro adesso."
"Signore..." Harry non riuscì neanche a formulare una domanda, un nodo gli strinse la gola. Insieme alla carrozza sembrava andarsene via anche l'ossigeno dell'aria.
Avrebbe voluto urlare ma rimase in silenzio, si voltò e tornò da Ron e Hermione.
 
"Oh no! Pensi che abbia scoperto qualcosa?" Hermione lo guardò sconvolta.
"No, spero di no." Harry era senza voce "Silente gli ha tolto il diritto di entrare a Hogwarts e Lucius Malfoy ha preso questa decisione" disse guardando a terra.
 
 
-*-
 
 
La carrozza dondolava lentamente nell'aria. Draco guardava fuori le cime degli alberi mosse dal vento e le montagne innevate.
 
"Starai a casa con noi, e finirai quest'anno con insegnanti privati. Così forse riuscirai a recuperare un po' il tuo comportamento." disse Lucius guardando il figlio. Il tono di disprezzo era ormai abituale nella sua voce quando si rivolgeva a lui.
Draco continuava a guardare fuori mentre sentiva, sempre più forte il rumore del suo cuore che andava in pezzi, ad ogni miglio che lo allontanava da Harry.
 
"Credo che stare in quella scuola ti stia distraendo dai tuoi doveri, e dalla giusta attitudine di un degno servo del Signore Oscuro." continuò Lucius.
Draco ingoiò la rabbia e la frustrazione ma rimase impassibile.
 
Quando arrivarono al maniero Lucius lo portò davanti al bagno. "Usalo adesso perché fino a stasera rimarrai chiuso in camera tua" disse.
Poi lo accompagnò in camera e gettò un incantesimo che creò delle sbarre alla grande finestra.
Gli confiscò la bacchetta dicendo  "Queste sbarre sono come un muro magico. Non passa che l'aria attraverso di esse. Ti consiglio di non provare a mettere fuori nemmeno un dito." e se ne andò chiudendo a chiave la porta.
Draco rimase solo, si sedette a terra e guardò il cielo aldilà delle sbarre, pensando alla notte di tre giorni prima, sulla torre dell'orologio, quando le ombre verticali erano quelle delle gigantesche lancette che scandivano quegli interminabili secondi e le sbarre erano dentro di lui. Mentre Harry lo baciava e lo mordeva, tra la lancetta dei secondi e quella dei minuti, in un luogo privilegiato dove il tempo non aveva senso, era qualcosa di talmente grande sopra di loro, da essere invisibile e incomprensibile come l'universo.
Il rumore ferroso delle rotelle di quel mastodontico meccanismo, come il suono cupo di un grande veliero di legno urtato dalle onde dell'oceano, era tutto quello che sentiva adesso ricordando quel momento. 
Si prese la testa tra le mani e cercò di non cedere a una crisi di panico. Doveva affrontare quella cosa, che sapeva irrevocabile e irrimediabile. Doveva far passare quei mesi sperando che suo padre lo lasciasse tornare a scuola per il quarto anno.
Quella notte sognò Harry in piedi sul davanzale con le mani sulle sbarre. Nel sogno Draco correva verso di lui, Harry infilava le braccia tra le sbarre e lo stringeva a sé poi le loro labbra si toccavano e le sbarre svanivano.
 
La mattina seguente vide la gazzetta del profeta sul tavolo e la aprì. La notizia che Sirius Black aveva squarciato il quadro della Signora Grassa e invaso nella notte la sala comune dei Grifondoro gli gelò il sangue.
Fortunatamente leggendo l'articolo scoprì che nessuno era stato ferito. Avrebbe voluto poter scrivere a Harry ma suo padre lo teneva sotto controllo e non lo lasciava uscire da nessuna stanza senza accompagnamento.
 
Poche sere dopo il suo arrivo Lucius andò a prenderlo in camera sua.
"Seguimi" disse l'uomo.
Draco rimase fermo seduto sul davanzale.
"Vieni con me. Subito!" gridò Lucius seccato.
 
"Tu non hai ucciso mia madre. Adesso lo so" disse Draco "Te la ricordi? Pensi mai a lei?" 
 
Il volto di Lucius si irrigidì "Non osare rivolgerti a me come se fossi un tuo amico! Ho detto seguimi e in silenzio!"
 
"Hai offerto la tua vita in cambio della sua... Eri innamorato di lei!" gridò Draco alzandosi in piedi e guardandolo negli occhi. Dentro di essi vide una luce che non aveva mai visto prima.
Lucius rimase in silenzio.
"Hai cancellato i miei ricordi e anche i tuoi... vero?"
"No. Non i miei." Lucius era impassibile.
"Perché?"
"Non devi essere debole. Non devi farti sottomettere!" l'uomo lo guardava serio.
"Non lo farò" disse Draco.
"Se tu non sarai forte, moriremo tutti"
Draco si sentì gelare il cuore da quella frase. Sapeva bene che il Signore Oscuro avrebbe ucciso tutta la sua famiglia se lui avesse fallito. Ma il tono della voce di Lucius era inquietante. Aveva paura di qualcosa, non sembrava il solito impassibile uomo che Draco aveva sempre conosciuto.
 
"Seguimi" disse voltandosi.
Draco lo seguì fuori dalla camera.
Senza dire una parola Lucius lo scortò nei sotterranei e poi ancora più sotto nelle segrete. Il ragazzino si aspettava di essere imprigionato da qualche parte o di essere torturato, ma di sicuro non quello che davvero trovò.
 
Entrarono in una stanza dove un camino acceso di fiamme rosse come il sangue era l'unica fonte di luce. E un odore orribile che poteva far pensare solo alla morte riempiva l'aria. Il ragazzino Seguì suo padre fino alla grande poltrona che dava loro le spalle.
"Benvenuto" disse una voce gelida e sibilante.
"Mio Signore, ecco mio figlio, come desiderate"
"Grazie Lucius, lascialo qui con me"
Draco guardò il viso di suo padre e per un nanosecondo gli sembrò di vedere un po' di preoccupazione, come se in fondo gli importasse di lui. Come se non se la sentisse di lasciare suo figlio nelle mani di Lord Voldemort.
Fece un passo avanti verso la poltrona. "Padre, potete andare" Disse seccamente.
Lucius lo guardò stupito.  "Bene, Vi lascio soli"  mormorò.
Si incamminò verso la porta, dopo un'ultima occhiata a Draco il cui sguardo era tutt'altro che spaventato.
 
"Siediti Draco" disse la voce che sembrava venire dal fondo di una caverna.
Si sedette e guardò il mago avvolto nel mantello nero. Sotto il cappuccio si intravedeva il volto bianco come un teschio e altrettanto magro, illuminato dagli intermittenti bagliori del fuoco vermiglio.
"Draco, cosa ti ricordi di tua madre?" chiese il mago.
"Ricordo...che l'avete uccisa, Signore" disse lui con tono sicuro.
 
"Ricordi bene" disse lui "E ricordi perché, l'ho uccisa?"
 
"No, Signore" Draco si mantenne sul vago riguardo il Segreto. Si sentiva tremare ma all'esterno era impassibile sperava che Voldemort non riuscisse a sentire la sua paura.
 
"Cercavo qualcosa che lei aveva e non voleva darmi. E adesso quella cosa la avete tu e Harry Potter." sibilò la faccia da teschio. Le sue parole uscivano come fumo dalla sua bocca, una scia di vapore nero e denso che si espandeva davanti alui come ichiostro nell'acqua.
 
"Non so di cosa stia parlando, Signore"
Il mago si alzò, il suo corpo non era umano, in fondo al lungo mantello sembrava fluttuante come quello di un Dissennatore. "Credi di potermi imbrogliare come voleva fare tua madre, vero?" disse avvicinando la faccia a quella di Draco. "Bravo. Sei coraggioso. Mi servirò di questa tua qualità"
Draco serrò la mente con l'occlumanzia e smise di pensare a Harry, al Segreto e a Silente. Non li avrebbe messi in pericolo!
Sentì l'odore della morte mentre il viso lattiginoso di Voldemorta gli flluttuava davanti. Nauseato e teso cercò di mantenere un contegno ma una piccola goccia di sudore gli colò tra i capelli.
Improvvisamente il marchio nero cominciò a bruciare. Draco si strinse l'avambraccio con la mano sinistra e non riuscì a soffocare un gemito. Bruciava in modo graduale, sempre di più.
 
"Sai cos'è una promessa Draco?" chiese il Mago.
"Sì, Signore!" disse lui con la voce sforzata dal dolore.
"Non credo che tu lo sappia" insinuò lui.
 
Il marchio bruciò ancora di più. Gli occhi di Draco si riempirono di lacrime.
Un ferro appuntito e incandescente si levò dal camino, fluttuò verso di lui mentre una forza invisibile tirava la sua mano sinistra tenendola aperta.
"Questa, è una promessa!" disse il mago e presa la mano del ragazzino, passò una lama sul suo palmo producendo un taglio. Il sangue sgorgava e il mago lo raccolse in una piccola bottiglia. Prese l'ultima goccia con il lungo dito cadaverico, se la portò alle labbra inesistenti e la leccò con una lingua lunga e biforcuta.
Poi la punta di ferro incandescente che fluttuava a mezz'aria si appoggiò sul palmo della mano di Draco. Il ragazzino gridò.
Lucius sentì il grido da fuori della porta e abbassò la testa.
 
Draco cadde tremante in ginocchio davanti al Mago. Guardando la sua mano che friggeva sotto il ferro. Il dolore era così forte che arrivava dritto al cervello.
"Una promessa ti segna per la vita." disse la voce cupa. "Capisci Draco? Tua Madre e Lily Evans hanno fatto una promessa e la promessa era di proteggere voi e il Segreto con la loro stessa vita. Adesso voi, che siete sangue del loro sangue, soltanto voi, potete infrangerla e rivelare il Segreto a me. Ma prima di tutto, dobbiamo sapere dove si trova il Segreto..."
Draco respirava affannosamente per il dolore, cercava di ascoltare e di mantenere la mente impenetrabile.
"Il tuo marchio nero invece è la promessa che tu hai fatto a me. Adesso è giunto il momento di mantenerla!"
Il Mago si voltò verso di lui, una mano gelida gli sollevò il mento "Portami Potter!" sibilò la sua voce demoniaca, mentre gli occhi da rettile fissavano le iridi grigie "Avvicinalo e fai in modo che si fidi di te. Poi conducilo qui. Deve venire da me di sua spontanea volontà, come hai fatto tu adesso Draco, quando ti sei avvicinato."
Draco tremava con il cuore a pezzi. Era questo il suo compito dunque. Era questa la missione che doveva compiere per il SIgnore Oscuro. L'unica cosa che aveva avuto un senso nella sua vita fino a quel momento la doveva sacrificare.
"In cambio ti lascerò vivere" disse il mago. "E ti renderò potente, al mio fianco, sarai uno dei maghi più potenti della tua generazione. Non soffrirai più e tutti ti adoreranno" la voce finì con un sussurro. Il gelo penetrò nelle ossa di Draco che si sentì attraversare da qualcosa che gli toglieva ogni emozione e ogni felicità.
Il braccio non bruciava più e il dolore alla mano era diminuito. Draco si alzò in piedi.
 
"Adesso vai, e pensa a ciò che ti ho detto" sussurrò il mago.
 
Quando uscì dalla porta Lucius gli andò incontro. Vide lo sguardo vuoto nei soi occhi e si sentì incredibilmente miserabile. La sua anima fredda e imperturbabile cominciava a sciogliersi e la sua coscienza iniziava a lasciare spazio ai rimorsi. Ma restò impassibile e accompagnò il ragazzino in camera sua senza una parola.
 
 
Voldemort prese l'ampolla con il sangue di Draco e la versò in un'altra ampolla piena di un liquido brillante poi la mischiò con una pozione preparata in precedenza.
Toccò il miscuglio con la bacchetta e pronunciò una formula.
Una nebbia blu lo avvolse mentre beveva avidamente.
 
 
-*-
 
 
 
 Harry si svegliò nella notte, con la cicatrice che gli provocava un dolore acuto, provato prima solo vicino a Voldemort. Aveva appena sognato di bruciare la mano di Draco con un ferro incandescente. Si alzò a sedere sul letto in preda ai singhiozzi sentendosi male per aver provato piacere mentre lo faceva e lo sfidava. Ma non riusciva a ricordare bene ciò che aveva detto. Nella sua mente era tutto molto confuso.
Provò a scrivere a Draco ma tutte le lettere tornavano indietro sigillate. Andò dal Professor Piton, un pomeriggio dopo la lezione chiedendogli di portare a Draco una lettera.
Era sicuro che Piton lo stesse vedendo perché Lucius Malfoy non avrebbe mai rinunciato al miglior professore di pozioni dell'intera Inghilterra.
"Signore posso parlare con lei?" disse avvicinandosi alla scrivania mentre il resto della classe lasciava l'aula.
"Mi dica signor Potter"
Harry tirò fuori un pezzo di pergamena piegato e imbustato. "Ecco.. mi chiedevo se potesse portare questa a Draco" disse timidamente. All'improvviso pensò a sua madre e al professore che sollevava da terra il suo corpo senza vita piangendo e abbracciandola.
"Mi dispiace signor Potter ma io non vedo il signor Malfoy" disse Piton con tono freddo.
Harry sentì il cuore spezzarsi, sapeva da quel tono che Piton non poteva parlare con lui, che in qualche modo qualcuno lo spiava e avrebbe intercettato la lettera.
"Ti consiglio di non scrivere mai cose troppo personali nelle tue lettere" aggiunse lasciando l'aula.
Harri sospirò sconfitto.
 
-*-
 
 
Draco era in camera sua guardava fuori dalla finestra quando ad un tratto  sentì come un lampo attraversargli la mente. Saltò in piedi e barcollò per un attimo tenendosi la testa con le mani.
Improvvisamente si sentì schiacciare a terra da una forza esterna e si trovò con la faccia sulla fredda pietra.
 
Sono il tuo Signore e mi obbedirai senza resistere.
 
Diceva la voce sibilante che sembrava un sospiro dentro di lui.
Draco si contorceva a terra premendo le mani sulle tempie. Gli sembrava di sentire la testa scoppiare e ringhiò per il dolore.
 
Sono io il tuo padrone, non ascolterai nessun'altro.
 
"No!" gridò Draco. Si sforzò di interrompere la voce con l'occlumanzia.
 
Portami Potter!
 
Draco spalancò gli occhi che brillarono di un bagliore rosso.
"No!" gridò di nuovo. Strinse  i denti e forzò quella voce fuori da sé rotolando e dimenandosi sul pavimento finché quella sensazione non svanì lasciandolo esausto e ansimante.
Draco si tirò su dal pavimento terrorizzato. Guardò l'orologio e si voltò verso la porta dietro la quale udì dei passi.
Quando la serratura scattò il ragazzino trasalì. Un elfo domestico apparve sulla porta.
"Buonasera. Il Signor Draco è atteso dall'insegnate per la lezione di Pozioni" disse l'elfo.
Draco lo seguì nel soggiorno dove vide Piton di spalle che guardava fuori dalla grande finestra con di mani giunte dietro la schiena.
 
 -*-
 
"Per favore!" diceva Draco guardando negli occhi neri e profondi come due pozzi.
"Perché?" chiese Piton "Perché li vuoi cancellare?"
"Per favore, non voglio fargli del male! Cancelli i miei ricordi di Harry, non mi devo avvicinare a lui!"
"Draco, ti sbagli, se li cancelli non potrete compiere la vostra missione. E senza quei ricordi non avrai un motivo per salvare Harry se sarà in difficoltà."
Draco si prese la testa tra le mani. "Non mi sento in grado di disobbedire al Signore Oscuro. E' come se mi comandasse a distanza. Devo dimenticarmi di Harry! Non deve sapere niente di lui da me!"
"Stai tranquillo, il tuo legame con Harry è la vostra forza. Non potrà trasformarsi in niente di male." diceva Piton, con le mani poggiate sulle sue spalle.
L'uomo scivolò dentro la mente di Draco, in quel momento di vulnerabilità in cui lui gli voleva affidare i proprio ricordi, e li vide. I due ragazzini sulla torre dell'orologio, abbracciati, che si baciavano e si stringevano l'uno all'altro.
Si sentì invadente e abbandonò immediatamente la legimanzia. Si ricordò di quando lui e Lily si nascondevano lassù e provò un'enorme tenerezza e malinconia. Era un ottimo posto per stare da soli. Prima delle sette del mattino.
 
 
-*-
 
 
Per mesi, Piton andò al maniero due volte a settimana per insegnare a Draco difesa contro le arti oscure, pozioni, trasfigurazione, storia della magia. Poi altri insegnati privati che Draco non conosceva, seguivano il resto delle materie.
Draco non aveva perso l'abitudine di aspettare troppo, come Piton si era accorto durante alcune lezioni private, in cui aveva dovuto interrompere e ordinargli di lasciare la stanza per andare in bagno.
L'insegnate trovava l'alunno ogni volta più impassibile e freddo. Cercò di parlare di nuovo con lui ma il ragazzino si rifiutava cordialmente di fare conversazione.
Il suo atteggiamento era cambiato in pochi mesi. Draco era molto più simile a come Lucius lo voleva e la sua freddezza era quasi inquietante anche per Piton.
 
 
-*-
 
Hermione e Ron videro Harry cambiare completamente dalla partenza di Draco. Non parlava, non rideva quasi mai, studiava tanto e si teneva impegnato con il Quidditch più di prima.
Passava ogni sabato sulla torre dell'orologio a scrutare il cielo in cerca di una carrozza o di un gufo. E a ricordare la notte che aveva passato lì con lui. Gli aveva promesso che lo avrebbe difeso che sarebbe andato a salvarlo ed eccolo lì impotente e immobile.
 
Passò la primavera, Harry Ron e Hermione scoprirono che il topo di Ron non era altri che Peter Minus, il vero e solo traditore dei genitori di Harry colui che custodiva l'incantesimo Fidelius sulla casa di Lily e James, che Sirius Black era ancora il loro migliore amico eche Il professor Lupin era un Lupo Mannaro.
Grazie a Silente, la clessidra giratempo e l'Ippogrifo Fierobecco, con cui Harry aveva stretto amicizia durante le lezioni di Hagrid, riuscirono a Salvare Sirius dal bacio dei Dissennatori.
Ma Peter Minus era fuggito e Sirius dovette nascondersi per la mancanza di prove a suo favore.
Mentre Lupin venne sollevato dal suo incarico di Insegnate.
 
Harry ricevette per gufo una scopa Firebolt e una piuma di fierobecco che gli fece capire che si trattava di un regalo di Sirius.
La scopa fece la sua figura sul campo, anche se alla partita con Serpeverde, dove un altro cercatore aveva preso il posto di Draco, Harry aveva la faccia da funerale. Nemmeno quando fece vincere il campionato alla squadra dei Grifondoro, riuscì a ridere e gioire pienamente.
L'unica cosa che aiutava Harry ad andare avanti era la promessa che una volta scagionato Sirius, lui avrebbe potuto vivere con il suo Padrino, e avere finalmente una famiglia sua, seppur piccola, e una casa.
Harry non smise di pensare a Draco, ma durante gli ultimi mesi del terzo anno aveva cominciato a vedersi con Cho Chang la cercatrice di Corvonero, un anno più grande di lui ma una testa più bassa.
La ragazza, ex fidanzata di Cedric Diggory, si era presa una cotta per Harry ed era riuscita a fargli apprezzare la sua compagnia, sebbene sentisse che il ragazzo non era mai al cento per cento suo.
La ragazza aveva aiutato Harry a respirare aria nuova e cercare di andare oltre il dolore che aveva provato quando gli eventi lo avevano separato da Draco, e a smorzare l'apatia che lo caratterizzava in quel periodo. Harry cominciò a pensare che la sua felicità di stare a Hogwarts fosse da sempre dipesa dal fatto che anche Draco era in quella scuola.
 
 
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Passò l'estate, lentamente, a casa dei Dursley. Harry leggeva le lettere di Sirius cento volte l'una. Non gli poteva scrivere quello che Silente gli aveva raccontato ma non vedeva l'ora di poter vivere con lui e parlare liberamente.
Prima che il quarto anno di scuola iniziasse Ron fece un regalo a Harry e con tutta la sua numerosa famiglia, e Hermione, lo portò alla finale della Coppa mondiale di Quidditch. Dove si disputavano la vittoria Irlanda e Bulgaria.
Fu là che mentre si sedeva sulla panca della tribuna d'onore, sentì il cuore battere fortissimo ancora prima di voltarsi. Aveva sentito un profumo portato dal vento, un odore familiare che gli aveva riempito la mente.
Ecco che da non molto lontano, vide la silhouette nera e slanciata che incedeva con passo elegante i ciuffi biondi che ondeggiavano sugli occhi, e il mantello che sventolava leggero in basso dietro le gambe.
Draco era cresciuto in quei nove mesi, era un po' più alto e le sue spalle un po' più larghe, ma era sempre lui con la sua pelle liscia e quello sguardo grigio tra il gelido e l'indifeso. Solo, ancora più bello.
Anche Harry era cresciuto e un po' cambiato e Draco ci fece caso già vedendolo da lontano.
Mesi e mesi ad aspettare quel momento, Harry strinse le mani eccitato sul bordo della panca.
 
Lucuis arrivò vicino a loro prima di Draco, si cimentò in un'amara battuta su quanto il prezzo della tribuna fosse superiore a quello della casa del Signor Weasley. E guardò gelido e disgustato la numerosa famiglia dai capelli rossi che sedeva così vicino a loro. Notò anche Harry e poi Hermione, che non riuscì a stare zitta beccandosi un insulto anche lei.
Draco incrociò lo sguardo di Harry quando fu vicino, ma il suo volto non mosse un muscolo.
Si mise seduto tra Lucius e Narcissa e non si voltò nemmeno una volta per tutta la partita.
Nemmeno il ballo delle Veela distolse Harry dal suo pensiero fisso. Era lì a meno di cinque metri da lui e non poteva fare niente.
"Harry, va tutto bene?" Hermione lo guardava preoccupata.
"Sì"
"Lo so, anche  a me fa piacere rivederlo. Ma hai visto com'è distante? Non ci ha nemmeno salutati."
"Sì, ma, c'era da aspettarsi che non lo facesse, davanti ai suoi." disse Harry un tantino depresso.
" Sì hai ragione, magari più tardi riesci a parlarci" lo rassicurò lei sorridendo.
Ron si voltò "Di che parlate?"
I due si guardarono sorridendo."Niente Ron...delle Veela" disse Hermione strizzando l'occhio a Harry.
 
 
-*-
 
 
Il grande campeggio Magico allestito per la coppa del mondo era gremito di altissime tende che dentro erano attrezzate come vere e proprie case. La sera durante i festeggiamenti Harry Ron e Hemione si fecero una passeggiata nella luce del tramonto.
Appena calò il sole una delle tende del campeggio prese fuoco e un'altra subito dopo. I tre ragazzi si guardarono intorno senza capire cosa stava succedendo. La gente cominciava a gridare e a correre in tutte le direzioni.
Harry vide Draco, nella penombra lo riconobbe subito, notò la sua veste da Mangiamorte e sussultò.
"Draco!" lo chiamò e gli corse incontro.
"Levati di mezzo Potter!" lo aggredì lui.
Harry lo guardò negli occhi come a cercare la persona che aveva lasciato quasi un anno prima sotto la corazza che si era formata e l'aveva seppellita.
"Cosa stai facendo?" gli chiese serio.
"Vattene." Draco si guardava intorno nervosamente con la bacchetta in mano.
Qualcuno chiamò Harry.
Hermione e Ron si avvicinarono.
Draco si spostò dietro di lui e lo afferrò stringendogli un braccio intorno al collo e puntò la bacchetta sulla sua tempia
"Andatevene o lo uccido!" disse a Ron e Hermione.
"Draco!" Hermione lo guardava sconvolta.
Ron era terrorizzato tirò a sé Hermione cercando di scappare.
"Fate come vi dico!" Draco strinse di più il braccio intorno a Harry.
Cos'era quello? Un abbraccio? Harry si sentiva stringere contro il suo corpo, teneva le mani sul suo avambraccio ma non perché si sentisse strozzare, perché voleva toccarlo e quella era l'unica cosa che poteva toccare di lui in quel momento. Draco lo teneva stretto senza fargli male. E premeva il viso sui suoi capelli.
"Perdonami" sussurrò nel suo orecchio.
Alzò la bacchetta verso il cielo e la notte si illuminò. La gente cominciò a urlare e a correre da tutte le parti.
Draco lo lasciò andare e scappò via. Harry cadde con le mani nel fango, si voltò e guardò in alto. il Marchio nero brillava nel cielo. Nel trambusto, insieme a Ron e Hermione riuscì a mettersi in salvo.
 
 
-*-
 
 
Pochi giorni dopo, l'Hogwarts express sbuffava sul binario di Kings Cross.
Harry fremeva, si guardava intorno cercando i capelli biondi.
Quando salirono a bordo del treno, si sedette sconsolato guardando fuori dal finestrino.
"Non verrà nemmeno quest'anno" disse piano.
"Magari non viene col treno.." disse Hermione per rassicurarlo.
"Scusa se mi ripeto" esordì Ron "Ma non sarebbe meglio se il Mangiamorte se ne restasse lontano da Hogwarts?"
"Ron, non ci credo che ancora non hai capito un cavolo!" Hermione sbuffò.
"Non è un mangiamorte!" disse Harry serio.
"L'ho visto con i miei occhi lanciare il Marchio Nero nel cielo!" rispose Ron.
"Anche io l'ho visto Ron, ma lui, non è un mangiamorte! E' costretto a comportarsi così! Suo padre lo starà torturando!" disse il moro guardandolo negli occhi.
Ron scosse la testa "Io non mi fido di lui Harry, mi dispiace"
"Fai come ti pare!" Harry incrociò le braccia e guardò fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva velocemente.
Cho Chang si affacciò al loro scompartimento "Ciao Harry!"
Harry sorrise e la salutò ma il suo stato d'animo era piuttosto chiaro.
La Corvonero andò a sedersi con le sue amiche nello scompartimento accanto mentre Harry guardava fuori dal finestrino, sentendo ancora il sussurro di Draco nell'orecchio le sue labbra che lo sfioravano.
 
Quando arrivarono, per poco non gli si fermò il cuore. Vide una carrozza nera un po' più grande di quelle della scuola, che si allontanava.
Camminò velocemente verso la Sala Grande e mentre tutti perdevano posto ai tavoli finalmente lo vide.
 
Draco sedeva al tavolo di Serpeverde vicino a Pansy che gli si era arrotolata intorno al braccio e a Zabini che gli parlava serio. Tiger e Goyle erano al seguito.
Harry lo guardò a lungo ma Draco non si voltava. C'era qualcosa in lui che era diverso. O meglio era di nuovo il Draco che aveva conosciuto il primo anno ma ancora più freddo e impassibile.
Harry abbassò lo sguardo. Eppure gli aveva detto perdonami. Perché lo aveva detto? Aveva intenzione di tradirlo e passare dalla parte di Voldemort? No non poteva essere quello. Lo aveva detto solo per non averlo salutato e per aver aiutato i mangiamorte a creare il panico alla coppa del mondo. Harry lo guardò di nuovo mentre salutava qualcuno da lontano aprendo leggermente la mano sinistra e vide una cicatrice sul suo palmo. Improvvisamente si ricordò del suo sogno. Doveva essere una coincidenza. Non poteva essere vero.
 
Silente si alzò salutando gli studenti e iniziò il suo discorso.
 
 
 
h+d
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Note conclusive:

grazie a tutti!!  Spero di non tardare troppo col prossimo capitolo ma sicuramente passerà un po' di tempo. :) sorry!D. 

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Capitolo 22
*** I Will Take The Dark Part ***



Note del capitolo:
Ciao! Scusate il ritardo!! sono oltreoceano con mille cose da fare!
spero vi piaccia questo nuovo capitolo. Fatemelo sapere!
un abbraccio ai fedeli lettori! e un grande grazie a Boann e Lilit! 
 
AWWW quanto mi pace questa canzone di Perfume Genius!! è dolcissima e molto breve. Richiede un ascolto prolungato, quindi consiglio di metterla in loop! 

Music: http://grooveshark.com/s/Dark+Parts/4rRReD?src=5
 

Trad Titolo: Prenderò La Parte Oscura 





 
 
 
 
 
 
 
Capitolo Ventidue
 
I Will Take The Dark Part 
 
 
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Lui non ti spezzerà mai, baby
L'amore che senti è forte
L'amore che senti è più forte
Prenderò la parte oscura del tuo cuore
Dentro il mio cuore.
 
But he'll never break you, baby
The love you feel is strong
The love you feel is stronger

I will take the dark part
Of your heart into my heart
 

( Perfume Genius : Dark Part )
 
 
 
 
 
 
Settembre era passato in un momento.
Harry guardava Draco da lontano.
Il biondo sembrava circondato da una forza che respingeva chiunque provasse a avvicinarsi a lui, soprattutto Harry. Al contrario di prima, quando sentiva che i loro corpi si attraevano come calamite, adesso si sentiva allontanato, come i poli opposti di quegli stessi magneti.
Gli restava solo quel disperato abbraccio che aveva ricevuto da lui al campeggio della coppa di Quidditch. E quella parola sussurrata in un orecchio alla quale Harry cercava di dare un motivo. E mentre prima ne era sicuro, adesso cominciava a chiedersi se fosse stato davvero un abbraccio quello...
Iniziò a temere che in fondo Draco avesse dimenticato tutto, la loro missione, il loro legame. Poteva essere sotto un incantesimo Imperius o chissà cos'altro.
Pansy era sempre intorno a lui e se lo lisciava come un gatto mentre Blaise gli parlava nell'orecchio e cercava la sua attenzione. Ma lui era freddo e distante con tutti.
Harry a volte gli passava accanto sperando di essere notato, con il risultato di essere ignorato ancora di più e sentirsi anche un po' stupido. Non avrebbe avuto senso nemmeno cercare di scrivergli un biglietto... se avesse voluto lo avrebbe fatto lui.
 
 
Fu così indetto il Torneo Tre Maghi e il nome di Harry saltò fuori dal calice insieme a quello di Diggory, senza che nessuno ce lo avesse messo. E lui fu costretto a prepararsi a partecipare fuori età minima, a tutte prove del torneo insieme ai tre maghi diciassettenni.
Questa cosa, attirò su Harry le invidie di molti, tra cui Ron, ma lui riuscì a gestire le sue relazioni con diplomazia almeno in certe occasioni.
Le due scuole gemelle di Hogwarts, Durmstrang e Beauxbatons, che portavano gli studenti scelti per il torneo Tre Maghi, arrivarono il 15 Ottobre rispettivamente dalla Bulgaria e dalla Francia, con i loro spettacolari mezzi di trasporto e i giovani maghi e streghe, si unirono agli studenti inglesi nella Sala Grande.
Ron perse subito la testa per Fleur de la Court quando durante la cena, la ragazza per metà Veela, andò a sfilargli la pignatta di Bourguignonne da sotto il naso. Intanto Hermione arrossiva alle occhiate insistenti di Victor Krumm. Mentre Harry, come metà delle ragazze di Beauxbatons, fissava Draco.
 Si chiedeva cosa lo avesse cambiato così. Se il suo sogno in cui parlava con lui fosse davvero una visione di qualcosa che era successo. Ma come poteva essere?
 
-*-
 
La mattina successiva Harry si svegliò di nuovo in preda ad un incubo con la cicatrice dolorante.
Aveva visto Peter Minus, e un vecchio signore che veniva ucciso da Voldemort in una villa antica, di cui non conosceva nemmeno l'esistenza, mentre la sua bocca pronunciava frasi in serpentese.
Parlò con Silente. Il preside sembrò preoccupato e gli disse che avrebbe chiesto a Piton di insegnarli l'occlumanzia.
 
-*-
 
Il 31 ottobre invece di una festa in maschera fu organizzato un party in onore delle due scuole ospiti di Hogwarts.
 
La Sala Grande era sempre perfettamente adattata a qualsiasi evento. La penombra, i tavoli, la musica e le luci colorate della pista da ballo, quella sera la facevano sembrare un vero locale underground londinese.
Pansy e Draco bevevano idromele, in piedi davanti al bancone del bar quando Harry, a braccetto con Cho Chang seguito da Hermione e Victor Krumm, gli passarono a fianco.
Pansy si mise di fronte a Draco cercando di baciarlo ma lui si voltò dall'altra parte.
La ragazza lo guardò offesa. "Pensavo fossi un po' cambiato, ma mi sbagliavo!" gli disse fredda.
Il biondo la guardò serio. "Non mi piaci. Come devo dirtelo?"
Lei alzò le sopracciglia. "Chi disprezza compra! Prima o poi cambierai idea e chissà se sarò ancora disponibile" lo schernì e si allontanò col bicchiere in mano.
"Spero di no" sbuffò Draco e si voltò a cercare Harry con lo sguardo.
 
Più tardi, il biondo si guardava intorno, seduto a un tavolo un po' isolato, sorseggiando l'ennesimo idromele della serata. Tutti i suoi compagni, perfino Tiger a Goyle, si erano trovati delle ragazze con cui chiacchierare e ballare. Pansy stava già flirtando con un tipo del sesto anno di Durmstrang. Non vedeva Blaise da un po' e lo immaginò in qualche angolo buio della sala, abbracciato a una Veela.
Sbuffò. Si rese conto che stava già da un bel po' ignorando il bisogno di andare in bagno e decise che era giunto il momento di alzarsi. Ma prima che potesse muoversi qualcuno si avvicinò al suo tavolo.
"Sciao Cherì" una sensuale voce dall'accento francese lo salutò. Draco si voltò e vide una bellissima ragazza, sui 17 anni, lunghi capelli castani e grandi occhi color carta da zucchero.
"Posso sedermi con toi?" disse la ragazza adagiando il sinuoso corpo sulla poltroncina.

Lo hai già fatto. Pensò Draco, ma si guardò dal dirlo. "Certamente" disse invece.
La ragazza gli porse una mano esile dalla carnagione chiara "Sono Mademoiselle Blanche Lenoire Rimbaud." Draco prese gentilmente la mano e come gli era stato insegnato, si chinò su di essa fermandosi con le labbra a pochi millimetri dalla pelle profumata della ragazza "Incantato" disse piano "Il mio nome è Draco Lucius Malfoy" aggiunse alzando lo sguardo su di lei.

"Malfoy" ripeté la ragazza " Se non sbalio è un nome famoso..." aggiunse.
"Pare di sì..." Rispose lui esibendo un infelice falso sorriso. Fortunatamente la ragazza sorrise in risposta.

In quel momento Draco notò Harry, che ballava un lento con quel bradipo dai capelli neri avvinghiato al collo.

"Vuoi ballare?" chiese gentilmente a Blanche.
"Ma scerto!" disse lei.
Draco le prese la mano e si avviò verso la pista. 
Adesso che era in piedi si ricordò che aveva ancora bisogno del bagno ma sfoderò il suo autocontrollo e cercò di dimenticarsene per un altro po'.

La ragazza lo abbracciò e lui si irrigidì momentaneamente, non aveva perso la diffidenza nel contatto fisico. Pensò in quel momento che l'unico ad aver superato davvero le sue barriere interiori era stato Harry.
Intanto la bellissima ragazza francese si stringeva a lui e tutti i ragazzi intorno a loro le lanciavano occhiate interessate.
Draco incontrò gli occhi di Harry per un momento ma distolse lo sguardo. Si sentiva bruciare di rabbia a vederlo abbracciato a quella nanetta che gli appoggiava la testa sul petto e sospirava. Anche se Harry non sembrava molto preso da lei. Anzi come sempre da quando lo aveva rivisto sembrava triste e depresso. Forse era anche offeso perchè Draco lo stava allontanando ma non sapeva che lo stesse facendo per proteggerlo.
 
Dopo il lento, Blanche cominciò a spingere Draco fuori dalla pista e piano piano il ragazzo si ritrovò nella penombra con le spalle ad una colonna.
"Allora..." disse la ragazza guardandolo negli occhi "Quanti anni hai?"
"Quat-quindici!" mentì Draco cercando di guadagnare un po' di autorità sulla ragazza.  
Blanche sorrise mordendosi un labbro e Draco deglutì nervosamente. Era davvero una predatrice. Se la sentiva addosso come un serpente sinuoso e per temporeggiare afferrò due bicchieri di qualche bevanda dal tavolo accanto a loro e gliene offrì uno.
"Oh merci" disse lei sorridendo.

Draco bevve un sorso per farle compagnia ma questo lo aiutò solo a ricordare che stava morendo dalla voglia di andare in bagno. La ragazza si avvicinò ancora e cercò di baciarlo, lui rimase un po' rigido e la allontanò gentilmente. 
"Scusa..." disse in imbarazzo.
"Cosa sc'è?" chiese Blanche guardando con dolcezza la sua espressione preoccupata e gli occhi lucidi.
"Hem..." Draco non riusciva a parlare.
"Sei timido?" chiese la ragazza passandogli un dito sulla guancia. Lui si morse un labbro.
"No... Devo... andare in bagno..." disse piano guardando il pavimento e arrossendo.

La ragazza si mise a ridere e Draco la guardò freddamente.
"Ma che carino!" disse lei continuando a ridere "E vai, vai...ti aspeto qui!"

Draco sospirò e si allontanò un po' depresso. Lo aveva preso per un bambino? Tutte quelle smorfie gli davano molto fastidio.
Quando arrivò ai bagni era quasi piegato in due. Guardò sconfitto la fila di persone che aspettava fuori. Ma subito si ricordò del bagno che Harry gli aveva mostrato l'anno prima e si affrettò in agonia lungo il corridoio.
Arrivato al bagno si infilò in un cubicolo e si lasciò sfuggire un gemito di piacere quando finalmente il potente getto si scontrò con la ceramica. Il ragazzo nel cubicolo accanto lo riconobbe subito.

"C'era la fila vero?" disse una voce.

Draco si bloccò. "Potter?" Ecco, perfetto, adesso non riusciva più a ricominciare!
"Sono io " disse Harry il cui flusso si indeboliva e gorgogliava nell'acqua del Water."Anche tu ti sei ricordato di questo bagno quando hai visto la fila?" dal suono della sua voce Draco capì che stava sorridendo.
Sospirò.

Subito vide qualcosa schizzare sul muro di fronte sé e si rese conto che era riuscito a ricominciare, però nella direzione sbagliata. Portò entrambe le mani a cercare di mirare in basso trovando la cosa piuttosto difficile. Sentì Harry tirare lo sciacquone e chiuse con un piede la porta del suo cubicolo prima che il moro ci passasse davanti. Si concentrò cercando di convincere il suo corpo a rilassarsi e abbandonare quell'inaspettata erezione, forse causata dalla voce di Harry, la tensione e l'estrema urgenza tutto insieme.

Riuscì finalmente a domare se stesso e a finire di liberarsi.

Quando andò al lavandino, vide Harry che si stiracchiava davanti allo specchio e lo guardò con la coda dell'occhio. Era piacevole averlo vicino, notò che era un po' cresciuto e cambiato ma era sempre lui e la sua presenza era inconfondibile.

Continuò a lavarsi le mani facendo finta di niente e cercò di fare in fretta per andarsene, per non dare a Voldemort la possibilità di avvicinarsi a lui o di usarlo per convincere Harry...

"Mi hanno detto che Blanche parla di te, dal primo giorno che ha messo piede a Hogwarts! La bella diciassettenne ti ha svoltato la serata!" disse Harry, con un filo di astio nella voce.
"Meglio di quella patella cinese che ti porti dietro tu!" rispose lui freddamente.
Harry lo guardò un momento e sorrise. "Anche Cho è molto carina e ha sicuramente più cervello della tua francese." lo schernì.

"Ah sì? Beh io non perdo tempo a calcolare il quoziente intellettivo della gente quando mi cade ai piedi!"
Harry scoppiò a ridere e Draco lo guardò indignato. Si avvicinò e lo prese per il collo della camicia. Si rese conto in quel momento di aver perso quei pochi centimetri di vantaggio in altezza che aveva su di lui. Adesso erano alti esattamente uguali.

"Prova prendermi in giro di nuovo Sfregiato, e te la svolto io la serata!"
"Beh..." Harry sorrise, la presa di Draco era quello che gli era mancato così tanto. Le sue risposte caustiche, la sua voce, il suo profumo di bambino benestante.
"Perché non me la svolti allora?" disse incautamente guardando negli occhi grigi con un desiderio ben preciso.

Draco non spostò lo sguardo, respirò il suo odore e la sua mente finì sulla torre dell'orologio.
Non aveva certo dimenticato. Per mesi aveva cercato di rimanere appeso a quel ricordo con tutte le sue forze. Per non soccombere alle botte di suo padre, alla violenza del Signore Oscuro agli incontri con i Mangiamorte.... Ma il suo cuore sembrava di nuovo indurito.
"Harry..." sussurrò.

Harry gli prese il viso tra le mani e lo baciò.

Draco si accese come un fuoco d'artificio, lo afferrò per la maglia e lo spinse dentro un cubicolo. Si baciarono per interminabili minuti. Entrambi con le mani sul viso e dietro la nuca dell'altro si stringevano succhiandosi la lingua e le labbra senza quasi respirare.
Scivolarono piano a terra lungo il muro. Harry gli spostò i capelli dagli occhi e lo baciò di nuovo sulle labbra.

Draco voleva gridargli in faccia che gli era mancato come l'acqua nel deserto, che aveva pensato a lui ogni singolo minuto di tutti quei nove mesi, ma non disse niente e lo abbracciò.
"Perché mi stai ignorando?" sussurrò Harry nel suo orecchio.
"Perdonami" disse di nuovo Draco e gli passò dolcemente una mano tra i capelli.
"Per cosa?"

Si strinsero come una volta, con il respiro affannoso in sincrono. E solo con la forza di quell'abbraccio si dissero quanto avevano sentito la mancanza l'uno dell'altro. Un'energia si sprigionò improvvisamente da loro. Non solo la sentirono ma la videro. Una luce bianca intorno ai loro corpi. Rimasero fermi com'erano con gli occhi spalancati uno oltre la spalla dell'altro.

"Cos'è stato?" chiese Harry tirandosi indietro.

Draco era confuso. "Harry..." Guardò il moro negli occhi "Voldemort. E' tornato, è pronto a prendere quello che sta cercando! E mi controlla, lo sento dentro di me."

"Voldemort..." Harry lo guardò serio.

"Non riesco a escluderlo dalla mia mente..."


"Come ci riesce?"

"Ha fatto qualcosa, ha preso il mio sangue e da quel momento io mi sento così... Non so cosa abbia fatto. Ma sento che se ti sto vicino lui arriverà a te. Non voglio farti del male Harry... Non ti fidare di me! Non mi seguire se ti dico di venire con me! Hai capito?"
Harry lo guardò ferito "Ma io non voglio starti lontano!" Improvvisamente si ricordò del suo sogno. Prese la mano di Draco e la aprì vedendo la cicatrice.

"Chi ti ha fatto questo?"

"E' stato lui"

"Io l'ho sognato! Ho sognato che ero io a fartelo, con un ferro di un camino dalle fiamme rosse. E volevo che tu mi obbedissi, ma un po' temevo il tuo comportamento e non capivo perché eri così sicuro di te."

Draco lo guardò "Tu...riesci a vedere cosa vede Voldemort? E a sentire cosa pensa?"
"No!" disse Harry.
"Invece sì, come fai a sapere tutto questo?"
Harry si fermò un momento "... Silente ha detto che vuole insegnarmi l'occlumanzia. Forse Voldemort può entrare nella mia mente...Ha il nostro sangue..."

"Molto strano... Comunque hai detto che mi temeva. Forse ho qualche vantaggio su di lui"
Mentre diceva quelle parole il suo braccio iniziò a bruciare fortissimo e anche la cicatrice di Harry.

"Che succede?" chiese il moro premendosi una mano sulla fronte.
"Non lo so...Torniamo alla festa. Comportati come prima." consigliò Draco mentre si alzava da terra stringendosi l'avambraccio.
 
Harry lo fermò prendendolo per la camicia.
"Ti voglio bene." disse guardandolo negli occhi.
Draco non riuscì a rispondere ma si sentiva come se quelle tre parole gli avessero marchiato il cuore in modo indelebile.

Harry appoggiò la fronte sulla sua accarezzandogli il viso e chiuse gli occhi. Draco alzò una mano verso di lui e fece lo stesso.
"Sei solo mio, lui non ti avrà. Ricordatelo." disse Harry.
"Solo tuo..." rispose Draco e poi aprì gli occhi.
Si guardarono ancora per un momento prima di uscire dalla porta e tornare separatamente nella Sala Grande.
 
 
Draco trovò Blanche che beveva da un bicchierino minuscolo e barcollava.
"Malfoy!" la ragazza alzò una mano e poggiò il bicchiere, gli prese il viso tra le mani e sussurrò al suo orecchio "Ondiamo in camara mia!".

Draco la guardò pensando che non aveva alcuna voglia di appartarsi con lei e si sentiva già abbastanza seccato dalle avance della ragazza ma non voleva dare nell'occhio rifiutandola apertamente. Sperò di riuscire a temporeggiare il più possibile.

"Tra un po', va bene?" le disse cercando di prendere tempo.
La sua richiesta sembrò eccitare la ragazza ancora di più. "Va bene.." disse sorridendo e lo prese per mano per poi andare a sfoggiarlo davanti alle sue compagne.
Incrociarono Pansy che si sporse verso Draco visibilmente ingelosita "Allora ti piacciono le donne, Malfoy!" lo schernì.

Draco le lanciò un'occhiataccia.

-*-
 
Hermione, Harry, Krum e Cho Chang erano seduti tutti insieme ad un tavolo .
"Hai visto Draco?" sussurrò Hermione a Harry. Il ragazzo annuì sorridendo e guardando il biondo impettito in mezzo alle studentesse di Beauxbatons, che flirtavano con lui come fosse un divo. Harry notò che nonostante tutto sembrava un tantino in imbarazzo.
Draco si voltò con una strana sensazione e vide suo padre in piedi davanti al professor Piton con un bicchiere di vino in mano. Com'era possibile che fosse là? Anche Silente era alla festa, doveva averlo invitato lui. O magari c'era di mezzo qualche altro ricatto stile Malfoy.
Si voltò di nuovo verso Blanche e le prese la mano. La ragazza gli sorrise. Disse qualcosa in francese alle sue amiche e si trascinò dietro Draco attraversando la sala.
Dopo un secondo si sentì chiamare e si bloccò. Lucius e Piton si avvicinarono.
"Buonasera"
"Buonasera Signore" disse Draco a suo padre "Questa é Blanche" aggiunse con il cuore in gola.

Lucius prese la mano, che la ragazza gli offrì con una risatina fin troppo ammiccante palesando il suo stato di ubriachezza avanzata.
"Lucius Malfoy. Enchanté" disse l'uomo chinandosi sulla mano.
"Mademoiselle Blanche Lenoire Rimbaud" Squittì lei con fare altezzoso.
Draco vide il padre fissare la ragazza in modo poco opportuno.
"Della famosa famiglia Rimbaud! E' un piacere vederla accanto al mio caro figlio" disse Lucius.
Draco e Piton lo guardarono con l'espressione più neutra che avevano.

"Oh Monsieur! Lei ha un filio meroviglioso!" disse la razza guardando Draco.
"Andate, andate. Divertitevi" disse Lucius poggiando una mano sulla spalla di Draco.
I ragazzi si allontanarono. Draco era scioccato. Suo padre sembrava sinceramente felice di vederlo con la ragazza francese. Beh, era una purosangue ma... le relazioni, i baci, gli abbracci?
 
"Non posso negargli di avere una ragazza." Disse Lucius con un tono falso e forzato  "E una così farebbe perdere la testa a chiunque." si voltò verso Piton.
"Non c'è dubbio Lucius. E' un ottimo partito. Non gli farà altro che bene passare del tempo con lei." disse Piton che dentro di sé, pensava di non aver visto il minimo interesse negli occhi del ragazzo. E sapeva anche perché. Ma quella era un'ottima copertura per lui e sperò che Draco lo capisse.
Blanche trascinò Draco fuori dalla Sala Grande e fuori dal castello.
 

-*-
 
Ron sedeva su un divanetto con lo sguardo torvo e Lavanda Brown che gli dormiva sulla spalla.
Harry si sedette accanto a lui "Ce ne andiamo a letto?" gli disse dando un'occhiata a Lavanda.
"Ok" rispose il rosso senza cambiare faccia. Gli occhi fissi su Hermione. La sua Hermione! Appiccicata a quell'energumeno slavo!
Si alzò e Lavanda si rovesciò sui cuscini continuando a dormire. 
Harry dette la buonanotte a Cho che lo salutò un po' delusa.
I due ragazzi si avviarono fuori dalla sala.
"Harry dove vai?" Ron si rese conto che si stava dirigendo verso il lato opposto del castello.
"Voglio fare una passeggiata." disse Harry.
 Aveva visto Draco uscire poco prima dalla Sala Grande e adesso, sperava di incontrarlo nel corridoio. Si fermarono davanti ad una grande finestra.
"E' li' che dormono le francesi" sussurrò Ron indicando il carrozzone sul prato. Harry lo guardò in silenzio e continuò a camminare.
 
-*-
 
Draco era seduto sul letto di Blanche, accanto alla ragazza che dormiva profondamente. Sospirò di sollievo. L'aveva dovuta trascinare barcollante fino alla carrozza di Beauxbatons, trovare la sua stanza grazie al numero sulla chiave che aveva in mano perché lei non capiva più niente. Appena arrivati lei si era lanciata su Draco spingendolo sul letto ma subito dopo gli si era addormentata tra le braccia.
Fuori era ancora notte, la notte di Halloween.

Draco si alzò in piedi e dette un'ultima occhiata alla ragazza, per vedere se stava bene poi guardò Hogwarts dalla finestra e ripensò a Harry. Come l'anno precedente, alla fine si erano incontrati come se fosse un obbligo, un rito, un evento inevitabile.
Improvvisamente gli tornò in mente quello che Goyle gli aveva detto l'anno prima alla cena di Natale. Uscì di corsa dalla carrozza. Entrò nel castello e senza smettere di correre raggiunse il dormitorio di Serpeverde. Salì le scale e ancora prima di entrare in camera lo sentì. Aprì la porta, sul cassettone c'era la gabbia e dentro di essa un uccellino color ruggine stava cantando.

Draco sentì un brivido lungo la spina dorsale. Si avvicinò alla gabbia notando che Blaise non era ancora rientrato.  Aprì il piccolo sportello e infilò la mano porgendo un dito al volatile che ci saltò sopra senza esitare.  Draco lo tirò fuori e lo guardò da vicino.
Il suo canto era unico, era come sentire la voce di sua madre o le corde di uno strumento suonato da lei, qualcosa che solo lei sapeva fare in quel modo e che gli ricordava così tante cose. Immediatamente la sua mente si riempì di ricordi meravigliosi, di corse sui prati, di abbracci, di carezze, di regali, di risate, di parole e di consigli... si ricordava tutto, tutto con esattezza. Era come se in quel momento sua madre fosse viva da qualche parte e potesse parlare con lui restituendogli tutti i ricordi che erano stati cancellati.

Improvvisamente l'uccellino smise di cantare e scomparve mentre una foglia secca cadeva a terra svolazzando.
Draco la raccolse e la rimise nella gabbia. Notò con gioia che tutti quei ricordi non erano scomparsi.
Si sedette a terra nella camera deserta. Cosa succedeva la notte di Halloween? Secondo la leggenda era la notte in cui i morti tornano in vita. Ma dove? E come? Quell'uccellino era forse il modo in cui Isadora tornava in vita ogni anno?... Ma non era mai stato in camera sua la notte di Halloween? Certo che sì!

Eppure non si ricordava di aver visto o sentito quell'uccellino cantare ancora dopo la morte di sua madre.
Si ricordò le parole di Silente: il 31 ottobre dell'undicesimo anno. Era quel giorno che lui e Harry sarebbero finalmente stati in grado di ricevere e custodire quel segreto. Pronti per trovare le chiavi. Era l'anno precedente, quella notte in cui si erano incontrati ed era iniziato tutto.

Le orecchie gli fischiarono improvvisamente. Draco strinse gli occhi e si portò le mani sulle tempie la testa cominciò a fargli male e il dolore aumentò in pochi secondi fino a diventare insopportabile. Si rotolò sul pavimento cercando di contrastare la fitta lacerante che gli faceva perdere la ragione. Non era sicuro di quanto tempo fosse passato.

Si sentì strattonare.

"Draco! Draco!!"
Aprì gli occhi e vide Harry su di lui. "Stai bene?"
Harry si massaggiava la fronte come se la cicatrice gli facesse male e la sua espressione era preoccupata e tesa.

"Harry..."

Draco sentì improvvisamente una voce rimbombare nella sua testa.

Le chiavi... cercate le chiavi...

"No!" Draco scoppiò in lacrime. "Harry vai via!" gridò cercando di serrare la mente a quella voce gelida e sibilante.

E' il momento di cercare le....

La voce si calmò. Il fischio svanì.

Draco aprì gli occhi, scosso dai singhiozzi e sentì le braccia di Harry intorno a sé.
Ricambiò l'abbraccio stringendolo forte. "Come hai fatto?" gli chiese
"A fare cosa?" Harry si allontanò leggermente sdraiato a terra accanto a lui e lo guardò.
"A farlo smettere"
"Chi?"
"Era dentro di me. Mi diceva di cercare le chiavi. Ha detto...é il momento di cercare le chiavi"
"Era Voldemort?"
Draco annuì
"Come fa a sapere delle chiavi?"

Il biondo abbassò la sguardo. "Credo di aver pensato a quello mentre lui ascoltava..."
 Si tirarono su a sedere e Harry appoggiò le mani sulle sue spalle. "Stai tranquillo. Anche se vuole trovare le chiavi lui non può costringerci a cercarle. Silente ha detto che tutto avviene spontaneamente. Ignoralo, pensa ad altro."

"Come faccio a pensare ad altro?"

"Pensa a me" Harry sorrise e lo abbracciò di nuovo.

Draco sentì quel bellissimo calore avvolgere il suo corpo e rilassarlo. "Va bene ..." disse piano.

"A proprosito che ci fai qui?" aggiunse confuso.

"Ho sentito che dovevo venire da te. Mi ero appena addormentato e ho sentito il tuo grido"

Draco lo guardò stupito. "Sai quanto sono distanti la torre di Grifondoro e i sotterranei di Serpeverde vero?"

"Forse era un sogno" disse Harry ingenuamente.
Draco rimase a fissarlo nella penombra della stanza. Poi guardò il cassettone.
"Harry.... L'uccellino nella gabbia... voglio dire... la foglia. E' tornata uccellino per qualche minuto stanotte. E ha cantato!"
Harry si voltò verso la gabbia. Si alzò e andò a guardarci dentro.
"Questo è... quell'uccellino?"

Draco annuì. "E' lui. E' sempre stato lì" è successo anche l'anno scorso e credo fosse la prima volta.
"Vuoi dire che sta succedendo ogni notte di Halloween?"
"Sì. Credo che ci sia un motivo... Magari è adesso che dobbiamo trovare le chiavi! Se fosse solo stanotte che possiamo trovarle? Tua madre è stata uccisa in questa notte e la mia condannata alla morte certa, entrambe lo hanno fatto per salvare noi e il segreto. E poi in questa notte nove anni dopo, Voldemort ha ucciso mia madre. Io e te, che eravamo inseparabili, ci siamo separati e poi durante l'undicesimo anno di vita ci siamo riavvicinati proprio la notte di Halloween.

E quest'anno è successo di nuovo. C'è qualcosa che ci spinge a stare insieme questa notte per qualche motivo!"
Draco sussultò. La bacchetta nella sua tasca ebbe un fremito strano.
Subito gli fece ricordare quell'incisione sul tronco che aveva visto la notte in cui era riuscito a lanciare il primo Patronus.
"Harry, vieni con me!" disse alzandosi e correndo fuori dalla stanza.
 
Arrivarono al limitare della foresta. "E' qui che Lupin mi ha insegnato il Patronus"
"Sì me lo ricordo!" disse Harry
"Come fai a ricordartelo?"
Harry arrossì... lo...hem. Ti stavamo seguendo sotto il mantello... e sai? Il tuo Patronus ci ha salvato la vita!"

Draco sorrise debolmente. "Il tuo ricordo ha salvato la mia"
"Che vuoi dire?"

"Che non avevo nessun ricordo abbastanza chiaro di mia madre per generare un Patronus e così.. ho pensato a noi due quando siamo caduti dal letto... in infermeria. E mi ha salvato all'ultimo momento" Draco arrossì.
Harry sorrise. "Ci ho pensato tante volte anche io a quel giorno, sai?"

Draco abbasò lo sguardo e si voltò verso gli alberi cercando di ricordarsi quale fosse quello con l'incisione.
"Eccolo è questo!" disse mettendo la mano sul tronco.
La sua bacchetta si illuminò senza che pronunciasse alcun incantesimo. Draco sgranò gli occhi.

"Potter vieni qui!"
Harry si precipitò da lui inciampando qua e là nelle radici.
 
Draco avvicinò la bacchetta all'incisione ed essa si illuminò come se una piccola luce percorresse il suo contorno in continuazione"
"Che cos'é? Una spada? O una persona stilizzata?" Harry strinse gli occhi e subito sentì la sua bacchetta fremere. La alzò ed essa s'illuminò come quella di Draco

Improvvisamente il disegno tribale inciso nel tronco si scompose in tre parti che ruotarono su se stesse e diventarono chiaramente due lettere e un simbolo.

h + d

I due ragazzi si guardarono confusi.

"Siamo... noi?" chiese Harry

"Harry più Draco?" Disse il biondo

Harry sorrise.
 
Il tronco cominciò a scricchiolare e i due fecero un passo indietro. Un cerchio di luce si disegnò intorno alle due lettere e la sezione circolare del tronco si aprì come uno sportello.

Dietro di essa c'era uno spazio concavo nel quale giaceva un cubo d'argento, di circa dieci centimetri di lato, intarsiato con immagini di animali e piante aggrovigliati tra loro e al centro di una delle facce quadrate era inciso il simbolo che era sull'albero.

"E' per noi?" chiese Harry con un ampio sorriso

"Sembra di sì" disse Draco sorpreso. L'espressione di Harry gli scaldò il cuore. Il moro sembrava illuminarsi ogni volta che qualcosa ufficializzava il loro legame.
Allungò le braccia e prese il cubo.

Lo analizzarono per un po' provarono a toccarlo con le bacchette ma il cubo non sembrava avere nessuna fessura o apertura o cerniera che facesse pensare ad un contenitore.

"Lo tengo io" disse Draco "Domani lo faremo vedere a Silente"
"ok"
Si salutarono all'alba nascosti in un corridoio deserto, con un abbraccio.
 
-*-
 
Poche ore più tardi Harry si svegliò con gli occhiali in mano e un braccio che penzolava dal letto. Il suo primo pensiero fu per Draco. Si alzò e si preparò, poi corse in Sala Grande.
 
A colazione tutte le amiche di Blanche guardavano il tavolo dei Serpeverde. Le ragazze di Serpeverde fissavano le francesi con sguardi di sfida e ogni tanto lanciavano ai loro compagni inglesi qualche occhiata inquisitoria.
 
Draco si voltò quando un gomito gli colpì le costole.
 "Queste sono già zitelle a quattordici anni!" disse Blaise indicando le Serpeverde "Ho sentito che ci hai dato dentro con la francese della famiglia Rimbaud ieri sera!" aggiunse alzando le sopracciglia." la francesina si sta vantando con tutti di averti portato a letto!"

"Ma..." Draco si guardò intorno. Cominciava ad odiare mezza Sala Grande.

"Anche io ho passato la notte in bianco" sorrise Blaise facendo l'occhiolino verso il gruppo di Durmstrang. Draco si voltò e vide un ragazzo biondo e piuttosto attraente ricambiare l'occhiolino dell'amico.

Si voltò di scatto verso Blaise.

"Carino eh?" disse il ragazzo nero con enfasi.

Draco guardò la sua tazza di tè e subito dopo alzò gli occhi sul tavolo dei Grifondoro.

Harry incrociò il suo sguardo e si abbandonò ad un silenzioso sospiro accompagnato da un impercettibile sorriso.
 



h+d
 
 




 


Note conclusive:
Grazie a tutti. come avete visto ricomincia l'omorashi un po' trascurato negli ultimi capitoli. :I 
Presto saprò cosa ne pensate si una semi-Lemon Omorashi... ;)
ciao
D. 

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Capitolo 23
*** No Matter How Sad ***


Note del capitolo:
Ciao!
Vi ringrazio tutti per l'attenzione a questa storia a cui sono molto affezionata anche se so che non è un capolavoro, che è scritta in modo elementare e anche che non è una storia per tutti i gusti!  
Apprezzo molto che venga seguita, amo tutti i vostri commenti e faccio di tutto perché valga la pena leggerla fino in fondo! Grazie davvero!
Un grazie anche alle mie indispensabili e very cool beta, boann e lilit!! 
D. 
 
MUSIC : http://grooveshark.com/s/Normal+Song/4JDCcf?src=5

Due parole sulla musica:
Perfume Genius ( i cui testi sono usati spesso nelle mie due storie) è un musicista indipendente, è gay, è dolcissimo e i suoi video sono troppo belli, come del resto al sua musica e i suoi testi! Infatti faccio fatica a tagliarli quando li metto nelle storie! insomma ve lo consiglio vivamente!
 


Trad Titolo: Per quanto sia triste





 
 
 
 
Capitolo Ventitre

No Matter How sad

 
 
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Nessun ricordo
per quanto sia triste
E nessuna violenza
Per quanto sia crudele
Può oscurare il tuo cuore
O dilaniarlo.
Nessun segreto
Per quanto sia brutto
Può avvelenare la tua voce
O impedirti di essere felice
 
Prendi la mia mano
Quando hai paura.
 
 
No memory
No matter how sad
And no violence 
No matter how bad
Can darken the heart
Or tear it apart
And no secret
No matter how nasty
Can poison your voice
Or keep you from joy
Take my hand
When you are scared
 
(Perfume Genius: Normal song)
 
 
 
Dopo la prima lezione della mattina Harry e Draco si incontrarono nell'ufficio di Silente e gli portarono il cubo d'argento.
Silente ascoltò il racconto di come lo avevano trovato e studiò l’oggetto con un monocolo, girandolo e rigirandolo tra le mani.

"Sembrerebbe uno scrigno magico" disse.

"Signore, lei sa come funziona?" chiese Harry.

"In genere c'è una parola d'ordine in grado di aprirlo..." lo appoggiò sulla scrivania "Per un attimo ho temuto che potesse essere una trappola...Ma poi ho visto
l'incisione. Questo incantesimo è un antico sortilegio che insegnai personalmente alle vostre madri. Dunque sono sicuro che questo sia stato messo lì da loro,
per voi. E se è così uno di voi due deve avere quella parola d'ordine. Isadora e Lily si saranno assicurate di questo.""Ma... noi non ce l'abbiamo..." disse Draco sconsolato.

"No.. "confermò Harry.

"Pensateci bene, magari in qualche lontano ricordo." sorrise il preside.
 

 
-*-
 
 
Per tutto il tempo delle lezioni successive Harry e Draco si lanciarono occhiate furtive, pensando intensamente a quale potesse essere la parola d'ordine.
Arrivò l'ultima lezione della giornata.

Piton entrò in classe e divise subito gli studenti in coppie, mettendo Harry e Draco a lavorare insieme, per la gioia e lo stupore dei due ragazzini.

Durante la prima ora Hermione e Ron li guardarono incuriositi. In particolare Ron a cui Hermione aveva da poco rivelato la storia del segreto con il permesso di Silente. Il ragazzo aveva finalmente capito perché il suo amico tenesse tanto a Draco ma ancora, si avvertiva una sottile vena di gelosia nei suoi discorsi e il suo comportamento era ancora un po' diffidente, verso il biondo Serpeverde.

 Per un po' tutti lavorarono alla pozione in religioso silenzio, come piaceva a Piton.

Intanto Harry osservava Draco. Pensò che raramente erano stati tanto vicini a lezione e si ricordò del modo quasi ossessivo nel quale lo guardava l'anno precedente. E di quante cose aveva capito di lui in quei pochi mesi.
Improvvisamente si accorse che Draco era piuttosto irrequieto.

Era impaziente come spesso succedeva all'ultima lezione del giorno. E Harry sapeva perché.

Mentre preparavano insieme la pozione al tavolo di lavoro, notò che nonostante i suoi movimenti fossero sempre misurati ed eleganti, la tensione del suo corpo e l'espressione che ormai Harry conosceva bene facevano intuire la sua sofferenza.

"Draco?" sussurrò.

"Cosa?"

"Stai bene?"

"Sì!" Draco sembrava infastidito dalla domanda.

"Piton ti lascerà uscire, se lo chiedi"

Il biondo lo guardò accigliato "Potter... per favore!"

"Ma -" Harry alzò di poco la voce.

"Silenzio!" tuonò Piton dal fondo della stanza, facendolo sussultare.

Continuarono a lavorare ma per quanto si sforzasse, Harry non riusciva a non guardare Draco.

Quel ragazzino era proprio cocciuto. Non alzava la mano. Non chiedeva di uscire, nonostante non riuscisse ad evitare di battere ogni tanto un piede a terra o di incrociare le gambe casualmente, ma con chiara urgenza.

L'espressione preoccupata, gli occhi lucidi e il suo corpo teso nella compostezza e nel frenetico tentativo di trattenersi, facevano avvampare le guance di Harry.

Quando il biondo si infilò una mano in tasca piegando un po' un ginocchio, Harry si sentì bruciare e sicuro di essere arrossito si toccò istintivamente il viso e cercò di distogliere lo sguardo da lui.

Quando tornarono a sedersi ai banchi per finire il lavoro scritto, Harry si sentiva un po' strano. Avere Draco così vicino che si contorceva, lo confondeva anche più di quanto lo avesse fatto in passato, quando usava osservarlo da lontano. Tanto che adesso non riusciva a concentrarsi su nient'altro.

I respiri del biondo erano ormai quasi singhiozzi. Sembrava lottare con un'imminente catastrofe, i suoi zigomi erano rosati e le lacrime cominciavano a brillare nei suoi occhi.

"Draco ti prego... esci dalla classe" bisbigliò Harry voltato verso di lui.

"Basta Potter! Ormai la lezione è finita!" replicò l'altro senza togliere lo sguardo dal suo foglio.

Harry tirò verso il basso un lembo della camicia, sentendo stranamente i pantaloni diventare scomodi. L'anno precedente aveva provato le stesse cose vicino a

Draco ma adesso, forse perché era un po' più grande, cominciava a sentirsi in imbarazzo vedendo che quella situazione lo rendeva tanto euforico.

Si voltò e vide che Draco continuava a far oscillare una gamba e ad aggiustarsi sulla sedia. Lo faceva in modo discreto e poco distinguibile ma solo per chi non fosse esattamente al suo fianco, come Harry, che invece percepiva ogni suo singolo tremito.

Ad un tratto lo vide proprio disperato, inarcare la schiena stringendo i denti e premendo una mano tra le gambe.

Si sentì di nuovo avvampare e nello stesso tempo si preoccupò perché sapeva che Draco non sarebbe arrivato a quel gesto se non fosse stato proprio necessario.

Fortunatamente in quel momento Piton chiamò la fine della lezione.

Harry schizzò in piedi e prese Draco per un braccio ma il biondo si irrigidì.

"Aspetta!" disse col respiro corto. Strinse un momento gli occhi cercando di riguadagnare un po' di controllo e poggiando le mani sul banco si alzò lentamente. Poi si diresse fuori dalla classe seguito da Harry.
 
Mentre camminavano nel corridoio Harry sentiva i suoi singhiozzi ad ogni suo rigido passo, lo vide portarsi di nuovo una mano ai pantaloni e stringere forte, sempre più piegato in avanti nel tentativo di arginare la disgrazia.

Appena varcarono la porta il biondo crollò in ginocchio, strinse i denti e chiuse gli occhi.

"Draco!" Harry lo tirò su per un braccio, lo trascinò dentro un cubicolo ed entrò con lui.

"Lasciami Potter!!"

Draco aveva ormai perso la battaglia e sentiva la stoffa che stringeva tra le dita bagnarsi velocemente. Cercò di bloccare il flusso in ogni modo ma Harry si accorse di cosa stava succedendo e senza pensarci due volte decise di seguire semplicemente il suo istinto, lo spinse gentilmente contro il muro e cominciò a baciarlo.

Draco lacrimava e singhiozzava. Ma non opponeva resistenza. Si era già arreso e rimase tra le braccia di Harry, il quale prese gentilmente la mano che lui ancora stringeva al cavallo dei pantaloni e con le dita la aprì piano, allontanandola. Mentre faceva questo insinuò una gamba tra le sue ginocchia e immediatamente sentì lo scroscio sul pavimento e i suoi pantaloni bagnarsi subito sotto quelli di Draco. Continuò a baciarlo, spingendo il bacino contro il suo,mentre una pozza si allargava sotto di loro e il calore si diffondeva lungo le loro gambe.

Le due bocche erano una sull'altra, anche se Draco non assecondava il bacio e i suoi respiri spezzati si perdevano tra le labbra socchiuse di Harry.
Il moro premeva dolcemente il suo corpo contro quello del biondo, accoglieva e assorbiva con delicatezza i suoi fremiti e i suoi singhiozzi soffocati. Sentiva il sapore salato dalle lacrime e un odore, che era tutt'altro che acre ma tenue e sensuale.

Draco continuò a non opporsi e rimase fermo ad accogliere quell'abbraccio sebbene si sentisse in imbarazzo e anche un po' confuso. Stava provando una sensazione del tutto nuova.
In un momento in cui solitamente si sentiva solo, umiliato e miserabile, Harry era con lui e lo stava abbracciando, dandogli quello che di più prezioso poteva dare, condivideva con lui i pantaloni bagnati di cui avrebbe dovuto vergognarsi ma soprattutto, lo faceva come se fosse la cosa che desiderasse di più al mondo.

Harry lo abbracciò stretto appoggiando il viso al suo.

"Sei incredibile" gli disse stringendo il suo corpo che ancora tremava notevolmente. "E' tutto il giorno che non ci vai! Sono stato sempre intorno a te e non ti ho mai visto andare in bagno!"

Draco si scostò un po' da lui e guardò a terra sconsolato senza rispondere. Tirò fuori la bacchetta per ripulire.

"Aspetta!" disse Harry fermandogli la mano."Non voglio dire che mi da fastidio o che mi disgusta... lo sai che non è così... Mi chiedo solo perché lo fai..."

Draco non rispose e lanciò l'incantesimo di pulizia.

Harry lo guardò in silenzio mentre sentiva i vestiti che gli si asciugavano addosso, restituire la sensazione di pulito che gli avevano dato quando li aveva indossati quella mattina.

"Non lo so" disse piano il biondo.

Harry gli passò una mano sul viso e gli asciugò le lacrime.

"E' per tuo padre? Ti sei abituato a farlo perché lui te lo ha imposto?"

"Forse..." mormorò

"Oppure ti piace?"chiese ingenuamente Harry.

Draco lo guardò sbalordito "Come pensi che possa piacermi?"

Harry lo guardò con una certa intensità "A me piace... quando lo fai" ammise.

Draco rimase con gli occhi nei suoi.

"Se ti dico di non farlo" continuò Harry "è solo perché non voglio che tu stia male... Ma non ho niente da rimproverarti. Vorrei che questo fosse chiaro"
Draco abbassò un momento lo sguardo, poi lo alzò di nuovo sugli occhi verdi. "Ok... grazie, Harry"
 

-*-
 
 
I giorni passavano e la prima prova del Torneo Tre Maghi si avvicinava.

Harry era molto nervoso. Il nuovo professore di Difesa Dalle Arti Oscure, Malocchio Moody, che si era fatto benvolere dagli studenti di Grifondoro e aveva preso

Harry molto in simpatia, scoprì in cosa consisteva la prova e lo confidò a Harry, che per correttezza, lo rivelò anche a Cedric Diggory. Ormai mancavano pochi giorni e l'idea di dover affrontare un drago sputafuoco lo metteva un po' a disagio.
 
La neve imbiancava la foresta quella mattina. Draco era seduto sul davanzale della sua stanza nel dormitorio dei Serpeverde e guardava fuori. Era venuto a sapere dal Centauro Fiorenzo che la prima prova sarebbe stata rubare un uovo d'oro dal nido di un drago. E non vedeva l'ora di dirlo a Harry.

Draco era in pensiero per lui, il Torneo Tre Maghi era una follia. Lo avevano sospeso perché troppe volte degli studenti ci avevano rimesso la vita e non capiva come potessero aver pensato di riproporre una simile cosa, in un momento come quello peraltro.

Voldemort era in agguato e Silente stava buttando Harry nella fossa dei leoni.
Beh, in verità, un leone nella fossa dei draghi...
 
Più tardi, durante la lezione di incantesimi, Draco prese la sua piuma e pronunciò la breve formula "Plumalittera" Poi si scrisse sul palmo della mano.

Harry: dopo pranzo al lago.

Harry si sentì solleticare la mano e guardò il palmo. Draco si voltò verso di lui e vide il sorriso aprirsi sulle sue labbra mentre leggeva.

Poi Harry alzò gli occhi e annuì una volta.

Tornarono sui loro libri aspettando impazientemente la fine della lezione.

A pranzo, Draco, con il viso appoggiato ad una mano, spostava nervosamente il cibo nel piatto senza mangiare, mentre pensava alla prova del torneo.

Anche Harry era sovrappensiero.

Hermione gli appoggiò una mano sul braccio e gli sorrise "Sei preoccupato?"

"Un po', ma andrà tutto bene vedrai" cercava di rassicurarla lui.

"Harry, ho chiesto a Charlie un po' di informazioni sul comportamento dei draghi e qualche accortezza da prendere, magari ti sono d'aiuto" disse Ron
passandogli una lettera "E' scritto tutto qui."

"Grazie Ron!" Harry prese la lettera con gratitudine.

Dopo pranzo seminò i due amici e si diresse verso il lago.

Vide Draco in lontananza e si dimenticò di tutte le preoccupazioni, lo osservò un momento mentre stava in piedi davanti all'albero da cui era uscito lo scrigno e
scrutava la corteccia toccandola con un dito.

Saltellò sulla neve senza fare rumore e gli si lanciò addosso.

"Ghaa!" Draco cadde sulla neve alta con sopra Harry.

"Ma sei scemo?" gli disse.

Harry gli stampò un bacio sulle labbra e tutta la sua furia si calmò in un secondo.

"Potter placati. Ti devo parlare" disse quando Harry cercò di baciarlo di nuovo.

"Dimmi.." si alzò dalla neve porgendogli una mano.

"E' un drago, la prima prova. Dovrai rubare un uovo a un drago!" disse il biondo alzandosi da terra.

"Lo so... Anche il professor Moody lo ha scoperto"

"E sei così tranquillo?"

"Non sono affatto tranquillo." disse Harry lasciandosi scappare un sorrisetto compiaciuto alla preoccupazione negli occhi del biondo.

"Ti consiglio di usare la scopa." disse Draco incrociando le braccia.

"La scopa?"

"Sì, tu sei un cercatore. Sai volare meglio di come cammini e sei molto veloce. Non c'è modo migliore di affrontare un drago che vincerlo sul tempo."

"E tu come lo sai?"

"Basta leggere, Potter!"

"Oddio... mi sembri Hermione!"

Draco alzò le sopracciglia. "Che dire...Mezzosangue non mente!"

Harry sorrise "Allora userò la scopa."

"Aha, devi confonderlo e schivare le fiamme e mi raccomando, non perdere di vista la coda, la usano a tradimento." Draco si fermò un momento pensando a
Harry che rischiava di essere incenerito o spalmato sulla roccia.

"E poi... Usa il cervello." sospirò.

Harry lo guardò in silenzio.

"Lo so che per te è difficile, Potter, ma provaci."

Harry sorrise e lo spinse contro l'albero. Draco si lasciò spingere e si lasciò baciare quando il moro si avventò su di lui.

"Non abbassare la guardia, i draghi sono davvero imprevedibili" continuò Draco mentre lui lo stringeva.

"D'accordo. Grazie" gli sussurrò Harry nell'orecchio.
 
-*-
 
La mattina della prima prova Draco fu chiamato da Silente.

Suo padre era stato incaricato dal ministero di presenziare a tutte le prove del torneo e aveva chiesto a Silente di poter stare con il figlio in quelle occasioni.

Silente aveva acconsentito alla condizione che rimanessero in sua presenza. Quindi accompagnò di persona Draco nella tribuna degli ispettori ministeriali dove il ragazzino dovette sedersi accanto a Lucius.

"Come stai Draco?" chiese l'uomo voltandosi a guardarlo.

"Bene, grazie" rispose lui con freddezza.

Lucius lo scrutò in silenzio finché Draco non si voltò e lo guardò negli occhi.

"Come va la scuola?" chiese l'uomo

"Va bene" disse lui seccamente.

Lucius sospirò con chiaro nervosismo.

Draco si voltò verso la folla e individuò i quattro partecipanti in fila, con addosso le divise.

Adesso tutti i suoi pensieri erano per Harry. Non aveva mai avuto tanta paura come in quel momento. Improvvisamente l'idea che in un solo soffio di quel drago
potesse perdere Harry per sempre, lo terrorizzava più di Voldemort o di suo padre o dell'idea di morire lui stesso. Avrebbe preso tutti gli schiaffi che Lucius poteva dargli e tutte le torture del Signore Oscuro, se questo fosse servito ad evitare a Harry quella assurda fine.
 
-*-
 
Gli altri tre partecipanti se l'erano cavata alla grande. Anche se non con poca ansia da parte di tutto il numeroso pubblico.
Poi fu il turno di Harry.
Draco sentiva il cuore esplodere nel petto, mentre il moro entrava nella tana del drago. Dovette tenersi alla panca per non saltare in piedi e correre lì. Tenne una mano stretta sulla bacchetta. Sarebbe intervenuto se fosse successo qualcosa di imprevisto, a costo di far annullare il torneo o di essere espulso dalla scuola.

Harry chiamò la sua firebolt con l'incantesimo di appello e cominciò a sfrecciare intorno al drago con maestria e precisione come sapeva volare lui, e pochi altri nella storia del Quidditch.

Ma il drago era grande e forte e in una zampata fece perdere a Harry l'equilibrio e il ragazzino andò a strusciare contro la roccia e cadde dalla scopa.

Fortunatamente, questo avvenne quasi vicino a terra e Harry riuscì a non farsi troppo male e tornare subito sulla scopa, evitando un'altra zampata.

Continuò a volare intorno al drago cercando di avvicinarsi al nido, ma l'animale lo difendeva con tutte le forze. Andarono avanti così per qualche minuto tra le grida d'incitazione del pubblico e le parole dello speaker che strillava dentro un megafono magico.

Draco rimase col fiato sospeso, quando improvvisamente il drago alzò la coda alle spalle di Harry.

Vide l'enorme estremità della bestia piegarsi all'indietro e sapeva cosa stava per succedere.

"No..." disse piano.

Poi la coda ritornò in avanti, come una frusta, dritta verso la schiena dell'ignaro Grifondoro con tutta la violenza che poteva.

Draco schizzò in piedi e si aggrappò alla transenna "Harry!!" gridò.

Era impossibile che Harry lo sentisse, la distanza era troppa e le urla del pubblico coprivano tutto.

Ma Harry lo sentì, si voltò di scatto e schivò per un pelo la coda del drago, che per la violenza del colpo devastò una parte dell'anfiteatro di roccia allestito per il torneo, bloccando per un momento i movimenti dell'animale.
Il sospiro di sollievo collettivo del pubblico fu talmente forte che fece sventolare le bandiere in cima alle tribune.

Harry vide il drago mezzo intrappolato sotto le macerie del muro, colse l'occasione e sfrecciò verso il nido, afferrò l'uovo dorato e tornò indietro illeso, o quasi, fino alla sua postazione. 

Tutto l'anfiteatro esultò.

Draco si sentì afferrare per un braccio "Torna al tuo posto!" ordinò Lucius indignato stringendo la mano con violenza.

"Chiedo scusa" disse Draco con la voce sforzata dal dolore della stretta ferrea di suo padre. Si sentiva addosso gli occhi di tutti i funzionari ministeriali presenti, tra i quali riconobbe almeno tre Mangiamorte.

Suo padre lo guardò negli occhi. "Ricordati cosa stai facendo, Draco. Non devi fallire hai capito?!" sussurrò con rabbia coperto dalle grida del pubblico.

Draco lo guardò negli occhi. "Sì, Signore." Lucius lo spinse contro la sedia e Draco tornò al suo posto e rimase immobile, ma dentro di sé gridava di gioia mentre pensava che il suo Harry era salvo e aveva raggiunto il suo obiettivo.

Quando finalmente fu libero di andarsene, corse alla tenda dove erano già arrivati Ron, Hermione e molti altri Grifondoro a complimentarsi con Harry.
Il biondo si accostò alla stoffa della tenda in un punto nascosto vicino alla parete di roccia e ascoltò la voce di Harry che parlava con i suoi amici e con il professor Moody che era lì con loro.

Sembrava ancora affannato e un po' tremante ma era felice e pieno di energia.

Poco dopo gli studenti lo lasciarono solo, perché potesse cambiarsi e raggiungerli per i festeggiamenti.

Appena tutti se ne furono andati, Harry sentì immediatamente la presenza di Draco.

Era come se sapesse esattamente dove dirigersi mentre si avvicinava alla parete di stoffa. Ci appoggiò una mano e sentì la pressione di un'altra mano.

Draco sorrise "Complimenti Potter. Hai steso il drago." disse contro la stoffa.

Poi sentì la mano di Harry sparire e lo vide sbucare dall'ingresso della tenda che gli faceva cenno di entrare.

Si abbracciarono stretti e Harry gli sussurrò in un orecchio. "Ti ho sentito. Ho sentito che mi chiamavi tra centinaia di persone!"

Draco lo strinse di più. "Ho avuto paura come mai in vita mia" disse accigliato.

"Non dobbiamo avere paura. Finché siamo insieme nessuno ci può fare del male" disse Harry sicuro.

Draco si tirò indietro. "Come lo sai?"

"Lo so e basta" Harry si avvicinò e lo baciò sulle labbra "Lo so e... so che dobbiamo stare vicini per allontanare Voldemort, non il contrario."

"Spero che sia davvero così..." disse Draco guardandolo negli occhi.
 

 
-*-
 

Hermione entrò in camera di Harry dopo cena, bussando sulla porta aperta.

"Hey? Posso?"

"Certo" sorrise Harry.

"Allora, vediamo questo scrigno!"

"Eccolo" Harry, che aveva preso in custodia il cubo magico, glielo mostrò.

La ragazza scrutò l'oggetto tra le sue mani, affascinata. "E come dovrebbe aprirsi?"

"Secondo Silente c'è una parola d'ordine." spiegò Harry "Dice che di sicuro io e Draco la sappiamo ma è nascosta nella nostra memoria."

Hermione lo guardò seria. "Harry? Hai mai detto a Draco del quadro con l'unicorno?"

Harry sgranò gli occhi. "No!Lo avevo dimenticato!" disse, correndo a prendere il quadro sotto il letto.
 
-*-
 
Appena tutti gli altri Grifondoro furono andati a letto, Harry e Hermione presero il cubo e il quadro e si diressero in silenzio nella Stanza Delle Cose Nascoste dove si erano dati appuntamento con Draco.

"Ecco qui" Harry tolse lo straccio dal Quadro.

Draco lo guardò stupito "E proprio quello del ricordo... Lo ha dipinto mia madre" disse, passandoci sopra la mano. Poi si ricordò della scena che aveva visto e lo
voltò per scoprire cosa aveva scritto sua madre.

"Nel bene e nel male, Sempre. Lady Aloisir Veckbalnas... Ma chi-"

"Draco!" Harry gli afferrò un braccio.

Il cubo si illuminò e le sue pareti si scomposero e si aprirono, rivelando il suo interno in velluto blu, che conteneva una boccetta di vetro piena di un liquido rosso e denso, due ciocche di capelli, una rossa e una biondissima, legate da un nastro, e un biglietto piegato con scritto:
 

A Harry e Draco
Lady Aloisir Veckbalnas
 
 
 







h+d




 
Note conclusive:
 
Spero vi sia piaciuto... sennò  >_< sono pronta al lancio di ortaggi! 
D.

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Capitolo 24
*** Three Witches ***


Note del capitolo:
 
Ciao! scusate l'attesa! 
Come avete visto ho postato altre storie e non sono riuscita a stare dietro a tutte!
Questa va a rilento purtroppo. Avevo bisogno di una pausa per continuarla!
Ma ho tante cose nuove che pubblicherò presto! ^^ 
Un abbraccio e grazie per aver seguito con costanza! cercherò di non deludervi e finire presto questa storia. posso dirvi che non manca molto!
D. 

Trad Titolo: Tre Streghe 
Questa volta niente testo della canzone, sorry! Non c'era niente che mi ispirasse!!
Nemmeno la foto ne vuole sapere di stare in mezzo oggi!! XD 
 





 


 
    Capitolo 24 

Three Witches

 
 
portachiavi       
 
 
 
 
Harry e Draco si avvicinarono alla scatola incuriositi.
Draco prese la boccetta e la guardò da vicino. "Sembra... Sangue" mormorò.
"E questi capelli..." disse Harry sollevando una ciocca.
Appena toccò quella rossa, un flash della sua infanzia invase la sua mente. Vide il viso di sua madre e la sua stessa mano piccolissima che stringeva quegli stessi capelli.
Chiuse gli occhi abbandonandosi un momento a quel dolce ricordo.
"Harry!" Draco lo scosse.
"Cosa?"
Draco gli mostrò il biglietto aperto. Accanto a lui, Hermione lo guardò e si portò una mano alla bocca.
Nel pezzo di pergamena era incartato un portachiavi a forma di giglio di Firenze.
"E' proprio lui!" disse Harry.
Hermione annuì.
"Cosa dice il biglietto?" continuò il moro
Draco lesse le parole scritte sulla pergamena "Una è in buone mani, una sul ponte dove ci siamo salutati, una sempre con lei. Sempre." un brivido gli attraversò la schiena. "Lo ha scritto mia madre." disse con sicurezza.
"Come lo sai?" chiese Harry.
"Il ponte dove ci siamo salutati. A Firenze era lei che mi ha salutato... " guardò un momento Hermione che sorrise dolcemente "Mi ha detto che non devo avere paura di Lucius...." mormorò.
"E io sono d'accordo con lei!" disse Harry.
"Io non ho paura di lui!" replicò Draco.
"Non ti biasimo se ne hai " si intromise Hermione "A volte è davvero spaventoso."
Draco abbassò lo sguardo "Una delle chiavi è a Firenze. Sul ponte."
"E come ci andiamo a Firenze?" chiese Harry.
" Io non credo che sia a Firenze" disse Hermione "Credo che sia nella Firenze del Passatempo."
"Sul serio?" domandò Harry.
"Vuoi dire che è in una dimensione parallela creata solo dal Passatempo?"
chiese Draco.
Hermione annuì.
"L'abbiamo perso chissà dove nella foresta..." disse Harry sconsolato.
"Dobbiamo trovarlo." affermò la ragazza.
"Secondo voi, cosa dobbiamo fare con la boccetta e i capelli?" chiese Harry, mentre guardava Draco accarezzare con la punta delle dita la ciocca bionda.
Hermione sospirò "Dobbiamo parlare con Silente."
 "Io credo che siano ingredienti per fare una pozione" disse Draco continuando a guardare la ciocca di capelli. "Ricordate? Tre ingredienti che provengono dai corpi di tre creature femmine."
"Dunque vuoi dire che le due ciocche sono i primi due ingredienti?" chiese Hermione eccitata.
"Credo di sì..." rispose Draco mentre studiava concentrato gli oggetti nella scatola.
 
-*-
 
Silente sedeva alla sua scrivania le dita intrecciate davanti alle labbra e gli occhi fissi sulla scatola aperta.
"Questo è sangue. Potrebbe essere il sangue delle vostre madri raccolto da Sibilla Cooman durante il secondo patto" disse sollevando davanti agli occhi la boccetta di vetro piena di liquido rosso.
"Sarà meglio aspettare che Sibilla ritorni dalla Scandinavia, dove si é recata per un importante congresso di Divinazione. Sarà qui domani pomeriggio e lei saprà sicuramente dirci qualcosa di più su questi oggetti. Nel frattempo posso tenerli io al sicuro, se volete. Anzi preferirei farlo per non mettervi in pericolo" disse Silente serio.
"D'accordo, Signore!" annuirono i ragazzi.
 
-*-
 
 
Il giorno seguente, mentre i tre grifondoro camminavano nei corridoi dopo le lezioni, la cicatrice di Harry cominciò a bruciare all’improvviso. Il ragazzo si fermò un momento con gli occhi chiusi e il viso contratto.
 
"Harry stai bene?" chiese la Hermione.
Harry riaprì gli occhi "Sì" disse confuso.
Continuò a camminare e dopo un attimo iniziò a provare un forte desiderio di vedere Draco. Un desiderio, però, malsano, malevolo.
Si strinse una mano sul petto e il suo respiro accelerò. Non riusciva a smettere di desiderare Draco e, come se sapesse già dove trovarlo, si incamminò di fretta lungo il corridoio lasciando indietro i suoi amici.
"Harry!" Ron lo chiamò.
"Vado in bagno!" si giustificò senza nemmeno sapere perché stesse nascondendo ai suoi amici le sue sensazioni.
Sentiva una voglia incredibile di prendere Draco, sbatterlo contro un muro e farlo parlare, farsi dire tutto quello che sapeva. Arrivato quasi all'ingresso del castello, cominciò a sentirsi terribilmente nauseato e si precipitò dentro il primo bagno.
Si chinò sul lavandino tossendo sicuro che avrebbe vomitato. Con le mani si gettava acqua fredda sul viso, ma la nausea non accennava a diminuire.
Alzò lo sguardo e vide il suo riflesso nello specchio. I suoi occhi brillavano di rosso, le iridi erano come fatte di sangue. Proprio lo stesso bagliore che aveva visto, a volte, negli occhi di Draco.
Scosse la testa, continuò a bagnarsi il volto con l'acqua fredda e si concentrò su sé stesso.
Sono Harry, sono Harry, sono Harry, sono il figlio di Lily e di James....
Ripeteva nella mente. Piano piano il suo corpo si rilassò e iniziò a sentirsi meglio.
Uscì dal bagno e udì la voce di Lucius Malfoy nel corridoio.
"Lo riporterò lunedì" diceva l'uomo trascinando Draco dietro di sé.
"Se non lo farai, verrò di persona a prenderlo!" affermò Silente, cupo, seguendolo alla porta.
Harry si sentì mancare il respiro. L'istinto lo aveva portato esattamente là dove Lucius stava di nuovo cercando di separarli. Doveva fare qualcosa.
Corse dentro il bagno, tirò fuori il mantello dell'invisibilità dalla borsa, che gettò in un cubicolo. Poi uscì di fretta sotto il mantello e si infilò di corsa nel piccolo spazio dell'enorme portone di Hogwarts che si stava chiudendo.
Si intrufolò nella carrozza dietro a Draco, trattenendo il respiro e si sedette sullo stesso sedile ma all'estremità opposta. Lucius salì subito dopo e si accomodò al centro del sedile di fronte a suo figlio.
La carrozza era grande ci sarebbero state almeno sei persone comode. Harry si rannicchiò sotto il mantello e guardò i due Malfoy.
Il Thestral partì con un cupo nitrito e l'aria si fece più fredda quando il veicolo si innalzò sopra le cime innevate degli alberi.
Harry continuava a guardare Draco. Notò che il ragazzino guardava a terra, teso e preoccupato.
Cercò di capire cosa avesse, ma non dovette pensare molto. Notò subito il modo in cui stringeva le dita sul bordo del sedile. La postura tesa e l'irrequieto ma cauto oscillare delle gambe erano ormai segni inconfondibili per Harry.
Non era passato nemmeno un quarto d'ora quando Draco si rivolse a suo padre con la voce quasi spezzata. "Possiamo fermarci un momento?" chiese.
"No" Lucius fu categorico.
Harry notò che l'uomo si massaggiava con discrezione l'avambraccio sinistro.
"Per favore..." continuò Draco.
"Ho detto no. Non hai sentito?"
Maledetto bastardo! Pensò Harry come poteva essere così crudele! Draco stava ovviamente soffrendo, seppur in modo discreto, ma ormai Harry lo capiva a occhi chiusi.
A quanto pareva, suo padre lo aveva trascinato via dall'ultima lezione del giorno senza dargli il tempo di andare in bagno. E lui era probabilmente allo strenuo delle sue forze.
Infatti, dopo poco lo vide stringere le gambe e appoggiare impazientemente le mani sul sedile, inarcando un po' la schiena. Il suo sguardo era sempre più teso e preoccupato.
"Per favore! Devo scendere!" disse di nuovo con la voce spezzata.
Lucius lo fulminò con uno sguardo "Non posso fermare la carrozza!" disse freddamente.
Harry si sentiva prudere la mani. Voleva spaccare quella faccia di pietra di Lucius Malfoy con tutti gli incantesimi che conosceva, anzi no, a mani nude! E lo avrebbe fatto ma voleva rimanere invisibile, per poter restare al fianco di Draco fino al Maniero. Draco comincio a sollevare un ginocchio e a piegarsi in avanti costantemente. Ma non chiese più niente.
Quando la pressione risultò insostenibile, il ragazzino scoppiò in lacrime.
Harry si morse un labbro. Avrebbe voluto abbracciarlo, avrebbe voluto fare qualcosa per lui ma non voleva farsi scoprire.
Lo vedeva tremare con la testa bassa e alzare un ginocchio premendo una gamba contro l'altra e poi pestare i piedi a terra. Improvvisamente, il biondo si portò una mano tra le gambe e Harry vide i suoi pantaloni bagnarsi e un getto trasparente attraversare le sue dita e scivolare sul sedile, fino a terra.
Lucius lo guardò infuriato. Schioccò le dita e la carrozza planò verso terra.
Un altro lungo getto penetrò la stretta disperata di Draco e scrosciò sul pavimento della carrozza mentre essa si posava sul terreno in mezzo ad una foresta.
Lucius uscì dal veicolo con fare nervoso.
Draco si piegò in avanti singhiozzando senza riuscire a fermare un altro spasmo dei suoi muscoli esausti.
Harry si sporse verso di lui e mise una mano sulla sua che poggiava tremante sul sedile. Draco alzò gli occhi di scatto e guardò in direzione di Harry, senza mancare le sue verdi, invisibili iridi.
"Harry..." sussurrò tra le lacrime.
"Shhh, va tutto bene. Lasciati andare."
Draco abbassò lo sguardo. Harry al Maniero era proprio ciò che non doveva accadere. Dritto tra le braccia di Voldemort!
"Harry scappa!" sussurrò tra i denti.
"Esci da lì!" gridò Lucius da fuori.
"No! Rimango con te! Smettila di forzarti, lasciati andare! Chi se ne frega della sua stupida carrozza!" sibilò Harry.
"No! Harry, vattene da qui!" Draco strinse ancora la mano tra le gambe e guardò tremando la pozza sotto di sé, poi si voltò verso il padre che lo puntava gelido.
"Ho detto fuori!" gridò di nuovo Lucius camminando verso di loro.  Lo prese per un braccio e lo trascinò all'esterno.
Harry sentì la mano di Draco scivolare via da sotto la sua e si chinò istintivamente in avanti per riprenderla ma non fece in tempo. Rimase immobile a guardarlo.
Lucius spinse Draco verso un albero. "Muoviti, dobbiamo ripartire!" disse nervosamente.
Daco si fermò davanti all'albero, si sbottonò, sconfitto, i pantaloni ormai zuppi, e si liberò del resto del liquido rilassandosi quanto più poteva.
Quando tornò indietro asciugandosi le lacrime con la manica, Lucius lanciò su di lui un incantesimo di pulizia dopo aver ripulito anche la cabina.
Poi si avvicinò al figlio e gli tirò uno schiaffo fortissimo, tanto che Draco venne scaraventato da un lato, cadendo addosso alle scale della carrozza.
A quella scena, Harry si sentì bruciare le guance, sentì una rabbia quasi estranea a sé stesso invadere il suo cuore, gli occhi pizzicavano e le mani tremavano. Senza nemmeno rendersene conto era saltato al collo di Lucius disarmandolo. L'uomo cadde all'indietro e Harry sopra di lui iniziò a prenderlo a pugni più forte che poteva finché il suo naso non cominciò a sanguinare.
Draco guardava la scena sconvolto.
Quando Lucius si rese conto di cosa lo stava malmenando, afferrò il mantello dell'invisibilità e lo strappò via da Harry.
"Tu! Brutto moccioso!!" gridò spingendolo indietro contro Draco, che lo afferrò perché non cadesse a terra e lo strinse a sé.
"Cosa ci fai qui??!" gridò Lucius.
"Sei un pazzo maniaco!" strillò Harry con tutto sé stesso, puntandogli contro la bacchetta "Non provare più a toccare Draco, o te ne pentirai!"
Draco lo guardava stupito... Harry gli ricordò improvvisamente Isadora, quando strillava contro Lucius per difendere suo figlio.
Lucius cercò con lo sguardo la sua bacchetta caduta chissà dove, intanto fece due passi verso di loro "Non osare parlarmi in questo modo, Potter!" ringhiò.
Improvvisamente un verso acuto e stridulo riempì il cielo.
Harry alzò lo guardo e vide un Ippogrifo planare sopra di loro a tutta velocità. L'animale afferrò Lucius per la schiena e lo portò via.
"Aaaaahhhhh lasciami andare!!!" urlava l'uomo cercando di liberarsi.
Harry e Draco rimasero a guardare in alto, a bocca aperta.
"E' Fierobecco!!" gridò Harry con gioia.
L'ippogrifo appese Lucius in cima ad un albero altissimo e lo lasciò lassù. Poi tornò verso di loro e atterrò, svelando, con grande sorpresa dei due, le persone che lo cavalcavano.
"Sirius! Hermione!" il viso di Harry si illuminò.
"Salite! "disse l'uomo porgendo loro una mano.
Draco si sedette dietro Hermione e Harry dietro di lui.
"Ho pensato che fosse meglio avvertire Sirius che metterti nei guai con Silente" disse la ragazza fiera della sua idea ma con aria di rimprovero.
"Grazie! Hai fatto benissimo, Hermione!!" disse Harry abbracciando Draco da dietro.
Appoggiò il viso sulla sua spalla e gli baciò una guancia, mentre l'Ippogrifo si innalzava in volo planando sopra montagne e foreste.
"Stai bene?" sussurrò nel suo orecchio.
"Sì, grazie" disse piano Draco confortato da quell'abbraccio e sorrise con un po'di tristezza. Pensò a suo padre e a cosa gli avrebbe fatto Voldemort sapendo che si era fatto sfuggire Harry e lui in un colpo solo.
Non capiva come mai gli fosse impossibile non darsi pensiero per Lucius. Forse era per la paura che aveva visto nei suoi occhi davanti a Voldemort, oppure per quel ricordo in cui aveva offerto la vita per salvare lui e Isadora. Non riusciva a capire dove fosse finito quel ragazzo che scherzava con Severus e che aveva fatto innamorare Isadora.
Draco strinse nelle dita le forti piume dell'ippogrifo. L'animale volò fino a Londra nella gelida aria invernale, ma la sua schiena era calda e confortevole e l'abbraccio di Harry lo era ancora di più.
 
-*-
 
"Che bella!" disse Harry camminando per il corridoio polveroso e scalcinato della casa di Sirius.
"Sul serio ti piace?" chiese Sirius incredulo.
"Sì!" Harry era al settimo cielo pensando che quella era la casa dove avrebbe vissuto con il suo padrino, non appena Sirius fosse stato un uomo libero.
"E questo cos'è?" disse il moro entrando in una stanza tutta affrescata seguito da Draco.
"Possiamo?" chiese educatamente Hermione seguendo i due ragazzi.
"Ma certo" confermò Sirius con un sorriso.
I tre guardarono l'arazzo sul muro raffigurante un enorme albero pieno di rami. Per ogni ramo c'erano una o due figure ognuna con il nome scritto sotto.
In alcuni punti al posto delle figure c'erano solo dei buchi neri bruciati nella tela.
"E' l'albero genealogico della famiglia Black" disse Sirius.
"Wow!"Harry scorse le dita seguendo i rami.
"Quelli con i buchi neri sono i ribelli diseredati!" disse Sirius con un sorriso beffardo "Come me!"
 
Hermione si fermò accigliata scrutando il muro " Lady Aloisir Veckbalnas!" disse improvvisamente.
"Dove?" gli altri due si avvicinarono a lei.
"Ma questa..." disse Draco guardando il buco nero vicino a Narcissa Black, Bellatrix Black e Andromeda Black. Collegata ad un altro ramo, sotto il padre delle tre donne, c'era la scritta
Isadora Black
"Era una Black?" chiese Harry.
"Sì" sospirò Draco "Ma non sapevo che fosse..."
"Certo" disse Sirius. "Era mia cugina e sorellastra di Narcissa"
Draco si voltò verso Hermione "Dove hai letto Lady Aloisir V...oh!"
Harry osservò i due che si guardavano negli occhi.
"Lily Evans - Isadora Black... é un anagramma!" disse il biondo stupito
Hermione annuì.
Sirius li guardò incuriosito.
 
Mentre bevevano un tè nel soggiorno, Harry raccontò a Sirius della scatola, e del patto di sangue fra sua madre e quella di Draco, con tutto quello che era successo e che Silente aveva raccontato loro.
In cambio Sirius disse loro quello che sapeva di Isadora e di Lily.
"Il padre di Narcissa, Bella e Andromeda tradì la moglie con una Mezzosangue di cui nessuno seppe mai niente, perché a causa dello scandalo il suo nome e il suo passato vennero nascosti. Isadora fu fatta passare per una figlia adottata dalla famiglia Black per beneficenza, ma presto Narcissa, gelosa della sua bellezza e, in seguito, della sua relazione con Lucius, mise in giro la voce che era una Mezzosangue figlia di una prostituta. Insinuò molte altre cattiverie e rivoltandole contro mezza scuola e, ovviamente, quasi tutti i Serpeverde.
Io le volevo bene; la prendevo in giro, ma lei sapeva che poteva contare su di me. Anche Severus le voleva molto bene, infatti lei passava molto tempo con lui e dato che James, Remus ed io non lo sopportavamo, beh... ci vedevamo poco e la facevamo sempre arrabbiare.
Anche Lily era sempre con lei. Erano inseparabili. Si difendevano e si proteggevano sempre a vicenda, senza mai litigare, senza gelosia. Erano meravigliose!"
Harry guardò Draco con un leggero sorriso e il biondo ricambiò lo sguardo.
In quel momento, le fiamme del camino divennero verdi e Silente e la McGranitt sbucarono fuori tutti affannati.
"Grande Merlino!! Harry!" gridò Minerva.
Harry li guardò sgranando gli occhi. Così anche Draco e Hermione, che arrossì pesantemente.
"Ben arrivati!" sorrise Sirius
 
-*-
 
Raccontarono tutto ai due insegnanti. Silente sedeva su una poltrona e scuoteva lentamente la testa.
"Sei stato molto coraggioso, Harry, ma non devi più comportarti in questo modo. Promettilo. Tu credi di aver aiutato Draco, ma hai messo entrambi in un peggior pericolo. Adesso non possiamo uscire da qui. Troppa energia magica intorno a questo luogo potrebbe attirare l'attenzione di persone indesiderate.  Avvertirò Severus che torneremo domani."
 
Harry era felicissimo della notizia e quando si sedettero tutti a cena nella cucina di Sirius, il suo cuore martellava per la gioia.
Draco alla sua sinistra e Sirius ala sua destra. Harry avrebbe voluto vivere così per sempre in quella casa. Senza dover pensare a Voldemort o a salvarsi la vita.
Hermione aveva un sorriso da orecchio a orecchio, mentre dialogava con Sirius e ascoltava affascinata i suoi racconti su Hogwarts.
 
 
Più tardi Sirius mostrò ai due ragazzi i la loro stanza. Era la prima volta che condividevano una stanza e Harry si sentiva ancora più felice.
Sirius si avvicinò a lui e gli posò le mani sulle spalle.
"Quando verrai a vivere con me questa sarà la tua stanza" disse sorridendo.
Harry lo guardò commosso.
"Grazie"
"James è stato qui per un periodo e questa era la stanza in cui ha dormito insieme a Lily."
 
Per l'occasione, Sirius aveva trasformato il letto matrimoniale in due letti e aveva dato la buonanotte a Harry e Draco lasciandoli sotto le coperte.
 
"Dormi?" chiese Harry dopo un po' nel buio della stanza.
"No" la voce di Draco gli sembrò molto triste. Harry si sentì improvvisamente deluso dal fatto che Draco non potesse condividere la felicità che lui provava in quel momento.
Si alzò dal letto e si infilò in quello di Draco.
"Come sei freddo!" disse sdraiandosi vicino a lui.
"Ho freddo... " sussurrò il biondo.
Harry lo abbracciò appoggiando il viso sulla sua spalla.
"Cosa c'è?" gli chiese.
"Niente." disse lui fissando assorto le fiamme del camino.
"Non è vero!"
Draco abbassò lo sguardo "Sto pensando a mio padre..."
"Sono stato io a sostenere che tuo padre non è cattivo come sembra ma che è il Marchio Nero a contaminare il suo cuore... Lo so che hai paura per lui. È sempre tuo padre." disse Harry
"Credi che Voldemort lo punirà perché siamo scappati?" chiese Draco girandosi verso di lui.
"E' probabile. Ma vedrai che non gli farà del male. Ha bisogno di lui e di noi. Questo va a nostro vantaggio"
 
"Sei sempre così positivo..." sospirò Draco.
"Farò in modo che tu sia felice. Te lo prometto. Non devi essere triste, andrà tutto bene" sussurrò Harry.
 
Draco gli sorrise e lo circondò con un braccio.
"Harry... ti voglio bene" mormorò.
Harry sorrise mentre i suoi battiti acceleravano e lo baciò sulle labbra.
Si strinsero l'uno all'altro e si addormentarono.
 
La mattina dopo sedevano tutti a colazione nella grande cucina.
Sirius stava mettendo in tavola pane, marmellate di tutti i tipi, miele, burro, cioccolata.
Hermione lo seguiva con gli occhi, affascinata da qualsiasi cosa facesse e Harry e Draco la guardavano e la prendevano in giro imitando il modo in cui sbatteva le palpebre.
"Secondo me lei non vedeva l'ora di dover avvertire Sirius!" sghignazzò Harry facendo ridere anche Draco.
 
 
Mentre gli altri si preparavano a partire, Draco fece un'ultima visita alla stanza dell'albero genealogico. Passò un dito sul buco bruciato nella stoffa sopra la scritta Isadora Black.
Ancora si intravedeva il disegno di qualche ciuffo di capelli biondi sfuggito alla bruciatura.
Grazie, mamma. Pensò.
 
"Andiamo?" Harry si avvicinò a lui gli prese la mano.
 
Sentirono lo stomaco arrotolarsi mentre viaggiavano nel vortice temporale della Passaporta che Silente aveva allestito per loro.
Il Preside li radunò tutti nel suo ufficio e convocò Sibilla Cooman, che era di ritorno dal suo convegno.
 
"Questi sono gli ingredienti per una pozione " confermò la donna.
"Il segreto contiene la ricetta originale ma io so già che quello è lo scopo di questi capelli e di questo sangue. Manca soltanto uno degli ingredienti e la pozione sarà pronta."
"Cosa dovremmo fare con questa pozione?" chiese Draco.
"In genere la Pozione delle Tre Streghe veniva somministrata ai bambini che si intendeva proteggere. Ma era fatta di ingredienti di creature magiche. Non di persone. Questa particolare pozione deve avere uno scopo preciso, di cui non siamo a conoscenza."
"Cosa dice la Profezia?" chiese Harry.
Sibilla lo guardò attraverso le sue spesse lenti "La profezia dice che due bambini e tre streghe saranno la rovina del male Oscuro. Le tre streghe hanno fatto il loro dovere e voi siete quei due bambini. Non c'è dubbio. Inoltre il numero tre è stranamente sempre presente, tranne che per i due bambini.  Tre ingredienti, tre creature femmine, tre elementi quali il segreto, la pozione, la profezia..."
"Mi hai chiamato Albus?"  Severus entrò nella stanza.
 
Dopo un attento esame degli oggetti nella scatola, Severus sospirò.
"Confermo quello che ha detto Sibilla. Questi sono ingredienti per una pozione. Suppongo che le ciocche vadano bagnate nel sangue prima di essere unite al terzo ingrediente.
Inoltre, se i primi due ingredienti sono presi da due donne, il terzo ingrediente è sicuramente un animale magico di sesso femminile. In questo caso, ho ragione di credere che sia l'unicorno e se fosse così, in verità la pozione è già completa." Severus abbassò lo sguardo sul polso di Draco "L'Unicorno da cui ho preso il crine e il sangue per il bracciale che Draco ha al polso, era in effetti un unicorno femmina."
Draco guardò il suo bracciale. "Ma come faccio a toglierlo?"
"Purtroppo non c'è alcun modo che io conosca." disse Severus.
Silente si schiarì la voce. "Beh, io credo che anche il bracciale saprà quando è il momento di rendersi utile! Per adesso, lasciamo gli ingredienti separati così come le chiavi. In questo modo saranno più al sicuro."
 
 
 
h+d
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Note conclusive:
 
 
Grazie ancora e a presto!
D. 

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Capitolo 25
*** Your Heart Will Break, Whatever You Do ***


Note del capitolo:
Eccomi qua! Mi chino fronte sul pavimento per chiedere scusa di questa lunga assenza su MATD! Avevo voglia di scrivere altro per un po'. Come sapete questa storia non è prorpio ordinaria e mi richiede un'ispirazione molto intensa. 
Non è il mio stile migliore, lo so, e la narrazione è molto semplice. Però ormai è così e non voglio cambiarla :)
Come avevo promesso dai tempi dei tempi: Half-Lemon Omorashi! 
Spero vi piaccia e spero che mi farete sapere tutto quello che vi viene in mente leggendo questo capitolo! 
Grazie a Boann e Lilit le mie beta fantabulose!!
 
Music:http://grooveshark.com/s/You+Won+t+B+Here/4GvXb9?src=5
Ascoltatelo!! bellissimo pezzo de mio amato Perfume Genius! (lui è così carino e così gay! ^^)
Enjoy 
Sick D. 
 
Trad Titolo:
Qualsiasi cosa farai, il tuo cuore si spezzerà

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 25
 
Your Heart Will Break, Whatever You Do
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Non importa cosa farai,
il tuo cuore si spezzerà comunque,
ma non sarai qui, domani.
 
Forse non avrai
Ciò che ti è stato promesso
Potresti essere schiacciato
Sotto tutta la polvere
ma tu stai ferendo
Ogni persona che tocchi
E nessuno di loro sarà qui, domani.
 
 
 
 
Your heart will break
Whatever you do.
But you won't b here
Tomorrow.

You might not get
What you were promised.
You might be hollow
Under all of the dust.
But you are hurting
Everyone you touch.
And they won't b here
Tomorrow

(You Won't B here - Perfume Genius) 
 
 
 
 
 
 
La minaccia del possibile ritorno di Voldemort era un argomento molto discusso dall'intera comunità magica. Ma Silente non aveva ufficializzato il pericolo tra le mura di Hogwarts e, dopo la storia di Sirius Black, cercava di mantenere gli studenti in un ambiente rilassato che permettesse loro di concentrarsi nello studio e nelle prove del Torneo.
 
 
Harry, seduto vicino a Hermione e Ron nell'aula di Pozioni, appoggiò il viso su un palmo e pensò a come, alcuni giorni prima, le dita di Piton avevano accarezzato le due ciocche di capelli nella scatola d'argento e all'espressione sul suo volto mentre lo faceva. Sembrava che tenesse davvero molto a quelle due donne e l'idea che avesse avuto una relazione con sua madre da ragazzino gli balenò in testa e lo fece sorridere teneramente.
 
Draco pensava a suo padre; Silente gli aveva assicurato che Lucius era tornato al Manor illeso, ma non aveva detto niente di più. Sapeva che Voldemort non avrebbe perdonato una fuga e si domandava se il mago ce l'avesse più con Lucius o con Harry per il trambusto che avevano creato. Probabilmente lui stesso ne avrebbe scontato presto le conseguenze.
 
Guardò Harry nella fila opposta di banchi, che sorrideva al muro immerso nei suoi pensieri, e sospirò.
La seconda prova del torneo Tre Maghi si sarebbe svolta l'indomani.
Tutti sapevano che il trofeo della prima prova conteneva la chiave per affrontare la seconda, ma solo dopo molti maldestri tentativi, Harry era riuscito ad aprire l'uovo rubato al drago mettendolo sott'acqua e il canto acuto delle sirene si era trasformato in un messaggio.
 "Salvare qualcuno dalla morte nelle profonde acque del lago nero" ecco in cosa consisteva la prova.
Draco aveva rivoltato la biblioteca di Hogwarts insieme a Hermione e alla fine era riuscito a trovare un metodo per dare a Harry la possibilità si respirare sott'acqua. Un'alga magica che il ragazzo avrebbe dovuto mettere sotto la lingua prima di tuffarsi.
Tuttavia anche quell'incanto aveva la sua durata massima e di sicuro ci sarebbero stati degli altri ostacoli da superare, oltre a quello dell'apnea.
 
 
Harry era fortunatamente capace di distaccarsi dall'ansia del Torneo più di quanto gli altri partecipanti sapessero fare e riusciva a trascinare Draco con sé nella pace di alcuni momenti ritagliati solo per loro.
Molto in alto, sulla torre dell'orologio, seconda per elevazione solo a quella di Astronomia, i due quattordicenni si godevano lo studio libero di un sabato pomeriggio muniti di burrobirra, caramelle e cioccolato che i gemelli Weasley avevano regalato a Harry di ritorno da Mielandia.
Lontani dai pensieri cupi, dagli sguardi di altri studenti, dal brusio delle sale comuni, ma, soprattutto, lontani da Cho e da Blanche, che non perdevano un'occasione per avvicinarsi a loro provando a riconquistare qualcosa che si illudevano di aver mai avuto, passavano ore a studiare e a parlare nel loro unico, piccolo universo privato.
 
Dopo alcune ore che studiavano, appoggiati uno di fronte all'altro sulle curve del muro circolare intorno all'orologio, Draco cominciò a cambiare posizione compulsivamente, finché, seduto su una caviglia, sbuffò con impazienza, abbassò il braccio lungo il muro e lasciò cadere il libro a terra .
Harry lo vide mordersi un labbro, una mano appoggiata sulla pietra, e dondolare lentamente avanti e indietro sulla gamba piegata, con il viso contratto.
"Che c'è?" gli chiese.
Draco alzò gli occhi e sospirò sconfitto "Devo fare pipì, non ce la faccio più" mormorò inclinando i fianchi con un brivido.
Harry alzò le sopracciglia "Così impari ad andarci prima, il bagno è sotto venti piani di scale!"
"Stai zitto, Potter. Non riesco nemmeno ad alzarmi, da quanto mi scappa" disse piano il biondo, stringendo gli occhi e piegandosi in avanti. Dalle sue labbra uscì un lieve singhiozzo.
Un forte brivido che partiva dal bacino fece fremere il corpo di Draco, che serrò i denti inarcando lievemente la schiena. Si rese conto di essere così vicino alla catastrofe da non riuscire nemmeno a respirare per bene. Era sicuro che la pressione che sentiva si sarebbe addirittura potuta notare in un leggero rigonfiamento del ventre solitamente piatto, dove persino il contatto con la vita dei pantaloni era straziante come una scossa elettrica.
Harry si sentì avvampare le guance mentre lo guardava e subito dopo si mise a ridere sommessamente. Si alzò e si fermò davanti a lui.  
"Devo andare..." mormorò Draco facendo poi sibilare l'aria tra i denti, con le sopracciglia contratte in una dolce e vulnerabile espressione di panico.
Harry guardò il ragazzino dal fisico magro e slanciato, che riusciva comunque a non perdere la sua nota eleganza anche in quella situazione. Quel suo viso dalla pelle chiara e quegli occhi al momento molto sinceri, appena nascosti dietro i ciuffi di capelli biondissimi, non avevano ancora perso la freschezza dell'infanzia.
Quando Draco era preoccupato o imbarazzato come in quel caso, la sua espressione più autentica veniva fuori come una rosa tra le spine e Harry, che lo sapeva, aveva imparato a individuare e gustare ogni singolo attimo di quella meravigliosa immagine.
Si avvicinò cautamente e sfiorò il ginocchio di Draco con le dita.
"Perché non la fai qui?" propose poi con un sorriso malizioso.
"Qui dove?... No! Harry, no!" Preso dall'euforia di quella notte sul divano a Firenze, Harry lo spinse per le spalle appoggiandolo sulla curva del muretto e salì a cavallo sopra di lui. Ma rimase sollevato sulle ginocchia, puntate accanto ai suoi fianchi, senza schiacciarlo.
"Per favore, non ti sedere! Sto scoppiando!" piagnucolò Draco quasi sdraiato contro il muro concavo, con gli occhi chiusi e le mani aperte sullo stomaco di Harry.
"No, ok, non mi siedo" lo rassicurò Harry guardando gli occhi lucidi che gli facevano battere il cuore così forte.  Si chinò su di lui, tuffò il viso nell'incavo del suo collo e dopo aver inspirato il suo profumo sfiorò quella pelle liscia con le labbra, rendendosi conto che non aveva mai baciato il collo di nessun altro prima di quel momento.
"Scusami" sussurrò "Non voglio farti male, è che... perdo la testa quando fai così."
"Così... Come?" Draco respirava a fatica sotto i baci del moro e i brividi della tensione. "Ahhh! Ti prego, lasciami andare!"
"Tanto non ce la fai ad arrivare al bagno, è troppo lontano" diceva Harry continuando a baciarlo.
"Se mi lasci... ce la faccio" mormorò il biondo, che non era affatto sicuro di ciò che stava dicendo, ma solo essere stretto contro un muro gli dava la sensazione di essere completamente impotente e di non riuscire a controllare la sua resistenza.
"Non è vero." ribatté Harry "Hai aspettato troppo come sempre. Sei proprio un bambino!" lo baciò sulle labbra" un bambino testardo e nervoso" aggiunse sorridendo.
"No! Lasciami, non ce la faccio più, sul serio!"
"Ssssshhhh!" Harry sibilò nel suo orecchio "Lasciati andare"
"Non fare così, Harry! Ti prego!" Draco strinse di nuovo i denti cercando di liberarsi dalle mani del moro, ma Harry si accorse di come riusciva bene a tenerlo fermo nonostante lui facesse resistenza.
"Ti ricordavo più forte" disse piano.
"Sono concentrato in qualcos'altro! Lasciami! Me la sto facendo addosso!"
Più Draco si lamentava e più Harry si eccitava. "Ma dove vuoi andare? Venti piani di scale! Non arriverai nemmeno al secondo, guarda come stai!"
"Potter, sei un pervertito!" sbottò il biondo.
Harry scoppiò a ridere. "Forse hai ragione, ma non per questo ti lascerò andare" scrutò gli occhi grigi e metallici che brillavano e l'espressione preoccupata di Draco che lo guardava  tremando come una foglia. E solo quello lo eccitò ancora di più.
Passò un dito sul suo torace e lo fece scorrere sulla camicia lentamente. Il petto di Draco si alzava e si abbassava a scatti per la respirazione irregolare e i brividi. Le dita di Harry raggiunsero lo stomaco e Draco chiuse gli occhi "Sto per scoppiare..." mugolò.
 Harry scese sull'addome e ci appoggiò una mano con tutta la delicatezza possibile. Il biondo inarcò la schiena di scatto con un suono gutturale e Harry sentì i fianchi spigolosi urtare l'interno delle sue cosce al cavallo dei suoi pantaloni. Il rigonfiamento dell'erezione dura e presente di Draco sfiorò, attraverso la stoffa, i suoi testicoli tesi per l'eccitazione.
Il corpo di Draco era contratto in ogni muscolo nel disperato tentativo di trattenersi e Harry ansimò elettrizzato da quella tensione sotto di sé.
Il suo desiderio di toccare la pelle di Draco divenne irresistibile.  Appoggiò la mano più in basso sull’erezione del biondo.
Mentre sfiorava quel solido calore attraverso la stoffa, e Draco gemeva a denti stretti, sentì il proprio membro rispondere con uno scatto in avanti e l’erezione indurirsi fino quasi a fare male.
Infilò deciso una mano nella vita dei pantaloni di Draco, che gridò e cercò di fermarlo, contorcendosi.
La pressione della mano di Harry sull’addome lo fece sussultare e perse per un secondo il controllo, sopraffatto dall’urgenza.
Chiuse gli occhi e arrossì. "No no no no no!" si lamentò, mentre la mano di Harry scendeva e lui sentiva alcune gocce farsi strada fuori da sé.
Ma Harry raggiunse la meta, afferrò con dolcezza ciò che cercava e cominciò a muovere la mano su e giù intorno alla pelle tesa.
"Vedi?" disse, mentre lo massaggiava con garbo "Sembra che ti piaccia!"
Draco ansimò, guardandolo sempre più preoccupato, continuando a contorcersi sempre più disperatamente, le lacrime agli occhi. Poi singhiozzò, ogni respiro era faticoso e premeva, insieme alla mano del moro, sulla sua vescica tesa, facendolo sentire assolutamente sul punto di esplodere. Ma quei sospiri irregolari erano molto simile a quelli dell'eccitazione che saliva piano piano.
Harry, sopra di lui come un leone sulla preda, notò due lacrime scivolare sulle sue guance rosate. Poi Draco puntò le mani sul muro sotto di sé e appoggiò la testa indietro con un suono gutturale che sembrava anche un gemito di piacere. Harry sentì i muscoli del biondo pulsare tra le sue dita e un piccolo getto caldo inondare la sua mano e la stoffa intorno ad essa.
" Ti prego!... Non ce la faccio più..."
"Rilassati!" Harry continuava  a muovere la mano su e giù e la sentiva bagnarsi un po' di più ad ogni affondo mentre il biondo ansimava sotto di lui.
Draco gemette ancora, ma quando la sensazione di bisogno diventò sempre più simile a quella del piacere, cominciò a sentirsi molto confuso. Le due sensazioni erano entrambe forti, disperate e violente ma si sovrapponevano, poi si incrociavano.
Harry si chinò di nuovo a baciare le sue labbra. "Non piangere... " mormorò mentre le lacrime scorrevano sulle guance dalla pelle diafana "Non ti sto facendo male. Se ti lasci andare, lo capirai."
I suoi movimenti erano sempre più efficaci e Draco cominciò a soccombere a ondate di eccitazione sempre più intense. Con il viso accaldato e rigato di lacrime e le labbra rosa e tremanti guardò Harry, imbarazzato "Non so se... sto per venire... o per farmela addosso..."
"Non ci pensare, lasciati andare" gli sussurrò lui mentre con la mano continuava a massaggiarlo.
Draco inarcò di nuovo la schiena all'ultima fatale ondata di urgenza e ansimò delicatamente mentre il polso di Harry si muoveva con dolcezza e sicurezza su di lui.
Strinse i denti e tremò. Improvvisamente sentì i suoi muscoli cedere e la mano di Harry venne inondata dal liquido caldo che schizzò con potenza inzuppando la stoffa.
"La sto... facendo..." lo informò il biondo in completo imbarazzo.
"Lo sento" disse Harry che quasi tremava per l'eccitazione "Continua"
Draco rilassò la schiena e si appoggiò al muro "Accidenti a te, Potter!" sussurrò quasi in un pianto.
Harry lo baciò ancora e lui gli portò una mano dietro la nuca ricambiando il bacio. 
I loro pantaloni si bagnarono lentamente e il liquido scese piano lungo il muro e cadde a terra formando una pozza sotto di loro. Il moro continuò a muovere delicatamente la mano mentre il getto sgorgava con forza, e Draco sembrava perso nella libidine di quella doppia sensazione di piacere.
"... ma come fai?" disse con la voce spezzata tra un bacio e l'altro.
"Sono un pervertito" mormorò Harry tra le sue labbra.
"Ah..." Draco non capiva più niente. Infilò istintivamente una mano nei pantaloni di Harry, che ebbe un fremito. Afferrò la sua erezione, e sentì i loro due corpi reagire all'unisono nella novità di quel contatto. La pelle calda di Harry gli fece salire dentro una rapida euforia che si mischiò all'eccitazione e subito Draco si rese conto di sapere benissimo cosa doveva fare. Cominciò a muovere il polso guadagnandosi istantanei, languidi sospiri di piacere.
 
La sensazione era quella di andare a fuoco dentro l'acqua. Il moro era talmente eccitato che sarebbe venuto di lì a poco anche solo strusciando sulla stoffa dei suoi stessi jeans e Draco che lo toccava per la prima volta lo mandò per qualche istante in una sorta di coma orgasmico. Questo minò la sua concentrazione facendolo barcollare fino a perdere l'equilibrio sul muro così Draco gli afferrò un braccio con la mano libera e lo tenne fermo. I loro movimenti erano precisi e decisi nel disordinato groviglio di quelle incontrollabili sensazioni.
 
"E adesso, vieni..." sussurrò Harry.
Continuò a muovere la mano sul biondo finché non sentì il flusso diminuire e improvvisamente i muscoli pulsarono di nuovo tra le sue dita in un prorompente orgasmo.
Draco sentì i testicoli indurirsi e tutto il bacino contrarsi, mentre gli ultimi fiotti di liquido venivano seguiti dai getti del suo seme, e  una dilagante sensazione di piacere si diffondeva nella spina dorsale e negli arti che automaticamente si rilassavano. Tutto il corpo del biondo venne attraversato da un ultimo lungo fremito e la sua voce echeggiò nella torre deserta. I suoi gemiti spezzati e convulsi sembrarono a Harry il suono più dolce che avesse mai sentito.
Nello stesso momento, anche Harry ringhiò sotto la presa della mano di Draco che  sentì le pulsazioni regolari e il seme viscoso colpire l'interno dei boxer e colare sulla sua mano. La testa di Harry si chinò e le labbra si schiusero, gli angoli curvati come in un sorriso e contemporaneamente una smorfia di dolore. Finché ricadde sopra a Draco, stremato.
"Sei folle, io lo sapevo" sussurrò il biondo appoggiando il viso sui capelli corvini, mentre Harry respirava affannosamente adagiato su di lui con la guancia schiacciata sulla sua spalla.
"Non hai mai provato niente del genere, vero?" rantolò senza muoversi, mentre le sua schiena si alzava e si abbassava per il respiro corto.
Draco sorrise. "Come sei fanatico!"
"Non è eccezionale? L'ho sperimentato nella doccia... sai?" continuò Harry entusiasta ma esausto.
"E' piuttosto intenso..." rispose Draco asciugandosi le lacrime e poi abbracciò Harry e lo strinse inspirando l'odore dei suoi capelli e del sudore fresco, del calore umido di quella caotica lotta trasformatasi in uno dei momento più piacevoli della sua vita.
 
Si addormentarono per un po' al ronzio ovattato del grosso congegno meccanico.
Quando riaprirono gli occhi, la luce rossa del tramonto entrava dal quadro dell'orologio. Harry si alzò in piedi, Draco si stiracchiò e si mise seduto guardandosi i pantaloni fradici.
"Potter, guarda, te l'ho fatta sul libro, sei contento?..." disse indicando i volumi a terra vicino a loro. "...e anche sul mio..." aggiunse seccato sollevando il tomo sgocciolante con due dita.
Harry si mise a ridere vedendo i libri che galleggiavano nella pozza sul pavimento.
"Adesso ci devo andare io in bagno... ci devo proprio andare... Scendiamo?" disse poi tastando il cavallo umido dei suoi pantaloni.
Draco assottigliò lo sguardo. Si alzò lentamente e poi gli mise le mani sulle spalle.
"Adesso me la paghi" sorrise, spingendolo poi con forza sull'altro lato del muretto e mettendosi sopra di lui mentre Harry si contorceva cercando di liberarsi.
"No! Draco! Io ce la faccio ad arrivare in bagno!"
"Non ci contare, Potter" diceva l'altro tenendogli i polsi. Poi sbottonò i suoi pantaloni con un gesto secco e riprese i suoi polsi tenendolo fermo mentre guardava la sua erezione disegnata dalla stoffa dei boxer.
"Ok, va bene, ho capito!" implorava Harry "Non lo faccio più, giuro! Lasciami andare... Ahhh!" Draco si abbassò su di lui e gli morse il collo.
"Basta, basta! Mi scappa!"
"Falla qui!" diceva Draco imitando il suo tono di voce.
"Bastardo!" mugolava Harry con le guance rosse e gli occhi lucidi.
"A me?" Draco alzò le sopracciglia. Poi affondò le dita nei fianchi di Harry e cominciò a fargli il solletico. 
"Ahhhhhh ahahahahahahha! Nooo! Nooo!" Harry strillò tra le risa e il pianto.
"Adesso puoi dire bastardo" sorrise Draco "E ora anche maledetto bastardo" disse sedendosi sopra di lui.
Harry aprì la bocca in un gemito muto e Draco sentì il getto caldo sotto di sé e subito il calore che si ampliava tra i loro corpi.
"Nooo!" il moro si coprì il viso con le mani. Mentre l'altro lo guardava compiaciuto, con le braccia incrociate sul petto.
"E' calda, Potter?" lo prendeva in giro.
"Fottiti, Malfoy." farfugliò Harry tra le mani con una mezza risata.
 
-*-
 
"Ehi! Dove siete stati tutto il giorno?" chiese Hermione quando li vide camminare nel corridoio che portava alla Sala Grande.
I due si resero conto in quel momento che stavano camminando insieme dentro Hogwarts come due vecchi amici.
"In Biblioteca" - "Al laboratorio" dissero all'unisono.
Hermione si morse un labbro e poi si mise a ridere.
I due ragazzi arrossirono.
"Ok, non voglio saperlo" disse lei "Mi chiedevo solo se andava tutto bene, non vi ho più visti da questa mattina."
"Sì, beh... va tutto bene, grazie. Comunque stavamo studiando." disse Harry mostrando il libro che aveva in mano. 
Draco soffocò una risata facendo finta di tossire, quando vide le pagine accartocciate di una parte del libro che era sfuggito all'incantesimo di asciugatura e stiratura.
Harry se ne accorse e lo girò con un gesto veloce nascondendolo tra le braccia poi guardò Draco, cercando invano di trattenere il sorriso.
Il biondo si schiarì la voce. "Beh, io... vado a portare i libri in camera. Ciao, ci vediamo a cena." disse prima di allontanarsi.
Hermione sorrise incamminandosi accanto a Harry "Non so di cosa stavate ridendo. Ma ormai credo di aver capito che Ron non fosse l'unico ad essere geloso, l'anno scorso."
"Io non ero geloso!" disse Harry, rendendosi subito conto di aver confermato con una leggibile espressione, qualsiasi cosa Hermione volesse insinuare in quel momento.
"Ok. Un po'" ammise subito dopo.
La ragazza sorrise ancora. "Non preoccuparti, Harry. Non ho niente contro voi due. Anzi, vi trovo proprio carini!" disse con un sorriso, camminando accanto a lui.
"Ah... grazie" disse Harry imbarazzato.
"Non sei affatto teso per la prova di domani. Sono contenta" sospirò poi la ragazza.
"No. Insomma, non ci sto pensando, ecco..."
"E' giusto. Se sarai rilassato andrà tutto bene" disse Hermione celando male la sua preoccupazione. Poi si fermò e mise le mani sulle sue spalle.
"Harry, sei forte e sei intelligente. Sono sicura che saprai fare la cosa giusta quando sarà il momento. E tua madre ti proteggerà come ha sempre fatto."
Harry le sorrise "Grazie, Hermione" disse abbracciandola.
 
-*-
 
 
La seconda prova del Torneo Tre Maghi stava per avere inizio. Gli spalti erano pieni e la gente fremeva sventolando bandierine colorate.
Draco tirò un sospiro guardando la torre dell'orologio dall'alto palco su cui sedeva accanto a suo padre.
Lo aveva aspettato nell'ufficio di Silente, quella mattina, scrutandolo attentamente quando era entrato dalla porta con il suo solito passo elegante, e aveva notato che stavolta Lucius sembrava zoppicare e sul collo, nella parte che il colletto della veste nera non riusciva a coprire, aveva una cicatrice che Draco non ricordava di aver mai visto.
"Stai bene?" gli aveva chiesto senza pensare.
"Parlami come si addice al tuo rango!" aveva replicato freddamente Lucius.
"State bene, Signore?"
"Sto bene! Grazie." aveva risposto lui. A Draco quel grazie era suonato completamente nuovo detto dalla voce di suo padre.
Avevano passato in silenzio i seguenti dieci minuti, poi, quando Silente si era allontanato, Lucius lo aveva guardato negli occhi. "Il Signore Oscuro vuole vederti" aveva detto con solennità.
Draco, ricambiato lo sguardo, aveva annuito con tutta la fermezza a sua disposizione.
"Dopo la prova verrai con me, e non voglio scenate, chiaro?"
Al secondo gesto di approvazione di Draco, l'uomo si era avvicinato di più a lui "Non so cosa passi per la testa di Potter né per quale motivo ti stia difendendo in quel modo. Ma il Signore Oscuro apprezza che si stia avvicinando a te. Fai in modo che non si metta in mezzo, però, quando non è il momento."
Draco si era chiesto se quell'informazione avesse per caso salvato la vita a Lucius, tornato a mani vuote da Voldemort ma con la sicurezza che Potter avrebbe seguito Draco dovunque.
Poi si era chiesto come poteva avvertire Harry di non seguirlo questa volta e assicurarsi che non lo facesse.
 
Mentre si dirigeva verso gli spalti con suo padre, Draco aveva deciso di poter fingere per una volta qualcosa che conosceva bene. Aveva chiesto così a Lucius il permesso di andare in bagno cercando di manifestare una certa urgenza.  Dapprima l'uomo glielo aveva negato poi, prima di salire sulla alta struttura dei palchi, lo aveva guardato un momento e aveva detto "Vai. Ma ti voglio al mio fianco tra meno di dieci minuti!"
Draco era rimasto più che sorpreso, per una volta che non aveva assolutamente bisogno di andare in bagno era riuscito a farsi concedere il permesso. Per un attimo aveva anche pensato che Lucius lo sapesse, che avesse deciso di dargli dieci minuti per poter parlare con Harry ...Ma a quale scopo? Sarebbe stato solo una buona occasione per lui se quel pazzo di Grifondoro avesse di nuovo seguito la carrozza. Oppure no?
 
Draco aveva raggiunto la tenda di Harry che automaticamente si era affacciato come se sapesse che stava arrivando, lo aveva trascinato dentro e lo aveva baciato spingendolo contro la stoffa.
"Harry! Devo andare al Manor, non seguirmi per favore. Ti prometto che tornerò entro domani!"
Lo sguardo ferito di Harry che scuoteva la testa incredulo era stata la cosa peggiore di quei dieci minuti.
"Dobbiamo agire con cautela, lasciami andare a sentire cosa vuole. Potrei capire di più su cosa sa di noi. E del Segreto." aveva continuato Draco cercando di convincerlo.
"Va bene... ma per favore, stai attento." aveva risposto infine il moro, con poca convinzione.
"Anche tu stai attento" aveva sussurrato Draco prima di dargli un ultimo abbraccio.
 
 
Draco guardava fisso le acque scure del lago, con i pugni stretti sul cuscino del palco, mentre tutta la folla con il fiato sospeso si chiedeva perché Harry non tornasse in superficie. Fleur era appena riemersa gridando e piangendo perché non era riuscita a prendere sua sorella dalle grinfie dei Tritoni. E Krum aveva riportato Hermione sana e salva sulla sponda.
 
Mancava solo Harry.
Draco si sentiva stringere il cuore ogni secondo che passava.
All'improvviso Harry uscì dall'acqua, tra le braccia aveva Ron e la sorella di Fleur.
Quando Draco scattò in piedi, Lucius lo afferrò per un polso riportandolo a sedere. Allora si sporse in avanti per guardare meglio. Si rese conto che tra le grida della folla poteva sentire il respiro affannato di Harry, niente che fosse possibile sentire da quella distanza nemmeno nel totale silenzio. Vide Silente alzare il braccio di Harry per proclamare la riuscita della seconda prova e poi il ragazzo cadere in ginocchio esausto.
 
Pochi minuti dopo, Draco si sentì afferrare e trascinare via da suo padre.
"Silente è già stato informato che verrai con me, oggi" disse l'uomo senza aggiungere altro.
 
Il viaggio in carrozza fu lungo come sempre e dette a Draco tutto il tempo di immaginare cosa lo aspettasse. Voldemort era stato chiaro all'ultimo incontro, voleva il Segreto, e sapeva che esso sarebbe stato svelato soltanto una volta, e soltanto a Harry e Draco insieme ad un ignoto momento prestabilito.
Per ottenere il segreto Voldemort aveva bisogno di entrambi i ragazzi, ma solo uno di loro adesso era in suo potere. Draco aveva il Marchio Nero che gli era stato imposto con un ricatto, da neonato, e rappresentava una promessa fatta a Voldemort. Non avrebbe potuto rifiutarsi di soddisfare i desideri del mago, senza essere torturato e manipolato dal marchio. Solo il braccialetto di crine di unicorno che sua madre gli aveva lasciato, ancora lo proteggeva dal completo controllo del Marchio su di lui.
Harry e Draco avevano deciso di assecondare Voldemort il più a lungo possibile, e nel frattempo cercare le due chiavi mancanti per aprire il lucchetto che conteneva il Segreto.
 
La carrozza giunse al Manor nel buio denso di una notte senza stelle. Si appoggiò al suolo e scosse Draco dai suoi pensieri riportandolo all'immediata realtà e al fatto che di lì a poco avrebbe rivisto Voldemort.
 
Lucius gli ordinò di seguirlo nelle segrete e lo scortò fino a quella porta che il ragazzo ricordava con orrore.
Come varcò la soglia, i suoi sensi vennero inondati dall'odore di morte che riempiva quell'ambiente. Il fuoco acceso nel camino, rosso come il sangue, non sembrava produrre il minimo calore.
 
"Siediti, Draco" sibilò Voldemort. 
Draco si sedette sulla poltrona di fronte a quella del mago, mentre Lucius uscì lentamente nel corridoio e chiuse la porta dietro di sé.
"Penso che tu stia facendo un buon lavoro." continuò. "Se non sbaglio, Harry è diventato tuo amico."
Draco aveva sigillato la mente ancora prima di varcare il cancello del Manor, ma sentiva un'enorme difficoltà nel mantenere l'occlumanzia al cospetto del mago oscuro. Non capiva cosa esattamente Voldemort riuscisse a percepire delle sue emozioni e dei suoi pensieri aldilà delle sue capacità di nasconderli con la magia, o cosa potesse vedere di quello che lui faceva. Di sicuro c'erano stati momenti molto rari in cui Harry poteva vedere ciò che Voldemort vedeva e altri in cui Draco riusciva a sentire la voce di Voldemort, ma niente di più fino a quel momento.
"Sto cercando di avvicinarmi a lui, mio Signore. Come avete chiesto" disse il ragazzo con la voce priva di emozione.
"Molto bene, Draco. Continua così e fai in modo che Harry si fidi di te. Se farai ciò che ti dico, diventerai più potente di lui. Io e te saremo i maghi più rispettati e venerati del mondo intero."  Le labbra sottilissime e bianche di quel volto informe si allungarono, curvandosi in una strana e grottesca smorfia che forse voleva essere un sorriso compiaciuto.
Draco si sentì rabbrividire, ma rimase in guardia e concentrato.
"E' incredibile" continuò Voldemort "come due sporche mezzosangue abbiano dato alla luce due maghi tanto intelligenti e dotati" sibilò.
I pugni di Draco si strinsero di riflesso sulle ginocchia, cercò di trattenere il moto di ira che gli nasceva nel petto. Serrò i denti e rimase impassibile.
"Non è vero? In fondo è quello che erano... Sporche, inutili mezzosangue!" esclamò il Signore Oscuro, sporgendosi verso di lui e finendo la frase in un tono più elevato.
Draco sussultò lievemente. Poi guardò negli occhi rossi del mago e capì che si aspettava una conferma.
"Sì, mio Signore!" disse con profonda umiliazione.
"Esatto" annuì lui "e sei fortunato, Draco. Perché sarai l'unico tra i miei seguaci che rimarrà in vita quando finalmente sarò in possesso del Segreto!"
Draco si sentì spezzare il cuore ma evitò anche di respirare, per evitare di mostrare emozioni che lo avrebbero tradito.
"Nemmeno tuo padre sarà risparmiato. Questo lo sai, vero? Se vuoi l'onnipotenza, ci sono delle cose che devi saper sacrificare!"
"Sì... mio Signore." confermò Draco mentre sentiva un nodo stringergli la gola.
Voleva solo uscire da lì, scappare da quella stanza e correre più lontano possibile. Cercò di non tremare e inspirò lentamente.
"Bravo." sussurrò il mago alzandosi dalla poltrona e muovendosi verso di lui. Il corpo del mago era diverso dall'ultima volta che lo aveva visto. Non fluttuava più come un fantasma, o almeno non era costretto a farlo, perché sembrava a vere una paio di gambe come gli altri maghi e poggiare passi corposi sul tappeto.
 
Draco si irrigidì al tocco della mano gelida sul viso, era fredda come una lastra di ghiaccio.
Sentì le dita secche stringere il suo viso e inclinarlo verso l'alto.
"Sei molto bello, Draco, il tuo corpo è perfetto per contenere un'anima onnipotente..." sibilò. Poi prese la sua mano su cui aveva inferto la ferita la volta precedente e ci passò sopra la bacchetta facendo scomparire la cicatrice.
Draco si guardò il palmo e poi richiuse il pugno.
"Grazie, Signore" disse sforzandosi di nascondere la rabbia che provava e la sensazione di nausea che quella presenza gli infondeva, ma si sentì improvvisamente afferrare per il collo e spingere contro lo schienale della poltrona. Il volto bianco e scavato privo di naso gli si piazzò a pochi centimetri dagli occhi
"Stai attento, Draco! Io non sopporto i traditori. Non avrò pietà nemmeno di te! Ricordatelo!"
"Sì, mio Signore!" mormorò Draco mentre sentiva il suo Marchio Nero bruciare oltremodo sotto la pelle. Il mago lo lasciò andare e lui si strinse l'avambraccio ansimando.
"Sei mio" sibilò Voldemort "Adesso puoi andare" aggiunse muovendosi verso il camino.
 
"Grazie, Signore..." Draco tremava con gli occhi congestionati dal dolore.
Si alzò dalla poltrona e uscì lentamente dalla stanza. Poi corse su per le scale fino ad arrivare nel salone e quando chiuse la porta delle segrete dietro di sé, sentì i singhiozzi premere in gola. Cerco di attutirli coprendosi la bocca con una mano. Gli occhi si riempirono di lacrime fuori dal suo controllo e scoppiò in un pianto sommesso appoggiandosi alla parete.
 
 
Il ragazzo alzò gli occhi mentre le lacrime scendevano sul viso e rimase un momento a guardare suo padre che si avvicinato e stava fermo di fronte a lui. Gli occhi di Lucius erano diversi, la sua espressione sembrava ammorbidita.
Draco si asciugò le lacrime cercando di ricomporsi e continuò a guardare nel viso immobile di Lucius.
"Cosa ti ha fatto?" chiese improvvisamente l'uomo.
Draco fu quasi sorpreso dal tono di apprensione che trapelava dalla sua voce.
"Niente..." mormorò. Al pensiero delle parole del mago oscuro la gola gli si chiuse di nuovo.
"Perché stai piangendo?" chiese ancora Lucius con freddezza, ma sempre con un'insolita ombra di preoccupazione.
Draco improvvisamente non si sentì di mentire. Aveva un bisogno estremo di comunicare con lui, e sapeva dentro di sé che per quanto lo odiasse non voleva che fosse ucciso. Non capiva ancora perché, ma il ragazzo che aveva visto nei ricordi di Severus gli aveva ribaltato la figura di suo padre completamente ed era certo che da qualche parte, dentro di lui, ci fosse ancora la persona che aveva fatto innamorare sua madre.
"Ha detto che ti ucciderà!" disse seccamente e un'altra lacrima scese dai suoi occhi.
Lucius lo guardò impassibile. "Credi che io non lo sappia?" rispose.
Draco lo guardò incredulo. "Cosa?... Perché fai tutto questo, se sai che ti ucciderà?! "
 
"Draco, vai in camera tua. Adesso!" ordinò l'uomo.
"No!" Draco strinse i pugni e lo guardò dritto negli occhi. "Dimmelo!"
"Smetti di parlarmi così. Questa conversazione è chiusa." disse lui voltandosi verso il camino.
Draco ripensò al ricordo in cui Lucius si offriva a Voldemort in cambio della vita di sua moglie e di suo figlio. E il mago lo ricattava dicendo che avrebbe accettato ma avrebbe comunque messo il suo marchio su di loro. Il marchio che aveva ucciso Isadora dopo sette anni e che adesso tentava di fare lo sesso con Draco se non fosse stato per il bracciale di crine di unicorno.
"Per favore... padre. Dimmi perché lo fai." Draco si avvicinò a lui e alzò una mano quasi sentendo la necessità di toccarlo ma poi la abbassò.
"Lo fai per lei?" chiese incauto. "Volevi salvarle la sua vita, ma hai potuto solo allungarla di qualche anno! Il Signore Oscuro ti ha preso in giro!"
"Basta così!" tuonò l'uomo rimanendo si spalle.
Ma Draco prese un lungo respiro e continuò "Le sue promesse sono false! Avrà quello che vuole anche se ci metterà degli anni per averlo. Come ha preso la vita di mia madre, avrà la tua e la mia. Nessuno di noi si salverà, se qualcuno non combatte contro di lui e lo sconfigge!"
 
La schiena di Lucius sembrò irrigidirsi più di quanto già fosse e un silenzio glaciale riempì la stanza.
 
"Non ho intenzione di discutere con te. Per l'ultima volta, vai in camera tua." ordinò con una strana rassegnazione nella voce e rimase immobile, continuando a dargli le spalle.
Draco rimase per un attimo a fissare le spalle di suo padre, al suono sommesso del fuoco che ardeva nel camino.
"Non permetterò che ti uccida!" disse con decisione prima di voltarsi e andarsene verso la sua camera.
 
Lucius rimase ancora immobile con gli occhi puntati sulle fiamme. Poi sospirò e si girò a guardare suo figlio che usciva dalla grande porta della sala. Si voltò di nuovo, e quando chiuse gli occhi una singola lacrima gli rigò il viso.
 
 
 
h+d
 
 
 
 

 
Note conclusive:
 
 
Grazie mille per aver letto e dopo questo capitolo (anche se volete vendicarvi della lunga attesa a cui vi ho sottoposte che vi ha probabilmente fatto dimenticare la storia...) non mi lasciate qui a indovinare cosa avete pensato! Condividetelo sui commenti! Un abbraccio D. 
Facebook: http://www.facebook.com/dariakathleen.bates

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Capitolo 26
*** Always ***


 del capitolo:

TROVATE QUESTA STORIA COME LE MIE ALTRE,  AGGIORNATA PIù SPESSO SU NOCTURNE ALLEY - NICKNAME: DracoMalfoy 
 
CIAAAAOOO!
Here we go! Pensavate che fossi sparita? O forse nemmeno vi ricordavate di questa storia! T_T Molto possibile... beh, ecco un nuovo capitolo. Scusate se è breve e di passaggio e senza musica annessa stavolta. Dal prossimo si entra nel quinto anno. Il prossimo capitolo è molto meglio di questo, è già pronto e lo posterò tra una settimana! Spero vi piaccia è uno di quelli più ispirati ^^ e molto omorashi!
Questa volta Lilit non ha potuto rileggere o betare per mia fretta e suoi impegni! (scusa Lilit!!)
E grazie a Boann che nonostante gli avvelenamenti e le influenze ha betato anche questo capitolo! 
Per adesso vi lascio! Con sorpresina nelle note finali^^
Grazie a tutti per essere ancora qui a seguire questa storia! Senza di voi non avrebbe il senso che ha.
Un grande abbraccio

            
 
 
 
Capitolo 26

Always


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Quando Draco tornò a Hogwarts il giorno seguente, scoprì che i  quattro partecipanti al Torneo Tre Maghi sarebbero rimasti lontani dagli altri studenti per tutta la settimana prima di affrontare la prova finale. Era stato deciso per evitare che qualcuno potesse aiutarli e la loro gara risultare impari.
Draco apprese la notizia da Hermione che gli si avvicinò durante la lezione di Trasfigurazione. 

"Non è in camera di Ron"  disse la ragazza. "Hanno dato a tutti e quattro una camera singola in un'altra alla del castello.  Hanno anche sospeso tutte le lezioni, per una settimana da domani. Possiamo solo esercitarci nei laboratori o studiare in biblioteca."
"Capisco..." Draco si sentì sprofondare il cuore e decise che avrebbe trovato quell'ala del castello e avrebbe visto Harry comunque prima dell'ultima prova.
Ma non fu così. Seppure vagasse di notte nella scuola tentando di sentire la presenza di Harry, qualcosa gli impediva di trovarlo.
Dopo alcune notti insonni e dopo essere stato beccato da Gazza fuori dai dormitori e portato dal preside, Draco decise di desistere.
Nemmeno Silente gli dette il permesso di vedere Harry, dicendo che non c'era bisogno di preoccuparsi perché era al sicuro e doveva solo rispettare le regole del torneo. Harry aveva solo 14 anni, ma se il calice di fuoco lo aveva scelto allora sarebbe stato sicuramente in grado di superare tutte le prove.
 
-*-
 
Mancava solo un giorno e poi l'ultima prova avrebbe avuto luogo.
 
Tormentato dall'ansia e dalla noia di quelle giornate senza meta, Draco si recò all'ufficio di Piton.
"Entra pure" disse l'uomo seduto alla scrivania.
"Signore..." il ragazzo osservò Piton che lavorava davanti ad un calderone. Notò sulla sua scrivania la scatola d'argento aperta. "Cosa sta facendo?"
Il mago alzò lo sguardo alla voce del ragazzo che per un momento gli ricordò quella di Isadora nel tono in cui usava rivolgersi a lui.
"E' la vostra pozione Draco." disse lui facendogli cenno di avvicinarsi. "Sto preparando gli ingredienti"
Draco si avvicinò e guardò dentro il piccolo calderone in cui il professore stava versando una goccia di sangue dalla boccetta di vetro.
Guardando il liquido rosso e denso che colpiva quello bianco nel recipiente, Draco si sentì improvvisamente debole come se quel sangue stesse uscendo dal suo corpo e sentì dei sussurri confusi invadergli per un momento la testa.
 
"Cosa volevi chiedermi?" chiese Piton lanciandogli un'occhiata.
Draco si scosse da quel momentaneo stordimento e lo guardò.
"Tutto bene?"chiese l'insegnante.
"Sì... Signore" Draco sospirò poi prese coraggio e disse "Signore, lei sa che Voldemort ha intenzione di uccidere tutti i suoi seguaci appena avrà trovato il Segreto?" disse cercando di dissimulare la spossatezza che provava.
Piton lo scrutò un momento. "Chi ti ha detto questo?"
"E' stato Voldemort, Signore"
"Ciò che dice non ha alcuna importanza se tu e Potter riuscite a trovare il Segreto prima di lui. Ed è questo che dovete fare! La profezia dice che due bambini saranno la sua rovina. Lui sa che morirà se voi riuscite in quello che le vostre madri hanno cercato di farvi fare. Sarete voi a uccidere lui."
Draco annuì e abbassò lo sguardo. "E se dovesse uccidere i suoi seguaci prima che noi troviamo il Segreto?"
"Di cosa hai paura, Draco?" chiese l'uomo .
"Ho paura... che uccida lei, e mio padre"
Piton lo guardò e Draco riuscì appena a percepire una reazione nel suo viso, prima che essa svanisse.
"Non succederà."  disse l'insegnante appoggiando una mano sulla sua spalla. " E se dovesse succedere sarà per una buona causa. Voglio che voi troviate quel segreto e poniate fine alla vita di quel miserabile essere"
Draco alzò gli occhi per trovare quelli di Piton puntati nei suoi. La rabbia che l'uomo provava era chiara in quel momento. Gli sembrò di vedere, seppellita sotto la maschera impassibile,  la stessa espressione che aveva nel ricordo in cui sollevava il corpo esanime di Lily da terra e lo stringeva a sé.
 
 
-*-
 
 
La notte dell'ultima prova, Draco era appostato dietro una grossa pietra circondata da cespugli. Guardava, oltre le frasche, l’altissima parete di siepe del labirinto costruito appositamente per il Torneo Tre Maghi.
 
Mancava poco all'arrivo dei partecipanti e il brusio non lontano del pubblico riempiva l'aria circostante.
 
 
Arrivare dietro al labirinto la sera della terza prova, non era stato facile. Mentre gli studenti si recavano in gruppi verso gli spalti guidati dagli insegnati, Draco si era staccato dagli altri e, sgattaiolando sotto il naso di un professore, si era nascosto facendo poi il giro intorno al labirinto.
 
C'era qualcosa che da quella mattina gli opprimeva il petto, come una sensazione di attesa, snervante e malsana. Si sentiva come se qualcosa di eccezionale stesse per succedere eppure nello stesso tempo rifiutava quella tensione con l'istintiva consapevolezza che niente di eccezionale poteva essere positivo in quel momento.
Sapeva che forse quelle non erano le sue sensazioni ma avevano a che fare con Voldemort e questo era il motivo per cui Draco si trovava lì. Non avrebbe lasciato Harry da solo fuori dal castello, mai più. Aveva un brutto presentimento e ad un tratto gli tornò in mente il modo in cui Harry era finito tra i partecipanti del torneo.
Ci era finito in modo illegale e totalmente inaspettato, per cui cominciò a temere che quel carrozzone caotico del Torneo che impegnava e confondeva la mente di tutti, compresi i funzionari del ministero della Magia, avesse a che fare in qualche modo con Voldemort.
 
Le trombe suonarono l'inizio della gara quando i quattro partecipanti furono lasciati soli nel labirinto.
Draco corse lungo la parete di foglie, sentiva esattamente che Harry era lì vicino e sapeva in che direzione andava anche senza vederlo.
Sentì gridare Fleur e cercò un ingresso tra le piante ma i rami si strinsero bloccandogli l'accesso.
 
Poi fu la volta di Krum, qualcuno lo aveva colpito. Ma com'era possibile? Ai primi metri di labirinto erano già fuori combattimento? Vide nel cielo le scintille rosse e sentì lo speaker annunciare il ritiro dei due partecipanti.
 
Harry e Cedric erano ancora dentro e proseguivano separatamente il percorso.
Improvvisamente si ricordò di una lettera di Sirius che Harry gli aveva mostrato, che diceva "Non so chi abbia messo il tuo nome nel calice, Harry, ma chiunque sia stato non è tuo amico. Le persone muoiono in questo torneo!"
 
Draco corse ancora lungo la siepe e sentì la voce di Harry che imprecava.
"Harry!" lo chiamò.
"Draco!" si avvicinò alla siepe continuando a camminare "Cosa ci fai qui?"
"Stai attento... c'è qualcosa che non va!" riuscì a dire Draco contro le foglie mentre seguiva la sua voce.
"Non preoccuparti" lo rassicurò Harry "credo che qualcuno abbia deciso di aiutarmi, è stato abbastanza facile arrivare fin qui. E credo che la fine del labirinto si avvicina... Draco! Vedo il trofeo!!" gridò subito dopo.
 
Alle parole di Harry, Draco sentì un brivido di gioia al centro del torace. E improvvisamente l'angoscia lo avvolse. Non era felice. Non era lui ad essere felice.
"Harry! Fermo!" gridò e senza pensare tirò fuori la bacchetta e bucò la parete della siepe con un incantesimo ustionante. Entrò nel labirinto e vide Harry e Cedric correre verso la grande anfora dorata.
Lo inseguì gridando il suo nome ma Harry non si fermò. Fu un attimo e la mano di Harry, contemporaneamente a quella di Cedric, afferrò una delle due maniglie dell'anfora, che stava su un piedistallo di pietra. Draco si gettò su Harry ma lo mancò per un pelo e un crack sollevò un ululato di stupore nella folla.
Si tirò su da terra e Harry era scomparso, insieme a Cedric e al trofeo.
 
Subito Silente, Moody e la MacGranitt si materializzarono di fronte a lui.
"Dove sono?" chiese la Professoressa.
"Non lo so! Son scomparsi!" Draco in preda al terrore sentì la testa girare vorticosamente.
 
"Era una passaporta." constatò Silente con aria grave. E gli altri lo guardarono ammutoliti.
Madama Chips apparve poco dopo seguita da altri funzionari del ministero e da Severus Piton
"Che succede?"
"Severus, il trofeo è stato sostituito da una passaporta. Era una trappola!" Affermò il Preside.
Draco vide l'occhio buono del professor Moody brillare in modo strano ma subito un dolore allo stomaco e poi alla testa lo piegò in due.
Piton si avvicinò. "Draco? Cos'hai?"
Il ragazzo cadde a terra e si portò le mani alla testa gemendo. Non riusciva più a vedere le persone di fronte a sé ma vedeva un cimitero buio e nebbioso in cui Voldemort stava strizzando la mano di Harry che era trafitta e sanguinava sopra una tomba di marmo di cui intravedeva solo la scritta
 
               Riddle
 
"No!!" gridò Draco rotolandosi sull'erba e Piton lo afferrò per le braccia "Che hai? Che sta succedendo?"
Silente si chinò su di lui e lo osservò cupo.
Ma Draco continuò a vedere il cimitero, e sentì Voldemort parlare:
"Il mio corpo è finalmente potente grazie a voi due, al sangue che Draco ha donato e che mi permette finalmente di avere il diritto di ucciderviE grazie al tuo che rinforza il mio corpo e lo rende completamente umano unito alle ossa di mio padre!"
Draco vide l'immagine confusa di un'altra tomba di marmo bianco che recava la scritta
 
       James e Lily Potter - per sempre
 
Una piccola scintilla percorse i contorni della parola sempre e poi fu tutto buio. Un lungo minuto passò prima che una forte luce abbagliasse di nuovo Draco e in quel momento vide una donna camminare verso di lui, era fatta di luce e aveva lunghi capelli e mani sottili.
"Sono fiera di te" disse l'immagine eterea. Ma la sua voce sembrava provenire da due persone. "Sono fiera di te" ripeté ancora e quella volta Draco sentì chiaramente due voci.
Non sapeva dire quanto tempo fosse passato quando un crack improvviso, corrispose alla fine di quella visione e Draco riaprì gli occhi, si voltò sull'erba a si sollevò sulle braccia.
Di fronte a lui c'era Harry, esausto, sanguinante e in lacrime. In una mano stringeva la coppa del trofeo e nell'altra il braccio di Cedric che Madama Chips stava tentando di staccare con la forza dalla sua presa.
"E' morto!" mormorò Harry "L'ha ucciso!"
 
 
 
-*-
 
Dopo che Madama Chips ebbe curato le ferite di Harry, lui e Draco erano stati lasciati con Silente, Piton, la McGranitt e la Cooman. I quattro professori si erano fatti spiegare con precisione cosa fosse successo.
Harry era ancora sotto shock, tuttavia raccontò loro dei Mangiamorte riuniti attorno a Voldemort, evitando di fare il nome di Lucius Malfoy. E raccontò loro di come la sua bacchetta avesse generato dei fantasmi e una strana cupola di luce mentre combatteva con il mago.
Silente gli spiegò la magia del Prior Incantatio e il motivo per cui aveva visto quei fantasmi. Poi disse a tutti i presenti che il ritorno di Voldemort era ormai ufficiale.
 
Quando finalmente i professori se ne andarono, Harry si sdraiò sul suo letto e si voltò di spalle.
Draco lo guardava serio, seduto sul letto accanto a lui, improvvisamente sentì il ragazzo che tirava su col naso e lo vide portarsi una mano sul viso.
"Harry?"
Ma lui non rispose e si coprì il viso.
Allora Draco gli si sdraiò al suo fianco e lo avvolse con un braccio, appoggiò il viso ai suoi capelli e chiuse gli occhi. Sentì il corpo di Harry scosso dai singhiozzi e lo strinse di più a sé.
 
Harry prese la sua mano e la strinse. Avrebbe voluto dirgli di quanto si sentiva inutile per non aver potuto evitare la morte di Cedric, che non c'entrava niente in tutta quella storia. Ma non riusciva nemmeno a parlare. Quella scena raccapricciante del suo compagno di scuola che crollava a terra sotto la maledizione aveva oscurato il suo cuore, come quando per colpa dei dissennatori gli sembrava di rivedere sua madre colpita dal mago oscuro.
La responsabilità che si sentiva di avere verso le persone innocenti che aveva intorno ritornava ad angosciarlo come aveva fatto al secondo anno. Aveva solo quattordici anni ma Il suo destino sembrava sempre più chiaro e ogni volta gli ricordava che non c'era via di fuga, che non c'era una vita normale possibile nel suo futuro, finché Voldemort sarebbe rimasto al mondo.
 
 
"L'ho vista, ho visto tua madre" sussurrò Harry con la voce spezzata mentre il respiro di Draco gli scaldava piacevolmente la nuca.
 
Draco sentì gli occhi pizzicare. "Anche io, l'ho vista" mormorò "Era proprio lei? " chiese, una lacrima gli scese sul viso e si sciolse sui capelli di Harry.
Il moro si voltò e appoggiò la fronte su quella di Draco, intrecciò le dita con le sue e disse
"Mi hanno protetto, erano lì con me, tutte e due, e... è come se fossero sempre qui con noi."
Draco annuì mentre un'altra lacrima scivolava lungo la sua guancia. Allora Harry si girò e baciò le sue labbra prima di stringerlo a sé.
"Dobbiamo andare avanti. Ci aiuteranno."
 
Draco chiuse gli occhi  e ripensò alla strana visone che aveva avuto nel labirinto. Dai racconti di Harry sembrava che avessero visto le stesse cose.
"Dove si trova la tomba dei tuoi genitori?" gli chiese improvvisamente.
"Al cimitero di Godric's Hollow" rispose Harry cupo "Perché?"
"Dobbiamo andare lì, insieme"
 
 
-*-
 
Draco spiegò a Silente il motivo per cui voleva andare alla tomba dei genitori di Harry e quando il preside e Severus, scortati da un grosso cane nero che camminava al fianco di Harry li accompagnarono a Godric's Hollow, la sua teoria risultò giusta.
"Il biglietto nella scatola diceva la terza chiava è sempre con lei. Sempre" spiegò Draco. "Guarda Harry, vicino alle nostre bacchette la parola scintilla come facevano le lettere incise sull'albero."
Harry annuì. Insieme toccarono la scritta con la bacchetta e la scritta si illuminò, un rettangolo si disegnò intorno ad essa e poi si aprì come un piccolo cassetto.
"Eccola!" gridò Harry estraendo al piccola chiave. "E' proprio lei! E' uguale a quella che ha Hermione."
 
 
La terza chiave fu legata al polso di Harry con un nastro incantato come la prima era legata al polso di Hermione. Adesso mancava soltanto la seconda.
Il biglietto della scatola d'argento diceva "la seconda è sul ponte, dove ci siamo incontrati".
E infatti la chiave era nell'acqua del fiume a Firenze, dove Hermione in preda alla trance del fantasma di Isadora Black la aveva gettata, senza però ricordare quel gesto.
 
Tuttavia senza il Passatempo non c'era modo di tornare sul ponte dove era custodito il lucchetto con il Segreto.
 
 
 
-*-
 
 
Gli ultimi mesi di scuola del quarto anno furono molto movimentati.
Silente smascherò l'uomo che aveva messo nel labirinto la passaporta e che si spacciava per Malocchio Moody, liberando il vero professore dal rapimento.
Poi il Preside dovette, suo malgrado, annunciare a tutta la scuola che l'assassino di Cedric Diggory, non era che Voldemort in persona. Il mago oscuro era tornato e si era mostrato a Harry Potter.
Il Ministro Caramell non era assolutamente d'accordo con il divulgare tale notizia poiché non la riteneva attendibile, ma dovette ricredersi quando il Ministero della Magia, venne improvvisamente  invaso da nuovi funzionari al servizio del potere oscuro e i Mangiamorte che prima agivano nell'ombra, uscirono allo scoperto.
Silente chiamò così l'Ordine della Fenice a riunirsi.
 
Harry e Draco si avventurarono più volte invano nella foresta proibita alla ricerca del Passatempo ma nemmeno con l'aiuto di Silente riuscirono a ritrovarlo.
 
La professoressa Cooman all'inizio dell'estete aveva detto a Piton di prepararsi a distillare gli ingredienti trovati nella scatola d'argento, perché si stava avvicinando giorno in cui Harry e Draco, come le loro madri, avrebbero dovuto fare il patto di sangue e bere quella pozione.
 
Così l'estate iniziò e Harry e Draco dovettero separare le loro strade. Silente disse che era meglio così, che i luoghi familiari erano adesso i più sicuri nonostante sapesse che Voldemort frequentava spesso il Malfoy Manor.
Non ci fu niente da fare quando Lucius arrivò al castello e portò via suo figlio, mentre Harry sulla torre dell'orologio guardava la carrozza sparire all'orizzonte. Poi scese e andò preparare il baule per recarsi a casa dei Dursley.
 
  









Note conclusive:

Grazie per aver letto. Come promesso, tra una settimana il prossimo capitolo! E adesso la sorpresina!  
 
FOTOSTORIA  (fatela caricare bene prima di scorrere le foto che è un po' lunga!)
 
Era pronta da un po' in attesa di postare di nuovo! Magari vi aiuterà un po' a non perdere il filo della storia! A presto!  D

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