A Demon's Fate di Hagne (/viewuser.php?uid=33495)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - The Heart Of Everything ***
Capitolo 2: *** 2 - Jillian ***
Capitolo 3: *** 3 - The Howling ***
Capitolo 4: *** 4 - Mother Earth ***
Capitolo 5: *** 5 - The Swan Song ***
Capitolo 6: *** 6 - Somewhere ***
Capitolo 7: *** 7 - See Who I Am ***
Capitolo 8: *** 8 - Sinèad ***
Capitolo 9: *** 9 - All I Need ***
Capitolo 10: *** 10 - What Have You Done ***
Capitolo 11: *** 11 - Frozen ***
Capitolo 12: *** 12 - Lost ***
Capitolo 13: *** 13 - The Last Dance ***
Capitolo 14: *** 14 - A Demon's Fate ***
Capitolo 15: *** 15 - Never-Ending Story ***
Capitolo 1 *** 1 - The Heart Of Everything ***
"For
the pain and the sorrow
caused
by my
mistakes
[something]
immortal
humans
are to
blame
Now
I know I will
make it
there
will be a
time
We'll
get back our
freedom
they
can't fake
what's inside “
[…]
“Open up
your eyes
save yourself, from
fading away now
don't let it go
open up your eyes
see what you've
become, don't sacrifice
it's true
[something] the heart of
everything”
( The Heart of
Everything – Within
Temptation )
- Noi non dovremmo essere qui .
- Voglio dare solo un occhiata Sif, smettila di essere sempre
così maledettamente corretta
– si lamentò Fandral
con una punta di acidità, lanciando un'occhiata di intesa a
Hogun e Volstagg
che sgattaiolarono dentro la stanza con passi morbidi e silenziosi, per
quanto
le loro moli glielo permettessero.
Con un sospiro di sconforto Lady Sif li seguì, sebbene la
smorfia contrariata
delle sue labbra mostrasse la propria reticenza
nell'accodarsi agli
amici in quello sfoggio di stupidità.
Perché si doveva essere particolarmente idioti
a voler andare contro le parole di Odino per saziare una patetica
curiosità.
Eppure, quando il Tesseract si mostrò in tutta la sua
magnificenza, persino
la guerriera non potè che ammorbidire la piega delle labbra
e convenire che sì, era un oggetto bellissimo e che
sì, anche lei era curiosa di vederlo con i
propri occhi.
Nel cogliere il lieve addolcirsi dei lineamenti dell’amica,
Fandral sfoderò un
sorrisetto compiaciuto che convinse i due guerrieri ad accostare il
viso alla
lastra di ghiaccio che inglobava il potente cubo cosmico, curiosi.
In fondo, erano passati molti secoli da quando Thor,
catturato Loki,
aveva riportato il manufatto nelle mani degli dei, e da allora nessuno
aveva
avuto il permesso di avvicinarvisi.
Ma Fandral voleva solo dare un occhiata, e vedere con i suoi occhi
l’oggetto
che aveva scatenato la guerra tra i mondi.
Ne rimase quasi deluso, perché il Tessercat era talmente
piccolo da poter
essere stretto nel palmo di una sua mano, e oltre alla luce bluastra
puntellata di azzurro, non sembrava essere particolarmente
avvincente.
Persino Hogun il “Fosco”,
di solito così taciturno, espresse il suo malcontento
sbuffando una sonora bestemmia asgardiana che fece ridacchiare Volstagg
di
cuore.
- Bene, ora che avete finito di fare gli idioti credo che
…- ma il rumore di
passi al di fuori della stanza gelò Lady Sif,
sbiancata nell’accorgersi
che qualcuno di quei bambini troppo cresciuti aveva lasciato
l’entrata appena
socchiusa.
- Chi va là ? – urlò una guardia da
fuori, ma nessuno dei quattro guerrieri
rispose, troppo occupati a trovare una giustificazione per
quel loro
atto scellerato.
Ma la paura di essere scoperti, puniti,
portò Volstagg
il “Voluminoso” ad
agitarsi in preda al panico con un po’ troppo foga,
tanto
che si scontrò contro il piedistallo sul quale il Tesseract
era riposto e che
prese a tremare per la sua impressionante mole.
Solo allora Fandral sembrò accorgersi del danno, e ancor
prima che lady Sif
potesse sorreggere il cubo per evitarne l’impatto con il
pavimento, le mani
del guerriero si erano tese in avanti, ma inutilmente.
Quando il cubo cosmico toccò il suo suolo emise
scariche bluastre che
sbalzarono le divinità contro le quattro pareti della sala,
intontendoli e
turbando le guardie fuori dalla sala.
Lady Sif però fu più veloce di loro.
Con un certo sforzo si gettò sul piedistallo, sollevando il
Tesseract e
rimettendolo al proprio posto con tutta la cura possibile prima di
lanciare uno
sguardo irritato ai compagni e mimare un gemito soffocato.
E benchè lei stessa non amasse mentire, quel giorno fu
costretta a farlo.
Quando le guardie vennero messe al corrente che uno straniero aveva
provato a
rubare il cubo, e che in più era riuscito ad annientare la
forza dei guerrieri
più forti di Asgard, il panico si disperse a macchia
d’olio nel regno.
La stanza venne resa inaccessibile persino per le divinità
affinchè nessuno,
neanche Odino stesso potesse accedervi, evitando così che
qualcuno
potesse rubare nuovamente il potente manufatto.
Ma nessuno notò che c’era qualcosa di strano in
quella stanza, e che il
profilo del Tesseract si era fatto vacuo, sbiadito, riflesso di una
piccolissima figura che fissava con gli occhi grandi, sfere
nere
puntellate di stelle che racchiudevano prismi di colori evanescenti
spruzzate
di scintille di candido tepore, la porta sigillata.
La bambina dai capelli d’arcobaleno che, curiosa, osservava
il buio della
propria prigione e il riflesso di se stessa
racchiuso in una lastra di
vetro posta su un piedistallo.
Perché anche gli dei potevano commettere errori, proprio
come gli umani.
Ma se quelli degli uomini avevano ripercussioni di breve
gittata,
relative solo al loro, di mondo, quelle delle
divinità avrebbero avuto
un contraccolpo interplanetario con strascichi che avrebbero coinvolto,
ancora una volta, un re senza trono e gli eroi di un mondo ritenuto dai
più
indifeso.
Continua…
L'ho sognato, l'ho immaginato nell'ascoltare musica, e non ho
potuto fare
a meno di gettare due righe per una storia che continuava a ronzarmi in
testa.
Inutile dire che la coppia principale saranno Loki e il nuovo
personaggio, ma
anche i Vendicatori ricopriranno un ruolo fondamentale.
Nella speranza di aver stuzzicato la vostra curiosità, mando
a tutti voi un
saluto ed un arrivederci al prossimo capitolo.
Un abbraccio, Gold Eyes.
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Capitolo 2 *** 2 - Jillian ***
“I've
been dreaming for so long,
To
find a meaning
To
understand.
The
secret of life,
Why
am I here
To
try again?”
[…]
“Will
I always,
Will
you always
See
the truth
When
it stares you in the face?
Will
I ever
Will
I never free myself
By
breaking these chains? “
( Jillian
– Within Temptation )
La monotonia di quel luogo cominciava ad annoiarla
benché, ancora bambina, riuscisse a
trovare divertente persino il piccolo esserino che zampettava allegro
tra le pareti d’oro della stanza sigillata.
Eppure l’aria viziata era diventata pian piano
insopportabile, e se chiudeva gli occhi, dietro le pupille di luce
riusciva a vedere i ricordi sbiaditi di un mondo verde, colmo di fiori,
cieli azzurri e paesaggi incontaminati.
La paura dell’ignoto leniva però la sua
curiosità di bambina, perchè nascere da sola, nel
vuoto e nel buio avrebbe spaventato chiunque, persino gli uomini che
sentiva parlare fuori dalla sua stanza ogni giorno.
Fu proprio nell’udire le voci di quelle creature allontanarsi
che la piccola abbozzò piccoli passi, cadendo gattoni quando
l’instabilità delle sue gambette non la resse
abbastanza.
Emise un piccolo vagito frustrato, osservando malamente i propri arti
inferiori che non si comportavano come avrebbero dovuto, anche se la
naturalezza di quella caduta era attribuibile ad un semplice dato di
fatto.
Nessuno le aveva insegnato a camminare.
Nessuno le aveva spiegato a cosa servissero le braccia e le
gambe .
Nessuno le aveva spiegato cos’era.
Chiuse gli occhi, stringendo le palpebre per richiamare alla mente i
dipinti abbozzati di eventi passati che non ricordava, non sapeva di
avere nella propria testa, e quando la visione di un uomo che correva
venne inquadrata dal suo cervello, la bambina tornò in piedi
con un certo sforzo, ondeggiando un po’ ma riuscendo a stare
ritta in piedi.
Gli occhi misero a fuoco nel buio il riquadro più chiaro che
componeva la stanza,e quando vi corse in contro, la bambina non vi
sbattè come avrebbe invece dovuto.
Perché l’impalpabilità del suo essere
la rendeva fuggevole come un soffio d’aria fresca, e quando
il lungo corridoio deserto accolse i suoi piedini nudi e gelati,
nessuno sembrò far caso a lei.
Lo strano odore sgradevole della prigione era scomparso, sostituito da
una frescura che solleticava le ciocche che si inanellavano sul petto
della bambina, curiosa e attratta dal colore sgargiante delle pareti
d’oro e argento.
La piccola non sapeva come si chiamassero quei grandi pilastri che
sorreggevano lo strano soffitto, ne conosceva i nomi abbozzati dalla
sua mente, ma non ne comprendeva il significato, il perché, né
capiva perché quel luogo continuasse ad essere
così buio, freddo e sgradevole.
Lei aveva visto prati verdi, fiori e acque cristalline, ma la
solitudine di quella gabbia dorata sembrava diramarsi
all’infinito, quasi non vi fosse mai una fine a quel lugubre
senso di abbandono.
Si era liberata da un luogo stantio e dall’odore di chiuso
per ritrovarsi in una prigione un po’ meno stretta,
soffocante, ma ugualmente oppressiva . Nel girovagare con lo sguardo
poi, gli occhi le caddero sull’unico punto di luce
che si riusciva ad intravedere in fondo a quella lingua
d’ambra che si lanciava davanti a lei, ma quando la lanterna
mostrò l’ombra ondeggiante di una figura enorme e
grottesca, la bambina si sentì assalire da una
strana sensazione.
Un bizzarro senso di smarrimento che la faceva sudare freddo e perdere
colore al viso mano a mano che quella figura avanzava verso di lei.
In uno slancio di quello che la sua mente catalogò
come “paura" si
diresse a passo svelto verso una parete, gettandovisi dentro quando una
voce d’uomo la portò a piagnucolare per lo
spavento.
Attraversò porte, caracollò per una lunga
scalinata a chiocciola che discendeva come un serpente di pietra fin
alle fondamenta delle prigioni, e quando, con un ultimo sforzo, si
gettò all’interno di una stanza buia ma
separata all’esterno da lunghe sbarre baluginanti, il buio la
inghiottì,
di
nuovo .
Lì faceva più freddo che
lassù , dove era abituata a dondolarsi in attesa
che qualcosa accadesse.
E l’unica luce presente era generata da quelle
strane aste che la bambina osservò dall’angolo
della stanza con una certa diffidenza.
Perché non sapeva cos’erano.
Non conosceva la loro derivazione, la loro causa o l’effetto,
come la maggior parte delle cose che la circondavano.
Era ignorante sulla funzionalità dei suoi stessi arti, sul
perché udisse un sonoro tum-tum echeggiarle
nel petto.
E la paura era stata la prima emozione che l’aveva fatta
sentire strana, accerchiata, braccata.
Gattonò sofficemente per qualche metro, storcendo la bocca
rossa nel sentire sotto il palmo della mano un tessuto ruvido, ma non
come, secondo i suoi ricordi, sarebbe dovuto essere il pavimento di una
stanza.
Con le piccole dita tastò il terreno, riuscendo con un certo
stupore a stringere nella manina il pavimento, e quando
sentì la terra tremare sotto i suoi
piedi alzò d’istinto il viso, incrociando
nel buio dell’angolo due punti luminosi, fluorescenti come le
sbarre, ma di un azzurro ghiaccio che faceva “paura”.
La curiosità riuscì per un momento a smorzare la
sensazione di panico, ma quando quei punti luminosi si strinsero in
sottili linee di vento freddo, la bambina lanciò un piccolo
urlo, rintanandosi nell’angolo opposto e coprendosi il viso
con le manine tremanti.
Divenne buio pesto, perché le sbarre si erano spente come
candele, e l’unica fonte di luce continuavano ad essere quei
punti azzurri che la piccola fissava tra le dita gelate.
Erano tornati alla loro forma normale, tondi e un po’
allungati sui lati, e sebbene le aste avessero perso il loro colore
accecante, la piccola si sorprese di notare qualcos’altro
oltre ai puntini luminosi.
Vide due braccia conserte, catturate da uno strano oggetto che sembrava
fargli male ai polsi legati.
Scorse anche un paio di gambe come le sue, anche se un po’
più lunghe, abbandonate sul pavimento morbido che qualcosa
nella sua testa catalogò come“mantello”.
E se guardava un po’ più sù, riusciva
persino a scorgere una testa.
Non sapeva come si chiamassero le altre parti del viso, ma tastando il
proprio capì che lui era come lei, anche se una strana“cosa" gli
copriva la bocca, nascondendo parte del “naso
?" ,
non ricordava bene come si chiamasse in realtà.
Eppure riusciva a vederlo, e presto scoprì, con un certo
stupore, che era lei ad
essere diventata luminosa come le sbarre, ed era sempre lei ad
illuminare la creatura.
Battè le manine tra di loro, per vedere come funzionasse
quello strano alone colorato che la circondava, e quando al contatto
delle sue “dita
“ uno
strano sfrigolio generò piccoli bagliori chiari
pigolò una risata deliziata.
Ci mise un po’ a stancarsi di quel nuovo gioco, ma lo sguardo
di quella creatura fisso su di lei la portò nuovamente a
guardarlo con una punta di curiosità.
Era molto più grande e alto visto come occupava la maggior
parte dell’angolo, mentre lei a stento ne ricopriva
metà, ma non sembrava particolarmente interessato a lei,
perché chiuse i punti luminosi e piegò il mento
sul petto, indifferente.
Qualcosa si agitò nel suo petto, una sensazione di fastidio
che la portò ad alzarsi con le manine chiuse in pugnetti, ma
quando una voce bassa e calda si intrufolò tra di loro, la
bambina smise di irradiare luce e tornò ad
osservare le sbarre nuovamente riaccesesi.
La voce tornò ad echeggiare tra le pareti, ma ancor prima
che la creatura potesse svoltare l’angolo lei era
già scappata via, intimorita e spaventata, oltrepassando
nuovamente le pareti per tornare al sicuro nella sua prigione buia.
Perché lì nessuno parlava, era sola, e
poteva di nuovo sentirsi al sicuro.
Tornò a battere le manine tra di loro, e quando nuovamente
quella luce colorata tornò ad avvolgerla la
bambina sorrise tra sé e sé, lanciando occhiate
curiose alla parete.
Perché aveva imparato cos’era una bocca, un naso e
delle gambe.
Aveva imparato a correre e ad “accendersi”, ma
soprattutto, aveva imparato la sua prima parola.
Quella che la voce bassa e calda aveva lamentato con una punta di
rammarico.
“Loki”.
°°°
L’”ostinazione” e
l’ ”audacia” furono
rispettivamente la seconda e la terza sensazione che lei
imparò.
Ostinata nel tornare, ogni giorno, a far visita alla creatura dai punti
luminosi, audace nell’affrontare i pericoli dei corridoi e
delle creature parlanti che girovagavano per le prigioni.
L’abitudine di accovacciarsi nell’angolo e fissare
l’essere con la strana “cosa” in
viso l’aveva portata ad abbandonare con sempre più
frequenza la sua stanza per saggiare altre
sensazioni che generavano altri tum-tum nel
suo petto.
Trovava divertente il modo in cui quel suono tornava a ripetersi
più velocemente ogni qual volta osservava la creatura, quasi
fosse“emozionata” nel
rivedere quello che qualche notte fa il suo cervello aveva
chiamato“
amico”.
“Amico”.
Quella parola l’aveva tenuta sveglia notti intere, aveva
occupato i suoi pensieri e incuriosito la sua mente sempre
affamata di nuove risposte, di nuovi quesiti.
Aveva imparato due parole nuove, e tutto grazie alla creatura.
Qualche volta si metteva in un cantuccio e alzava due dita per
ripeterle e memorizzarle, affinchè non dimenticasse quanto
imparato.
E ogni qual volta la sua bocca si lasciava sfuggire un “Loki
amico”, la
strana creatura la guardava con una certa fissità prima di
tornare a distogliere lo sguardo verso l’esterno della
prigione.
Quel giorno il suo “amico” sembrava
aver perso anche la voglia di starla a guardare, e continuava a
rimanere con le“palpebre”
chiuse.
Anche a lei era capitato di chiudere gli occhi, ma solo
perché aveva paura di quello che la circondava, per nessun
altro motivo.
E il pensiero che la creatura potesse avere paura come lei la fece
sentire strana, “triste“ .
Si allungò di poco, sfiorando con le piccole dita la fine del “mantello”,
attenta a non “
spaventarlo”, perché
neanche a lei piaceva avere paura, non le piaceva per niente.
Il tum
– tum nel
suo petto era sgradevole in quel caso, e non voleva che il suo amico
patisse lo stesso.
Perciò gli gattonò accanto con cautela,
osservando con sempre più stupore le differenze tra i loro
corpi.
La creatura aveva braccia lunghe lunghe, e aveva anche “qualcosa” di
nero a sfiorargli il viso.
Tornò seduta sui talloni, allungando una mano
verso ciò che lei aveva sulla testa, e quando
prese tra le dita una ciocca rosa chiaro, la sua mente le venne in
soccorso ancora una volta.
“Capelli” .
Sorrise sofficemente nel bisbigliare quella nuova parola, guardando i
suoi “capelli” con
una certa emozione.
Con delicatezza afferrò anche una ciocca dei “capelli
dell’amico Loki”, accostandola
alla sua e notando la differenze di tonalità.
La creatura era tutta scura, buia come la sua prigione, “nera” come
specificò la sua mente, ma lei aveva cominciato ad
apprezzare il nero e il buio, perché le ricordava lui, e
la faceva sentire al sicuro, protetta.
Tirò un po’ i suoi capelli, sbilanciandosi un poco
per essere in grado di afferrare anche quelli della creatura, ma ancor
prima di potergli sfiorare la guancia per raggiungere
l’ultima ciocca, i punti luminosi tornarono a spalancarsi, ad
accecarla con il freddo di quel colore che prima le aveva fatto
paura e che ora la faceva sbiancare per la sorpresa.
“Qualcosa” la
acciuffò prima che la bambina potesse fuggire via, lo strano
oggetto che costringeva le braccia di Loki a stare conserte e che ora
le stritolava la schiena in una morsa dolorosa.
La sensazione di paura che la assalì la
portò a battere i pugnetti sul petto di lui con
forza, nella speranza di non sentire più quella cosa fredda
che le gelava la schiena.
Ma le braccia di Loki erano ferme, forti, e
quando alzò il viso per chiedere scusa, gli occhi
chiari di lui la immobilizzarono, portando via la sua voce e la paura.
Perché non sembrava cattivo come le immagini sbiadite che
urlavano nei suoi incubi.
Non la guardava con rabbia, ma si limitava semplicemente a fissarla,
indifferente, ma con quella luce così “triste” da
causare un nuovo ritmo del suo tum-tum.
Un ritmo che però non faceva male, ma che la fece sorridere
e la portò ad allungare una manina sulla guancia fredda del
suo amico.
La “cosa”
che gli celava la bocca sembrava farlo soffrire, e sfiorò
anche quella, grattando con i polpastrelli la pelle sensibile sotto
l’occhio, il tentativo blando e goffo di una bambina che non
sapeva nulla di ciò che la circondava ma che, nonostante
tutto, aveva ancora voglia di imparare, di confortare.
Era freddo, ma non come il freddo pungente e doloroso della prigione.
Il suo era un freddo incredibilmente dolce, morbido come la spalla
contro la quale si reggeva con una manina per non cadere.
Neanche le sue braccia attorno alla sua schiena le facevano male,
sembravano solo reggerla, affinchè non cadesse,
affinchè non si ferisse .
Lo cinse con le sue, di braccia, accucciandosi sul suo petto con un
pigolio soddisfatto che soffocò contro il tessuto ruvido del
mantello.
E quando, dopo un attimo di incertezza e rigidità, lo
sentì sistemarsi meglio contro la parete, poggiando il mento
appuntito sulla sua testa, un fiotto di “felicità”
le incendiò il viso.
Si addormentò contro di lui, fiduciosa, raggomitolata
dolcemente sul petto che sentiva alzarsi e abbassarsi lentamente sotto
le sue dita, che sentiva “respirare”.
Dopo quella sera non fece più ritorno nella sua prigione.
Non provò neanche ad uscire dalle sbarre, si
limitò a trascorrere le sue giornate ad imparare nuove cose,
a fissare il suoamico Loki e
ad osservare le differenze tra i loro corpi.
Ed imparò altre due parole, la terza e la quarta, le
più dolci, quelle che la faceva sentire felice.
“Calore” e “abbraccio”.
°°°
“Cambiamento” fu
la quinta parola che fu costretta ad imparare, e la prima che
imparò ad “odiare” .
Non perché non le piacesse il significato, ma
perché, semplicemente, la sua mente aveva catalogato la
nuova lunghezza dei suoi arti con quell’unica parola, e
quello non le piaceva.
Aveva odiato fin da subito quel nuovo termine, e
l’ avrebbe voluto dimenticare, nascondere come le sue braccia
e le sue gambe.
Perché era diventata troppo “lunga” per
rientrare nel piccolo spazio ricavato tra le braccia di Loki, troppo "pesante"per
dondolarsi sulle sue gambe, troppo "sottile" per
riuscire a coprirlo come una coperta.
E lei odiava tutto
quello.
Odiava sbattere
contro il soffitto, cadere ogni qual volta le sue nuove gambe, non
avendo ancora imparato che serviva un altro po’ di
forza per farla stare in piedi, cedevano.
Ma soprattutto, odiava essere
diventata grande quasi quanto Loki.
Lui però non sembrava esserne sorpreso, né
spaventato.
La fissava come sempre, con la solita scintilla di finto disinteresse
che col tempo aveva imparato ad “amare” ,
ed era proprio per quella parola che lei non apprezzava i suoi
“cambiamenti” .
Non poter più stargli accanto come prima la irritava, la
rendeva scostante e furiosa, una sensazione che, al pari della
felicità, le imporporava le guance e le incendiava il petto.
Ma faceva anche male, e a lei il dolore non piaceva, come la paura.
Aveva imparato anche quello però.
Distinguere cosa le piaceva e non, e
Loki rientrava nella prima categoria.
Si lasciò cadere con uno sbuffo frustato poco distante
dall’amico, troppo concentrata ad osservare la sua mano
notevolmente cresciuta per far caso al rumore fuori dalla prigione.
Ma quando quella
voce tornò
a chiamare la creatura a lei di fronte, la paura
tornò, feroce, a divorarle il petto.
Stava giusto per nascondersi dietro di lui quando si accorse,
con una punta di nervosismo, che chiunque avrebbe potuta notare i suoi
capelli d’arcobaleno, o le sue gambe tanto lunghe anche se si
fosse accucciata dietro di lui, e il terrore la ghermì.
Gettò un' occhiata carica di terrore all’angolo
del corridoio, sentendo le gambe tremare per la paura quando qualcosa
la tirò giù con forza, e il buio la
avviluppò come una calda coperta.
La sorpresa lasciò spazio al viscido senso di panico che la
fece raggomitolare sotto il mantello con il quale Loki
l’aveva coperta, attenta a non fare troppo rumore.
Perché era schiacciata contro Loki, nascosta dal suo
mantello, ma un singolo movimento avrebbe potuto tradire
entrambi, e la sola possibilità di essere scoperta da quelle
creature parlanti la immobilizzò.
- Quando la smetterai di fissarmi a quel modo fratello? Per quanto
ancora intendi odiarmi? – soffiò amara la voce che
tempo addietro le aveva consentito di imparare la sua prima parola.
Divenne curiosa, improvvisamente, perché era la prima volta
che sentiva qualcuno parlare, e il modo in cui quel suono vibrava
nell’aria, nelle sue orecchie, la sorprese
piacevolmente.
- Tutto il tempo che sarà necessario – fu la secca
risposta di una voce più fredda, appuntita e tagliente.
Il timbro gelido che sentì vibrare nel petto sul quale
poggiava l’orecchio.
A quel punto non potè impedire a se stessa di sgranare gli
occhi e far scattare, in un gesto nervoso, il proprio braccio verso
l’alto.
Le braccia di Loki però furono più veloci di lei.
Con un movimento alquanto doloroso la cinse con le proprie manette,
bloccandole ogni movimento e costringendola a ricercare nuovo spazio
tra le sue braccia, per non destare troppi sospetti.
Ma non era la paura di essere scoperta a ghiacciarle il respiro,
bensì una nuova sensazione che non aveva avuto ancora la
possibilità di sperimentare, una sensazione che
avrebbe preferito non conoscere.
Sentire gli occhi pungere non le piaceva.
Avere il respiro ansante e la gola secca non le piaceva.
La “delusione” non
le piaceva.
Perché Loki sapeva parlare, ma non aveva mai sentito il
bisogno di farlo con lei, lei che voleva imparare a farlo, lei che
voleva conoscere nuove cose, ma soprattutto , volava sapere
più cose su di lui, di
lui.
- Hai avuto molto tempo per pensare alle tue malefatte. Non sei ancora
riuscito a capire che il tuo desiderio di vendetta non
porterà mai a nulla di buono?
Lo sentì contrarsi sotto di sé, “irrigidirsi” le
consigliò la sua mente prima che Loki tornasse a rilassarsi
sotto le sue dita.
- Non è il buono che ricerco, fratello, ma il potere, solo
questo.
- Vedo che il fatto di aver perso il Tesseract e la battaglia non ti
abbiamo scalfito minimamente.
Qualcosa nella sua testa prese ad urlare, forte, sempre più
forte, tanto da costringerla a rilasciare un gemito che Loki fu lesto a
soffocare contro il proprio petto, schiacciandola con le manette.
Un lungo silenzio seguì le sue parole, e quando il rumore di
passi che si allontanavano portò l’uomo
ad allentare la presa, lei fu abbastanza veloce da trascinarsi via e
tornare ritta, con il viso rivolto alla parete.
Non si voltò, non ne ebbe la forza, si limitò
solo a gettarsi contro il muro e sparirvi dentro, confusa da quel
vortice di immagini che alla frase della creatura parlante si era
materializzato nella sua mente.
Quando fu finalmente al riparo, nella sua prigione, diede un piccolo
colpetto alle mani , osservando l’alone di luce per
un breve attimo, per “riscaldarsi”
.
Perché quel freddo non le piaceva, non la faceva sentire al
sicuro, ma le faceva paura, come
la prima volta.
Aspettò qualche altro attimo prima di far ripiombare la
stanza nelle tenebre, osservando con occhi lucidi l’esserino
zampettare per le pareti della prigione.
Ma quella volta non lo trovò divertente, non vi
riuscì.
E chiuse gli occhi, perché aveva paura, e perché
voleva solo tornare a sentire il vuoto, il
nulla,
e non quella voce che avrebbe potuto parlarle, ma che non lo aveva
fatto .
Si addormentò per la prima volta senza sapere come
avesse fatto, incurante dell’ombra al di fuori della
porta e di quello sguardo azzurro, indurito dal
presentimento, che aveva visto quell’unico sprazzo di luce
blu saettare in una stanza che, secondo le regole, sarebbe dovuta
essere inghiottita dal buio.
Sempre .
Continua…
Ringrazio tutti per coloro che hanno letto. L’ispirazione
è venuta all’improvviso per questo capitolo, e
spero sia venuto bene, e che la storia non stia prendendo una piega
sbagliata.
- Anastasiya
Rajikova :
Innanzitutto, amo il tuo nick, davvero. Ti ringrazio per il
commento e per le tue belle parole, ero sicura che nessuno lo
avrebbe fatto,ad essere sinceri. Spero che questo capitolo non abbia
deluso le tue aspettative. Un saluto caloroso!
Al prossimo aggiornamento, Gold Eyes.
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Capitolo 3 *** 3 - The Howling ***
“We've
been seeing what you want,
You've
got us
cornered right now
Falling
asleep
from our vanity
May
cost us our
lives
I
hear them
getting closer
Their
howls are
sending chills down my spine
Time
is running
out now,
They're
coming
down the hills from behind”
[…]
“When
we start
killing
It
all will be
falling down
From
the hell that
we're in
All
we are is
fading away
When
we start
killing”
(
The Howling –
Within Temptation )
L’imprevedibilità del destino era un qualcosa al
di fuori della sua
comprensione di bambina, un dogma universale che solo lei, nata dal
caso e da
un errore divino non poteva in alcun modo comprendere, prevenire.
Eppure, il sentore del disastro era nato in lei anche senza
averne
coscienza, anche senza sapere che il dolore poteva giungere
all’improvviso,
senza un giusto preavviso.
Il suo ritorno alla cella di Loki aveva richiesto tre notti fatte di
pensieri,
dubbi, incertezze che lei non era riuscita in alcun modo a smorzare.
Non con un’incertezza come la sua.
Non con una conoscenza effimera del mondo e del suo ciclo di fortuna e
sfortuna, dolore e morte.
Per questo, quando i punti luminosi della creatura con lei tanto
silente
continuarono a rimanere chiusi, celati dalle palpebre, anche dopo il
suo
arrivo, quella sensazione di pericolo cominciò a pungerle il
petto.
Si sfiorò inconsciamente il ventre che aveva preso a
dolerle, come se qualcuno
avesse cominciato a prenderlo a morsi, una sensazione sgradevole che la
portò
a serrare le braccia attorno al proprio busto.
Forse dormiva, ma la linea rigida degli occhi rendeva evidente lo
sforzo
dell’uomo nel mentire uno stato di dormiveglia in sua
presenza, una falsa
pretesa che la colpì con forza, tanto da farla
indietreggiare inconsciamente.
- Loki ? – chiamò con quella voce che
con il tempo si era ammorbidita,
perdendo il tono acuto di quando era bambina.
Persino i suoi capelli erano cresciuti con una velocità che
lei,
inconsapevolmente, riteneva normale, anche
se il passaggio da infante ad adolescente richiedesse in
realtà più
di due lune, ma
lei questo non poteva saperlo.
Lui non rispose, continuando con ostinata fermezza a fingere
di
riposare, incurante dei suoi occhi che senza un perché
cominciavano ad
inumidirsi . E
a lei, quella sensazione non piaceva.
- Loki ? – tornò a chiamare, questa volta con la
voce incrinata da quella
sensazione di soffocamento che la sua mente etichettò come “pianto”
.
Una lieve contrazione delle labbra, non ebbe più di quello.
Non uno sguardo indifferente ma presente.
Non una qualche forma di attenzione.
Era come se lui non la vedesse, come se tutt’un tratto fosse
divenuta
invisibile agli occhi e al cuore.
E quella sensazione di “pianto” cominciò
a chiedere uno sfogo, una via di fuga.
Quando “qualcosa” di
freddo e viscido prese a bagnarle le guance, lei potè
percepire quasi
sollievo, una sensazione di liberazione che le concesse un
po’ di respiro da
quel “pianto” che
tentava in tutti i modi di scacciare.
Ma nessuno le aveva insegnato che il dolore non è preda
della compassione.
Nessuno l’aveva avvisata di come l’indifferenza
altrui potesse fare male.
Nessuno aveva potuto avvertirla, consolarla, capirla.
Perché era nata da un errore, e gli errori si pagano, non si
giustificano.
Ma lei questo non poteva saperlo.
- Loki – singhiozzò esasperata, avanzando di un
passo senza sapere cos’altro
dire, fare.
Perché quella era l’unica parola che aveva mai
imparato a ripetere, solo
quella.
- Vattene. E non tornare.
Non capì il significato di quelle parole, non le comprese.
Non perché il suo cervello si rifiutasse di accettarle, ma
perché,
semplicemente, non ne conosceva il significato,
l’intenzione.
Eppure riuscì ugualmente a giungere ad una conclusione.
Non la voleva lì, non la voleva vedere.
Il “pianto” cessò
di esistere quando un’altra sensazione, ancora più
opprimente,
ancora più straziante la portò a correre via con
gli occhi che dolevano.
Ciò che la sua mente definì “strazio” ma
che il ritmico tum-tum nel suo petto catalogò come “paura”.
Paura di essere tornata nel buio.
Paura di essere di nuovo da sola.
Perché l’inganno era una capacità umana
e divina che lei non poteva comprendere, capire, men che meno da
un Re senza trono che delle bugie ne era
artefice e dio.
Un dio che tutti avevano sempre temuto, odiato, maledetto, ma un dio
che per una
volta nella vita aveva adoperato la sua tanto
disprezzata arte per
fare qualcosa di buono, di
giusto.
Allontanare da sé l’unica creatura che avesse
avuto pietà e compassione
di lui.
Forzare il proprio essere a dimenticare l’unica carezza che,
in quel
mondo crudele e ingiusto, avesse mai ricevuto.
°°°
“Infinità” fu
il primo aggettivo che riuscì ad
imparare per esperienza, più che per reminescenza del
passato.
Come l’infinità di lacrime che non le lasciavano
respiro.
Era tornata nella sua prigione di buio ed ombra, nella piccola gabbia
senza né
luce, né voci.
Un piccolo angolo di silenzio che solo il suo singhiozzare storpiava.
E le doleva tutto.
In particolar modo quella “cosa”che
emetteva quell’incessante e
rumoroso tum-tum.
Sentiva le dita tremare, la gola bruciare e una strana “paura” alla
testa.
Perché “paura” per
lei significava dolore.
E nel suo caso aveva paura, terribilmente paura.
Non le piaceva sentire il viso caldo per la paura.
Non le piaceva sentire le mani bagnate per quelle strane gocce
d’acqua che
fuoriuscivano dalle sue palpebre serrate.
Non le piaceva più nulla, neanche imparare cose nuove.
Perché poche erano state le cose che l’avevano
fatta sentire bene, “felice”
.
Solo la parola “Calore”,
“abbraccio”, “ amico “ e
“Loki".
“Loki” .
“Loki” che non voleva
più guardarla.
“Loki che
non voleva più sentirla.
“Loki” che
era tornato a farle paura, tanta
paura.
Si lasciò scappare un suono strano, come un respiro forzato,
doloroso, che
le faceva male al petto, ma non ebbe più modo di elencare
cosa non le piacesse, cosa le facesse paura.
Perché udì passi e voci fuori dalla
porta.
Ma non erano le voci delle creature parlanti che ogni giorno sostavano
per un
po’ davanti alla sua porta prima di andare via.
C’era quella
voce,
e ne fu spaventata, specialmente
quando vide la porta aprirsi di scatto e una figura imponente
illuminarla completamente.
La luce dorata dei “capelli” di
quella creatura con gambe e braccia come le sue era fastidiosa per i
suoi
occhi, così abituati al buio, ma i suoi punti luminosi non
erano freddi come
quelli di “Loki”
.
Non erano indifferenti ma gentili come i suoi.
Erano grandi, luminosi, ma accesi dall’orrore, dal rifiuto,
dalla rabbia.
Dal disgusto per una simile blasfemia.
Ancor prima che Thor potesse agguantarla, lei fu lesta a saltare di
lato e
attraversare una parete con un urlo spaventato, sorpassando i corridoi
che
portavano alle scale a chiocciola e alle prigioni.
Ma ancor prima di discenderli, le parole del suo amico tornarono a
ricordarle
che lei non era più ben accetta lì, che lui non
l’aveva voluta prima, non
l’avrebbe voluta ora.
Con un salto decise allora di risalire in superficie, aggrappandosi
alle varie
sporgenze delle pareti d’oro che, tutte uguali tra loro,
sfilavano
davanti ai suoi occhi.
Stava giusto per svanire al di là dell’ennesima
parete quando “qualcosa” la
afferrò dalle spalle, sbattendola
a terra con una forza che le strappò un gemito di dolore.
La vista divenne un po’ traballante, ma riuscì a
scorgere i tratti rudi di un
viso largo e un corpo massiccio, grande come quello di un “orso” paragonò
la sua mente, ma non furono
le caratteristiche fisiche di quella creatura a gettarla nel panico,
quanto più
la consapevolezza di essere incastrata sotto di lui.
Il terrore la assalì subito.
Scalciò con forza, graffiandogli il volto e sentendo alle
spalle i numerosi
passi di altre creature come quella che la imprigionava a terra.
Altri esseri che volevano farle del male.
L’orrore le riempì lo sguardo, il petto,
riversandosi nelle sue vene fino
ai polpastrelli, e qualcosa si strappò nel suo petto .
Quella specie di laccio che l’aveva tenuta integra
fino a quel momento,
unita, compatta.
L’onda d’urto scaraventò Volstagg contro
una colonna, accecando Lady Sif e
Fandral, accorsi in aiuto del compagno.
E quando la nube elettrica si diradò, entrambe le
divinità videro la
fuggitiva guardarsi con sorpresa i palmi evanescenti delle mani prima
di
puntare lo sguardo su di loro.
Occhi grandi come galassie, puntellate di stelle ed energia pura che
vorticava
furiosamente attorno al corpo sottile della strana creatura, della
ladra del
cubo .
Lei però non diede loro tempo di intervenire.
Con un movimento impercettibile del braccio scaraventò
contro di loro una
scarica di energia tale da far crollare su di loro l’intero
corridoio, dandole
così la possibilità di fuggire indisturbata verso
i cancelli di Asgard.
E mentre Lady Sif, uscita dalle macerie con un taglio al sopracciglio
avvisava
Thor della direzione della fuggitiva, il dio del tuono non dava segno
di
averla udita.
Strinse solamente le mani attorno al proprio martello, ordinando loro
di
avvisare Heimdall di bloccarla ad ogni costo.
Ma la mente del dio era volta più che al cielo di
Asgard ai suoi sotterranei, lì, nei bassi fondi
dove un fratello rinnegato aveva protetto il frutto di
un errore che andava riscattato.
Il traditore che, ancora una volta, avrebbe pagato per le sue
continue
scorrettezze.
Perchè, con o senza il permesso di Odino, Loki
avrebbe pagato.
Per tutte le vite che aveva crudelmente strappato, e per
l’unica che invece,
nell’ennesimo atto scellerato e incoerente, aveva deciso di
proteggere.
°°°
I Rinnegati non avevano un futuro.
I Traditori non provavano pietà.
Il Re senza trono non avrebbe dovuto curarsi di una creatura senza
passato,
eppure Loki sentiva le palpebre prudere dal bisogno di schiudersi e
assicurarsi
di trovare la sottile figura
lì, di fronte a lui.
Lì dove era stata, dove sarebbe stata sempre
se non fosse stato
per lui e per le sue parole.
Ma Thor aveva capito, aveva visto,
e lei non sarebbe stata al sicuro nelle prigioni, non con un dio
incatenato, senza possibilità di difendere se stesso, men
che meno una
creatura di un altro mondo.
Perché lui lo aveva capito che la strana bambina non era
nativa di Asgard, non
avrebbe mai potuto esserlo.
Il biondo che era simbolo del popolo di quel mondo avrebbe stonato
sulla pelle
acquamarina della sconosciuta, e gli occhi chiari degli dei avrebbero
sfigurato davanti alle iridi baluginanti della strana fuggitiva.
Sola, come lui.
Senza un passato, come lui.
Diversa, come era stato lui, un tempo.
- La tua follia non fa che sorprendermi, fratello!
Loki vibrò appena nell’udire l’odiata
voce del dio, ma anni di perfetta
indifferenza lo avevano reso immune alle critiche, agli
sguardi
impietositi che nel dio degli inganni non generavano che altro odio,
altro
rancore, altro desiderio di rivalsa.
- Cosa porta qui te invece? Il tuo patetico tentativo di
farmi tornare
sulla retta via ? O è semplicemente il tuo egocentrismo a
farti scendere ogni
giorno gli scalini delle prigioni ?
Non aveva mai avuto pietà per nessuno, perché
nessuno l’aveva mai avuta per
lui.
Non lo avevano mai concesso i suoi occhi .
Non l’aveva concesso la sua bocca.
Non l’avrebbe concesso il suo stesso essere.
Perché, benché erede di un popolo di demoni
sanguinari e crudeli, Loki sapeva
di essere migliore di quegli ipocriti che si sollazzavano nelle loro
nuvole
d’oro e gemme, incuranti delle atrocità degli
umani.
Perché lui lo aveva compreso, accettato.
Gli uomini amavano la morte, la bramavano, e lui aveva tentato
di
soddisfarli.
Aveva tentato di dare loro la libertà dalle catene
che li inchiodavano
all’asservimento, aveva provato a portarli in una nuova era,
ma Thor e
quei patetici Vendicatori lo avevano fermato, imprigionato.
- E cosa porta te, Loki, a fare sempre la cosa sbagliata ? –
il tono del dio
dei tuoni si alzò di due ottave, raggiungendo il fragore dei
fulmini, suoi
servi – Cosa ti ha portato a proteggere una simile creatura ?
Dovresti essere
punito solo per non aver detto nulla al riguardo!
Bastò quell’ultima frase ad attirare
l’attenzione del dio incatenato,
quell’unica e rabbiosa ‘creatura che
portò alla mente della divinità un paio
d’occhi lucidi lacrime.
Le manette tremarono quando le sue mani cominciarono ad agitarsi
nervosamente
mentre il suo respiro andava a condensarsi nella maschera
d’oro che gli
opprimeva il viso.
- Cosa stai dicendo?
Thor si lasciò sfuggire uno sguardo sorpreso quando gli
parve di
percepire una nota di panico nella voce sempre canzonatoria del
fratello, ma
attribuì quel suono ad una semplice allucinazione .
- Sto dicendo che verrai punito a tempo debito per averla
lasciata vagare
indisturbata per il regno. Per quanto riguarda la ‘creatura,
Heimdall si sta già occupando di
lei.
A confermare le parole del dio dei tuoni si udì giungere dal
cielo un grido
femminile che squarciò il silenzio delle prigioni
e l’imperturbabilità che
permaneva negli occhi increduli del dio.
E il terrore gli ghermì il cuore, le ossa, la
voce, nell’immaginare
l’imponente fratello di Sif accanirsi contro di lei,
così piccola, fragile.
- Tu, come puoi…
- È compito di un dio proteggere il proprio popolo dai
pericoli, e lei è
troppo pericolosa per rimanere in vita.
Parole che sapevano di giustizia, ma che giuste non erano.
Parole che inneggiavano alla vita di molti, ma condannavano la vita di
un essere vivente.
Quando Thor gli diede le spalle, Loki lanciò un grido
disumano, agitandosi
nelle sue catene, schiumando rabbia e provando a liberarsi.
Poi il rumore di un tuono, e il dio comprese che lei era accerchiata
oramai da
troppi uomini che ambivano la sua morte, troppi oppressori per
sopravvivere da
sola, senza qualcuno a difenderla.
E benché lo spirito di solidarietà non lo avesse
mai animato.
Sebbene Loki fosse conosciuto come un essere crudele, meschino, senza
cuore,
il pensiero di vedere lei,
senza vita, al suolo, ebbe il potere di fargli male, di dolere
ad un cuore che, secondo le leggende, lui non avrebbe dovuto possedere.
E non ci fu posto neanche per la ragione.
Come dio degli inganni Loki si comportò .
Spregiudicato.
Folle.
Ma giusto.
E quando il sangue cominciò a colare dal suo volto, il dio
potè liberarsi
dalle manette e dalla maschera fumante con la quale aveva provato a
riflettere
i raggi di energia che componevano le sbarre.
Sfigurato, sanguinante, cominciò a salire i primi scalini,
reggendosi
al suo scettro con entrambe le mani, sebbene il sangue rendesse
scivoloso il
proprio cammino, ma continuò ad avanzare.
Incurante di una ferita che oltre a Dio degli inganni, gli avrebbe
garantito
il titolo di Dio sfigurato.
Un titolo che avrebbe accettato con un sorriso cattivo e superbo.
Come aveva fatto dalla sua nascita.
Come avrebbe continuato a fare fino alla fine dei suoi giorni.
°°°
“Combattere” era
una parola che non aveva
mai imparato, perché il pensiero di fare del male ad altri
non le aveva mai
sfiorato la mente.
Non era giusto.
Era sbagliato.
Eppure quelle creature non sembravano rammaricarsi delle sue ferite, o
di come
ansimasse in preda al dolore.
Quando la donna a lei di fronte provò ancora ad affondare la
spada nel suo
ventre, lei fu abbastanza lesta da rotolare indietro e scansarla con
quelle
scintille bluastre che i suoi palmi emettevano ad intervalli regolari.
Non sapeva cos’erano, o perché l’alone
colorato non smettesse di cingerla.
Non ne capiva il motivo, anche se il suo cervello continuava
a
rimandarle alla mente la parola “istinto
di sopravvivenza” .
Ma lei non sapeva cos’era l’istinto, né
la sopravvivenza.
Tutto ciò che conosceva erano sei parole, ma nessuna di
quelle le sarebbe
stata utile.
Neanche ripetere l’unica che avesse mai imparato a dire a
voce l’avrebbe
aiutata.
Perché quelle creature sembravano avere “paura” di
Loki, e a lei la cosa non piaceva.
Perché lui le aveva urlato parole crudeli, parole che non
aveva capito
bene, ma non le aveva mai fatto del male, e non aveva mai osato alzare
una mano su di lei .
- Cerca di stare ferma! Dannazione! – latrò
Fandral, provando un affondo che
andò a vuoto quando la creatura ruotò su se
stessa, colpendo con un pugno
luminescente Hogun.
- Heimdall! – gridò Sif, pregando il fratello di
intervenire, e quando il
guardiano del portale caricò la sua immensa arma per
colpirla, lei fu troppo
lenta nel parare il colpo.
Fu scaraventata al limitare della piattaforma, dolorante e con un
rivolo di
sangue blu che le colava giù dal naso, ma la ferita,
così come le precedenti, si rimarginò
velocemente sotto lo sguardo stizzito delle divinità.
- Continua a rimarginarsi ! – lamentò Hogun,
tornando in piedi con un grugnito
di fastidio.
- Allora potremo…
- Lasciate fare a me.
Quando Thor fece la sua comparsa in una tempesta di fulmini e saette, i
quattro guerrieri fecero un passo indietro, lasciando avanzare il loro
leader
con occhi colmi di rispetto.
Ma lei lo fissava con rabbia, non con rispetto, ed anche se avesse
saputo il
suo significato, avrebbe continuato a negarglielo.
Perché quella creatura era cattiva.
Aveva provato a farle del male, a lei e a Loki, e lei non poteva
perdonarglielo.
- Perché quello sguardo, creatura? Credi davvero
di intimorirmi?
Non lo capiva, non capiva nessuno di loro, ma di una cosa era sicura.
Volevano farle del male, “ucciderla” come
continuava a ripetere la sua mente.
Una brutta parola che la portò a stringere le labbra con un
piccolo lamento
basso.
- Pagherai per il solo fatto di esistere ! –
sibilò feroce, caricando il
martello di tutta la sua potenza.
Lei potè solo stringere le dita e prepararsi a parare il
colpo con l’ausilio
dei suoi palmi, ma ancor prima di poter scaricare
l’energia delle sue mani,
un lampo accecante rimandò indietro il fulmine di Thor.
E quando Loki sorrise al fratello con i denti sporchi di sangue e
l’occhio
destro rosso per le vene scoppiate, le divinità a lui di
fronte lanciarono un
gemito di orrore.
- Tu!
Fu una maledizione la loro.
Uno scongiuro contro una calamità che tornava a piombare su
di loro come la
peggiore delle piaghe.
Ma ciò che lei vedeva era "Loki" sanguinare,
respirare con difficoltà, premere la mano su un viso
sfigurato
dalla sua stessa follia.
Un gemito di sorpresa, mista a dolore le sfuggì
dalle labbra prima che
qualcosa dentro di lei implodesse.
Un orrore, una rabbia che le incendiò il viso e il cuore.
Quando l’energia la avvolse completamente in una nube di
elettricità Thor si
lasciò andare ad un ansito incredulo.
Perché quella luce evanescente poteva appartenere ad
un'unica fonte, al
manufatto che avrebbe dovuto giacere nelle fondamenta di Asagard.
Eppure non ci fu più dubbio, né paura.
Persino Loki riuscì a riconoscere nel vortice
d’energia la potenza del
Tesseract incanalata in quel piccolo corpicino che lo tirò
assieme a sé
indietro, gettando entrambi nel vuoto.
E quando un portale si aprì loro innanzi, Loki non
potè che esserne
risucchiato, perdendo la presa per colpa del sangue
dalla mano che lei gli
aveva teso fiduciosa, e che, nel venire separato da lei, vide venir
risucchiata da un
cielo azzurro e un prato verde.
L’unico mondo che lo avesse battuto.
Il primo pianeta ad averlo visto come il Re senza trono.
Continua…
Sembra che oggi sia stata particolarmente prolifera, e sono contenta di
aver
avuto in me così tanta ispirazione, perciò spero
che il capiotolo sia venuto
bene.
Ringrazio tutti per la lettura.
- Lady of the sea : Grazie
per il commento, e se non sono risultata abbastanza chiara sulla
trama, chiedo scusa, tenterò di chiarificare
adesso la bozza sulla
quale ho tratto questa storia.
In generale, riprendo la storia da dopo che Thor ha ripreso Loki e il
Tesseract, tornando a casa, ovvero, dalla fine del film .
Da lì ho immaginato Loki prigioniero, e penso che la nascita
di lei sia stata
abbastanza chiara dal primo capitolo .
Nel caso vi siano ancora delle incertezze, invito tutti a chiedere
spiegazioni.
Un saluto, Gold Eyes.
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Capitolo 4 *** 4 - Mother Earth ***
“Birds
and butterflies
Rivers
and
mountains she creates
But
you'll never
know
The
next move
she'll make
You
can try
But
it is useless
to ask why
Cannot
control her
She
goes her own
way “
[…]
“She
rules until
the end of time
She
gives and she
takes
She
rules until
the end of time
She
goes her own
way “
(
Mother Earth –
Within Temptation )
*- Il
Tesseract si comporta male.
- Sta facendo lo spiritoso?
Non aveva mai visto così tante creature con gambe e braccia
tutte insieme, e
alcuni avevano persino i “ capelli”
lunghi come i suoi, ma non riusciva
a muoversi, e uno di loro le puntava contro una strana asta
baluginante, come quella della prigione di Loki.
- Sta emettendo interferenze, radiazioni, niente di dannoso, bassi
livelli di radiazioni gamma.
- Ma può diventarlo.
Le vedeva girarle attorno con una strana luce nei punti luminosi,
“paura”
forse, ma la sua conoscenza delle emozioni si riduceva al
“calore” e alla
“felicità”, e nessuna di queste sembrava
animarle.
Tutto ad un tratto però, un fastidioso
senso di prurito la morse di lato,
nel punto in cui la creatura a lei più vicina
l’aveva toccata, “punzecchiata”
corresse la sua mente, ma la sgradevole sensazione di disagio
continuava a
rimanere, a darle fastidio.
Vide alcune scariche blu zampillare contro la creatura che, spaventata,
indietreggiò di colpo, ma quella non sembrò voler
demordere, tornando a
toccarla con quella “cosa” che prudeva.
Erano più strane di quelle che aveva visto nei corridoi
luminosi.
Erano meno colorate, meno spaventose, ma quella creatura che continuava
a
toccarla cominciava a farla infuriare, e quando, all’ennesimo
contatto con
l’asta sentì il fianco prudere, un'ondata di
frustrazione la assalì.
Stava per chiamare il nome di Loki, ma non aveva voce, e la sensazione
di
“calore “ si fece insopportabile, tanto che
provò a raggomitolarsi su se
stessa per ottemperare al rinnovato fastidio.
Ma quello era un “calore” che aumentava, si
ingrandiva, la feriva, le faceva
“paura”.
Ed era sul punto di gridare, quando-
- Non adesso!
- È viva secondo voi?
Scattò in piedi con le pupille dilatate e le“dita"
pressate
sul punto che
continuava a pruderle, ma tutte quelle persone nere erano scomparse, e
di
fronte a lei si apriva uno spazio enorme, “infinito"
,
fatto di azzurro e verde
come la“cosa” che
aveva visto nella sua
testa, come il paesaggio incontaminato che le riempì lo
sguardo di uno
strano sollievo.
- Stai bene? – pigolò una vocetta ai suoi piedi, e
quando i suoi occhi misero
a fuoco le miniature delle creature parlanti, una nuova ondata di paura
la
portò a saltare di lato.
Eppure non riuscì a scomparire nelle pareti, a nascondersi,
perché non c’era niente dietro il
quale accucciarsi, e la sorpresa di non trovare nulla con il quale
difendersi
la spinse a spiccare un balzo ancora più forte, tanto che,
senza sapere
come, si ritrovò in aria, immobile, ghiacciata
dalla “paura"
e
dalla confusione nel non
sapere come vi fosse riuscita.
- Vola ! – squittì deliziato una delle creaturine,
indicandola con dita uguali
alle sue, ma la “felicità"
che
aveva riconosciuto nella
piccola “cosa” parlante
non rispecchiava il suo stato d’animo.
Perché non sapeva come avesse fatto a salire tanto
in alto, ma
soprattutto, non sapeva come scendere.
Non capiva, non riusciva a comprendere, ed era spaventata, ma avrebbe
potuto
chiedere a “Loki"
,
avrebbe potuto nascondersi
dietro di lui.
Si voltò con un po’ meno paura, ma i
suoi occhi poterono ammirare
solo un "pavimento"
di uno strano colore, un po’ più scuro, brutto,
perché le ricordava tanto il
mantello della creatura “dorata"
,
e il ricordo di lui la spaventava.
Lo stesso colore che, si accorse solo in seguito, le imbrattava la mano
destra.
Quella che aveva teso a“Loki”.
Quella, alla fine della quale, avrebbe dovuto trovare la sua.
Ma lui non c’era.
Non accanto a lei.
In nessun altro luogo, accanto
a lei.
Era sola, accerchiata da delle creature parlanti che, per quanto
piccole,
continuavano ad emettere quei versetti acuti così
sconosciuti, e la indicavano, “
punzecchiavano" ,
come la creatura del suo
sogno.
- Cosa c’è Estela ? Cosa-
- Più avanti dottore! Io e gli altri abbiamo trovato una
persona caduta dal
cielo!- pigolò una vocetta ancora più acuta ma
meno stridula, quasi “dolce”,
e lei non potè che lanciare uno
sguardo oltre le teste delle piccole miniature per capire da
dove
provenisse quel suono più“dolce
“.
- Dal cielo ?
L’uomo si lasciò sfuggire un mezzo
sorriso alla vista
dell’esuberanza della bambina – cosa stai dicendo?
Una persona non può cadere
dal -
- Eccola! È lei dottore!
Quando Bruce Banner seguì il dito della piccola puntarsi al
cielo, si
sarebbe aspettato di tutto, ma non di vedere una ragazzina che
fluttuava
in aria, intenta a fissarlo con altrettanto orrore.
D’improvviso, la visione di una creatura parlante di
dimensioni “normali
" ,
familiari, la portò alla
mente quella sensazione di pericolo che l’aveva spinta a “combattere"
,
ma non riusciva a scendere da lì,
e non sapeva come difendersi, dove nascondersi, come scacciare i punti
luminosi di quella “cosa” che
la fissava con una certa fissità.
Come aveva fatto Loki la prima volta.
- Tornate a casa bambini.
- Ma …- provò ad opporsi uno dei piccoli, ma
l’occhiata severa dell’uomo li
convinse a sgattaiolare via con la coda tra le gambe.
Solo Estela non sembrò essere intimorita
dall’occhiata ammonitrice del dottore.
- Sta piangendo – lamentò invece, abbozzando
qualche passo verso
la ragazza dalla pelle strana che si era portata le mani
davanti al viso
con un singhiozzo.
- Estela, non -
- Ma ha paura – piagnucolò ancora, sollevando gli
occhi scuri sulla sua
“scoperta”.
Quando qualcosa di morbido le sfiorò appena la gamba
destra lei scostò le
mani dal viso con una certa reticenza, scoprendo che la “cosa” che
l’aveva toccata con tanta
delicatezza era stata la mano della piccola creatura che, saltando,
provava a
tirarla giù per un piede.
Non la capiva, ma non sembrava cattiva, non sembrava volerle fare del
male.
Un po’ meno intimorita allungò un braccio, attenta
a non toccarla troppo, ma quando
la piccola “cosa” le
porse la sua, di mano, uno strano calore le scaldò le guance.
E a lei quel calore piaceva, le era familiare.
Richiuse le dita sulla minuscola mano della creatura, riconoscendo la
morbidezza dei suo stessi palmi, meno freddi di quelli di Loki, ma
rassicuranti, non cattivi .
La piccola“cosa” emise
un altro versetto stridulo che però non era fastidioso come
quello
delle altre miniature, era quasi confortante, ma quando
l’altra creatura,
quella più grande, provò ad avanzare, si
ritirò con uno squittio, tornando
in alto e portando con sé la piccola cosa.
Se la strinse al petto, attenta a non farla cadere come aveva visto
fare a
Loki con lei quando era ancora meno “lunga"
, meno "pesante",
ma la creatura sotto di lei sembrava spaventata, e continuava a
lanciare
occhiate strane alla piccola cosa.
Forse era sua .
Forse gli apparteneva, lei non lo capiva, non lo sapeva, ma qualcosa
riuscì
a capirlo, finalmente.
L’unica parola in tutti quei versi strani
che conosceva.
- Amico ? – ripetè incerta, osservando la mano che
la creatura parlante le
aveva teso.
Lo vide annuire con forza, mostrando tra le labbra una fila di cose
bianche,
luminose.
Infilò una mano nella sua, di bocca, sfiorando le stesse
cose che lui esibiva
con tanta “felicità"
, e non potè che allungare il
braccio, seppur con una certa reticenza.
Quando la“cosa"
la
tirò giù con forza
si lasciò scappare un urlo spaventato, ma
lui la strinse al petto e le sfiorò la testa con
un movimento lento che
la sua mente definì “carezza".
E riuscì a ricordare anche una seconda parola.
“Abbraccio” .
Perché la creatura parlante la stava abbracciando, non la
feriva, non le
urlava contro parole strane.
La stringeva solamente.
Come aveva fatto Loki nelle prigioni.
Ma lui non era lì, e la cosa non le piaceva.
Le faceva paura, anche se aveva trovato un altro " amico".
Ma un “amico” che non era lui.
°°°
Aveva imparato cos’era un "sorriso"
,
la sua utilità, il suo perché, e tutto grazie
all’ ”amico
Bruce".
Lui parlava più di Loki, era più “dolce”,
era meno “freddo”,
ma a lei il freddo di Loki piaceva.
Come il calore di Bruce.
Era piacevole, era rassicurante, come le sue braccia.
Ma non le piaceva la cosa parlante che l’aveva presa alle
spalle, l’oggetto
che aveva disintegrato con una scarica elettrica
e che ora osservava con diffidenza.
Era sola, perché Bruce era stato portato via dalla “piccola
cosa”,
da “Estela” si
corresse all’ultimo.
Aveva provato a dirle qualcosa, ma lei non lo capiva, non comprendeva
le sue
parole, e vederlo curvare le spalle non le piaceva.
Era una cosa che faceva lei quando era stanca, e lei non voleva che “Bruce”
si stancasse di lei.
Non voleva neanche che si arrabbiasse per quello che aveva fatto,
perciò provò
ad unire le piccole schegge, ammassandole le une sulle altre,
ma la
cosa non tornava a parlare.
- Cosa stai facendo ?
Aveva imparato a riconoscere la sua voce.
Era calda, era morbida come il suo “sorriso”,
era “gentile”, e
a lei le cose gentili cominciavano a piacere, molto.
Provò a nascondere ciò che aveva rotto per paura
che anche lui, come Loki,
cominciasse a dire parole che non capiva, ma che poteva recepire
attraverso il
tono della voce.
E quando lo vide correrle in contro, una strana sensazione di vuoto le
azzannò
lo stomaco.
Si lasciò afferrare le mani, abbassando la testa per paura
di vederlo gridare, ma lui le sollevò il mento per fissarla
con una strana luce negli occhi.
“Preoccupazione” spiegò
la sua testa, ma lei non
sapeva cos’era.
Sapeva solo che lo “intristiva” ,
lo faceva diventare “confuso”,
e la cosa non le piaceva.
- Cosa è successo alla radio ? Ti sei fatta male ?
Le tastò il viso, la pancia, le braccia con mani un
po’ tremanti, “spaventate” ,
ma per qualcosa che lei non comprendeva.
Non gli importava di ciò che aveva rotto, lo
capiva dal modo in cui la
guardava, sembrava più interessato a lei.
- “Male”?
- ripetè stranita,
osservando i palmi grandi di “Bruce” scorrere
delicati lungo le sue braccia.
Lui parve pensarci un attimo prima di pizzicarsi il viso e
far arrossare
la pelle.
Alla vista di quel colore così “brutto”
però, lei gli scostò le mani con
forza, tastando la chiazza con le dita fredde.
- Questo è male – le disse, toccando il punto in
cui si era formata
l’arrossamento.
E solo allora lei sembrò capirlo.
- Paura – lo corresse allora, sicura delle proprie parole.
- Non paura , male – tornò a ripetere
“Bruce”, ma lei non accettava quella
parola, non aveva senso.
Scosse la testa con forza, sfiorando la chiazza e tornando a ribadire
ciò che
lei credeva fosse.
- Paura.
“Bruce” non la contraddisse, si limitò
ad inclinare il capo e storcere la
bocca.
E lei lo imitò.
Perché lo trovava buffo, e imparare nuove cose, con lui, le
piaceva.
Perché non facevano male, ma erano cose gentili,
erano cose “belle”.
- Tu sai il mio nome, ma io non so il tuo.
Come la maggior parte delle volte che lo sentiva parlare non
riuscì a
cogliere il significato di ciò che diceva, ma quando lo vide
portarsi una mano
al petto e ripetere “Bruce”, il suo primo istinto
fu quello di imitarlo.
Eppure non riuscì a dire nulla, perché non sapeva
effettivamente cosa dire.
Non sapeva cos’era un nome.
Non sapeva perché “Loki” e
“Bruce” lo avessero e lei no.
Era ingiusto, era strano, e nel vedere il sorriso del suo nuovo amico
spegnersi un po’, capì che doveva essere triste.
- Non hai un nome?
Scosse la testa, senza sapere come altro rispondergli, e nel vedere i
punti
luminosi di “Bruce” adombrarsi fu spinta dal
bisogno di prendergli le mani
e stringerle tra le sue.
Perché c’era qualcosa nel suo stomaco che
cominciava a darle fastidio ogni qual
volta lo vedeva triste, confuso, spaventato, una sensazione sgradevole
che,
al pari della “paura”,
voleva dimenticare, non provare più.
- Ne vuoi uno ? – le chiese allora, “gentile”,
allungando
una mano alle “cose” piene di fogli sul piccolo
tavolino mangiucchiato dalle
termiti.
Aveva imparato a leggere da poco grazie ai“libri”
sui quali
Bruce le spiegava con le“figure”
ciò che la circondava, ciò che
non capiva.
E sebbene avesse imparato solo la parola“
terra”, “aria” e
“cielo”,
quando lo vide sfogliare delle pagine molto più colorate, ma
con delle “scritte” più
piccole e difficili, allungò un po’ il
collo per vedere meglio.
Era un libro“vecchio”, tanto vecchio, e puzzava di
chiuso, di stantio,
come la sua prigione, come la stanza buia dalle pareti d’oro.
- Non so perché, ma penso che troveremo un bel nome per te,
tra le leggende
norrene.
Aveva ricominciato a “borbottare”.
Succedeva spesso quando pensava, o quando scriveva cose difficili fatte
di “numeri ”
e segni che le riportavano alla mente qualcosa, ma non sapeva cosa .
Ma le piaceva che “borbottasse”,
era “carino” e le faceva
piacere sentirlo parlare.
Bruce aveva delle mani grandi, un po’ ruvide, ma calde come
la coperta
nella quale lei si rotolava prima di andare a “dormire”
accanto a lui.
Ne era ipnotizzata, specialmente quando sfogliava i suoi libri.
Era “bello” da vedere, le
piaceva, ma quando vide una “figura”
familiare sulle pagine gialle del libro lanciò un
urletto emozionato,
fermando la mano di lui prima che potesse voltar pagina.
- Cosa c’è ? Cosa hai …oh .
Non sembrava “felice” come
lei, ma ora non contava.
Perché c’era Loki, lì, sul libro.
C’era il suo “amico Loki” ,
e
vederlo di nuovo la fece sentire estremamente felice.
- Ti piace lui ?
La voce di Bruce era cambiata, si era fatta strana, “incredula” le
suggerì la sua testa, ma lei non capiva il
perché, voleva solo avere
Loki con sé, di nuovo, anche se sfiorandolo lui non
l’avesse guardata.
Anche se parlandogli, lui non le avesse risposto.
Quando però provò a tirar via la “figura”
di Loki Bruce la fermò
per un braccio, osservando prima lei, poi il libro aperto sulle
ginocchia.
- Non puoi.
Il primo suo diniego,
la prima volta che il fastidio la portava a muoversi nervosamente in
sua
presenza mentre una nuova parola si agitava nel suo
petto con il suo
familiare tum-tum .
- “Mio” – pigolò sicura,
agguantando la pagina per stringersela al petto.
- Ma è un libro del XVI
secolo. Io non posso-
- “Mio” – tornò a ripetere,
impuntandosi e fissandolo con una nota di supplica.
Bruce “sbuffò”, ma
con un lieve sorriso, ricominciando a “borbottare”
nel porgerle ciò che voleva, e quando
“Loki” fu al sicuro tra le sue braccia,
“sorrise” anche lei.
- Visto che ti piacciono tanto gli dei del Nord, che ne dici di Astrid?
Mi
sembra significhi “amata dagli dei”.
Si era messa a giocare con Loki
e non lo aveva sentito, anche se in ogni caso avrebbe
continuato a non
capirlo, ma quando Bruce la costrinse a fissarlo ebbe tutta
la sua
attenzione.
- Hai capito cos’ho detto?
“Aggrottò” la fronte
come aveva visto fare a lui quando non capiva una
cosa, continuando a stringere al petto il “suo
Loki”.
Lui allora sospirò una seconda volta, tornando ad indicarsi
il petto e a dire
“Bruce”.
E lei lo imitò, di nuovo, non dicendo nient’altro, di
nuovo.
Ma quando le dita di lui le toccarono il naso, una parola nuova gli
uscì dalla
bocca.
Una “bella” parola.
- Astrid.
- As..trid ? – ripetè confusa, indicando
se stessa come lui stava facendo.
- Si. Io sono “Bruce” e tu sei
“Astrid”. È il tuo nome.
Nome.
Astrid.
Riuscì a capire solo quello, ma bastò a
farla sentire strana.
Si sentiva soffocare, e le doleva il petto, come quando il “pianto”
l’aveva fatta scappare via da Loki in “lacrime”.
Ma quella volta era diverso, era dolce, era “bello”.
Scoppiò a piangere con un singhiozzo, stringendo al petto
Loki e lasciando che
Bruce la abbracciasse stretta, come piaceva a lei, come aveva imparato
ad
amare.
Ed imparò che il pianto non sempre era doloroso,
non sempre era “paura", ma era “felice”,
era “bello”.
Era come Bruce.
Caldo.
Forte.
Gentile.
°°°
- Mostro!
- Già sentito.
Un fascio di luce blu.
Un grido spaventato.
Un sorriso cattivo, compiaciuto.
Quando l’uomo ricadde ai suoi piedi in una pozza di
sangue Loki lanciò uno
sguardo distratto al cielo plumbeo, ripulendo il proprio scettro con
insolita
perizia.
Odiava gli esseri umani.
Puzzavano di paura, urlavano come femmine, e chiedevano
pietà,
a
lui.
Una risata di gola lo scosse da capo a piedi mentre il freddo di
Stoccarda lo
avviluppava nel suo manto gelido.
Freddo, sangue e buio.
La sua infanzia.
La sua vita.
Non c’era posto per la pietà, in un essere come
lui, non vi era comprensione, senso di giustizia, consapevolezza.
Eppure lo aveva sentito anche lui, una volta sola, quello che suo
fratello Thor definiva “calore
umano”.
Ed era stato piacevole, breve, ma piacevole.
E irritante.
Perché ora ne sentiva la necessità, ne sentiva il
bisogno, e la possibilità
di arrivare alla creatura senza passato, alTesseract prima
del fratello era effimera.
Lui che poteva contare solo su stesso mentre Thor
avrebbe potuto
predisporre di un esercito di divinità e umani.
Ma la solitudine, la consapevolezza di essere solo al mondo non lo
aveva mai
fermato, rattristato.
Forse un tempo, da bambino, aveva trovato il silenzio della propria
anima
deprimente, agghiacciante, pauroso.
Un tempo passato, lontano.
Mentre ora era un dio, un Re senza trono che, ancora una volta, la
giustizia
voleva imbrigliare, imprigionare.
Aveva perso, era vero, ma quella volta
c’era qualcosa di diverso.
La fine, sarebbe stata diversa.
Perché ciò che ricercava non era
più guerra, non era più sangue, era solo lei.
Lei che lo aveva scelto
Lei che lo aveva “scaldato”.
Lei che lo aveva capito.
Quando il fragore di un tuono fece vibrare la pozza di sangue ai suoi
piedi
Loki non potè che esserne indispettito.
Perché a lui i fulmini non erano mai piaciuti.
Li aveva odiati, sempre così luminosi, forti, rumorosi
.
Ma lui continuava ad avere un asso nella manica.
L’inganno.
Perché era più facile far leva sulla paura
dell’uomo che sul suo senso di
giustizia, questo lo aveva capito, divertito.
E imbrogliare una manciata di esseri umani per aizzarli contro
Thor
sarebbe stato semplice per uno come lui.
Un dio Sfigurato, imbroglione e maledetto, ma un Dio che sapeva quello
che
voleva, quello che era “suo”.
E lei lo era diventata.
Sua fin
dal primo sguardo.
Sua fin
dal primo respiro.
Sua,
sua e di nessun altro.
Continua…
Sono
sorpresa, un pò intimorita da
come questa storia mi scivoli facilmente tra le dita, sulla tastiera,
tanto da
scriversi da sola.
Ammetto di non aver mai trovato così semplice scrivere
qualcosa, perchè c'è
l'ispirazione, per fortuna.
*Le frasi iniziali sono tratte dall'inizio del film, non sono mie, ma
le ho
semplicemente trascritte per riportare uno dei sogni di Astrid, bel
nome no ?
Ho deciso che il primo ad incontrarla fosse Bruce perchè mi
piace vederlo così
tenero, comprensivo, ed ovvio che nessun altro avrebbe accettato Astrid
come
ha fatto lui. Perchè lui ha visto davvero cosa
c'è fuori dal mondo, e può
capirla senza spaventarsi.
Spero di non aver deluso nessuno.
- Anastasiya
Rajikova :
non puoi immaginare come mi piaccia
scrivere ogni volta il tuo nick, lo adoro. Sa di qualcosa di forte,
bello e
stupefacente. Comunque, ti ringrazio dal più profondo del
mio cuore per il
tuoi luuuuuuuuuuunghissimi commenti che apprezzo davvero tanto. Sono
contenta
che la storia continui a piacerti, e spero che anche questo capitolo
non ti
abbia portato a rivalutare la storia. Un bacio!
- Eruanne
: Una
new entry! è davvero
una gioia vedere che la storia piace, e ti ringrazio per il bellissimo
commento. Spero di non essermi discostata troppo dall'idea che hai di
Loki,
perchè io me lo immagino davvero cattivo cattivo, ma buono
con lei, almeno.
I Within Temptation sono anche la mia band preferita, e
sarà la colonna sonora
per tutta la storia. Un abbraccio!
Ringrazio chi ha letto, recensito o solamente visto di sfuggita la mia
storia.
Al prossimo aggiornamento, Gold Eyes
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Capitolo 5 *** 5 - The Swan Song ***
“Is
it a dream?
All the ones I have loved calling out my name.
The sun warms my face.
All the days of my life, I see them passing me by.
In my heart I know I can let go.
In the end I will find some peace inside.
New wings are growing tonight”
[…]
“As I am soaring I'm one with the wind.
I am longing to see you again, it's been so long.
We will be together again”
( The Swan Song – Within Temptation )
- Albero .
- Al..bero – scandì , un pò
insicura , osservando il cielo dall’alto della
capanna di fango e paglia nella quale ogni giorno
giocava con Estela , la sua “maestra”
delle cose “divertenti”
.
- Sasso.
- Sasso! – ripetè ,questa volta un
po’ più convinta .
Perché quello era semplice , e lo aveva letto nei
libri di Bruce .
- Un uccello !- trillò
“Estela” con vocetta divertita , sistemandole
con cura il velo che “il dottore”
le aveva regalato .
Per non attirare l’attenzione aveva detto
, anche se lei non aveva ancora capito bene cosa significasse
“attirare
l’attenzione”.
- Un ucc …- si lamentò quando la bambina le
strattonò i capelli , sporgendosi un po’ per
indicare una strana creaturina colorata , “bella” .
- Guarda Astrid ! Guarda ! Una farfalla , una …
- Cosa state facendo lassù ? – gridò
qualcuno sotto di loro , e quando incrociò lo
sguardo burbero di Nadir , la paura che il bambino corresse ad
avvertire Bruce del loro gioco
la gettò nel panico .
Udì l’urletto spaventato di Estela quando discese
dal cielo in tutta fretta , ma la tenne stretta al tetto
, per non farla cadere .
Perché era “pericoloso”,
una parola che Bruce aveva cominciato a pronunciare spesso .
Quando i suoi piedi nudi toccarono terra , non riuscì
però a sollevare lo sguardo.
Perché si sentiva in colpa ,e su Bruce avesse saputo che lei
aveva “volato”
di nuovo l’avrebbe sgridata , e a lei non piaceva essere
sgridata , la faceva sentire strana , “in colpa” le
aveva spiegato il suo amico .
E non le piaceva sentirsi in colpa .
- Lasciaci stare ! E non fare lo spione con il dottore o giuro che non
ti rivolgerò più la parola !
Lo strillo di “Estela” , per quanto acuto , non le
diede fastidio , non la innervosiva .
Perché lei aveva imparato che la voce si alzava quando si
era preoccupati per qualcosa , per qualcuno
.
E la bambina lo era per lei , ed era una cosa “dolce”
, che le faceva “piacere”
.
Si strinse nel lungo velo nero con movimenti goffi e spaventati ,
sentendo il proprio respiro riscaldare la stoffa che le copriva la
bocca .
Era strano sentire il vento solo sulle palpebre , era insolito , ma non
era sgradevole , ed era per il suo “bene” ,
quello Bruce lo diceva sempre .
Se l’avessero vista , l’avrebbero portata via da
lui , diceva .
Se avessero notato il colore dei suoi capelli , o della sua pelle , le
avrebbero fatto del male , continuava .
E la sola idea di essere separata , ancora una volta , da un amico
, l’aveva portata ad accettare con più
facilità quella imposizione .
Anche se Estela poteva liberamente muoversi nei suoi vestiti rattoppati
senza aver paura di “attirare
l’attenzione” .
E benché quello non lo avesse ancora imparato , era stata la
sua mente ad andarle in soccorso , ancora una volta .
“Diversa
” .
Era una parola che non le piaceva , cattiva , brutta come la “paura”
, ma più sgradevole , più fastidiosa .
Era “diversa”
, lo aveva capito , ma non lo aveva ancora accettato , nonostante le
prove di quella sua diversità fossero così chiare
,evidenti .
Perché se abbassava lo sguardo sulla propria mano
intrecciata a quella di Estela , poteva notare come il suo colore di
pelle fosse strano , insolito .
Ma questa sua “diversità
” riguardava tutta la “Terra”
, le aveva detto Bruce .
Perché lei non era nata lì , non era a
“casa”
sua , e la cosa la rendeva triste , un po’ “malinconica “
, come lo sguardo del dottore quando si perdeva a fissare il proprio
riflesso nello specchio .
Lui non sapeva che lei lo spiava , di nascosto , da sotto le coperte .
Non sapeva che sentiva gli occhi pungere ogni qual volta vedeva Bruce
stringere gli occhi come se stesse per piangere, come se stesse per “strillare”
.
Non sapeva che lei aveva capito che anche lui ,come lei , si sentiva
“diverso”
, fuori posto .
Ciononostante non lo capiva .
Perché Estela aveva il suo stesso tum-tum nel petto .
Aveva gli occhi , le dita e le gambe come lei .
Erano “uguali”
, non diversi .
“Particolari”
aveva letto in un libro che parlava di colori e “tonalità”
, ma non “diversi”
.
Perché lei respirava .
Estela respirava .
Lei parlava .
Estela parlava .
E non c’era differenza in quello .
Lei non la vedeva , tutta quella “diversità”
.
- Io non faccio lo spione ! – brontolò Nadir ,
l’altra piccola “cosa”
parlante che , assieme ad Estela , l’aveva vista
davvero , senza velo .
Il bambino aveva urlato un po’ all’inizio , ma
Estela le aveva assicurato che non avrebbe parlato a nessuno
di lei , perché era suo fratello , e i fratelli non
tradivano mai la famiglia .
Ed era proprio il termine “famiglia
” che l’aveva incuriosita , l’ aveva
affascinata , l’aveva fatta sentire
strana .
Non capiva cos’era una famiglia , e Bruce non era
stato molto chiaro quando aveva provato a spiegarglielo , ma quella
parola le piaceva , era “dolce”
, era speciale , come il suo nome .
Era “unica”
.
Quando un insolito vociare la portò ad alzare lo sguardo da
terra , si accorse con una punta di paura che erano entrati nelle “favelas”
.
Bruce le aveva spiegato cos’erano , ed era stato semplice
memorizzarlo , perché quelle “cose”
piccole e malridotte erano difficili da dimenticare .
Le davano un senso di ansia , di tristezza , di rabbia .
Perché lei non capiva come le cose parlanti potessero vivere
lì dentro , al buio , al freddo .
Casa di Bruce era più bella .
Era calda , aveva le coperte , e non era così scura ,
così “brutta”,
così “sola”
.
- Estela ! Nadir ! – urlò qualcuno alle loro
spalle , e quando vide una “donna”
tanto simile ad Estela correre loro incontro venne sommersa dal panico
.
Perché Bruce le aveva raccomandato di non entrare mai nel
villaggio , di non “attirare
l’attenzione ", ed ora una delle creature le
stava addirittura correndo incontro .
- Non avere paura . Lei è mia madre , non può
farti del male – la tranquillizzò Estela , ma la
parola “madre”
non le diceva nulla , non aveva un significato , per lei .
Non capiva perché quella donna , quella “madre”
non le avrebbe potuto fare del male .
Abbassò gli occhi non appena rischiò di
incrociare il suo sguardo , ma fu costretta a fissarla quando questa ,
piangendo , si afflosciò contro di lei , “urlando”
.
Ed ebbe paura .
Perché nessuno oltre Bruce ed Estela l’aveva mai
toccata .
Nessuno .
E sentire le mani della “madre”
tirarle il velo la portò a irrigidirsi e a bisbigliare con
voce tremante il nome del suo amico.
- Il dottore ? Tu conosci il dottore ?
Aveva imparato nuove parole , e avrebbe potuto capirla , ma non era
attenta a ciò che diceva , perché era spaventata
, e la sensazione di essere sotto lo sguardo di tutte quelle creature
la spinse a scuotere il capo con foga .
- Mamma ! Le stai facendo paura ! – piagnucolò la
bambina , aggrappandosi alle sue gambe e spingendo via la madre , ma
quando altra gente , altre creature , forse attirate dal pianto di lei
, cominciarono ad avvinarsi , il suo primo istinto fu di “volare”
via .
Ma Bruce si sarebbe arrabbiato , l’avrebbe sgridata , e lei
avrebbe avuto voglia di piangere .
E piangere non le piaceva.
- Il dottore! Dobbiamo chiamare il dottore ! Vostro
padre…vostro padre è rimasto schiacciato sotto un
carretto !
Quando anche Estela si mise a piangere il panico venne inghiottito da
un ondata di calore che le colorò le guance .
Le prudevano le mani , la punta delle dita , voleva dire qualcosa,
voleva abbracciare la “madre”
, voleva stringere Estela per farla smettere di piangere .
E prima che la sua mente potesse urlarle che era “pericoloso”
, lei aveva già raggiunto la creatura “schiacciata”
dal carro .
Era più piccolo di come l’aveva immaginato ,
più debole delle altre creature che aveva incontrato , ed
era strano .
Perché teneva gli occhi chiusi e piangeva, in silenzio , senza urlare .
- Papà ! – strillarono entrambi i bambini ,
gettandosi sull’uomo con grida spaventate , preoccupate ,
come lo era stata Estela di lei .
Come lo era Bruce ogni qual volta lei faceva qualcosa che “attirava
l’attenzione” .
Eppure voleva fare qualcosa per loro , anche se non sapeva cosa .
Poi lo vide , nella sua testa .
L’immagine di una “cosa”
verde che alzava uno strano carro con le mani , per poi
gettarlo in alto , lontano .
E decise di imitarlo .
Perché non sapeva fare altro, se non imitare .
Quando le sue dita si strinsero attorno al carro , sentì su
di sé lo sguardo delle creature , potè persino
annusare la loro “paura”
, ma il pensiero di Estela e di quel “papà”
urlato la portò a fare forza sulle proprie braccia .
Perché era una parola che le scaldava il cuore , e le
piaceva .
Gettò di lato il carro con insolita facilità .
Perché per lei era leggero , era facile da spostare
, ma non doveva essere una cosa giusta , una cosa normale a giudicare
dagli sguardi “spaventati”
delle creature .
L’uomo la fissò un attimo senza parlare
prima di tornare in piedi e abbracciarla con forza , come faceva Bruce
, come lei amava .
Lui però aveva uno odore strano .
Sapeva di terra , di mare , di qualcosa di strano , di “nuovo” .
“Di
papà” le consigliò la sua
testa , e a lei la cosa piaceva .
Perché era profumato , era dolce .
- Grazie .
Capì quella parola , il “ringraziamento”
degli esseri umani aveva detto Bruce.
Lo dicevano quando erano “grati”
, le aveva spiegato lui .
Era una cosa bella , aveva poi continuato .
E a lei le cose belle piacevano .
- Grazie – ripeté contenta , annusandolo e
sentendo poi le manine di Estela tirarle un braccio per portarla via
dalla calca di gente che cominciava ad ammassarsi attorno alla creatura
.
E quando furono sole , nascoste in un vicolo buio , potè
chiedere spiegazione alla sua maestra delle cose divertenti .
- Che significa papà ?
Doveva essere una domanda strana , perché Estela
non le rispose subito come era solita fare .
- Un papà è… è
– non riusciva a trovare le parole , sembrava confusa , e
faceva fatica a continuare .
Perché forse aveva chiesto una cosa difficile , anche se non
capiva come potesse essere difficile un parola
così corta.
- Un papà è…il dottore! –
trillò infine la bambina , annuendo con occhi
sicuri .
Eppure non la capì .
“Aggrottò
“ le sopracciglia , non sapendo se
chiedere altre spiegazioni , ma la bambina la anticipò.
- Lui è un papà . È il tuo papa . Lui
ti ha trovato , lui ti sta crescendo , lui ti vuole bene –
continuò sempre più eccitata , annuendosi e
provando a far annuire anche lei , ma qualcosa di strano si era agitato
nel suo petto .
Una sensazione strana , insolita , ma piacevole che l’aveva
assalita nel pensare a Bruce come il suo papà
.
Suo .
Come Loki che era suo
amico .
Erano suoi .
Si sentiva felice , calda
, e stava sorridendo tanto da sentire male alla bocca .
Una cosa strana , ma bella .
Poi lo sentì .
Lo vide .
Quando Estela lanciò un urletto spaventato non
ebbe bisogno di voltarsi , di capire cosa l’avesse “spaventata”
, non ce ne fu bisogno .
Perché aveva riconosciuto il suo odore , aveva riconosciuto
il suo sguardo sulla schiena .
E quando Bruce la afferrò per un braccio , brusco ,
tirandola via con uno sguardo scuro che le faceva “paura” ,
riuscì solo ad abbassare i suoi , di occhi , e bisbigliare
uno 'scusa .
Ma Bruce aveva smesso di guardarla , aveva smesso di vederla .
La trascinava e basta .
E le venne da piangere .
Perché sapeva di aver sbagliato .
Sapeva di aver “attirato
l’attenzione” , ma non sapeva fare
altro che chiedergli scusa .
Non sapeva fare altro .
Perché nessuno glielo aveva mai insegnato .
°°°
La “rabbia”
era una cosa “soggettiva”
.
Lo aveva letto in un libro , e lo aveva capito pensando a Bruce .
Perché quando lui si arrabbiava , non piangeva come lei , ma
stringeva i denti e urlava .
Urlava forte , tanto forte da fare male alle orecchie .
E vederlo arrabbiarsi non le piaceva , le faceva paura , la faceva
sentire come nella sua prigione .
Braccata , oppressa , soffocata .
Quando erano tornati a casa , Bruce l’aveva fatta sedere in
mezzo alla stanza .
Perchè voleva guardarla bene aveva detto .
Ma a lei non piaceva che la guardasse quando era arrabbiato .
Perché i suoi occhi diventavano strani ,
diventavano enormi , e neri , tanto neri .
E anche se era un colore che le piaceva , il “nero”
di Bruce era strano , era troppo scuro , troppo buio .
E a lei il buio le ricordava la stanza nella quale era nata .
Fredda , scura , “cattiva”
.
- Ti rendi conto che avrebbero potuto rapirti se ti avessero scoperto !
Hai la minima idea del pericolo che hai corso ? – le
urlò addosso , lanciandole uno sguardo “nero” che
la fece trasalire .
Abbassò gli occhi subito , velocemente , stringendo le
palpebre nell’udire il frantumarsi del tavolo sul quale Bruce
aveva sbattuto i pugni , furioso .
- Avrebbero potuto farti del male ! Avrebbero potuto ferirti
– bisbigliò Bruce con voce strozzata , coprendosi
il viso con le mani per soffocare la propria rabbia , il proprio
terrore .
- Perché non mi dai mai ascolto ? Cosa ti ha fatto
…
- Papà .
Sentì Bruce irrigidirsi , lo vide ,
irrigidirsi .
E non capì se fosse una cosa normale , “giusta”
.
- Cosa hai detto ?
La sua voce era cambiata d’improvviso .
Si era fatta debole , tremante , come se fosse “spaventato”
da lei , da ciò che aveva detto , e la sola idea di aver
detto qualcosa di “sbagliato”
la fece a scattare in piedi e correre verso la finestra .
Perché Bruce le aveva spiegato che sbagliare era una cosa
brutta , era una cosa che non si doveva fare .
E lei aveva “sbagliato”
, con lui .
Stava per “volare”
via quando qualcosa la afferrò per un piede , facendola
urlare per lo spavento , ma quando Bruce la strinse tra le braccia fu
costretta a chiudersi la bocca con le mani .
- Scusami io …non so cosa mi sia preso e …- lo
sentì ridere contro i suoi capelli , potè
percepire il vibrare della sua risata con l’orecchio che
poggiava sul suo petto .
- Dio ! Non avrei mai pensato che tu potessi …non credevo
che …
Era strano , aveva ripreso a “borbottare”
e non sembrava più arrabbiato con lei .
- Papà …io
! Non credevo saremmo arrivati a questo punto .
- È una cosa “brutta”
? – provò a chiedere , stringendosi al suo petto
con occhi lucidi .
Lo senti respirare forte , come se stesse per urlare di nuovo , ma si
limitò ad “accarezzarla”
con le sue mani gentili .
- Non è una cosa brutta , è solo che io
…un papà
… è una cosa strana .
Strana .
Aveva detto che era una cosa strana , non brutta .
E le cose strane potevano essere belle , a volte .
- Me lo ha detto Estela , che tu sei mio papà ,
perché mi vuoi bene e mi stai crescendo . Allora non
è vero ?
- Certo che ti voglio bene ! E il fatto che ti sia crescendo
, certo , è un po’ esagerato ,
ma …
- Non puoi essere un papà ?
Sentiva gli occhi pungere , e non sapeva perché .
Le faceva male il petto , era triste , e voleva solo “volare”
via .
Provò a sciogliere l’abbraccio con un gemito ma
Bruce la strinse con più forza , coprendola con la sua
enorme giacca che profumava di terra , di mare , e “di papà”
, anche se era diverso da quello del “papà”
di Estela .
Eppure lei sapeva , aveva intuito
che la famiglia , la madre e il papà fossero cose uniche , e lui
sarebbe stato unico , il suo
unico papà .
- Puoi chiamarmi papà Astrid , voglio essere il
tuo papà , ma dovrai scusarmi se sembrerò un
po’ impacciato . Devo abituarmi all’idea .
Lo abbracciò con un grido di gioia , affondando il naso
nella sua giacca con gli occhi che pungevano , ma non facevano male
come prima .
Perché aveva trovato un
papà .
Il suo unico
papà .
E la cosa la rendeva felice , estremamente felice , meno diversa ,
più “normale”
.
Come Estela e la sua “famiglia”
.
- Papà ! – trillò emozionata ,
cantilenandolo con voce sempre più dolce , più
acuta .
E Bruce borbottava, in silenzio, abbracciandola forte , ma a lei
piaceva il suo borbottare .
Perché era tenero, e perché era il suo unico
papà a “borbottare”
.
- Papà …
io , un papà . Non credevo che un giorno
qualcuno mi ci avrebbe chiamato .
°°°
- Qualcosa non va dottore ?
Bruce negò meccanicamente con il capo , udendo poco
dopo la risata rauca della vecchia Baba , e
capì anche il perché quando si guardò
le mani .
- Mi devi scusare – bisbigliò allora , mortificato
, allentando la fasciatura con la quale aveva tentato di bendarle
l’alluce del piede , anziché la caviglia slogata.
Si diede dell’idiota , cercando in tutta fretta di rimediare
al proprio errore .
- Non c’è nulla da scusare , ragazzo . Piuttosto ,
deve esserti successo qualcosa di bello se sorridi a quel modo .
- Io sto sorridendo ? – chiese , preso in contropiede .
Si toccò il viso con le sopracciglia aggrottate ,
distendendo subito la fronte quando la vocetta di Astrid gli
ricordò che non era una buona cosa “aggrottare la
faccia” .
- Si , ora più di prima . Chi è la fortunata ?
Scoppiò a ridere di cuore , pensando a come Astrid avrebbe
cominciato a chiedere cos’era una fidanzata , e una donna , e
una moglie , senza smetterla più di tempestarlo di
domande .
- Non ho incontrato una donna . Sono diventato padre (?) .
Lo disse con un po’ di incertezza , perché
l’idea continuava a non risultare molto corretta nella sua
logica da scienziato .
Padre di
un’aliena .
Non avrebbe potuto auspicare un futuro migliore, pensò
ironicamente , ma la cosa cominciava a piacergli , e sentire
Astrid pigolare con voce dolce “papà”
riusciva a farlo sentire meno animale , più umano .
Perché la sola idea che qualcuno l’avesse voluto
accanto , dopo tanto tempo , non poteva che farlo sentire
come prima del suo
incidente , prima che “quello”
nascesse , in pace con se stesso e la sua coscienza .
- Congratulazioni ! E come si chiama ?
- Astrid .
Vide nonna Baba , la strega delle favelas
addolcire il viso grinzoso , facendo tintinnare i gingilli caccia
spiriti che ornavano le sue orecchie e i polsi .- Un nome importante .
Convenne con lei che era si , un nome importante , e che si , era stata
una buona idea darle un nome .
Perché vederla sorridere lo aveva reso felice , come non lo
era da tanto tempo .
Stava per raccontarle di quanti grattacapi gli desse quando la
“cosa”
dentro di lui cominciò a gorgogliare di gioia , di aspettativa .
E quando Bruce urlò un 'avanti
nell’udire il frenetico bussare alla
porta , “quello”
si lasciò andare ad una risata di gola che lo fece
rabbrividire da capo a piedi .
- Dottor Barner . Siamo venuti a prenderla .
Quando vide l’uomo in uniforme accostarsi al letto sul quale
nonna Baba fissava il soldato con occhi vitrei , un brivido di terrore
gli pizzicò la colonna vertebrale .
- Che significa che siete venuti a prendermi ?
Il soldato della S.H.I.E.L.D , aveva riconosciuto l’uniforme
, sollevò gli occhiali ad infrarossi con un gesto secco ,
richiamando con un fischio il resto della sua squadra .
- Che siamo venuti a portarla via , dottore . I ribelli stanno per
assalire le favelas, e il nostro capo ci ha ordinato di portarla al
sicuro , in un posto più
tranquillo .
- I ribelli stanno…- il fischio di una bomba lo
zittì , e quando udì chiaramente il motore di un
aereo sorvolare la casa fatiscente , l’orrore lo fece
impallidire .
Perchè , anche se il Brasile era avvezzo a ribellioni e
attacchi terroristici , l’idea che stessero bombardando le
favelas gli portò via la voce e il respiro . - Dottore !
Dottore!
Scostò il soldato con un ringhio , uscendo di corsa e
sgranando gli occhi nel vedere una colonna di fumo alzarsi
lì dove un tempo vi era il vecchio granaio abbandonato .
Lì dove Astrid soleva giocare con Estela e Nadir .
Lì , in quel pezzo di terra rossa ora in fiamme .
E non ci fu più tempo per pensare , per calmarsi .
Non ci sarebbe riuscito .
Perché la udì .
Quella voce spaventata che urlava il suo nome .
E quando la “cosa”
dentro di lui diede segno di essere pronto a combattere , a difenderla , la
rabbia gli ghermì mente e corpo .
Perché Astrid era in pericolo , ed urlava il suo
nome .
Quel papà che ora sapeva tanto di preghiera .
°°°
“Rosso”
.
Era tutto rosso , e “brutto”
, come il mantello della creatura dorata .
- State giù !
Quando il “papà”
di Estela si buttò su di loro , schiacciandole a terra ,
l’odore di bruciato si fece più acuto ,
più fastidioso .
Non capiva cosa stava succedendo , ma aveva visto strane cose in cielo
, e aveva sentito urla , tante urla prima di essere sbalzata via ,
assieme ad Estela , da uno scoppio che aveva scaraventato lei
e Nadir lontano .
Poi era arrivato il “papà”
, e aveva provato a portarle via , ma c’era stato un altro
scoppio , altro rosso , ed ora erano circondati solo da grida , pianti
, e rumori strani .
- State bene ?
Stava bene , non si era fatta male , non aveva “attirato l’attenzione”
, ed era quello che più importava , ma quando vide delle
ombre nere ondeggiare al di là del fumo capì che
c’era qualcosa di “sbagliato”
in quello che stava succedendo .
Nel pianto di Estela e Nadir .
Nel colore rosso dei vestiti del loro “papà”
.
- Sono qui ! – urlò qualcuno dietro di loro .
Poi udì un altro scoppio , meno rumoroso , più
acuto , prima di vedere il “papà”
cadere a terra con urlo di dolore , trascinando lei e i bambini con lui
.
Poi li vide .
Erano creature parlanti come loro , ma sembravano più
cattivi , “pericolosi”
, e le puntavano addosso delle cose nere , strane , molto
lunghe e che puzzavano di bruciato , di qualcosa di “sbagliato “
.
- Adesso verrete con noi ! – urlò uno con voce
bassa , come quella delle creature che l’aveva assalita tra
le pareti d’oro .
E a lei la cosa non piaceva .
- Vi prego , risparmiate i bambini – li pregò il “papà”
, ma uno lo colpì con il calcio di fucile , e quando
lui sputò a terra una chiazza rossa qualcosa nella
sua testa cominciò ad urlare .
“Combattere”.
Quando colpì la creatura con un pugno questa venne
scaraventata lontano , tra le fiamme , spaventando le altre creature
tanto simili a quella , ma lei non si sentiva in colpa , anche se
sapeva di aver “attirato
l’attenzione” , anche se non
indossava più il velo .
Perché il “papà”
di Estela e Nadir era diventato rosso , un colore che odiava , e sentirlo
urlare la faceva pensare alle sue , di urla , quando
“loro”
avevano provato a farle del male .
Un lampo di luce , e qualcosa le si conficcò nel fianco ,
strappandole un gemito di dolore .
Sfiorò il punto che le doleva con occhi straniti , e quando
riuscì a stringere con le dita sulla “cosa" che le era
entrata nello stomaco si trovò a guardare un oggetto piccolo
, nero , familiare .
*Signore , la prego ,
metta via quell’arma .
- Astrid!
Lanciò un urlo di rabbia , tappandosi le orecchie quando
quella voce e un lampo di luce la accecarono per un attimo .
E quando una delle creature provò a toccarla , questo venne
sbalzato via dall’alone colorato che , come nella stanza
dorata , era tornato a circondarla .
Ma le faceva male la testa, e non riusciva a capire chi colpiva , chi la
toccava , chi
le parlava .
*Hanno il Tesseract .
Bloccateli!
Quando non vi furono più creature a minacciare
Estela e Nadir , spiccò un balzò che la
portò in alto , sempre più in alto , fino a
quando i suoi occhi non intravidero , tra le nuvole ,
l’enorme oggetto scuro che aveva visto tempo fa in uno dei
suoi sogni .
L’oggetto che emetteva quello strano rumore , un fischio
così acuto da farle stringere i denti per il dolore .
Fu abbastanza veloce da scostarsi quando quella “cosa”
, “Elivelivolo”
le suggerì la sua testa , la sparò .
Ma a lei non importava cosa fosse .
Voleva solo che la smettesse di fare tutto quello rumore , che la
smettesse di richiamare quelle immagini che le facevano male alla testa
.
Li colpì con una scarica di energia .
Una , due , tre volte, fino a quando non udì uno scoppio e
un fischio .
- Astrid !
Era la voce di Bruce , era la voce del suo “papà”
, ma era strana , era più bassa , meno dolce , “diversa”.
- Papà !
* Lui chi è ?
- Astrid ! Spostati da lì! Subito !
Bruce urlava , ma c’era quella donna che parlava nella sua
testa , che sembrava confusa .
E c’era un rumore dietro di lei , un suono strano ,
come il ruggito di un animale .
- Astrid !
*Hill mi ricevi ? Hill ?
Falco ha tradito !
Udì un altro scoppio .
“Spari”
le consigliò la sua testa .
Rumore di spari ,e grida di aiuto .
- Astrid !
Quando quella colonna di luce la prese in pieno , non ebbe tempo di
pensare al dolore , agli strappi nella pelle o al “sangue” che
cominciava a zampillare dalle ferite .
Perché lo aveva rivisto ,per un attimo , nella sua testa .
Un lampo blu , e gli “spari”
, grida e…
- Loki ?
°°°
Emise un lungo e basso ringhio quando vide Astrid priva di
sensi , ricoperta di ferite , ansimare
tra le sue braccia , emettendo ad intermittenza una
vasta concentrazione di radiazioni gamma .
Ma ebbe appena il tempo di lanciare uno sguardo d’odio al
portaerei dello S.H.I.E.L.D prima che la
forza di gravità lo riportasse a terra , nello spiazzo dove
i ribelli brasiliani gemevano in una pozza di sangue .
- Astrid !
Quando vide Estela abbozzare un passo verso di lui , Hulk emise un
basso ringhio , stringendo la ragazzina tra le braccia con i muscoli
facciali lievemente contratti .
- Non ti avvicinare – sibilò basso Raul
, suo padre, osservando il colosso verde con una punta di terrore
freddo .
Ma la bambina piangeva ,e aveva allungato le manine verso la sua
“scoperta” che sembrava tanto una lampadina
fulminata ,ora , con quella luce che veniva e scompariva a
tratti .
- Astrid – gemette lei , dolorante, acciuffata dal padre che
agguantò Nadir per un braccio mentre Hulk continuava a
ringhiare , lanciando sguardi minacciosi all’enorme ombra
invisibile che lui sapeva , galleggiava sulle loro teste .
- Papà ?
Quando Bruce la sentì gemere, abbassò lo sguardo
su di lei , così piccola tra quelle braccia mostruose .
Inumane .
Ma non ebbe tempo di odiarsi , di odiare quella “cosa”
che aveva preso possesso del suo corpo .
Perché era terrorizzato , ghiacciato dalla paura che lei
potesse non riconoscerlo , potesse non accettarlo .
Potesse non volerlo .
Ma Astrid non lo scacciò , si limitò a sbattere
più volte le palpebre sugli occhi di stelle , un
po’ confusa , prima di allungare una mano e accarezzargli una
guancia , o almeno , ci provò .
Perché la sua mano era così
minuscola che riuscì solo a sfiorare un
lembo di belle accanto alla bocca , nulla di più .
- Papà ...
- Cosa ?
Odiava la sua voce , odiava quella
voce .
Una voce da animale , da bestia , così bassa e gorgheggiante
come il brontolio dello stomaco di un gigante affamato .
- Non smettono di parlare – piagnucolò Astrid ,
raggomitolandosi su se stessa e premendo con forza le dita
sulle tempie .
- Chi non smette di parlare ?
- Falli smettere – gemette lei , tornando a stringersi a se
stessa ,a Hulk che non capiva di cosa lei parlasse , a chi si
riferisse .
Ma ebbe il tempo di notare una cosa .
Ciò che lo portò ad urlare agli umani di correre
, correre come il vento , il più lontano possibile
.
E mentre Estela urlava il nome di Astrid tra le braccia del padre, Raul
fece appena in tempo a sentirne il boato prima che un lampo di luce e
un onda d’urto li scaraventasse contro un albero .
Quando Astrid tornò ad emettere radiazioni ad intermittenza
dopo l’implosione di energia , Hulk non potè che
cominciare a correre a sua volta , lontano dall’America
Meridionale .
E sebbene lui non fosse il tipo che collaborava , che amava la
confusione , non aveva altra scelta che dirigersi a New York , la
città che più incarnava ciò che
più odiava .
Confusione . Polizia . Pericolo di attirare l'attenzione .
Ma lì abitava l’unico che avrebbe potuto aiutarlo
, aiutarla .
L’ultimo tra gli eroi al quale avrebbe chiesto una mano , ma
aveva bisogno di un genio , di uno scienziato , e per quanto Tony Stark
fosse egocentrico , narcisista e vanesio , lui era l’unico al
quale poteva rivolgersi .
L’unico al quale avrebbe potuto mostrare Astrid senza essere
circondato dagli uomini della S.H.I.E.L.D.
Continua…
Capitolo bello lungo , che spero non vi abbia annoiato , in caso lo
avesse fatto , vi invito a farmelo presente , così da
sfoltire un pò i capitoli a venire.
Le parola con * sono ovviamente tratte dal film , non sono mie , questo
voglio sottolinearlo .
Ringrazio chi ha letto , visto o commentato .
- Eruanne : Mi
fa piacere che il nome ti sia piaciuto , ed è vero ,
è fortunata ad avere Loki che la viene a cercare . Che ne
pensi di Bruce e della relazione tra i due ? Mi è venuto
spontaneo legargli a questa maniera , perchè mi ispirano
tenerezza . Anche se Loki non è stato presente in questo
capitolo , lo sarà nei prossimi , per ora mi diletto a
delineare i legami di Astrid con gli i Vendicatori , e con il prossimo
ci sarà da ridere .
Grazie per il bellissimo commento , sono contenta che la
storia continui a piacerti . Un abbraccio forte !
Al prossimo capitolo , Gold Eyes
|
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Capitolo 6 *** 6 - Somewhere ***
“Lost
in the darkness
Hoping for
a sign
Instead
there's only silence
Can't you
hear my screams?
I'll find
you somewhere
I'll keep
on trying
Until my
dying day
I just
need to know
Whatever
has happened
The truth
will free my soul”
[…]
“Wherever
you are
I won't
stop searching
Whatever
it takes me to know”
(
Somewhere – Within Temptation )
- Signore . Ha una
visita .
Tony Stark
aprì un occhio solo , tossichiando teatralmente per
attirare l’attenzione di una Pepper in meditazione
, con scarsi risultati in verità .
- Sentito ? Sono
richiesto . Devo…
- Niente discussioni ,
non ti muoverai di lì fino a quando non avrai
terminato la posizione dell’aratro – lo
bacchettò aspramente la donna , tornando a regolarizzare il
proprio respiro mentre il miliardario arcuava drammaticamente un
fine sopracciglio .
- Aratro ? Io , Iron Man ,
eroe mondiale , uomo più intelligente delle terra
, dovrei abbassarmi a fare cosa ? La posizione
dell’aratro ?
Schioccò la
lingua con evidente stizza , sbirciando la segretaria prima di
azzardare un passo, ma si ritrovò a gambe all’aria
quando lei lo azzoppò con un preciso colpo di stecca .
- Non osare muoverti .
Lo Yoga serve per rilassarsi , ma sei talmente petulante che
faresti crescere i capelli a Buddha per lo stress !
- Non sei molto carina
con me - bofonchiò quello , tornando a sistemarsi sul
tappetino con un grugnito infastidito - guarda che devo fare per
convincerti a venire a letto con me – continuò poi
, piagnucoloso .
- Vedi che ti sento !
- Ma come siamo argute
Pepper ! Non credi che l’abbia fatto apposta per far nascere
in te il senso di colpa ? - chiocciò
Tony , sfarfallando gli occhi nocciola con aria scanzonata
prima di osservare la “posizione
dell’aratro” , sbiancando
subito dopo .
- Pepper ?
- Si Tony ?
- Quanti anni credi
che abbia ?
- Quarantadue ?
- Trentanove Pepper
. Trentanove
. Suppongo che nessuno ti abbia insegnato a
contare, alle elementari - sibilò lui , stizzito .
La donna si
lasciò scappare una risatina divertita prima di sbirciare
l’espressione oltraggiata del compagno , e quando lo vide
osservare con aria terrorizzata l’ologramma della loro
insegnante di yoga ebbe quasi pietà di lui , quasi .
- Perdonami , non
volevo offendere il tuo pudore di donna vittoriana – lo prese
in giro .
- Tu…
- Signore, non vorrei
essere ripetitivo , ma ha una visita .
- Non vedi che sono
impegnato a farmi venire l’ernia del disco con questa
maledetta “posizione
dell’aratro “ ! E poi chi
sarà mai ? Qualche stupido fabbricatore d’armi che
…
Il boato
portò via le sue ultime tre parole , non tanto carine in
verità , e Pepper potè sentire il
sospiro sconfortato di Javis tra le pareti , ma ora , la cosa che
più premeva entrambi era capire perché
Bruce Barner , sotto forma di Hulk , avesse appena
sfondato l’entrata dell’attico .
- Amico mio ! Qual
buon vento ti porta a disintegrare il mio appartamento in mutande ?
Tony non era il tipo
che prendeva le cose sottogamba , e per quanto
potesse essere buffone , narcisista fino alla nausea ed egoista ,
sapeva diventare serio , eroico persino quando l’occasione lo
richiedeva .
E quando lo scienziato
riuscì a scorgere nella nuvola di fuliggine il corpicino di
una bambina (?) , assottigliò pericolosamente le palpebre .
- Tu . Tu hai rapito
una ragazzina ! – ululò , incredulo, fiondandosi
su Hulk con gli occhi fuori dalle orbite , ma un pugno del colosso lo
spedì contro la parete , strappandogli un gemito di dolore .
- Non si tocca
– sibilò Hulk con voce sepolcrale , indurendo la
presa sulla ragazzina che Pepperosservava con occhi dispiaciuti ,
preoccupati , materni .
- Posso ? –
chiese allora , abbozzando un passo per vedere “cosa” il
Vendicatore difendesse così strenuamente , e quando vide
Astrid giacere esanime e con il respiro ansante ,
indietreggiò , sorpresa .
- Dove l’hai
trovata ?
Hulk le
rifilò uno sguardo minaccioso , sbuffando dalle narici prima
di osservare la piccola con occhi più dolci .
- È caduta
dal cielo – spiegò il Vendicatore , asciutto ,
osservando il miliardario tornare in piedi un po’ a fatica e
guardare Astrid con occhi curiosi . - Oh ! Una ragazza-
lampadina , ma che cosa carina
– soffiò , sarcastico , prima di
trovarsi con il palmo gigante di Hulk in diretta collisione con il suo
cranio , ma quando la ragazzina emise un versetto acuto il dottore si
fermò , accucciandosi su se stesso con occhi spaventati .
Le sfiorò
il viso con un solo dito, stringendo le labbra nel sentirla gemere .
- Cos’ha ?
– domandò Peppers , osservando la ragazzina con
rinnovata preoccupazione.
- Io … non
lo so .
Forse fu il tono
sconsolato di Hulk , o l’espressione frustata del colosso a
colpirlo , Tony non lo capì , ma quando i suoi occhi da
scienziato riconobbero nell’alone di luce intermittene una
nuvola di radiazione gamma , il suo interesse scientifico prevalse sul
suo animo da sbruffone .
- Lo scopriremo . Di
qua mio irascibile amico , ti aiuterò .
La donna si
abbandonò ad un sorriso amorevole quando vide il compagno
inforcare gli occhiali con un gesto secco , incrociando le
braccia dietro la testa nello scortare Hulk al laboratorio .
Ma prima di imboccare
la tromba delle scale , il miliardario si voltò un
secondo , adocchiando di sfuggita qualcosa alle spalle di entrambi .
- E vorrei essere
ringraziato in anticipo dal momento che non ti farò pagare i
danni . Il mio spirito da buon samaritano non …- un anulare
verde gli tappò la bocca , spedendolo con uno
schioccò del pollice contro la parete opposta mentre Hulk
creava un altro buco bello grosso , forse per
ripicca , per scendere nel laboratorio.
E sebbene Javis non
amasse rivestire il ruolo di madre petulante , non potè che
esprimere la sua opinione .
- Converrà
con me , signore , che stuzzicare il professore in queste condizioni
può nuocere gravemente alla sua salute , se mi
permette .
Tony sputò
un pezzo di intonaco finitogli in bocca con aria disgustata ,
ravvivandosi i capelli con una mano .
- Convengo , Javis . E
oserei dire che mi sto per ficcare in un altro piano suicida .
L’intelligenza
artificiale non rispose , si limitò a
“borbottare” .
Perché
checché ne avesse pensato , detto , o anche solo consigliato
, Tony Stark non lo avrebbe ascoltato , come era solito fare
, ma avrebbe , al contrario , risposto con la sua
massima più ricorrente .
- Javis ?
- Si signore ?
- AC/DC . Al massimo
volume . Ed una bottiglia di wishky . Anzi no , portane due .
- Sarà
fatto, signore.
°°°
- Mmm.
- Cosa significa mmm
?- sbottò Bruce , osservando frustato un silenzioso Tony
Stark che , braccia conserte e sopracciglia aggrottate osservava la
ragazzina fluttuare all’interno della sua capsula
medica .
Schioccò la
lingua , agitando la mano in aria come per disegnare una figura
astratta .
- Non credi che sia un
po’ troppo blu
? Dico , avrebbe potuto assorbire altre sfumature se
…
Quando Bruce lo
fulminò con lo sguardo Tony alzò le mani in segno
di resa , tornando ad osservare la
“cosa” con sguardo crucciato .
- Mmm significa mmm ,
mio caro dottore . E nel mio gergo , mmm sta per ‘siamo nella
merda’.
- Cosa diavolo
…
Il miliardario lo
zittì con uno ‘shh
che il dottore incassò con una certa difficoltà
prima che Iron Man potesse chiedere spiegazioni
all’intelligenza artificiale .
- Allora Javis ?
- Si signore ?
- È come
presupponevo ?
- Mi duole ammetterlo
, ma aveva ragione , signore.
- Perfetto –
sibilò allora , cupo , lanciando un occhiata obliqua alla
ragazza-lampadina .
- Cosa succede ? Vuoi
spiegarmelo o hai intenzione di …
- Un segnalatore di
posizione – sbottò Tony con voce rauca ,
afferrando un palmare sul quale cominciò a digitare numeri ,
cifre , con le sopracciglia che si aggrottavano sempre di
più , tanto da creare sul suo volto una ruga
d’espressione particolarmente profonda .
- Succede che la tua
ragazza-lampadina sta emettendo dei segnali che stanno definendo la sua
posizione , in poche parole , sta avvisando qualcuno o qualcosa che lei
si trova qui , sulla Terra , mio permaloso amico verde .
Bruce non apprezzava
la facilità con la quale lo scienziato trattava argomenti
tanto delicati , e ancor di meno apprezzava che lui prendesse alla
leggera tutto ciò che riguardava Astrid .
- Vuoi dire che sta
cercando di contattare qualcuno ?
L’uomo
distolse lo sguardo per lanciare un occhiata al Vendicatore prima di
tornare a digitare .
- Si , ma
inconsciamente , non per sua volontà . È una
specie di comando d’emergenza , ma ciò che
più mi preoccupa è a chi stia mandando
questi segnali .
- E tu credi che
…
- Bè , se
vogliamo proprio usare l’immaginazione , potrei pensare a ,
che so , una mandria di scimmie aliene – elencò il
miliardario, tenendo il contro con le dita di una mano –
oppure un assalto di banane splint con la predilezione per le cose
verdi , o anche , non so , un’orda di
divinità nordiche che la rivendicheranno , forse ?
Sull’ultima
frase aveva accentuato il tono , perché tra le scempiaggini
che aveva detto quella era la più probabile , e a
giudicare dallo sguardo inviperito del dottore , doveva averlo capito
anche lui , anche se non voleva ammetterlo .
- E perché
mai …
- Andiamo dottore !
Non faccia finta di essere diventato stupido come
quell’idiota di Capitan America –
scoppiò lo scienziato , avvicinandosi alla capsula per
picchiettare con le nocche la ragazza al suo interno .
- Ha capito cosa ha
raccolto ? Cosa è caduto dal cielo dottore ? Ha una minima
idea che lei è riuscito a catturare il Tesseract che ,per
una strana ragione a me ancora oscura , è
diventato una ragazza ?
Bruce
gonfiò il petto , allontanando la mano dell’uomo
da Astrid con occhi feroci .
- E con questo ? Vuoi
ridarla a loro ? Se…
- Ehi no no no ! Fermo ! Io non
voglio fare proprio nulla , voglio solo che la smetta di avvisare
chissà quale strana creatura mostruosa – si difese
Stark con voce infastidita , tornando a picchiettare le dita suo
palmare con rinnovata foga .
A quel punto Bruce
potè solo smorzare la piega minacciosa delle
labbra prima di poggiare il palmo della mano sulla capsula ,
osservando con preoccupazione crescente Astrid galleggiare
nel liquido , le palpebre chiuse .
- Ma certo ! Uno shock
! – sbottò tutto d’un tratto il
Vendicatore accanto a lui , ma se Stark sembrava galvanizzato dalla sua
formidabile idea , la parola ‘shock
accostata ad Astrid portò lo scienziato ad aggrottare
precipitosamente le sopracciglia .
Nel vederlo incupirsi
a quel modo però , il miliardario gli concesse
un’energica pacca sulla spalla , rifilandogli un sorriso da
sbruffone che non riuscì in alcun modo ad
addolcire la piega delle labbra , o ad interrompere il
fremito delle sue narici .
- Calmo dottore , voglio darle solo una minuscola scossa , una piccola
piccola – e quantificò il suo “piccola”
prendendo come esempio il minuscolo spazio tra pollice e
indice
Ma lo strappo della
camicia a seguito dell’ingrandirsi del bicipite di Bruce fu
l’avvisaglia della tempesta , e del dolore .
Eppure , ancor prima
di essere nuovamente spedito contro la parete , Tony fu abbastanza
veloce da ordinare a Javis di fare quanto richiesto .
E quando Hulk vide una
scarica elettrica disperdersi nel liquido e far sobbalzare il corpo di
Astrid come in preda a spasmi epilettici , metà della Stark
Tower venne giù a seguito della immensa “cosa”
verde che sballottolava per il colletto il famoso scienziato .
Ma Tony non amava i
bulli , non li aveva mai amati , e sebbene il suo fosse alto cinque
metri , fosse verde , brutto e arrabbiato , lui poteva
contare su un cervello con il QI più alto del piante ed un
armatura che , captato il suo comando , andò in suo
soccorso.
°°°
-
È stata contaminata , non ci resta che disattivarla-
bisbigliò qualcuno sopra la sua testa , e sebbene di
solito non capisse la maggior parte delle cose che le
venivano dette , quella frase la capì tutta .
La
“assorbì” in tutta la sua
totalità.
Anche
se non capiva perché lei fosse
“contaminata” .
Volava
, questo lo intuì dalla sensazione di leggerezza delle sue
braccia , e si trovava in un luogo buio , nero ,
puntellato di luci colorate ,e di ombre , grandi e inquietanti ombre
parlanti .
-
Semjace , sei riuscita a capire dove si trova ?
Era
di nuovo quella voce , una voce bassa , “cattiva”
, che diceva cose brutte , che l’aveva definita
“contaminata” .
Una
parola che forse Bruce , il suo papà , avrebbe
potuto capire , e spiegarle con gentilezza , come faceva sempre .
Ma
quando la sensazione di essere sola , abbandonata a se stessa
cominciò ad acuirsi , la consapevolezza di non avere accanto
a sé il suo papà la gettò nel panico .
-
Sono quasi …aspettate , qualcosa la sta riportando indietro
– bisbigliò una seconda voce , una voce di
“donna” .
Perché
Bruce le aveva spiegato la differenza .
Gli
uomini erano forti , erano “rudi” , e avevano una
voce grossa , mentre le donne erano più delicate ,
più “dolci” , come la voce che sentiva
alla sua destra .
-
Cosa ?
L’altra
voce aveva urlato , forte , ma non era grossa , non
era “rude” , era bassa come il fischio che aveva
anticipato il dolore , acuta come lo scoppio degli
“spari” .
E
quelli facevano male , lo ricordava , lo aveva sentito prima che tutto
si facesse nero .
Male
come il pizzicore che sentiva ora al fianco , ai piedi , al braccio
destro .
Lanciò
un urlo quando quel pizzicore le raggiunse il viso , portandola a
strizzare le palpebre e raggomitolarsi su se stessa mentre una strana
sensazione le arpionava lo stomaco , come se
“qualcosa” l’avesse afferrata per la vita
e tentasse di portarla via .
Ma
quella voce si era avvicinata fino al suo orecchio ,
“sibilando” , e quando sentì
l’ombra stringerle il braccio con rabbia , con
“cattiveria” , il pizzicore si unì al
bruciore che sentiva invece dentro , nel petto , nelle gambe , nella
bocca .
Quando
sgranò gli occhi in preda al dolore , il boato
dell’esplosione accompagnò il suo gemito di dolore
mentre cadeva a terra , su qualcosa di duro , ma non buio come prima .
C’era
qualcosa che strillava e che era acuto come il pianto di Estela
, ma meno umano, meno “normale”
.
E quando schiuse le
palpebre si occorse con orrore di essere in un posto sconosciuto ,
illuminato ma estraneo , non suo
, non come lo era casa di Bruce .
Non come gli alberi
verdi sui quali amava arrampicarsi .
Era tutto
più chiaro , meno verde , più spoglio , come le
pareti d’oro della sua prigione , e la sensazione di
soffocamento tornò a farsi pressante , portandola a
rimettersi in piedi e guardarsi attorno con occhi spaventati .
Perché
papà Bruce non c’era , e tornare sola le faceva “
paura” .
- Papà !
– strillò , dolorante , tentando invano
di tornare in piedi , ma le sue gambe sembravano aver dimenticato
quanta forza esercitare per farla rimanere in piedi .
- Tony ! Tony stai
bene ? Cosa…o mio Dio !
Quando vide una donna “dorata”
bloccarsi poco distante da lei , il suo primo istinto fu quello di
volare via , di chiedere aiuto a papà Bruce , ma sentiva
male alle gambe , alle braccia , e la voce non le veniva fuori .
La “donna”
però non era cattiva come l’altra creatura
“dorata”
.
Era più
piccola , più “delicata”
, come la “madre”
di Estela , e non le avrebbe fatto del male se era una “madre” ,
quello la bambina lo aveva detto con una certa sicurezza , e lei si
fidava di ciò che la sua maestra diceva .
Sapeva che era vero ,
sapeva che era ”
giusto” .
Perciò ,
quando la vide avvicinarsi a lei con parole che non capiva , ma che
sapeva , erano “dolci”
, smise di abbracciarsi le gambe e osservò con
confusione la mano che la “donna” le
tendeva .
- Non preoccuparti
tesoro , non voglio farti del male . Sono tua amica .
Amica
.
Allargò gli
occhi , sorpresa , rivedendo in quel gesto quello di papà
Bruce , e le nacque spontaneo dire quella parola che continuava a
ronzarle in testa , ciò per cui lei non le avrebbe potuto
fare male .
- Madre ?
La vide sobbalzare
leggermente , sorpresa quasi quanto lei prima di
fissarla negli occhi e lasciarsi scappare un sorriso “bello”
, che la
“scaldava” dentro e la
faceva sentire strana , “protetta”
.
- Mi piacerebbe tesoro
,ma ora credo che …- il frastuono che il soffitto emise nel
venire giù coprì le sue ultime parole , ma la
“donna”
l’aveva prontamente abbracciata , e la stringeva
con forza , come faceva Bruce .
E per quanto il
contatto non la spaventasse , non la facesse innervosire , quando
alzò gli occhi dal petto morbido della creatura “dorata”
sentì qualcosa di orribile muoversi nella sua gola,
bruciarle il viso .
Perché
c’era papà Bruce , verde , grande , ma sempre il
suo papà , schiacciato a terra da un oggetto strano , una
“cosa”
che le fece sentire caldo alle mani , alle braccia .
Una “cosa” rossa
come il mantello della creatura “dorata”
.
“Rosso”
come il sangue delle creature che aveva cacciato via .
E quella “cosa”
stava facendo male a papà Bruce , lo teneva fermo
per la gola .
Ed era “sbagliato
”.
Quando Tony Stark
venne avvisato da Javis di una forma di vita non identificata
che lo puntava , lo scienziato fece appena in tempo a vedere una
scheggia azzurra saettare verso di lui prima di essere scaraventato
dall’altra parte della stanza , con i comandi fuori
uso a causa della scarica di energia che mandò in
panne il sistema .
E quando quella
“cosa”
fu lontano da suo papà lei potè gettarsi su Bruce
e abbracciarlo forte , con rabbia , singhiozzando il suo nome con voce
disperata .
- Papà !
-
Papà ?
Sotto gli sguardi
allibiti della giovane segretaria e di un attonito Tony Stark , Bruce
Barner si calmò , tornando a dimensioni più umane
con una mano affondata nei capelli dell’alieno che lo
chiamava papà e che lo scienziato provò a calmare
con un abbraccio altrettanto disperato .
- Ho bisogno di un
goccio di tequila bum bum - lamentò lo
scienziato , togliendosi la maschera con un grugnito di fastidio .
- Provvedo subito
signore .
Il bicchiere divenne
un allettante sostituto alla crisi nervosa che lo avrebbe preso di
lì a poco , ma ancor prima di avere la
possibilità di sorseggiarlo , uno schizzo di azoto liquido
trasformò il suo bellissimo
e rilassante
alcolico in un cono di panna montata .
- Ferro vecchio ? Con
te facciamo i conti dopo .
La macchina emise un
verso acuto , come l’uggiolio di un cagnolino
triste mentre lo scienziato , in barba all’ulcera
gastrica che lo avrebbe colto nel mandare giù quella
schifezza , ingurgitò voracemente il bicchierino ,
lanciando un occhiata di sbieco alla ragazzina che gli lanciava sguardi
minacciosi da sopra la spalla del dottor Barner .
- Ti tengo
d’occhio , ragazza-lampadina – sibilò ,
minaccioso , indicandosi gli occhi per farle capire le sue intenzioni ,
e quando la “figlia”
del dottore divenne di nuovo fluorescente , l’ennesima ondata
di energia lo spedì al tappeto .
Ma questa volta
l’uomo non ebbe voglia di alzarsi .
Si limitò a
fissare i buchi nel soffitto con attenzione maniacale ,
pensando che si , si era appena ficcato in un piano suicida .
Continua…
Veloce come il vento , ma scrivere mi fa stare bene , e penso che tutti
vogliano esserlo il più a lungo possibile .
Ho deciso di prendere le cose con calma con la presentazione dei
personaggi e la tessitura dei loro legami , anche se devo
consigliarvi di prendere una bella boccata dopo il prossimo capitolo
che sarà in parte divertente per la presenza di
Tony e del suo rapporto con Astrid , ma dopo ci sarà poco da
ridere , ve lo assicuro.
Spero vivamente che l'entrata in scena di Iron Man vi sia piaciuta ,
perchè io me la immaginavo proprio così !
Vi sarete accorti della parte in cui Astrid , ancora priva di sensi ,
vede "quelle cose" che parlano con lei , bene , fate attenzione e
ricordatevili , perchè saranno importantissimi andando
avanti .
Ringrazio tutti per la lettura , la sola visita e anche solo
l'occhiata lanciata alla mia storia .
- Eruanne : Ehi
! I tuoi saluti mi mettono sempre il buon umore ! Sono contenta che il
legame tra Bruce e Astrid ti piaccia , perchè sono molto
felice di come ho sviluppato entrambi ! Ed ecco a te Tony Stark ! Che
ne pensi ? Ti piace ? è stato divertente come
avrei voluto che fosse ? Spero di si, spero che anche questa canzone
sia azzeccata . Un abbraccio forte forte !
- Anastasiya Rajikova : Non
preoccuparti per le recensioni precedenti , l'importante è
che la storia continui a piacerti ! Ti ringrazio per il tuo sempre e
apprezzatissimo luuuuungo commento , davvero grazie ! E sono anche
felice che tu abbia capito perchè abbia scelto Bruce . Spero
anche che Tony non ti abbia deluso , così come la sua
presentazione nella storia . E per quanto riguarda lo "sfoltire" hai
ragione , è stato un momento di follia , perchè
non riesco ad essere più corta nel racconto , non
è nel mio stile e comunque anche io amo la Russia e tutto
ciò che ne deriva , nomi compresi!
Ti ringrazio ancora per il bellissimo commento ! A presto ! Un bacio !
- Jack Decadente : Altra
new entry ! Sempre benvenuta ! ti ringrazio per tutti i tuoi bellissimi
aggettivi e che anche Astrid ti piaccia , perchè ci sono
affezionata ! Sono anche felice che la caratterizzazione dei personaggi
sia venuta bene , è la parte a cui tengo di più .
Grazie anche per la recensione ,e riguardo questo , preferisco averne
poche ma buone .
Sono stata veloce visto ! Spero che Tony Stark ti abbia colpito con il
suo fascino ,e che lo abbia descritto bene come avrei voluto ! Un
saluto affettuoso!
Al prossimo aggiornamento , Gold Eyes
|
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Capitolo 7 *** 7 - See Who I Am ***
”Is
it true what they say
Are we too blind to find a way?
Fear of the unknown
Clouds our hearts today.
Come into my world,
See through my eyes.
Try to understand,
Don't want to lose what we have. “
[…]
“See
who I am,
Break through the surface.
Reach for my hand,
Let's show them that we can
Free our minds and find a way.
The world is in our hands,
This is not the end."
( See who I am – Within Temptation )
Quando papà Bruce le aveva assicurato che la “cosa” rossa
non era “pericolosa”
e che poco prima stava solo “scherzando”
, la smorfia che inconsciamente le aveva irrigidito
la faccia era stata etichettata da “Tony”
come pesantemente “scettica”
.
Una sfumatura emozionale che non poteva capire ma che non le dispiaceva
.
Perché si sentiva “scettica”
con quella strana creatura parlante che non era
né
“gentile” come
papà Bruce , né “dolce” ,
come la donna “dorata”
.
E sebbene avesse imparato molte parole nuove , intuiva che
nessuna di queste avrebbe saputo descriverlo in modo “giusto” .
- Così dovrebbe andare tesoro – le disse la donna “dorata”
, Pepper si corresse subito , sentendo una strana morsa allo stomaco
quando percepì le sue mani gentili sul
braccio destro , una “cosa”
strana ma calda , dolce .
Perché quando lei la chiamava tesoro si sentiva “bene” .
- Cosa credete sia stato ?
Papà Bruce era arrabbiato , lo sapeva , lo capiva da come i
suoi occhi
“neri” ma buoni fissavano le tre
strisce “rosse”
che le segnavano il braccio .
Il punto in cui l’ombra “cattiva”
l’aveva afferrata prima che il bruciore lo
mandasse via , lui e l’oscurità di quel sogno , “incubo”
aveva corretto la sua mente .
Ma gli incubi non lasciavano unghiate , le aveva spiegato
Pepper , e non facevano male al risveglio , mentre lei le sentiva
bruciare , quelle tre strisce rosse .
- Non lo so , ma grazie per averla medicata –
sussurrò contrito il suo papà , lanciando un
occhiata colma di gratitudine alla donna dorata mentre lei osservava la
fasciatura bianca del proprio braccio .
Per lei il dolore non era nuovo , la “paura”
non era nuova , ma aveva qualcosa che la calmava , sempre , oltre agli
abbracci del suo papà .
La “figura”
di Loki , custodita gelosamente nelle tasche del suo vestito .
Non se ne era mai separata in realtà , anche se
papà Bruce non lo sapeva , non immaginava che lei
, ogni notte, prima di andare a dormire, parlava un
po’ con Loki , chiedendogli qualche risposta a quello che non
capiva , a quello che voleva sapere .
E anche se lui non le rispondeva , le faceva “piacere”
immaginarlo lì , con lei , come nella prigione .
Sempre silenzioso , ma attento , sempre occupato a guardarla
senza paura , preoccupazione o spavento .
Semplicemente , a guardarla.
- Giuro che non ti avrei mai immaginato nel ruolo di mamma chioccia
– gorgogliò un divertito Tony Stark
dall’angolo della camera da letto , attirando la sua
attenzione .
Lui non lo “capiva”
, sebbene Pepper avesse provato a spiegarle che la
creatura parlante era una persona “strana” .
Ma a lei le cose “strane”
piacevano , e tanto anche , invece lui no , o almeno , non riusciva a “capirlo”.
Era “difficile”
, perché la donna dorata le aveva spiegato che
l’amico di papà era una persona “complessa” ,
e lei non sapeva cosa fosse una cosa “complessa”.
Sapeva solo che su una cosa la donna tanto gentile aveva ragione .
La cosa “rossa”
diceva il contrario di quello che pensava , e lei quello lo aveva
capito , perché aveva letto quella parola in uno dei libri
di papà Bruce .
- Cosa c’è ragazza- lampadina ? Ti sei innamorata
di me ?
Ma non la piaceva che la chiamasse a quella maniera , perché
lei un nome
lo aveva , e ci teneva , tanto , perché glielo aveva dato
papà Bruce .
- Mi chiamo Astrid – brontolò a labbra socchiuse ,
stringendo le palpebre come lui , quasi fosse lei a imitarlo .
Non sembrava una persona “cattiva”
però , ma non era “buona"
, non era “gentile
, era solo “strano
“ e “complesso”
.
Lo vide sorridere in una maniera “strana” ,
come non aveva mai visto fare a nessuno .
Né a papà Bruce .
Né ad Estela .
- Allora Astrid – calcò il suo nome forse per
darle fastidio , ma lei non coglieva quello che invece papà
Bruce , a giudicare dalla faccia strana , aveva invece capito
- che ne dici di giocare un po’ con me ?
Quello la sorprese , e sembrò insospettire papà
Bruce , perché sentì la sua mano stringerle la
spalla un po’ troppo forte , mentre un suo braccio le
circondava la vita , quasi avesse paura che la persona “strana”
volesse farle del male .
E lo scienziato , captato il vibrare minaccioso delle pupille
del dottore alzò le mani in segno di resa , tornando a
guardare lei con una faccia strana , “curiosa”
le suggerì la sua mente .
E la curiosità non era una cosa cattiva , glielo aveva
spiegato papà Bruce , era una cosa “buona” ,
una cosa “normale”
.
- Non preoccuparti dottore , non foglio fare del male alla tua
deliziosa Astrid . A proposito ragazza-lampadina , a cosa vorresti
giocare ?
Le aveva dato “fastidio”
quando lui l’aveva chiamata ancora con quel nome ,
ma l’idea di giocare le piaceva , la distoglieva dal pensiero
dell’ombra cattiva che aveva provato a farle del male , e
forse avrebbe fatto rilassare papà Bruce , teso come una
corda alle sue spalle .
Osservò la persona “strana”
con attenzione , decidendo di dargli una possibilità ,
perché aveva letto in un libro che gli esseri umani
concedevano a tutti la possibilità di “correggere”
la propria immagine , ed era una cosa “giusta” , una
cosa che le creature come papà Bruce e la donna dorata
facevano .
E lei voleva essere come “loro”
, non voleva sempre sembrare "diversa"
, per questo sussurrò la
volontà di arrampicarsi sugli alberi , come faceva con
Estela , ma se la sua maestra era solita sorriderle e annuire ,
lui scoppiò solo a ridere.
Ma la sua risata era bella , era “profonda”
come quella di un “uomo”
, come avrebbe dovuto essere , e sentire suoni nuovi le piaceva ,
imparare cose nuove e belle , le piaceva .
- Non ci sono alberi qui , ma se vuoi posso farti provare un videogioco
.
- Video…gioco ? – lo ripetè con una
certa difficoltà , perché era una parola nuova e
non sapeva se fosse giusto dirlo a quel modo , ma la persona “strana”
non la rimproverò per il suo errore , si limitò
ad arcuare un sopracciglio e lanciare un occhiata “strana” a
papà Bruce .
- Non l’hai mai fatta giocare ad un videogioco ? –
gracchiò sorpreso lo scienziato , scoccando un occhiata
incredula al dottore che fece spallucce , accarezzandole la testa .
E forse doveva essere una cosa strana che lei non giocasse ai
“videogiochi”
, perché la persona “strana”
aveva un aria buffa , come quella di papà Bruce quando lei
gli chiedeva cose troppo da
“grandi” .
- Ma che padre degenere ! Forza ragazza-lampadina ! Ti farò
giocare come dovrebbe fare una ragazzina della tua età !
Lo seguì quasi subito con un sorriso luminoso , “felice” ,
guardando i suoi piedi grandi per mantenere il passo e non rimanere
indietro , e quando lui sembrò accorgersi
dell’attenzione con il quale lo fissava gli sorrise ancora ,
di nuovo , allargando gli occhi per la felicità .
E lui la imitò , allargando i suoi occhi scuri ma
meno “neri”
di quelli di papà Bruce prima di lanciare uno strano suono
con la bocca e accelerare il passo cominciando a “borbottare”
.
Ma a lei il sorriso non andava via , perché era “felice” e
la persona “strana”
e “complessa”
cominciava a piacerle .
Perché l’aveva paragonata ad una ragazzina come le
altre , non ad una cosa “contaminata”
, non ad una “cosa”
che non doveva esistere , ma ad una ragazzina , ad una
persona , ad una creatura normale .
Ed anche se lei sapeva di essere “diversa” ,
quella parola l’aveva fatta sentire come se fosse davvero una
di
“loro” .
Una bambina che poteva giocare e sorridere senza sentirsi in colpa per
il solo fatto di respirare .
°°°
Gli “adulti”
erano persone serie , composte e meno chiacchierone dei bambini ,
glielo aveva spiegato papà Bruce quando aveva provato a
convincerlo a giocare con lei .
E lei aveva capito che era vero , perché tutti gli
adulti che aveva conosciuto erano “seri” e
non amavano parlare molto , come il suo papà o la donna
dorata .
Eppure la persona “strana
“ , benché adulta , non era
composta , o seria , o meno chiacchierona , ma gridava ,
saltava e le rifilava gomitate con occhi divertiti , facendo strani
suoni con la bocca che le piacevano , la facevano ridere .
Come le piacevano i “videogiochi”
, ma più di tutto , le piaceva che lui giocasse con lei ,
anche se era adulto , anche se avrebbe dovuto essere composto come
papà Bruce .
Ma avere un'altra persona con la quale divertirsi era una cosa bella , “divertente”
, e lei aveva cominciato a ridere più spesso , e
persino papà Bruce sembrava più contento .
E a lei piaceva quando erano tutti contenti .
- Astrid , non credi sia ora di smettere ? State giocando da dodici ore
– la riprese papà Bruce con voce severa ma gentile
, provando a toglierle dalle mani la cosa nera sulla quale si divertiva
a premere pallini rigidi a caso che facevano muovere la
figura nell’enorme riquadro luminoso, ma un’altra
mano coprì la sua e quella di papà Bruce .
La mano della persona “strana”
che con gli occhi un po’ arrossati e lucidi fissava lo
scienziato con astio .
- Lascia giocare la bambina , ci stiamo divertendo , vero Astrid ?
Lanciò un pigolio divertito quando lo sentì dire
il suo nome , quello vero
, e non potè che annuire con decisione , anche se
papà Bruce aveva “aggrottato”
la faccia e lei era un po’ stanca .
- Visto ? Perciò ora lasciaci giocare e
…
- Sono io che decido cosa è bene per Astrid , e
giocare con un megalomane come te non è salutare .
La persona
“strana” emise un altro verso , uno di
quelli che lei preferiva , una specie di fischio e borbottio
unito insieme , suoni che però non sembravano far piacere a
papà Bruce visto che faceva sempre facce strane .
Ma a lei vederlo così le piaceva , era carino , era nuovo
per lei .
- Ma smettila di essere così bacchettone ! Lasciami essere
lo zio ricco e simpatico per un altro po’ , e poi tu potrai
tornare ad essere il padre rompipalle ! – lo aveva
rimproverato lui , e la cosa la fece ridere .
Perché nessuno aveva mai rimproverato papà Bruce
, ma quando lo vide diventare rosso e premerle le mani sulle orecchie
non capì il perché .
Vederlo così strano , così diverso , meno
preoccupato , in fondo , la feceva sentire strana , contenta .
- Rom…pipalle – provò a ripetere ,
lanciando un occhiata insicura alla persona “strana”
per farsi correggere , ma lui la fissava con la bocca un po’
aperta e con una luce strana negli occhi .
“Orgoglio”
le suggerì la sua testa , ed era una parola che le piaceva ,
che intuiva fosse “buona”
.
- Ripetilo ! Ti prego ! Ripetilo ! – la pregò
prima di ridere , con quella risata “da uomo”
che le piaceva .
- Papà rompipalle – trillò allora ,
divertita a sua volta , sentendo le mani di papà Bruce
diventare bollenti sulle sue orecchie .
E quando alzò il viso per guardarlo negli occhi
capì che la cosa , a lui , non aveva
fatto piacere .
- Tesoro , che ne dici se giochiamo un po’ io e
te , di là – le
consigliò la donna dorata , appena entrata nella
stanza , convincendola poi ad abbandonare i due “adulti”.
Eppure “qualcosa”
le diceva di non lasciarli da soli , gli occhi della persona “strana”
sembravano “pregarla”
di rimanere lì , ma Pepper la spinse via con un sorrisino
divertito .
- Non preoccuparti , devono solo parlare di cose da “grandi” –
la rassicurò la donna dorata , ma quando sentì un
boato nella stanza accanto il suo primo istinto fu
quello di tornare indietro a vedere cosa fosse successo , se
papà Bruce e la persona “strana”
stessero bene .
Ma Pepper la bloccò per una spalla , lanciandole un sorriso
“gentile” .
- Tuo padre sta solo spiegando a Tony che non gli piace molto
la sua idea di educarti.
- Educarmi ?
- Te lo spiegherò dopo tesoro , ora vuoi un po’ di
gelato ?
Annuì , perché a lei il gelato piaceva , ma era
ancora preoccupata per papà Bruce e per quel verso
strano che sentiva dietro le spalle .
Un suono strano , come di risata soffocata , urlo trattenuto
, e di “qualcosa”
ripetutamente sbattuto contro il muro .
°°°
- Potrei denunciarla per violenza domestica , lo sa questo dottore ?
In risposta al suo schiocco sibilante non giunse risposta , e
l’indifferenza era una cosa che Tony Stark aberrava come la
peste , lui che amava essere sulla bocca di tutti , nel bene o nel male
, preferibilmente nel male , ma quelli erano punti di vista .
E venire snobbato da uno scienziato scriteriato con il pallino della
mamma chioccia lo rendeva isterico come una ragazzina brutalmente
screditata al suo primo bacio con un “ hai fatto schifo ” .
- Allora ? Non mi zittisce con nessun “non è un
linguaggio da usare con un adulto “ –
lo imitò in falsetto , mettendo da parte la penna a laser
per “virgolettare”
il suo sfogo – o è
troppo vecchio per fare il bambino e bla bla bla bla .
Gli si stava addormentando la lingua con tutte quelle parole troppo
“seriose”
, ma quando in risposta gli giunse un profondo grugnito Tony
inorridì , allungando un occhiata all’uomo
dall’altra parte del tavolo del laboratorio .
E quando vide Bruce Barner profondamente addormentato sul plico di
calcoli che avrebbe dovuto controllare , non provò
pietà per lui , o tenerezza , si limitò
a storcere il naso nel sentire nuovamente il suo rumoroso
russare .
- E poi sarei io quello indelicato – brontolò
scontroso , arcuando un sopracciglio nell’udire nuovamente
quello strano grugnito , preferendo tornare a lavoro e riparare
l’armatura che Hulk aveva sbriciolato quel pomeriggio quando
lui aveva 'plagiato
, a detta del dottore , la sua adorabile bambina .
Persino Pepper si era lamentata per la sua scarsa considerazione
sull’educazione infantile , ma lui non ci aveva pensato ,
aveva fatto caso solo al sorriso di Astrid , alla sua risata divertita
, al modo in cui i suoi occhi si erano accesi .
Era la ragazza-lampadina , il Tesseract , un oggetto che avrebbe potuto
soddisfare tutti i suoi desideri , di scienziato e di essere
umano , ma la sola idea di analizzarla come un topo da laboratorio lo
aveva lasciato con la gola secca .
Perché , per quanto quella ragazza-lampadina rappresentasse
la fonte di energia più potente dell’universo era
, in fin dei conti , una bambina innocente , ingenua , ed adorabile ,
anche se quello non lo avrebbe ammesso sotto tortura , mai .
Con nessuno .
- Ferro vecchio ? Passami le pinze – ordinò
caustico , tendendo la mano alla sua destra , ma quando la
macchina fece l’indifferente , Tony
rischiò di farsi scoppiare una vena tanto ne era infastidito
.
Eppure , quando percepì l’uggiolio di Ferro
vecchio e il modo in cui puntava con insistenza la parete opposta , uno
strano presentimento azzannò lo stomaco dello scienziato .
La sensazione di panico che lo portò ad abbandonare il
proprio lavoro per catapultarsi di corsa nella stanza accanto ,
lì dove aveva sentito provenire un urlo sottile ma
così acuto da infrangere la barriera del suono .
Lì dove la ragazza lampadina avrebbe dovuto dormire serena .
Ma quando spalancò la porta con il respiro ansante
, ciò che gli si presentò davanti lo
fece sbiancare dall’orrore .
- Astrid!
Si gettò sulla ragazzina con il cuore in gola , afferrandola
per le spalle nel vano tentativo di immobilizzarla , ma quando vide
delle strisce rosse , identiche a quelle del braccio ,
cominciare a segnarle la gola capì
perché lei si dimenasse a quella maniera .
Tentava di fuggire , tentava di ribellarsi da “qualcosa”
che stava provando a strozzarla .
- Svegliati ! Dannazione !
Stava urlando , ed era spaventato , terrorizzato a morte come mai nella
sua vita.
Perché lei continuava a gridare , e a piangere nel sonno ,
muovendosi e chiedendo aiuto , fino a quando non sgranò gli
occhi lucidi lanciando un acuto così forte da costringerlo a
stringere le palpebre per il dolore .
- Papà ?
Aprì gli occhi quasi subito , con uno strano senso di vuoto
nello stomaco nel sentirsi chiamare a quel modo , ma capì
che la ragazza-lampadina doveva essere ancora confusa , spaventata ,
decisamente terrorizzata .
Lo fissava con occhi enormi , tanto grandi che quasi poteva
distinguere una galassia che vi galleggiava all’interno , e
un capogiro lo costrinse a richiudere gli occhi con forza ,
perché aveva appena gettato uno sguardo su una galassia , e
per quanto fosse stato bello , era peggio di un viaggio in classe
turistica durante una perturbazione .
- Tony – lo riconobbe infine , rallentando il respiro e
provando a calmarsi , ma lo scienziato non aveva intenzione di aprire
gli occhi , altrimenti gli sarebbe venuto di nuovo da vomitare
, con lo stomaco tutto in subbuglio per quel viaggio nello
spazio non richiesto .
- Vado a chiamare tuo padre – la tranquillizzò ,
facendo un passo indietro con lentezza , ma quando
sentì Astrid arpionarsi alle sue braccia con le mani non
potè che schiudere gli occhi , anche se di
malavoglia .
E avrebbe preferito rimanere al buio , cieco , piuttosto che vederla
con quello sguardo disperato .
- No , non voglio stare sola – pigolò con poca
voce Astrid , rafforzando la presa delle sue mani sugli avambracci di
Tony Stark , ghiacciato dalla confusione .
Perché non sapeva cosa fare , come comportarli , lui , che
non era né padre , né un uomo gentile e sobrio
come Bruce Barner , ma che preferiva il gioco alla
serietà , la risata al pianto .
Ma aveva davanti una bambina che piangeva e
chiedeva il suo aiuto , e sebbene Tony non sapesse da che parte
cominciare , decise di darle almeno una leggera pacca sulla spalla , un
po’ impacciato .
Astrid continuava a guardarlo con terrore , come se avesse paura che
davvero l’avrebbe lasciata da sola , e ci aveva anche pensato
a chiamare il dottore pur di togliersi da quella situazione
imbarazzante che lo metteva a disagio , ma vedere la ragazza-lampadina
pregarlo con lo sguardo di rimanere con lei lo fece desistere .
- Cosa è successo ?
La vide abbassare gli occhi e sfiorarsi con una mano la gola , incerta
, prima di scoppiare a piangere in silenzio , ritirando
l’altro braccio per stringersi da sola .
Perché forse aveva sentito la sua avversione a quel
contatto , e aveva preferito non far sentire in imbarazzo lui che
ricercare un conforto forzato , e quella premura lo sconvolse
, lo lasciò con un retrogusto amaro in bocca .
Perché quella ragazzina era buona e gentile più
di un essere umano , era una persona che viveva , respirava e aveva
paura come ogni creatura vivente , semplicemente .
Ai suoi occhi non rappresentava il cubo cosmico che avrebbe
potuto generare una nuova guerra tra i mondi , era semplicemente Astrid
, la figlia di uno scienziato nei panni di una mamma chioccia e la
ragazza-lampidina con cui aveva giocato e riso quel pomeriggio .
Nulla di più .
Nulla di meno .
Quando la tirò a sé per un braccio emise un lungo
grugnito di fastidio , sentendo una strana morsa al cuore
nell’accorgersi di quanto piccola fosse tra le sue braccia ,
indifesa , bisognosa di affetto , di protezione .
- Non sono molto bravo in queste cose – bofonchiò
impacciato , aggrottando le sopracciglia nell’accorgersi di
come la sua voce risultasse goffa persino alle sue orecchie .
Sentì Astrid tirare su con il naso e stringere tra le dita
il tessuto morbido della sua camicia , annuendo ed accucciandosi sul
suo petto , e la trovò incredibilmente dolce ,
adorabile , anche se non lo avrebbe mai ammesso .
- Vuoi insegnato un modo per combattere la paura ?
– le chiese lo scienziato con aria un po’
scanzonata , più da Tony Stark .
Astrid annuì , scostandosi un po’ per guardarlo in
viso con aria decisa .
- Quando hai paura , c’è solo una cosa
da fare – proferì Iron Man con voce solenne ,
fissandola negli occhi nonostante la sensazione di vertigine sarebbe
tornata più forte di prima – e io te la
insegnerò , perché sei una ragazza-lampadina e
hai per padre uno scienziato petulante come una suocera in piena crisi
ormonale .
- Cos’è una suocera ?
- Non è questo il punto Astrid – la riprese Tony ,
picchiettandole la fronte con l’indice per farla tornare
seria .
- Vuoi o non vuoi che ti insegni questo modo ?
Vide Astrid annuire con fervore , picchiettandosi nuovamente per
promettere di stare zitta , e Tony sentì tornare
le vertigini , ma questa volta non per il viaggio spaziale .
Prese un respiro profondo , osservandola con
serietà , cosa che gli veniva molto difficile
già dopo i dodici anni .
- L’unico modo per sconfiggere la paura è unire le
mani – e le chiuse i palmi nei suoi , tenendola
d’occhio .
- Chiudere gli occhi , prendere un respiro profondo .
Astrid lo imitò in modo impeccabile , seguendo ogni suo
ordine , fino a quando non rimasero entrambi ad occhi chiusi , immobili
e silenziosi .
- E poi quando sei pronta devi dire una sola cosa .
- Cosa ?
- Formaggio!
Potè immaginare il perché la ragazza-lampadina
avesse appena schiuso le labbra .
Per chiedere cos’era un formaggio , ma lei non avrebbe dovuto
saperlo , e avrebbe fatto in modo che non lo chiedesse neanche a Bruce .
Non voleva essere preso in giro dal
coso verde , ne sarebbe andato della sua reputazione di
duro , stronzo ed egoista.
- Non devi dirlo a nessuno , sarà il nostro segreto
, va bene ?
- Va bene .
Era tornata a sorridere , ma soprattutto , ad abbracciarlo , e
benché Tony avesse dimenticato come si facesse ad essere
“delicati”
e “gentili”
, riscoprì che non era poi così male
fare l' adulto , per una volta .
Perché era un’eccezione che avrebbe potuto
concedersi , una volta ogni tanto .
Ma con lei , solo con lei .
La ragazza-lampadina che lo aveva costretto a inventarsi un gioco
psicologico con un Formaggio come parole chiave , e che lo
aveva fatto sentire “dolce”
e “delicato”
dopo trent’anni di scherzi , tanta
ironia e battute scanzonate .
°°°
I “cartoni
animati” erano la seconda cosa che Tony le aveva
fatto amare .
Li guardava ogni sera , perchè le avevano proibito di
dormire , sia papà Bruce che “zio”
Tony .
Perché la cosa “cattiva”
sembrava attaccarla solo quando era priva di coscienza , e per questo
lei passava il tempo a giocare ai videogiochi e a guardare i “cartoni animati”
con papà Bruce .
- Astrid ! Sveglia ! Andiamo a farci una passeggiata nel cielo!
– le urlò dall’altra stanza la persona
“strana”
, facendo irrigidire papà Bruce al suo fianco , ma lo “zio”
lo faceva per il suo bene , glielo aveva spiegato Pepper .
Perché i due “adulti”
facevano a turno per farla rimanere sveglia , e lei stessa si era
accorta di come papà Bruce avesse cominciato a sbadigliare .
- Non è un cane ! – lo rimbrottò il
dottore , stringendola per un fianco con uno sguardo infastidito , ma
quando Iron Man la sfilò dalle braccia dell’uomo
lei rise di cuore , svolazzando sulla testa di entrambi prima di “volare”
via con lo “zio”
fuori dalla finestra .
Fece appena in tempo a sentire le urla di papà Bruce prima
che il fischio del vento sovrastasse la sua voce .
- Tuo padre è geloso – le spiegò Tony
quando provò a chiedergli perché suo
papà si comportava a quella maniera , ma lei non sapeva che
significava , essere "geloso"
, non lo aveva ancora letto , non lo aveva ancora imparato .
- Geloso significa che ti da fastidio quando qualcuno fa attenzione a
quello a cui vuoi bene .
Era semplice da capire , e Tony era bravo a spiegarle le cose .
Era coinciso , e non faceva giri di parole , ma si limitava a dirle le
cose per come stavano , senza preoccuparsi della sua sorpresa , e a lei
la cosa piaceva .
Amava anche quando andavano a fare le passeggiate nel cielo , quando
facevano le gare di velocità , quando si sfidavano ai
videogiochi , perché era una sensazione nuova , che non
aveva provato con papà Bruce.
Perché lui era sobrio , era “serio”
, e le proibiva tutto ciò che avrebbe potuto metterla nei
guai , mentre lo zio Tony era il suo compagno di giochi ed era
“spericolato”
.
E a lei piaceva essere “spericolata”
.
- Ti va di fare una gara ?
Annuì felice , fermandosi sopra la casa che
usavano come punto di arrivo , e quando Tony le diede il via , lei
partì veloce , lasciando che l’alone azzurro
tornasse a cingerla e a liberare una scia luminosa al suo passaggio .
Le piaceva sentire l’aria sul viso , andare veloce , non
pensare a nulla se non a volare , veloce , sempre più veloce
.
Papà Bruce non sapeva delle loro gare, era un segreto , come
il modo che Tony le aveva insegnato per combattere la paura .
Ed era divertente avere dei segreti con la persona “strana” ,
era una cosa nuova .
Quando arrivò sopra la casa aspettò che Tony la
raggiungesse , sorridendo nel vederlo “aggrottare la faccia”
come papà Bruce .
Perché a lui non piaceva perdere, glielo aveva spiegato
Pepper .
- Ti ho lasciato vincere , ovviamente – soffiò lui
con voce frustrata , lanciandole un occhiata obliqua che la fece
sorridere.
- Che ne dici se ti insegno a combattere stasera ?
Il sorriso le andò via come il respiro quando
riconobbe quella parola e il suo significato .
“Combattere”
.
Scosse la testa con foga .
- Perché no ? Dovrai imparare a difenderti se …
- A me non piace combattere – lo interruppe con
voce piccola e rigida – non mi piace . Non è una
cosa buona , e fare “male”
alle persone non è una cosa giusta . Non mi piace .
Stava per piangere , e sentiva la voce ingrossarsi nella sua gola ,
bruciarle gli occhi .
Perché fare del male non era “bello” ,
non era “giusto”
, non voleva .
Non le piaceva .
Vide Tony fissarla in silenzio prima di sospirare e guardare il vuoto
con aria contrita .
- Devi imparare a difenderti Astrid . Prima o poi verranno a farti del
male , ed anche se ci siamo io e il dottore devi …
- Perché ?
Lo aveva singhiozzato , e a lei non piaceva singhiozzare .
Le faceva tremare la voce .
Non la faceva respirare bene .
Le appesantiva la pancia .
- Perché devono farmi male ? Ho fatto qualcosa di sbagliato
? – pigolò triste , sfiorando distrattamente le
strisce alla gola e al braccio prima di abbassare gli occhi .
- Posso chiedere scusa , se ho fatto qualcosa di sbagliato . Posso
farlo, me lo ha insegnato papà Bruce .
Sentiva gli occhi pesanti , la testa dolorante , il tum-tum difficile
da sentire nel petto .
- Me lo ha insegnato . Mi ha detto di chiedere scusa quando faccio
qualcosa di sbagliato . Non posso chiedere scusa ?
Quando sentì le braccia di Tony stringerla forte tanto da
farle male smise di piangere , osservando il vuoto con occhi grandi e
sorpresi .
Perché gli abbracci della persona strana erano “imprevisti”
, e non sempre erano uguali agli altri .
Ma erano dolci , erano protettivi , erano diversi da quelli “frequenti”
di Papà Bruce .
- Non hai fatto nulla di sbagliato Astrid , e non devi chiedere scusa a
nessuno , se non hai fatto nulla di male .
Scoppiò a piangere tra le sue braccia , annuendo e ripetendo
Formaggio
uno o due volte prima di calmarsi .
Perché essere “abbracciata”
le piaceva , la faceva sentire normale , la faceva sentire “amata” .
E le piaceva scoprire che non tutti gli abbracci erano uguali
, che ognuno aveva modi diversi , unici , che lei poi
scopriva.
Ed era una cosa bella , che le piaceva e la faceva smettere di piangere
, di farla sentire diversa ma più "normale".
Come una ragazzina della sua età .
°°°
Stava andando a fare compere con Pepper perché era
una ragazza, e doveva indossare cose “carine”
le aveva detto .
Ed anche se papà Bruce aveva fatto storie e Tony si era
offerto di chiamare qualcuno a casa per comprarle nuovi vestiti , la
creatura “dorata”
aveva detto che era una giornata tra “donne” ,
e che loro non avevano potere decisionale .
Era uscita dalla torre , un po’ spaventata ,
perché era la sua prima volta “fuori”
senza papà Bruce , e le persone con gambe e braccia come lei
erano tante , davvero tante .
- Non avere paura tesoro , ci sono io con te – la
rassicurò Pepper , stringendole la mano con un sorriso “dolce”
, ma la paura rimaneva , assieme ad un’altra sensazione che
non le piaceva , la metteva a disagio .
Quando vide un gruppo di “donne”
fissarla con insistenza abbassò la visiera del cappello che
Tony le aveva dato per nascondere i suoi capelli strani , per farla
"mimetizzare" , e lei si sentiva un po’
più sicura con quella “cosa” sulla
testa che le nascondeva gli occhi e il viso .
Camminava mano per la mano con Pepper ma si guardava i piedi, e non
osava alzare il viso per paura di “attirare l’attenzione”
con la sua “diversità”
, anche se la donna dorata le aveva assicurata che lì
c’erano creature molto più strane di lei .
- Guarda Astrid ! Un cane ? Hai mai visto un cane ?
Sollevò un po’ la visiera , sobbalzando appena
quando un muso peloso le sfiorò la gamba destra , e si
strinse a Pepper con un urletto spaventato , cominciando a tremare per
la paura .
Ma quando quella “cosa”
pelosa tornò a toccarle la gamba provò a
guardarla in viso .
E sorrise , un po’ sorpresa , nell’accorgersi che
era “carina”
, che non era come lei , era diversa , piccola e
pelosa , con occhi grandi .
- Accarezzalo , non ti farà male .
Allungò una mano con un po’ di paura , sentendo
qualcosa di morbido , di “bello”
sotto le dita , e quando la cosa pelosa cominciò ad emettere
lo stesso suono di Ferro vecchio sorrise , chinandosi per toccarlo
meglio .
Continuò ad accarezzarlo , rapita , fino a quando non
sentì quella sensazione sgradevole farsi viva , pressante .
La sensazione di essere fissata
.
E quando si voltò , notò con orrore
l’uomo vestito di “nero” che
, notato il suo sguardo si era fermato poco dietro , facendo finta di
osservare qualcosa sopra di lui .
Ma lo sentiva lo stesso .
Era osservata , analizzata , squadrata da più parti .
A destra .
A sinistra .
In alto .
Dappertutto
.
- Andiamo via , per favore – sussurrò spaventata ,
riconoscendo un’altra persona “nera”
svoltare l’angolo che avevano appena superato .
- Su tesoro , non fare così , non c’è
nulla …
- Ci sono persone nere che mi fissano ! – strillò
spaventata , stringendosi alla donna dorata con occhi colmi di terrore
e di paura .
Perché era tanti .
Accanto a lei .
Davanti .
Dietro .
- Cosa hai detto ? Persone …
- Lì – e indicò la donna “nera”
appena chinatasi a raccogliere un mazzo di chiavi , e sentì
Pepper irrigidirsi , rovistando nella borsa in cerca di qualcosa .
- Stai tranquilla , ora chiamo Tony e ce ne andiamo . Stammi vicina .
Le rimase accanto , stretta tanto da non poter respirare , mentre
sentiva la voce di papà Bruce e Tony nella cosa nera che
Pepper aveva portato all’orecchio .
- Credo che gli uomini della S.H.I.E.L.D. ci stiano seguendo , non
…
Stavano urlando tutti , e c’erano quelle persone “nere”
che li seguivano poco dietro , ma fu qualcos’altro a
catturare il suo interesse , a immobilizzarla dalla paura .
Lasciò la mano di Pepper , fermandosi davanti ad una vetrina
luminosa nella quale osservava il cielo sopra di lei
, prima azzurro , tingersi di “nero”
, ma un “nero”
che faceva paura , che la portò a stringere il cappello con
mani tremanti .
E quando il primo fulmine colpì un punto imprecisato del
cielo , la donna dorata si voltò verso di lei ,
ferma e immobile che osservava una “cosa”
rossa volare dal cielo ed avvicinarsi velocemente , sempre
più velocemente , fino a quando …
- Astrid!
Si parò il viso , piegandosi su se stessa mentre
l’esplosione di vetri le feriva il braccio e le gambe e il
fuoco rosso divampava nel negozio .
E attorno a lei la gente urlava, gridava aiuto .
Ma il dolore non era arrivato , e quando ritirò le mani del
viso riconobbe il mantello “rosso”
della creatura “dorata”
stagliarsi nel nero del cielo , “cattivo”
, feroce e crudele .
Eppure non guardava lei , non poteva .
- Fino a quando protrarrai questa faida fratello ?
Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre tra il polverone
che l’aveva circondata cominciava a delinearsi il profilo di
una figura “nera”
, ma un “nero”
che non faceva male , né paura .
Un “nero”
che le piaceva , come la creatura che l’aveva difesa dal
fulmine e che ora sorrideva ferocemente a colui il quale voleva farle
del male .
- Fino a quando ne avrò voglia , fratello . Fino a quando ne
avrò voglia .
Continua…
Eccomi qui ! Questo è il momento per trattenere il respiro
signore , perchè da qui in avanti ci sarà da
tremare !
Spero che il capitolo sia picaiuto .
Ringrazio chi ha letto o dato un occhiata alla storia .
- Eruanne : Sono
contenta che Tony Stark e la sua caratterizzazione ti sia piaciuta , e
spero anche che questo suo lato dolce sia piaciuto a te quanto
è piaciuto a me scriverlo ! Spero che anche in questo
capitolo tu lo abbia apprezzato ! Che dire se non
"è arrivato ! è arrivato !"
Grazie per il commento !! Un abbraccio forte forte !
- Anastasiya Rajikova : Essere
divertente con il personaggio di Tony era uno dei miei obiettivi nel
capitolo precedente ,e sono contenta di esserci riuscita ! Qui
c'è un lato un pò più tenero di Iron
Man , e le cose , come avrai notato , cominciano a farsi più
serie . Spero di aver reso al meglio il legame delineatosi tra Astrid e
Stark e di come, attraverso la storia , voglia toccare tematiche forti
quali guerra e diversità .
Grazie per il bellissimo commento , un bacio !
Al prossimo aggiornamento , Gold Eyes
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Capitolo 8 *** 8 - Sinèad ***
“And it hurts to
know the truth
Are you looking for savior,
chasing a dream
Love turned to hate
Now I'm crossing the border
Sealing my fate but I'm not
afraid “
[…]
“
“I've been drowning
in sorrow
Chasing tomorrow
Running away
Now you're crossing the border
Sealing tomorrow
But you're not afraid
“
( Sinèad- Within
Temptatiion)
Il disgusto e la
delusione degli altri lo avevano perseguitato fin
dall’infanzia , fin da quando suo padre
Odino soleva lanciargli un occhiata di rimorso e rammarico
prima di accarezzare la testa bionda di Thor .
Thor il grande .
Thor il figlio perfetto .
Thor il dio onnipotente ,
mentre lui , nascosto nelle nicchie dei corridoi ,
osservava le divinità di Asgard gioire per un bambino
prodigio che lui riteneva rumoroso , narcisista e saccente
.
La sufficienza che
leggeva negli sguardi dei suoi fratelli lo aveva sempre irritato ,
costringendolo a trovare riparo nei sotterranei per non sentire
più addosso il peso di un vita solitaria che non avrebbe
voluto vivere se avesse saputo quanto l’odio altrui
lo avrebbe ferito , dilaniato , costretto a diventare un mostro che
bramava sangue e distruzione .
E se un bambino timido
e silenzioso non aveva saputo combattere il raccapriccio , il disgusto
delle altre divinità , il Re senza Trono sapeva come
smorzare la smorfia orripilata degli dei .
Proprio come il
disgusto con il quale il grande dio dei fulmini fissava la piccola
creatura alle sue spalle .
La sua mano fu
più veloce della sua lingua , e quando Thor si
accasciò a seguito del lampo elettrico un sorriso
raccapricciante si aprì sul volto sfregiato del dio degli
inganni .
- Risparmia i tuoi
moralismi per altri , fratello ! La tua misericordia con me non attacca
! – ruggì frustrato , preparandosi a caricare un
altro colpo quando qualcosa di caldo , di bollente si
arpionò al suo braccio destro , sbilanciandolo un poco .
E quando vide le
braccia candide del Tesseract stringersi con decisione attorno alla sua
vita qualcosa si
mosse nel suo petto .
Un fastidioso
formicolio che intensificò quell’odiosa agitazione
nello stomaco che faceva contrarre i suoi arti in uno spasmo incredulo
, acuendosi tanto da dolergli quando la sentì bisbigliare il
suo nome una , due , tre volte , come un’invocazione .
Ma se le orecchie
della divinità sapevano riconoscere solo la vibrazione dello
sdegno e della delusione nelle corde vocali altrui , fu
qualcos’altro a farlo irrigidire , spaventato .
Perché il
Tesseract lo “abbracciava”
con dolcezza e lo chiamava con un affetto e devozione che Loki ignorava
, non conosceva , e al quale non seppe come rispondere , se non
sfiorando con titubanza la testa d’arcobaleno della creatura .
Seppe di aver
agito “bene”
quando la vide sollevare il viso di scatto con un sorriso che
lentamente parve spegnersi , mano a mano che gli occhi di Astrid
seguivano l’orribile cicatrice pallida che segnava
l’angolo della sua bocca , dilungandosi a mezzaluna sopra la
palpebra destra della divinità .
E c’era
tanta sofferenza negli occhi di lei , tanta di
quell’agonia che Loki sobbalzò ,
pensando di essere stato colpito al fianco tanto fu il dolore che gli
artigliò il lato sinistro del busto .
Ignaro del
fatto che era solo il suo cuore a singhiozzare per quella
dolce tristezza che la creatura trasmise nelle dita sottili e morbide ,
delicate come un soffio di vento quando andarono a posarsi sulla sua
guancia destra .
- Paura –
soffiò il Tesseract a labbra socchiuse , portando
l’altra mano a cingergli l’altra porzione di viso ,
e quando Loki si trovò avvolto dalle morbide mani della
piccola cominciò a sentire caldo , tepore , amore .
Sfiorò le
dita di lei con occhi sgranati , dilatati
dall’incredulità , incurante delle urla , dei
pianti degli esseri umani , perché non c’era nulla
di più importante , in quel momento , di quelle
mani e di quella voce che continuava a ripetere il suo nome .
- Come puoi ancora
difendere quella ‘cosa .
Loki la vide
irrigidirsi nel riudire la voce della divinità dei fulmini ,
adombrarsi nel captare , nel capire quanto
disgusto riservassero quelle parole , e l’odio per una vita
di ingiustizie e soprusi fu nulla in confronto allo sguardo ferito
della creatura che si era stretta a lui con occhi bassi .
Quando Thor cadde
carponi sotto la bastonata con la quale l’immagine riflessa
di Loki gli aveva falciato le gambe il dio degli inganni
stirò le labbra in un sorriso crudele , cingendo la vita del
Tesseract con un lieve gorgoglio che fece indietreggiare Pepper ,
ancora confusa dal boato e dal modo protettivo con cui la
divinità copriva Astrid .
- Ti ho detto di
tacere – sibilò feroce , immergendo una mano dei
capelli della creatura per percepirne la presenza , il calore ,
perché sentiva freddo , lo aveva sempre sentito .
Dentro di
sé , un freddo glaciale che seccava il sangue e rinsecchiva
i suoi arti inariditi dall’odio .
- Il tuo destino
è quello di perdere , fratello . Il male non
potrà mai vincere sul bene .
Un ondata
d’odio accese le iridi chiare di Loki , ma ancor prima di
sentire lo scudo di metallo cozzare contro il fianco destro fu un altro
spostamento d’aria a convincerlo a non scostarsi per evitare
il contatto .
E quando Astrid
abbandonò la presa il dolore lo fece urlare dalla rabbia
mentre Lady Sif tirava a sé il Tesseract e Capitan America
tornava eretto con un mezzo sorriso sulle labbra .
E Astrid urlava ,
gridava e si contorceva con voce squillante e isterica , allungando le
mani sull’uomo che ancora una volta si era alzato , che
ancora una volta tornava a guardarla con il sangue sul viso e sulle
mani , ma che non smetteva mai di guardarla , mai .
°°°
Le faceva male il
petto .
Non riusciva a
respirare bene , e la gola le bruciava .
Le mani della creatura
strette attorno alla sua vita le facevano male , ma non quanto avrebbe
creduto , perché c’era qualcosa che la spaccava a
metà, dentro , una rabbia che le
gonfiava il petto e la faceva urlare .
Perché “Loki” era a
terra , con il viso “rosso” ,
circondato dalla creatura “dorata”
e dagli uomini “neri”
.
Tutti contro di lui .
E la creatura dorata
parlava di bene , parlava di giustizia , ma lei sapeva
cos’era la giustizia , glielo aveva insegnato papà
Bruce , glielo aveva fatto capire lo zio Tony , e quella non era
giustizia .
Massacrare un uomo non
era “giusto” .
Far del male a Loki non era “giusto”.
- No ! Lascialo stare
! – gridò disperata , allungando le mani verso
la “creatura”
blu che aveva ripreso in mano lo strano cerchio di metallo che aveva
fatto male a Loki .
- Ti prego !
– lo supplicò ancora , stringendo le
palpebre sugli occhi lucidi quando la creatura la guardò per
una manciata di secondi prima di tornare a fissare l’uomo a
terra .
Ma non c’era
comprensione negli occhi della creatura , non c’era
gentilezza come in quelli di papà Bruce .
C’era solo
silenzio .
Un orribile silenzio .
- No ! Per favore !
- Cerca di stare ferma
! – la zittì con un sibilo la creatura che la
stringeva alle sue spalle , ma un tonfo sordo la costrinse a torcere il
collo per vedere cosa l’avesse fatta zittire , e quando
Pepper la guardò con dolcezza nonostante la creatura la
stesse strozzando sgranò gli occhi per l’orrore .
- Attaccatelo !
- Non ho niente contro
di te midgardiana , ma prova ancora ad aiutarla , e ti
ucciderò senza pietà .
La creatura dorata
urlava .
La donna che la
stringeva sibilava .
E nessuno li aiutava .
Non lei , imprigionata
in una morsa dolorosa .
Non Loki , atterrato
da un pugno che gli ruppe la mascella .
Non Pepper , soffocata
da una stretta che a lungo andare avrebbe potuto portarla
alla morte .
Non c’era
nessuno che potesse aiutarli , e loro non volevano ascoltarla , non
avevano neanche provato a capirla , a starla a sentire .
Uno strano ronzio
cominciò a zittire tutte quelle voci , un lungo
sibilo che risucchiò ogni suono e la prosciugò di
ogni sensazione .
Feccia
.
- Cosa diavolo ti
prende ? – la riprese la donna con voce bassa e mordace , ma
non la sentiva , non sentiva più nulla se non un leggero
formicolio alle dita e un calore che dallo stomaco risaliva a lunghe
ondate fino al suo viso .
Sono solo feccia .
Guardò Loki
e la creatura “dorata” che lo
teneva alzato per il collo e lo guardava con disgusto , con
raccapriccio , e qualcosa si spezzò dentro di lei , come il
polso che la teneva imprigionata e che portò Lady Sif ad
urlare per il dolore .
E quando la sua mano
sfiorò lo stomaco della creatura dorata un ondata di energia
pura scaraventò Thor contro un lampione , accecando gli
uomini “neri” che la
circondavano .
Continuava a non
respirare bene ma non si sentiva più sola , non si sentiva
più “vulnerabile”
, e benché non capisse le parole di quel sibilo che
continuava a ronzare nella sua testa , comprese con un basso ringhio
che era una parola “brutta”
ma “giusta” .
Perché
tutti loro erano “feccia” , solo
e unicamente “feccia” ,
proprio come quella voce canticchiava a bassa voce dentro il suo cranio
, e non meritavano nulla se non il dolore , non meritavano la
sua “comprensione “
, non meritavano le cose “belle”
che papà Bruce le aveva insegnato .
Non meritavano nulla
se non il suo “odio” .
Quando Hogun
vomitò sangue lei non si sentì in “colpa”
come papà Bruce le aveva spiegato si sarebbe
dovuta sentire dopo aver compiuto una brutta azione , non era “rammaricata” , non
era “mortificata” ,
ma sorrideva senza accorgersene , come non aveva mai fatto , tanto che
le dolevano gli zigomi e gli occhi .
E più lei
vedeva il “rosso” imbrattarle
le mani e il viso , tanto più quel sibilo diventava una voce
da “uomo”
, bassa e sinistra , accompagnata da un respiro freddo che le soffiava
l’orecchio sinistro .
Hanno fatto del male al tuo
“Loki” tornò
a parlare la voce , morbida e viscida come la scia vischiosa di un
rettile , ma vera , perché diceva cose “giuste” .
Perché Loki
era dietro di lei , ancora a terra , ancora ferito , mortalmente ferito .
E la fissava con quei
punti luminosi che lei aveva imparato ad amare , il viso bianco
deturpato da una cicatrice orrenda che lo segnava come
l’unghiata di una bestia , per colpa della creatura “dorata”.
- Pagherai per quello
che hai fatto ! – ringhiò la creatura
alle sue spalle , brandendo il suo martello e zoppicando sulla gamba
buona che lei non aveva maciullato con un fiotto di energia , ma lei
fissava Loki , il suo Loki .
- Non saresti neanche
dovuta esistere , abominio !
Uno scatto nervoso la
fece vibrare come una corda mentre i suoi occhi non abbandonavano
quelli di Loki .
Uccidilo
.
- Il tuo posto non
è tra i vivi !
Uccidilo .
- Non hai il diritto
di essere qui!
Uccidilo .
Tutto girava come
impazzito attorno a lei .
Loki , Pepper , non
riusciva più a guardarli senza sentirsi male , come se
qualcosa l’avesse afferrata e la facesse ruotare su se stessa
ancora e ancora , tanto da farla vomitare .
- Non ti
lascerò plagiare mio fratello !
Uccidilo
.
Ci fu un fischio ad
anticipare il boato che esplose nella sua testa , nei suoi occhi e nei
palmi delle sue mani , un frastuono che annientò ogni suono
, frammentò ogni immagine oramai divenuta sfocata .
Eppure vide lo stesso
gli occhi di Loki farsi grandi , enormi , ma non la fissavano
più come prima , non guardavano più lei .
Non scrutavano il suo
volto ma le unghiate rosse che dallo zigomo destro si allungavano verso
il labbro inferiore , seguendo la mano mostruosa che vedeva riflessa
negli occhi di lui .
Te lo porterà via .
La cosa dalla
voce d’ “uomo “
le voleva bene , come papà Bruce , come lo zio Tony,
perché la accarezzava , la abbracciava , e anche se Loki non
ne sembrava felice , anche se lui la fissava come la creatura “dorata” , come
tutti loro , non lo odiò .
Perché lui
era suo , suo e di nessun altro .
- Pagherai per tutto
quello che hai fatto .
Uccidilo
!
- Mio .
Uccidilo
!
°°°
Quando Pepper si
sentì sollevare in aria gonfiò i polmoni
dell’ennesimo urlo , ma quando riconobbe il rosso cromato
dell’armatura di Tony si morse le labbra a sangue per non
farlo .
- Vedo che si sono
dati molto da fare .
La donna
inghiottì a vuoto , accucciandosi tra le braccia
dell’eroe , sull’orlo delle lacrime
, mentre Hulk si accostava a loro con passi goffi e rigidi ,
richiamando lo sguardo impaurito della segretaria .
- Cosa
c’è ? Ti sei appena innamorata di me , ammettilo
– la canzonò lo scienziato , ma la mancata battuta
severa di Pepper , così come l’assenza
del solito tono petulante tardò ad arrivare anche
quella volta .
- Sei ferita ?
– si premurò allora di chiederle Tony , perduto
oramai il sorriso nell’accorgersi che Pepper stava tremando
tra le sue braccia .
- Io…-
singhiozzò lei prima di interrompersi e prendere
un respiro – io sto bene , ma Astrid è
…
Il ruggito di Hulk
assalì entrambi come la sbuffo d'aria di un monsone , ma gli
occhi neri che la fissavano non erano occhi di bestia , occhi di
mostro , ma d’uomo , di un padre dilaniato dalla
preoccupazione .
- Cosa ha fatto la
ragazza-lampadina ?
- Lei …-
l’urlo straziato di un uomo della S.H.I.E.L.D
appena fuoriuscito dalla nube di fuliggine la interruppe , ma
un altro grido , questa volta di donna , non le consentì
neanche di continuare .
- Cosa diavolo sta
succedendo ?
- Astrid .
Tony Stark
arcuì così tanto le sopracciglia da sentirsele
volare via , come se Pepper vi avesse soffiato sopra
, come le candeline di compleanno , tanto
l’uomo si sorprese nel sentire quella sentenza .
- Astrid ? Cosa cerchi
di dire Pepper ? Lo scricchiolo ha forse fatto tutto questo ?
– e allargò la mano per abbracciare i tre
grattaceli distrutti e le strade ribaltate che si ergevano loro innanzi
, ma anziché rispondergli , lei preferì
distogliere lo sguardo e fissare un punto imprecisato .
- Ora non scherziamo ,
lei non potrebbe mai …
- Giù !
Lo scudo metallico
avrebbe potuto decapitarlo se Tony non lo avesse neutralizzato subito
con un raggio d’energia , e non ci fu bisogno di osservare
l’arma per capire a chi appartenesse .
Perché
quella voce flemmatica lui la conosceva , non la amava particolarmente
, ma la conosceva , e quando Capitan America sbucò
dalla nube di fuliggine lo fece volando , sfracellandosi
contro l’auto che Tony osservò con una
punta di divertimento .
- Quella calzamaglia
ti ingrassa – lo accolse lo scienziato con voce
garrula , ritrovandosi con le iridi chiare dell’eroe
d’America puntate addosso con ferocia e un briciolo di
sarcasmo .
- Anche io sono
contento di rivederti – ribattè Capitan America
con una punta di ironia , tornando in piedi a fatica e con una smorfia
di dolore ad irrigidirgli la mandibola forte .
- Vedo che non sei
messo molto bene . Cosa ti ha fatto
quell’antiestetico taglio al sopracciglio , se mi
è permesso chiedere ? – continuò Stark
, imperterrito , incurante di come Hulk cominciasse a perdere la
pazienza al suo fianco e di come Pepper si fosse irrigidita tra le sue
braccia .
- Un mostro
– fu la risposta piatta dell’uomo , curvatosi come
per placcare la venuta di qualcosa , di qualcuno .
- Un mostro ? E quale
…
- Quello !
Quando il fascio di
luce azzurra si schiantò con un fischio contro
l’eroe , l’orribile scricchiolio di ossa
sbriciolate fece sobbalzare Pepper e Stark all’unisono per lo
spavento , ma se lo scienziato sgranò gli occhi per la
sorpresa , Pepper non si scompose .
Perchè lei aveva visto cos'era successo ad Astrid , aveva
assisstito orripilata all'inquieto vibrare delle palpebre su degli
occhi che non erano neanche più umani , non erano
più niente se non due voragini all'interno delle quali vi
era luce .
Luce negli occhi , luce nelle mani , nei capelli e sulla pelle , ma una
luce sbagliata ,
feroce , fredda come il viso inespressivo con il quale Astrid aveva
osservato Capitan America prima di afferrarlo per la gola e sollevarlo
in aria .
Il rantolo soffocato dell'uomo sembrò scuotere lo scienziato
dallo shock , ma ancor prima di richiamare la ragazzina fu Hulk ad
abbozzare un passo e ad attirare la sua attezione .
Quello di Bruce Barner non era stato altro che un borbottio
incomprensibile , strascicato , ma Astrid sembrò tornare in
sè per una manciata di secondi , il tempo necessario
affinchè i suoi occhi tornassero umani .
Un pugno di millesimi che le permisero di ammorbidire la piega delle
labbra per sussurrare un 'papà che
Astrid trasformò in un ringhio quando udì' in
lontananza un urlo maschile , un grido di dolore che riportò
la ragazzina dentro la nube di fuliggine .
- Loki , dobbiamo proteggere Loki - blaterò Pepper
d'improvviso , drizzandosi tra le braccia di Tony con occhi spiritati .
- Cosa ...
- Astrid sembra legata a lui , non so ancora perchè , ma
è diventata così dopo averlo visto ferito -
continuò disperata , aggrappandosi all'armatura con mani
tremanti , e sebbene il pensiero di difendere quell'odioso alieno non
lo entusiasmasse , Tony non potè che sbuffare un grugnito
prima di seguire il grido femminile che fece scattare Hulk come un toro
in corsa .
E quando Thor venne schiacciato a terra dall'enorme mano del dottore
, Astrid crollò a terra con un braccio sanguinante
, la mano destra stretta attorno alle dita fredde e bianche di Loki .
- Vedi ?
Con una smorfia contrariata il miliardario ossservò come la
ragazza-lampadina , la sua ragazza-lampadina
stesse ancorata all'uomo disteso su un cumulo di detriti , tanto simile
ad un bambino che stenta ad abbandonare la presa dal suo peluche
preferito , ma più che quell'insolito quadretto , fu un
altro particolare non molto confortante a farlo irrigidire .
Erano circondati da tre divinità , un'orda di militari , un
Capitan America un pò ammaccato e una silenziosa Vedova Nera
, immobile e troppo occupata ad osservare Astrid per far caso
all'occhiata inquisitoria dello scienziato .
Era evidente che Astrid non era in sè , che avrebbe potuto
far loro del male , ma Tony Stark avrebbe preferito spararsi
ad un piede che ferirla , per questo le si avvicinò dopo
aver nascosto Pepper dietro le proprie spalle con cautela .
- Astrid .
Lei non rispose , continuava a tenere occhi e mani incollate a Loki ,
ferito gravemente ma ancora capace di incenerirlo con un occhiata al
vetriolo .
- Ragazza-lampadina .
Vi fu un fremito nelle spalle della ragazzina , una specie di
singhiozzo trattenuto che portò Capitan America a sollevare
lo scudo per attaccarla , ma un ringhio di Hulk che continuava a
trattenere il dio dei fulmini e il raggio di Tony Stark fu un ottimo
deterrente .
- Non ci provare neanche .
Lo scienziato non aveva sibilito, o ringhiato , o anche solo ruggito il
suo dissenso , aveva solo parlato con voce pacata , dura , severa , e
fu proprio la serietà del suo tono a far storcere le labbra
alla Vedova Nera .
- Sei dalla sua parte ?
Lui le lanciò un occhiata di sbieco , allungando una mano ad
Astrid , con calma .
- Io non sono dalla parte di nessuno , ma toccate la ragazzina , e non
potrete incolparmi di nulla se vi ritroverete con un buco di tre
centimetri in mezzo alla fronte .
Sempre pacato , sempre atono , ma ugualmente sinistro e minaccioso ,
tanto che la spia russa indietreggiò di qualche passo.
- Come puoi difendere quella cosa ?
Capitan America lo aveva vomitato , lo aveva rigettato con disgusto , la 'cosa .
Hulk liberò un basso ringhio mentre Tony Stark
stringeva le labbra in una linea dura prima di accorgersi con
una certa sorpresa che le labbra di Astrid avevano cominciato a
muoversi , a sussurrare qualcosa .
Ma l'eroe d'America continuava a lanciarle maledizioni , a definirla 'cosa ,
a criticarla , fino a quando Tony non lo zittì con la forza
di un suo pugno metallico .
- Fa silenzio . Non riesco a sentirla .
Perchè Astrid bisbigliava senza voce , ma ripeteva qualcosa
in maniera quasi ossessiva , un termine che se fece aggrottare la
fronte ai presentì , ferì lo sguardo
dello scienziato .
Formaggio .
- Ci sono io Astrid . Siamo venuti tutti hai visto ? C'è
Pepper , e c'è anche quel rompipalle di tuo padre . E tu non
vuoi ferire me o papà Bruce , vero?
La litania si interruppe quasi subito , e ora Astrid non guardava
più Loki ma lo scienziato , e papà Bruce che
teneva inchiodato la creatura "dorata" , e Pepper , tanto spaventata da
farla sentire in colpa .
E quando i suoi occhi tornarono normali , umani , la ragazzina sorrise
morbidamente , incurvando le spalle e guardandosi intorno con aria
spaesata . - Va tutto bene . Andrà tutto bene -
continuò lo scienziato con voce tenera , dolce , paterna ,
allungando la mano che Astrid osservò con titubanza ,
osservando prima lui e poi Loki .
- Loki è ferito .
Lei lo aveva sussurrato , e sembrava sul punto di piangere ,
ma il sorriso conciliante di Pepper la tranquillizzò .
- Anche lui starà bene , lo cureremo e starà bene
.
Era indecisa , era evidente dal modo in cui si dondolava sui
talloni e stringeva la presa attorno alle dita di Loki che ,
benchè ferito , teneva la schiena ritta e il mento alto .
- Volevo chiedere scusa .
Nessuno sembrò capirla , neanche quella volta ,
nè le divinità o gli uomini che assistevano con
diffidenza e ritrosia alla scena , nè Loki , insospettito
dalla mano che l'uomo tendeva al Tesseract , tutti tranne lui.
- Lo so . Non è colpa tua .
Astrid era spaventata , terrorizzata , con Loki tutto "rosso" ,
accerchiata da uomini cattivi , ma non sentiva più quella
voce , e lo zio Tony non sembrava arrabbiato con lei .
- Mi dispiace .
- Non hai nulla da ...
Fu un attimo .
Un baluginio argentato .
Un fischio acuto .
E Astrid sgranò gli occhi con le labbra dischiuse in un urlo
silenzioso , i polpastrelli che sfioravano il palmo ruvido dell'uomo
come per cercare sostegno .
Ma nessuno capì , nessuno comprese fino a quando un urlo
disumano ,un grido squarciò il silenzio , dissipò
la confusione .
Lo strepito di disperazione con il quale Loki si gettò in
avanti , tendendo le braccia insanguinate per afferrare il corpo appena
afflosciatosi in silenzio .Pepper si portò le mani alle
labbra con un urlo d'orrore e gli occhi lucidi fissi sulla freccia
conficcata tra le scapole di Astrid , abbandonata a labbra e palpebre
schiuse tra le braccia tremanti di Loki che continuava ad urlare , ed
urlare ed urlare fino a quando un ringhio animale non
sovrastò il suo dolore .
- No .
Fu un sussurro quello di Tony Stark , un flebile e smorto sfiato che
Hulk zittì con la rabbia del suo urlo prima che occhio di
Falco dall'alto del grattacielo venisse gettato
giù dalla furia del mostro verde .
Ma Astrid continuava a rimanere immobile , bianca e silenziosa tra le
braccia di Loki , gli occhi dilatati e la pupilla tremolante che
pulsava come una vena , seguitando il battito di quel cuore che
galappova nella sua gabbia toracia , tuonava e urlava .
E fu il caos .
Pepper fece appena in tempo a vedere Capitan America caricare verso la
divinità nordica in ginocchio prima che un lampo di luce
accecasse tutto e tutti , gettandoli nella confusione .
Quando Pepper azzardò però a schiudere
le palpebre , si stupì di stare volando tra le
braccia di Tony Stark , ma soprattutto , si irrigidì nel
vedere Loki , il Dio degli inganni , volare
dabbasso con Astrid tra le braccia , sorretto dallo
scienziato che lo reggeva per il collo del mantello.
- Cosa...
- Dobbiamo portarla al laboratorio . Curarla - spiegò
lapidario il miliardario , lanciando un occhiata di sbieco alla
divinità che trainava come un sacco di patate .
- E tu fa attenzione a non farla cadere .
Loki emise un sibilo basso ma non osò ribattere ,
limitandosi a storcere la bocca nel percepire una fitta acuta alla
spalla , ma non osò allentare la presa, o rilassare le
braccia .
Perchè avrebbe potuto perdere la presa visto il sangue
raggrumato sulle sue ferite e sulla schiena del Tesseract , e non si
sarebbe messo comodo con la consapevolezza che il suo benessere
avrebbe messo in pericolo lei .
E benchè l'arrendevolezza non fosse una delle sue
virtù , Loki si lasciò scaricare sulla torre che
un tempo aveva distrutto , senza un fiato , crollando in
ginocchio per la fatica ma non lasciando andare il corpicino bianco tra
le sue braccia .
- Cerca di non fare danni - lo aggredì Tony prima di correre
in laboratorio , lasciando Pepper sola con il prigioniero
intergalattico .
- Non preoccuparti , non ti torcerà un capello . Fa tanto il
duro , ma l'opinione di Astrid è molto importante per lui .
La femmina aveva chiamato il Tesseract con un nome vero , un nome
normale .
Astrid .
La fissò con sospetto prima di guardarsi attorno e
accondiscendere con i fatti appena accaduti .
Gli Avengers lo avevano catturato , ma non gli avrebbero
fatto del male , perchè Astrid non
avrebbe voluto , perchè a lei erano affezionati .
Ed anche se l'idea che qualcun'altro avesse avuto contatti con lei lo
irritasse , Loki non si mostrò recalcitrante ma
solo diffidente .
- Stupidi Midgardiani - sibilò a bassa voce , pensando di
non essere stato udito , ma quando l'uomo di latta tornò
nella stanza con una bottiglia di rum lo guardò con aperta
ostilità .
- Ti ho sentito ! E ti tengo d'occhio , David Copperfield .
Continua...
Sessione estiva d'esami . Una dannazione , ma oggi ho avuto
l'ispirazione , perciò eccomi qui .
Ad occhio e croce , per la fine della storia mancano cinque o sette
capitoli , di preciso ancora non so , ma sarà intorno a
questo numero .
Ringrazio chi ha letto , recensito e aggiunto tra i preferiti .
Poichè sono di fretta, risponderò alle vostre
deliziose recensioni nel prossimo capitolo , ma vi ringrazio comunque
di cuore per la vostra gentilezza .
Un saluto , Gold Eyes
|
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Capitolo 9 *** 9 - All I Need ***
“Don't turn me down
for all i need
make my heart a better place
give me something I can
believe
Don't turn me down
you're far from the door now
don't let it close “
[…]
“Can you still see
the heart of me
all my agony fades away
when you hold me in your
embrace “
(All I Need – Within Temptation )
- Va tutto bene , sei
al sicuro qui con me .
Faceva
freddo , e non c’era “luce” ,
non negli occhi della creatura che le stava davanti , non alle spalle
che non sentiva più .
Era sola , senza
papà Bruce a rassicurarla che tutto sarebbe andata bene , e
senza lo zio Tony che , sebbene amasse farle dispetti , sapeva
proteggerla da ogni pericolo .
E lì
c’era qualcosa di
“sbagliato” , di “strano”
.
Ormai aveva imparato
molte cose , sapeva distinguere le emozioni , catalogare le sensazioni
che la spaventavano o la rendevano felice , ma quella sensazione di “inadeguatezza”
non la faceva sentire bene .
Anche se la voce da
donna che continuava a parlarle nel buio non era “cattiva” ,
ma dolce , tenera come quella di Pepper.
Poi la riconobbe , lei
e la sua voce , anche se non c’era più quel sibilo
che le fischiava nelle orecchie , né la creatura che
l’aveva definita contaminata
.
Erano sole , perse nel
buio , in silenzio e con quel freddo che aveva cominciato a farle
perdere la sensibilità alle mani .
- Non devi avere paura
di me , non ti farei mai del male .
Non aveva le mani
morbide come quelle di papà Bruce , o palmi ruvidi come
quelli di Tony , ma erano freddi come quelli di Loki , anche se le cose
lunghe e affilate che le accarezzavano la testa non sapeva se fossero
davvero mani .
Erano grandi artigli ,
come quelli degli uccelli che Estela le aveva indicato durante le loro
lezioni , ma la sua piccola maestra le aveva spiegato che gli animali
li usavano solo per fare del male .
La creatura
però le aveva detto che non gliene avrebbe fatto ,
e sapeva di potersi fidare di lei .
Perché era
una “donna”
e aveva una voce da “mamma”
, dolce e rassicurante come quella di Pepper .
Perciò si
lasciò accarezzare , socchiudendo gli occhi quando le parve
di sentire le labbra sproporzionate della creatura sulla sua guancia .
- Sei felice ?
Glielo chiese
d’improvviso , mentre ancora le accarezzava i capelli , e non
capì il perché di quella domanda .
“Felice”
, una parola che papà Bruce le aveva spiegato
più volte raccomandandole però di distinguerla
dalla semplice euforia , perché felici si era poche volte ,
e quando accadeva , non ci si sentiva più tristi ,
sofferenti .
E lei era felice con
papà Bruce , con lo zio Tony , con Pepper ed ora con Loki
vicino .
La facevano ridere ,
la facevano sentire bene , e Loki le faceva battere il cuore per
l’emozione , e la sua non era solo “euforia” ,
non era una falsa “felicità”
, ma era quella vera , quella reale .
Le sorrise , annuendo
e sentendo gli artigli farsi se possibile più dolci , le
parve persino di vederla sorridere da sotto il cappuccio prima che una
voce bassa e roca ,
quella voce la chiamasse per nome .
- Devi promettermi una
cosa .
La voce si faceva
sempre più vicina , il buio più asfissiante ,
quella sensazione di “inadeguatezza”
sempre più acuta , e la creatura sembrava spaventata come
lei .
- Goditi tutto quello
che hai .
- Semjace !
- Cerca di essere
felice per il tempo che ti rimane .
- Semjace !
- E ricordati che io
ci sarò quando avrai bisogno di me , sempre .
La creatura le venne
strappata di dosso con una forza inaudita , mostruosa , e quando due
occhi enormi e trasparenti le si puntarono addosso come due spilli , la
paura le ghiacciò il sangue e la voce .
Perché
quegli artigli erano ancora intrisi del suo sangue , di quella volta
che l’aveva definita “contaminata”prima
di graffiarle il braccio .
La
afferrò per la gola , sollevandola e tamburellando
la punta delle sue dita di ferro sul suo petto , lì dove il
tum-tum si era fatto frenetico e qualcosa di appiccicoso le era
scivolato sulle dita .
Sangue rosso , corposo
, il suo sangue che zampillava dal buco che la creatura si apriva con i
suoi artigli sul suo petto , all’altezza del cuore .
Non riusciva a
respirare , perché la creatura glielo impediva con quella
presa che le faceva male , ma riuscì comunque a riempire i
polmoni d’aria e strillare forte una parola che aveva su di
lei l’effetto di un calmante .
La parola che lo zio
Tony le aveva insegnato e che gridò all’infinito ,
provando a bucare quel buio soffocante e quella sensazione di paura che
si faceva sempre più dolorosa , tanto dolorosa da portarla a
colpire alla cieca ciò che aveva davanti .
E quando le sue dita
toccarono qualcosa di morbido , di caldo e familiare sgranò
gli occhi pieni di lacrime , sorridendo nel pianto quando riconobbe lo
sguardo di Tony .
Lo guardò
per un attimo, toccandogli le guance ruvide per la barba per capire se
lui fosse davvero lì , con lei , che non fosse uno scherzo
della sua immaginazione , ma quando gli occhi dell’uomo le
rimandarono la sua preoccupazione capì che era vero , che
era al sicuro , finalmente .
E cominciò
a piangere ancora più forte , allacciandogli le braccia
attorno al collo e continuando a ripetere ‘formaggio
come una cantilena .
Perché lui
le aveva spiegato che così facendo avrebbe
sconfitto la paura , quella gelida e terribile paura che le faceva
bruciare gli occhi e la pancia , e non voleva più provarla .
Voleva solo continuare
ad essere felice , come aveva promesso alla creatura gentile , con
papà Bruce , Pepper , lo zio Tony e Loki .
Soprattutto con lui .
Finalmente .
°°°
- Non ti sembra di
esagerare ora ?
L’occhiata
sprezzante dello scienziato ebbe quasi il potere di forare il cranio
del dottor Bruce per quanto fu acida , e la sua voce
inviperita non aiutava a farlo apparire meno arcigno e fisicamente
indisposto .
E quando Pepper
provò a farglielo notare si morse le labbra per non ridere ,
costringendosi a dirottare lo sguardo sull’asgardiano che in
silenzio osservava la strana imbracatura con la quale l’umano
si era legato il Tesseract al busto .
- E tu che hai da
guardare Udinì ?
Loki strinse le labbra
per il fastidio , rafforzando la presa sul proprio scettro quando il
dottore al suo fianco lo invitò con un basso
ringhio a desistere dal suo intento .
- Ecco , fa silenzio .
Non sai che le madri sono le creature più suscettibili di
questo pianeta ? Specialmente quelle verdi e con un’alitosi
che potrebbe stendere una mandria di gnu !
Il pallore che di
solito coglieva lo scienziato nel sapere che presto qualcosa di duro ,
grande e verde lo avrebbe colpito non lo colse come di consuetudine ,
perché bastò agitare un po’ fianchi e
gonfiare il petto con aria tronfia per evitare di trovarsi con la
mascella sulla nuca .
Astrid
soffocò un gemito di insofferenza contro la spalla dello
scienziato nel sentire quel movimento , strofinando il naso sulla
camicia dell’uomo prima di stringerlo un po’
più forte .
E Bruce
sentì la palpebra destra fremere violentemente , come una
serranda rotta che stenta a tornare giù , un tic nervoso che
il dottore rimarcò con voce bassa e gelida .
- Stai usando Astrid
come scudo contro di me
?
Tony si
portò una mano al petto , sfarfallando gli occhi per un
attimo lucidi con le labbra imbronciate prima di affondare una mano nei
capelli del Tesseract e suggere con aria innocente l’angolo
destro del labbro inferiore .
- Mi credi davvero
tanto meschino e incosciente ?
- Si .
- Ovviamente .
Pepper non
battè ciglio nel sentire su di sé lo sguardo
allucinato del compagno , si limitò a fare spallucce e
scoccare un’occhiata attenta all’asgardiano che
continuava a tenere lo sguardo fisso su Astrid .
In verità ,
la donna poteva affermare con una certa sicurezza che il prigioniero
intergalattico non avesse mai distolto l’attenzione dalla
ragazzina , neanche per un minuto .
Perché
anche quando non la guardava lui le prestava attenzione , le concedeva
il suo interesse , in una maniera così naturale e spontanea
che il pensiero di Loki come un tiranno crudele sembrava
essere frutto di un sogno .
- Mi sento
orribilmente ferito per le vostre illazioni , madama ! –
squittì contrariato lo scienziato , perdendo
l’aria ferita con un aggrottamento di folte sopracciglia che
spazzò via l’ultimo residuo di ilarità
sul volto dell’uomo .
- Cosa hai detto , mio
esagitato amico verde ?
Bruce Banner si
costrinse la calma , la pace interiore , ma quando allungò
una mano per riprendere la sua bambina , ricevendo un netto
rifiuto , non potè evitare di covare un ringhio nel petto e
stringere gli occhi per il fastidio .
- Ho detto di darmi la mia bambina !
- Tua ? E da quando in
qua sarebbe tua ?
Con un sospiro di
sconforto la segretaria sospinse la porta della villetta , invitando il
prigioniero a seguirla prima di alzare lo sguardo
sopra la spalla e osservare il battibecco di quelle due pettegole
inacidite con profonde rughe
d’espressione .
- Lei mi considera il
suo papà !
- E con questo
? – ribattè con voce isterica lo
scienziato , incrociando le braccia su Astrid con le narici frementi
– io sono lo zio simpatico , ricco e bello , quello
che la fa giocare ! Quello che le compra da mangiare e la fa ridere !
- E io le ho
insegnato a scrivere , parlare e anche ad andare in bagno
come una signorina ! – strillò fuori di
sé , ricevendo in compenso uno sguardo compassionevole
dall’uomo a lui di fronte .
- Appunto , le hai
fatto da insegnante , io da parente ! Perché sei un noioso
dottore con l’alitosi , non suo padre !
L’aria
risentita del dottore sembrò ringalluzzire lo scienziato ,
ma quando Bruce provò ad afferrare Astrid per un braccio si
vide scaraventare indietro da uno schiaffo stizzito del miliardario .
- Non si tocca !
- Smettila di fare il
bambino !
- E tu smettila di
toccarla !
Le loro urla fecero
voltare qualche passante tanto divennero alte e stridule , riducendosi
ad un lieve bisbigliare quando si accorsero che Astrid , finalmente
svegliatasi per il baccano , osservava entrambi con occhi lucidi di
sonno .
La ragazzina si
stropicciò un occhio con aria stanca , sorridendo lievemente
nel riconoscere il viso di papà Bruce e dello zio Tony , ma
quando entrambi le afferrarono una mano ciascuno si trovò a
sgranare gli occhi cangianti con aria confusa .
- Dimmi Astrid , vuoi
più bene al tuo stupido , noioso e suscettibile
papà o al tuo bellissimo , simpaticissimo e ricchissimo zio ?
Pepper seppe con una
precisione sconcertante chi avrebbe scelto Astrid , e quando la vide
sciogliersi dall’imbracatura con un sorriso , dando un
buffetto sulla testa di entrambi prima di trotterellare verso di lei
non potè non ridere degli sguardi increduli dei due uomini .
Loki non
battè ciglio quando il Tesseract gli si strinse ad un fianco
, cingendogli la vita e sorridendogli dolcemente , si limitò
a rimanere immobile , alzando lo sguardo quando gli parve di udire un ‘crack
alle spalle .
Il ‘crack
emesso dalla dentatura che il miliardario aveva serrato con un gesto
secco , ritrovatosi a sua volta con un fastidioso tic
all’occhio destro , gemello di quello che ora pulsava
freneticamente sul viso del dottore assieme a qualche vena .
Ma
l’asgardiano non mostrò interesse , o disagio nel
captare la minaccia di quegli sguardi , disinteressato al disagio dei
due misgardiani ma attratto dalle mani piccole e calde accostate ai
suoi fianchi .
Un calore al quale si
era arreso , tempo addietro , sconfitto da un’innocenza che
non poteva soffocare con la malvagità del suo animo ,
imprigionato da quegli occhi cangianti dal profumo di stelle e vita .
La vita
dell’universo stretta al suo fianco con quel sorriso che lo
aveva fatto sentire voluto , amato , per la prima volta nella sua lunga
eternità .
°°°
L’acqua le
piaceva .
Era trasparente ,
fluida e profumata proprio come papà Bruce le aveva
raccontato , e correva morbida tra le sue gambe , tra le braccia che
affondava nel mare una, due , tre volte , solo per sentire quel
formicolio piacevole sulla pelle .
Pepper le aveva
insegnato a lavare via lo sporco con l’acqua , e con essa a
sciacquare anche i dispiaceri , la paura , e le cose brutte , e lei
aveva tante cose da lavare via .
Si sentiva sporca ogni
giorno di più , dolorante , sola , ma continuava a sorridere
, a dire che tutto andava bene , che era felice , perché
nessuno avrebbe dovuto sapere dei suoi sogni .
Nessuno avrebbe dovuto
scoprire le ferite al ventre o sulla schiena , non papà
Bruce , non lo zio Tony .
Non meritavano di
sentirsi tristi per colpa sua , non dopo averla portata tanto lontano ,
solo per tenerla al sicuro , e perché aveva
confidato a Tony il suo desiderio di vedere il mare una volta nella
vita .
E lui lo aveva
ricordato , ce l’aveva portata , sola per farla felice ,
perché le voleva “bene” ,
quello glielo aveva confidato Pepper , perché Tony non lo
avrebbe mai ammesso .
Lui era “orgoglioso”
, gli uomini erano tutti “orgogliosi”
, e non amavano parlare dei loro sentimenti , quello lo aveva capito
anche lei con Loki .
Lo guardò
un attimo , sorridendo un poco nel saperlo alle sue spalle .
Non parlava spesso ,
non sorrideva mai , ma la guardava , e quello le bastava , le piaceva ,
le faceva battere il cuore ,ed era una bella sensazione , la faceva
sentire meno sbagliata , meno sporca .
Anche se nei suoi
sogni lui continuava a definirla “contaminata”
, anche se la accusava di stare abusando del tempo e della
libertà degli umani .
Perché lei
non ne aveva il diritto , glielo aveva detto lui , Yehouda , e glielo
urlava ogni volta , con quella voce bassa , roca e cattiva come i suoi
occhi .
- Astrid !
Capì che
c’era qualcosa di sbagliato quando si accorse di non riuscire
a respirare , e di non sentire più il sole sulla testa , ma
acqua , sopra , sotto , tutt’attorno a lei .
Aveva sentito
l’urlo di papà Bruce , ma lì sotto era
stato lieve , come un sussurro confidato all’orecchio , e
anche se la pancia le faceva male per lo sforzo di non respirare ,
anche se non sapeva come fare ad uscire di lì , si
sentì stranamente calma .
Perché
tutta quell’acqua avrebbe potuto lavarla , dalla testa ai
piedi , e portare via il dolore , la paura , e la stanchezza di
sentirsi sporca , sbagliata e non capire al contempo il
perché di quella sensazione.
Seppe chi
l’aveva afferrata e portata in superficie per
istinto, perché i palmi freddi stretti attorno ai suoi
fianchi erano stati il primo contatto della sua vita , la prima cosa
che aveva saggiato con gli occhi , con i sensi , con l’anima
e il cuore .
E quando
incrociò lo sguardo di Loki sorrise lievemente ,
capendo con una certa sorpresa di stare piangendo , ma nessuno se ne
sarebbe accorto visto com’era bagnata .
Non papà
Bruce che arrancava nell’acqua con occhi sgranati ,
né lo zio Tony che con sotto braccio un salvagente le
strillava a pieni polmoni di muovere i piedi per stare a galla .
- Ehi
Udinì ? Dove credi andare ? – urlò Tony
con rabbia , sventolando il salvagente e atterrando di faccia nella
sabbia per la fretta di raggiungerli , ma Loki correva veloce , e la
portò via assieme alle sue lacrime e alla
possibilità di rattristare Pepper con quel suo sfogo
immotivato .
Si lasciò
sfuggire un lamento quando Loki la gettò bruscamente sulla
sabbia , all’ombra di un ammasso di rocce che li nascondeva
da occhi indiscreti , ma lui non poteva aver notato il suo
pianto silenzioso , non poteva , perché era bagnata , e non
aveva motivo di piangere .
Eppure quando
sentì le dita di lui sulla guancia seppe che lui aveva visto
, aveva capito , e non potè non sentirsi emozionata .
Perché lei
non aveva parlato , non aveva detto niente ma lui aveva capito lo
stesso , l’aveva guardata e capita , come al loro primo
incontro , come ogni volta .
E quella sensazione di
appartenenza , quella smania di essere sua e di considerarlo suo la
fece piangere ancora , un po’ più rumorosamente ,
mentre le dita di Loki le asciugavano le guance e i suoi occhi chiari
le parlavano , provavano a calmarla .
- Chi è ?
Non c’era
nulla di dolce nella sua voce , non c’era mai stata , ma
c’era sempre la cattiveria , la brutalità , la
crudezza delle sue parole che non erano mai rivolte a lei ,
mai .
- Allora ? Chi ti sta
facendo questi ?
La sensazione di
panico che la assalì nel sentire la mano di Loki premere sul
suo petto , accanto alla spalla , la fece sobbalzare dalla
paura , perché lui non poteva aver visto , non poteva aver
capito anche quello , non doveva
.
Distolse lo sguardo ,
abbracciandosi il busto per allontanarlo da sé , ma Loki era
un uomo ,
era forte , e le strappò la maglia con rabbia ,
scostando la canotta per raggiungere l’impronta rossastra
poca sopra il seno .
- Chi è !
Non le aveva mai
urlato contro , non lo aveva mai sentito così arrabbiato ,
emotivo , e quando prese coraggio per guardarlo sentì le
lacrime bruciarle gli occhi .
Perché Loki
sembrava ferito , annichilito da un’impotenza che ora lo
costringeva a tenere il capo basso , gli occhi assottigliati e le
labbra tanto serrate da far perdere colore al viso .
Ed era stato lei a
farlo arrabbiare , a ferirlo.
Gli prese il viso tra
le mani , con dolcezza , sbattendo gli occhi per cacciare le ultime
lacrime che le offuscavano la vista , e quando incrociò i
suoi occhi e la cicatrice che ne percorreva il contorno si
chinò verso le sue labbra , sfiorandole con le sue .
Proprio come aveva
visto fare a Pepper quando lo zio Tony aveva urlato in preda alla
rabbia , quando Yehouda l’aveva graffiata , per
calmarlo , per farlo sentire amato e al sicuro .
E lei voleva che Loki
si sentisse al sicuro con lei , amato , e voleva renderlo
felice come lui faceva con lei , come aveva sempre
fatto .
Non aveva mai baciato
nessuno nella sua vita , non sapeva se quello che stava facendo fosse
giusto , corretto , ma qualcosa nelle reazioni di Loki le diceva che lo
era .
Sentì la
mano sul suo petto risalire lentamente il collo , accarezzandole la
nuca con un movimento dolce che la spinse a schiudere le palpebre
tremanti , e quando si accorse che Loki la stava guardando si
sentì assalire da una vampata di calore .
Da così
vicino i suoi occhi le sembravano ancora più grandi , belli
e tristi , e ricambiò lo sguardo con dolcezza , socchiudendo
le palpebre nel sentire la lingua di Loki toccare la sua ,
lentamente , accarezzandole la bocca con una decisione che le
strappò un suono strano , che nessuno le aveva mai spiegato
.
La strinse con foga ,
premendola contro il suo petto con la forza di una mano , e lei poteva
sentire il gelo di quella mano schiusa come un fiore sulla sua schiena
, le lunghe dita che premevano sulla carne tenera dei fianchi .
Il contatto con la
sabbia bagnata le diede quasi sollievo , e schiuse gli occhi solo
quando sentì il respiro di Loki soffiarle sul ventre prima
di accorgersi che non aveva più nulla con il quale coprirsi
.
E lui la guardava ,
con le braccia piantate ai lati della sua testa e gli occhi incatenati
ai suoi , il respiro pesante che le faceva tremare le ciglia .
Il dolore che
provò quando lo sentì dentro di
sé le strappò un singhiozzo , ma lo
abbracciò con forza , spaventata da quella
sensazione di piacere che le faceva tremare le pupille e confusa dal
battito furioso del cuore di Loki e del suo .
Lo
abbracciò per ore , anche quando le si stese a
fianco dopo averle sibilato nell’orecchio un verso
che la fece rabbrividire di piacere .
Poi la voce di
papà Bruce la fece sobbalzare dalla paura , e ancor prima di
accorgersene si ritrovò a correre con i vestiti in disordine
verso quella voce velata dalla preoccupazione che le aveva fatto
saltare un battito .
- Ti rendi conto di
cosa hai fatto , fratello ?
Loki
percepì chiaramente lo schianto del martello alla sua destra
, la voce bassa e severa del fratello , nonché
quello sguardo azzurro e colmo di giudizi che lui non voleva sentire ,
non se lo riguardano , ma soprattutto , non se interessavano anche il
Tesseract .
- Non sono mai
riuscito a capire perché tu sia sempre stato
così ossessionato dal potere .
C’era
compassione nella voce di Thor , una pietà che il dio degli
inganni aveva sempre odiato , perchè non c’era una
vera volontà di comprenderlo in quelle parole , ma la
semplice volontà di sottolineare le sue mancanze ,
i suoi difetti .
- Sei arrivato persino
ad abusare del suo corpo per rubarle i poteri .
La mano
volò al collo della divinità dei fulmini
così velocemente che Thor ebbe appena il tempo di sbattere
le palpebre , incredulo , prima di sentirsi
sollevare da terra dal fratello che ora schiumava rabbia e odio .
Gli occhi di Loki
erano diventati enormi , buchi di luce chiara venati di rosso , la
bella bocca schiusa in una smorfia che crepitava sibili e
fruscii sinistri , come il covo fatiscente di una fiera .
E non
c’era più nulla di buono in lui , neanche dopo la
dolcezza di quell’abbraccio che lo aveva scaldato ma che
ora aveva perduto ogni conforto sulle sue membra
stanche .
Perché
sentiva freddo Loki , un gelo che gli si conficcava nel cervello e nel
cuore con violenza , il gelo di quell’ennesima accusa
mossagli per pura ignoranza del suo essere della sua anima .
Lui , il re degli
inganni , l’imperatore senza trono che non avrebbe potuto
amare , provare sentimenti , ma lui li aveva sempre avuti , fin da
bambino , e glieli avevano sempre calpestati , con ignoranza e boria .
Ma se da infante non
era mai riuscito a difendere quel cuore che gli si era rinsecchito nel
petto , ora che era uomo , ora che qualcuno , per la prima
volta , era riuscito ad amarlo con quell’innocenza , non
avrebbe permesso a nessuno di sputare su quell’amore .
Neanche al dio dei
fulmini , neanche ad Odino .
- Non osare parlare di
lei ! Tu non capisci !
- Invece io capisco !
Ti conosco Loki ! So che questo tuo costante desiderio di potere ti
porterà alla distruzione ! Non rammenti cosa
è successo a tua padre ? Ai Giganti di Ghiaccio ?
Le dita si
strinsero con rinnovata foga attorno al collo del dio , strappandogli
un singulto di dolore e portando via un po’ di colore dal
viso ora impallidito dall’incredulità .
- Non osare nominarlo
in mia presenza ! Laufey non c’entra nulla in questo !
- Invece si ! Non
possedeva lui il cubo cosmico ? Non è per l’odio
verso tuo padre che sei gentile con quella creatura contaminata e
corrotta ?
Loki alzò
il braccio per colpirlo quando un tonfo e la voce dei misgardiani lo
fece desistere , ma poi lo udì , l’unico suono
che le sue orecchie non avrebbero mai voluto captare .
Eppure ,
quando allentò la presa su Thor per aggirare lo
scoglio la vide lì , in ginocchio , con le braccia strette
attorno alla testa , distrutta in lacrime .
Astrid
sgranò gli occhi quando lo ebbe davanti , schiacciandosi
contro la roccia pur di stargli lontano , pur di non sentirlo ,
percepirlo accanto a sé mentre quelle voci tornavano a
tormentarla .
Ma non erano loro a gridarle
addosso , non Yehouda ,
né Semjace , ma
creature che non avevano mai visto , conosciuto , ma che avevano
incontrato lei , che l’avevano posseduta , un tempo
.
E lei lo ricordava ,
Laufey , il nome che la “creatura dorata” aveva
sputato con rabbia , il padre di Loki , il mostro di ghiaccio che nella
sua testa la rigirava tra le dita , bisbigliandole parole strane ,
rabbiose , colme d’odio .
- Io
…
- Allontanati da lei !
Quando il pugno di
papà Bruce cozzò con lo zigomo di Loki
urlò , gridò spaventata appiattendosi su se
stessa , riparandosi tra quelle braccia che però non la
difendevano dagli uomini che gridavano nella sua testa , che la
rivendicavano con quel nome che non le apparteneva .
Perché lei
un nome lo aveva , ed era Astrid , non Tesseract , ma qualcosa in fondo
al suo stomaco le urlava che le sue erano solo bugie , menzogne .
- Astrid ! Guardami ! Astrid !
Il calore delle mani
di zio Tony sulle spalle la fece sobbalzare , un tepore che
ora agognava come l’aria , perché aveva freddo ,
si sentiva sola , e voleva un abbraccio per non sentirsi
così persa, confusa , spaventata .
Allungò le
braccia per stringersi al corpo dell’uomo , singhiozzando e
continuando a tenersi le tempie che pulsavano assieme a quelle voci che
continuavano , imperterrite , a dire che lei apparteneva ad ognuno di
loro .
Ma lei non capiva
perché tutti volessero lei e quel
“potere” che non aveva ,
perché era una bambina , perché…
Sentì
l’uomo irrigidirsi contro di lei mentre una voce , la sua voce
cominciava a sibilare insistentemente quel nome , quel Tesseract che le si
conficcò nella testa e nel cuore come un paletto
incandescente che congelava tutto .
Il battito
del suo cuore e il sangue .
Ogni cosa .
- Cos’hai
detto Astrid ?
Lo guardò
con gli occhi liquidi di pianto , bianca e stanca come se qualcuno
l’avesse spremuta fino a toglierle ogni stilla di forza .
- Cosa sono ?
- Un oggetto inanimato
mio piccolo Tesseract , un inutile ma prezioso pezzo di materia ricolma
dell’energia dell’universo .
Yehouda le
sorrise con quella bocca inumana , schiudendo quella fila di denti
ritti e scuri in un sogghigno che la portò a sgranare gli
occhi per la paura , per l’orrore mentre i suoi artigli
sfioravano dolcemente la testa dello zio Tony .
Un tocco che le fece
accapponare la pelle e chiedere aiuto con un sussurro , ma nessuno
oltre lei sembrava vederlo
.
- Chiedi aiuto agli
umani Tesseract ? Non ne hai il diritto , ma è comunque
inutile . Solo le bestie e gli animali possono captare la mia presenza
.
- Il mio nome
è Astrid – urlò stridula , affondando
le dita nella camicia dell’uomo per trovare conforto .
- Con chi stai
parlando ?
- Nome ? –
Yehouda rise , una risata che le ricordava il rumore di spari e il
ticchettio fastidioso della pioggia sulla testa – tu non hai
un nome , tu non dovresti neanche avere quel corpo .
- Zitto ! Non
è vero ! Le tue sono solo bugie !
Tutti la fissavano in
cerca di risposte che lei non poteva dare , e nessuno la capiva ,
neanche Loki che era tornato in piedi e la fissava con la bocca sporca
di sangue .
- Invece si , tu sei
…
- Ho detto di stare
zitto ! State tutti zitti ! Fate
silenzio !
L’ondata di
energia che la cinse ingoiò ogni cosa , gettando ombre
fluorescenti sull’intera costa , il segnale che la donna in
cima alla collina colse attraverso il cannocchiale .
- Capitano Bertram ,
l’abbiamo trovata .
- Eccellente , stiamo
venendo a prenderla .
Maria Hill chiuse la
comunicazione con una smorfia di insofferenza , coprendosi la bocca con
la manica della divisa per non inghiottire la fuliggine sospinta dal
vento prima di tornare ad osservar la scena .
E non potè
evitare di sentirsi nervosa nel capire che era davvero quella
bambina ciò che lo S.H.I.E.L.D. aveva cercato con tanto
accanimento , il Tessercat che Thor aveva portato con sé
alla fine della guerra .
La gracile ragazzina
che Iron Man stringeva tra le braccia metalliche con rabbia mentre Hulk
, chinato sul Vendicatore , stringeva la mano piccola e pallida di
un’ansimante Astrid .
Bianca , pallida e
avvolta da quella luce fluorescente che brillava ad intermittenza .
Il segnalatore di
posizione che stava conducendo qualcosa o qualcuno lì , sul
loro pianeta .
Per l’ultima
volta .
Continua…
Sono in un ritardo mostruoso , ma ho avuto contrattempi e problemi che
non vi starò qui ad elencare .
In compenso vi posso dare una buona notizia .
In tutto saranno quindici capitoli , alcuni già trascritti e
dal momento che ora ho un pò di tempo conto di finirla
velocemente .
Spero che il capitolo non abbia annoiato o deluso , ma da qui in avanti
le cose cominceranno a farsi difficili per Astrid , e
scopriremo anche chi sia questo Bertram .
-
Zamieluna : Ti ringrazio
per il commento particolare , l'ho apprezzato molto e per quanto
riguarda occhi di falco e la Vedova , a mio parere non possono capire
la profondità dell'affetto che lega Iron Man e Hulk ad
Astrid , perciò non li renderò loro alleati .
Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento
, un saluto !
- Morwen Eledhwen :
Ecco qui il seguito , un pò in ritado ma almeno
è arrivato . Ti ringrazio per il complimento
sull'originalità e sul mio modo di scrivere , mi sento
davvero lusingata , e per quanto riguarda la crescita lenta di Astrid
volevo si capisse che la sua ignoranza su ciò che la
circondeva la rendeva come una bambina che apre gli occhi per la prima
volta . Invece ora , diventerà consapevole di molte cose
e si vedrà come ora , sapere tutto
, la renderà infelice .
Grazie ancora per il commento , un saluto !
-
gia00_sevir : Spero che anche questo capitolo
rientri tra i tuoi preferiti , visto che il rapporto tra Loki e Astrid
si approfondisce , ma stai in allerta perchè d'ora
in poi la storia si farà davvero frenetica per loro . Un
saluto !
Ringrazio tutti per la lettura , un abbraccio
Gold Eyes
|
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Capitolo 10 *** 10 - What Have You Done ***
“I know I should
stop believing
I know that there's no
retrieving
It's over now
What have you done”
[…]
“I've been waiting
for someone like you
But now you are slipping away
What have you done now
Why, Why does fate make us
suffer
There's a curse between us
Between me and you “
(What have you done
– Within Temptation )
- Allora ?
La voce irrequieta di
Tony precedette il ronzio con il quale Javis provò a prender
tempo , titubante , prima di sollecitare con l’ennesima
scarica il corpicino immobile sul ripiano del laboratorio .
L’esile
figura che Bruce Banner osservava con gli occhiali un po’
sbilenchi sul viso tirato e segnato da profonde occhiaie violacee ,
residui delle notti insonni che il dottore aveva passato al capezzale
di Astrid .
Eppure lei continuava
a rimanere immobile , silente , e fredda , tanto fredda da
costringere Pepper a riscaldarla con una coperta isotermica
per non farla andare in ipotermia .
Dopo
l’implosione di radiazioni gamma che aveva investito la costa
a seguito dell’urlo di Astrid , il
miliardario aveva impiegato una manciata di secondi per
raggiungere la Stark Tower in volo e urlare a Javis di farla rinvenire
.
Ma a nulla erano valse
le sollecitazioni esterne , o le iniezioni di energia per scatenare una
reazione delle sue particelle instabili , perché lei aveva
continuato a brillare ad intermittenza , a rischiarare i loro volti
tirati con quella scia bluastra che lanciava segnali
nell’universo .
A chi non lo sapevano
, ma non importava , non quando Astrid continuava a non rispondere ai
lamenti di Bruce , o al tono ferito e spossato di
Tony .
- È inutile
che continuiate a curarla , non ne vale la pena .
Quella di Thor era
stata una sentenza glaciale , severa e impassibile , come se la visione
del Tesseract incosciente non smuovesse la sua compassione di dio , la
sua sensibilità di uomo , quasi la consapevolezza di vederla
perire in silenzio non lo riguardasse .
Ma era in presenza di
esseri umani , e per quanto la sua onniscienza divina lo
rendesse superiore a loro , lui non avrebbe mai potuto capire il dolore
di una perdita di quelle proporzioni ,o la sofferenza per
quella sensazione di impotenza che rendeva due delle menti
più brillanti dell’universo miseri sacchi di carne
piegati dal fato .
Un destino crudele se
era Astrid a pagarne le conseguenze , per una colpa che non
aveva , che non aveva mai avuto .
Quando la tazza si
schiantò sulla corazza metallica del dio , Loki
non si stupì di come la bionda misgardiana tenesse la mano
alzata chiusa a pugno , le labbra tremolanti al pari di quelle pupille
che sembravano lanciare maledizioni irrepetibili .
Perché
Pepper era nauseata da quell’indifferenza , irritata dallo
sguardo sapiente e severo con il quale il dio dei fulmini osserva la loro bambina .
Loro , non del
mondo , non dell’universo , e neanche di una popolazione
divina e ultratecnologica , ma loro , semplicemente
.
E neanche il
dio del tuono poteva permettersi di avanzare pretese sulla loro bambina
, non ne aveva il diritto , non ne aveva il permesso .
- Fuori di qui !
– strillò Pepper con voce rotta , irrigidendo il
braccio che aveva allungato con un gesto stizzito- fuori ho
detto !
Thor la
osservò in silenzio , con comprensione , ma lui non poteva
capirla , non ci sarebbe mai riuscito , non avrebbe dovuto neanche
provarci .
Perché lei
era una donna , era un essere umano , e la consapevolezza che Astrid
stesse soffrendo sotto ai loro occhi la rendeva furiosa con se stessa e
il mondo .
-
Fuori !
Javis inviò
un sibilo nel percepire l’urlo della donna infrangere quasi
la barriera del suono per quanto fu stridulo , ma quando Tony
afferrò malamente il dio per un braccio , scortandolo fuori
dal laboratorio con occhi pesti , la donna
rilasciò un sospiro stanco , lanciando un’occhiata
tirata al dottore .
- Va a riposarti ,
bado io a lei .
Bruce
sgranò le pupille lucide di sonno , incredulo ,
perché allontanarsi da Astrid lo avrebbe ucciso ,
lasciare il piccolo palmo che stritolava tra le mani da ore
, lo avrebbe ucciso .
E lui non poteva
lasciarla , non poteva abbandonarla , perché lei
aveva bisogno di lui , del suo
‘papà , ma
soprattutto , era lui ad aver bisogno di
Astrid .
Dei suoi sorrisi
gentili e straordinariamente sinceri .
Dei suoi occhi che
profumavano di stelle e racchiudevano un universo che lo illuminava
ogni qual volta lei lo guardava .
Di quella voce tenera
e titubante che lo chiamava ‘papà ,
che lo faceva sentire voluto , che lo faceva sentire normale , per una
volta nella sua vita .
- Non preoccuparti ,
non le succederà nulla .
Pepper sapeva quanto
la sua richiesta fosse costata al dottore , quanta sofferenza aveva
scatenato nell’uomo nel separarlo da Astrid , ma
c’era qualcun altro che soffriva , in silenzio , osservando
la loro bambina nell’angolo più umido e buio del
laboratorio .
Loki osservava le manette che gli serravano i polsi con
indolenza , sollevando lo sguardo ogni qual volta il bip che
segnava il battito del Tesseract rallentava , facendosi più
silenzioso , più doloroso all’ascolto .
Quando vide la donna
tendergli la mano non si capacitò di quel gesto ,
né dello sguardo gentile con il quale la misgardiana lo
invitava ad alzarsi , ma ne fu diffidente , irritato .
Lui non aveva bisogno
della compassione di una donna , di un misero essere umano , ma di una
voce , di un abbraccio che ora avrebbe riscoperto sorprendentemente
gelido se avesse abbracciato il Tesseract .
Una stretta che lo
aveva scaldato e che lui rivoleva , non per carpirne il
potere , ma per risentirne la morbidezza , l’amore.
- Non ti
forzerò a toccarmi , se il pensiero ti infastidisce , ma se
vuoi andarle vicino questo è il momento giusto – e
così dicendo gli si allontanò , dandogli le
spalle per trafficare con il computer che monitorava i battiti di
Astrid .
Loki
tentennò un attimo , una manciata di secondi che gli
costarono un battito doloroso del cuore quando
percepì il sospiro fuggevole del Tesseract , un suono che
guidò i suoi piedi e le sue mani .
E quando la
toccò , la nausea lo assalì con violenza .
Perché era
fredda , più fredda di lui , e il vederla con le palpebre
chiuse gli costò l’ennesimo spasmo a quel cuore
che non aveva mai tremato davanti a nulla .
Non davanti al dolore
per l’abbandono di suo padre .
Non davanti alla
solitudine della sua esistenza .
Mentre ora ,
agonizzante , quel pezzo di carne e sangue che il dio pensava di aver
ucciso assieme all’innocenza e alla comprensione chiedeva
sollievo , chiedeva conforto .
Un conforto che le
labbra bluastre del Tesseract non potevano concedergli , e
neanche quel corpo bianco che aveva posseduto , desiderato fino a
morirne , fino a impazzire e cedere alla brama di averla .
Perché
anche se non aveva mai avuto nulla di suo , nulla che valesse la pena
rivendicare , il pensiero che lei fosse con l’essere che le
causava quelle ferite , il pensiero che lui la stesse toccando , ancora
, sotto i suoi occhi , lo spinse a porle una mano sul ventre e a
dilatare le pupille.
Quando Javis
lanciò uno squillo d’allarme Pepper fu la prima a
guardare , a vedere , a sopprimere con una mano il
gemito di sorpresa nel vederlo .- Cosa credi di fare ?
Tony ,
accorso alle urla della compagna e al richiamo di Javis fu sbalzato
indietro quando provò ad afferrare una spalla del dio ,
scacciato da una scarica di energia che ora percorreva il corpo della
divinità come un’onda .
E quando Loki
sgranò gli occhi perse coscienza di ogni cosa ,
delle urla del fratello , delle minacce dei Vendicatori , dei richiami
della donna .
Perché era
un’altra la voce che lui cercava , nel buio della
sua mente .
Quel flebile sussurro
che cominciava ad udire mano a mano che l’oscurità
lo avvolgeva in silenzio , fredda e stridente come la risata di un
mostro dai denti di metallo .
La creatura che
cominciava a stagliarsi lì , nel buio , su di lui , e sulla
figura bianca che piangeva , stretta su se stessa , mentre lui le
accarezzava i capelli con dita di ferro .
°°°
Respirare le veniva
difficile .
Smetterla di piangere
, le veniva difficile .
E intanto Yehouda
rideva delle sue lacrime , accarezzandole la testa per saggiare il
dolore che le pizzicava gli occhi e la pelle , come una scarica che le
pungeva il fianco e il petto .
Ma non aveva la forza
di scacciarlo , di allontanarsi per rimanere sola e piangere
in pace , perché non aveva più forza ,
né voglia di costringersi ad essere felice , ad essere forte
.
“Felice”
, le scappò un singhiozzo a quel pensiero ,
asciugandosi gli occhi con le maniche dell’ abito per
guardare il buio che la cingeva nel suo abbraccio freddo e soffocante .
Buio sopra , dietro ,
dentro di lei , quella nuvola nera che nascondeva e divorava ogni
stilla di calore che ancora le ammorbidiva il sorriso o la linea degli
occhi .
Perché
oramai persino sorridere le veniva difficile .
- Sei triste
, mio piccolo Tesseract ?
Si sentì
tirare in piedi con uno strattone , e quando le braccia di Yehouda le
avvolsero la vita sentì un senso di nausea arrampicarsi nel
suo stomaco spingendo sulla bocca per uscire , ma
c’era la mano di lui a chiuderla , a pressarla con quegli
artigli che le graffiarono violentemente la guancia e il mento .
Uno spruzzo di sangue
gli sporcò il cappuccio , ma Yehouda continuava a fissarla e
a sorridere , soffiandole in viso un alito di vento gelato che le
ghiacciò le ciglia e le lacrime .
- Non credevo che
vederti soffrire così mi avrebbe reso tanto euforico .
C’era
qualcosa di “sbagliato”nel
suo modo di parlare , di ridere , di guardarla , qualcosa che lo
rendeva brutto ai suoi occhi .
E quando le
affondò la mano nella gola capì che lui
amava farle del male , amava vederla sanguinare , sentirla chiedere
aiuto a qualcuno che non sarebbe mai andato in suo soccorso , non
più .
-
Innamorarti di un dio ! E non di un dio qualunque , ma del
miserabile e inutile figlio di Laufey!
Sgranò gli
occhi , inquieta , quando udì quelle parole che sapevano di
cose
“sbagliate” , di cose “brutte”
, le parole con le quali Yehouda parlava di Loki ,
del suo Loki
.
E anche se lui
desiderava solo il suo potere , anche se non l’amava come
lei amava lui , nessuno poteva permettersi di criticarlo , di
pensarlo come qualcosa di “sbagliato”
, di “cattivo”
, perché lui non lo era , non lo era mai stato , non con
lei .
Perché era
il suo primo amore , e lo avrebbe difeso , protetto dall’odio
del mondo , da ciò che avrebbe potuto ferirlo .
- Cosa credi di fare ?
Fece forza con le mani
per liberarsi da quegli artigli , ma quando capì che la sua
potenza non era nulla in confronto a quella di Yehouda lo
colpì con un pugno al volto , irradiando un fiotto di
energia che le illuminò gli occhi come una saetta scagliata
troppo in fretta e troppo forte .
- Credi di potermi
contrastare , piccolo Tesseract ? O …
- Zitto ! Non parlare
male di lui !
Yehouda le sorrise in
quel modo strano che le faceva paura , con quella bocca enorme e
sproporzionata che brillava da sotto il cappuccio , ma non ebbe paura ,
non se ne curò .
Perché lui
la sfidava a combattere , a difendersi , ed anche se era
ignorante sui suoi poteri , anche se non capiva come contrastare un
simile nemico non si fece assalire dal panico .
- Vuoi
difenderlo ? Lui , che ti ha usato per avere la tua energia ?
Difenderesti una creatura così abominevole , piccolo
Tesseract ?
Lo fissò
con rabbia , con odio
, chiudendo i pugni e sentendo la pelle bruciare sotto le scariche di
energia che avevano cominciato ad avvolgerla come una coperta
, rassicurante e calda come gli abbracci di papà Bruce .
- Sei così
stupida da difendere un mostro che ti baratterebbe subito per il trono
di Asgard ? Quell’inutile e orribile…
Il fiotto di sangue
blu che le schizzò in viso le macchiò
la palpebra e la bocca , la mano con la quale gli aveva tranciato
l’arto che la teneva prigioniera , il petto che sentiva
palpitare sotto il cuore che chiedeva vendetta , chiedeva giustizia .
Perché Loki
era suo , Loki l’aveva capita e protetta , sempre ,
e non avrebbe permesso a nessuno di chiamarlo “mostro”
.
Non a Yehouda .
A nessuno .
- Piccola sciocca !
Non urlò
quando uno degli artigli la agguantò per un fianco , ma si
limitò a stringere gli occhi e caricare un pugno di energia
per colpirlo , per bruciare lui e le sue parole , per combattere contro
quella creatura che giudicava lei e Loki “sbagliati” .
Ma erano gli altri ad
esserlo .
La creatura dorata che
credeva di conoscerla .
Gli uomini in nero che
pensavano di capirlo .
Yehouda che condannava
lei e quell’amore che nessuno poteva criticare o
comprendere .
Il suo primo e unico
amore .
- Loki non
è cattivo , né un mostro – si
lasciò sfuggire con un soffio mentre la rabbia si
raggomitolava nel suo petto , spingendo per uscire , per trovare sfogo .
- Lui è
gentile , è buono , ed anche se è figlio di
Laufey , anche se è un dio , a me non importa ,
perché papà Bruce mi ha insegnato che amare una
persona significa accettarne i difetti e i pregi .
Sentiva gli occhi
pungere , bruciare per un calore che si irradiava dalla punta delle
dita fino alle radici dei capelli , un formicolio che assieme al pianto
lavava via ogni traccia di paura dal suo viso , dal suo cuore .
- E
difenderli , da tutto e tutti , a non tradirlo , mai , a non
mentirgli . E io lo proteggerò , da te , da chiunque voglia
fargli del male .
Irrigidì la
schiena , drizzando le spalle quando percepì la risata di
Yehouda tutta attorno a sé , assieme ad un respiro pesante ,
irregolare alle sue spalle , ma ora tutto ciò che sentiva
era solo il battito del suo cuore , e la verità delle sue
parole .
- Perché il
mio nome è Astrid , figlia di papà
Bruce , nipote di zio Tony e amica di Pepper ed Estela .
Le ombre si
ingrossavano attorno a lei , si facevano più
soffocanti , ma la luce dentro di lei aumentava , traboccava dai suoi
occhi, dal suo cuore come una cascata di calore fluorescente .
-
Io ti ho creato – sibilò Yehouda
nell’ombra , allargando le braccia che sembravano volerla
stritolare fino a toglierle il respiro – e io posso
distruggerti .
Lo sfrigolio scaturito
dall’incontro delle loro ombre le scoppiò davanti
in una marea di scintille bianche che accolse nei palmi aperti e
luminosi , accecanti come gli occhi che sapeva , divenivano sempre
più bianchi , grandi e puntellati d’azzurro .
Non
strizzò gli occhi quando vide gli artigli calare sulla sua
testa con rabbia , ma quando vide un braccio fermare il colpo
con la sola forza di una mano li sgranò
e trattenne il respiro , incredula .
Poi lo
sentì , quel respiro che ricordava irregolare e caldo contro
il collo mentre la prendeva , e il gelo di quella mano grande e fredda
che ricordava premuta sulla schiena ma che ora sentiva contro il
proprio ventre .
-
Tu !
Lo sentì
sorridere contro la propria tempia , un sorriso che sapeva , nessuno
trovava bello o gentile , ma solo cattivo .
Eppure lei non la
vedeva , tutta quella cattiveria , ma vedeva solo bisogno di essere
compreso , capito , accettato per quello che era.
E lei lo aveva capito
, accettato , amato dalla prima volta che lo aveva visto .
- Lei è mia
! – sibilò Yehouda con la voce che si faceva
sempre più cupa , cattiva , gelida .
Coprì la
mano di Loki con la propria , intrecciando le dita con le
sue per dargli la sua forza , quel potere che lui agognava e
che lei avrebbe ceduto senza pensarci .
Perché lo
amava , e Pepper le aveva detto che per amore si rinunciava a tutto ,
persino a se stessi .
- Questo è
quello che credete tutti , ma ti confesserò un segreto .
Lo sentì
stingerla con più forza , con un profondo senso di
protezione che la fece sorridere , emozionata , mentre la sua luce
sovrastava l’oscurità , il buio , tutto quel
freddo .
- Lei è mia
, è sempre
stata mia .
L’urlo con
il quale Yehouda si gettò su di loro non la fece
sobbalzare o tremare , ma la convinse a brillare
più forte , tanto da accecare se stessa , tanto da
illuminare l’antro nel quale era stata rinchiusa che
fagocitò con le iridi di stelle .
°°°
Il boato che colse la
Stark Tower sovrastò il consueto strombettare dei
taxi di Manhattan , e mentre i primi curiosi si affacciavano dalle
vetrate dei bar per scorgere la causa di quel frastuono , Loki
stringeva Astrid al petto , difendendola con il proprio
mantello dalla fuliggine che vorticava loro attorno .
- Se ne è
andato .
Chinò il
capo per vederla lanciare occhiate scure davanti , dietro e accanto a
loro , in cerca della creatura che popolava i suoi incubi ,
l’essere dalle mani di ferro che non era riuscito a superare
la barriera dello spazio-tempo per invadere la loro realtà .
Eppure c’era
qualcosa che non andava , lì , in quella strada ,
perché si sentiva osservato , accerchiato da nemici che
però non sembravano volersi mostrare .
Poi la fuliggine li
scoprì , e quando i misgardiani lo guardarono , lo riconobbero
, scoppiò il caos .
Un essere umano ,
forse instupidito dalla confusione lo affrontò con un
bastone , spalleggiato da alcuni giovani appena usciti dal bar che
osservarono lui con sfida prima di soffermare lo sguardo sul Tesseract
.
E Loki lo
notò , il desiderio dei loro occhi , la brama ,
l’interesse per una creatura tanto bianca e fragile ,
nascosta nel buio del suo mantello .
- Osi ancora tornare
sul nostro pianeta , mostro !
- Voi , allontanatevi
subito da lui !
- Chiamate la polizia !
Le urla degli esseri
umani erano fastidiose ,e innervosivano il
Tesseract , la facevano tremare contro il suo fianco , e il
saperla spaventata lo infastidiva , lo rendeva irascibile e
nervoso .
Strinse gli occhi
quando vide uno di loro allungare una mano e chiamarla ,
affinchè scappasse dal mostro , affinchè non
fosse testimone della sua follia .
Ma non lo avrebbe
permesso , a nessuno , di portargliela via ancora e ancora .
Perché lei
era l’unica cosa che voleva , che rivendicava come propria ,
ed anche se non avrebbe avuto la sua vendetta su Asgard non gli
importava se questo gli avrebbe permesso di tenerla con
sé .
- Ehi tu ! Piccola !
Vieni qui !
L’uomo le
allungò una mano , costeggiando un' auto per averla tanto
vicina da afferrarla e portarla al sicuro , ma quando Loki
notò il suo movimento lo scacciò con il proprio
bastone , scaraventandolo al di là della colonna di uomini
in divisa con un ringhio basso .
Ma più
aspettava , più gli esseri umani che lo circondavano si
facevano numerosi , aggressivi , violenti , anche se lui non aveva
fatto nulla per meritarsi quell’odio , non ora , non in quel
momento .
Aveva strappato molte
vite in passato , ma loro avevano calpestato il suo orgoglio
, avevano umiliato la sua anima di divinità e
tiranno , e non voleva quell’odio , non ora .
Perché
così facendo il Tesseract ne sarebbe stata vittima
, dell’odio dell’uomo e delle divinità ,
della loro repulsione per il mostro che popolava i racconti di paura
che solevano sciorinare ai bambini per spaventarli.
- Abbassa
l’arma ! Abbassa l’arma ho detto !
-Allontanatevi !
- Nascondetevi nel bar
!
Urlavano , strillavano
ordini che però lui non voleva assecondare ,
perché lo avrebbero catturato e gliel’avrebbero
portata via , di nuovo , senza che lui potesse intervenire , neanche
quella volta .
L’uomo col
bastone lo caricò con un grido , ma ancor prima di sfiorarlo
si trovò in ginocchio sotto il peso del piede con il quale
gli schiacciò il viso , incurante dei suoi uggiolii , delle
sue richieste di aiuto .
Perché
quello non era cambiato , il desiderio di vedere gli altri soffrire ,
non era cambiato , ma quando percepì l’irrigidirsi
del Tesseract al suo fianco si sentì morire .
Il panico ,
l’orrore che lo assalì nel sentirla scivolare via
dalla sua presa gli annebbiò la vista per il dolore di
saperla spaventata da lui , terrorizzata , da lui , ma quando
sentì lo sparo comprese , e capì .
Quando il Tesseract
richiuse gli occhi con un sospiro la pallottola che le si era
conficcata nel petto cadde a terra , rotolando fino ai piedi di Loki
che la fissava con le iridi dilatate
dall’incredulità , dallo sgomento per quel sorriso
sincero e dolce con il quale lei lo fissò prima di
schiudere le palpebre sugli occhi di stelle .
Astrid alzò
una mano con sguardo cupo , caricando il suo palmo di energia per
allontanare tutti quegli uomini che chiamavano Loki mostro , che lo
puntavano con le loro pistole , che desideravano fargli del
male .
E lui non comprese,
non riuscì a capire il perché di quel gesto , il
perché il Tesseract si fosse lasciata sparare pur di
difenderlo , ferire , pur di saperlo al sicuro , e il
perché continuasse , imperterrita , a tornare al suo fianco
, luminosa e pura nonostante lo sporco della sua anima corrotta .
Quando la
sentì stringergli una mano e scaraventare l’uomo
sotto i suoi piedi con un’ondata d’energia non le
sorrise , non la guardò , ma sentì le pupille
tremare per il dolore di sapersi amato , per la prima volta , accettato
, per la prima volta .
Anche se non lo
meritava , anche se non aveva fatto nulla per guadagnarlo .
Un dolore che
però non faceva male , ma che riscaldava le sue membra
stanche e pompava sangue caldo e dolce in quel cuore atrofizzato dal
pianto e dalla solitudine per la sua condizione di bambino odiato e
abbandonato .
- Mostro ! Quella
ragazzina è un mostro !
- Scappate !
- Non avvicinatevi a
lei !
La fissavano con
orrore , con paura , ma Loki non la sentì tentennare al suo
fianco neanche per un momento , non allentò la presa sulla
sua mano , non abbassò la testa .
Guardò
dritto , di fronte a sé , con la mano tesa davanti al viso e
la luce che l’avvolgeva come un’aureola .
- No Astrid ! Ferma !
L’arrivo dei
Vendicatori non lo sorprese , ma lo fece sentire a disagio , nervoso ,
perché il loro ascendente sul Tesseract era considerevole ,
e lei sarebbe corsa da loro al primo richiamo .
Però Astrid
non li raggiunse , si limitò a sorridere loro e a
tendere una mano , dolce e gentile con quello sguardo che si era
ammorbidito nel vedere l’umano che chiamava padre tramutato
in bestia .
Hulk riprese fiato
dopo la corsa , guardando la ragazzina con occhi severi prima di
guardare Loki e stringere le palpebre , ma Astrid ne attirò
l’attenzione pigolando quel ‘papà
che addolcì la bocca del Vendicatore in un ringhio meno
rumoroso.
- Astrid allontanati
da Loki . Ora .
Iron Man
irrigidì il braccio teso con una smorfia nel
vederla negare il capo con foga , aumentando la presa attorno alla mano
dell’alieno con sguardo supplice .
- Loki non
è cattivo – pigolò sincera , tendendo
la mano verso i due uomini per portarli al suo fianco .
Ma l’eroe
sembrò tentennare , scambiando uno sguardo con Hulk prima di
sentire il sibilo di Pepper dietro le spalle .
E quando la donna si
piegò su se stessa per riprendere fiato lanciò
una lunga occhiata alla loro bambina e al prigioniero intergalattico
prima di appoggiarsi ad Iron Man e pregarlo di ascoltarla .
L’ennesima
occhiata diffidente dei due Vendicatori riuscì a farle
perdere la pazienza , e fu con voce stanca e stizzita che gli
urlò contro .
- Se non volete
fidarvi di lui , o delle mie parole , fidatevi di Astrid ! Non
è forse la vostra bambina ?
Hulk
soffocò un sobbalzo a quell’urlo , osservando con
le folte sopracciglia aggrottate la manina di Astrid , tenera e
desiderosa di quel contatto , così bisognosa di aiuto che il
dottore la afferrò di scatto , ritrovandosi con il palmo
metallico dell’eroe sotto il suo .
Tony Stark gli
riversò un’occhiata colma di boria prima di
osservare Loki e fulminarlo con lo sguardo .
- Lo faccio per lei ,
non per te . Chiaro Udinì ?
Astrid
scoppiò in una risata divertita prima che una voce
sovrastasse il ringhio di Loki , il tono annoiato di un uomo biondo
, in giacca e cravatta che applaudiva con indolenza dal
marciapiede .
- Una scena davvero
commuovente , ma dovete scusarmi signori , se ora intervengo nel vostro
quadretto familiare .
Signorina Hill ?
Maria
fuoriuscì dall’ombra del tendone con sguardo
granitico , le braccia avvolte attorno ad un fucile che puntava senza
remore contro il prigioniero intergalattico , la minaccia che Hulk
provò a contrastare nel vederla ondeggiare la canna verso la
sua bambina .
Ma ancor prima di
intervenire , una pioggia di catene gli cadde addosso assieme alle
sagome scure dei soldati dello S.H.I.E.L.D. mentre il
Capitano Bertram puntava il suo sguardo scuro sul Tesseract .
Uno sguardo nel quale
Loki lesse desiderio , brama , ma ambizione , un’orribile e
gelida ambizione .
- Prendetela !
Lo sparo
mancò il bersaglio quando Loki , afferrata per le spalle il
Tesseract , corse via , spinto da Iron Man che
liberò il compagno con uno sbuffo infastidito prima di
trovarsi con lo scudo di Capitan America nello stomaco .
- Avevo sentito puzza
di gelatina di sottomarca.
L’eroe
d’America colpì il miliardario con rabbia ,
chinandosi su di lui per sibilargli in faccia il suo disgusto .
- Hai tradito la tua
patria – lo accusò mordace mentre la Vedova Nera
invitava il dottore a calmarsi con una siringa che gli
piantò nel braccio con una smorfia contrariata .
Tony Stark si
dimenò nella presa dell’eroe con rabbia ,
sputandogli in faccia con occhi feroci .
- Ma non ho tradito il
mio cuore , stupido soldatino pieno di steroidi !
L’ennesimo
calcio lo costrinse a tacere , e quando Iron Man
voltò il capo osservò Hulk farsi forza per non
abbandonarsi al sonno , gli occhi neri attirati dalla
figura che correva tra la folla assieme a Pepper e Astrid .
La donna fece appena
in tempo a gridare all’alieno di infilarsi nella 225esima
prima di venire atterrata da un soldato sotto gli occhi increduli di
Astrid , stretta tra le braccia di Loki che correva con rabbia .
Perché la
sua era una continua fuga , dal mondo , da una vita che non aveva mai
amato solo per guadagnare la libertà che gli
veniva sempre strappata , e che ora , nuovamente , gli
scivolava via sotto la forza dello stesso dannato
martello .
Quando Thor si
avventò sul fratello fu accorto nello strappargli dalle mani
il Tesseract prima di imprigionarlo nelle manette asgardiane, mentre
Astrid rotolava sull’asfalto prima di cozzare contro un paio
di gambe inguainate in un completo di alta sartoria .
E quando il Capitano
Bertram la ebbe davanti , con la fonte di energia illimitata
più preziosa dell’universo ai suoi piedi
, non potè che sorridere e prenderle il viso in
una mano , osservando con delizia le galassie che quella piccola
creatura racchiudeva nei suoi occhi di stelle .
- Non la toccare !
Il sibilo di Loki
venne soffocato dalla maschera che il dio dei fulmini lo costrinse ad
indossare prima che Thor osservasse il fratello con compassione e
pietà .
- Ho dovuto
farlo , Loki . Loro sanno come curarla , il dottor Selvig
riuscirà a curarla .
Eppure Loki avrebbe
voluto urlare che non c’era nulla da curare , che non
c’era nulla di sbagliato nel Tesseract , nulla di
cattivo o errato in lei .
Non in quegli occhi
che lo guardavano sull’orlo delle lacrime .
Non in quelle labbra
che tremando cantilenava il suo nome .
- Lasciatela stare !
– strillò Pepper nel vedere quell’uomo
accarezzare la guancia di Astrid con un ghigno sardonico , saggiando la
paura di quello sguardo che si venò d’azzurro
quando lei provò a colpirlo con un pugno che non ebbe
neanche il tempo di sfiorarlo .
E quando Iron Man vide
la bambina accasciarsi con una mano pressata sul cuore ,
capì cos’era quel suono sottile che solo grazie
alla tecnologia della sua armatura poteva captare .
Le onde emesse del
*vibranio metallico che l’uomo teneva sotto la giacca e che
faceva tremare il Tesseract come se fosse in preda a fitte lancinanti .
Hulk
ringhiò quando incrociò le iridi lucide
della figlia prima che il Capitano Bertram la prendesse con decisione
tra le braccia , zittendo i mugolii di dolore della ragazzina con un
sibilo stizzito .
L’ombra
dell’Elivelivolo inghiottì ogni luce ,
ogni sguardo lucido e straziato , persino la scia luminosa che Astrid
si lasciava alle spalle mano a mano che le onde del vibranio le
causavano l’ennesimo spasmo di dolore .
Perché Tony
, tempo addietro , aveva scoperto dai suoi esami dove fosse
contenuto il potere del cubo cosmico , protetto da una spessa sfera di
adamantio che come una gabbia toracica cingeva il centro del potere del
Tesseract , il cuore di Astrid.
E solo un oggetto
poteva disperdere le particelle che componevano il metallo
più resistente dell’universo , quella lega
metallica che permetteva ad Astrid di non implodere sotto la
scia dell’energia cosmica .
Il vibranio metallico
che l’uomo in giacca e cravatta nascose all’interno
del taschino mentre Astrid guardava alle sue spalle , le iridi dilatate
per la paura e il dolore .
Il dolore per la
visione della sua famiglia ridotta in ginocchio e di Loki ,
prigioniero della creatura dorata .
E per la prima volta
Astrid imparò una lezione importante che nessuno
le aveva mai insegnato .
Quella più
difficile , quella più crudele .
Perché non
ci sarebbe stata pace per nessuno di loro fino a quando lei sarebbe
esistita .
Perché il
desiderio di onnipotenza non avrebbe mai smesso di smuovere
l’uomo , di fargli compiere le azioni
più riprovevoli e inumane.
Come il strappare una
bambina dalle braccia della sua famiglia e disintegrarle il cuore pur
di ricevere potere .
Il potere che Yehouda
tornò a rivendicare , nella sua testa , quando chiuse gli
occhi .
Un potere che lei non
conosceva ma che tutti attribuivano a loro stessi , alle loro razze ,
ai loro figli .
Anche se apparteneva a
lei , anche se nessuno , in tutti quei secoli , avesse provato la cosa
più semplice , la prima cosa che papà Bruce le
aveva insegnato .
Chiedere il permesso ,
con gentilezza , per avere una cosa che non era propria .
Anche se era inanimata
, anche se , all’apparenza , l’oggetto non sembrava
avere nè un cuore , né dei sentimenti .
Continua…
* Vibranio :
è un metallo immaginario del mondo Marvel , indistruttibile
che si trova in natura , capace attraverso delle onde-antimetalliche di
liquefare l’adamantio .
Ringrazio tutti per
l’attenzione , un saluto
Gold
eyes
|
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Capitolo 11 *** 11 - Frozen ***
(N.B.
prima di iniziare la lettura vi avviso che ci saranno scene cruente in
questo capitolo , come sottolineato
dall'avvertimento "Contenuti forti" e dal raiting Rosso ,
perciò vi invito a desistere se ritenete di non poter
accettare alcune descrizioni . Grazie per l'attenzione , buona lettura
) ;
“I can't feel my
senses
I just feel the cold
All colors seem to fade away
I can't reach my soul
I would stop running, If knew
there was a chance
It tears me apart to sacrifice
it all but I'm forced to let go “
[…]
“Tell me I'm frozen
but what can I do?
Can't tell the reasons I did
it for you
When lies turn into truth I
sacrificed for you
You say that I'm frozen but
what can I do? “
( Frozen – Within
Temptation )
- Incrementate il
voltaggio .
- Ma signore
– provò a contraddirlo Erik Selvig ,
zittito dall’occhiata imperiosa con la quale
Bertram lo fulminò prima di metter mano al fascicolo che
stava spulciando con occhi annoiati .
- Ho detto ,
incrementate il voltaggio .
Quando il vibranio
metallico cominciò ad emettere onde lunghe , il movimento
brusco del corpo che gli scienziati osservavano al
di là della vasca li fece sobbalzare
mentre la creatura dai capelli d’arcobaleno si
raggomitolava su se stessa con una smorfia , tirando i tubi
che iniettavano nelle sue vene antidolorifici e morfina , eppure
sembrava che i farmaci non sortissero nessun effetto su di
lei a giudicare da come si ritraeva su se stessa
per combattere il dolore .
- Aumentate .
Selvig
lanciò un’occhiata di rimprovero al direttore
dello S.H.I.E.L.D , serrando la mano sulla leva che
sollecitava il vibranio , ma non aumentò la carica , si
limitò a rimanere immobile sotto lo sguardo nervoso dei
colleghi .
Uno spasmo improvviso
costrinse Astrid a coprirsi con le braccia , inconsciamente ,
continuando a rimpicciolirsi su se stessa con qualche gemito di dolore
che il liquido della vasca soffocava assieme ai suoi pigolii straziati.
Eppure
Selvig li udiva nella sua testa , gemiti , urla , unite alle
risate di sua nipote che doveva avere la stessa età della
creatura che da due settimane stavano esaminando per ordine del
direttore Bertram .
Quando
l’uomo gliel’aveva presentata come il Tesseract ,
lo scienziato era scoppiato a ridere per il nervosismo , ma quando le
lastre avevano mostrato l’energia del cubo cosmico incanalata
nel cuore della piccola , la sua curiosità di uomo di
scienza aveva zittito la voce della sua coscienza come essere
umano .
Ma la
curiosità aveva avuto vita breve quando Bertram gli aveva
ordinato di recidere il globo di adamantio che, come una gabbia
toracica , avviluppava il cuore d’energia della ragazzina .
Perché
liquefare l’adamantio con le onde-metalliche del vibranio non
avrebbe solo significato raggiungere il centro di tutto quel potere ,
ma avrebbe investito tutti loro della responsabilità di aver
deliberatamente giocato con la vita di un essere vivente e con il suo
cuore .
Quel cuore di energia
che riuscivano ad intravedere dal monitor mano a mano che
l’adamantio si liquefaceva , ma con un altro
aumento di potenza le avrebbero causato un attacco cardiaco ,
e senza battito il Tesseract sarebbe morto , quella piccola
ragazzina , sarebbe morta .
E Selvig non
voleva accollarsi quell’omicidio , neanche per scoprire i
segreti dell’universo , né per
accontentare la sete di potere di un uomo che poneva il proprio
interesse sopra le leggi della morale e della vita , giocando
a fare il dio .
Il rumore di pagine
sfogliate venne interrotto bruscamente quando Bertram capì
che lo scienziato non avrebbe eseguito il suo ordine a causa
di uno stupido istinto paterno che nessuno di loro avrebbe
dovuto nutrire per quella “cosa”
che non era neanche umana .
- Ha qualche problema
, dottore ?
Selvig strinse le
labbra in un moto di repulsione , tirando bruscamente la leva
verso il basso quando vide il Tesseract sgranare gli occhi
nel vuoto e fissare lui con terrore , paura e dolore , una sofferenza
che lo spinse ad aprire la vasca per tirare fuori il corpo magro e
debilitato della bambina .
Astrid gli cadde tra
le braccia come un peso morto , abbandonata con le palpebre sbarrate su
occhi che non parevano neanche più umani , divenuti
ormai luminosi e trasparenti come un velo della via lattea
che brillava ad intermittenza .
- Cosa
vorrebbe fare , ora ?
La sufficienza con la
quale il direttore gli si rivolse causò in Selvig uno scatto
nervoso , ma si limitò a stringere al
petto la bambina con rinnovata foga , anche quando l’alta
figura dell’uomo lo sovrastò minacciosamente .
Li separavano cinque
centimetri buoni , ma lo scienziato non abbassò
mai lo sguardo , il misero sfoggio di coraggio che
convinse il direttore a lasciar passare entrambi , ma
continuò a tenere d’occhio
l’espressione terrorizzata del Tesseract con un sorriso
beffardo fino a quando le porte metalliche gli si chiusero
davanti con un sibilo .
- Non preoccuparti ,
non ti si avvicinerà – provò
a rassicurarla nel sentire le piccole dita del
Tesseract artigliargli il colletto del camice , ma Astrid continuava ad
osservare le porte metalliche con quegli occhi inumani che si
illuminavano ad intermittenza , come una vecchia lampadina rotta .
Percorsero qualche
altro metro prima che Maria Hill , riconosciuto il corpicino tremante
che il dottore provava a calmare con qualche pacca sulla spalla si
fermasse loro di fianco , allungando una mano per stringere i palmi
gelati della piccola .
E quando Astrid la
riconobbe , allungò le braccia con un pigolio che
convinse la donna a prenderla in braccio per portarla via da
lì .
Quando il vento le
ululò in faccia la sua furia , la donna
coprì con la propria giacca il corpicino tremante ,
cullandola leggermente per calmarla , provando in
qualche modo a smorzare anche la propria irritazione .
Perché lei
sapeva a cosa stavano sottoponendo la bambina , era consapevole
dell’orrore , e non c’era nulla di giusto nel
vederla perdere colore dopo ogni esame .
Nulla che potesse
giustificare le torture , la cattiveria , la brutalità
inflitta su qualcosa che non era umano ma che era vivo .
- Mi dispiace .
Non era la prima volta
che si scusava con lei , e non sarebbe stata
l’ultima .
Perché
quello che le stavano facendo era orribile , inumano , e se il
dottor Barner fosse venuto al corrente delle sperimentazioni
, avrebbe distrutto tutto .
Eppure Maria sperava
che qualcuno degli eroi captasse il pericolo , capisse che
c’era qualcosa che non andava negli occhi della
bambina , sempre più sfuggenti , velati e vitrei come se non
vedesse nessuno di loro , ma guardasse altri.
Come se ci fosse
qualcuno che le parlava , la sfiorava , sguardi e tocchi che Maria
percepiva a stento ma che sentiva su di lei , sulla schiena del
Tesseract continuamente scossa da fremiti .
Come se qualcuno la
stesse accarezzando al posto suo , ma senza dolcezza , senza
umanità .
Quel qualcuno che
Astrid continuava a guardare , nascosta contro la spalla della donna
che andava a trovarla ogni giorno per darle qualche caramella , quel
qualcuno che c’era sempre e che le sorrideva da sotto il
cappuccio , allungando uno dei suoi artigli per toccarla , per
chiamarla e guidarla dall’altra parte .
Lì dove non
c’era né luce , né calore , ma solo
silenzio e freddo .
Un gelo che la stava
uccidendo , lentamente , congelando quell’energia che sentiva
scivolare via dal petto , dalle mani , dalle palpebre tremule
che non volevano saperne di chiudersi .
Anche se Yehouda
ormai poteva vederlo anche da sveglia , e poteva toccarla ,
sempre , e ridere del sangue che tossiva dopo ogni bagno nella vasca ,
e gioire dell’alone bluastro che le imporporava le guance e
le pressava il petto , uccidendo l’aria nei polmoni ,
seccando il sangue che circolava nelle vene per riempirla di energia
che il suo piccolo corpo non poteva contenere , controllare , assorbire
.
Non più .
°°°
- Dannazione !
Tony Stark
crollò in ginocchio con le unghie spezzate e sanguinolenti ,
ricurvo su se stesso per la stanchezza derivata dal
non riuscire a liberarsi da quella prigione , dal non riuscire neanche
a creare una crepa nel vetro che li imprigionava .
Scacciò
malamente la mano che Pepper gli aveva allungato per
convincerlo a calmarsi , ma fu il sibilo silenzio del dottor
Banner a farlo desistere .
Il sibilo che lo
scienziato stroncò con un ringhio basso prima di raggiungere
il dottore e sollevarlo per il bavero della camicia , sfogando la
propria frustrazione su di lui , sull’uomo stanco e dallo
sguardo vitreo che ricambiava la sua rabbia con il dolore delle iridi
schiuse su un viso che pareva invecchiato di anni .
-Cosa dovrei fare ?
Starmene seduto e piangermi addosso come fai tu ?
Il miliardario
percepì appena le dita di Pepper strette attorno
l’avambraccio , perché era troppo occupato a
scrollare il corpo massiccio di Banner che ciondolava il capo come se
non avesse motivo di rispondergli , come se non gli
importasse di reagire .
Perché
Bruce aveva provato , da Hulk , da uomo a sfondare quella prigione , ma
ad ogni contatto con il vetro , ad ogni caduta sul gelido
pavimento l’impotenza e il dolore di non poter
correre in aiuto di Astrid aveva aperto squarci nel suo petto , ferite
che pulsavano sulla sua anima , su quel cuore che non sentiva
più .
- Basta! Ti prego !
– strillò disperata la donna ,
abbracciando il compagno per trasmettergli calma , anche se lei stessa
tremava per la consapevolezza di essere inutile, ancora una volta
, nella salvezza di una persona cara .
E guardò
Loki , in cerca di aiuto , o di semplice comprensione , ma il
dio continuava a fissare il vuoto con quegli occhi che non sembravano
più umani .
Lo vide sollevare il
volto solo quando sentì il rumore di passi che si
avvicinavano , la camminata severa e cadenzata con la quale Maria Hill
soleva presentarsi all’imbrunire per riportare loro le
notizie sulle condizioni del Tesserat .
Ma quando il soldato
si fermò all’ombra del corridoio , come se temesse
una loro reazione , Tony Stark seppe che c’era
qualcosa di sbagliato in lei , nei suoi occhi scuri che brillavano nel
buio e nell’ombra sformata del ventre .
Come se tenesse in
braccio un corpo che faticava a camminare da sé , la gracile
e pallida creatura dai capelli d’arcobaleno che sotto il neon
delle luci sembrò loro ancora più stanca , quasi
morente .
Quando Loki la vide
mosse le labbra per bisbigliarne il nome , ma la maschera gli impediva
di farsi udire da lei , anche se qualcosa nella sua testa gli diceva
che probabilmente non sarebbe riuscita a sentirlo ugualmente
.
Perché il
Tesseract sembrava far fatica persino a respirare , raggomitolata su se
stessa in un camice bianco , troppo grande per la sua
ossatura gracile , il viso chiazzato di
blu e il respiro ansante che si rannuvolava in piccoli sbuffi di nebbia
.
Teneva gli occhi
chiusi , le ciglia che tremavano per ogni brivido di freddo
che le causava l’ennesima scossa nel petto , ma quando Maria
le bisbigliò qualcosa nell’orecchio schiuse le
palpebre con una fitta di dolore , sorridendo lievemente nel vederli
tutti .
Tony
allungò una mano davanti al viso , il respiro spezzato in
gola , pressandola sulla lastra che Astrid
faticò a raggiungere per la difficoltà che
trovò nel camminare senza crollare sulle ginocchia
, e quando vi cozzò con la fronte nell’inciampare
sui suoi stessi piedi non potè che sorridere ,
congiungendo il suo palmo piccolo e luminescente con quello grande
dell’uomo .
- Cosa ti hanno fatto
.
Il tono
sconfitto dell’uomo sembrò riempire gli occhi di
Astrid di lacrime , ma non c’erano più liquidi nel
suo corpo , nulla che potesse espellere per sfogare il proprio dolore e
la nostalgia di un tocco che non poteva saggiare .
Il dottor Bruce
scansò l’eroe con uno strattone , schiacciando il
viso contro le dita azzurre della sua bambina , e
quando i suoi occhi colsero le venature fin troppo evidenti sul
collo e sull’avambraccio sinistro si
sentì assalire dalla nausea .
- Ti hanno
fatto male ? – sfiatò Bruce con voce
fioca , graffiando il vetro con tanta rabbia da far sanguinare le dita
e striare di rosso la lastra che lo divideva da Astrid , ma
per quanto la bambina muovesse le labbra , le parole che ne uscivano
non prendevano significato , riducendosi a brevi e acuti pigolii che
le morivano sulle labbra screpolate .
- Non
può parlare .
- Cosa hai detto ?
Maria Hill soppresse
un sussulto di spavento quando sentì il pugno di Iron Man
cozzare con rabbia contro la vetrata ,
quasi lo avesse sentito infrangersi sul proprio zigomo , mentre gli
occhi scuri dell’uomo la gelavano con quelle pupille dilatate
che facevano orrore .
Ma l’orrore
di Tony , del dottore e di Pepper per quello che stavano facendo alla
loro bambina , per averla ridotta muta e zoppicante non
poteva più essere contenuto , non in quei cuori che
traboccavano rabbia , non negli sguardi che se avessero potuto ,
avrebbe ucciso , dilaniato , trafitto , scuoiato ognuno di loro .
- Ecco cosa odio della
S.H.I.E.L.D. – sibilò l’uomo con voce
sepolcrale – il vostro spirito umanitario che viene
meno ogni qual volta il desiderio di onnipotenza vi rende
ciechi e sordi alle urla . E non venire a dirmi che ti era stato
ordinato , perché avresti potuto scegliere ! Gli esseri
umani hanno il potere di scegliere cosa diventare e per cosa essere
ricordati !
Il soldato strinse le
labbra per contenere il fastidio , il senso di colpa che in
quelle settimane l’aveva tormentata nei sogni , ogni qual
volta gli occhi del Tesseract si puntavano su di lei con dolcezza ,
come una carezza gentile che non la condannava ma la ringraziava per i
piccoli abbracci che le concedeva .
E Maria Hill sapeva di
non meritare il perdono del dottore , della bambina , ma di aver
guadagnato la vergogna per la sua vigliaccheria , per quel
“sacrificio”che doveva alla sua
patria .
Ma nulla valeva
l’uccisione di una bambina , neanche la
possibilità di conquistare la fonte di energia
più potente dell’universo .
- È per
questo che ho disubbidito agli ordini ! – sbraitò
, rossa in volto - Ho scelto di abbandonare la S.H.I.E.L.D come ha
fatto Fury una volta stancatosi dell’irragionevolezza delle
richieste dei nostri superiori .
- E sapete
bene cosa gli è successo , vero , signorina Hill ?
Quando il Capitano
Bertram fuoriuscì dall’ombra del corridoio assieme
a Thor il panico di essere stata scoperta la fece tremare
solo un istante prima che la donna , sfilata la pistola dalla cintura
la puntasse con rabbia contro il direttore .
Eppure
l’uomo non fece una piega , si limitò ad
avanzare di un altro passo e a dirottare lo sguardo sul Tesseract
schiacciato contro la vetrata .
Il respiro tremolante
del dottore sembrò far vibrare l’intera prigione
mentre i suoi occhi si dilatavano per l’urgenza e i suoi
muscoli si tendevano e accartocciavano nel sentire Astrid emettere
brevi gemiti di paura , osservando prima lui , poi l’uomo che
avanzava nella loro direzione .
- Vieni qui , piccolo
Tesseract , non crederai davvero di aver adempiuto al tuo compito .
- Stia lontano da lei !
Lo sparo lo
mancò di un soffio , ma il direttore osservò il
buco ai suoi piedi con una smorfia rassegnata , comprensiva , che
costrinse Maria a rafforzare la presa sulla pistola e frapporsi tra il
direttore e la bambina .
Perché
già una volta aveva permesso alla sua vigliaccheria di far
soffrire un innocente , e non avrebbe commesso lo stesso
errore una seconda volta . - È finita ,
direttore . Per quanto l’America abbia bisogno di protezione
, uccidere una bambina innocente non potrà mai essere visto
come un sacrificio necessario per la sua salvezza .
- Bambina ?
– quella di Bertram fu una risata inquieta , stridente come
il rumore di unghie strisciate su una lavagna –
quella alle tue spalle non è una bambina , ma il
potere che spetta di diritto all’essere umano .
Nulla che va protetto , o capito .
Astrid fremette a
quelle parole , raggomitolandosi su se stessa e continuando a
tenere la mano poggiata su quella di papà Bruce ,
vedendo le sue dita ingrossarsi e colorarsi di verde , poi lo
sentì , il suo nome bisbigliato così sofficemente
da passare per un urlo disperato , e nel seguirlo
vide Loki .
Lì , in un
angolo , in manette e con una maschera che gli copriva la bocca e
lasciava libero solo gli occhi , occhi che all’apparenza
sembravano persi nel vuoto ma che la fissavano, sempre , con
quell’ombra cupa che passava per cattiveria e mai per bisogno
d’attenzione .
-
No !
L’urlo con
il quale Maria Hill provò ad allontanare Thor da Astrid fece
sobbalzare Pepper , sbiancata nel vedere il dio dei tuoni calare una
mano sulla bambina e alzarla per i capelli , costringendo la ragazzina
a strizzare gli occhi per il dolore , le mani piccole e
pallide corse alla testa per liberarsi.
Ma più
Astrid si dimenava , più le dita del dio si stringevano sui
suoi capelli , strappandole urla di dolore che furono zittite dal
crepitio di vetro e ferro .
E quando Loki
indietreggiò di un passo per prendere la rincorsa , un
fiotto di sangue schizzò sul vetro quando la maschera
rischiò di frantumarsi assieme alle ossa della mascella
nello schianto contro la lastra indistruttibile .
Una , due , tre volte
, Loki ondeggiò su se stesso , sputando sangue e saliva e
caricando ancora , con rabbia , nel tentativo di rompere la prigione e
liberarsi dalla maschera , incurante dei tagli che si aprivano sulle
palpebre sgranate e sugli occhi lucidi di follia .
Iron Man ne
seguì l’esempio , battendo i palmi sulla vetrata
assieme a Pepper che calciava con tutte le sue forze , gridando il nome
di Astrid , con rabbia , con disperazione , fissando quel sorriso
tremulo che le colorava il viso oramai bluastro .
E più i
loro colpi risuonavano , frenetici e cadenzati dai ringhi di
Loki , più la prigione fremeva , e il
cuore di Astrid sussultava per il dolore di vederli ferirsi per lei ,
ancora e ancora .
Loki cadde in
ginocchio con il viso ormai tumefatto , le mani ancora imprigionate
dalle manette ma il viso finalmente libero di respirare , di attingere
aria con la bocca che si schiuse in un sibilo di ribellione verso il
fratello e il misgardiano .
- Vi
ucciderò tutti , uno per uno –
sputò rabbioso , facendosi forza su una gamba per tornare in
piedi – e se oserai ancora toccarla , sappi che ti
scuoierò vivo e apprenderò le tue
interiora come trofeo .
Uno
scricchiolio seguì il sussurro inquieto del dio
degli inganni prima che la vetrata scoppiasse in frammenti e
schegge di vetro liquefatto , e quando Thor sentì la mano
del fratello stritolargli lo stomaco come se stringesse catrame
appiccicoso piuttosto che carne umana , Astrid fu libera dalla sua
morsa rabbiosa per ritrovarsi in quella di Loki .
Ma la mano che le
stringeva il fianco non aveva nulla di sbagliato , nulla di minaccioso
, era solo un palmo pallido che la pressava con una forza sovrumana
contro il petto del dio .
Ed anche se il sangue
che colava già dal viso di lui le imbrattava i
capelli , anche se la sua bocca era schiusa in quel sorriso
largo e grottesco , non c’era nulla in lui che potesse
spaventarla .
Non quegli occhi
cangianti per la magia che Loki stava espellendo dal suo corpo come
linfa vitale , non la sua risata bassa e roca che faceva accapponare la
pelle .
Il martello
finì a terra assieme al corpo massiccio del dio ,
martellato da una massa invisibile che pioveva sulle sue ossa con la
forza di un masso gigantesco , massacrando muscoli , sgretolando
tendini , maciullando organi sotto il movimento dell’arto che
Loki alzava e abbassava con un gesto secco , sempre più
rabbioso , sempre più cruento .
- Fermo !
Fandral fece appena in
tempo a tirare indietro la compagna d’armi prima di sputare
sangue nel venire raggiunto dal pugno che Loki gli aveva indirizzato
nel vederli correre in soccorso di Thor , e urlò dal dolore
quando il dio degli inganni , afferratolo per i capelli ,
provò a staccargli un braccio .
Ma il guerriero fu
lesto ad affondare la spada nella coscia del dio , urlando a Lady Sif
di afferrare il Tesseract e correre via , e per quanto Astrid
provò a far forza pur di non venire allontanata da Loki ,
quando la donna le colpì le braccia che teneva
serrate attorno al collo del dio con un colpo
violento si ritrovò ad urlare dal dolore .
Hulk udì
distintamente il grido della sua bambina , così
acuto e stridulo da sovrastare gli incitamenti degli uomini della
S.H.I.E.L.D. e i sibili minacciosi di Iron Man , nonché i
mugugni stizziti di Pepper , e bastò un suo salto
per portarlo davanti alla guerriera mentre Loki , caduto in ginocchio a
seguito della ferita puntava gli occhi rabbiosi sulla donna prima di
scrollarsi di dosso Fandral.
- Hulk vuole
la sua bambina .
La voce gutturale del
mostro verde costrinse Lady Sif ad indietreggiare istintivamente ,
rilasciando un basso sibilo nel sentire il Tesseract dimenarsi e
allungare le braccia magre e stanche verso il colosso .
- E Hulk la vuole ora
.
Il suo pugno fu
più veloce della replica della donna , ma ancor prima di
afferrare la mano che Astrid gli allungava , una figura nera
aveva raccolto la bambina da terra , caricandosela su una spalla e
correndo verso l’uscita con passo celere e deciso .
Tony Stark fu il primo
a riconoscere la chioma rossiccia della Vedova Nera , ma ancor prima di
raggiungerla , l’assassina venne intercettata dalla
pistola con la quale Pepper la colpì a bruciapelo su una
spalla prima di allungarsi sul corpo della russa e afferrare Astrid per
un braccio .
Nel riconoscere il
profumo da “mamma” di Pepper Astrid si
rilassò per un attimo , abbracciando la vita della donna
che indietreggiando con passo zoppicante si nascose nella
nicchia del corridoio .
Rimasero in silenzio ,
con il respiro ansante e spezzato per l’affanno , e
quando alcuni uomini della S.H.I.E.L.D. sfrecciarono loro di fronte con
un urlo di rabbia Pepper fu lesta a coprire i mugugni della bambina con
una mano .
Fin lì i
rumori giungevano ovattati , quasi come se a pochi passi
divinità e uomini non si stessero facendo guerra
, ma Astrid poteva sentirli ugualmente
nella sua testa .
I passi pesanti di
papà Bruce che scacciava i rinforzi degli uomini in
nero con un gesto stizzito del braccio , i borbotti che
rimbalzavano nella maschera e storpiavano la voce tonante di zio Tony ,
e i ringhi di Loki , bassi e feroci come quelli di una bestia ferita .
Eppure lei sapeva che
non sarebbe stata d’aiuto , non in quelle condizioni , non
senza quel potere che non aveva ancora compreso e accettato , e stava
per chiedere a Pepper di portarla lontano affinchè facesse
da esca quando un respiro caldo le gelò la nuca .
Pepper cadde riversa a
terra senza un lamento , un rivolo di sangue a colarle giù
dalla testa a seguito del calcio della pistola con il quale il Capitano
Bertram l’aveva colpita prima di afferrare Astrid
per un braccio .
Il brusco impatto con
il pavimento gelato le strappò un singulto di dolore , ma la
fitta lancinante che provò al ventre fu nulla al confronto .
- Credevi
davvero che ti avrei lasciato scappare così ? – le
sputò feroce l’uomo in nero , il viso sfigurato da
una smorfia atroce che la fece tremare dalla paura .
Perché non
poteva muoversi , e il dolore al ventre sembrava aver congelato ogni
suo arto , persino la mano con quale aveva tentato di scacciare
l’oggetto luccicante che l’uomo le aveva piantato
nella pancia .
Il Capitano Bertram le
respirò in faccia con divertimento , accarezzandole i
capelli e allargando il camicie che le scopriva una spalla per puntarle
al petto una pistola trasparente dalla forma strana .
- Sai
cos’è questo ? Mio piccolo e ignorante Tesseract ?
Astrid
tremò , angosciata , quando vide una nuvola nera addensarsi
sulla figura chinata su di lei , e quando riconobbe la bocca aguzza e
gli artigli affilati che Yehouda sfregava con goduria davanti al
cappuccio sgranò gli occhi per l’orrore .
- Questa mi
permetterà di risucchiare la tue energia , piccolo mostro
– e il suono di risucchio che emise l’arma le
causò un nuovo tremito di paura – energia che il
tuo piccolo cuoricino espellerà una volta che
avrò disintegrato l’adamantio che lo circonda .
Fu un suono , il
più silenzioso e inudibile per l’essere umano a
strapparle un gemito di dolore , e un altro , e un altro
ancora fino a quando Astrid non potè che piangere
in silenzio , mordendosi le labbra per non dare soddisfazione a Yehouda
del suo dolore .
Perché le
avevano insegnato ad essere forte , a combattere , per difendere se
stessa e le persone che amava .
Ed anche se in quel
momento non era capace di difendersi , anche se la
possibilità di non rivedere il viso di Loki le spaccasse il
cuore , decise di non urlare , di non gemere neanche , ma di stare in
silenzio e di essere forte .
Per se stessa e per
quella vita che un incidente le aveva donato ma per la quale avrebbe
sempre ringraziato .
Quando
l’adamantio scivolò via dal suo cuore ci fu un
attimo nel quale Astrid potè percepire calore , un immenso e
straziante calore che le annebbiò la vista e le
asciugò le lacrime , il lungo attimo del suo ultimo e
silenzioso battito .
E quando il gelo la
avvolse , ghiacciando persino il colore delle sue iridi , il Capitano
Bertram estrasse la pistola con un gesto deliziato , rilasciando il
corpo freddo e senza vita che ricadde al suolo con un tonfo secco e
inudibile .
Eppure Loki lo
udì , quel suono , lo sentì stridere nella sua
testa e azzannare le sue terminazioni nervose , uccidendo ogni minimo
residuo di sanità in quella mente per secoli
corrosa dalla follia .
- Mia ! Mia finalmente
! – biascicò incredulo il direttore dello
S.H.I.E.L.D. , incurante del silenzio che sentiva giungere
dalla sala poco lontana , indifferente agli sguardi raggelati che i
Vendicatori lanciavano al corridoio e al piede nudo
e bianco di Astrid che sbucava da dietro l’angolo .
Perché
Richard Bertram era riuscito a riscattare se stesso , a raggiungere
l’obiettivo che per anni , uomini in divisa e senza
cervello avevano tentato di raggiungere mentre lui ammuffiva
tra le scartoffie del quartier generale .
Mentre ora aveva
l’energia dell’universo tra le sue mani ,
finalmente .
- Questo è
il motivo per cui mai nessuno di voi esseri inferiori è
riuscito a comprendere la grandezza della mia creatura .
Quello di Yehouda fu
un sussurro che l’uomo percepì come un brivido
lungo la schiena mentre gli artigli del Creatore si curvavano sulle
mani a coppa dell’essere umano e sulla sfera di luce che
sobbalzava ad ogni respiro .
Quella minuscola
stilla di energia che aveva cominciato a dilatarsi e contrarsi .
- Perché
nessuno è mai riuscito a capire che la vita non
può essere stretta tra le mani di nessuno . Né di
un dio , né di un essere umano .
Il fragore
sfrecciò fra i cieli limpidi di Manhattan , frusciando tra
quelli uggiosi d’Inghilterra fino alle spiagge
assolate del Mediterraneo , un lento e assordante rombo di tuono che
sembrò voler far cadere giù il cielo mentre la
colonna di luce forava il pianeta Terra come una pugnalata dritta nel
petto .
Un pilastro ceruleo
che bucava l’universo , le stelle , e un cuore che
lentamente Loki sentì sgretolarsi nel petto , in silenzio ,
un pezzo alla volta , frammento dopo frammento , la caduta timida e
spaventata di un cuore che continuava a crepitare , agonizzante , e a
chiedere aiuto , con voce rotta .
Ancora e ancora , nel
suo strazio senza fine .
Continua…
Manca davvero poco alla fine , e questi ultimi capitoli
saranno molto movimentati .
Ringrazio tutti per la lettura .
- Zamieluna
: Grazie per il commento , e per i numerosi wow ,
davvero , li ho apprezzati molto . E sono contenta che il
modo di scrivere appassioni ! La caratterizzazione dei personaggi
è l'aspetto che mi preme sempre di più ! Comunque
Astrid fisicamente dimostra diciassette/diciotto anni , una domanda
più che sensata la tua visto che utilizzo sempre la parola
"bambina" e non ho mai specificato il suo aspetto su una scala
temporale . Amo chiamarla "bambina" perchè è nata
da poco in effetti , anche se ha il corpo di un'adolescente , ma
è cresciuta in fretta , e per Tony e company
rimarrà sempre una bambina , la pecca di sentirsi suoi
genitori .
Spero di aver soddisfatto la tua curiosità , un saluto
davvero caloroso !
Al prossimo aggiornamento , Gold Eyes
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Capitolo 12 *** 12 - Lost ***
“She's
lost in the darkness
Fading away
I'm still around here
Screaming her name
She's haunting my dreamworld
Trying to survive
My heart is frozen
I'm losing my mind “
[…]
“I'm burning the bridges
And there's no return
I'm trying to reach her
I feel that she yearns “
( Lost – Within Temptation )
C’era silenzio
.
Un silenzio inquieto
fatto di sospiri e bisbigli concitati , segreti
sussurrati a fior di labbra per paura di essere uditi .
Parole , nenie
unite al ritmico suono di passi lenti e coordinati
che avanzano nel buio , il cammino tracciato da quel barlume
di luce che aleggiava nell’aria come se fosse sospinto dal
respiro di un essere vivente .
Ma non c’era
nulla di vivo in quel luogo , solo tenebre , un gomitolo di nebbie
scure e soffocanti che uccidevano ogni suono , odore , calore , tutto
all’infuori di quella fiammella bluastra che delle
mani artigliate cingevano con delizia mentre occhi rossi e sgranati
dallo stupore osservavano il risultato del loro lavoro .
La fucina
dell’universo era stato per secoli il grembo sterile di una
madre che piangeva la propria condizione .
Perché
c’era stato un tempo in cui l’universo non era
altro che un terreno arido e secco , polveroso come un deserto che da
anni non sente più il quieto frusciare del vento e il dolce
sciabordio delle acque sul proprio corpo dorato ,
l’antro oscuro e sterile nel quale loro , i
Creatori , avevano vissuto in solitudine , fino a quando lei non era
nata .
La vita
dell’universo .
Una minuscola scheggia
di luce che illuminava gli arti grotteschi di Yehouda , affamato di
quel bagliore che imprigionava tra gli artigli con la gola secca per la
trepidazione .
I suoi occhi parevano
ancora più ributtanti alla luce della goccia
d’energia , due ampolle di sangue
rovesciato su una placca di metallo fuso , iridi che non avevano mai
avuto la capacità di amare , capire , ma solo di
possedere , con rabbia , con egoismo .
Eppure la nascita della
vita non era frutto dei suoi sforzi , ma era la risultante delle
preghiere di Semjace e dei poteri di
H’ava, lui aveva messo solo l’idea ,
l’ingegno , solo quello .
Eppure Yehouda sapeva
che lei era sua , che lo sarebbe sempre stata, frutto di quel bisogno
di invertire la sua noiosa eternità in qualcosa di
luminoso , di grande , di magnifico .
La creatura che si
tendeva e ansimava tra le sua mani mentre il mondo implodeva dentro e
fuori di lei , gettando luci nell’universo che avrebbero
creato galassie , costellazioni , e una scia luminosa che
l’avrebbe condotta sempre alla via di casa .
Quando riaprì gli occhi il silenzio attorno a lei fu la
prima cosa che sentì prima che la puzza di bruciato la
convincesse ad abbassare lo sguardo .
Scattò indietro , spaventata , quando vide una carcassa
informe ai suoi piedi , un corpo completamente corroso dalle fiamme ,
disintegrato da un qualcosa che sembrava aver risucchiato la vita dai
bulbi oculari che la fissavano vitrei .
E fu il colore spento di quegli occhi a farle capire chi fosse
l’uomo morto ai suoi piedi , il chiarore dei punti luminosi
che l’avevano cercata sempre e che le ridevano nel buio degli
angoli quando gli uomini in bianco la immergevano nella vasca .
Ma non capì il perché di quell’orrore ,
di quel bruciore che sentiva lei stessa al viso , alle mani , fino a
quando non fu la voce di Yehouda a farle alzare lo sguardo .
- Era così che ti ricordavo , luminosa e implacabile
– le bisbigliò suadente , allungando gli artigli
verso i suoi capelli , ma fu nello sforzo di ritrarsi che
notò qualcosa di strano , qualcosa di sbagliato nel
colore delle sue ciocche e nelle mani che aveva teso in avanti per
difendersi .
Rimase immobile , pietrificata dall’orrore , incredula di
quello che vedeva , perché quelle non potevano essere le sue
mani , quelle “cose”
non potevano neanche essere chiamate mani .
Eppure erano i suoi palmi quelli che nell’aria
rilasciavano scie luminose ogni qual volta provava a chiuderli in pugni
, due schegge di luce azzurra e fluorescente che però
stentavano ad avere una forma concreta , stabile , tanto da disegnarle
di nuovo delle dita .
- Cosa…
- Questa è la tua essenza , Tesseract . Tu sei energia , lo
sei sempre stata .
Yehouda amava vederla soffrire , amava sentirla contorcersi dal dolore
, ma la verità di quelle parole , unita alle immagini che
aveva visto nella sua testa la costrinsero ad abbandonare le braccia
lungo i fianchi e a guardarsi negli occhi scarlatti del mostro .Le
ciglia fremettero un istante prima che sgranasse gli occhi , tanto da
sentire il viso dolerle quando si vide e non si riconobbe .
Si tastò con mani tremanti il viso che brillava , che si
scomponeva sotto il tocco delle sue dita e spruzzava scintille di
energia come per difendersi , ma più toccava , in cerca di
qualcosa di rosa , di “normale”
, più il dolore di vedersi diversa da papà Bruce
, da Loki , ancora una volta , le faceva pizzicare lo sguardo
.
- Non devi negare la tua vera natura .
Lo fissò ancora e ancora in cerca di risposte che
però non voleva sentire , accettare , comprendere ,
perché lei sapeva , lo aveva sempre saputo che
c’era qualcosa di “sbagliato”
in lei , qualcosa che non le permetteva di sentirsi a proprio agio
nella sua stessa pelle .
Quella consapevolezza che aveva cominciato a tracciare i contorni del
suo destino man a mano che accresceva la sua conoscenza sul
mondo , su ciò che la circondava e sugli umani .
Umani .
Alzò gli occhi con uno scatto spaventato , accorgendosi con
un gemito strozzato che non c’era più niente di
quello che ricordava attorno a lei .
Non c’era più il corridoio stretto e
buio nel quale Pepper l’aveva nascosta , né la
sala dove papà Bruce e Loki stavano lottando poco prima ,
nulla all’infuori di una distesa di macerie , ma loro
c’erano , e la guardavano dai lati corrosi
dell’hangar che era saltato in aria .
Eppure il sollievo di vederli ancora vivi scivolò via dal
suo cuore assieme al calore quando si vide riflessa negli occhi dello
zio Tony , in quelle iridi scure che si contraevano sotto il suo
sguardo come per capacitarsi della sua presenza , del perché
i suoi capelli oscillassero e bruciassero di fiamme azzurre che
danzavano sulla sua schiena , o sul perché del suo corpo
nudo che levitava in aria e che sprigionava quella luce fastidiosa e
calda .
- Astrid ?
Non rispose al richiamo di Pepper , si limitò ad
osservare i graffi sul viso e la chiazza di sangue che le macchiava il
vestito con preoccupazione prima che Yehouda tornasse a farle tremare
le pupille per l’orrore .
- Non dovresti mostrare rimorso , Tesseract . Gli umani non sono tanto
forti da sopravvivere al tuo potere .
Lei . Era stata lei a farle quei graffi , era state lei a farle del
male .
Indietreggiò come se l’avessero colpita al viso ,
forte , tanto da inondarle le orecchie di un fischio che
smorzò con un sussulto spaventato quando , nel retrocedere ,
cozzò contro qualcosa di duro e verde .
E quando il sibilo sofferente di papà Bruce le raggiunse
l’udito barcollò indietro nella fretta di
allontanarsi e ritirare la mano con la quale si era scostata dal corpo
verde e imponente .
Di nuovo l’odore di carne bruciata le raggiunse il naso , ma
questa volta non era l’uomo in nero a giacere ai suoi piedi
privo di vita , ma c’era papà Bruce davanti a lei
, con la mano grande e inumana poggiata sullo stomaco scrostatosi come
se qualcosa lo avesse bruciato , scoprendo la carne viva che pulsava
sotto i suoi occhi inondati di lacrime .
Quando lo vide riprendere forma umana non potè che
squittire un singulto sofferente , soffocando con le mani i singhiozzi
che le contraevano il petto e la facevano tremare per il dolore .
- Non è niente . Non mi hai fatto niente – le
sussurrò papà Bruce allungandole una mano ,
distendendo il viso stanco con un sorriso stentato che tentava di
mascherare il dolore per la ferita che lei guardava con orrore , con
raccapriccio .
- Mi dispiace . Mi dispiace – pigolò straziata ,
abbracciandosi per non crollare in lacrime e senza forze a
terra , allontanandosi ad ogni passo dell’uomo nella sua
direzione .
- Mi dispiace .
Sembrava conoscere solo quella parola che cantilenava con
voce rotta , ritraendosi e avvicinandosi inconsapevolmente alla figura
di Yehouda per trovare riparo , protezione .
Vide papà Bruce abbozzare un altro sorriso , e pareva
disperato , con quel braccio teso che la supplicava di afferrare la
mano , di stare tranquilla .
Perché tutto sarebbe andato bene , lui glielo diceva sempre
, che prima o poi tutto si sarebbe sistemato.
Ma ormai non c’era più nulla da aggiustare , nulla
che potesse scacciare quella sensazione di essersi rotta , incrinata ,
senza più la possibilità di essere riparata .
-Astrid , per favore . Vieni qui – la supplicò
ancora , straziato , ma lei non voleva essere toccata , non voleva fare
del male a nessuno , non voleva più sentirsi così
“sbagliata”
.
- Andrà tutto bene .
Percepì chiaramente il respiro strozzato di papà
Bruce , captò nitidamente persino il sibilo basso della
creatura dorata che sostava poco lontano , piegata su se stessa con la
schiena coperta di sangue .
Ma non era più lei quella che tutti guardavano con sconcerto
, e non era stato nessuno di loro a confortarla con quella voce gentile
che solo in sogno lei poteva sentire .
E quando Semjace le accarezzò il viso con i suoi artigli ,
poggiandole il palmo affilato sulla testa per rassicurarla ,
capì che ora la vedevano tutti , il suo mantello nero e la
bocca inumana che scintillava da sotto il cappuccio .
Papà Bruce provò a tirarla via , ma
bastò uno sbuffo d’aria di Semjace per tagliare
l’aria e procurare ferite oblunghe sul viso
dell’uomo , e si aggrappò terrorizzata al braccio
di lei per bloccarla .
- Non fargli del male . Ti prego – la implorò ,
sofferente , lasciando che la creatura la facesse più vicina
con i suoi artigli per averla sotto l’ombra del mantello ,
lontano da papà Bruce , lontano da tutti .
- Allontanati subito da lei ! – urlò Tony da
lontano , provando ad agguantarla , ma anche quella volta
bastò un gesto annoiato del capo di Semjace per farlo
crollare al suolo con l’armatura forata poco lontano dal
cuore .
Persino la donna che le portava le caramelle , anche se un
po’ malconcia , sparò alla creatura per liberarla
, per difenderla , ma Semjace non le avrebbe mai fatto del male .
Perché le aveva promesso che le sarebbe stata vicina quando
ne avesse avuto bisogno e perché , semplicemente , lei era
quella figura che lei aveva sempre cercato su quel pianeta .
- Mamma ?
Lo sussurrò con una punta di indecisione , perché
la sua nascita non era come le altre , non come quelle che le aveva
spiegato papà Bruce , ma lei ricordava come era nata , e
sapeva che erano state le preghiere di Semjace a darle la vita .
La sentì sussultare accanto a sé , rafforzare la
presa sulla sua testa ma senza farle male , e le parve persino di
cogliere uno strano bagliore da sotto il cappuccio prima che Yehouda si
rendesse visibile alla sua destra , facendo sussultare per lo spavento
papà Bruce .
- Non è questo il modo in cui devi appellarti a noi , non
è…
- È libera di chiamarmi come più le aggrada
– lo zittì Semjace con voce dura , addolcendo il
tono quando tornò a guardarla e a stringerla quasi con
calore .
- È l’ora . Dobbiamo tornare a casa .
All’inizio non comprese la portata di
quell’affermazione , ma quando alzò gli occhi per
seguire lo sguardo di Semjace verso il cielo sussultò ,
spaventata , nell’accorgersi di un particolare che prima non
c’era .
Un buco , un enorme buco nero squarciava il cielo a metà ,
un foro che si apriva sul nero di un cielo puntellato di piccole luci
colorate .
Aveva un vago ricordo di quell’immagine , come se lo avesse
già visto stagliarsi nel cielo del pianeta , e
ricordò che quello era già successo , una volta ,
e che lo zio Tony aveva quasi rischiato di morire per difendere gli
essere umani da un orda di alieni .
E il pensiero di quell’orrore la terrorizzò .
- Ora che hai aperto la via , dobbiamo tornare a casa prima che i
Chitauri sentano la tua presenza e vengano a reclamarti .
Tremò , aggrappandosi alle vesti di Semjace quando il vago
ricordo di quelle creature la fece sussultare per lo spavento , e non
potè che urlare quando la creatura la prese in braccio
d’improvviso .
- Non posso , io non posso andarmene –
gridò , dimenandosi con rabbia al pensiero di lasciarli in
balia di quei mostri , di una forza che non potevano contrastare , non
un’altra volta , non senza di lei .
Perché lei poteva chiuderlo , come aveva già
fatto una volta , anche se guidata dalla mano
dell’uomo , poteva salvarli , ma quando
provò a spiegarle che sarebbero stati indifesi e vulnerabili
contro un esercito di alieni , forse più numeroso , forse
più orribile e potente , la risposta che sua madre
le diede fu gelida e secca .
- Non è affar nostro . Non lo è mai stato , e non
è affar tuo . Lascia agli esseri umani ciò che
meritano , il tuo posto non è più al loro fianco
per essere usata e imprigionata ancora .
La trovò ingiusta , lei e quelle parole , e anche se sapeva
che Semjace aveva ragione , che lei non aveva nessuno dovere verso gli
umani che l’avevano catturata , torturata , barattata per la
propria libertà , in cuor suo sapeva che non
poteva abbandonarli .
Non con la consapevolezza che papà Bruce , lo zio Tony ,
Pepper e soprattutto Loki sarebbero potuti morire .
Non poteva permetterlo .
Eppure , ancora prima di districarsi dalla presa per fuggire via si
sentì tirare all’indietro con uno strattone che la
fece urlare per lo spavento prima di sentirlo , quel profumo , e di
riconoscer il gelo di quell’abbraccio .
Lo riconobbe all’istante , anche con il viso imbrattato di
sangue e con gli angoli della bocca arricciati sui denti, anche con
tutte quelle ferite che non lo facevano sembrare neanche un dio , un
uomo , ma un manichino che qualcuno si era divertito a
torturare .
E non lo riconobbe solo per il suo odore che sapeva di vento e aria
pulita , o per il freddo dei suoi palmi , ma per il battito del suo
cuore , quel tum-tum
lento e cadenzato , il primo suono che aveva sentito quando
aveva aperto gli occhi per la mia volta .
La prima cosa che aveva udito quando si era svegliata su un mondo che
non conosceva , lo stesso battito che non si storpiò neanche
quando si accorse , con orrore , che al contatto con la sua schiena
incandescente il petto di Loki stesse bruciando .
Provò a fuggire dalle sue braccia , facendo forza sul
braccio con il quale le cingeva la vita , ma lui non la
lasciò , neanche quando le sue dita gli ustionarono il
braccio facendole salire le lacrime agli occhi .
- Lasciami ! Lasciami ! – gridò , straziata ,
dimenandosi e pregandolo di lasciarla andare , di non farle quello , ma
lui le rispose con un sibilo prima che Semjace scostasse lo sguardo da
lei a Loki .
Vide un lampo negli occhi di sua madre , ma non lo riuscì ad
interpretare , non quando sentiva il cuore lacerarsi nel suo petto .
E pregò , per la prima volta in vita sua , di
essere normale , di non fargli del male , non come gli altri
gliene avevano fatto in passato , perché non voleva
diventare la causa del suo dolore , mai .
Si morse le labbra a sangue , trattenendo il respiro nel contrarre i
muscoli del corpo per immobilizzarsi tanto da farsi male , per tentare
di smetterla di respirare , di provare a morire , in silenzio ,
così da smetterla di brillare , di bruciare .
Loki dovette intuire le sue intenzioni , perché lo
sentì irrigidirsi contro di lei , e quando una sua mano
volò alla bocca che teneva chiusa provò a
forzarla per aprirla , per farla tornare a respirare .
Ma lo scacciò malamente , rimpicciolendosi su se stessa
quando il bruciore al petto divenne insopportabile , asciugandole
persino le lacrime dagli occhi .
Perché avrebbe preferito morire piuttosto che fargli del
male , non a lui .
Le palpebre le tremarono quando delle chiazze nere le
puntellarono lo sguardo , storpiando i profili delle persone
davanti a lei , ma non demorse , accorgendosi con
un barlume di speranza che il suo corpo sembrava spegnersi , lentamente
, e che la carne di Loki aveva smesso di bruciare a causa sua .
Un capogiro la colse impreparata , e quando Loki riuscì ad
infilarle due dita in bocca per forzarla provò a resistere
prima di sentire uno spasmo strapparle il briciolo di
ossigeno che ancora aveva nei polmoni .
Quando l’aria le riempì la bocca perse i
sensi , afflosciandosi tra le braccia di Loki che la sorresse
prontamente , respirando malamente per lo sforzo di rimanere ritto e
sorreggere entrambi sulle gambe che gli tremarono .
Aveva smesso di brillare , e tanto le bastò prima di udire
in lontananza la voce dello zio Tony che ordinava a Loki di spostarsi
mentre Maria spronava tutti a raggiungere l’aereo per fuggire
via da lì .
Lontano da sua madre , lontano da quel buco che , ogni
secondo , si dilatava sempre di più .
°°°
- Come sta ?
Bruce si sfilò i guanti in lattice con gesti lenti ,
deponendoli con cura dentro il camice da lavoro che la vecchia Baba
teneva conservato nel suo vecchio baule sgangherato , con fin troppa
cura e calma , tanto da accendere l’irritazione nello sguardo
di Tony.
Ma ancor prima che il miliardario potesse acciuffarlo per la collottola
e sbatacchiarlo un po’ , il buffetto di Pepper sulla guancia
bloccò la sua mano mentre la donna lo invitava con un cenno
del capo a guardare con più attenzione le mani del dottore .
Era un movimento impercettibile , quasi inesistente , ma le mani di
Bruce tremavano , tanto che fu costretto ad infilarle nei jeans per
darsi un certo contegno , pronto a ricevere un’occhiata
caustica dello scienziato .
Ma udì uno schioppo alla schiena , e quando Tony
ritirò la mano con la quale gli aveva dato una piccola pacca
sulla spalla qualcosa nello stomaco di Bruce si mosse , scoppiando in
una bolla di calma che lo avvolse e lo portò a sorridere con
un po’ di calore .
Perché , anche se il tentativo di Tony di rilassarlo gli
avrebbe causato un bel livido vista la forza che aveva esercitato per
colpirlo , almeno aveva impedito alle sue mani di tremare ancora .
- Sta bene .
Questa volta lo schiaffo fu intenzionale , e molto più forte
del precedente , e lo colpì con precisione millimetrica al
bernoccolo che il dottore si era rimediato nelle colluttazioni con lo
S.H.I.E.L.D .
- Ci voleva tanto per dirlo ? Ti diverti a farmi saltare qualche
coronaria ? Sai che alla mia età potrebbe essermi
fatale – sbraitò Tony con la voce
incrinata dalla preoccupazione , tornando in se stesso con un colpo di
tosse che sperava avrebbe coperto il sospiro di sollievo che nessuno
doveva udire .
- Non credevo che i tuoi quarantadue anni ti pesassero tanto
– cincischiò lievemente Pepper , immaginando le
labbra di Tony strizzarsi come una spugna per la stoccata inferta al
suo ego .
Il movimento con il quale l’uomo ruotò
il busto le ricordò molto la piroetta sdegnata di
una ballerina di danza alla quale le avevano gentilmente
fatto notare di avere i piedi piatti , il che la
portò a ridere di cuore nonostante lo sguardo cupo del
compagno non fosse poi molto amichevole .
- Vedo che non hai ancora imparato a contare , Pepper .
Vedrò di regalarti un abaco per natale , ma se vuoi scusarmi
, la mia bambina necessita della mia
attenzione – e stava per scostare la tenda per entrare nella
stanza quando la mano di Bruce lo immobilizzò , scatenando
nello scienziato un tic nervoso all’occhio .
- Anche tu vuoi un abaco per natale ?
- No . Io …
- E allora levati di mezzo – borbottò prima di
trovarsi faccia a faccia con il dottore che ora gli bloccava la strada
con tutto il suo corpo .
- Stai cercando di dirmi che non ho il diritto di vedere la mia bambina
? – lo aggredì Tony con voce acuta , e Bruce
soppresse il ringhio a quel mia
, ma non voleva ritornare su quel discorso , perché ora , i
problemi erano ben altri .
- Sta dormendo , e Loki ha bisogno di riposo .
Le sopracciglia dello scienziato si schiantarono contro
l’attaccatura dei capelli mentre le mani cominciavano a
prudergli .
- David Copperfield è li dentro ? Con la mia bambina ?
Bruce lanciò un guaito quando Tony gli morse il braccio con
il quale aveva provato a placcarlo , ma lo scienziato riuscì
comunque a fare capolino dalla tenda insieme al dottore e Pepper che
sbirciava di sottecchi il letto sul quale Astrid era stesa .
Poi lo videro , il prigioniero intergalattico , con il petto e il
braccio avvolti dalle bende , e delle fasciature piuttosto strette
attorno al capo , seduto su un secchio che aveva visto giorni migliori
.
Eppure il dio non sembrava far caso alle condizioni precarie del luogo
, o alle ferite che lo avrebbero ucciso , se fosse stato
mortale , si limitava a fissare il viso addormentato di Astrid in
silenzio , stringendo le labbra nel vederla sussultare o emettere un
gemito di fastidio .
Poi Astrid aprì gli occhi , e sebbene fosse durato meno di
un battito di ciglia , anche se poteva essere stato frutto della
stanchezza e dall’ansia per l’attacco oramai
prossimo di un orda di alieni , Tony lo aveva visto , il sollievo .
Aveva visto le iridi del dio schiarirsi , pulirsi di quel velo che li
oscurava e li rendeva tanto minacciosi prima di tornare a barricarsi
dietro uno sguardo diffidente e aggressivo .
Bruce sentì un sussulto nel petto quando vide gli occhi
della sua bambina riempirsi di lacrime nello scorrere sul viso e sul
petto del dio , ma un sibilo contrariato del prigioniero la
zittì , bloccando i luccicori agli occhi che Astrid
inghiottì assieme al respiro .
E Tony stava per avventarsi sul dio con un ringhio quando il movimento
delicato di Loki lo bloccò , convincendolo a dargli tempo ,
giusto qualche altro minuto .
Accadde nel più completo silenzio , ma Astrid si
lasciò spostare e girare tra le braccia del dio mentre Loki
, stesosi al suo fianco , allacciava le braccia attorno al suo
busto , attirandola contro il petto prima di sibilarle di
riposare .
La tenda tornò al suo posto mentre Tony si avviava con un
sospiro stanco verso l’esterno , per pensare ad un piano che
consentisse a lui e a Bruce di proteggere Astrid .
Ma era nervoso , stizzito , geloso , e doveva sfogarsi .
- Barner ?
Bruce alzò lo sguardo dal baule con un sorriso mesto che si
spense nel vedere lo scienziato rivolgergli uno sguardo severo.
- Niente abaco per te questo Natale .
°°°
- Non riesci a dormire ?
Astrid sussultò per la sorpresa quando vide lo zio Tony
sederle a fianco , facendo scricchiolare il tronco sul quale si era
poggiata per fissare i riverberi del tramonto inghiottiti dal
buco che oramai aveva mangiato chilometri e chilometri di cielo.
- Non ho sonno .
L’uomo le cinse le spalle con un braccio , seguendo lo
sguardo della ragazza per poi sbuffare contrariato .
Perché quella volta non ci sarebbe stata nessuna bomba tanto
potente da richiudere quel buco , nessun arma in grado di proteggerli
da quello squarcio che sembrava aver inghiottito nella sua ombra tutta
l’America Meridionale .
- Ce la caveremo , ce la siamo sempre cavata . E poi noi abbiamo la
nostra arma segreta .
Ci fu un lampo di speranza negli occhi di Astrid , un baluginio di
iridi luccicanti che per un momento accecò lo scienziato , e
Tony seppe con certezza che non avrebbe potuto sopportare di perderla ,
non lei , non in quel modo .
- Abbiamo tuo padre .
Lei non smorzò il sorriso , perché credeva nella
forza di papà Bruce , in quella dello zio Tony e delle
persone che si erano offerti di aiutarla , persino Estela si era
ripromessa di combattere al loro fianco , ma Astrid sapeva
che il coraggio di tutte quelle persone non sarebbe bastato , non a
difenderli da un esercito di alieni .
Perché aveva capito che per quanto buoni di cuore , per
quanto gentili e altruisti fossero , gli esseri umani erano creature
deboli , erano fragili , e non erano in grado di affrontare una guerra
di quelle proporzioni , anche se si fossero mossi in milioni
, anche se davvero la creatura dorata li avesse
protetti , come aveva promesso .
Non ce l’avrebbero fatta , non quella volta .
- Cosa state confabulando ?
Quando Bruce si lasciò cadere al fianco della sua bambina
storse la bocca nel riconoscere lo scienziato accanto a lei , ma si
limitò a scrollare le spalle , innervosito , e guardare con
loro lo squarcio nel cielo .
Si rabbuiò per un attimo , circondando le spalle della
ragazza con un braccio , ma si ritrovò a combattere con
quello dello scienziato che lo pizzicò per farlo scostare ,
ma alla fine cedette , lasciando che anche il dottore potesse
abbracciarla .
E lì , stretta tra le persone che più amava al
mondo , alla sua famiglia , Astrid capì che non avrebbe
permesso a Loki di scappare via con lei , lasciando gli umani a lottare
da soli , come le aveva ordinato di fare poche ore prima .
Non avrebbe potuto.
Perché papà Bruce le aveva spiegato che la
famiglia andava protetta , andava amata e mai abbandonata , e
lei non l’avrebbe fatto .
Poggiò una mano sul petto , premendo con forza per sentire
il contatto ruvido della pagina che aveva nascosto contro la pelle ,
per trovare la forza e il coraggio di fare la cosa giusta , di sentirsi
al posto giusto , con le persone giuste .
Perché anche se era il Tesseract , anche se loro erano
esseri umani e Loki un dio , lei in loro aveva trovato una famiglia ,
aveva trovato l’amore , ed era felice di aver provato tutto
quello , di aver avuto la possibilità di conoscerli e vivere
libera.
- Ce la faremo – ripeterono i due uomini
all’unisono , stringendola un po’ di più
, e non si guardarono in cagnesco , non si presero a male parole , ma
restarono in silenzio , inclinando la testa per accostarla a quella di
Astrid mentre lei abbassava lo sguardo per guardare il sole morire .
- Ce la faremo – sussurrò , stringendo al petto
l’immagine di Loki e guardando dritta davanti a sé
, lì dove Semjace la fissava da sotto il cappuccio con
severità prima di scomparire e sussurrare nel vento il suo
nome .
Non Tesseract , ma Astrid , figlia di papà Bruce e dello zio
Tony , amica di Pepper e di Estela , compagna degli umani , amore di un
dio .
Astrid l'umana .
Continua…
Siamo oramai agli sgoccioli , grazie per la lettura .
Al prossimo aggiornamento , Gold Eyes
|
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Capitolo 13 *** 13 - The Last Dance ***
“Don't be scared
now,
Close your eyes,
She holds guard tonight.
Go on forward,
No remorse “
[…]
“She danced with you
last night so you will
remember
All you have shared, a
lifetime.
The angels were watching and
death will be
waiting
Until the time is right.
“
( The Last Dance –
Within Temptation )
- Rimani dietro di me
.
Annuì
impercettibilmente , accucciandosi dietro le ampie spalle dello zio
Tony quando vide delle figure in divisa avanzare tra la polvere .
Non sembravano persone
pericolose , ma non riusciva a vederne il volto a causa dei caschi neri
che indossavano , e non poteva leggere nei loro occhi le loro
intenzioni .
Perché gli
occhi sapevano parlare , glielo aveva insegnato papà Bruce ,
lo aveva capito guardando Loki .
Uno schianto sopra di
loro la fece sobbalzare , ma quella mattina c’erano stati
molti suoni uguali a quello , e aveva visto strane macchine volare
sulle loro teste , smuovendo i tetti di paglia di alcune favelas .
Erano in guerra , le
aveva sussurrato Pepper quando aveva chiesto il perché di
quelle strane cose volanti , e quella parola non le piaceva , non
ciò che avrebbe portato con sé .
Sangue , morte e
disperazione .
Tornò a
guardare in avanti quando vide un uomo in divisa
avanzare verso di lei , sfilando il casco che prese sotto braccio prima
di sorridere leggermente ed allungare una mano allo zio Tony .
Notò subito
la diversità tra loro , a partire dal colore scuro della
pelle , tanto diverso da quello di Pepper o papà Bruce ,
differente dal suo , che non aveva mai potuto comparare con nessuna
delle creature di quel pianeta .
E il sapere di non
essere l’unica ad essere diversa con i suoi colori glielo
rese subito simpatico .
- Sempre a far danni ,
vero Tony ?
- E tu sempre a farti
gli affari miei , James ?
James .
Memorizzò
quel nome , allargando gli occhi per memorizzare anche i suoi tratti ,
facendo però attenzione a non farsi vedere ,
perché papà Bruce le aveva rammentato uno dei
suoi vecchi dinieghi .
“Non attirare
l’attenzione” .
- Allora ? Dove lo
tenete nascosto ?
Qualcosa in quello che
l’uomo in divisa aveva detto non doveva essere piaciuto allo
zio Tony , perché sentì la sua schiena
irrigidirsi sotto le dita , convincendola a sbirciare la sua
espressione per capire cosa non andasse .
E si sorprese a
scoprirlo arrabbiato , con le labbra tanto strette da impallidire , e
d’istinto rafforzò la presa sulla sua camicia per
rassicurarlo , per farlo sentire meglio .
Capì subito
di aver sbagliato quando sentì gli occhi di
“James” puntarsi con insistenza su di lei , anche
se non poteva vederla , ma solo immaginare la sua presenza visto che la
schiena dello zio Tony era tanto grande da nasconderla .
- Non so di cosa tu
stia parlando – lo sentì sibilare , gonfiando il
petto come per metterla più in ombra , per nasconderla
ancora di più .
Scetticismo , lo
riconobbe sul volto dell’uomo in divisa , lo capì
, e non le fece piacere che “James” fosse scettico
con lo zio Tony .
Lui non mentiva mai ,
era sempre schietto , e non aveva motivo di mentire , non se
…
- Credi di fare il
furbo ? Pensi che non riconosca quel buco e cosa lo ha
provocato ? Mi ritieni tanto stupido ?
Lei.
Era lei quella che lui cercava , il motivo perché tutte
quelle cose erano volate sulla loro testa per tutto il giorno , erano
per lei tutti quegli uomini in divisa e quella faccia scettica .
Perché lo
zio Tony stava mentendo per lei , per proteggerla .
E lei non voleva
essere protetta , non più .
- Allora ?
Dov’è quell’aggeggio infernale ? Dove
diavolo avete nascosto il Tess…
- Astrid .
Avanzò di
un passo , accostandosi allo zio Tony con il mento alto e le spalle
ritte , le braccia abbandonate lungo i fianchi che rimanevano rigide e
contratte , per il nervosismo .
L’uomo la
guardò un attimo con sorpresa , con diffidenza , prima di
portare la mano alla cintola dei pantaloni per sfiorare la pistola che
un ringhio dello zio Tony gli fece vibrare tra le dita.
Lesse in quegli occhi
la paura per il diverso , per la sua pelle acquamarina , i suoi capelli
arcobaleno e i suoi occhi che sapeva , brillavano inquieti , ma non si
lasciò intimorire , spaventare .
- Cosa …
- Il mio nome . Astrid
è il mio nome , non Tesseract .
Ci fu silenzio , un
pesante e denso silenzio che le fece temere il peggio , e quando vide
l’uomo allungare un braccio per afferrarla il tonfo alle sue
spalle alzò uno sbuffo di calcinacci e terriccio che
accecò per un attimo “James” prima che
papà Bruce la tirasse indietro contro il suo torace verde .
- Non si tocca .
Sorrise
d’istinto , stringendo il braccio muscoloso che la sollevava
per aria , impedendole persino di toccare terra con i piedi ,
e anche se ora tutti le lanciavano occhiate inquiete , spaventate e
impaurite lei non le sentì , non le percepì
più come prima .
Perché era
tra le braccia di suo padre ,e sapeva che lì
sarebbe stata sempre al sicuro , amata , capita .
James
sembrò tornare in sé , più per paura
che per senso del dovere , rilasciando un basso sibilo con il quale
tornò a guardare lo zio Tony .
- Non voglio sapere
perché il Tesseract …
- Astrid –si
impuntò papà Bruce , gorgogliandolo con voce
bacca e roca.
- Va bene , come vi
pare . Ma ora cosa volete fare con lei ?
- Proteggerla ,
ovviamente – snocciolò spiccio lo zio Tony ,
massaggiandosi il mento con un sorriso schivo quando l’uomo
dalla pelle nera gli lanciò una lunga occhiata di rimprovero
.
- Sai che è
lei quella che vogliono . Perché dovreste proteggerla ?
- Dovremo James .
Dovremo .
L’orrore che
lesse sul viso dell’uomo in divisa la
ferì , ma qualcosa nella sua testa le diceva che la sua era
una reazione normale , “umana” , perché
i Chitauri puntavano a lei , e avrebbero sterminato la popolazione per
averla .
- Io difendo gli Stati
Uniti d’America e la sua gente , non ho il dovere di
proteggere un alieno – rantolò furioso ,
scoccandole un’occhiata di accusa , di ribrezzo che questa
volta la raggiunse , la portò a sobbalzare .
Perché in
fondo aveva ragione , lei non era di quel pianeta , lei non era
neanche un’umana , e per quanto avesse voluto
esserlo , niente lo avrebbe cambiato , nulla l’avrebbe resa
un abitante della Terra .
- Ottimo . Hai
centrato il punto , mio piccolo e ignorante amico in mimetica , ed
è per questo motivo che tu e i tuoi uomini ci aiuterete a
proteggerla – affermò compito lo zio Tony ,
rovistando con aria canzonatoria nelle tasche larghe del suo cappotto
prima di venirle vicino .
Udì un
singhiozzo incredulo dietro le spalle dell’uomo , ma lei era
troppo impegnata a seguire le mani grandi dello zio Tony che le
sistemavano con dovizia uno di quei cappellini che aveva visto durante
la sua unica passeggiata con Pepper .
Cappelli
patriottici le aveva spiegato la donna quando le aveva chiesto il
perché di quel cuore e i quei simboli , il simbolo del loro
amato paese , della loro casa .
E sentì gli
occhi pungere quando capì il tentativo dell’uomo
di darle un passato , di darle i legami che le mancavano , una casa che
non aveva lì su quel pianeta , ma che loro avevano costruito
apposta per lei .
- Credi che un
cappellino pubblicitario possa farla diventare un’americana ?
– lo aggredì James con voce cupa , intimorito
però dallo sguardo in cagnesco di papà Bruce .
- Ovvio che
no , perché lei è un’americana doc ,
cappello a parte – snocciolò annoiato ,
sistemandole la visiera con un sorriso bonario .
- E quale sarebbe
l’altro motivo ?
Lo vide sorridere ,
con orgoglio , con amore , prima di stringerle una mano tra
le proprie e tossicchiare un po’ , come se fosse imbarazzato
.
- Perché
Astrid è la figlia del dottore Bruce Barner , ed
è anche mia nipote .
Rimasero a fissarli
increduli , lei , che sorrideva emozionata tra le braccia enormi e
verdi di papà Bruce , e lo zio Tony che le stringeva una
mano con un sorriso , un quadretto che nessuno avrebbe potuto definire
“familiare” , ma loro erano la sua famiglia , la
sua prima e unica famiglia .
James schiuse le
labbra per dire qualcosa , per gridare forse , ma si limitò
a schiaffarsi il viso con rabbia prima di osservare tra le dita il suo
viso .
- Non voglio conoscere
le circostanze che vi hanno portato a questa conclusione , ma
cercherò di farmene una ragione.
Per la nostra amicizia
, si intende .
Aveva accettato , l’aveva accettata
, e l’euforia di essere stata capita , anche se con
diffidenza , la fece sorridere di cuore mentre alle orecchie le
arrivavano le urla di alcuni uomini con il casco nero .
Sgattaiolò
via ancor prima di farsene accorgere , accovacciandosi ai piedi di un
uomo che tentava di spingere fuori dal fango , assieme ai propri
compagni , uno di quei grossi scatoloni verdi che sparavano fuoco .
Lo osservò
per un attimo , dondolando lo sguardo dal “carro
armato” le ricordò la sua mente , a
quegli uomini che non sembravano essersi accorti di lei .
Poi uno di loro ,
quello più mingherlino e stanco la guardò ,
stupito , chiamando con un verso strozzato quello che doveva essere il
suo capitano , e quando lo vide schiantarsi a terra con un ringhio per
la distrazione del sottoposto gli sgattaiolò vicino ,
tendendogli una mano con espressione preoccupata .
Lesse la paura di
averla così vicina , e ritirò il braccio con un
sorriso mortificato , pigolando uno ‘scusa che sapeva ,
nessuno di loro avrebbe accettato .
Perché
ognuno reagiva in modo diverso , nel vederla , e non tutti potevano
sorriderle , potevano capire la sua diversità .
Eppure , quando
sentì le dita calde dell’uomo reggersi al suo
palmo alzò il viso con uno scatto , allargando gli occhi
quando lo vide tornare in piedi senza guardarla negli occhi ,
percependo chiaramente il tremolio delle sue mani .
E fu tanta la gioia di
quel momento che chiese loro se potesse dare una mano , se
potesse aiutarli .
Nessuno le rispose ,
ma si avvicinò con curiosità al carro armato ,
ricordando che lei aveva già spostato qualcosa di simile ,
ma di più piccolo , il carro che aveva schiacciato il padre
di Estela , e doveva essere la stessa cosa , in fondo .
Alzare e spostare ,
era semplice .
Ma quando lo
sollevò senza alcuna difficoltà , reggendolo con
una mano e camminando un po’ per depositarlo con delicatezza
un po’ più avanti capì di aver
sbagliato , ancora una volta , e di aver attirato
l’attenzione , ancora una volta .
Perché
aveva sentito i respiri strozzati alle sue spalle , e tutti gli occhi
si erano puntati su di lei , sulla mano , e sul suo viso .
Ma soprattutto ,
perché aveva sentito le urla di papà
Bruce e dello zio Tony , stridule e isteriche come le
ricordava , con quella vena severa che storpiava sempre il suo nome .
-
Astrid !
°°°
James Rhodes aveva
saputo fin dall’inizio che non ce l’avrebbero fatta
, che quella volta , neanche i Vendicatori avrebbero potuto salvarli ,
ma combattere era il dovere di ogni soldato , difendere la propria
patria era il dovere di ogni uomo . Anche se i suoi
sottoposti , feriti e cupi , erano stesi ai lati
del suo letto , chiamando a gran voce i nomi dei
propri figli , delle loro madri , delle loro mogli .
Avevano rimandato
faticosamente indietro la prima ondata di alieni , ma quando
Thor li aveva avvertiti che quelli erano solo le sentinelle inviate sul
posto per capire quanto alte fossero le loro difese , lo sconforto li
aveva avvinti , battuti , gettati nel fango , sporchi di sangue e
lacrime .
Udì un
singhiozzo alla sua destra , un lungo gemito di
dolore prima che un bagliore luminoso portasse via
con sé il pianto e l’orrore , e quando
alzò gli occhi da terra indurì lo sguardo nel
trovarsela davanti .
Il Tesseract lo
fissava in silenzio , con il vestito bianco sporco di sangue , terra e
lacrime , ma non erano sue , come non lo era il sangue , né
il dolore , e benché fosse patetico da parte sua prendersela
con quella ragazzina , sebbene sapesse quanto fosse avvilente
e ingiusto riversare la propria disperazione su quel corpo gracile e su
quel viso segnato dalla stanchezza , non potè
frenarsi .
Perché
stavano lottando anche per lei , per difenderla , anche se era un
alieno , anche se non era loro dovere , non era compito loro .
- Levati di mezzo .
James seppe di essere
stato ingiusto quando la vide sussultare a testa
bassa , di essere stato vigliacco , patetico , ma
la rabbia era tanta , e la consapevolezza che l’indomani
sarebbe potuto morire per colpa di quella ragazzina lo faceva impazzire
dal dolore .
Eppure ,
quando l’uomo sentì un palmo caldo accarezzargli
il braccio martoriato sibilò per il fastidio , provando a
scrollarsela di dosso con un gesto secco e arrabbiato .
Ma il Tesseract lo
strattonò con la stessa forza , a capo chino , lasciandosi
scivolare addosso le sue maledizioni , i suoi ringhi , il suo dolore .
- Non ho bisogno del
tuo aiuto – rantolò , stizzito , facendo forza per
allontanare quelle piccole mani azzurre che cominciavano a macchiarsi
del suo sangue , ma lei non allentò la presa , si
limitò ad abbassare la testa ancora di più .
- Tutti hanno bisogno
di aiuto – replicò lei , con voce bassa e sottile
, lasciando che il bagliore delle proprie mani , che
l’energia del suo corpo ricostruisse le cellule che
componevano il braccio , affinchè James guarisse , e la perdonasse .
- Non del tuo .
Astrid potè
sentire lo strappo nel petto , la desolante sensazione di
qualcosa che si rompe e cade , ancora e ancora ,
frantumandosi nel petto , ma non pianse , non se lo poteva permettere ,
non quando tutti quegli uomini per lei senza nome chiamavano
la loro famiglia .
Quando James si
curvò in avanti assottigliò le palpebre ,
accostando le labbra all’orecchio di Astrid per soffiarvi
contro il suo odio , il suo dolore e la sua rabbia per un destino che
non voleva accettare , non a quel prezzo .
- Sai che è
colpa tua , lo sai bene . E non credere che i tuoi patetici tentativi
di curarmi possano farmi cambiare idea .
Ancor prima di
abbandonarsi alle lacrime , ancor prima di potersi concedere un gemito
di dolore , Astrid vide le proprie mani sporcarsi di sangue , del
fiotto che l’uomo in divisa si era lasciato sfuggire quando
qualcosa lo aveva colpito duramente alla nuca .
E quando si
sentì sollevare , Astrid riconobbe il bastone con il quale
Loki aveva fatto accasciare James per il dolore prima di vedere i letti
dell’infermeria allontanarsi e sentire l’aria
gelida della sera sferzarle il vento .
Soffocò un
sussulto quando Loki la fece sedere rudemente su una gomma ,
accovacciandosi davanti a lei con occhi feroci.
- Non ti avevo detto
di stare lontana da lì ? Perché continui a
disubbidirmi ?
Non
alzò lo sguardo per paura di lasciarsi sfuggire
ciò che pensava , ciò che credeva fosse giusto
fare , per non tradirsi e intristirlo , farlo soffrire .
Poi vide le braccia di
Loki ricoperte di altre garze , di altri bendaggi , e la disperazione
le portò via un singhiozzo assieme ad un battito di ciglia
umide .
Lo udì
sospirare pesantemente prima di abbracciarla , in silenzio , con forza
, come se le mani che le stringevano il busto cercassero la forza , la
tenacia , per capire per cosa combattere , per cosa morire .
- Non devi
più preoccuparti . Domani sarà tutto finito
– le sussurrò in un orecchio , sincero ,
e Astrid ebbe paura di essersi scoperta , di essersi tradita in qualche
modo . Ma quando Loki tornò a parlarle , capì che
non aveva capito ,e tanto le bastava , se lo sarebbe fatto bastare .
- Saremo
già lontani quando i Chitauri sferreranno
l’attacco .
Sorrise senza essere
vista , abbracciandolo e annusando il suo odore per ricordarlo , quando
l’odore di carne bruciata l’avrebbe avvolta ,
soffocata , fatta piangere .
- Non devi dirlo a
nessuno . Hai capito ?
Annuì in
silenzio prima di tornare ritta e guardarlo negli occhi con dolcezza ,
memorizzando ogni vena , pagliuzza di quello sguardo che
l’aveva fatta sentire amata .
E lo baciò
, con delicatezza , stringendo tra i palmi quel viso che era stato
ferito tante volte , sempre per colpa sua .
Lo sentì
irrigidirsi contro le sue labbra , ed ebbe paura di essersi lasciata
trasportare troppo , ma la ricambiò in silenzio ,
accarezzandole i capelli con il sentore che c’era qualcosa di
sbagliato in quel bacio così dolce e delicato .
Quando si separarono
Astrid sorrise di cuore , felice , chiedendogli se potesse andare a
giocare , e quando capì che Loki stava cercando qualcosa in
fondo ai suoi occhi , nella piega sicura delle sue labbra ,
pregò di essere forte , di riuscire ad ingannarlo ,
lui e il suo cuore .
- Va bene .
- Posso usare il tuo
bastone ?
Loki la
tornò a fissare con un lampo di sospetto in fondo agli occhi
chiari , ma Astrid continuava a sorridere , gentile e ingenua come
sempre , e il dio le concedette anche quel piccolo desiderio prima di
vederla correre verso la tenda dei bambini .
Quando Astrid
tirò Nadir ed Estela per un braccio seppe con certezza che
tutto sarebbe andata bene , che ce l’avrebbero fatta davvero
, anche quella volta .
La radura era oramai
spoglia , morente , ma era abbastanza isolata per concederle
l’intimità che cercava .
- Nadir , vai a fare
la guardia . E avvisami se qualcuno si avvicina .
Il bambino si
portò una mano alla fronte con un gesto secco , come aveva
visto fare agli uomini in mimetica , e corse verso il
limitare della radura come la sua amica gli aveva ordinato di fare .
Ma Estela non si
sentiva a suo agio lì , non con la sua
“scoperta” che si rigirava tra le mani quel bastone
strano .
- Sai mantenere un
segreto ?
La bambina
annuì con convinzione , ricambiando il sorriso di
Astrid che aveva scavato una piccola buca nel terreno prima di portarsi
una mano al petto , all’altezza del cuore .
Il riverbero del
fulmine nascose il bagliore della foresta , camuffando lo scoppio al
suo interno con il fragore di un tuono , e mentre Estela
tratteneva il fiato per la sorpresa, Astrid si convinse a deporre la
sfera di energia che aveva estratto dal suo cuore dentro il bastone di
Loki .
Questo
sfrigolò un attimo prima di assorbirla , poi la ragazza lo
coprì sbrigativa , facendo attenzione a non far intravedere
nulla prima di prendere tra le proprie mani sporche quelle di Estela .
- Quando
sarà tutto finito , voglio che tu lo dia al mio amico con il
mantello verde . Hai capito ?
C’era
qualcosa di sbagliato nella promessa che le stava strappando , questo
Estela lo capì inconsciamente , ma gli occhi della sua amica
erano lucidi di pianto , e lei non voleva vederla piangere .
Annuì
ancora , come una bambola , e quando Astrid capì che sarebbe
andato tutto bene la trasse a sé per un braccio ,
stringendosela contro per nascondere il luccicore degli occhi .
Perché
aveva fatto del suo meglio per nascondere la sua paura, il
suo dolore , ma era arrivato il momento di fare ciò per il
quale era stata mandata su quel pianeta .
Proteggere la sua
famiglia e saperli felici , finalmente , senza pericoli e
preoccupazioni dietro l’angolo .
E quello le sarebbe
bastato , le sarebbe bastato per sempre .
- Ce la faremo
– sussurrò con voce rotta , affondando la bocca
nei capelli di Estela che guardava la radura con occhi grandi e lucidi
di lacrime .
Perché
qualcosa , in fondo allo stomaco , le diceva che la sua amica non
sembrava contarsi in quel “faremo”
, che per lei , le cose , non
sarebbero finite bene .
°°°
Il braccio di Raul rischiò di toglierle il respiro per
quanto la strinse , ma quando l’intonaco del soffitto venne
giù assieme alle urla e agli strepiti che giungevano
dall’esterno non potè che accettare il
caldo rifugio che l’uomo le aveva creato in quel groviglio di
arti e tremiti .
Un'altra scossa .
Un altro crollo .
Il pianto di Nadir al suo fianco .
Il singhiozzo trattenuto delle donne delle favelas .
I ringhi sommessi dei soldati che , incapaci di combattere , sfogavano
la propria frustrazione .
Era desolante vederli stringersi l’uno all’altro in
cerca di riparo , di protezione , in quella piccola casupola che a
stento li conteneva tutti , e la sensazione di
soffocamento le si acuì nel petto .
Poi lo sentì , il fruscio che aspettava , e quando
alzò lo sguardo incrociò gli occhi
vitrei della vecchia Baba prima di sollevare gli occhi un po’
più in alto , sulla figura rigida di Semjace che
nessuno oltre lei riusciva a vedere .
- È ora .
Non c’era nulla di dolce nella sentenza di sua madre , nulla
che potesse darle conforto , ma era stata lei a chiederglielo , di non
mostrarsi comprensiva , di non essere amorevole , non quando aveva
bisogno di un brusco risveglio , non quando necessitava di essere
spintonata per trovare il coraggio di combattere , di lottare .
Quando si alzò in piedi sentì la mano di Raul
provare a tirarla indietro , ma gli sorrise con riconoscenza ,
attirando l’attenzione di tutti gli umani quando si
posizionò in mezzo alla stanza , osservandoli con occhi
gentili.
Li guardò uno per uno , memorizzandone i volti , i nomi ,
gli odori , e quei colori che l’avevano fatta sentire diversa
ma che lei aveva imparato ad amare .
I capelli le caddero in avanti quando si inchinò , piegando
la schiena rigida , guardando i propri piedi e il pavimento polveroso
, per memorizzare anche quello , e ringraziarli , con
dignità , di quello che le avevano insegnato .
- Grazie .
- No .
Il pigolio di Estela le era giunto storpiato all’orecchio ,
incrinato più dei suoi occhi , più delle urla che
sentiva fuori e nella sua testa , e quando la guardò sorrise
con dolcezza , sentendo la gola gonfiarsi dalla commozione .
La guardò più di tutti , la sua prima amica umana
, la sua maestra delle cose divertenti , e si inchinò
maggiormente , piegando la testa per ringraziarla di averla trovata ,
di averla ascoltata, di averle sorriso .
Sentì il capello scivolarle via quando la bambina le
afferrò la visiera , ma riuscì a bloccarne la
caduta per non avere il capo scoperto , per non sentire il peso delle
sue scelte che l’avrebbero schiacciata , senza qualcosa sotto
la quale nascondersi .
- Andrà tutto bene .
- No .
Estela non la lasciò , le impedì di allontanarsi
, di tornare in piedi , districandosi dalle braccia del padre per
tenerla stretta a sé , vicino , affinchè non
volasse via con la promessa di non tornare più .
Perché la bambina aveva capito ciò che aveva
tentato di nascondere a papà Bruce , allo zio Tony , a
Pepper , persino a Loki , e ci era riuscita , li aveva
ingannati tutti , tutti tranne lei .
Provò ad allentare la presa delle sue piccole dita attorno
al cappello , ma si ritrovò con le mani di Estela nei
capelli , con alcune ciocche inanellate tra gli indici per impedirle di
scappare , di morire da sola .
- Estela …
- No – piagnucolò tremante , stringendola per le
gambe , e pregandola , tra le lacrime , di non andare , di non
lasciarla sola . Ma ci sarebbero stati Nadir , Raul e gli uomini del
suo villaggio ad abbracciarla , una volta che la guerra fosse finita ,
sarebbero stati tutti bene , e nessuno sarebbe rimasto solo , nessuno
di quelli che amava .
Un ruggito cadde sulle loro teste assieme alla polvere del tetto , e
quando a questo si unirono versi storpiati delle bestie che
lei aveva visto nella sua testa , ci fu solo il tempo di chiedere scusa
, ancora una volta .
- Mi dispiace .
Quando la porta si schiantò al contatto con il suo corpo
l’urlo di Estela la raggiunse fin all’esterno , ma
ora i suoi occhi non abbracciavano più gli umani che
l’avevano accolta come una di loro , ma vedevano scintillii
sinistri , serpenti di ferro e mostri dai denti a sciabola che
inneggiavano al massacro della popolazione .
Era troppo lontana dal campo di combattimento , ma utilizzò
quella breve distanza per riportare alla mente le parole di sua madre ,
i suoi consigli su come utilizzare il suo potere per difenderli tutti ,
per essere la loro arma segreta .
Poi la sentì , l’energia che vibrava
nell’aria , nei corpi dei soldati che sparavano e difendevano
il loro pianeta pregno di vita , di calore , di quel campo
magnetico che strinse tra le dita come una rete prima di puntare lo
sguardo al cielo e correre verso il buco .
Macinò terra e pietre , alzando vortici di sabbia
che sospingevano i Chitauri lontano dagli umani , in
quell’immenso reticolo impalpabile che stringeva
tra le mani e che con lo sguardo ingigantiva , tanto da aprirsi in un
enorme coperta che li sospingeva via .
Un proiettile le forò il ventre , ma non rallentò
, continuò a correre , a divorare terra , a catturare
Chitauri e a sentire , dentro di sé , il calore aumentare ,
chiedere di essere liberato.
Perse il cappello quando un fascio d’energia la
ferì alla testa , ma agli occhi umani era diventata solo una
scheggia impazzita che disegnava una linea retta luminosa , nulla di
più , nulla di meno .
Eppure Tony Stark sgranò gli occhi , raggelato , nel
percepire qualcosa di familiare toccargli il fianco per un secondo , il
tempo di un tocco fuggevole che lo portò a distogliere
l’attenzione dal Chitauro che , senza un perché ,
gli volò via dalle mani , come se
qualcuno lo stesse strattonando all’indietro .
Poi la vide , la piccola bambina che avrebbe dovuto essere al
rifugio , con Astrid , e che invece correva tra i
soldati , cadendo e rialzandosi con le lacrime agli occhi mentre con la
sua vocetta urlava a qualcuno di fermarsi , di tornare indietro .
E l’uomo sapeva chi la bambina stesse implorando ,
perché riconobbe il profumo dolciastro che la circondava e
che aveva imparato a seguire , per trovarla . E perché ,
semplicemente , il cappello chiazzato di sangue che un
soldato calpestò nell’avanzare glielo aveva dato
lui per rassicurarla , per farla sentire al sicuro .
Ma Astrid non lo era , non in quel campo di battaglia , non con i
Chitauri che piovevano dal cielo a catinelle .
Schiuse le labbra per urlare , per gridare la sua
disperazione , ma non trovò la voce , non
trovò la forza , e fissò davanti a sé
, impotente e affranto , verso la donna bionda ,
esangue e ferita , che arrancava nella polvere .
E poi lo udirono , il
grido .
Forte , così acuto da risucchiare ogni altro suono ,
affaticato e disperato come se la morte la stesse arpionando per le
gambe e la trascinasse via , incurante delle unghie spezzate con le
quali affondava nella terra per ribellarsi .
Ma non erano le unghie a essersi sbriciolate nel tentativo di fermare
la corsa , erano le sue braccia , scorticate dal campo
magnetico che ora , come una bolla d’aria
trasparente tappava il buco nero nel quale i Chitauri
urlavano la propria frustrazione .
Astrid cadde in ginocchio , affaticata , sputando sangue e
respirando sabbia e polvere tra le narici che le bruciavano per il
fetore di carne bruciata , e quando si fissò gli avambracci
capì che era lei ad emettere quell’odore
ributtante .
Non provava dolore però , non sentiva
più nulla oltre al fischio nelle orecchie che la
rendeva sorda al silenzio improvviso del campo di battaglia .
Alzò il viso con un gesto stanco del capo ,
perché la testa le girava e muoverla troppo le avrebbe
arrecato solo fastidio , inghiottì la visione di
quelle creature che si dimenavano , rimbalzando sulla rete che li
spediva indietro con il doppio della forza che usavano per uscirne e
sorrise , felice della riuscita del suo piano .
- Alzati .
Percepì la presenza di sua madre accanto , e potè
sentire il dolore dei suoi artigli che si sforzavano di non aiutarla ,
di non accarezzarla e assicurarle che tutto sarebbe andato bene , ma
lei ora doveva pensare solo a richiudere quel buco , una volta per
sempre .
Inginocchiarsi le costò più fatica di quanto
avesse pensato , e le si mozzò il fiato nel sentire lo
stomaco accartocciarsi come se qualcuno ci stesse rovistando dentro in
cerca di aria , e di
pelle da bruciare .
Il dolore divenne insopportabile però , tanto straziante da
farle bruciare gli occhi un attimo prima che le sue mani si
aggrappassero al pezzo di carta che nascondeva sotto il vestito , il
foglio consunto e bruciacchiato ai lati che le diede il sollievo che
necessitava .
Quando lo tirò fuori sorrise , un sorriso che le raggiunse
gli occhi , e riuscì ad alzarsi , facendo forza con il
braccio che emise uno scricchiolio sinistro per il peso del suo corpo .
- NO !
Aveva programmato di sentirsi chiamare , una volta che
l’avessero vista , che le avrebbero urlato di non andare , di
non fare cose stupide , ma quando lanciò uno sguardo da
sopra la spalla , si accorse con orrore che l’ombra
che era rimbalzata contro il campo di forza eretto da sua madre era
troppo piccola per essere quella di Loki o di papà Bruce .
E quando Estela tornò in piedi sputando polvere
, il divieto di non piangere che si stava auto imponendo
scivolò via assieme al sorriso , e alla promessa di essere
forte , e di non mostrare il proprio dolore .
- No ! No ! No ! – piagnucolò la bambina ,
battendo i pugnetti a terra per raggiungerla e farsi abbracciare ,
perché la sua scoperta perdeva sangue , tanto sangue , ed
era sola , in quello spiazzo deserto , alla mercè di quelle
creature che fissavano lei , soltanto
lei .
- Torna indietro Estela .
- No !
- Ti prego
– la supplicò , con voce rotta , impallidendo
quando riconobbe il paio di stivali che avevano accostato la bambina ,
e quando Loki la guardò , sentì il suo
cuore fare un altro schianto e rotolare fino stomaco nel quale
l’incendio lo fagocitò .
Perché Loki non la
guardava più , ma la fissava , semplicemente ,
come l’aveva guardata la creatura dorata la prima volta ,
quando era fuggita dalla prigione , come l’avevano guardata
tutti , quando avevano capito cosa lei fosse in realtà .
- Mi hai tradito .
Astrid abbassò lo sguardo con un tremore , stringendo al
petto il foglio per sopperire all’ennesimo strappo che
sentiva dentro e che la faceva a pezzi , frammento dopo frammento .
- Mi hai ingannato – sibilò ancora Loki
, rantolando il proprio dolore , prendendo aria
perché respirare gli veniva difficile con i frammenti della
sua voce che gli pungolavano la carotide .
- Hai mentito , a me
! – esplose , rabbioso , sentendo nella testa tutte
le bugie di suo padre , l’amore che gli professava ogni
giorno e che da bambino stringeva al petto per paura che fuggisse , e
che smettesse di scaldare il freddo che sentiva in fondo
all’anima .
* - Sono maledetto ?
- No .
- Che cosa
sono ?
- Mio figlio .
Bugie . Non c’era stata l’ombra di
verità nella sua vita , fin da quando era nato .
- Mi hai sempre mentito ! Fin dal primo istante , ti sei avvicinata a
me solo perché ti faceva comodo ! Perché non
sapevi a chi altri chiedere aiuto .
- Non è vero – strillò Astrid ,
inquieta , negando con il capo , ma Loki non la degnò di uno
sguardo , di pietà , perché si sentiva ferito ,
ancora una volta , dalla persona che più amava al mondo .
*- Avresti
potuto dirmi cos'ero fin dal principio, perché non l'hai
fatto!?
- Tu sei mio figlio, ho
cercato di proteggerti dalla verità.
- Perché!?
Perché i-io sono il mostro da cui i genitori mettono in
guardia i propri figli la notte!?
Loki serrò gli occhi per non piangere , per non vederla ,
lei e quell’espressione ferita che gli stava strappando il
cuore dal petto , e sapeva che erano le sue ad essere solo
bugie , un inganno per camuffare il proprio dolore , per esorcizzarlo e
non sentire più male , a costo di farlo a lei , di farne ad
entrambi .
- Non sei diversa da tutti quelli che ho incontrato sul mio cammino
– sibilò , feroce , divorandola con lo sguardo di
pietra , duro e freddo come lo era la sua pelle , e il sangue dei
Giganti di Ghiaccio .
- Non è vero , io sono diversa –
soffiò lei , dolente , sentendo le gambe cedere
sotto il peso del proprio essere ,
dell’impossibilità di realizzare il suo unico
desiderio .
Non far del male a Loki .
- E quale sarebbe , la tua differenza ?
Astrid tacque per un istante , con le labbra schiuse per
l’incapacità di confessare ciò che
sentiva , che aveva sempre provato ma che per paura , per vigliaccheria
non aveva mai avuto il coraggio di dirgli .
Perché , anche se era la fonte di energia più
potente dell’universo, aveva un cuore fragile , capace di
andare in pezzi , proprio come quello di un essere umano .
- Il fatto che io ti ami .
Quando Loki lo sentì , il suo primo istinto fu quello di
fuggire , di nascondersi per paura di aver sentito male , di essersi
immaginato tutto , e distolse lo sguardo quando lei provò ad
incrociare i suoi occhi , spaventato da quella confessione ,
da ciò che aveva sempre ricercato nel prossimo ma che
nessuno , mai , aveva avuto il coraggio di concedergli .
E l’incredulità non gli permise di accettarla , di
credere davvero
,che ci fosse qualcuno a quel mondo che potesse amarlo per
com’era , e non potè vedere , con il viso voltato
, gli occhi di Astrid spegnersi , lentamente , come una candela uccisa
dal vento freddo dell’inverno .
I Chitauri lanciarono un urlo quando videro il Tesseract tornare in
piedi lentamente , battendo la barriera con i pugni che fecero fremere
il cielo e i cuori degli umani che dabbasso li fissavano con paura .
E li guardò anche lei , alzando il viso e sentendo il dolore
congelarle il cuore , soffiare via l’ultimo pezzo ancora
integro di se stessa .
Quando Tony Stark sentì lo sguardo di Astrid su di
sé non potè che supplicarla , con il cuore in
mano , di tornare indietro con loro , ma la luce
che si faceva spazio negli occhi della sua bambina aveva cancellato
ogni emozione , ogni scintilla di vita , in un sguardo che si perse nel
vuoto .
Sul viso straziato e triste di Hulk .
Sull’espressione disperata di Pepper .
E sulla figura rannicchiata di Estela prima di guardare , un ultima
volta , il dio che non l’aveva creduta .
- Mi dispiace
.
Era stato un addio stanco , quello di Astrid , l’ennesima 'scusa
per un destino che non aveva potuto scegliere e che pativa , ancora una
volta , a capo chino .
Il foglio crepitò tra le sua mani quando le fiamme
cominciarono a lambirle gli abiti , la pelle ,
scrostando l’involucro che l’aveva sì
resa diversa , ma che le aveva permesso di essere abbracciata , di
essere toccata , almeno una volta .
E fu nel vederla librarsi ad un centimetro da terra , con gli occhi
chiusi e il viso divorato dalle fiamme che Loki capì che con
quel “mi
dispiace” Astrid si scusava per
l’abbandono di suo padre , per le bugie di Odino , per
l’orrore dell’uomo , per la paura degli dei , per
la tristezza di un bambino che ora , attraverso gli occhi
divenuti adulti vedevano il loro cuore bruciare assieme
all’immagine di se stesso stretto al petto del suo amore .
Un sospiro di sollievo , e Astrid fendette il cielo come il corpo
asimmetrico di un fulmine , bucando la bolla d’energia e
uccidendo ogni forma di vita che , risalendo , incontrò sul
suo cammino .
La luce azzurra che la cingeva si tinse di rosa quando la forza di
gravità provò a sospingerla in basso , ma quando
finalmente riuscì a entrare
nell’infinità dello squarcio di universo sul quale
aveva aperto il passaggio riprese fiato .
E quando aprì gli occhi provò orrore , paura ,
nel sapersi osservata , nell’accorgersi
che c’erano troppi occhi che la fissavano , troppe braccia
che scuotevano le armi , e un ombra sopra la sua testa troppo grande da
poter essere contenuta persino sul pianeta Terra .
Ma fu un attimo il suo , il momentaneo smarrimento dettato
dall’ignoto , da ciò che non conosceva , che non
capiva , come era successo quando era nata , ed ora che moriva ,
tornava a sentire la “paura”
, quella vera , quella che annienta l’animo e
sterilizza il cuore , rendendolo incapace di provare altro , di battere
, per altro .
L’odio che provò quel giorno non lo
potè comparare con nulla , perché lei non aveva
mai odiato , ed imparato a farlo , e come ogni emozione nuova che
imparava , l’avrebbe portata al limite ,
all’estremo .
Quando le fiamme cominciarono a pulsare dentro e attorno a lei ,
sentì una stretta sicura sulla schiena , e capì
che un abbraccio lo avrebbe avuto , prima di implodere .
La stretta che la convinse ad espandersi , come quando era nata tra gli
artigli di Yehouda , a tendersi e ritrarsi come un elastico , e
tendersi ancora , fino a giungere al punto di rottura , brillando ad
intermittenza , come una vecchia lampadina rotta , prima di rompersi e
sfogare con un sorriso l’immensità del
suo essere , per l’ultima volta .
Il boato che si udì dopo l’implosione
portò via con sé le urla e i pianti di chi da
terra vedeva il cielo contrarsi e tendersi fino a vorticare attorno a
quel puntino di luce che esplose nell’universo come una
Supernova , prima di sputare l’azzurro e rimetterlo
al suo posto , come se nulla fosse accaduto .
Come se lei non fosse
mai esistita .
E caddero le braccia , lungo i fianchi , quando non la videro tornare ,
quando la staticità di quell’immagine li convinse
che no , lei non sarebbe tornata , non quella volta , non
più .
- Dobbiamo andare .
Semjace soppresse un sibilo quando Yehouda la invitò con lo
sguardo ad abbandonare quel pianeta , ma c’era qualcosa che
bloccava la Creatrice , una sensazione di smarrimento per la figura
fluorescente che continuava a guardare quelle creature che sentiva
urlare alle spalle .
E si voltò anche lei , seguendo lo sguardo vuoto di sua
figlia , sopprimendo un innaturale sussulto nel petto quando vide il
dolore , lo sgomento , e la disperazione in ognuno di loro .
Più disperazione di quanto ne avesse vista in altre creature
, su altri pianeti , per altri dolori .
Poi la sentì nella sua testa , la voce flebile di sua figlia
, della loro creatura , che le chiedeva di poterli salutare ,
solo una volta , e quando la guardò non potè che
scuotere il capo , negandole il suo ultimo desiderio.
- Non si può .
Astrid sorrise mesta , con il fiato che a poco a poco si faceva
più flebile , più stanco , e capì che
non avrebbe potuto salutare più nessuno , che non avrebbe
potuto dire addio al suo papà .
E la disperazione la assalì inaspettata , senza che potesse
impedirlo , e quando provò a smozzicare il nome di
papà Bruce sentì la gola bruciare e gli occhi
farsi troppo pesanti per garantirle di vederlo ancora .
- È tutto inutile . Ti ho già detto che
solo le bestie e gli animali percepiscono la nostra presenza
– la rimbrottò Yehouda , ma quando la ragazza
sollevò il viso stanco si accorse che suo padre la stava
guardando , con gli occhi sgranati e un po’ lucidi , come se
l’avesse sentita per davvero .
Perché Hulk non era umano , e poteva percepire le radiazioni
che emanava sua figlia e le voci delle creature con gli artigli che il
dottore intravide per un attimo sopra Astrid .
- Non farà male – la rassicurò Semjace
, ponendole una mano sugli occhi per
“resettarla” e cancellare ogni ricordo di una vita
che non avrebbe dovuto vivere , ma che era grata di aver avuto .
Una lacrima le sfuggì quando le sembrò di udirlo
gridare il suo nome prima che il buio l’avvolgesse e i suoi
occhi si spegnessero , lentamente , come uno schermo colorato al quale
avevano staccato la spina .
Quando Hulk cominciò a correre Tony Stark alzò il
viso da terra , con indolenza , seguendo la fuga disperata
dell’energumeno che puntava su delle figure sfocate ,
impalpabili , che ad ogni suo ruggito divenivano più chiare
, più concrete , e quando anche lui riconobbe i capelli
d’arcobaleno di Astrid sentì la speranza
rianimarlo , lui e il suo cuore .
- È viva ! È viva ! –
strepitò lo scienziato , tirando Pepper per un braccio e
cominciando a correre con le lacrime agli occhi , sorpassando Loki e la
bambina che alzarono il viso da terra per capire cosa li avesse
attirati .
E quando il dio capì , comprese da chi stessero correndo ,
chi stessero chiamando non ragionò , ma
cominciò a muoversi , a passi smozzicati , appena abbozzati
, prima di fare forza sulle gambe e slanciarsi in avanti con
l’animo un po’ più leggero al pensiero
che forse , lei era ancora viva e sarebbe tornata .
- Stupidi umani !
Bastò uno schiocco di dita di Yehouda , e Hulk si
schiantò al suolo con un tonfo , rialzandosi con un ringhio
e con gli occhi incollati alla creatura che gli dava le spalle e che
era china su Astrid .
- Ridatemela .
- Lei non è tua – lo rimbeccò il
Creatore , stizzito , sorridendo biecamente quando vide Semjace alzarsi
e fare attenzione a non far cadere la loro creatura dalle braccia
– ma se ci tieni tanto , misero umano , te la farò
vedere . Semjace !
La Creatrice sospirò , trattenuta dal pensiero che mostrarla
a quegli umani non avrebbe giovato ai loro poveri cuori mortali , ma
quella era la realtà , e prima l’avrebbero
accettata , prima sarebbero potuti andare avanti .
Fece attenzione a non perdere la presa sul busto , ma si
lasciò sfuggire la testa che si
rovesciò all’indietro quando , per paura di
ferirla con un artiglio , aveva allentato la presa .
E quando Hulk vide gli occhi di sua figlia fissi nel vuoto , vitrei e
senza vita , non riuscì ad alzarsi da terra , ma
si lasciò cadere , nuovamente , mentre i muscoli tremavano e
il suo corpo cominciava a rimpicciolirsi e a sussultare per
un dolore che neanche Hulk avrebbe potuto contenere .
Pepper fu la prima ad accorgersene , e nel vedere il compagno
spingerla in avanti fece forza per fermare entrambi , tirandoselo
contro e tenendolo stretto per impedirgli di vedere e di crollare ,
ancora una volta .
Ma Tony Stark non era un uomo stupido , e capì che
quell’abbraccio teso gli nascondeva qualcosa , lo
proteggeva da qualcosa che forse non avrebbe mai voluto vedere , ma non
era mai stato codardo e vigliacco , non davanti alla morte dei suoi
genitori , non davanti al dolore della loro perdita .
Eppure quella volta non ce la fece , a rimanere in piedi , a
stringere i denti e ripetersi che ce l’avrebbe fatta , che
sarebbe stato forte e si sarebbe rialzato , perché quella
volta non l’avrebbe trovata , tutta quella forza ,
non per alzarsi , non per distogliere lo sguardo da quel viso
che Semjace raccolse tra gli artigli per posarselo contro il petto
.
- Eccola , la vostra preziosa Astrid , finalmente resettata –
gorgogliò Yehouda , deliziato dagli sguardi spenti di quegli
umani , dal dolore che percepiva a fior di pelle e che lo inorgogliva
del suo operato , notando quanto il potere del Tesseract
potesse influenzare e distruggere persino l’anima , oltre che
la materia .
Semjace trovò fastidioso il comportamento del Creatore , e
non gli badò , limitandosi a sorreggere il braccio
del Tesseract che ciondolava nel vuoto , privo di vita , ma qualcuno lo
aveva sorretto prima di lei , e lo stringeva con una dolcezza che , a
causa dei suoi artigli , non avrebbe mai potuto esprimere .
Lo riconobbe dallo sguardo duro e incolore , eppure notò
qualcosa di diverso nella divinità , nel figlio di
Laufey , una tristezza che non credeva l’erede dei
Giganti di Ghiaccio avrebbe potuto provare .
Non per qualcuno , non per la loro creatura .
Eppure Semjace non seppe descriverlo in altro modo , e provò
quasi pena per quello sguardo smarrito , inquieto e come sul punto di
infrangersi , ma quello che stringeva era il braccio di una creatura
priva di vita , e non poteva fare nulla per lui o per il suo
cuore spezzato .
- Non tornerà .
Loki la udì appena , percepì il sussurro della
creatura come l’eco di un sospiro che soffiò via
dalla testa che gli doleva , ritornando a pensare che la mano che
stringeva era troppo fredda , e che avrebbe dovuta scaldarla , se
voleva che muovesse le dita .
Ma se la vide strappare dalle mani quando provò a strofinare
quel palmo piccolo contro i propri , e quando alzò lo
sguardo spento non riuscì a metterla a fuoco ,
perché tutto era diventato tremolante , opaco , confuso ,
come se qualcosa gli appannasse la vista , come se stesse piangendo .
- Non tornerà – ripetè , dura , facendo
un passo indietro con la speranza che non la seguisse , ma il dio la
imitò , inconsciamente , allungando le mani sul corpo che
nascose contro il petto con un ringhio .
- Lei non vi appartiene più . È tempo che riposi
e dimentichi la lordura della vostra specie , umana e divina . Siete
liberi , il portale non potrà condurre da voi i Chitauri .
- Ridatemela .
Yehouda soffocò un ringhio quando lo riudì ancora
, con una voce più umana , storpiata al pianto , ma non li
impietosì , non lui , non un misero essere umano .
- Ti ho già detto , stupido insetto ,
che lei non è tua .
Bruce gattonò , sporcando il petto e il viso di polvere , di
terra , gli occhi lucidi di pianto .
- Vi prego , ridatemi la mia bambina – li supplicò
, straziato , ricevendo l’ennesimo rifiuto ,
l’ennesimo ringhio .
E Semjace capì che non l’avrebbero ascoltata ,
capita , e decise che era tempo di partire , di tornare a casa .
- Non è vostra , non lo è mai stata.
Né degli umani , né degli dei . Lei appartiene
all’universo , appartiene a noi .
È ora che ritorni a casa e che voi dimentichiate
quanto successo . Non è affar vostro , non lo
sarà più.
Svanirono in un soffio , senza un suono , ma in silenzio , davanti agli
occhi increduli di Bruce e quelli appannati di Loki , crollato a terra
senza forze , senza voce , mentre la vecchia Baba e gli uomini delle
favelas si arrischiavano ad uscire per vedere il cielo limpido ,
finalmente .
Ma la vecchia strega non potè che abbassare il capo e
stringere le labbra rugose quando udì le urla
vittoriose dei soldati , perché la guerra era
finita , e gli umani erano sopravvissuti ancora una volta , salvati dal
Tesseract , ancora una volta .
Eppure erano pochi quelli che sorridevano e guardavano il cielo con
l’animo leggero , perché tutti guardavano a terra
, in silenzio , stretti nel proprio muto dolore .
Perché la guerra era finita , ma nessuno aveva vinto .
Avevano perso , avevano perso tutti quanti .
Continua…
*Le parole con
asterisco non mi appartengono , ma sono tratte dal film "Thor", in
quanto è un ricordo di Loki .
Bè , devo
ammettere che mi è sfuggita qualche lacrimuccia nel
descrivere queste scene, e spero che il dolore e la disperazione che
volevo trasparissero dalle parole vi abbiano raggiunto .
Forse è il capitolo più triste che io abbia
scritto in questa storia , e di momenti tristi ce ne sono
stati parecchi .
Ringrazio tutti per la lettura .
- Zamieluna :
Non riesco a non sorridere dalla contentenzza per i tuoi commenti
originali , e ti ringrazio ancora per i complimenti , sono contenta che
la storia continui a piacerti e che apprezzi il mio modo di scrivere ,
grazie di cuore .
Al prossimo aggiornamento .
Gold Eyes
|
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Capitolo 14 *** 14 - A Demon's Fate ***
capitolo 14
“Leave it behind
Hearing your silence
It screams our goodbye
Cannot believe it's an eye for
an eye
Love is gone to waste
“
[…]
“From the ashes of
hate
It's a cruel demon's fate
On the wings of darkness
He's returned to stay
There will be no escape
Cause he's fallen far from
grace”
( A demon’s Fate
– Within Temptation )
- Non si è
ancora mosso da lì – li informò lady
Sif nel rientrare nella tenda, abbandonando il lembo di tessuto blu che
apriva uno squarcio sulla figura immobile e silente accasciata sotto la
pioggia scrosciante .
Thor si
lasciò sfuggire un sospiro pesante a quella vista,
capendo che avrebbe dovuto usare la forza per riportarlo su
Asgard e farlo presenziare alla riunione indetta da Odino per
decidere il suo futuro, non prima però di essersi
assicurato che Misgard fosse al sicuro, finalmente .
Eppure, quando
scostò lo sguardo dal fratello per informarli della loro
partenza si sentì assalire dalla confusione
nell’incrociare gli occhi di una bambina minuscola,
accovacciata ai piedi del dottore che una vecchia anziana curava in
silenzio.
Le sorrise, gentile,
ma Estela non lo ricambiò , stringendo gli occhi arrossati
con rabbia .
- È colpa
vostra .
- Cosa hai detto ?
La bambina non si
lasciò intimidire quando l’ombra
dell’uomo biondo la sovrastò , non ebbe paura,
perché anche se era piccola e non capiva alcune cose, sapeva
con certezza che era colpa loro se la sua amica era morta .
Era colpa
dei soldati che non l’avevano difesa abbastanza .
Colpa di quegli strani
signori con gli abiti scintillanti che non ci avevano neanche provato,
a combattere per lei.
Era colpa loro, di tutti loro se la
sua scoperta non le avrebbe più sorriso .
E non li avrebbe
perdonati.
Mai .
- Lei
è morta per colpa vostra – gracchiò,
con la gola che le bruciava, alzando il visino per ferirlo con i suoi
occhi neri lucidi di pianto, per fargli capire che quella colpa li
avrebbe tormentati in eterno, che il suo odio , li avrebbe perseguitati
per sempre.
Thor la
guardò con comprensione, con gentilezza, accovacciandosi per
essere alla sua altezza e spiegare che lei era ancora troppo
piccola per capire cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato,
ma lei lo sapeva, cosa era giusto .
Glielo aveva insegnato
nonna Baba, ed era stata lei a spiegarlo ad Astrid, e non era giusto
che tutti loro fossero ancora vivi, se lei non c’era
più.
Era sbagliato,
tremendamente sbagliato .
- Sei troppo piccola
per … - Estela lo spintonò con rabbia per zittire
le sue parole senza senso, per sfogare la propria disperazione e il
proprio dolore nel ricordare quanto lei fosse spaventata, nella
foresta, mentre l’abbracciava .
E che
l’aveva sentita tremare tra le braccia di suo padre ad ogni
urlo, l’aveva vista stringere gli occhi e rimpicciolirsi per
non sentire più nulla, per diventare invisibile, e lei non
l’avrebbe perdonati per averla spaventata e uccisa .
- È tutta
colpa vostra ! – urlò, stridula, scappando via
dalla tenda mentre Thor ordinava a Fandral di andarle dietro e
assicurarsi che non si facesse male .
Il guerriero
lanciò un ringhio prima di scostare la tenda e seguirla,
mostrando nuovamente quella figura accovacciata che continuava a
rimanere immobile, pietrificata, sotto la pioggia battente .
Estela si
aggrappò ad un ramo per non cadere quando
scivolò su una pozzanghera, sporcandosi la guancia con le
mani nere di fango quando le lacrime tornarono a bruciarle gli occhi .
Ma sapeva che non
aveva tempo per quello, perché aveva promesso alla sua amica
che avrebbe portato il bastone al suo amico dal mantello verde, quello
che non rispondeva ai richiami e teneva gli occhi incollati a
terra, spalancati sulle proprie mani con le labbra schiuse in un urlo
muto .
Strillò
nell’inciampare ancora e battere la fronte sul terreno
viscido, ma quando allungò una mano alla cieca sorrise nello
stringere ciò che cercava.
Si sbucciò
le ginocchia quando, per tirarlo dal terreno, dovette impuntarsi
persino con i gomiti per trovare la forza di sollevarlo, e anche se
pesava, anche se tornare in piedi le costò un singhiozzo di
dolore non si lamentò neanche una volta . Perché
anche la sua amica aveva singhiozzato, e non si era
mai lamentata, neanche una volta .
Cominciò a
correre tra gli alberi spogli, sussultando con uno strillo quando vide
una figura seguirla velocemente, e quando Estela si accorse degli occhi
sgranati del signore dall’armatura scintillate puntati sul
bastone, si mise a correre.
- Dammelo !
Lanciò un
urletto quando sentì le dita dell’uomo provare ad
agguantala per la vita, ma fu lesta a colpirlo con le pietre che aveva
raccolto nella tasca quando aveva deciso di combattere i
mostri.
Gliene
lanciò un pugno, colpendolo all’occhio e riuscendo
a rallentarlo mentre i suoi occhi si ingigantivano nel riconoscere il
mantello verde sporco di terra poco lontano da lei .
Sorpassò la
tenda di tutta fretta, consapevole che qualcun altro avrebbe potuto
volere quel bastone,e lei aveva promesso di darlo all’amico
di Astrid, a nessun’altro .
Qualcosa
rotolò al suo fianco, qualcosa di troppo piccolo per essere
di nuovo lady Sif che pretendeva di essere ascoltata, ma Loki
non distolse lo sguardo dai palmi aperti e umidi di lacrime e sangue,
non ne aveva la forza, non ne vedeva l’utilità.
Che lo lasciassero
lì a marcire nel fango, che permettessero alla pioggia di
forargli il cranio con ogni, singola, goccia, purchè non gli
parlassero, purché non ripetessero che era finita,
che non c’era più motivo di soffrire.
Perchè Loki
non aveva mai sentito la necessità di piangere come in quel
momento, di urlare e pregarli di mentire, se necessario,
perché quella volta la verità lo avrebbe ucciso,
più della confessione di Odino sulla sua nascita,
più della consapevolezza di non averlo avuto mai,
un padre.
- Ho fatto una
promessa – rantolò qualcuno accanto a lui prima
che la piccola figura strisciasse a fronteggiarlo con un respiro
affannoso causato dalla corsa e dalla fatica – ed anche se
è anche colpa tua , se lei è morta , le
ho promesso che te lo avrei dato, quando tutto fosse finito.
Il tonfo non lo
attirò, il pianto singhiozzante davanti a lui neanche, ma
quando un lieve bagliore gli illuminò il volto qualcosa si
mosse nella sua gola, nel
petto.
E quando una sua mano
tremò, nel tendersi inconsciamente verso il suo scettro,
qualcosa di caldo e dolce strisciò sotto pelle, soffiando un
po’ di calore sugli ingranaggi congelati del suo cuore.
L’energia
tremolò un poco quando la accarezzò con
una mano, delicato, sussurrando scintille che non
bruciarono a contatto con le sue guance tese per il freddo e
umide di lacrime, dolci come una carezza .
- Loki !
La voce di Thor,
storpiata dall’orrore, dalla comprensione, lo
raggiunse come un monito a non muoversi, a non compiere altri errori,
altre empietà, a non mietere altre
vittime con la sua follia.
Eppure,
quando vide brillare negli occhi della bambina
l’immagine tremolante di Fandral il suo braccio fu veloce, la
sua mano sicura, e il sorriso gelido era tornato a sformargli il viso
come la maschera crudele di un tiranno dalle mani sporche di sangue
innocente.
Quando la testa del
guerriero rotolò ai suoi piedi Loki la
guardò con un sorriso, calciando il corpo dal capo mozzato
per avere una visuale migliore dell’immagine di suo
fratello che crollava in ginocchio, urlando dal dolore.
L’immagine
che preferiva fin da bambino.
- Perché
fratello ?
La terra
tremò quando il dio degli inganni la colpì con il
proprio bastone, sentendo le braccia tremare per l’energia di
quel globo di luce che vorticava sulla punta della lancia e che ora
aveva aperto uno squarcio nel cielo, l’ennesimo portale, la
via che lo avrebbe condotto a ciò che più
desiderava al mondo, a ciò che aveva sempre desiderato.
- Perché
continui a negare l’ineluttabilità del fato.
Schiuse le labbra in
un ringhio, soffiando rabbia e rancore mentre i capelli gli oscuravano
il viso sfregiato, rendendo il suo profilo simile al riflesso
scheggiato di una bestia antropomorfa.
-Morirete tutti, uno
ad uno. E userò le vostre carni disossate per farne il mio
trono, fratello .
Il fragore del tuono
risucchiò il suo corpo e l’ultimo sibilo prima che
il cielo lo vomitasse in una terra arida, coperta di bianco, morta
sotto coltri e coltri di ghiaccio.
- Svegliatevi inutili
creature!
Si udì un
sibilo, un basso e roco frusciare tra le montagne innevate, sotto
l’acqua congelata, nel cielo plumbeo che ora pareva esserci
accesso di migliaia d’occhi rossi.
E la terra
tremò, spaventata, quando i Giganti di Ghiaccio uscirono dai
loro rifugi, ergendosi con le fauci schiuse e le schiene ricurve sul
piccolo uomo che li osservava con un sorriso spezzato.
- E chi sei tu, per
interrompere il nostro sonno ? – rantolò quello
più alto e forte di loro, schiantandosi a terra con un
gemito quando un lampo di luce azzurra rischiò di
trapassargli il petto.
- Il vostro Re.
°°°
L’ennesima
scintilla morì a contatto con la pelle fredda che sfiorava
con dita gentili, sfrigolando ogni qual volta le sue mani si
immergevano troppo a fondo nei capelli cangianti che
scivolavano in quella lingua di fata, la guida di ogni creatura
sperduta nel buio dell’universo verso la via di
casa.
- Qualcosa ti turba ?
Semjace
alzò lo sguardo dai capelli che stava acconciando in morbide
trecce quando H’ava la interpellò con la sua voce
bassa e vibrante, ma riabbassò in fretta gli occhi per paura
di essere derisa, di non essere giustificata per il vuoto che sentiva
all’altezza del petto.
Una voragine che
sibilava il proprio rammarico ogni qual volta i suoi occhi
seguivano i lineamenti pietrificati del Tesseract, stesa sullo squarcio
di universo che attingeva da lei la vita, la luce.
Eppure Semjace non
gioiva di quell’immobilità,
dell’incapacità di riflettere la propria mostruosa
immagine negli occhi luminosi della loro creatura, non ne traeva
godimento.
Sentiva solo un buco
al petto, un formicolio che strideva lungo i suoi artigli, un disagio
che si acuiva ad ogni ricordo del Tesseract che le sorrideva, gentile.
- Sei
infelice ?
La nota sorpresa nella
voce di H’ava non la infastidì, perché
loro non avrebbero dovuto sapere cos’era
l’infelicità, loro erano esseri superiori che
disdegnavano emozioni tanto umane, illogiche e prive di raziocinio.
Eppure lei si sentiva
triste, rammaricata, ferita da quel viso che, più richiudeva
tra i suoi artigli, più le causava una strana ansia,
un’irragionevole sensazione di malessere.
- E se avessimo
sbagliato tutto?
La presenza di
H’ava si fece soffocante alle sue spalle, come
l’abbraccio indesiderato di un genitore che non tollera
simili pensieri, simili ragionamenti, e anche se lei era la
più vecchia tra loro, la più potente e la
più severa, Semjace sentiva il bisogno di liberarsi di quel
peso.
Di sfogare il proprio
turbamento.
- Spiegati.
Ma H’ava non
voleva veramente capire, pretendeva solo di istruirla ad una
corretta comprensione dell’essere vivente dopo aver udito
quelli che lei credeva sproloqui di una creatura inferiore, vinta dalle
emozioni e soggetta agli errori.
Ed i Creatori non
commettevano mai
errori.
- Forse …-
trasse un respiro simile ad un singhiozzo quando sfiorò con
un lungo artiglio il corpo che giaceva immobile sotto le sue mani,
grattando la tenera carne dei polsi che teneva rovesciati sul ventre,
come in preghiera – forse lei sarebbe stata felice con gli
umani. Forse avremmo dovuta lasciarla vivere …
Il petto di Astrid si
macchiò di blu, un denso e corposo blu notte che Semjace
ripulì frettolosamente con la manica della tunica, attenta a
richiudere la ferita alla gola con la dovizia necessaria per non
macchiare nuovamente il corpo del Tesseract.
E quando
H’ava frusciò via con il suo sibilo di sdegno e
l’artiglio ancora sporco del suo sangue la Creatrice si
curvò su se stessa , abbracciando il corpo che
strinse al petto con frustrazione, rabbia.
Perché
Yehouda non capiva, H’ava non voleva provarci, e nessuno
poteva comprendere quanto a fondo l’avesse colpita sentirsi
“madre” di qualcosa.
Lei che aveva stretto
quel corpicino in un abbraccio che l’aveva scaldata dentro,
che si era sentita voluta da qualcuno, che aveva sentito
l’appartenenza di quella creatura, il suo bisogno, il suo
strazio, il suo amore.
La sua bambina.
- Stupidi insetti!
Il fragore
dell’urlo di H’ava volò per la fucina
come il rimbombo di uno sparo, strisciando tra le stelle che
componevano il pavimento e gli spruzzi di nebulose che vorticavano
attorno alla loro dimora, e quando Semjace seguì lo sguardo
della Creatrice sentì una bolla di sollievo scoppiarle nel
petto.
Perché le
creature, gli insetti che
H’ava fissava con rabbia lei li conosceva, li ricordava nella
sua mente come i più illogici delle creature, ma le uniche
che avessero amato la sua bambina.
Gli esseri umani
cheora, al cospetto di Odino, chiedevano notizie su di loro.
- Hanno deciso di
sfidarci – la infornò H’ava con voce
incredula, allungando un artiglio sullo squarcio di luce per raschiarne
la superficie e sfogare la propria stizza, ma Semjace sentì
un’ondata di sollievo sommergerla nel pensare che loro
sarebbero venuti, non per sfidarli, ma per riprendersi ciò
che avevano cresciuto e amato come una figlia.
La ragazza dormiente
che la Creatrice cullò tra le braccia quando H’ava
sigillò l’entrata per prepararsi allo scontro, e
Semjace si scoprì incapace di sperare per la loro, di
vittoria, quando la voce degli umani la raggiunse con le loro urla
rabbiose e con quel nome sussurrato tra le labbra secche per la
disperazione che la stessa creatura si trovò a bisbigliare,
amorevole come la madre che per natura, lei non era potuta
essere.
Ma la madre che Astrid
l’aveva fatta diventare, con un timido e debole richiamo.
°°°
Il brusio sconvolto
delle divinità accompagnò la loro rigida avanzata
come lo sguardo rapace di un nugolo di avvoltoi, e quando Thor
crollò in ginocchio davanti ad Odino, il padre degli dei non
potè che storcere la bocca e guardare in viso la strana
creatura che con la forza di una sola mano pressava il dio dei fulmini
contro il pavimento, per sottomerlo al suo volere e
utilizzarlo come merce di scambio.
- Cosa vi porta qui,
Midgardiani? – li interrogò fremente di stizza la
divinità, stringendo le labbra nel vedere come il richiamo
di suo figlio fosse stato soffocato dell’ennesimo strattone
brusco della creatura dalle pelle smeraldo.
Il Vendicatore che
Tony Stark ammansì con un’occhiata silenziosa
prima di sovrastare con la propria ombra la figura rigida di Pepper e
quella altera di Maria Hill, accostata a lui con la pistola puntata
contro la tempia del dio dei fulmini.
- Siamo qui
perché necessitiamo del vostro portale.
L’ennesimo
brusio colpì Iron Man come una pioggia di sguardi affilati e
increduli, oltraggiati da come quelle creature inferiori pretendessero
la loro attenzione, il loro interesse per una questione che non li
riguardava più, non dopo l’allontanamento del
Tesseract dall’universo.
- Non credo di
potervelo accordare – lo zittì risentito Odino,
trovando però nello sguardo scuro dell’uomo una
fermezza che travalicava la momentanea follia di un uomo incosciente
del pericolo che lo circondava, della possibilità di essere
lacerato come il più insignificante degli insetti da quel
dispiegamento di divinità.
- Non vi stiamo
chiedendo il permesso. Il mio era solo l’informazione
cordiale che precedete l’atto, s’intende-
soffiò lo scienziato con l’alterigia che un essere
umano non avrebbe mai avuto l’ardire di sfogare su chi
più potenti e avanzati di loro, avrebbe potuto schiacciarli
come mosche.
Ma Odino non era il
suo dio, e benché Iron Man fosse consapevole della
difficoltà sua e dei compagni nell’affrontare la
potenza di tutte quelle divinità, il pensiero di Astrid non
smorzava la proprio fermezza.
Non quella di Hulk che
dei loro crani avrebbe lasciato solo granelli di polvere a scivolare
via dalle dita tozze e verdi, non Pepper e Maria, benché
deboli, benché umane e nemmeno eroine che però di
quella missione ne erano le artefici.
Perché ad
una donna alla quale era stato tolto un affetto poteva chiedersi tutto,
ma non di abbandonare chi per l’una figlia, e per
l’altra bambina innocente aveva segnato la loro esistenza.
Ed Astrid era stata
tutto.
Figlia, nipote, alieno
e Tesseract, ma la loro, una proprietà che ora
avrebbero rivendicato a creature che davvero avrebbero potuto
massacrarli con la leggerezza di un infante vista la reazione esagitata
del padre degli dei nel sentirli nominare.
- A nessuno
è permesso varcare il confine dell’universo
– tuonò Odino con voce altera, serrando
l’unico occhio rimastogli per mettere a fuoco
quell’accozzaglia di uomini e donne senza poteri divini
– men che meno a voi midgardiani. Nessuno può.
- E chi lo dice?
L’orrore
portò via dal volto dell’anziana
divinità tutto il colore, come una mano di bianco passata su
una parete colorata ora divenuta grigia, cianotica come le guance che
Odino tirò assieme alle iridi frementi dalla pupilla
pulsante.
Perché
quella voce lui la ricordava, l’aveva amata e poi temuta, e
l’ilarità grottesca di quel tono suadente e carico
di oscenità lo aveva sempre addolorato, lui e quel cuore di
padre che Loki gli aveva smembrato con la follia dei suoi atti.
Lo stesso cuore che il
padre degli dei sentì andare in pezzi per
l’ennesima volta quando le porte dorate vennero
giù assieme alle urla di orrore di chi vedeva i Giganti di
Ghiaccio avanzare con i loro passi pesanti e grotteschi, comandati
dall’uomo sfregiato che tutti loro fissarono con
raccapriccio, astio e un velo di paura.
- Vedo che siete tutti
contenti di vedermi, come sempre – si lasciò
sfuggire il dio degli inganni nell’imitare un inchino che
interruppe a metà per sogghignare all’ala destra
di immortali e gioire dei sussulti spaventati delle loro spalle.
Terrorizzati.
Loki
respirò a fondo per imprimere nei polmoni l’odore
pungente della loro paura, un profumo inebriante che lo
investì di un tremore gioioso prima che la voce di suo padre
lo richiamasse all’ordine.
- Cosa ti porta qui,
figlio? – lo interrogò, aspro, rafforzando la
presa delle mani sui braccioli del trono dorato incassato nella parete.
L’uomo
stirò un altro sogghigno, un po’ più
pronunciato, giocherellando con lo scettro che stringeva delicatamente
nella mano destra.
- Sono venuto per
riprendere ciò che è mio di diritto, padre
– e calcò l’ultima parola con
l’astio e il disgusto che quella parola aveva sempre
scatenato in lui, il raccapriccio per quella figura che paterna non era
mai stata, né gentile, né comprensiva, solo
silente, come il peggiore degli spettatori seduti in sala.
E
nell’androne dorato il suo pubblico quel giorno era numeroso,
misto tra dei e i mortali che Loki osservò con una smorfia
contrariata prima di far vibrare la palpebra destra e tendere un
braccio accanto a sé.
Quando Heimdall
sentì lo scricchiolio della gabbia toracica che lo scettro
affondato nel suo petto aveva frantumato nel trapassarlo da parte a
parte il fiato gli venne via assieme al rantolo soffocato, e il sorriso
deliziato della divinità non potè che rendere
quel ‘crack ancora più osceno, ancora
più ributtante.
- Fa male vero, mio
nerboruto amico ? – sibilò Loki con odio,
strattonando il braccio per muovere lo scettro e scatenare nel
guardiano del portale un gemito di sofferenza.
- Non è
inebriante il suono delle tue ossa maciullate ? –
continuò mellifluo, tirando le labbra fino a farne
combaciare il bordo con la cicatrice pallida che gli segnava la
palpebra, una smorfia frantumata tra la gioia e il dolore di ricordare
che lui quel suono lo aveva sentito, ed era stato Heimdall a generarlo.
Lui e quelle sue mani
strette con forza attorno al gracile corpo che il guardiano aveva
frantumato al suolo impietosamente, macchiando il sottile fianco del
tesseract con la forma tozza delle sue dita.
Perché Loki
non lo aveva dimenticato, neanche per un istante, il dolore che ognuno
di loro aveva instillato nel Tesseract.
Ricordava ogni
cicatrice, ogni bestemmia rivoltale con l’accuratezza di uno
studioso, ed era giunto il momento di chiedere il conto di quel dolore.
- No!
Lady Sif si
trovò a spirare con un lento e tremulo battito di ciglia
quando, nel correre in contro al fratello si trovò con il
dio alle proprie spalle e il suo braccio affondato nel petto, la mano
piena del cuore che la guerriera vide pulsare tra le dita eleganti di
Loki prima di accasciarsi ai suoi piedi e tingergli il mantello e il
copricapo di gocce di sangue, segni scarlatti che Thor
guardò con orrore prima di urlare il proprio raccapriccio a
quella vista mentre Asgard intera gelava per la paura.
- Cosa credi di stare
facendo? – lo riprese suo padre con l’angoscia di
chi sa cosa lo avrebbe atteso, lui e la sua gente, di lì a
poco.
E quando Loki
alzò lo sguardo affilato dal corpo esanime lo fece
morbidamente, dando a quel viso divorato dall’odio un che di
dolce, in tutta la sua pazzia.
Una dolcezza che la
divinità impresse anche nelle sua voce quando
chiamò all’ordine i Giganti di Ghiaccio.
- Quello che ho sempre
voluto da quando ho compiuto il mio decimo compleanno.
I vendicatori e le
donne che li accompagnavano non poterono che stringersi in un cerchio
stretto e ansioso quando l’ombra abnorme delle creature dagli
occhi rossi inghiottì la loro, di ombra, portando via con i
loro gorgheggi gli ansiti spaventati di Odino e dei suoi figli mentre
Loki inclinava il capo con un sorriso deliziato.
- Uccidervi tutti.
Ciò che
venne dopo nessuno di loro seppe spiegarlo.
Perché vi
fu troppa morte, troppo sangue da costringersi a serrare le
palpebre e implorare il silenzio di smorzare le urla atroci degli
immortali che ora tappezzavano un regno distrutto, macerie sulle quali
Loki camminava con eleganza, quasi vedesse nella distesa di morte il
proprio tappeto rosso, scarlatto non per l’onore di poter
finalmente camminare sul suolo asgardiano come Re, ma per il sangue che
gli imbrattava le vesti e che il dio scrollò di dosso
nell’accostarsi al portarle assieme ai suoi sudditi, con
ancora piccoli pezzi di carne incastrati tra i denti.
- Loki.
Quello di Pepper fu il
più flebile dei sussurri, quelli che la notte inghiotte con
un sonoro deglutire, quello che la donna si costrinse a mandare
giù assieme alla saliva raggrumatasi in bocca nel sentire
quegli occhi su di sé.
Uno sguardo assente,
perso nell’immensità di quell’orrore che
gli sporcava le mani e che rendeva il suo profilo aguzzo più
affilato di una lama levigata.
- Veniamo con te.
Loki bloccò
l’avanzata istintiva dei Giganti di Ghiaccio, scattati al
gesto secco del suo braccio quando il pensiero di poter intristire il
Tesseract con la morte di quegli umani gli morse il cuore e
quell’angolo di emozioni che ancora lui poteva chiamare
umane, e fu proprio con la consapevolezza di trovarsi con lo sguardo
amaro della creatura su di sé che il dio diede agli umani le
spalle, aprendo uno squarcio nell’universo per giungere
lì dove lei lo stava aspettando.
Ai confini del
mondo, lì dove nessuno, secondo suo padre, avrebbe
potuto recarsi.
Il limite, umano e
divino, invalicabile per qualsiasi creatura dell’universo, ma
lui, i limiti, li aveva sempre varcati, frantumati, plasmati secondo il
suo volere.
Perché lui
era il Re senza trono, e se sterminare un intero popolo di immortali
per semplice ripicca poteva essere vista come la più
travalicata delle soglie, uccidere chi tutti loro avevano creato, chi
la vita dell’universo aveva generato, sarebbe stata la sua
opera più grande, il limite più buio da superare.
E lo avrebbe fatto.
Per il piacere di
distruggere chi di lui si era sbeffeggiato, ma soprattutto,
per riprendersi quell’amore che crudelmente, ogni
secolo, gli veniva brutalmente strappato.
°°°
Il silenzio
dell’androne cominciava ad essere soffocante per chi come
Yehouda odiava la staticità e il silenzio, preferendovi gli
sfrigolii dei mondi che ad un passo da loro svanivano come uno sbuffo
di luci colorate ad ogni suo tocco, o alito, e il Creatore non poteva
che trovare illogica la sua presenza lì.
Ma soprattutto, odiava
dover affiancare sua sorella H’ava, la Suprema, la
più potente, la più anziana, quella che si
sbeffeggiava del suo malsano interesse per ciò che non era
suo per natura ma che lui, in un modo o nell’altro, rendeva
proprio.
Ed era proprio
l’ingordigia di Yehouda a tenerlo inchiodato alle porte della
Fucina, immobile di fronte quei battenti di aria e polvere di stelle
che vibravano ad ogni onda di energia che si perdeva
nell’immensità dell’universo e bussava
alla loro porta per avvisarli dell’eventuale morte o nascita
di una galassia.
Ma il fremito dei
cardini di luce erano dovuti all’arrivo di creature ignobili,
dell’anello più debole della catena tra mondi.
Umani.
Yehouda li aveva
trovati sempre troppo emotivi, troppo illogici, troppo stupidi, troppo
tutto per attirare la sua attenzione, eppure eccolo lì, a
sorvegliare l’entrata come il più inutile dei
guardiani, accompagnato dalla soffocante figura che sentiva respirare
profondamente accanto a sé.
- Yehouda?
Il Creatore
inghiottì un sussulto interno nel sentire la voce
sfrigolante della sorella, nel riconoscere quel tono aspro e sprezzante
che lo aveva sempre fatto sentire una nullità,
perché lui lo era, in confronto alla potenza di
H’ava.
Inutile.
Patetico.
E perciò,
profondamente rancoroso verso di lei.
- Si sorella ?
H’ava tese
un sorriso accondiscendente nel cogliere la falsità di quel
dolce richiamo, perché la Creatrice sapeva che in quella
bocca, ciò che i denti affilati di Yehouda schiumavano non
era miele, ma il più terribili dei veleni, uno schiumoso
rantolo di violenza con il quale l’avrebbe decapitata con un
colpo netto, se ne avesse avuto il potere.
- Cerca di mantenere
il controllo, e non lasciarti influenzare dalle
emozioni– lo rimproverò aspra, scoccandogli una
lunga occhiata inquisitoria quando lo sentì sibilarle contro.
- Credo tu li stia
sopravvalutando, sorella. Quelli che dovremmo affrontare sono semplici
umani.
E con quell’umani Yehouda
pensò di averle spiegato come tutta
quell’attenzione fosse inutile, se riservata per piccoli
insetti, per lo scarto di un pianeta ancor più
inutile, ma H’ava si ritrovò a tendere un sorriso
saputo quando furono i suoi artigli a rimandare per primo il bagliore
ceruleo di un lampo che scaraventò il Creatore lontano da
lei mentre Loki batteva a terra il bastone con un ringhio sommesso,
informandoli del loro arrivo.
- Non se uno di loro
ha ancora la vita dalla sua parte – si lasciò
sfuggire H’ava in un soffio, aprendo le braccia per
accogliere quella fila di creature, così diverse tra loro,
ma unite dalla stupidità che li aveva condotti sul loro
suolo sacro.
- Benvenuti nella
Fucina, mie piccole e insignificanti creature mortali – li
accolse amorevole, frusciando sul pavimento con il mantello impalpabile
che le nascondeva gli arti ributtanti e affilati, nonché
quello sguardo vitreo e fisso che li fece tremare tutti, tutti eccetto
lui.
Il dio che la
Creatrice fissò con meno asprezza, quasi raddolcita
dall’immortale che per amore voleva ucciderli.
Quasi.
- E tu, figlio di
Laufey. Ciò che sei venuto a rivendicare non ti è
mai appartenuto, e mai ti sarà concesso.
Perciò vi
invito ad abbandonare questo suolo, per non farvi più
ritorno – continuò implacabile, profetica come la
più terribile delle indovine, perché la morte li
avrebbe attesi, una volta varcato quel confine, una morte in faccia
alla quale Loki sorrise, schiudendo le sue labbra che non parevano
neanche più umane, un taglio asimmetrico che sapeva solo
sibilare come lo schianto secco di un corpo caduto al suolo.
Quelli che le sue mani
e le fauci delle sue creature avrebbero dilaniato, scorticato come
tronchi secolari abbattuti dalla novità,
dall’avvento di un nuovo Dio, un nuovo Signore e padrone, la
fine che Loki sapeva di rappresentare, di aver sempre rappresentato.
Lui che fin dalla
nascita aveva portato il declino del popolo che lo aveva adottato,
destinato ad annegare nella pazzia della sua anima, nel marciume di
quel cuore che non aveva fatto altro che singhiozzargli nel petto, in
attesa di trovare qualcosa per il quale battere profondamente, la
creatura che lo attendeva al di là di quella porta, lei che
lo aveva sempre atteso.
Perché il
Tessercat era nato per essere suo, per essere amato da lui, una
verità della quale si investì il braccio con il
quale sollevò il bastone divino e il cuore di luce
da esso inglobato, il bagliore ceruleo che gli occhi di H’ava
non ebbero modo di fissare a lungo prima di patirne lo schianto.
- Astrid!
Un grido di battaglia
quello di Tony Stark, il primo a scaraventarsi sulla creatura che si
era sbeffeggiata della loro natura umana, di quell’amore per
ciò che non era mai stato loro, ma che avevano ugualmente
amato, tenuto vicino al cuore come il più tenero degli amori
infantili, quello che Hulk aveva cercato di stringere il più
a lungo possibile prima di esserne allontanato.
Si udì uno
schianto, e urla femminili, colleriche, affaticate da un combattimento
che umani non potevano condurre a lungo, non contro chi la vita aveva
creato, ma c’era lui, a sopprimere quel divario tra le loro
nature, la divinità che non batteva ciglio
nell’usare i suoi sudditi come scudo, lasciando corpi
smembrati, teste mozzate ed arti tranciati a difenderlo dagli artigli
della Creatrice che tornò ad accanirsi su di lui e sulla
barriera di luce che tornò ad abbracciarlo.
- Non
c’è onore in te, figlio di Leufey –
latrò H’ava con risentimento, sentendo gli artigli
sfrigolare su quel viso che avrebbe squarciato, se l’energia
non si fosse accanita tanto contro di lei, lei che quella
stessa energia aveva creato, donando parte dei suoi poteri.
- Onore?
Una risata bassa gli
tremolò sulle labbra arricciate, uno schioppo acuto come una
frustata sui denti, cacofonico e ributtante persino per le orecchie
della Creatrice abituata a suoni peggiori, mortali, come lo scoppio di
un mondo, alla scomparsa di un’intera stirpe, ma quella
divinità pareva riassumere in sé gli orrori del
mondo.
- A cosa serve
l’onore se non a renderci succubi di regole che non ci
permettono di esprimere noi stessi ? – rantolò
cupo, rafforzando la presa sul bastone che tese in avanti mentre
l’energia tornava a sfrigolare nell’impatto con il
corpo della Creatrice che gli si era avventata ancora contro.
- Osi metterti contro
chi la vita di ha donato, lurida creatura ? –
rantolò la Creatrice con rabbia, affondando gli artigli
nella bolla di energia che lo inglobava, indispettita dal trovarsi
così vicino a lui da potergli strappare il cuore con le mani
senza però riuscire a toccarlo.
- Vita? – la
sua risata questa volta risultò profonda, gonfia
d’astio, amarezza e un barlume di follia che fece arretrare
Hulk dal corpo dal capo mozzato che gettò di lato con
disinteresse, livido di paura per quel sorriso che avrebbe potuto
cavare il cuore a tutti loro.
Il sorriso di chi vivo
non lo era mai stato, e che forse, mai lo sarebbe diventato,
perché nato morto, lui e quel cuore che H’ava
avrebbe voluto risucchiare tra le fauci quando riuscì ad
essere ad un soffio dal suo petto.
E Loki lo vide,
l’odio di chi in lui vedeva la sporcizia, l’orrore
di un’esistenza sbagliata, corrotta, nata per errore, come lo
era stata la nascita del Tesseract, quella vita che lui aveva imparato
ad amare e per la quale si era ritrovato a ringraziare.
Perché
attraverso di lei avrebbe potuto essere ciò che per natura
non per potuto diventare, un uomo che poteva trovare bello
ciò che vedeva, chi gli avrebbe sorriso e lo avrebbe
chiamato con dolcezza, senza paura, senta timore, ma chiamato,
semplicemente.
- La mia vita non
è un qualcosa su cui voi possiate decidere, o
esprimere pretese, ma ti confiderò un
segreto. Sono io a decidere di quella degli altri.
Sempre.
H’ava
patì lo stupore di sentire il suo respiro sul viso
aguzzo, sulle palpebre di metallo che schiuse febbrilmente nel
comprendere di essere stata invitata lei stessa oltre la barriera, in
quella nube di energia e vita nella quale Loki la costrinse, accettando
l’artiglio calato sul suo viso con un sorriso sprezzate prima
che lo schizzo di sangue languisse sul pavimento.
Il fiotto che la
schiena della Creatrice singhiozzò quando il braccio del dio
la trapassò, lei e quel corpo che gli si accasciò
contro mentre la palpebra di Loki cadeva smorta sull’occhio
cavato, rotolato a terra assieme al cuore ancora pulsante della Dea.
E il silenzio accolse
il fruscio di membra martoriate, il crollo di chi il Re senza trono
aveva ucciso, dilaniato, per aprirsi un’altra strada
macchiata di rosso, sporca del peccato della sua nascita, di passi che
Loki sapeva di non poter mai ripulire dall’impronte scarlatte
dei cadaveri sui quali aveva sempre camminato.
I corpi di chi a lui
si era rivoltato, il tappeto che spettava a lui, che gli sarebbe sempre
spettato ma alla fine della quale, ora, avrebbe potuto
trovare qualcosa di pulito, di meno tetro, scuro, una luce
verso la quale il dio si incamminò, lasciando alle spalle il
sibilo angosciato di un mondo che aveva assistito alla nascita di un
nuovo Signore e Padrone.
Ancor prima di patirne
la presenza, Semjace ne sentì il fetore, il puzzo di sangue
e il gorgoglio dei passi che il suolo stentava a trattenere a terra,
poiché scivolosi, unti dal sangue che tinteggiò
la Fucina quando Loki aprì le porte con una spalla,
trascinandosi verso la creatura china su un corpo che riconobbe ancor
prima di vederlo.
Il fiato faticava a
rimanere intrappolato in gola per più di qualche secondo,
soffocato dal sangue che gli aveva riempito i polmoni, ma il dio
continuò ugualmente ad attingere aria, facendosi forza col
bastone sul quale si posò, percorrendo a rilento la via che
lo avrebbe condotto alla salvezza, alla sua, e a quella del cuore che
parve smettere di singhiozzare quando la vide.
Palpebre chiuse, e
respiro assente, ma lì, luminosa e morbida come ricordava,
come avrebbero ricordato i suoi palmi, una volta che l’avesse
raggiunta.
E quando vi
arrivò, il Re crollò in ginocchio, senza forze e
occhio, ma con un sorriso spezzato e la mano tesa su un corpo che
Semjace trattenne con ansia, trovando l’assenza di vita in
quell’iride opaca agghiacciante, spaventosa, ma lo
trovò, il riconoscimento, in quella pupilla, non di lei,
della sua essenza ultraterrena, ma di sua figlia, dell’unica
cosa che per quella creatura valesse la pena sapere in vita.
- Non
tornerà.
La mano
continuò la sua discesa verso quel viso che, una volta
raggiunto, inviò una scarica di piacere dai polpastrelli
alle terminazioni nervose di Loki, tornate a macinare sensazioni quando
riconobbe quella pelle e quell’odore, un profumo che sapeva
di stelle, di mondi e vita, la sua.
Perché era
lei, ciò per la quale avrebbe abbandonato
un’esistenza dedita alla vendetta, al rancore,
all’odio verso il mondo, verso se stesso che non poteva
cambiare, rendere diverso, ma lei non lo aveva mai voluto differente,
migliore, buono.
Lei lo aveva
accettato, ingenuamente, come potrebbe farlo una bambina alla quale si
chiede cosa si ama, e lei lo aveva amato, profondamente,
irrazionalmente, senza un reale perché, ma amato.
Una sensazione che
Loki aveva sempre temuto, ritenuto inutile, vigliacca e debole, solo
perché, non potendola avere, non poteva risultargli
importante, non a lui che non era stata mai concessa, quella
possibilità, ma finalmente l’aveva trovata,
ciò che fin dalla nascita aveva bramato, desiderato con
tutto se stesso.
Appartenere a
qualcosa, a qualcuno che a sua volta solo a lui sarebbe toccato, senza
trucchi, senza inganni.
Quando Semjace lo vide
faticare con il bastone abbandonato in grembo non capì, in
un primo momento, il perché di quel sorriso, di
quell’occhio vitreo solcato dalla tristezza che le
puntò addosso, facendolo scivolare sul petto verso il quale
Loki si tese, stringendo nel palmo il globo di luce che solo allora, la
Creatrice parve riconoscere.
- Fermo – lo
bloccò agitata, schiudendo gli artigli sul polso che il dio
irrigidì, tirando le labbra in una smorfia scontrosa che
Semjace intaccò con l’ennesima stretta sul gracile
arto che avrebbe potuto tranciare.
- Non puoi farlo, il
tuo corpo non può contenere il contraccolpo. Morirai.
Morire.
Loki non
mostrò alcun interesse per quella parola, per il senso di
quella frase, per la fine che avrebbe fatto, non ora che lei era
così vicina, che avrebbe potuta toccarla, ancora una volta,
prima di ridarle ciò che le apparteneva, ciò che
le doveva essere negato ma per il quale lui avrebbe pagato il prezzo.
Una vita voluta e
amata per una che non lo era mai stata, il saldo di
un’eternità che finalmente, il dio avrebbe potuto
scontare con un sorriso.
- Fermo.
- Non mi importa
– sfiatò senza voce, indebolito dalla perdita di
sangue nel quale sarebbe affogato, inghiottito da ciò che da
bambino e adulto lo aveva sempre circondato, fatto da padre, e da
guida, una scia che alle sue spalle sarebbe parsa lunga chilometri e
chilometri ma che ora lei avrebbe potuto far apparire meno nauseante,
con la luce che la attorniava.
E forse persino lui
sarebbe parso meno orrendo, meno ributtante, ma amabile, e solo,
tremendamente, solo.
- Morirai.
- Non credo che la
cosa possa importarti – latrò allora, sfiancato da
quell’accanimento odioso, perché voleva sentire
quegli occhi su di sé, almeno una volta, avrebbe voluto
sentire la sua voce chiamarlo ancora, prima di spirare, prima che il
mondo diventasse nero e da esso venisse inghiottito.
Ma Semjace la
trovò, l’importanza, perché in quel
globo che le dita sporche e scorticate dell’uomo stringevano
teneva qualcos’altro, qualcosa di suo, quel cuore che quella
creatura senza onore e senza patria tendeva a chi entrambi
avevano imparato ad amare, per il quale avrebbero rinnegato la propria
natura, la propria stirpe.
Un tradimento che la
Creatrice aveva compiuto quando aveva deciso di proteggerla, innamorata
di qualcosa che non sarebbe dovuto esistere, ma che in lei aveva acceso
la consapevolezza di poter essere diversa, di poter provare qualcosa
oltre alla noia e alla indifferenza, un amore per il quale si
trovò a sorridere con labbra con non aveva, e un cuore che
per natura non aveva avuto.
Ma era lì,
di fronte ai suoi occhi, su quel corpo verso il quale si tese, sfilando
dalle mani del dio ciò che di più prezioso vi
fosse per entrambi, che lo sarebbe sempre stato, una vita amata e
venerata come la più tenera delle divinità.
-
Mamma.
Bastò il
ricordo di quella voce a smuovere le dita di ferro, a convincerla a
conficcarle nel petto delicato e immobile che Loki vide sussultare,
mentre il mondo attorno a lui cominciava a sbiadire, influenzato da
quelle onde d’energia che il Tesseract stava inviando per
riattivarsi, per tornare a vedere, e ad amare lui.
-
Cos’è questo rumore?
Pepper si strinse al
corpo affaticato di Tony con la gamba malconcia abbandonata malamente
contro il pavimento, un suolo che vide tremolare e pulsare come la
ferita aperta di qualcosa che stava per morire, di quel mondo che era
stato il centro dell’universo, quello che loro, mortali,
videro contrarsi sotto i loro occhi increduli prima che
l’urlo di Hulk invocasse il nome di chi Loki stringeva tra le
braccia, abbandonato con lei in un sonno senza incubi, attorniati da
una figura astratta che sorrideva nel buio del cappuccio.
Perché una
vita andava concessa, pagata, il prezzo che venne estinto, ma un
pagamento al quale i Vendicatori non ebbero modo di
assistere, sbalzati nel portale da un’onda d’urto
che risucchiò ogni suono, luce, vita, prima di implodere
come una Supernova per continuare il ciclo della vita e concedere, con
la fine di quell’evoluzione, la nascita di qualcosa di nuovo,
di mai visto, ma di ugualmente amato.
Profondamente, amato.
Continua…
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Capitolo 15 *** 15 - Never-Ending Story ***
Capitoli 15
“We are part of the
scene
This never-ending story
Where will it lead to?
The earth is our mother
She gives and she takes
But she is also a part
A part of the tale “
[...]
“We're part of a
story, part of a tale
We're all on this journey
No one is to stay
Where ever it's going
What is the way?
We're part of a story, part of
a tale
Sometimes beautiful and
sometimes insane
No one remembers how it
began.”
( Never-Ending Story
– Within Temptation )
I flash dei
fotografi,
seguiti dai ‘click delle loro macchine fotografiche
accompagnarono la camminata lenta e dinoccolata con la quale un
elegante e sorridente Tony Stark si diresse al pulpito, smorzando il
chiacchiericcio dei giornalisti con un colpo di tosse che fece
sorridere brevemente le due donne sedute in prima fila.
- Vi ringrazio per
essere venuti
all'inaugurazione della mia campagna benefica – li accolse lo
scienziato con garbo, lisciando la coccarda dorata appuntata sul petto
– sono orgoglioso di annunciare la mia candidatura come
presidente della “Astrid Corporation”, una
società
che ha come compito, quello di aiutare i bambini di tutto il
mondo.
Un brusio concitato si
elevò
dalla platea, un brusio sorpreso ma non meno deliziato dello sguardo
amorevole che Pepper lanciava a suo marito dal proprio angolino.
- Sono sicura che
sarebbe stata
orgogliosa di lui – si insinuò una voce sottile
alla
destra della donna, la confessione debole di una ragazza dalla treccia
bruna e dalla carnagione cioccolato che Pepper osservò con
sguardo gentile prima di guardare il vuoto con un sospiro nostalgico.
- Lo è
sempre stata.
- Signor Stark! Signor
Stark!
Potrebbe darci qualche notizia in più! –
sgomitò
esaltato un giornalista occhialuto, scavalcato da
un’ambiziosa
collega dalla capigliatura dorata che civettò un
po’ con
l’uomo per farsi cedere il posto a sedere.
- Signor Stark,
potrebbe dirci il
perché del nome Astrid? È un nome di donna, non
è
così ? – si insinuò la donna con voce
suadente,
sfarfallando gli occhi castani per attirare su di sé
l’attenzione del miliardario.
Ma Tony Stark le
concesse il suo
interesse solo perché mostrarsi cordiale era stato uno degli
impegni che lo scienziato aveva preso con sua moglie prima di chiamare
la stampa.
- Si signorina,
è un nome di
donna – le concesse allora, lui, sempre sorridente, anche se
alle
sue spalle Bruce Barner potè cogliere il tic nervoso
dell’occhio destro, il primo sintomo della paresi facciale
che
avrebbe colto l’uomo di lì a poco se
avesse sorriso
ancora a quel modo.
- E potrebbe dirci chi
è
questa Astrid ? È per caso una sua amante ? –
azzardò la giornalista con un pizzico di malizia, scatenando
nella donna in prima fila un sussulto oltraggiato che Pepper fece
seguire da uno sguardo di fuoco che la pettegola incassò con
un
sorriso affettato.
Eppure la reazione
dello scienziato
sembrò dare adito alle sue ipotesi, perché,
quando lo
videro tendere un sorriso delicato, quasi nostalgico, la sorpresa di
vedere una reazione naturale
nello scanzonato miliardario fece trillare di emozione la giornalista.
- È
così, vero ?
– riprese la donna, estatica, lusingata dagli sguardi
ammirati
dei colleghi, ma fu la voce stessa dell’uomo a distruggere il
suo
momento di gloria.
Perché
quello che Tony Stark
soffiò con un groppo in gola non fu l’appellativo
che si
riserverebbe ad un’amante, ad una cotta infantile, ma a
qualcuno
che lo aveva sì fatto innamorare, ma di un amore
più
delicato e quasi innocente.
- Mia figlia.
Pepper
sentì gli occhi
inumidirsi quando notò la presa ferrea delle dita
dell’uomo attorno al pulpito, la presa rigida di chi fatica
ancora ad accettare la realtà, l’irrequietezza di
chi
ancora non accetta di aver perduto un affetto.
- Come scusi?
- Astrid era il nome
di mia figlia
– ripetè asciutto, inghiottendo il
groppo in gola,
con scarsi risultati quando, per ritrovare la voce, fu costretto a
tossire per scacciare il velo di lacrime che aveva cominciato a pungere
contro le palpebre socchiuse.
Perchè Tony
Stark non si
sarebbe mai abituato, non a quella domanda, non alla risposta che
sarebbe sempre uscita fioca, debole, difficile come ogni volta, dalle
sue labbra.
La giornalista cadde a
sedere con
un sorriso fiacco, senza più una parola, stringendo al petto
il
proprio taccuino nel ricordare quell’era
che aveva stroncato anche la sua ambizione, il suo bisogno di emergere,
perchè quello che avevano davanti era solo un uomo
che
avrebbe preferito trovarsi da un’altra parte, in solitudine,
magari con accanto a sé un bicchiere di whiskey.
Ma quello che
trovò di
fianco non fu un bicchiere, tanto meno un deterrente per
l’angoscia nata dai ricordi, ma un uomo, uno scienziato che
si
era alzato dal suo angolino per raggiungerlo sul pulpito, forse
per stringergli la spalla, in un gesto di
solidarietà.
Solidarietà
che Tony Stark
non trovò quando il dottore lo scostò con poco
garbo,
tossicchiando un po’ prima di avvicinare il microfono e
sibilare
un’unica e familiare sentenza che aveva ripetuto
per anni.
- È mia
figlia- ci tenne a
precisare Bruce Barner, stizzito, tornando ritto e impettito prima di
raggiungere la sedia e sedersi senza un fiato mentre la platea
osservava prima lui, poi il viso del miliardario congestionarsi
dall’incredulità mista a rabbia.
- Sapevo che
sarebbe successo
– si lasciò sfuggire Pepper nel vedere il marito
avventarsi come una iena sul dottore, dando il via
ad una
diatriba che aveva segnato le loro giornate per anni, dopo la
morte di Astrid e Loki.
Persino Estela non
potè che
sorridere di quella scena così familiare, così da
‘loro e dei bei vecchi tempi andati, quando lei era ancora
lì sulla terra, quando la sua scoperta riusciva ancora a
sorriderle e calmare i loro cuori con quella sua voce gentile e i suoi
continui ‘perché.
Un ricordo che le
strappò un
sorriso triste al pensiero che se Astrid fosse stata lì,
avrebbe
di certo riso di quella intimità, del calore di quello che
erano
stati gli uni per gli altri, anche se per breve tempo, una famiglia,
forse un po’ strana, ma unita, pronta a difendersi
l’un
l’altro e a non dimenticare chi un tempo li aveva fatti
sorridere
con quella voce morbida che per un attimo Estela parve risentire
attorno a lei.
- Tutto bene?
Pepper
sembrò cogliere il
battito flemmatico delle palpebre che la ragazzina schiuse
più e
più volte, come a tentare di capire dove si trovasse, ma
più provava a mettere in risalto quella risata,
più
Estela diveniva consapevole di non stare immaginando nulla, non la voce
così vicina, così viva, non la sensazione di
essere
osservata da lontano.
E quando
azzardò uno sguardo
da sopra la spalla sentì il cuore schiantarsi in fondo allo
stomaco, tirando giù assieme al colore ogni traccia di
malinconia, di dubbio in fondo al suo sguardo, perché la
vide,
una figura accostata alla parete con indosso un cappellino
familiare, un po’ rovinato che copriva la testa arcobaleno,
familiare, e amata, troppo per non scatenare in lei un singhiozzo
strozzato.
Lo stridio della sedia
e
l’urlo di Estela attirò l’attenzione dei
due uomini
che da sopra il palco se le stavano dando di santa ragione, e Tony,
quello un po’ più malconcio visto
l’alone verdognolo
che stava colorando il viso dello scienziato sotto di lui si
trovò ad inghiottire a vuoto quando, seguendo la corsa
trafelata
della ragazzina, lo vide anche lei, ciò che per anni aveva
solo
potuto immaginare, sognare.
Ricordi di quando era
stato felice,
di quando era stato amato da chi più grande di lui,
dell’intera umanità, si era concessa fiduciosa ad
un uomo
che aveva imparato ad essere padre e mentore, protettore e amico,
personalità che nella sua vita Tony Stark aveva soffocato
per
difendere la fragilità del suo animo.
Una debolezza che lo
costrinse a
mettersi seduto non appena vide Astrid, il suo fantasma, o una semplice
apparizione dettata dall’agonia correre via dalla stanza,
lasciando alle proprie spalle una ragazzina urlante e il cuore muto di
uomo che accanto a sé sentì tremare.
Quando Bruce Barner
riconobbe la sua
risata, quel tintinnio delicato, timido non ci furono
più
fotografi, o pareti eleganti, flash accecanti, solo lui e la chioma che
vedeva scorrere a rallentatore nel corridoio, lontano, sempre
più lontano, da lui, e da quel povero cuore che lo
guidò
verso l’uscita della Stark Tower assieme al miliardario.
Lo strombazzare della
strada li
accolse come una secchiata d’acqua gelata, perché
lì la risata cominciava ad affievolirsi, a risultare debole
come
il richiamo stanco di una bambina in cerca dei suoi genitori, di un
padre che si caricò dello strazio di essersi immaginato
tutto,
ancora una volta, prima di puntare verso un vicolo con sguardo fermo.
Perché non
era la prima
volta che Bruce la immaginava accanto a lui, sorridente, una figura che
col tempo aveva avuto paura di veder sbiadire a causa del dolore di
rivedere il mondo tremolare attorno a lui e spingerlo via, indietro,
come era successo nella Fucina.
Un distacco che lo
aveva lasciato
smarrito, gettato in una depressione che per anni lo aveva portato a
nascondersi dietro il dolore di sapersi solo, senza amore, senza una
voce alla quale aveva insegnato cosa dire, cosa ripetere per scaldargli
il cuore, per farlo sentire umano.
Lei che più
di tutti lo era
stata con il suo sguardo gentile, i suoi occhi curiosi, e la voce che
ghiacciò entrambi alla fine del vicolo che riscoprirono
senza
uscita, immobili, pietrificati dalla consapevolezza che forse, se si
fossero voltati, avrebbero capito di stare sognando, di stare
immaginando tutto.
- Astrid? –
chiamò
Bruce con voce soffocata, angosciata dal presentimento di sapere che
lei non avrebbe risposto, che avrebbe stretto fumo e polvere,
ma
una risposta l’uomo la ebbe, e fu timida, emotiva come il
più tenero dei richiami.
Astrid
azzardò allora un
sorriso debole quando vide le schiene dei due uomini tendersi,
irrigidirsi come se li avesse appena colpiti, feriti, perché
lo
furono le loro voci quando provarono a chiamarla ancora, come una
preghiera, una supplica a non diventare aria e spirito, a promettergli
di restare e di lasciarsi toccare.
- Papà?
La corsa gli tolse il
fiato, ma le
braccia che la alzarono da terra erano come Astrid ricordava, morbide e
gentili, frementi per l’amore che sentiva filtrare sotto
pelle,
nella carne tenera del collo bagnato dalle lacrime che papà
Bruce liberò assieme ad un lungo gemito di dolore,
abbracciandola con tanta forza da toglierle il respiro.
E vide anche lui,
l’uomo che
più di tutti le aveva insegnato per cosa lottare, per chi
immolarsi, anche se per un volta, era stato qualcun altro a
sacrificarsi per lei, a decidere che la sua esistenza fosse
abbastanza importante, giusta, da poter essere difesa,
protetta e
preservata.
Perchè quando aveva riaperto gli occhi su una distesa di
ghiaccio e polvere, abbracciata a Loki, Astrid lo aveva fatto
con
la consapevolezza di aver perduto qualcosa, qualcuno,
la madre che le aveva concesso una vita, a lei e a chi sapeva, era
nascosto nell’angolo buio del vicolo, in silenzio, per darle
la
possibilità di ritornare da loro, dalla sua famiglia e
colmare
quel vuoto che aveva lasciato.
Una voragine che Tony
richiuse
assieme alle braccia allacciate attorno al corpo fragile che il dottor
Barner non sembrava aver intenzione di lasciare, e sebbene
l’idea
di stare indirettamente abbracciando anche lui gli facesse storcere il
naso, fu la testa contro la quale abbandonò la guancia a
lavare
via il patimento di un uomo che non credeva più di poter
ritrovare la speranza.
Ma era lì,
era sempre stata
lì, con loro, tra quelle braccia che Astrid sentì
ammorbidirsi attorno a lei, farsi sempre più fragili,
spaventate
di vederla scomparire, lei che avevano visto spirare tra le braccia
della Creatrice e poi morire assieme al cuore
dell’universo, assieme a Loki.
Fu su quel nome, fu
l’assenza
del dio crudele a convincere Tony a lanciare un’occhiata
circospetta attorno mentre Bruce, scostata Astrid dal proprio
petto, le incorniciava il viso tra le mani in cerca
di
riconoscimento, di amore, lo stesso amore che il Tesseract
riversò nei suoi occhi di stelle, e in quel sorriso che il
dottore riscoprì ugualmente tenero, ugualmente gentile,
ugualmente suo.
- Cosa è
successo? Dove sei stata? Cosa…
- Mia madre
– lo interruppe
Astrid con un filo di voce, adombrandosi leggermente al pensiero del
sacrificio di Semjace, al suo desiderio di saperla viva e felice.
Sua madre, la vera, la sola e la più amata,
perchè li
aveva protetti a discapito della sua, di salvezza, con quel
corpo
che lei ricordava di aver visto svanire tra le sue mani in granelli di
sabbia, una volta sentito il suo abbraccio smorzarsi attorno a lei,
polvere che aveva stretto al petto con un urlo, disperata di aver
perduto ciò che aveva appena trovato, la madre che
l’aveva
difesa fino all’ultimo istante, lei e la prima persona che
aveva
imparato ad amare.
- Mi dispiace.
-
Dov’è Udinì?
– li interruppe scontroso Tony, accigliato come un
vecchio
signore col bastone ritto da poter schiantare sulla testa di qualche
bambino pestifero, la palla al piede che il miliardario sapeva, non
avrebbe di certo lasciato andare la loro bambina, perché non
era
morto, di questo ne era sicuro.
Solo che
l’idea di saperlo
ancora accanto ad Astrid che era tornata, che stava bene, continuava a
tormentarlo, a rendere quel momento meno magico di quanto sarebbe stato.
- Allora? So che
è qui? Lo
sento
– continuò imperterrito, assottigliando le
palpebre quando
captò un rumore di passi alle spalle, ma furono due donne,
quelle che i suoi occhi fulminarono all’istante, la ragazzina
dalla treccia bruna che Astrid fissò incredula prima di
venirne
investita.
E quando Estela la
ebbe tra le
braccia scoppiò in lacrime, quelle che aveva sempre provato
a
trattenere per essere forte come la sua scoperta era sempre stata, come
le aveva insegnato ad essere, ma la commozione di saperla
lì,
viva, investì entrambe di un’emozione dirompente
che
Pepper seppellì tra le braccia, stringendosele al petto come
una
madre avrebbe fatto, come la donna si era sempre sentita nei confronti
di Astrid, quella piccola bambina dallo sguardo dolce e innocente che
era riuscita a far innamorare tutti loro di lei.
Lei che ora era viva,
ed era con
loro, lì, dove sarebbe sempre dovuta stare, sotto lo sguardo
sereno del dottor Bruce, un sorriso fiacco e stanco sul viso tirato e
smagrito dalla depressione passata e quello di Iron Man, un
po’
più duro, insondabile, ma non meno emotivo, non meno
commosso.
Poi lo videro tutti,
il mostro che
popolava i sogni degli infanti, il terrore dell’universo,
l’orrore del mondo, un uomo mangiato vivo
dall’ombra del
suo nascondiglio, tetro e cupo come ricordavano, ma in qualche modo
risanato, un po’ meno frammentato in quel suo occhio pungente
e
fisso al quale Astrid rivolse un sorriso gentile prima di scivolare via
dalle braccia delle donne per corrergli in contro.
Ma Tony non ebbe cuore
di lasciarla
correre da lui, lui che lo aveva sempre messo a disagio con
quell’anima nera e malata, il viso pallido e sfregiato a
renderlo
ancora più inquietante, ancora più pericoloso.
- Dove stai andando?
C’era ansia
nella voce
dell’eroe, qualcosa di molto simile al panico, quello che mai
nella vita Tony Stark aveva lasciato trapelare, udire, percepire,
perché era un uomo che amava
analizzare, non
essere analizzato.
- Loki – fu
la semplice
risposta di Astrid, la risposta che avrebbe sempre dato ad ogni
domanda, naturale come lo era il suo sorriso, e lo sguardo di stelle
proiettato dietro la schiena di papà Bruce,
sull’uomo nero
che le aveva dato una casa, un legame, e un amore.
Il suo primo e unico
amore.
Quello che aveva letto
nei libri
degli umani, quello che lei sapeva di aver trovato inconsapevolmente,
ma suo, come mai aveva sentito qualcosa.
Lui che era stata la
sua prima parola, il suo primo contatto, l’inizio,
semplicemente.
L’occhiata
obliqua che Tony
gli lanciò non sembrò frammentare
l’aria granitica
di quel viso avvolto per metà nell’ombra, la parte
più abusata, quella dove l’uomo sapeva, non
avrebbe avuto
modo di vedere un occhio, perché glielo avevano cavato
assieme
alla sanità, assieme alla pietà.
E lo fissò
come mai aveva
fatto, in un tentativo di non mostrarsi così
prevenuto con
lui, con quel dio che aveva ucciso i loro Creatori, squartati come
miseri insetti e che avrebbe potuto annientare tutti loro, divorarli
per semplice noia per poi sputare le loro ossa.
Lo avrebbe fatto,
perché era
Loki, perché era un essere incapace di provare compassione,
di
divenire comprensivo o amico, avrebbe potuto, se solo lei non li avesse
amati, loro e il pianeta.
Perché era
Astrid a tenerlo
in piedi, a invogliarlo a risparmiare la vita altrui, a non
abbandonarsi alla follia della sua mente, alla perversione, alla
crudeltà.
Perché la
amava.
Come avrebbe amato un
dio
vendicativo, senza sorrisi gentili e abbracci caldi ma con silenzi di
pietra e sguardi di ghiaccio, una gelida presa che non era
né
morbida, né rassicurante, solo opprimente, e
soffocante,
ma una presa nella quale Astrid si rifugiò fiduciosa,
stringendosi ad un corpo che non sapeva far altro che uccidere,
squartare, distruggere.
Nato distruttore e
morto per amore,
aveva tentato, ma era stato risparmiato, graziato dalla
divinità
maggiore per dargli la possibilità di essere felice, di
avere
anche lui una casa, qualcosa da proteggere, da amare, da tenere per
sé.
Ciò che nei
secoli il dio
aveva desiderato possedere al pari dei suoi fratelli, qualcuno al quale
mostrarsi senza barriere, sorrisi affettati, spalle ritte nel tentativo
di essere coraggiosi, leali, buoni, lui che buono non lo era, e non lo
sarebbe mai stato, neanche per lei.
Perché non
era nella sua natura, semplicemente.
- Credo di aver
bisogno di un
bicchiere di tequila –lamentò Tony Stark, oramai
incapace
di non mostrarsi irritato da quella vicinanza, preferendo dirottare la
sua stizza sullo scienziato che gli rifilò un sibilo basso
nel
sentire il peso del gomito sulla spalla destra.
- E tu, mamma
chioccia? Vuoi farmi compagnia?
- Non davanti alla
bambina
– sbraitò irritato lo scienziato,
l’occhio vigile e
apprensivo calamitato da sua figlia che sorrideva tra braccia che
avevano solo stretto cadaveri, e polvere, e vuoto, braccia
che
però parevano così naturali attorno al suo busto
esile,
una catena pesante e stretta, ossidata dal tempo, ma incapace di
lasciarla andare.
Poi Bruce Barner lo
vide.
Un luccichio.
Debole e metallico, ma
un bagliore
perlaceo che attirò il suo sguardo fosco
sull’anello
argentato che lambiva l’orecchio destro di Astrid, un
orecchino
che non ricordava, perché non le avrebbe permesso di
farselo,
ovviamente, e neanche quello scellerato di un miliardario, o almeno,
non ne serbava ricordo.
Ma poi capì
e sbiancò per l’orrore della scoperta.
Perché ve
ne era uno gemello
sul lobo sinistro del dio, un po’ più scintillante
e di un
bagliore tagliente, ma identico a quello che tra i capelli
d’arcobaleno di Astrid sembrava seguirne il luccichio.
E per una volta, Bruce
Barner
odiò la sua intelligenza, il suo acume, la sua memoria, lui
che
conosceva il simbolismo delle divinità nordiche e
che, in
quella coincidenza non vide altro che la fatalità di un
destino
che Astrid sembrava aver accettato a giudicare dal sorriso
morbido che rivolgeva al dio.
Ma avrebbe potuto
strapparla da
quelle braccia e scappare via, così lontano da poterla
nascondere da quell’occhio che avrebbe continuato a cercarla,
che
non avrebbe mai smesso.
Avrebbe potuto, se lui
non
l’avesse legata a sé, come dio e come uomo, e non
c’era nulla che lui, padre di un alieno, potesse fare contro
tutto ciò.
Chinò
allora il capo, e fu
con indecisione che si soffermò a guardare il miliardario
che
continuava a sostare sulla sua spalla, meditando la
possibilità
di confessargli tutto, di ricercare il suo sostegno, la sua
comprensione.
Ma anche se ve ne
fosse stata, lei
comunque non li avrebbe seguiti, non il suo desiderio di saperla al
sicuro dove Astrid sapeva già di
esserlo, lì
dover era amata, in modo sbagliato, ma amata.
E tanto gli
bastò a decidere per tutti loro.
Per Tony.
Per Estela, Pepper e
se stesso.
Perché Loki
aveva reso
Astrid sua umanamente e divinamente, l’aveva
reclamata come
sua possessione, sua metà, come mostravano gli orecchini sui
loro lobi, e neanche lui, dall’alto della sua scienza, poteva
nulla contro un rito tanto antico e solenne.
Infrangibile.
Lo sapeva lui, non lo
avrebbe saputo nessuno.
Perché
Astrid era viva, e tanto gli bastava, gli sarebbe sempre bastato.
- Facciamo una
bottiglia a testa.
The End
E fine.
Un pò triste lo sono, come ogni volta d'altronde,
perchè
concludere una storia porta via con sè qualche lacrimuccia,
ma
sono contenta di averla conclusa, sperando di aver reso il tutto
delicato e sognante come avrei voluto.
Perchè si sono ritrovati, e non poteva essere altrimenti.
Ringrazio tutti per l'attenzione, la lettura, la pazienza dimostrata
nel continuare ad attendere l'aggiornamento, spero di avervi lasciato
con un soriso alla fine della storia, perchè è
sempre
bello salutare così i personaggi e le loro avventure.
(- Piccolo appunto: Dopo
aver pensato un pò, ho deciso di continuare la storia con un
sequel che si intitolerà "Stand My Ground" e che
riprenderà il filo temporale di questa storia, proiettandosi
su una trama un pò più matura e articolata della
precedente, dove ovviamente ci sarà la nostra Astrid e Loki
come protagonisti, ho già cominciato la stesura, e la nuova
storia conterà al massimo 11 capitoli, giù di
lì, perciò non sorprendetevi se d'improvviso vi
troverete con un nuovo sclero da parte della sottoscritta.)
Ancora grazie.
Un saluto,
Gold Eyes
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